Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

 

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ARTICOLI PER TEMA

 

 Di Antonio Giangrande

 

 

INDICE

 

Salerno Reggio Calabria: Eterna Incompiuta.

Appaltopoli.

 

 

Salerno Reggio Calabria: Eterna Incompiuta.

Intervista di Antonio Giangrande alla radio tedesca ARD.

Salerno Reggio Calabria: Eterna Incompiuta.

«Attenzione, spesso si cade nei luoghi comuni. La Mafia e la Corruzione sono icone che dove non ci sono si inventano per propaganda politica o per coprire i propri fallimenti. Spesso dietro quel fenomeno si nasconde l’inefficienza tutta italiana. Il problema è che ci sono persone sbagliate (incapaci più che disoneste) a ricoprire ruoli di responsabilità. Si pensi che addirittura Antonio Di Pietro (il PM di Mani Pulite) ha avuto responsabilità nel dicastero di competenza. I politici dicono cosa fare, ma sono i burocrati che decidono come fare (in virtù delle leggi, come la Bassanini, che hanno dato potere ai dirigenti pubblici). Le leggi artificiose create dagli incapaci politici, perché non hanno fiducia dei loro cittadini, crea caos e nel caos tutto succede. Basterebbe rendere tutto più semplice e quel semplice controllarlo.

Un procedimento pur se corrotto dovrebbe comunque avere una soluzione. La Salerno-Reggio Calabria, a prescindere da mafia o corruzione in itinere, comunque non ha soluzione di continuità: ergo, vi è incapacità, più che disonestà.

E’ come quel luogo comune sugli italiani: si dà l’appuntamento per le otto circa e, se va bene, ci si incontra a mezzogiorno.

Se i politici sono nominati con elezioni truccate, questi non rispondono ai cittadini delle loro malefatte. Se i politici nominati raccomandano i funzionari pubblici con concorsi truccati (compreso i magistrati), questi non rispondono ai cittadini delle loro malefatte. I dirigenti nominati con concorsi truccati non hanno remore a truccare gli appalti. Alla fine, però, i lavori dovrebbero concludersi. Invece tutti se ne fottono del risultato finale, avendo per sé soddisfatto i propri bisogni. A questo punto sono tutti responsabili del fallimento: i politici, i funzionari pubblici (compreso i magistrati per omissione di controllo) e gli imprenditori che delinquono; i giornalisti che tacciono ed i cittadini che emulano.

La mia proposta come presidente della “Associazione Contro Tutte le Mafie” attraverso il suo braccio politico “Azione Liberale” è che ogni procedimento amministrativo pubblico ha un suo responsabile che ne risponde direttamente, attraverso la perdita del posto, della buona riuscita per sé e per i suoi sottoposti da lui nominati.

Però, purtroppo, un popolo di “coglioni” sarà sempre governato ed amministrato da “coglioni”».

Ancora vostro Antonio Giangrande

 

Appaltopoli.

“APPALTOPOLI. APPALTI TRUCCATI”. Il nuovo libro di Antonio Giangrande.

Come truccare gli appalti pubblici. Di Antonio Giangrande

TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d’impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo. Vittorio Alfieri (1790).

E’ da venti anni che studio il sistema Italia, a carattere locale come a livello nazionale. Da queste indagini ne sono scaturiti decine di saggi, raccolti in una collana editoriale “L’Italia del Trucco, l’Italia che siamo”, letti in tutto il mondo, ma che mi sono valsi l’ostruzionismo dei media nazionali. “L’Italia tenuta al guinzaglio da un sistema di potere composto da caste, lobbies, mafie e massonerie: un’Italia che deve subire e deve tacere. La “Politica” deve essere legislazione o amministrazione nell’eterogenea rappresentanza d’interessi, invece è meretricio o mendicio, mentre le “Istituzioni” devono meritarlo il rispetto, non pretenderlo. Il rapporto tra cittadini e il rapporto tra cittadini e Stato è regolato dalla forza della legge. Quando non vi è cogenza di legge, vige la legge del più forte e il debole soccombe. Allora uno “Stato di Diritto” degrada in anarchia. In questo caso è palese la responsabilità politica ed istituzionale per incapacità o per collusione. Così come è palese la responsabilità dei media per omertà e dei cittadini per codardia o emulazione.”

(* Per i concorsi pubblici e per gli Esami di Stato ho scritto appositamente un libro a parte).

(* Per l’esame truccato di avvocato ho scritto appositamente un libro a parte).

Più di 5 milioni di italiani con la tangente o la raccomandazione, scrive Paolo Comi su “Il Garantista”. C’è una ricerca del Censis, che è stata presentata ieri a Roma, molto interessante su svariati argomenti (la ricerca è sul rapporto tra mondo produttivo e pubblica amministrazione) e che ci fornisce in particolare un dato sul quale sarà giusto riflettere. Questo: quattro milioni e mezzo di italiani ammettono di avere fatto ricorso a una raccomandazione per ottenere una maggior velocità (e un buon esito) alle pratiche disperse nei meandri dell’amministrazione pubblica. E addirittura 800 mila ammettono di avere fatto un regalino a dirigenti e funzionari per avere in cambio un atto dovuto. Regalino, a occhio, è qualcosa di simile alla tangente. Le cifre poi vanno lette bene. Se quattro milioni e mezzo ammettono, è probabile che altri quattro milioni e mezzo non ammettono. E così per gli 800 mila. Le cifre vere potrebbero essere 9 milioni di raccomandazioni e un milione e seicentomila piccole tangenti. Se consideriamo che non tutta la popolazione attiva (e cioè circa 40 milioni di persone) ha avuto bisogno di velocizzare pratiche nella pubblica amministrazione (diciamo circa la metà) otteniamo questo rapporto: su 20 milioni di persone che hanno avuto problemi con la pubblica amministrazione, 9 milioni hanno fatto ricorso a una raccomandazione, perché conoscevano qualcuno, un milione e seicentomila ha pagato una tangente, altri 9 milioni e quattrocentomila se ne sono stati buoni buoni in fila ad aspettare. E’ abbastanza divertente intrecciare questi dati coi dati su coloro che chiedono più rigore, più pene, severità e ferocia contro la corruzione. Corrotti, corruttori e ”punitori” di corruttori e corrotti, spesso, sono la stessa persona.

COME TRUCCARE LEGALMENTE UNA GARA D’APPALTO?

Come truccare una gara d’appalto legalmente scrive E.Georgiakis su “Psicopolis”. Manuale per sindaci ed assessori inesperti (gli altri lo sanno già) della seconda e terza Repubblica.

1. Le caratteristiche dell’appalto. Per semplicità, chiamiamo qui appalto ogni richiesta pubblica di partecipazione all’assegnazione di un finanziamento o un lavoro. Ogni appalto contiene caratteristiche vincolanti di partecipazione. E’ possibile sia inibire la partecipazione a quegli enti che non possiedono tali caratteristiche o assegnare punteggi più alti agli enti che le possiedono. Le caratteristiche possono essere ragionevoli, ma anche molto fantasiose. Eccone solo alcune:

la natura statutaria dell’ente (si possono riservare appalti solo a cooperative o solo ad associazioni o solo a società);

il possesso di un bilancio, nell’anno o nel triennio precedente, superiore a X euro;

la presenza di x dipendenti regolarmente assunti da x mesi o anni;

l’esistenza di una sede legale nella città o nella Regione, da un tempo predefinito;

l’esistenza di una sede operativa in regola con tutte le norme di igiene, sicurezza, agibilità;

il possesso di un’esperienza precedente nello stesso settore, o addirittura esattamente uguale a quella appaltata;

l’obbligo di una cauzione più o meno elevata da versare insieme alla presentazione dell’appalto.

Tutti questi caratteri vanno dimostrati con documentazione da consegnare. E naturalmente questa documentazione può essere passata al vaglio severamente o “discrezionalmente”, tanto nessuno controllerà i controllori (salvo che in casi rarissimi). Il controllo severo è riservato ai partecipanti ignoti od ostili, che possono essere non ammessi alla gara anche per cavilli formali. Il controllo discrezionale consiste in tanti piccoli accorgimenti. Gli amici possono consegnare il tutto prima al funzionario amico e avere il tempo di effettuare correzioni; se sono privi di una qualche caratteristica, possono ottenere una deroga. Ecco un esempio reale. Molti appalti richiedono l’uso di sedi operative in regola dal punto di vista normativo. Un ente “amico” che vince molti appalti nel settore della formazione professionale, realizza i corsi in una cantina buia priva di ogni requisito: come ci riesce? Allegando una dichiarazione di lavori in corso per la “messa in regola” della sede. Nessuno dei funzionari amici va a controllare come mai i lavori sono in corso da oltre dieci anni. E se proprio gli amici mancano di una qualche caratteristica ? Allora basta che nessuno controlli a fondo la documentazione. Gli amministratori locali più esperti scelgono prima chi deve vincere un appalto e delineano il capitolato “ad personam”, il che limita vistosamente il numero dei partecipanti alla gara. Se, per esempio, un ente amico possiede alcune caratteristiche di quelle richieste dal capitolato, e non altre, a quelle possedute viene assegnato un punteggio più alto, oppure quelle non possedute vengono omesse dalla gara. Se malgrado questo, arrivano concorrenti inaspettati, a costoro viene riservato un vaglio più stringente in modo che molti vengano non ammessi alla gara. Per esempio, se il capitolato richiede la presenza di almeno n.5 dipendenti, gli amici possono anche allegare un’autodichiarazione sostitutiva, a tutti gli altri viene richiesta una prova documentale dei pagamenti INPS effettuati.

2. Gli ostacoli formali. Anzitutto il bando di gara va tenuto il più possibile segreto: solo gli amici ne conoscono l’esistenza con largo anticipo. Gli altri devono scovarlo su siti web mai funzionanti, su bacheche esposte in posti pubblici ma accessibili solo in certe ore e alla fine di labirintici corridoi, su gazzette o pubblicazioni che in genere sono fatti circolare due giorni prima della data di scadenza per la presentazione. In certi casi il bando viene inviato, ma a pagamento. In secondo luogo i tempi vengono calcolati in modo che la scadenza avvenga nel mese di agosto o nel mese di dicembre, comunque a ridosso di vacanze, ponti o festività. Questo trucchetto non riguarda gli amici, avvisati molto in anticipo, ma gli estranei che trovano difficoltà al loro interno (molti operatori sono in vacanza), sia all’esterno, che deve fornire l’infinita documentazione richiesta. In terzo luogo, chi controlla che la scadenza sia rispettata? Un usciere o un funzionario che possono sempre chiudere un occhio (per gli “amici”) su richiesta dell’assessore o del sindaco. Oltre ai trucchi sulla pubblicità e la data di scadenza, sono decine i trucchetti formali usati per eliminare partecipanti sgraditi. Eccone una lista contenuta:

la domanda di partecipazione può essere inoltrata solo via web, da un sito che funziona pochissimo;

la documentazione deve essere inviata in 5-10 copie, firmate in ogni pagina;

la busta contenente domanda e documentazione deve essere chiusa con ceralacca;

la somma richiesta per il servizio appaltato deve essere espressa in lettere e non in numeri;

ogni foglio della proposta deve avere una marca da bollo, ovviamente annullata con firma;

i curricula degli operatori dell’ente che partecipa, devono essere in “formato europeo”.

I creatori di questi capitolati possono poi sempre affidarsi alle ambiguità semantiche, in modo che una regola formale possa essere interpretata erroneamente da chi non gode di spiegazioni preventive. Ottenere delucidazioni sul capitolato d’appalto a volte è impossibile, a volte è difficilissimo (le domande di chiarimento vanno formulate per iscritto a qualcuno che può anche rispondere un giorno prima o un giorno dopo la scadenza del bando). Chi non è fra gli amici può essere escluso dalla gara perchè manca una firma su una delle 100 pagine della documentazione; o perchè la somma offerta per l’appalto è scritto in numeri e non lettere (ho assistito alla esclusione di un partecipante che aveva scritto 350.500 coi numeri e trecentocinquantamila in lettere – omettendo i cinquecento finali); o perchè manca una marca da bollo o perchè una marca da bollo non è stata annullata con firma.

3. La commissione giudicante. Ogni gara d’appalto prevede una commissione giudicante, che deve controllare che la domanda sia ineccepibile, ma soprattutto che l’offerta (il progetto) sia compatibile col bando e della migliore qualità. Qui il trucco è molto semplice: basta che la commissione – i cui nomi sono sempre segreti- sia composta da una maggioranza di fedeli dell’assessore o del sindaco. A volte non serve neppure una maggioranza: è sufficiente che la commissione abbia un presidente con un certo potere, e dei membri facilmente asservibili. In nessun appalto del settore immateriale le commissioni giudicanti sono note, nè sono tenute a rendere pubblici i criteri di giudizio. Le commissioni sono scelte dall’ente appaltante, e raramente contengono professionisti esperti nel settore oggetto dell’appalto. Nei casi in cui ciò avviene, si tratta di professionisti subalterni o ricattabili, ben lieti di accontentare il politico di turno. Il quale spesso non deve neppure segnalare il vincitore desiderato. Si sa che la tal cooperativa è nella cordata del sindaco e la talaltra associazione è nella cordata dell’assessore. I commissari faranno autonomamente la scelta più gradita a chi comanda, il quale sarà lieto di affidare loro premi, prebende, aiuti nel prossimo futuro (se non l’ha già fatto prima). La commissione giudicante può decidere di assegnare l’appalto ad un ente perchè il suo progetto è migliore, senza dover dire perchè. Oppure può utilizzare il criterio economico, e dare la vittoria al progetto che costa meno. Oppure premiare un partecipante perchè presenta le migliori credenziali, senza dover dire perchè sono migliori. Il criterio e le motivazioni restano segreti, quindi tutto è legalmente possibile.

4. I controlli in itinere. Abbiamo già visto quale libertà offrono i controlli preventivi, ed in fase giudicante. Legalmente, è possibile favorire gli amici e ostacolare i nemici, nella fase di presentazione ed in quella di valutazione dei partecipanti alla gara. Ma il bello deve ancora venire. Una gara in genere offre al vincitore o ai vincitori (nei casi di assegnazione di fondi) del danaro in cambio di una qualche attività. Chi vince deve realizzare un progetto o gestire un servizio, secondo le specifiche indicate del capitolato di gara. Ma chi e come controlla che tutto ciò avvenga veramente? Dipende. Sei il vincitore è un “amico”, non controlla nessuno. Vinci l’appalto, e fai quello che vuoi/puoi senza dimenticare di mostrare gratitudine verso l’assessore e il sindaco. Puoi non fare del tutto o in parte quello che la gara richiedeva, puoi chiedere varianti in itinere (o farle, senza chiedere), puoi non pagare nessuno dei collaboratori o fornitori, puoi non avere nessun fruitore del servizio appaltato, puoi fare male il servizio richiesto: salvo tragedie, sei praticamente insindacabile. Questa gratitudine può essere mostrata in tanti modi. Evitando quello più rischioso, cioè dare un bell’assegno o regalare un viaggio a Parigi, puoi sdebitarti assumendo la figlia del cugino dell’assessore, o facendo assumere la “fidanzata” del sindaco in un ufficio che ti deve un favore, o offrendo all’assessore stesso una bella consulenza non al tuo ente (troppo rischioso!) ma ad un ente che a sua volta regala all’assessore che gli ha fatto vincere un appalto, una consulenza al tuo ente. In molti casi non sono nemmeno necessari questi scambi: per chi comanda è sufficiente sapere che l’ente che vince un appalto non sarà mai fra i critici delle sue scelte; o credere che, in caso di elezioni, i capi, gli operatori, gli utenti dell’ente appaltatore (e le loro famiglie) voteranno “come si deve”. Se invece hai vinto la gara senza essere un “amico” deve rendere conto prima e dopo di ogni azione che fai nell’espletamento dell’appalto. Non puoi fare la minima variazione senza essere prima formalmente autorizzato. Se qualcuno dei tuoi operatori o degli utenti o dei fornitori fa arrivare una lamentela all’ente appaltante, rischi la sospensione dell’appalto o, anche peggio, il mancato pagamento del servizio. Se i partecipanti previsti al servizio appaltato erano 15 e sono invece 12, rischi una decurtazione del compenso. Se invece di 15 sono 7, rischi l’azzeramento del compenso. A Milano si è sviluppata una nuova professione: il partecipante ai corsi finanziati dall’Unione Europea. Gli enti che non sono abbastanza “amici” strapagano i partecipanti e consentono loro di iscriversi a 2/3 corsi contemporaneamente (omettendo di registrare le assenze). Così un giovane che accumula 2/3 diarie ottiene un quasi-stipendio. Al contrario, un ente formativo abbastanza “amico” mi ha offerto di realizzare un corso aziendale, senza andarci davvero: nelle ore in cui si fingeva il corso “on the job” i dipendenti svolgevano il loro lavoro normale. Alla mia perplessità, la risposta fu: “Tanto nessuno mi controlla!”. Dunque, se sei “amico” la tua vita sarà semplice. Se non lo sei, impari (legalmente!) che non ti conviene partecipare ad altre gare indette da quell’assessore o quel sindaco.

5. Anticipi e rendiconti. Se tutti i trucchi sopra descritti non funzionano abbastanza, per punire gli estranei e beneficiare gli amici, c’è la madre di tutti i ricatti: il danaro. Quasi tutti i capitolati, specie quelli che implicano grandi spese per l’appaltatore, prevedono l’erogazione di un anticipo che dovrebbe essere versato dopo l’aggiudicazione e prima dell’inizio dell’attività. Qui la differenza fra gli “amici” e gli altri è notevole: i primi ricevono l’anticipo tempestivamente, i secondi anche sei mesi dopo. Lo stesso vale per tutte le tranches di pagamento che l’appalto prevede. Quelli che non sono “amici” ricevono i pagamenti mesi dopo le scadenze, e senza alcun interesse. Così imparano a non partecipare ad appalti che dovrebbero essere assegnati ad altri. Il trucco finale riguarda i rendiconti. Le gare nel settore immateriale prevedono quasi sempre che i pagamenti vengano effettuati a fronte di giustificativi regolari. L’ente assegnatario per venire pagato, deve presentare le fatture pagate ai fornitori, le ricevute di pagamento al personale, i biglietti dei treni presi, gli scontrini degli eventuali pasti consumati e tutto quanto speso per realizzare il progetto o gestire il servizio oggetti della gara. Tutto ciò che ha un giustificativo formale, essendo previsto dalla gara, viene pagato: il resto viene detratto. Questa regola, che non si capisce come mai valga per le gare immateriali ma non per quelle relative a case, strade o discariche, apre voragini interpretative, grazie al fatto che la normativa fiscale ed amministrativa è un labirinto deciso da legislatori ubriachi. Questo nel migliore dei casi, cioè quelli in cui il funzionario preposto ai controlli sia in buonafede. Per cui si possono aprire infiniti contenziosi (che durano mesi nei quali il danaro dovuto non viene erogato): l’iva deve o non deve esserci? quali fatture devono essere “bollate”? il treno in prima classe si può prendere? perchè il tale operatore è pagato di più di un altro? come si dimostra che la segretaria ha lavorato 100 ore o 200 ? gli interessi pagati alla banca per i ritardi dei pagamenti da parte dell’appaltante sono rimborsabili? e via di seguito. Tutti questi problemi non riguardano gli “amici”. I quali possono anche non presentare niente, come giustificativo. Chi dovrebbe controllare? Oppure possono presentare giustificativi errati, incompleti, palesemente falsi: basta che chi è preposto al controllo del rendiconto riceva un caloroso invito, dall’assessore o dal sindaco, a pagare in ogni caso e subito. Il controllo sull’erogazione del danaro è il trucco finale. Se non sei fra gli “amici”, ma sei riuscito a superare i trucchi iniziali, gli ostacoli formali, la commissione giudicante, difficilmente superi la “prova dei soldi”, ed impari finalmente che non devi partecipare mai più ad una gara pubblica o devi diventare un vero “amico” di qualcuno che conta.

N.B.: Con le opportune modifiche gli stessi trucchi si possono applicare per truccare i concorsi pubblici, le gare per i finanziamenti.

COME TRUCCARE GLI APPALTI PUBBLICI NEL SETTORE SOCIALE.

Come manipolare gli appalti nel settore sociale, continua “Psicopolis”. Manuale per funzionari, dirigenti e amministratori locali. Più o meno come l’Italia del dopoguerra è stata la continuazione del fascismo sotto altre forme, la Seconda Repubblica è la continuazione della Prima, in forme autorizzate dalla Legge. Le tangenti, il voto di scambio, il clientelismo sfacciati degli Anni Ottanta erano basati sull’arbitrio, e dunque sul rischio che correva chi li praticava. Infatti alcuni (una esigua minoranza, per la verità) è stato scoperto e punito o svergognato. Oggi si è trovato un modo più maturo e sofisticato per praticare lo stesso sport nazionale -interclassista, interpartitico e interregionale-: la gara d’appalto. L’appalto, nelle sue diverse formule, è un sistema per ottenere, in modo del tutto legale, tangenti, voto di scambio, clientelismo. In queste pagine dimostreremo la tesi enunciata, citando gli infiniti esempi che le Gare d’Appalto offrono ogni giorno in Italia. Questo non significa affatto che TUTTI gli Appalti sono truccati. Al contrario, il meccanismo degli Appalti permette in modo manifesto e legale quello che dieci anni fa era ottenuto in forma nascosta e illegale. E’ possibile trovare qua e là, qualche Ente appaltante che agisce in perfetta buona fede, perché gli operatori onesti non sono del tutto scomparsi. Tuttavia non è chiaro se si tratta di onestà o di semplice assenza di conoscenze. Queste pagine vogliono fare chiarezza, fornendo a tutti un elenco di trucchi, regolarmente applicati. In modo che sarà più facile distinguere fra gli appaltatori davvero onesti, che pur conoscendo i trucchi non li applicano, e quelli che non li applicano solo per mancanza di conoscenze.

PREMESSA. Una premessa di ordine socio-politico si impone. I fenomeni degenerativi della Prima Repubblica erano in parte fondati sull’avidità personale di molti operatori della politica, che rubavano a titolo puramente personale. Questi erano i casi migliori, che possiamo attribuire all’atavica debolezza umana, e che naturalmente non sono affatto scomparsi. Per un’altra parte invece la cosa era peggiore: le illegalità erano compiute per il Partito, con la deliberata volontà di alterare l gioco democratico. In questi casi non si è trattato solo di furti economici, ma della sottrazione della democrazia. I furti per il Partito erano motivati dalla espansione geometrica che dagli Anni Sessanta aveva registrato la burocrazia politica. I partiti erano diventati direttamente pervasivi e possedevano in proprio molta parte delle risorse pubbliche. Le critiche che si svilupparono contro il “collateralismo” di certe organizzazioni, specie cattoliche, non erano motivate – questo si capisce bene oggi- dalla volontà di dare autonomia alla società civile, ma dal desiderio di rendere le organizzazioni civili collaterali ad entità diverse. Oggi i partiti si sono snelliti, perciò non dominano più la società in via diretta, ma in via indiretta mediante forme di collateralismo strettissimo. Non si tratta più di far arrivare danaro ai Partito, per pagarne le spese crescenti, ma di far arrivare benefici alle organizzazioni della società civile che sono legate a doppio filo coi Partiti, in forme di collateralismo organico ben più stretto di quello che esisteva negli Anni Settanta. I Partiti non devono più rubare per avere soldi e quindi consenso: basta che “comprino” il consenso foraggiando in modo strategico questa o quella porzione di società. La forma dell’Appalto consente questo in forma del tutto legale.

TRUCCO N.1: il controllo dell’informazione. Il primo trucco è praticato su larga scala. Lo Stato, le Regioni, le Provincie ed i Comuni deliberano forme di finanziamento o gare di vario genere ogni giorno. L’iter di ogni deliberazione è per solito lungo: proposte, discussioni di Giunta o di Consiglio, mediazioni, delibera, iter formale della delibera, pubblicizzazione, e scadenza per la presentazione delle domande da parte degli appaltanti. Per tutta la durata di questo iter, dirigenti, funzionari e Amministratori conoscono bene la situazione e sanno come più o meno andrà a finire. Il primo grande trucco è che gli “amici” sono informati dell’iter quasi al suo nascere, mentre gli estranei vengono informati solo il giorno dopo della pubblicazione, quando mancano pochi giorni alla scadenza per la presentazione delle offerte. I primi hanno tutto il tempo di prepararsi, gli altri no. Tutta la vicenda può andare avanti in forma naturale, ma, legalmente, non è difficile procurare qua là qualche ritardo in modo da lasciare più tempo a disposizione degli “amici”. Basta che la pubblicizzazione slitti di qualche giorno, che la delibera venga trascritta in ritardo su Internet, che l’Albo cui viene affissa sia collocato in posizione poco visibile. Se la delibera viene a conoscenza di estranei che ne vogliono copia, è facile ostacolarne l’acquisizione: l’addetto è fuori stanza o addirittura in vacanza, la copia deve essere pagata, l’ufficio non fa fotocopie e la delibera deve essere consultata sul posto, la delibera viene inviata ma con parti mancanti. Quando poi la delibera arriva in possesso dei possibili gareggianti, si apre il grande capitolo delle interpretazioni. Nessuna delibera dice tutto e in modo inequivoco. Gli “amici” possono chiedere delucidazioni di prima mano all’Amministratore, al dirigente o al funzionario: anzi, in molti casi sono costoro che fanno quello che nelle aziende si chiama “insider trading”, chiamando gli “amici” e illustrando loro ogni risvolto della delibera ancor prima che sia presa. Gli estranei devono leggersi la delibera e cercare di interpretarla. Davanti ai numerosi dubbi interpretativi che sorgono, gli estranei devono rivolgersi ai funzionari che: sono fuori stanza o addirittura in vacanza, non sanno rispondere e chiedono di essere richiamati, forniscono in buona o mala fede informazioni errate. Molte Gare richiedono l’inserimento di informazioni relative al territorio: numero di utenti potenziali, tipi di servizi simili esistenti, strategie amministrative dell’Ente Locale, ricerche pregresse. Tutte queste informazioni sono pubbliche, in teoria. In pratica ne dispongono solo gli “amici”, che possono arricchire la presentazione della loro proposta; mentre gli estranei, essendone privi, verranno il loro progetto giudicato “con scarsi riferimenti alla realtà territoriale”. Tutto ciò è perfettamente legale, giustificabile formalmente in mille modi ragionevoli, ma in sostanza consente di operare una precisa selezione fra gli “amici” da favorire e gli estranei da ostacolare. A volte questo meccanismo è sottile, a volte è smaccato ed evidente. Quando fra la pubblicizzazione della delibera e la scadenza ci sono solo 5/6 giorni, e la partecipazione è condizionata ad un numero di azioni che richiedono settimane quando non mesi, è evidente che chi partecipa è stato informato molto prima.

TRUCCO N.2: la selezione esplicita dei partecipanti. Non sono rari i casi di Gare ad invito. I più smaccati sono i casi di Gare riservate a concorrenti invitati dall’inizio. L’Ente appaltante decide di far partecipare alla gara solo 3 o 4 organizzazioni, che ricevono così un invito. Questo meccanismo già consente di effettuare una selezione a priori, invitando solo gli “amici”. Ma è facile aggiungere al Trucco n.2 il Trucco n.1: si invitano 4/5 enti a gareggiare, ma solo uno di questi è aiutato con la tempestività dell’informazione, la accuratezza delle interpretazioni, la trasmissione di dati aggiuntivi. In qualche caso l’appaltatore dispone di un finanziamento che decide di assegnare tramite Gara, non al ribasso, bensì a progetto. Gli invitati devono fare un progetto su parametri di impegno, ma restando all’oscuro di quale sia il tetto di spesa preventivato, che non viene detto nella lettera di invito. Il totale del finanziamento è di pubblico dominio, ma solo gli “amici” vengono informati subito di quale sia. Gli estranei devono cercarsi la informazione sulla somma disponibile dalle fonti pubbliche, disperse, lacunose, non aggiornate; oppure, se non c’è tempo, fare una proposta alla cieca che sarà facilmente giudicata troppo alta o troppo bassa.

TRUCCO N.3: la partecipazione riservata a categorie. Molte gare del settore sociale e immateriale operano dall’inizio una selezione dei partecipanti: cooperative sociali di tipo A o B, Onlus, Centri di Formazione riconosciuti. A volte le selezione è ancora più stretta. Può venire richiesto che i partecipanti alla Gara siano iscritti ad Albi o Registri della Regione (la logica leghista negli appalti vince da sempre). Oppure si può mettere, come condizione obbligatoria alla partecipazione, che il concorrente all’appalto abbia una sede nel Comune appaltante. Questo Trucco, perfettamente legale, restringe il numero dei partecipanti alla Gara a pochissime unità. Combinando poi i Trucchi 1, 2 e 3 si riesce facilmente a restringere la rosa dei candidati al giro degli “amici”.

TRUCCO N.4: la selezione attraverso sbarramenti economici. Se i trucchi 1,2 e 3 non bastano, ecco la famiglia n.4 degli “sbarramenti legali”. Non solo si possono fare gare “a invito”; non solo si possono selezionare a priori le categorie di partecipanti: si può effettuare un ulteriore selezione con una serie di sbarramenti di carattere economico. Per fornire il Capitolato necessario a partecipare all’appalto, si può richiedere una somma. Come condizione per entrare nella Gara, molti Enti chiedono una cauzione: per solito pari al 5% dell’ammontare. La somma resta bloccata non solo per tutto il periodo delle procedure fino alla proclamazione del vincitore, ma anche per parecchi mesi successivi. I motivi adducibili sono l’iter burocratico o l’assenza dei funzionari. Se il funzionario preposto va in maternità o malattia, possono passare mesi prima che la cauzione di un concorrente perdente sia restituita. Il tempo raddoppia o triplica (si arriva ai 9 o anche 12 mesi) se qualcuno dei concorrenti fa un ricorso per irregolarità. Il sistema delle cauzioni anticipate scoraggia coloro che non hanno “rassicurazioni” sulla vittoria. Scoraggia le partecipazioni a più Gare d’Appalto, specie per le piccole imprese o cooperative immateriali. Tant’è che stanno crescendo nel settore vere e proprie multinazionali, che avendo miliardi alle spalle possono permettersi di fare anche 20 gare simultaneamente.

TRUCCO N.5: la selezione dei partecipanti mediante clausole discrezionali. In certi casi i trucchi precedenti non sono sufficienti a garantire con sicurezza chi vincerà l’appalto. Allora è possibile ricorrere alle varie forme del Trucco n.5: le clausole di partecipazione. Qui il campo della discrezionalità è infinito e ci sono Enti appaltanti, che manovrando bene questi trucchi, in piena legalità, arrivano a fare Gare mirate ad personam. Vediamo un elenco delle clausole uscite dalla creatività degli appaltanti:

certificare fatturati miliardari nei precedenti tre anni;

dimostrare di avere fatturato centinaia di milioni nei triennio precedente, ma nello stesso tipo di servizio appaltato (il che è paradossale nei servizi innovativi o sperimentali);

dimostrare di avere in organico un certo numero di dipendenti regolarmene assunti (anche se la gara è per servizi stagionali);

dimostrare di aver fatto lo stesso tipo di servizio per un ente uguale all’appaltante;

allegare elenco nominativo, nonché curriculum, degli operatori che saranno impiegati nella realizzazione dell’appalto (anche se il lavoro inizierà 6/8 mesi dopo);

dimostrare di avere già stipulato accordi o convenzioni con Enti territoriali (operazione che notoriamente richiede anni);

allegare contratto di affitto e piantina, dei locali a norma di cui si dispone nel Comune appaltante;

dimostrare di essere in grado di gestire servizi che comprendono pulizia, gastronomia, pullman, educazione, animazione e psicoterapia (quando è noto che le società immateriali che gestiscono servizi a 360 gradi, in Italia, sono pochissime);

se la Gara ammette la partecipazione di una Associazione Temporanea di Impresa, dove più servizi si uniscono, basta chiedere che ognuna delle imprese alleate abbia tutte le caratteristiche sorpraelencate. Naturalmente non sono obbligatorie, ma possibili. Non si trovano mai tutte insieme o con la stessa formula. Il trucco consiste in questo. Scegliete chi dovrà vincere la Gara e poi stendete il Bando di Gara in modo da chiedere ai partecipanti tutte le caratteristiche già in possesso del Vostro “amico”. Se il Vostro “amico” è abbastanza ricco, o se lo aiutate a prepararsi in modo da avere speciali caratteristiche (per esempio con dei locali a norma di legge, che il Comune stesso può dare a prezzo irrisorio) ecco che la regolare vittoria è assicurata.

TRUCCO N.6: Le norme opzionali (almeno 2 partecipanti / cifra massima e minima). Il capitolo delle norme opzionali è interessante. L’appaltante può mettere o non mettere nel Bando di Gara alcune regole, a seconda che preveda o no di far vincere qualcuno.

TRUCCO n.6/a- Si fa un bando pieno di clausole ostacolanti, col codicillo che, se i partecipanti saranno meno di 3, la scelta avverrà per chiamata. Così siete sicuri di poter annullare la Gara e affidare l’appalto a chi volete.

TRUCCO n.6/b- In nome dell’urgenza molte regole possono essere addomesticate, legalmente. Ottenere l’urgenza è facile: basta che l’Ente decida la cosa in ritardo.

TRUCCO n.6/c- nel codice amministrativo esiste una norma che impone nelle Gare d’Appalto di escludere sia l’offerta più alta sia la più bassa, per evitare che vinca il partecipante più costoso, ma anche quello che fa un ribasso sospetto. Raramente questa norma è riportata nei Bandi di gara, così pochi la conoscono e l’Ente appaltante può applicarla o meno, a seconda di chi vince. Naturalmente, non applicarla è irregolare – non illegale- ma pochi lo sanno e nessuno farebbe mai una causa amministrativa per questo. Quindi se il Vostro “amico” è l’offerta più alta o più bassa, fate finta di niente. Se il Vostro “amico” occupa in graduatoria un posto fra il secondo o il penultimo posto, tirate fuori la norma e il gioco è fatto.

TRUCCO n.6/d- Simile al precedente, ma più astuto. In alcune Gare viene esplicitamente dichiarato che ogni più piccolo errore formale sarà motivo di esclusione; in altre questo non viene dichiarato, ma in base alle esigenze degli “amici” è possibile utilizzare questa logica oppure chiedere correzioni o integrazioni il giorno dell’apertura delle offerte o anche dopo. Esistono Gare nelle quali vengono esclusi candidati perché la loro busta è chiusa con la colla o il nastro adesivo, ma senza ceralacca; i curricula non sono firmati; il numero della Gara sulla busta aveva un’imprecisione; la cifra offerta, riportata 5 volte, manca di uno zero in una delle copie, per evidente errore di battitura; e così via per infiniti dettagli. Esistono invece Gare nelle quali c’è meno severità formale, anzi è previsto che correzioni e integrazioni possano venire chiesti durante o dopo l’apertura della buste. Questa discrezionalità va giocata con astuzia, e in due modi. Un primo modo è quello di farcire il bando di trappole formali, poi concordare fra chi deve vincere e un funzionario una disamina preventiva (2/3 giorni prima) con tutto il tempo per le rifiniture. Un secondo modo di decidere l’applicazione della severità formale, solo se si constata che il candidato “amico” è a posto e altri concorrenti no.

TRUCCO N.7: I criteri e la Commissione di Valutazione. Il Trucco n.7 è il più solido, il più leale, il meno contestabile. E’ applicabile solo nelle Gare che non siano solo al ribasso, cioè la maggioranza delle gare del settore sociale/immateriale. Anzitutto si tratta di inserire nel Bando i criteri di Valutazione che saranno usati dalla Commissione nell’assegnazione del punteggio, stando attenti di lasciare un’ampia percentuale a indicatori discrezionali. Il prezzo più basso per esempio vale 30 punti su 100, 30 punti vengono dati alla qualità del progetto presentato, 20 punti ai curricula dell’impresa o degli operatori, altri 20 punti all’innovatività o al numero di connessioni territoriali previste. L’importante è che il prezzo costituisca una porzione inferiore alla metà dell’intero punteggio. In secondo luogo si tratta di nominare una Commissione di Valutazione addomesticata. Non è necessario avere il controllo su tutti i membri. Basta inserire un funzionario o dirigente fedele ed esperto di procedure di Gara, insieme a 2 o 3 membri del tutto incompetenti del contenuto della gara (per esempio, un funzionario amministrativo o dell’anagrafe per valutare un progetto educativo) e magari 1 membro che ne sa qualcosa ma che lavora come consulente (quindi è molto disponibile o ricattabile) per l’Ente appaltante. Il gioco è quasi fatto: il membro fedele e competente, pilota la Commissione, i membri incompetenti seguono, ed il membro che ne qualcosa può opporsi, ma non gli conviene e comunque ha solo il suo voto. A questo punto è sufficiente pilotare i criteri discrezionali – in piena legalità- a favore del candidato che deve vincere. Sul prezzo la questione non si può discutere tanto (salvo ricorrere o meno al Trucco 5/b) ma come si può contestare una valutazione di soli 3 punti ai curricula o di ben 30 punti (il massimo) alla qualità del progetto? Nessuno può farlo (v.Trucco n.7) e quindi gli “amici” vincono.

TRUCCO n.8: Esito della Gara. Questa batteria di trucchi non serve tanto a manipolare la Gara, quanto a coprire la Commissione di Valutazione che lo fa. In primo luogo l’esito della Gara, a parte il nome del vincitore, viene mantenuto ignoto per parecchio tempo; oppure reso pubblico solo dietro richiesta scritta o a pagamento; oppure reso pubblico parzialmente, con lettere molto stringate del tipo “…non avete vinto….” Oppure “ha vinto l’impresa x”. Di graduatoria di parla raramente e con difficoltà. In secondo luogo, le motivazioni dei punteggi non vengono quasi mai rese pubbliche, oppure vengono comunicate in forma stringata del tipo: “i curricula presentati sono sembrati poco adeguati….”. Perché? Perché quelli del vincitore erano più adeguati ? Non viene mai detto. Il verbale esteso della Commissione di Valutazione o non esiste o è più difeso dei piani del Pentagono. D’altronde, se la Commissione valuta, in modo legalmente discrezionale, che i curricula di un partecipante valgono poco mentre quelli di un altro molto, come si può contestare? Per una verifica, qualcuno ha provato a presentare allo stesso Ente due progetti simili con gli stessi curricula: in un caso la valutazione ottenuta è stata bassa e nell’altro altissima, per progetti simili e lo stesso appaltante!

TRUCCO n.9: Il controllo post e la rendicontazione. Ecco l’ultima serie, per ora, di trucchi utile a manipolare gli appalti. In genere, una Gara riguarda un servizio o un progetto da realizzare in un tempo da 3 mesi a 3 anni. Nel periodo indicato il vincitore deve realizzare ciò che era richiesto dalla gara e ciò che ha promesso vincendola. Nella fase di attuazione l’Ente appaltante ha due compiti: controllare l’esecuzione e pagare la somma messa in Gara. Questo lavoro può essere fatto in modo fiscale, ossessivo, anche asfissiante, oppure in modo amichevole, delegante, distratto. I pagamenti possono esser puntuali e fluidi o intermittenti e ritardati. Poiché ogni Capitolato prevede multe per mancanze dell’appaltatore e non per l’appaltante, si possono comminare sanzioni fino alla interruzione della convenzione e dei pagamenti, oppure si possono chiudere due occhi ed effettuare pagamenti anticipati. Tutto ciò è legale e discrezionale. Ma non si tratta solo di fare favori ad imprese vincitrici “amiche”, tartassando eventuali vincitori sgraditi fino a scoraggiarne ogni velleità di ulteriori rapporti con l’Ente. Il trucco n.8 è più sottile e viene preparato fin dal Bando iniziale. Si tratta di mettere a punto un Bando scoraggiante, talmente farcito di clausole e richieste da inibire la partecipazione di molti possibili concorrenti, a volte addirittura un Bando che, puntualmente rispettato, porterebbe il vincitore a perdere danaro sonante. In questo modo vengono tenuti lontani tutti i partecipanti estranei, e la Gara resta aperta solo all’impresa “amica” che dall’inizio sa con certezza che le clausole capestro, le regole disincentivanti, le verifiche e le sanzioni annunciate, non saranno mai davvero messe in atto. Per esempio, si chiede che il partecipante elenchi i nomi di 20 operatori con Laurea. Il concorrente estraneo pensa che la richiesta sia seria e ne verrà controllata l’applicazione durante il lavoro, quindi può non imbarcarsi nella Gara. Il concorrente “amico” sa che può elencare 20 laureati a caso, con la certezza che poi al loro posto, potrà far lavorare parenti ed amici senza alcun diploma, colla complicità benevola dell’Ente appaltante. Oppure, il Bando chiede che l’attività venga svolta in una sede a norma di Legge. L’estraneo che non ha tale sede, non partecipa, oppure si precipita ad affittarne una con costi altissimi. Il concorrente “amico” può limitarsi a dichiarare di avere una sede a norma e poi realizzare l’attività nella sua cantina, con la garanzia dell’assenza di controlli e sanzioni. E così via all’infinito, con l’italica creatività.