Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

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(pagine) GIANGRANDE LIBRI

WEB TV: TELE WEB ITALIA

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L’ITALIA ALLO SPECCHIO

IL DNA DEGLI ITALIANI

 

 

ANNO 2023

L’ACCOGLIENZA

SECONDA PARTE

L’ATTACCO

DICIASSETTESIMO MESE

 

DI ANTONIO GIANGRANDE

 

 

 

L’APOTEOSI

DI UN POPOLO DIFETTATO

 

Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2023, consequenziale a quello del 2022. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.

Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.

IL GOVERNO

 

UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.

UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.

LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.

LA SOLITA ITALIOPOLI.

SOLITA LADRONIA.

SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.

SOLITA APPALTOPOLI.

SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.

ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.

SOLITO SPRECOPOLI.

SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.

 

L’AMMINISTRAZIONE

 

SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.

SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.

IL COGLIONAVIRUS.

SANITA’: ROBA NOSTRA. UN’INCHIESTA DA NON FARE. I MARCUCCI.

 

L’ACCOGLIENZA

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA.

SOLITI PROFUGHI E FOIBE.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.

 

GLI STATISTI

 

IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.

IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.

SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.

SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.

IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.

 

I PARTITI

 

SOLITI 5 STELLE… CADENTI.

SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.

SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.

IL SOLITO AMICO TERRORISTA.

1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.

 

LA GIUSTIZIA

 

SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.

LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.

LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.

SOLITO DELITTO DI PERUGIA.

SOLITA ABUSOPOLI.

SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.

SOLITA GIUSTIZIOPOLI.

SOLITA MANETTOPOLI.

SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.

I SOLITI MISTERI ITALIANI.

BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.

 

LA MAFIOSITA’

 

SOLITA MAFIOPOLI.

SOLITE MAFIE IN ITALIA.

SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.

SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.

SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.

LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.

SOLITA CASTOPOLI.

LA SOLITA MASSONERIOPOLI.

CONTRO TUTTE LE MAFIE.

 

LA CULTURA ED I MEDIA

 

LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.

SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.

SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.

SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.

SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI.

SOLITO SANREMO.

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.

 

LA SOCIETA’

 

AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.

I MORTI FAMOSI.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?

 

L’AMBIENTE

 

LA SOLITA AGROFRODOPOLI.

SOLITO ANIMALOPOLI.

IL SOLITO TERREMOTO E…

IL SOLITO AMBIENTOPOLI.

 

IL TERRITORIO

 

SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.

SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.

SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.

SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.

SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.

SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.

SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.

SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.

SOLITA SIENA.

SOLITA SARDEGNA.

SOLITE MARCHE.

SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.

SOLITA ROMA ED IL LAZIO.

SOLITO ABRUZZO.

SOLITO MOLISE.

SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.

SOLITA BARI.

SOLITA FOGGIA.

SOLITA TARANTO.

SOLITA BRINDISI.

SOLITA LECCE.

SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.

SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.

SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.

 

LE RELIGIONI

 

SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.

 

FEMMINE E LGBTI

 

SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.

  

L’APOTEOSI

DI UN POPOLO DIFETTATO

 

Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2023, consequenziale a quello del 2022. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.

Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.

 

IL GOVERNO

 

UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.

UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.

LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.

LA SOLITA ITALIOPOLI.

SOLITA LADRONIA.

SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.

SOLITA APPALTOPOLI.

SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.

ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.

SOLITO SPRECOPOLI.

SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.

 

L’AMMINISTRAZIONE

 

SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.

SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.

IL COGLIONAVIRUS.

SANITA’: ROBA NOSTRA. UN’INCHIESTA DA NON FARE. I MARCUCCI.

 

L’ACCOGLIENZA

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA.

SOLITI PROFUGHI E FOIBE.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.

 

GLI STATISTI

 

IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.

IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.

SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.

SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.

IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.

 

I PARTITI

 

SOLITI 5 STELLE… CADENTI.

SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.

SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.

IL SOLITO AMICO TERRORISTA.

1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.

 

LA GIUSTIZIA

 

SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.

LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.

LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.

SOLITO DELITTO DI PERUGIA.

SOLITA ABUSOPOLI.

SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.

SOLITA GIUSTIZIOPOLI.

SOLITA MANETTOPOLI.

SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.

I SOLITI MISTERI ITALIANI.

BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.

 

LA MAFIOSITA’

 

SOLITA MAFIOPOLI.

SOLITE MAFIE IN ITALIA.

SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.

SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.

SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.

LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.

SOLITA CASTOPOLI.

LA SOLITA MASSONERIOPOLI.

CONTRO TUTTE LE MAFIE.

 

LA CULTURA ED I MEDIA

 

LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.

SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.

SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.

SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.

SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI.

SOLITO SANREMO.

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.

 

LA SOCIETA’

 

AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.

I MORTI FAMOSI.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?

 

L’AMBIENTE

 

LA SOLITA AGROFRODOPOLI.

SOLITO ANIMALOPOLI.

IL SOLITO TERREMOTO E…

IL SOLITO AMBIENTOPOLI.

 

IL TERRITORIO

 

SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.

SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.

SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.

SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.

SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.

SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.

SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.

SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.

SOLITA SIENA.

SOLITA SARDEGNA.

SOLITE MARCHE.

SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.

SOLITA ROMA ED IL LAZIO.

SOLITO ABRUZZO.

SOLITO MOLISE.

SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.

SOLITA BARI.

SOLITA FOGGIA.

SOLITA TARANTO.

SOLITA BRINDISI.

SOLITA LECCE.

SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.

SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.

SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.

 

LE RELIGIONI

 

SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.

 

FEMMINE E LGBTI

 

SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.

 

 

 

L’ACCOGLIENZA

INDICE PRIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI EUROPEI

Confini e Frontiere.

Quei razzisti come gli italiani.

Quei razzisti come i serbi.

Quei razzisti come i greci.

Quei razzisti come gli austriaci.

Quei razzisti come i croati.

Quei razzisti come i kosovari.

Quei razzisti come gli spagnoli.

Quei razzisti come i francesi.

Quei razzisti come gli svizzeri.

Quei razzisti come i tedeschi.

Quei razzisti come i polacchi.

Quei razzisti come i belgi.

Quei razzisti come gli olandesi.

Quei razzisti come i danesi.

Quei razzisti come i finlandesi.

Quei razzisti come gli svedesi.

Quei razzisti come i norvegesi.

Quei razzisti come gli inglesi.

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI AFRO-ASIATICI

 

Quei razzisti come i zambiani.

Quei razzisti come i zimbabwesi.

Quei razzisti come i ghanesi.

Quei razzisti come i sudanesi.

Quei razzisti come i gabonesi.

Quei razzisti come i ciadiani.

Quei razzisti come i marocchini.

Quei razzisti come i tunisini.

Quei razzisti come gli egiziani.

Quei razzisti come i siriani.

Quei razzisti come i libanesi.

Quei razzisti come i giordani.

Quei razzisti come gli israeliani.

Quei razzisti come i turchi.

Quei razzisti come gli iracheni.

Quei razzisti come gli iraniani.

Quei razzisti come i qatarioti.

Quei razzisti come gli yemeniti.

Quei razzisti come i somali.

Quei razzisti come gli afghani.

Quei razzisti come i pakistani.

Quei razzisti come gli indiani.

Quei razzisti come i thailandesi. 

Quei razzisti come gli indonesiani.

Quei razzisti come i birmani.

Quei razzisti come i bielorussi.

Quei razzisti come i russi.

Quei razzisti come i kazaki.

Quei razzisti come i nord coreani.

Quei razzisti come i cinesi.

Quei razzisti come i giapponesi.

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI OCEAN-AMERICANI

 

Quei razzisti come gli statunitensi.

Quei razzisti come i salvadoregni.

Quei razzisti come i messicani.

Quei razzisti come i cubani.

Quei razzisti come i colombiani.

Quei razzisti come i brasiliani.

Quei razzisti come i boliviani.

Quei razzisti come i peruviani.

Quei razzisti come i canadesi.

Quei razzisti come gli australiani.

Quei razzisti come i neozelandesi.

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. UNDICESIMO MESE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. DODICESIMO MESE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. TREDICESIMO MESE. UN ANNO DI AGGRESSIONE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. QUATTORDICESIMO MESE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. QUINDICESIMO MESE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. SEDICESIMO MESE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. DICIASSETTESIMO MESE

 

INDICE TERZA PARTE

 

SOLITI PROFUGHI E FOIBE. (Ho scritto un saggio dedicato)

Il Giorno del Ricordo.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI. (Ho scritto un saggio dedicato)

I Migranti.

I Rimpatri.

Gli affari dei Buonisti.

Quelli che…porti aperti.

Quelli che…porti chiusi.

Cosa succede in Libia.

Cosa succede in Africa.

Gli ostaggi liberati a spese nostre.

Il Caso dei Marò & C.

 

SOMMARIO

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

Guerra Ucraina - Russia, le news del 24 giugno. La Rivolta: dramma o farsa?.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 25 giugno.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 26 giugno.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 27 giugno.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 28 giugno.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 29 giugno.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 30 giugno.

Guerra Ucraina - Russia, le news dell’1 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 2 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 3 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 4 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 5 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 6 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 7 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news dell’8 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 9 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 10 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news dell’11 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 12 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 13 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 14 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 15 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 16 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 17 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 18 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 19 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 20 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 21 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 22 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 23 luglio.

I Morti.

La Propaganda.

I Partigiani.

I Mercenari.

Le Armi.

La NATO.

Le Spie.

Le Sanzioni.

Ladri di Bambini.

Criminale di guerra.

Gli Oligarchi.

La Chiesa.

Origini italiane.

I Pacifondai.  

 

 

 

ANNO 2023

L’ACCOGLIENZA

SECONDA PARTE

L’ATTACCO

DICIASSETTESIMO MESE

 

DI ANTONIO GIANGRANDE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. DICIASSETTESIMO MESE

Guerra Ucraina - Russia, le news del 24 giugno. La Rivolta: dramma o farsa?

Le notizie sul conflitto in Ucraina del 24 giugno. Francesco Battistini, inviato, Fabrizio Dragosei, Marta Serafini e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 24 giugno 2023.

Dopo una giornata ad alta tensione, con il timore di una guerra civile, alle 19:30 l’annuncio di Lukashenko: i negoziati con Prigozhin hanno avuto successo. Il leader della Wagner in un audio messaggio dichiara: «Stop ai movimenti delle truppe, torniamo alle basi». La Russia non perseguirà penalmente i combattenti di Wagner e Prigozhin andrà in Bielorussia

• Nella mattinata di oggi, sabato 24 giugno, il leader della Wagner Prigozhin ha lanciato una rivolta armata contro il governo di Putin dopo aver minacciato i vertici militari russi. In serata , l’annuncio: Prigozhin ha dato l’ordine di fare marcia indietro «per il rischio di spargimento di sangue russo» da una parte o dall’altra. I miliziani della Wagner, precisa, erano arrivati «a 200 chilometri da Mosca».

• Il primo passo di Prigozhin era stato quello di prendere il controllo dei siti militari e dell'aeroporto della città di Rostov, snodo strategico fondamentale per la guerra in Ucraina. Nel corso della giornata, c’era poi stato un avanzamento in territorio russo da parte di diversi convogli della Wagner (qui la mappa ). In serata, il presidente bielorusso Lukashenko ha dichiarato di aver negoziato con Prigozhin «lo stop ai movimenti» della Wagner.

•Secondo fonti della Compagnia, l’accordo che ha fermato Prigozhin prevedrebbe oltre all’indipendenza della compagnia anche l’allontanamento del ministro della Difesa Shojgu e del capo di stato maggiore Gerasimov .

• Nel pomeriggio, un deputato di Mosca aveva parlato di una amnistia per gli ammutinati della Wagner, a condizione che si arrendessero «velocemente». In serata, poi, il Cremlino ha annunciato che non perseguirà penalmente i combattenti di Wagner, che l’inchiesta penale contro Yevgeny Prigozhin sarà sospesa e che il capo della Wagner andrà in Bielorussia.

•Nella capitale russa, intanto, erano state adottate misure antiterrorismo (come la chiusura della Piazza Rossa). Numerosi edifici pubblici erano stati evacuati.

• In mattinata Putin, in un discorso alla nazione, aveva accusato Prigozhin di tradimento («Siamo stati colpiti alle spalle») evocando il pericolo di una «guerra civile»

Ore 04:33 - Prigozhin: 25 mila uomini Wagner pronti a morire

Il capo del gruppo di mercenari Wagner ha detto sabato che la sua forza di 25.000 uomini era «pronta a morire», mentre prometteva di rovesciare la leadership militare della Russia. «Tutti noi siamo pronti a morire. Tutti i 25.000, e poi altri 25.000», ha detto Yevgeny Prigozhin in un nuovo messaggio audio. «Stiamo morendo per il popolo russo».

Ore 05:11 - Prigozhin: video su Twitter, soldati della Wagner a Rostov

I rete sono stati pubblicati numerosi video che documenterebbero la presenza di soldati del gruppo Wagner per le strade di Rostov, nella Russia meridionale. In attesa di notizie ufficiali, ci sono questi documenti rilanciati da un sito di informazione americano, «Global: Military-Info», che su Twitter ha più di 250 mila follower, e secondo il quale i paramilitari avrebbero occupato la zona sud della città, quella del distretto militare. Nelle immagini si vedono decine di soldati armati e blindati in mezzo alla strada, mentre alcune persone riprendono la scena con il cellulare. In un altro video, Alexander Vindman, ex consigliere della sicurezza nazionale sotto l’amministrazione Trump, ha indicato che i soldati che si muovono per le strade di Rostov, e ripresi in un video, «sarebbero della Wagner». Notizia confermata da una giornalista tedesca, Alina Lipp, che sull’account di informazione «War Monitor», su Twitter, mostra il passaggio dei blindati per le strade del centro di Rostov e dice: «Ho chiesto chi fossero e mi hanno detto che fanno parte della Wagner».

Ore 05:14 - Prigozhin: sindaco di Mosca annuncia misure anti-terrorismo

Sergey Sobyanin, sindaco di Mosca, ha annunciato l'attuazione di «misure anti-terrorismo» per le strade della capitale russa, compresi i posti di blocco e i controlli dei veicoli. Lo riporta la Reuters.

 Ore 06:02 - Attacco russo su Kiev nella notte, due morti e otto feriti

Nella notte la Federazione Russa ha attaccato la capitale ucraina e a causa di un missile che ha colpito un grattacielo, due persone sono morte e otto sono rimaste ferite. Lo ha annunciato il capo dell'amministrazione militare della città di Kiev, scrive il canale Telegram KMVA, secondo quanto riporta Unian. «Secondo le prime informazioni — ha detto —, parti di un missile hanno colpito un edificio di 24 piani nel distretto di Solomyan. Al momento, sono stati identificati due morti. Otto persone sono rimaste ferite». Due persone sono state ricoverate in ospedale, le altre hanno ricevuto assistenza medica sul posto.

Danneggiate anche una quarantina di auto parcheggiate. A Kiev l'attacco al grattacielo ha provocato un incendio al 16°, 17° e 18° piano. Esplosioni sono state segnalate anche a Dnipro e Kharkiv. A Dnipro, racconta il sindaco della città, Filatov, la Russia ha colpito zone residenziali. Inoltre, almeno tre esplosioni sono stati registrate nel distretto Slobid di Kharkiv, ha detto il sindaco della città, Igor Terekhov. Secondo i primi dati, gli attacchi sono stati effettuati con missili S-300: «In un caso, è stato colpito un tubo del gas. C'è un incendio, le unità dei servizi di emergenza stanno lavorando sul posto.

Ore 06:29 - Prigozhin, a Mosca chiusi piazza Rossa e mausoleo Lenin

La Piazza Rossa, il Mausoleo di Lenin e la necropoli vicino al muro del Cremlino a Mosca saranno chiuse ai visitatori il 24 giugno. È quanto si legge in un messaggio informativo del dipartimento stampa e pubbliche relazioni del Servizio di sicurezza federale della Federazione Russa. «Il 24 giugno 2023, l'ammissione dei visitatori alla Piazza Rossa, così come al Mausoleo di VI Lenin e alla necropoli vicino al muro del Cremlino non sarà effettuata in relazione allo svolgimento di eventi», si legge nel messaggio riportato dal sito Ria Novosti.

Ore 06:47 - Prigozhin, a Rostov sul Don cancellati tutti eventi pubblici

Tutti gli eventi pubblici programmati per il fine settimana a Rostov sul Don sono stati cancellati. Lo ha dichiarato il governatore della regione di Rostov Vasily Golubev, secondo quanto riporta il sito Ria Novosti. «È stata presa la decisione di annullare tutti gli eventi di massa programmati per il fine settimana a Rostov sul Don», ha scritto Golubev sul suo canale Telegram. In precedenza, anche il capo del distretto di Aksai della regione di Rostov aveva annunciato la cancellazione di eventi pubblici.

Ore 07:19 - La Wagner annuncia il controllo dei siti militari e dell’aeroporto di Rostov

Il leader del gruppo Wagner ha detto di essere giunto nelle prime ore di questa mattina al quartier generale dell’esercito russo a Rostov, centro chiave per l’assalto russo all’Ucraina, e di aver preso il controllo di siti militari, compreso un aeroporto. «Siamo al quartier generale, sono le 07:30» (6.30 in Italia ndr), ha detto Yevgueni Prigojine in un video trasmesso su Telegram, «i siti militari di Rostov sono sotto controllo, compreso l’aeroporto», aggiunge, mentre dietro lui si vedono camminare uomini in uniforme.

Ore 07:21 - Il governatore di Rostov ai cittadini: «Mantenete la calma e non uscite»

Vasily Golubev, governatore della regione russa di Rostov, ha inviato oggi un messaggio alla popolazione chiedendo «a tutti di mantenere la calma e a non uscire di casa salvo necessità». «La situazione attuale richiede la massima concentrazione di tutte le forze per mantenere l’ordine - ha scritto su Telegram - le forze dell’ordine stanno facendo tutto il necessario per garantire la sicurezza dei residenti». Le dichiarazioni arrivano poche ore dopo che il leader di Wagner Yevgeny Prigozhin, che si è messo alla guida di una rivolta contro Mosca, ha annunciato che le sue truppe hanno attraversato la frontiere e sono entrate a Rostov. «Ora stiamo entrando a Rostov - ha scritto su Telegram - le divisioni del ministero della Difesa, o meglio le reclute che sono state inviate per fermare il nostro cammino, si sono fatte da parte». «Se qualcuno cercherà di fermarci, distruggeremo tutti», ha aggiunto.

Ore 07:23 - Il sindaco di Mosca: «In corso misure antiterrorismo»

Sergei Sobyanin , sindaco di Mosca, ha scritto sui social media che nella capitale russa si stanno adottando misure «antiterrorismo» dopo che il capo del gruppo mercenario Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha dichiarato ufficialmente guerra ai vertici militari del Paese: « In relazione alle informazioni che giungono a Mosca, si stanno adottando misure antiterrorismo con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza».

Ore 07:27 - Attacco russo su Kiev: 2 morti e 8 feriti

Nel bombardamento russo che ha colpito Kiev nella notte sarebbero rimaste uccise almeno due persone e altre otto sarebbero rimaste ferite. Le bombe hanno colpito un edificio di 24 piani, provocando danni ed incendi in diversi piani, ha reso noto il capo dell'amministrazione militare della città, Sergey Popko.

Ore 08:04 - Putin lancerà presto un appello alla nazione

Il presidente russo Vladimir Putin farà presto un appello alla nazione. Lo ha detto alla TASS il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «In effetti, Putin farà un appello nel prossimo futuro», ha detto Peskov, rispondendo a una domanda

Ore 08:21 - Prigozhin, marceremo su Mosca se Shoigu non viene a Rostov

Il capo del gruppo mercenario Wagner ha minacciato di prendere tutte le misure necessarie per rovesciare la leadership militare russa sostenendo che le sue truppe sono pronte a marciare su Mosca se il ministro della Difesa, Sergei Shoigu e il generale Valery Gerasimov, non accetteranno di incontrarlo. «Siamo arrivati qui, vogliamo vedere il capo di Stato Maggiore e Shoigu. Se non vengono, bloccheremo la città di Rostov e ci dirigeremo verso Mosca», ha detto Yevgeny Prigozhin in un messaggio audio da Rostov. Lo stesso Prigozhin ha poi affermato che Gerasimov è fuggito.

Ore 08:32 - Podolyak: «In Russia siamo solo all’inizio»

Il consigliere di Zelensky: «In Russia siamo solo all’inizio». Mikhailo Podolyak, il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha descritto le azioni dal leader mercenario russo Evgeny Prigozhin come un’«operazione antiterrorismo» e ha detto che «tutto è giusto cominciando in Russia».

Ore 08:35 - Difesa a mercenari Wagner, `siete stati ingannati, rifiutatevi partecipare rivolta

Il ministero della Difesa russa ha rivolto un appello ai mercenari della Wagner affermando che sono stati «tratti con l’inganno nell’avventura criminale di Prigozhin» ed esortandoli a non partecipare «alla rivolta armata». «Facciamo appello ai combattenti delle squadre d’assalto Wagner», recita l’appello, riportato dalla Tass, in cui si ricorda che «molti vostri compagni di diversi distaccamenti si sono già resi conto del loro errore» ed hanno chiesto aiuto per lasciare la formazione guidata da Prigozhin. «Vi chiediamo di mostrare prudenza e di mettervi in contatto con i rappresentanti del ministero della Difesa russo o delle forze dell’ordine il prima possibile. Garantiamo la sicurezza di tutti», conclude il ministero della Difesa.

Ore 08:37 - Chi è Prigozhin: dalla fortuna con i ristoranti all’insulto a Crosetto: la storia (e le sparate) del capo della Wagner

(Marco Imarisio) «È solo un privato cittadino, che non rappresenta lo Stato». Vladimir Putin era in modalità sorniona, e davanti alla sala stampa strapiena pronunciò questa frase accompagnandola con un ghigno. Quel giorno del luglio 2018 a Helsinki, dopo il primo incontro con Donald Trump, aveva molte ragioni per essere di buon umore. Il presidente americano lo aveva appena onorato definendolo un «concorrente geniale», e aveva appena detto di fidarsi più dei suoi dinieghi «molto potenti» sulle interferenze russe nelle elezioni Usa che delle relazioni della Cia. 

Ore 08:39 - Lo snodo strategico di Rostov

(Marta Serafini) Rostov-sul-Don, dove sono entrate le forze Wagner, è la città più grande della Russia meridionale ed è la capitale della regione di Rostov che confina con parti dell’Ucraina orientale dove la guerra infuria. Con circa 1 milione di abitanti, la città è un importante porto fluviale e si trova a circa 100 km dall’Ucraina e 1.046 km a sud-ovest di Mosca. È il centro del distretto federale meridionale della Russia. A Novocherkassk, a circa 24 km a nord-est del centro regionale della città, si trova il quartier generale dell’8a armata combinata delle guardie. È stato uno dei centri della formazione militare di Putin in vista dell’invasione dell’Ucraina lo scorso anno. Il mese scorso, la Russia ha annunciato che un tribunale della città avrebbe processato cinque uomini stranieri, tra cui tre cittadini britannici, accusati di aver combattuto a fianco delle forze ucraine contro Mosca. All’inizio di quest’anno, il personale della Difesa russo ha iniziato a costruire un sistema di condotte idriche per collegare la regione di Rostov con la regione orientale del Donbass all’interno dell’Ucraina.

Ore 08:44 - Cavalli, arte e società: come ha fatto la famiglia di Prigozhin a eludere le sanzioni

(Marta Serafini) Fino a pochi giorni prima dell’invasione dell’Ucraina, i figli di Prigozhin potevano muoversi liberamente in tutta l’UE, godendosi una vita di lusso internazionale anche se il padre e le sue aziende sono sotto sanzioni dal 2016. Tuttavia, a differenza di molti magnati russi sostenuti dal Cremlino, i cui parenti vivono semplicemente delle loro fortune, i governi occidentali ritengono che i membri della famiglia del fondatore della Wagner abbiano svolto per anni un ruolo attivo nelle sue molteplici attività, spiega il Financial Times.

Ore 08:48 - Mosca alle truppe della Wagner: Garantiremo incolumità se vi fermate

L’esercito russo ha annunciato che «garantirà l’incolumità» dei combattenti Wagner se si dissociano dal loro capo, Evgeny Prigozhin. «Siete stati indotti con l’inganno a partecipare all’impresa criminale di Prigozhin e trascinati ad un ammutinamento armato. Vi esortiamo a ragionare e contattare i rappresentanti del ministero della Difesa russo o le forze dell’ordine il prima possibile. Garantiamo la sicurezza di tutti», ha affermato il ministero in una nota rivolgendosi ai combattenti della Wagner e sostenendo che «molti dei vostri commilitoni si sono già resi conto del loro errore e hanno chiesto di rientrare nelle caserme».

Ore 08:51 - Putin: abbiamo bisogno di tutte le forze unite. «Siamo stati colpiti alle spalle»

Il presidente russo ha lanciato un appello in un messaggio televisivo a reti unificate dopo l’azione di Prigozhin a Rostov invitando a evitare conflitti interni ha definito gli uomini della Wagner «eroi che hanno liberato il Donbass» ma ha anche definito «traditori» coloro che prendono le armi contro l’esercito. E ha dichiarato: «Siamo stati colpiti alle spalle, la reazione sarà dura».

Ore 09:26 - Putin, non si ripeteranno gli eventi del 1917

«Questo colpo è stato dato al popolo russo anche nel 1917 quando combatteva la Prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata. La guerra civile, i russi uccidevano altri russi, i fratelli uccidevano altri fratelli. I vari avventurieri politici hanno tratto vantaggio da questa situazione. Noi non permetteremo la ripetizione di una situazione del genere». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un discorso alla nazione, riferendosi alla «marcia per la giustizia» lanciata dal capo dei mercenari della Wagner, Evgeny Prigozhin.

Ore 09:52 - Ecco cosa ha detto Putin nel suo discorso

(Marta Serafini) Putin ha tenuto un discorso di cinque minuti in tv a reti unificate dopo che il capo della Wagner ha lanciato una ribellione armata:

Parlando in una stanza con pannelli di legno sullo sfondo e con un tono che gli analisti definiscono «severo» ha detto che la Russia sta combattendo «la battaglia più dura per il suo futuro».

Ha detto che l «ammutinamento armato» della Wagner è stata una «pugnalata alle spalle» per la Russia.

Ha definito la ribellione tradimento e ha annunciato punizioni per chiunque abbia preso le armi contro l’esercito russo.

Ha spiegato che farà di tutto per proteggere la Russia, che le forze armate russe «hanno ricevuto gli ordini necessari» e che saranno intraprese «azioni decisive» per stabilizzare la situazione.

E ha aggiunto: «Farò tutto il possibile per difendere il mio Paese… E coloro che hanno organizzato una ribellione armata saranno ritenuti responsabili. A coloro che sono stati coinvolti in questo chiedo di fermare le vostre azioni criminali». Ha anche detto ai telespettatori: «Gli interessi personali hanno portato al tradimento del nostro Paese e alla causa che le nostre forze armate stanno combattendo».

Ore 09:58 - L’intelligence britannica: «Questa è la sfida più significativa per lo Stato russo degli ultimi tempi»

Il Ministero della Difesa britannica citando l’analisi dell’intelligence ha dichiarato: «Nelle prime ore del 24 giugno 2023, la faida tra il Wagner Group di Evgeny Prigozhin e il Ministero della Difesa russo è sfociata in un vero e proprio confronto militare. In un’operazione caratterizzata da Prigozhin come una “marcia per la libertà”, le forze del Gruppo Wagner sono passate dall’Ucraina occupata alla Russia in almeno due località. A Rostov-sul-Don, Wagner hanno quasi certamente occupato siti chiave per la sicurezza, incluso il quartier generale che gestisce le operazioni militari della Russia in Ucraina. Altre unità Wagner si stanno spostando a nord attraverso l’oblast di Vorenezh, quasi certamente con l’obiettivo di raggiungere Mosca.Nelle prossime ore, la lealtà delle forze di sicurezza russe, e in particolare della Guardia nazionale russa, sarà la chiave per l’evoluzione della crisi. Questa rappresenta la sfida più significativa per lo Stato russo negli ultimi tempi».

Ore 10:02 - Macron segue sviluppi, concetrato su aiuti a Kiev

Il presidente francese Emmanuel Macron sta seguendo la situazione in Russia, fanno sapere dall’Eliseo aggiungendo che «resta concentrato sugli aiuti all’Ucraina»

Ore 10:04 - Tajani, italiani in Russia invitati alla prudenza

«Il ministero degli Esteri è in contatto con l’Ambasciata d’Italia a Mosca. Al momento nessuna criticità per i connazionali in Russia, i quali sono stati invitati alla prudenza. Per informazioni questo è il numero di emergenza dell’Unità di Crisi 0636225». Lo scrive il ministro Antonio Tajani su Twitter in merito agli ultimi sviluppi in Russia.

Il Ministero degli Esteri è in contatto con l'Ambasciata d'Italia a Mosca. Al momento nessuna criticità per i connazionali in #Russia, i quali sono stati invitati alla prudenza. Per informazioni questo è il numero di emergenza dell'Unità di Crisi 0636225.

Ore 10:07 - Gli alleati aumentano la produzione di munizioni per l’Ucraina (ma ci vorrà tempo)

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) I combattimenti sono sempre intensi, Kiev e Mosca si preoccupano dei rifornimenti, in particolare delle munizioni. Molti i dati emersi nella giornata di ieri.Ore 10:13 - Germania, il cancelliere Scholz segue gli eventi in Russia

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz sta seguendo gli eventi in Russia. «Stiamo monitorando gli eventi», ha fatto sapere un suo portavoce.

Ore 10:23 - Scontro totale con i vertici della Difesa: la strategia di Prigozhin e l’ultima carta della marcia su Mosca. Putin evoca il 1917

(Fabrizio Dragosei) Prima ha mandato il viceministro della Difesa a trattare con il ribelle, poi il presidente si è rivolto a tutti i russi in un appello nel quale ha condannato duramente l’azione di Evgenij Prigozhin, diventato famoso come cuoco di Putin, ma ormai trasformatosi nel principale antagonista del Cremlino. Vladimir Vladimirovich ha paragonato l’iniziativa di Prigozhin a quella dei bolscevichi che nel 1917 «pugnalarono alle spalle» l’Esercito impegnato a combattere nella Prima guerra mondiale. Lo ha bollato come traditore, pur senza nominarlo personalmente. E ha ordinato di «neutralizzare quelli che hanno organizzato la ribellione armata». Chi ha deciso «di usare metodi terroristici sarà punito», ha aggiunto. Ma forse ha trascurato il fatto che durante la guerra contro gli Imperi centrali, furono proprio le gravissime sconfitte e l’incapacità dei Comandi a dare fiato ai rivoluzionari che cavalcarono lo scontento che esisteva al fronte e in patria per trasformarsi da trascurabile minoranza politica in forza prorompente.

Ore 10:28 - Colloquio Putin-Lukashenko: presidente bielorusso informato degli eventi in Russia

Il presidente bielorusso Lukashenko, attraverso il suo canale Telegram, ha informato di aver avuto un colloquio con Vladimir Putin nel quale il presidente russo lo ha informato degli eventi in Russia.

Ore 10:34 - La Wagner avanza verso Voronezh con «l'intenzione di raggiungere Mosca»

Secondo Londra, i reparti Wagner sono rientrati nel territorio russo attraversando il confine ucraino in più punti e mirano, dopo Rostov, verso Voronezh, con l'intenzione poi di «raggiungere Mosca». Un progetto il cui fallimento dipende ora dalla lealtà al Cremlino «della Guardia Nazionale», prosegue il rapporto, stando al quale alcune unità dell'esercito avrebbero mostrato inizialmente «acquiescenza» verso gli insorti.

Ore 10:41 - La Nato: «Stiamo monitorando la situazione in Russia»

Un portavoce della Nato ha fatto sapere che l'organizzazione «sta monitorando» la situazione attuale russa.

Ore 10:44 - Il discorso di Putin alla Nazione: «Ci difenderemo da ogni tradimento interno»

Ore 10:53 - Il patriarca russo condanna i traditori e prega per Putin

Il Patriarca di Mosca Kirill ha invitato i russi a pregare per il presidente Vladimir Putin e i capi militari e altri «che sono al potere». Nel suo discorso, trasmesso sul Primo canale della Tv russa poco prima del messaggio alla nazione di Putin, il primate e stretto alleato del Cremlino ha fatto riferimento alle parole del Vangelo sul tradimento: «Chiunque mi rinnegherà davanti alla gente, io rinuncerò a lui», ha detto Kirill che fin da subito ha benedetto la guerra in Ucraina.

In generale, l'intero sermone è stato dedicato al «tradimento e alle sue conseguenze». Il capo della Chiesa russo-ortodosa ha poi chiesto di pregare per Putin «affinché il Signore rafforzi, illumini, protegga dai peccati e dagli errori e allo stesso tempo ispiri azioni che portino alla protezione della nostra Patria da tutte le minacce esterne, forse anche le più pericolose e terribili». Allo stesso tempo, Kirill ha osservato che c'è sempre «chi vorrebbe portare un Paese così ricco e forte nell'orbita della propria influenza», con riferimento all'odiato «Occidente collettivo». Secondo il Patriarca, oggi i russi vivono un momento molto difficile. «Così era nell'antichità, così sembra anche ora», ha detto, «questa missione speciale sta tornando di nuovo e viene posta sulle spalle del nostro popolo».

Ore 10:48 - Il presidente della Duma: «Tutti i deputati sostengono Putin»

Il presidente della Duma (la camera bassa del Parlamento russo) Viacheslav Volodin ha espresso il pieno sostegno di tutti i deputati al «comandante in capo supremo», Vladimir Putin. Lo riferisce l'agenzia Interfax. «I problemi del Paesi sono sempre provocati da tradimento, divisioni interne e tradimento delle elite».

Ore 10:54 - La nota di Palazzo Chigi: «Giorgia Meloni segue con attenzione gli eventi in Russia»

«Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, segue con attenzione gli eventi che si stanno svolgendo in Russia e che testimoniano come l’aggressione all’Ucraina provochi instabilità anche all’interno della Federazione Russa».

Ore 10:56 - Le pubblicità della Wagner strappate dai cartelloni in Russia

Il Kyiv Post ha condiviso le immagini dei banner pubblicitari della Wagner, sparsi per le città russe, mentre vengono strappati dai cartelloni.

Ore 10:58 - Sui social i video dei veicoli militari nella regione di Voronezh

Alcuni video condiviso online mostrano colonne di veicoli militari in movimento attraverso la regione di Voronezh, dove adesso si troverebbe la Wagner.

Secondo il governatore della regione, Alexander Gusev, si tratterebbe di immagini false, come scrive su Telegram: «Girano molte informazioni false sui social media. Secondo la legge russa, ci sono conseguenze per coloro che diffondono messaggi di questo tipo. Tutti i casi saranno presi in considerazione da Roskomnadzor (l'ente di controllo dei media russi) e dall'ufficio del procuratore regionale».

Ore 11:02 - Londra: «Il rischio in Russia è di ulteriori disordini»

Il ministero degli Esteri britannico ha avvertito del rischio di «ulteriori disordini» in Russia e ha avvertito i cittadini i viaggio del possibile impatto che il confronto tra la Wagner e il Cremlino avrà sui voli di ritorno nel Regno Unito. «Ci sono segnalazioni di tensioni militari nella regione di Rostov e il rischio di ulteriori disordini in tutto il Paese», ha fatto sapere il Foreign Office in una nota. «Inoltre, mancano le opzioni di volo disponibili per tornare nel Regno Unito».

Ore 11:04 - Kiev: «Quello che sta accadendo in Russia è solo l'inizio»

Quello che sta accadendo in Russia «è solo l'inizio», scrive su Twitter il consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak, commentando le minacce del capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, contro l'establishment militare russo. «La divisione tra le élite è troppo evidente - prosegue -. Non funzionerà mettersi d'accordo e fingere che tutto sia sistemato. Qualcuno deve sicuramente perdere: o Prigozhin, o il collettivo "anti-Prigozhin"». Podolyak parla di una «operazione antiterrorismo di Prigozhin che sul territorio della Russia ha già portato alla cattura di Rostov» e di «una serie di autostrade federali».

Ore 11:20 - Prigozhin: «Siamo tutti pronti a morire per il popolo russo»

«Ancora una volta voglio avvertire tutti: distruggeremo tutto ciò che ci circonda. Non potete distruggerci. Abbiamo degli obiettivi. Siamo tutti pronti a morire. Tutti e 25mila». Lo ha detto in un audio pubblicato su Telegram il capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, nel giorno in cui ha lanciato la sua sfida all'establishment militare russo e annunciato di aver occupato alcuni militari della città russa di Rostov. Lo riportano i media internazionali.

Ore 11:25 - Prigozhin: «Putin si sbaglia ad accusarci di tradimento, siamo patrioti. Nessuno ha intenzione di arrendersi ai suoi ordini»

«A proposito del tradimento della patria, il presidente ha profondamente sbagliato. Noi siamo patrioti della Russia e abbiamo combattuto e combattiamo. Nessuno intende costituirsi su richiesta del presidente, della Fsb o di chiunque altro, perché non vogliamo che il paese continui a vivere nella corruzione, nella menzogna e nella burocrazia. Quando ci dicevano che dovevamo combattere contro l'Ucraina ci siamo andati e abbiamo combattuto ma è venuto fuori che le munizioni, gli armamenti e tutti i soldi che erano destinati a questo venivano rubati». Queste le parole del capo della Wagner Prigozhin.

Ore 11:33 - Il governatore del Voronezh: «Abbiamo preso le necessarie contromisure militari»

«L'esercito sta prendendo le misure militari necessarie per contrastare la rivolta di Wagner», ha detto il governatore della regione russa di Voronezh, Alexander Gusev, dopo che i mercenari al soldo di Yevgheny Prigozhin hanno annunciato di aver conquistato la città nel sudovest della Russia.

Ore 11:36 - Il governo tedesco ai suoi cittadini: «Evitate il centro di Mosca»

Il ministero degli affari esteri della Germania ha consigliato ai viaggiatori di evitare la città di Rostov e l'area circostante, così come il centro di Mosca, fino a nuovo avviso a causa degli eventi in corso in Russia. «A Mosca, si consiglia di evitare gli edifici di stato, in particolare quelli militari. Il centro della città dovrebbe essere evitato fino a nuovo avviso. Le istruzioni delle autorità di sicurezza russe devono essere seguite a tutti i costi», si legge nell'aggiornamento dei consigli di viaggio.

Ore 11:06 - Il leader ceceno Kadyrov: «Il mio esercito è pronto ad abbattere l'insurrezione della Wagner»

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha dichiarato sabato che le sue forze sono pronte ad aiutare a reprimere la rivolta guidata dal mercenario capo del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, e a utilizzare metodi severi rigorosi se necessario. Kadyrov, in una dichiarazione, ha definito il comportamento di Prigozhin «un colpo alla schiena, un vile tradimento» e ha esortato i soldati russi a non cedere a «provocazioni» di alcun tipo.

Ore 11:42 - L'ambasciata italiana ai suoi cittadini a Rostov e Voronezh: «State al riparo»

L'ambasciata italiana a Mosca ha rivolto un appello ai connazionali presenti nelle regioni russe di Rostov e Voronezh perché restino «al riparo» e si tengano «informati sugli sviluppi». «A chi è fuori da Rostov e da Voronezh si raccomanda di non recarsi nella regione», aggiunge l'ambasciata.

Ore 11:44 - Wagner: «La guerra civile è iniziata»

Uno dei profili Telegram della brigata Wagner avrebbe diffuso un messaggio nel quale si dice che la «guerra civile è iniziata». Nel messaggio si fa riferimento all'attacco subito da un convoglio della compagnia nella regione russa di Voronezh.

Ore 11:47 - Il video di Prigozhin con il vice ministro della Difesa e la calma apparente a Rostov: cosa sta succedendo nella città russa

(Marta Serafini) Elementi da mettere ancora a fuoco, mentre non è ancora chiaro cosa stia accadendo in Russia. Sabato mattina non è apparso solo il filmato che mostra Evgeny Prigozhin a Rostov affermare di aver preso il controllo della città. Su Telegram è comparso un altro filmato che mostra il leader della Wagner a colloquio con il vice ministro della Difesa Yunus-Bek Yevkurov e il vice capo di stato maggiore Vladimir Alexeyev presso il quartier generale del distretto militare meridionale a Rostov-sul-Don. Intorno a loro ci sono decine di uomini armati.

Ore 11:53 - Podolyak: «Le prossime 48 ore decideranno il futuro della Russia»

Secondo Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, «le prossime 48 ore definiranno il nuovo status della Russia». «Che sia una vera e propria guerra civile o una transizione di potere negoziata o una tregua temporanea prima della prossima fase della caduta del regime di Putin - ha scritto Podolyak su Twitter - tutti i potenziali giocatori stanno ora scegliendo da che parte stare. Fino ad ora c'è un assordante silenzio "dell'elite" in Russia...».

Ore 11:58 - Meloni: «Il caos in Russia stona con la propaganda di Putin»

«Stiamo seguendo gli sviluppi su quello che sta accadendo nelle ultime ore in Russia. La consapevolezza è di una situazione di caos all'interno della Federazione russa che stona un po' con certa propaganda vista negli ultimi mesi». Ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo il bilaterale con il cancelliere austriaco Karl Nehammer, a margine dell'Europa Forum Wachau.

Ore 12:05 - Zelensky: «Chiunque scelga la via del male distrugge se stesso»

«Chi disprezza il proprio popolo e manda centinaia di migliaia di persone in guerra per poi doversi barricare nella regione di Mosca per difendersi dagli stessi che ha armato. Per molto tempo la Russia ha mascherato le proprie debolezze e la stupidità del suo governo attraverso la propaganda», così Zelensky su Twitter.

Ore 12:09 - Bbc: «La Wagner ha preso il controllo dei siti militari di Voronezh»

Come riferiscono fonti locali alla Bbc, i mercenari del gruppo Wagner avrebbero preso il controllo di tutte le strutture militari a Voronezh, una città a metà strada tra Rostov-on-Don (dove le milizie sostengono di aver preso il controllo dei centri militari di comando) e la capitale Mosca. Le autorità locali non hanno ancora commentato, ma fonti locali riferiscono di scontri a fuoco contro l'esercito regolare. In contemporanea, il governatore della regione di Voronezh, Aleksandr Gusev, ha avvertito che circolano molte notizie false e che le forze armate russe stanno ora attuando «misure operative e di combattimento» nella regione.

Ore 12:12 - Kadyrov: «Le nostre truppe in viaggio verso le zone di tensione»

Kadyrov ha detto che quella di Prigozhin «è una sfida allo Stato». «Per contrastare questa sfida, è necessario che i militari, le forze di sicurezza, i governatori e la popolazione civile si stringano attorno al leader nazionale», ha aggiunto il leader ceceno, dichiarando che «i soldati del ministero della Difesa e le unità cecene della Guardia Nazionale sono già partiti per le zone di tensione. Faremo di tutto per preservare l'unità della Russia e per proteggere l'unità dello Stato!» ha concluso Kadyrov.

Ore 12:18 - Incendio a un deposito di petrolio a Voronezh, forse bombardato dall'aviazione russa

Un incendio è scoppiato in un deposito di carburante nella regione russa di Voronezh, ha detto il governatore locale Gusev. Non è chiaro se l'incendio al deposito di carburante sia collegato alla rivolta armata dei Wagner, ma secondo il Kyiv Post a colpire il deposito sarebbe stato l'esercito russo per impedire i rifornimenti alla Wagner.

Ore 12:19 - Medvedev: «Il nemico sarà sconfitto»

«Il nemico sarà sconfitto! La vittoria sarà nostra!», lo ha detto su Telegram il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, Dmitry Medvedev. «La spaccatura e il tradimento sono la strada verso la tragedia, la catastrofe universale, ma le autorità non lo permetteranno», ha aggiunto.

Ore 12:27 - Kiev: «Prigozhin ha passato il Rubicone e per noi la vittoria è più vicina»

Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell'Interno ucraino, afferma che oggi «l'Ucraina si è avvicinata di più alla vittoria completa sulla Russia e la riconquista di tutti i territori, Crimea compresa». In un lungo tweet, Gerashchenko ricorda che Prigozhin conosce Vladimir da oltre 30 anni e vede come «dopo aver lanciato il massacro sanguinoso contro l'Ucraina per la sua illusione di grandezza, ora non controlla più la situazione».

Ore 12:46 - Kiev: «La Wagner ha aggirato Voronezh e si dirige verso Mosca»

Le forze del Gruppo Wagner hanno aggirato Voronezh e si sono dirette verso Mosca, spazzando via tutto ciò che trovavano sul loro cammino. Il tempo stimato di avvicinamento a Mosca della colonna Wagner è di 20-21 ore. Non si sa chi sia alla testa della colonna e se lo stesso terrorista Prigozhin ne faccia parte». Lo scrive su Twitter Anton Gerashchenko, consigliere del ministro degli Affari interni dell'Ucraina.

Ore 12:49 - Tajani: «In Russia ci sono 5600 italiani»

«Stiamo seguendo con grande attenzione da ieri sera tutto ciò che accade nella Federazione russa. Gli italiani sono stati invitati a non spostarsi dalle loro case se non motivi eccezionali, quindi invito a grande prudenza». Lo afferma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine del convegno dei giovani di Confindustria a Rapallo. «Per quanto riguarda i circa 5.600 italiani in questo momento nella Federazione russa non abbiamo segnalazioni negative, è tutto a posto, non c'è da preoccuparsi ma sono stati invitati ad essere molto prudenti».

Ore 12:59 - La mappa dell’avanzata della Brigata Wagner verso Mosca

La prima città russa caduta sotto il controllo dei mercenari di Prigozhin è stata Rostov. Combattimenti intorno a Voronezh, a 500 km dalla capitale russa. Il capo della Wagner: «Non siamo traditori, ma patrioti. Siamo in 25mila pronti, pronti a morire: non ci arrenderemo». L’ira di Putin che nel suo discorso evoca lo spettro della guerra civile.

Ore 13:00 - Il discorso di Putin contro la rivolta armata di Prigozhin

Faccio appello ai cittadini russi, al personale delle forze armate, alle forze dell’ordine e ai servizi speciali, ai soldati e ai comandanti che ora stanno combattendo nelle loro posizioni di combattimento, respingendo gli attacchi nemici, facendolo eroicamente [...]. Faccio appello anche a coloro che, con l’inganno o le minacce, sono stati trascinati in un’avventura criminale, spinti sulla via di un grave crimine: una ribellione armata.

Ore 13:02 - Il presidente bulgaro: «La Wagner avanza senza resistenze, è pazzesco»

«Ho seguito il dibattito con un occhio ai notiziari, il gruppo Wagner avanza rapidamente verso Mosca senza incontrare sostanziale resistenza, una dinamica pazzesca, un'altra sfida per la situazione politica e di sicurezza in Russia. Dobbiamo pensare a cosa succederà alle migliaia di testate nucleari, un'altra fonte di instabilità. Dobbiamo essere molto attenti e spero che le istituzioni europee, la Nato, e tutti noi non stiano solo qui a guardare, ma consolidino gli sforzi per garantire la nostra sicurezza». Lo ha detto il presidente della Bulgaria Rumen Radev, iniziando il suo intervento all'Europa Forum Wachau, in Bassa Austria.

Ore 13:07 - Un video mostra Prigozhin a Rostov con il numero 2 di Shoigu

(di Marta Serafini) Prigozhin e Yevkurov discutono sulla decisione presa dal leader della Wagner di occupare Rostov. Il viceministro gli fa notare come a Kiev potrebbero «festeggiare per tre giorni» ma Prigozhin ribadisce che non è quello il punto. Secondo lo chef di Putin, il problema sta altrove, ossia nel modo in cui la Difesa gestisce le operazioni e nell’atteggiamento tenuto di fronte alla Wagner. Atteggiamento e non solo. Ieri Prigozhin ha accusato la Difesa di aver effettuato un attacco missilistico contro un campo del gruppo Wagner e ha annunciato una «marcia della giustizia» contro la leadership militare russa. Un tentato golpe di fatto. Poi durante la notte, i combattenti di Wagner hanno isolato diversi edifici militari e amministrativi a Rostov sul Don. Nella conversazione, poi, il leader della Wagner chiede rispetto al suo interlocutore, ma i toni non sono così aggressivi, soprattutto se si pensa allo stile cui il comandante dei mercenari è solito usare nei suoi comunicati.

Ore 13:19 - La forza della Wagner, i tempi e le reazioni dell’esercito di Putin, il varco di Rostov: come sta andando il blitz di Prigozhin

(di Guido Olimpio) Nelle rivolte armate c’è sempre – o quasi - un momento critico. I ribelli, dopo aver compiuto il primo passo, sperano di innescare l’effetto domino inducendo nuovi reparti ad unirsi. I lealisti serrano i ranghi, sperano che il sistema regga. Devono difendersi, reagire e scoraggiare gli indecisi a cambiare campo. I wagneriti hanno colto di sorpresa i guardiani del potere. Nelle immagini diffuse nelle scorse ore si vede Prigozhin affrontare i generali, compreso uno più importante degli altri: Vladimir Alekseev, il numero due dei servizi militari, il GRU.

Ore 13:28 - Ucraina, dalla Germania in arrivo 45 carrarmati Gepard

La Germania intende fornire all'Ucraina altri 45 carri armati Gepard entro la fine dell'anno. Lo ha annunciato il capo dell'unità speciale per l'Ucraina del ministero della Difesa tedesco, Christian Freuding, citato dalla Dpa.

Ore 13:29 - Londra cauta sugli sviluppi in Russia, Sunak invita alla moderazione. Riunito il comitato di emergenza Cobra

Cautela mista a inquietudine, è questa la prima reazione politica ufficiale del governo britannico rispetto a quanto sta accadendo in Russia, sull'onda della ribellione al Cremlino dei mercenari del gruppo Wagner di Yevgeny Prigozhin. «Restiamo in contatto con gli alleati via via che la situazione si evolve» , ha detto il primo ministro Rishi Sunak, non senza rivolgere un appello a «tutte le parti coinvolte» sulla scena russa a «comportarsi in modo responsabile» e a garantire «la protezione dei civili». Intervistato dalla Bbc a margine di un evento pubblico per l'odierna Giornata delle Forze Armate di Sua Maestà, Sunak ha quindi aggiunto che il Regno tiene «gli occhi ben aperti» sullo scenario di Mosca. Poi, in pubblico, non ha mancato di rendere omaggio ai militari britannici che «difendono la nostra libertà ogni giorno di ogni anno», come ha detto, esprimendo «gratitudine ai nostri soldati, marinai e aviatori, oltre che alle loro famiglie, che rappresentano il meglio di questo Paese».

Il governo britannico terrà una riunione d'emergenza del comitato Cobra, per discutere della situazione in Russia.

Ore 13:46 - Primi distaccamenti di forze speciali cecene a Rostov

Secondo il canale Telegram russo Rybar nell'oblast di Rostov, nel sud della Russia, sarebbero stati visti i primi distaccamenti delle forze speciali cecene "Akhmat", inviati per contrastare l'ammutinamento del gruppo Wagner. Lo stesso canale ha precisato che l'esplosione registrata oggi nel quartier generale del Distretto militare meridionale di Rostov sul Don sarebbe stata causata da un cracker o un pacchetto esplosivo usato per disperdere la folla, a cui è stato chiesto di tenersi a due chilometri di distanza.

Ore 13:42 - Kiev: «Mosca è blindata, si prepara all'assedio»

«Mosca si prepara all'assedio. La città è praticamente blindata e isolata dalle forze militari e di polizia, con check-point in quasi ogni incrocio»: lo scrive su Telegram Rbc-Ucraina, citando l'intelligence ucraina, aggiungendo che dalla capitale russa «stanno richiamando tutti i militari che finora erano rimasti nelle riserve e nelle zone di confine».

Ore 13:32 - Putin sarebbe rimasto al lavoro al Cremlino, smentite le voci di fuga dei vertici russi

Secondo quanto riferisce Ria Novosti, che riprende le dichiarazioni di un portavoce, Vladimir Putin sarebbe rimasto al Cremlino. Sarebbero quindi state smentite le voci di una fuga dei vertici russi.

Ore 13:49 - Russia, le autorità regionali di Lipetsk chiedono ai cittadini non lasciare le proprie abitazioni

Le autorità della regione di Lipetsk hanno esortato i residenti a non lasciare le proprie abitazioni se non in caso di assoluta necessità e di non viaggiare con mezzi di trasporto pubblici e privati. Lo riporta la Tass che cita un post su Telegram dell'autorità regionale. «Per assicurare il rispetto della legge e l'ordine e la sicurezza dei cittadini della regione di Lipetsk, la sede operativa della regione chiede ai residenti di non lasciare le proprie case in assenza di necessità urgenti e di astenersi da qualsiasi viaggio con mezzi personali o pubblici». L'avviso arriva nel giorno in cui le truppe della Wagner, guidate da Yevgeny Prigozhin, hanno lanciato la loro sfida a Mosca e hanno annunciato l'occupazione di alcuni siti militari nella non lontana Voronezh.

Ore 13:55 - Mosca rinvia le feste e i balli di laurea, annullato il ballo scolastico al Cremlino

Le feste di laurea e i balli di fine anno a Mosca sono stati rinviati al prossimo sabato 1 luglio. Lo scrive Ria Novosti, citando il servizio stampa del Dipartimento dell'Istruzione di Mosca. «In connessione con il regime introdotto dell'operazione antiterrorismo, le feste di laurea nelle scuole e la cerimonia di laurea cittadina a Gorky Park (Mosca) sono rinviate di una settimana», hanno detto. Annullato anche il ballo scolastico al Cremlino. La Direzione del Palazzo di Stato del Cremlino si è scusata con tutti e ha promesso di restituire i soldi per i biglietti.

Ore 14:12 - Mosca: respinti attacchi di Kiev a sud est dell'Ucraina

L'esercito russo ha dichiarato di aver respinto diversi attacchi delle forze di Kiev contro le sue posizioni nell'Ucraina meridionale e orientale nelle ultime 24 ore, mentre Mosca deve affrontare la ribellione guidata dai mercenari Wagner in Russia. Secondo il ministero della Difesa russo, nove assalti ucraini sono stati respinti nella regione di Donetsk (est) e uno nella regione di Zaporizhzhia (sud), affermazioni che non possono essere verificate in modo indipendente.

Ore 14:29 - Prigozhin: «Abbiamo preso il quartiere generale di Rostov senza sparare un colpo»

Prigozhin afferma che le sue truppe sono entrate nella città della Russia meridionale di Rostov-sul-Don senza sparare un solo colpo e che nessuno è stato ucciso durante quella che definisce una «marcia della giustizia». Prigozhin in una nuova dichiarazione audio ha detto che «non abbiamo toccato un solo coscritto, non abbiamo ucciso una sola persona lungo la strada». Ha aggiunto che l'aviazione russa ha preso di mira le sue truppe, ma sono comunque riusciti a prendere il quartier generale militare a Rostov «senza un solo colpo di pistola». Poco prima che Prigozhin rilasciasse la sua dichiarazione, si è udita un'esplosione vicino al quartier generale militare che il gruppo Wagner apparentemente controlla a Rostov. Non è stato immediatamente chiaro dove sia avvenuta l'esplosione, quanto fosse grande e se abbia causato danni.

Ore 14:29 - Borrell, colloquio con i ministri della Difesa del G7 sulla situazione russa

«Ho avuto una chiamata con i ministri degli Esteri del G7 per uno scambio di opinioni sulla situazione in Russia. In vista del Consiglio Affari Esteri dell'Ue di lunedì, mi sto coordinando all'interno dell'Unione Europea e ho attivato il centro di risposta alla crisi. Il nostro sostegno all'Ucraina continua senza sosta». Lo scrive in un tweet l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell.

 Ore 14:44 - Putin chiama Erdogan

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha parlato al telefono con il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, informandolo della situazione nel Paese in relazione a un tentativo di ribellione armata. Lo ha riferito l'agenzia Ria Novosti, citando una nota del Cremlino, secondo cui il leader turco ha espresso pieno sostegno alla leadership russa.

Ore 14:45 - Meloni: «Quello che può accadere in Russia è imprevedibile»

«Quello che sta accadendo racconta una realtà molto diversa da quella della propaganda russa di questi ultimi anni sullo stato di salute, la solidità, la compattezza all'interno della Federazione. Questo è un elemento che va tenuto in considerazione anche in termini di imprevedibilità di quello che può accadere. Noi continuiamo a essere concentrati sul sostegno all'Ucraina, che continua a dare prova di straordinario coraggio e straordinaria resilienza. E così deve fare anche la comunità internazionale nel suo sostegno». Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un punto stampa al termine dell'Europa Forum Wachau.

Ore 14:46 - Prigozhin: «L'esercito russo attacca il nostro convoglio, colpi di artiglieria e da elicotteri»

Prigozhin ha accusato l'esercito russo di attaccare le sue forze che stanno avanzando in Russia. «Siamo stati colpiti: prima da colpi di artiglieria e poi da elicotteri», ha detto Prigozhin in un post su Telegram, senza però fornire prove o precisare dove sarebbero avvenuti gli attacchi. Un testimone citato dalla Reuters ha riferito di un convoglio del gruppo Wagner preso di mira da elicotteri russi lungo l'autostrada M4, fuori dalla città di Voronezh, circa 460 chilometri a sud di Mosca.

Ore 14:52 - L'aereo presidenziale russo sarebbe atterrato a San Pietroburgo, non si sa se Putin fosse a bordo

L'IL-96 presidenziale sarebbe decollato da Mosca e già atterrato a San Pietroburgo. Lo scrive Fontanka, il giornale più popolare a San Pietroburgo che cita dati di FlightRadar24. Non è chiaro se il presidente Vladimir Putin sia a bordo. Sarebbe atterrato anche un altro degli aerei governativi, un Airbus RSD523. In precedenza il portavoce del Cremlino aveva assicurato che il presidente «è al lavoro al Cremlino». Secondo i dati di FlightRadar l'aereo speciale Il96-300PU (Point of Control) era decollato alle 14:16 ora di Mosca. L'aereo presidenziale è equipaggiato per controllare le Forze Armate.

Ore 14:55 - Putin firma un decreto che permette l'incarcerazione fino a 30 giorni per chi contravviene alla legge marziale

Ore 14:56 - Kieva cauta, Zelensky: «Siamo in grado di proteggere l'Europa dalla diffusione del male e del caos russi»

(di Francesco Battistini, inviato) «La debolezza della Russia è evidente. Debolezza su vasta scala». Dicono che Volodymyr Zelensky si sia svegliato di buon umore, ma abbia raccomandato cautela: benvenuti nella realtà, quel che accade oltre fronte è (forse) oltre ogni aspettativa, però il presidente ucraino non sa ancora se fidarsi e si limita a dire ai russi che «quanto più terranno truppe e mercenari sulla nostra terra, tanto più avranno caos, dolore e problemi».

È naturalmente un invito all’opinione pubblica a rivoltarsi, ma non contiene alcun riferimento diretto a Evgenij Prigozhin. In questi mesi, almeno in pubblico, il leader di Kiev non ha mai risposto personalmente al capo di Wagner - solo a Putin -, ma l’ammutinamento dimostra che «per molto tempo la Russia ha fatto ricorso alla propaganda per mascherare la debolezza e la stupidità del suo governo: ora c’è così tanto caos che nessuna bugia può nasconderlo».

Ore 14:59 - La rivoluzione del 1917, i cannoni di Eltsin e la Cecenia: tutte le crisi nella mente di Putin

(di Fabrizio Dragosei) Putin ha dato del terrorista a Prigozhin e ha ricordato le vicende del 1917, quando i bolscevichi, ha detto, pugnalarono alle spalle l’esercito che combatteva nella Prima guerra mondiale. Il capo dello Stato ha tralasciato di ricordare che allora i rivoluzionari ebbero successo solo perché poterono cavalcare l’enorme scontento esistente al fronte e in patria per i fallimenti militari e l’incapacità degli alti papaveri a Mosca. Praticamente, le stesse accuse che Prigozhin, spesso appoggiato da blogger militari ultranazionalisti, avanza da mesi e che sono all’origine della sua rivolta attuale.

Ore 15:00 - Trovata una grande quantità di contanti nell'ufficio di Prigozhin a San Pietroburgo. Il leader della Wagner: «Per le spese della compagnia»

Durante i controlli della polizia russa nell'ufficio di Prigozhin a San Pietroburgo sono state trovate ingenti somme di denaro, riferisce lo stesso Prigozhin. I media russi avevano riportato che erano stati trovati dei soldi presso il suo indirizzo di San Pietroburgo, e questa notizia è stata ora confermata da Prigozhin, secondo quanto riferito da Reuters. Avrebbe affermato che i soldi erano destinati alle spese del gruppo Wagner, riportano le fonti.

Ore 15:04 - Il convoglio della Wagner si avvicina a Mosca

La Bbc ha verificato un video che mostra un convoglio Wagner di veicoli armati che viaggiano sull'autostrada M4, che collega Voronezh e Mosca attraverso la regione di Lipetsk. Il governatore della regione di Lipetsk ha chiesto ai residenti di rimanere a casa ed evitare di mettersi in viaggio, sia con i veicoli pubblici che con i mezzi privati; e le autorità regionali hanno anche cancellato tutti i servizi di autobus nella regione. Voronezh è una delle due città - l'altra è Rostov-sul-Don, situata più a Sud - dove i mercenari di Wagner hanno preso il controllo dei siti militari.

Ore 15:10 - Blinken su Twitter: «Colloquio con i ministri degli Esteri del G7»

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken: «Gli Stati Uniti si coordineranno con alleati e partner, la situazione in Russia è in continuo sviluppo».

Ore 15:24 - Lettonia: «Nessun visto per i russi in fuga dalla crisi»

La Lettonia ha annunciato la sospensione del rilascio di visti umanitari o di altro tipo ai russi in fuga per la crisi in Russia e il rafforzamento della protezione delle frontiere con il Paese vicino, chiuse dal 19 settembre del 2022. «La Lettonia segue da vicino l'evolversi della situazione in Russia e scambia informazioni con gli alleati», ha twittato il presidente lettone Edgars Rinkevis. «La sicurezza delle frontiere è stata rafforzata, i visti o gli ingressi alla frontiera dei russi che lasciano la Russia a causa degli eventi in corso non saranno presi in considerazione. Nessuna minaccia diretta per la Lettonia in questo momento», ha aggiunto.

Ore 15:39 - Mosca blocca i social della Wagner

L’Autorità russa di controllo delle telecomunicazioni ha bloccato i social network del Gruppo Wagner per impedire la diffusione di appelli a partecipare alla rivolta dei mercenari guidati da Yevgeny Prigozhin. Lo riporta l’agenzia Tass.

Ore 15:51 - Kiev: «Prese posizioni in Donbass che erano occupate dai russi dal 2014»

Le truppe ucraine hanno liberato posizioni nel Donbass conquistate dai russi nel 2014: lo scrive Valery Shershen, portavoce delle forze armate ucraine del comando sud (Tavria) citato dal canale Telegram di Rbc-Ucraina. «Vicino a Krasnohorivka, in seguito a un contrattacco ben pianificato, le nostre unità d’assalto hanno preso il controllo di diverse posizioni che erano detenute (dai russi) dal 2014. Parliamo dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk (Dpr), vicino alla stessa città di Donetsk», scrive Shershen.

Ore 16:07 - Colloquio telefonico tra Putin ed Erdogan

La Turchia è pronta a fare la propria parte per arrivare “il prima possibile a una risoluzione pacifica degli eventi in corso in Russia”. Lo ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan nel colloquio avuto oggi con l’omologo russo, secondo quanto riportato dall’agenzia turca Anadolu.

Ore 16:10 - Il governatore della regione russa di Lipetsk conferma: «Wagner sta muovendo verso Mosca»

Il governatore della regione russa di Lipetsk, Igor Artamonov, ha confermato che le forze della Wagner stanno muovendo verso Mosca. Lo ha riferito la Bbc, che in precedenza aveva diffuso la notizia di un video che mostrava un convoglio dell’organizzazione di mercenari che transitava attraverso la regione. Il convoglio si troverebbe a meno di 400 chilometri dalla capitale russa. «Le forze dell’ordine e le autorità stanno adottando tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza della popolazione. La situazione è sotto controllo», ha assicurato Artamonov sui social.

 Ore 16:19 - La Russia offre l’amnistia agli ammutinati della Wagner se si arrendono «velocemente»

Le autorità russe hanno offerto agli ammutinati di Wagner un’amnistia se si arrendono, ma devono deporre le armi «velocemente». Lo riporta l’agenzia di stampa statale russa Tass, citando un legislatore russo.

Ore 16:38 - Bbc: «Evacuazione di edifici pubblici in corso a Mosca»

A Mosca è in corso una massiccia evacuazione degli edifici pubblici, a causa dell’avanzata del Gruppo Wagner verso la capitale russa. Lo riporta la Bbc Russia postando anche video di persone che lasciano velocemente edifici e musei vicini al Cremlino come la Galleria Tretyakov, il Museo Pushkin e la Casa della Cultura Ges-2. A Mosca sono stati evacuati anche il centro commerciale Mega Belaya Dacha e il centro commerciale Kvartal.

Ore 17:01 - Mosca avverte l’Occidente: «Non approfittate della situazione per raggiungere i vostri scopi»

Il ministero degli Esteri russo ha messo in guardia i Paesi occidentali dal volere usare la situazione interna russa per «raggiungere i loro scopi russofobi». Lo si legge in un comunicato. «Siamo convinti - si legge ancora nella nota - che in un prossimo futuro la situazione troverà una soluzione».

Ore 17:20 - Il sindaco di Mosca annuncia: lunedì sospese attività lavorative

Per «minimizzare i rischi», lunedì, a Mosca, non si lavorerà. Lo ha annunciato il sindaco della capitale russa, Sergey Sobyanin, riconoscendo che la situazione è «difficile» e che in città sono state attivate le misure antiterrorismo. Sobyanin ha inoltre invitato la cittadinanza a evitare viaggi fuori città.

Intanto, vengono rafforzate le misure di sicurezza su una serie di punti di ingresso a Mosca, in particolare sulla tangenziale. Nell’area di Yasenevo è stato installato un posto di blocco con un lanciagranate e un veicolo corazzato. Lo afferma RIA Novosti.

Ore 17:24 - Perché Prigozhin ha deciso di attaccare ora?

Cosa c’è dietro la «marcia su Mosca» della Brigata Wagner? Perché Prigozhin ha deciso di attaccare proprio ora? Secondo Fabrizio Dragosei, la scelta dei wagneriani potrebbe essere legata ad una mossa del ministro della Difesa Shojgu, che di recente ha imposto a tutti i membri delle milizie private di finire — entro il 1° luglio —sotto i comandi militari ufficialiOre 19:17 - Putin ha lasciato Mosca?

Dov’è il presidente Vladimir Putin? Zelensky non ha dubbi: «Sono sicuro che non è più a Mosca». Da ore su Twitter rimbalzano gli screenshot dal sito di monitoraggio aereo Flightradar che mostra la presunta rotta di un aereo governativo russo da Mosca a San Pietroburgo. A bordo c'era anche il presidente? Il Cremlino smentisce, ma questo non basta a frenare le indiscrezioni: i dettagli nel nostro approfondimento.

Ore 18:02 - Medvedev parla di «colpo di stato»: «Se le armi nucleari finiscono nelle mani dei banditi il mondo sarà sull’orlo della distruzione»

«Il mondo sarà portato sull’orlo della distruzione» se le armi nucleari della Russia finiranno nelle mani dei «banditi» della Wagner. Lo ha detto il vice presidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, citato dall’agenzia Tass.

Medvedev, che non esita a parlare di «colpo di Stato», garantisce che le autorità russe impediranno ai «pazzi criminali» di trasformare questo ammutinamento in una crisi globale. E aggiunge: «Lo sviluppo degli eventi attuali dimostra che le azioni di coloro che hanno organizzato la ribellione militare si adattano pienamente allo schema di un colpo di stato ben congegnato e orchestrato».

Il vice presidente del Consiglio di sicurezza russo non esclude, dunque, che all’operazione stiano partecipando anche «persone che in precedenza hanno prestato servizio nelle unità d’élite delle forze armate della Federazione russa» e «specialisti stranieri».

Ore 18:26 - Biden in contatto con Macron, Scholz e Sunak

Il leader Usa Joe Biden ha parlato oggi con il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico del Regno Unito Rishi Sunak per discutere della situazione in Russia e affermare il loro «incrollabile sostegno» all’Ucraina. Lo fa sapere la Casa Bianca.

Ore 19:04 - Kiev lancia un’offensiva sul fronte orientale

L’Ucraina ha lanciato un’offensiva in più direzioni sul fronte orientale: lo annuncia il ministro della Difesa di Kiev.

Ore 19:26 - Lukashenko dice di aver negoziato con Prigozhin «lo stop ai movimenti» della Wagner

Evgenij Prigozhin ha accettato la proposta di Alexandr Lukashenko di fermare l’avanzata dei mercenari di Wagner e allentare la tensione: lo ha detto il presidente bielorusso, secondo quanto riferiscono le agenzie russe Tass, Ria Novosti e Interfax. È stata trovata «una soluzione accettabile, con garanzie di sicurezza per i combattenti di Wagner». I negoziati tra Lukashenko e Prigozhin sono andati avanti tutto il giorno, ha aggiunto il servizio stampa della presidenza bielorussa.

Ore 19:29 - Prigozhin si ferma: «Torniamo alle basi per evitare spargimenti di sangue»

Prigozhin ha diffuso un nuovo audio messaggio in cui dichiara di aver dato l’ordine di fare marcia indietro «per il rischio di spargimento di sangue russo» da una parte o dall’altra. I miliziani della Wagner, precisa, erano arrivati «a 200 chilometri da Mosca», ma ora tornano verso sud.

Ore 20:09 - Zelensky: «In Russia caos completo»

«Oggi il mondo ha visto che i capi della Russia non controllano nulla. Niente di niente. Caos completo. Completa assenza di prevedibilità». Lo ha scritto in un post su Twitter il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dopo le notizie dell’avanzata su Mosca del Gruppo Wagner ed il successivo ripensamento annunciato dal capo dell’organizzazione di mercenari, Yevgeny Prigozhin. «Il mondo non dovrebbe avere paura. Sappiamo cosa ci protegge. La nostra unità», ha aggiunto Zelensky, secondo cui «l’Ucraina sarà sicuramente in grado di proteggere l’Europa da qualsiasi forza russa, non importa chi le comanda».

Ore 20:22 - In cambio dello stop, la Brigata Wagner potrebbe aver ottenuto l’allontanamento di Shojgu e Gerasimov

Secondo fonti della Compagnia Wagner, l’accordo che ha fermato Prigozhin prevedrebbe — oltre all’indipendenza della compagnia — anche l’allontanamento del ministro della Difesa Shojgu e del capo di stato maggiore Gerasimo.

Ore 00:01 - Cosa è successo in Russia? Il punto sui fatti di sabato

Le forze della Wagner sono arrivate a poche ore di autostrada da Mosca, poi la mediazione di Lukashenko ha bloccato tutto. Il capo dei ribelli Prigozhin andrà in Bielorussia, i soldati coinvolti non saranno processati. Ma l’immagine dello zar è cambiata per sempre. La storia del colpo di stato sfiorato, raccontata da Fabrizio Dragosei

Ore 21:10 - Putin «grato» a Lukashenko per la mediazione

Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente bielorusso Alexander Lukashenko si sarebbero sentiti telefonicamente per la seconda volta nelle ultime ore. Putin ha dichiarato di essere grato a Lukashenko per essere riuscito a negoziare con successo con il gruppo Wagner e il suo leader, Evgeny Prigozhin.

Ore 21:44 - Secondo i media russi, il ritiro delle truppe della Wagner da Rostov è già iniziato

Le truppe del Gruppo Wagner hanno iniziato a lasciare la zona vicino al quartier generale del distretto militare meridionale a Rostov sul Don, nel sud della Russia. Lo ha confermato un giornalista dell’agenzia Interfax sul posto, precisando che diversi veicoli della Wagner hanno iniziato a muoversi, mentre le truppe si sono raggruppate in vista della partenza dalla città per far ritorno nei loro campi nel Luhansk.

Ore 22:03 - La Russia non perseguirà penalmente i combattenti di Wagner

La Russia non perseguirà penalmente i combattenti di Wagner. Lo rende noto il Cremlino, riporta la Tass. E’ stato archiviato il procedimento penale contro Yevgeny Prigozhin per rivolta armata. Lo ha annunciato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aggiungendo che il capo della Wagner, che nelle scorse ore ha interrotto l’avanzata delle sue truppe su Mosca, «partirà per la Bielorussia». Peskov, citato dall’agenzia Tass, ha anche precisato che le autorità russe non perseguiranno i miliziani della Wagner che hanno preso parte alla ribellione, «dati i loro meriti in prima linea».

Ore 23:19 - Tutte le tappe della crisi, in un video

Dalla presa di Rostov alla «retromarcia» dei mercenari della Wagner: cosa è successo sabato in Russia? Un video per riassumere la convulsa giornata della «marcia su Mosca».

Ore 01:08 - Cremlino: «La crisi Wagner non influirà sulla guerra in Ucraina»

La crisi della ribellione della Wagner «non avrà alcun effetto sull’operazione militare speciale in Ucraina»: lo ha reso noto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La «situazione della Wagner è stata risolta senza ulteriori perdite», con un accordo che prevede il ritorno dei combattenti del gruppo militare privato alle loro basi; quanto a Prigozhin, le accuse contro di lui verranno archiviate ma il comandante della Wagner si trasferirà in Bielorussia, con la garanzia per la sua sicurezza personale data dallo stesso Vladimir Putin.

Ore 01:27 - Media: «15 militari russi uccisi durante la marcia dei Wagner»

Almeno 15 militari dell’esercito russo sono morti nel corso dell’avanzata verso Mosca dei combattenti della Wagner. Lo riporta il sito bielorusso indipendente Nexta citando canali Telegram filo-Cremlino.

Ore 03:39 - Blinken a Kuleba: «Immutato il sostegno degli Usa»

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha discusso degli sviluppi in Russia con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, al quale ha assicurato l’immutabilità del sostegno americano. Lo rende noto Ria Novosti citando il Dipartimento di Stato. «Il segretario Blinken ha parlato oggi con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba per discutere della situazione in Russia. Il segretario Blinken ha confermato che il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina non cambierà», si legge nel comunicato stampa. Blinken ha promesso che gli Stati Uniti rimarranno in stretto coordinamento con l’Ucraina mentre la situazione è in evoluzione.

DAGOREPORT il 24 giugno 2023.

Putin messo al muro da Prigozhin: guerra finita? Una domanda e tre ipotesi. Come mai il “cuoco di Mad Vlad”, padre padrone di 27 mila mercenari armati fino ai denti della brigata Wagner, fino a ieri bellicista al punto di mettere sotto accusa il ministro della Difesa Shoigu perculandolo di corruzione e manifesta incapacità, oggi dichiara in video che non c’erano motivi per invadere l’Ucraina?

E lo fa dopo aver conquistato Rostov, sede del comando dell’armata russa che combatte l’esercito di Kiev. Cosa è successo per far ribaltare la narrazione dell’ex fedele compagno di merende di Putin?

E qui si entra nel campo delle ipotesi. Sono tre e la prima è la più debole: narra di un Prigozhin travolto dalla propria ambizione di diventare l’alternativa al ministro della Difesa Shoigu. 

La seconda è molto, molto più pregnante: Prigozhin potrebbe essere stato strapagato da una intelligence straniera per rimboccare la lapide a Putin e chiudere così la guerra in Ucraina.

Congettura sostenuta da tale calcolo: da due anni in qua, supportare e armare il disgraziato paese di Zelensky, sta pesando sui bilanci dell’Occidente decine e decine di miliardi, senza considerare il costo che sta pagando l’economia europea dall’inizio dell’invasione.

Bene, avranno ragionato le intelligence occidentali, ci conviene riempire le tasche di Prigozhin di un paio di miliardi di dollari per far scoppiare una guerra intestina in Russia al punto di rovesciare il potere di Putin. Mossa che fa sì che l’”operazione militare speciale” per annientare l’Ucraina sia sostituita da una guerra intestina. E se Putin è costretto a combattere in casa, non può certo combattere in Ucraina. 

La terza ipotesi è una variazione domestica della precedente: a coprire d’oro il boss della Wagner per sfanculare il megalomane del Cremlino, anziché un bonifico dell’Occidente, sarebbero i tanti oligarchi russi che non vedono l’ora, per i loro affari finiti incagliati, di chiudere una guerra demente.

Tant’è che è dello stesso avviso la popolazione russa: sono tanti coloro che preferiscono ammutinarsi, ancor di più quelli che cercano di evitare l’arruolamento. E le sanzioni occidentali, a parte le grandi città, hanno sprigionato forti ripercussioni sul tenore di vita.

Infine ci sono le implicazioni internazionali. Se Biden ha stretto un’alleanza con il premier indiano Modi, il recente viaggio a Pechino del segretario di Stato americano Antony Blinken ha sancito il distacco della Cina dalla Russia con l'obbligo del Dragone di non fornire armi a Mosca mentre Washington si impegna a non sostenere l’indipendenza di Taiwan.

Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera” il 24 giugno 2023.

«È solo un privato cittadino, che non rappresenta lo Stato». Vladimir Putin era in modalità sorniona. Quel giorno del luglio 2018 a Helsinki, dopo il primo incontro con Donald Trump, aveva molte ragioni per essere di buon umore. Così, lo Zar nominò per la prima volta in pubblico tale Evgenij Prigozhin, ex cuoco e ristoratore, accusato di gestire a San Pietroburgo una squadra di troll che aveva lavorato sodo per denigrare Hillary Clinton. 

Cinque anni dopo, siamo ancora a quella espressione tipica del Kgb quando voleva negare qualunque coinvolgimento del Cremlino. Prigozhin è tornato a essere un privato cittadino. La sua creatura, la milizia mercenaria del Gruppo Wagner, ha sempre avuto un piede nelle istituzioni e un altro fuori.

[…] Quando muoiono, i mercenari sono figli di nessuno.

Ma l’Operazione militare speciale e l’inattesa resistenza ucraina hanno travolto queste finzioni. Prigozhin e i Wagner si sono ritrovati in una posizione difficile. A livello ufficiale non esistono. Ma, al tempo stesso, i suoi uomini stanno reggendo lo stallo al fronte, con malumori sempre più evidenti. 

Prigozhin non è un politico, che sa quando tacere. Lui viene dalla strada. Era appena ventenne quando fu condannato a 13 anni di carcere nella allora Leningrado. Dopo averne scontati nove, nel 1990 mise su assieme al patrigno un chiosco di hot dog col quale fece i primi rubli. Poi entrò nei casinò, e finalmente aprì i primi ristoranti. Putin ci portò il presidente francese Chirac e George Bush. Da quella frequentazione nasce il seguito della storia, con il gruppo Wagner impiegato per azioni «sporche» in Siria, Libia, Repubblica Centrafricana e Ucraina. Un personaggio del genere, più a suo agio in mimetica che in blazer, è difficile da tenere a bada. 

[…]  ogni giorno un attacco ai vertici delle Forze armate e al ministro delle Difesa Sergei Shoigu. Incompetenti, burocrati, incapaci. Colpevoli di alto tradimento perché non mandano munizioni a sufficienza. 

[…] Lo scorso 24 novembre, in risposta alla richiesta del Parlamento Ue di includere il gruppo Wagner nella lista delle organizzazioni terroristiche, ha mostrato un martello sporco di sangue da «regalare» ai deputati europei. Presumibilmente, l’arma con la quale era stato massacrato un disertore, esecuzione mostrata in un video che ha suscitato orrore in tutto il mondo.

Proprio questi eccessi, e la figura ingombrante del fondatore, sembrano essere all’origine del declino della Wagner. La parabola di Prigozhin sta prendendo una china discendente, e il suo prossimo ruolo potrebbe essere quello del capro espiatorio. Ma lui non sembra voler cambiare spartito. 

[…] Proprio questa sovraesposizione mediatica racconta delle sue difficoltà. E del suo probabile destino. Prigozhin andava bene quando c’era ma sembrava che non esistesse. Adesso è un problema. Il Cremlino ci convive, per i suoi meriti acquisiti sul campo. Ma il ghiaccio sul quale cammina l’ex privato cittadino del Gruppo Wagner sembra essere sempre più sottile.

Dramma o farsa, è la conferma del fallimento. Corriere della Sera il 24 giugno 2023. 

Ancora una volta la Russia scivola in uno dei tanti capitoli catastrofici di cui è costellata la sua storia moderno-contemporanea. Il dietro-front dei mercenari ribelli alle porte di Mosca addirittura trasforma il dramma in farsa e comunque conferma il fallimento di quell’«operazione speciale» lanciata da Putin il 24 febbraio 2022 nell’illusione di poter occupare l’Ucraina in un pugno di giorni e invece rivelatasi disastrosa già dopo il primo mese di guerra. Adesso l’offensiva ucraina approfitterà del caos avversario. Lo abbiamo scritto sin dai giorni in cui le truppe russe iniziarono la ritirata dalle regioni di Kiev, lo abbiamo reiterato ai tempi delle loro sconfitte tra Kherson e Izyum l’autunno scorso e lo ripetiamo oggi con poche variazioni: il regime di Mosca ha fallito e ne pagherà le conseguenze. I fallimenti sono tanti a contraddire chi ritiene che le dittature siano più efficienti delle democrazie in tempi di guerra. In primo luogo, il verticismo totalitario del Cremlino ha ignorato i pareri degli esperti militari e politici, che mettevano in guardia sul pericolo di sottovalutare i nemici. In buona sostanza: l’esercito russo non era pronto per la missione che gli era stata affidata. Numero di uomini, qualità dei mezzi, tipologia delle armi non erano sufficienti per affrontare le forze ucraine. L’arrivo poi delle armi occidentali, a fine primavera 2022, mostrò la determinante superiorità degli arsenali Nato. Da qui anche il fallimento politico e diplomatico. Mosca non ha capito che il fronte occidentale si sarebbe compattato, pur tra polemiche e controversie, al fianco di Kiev. Il ricatto energetico non è servito e neppure quello della minaccia nucleare. La debolezza dello Stato russo è quindi esplosa in tutta la sua gravità quando Putin ha permesso che la Wagner assumesse un ruolo centrale nella sfida per Bakhmut. Come del resto torna adesso con il ripresentarsi delle milizie cecene a difesa di Mosca. Non sappiamo quale sarà la sorte di Prigozhin, ma certo è che Putin mirava a diventare zar e invece affronta lo spettro di una nuova Rivoluzione russa.

La sortita, lo show della brigata Wagner, la sorpresa: tutti i misteri di un blitz finito a metà strada. Corriere della Sera il 25 giugno 2023. 

La marcia della Wagner, «opera» in quattro atti. La sorpresa. Il primo obiettivo. L’avanzata. La giravolta. Manca un epilogo chiaro. Colpa del protagonista principale, Evgenij Prigozhin, uomo di tante parole, e della «nebbia sovietica» tra pubbliche minacce e trattative condotte dal presidente bielorusso Lukashenko.

Per mesi il capo della Wagner ha indicato quale fosse il nemico oltre all’Ucraina: la gerarchia della Difesa, dal ministro Shoigu al capo di stato maggiore Gerasimov. Li ha maledetti, insultati, sbeffeggiati così tante volte che è riuscito a confondere anche i più bravi esperti di Russia. Chi lo ha preso sul serio, chi ha liquidato le sortite come show parte di un gioco complice il Cremlino, chi ha ritenuto lo scontro importante ma non decisivo. E lo «chef» ha preparato il suo piatto avvelenato, ha offerto una rappresentazione di forza, riuscendo ad evitare spie e informatori, prendendo di petto Vladimir Alekseiev, numero due del Gru, l’intelligence militare. Uomo influente, con un passato nelle unità speciali, inviato dallo stesso Putin a gestire l’invasione. Eppure il leader dei mercenari è parso, almeno nei gesti, sovrastarlo. Secondo la prima ricostruzione — incompleta — Mosca ha sottovalutato le possibili sortite. Ma anche le intelligence occidentali — ha rivelato la Cnn — sono state colte in mezzo al guado.

Prigozhin ha subito mirato all’obiettivo importante. Rostov. Sede del comando/controllo che dirige la campagna bellica, snodo logistico fondamentale per alimentare le truppe, base per figure importanti. Il colpo di mano ha inciso sulla catena gerarchica, tagliando fuori generali importanti, trasmettendo un segnale al resto dell’Armata, assumendo il controllo di una città simbolica. Probabile anche che i wagneriti — organizzazione di 25 mila elementi in totale — abbiano trovato rifornimenti e altro materiale da usare per le tappe successive con la formazione di un contingente agile, bene armato, lanciato in direzione della capitale. Serviva a trasmettere il messaggio.

La colonna, guidata da Dimitry Utkin e composta di 5 mila uomini, ha raggiunto Voronezh, a 500 chilometri da Mosca, l’ha superata spingendosi nel settore di Liptesk, usando l’arteria M4, e poi si è fermata. Attende dei rinforzi, è stata il primo commento e invece era in corso il negoziato con la mediazione del presidente bielorusso Lukashenko. Interessanti alcuni particolari: gli insorti hanno usato camion porta-carri che hanno permesso spostamenti rapidi, si sono protetti con missili anti-aerei, al seguito buone scorte. Contavano su una progressione per dare peso alla minaccia e cercavano di ridurre i margini di manovra dei lealisti. Classificazioni generiche di un quadro confuso. Chi è rimasto a proteggere il neozar? I battaglioni della Rosgvardia, la polizia, le componenti militari dei servizi segreti, forze territoriali, l’aviazione protagonista di alcuni raid, i ceceni di Kadyrov, accorsi nel pomeriggio alle porte di Rostov e pronti ad ingaggiare i «traditori».

Il dittatore, altro signore della guerra con ambizioni smodate, ha subito risposto all’appello di Putin. Insieme alla mobilitazione sono iniziate le difese passive: fossati sull’asfalto, punti d’arresto con sacchetti di sabbia e mitragliatrici, grossi veicoli industriali utilizzati come barricate, possibile minamento di alcuni ponti sul fiume Oka. E poi il pacchetto previsto dall’emergenza anti-terrorismo che concede poteri speciali alla sicurezza. Un clima da stato d’assedio, incalzante, con interrogativi sul comportamento di molte componenti dell’esercito, comprese quelle schierate sul fronte ucraino ancora più caldo.

All’ultima ora è arrivato l’annuncio dell’intesa, Prigozhin ha ordinato il ritiro dei reparti per evitare spargimento di sangue russo e in cambio di garanzie di sicurezza. Il portavoce del Cremlino ha precisato che il capo della Wagner andrà a Minsk, in Bielorussia. Soluzione favorita proprio da un negoziatore particolare, Lukashenko, stretto tra la necessità di mantenere il suo trono e spesso pressato da Mosca per un intervento maggiore nel conflitto. Ieri si erano diffuse voci di una sua partenza inattesa verso la Turchia e invece era impegnato a trattare. Ne esce con un ruolo riconosciuto. I suoi buoni uffici — sempre che sia la verità — hanno facilitato la piroetta, l’ennesima, del re dei mercenari. Molte ipotesi degli esperti sulla svolta. 1) Ha dato una spallata ed ha ottenuto la promessa di cambiamenti ai vertici. Shoigu e Gerasimov saranno silurati o ridimensionati? 2) Ha provato il grande colpo ma non ha trovato un seguito e allora ha fatto dietrofront. 3) Nulla sarà come prima, il neozar è uscito indebolito, grave la ferita al prestigio e alla nazione. Oppure, all’opposto, Putin userà la presunta rivolta, complice la Wagner, per qualche manovra.

Possono avere ragione tutti o nessuno, per la semplice ragione che Prigozhin è il personaggio dalle mille maschere. Cosa farà a Minsk?

Dalla Wagner con amore. La guerra incivile russa e la bancarotta morale dei complici nostrani di Putin.  Christian Rocca su L'Inkiesta il 24 Giugno 2023

Non sappiamo come andrà a finire lo scontro di potere tra i vertici militari di Mosca, ma sappiamo che smonta tutte le fregnacce politiche e televisive della propaganda del Cremlino e avvicina la vittoria dell’Ucraina

La guerra in Ucraina finirà con l’uscita di scena della cosca mafiosa del Cremlino e con la riconquista ucraina dei territori occupati illegalmente dalla Russia. Lo abbiamo scritto dal primo giorno di questa invasione su larga scala del 24 febbraio 2022, mentre altri diffondevano propaganda russa sulla Nato, sull’escalation, sul battaglione Azov e altre balle spaziali.

Chiunque in questo anno e mezzo di attacco russo alla popolazione ucraina abbia ripetuto le balle del Cremlino e si sia battuto in Parlamento, nelle piazze e in televisione per ostacolare gli aiuti militari occidentali a Kyjiv, mitigare le sanzioni economiche al regime e fiaccare la resistenza partigiana in nome di una finta pace putiniana costruita intorno alla resa ucraina e al riconoscimento delle ragioni imperialiste di Mosca è stato un volenteroso complice di Vladimir Putin e dei suoi sgherri.

Il miliardario Prigozhin, proprietario dell’esercito privato Wagner e noto alle cronache come “il cuoco di Putin”, dopo settimane di insoddisfazione per l’incapacità strategica mostrata da Mosca, mentre i nostri sedicenti esperti di geopolitica ci spiegavano che la Russia aveva già vinto e non valeva la pena perdere tempo con gli ucraini, adesso guida la rivolta contro i vertici militari di Putin per ragioni che non possiamo sinceramente conoscere e che Anne Applebaum elenca sull’Atlantic premettendo sempre la parola “forse” (la più interessante delle quali è «forse Prigozhin sta collaborando con gli ucraini e questo è un piano elaborato per porre fine alla guerra»).

Di certo c’è che adesso, per la prima volta, possiamo dire che i russi finalmente sono stati accolti come liberatori, non dagli ucraini ovviamente, ma dagli stessi russi soggiogati dal potere di Putin. Altrettanto certo è che Prigozhin ha smontato tutte ma proprio tutte le fregnacce della propaganda russa sulla guerra civile in Donbas, sulla guerra per procura della Nato e sulla volontà di Kyjiv di attaccare la Russia come cause scatenanti l’invasione.

Prigozhin evidentemente non è abbonato a Limes, non legge gli editoriali sulla Stampa di Lucio Caracciolo, non guarda i talk show italiani, non conosce il Fatto e la Verità, non subisce il fascino di Giuseppe Conte e non segue su Twitter i soliti saltimbanchi che più non sanno niente più parlano a sproposito.

Il dissidente russo Gary Kasparov avverte i commentatori improvvisati di non chiedersi che cosa succederà se la Russia dovesse crollare, perché la Russia è già crollata anni fa, la Russia non è più uno Stato normale ma è una cosca mafiosa al potere con al suo interno varie fazioni che si fanno la guerra per soldi, risorse e potere. Putin non è più in grado di controllare le fazioni e chiunque prenderà il controllo, Putin o un altro, sarà travolto da minacce e non garantirà stabilità, per questo sarà importante per il mondo libero non offrire alcuna ancora di salvataggio agli assassini.

Kasparov è consapevole che l’esito dello scontro interno di queste ore non farà sbocciare un’improvvisa primavera democratica in Russia e proprio per questo non bisognerà scendere a patti con i criminali di guerra russi, i quali d’ora in avanti intensificheranno le bugie e la propaganda e useranno il conflitto interno per chiedere cessate il fuoco, la sospensione delle sanzioni e altre distrazioni dall’obiettivo principale che deve continuare a essere la vittoria dell’Ucraina: «Questo è il momento di accelerare, non di esitare».

Da Trump che aveva definito geniale l’invasione russa dell’Ucraina a Giuseppe Conte che ha fatto sfilare l’Armata rossa in Italia, senza dimenticare le magliette di Salvini e la Meloni prima della svolta governativa, e nemmeno la sinistra più scema del pianeta con cui abbiamo a che fare in Italia, immaginiamo già i volenterosi complici di Putin spiegarci che Prigozhin è un figlio di buona donna ancora più di Putin (ma va?) e che la Russia potrebbe diventare un paese senza controllo (come se il controllo di questi anni abbia invece portato giovamento a qualcuno), quando invece la realtà è molto più lineare: Putin ha riportato la Russia agli antichi fasti di Stato canaglia e genocida, ha invaso i vicini, portato il caos in Occidente e ora la guerra civile in casa sua. 

Anche se, in assenza di una mobilitazione popolare a favore dell’una o dell’altra cosca di potere, sarebbe meglio definire ciò che sta succedendo in Russia tra le opposte fazioni militari una guerra incivile.

Lo Zar ha perso. Putin è un presidente solo, senza l'appoggio dell'esercito, senza l'amore dei russi. Andrea Soglio su Panorama il 25 Giugno 2023

 In una giornata è cambiato tutto; soprattutto è stata messa la parola fine di un romanzo cominciato vent'anni fa

Sono bastate 14 ore per mettere fine ad una storia, e forse addirittura ad una leggenda. Lo Zar non c’è più, Putin non è più il leader che voleva far credere di essere; non è più la guida assoluta ed onnipotente. Lo Zar è stato sconfitto dalla testardaggine di un uomo solo, che ha sempre avuto al suo fianco come uno «chef» come veniva chiamato Prigozhin. 14 ore drammatiche per Vladimir Putin quindi che esce come unico vero sconfitto di questa guerra tutta interna alla Russia. Perché l’uomo che dal Cremlino al mattino dichiarava che «il traditore che ci ha pugnalato alla schiena sarà punito» è dovuto tornare sulle sue parole. Non ci saranno puniti e processati; nessuno pagherà per aver «tradito» semplicemente perché quello che doveva essere il castigatore si è trovato debole e soprattutto solo. Si, solo. Nelle 10 ore dell’avanzata da Rostov fino alla periferia di Mosca non solo l’esercito non si è opposto, non ha difeso il Cremlino ed il suo Zar, anzi: hanno lasciato fare, città dopo città, chilometro dopo chilometro. Ma non sono stati solo gli uomini in divisa a tradire il loro Comandante in Capo. I russi, la gente, ha assistito da spettatore quasi disinteressato quella che poteva essere la fine di una storia di potere andata avanti indisturbata, andata avanti anche grazie ad una narrazione secondo cui Putin fosse adorato, amato, considerato più di un presidente. Nulla di tutto questo. La gente avrebbe lasciato fare, avrebbe abbandonato Vladimir Putin al suo destino, allo scontro faccia a faccia con l’ex alleato ed amico fidato. Senza potere, senza il controllo dell’esercito, senza l’appoggio della gente. Il passare delle ore e dell’avanzata indeboliva il Cremlino in maniera ormai irreparabile. Recuperare ora sarà impossibile anche perché, ed è stato uno dei dubbi più profondi della giornata di ieri, nessuno sa davvero dove fosse lo Zar. Il percorso dell’aereo presidenziale, captato dai radar, con il decollo da Mosca e l’atterraggio a San Pietroburgo è il tragitto perfetto di un uomo in fuga, impaurito, al punto da abbandonare il suo castello, la sua fortezza. Il portavoce, Peskov, ha provato più volte a tranquillizzare i russi raccontando al mondo che l’aereo fosse vuoto ed il comandante nel suo ufficio a lavorare per risolvere la situazione. Prove di tutto questo nessuno le ha e le avrà mai, ma il dubbio, visto poi l’accordo trovato con il «traditore», resta concreto, molto concreto. C’è poi un altro sogno che oggi è finito. L’Esercito Russo non è per nulla quella superpotenza militare che viene raccontata da anni. Non è il secondo esercito del mondo. Certo, ha milioni di soldati ma si tratta di uomini di fatto poco utili: carcerati, giovani obbligati ad indossare la divisa ed imbracciare un fucile che non sanno e non vogliono utilizzare. Questo esercito che abbiamo visto per anni sfilare sulla Piazza Rossa in pompa magna in 16 mesi non è riuscita ad arrivare a Kiev, non è riuscita a conquistare l’Ucraina ed oggi retrocede. Mentre oggi una colonna composta da poche migliaia di mercenari era pronta a prendersi Mosca, prima dell’ordine di ritirata. Lo Zar è nudo, lo Zar è solo, lo Zar è di fatto disarmato. La situazione a Mosca è quanto mai caotica e confusa. E non c’è niente di peggio di uno Presidente debole. Tutto può succedere da oggi, soprattutto quello che fino a 14 ore fa sembrava impossibile.

Putin "ora è più forte", Toni Capuozzo lascia di stucco Porro: "Ma cosa dici?". Il Tempo il 24 giugno 2023

Una giornata ad altissima tensione quella vista in Russia, con il leader di Wagner, Yevgeny Prigozhin, che ha fermato la marcia su Mosca dopo un accordo mediato dal leader bielorusso Aleksandr Lukashenko che ha scongiurato una guerra civile. Secondo molti osservatori la vicenda ha fatto emergere la debolezza di Vladimir Putin il cui potere fino a ieri sembrava inscalfibile. "Non vendiamo la pelle dell'orso prima di averlo catturato" afferma Toni Capuozzo, veterano inviato di guerra intervenuto nel corso della puntata speciale di Quarta Repubblica, condotta su Rete 4 da Nicola Porro. Il giornalista non è d'accordo con le letture di cui sopra: "Putin ha giocato molto bene, ha messo Prigozhin nelle condizioni di non nuocere. Ora probabilmente lo vedremo alla guida della Wagner in Africa, quella impegnata in Ucraina tornerà sotto il comando russo. Vedremo se al ministero della Difesa ci sarà ancora Shouigu", afferma Capuozzo secondo cui la rimozione ai vertici militari dei suoi nemici sarebbe "un premio a Prigozhin" da parte di Putin.

Capuozzo poi offre un'interpretazione dei fatti che lascia di stucco il conduttore: "Se una cosa non ti uccide ti rafforza, Putin nel bene o nel male è più forte di 24 ore fa". "Ma come è più forte?", sbotta Porro visibilmente sorpreso dall'uscita del suo ospite. "Voglio capire, perché lo dici? Non è una polemica. Secondo me Putin ora è più debole...", afferma il conduttore. "Quella russa non una democrazia dove contano i sondaggi", argomenta Capuozzo, "vince chi è più forte, e chi lo ha dimostrato oggi?".

La domanda retorica non convince Porro: "C'è un signore che con 25mila uomini si è permesso di arrivare a 200 chilometri da Mosca". "Putin ha giocato un colpo da maestro nell'evitare un confronto armato e vincendo quello diplomatico, con un uso della forza saggio - insiste Capuozzo - Ora c'è delusione a Kiev, a Roma, a Bruxelles. C'è chi sperava che la controffensiva ucraina fosse la marcia di Progozhin", è l'ultima stoccata che sembra destinata a provocare polemiche nei giorni a venire. 

La Wagner marcia contro il Cremlino, poi arriva il dietrofront. Le ultime 24 ore in Russia: ecco cosa è accaduto oggi, dall’annuncio della guerra civile al dietrofront. Alessio De Giorgi su Il Riformista il 24 Giugno 2023 

La giornata di oggi in Russia, assai convulsa, si chiude con un grande punto interrogativo: che cosa è davvero successo oggi, in questa guerra civile annunciata, combattuta e risolta in circa 24 ore?

Vediamo i fatti. La giornata si era aperta con immagini solo qualche giorno fa inimmaginabili a un migliaio di chilometri a sud della Capitale. La città coinvolta non è una qualunque: è Rostov sul Don, una città di un milione di abitanti, sede di alcune importanti industrie ma soprattutto snodo militare e logistico per la Crimea, il Donbass e le operazioni in Ucraina. Si trova in cima al mar d’Azov, a 180 chilometri da Mariupol. Le prime agenzie italiane iniziano a parlare di Rostov verso le ore 23 di venerdì notte, quando trapela le forze dell’ordine ed i servizi segreti dell’FSB della città sono in allerta l’appello del capo della Wagner, Evgheni Prigozhin, ai suoi mercenari a “fermare” i vertici della Difesa, accusati di “genocidio del popolo russo” per la loro incompetenza sul campo in Ucraina: è la BBC Russia a rivelare la notizia. Da lì in poi gli eventi precipitano: nel cuore della notte gli uomini della Wagner entrano in città, abbattono un elicottero russo e si scontrano con l’esercito. Sono le 6.30 ora italiane (7.30 in Russia) quando è Prigozhin stesso ad annunciare di aver preso il controllo del quartier generale dell’esercito, centro chiave per l’assoluto russo all’Ucraina e di altri siti militare, compreso un aeroporto.

Il panico si inizia a diffondere al Cremlino e tra la popolazione russa (almeno quella che riesce ad informarsi da fonti indipendenti), mentre in Occidente (e più ancora in Ucraina) si diffonde un moto di speranza per questa lotta interna ai vertici militari russi dagli esiti assolutamente imprevedibili, ma che potenzialmente rappresenta quella discontinuità che in tanti attendevano da mesi, se non dal 24 febbraio 2022, data di inizio dell'”operazione speciale” di Putin in Russia.

Alle 9.30 arriva la risposta del Cremlino. Netta, durissima, che non lascia presagire a spiragli: “Come presidente della Russia, Comandante supremo delle forze armate e cittadino della Russia, farò di tutto per fermare l’insurrezione”, dichiara Putin. Ed ancora, con parole che al momento fanno quasi sorridere, visto l’esito farsa della vicenda: “Chi ha organizzato l’insurrezione armata risponderà di quanto fatto”. Poco dopo la risposta di PrigozhinLukashenko, che respinge al mittente le accuse di tradimento e che risulta assai minacciosa: “Vogliamo Gerasimov e Shoigu. Finché non saranno qui, resteremo, bloccheremo Rostov e ci dirigeremo verso Mosca”. Il riferimento chiaro è al Capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe e al ministro della difesa, considerati da Prigozhin i veri responsabili del “disastro Ucraina”. Per ottenere questo risultato (teniamo a mente i due nomi, perché li troveremo presto in fondo al racconto), Prigozhin manda a Mosca un messaggio chiaro: “Tutti noi siamo pronti a morire. Tutti e 25 mila, e poi altri 25 mila”.

E’ l’ora di pranzo quando si inizia a capire che la situazione si sta evolvendo. Iniziano infatti a circolare le prime informazioni e le prime immagine di colonne di mezzi della Wagner dirigersi verso nord. Il primo obiettivo è Voronezh, una città di un milione di abitanti a 560 chilometri da Rostov ma, udite udite, ad altrettanti 500 e rotti chilometri da Mosca: ad unire Voronezh con la capitale è l’M-4, una autostrada moderna, che inizia ad essere essa stessa oggetto di attenzioni dai media di tutto il mondo. Mentre infatti a Voronezh arriva la notizia che un deposito di carburanti, probabilmente sede logistica della Wagner, è stato bombardato, iniziano a circolare video di trincee che vengono improvvisate alla periferia di Mosca e di colonne di camion piazzati lungo l’autostrada per rallentare l’eventuale avanzata della Wagner: ciò che sembrava impossibile solo 12 ore prima ora inizia a prendere corpo ed a diventare una speranza per l’Occidente ed un incubo per il Cremlino.

Sono le 17 e le agenzie iniziano a battere notizie che danno gli uomini della Wagner prima a 300, poi sempre più vicini alla Capitale. Poi arriva la notizia che ribalta completamente la situazione. Prima una dichiarazione del governo bielorusso, poi la Tass iniziano a parlare di un accordo tra Cremlino e Prigozhin. Passano una quindicina di minuti, con le redazioni di tutto il mondo alla ricerca di una conferma un po’ più autorevole, ed alle 19.28, tramite uno dei tanti canali Telegram vicini alla Wagner in cui scorrono continue queste informazioni, arriva la notizia definitiva: c’è un accordo, Prigozhin ha ottenuto (forse) ciò che voleva, per evitare che si sparga “sangue russo” le sue truppe fanno marcia indietro: “Rendendoci conto della responsabilità per il fatto che verrebbe versato sangue russo, stiamo girando le nostre colonne e tornando indietro”, dichiara.

E’ la notizia che cambia completamente il quadro della giornata e che rende tutta questa vicenda anche un po’ farsesca: sembrava essere un colpo di stato, si parlava di cittadini che andavano a salutare gli uomini della Wagner manco fossero dei liberatori, ed invece era “semplicemente” un regolamento  di conti all’interno delle più alti gerarchie militari russe, pesantissimo ma risolto assai velocemente. In 24 ore circa, pare grazie alla mediazione del dittatore bielorusso Lukashenko.

I termini dell’accordo, almeno quelli che trapelano al momento, sono di amnistia totale per i soldati della Wagner che hanno partecipato al finto colpo di stato di oggi e per lo stesso Prigozhin, che non sarà processato per tradimento ma che andrà in Bielorussia. Fonti della Wagner dicono che Prigozhin abbia ottenuto il cambio ai vertici militari (quindi gli odiatissimi Gerasimov e Shoigu fuori), il Cremlino nega. Ma, come spesso accade nelle vicende di politica internazionale, cosa c’è di vero e cosa di falso lo scopriremo nelle prossime settimane.

Una cosa è certa. Queste 24 ore russe hanno dimostrato in tutta la loro nettezza che la poltrona di Putin è assai vacillante, in un quadro istituzionale altrettanto desolante, in uno Stato colabrodo, dove un generale di un esercito paramilitare è riuscito a creare la più grave crisi politica degli ultimi tre decenni. Il presidente russo ne esce oggettivamente indebolito, dal momento che queste 24 ore hanno dimostrato che può essere minacciato e ricattato senza grosse ripercussioni. E ne esce certamente indebolito anche e soprattutto di fronte alla popolazione russa, che – nonostante i filtri della pesantissima censura sui mezzi di informazione – comunque oggi ha assistito alla scena di una Capitale che si organizzava per resistere agli uomini della Wagner, mentre le autorità locali erano costrette ad annullare tutti gli eventi pubblici, a sgombrare musei e centri commerciali ed ad organizzare la resistenza militare.

Cosa esce invece lievemente rafforzata oggi? La speranza di pace per l’Ucraina. Non è solo ciò che tutti noi ci auguriamo, ma è un altro dato oggettivo di questa giornata convulsa.

Alessio De Giorgi. Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva

Chi è Prigozhin, dal chioschetto degli hot dog a “cuoco di Putin”: la scalata fino alla “marcia su Mosca” a capo della Wagner. Rossella Grasso su L'Unità il 24 Giugno 2023

La sua parabola è quasi da film. Evgenij Prigozhin, 62 anni nato a San Pietroburgo, allora Leningrado, le ha viste tutte, passando dal carcere al chioschetto degli hot dog, poi le stelle della ristorazione per Vladimir Putin i suoi ospiti d’onore, poi sua “eminenza grigia” che tira le fila delle sue guerre, capo di una sconfinata truppa mercenaria. E infine colui che marcia su Mosca e agita la retorica del “patriota” contro Putin. Ma chi è questo personaggio che oggi conosciamo come “signore della guerra” che tenta il primo golpe in Russia in tre decenni di storia? La sua vita è stata una vera e propria scalata verso il successo. E ora se la sta giocando tutta: questione ormai di vita o di morte visto l’anatema lanciato su di lui da Putin.

Il suo nome balza alle cronache per una lunga lista di crimini commessi che lo portano in tribunale: tra questi criminalità organizzata, furto, frode e prostituzione minorile. Fu condannato a 13 anni di carcere ma 9 anni dopo era già fuori. Era il 1990, l’Unione Sovietica è agonizzante e lui sa cogliere l’opportunità al volo (come anche successivamente dimostrerà di saper fare): Prigozhin inizia a vendere hot dog. Prepara la senape nella sua cucina e ha successo. Così mette su la sua attività di ristorazione e apre un ristorante tutto suo. Sarà solo il primo di una catena che diventa famosa a San Pietroburgo per essere covo di vip, dalle pop star agli uomini della politica. Come il sindaco Anatolij Sobchak e il suo vice: sempre lui, Putin.

Ed è così che avviene il primo contatto tra i due. Probabilmente Putin sarà rimasto affascinato da quest’uomo che dal nulla ha creato un impero e dal chioscheto degli hot dog ora siede accanto ai famosi. Deve aver apprezzato la lungimiranza nella azione e una volta diventato presidente ha più volte scelto i suoi ristoranti per le cene più importanti. Così Prigozhin, che probabilmente ha sempre strizzato un po’ l’occhio alla cultura occidentale, diventa il cuoco per le cene di dignitari stranieri come Jacques Chirac fino alle cene all’interno del Cremlino. Il successo continua a crescere e arriva alle stelle quando Putin contratti governativi da miliardi di rubli, come la fornitura di cibo alle mense di Mosca. Ed allora che viene soprannominato “il cuoco di Putin”.

In realtà lui non avrebbe mai apprezzato questo appellativo: in realtà lui non sa nemmeno cucinare. Preferisce essere il “macellaio di Putin”. Sempre più vicino allo zar non si accontenta di poccuparsi di cucina, diventa il suo scagnozzo, il tuttofare forse negli affari più loschi. L’uomo ombra che sa come manovrare le cose con discrezione. E così che nel 2014 quando la Crimea viene annessa alla Russia e scoppia il confflitto in Donbass c’è lui con la sua milizia di mercenari Wagner e l’Agenzia di Ricerca su Internet, nota come la “fabbrica dei troll” a combattere le guerre per la Russia ma senza che sia ufficiale. E’ così che ancora oggi, con lo scoppio della guerra in Ucraina, Putin ha potuto ripetere più volte che l’esercito regolare russo non ha combattuto quella guerra. Prigozhin mette su anche una vera e propria macchina della disinformazione e dello spargimento di fake news che è sempre tornata molto utile a Putin in diverse guerre.

Il gruppo Wagner è oggi considerato uno dei gruppi di mercenari più efficienti del mondo, spesso accusato da organizzazioni internazionali di crimini di guerra e di utilizzo di sistemi di tortura. Nel 2018 il governo americano ha accusato Prigozhin di aver finanziato e creato la “troll farm” che avrebbe tentato di influenzare le elezioni americane vinte da Donald Trump diffondendo notizie false sui social media. Delle terribili azioni della Wagner si è parlato in Siria, Libia, Repubblica Centroafricana e Ucraina. Qui nei primi mesi del conflitto avrebbero tentato più volte di organizzare l’assassinio del presidente Zelensky.

Il gruppo Wagner ha cominciato a combattere in Ucraina a fianco dell’esercito russo poco dopo l’inizio dell’invasione, e negli scorsi mesi ha assunto un ruolo fondamentale in alcuni campi di battaglia, come per esempio quello della cittadina di Bakhmut, dove di fatto i mercenari di Wagner hanno affrontato il grosso delle operazioni e subìto gran parte delle perdite. Composto da mercenari, poliziotti ed ex militari, grazie all’appoggio di Putina ha iniziato ad avere anche pesanti finanziamenti e leggi dalla sua parte come ad esempio quella che concede la grazia ai detenuti in Russia che decidono di arruolarsi alla Wagner. Così Prigozhin è diventato uno degli uomini più potenti della Russia. E Putin glielo ha lasciato fare. In ottobre si spinge ancora oltre inaugurando in pompa magna in una torre di cristallo di San Pietroburgo il quartier generale della “compagnia militare privata Wagner”.

Nei mesi Prigozhin continua a combattere per i russi ma inizia a manifestare insofferenza per ministro della Difesa Sergej Shojgu e del capo dello staff delle forze armate russe Valerij Gerasimov. I due però riescono a convincere Vladimir Putin che l’indipendenza di Wagner è una minaccia per l’esercito e, di conseguenza, per lo Stato. Putin allora esautora il generale Sergej Surovikin, vicino a Prigozhin, e affida a Gerasimov la supervisione dell’intera “operazione speciale”. Sta perdendo quota nel cuore di Putin che pubblicamente lo definisce “solo un privato cittadino che non rappresenta lo Stato”. Così si inizia a rompere qualcosa.

Prigozhin più che un uomo di principio è un grande imprenditore. La Cnn fa sapere che dai primi di gennaio gli 007 Usa avevano notizie di un possibile scontro interno tra la Wagner e il Cremlino. Alcuni funzionari del governo Usa avevano rilevato le tensioni tra Mosca e Prigozhin. L’intelligence Usa sostiene che si aspettava un’escalation nei mesi seguenti. Sempre a gennaio un alto rappresentante della Casa Bianca aveva rivelato come la Wagner stesse diventando un «centro di potere rivale nei confronti dell’esercito russo e di altri militari russi». Secondo report degli 007 americani, a quel tempo Prigozhin stava portando avanti i propri interessi in Ucraina, invece di seguire le direttive del Cremlino.

La reputazione di Prigozhin scende sepre più verso il basso in Russia, diventando un minaccia, tanto che le sue dichiarazioni sono oscurate dai media statali per ordine del Cremlino e a Putin arriva l’ordine di firmare un contratto che assoggetterebbe i suoi “volontari” alla Difesa, e dunque a Shojgu: primo luglio, è la data del il termine ultimo per siglare la resa. Arriviamo ad oggi, o meglio a venerdì 23 giugno 2023. Prigozhin inizia a diramare video in cui snocciola “tutte le bugie che Putin ha detto sulla guerra in Ucraina”, a partire dagli attacchi ucraini che avrebbero secondo i russi fatto scattare la guerra, fino alle grosse perdite dell’esercito russo. Secondo quanto affermato da Prigozhin stesso, nella Wagner ci sarebbero circa 25mila soldati pronti a marciare e morire per lui. E così ha scatenato l’inferno: “”Siamo arrivati qui, vogliamo vedere il capo di Stato Maggiore e Shoigu. Se non vengono, bloccheremo la città di Rostov e ci dirigeremo verso Mosca”.

Rossella Grasso 24 Giugno 2023

Cosa succede ora a Mosca. Rivolta Wagner, il discorso di Putin e il regime antiterrorismo: “È un tradimento. Non lasceremo che scoppi un’altra guerra civile”. Redazione Web su L'Unità il 24 Giugno 2023

“Stiamo combattendo per la vita e la sicurezza del nostro popolo, per la nostra sovranità e indipendenza. Per il diritto di essere e rimanere Russia, uno stato con una storia millenaria”. Così Vladimir Putin nel discorso alla nazione dopo le notizie della rivolta iniziata dal capo della Wagner Evgenij Prigozhin. Nel discorso Putin non lo menziona mai direttamente e invita i connazionali a non aderire alla ribellione. “Faccio appello ai cittadini russi, al personale delle forze armate, alle forze dell’ordine e ai servizi speciali, ai soldati e ai comandanti che ora stanno combattendo nelle loro posizioni di combattimento, respingendo gli attacchi nemici, facendolo eroicamente […]. Faccio appello anche a coloro che, con l’inganno o le minacce, sono stati trascinati in un’avventura criminale, spinti sulla via di un grave crimine: una ribellione armata. La Russia oggi sta conducendo una dura lotta per il suo futuro, respingendo l’aggressione dei neonazisti e dei loro padroni. Praticamente l’intera macchina militare, economica e informativa dell’Occidente è diretta contro di noi”.

La Wagner ha annunciato la presa della sede del ministero della Difesa a Rostov sul Don, cruciale per le attività in Ucraina. Ma non è l’unica zona a esser sotto il controllo della armata. La Reuters riporta fonti di sicurezza russe secondo cui i mercenari di Prigozhin avrebbero il controllo degli assetti militari di Voronezh, a circa 500 chilometri da Mosca. “Questa battaglia, quando si decide il destino del nostro popolo, richiede l’unificazione di tutte le forze: unità e responsabilità. Quando tutto ciò che ci indebolisce deve essere messo da parte, qualsiasi conflitto che i nostri nemici esterni possono usare per indebolirci dall’interno. E quindi, le azioni che dividono la nostra unità sono, di fatto, l’apostasia del nostro popolo, dei nostri compagni d’armi, che ora stanno combattendo al fronte”.

In un discorso dal tono marziale, Putin, in abito scuro, non ha nominato nemmeno una volta Prigozhin che poche ore prima aveva dichiarato di avere a disposizione un contingente di 25 mila fedelissimi armati. È un trattamento che il presidente russo era solito riservare ai suoi più pericolosi oppositori, come l’attivista Navalny, a cui il Putin in pubblico si riferisce solo con l’appellativo “blogger”. Ma ancora più diretto ha detto: “Questa è una pugnalata alle spalle del nostro paese e della nostra gente. Un colpo simile fu inferto alla Russia nel 1917, quando il paese stava conducendo la prima guerra mondiale: la vittoria le venne rubata. Intrighi, litigi, politica dietro le spalle dell’esercito e del popolo si sono trasformati nel più grande choc, la distruzione dell’esercito e il crollo dello stato, la perdita di vasti territori. E, come conseguenza, la tragedia della guerra civile. I russi hanno ucciso russi, fratelli: e ogni sorta di avventurieri politici e forze straniere, che hanno diviso il paese, lo hanno fatto a pezzi, hanno ottenuto guadagni egoistici. Non permetteremo che accada di nuovo. Proteggeremo sia il nostro popolo sia il nostro Stato da qualsiasi minaccia. Compreso il tradimento interno. E quello a cui ci troviamo di fronte è proprio un tradimento. Ambizioni esorbitanti e interessi personali hanno portato al tradimento. Al tradimento del nostro paese, del nostro popolo e della causa stessa per la quale, fianco a fianco con le nostre altre unità, i soldati e i comandanti del gruppo Wagner hanno combattuto e sono morti. Gli eroi che hanno liberato Soledar e Artyomovsk, le città e i paesi del Donbass, hanno combattuto e hanno dato la vita per l’unità del mondo russo. Il loro nome e la loro gloria sono stati traditi da coloro che stanno cercando di organizzare una ribellione, spingendo il Paese verso l’anarchia e il fratricidio. […]”

“Ripeto, qualsiasi tumulto interno è una minaccia mortale per il nostro Stato, e per noi come nazione. Questo è un duro colpo per la Russia, per il nostro popolo. E le nostre azioni per proteggere la Patria da una tale minaccia saranno dure. Tutti coloro che hanno deliberatamente intrapreso la via del tradimento, che hanno preparato una ribellione armata, intrapreso la via del ricatto e dei metodi terroristici, subiranno inevitabili punizioni, risponderanno sia davanti alla legge che davanti al nostro popolo. Le forze armate e altre agenzie governative hanno ricevuto gli ordini necessari; ora saranno introdotte ulteriori misure antiterrorismo a Mosca, nella regione della capitale e in numerose altre regioni. Saranno inoltre intraprese azioni decisive per stabilizzare la situazione a Rostov. La situazione, lì, rimane difficile, e le operazioni di autorità civili e militari sono bloccate. In qualità di Presidente della Russia e Comandante supremo in capo – e di cittadino russo — farò di tutto per difendere il Paese, per proteggere l’ordine costituzionale, la vita, la sicurezza e la libertà dei cittadini. Coloro che ha organizzato e preparato la ribellione militare, che ha alzato le armi contro i suoi compagni d’armi, ha tradito la Russia. E ne risponderanno. Esorto coloro che sono stati trascinati in questo crimine a non commettere un errore fatale e tragico, e li invito a fare l’unica scelta giusta: smettere di partecipare ad atti criminali. Conserveremo e difenderemo ciò che ci è caro e sacro; insieme alla nostra Patria supereremo ogni prova, e diventeremo ancora più forti”.

La situazione è diventata subito tesa anche a Mosca che Prigozhin e i suoi minacciano di voler raggiungere. La Procura ha avviato un procedimento per ribellione armata e contro Prigozhin e i suoi uomini. L’Fsb ha rinvitato i membri dalla compagnia di mercenari a prendere le distanze dalle decisioni del proprio leader. Misure antiterrorismo sono state adottate persino a Mosca e nelle regioni circostanti. Il governatore della regione di Rostov ha invitato la popolazione a “restare a casa”, e anche quello di Lipetsk, 420 chilometri a sud di Mosca, ha annunciato “misure di sicurezza rafforzate”. Le forze di sicurezza russe sono entrate nel centro pietroburghese gestito dal gruppo di Prigozhin. A riportare la notizia dell’operazione il sito Fontanka, citato dalla Bbc, che spiega che «persone dal volto coperto e con fucili automatici» in azione anche nella zona della città russa dove ci sono l’albergo e il ristorante di proprietà di Yevgeny Prigozhin.

A Mosca è stato instaurato un regime che si applica in caso di attentati terroristici. Non è un lockdown ma di fatto dà più potere alle autorità nella prevenzioni di eventuali attacchi. Tutti gli eventi di massa in città sono temporaneamente sospesi. Le autorità – con il nuovo regime – possono fermare i civili nelle strade e richiedere loro di presentare un documento d’identità, trattenendoli se non hanno un documento d’identità con sé; rimuovere con la forza persone e veicoli da un luogo; entrare nelle conversazioni telefoniche e leggere i messaggi privati senza un ordine del tribunale; usare un qualsiasi veicolo disponibile per il primo soccorso per inseguire un sospetto; chiudere temporaneamente gli impianti industriali che producono esplosivi, prodotti chimici o materiali radioattivi; interrompere le comunicazioni, compresi i servizi telefonici e Internet; limitare l’accesso del pubblico alle strade e le vendite di alcolici. Con questo status a Mosca le forze dell’ordine acquisiscono il diritto di entrare in qualsiasi spazio, pubblico o privato, senza un precedente ordine del tribunale. Redazione Web 24 Giugno 2023

L'affondo del leader Wagner. Prigozhin e l’attacco senza precedenti alle bugie russe sulla guerra: “Ministero inganna popolo e Putin, non c’era aggressione ucraina”. Carmine Di Niro su L'Unità il 23 Giugno 2023

Evgenij Prigozhin è un pazzo o c’è un pazzo che si spaccia per Evgenij Prigozhin? L’ultimo video pubblicato sui social dal capo del Gruppo Wagner, la milizia privata che la Russia impiega da tempo nel conflitto in Ucraina a sostegno del suo esercito, è una vera e propria bomba politica sul Cremlino e su Vladimir Putin.

L’ex “chef” dello Zar non si accontenta più di criticare a testa bassa il Ministero della Difesa del suo “rivale”, Sergei Shoigu, da tempo finito nel suo elenco dei nemici per il mancato supporto ai suoi miliziani sul fronte.

Prigozhin infatti attacca su tutta la linea il Cremlino sull’andamento del conflitto, parla apertamente di bugie da parte del regime di Putin. Secondo il leader della Wagner “il secondo esercito mondiale”, quello russo, è una “bolla d’aria scoppiata” e si sta ritirando nelle aree di Zaporizhzhia e Kherson. “Lo stesso sta accadendo a Bakhmut, il nemico penetrerà sempre più in profondità nella nostra difesa“, ha aggiunto Prigozhin. Le parole del capo di Wagner contraddicono comunque quelle di Putin e del suo ministro Shoigu, secondo i quali l’esercito russo “respinge” tutti gli attacchi ucraini.

Ma al centro dell’invettiva non c’è solo l’andamento del conflitto sul fronte ucraino. Il capo della Wagner mette in discussione anche le “ragioni storiche” che hanno spinto Mosca ad invadere l’Ucraina il 24 febbraio dello scorso anno. “Il ministero della Difesa sta cercando di ingannare l’opinione pubblica e il presidente e di far girare la storia secondo cui ci sarebbero stati livelli folli di aggressione da parte ucraina e che ci avrebbero attaccato insieme all’intero blocco Nato”, dice Prigozhin nel video, mentre in realtà “non è successo niente di straordinario alla vigilia del 24 febbraio”.

Non solo. Secondo il capo della milizia Wagner la guerra in Ucraina si sarebbe potuta evitare negoziando con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Nel video lungo circa 30 minuti afferma infatti che “l’operazione speciale è stata avviata per un motivo completamente diverso“, rispetto a quello raccontato dalla leadership russa ai cittadini, ovvero che Kiev avesse intenzione di attaccare i territori nell’Ucraina orientale controllati da Mosca.

Non poteva mancare ovviamente un attacco agli odiati vertici militari russi, perché secondo Prigozhin “loro (i vertici militari russi) sperano sempre di poter vincere questa guerra. Ma finché non c’è coordinamento, non c’è successo militare, i capi del ministero della Difesa stanno ingannando accuratamente il presidente. E il presidente riceve questi rapporti che non corrispondono alla realtà. Ci sono due agende: una sul terreno, l’altra nell’ufficio del presidente”.

La reazione ufficiale di Mosca non si è fatta attendere, altro segnale di una spaccatura senza precedenti nella catena di comando russa.  Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov come riportato dalle agenzie russe, ha detto che il presidente Putin è a conoscenza della situazione denunciata da Prigozhin e che sono state prese tutte le contromisure necessarie. “Il presidente Putin è stato informato di tutti gli eventi relativi a Prigozhin. Si stanno prendendo le misure necessarie”, ha detto. Il ministero della Difesa russo ha affermato che tutte le informazioni diffuse sui social network per conto di Prigozhin sul bombardamento da parte dell’eserciti russi su basi di retroguardia della Wagner non sono vere e rappresentano “provocazioni“.

Il servizio di sicurezza FSB della Russia ha aperto un caso penale contro Prigozhin per aver incitato una rivolta armata, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Tass, citando il Comitato Nazionale Antiterrorismo. Carmine Di Niro 23 Giugno 2023

Guerra Ucraina - Russia, le news del 25 giugno.

Ucraina-Russia, le notizie del 25 giugno. Nuova telefonata tra Putin e Lukashenko, Pechino appoggia Mosca. Francesco Battistini, inviato, Fabrizio Dragosei, Marta Serafini e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 25 giugno 2023.

Le notizie sulla guerra di domenica 25 giugno. La Wagner si ferma a 200 km da Mosca. Prigozhin: «Stop per non spargere sangue russo». New York Times: «Usa informati da giorni dei piani di Prigozhin»

• Che fine ha fatto Prigozhin? Le ipotesi sul futuro del capo della Wagner - L'analista statunitense: «In Bielorussia Prigozhin potrebbe essere assassinato»

Il dissidente Ponomarev: «È solo di passaggio, sarà trasferito in Africa»

• Quanto resisterà Putin? Perché ora tutto è davvero possibile, in Russia

• Le truppe della Wagner abbandonano Rostov e le regioni di Voronezh e Lipetsk

• A Mosca la Piazza Rossa resta ancora chiusa per motivi di sicurezza

• Sostegno di Cina e Nord Corea al governo di Vladimir Putin 

• Sabato 24 giugno, il gruppo Wagner ha minacciato la leadership russa: «Siamo pronti a morire», aveva detto Yevgeny Prigozhin, annunciando l’intenzione di rovesciare i vertici militari della Federazione. Dopo una giornata di tensione, con il timore che il Paese scivolasse in una guerra civile, in serata è arrivato l’annuncio: i mercenari, giunti a 200 km da Mosca, erano pronti a fermarsi «per evitare uno spargimento di sangue russo».

• L’accordo tra il governo e la Wagner sarebbe stato raggiunto grazie alla mediazione del leader bielorusso Lukashenko.

• Secondo fonti della Compagnia, l’accordo che ha fermato l’insurrezione prevedrebbe — oltre all’indipendenza della Wagner — anche l’allontanamento del ministro della Difesa Shoigu e del capo di stato maggiore Gerasimov, invisi a Prigozhin

Ore 00:29 - Prigozhin: «Siamo tutti pronti a morire per il popolo russo»

«Ancora una volta voglio avvertire tutti: distruggeremo tutto ciò che ci circonda. Non potete distruggerci. Abbiamo degli obiettivi. Siamo tutti pronti a morire. Tutti e 25mila». Lo ha detto in un audio pubblicato su Telegram il capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, nel giorno in cui ha lanciato la sua sfida all'establishment militare russo e annunciato di aver occupato alcuni militari della città russa di Rostov. Lo riportano i media internazionali.

Ore 00:40 - Bbc: «La Wagner ha preso il controllo dei siti militari di Voronezh»

Come riferiscono fonti locali alla Bbc, i mercenari del gruppo Wagner avrebbero preso il controllo di tutte le strutture militari a Voronezh, una città a metà strada tra Rostov-on-Don (dove le milizie sostengono di aver preso il controllo dei centri militari di comando) e la capitale Mosca. Le autorità locali non hanno ancora commentato, ma fonti locali riferiscono di scontri a fuoco contro l'esercito regolare. In contemporanea, il governatore della regione di Voronezh, Aleksandr Gusev, ha avvertito che circolano molte notizie false e che le forze armate russe stanno ora attuando «misure operative e di combattimento» nella regione.

Ore 00:53 - Lukashenko dice di aver negoziato con Prigozhin «lo stop ai movimenti» della Wagner

Evgenij Prigozhin ha accettato la proposta di Alexandr Lukashenko di fermare l’avanzata dei mercenari di Wagner e allentare la tensione: lo ha detto il presidente bielorusso, secondo quanto riferiscono le agenzie russe Tass, Ria Novosti e Interfax. È stata trovata «una soluzione accettabile, con garanzie di sicurezza per i combattenti di Wagner». I negoziati tra Lukashenko e Prigozhin sono andati avanti tutto il giorno, ha aggiunto il servizio stampa della presidenza bielorussa.

Ore 01:00 - Prigozhin si ferma: «Torniamo alle basi per evitare spargimenti di sangue»

Prigozhin ha diffuso un nuovo audio messaggio in cui dichiara di aver dato l’ordine di fare marcia indietro «per il rischio di spargimento di sangue russo» da una parte o dall’altra. I miliziani della Wagner, precisa, erano arrivati «a 200 chilometri da Mosca», ma ora tornano verso sud.

Ore 01:35 - Zelensky: «In Russia caos completo»

«Oggi il mondo ha visto che i capi della Russia non controllano nulla. Niente di niente. Caos completo. Completa assenza di prevedibilità». Lo ha scritto in un post su Twitter il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dopo le notizie dell’avanzata su Mosca del Gruppo Wagner ed il successivo ripensamento annunciato dal capo dell’organizzazione di mercenari, Yevgeny Prigozhin. «Il mondo non dovrebbe avere paura. Sappiamo cosa ci protegge. La nostra unità», ha aggiunto Zelensky, secondo cui «l’Ucraina sarà sicuramente in grado di proteggere l’Europa da qualsiasi forza russa, non importa chi le comanda».

Ore 02:00 - Chi è Prigozhin: dalla fortuna con i ristoranti all’insulto a Crosetto: la storia (e le sparate) del capo della Wagner

(di Marco Imarisio) «È solo un privato cittadino, che non rappresenta lo Stato». Vladimir Putin era in modalità sorniona, e davanti alla sala stampa strapiena pronunciò questa frase accompagnandola con un ghigno. Quel giorno del luglio 2018 a Helsinki, dopo il primo incontro con Donald Trump, aveva molte ragioni per essere di buon umore. Il presidente americano lo aveva appena onorato definendolo un «concorrente geniale», e aveva appena detto di fidarsi più dei suoi dinieghi «molto potenti» sulle interferenze russe nelle elezioni Usa che delle relazioni della Cia.

Ore 02:15 - In cambio dello stop, la Brigata Wagner potrebbe aver ottenuto l’allontanamento di Shojgu e Gerasimov

Secondo fonti della Compagnia Wagner, l’accordo che ha fermato Prigozhin prevedrebbe — oltre all’indipendenza della compagnia — anche l’allontanamento del ministro della Difesa Shojgu e del capo di stato maggiore Gerasimo

Ore 02:23 - Putin «grato» a Lukashenko per la mediazione

Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente bielorusso Alexander Lukashenko si sarebbero sentiti telefonicamente per la seconda volta nelle ultime ore. Putin ha dichiarato di essere grato a Lukashenko per essere riuscito a negoziare con successo con il gruppo Wagner e il suo leader, Evgeny Prigozhin.

Ore 02:48 - Secondo i media russi, il ritiro delle truppe della Wagner da Rostov è già iniziato

Le truppe del Gruppo Wagner hanno iniziato a lasciare la zona vicino al quartier generale del distretto militare meridionale a Rostov sul Don, nel sud della Russia. Lo ha confermato un giornalista dell’agenzia Interfax sul posto, precisando che diversi veicoli della Wagner hanno iniziato a muoversi, mentre le truppe si sono raggruppate in vista della partenza dalla città per far ritorno nei loro campi nel Luhansk.

Ore 03:25 - La forza della Wagner, i tempi e le reazioni dell’esercito di Putin, il varco di Rostov: come si è svolto il blitz di Prigozhin

(di Guido Olimpio) Nelle rivolte armate c’è sempre – o quasi - un momento critico. I ribelli, dopo aver compiuto il primo passo, sperano di innescare l’effetto domino inducendo nuovi reparti ad unirsi. I lealisti serrano i ranghi, sperano che il sistema regga. Devono difendersi, reagire e scoraggiare gli indecisi a cambiare campo. I wagneriti hanno colto di sorpresa i guardiani del potere. Nelle immagini diffuse nelle scorse ore si vede Prigozhin affrontare i generali, compreso uno più importante degli altri: Vladimir Alekseev, il numero due dei servizi militari, il GRU.

Ore 03:52 - Cremlino: «La crisi Wagner non influirà sulla guerra in Ucraina»

La crisi della ribellione della Wagner «non avrà alcun effetto sull’operazione militare speciale in Ucraina»: lo ha reso noto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La «situazione della Wagner è stata risolta senza ulteriori perdite», con un accordo che prevede il ritorno dei combattenti del gruppo militare privato alle loro basi; quanto a Prigozhin, le accuse contro di lui verranno archiviate ma il comandante della Wagner si trasferirà in Bielorussia, con la garanzia per la sua sicurezza personale data dallo stesso Vladimir Putin.

Ore 04:04 - Media: «15 militari russi uccisi durante la marcia dei Wagner»

Almeno 15 militari dell’esercito russo sono morti nel corso dell’avanzata verso Mosca dei combattenti della Wagner. Lo riporta il sito bielorusso indipendente Nexta citando canali Telegram filo-Cremlino.

Ore 04:36 - Blinken a Kuleba: «Immutato il sostegno degli Usa»

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha discusso degli sviluppi in Russia con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, al quale ha assicurato l’immutabilità del sostegno americano. Lo rende noto Ria Novosti citando il Dipartimento di Stato. «Il segretario Blinken ha parlato oggi con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba per discutere della situazione in Russia. Il segretario Blinken ha confermato che il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina non cambierà», si legge nel comunicato stampa. Blinken ha promesso che gli Stati Uniti rimarranno in stretto coordinamento con l’Ucraina mentre la situazione è in evoluzione.

Ore 05:00 - Tutte le tappe della crisi, in un video

Dalla presa di Rostov alla «retromarcia» dei mercenari della Wagner: cosa è successo sabato in Russia? Un video per riassumere la convulsa giornata della «marcia su Mosca»:

Ore 05:08 - Cosa è successo in Russia? Il punto sui fatti di sabato

Le forze della Wagner sono arrivate a poche ore di autostrada da Mosca, poi la mediazione di Lukashenko ha bloccato tutto. Il capo dei ribelli Prigozhin andrà in Bielorussia, i soldati coinvolti non saranno processati. Ma l’immagine dello zar è cambiata per sempre. La storia del colpo di stato sfiorato, raccontata da Fabrizio Dragosei

Ore 05:15 - Combattenti Wagner lasciano Rostov, folla li applaude

I combattenti Wagner hanno lasciato Rostov tra gli applausi della folla e spari in aria: lo documenta un video circolato su Twitter e verificato dalla Bbc. Nella clip si vede un mercenario Wagner che spara in cielo con il suo fucile mentre lui e altri del gruppo Wagner si ritirano da Rostov mentre gruppi di civili lungo le strade applaudono e incoraggiano i combattenti. Altri filmati documentano il sostegno pubblico dimostrato al gruppo di mercenari nella città in queste ultime ore.

Ore 05:28 - Ucraina, raid russi su Sumy e Nikopol, almeno un morto; esplosioni anche a Zaporozhzhia

Continuano i bombardamenti russi sull'Ucraina: nella notte hanno colpito 9 villaggi nell'oblast di Sumy e la città di Nikopol, nell'oblast di Dnipropetrovsk, con almeno un morto. L'amministrazione militare dell'oblast di Sumy ha riferito su Telegram dei bombardamenti. Quasi in contemporanea il presidente del consiglio regionale di Dnipropetrovsk, Mykola Lukashuk, ha fatto sapere che le bombe russe hanno ucciso un uomo di 71 anni a Nikopol.

Una esplosione è stata udita anche nella regione di Zaporozhzhia, secondo quanto riportato dall’emittente ucraina Suspilny ripresa da Ukrainska Pravda, dopo un allarme aereo sulla città e l’area circostante. «L’aeronautica ha esortato i residenti locali a rimanere nei rifugi a causa dell’uso di armi balistiche provenienti dal territorio occupato». Anche la russa Tass dà notizia dell’esplosione citando l’ucraino Obshchestvennoye, precisando che «sirene per raid aerei stanno attualmente risuonando nelle aree controllate da Kiev della regione di Zaporozhzhia».

Ore 05:36 - New York Times: «Usa informati da giorni dei piani di Prigozhin»

Le autorità statunitensi erano state informate da giorni dei piani del capo del gruppo di mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin. Lo scrive il New York Times citando fonti dell'intelligence. I responsabili della sicurezza nazionale degli Stati Uniti erano stati avvertiti mercoledì scorso che Prigozhin si stava preparando ad agire. La loro preoccupazione immediata era come questo avrebbe influenzato il controllo di Mosca sul suo arsenale di armi nucleari. L'intelligence statunitense seguiva da mesi le crescenti tensioni tra il capo Wagner e i vertici militari russi, incluso il ministro della Difesa Sergei Shoigu.

Ore 07:03 - Il governatore di Rostov: «La Wagner in uscita dalla città»

Un convoglio con equipaggiamento, oltre a combattenti del Wagner, ha lasciato il territorio di Rostov nella notte. Lo rende noto il governatore della Regione di Rostov, Vasily Golubev, sul suo canale Telegram, citato dall’agenzia di stampa russa Tass. La colonna Wagner ha lasciato la città, dirigendosi verso i campi. «Sono grato a tutti coloro che, in queste condizioni straordinarie, hanno assicurato il lavoro ben coordinato dei sistemi di supporto vitale nella capitale del Don e in tutta la regione di Rostov», ha osservato il governatore.

Ore 07:05 - La sortita, lo show della brigata Wagner, la sorpresa: tutti i misteri di un blitz finito a metà strada

(di Guido Olimpio) La marcia della Wagner, «opera» in quattro atti. La sorpresa. Il primo obiettivo. L’avanzata. La giravolta. Manca un epilogo chiaro. Colpa del protagonista principale, Evgeny Prigozhin, uomo di tante parole, e della «nebbia sovietica» tra pubbliche minacce e trattative condotte dal presidente bielorusso Lukashenko.

Per mesi il capo della Wagner ha indicato quale fosse il nemico oltre all’Ucraina: la gerarchia della Difesa, dal ministro Shoigu al capo di stato maggiore Gerasimov. Li ha maledetti, insultati, sbeffeggiati così tante volte che è riuscito a confondere anche i più bravi esperti di Russia. Chi lo ha preso sul serio, chi ha liquidato le sortite come show parte di un gioco complice il Cremlino, chi ha ritenuto lo scontro importante ma non decisivo. E lo «chef» ha preparato il suo piatto avvelenato (...).

Ore 07:16 - Intelligence Usa a conoscenza dei piani della Wagner

L’intelligence Usa disponeva già a metà giugno di informazioni sul fatto che il capo di Wagner Yevgeniy Prigozhin stesse pianificando un’azione armata contro l’establishment della difesa russa. È quanto riferisce il Washington Post. La Casa Bianca e altre agenzie governative erano state urgentemente informate per non essere colte alla sprovvista.

Ore 07:17 - Bombardamenti russi sull’Ucraina, colpito il Dnipropetrovsk: una vittima

Continuano i bombardamenti russi in Ucraina, sull’oblast di Dnipropetrovsk, nella notte. Secondo quanto riferito dall’amministrazione militare di Sumy su Telegram, i bombardamenti russi hanno preso di mira e colpito 9 villaggi di Sumy e la città di Nikopol, nell’oblast di Dnipropetrovsk. Gli attacchi hanno provocato almeno una vittima, un uomo di 71 anni, secondo quanto confermato anche dal presidente del Consiglio regionale dell’oblas Mykola Lukashuk.

Ore 07:23 - Blinken chiama il ministro degli Esteri polacco

Oggi ho parlato con il Ministro degli Esteri polacco Rau Zbigniew per discutere della situazione in corso in Russia. Gli Stati Uniti continueranno a coordinarsi strettamente con gli alleati e i partner». È il post su Twitter del segretario di Stato americano Antony Blinken.

Ore 07:36 - Quanto resisterà Putin? Perché ora tutto è davvero possibile, in Russia

(di Marco Imarisio) La strada senza ritorno scelta da Evghenij Prigozhin segna l’inizio di una nuova fase della Russia, all’insegna di una maggiore instabilità. L’insurrezione armata decisa dal fondatore della Brigata Wagner, spesso descritta per brevità di sintesi come una milizia di mercenari, in realtà una colonna portante dell’Operazione militare speciale decisa da Vladimir Putin, rappresenta un segnale ben preciso. Mai nessuno aveva sfidato lo Zar in modo così esplicito. E mai nessuno ne era uscito ottenendo così tanto da lui. Un pareggio, se non una vittoria morale. Quel che davvero è accaduto in questa giornata così drammatica è segnato ancora da una notevole ambiguità. L’unico obiettivo degli strali lanciati dall’ex uomo di fiducia erano i vertici dell’Armata russa, dei quali ancora non ci capisce ancora bene quale sarà il destino. Anche nelle ore più concitate, Prigozhin si era ben guardato dal lanciare un attacco verbale diretto al Cremlino. Appare evidente però che l’esito di questa resa dei conti è girato intorno alla figura di Putin, alla sua capacità di mantenere un potere che fino alla notte scorsa sembrava inscalfibile. (...)

Ore 07:44 - Isw, Mosca ha faticato a rispondere in maniera efficace

Il governo russo «ha faticato» a mettere in campo una «efficace risposta rapida» all’ammutinamento dei mercenari di Wagner: lo fa notare l’Istituto per lo studio della guerra (ISW), evidenziando «le debolezze della sicurezza interna (russa), probabilmente dovute alla sorpresa e all’impatto delle pesanti perdite in Ucraina». Secondo il think tank statunitense, «Wagner probabilmente avrebbe potuto raggiungere la periferia di Mosca se Prigozhin avesse ordinato loro di farlo». Di qui la conclusione: la «missione fondante» di Rosgvardia, la Guardia Nazionale russa, è «proteggere dalle minacce interne la sicurezza del governo russo»; «ma va notato che Rosgvardia non è riuscita a scendere in campo anche quando Wagner ha catturato siti militari sensibili a Rostov-sul-Don e distrutto aerei militari russi».

Ore 07:51 - Dove sono Putin e Prigozhin

(Marta Serafini) Secondo il New York Times, sia la posizione attuale di Putin che quella di Prigozhin rimangono sconosciute. Putin è stato visto l’ultima volta ieri in pubblico durante il discorso alla nazione in cui ha condannato senza nominarlo l’azione di Prigozhin, mentre il leader della Wagner si è palesato l’ultima volta sabato con un audio su Telegram in cui ha annunciato di aver fermato le operazioni per evitare «spargimenti di sangue».

Ore 08:08 - L'INTERVISTA | Kasparov: «Putin ha perso l’aura di invincibilità, la fine del regime è inevitabile»

(di Federico Fubini) Garry Kasparov è uno dei più grandi avversari del regime di Vladimir Putin e ora vede la strada che può portare alla sua fine. Ma, avverte, non alla fine della tragedia russa.

Come interpreta la rivolta di Evgeny Prigozhin e la sua decisione di fermarsi?

«Putin nel suo video ha detto che la Russia veniva pugnalata alle spalle come nel 1917, ma l’analogia che mi viene in mente è con la presa del potere di Mussolini. Marciò su Roma nel 1922 facendo leva sulle recriminazioni dei reduci di guerra. Così Prigozhin ha cercato di marciare su Mosca per abbattere il potere, anche se poi ha deciso di fermarsi». (...)

Ore 08:15 - Anne Applebaum: «Putin sembra Nicola II e vive in una realtà immaginaria»

(di Viviana Mazza, corrispondente da New York) Anne Applebaum, giornalista e saggista statunitense naturalizzata polacca, premio Pulitzer per il saggio «Gulag» (2003), considera Nicola II e Putin simili anche per il rifiuto di vedere la realtà: «Fino al momento in cui lo zar Nicola II perse il potere, prendeva il tè con sua moglie, scriveva note banali sul diario, immaginava che i contadini russi lo amassero e che sarebbero sempre stati dalla sua parte».

Ore 08:17 - Russia, intelligence Usa sapeva dei piani di Prigozhin

L’intelligence americana ha nformato mercoledì alti funzionari militari e amministrativi di Washington che Evgeny Prigozhin, il fondatore del gruppo mercenario Wagner, intendeva lanciare un’azione militare contro alti funzionari della difesa russa. Lo riporta il New York Times, citando funzionari al corrente della questione. Le agenzie di spionaggio statunitensi hanno avuto indicazioni con giorni di anticipo sui piani di Prigozhin e «hanno lavorato per perfezionare quel materiale in una valutazione completa», secondo le fonti del quotidiano. Le informazioni mostrano che gli Stati Uniti erano a conoscenza di eventi imminenti in Russia, il che ricorda come le agenzie di intelligence avevano avvertito alla fine del 2021 che il Cremlino stava progettando l’invasione dell’Ucraina.

Ore 08:21 - A Rostov torna la polizia, accolta da grida “vergogna”

Dopo il ritiro delle truppe Wagner dalla sede del Distretto militare meridionale russo a Rostov, la polizia è tornata, accolta da una piccola folla che gridava “vergogna”, “traditori”. Le immagini pubblicate dal canale Rostov-Glavny circolano sui social russi stamattina.

Ore 09:07 - Kadyrov: «Prigozhin mosso da ambizione e arroganza»

«Pensavo che ci si potesse fidare di alcune persone. Che amano sinceramente la loro Patria come veri patrioti fino al midollo delle loro ossa. Ma si è scoperto che per amore delle ambizioni personali, dei benefici e dell'arroganza, le persone non possono fregarsene dell'affetto e dell'amore per la Patria». Così il leader ceceno Ramzan Kadyrov, sul suo canale Telegram.

«Ho parlato con Prigozhin e l'ho esortato a lasciare le sue ambizioni imprenditoriali e a non mescolarle con questioni di importanza nazionale - afferma - Pensavo che mi avesse sentito, ma si scopre che questa rabbia in lui per tutto questo tempo è solo cresciuta. Una catena di affari infruttuosi ha causato un risentimento profondo e duraturo nell'uomo d'affari, che ha raggiunto l'apice quando le autorità di San Pietroburgo non hanno fornito a sua figlia il terreno desiderato».

«Invito tutti i combattenti della Wagner a continuare a essere sobri nelle loro decisioni. Pensa al futuro del Paese, alle tue famiglie e ai tuoi figli. Tali azioni possono portare a risultati disastrosi. Ora tutto è finito pacificamente, senza spargimento di sangue, ma potrebbe succedere. La misura estrema sarebbe la dura repressione e distruzione di chiunque invada l'integrità della Federazione russa», conclude.

Ore 09:12 - Tajani: «La Russia si indebolisce, la pace è più vicina»

«Finito il mito dell'unità della Russia di Putin. Questa escalation interna divide lo schieramento militare russo. È l'esito inevitabile quando si sostiene e finanzia una legione di mercenari». Ha detto Antonio Tajani in un'intervista al Messaggero e sulla possibilità di essere a una svolta nella guerra in Ucraina: «Una cosa è certa: il fronte russo è più debole di ieri - dice - mi auguro che adesso la pace sia più vicina. Attendiamo di capire le prossime mosse della Russia in Ucraina».

Ore 09:15 - Prezzi dei biglietti aerei da Mosca verso l'estero alle stelle: la «fuga» dei jet privati degli oligarchi

(di Leonardo Berberi) L’insurrezione militare contro l’esercito russo e la marcia (poi fermata) verso Mosca del gruppo paramilitare Wagner hanno portato ieri a un insolito aumento dei voli con i jet privati da Mosca verso l’estero, in particolare Turchia e Azerbaigian.

Il sabato è tradizionalmente una giornata «tranquilla» per l’aviazione business, con le attività lavorative ferme e le famiglie dei miliardari già nelle località di vacanza. Questo, a leggere i trend storici, anche in Russia. Ma dalla mattina fino al tardo pomeriggio di ieri almeno quindici jet privati hanno lasciato l’aeroporto di Vnukovo, uno degli scali di riferimento della capitale russa, per dirigersi fuori dai confini nazionali, verso Istanbul, Bodrum, Baku, Tel Aviv e Dubai. Lo confermano i tracciati delle piattaforme specializzate, a partire da FlightRadar24. (...)

Ore 09:24 - A Mosca restano attive le «misure antiterrorismo»

All'indomani dell'allarme rivolta della Wagner, poi rientrato, a Mosca e nella sua regione resteranno attive le misure antiterrorismo. Rimane pattugliata dalla polizia la strada principale che porta fuori dalla capitale, verso Sud; e sono state mantenute nella regione anche le restrizioni al traffico sull'autostrada che collega la capitale a Rostov-sul-Don, la città situata nel Sud-Ovest del Paese, dove sabato i `wagneriani´ hanno preso il controllo del quartier generale militare. Il `regime antiterrorismo´ conferisce maggiori poteri alla polizia e prevede diverse restrizioni per la popolazione. Tra l'altro il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, ha decretato che domani lunedì sarà un giorno libero.

Ore 09:37 - Che fine ha fatto Prigozhin? L’accordo sull’esilio in Bielorussia e gli applausi a Rostov

(di Marta Serafini) L’ultima apparizione è quella che lo vede sorridente a bordo di un Suv mentre lascia Rostov sul Don acclamato dalla folla. Poi il silenzio. Evengey Prigozhin si prepara un esilio in Bielorussia e un futuro molto incerto ma tutto da scrivere dopo la clamorosa ribellione che lo ha visto lanciare le sue truppe Wagner dal sud della Russia verso la capitale, salvo poi accettare un accordo e ordinare il dietro-front. Che ruolo avrà lo chef di Putin, l’uomo che in questi mesi si è messo al centro dell’attenzione mediatica e ha trasformato la battaglia di Bakhmut in una guerra personale? (...)

Ore 09:53 - Putin e gli americani sapevano del piano di Prigozhin: le rivelazioni dell’intelligence Usa

(di Guido Olimpio) L’intelligence Usa sapeva della possibile rivolta di Prigozhin ed ha avvertito i vertici. Ma anche Putin era informato, non lo ha certo scoperto «24 ore prima». Le indiscrezioni sono emerse dal mondo delle ombre, rivelazioni affidate dalle fonti al Washington Post e al New York Times per sottolineare come le «antenne» fossero attive.

Questi i punti

Primo. Lo spionaggio americano individua il 10 giugno come il punto di rottura, Mosca impone alla Wagner un atto di sottomissione alla Difesa. Da quel momento il suo capo si mette in moto per reagire.

Secondo. Il contrasto è noto, ampliato dopo le molte perdite subite dai mercenari della Wagner. Solo che ora si inasprisce.

Ore 10:26 - Le unità della Wagner abbandonando la regione di Voronezh

I governatore Alexander Gusev, ripreso da Ria Novosti, ha detto che i mercenari della Wagner stanno abbandonando la regione di Voronezh. Tutto si sta svolgendo «in maniera regolare». «Dopo la risoluzione finale della situazione, rimuoveremo le restrizioni», ha aggiunto ancora. Il governatore ha ringraziato la popolazione di Voronezh per la «moderazione, fermezza e ragionevolezza» e le forze dell'ordine e i dipartimenti coinvolti per il loro lavoro «ben coordinato e la loro professionalità».

Ore 10:44 - «Drone ucraino abbattuto nella regione russa di Belgorod»

Un drone ucraino è stato abbattuto stamane sulla regione russa di Belgorod, secondo quanto resto noto dal governatore, Vyacheslav Gladkov. Il drone è stato abbattuto sul villaggio di Dolgoye, nel distretto di Valuisky, ha precisato Gladkov, citato dall'agenzia Tass. Non si sa ancora se siano stati provocati danni sul terreno.

Ore 10:52 - L'avverimento dall'intelligence britannica: «La Wagner potrebbe attaccare Kiev dalla Bielorussia»

La Wagner potrebbe cercare di conquistare Kiev con un attacco dalla Bielorussia. A mettere in guardia i leader ucraini e occidentali è stato Richard Dannatt, ex capo di Stato Maggiore delle forze armate britanniche, all'indomani della marcia su Mosca dell'organizzazione di mercenari e del successivo annuncio che Yevgeny Prigozhin andrà in Bielorussia. «Il fatto che sia andato in Bielorussia è motivo di preoccupazione», ha dichiarato Dannatt a Sky News, sottolineando che se Prigozhin ha «mantenuto un'efficace forza combattente attorno a sé, allora rappresenta di nuovo una minaccia per il fianco ucraino più vicino a Kiev». Secondo l'ex capo di Stato maggiore, «è plausibile» che la Russia possa utilizzare il gruppo Wagner per tentare di prendere la capitale ucraina.

Ore 11:00 - Le unità cecene inviate contro la Wagner tornano verso il fronte ucraino

I combattenti ceceni dell'unità Akhmat, inviati nella regione russa di Rostov per sedare la rivolta del gruppo mercenario russo Wagner, tornano sul fronte ucraino dopo la fine della rivolta. Lo ha reso noto il comandante delle Akhmat, Apty Alaudinov. «Al momento, le unità dell'Akhmat stanno gradualmente tornando nell'area dell«operazione militare speciale' per continuare le loro missioni", ha detto il comandante all'agenzia russa Tass. Alaudinov ha indicato che una parte delle unità di Akhmat è rimasta al fronte e che sono stati coinvolti «solo coloro che potevano essere sostituiti da altre unità».

Ore 11:05 - Revocate le limitazioni al traffico autostradale nella regione di Rostov

Tutte le limitazioni al traffico sulle autostrade della regione di Rostov, nel sud-ovest della Russia, sono state revocate. Lo hanno annunciato le autorità locali citate dall'agenzia di stampa Ria.

Ore 11:24 - Podolyak: «Negoziare con Putin? Ma lui ha i giorni contati»

Secondo Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, «la tragicommedia di questi giorni spiega in modo eloquente ai leader degli altri paesi perché l'Ucraina non ritiene oggi possibile negoziare con la Russia di Putin».

«Una semplice domanda - ha scritto su Twitter - con chi possiamo parlare se il soggetto principale ha letteralmente il potere che gli scivola dalle mani come sabbia tra le dita e tutti si puliscono i piedi sul comando militare strategico? I giorni di questa banda sono contati, non c'è un padrone di casa. La situazione all'interno della Russia è incontrollabile, la fragile struttura è tenuta insieme dall'inerzia su un'ala e una preghiera. Intanto i meteorologi prevedono nuove raffiche di vento...».

Ore 11:37 - Bombardamenti russi: a Kherson morto un civile, 5 decessi a Kiev

In seguito ai bombardamenti avvenuti la scorsa notte, un civile è morto dopo che un missile russo ha colpito un condominio di cinque piani a Kherson: lo hanno reso noto le autorità regionali. E intanto è salito a cinque il numero delle vittime dell'attacco russo registrato sabato a Kiev. L'uomo morto a Kherson aveva 44 anni, ha riferito l'ufficio del procuratore regionale su Telegram. Anche una donna è rimasta gravemente ferita quando uno dei proiettili lanciati nella stanza in cui dormiva è esploso nella sua stanza. Nella capitale, invece, tra le macerie dell'edificio distrutto da un attacco nel quartiere di Solomianski sono stati ritrovati i corpi di altre due vittime, riferisce il portale Ukrinform: sale così a cinque il totale dei civili uccisi nell'incursione di ieri quando sono stati lanciati su Kiev più di venti missili russi. Le macerie di uno dei razzi intercettati sono cadute sull'edificio di 25 piani, provocando morti e feriti.

Ore 11:43 - Lavrov: «Le parole di Biden e Zelensky sono un turbolento flusso di coscienza, infondate accuse sul nucleare»

Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha definito come «un turbolento flusso di coscienza» le affermazioni del presidente americano Joe Biden e di quello ucraino Volodymyr Zelensky su un pericolo nucleare da parte della Russia. «Per me è difficile commentare le cose dette recentemente dal presidente Usa, così come lo è per altri osservatori che si chiedono come interpretarle», ha detto Lavrov in un'intervista al programma tv "Mosca.Cremlino.Putin" ripresa dall'agenzia Tass. Lavrov ha definito le dichiarazioni di Zelensky come «un flusso di coscienza ancora più turbolento». «Non ho una preparazione medica», ha aggiunto il ministro degli Esteri, sottolineando di non poter essere «responsabile per lo stato psicologico di persone che ogni giorno provano la loro inadeguatezza». In un discorso tenuto in California Biden aveva detto di ritenere concreta la possibilità che il presidente russo Vladimir Putin usi armi nucleari tattiche.

Ore 12:02 - Putin non parteciperà al vertice "Brics" in Sudafrica

Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano sudafricano The Sunday Times, il presidente russo Vladimir Putin non parteciperà al vertice dei leader Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) in programma ad agosto a Johannesburg. Secondo fonti al corrente del dossier interpellate dal Times, la decisione sarebbe maturata durante la recente visita in Russia del presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, nell'ambito della missione di pace africana per la guerra in Ucraina. Il leader sudafricano avrebbe illustrato a Putin le tre opzioni possibili dopo il mandato di arresto spiccato nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi), di cui fa parte il Sudafrica: non presenziare, partecipare online o partecipare di persona ma in un altro luogo. Putin avrebbe optato per la prima opzione, secondo le fonti, e al vertice dovrebbe partecipare il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov.

Ore 12:40 - «In Bielorussia Prigozhin potrebbe essere assassinato»

Prigozhin potrebbe essere fisicamente eliminato in Bielorussia. È quanto sostiene Jill Dougherty, ex capo dell'ufficio di Mosca della Cnn ed esperta di Russia dopo la rivolta del leader del gruppo Wagner. «Putin non perdona i traditori. Anche se Putin lo lascia andare in Bielorussia, Prigozhin resta sempre un traditore e penso che Putin non lo perdonerà mai», ha detto Dougherty. «È possibile che venga ucciso in Bielorussia», ha aggiunto, ma è un dilemma difficile per Mosca perché finché Prigozhin «ha un qualche tipo di sostegno, è una minaccia, indipendentemente da dove si trovi». Molte cose, continua Dougherty, rimangono poco chiare, ad esempio cosa accadrà dopo con Prigozhin, come cambierà il suo ruolo nel gruppo Wagner e la partecipazione di quest'ultimo alla guerra russa contro l'Ucraina in generale. Ma Putin ora deve affrontare problemi reali. Anche se il presidente russo è sopravvissuto alla situazione di stallo, la sua posizione si è indebolita, non solo agli occhi del mondo e dei suoi nemici, ma anche del suo stesso popolo e dei suoi militari. Ciò potrebbe rappresentare un rischio se all'interno di Mosca ci sono scettici o rivali che vedono un'opportunità per minare la posizione di Putin. «Se fossi Putin, sarei preoccupato per quelle persone per le strade di Rostov che applaudono i Wagner mentre se ne vanno», ha detto Dougherty.

Ore 12:51 - Isw: «Lukashenko punta a nuovi vantaggi dopo il ruolo da mediatore»

Un episodio umiliante per Putin, un'occasione per il presidente bielorusso Lukashenko. È quanto sottolinea l'Istituto per lo studio della guerra (Isw), tracciando una delle possibili interpretazioni dei fatti di ieri e delle conseguenze della rivolta Wagner poi rientrata con i successivi sviluppi su cui spicca il ruolo del presidente bielorusso Lukashenko. Il servizio stampa presidenziale bielorusso ha annunciato che Putin ha informato Lukashenko della situazione in corso nella Russia meridionale la mattina del 24 giugno, suggerendo che Putin si sia rivolto a Lukashenko per risolvere la ribellione armata. Secondo quanto riferito, Lukashenko ha usato i suoi «canali esistenti» per negoziare con il capo di Prigozhin. Secondo l'Isw, non è quindi escluso che Lukashenko possa cercare di utilizzare il suo ruolo di mediatore per ottenere una posizione di vantaggio da cui portare avanti i suoi obiettivi, come ritardare la formalizzazione l'Unione Russia-Bielorussia o impedire a Putin di utilizzare le forze bielorusse in Ucraina.

Ore 12:56 - Un italiano a Mosca: «Città deserta, ma qui è tutto calmo. La gente è arrabbiata per l'amnistia a Prigozhin»

(di Fabrizio Caccia) Mark Bernardini, 61 anni, dice che Mosca stamane è deserta, «qui più o meno tutti hanno una dacia, saranno andati in campagna, per i russi è tradizione la domenica spostarsi, un po’ come facevo io da ragazzo quando la mattina andavo al mare a Ostia e tornavo la sera…». Lui da 44 anni fa l’interprete simultaneo dal russo all’italiano (...).

Tutto tranquillo a Mosca dopo la grande paura, assicura Bernardini, anche se è un po’ difficile credergli (...). Lui dice che anche ieri, sabato, non c’è stata affatto paura. «Io abito in un quartiere vicino al centro di Mosca, diciamo che il Cremlino da casa mia dista come San Giovanni da Montecitorio oppure Porta Romana dal Duomo di Milano. Ebbene ieri guardando dalla finestra, mentre continuavano a telefonarmi amici e parenti dall’Italia, io non ho visto manco un carrarmato. Sono andato al supermercato e ho trovato una calma assoluta, due-tre persone davanti a me alla cassa senza fretta».

Ore 13:23 - Il dissidente Ponomarev: «Prigozhin in Bielorussia solo di passaggio, andrà in Africa. Putin vuole dimostrare di non essere l'alternativa peggiore»

E’ stata tutta una «messinscena». Ilya Ponomarev, uomo d’affari ex deputato della Duma russa che dal 2016 vive in esilio in Ucraina e che è uno dei fondatori della Legione per la libertà della Russia, ha le idee chiare sull’ammutinamento, poi rientrato, del Gruppo Wagner, le cui forze sono arrivate alle porte di Mosca senza incontrare resistenza. «Penso che Prigozhin (Yevegny, il capo della Wagner, ndr) e Putin avessero ovviamente un accordo fin dall’inizio su cosa sarebbe successo e di cui nessun altro era a conoscenza», spiega Ponomarev in un’intervista all’Adnkronos, sottolineando che il capo della Wagner «è un uomo molto fidato di Putin. Si conoscono da molto tempo e le circostanze in cui si sono conosciuti hanno creato un rapporto di grande fiducia tra di loro». L’ex deputato, l’unico ad aver votato contro l’annessione della Crimea, evidenzia i motivi che, a suo parere, hanno spinto Putin e Prigozhin ad agire in questo modo. Da una parte l’obiettivo del presidente russo era «spaventare sia l’élite russa che quella internazionale. Aveva bisogno di inviare un messaggio che non è lui la peggiore alternativa» e che c’è «un orco, Prigozhin, che nessuno nella comunità internazionale vorrebbe vedere con un pulsante nucleare in mano».

Ore 13:24 - Putin nell'intervista registrata il 21 giugno: «Mi occupo dell'operazione speciale dalla mattina alla sera»

Vladimir Putin si occupa dell«operazione militare speciale' in Ucraina dalla mattina alla sera, ha detto lo stesso presidente russo in un'intervista a Rossiya-1 registrata il 21 giugno scorso, secondo quanto riferito dalle agenzie di Mosca. «Certo, presto attenzione prioritaria», ha risposto alla domanda su quanto tempo dedichi a seguire gli sviluppi dell'operazione, «la giornata inizia e finisce con questo».

Ore 14:20 - Mosca: «Da Pechino pieno sostegno alla leadership russa»

«La Cina ha espresso sostegno agli sforzi della leadership della Federazione Russa per stabilizzare la situazione nel Paese alla luce degli eventi del 24 giugno e ha ribadito il suo interesse per il rafforzamento dell'unità e l'ulteriore prosperità della Russia». Lo afferma il ministero degli Esteri russo in un comunicato pubblicato sul proprio sito, scrive Interfax, dopo che oggi il viceministro russo degli Esteri, Andrei Rudenko, ha incontrato il ministro degli Esteri cinese Qin Gang a Pechino.

Ore 14:48 - Le forze della Wagner lasciano la regione di Lipetsk

I militari della Wagner hanno lasciato il territorio della regione russa di Lipetsk, a sud di Mosca, dove ieri ha fermato la sua avanzata sulla capitale russa. Lo ha riferito il governo regionale su Telegram. L'annuncio arriva dopo che il governatore della vicina regione di Voronezh ha fatto sapere che le forze Wagner si stanno ritirando «in modo regolare e senza incidenti».

Ore 14:49 - Sostegno della Nord Corea al governo di Mosca

Il vice ministro degli Esteri della Corea del Nord Im Cheon Il, in un incontro con l'ambasciatore russo a Pyongyang Alexander Matsegora, ha espresso «sostegno» alla Russia in merito a quanto accaduto con il tentativo di ribellione della brigata Wagner. Lo riporta Ria Novosti citando l'agenzia di stampa nazionale della Corea del Nord.

Ore 14:57 - Mosca, la Piazza Rossa resta chiusa per motivi di sicurezza

Anche oggi la Piazza Rossa di Mosca resterà chiusa per motivi di sicurezza. Secondo le immagini pubblicate da diversi siti e sui social, dei cancelli di metallo hanno impedito alle persone di entrare nella piazza, mentre la polizia continua la sorveglianza sugli altri punti di ingresso al sito.

Ore 15:16 - Blinken: «La crisi in Russia rivela le crepe nella leadership di Putin»

La crisi della Russia ha messo in luce «crepe concrete» nell'autorità del presidente Vladimir Putin, ha detto Blinken intervenendo al talk show della Cbs `Face the Nation´. Secondo il segretario di Stato americano il tentativo di rivolta della Wagner è stato «una sfida diretta all'autorità di Putin che solleva domande profonde».

«Al momento non abbiamo notizia di nessun capo militare cacciato da Putin» continua Blinken avvertendo che «bisognerà aspettare le prossime settimane per capire gli sviluppi».

Ore 15:18 - L'ex consigliere di Putin ammette: «C'è una crisi nel governo di Mosca»

Una «certa crisi» nel governo russo è stata ammessa dal politologo ed ex consigliere di Vladimir Putin, Sergei Markov, all'indomani della ribellione del Gruppo Wagner. In un'intervista a Bbc Radio 4, il politologo ha evidenziato che Mosca non ha il pieno controllo su tutto l'esercito russo. «Quindi Vladimir Putin dovrà cambiare la sua politica e, su richiesta della società russa e di parte dell'esercito russo, condurre una politica più dura per vincere la guerra in Ucraina», ha dichiarato, sottolineando che l'ammutinamento della Wagner ha creato una «situazione terribile» per Putin e per la Russia nel suo insieme e avrebbe potuto causare una «grande guerra civile». Secondo Markov, Putin ha commesso «errori», il principale dei quali è stato «che si fida troppo dei politici occidentali». D'ora in poi, Putin potrebbe dover fare affidamento solo sulla «forza militare», ha concluso.

Ore 15:25 - Blinken: «Non abbiamo cambiato la nostra posizione nucleare»

«Al momento non abbiamo cambiato nulla nella nostra postura nucleare ma monitoriamo da vicino l'arsenale della Russia».

Ore 15:31 - Tajani: «Non sappiamo cosa accadrà, ma Putin adesso è più debole»

«Certamente nel mondo militare russo, nelle forze armate che combattono in Ucraina qualche problema serio c'è. Vedremo quello che accadrà, le prossime ore saranno decisive. Certamente la Russia si è indebolita in Ucraina». Lo ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante il programma di Rai 3 Mezz'ora in più, ribadendo l'auspicio che gli sviluppi delle ultime ore possano indurre Mosca a fare un passo indietro, rispetto ai territori ucraini, aprendo quindi a possibilità di dialogo. «C'è stata una situazione di caos, ora non sappiamo cosa succede, ma non è né interesse né obiettivo politico per gli altri Stati intervenire», ha aggiunto il titolare della Farnesina, «certamente il caos non ha rafforzato il sistema russo, non ha rafforzato Putin. Putin è più debole, vediamo cosa accadrà. Noi non sappiamo cosa sta succedendo esattamente a Mosca, noi vogliamo che si arrivi ad un cessate il fuoco, che però ci può essere solo se truppe russe tornano da dove erano partite. Speriamo che questo faccia capire ai russi che non è così facile vincere questa guerra». Quindi Tajani ha rimarcato: «Noi agiremo insieme ai nostri alleati. C'è un'unità molto forte fra europei, fra paesi Nato, fra paesi G7. Tutte le scelte verranno fatte in sintonia».

Ore 16:18 - Mosca: «Respinti dieci attacchi di Kiev nell’area di Bakhmut»

Le forze armate russe hanno respinto 10 attacchi delle truppe ucraine nell’area di Bakhmut. Lo ha detto il rappresentante ufficiale del ministero russo della Difesa, il tenente generale Igor Konashenkov. Lo riporta la Tass.

Ore 17:04 - Un filorusso catturato dagli ucraini: «Truppe russe decimate e affamate dalla corruzione»

«Stavano seduti, insanguinati»: così riassume la situazione delle truppe russe che combattono in Ucraina un soldato filorusso arruolato e fatto prigioniero dagli ucraini. Le truppe russe hanno scarse provviste, hanno fame, ma a causa della corruzione che permea la vita dei russi, devono acquistare le provviste, scarse, dagli ufficiali con i propri soldi, racconta Oleksyi, 42 anni, in un video postato sul canale Telegram del generale Oleksandr Syrpskyi, comandante delle forze terrestri di Kiev. Il soldato del 269mo battaglione fucilieri, originario di Horlivka, nel Donetsk, racconta che su 96 uomini della sua compagnia solo 20 sono ancora nei ranghi e che molti dei feriti muoiono «a causa dell’evacuazione medica mal organizzata».

Ore 17:16 - Cina: «Sosteniamo la leadership russa contro la ribellione»

La Cina sostiene la Russia nel mantenere la sua stabilità nazionale. Lo ha affermato il ministero degli Esteri cinese: a riferirlo è l’agenzia Reuters. Il vice ministro degli Esteri Andrei Rudenko ha tenuto un incontro con il ministro degli Esteri cinese Qin Gang dopo essere volato a Pechino per colloqui su questioni «internazionali».

Confermato il sostegno della Cina alla leadership russa di fronte all’ammutinamento. «La parte cinese ha espresso sostegno agli sforzi della leadership della Federazione Russa per stabilizzare la situazione nel Paese in relazione agli eventi del 24 giugno e ha confermato il proprio interesse a rafforzare la coesione e l’ulteriore prosperità della Russia», ha dichiarato il ministero degli Esteri russo. La parte cinese, emerge poi dal colloquio, spera in un’ulteriore «prosperità della Russia», ha detto il ministero degli Esteri russo.

Ore 17:24 - Nuova telefonata Putin-Lukashenko

Il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko, che ieri ha mediato con Prigozhin per fermare l’avanzata delle truppe Wagner in Russia, ha avuto oggi colloqui telefonici con il presidente russo Vladimir Putin e l’ex presidente kazako Nursultan Nazarbayev. Lo scrive l’agenzia Belta, secondo quanto riferisce la Tass.

Ore 17:55 - Biden rientra (in anticipo) alla Casa Bianca da Camp David

Joe Biden ha deciso di anticipare il rientro a Washington da Camp David per seguire gli sviluppi della situazione in Russia. Lo riferisce la Casa Bianca in una nota con il programma del presidente americano aggiornato. Con il commander-in-chief c’è anche il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan che, normalmente, non accompagna il presidente nei suoi weekend fuori città.

Ore 18:17 - Kiev: «La Wagner ha abbattuto sei elicotteri e un aereo dei russi»

I mercenari del Gruppo Wagner hanno abbattuto sei elicotteri dell’esercito russo e un aereo il 24 giugno. Lo sostiene alla televisione ucraina Yuri Ignat, portavoce dell’aeronautica ucraina, secondo quanto riportato dal Kyiv Independent, spiegando che due elicotteri sono d’attacco e quattro da trasporto.

«Gli elicotteri da trasporto Mi-8 sono un hardware potente che aiuta molto l’esercito russo nella sua guerra contro l’Ucraina», ha detto il portavoce, «i blogger militari russi pro-Cremlino hanno riferito il 24 giugno che le truppe wagneriane hanno abbattuto un elicottero d’attacco Ka-52, un elicottero da trasporto Mi-8, tre elicotteri da guerra elettronica Mi-8, un elicottero d’attacco Mi-35 e un velivolo Il-18».

Secondo quanto riportano alcuni media russi, invece, sarebbero meno. Baza ha scritto che i mercenari della Wagner hanno abbattuto due elicotteri e un aereo nella regione di Voronezh, uccidendo quattro piloti. Anche il canale Telegram Fighterbomber, vicino all’aeronautica russa, ha pubblicato diversi video che mostrano il bombardamento di strade nella regione di Voronezh da parte di aerei russi. In totale, secondo questo canale, 13 piloti russi sono stati uccisi nei combattimenti con la Wagner.

Ore 18:34 - Kiev: «Russia ha trasferito unità da Ucraina per proteggere Mosca»

La Russia ha trasferito due unità aviotrasportate dai territori occupati dell’Ucraina per proteggere la sua capitale, Mosca, durante l’ammutinamento del gruppo Wagner. Lo sostiene il Centro di resistenza nazionale dell’esercito ucraino, citato da Kyiv Independent. Secondo quanto riferito, fino a due compagnie della 76a divisione d’assalto aviotrasportata della Russia sono arrivate a Mosca con aerei da trasporto Il-76. Il comando russo «ha in programma di tenerle (a Mosca) per almeno una settimana», ha riferito il centro ucraino.

Ore 20:01 - Telefonata Erdogan-Stoltenberg su crisi in Russia

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha discusso con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg degli eventi del 24 giugno in Russia e della possibilità dell’adesione della Svezia all’alleanza, ha affermato l’ufficio del presidente turco secondo l’agenzia Anadolu. Erdogan, durante un colloquio telefonico con il suo omologo russo Vladimir Putin sabato, ha affermato che nessuno dovrebbe approfittare degli ultimi avvenimenti in Russia e che Ankara era pronta a contribuire a risolvere la situazione. Secondo quanto dichiarato dalla Direzione delle Comunicazioni della Presidenza turca, durante l’incontro sono stati discussi gli ultimi sviluppi in Russia. All’incontro, dove è stato affermato che la fine della tensione in Russia ha impedito disastri umanitari irreversibili in campo ucraino, il segretario generale della Nato Stoltenberg ha espresso il suo augurio che gli sviluppi in Russia costituiscano una nuova pietra miliare sulla via della giusta pace in Ucraina.

Ore 20:16 - Kiev avanza nella direzione di Tavria

Le forze ucraine sono avanzate nella direzione di Tavria, ottenendo parziali successi nelle azioni offensive e migliorando le loro posizioni tattiche difensive nell’ultimo giorno di combattimenti. Lo ha detto in diretta tv il portavoce delle forze ucraine impegnate a Tavria, Valeriy Shershen. Lo riporta Ukrinform. `Nell’ultimo giorno, la natura delle ostilità non è cambiata nella direzione di Tavria. Manteniamo le nostre posizioni in difesa e adottiamo misure per migliorare la nostra posizione tattica. Abbiamo anche avuto un parziale successo nel condurre azioni offensive nella stessa direzione. Il nemico sta compiendo sforzi significativi per fermare la nostra avanzata e sta anche subendo pesanti perdite di uomini, armi e attrezzature´, ha affermato Shershen.

Ore 21:24 - Due civili uccisi a Donetsk

Due civili sono stati uccisi dai bombardamenti ucraini nella città orientale di Donetsk. Lo sostiene il sindaco filorusso della città occupata nell’Ucraina orientale, Alexei Kulemzin, citato da Sky News. Il primo cittadino ha affermato su Telegram che i morti sono un giovane nato nel 2005 e una donna nata nel 1956.

Ore 21:34 - Telefonata Biden-Zelensky

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente Usa Joe Biden hanno avuto un colloquio telefonico nel corso del quale hanno discusso quanto accaduto in Russia sabato. Su Telegram, Zelensky ha definito la conversazione «positiva e stimolante». «Abbiamo discusso delle ostilità e dei processi in corso in Russia. Il mondo deve fare pressione sulla Russia fino al ripristino dell’ordine internazionale», ha detto il presidente ucraino. «È importante aumentare ulteriormente le capacità dell’Ucraina di proteggere i cieli. In questo contesto, l’ho ringraziato per il sostegno della coalizione dei jet da combattimento. Abbiamo discusso di un’ulteriore espansione della cooperazione per la difesa, con particolare attenzione alle armi a lungo raggio», ha aggiunto Zelensky. Biden, nel corso del colloquio, avrebbe ribadito il sostegno statunitense a Kiev.

Estratto da today.it il 25 giugno 2023.

Un evento storico. Da questa mattina, quando Wagner ha lanciato la sfida a Putin, in Russia sono in corso gli scontri e, stando alle parole del leader, in Russia "è iniziata la guerra civile". Ad intervenire sulla questione è adesso anche Sabrina Ferilli, attrice nota per non aver mai fatto mistero delle sue opinioni nel merito di attualità politica, che decide di commentare le parole Volodymyr Zelensky. "La debolezza della Russia è evidente", ha infatti dichiarato il leader ucraino, alle prese con la guerra che il suo popolo si trova a combattere proprio dopo l'invasione dei russi. E Ferilli, tramite il suo profilo Instagram, scrive: "Disse l'uomo più sopravvalutato e foraggiato da mesi con soldi e armi da tutto il mondo. Follia! Ed i traditori mi fanno orrore". La sua posizione insomma è chiara.

Zelensky, l’uomo più sopravvalutato. Parola di Ferillona nazionale. Terry Marocco su Panorama il 5 Luglio 2023

L'attrice romana, su Twitter, si è lasciata andare a un giudizio negativo sul presidente ucraino. E sul web è partito il coro di chi approva... ma tanti non l'anno presa bene. E la polemica è partita.

«Se non potete essere santi della conoscenza, siatene almeno i guerrieri. Così parlò Zarathustra». E allora ecco che seguendo alla lettera Nietzsche, così parlò la guerriera Sabrina Ferilli. Su Instagram, nel giorno del tentativo di golpe della Wagner, mentre il presidente ucraino dichiarava: «La debolezza della Russia è evidente», lei impavida lanciava la controffensiva. «Disse l’uomo più sopravvalutato e foraggiato da mesi con soldi e armi da tutto il mondo. Follia!». Trattiene il fiato il senato del pensiero unico. E poi subito si erge a Cato Censor il giornalista Stefano Cappellini che twitta: «Le analisi politiche di Sabrina Ferilli sono da molti anni un genere di giornalismo, tipo peplum o musicarello. Lei funziona sempre con quella popolaneria presunta e sfacciata, tipo definire “sopravvalutato” Zelensky, dopo aver consigliato di votare Raggi e Toninelli». A questo punto cosa potevamo aspettarci, se non la consueta valanga di post contro l’attrice romana. Rea di essersi avventurata nei sentieri impervi della geopolitica. Sentieri che, insomma, negli ultimi tempi sono stati battuti più di via Salaria di notte. E invece questa volta i social sono riusciti a stupirci: «Quanta intolleranza, ha diritto di dire ciò che vuole. È la Costituzione, bellezza», «Il suo pensiero sicuramente non è viziato da interessi e ambizioni personali», «Patrimonio dell’Unesco, sogno di tutti gli italiani e grandissima donna», «Che acido sei; che c’è, hai paura che abbia ragione?», «Dice cose più intelligenti di tanti altri», «Era ora che qualcuno raccontasse la verità», «Non ero d’accordo su M5S, ma la condivido al 100% su Zelensky».

Naturalmente c’è chi con sufficienza twitta: «Forse la sopravvalutata è lei», «La preferivo quando cercava di venderci poltrone e sofà che come geopolitica», «Non sapevo fosse anche una famosa studiosa di affari internazionali», «Il suo pensiero è insignificante». Ma come insignificante? Per quasi tre anni ci siamo sorbiti esperti di calli (anche meno, a volte) dissertare sulle mutazioni del coronavirus. Poi siamo tornati tutti allenatori della Nazionale, qualcuno si è avventurato anche sui campi di terra rossa per spiegarci la crisi di Matteo Berrettini (troppa Satta, dicono gli espertoni). Una breve parentesi per tuffarsi, come in una foto di Nino Migliori, sul conflitto in Ucraina. E pensare che fino ad allora molti credevano che il Donbass fosse il nome di un bassista rock. Mentre Sabrina Ferilli ci ha regalato calendari, emozioni, la bella vita, indimenticati finti spogliarelli (comunque di tutto rispetto). E poi, secondo il tribunale del web, la sua opinione è quella prevalente: «La Ferilli ha solo detto quello che pensa la maggior parte degli italiani. Sopravvalutato». E a chiudere il dibattito verso chi la dileggiava, ecco la solita delicatezza: «Non vali neanche un suo pelo di ascella». E con questi caldi afosi, non valere neanche un pelo d’ascella sudato è tanto brutto.

Estratto da open.online il 25 giugno 2023.

«L’inchiesta penale contro Yevgeny Prigozhin sarà sospesa e il capo della Wagner andrà in Bielorussia». Sarebbero queste le «garanzie vantaggiose» dell’accordo mediato dal presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko «durato tutto il giorno e in accordo con Putin». Ad annunciarlo è stato il Cremlino che ha fatto sapere inoltre come la Russia «non perseguirà penalmente i combattenti di Wagner», scrive la Tass. 

«Evitare spargimenti di sangue, conflitti interni e scontri con risultati imprevedibili era l’obiettivo più importante», ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov secondo cui la Russia avrebbe sempre «rispettato le gesta eroiche di Wagner al fronte», ha aggiunto Peskov, spiegando che a quei combattenti che non hanno partecipato alla ribellione sarà permesso di unirsi formalmente all’esercito russo.  […]

Arrivati nella città di Rostov sul Don, i mercenari guidati da Prigozhin, avevano poi raggiunto abbastanza rapidamente Voronezh e quindi, nelle ore successive, Lipetsk dove «in serata stanno rientrando – afferma il governatore – le misure di sicurezza». L’impresa dell’ex cuoco di Putin e dei suoi combattenti, battezzata «marcia per la giustizia», solleva ora più di un interrogativo: si è trattato di un’opera solitaria o dell’azione di qualcuno che ha le spalle coperte?

Quale obiettivo volesse raggiungere Prigozhin, non è ancora chiaro. Diversi osservatori sono convinti che sia in gioco una resa dei conti politica in cui il leader della milizia sarebbe solo una pedina. Altri, al contrario, credono che l’avanzata possa rappresentare una sorta di opportunità per il capo della Wagner per consolidare più alleati al Cremlino e reclutare altri soldati. 

Quello che è certo, secondo il Cremlino citato dall’agenzia russa, è che «la fallita ribellione di Wagner non influenzerà in alcun modo l’offensiva russa in Ucraina». Nel frattempo, stando ai filmati che circolano sui social media, verificati dal New York Times, i miliziani ribelli della Wagner che pattugliano il centro di Rostov, starebbero già preparando i bagagli per lasciare la città e ritirasi nei campi di addestramento.

I media filo-russi – scrive il Washington Post – hanno riferito che 15 militari russi sarebbero stati uccisi negli scontri con le forze di Wagner, anche se non sono state rilasciate cifre ufficiali sulle vittime. 

Stanno circolando sui social network e sui diversi media russi voci – al momento non confermate – secondo cui nel negoziato per fermare la marcia dei Wagner verso Mosca sarebbero state concordate anche «modifiche» alla leadership del ministero della Difesa russo, compresa la sostituzione all’attuale ministro della Difesa Sergei Shoigu e del capo di stato maggiore dell’esercito Valery Gerasimov. Entrambi funzionari russi da tempo nel mirino del leader della Wagner. […]

Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “la Stampa” il 25 giugno 2023.

«Bombardare Voronezh» era una vecchia battuta, ormai un classico dell'umorismo della Rete russa, un eufemismo per "darsi la zappa sui piedi" in quella particolare versione che vedeva Vladimir Putin annunciare rappresaglie contro l'odiato Occidente che finivano regolarmente per fare più danno ai cittadini russi. 

Ieri Voronezh è stata bombardata dall'aviazione russa, che cercava di colpire le colonne dei Wagner che puntavano verso Mosca, e sganciava ordigni sui ponti per impedirne l'avanzata. Questa guerra civile circoscritta, con bombe lanciate sul proprio territorio e aerei ed elicotteri dell'esercito regolare abbattuti da un'armata di mercenari, ha costretto il mondo (ma anche molti russi) a spalancare gli occhi su uno spettacolo che non si potrà più dimenticare: la straordinaria, sconvolgente, spaventosa debolezza della Federazione Russa al 24 anni di governo di Putin e al secondo anno di invasione dell'Ucraina. […]

Gli aerei privati di ministri e oligarchi che decollavano uno dietro l'altro verso la Turchia, l'Azerbaigian e gli Emirati Arabi. Il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin che proclamava lo stato di emergenza terroristica e istituiva una giornata supplementare di vacanza lunedì «per la sicurezza dei cittadini». 

I prezzi dei biglietti aerei per le destinazioni estere che decuplicavano e gli scaffali dei negozi lungo il tragitto dei Wagner che si svuotavano di tutto, pane incluso. Il silenzio assordante dei propagandisti e dei politici, molti dei quali nelle settimane scorse avevano fatto a gara a elogiare Evgeny Prigozhin (il portavoce del Cremlino Peskov si sarà probabilmente pentito amaramente di essersi vantato di aver mandato suo figlio nei Wagner). E soprattutto la paralisi dell'esercito, e della Guardia nazionale, riluttante, e incapace, di fermare i mercenari.

Qualunque sia il patto che Putin e Prigozhin hanno raggiunto, se l'hanno davvero raggiunto e se lo manterranno, queste 24 ore di smarrimento, panico e vuoto di potere rimarranno nella storia del regime putiniano come un punto di non ritorno. 

Se le garanzie di immunità agli ammutinati di Wagner verranno rispettate, la Russia ne esce come un Paese dove un capitano di ventura – Prigozhin non ha nessun rango ufficiale nella catena di comando militare, ufficialmente è un imprenditore nel settore della ristorazione pietroburghese – lancia un golpe, guidando la sua armata di mercenari e galeotti all'attacco di Mosca, e ne esce illeso. Il cuoco può non essere diventato zar, ma se sopravvive a questa notte diventa l'uomo più potente della Russia.

Le grida «Bravi!» e «Forza Wagner» che hanno accompagnato la molto rilassata e soddisfatta ritirata dei suoi uomini dal centro di Rostov mostrano che anche gli obiettivi mediatici dell'insurrezione sono stati raggiunti, come dimostrano anche le vendite dei gadget dell'"orchestra" sui siti e-commerce russi. 

Lo zar ne esce invece più che dimezzato, dopo una giornata di telefonate ai pochi leader che accettano ancora di parlargli – memorabile la gelida risposa del presidente kazakho Tokayev «questa situazione è un affare interno della Russia», un sarcastico ribaltamento di quel rifiuto delle ingerenze che Putin ha tanto predicato come segno della sua sovranità – e una mediazione che deve al dittatore belarusso Aleksandr Lukashenko.

Lo scalpore provato da molti nel vedere la fragilità del potere putiniano ha ricordato lo sconcerto nel vedere, un anno e mezzo fa, sgretolarsi la reputazione del «secondo esercito più forte al mondo». Il regime del Cremlino non soltanto è in buona parte un villaggio Potiomkin, ma è un villaggio di carta costruito dallo stesso Putin, frutto della sua paura della concorrenza e della sua profonda sfiducia nei sistemi e nelle regole. 

Il presidente russo si fida solo degli uomini, e il suo accentramento quasi isterico del potere gli ha permesso non solo di trasformare la Russia in una quasi monarchia, ma di affidarne la gestione a dei cortigiani che considerava totalmente controllabili. […]

Il "cuoco di Putin" si è visto affidare operazioni delicate, dal Russiagate con la sua armata dei troll alla guerra in Siria con la sua armata di mercenari. È stato intoccabile, ha avuto dalla Duma perfino una legge ad hoc che proibisce di parlare di lui e dei suoi uomini in contesti negativi. Ha potuto girare le carceri russe reclutando stupratori, assassini e rapinatori per il fronte del Donbass, ai quali Putin firmava decreti presidenziali per la grazia, in violazione di qualunque regola e legge. È un mostro creato da Putin, è il genio che non ha avuto nessuna voglia di rientrare nella bottiglia quando il suo presunto padrone glielo ha ordinato.

La sua marcia su Mosca ha aggiunto alla sua fama anche quella di idolo dell'opposizione russa: uno degli spettacoli più imbarazzanti di una giornata surreale sono stati molti liberali russi che hanno inneggiato a Prigozhin con tifo quasi calcistico (incluse anche persone come Lyubov Sobol, la collaboratrice di Alexey Navalny minacciata e denunciata dal "cuoco di Putin"). Il golpe semiriuscito di Prigozhin ha in ogni caso rotto il precario equilibrio di potere che spingeva la nomenclatura russa a trattenere il fiato. Il gioco del trono è stato aperto.

Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica” il 25 giugno 2023.

«Comunque andrà, questo è l’inizio della fine di Putin». Con una dose doppia di ottimismo, giustificata dalle notizie che arrivano dalla Russia, il consigliere dell’Ufficio presidenziale Mykhailo Podolyak, uno degli uomini più ascoltati da Zelensky, non nasconde la soddisfazione di vedere il caos esplodere a casa di chi, 16 mesi fa, ha deciso di invadere l’Ucraina. 

«Non poteva che finire così, ce lo aspettavamo… Le prossime 24 ore saranno decisive per le sorti della Federazione», dice a Repubblica in collegamento dal suo ufficio di Kiev nel corso della mattina, prima della marcia indietro della Wagner ormai giunta quasi alle porte di Mosca. «Tutto questo secondo noi avvicinerà di molto la fine della guerra».

Come potete trarre vantaggio dalla ribellione di Prigozhin?

«Per noi al momento non cambia niente, la controffensiva va avanti. Certo, è inevitabile che i disordini interni distoglieranno l’attenzione dell’esercito russo in prima linea, costretto a valutare cosa sta accadendo alle sue spalle. Se a Mosca decideranno di ritirare parte delle truppe dispiegate in Ucraina per reprimere la rivolta della Wagner, vedremo una forte accelerazione del nostro contrattacco». […]

L’intelligence militare cosa vi dice? Ci sono già segnali di un ripiegamento delle truppe russe?

«No, finora non abbiamo conferme. Ricordatevi però che questo è l’inizio di un processo. Se Prigozhin riuscirà a tenere sotto controllo per almeno 24-48 ore le città che ha occupato, ci saranno cambiamenti sul fronte ucraino. 

Bisogna aspettare, è prematuro fare previsioni. La posta in gioco è evidente: o Prigozhin verrà distrutto, e con esso la Brigata Wagner, oppure scatenerà una guerra civile che porterà avanti fino alla fine».

Da cosa dipende la riuscita del golpe militare?

«Ci sono quattro componenti. Innanzitutto, risorse, armi e uomini, e lui li ha. Secondo: ha il supporto di una parte dell’élite russa? Probabilmente sì, è questa può essere la sua carta vincente. Bisogna vedere poi se, come detto, riuscirà a mantenere il controllo dei territori presi. 

Il quarto elemento sono le altre possibili spinte nella società di chi vuole distruggere il sistema di potere verticale di Putin. Sicuramente Prigozhin ha le risorse».

Qual è l’obiettivo del fondatore della Wagner?

«La sostituzione dei personaggi chiave nel governo russo, a partire da Putin e dai suoi fedelissimi.

Rovesciare il regime politico in Russia. E, auspicabilmente, anche il ritiro della Russia dalla guerra a condizioni che a quel punto non saranno le stesse di Putin. Per avere un passaggio di potere, le truppe devono tornare in Russia». 

Ritiene plausibile lo scenario in cui Putin rimane al Cremlino e vengono sostituiti solo i nemici di Prigozhin, cioè il ministro Shoigu e il comandante in capo Gerasimov?

«Certamente. E però, con la guerra civile in corso la messa in discussione del potere di Putin e della sua capacità di controllo del Paese è già cominciata: non importa come finirà il tentativo di golpe, Putin non sarà più la persona che era fino a ieri. La Federazione potrà attraversare una fase di transizione, ma politicamente non esisterà più in questa forma. E Putin, come attore chiave, se ne andrà». […]

Estratto dell’articolo di Marta Serafini per “il Corriere della Sera” il 25 giugno 2023.

L’ultima apparizione è quella che lo vede sorridente a bordo di un Suv mentre lascia Rostov sul Don acclamato dalla folla. Poi il silenzio. Evengey Prigozhin si prepara un esilio in Bielorussia e un futuro molto incerto ma tutto da scrivere dopo la clamorosa ribellione che lo ha visto lanciare le sue truppe Wagner dal sud della Russia verso la capitale, salvo poi accettare un accordo e ordinare il dietro-front. […]

Il problema è che Prigozhin, come dimostrano anche le immagini della popolazione russa che lo acclama, ha raccolto intorno a sé grande consenso. Come sottolineato dai giornali statunitensi, i servizi di intelligence Usa erano al corrente dei piani del leader della Wagner e avevano informato alti funzionari amministrativi e militari.

Inoltre da ricordare anche come, secondo i leaks diffusi su Discord, Prigozhin avesse avuto in passato contatti con l’intelligence ucraina in Africa per trattare il destino di Bakhmut, battaglia che si è poi conclusa alla fine di maggio, segno che il leader della Wagner ha ovviamente canali suoi in grado di garantirgli vie di uscita e di fuga. 

Il suo destino, per ora, è vincolato anche alle sanzioni statunitensi. Nel suo ufficio a San Pietroburgo sono state trovate ingenti quantità di denaro che lo stesso Prigozhin ha spiegato come destinate alle attività della Wagner. Ma proprio in queste ore secondo il Wall Street Journal gli Stati Uniti hanno rinviato nuove sanzioni previste per limitare le attività della Wagner in Africa, con la motivazione di evitare di «favorire Putin dopo lo scontro aperto con Prighozhin». […]

Estratto dell’articolo di Leonard Berberi per “il Corriere della Sera” il 25 giugno 2023.

L’insurrezione militare contro l’esercito russo e la marcia (poi fermata) verso Mosca del gruppo paramilitare Wagner hanno portato ieri a un insolito aumento dei voli con i jet privati da Mosca verso l’estero, in particolare Turchia e Azerbaigian. 

Il sabato è tradizionalmente una giornata «tranquilla» per l’aviazione business, con le attività lavorative ferme e le famiglie dei miliardari già nelle località di vacanza. Questo, a leggere i trend storici, anche in Russia.

Ma dalla mattina fino al tardo pomeriggio di ieri almeno quindici jet privati hanno lasciato l’aeroporto di Vnukovo, uno degli scali di riferimento della capitale russa, per dirigersi fuori dai confini nazionali, verso Istanbul, Bodrum, Baku, Tel Aviv e Dubai. Lo confermano i tracciati delle piattaforme specializzate, a partire da FlightRadar24.

Tra questi, come hanno segnalato diversi osservatori, il Bombardier BD-700 Global Express di proprietà dell’oligarca Arkady Rotenberg, fondatore della più grande società di realizzazione di gasdotti del Paese, che è poi atterrato a Baku. Da Vnukovo — con destinazione Istanbul — è partito anche un Gulfstream G650 che viene attribuito a Vladimir Potanin, altro miliardario vicino al presidente russo Vladimir Putin. Mentre un Embraer Legacy 600 ha raggiunto Bodrum, sud-est della Turchia. Anche se gli osservatori hanno parlato sui social di «fuga» degli oligarchi russi al momento non è possibile confermare chi ci fosse a bordo: se gli stessi miliardari o soltanto i loro familiari. […]

Le piattaforme specializzate nel tracciamento ieri non mostravano anomalie nelle attività delle compagnie russe e degli aeroporti. Mentre variazioni sensibili si notavano sui prezzi dei voli di linea da Mosca e San Pietroburgo verso l’estero per i prossimi due giorni: su alcune tratte i biglietti sono più che raddoppiati in poche ore e questo di solito avviene in conseguenza di un picco delle prenotazioni.

Estratto dell’articolo di Lucio Caracciolo per “la Stampa” il 25 giugno 2023.

L'insurrezione armata del Gruppo Wagner contro il potere russo, provvisoriamente sedata quando le truppe di Prigozhin erano a duecento chilometri da Mosca, può segnare una svolta nella guerra d'Ucraina. 

Proprio mentre la fin troppo annunciata campagna d'estate delle truppe di Kiev sembrava impantanarsi sulla linea del fronte, il colpo di mano organizzato da Evgenij Prigozhin ha rovesciato il tavolo. Comunque finisca l'avventura dei wagneriani, il vertice russo ne esce squalificato. È in corso un rimescolamento nei rapporti di forza fra le fazioni del sistema putiniano. Crepe profonde minano la piramide del potere, fino a minacciarne il crollo.

Non aver saputo prevenire un tentativo di golpe annunciato da mesi svela la fragilità delle strutture militari e di sicurezza russe. E potrebbe inaugurare una guerra civile dagli effetti imponderabili. Fino alla disintegrazione della Federazione Russa. Scenario sul quale a Kiev, ma anche a Varsavia e in altre capitali atlantiche, si lavora alacremente. 

Senza peraltro disporre di un piano qualsiasi per gestirne le conseguenze, a partire dall'eventuale perdita di controllo dello Stato sull'arsenale nucleare russo, che conta seimila testate. La marcia su Mosca di Prigozhin, sospesa in extremis, è il culmine di un piano concepito da molti mesi. Al quale hanno dato mano ufficiali delle Forze armate e dell'intelligence, oligarchi disperati per la perdita delle loro fortune custodite in Occidente, esponenti della cerchia intima putiniana, ultrà nazionalisti.

Nell'apparente atonia del capo. Il quale sembrava davvero sorpreso, ieri mattina, dalle notizie provenienti da Rostov, centro strategico caduto in mano alle milizie wagneriane. Senza il controllo di quella città, la logistica che tiene in piedi lo schieramento russo sul fronte del Donbas e dintorni entra in crisi. 

Nei prossimi giorni avremo un quadro meno confuso delle forze in campo, in quella mischia che lo stesso Putin ha assimilato all'alba della guerra civile scoppiata nel 1917 a seguito del golpe bolscevico. Capiremo meglio se l'iniziativa di Prigozhin è di pura fabbricazione interna o se ha goduto di sostegni esterni, non solo ucraini. Quanto agli americani, se si rallegrano per il caos in campo nemico e per il sollievo che ne traggono gli ucraini, allo stesso tempo ne temono le conseguenze.

La Russia in mano a un criminale comune, o contesa fra banditi vari, è un pericolo per tutti. C'è il rischio che troppe mani si aggirino attorno al bottone nucleare teoricamente affidato a Putin. Inoltre, non rallegra Washington l'estensione del conflitto che vorrebbero spegnere dignitosamente entro l'anno. Per tacere della penetrazione della Cina nello spazio russo, già visibile. Per gli Stati Uniti è quello il Nemico vero, l'unico in grado di minacciare il vacillante primato americano.

[…] Il fallimento è da attribuire in primo luogo all'incapacità del ministro della Difesa Shoigu e del capo di Stato maggiore delle Forze armate, Gerasimov. Già pronti i sostituti, indicati per nome da Prigozhin: i generali Mizintsev e Surovikin. Secondo Prigozhin, la colpa principale dei vertici militari russi è di avere mandato al macello i wagneriani nella fornace di Bakhmut per risparmiare le forze regolari.  […]

Da adnkronos.com il 25 giugno 2023.

E' stata tutta una "messinscena". Ilya Ponomarev, uomo d'affari ex deputato della Duma russa che dal 2016 vive in esilio in Ucraina e che è uno dei fondatori della Legione per la libertà della Russia, ha le idee chiare sull'ammutinamento, poi rientrato, del Gruppo Wagner, le cui forze sono arrivate alle porte di Mosca senza incontrare resistenza. "Penso che Prigozhin (Yevegny, il capo della Wagner, ndr) e Putin avessero ovviamente un accordo fin dall'inizio su cosa sarebbe successo e di cui nessun altro era a conoscenza", spiega Ponomarev in un'intervista all'Adnkronos, sottolineando che il capo della Wagner "è un uomo molto fidato di Putin. Si conoscono da molto tempo e le circostanze in cui si sono conosciuti hanno creato un rapporto di grande fiducia tra di loro".

L'ex deputato, l'unico ad aver votato contro l'annessione della Crimea, evidenzia i motivi che, a suo parere, hanno spinto Putin e Prigozhin ad agire in questo modo. Da una parte l'obiettivo del presidente russo era "spaventare sia l'élite russa che quella internazionale. Aveva bisogno di inviare un messaggio che non è lui la peggiore alternativa" e che c'è "un orco, Prigozhin, che nessuno nella comunità internazionale vorrebbe vedere con un pulsante nucleare in mano".

Secondo Ponomarev, Putin ha voluto dimostrare che la possibilità che venisse sostituito era "reale" e che il sostituto era peggio di lui. "E purtroppo penso che abbia raggiunto questo obiettivo dal momento che tutti hanno creduto a questo spettacolo".

Prigozhin, sostiene il miliardario russo, dal canto suo aveva bisogno di un modo per lasciare l'Ucraina "con dignità". "Ha combattuto per molto tempo ed è stanco. Ha perso molti dei suoi uomini, ma soprattutto ha opportunità finanziarie faraoniche in Africa, grandi contratti militari che può perseguire, ma non poteva semplicemente andarsene. Aveva bisogno di una scusa", evidenzia Ponomarev, secondo cui la Bielorussia, dove Prigozhin è atteso come annunciato ieri sera dal Cremlino, è solo "un luogo di transito. Non vi rimarrà a lungo e da lì si sposterà in Africa". 

L'ex deputato della Duma sottolinea che, in ogni caso, i fatti accaduti ieri avranno conseguenze positive per Kiev. "Ci aiuteranno sicuramente nel senso che il morale nelle truppe russe non è già alto e sarà ancora più basso dopo tutti questi eventi. Inoltre ci saranno problemi nella loro catena di comando. E tutto questo è decisamente positivo", dichiara.

Ma Putin, prosegue, il suo obiettivo l'ha centrato. "I russi lo considerano il vincitore e l'approvazione nei suoi confronti aumenterà dopo tutto quello che è successo, ma in termini reali - avverte Ponomarev - ovviamente è emersa tutta la sua debolezza di base. E' arrivato il momento che Mosca venga liberata e quando la nostra Legione per la libertà della Russia crescerà al livello necessario renderà sicuramente reale questo piano non realizzato di Prigozhin".

Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per repubblica.it il 25 giugno 2023.

Temeva le Rivoluzioni colorate nelle Repubbliche satelliti. Ignorava però di stare coltivando la sua nemesi in seno. Evgenij Prigozhin era una sua creatura. Gli doveva tutto. Eppure si è trasformato nel Mostro di Frankenstein che si è ribellato contro il suo artefice. E che ieri gli ha improvvisamente inferto un colpo quasi fatale sotto gli occhi del mondo. 

In oltre un ventennio al potere Vladimir Putin è sopravvissuto come un’araba fenice a diverse crisi. Ma anche se è momentaneamente riuscito a prevalere nella battaglia contro la brigata Wagner, ne è uscito pericolosamente indebolito dall’umiliazione di aver visto i mercenari che per anni hanno combattuto in segreto le sue guerre nel mondo, dall’Africa alla Siria, marciare senza incontrare alcuna resistenza da parte delle forze armate quasi fino alle porte di Mosca, mentre i suoi soldati un anno e mezzo fa dovettero ritirarsi con la coda tra le gambe da Kiev dopo avere mancato la facile presa del potere in Ucraina vaticinata dai suoi.

(...) 

Putin non ha menzionato neppure il ministro della Difesa Sergej Shojgu o il capo dello staff delle forze armate Valerij Gerasimov. Non può fare a meno di difenderli perché rappresentano lo Stato, come ha fatto appoggiando l’intesa che avrebbe soggiogato i mercenari della Wagner alla Difesa e che ha probabilmente accelerato il colpo di mano di Prigozhin, ma di certo mal tollera che i due leader dell’esercito abbiano lasciato che i loro dissidi personali finissero col mettere in pericolo la sua stessa sopravvivenza. 

Se Prigozhin è arrivato così lontano però non è che colpa sua. Putin prima ha permesso che costituisse un potente esercito privato, mossa pericolosissima. Poi ha taciuto per troppo tempo sulle sue intemerate, sui suoi continui assalti contro l’esercito e, dunque, contro il suo stesso potere. Altri potrebbero un domani approfittare della sua estrema debolezza ora che è stata messa in mostra. Non solo i suoi nemici esterni, gli ucraini che cercheranno di approfittare del momento per tentare di sfondare le linee difensive dei russi. Ma soprattutto i suoi nemici interni.

Il 18 marzo 2024 si terranno le elezioni presidenziali russe e il tentato golpe potrebbe portare allo scoperto la corsa alla successione che da mesi si svolge dietro le quinte tra i tecnocrati convinti che il conflitto vada ripensato e i falchi che vorrebbero invece che la Russia scatenasse tutta la sua potenza di fuoco contro l’Ucraina per chiudere definitivamente la faccenda. 

Gli alleati di Prigozhin

La domanda determinante per il futuro della Russia adesso è chiarire se Prigozhin avesse alleati al governo pronti ad appoggiare l’insurrezione. Per molto tempo l’ex galeotto diventato miliardario ha goduto della protezione del capo della Guardia nazionale Viktor Zolotov, del governatore di Tula ed ex guardia del corpo di Putin, Aleksej Djumin, e infine del capo dello staff del Cremlino, Anton Vajno, ma ultimamente i tre sembravano aver smesso di intercedere per lui. Mentre il miliardario e uno dei più stretti consiglieri di Putin, Jurij Kovalchuk, considerato il più potente “mecenate” del cuoco ribelle, recentemente ne aveva ufficialmente «preso le distanze».

Una farsa per mascherare il complotto? Due dei suoi ex alleati militari, il generale Sergej Surovikin e il viceministro della Difesa Alekseev, venerdì notte avevano invece registrato video che condannavano il suo ammutinamento e invitavano i combattenti della Wagner a desistere. E le agenzie di sicurezza come l’Fsb, che tutto governa, a partire dal Cremlino, non hanno mai ben visto Prigozhin e le sue credenziali di ex galeotto. Il suo sostegno popolare infine è infinitesimale. 

Prigozhin potrebbe forse aver goduto di padrini all’estero. Gli oligarchi in esilio che bramano la revoca delle sanzioni come Mikhail Fridman o la rimozione di Putin come Mikhail Khodorkovskij per poter tornare in patria. Oppure le potenze occidentali intenzionate a usarlo come testa d’ariete finché hanno un nemico in comune al Cremlino.

Per quanto possa accattivare l’idea della follia momentanea, sembrerebbe però che avesse preparato il golpe per tempo: prima il video del falso raid contro Wagner, il casus belli fabbricato ad arte dal re della propaganda, poi la marcia su Mosca, senza sparare un colpo e incontrando quasi nessuna resistenza. 

Prigozhin potrebbe avere avuto alleati influenti nell’élite che non si sono ancora fatti vivi. Ma che potrebbero farlo presto. La marcia abortita potrebbe soltanto essere stato un test dell’assalto al potere di Vladimir Putin.

“Putin ha rifiutato contatto con Prigozhin, capo Wagner espulso”. By adnkronos su L'Identità il 25 Giugno 2023

Yevgeny Prigozhin ha cercato un contatto con Vladimir Putin durante la rivolta della Wagner, che si è fermata a 200 km da Mosca. Il presidente della Russia, però, ha rifiutato e non ha partecipato ai negoziati, condotti in particolare dal presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko. L'accordo che ha posto fine alla rivolta dei mercenari ha prodotto di fatto l'espulsione di Prigozhin dalla Russia. E' quadro che Meduza, media russo indipendente, delinea citando una fonte vicina al Cremlino.  "La dirigenza militare, membri dell'amministrazione presidenziale, la dirigenza della Rosgvardia (Guardia nazionale della Russia, ndr) e funzionari a lui vicini hanno cercato di comunicare con lui (Prigozhin, ndr). Ma non è chiaro di cosa volesse parlare, date le sue azioni", ha detto la fonte. Allo stesso tempo, secondo fonti di Meduza vicine al Cremlino, a metà della giornata del 24 giugno Prigozhin ha cercato di contattare il Cremlino. Il leader dei mercenari anche "provato a chiamare Putin, ma il presidente non ha voluto parlargli''.

 Secondo fonti di Meduza vicine al Cremlino e al governo russo, Prigozhin molto probabilmente si è reso conto di aver "oltrepassato il limite" e che "le prospettive per i suoi convogli erano vaghe". A quel punto, i mercenari non erano lontani dal fiume Oka, dove l'esercito russo e Rosgvardia hanno deciso di costruire la prima linea di difesa contro i mercenari.  

Il Cremlino avrebbe quindi deciso di adottare una strategia finalizzata ad evitare un "bagno di sangue" visto anche il cambio di linea manifestato dal leader della Wagner. Le fonti hanno spiegato che i negoziati finali sono stati condotti da un importante gruppo di funzionari, tra cui Anton Vayno, capo dell'amministrazione presidenziale, Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza russo, e Boris Gryzlov, ambasciatore russo in Bielorussia. Capo negoziatore il presidente bielorusso Lukashenko. Prigozhin ha infatti insistito perché ai colloqui partecipassero "alti funzionari". E data la riluttanza di Putin a contattare Prigozhin, i negoziatori non avevano molte opzioni. "Prigozhin aveva bisogno di un degno interlocutore per stare dal gioco. E' stato Lukashenko a prestarsi. Ama le pubbliche relazioni e comprende i vantaggi, ecco perché ha accettato", ha detto la fonte di Meduza, secondo la quale il "beneficio" per Lukashenko è evidente: pubblicamente, è diventato l'uomo che "ha salvato la Russia al massimo dalla guerra civile, o almeno da molto spargimento di sangue".  Fonti di Meduza vicine al Cremlino e al governo russo hanno convenuto che Prigozhin "è stato espulso dalla Russia. Il presidente non lo perdona". Secondo loro, le parti "discuteranno" i dettagli dell'accordo sulla nuova posizione di Prigozhin, ma "non avrà la stessa influenza e le stesse risorse". Non sono esclusi cambi ai vertici del ministero della Difesa. "Ma non su richiesta di Prigozhin, piuttosto a causa dell'autodeterminazione del ministero della Difesa", prosegue la fonte. 

I retroscena. “Cia e Putin sapevano già delle intenzioni di Prigozhin”, le rivelazioni della stampa Usa e il silenzio strategico. Redazione Web su L'Unità il 25 Giugno 2023

Mentre le truppe della Wagner si apprestano a lasciare Voronezh, Rostov e Lipetsk, la stampa americana riporta l’indiscrezione che sia l’intelligence Usa sia lo stesso Putin sarebbe stati a conoscenza della rivolta di Prigozhin già giorni prima. Non lo hanno certo scoperto “24 ore prima”, dicono fonti qualificate interpellate da Washington Post e New York Times.

Secondo il New York Times, la prima riunione dei vertici Usa sulle possibili mosse di Prigozhin contro Putin si sarebbe svolta mercoledì 22 giugno, quasi due giorni prima dell’invito alla rivolta armata lanciato dal leader del gruppo Wagner. E avrebbero deciso di tacere perchè altrimenti Putin li avrebbe accusati di aver sostenuto la Wagner nell’organizzare un colpo di stato e la preoccupazione per l’utilizzo dell’arsenale atomico della Russia è grande. E così hanno lasciato che fosse Putin a fare il suo discorso alla nazione raccontando cosa stesse accadendo.

Secondo la ricostruzione fatta dal Corriere della Sera, per lo spionaggio americano il 10 giugno è il punto di rottura tra Wagner e Cremlino: il motivo è l’imposizione di sottomissione alla Difesa ufficiale, cosa che Prigozhin non avrebbe ami voluto fare. Anzi: proprio contro i vertici militari ufficiali russi si era più volte scagliato, ritenendoli corrotti e inetti. Poi ci sono i dissidi sulle gravi perdite della Wagner e sulla denunciata carenza di armamenti. Quindi la rottura ufficiale che poi con il passare dei giorni si sarebbe acuito sempre di più.

Poi c’è il mistero del Cremlino: secondo le fonti Putin sapeva già da tempo delle intenzioni di Prigozhin. Non è al momento chiaro perché non abbia agito tempestivamente bloccando sul tempo gli insorti. E sorprende anche la facilità con cui la Wagner non solo è avanzata fino ad arrivare a 200 chilometri da Mosca, ma ha anche preso Rostov. Perché nessuno ha nemmeno provato a fermare l’avanzata dei mercenari? Si ipotizzano contrasti all’interno delle gerarchie e problemi negli apparati di sicurezza, carenze viste in molte occasioni. C’è anche l’ipotesi che i ribelli potessero aver avuto l’appoggio delle forze armate russe, o almeno di alcuni settori disposti non ad aggregarsi ma almeno a lasciare fare.

Intanto dipartimento di Stato americano ha deciso di rinviare l’adozione di nuove sanzioni al gruppo di mercenari Wagner. Lo scrive il Wall Street Journal. Il Dipartimento di Stato voleva annunciare martedì misure contro l’attività di Wagner in Africa, dove i mercenari mettono a disposizione dei governi locali l’assistenza militare ottenendo in cambio l’accesso alle risorse naturali e sfruttamento delle miniere; ma ora prevedono un rinvio. “Washington non vuole che sembri che stia prendendo posizione”, ha spiegato una fonte informata.

È stata tutta una “messinscena”. Ilya Ponomarev, uomo d’affari ex deputato della Duma russa che dal 2016 vive in esilio in Ucraina e che è uno dei fondatori della Legione per la libertà della Russia, ha le idee chiare sull’ammutinamento, poi rientrato, del Gruppo Wagner, le cui forze sono arrivate alle porte di Mosca senza incontrare resistenza.

Redazione Web 25 Giugno 2023

Estratto dell’articolo di A. Sim. per “la Stampa” il 25 giugno 2023.

L'intelligence Usa da tempo aveva acceso un faro sulle intenzioni di Prigozhin, all'inizio della settimana anche la Commissione Intelligence del Senato era stata avvertita di possibili atti di ribellione da parte dei miliziani Wagner contro l'establishment militare russo, immagini satellitari aveva ripreso insoliti movimenti al confine con l'Ucraina.

Tuttavia, quel che hanno riconosciuto alcune fonti ai media Usa, nessuno sapeva con certezza né cosa avesse in mente Prigozhin e nemmeno la tempistica di una sua azione. Abbastanza per fare dire alle stesse fonti che «siamo stati presi con la guardia abbassata».

[…] Il presidente Biden è stato avvertito e ieri mattina tutto il team della sicurezza ha ricevuto un briefing sulla situazione. Blinken ha avuto un colloquio con gli omologhi del G7 e Biden ha parlato con Scholz, Macron e Sunak. Il presidente Usa ha posticipato di un'ora la partenza per Camp David dove è andato anche il suo consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan che ha cancellato la partecipazione al summit sull'Ucraina a Copenaghen.

Saltato anche il viaggio del capo degli Stati Maggiori Riuniti Mark Milley in Medio Oriente. È rimasto al Pentagono a seguire l'evoluzione russa. La mossa più evidente da parte americana è stata posticipare un altro round di sanzioni contro Wagner per non apparire schierati dalla parte di Putin. 

[…] Un funzionario dell'intelligence a La Stampa ha detto che «serviranno almeno 72 ore per aver un quadro chiaro della situazione», anche se nota che il rischio di un conflitto civile sembra scongiurato. Gli occhi per diverse ore – confermano più fonti - sono stati puntati sull'arsenale nucleare russo e sono state simulate tutte le opzioni.

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per “la Stampa” il 25 giugno 2023.

La certezza, dopo la giornata di sabato 24 giugno, è che lo stato russo è indebolito come mai, almeno nell’era putiniana, e le istituzioni sono a pezzi. Ma a parte questo, molti passaggi vanno spiegati e bisogna cercare di capirli. Se il maggior perdente appare Vladimir Putin – aveva iniziato questa vicenda promettendo di sterminare i “traditori” e gli “apostati”, accetta invece di graziarli, nonostante nella giornata siano morti almeno dodici piloti delle forze armate russe – anche Prigozhin ha dovuto frenare.

Il capo di Wagner era partito in tromba e arrivato a cento chilometri da Mosca, ma ha deciso infine di non entrarci e di fermarsi. Il colpo di stato è diventato un ammutinamento. Le scuse addotte non convincono (il rischio del «bagno di sangue», per una compagnia di combattenti d’élite che ha vissuto ben altri bagni di sangue in vari teatri di guerra sporca del mondo), così come è chiaro che tutta la posta in gioco dell’accordo non ci è stata detta. […] Appare necessario allora provare a ricostruirla, la vera posta in gioco, attraverso fonti non ufficiali, ma che nei mesi si sono rivelate attendibili.

Se hanno ragione tantissime fonti nel mondo wagneriano che abbiamo consultato, via chat, o entrando in canali chiusi, dell’accordo tra Prigozhin e Putin fa parte, senza formula dubitativa, che Shoigu e Gerasimov sono out. Questione di tempo, dicono. Vedremo. Secondo queste fonti, Prigozhin ha dimostrato che può prendersi tutto, ma non vuole le macerie della Russia, vuole ereditare un sistema in qualche modo ancora in piedi. 

Secondo fonti dell’amministrazione presidenziale che hanno parlato a Meduza, i negoziati finali sono stati gestiti da un gruppo di funzionari, che comprendeva, tra gli altri, il capo dell’amministrazione presidenziale Anton Vaino, il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev e l’ambasciatore russo in Bielorussia Boris Gryzlov.

Una fonte di Meduza vicina al governo dubita che le decisioni sulla Difesa possano essere prese a breve: «Putin non asseconda quasi mai le circostanze e non cede alle pressioni». Insomma, passerà del tempo. 

Tuttavia, la lettura della defenestrazione de facto di Shoigu e Gerasimov viene confermata anche da canali ufficiali assai vicini allo stato russo, per esempio il celebre Rybar, un ex funzionario della Difesa russa. Rybar riferisce senza tentennamenti anche il nome dell’uomo destinato a succedere a Shoigu: si tratterebbe di Aleksey Dyumin, governatore della regione di Tula, ex guardia del corpo personale di Putin, ma anche uomo in ottimi rapporti da sempre con Wagner e con Prigozhin (c’è chi sostiene abbia partecipato alla fondazione della Compagnia).

Konstanin Sonin, politologo all’Università di Chicago, ricorda che Dyumin «è un ex comandante dell’intelligence militare (Wagner è soprattutto GRU) e uno degli operatori in loco durante l’annessione della Crimea nel 2014». Da molti è considerato il braccio politico, diciamo così, di Wagner. […] 

Qui veniamo al secondo punto: quella di Prigozhin è stata una rivolta vera o una sceneggiata? Nei canali pro Cremlino viene diffusa in queste ore a spron battuto la versione secondo cui la ribellione è stata messa in scena dal Cremlino e da Prigozhin. Ma diversi indicatori dicono il contrario. Fonti del canale “MO” nell’amministrazione presidenziale sostengono che la rivolta è stata reale.

L’autorità russa sulle comunicazioni per tutta la giornata ha inibito in Russia i canali wagneriani e i media di Prigozhin. È stato aperto un procedimento penale contro Prigozhin. Hanno perquisito le sue case e i suoi uffici, mostrando tutti sui media di stato.  […] 

Secondo le autorità locali, come riferito da “MO”, Dyumin ha negoziato con Prigozhin tutto il giorno, e solo in seguito si è unito Alexander Lukashenko. Ma anche fonti ben collegate all’intelligence ucraina, per esempio Insider Ua, ritengono che l’ex guardia del corpo di Putin sarà nominata ministro della Difesa russo. E riferiscono che Surovikin, secondo informazioni russe, potrebbe ottenere la carica di capo di stato maggiore.

Dyumin, oggi governatore della regione di Tula, ha il grado di generale e ha scortato Putin dal 1999 al 2007. Poi ha guidato le operazioni paramilitari in Crimea nel 2013-2014. Era alla nascita di Wagner. E ieri è stato uno dei governatori che non hanno registrato l’appello a Wagner a fermarsi. 

Una rassegna di chi ha parlato e chi no può aiutare a capire, ovviamente in modo indiziario, la configurazione del potere alla fine di una giornata che resterà nella storia. Ovviamente hanno taciuto Shoigu e Gerasimov, e ciò era scontato. ma, come nota “Agentsmedia”, dei 12 membri permanenti del Consiglio di sicurezza, solo cinque persone hanno commentato la ribellione di Prigozhin chiedendogli di fermarsi.

Altri sono stati zitti, ed ecco l’elenco fatto da questo informatissimo collettivo di giornalisti russi ieri sera tardi: zitto il direttore del Fsb Alexander Bortnikov, zitto il capo dell’amministrazione presidenziale Anton Vaino, zitto il primo vice capo dell'amministrazione presidenziale Sergei Kiriyenko, zitto l’altro primo vice capo dell'amministrazione presidenziale Alexei Gromov, zitto il primo ministro Mikhail Mishustin (e altri membri del governo), zitto il ministro degli affari interni Vladimir Kolokoltsev (zitto anche Lavrov, va detto). Tra i silenziosi, Nikolai Patrushev, il grande capo dei servizi, il direttore della Rosgvardia Viktor Zolotov. Silente anche Sergey Ivanov, altro membro permanente del Consiglio di sicurezza. […]

Estratto dell’articolo di Domenico Quirico per “la Stampa” il 25 giugno 2023.

Grossolano nei gusti, nelle abitudini, nel linguaggio, nella persona, perfino nel lavoro di padrone di una compagnia di ventura, manesco come un facchino, schiamazzone insolente: ecco in poche parole il ritratto del ribelle di Rostov, Prigozhin. Solo a guardarlo latrare, con l'elmetto di traverso e il grasso che sfonda il giubbotto antiproiettile, mentre annuncia la marcia su Mosca «per liberare il popolo», proprio lui, dopo averne fatte di tutte le tinte, ti mette il cuore a traverso.

Sentirlo parlar di libertà è bestemmia che dovrebbe annichilirlo, visto che nei suoi attacchi all'élite militare «con i figli al sole delle Maldive» pigliava caldane per la legge marziale e la guerra totale: «Bisogna vivere qualche anno sul modello della Corea del Nord... bisogna fucilare duecento persone come ha fatto Stalin» proponeva questa specie di Farinacci putiniano, di suocera del regime. Una lettura che dovrebbe suggerir prudenza a coloro che a occidente cominciano già a trovarlo simpatico perché risolverebbe il problema Putin.

Con violenze brutali, commettendo i peggiori abusi e spregevoli soperchierie, spremendo da un capo all'altro del Medio Oriente e dell'Africa la sua carne da mortai, frustata, macellata e dimenticata era diventato troppo ricco per essere punito. Finora. Ha infinite volte nell'anno e mezzo di guerra sfiorato il reato di lesa maestà. Chissà: il conquistatore di Bakhmut si è accorto che l'impunità stava per finire. 

La sua ascesa, le sue accuse che cadevano nel vuoto torricelliano, le sue ambizioni politiche (ha cercato di metter le mani sul partito nazionalista Rodina) gli hanno procurato rancori feroci e pressoché universali, nell'esercito, in una parte consistente dell'Fsb, i servizi di sicurezza, tra i mandarini della burocrazia accaparratrice putiniana.

[…]  Perché, sia detto di passaggio, in una cosa Putin ha ragione, Prigozhin è un traditore. Questo ex bandito (è stato nove anni in prigione ai tempi dell'Unione Sovietica) deve tutto al presidente: ricchezza potere immunità. Il problema del tradimento non è tradire, atto in sé assai facile, ma tradire bene. 

Il fattore tempo è il cappio che si stringe attorno al collo di tutti i ribelli, da sempre. Perché gli incerti, i doppiogiochisti, quelli che vorrebbero approfittare del cambio di regime e della confusione ma…all'inizio stanno in guardia, si defilano: negli alti comandi, nei ministeri e nei circoli che contano. Nelle ville di Rubliovka, la zona di Mosca dove vive l'élite, queste sono ore febbrili.

Si discute affannosamente sul che fare, ci si prepara a dormire in luoghi segreti (non si sa mai i vecchi metodi della Ceka, i cappotti di cuoio, il bussare all'alba…), si danno disposizioni ai piloti degli aerei privati di tenersi pronti al decollo.  […] 

Prigozhin ha capito che la guerra nel ventunesimo secolo rende, molto di più che preparar raviolini e insalate. Rende soprattutto quando la puoi fare da privato, senza bandiere ufficiali, senza regole da rispettare. In fondo ha solo copiato gli americani: furono loro, i mediocri strateghi dell'era Bush e del travagliato dominio a stelle e strisce, che si sono inventati gli eserciti privati per tenere a bada Iraq e Afghanistan senza dover contare ogni sera dei ragazzi americani morti al telegiornale. Era semplice, un metodo vecchio come la storia del mondo, privatizzare la guerra.

Bastava ingaggiare ex guerrieri alle prese con il mutuo da pagare, il divorzio, meglio ancora qualche conto con la giustizia da saldare e spedirli dove serve. A presidiare il terreno, le Zone Verdi, a ripulire gli angolini dagli indomabili terroristi.

[…] Prigozhin, un incrocio tra oligarca, signore della guerra e affarista geopolitico, è diventato così sempre più potente. Come i capibanda delle compagnie di ventura del Rinascimento ha scoperto che il conto in banca forse non basta: perché i regimi sono sospettosi verso chi è troppo forte o non sono così solidi come la stentata guerra in Ucraina ha dimostrato. […]

Jacopo Iacoboni per lastampa.it il 25 giugno 2023. 

Un ex detenuto russo, anche di un certo rilievo, di nome Sasha “Kurara”, ha postato un video su telegram nel quale sostiene che Evgheny Prigozhin – il celebre oligarca che ha ormai ammesso lui stesso di essere il fondatore del Gruppo di mercenari Wagner, uno dei sodali di Putin fin da quando gli apparecchiava la cena a San Pietroburgo (di qui il nomignolo di “cuoco di Putin”, ormai assolutamente riduttivo – è un «gallo”, ossia un ex detenuto anche lui, penetrato da uomini, forniva servizi sessuali ad altri prigionieri, e per questo aveva finito per occupare il rango “sociale” più basso nella ferrea gerarchia carceraria. 

La storia, un mix cruento di omofobia, scontri ra gang carcerari, sommovimenti nel potere underground russo – che La Stampa non ha potuto verificare indipendentemente – getta una nuova luce su un proclama vergato da Prigozhin il 17 novembre, nel quale l’oligarca annunciava l’intenzione di creare dei battaglioni di “violentati nell’ano”, «non posso metterli assieme agli altri combattenti di Wagner, creerò una divisione apposita».

Prigozhin aveva scritto: «Tutte le società hanno determinate regole di vita. Per esempio, in America è consuetudine che gli uomini si penetrino a vicenda. Le regole del carcere, invece, dicono che non si può stringere la mano a persone di basso rango, “i galli”, “gli offesi”, “gli abbattuti”, “i crestati”». Ora, se fosse vero quanto dice “Kurara” la storia acquisterebbe un senso diverso. 

Il video di Sasha inizia così: «Buon giorno, detenuti. Pace e prosperità alle vostre case. Vorrei aggiungermi a quanto già detto da “Grisha” di Mosca, il mio nome è Sasha, mi conoscono come Sasha Kurara. Vorrei farvi sapere che assieme a Evgheny Prigozhin siamo stati in prigione nello stesso periodo. Prigozhin è un pederasta, Prigozhin è un “offeso” (ossia una delle categorie di quelli che hanno ranghi sociali abbassati, in carcere, a causa di inclinazioni sessuali o semplicemente per il loro esser diversi), che in carcere aveva il suo posto, stava al suo posto, e accettava il suo posto.

 E ora, voi che vi unite alla sua sua compagnia mercenaria, la Pmc Wagner, vi mettete sotto la scritta “froci”. Dunque, siete comandati e organizzati da un frocio, vi rendete uguali a un frocio, anzi, non uguali, di rango più basso dei froci, perché state sotto un frocio, che in persona mi fece del sesso orale, quando eravamo in prigione, ci divertivamo così. Ti ricordi, Zhenya? Ricòrdatelo, fottuto gallo p..., venivi s...» 

In un secondo video lo stesso ex detenuto dice: «Sono qui, se non ci credete, incontriamoci. Mi trovo in Turchia, ad Alanya. Nessun problema a incontrarci.  Se non vi taglio la gola, vi fotto in culo. Tutti voi che siete in Wagner, guardate qui, e qui e qui [nel video mostra tutta una serie di tatuaggi carcerari], sono passato attraverso un sacco di cose, nella mia vita, e sono responsabile per ogni singola mia parola. Prigozhin è un frocio, io personalmente l’ho s… in bocca».

Il contenuto di entrambe queste clip è stato rilanciato da diversi account che analizzano il mondo underground russo. Ma Kurara non è il solo che sta mandando messaggi minacciosi a Prigozhin su un suo presunto passato. Il “Grisha” a cui Kurara si riferisce è Grisha “Moskovskiy”, anche lui un bandito e detenuto russo che secomdo alcuni sarebbe a livelli alti nella gerarchia carceraria: anche lui ha minacciato tutti i detenuti russi che accettano di unirsi al Gruppo Wagner dicendo che un uomo che si rispetti non andrebbe in Ucraina a uccidere donne, bambini e anziani.

In questo coacervo di brutalità e tremenda omofobia, il bersaglio di questi video – che sono diventati subito a modo loro virali – ossia Evgheny Prigozhin, tace. Nonostante in questo periodo non si può dire che sia stato parco di esternazioni. Finora non c’è una sua risposta alle minacce e alle allusioni violente di cui questa volta è lui stesso vittima.

Estratto da repubblica.it il 25 giugno 2023.

Un furgone carico di scatole con denaro in contanti è stato trovato parcheggiato vicino a quello che si presume sia un ufficio del capo di Wagner Evgenij Prigozhin all'Hotel Trezzini di San Pietroburgo, secondo quanto riferito dal portale di inchieste Fontanka. Nel rifugio, oltre che alle mazzette di rubli, sarebbero stati rinvenuti passaporti falsi con la foto del leader della Wagner, così come armi e addirittura lingotti d’oro. 

Secondo Fontanka, la quantità di denaro scoperto nel corso di una perquisizione da parte delle autorità nella giornata di sabato, mentre il leader della Wagner guidava la rivolta armata, ammonterebbe a 4 miliardi di rubli, ovvero circa 43 milioni di euro. [...]

Non è chiaro chi abbia ordinato la perquisizione, ma Prigozhin ha confermato le notizie dei media in un messaggio audio su uno dei suoi canali Telegram, affermando che i soldi che teneva in un furgone e due autobus erano destinati agli stipendi, oltre che al pagamento dei cosiddetti Risarcimento “Cargo 200” per le famiglie dei combattenti uccisi.

Scovato il ‘tesoretto’ della Wagner di Prigozhin: milioni e oro a San Pietroburgo. Redazione CdG 1947 su Il Corriere del Giorno il 25 Giugno 2023

Sequestrati gli stipendi dei mercenari: 4 miliardi di rubli, equivalente di circa 43 milioni di euro. Prigozhin da 'cuoco di Putin' a traditore della patria

Il ‘tesoretto’ della Wagner e di Yevgheny Prigozhin è stato sequestrato a San Pietroburgo mentre andava in scena la rivolta ed il presunto golpe , che si è arrestato a 200 km da Mosca e dal presidente russo Vladimir Putin. Il servizio di sicurezza russo ha trovato 44 milioni di euro in contanti dopo aver fatto irruzione nel quartier generale della Wagner a San Pietroburgo all’Hotel Trezzini.. Durante la perquisizione condotta nell’albergo, un minivan bianco ha destato sospetti in quanto non apparteneva a nessuno degli abitanti di Akademichesky Lane, la strada dove era parcheggiata la vettura.

A quel punto sono intervenuti gli artificieri per scongiurare la presenza di esplosivo. Ed è così che sono stati scoperti gli scatoloni piene di soldi. All’interno di scatole scovate vicino al rifugio del fondatore e leader del gruppo sono state trovate cinquemila banconote per un valore di circa quattro miliardi di rubli, equivalente a 43 milioni di euro. Dopo che queste informazioni sono state pubblicare dalla stampa locale, Prigozhin ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che oltre al furgone sono stati trovati anche altri due minibus contenenti il suo denaro. Il leader della Wagner ha chiosato: “Abbiamo sempre utilizzato contanti per finanziare le attività del nostro gruppo. I soldi servono per pagare i soldati”. Secondo il canale Telegram che funziona da ufficio stampa del Gruppo, il denaro doveva servire come “risarcimento ‘Cargo 200‘ e altre questioni“, (per i familiari dei combattenti ndr)

Lo ha reso noto il sito Fontanka, aggiungendo che vicino all’ufficio sono stati trovati anche cinque chili di lingotti d’oro, sei pistole in pacchi e cinque mattonelle di polvere bianca. Il denaro, come hanno riferito media russi, sarebbe servito per le spese dell’organizzazione di mercenari. Trovati anche documenti, tra cui passaporti a nome di Prigozhin, con gli stessi dati anagrafici, ma con la fotografia apposta di un altro uomo. Si tratta di un sosia di Prigozhin, che nel 2021 ha girato l’Europa, sostiene il sito Fontanka. 

Il business della Wagner va ben oltre la guerra Ucraina-Russia. La compagnia, che ha avuto un ruolo primario nella battaglia di Bakhmut, secondo il Csis (Center for Strategic and International Studies) di Washington ha operato in almeno 30 Paesi e dispone di almeno due campi d’addestramento in Russia. La sua “gestione e le operazioni sono strettamente interconnesse con la comunità militare e d’intelligence russa“. Già nel 2014, la Wagner ha partecipato all’addestramento, l’organizzazione e la fornitura di armi alle milizie filorusse del Donbass. Secondo il Csis, l’organizzazione ha partecipato anche a combattimenti e la raccolta d’intelligence nel Donbass, oltre a essere coinvolta nell’occupazione russa della Crimea.

Negli ultimi otto anni, ricorda il Csis, i mercenari della Wagner sono stati impiegati anche in Siria, Libia, Sudan, Mali, Repubblica Centroafricana, Madagascar, Mozambico e Venezuela. Spesso sono utilizzati per garantire la sicurezza di interessi russi, ma anche dei governi ospiti, e in qualche occasioni sono stati coinvolti in combattimenti.

Ma perché Evgheny Prigozhin ha fermato l’avanzata della Wagner verso Mosca? Quale accordo ha posto fine al ‘presunto’ golpe in Russia? E dov’è ora il leader dei mercenari? Nel “day after” della Russia di Vladimir Putin, abbondano le domande in uno scenario da decifrare dopo la rivolta che si è fermata a 200 km dalla capitale russa. 

Dagli hot dog con la senape fatta in casa, nel cucinino della casa della madre, al primo ristorante con le spogliarelliste per attirare clienti e uno speciale proiettore luminoso, usato personalmente per controllare ogni mattina, dopo le pulizie del locale, che non fossero rimaste polvere o briciole sotto i tavoli, fino alle ostriche servite al Cremlino o la ‘cheesecake del milionario‘, offerta in uno dei suoi ristoranti. Il salto di specie di Prigozhin arriba nel 2014, grazie al serbatoio naturale del rancio per i militari. Quando l’ex detenuto imprenditore del cibo, estende i suoi interessi economici ai mercenari che mette a disposizione del Cremlino e delle sue avventure nel mondo, offrendo alla sempre più aggressiva postura di politica estera della Russia, un braccio armato flessibile e estraneo ai vincoli del diritto e delle regole.

L’origine dell’impero costruito dal ‘cuoco di Putin’, una volta uscito di prigione all’inizio degli anni Novanta, scontata la condanna, la seconda, dopo una prima con la condizionale, a 13 anni di carcere per furto con aggressione, sta negli hot dog che vende per le strade di Leningrado, preparando con le sue mani la salsa con cui insaporiva i panini, arrivando a incassare l’equivalente di mille dollari al mese, al netto dei cento euro per chiosco che versava alla criminalità organizzata per protezione. 

I profili Telegram russi descrivono una Wagner ora mercenari divisi tra chi confidava in un’azione decisa e chi continua a seguire il leader. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha reso noto che i miliziani non subiranno procedimenti penali: sono liberi di tornare nelle loro basi, in attesa che venga definito il rapporto tra la formazione e il ministero della Difesa. La Wagner finirà sotto l’ombrello delle forze armate? Tutta o in parte? Il principale interrogativo riguarda Prigozhin. Il leader della compagnia, dopo il dietrofront, avrebbe dovuto raggiungere la Bielorussia, secondo il Cremlino. Non è chiaro però dove si trovi ora, dopo aver salutato nella serata del 24 giugno i cittadini di Rostov. Ai media che dalla Russia hanno provato a contattarlo, è arrivata una risposta interlocutoria dell’ufficio stampa: “Manda i saluti a tutti e risponderà alle domande quando comunicherà normalmente“

Prigozhin, venerdì sera considerato un traditore, 24 ore dopo è stato sostanzialmente ‘perdonato’, così come i suoi miliziani. Dall’orlo della guerra civile si è tornati ad una apparente normalità, grazie all’intervento a sorpresa come mediatore del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko. Redazione CdG 1947

La marcia sulla terza Roma di Prigozhin: gli enigmi di un golpe mediatico. Rossella Maraffino, corrispondente da Lugansk, su L'Indipendente il 25 giugno 2023.

Se questo è stato un tipico sabato russo, si preannuncia un’estate senza tregua, se non dal fronte di guerra, quantomeno da quello della comunicazione. Da 36 ore sui social media e sui giornali impazzano ondate di commenti e speculazioni sulla ribellione armata annunciata da Prigožin. Il dibattito è particolarmente vivo qui a Lungansk e in tutto il Donbass, dove il gruppo Wagner hanno imparato a conoscerlo sul campo. Quali gli obiettivi della mossa di questo losco ex cuoco di Putin divenuto generale potentissimo? Perché una risposta tutto sommata blanda e conciliante da parte del governo di Mosca al punto di accettare la mediazione bielorussa?

Durante le fasi più tese della giornata di ieri si sono susseguite le dichiarazioni di sostegno e fedeltà al governo di Putin su tutti i livelli della società russa: dai quadri più vicini come M. Zacharova, vice ministro degli Esteri e D. Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, al metropolita Kirill fino ad arrivare а K. Malofeev, influente personalità politica dell’ala più conservatrice del panorama russo. Tutte le dichiarazioni riportano l’attenzione sul concetto di tradimento e sull’importanza dell’unità interna. La lotta al nemico comune deve rimanere il punto focale, che deve superare ogni lotta intestina, così le personalità russe: in Russia l’interesse collettivo sembra costituire ancora la base stabile su cui tutti i processi politici possono fare forza.

In una dialettica così allineata e apparentemente cementificata nell’opinione pubblica, la situazione appare più che paradossale, considerando anche la fama eroica che i wagneriani si erano guadagnati durante l’operazione speciale, specialmente dopo la presa di Bakhmut. Gli stessi compagni d’armi si dichiarano disorientati: la maggior parte dei ranghi della Wagner stessa sembrano “non avere idea dei piani della propria leadership” afferma A. Khodakovsky, comandante del battaglione Vostok di stanza a Donetsk.

Se dunque da un lato l’opinione pubblica risulta essere perfettamente allineata, sebbene con toni preoccupati, quasi paternalistici condannando senza riserve l’azione di Prigožin, dall’altro leggiamo una reazione inaspettatamente enigmatica da parte di Putin, il quale non formula attacchi diretti alla persona del comandante della compagnia. Un eccesso di tatto, dopo mesi di dichiarazioni di Prigožin, al contrario apertamente critiche (per usare un eufemismo), nella gestione della guerra e degli armamenti? Rimane difficile pensare a una crisi di questa portata come una sfida a singolar tenzone: piuttosto, andrebbe riformulata l’idea della crisi stessa.

Innanzitutto, il tentato golpe è divenuto tale solo nei resoconti altisonanti dei media occidentali, i quali sembrano aver saltato a piè pari le stesse parole di Prigožin: «Il nostro non è un golpe; non è un colpo di stato militare, ma una marcia per la giustizia». Effettivamente, cosciente sì della fama della Wagner in Russia, ma ancora più consapevole dell’attaccamento dei russi al Presidente e all’unità nazionale, neanche in un eccesso di hybris Prigožin avrebbe potuto pensare di prendere il potere senza l’appoggio di parte della classe politica o perlomeno dell’esercito. Al contrario, destabilizzarlo, riassettarne le posizioni di potere liberando “Mosca da corrotti e bugiardi”, fosse anche in maniera plateale, forse sì.

Lo scenario del braccio di ferro tra poteri forti si fa plausibile anche pensando al fatto che nessun genere di violenza è stata utilizzata da nessun lato dei due schieramenti: vediamo nelle testimonianze video una Rostov non ostile alla presenza dei mercenari e viceversa, e le notizie trapelate di elicotteri abbattuti sono state prontamente smentite. In una situazione di pericolo non sarebbe difficile immaginare una reazione più decisa, in una o nell’altra direzione, a maggior ragione se si volesse dare per buone le indiscrezioni su un’influenza occidentale nella ribellione dei “violinisti”:  si prendano ad esempio gli attacchi degli incursori nella regione di Belgorod, piccola ma simbolica crepa sui confini fino ad allora intatti della Russia.

Il fatto discutibile rimane sostanzialmente uno, ossia come sia possibile dopo mesi di malcontento che certi screzi interni non siano stati risolti e soprattutto, perché a un anno dall’inizio dell’appalto della compagnia sul fronte del Donbass, fino ad oggi non sia stato regolamentato il suo impiego. Fino ad oggi, appunto: verso sera, con la mediazione del presidente bielorusso Lukashenko, la “marcia della giustizia” sembra essersi sciolta in un accordo soddisfacente per entrambe le parti. Il governo russo concede l’amnistia, Prigožin viene estradato in Bielorussia, ma soprattutto l’apparato Wagner viene assorbito dall’esercito regolare. Un niente di fatto per gli osservatori occidentali assetati di sangue: col giungere della domenica, santa per il credente popolo russo, questa rocambolesca dimostrazione di forza trova una civile, forse poco ortodossa risoluzione, per regolamentare l’irregolamentabile.

Al tempo della marcia su Roma la storia ci ha mostrato come la combinazione tra una resistenza limitata delle forze dell’ordine, l’instabilità politica e una volontà debole del potere abbia spalancato le porte al colpo di stato. La strada che Prigožin ha scelto per marciare sulla terza Roma si è invece rivelata lastricata di compattezza sul piano politico, militare, e soprattutto, nel bene o nel male, sul piano umano. A quanto pare inaspettatamente, per chi in 36 ore aveva già annunciato la disfatta della Russia.

[di Rossella Maraffino, corrispondente da Lugansk]

Guerra Ucraina - Russia, le news del 26 giugno.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi. Putin: «I miliziani della Wagner possono firmare con l'esercito o trasferirsi in Bielorussia». di Francesco Battistini, inviato, Marco Imarisio, inviato e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 26 giugno 2023.

Le notizie sulla guerra di lunedì 26 giugno. Usa: «Non siamo coinvolti nella rivolta della Wagner. Comunicazioni con Mosca buone nel weekend». Kiev: «Abbiamo attraversato il Dnipro». I filorussi negano. Prigozhin: «Il nostro obiettivo non era spodestare Putin» 

• Discorso alla nazione di Vladimir Putin. Il presidente russo ha condannato i «traditori» ed esortato i componenti della Wagner a trasferirsi in Bielorussia dove si stanno allestendo dei campi per i mercenari

• Dopo l’ammutinamento dei mercenari della Wagner di sabato, l’esercito ucraino afferma di essere riuscito ad avanzare nel Donetsk.

• Non hanno notizie chiare di Putin che è apparso in un video che si pensa sia stato registrato prima della rivolta.

• Secondo Blinken, quello che è successo in Russia dimostra l’esistenza di «vere crepe» nel gruppo di Putin. A Mosca si ostenta normalità.

• La Cina «sostiene la Russia nel mantenimento della stabilità nazionale»: lo si legge in una nota del ministero degli Esteri cinese.

Ore 00:01 - Telefonata Biden-Zelensky

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente Usa Joe Biden hanno avuto un colloquio telefonico nel corso del quale hanno discusso quanto accaduto in Russia sabato. Su Telegram, Zelensky ha definito la conversazione «positiva e stimolante». «Abbiamo discusso delle ostilità e dei processi in corso in Russia. Il mondo deve fare pressione sulla Russia fino al ripristino dell’ordine internazionale», ha detto il presidente ucraino. «È importante aumentare ulteriormente le capacità dell’Ucraina di proteggere i cieli. In questo contesto, l’ho ringraziato per il sostegno della coalizione dei jet da combattimento. Abbiamo discusso di un’ulteriore espansione della cooperazione per la difesa, con particolare attenzione alle armi a lungo raggio», ha aggiunto Zelensky. Biden, nel corso del colloquio, avrebbe ribadito il sostegno statunitense a Kiev.

Ore 00:15 - Kiev: «Russia ha trasferito unità da Ucraina per proteggere Mosca»

La Russia ha trasferito due unità aviotrasportate dai territori occupati dell’Ucraina per proteggere la sua capitale, Mosca, durante l’ammutinamento del gruppo Wagner. Lo sostiene il Centro di resistenza nazionale dell’esercito ucraino, citato da Kyiv Independent. Secondo quanto riferito, fino a due compagnie della 76a divisione d’assalto aviotrasportata della Russia sono arrivate a Mosca con aerei da trasporto Il-76. Il comando russo «ha in programma di tenerle (a Mosca) per almeno una settimana», ha riferito il centro ucraino.

Ore 01:24 - La Gran Bretagna ha addestrato oltre 17 mila reclute ucraine

Più di 17.000 reclute ucraine sono state addestrate dalla Gran Bretagna e da suoi alleati nell’ultimo anno per aiutare Kiev a combattere l’invasione russa. Lo ha dichiarato il ministero della Difesa britannico, per il quale le reclute sono state sottoposte a un programma «estenuante» di cinque settimane per trasformarle «da civili a soldati». La Gran Bretagna e nove nazioni partner - Canada, Australia, Nuova Zelanda, Norvegia, Finlandia, Svezia, Danimarca, Lituania e Paesi Bassi - hanno avviato il programma nel giugno dello scorso anno. Il piano guidato dal Regno Unito, denominato Operazione Interflex, ha insegnato alle reclute, che avevano poca o nessuna esperienza militare precedente, varie competenze tra cui l’uso delle armi, il primo soccorso sul campo di battaglia e le tattiche di pattugliamento.

Ore 02:18 - I russi stanno bombardando la regione di Odessa

Le forze russe stanno attaccando la regione di Odessa, nell’Ucraina meridionale, con missili e droni: lo ha reso noto il portavoce dell’amministrazione militare regionale, Sergiy Bratchuk, come riporta Rbc-Ucraina. Da parte sua, il comando operativo Sud delle Forze armate di Kiev ha sottolineato che «la difesa aerea sta lavorando nella regione di Odessa. I residenti sono stati invitati a rimanere nei rifugi durante un allarme... I combattimenti sono in corso, la difesa aerea sta funzionando, anche sulla città», ha riferito il comando.

Ore 04:47 - La Cina ribadisce il proprio sostegno al Cremlino

La Cina ha ribadito il proprio sostegno al governo della Russia ieri, dopo l’insurrezione di breve durata che lo scorso fine settimana ha visto protagonista il gruppo paramilitare Wagner, guidato da Evgenij Prigozhin. Commentando ufficialmente per la prima volta i drammatici avvenimenti in Russia, il ministero degli Esteri cinese ha affermato in una nota che quanto avvenuto è «una questione interna alla Russia». «Come vicino amichevole della Russia e partner strategico globale di coordinamento per una nuova era, la Cina sostiene la Russia nel mantenimento della sua stabilità nazionale e nel conseguimento dello sviluppo e della prosperità», afferma la nota. La cauta presa di posizione di Pechino giunge solo dopo che la crisi in Russia è rientrata, con l’esilio di Prigozhin in Bielorussia e il ritorno dei miliziani della Wagner nelle loro basi avanzate in Ucraina.

Ore 05:48 - Blinken: «Crepe reali nel sistema Putin, ma ancora non siamo agli atti finali»

La rivolta contro il Cremlino del leader del gruppo paramilitare Wagner, Evgenij Prigozhin, ha esposto «crepe reali» nel sistema di potere del presidente russo Vladimir Putin. Lo ha dichiarato ieri il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, commentando i drammatici avvenimenti verificatisi in Russia lo scorso sabato. Quella di Prigozhin, ha affermato Blinken ai microfoni dell’emittente televisiva «Cbs News», è stata «una sfida diretta all’autorità di Putin»: «Tutto questo solleva profondi interrogativi, e mette in mostra crepe reali», ha detto il capo della diplomazia Usa, definendo quella di sabato «una serie straordinaria di eventi» che «non è ancora giunta al suo atto finale».

Ore 06:30 - Il ministro della Difesa Shoigu visita le truppe russe in Ucraina

Il ministro della Difesa Sergei Shoigu, che possiede uno dei tre codici per l’atomica, ha fatto visita alle truppe russe in Ucraina. Si tratterebbe di una mossa decisa da Vladimir Putin

Ore 06:54 - Media russi: durante la rivolta Prigozhin tentò (invano) un contatto con Putin

Il notiziario indipendente russo Meduza, citando fonti anonime interne del Cremlino, ha riferito che Yevgeny Prigozhin ha cercato di mettersi in contatto con l’amministrazione presidenziale russa a mezzogiorno del 24 giugno, mentre i combattenti di Wagner si spostavano a nord da Rostov sul Don verso Mosca. Secondo le loro informazioni, Putin si è rifiutato di parlare con Prigozhin. È quanto sostiene l’Istituto per lo studio della guerra nella sua ultima valutazione. Sempre secondo Meduza, Prigozhin una volta che ha osservato la mancanza di un ampio sostegno militare per le azioni di Wagner ha cambiato idea sulle prospettive. Solo a quel punto il Cremlino si è rivolto ai negoziati. Le persone coinvolte nei colloqui includevano il dittatore bielorusso Alexander Lukashenko, il capo di stato maggiore dell’ufficio presidenziale russo Anton Vaino e l’ambasciatore russo in Bielorussia Boris Gryzlov.

Ore 07:05 - Il ministro della Difesa Shoigu russo visita le truppe dopo l’ammutinamento di Wagner 26 giugno

Il ministro della difesa russo Sergei Shoigu ha visitato le truppe russe coinvolte nell’esercito operazione in Ucraina, ha riferito lunedì l’agenzia di stampa RIA, la sua prima apparizione pubblica dall’ammutinamento del fine settimana del Gruppo paramilitare Wagner. Gli ammutinati guidati dal capo Wagner Yevgeny Prigozhin avanzarono su Mosca per rimuovere ciò che chiamavano la Russia corrotta e leadership militare incompetente, prima di tornare improvvisamente a un’area dell’Ucraina orientale controllata dalla Russia dopo un accordo con il Cremlino mediato dal leader bielorusso Alexander Lukashenko.

Ore 07:11 - Rublo russo a picco

Nella prima mattinata di lunedì, le borse danno il rublo russo al minimo degli ultimi 15 mesi contro il dollaro, rispondendo per la prima volta all’ammutinamento di Wagner.

 Alle 04:15 GMT, il rublo era più debole del 2,1% rispetto al dollaro a 86,50, dopo aver toccato in precedenza 87,2300, il suo punto più debole dalla fine di marzo 2022. Aveva perso il 2,2% a 94,37 contro l’euro e perso il 2,1% contro lo yuan a 11,95 .

Ore 07:36 - No di Putin a contatto diretto con Prigozhin durante rivolta

Il notiziario indipendente russo Meduza, citando fonti anonime interne del Cremlino, ha riferito che Yevgeny Prigozhin ha cercato di mettersi in contatto con l’amministrazione presidenziale russa a mezzogiorno del 24 giugno, mentre i combattenti di Wagner si spostavano a nord da Rostov sul Don verso Mosca.

 Secondo le loro informazioni, Putin si è rifiutato di parlare con Prigozhin. Sempre secondo Meduza, Prigozhin una volta che ha osservato la mancanza di un ampio sostegno militare per le azioni di Wagner ha cambiato idea sulle prospettive. Solo a quel punto il Cremlino si è rivolto ai negoziati. Le persone coinvolte nei colloqui includevano il dittatore bielorusso Alexander Lukashenko, il capo di stato maggiore dell’ufficio presidenziale russo Anton Vaino e l’ambasciatore russo in Bielorussia Boris Gryzlov.

Ore 07:48 - Kiev: la controffensiva ha liberato 130 km quadrati nel sud

La controffensiva delle truppe ucraine è riuscita a riconquistare un totale di 130 chilometri quadrati nel sud del Paese che erano stati occupati dalla Russia, ha detto il vice ministro della Difesa ucraino Hanna Maliar in una dichiarazione pubblicata su Telegram. «Dall'inizio dell'offensiva, l'area liberata nel sud è di 130 chilometri quadrati», ha detto Maliar. La maggior parte del territorio è stata riconquistata dalle forze ucraine nella prima settimana della controffensiva. Negli ultimi sette giorni, l'Ucraina ha riconquistato 17 chilometri quadrati nella parte meridionale del Paese «come risultato del miglioramento delle operazioni tattiche di posizionamento e dell'allineamento della linea del fronte», ha detto Maliar. Secondo il vice ministro, l'Ucraina continua a lanciare operazioni offensive in direzione di Berdiansk e Melitopol, due città ucraine occupate dalla Russia nel sud del Paese.

Ore 07:48 - Il ministero della Difesa russo ha rilasciato un filmato non datato di Shoigu in Ucraina che si presume essere di oggi

Ore 07:58 - Che cosa faranno i militari della Wagner?

Non è ancora chiaro esattamente quali siano per Wagner i termini dell'accordo che hanno messo fine alla ribellione, ma l'ISW suggerisce che il fatto che le truppe Wagner stiano tornando alla base con il loro equipaggiamento significhi che il Cremlino intende mantenere almeno elementi del gruppo, piuttosto che smobilitarli immediatamente. Ha osservato che il capo del comitato di difesa della Duma, Andrei Kartapolov, domenica ha annunciato che stava lavorando a una legge per regolamentare le compagnie militari private, ma ha sottolineato che non era necessario vietare il gruppo Wagner in quanto è «l'unità più pronta al combattimento in Russia».

Ore 08:16 - Kiev: raffica di attacchi contro la regione di Zaporizhzhia

La Russia ha scatenato a partire dalla giornata di ieri una raffica di attacchi contro la regione ucraina di Zaporizhzhia. A denunciarlo è stato questa mattina lo stato maggiore dell'esercito di Kiev. Da ieri è stato registrato il lancio di sei missili S 300 e di 45 razzi oltre a 33 attacchi aerei, hanno riferito i militari. «A seguito degli attacchi terroristici russi, si sono registrati feriti tra i civili, il danneggiamento di edifici residenziali, commerciali ed amministrativi oltre che di veicoli privati». Secondo lo stato maggiore di Kiev, le truppe russe hanno cercato di fermare l'avanzata delle unità ucraine e riprendere le posizioni perdute.

Ore 08:57 - La Cina minimizza la ribellione di Wagner come "affari interni" della Russia

Funzionari cinesi hanno descritto una ribellione fallita del gruppo di mercenari Wagner come "affari interni" di Mosca, mentre un portavoce dei media statali ha liquidato le divisioni in Russia come un'"illusione" sfruttata dall'occidente. Il vice ministro degli Esteri russo Andrei Rudenko ha tenuto colloqui a Pechino domenica dopo la più seria sfida alla presa del potere del presidente Vladimir Putin da quando è salito al potere nel 2000. Il ministero degli Esteri cinese inizialmente ha detto solo che Rudenko aveva scambiato opinioni con il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, sulle relazioni sino-russe e su "questioni internazionali e regionali di interesse comune".

Ore 08:24 - Cosa succede ora in Russia? In bilico Shoigu e Gerasimov, le voci su Dyumin alla Difesa

(di Fabrizio Dragosei) Quando venerdì Prigozhin aveva accusato gli alti vertici militari di aver ordinato il bombardamento dei suoi uomini, il ministero della Difesa si era affrettato a diffondere un comunicato per smentire l’accaduto. Poi però, mentre gli eventi incalzavano e sembrava quasi che i wagneriani potessero arrivare ad assalire Mosca, non si è avuta più alcuna notizia degli alti papaveri militari. Putin sabato mattina ha parlato in tv alla nazione ma i due grandi nemici di Prigozhin sono invece completamente scomparsi dalla scena politica.

 E da quanto si è visto, sembra proprio che non siano nemmeno stati in grado di organizzare una adeguata mobilitazione di uomini e mezzi per fermare la colonna dei mercenari che ha percorso quasi 800 chilometri verso la capitale. Il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo di stato maggiore Valery Gerasimov non si sono mai sentiti mentre si decideva la sorte del Paese.

Ore 08:47 - Borrell: «Mostro creato da Putin si rivolta contro di lui»

«Il mostro creato da Vladimir Putin con la guerra in Ucraina sta agendo contro il suo creatore». Lo ha detto l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell arrivando al Consiglio a Lussemburgo. «Questo è il momento di sostenere Kiev più di ogni altro momento ed è un bene che l'Epf sia rimpinguato con altri 3,5 miliardi. La guerra sta incrinando la forza militare russa e sta mettendo in crisi il governo: ora una potenza nucleare come la Russia potrebbe affrontare un periodo d'instabilità e dobbiamo prendere in considerazione questo scenario», ha aggiunto.

Ore 09:20 - Intelligence Gb, ucraini avanzano a Bakhmut

Le forze di difesa ucraine stanno avanzando da nord e sud vicino a Bakhmut ed è improbabile che la Russia abbia riserve significative per invertire la tendenza, secondo l'intelligence britannica. Le forze ucraine vicino a Bakhmut sono avanzate dai fianchi nord e sud vicino a Bakhmut come parte di un'operazione multi-brigata. Finora, ci sono state poche prove che la Russia abbia riserve significative di forze di terra a livello operativo che potrebbero essere utilizzate per rinforzi tra le molte minacce che ora affronta in settori lontani l'uno dall'altro, da Bakhmut alla riva orientale del Dnepr, a più di 200 chilometri tra loro. Le forze armate dell'Ucraina stanno facendo progressi tattici in aree chiave.

Ore 09:47 - Kommersant: «L'FSB sta ancora indagando su Prigozhin e non ha ritirato le accuse»

Il giornale russo Kommersant afferma che l'FSB sta ancora indagando su Prigozhin per la sua rivolta armata e non ha ritirato le accuse, nonostante il Cremlino abbia affermato il contrario. Secondo la fonte di Kommersant, è passato troppo poco tempo per prendere una decisione diversa.

Ore 10:09 - Nato, eventi in Russia mostrano errore strategico di Putin

«Stiamo monitorando la situazione in Russia, quanto è accaduto è un fatto interno e mostra l'enorme errore strategico di Vladimir Putin» nel dar vita «all'invasione illegale dell'Ucraina». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in un punto stampa da Vilnius con il presidente della Lituania Gitanas Nauseda. «Stiamo monitorando anche la situazione in Bielorussia e definiamo irresponsabile l'annuncio della Russia di trasferire lì armi nucleare tattiche. Non abbiamo alcuna indicazione di un possibile uso di queste armi ma restiamo vigili», ha aggiunto.

Ore 10:09 - Estonia, crisi interna russa favorisce vittoria

«Questa situazione in Russia ci dà maggiori possibilità di sostegno all'Ucraina e di trovare vie per la vittoria». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna, al suo arrivo al Consiglio Esteri.

Ore 10:25 - Kiev: almeno 15 membri Nato pronti a sostenere adesione Ucraina

Almeno quindici Paesi membri della Nato sosterranno l’eventuale adesione di Kiev all’Alleanza atlantica durante il vertice di Vilnius previsto per l’11 e 12 luglio. Lo ha affermato il vice primo ministro ucraino per l’Integrazione europea ed euro-atlantica, Olha Stefanishyna. «Se giudichiamo in base a una scala di 30 o 31 punti, ci sono almeno 15 punti da quei Paesi che comprendono la necessità di una decisione del genere. Non si tratta di sostenere o meno l’Ucraina - tutti i Paesi sostengono l’Ucraina, tutti i Paesi hanno preso decisioni storiche e politiche senza precedenti», ha dichiarato Stefanishyna, citata dal quotidiano ucraino Dzerkalo Tyzhnia. Ha aggiunto che «la stragrande maggioranza» degli stati membri europei della Nato ha appoggiato l’eventuale adesione dell’Ucraina all’alleanza atlantica perché la mossa è «una garanzia di sicurezza».

Ore 10:39 - Il video di Shoigu? «Vecchio»

Il video del ministro della difesa russo Sergei Shoigu che visita le truppe è antecedente alla tentata avanzata su Mosca: lo rivela un giornalista del Wall Street Journal, riepilogando i fatti del giorno. Secondo quanto spiega Yaroslav Trofimov, la milizia Wagner è ancora lì, armata; nonostante la promessa di amnistia del Cremlino, l’indagine penale su Prigozhin, accusato di ammutinamento, continua. Ma non si sa dove sia il miliziano.

Ore 11:07 - Pechino, con Mosca stretta comunicazione a tutti i livelli

Cina e Russia mantengono una «stretta comunicazione a tutti i livelli». Lo ha detto la portavoce del ministero cinese degli Esteri, Mao Ning, in conferenza stampa, rispondendo a una domanda sulla ribellione, poi rientrata, di sabato scorso del gruppo Wagner. Lo riporta il Global times su Twitter. Gli eventi di sabato, ha spiegato Mao, «sono un affare interno della Russia. In qualità di vicino amichevole e per promuovere un partenariato strategico globale per una nuova era, la Cina ritiene che la Russia possa mantenere la stabilità e raggiungere lo sviluppo», ha aggiunto.

Ore 11:16 - L'analisi della politologa Tatiana Stanovaya sulle scelte di Prigozhin ela risposta del Cremlino: «Putin non ha bisogno della Wagner»

Su Twitter, Tatiana Stanovaya, fondatrice e Ceo di R.Politik, fa un'analisi a punti sul quello che è successo sabato in Russia, con l'ammutinamento dell Wagner di Prigozhin e le reazioni del Cremlino.

 1. La ribellione di Prigozhin non è stata una corsa al potere. Nasce da un senso di disperazione; Prigozhin è stato costretto a lasciare l'Ucraina e si è trovato incapace di sostenere Wagner come aveva fatto prima, mentre la macchina statale gli si stava rivoltando contro. Ormai Putin lo ignorava e sosteneva pubblicamente i suoi avversari più pericolosi.

 2. L'obiettivo di Prigozhin era attirare l'attenzione di Putin e imporre una discussione sulle condizioni per preservare le sue attività: un ruolo definito, sicurezza e finanziamenti. Queste non erano richieste per un rovesciamento del governo; erano un tentativo disperato di salvare la sua «impresa», sperava che i suoi meriti nel prendere Bakhmut sarebbero stati presi in considerazione. Ora sembra che questi meriti abbiano aiutato Prigozhin a uscire vivo da questa crisi, ma senza un futuro politico in Russia (almeno finché Putin è al potere).

 3. Prigozhin è stato colto alla sprovvista dalla reazione di Putin e si è trovato impreparato ad assumere il ruolo di rivoluzionario. Inoltre, non era pronto a raggiungere Mosca, se fosse rimasta la sua unica opzione. Sarebbe stata un'azione che avrebbe inevitabilmente comportato l'eliminazione di lui e dei suoi combattenti.

4. Quelli che potevano, hanno contattato Prigozhin con offerte di arrendersi. Questo probabilmente ha creato in lui un ulteriore senso di morte imminente. Tuttavia, non credo che si sia svolta alcuna trattativa ad alto livello. Lukashenko ha presentato a Prigozhin un'offerta approvata da Putin per ritirarsi a condizione che Prigozhin avrebbe lasciato la Russia e la Wagner sarebbe stato sciolta.

 5. Non credo che Prigozhin fosse in grado di avanzare richieste (come le dimissioni di Shoigu o Gerasimov - qualcosa che molti osservatori si aspettano oggi. Se accadranno, saranno per un altro motivo). Dopo il discorso di Putin la mattina del 24 giugno, la preoccupazione principale di Prigozhin era trovare una rampa di uscita.Se fosse andato avanti, in poche ore rischiava di essere ucciso. È possibile che Putin gli abbia promesso sicurezza a condizione che Prigozhin rimanga in Bielorussia. Confermo la mia precedente affermazione secondo cui Putin e lo stato hanno subito un duro colpo (che avrà ripercussioni significative per il regime). Tuttavia, voglio sottolineare che l'immagine è sempre stata una preoccupazione secondaria per Putin. Putin ha oggettivamente risolto il problema Wagner e Prigozhin sciogliendo la prima ed espellendo il secondo. La situazione sarebbe stata di gran lunga peggiore se fosse culminata in un sanguinoso pasticcio alla periferia di Mosca. E no, Putin non ha bisogno della Wagner o di Prigozhin. Può cavarsela con le proprie forze. Ora ne è sicuramente convinto. Divulgherò molti altri dettagli nel mio bollettino che uscirà domani sera.

Ore 11:40 - La Germania dispiega altri 4mila soldati in Lituania

In Lituania è già presente uno degli otto «battle group» istituiti dalla Nato per rafforzare il fianco orientale dell'Alleanza in risposta all'aggressione di Mosca nell'est dell'Ucraina del 2014. La Germania è il Paese che coordina le forze inviate nel Paese Baltico da Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Portogallo e Stati Uniti.

Ore 11:54 - Zelensky: «Guerrieri dell'Ucraina sono dei veri eroi»

I «nostri guerrieri sono dei veri eroi». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, elogiando quanti sono impegnati al fronte nel conflitto scatenato dalla Russia. «Esprimete per favore gratitudine ai nostri guerrieri! Ai vostri familiari e amici che sono al fronte. Ai vostri conoscenti. A coloro di cui avete sentito parlare», ha scritto Zelensky, «A quelli che seguite sui social media. A coloro di cui conoscete le famiglie. Sostenete e parlate dei nostri guerrieri ai vostri amici, ai vostri figli e alle persone di tutto il mondo. I nostri guerrieri se lo meritano. Sono dei veri eroi».

Ore 11:57 - Putin, in una vecchia intervista: «So perdonare, ma non tutto»

Il giornalista Steve Rosenberg, corrispondente della Bbc a Mosca, scrive: «Non aspettiamoci che il presidente Putin ammetta di aver sbagliato qualcosa. Ammettere errori e calcoli errati non è nel suo stile. Quale sarà la prossima mossa del presidente russo? Un indizio, forse, è arrivato nell'ultima edizione del telegiornale di ieri sera della TV di Stato russa.

 Riferendo sulla rivolta di Wagner, il presentatore ha riprodotto un estratto da una vecchia intervista a Putin.

 "Sai perdonare?".

"Sì. Ma non tutto", risponde Putin.

"Cosa non puoi perdonare?".

"Tradimento". »

Ore 12:30 - Ungheria: « Europa verso la catastrofe, Ue esca da psicosi guerra»

« L'Europa si avvicina a una catastrofe - purtroppo in tutti i sensi. Ora sarebbe possibile prevenire problemi ancora più grandi e si potrebbero salvare molte migliaia di vite, ma per fare questo bisognerebbe uscire dalla psicosi di guerra. Bene, non mi faccio (più) illusioni che ciò accadrà oggi alla riunione dei ministri degli Esteri dell'UE a Lussemburgo...»: così il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto sul suo account Facebook mentre era sulla via di Lussemburgo, per partecipare al Consiglio affari esteri inevitabilmente centrato sulla guerra in Ucraina e sulle ultime vicende in Russia.

Ore 12:34 - Kiev: «Liberato il villaggio di Rivnopol nel Donetsk»

L’esercito ucraino ha liberato il villaggio di Rivnopol, nella regione di Donetsk. Lo annuncia la vice ministra della Difesa Anna Malyar su Telegram. «Le forze di difesa hanno riportato Rivnopol sotto il nostro controllo», ha affermato.

Ore 12:51 - Premier russo: garantire sovranità russa intorno a Putin

Il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha sottolineato in un incontro di governo l'importanza in questo momento di garantire la sovranità della Russia e la sicurezza dei suoi cittadini dopo l'ammutinamento del leader della Wagner Prigozhin. «La cosa principale in queste condizioni è garantire la sovranità e l'indipendenza del nostro Paese, la sicurezza e il benessere dei nostri cittadini. A tal fine, il consolidamento dell'intera società è particolarmente importante. Dobbiamo agire insieme, come un'unica squadra, e mantenere l'unità di tutte le forze, stringendoci attorno al Presidente», ha affermato come riporta Tass.

Ore 12:57 - «Le forze ucraine sono sbarcate sulla riva sinistra del Dnipro vicino a Kherson»

Molte fonti riferiscono che «le forze ucraine sono sbarcate sulla riva sinistra del Dnipro vicino a Kherson» e avrebbero stabilito una testa di ponte sull’Antonovsky Bridge.

Ore 13:07 - Putin appare nel primo discorso video dopo la rivolta della Wagner

Il presidente russo Vladimir Putin appare nel primo discorso video dopo il tentativo di colpo di stato da parte di Wagner. «Lo sviluppo e la modernizzazione dell'industria è la nostra priorità assoluta», ha detto in un discorso ai partecipanti e agli ospiti dell'XI International Youth Industrial Forum «Ingegneri del futuro - 2023». Affermando: «Continueremo a stimolare l’introduzione delle ultime tecnologie, soluzioni digitali, standard ambientali avanzati, insieme alle imprese, alle regioni, alla scienza, per aggiornare i programmi per l’istruzione professionale, la formazione e la riqualificazione del personale, anche per le industrie di base come l’ingegneria meccanica, la costruzione navale e aeronautica, la costruzione di macchine utensili e strumenti, la robotica e l’elettronica, la produzione di attrezzature industriali».

Ore 13:28 - Mosca: «Il presidente Iran ha espresso pieno sostegno a Putin»

Il presidente iraniano Ebrahim Rais ha espresso «il suo pieno sostegno» a Putin in una conversazione con il leader russo. Lo riferisce il Cremlino.

Ore 13:29 - Prigozhin «è ancora indagato per ammutinamento»: cosa c’è dietro la nuova giravolta di Putin?

(di Marco Imarisio, inviato a Mosca) La faccia di Evgenij Prigozhin non compare quasi mai sui giornali russi. Ma le conseguenze della sua insurrezione si fanno sentire. È come se anche i quotidiani più vicini al Cremlino fossero stati obbligati a un improvviso confronto con la realtà. Uno di loro, quel Kommersant che è espressione della comunità economica e risulta quindi meno legato al potere, sostiene che i servizi segreti stanno ancora portando avanti la sua indagine nei confronti del fondatore della Brigata Wagner, e che le accuse rivolte nei suoi confronti rimangono ancora valide. Se confermata, è una notizia importante, perché in contraddizione con l’amnistia promessa e annunciata per tutti i protagonisti della marcia su Mosca.

Ore 13:32 - Kuleba: «L’Ue aumenti il sostegno per accelerare la vittoria»

«Due eventi hanno dimostrato che l’Ucraina vincerà. A Berdyansk due giovani ucraini, Tigran e Mykyta, hanno sacrificato le loro vite per resistere all’occupazione. In Russia, tank si sono diretti verso Mosca incontrando poca resistenza. Al Consiglio Affari Esteri ho sollecitato l’Ue ad accelerare la sconfitta della Russia aumentando il sostegno all’Ucraina». Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, pubblicando una foto dell’intervento in video collegamento nel giorno dei lavori a Lussemburgo.

Ore 13:34 - Chi è il numero 2 della Wagner che ha guidato la rivolta

(di Marta Serafini) Mentre resta ancora in sospeso il destino di Evghenij Prigozhin, c’è un nome e un volto che più di altri legato alla compagnia di milizie privata Wagner. Ed è quello di Dmitry Utkin. Ex ufficiale del Gru, amico personale di Putin, Utkin non solo è già uno dei capi e dei fondatori della Compagnia di mercenari. Ma sarebbe colui che ha guidato gli uomini del gruppo verso Mosca.

Ore 13:44 - Xi e la lettera sui panda inviata durante la rivolta in Russia

(di Guido Santevecchi) Che cosa faceva Xi Jinping mentre l’amico del cuore Vladimir Putin aveva qualche problema di stabilità? A leggere il notiziario della Xinhua di sabato 24 giugno, quando la colonna della Wagner avanzava verso Mosca, il leader cinese era stato impegnato in uno scambio epistolare con il direttore di uno zoo in Belgio. Tema: la salute dei panda. La lettera di Xi sui simpatici orsi (scritta giorni fa) sabato è stata la sua unica attività degna di nota nella sezione intitolata in inglese «Xiplomacy», secondo l’agenzia statale cinese. Naturalmente non è vero, ma la storiella del messaggio sui panda serve a proiettare verso il mondo la calma olimpica del presidente cinese e illustra l’incertezza cinese.

Ore 14:14 - Stoltenberg: il regime russo è fragile ma è un errore sottovalutarlo

«Quello che vediamo dimostra la fragilità del regime russo e dimostra quanto sia difficile per Putin essere resiliente. Non possiamo prevedere cosa accadrà nei prossimi giorni ma non possiamo commettere l'errore di sottovalutare la Russia e quindi il nostro sostegno all'Ucraina deve continuerà nel breve e nel lungo termine». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in conferenza stampa da Vilnius.

Ore 14:34 - La Danimarca avvia addestramento piloti ucraini sugli F-16

Il governo della Danimarca ha annunciato l'avvio dell'addestramento dei piloti ucraini sugli F16. Parlando all'emittente Dr, il ministro della Difesa a interim, Lund Poulsen, ha affermato che Copenaghen «ha compiuto i passi necessari per avviare l'addestramento e il perfezionamento dei piloti ucraini». Il governo, ha aggiunto, sta valutando anche se «fare una donazione concreta all'Ucraina di caccia F-16 e quanti eventualmente saranno». Secondo Poulsen, i piloti ucraini dovranno essere addestrati per sei-otto mesi prima che il trasferimento di F-16 all'Ucraina possa diventare realtà. «Questo non significa che non si possa prendere una decisione prima», ha precisato, «ma gli F-16 resteranno in Danimarca fino al 2024».

Ore 14:38 - Kiev: «A luglio vogliamo l'invito per l'adesione semplificata alla Nato»

L'Ucraina si aspetta di ricevere un chiaro invito per un'adesione semplificata alla Nato al vertice dell'Alleanza in programma il mese prossimo a Vilnius. Ad affermarlo il capo dell'ufficio del presidente ucraino, Andriy Yermak, secondo quanto riportato dal Guardian. «Il risultato atteso è ricevere un invito per l'adesione semplificata al vertice di luglio. Ma, soprattutto, vorremmo ricevere un segnale assolutamente chiaro che stabilisca il percorso dell'Ucraina verso l'adesione alla Nato», ha detto durante un briefing per i media tedeschi.

Ore 14:40 - Il tesoro di Prigozhin: oro, diamanti (e biscotti)

(di Diana Cavalcoli) La ribellione armata di Yevgeny Prigozhin e dal suo famigerato gruppo di mercenari Wagner si è fermata a un passo (o meglio: 200 km) da Mosca. Ma come è stato possibile che un uomo che ha costruito la sua fortuna nel mondo della ristorazione sia arrivato a guidare un gruppo militare capace di mettere a rischio la stabilità di un Paese come la Russia? Qualche indizio arriva guardando alla carriera di Prigozhin, noto ancora oggi con il soprannome di «chef di Putin» e oggi milionario. Proprio in queste ore si parla del tesoro di Prigozhin: cinquemila banconote per un valore di circa quattro miliardi di rubli, l’equivalente di circa 44 milioni di euro, sono state trovate dalle forze di sicurezza russe nella sede a San Pietroburgo del gruppo Wagner. In un messaggio audio pubblicato su Telegram, lo stesso Prigozhin ha confermato il ritrovamento spiegando che si trattava di denaro principalmente “destinato al pagamento degli stipendi”, perché il suo esercito privato “ha sempre utilizzato contanti per tutti i pagamenti”. Il che presuppone fondi e liquidità per miliardi di rubli.

Ore 14:46 - La sede Wagner a San Pietroburgo opera «normalmente»

La sede della Wagner a San Pietroburgo continua ad «operare normalmente» nonostante gli eventi degli ultimi giorni. Lo annuncia l'organizzazione sul suo canale Telegram, ripresa dall'agenzia Tass. «Nonostante gli ultimi eventi, il Centro continua a funzionare normalmente, in conformità con la legislazione della Federazione Russa», ha scritto la Wagner in un comunicato mentre il destino del gruppo rimane incerto.

Ore 14:50 - Prigozhin visto in un hotel di Minsk

Secondo i media bielorussi, ripresi dal Kyiv Post, il capo della Wagner Prigozhin è stato visto al Green City Hotel di Minsk.

Ore 14:56 - I filorussi negano che gli ucraini abbiano attraversato il Dnipro

Le forze di Kiev sarebbero riuscite a superare il Dnipro e ad assicurarsi un punto d'appoggio sulla riva sinistra del fiume, vicino al ponte Antonovsky fatto saltare in aria vicino a Kherson. A scriverlo sono diversi canali Telegram russi e ucraini rilanciati dai media. Ma il governatore filorusso del Kherson Vladimir Saldo ha negato queste notizie parlando di «tentativi senza successo» delle truppe ucraine.

Ore 15:20 - Lavrov: «La Wagner continuerà le attività in Mali e Centrafrica»

Il gruppo Wagner «continuerà le sue operazioni in Mali e in Repubblica Centrafricana». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

Ore 15:22 - Lavrov: «Gli 007 Usa speravano che l'ammutinamento riuscisse»

I servizi segreti americani «apparentemente speravano che l'ammutinamento del 24 giugno in Russia avesse successo». Lo ha detto il ministro degli Esteri Serghei Lavrov dopo che la Cnn «ha detto che l'intelligence americana sapeva dell'imminente ribellione da diversi giorni, ma ha deciso di non dirlo a nessuno».

Ore 16:00 - Se la Wagner è «manovrata dalla Cia»

(di Federico Rampini) Nelle stesse ore in cui si consumavano la ribellione della Divisione Wagner contro le forze armate russe accusate di aggredirla, l’occupazione della città russa di Rostov, il tentativo di «marcia su Mosca» da parte dei mercenari agli ordini di Prigozhin, in Italia si svolgeva una manifestazione di piazza con la partecipazione di forze che si auto-definiscono pacifiste. Giornali e tv che seguivano quella manifestazione hanno riferito alcuni pareri dei manifestanti. Mi trovo dall’altra parte del mondo, letteralmente (in Sudafrica) ma ho avuto l’occasione di ascoltarli. Ho sentito dichiarare da alcuni manifestanti di fronte alle telecamere, per esempio, che il capo della Wagner, Prigozhin, «si è venduto alla Cia» e quindi il suo ammutinamento è una manovra dell’America. Ho sentito definire la Nato «un’organizzazione criminale», sempre in quel corteo. Chi faceva queste affermazioni non sembrava isolato né stigmatizzato, bensì accompagnato da cori di consenso tra i compagni di corteo. Immagino che molti di voi abbiano seguito quelle cronache e notato quei commenti.

Ore 16:20 - Kiev: «La Russia ha riposizionato truppe in Ucraina orientale»

Il Cremlino ha riposizionato le truppe russe nell'Ucraina orientale, dopo gli spostamenti conseguenti alla crisi della rivolta della Wagner: lo scrive il ministero della Difesa di Kiev per voce della viceministra Hanna Malyar sul suo canale Telegram.

Ore 16:43 - Zelensky in visita al fronte nel Donetsk

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky oggi ha incontrato i combattenti ucraini in zone di guerra, inviando messaggi sul Telegram dalla regione di Donetsk, dove ha fatto dei selfie con i soldati e dove ha consegnato medaglie ad alcuni combattenti nella zona di Khortytsia.

Ore 16:48 - Prigozhin: «Non volevamo rovesciare Putin, ma salvare la Wagner»

«Siamo stati colpiti da missili ed elicotteri, non abbiamo fatto niente di aggressivo, mentre una trentina di nostri soldati sono stati uccisi o feriti dall'artiglieria russa». In un messaggio audio su Telegram, il capo della Wagner Evgenij Prigozhin torna a parlare della rivolta di sabato. «La nostra era una marcia per la giustizia — ha detto Prigozhin —. Non volevamo rovesciare la leadership russa (Putin, ndr), ma protestare. L'obiettivo era salvare la Wagner» e chiamare alle loro responsabilità «quegli individui» che «hanno commesso un enorme numero di errori nell'operazione militare speciale» in Ucraina. Secondo il numero uno del gruppo mercenario, infatti, le autorità russe avevano deciso di sciogliere la Wagner il primo luglio a seguito di «intrighi».

E ha aggiunto: «La marcia ha messo in luce gravi problemi di sicurezza in Russia. Nelle città russe i civili ci hanno accolti con bandiere russe e simboli di Wagner. Erano tutti felici quando siamo passati».

Nel messaggio audio di 11 minuti, il «cuoco di Putin», non rivela il luogo dove si trova. Ma precisa che è stato il presidente bielorusso Alexander Lukashenko a trovare una soluzione «per la continuazione delle operazioni della Wagner in una giurisdizione legittima».

Ore 17:22 - Fonti cecene: «Prigozhin fermato dall'Fsb, famiglia in ostaggio»

Prigozhin si è fermato a 200 chilometri da Mosca perché l'Fsb e il Comitato investigativo hanno fatto irruzione nelle sue proprietà, dove sono stati sequestrati beni e fermati i familiari, trattenuti «come ostaggio». È così che il tycoon ha capito di non poter più contare su Vladimir Putin, «un suo vecchio amico, che aveva fiducia in lui» e in qualche modo dipendeva da lui, dalle sue forze sul fronte ucraino. A raccontarlo al dissidente ceceno Abubakar Yabgulbaev è stato uno dei 300 uomini di Ramzan Kadyrov inviati a Mosca venerdì, il giorno prima della "Marcia della giustizia" di Prigozhin, «non si sa se per caso oppure no». E a riferirlo all'Adnkronos è lo stesso Yangulbaev, avvocato, impegnato per la difesa dei diritti umani prima di essere costretto a lasciare la Russia. Ora Prigozhin è stato messo da parte. Ma il suo posto potrà essere preso dal co fondatore della Wagner Pcm, Dmitry Utkin, reduce da entrambe le guerre in Cecenia, di simpatie naziste. O i mercenari potranno essere riassorbiti nelle forze regolari russe. Quello che è certo - afferma Yangulbaev- è che le forze russe hanno bisogno di loro. Perché non sono in grado di fare operazioni di conquista senza di loro.

Ore 17:53 - Nyt, Kiev non ha tratto vantaggi militari dalla crisi russa

Durante il fine settimana, l'Ucraina non è riuscita a trarre vantaggio dalla breve crisi russa provocata dalla wagner, che aveva fatto sorgere speranze a Kiev. E la campagna per riconquistare il Donbass e il sud continuano ad avanzare a rilento, fra mille ostacoli militari. Lo scrive il New York Times in un articolo di analisi, che cita fonti militari Usa, ripreso anche con una certa enfasi dall'agenzia russa Tass. Secondo il NYTimes, le truppe ucraine «continuano ad affrontare ostacoli che differenziano questa campagna da quella più travolgente di settembre che riconquistò Kharkiv, e da quella più dura per la ripresa di Kherson a novembre. Il terreno nel sud-est è piatto, aperto, per lo più campi e steppe, in contrasto con le colline del Donbass o le fitte foreste del nord, e le truppe ucraine non trovano copertura. I russi hanno scavato per mesi estese trincee difficili da espugnare. Inoltre, gli elicotteri d'attacco russi Ka-52 hanno imparato a penetrare le difese antiaeree e a rallentare i movimenti degli ucraini oltre che danneggiare o distruggere i carri armati e i veicoli corazzati forniti dall'Occidente. E i campi minati non solo sono dappertutto, ma sono stati anche posati di nuovo dopo lo sminamento con attrezzature fornite dall'Occidente.

Ore 18:22 - Biden: «A Mosca lotta di potere interna, gli Usa non coinvolti. Oggi chiamerò gli alleati»

La situazione in Russia è parte della lotta all'interno del sistema russo, gli Usa hanno messo in chiaro che non sono coinvolti: lo ha detto Joe Biden parlando alla Casa Bianca, rimarcando il fatto che gli Stati Uniti continueranno a sostenere l'Ucraina a prescindere da quello che accade in Russia.

Aggiungendo: «Per mantenere il nostro coordinamento parlerò con i capi di Stato subito dopo questo evento di oggi, e mi assicurerò che siamo sulla stessa lunghezza d'onda» sulla situazione in Russia.

Ore 18:56 - Podolyak: «La vera domanda è su chi comanda a Mosca»

«Oggi la domanda chiave è: chi guida veramente la Russia? Chi prende le principali decisioni? E quali sono le nuove funzioni di Putin?». Lo scrive su Twitter il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, mettendo in dubbio il ruolo del presidente russo Vladimir Putin.

Ore 19:10 - Biden: «Parlerò di nuovo con Zelensky oggi o domani»

Joe Biden ha annunciato che oggi o domani parlerà nuovamente anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo le vicende russe.

Ore 19:35 - Mosca: intercettati e allontanati due caccia Gb sul mar Nero

La Russia ha reso noto di aver fatto decollare due dei suoi aerei da guerra per intercettare due caccia britannici che si stavano avvicinando al suo confine sul Mar Nero. «Mentre i caccia russi si avvicinavano, gli aerei da guerra stranieri si sono voltati e si sono allontanati dal confine con la Russia», ha dichiarato il ministero della Difesa russo in una nota.

Ore 19:49 - Borrell (Ue): «Lavoriamo a una strategia in caso di crisi politica»

l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, al termine del Consiglio Esteri rispondendo alla domanda se l’Ue sia preparata ad affrontare una crisi politica in Russia, ha annunciato di essere al lavoro «per elaborare una strategia per affrontare una situazione del genere. Ci metteremo al lavoro, tutti cominceranno ad analizzare i possibili scenari che potrebbero verificarsi».

«È evidente che la visione che abbiamo ora della Russia è totalmente diversa», dal momento che «non è solo una minaccia perché ha la capacità militare» di invadere un Paese, ma «anche» a causa della situazione politica, con un sistema politico che «mostra crepe», ha spiegato. Parliamo di «una grande potenza nucleare» che può diventare un «rischio» se entra in «un’era di instabilità politica e fragilità interna», ha evidenziato il capo della diplomazia europea.

Ore 20:00 - Kiev: «I russi hanno il compito di fermarci con ogni mezzo»

«Il compito della Federazione Russa ora è fermare la nostra offensiva ad ogni costo. Facendo saltare in aria dighe, minando i campi, bombardando di continuo, facendo sabotaggi, con la propaganda e persino con la retorica nucleare»: lo scrive sul suo canale Telegram la viceministra alla Difesa ucraina, Hanna Malyar. I russi «accettano psicologicamente un’offensiva senza successo più facilmente della perdita delle terre conquistate. Quest’ultima li demoralizza e li demotiva irreparabilmente», e presto, com’è già avvenuto in passato nella regione di Kharkiv, «inizieranno a rifiutarsi di eseguire gli ordini in massa». «Quindi - conclude Malyar -, dobbiamo capire che è davvero difficile per le nostre truppe, ora. Molto difficile. Ma stanno andando avanti. Con fiducia».

Ore 20:10 - Biden denuncia le torture perpetrate dalle autorità russe in Ucraina

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha denunciato oggi gli atti di tortura commessi dalle autorità russe sul loro territorio e in Ucraina, in occasione della Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura.

«La tortura distrugge vite, famiglie e popolazioni. Eppure ogni giorno le persone in tutto il mondo sono soggette a queste orribili violazioni dei loro diritti e della dignità umana», ha affermato in una nota. In particolare, Biden ha fatto riferimento a «prove di spaventose violenze da parte di membri delle forze russe» in Ucraina, colpevoli «di torture per costringere a collaborare con le autorità di occupazione e durante gli interrogatori, come elettrocuzioni, finte esecuzioni e uso della violenza sessuale». «Sullo stesso territorio russo, le denunce di torture nei luoghi di detenzione sono all’ordine del giorno, anche contro attivisti e oppositori delle politiche del governo», ha concluso il presidente statunitense.

Ore 20:20 - Casa Bianca: «Gli eventi in Russia non cambieranno il nostro sostegno a Kiev»

La tentata rivolta della Wagner nel weekend in Russia «è un affare interno russo» e «non cambierà in nessun modo il nostro sostegno all'Ucraina»: lo ha ribadito il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, aggiungendo che è presto per conoscere il futuro della Wagner.

Ore 20:21 - Ambasciatore Usa a Mosca contatta autorità russe per assicurare estraneità dalla rivolta

L'ambasciatore americano a Mosca ha contattato direttamente le autorità russe lo scorso fine settimana per assicurare loro che gli Stati Uniti «non erano coinvolti» nella fallita ribellione del gruppo Wagner. Lo ha riferito il Dipartimento di Stato. L'ambasciatore Lynne Tracy e i funzionari americani che hanno contattato l'ambasciata russa a Washington, hanno indicato sabato che «gli Stati Uniti non (erano) e non saranno coinvolti» negli eventi che hanno recentemente scosso la Russia, ha spiegato il portavoce Matthew Miller.

Ore 20:33 - Zelensky visita il fronte a Zaporizhzhia: «Importante esserci»

«Le posizioni di prima linea delle truppe ucraine in direzione di Berdyansk. È molto importante essere qui oggi». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky postando un video in cui incontra i militari ucraini al fronte nella regione di Zaporizhzhia. «Sono particolarmente lieto di salutare il terzo battaglione della Brigata presidenziale Separata Hetman Bohdan Khmelnytskyi delle Forze di Terra delle Forze Armate dell'Ucraina» ha aggiunto il presidente ucraino, «grazie per aver difeso l'Ucraina, combattendo per la nostra indipendenza e libertà - libertà per ognuno di noi. Abbiate cura di voi stessi. Se salverete le vostre vite, salverete l'Ucraina».

Ore 20:34 - Tajani: «Non siamo in guerra con Mosca, ma difendiamo Kiev»

L'ammutinamento della Wagner, poi ritrattato, è «una questione interna russa»: «seguiamo la situazione minuto per minuto ma è una questione interna», ha ribadito questa sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani al ricevimento a Villa Taverna per la festa dell'indipendenza americana. «Noi non siamo in guerra con la Russia ma difendiamo l'indipendenza dell'Ucraina», ha aggiunto il ministro.

Ore 20:35 - Ammutinamento Wagner, il ministro britannico Wallace minimizza

Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha minimizzato oggi il significato dell'ammutinamento del capo di Wagner, Evgeny Prigozhin. Wallace ha detto che non avrebbe speculato su cosa stesse succedendo al Cremlino sottolineando che il suo compito è di supportare le forze armate ucraine. Ma ha aggiunto che la rivolta di Prigozhin ha messo in luce una debolezza nelle difese della Russia e quanto siano ora "logore" le forze di riserva russe. Il ministro del Regno Unito ha affermato che ciò è stato illustrato dal fatto che la sua "piccola banda di circa 2.500 uomini" è stata in grado di avanzare finora senza molta opposizione. Wallace ha infine affermato che la cosa più importante che Prigozhin ha mostrato è la "falsa narrativa" della giustificazione del Cremlino per la guerra.

Ore 20:37 - Ucraina, dagli Usa un altro pacchetto di aiuti da 500 milioni di dollari

Ore 20:38 - Usa: «Nel weekend buone comunicazioni con Mosca»

Gli Usa hanno avuto comunicazioni buone e dirette con Mosca durante la tentata rivolta della Wagner nel weekend: lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, auspicando che questi canali proseguano.

Gli Stati Uniti usato vari canali diplomatici per mandare alla Russia il messaggio che gli Usa non sono coinvolti nell'abortita rivolta della Wagner, ha spiegato, senza però riferire come ha risposto Mosca.

Ore 20:43 - Cremlino: «Questa sera Putin rilascerà dichiarazioni importanti»

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov tramite il telegiornale della TV di stato Zvezda, ha detto che «questa sera il presidente Putin farà una serie di dichiarazioni importanti questa sera».

Ore 20:44 - Usa: «Nessun segnale che Putin intenda usare l'atomica»

«Non ci sono segnali che ci suggeriscano che Putin abbia intenzione di usare l'arma nucleare in Ucraina»: lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, ribadendo che gli Usa non hanno cambiato la loro postura nucleare.

Ore 20:50 - Biden chiamerà Meloni dopo gli avvenimenti in Russia

Il presidente Joe Biden chiamerà la premier Giorgia Meloni dopo gli eventi in Russia: lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, precisando che forse la telefonata è in corso.

Ore 20:53 - Anche Lukashenko parlerà alla nazione

Dopo l'annuncio del Cremlino di «importanti dichiarazioni» da parte di Putin, anche Lukashenko, presidente della Bielorussia, ha fatto sapere che stasera parlerà alla nazione, come riportano i media bielorussi.

Ore 21:11 - Putin parlerà alle 21.10

Ore 21:13 - Putin: «La rivolta sarebbe stata soffocata, non sono riusciti a spaccare il Paese»

Vladimir Putin, in apertura del suo discorso alla nazione, ha condannato quelle che ha definito le «azioni criminali» di chi ha messo in atto un «ammutinamento armato». «La rivolta sarebbe stata soffocata, ma ho dato ordine di evitare spargimenti di sangue - ha continuato il presidente russo -, non sono riusciti a spaccare il Paese e falliranno tutti i tentativi di creare disordine»

Ore 21:15 - «La maggior parte della Wagner è patriota», Putin ringrazia Lukashenko ed esorta i mercenari a trasferirsi in Bielorussia

«Sappiamo che l'ampia maggioranza dei combattenti e dei comandanti Wagner sono patrioti, sono stati tirati dentro questa avventura, sono eroi che hanno combattuto a Bakhmut». Putin ha poi ringraziato Lukashenko «per il contributo a una soluzione pacifica» ed esortato gli uomini della Wagner a firmare un contratto da volontari con il ministero della Difesa, tornare a casa o trasferirsi in Bielorussia, dove si stanno allestendo dei campi per la compagnia privata militare.

«I miliziani della Wagner possono sottoscrivere un contratto per mettersi agli ordini del ministero della Difesa, tornare alle loro famiglie o recarsi in Bielorussia».

Ore 21:20 - Putin: «I neonazisti ucraini volevano proprio che i soldati russi uccidessero altri russi»

«Gli organizzatori della rivolta hanno tradito i loro compagni, i neonazisti ucraini volevano proprio questo, il fratricidio, che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, annegasse in una sanguinosa guerra civile. Invece tutti i nostri militari, i nostri servizi speciali, sono riusciti a conservare la loro fedeltà al loro Paese, hanno salvato la Russia dalla distruzione».

Secondo Putin, i nemici della Russia «si sono fregati le mani, sognando di vendicarsi dei loro fallimenti al fronte e della cosiddetta controffensiva: ma hanno fatto male i calcoli».

Ore 21:53 - Telefonata Meloni-Biden, focus su Russia e Ucraina

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Il colloquio - spiega Palazzo Chigi - si è focalizzato sul sostegno all`Ucraina e sugli ultimi accadimenti in Russia. Biden ha chiesto a Meloni lo scenario sull`impegno dell`Italia nel Mediterraneo, sulla collaborazione con l`Unione europea per la stabilità in Africa. Grande attenzione - si legge nella nota - è stata dedicata al quadro della crisi in Russia e al suo impatto legato alla presenza del gruppo Wagner in Africa.

Ore 21:58 - Putin in una riunione con Shoigu e i capi della sicurezza

Vladimir Putin sta tenendo un incontro con i capi delle agenzie di sicurezza e il ministro della Difesa Sergei Shoigu. «Dopo aver pronunciato il suo discorso, Putin sta attualmente tenendo una riunione con il procuratore generale Igor Krasnov, il capo di stato maggiore del Cremlino Anton Vaino, il ministro dell'Interno Vladimir Kolokoltsev, il ministro della Difesa Sergei Shoigu, il direttore dell'Fsb Alexander Bortnikov, il capo della Guardia nazionale Viktor Zolotov, il del Fso Dmitry Kochnev e il capo del comitato investigativo Alexander Bastrykin», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato da Ria Novosti.

Ore 22:31 - Putin ringrazia Shoigu e i capi della sicurezza: «Analizzare quanto accaduto»

«Vi ho riuniti per ringraziarvi per il lavoro svolto in questi giorni e per discutere della situazione che si è sviluppata in questo momento, nonché per parlare dei compiti che dobbiamo affrontare, a seguito di un'analisi degli eventi accaduti nel Paese», ha detto Putin, secondo quanto riportato da Interfax.

 Ore 22:33 - Il discorso di Vladimir Putin: «Volevano che la Russia annegasse in una sanguinosa guerra civile»

Nel primo discorso alla nazione (registrato) dopo la resa di Evgenij Prigozhin, la rabbia di Vladimir Putin è evidente ma sembra tendere una mano ai miliziani della Wagner, troppo importanti per «l'operazione speciale» in Ucraina. Dopo aver condannato le «azioni criminali» di chi ha dato vita a «un ammutinamento armato», e ringraziato il presidente della Bielorussia Lukashenko per aver contribuito a una «soluzione pacifica», Putin ha definito «patriota» la maggioranza «dei combattenti e dei comandanti, eroi che hanno combattuto a Bakhmut, usati nell'oscurità contro i loro compagni», offrendogli la possibilità di tornare a casa, firmare con l'esercito russo o trasferirsi in Bielorussia dove si stanno allestendo insediamenti per il gruppo di mercenari. (...)

Ore 23:45 - Prigozhin: «La marcia? Volevamo giustizia, non abbattere il regime»

(di Marco Imarisio) «La nostra è stata una masterclass su come la Russia avrebbe dovuto agire il 24 febbraio del 2022». Parla Evgenij Prigozhin, dopo quasi due giorni di silenzio che sono sembrati lunghi come due mesi. Perché tutto sembra passare ormai da lui. È il suo destino che darà un senso compiuto a quel che è successo, e determinerà le conseguenze future, per il prestigio di Vladimir Putin e dell’intero Paese. Impossibile non cominciare da quella frase, con tanto di ricorso a una parola in inglese, per riassumere questo audio di undici minuti, inviato da Minsk, dove sembra essere finalmente arrivato, al momento ospite di un hotel della capitale bielorussa. «Dunque, la nostra marcia l’abbiamo cominciata a causa dell’ingiustizia nei nostri confronti. Non avevamo affatto l’obiettivo di abbattere l’attuale regime e il potere legittimamente eletto. Siamo tornati indietro per non spargere il sangue dei soldati russi».

Ore 23:57 - La Lettonia sospende completamente il rilascio di visti a cittadini russi

Dopo la fallita rivolta del gruppo mercenario Wagner la Lettonia ha deciso di sospendere completamente il rilascio dei visti di ingresso a cittadini i russi per un periodo di tempo indefinito Dopo la fallita rivolta del gruppo mercenario Wagner. In considerazione dello «sviluppo imprevedibile degli eventi politici interni in Russia», l'accettazione di domande di visto di ogni tipo da parte di cittadini russi presso le missioni diplomatiche e consolari della Lettonia all'estero è stata sospesa, ha annunciato il ministero degli Esteri a Riga. Saranno esaminate solo le domande già presentate, che sono state accettate ed elaborate entro il 25 giugno. La Lettonia aveva già limitato il rilascio di visti per i cittadini della vicina Russia alla luce dell'invasione delll'Ucraina, rilasciandoli solo per ragioni umanitarie.

Ore 01:32 - Zelensky, «Ieri siamo avanzati in tutte le direzioni»

Le truppe ucraine «sono avanzate in tutte le direzioni» nella giornata di ieri nelle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia: lo ha reso noto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Oggi (ieri, ndr) — il fronte. Regioni di Donetsk, Zaporizhzhia. I nostri guerrieri, le nostre posizioni in prima linea, le aree di operazioni attive al fronte. Oggi (ieri, ndr) i nostri guerrieri sono avanzati in tutte le direzioni e questo è un giorno felice. Ho augurato ai ragazzi altre giornate come questa»: ha scritto Zelensky.

Ore 01:41 - Russia: Cnn, intelligence Usa ha tenuto segrete informazioni su piani Prigozhin

I funzionari dell’intelligence statunitense sono stati in grado di raccogliere un quadro estremamente dettagliato e accurato dei piani del capo della Wagner Yevgeny Prigozhin che hanno portato alla sua ribellione di breve durata, incluso dove e come Wagner stava pianificando di avanzare. Lo riferisce la Cnn, citando fonti, aggiungendo che le informazioni erano state condivise solo con alleati selezionati, inclusi alti funzionari britannici, e non a livello più ampio della Nato.

Secondo le fonti, non era chiaro esattamente quando Prigozhin avrebbe agito. Ma sembra che abbia deciso di andare avanti con il suo piano a seguito di una dichiarazione del 10 giugno del ministero della Difesa russo secondo cui tutte le compagnie militari private, inclusa la Wagner, sarebbero state costrette a firmare contratti con l’esercito russo a partire da luglio e sarebbero state essenzialmente assorbite dal ministero della Difesa russo.

Ore 01:54 - Biden sente Meloni, colloquio su Russia e Nato

Il presidente americano Joe Biden ha parlato con la premier Giorgia Meloni «nell’ambito della stretta collaborazione con gli alleati e i partner dopo i recenti eventi in Russia». Lo afferma la Casa Bianca riferendo della conversazione telefonica fra Biden e Meloni. «I due leader hanno affermato il loro sostegno all’Ucraina», si sono confrontati in vista del prossimo «vertice della Nato e hanno discusso i recenti sviluppi in Nord Africa».

Ore 02:29 - Biden invita Meloni a Washington a luglio

Joe Biden ha invitato la premier italiana Giorgia Meloni a Washington, in luglio, nel corso di una telefonata. La Casa Bianca ha precisato che i due leader hanno anche parlato della situazione in Russia. Il presidente degli Stati Uniti e la Presidente del Consiglio italiana hanno ribadito il «sostegno incrollabile all’Ucraina». Meloni e Biden si sono «coordinati anche sulla preparazione» del prossimo vertice Nato, l’11 e 12 luglio, che dovrà decidere su un eventuale rinnovo del norvegese Jens Stoltenberg alla guida dell’organizzazione atlantica.

Ore 02:40 - «The Telegraph»: i servizi russi hanno minacciato le famiglie dei leader Wagner

I servizi di sicurezza russi hanno minacciato le famiglie dei leader del Gruppo Wagner prima che il fondatore della milizia russa, Yevgeny Prigozhin, decidesse di interrompere la sua marcia verso Mosca sabato scorso: lo riporta il «Telegraph», che cita fonti della sicurezza del Regno Unito. Secondo il quotidiano, questo potrebbe aver contribuito alla decisione di Prigozhin di annullare inaspettatamente l’operazione militare. Secondo le stesse fonti, le truppe della Wagner ammontavano solo a 8.000 uomini anziché 25.000 e molto probabilmente avrebbero rischiato una sconfitta se avessero tentato di prendere la capitale.

Dagotraduzione del Daily Mail il 26 giugno 2023.

Il capo delle milizie Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha rotto il silenzio dopo aver abbandonato la sua rivolta armata sabato sera, affermando che la sua marcia su Mosca è stata una "lezione magistrale" su come avrebbe dovuto essere l'assalto della Russia a Kiev. 

Parlando in una clip audio di 11 minuti pubblicata sui canali Telegram affiliati a Wagner, Prigozhin ha affermato di aver annullato l'assalto a Mosca del suo gruppo di mercenari solo per evitare di versare sangue russo, e ha affermato che la rivolta aveva lo scopo di registrare una protesta contro la condotta inefficace della guerra in Ucraina, non per rovesciare il governo di Putin. 

L’ex cuoco di Putin ha descritto i suoi combattenti mercenari come "l'unità più esperta ed efficace in Russia, forse nel mondo", e ha affermato che la sua milizia militare privata ha svolto "un'enorme quantità di lavoro nell'interesse della Russia". 

E ha aggiunto di aver lanciato la rivolta per "impedire la distruzione del gruppo Wagner", e che gli era stato ordinato di consegnare le armi all'esercito russo e aveva anche subito vittime in attacchi aerei per mano dell'aviazione russa. 

"Lo scopo della campagna era prevenire la distruzione della Wagner e assicurare alla giustizia coloro che, attraverso le loro azioni non professionali, hanno commesso un numero enorme di errori durante l'operazione militare speciale", ha detto Prigozhin. 

"Siamo andati per manifestare la nostra protesta e non per rovesciare il governo del paese". 

Prigozhin ha anche affermato che, nonostante non abbia mostrato alcuna aggressività nei confronti delle forze russe, l'aviazione russa ha lanciato un bombardamento aereo sulle sue truppe, uccidendo 30 persone. 

Questo, ha detto, "è stato il fattore scatenante" che lo ha motivato a ordinare ai mercenari Wagner di impadronirsi del suolo russo.

'Abbiamo percorso 780 chilometri in un giorno. Non un solo soldato a terra è stato ucciso. Ci rammarichiamo di essere stati costretti a colpire mezzi aerei [russi], ma loro hanno sganciato bombe e lanciato attacchi missilistici'. 

Si ritiene che fino a 15 piloti dell'aeronautica russa siano stati uccisi dalle forze di Wagner durante gli attacchi. 

Prigozhin ha concluso la sua dichiarazione affermando di aver ordinato alle truppe di fermare la loro ondata a circa 200 km da Mosca, riconoscendo che qualsiasi ulteriore progresso avrebbe provocato un conflitto armato e molti morti. 

'Ci siamo fermati nel momento in cui il primo distaccamento d'assalto, che si è avvicinato a 200 chilometri a Mosca, ha ricontrollato l'area ed era ovvio che in quel momento sarebbe stato versato molto sangue. 

'Pertanto, abbiamo ritenuto che la dimostrazione di ciò che avremmo fatto, era sufficiente.' 

Il leader di Wagner ha anche confermato che il presidente bielorusso Alexander Lukashenko è stato determinante nell'aiutare a ritagliarsi un accordo tra il Cremlino e Prigozhin che avrebbe visto quest'ultimo sfuggire alla punizione per aver organizzato la rivolta. 

Si dice che Lukashenko abbia offerto a Prigozhin rifugio a Minsk a sua volta per la sua sicurezza e l'amnistia per tutte le truppe Wagner che hanno partecipato alla presa della città meridionale di Rosotv-on-Don e alla marcia per Mosca. 

Tuttavia, diversi media russi hanno riferito che un'indagine penale contro Prigozhin è rimasta aperta, con alcuni legislatori che chiedono una punizione severa dopo che Putin ha dichiarato sabato che avrebbe "punito i traditori che tradiscono la Russia". 

Sebbene la rivolta armata di Wagner sul suolo russo sia stata una sorpresa per molti, l'odio di Prigozhin per il comando militare russo corre da tempo.

Prima della rivolta, aveva condannato per mesi il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu e il capo dell'esercito russo, il generale Valery Gerasimov, con insulti pieni di imprecazioni, attaccandoli per non aver fornito alle sue truppe munizioni sufficienti durante la lotta per la città ucraina di Bakhmut, la battaglia più lunga e sanguinosa. 

Putin nel frattempo ha parlato con i leader di Iran e Qatar, ha detto il Cremlino, e si è rivolto a un forum di giovani ingegneri in un videomessaggio registrato che non conteneva alcuna menzione della rivolta.

Non è ancora chiaro cosa significheranno le crepe aperte dalla ribellione di 24 ore per la guerra in Ucraina, dove i funzionari occidentali affermano che le truppe russe hanno il morale basso. Le forze della Wagner furono fondamentali per l'unica vittoria terrestre della Russia da mesi, a Bakhmut.

Estratto dell'articolo di Giuliano Ferrara per “Il Foglio” il 26 giugno 2023.

[…] Ma la rivolta del cuoco di Putin, così diverso dalla cuoca che Lenin voleva alla testa dello stato, dimostra inequivocabilmente che quel paese meraviglioso è nelle mani di una banda, anzi di più bande composte di ladri e di macellai. In cuoco veritas. 

Ha detto che nessuno minacciava la Russia prima del 24 febbraio in cui duecentomila poveracci con le pezze al culo furono indotti a invadere e occupare l’Ucraina. Non c’erano nazisti in circolo. Non c’era una vera guerra nel Donbas. Non c’era niente da smilitarizzare alla frontiera per difendere la patria dall’occidente e dalla Nato.

[…]  Prigozhin si è rivelato più sobrio di legioni di topini da talk-show di questo nostro infelice paese mediatico, ciarliero quanto cialtrone. La posta in gioco dei macellai che hanno massacrato un pezzo d’Europa erano soldi e carriere. Putin crede di interpretare il ruolo di Nicola II nel 1917, quando abdicò tradito dall’esercito, ma è solo il mandatario disilluso di un personaggio formidabile e losco che gli si rivolta contro, è un potente poveraccio che si appella disperato contro la fronda armata che lo minaccia.

Il cuoco, un ex rapinatore, un venditore di hot dog, poi un ristoratore e businessman, infine fondatore di un esercito di avanzi di galera che cerca di eleggere Trump a capo degli Stati Uniti con la pirateria cibernetica, e poi fa le sue scorrerie in Africa, e che ha portato l’eroismo della follia in Crimea e poi nella più sanguinosa delle battaglie sul fronte ucraino, ha tirato fuori il vero dalle sue viscere, varcando la linea rossa della solidarietà con i servizi e il Cremlino, alle cui trame e menzogne era ben collegato, e mettendo nei guai la più fetida impresa politica e militare da un secolo a oggi, le avventure del Terzo Reich a parte.

Può darsi che lo fucilino. Può darsi che stipulino con lui un compromesso oscuro dell’ultimissima ora. Può darsi che batta in breccia un establishment politico-militare alla frutta, con il suo capo: di sicuro ha messo a nudo la più grande mistificazione antioccidentale e il più colossale totem di tutti gli sciagurati che si battono a chiacchiere contro la società aperta, la globalizzazione, l’alleanza internazionale delle democrazie contro le autocrazie. 

[…]

Davanti alla rivolta che lo minaccia il capobanda ha smesso in diretta le vesti posticce dell’uomo forte, del regolatore potenziale di un nuovo ordine mondiale contro quanto era uscito di buono dalla Guerra fredda; potrà continuare a accumulare e macellare, con l’aiuto degli straccivendoli da piccolo schermo e della sua rete di influencer, ma dopo l’appello del sabato mattina, con l’occhio finalmente tremulo e il linguaggio impaurito del corpo, anche la sua eventuale vendetta, se ci fosse, apparirà il primo atto di un epilogo brutale e triste, a un passo da Nicolae Ceausescu. Altro che lo zar.

Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il Corriere della Sera il 26 giugno 2023.

Nelle stesse ore in cui si consumavano la ribellione della Divisione Wagner contro le forze armate russe accusate di aggredirla, l’occupazione della città russa di Rostov, il tentativo di «marcia su Mosca» da parte dei mercenari agli ordini di Prigozhin, in Italia si svolgeva una manifestazione di piazza con la partecipazione di forze che si auto-definiscono pacifiste. Giornali e tv che seguivano quella manifestazione hanno riferito alcuni pareri dei manifestanti. Mi trovo dall’altra parte del mondo, letteralmente (in Sudafrica) ma ho avuto l’occasione di ascoltarli. 

Ho sentito dichiarare da alcuni manifestanti di fronte alle telecamere, per esempio, che il capo della Wagner, Prigozhin, «si è venduto alla Cia» e quindi il suo ammutinamento è una manovra dell’America. Ho sentito definire la Nato «un’organizzazione criminale», sempre in quel corteo.

Chi faceva queste affermazioni non sembrava isolato né stigmatizzato, bensì accompagnato da cori di consenso tra i compagni di corteo. Immagino che molti di voi abbiano seguito quelle cronache e notato quei commenti. 

L’idea che la Wagner sia passata al servizio dell’America, dietro congruo pagamento, è una teoria del complotto che non ha il minimo fondamento, com’è ovvio. La storia della Wagner è quella di un corpo di mercenari, sì, ma legati a doppio filo a Vladimir Putin e da lui utilizzati spesso quando non voleva esporre direttamente le sue forze armate ufficiali. La Wagner ebbe un ruolo in Siria, paese dal quale Putin iniziò a ricostruire l’influenza di Mosca in Medio Oriente puntellando il regime di Assad e sfidando Barack Obama sull’uso di armi chimiche contro la popolazione civile. La Wagner fu decisiva nella prima aggressione contro l’Ucraina, quella del 2014 che sfociò nell’annessione della Crimea.

La Wagner si è installata in diversi paesi africani, talvolta sostituendovi dei contingenti militari francesi, com’è accaduto da ultimo nel Burkina Faso e nel Mali. Nell’Africa subsahariana i mercenari di Prigozhin si auto-finanziano facendosi pagare dai dittatori locali, spesso «in natura» cioè con l’accesso a risorse minerarie. Tuttavia è chiaro che uniscono il business privato alla missione geopolitica, che resta quella di consolidare l’influenza russa in Africa ogni volta che hanno l’opportunità di sostituire l’influenza occidentale. 

Anche nell’invasione dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022 i mercenari di Prigozhin sono stati a lungo coperti di elogi da Putin per i loro successi sul terreno contro le forze di Kiev. L’ammirazione dello Zar verso i mercenari è andata avanti fino a quando Putin ha cessato di tollerare gli attacchi sempre più frequenti e furibondi di Prigozhin contro i vertici delle forze armate regolari della Russia. 

In altre parti del mondo la Wagner continua e continuerà a fungere da longa manus per l’imperialismo russo; in Ucraina si è aperta una frattura legata all’andamento di quel conflitto, ai rovesci subiti dall’esercito di Putin, alle divergenze strategiche e tattiche, ai conflitti d’interessi, alla corruzione, all’incompetenza e così via. 

Come si può da questo quadro estrarre una teoria del complotto per cui Prigozhin è diventato improvvisamente un agente americano? Tutto è possibile alla mente umana, chi ci dimostra che Prigozhin non sia un extraterrestre? Oppure che sia Putin in ultima istanza ad essersi venduto alla Cia, la quale lo starebbe usando per distruggere quel che resta della sfera d’influenza russa? Quest’ultima ipotesi avrebbe perfino un briciolo di verosimiglianza, in base alla teoria del «cui prodest» (a chi giova?).

(…)

Estratto dell’articolo di Federico Varese per “la Repubblica” il 26 giugno 2023. 

[…] Il 24 giugno è stata una giornata concitata nell’élite russa, sia a Mosca che nelle regioni. A Perm, una città negli Urali, era quasi ora di cena quando riesco a parlare con un cinquantenne imprenditore locale, che gestisce quasi tutto il mercato immobiliare. «La situazione è calma», mi dice Sergej (nome di fantasia), a differenza di quanto successe durante il tentato golpe contro Gorbaciov nel 1991 e la distruzione del Parlamento da parte di Eltsin nel 1993.

«Allora andammo tutti in piazza, oggi siamo incollati ai computer». Estremamente nazionalista, Sergej avanza la tesi che dietro il tentato golpe ci siano forze straniere. Ben presto però ammette che Prigozhin (al quale la sua azienda ha donato fondi) è un patriota e non si capacita di come possa essersi fatto irretire dai nemici della madrepatria. «Fino a qualche giorno fa ci hanno assicurato che Wagner fosse una forza positiva e adesso sembra non esserlo più. Io ci avevo creduto». […] La verità squarcia le menzogne del potere e confonde.

Le denunce di Prigozhin hanno un ampio seguito anche tra chi appoggia la guerra che tra chi si oppone. Quando le macchine della polizia si sono avvicinate alle unità della Wagner a Rostov- sul-don sono state accolte dalle urla «Vergogna! Vergogna! » […] La classe media teme che i propri figli vengano richiamati al fronte e diventino “carne da cannone”, appunto come denuncia Prigozhin, e preferisce che la guerra la facciano i miliziani della Wagner piuttosto che i loro figli, come vorrebbe Putin.

Vanno aggiunte due considerazioni: l’ex ristoratore di San Pietroburgo è una figura amatissima tra i blogger militari più violenti, tra i suoi miliziani e tra le file dell’esercito regolare, il quale non era disposto a difendere Mosca dalla marcia del 24 giugno. A differenza di Putin, vestito con giacca e cravatta, sempre più distante e paranoico, Prigozhin, in uniforme, va tra la gente, incontra le madri dei caduti, le accompagna al cimitero, dona loro soldi.

La Wagner è una multinazionale del terrore, che ha penetrato il sistema politico di diversi stati africani. Ad esempio, nella Repubblica centrafricana controlla una agenzia di stampa, una tv, concessioni minerarie e addirittura gestisce una fabbrica di liquori. Opera anche in Libia, Mozambico, Burkina Faso, Mali e Sudan, oltre alla Siria. È impossibile liquidare Wagner senza che la Russia perda il controllo geopolitico di mezza Africa. Il gruppo promuove gli interessi economici del sistema di potere putiniano.

Fonti credibili a Londra e Mosca raccontano che Prigozhin sia il depositario di molti segreti del dittatore russo: transazioni economiche illegali, denari nascosti nei paradisi fiscali (tra cui Londra), le prove che Putin ha ordinato omicidi e interferito in diverse elezioni. Le rivelazioni potrebbero portare alla fine dell’ex grigio funzionario del Kgb. Molti elementi della burocrazia ex sovietica temono l’avventurismo di Prigozhin, ma è ormai una forza che non può essere liquidata facilmente. […] 

Col passare delle ore cresce lo scetticismo circa la versione ufficiale della soluzione della crisi, e soprattutto sul ruolo di Aleksandr Lukashenko, il presidente della Bielorussa. Può un leader malato, debole, che ha accettato sul suo territorio i missili nucleari tattici russi, diventare improvvisamente un garante credibile di un accordo che vede Wagner dissolversi e i suoi uomini entrare nei ranghi dell’esercito regolare? […] 

è possibile che Putin non si sia affatto liberato dell’abbraccio mortale con Wagner e provi invece di uscire dall’angolo cercando ancora una volta di utilizzare la milizia per i suoi fini. In questo scenario sempre più dibattuto nei circoli dell’intelligence occidentale, il cuoco di San Pietroburgo si trasferirebbe in Bielorussia, da dove ricostruirebbe la sua milizia e lancerebbe un attacco congiunto all’Ucraina dal Nord, una ipotesi fino ad ora rifiutata da Lukashenko. […]

Estratto dell’articolo di Fabrizio Dragosei per il “Corriere della Sera” il 26 giugno 2023.

Quando venerdì Prigozhin aveva accusato gli alti vertici militari di aver ordinato il bombardamento dei suoi uomini, il ministero della Difesa si era affrettato a diffondere un comunicato per smentire l’accaduto. Poi però, mentre gli eventi incalzavano e sembrava quasi che i wagneriani potessero arrivare ad assalire Mosca, non si è avuta più alcuna notizia degli alti papaveri militari. Putin sabato mattina ha parlato in tv alla nazione ma i due grandi nemici di Prigozhin sono invece completamente scomparsi dalla scena politica. 

E da quanto si è visto, sembra proprio che non siano nemmeno stati in grado di organizzare una adeguata mobilitazione di uomini e mezzi per fermare la colonna dei mercenari che ha percorso quasi 800 chilometri verso la capitale. Il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo di stato maggiore Valery Gerasimov non si sono mai sentiti mentre si decideva la sorte del Paese.

Ora si dice (soprattutto lo sostengono gli amici di Prigozhin) che siano entrambi sul piede di partenza, ma non c’è la minima conferma ufficiale. […] Certo, potrebbero essere sostituiti, e non solo per venire incontro alle richieste avanzate a gran voce dal capo della Wagner. Non c’è dubbio che in tutti questi mesi […] non abbiano dato il meglio. L’unico vero successo di quest’anno è stata la conquista di Bakhmut, ottenuta […] dai mercenari. Il problema è che tutti e due godono della fiducia del capo dello Stato […]

Shoigu, l’attuale capo della Difesa, è nel governo dal lontano 1991 […] è un personaggio particolare, grande collezionista di spade giapponesi e coltelli sacrificali aztechi. […] è astemio, cosa non proprio diffusissima in Russia. Era tra i più accesi sostenitori dell’inizio dell’«operazione» in Ucraina e a lui si devono le infondate speranze di risolvere la questione in pochi giorni con l’occupazione di Kiev e la rimozione del presidente Zelensky.

Poi, in tutti questi mesi, non si trova traccia di successi che possano essere attribuiti a sue brillanti intuizioni. […] Sono incominciate a circolare voci su possibili candidati alla sua poltrona. Il più accreditato è Aleksej Dyumin, governatore di Tula, ex assistente personale di Putin e, secondo un sito legato ai servizi segreti, quasi socio di Prigozhin nella Wagner: per questo avrebbe avuto un ruolo importante nel disinnescare la crisi.

Militare di carriera Gerasimov, il capo di stato maggiore, è un militare di carriera che viene dalla repubblica tartara e dai carri armati. È famoso soprattutto per aver spiegato in un suo intervento del 2013 i principi della guerra ibrida. […] Al generale si deve la brillante operazione grazie alla quale la Russia conquistò la Crimea nel 2014 […] Anche lui è responsabile dei fallimenti iniziali delle operazioni […] Da gennaio di quest’anno ha anche il comando diretto dell’intera «operazione» in Ucraina. Ma con lui alla guida al posto del generale Surovikin, le cose non sono cambiate granché. 

Parla Prigozhin: E’ stata una marcia per la giustizia. Il mio grazie a Lukashenko. Angelo Vitolo su L'Identità il 26 Giugno 2023

E’ ricomparso. Il fondatore e leader del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin ha appena pubblicato su Telegram un messaggio audio di 11 minuti, il primo da quando ha fermato la rivolta armata verso Mosca. Nell’audio, riferisce la Bbc, Prigozhin afferma che nessuno dei suoi uomini ha accettato di firmare un contratto con il ministero della Difesa. Dal primo luglio, ha aggiunto, il gruppo Wagner cesserà di esistere.

Ancora: è stata una ”marcia per la giustizia” quella verso Mosca organizzata dal leader del gruppo Wagner lo scorso 24 giugno e ”non un colpo di Stato per rovesciare la leadership russa”. E’ stata “una marcia per la giustizia, per protestare contro la decisione di eliminare Wagner dal primo luglio 2023, frutto di intrighi e decisioni sbagliate”, ha detto Prigozhin, sottolineando che la sua intenzione non era quella di condurre un colpo di Stato o di modificare la leadership russa eletta.

La spiegazione dello stop alle porte di Mosca: ha deciso di ”fare marcia indietro” e fermare l’avanzata dei suoi uomini a duecento chilometri da Mosca ”per evitare uno spargimento di sangue”. E ha espresso ”rammarico per aver colpito l’aviazione russa”. Sei elicotteri russi e un aereo sarebbero stati abbattuti dai suoi uomini due giorni fa.

Poi, un tentativo di affondo contro la gestione della sicurezza interna della Russia: la marcia dei miliziani del gruppo Wagner verso Mosca ”ha dimostrato che ci sono problemi seri di sicurezza su tutto il territorio della Russia”. Spiegando che “ci siamo fermati quando abbiamo sufficiente dimostrato quello che avevamo intenzione di fare”.

Prigozhin ha quindi accusato il ministero della Difesa russo di aver preso di mira le sue truppe con il fuoco dell’artiglieria, dicendo che quello è stato il “momento decisivo per noi di andarcene immediatamente”.

Di seguito, un pensiero per i suoi morti: sono una trentina i mercenari del gruppo Wagner che hanno perso la vita e altri quelli che sono rimasti feriti durante l’avanzata verso Mosca, colpiti dal fuoco di artiglieria delle forze armate russe. Decidendo di fermare l’avanzata verso Mosca dopo la perdita dei suoi uomini.

L'altro protagonista. Chi è Dmitry Uktin, il ‘cattivissimo’ della Wagner che ha guidato le truppe verso Mosca. Redazione Web su L'Unità il 26 Giugno 2023

Dopo le incredibili 24 ore della marcia verso Mosca e l’annuncio del ritiro a 200 chilometri, non è chiaro che fine farà Prigozhin, il capo della Wagner. Potrebbe però farsi spazio un altro volto legato alla Wagner, il suo numero due, Dmitry Uktin, colui che avrebbe materialmente guidato l’avanzata di sabato 24 giugno.

Cinquantatrè anni, ex ufficiale del Gru, il suo nome compare tra i fondatori del Gruppo Wagner ed è legato ad alcuni dei più controversi scontri della storia. Secondo la ricostruzione fatta dal Corriere della Sera, tutto ha iniziato nel 2011 quando in Russia inizia a operare il Moran Security Group, una società che si occupa di servizi di sicurezza per aziende fuori ai confini russi. L’azienda poi diventa nel 2013 la Slavonic Corps, che recluta e arresta soldati da inviare in zone di guerra. Le milizie si addestrano in Siria a Latakia, nella base aerea di Khmeimim, gestita e diretta dalle forze armate russe e offrono sostegno per combattere nell’interesse della Russia in Medio oriente, in Africa e sul Mar Nero. Sono questi gli anni dell’annessione della Crimea e del conflitto in Donbass. Ed è qui che Utkin mette a servizio della milizia le sue abilità militari.

Prigozhin è il finanziatore della Wagner e Uktin è il braccio d’azione che si occupa di strategia militare e addestramento degli uomini. Si deve alla sua passione per la musica di Wagner il nome della brigata di mercenari. Noto per le sue posizioni filonaziste che riporta anche nel suo aspetto fisico. Nelle foto compare con il capo rasato, la mascella serrata e il simbolo delle SS sul collo. Ha combattuto con la Wagner in Siria al fianco di Bashar al-Assad e qui è stato colpevole di tremendi crimini contro l’umanità come il fatto di aver dato l’ordine di stringere l’assedio intorno a villaggi e lasciare morire di fame gli abitanti.

Poi la Wagner combatterà al fianco dei separatisti filorussi in Donbass e in Crimea, scontrandosi con la Brigata Azov dei nazionalisti ucraini. Nel2015 la Wagner torna ufficialmente in Siria sotto comando di Putin. Combatte la battaglia di Palmira e la strappa all’Isis per contribuire alla stabilità del poter di Assad, alleato di Putin. Poi il gruppo combatterà anche in Libia e in Africa dove addestra un esercito in cambio dello sfruttamento di miniere d’oro per pagare i soldati. Nel 2017 Stati Uniti e Europa sanzionano la Wagner e ne congelano i beni che gravitano intorno alla organizzazione.

Con la guerra in Ucraina tutto il mondo conoscerà la ferocia della Wagner che si renderà responsabile di drammi e crimini come quelli accaduti a Bakhmut. Uktin è ritenuto “responsabile di gravi violazioni dei diritti umani commesse dal gruppo, che includono torture ed esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie”. Fin ora era rimasto nell’ombra dietro Prigozhin. Con la sua scomparsa, nelle prossime ore, potrebbe diventare un nuovo protagonista della situazione. Redazione Web 26 Giugno 2023

Estratto dell’articolo di Marta Serafini per corriere.it il 26 giugno 2023.

Mentre resta ancora in sospeso il destino di Evghenij Prigozhin, c’è un nome e un volto che più di altri legato alla compagnia di milizie privata Wagner. Ed è quello di Dmitry Utkin. Ex ufficiale del Gru, amico personale di Putin, Utkin non solo è già uno dei capi e dei fondatori della Compagnia di mercenari. Ma sarebbe colui che ha guidato gli uomini del gruppo verso Mosca. 

[…] In qualità di ex ufficiale del Gru, Uktin ha un ruolo fondamentale nella nascita della Wagner.  Se all’epoca Prigozhin ne è fondamentalmente il finanziatore, è a Uktin, fervente ammiratore di Adolf Hitler e del compositore Richard Wagner, che si deve ad esempio il nome stesso della compagnia. Ma anche la visione tattica di dispiegamento sul campo sembrano essere una sua prerogativa. Più esperto a livello militare di Prigozhin, Uktin è l’uomo che si occupa dell’addestramento degli uomini dell’Orchestra.

Benché Putin abbia cercato di giustificare l’invasione dell’Ucraina come una guerra di «denazificazione», lo stesso gruppo Wagner ha connotazioni politiche filonaziste. Le poche foto che circolano in rete di Uktin bastano a fugare ogni dubbio: rasato, mascella serrata e il simbolo delle SS - le milizie personali di Hitler - tatuato sulle spalle, 52 anni e un fisico e un volto che mettono paura, Uktin è il ritratto perfetto del paramilitare con tempra siberiana, terra di origine della famiglia. 

Un militare crudele e spietato. Eppure in altre immagini più datate, lo si vede in abito scuro e sorriso compiaciuto a una cena di gala a Mosca dove, secondo media russi indipendenti, avrebbe ricevuto come incarico imprenditoriale quello di direttore di una società di catering) per conto di Prigozhin. 

Utkin dunque è eclettico e si sa spendere bene anche se nell’animo è un militare. Figlio di un geolologo di Asbest, serve fino al 2013 l’esercito russo come comandante del 700° distaccamento speciale separato delle Forze armate, gli Spetsnaz, con sede a Pskov. Poi nove anni fa la svolta: si unisce in Siria al corpo che combatte al fianco del presidente siriano Bashar al-Assad. Ed è qui che si sarebbe macchiato dei più terribili crimini, tra cui l’ordine dato ai suoi uomini di stringere d’assedio interi villaggi lasciati morire di fame. […] 

Nel 2015, Utkin torna in Siria con i suoi mercenari. Combatte la battaglia di Palmira e la strappa all’Isis con l’obiettivo di mantenere saldo al potere il dittatore Bashar Al Assad di cui Putin è alleato. E’ la prima grande operazione della Wagner in Siria che fin qui si era limitata a operazioni sotto copertura o di vigilanza. Molti dei suoi uomini muoiono sul campo. Poi il gruppo inizia a combattere in Libia e in Africa.

Nel 2017 gli Stati Uniti applicano sanzioni al gruppo di Utkin e lo stesso fa poi l’Unione Europea che vieta l’ingresso agli affiliati, congelandone alcuni beni individuati in territorio comunitario e varie società, a dimostrazione del massiccio giro di denaro attorno all’organizzazione. La Wagner ha attirato ufficialmente l’attenzione del mondo. Nel mentre, Prigozhin da semplice finanziatore ha preso sempre di più il controllo della compagnia, soprattutto quello politico. […] 

Fin qui Uktin, ritenuto «responsabile di gravi violazioni dei diritti umani commesse dal gruppo, che includono torture ed esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie», è rimasto nell’ombra. Ma ora potrebbe aprirsi un nuovo capitolo di cui Uktin potrebbe essere il protagonista.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 27 giugno.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi. Attacco in un centro commerciale a Kramatorsk: 4 morti, tra i quali un bambino, e 42 feriti. Francesco Battistini, inviato, Marco Imarisio, inviato e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 27 giugno 2023.

Le notizie sulla guerra di martedì 27 giugno. Zelensky: «Siamo avanzati in tutte le direzioni». Stoltenberg: «La Nato pronta a difendersi contro Mosca»

• Il cardinale Zuppi è arrivato a Mosca per la seconda tappa della missione di pace vaticana

• Lukashenko racconta i negoziati con Prigozhin: «30 minuti di parolacce poi gli ho detto "ti schiacceranno a metà strada come una pulce»

• Il presidente bielorusso: «Arrivata buona parte della armi nucleari russe»

• Zelensky: «Ci sono tutti i presupposti per invitare Kiev nella Nato»

• Putin in tv ha condannato i «traditori» ed esortato i componenti della Wagner a trasferirsi in Bielorussia o a entrare nell’esercito regolare.

• In Bielorussia i wagneriani stanno costruendo un campo da 8 mila posti per i miliziani che restano fedeli al capo.

• Prigozhin: «La Marcia su Mosca? Volevamo giustizia, non fare un golpe».

• Biden: «Noi non c’entriamo con la rivolta russa, problema interno».

• Uktin, chi è il numero 2 della Wagner che ha guidato la rivolta.

Ore 00:20 - Putin ringrazia Shoigu e i capi della sicurezza: «Analizzare quanto accaduto»

«Vi ho riuniti per ringraziarvi per il lavoro svolto in questi giorni e per discutere della situazione che si è sviluppata in questo momento, nonché per parlare dei compiti che dobbiamo affrontare, a seguito di un'analisi degli eventi accaduti nel Paese», ha detto Putin, secondo quanto riportato da Interfax, al ministro Shoigu, alla leadership della Difesa russa e ai capi della sicurezza di Stato, durante un breve vertice dopo il fallimento della rivolta. Alcune immagini della riunione sono state trasmesse in tv.

Ore 01:32 - Zelensky, «Ieri siamo avanzati in tutte le direzioni»

Le truppe ucraine «sono avanzate in tutte le direzioni» nella giornata di ieri nelle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia: lo ha reso noto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Oggi (ieri, ndr) — il fronte. Regioni di Donetsk, Zaporizhzhia. I nostri guerrieri, le nostre posizioni in prima linea, le aree di operazioni attive al fronte. Oggi (ieri, ndr) i nostri guerrieri sono avanzati in tutte le direzioni e questo è un giorno felice. Ho augurato ai ragazzi altre giornate come questa»: ha scritto Zelensky.

Ore 01:41 - Cnn: intelligence Usa ha tenuto segrete le informazioni sui piani di Prigozhin

I funzionari dell’intelligence statunitense sono stati in grado di raccogliere un quadro estremamente dettagliato e accurato dei piani del capo della Wagner Evgenij Prigozhin che hanno portato alla sua ribellione di breve durata, incluso dove e come Wagner stava pianificando di avanzare. Lo riferisce la Cnn, citando fonti, aggiungendo che le informazioni erano state condivise solo con alleati selezionati, inclusi alti funzionari britannici, e non a livello più ampio della Nato.

Secondo le fonti, non era chiaro esattamente quando Prigozhin avrebbe agito. Ma sembra che abbia deciso di andare avanti con il suo piano a seguito di una dichiarazione del 10 giugno del ministero della Difesa russo secondo cui tutte le compagnie militari private, inclusa la Wagner, sarebbero state costrette a firmare contratti con l’esercito russo a partire da luglio e sarebbero state essenzialmente assorbite dal ministero della Difesa russo.

Ore 01:54 - Biden sente Meloni, colloquio su Russia e Nato

Il presidente americano Joe Biden ha parlato con la premier Giorgia Meloni «nell’ambito della stretta collaborazione con gli alleati e i partner dopo i recenti eventi in Russia». Lo afferma la Casa Bianca riferendo della conversazione telefonica fra Biden e Meloni. «I due leader hanno affermato il loro sostegno all’Ucraina», si sono confrontati in vista del prossimo «vertice della Nato e hanno discusso i recenti sviluppi in Nord Africa».

Ore 02:29 - Biden invita Meloni a Washington a luglio

Joe Biden ha invitato la premier italiana Giorgia Meloni a Washington, in luglio, nel corso di una telefonata. La Casa Bianca ha precisato che i due leader hanno anche parlato della situazione in Russia. Il presidente degli Stati Uniti e la Presidente del Consiglio italiana hanno ribadito il «sostegno incrollabile all’Ucraina». Meloni e Biden si sono «coordinati anche sulla preparazione» del prossimo vertice Nato, l’11 e 12 luglio, che dovrà decidere su un eventuale rinnovo del norvegese Jens Stoltenberg alla guida dell’organizzazione atlantica.

Ore 02:40 - «The Telegraph»: i servizi russi hanno minacciato le famiglie dei leader Wagner

I servizi di sicurezza russi hanno minacciato le famiglie dei leader del Gruppo Wagner prima che il fondatore della milizia russa, Evgenij Prigozhin, decidesse di interrompere la sua marcia verso Mosca sabato scorso: lo riporta il Telegraph, che cita fonti della sicurezza del Regno Unito. Secondo il quotidiano, questo potrebbe aver contribuito alla decisione di Prigozhin di annullare inaspettatamente l’operazione militare. Secondo le stesse fonti, le truppe della Wagner ammontavano solo a 8.000 uomini anziché 25.000 e molto probabilmente avrebbero rischiato una sconfitta se avessero tentato di prendere la capitale.

Ore 07:15 - L’ira di Putin su Prigozhin: «Non ci spaccherete, potevamo soffocare la rivolta nel sangue»

(di Fabrizio Dragosei) Il momento più grave per la Russia è stato superato grazie all’unità del popolo e delle istituzioni, «di fronte ai ricatti e al tentativo di architettare una rivolta». Dopo ore di silenzio, Vladimir Putin si è presentato in tv davanti ai suoi concittadini per spiegare quello che, secondo lui, è accaduto sabato e pure per lanciare un segnale di apertura agli uomini della Wagner dei quali il Paese non può facilmente fare a meno in Ucraina.

Ore 07:18 - Kiev: «Proseguono i combattimenti nella regione del Donetsk»

Le forze russe continuano a concentrare i loro sforzi nelle direzioni di Lyman, Bakhmut e Marinka, nella regione di Donetsk, dove nel corso della giornata di ieri sono stati segnalati 38 scontri: lo ha reso noto lo Stato Maggiore delle forze armate di Kiev, come riporta Rbc-Ucraina. Nelle ultime 24 ore i russi hanno effettuato un attacco missilistico, 45 raid aerei e 38 attacchi con lanciarazzi multipli sull’Ucraina. In particolare, sono stati lanciati tre missili S-300. Le forze di difesa hanno abbattuto due missili da crociera Kalibr e sette droni kamikaze Shahed. Inoltre, le forze russe hanno attaccato da nord con quattro droni non identificati, che sono stati distrutti.

Ore 07:23 - Il punto militare | Quale sarà il destino della Wagner?

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Da personaggio ovunque a uomo furtivo, attento a non esporsi troppo in pubblico e tanto meno ad un balcone. È l’arco della parabola di Evgenij Prigozhin: dopo la fallita rivolta è scomparso dalla scena per riemergere con un audio di undici minuti, come un Bin Laden qualsiasi. Sortita che fa il paio con il video non databile del suo acerrimo rivale, il ministro della Difesa Shoigu. Secondo alcune testimonianze il capo della Wagner sarebbe stato avvistato al Green City Hotel, a Minsk, in Bielorussia. Un «tre stelle» da 68 euro a notte se prenotate via Internet. Ma dalla capitale negano.

Per ora non esistono certezze, «niente è vero, tutto è possibile» è lo slogan dell’esperta Dara Massicot. Dal quartier generale della Wagner hanno rassicurato: il nostro lavoro prosegue regolarmente. In patria, in Ucraina, in Africa, quest’ultima la riserva di caccia della compagnia, il forziere lontano. La Tass comunica che sono stati riaperti centri di reclutamento.

Ore 07:28 - Il falco Markov: «Putin avrebbe dovuto fucilare Prigozhin»

(di Marco Imarisio) Secondo Sergey Markov, ex consigliere per la politica estera di Vladimir Putin dal 2011 al 2019, uomo ancora oggi ben introdotto nelle segrete stanze del Cremlino, Putin esce indebolito dalla soluzione della rivolta di sabato, come spiega in una intervista. (...).

È stato davvero un colpo così duro all’immagine della Russia?

«Certamente. In una superpotenza non avvengono ribellioni».

Putin aveva un’alternativa all’accordo con Prigozhin?

«Non credo. La Wagner sono i nostri soldati, hanno combattuto con noi. Ma nel mondo, quel compromesso è stato comunque accolto come sintomo di fiacchezza. Perché ad un ribelle non si telefona. Mi chiamano in continuazione da altre repubbliche ex sovietiche e mi dicono: come mai è finita così? Il ribelle doveva essere arrestato e fucilato, se si vuole mantenere un potere forte».

Ore 08:15 - Kiev: 590 soldati russi uccisi in 24 ore

Sono 590 i soldati russi che sono stati uccisi nelle ultime 24 ore. Lo scrivono le forze armate di Kiev nel loro ultimo bollettino militare, aggiornando a 226.170 il totale dei militari russi morti in battaglia dall’inizio del conflitto. Sono invece più di quattromila i carrarmati distrutti (4.036), cinque ieri, e i lanciarazzi neutralizzati (4.083), 28 nell’ultima giornata.

Ore 08:25 - Kiev: «Abbattuti due missili e sette droni russi»

Le forze armate ucraine hanno abbattuto due missili da crociera Kalibr e sette droni UAV Shahed durante gli attacchi delle forze russe nella notte. Lo rende noto Kiev. Combattimenti si sono verificati intorno a Lyman e Bakhmut.

Ore 08:26 - Ministero Difesa russo: esercitazioni di caccia sul Mar Baltico

Il ministero della Difesa russo ha annunciato che da stamattina sono in corso esercitazioni di caccia tattici sul Mar Baltico con l’obiettivo principale di testare la prontezza a eseguire operazioni di combattimento e compiti speciali. In un post su Telegram il ministero ha dichiarato che «gli equipaggi dei Su-27 della flotta del Baltico hanno sparato con armi aviotrasportate contro missili da crociera e finti aerei nemici». Questi caccia, ha aggiunto il ministero, sono in «servizio di combattimento 24 ore su 24» a guardia dello spazio aereo dell’exclave russa di Kaliningrad.

Ore 08:40 - «L’aereo privato di Prigozhin è atterrato a Minsk»

Il jet privato del capo del gruppo della Wagner, Evgenij Prigozhin, è atterrato all’aeroporto militare di Machulishchi, vicino a Minsk, in Bielorussia. Lo riferisce Ukrainska Pravda. L’aereo, scrive, è arrivato all’aeroporto alle 6.40, ora locale, da Rostov sul Don. Pochi minuti dopo un altro jet è atterrato allo stesso aeroporto da San Pietroburgo.

Ore 09:13 - 007 Gb: Kiev ha riconquistato area occupata dai russi dal 2014

Le forze armate di Kiev sono riuscite a riconquistare un territorio occupato dai russi dal 2014. Lo riferisce l’intelligence britannica nel suo briefing quotidiano, sottolineando che è la prima volta che questo accade. «Le forze aviotrasportate ucraine hanno compiuto piccoli progressi a est dal villaggio di Krasnohorivka, vicino alla città di Donetsk, che si trova sulla vecchia linea di controllo», si legge nel bollettino diffuso dal ministero della Difesa di Londra. «Questo è uno dei primi casi dall’invasione russa del febbraio 2022 in cui le forze ucraine hanno molto probabilmente riconquistato un’area di territorio occupata dalla Russia dal 2014», fa notare l’intellogence britannica. «I recenti molteplici assalti ucraini simultanei in tutto il Donbass hanno probabilmente sovraccaricato le forze della Repubblica popolare di Donetsk e cecene che operano in quest’area», aggiunge il rapporto.

Ore 10:02 - Isw: Putin che indica la Bielorussia come rifugio per la Wagner può essere una trappola

Vladimir Putin potrebbe tendere una trappola ai combattenti del Gruppo Wagner presentando la Bielorussia come un rifugio sicuro. Lo ha ipotizzato un thinktank statunitense dell'Istituto per lo studio della guerra (Isw). Il presidente russo ha detto ai membri del gruppo di mercenari che disponevano di tre opzioni dopo il loro rivolta finita: continuare a servire la Russia, ritirarsi o seguire il loro leader Prigozhin in Bielorussia. Ma secondo l'Isw il Cremlino probabilmente considererà i militari in fuga nel Paese vicino come traditori «a prescindere dal fatto che intraprenda o meno un'azione immediata contro di loro».

Ore 10:12 - Lukashenko: pronti a combattere durante la rivolta della Wagner

Il presidente bielorusso, Aljaksand Lukashenko, ha detto di aver ordinato di mettere l'esercito bielorusso in stato di massima allerta durante la rivolta di Wagner per essere pronto al combattimento. Lo scrive la Tass.

Ore 10:12 - Mosca: trasferimento delle attrezzature Wagner alle truppe russe

Sono in corso i preparativi per il trasferimento dell'equipaggiamento militare pesante di Wagner alle truppe russe. Lo riferisce il ministero della difesa russo, come riporta la Tass.

Ore 10:20 - Mosca: archiviato il procedimento penale per la ribellione

L'indagine sulla Wagner è chiusa. I servizi russi, l'Fsb, hanno archiviato il procedimento penale per ribellione armata nei confronti dei miliziani del gruppo mercenario (che sabato è stato protagonista della rivolta), rilevando che «i suoi partecipanti hanno interrotto le azioni volte a commettere l'ammutinamento». Lo riportano le agenzie russe.

Ore 11:02 - Onu: 77 esecuzioni sommarie di Mosca nelle aree occupate

La Russia ha giustiziato 77 civili ucraini in detenzione arbitraria nelle aree occupate, secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato oggi. «Abbiamo documentato l'esecuzione sommaria di 77 civili mentre erano arbitrariamente detenuti dalla Federazione Russa», ha detto Matilda Bogner, capo della Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina, in una conferenza stampa a Ginevra.

Ore 11:17 - Lukashenko: la situazione con la Wagner ci è sfuggita di mano

Il presidente bielorusso ha dichiarato che le persistenti tensioni tra il gruppo paramilitare Wagner e l'esercito russo sono state gestite male, portando lo scorso fine settimana allo «scontro» tra le due parti. «La situazione ci è sfuggita di mano, poi abbiamo pensato che si sarebbe risolta, ma non è stato così», ha dichiarato Lukashenko ai giornalisti, citato dall'agenzia di stampa statale Belta. Aggiungendo: «Non ci sono eroi in questa storia».

E ancora: «Non nascondo che è stato doloroso assistere agli eventi che si sono verificati nel sud della Russia. Non solo per me. Molti dei nostri cittadini li hanno presi a cuore. Perché la Patria è una».

Ore 11:38 - Crimea, rete ferroviaria fatta saltare nel distretto di Kirov

Le autorità filorusse della Crimea affermano che è stato fatto saltare un tratto della rete ferroviaria nella Crimea occupata. «I binari ferroviari sono stati danneggiati nel distretto di Kirov. Non vi sono vittime», ha detto a Ria Novosti il governatore filorusso, Sergey Aksyonov, aggiungendo che i lavori di riparazione dureranno fra le quattro e le otto ore. Diversi canali Telegram russi, riferisce Ukrainska pravda, scrivono che persone sconosciute hanno fatto saltare i binari. Secondo il canale Baza, un vagone merci è deragliato per effetto dell'esplosione.

Ore 12:07 - Il cardinal Zuppi oggi a Mosca: «Creare un’atmosfera di pace»

(di Gian Guido Vecchi) Il cardinale Matteo Zuppi è in viaggio verso Mosca per la seconda tappa della «missione di pace» voluta da Papa Francesco, dopo la visita a Kiev del 5 e 6 giugno. Il cardinale è atteso nella capitale russa in serata. La Segreteria di Stato stava preparando la visita da tempo. Alla vigilia della partenza, il cardinale ha incontrato il Papa per riferirgli della visita a Kiev — era tornato dall’Ucraina il giorno del ricovero di Francesco al Gemelli, e non aveva potuto parlargli — e preparare quella a Mosca. Incontrerà il patriarca ortodosso di Mosca Kirill e responsabili del governo russo, anche se non si sa ancora se vedrà Putin, come in Ucraina ha incontrato Zelensky. «Faremo tutto il possibile, in piena sintonia con il Santo Padre», spiegava pochi giorni fa. «Con molta pazienza, ma anche urgenza, perché ogni giorno in più vuol dire tanta sofferenza in più».

Ore 12:14 - Peskov: «Prigozhin? Non so dove sia»

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto di non sapere dove sia il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin. «Non dispongo di questa informazione e non posso dirvi nulla», ha affermato Peskov rispondendo alle domande dei giornalisti, secondo quanto riferisce Ria Novosti.

Ore 12:20 - Mattarella: «La guerra in Ucraina rallenta l'economia»

«Se la crescita dell'economia globale negli ultimi decenni ha riversato qualche stilla di risorse verso le aree meno fortunate, pandemia e rinnovate tensioni internazionali, a partire dalla guerra scatenata dalla Federazione Russa contro l'indipendenza dell'Ucraina, hanno provocato un rallentamento delle economie, con una contrazione delle capacità di spesa in tutti i Paesi e soprattutto in quelli a più basso reddito». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso in occasione del XVI Simposio Cotec Europa al teatro Massimo di Palermo.

Ore 12:28 - Putin chiede un minuto di silenzio per i morti nella rivolta. All'esercito dice: «Avete fermato la guerra civile»

Il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto di onorare con un minuto di silenzio i morti nella rivolta del battaglione Wagner andata in scena il 24 giugno scorso. Lo riporta Ria Novosti. Si tratta degli aviatori sui velivoli militari russi che sono stati abbattuti dalla milizia di Prigozhin. La richiesta è arrivata durante un discorso del presidente russo al personale militare in piazza alla presenza del ministro della Difesa russo Shoigu. «I veri difensori in tempi difficili hanno ostacolato i disordini, il cui risultato sarebbe stato il caos», li ha lodati Putin. «Avete sostanzialmente fermato una guerra civile e agito in modo corretto e coordinato». Precisando che «le persone che sono state trascinate nell'insurrezione hanno visto che l'esercito e il popolo non erano con loro».

Ore 13:21 - «Attacco russo a Kremenchung a un anno dalla strage nel mall»

Con missili Kh-22, i russi sono tornati ad attaccare Kremenchug ad un anno da un attacco russo che fece una strage in un mall della cittadina nella regione di Poltava sulle rive del fiume Dnipro. Lo riporta il capo dell'aeronautica militare delle forze armate ucraine Yuriy Ignat, come riferisce Ukrainska Pravda. «Il nemico ha attaccato la regione di Poltava. Come un anno fa in questo giorno, con missili Kh-22. C'è stato un colpo nella regione di Kremenchug in una cooperativa in campagna. Non risultano al momento vittime né colpi su infrastrutture critiche».

Ore 13:34 - Onu: «I russi hanno eseguito 77 esecuzioni sommarie di civili in Ucraina. 75 casi di detenzione arbitraria da parte delle forze di Kiev »

Il più recente report dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha rivelato che le forze russe avrebbero eseguito almeno 77 esecuzioni sommarie di civili nei territori occupati. L’organismo mondiale ha intervistato centinaia di vittime e testimoni per un rapporto che descrive anche in dettaglio più di 900 casi di civili, compresi bambini e anziani, detenuti arbitrariamente durante il conflitto, la maggior parte dei quali da parte della Russia. La stragrande maggioranza degli intervistati ha dichiarato di essere stata torturata e, in alcuni casi, di aver subito violenze sessuali durante la detenzione da parte delle forze russe, ha dichiarato Matilda Bogner, a capo dell’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani in Ucraina.

Il report ha documentato anche 75 casi di detenzione arbitraria da parte delle forze di sicurezza ucraine, affermando che una percentuale significativa di questi si configura anche come sparizioni forzate. Più della metà delle persone detenute dalle forze ucraine ha riferito di essere stata torturata o maltrattata, di solito durante gli interrogatori o subito dopo l’arresto, ha precisato Bogner. L’Ucraina ha concesso agli investigatori delle Nazioni Unite «un accesso riservato senza ostacoli» ai detenuti nei centri di detenzione ufficiali, ad eccezione di un gruppo di 87 marinai russi. «La Federazione Russa non ci ha concesso tale accesso, nonostante le nostre richieste», ha detto Bogner.

Ore 13:39 - L’Ue invia 500 generatori per le zone allagate dell’Ucraina

L’Ue è impegnata nell’invio di 500 generatori di corrente elettrica all’Ucraina per sostenere le autorità locali a fare fronte alle conseguenze del crollo della diga di Nova Kakhovka, avvenuto a inizio giugno. Lo annuncia la Commissione europea, indicando che i dispositivi «saranno utilizzati per ripristinare infrastrutture critiche come stazioni di pompaggio dell’acqua e stazioni fognarie nelle aree colpite».

«La distruzione della diga di Nova Kakhovka è stato l’ennesimo attacco oltraggioso da parte della Russia a infrastrutture civili critiche, con conseguenze catastrofiche per l’ambiente e le comunità locali», ha dichiarato il commissario per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic, ringraziando i Paesi europei che hanno subito offerto assistenza all’Ucraina attraverso il meccanismo di protezione civile Ue. «Continuiamo a lavorare al fianco delle autorità ucraine per fornire assistenza d’emergenza alle popolazioni colpite per tutto il tempo necessario», ha sottolineato Lenarcic.

Ore 13:40 - Lukashenko: «Se la Russia collassa, finiremo sotto le macerie. Moriremo tutti»

«Non fate di me un eroe, né di me, né di Putin e né di Prigozhin. Ci siamo fatti sfuggire di mano la situazione, pensavamo si sarebbe dissolta da sola e invece non è stato così. Non ci sono eroi in questo caso, due persone che combattevano unite sul fronte sono entrate in collisione», a riportare la versione del presidente della Bielorussia Lukashenko è il consigliere di Zelensky ed ex viceministro agli Interni Anton Gerashchenko.

Ore 13:48 - Zelensky: «Nato? Ci sono tutte le ragioni perché l'Ucraina venga invitata»

«Ci sono tutte le ragioni per un invito politico all'Ucraina ad aderire all'Alleanza. C'è piena comprensione delle garanzie di sicurezza per l'Ucraina fino al momento dell'adesione», scrive su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un post dal titolo "Nato.Vilnius.Ucraina" a poche settimane dal vertice Nato nella capitale lituana. «Stiamo lavorando con il team per rendere le decisioni del vertice di Vilnius davvero significative», ha aggiunto.

Ore 14:29 - Putin: «Rischiavamo di perdere tutte le conquiste in Ucraina»

Se non fosse stato fermato l’ammutinamento della Wagner nel fine settimana tutti i risultati ottenuti finora nel conflitto in Ucraina «sarebbero andati perduti». Lo ha detto Vladimir Putin, citato dall’agenzia Ria Novosti. «Non si sa cosa sarebbe stato del Paese - ha sottolineato Putin - ma tutti i risultati ottenuti nei combattimenti saranno andati perduti».

 Il presidente russo ha poi detto di sperare che i responsabili della Wagner «non abbiano rubato nulla», ma ha aggiunto che saranno fatti gli opportuni controlli. Putin ha aggiunto che nell’ultimo anno lo Stato ha finanziato la Wagner per un totale di 86 miliardi di rubli (circa un miliardo di euro).

Ore 14:38 - Orban: «Inaccettabile dare 50 miliardi a Kiev da fondi Ue»

Il premier ungherese Viktor Orban è tornato ad attaccare la revisione di bilancio proposta dalla Commissione europea in occasione dei lavori preparatori in vista del Consiglio europeo in programma giovedì e venerdì prossimo. Il primo ministro ha bollato la proposta come «insignificante e inadatta al dibattito». «Non è accettabile - scrive Orban in un tweet - che Bruxelles voglia concedere 50 miliardi di euro di aiuti aggiuntivi all’Ucraina, mentre non sappiamo nulla sull’utilizzo dei fondi Ue inviati dall’inizio della guerra».

Ore 14:40 - Lukashenko: «I miliziani Wagner ci porteranno esperienza»

La Bielorussia non ha nulla da temere dall’arrivo dei miliziani Wagner, che anzi possono essere utili alle forze armate di Minsk per la loro esperienza. Lo ha detto il presidente Alexander Lukashenko incontrando il ministro della Difesa Viktor Khrenin. «Ci diranno cosa è importante adesso» in fatto di armi e strategia sul campo, ha affermato Lukashenko, citato dall’agenzia Ria Novosti.

Ore 14:53 - Lukashenko: «Eravamo pronti a inviare una brigata in Russia»

Il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ha affermato che durante l’avanzata in Russia dei mercenari della compagnia Wagner «un’intera brigata era pronta per essere trasferita nella Federazione Russa, se necessario». Lo riporta l’agenzia di stampa statale russa Ria Novosti.

Ore 15:19 - «Ministro della Difesa bielorusso dona a Lukashenko copia bomba atomica Urss»

Il ministro della Difesa bielorusso Viktor Khrenin avrebbe donato al dittatore Aleksandr Lukashenko una copia della prima bomba atomica sovietica: lo sostiene l’agenzia di stampa statale bielorussa Belta. «Lasci che le dia un dono simbolico: la prima bomba nucleare sviluppata in Unione Sovietica nel 1949», avrebbe detto Khrenin a Lukashenko presentando «una copia» dell’ordigno.

 «I nostri nemici non devono pensare che siamo ossessionati dal simbolismo o che siamo molto contenti delle armi nucleari. È solo una cosa simbolica», avrebbe risposto il dittatore bielorusso. Il 16 giugno Putin ha affermato che alcune armi tattiche nucleari russe sarebbero già state consegnate alla Bielorussia e altre dovrebbero essere trasferite entro la fine dell’anno.

Ore 15:23 - Il cardinale Krajewski a Kherson dopo la distruzione della diga: «Qui con medicine e cibo»

Questa è «una spedizione evangelica». Così l’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, definisce il suo viaggio a Kherson in questi giorni, come riportato da Vatican News. A Kherson è stata distrutta la diga idroelettrica di Kakhovka, causando l’inondazione di oltre 80 villaggi e paesini, la devastazione di 20 mila ettari di terreni agricoli e il riversamento di oltre 150 tonnellate di petrolio. Il porporato - partito il 22 giugno da Roma - è giunto guidando lui stesso un camion pieno di viveri e medicinali, provenienti dal Vaticano, dal Policlinico Gemelli e dalla raccolta del “banco sospeso a Napoli”. «Staremo due giorni a Kherson e poi andremo forse verso Kyiv - dice ancora Krajewski. Vado a incontrare le comunità, anche noi riceviamo tanto da questa gente». L’ultima parte della missione sarà a Leopoli.

Ore 15:28 - Cremlino: «Non ci sono prerequisiti per negoziati»

Non ci sono i prerequisiti al momento per i colloqui con l’Ucraina, poiché Kiev e tutto l’Occidente escludono questa possibilità: lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «Per quanto riguarda i negoziati, posso dire ancora una volta che, attualmente, non ci sono i presupposti per una tale possibilità. Sappiamo che questo è completamente escluso da Kiev e completamente escluso dai Paesi occidentali, quindi non ci sono i prerequisiti».

Ore 15:43 - Manager italiano dell’energia fermato a Mosca

Un manager italiano è stato fermato a Mosca. Adesso si trova in libertà vigilata, in attesa del processo. Lo confermano fonti della Farnesina, sottolineando che il consolato generale si sta occupando del caso e senza aggiungere altro. Secondo quanto si apprende da altre fonti, si tratterebbe di Giovanni Di Massa, 61 anni, uno dei top manager della compagnia energetica Iss International.

Ore 16:16 - Media russi: «Il manager italiano fermato con del mefedrone»

Il top manager italiano Giovanni Di Massa, 61 anni, sarebbe stato fermato dalla polizia stradale mentre guidava un’auto aziendale in piena notte e trovato in possesso di mefedrone, una sostanza psicoattiva. Lo riporta il media russo Baza su Telegram. Dopo aver fermato la macchina, secondo quanto riporta il media, gli agenti avrebbero notato che Di Massa era visibilmente nervoso e hanno deciso di perquisirlo. Il manager italiano aveva con sé una bustina di polvere bianca, che si sarebbe rivelata mefedrone, precisamente 1,15 grammi.

Ore 16:17 - «Prigozhin a Minsk in un hotel senza finestre, per proteggerlo»

«Immagino - anche se è solo una voce - che Prigozhin si trovi in uno dei pochi hotel di Minsk che non ha finestre, forse per proteggerlo dai tentativi di omicidio». Lo ha detto il capo del comitato di intelligence del Senato degli Stati Uniti Mark Warner alla Nbc, sottolineando di aver ricevuto informazioni che il capo della Wagner era effettivamente nella capitale bielorussa.

Ore 16:33 - Svezia: «Progressi significativi per l'ingresso della Moldavia nell'Ue»

«La Moldavia ha fatto progressi notevoli nel suo percorso di ingresso nell'Ue, soprattutto alla luce dei tentativi della Russia di destabilizzare il Paese». Lo ha detto la ministra svedese per gli Affari Europei Minister for EU Affairs Jessika Roswall.

Ore 16:40 - Il presidente bielorusso: «Buona parte della armi nucleari russe è arrivata»

Una «parte significativa» delle armi nucleari russe che devono essere dispiegate in Bielorussia è già stata consegnata a questo Paese, ha detto LukashenkoOre 16:40 - Lukashenko: «L'inestimabile esperienza della Wagner ci sarà utile»

Lukashenko ha detto di voler approfittare «dell'inestimabile esperienza» della Wagner. «Se i comandanti vengono qui e ci aiutano.. condividono con noi quello che è importante... Sulle tattiche e le armi, come condurre un'offensiva e organizzare una difesa. Questo è inestimabile. Ed è quello che dovremo prendere dalla Wagner», ha detto Lukashenko all'agenzia stampa bielorussa BeLta, rilanciata dalla Tass. Ci sono molte speculazioni sull'arrivo degli uomini della Wagner in Bielorussia, «la gente non capisce che noi abbiamo a riguardo un approccio pragmatico», ha aggiunto il leader di Minsk.

Ore 16:45 - Giovanni Di Massa, il manager italiano fermato a Mosca: «Aveva con sé mefedrone»

(di Redazione Online) Un manager italiano è stato fermato a Mosca. Lo confermano fonti della Farnesina, sottolineando che il consolato generale si sta occupando del caso, senza aggiungere altro. Secondo quanto si apprende da altre fonti, si tratterebbe di Giovanni Di Massa, 61 anni, uno dei top manager della compagnia energetica Iss International, di San Donato Milanese. (...)

Ore 16:53 - Lukashenko a Prigozhin durante i negoziati: «Ti schiacceranno a metà strada come una pulce»

«Ti schiacceranno a metà strada come una pulce». Queste le parole che il presidente bielorusso Lukashenko avrebbe detto sabato scorso durante i negoziati con il fondatore della Wagner, Yevgeny Prigozhin, per convincerlo a fermare la sua avanzata verso Mosca.

Lo ha rivelato lo stesso Lukashenko durante una cerimonia militare, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa ufficiale Belta. «Ho detto: Yevegny, nessuno ti darà né Shoigu né Gerasimov. In particolare in questa situazione. Conosci Putin bene quanto me», ha raccontato il leader bielorusso, riferendosi alla richieste del capo della Wagner di destituire il ministro della Difesa ed il capo di Stato maggiore russi. Parlando sempre del colloquio, Lukashenko ha detto a Prigozhin: «In secondo luogo, non ti incontrerà. Non ti parlerà nemmeno al telefono a causa di questa situazione». Secondo il leader bielorusso, il fondatore della Wagner è rimasto per un po' in silenzio e poi ha tuonato: «Ma noi vogliamo giustizia! Vogliono soffocarci! Avanzeremo su Mosca!». A quel punto il capo di Stato bielorusso ha messo in guardia Prigozhin: «Sarai schiacciato a metà strada come una pulce. Nonostante le unità dell'esercito siano impegnate sul fronte rilevante gli ho detto di pensarci». «No - mi ha risposto - Era euforico».

Ore 17:31 - Bombardata la città di Orekhov in Ucraina, un morto e sei feriti

Nel pomeriggio di oggi, nella regione di Zaporozhzhia, bombardamenti con l'artiglieria hanno colpito Orekhov e Preobrazhenka. Un uomo anziano è stato ucciso, sei ucraini sono rimasti feriti. Lo rende noto Yuriy Malashko, capo dell'amministrazione militare regionale di Zaporozhzhia. La notizia è confermata dalla Pravda ucraina.

Ore 17:47 - L'ambasciatore russo a Roma: «La leadership di Putin resta indiscussa»

Il neo ambasciatore russo in Italia, Aleksei Paramonov, sul suo canale Telegram in italiano "Ambasciator non porta pena", ha scritto che «la marcia di Prigozhin su Mosca è stata provocata unicamente dalle sue esorbitanti ambizioni e dai suoi interessi personali. Non ha ricevuto alcun sostegno dalla società, dallo Stato o dall'esercito e fin dall'inizio era destinata a fallire».

Nel lungo post, il diplomatico - che ribadisce la leadership «indiscussa» del presidente Putin - ricorda «alcune situazioni analoghe» che si sono verificate in passato in altri Paesi europei.

Ore 18:12 - Yermak sulla missione del cardinale Zuppi: «Utile se aiuta lo scambio di prigionieri, ma non abbiamo bisogno di mediazione. Non ci fidiamo di Mosca»

Yermak, il capo dell'ufficio presidenziale ucraino, accoglie con favore il viaggio del cardinale Matteo Zuppi «se segna l'inizio del coinvolgimento del Vaticano nello scambio di prigionieri e nel ritorno dei bambini» deportati in Russia. Yermak, che ne ha parlato in un incontro con i media internazionali a Kiev, ha ripetuto che l'Ucraina rifiuta il negoziato con la Russia che il Vaticano propone, fino a quando l'esercito russo non abbandonerà i territori che occupa in Ucraina. «Non abbiamo bisogno di mediazione. Non ci fidiamo della Russia e crediamo che questo non cambierà», ha aggiunto, riferendosi agli accordi di Minsk firmati tra Kiev e Mosca dopo il primo intervento russo in Ucraina nel 2014, che non hanno portato alla pace nel Donbass, né hanno impedito l'invasione russa.

Ore 18:19 - Kuleba: «Altri sfideranno Putin dopo Prigozhin»

«Per noi, è sempre stato abbastanza ovvio che fosse solo una questione di tempo prima che qualcuno in Russia osasse sfidare Putin. Perché abbiamo visto come il suo potere e la sua autorità si stiano riducendo e come la Russia stia entrando in un periodo di disordini molto difficile. Quindi Prigozhin è solo il primo che ha osato, ma non ho dubbi che altri seguiranno in un modo o nell'altro». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, in un'intervista alla Cnn.

Ore 18:24 - Lukashenko: «Nessuna provocazione dai militari della Wagner al vertice Nato»

I mercenari della Wagner non creeranno nessuna provocazione dal territorio della Bielorussia in vista del vertice della Nato a Vilnius. L'ha detto oggi il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, dopo che oggi ha confermato che il capo di Wagner, Yevgeny Prigozhin, che ha guidato il tentativo di ammutinamento in Russia il 24 giugno, è arrivato in Bielorussia. «Se avessimo bisogno di una provocazione, ho migliaia di militari nella direzione occidentale. Basterebbe un mio ordine e loro organizzerebbero qualsiasi provocazione. Ma non ne abbiamo bisogno», ha detto Lukashenko, citato dall'agenzia di stampa statale Belta.

Ore 18:46 - Lukashenko: «Ho consigliato a Putin di non uccidere Prigozhin»

«Ho detto a Putin: può essere ucciso, non è un problema. O al primo tentativo o al secondo. Ma gli ho consigliato di non farlo», ha raccontato il presidente bielorusso.

Ore 18:52 - Kiev: «Al vertice Nato di Vilnius vogliamo delle forti assicurazioni»

Dal vertice della Nato di Vilnius in luglio «noi ci aspettiamo un segnale molto forte» a proposito dell'adesione di Kiev all'Alleanza, a guerra finita: «Un segnale così forte che non sia più possibile tornare indietro», ha detto Yermak.

«Dopo la guerra, vogliamo l'adesione piena alla Nato», ha proseguito aggiungendo che la partecipazione o meno del presidente Volodymyr Zelensky al summit in Lituania «dipenderà dai segnali che riceverà nel frattempo», che lui «ascolta con attenzione». Yermak ha inoltre detto di essere fiducioso che i primi F-16 dagli alleati arriveranno in Ucraina già entro la fine dell'anno.

Ore 19:17 - Zuppi, l'inviato del Papa è arrivato a Mosca per la seconda tappa della missione di pace

 Ore 19:28 - Dagli Usa nuovo pacchetto di aiuti militari per Kiev da 500 milioni di dollari

Il Pentagono, come riporta il Guardian, ha annunciato che gli Usa forniranno a Kiev un nuovo pacchetto di aiuti militari da 500 milioni di dollari che includerà veicoli da combattimento Bradley e mezzi corazzati Stryker, e munizioni per sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità.

Ore 19:30 - Attacco russo a Kramatorsk, colpito un ristorante: un bambino tra i feriti

Le forze russe hanno colpito un ristorante a Kramatorsk, nella regione di Donetsk: secondo le fonti citate da Ukrainska Pravda ci sarebbero civili feriti, tra cui un bambino. Un secondo attacco, come riferito ancora da Yermak, avrebbe colpito invece il villaggio di Bilenke.

Ore 19:37 - Kiev: «Riceveremo i caccia F-16 entro la fine dell'anno»

Il capo dell'ufficio di presidenza ucraina Andriy Yermak, parlando con i giornalisti ucraini e internazionali, ha detto di credere che «sia assolutamente possibile ottenere l'F-16 prima della fine dell'anno».

Secondo Yermak, i negoziati sulla fornitura con i partner stranieri sono intensi e produttivi. «Tutto è aperto e trasparente, sulla piena fiducia», ha detto Yermak.

Ore 19:56 - Zelensky ringrazia Biden per il nuovo pacchetto di aiuti da 500 milioni

Il presidente Zelensky ha scritto su Twitter di essere «sinceramente grato al presidente degli Stati Uniti (Joe Biden) e a tutto il popolo americano per un altro pacchetto di assistenza alla difesa da 500 milioni di dollari». Secondo il presidente ucraino «altri veicoli corazzati Bradley e Stryker, munizioni per Himars, Patriots e Stingers aggiungeranno ancora più potenza alle forze di difesa ucraina». «Ogni pacchetto di tale assistenza è un passo verso la nostra comune vittoria sull'aggressore russo», sostiene Zelensky .

Ore 20:09 - Russi bombardano ristorante a Kramatorsk

I missili russi hanno colpito stasera un ristorante nel centro di Kramatorsk, nell’Ucraina orientale. Lo rende noto Pavlo Kyrylenko, governatore della regione orientale di Donetsk. Le autorità stanno lavorando per «stabilire il numero di feriti e le possibili vittime». Un giornalista dell’AFP sul posto ha visto polizia, ambulanze, soldati e il sindaco della città vicino al ristorante Ria Pizza, dove si era radunata una folla. Uno dei cuochi, Ruslan, 32 anni, ha detto che c’erano «molte persone» al momento dell’esplosione. Natalia, in lacrime, ha spiegato che il suo fratellastro Nikita, 23 anni, era dentro vicino al forno della pizza. «Non possono tirarlo fuori, era coperto» dai detriti, ha detto. Kramatorsk, un tempo città di 150.000 abitanti, è l’ultima grande città sotto il controllo ucraino nell’est del paese. Si trova a circa 30 chilometri dalla linea del fronte.

Ore 21:34 - Attacco Kramatorsk, 4 morti, tra i quali un bambino, 42 feriti

È salito ad almeno 4 il numero dei morti dopo il raid russo a Kramatorsk. I feriti sono 42, tra cui un bambino di 8 mesi. Lo ha riferito l’ufficio del procuratore generale, come riporta Ukrinform.

Ore 00:52 - Stoltenberg: «La Nato pronta a difendersi contro Mosca»

La Nato è pronta a difendersi da qualsiasi minaccia da «Mosca o Minsk», ha detto il capo dell’alleanza Jens Stoltenberg, dopo che la Bielorussia ha accolto in esilio il leader ribelle Wagner Yevgeny Prigozhin. Stoltenberg ha assicurato che la Nato accetterà di rafforzare le sue difese in un vertice chiave in Lituania la prossima settimana al fine di proteggere tutti i membri, in particolare quelli che confinano con l’alleato della Russia, la Bielorussia.

«È troppo presto per esprimere un giudizio definitivo sulle conseguenze del fatto che Prigozhin si sia trasferito in Bielorussia e molto probabilmente anche alcune delle sue forze saranno dislocate in Bielorussia», ha detto Stoltenberg ai giornalisti. «Ciò che è assolutamente chiaro è che abbiamo inviato un chiaro messaggio a Mosca e a Minsk che la Nato è lì per proteggere ogni alleato e ogni centimetro del territorio della Nato», ha detto dopo una cena con 7 leader nazionali all’Aia, sottolineando che non c’è spazio per malintesi.

Ore 01:41 - Kramatorsk: feriti ex negoziatore di pace e scrittore colombiani

L’ex commissario per la pace colombiano Sergio Jaramillo e il romanziere colombiano Héctor Abad Faciolince hanno subito «ferite leggere» nell’attacco missilistico russo che ha colpito un famoso ristorante nella città ucraina di Kramatorsk. «Siamo stati oggetto di un attacco russo con un missile da crociera (...) stiamo bene e abbiamo riportato solo lievi ferite», si legge in un comunicato firmato da entrambi e diffuso dalla stampa locale.

Accompagna il testo una foto di Jaramillo — che ha preso parte alla trattativa che ha portato al disarmo della guerriglia delle FARC nel 2017 — con una fasciatura su una coscia e una macchia di sangue su una manica della camicia. Abad appare in un’altra immagine con macchie nere sul viso e sui vestiti. Almeno 4 persone sono morte e 42 ferite nell’attentato che ha distrutto il ristorante Ria Pizza, locale frequentato da giornalisti e militari, ha riferito il ministero dell’Interno ucraino su Telegram. Secondo la polizia ucraina, la Russia ha lanciato due razzi terra-aria S-300.

Abad, autore del romanzo El olvido que seremos, è in Ucraina insieme a Jaramillo (Commissario per la Pace dal 2012 al 2016) e alla giornalista colombiana Catalina Gomez, che non ha riportato ferite gravi, per «esprimere la solidarietà dell’America Latina con il popolo ucraino contro la barbara e illegale invasione russa», si legge nella nota. Al momento dell’attacco erano con la scrittrice ucraina Victoria Amelina, che «è in condizioni critiche a causa di una lesione al cranio, probabilmente a causa del vetro e delle travi che sono volate», hanno precisato. Kramatorsk, una città prebellica di 150.000 abitanti, è l’ultimo grande centro urbano controllato dagli ucraini nella parte orientale del paese e si trova a circa 30 km dalla linea del fronte.

DAGOREPORT il 27 giugno 2023.

La verità sullo stupefacente blitz di sabato scorso, forse, non la sapremo mai. Quello che è sicuro è che l'assalto di migliaia di mercenari wagneriani alla città di Rostov e alla loro avanzata per ore, senza incontrare molta resistenza, verso Mosca, non è stata una sceneggiata napoletana in salsa russa, protagonisti: Isso (Putin), esse (l'autocrazia attorno alla corte dello zar Vladimir) e ‘o malamente (Prigozhin). 

La fiction di un ammutinamento di Wagner già a conoscenza dell’intelligence di Mosca, Washington, Pechino, Londra, Parigi, isole comprese, è appunto una fiction buona per riempire le colonne dei giornali.  La realtà che ha portato, per ora, a un “Mad Vlad” indebolito e malconcio seduto in carrozzella, è un’altra. E tutt’altro che sceneggiata.

Fosse stata una messinscena, come raccontano tanti analisti che mai hanno capito di un orso russo con i piedi di cartapesta, Putin non avrebbe allertato l’anti-terrorismo, sibilato un messaggio solenne alla nazione minacciando conseguenze terribili per i ‘’traditori’’, messo sottosopra le strade di accesso verso Mosca per fermare l’avanzata delle milizie Wagner. 

Fosse stata una fiction, l’intelligence americana avrebbe apparecchiato un barbecue in giardino anziché innestare l’allarme rosso: riunione del gabinetto di crisi con l’ordine di non muoversi da Washington durante il weekend (assente solo Biden, che era partito venerdì verso il suo buen retiro di ottuagenario). Idem per il premier Sunak e il presidente Macron e il cancelliere Scholz. Tutti agitatissimi alle prese con i loro Consigli di sicurezza, intrecciati di continue telefonate e consultazioni col ministro della Difesa americano Austin.

Fosse stata la simulazione di una pittoresca insalata russa, i potenti del mondo occidentale lo avrebbero saputo al volo grazie al mitico Echelon, il ‘’Grande Orecchio’’ gestito dai servizi segreti di Stati Uniti e Gran Bretagna che nell’alto dei cieli è in grado di intercettare e analizzare le comunicazioni via satellite, via radio, telefoniche, elettroniche ecc. in qualunque parte del mondo. 

E tutti insieme, video-collegati, i padroni del mondo si sono cagati sotto pensando che la Russia di Putin, secondo le più recenti stime della Federation of American Scientists, ha negli arsenali 5.977 testate, qualche centinaio in più rispetto a quelle su cui può contare Washington (5.428). E all’unisono tutti hanno pregato per la sopravvivenza di Putin: anche debole, azzoppato, in carrozzella, è sempre meglio di un criminale in servizio permanente effettivo come Prigozhin.

Nessuna potenza internazionale accetterà mai la defenestrazione di Vladimir dal Cremlino senza saper chi verrà dopo nella “stanza dei bottoni”. 

E un gran sospiro di sollievo globale è arrivato quando, davanti all’avanzata della Wagner, come del resto era già accaduto in Ucraina, Putin non ha fatto ricorso alle armi nucleari tattiche. Sarà pure un “dittatore” col volto botulinato, ma riesce ancora a ragionare. Vedi anche l’immediata dichiarazione di Pechino in appoggio al premier russo: meglio lui di un patibolare Prigozhin con l’elmetto.

Questa volta Putin è riuscito a sopravvivere, soprattutto perché nessun successore avrebbe lo stesso potere personale. Ma la prossima volta, chi lo sa? La sua credibilità è ai minimi termini. Prigozhin ha detto ai russi che la guerra sta andando a puttane, che le perdite sono più alte di quanto annunciato e che il problema è la burocrazia e la corruzione. Queste dichiarazioni hanno avuto un'ampia eco sui social media. La gente ha la sensazione che l’ex macellaio sia disposto a prendersi cura dei russi con i suoi mercenari armati fino ai denti senza mandare in guerra i loro amati figli, in barba alle richieste di una nuova mobilitazione dei generali di Putin. 

Sabato scorso il mondo ha visto in diretta uno Stato che sembrava molto potente all'esterno che si è rivelato vuoto, che si sta divorando dall'interno, tutti contro tutti, una babele totale. Il regime di Putin si regge su tre pilastri: la sua leadership di uomo forte che sa come difendere la Russia, enormi quantità di denaro per coprire eventuali problemi e il controllo dell'apparato di sicurezza.

I primi due pilastri erano già stati indeboliti dalla guerra in Ucraina. Per quanto riguarda il terzo, il sostegno dell'apparato di sicurezza, questa è la prima volta che abbiamo un'idea reale di quanto sostegno abbia Putin. Le Forze Armate e la Guardia Nazionale non si sono unite agli uomini di Wagner, ma non li hanno nemmeno fermati. 

Tra i generali russi, il più competente è Sergey Surovikin, che all'inizio di quest'anno è stato rimosso come unico capo delle Forze armate russe in Ucraina. In un certo senso, è stato rimosso proprio per la sua vicinanza a Prigozhin. Ma è stato tra i primi a chiedere alla Wagner di fermare il colpo di Stato.

Dopo 23 anni di potere assoluto, Putin si vede perculato davanti all’opinione pubblica dal suo compagno di merende e di segreti Prigozhin che in modalità Bacio Perugina cinguetta: “Mica volevo rovesciare il regime ma solo sottolineare che l’apparato militare e della sicurezza non funziona”. Ecco: una delle cose più sorprendenti, spia della grande debolezza di Putin, è stata la scarsa resistenza incontrata dalla Wagner. Era chiaro che l’esercito e le forze di sicurezza non erano disposte a unirsi a lui, ma nemmeno a fermarlo.

Con Putin più azzoppato che mai, riciccia l’influente ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, che ultimamente era scomparso dai media per sottolineare la diversità di veduta con il suo premier sull’invasione ucraina. E anche qui, da grande esperto di diplomazia, Lavrov rilascia una dichiarazione a favore di Putin. 

Il futuro di Putin? Di sicuro non potrà mai a fare a meno dei 50 mila mercenari della Wagner tra Africa e Medio Oriente, troppo redditizie e utili allo Stato russo. E’ consapevole anche che in Ucraina, fuori gioco le truppe di Prigozhin, in caso di un prossimo attacco di Zelensky ci saranno meno forze per mantenere la posizione.

Il destino dello zar Vlad sarà forse più decifrabile nei prossimi giorni, quando si riunirà a Mosca il Consiglio di Sicurezza guidato dal principale consigliere di Vladimir Putin, l’ex capo dei servizi Nikolai Patrushev, “che durante il golpe di Prigozhin si trovava nel Kazakhstan”, scrive oggi Anna Zafesova su La Stampa. 

E aggiunge: “Sono anni che a Mosca si dice che Patrushev stia addestrando suo figlio Dmitry, ministro dell'Agricoltura, a diventare il “delfino” di Putin, in una successione pilotata come lo stesso Putin fece con Boris Eltsin. Pare che il presidente sia furioso con Patrushev che non ha previsto (o non ha voluto prevedere) l'ammutinamento di Prigozhin”. Al Consiglio di Sicurezza, anche se ha il terrore di apparire debole, Putin non potrà far finta di niente, dire che nulla è successo sabato scorso.

Un punto di svolta che potrebbe segnare il nuovo corso della Russia, dopo l'accordo con Prigozhin via Lukashenko? Se partirà fra un mese una trattativa di pace con Zelensky (Crimea alla Russia, Donbass e dintorni restano all’Ucraina, magari con la formula delle Repubbliche autonome), allora si capirà che i miliardi spesi dagli oligarchi per il blitz della Wagner non sono stati buttati nelle tasche di Prigozhin invano: il popolo russo, oligarchi in primis, non può permettersi di vivere “sanzionato” né ha nessunissima voglia di mandare i propri figli a morire per il Donbass. Meglio sdraiati sul divano a godersi una puntata di “Don Matteo”, ricordando le piroette di Don Lurio.

Estratto dell'articolo di Marta Serafini per il “Corriere della Sera” il 27 giugno 2023.

A ipotizzare una sua uscita di scena ieri era anche il think tank statunitense Institute for the Study of War. Ma se tanti in queste ore hanno fatto il nome di Alexej Dyumin […] come suo possibile successore, dopo giorni di silenzio il ministro della Difesa russo è ricomparso ieri in un video in cui si mostra sul fronte ucraino. Poco importa che non si conosca la data della visita, il segnale è chiaro. 

L’acerrimo nemico di Prigozhin, l’uomo che il capo della Wagner ha insultato in ogni modo possibile augurandogli perfino la fucilazione, non è certo il tipo che molla senza giocarsi tutte le carte. Al potere fin dal 1991, Shoigu ha legami con il presidente russo che risalgono a ben prima dell’avvento di Prigozhin.

Padre tuvano (un gruppo etnico siberiano) e madre ucraina, Shoigu nacque proprio all’inizio della Guerra Fredda. Laureato in ingegneria in Siberia (e dunque non a San Pietroburgo come gran parte dell’establishment putiniano), inizia la sua ascesa nel 1994, quando nei primi anni della presidenza di Boris Eltsin viene nominato ministro per le emergenze. Dopo la caduta di Eltsin, resta saldamente ancorato al potere fino al 2012, quando Putin lo mette a capo della Difesa.

Per capire la psicologia del personaggio, non va dimenticato che colleziona spade giapponesi e coltelli sacrificali aztechi. Si dice poi che sia astemio, cosa non proprio comune in Russia. Nonostante non abbia mai fatto il servizio militare o combattuto al fronte, ama smisuratamente le medaglie e le divise.

[…] Shoigu e Putin sono stati spesso avvistati insieme nei boschi siberiani, a pesca o a caccia, accomunati, oltre dalla posa da muzhik (veri uomini russi), dalla passione per l’hockey e il carattere schivo. Due profili compatibili, […] a tal punto che più d’una volta la stampa russa ha presentato Shoigu come uno dei pochi veri amici del presidente.

[…] I sondaggi lo danno come secondo personaggio più popolare del Paese e possibile successore di Putin. […] Ma è con l’inizio dell’invasione in Ucraina che l’immagine pubblica di Shoigu si appanna definitivamente. Dopo essere stato tra i più accesi sostenitori dell’«operazione» […], diventa chiaro che non può rivendicare nessun successo sul campo.

Con il ritiro delle truppe russe da Kherson, inizia la guerra con Prigozhin: nella narrativa imposta dall’«eroe di Bakhmut», il ministro è colpevole del massacro di soldati, mandati a morire senza equipaggiamento e armi. Pericoloso per un uomo schivo che ama le medaglie. 

Pochi giorni prima della marcia su Mosca, durante una visita ufficiale, in un filmato si vede Putin voltare visibilmente le spalle a Shoigu. Segni premonitori? Linguaggio del corpo? Difficile dire. Ma di sicuro la crisi di palazzo di Mosca […] sta mettendo in pericolo la sopravvivenza del ministro più longevo del Cremlino.

(AGI il 27 giugno 2023) - Il presidente russo Vladimir Putin, nella sua prima uscita pubblica dopo l'ammutinamento, sabato scorso del gruppo Wagner, ha ammesso che il Paese è stato sull'orlo della "guerra civile" e, parlando all'esercito, l'ha ringraziato per aver agito "in maniera chiara e coerente" durante le convulse ore di sabato. 

Il leader russo ha nuovamente insistito sul fatto che la societa' e' unita ("La gente e l'esercito non erano dalla parte degli ammutinati") e ha negato che fosse necessario ritirare i soldati schierati in Ucraina dal campo. Putin - che parlava all'esterno del Cremlino, di fronte ai vertici dei servizi segreti e anche al ministro della Difesa, Sergei Shoigu- ha anche riconosciuto la morte di diversi piloti dell'esercito regolare durante l'ammutinamento (senza però dire quanti), chiedendo un minuto di silenzio per loro. Non ci sono informazioni ufficiali su quanti piloti siano morti, ma secondo alcuni blogger filo-russi ne sono periti almeno 13.

(ANSA il 27 giugno 2023) - L'esercito e le forze di sicurezza russe hanno di fatto impedito lo scoppio di una guerra civile. Lo ha detto il presidente Vladimir Putin citato dalla Tass.

(ANSA il 27 giugno 2023) - La Russia "non ha dovuto rimuovere unità militari" dalle zone di combattimento in Ucraina per affrontare l'ammutinamento della Wagner. Lo ha detto il presidente Vladimir Putin parlando sulla Piazza delle Cattedrali al Cremlino a reparti dell'esercito e delle forze di sicurezza. La sicurezza interna, ha aggiunto, è stata garantita da unità del ministero della Difesa, della Guardia Nazionale e personale del ministero dell'Interno.

(ANSA il 27 giugno 2023) - Il presidente russo Vladimir Putin, durante il suo discorso ai militari, ha chiesto di onorare con un minuto di silenzio la memoria delle vittime dell'ammutinamento della Wagner il 24 giugno. Lo riporta Ria Novosti. Putin si è rivolto alle unità del ministero della Difesa, della guardia russa, dell'Fsb, del ministero dell'Interno e dell'Ust, coinvolte nella repressione della ribellione del 24 giugno, nella piazza della cattedrale al Cremlino. In piazza c'era anche il ministro della Difesa Shoigu.

(ANSA il 27 giugno 2023) - Se non fosse stato fermato l'ammutinamento della Wagner nel fine settimana tutti i risultati ottenuti finora nel conflitto in Ucraina "sarebbero andati perduti". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin citato dall'agenzia Ria Novosti. "Non si sa cosa sarebbe stato del Paese - ha sottolineato Putin - ma tutti i risultati ottenuti nei combattimenti saranno andati perduti".

(ANSA il 27 giugno 2023) -Il presidente russo Vladimir Putin ha detto di sperare che i responsabili della Wagner "non abbiano rubato nulla", ma ha aggiunto che saranno fatti gli opportuni controlli. Putin ha aggiunto che nell'ultimo anno lo Stato ha finanziato la Wagner per un totale di 86 miliardi di rubli (circa un miliardo di euro). Lo riferisce l'agenzia Ria Novosti.

Estratto dell’articolo di Daniele Raineri per “la Repubblica” il 27 giugno 2023.

Il gruppo di mercenari russo Wagner in teoria doveva essere sciolto per legge fra quattro giorni e passare sotto il controllo del ministro – e arcinemico – Sergej Shojgu. Invece dopo la rivolta armata di poche ore contro Mosca, dopo il gran “tradimento” come l’ha chiamato di nuovo Putin ieri sera, la situazione dal punto di vista di Prigozhin è ben diversa: la Wagner trasferirà le attività e le caserme dalla Russia alla Bielorussia, il capo si gode un’immunità speciale e mantiene i suoi affari in Africa e nel resto del mondo.

La base centrale del gruppo a Molkino, vicino alla città di Krasnodar nella Russia meridionale, è ancora aperta e accetta reclute come se l’ammutinamento di tre giorni fa non fosse mai avvenuto: basta presentare un documento valido. […] Gli uomini di Evgenij Prigozhin non hanno deposto le armi e non hanno ancora consegnato i mezzi pesanti e i sistemi missilistici per far saltare carri, elicotteri e aerei che hanno usato senza esitazioni nella marcia verso la capitale. Non hanno per ora accettato di farsi assorbire nelle Forze armate, come avrebbe voluto Shojgu […]

[…] Nasce un nuovo patto, con differenze significative. Non sarà soltanto Prigozhin a trasferirsi sotto la protezione del dittatore bielorusso Lukashenko, sarà tutta la Wagner. Secondo media locali, sono già in corso i preparativi per allestire le caserme che ospiteranno migliaia di uomini del gruppo. […] Un altro punto del patto che prova la fretta del Cremlino: come si è visto Prigozhin non è tenuto al silenzio, può parlare e di sicuro lo farà ancora, per l’entusiasmo di alcuni russi e con effetti pesanti sull’equilibrio politico a Mosca.

Il nocciolo del patto reale riguarda le attività della Wagner all’estero, soprattutto in Africa, che sono state garantite e le consentiranno di incassare e di mantenersi in attività. Fonti del regime bielorusso sostengono che il gruppo potrà ancora lavorare in Africa e anche in Ucraina sotto la protezione di Lukashenko. Anche Prigozhin fa un accenno a questa clausola nel suo messaggio audio, quando dice che la Wagner lavorerà “nel quadro legale” della Bielorussia. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ieri con una dichiarazione ambigua ha detto che non cambia nulla nei rapporti con i Paesi africani che fanno conto sul lavoro della Wagner.

 (ANSA il 27 giugno 2023) I servizi russi, l'Fsb, hanno archiviato il procedimento penale per ribellione armata nei confronti dei miliziani del gruppo Wagner, rilevando che "i suoi partecipanti hanno interrotto le azioni direttamente volte a commettere l'ammutinamento". Lo riportano le agenzie russe.

(ANSA il 27 giugno 2023) Sono in corso i preparativi per il trasferimento dell'equipaggiamento militare pesante di Wagner alle truppe russe. Lo riferisce il ministero della difesa russo, come riporta la Tass. 

Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica” il 27 giugno 2023.

Dopo due giorni di silenzio sono riapparsi entrambi. […] Segno che la sfida tra i due non è finita con l’accordo che sabato aveva fermato la marcia di Wagner su Mosca. È soltanto iniziata. Il capo di Wagner parla per 11 minuti. Si giustifica. Dice che no, la marcia su Mosca dei suoi mercenari Wagner «non era un golpe, ma una protesta»; che voleva soltanto garantire la sopravvivenza della sua organizzazione rifiutandosi di firmare entro il primo luglio il contratto che l’avrebbe soggiogata alla Difesa; che non voleva uccidere 13 piloti, ma si è dovuto difendere dall’aviazione dopo aver perso 30 uomini nei raid aerei.

[…] Putin stavolta non lascia cadere le provocazioni. […]: «Ogni tentativo di creare scompiglio interno è destinato al fallimento». Smonta le ricostruzioni. Altro che debolezza e divisioni. Rivendica «il più alto consolidamento del potere». Altro che improvvisazione dinanzi all’avanzata di Prigozhin. «Fin dall’inizio sono state immediatamente prese tutte le decisioni necessarie a neutralizzare la minaccia». E se l’esercito non è intervenuto, non è per complicità con i rivoltosi, ma perché ha obbedito alle sue «dirette istruzioni» per «evitare spargimenti di sangue». L’obiettivo era «dare la possibilità di ripensarci a quanti avevano commesso un errore». Lo «sottolinea»: «La ribellione armata sarebbe stata comunque soppressa». Seppure fosse arrivata a Mosca. […]

Per gli uomini di Wagner che hanno osato sfidarlo non ci sono vie di fuga. Chi non ha preso parte alla prospettiva di «spargimento di sangue fratricida », potrà stipulare un contratto con la Difesa o altre forze dell’ordine oppure tornare alle proprie famiglie. Per tutti gli altri, i ribelli, non solo per Prigozhin, c’è l’esilio in Bielorussia. […] Putin e Prigozhin continuano a giocarsi la loro partita. Il primo non cede. Non è disposto a ulteriori compromessi. E già dal mattino aveva lanciato chiari segnali.

Primo: la prima apparizione televisiva di Sergej Shojgu da quando Prigozhin ne aveva chiesto la testa muovendo i suoi mercenari verso la capitale. Un filmato, probabilmente registrato giorni prima, in cui il ministro della Difesa ispeziona le forze russe in Ucraina, incontra i generali, scruta le mappe geografiche da vero comandante- in-capo. Il messaggio sottinteso è chiaro: nonostante le invettive di Prigozhin, Shojgu resta al comando […] Poco dopo, pressoché contemporaneamente, i media russi oramai tutti controllati dal governo, battono la stessa notizia: l’inchiesta della procura generale contro Prigozhin per “incitamento delle forze armate” non è stata chiusa, contrariamente alle promesse di sabato di Peskov.

Il capo di Wagner rischia ancora fino a 20 anni di carcere da cui neppure l’esilio in Bielorussia potrà salvarlo. Il Cremlino deve mostrare fermezza. Ci sono legislatori russi capitanati dall’ex generale Andrej Kartapolov che chiedono che le compagnie militari private vengano finalmente inquadrate nella legislazione russa mettendo fine ad anni di clandestinità. Altri chiedono di più. Nessuna clemenza. Prigozhin deve essere punito. 

Per Andrej Guruliov, generale in pensione e attuale deputato, «l’unica sua via d’uscita è una pallottola in testa». […] Prigozhin […] Sa che la sua immunità, e stessa sopravvivenza, è tutt’altro che certa. […] 

Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera” il 27 giugno 2023.

«La nostra è stata una masterclass su come la Russia avrebbe dovuto agire il 24 febbraio del 2022». Parla Evgenij Prigozhin, dopo quasi due giorni di silenzio che sono sembrati lunghi come due mesi. […] Impossibile non cominciare da quella frase, con tanto di ricorso a una parola in inglese, per riassumere questo audio di undici minuti, inviato da Minsk, […] «Dunque, la nostra marcia l’abbiamo cominciata a causa dell’ingiustizia nei nostri confronti. Non avevamo affatto l’obiettivo di abbattere l’attuale regime e il potere legittimamente eletto. Siamo tornati indietro per non spargere il sangue dei soldati russi».

Non sono le scuse con il capo cosparso di cenere tanto attese dalle autorità russe […] Ma neppure un nuovo guanto di sfida. Una via di mezzo […] Prigozhin ripete due volte […] che la Wagner non aveva alcuna intenzione di imporre un cambio al vertice del Paese, Vladimir Putin non viene mai nominato, neppure una volta. 

Ma al tempo stesso, il signor Wagner ribadisce le ragioni dell’insurrezione militare, che lui definisce come una Marcia per la giustizia. E ogni passo del suo discorso sembra celare un monito. Attenzione, senza di noi in Ucraina rischiate di perdere. «Siamo l’unità russa più esperta e capace nei combattimenti del nostro Paese e forse anche del mondo», dice.

«Negli ultimi tempi, abbiamo ottenuto buoni risultati in Ucraina eseguendo missioni molto serie. Ma in seguito ad intrighi e a decisioni imponderate, la Wagner doveva cessare di esistere dal primo luglio. Quasi nessuno dei nostri aveva accettato di firmare un contratto con il ministero della Difesa, perché tutti sanno che ciò porterà alla completa perdita della nostra capacità di combattimento. Miliziani ed ufficiali esperti saranno usati come carne da macello e non potranno mettere a frutto il loro potenziale militare e la loro esperienza».

Questo è forse il passaggio più importante, quasi un invito a ripensarci. Il resto è un riepilogo dei fatti, l’attacco subìto da parte delle truppe regolari russe, la decisione di agire, la presa di Rostov sul Don, l’acclamazione della gente. 

«Tutti sapevano quale fosse l’obiettivo della marcia. Volevamo evitare l’annientamento della Wagner e chiamare alla responsabilità le persone che con azioni poco professionali hanno commesso un numero enorme di errori nel corso della Operazione militare speciale. Ci siamo fermati nel momento in cui è diventato evidente che avanzando si sarebbe sparso molto sangue». 

Prigozhin continua a soffiare nelle vele dello scontento popolare per l’andamento dell’Operazione militare speciale. […] «[…] se all’inizio del conflitto il lavoro fosse stato eseguito da uomini con lo stesso livello dei nostri, forse tutto sarebbe durato un giorno. Abbiamo dimostrato il livello di organizzazione che doveva essere proprio dell’esercito russo. Per questo siamo stati festeggiati dalla popolazione civile. La gente ha visto nella nostra marcia un sostegno alla lotta contro la burocrazia e gli altri mali che oggi affliggono il nostro Paese».

Non una parola su quale sarà il suo futuro. […] i media russi hanno annunciato che l’indagine nei suoi confronti per aver cospirato organizzando una ribellione armata […] prosegue. Una comunicazione ufficiale in aperta contraddizione con l’amnistia promessa al fondatore della Brigata Wagner. E in serata, Vladimir Putin durante il suo nuovo discorso alla nazione ha precisato che gli organizzatori della rivolta saranno portati davanti alla giustizia.

Ormai, la sorte personale di Prigozhin è diventata una questione di Stato, e di principio. La scelta di lasciarlo in libertà rappresenta il punto debole del compromesso raggiunto per evitare il bagno di sangue alle porte della capitale. Persino da Russia Unita, il partito personale del presidente, si è sollevata qualche critica. «Prigozhin e i capi della Wagner dovrebbero essere decapitati» ha detto il deputato Andrey Gurulyov, uno dei suoi fedelissimi. […]

Estratto dell’articolo di Marco Ventura per “il Messaggero” il 27 Giugno 2023

«Che cosa è successo? Basta riascoltare quello che Prigozhin ha detto per mesi. Voleva che Putin sostituisse il ministro della Difesa, Shoigu, e il suo capo di Stato maggiore, Gerasimov, che di guerra non ci capiscono niente, con generali in grado di vincere». 

Edward Luttwak, politologo ed esperto di strategia americano-romeno, racconta il caos russo come se non avesse misteri. […]

Perché prendere di mira Shoigu?

«Quel totale incompetente di Shoigu, sosteneva Prigozhin, non ha neanche fatto il servizio militare ma è diventato generale a due, tre, quattro, cinque stelle e ministro, mentre non sa comandare un plotone di 30 uomini. È un ignorante e continua a fare errori enormi. E Gerasimov? Anche peggio. A lui si deve il fallimento della prima notte, pensava di combattere la guerra del futuro, cyber, post-cinetica, ibrida, di quarta generazione» 

Post-cinetica?

«Sì, quella per cui ti illudi di sfondare qualcuno senza menarlo. Peccato che all'aeroporto da cui dovevano lanciarsi su Kiev, i russi hanno trovato alcuni riservisti ucraini armati di fucile che li hanno uccisi. Là è fallita la guerra iper-moderna. La guerra vera è fatta ancora di fanteria, artiglieria e corazzati». 

E quindi?

«Quindi mi fa ridere che l'intelligence americana dica adesso che sapeva che Prigozhin stava preparando il golpe. Lo ha detto pubblicamente per settimane, non c'era bisogno di spiarlo...Prigozhin ha solo chiesto a Putin di sostituire gli incapaci. […] quando metti i fedelissimi e non i competenti a comandare cosa puoi aspettarti? Prigozhin […] ha fatto un'azione sindacale, tipo cortei dei postini o dei ferrovieri, non come la marcia di Mussolini su Roma. Alla presa di Rostov sul Don abbiamo visto gente che passeggiava tra i carri armati mangiando gelato. Ma il colpo di Stato si fa di notte e di nascosto, non si annuncia per mesi e mesi»

Adesso che fine faranno Putin e Prigozhin?

«Prigozhin non può essere condannato. […] è il capo di un'azienda che si chiama Wagner. È […] stato efficace in Libia e in Mali. Ha perfino scalzato i francesi. Lukashenko non conta, è malato, non è stato neppure lui a fare la mediazione ma qualcuno per lui. Se Putin non caccia Shoigu e Gerasimov, questa guerra continuerà a essere una distruzione lenta di tutta la forza che rimane alla Russia. […]». 

Putin cadrà?

«La chiave della sua solidità politica sta nell'essere fedelissimo ai suoi compagni di strada, i suoi amici, gli impiegati da quattro soldi della sua Leningrado. Putin è uno che non licenzia. Io lo conosco dagli anni '90, con lui parlo tedesco, lo parla benissimo. Andavamo a Leningrado in un paio di ristoranti in cui si pagava solo in valuta straniera mentre lui aveva solo rubli, così pagavo sempre io. 

Il suo potere è basato sul fatto che non c'è un'alternativa a lui, il sistema non lo prevede... L'unica possibilità che cada è una congiura dentro il palazzo, interna al Cremlino, diventata più facile ora che ha perso molto del suo carisma. Ma ci vogliono persone determinate per farlo. Allora lui e Shoigu, che amano la natura, finirebbero nella Repubblica di Tuva, che è più vicina a Pechino che a Mosca, ad allevare cavalli».

E la guerra in Ucraina come finirà?

«Lo sanno tutti. Con i referendum in Lugansk e Donetsk. Sperando che qualcuno non si ricordi della Crimea. Sebastopoli è la città più russa che ci sia […] Però con questa guerra gli ucraini sono diventati una nazione […] L'Ucraina, alla fine della guerra, sarà piena di culle».

Da agenzianova.com il 27 giugno 2023.

La cosa più pericolosa della crisi di sabato scorso in Russia “non è la situazione in sé, ma come avrebbe potuto svilupparsi e che conseguenze avrebbe avuto”. 

Lo ha detto il leader bielorusso, Aleksandr Lukashenko, durante una cerimonia nel Palazzo dell’Indipendenza a cui hanno partecipato i più alti vertici militari. 

“Ho suggerito a Putin di non affrettarsi (a prendere decisioni)”, ha detto. “Parliamo con Prigozhin, con i suoi comandanti. Al che lui mi ha detto: ‘Ascolta, Sasha, è inutile. 

Non risponde nemmeno al telefono, non vuole parlare con nessuno’”, ha continuato Lukashenko. A questo punto, il leader bielorusso ha chiesto a Putin dove fosse Prigozhin, apprendendo che si trovava a Rostov.

“Dico: Bene. Una cattiva pace è meglio di qualsiasi guerra. Non aver fretta, proverò a contattarlo, ma lui mi ripete ancora: ‘È inutile’. Dico: ‘Va bene, aspetta’. Abbiamo parlato probabilmente per mezz’ora. Poi mi ha informato che Prigozhin era al fronte”, ha aggiunto Lukashenko. 

“Ricordo le sue parole: ‘Sai, al fronte, stranamente, è meglio di quanto non sia mai stato’”, ha proseguito. Lukashenko però insiste: “Come posso contattarlo? Dammi il telefono. 

Dice: ‘Molto probabilmente, l’Fsb ha il suo numero’. L’abbiamo trovato e a metà giornata avevamo tre diversi canali attraverso i quali potevamo parlare con Rostov”, ha raccontato Lukashenko. 

Il leader bielorusso ha poi raccontato che Prigozhin, una volta capito che a chiamare era il presidente della Bielorussia, dice “ad Aleksandr Grigorevic rispondo”. “Lui prende la cornetta in piena euforia. 

Abbiamo parlato, al primo giro, una trentina di minuti prendendoci esclusivamente a parolacce (…). Poi si è scusato e ha cominciato a raccontare. 

Sapete, questi ragazzi hanno visto morire migliaia e migliaia dei loro compagni e sono infuriati soprattutto con i comandanti, e a quanto ho capito, premevano soprattutto proprio su Prigozhin. 

Lo sapete, lui è un personaggio eroico, ma su di lui influivano soprattutto i comandanti dei reparti d’assalto che vedevano tutti questi morti. Ed è in questa condizione di semi-follia che sono entrati a Rostov”, ha spiegato Lukashenko.

Allora, racconta il presidente bielorusso, “ho cominciato a cercare di chiarire la situazione: hai ucciso qualcuno lì a Rostov? Civili o militari che hanno fatto resistenza?”. Prigozhin, sempre secondo il racconto di Lukashenko, risponde: “Aleksandr Grigorevic, ve lo giuro, non abbiamo toccato nessuno. Abbiamo occupato il quartier generale e io mi trovo qui ora”.

Estratto dell’articolo di Francesca Mannocchi per “La Stampa” il 27 giugno 2023.

Il gruppo Wagner: evoluzione di un esercito privato. È questo il titolo dell'ultimo dettagliatissimo rapporto pubblicato due giorni fa dal Soufan Center, centro studi basato a New York. Quaranta pagine che ripercorrono la storia del gruppo, tracciano i legami col Cremlino, le conseguenze delle operazioni armate in Africa e in Medio Oriente e gli effetti regionali e internazionali se il fondatore Prigozhin perdesse il controllo sul gruppo. 

Il gruppo Wagner è stato uno strumento incredibilmente importante della politica estera russa, in Libia, Mali, Repubblica Centrafricana, Siria, gli Eminari Arabi Uniti. Dopo gli eventi di ieri, l'audio di Prigozhin a giustificazione parziale dell'ammutinamento, le frasi di Lavrov, rassicuranti sul fatto che il gruppo continuerà a lavorare «normalmente in Mali e Repubblica Centrafricana», è sempre più chiaro che il Cremlino non vuole perdere gli affari e l'influenza che il gruppo garantisce da anni in Africa.

Come sottolinea il rapporto, il gruppo in Africa è apparso «estensione di una campagna di disinformazione che ha screditato i partner antiterrorismo occidentali, Wagner ha allineato le sue narrazioni a quelle russe, alimentando proteste anti occidentali e anti-Onu». 

[…] Come ha sottolineato ieri l'ex ufficiale della Defense Intelligence Agency americana Rebekah Koffler: «Il gruppo Wagner non è una compagnia militare privata tradizionale ma un'estensione dello stato russo, creata con l'obiettivo specifico di condurre "affari delicati" per conto del Cremlino quando era richiesta una copertura plausibile».

Come a dire che il Cremlino ha schierato gli uomini di Prigozhin per condurre operazioni di influenza da un lato e destabilizzazione dall'altro, in tutto il mondo. Ecco perché Putin non ha alcun interesse nel dissolvere una forza di combattimento e d'affari che, non rispondendo sulla carta al ministero della Difesa, può agire impunito. Wagner è la squadra personale di cui Putin ha bisogno, tanto quanto Prigozhin ha avuto bisogno di Putin per arricchirsi. 

Come il rapporto del Soufan Center ricostruisce, il gruppo Wagner è coinvolto in una serie di attività illecite che vanno ben oltre i servizi di sicurezza che offrono: dalle industrie commerciali ed estrattive. […] Un gruppo che opera come un conglomerato composto da diverse entità di sicurezza e commerciali, i cui flussi monetari, sempre più opachi, sono quasi impossibili da monitorare.

Ecco perché la rivolta del gruppo contro i vertici della Difesa russa russo potrebbe avere importanti ripercussioni non solo sulle operazioni in Africa e Medio Oriente, ma anche sulla capacità di Mosca di sostituire le reti finanziarie che Prigozhin garantisce da anni. «Per molti versi, Wagner funziona come un coltellino svizzero», dice Colin P. Clarke, coautore del rapporto del Soufan Group: «Il gruppo è versatile e abile, la brutalità del gruppo contro i civili e il suo sostegno ai governi predatori ha prolungato e persino espanso l'instabilità e l'insicurezza che hanno portato i governi a cercare la loro assistenza».

Per questo la domanda, a tre giorni dall'ammutinamento fallito, è cosa accadrà di fronte al destino incerto di Prigozhin, chi assumerà le redini delle migliaia di uomini che gestisce in Africa e quali saranno le conseguenze dell'eventuale vuoto di potere nelle regioni teatro delle azioni del gruppo, come la Libia e la Siria. Se cioè le varie filiali africane e mediorientali possano trasformarsi in strutture mercenarie completamente incontrollabili e favorire radicalismi. 

[…]  Gli analisti concordano che l'approccio del gruppo rischia di destabilizzare ulteriormente i Paesi in cui opera e influenzare la minaccia terroristica nella regione. In Mali, le forze di Wagner sono state accusate di atrocità di massa, torture, esecuzioni sommarie e altri crimini brutali. Dal dicembre 2021, più di 2.000 civili sono stati uccisi in Mali, rispetto alle 500 persone dell'anno precedente. Nella Repubblica Centrafricana, Wagner è stato implicato in casi di sparizioni forzate, stupri e omicidi extragiudiziali.

Ma gli appaltatori privati, come si diceva, rischiano l'impunità, perché si muovono in un'area grigia del diritto internazionale non essendo né civili né legittimi combattenti in conflitto. «I diplomatici russi hanno interferito e si sono immischiati nella politica dei Paesi in cui è schierato Wagner. Nella Repubblica Centrafricana, i funzionari del governo russo hanno insistito affinché il presidente Faustin-Archange Touadéra abolisse le restrizioni costituzionali sui limiti del mandato presidenziale.

E le campagne di disinformazione e le operazioni di influenza nell'Africa sub-sahariana sostenute da Prigozhin hanno contribuito a suscitare sentimenti anti-occidentali tra le popolazioni locali, distorcendo ulteriormente dinamiche politiche già complesse. Gli agenti di Wagner hanno persino consigliato ai dittatori come condurre campagne sui social media per schiacciare i movimenti democratici» ha scritto ancora Clarke. 

Da ultimo la presenza del Gruppo Wagner ha stimolato i gruppi jihadisti, che hanno sequestrato e cercato di controllare il territorio in tutta la regione. Date queste premesse, il rischio è che gli sviluppi interni alla Federazione Russa di questi giorni creino un vuoto di potere che possa consentire ad altri attori di entrare a colmare quel vuoto, cioè che la Russia si lasci alle spalle una regione ancora più instabile che potrebbe trasformarsi in un rifugio per gruppi radicali e jihadisti.

La calma di Lukashenko, l’euforia di Prigozhin, la freddezza di Putin. Ernesto Ferrante su L'Identità il 27 Giugno 2023

“Fammi provare a contattarlo”. Alexander Lukashenko ha rivelato altri dettagli della conversazione avuta con Vladimir Putin, prima di dare inizio al suo negoziato con Yevgeny Prigozhin.

Il leader di Minsk ha detto che il presidente russo era pronto ad adottare misure molto dure, con l’eliminazione degli insorti, ma che lui gli ha suggerito prudenza. “E’ inutile. Non risponde al telefono, non vuole parlare con nessuno”, ha replicato in un primo momento il capo del Cremlino, prima del “via libera”.

Secondo Lukashenko il generale russo Yunus-Bek Yevkurov ha svolto un importante ruolo nell’organizzare le trattative, alle quali ha partecipato inizialmente anche il direttore dei servizi dell’Fsb, Alexander Bortnikov.

La prima telefonata con Prigozhin è avvenuta alle 11. “Yevgeny era completamente euforico” e per i primi 30 minuti “abbiamo parlato solo con parolacce… il numero di parolacce era dieci volte superiore a quelle normali”, ha rievocato il presidente bielorusso.

“Ti schiacceranno a metà strada come una pulce”. Queste le sue parole all’insorto. “Ho detto: Yevegny, nessuno ti darà né Shoigu né Gerasimov. In particolare in questa situazione. Conosci Putin bene quanto me”, ha aggiunto il “mediatore” riferendosi alle richieste del capo della Wagner di destituire il ministro della Difesa ed il capo di Stato maggiore russi.

Parlando sempre del colloquio, Alexander Lukashenko ha avvertito Prigozhin: “In secondo luogo, non ti incontrerà. Non ti parlerà nemmeno al telefono a causa di questa situazione”. A quel punto, il fondatore della compagnia, dopo essere rimasto per un po’ in silenzio, ha tuonato: “Ma noi vogliamo giustizia! Vogliono soffocarci! Avanzeremo su Mosca!”.

Raggelante la risposta del suo interlocutore: “Sarai schiacciato a metà strada come una pulce”.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 28 giugno.

Ucraina-Russia, le notizie di mercoledì 28 giugno. Fonti della difesa russa: «Arrestato Surovikin, ex comandante delle forze russe in Ucraina Surovikin». Missili su Kramatorsk: 11 morti (tra cui 4 bimbi). Redazione Online su Il Corriere della Sera il 28 giugno 2023.

Le notizie sulla guerra di mercoledì 28 giugno. Biden: «Putin? Un paria, difficile dire se si è indebolito». Stoltenberg: «La Nato è pronta a difendersi da qualsiasi minaccia arrivi da Mosca».

• I missili russi hanno colpito martedì sera un ristorante a Kramatorsk.

• L’ascesa del bodyguard di Putin che potrebbe sostituire Shoigu.

• La Russia invia due fregate al largo dell’isola di Taiwan, rischio tensioni.

• L’ira di Putin su Prigozhin: «Non ci spaccherete».

• Lukashenko: «Ho convinto Putin a non uccidere Prigozhin».

• Il capo della Wagner a Minsk in hotel senza finestre «per sicurezza».

Ore 03:03 - Stoltenberg: «La Nato pronta a difendersi contro Mosca»

La Nato è pronta a difendersi da qualsiasi minaccia da «Mosca o Minsk», ha detto il capo dell’alleanza Jens Stoltenberg, dopo che la Bielorussia ha accolto in esilio il leader ribelle Wagner Yevgeny Prigozhin. Stoltenberg ha assicurato che la Nato accetterà di rafforzare le sue difese in un vertice chiave in Lituania la prossima settimana al fine di proteggere tutti i membri, in particolare quelli che confinano con l’alleato della Russia, la Bielorussia.

«È troppo presto per esprimere un giudizio definitivo sulle conseguenze del fatto che Prigozhin si sia trasferito in Bielorussia e molto probabilmente anche alcune delle sue forze saranno dislocate in Bielorussia», ha detto Stoltenberg ai giornalisti. «Ciò che è assolutamente chiaro è che abbiamo inviato un chiaro messaggio a Mosca e a Minsk che la Nato è lì per proteggere ogni alleato e ogni centimetro del territorio della Nato», ha detto dopo una cena con 7 leader nazionali all’Aia, sottolineando che non c’è spazio per malintesi.

Ore 03:04 - Kramatorsk: feriti ex negoziatore di pace e scrittore colombiani

I missili russi hanno colpito ieri sera un ristorante nel centro di Kramatorsk, nell’Ucraina orientale. Almeno 4 persone sono morte — tra loro anche un bambino — e 42 sono rimaste ferite nell’attentato che ha distrutto il ristorante Ria Pizza, locale frequentato da giornalisti e militari: lo ha confermato il ministero dell’Interno ucraino su Telegram. Secondo la polizia ucraina, la Russia ha lanciato due razzi terra-aria S-300. Tra le persone colpite, anche l’ex commissario per la pace colombiano Sergio Jaramillo e il romanziere colombiano Héctor Abad Faciolince, che hanno subito «ferite leggere». «Siamo stati oggetto di un attacco russo con un missile, stiamo bene e abbiamo riportato solo lievi ferite», si legge in un comunicato firmato da entrambi e diffuso dalla stampa locale.

Sergio Jaramillo e Héctor Abad Faciolince feriti

Ad accompagnare il testo una foto di Jaramillo — che ha preso parte alla trattativa che ha portato al disarmo della guerriglia delle FARC nel 2017 — con una fasciatura su una coscia e una macchia di sangue su una manica della camicia. Abad appare in un’altra immagine con macchie nere sul viso e sui vestiti.

Abad, autore del romanzo El olvido que seremos, è in Ucraina insieme a Jaramillo (Commissario per la Pace dal 2012 al 2016) e alla giornalista colombiana Catalina Gomez, che non ha riportato ferite gravi, per «esprimere la solidarietà dell’America Latina con il popolo ucraino contro la barbara e illegale invasione russa», si legge nella nota. Al momento dell’attacco erano con la scrittrice ucraina Victoria Amelina, che «è in condizioni critiche a causa di una lesione al cranio, probabilmente a causa del vetro e delle travi che sono volate», hanno precisato. Kramatorsk, una città prebellica di 150.000 abitanti, è l’ultimo grande centro urbano controllato dagli ucraini nella parte orientale del paese e si trova a circa 30 km dalla linea del fronte.

Ore 03:31 - Kramatorsk, sale a 47 il bilancio dei feriti

Sale a 47 il bilancio dei feriti nell’attacco missilistico russo contro un famoso ristorante a Kramatorsk. Tra le persone colpite anche la scrittrice ucraina Victoria Amelina. «Quattro persone, tra cui una ragazza di 17 anni, sono state uccise — ha detto l’ufficio del procuratore ucraino su Telegram —. L’impatto ha provocato un incendio. Potrebbero esserci delle persone ancora sotto le macerie. Resta da chiarire il numero definitivo delle vittime». Distrutto il ristorante Ria Pizza. Prima della guerra Kramatorsk contava 150.000 abitanti: resta l’unico grande agglomerato ancora sotto il controllo ucraino nell’est del Paese.

Ore 04:22 - Taiwan: navi da guerra russe avvistate a est dell’isola

Due fregate della flotta russa del Pacifico hanno navigato in prossimità di Taiwan nella tarda serata di ieri. Lo ha annunciato il portavoce del ministero della Difesa nazionale di Taiwan, Sun Li-fang, secondo cui «alle 23 di ieri (ora locale) due fregate russe sono state individuate in navigazione sud-nord ad est delle nostre acque territoriali, in uscita dalla nostra area di risposta dal mare di Suao a sud-est».

Secondo il portavoce, «l’esercito nazionale ha utilizzato metodi di intelligence, sorveglianza e ricognizione congiunti per verificare le dinamiche delle navi russe e ha mobilitato velivoli di missione, navi e sistemi missilistici costieri per monitorare attentamente la situazione». Il passaggio delle due navi da guerra giunge in un momento sensibile per la Russia, scossa dalla breve rivolta della Brigata Wagner, guidata da Evgenij Prigozhin, e per Taiwan, che affronta quotidiane intrusioni aeronavali da parte della Cina.

Ore 06:16 - Il ministro della Difesa ucraino al «Financial Times»: «Le principali riserve di truppe devono ancora essere utilizzate»

La liberazione di un gruppo di villaggi dall’occupazione russa nelle ultime settimane «non era l’ evento principale» della controffensiva pianificata da Kiev. A parlare della strategia militare sul campo con il Financial Times è Oleksiy Reznikov, ministro della Difesa ucraino: «Quando accadrà, lo vedrete tutti... Tutti vedranno tutto — sostiene in un’intervista —. Le principali riserve di truppe dell’Ucraina, inclusa la maggior parte delle brigate recentemente addestrate in Occidente e dotate di moderni carri armati Nato e veicoli blindati, devono ancora essere utilizzate».

Ore 06:36 - Attacco a Kramatorsk, le vittime salgono a 8 i feriti a 56

È salito a 8 morti e 56 feriti il bilancio dell’attacco russo al ristorante Ria Pizza di Kramatorsk: lo confermano le autorità, spiegando che tra le vittime ci sono tre bambini.

Ore 07:21 - Putin, lo zar indebolito: quanto può restare al potere?

(di Marco Imarisio, inviato a Mosca) «Smuta». È solo una parola, che Vladimir Putin utilizza appena una volta, all’inizio del suo discorso di ieri mattina davanti ai soldati nella piazza delle Cattedrali del Cremlino. Un vocabolo in disuso, che arriva dal russo antico, la cui radice significa vago, incerto. Ormai si legge solo nei libri di storia, per definire quello che noi invece conosciamo come il periodo dei torbidi, la breve epoca durata dal 1598 al 1613 che fu contrassegnata da governanti sedicenti e autonominati, da una lotta senza quartiere tra i boiardi e il potere degli Zar, da una guerra civile, e poi dalla guerra russo-polacca e russo-svedese, da sconvolgimenti politico-statali e da una crisi socioeconomica che ebbe termine solo con l’insediamento dello zar Mikhail Romanov, primo della dinastia durata fino al 1917.

(...)

Ore 07:26 - Nyt: «Un generale russo sapeva della ribellione di Prigozhin»

Secondo il New York Times, che cita fonti dell’intelligence, un generale russo era a conoscenza dei piani di Yevgeny Prigozhin di ribellarsi alla leadership militare russa. Gli analisti statunitensi stanno cercando di determinare se il generale abbia assistito Prigozhin nella formulazione del suo piano e se altri membri delle forze armate russe abbiano o meno sostenuto l’insurrezione. L’ipotesi è che Prigozhin non avrebbe lanciato la ribellione se non avesse creduto che altri in posizioni di potere lo avrebbero sostenuto, il che porterebbe a credere che avesse un significativo sostegno interno. Il quotidiano scrive che il generale Sergei Surovikin potrebbe essere la persona che ha aiutato Prigozhin nei suoi piani. Surovikin è stato in passato un comandante russo di primo piano in Ucraina. La sua partecipazione alla rivolta indicherebbe significative spaccature all’interno del governo russo.

Ore 07:45 - L’ascesa del bodyguard Dyumin che salvò lo zar (anche da un orso) e potrebbe sostituire Shoigu

(di Paolo Valentino) Un vecchio adagio russo, all’evidenza molto maschilista, dice che «andare a Sochi con una ragazza è come andare a Tula col samovar». Fu infatti a Tula, duecento chilometri a Sud di Mosca, che verso la fine del XVII secolo l’armaiolo Fedor Lisitsyn iniziò a produrre il tradizionale scaldacqua, onnipresente in ogni casa russa. Fu un successo tale, che intorno al 1830 la città era diventata il principale centro di fabbricazione del samovar.

Quando nel febbraio 2016 Vladimir Putin lo nominò a sorpresa governatore della regione di Tula, anche Aleksey Dyumin sicuramente non si portò dietro un samovar. In compenso però, portò con sé molti segreti e soprattutto un ricco bagaglio di crediti politici e personali nei confronti dello zar.

(...)

Ore 07:51 - La Russia invia due fregate vicino all’isola di Taiwan: rischio aumento tensioni

La Russia ha inviato due fregate vicino a Taiwan con una mossa quasi inedita che potrebbe aumentare le tensioni nella regione. «Alle 23.00 di ieri, erano state rilevate due fregate russe che navigavano da sud a nord ad oriente delle nostre acque territoriali, lasciando la nostra area di risposta dal mare di Suao verso sud-est», ha riferito il colonnello Sun Li-fang, portavoce del ministero della Difesa di Taiwan. Le forze armate «hanno usato metodi congiunti di intelligence, sorveglianza e ricognizione per cogliere le dinamiche delle navi russe e inviato aerei, navi e sistemi missilistici a terra per monitorare da vicino la situazione».

L’insolita intrusione russa è maturata in un momento delicato, quando la Cina ha intensificato la propria pressione su Taiwan, ritenuta parte «inalienabile» del suo territorio, da riunificare anche con la forza, se necessario. Allo stesso tempo, la mossa ha destato maggiore sorpresa dato che la fiducia nel potere politico e nella stabilità di Mosca è stata scossa dalla drammatica rivolta (poi rientrata) promossa nel fine settimana contro il Cremlino dal capo del gruppo di mercenari Wagner, Yevgeny Prigozhin. Mosca è diventata politicamente più allineata con Pechino negli ultimi anni, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022. Solo poche settimane prima dell’aggressione, il presidente Xi Jinping e l’omologo Vladimir Putin avevano dichiarato un’amicizia «senza limiti» tra i due Paesi. Le forze della flotta russa del Pacifico hanno tenuto dal 5 al 20 giugno scorsi un ciclo di esercitazioni nelle acque del mar del Giappone e del mare di Okhotsk, secondo una dichiarazione del ministero della Difesa. Le operazioni hanno coinvolto più di 60 navi da guerra e di supporto, circa 35 aerei dell’aviazione della marina, truppe costiere e oltre 11.000 militari.

Ore 08:01 - Ucraina modello Israele ma senza entrare nella Nato: il «sentiero di pace» immaginato da Blinken

(di Giuseppe Sarcina) La crisi russa può aprire una prospettiva di sostanza al negoziato? Nei giorni scorsi Antony Blinken, segretario di Stato Usa, ha dato voce a un’opinione largamente condivisa dai governi occidentali. La mezza rivolta guidata dal capo dei mercenari Evgenij Prigozhin ha messo in luce «crepe» nel sistema di potere putiniano. In molti pensano, o forse semplicemente si augurano, che a questo punto il presidente russo decida di accettare la trattativa con Volodymyr Zelensky e il blocco occidentale che lo sostiene. (...)

Ore 08:10 - Kiev: abbattuti sei droni russi nella notte

Le forze ucraine hanno abbattuto la notte scorsa sei droni Shahed-136/131 lanciati dai russi sull’Ucraina: lo ha reso noto l’Aeronautica militare di Kiev, come riporta Ukrinform. «Nella notte del 28 giugno 2023, le unità di difesa aerea dell’Aeronautica militare e altri elementi delle Forze di difesa dell’Ucraina hanno distrutto sei munizioni da lancio Shahed-136/131, che sono state utilizzate dagli occupanti russi per attaccare (l’Ucraina) dalla direzione sud-est», si legge nel rapporto.

Ore 08:35 - Kiev: «Il principale evento della controffensiva deve ancora arrivare»

In un’intervista al Financial Times, il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, ha dichiarato che la liberazione di alcuni villaggi sotto occupazione russa avvenuta nelle ultime settimane è stata solo «un’anteprima, non l’evento principale» della controffensiva di Kiev.

«Quando accadrà, lo vedrete tutti, tutti vedranno tutto», ha rimarcato Reznikov. Il ministro ha confermato che le principali riserve di truppe dell’Ucraina, tra cui la maggior parte delle brigate addestrate in Occidente e dotate dei carri armati e dei veicoli corazzati Nato, devono ancora essere utilizzate. Interpellato sull’ammutinamento e la marcia su Mosca della scorsa settimana del gruppo paramilitare russo Wagner, Reznikov ha sottolineato come abbia offerto una «chiara illustrazione» delle vulnerabilità della Russia, auspicando quindi un incremento nella fornitura di armi a Kiev da parte dell’Occidente. Quando accaduto a Mosca, ha aggiunto, «aiuta l’Occidente a rendersi conto che stanno investendo in Ucraina per una ragione, che la vittoria dell’Ucraina è assolutamente reale e arriverà presto».

Ore 08:58 - Il presidente della Lituania arriva a Kiev: «Consegneremo due sistemi di difesa Nasams»

Gitanas Nauseda, presidente della Lituana, è arrivato a Kiev in una visita non annunciata. Nauseda intende discutere con Zelensky l’agenda del vertice Nato che si terrà a luglio a Vilnius, i negoziati dell’Ucraina per l’ingresso nell’Unione Europea e l’assistenza lituana e dell’Ue all’Ucraina.

Ieri la Lituania ha firmato un accordo per l’acquisto di due sistemi Nasams aggiornati dall’azienda norvegese Kongsberg e per la loro consegna all’Ucraina. «Saranno forniti all’Ucraina a breve», ha dichiarato Nauseda martedì sera. Il Nasams è un missile di difesa aerea norvegese mobile su strada a raggio intermedio e corto.

Ore 09:04 - «Surovikin sapeva del piano di Prigozhin»: i sospetti sul generale (che ora rischia molto)

(di Guido Olimpio) L’intelligence Usa gioca la sua partita con rivelazioni sulla rivolta. Non è detto che le indiscrezioni affidate alla stampa siano parte di un disegno comune ma certamente hanno un impatto. L’ultima riguarda il ruolo del generale Sergei Surovikin: secondo fonti citate dal New York Times era a conoscenza del piano ribelle.

Uomo di grande esperienza militare, già alla guida delle operazioni in Ucraina, Surovikin è noto per gli ottimi rapporti con Evgeny Prigozhin che lo ha spesso elogiato pubblicamente, in contrapposizione agli odiati Shoigu e Gerasimov. Per alcuni il generale è diventato anche una sorta di canale privilegiato nei momenti di tensione. Funzionari dello spionaggio americano hanno spiegato che ora si cerca di capire se l’alto ufficiale, oltre a sapere, abbia aiutato la Wagner nella sua sfida. (...)

Ore 09:13 - Intelligence britannica: «In Crimea gli ucraini hanno danneggiato collegamenti cruciali per i russi»

Dall’aggiornamento quotidiano diffuso su Twitter dal ministero della Difesa di Londra emerge che la scorsa settimana le forze ucraine hanno attaccato e danneggiato un ponte tra la regione di Kherson e la Crimea, rallentando la logistica russa.

«Alle prime ore del 22 giugno, le Forze Armate ucraine hanno colpito i ponti di Chonhar tra la Crimea e la regione di Kherson occupata dai russi», si legge nella valutazione in cui si sottolinea come «la chiusura temporanea del percorso» abbia costretto i convogli russi a impiegare «almeno il doppio per raggiungere il fronte» in altri modi. Secondo le notizie riportate, «le autorità russe hanno quasi certamente realizzato un ponte sostitutivo a 24 ore dall'attacco», ma «è altamente probabile che gli attraversamenti siano limitati al solo traffico militare». E, si evidenzia, «la velocità con cui è stato realizzato un passaggio alternativo indica quanto sia vitale questo percorso per gli sforzi militari russi nell'Ucraina occupata».

Ore 09:26 - Armi nucleari in Bielorussia a partire da questo mese

Le armi nucleari tattiche che la Russia dispiegherà in Bielorussia saranno consegnate in diverse fasi, su rotaia, a partire da questo mese: è quanto emerge da un'indagine del progetto "Comunità dei lavoratori ferroviari della Bielorussia", come riporta Rbc-Ucraina. Secondo un'analisi dei documenti delle ferrovie bielorusse realizzata dal gruppo di attivisti, nella prima fase sono previste tre spedizioni dalla Russia alla stazione bielorussa di Prudok: la prima dalla stazione di Potapino (ferrovia degli Urali meridionali) con 4 carri e un vagone di scorta; la seconda dalla stazione di Lozhok (ferrovia della Siberia occidentale) con 2 carri e un vagone di scorta; la terza dalla stazione di Cheboksary (ferrovia Gorky) con 10 carri e un vagone di scorta. La seconda fase dovrebbe aver luogo in novembre, con spedizioni simili dalle stesse stazioni. Inoltre, sono previste spedizioni di equipaggiamenti ausiliari e protettivi tra ottobre e novembre alla base aerea bielorussa di Baranovichi.

Ore 09:53 - Zelensky: «Lottiamo per difendere i diritti sanciti dalla Costituzione»

«La nostra Costituzione compie oggi 27 anni. Le parole scritte in essa nel 1996 non sono più storia, sono diventate veramente vitali e rilevanti per gli ucraini: parole sul diritto alla vita e alla libertà, sull'onore e la dignità, sul valore della nostra terra. Non c'è più bisogno di spiegare a nessuno nel Paese il significato della parola "sovrano". Nessun ucraino percepirà più i diritti e le libertà in essa sanciti come qualcosa che ci è stato dato dall'alto. Per essi si combatte oggi in una lotta difficile, fatta di sacrifici e di vite umane. La nostra Ucraina. Sovrana. Indipendente. Democratica. Con lo Stato di diritto. Era, è e sarà. Gloria all'Ucraina!». Così il presidente Zelensky su Telegram nel giorni in cui la Costituzione ucraina compie 27 anni.

Ore 09:56 - Meloni: «Italia ha le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista nella ricostruzione dell'Ucraina. Preoccupati per la centrale di Zaporizhzhia»

(di Claudio Bozza) (...) Nel corso del vertice di due giorni a Bruxelles, i leader dell’Ue discuteranno degli ultimi sviluppi della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e del sostegno europeo a Kiev. Su tavolo del Consiglio Ue, poi, politica industriale, mercato unico, competitività e produttività a lungo termine dell’Europa. Saranno affrontati anche i dossier su sicurezza e difesa (si parlerà della cooperazione Ue-Nato in vista del prossimo vertice Nato che si terrà a Vilnius l’11 e 12 luglio), migrazione e relazioni esterne (i leader Ue terranno una discussione strategica sulla Cina). Riguardo l’aggressione da parte della Russia, la presidente del Consiglio sottolinea che «l’Italia ha tutte le carte regole per giocare un ruolo da protagonista nella ricostruzione dell’Ucraina», Paese per il quale auspica l’ingresso ufficiale nella Nato. (...) «Dopo l'atto criminale dell'esplosione della diga di Nova Kachovka, temiamo che anche per la centrale di Zaporizhzhia possa essere usata come strumento di guerra».

Ore 10:09 - Yermak: «Per Putin è iniziato il conto alla rovescia»

Il più stretto consigliere del presidente Volodymyr Zelensky Andry Yermak ha affermato in un briefing con i giornalisti, ripreso dalla Bbc, che il «conto alla rovescia è iniziato» alla fine del mandato di Vladimir Putin come presidente russo sulla scia della ribellione di Wagner. «Ciò che l'Ucraina ha visto dal 2014 è diventato evidente per il mondo intero. Questa Russia è un paese terrorista il cui leader è una persona inadeguata che ha perso il contatto con la realtà. Il mondo deve concludere che è impossibile avere qualsiasi tipo di relazione seria con quel paese». La Bbc ha anche parlato con Oleksiy Danilov , capo del consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell'Ucraina, che ha suggerito che Putin deve affrontare una significativa opposizione nella sua cerchia ristretta, compresi gli oligarchi.

Ore 10:11 - Kiev: «I russi vogliono deportare 300 bambini dall'Ucraina»

Il servizio stampa del Centro per la Resistenza Nazionale dell'esercito ucraino, come riporta Ukrinform, ha reso noto che le forze russe starebbero pianificando di trasferire circa 300 bambini dal territorio occupato della regione di Zaporizhzhia nella Chuvashia russa per una «vacanza».

«Circa 300 bambini dovrebbero essere portati nella Repubblica di Chuvashia, ma come sapete, i russi non restituiscono i bambini dopo averli presi, usando la scusa della legge marziale nella regione», si legge in un comunicato. Il Centro ricorda che la parte russa ha bloccato l'uscita verso l'Ucraina. di conseguenza, i bambini vengono usati come ostaggi per costringere i loro genitori a seguirli.

Ore 10:45 - Zuppi a Mosca: messa in cattedrale, poi al Cremlino. Domani al Patriarcato ortodosso

Il programma degli incontri del cardinale Matteo Maria Zuppi nella sua missione a Mosca resta sempre sotto stretto riserbo, considerando anche che l’agenda può risentire di cambiamenti in ogni momento. Oggi pomeriggio, comunque, l’inviato papale presiederà una messa nella Cattedrale cattolica della capitale russa, dedicata all’Immacolata Concezione, sede vescovile dell’arcidiocesi metropolitana della Madre di Dio a Mosca. Gli incontri al Patriarcato ortodosso, con tutta probabilità col patriarca Kirill, dovrebbero aver luogo domattina - apprende l’Ansa da fonti ben informate -, mentre fra oggi e domani sono previsti anche quelli al Cremlino, soprattutto per discutere sulla questione dei bambini ucraini deportati in Russia.

Ore 10:48 - Sale ad almeno 9 il bilancio dei morti di Kramatorsk

È salito a nove il bilancio dell’attacco russo di ieri a Kramatorsk che ha colpito un ristorante della città nelle regione di Donetsk: lo ha reso noto l’emittente statale Suspilne, come riporta il Guardian. Il sindaco di Kramatorsk, Oleksandr Goncharenko, ha confermato il nuovo bilancio affermando che le squadre di «soccorso hanno estratto dalle macerie il corpo di un bambino». Le vittime minorenni salgono così a quattro, mentre il numero dei feriti rimane invariato a 56. «I soccorritori continuano a sgomberare le macerie e hanno salvato sette persone».

Ore 11:29 - Mosca: Non sono previsti incontro al ministero degli Esteri con Zuppi

«Non sono previsti incontri al ministero degli Esteri». Lo ha riferito il ministero degli Esteri russo all'agenzia Ria Novosti, a proposito della visita a Mosca dell'inviato di Papa Francesco, cardinale Matteo Zuppi. L'arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana è nella capitale russa oggi e domani, accompagnato da un officiale della Segreteria di Stato, scopo principale dell'iniziativa «è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace» per la guerra in Ucraina.

Ore 11:39 - Minsk offre la sua collaborazione economica a Mosca

La Bielorussia è pronta a partecipare alla modernizzazione dei settori chiave dell'economia russa e alla creazione di produzioni congiunte: lo ha detto il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, nel suo intervento alla sessione plenaria del 10/o Forum delle Regioni di Russia e Bielorussia. Lo riporta l'agenzia di stampa Belta. «Abbiamo molte proposte interessanti nei settori dell'agricoltura, dell'edilizia, della costruzione di macchine, della lavorazione del legno, della fornitura di attrezzature, della formazione di una base di componenti, dell'industria alimentare e leggera, dell'esplorazione spaziale, della farmaceutica», ha dichiarato Lukashenko.

Ore 11:47 - Shoigu incontra a Mosca il ministro della Difesa cubano

I media cubani hanno pubblicato con grande rilievo l'incontro avvenuto a Mosca fra il ministro della Difesa, Alvaro López Miera, e il collega russo Serghei Shoigu, in cui è stato fatto il punto «sulle relazioni militari e tecnico-militari» esistenti fra i due Paesi. In un articolo dal titolo "Cuba e Russia confermano i loro solidi legami nella difesa", il quotidiano ufficiale Granma sottolinea una dichiarazione di Shoigu, secondo cui «Cuba è stata e continua ad essere l'alleato più importante della Russia nella regione latinoamericana». «Gli amici cubani - ha poi detto - hanno confermato il loro atteggiamento nei confronti del nostro Paese, dimostrando anche la loro piena comprensione delle ragioni per l'avvio dell'operazione militare in Ucraina». Shoigu ha infine detto, assicura il giornale, che «la Russia è disposta ad aiutare Cuba, soggetta all'embargo economico, commerciale e finanziario illegale da parte degli Stati Uniti per più di 60 anni». I media dell'isola hanno inoltre ricordato che le relazioni russo-cubane sono in costante crescita. «Diverse delegazioni russe di alto livello si sono recate ufficialmente a Cuba quest'anno e, di recente, il primo ministro cubano, Manuel Marrero, ha compiuto una visita ufficiale in Russia.

Ore 11:52 - Cina: «Ritorno dell'Ucraina ai confini del 1991? Non vedo perché no»

La portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, in risposta a una domanda sulle recenti dichiarazioni dell'ambasciatore cinese presso l'Unione Europea che in un'intervista aveva aperto all'ipotesi che l'Ucraina possa tornare ai confini del 1991, dopo la caduta dell'Unione Sovietica (he comprendono anche la Crimea, annessa dalla Russia nel 2014), ha detto che non vede perché non possa accadere: «Rispettiamo l'integrità territoriale di tutti i Paesi. Così, quando la Cina ha stabilito relazioni con l'ex Unione Sovietica, questo è quello che abbiamo concordato. Ma come ho detto queste sono questioni storiche che hanno bisogno di essere negoziate e risolte dalla Russia e dall'Ucraina e questo è quello che sosteniamo».

Ore 12:01 - Attacco russo a Kramatorsk: «Il bilancio sale a 10 morti»

È salito a 10 morti, tra cui tre bambini, il bilancio dell’attacco missilistico russo di ieri sera nella città di Kramatorsk, nella regione orientale ucraina di Donetsk. Lo ha annunciato la polizia nazionale ucraina su Telegram. Almeno 61 i feriti, secondo l’ultimo bilancio. Tra le persone uccise figurano una ragazza di 17 anni e due sorelle gemelle di 14 anni, hanno confermato i servizi di emergenza ucraini.

Ore 12:13 - Cina: «Sostegno ai confini dell’Ucraina? Non vedo perché no»

L’ambasciatore cinese presso l’Unione Europea, Fu Cong, ha suggerito che Pechino potrebbe sostenere gli obiettivi dell’Ucraina di rivendicare la sua integrità territoriale del 1991, inclusa la penisola di Crimea annessa dalla Russia nel 2014. In un’intervista ad Al Jazeera ad e altri due media, Fu, quando gli è stato chiesto di sostenere gli obiettivi di Kiev, che includono il recupero di altre regioni ucraine ora occupate da Mosca, l’alto diplomatico cinese ha detto: «Non vedo perché no. «Rispettiamo l’integrità territoriale di tutti i Paesi. Quindi, quando la Cina ha stabilito relazioni con l’ex Unione Sovietica, questo è ciò che abbiamo concordato. Ma come ho detto, queste sono questioni storiche che devono essere negoziate e risolte da Russia e Ucraina e questo è ciò che noi rappresentiamo», ha continuato Fu. Il merito alla vicenda, la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha detto che per quanto riguarda la crisi ucraina, la posizione della Cina «è coerente e molto chiara: crediamo che tutte le parti debbano creare le condizioni per una soluzione politica della crisi attraverso il dialogo e il negoziato», ha precisato Mao, parlando nel briefing quotidiano.

 I commenti del diplomatico cinese hanno fatto seguito all’Europa-Cina Business Summit del 2023, tenuto a Bruxelles il 16 giugno. Ad aprile, in un’intervista al New York Times, Fu affermò che Pechino non ha riconosciuto gli sforzi di Mosca per annettere i territori ucraini, tra cui la Crimea e il Donbass. Da quando l’Ucraina ha ottenuto l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991, la Russia ha annesso la Crimea nel 2014 e ha sostenuto le rivolte separatiste in alcune parti di Luhansk e Donetsk, che si trovano nella regione del Donbass, nell’Ucraina orientale. Anche se la Russia ha rivendicato la penisola e ha esteso la sua occupazione nel Donbass, le potenze occidentali non hanno riconosciuto le mosse di Mosca.

Ore 12:29 - Kiev: «Arrestato un ucraino che ha aiutato i russi a colpire Kramatorsk»

I servizi segreti ucraini (Sbu) hanno arrestato una persona sospettata di aver passato ai russi informazioni per l’attacco missilistico di ieri al ristornate di Kramatorsk che ha provocato la morte di almeno 10 persone: lo ha reso noto su Telegram il consigliere del ministero dell’Interno di Kiev, Anton Gerashenko. «L’agente nemico si è rivelato essere un residente di Kramatorsk, dipendente di una società locale di trasporto del gas. È stato lui a coordinare l’attacco a un caffè nel centro della città», ha scritto l’alto funzionario. Secondo l’Sbu, i russi hanno chiesto a questa persona di verificare se il locale fosse aperto ieri e di registrare la presenza di clienti. «L’uomo ha quindi effettuato registrazioni video segrete del locale e delle auto parcheggiate nelle vicinanze e ha trasmesso i filmati all’intelligence militare russa», aggiunge Gerashenko.

Ore 12:35 - Zuppi sarà ricevuto da Ushakov, consigliere di Putin

Il cardinale Matteo Zuppi sarà ricevuto dal consigliere per la politica estera del Cremlino Yuri Ushakov. Lo ha detto il portavoce Dmitry Peskov citato da Interfax.

 «Su incarico di Vladimir Putin - ha detto Peskov - il consigliere presidenziale Ushakov terrà oggi con Zuppi un colloquio per discutere la situazione riguardante il conflitto in Ucraina e naturalmente le possibili vie per una soluzione politica e diplomatica». «Abbiamo ripetutamente affermato di avere un alto apprezzamento degli sforzi, le iniziative del Vaticano nella ricerca di una soluzione pacifica alla crisi ucraina e accogliamo gli sforzi del Papa nel contribuire alla cessazione del conflitto armato».

Ore 12:36 - Cremlino: «Alto apprezzamento per le iniziative del Papa»

Il Cremlino esprime «un alto apprezzamento per le iniziative del Papa per la soluzione del conflitto ucraino». Lo ha detto il portavoce Dmitry Peskov citato da Interfax.

Ore 12:39 - Borrell: «A Kramatorsk nuovo crimine di guerra di Mosca»

«In un’altra dimostrazione del terrore che la Russia sta imponendo ai civili ucraini, un missile da crociera ha colpito un ristorante e un centro commerciale a Kramatorsk. Questo era un noto punto di incontro per la stampa internazionale. Ancora una volta, la Russia continua a violare il diritto internazionale e a commettere crimini di guerra». Lo scrive su Twitter l’alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell.

Ore 12:43 - Cremlino: «Mai violato diritti dei bambini, noi li salviamo»

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha negato oggi le accuse secondo cui la Russia ha violato i diritti dei bambini in Ucraina, osservando che le forze armate russe salvano i minori, rischiando la vita. All’inizio di giugno, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha presentato al Consiglio di sicurezza dell’Onu il suo rapporto annuale che includeva la Russia nell’elenco globale dei violatori dei diritti dei bambini, facendo riferimento al bilancio delle vittime in Ucraina. “Respingiamo fermamente tali formulazioni”, ha commentato Peskov, citato dalla Ria Novosti. “In effetti, i nostri militari hanno ripetutamente adottato misure per salvare i bambini, rischiando la propria vita, per portarli fuori dai bombardamenti, che, tra l’altro, sono stati effettuati dalle forze armate dell’Ucraina contro infrastrutture civili”, ha aggiunto il portavoce presidenziale russo.

Ore 12:52 - Comandante Wagner: «Non smobilitiamo, siamo al confine»

La Wagner non smobilita anzi rilancia. E minaccia: «Siamo a breve distanza dal confine della Bielorussia con l’Ucraina». È il senso delle parole di Brest, responsabile dell’addestramento alle armi pesanti di Wagner, anche lui riparato in Bielorussia dopo il tentato ammutinamento dei mercenari di Prigozhin. L’appello motivazionale di Brest è stato rilanciato dal canale Telegram ufficiale della Wagner. La Wagner, afferma il comandante, «continua a lavorare nella sua modalità calma e si sta aprendo una nuova direzione: la Bielorussia che ha ricevuto l’unità più pronta al combattimento al mondo». «Il contingente Nato è in allarme».

Ore 12:59 - «Netanyahu sta pensando a un viaggio a Kiev»

Il premier Benyamin Netanyahu potrebbe andare a Kiev. Lo ha detto - citato dai media - l’ambasciatore ucraino in Israele, Yevgen Kornichuk, che ha discusso della possibilità con l’ufficio del primo ministro secondo cui si sta considerando questa eventualità. Secondo la stessa fonte, Netanyahu starebbe «riconsiderando i temi legati alla Russia» dopo il recente scontro Putin-Prigozhin. Il viaggio comunque - ha aggiunto l’ambasciatore - è ancora nella fase preliminare di organizzazione e al momento non è stata fissata alcuna data.

Ore 13:03 - Cremlino: «Surovikin a conoscenza piani Prigozhin? Speculazioni»

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito «speculazioni» l’articolo del New York Times, secondo cui un alto generale russo sarebbe stato a conoscenza in anticipo dei piani di ribellione di Yevgeny Prigozhin. Secondo fonti dell’intelligence americana, l’attenzione si concentrerebbe sul generale Sergei Surovikin. «Ora ci saranno molte speculazioni, pettegolezzi e così via intorno a questi eventi. Penso che si tratti di un esempio», ha dichiarato Peskov, commentando la notizia.

Ore 13:06 - La Russia riaprirà la sua ambasciata a Tripoli in agosto

L’ambasciata russa a Tripoli riaprirà «in agosto» dopo nove anni di chiusura. È quanto hanno concordato il premier libico Abdel hamid Dbebah e il nuovo ambasciatore russo in Libia, Aydar Aganin, come riferisce da ieri la pagina Facebook del Governo di unità nazionale libico. «Le due parti hanno concordato di spostare l’attività dell’ambasciata russa a Tripoli nel mese di agosto», scrive il post riferendo che «per parte sua, Aganin ha trasmesso l’enfasi posta dal Presidente russo Vladimir Putin sull’importanza di rafforzare le relazioni bilaterali tra i due Paesi e di sostenere gli sforzi del governo di unità nazionale per raggiungere la stabilità e organizzare le elezioni». «Dbeiba ha sottolineato l’importanza di unificare la posizione internazionale nei confronti della Libia in termini di integrità territoriale e sovranità e di porre fine a tutte le forme di interferenza esterna», premette il testo dando conto di un colloquio avvenuto a Tripoli fra il premier e l’ambasciatore. La chiusura dell’ambasciata russa risale al 2014, ai tempi della seconda guerra civile libica.

Ore 13:19 - «Attacco russo nella regione di Kharkiv, 3 morti»

I russi hanno bombardato la regione di Kharkiv nel villaggio di Volchanskie Khutor, uccidendo tre civili che si trovavano vicino alle loro case. Lo afferma capo dell’amministrazione militare di Kharkiv Oleg Sinegubov. Le vittime sono 3 uomini di 48, 45 e 57 anni.

Ore 13:33 - Difesa russa: «A Kramatorsk colpito un comando militare»

Il ministero della Difesa russo ha affermato che l’obiettivo colpito nel bombardamento a Kramatorsk non era civile ma un «punto di dispiegamento temporaneo del personale di comando della 56esima brigata di fanteria motorizzata delle forze armate ucraine». Lo ha detto il portavoce, Igor Konashenkov, citato dall’agenzia Interfax.

Ore 13:50 - Zelensky: «L’inglese sia obbligatorio per i dipendenti pubblici»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha proposto alla Verkhovna Rada, il parlamento monocamerale del Paese, di rendere la conoscenza della lingua inglese un requisito obbligatorio per ricoprire incarichi di governo. Lo riporta Ukrainska Pravda che cita il testo del disegno di legge n. 9432 (sull’uso della lingua inglese in Ucraina) pubblicato sul sito web del Parlamento. Zelensky ha presentato questo progetto di legge al Parlamento oggi, ovvero nel giorno dell’anniversario della Costituzione dell’Ucraina. Se approvata, la legge obbligherà coloro che si candidano per posizioni nel Governo a conoscere l’inglese: tra questi, i capi delle amministrazioni statali locali, i militari del corpo degli ufficiali, gli agenti di polizia di grado medio-alto, i procuratori e i dipendenti delle autorità doganali e fiscali. Tuttavia, fino a quando resterà in vigore la legge marziale e la mobilitazione nel Paese, la conoscenza dell’inglese non verrà applicata al personale militare e alle forze dell’ordine.

Ore 13:54 - Duda a Kiev, colloquio con Zelensky su Zaporizhzhia e vertice Nato

Il presidente polacco, Andrzej Duda, ha iniziato una visita a Kiev. Lo ha riferito l’account Twitter della presidenza polacca, pubblicando una foto dell’arrivo di Duda alla stazione ferroviaria della capitale ucraina. Duda, si legge nel tweet, incontrerà il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, con il quale discuterà della situazione al fronte, della sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia e del summit della Nato in programma l’11 e il 12 luglio a Vilnius, in Lituania.

Ore 13:59 - Wsj: «Prigozhin voleva catturare i leader militari russi»

Il capo di Wagner Yevgeny Prigozhin voleva catturare i leader militari russi durante la rivolta di sabato. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali Prigozhin ha accelerato il suo piano di ribellione dopo essere venuto a conoscenza che l’intelligence sapeva della sua iniziativa.

Secondo il Wall Street Journal, Prigozhin voleva catturare il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo dello stato maggiore dell’esercito Valery Gerasimov nel corso di una visita in una regione a sud dell’Ucraina che i due stavano preparando. E per l’intelligence occidentale che aveva saputo delle intenzioni di Prigozhin, analizzando le comunicazioni elettroniche intercettate e le immagini satellitari, il piano poteva avere successo, ma è fallito quando c’è stata la fuga di informazioni che lo ha costretto ad accelerare i tempi. Il lancio prematuro della rivolta, aggiunge ancora il Wall Street Journal, è fra i motivi che possono spigarne il fallimento.

Ore 14:52 - Il generale Surovikin arrestato?

Sui social si è diffusa la notizia dell’arresto del generale russo Sergei Surovikiv, che secondo il New York Times era a conoscenza della rivolta progettata da Prigozhin e messa in atto la scorsa settimana. Si tratta di voci non confermate da fonti ufficiali.

Ore 15:21 - A Rostov appesa una targa commemorativa dedicata a Prigozhin

La Wagner annuncia sul suo account Telegram che una targa commemorativa dedicata al capo della brigata Evgenji Prigozhin è stata appesa sul muro di una casa a Rostov sul Don, dove è partita la marcia dei mercenari verso Mosca, che è stata definita dal presidente Putin «guerra civile».

Ore 15:24 - La Svizzera vieta l'esportazione in Ucraina di 96 tank Leopard 1

IIl governo svizzero ha deciso, sulla base della legislazione sulla neutralità, di non consentire la riesportazione di quasi un centinaio di carri armati Leopard 1 A5 che, dopo la manutenzione in Germania, avrebbero dovuto essere trasferiti in Ucraina. Lo riporta Ukrainska Pravda precisando che i tank sono ora immagazzinati in Italia e non sono operativi. «Il Consiglio federale ha concluso che la vendita di 96 carri armati non è possibile a causa delle disposizioni della legislazione vigente. In particolare, tale vendita sarebbe contraria alla legge sull'equipaggiamento militare e significherebbe un cambiamento nella politica svizzera di neutralità», si spiega in una dichiarazione.

Ore 15:51 - Domani Zelensky interverrà in video al Consiglio europeo

Domani il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky interverrà in video collegamento al Consiglio europeo. Lo spiegano fonti Ue sottolineando che, dopo il pranzo di lavoro con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il primo punto all'ordine del giorno domani sarà l'Ucraina.

Ore 15:54 - Biden: «Putin? Un paria ma è difficile dire se si è indebolito»

Il presidente russo Vladimir Putin è divenuto una «paria» ma è difficile dire se si è indebolito con i recenti eventi della Wagner. Lo ha detto il presidente Usa Joe Biden.

Ore 15:58 - Zelensky: «Alcuni mercenari della Wagner rimangono in Ucraina»

Alcuni membri del gruppo di mercenari russi Wagner rimangono in Ucraina, ma l'esercito ucraino ritiene che la situazione nel nord del Paese sia sotto controllo. A sostenerlo il presidente ucraino Zelensky in conferenza stampa a Kiev con gli omologhi di Polonia e Lituania, secondo quanto riportato da Al Jazeera.

Ore 15:59 - Duda: «La Wagner in Bielorussia è una potenziale minaccia»

La presenza della milizia russa Wagner in Bielorussia costituisce una «potenziale minaccia» per i Paesi del fianco orientale della Nato. Lo afferma il presidente polacco Andrzej Duda durante una visita in Ucraina. «È difficile per noi escludere che la presenza del gruppo Wagner in Bielorussia rappresenti una potenziale minaccia per la Polonia, che confina con la Bielorussia, per la Lituania», anch'essa confinante con la Bielorussia, «e potenzialmente per l'Estonia», ha detto Duda ai giornalisti a Kiev.

Ore 16:05 - Putin ha incontrato il leader ceceno Kadyrov

Putin ha incontrato ieri il leader ceceno Ramzan Kadirov. Il colloquio è stato confermato dal portavoce del Cremlino Peskov, come scrive su Twitter il politico e giornalista Anton Gerashchenko che pubblica una foto dei due sorridenti.

«L'Unione Europea e gli Stati membri sono pronti a contribuire, insieme ai partner, ai futuri impegni di sicurezza nei confronti dell'Ucraina, che aiuteranno l'Ucraina a difendersi a lungo termine, a scoraggiare gli atti di aggressione e a resistere agli sforzi di destabilizzazione». Lo si legge nell'ultima bozza di conclusioni del Consiglio Europeo. «A questo proposito prenderanno rapidamente in considerazione le modalità di tale contributo. Tali impegni saranno assunti nel pieno rispetto della politica di sicurezza e di difesa di alcuni Stati membri e tenendo conto degli interessi di sicurezza e di difesa di tutti i Paesi».

Ore 16:13 - Attacco russo a Kramatorsk, il bilancio delle vittime sale a 11

È salito a 11 morti bilancio dell'attacco russo a Kramatorsk, mentre continuano le operazioni di ricerca tra le macerie del ristorante. Lo ha reso noto il sindaco della città, Oleksandr Honcharenko, citato dai media locali.

Ore 16:38 - Kallas: al vertice dei leader discuteremo della rivolta in Russia

«Al Consiglio Europeo parleremo senz'altro di quanto accaduto in Russia nel fine settimana, dobbiamo farlo: è curioso a volte vedere quanto l'agenda delle discussioni sia molto diversa da quello che poi accade al Consiglio». Lo ha detto la premier estone Kaja Kallas nel corso di un incontro con la stampa. «Io non solleverò la questione ma darò il mio contributo: stiamo monitorando la situazione e la storia non è finita».

Ore 16:47 - «A Belgorod 14 soldati russi morti in raid dei "ribelli"»

Almeno 14 soldati russi sarebbero morti a inizio giugno in un attacco nella regione russa di Belgorod da parte di gruppi armati formati da cittadini russi schierati dalla parte dell'esercito di Kiev: lo sostiene il governatore della regione di Pskov, Mikhail Vedernikov, in un video citato dal Moscow Times. «I funerali si sono svolti la scorsa settimana e questa settimana. Sfortunatamente, queste non sono le ultime veglie poiché attualmente sappiamo di 14 soldati uccisi in quei giorni», ha detto Vedernikov secondo il Moscow Times. Secondo Vedernikov, inoltre, dieci soldati originari di Pskov sarebbero stati fatti prigionieri nell'attacco e al momento tre di loro sarebbero stati rilasciati in uno scambio di prigionieri. Il governatore pare riferirsi ad attacchi del sedicente Corpo dei volontari russi, una formazione paramilitare almeno in parte composta da nazionalisti russi schierati dalla parte dell'Ucraina, e di un altro gruppo chiamato Legione della Libertà della Russia.

Ore 17:15 - Bozza vertice: Ue pronta a futuri impegni di sicurezza per Kiev

Ore 17:32 - Blinken: «Putin pensa di poter resistere più dell'Occidente»

Uno dei più grandi ostacoli a una pace durevole e giusta in Ucraina è la convinzione di Vladimir Putin che la Russia possa resistere più a lungo di noi: lo ha detto il segretario di stato americano Antony Blinken intervenendo al Consiglio per le relazioni estere a New York. Il capo della diplomazia ha sottolineato l'importanza di un «piano a lungo termine» per l'Ucraina, «per la sua ricostruzione e per la sua sicurezza», in modo che quanto successo ora «non si ripeta nei prossimi anni».

Ore 17:55 - Putin lascia Mosca per un viaggio in Daghestan

Quattro giorni dopo la tentata rivolta della Wagner, Putin lascia Mosca per la prima volta per un viaggio nella repubblica caucasica del Daghestan. Il presidente è partito oggi. Lo riferisce l'agenzia Tass, sottolineando che vedrà tra gli altri il capo della repubblica, Serghei Melikov, e altre autorità locali, con le quali discuterà in particolare dello sviluppo del «settore turistico».

Ore 17:58 - La testata Novaya Gazeta Europe indesiderata in Russia

La Procura generale russa ha definito «indesiderata» l'attività della testata giornalistica Novaya Gazeta Europe: lo riferisce la Tass citando il servizio stampa dell'ente.

 La misura viene annunciata in un momento in cui il Cremlino sta inasprendo sempre più la repressione contro il dissenso e la stampa indipendente. «Di fatto l'organizzazione specificata svolge attività per creare e distribuire materiale informativo tendenzioso a scapito degli interessi della Federazione Russa», afferma la Procura generale, accusando il giornale di pubblicare «false informazioni su presunte massicce violazioni dei diritti e delle libertà dei cittadini in Russia, accuse» al governo russo e all'esercito russo «di aver scatenato una guerra aggressiva in Ucraina, di aver commesso crimini di guerra contro la popolazione civile, repressioni».

 Novaya Gazeta Europe è stata fondata a Riga l'anno scorso da un gruppo di ex giornalisti della prestigiosa testata investigativa Novaya Gazeta, costretta a sospendere la propria attività per le pressioni delle autorità russe a causa della sua posizione critica nei confronti della guerra in Ucraina. Il direttore di Novaya Gazeta, Dmitri Muratov, è stato insignito del Nobel per la Pace nel 2021.

Ore 18:03 - Duda: «Wagner in Bielorussia può essere minaccia per la regione»

La presenza delle truppe Wagner in Bielorussia potrebbe rappresentare una potenziale «minaccia» per i Paesi della regione. Lo ha affermato il presidente polacco Andrzej Duda a Kiev. «È difficile per noi escludere oggi che la presenza del Gruppo Wagner in Bielorussia possa rappresentare una potenziale minaccia per la Polonia, che confina con la Bielorussia, una minaccia per la Lituania... così come potenzialmente per la Lettonia», ha detto il leader polacco. «Quali sono le reali intenzioni delle forze del Gruppo Wagner, cioè dell'esercito russo, proprio in Bielorussia? È una forma di potenziale minaccia proprio verso i nostri Paesi, verso i Paesi Nato, verso la Polonia?», ha aggiunto Duda.

Ore 18:14 - Farnesina: sottosegretaria Tripodi incontra tedesca Baumann

La Sottosegretaria agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, Maria Tripodi, ha ricevuto alla Farnesina la Segretaria di Stato agli Affari Esteri della Repubblica Federale di Germania Susanne Baumann. L'incontro - si legge in una nota - ha rappresentato l'occasione per fare il punto sulle eccellenti relazioni bilaterali tra i due Paesi, rinsaldate dalla recente visita a Roma del Cancelliere Scholz, in vista del prossimo vertice intergovernativo e della firma di un Piano di Azione per il rafforzamento della cooperazione tra Italia e Germania. È stata anche ribadita la comune volontà di mantenere il massimo sostegno possibile all'Ucraina di fronte all'aggressione russa.

 Il Sottosegretario Tripodi ha quindi sottolineato come la cooperazione culturale e il dialogo tra le società civili rappresentino una componente essenziale delle relazioni bilaterali tra i due Paesi, citando la fittissima rete di iniziative congiunte, Istituti e centri di eccellenza. Tra questi, il Centro italo-tedesco per il dialogo europeo di Villa Vigoni, la partecipazione dell'Italia come Ospite d'Onore alla Buchmesse di Francoforte nel 2024 e gli scambi giovanili italo-tedeschi. «Ancor di più, la seconda edizione del Premio dei Presidenti, nel 2023, permetterà a Italia e Germania di rinsaldare al più alto livello istituzionale l'intensa cooperazione tra le nostre collettività e realtà locali» ha detto Tripodi. La Sottosegretaria Tripodi e la Segretaria Di Stato Baumann hanno poi toccato i temi della prossima Presidenza italiana del G7, in particolare le misure per accrescere la sicurezza economica dei partner del G7 e dell'Unione Europea.

Ore 18:19 - Kadyrov posta selfie con Putin: «Ci siamo incontrati ieri»

«Il nostro presidente Vladimir Vladimirovich Putin ha un atteggiamento molto rispettoso nei confronti dei musulmani del nostro grande, grande Paese amico». Lo scrive su Telegram il leader ceceno Ramzan Kadyrov pubblicando un selfie con il presidente russo. «Ieri, durante il nostro incontro, ho riferito sulla situazione socio-economica nella Repubblica cecena. Abbiamo anche discusso dei piani a lungo termine e dei risultati della regione», ha scritto Kadyrov. L'incontro è stato confermato a Ria Novosti dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che non ha fornito ulteriori dettagli.

Ore 21:08 - Mosca, «Arrestato Surovikin, ex comandante delle forze russe in Ucraina Surovikin»

Fonti del ministero della Difesa russo riferiscono dell’arresto dell’ex comandante delle forze russe in Ucraina Surovikin.

Ore 22:34 - Zelensky: «Arrestato uomo che ha coordinato attentato a Kramatorsk»

Il presidente ucraino Zelensky ha annunciato che è stato arrestato l’uomo che ha «coordinato» l’attentato missilistico russo a Kramatorsk. «Oggi gli uomini del servizio di sicurezza dell’Ucraina, insieme con gli agenti speciali della polizia, hanno arrestato la persona che ha coordinato questo attacco terroristico. Chiunque aiuti i terroristi russi a distruggere vite merita la massima punizione» ha detto in un messaggio sui social. Secondo l’ultimo bilancio ufficiale di Kiev nell’attacco che ha colpito il centro della città sono morte 11 persone fra cui 3 bambini. I feriti sarebbero oltre 60. Continueremo il nostro lavoro per rafforzare le sanzioni internazionali contro la Russia e i suoi complici - ha aggiunto Zelensky - devono sentire che il prezzo del loro terrore non farà che aumentare. E continueremo il nostro lavoro legale in modo che gli strumenti internazionali puniscano tutti i terroristi russi e lo stesso stato aggressore».

Guerra in Ucraina. Missili russi su Kramatorsk, colpito un locale: 11 morti. Uccise due gemelle 14enni. Luigi Guelpa su Il Giornale il 29 Giugno 2023

"Non riesco a darmi pace. Io sono vivo, Anna e Yuliya non ci sono più. Ho visto i loro corpi mentre venivano tirati fuori dalle macerie. È l'immagine peggiore della mia vita"

«Non riesco a darmi pace. Io sono vivo, Anna e Yuliya non ci sono più. Ho visto i loro corpi mentre venivano tirati fuori dalle macerie. È l'immagine peggiore della mia vita. Ha senso tutto questo? Ho 53 anni, ho vissuto abbastanza, avrei preso volentieri il loro posto». Alla fine è sempre questione di attimi che sfuggono alla razionalità. Franky van Hintum, 53enne olandese di Helmond, non si dà pace mentre racconta la mattanza di Kramatorsk (Donetsk). Era proprio al ristorante del centro commerciale Mebel Rya, fino a pochi istanti prima della tragedia. Ha pagato i caffé che lui e il suo amico Coen van Oosten avevano consumato. Poi entrambi sono usciti in strada. Coen si è acceso una sigaretta, mentre alle sue spalle due missili Iskander sbriciolavano come un biscotto l'intera struttura. Un minuto di esitazione e lo sliding doors avrebbe offerto in pasto ai cronisti un finale diverso e ancora più insopportabile.

Franky e Coen sono due panettieri, da alcuni mesi si sono spostati in Ucraina per preparare pagnotte, in forni improvvisati, da distribuire alla popolazione che vive nei villaggi e che per colpa della guerra non riesce a spostarsi e a far rifornimento di viveri. Villaggi come Dobropillja, dove Anna e Yuliya Aksenchenko, gemelle di appena 14 anni vivevano. Domenica si trovavano a Kramatorsk in visita alla madre, infermiera che lavora in un ambulatorio locale. I loro corpi sono diventati bambole di pezza inanimate. Mamma Hrystyna vuole mitigare l'orrore nell'unico modo secondo lei possibile, vestendole da spose al funerale. Sta cercando disperatamente gli abiti, ma i negozi di sartoria sono chiusi e ci si affida all'appello che qualcuno di buon cuore forse raccoglierà.

È lo spaccato di una vicenda insensata in una guerra altrettanto sconsiderata. I russi a Kramatorsk hanno scatenato l'inferno, uccidendo 11 persone (anche una ragazza di 17 anni) e ferendone altre 62, tra le quali Mya, una neonata di otto mesi. Nel luogo dell'esplosione c'erano scuole, asili, un centro commerciale, un edificio amministrativo e auto parcheggiate nelle vicinanze. Edifici in fumo, rottami di costruzione sparsi e montagne di vetri rotti da finestre sventrate, ecco come appare il centro di Kramatorsk, cristallizzato da foto e video che stanno facendo il giro della rete. Mosca si smarca, e il portavoce del Cremlino Peskov spiega che «non è nostra abitudine colpire infrastrutture civili. I bombardamenti sono diretti a siti collegati a infrastrutture militari». Gli 007 di Kiev però hanno arrestato un vigile del fuoco sospettato di aver passato ai russi informazioni per l'attacco al centro commerciale. L'uomo avrebbe effettuato registrazioni video segrete del locale e del parcheggio nelle vicinanze e trasmesso i filmati all'intelligence militare russa.

Agli orrori di Kramatorsk si aggiungono quelli del ritrovamento di 80 cadaveri di soldati russi, morti di malattie infettive dopo i danni ambientali provocati a Kakhovha. Le forze di difesa aerea di Kiev hanno distrutto sei droni su Zaporizhzhia. I soldati ucraini hanno colpito i ponti di Chonhar tra la Crimea e l'oblast di Kherson occupati, mandando in tilt il traffico di convogli logistici di Mosca. Nella stessa zona, ad Armyansk, i russi hanno imbottito di esplosivi l'impianto chimico Titan per fermare l'avanzata nemica. A Yasynuvata (Donetsk) gli ucraini hanno bombardato la stazione ferroviaria occupata. Nel Kharkiv 3 civili sono stati uccisi in un blitz a Chuguyiv. Gli ucraini hanno colpito 11 unità di artiglieria, tre veicoli antiaerei e una stazione radio. I russi hanno concentrato i loro sforzi su Lyman, Bakhmut e Marin, dove sono tutt'ora in corso pesanti combattimenti. Ci sarebbero morti e feriti nel quartiere Kirovsky di Donetsk, dove gli ucraini hanno aperto il fuoco con sistemi di razzo multipli. Conquistata da Kiev la diga di Kurdiumivka, vicino a Bakhmut.

(ANSA il 28 giugno 2023) - Il capo di Wagner Yevgeny Prigozhin voleva catturare i leader militari russi nell'ambito dell'ammutinamento della scorsa settimana. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali Prigozhin ha accelerato il suo piano di ribellione dopo essere venuto a conoscenza che l'intelligence sapeva della sua iniziativa. 

Prigozhin, riporta il Wall Street Journal, voleva catturare il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo dello stato maggiore dell'esercito Valery Gerasimov nel corso di una visita in una regione a sud dell'Ucraina che i due stavano preparando.

L'intelligence occidentale aveva saputo dei piani di Prigozhin analizzando le comunicazioni elettroniche intercettate e le immagini satellitari, mette in evidenza il quotidiano riferendo che i funzionari occidentali ritenevano che l'iniziale piano di Prigozhin avesse buone chance di successo ma è poi fallito quando c'è stata la fuga di informazioni che lo ha costretto ad accelerare i tempi. Il lancio prematuro dell'ammutinamento di Prigozhin, aggiunge ancora il Wall Street Journal, è fra i motivi che possono spigarne il fallimento.

Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per corriere.it il 28 giugno 2023.

L’intelligence Usa gioca la sua partita con rivelazioni sulla rivolta. Non è detto che le indiscrezioni affidate alla stampa siano parte di un disegno comune ma certamente hanno un impatto. L’ultima riguarda il ruolo del generale Sergei Surovikin : secondo fonti citate dal New York Times era a conoscenza del piano ribelle. Sono speculazioni, è stata la reazione del Cremlino. Una replica accompagnata sulla rete da voci - incontrollabili - di un arresto dello stesso ufficiale. 

Uomo di grande esperienza militare, già alla guida delle operazioni in Ucraina, Surovikin è noto per gli ottimi rapporti con Evgeny Prigozhin che lo ha spesso elogiato pubblicamente, in contrapposizione agli odiati Shoigu e Gerasimov. Per alcuni il generale è diventato anche una sorta di canale privilegiato nei momenti di tensione. Funzionari dello spionaggio americano hanno spiegato che ora si cerca di capire se l’alto ufficiale, oltre a sapere, abbia aiutato la Wagner nella sua sfida.

Durante i momenti iniziali dell’insurrezione Surovikin è apparso in un video, con una mitraglietta vicino alla mano destra, e ha attaccato Prigozhin chiedendogli di fermarsi. Secondo le medesime fonti non si può escludere che sia stato costretto a farlo, quasi che fosse in ostaggio. Altro aspetto riguarda il resto della gerarchia: quanti generali erano pronti a sostenere lo “chef”? In realtà nessuno è uscito allo scoperto in modo plateale, anche se ci sono diverse forme di complicità. […] La mollezza nella reazione delle forze armate ha portato a ipotizzare la simpatia di qualche reparto nei confronti dei wagneriti. Ritardo imputato anche a contrasti, alla mancanza di ordini precisi, alla confusione e alla mancanza di unità adeguate. 

[…] Mark Galeotti sospetta che le ombre proiettate su Surovikin siano parte della “guerra di informazione” nei confronti di una personalità competente sperando che i russi prendano per buoni i sussurri statunitensi. Quella di seminare dubbi nel campo nemico, non importa quanto fondati, è una tattica consueta e che adesso sfrutta le diffidenze di una nomenklatura scossa dal colpo di Prigozhin. A Mosca ne sono consapevoli, come lo è Putin che, nella sua carriera all’interno del KGB, si occupava di azioni analoghe.

Nei giorni scorsi Washington ha fatto uscire molti messaggi.

1) L’intelligence Usa sapeva da tempo delle intenzioni di Prigozhin e lo sapeva anche Putin.

2) Sono state fatte pressioni su Kiev perché evitasse di sfruttare il momento.

3) Ci sono stati contatti diretti con i russi per ribadire l’estraneità alle mosse della Wagner.

4) C’erano timori per la sicurezza dell’arsenale nucleare di Mosca. Una strategia di “contenimento” della crisi, per evitare un’escalation nel momento più critico. Adesso con il neo-zar impegnato nel rimettere ordine può iniziare una nuova fase.

(ANSA il 28 giugno 2023) - Sergei Surovikin, il generale russo che secondo il New York Times "sapeva dei piani di ribellione di Wagner", non è stato più visto da sabato, quando c'è stato l'ammutinamento dei mercenari russi. Lo scrive Sky News, citando canali Telegram russi. Surovikin è secondo in comando dell'esercito russo e ha legami noti con il capo dei Wagner Yevgeny Prigozhin. 

È stato sostituito come comandante in capo all'inizio di quest'anno, ma ha mantenuto la sua influenza nella gestione delle operazioni di guerra. Il canale russo Telegram Rybar sostiene - senza tuttavia che vi siano conferme ufficiali - che il generale sarebbe trattenuto sotto interrogatorio.

"Surovikin non è stato visto da sabato - non si sa con certezza dove si trovi", ha sottolineato. Fonti d'intelligence statunitense hanno riferito al Nyt che Surovikin era a conoscenza dei piani di Prigozhin di ribellarsi alla leadership militare russa. Il Cremlino ha bollato come "speculazioni" quanto pubblicato dal giornale americano.

Sarebbe stato al corrente in anticipo dei piani di Yevgheny Prigozhin. Russia, arrestato il generale russo Sergei Surovikin, vice comandante delle operazioni militari russe in Ucraina: sarebbe coinvolto nella rivolta Wagner. Redazione su Il Riformista il 28 Giugno 2023 

Il generale russo Sergei Surovikin, già capo delle operazioni militari in Ucraina, sarebbe stato arrestato. Lo rivela il Moscow Times, che cita due fonti vicine al ministero della Difesa di Mosca. Secondo quanto scritto oggi dal New York Times, Surovikin sarebbe stato al corrente in anticipo dei piani di ammutinamento di Yevgheny Prigozhin.

Il ministero della Difesa non ha ancora commentato il presunto arresto di Surovikin, che non si vede in pubblico da sabato scorso, giorno in cui il capo del gruppo Wagner Evgeny Prigozhin ha lanciato una ribellione armata contro la leadership militare russa.

Mercoledì scorso, il blogger militare pro-guerra Vladimir Romanov ha scritto che Surovikin è stato arrestato domenica, il giorno dopo il fallito ammutinamento di Prigozhin. Romanov ha affermato che Surovikin è ora detenuto nel centro di detenzione Lefortovo di Mosca.

Il New York Times ha riferito martedì, citando funzionari statunitensi anonimi, che Surovikin era a conoscenza del piano di Prigozhin per istigare una ribellione contro la leadership militare russa. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha liquidato le indiscrezioni come «speculazione» e «pettegolezzo», suggerendo che Putin non aveva ceduto alle richieste di Prigozhin per un imminente rimpasto dei vertici dell’esercito russo, scrive ancora il Moscw Times.

Rivolta Wagner e Prigozhin, Putin avvia le ‘purghe’ in Russia: “Arrestato Surovikin”. By adnkronos su L'Identità il 29 Giugno 2023 

(Adnkronos) – Il generale Sergei Surovikin arrestato, il capo di Stato Maggiore Valery Gerasimov esautorato: Vladimir Putin, secondo news diffuse da media e blogger militari, ha avviato le 'purghe' ai vertici delle forze armate della Russia dopo la marcia della Wagner di Yevgheny Prigozhin, arrivata a quasi 200 km da Mosca prima di fermarsi, senza un reale intervento dell'esercito regolare. E intanto, in Daghestan per un incontro con il presidente Sergey Melikov, Putin torna a ostentare sicurezza concedendosi agli ammiratori, tra strette di mano, baci e selfie, assicurando di non aver "mai avuto dubbi" sul sostegno del popolo russo, schierato e unito dalla parte della leadership. Se secondo il New York Times Surovikin, già capo delle operazioni militari in Ucraina, sarebbe stato al corrente in anticipo dei piani di ammutinamento, per il il Moscow Times – che cita due fonti vicine al ministero della Difesa di Mosca – il generale sarebbe stato arrestato perché, almeno "apparentemente", avrebbe scelto "la parte di Prigozhin". A seguire con attenzione quello che è accaduto negli ultimi giorni e quello che sta accadendo è la comunità di blogger militari russi che, spiega la Cnn, si aspettano ora un serio rimpasto tra i vertici dell'esercito di Mosca alla luce della rivolta di Wagner. E forse anche all'interno dei servizi di sicurezza per non averne visto i preparativi. Un popolare blogger di nome Rybar, spiega l'emittente, ha rivelato mercoledì scorso che un'epurazione era già in corso e che aveva colpito comandanti di medio livello che si erano rifiutati di sparare alle colonne di mercenari con il rischio che i civili venissero colpiti: "Da diversi giorni, investigatori e rappresentanti dell'UST, (il Servizio di sicurezza federale), lavorano sia sulla leadership degli organi di comando e controllo militare sia sui comandanti delle unità", le parole di Rybar. Ma non solo. Secondo il blogger, mentre Gerasimov rimane formalmente responsabile di quella che la Russia chiama "operazione militare speciale" in Ucraina, il comandante delle forze aeree, il colonnello generale Mikhail Teplinsky, starebbe di fatto conducendo la guerra. Un altro noto blogger, Boris Rozhin, ha scritto inoltre che "uno degli aspetti positivi del 24 giugno potrebbe essere che le autorità saranno ripulite dal personale sleale e instabile". Se non è chiaro quale sarà il destino di Prigozhin, intanto il leader del Gruppo Wagner non potrà di sicuro essere consegnato agli Stati Uniti per rispondere dei crimini di cui è accusato. A chiarirlo è stata la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, rispondendo a una domanda in proposito: "Ogni cittadino russo ha il diritto di contare sull'assistenza della Russia per proteggerlo dai tentativi illegali di portarlo all'estero per responsabilità penali". La precisazione è arrivata dopo che il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, ha ammesso che Washington vorrebbe che Prigozhin comparisse davanti a un tribunale americano per i "crimini di cui è accusato" sia in Ucraina che in Africa, dove l'organizzazione è presente. Zakharova ha poi sottolineato che la Russia risolverà la situazione con Prigozhin e i suoi mercenari "senza commenti esterni". "Chi voleva esprimere il proprio sostegno, lo ha espresso; chi voleva aiutare, ha aiutato. Tutto questo lo ricorderemo, ne prenderemo atto e non lo dimenticheremo", ha detto. 

Guerra Ucraina - Russia, le news del 29 giugno.

Ucraina-Russia, le notizie del 29 giugno. Wall Street Journal: Usa valutano l’invio a Kiev di missili a lunga gittata. Redazione Online su Il Corriere della Sera il 29 giugno 2023.

Le notizie sulla guerra di giovedì 29 giugno. Putin in Daghestan. Mosca: «Nessun accordo concreto con Zuppi». Difesa russa: «A Kramatorsk uccisi due generali di Kiev». Media russi: «Congedato il vice di Surovikin»

• Il giallo sull’arresto di Surovikin che sapeva del piano di Prigozhin. Ma la figlia smentisce: «È al lavoro»

• Mosca: «La Wagner non combatterà più in Ucraina» e Putin dà il via alle purghe contro Prigozhin e la Wagner. I mercenari della Wagner non combatteranno più in Ucraina dopo che Yevgeny Prigozhin ha rifiutato di firmare qualsiasi contratto con il Cremlino, lo ha riferito il capo del comitato di difesa della Duma, Andrei Kartapolov. Kartapolov ha affermato che pochi giorni prima del tentat, il ministero della Difesa russo ha annunciato che “tutti [i gruppi] che svolgono missioni di combattimento devono firmare un contratto” con il ministero. Secondo Kartapolov, Prigozhin non ha firmato i contratti ed è stato informato che “Wagner non avrebbe preso parte a un’operazione militare speciale”. “Cioè, i finanziamenti, le risorse materiali non saranno assegnate”, ha aggiunto il deputato.

• I missili russi hanno colpito martedì sera un ristorante a Kramatorsk.

• L’ira di Putin su Prigozhin: «Non ci spaccherete».

• Zelensky: «Arrestato uomo che ha coordinato attentato a Kramatorsk». I russi: «Abbiamo ucciso due generali ucraini»

• Cremlino: «Zuppi? Non è stato raggiunto nessun accordo specifico»

Ore 00:35 - Blinken: «Putin pensa di poter resistere più dell'Occidente»

Uno dei più grandi ostacoli a una pace durevole e giusta in Ucraina è la convinzione di Vladimir Putin che la Russia possa resistere più a lungo di noi: lo ha detto il segretario di stato americano Antony Blinken intervenendo al Consiglio per le relazioni estere a New York. Il capo della diplomazia ha sottolineato l'importanza di un «piano a lungo termine» per l'Ucraina, «per la sua ricostruzione e per la sua sicurezza», in modo che quanto successo ora «non si ripeta nei prossimi anni».

Ore 00:46 - Biden: «Putin? Un paria ma è difficile dire se si è indebolito»

Il presidente russo Vladimir Putin è divenuto una «paria» ma è difficile dire se si è indebolito con i recenti eventi della Wagner. Lo ha detto il presidente Usa Joe Biden.

Ore 01:12 - Attacco russo a Kramatorsk: «Il bilancio sale a 10 morti»

È salito a 11 morti, tra cui quattro bambini, il bilancio dell’attacco missilistico russo di ieri sera nella città di Kramatorsk, nella regione orientale ucraina di Donetsk. Lo ha annunciato la polizia nazionale ucraina su Telegram. Almeno 61 i feriti, secondo l’ultimo bilancio. Tra le persone uccise figurano una ragazza di 17 anni e due sorelle gemelle di 14 anni, hanno confermato i servizi di emergenza ucraini.

Ore 01:32 - Borrell: «A Kramatorsk nuovo crimine di guerra di Mosca»

«In un’altra dimostrazione del terrore che la Russia sta imponendo ai civili ucraini, un missile da crociera ha colpito un ristorante e un centro commerciale a Kramatorsk. Questo era un noto punto di incontro per la stampa internazionale. Ancora una volta, la Russia continua a violare il diritto internazionale e a commettere crimini di guerra». Lo scrive su Twitter l’alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell.

Ore 01:56 - Kallas: al vertice dei leader discuteremo della rivolta in Russia

«Al Consiglio Europeo parleremo senz'altro di quanto accaduto in Russia nel fine settimana, dobbiamo farlo: è curioso a volte vedere quanto l'agenda delle discussioni sia molto diversa da quello che poi accade al Consiglio». Lo ha detto la premier estone Kaja Kallas nel corso di un incontro con la stampa. «Io non solleverò la questione ma darò il mio contributo: stiamo monitorando la situazione e la storia non è finita».

Ore 02:17 - Kramatorsk, i missili russi sulle famiglie: addio alle gemelle Yulia e Anna

(Lorenzo Cremonesi) Ancora una volta, l’ennesima, la propaganda russa fa cilecca. Mentre i suoi comandanti militari da Mosca cercano di nascondere il nuovo massacro di civili ucraini nel cuore di un centro urbano, presentandolo come un attacco contro soldati nemici, dalle strade di Kramatorsk sono invece gli abitanti e i giornalisti sia locali che stranieri a raccontare con parole e immagini lo scempio commesso da due potenti missili da crociera Kaliber che piombano alle sette di sera tra i tavolini gremiti di famiglie con vecchi e bambini del popolare bar-pizzeria Ria. Un uomo è stato arrestato con l’accusa di spiare per i russi e coordinare i loro raid. Ieri ne ha parlato anche il presidente Zelensky ricevendo a Kiev gli omologhi polacco Duda e lituano Nauseda. Il leader ucraino ha anche colto l’occasione per chiedere la promessa dell’entrata dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica, «una volta che questa guerra sarà finita», in vista del summit Nato previsto a Vilnius l’11 e 12 luglio.

Ore 03:53 - Putin lascia Mosca per un viaggio in Daghestan

Quattro giorni dopo la tentata rivolta della Wagner, Vladimir Putin lascia Mosca per la prima volta per un viaggio nella repubblica caucasica del Daghestan. Il presidente è partito oggi. Lo riferisce l'agenzia Tass, sottolineando che vedrà tra gli altri il capo della repubblica, Serghei Melikov, e altre autorità locali, con le quali discuterà in particolare dello sviluppo del «settore turistico».

Ore 04:35 - «Surovikin sapeva del piano di Prigozhin»: i sospetti sul generale

(Guido Olimpio) L’intelligence Usa gioca la sua partita con rivelazioni sulla rivolta. Non è detto che le indiscrezioni affidate alla stampa siano parte di un disegno comune ma certamente hanno un impatto. L’ultima riguarda il ruolo del generale Sergei Surovikin : secondo fonti citate dal New York Times era a conoscenza del piano ribelle. Sono speculazioni, è stata la reazione del Cremlino. Una replica accompagnata, però, dalla notizia di un arresto dello stesso ufficiale. Ambienti della Difesa lo avrebbero confermato in modo anonimo al Moscow Times.

Ore 05:02 - Zelensky: «Arrestato uomo che ha coordinato attentato a Kramatorsk»

Il presidente ucraino Zelensky ha annunciato che è stato arrestato l’uomo che ha «coordinato» l’attentato missilistico russo a Kramatorsk. «Oggi gli uomini del servizio di sicurezza dell’Ucraina, insieme con gli agenti speciali della polizia, hanno arrestato la persona che ha coordinato questo attacco terroristico. Chiunque aiuti i terroristi russi a distruggere vite merita la massima punizione» ha detto in un messaggio sui social.

Secondo l’ultimo bilancio ufficiale di Kiev nell’attacco che ha colpito il centro della città sono morte 11 persone fra cui 4 bambini. I feriti sarebbero oltre 60. Continueremo il nostro lavoro per rafforzare le sanzioni internazionali contro la Russia e i suoi complici - ha aggiunto Zelensky - devono sentire che il prezzo del loro terrore non farà che aumentare. E continueremo il nostro lavoro legale in modo che gli strumenti internazionali puniscano tutti i terroristi russi e lo stesso stato aggressore».

Ore 07:59 - Si aggrava il bilancio dell’attacco Kramatorsk, 12 morti

Il bilancio degli attacchi russi che hanno distrutto un ristorante nella città ucraina di Kramatorsk è salito stamattina a dodici morti e sessanta feriti. In questa grande città dell’est del Paese sotto il controllo ucraino dove gli attacchi russi hanno colpito anche abitazioni, attività commerciali, un ufficio postale e altri edifici, stamattina «i servizi di soccorso hanno sgomberato un altro corpo», portando a «dodici» il bilancio delle vittime, secondo al ministro degli Interni ucraino Igor Klymenko. Per quanto riguarda i feriti, le cifre divergono, Klimenko parla di 65, i servizi di emergenza 60. Secondo quest’ultima fonte, tre bambini sarebbero tra i dodici morti e uno sarebbe rimasto ferito. Undici persone sono state salvate, secondo il salvataggio.

Ore 08:04 - Isw: «Possibili negoziati ancora in corso fra Prigozhin e Putin»

«Rapporti recenti suggeriscono che le parti coinvolte nell’accordo per porre fine alla breve ribellione del Gruppo Wagner, mediazione a cui ha preso parte anche il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, potrebbero ancora metterlo a punto». Lo ha reso noto l’Institute of the Study of War (Isw), citando «un gruppo di monitoraggio bielorusso indipendente chiamato Progetto Hayun che si riferisce a dati di tracciamento di un volo del 27 giugno dell’aereo del fondatore del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, che avrebbe lasciato l’aeroporto di Machulishchy, in Bielorussia, per dirigersi prima a Mosca e subito dopo a San Pietroburgo». «Rapporti precedenti - scrivono gli analisti del think tank statunitense -indicavano che Prigozhin inizialmente aveva cercato di entrare in contatto con il presidente russo Vladimir Putin mentre la colonna Wagner si dirigeva a nord di Rostov, ma Putin si era rifiutato di parlare con lui. I social media filo-russi hanno affermato che Prigozhin è tornato in Russia per negoziare con i funzionari russi. L’Isw non è in grado di confermare se Prigozhin sia effettivamente volato in Russia, ma è probabile che sia tornato per elaborare i dettagli dell’accordo mediato da Lukashenko».

Ore 08:09 - Netanyahu: «No armi a Kiev, temiamo Iron Dome finisca in mano a Iran»

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato di avere rifiutato le richieste di Washington e Kiev di armare l’Ucraina a causa di «preoccupazioni che non credo abbiano nessuno degli alleati occidentali dell’Ucraina». Il premier ha anche detto di temere che le armi israeliane potessero essere catturate in Ucraina e consegnate all’Iran, in particolare il sistema di difesa aerea Iron Dome, sviluppato con gli Stati Uniti. «Se quel sistema dovesse cadere nelle mani dell’Iran, allora milioni di israeliani rimarrebbero indifesi e in pericolo», ha commentato, in occasione di un’intervista al Wall Street Journal.

Ore 08:17 - Il dissidente Kara-Murza dal carcere: «Putin ha già perso la guerra, il suo regime finirà, è solo questione di tempo»

(Federico Fubini) Vladimir Kara-Murza, 41 anni, sta scontando la pena più lunga mai riservata a un dissidente in Russia dal crollo dell’Urss: 25 anni per «tradimento» e altri presunti reati. Ma il suo torto, visto dal Cremlino, è l’essere stato determinante nel convincere gli Stati Uniti e altre democrazie ad approvare i «Magnitsky Act»: le leggi in base alle quali oggi beni per centinaia di miliardi di dollari delle élite russe sono sotto sequestro in Occidente. Kara-Murza è stato arrestato a Mosca nell’aprile del 2022, dopo il suo rientro dagli Stati Uniti. Ha concesso al Corriere quest’intervista dal carcere: giunte nelle ultime ore in redazione, le sue risposte scritte sono del 14 giugno; le domande erano state inviate Ore 08:19 - Kiev: «L’offensiva prosegue, ci sono progressi»

«Siamo riusciti a prendere l’iniziativa strategica, le Forze di sicurezza e di difesa dell’Ucraina continuano a condurre operazioni offensive e stanno facendo progressi»: lo scrive su Telegram il comandante in capo delle forze armate di Kiev, Valerii Zaluzhnyi, riferendo di una conversazione telefonica con il capo di Stato Maggiore congiunto, Mark Milley. «Ha avuto una conversazione telefonica con il capo dello Stato Maggiore congiunto, il generale Mark Milley. Abbiamo discusso della situazione al fronte... - si legge nel messaggio -. Il nemico oppone una forte resistenza, ma allo stesso tempo subisce pesanti perdite. Sta cercando di mantenere le proprie posizioni con un continuo lavoro di minamento nell’area». «Ho comunicato al generale Milley le attuali necessità delle nostre truppe in termini di armi, munizioni e attrezzature per lo sminamento. L’ho anche ringraziato per il pacchetto di assistenza militare annunciato dagli Stati Uniti» martedì, conclude Zaluzhnyi.

il 2 giugno. Nel frattempo, l’8 giugno, la sentenza d’appello ha confermato la condanna a 25 anni.

Ore 08:20 - Podolyak: «Putin un leader debole, ha perso il controllo»

(Lorenzo Cremonesi) «Una Wagner molto più piccola, magari concentrata in Africa. Il presidente bielorusso Lukashenko potrebbe utilizzare Yevgeny Prigozhin per la sua difesa personale»: così Mikhail Podolyak, tra i più noti consiglieri del presidente Zelensky, prevede il futuro della milizia mercenaria golpista e del suo capo.

Ore 08:27 - Putin: «Nessun dubbio sul sostegno dell’intero Paese»

Il presidente russo Vladimir Putin ha detto di non avere dubbi sul sostegno dell’intero Paese per le sue decisioni riguardo il tentativo di ribellione del 24 giugno. «Non dubitavo di quale sarebbe stata la reazione in Daghestan e in tutto il Paese», ha detto Putin durante il suo incontro con il presidente del Daghestan Sergei Melikov, rispondendo alle parole del capo della regione secondo cui l’intera popolazione del Daghestan ha sostenuto le decisioni del presidente della Federazione Russa.

Ore 08:44 - Kiev: «Progressi in offensiva vicino Bakhmut»

Le forze di difesa dell’Ucraina hanno compiuto progressi sui fianchi vicino a Bakhmut nell’ultimo giorno di combattimenti e stanno consolidando le posizioni raggiunte. Lo ha detto il portavoce dello stato maggiore delle forze ucraine Andriy Kovalev secondo il Military media center. Lo riporta Unian. «Sui fianchi della città di Bakhmut» ha spiegato Kovalev «continuiamo a fare pressione sul nemico, a rompere le linee catturate in precedenza». Le truppe ucraine, ha aggiunto, «stanno avendo successo e sono ora trincerate nelle linee raggiunte».

Ore 08:55 - Il cardinale Zuppi incontra oggi a Mosca il patriarca Kirill

«Oggi pomeriggio incontreremo sua santità il patriarca Kirill e poi stasera ci sarà una celebrazione eucaristica in cattedrale dove il cardinale incontrerà la comunità cattolica e concelebrerà con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, e porterà il saluto, la vicinanza e le preghiere del Santo Padre e di tutta la comunità cattolica. Soprattutto si pregherà per la pace». Lo ha detto al Tg1 il Nunzio apostolico Giovanni D’Aniello confermando che il cardinale Matteo Zuppi incontrerà oggi a Mosca il patriarca ortodosso Kirill.

 Ore 09:16 - Mosca: «Nuovi attacchi ucraini nella regione di Belgorod»

Numerosi attacchi sono stati condotti dalle forze ucraine nella regione di Belgorod nell’ultimo giorno. Lo scrive su Telegram il governatore, Vyacheslav Gladkov. «Il villaggio di Krasny Khutor è stato colpito dall’artiglieria», spiega. «Nel distretto di Borisovsky, alla periferia della fattoria Lozovaya Rudka, il nemico ha sganciato 3 ordigni esplosivi da droni», aggiunge. Nel distretto di Volokonovsky, invece, «5 colpi di mortaio e 7 di artiglieria sono stati sparati alla periferia della fattoria Stary», continua Gladkov. «Nel distretto urbano di Shebekinsky, il villaggio di Terezovka è stato bombardato con l’artiglieria», conclude. In nessun caso, sottolinea, si sono registrati particolari danni o feriti.

Ore 09:42 - Mosca, aperto procedimento contro 160 mercenari stranieri

Il comitato investigativo russo ha aperto procedimenti penali contro 160 mercenari stranieri che hanno preso parte alle ostilità combattendo tra le fila degli ucraini. Lo riporta la Tass citando lo stesso comitato investigativo. «Come risultato dell’interazione con il ministero della Difesa della Federazione Russa e altri servizi operativi, sono state raccolte prove della partecipazione di mercenari provenienti da Georgia, Stati Uniti, Lettonia, Svezia e altri stati. Attualmente, 160 stranieri provenienti da 33 paesi stanno per essere perseguiti», afferma il rapporto del comitato.

Ore 09:49 - Surovikin, misteri sull’arresto: persi i contatti. La rivolta fallita di Prigozhin: costretto ad agire in fretta

(di Guido Olimpio) Voci di epurazione, possibili cambi di comando, tensioni: sono le scosse di assestamento dopo la rivolta della Wagner. E resta incerta la sorte di Sergei Surovikin. Per il Moscow Times lo hanno arrestato e cita fonti anonime della Difesa. Inoltre la famiglia avrebbe perso i contatti con lui e la sua scorta da oltre tre giorni.

La tesi, basata su notizie moscovite e intelligence Usa, racconta di un Surovikin nella tempesta. In sintesi: è sempre stato in buoni rapporti con Prigozhin, sapeva in anticipo dell’ammutinamento, forse era parte dell’operazione. Molte le speculazioni sul video che ha registrato durante le ore drammatiche di Rostov. Per alcuni lo hanno obbligato a farlo, sottolineano che indossasse una divisa senza gradi (ma potrebbe essere una semplice precauzione), dicono che c’è qualcosa di “strano”. Sensazioni e non certezze. Tuttavia da ieri sono molte le informazioni – non confermate – dell’arresto, con un possibile trasferimento nella prigione di Lefortovo. Il portavoce del Cremlino Peskov, da parte sua, ha tuttavia liquidato le indiscrezioni americane come gossip. (...)

Ore 09:57 - Kiev: installato il primo rifugio antiaereo prefabbricato

Kiev ha installato il suo primo rifugio antiaereo prefabbricato: un esperimento pilota che sarà a breve seguito dal dislocamento di altre di queste strutture smontabili e trasportabili in vari punti della città dove non ci siano nelle immediate vicinanze dei rifugi o altre strutture della protezione civile. Ogni struttura può ospitare fino a 20 persone e viene assemblata sul posto, purché il terreno sottostante sia solido. Ed è modulare: a seconda del numero di persone, può essere ingrandita, assemblando due, tre o anche più sezioni. All’interno è attrezzata con panchine, estintori, acqua e kit di pronto soccorso. «Queste strutture di protezione civile - ha dichiarato Sergiy Popko, capo dell’amministrazione militare di Kiev - sono importanti per le zone in cui non ci sono rifugi o dove c’è una distanza significativa per raggiungerli».

Ore 09:58 - Zuppi-Kirill, l’incontro nel pomeriggio

Il nunzio apostolico presso la Russia, Giovanni d’Aniello, al Tg1, ha confermato che il cardinale Matteo Zuppi incontrerà nel pomeriggio il patriarca russo Kirill, aggiungendo anche che in serata «ci sarà una funzione religiosa, durante la quale il cardinale incontrerà la comunità cattolica».

Nella giornata di oggi Zuppi dovrebbe incontrare anche Maria Llova-Belova, la commissaria russa per i diritti dei bambini. Nei confronti di questa funzionaria, e dello stesso Vladimir Putin, la Corte penale internazionale ha emesso nel marzo scorso un ordine di arresto con l’accusa appunto di deportazione illegale di bambini ucraini, che la stessa Llova-Belova respinge. La Santa Sede, come già fatto per lo scambio dei prigionieri, è infatti impegnata per favorire il ritorno dei bambini ucraini che, secondo le accuse di Kiev, sono stati portati, in questi mesi di guerra, in Russia.

Ore 10:11 - Kiev, l’appello del Parlamento ucraino: «Bisogna prevenire un disastro nucleare a Zaporizhzhia»

Il Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) ha lanciato un appello internazionale per prevenire un disastro nucleare nella centrale nucleare di Zaporizhzhia e contrastare il ricatto nucleare della Russia: lo riporta Rbc-Ucraina, che cita Olena Shulyak, leader del Partito Servitori del Popolo e capo della commissione della Verkhovna Rada sull’organizzazione del potere statale, l’autogoverno locale, lo sviluppo regionale e l’urbanistica.

«Il 4 marzo 2022, le forze di occupazione della Federazione Russa hanno sequestrato la più grande centrale nucleare d’Europa, la centrale nucleare di Zaporizhzhia, e da allora hanno regolarmente fatto ricorso ad azioni provocatorie - ha detto Shulyak -. Dopo che la centrale idroelettrica di Kakhovka è stata fatta saltare in aria dagli invasori, nessuno dubita che la Russia possa ricorrere a un altro crimine, questa volta nucleare».

Ore 10:20 - «Progressi ucraini nelle regioni di Zaporizhzhia e Donetsk»

La viceministra della Difesa ucraina, Anna Malyar, afferma sul suo canale Telegram che le forze militari di Kiev «stanno facendo progressi» nel sud e nell’est del Paese: sono avanzate di 1,3 km in direzione di Berdyansk (Zaporizhzhia), 1,2 km m in direzione di Klishchiivka (Donetsk) e 1,5 km in direzione di Kurdyumivka (Donetsk).

Ore 10:23 - Il ministero della Difesa britannico: «L’abbattimento di un aereo russo da parte della Wagner avrà un impatto negativo sulle operazioni militari russe»

L’intelligence britannica, nel suo ultimo aggiornamento sulla situazione militare in Russia e Ucraina, sostiene che l’abbattimento di un aereo russo da parte della Wagner potrà avere un impatto negativo sulle operazioni di Mosca: «La Wagner avrebbe abbattuto elicotteri militari russi e un velivolo del posto di comando aviotrasportato Ilyushin Il-22M. Questi velivoli per missioni speciali hanno svolto un ruolo chiave per le forze russe nella guerra contro l’Ucraina. È probabile che la perdita di questo aereo abbia un impatto negativo sulle operazioni aeree e terrestri russe».

«A breve termine - spiega il ministero della Difesa di Londra - lo shock psicologico della perdita di un gran numero di membri dell’equipaggio in questo modo danneggerà quasi certamente il morale all’interno della forza aeronautica russa. A lungo termine, esiste la possibilità che gli attuali livelli di incarico debbano essere ridotti per gestire in sicurezza la flotta rimanente. Ciò probabilmente minerà la capacità della Russia di comandare e coordinare le sue forze, in particolare nelle operazioni rapide».

Ore 10:29 - Bombardamenti russi sulla regione di Zaporizhzhia: 1 morto e 9 feriti

La scorsa notte le forze russe hanno lanciato un attacco nella regione di Zaporizhzhia dove sono stati colpiti numerosi villaggi. A renderlo noto è l'Amministrazione regionale sul suo canale Telegram. «Nella notte, il nemico ha attaccato la periferia del centro regionale con missili, aerei, lanciamissili multipli e artiglieria, si legge nel rapporto. Sono stati presi di mira i villaggi di Orikhove, Huliaypole, Zaliznychne, Levadne, Olhove, Luhivske, Bilohirya, Mala Tokmachka, Poltavka, Malynivka, Novodarivka, Chervone, Charivne, Rivnopil, Zherebianky e Pyatikhatky. Non ci sono per ora notizie di eventuali feriti o vittime. Una persona è morta e nove sono rimaste ferite nei bombardamenti russi di ieri nella regione di Zaporizhzhia.

Ore 10:31 - Guardian: Il generale Surovikin non si vede in pubblico da sabato

Stando a quanto riportato dal Guardina, l'ultimo avvistamento pubblico del generale Surovikin risalirebbe a sabato, giorno della tentata rivolta della Wagner comandata da Prigozhin. Il generale russo, come scrive il Moscow Times, sarebbe stato arrestato perché a conoscenza dei piani del leader della Wagner.

Ore 10:36 - Zuppi incontra il consigliere di Putin Ushakov: al centro della discussione il tema dei bambini

La questione dei rifugiati, «compresi i minori», è stato il tema centrale discusso in un incontro tra il cardinale Matteo Zuppi, emissario del Papa in visita a Mosca, e Yuri Ushakov, il consigliere per la politica estera del presidente Vladimir Putin. Lo ha detto all'agenzia Tass l'arcivescovo di Mosca, Paolo Pezzi, commentando il colloquio svoltosi ieri pomeriggio. «L'incontro del cardinale con Ushakov - ha sottolineato Pezzi - si è svolto in un'atmosfera positiva. L'argomento principale sono stati i problemi umanitari legati ai rifugiati, compresi i minori». Pezzi non ha fornito ulteriori dettagli, ma è noto che le autorità di Kiev hanno chiesto all'inviato del Vaticano di sollevare con Mosca la questione dei bambini che Kiev accusa la Russia di avere deportato dall'Ucraina, oltre che gli scambi di prigionieri.

Ore 10:38 - Zelensky: «Il percorso per la vittoria è difficile ma ce la faremo»

«Dobbiamo renderci conto che il percorso verso la nostra vittoria è difficile. E ora, nessuno può dire quando lo completeremo. Ma quando l'obiettivo è chiaro ed equo, non importa quanto sia spinoso il percorso verso questo obiettivo. L'Ucraina percorrerà questa strada verso la vittoria! E questo non è più un sogno, è una realtà», così il presidente ucraino Zelensky in un post sui suoi social media descrivendo il percorso di Kiev verso la vittoria.

Ore 10:53 - Russia, congedato il vice del generale Surovikin

l'ex direttore dell'Echo di Mosca, Alexei Venediktov, ha scritto in un tweet che il generale Andriy Yudin, vice di Sergey Surovikin, è stato «congedato dai ranghi» dell'esercito russo.

Ore 11:00 - Scholz : «Nessun pericolo immediato per la presenza della Wagner in Bielorussia»

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz sostiene che nell'immediato non ci sia nessun pericolo per la Nato dovuto alla presenza della Wagner in Bielorussia. «È una situazione che seguiamo con grande preoccupazione, ma allo stesso tempo siamo fiduciosi di poter difendere il nostro territorio. La promessa di difendere ogni centimetro del territorio Nato in caso di assalto riguarda tutti gli stati membri. Tuttavia, non mi aspetto cambiamenti nella situazione al momento», ha detto Scholz ieri in una conferenza stampa con il suo omologo della Macedonia del Nord, Dimitar Kovachevski, a Berlino. All'inizio della settimana, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato che il blocco avrebbe monitorato il movimento del gruppo Wagner in Bielorussia, assicurandosi che l'alleanza fosse pronta a proteggere e difendere i suoi Stati membri

Ore 11:21 - Russia, Ucraina e Nato in apertura dei lavori del vertice Ue

La situazione in Russia dopo la fallita insurrezione della Wagner, la controffensiva ucraina e il sostegno dell’Ue a Kiev, il rafforzamento della cooperazione tra Unione europea e Nato: questi i temi al centro della prima parte dei lavori del Consiglio Europeo che sta per prendere il via a Bruxelles. A segnare l’avvio del vertice, l’incontro tra i leader dei 27 e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg previsto per le 13. Successivamente i 27 ascolteranno, come di consueto, il discorso della presidente del Pe Roberta Metsola per passare poi a discutere di Ucraina con un intervento da remoto di Zalensky.

Ore 11:31 - Kiev: «Progressi lenti ma inesorabili nel sud-est»

Le forze ucraine stanno avanzando «lentamente ma inesorabilmente» in prima linea nell’est e nel sud-est del Paese, nonché intorno all’area critica di Bakhmut. Lo scrive il Guardian, citando la Reuters, secondo cui il comandante in capo ucraino, il generale Valerii Zaluzhnyi, ha riferito al capo di stato maggiore degli Stati Uniti Mark Milley che le sue forze ucraine sono «riuscite a prendere l’iniziativa strategica». «Il nemico sta offrendo una forte resistenza, pur subendo perdite considerevoli», ha scritto Zaluzhnyi su Telegram.

Ore 12:04 - Cremlino: non sappiano dove sia Prigozhin, niente da dire su Surovikiv

«Non sappiamo dove sia Prigozhin» ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov nella conferenza stampa di oggi. Alla domanda «dove si trova il generale Surovikin» Peskov ha risposto che non ha niente da dire, invitando i giornalisti a rivolgersi al ministero della Difesa.

Ore 12:15 - Peskov: «Non ci sono le condizioni per una pace negoziata»

Non ci sono le condizioni per risolvere la situazione in Ucraina attraverso mezzi politici e diplomatici, e quindi la Russia continuerà la sua «operazione militare speciale». Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dall’agenzia Tass.

Ore 12:19 - Papa: «Il popolo ucraino è ogni giorno nel mio cuore»

Il Papa all’Angelus ha chiesto di «non stancarci, per favore, di pregare per la pace, specialmente per il popolo ucraino che è ogni giorno nel mio cuore». Ispirati alla pace sono i tappeti di fiori allestiti a via della Conciliazione, per l’infiorata storica, che il Papa ha citato nella preghiera marina.

Ore 12:21 - Ft: «Il generale Surovikin è stato arrestato»

Secondo il Financial Times, il generale russo Sergej Surovikiv è stato arrestato per reprimere i simpatizzanti della Wagner ed evitare una nuova rivolta. Il quotidiano britannico cita tre persone a conoscenza del dossier. «Non è ancora chiaro se Surovikin, il capo delle forze aeree russe, sia stato accusato di essere un complice della rivolta o se sia semplicemente detenuto per essere interrogato», scrive l'Ft. Le notizie sulla detenzione del leader militare russo, che avrebbe aiutato Prigozhin nella marcia su Mosca, circolano da ieri, ma non sono state confermate da nessuna fonte ufficiale.

Ore 12:28 - Cremlino: «Nessun accordo concreto raggiunto con Zuppi»

Nessun accordo specifico è stato raggiunto nel colloquio di ieri tra Yuri Ushakov, consigliere del presidente russo Vladimir Putin, e il cardinale Matteo Zuppi. Il dialogo continuerà se sarà necessario. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, come riporta l’agenzia Interfax.

Ore 12:33 - Al via le esercitazioni per un possibile attacco a Zaporizhzhia

Esercitazioni speciali su larga scala sono iniziate in Ucraina per preparare il Paese a un «possibile attacco terroristico» russo alla centrale nucleare occupata di Zaporizhzhia: lo ha reso noto su Telegram l’operatore nucleare nazionale Energoatom. Partecipano alle esercitazioni dipendenti del settore energetico, medici, unità delle squadre di soccorso, polizia e altri servizi delle regioni di Kherson, Mykolaiv, Dnipropetrovsk e Zaporizhzhia. In caso di attacco, le autorità prevedono di evacuare i residenti che vivono in un raggio di 30-50 chilometri dal sito.

Ore 12:46 - Zuppi a Mosca incontra la commissaria per i bambini

Il cardinale Matteo Zuppi ha incontrato a Mosca Maria Llova-Belova, la commissaria russa per i diritti dei bambini, che tra l’altro è oggetto insieme con il presidente Vladimir Putin di un ordine di arresto della Corte penale internazionale con l’accusa di deportazione di bambini dall’Ucraina.

Ore 12:54 - Duma: «La Wagner non combatterà più in Ucraina»

La Wagner non combatterà più in Ucraina dopo che il fondatore del gruppo mercenario, Evgeny Prigozhin , ha rifiutato di firmare qualsiasi contratto con il Cremlino. Lo ha reso noto il capo del comitato di difesa della Duma, Andrei Kartapolov. Kartapolov ha affermato che pochi giorni prima del tentativo di ribellione di Wagner, il ministero della Difesa russo aveva annunciato che «tutti i gruppi che svolgono missioni di combattimento devono firmare un contratto» con il ministero. Secondo Kartapolov, Prigozhin non ha firmato i contratti ed è stato informato che «Wagner non avrebbe preso parte a un'operazione militare speciale. Ovvero, i finanziamenti e le risorse materiali non saranno più assegnate al Gruppo».

Ore 13:04 - Stoltenberg: ingresso Ucraina nell’Ue ha impatto su scelte Nato

Al summit di Vilnius gli alleati discuteranno delle prospettive d’ingresso dell’Ucraina nella Nato, che mantiene le sue porte aperte poiché sono gli alleati a decidere chi può entrare, non la Russia. Lo ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg arrivando al Consiglio Europeo. «La decisione dell’Ue di dare lo status di Paese candidato all’Ucraina ha un impatto sulle discussioni all’interno della Nato sul futuro ingresso nell’alleanza», ha sottolineato Stoltenberg.

Ore 13:06 - Kiev: «Triplicati gli attacchi russi sulle zone di confine»

Le forze russe hanno triplicato il numero di attacchi alle zone di confine dell’Ucraina: lo ha reso noto il portavoce del Servizio di guardia di frontiera ucraino, Andrii Demchenko, come riporta Ukrinform. «La Russia sta intensificando i bombardamenti e la regione di Kharkiv è la più colpita. In precedenza, la maggior parte dei bombardamenti era stata lanciata sulla regione di Sumy», ha affermato Demchenko, precisando che «dall’inizio di giugno sono stati registrati 1.700 attacchi russi».

Ore 13:15 - Kuleba: «È ora che la Nato faccia chiarezza sul nostro ingresso»

«Durante la nostra telefonata di oggi, ho elogiato Jens Stoltenberg per i suoi sforzi per rendere il vertice Nato di Vilnius un successo. L’Ucraina continua a lavorare attivamente con tutti gli alleati della Nato per convincerli che è arrivato il momento di fare chiarezza sull’adesione dell’Ucraina all’Alleanza». Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Stoltenberg oggi prende parte al Consiglio Europeo per un pranzo di lavoro anche in vista del summit di Vilnius.

Ore 13:22 - Borrell: «Putin più debole è un pericolo più grande»

Dopo quanto accaduto con la milizia Wagner «è chiaro che Putin è indebolito e un Putin più debole è un pericolo più grande». Lo ha detto l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell arrivando al Consiglio europeo a Bruxelles. «Resta non chiaro che cosa sia successo, chi fosse dietro questo gruppo militare. Alcuni generali sono stati arrestati, penso che» Putin «si trovi in una modalità di pulizie, che sia più assertivo. L'unica risposta che possiamo dare è continuare a supportare l'Ucraina».

Ore 13:25 - Difesa russa: «A Kramatorsk uccisi 2 generali ucraini»

Due generali ucraini e decine di soldati, tra cui 20 «mercenari stranieri», sono stati uccisi nel bombardamento russo su Kramatorsk, Lo afferma il ministero della Difesa di Mosca citato dall'agenzia Ria Novosti.

Ore 14:29 - La figlia di Surovikin smentisce l'arresto del padre: è al suo posto

La figlia del generale Sergej Surovikin, già comandante in capo delle forze russe in Ucraina, nega l'arresto di suo padre per la sua presunta relazione con la rivolta della Wagner. «Onestamente, non gli è successo niente. È al suo posto di lavoro», ha detto Veronika Surovikin in una conversazione con il canale Baza Telegram citata dall'agenzia Efe. Alla domanda se sia in contatto con suo padre, la figlia del generale russo ha risposto che «sì, è tutto a posto». Per quanto riguarda la scomparsa di Surovikin dai media da sabato scorso, la figlia del generale ha assicurato che non era mai apparso molto spesso prima. «Non ha mai rilasciato dichiarazioni quotidianamente», ha insistito. Al momento, il ministero della Difesa russo non ha rilasciato dichiarazioni al riguardo.

Ore 14:50 - La verità di Putin sulla rivolta di Prigozhin. E dà l’avvio alle purghe contro la Wagner

(di Irene Soave) Chi sarà punito, e come, per l'ammutinamento di sabato guidato da Evgenij Prigozhin, arrivato a duecento chilometri da Mosca al comando del suo esercito privato Wagner, poi fermatosi dopo l'intervento da mediatore del dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko e poi «graziato», sabato, da ogni capo di imputazione? Sulla stampa internazionale, a partire da un incontro a porte chiuse di Vladimir Putin con i giornalisti martedì notte, iniziano a filtrare le prime risposte.

Ore 15:29 - Rutte: «Non è nel nostro interesse destabilizzare la Russia»

«Paradossalmente, non è nel nostro interesse destabilizzare la Russia e non lo è nemmeno per l'Ucraina. Quindi quello che Putin suggeriva un paio di giorni fa» ossia che «l'Occidente fosse in qualche modo dietro» la rivolta della Wagner «non è assolutamente vero». Così il primo ministro olandese, Mark Rutte, a margine del vertice dei leader europei. «Ovviamente - ha aggiunto - ci prepariamo a ogni eventualità, ma non spetta a me commentarlo in pubblico».

Ore 16:07 - Intrigo sulla sorte di Surovikin (che forse è stato arrestato)

(di Guido Olimpio) Arrestato. In residenza sorvegliata. Non sappiamo dove sia. No, è al suo posto. L’intrigo attorno alla sorte del generale Surovikin è un susseguirsi di indiscrezioni contrastanti. Tutte scosse provocate dalla fallita rivolta della Wagner.

Ripartiamo dalla notte. Dopo voci insistenti il Moscow Times sostiene che l’ufficiale è stato fermato dai servizi di sicurezza mentre la famiglia avrebbe perso i contatti da tre giorni. L’articolo non conferma, però, che sia stato rinchiuso nel carcere di Lefortovo. Il portavoce del Cremlino che, fino a ieri liquidava come gossip le rivelazioni del New York Times sul generale informato delle intenzioni di Prigozhin, ha cambiato registro: non so dove si trovi, chiedete alla Difesa. Dichiarazione per dirottare domande scomode su altri. (...)

Ore 16:09 - Putin: «Il mondo non è crollato con le sanzioni occidentali»

«Come ho già detto, e ho detto più di una volta, nonostante le sanzioni e la partenza delle aziende occidentali il mondo non è crollato. Al contrario, le opportunità per gli imprenditori russi si sono moltiplicate». Così Vladimir Putin in occasione di un forum dell'Agenzia russa per le iniziative strategiche. Gli imprenditori russi, ha aggiunto Putin, «stanno occupando attivamente le nicchie liberate nel mercato, sviluppandone di nuove, comprese quelle di esportazione. Di conseguenza, l'intera economia sta andando avanti».

Ore 16:12 - Nella base segreta del Kent dove i marine «creano» i soldati ucraini

(di Luigi Ippolito, nostro inviato) KENT (Inghilterra) - La retrovia della guerra ucraina è qui, nella campagna del Sud dell’Inghilterra, fra paesaggi punteggiati da pale eoliche e placide pecore al pascolo. Ma appena varcata la soglia di filo spinato della base militare del Kent (che deve restare segreta), si è investiti dall’odore acre della polvere da sparo, i fumogeni entrano negli occhi, le esplosioni rimbombano assordanti interrotte solo dal crepitio delle mitragliatrici.

Ore 16:21 - Putin tra la folla in Daghestan: selfie e strette di mano

(...) In rete sono in molti a sollevare dubbi: c’è chi sostiene che quello ripreso in Daghestan non sia in realtà Putin, ma un suo sosia. Diversi osservatori non si spingono a mettere in dubbio l’identità del protagonista del video, ma si concentrano piuttosto sulla differenza nei comportamenti di Putin. (...)

Ore 17:03 - Pence a Kiev, incontro a porte chiuse con Zelensky

L'ex vice presidente degli Stati Uniti, Mike Pence, si è recato a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky. Lo ha riferito la Cnn, precisando che il faccia a faccia con il leader ucraino si è svolto a porte chiuse. A Kiev Pence ha visitato un centro che si occupa dei bambini ucraini deportati in Russia, il monastero di San Michele e ha reso omaggio al "Muro della memoria dei difensori caduti". L'ex vice presidente si è recato anche a Bucha, Irpin e Moschun, tre località appena fuori Kiev diventate un simbolo della violenza e della distruzione dell'occupazione russa. In queste zone, tornate da tempo sotto controllo ucraino, ha visto le macerie ancora presenti, incontrato alcuni abitanti e deposto fiori ai memoriali per le vittime.

Ore 17:29 - Pence a Kiev, incontro a porte chiuse con Zelensky

«Credo che l’America sia la leader del mondo libero», ha detto Pence a Nbc News. «Ma venendo qui solo da privato cittadino e potendo vedere davvero con i miei occhi l’eroismo dei soldati ucraini che tengono la linea in quei boschi, l’eroismo della gente che qui a Irpin ha respinto l’esercito russo, le famiglie le cui case sono state letteralmente bombardate durante l’invasione russa immorale e non provocata, rafforza la mia determinazione a fare la mia parte, a continuare a chiedere un forte sostegno americano per i nostri amici e alleati ucraini», ha aggiunto Pence, che è stato il primo candidato presidenziale repubblicano a incontrare Zelensky durante la campagna elettorale.

Ore 18:00 - Il Consiglio Europeo approva le conclusioni sull’Ucraina

I leader Ue riuniti al Consiglio Europeo - a quanto si apprende - hanno approvato le conclusioni sull’Ucraina, compresa la parte sugli impegni di sicurezza per Kiev, e sulla difesa. Ora la discussione si concentra sulla migrazione.

Ore 18:13 - Kirill a Zuppi: «Unire forze per evitare grande conflitto»

«Le Chiese possono lavorare insieme per servire la causa della pace e della giustizia»: lo ha detto il patriarca russo Kirill che a Mosca oggi ha incontrato l’inviato papale per una soluzione in Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi. «È importante che tutte le forze del mondo si uniscano per prevenire un grande conflitto armato», ha detto il patriarca.

Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti. Il Patriarcato di Mosca ha diffuso alcune immagini dell’incontro.

Ore 18:22 - Zelensky incontra Greta Thunberg a Kiev

Il presidente ucraino Volodymr Zelensky ha incontrato a Kiev l’attivista per il clima Greta Thunberg e i membri del Gruppo di lavoro internazionale sui crimini ambientali della Russia, tra cui l’ex vice prima ministra ed ex ministra degli Affari esteri della Svezia Margot Wallström, la vice presidente del Parlamento europeo Heidi Gautala e l’ex presidente dell’Irlanda Mary Robinson. Lo riferisce Zelensky in un messaggio via Telegram, in cui pubblica anche un video dell’incontro. «Contrastare l’ecocidio e tutte le altre conseguenze distruttive dell’aggressione russa è uno dei punti della formula ucraina per la pace», si legge nel messaggio, «abbiamo discusso, innanzitutto, delle conseguenze catastrofiche dell’attacco terroristico russo alla centrale idroelettrica di Kakhovka».

Ore 19:49 - Zelensky a Ue: «Non smettete di imporre sanzioni»

«Un’altra cosa importante da menzionare nel contesto della sicurezza sono le sanzioni. Sono grato per l’undicesimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea recentemente adottato, che continua la giusta politica di pressione su tutti coloro che rendono possibile l’aggressione. È importante non smettere di imporre sanzioni. Meno pause ci saranno, meno la Russia si adatterà alla pressione su di essa e meno penserà a modi per aggirare le sanzioni». Lo ha detto il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, in collegamento video con i leader riuniti al Consiglio europeo.

Ore 20:07 - Zuppi ha invitato Kirill a visitare Bologna

L’inviato del Papa per il conflitto in Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi, ha invitato il patriarca ortodosso russo, Kirill, a visitare Bologna e la parrocchia della Chiesa ortodossa russa che opera in essa. «È un grande onore per noi avere una comunità a Bologna, e speriamo che Vostra Santità possa un giorno visitarla», ha aggiunto l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. Zuppi ha osservato che «Bologna è orgogliosa della comunità ortodossa» e che «la sua chiesa è sempre piena di gente».

Ore 20:21 - Bloomberg: Surovikin interrogato ma non è in prigione

Il generale russo Sergei Surovikin è sotto interrogatorio da diversi giorni a seguito dell’ammutinamento del Gruppo Wagner, ma non sarebbe in prigione. Lo riporta Bloomberg citando proprie fonti, secondo le quali Surovikin sarebbe comunque trattenuto in un luogo non precisato, dove gli starebbero chiedendo dei legami con la Wagner e con Yevgeny Prigozhin. Per il media investigativo russo IStories invece, Surovikin sarebbe stato già rilasciato dopo gli interrogatori, ma non ci sono altre conferme.

Ore 21:45 - Kuleba: pronti a resistere per anni

Gli ucraini sono pronti a resistere anni»: parola del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, intervenuto a Otto e Mezzo su La Sette. Il capo della diplomazia ucraina ha anche spiegato le difficoltà della controffensiva perché -ha detto- «ci vuole tempo per sminare i campi minati dai russi».

«Abbiamo fatto un sondaggio fra i nostri cittadini -ha fatto presente Kuleba- e il 58% degli ucraini si dice pronto a resistere per anni affinché il nostro Paese abbia spazio per vincere. Gli ucraini hanno capito che la guerra è una questione esistenziale. Non siamo russi, ci prendiamo cura del nostro popolo. Ecco perché -ha insistito- la controffensiva sta andando più lentamente del previsto: dobbiamo sminare i campi, far entrare la nostra fanteria. Ma dall’inizio dell’operazione non c’è stato un giorno in cui non siamo avanzati».

Ore 21:46 - Bbc: la Wagner sta ancora reclutando miliziani in Russia

Il gruppo Wagner sta ancora reclutando combattenti in tutta la Russia, pochi giorni dopo un ammutinamento che ha portato Vladimir Putin a temere una guerra civile. È quanto ha constatato la Bbc che, usando un numero di telefono russo, ha chiamato più di una decina di centri di reclutamento dicendo, se veniva chiesto, che stavamo chiedendo informazioni per conto di un’altra persona. «Tutti quelli che ci hanno risposto - scrive la Bbc -, hanno confermato che il lavoro della compagnia continua». Da Kaliningrad, a ovest, a Krasnodar, a sud, nessuno ha mai creduto che il gruppo fosse stato sciolto.

Nella città artica di Murmansk, una donna del Viking sports club ha confermato che il gruppo sta ancora arruolando combattenti per l’Ucraina. «È lì che stiamo reclutando, sì. Se qualcuno vuole andare, deve solo chiamarmi e fisseremo un giorno.» Il lungo elenco di punti di contatto della Wagner si basa principalmente sui club di combattimento, comprese le scuole di arti marziali e quelle di boxe. Diverse persone che hanno risposto al telefono alla Bbc hanno sottolineato che i nuovi membri stavano firmando contratti con il gruppo di mercenari stesso e non con il ministero della Difesa russo. «Non ha assolutamente niente a che fare con il ministero della Difesa», è stato irremovibile un uomo del club sportivo Sparta di Volgograd. «Niente si è fermato, stiamo ancora reclutando».

Ore 19:53 - Zelensky: «Attacco a centrale Kakhovka più grande ecocidio da decenni»

«È molto importante che il Parlamento europeo fornisca sempre valutazioni di principio su ciò che sta accadendo e condanni immediatamente l’attacco terroristico russo alla centrale idroelettrica di Kakhovka. Questo attacco ha portato al più grande ecocidio in Europa da decenni e gli autori devono essere ritenuti responsabili». Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, rivolgendosi ai leader del Consiglio europeo riuniti a Bruxelles.

Ore 01:35 - Wall Street Journal: Usa valutano invio di missili a lunga gittata a Kiev

Gli Usa hanno preso in considerazione l’approvazione del sistema missilistico tattico a lungo raggio Atacms per l’Ucraina. Lo scrive in esclusiva il Wall Street Journal citando dirigenti americani ed europei. L’Atacms ha una gittata di circa 300 km, sufficiente per colpire obiettivi russi molto dietro le linee del fronte, anche in Crimea da dove partono gli attacchi con droni di fabbricazione iraniana. Joe Biden non ha ancora dato il suo ok ma le fonti dicono di aver visto segnali di apertura anche tra i più riluttanti nel governo Usa, a partire dalla Casa Bianca

Ore 01:42 - Il generale Surovikin era un membro vip segreto della compagnia Wagner

Il generale russo Sergey Surovikin era un membro vip segreto della compagnia militare privata Wagner. Lo riferisce la Cnn citando documenti ottenuti in esclusiva dal Russian investigative Dossier Center, secondo cui l’alto ufficiale aveva un numero di registrazione personale con la Wagner. Surovikin è in una lista insieme ad almeno altri 30 alti dirigenti militari e dell’intelligence russa, anche loro membri vip segreti del gruppo di mercenari, sempre secondo il Russian investigative Dossier Center.

Armi nucleari russe nelle mani del gruppo Wagner. Una forte preoccupazione, difficile da realizzare. Sergio Barlocchetti su Panorama il 29 Giugno 2023

La Bielorussia ha iniziato a ricevere armi nucleari tattiche russe “tre volte più potenti” delle bombe usate dagli Usa a Hiroshima e Nagasaki. Infatti negli ultimi nove mesi gli Usa hanno rilevato che Putin ha incrementato il personale delle forze addette alle armi nucleari.

Quanto accaduto negli ultimi due giorni in Russia, con la ribellione del gruppo Wagner alla Difesa di Mosca e la fuga del suo leader Evgenij Viktorovič Prigožin in Bielorussia, apre l’ipotesi – soltanto quella – che la Wagner possa arrivare a mettere le mani sull’arsenale nucleare bielorusso. Diciamolo subito: questo timore è alimentato da Washington, che esprime preoccupazioni su che cosa accadrebbe alle armi nucleari russe in caso di sconvolgimenti interni, eventi che tuttavia paiono poco probabili, stante che a Mosca ha già revocato le misure speciali in fatto di mobilitazione e protezione che erano scattate quando la Wagner era ormai arrivata a 200 km dalla capitale. L’ordine che Prigozhin ha dato ai suoi sabato 24, di tornare nelle loro basi campali, ha infatti placato in parte le preoccupazioni che in Russia potessero prefigurarsi le condizioni per un colpo di Stato. Tuttavia, agli occhi del mondo, Putin è risultato più debole e molti hanno ricordato quanto accaduto nel tentato golpe dei comunisti del 19 agosto 1991, ma soprattutto quanto accadde dopo, con la perdita di controllo di grandi quantità di arsenali militari, nonché le vendite di aerei e mitragliatori fatte direttamente dalle fabbriche periferiche alle Difese dei Paesi clienti, compresi alcuni caccia- bombardieri con capacità di trasporto di armi nucleari all’India, evento scongiurato all’ultimo minuto. Ma vera preoccupazione dovrebbe essere questa: che la Russia e la Bielorussia possano perdere il controllo dei rispettivi arsenali e che parte di questi, compreso quanto occorre per realizzare anche soltanto bombe sporche, possa arrivare nelle mani di un privato come il capo della Wagner. Vero è che per maneggiare quelle armi servono conoscenza, addestramento diretto e anche mezzi tecnicamente avanzati, e che per metterli insieme serve tempo, uno scenario più complicato di quello al quale ci ha abituati Hollywood. Ma è anche vero che possedere un’arma nucleare è importante anche se non la si sa usare, e il pensiero è che nell’eventualità che Mosca ne perda il controllo queste possano finire nelle mani di personaggi come il leader ceceno Ramzan Kadyrov, che l’altro ieri si era offerto di inviare un migliaio di miliziani a Rostov sul Don, la città del sud occupata e poi abbandonata dai combattenti di Prigozhin, giurando di aiutare a reprimere la rivolta. Stante che ogni movimento di armi nucleari è difficilmente occultabile alle intelligence di ogni nazione organizzata su questo fronte, al momento non sono segnalati cambiamenti nelle disposizioni degli arsenali russi, ma è certo che Mosca ha il dovere e la responsabilità di mantenere il comando, il controllo e la custodia dei suoi ordigni qualsiasi essi siano. Negli ultimi nove mesi gli Usa hanno rilevato che Putin ha incrementato il personale delle forze addette alle armi nucleari, e questo aveva scatenato una serie di reazioni preoccupate all’interno della Nato, come oggi preoccupa il fatto che fazione militare canaglia conquisti capacità decisionale anche soltanto su una minima parte del grande arsenale, costituito, sempre secondo fonti Usa, in 5.977 testate. La cifra è approssimativa e potrebbe essere minore o maggiore, poiché dall'agosto 2022, con l’interruzione delle ispezioni statunitensi dei siti nucleari russi e viceversa, ai sensi del trattato New Start, è impossibile tracciare un profilo preciso della situazione, che ora viene determinata e dedotta con ampio uso di satelliti spia e mediante l’intercettazione delle comunicazioni. Vladimir Putin nel marzo scorso aveva dichiarato che il primo lotto di armi nucleari tattiche sarebbe stato consegnato alla Bielorussia, fatto ribadito dalla Tass circa tre settimane fa. Non a caso il 25 maggio scorso i ministri della difesa di Russia e Bielorussia avevano firmato i documenti sullo spiegamento di armi nucleari tattiche sul territorio di Minsk, mentre il 9 giugno, in un incontro con Alexander Lukashenko, Putin aveva anche annunciato che il dispiegamento di armi tattiche sarebbe cominciato a luglio, quando i siti predisposti fossero stati completati, con una data prevista per l’8 del mese, e che dieci velivoli bielorussi sarebbero stati convertiti per poterle trasportare e lanciare. Da parte sua, Lukashenko ha ribadito che la Bielorussia ha iniziato a ricevere armi nucleari tattiche russe “tre volte più potenti” delle bombe usate dagli Usa a Hiroshima e Nagasaki.

Le immagini pubblicate sui social media russi hanno confermato che un velivolo adibito a centro di comando del tipo Ilyushin Il-22M dell'aeronautica russa è stato abbattuto da militari della Wagner Private Military insieme con altri quattro elicotteri nella giornata del 24 giugno. L'abbattimento sarebbe avvenuto vicino alla città di Voronezh e tutti i dieci membri dell'equipaggio sono deceduti.Le forze di Wagner hanno anche neutralizzato diversi elicotteri da trasporto Mil-8/17 tra i quali un esemplare per la guerra elettronica e due elicotteri d'attacco Kamov Ka-52 e Mi-35. La perdita dell'Il-22M, una conversione militare dell'aereo di linea Il-18, rappresenta una perdita significativa nella flotta di intelligence, sorveglianza e ricognizione dell'aeronautica russa. È la seconda perdita del genere in cinque anni. Nel settembre 2018, un Il-20, una versione di intelligence elettronica dell'Il-18, fu abbattuto accidentalmente dalle difese aeree siriane mentre tornava da un volo di pattuglia sul Mar Mediterraneo. Le atomiche di Mosca sono una scelta pericolosa, per la Bielorussia Gli annunci di Putin sulle armi atomiche tra realtà e propaganda Armi e tecnologia: cosa sta insegnando la guerra ucraina

Valerij Gerasimov, l’ideologo della dottrina militare russa. Inside Over il 30 Giugno 2023

È il capo di Stato maggiore dell’esercito e il comandante delle operazioni in Ucraina, ma soprattutto è l’ideologo della più recente dottrina militare russa: Valerij Gerasimov è ai vertici della Difesa di Mosca dal 2012 e ha conquistato la fiducia del presidente Vladimir Putin. La sua figura tuttavia sta cominciando a vacillare, ricevendo critiche rivolte sia a lui che al ministro Shoigu. Strali provenienti da un altro uomo forte della Russia, Yevgeny Prigozhin, il fondatore del gruppo Wagner, che ha tentato di decapitare la leadership militare russa con una marcia dimostrativa.

Dopo la guerra. Zelensky vuole legalizzare la cannabis terapeutica in Ucraina: “Fondamentale contro i dolori della guerra”. Redazione Web su L'Unità il 29 Giugno 2023 

Volodomir Zelensky già immagina la sua Ucraina in tempi di pace. Ed ha già lanciato l’input a due provvedimenti che per lui potrebbero essere importanti per la sua nazione una volta uscita dalla guerra. Il primo riguarda la legalizzazione della cannabis terapeutica, il secondo l’obbligo di conoscere la lingua inglese per i funzionari pubblici. Entrambe le proposte hanno scatenato molte critiche e anche qualche presa in giro ma hanno una motivazione non da poco. E tengono ben presenti le esigenze di una popolazione martoriata dalle bombe russe.

Zelensky quest’anno sarebbe al suo ultimo anno come Presidente ucraino. Ma ha già annunciato che le elezioni slitteranno a quando sarà cessata la guerra e cesserà la legge marziale. Ma ha già pensato a un paio di provvedimenti che si potrebbero fare una volta giunti alla pace, tra questi la legalizzazione della cannabis terapeutica e, secondo quanto riportato da repubblica, ne ha spiegato la ragione: “Affinché tutti i nostri cittadini non debbano sopportare il dolore, lo stress e il trauma della guerra – ha detto il presidente che ha parlato alla Verkhovna Rada nel giorno della costituzione dell’Ucraina, il 28 giugno – dobbiamo finalmente legalizzare onestamente i medicinali a base di cannabis, la ricerca scientifica pertinente e la produzione ucraina controllata per tutti coloro che ne hanno bisogno”.

Per Zelensky questa potrebbe essere l’opportunità per creare una industria specializzata post bellica, specializzata in riabilitazione mentale e fisica in Europa e contemporaneamente risolvere gli enormi problemi e i traumi fisici e mentali che le persone dovranno affrontare dopo aver visto la guerra con i propri occhi. Scopo ‘curativo’, per Zelensky, avrebbe anche l’obbligo di conoscere la lingua inglese per i funzionari dello Stato. Un modo per avvicinarsi sempre più all’Occidente e abbandonare sempre più la lingua e cultura russa, che ritiene siano state utilizzate come strumento di dominio.

Per il presidente ucraino bisognerà gettare le fondamenta per una nuova architettura sociale post bellica, una “nuova dottrina per il nostro Stato. Una dottrina chiara, non vaga, audace. Per l’Ucraina, che sta andando verso la vittoria. E per l’Ucraina vincitrice. Abbiamo bisogno di un nuovo sistema, nuove regole, nuove opportunità”. E pensa già a questi due primi provvedimenti.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 30 giugno.

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 30 giugno. Lorenzo Cremonesi e Francesco Battistini, inviati, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 30 giugno 2023.

I tecnici di Mosca lasciano Zaporizhzhia. Chiude il social network di Prigozhin. Orban: «Ungheria contraria a nuovi fondi all’Ucraina»

• Questa diretta è stata chiusa: qui per seguire le ultime notizie sul conflitto

• La verità di Putin sulla rivolta. «Prigozhin? Non sappiamo dove sia».

• Mosca annuncia che la Wagner non combatterà più in Ucraina.

• Giallo sul generale Surovikin, accusato di aver avuto un ruolo nella rivolta. Secondo il Financial Times, sarebbe stato arrestato. Ma la figlia nega.

• Podolyak: «Putin un leader debole, ha perso il controllo».

• Kara-Murza parla dal carcere: «Putin ha già perso la guerra».

• E il Cremlino gela la missione di pace del cardinale Zuppi, che ha incontrato nella capitale russa il patriarca Kirill: «Per ora nessun accordo».

Ore 01:39 - Wsj: Usa valutano l’invio a Kiev di missili a lunga gittata

Gli Usa hanno preso in considerazione l’approvazione del sistema missilistico tattico a lungo raggio Atacms per l’Ucraina. Lo scrive in esclusiva il Wall Street Journal citando dirigenti americani ed europei. L’Atacms ha una gittata di circa 300 km, sufficiente per colpire obiettivi russi molto dietro le linee del fronte, anche in Crimea da dove partono gli attacchi con droni di fabbricazione iraniana. Joe Biden non ha ancora dato il suo ok ma le fonti dicono di aver aver visto segnali di apertura anche tra i più riluttanti nel governo Usa, a partire dalla Casa Bianca.

Ore 01:44 - Il generale Surovikin era un membro vip segreto della compagnia Wagner

Il generale russo Sergey Surovikin era un membro vip segreto della compagnia militare privata Wagner. Lo riferisce la Cnn citando documenti ottenuti in esclusiva dal Russian investigative Dossier Center, secondo cui l’alto ufficiale aveva un numero di registrazione personale con la Wagner. Surovikin è in una lista insieme ad almeno altri 30 alti dirigenti militari e dell’intelligence russa, anche loro membri vip segreti del gruppo di mercenari, sempre secondo il Russian investigative Dossier Center.

Ore 02:11 - Vertice Ue, rinnovato l’impegno per la sicurezza dell’Ucraina

«L’Unione europea e gli Stati membri sono pronti a contribuire, insieme ai partner, ai futuri impegni di sicurezza nei confronti dell’Ucraina, che aiuteranno l’Ucraina a difendere se stessa a lungo termine, scoraggiare gli atti di aggressione e resistere agli sforzi di destabilizzazione. In merito a ciò, valuteranno tempestivamente le modalità di tale contributo». È quanto si legge nelle conclusioni del vertice Ue sul capitolo dell’Ucraina. «Questi impegni saranno assunti nel pieno rispetto della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri e tenendo conto degli interessi di sicurezza e difesa di tutti gli Stati membri Stati. Il Consiglio europeo continuerà a occuparsi della questione», si legge ancora

Ore 02:14 - Annuncio su Telegram: chiude il social media di Prigozhin

La rete di social media di proprietà di Evgeny Prigozhin, capo di Wagner, verrà chiusa. «Il social network YaRus sospenderà le operazioni il 30 giugno», ha scritto su Telegram la stessa società che gestisce l’attività. «Dopo un’attenta analisi della situazione attuale ci siamo convinti che questa sia l’unica soluzione possibile», ha proseguito. Prigozhin, che sabato ha annullato la marcia dei suoi combattenti militari privati verso Mosca, ha un’ampia varietà di interessi mediatici. YaRus è stato un grande aggregatore di notizie e contenuti social in Russia e vantava circa 70.000 contenuti al giorno. La società gestiva una popolare app mobile e affermava di avere più di 11 milioni di utenti, anche se pochi erano effettivamente registrati. Non è chiaro cosa accadrà agli altri interessi mediatici di Prigozhin, tra cui l’agenzia di stampa.

Ore 02:43 - La Banca Mondiale approva prestito da 1,5 miliardi di dollari all’Ucraina

La Banca mondiale ha dichiarato di aver approvato un prestito di 1,5 miliardi di dollari all’Ucraina. Lo riporta la Cnn. «Questo sostegno - si legge in una nota - contribuirà a fornire sollievo alle famiglie e mitigare gli impatti dell’invasione della Russia». Il prestito è garantito dal governo giapponese nell’ambito dell’Advancing Needed Credit Enhancement for Ukraine Trust Fund, precisa la Banca mondiale sottolineando di aver mobilitato un totale di oltre 37,5 miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina.

Ore 02:54 - Bbc: la Wagner sta ancora reclutando miliziani in Russia

Il gruppo Wagner sta ancora reclutando combattenti in tutta la Russia, pochi giorni dopo un ammutinamento che ha portato Vladimir Putin a temere una guerra civile. È quanto ha constatato la Bbc che, usando un numero di telefono russo, ha chiamato più di una decina di centri di reclutamento dicendo, se veniva chiesto, che stavamo chiedendo informazioni per conto di un’altra persona. «Tutti quelli che ci hanno risposto - scrive la Bbc -, hanno confermato che il lavoro della compagnia continua». Da Kaliningrad, a ovest, a Krasnodar, a sud, nessuno ha mai creduto che il gruppo fosse stato sciolto.

Nella città artica di Murmansk, una donna del Viking sports club ha confermato che il gruppo sta ancora arruolando combattenti per l’Ucraina. «È lì che stiamo reclutando, sì. Se qualcuno vuole andare, deve solo chiamarmi e fisseremo un giorno.» Il lungo elenco di punti di contatto della Wagner si basa principalmente sui club di combattimento, comprese le scuole di arti marziali e quelle di boxe. Diverse persone che hanno risposto al telefono alla Bbc hanno sottolineato che i nuovi membri stavano firmando contratti con il gruppo di mercenari stesso e non con il ministero della Difesa russo. «Non ha assolutamente niente a che fare con il ministero della Difesa», è stato irremovibile un uomo del club sportivo Sparta di Volgograd. «Niente si è fermato, stiamo ancora reclutando».

Ore 02:55 - Intrigo sulla sorte di Surovikin (che forse è stato arrestato)

(di Guido Olimpio) Arrestato. In residenza sorvegliata. Non sappiamo dove sia. No, è al suo posto. L’intrigo attorno alla sorte del generale Surovikin è un susseguirsi di indiscrezioni contrastanti. Tutte scosse provocate dalla fallita rivolta della Wagner.

Ripartiamo dalla notte. Dopo voci insistenti il Moscow Times sostiene che l’ufficiale è stato fermato dai servizi di sicurezza mentre la famiglia avrebbe perso i contatti da tre giorni. L’articolo non conferma, però, che sia stato rinchiuso nel carcere di Lefortovo. Il portavoce del Cremlino che, fino a ieri liquidava come gossip le rivelazioni del New York Times sul generale informato delle intenzioni di Prigozhin, ha cambiato registro: non so dove si trovi, chiedete alla Difesa. Dichiarazione per dirottare domande scomode su altri. (...)

Ore 02:57 - La verità di Putin sulla rivolta di Prigozhin

(di Irene Soave) Chi sarà punito, e come, per l'ammutinamento di sabato guidato da Evgenij Prigozhin, arrivato a duecento chilometri da Mosca al comando del suo esercito privato Wagner, poi fermatosi dopo l'intervento da mediatore del dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko e poi «graziato», sabato, da ogni capo di imputazione?

 Sulla stampa internazionale, a partire da un incontro a porte chiuse di Vladimir Putin con i giornalisti martedì notte, iniziano a filtrare le prime risposte.

 Si moltiplicano i misteri e le indiscrezioni sul probabile arresto del generale Surovikin, lodato pubblicamente da Prigozhin e scomparso da sabato. L'arresto è stato confermato dalla stampa internazionale in queste ore. Pare sapesse in anticipo dell'insurrezione, e secondo alcuni analisti indipendenti sarebbero in corso «indagini» anche sulle sue fonti, probabilmente nei Servizi. «Di lui, chiedete al ministero della Difesa», ha risposto evasivo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un punto con la stampa giovedì mattina. E poi ha aggiunto, a un giornalista che gli chiedeva se Evgenij Prigozhin fosse in Russia o altrove: «Non sappiamo dove si trovi». Prigozhin e Surovikin non sono del resto i soli personaggi pubblici scomparsi dai radar negli ultimi giorni. «Putin sta facendo pulizia», dice un esperto occidentale di intelligence al Financial Times.

Ore 05:04 - Trump: Putin indebolito dall’ammutinamento della compagnia Wagner

L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha detto in una intervista all’agenzia Reuters che il presidente russo Vladimir Putin è stato «in qualche modo indebolito» dall’ammutinamento fallito della Wagner e che ora è il momento per gli Stati Uniti di provare a mediare un accordo di pace tra la Russia e Ucraina. «Voglio che la gente smetta di morire per questa ridicola guerra», ha detto Trump a Reuters.

Ore 05:34 - Cnn: oltre a Surovikin altri 30 ufficiali russi erano membri segreti della Wagner

Non solo Sergej Surovikin, ma anche altri 30 ufficiali erano membri della Wagner.E’ quanto sostiene la Cnn, che afferma di aver consultato in esclusiva «documenti ottenuti da un centro di fascicoli investigativi russi». Dalla documentazione emergerebbe che il generale «era titolare di un numero di registrazione presso (il gruppo) Wagner». Il nome del generale comparirebbe assieme a quello di almeno altri 30 alti ufficiali delle forze armate e dell’intelligence. Surovikin non compare in pubblico da domenica, quando aveva pubblicato un video appellandosi a Prigozhin e ai mercenari del gruppo Wagner, e chiedendo loro di porre fine alla rivolta contro i vertici militari. Indiscrezioni di un suo arresto e di un suo coinvolgimento diretto nella rivolta del gruppo paramilitare, diffuse in parte da importanti testate giornalistiche statunitensi, sono state smentite dal governo russo. Surovikin, comandante decorato della Forza aerea russa soprannominato «Generale Armageddon» per le spietate tattiche adottate durante la campagna aerea a sostegno del governo di Bashar al Assad in Siria, è una tra le figure piu’ rispettate ai vertici delle forze armate del suo Paese, e gli viene attribuita la svolta dell’«operazione militare speciale» in Ucraina dopo la disastrosa fase iniziale di febbraio-aprile dello scorso anno, segnata da gravi perdite per le forze armate russe.

Ore 06:33 - Undici aerei militari cinesi hanno superato la linea mediana dello Stretto di Taiwan

Undici aerei militari cinesi hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan venerdì mattina. Lo ha annunciato il ministero della Difesa di Taiwan, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters. Un totale di 24 aerei da guerra cinesi, inclusi caccia e bombardieri, sono stati avvistati vicino a Taiwan venerdì mattina intorno alle 8:00 (00:00 GMT), ha detto il ministero della Difesa, aggiungendo che anche cinque navi da guerra cinesi si sono unite. Taiwan ha avuto una riposta «standard», inviando aerei e navi per allontanare le unità cinesi, mentre i sistemi missilistici sono stati attivati per seguire aerei e navi di Pechino.

Ore 07:36 - Dopo la rivolta, il bagno di folla: ora Putin prepara la sua resa dei conti

(di Marco Imarisio, inviato a Mosca) La giusta e molto abbondante distanza non esiste più. Nulla come il bagno di folla che Vladimir Putin si è concesso mercoledì sera a Derbent, la città più antica del Daghestan, spiega come anche lui sia stato obbligato a prendere atto dell’esistenza di una nuova situazione. Il presidente è sceso in una piazza, al centro della quale campeggiava una fontana multimediale appena inaugurata e non si è limitato a salutare i sostenitori che lo aspettavano, ma si è mischiato a loro, concedendosi selfie e persino un bacio a una ragazza adorante, Fatima, poi diventata una eroina di ogni telegiornale. (...)

Ore 07:40 - Esercitazioni di risposta ai disastri nucleari vicino a Zaporizhzhia

L’Ucraina sta effettuando delle esercitazioni di tecniche di risposta a disastri atomici vicino alla città di Zaporizhzhia, dove si trova la centrale nucleare occupata dai russi.

Yuriy Malashko, governatore della regione meridionale ucraina che comprende l’impianto, ha dichiarato che le esercitazioni nella città di Zaporizhzhia e nel distretto circostante avevano lo scopo di coordinare la risposta di tutti i servizi a una “situazione di emergenza” nell’impianto, come riporta l’agenzia di stampa Reuters. Questo mese l’Ucraina ha accusato la Russia di aver pianificato un attacco “terroristico” all’impianto con il rilascio di radiazioni. Mosca ha negato l’accusa.

L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vassily Nebenzia, ha dichiarato di aver scritto al Consiglio di sicurezza dell’Onu e al segretario generale Antonio Guterres per assicurare che Mosca «non ha intenzione di far saltare in aria questa centrale nucleare». Le riprese televisive della Reuters hanno mostrato i soccorritori in equipaggiamento protettivo e maschere antigas, mentre utilizzavano dosimetri per controllare i livelli di radiazioni di autovetture e camion e poi pulivano le ruote prima che i veicoli fossero sottoposti a un’ulteriore decontaminazione in punti di lavaggio specializzati.

Ore 07:50 - Netanyahu (Israele): «Fornire armi all’Ucraina un rischio, potrebbero cadere nelle mani dell’Iran»

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel corso di una intervista concessa al quotidiano «Wall Street Journal», ha detto che Israele è restia a fornire armi a Kiev (a partire dall’avanzato sistema di difesa aerea Iron Dome) perché potrebbero finire in mani iraniane. «Abbiamo preoccupazioni che credo non abbia nessuno degli alleati occidentali dell’Ucraina», ha dichiarato il primo ministro, dopo le pressioni ricevute da parlamentari statunitensi e funzionari di Kiev a sostenere le forze armate ucraine con l’invio di armi. Israele deve assicurare la «libertà di azione» delle sue forze armate in Siria, dove l’aviazione di Tel Aviv effettua frequenti incursioni aeree contro obiettivi iraniani a stretto contatto con le forze russe, che sostengono il governo di Bashar al Assad. Netanyahu ha aggiunto che nel contesto del conflitto ad alta intensità in Ucraina, i sistemi d’arma forniti da Israele potrebbero essere catturati e finire nelle mani di Teheran, che negli ultimi mesi ha sviluppato strette relazioni militari con la Russia.

In particolare - ha dichiarato il primo ministro - Israele non può permettersi di accogliere la richiesta di Kiev di fornire i sofisticati sistemi di difesa aerea Iron Dome, la cui efficacia è cruciale per assicurare la difesa del territorio israeliano dagli attacchi di milizie sostenute dall’Iran: «Se quel sistema cadesse nelle mani dell’Iran, milioni di israeliani si troverebbero senza difese e in pericolo», ha dichiarato il premier israeliano. Nei giorni scorsi l’ambasciatore dell’Ucraina a Israele, Yevgen Korniychuk, ha duramente contestato il rifiuto di Tel Aviv di sostenere militarmente lo sforzo bellico dell’Ucraina, e ha definito i timori espressi da Netanyahu «supposizioni ipotetiche del tutto inverosimili». Tali affermazioni sono costate all’inviato una convocazione da parte del ministero degli Esteri israeliano.

Ore 08:12 - Ucraina, arriva un prestito da 1.5 miliardi dalla Banca mondiale

La Cnn riporta del prestito da 1.5 miliardi per l’Ucraina approvato dalla Banca mondiale. «Questo sostegno contribuirà a fornire sollievo alle famiglie e mitigare gli impatti dell’invasione della Russia», si legge in una nota. Il prestito è garantito dal governo giapponese nell’ambito dell’Advancing needed credit enhancement for Ukraine Trust Fund. La Banca mondiale ha aggiunto di aver mobilitato oltre 37,5 miliardi di dollari totali per aiutare l’Ucraina.

Ore 08:13 - Repubblica Ceca: «La Russia rappresenta una minaccia militare diretta»

La Russia rappresenta una «minaccia militare diretta» per la Repubblica Ceca e i suoi alleati orientali della Nato. Lo ha denunciato un alto responsabile di Praga, mentre prosegue l’invasione russa dell’Ucraina. Martin Povejsil, capo del dipartimento di sicurezza del ministero degli Esteri ceco, ha dichiarato che è «impossibile escludere una minaccia militare diretta [da parte della Russia] nel prossimo futuro». Secondo l’agenzia di stampa France Presse, Povejsil ha commentato una nuova strategia di sicurezza approvata dal governo ceco il giorno precedente e volta a sensibilizzare l’opinione pubblica ceca sulla situazione della sicurezza.

Ore 08:37 - Trump: «Putin indebolito dall’ammutinamento»

Anche Donald Trump ha parlato della tentata rivolta di Prigozhin in Russia. Secondo l’ex presidente americano, Vladimir Putin è stato «in qualche modo indebolito» dall’ammutinamento della Wagner. Trump, che è stato a lungo un esplicito ammiratore di Putin, ha dichiarato alla Reuters in un’intervista esclusiva che la sua reputazione è stata danneggiata da una rivolta. «Si potrebbe dire che lui (Putin) è ancora lì, è ancora forte, ma certamente è stato, direi, un po’ indebolito, almeno nella mente di molte persone», ha detto.

Ore 08:40 - Greta Thunberg in visita a Kiev: «Reazione all’ecocidio insufficiente»

Greta Thunberg, l’attivista svedese per il clima, si è recata in visita a Kiev criticando la mancanza di una risposta internazionale «all’ecocidio» in Ucraina, in seguito alle gravi inondazioni causate dalla distruzione di una diga. «Non credo che la reazione globale a questo ecocidio sia sufficiente», ha dichiarato l’attivista in una conferenza stampa insieme al capo dell’amministrazione presidenziale ucraina, Andriy Yermak.«L’ecocidio e la distruzione dell’ambiente sono una forma di guerra. Gli ucraini lo sanno fin troppo bene, così come la Russia. Ecco perché stanno deliberatamente attaccando l’ambiente», ha proseguito.

Ore 08:55 - Mosca all’Onu: «A Zaporizhzhia siamo preoccupati dalla minaccia di Kiev»

La Russia ha diffuso una lettera inviata al Consiglio di sicurezza e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella quale vengono espresse preoccupazioni su possibili sabotaggi ucraini contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Lo riporta la Tass, che cita il rappresentante permanente russo presso le Nazioni Unite, Vasily Nebenzya. «L’apparente incapacità del regime di Kiev di rinsavire e smettere di minacciare la centrale nucleare solleva preoccupazioni estremamente serie sul fatto che le sue accuse provocatorie contro la Federazione Russa non siano altro che una cortina fumogena per nascondere i preparativi per un vero incidente all’impianto», si legge nella lettera.

Ore 09:12 - Orban: «Noi ungheresi non daremo più soldi all’Ucraina»

il premier ungherese, Viktor Orban, in un’intervista alla radio statale dopo la prima giornata del vertice Ue dove sono state approvate le conclusioni che prevedono anche finanziamenti stabili e prevedibili per l’Ucraina, ha detto che l’Ungheria non approverà più nuovi fondi per Kiev: «Una cosa è chiara, noi ungheresi non daremo più soldi all’Ucraina fino a quando non diranno dove sono finiti i precedenti fondi per un valore di circa 70 miliardi di euro. Troviamo assolutamente ridicolo e assurdo dover contribuire con più denaro per finanziare i costi del servizio del debito di un prestito da cui non abbiamo ancora ricevuto i fondi che abbiamo diritto a ottenere», è tornato inoltre a criticare perché i fondi del Pnrr ungherese sono ancora bloccati dalla Commissione europea a causa delle carenze nella tutela dello Stato di diritto.

Ore 09:16 - Esplosioni a Berdyansk (Zaporizhzhia), Mosca attiva la contraerea

Una serie di esplosioni si sono verificate questa mattina a Berdyansk, nella regione di Zaporizhzhia controllata dai russi. Lo riporta la Tass che cita un portavoce locale, secondo il quale si è attivato il sistema di difesa aerea. «Alle 8 ora di Mosca (le 9 in Italia), a Berdyansk si sono uditi i rumori delle esplosioni. Secondo le informazioni preliminari, il sistema di difesa aerea delle forze armate russe ha funzionato», ha detto il portavoce.

Ore 09:39 - L’Ucraina abbatte 10 dei 13 droni lanciati dai russi nella notte

Le forze di difesa ucraine hanno abbattuto dieci droni Shaded sui 13 lanciati dai russi la scorsa notte. Lo riporta Unian che cita un resoconto dell’aeronautica ucraina, secondo il quale i russi hanno attaccato da sud-est utilizzando «13 droni kamikaze Shahed-136/131 di fabbricazione iraniana dalla costa orientale del Mar d’Azov e 4 missili guidati antiaerei del sistema di difesa aerea S-300». Nella regione di Zaporizhzia sono state attaccate le strutture militari e infrastrutturali. Al momento non si registrano vittime.

Ore 09:48 - Kiev: «Uccisi 680 militari russi nelle ultime 24 ore, 227 mila dall’inizio dell’invasione»

Lo Stato Maggiore dell’esercito ucraino nel suo ultimo bollettino rende noti i numeri dei militari russi nel conflitto: sarebbero 680 nelle ultime 24 ore e oltre 227 mila dall’inizio del conflitto.

Ore 09:56 - Kiev lancia 11 attacchi contro le postazioni russe

Il rapporto delle forze armate ucraine, pubblicato su Facebook, afferma che nell’ultimo giorno di combattimenti l’aeronautica militare di Kiev ha lanciato 11 attacchi contro unità e mezzi russi. «Unità missilistiche e di artiglieria hanno colpito tre posti di comando, due gruppi di manodopera, una stazione radar e 13 unità di artiglieria sulle postazioni di tiro nell’ultimo giorno», si legge nel report.

Ore 10:01 - «La presenza delle forze armate russe a Zaporizhzhia si riduce»

L’Ufficio di Intelligence del ministero della Difesa di Kiev scrive su Telegram che, secondo le ultime informazioni «il contingente russo si sta gradualmente ritirando dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia».

Un passo importante che arriva circa una settimana dopo gli avvertimenti del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, secondo cui Mosca stava pianificando un «attentato terroristico» nella struttura, che avrebbe causato il rilascio di radiazioni.

«Tra i primi a lasciare la centrale ci sono stati tre dipendenti di Rosatom, che gestivano le azioni dei russi. Anche ai dipendenti ucraini che hanno firmato un contratto con Rosatom è stato raccomandato di andare via», ha sottolineato il ministero, aggiungendo che secondo «le istruzioni che sono state date, dovrebbero andarsene entro il 5 luglio». Tra coloro che hanno lasciato la centrale vi sono diversi alti funzionari, spiega il ministero, secondo cui molti potrebbero andare «nel territorio della Crimea occupata». «Inoltre - evidenzia Kiev - anche il numero di pattuglie militari diminuisce gradualmente nel territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia e nella città satellite di Energodar». «Il personale rimasto alla centrale ha ricevuto istruzioni di “incolpare l’Ucraina in caso di emergenza”», accusa l’Ufficio di Intelligence. «La Russia non si è pronunciata su questo - conclude Kiev - ma il Cremlino ha recentemente affermato che le accuse di Zelensky sono `un’altra bugia´».

Ore 10:43 - Lavrov: «Non c’è motivo per estendere l’accordo sul grano»

Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto che la Russia non vede alcuna ragione per estendere l’accordo sul grano.

Ore 10:50 - Lavrov: «In Bielorussia nuovo sistema antimissile S-400. Usciremo più forti dalla ribellione della Wagner»

In un briefing con i giornalisti, il ministro Lavrov ha detto che in Bielorussia sarà attivata una nuova batteria di sistemi antimissile S-400. Lavrov ha sostenuto anche che la Russia «uscirà dalla ribellione della Wagner più forte di prima».

«La questione della presenza del gruppo Wagner in Africa è regolata direttamente dai contratti dei Paesi africani con questa società».

Ore 11:15 - Surovikin, la nuova rivelazione: «Era un membro segreto della Wagner»

(di Guido Olimpio) Le rivelazioni su Surovikin sono incessanti, da più lati ed è opportuno prenderle con cautela. L’ultima sostiene che fosse membro segreto della Wagner. Lo ha svelato alla Cnn il centro investigativo russo Dossier Center. I documenti forniti all’emittente mostrano la presenza del generale, identificato con una sorta di matricola, insieme ad un gruppo di 30 ufficiali. Un nucleo con due «cappelli» e una doppia fedeltà: da un lato l’Armata, dall’altro la compagnia di sicurezza. (...)

Ore 11:27 - Lavrov: «Apriremo un’inchiesta sui diritti dei bambini in Ucraina»

«La Russia cercherà di capire la verità sui diritti dei bambini in Ucraina con una propria inchiesta».

Ore 11:29 - Kiev: Avanza l’offensiva a Est, si combatte ai fianchi di Bakhmut

Le forze armate dell’Ucraina «hanno preso l’iniziativa strategica» e stanno avanzando lungo i fianchi nord e sud di Bakhmut, nella regione di Donetsk, dove i russi hanno concentrato truppe in grande numero. Lo ha affermato la viceministra alla Difesa ucraina, Hanna Malyar, citata anche da Ukrinform. «Le forze di difesa ucraine si stanno muovendo con sicurezza lungo i fianchi intorno a Bakhmut. Tuttavia, gli occupanti hanno portato un gran numero di forze nell’area» e ha «un vantaggio in termini di numero di persone e armi». «Non siamo entrati nella città stessa, ma continuiamo a controllare la periferia sud-occidentale della città. Tuttavia, le principali battaglie si stanno svolgendo ora intorno. Possiamo dire che l’offensiva si sta svolgendo in diverse direzioni. Non è solo ai fianchi, ma su un fronte molto più ampio ora», ha detto Malyar, che parla di «successo parziale» per le forze di Kiev nella direzione sud, verso Melitopol e Berdyansk e la Crimea. Secondo Malyar, «il fronte è attualmente in fase di livellamento in quest’area per occupare e proteggere i confini necessari. A volte ci sono giorni in cui è più di un chilometro, a volte è meno, in modi diversi», ha detto. L’aviazione ucraina, riferisce Ukrinform, ha compiuto 11 attacchi nelle aree in cui sono concentrate le truppe russe.

Ore 11:38 - Lavrov: «L’Occidente non ha prove dei presunti crimini di guerra russi. Dubbi sull’adeguatezza di molti leader occidentali. Nessuna necessità di contattarli»

«Parlando in generale della questione dei crimini di guerra, delle accuse di violazioni del diritto internazionale umanitario, sono pochissimi i fatti che i colleghi occidentali sono in grado di presentarci. Noi chiediamo loro di avvalorare le loro affermazioni con informazioni e prove concrete, ma questo non accade quasi mai», ha detto Lavrov.

«Abbiamo i dubbi più seri sull’adeguatezza di molti leader occidentali che affermano pubblicamente e ufficialmente di comprendere che i loro elettori stanno soffrendo, ma che sono obbligati» ad armare Kiev «per il bene della vittoria ucraina sulla Russia». Lavrov ha aggiunto che Mosca «ora non vede la necessità di contattare l’Occidente attraverso i canali diplomatici nella stessa misura in cui lo faceva prima degli eventi in Ucraina».

Ore 12:07 - Lavrov: «La Russia non mira a obiettivi civili»

«Lasciatemelo ripetere ancora: il nostro esercito non sceglie mai strutture civili come obiettivi e non spara mai a vuoto: tutti gli attacchi hanno come obiettivo siti di infrastrutture militari» ha spiegato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Aggiungendo che «I mercenari stranieri utilizzano le infrastrutture civili a Kramatorsk, di conseguenza la Russia colpirà tali gruppi di militanti».

Ore 12:28 - Zaluzhny al Wp: «Ci servono più armi e ci servono ora»

Per la controffensiva all’Ucraina «servono più armi americane, armi di tutti i tipi e ci servono ora»: questo il concetto espresso dal comandante dell’esercito di Kiev, gen. Valery Zaluzhny, in un’intervista al Washington Post. «Mi irrita quando sento dire che la campagna per riconquistare i territori ai russi procede più lentamente del previsto» precisa. Secondo Zaluzhny non ha senso un’offensiva terrestre senza copertura aerea, esposta all’artiglieria e alla superiorità dell’aria delle forze di Mosca. Eppure gli aerei chiesti da Kiev, in particolare gli F-16, sono stati tenuti nascosti e solo di recente è stato dato il via libera di principio: caccia che, rimarca Zaluzhny, «non si vedranno sui campi di battaglia almeno fino all’autunno inoltrato, per bene che possa andare». «Mi fa arrabbiare», dice l’alto ufficiale ucraino al Wp, anche quando sente dire che l’Ucraina «dovrebbe sparare più granate d’artiglieria» e che «i russi ne sparano dieci volte di più»: «abbiamo risorse più limitate. Questo non è uno show, che tutto il mondo può guardare e godersi, magari facendo scommesse. Ogni metro costa sangue. Senza essere pienamente armati, questi piani non sono praticabili. Ma vengono comunque portati avanti, anche se forse non con la velocità che gli spettatori dello show e gli osservatori vorrebbero vedere. Ma proprio questo è il problema».

Ore 12:39 - 007 di Kiev: «I servizi segreti russi incaricati di uccidere Prigozhin»

Il Servizio Federale di Sicurezza (Fsb) russo è stato incaricato di liquidare il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin dopo la rivolta del 24 giugn. È quanto afferma il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov, come riporta il Kyiv Indipendent. «In ogni caso, tutti questi potenziali tentativi di assassinio non saranno veloci», ha precisato Budanov parlando al media Zone War, «ci vorrà un po’ di tempo per avere gli approcci adeguati e per raggiungere la fase in cui sono pronti a realizzare una grande operazione». «Ma ancora una volta vorrei sottolineare che si tratta di una grande domanda aperta. Riusciranno a realizzare l’ordine? E avranno il coraggio di eseguirlo?». 

Ore 12:57 - «Tecnici russi stanno lasciando la centrale di Zaporizhzhia»

Secondo i servizi d’intelligence ucraini (Gru), i russi stanno gradualmente riducendo il numero di addetti alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, da loro occupata, ed entro il 5 luglio anche ai tecnici di Rosatom - l’ente per l’energia nucleare russa che gestisce l’impianto - e a quelli ucraini che hanno firmato un contratto con essa è stato «consigliato» di lasciare. Secondo Kiev, la centrale atomica è stata minata dai russi. «Il contingente di occupazione sta gradualmente lasciando il territorio dell’impianto nucleare di Zaporizhzhia», scrive il Gru sul suo canale Telegram.

Ore 13:06 - Vaticano: «Zuppi riferirà al Papa in vista di ulteriori passi»

(di Gian Guido Vecchi) «I risultati della visita saranno portati alla conoscenza del Santo Padre, in vista di ulteriori passi da compiere, sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per la pace». Il cardinale Matteo Zuppi torna nel pomeriggio in Italia e la Santa Sede, per la prima volta dall’arrivo a Mosca dell’inviato di Francesco, traccia un bilancio dei due giorni di incontri. La visita nella capitale russa, dopo quella del 5 e 6 giugno a Kiev, era «finalizzata all’individuazione di iniziative umanitarie, che possano aprire percorsi per il raggiungimento della pace».

Ore 13:24 - Cremlino: «Apprezziamo la posizione imparziale del Vaticano»

Il consigliere presidenziale russo per la politica estera Yuri Ushakov ha dichiarato di aver incontrato di nuovo oggi il cardinale Matteo Zuppi per fare il punto della sua visita a Mosca: lo riferisce l’agenzia Interfax. La Russia ha espresso un «alto apprezzamento» per la posizione «equilibrata e imparziale» del Vaticano illustrata da Zuppi sulla situazione in Ucraina ed è pronta a discutere ulteriori proposte se emergono. Il Vaticano, ha aggiunto Ushakov, ha mostrato la volontà di depoliticizzare la soluzione dei problemi umanitari legati al conflitto in Ucraina. «Sosteniamo questa intenzione del Papa», ha concluso il consigliere.

Ore 13:41 - Il Kazakistan denuncia i tentativi russi di arruolare suoi cittadini

Il Kazakistan ha reso noto di aver scoperto attività online per reclutare i suoi cittadini e mandarli a combattere con l’esercito russo in Ucraina, una pratica contrastata nel Paese, che è alleato di Mosca ma anche desideroso di rimanere neutrale nel conflitto. La denuncia è emersa ieri in tarda serata, dopo le notizie dei media locali secondo cui dei cittadini del Kazakistan sono stati uccisi in Ucraina. Sia l’esercito russo che il gruppo mercenario Wagner hanno preso di mira i cittadini dell’ex regione sovietica affinché si unissero ai loro ranghi.

Le autorità della regione settentrionale di Kostanay, che confina con la Russia e ospita una numerosa minoranza russa, hanno dal canto loro sollecitato i residenti a non «cedere» ai tentativi sui social media di arruolare uomini nelle forze di Mosca. Nella regione vivono circa 880.000 persone, di cui circa il 41% di etnia russa, secondo i dati del governo. Le autorità hanno fatto sapere che prendere parte ad un conflitto straniero e fare appelli separatisti, anche sui social media, rappresenta un reato punibile con condanne fino a 10 anni di carcere.

Ore 14:30 - Zelensky ordina a vertici militari di rafforzare il settore Nord

Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, ha ordinato ai massimi comandanti militari di rafforzare il settore militare settentrionale dell’Ucraina dopo l’arrivo di Prigozhin in Bielorussia. Governo e leader militari, ha aggiunto, hanno anche ascoltato un rapporto dell’intelligence ucraina e delle forze di sicurezza sulla situazione in Bielorussia, riporta la Reuters. Giovedì sono emerse immagini satellitari di una base militare a sud-est della capitale bielorussa, Minsk, che sembrava mostrare nuove strutture istituite nei giorni scorsi, suggerendo la rapida costruzione di una base per la Wagner. I media russi hanno riferito che la Wagner potrebbe allestire una nuova base in una struttura militare vicino alla città di Osipovichi, a circa 90 chilometri da Minsk.

Ore 15:02 - Michel: «L’Ue è unita sull’Ucraina, è la Russia che è divisa»

«Sull’Ucraina l’Ue è unita e tenace. È un contrasto con la Russia in cui si vedono crepe e divisioni». Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel al termine del Consiglio Europeo.

Ore 15:17 - Putin sente Modi: «Kiev rifiuta una soluzione politica»

Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con Narendra Modi. Lo riferisce la Tass, aggiungendo che il presidente russo ha parlato con il premier indiano che è Kiev a rifiutarsi di risolvere il conflitto con una soluzione diplomatica. «Le parti hanno discusso della situazione in Ucraina, spiegando che Kiev rifiuta di adottare misure politiche e diplomatiche per risolvere il conflitto», si legge in una nota del Cremlino.

Ore 15:54 - «I tecnici di Zaporizhzia devono accusare Kiev in caso di incidente»

Nel caso di un incidente alla centrale atomica di Zaporizhzhia, al personale rimasto nell’impianto sarebbe stato ordinato dagli occupanti russi di «incolpare l’Ucraina»: è quanto scrivono alcuni media ucraini, fra cui Rbc-Ucraina, citando un rapporto dei servizi segreti militari di Kiev (Gru) su Telegram, in base al quale i russi starebbero riducendo progressivamente il personale della centrale. Impianto che gli occupanti usano come base per sparare sulle vicine città ucraine e che l’Ucraina ritiene, sempre da informazioni d’intelligence, che i russi abbiano preventivamente minato.

Ore 16:02 - Scholz: «Uso deli asset russi? Non c’è ancora una proposta»

Sull’utilizzo degli asset russi confiscati per la ricostruzione dell’Ucraina «non posso dire di essere favorevole o contrario: è un tema da osservare da più vicino». Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz in conferenza stampa al termine del Consiglio europeo. «In questo momento non c’è alcuna proposta» Ue «pronta a diventare legge, non abbiamo ancora un approccio legale testato», ha evidenziato Scholz, sottolineando che la questione è «terribilmente difficile». Vi sono «diverse sfide legali da studiare nel dettaglio per identificare cosa possa essere fatto».

Ore 16:19 - «Kirill non ha parlato con Zuppi di un incontro col Papa»

Il Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, e il cardinale Matteo Zuppi, nel loro incontro di ieri «non hanno discusso di un nuovo incontro» tra lo stesso Kirill e Papa Francesco, dopo quello dell’Avana nel 2016. Lo ha detto all’Ansa il metropolita Antonij di Volokolamsk, capo del dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa russa. Antonij ha sottolineato tuttavia che si è trattato di un colloquio «molto cordiale».

Ore 17:50 - In Russia gli stipendi di militari e poliziotti aumentano del 10%

Il governo russo ha ordinato di aumentare del 10,5% gli stipendi di militari e membri degli organi di sicurezza, compresi polizia, Guardia nazionale e vigili del fuoco, a partire dal primo ottobre: lo riferiscono diversi media russi, tra cui Novaya Gazeta Europe e Meduza.

 Ore 17:54 - Zelensky: «Putin ora è più minacciato di me. Dobbiamo approfittare del caos di Mosca per vincere»

«Putin ora è più minacciato di me. Ci sono più persone che vogliono ucciderlo». Lo afferma il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, intervistato dal giornale spagnolo El Mundo, rispondendo come si sente lui, considerato l’uomo la cui vita è più in pericolo nel mondo. «Il pericolo maggiore - aggiunge - lo corrono i nostri soldati al fronte. Ogni secondo. Ci sono sempre bombe. È molto difficile dormire e sopravvivere. Ci sono stato diverse volte e so cosa succede. Dio dia loro la forza per andare avanti e tornare a casa. Per quanto riguarda il pericolo personale, fa parte della mia vita e mi ci sono abituato. Ci sono molte persone al mio fianco che vivono anch’esse in pericolo. È una scelta consapevole quella che abbiamo fatto. Sono orgoglioso del compito che mi attende. Ci convivo normalmente».

Parlando della rivolta della Wagner, il leader ucraino ha spiegato: «Ci sono molte persone che hanno sostenuto Prigozhin sui social media durante la rivolta, e questo significa che stanno perdendo la guerra e si incolpano a vicenda. Stanno cercando la colpa per le loro sconfitte in Ucraina. Dobbiamo approfittare di questa situazione per scacciare i nostri nemici dalla nostra terra».

Ore 18:13 - Zelensky critica gli alleati: «Gli aiuti non sono sufficienti»

«Posso dire che l’aiuto non è sufficiente. Quando critico i nostri partner è perché alcuni processi stanno rallentando. Se oggi avessimo l’artiglieria che abbiamo richiesto e che i nostri partner possiedono nella quantità richiesta, i processi sul campo di battaglia sarebbero andati molto più veloci». Lo afferma il premier ucraino, Volodymyr Zelensky, intervistato dal giornale spagnolo El Mundo. Precisando: «Se ricevessimo i più moderni aerei da combattimento che abbiamo ordinato, i russi non avrebbero la supremazia nei cieli e saremmo in grado di proteggere i nostri. Se avessimo anche i sistemi antiaerei aggiuntivi potremmo difendere la vita dei civili nelle nostre città, oltre alle nostre infrastrutture per noi cruciali. Quando incontro i miei partner, so in dettaglio cosa ha ogni Paese. Noi chiediamo il 5% di questa o quella cosa. Siamo molto specifici nelle richieste. Ovviamente capisco che non possiamo chiedere che ci diano tutto, ma possiamo chiedere quelle percentuali. D’altra parte, non mi resta altro che essere grato per quanto ci hanno già fornito. Questo ci aiuta a sopravvivere. Qualche primo ministro degli esteri mi ha detto che dovrei essere il loro ministro della Difesa, perché so meglio del loro ministro della difesa che tipo di armi tengono nei loro arsenali».

Ore 18:21 - Zelensky: «Sapremo presto se la Wagner attaccherà i confini polacchi»

«Per quanto riguarda la Wagner, ora sappiamo che sta andando in Bielorussia e da là può creare minacce. Se vogliono formare un gruppo di attacco o gruppi di sabotaggio per agire sui confini polacchi, lo sapremo presto». Lo afferma il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, intervistato dal giornale spagnolo El Mundo.

Ore 19:05 - In Russia bloccati i siti web di notizie legati a Prigozhin

I portali di notizie appartenenti al gruppo mediatico Patriot, vicino al capo del gruppo paramilitare russo Wagner, Evgeny Prigozhin, sono stati bloccati dall’autorità di controllo delle telecomunicazioni russe dopo l’abortita rivolta. Diversi siti web russi di notizie politiche ed economiche, tra cui Ria Fan, tutti legati al gruppo di Prigozhin, erano inaccessibili dalla Russia. I loro indirizzi Internet sono elencati nel registro «ad accesso limitato» di Roskomnadzor, l’agenzia governativa responsabile del blocco dei contenuti illegali ed estremisti, nonché dei media e di altre risorse vietate dalle autorità. Altri media legati al gruppo Patriot, Nevskie Novosti e Ekonomika Segodnia, hanno annunciato la cessazione delle loro attività, secondo i rispettivi canali Telegram.

Ore 00:31 - Burns assicura Mosca: nessun legame Usa con la rivolta

Il direttore della Cia William Burns ha riservatamente contattato la sua controparte russa all`indomani del fallito ammutinamento del gruppo Wagner e del suo fondatore Yevgheny Prigozhin per assicurare che gli Usa non erano coinvolti negli eventi. Lo afferma oggi il Wall Street Journal. Burns avrebbe chiamato al telefono Sergey Narishkin, il capo del servizio d`intelligence esterno.

Ore 01:21 - Kiev, 2 miliardi di danni provocati dalla distruzione della diga Kakhovka

Ammontano ad almeno 2 miliardi di dollari i danni subiti dall’Ucraina a seguito della distruzione della diga di Nova Kakhovka. Lo comunica - come riporta Ukrinform - il ministero dell’economia ucraino precisando che i danni riguardano i settori dell’edilizia abitativa e dei servizi pubblici, dell’energia, dell’agricoltura, dei trasporti, dell’ambiente e dell’industria. In dettaglio le perdite - secondo il report - sono state di 950 milioni di dollari nel settore immobiliare, di 600 milioni nel settore energetico, di 300 milioni nei trasporti e di 100 milioni nell’industria. (ANSA).

Ore 02:55 - Cia informata di un possibile negoziato di Kiev con Mosca

Durante un viaggio segreto a Kiev all’inizio di giugno, gli ucraini hanno informato il direttore della Cia William Burns di un ambizioso piano per riprendersi i territori occupati e avviare un negoziato di cessate il fuoco con Mosca entro la fine dell’anno. Lo riporta il Washington Post, che cita fonti a conoscenza della visita. Nel corso del viaggio Burns ha incontrato il presidente Volodymyr Zelensky e i vertici dell’intelligence ucraina.

Estratto dell’articolo di Paolo Valentino per corriere.it il 30 giugno 2023.

[…] Quando nel febbraio 2016 Vladimir Putin lo nominò a sorpresa governatore della regione di Tula, […] Aleksey Dyumin  […] portò con sé molti segreti e soprattutto un ricco bagaglio di crediti politici e personali nei confronti dello zar. 

Nella nuova era dei torbidi inaugurata dalla ribellione […] di Evgenij Prigozhin, per Dyumin sta probabilmente iniziando il tempo di incassarli. È il suo, […] in queste ore a Mosca, il nome più ricorrente per la successione a Sergeij Shoigu , il ministro della Difesa, del quale Prigozhin ha chiesto senza successo la testa, ma che è uscito fortemente indebolito dalle feroci e fondate critiche del capo della Wagner.

«Dyumin è sicuramente il favorito», dice Sergei Markov, analista militare un tempo vicino al Cremlino, precisando tuttavia che la nomina «non avverrà immediatamente, per non dare l’impressione che Shoigu venga rimosso su richiesta del ribelle». 

Nato nel 1972 a Kursk, figlio di un’insegnante e di un medico militare ancora oggi in servizio al ministero della Difesa, laureato in ingegneria militare a Voronezh, Aleksey Dyumin è l’archetipo dei siloviki, gli uomini forti che strutturano la verticale del potere di Putin, di cui è stato guardia del corpo sin dal 1999, quando l’ex agente del Kgb fu nominato premier da Boris Eltsin.

Rimase al suo fianco nei primi due mandati da presidente e nella breve parentesi tra il 2008 e il 2012, durante la quale Putin cedette la presidenza a Dmitrij Medvedev. E tornò con lui al Cremlino, questa volta come numero due del Servizio di sicurezza presidenziale, prima di essere promosso al grado di generale e nominato nel 2014 vicecapo del Gru, la potente intelligence militare. 

Ma per capire il debito di riconoscenza e la stima che ne ha Putin, bisogna andare oltre il cursus honorum di Dyumin. Ed evocare la storia dell’orso, che un giorno si presentò alla porta di una residenza presidenziale, in una non precisata zona di montagna. Putin stava riposando e fu Dyumin a vederlo: «Ci siamo guardati negli occhi — ha raccontato l’ex guardia del corpo — e quello fece un piccolo passo indietro. Io aprii la porta e cominciai a sparare puntando vicino ai suoi piedi, ma senza colpirlo». L’orso si diede alla fuga. Putin, svegliato dai colpi di pistola, ringraziò il suo angelo custode, lodandolo per non aver ammazzato la bestia. 

Ancora più significativi sono i crediti acquisiti sul campo. A Mosca raccontano che fu Dyumin a organizzare nel febbraio 2014 la fuga da Kiev di Viktor Yanukovich , il presidente ucraino cacciato dalla rivolta di Maidan. E l’interessato non ha mai voluto commentare l’altra voce insistente, che lo indica come il vero regista dell’annessione della Crimea […]. 

[…] Nel dicembre 2014, Putin lo nominò viceministro della Difesa, proprio sotto Shoigu. La sua carriera sembrava inarrestabile, al punto che il suo nome appariva regolarmente quando nei circoli russi si discettava di un possibile successore di Putin.

Rimasero perciò tutti sorpresi, nel 2016, quando lo zar lo mandò a Tula da governatore. Ma nelle imperscrutabili e misteriose trame del potere russo, anche questo allontanamento avrebbe una sua logica: […] Putin ha voluto metterlo al riparto dagli intrighi e dalle lotte senza quartiere tra le fazioni della bolla moscovita. Vent’anni più giovane dello zar, senza apparenti responsabilità dirette nel disastro della guerra in Ucraina, Aleksey Dyumin sarebbe ora pronto per il salto al vertice del ministero della Difesa. E in futuro forse anche per qualcos’altro. […]

Guerra Ucraina - Russia, le news dell’1 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di sabato 1 luglio. Kiev: uccisi 21.000 mercenari Wagner. Gli Usa valutano di fornire bombe a grappolo. Lorenzo Cremonesi e Francesco Battistini, inviati, Paola Caruso e Redazione Online su Il Corriere della Sera l'1 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di sabato 1 luglio. L’Fsb russo è stato incaricato di liquidare il leader della Wagner Pigozhin dopo la fallita rivolta. Lo sostiene il capo dell’intelligence militare ucraina Budanov

• Intervista a Zelensky: «Putin ora è più minacciato di me».

• Giallo sul generale Surovikin, accusato di aver avuto un ruolo nella rivolta. Secondo il Financial Times sarebbe stato arrestato. Ma la figlia nega.

• Kara-Murza parla dal carcere: «Putin ha già perso la guerra».

Ore 05:41 - Zelensky: l’esercito ha ucciso 21.000 soldati della Wagner

Sono 21.000 i soldati della Wagner che sono stati uccisi dalle forze ucraine mentre oltre 80.000 sono rimasti feriti. Lo ha detto il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo. «La Wagner - ha spiegato - ha due categorie: i mercenari professionisti e quelli mobilitati dalle carceri, la loro carne da cannone. Le nostre truppe ne hanno uccisi 21.000 e ne hanno feriti 80.000. La buona notizia è che abbiamo distrutto la parte più motivata delle forze russe».

Ore 05:47 - Due miliardi di dollari di danni per la diga di Nova Kakhovka

Ammontano ad almeno 2 miliardi di dollari i danni subiti dall’Ucraina a seguito della distruzione della diga di Nova Kakhovka. Lo comunica - come riporta Ukrinform - il ministero dell’economia ucraino precisando che i danni riguardano i settori dell’edilizia abitativa e dei servizi pubblici, dell’energia, dell’agricoltura, dei trasporti, dell’ambiente e dell’industria. In dettaglio le perdite - secondo il report - sono state di 950 milioni di dollari nel settore immobiliare, di 600 milioni nel settore energetico, di 300 milioni nei trasporti e di 100 milioni nell’industria.

Ore 06:09 - Il generale Nayev: per ora nessuna minaccia da Mosca diretta a nord

«Attualmente non vi è alcuna minaccia diretta a nord da Bielorussia e Russia. Tuttavia. Se il livello di minaccia aumenta, è previsto l’accumulo di forze». Lo ha detto - come riporta Ukrinform - il generale Serhiy Nayev, comandante delle forze armate congiunte dell’Ucraina. «In questo momento - ha spiegato - non vi è alcuna minaccia diretta di operazioni offensive delle forze di terra in Ucraina dalla Bielorussia e dalla Russia nell’area di responsabilità del Gruppo di truppe Nord. Tuttavia, se il livello di minaccia aumenta, l’accumulo di forze e mezzi, così come altre misure pratiche per potenziare le capacità difensive del Gruppo, sono previsti».

Ore 06:13 - Il capo della Cia Burns in viaggio segreto a Kiev all’inizio di giugno

Il direttore della Cia William Burns ha compiuto un viaggio segreto in Ucraina agli inizi di giugno, durante il quale gli è stata rivelata dai funzionari di Kiev una strategia per riprendere i territori occupati dalla Russia e aprire le trattative per un cessate il fuoco con Mosca entro la fine dell’anno. Lo riporta il Washington Post citando alcune fonti, secondo le quali il viaggio è avvenuto prima del fallito ammutinamento di Wagner.

Ore 07:28 - Intervista a Zelensky: «Oggi Putin è più in pericolo di me»

Il presidente ucraino in un’intervista a El Mundo: «Putin è una persona fuori controllo, la Russia stessa è debole e fuori controllo, come abbiamo visto con la Wagner. Zaporizhzhia? La nostra intelligence dice che ci sono piani russi che mirano a provocare una fuga radioattiva».

Ore 08:25 - Kuleba: ingresso nella Nato strada per la pace in Europa

Kiev combatte contro vecchi pregiudizi ed equivoci sulle conseguenze dell’adesione dell’Ucraina alla Nato. Parola del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che - in un’intervista a Politico, Bild e Die Welt, rilanciata dall’agenzia tedesca Dpa - critica Angela Merkel. L’adesione dell’Ucraina alla Nato non porterebbe a un’altra guerra, a un conflitto più ampio con la Russia, afferma il ministro, convinto che sia invece «la strada per la pace» perché la Russia non oserebbe attaccare di nuovo il suo Paese. L’Ucraina, secondo Kuleba, avrebbe quindi sollevato la Nato dall’impegno a difesa del fianco orientale. «Prenderemo noi quest’onere», dice il ministro, ripetendo che Kiev non si aspetta di entrare nell’Alleanza Atlantica con la guerra in corso da oltre un anno, scatenata nel febbraio 2022 dall’invasione russa. Ma «dopo la guerra, sarebbe un suicidio per l’Europa non accettare l’Ucraina come membro della Nato», afferma, convinto che l’unico modo per chiudere la porta all’aggressione russa sia far entrare Kiev nella Nato.

Ore 08:57 - Tajani: bene missione di Zuppi, partiamo da cose concrete

«Bene la missione dell’inviata di papa Francesco, il cardinale Zuppi, anche se i russi non hanno risposto così positivamente come tutti avremmo voluto», lo ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante il programma `Caffè Europa´ di Radio Rai 1, «ma cominciamo dalle cose concrete: la restituzione dei bambini deportati dall’Ucraina alla Russia, il mantenimento del corridoio verde per inviare grano e cereali dall’Ucraina ai paesi africani, e terzo una zona franca attorno alla centrale di Zaporizhzhia».

Ore 09:00 - Rybakov: «Non basta sperare nella fine di Putin, il sistema del regime gli sopravviverà»

Parla Rybakov, presidente di Yabloko, l’unico partito russo di opposizione ancora legale e a piede libero: «Noi avevamo avvertito del pericolo Wagner, non ci hanno ascoltato».

Ore 09:10 - Sanchez a Kiev nel primo giorno di presidenza della Spagna dell’Ue

Il premier spagnolo Pedro Sanchez è arrivato in visita in Ucraina dal presidente Volodymyr Zelensky per ribadire il fermo sostegno dell’Europa e della Spagna a Kiev. Sarà per il leader il primo atto della presidenza spagnola dell’Ue, che prenderà il via nel fine settimana con un’elezione politica alle porte e l’incognita su un possibile cambio di governo. «Ho voluto che il primo evento della presidenza spagnola del Consiglio dell’Ue fosse in Ucraina, insieme a Zelensky. Trasmetterò al suo governo e al suo Parlamento tutta la solidarietà europea. Continueremo a sostenere il popolo ucraino fino al ritorno della pace in Europa». Lo ha scritto il premier spagnolo Pedro Sanchez su Twitter al suo arrivo a Kiev. Il leader si recherà prima al Parlamento ucraino dove si rivolgerà alla plenaria e successivamente incontrerà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel palazzo presidenziale.

Ore 09:12 - Generale Usa: la controffensiva sarà lunga e sanguinosa

La controffensiva di Kiev in Ucraina sarà difficile, per raggiungere obiettivi ci vorrà del tempo e sarà «molto sanguinosa». Ne è convinto il capo di Stato Maggiore congiunto degli Usa, Mark Milley, il quale al National Press Club di Washington ha affermato che la controffensiva «sta avanzando con costanza, facendosi strada attraverso campi minati molto difficili ... 500 metri al giorno, 1.000 metri al giorno, 2.000 metri al giorno, quel genere di cose». Lo riferisce il Guardian.

Ore 10:18 - Arrestato il foreign fighter di Rovereto Alessandro Bertolini

Non ha fatto in tempo a mettere i piedi sul suolo italiano, che è subito stato arrestato dal Ros dei carabinieri appena atterrato all’aeroporto di Malpensa. Così è andata per Alessandro Bertolini, il foreign fighter di Rovereto indagato dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova, latitante da anni insieme ad altri italiani filorussi impegnati a combattere in Donbass.

Ore 10:36 - Lukaschenko: sicuro che armi nucleari non saranno usate

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko si è detto fiducioso che la Bielorussia non avrà bisogno di utilizzare le armi nucleari tattiche fornite dalla Russia. «E più viviamo, più siamo convinti che le armi nucleari tattiche devono essere qui in Bielorussia, in un luogo sicuro. E sono convinto che non dovremo mai usarle finché le avremo qui, e il nemico non metterà mai piede sulla nostra terra», scrive l’agenzia di stampa statale BelTA, citando le parole di Lukashenko durante un evento celebrativo per la Giornata dell’Indipendenza della Bielorussia, venerdì scorso. La consegna di armi nucleari russe alla Bielorussia è stata la sua «iniziativa più grave», ha detto il presidente bielorusso. Alla fine di marzo, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato di aver raggiunto un accordo con Lukashenko sullo stazionamento di armi nucleari tattiche russe in Bielorussia. Il 16 giugno, Putin ha dichiarato che le prime testate nucleari sono state consegnate alla Bielorussia e che il lavoro sarà completato entro la fine dell’anno.

Ore 11:04 - Intelligence Gb, Kiev ridistribuisce forze nel sud, scontri più intensi

Le truppe ucraine vengono riassegnate sulla sponda orientale del fiume Dnipro, nella regione meridionale di Kherson. È quanto si legge nell’aggiornamento quotidiano di intelligence diffuso via Twitter dal ministero della Difesa di Londra, che evidenzia «l’intensificarsi dei combattimenti» contro le forze russe «sulla sponda orientale dal 27 giugno». Dal 23 giugno, secondo la valutazione, «le forze ucraine hanno quasi certamente ripreso il dispiegamento di personale sulla sponda orientale del Dnipro, vicino al ponte Antonovskiy distrutto». Per Londra è «molto probabile» che la Russia abbia «riassegnato elementi del Gruppo di forze di Dnipro (Dgf)» per «rafforzare il settore di Zaporizhzhia». Secondo la valutazione, infine, i combattimenti nei dintorni del ponte Antonovskiy «sono quasi certamente complicati dalle inondazioni, dalla distruzione e dal fango residuo» lasciato dalla distruzione della diga di Kakhovka lo scorso 6 giugno.

Ore 11:46 - Usa valutano possibilità di fornire munizioni a grappolo a Kiev

Gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di fornire munizioni a grappolo all’Ucraina. Lo ha detto il capo di Stato Maggiore congiunto degli Usa, Mark Milley, affermato che Washington sta pensando di fornire le munizioni «da molto tempo» e notando che le forze russe stanno usando tali munizioni sul campo di battaglia in Ucraina e che le forze ucraine hanno ricevuto bombe a grappolo da altri alleati, scrive Associated Press nel suo sito web. Milley ne ha parlato nelle scorse ore al National Press Club di Washington, sottolineando che le discussioni sul tema comunque continuano. «Gli ucraini le hanno chieste e altri paesi europei ne hanno fornito una parte, i russi le stanno usando», ha detto Milley. «C’è un processo decisionale in corso», ha aggiunto.

Ore 12:05 - Sanchez: sosterremo Kiev per tutto il tempo necessario, a qualsiasi costo

«Siamo e saremo con voi per tutto il tempo necessario», «sosterremo l’Ucraina a qualunque costo». Lo ha detto il premier spagnolo Pedro Sanchez, rivolgendosi al popolo ucraino nel suo discorso alla Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale dell’Ucraina, nel giorno in cui la Spagna ha assunto la presidenza di turno dell’Ue. «Saremo con voi mentre perseguite le vostre aspirazioni di essere un Paese libero e sovrano che decide il proprio destino come membro della famiglia europea», ha aggiunto il leader.

Ore 12:40 - Sanchez annuncia nuovo pacchetto aiuti da 55 mln per pmi e scuole

Il premier spagnolo Pedro Sanchez, nel suo discorso alla Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale dell’Ucraina, ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti a Kiev da 55 milioni di euro. «La Spagna fornirà altri 55 milioni di euro» all’Ucraina, «51 milioni di euro attraverso il Gruppo della Banca Mondiale per aiutare a finanziare le piccole e medie imprese, e quattro milioni di euro tramite il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite per dotare le scuole di sistemi energetici verdi», ha detto il leader, sottolineando la necessità di «garantire la ricostruzione del Paese».

Ore 13:23 - Il capo della Cia rassicura Mosca con una telefonata segreta

Il direttore della Cia Burns ha telefonato a Mosca per rassicurare il Cremlino dopo la rivolta di Prigozhin. Poco prima era volato a Kiev dove ha ricevuto il piano degli ucraini.

Ore 13:25 - Zelensky impone sanzioni a centinaia di persone e società

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha introdotto oggi sanzioni contro centinaia di persone e società per aver sostenuto l’aggressione della Federazione Russa. Il decreto firmato da Zelensky impone sanzioni per 10 anni a 192 persone, per lo più cittadini russi, e 291 persone giuridiche. In particolare, secondo quanto riferisce Ukrinform online, sono state comminate sanzioni al vettore Georgian Airways, che ha ripreso i voli verso la Russia; ad Irina Kostenko, cittadina russa, membro del cosiddetto «Consiglio popolare della Repubblica popolare di Donetsk»; a Tamaz Gaiashvili, cittadino della Georgia, proprietario di Georgian Airways; e a società registrate in Kazakistan, Bielorussia, Cipro e Georgia.

Ore 13:26 - Tre morti e 17 feriti in attacchi russi nelle ultime 24 ore

Le autorità locali ucraine hanno riferito che almeno tre civili sono stati uccisi e altri 17 sono rimasti feriti dai bombardamenti russi avvenuti venerdì e nella notte. Tre persone sono morte e altre 10 hanno riportato ferite nella regione orientale di Donetsk, ha dichiarato il governatore Pavlo Kyrylenko. Cinque persone, tra cui un bambino, sono state ferite nella regione di Kherson, nel sud, ha detto il governatore Oleksandr Prokudin, sottolineando che le forze russe hanno lanciato 82 attacchi di artiglieria, droni, colpi di mortaio e razzi sulla provincia. Nella regione nord-orientale di Kharkiv, un civile di 57 anni è rimasto ferito, ha detto il governatore locale. E nella regione di Sumy, più a ovest, un adolescente è stato ferito in un attacco proveniente dall’altra parte del confine russo.

Ore 13:27 - Sanchez a Kiev: tocca a voi stabilire tempi e termini per la pace

«Solo l’Ucraina può stabilire termini e tempi per i negoziati di pace. Altri paesi stanno proponendo piani di pace. Il loro contributo è molto apprezzato, ma, allo stesso tempo, non possiamo accettarlo completamente. Questa è una guerra di aggressione, con un aggressore e una vittima. Non possono essere trattati allo stesso modo». Lo ha detto il premier Pedro Sánchez intervenendo nel parlamento di Kiev, proprio nel giorno in cui si apre il semestre di presidenza spagnola del Consiglio Ue. Il leader socialista ha anche annunciato nuovi aiuti pari a 55 milioni di euro per Kiev, ha poi promesso che la fornitura di armi continuerà e ha dato il suo sostegno all’ingresso del Paese nell’Ue. «L’Europa è con voi», ha aggiunto. Il presidente del governo di Madrid sta ora incontrando , Volodymyr Zelensky. È la terza visita di Sánchez in Ucraina dall’inizio della guerra che cade in un momento particolare, mentre sta iniziando la controffensiva ucraina.

Ore 13:51 - Kiev, uccisi 228 mila soldati russi da inizio invasione

L’Ucraina afferma di aver ucciso 228.340 soldati russi dall’inizio dell’invasione. Lo scrive in un post sui social il ministero della Difesa ucraino. Kiev sostiene inoltre che la Russia ha perso 4041 carri armati, 7863 veicoli blindati, 3519 droni, 315 jet e 308 elicotteri.

Ore 14:33 - Sanchez: «Un messaggio a Putin: Ue con Kiev sino alla pace»

«Sono qui con aiuti per 55 milioni: 51 dal Banco mondiale, altri 4 attraverso l’Onu per energia rinnovabili. Ci auguriamo che l’Ucraina abbia una pace giusta: la posizione dell’Ue è chiara. Tutti uniti condanniamo l’aggressione russa e lavoriamo insieme. E continueremo così sino a quando avremo la pace. Da qui lanciamo un messaggio chiaro a Putin: l’Europa aiuterà Kiev sino a quando sarà necessario». Lo afferma il premier spagnolo Pedro Sanchez, a fianco di Volodymyr Zelensky a Kiev.

Ore 14:39 - Zelensky: visita Sanchez primo giorno presidenza Ue è simbolica

Dopo aver ringraziato il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez per essersi recato a Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sottolinea su Telegram quanto «è estremamente simbolico che questa visita avvenga proprio nel primo giorno della presidenza spagnola dell’Ue». «La nostra casa comune europea non può essere immaginata senza l’Ucraina, senza il nostro coraggio e il nostro impegno per la libertà e la giustizia» conclude il presidente ucraino, approfittando dell’occasione per ricordare che è «necessario iniziare a lavorare sul 12esimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea» contro la Russia e che questo dovrebbe includere anche Rosatom, l’azienda pubblica russa attiva nel settore dell’energia nucleare.

«Non capiamo perché le sanzioni contro Rosatom e i suoi dirigenti non siano ancora state imposte», ha detto Zelensky, sottolineando che «i rappresentanti di questa società continuano a occupare la centrale nucleare di Zaporizhzhia, mettendo a rischio la nostra sicurezza generale».

Ore 15:23 - Zelensky: partner perdono tempo su addestramento piloti

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato sabato «alcuni» partner occidentali di tirarla per le lunghe sui piani di addestramento dei piloti di Kiev a pilotare i jet da combattimento. «Hanno capito quando l’Ucraina potrà avere gli F-16?», ha detto Zelensky ai giornalisti insieme al primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, riferendosi all’Occidente. «Non c’è un calendario delle missioni di addestramento. Credo che alcuni partner la stiano tirando per le lunghe. Perché lo stanno facendo? Non lo so».

Ore 15:49 - La Cina e le critiche a Putin dopo la rivolta della Wagner: «Ha allevato una tigre che gli si è rivoltata contro»

(di Federico Rampini) La rivolta della Divisione Wagner contro Vladimir Putin ha provocato un’ondata di analisi critiche nel paese più importante di tutti per il futuro della Russia: la Repubblica Popolare cinese. Gli analisti cinesi più autorevoli – in posizioni di rilievo, pubblicati da media ufficiali, quindi non sgraditi a Xi Jinping – hanno espresso diagnosi preoccupate e severe sulla stabilità del regime di Mosca. La vicenda Wagner per loro non è affatto finita, ed è molto interessante vedere come Pechino sta riesaminando le sue valutazioni su Putin. Alcuni di questi esperti governativi cinesi hanno riportato in auge una metafora assai popolare nel loro paese. La ribellione della Divisione Wagner sarebbe stata l’equivalente di un «rinoceronte grigio». Già questo la dice lunga sull’inquietudine ai vertici della nomenclatura comunista cinese.

Ore 16:43 - «Raid russo uccide almeno un civile a Zaporizhzhia»

I russi hanno bombardato alcuni insediamenti vicino alla linea del fronte nell’oblast ucraino di Zaporizhzhia, uccidendo almeno un civile. Lo scrive Rbc-Ucraina sul suo canale Telegram, citando l’aviazione ucraina. Un uomo di 51 anni, scrive, è morto a Malaya Tokmachka, mentre a Preobrazhenka un umo e una donna sulla quarantina sono rimasti feriti.

Ore 17:38 - Zelensky: non tratto coi russi se non si torna a confini del ‘91

Zelensky ha ribadito che l’Ucraina non intende avviare negoziati con la Russia se anche quest’ultima si ritirasse entro i confini precedenti all’invasione del 24 febbraio 2022, perché, ha detto, la diplomazia inizierà solo quando l’Ucraina ripristinerà i suoi confini stabiliti nel 1991. La citazione, riportata dall’agenzia Unian, è stata pronunciata dal presidente ucraino a margine della visita del primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez.

Ore 20:23 - Zelensky riunisce i comandi militari alla centrale di Rivne

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha tenuto una riunione con l'alto comando supremo delle forze armate (Stavka) presso la centrale nucleare di Rivne, città dell'Ucraina occidentale. Lo riporta l'Ukrainska Pravda. «Oggi ci siamo riuniti presso la centrale nucleare di Rivne per valutare sul posto eventuali possibili minacce alla centrale», ha detto.

Durante l'incontro, il comandante in capo dell'esercito ucraino Valery Zaluzhny e il capo dell'intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov hanno riferito sulla situazione operativa al confine bielorusso e sulle possibili azioni del nemico. Il ministro dell'Interno ucraino Ihor Klymenko, insieme al comandante Serhiy Naev e al capo del Servizio di frontiera dell'Ucraina, Sergei Deineko, hanno discusso del rafforzamento militare sulla direzione nord e della protezione della centrale nucleare.

Ore 21:00 - Capo della Cia: rivolta della Wagner segno effetto corrosivo della guerra

La rivolta del gruppo Wagner della scorsa settimana è un «promemoria dell'effetto corrosivo» della guerra in Ucraina. Lo ha detto il diretto della Cia, William Burns, secondo quanto riporta il Washington Post. «La disaffezione per la guerra continuerà a rosicchiare la leadership russa», aggiunge Burns.

Ore 21:32 - Biden lancia una stretta per i raid con i droni

Stretta di Joe Biden alle norme per i raid con droni. Secondo le nuove linee guida, contenute in 15 pagine firmate dal presidente lo scorso ottobre e ottenute ora dal New York Times, l'esercito e la Cia devono ottenere una autorizzazione preventiva da Biden per colpire un sospettato fuori da una zona di guerra convenzionale, e devono avere la «quasi certezza» che i civili non saranno feriti nel raid. Le operazioni con droni sono limitate alle situazioni in cui è identificata come impraticabile ogni altra opzione per catturare il target con un commando. La stretta decisa da Biden capovolge l'allentamento delle regole voluto da Donald Trump nel 2017.

Ore 22:53 - Zelensky: «Presto ci saranno le condizioni per il ritorno delle persone fuggite all'estero»

«Credo che presto saremo in grado di fornire tutte le condizioni necessarie affinché il nostro popolo torni a casa in Ucraina». Ad affermarlo, secondo quanto riferisce Ukrainska Pravda, è il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky nel suo discorso serale in merito agli ucraini che erano fuggiti all'estero a causa dell'invasione russa. Nel corso del suo intervento Zelensky è tornato a parlare della visita del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez in Ucraina. Il presidente, in particolare, ha ringraziato la Spagna per aver rispettato e aiutato gli ucraini che hanno trovato rifugio in Spagna, in fuga dai combattimenti.

Ore 02:46 - Nella notte attacchi aerei con droni su Kiev e in varie città

Nuova notte di attacchi aerei su Kiev e in diverse città ucraine. L’allarme è scattato in diverse regioni. Secondo quanto riferito dall’aeronautica delle forze armate ucraine - come riporta l’agenzia Unian - i russi hanno lanciato droni d’attacco da sud. La difesa area è entrata in azione a Kiev, dove i cittadini sono stati invitati a recarsi nei rifugi. Le forze di difesa sono attive da due ore nelle regioni di Mykolaiv, Zaporizhzhia, Kherson, Dnipropetrovsk, Vinnytsia, Zhitomyr e Kirovohrad. Successivamente l’allarme è scattato anche nella regione di Cherkasy.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 2 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie del 2 luglio. Kiev: «Circa 100 dipendenti hanno lasciato la centrale di Zaporizhzhia». Lorenzo Cremonesi e Francesco Battistini, inviati, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 2 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di domenica 2 luglio Potente esplosione su territorio russo vicino a un aeroporto militare nel sud Kiev: «Stiamo avanzando ancora verso Bakhmut» 

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• Il capo della Cia è stato un Ucraina e .ha ascoltato il piano di pace di Kiev.

• Gli Usa valutano la possibilità di fornire munizioni a grappolo.

• Zelensky ha accolto il premier spagnolo Sanchez, nel giorno in cui la Spagna ha assunto la presidenza di turno dell'Ue: «Presto nuovi aiuti».

• Il presidente ucraino: «Dobbiamo impedire che i russi facciano esplodere la centrale nucleare di Zaporizhzhzia».

Ore 00:43 - La Cina e le critiche a Putin dopo la rivolta della Wagner: «Ha allevato una tigre che gli si è rivoltata contro»

(di Federico Rampini) La rivolta della Divisione Wagner contro Vladimir Putin ha provocato un’ondata di analisi critiche nel paese più importante di tutti per il futuro della Russia: la Repubblica Popolare cinese. Gli analisti cinesi più autorevoli – in posizioni di rilievo, pubblicati da media ufficiali, quindi non sgraditi a Xi Jinping – hanno espresso diagnosi preoccupate e severe sulla stabilità del regime di Mosca. La vicenda Wagner per loro non è affatto finita, ed è molto interessante vedere come Pechino sta riesaminando le sue valutazioni su Putin. Alcuni di questi esperti governativi cinesi hanno riportato in auge una metafora assai popolare nel loro paese. La ribellione della Divisione Wagner sarebbe stata l’equivalente di un «rinoceronte grigio». Già questo la dice lunga sull’inquietudine ai vertici della nomenclatura comunista cinese.

Ore 00:59 - Zelensky: visita Sanchez primo giorno presidenza Ue è simbolica

Dopo aver ringraziato il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez per essersi recato a Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sottolinea su Telegram quanto «è estremamente simbolico che questa visita avvenga proprio nel primo giorno della presidenza spagnola dell’Ue». «La nostra casa comune europea non può essere immaginata senza l’Ucraina, senza il nostro coraggio e il nostro impegno per la libertà e la giustizia» conclude il presidente ucraino, approfittando dell’occasione per ricordare che è «necessario iniziare a lavorare sul 12esimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea» contro la Russia e che questo dovrebbe includere anche Rosatom, l’azienda pubblica russa attiva nel settore dell’energia nucleare.

«Non capiamo perché le sanzioni contro Rosatom e i suoi dirigenti non siano ancora state imposte», ha detto Zelensky, sottolineando che «i rappresentanti di questa società continuano a occupare la centrale nucleare di Zaporizhzhia, mettendo a rischio la nostra sicurezza generale».

Ore 01:32 - «Raid russo uccide almeno un civile a Zaporizhzhia»

I russi hanno bombardato alcuni insediamenti vicino alla linea del fronte nell’oblast ucraino di Zaporizhzhia, uccidendo almeno un civile. Lo scrive Rbc-Ucraina sul suo canale Telegram, citando l’aviazione ucraina. Un uomo di 51 anni, scrive, è morto a Malaya Tokmachka, mentre a Preobrazhenka un umo e una donna sulla quarantina sono rimasti feriti.

Ore 01:54 - Usa valutano possibilità di fornire munizioni a grappolo a Kiev

Gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di fornire munizioni a grappolo all’Ucraina. Lo ha detto il capo di Stato Maggiore congiunto degli Usa, Mark Milley, affermato che Washington sta pensando di fornire le munizioni «da molto tempo» e notando che le forze russe stanno usando tali munizioni sul campo di battaglia in Ucraina e che le forze ucraine hanno ricevuto bombe a grappolo da altri alleati, scrive Associated Press nel suo sito web. Milley ne ha parlato nelle scorse ore al National Press Club di Washington, sottolineando che le discussioni sul tema comunque continuano. «Gli ucraini le hanno chieste e altri paesi europei ne hanno fornito una parte, i russi le stanno usando», ha detto Milley. «C’è un processo decisionale in corso», ha aggiunto.

Ore 02:35 - Il capo della Cia rassicura Mosca con una telefonata segreta

Il direttore della Cia Burns ha telefonato a Mosca per rassicurare il Cremlino dopo la rivolta di Prigozhin. Poco prima era volato a Kiev dove ha ricevuto il piano degli ucraini.

Ore 02:51 - Zelensky: l’esercito ha ucciso 21.000 soldati della Wagner

Sono 21.000 i soldati della Wagner che sono stati uccisi dalle forze ucraine mentre oltre 80.000 sono rimasti feriti. Lo ha detto il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo. «La Wagner - ha spiegato - ha due categorie: i mercenari professionisti e quelli mobilitati dalle carceri, la loro carne da cannone. Le nostre truppe ne hanno uccisi 21.000 e ne hanno feriti 80.000. La buona notizia è che abbiamo distrutto la parte più motivata delle forze russe».

Ore 03:00 - Direttore Cia: «Guerra ha creato opportunità unica per reclutare spie in Russia»

(di Lorenzo Cremonesi) Ma quando, e soprattutto come, finirà la guerra? La domanda non è retorica. Ne stanno parlando seriamente i vertici americani con quelli ucraini per cercare di dare un senso allo sforzo bellico, che da inizio giugno vede l’esercito di Kiev impegnato nella controffensiva volta a liberare il massimo dei territori occupati dall’esercito russo sia nel 2014 che negli ultimi 16 mesi. Il Washington Post cita fonti riservate del Pentagono secondo le quali all’incipit delle ultime operazioni d’attacco ucraine il direttore della Cia, William Burns, è volato da Volodymyr Zelensky che lo ha incontrato con i suoi massimi collaboratori.

Ore 03:45 - Zelensky: «Presto ci saranno le condizioni per il ritorno delle persone fuggite all'estero»

«Credo che presto saremo in grado di fornire tutte le condizioni necessarie affinché il nostro popolo torni a casa in Ucraina». Ad affermarlo, secondo quanto riferisce Ukrainska Pravda, è il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky nel suo discorso serale in merito agli ucraini che erano fuggiti all'estero a causa dell'invasione russa. Nel corso del suo intervento Zelensky è tornato a parlare della visita del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez in Ucraina. Il presidente, in particolare, ha ringraziato la Spagna per aver rispettato e aiutato gli ucraini che hanno trovato rifugio in Spagna, in fuga dai combattimenti.

Ore 04:02 - Nella notte attacchi aerei con droni su Kiev e in varie città

Ancora attacchi aerei nella notte su Kiev e in diverse città ucraine. L’allarme è scattato in diverse regioni. Secondo quanto riferito dall’aeronautica delle forze armate ucraine - come riporta l’agenzia Unian - i russi hanno lanciato droni d’attacco da sud. La difesa area è entrata in azione a Kiev, dove i cittadini sono stati invitati a recarsi nei rifugi. Le forze di difesa sono attive da due ore nelle regioni di Mykolaiv, Zaporizhzhia, Kherson, Dnipropetrovsk, Vinnytsia, Zhitomyr e Kirovohrad. Successivamente l’allarme è scattato anche nella regione di Cherkasy.

Ore 05:00 - Kiev: «Abbattuti tutti i droni russi dell’ultimo attacco»

Le autorità di Kiev riferiscono di aver abbattuto tutti i droni russi nell’ultimo attacco aereo alla capitale. Lo scrive il Kiev Independent. Funzionari di Kiev hanno affermato che le difese aeree della città hanno abbattuto tutti i droni russi lanciati nella capitale durante la notte nel primo attacco di droni alla capitale in quasi due settimane.

Ore 08:03 - Media, ex rabbino capo di Mosca dichiarato agente straniero

Le autorità russe hanno dichiarato l’ex rabbino capo di Mosca Pinchas Goldschmidt «agente straniero». Lo riportano i media israeliani. Il bando di Goldschmidt avviene ad un anno di distanza dalla sua partenza da Mosca a seguito dell’invasione dell’Ucraina. L’ex rabbino capo di Mosca aveva più volte espresso critiche all’operato di Mosca e invitato gli ebrei russi a lasciare il Paese nel timore che sarebbero potuti diventare dei capri espiatori per via delle difficoltà causate dalla guerra. Il nome di Goldschmidt, secondo i media israeliani che citano l’agenzia Interfax, è stato inserito nell’elenco degli agenti stranieri venerdì scorso dal ministero della Giustizia russo per aver disseminato «informazioni false sulle decisioni prese dalle autorità russe e le loro politiche. Inoltre, per la sua opposizione «alla operazione militare speciale in Ucraina». La risposta dell’ex rabbino capo non si è fatta attendere: «Orgoglioso - ha detto citato dai media - di essere dalla parte giusta della storia e di raggiungere una lista di gente che è contro questa terribile guerra costata la vita a centinaia di migliaia di persone».

Ore 08:21 - Allarme aereo in diversi oblast

L’allarme aereo è risuonato in diversi oblast ucraini, compresa la capitale Kiev: lo hanno reso noto le autorità ucraine, dopo che nella notte sono state udite delle esplosioni nelle regioni di Mykolaiv e nella città di Zaporizhzhia. L’allarme riguarda gli oblast di Dnipropetrovsk, Cherkasy, Chernihiv, Sumy, Poltava, Kirovohrad, Mykolaiv, Odessa, Kharkiv e Kiev, oltre alle zone di Zaporizhzhia e Kherson sotto controllo ucraino.

Ore 08:43 - Kiev: un ferito e danni a tre abitazioni in attacco droni

Una persona è rimasta ferita e tre abitazioni private sono state danneggiate a Kiev che nella notte è stata nuovamente bersaglio di droni lanciati da Mosca. Lo rendono noto le autorità locali. Stando all’aeronautica ucraina nell’attacco sarebbero stati impiegati otto droni Shahed di fattura iraniana e tre missili cruise. Lo riferisce il Guardian. Il capo dell’autorità militare della regione, Ruslan Kravchenko, ha fornito il bilancio di un ferito e tre case danneggiate a causa dei detriti dei droni distrutti nei cieli della regione di Kiev.

Ore 09:13 - Zelensky: Mosca pronta ad attacco a Zaporizhzhia

La Russia potrebbe ricorrere a un atto terroristico presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Lo ha detto il presidente ucraino, Voldymyr Zelensky, dopo i colloqui con il presidente del governo spagnolo Pedro Sa’nchez a Kiev. «Diciamo da tempo che c’è una seria minaccia. Perché la Russia è tecnicamente pronta a provocare un’esplosione locale all’impianto, che potrebbe portare al rilascio di sostanze pericolose nell’aria. Lo comunichiamo molto chiaramente. Noi stiamo discutendo di tutto questo con i nostri partner in modo che tutti capiscano perché la Russia lo sta facendo e faccia pressione politicamente sulla Federazione Russa in modo che non pensino nemmeno a una cosa del genere», ha detto Zelensky, rispondendo alle domande dei giornalisti secondo quanto riporta il Kviv Post. Secondo Zelensky gli occupanti russi stanno ricorrendo ad atti terroristici perché il loro esercito ha mostrato debolezza sul campo di battaglia per tutto l’anno. Pertanto, i russi stanno cercando di fermare le forze di difesa ucraine con atti di terrorismo come l’esplosione della diga Kakhovka o un possibile atto di terrorismo locale a Zaporizhzhia. Per Zelensky la Federazione Russa vuole dimostrare che la sua guerra aggressiva contro l’Ucraina è pericolosa per il mondo, «in modo che la gente ne abbia paura. In modo che in seguito alcuni partner, in particolare quegli scettici, inizino a fermare politicamente l’Ucraina, le nostre azioni controffensive», ha detto.

Ore 09:25 - La Russia cancella il Maks Air Show 2023

Mosca ha annullato l’airshow internazionale dell’aviazione militare, l’evento aeronautico più importate in Russia, il Maks, «per problemi di sicurezza» conseguenti agli attacchi subiti all’interno del proprio territorio negli ultimi mesi. A riferirne è il ministero della Difesa britannico, nel rapporto dell’intelligence di Londra sulla situazione del conflitto in Ucraina. L’evento aeronautico si tiene ogni due anni nell’aeroporto internazionale di Zhukovsky, a sudest di Mosca ed è considerato un’importante vetrina per le compagnie aeronautiche russe che possono esibire i propri velivoli e siglare contratti di esportazione con paesi stranieri. «Gli organizzatori dell’evento erano molto probabilmente anche consapevoli del potenziale danno alla reputazione derivante da una minore partecipazione di delegati internazionali», ha aggiunto il Ministero della Difesa. La cancellazione dello spettacolo mostra che la guerra è stata «eccezionalmente impegnativa per la comunità aerospaziale russa», che «sta lottando contro le sanzioni internazionali», si legge ancora.

Ore 09:54 - Governo Romania espelle 40 diplomatici di Mosca

Quaranta tra diplomatici e personale dell’ambasciata russa a Bucarest dovranno lasciare la Romania su richiesta del governo a seguito del peggioramento dei legami tra i due paesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Undici diplomatici e 29 membri del personale tecnico e amministrativo, accompagnati dalle loro famiglie, «lasceranno la Romania a bordo di un aereo civile appartenente a una compagnia aerea russa», ha detto il ministero degli Esteri rumeno. La decisione «riflette l’attuale livello delle relazioni bilaterali dopo che Mosca ha lanciato la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina», ha affermato il ministero degli Esteri rumeno. Le autorità hanno presentato la richiesta l’8 giugno, concedendo a Mosca 30 giorni per ottemperare. Come altri paesi europei in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, la Romania, membro della NATO, ha espulso diplomatici russi sospettati di spionaggio. Il numero del personale dell’ambasciata russa è stato ridotto di oltre la metà, afferma Bucarest.

Ore 12:18 - Papa: «Non stanchiamoci di pregare per la pace»

«Anche in questo periodo estivo non stanchiamoci di pregare per la pace, in modo speciale per il popolo ucraino, tanto provato». Lo ha detto Papa Francesco all’Angelus in piazza San Pietro.

Ore 12:22 - Kiev: «Stiamo avanzando ancora in direzione di Bakhmut»

L’esercito ucraino è recentemente avanzato in direzione di Bakhmut. Il lavoro di combattimento continua sui fianchi. Lo ha riferito RBC-Ucraina riferendo le affermazioni di Sergey Cherevaty. «Abbiamo un’avanzata in direzione Bakhmut. C’è combattimento sui fianchi, c’è pressione sul nemico. Dopo un’analisi e una verifica dettagliate, forniremo dati dettagliati sul territorio che siamo riusciti a liberare», ha detto.

Ore 13:58 - Sabalenka: non parlerò di politica ma solo di sport

«Non parlerò di politica: sono qui solo per parlare di tennis. Per favore, rispettatelo. Se avete qualsiasi tipo di domanda di argomento politico potete chiedere alla Wta o al torneo: possono inviarvi la trascrizione delle mie risposte dai tornei precedenti. Nessuna pressione: questa è una mia decisione personale». Così la tennista bielorussa Aryna Sabalenka, carica e motivata dopo la rinuncia forzata dello scorso anno a Wimbledon a causa del divieto di ingresso per i tennisti russi e bielorussi. Non vede l’ora di scendere in campo ma avverte che non risponderà a domande di politica in merito all’invasione di Russia e in Ucraina, con l’appoggio della Bielorussia. «Sono super felice di essere tornata: mi mancava davvero questo posto. Lo scorso anno in queste due settimane ero a casa per una piccola vacanza. Mi allenavo anche e no, non guardavo Wimbledon: mi sentivo troppo male ogni volta che vedevo i match in tv, quindi cercavo di starne lontana. Quest’anno mi sento bene, l’unica aspettativa che ho è quella di giocare il mio miglior tennis ogni volta che sono in campo. Dopo la sconfitta in semifinale a Parigi ero molto delusa ma poi ho parlato con il mio team e ho capito che è stata una buona lezione per me: devo solo continuare a provarci. Mi sono fermata per qualche giorno e poi ho iniziato la mia preparazione per la stagione dell’erba», ha aggiunto.

Ore 14:21 - Zelensky a Odessa, discusso anche di sviluppo droni e missili

Il presidente ucraino Voldymr Zelensky è oggi nella regione di Odessa. Il capo dello stato ha ascoltato un rapporto del comandante della Marina delle forze armate dell’Ucraina Oleksiy Neizhpapa, discusso della «situazione operativa nel Mar Nero, delle capacità di difesa della Marina, della strategia di sviluppo della Marina ucraina durante la guerra e nel dopoguerra». «Abbiamo discusso i risultati provvisori e le prospettive per lo sviluppo del programma di droni navali e del programma missilistico», annuncia Zelensly su Telegram.

Ore 16:03 - Zelensky: «I russi avranno paura di avvicinarsi alle coste del Mar d’Azov»

«Il nemico non detterà sicuramente i termini nel Mar Nero, e gli occupanti dovranno avere la stessa paura di avvicinarsi alla nostra Crimea ucraina e alle nostre coste del Mar d’Azov, poiché le navi russe hanno già paura di avvicinarsi alle nostre coste». Lo afferma il presidente ucraino Voldymyr Zelensky oggi a Odessa. Il presidente ucraino si è congratulato con i soldati delle sue forze navali. Aggiungendo: «Basta ricordare quali ambizioni aveva la Russia all’inizio dell’invasione e quali di quelle ambizioni sono ora sul fondo del Mar Nero».

Ore 16:24 - Medvedev: «Kiev vuole i confini del 1991? Quella era la Russia»

«La giunta ucraina continua a dire che la condizione per i negoziati è raggiungere alcuni dei loro confini del 1991. Questi sono i confini delle regioni della Russia, un tempo province dell’Impero russo, non della mitica Ucraina». Lo ha scritto sul suo canale Telegram il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev.

Medvedev rincara la dose sostenendo che l’Ucraina sarebbe la cosiddetta Terra di Sannikov, una sorta di isola fantasma che si pensava si trovasse nel Mar glaciale artico, ma di cui è stata poi smentita l’esistenza. Di essa si conserva il mito che si era diffuso nel XIX secolo. Secondo Medvedev «non esiste una terra simile, non importa cosa pensano in Occidente e nella città russa occupata di Kiev».

Ore 16:53 - Media russi: «La Wagner ha preso 17,5 miliardi di euro dallo Stato»

Il gruppo Wagner guidato da Evgeny Prigozhin avrebbe ricevuto dallo Stato russo oltre 17,5 miliardi di euro (circa 17 mila miliardi di rubli), divisi in contratti governativi (860 miliardi di rubli) e servizi forniti dalla holding Concord (845 miliardi di rubli) in mano all’ex cuoco di Putin. Lo ha sostenuto il presentatore televisivo russo Dmitry Kiselev durante una trasmissione sul canale Rossija 1, citata da Ria Novosti. «La società militare privata Wagner, ha ricevuto poco più di 858 miliardi di rubli in contratti con lo Stato. È meno di un trilione. Nell’ambito di altri contratti, la holding Concord di Prigozhin ha fornito servizi per 845 miliardi di rubli. Questo non significa che abbiano guadagnato così tanto, ma comunque dimostra l’entità del business e la portata delle ambizioni», ha detto Kiselev. All’inizio di questa settimana il presidente Vladimir Putin aveva annunciato che le autorità russe avrebbero indagato sui guadagni della holding Concord, aggiungendo che, nell’ultimo anno, la Wagner aveva ricevuto dallo Stato un totale di 86 miliardi di rubli (circa un miliardo di euro), una cifra che sembra inferiore rispetto a quella riportata da Kiselev.

Ore 17:23 - In Russia potente esplosione vicino a un aeroporto militare nel sud

Una «potente esplosione» si è verificata nei pressi di un aeroporto militare nel sud della Russia. A riportarlo sono i media locali: secondo il canale Telegram Mash, la deflagrazione ha colpito la città portuale di Primorsko-Akhtarsk, nella regione di Krasnodar. La stessa fonte attribuisce l’esplosione all’abbattimento di un missile da parte della difesa aerea. Non ci sarebbero stati feriti. Su Twitter, il consigliere ucraino Anton Gerashchenko ha postato un video mostrando le conseguenze dell’esplosione con il commento: «questo è un aeroporto a partire dal quale droni e missili vengono lanciati contro l’Ucraina».

Ore 17:39 - Kadyrov: «Sabotatori ucraini neutralizzati vicino a Kreminna»

Le forze russe avrebbero eliminato un gruppo di sabotatori e di ricognizione ucraino vicino a Kreminna, nell'Oblast di Lugansk. Cinque soldati delle forze armate ucraine sono stati catturati. Ad annunciarlo, secondo quanto riferisce l'agenzia Tass, è il capo della Repubblica Cecena, Ramzan Kadyrov sul suo canale Telegram. «Nel corso di operazioni offensive di successo nell'area della foresta di Serebryansky, vicino a Kreminna, il Drg della 95a brigata d'assalto separata delle forze d'assalto aviotrasportate dell'Ucraina è stato sconfitto. Come risultato dello scontro, sei soldati sono stati eliminati e cinque sono stati catturati», sottolinea Kadyrov. Inoltre, il capo della repubblica Cecena ha affermato che ai prigionieri feriti è stata fornita l'assistenza medica necessaria.

Ore 17:51 - Mosca: colpita due volte la regione di Belgorod

Il villaggio russo di Dronivka, che si trova nel distretto urbano di Grajvoron, nella regione di Belgorod, oggi è stato colpito due volte. Lo riporta su Telegram il governatore della regione Vyacheslav Gladkov. Secondo quanto dichiarato da Gladkov, «non ci sono state vittime», anche se «sono stati danneggiati i tetti, le facciate e le recinzioni di due case private», oltre alle «linee di alimentazione del gas e dell'elettricità».

Ore 18:37 - «Aspri combattimenti in direzione di Svatove, nel Lugansk»

In direzione di Svatove, nella regione orientale di Lugansk, si stanno svolgendo «aspri combattimenti» e i russi stanno «attaccando Bilohorivka e Serebryanka». Lo ha dichiarato su Telegram Anna Malyar, la viceministra ucraina della Difesa. Malyar fa il punto della situazione sul fronte sottolineando l'avanzata dei russi «in diverse direzioni» come «Avdiivka, Maryinka e Lyman». Nell'aerea di Bakhmut, spiega la viceministra, «sul fianco meridionale stiamo avanzando, con parziale successo», mentre «i combattimenti continuano sul fianco nord».

«Le nostre truppe stanno affrontando un'intensa resistenza nemica, lo sminamento a distanza e il ridispiegamento delle riserve, ma stanno persistendo e creando instancabilmente le condizioni per un'avanzata più rapida possibile» conclude Malyar.

Ore 20:45 - «La Wagner sospende temporaneamente il reclutamento»

Il reclutamento di nuovi mercenari all'interno del Gruppo Wagner verrà sospeso per un mese «in relazione alla temporanea mancata partecipazione della all'operazione militare speciale e al trasferimento nella Repubblica di Bielorussia». Lo scrive su Telegram uno dei canali legati alla milizia guidata da Prigozhin, creato proprio con lo scopo di trovare nuovo personale. Ma su Grey Zone, altro gruppo Telegram che fa da megafono alla Wagner, si chiarisce che «nonostante i centri Wagner in Russia abbiano temporaneamente cessato le attività, il Gruppo Wagner continua a reclutare personale». Nell'annuncio si specifica che «sono richieste tutte le specialità militari, ad eccezione delle forze missilistiche strategiche (per ora)» e che «è operativa anche la base principale nel villaggio di Molkino (nel territorio di Krasnodar)». Dopo il colloquio le reclute verranno inviati nei campi di nuova formazione «dove sono già iniziati i preparativi per il nuovo impiego». Il messaggio si conclude rivendicando che «non ci sono impedimenti legali da parte dello Stato».

Ore 21:43 - Kiev: «Circa 100 dipendenti hanno lasciato la centrale di Zaporizhzhia»

Circa 100 dipendenti del monopolio nucleare russo Rosatom hanno lasciato la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, nella città di Energodar, attualmente occupata dai russi. Lo ha dichiarato il sindaco della città, Dmytro Orlov, in un commento a Radio Ucraina. Circa 6.000 lavoratori dell'impianto si trovano attualmente a Energodar, ma non sono autorizzati a lavorare nella centrale a meno che non firmino un contratto con Rosatom, ha spiegato Orlov. «Le autorità di occupazione non permettono loro di lasciare la città», ha aggiunto. Anche alcuni dei collaboratori ucraini che hanno firmato contratti con Rosatom hanno lasciato la città. Il sindaco lancia anche l'allarme in caso di esplosione nella centrale nucleare, perché in città non ci sono rifugi in cui la gente possa nascondersi: «Gli occupanti stanno usando la centrale per ricattare il mondo intero», ha concluso Orlov.

Ore 23:13 - «Raid russo nel Donetsk, due feriti di cui uno grave»

«Intorno alle 19.40, l'esercito russo ha sparato sulla città di Kostyantynivka» nella regione del Donetsk in Ucraina. «Due persone sono rimaste ferite a seguito del bombardamento. Un uomo è in gravi condizioni», mentre l'altra persona ferita, «una donna è in condizioni stabili». Lo ha reso noto in serata Oleksiy Roslov, capo dell'amministrazione militare della città di Kostyantyniva. Lo scrive l'Ukrainska Pravda. Nel raid russo sei abitazioni private e un complesso agricolo sono stati danneggiati.

Ore 00:42 - Morta la scrittrice Victoria Amelina, era stata ferita durante un raid russo

La scrittrice ucraina, Victoria Amelina, fondatrice di un festival letterario a Donetsk e dedita alla ricerca sui crimini di guerra russi è morta dopo essere rimasta ferita a Kramatorsk durante un raid russo lo scorso 27 giugno. Lo riporta l’Ukrainska Pravda.

(ANSA 2 luglio 2023) Il gruppo Wagner guidato da Yevgeny Prigozhin avrebbe ricevuto dallo Stato russo oltre 17,5 miliardi di euro (circa 17 mila miliardi di rubli), divisi in contratti governativi (860 miliardi di rubli) e servizi forniti dalla holding Concord (845 miliardi di rubli) in mano all'ex cuoco di Putin. Lo ha sostenuto il presentatore televisivo russo Dmitry Kiselev durante una trasmissione sul canale Rossija 1, citata da Ria Novosti. 

"La società militare privata Wagner, fondata da Yevgeny Prigozhin, ha ricevuto poco più di 858 miliardi di rubli in contratti con lo Stato. È meno di un trilione. Nell'ambito di altri contratti, la holding Concord di Prigozhin ha fornito servizi per 845 miliardi di rubli. Questo non significa che abbiano guadagnato così tanto, ma comunque dimostra l'entità del business e la portata delle ambizioni", ha detto Kiselev. 

All'inizio di questa settimana il presidente Vladimir Putin aveva annunciato che le autorità russe avrebbero indagato sui guadagni della holding Concord, aggiungendo che, nell'ultimo anno, la Wagner aveva ricevuto dallo Stato un totale di 86 miliardi di rubli (circa un miliardo di euro), una cifra che sembra inferiore rispetto a quella riportata da Kiselev.

Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “la Stampa” il 2 luglio 2023.

È lui o non è lui? Nella settimana successiva al tentato golpe di Evgeny Prigozhin, perfino alcune testate serie e commentatori non inclini a speculazioni di fantapolitica si sono interrogati sulla possibilità che Vladimir Putin abbia un sosia. Non solo le apparizioni in pubblico del presidente russo si sono fatte molto più frequenti, quasi quotidiane, ma era un Putin come non lo si era visto da vent'anni. 

[…] Gli psicologi intervistati dai media russi si stanno ora scervellando sul significato del disegno, e i blogger di opposizione postano le diverse foto delle apparizioni di Putin per trovare le dieci differenze che dimostrerebbero finalmente che il presidente viene sostituito in pubblico da un sosia.

[…] L'«operazione simpatia» di un Putin che stringe le mani e bacia i bambini ha come obiettivo quello di mostrare un presidente che si è già lasciato alle spalle come irrilevante la rivolta dei Wagner. Bisogna far dimenticare il suo nervosismo delle prime ore, e la gente di Rostov che osannava Prigozhin in mezzo ai carri armati. Bisognava far tacere lo scontento dei militari di fronte alle voci di arresti e interrogatori dei generali vicini ai Wagner. […] 

I sondaggi ufficiali segnalano un sostegno quasi immutato dei russi ai vertici dello Stato, mentre l'istituto indipendente Vziom rileva un dimezzamento della popolarità di Prigozhin, dal 58 al 29%. Ma la testata indipendente Meduza cita fonti del Cremlino che parlano di sondaggi «segreti», con un «meno 9-14 punti per il presidente».

Il fatto che il merchandising della Wagner nei negozi online russi sia raddoppiato di prezzo, e il canale Telegram di Prigozhin abbia raddoppiato i follower, potrebbe segnalare un paradosso: i russi che hanno tolto le loro simpatie al «cuoco di Putin» non l'hanno fatto perché ha lanciato un golpe, ma perché l'ha fermato, come testimonia anche quel mezzo milione di faccine di clown che il suo pubblico gli ha regalato sul suo profilo sotto l'annuncio della fine della marcia su Mosca.

Marco Imarisio e Marco Mosca per il “Corriere della Sera” il 2 luglio 2023.

[…] Sui media russi non c’è più traccia di Evgenij Prigozhin. Non viene neppure nominato, così come non lo ha mai fatto Vladimir Putin in questa settimana così difficile, consapevole di una vecchia regola che risale ai tempi della Ceka, la prima Polizia segreta russa. Se fai il nome di un nemico, lo metti al tuo livello. Anche la marcia di sabato scorso non viene più citata. Ieri mattina un gruppo di operai ha smontato a San Pietroburgo la grande insegna luminosa in cima al quartier generale della Brigata Wagner. Era stato inaugurato in modo solenne lo scorso 7 novembre. Le cose cambiano in fretta.

[…] otto giorni dopo una ribellione militare […] sono ancora molte le cose che non sappiamo. Ecco un rapido elenco dei punti ancora oscuri. […]. Anche i più accaniti blogger ultranazionalisti hanno dovuto riconoscere che il materiale video fornito da Prigozhin sul bombardamento da parte dell’esercito regolare russo del campo della Wagner, è fortemente sospetto. L’insurrezione militare comincia con una falsa premessa. 

L’attacco, che avrebbe causato trenta morti, potrebbe non esserci mai stato. Ma se è così, se manca la benzina di una rabbia collettiva, chi ha dato l’ordine di mettersi in cammino, e soprattutto chi ha imposto lo stop? Sono decisioni prese da Prigozhin insieme ai comandanti della Wagner, o malgrado lui? […]

Qualcuno aveva detto al fondatore della Wagner che poteva andare lontano. Qualcuno sapeva. Molti osservatori professionali delle questioni interne russe sono convinti che alcuni importanti ufficiali potrebbero avere appoggiato a parole l’insurrezione militare per ottenere la rimozione del ministro della Difesa Sergei Shoigu, il quale all’interno dell’esercito non è considerato un grande stratega. Questo spiegherebbe una avanzata così rapida. […]

[…] Ancora non si conoscono i termini del compromesso tra Putin e Prigozhin. Sappiamo solo che l’accusa di aver inspirato una rivolta contro lo Stato è caduta. E il presidente russo ha dato tre opzioni ai mercenari che hanno preso parte alla marcia. Entrare nell’esercito, ritirarsi, o andare in Bielorussia. Ogni indizio raccolto finora, a cominciare da quello citato sopra, suggerisce la fine della Wagner così come l’abbiamo conosciuta. […]

Shoigu è il vero vincitore di questa crisi. Era lui il bersaglio della marcia su Mosca. La fedeltà a Putin lo ha premiato oltre i suoi meriti. […] Prigozhin risulta ancora a piede libero, forse a Minsk. Ma Putin ha in pratica annunciato in diretta l’avvio di una serie di controlli fiscali sul suo conto. […] «Prima o poi servirà qualcuno a cui dare la colpa dell’andamento di questa guerra. In questo senso, Prigozhin potrebbe ancora svolgere un ruolo importante. Quello del capro espiatorio».

Guerra Ucraina - Russia, le news del 3 luglio.

Le notizie del 3 luglio sul conflitto in Ucraina. Lorenzo Cremonesi e Francesco Battistini, inviati, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera di lunedì 3 luglio 2023.

• Kiev annuncia: «Avanziamo verso Bakhmut». Feroci i combattimenti nel Lugansk in direzione di Svatove.

• La Wagner annuncia la sospensione dei reclutamenti per il prossimo mese

• L’intervista al senatore russo: «Trasferiti dall’Ucraina alla Russia 700 mila bambini»

• Telefonata Zelensky-Scholz ribadito il sostegno a Kiev in vista del vertice Nato a Vilnius dell'11 e del 12 luglio.

• È stato davvero Prigozhin a ordinare la resa della rivolta?

• I russi vanno in vacanza in Crimea (e c'è chi compra casa a Mariupol).

Ore 00:47 - Morta la scrittrice Victoria Amelina, era stata ferita durante un raid russo

La scrittrice ucraina, Victoria Amelina, fondatrice di un festival letterario a Donetsk e dedita alla ricerca sui crimini di guerra russi è morta dopo essere rimasta ferita a Kramatorsk durante un raid russo lo scorso 27 giugno. Lo riporta l’Ukrainska Pravda.

Ore 01:16 - «È uscito di testa, colpa dei soldi»: sulla tv russa le accuse a Prigozhin

Accuse al capo del gruppo Wagner, Eugeny Prigozhin, dalla televisione russa. A puntare il dito è il noto opinionista Dmitri Kiseliov, secondo cui Prigozhin «è uscito di testa a causa delle grandi quantità di denaro» di cui disponeva grazie alle risorse pubbliche a lui destinate. «La sensazione di ritenersi uno cui tutto è permesso era cominciata da tempo, dalle operazioni (del gruppo Wagner; ndr) in Siria e in Africa», ha detto Kiseliov, aggiungendo che tale sensazione si è rafforzata dopo la presa delle città ucraine di Soledar e Bakhmut da parte dei mercenari dell’ex cosiddetto «cuoco di Putin». «Prigozhin credeva che avrebbe potuto opporsi al contempo al Ministero della Difesa, allo Stato e al medesimo presidente». Secondo Kiseliov, il capo della Wagner ha ricevuto soldi pubblici per 858 miliardi di rubli, l’equivalente di 9,6 miliardi di dollari, come ammesso dal presidente russo Vladimir Putin per la prima volta.

Ore 02:39 - Usa-Cina, Janet Yellen in visita a Pechino dal 6 luglio

La segretaria al Tesoro americano Janet Yellen sarà nella Repubblica Popolare Cinesa da giovedì 6 a domenica 9 luglio, dove avrà una serie di incontri ufficiali. Lo ha reso noto il Tesoro Usa. Nel corso del soggiorno, Yellen si intratterrà con esponenti del governo cinese «sull’importanza per i due Paesi, in quanto principali economie mondiali, di gestire le relazioni in modo responsabile», spiega un comunicato del Tesoro.

Ore 03:43 - Kiev: «Circa 100 dipendenti hanno lasciato la centrale di Zaporizhzhia»

Circa 100 dipendenti del monopolio nucleare russo Rosatom hanno lasciato la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, nella città di Energodar, attualmente occupata dai russi. Lo ha dichiarato il sindaco della città, Dmytro Orlov, in un commento a Radio Ucraina. Circa 6.000 lavoratori dell'impianto si trovano attualmente a Energodar, ma non sono autorizzati a lavorare nella centrale a meno che non firmino un contratto con Rosatom, ha spiegato Orlov. «Le autorità di occupazione non permettono loro di lasciare la città», ha aggiunto. Anche alcuni dei collaboratori ucraini che hanno firmato contratti con Rosatom hanno lasciato la città. Il sindaco lancia anche l'allarme in caso di esplosione nella centrale nucleare, perché in città non ci sono rifugi in cui la gente possa nascondersi: «Gli occupanti stanno usando la centrale per ricattare il mondo intero», ha concluso Orlov.

Ore 03:45 - Crimea, code di vacanzieri russi al confine

(di Irene Soave) Vacanze russe. Code di turisti al confine con la Crimea nel territorio di Krasnodar, auto che arrivano dalla madrepatria nel territorio «riconquistato» in una fila alla dogana lunga 9 chilometri, che intasa il ponte di Crimea da sabato mattina. Come in tempo di pace; più che in tempo di pace. Agli ucraini la magra consolazione di ribattezzarli, perfidamente, «katsap»: da «tsap», «capre». Tornatevene in Katsapstan, scrive qualcuno su Twitter.

Del resto i pacchetti vacanza all-inclusive in Crimea dei tour operator russi hanno prezzi stracciati, di lancio. Meglio: di rilancio. Ad aprile il ministro degli esteri ucraino Dmitro Kuleba comunicava che le ricerche in russo online per vacanze sul Mar Nero erano colate a picco. «Persino i russi capiscono che fare le vacanze in un territorio usurpato non si fa». (...)

Ore 03:47 - Zaporizhzhia, che cosa significa «esplosione nucleare controllata»?

(di Massimo Sideri) La Russia non rinuncia ad alimentare l’ansia atomica. Questa volta lasciando trapelare, secondo Kiev, lo scenario di una «esplosione nucleare controllata» nella centrale di Zaporizhzhia, fin dall’inizio del conflitto al centro delle preoccupazioni dell’Ucraina, dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) e dei Paesi europei. Ma cosa significa «controllata»? Ha un qualche senso scientifico?

In generale qualunque reazione nucleare all’interno di un reattore civile è per definizione «controllata». Una centrale nucleare è di fatto una tecnologia per eliminare il pericolo che le radiazioni causate dalla rottura dell’atomo — generalmente dell’uranio arricchito — possano causare danni all’esterno. Ma l’affermazione è un ossimoro: una esplosione della centrale nucleare ucraina non può essere controllata, al limite decisa. Non è come far collassare un edificio o come colpire una centrale elettrica. Chiaramente i russi sanno bene che un’esplosione di una centrale atomica non potrebbe che causare perdite di radioattività ed è proprio questo il fantasma che si vuole richiamare (quello di Chernobyl), non a caso in un momento di incertezza sulla tenuta interna del Paese e sulla leadership dello stesso Putin.

Ore 05:56 - Kiev: in una settimana uccisi 5 mila soldati russi

In una settimana le forze di difesa dell’Ucraina hanno eliminato circa 5.000 soldati russi e distrutto 154 sistemi di artiglieria. Lo ha scritto su Telegram - come riporta Ukrinform - il primo viceministro della Difesa dell’Ucraina, il tenente generale Oleksandr Pavliuk. «Dal 26 giugno al 2 luglio - dichiara - le forze di difesa dell’Ucraina hanno eliminato circa 5.030 militari nemici». Inoltre - secondo il rapporto citato da Pavliuk - l’esercito russo ha perso 22 carri armati, 82 veicoli corazzati da combattimento, 154 sistemi di artiglieria, 13 sistemi di razzi a lancio multiplo, 5 sistemi di difesa aerea, 81 unità di veicoli a motore e 31 unità di equipaggiamento speciale.Infine sono stati abbattuti un aereo nemico (un caccia russo Su-25 il 28 giugno), due missili e 85 droni.

Ore 06:18 - Mosca: nessun rischio per la Russia con il ritiro della Wagner dal fronte

«Il ritiro della Wagner dal fronte in Ucraina non pone rischi per il nostro potenziale di combattimento poiché le forze armate russe dispongono di mezzi sufficienti per sostituire il suo apporto». Lo ha dichiarato alla Tass il capo del comitato di difesa della Duma, Andrey Kartapolov. «Al momento dell’ammutinamento - ha aggiunto - non c’erano combattenti Wagner in prima linea poiché erano tutti nelle retrovie. La resistenza alla controffensiva ucraina è stata condotta praticamente senza il loro coinvolgimento. Ad oggi non vi è alcun rischio di calo del potenziale di combattimento, sia nella prospettiva di medio che di lungo termine».

Ore 07:15 - Medvedev: «La Russia è minacciata dal potenziale ingresso dell’Ucraina nella Nato»

« Noi abbiamo sempre chiesto solo una cosa: di tenere conto delle nostre preoccupazioni e di non invitare le ex parti del nostro Paese nella Nato», ha scritto Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, in un articolo pubblicato domenica sul quotidiano statale Rossiyskaya Gazeta.

« Soprattutto quelli con cui abbiamo dispute territoriali. Pertanto, il nostro obiettivo è semplice: eliminare la minaccia dell’adesione dell’Ucraina alla Nato», ha proseguito l’ex presidente e primo ministro russo, scrivendo che finché ci saranno ostilità attive in Ucraina, il Paese non sarà accettato nella Nato. La Russia è pronta a rendere deliberatamente permanente l’attuale conflitto, perché «è una questione di esistenza della Russia», ha precisato Medvedev.

Ore 07:20 - Mosca: «Nessuna mobilitazione dopo il ritiro della Wagner»

«Non c’è bisogno di una nuova ondata di mobilitazione in Russia e non ce ne sarà alcuna dopo il ritiro della Wagner dalla zona dell’operazione militare speciale in Ucraina». Lo ha detto alla Tass il capo del comitato di difesa della Duma, Andrey Kartapolov. «Il presidente Putin - ha aggiunto - è stato chiaro e preciso affermando che non ci sarà una nuova mobilitazione. C’è un reclutamento pianificato di militari su base contrattuale, c’è una formazione pianificata di unità e distaccamenti, compresa la riserva, e il loro addestramento è in corso. Non c’è bisogno di organizzare un’altra ondata di mobilitazione oggi e non ce ne sarà nel prossimo futuro».

Ore 07:27 - Kiev: abbattuti 13 droni sui 17 lanciati dai russi nella notte

L’aeronautica militare ucraina, nel suo ultimo aggiornamento Telegram, riferisce di aver abbattuto 13 dei 17 droni lanciati dai russi nella notte. «Nella notte del 3 luglio 2023, le forze di occupazione russe hanno effettuato un altro attacco con droni iraniani `Shahed-136/131´ dalla direzione sud-est. In totale sono stati registrati 17 lanci. Nelle regioni meridionali, orientali e centrali, la difesa antiaerea ha funzionato e a seguito del combattimento antiaereo, 13 Uav d’attacco Shahed-136/131 sono stati distrutti», ha scritto l’aeronautica di Kiev.

Ore 07:28 - La Wagner sospende il reclutamento per un mese

La brigata Wagner sospenderà per un mese le sue attività di reclutamento mentre si sposta in Bielorussia. A riferirlo è la stessa compagnia di mercenari con un post su Telegram. «A causa della temporanea mancata partecipazione della Pmc Wagner all’operazione militare speciale e del trasferimento nella Repubblica di Bielorussia, stiamo temporaneamente sospendendo il lavoro dei centri di reclutamento regionali per la Pmc Wagner per un periodo di 1 mese».

Ore 07:34 - Karasin al Guardian: «Trasferiti dall’Ucraina in Russia 700 mila bambini»

La Russia avrebbe trasferito «negli ultimi anni» 700.000 bambini dalle zone di conflitto dell’Ucraina al territorio russo. Lo ha riferito il capo del comitato internazionale del Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento russo, Grigory Karasin. «Negli ultimi anni, 700.000 bambini hanno trovato rifugio da noi, fuggendo dai bombardamenti delle zone di conflitto in Ucraina», ha detto Karasin sul suo canale Telegram, citato dal Guardian.

Ore 07:38 - Medvedev: «L’apocalisse nucleare è probabile»

Medvedev, ex presidente russo, ha scritto sul suo canale Telegram che «un’apocalisse nucleare non è solo possibile, ma anche abbastanza probabile».

«Ci sono almeno due ragioni - prosegue - Primo. Il mondo è impegnato in uno scontro molto peggiore che durante la crisi dei Caraibi, perché i nostri avversari hanno deciso di sconfiggere la più grande potenza nucleare: la Russia. Sono, senza dubbio, degli idioti squattrinati, ma è proprio così». Medvedev aggiunge che «la seconda ragione è piuttosto banale: le armi nucleari sono già state utilizzate, il che significa che non ci sono tabù!».

Ore 08:16 - Putin, primo vertice multilaterale (con Cina e India) dopo la rivolta della Wagner

Durante questa settimana il leader russo Vladimir Putin terrà dei colloqui con il presidente cinese Xi Jinping e quello indiano Narendra Modi, per quello che è il primo vertice multilaterale dalla ribellione del gruppo Wagner. I tre leader si riuniranno virtualmente domani per un vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, un gruppo di sicurezza fondato da Russia e Cina per contrastare le alleanze occidentali dall’Asia orientale all’Oceano Indiano. Il forum è importante per Mosca che vuole dimostrare che l’Occidente non è riuscito a isolarla. Il gruppo comprende le quattro nazioni dell’Asia centrale di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Dal 2017 fa parte il Pakistan, mentre l’Iran dovrebbe aderire martedì. Anche la Bielorussia è in attesa dell’adesione.

Ore 08:36 - Kiev: «In 7 giorni liberati 37 km quadrati a est e a sud

la viceministra della Difesa ucraina Hanna Malyar in un aggiornamento su Telegram, sostiene che «nell’ultima settimana» le forze ucraine hanno liberato in totale più di 37 chilometri quadrati a est e sud del Paese. «A seguito del miglioramento della posizione operativa (tattica) e dell’allineamento della linea del fronte, l’area liberata è stata aumentata di 9 km quadrati» a est, ha scritto Malyar. Nello stesso periodo, a sud «i territori liberati sono aumentati di 28,4 km quadrati. In totale, l’area sgomberata nel sud è di 158,4 km quadrati», ha sottolineato.

Ore 09:15 - Due civili ucraini uccisi dai raid russi nel Donetsk

Il capo dell’amministrazione militare regionale del Donetsk, Pavlo Kyrylenko, ha scritto su Telegram che i raid russi delle ultime 24 ore hanno provocato la morte di due civili. «In serata, i russi hanno lanciato un attacco missilistico su Pokrovsk, uccidendo 1 persona e danneggiando lo stabile di un panificio», riferisce Kyrylenko. L’altra vittima, aggiunge, si è registrata a Novo Komar. Tre persone sono state ferite.

Ore 09:29 - «Prigozhin avrebbe ricevuto 17 miliardi di euro, è andato fuori di testa a causa dei troppi soldi che ha fatto»

Il leader della Wagner, Evgenij Prigozhin, «è andato fuori di testa a causa dei grandi soldi» fatti in questi anni: lo ha detto l’opinionista tv Dmitry Kiselev, nel suo programma televisivo settimanale Rossija 1, come riporta il Moscow Times. «Pensava di poter sfidare personalmente il ministero della Difesa, lo stato stesso e il presidente», ha aggiunto sostenendo che il gruppo Wagner avrebbe ricevuto dallo Stato russo oltre 17,5 miliardi di euro (circa 17 mila miliardi di rubli), divisi in contratti governativi (860 miliardi di rubli) e servizi forniti dalla holding Concord (845 miliardi di rubli) in mano all’ex cuoco di Putin.

Ore 09:53 - 8 km di coda verso la Crimea, traffico dei vacanzieri russi nonostante i rischi della controffensiva ucraina

Il pericolo dei bombardamenti con i droni e la possibilità che la Crimea diventi un obiettivo della controffensiva ucraina non sembra fermare il flusso dei vacanzieri russi verso le spiagge della penisola sul Mar Nero, annessa nel 2014 da Mosca. La lunga attesa è prima di tutto dovuta ai severi controlli a cui sono soggetti i passeggeri dei veicoli e i loro bagagli. La coda di auto per attraversare il Ponte di Crimea è stamane di otto chilometri e il tempo di attesa è stimato in cinque ore, secondo il responsabile per i trasporti dell’amministrazione russa locale, Nikolai Lukashenko, citato dall’agenzia Ria Novosti. Sabato la coda aveva raggiunto in nove chilometri e domenica di otto. Solo durante la notte si è ridotta leggermente, a sei chilometri, per tornare poi ad allungarsi.

Ore 09:54 - Pechino: rafforzare i rapporti tra le forze armate di Cina e Russia

La Cina ha auspicato di poter continuare ad approfondire il rapporto tra le sue forze armate e quelle russe, e di espandere la cooperazione tra le Marine militari dei due Paesi. Il ministro della Difesa cinese Li Shangfu, incontrando a Pechino il comandante in capo della Marina russa Nikolay Yevmenov, ha detto di ritenere che, «attraverso gli sforzi congiunti, il rapporto tra i due eserciti continuerà ad approfondirsi e a solidificarsi, e continuerà a fare nuovi progressi per raggiungere un nuovo livello», ha riferito una nota del ministero della Difesa di Pechino.

Ore 10:00 - Mosca, sventato un piano per uccidere il capo filorusso della Crimea

Il servizio di sicurezza russo dell’Fsb sostiene di aver sventato un piano per uccidere il capo filorusso della Crimea, arrestando un uomo sospettato di voler far esplodere la sua auto. «Un tentativo di omicidio contro il capo della Repubblica di Crimea Sergey Aksyonov, pianificato dalle agenzie di intelligence ucraine, è stato sventato», si legge in una nota dell’Fsb citata dall’agenzia russa Tass. Secondo le autorità russe, «le attività operative e di ricerca hanno permesso di identificare un cittadino russo nato nel 1988 che era stato reclutato da ufficiali del servizio di sicurezza ucraino (Sbu) e aveva ricevuto un addestramento di sabotaggio e ricognizione in Ucraina». Il presunto attentatore «non è riuscito a portare a termine i suoi piani criminali poiché è stato arrestato mentre rimuoveva un ordigno esplosivo da un nascondiglio».

Ore 11:01 - Ministro della Difesa tedesco in visita in Polonia, focus sui sistemi Patriot

Boris Pistorius, ministro della Difesa tedesco, è arrivato oggi in Polonia per una visita che si concentrerà sul contingente del sistema antiaereo Patriot della Bundeswehr. Il programma della visita di Pistorius prevede anche un incontro con il suo omologo polacco Mariusz Blaszczak in una caserma della città di Zamosc. Nell’incontro si prevede che verranno discussi il possibile ulteriore stazionamento dei sistemi di difesa aerea tedeschi e le controversie irrisolte sulla costruzione e il funzionamento di un centro di riparazione per i principali carri armati Leopard 2, forniti all’Ucraina negli ultimi mesi. Dopo l’incontro, Pistorius visiterà le postazioni di tiro dei sistemi antiaerei Patriot progettati per proteggere lo spazio aereo della Polonia. Circa 320 membri della Forze armate tedesche sono stati schierati a Zamosc dalla fine di gennaio per gestire un totale di tre sistemi Patriot presenti in due sedi. Zamosc non è lontano dal confine della Polonia con l’Ucraina.

Ore 11:28 - Von der Leyen: «Bisogna assicurare Putin e i suoi seguaci alla giustizia»

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, afferma in una nota che «l’invasione russa dell’Ucraina continua a portare ogni giorno orrori indicibili. Le notizie profondamente preoccupanti sugli attacchi deliberati contro i civili, compresi i bambini, sono diventate un crudele promemoria quotidiano dello spargimento di sangue che Putin ha riportato nel nostro continente».

«Le prove di innumerevoli crimini internazionali commessi dalla Russia si stanno accumulando - continua -. Il nuovo centro di persecuzione internazionale svolgerà un ruolo chiave nell’assicurare che i colpevoli siano assicurati alla giustizia, anche per il reato di aggressione. Non lasceremo nulla di intentato per ritenere Putin e i suoi accoliti responsabili».

Ore 11:34 - All’Aja nasce il centro Ue contro i crimini russi in Ucraina

Eurojust, l’unità di cooperazione giudiziaria dell’Ue, ha inaugurato all’Aja il Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione contro l’Ucraina (Icpa). «Con l’istituzione dell’Icpa, l’Unione europea ribadisce il proprio impegno a garantire la piena responsabilità per i crimini internazionali commessi durante la guerra della Russia contro l’Ucraina, compreso il crimine di aggressione», ha detto il commissario Ue alla Giustizia Didier Reynders durante la conferenza stampa d’inaugurazione. «L’istituzione dell’Icpa è un chiaro segnale al mondo che il divieto dell’uso della forza continua ad essere il fondamento del nostro ordine internazionale basato sulle regole e che coloro che lo violano saranno ritenuti responsabili», ha aggiunto.

Ore 11:40 - Medvedev: «Il conflitto con l’Occidente durerà decenni. La Finlandia? Creata per errore da Lenin»

L’ex presidente russo Medvedev avverte che il conflitto con l’Occidente durerà decenni e che la guerra in Ucraina può diventare permanente. Nell’articolo pubblicato dal quotidiano Rossiyskaya Gazeta, l’attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo sostiene che l’attuale accordo sul grano dovrebbe finire: « Tutti si sono resi conto della dipendenza dai prodotti agricoli e alimentari del nostro Paese, che è il motivo dell’infinita campagna per l’accordo del grano. Anche se è già chiaro a tutti che non ce n’è bisogno così com’è e deve assolutamente essere terminato». Medvedev ha anche detto che la Finlandia è stata creata per errore da Lenin.

Ore 11:48 - Russia, ridotto l’export di petrolio: in agosto si fermerà a 500 mila barili

La Russia ridurrà volontariamente le sue esportazioni di petrolio di 500.000 barili al giorno in agosto. Lo ha annunciato il vice primi ministro Alexander Novak citato dalla Tass.

Ore 12:04 - Shoigu: «La rivolta è fallita perché le forze armate hanno dimostrato fedeltà»

I piani per destabilizzare la Russia sono «falliti perché le forze armate hanno mostrato fedeltà al loro giuramento e ai loro doveri». Lo ha detto il ministro della Difesa, Sherghei Shoigu, nel suo primo commento al tentato ammutinamento della Wagner. Lo riferisce l’agenzia Tass.

Ore 12:14 - Shoigu: «Abbiamo distrutto tutti i 16 carrarmati Leopard inviati a Kiev da Polonia e Portogallo»

«Le forze russe hanno distrutto tutti i 16 carri armati Leopard forniti dalla Polonia e dal Portogallo a Kiev», afferma il ministro della Difesa Shoigu che aggiunge, «l’Ucraina ha perso circa 2.500 unità di attrezzature varie in tutti i settori». «Le forze armate russe durante le operazione speciali continuano a sferrare colpi efficaci all’avversario diminuendo il suo potenziale di avanzata», sostiene il ministro.

Ore 12:25 - Zelensky a Odessa: Il nemico non detterà le condizioni nel Mar Nero

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è recato in visita nella città costiera di Odessa e insieme al capo di Stato maggiore ha ascoltato una relazione sulla situazione attuale e sui piani strategici della Marina del Paese per la difesa delle coste. «Il nemico non detterà sicuramente le condizioni nel Mar Nero, e gli occupanti dovranno avere paura di avvicinarsi alla nostra Crimea ucraina e alla nostra costa del Mar d’Azov - ha detto - come le navi russe hanno già paura di avvicinarsi alla nostra costa del Mar Nero».

Ore 12:37 - Procuratore generale: oltre 93 mila crimini guerra

«Abbiamo attualmente registrato più di 93 mila episodi di crimini di guerra. Nel corso della guerra il nostro sistema nazionale sta lavorando sodo. Quindi, per altri crimini di guerra abbiamo 347 persone segnalate come sospette, abbiamo incriminato 207 persone che sono state portate in tribunale e abbiamo già 53 autori condannati per diversi crimini di guerra commessi sul suolo ucraino e contro gli ucraini». Lo ha dichiarato il procuratore generale dell’Ucraina, Andriy Kostin, nella conferenza stampa sul lancio del Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione contro l’Ucraina a L’Aia, nei Paesi Bassi.

Ore 12:38 - Zelensky: guerra non finirà finché la Crimea sarà occupata

La guerra in Ucraina non finirà finché la Crimea sarà occupata dalla Russia. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un’intervista alla Cnn. «Non possiamo immaginare l’Ucraina senza la Crimea. E mentre la Crimea resta sotto l’occupazione russa, significa solo una cosa: la guerra non è ancora finita», ha detto il leader ucraino intervistato ieri a Odessa. Se dovesse esserci uno scenario di pace senza la Crimea, «allora non sarà la vittoria», ha detto.

Ore 12:39 - Nato, il 90% delle forze di terra russe è impegnato in Ucraina

«Il 90% delle forze di terra russe è al momento impegnato in Ucraina». Lo ha detto il presidente del Comitato militare della Nato, l’ammiraglio Rob Bauer, precisando che le forze russe sono ancora molto capaci per quanto riguarda «l’aviazione, la marina, il cyber e il nucleare». «I nostri piani di difesa futuri non si basano sullo stato attuale delle forze russa ma su quello pre-24 febbraio 2022», ha sottolineato. «I russi andranno a ricostituire le perdite nell’esercito e abbiamo dunque qualche anno di tempo: non dobbiamo mai sottovalutare la loro capacità poiché più volte nella storia hanno dimostrati di sapersi rimettere in piedi», ha aggiunto. Baur ha poi evidenziato che i russi si muovono «con grande circospezione e attenzione» quando operano in zone che confinano direttamente con la Nato. «Non vogliono rischiare un conflitto con noi», ha spiegato.

Ore 12:42 - Zelensky: scorsa settimana difficile ma facciamo progressi

«La scorsa settimana è stata difficile in prima linea. Ma stiamo facendo progressi». Lo scrive su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky pubblicando un video delle battaglie al fronte. «Stiamo andando avanti, passo dopo passo! Ringrazio tutti coloro che difendono l’Ucraina, tutti coloro che stanno conducendo questa guerra fino alla vittoria dell’Ucraina», ha aggiunto.

Ore 12:51 - Procuratore Kiev: l’Ucraina ratificherà lo statuto Cpi presto

«La mia posizione è che l’Ucraina ratificherà lo statuto di Roma e diventerà parte della famiglia dei Paesi della Corte Penale Internazionale al più presto, dobbiamo solo aspettare che il Parlamento ucraino confermi la ratifica». Così il procuratore generale dell’Ucraina Andriy Kostin durante la conferenza stampa di presentazione del Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione contro l’Ucraina all’Aja. «L’Ucraina ha già implementato una serie di modifiche interne che permettono agli uffici della Cpi maggior competenza per investigare i crimini russi in Ucraina. L’apertura dell’ufficio del procuratore della Cpi a Kiev è una conferma della collaborazione tra Kiev e la Corte», ha spiegato il procuratore.

 Ore 13:02 - Medvedev: «Apocalisse nucleare è abbastanza probabile»

«Un’apocalisse nucleare non è solo possibile, ma anche abbastanza probabile». Su Telegram, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, è tornato a sventolare lo spettro del disastro atomico. «Ci sono almeno due ragioni», ha spiegato, «primo, il mondo è in uno scontro molto peggiore che durante la crisi dei Caraibi, perché i nostri nemici hanno deciso di sconfiggere davvero la più grande potenza nucleare, la Russia. Sono degli idioti ma è proprio così». La seconda ragione, ha concluso Medvedev, «è piuttosto banale: le armi nucleari sono già state utilizzate sapete bene da chi e dove, il che significa che non ci sono tabù».

Ore 13:04 - Ue, Von der Leyen: in presidenza Spagna ribadire sostegno Kiev

«La presidenza spagnola del Consiglio Ue arriva in un momento fondamentale» con «molti fascicoli legislativi importanti che devono essere conclusi entro la fine del mandato. E dobbiamo insistere sul sostegno all’Ucraina, sul rafforzamento della nostra competitività e sul dialogo con i partner globali». Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un tweet in occasione della visita dell’esecutivo Ue a Madrid per l’inizio del semestre spagnolo di presidenza Ue. Alle 14:45 è prevista la conferenza stampa di von der Leyen e del premier spagnolo, Pedro Sanchez.

Ore 13:29 - Kiev: Putin e Lavrov siano processati per aggressione

«L’attuale presidente, primo ministro e ministro degli affari esteri della Federazione Russa devono essere tra gli imputati del processo sul reato di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Questo è necessario per far si che questo caso, ed il tribunale che se ne occupa, siano credibili a livello internazionale». Così il procuratore generale dell’Ucraina, Andriy Kostin, durante la conferenza stampa di presentazione del Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione contro l’Ucraina all’Aja.

Ore 13:52 - Pamfilova: «Dalle presidenziali del 2024 dipende il destino della Russia e del mondo intero»

«Le imminenti presidenziali non sono una consultazione ordinaria, ma elezioni da cui dipenderà il destino non solo della Russia, ma del mondo per molti anni a venire. E i nostri colleghi lo capiscono», ha dichiarato Ella Pamfilova, capo della Commissione elettorale centrale russa, in un incontro con Vladimir Putin. A queste dichiarazioni aggiunge che la Commissione elettorale eserciterà il suo diritto a rinviare la consultazione nelle quattro nuove regioni annesse alla Russia se la situazione rimarrà tesa come oggi. Come riporta l’agenzia di stampa russa Ria Novosti.

Ore 14:11 - Incontro a Pechino tra il ministro della Difesa Li e il comandante della Marina Yevmenov

Li Shangfu, ministro della Difesa della Cina, ha incontrato a Pechino il comandante in capo della Marina russa l’ammiraglio Nikolai Yevmenov . Li ha ricordato come la cooperazione tra le rispettive forze armate si sia «sviluppata costantemente» sotto la guida dei presidenti Xi Jinping e Vladimir Putin. Pechino auspica poi un rafforzamento degli scambi a tutti i livelli e di tenere esercitazioni congiunte con le controparti russe su base regolare.

Ore 14:17 - Nato: «Non sottovalutare la capacità della Russia di riprendersi»

«Non bisogna sottovalutare la capacità delle truppe russe di riprendersi. Sono indebolite, ma non sconfitte» ha dichiarato il presidente del Comitato militare della Nato, l’ammiraglio Rob Bauer. Ha poi aggiunto: «Quello che vediamo, in generale, è che i russi sono attenti alla Nato. Non cercano un conflitto con la Nato. Penso che sia un segnale del fatto che sono molto, molto occupati». Insomma, secondo Bauer per il momento i russi non sono nelle condizioni di «fare qualcosa» oltre all’Ucraina, considerando che il 94% delle loro forze è impegnato in combattimento; non è però un valido motivo per sottovalutare la Russia, che potrebbe essere in grado di «ricostruirsi».

Ore 14:50 - Diffuso su Telegram un nuovo audio di Prigozhin: «Presto altre vittorie»

Sembra proprio la voce di Yevgeny Prigozhin quella dell’audio diffuso sul canale Telegram Grey Zone, vicino alla Wagner. Nell’audio, promette «nuove vittorie al fronte in un futuro prossimo». La registrazione è lunga una quarantina di secondi e non è stata diffusa dagli altri canali solitamente utilizzati per le comunicazioni del gruppo. «Oggi - continua il messaggio - abbiamo bisogno del vostro sostegno più che mai. Grazie per questo. Voglio che capiate che la nostra “marcia per la giustizia” (come definisce il tentato colpo di stato del 24 giugno, ndr) era diretta a combattere i traditori e mobilitare la nostra società. E penso che abbiamo ottenuto molto di questo».

Il servizio stampa del capo della Wagner non ha rilasciato commenti ufficiali e lo stesso Prigozhin nell’audio non fornisce informazioni sui suoi piani futuri e su dove si trovi esattamente. Da notare che ora la compagnia Wagner non è in prima linea in Ucraina. In precedenza, il capo della commissione Difesa della Duma di Stato, Andrei Kartapolov, aveva riferito che Prigozhin si è rifiutato di firmare un contratto con il ministero della Difesa russo sulla riassegnazione dei combattenti al dicastero. Dopo la fine della ribellione, Prigozhin ha rilasciato una sola dichiarazione: il 26 giugno, il suo servizio stampa ha pubblicato una registrazione di 11 minuti in cui ha dato la sua versione di quanto accaduto e ha assicurato che non avrebbe «rovesciato il regime». Il Cremlino ha riferito che come parte dell’accordo per porre fine alla rivolta, Prigozhin sarebbe «partito» per la Bielorussia. Una condizione che il capo della Wagner non ha mai smentito né confermato. Il 27 giugno, l’aereo dell’uomo d’affari è atterrato all’aeroporto militare di Machulishchy, vicino a Minsk. Lo stesso giorno Aleksnder Lukashenko ha confermato che Prigozhin era effettivamente in Bielorussia.

Ore 15:40 - Sanchez ricorda la scrittrice morta in Ucraina

Il premier spagnolo Pedro Sanchez, nella conferenza stampa congiunta con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al termine della riunione del collegio dei commissari Ue a Madrid, primo atto della presidenza di turno della Spagna, ha ricordato «la scrittrice Victoria, ha cambiato la sua vita ed è morta per le ferite riportate in un bombardamento».

«Il mondo intero deve avere chiaro che non faremo nessun passo indietro e l’Unione europea appoggerà l’Ucraina fintanto che andrà avanti questa invasione e che lo farà anche nella pace prospera che ci sarà, speriamo il più presto possibile» e «accompagnando l’Ucraina verso l’adesione all’Ue» con «l’Europa e l’Ucraina unite fino alla vittoria finale», ha aggiunto Sanchez.

Ore 15:46 - Centrale Zaporizhzhia collegata a linea elettrica di riserva

La centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia è stata ricollegata alla sua unica linea elettrica di riserva disponibile a quattro mesi dai danni subiti, ma la situazione energetica del sito rimane estremamente vulnerabile durante il conflitto militare in corso. Lo ha affermato il direttore generale Rafael Mariano Grossi dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Il collegamento della centrale all’unica linea elettrica rimanente da 330 kilovolt (kV) - su sei di tali linee di riserva prima del conflitto - è stato interrotto il 1° marzo a causa dei danni subiti dall’altra parte del fiume Dnipro e ripristinato la sera del 1 luglio. I lavori per riallacciare l’elettrodotto erano stati ostacolati dalla difficile situazione della sicurezza nella regione meridionale.

Ore 16:06 - Von der Leyen: momento decisivo per l’Ucraina, più sostegno Ue

«Abbiamo parlato dell’agenda legislativa nei prossimi sei mesi. La Spagna sta prendendo la presidenza in un momento decisivo per l’Ucraina, un momento in cui dobbiamo aumentare gli sforzi a sostegno. Il nostro dovere è essere all’altezza del coraggio dell’Ucraina e serve un sostegno finanziario regolare». Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in conferenza stampa con il premier Pedro Sanchez. Abbiamo previsto un sostegno di 50 miliardi per l’Ucraina e «contiamo sul governo spagnolo» perché vada in porto la revisione del bilancio pluriennale, ha spiegato von der Leyen sottolineando l’importanza di «mantenere le sanzioni» e del sostegno militare: «Necessitiamo della presidenza spagnola per finalizzare la misura Asap, per fornire munizioni».

Ore 17:16 - Ambasciatrice Usa visita reporter Wsj in carcere a Mosca

Lynne Tracy, ambasciatrice degli Stati Uniti in Russia, ha fatto visita a Evan Gershkovich, reporter del Wall Street Journal incarcerato a Mosca. La visita poco più di una settimana dopo che un tribunale ha accolto una richiesta del Servizio di sicurezza federale russo, o FSB, di estendere la detenzione del giornalista almeno fino al 30 agosto in attesa del processo.

Gli Stati Uniti hanno spesso accusato la Russia di ignorare il diritto internazionale ritardando o privando gli americani incarcerati dell’accesso diplomatico. Gershkovich, un cittadino americano di 31 anni accreditato regolarmente presso il ministero degli Esteri russo come giornalista, è stato arrestato da agenti dell’Fsb durante un viaggio di lavoro nella città russa di Ekaterinburg il 29 marzo.

Ore 17:21 - Mosca, arrestato sesto vicerettore in un anno

Maxim Nazarov, vicerettore dell’Accademia dell’economia nazionale e della pubblica amministrazione (Ranepa) è stato arrestato a Mosca con l’accusa di truffa. Lo riporta il sempre informato canale Telegram Baza, rilanciato dal Moscow Times.

Secondo gli inquirenti, il vicerettore è stato complice di un’operazione di impiego fittizio presso l’università di dipendenti del ministero dell’Istruzione e della Scienza. L’arresto sarebbe avvenuto il 27 giugno. Nazarov ha trascorso diversi giorni in un centro di detenzione temporanea e il 29 giugno il tribunale Tverskoy di Mosca ha stabilito nei suoi confronti una misura preventiva, vietandogli determinate azioni: non può utilizzare internet, le comunicazioni mobili né comunicare con i dipendenti della Ranepa e del ministero dell’Istruzione e della scienza.

Ore 17:35 - Caccia alle spie in Brasile, diventato l’hub degli illegali che Mosca infiltra in Occidente | Il punto militare

(Di Guido Olimpio e Andrea Marinelli) Brasilia indaga, teme che il Paese sia diventato il punto di partenza per molti «illegali», gli agenti segreti russi addestrati ad operare in clandestinità in Occidente. È più di un sospetto, è una quasi certezza basata su numerosi elementi emersi nell’arco di pochi mesi. Non può essere un caso e neppure una coincidenza se gli episodi si ripetono. Infatti, secondo il Wall Street Journal, gli inquirenti locali hanno deciso di guardare in profondità, scrutinando passato, situazioni anomale, segnalazioni. Magari partendo da quanto è stato scoperto all’estero in Paesi diversi. Difficile parlare di «congiura» anti-Mosca.

Il primo fascicolo riguarda il signor Viktor Muller Ferreira, respinto in Olanda e deciso a infiltrarsi nella Corte Internazionale dell’Aja. L’intelligence occidentale doveva sapere da tempo chi fosse perché la polizia lo ha intercettato subito, senza dargli tempo di combinare guai. E lo ha mandato d’urgenza da dove era arrivato: il Brasile. Il suo vero nome sarebbe Sergei Cherkasov, elemento dello spionaggio russo che si è creato una «vita» fingendo di essere brasiliano. La sua leggenda, come viene definita in gergo, è una sequenza di fatti cronologici inventati dai suoi superiori. Tutte frottole per essere in grado di «entrare» in un Paese occidentale come sudamericano. Ora è in prigione.

Ore 18:07 - Sale a 2 il conto dei morti a Sumy

Sono saliti a 2 i morti nell’attacco russo di questa mattina con droni kamikaze Shahed 136 sulla città ucraina di Sumy, nel nord dell’Ucraina. I droni hanno colpito alcuni edifici residenziali e ferito altri 19 civili. Lo riferisce l’amministrazione regionale di Sumy in un messaggio Telegram, come riporta Ukrinform.

Ore 18:16 - La Wagner avrebbe iniziato l’addestramento in Bielorussia

Secondo il gruppo Telegram Grey Zone, lo stesso che ha diffuso in giornata il presunto audio di Prigozhin, il gruppo di mercenari Wagner trasferiti in Bielorussia avrebbe ricominciato l’addestramento, anche con l’impiego di armi pesanti e carri armati. Il gruppo si trova nei pressi di Osipovichi, a sud-est di Minsk.

Ore 18:33 - Telefonata tra Scholz e Zelensky: «Ribadito il sostegno all’Ucraina»

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha parlato oggi al telefono con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il cancelliere tedesco ha annunciato che la Germania continuerà a sostenere l’Ucraina, anche in campo militare. I due hanno infine discusso della situazione politica, militare e umanitaria in Ucraina, come riferito dal portavoce del governo federale, Steffen Hebestreit.

Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha commentato la telefonata con un tweet: « Il nostro supporto continuo e incrollabile è assicurato all’Ucraina per tutto il tempo necessario - ha scritto -. Insieme chiediamo l’estensione dell’accordo sul grano in considerazione della situazione alimentare globale oltre il 17 luglio».

Zelensky e Scholz hanno discusso le proprie posizioni anche in vista del vertice Nato a Vilnius dell'11 e del 12 luglio.

Ore 18:47 - Kuleba al telefono con il ministro dell’Europa francese in vista del vertice di Vilnius

«La prospettiva dell’adesione dell’Ucraina alla Nato è stata al centro della mia telefonata con Catherine Colonna», ministro dell’Europa e degli Affari esteri della Francia. Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. «Sono grato alla Francia per il suo incrollabile sostegno all’Ucraina - aggiunge -. Ho sottolineato che il vertice di Vilnius dovrebbe essere centrato, in particolare, sull’Ucraina nella Nato».

Ore 19:13 - L’Ucraina omaggia Victoria Amelina, la scrittrice morta a Kramatorsk

Il governo ucraino ha omaggiato la scrittrice Victoria Amelina, morta a 37 anni in ospedale dopo le gravi ferite riportate una settimana fa in un bombardamento russo sulla città ucraina Kramatorsk. «Condividiamo l’immenso dolore per la perdita ed estendiamo le nostre più sincere condoglianze alla famiglia, agli amici, ai suoi cari e ai colleghi di Victoria».

Ore 19:15 - Von der Leyen: «Impossibile immaginare l’Ue senza l’Ucraina»

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha dichiarato, al termine della conferenza stampa congiunta a Madrid con il premier spagnolo Sanchez: «Possiamo cercare di immaginare come sarà l’Unione europea nei prossimi anni: possiamo immaginarla senza l’Ucraina, senza la Moldova, senza il Balcani occidentali, e immaginare quelle parti d’Europa sotto l’influenza della Russia o della Cina? No, è impossibile». «Quindi - ha continuato - la direzione di viaggio è chiara. E naturalmente è per questo che ora dobbiamo cominciare a pensare come assicurare che l’Europa sia intera, che questi paesi siano parte dell’Unione europea».

La presidente ha poi continuato dicendo: «Dovremo anche discutere di come sarà il processo decisionale, dei finanziamenti comuni, o di come saranno le politiche comuni che porteremo avanti. Queste sono le questioni di principio che dobbiamo chiederci».

Ore 20:02 - Zelensky: «Basta abusi contro Saakashvili». E convoca ambasciatore georgiano a Kiev

«In questo momento, la Russia sta uccidendo il cittadino ucraino Mykhailo Saakashvili per mano delle autorità georgiane. Deve tornare rientrare nel suo Paese». Lo scrive su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky annunciando di aver incaricato il ministero degli Affari Esteri di convocare l'ambasciatore georgiano in Ucraina, «per esprimere la nostra forte protesta e per chiedergli di lasciare l'Ucraina entro 48 ore per tenere consultazioni con la sua capitale».

Ore 20:35 - Shoigu: «Neutralizzati 16 Leopard forniti a Kiev dagli alleati»

Le forze russe avrebbero distrutto sedici carri armati Leopard di fabbricazione tedesca. Lo ha detto oggi il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu in una teleconferenza con i comandanti militari, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Tass.

Ore 20:54 - Burns (Cia): «Guerra occasione per reclutare spie in Russia»

«La guerra in Ucraina è per la Cia un'opportunità epocale per reclutare spie in Russia». Lo ha detto il direttore dell'agenzia di intelligence William Burns, durante un intervento alla britannica Ditchley Foundation, secondo quanto riporta The Hill, che ha ottenuto una trascrizione del suo discorso. «La disaffezione per la guerra continua ad intaccare la leadership russa, insieme alla propaganda di Stato e alla repressione. Questa disaffezione crea per noi della Cia un'opportunità epocale».

Burns ha poi riferito che la Cia ha recentemente fatto ricorso ai social media, postando un video su Telegram, per far sapere ai «russi coraggiosi» come contattare l'agenzia in «modo sicuro» sul dark web. Nella prima settimana, ha detto, ci sono state 2,5 milioni di visualizzazioni.

Ore 21:07 - Kuleba: «Crediamo in un posto per l'Ucraina nella Nato»

Il ministro degli Esteri ucraino Dmitri Kuleba ha sentito al telefono la collega francese Catherine Colonna per parlare dell'adesione dell'Ucraina alla NATO, anche durante il vertice di Vilnius dell'11 e del 12 luglio. Lo ha scritto il capo della diplomazia di Kiev sul suo account Twitter.

Ore 22:41 - Paesi Baltici: «Una voce sola sul rafforzamento della Nato»

Si è svolta oggi a Bauska, in Lettonia, la riunione dei viceministri della Difesa dei Paesi baltici, dedicata alla preparazione del vertice Nato di Vilnius della prossima settimana. «Durante il vertice della Nato», ha detto il viceministro lituano, Zilvinas Tomkus, «i Paesi baltici parleranno con una sola voce. Concordiamo all'unanimità sulla necessità di rafforzare le capacità di difesa e deterrenza dell'Alleanza. Ci battiamo anche per l'adesione della Svezia alla Nato, per un chiaro percorso di adesione dell'Ucraina nelle strutture euroatlantiche e per maggiori investimenti nella difesa».

La guerra di Victoria Amelina e degli altri scrittori ucraini in cerca di verità. Storia di Paolo Giordano su Il Corriere della Sera il 4 luglio 2023.

Ieri la concretezza della guerra ha raggiunto un nuovo stadio per molti di noi: scrittori e scrittrici, giornalisti, traduttori. È accaduto inaspettatamente, in un momento in cui la nostra partecipazione emotiva era prosciugata. Ma Victoria Amelina la conoscevamo in tanti: nell’ultimo anno e mezzo è stata una delle voci ucraine più presenti all’estero, per via dei suoi libri tradotti, del suo inglese impeccabile e di una determinazione personale, che incuteva quasi soggezione.

L’ avevo intervistata per il insieme ad altri artisti, dieci giorni dopo l’invasione su larga scala, ed era stata lei a farmi da ponte verso altri autori. Mi aveva parlato del festival letterario che negli anni del conflitto a bassa intensità organizzava a New York, in Donbass, molto vicino al fronte, poi aveva commentato con tristezza: «Suppongo che d’ora in avanti tutti i festival ucraini saranno sul fronte».

Da quel momento Victoria Amelina si è dedicata alla documentazione dei crimini di guerra russi insieme all’associazione Truth Hounds, i «segugi della verità»: crimini contro gli esseri umani ma anche contro il patrimonio artistico, perché si tende a dimenticare che l’aggressione russa non mira solo alla dominazione geopolitica ma a una cancellazione identitaria culturale dell’Ucraina.

I suoi tweet erano sempre corredati da una fotografia, scene di distruzione, colleghi uccisi al fronte ma a volte anche fiori e cestini di fragole. Talvolta compariva lei stessa, una giovane donna con i capelli lunghi sempre sciolti. In una poesia di maggio 2022 scriveva: «E tu mai, / ricordatelo, mai / sarai senza la tua casa».

Il 23 giugno, alla fiera del libro di Kiev, Victoria ha presentato la pubblicazione del diario di Volodymyr Vakulenko, un altro scrittore, ucciso nella zona di Izyum, il cui corpo è stato ritrovato nelle fosse comuni e identificato grazie al Dna. È stata lei a disseppellire (letteralmente: disseppellire) il diario, nascosto dove lui aveva indicato. Quattro giorni dopo la fiera di Kiev, il 27 giugno, Victoria era di nuovo in viaggio nelle aree liberate del Donetsk, insieme a una delegazione di scrittori e giornalisti colombiani, tra cui Hector Abad Faciolince. Si sono fermati a mangiare al ristorante Ria. «Ero di fronte a lei — mi ha scritto Hector Abad —. Stavamo scherzando sul fatto che non si potesse bere dell’alcol a Kramatorsk. Lei aveva in mano una birra zero e io un bicchiere di succo di mela. Mi ha detto sembra whisky, e ha sorriso. In quel momento ci è cascata la morte dal cielo».

Il giorno in cui è stata colpita da un missile di precisione, Victoria stava producendo cultura.

Volti, storie (e voci) degli artisti d’Ucraina: «Noi esistiamo, andarcene sarebbe diserzione»

In quel momento era una scrittrice e faceva quello che una scrittrice può trovarsi a fare in tempo di guerra: mostrare ad altri che cosa era successo e continuava a succedere nel suo Paese, contagiare il maggior numero di persone possibile con la verità, affinché loro ne contagiassero altre con la stessa verità, ovunque, fino in Colombia.

Da un anno e mezzo, chi scrive poesie e romanzi in Ucraina è anche un , un volontario o direttamente un soldato, ma rimane pur sempre uno scrittore, il tramite privilegiato con il mondo più largo, che tende a distrarsi, a dimenticare.

Victoria è stata trasportata a Dnipro, dove ha subito un intervento. Un’amica comune mi mandava brevi dispacci, mattino e sera, sulle sue condizioni, sulle condizioni di «Vika», raccomandandomi di tenerle riservate per cautela nei riguardi del figlio. La gravità era chiara dall’inizio, le speranze basse, forse nulle. Eppure anch’io, nel tempo della sua agonia, ho coltivato l’immagine irrealistica di quando l’avrei finalmente incontrata di persona, convalescente.

Da ieri, la morte portata dall’invasione dell’Ucraina ha zero gradi di separazione con me, con molti di noi. E la comunità degli scrittori — una comunità europea, mondiale — affronta il suo lutto più grave di questa guerra. Perché nell’ospedale di Dnipro non è solo morta una scrittrice: una scrittrice è stata uccisa facendo quello che tutti noi facciamo al nostro meglio nella nostra porzione di mondo, scrivendo, testimoniando, organizzando manifestazioni, coinvolgendo altri.

Victoria Amelina avrebbe potuto fare diversamente: smettere di andare in Donbass, a New York o Kramatorsk, e parlare della sua Ucraina da un posto sicuro. Gli inviti all’estero non le mancavano, la credibilità neppure, e noi l’avremmo ascoltata comunque. Ma dire che avrebbe potuto fare diversamente non significa che avesse scelta. Non scegliamo il presente da attraversare, e gli scrittori e le scrittrici non hanno neppure una vera scelta su come attraversarlo. Essere «segugi della verità» è spesso l’unico modo; lasciarsene investire è spesso l’unico modo, anche se a volte risulta il peggiore.

Il portavoce del Cremlino Peskov, rivendicando il bombardamento del 27 giugno, ha dichiarato che la Federazione Russa non colpisce infrastrutture civili ma solo obiettivi militari. Ho mangiato anch’io in quel ristorante–obiettivo militare di Kramatorsk. Sarebbe bello che i cripto propagandisti russi in Italia tacessero per un po’, non a lungo, certo che no, perché non si nega la parola a nessuno (qui), ma almeno per un po’, fino a quando Victoria non sarà sepolta. Quanto a me, alla domanda «vuoi tornare in Ucraina per cosa?», da oggi ho una risposta dolorosa ma anche molto facile: voglio tornarci per Vika.

In memoriam. Il coraggio di Viktoriya Amelina alla ricerca della verità e in difesa della cultura ucraina. Yaryna Grusha su L'Inkiesta il 3 Luglio 2023

Yaryna Grusha ricorda l’amica scrittrice che ha raccontato al mondo i crimini di guerra russi e le difficoltà degli artisti del suo Paese nel presente e nel passato. Era stata ferita mortalmente qualche giorno fa a Kramatorsk, nell’ennesima strage di civili compiuta da Mosca. Ora non c’è più. Ma un missile russo non potrà mai cancellarla 

Quando hai scritto che a maggio saresti stata a Venezia, un minuto dopo avevo preso i biglietti del treno. Ci eravamo viste l’ultima volta a Kyjiv nell’estate del 2021, poi la guerra ha scaraventato tutti i nostri piani, ma ci sentivamo con brevi messaggi perché non c’era bisogno di messaggi lunghi. Hai cominciato a scrivere poesia, invece prima scrivevi solo prosa, lo hai detto anche in una delle strofe: «Non scrivo poesia / Scrivo prosa / Ma la realtà della guerra / si mangia la punteggiatura». Me le hai mandate una sera di maggio del 2022, quando stavamo per chiudere l’antologia dei “Poeti d’Ucraina” e poi con Alessandro abbiamo scelto due poesie e l’editor Elisabetta Risari ha scelto proprio la tua da mettere in quarta di copertina.

A Venezia mi hai detto che stavi cercando il libro nelle librerie, nonostante avessi già una tua copia. Nell’estate 2022 non ci siamo viste perché eri in giro, eri inafferrabile, piena di energia, di voglia di giustizia e anche d’amore. Anche andando a raccogliere le testimonianze dei crimini di guerra commessi dai russi, trovavi sempre il tempo per rispondere ai messaggi, se avevo bisogno di qualche sistemazione a Lviv o a Kyjiv. Trovavi il tempo di inoltrare le poesie di altri poeti da tradurre, trovavi il tempo di andare nell’Est dell’Ucraina e all’estero per ritirare premi, per parlare al pubblico internazionali del tuo impegno per portare i criminali sul banco degli imputati.

Una casa editrice italiana stava cercando di scoprire di più del tuo ultimo romanzo e mi avevi chiesto se avevo ancora quel brano che avevo tradotto nel 2018 per presentarlo alla comunità ucraina di Milano. Quel giorno di aprile a Milano pioveva e ti ho scattato una foto davanti al Duomo sotto l’ombrello. Se quell’ombrello avesse potuto proteggerti…

Abbiamo pianificato che cosa doveva essere tradotto prima e che cosa doveva essere tradotto dopo e come avremmo fatto un tour italiano per presentare il tuo romanzo. Ma sapevamo che sarebbe stato difficile infilare un tour nel tuo programma così intenso. Avevi tanti piani, avevi vinto una borsa di studio per andare a scrivere a Parigi per un anno con vista su Montmartre e ti dispiaceva andare via dalla tua amata Ucraina, ma almeno avresti potuto dedicarti a tuo figlio che negli ultimi mesi ti vedeva poco. Lo hai portato a Venezia per fargli vedere la città che poteva svanire invece sei svanita tu, lasciandomi quel giorno passato insieme a Venezia sul terrazzo dell’appartamento che avete preso in affitto. Mi sono esposta al sole, lasciando l’ombra proteggere la tua pelle chiara e i tuoi capelli color campo di grano.

L’ultima settimana di lezione in due università l’ho fatta con una faccia rossa e con tanto calore nel cuore dopo quella giornata passata insieme a Venezia. A te non sapevo mentire, infatti non ti ho nascosto nessuna virgola, trovando la tua piena comprensione.

Abbiamo parlato di quando ci siamo conosciute nell’estate 2014 in una scuola di scrittura nei Carpazi, quando stavi per pubblicare il tuo primo romanzo che poi sei venuta a presentare a Kyjiv.

In ufficio a Milano ho ancora sette copie del tuo secondo romanzo, e tu scherzavi che erano le ultime in circolazione. Ti piaceva scherzare, avevi un senso dell’umorismo leggero e contaminante.

Sarei dovuta partire per Kyjiv a luglio e mi avevi detto che saresti stata di nuovo in giro e che non ti avrei trovata. Nella lista dei posti elencati, c’era Kramatorsk, ci eri stata più volte, perché eri coraggiosa. Eri stata coraggiosa a trovare il diario dello scrittore ucraino Volodymyr Vakulenko, ucciso dai russi nel paese di Kapitolivka. Hai scavato la terra con le mani per trovarlo. Eri fatta così, scavavi con le mani per far arrivare le tue parole a destinazione. Hai fondato un festival di letteratura nella New York ucraina, quasi sulla linea del vecchio fronte, l’ufficio del quale è stato bombardato a fine maggio del 2023. Eri arrabbiata, tutto ciò che stavi proteggendo, che stavi creando con le sue mani i russi sono venuti a cancellare.

Ma non te.

La tua grandezza non potrà mai essere cancellata da un razzo russo.

È così insopportabile scorrere i social media e vedere le tue foto con la data del tuo inizio e della tua fine, leggere tutte quelle parole e rinunciare a capire che quella persona che non c’è sei proprio tu. Quando ho saputo da un unico post su Twitter che eri rimasta ferita nell’attacco a Kramatorsk non volevo crederci e sono andata a recuperare la nostra chat su WhatsApp, dove gli ultimi messaggi erano: «Ti voglio tanto bene», «Anche io», e poi incredula a quella notizia assurda ho scritto «Fatti viva cara…». Il messaggio ti è arrivato. La tua risposta invece no.

Chi era Victoria Amelina, la scrittrice ucraina morta nel raid russo a Kramatorsk. 37 anni, aveva iniziato una promettente carriera da romanziera e stava lavorando al suo primo saggio in lingua inglese. Le battaglie per i diritti umani e quella cena maledetta nel locale bombardato dai russi in Donbass. Gianluca Lo Nostro il 3 Luglio 2023 su Il Giornale.

Il bilancio originario della strage di Kramatorsk era quello di una tragedia: 12 morti, di cui 3 ragazze minorenni, e 61 feriti. A questi numeri ora si è aggiunta un'altra vita in meno. Si tratta di Victoria Amelina, scrittrice e poetessa 37enne ucraina. Amelina è morta sabato 1 luglio all'ospedale Mechnikov di Dnipro, dove era stata ricoverata subito dopo l'attacco delle 19:50 del 27 giugno per delle lesioni profonde al cranio. Quel giorno un razzo russo ha centrato la pizzeria Ria Lounge, tappa fissa per tutti i corrispondenti di guerra che si recano nel centro amministrativo dell'oblast di Donetsk.

Dunque un obiettivo civile e non militare, nondimeno rivendicato dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che ha giustificato il bombardamento citando il presunto rifugio di mercenari stranieri arruolati nelle forze di Kiev dentro al locale. Ma Victoria Amelina, come tutti gli altri, stava semplicemente consumando un pasto insieme a una rappresentanza colombiana capeggiata dal politico Sergio Jaramillo, l'autore Hector Abad e la giornalista investigativa Catalina Gomez, tutti e tre usciti soltanto lievemente feriti, ma il cui ferimento ha provocato la dura protesta del presidente colombiano Gustavo Petro contro le azioni di Mosca.

"I russi sapevano che il ristorante Ria Lounge è un luogo unico e popolare nella città di Kramatorsk, dove la gente si riunisce per parlare e mangiare. Sapevano che l'attacco avrebbe fatto molte vittime, ma hanno preso di mira questa folla, come hanno fatto numerose volte durante questa guerra e durante le loro guerre precedenti", si legge in una nota congiunta firmata da Pen Ukraine e dalla Ong Truth Hounds. Amelina, che lascia un figlio di 10 anni, oltre a scrivere faceva parte di Truth Hounds e documentava sul campo i crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina, grazie al ritrovamento del diario segreto dello scrittore Volodymyr Vakulenko seppellito nel suo giardino prima di venire ucciso dai russi nel villaggio di Kapitolivka vicino a Izyum.

Chi era Victoria Amelina

Durante l'invasione, ha unito i suoi racconti in prosa alla passione per la poesia, raccontando lo strazio del conflitto vissuto quotidianamente sulla pelle dei suoi concittadini. Le sue opere sono state tradotte in inglese, polacco, tedesco, ceco, spagnolo e olandese. Nata a Leopoli, nell'Ucraina occidentale, ha vissuto per un periodo con il padre in Canada prima di fare ritorno nella sua città natale dove ha studiato al politecnico di Leopoli. La sua carriera da romanziera era iniziata nel 2014 con la pubblicazione del romanzo Sindrome di novembre, o Homo Compatiens sulla rivoluzione della Dignità (Euromaiidan), producendo poi altri testi per bambini che le sono valsi una nomination in finale all'European Union Prize for Literature.

Vincitrice nel 2021 del premio internazionale Joseph Conrad, ha fondato il New York Literary Festival, un evento dedicato alla letteratura che si teneva nella cittadina di New York, un piccolo insediamento urbano nei pressi di Bakhmut, fino a quando non è scoppiata la guerra. Di recente stava completando il suo primo saggio War and Justice Diary: Looking at Women Looking at War, un volume autobiografico in inglese sulle donne che stanno indagando sui crimini di guerra commessi dalla Russia. Una scelta maturata ascoltando le testimonianze sul posto di chi è sopravvissuto al terrore russo in questi ultimi anni. "Sono una scrittrice ucraina. Sulla mia borsa ho ritratti di grandi poeti ucraini. Sembrerebbe che io debba fotografare libri, arte e il mio piccolo figlio. Ma sto documentando i crimini di guerra della Russia e ascoltando i suoni dell'artiglieria, non la poesia. Perché?", si domandava in un tweet pubblicato a giugno dello scorso anno.

Kramatorsk e gli altri raid sui civili in Donbass

La scomparsa di Victoria Amelina priva così l'Ucraina di una delle sue intellettuali più promettenti, di una guardiana dei diritti umani e di una voce scomoda al Cremlino, il quale infligge un altro duro colpo psicologico alla popolazione civile vittima della paura e dei raid che continuano a tenere sotto scacco un Paese intero malgrado la liberazione parziale dell'Est e delle aree intorno alla capitale Kiev.

Kramatorsk era già stata bersagliata dall'aviazione russa in passato. L'8 aprile 2022, i bombardieri russi hanno lanciato un missile balistico dotato di munizioni a grappolo contro la stazione ferroviaria della città. Secondo un'inchiesta indipendente di Human Rights Watch durata vari mesi, almeno 58 persone sono morte e altre 100 sono rimaste ferite. La stazione di Kramatorsk in quel periodo era diventata il principale hub per le evacuazioni dei civili, raggiunta con autobus e altri mezzi privati collegati con i treni che trasportavano la gente in località più sicure a ovest. Kramatorsk si trova a una quarantina di km dalla linea del fronte in Donbass.

Un'altra inchiesta svolta dall'agenzia Associated Press ha rivelato che nel bombardamento avvenuto il contro il Teatro Drammatico di Mariupol il 16 marzo 2022 sono morte 600 persone che si erano messe al riparo dentro all'edificio completamente distrutto. Il teatro di Mariupol era il principale rifugio antiaereo della cittadina costiera del Donbass.

I manoscritti bruciano. Il punto non è la cancel culture antirussa, ma la cultura ucraina giustiziata dai russi. Viktoriya Amelina su L'Inkiesta il 5 Luglio 2023

In un articolo pubblicato su Eurozine, la scrittrice Viktoriya Amelina uccisa a Kramatorsk ha spiegato come la cultura ucraina oggi rischi lo stesso annientamento subito negli anni Trenta

Questo articolo di Viktoriya Amelina è stato pubblicato originariamente su Eurozine il 31 marzo 2022 in inglese.

Mentre il popolo ucraino sta difendendo da un mese a questa parte il proprio Paese da una superpotenza atomica, la comunità culturale occidentale discute se rompere i rapporti con la Russia o no. Ci si potrebbe chiedere tra i due chi sia il più esausto. Gli intellettuali occidentali sono alla ricerca di russi buoni da “salvare” dalla Russia cattiva – forse perché “salvare” gli artisti ucraini sarebbe molto più difficile.

Anche se Wikipedia dice che sono una «pluripremiata scrittrice ucraina», ora passo le mie giornate a fare volontariato in un magazzino di aiuti umanitari a Leopoli. Tuttavia, non posso fare a meno di notare l’ironia di queste “operazioni di salvataggio”.

Per esempio, dopo aver ballato per anni per l’élite assassina russa, la ballerina russa Olga Smirnova ha improvvisamente denunciato la guerra e ha lasciato la Russia per ballare con il Balletto Nazionale Olandese. A differenza di lei, la stella del balletto ucraino Artem Datsyshyn è morto dopo che i russi hanno bombardato Kyjiv. Non lo vedrete sul palco.

Dopo aver prodotto per anni fake news in difesa dell’aggressione russa, la propagandista russa Marina Ovsyannikova è apparsa improvvisamente sullo schermo per pochi secondi con un manifesto che diceva “No war” e ha ottenuto milioni di sostenitori.

La giornalista ucraina Oleksandra Kuvshinova è morta quando il fuoco russo ha colpito il suo veicolo alla periferia di Kyjiv, dove stava rischiando la vita per raccontare la verità al mondo. Non vedrete Oleksandra sullo schermo.

Dopo aver scritto libri intrisi di sentimento imperiale che hanno insabbiato la storia russa e ispirato l’ennesimo omicidio di massa degli ucraini, gli autori russi vorrebbero essere visti come appartenenti a “un’altra Russia” e riscuotere il sostegno del mondo. Ma autori come Boris Akunin sono pronti a smettere di promuovere la visione russo-centrica della storia dell’Europa orientale e a riconoscere che la Crimea appartiene indiscutibilmente all’Ucraina e ai nativi tartari di Crimea, che fanno parte della nazione politica ucraina?

Al contrario, il regista ed ex prigioniero politico Oleg Sentsov, anch’egli originario della Crimea, e i romanzieri Artem Chekh e Artem Chapaye rischiano attualmente la vita servendo le truppe ucraine.

Il poeta Serhiy Zhadan è rimasto in una Kharkiv assediata per sostenere i suoi concittadini. Molti altri scrittori ucraini hanno intrapreso il lungo e pericoloso viaggio verso l’ovest del Paese dopo aver trascorso settimane nelle scantinati e nei rifugi antiatomici con i loro figli. Tutti loro sono stati testimoni di qualcosa che non sanno ancora descrivere o ricordare con chiarezza; sono ancora troppo disorientati dalle scene apocalittiche piene di cadaveri dei loro vicini.

Eppure, riceviamo ripetutamente inviti a partecipare a discussioni russo-ucraine sulla pace. Non solo dobbiamo assistere all’omicidio di massa e alla distruzione del nostro patrimonio ucraino, ma anche, parallelamente, al dibattito su se il mondo debba tagliare i legami culturali con la Russia o meno. Non ho nulla da aggiungere a questa discussione russo-centrica; voglio solo che finisca.

Il dibattito sul boicottaggio della cultura russa non è ciò di cui i circoli artistici e intellettuali occidentali dovrebbero preoccuparsi ora. Almeno non se hanno a che fare con l’Europa e i suoi valori di diritti umani, dignità e solidarietà. Perché mentre il mondo discute se cancellare o accogliere artisti e scrittori che improvvisamente hanno voglia di lasciare la Russia in mezzo al suo collasso economico, trascura la questione cruciale: la Russia riuscirà a giustiziare la cultura ucraina ancora una volta?

Prima dell’nvasione su larga scala, quando la minaccia era già nell’aria, continuavo a pensare al Rinascimento Giustiziato dell’Ucraina. Negli anni Trenta, il regime sovietico-russo uccise la maggior parte degli scrittori e degli intellettuali ucraini. I pochi sopravvissuti erano spaventati e non erano liberi. E ovviamente non era la prima volta che l’élite ucraina veniva cancellata o costretta ad assimilarsi alla cultura imperiale russa. Le purghe e secoli di pressioni inimmaginabili sono il motivo per cui non si sente spesso parlare di grande letteratura, teatro e arte ucraina. Quando si guarda alla mappa dell’Europa, si vede Dante qui e Shakespeare, ma solo un grande vuoto dove la cultura ucraina avrebbe dovuto essere, per rendere l’Europa intera e sicura.

Ora c’è la concreta minaccia che i russi riescano a uccidere un’altra generazione di cultura ucraina – questa volta con missili e bombe. Per me, significherebbe che la maggior parte dei miei amici verrà uccisa. Per un occidentale medio, significherebbe solo non vedere mai i loro quadri, non sentirli leggere le loro poesie e non leggere mai i romanzi che devono ancora scrivere.

«I manoscritti non bruciano», dice il diavolo nel Maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov. Poi il diavolo si rivolge al suo servitore, un gatto: «Vieni, Behemoth, prendiamo il romanzo». I manoscritti russi non bruciano; questo potrebbe essere vero. Ma agli ucraini non resta che una risata amara. Sono i manoscritti imperiali a non bruciare; i nostri sì.

Avete mai letto “Le beccacce di bosco” dello scrittore ucraino Mykola Khvylovy? Nemmeno io. E il diavolo del libro russo non ci aiuterà. I russi hanno distrutto la seconda parte del manoscritto di Khvylovy, confiscando tutte le copie della rivista ucraina che ne parlava. Non è mai stata ritrovata una sola copia. La rivista fu confiscata nel 1933, lo stesso anno in cui Khvylovy morì a Charkiv.

A quel tempo, agli ucraini della città erano stati confiscati tutti i generi alimentari dal regime. Milioni di persone morirono nell’Holodomor, oggi riconosciuto come genocidio. Il crimine “minore” di confiscare la rivista e distruggere un’altra opera della letteratura ucraina passò inosservato per anni. La maggior parte di coloro che potevano esserne a conoscenza furono giustiziati.

Vite, dipinti, musei, biblioteche, chiese e manoscritti ucraini bruciano. Stanno bruciando adesso. Forse è giunto il momento di spostare il dibattito dalla questione se il mondo debba “perdonare” l’arte e la letteratura imperiale russa a come evitare che una delle culture europee diventi un altro Rinascimento Giustiziato.

Non sono mai stata una fan della Cancel Culture. Ma forse la Cultura dell’Esecuzione che i russi hanno ripetutamente esercitato sugli ucraini liberi è qualcosa che il mondo vorrebbe fermare prima che sia troppo tardi, un’altra volta.

Noi non siamo come loro. Viktoriya Amelina, l’Europa e il senso degli ucraini per la casa. Viktoriya Amelina su L'Inkiesta il 7 Luglio 2023

Uccisa da un attacco missilistico russo a Kramatorsk, la scrittrice e militante dei diritti umani ha raccontato il momento in cui, quindicenne, si è accorta dell’imperialismo culturale di Mosca fino a riscoprire la sua identità ucraina ed europea

Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, molti credevano che tutti i confini sarebbero scomparsi. Ricordo di aver cantato Wind of Change della band tedesca Scorpions in un campo estivo internazionale vicino a Pskov, allora Unione Sovietica, nel 1990, e di aver sentito come se il testo mi parlasse davvero: «The world is closing in / and did you ever think / that we could be so close, like brothers?” (“Il mondo si sta chiudendo / e avresti mai pensato / che potessimo essere così vicini, come fratelli?”). Eravamo tutti “bambini del domani”, che sognavano e credevano in un futuro migliore? Dove siamo ora?

I venti di cambiamento si sono rivelati nient’altro che un’illusione, e la mia fede in essa dimostra solo che, culturalmente e mentalmente, l’Ucraina è sempre stata parte di un Occidente per certi versi ingenuo. La differenza è che gli ucraini erano destinati prima o poi ad affrontare la verità. Alcuni l’hanno appresa dalle storie dei dissidenti ucraini, come il poeta Vasyl Stus, assassinato in una colonia penale russa cinque anni prima della pubblicazione di Wind of Change. Altri, come me, hanno dovuto sperimentare in prima persona il mondo russo per rendersi conto che il confine tra Russia e Ucraina non è una cosa superflua o una formalità, ma è essenziale per la nostra sopravvivenza.

Sembra che siamo tutti destinati a ripetere i nostri errori se non sappiamo dove finisce la nostra casa – lo spazio sicuro della fiducia – e quali confini devono essere particolarmente ben custoditi.

Sono nato nell’Ucraina occidentale nel 1986, l’anno in cui è esploso il reattore nucleare di Chornobyl e l’Unione Sovietica ha iniziato a sgretolarsi. Nonostante il luogo e il momento in cui sono nato, mi è stata impartita un’educazione russa. C’era un intero sistema che mirava a farmi credere che Mosca, e non Kyjiv, fosse il centro del mio universo. Ho frequentato una scuola russa, mi sono esibita in un teatro scolastico intitolato al poeta russo Alexander Pushkin e ho pregato nella chiesa ortodossa russa. Ho persino partecipato a un campo estivo per adolescenti in Russia e a incontri giovanili presso il centro culturale russo di Lviv, dove cantavamo la cosiddetta musica rock russa, che in realtà era più onesta sui cambiamenti in atto in Russia rispetto alle composizioni ingenue degli Scorpions.

A 15 anni ho vinto un concorso locale e sono stata scelta per rappresentare la mia città, Lviv, a un concorso internazionale di lingua russa a Mosca. Ero entusiasta di visitare la capitale russa. Mosca mi sembrava il centro di ciò che consideravo casa mia. La mia biblioteca era piena di classici russi e, anche se l’Unione Sovietica era crollata quasi un decennio prima, non era cambiato molto nella scuola russa che frequentavo o nella televisione russa, che la mia famiglia aveva l’abitudine di guardare. Inoltre, mentre non avevo nemmeno i soldi per viaggiare in Ucraina, la Russia era felice di investire nella mia russificazione.

Al concorso di Mosca ho incontrato ragazzi provenienti da tutti quei Paesi che la Russia avrebbe poi cercato di invadere o assimilare: Lettonia, Lituania, Estonia, Kazakistan, Armenia, Azerbaigian, Georgia e Moldavia. La Federazione Russa ha investito molto denaro per allevare come russi bambini come noi provenienti dalle “ex repubbliche sovietiche”. Probabilmente hanno investito più su di noi che sull’educazione dei bambini della Russia rurale: quelli che erano già conquistati non avevano bisogno di essere tentati con campi estivi ed escursioni sulla Piazza Rossa.

Spero di essermi rivelata uno dei peggiori investimenti che la Federazione Russa abbia mai fatto.

A Mosca, un famoso giornalista di ORT, un importante canale televisivo russo dell’epoca, mi contattò per un’intervista al notiziario della sera. Ero lusingato, mi sentivo una star. La giornalista iniziò con una domanda cortese su come mi stessi godendo l’evento e la capitale russa, ma passò rapidamente al suo vero obiettivo. «Quanto si sente oppresso come russofono nell’Ucraina occidentale? Quanto è pericoloso parlare russo per le strade della sua città natale, Lviv?».

Ho avuto un sussulto quando ho capito che non ero affatto una star; venivo solo usata per manipolare milioni di spettatori del notiziario della sera. L’enorme telecamera mi osservava e un grande microfono professionale era davanti a me per la prima volta nella mia vita. Avevo solo 15 anni. Ma in quella frazione di secondo ho dovuto capire dove fossero i confini di casa mia. Dopotutto, non ero affatto russa: ero una ragazzina ucraina portata a Mosca per rafforzare certe narrazioni russe. Forse credevo che la Russia fosse un grande Paese con a cuore la pace, ma lo pensavo solo grazie alla visione di quel canale che ora cercava di sfruttare una quindicenne inesperta.

«Dopo la nostra complicata storia, sarebbe naturale se gli ucraini si sentissero a disagio e reagissero a volte all’uso della lingua russa», ho risposto. «Tuttavia, non avverto alcuna oppressione. Può darsi che le sue informazioni non siano aggiornate? Sono giovane e non ci sono problemi di questo tipo tra le nuove generazioni».

La giornalista ha provato a chiedermelo di nuovo, ma le mie risposte non sarebbero cambiate. Aveva già fallito. Dubito che abbiano trasmesso questa intervista al servizio della sera. O forse sono riusciti a montarla in modo da soddisfare la loro agenda. Ora, come scrittrice ucraina, ricevo richieste di interviste da vari canali russi, ma le rifiuto tutte. La mia esperienza a Mosca è stata sufficiente.

Mi sono ricordata di questa storia nel 2022, guardando un’intervista a un uomo anziano a Mariupol. Era disperato, disorientato e di un’onestà disarmante. «Ma io credevo in questo mondo russo, se lo immagina? Per tutta la vita ho creduto che fossimo fratelli!», ha esclamato il pover’uomo, circondato dalle rovine della sua amata città. L’edificio in cui viveva era in rovina e l’illusione della casa, lo spazio che percepiva come la sua madrepatria, l’ex Unione Sovietica dove era nato e aveva vissuto i suoi anni migliori, era stata annientata ancora più brutalmente. La propaganda ha smesso di funzionare su di lui solo quando sono cadute le bombe russe. Il confine tra l’Ucraina indipendente e la Federazione Russa è sorto nella sua mente come una barriera cruciale, proprio come è accaduto nella mia quando ho capito che ero stata portata nella festosa Mosca solo per mentire sulla mia città natale in Ucraina, in modo che gli spettatori russi potessero odiarla ancora di più.

Credo che la maggior parte delle persone sia d’accordo sul fatto che un muro tra noi e la Russia sia una buona soluzione finché la società russa non subirà cambiamenti significativi. Un mondo in cui ogni vicino è un amico è una bella idea su cui cantare, ma per quanto riguarda la Russia, purtroppo non è così realistica.

Si è tentati di credere nel concetto semplice e stimolante di accogliere tutti come amici e fratelli. Ma questo approccio funziona davvero? In un inverno molto diverso dal precedente, nel 2019, ho assistito a un’altra collisione tra l’idillio immaginario, in cui i confini possono essere attraversati a caccia di miracoli, e una realtà più cruda. Mentre io e la mia famiglia ci preparavamo a festeggiare il Natale a Boston, nel Massachusetts, mi sono trovata in piedi in mezzo a una foresta di alberi, promettendo a mio figlio che avremmo scelto il migliore. Nonostante la mia scarsa esperienza nella scelta degli alberi di Natale (in Ucraina avevamo sempre usato un vecchio albero artificiale, ma riutilizzabile), mi sono pentita di non aver chiesto prima qualche consiglio.

Avevo bisogno di chiedere aiuto al venditore per la scelta dell’albero, ma lui sembrava troppo impegnato con altri clienti e chiaramente aveva bisogno di vendere tutti gli alberi, anche quelli di scarsa qualità. Tuttavia, sapevo cosa avrebbe potuto attirare la sua attenzione su di noi. Gli dissi semplicemente che quello sarebbe stato il nostro primo Natale negli Stati Uniti, il che era vero. E la magia del “Benvenuti in America” ebbe inizio. Quell’uomo ci ha dato subito la priorità e ci ha aiutato a trovare l’albero perfetto. Sembrava uno di quei veri americani che credono che l’accoglienza dei nuovi arrivati sia al centro dei valori americani.

Naturalmente sapevo che questo valore era condiviso da molti negli Stati Uniti, ma non da tutti. Dopo tutto, era il periodo in cui il presidente era Donald Trump. Quando camminavo per le strade di Cambridge, mi fermavo sempre a guardare la foto di una bambina che era stata attaccata alla ringhiera di una chiesa: uno di quei bambini che erano stati separati dai loro genitori e trattenuti al confine, e che non erano sopravvissuti. L’unico crimine della ragazzina nella foto era stato quello di attraversare il confine dal Messico agli Stati Uniti con i suoi genitori, che stavano solo cercando di darle una vita migliore.

Il venditore di alberi di Natale era arrabbiato per la politica di separazione delle famiglie negli Stati Uniti proprio quanto lo ero io. Ma i sostenitori di Trump avevano idee diverse su cosa fosse il Paese e su come dovessero essere protetti i suoi confini. Per me era incomprensibile perché fosse così difficile per i migranti messicani attraversare gli Stati Uniti nel 2019, ma così facile per i soldati russi attraversare il confine con l’Ucraina nel 2022.

Una cosa rimane indiscutibile: l’umanità fa continuamente confusione con i confini. Come gli adolescenti insicuri della propria identità, lasciamo entrare le persone sbagliate e teniamo fuori quelle giuste. Prestiamo troppa attenzione alle apparenze, tra cui non solo il colore della nostra pelle, ma anche quello dei nostri passaporti; invece potremmo prestare maggiore attenzione a valori fondamentali come la libertà, la dignità e lo stato di diritto, che possiamo condividere o meno. Eppure alcuni di noi si lasciano facilmente ingannare dagli stranieri, come me quando da bambina ammiravo la Russia, oppure ne hanno troppa paura, come gli americani che chiedono a gran voce un muro per tenere fuori i messicani. Perché sbagliamo così tanto nello scegliere di chi fidarci? Forse perché non sappiamo come fidarci gli uni degli altri nei nostri stessi Paesi.

Come scrittrice, tendo a pensare alla casa come alla narrazione condivisa dai suoi residenti. Le persone e i luoghi nascono nelle storie: poeti, drammaturghi, antichi profeti e romanzieri hanno tutti immaginato i Paesi e le città in cui viviamo ora, e le loro storie hanno influenzato notevolmente noi e le nostre relazioni reciproche. Ma in quale storia ci collochiamo tutti? La mia risposta è complicata e al tempo stesso diretta: l’unica storia in cui possiamo stare tutti è quella vera.

La vera storia dell’Ucraina è complessa, dolorosa e drammatica. Per molto tempo nessun libro ha riportato l’esperienza della mia famiglia o spiegato perché non ho ereditato la lingua ucraina dai miei nonni. La loro decisione di proteggere i loro figli (i miei genitori) educandoli a parlare russo era inspiegabile per me quando ero bambina. Crescere parlando russo mi faceva sentire fuori posto. Così, alla fine, ho dovuto scrivere un romanzo su famiglie come la mia. La mia città natale, Lviv, si trovava nel cuore delle “Terre del Sangue”, come lo storico Timothy Snyder chiama le terre che vanno dal Baltico al Mar Nero. Ho dovuto scoprire che l’esercito sovietico ha ucciso migliaia di ucraini all’inizio della seconda guerra mondiale. E che circa 100.000 cittadini ebrei di Lviv sono morti nello stesso periodo.

La mia famiglia ha vissuto il trauma dell’Holodomor, chiamato anche Grande Carestia, che si è verificato nel periodo 1932-33, ma i miei nonni non ne hanno mai parlato in dettaglio. Il silenzio crea crepe così profonde che è difficile sentirsi a casa. Quando le storie sull’Olocausto o sull’Holodomor non vengono rivelate completamente, siamo costretti a non fidarci l’uno dell’altro. Chi eri tu nel 1933? Quello affamato o quello che prendeva tutto il cibo? Quello che ha sparato agli attivisti ucraini nel 1941 o quello che ha cercato il proprio caro tra i corpi in decomposizione? Quello spaventato che guardava dalla finestra quando gli ebrei venivano portati via o quello che li sequestrava? Quello che mandava messaggi al KGB sul suo vicino di casa o quello che aiutava i dissidenti ucraini? Ci sono stati silenzi al posto delle tanto necessarie storie. E quando mancano le storie vere, manca la fiducia. Siamo destinati a credere alla propaganda e a tracciare i confini sbagliati ancora e ancora, senza mai sentirci completamente a casa.

In Ucraina, tutto è cambiato nei primi giorni di dicembre 2013, all’inizio della Rivoluzione della dignità, quando i manifestanti sono scesi in piazza dopo che il presidente Yanukovych aveva rifiutato un avvicinamento all’Europa a favore di Mosca. Dopo che la polizia ha massacrato di botte gli studenti di Piazza Indipendenza a Kyjiv, è diventato chiaro che era il momento di scongiurare che l’Ucraina si trasformasse in uno Stato autoritario come la Russia o la Bielorussia. Chiunque si sentisse un ucraino libero ha dovuto correre il rischio di recarsi al Maidan. E se gli altri non avessero avuto il coraggio di unirsi alla manifestazione? Allora i pochi coraggiosi sarebbero stati impotenti di fronte alla violenza della polizia. Per scendere in piazza a Kyjiv, dovevamo correre il rischio di fidarci l’uno dell’altro.

Finalmente sono arrivate fino a mezzo milione di persone. È stato allora che abbiamo capito che potevamo contare gli uni sugli altri. Finalmente l’Ucraina è sembrata casa anche a me. Casa non è un luogo magico e perfetto, ma un luogo in cui, se vieni picchiato dalla polizia, puoi essere certo che i tuoi vicini si faranno vivi per prendere posizione a tuo favore.

I vecchi silenzi non sono scomparsi miracolosamente, ma dopo il 2013 ci siamo fidati abbastanza da costruire piattaforme e istituzioni che facessero i conti anche con il nostro traumatico passato. E dopo la Rivoluzione della dignità, nel 2014 c’è stata una nuova storia vera, in cui alla domanda “Chi sei?” tutti hanno risposto ogni giorno. C’era la guerra alle nostre porte, i combattimenti continuavano nella regione del Donbas, ma la nostra visione era chiara come sempre.

Nella primavera e nell’estate del 2014 ero certa che fosse già iniziata un’invasione russa su larga scala e che la brutalità si sarebbe intensificata e diffusa gradualmente in tutta l’Ucraina. Ho messo la roba di mio figlio di tre anni in uno zaino d’emergenza, in modo da essere pronti a nasconderci in un rifugio antiaereo in qualsiasi momento. A quel tempo, le bombe non sono cadute su di noi; la Russia ha annesso la Crimea e ha rovinato la vita degli ucraini a Donetsk e Luhansk, ma non è andata oltre a pieno regime. Il mondo non ha reagito. Quindi i confini di casa mia erano chiari: erano i confini dell’Ucraina. Nessuno ci guardava le spalle, tranne noi.

Avevamo l’un l’altro, e questo aveva un valore inestimabile. Ma che dire della bella visione? Se non potevamo ancora realizzare il mondo perfetto in cui tutti ci sostenevamo a vicenda, che ne era del nostro confortevole continente, l’Europa? Gli anni dell’iniziale invasione russa, 2014-2015, sono stati un periodo in cui molti ucraini si sono sentiti traditi non solo dalla Russia, ma anche dall’Occidente, per non essere venuto in nostro aiuto. Eravamo europei sotto attacco, ma il problema era soprattutto nostro.

Nel novembre 1956, il direttore dell’agenzia di stampa ungherese inviò un messaggio via telex al mondo, poco prima che l’artiglieria russa spazzasse via il suo ufficio. Il messaggio recitava: «Moriremo per l’Ungheria e per l’Europa».

Lo scrittore ceco Milan Kundera ha iniziato il suo saggio del 1984 “La tragedia dell’Europa centrale” con questo messaggio. Essendo una delle figure di spicco della Primavera di Praga del 1968, Kundera capì cosa intendesse il coraggioso ungherese con “morire per l’Europa”. Come scrittrice ucraina a Kyiv nel 2022, non riesco a smettere di pensare a Kundera, che scriveva in esilio dopo il fallimento della Primavera di Praga. Noi, cittadini dell’Europa centrale, siamo pronti a combattere per l’Europa, anche se a volte il nostro amore non è corrisposto.

L’Europa non è venuta in soccorso dell’Ungheria. Né è venuta in soccorso dei cechi o degli ucraini nel 2014. Se essere mitteleuropei significa essere traditi dall’Europa, l’Ucraina è certamente un membro del club.

Tuttavia, quando la Russia ha iniziato l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel febbraio 2022, l’Europa ha accolto gli ucraini in fuga e ci ha accettato incondizionatamente.

Ero fuori dal Paese al momento dell’invasione. Il mio volo di ritorno dall’Egitto all’Ucraina era previsto per le 7 del mattino del 24 febbraio 2022. Il volo è stato cancellato, ovviamente; la Russia stava bombardando gli aeroporti ucraini da Kyiv a Ivano-Frankivsk. «Sa cosa è successo?», mi ha chiesto il funzionario egiziano appena siamo entrati nel terminal. Non ho risposto per un attimo, così, come se mi lasciasse il tempo di assimilare il tutto, ha continuato a ripetere: “Lei non può tornare nel suo Paese».

Rimanemmo a lungo in mezzo a una folla disperata di ucraini, ma alla fine eravamo gli unici rimasti in quel piccolo aeroporto. Il resto degli ucraini aveva lasciato l’edificio, dirigendosi verso gli autobus messi a disposizione dalle loro agenzie di viaggio.

Quel giorno ho comprato biglietti troppo cari dall’Egitto a Praga, dove Milan Kundera aveva combattuto per la sua terra e per l’Europa nel 1968. All’aeroporto di Hurghada, i cittadini europei hanno fatto il check-in con noncuranza e si sono diretti verso l’area dei controlli di sicurezza; a tutti i cittadini ucraini è stato chiesto di aspettare da una parte. Abbiamo cercato di spiegare che gli ucraini potevano viaggiare in Unione Europea senza visto da diversi anni. Ma gli addetti della compagnia aerea ci hanno risposto che ora non aveva più importanza: Praga doveva comunicare alla parte egiziana se era pronta a farci entrare nel Paese.

«E se non ci fanno entrare?», mi chiese a bassa voce mio figlio di 10 anni.

Non sapevo cosa rispondere e mi limitai a stringere la mano di mio figlio.

Io e altri ucraini abbiamo atteso la decisione di Praga per circa un’ora, discutendo su alcune voci per cui a un uomo ucraino a cui non era stato permesso di imbarcarsi sul suo volo per la Germania poco prima quel giorno. Poi ci è stato annunciato il verdetto: «Potete andare».

Anche quando siamo arrivati all’aeroporto di Praga, non ero sicuro di cosa sarebbe successo. L’ufficiale di frontiera ceco ha dato un’occhiata ai nostri passaporti e poi ha guardato noi. Era più interessata alle espressioni dei nostri volti che ai dati dei nostri passaporti: forse era nuova e non aveva ancora visto persone il cui Paese era bombardato dalla Federazione Russa. Credo che ci guardasse con compassione. Poi ha timbrato i nostri passaporti senza fare domande. E ho capito che sapeva: tutto il mondo ci stava guardando.

Ho iniziato a piangere e non riuscivo a smettere, e quando mio figlio mi ha chiesto perché stessi piangendo, ho risposto:

«Perché siamo a casa».

«Ma questa non è l’Ucraina», ha obiettato.

«Questa è l’Europa», ho risposto, come se questa parola “Europa” dovesse spiegare tutto a mio figlio.

Stavamo cadendo e i nostri compagni europei erano pronti a prenderci. Forse i contorni di casa si sono appena allargati, pensai.

Un po’ più tardi ho saputo che i biglietti del treno nella Repubblica Ceca e in Polonia erano gratuiti per i cittadini ucraini che erano appena fuggiti dalla loro patria. Ho viaggiato in treno da Praga alla Polonia e, il terzo giorno dell’invasione, ho finalmente attraversato il confine per rientrare in Ucraina.

Al confine tra Polonia e Ucraina ho assistito a una disperazione e a una paura indescrivibili. Bambini piccoli spingevano pesanti valigie, le loro nonne e madri spaventate sembravano ancora più disorientate di loro. Ho sentito le urla della folla, mentre la gente veniva schiacciata nella calca, e la voce alta della guardia di frontiera che cercava di attirare l’attenzione dei rifugiati e di evitare una tragedia. Eppure tutte queste persone stavano per essere accettate e persino accolte nell’Unione Europea. Forse in quel momento non lo sapevano – infreddoliti, affamati e impauriti al confine – ma proprio in quel momento i confini della loro casa, l’Europa, si stavano allargando fino a includere l’Ucraina.

L’Europa era la nostra casa e si è dimostrata uno spazio in cui potevamo contare gli uni sugli altri, come gli ucraini contavano gli uni sugli altri al Maidan nel 2014.

Noi ucraini siamo ben consapevoli delle discussioni sull’accoglienza dei rifugiati ucraini da parte dell’Europa. Pur condividendo le preoccupazioni per il razzismo e l’islamofobia, credo che quanto accaduto ai rifugiati ucraini sia stato più di un semplice atto di gentilezza. È stato un cambiamento di prospettiva, un cambiamento nella storia dell’Europa e, in definitiva, un cambiamento nei confini di quella che gli ucraini e gli altri europei considerano la loro casa comune. Gli ucraini ora non combattono solo per l’Ucraina, ma anche per l’Europa.

Questo potrebbe non essere di grande aiuto per i rifugiati provenienti dalla Siria o dal Sudan, purtroppo. Ma credo che gli atti di gentilezza verso un gruppo di rifugiati possano insegnare a tutti noi, compresi gli ucraini, a essere più gentili con tutte le altre persone in fuga dalle guerre. Possiamo cantare di un’utopica fratellanza, o lavorare diligentemente per espandere i limiti della fragile fiducia condivisa che abbiamo. Malgrado tutti gli ostacoli, continuo a credere che il sogno di un mondo senza confini debba essere la nostra ispirazione. Forse non riusciremo mai a realizzare pienamente questa visione, ma può trasformarsi in una strategia che cambia la realtà in meglio.

Nessuno è obbligato ad accogliere uno sconosciuto o a dimostrargli amore, eppure succede. Questo amore diventa una storia vera che cambia tutte le storie future, comprese quelle dei rifugiati.

Nel giugno del 2022 sono arrivata a Bruxelles e ho preso un autobus dall’aeroporto alla città. Ero diretta a un incontro al Parlamento europeo per discutere delle responsabilità dei crimini di guerra russi. L’autobus era pieno di uomini in giacca e cravatta, tutti chiaramente diretti alle istituzioni europee. Tuttavia, forse sono stata l’unica a notare l’ironia della canzone che apriva la playlist dell’autobus: «I follow the Moskva, down to Gorky Park…» («Seguo la Moscova, fino a Gorky Park») cantava il frontman degli Scorpions. I diplomatici in abiti costosi continuavano a scrivere sui loro computer portatili, senza prestare attenzione alla canzone e alla storia che trasmetteva. Sapevo di non rientrare in questa storia. Ma sapevo anche che eravamo andati a Bruxelles per scrivere una nuova narrazione per tutti, non per cambiare una schifosa playlist su una navetta da aeroporto.

Questo testo è della scrittrice Viktoriya Amelina, morta l’1 luglio a causa di un raid missilistico russo. Lo ha scritto originariamente per l’Università dello Iowa ed è stato pubblicato anche dal Guardian.

Delitto e castigo. La Russia non sta perdendo solo la guerra, ma il ventunesimo secolo. Fareed Zakaria su L'Inkiesta il 4 Luglio 2023

Secondo il giornalista della CNN Fareed Zakaria, Putin ha impedito qualsiasi forma di modernità in Russia perché non vuole ritrovarsi con una società civile più attiva che richieda con insistenza una migliore assistenza sanitaria, più opportunità per i cittadini e uno Stato meno cleptocratico

Pubblichiamo l’intervento di Fareed Zakaria, andato in onda sulla CNN

Nel suo importante libro “The third wave” (“La terza ondata”), Samuel Huntington ha sottolineato come la divisione all’interno dell’יlite al potere sia un segno chiave di debolezza nei regimi autoritari. Quando membri importanti dellestablishment rompono con il sistema, spesso ciò scatena una più ampia gamma di cambiamenti. Al contrario, quando non si assiste a tali disfunzioni, significa che lautocrate probabilmente riuscirא a sopravvivere. Il dittatore siriano Bashar al-Assad rappresenta un esempio di questo principio. Come potremmo dunque applicarlo alla Russia di oggi? Il fallito attentato di Yevgeny Prigozhin ha rivelato un certo dissenso allinterno dell’elite al potere in Russia. Ma Vladimir Putin è stato apparentemente in grado di stroncarlo nel giro di un giorno o due. Sembra che Prigozhin non abbia ricevuto il sostegno pubblico di nessuna figura chiave del Cremlino, che potrebbe essere la ragione per cui ha interrotto la sua marcia donchisciottesca su Mosca.

Putin ha trascorso gran parte del suo mandato a reprimere il dissenso dei liberali. Ora sta schiacciando i suoi sfidanti sul versante nazionalista. Le lotte di potere allinterno dello Stato russo si svolgono in una scatola nera, come le battute spesso attribuite a Winston Churchill. Gli intrighi politici sono paragonabili a una lotta tra bulldog sotto un tappeto. Un estraneo sente solo ringhiare e quando vede le ossa volare via da sotto è ovvio chi ha vinto. Per ora, sono le ossa di Bogosian che vediamo in senso figurato. E forse presto le vedremo letteralmente. Ciò che non è oggetto di speculazione è lo stato della società russa. Da quando lho letta, sono rimasto sbalordito da una statistica: un maschio russo di quindici anni ha oggi la stessa aspettativa di vita di un maschio di 15 anni di Haiti. Ricordiamo che la Russia è  uno dei Paesi più ricchi al mondo in termini di risorse naturali, ed è una società urbanizzata e industrializzata con livelli di istruzione e alfabetizzazione paragonabili e forse superiori ai Paesi europei.

Questa analisi proviene da uno studio dellagosto 2022 del ricercatore Nicholas Eberstadt, che ha lavorato a lungo sulla demografia. Lui sottolinea che da tre decenni la Russia si sta spopolando, con una breve pausa, dal 2013 al 2015. I decessi hanno superato le nascite, ma osserva che questa tendenza è presente in molti Paesi industrializzati. Ciò che spicca in Russia è il suo tasso di mortalità. Utilizzando i dati dellOrganizzazione Mondiale della Sanità nel 2019, prima degli effetti del Covid o della guerra, lOrganizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che un ragazzo di 15 anni in Russia potrebbe aspettarsi di vivere altri 53,7 anni, che è circa lo stesso di un haitiano e al di sotto dellaspettativa di vita dei maschi in Yemen, Mali, Sud Sudan. I maschi europei, più o meno della stessa età, potrebbero aspettarsi di vivere circa sette anni in più rispetto ai russi.

Listruzione di solito è correlata a una buona salute, ma non in Russia. Eberstadt sottolinea che, inaspettatamente, la Russia è un Paese con livelli di istruzione da primo mondo e tassi di mortalità da quarto mondo per la sua popolazione in etא lavorativa. Poi scava più a fondo nei risultati scolastici e scopre che il mistero si infittisce con un numero enorme di persone ben formate, soprattutto nelle scienze. La Russia ha prestazioni miserevoli nel settore della cultura, decisamente peggiori rispetto a quelle dellUnione Sovietica. Nel 2019, la Russia era dietro allAustria per quanto riguarda le richieste di brevetti internazionali, nonostante avesse una popolazione 16 volte superiore. Oggi, si colloca a fianco dellAlabama per quanto riguarda i brevetti statunitensi, il parametro di riferimento per le aziende di tutto il mondo, nonostante abbia una popolazione quasi 30 volte superiore a quella dellAlabama. Tutti questi numeri sono destinati a peggiorare, viste le centinaia di migliaia di russi, probabilmente ben formati e educati in città, che sono fuggiti dal Paese dopo laggressione allUcraina.

Cosa spiega questo incredibile squilibrio in Russia? Un nuovo libro dello studioso Alexander Etkind, Russia against modernity(La Russia contro la modernità”) sostiene che Putin ha creato uno Stato parassitario che ottiene entrate dallestrazione di risorse naturali piuttosto che da una produzione creativa, e che non adempie a nessuna delle funzioni di uno Stato moderno in termini di assistenza ai suoi cittadini. La corruzione è intrinseca a questo regime cleptocratico, afferma Atkins, sottolineando che la Russia post-sovietica ha registrato il più rapido aumento di disuguaglianze al mondo.

Dopo le proteste contro di lui nel 2011 e nel 2012, che un Putin infuriato attribuì allallora Segretario di Stato Hillary Clinton, lo Stato russo è diventato ancora più anti-moderno. Per il regime di Putin, lOccidente ora rappresenta delle forze di modernizzazione sociale, economica e politica che potrebbero infettarela Russia. Nel discorso pronunciato in occasione del lancio della guerra in Ucraina, Putin ha accusato gli Stati Uniti di voler distruggere i valori tradizionali della Russia e di imporne di nuovi che, cito, «portano direttamente al degrado e alla degenerazione in quanto contrari alla natura umana».

Per Putin, la modernizzazione della Russia creerebbe una società civile più attiva con maggiori richieste di una migliore assistenza sanitaria, più opportunità per i cittadini e uno Stato meno cleptocratico. E così lui invoca una Russia tradizionale che celebra la religione, la moralità tradizionale, la xenofobia, e la rigida conformità di genere naturalmente. A cosa porta tutto questo? Non ne sono sicuro, ma è giusto dire che il problema più grande della Russia non è che sta perdendo la guerra in Ucraina, ma piuttosto che sta perdendo il ventunesimo secolo.

Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica” lunedì 3 luglio 2023.  

Mentre gli uomini di Wagner marciavano verso Mosca il 24 giugno, Vladimir Putin volava a San Pietroburgo per assistere dallo yacht del suo fedelissimo Jurij Kovalchuk alla festa Vele Scarlatte dedicata ai maturandi. […] A raccontare l’inedito retroscena è Mikhail Zygar, 42 anni. Fondatore dell’unica tv indipendente russa Dozhd […] tra i massimi conoscitori del cerchio magico di Putin. […]

Quando ha lanciato la sua rivolta, Evgenij Prigozhin contava su un aiuto dall’interno dell’esercito, delle forze di sicurezza o delle élite?

«C’erano diverse persone che potremmo definire suoi sostenitori. Le sue invettive erano favorite dalla tacita approvazione dello stesso Putin che lo usava come contrappeso contro l’esercito. Molte persone condividevano le sue critiche contro i vertici militari: […] Lo appoggiavano diversi generali come il viceministro della Difesa Mikhail Mizintsev che è poi stato nominato vicecomandante del gruppo Wagner. […] alcuni di questi suoi sostenitori erano a conoscenza dei preparativi della rivolta. Secondo le mie fonti, lo stesso Putin ne era al corrente da mesi, ma non ha preso le informazioni sul serio».

Ci sono informazioni contrastanti sulla sorte del generale Sergej Surovikin. Che fine ha fatto? Stiamo assistendo all’inizio delle purghe?

«Mi è stato detto che si trova ai domiciliari. È stato interrogato e incriminato, ma non ci sarà alcun processo aperto al pubblico. È l’inizio di una campagna di persecuzione contro i nazionalisti. Vedremo tanta gente cadere in disgrazia. Ma non ci saranno epurazioni alla luce del sole. Sarebbe ammettere che il sistema ha delle falle». 

Mentre la rivolta era ancora in corso, molti presunti fedelissimi di Putin sono rimasti in silenzio. Alcuni sono persino fuggiti a bordo dei loro jet. L’élite è davvero così compatta attorno al presidente?

«Bisogna distinguere. Ci sono i fedelissimi che fanno parte della “super-élite”, della cerchia ristretta di Putin. Dipendono personalmente da Putin. Non hanno alternative. E come lui, sono lontani dalla realtà. […] Pensano tuttora che il regime sia stabile e che sia tutto sotto controllo. Ci sono poi i grandi uomini d’affari o decisori che non sono sul libro paga di Putin. Per loro la rivolta di Prigozhin è stata uno shock. Ha cambiato per sempre la loro prospettiva. Per la prima volta hanno avuto la prova di quanto Putin e il suo cerchio magico non abbiano alcun contatto con la realtà. Non credono più che il regime sia stabile.

Hanno iniziato a pensare che Putin sia un’anatra zoppa e che abbia i giorni contati. Non organizzeranno una rivolta. Non si schiereranno con Prigozhin o con altri. Hanno finalmente capito però che il sistema di potere non funziona». 

Non c’è nessuno che potrebbe approfittarne? Che potrebbe seguire l’esempio di Prigozhin senza però ripeterne gli errori?

«[…] Non ci sarà più una rivolta militare. […] Ma ci saranno nuove sfide per il regime. Probabilmente l’anno prossimo quando si terranno le presidenziali. Non dico che emergerà un candidato in grado di sfidare Putin. Ma, anche quando vengono totalmente truccate, le elezioni sono sempre una potenziale minaccia per la stabilità di un regime». […]

Guerra Ucraina - Russia, le news del 4 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie del 4 luglio sul conflitto in Ucraina. Redazione Online su Il Corriere della Sera martedì 4 luglio 2023.

• Mosca «Stanotte gli ucraini attaccheranno la centrale di Zaporizhzhia». Kiev risponde: «Falso, sono stati i russi a mettere ordigni per poi darci la colpa»

• Un audio forse di Prigozhin: «Vedrete nuove vittorie».

• Che fine ha fatto il leader della Wagner? È stato lui a ordinare la resa della rivolta?

• Zelensky: «La settimana scorsa è stata difficile ma facciamo progressi. Il conflitto finirà quando prenderemo la Crimea».

• La scrittrice Viktoria Amelina morta a Kramatorsk per un raid russo.

•Aggredita in Cecenia la giornalista di Novaya Gazeta Milashina. Peskov: «Episodio grave. Il presidente Putin informato sul caso».

Ore 03:40 - Nuovo audio attribuito a Prigozhin: «Presto altre vittorie»

Evgeny Prigozhin ha promesso «nuove vittorie al fronte in un futuro prossimo» per la sua compagnia Wagner nel primo messaggio audio diffuso una settimana dopo la rivolta fallita, mentre non si sa ancora dove si trovi. È quanto si sente in un audio postato sul canale Grey Zone, vicino alla Wagner. La voce che parla sembra essere effettivamente quella di Prigozhin.

Ore 03:54 - La Russia schiera oltre 180mila soldati lungo i due fronti orientali di Lyman-Kupiansk e Bakhmut

La Russia ha schierato oltre 180mila soldati nei due principali fronti di battaglia orientali: Lyman-Kupiansk e Bakhmut. Lo sostiene il portavoce del raggruppamento orientale delle forze armate ucraine, Serhii Cherevatyi, parlando di «un raggruppamento piuttosto potente». Cherevatyi ha spiegato che le truppe sono dotate di «unità d’assalto aereo e meccanizzate, unità della riserva dell’esercito da combattimento Bars, forze territoriali» e le nuove compagnie d’assalto Storm Z, che avrebbero reclutato pregiudicati.

Ore 03:56 - L’ambasciatore Usa visita in carcere Gershkovich: «Sta bene»

L’ambasciatore americano in Russia ha visitato in carcere il giornalista del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, arrestato il 29 marzo durante un reportage a Ekaterinburg, negli Urali, con l’accusa di spionaggio. «L’ambasciatore Tracy ha dichiarato che Gershkovich è in buona salute e rimane forte, nonostante le circostanze», ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato Usa.

Gershkovich è il primo giornalista straniero arrestato per spionaggio dalla caduta dell’Unione Sovietica. Il suo arresto avviene sullo sfondo delle gravi tensioni diplomatiche tra Stati Uniti e Russia causate dal conflitto in Ucraina, dove Washington sostiene militarmente e finanziariamente Kiev contro Mosca.

Ore 03:58 - Zelensky alla Cnn: «Putin è debole, il suo potere si sta sgretolando»

La risposta di Vladimir Putin alla ribellione del gruppo paramilitare Wagner è stata «debole», e il presidente russo «sta perdendo il controllo sulla sua gente». Lo ha detto il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky in una intervista concessa all’emittente televisiva Cnn:«Anzitutto, abbiamo visto che Putin non ha il pieno controllo. Il fatto che la Brigata Wagner si sia mossa in profondità in Russia e abbia preso il controllo di alcune regioni mostra quanto sia facile. Putin non controlla la situazione nelle regioni. Tutto quel potere verticale di cui disponeva si sta sgretolando».

Secondo Zelensky, «rapporti dell’intelligence ucraina» mostrano che durante la rivolta il Cremlino stava prendendo il polso del sostegno dei russi al capo del gruppo Wagner, Evgenji Prigozhin, e avrebbe riscontrato che circa «metà dei russi sosteneva» la rivolta. Nel corso dell’intervista, Zelensky è tornato a criticare le fughe di notizie sui media statunitensi in merito al conflitto in Ucraina: si è detto «sorpreso» che il suo recente incontro a Kiev con il direttore della Cia William Burns sia trapelato sui media, e ha aggiunto a questo proposito che «con la Cia non abbiamo alcun segreto, perché abbiamo una buona relazione. I nostri servizi di intelligence si parlano l’un l’altro».

Il presidente ucraino ha dichiarato che la ribellione di Prigozhin «ha avuto un grande impatto sulla forza dei russi sul campo di battaglia», agevolando la controffensiva ucraina. ,Zelensky è tornato infine a escludere categoricamente qualsiasi concessione territoriale alla Russia, inclusa la Crimea: «Non possiamo immaginare un’Ucraina senza la Crimea. Finché la Crimea resta sotto occupazione russa, la guerra non può dirsi finita».

Ore 06:43 - Russi distruggono centro controllo droni Ucraina vicino a Donetsk

L’artiglieria russa ha distrutto il centro di controllo per i droni UAF in direzione di Donetsk. Lo riferisce a Ria Novosti un combattente della divisione con il segnale di chiamata «Argun».

Ore 06:45 - «Due droni abbattuti nella regione di Mosca»

La difesa aerea russa ha abbattuto due droni nella regione di Mosca. Lo riporta l’agenzia russa Tass, aggiungendo che non sono state segnalate vittime. I due droni «si stavano dirigendo verso Mosca» e sono stati «neutralizzati con mezzi di guerra elettronica». Secondo l’agenzia russa Ria Novosti, gli ordigni sono stati abbattuti «nei pressi del villaggio di Valuevo» a Nuova Mosca. Un terzo drone è stato abbattuto nella regione di Kaluga, a sudovest della capitale.

Secondo il media Baza, alle 4 del mattino un drone ha colpito un edificio amministrativo della base aerea russa di Kubinka. Gli atterraggi e i decolli all’aeroporto Vnukovo di Mosca sono stati limitati questa mattina «per motivi tecnici», afferma su Telegram l’agenzia federale russa per il trasporto aereo, citata dal Guardian. Non è ancora chiaro se la decisione è dovuta ai due droni.

Ore 07:30 - La guerra di Victoria Amelina e degli altri scrittori ucraini in cerca di verità

(di Paolo Giordano) Ieri la concretezza della guerra ha raggiunto un nuovo stadio per molti di noi: scrittori e scrittrici, giornalisti, traduttori. È accaduto inaspettatamente (la scrittrice Victoria Amelina è stata uccisa a Kramatorsk, ndr) , in un momento in cui la nostra partecipazione emotiva era prosciugata. Ma Victoria Amelina la conoscevamo in tanti: nell’ultimo anno e mezzo è stata una delle voci ucraine più presenti all’estero, per via dei suoi libri tradotti, del suo inglese impeccabile e di una determinazione personale, che incuteva quasi soggezione.

Ore 07:34 - Xi e Putin partecipano al vertice Sco in modalità virtuale

Il presidente cinese Xi Jinping e il leader russo Vladimir Putin parteciperanno oggi al summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), tenuto in modalità virtuale sotto la presidenza di turno dell’India. Per il capo del Cremlino sarà la prima apparizione a un evento internazionale dalla rivolta fallita della Wagner. Xi, come anticipato dai media statali cinesi, dovrebbe tenere un discorso sulla sua iniziativa di sviluppo globale. Il vertice online getterà le basi di un’ulteriore espansione del gruppo con l’atteso ingresso di Iran e l’adesione spianata per la Bielorussia grazie alla firma di un apposito memorandum preparatorio. La Sco conta attualmente otto Paesi dopo la sua costituzione avvenuta nel 2001 da parte di Cina e Russia, con ex stati sovietici dell’Asia centrale. India e Pakistan, invece, si sono uniti in seguito. Il gruppo cerca di contrastare l’influenza occidentale nell’Eurasia.

Ore 07:36 - Il sindaco di Mosca conferma l’attacco di droni sulla capitale

Il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ha confermato con un messaggio su Telegram l’attacco di droni sulla capitale russa - attribuendolo all’Ucraina - e l’interruzione temporanea delle operazioni di volo all’aeroporto di Vnukovo. «Oggi c’è stato un altro tentativo di attacco da parte di droni ucraini nel distretto di Novaya Moskva e nella regione di Mosca. Finora gli attacchi sono stati respinti. Per motivi di sicurezza, alcuni voli sono stati temporaneamente deviati dall’aeroporto di Vnukovo. Alle 8 sono state tolte le restrizioni nell’aeroporto di Vnukovo. Non ci sono vittime, i servizi di emergenza stanno lavorando», ha scritto.

Ore 07:39 - Perché Medvedev ha minacciato l’apocalisse nucleare dopo il tentato golpe

(di Marco Imarisio) È davvero tornato tutto come prima. Infatti, Dmitry Medvedev ha ricominciato a scrivere al mattino presto. Questa volta per agitare nuovamente la minaccia del disastro atomico. «Un’apocalisse nucleare non è solo possibile ma anche del tutto probabile» sostiene nel suo nuovo post su Telegram, dove definisce «idioti» i nemici occidentali «che hanno deciso di sconfiggere la Russia, la più grande potenza nucleare del mondo». E sviluppando un pensiero non proprio logico, afferma che siccome è già successo una volta, il riferimento è a Hiroshima, «significa che non ci sono tabù».

Ore 07:56 - Droni abbattuti a Mosca, Zakharova: «Atto terroristico»

La Russia ha denunciato i droni lanciati vicino Mosca come un «atto terroristico» da parte di Kiev. Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, ha scritto su Telegram: «Il tentativo del regime di Kiev di attaccare un’area dove si trovano infrastrutture civili, tra cui un aeroporto che, tra l’altro, gestisce voli internazionali, è un nuovo atto terroristico».

Ore 07:53 - «Cinque i droni abbattuti a Mosca e in altre due regioni»

Secondo i servizi di emergenza russi citati da Ria Novosti, non sono stati due ma cinque in totale i droni abbattiti dal sistema di difesa aerea della Federazione ha abbattuto a Novaya Moskva (Nuova Mosca), un distretto amministrativo della capitale, nella regione di Kaluga, vicino ai villaggi di Valuevo e Krivosheevo, e nella regione di Kubinka. Non ci sono feriti.

Ore 08:33 - Riaperto l’aeroporto di Vnukovo nella regione di Mosca

L’aeroporto di Vnukovo, nel Sud-ovest di Mosca, ha ripreso a funzionare dalle ore 8.00, ha riferito l’Agenzia federale russa per il trasporto aereo. La struttura era stata chiusa a causa dell’attacco con i droni.

Ore 09:07 - Giornalista russa di «Novaya Gazeta» picchiata in Cecenia

Una giornalista russa del quotidiano Novaya Gazeta è stata ricoverata in ospedale dopo essere stata picchiata in Cecenia, ha riferito l’Ong per i diritti umani Memorial. Secondo Memorial, Elena Milachina, esperta di Cecenia, è stata aggredita dopo essersi recata nella repubblica russa del Caucaso per seguire un processo. «Elena Milachina ha le dita rotte e di tanto in tanto perde conoscenza», ha dichiarato l’Ong in un comunicato. Sulla reporter è stata versata anche della vernice blu.

La giornalista di Novaya Gazeta Yelena Milashina e l'avvocato Alexander Nemov sono stati aggrediti e malmenati in Cecenia, dove stavano seguendo un processo. La reporter, che in passato ha denunciato le persecuzioni alla comunità gay, ha le dita rotte ed è cosparsa di vernice.Ore 09:10 - Kiev: «Controffensiva fruttuosa, i russi stanno perdendo a Bakhmut»

Il capo dell’ufficio presidenziale ucraino Andry Yermak in un sintetico post su Telegram ha riferito che le l’esercito di Kiev sta riportando successi a Bakhmut. «Bakhmut: il nostro esercito sta facendo un ottimo lavoro lì. I russi stanno perdendo», ha scritto. Anche il segretario del consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale Oleksiy Danilov ha descritto gli ultimi giorni di battaglia come «fruttuosi» per l’Ucraina. «In questa fase di ostilità attive, le forze di difesa ucraine stanno svolgendo il compito numero uno: la massima distruzione di personale militare, equipaggiamento, depositi di carburante, veicoli militari, posti di comando, artiglieria e forze di difesa aerea dell’esercito russo», ha affermato. «Gli ultimi giorni sono stati particolarmente fruttuosi. Ora la guerra della distruzione equivale alla guerra dei chilometri. Più distrutto significa più liberato. Quanto più efficace è il primo, tanto più il secondo. Stiamo agendo con calma, saggiamente, passo dopo passo».

Ore 09:23 - Sumy: «Sale a 3 morti il bilancio dell’attacco con droni»

È salito a tre morti il bilancio dell’attacco con droni che ieri ha colpito la città di Sumy. Lo ha denunciato il sindaco di Sumy, Oleksandr Lysenko, che via Telegram ha annunciato per oggi una giornata di lutto. «Tre morti. Ventuno feriti. Quattro restano in ospedale a seguito dell’attacco di ieri del nemico», ha riferito il sindaco accusando i russi del raid. E ha aggiunto: «Non perdoneremo mai».

Ore 09:37 - Kiev: 2 morti in attacco russo su Kherson

È di almeno due vittime il bilancio di un attacco condotto dai russi sulla città di Kherson. Lo riferisce su Facebook l’ufficio del procuratore regionale. «Secondo le indagini, il 4 luglio 2023, intorno alle 6 del mattino (le 5 in Italia), le forze armate della Federazione Russa hanno bombardato la città di Kherson», si legge nel post nel quale si annuncia la morte di due persone. «I dati sui feriti sono in fase di chiarimento», prosegue la nota.

Ore 09:50 - Nato: «Kiev non riceverà i caccia durante la controffensiva»

L’Ucraina non riceverà aerei da combattimento fino a quando la controffensiva contro la Russia non sarà terminata, ha detto a Lbc (Leading britain’s conversation) l’ammiraglio Rob Baeur, presidente del comitato militare della Nato, spiegando che la questione della fornitura a Kiev degli aerei da combattimento «non sarà risolta a breve termine». In vista del vertice Nato a Vilnius, Baeur ha affermato: «Addestrare piloti, tecnici, fare la logistica non sarà possibile durante la controffensiva. È comprensibile che l’Ucraina richieda questi aerei, ma non dovremmo mettere insieme questa cosa con la controffensiva».

Ore 10:36 - Putin: «È in corso una guerra ibrida contro la Russia»

«È in corso una guerra ibrida contro la Russia»: lo afferma il presidente russo Vladimir Putin nel suo primo intervento da remoto al vertice della Shanghai Cooperation Organization (Sco). Lo riporta la Tass. «La Russia continua a resistere con fiducia alle pressioni esterne e alle sanzioni. Il popolo russo è unito come mai prima d’ora», assicura il presidente russo, ringraziando i leader dei Paesi membri Sco, riuniti in formato virtuale, per il sostegno dato a Mosca durante la rivolta di Prigozhin.

Ore 11:01 - Mosca: «La centrale di Zaporizhzhia scollegata dalla rete elettrica»

L’agenzia russa Tass riferisce che la linea elettrica ucraina collegata alla centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata interrotta. Renat Karchaa, consigliere del direttore generale di Rosenergoatom, ha dichiarato che l’Ucraina ha chiuso ieri sera la linea di trasmissione elettrica che fornisce elettricità alla centrale nucleare .

Ore 11:08 - Putin: «Forze esterne hanno fatto dell’Ucraina uno stato anti-Russia»

Da molto tempo forze esterne lavorano per fare dell’Ucraina uno Stato «anti-Russia». Lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, intervenendo al summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shangai (Sco). Lo riporta Ria Novosti. «Per molto tempo, al di fuori dei nostri confini, è stato attuato un progetto da parte di forze esterne per creare uno Stato ostile, un anti-Russia nel vicino Paese dell’Ucraina», ha spiegato Putin, aggiungendo che Kiev è stata «potenziata con armi per otto anni mentre le venivano perdonate le aggressioni contro la popolazione civile nel Donbass e le si concedeva in ogni modo di far diffondere un’ideologia neonazista». Tutto questo, ha concluso Putin, «per mettere a repentaglio la sicurezza della Russia, per frenare lo sviluppo del nostro Paese».

Ore 11:26 - Zelensky: «Con Svezia sforzi per l'adesione di Kiev alla Nato»

Con un post su Telegram, Zelensky ha reso noto di aver avuto un colloquio telefonico con il primo ministro svedese Ulf Kristersson. «Abbiamo concordato di coordinare gli sforzi per avvicinare l'Ucraina e la Svezia all'adesione alla Nato. Sono grato alla Svezia per l'efficace semestre di presidenza del Consiglio dell'Unione europea e per la sua partecipazione attiva alla preparazione di due pacchetti di sanzioni contro il Paese aggressore», ha scritto. «Abbiamo discusso della situazione sul campo di battaglia, degli ultimi sviluppi in Russia e del ritmo di attuazione dei precedenti accordi sul sostegno alla difesa da parte della Svezia».

Ore 11:50 - Congelati yacht, ville e fondi russi per due miliardi

Ville, yacht, auto di lusso e liquidità per circa 2 miliardi di euro. A tanto ammonta il valore complessivo stimato delle risorse economiche congelate a soggetti russi e bilorussi per via delle sanzioni seguite all’aggressione all’Ucraina. Lo afferma il direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria Enzo Serata nella sua relazione annuale sottolineando: «a fine giugno di quest’anno risultavano congelati 170 rapporti finanziari intestati a 80 soggetti. L’importo totale dei fondi congelati è superiore ai 330 milioni di euro».

Ore 11:53 - Conversazione telefonica tra Lavrov e il ministro degli Esteri siriano

Il ministro degli esteri Serghei Lavrov si è intrattenuto nelle ultime ore al telefono col collega siriano Faysal Miqdad. Lo riferisce l’agenzia governativa siriana Sana, secondo cui i due ministri degli Esteri hanno affrontato temi di cooperazione, strategica politica e militare bilaterale alla luce dei recenti sviluppi in Russia e nella guerra in Ucraina. Il governo centrale siriano ha espresso nei giorni scorsi e a più riprese il suo sostegno alla guida politica del presidente russo Vladimir Putin. La Russia, da quasi mezzo secolo alleato strategico di Damasco, era intervenuta militarmente in Siria nel 2015 a sostegno del governo siriano e per rafforzare la sua presenza nel Mediterraneo orientale nell’ambito del conflitto armato scoppiato in Siria nel 2011 e ancora oggi in corso.

Ore 12:03 - Media: «Restituiti a Prigozhin denaro e lingotti sequestrati»

Tutto il denaro e i lingotti d’oro sequestrati al capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, dopo l’ammutinamento del 24 giugno, gli sarebbero stati restituiti, secondo quanto afferma la testata Fontanka di San Pietroburgo. I motivi non sono noti, aggiunge la testata, ricordando che fin dal momento del sequestro Prigozhin aveva spiegato che i contanti gli servivano per pagare gli stipendi dei miliziani della Wagner e i risarcimenti alle famiglie dei caduti.

 A Prigozhin erano stati sequestrati circa 10 miliardi di rubli (109 milioni di euro), alcune centinaia di migliaia di dollari e cinque lingotti d’oro. I rubli erano stati trovati in due furgoni parcheggiati sotto due hotel di San Pietroburgo, il Trezzini Palace e il River Palace. I dollari e i lingotti invece erano stati sequestrati in uffici legati alle attività di Prigozhin. Secondo le fonti di Fontanka, banconote e lingotti sono stati consegnati domenica sera a San Pietroburgo a un autista di Prigozhin in possesso di una sua procura. Non si sa dove si trovi il capo della Wagner, che secondo il presidente bielorusso Alexander Lukashenko avrebbe raggiunto la Bielorussia. Fontanka scrive invece che domenica sera, quando è avvenuta la restituzione, Prigozhin si trovava a Mosca.

Ore 12:33 - Nato: «Il mandato di Jens Stoltenberg prorogato di un altro anno»

Il mandato di Jens Stoltenberg come segretario generale della Nato è stato prorogato di un altro anno. L’alleanza ha infatti ritenuto inopportuno cambiare la propria leadership durante la guerra in Ucraina. Stoltenberg, che guida la Nato dall’ottobre 2014, avrebbe dovuto dimettersi questo autunno, ma gli alleati hanno concordato un’altra proroga il mese scorso dopo che i candidati alternativi non sono riusciti a ottenere il sostegno necessario. «Sono onorato della decisione degli alleati della Nato di prolungare il mio mandato come segretario generale fino al 1 ottobre 2024 - afferma Stoltenberg su Twitter - Il legame transatlantico tra Europa e Nord America ha garantito la nostra libertà e sicurezza per quasi 75 anni, e in un mondo più pericoloso, la nostra Alleanza è più importante che mai».

Ore 13:09 - Kuleba: «Ottima notizia il rinnovo del mandato di Stoltenberg»

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha espresso soddisfazione per l'estensione di un anno del mandato da segretario generale della Nato di Jens Stoltenberg.

Ore 13:16 - Il cardinale Zuppi in visita all'Ambasciata ucraina presso la Santa Sede

Dopo il viaggio a Kiev e Mosca come inviato di pace di Papa Francesco, il cardinale Matteo Zuppi ha fatto visita all'ambasciatore ucraino Andrii Yurash. «Le conseguenze delle sue visite e le prospettive di coinvolgimento della Santa Sede nei campi umanitari, - ha scritto l'ambasciatore su Twitter - in particolare nella liberazione di prigionieri ucraini e nel ritorno dei bambini ucraini sequestrati, sono state discusse nei dettagli».

Intervistato dall'Osservatorio Riparte l'Italia, Zuppi ha dichiarato: «In Ucraina si sta combattendo un conflitto terribile e pericolosissimo. La Chiesa tradizionalmente non media se non richiesta da tutte le parti. L'obiettivo era di portare un messaggio di pace e di ascoltare, favorire, incoraggiare e se serve prendersi responsabilità».

Ore 13:29 - Giornalista a aggredita in Cecenia. Peskov: «Grave episodio»

Il presidente russo Vladimir Putin è stato «informato» dell’aggressione in Cecenia alla giornalista di Novaya Gazeta Elena Milashina. «Si tratta di un’aggressione molto grave che richiede risposte energiche», ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov.

Ferito anche l’avvocato che la accompagnava per assistere a un processo a Grozny: le hanno spezzato le dita delle mani e cosparsa di vernice. Le è stata poi diagnosticata anche una lesione cranica, secondo quanto riferito da Team Against Torture. La testata dove lavora Milashina è la stessa che fu di Anna Politkovskaja.

Ore 13:58 - Mosca: «Contatti con Washington su scambio prigionieri»

«Ci sono stati dei contatti con gli Stati Uniti in merito a un possibile scambio di prigionieri, ma preferiamo mantenere il massimo riserbo». È quanto ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, rispondendo alla domanda dei giornalisti sul tema. Lo riporta l’agenzia Tass.

Ieri l’ambasciatrice statunitense in Russia Lynn Tracy ha fatto visita al reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich, mentre, lo stesso giorno, i rappresentanti diplomatici russi hanno visitato il giornalista russo Vladimir Dunayev, estradato negli Stati Uniti.

Ore 14:06 - Biden: «Stoltenberg uomo giusto per continuare a guidare la Nato»

«Accolgo con favore l’annuncio che la Nato estenderà il mandato del Segretario generale Jens Stoltenberg ancora per un anno. Con la sua ferma leadership, esperienza e giudizio, il segretario ha portato la nostra Alleanza attraverso le sfide più significative per la sicurezza europea dalla seconda guerra mondiale». Così il presidente Usa Joe Biden sull’estensione del mandato di Stoltenberg alla guida della Nato.

Ore 14:54 - Aiea: «La centrale di Zaporizhzhia alimentata solo da riserva»

«La centrale nucleare di Zaporozhzhia ha perso il contatto con la sua principale linea di trasmissione esterna. La stazione è ora alimentata da fonti di alimentazione di riserva». Lo ha detto il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi, come riporta RBC-Ucraina. «Oggi alle 01.21, l’unica linea di trasmissione rimanente da 750 kilovolt è stata disconnessa, su quattro che esistevano prima del conflitto. Non si sa cosa abbia causato l’interruzione di corrente e quanto durerà», ha detto. Ora per pompare l’acqua di raffreddamento per la stazione, la centrale «ha dovuto passare all’unica linea di trasmissione di standby a 330 kV».

Ore 15:00 - Mosca: «Non ci sono le basi per prolungare accordo su grano»

Non ci sono «le basi» per prolungare l’accordo per l’esportazione del grano ucraino dai porti sul Mar Nero oltre la scadenza del 17 luglio. Lo afferma il ministero degli Esteri russo citato dalla Tass.

Ore 15:13 - «Buon 4 luglio, America»

Su Twitter, Zelensky ha augurato all’America «Buon 4 luglio», in occasione del Giorno dell’Indipendenza.

Ore 15:16 - Putin agli alleati dopo il tentato golpe: «Cooperazione forte e unita. Difenderemo la nostra sicurezza»

(Marco Imarisio, inviato a Mosca) Quando Vladimir Putin appare sullo schermo, gli ospiti ci sono tutti. Al summit dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco), per la prima volta presieduto dal premier indiano Modi, sono presenti in collegamento il presidente kazakho Tokayev, il kirghiso Zhaparov, il cinese Xi, il premier pakistano Sharif, il presidente tagiko Rakhmon, quello uzbeko Mirziyoyev. Tra gli osservatori, in attesa di una promozione nel club fortemente caldeggiata dal presidente russo durante il suo discorso, anche il bielorusso Lukashenko, il presidente iraniano Raisi e quello mongolo Khurelsukh. L’elenco può risultare noioso, ma per una volta è importante. È quella parte di mondo quasi per intero asiatica sulla quale Putin confida per scardinare l’ordine bipolare, contro gli Usa e l’Europa dei quali sembra ormai non curarsi più. E infatti il suo messaggio ai potenziali alleati, molti dei quali riluttanti, vedi il caso del Kazakhstan, o ambivalenti, come quasi tutti gli altri, è chiaro. Andiamo avanti da soli, con questo gruppo, infischiandocene dell’Occidente perennemente alle prese con qualche crisi di vario genere, economica o sociale.

Ore 15:30 - Mattarella: «Washington e Roma unite nel rafforzamento del vincolo transatlantico»

«Washington e Roma sono unite nel comune impegno a rafforzare il vincolo transatlantico, ancoraggio di pace e sicurezza internazionale. La nostra fermezza e l'unità di intenti dinanzi alla brutale aggressione russa all'Ucraina ne hanno dimostrato, ancora una volta, la perdurante vitalità». A parlare è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio destinato al presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

Ore 16:01 - Russia: le navi con il grano lascino il Mar Nero prima del 17

Le navi che trasportano grano dai porti ucraini devono lasciare il Mar Nero prima della scadenza dell'accordo di Istanbul, il 17 luglio. Lo ha fatto sapere la Russia, che con un ultimatum ha ribadito l'assenza di motivi per una nuova proroga del fatto. «La parte russa - ha detto il ministro degli Esteri - continua ad affrontare in modo coscienzioso e responsabile i propri obblighi nell'ambito dell'accordo, compiendo gli sforzi necessari nel rigoroso rispetto delle regole di procedura in modo che tutte le navi che vi partecipano possano completare con successo la loro missione e lasciare il Mar Nero prima che scada la sua validità scade».

Ore 16:10 - Ripristinata l'energia nella centrale nucleare di Zaporizhzia

Secondo quanto si legge sul gruppo Telegram della centrale nucleare ucraina sarebbe stata ripristinata l'alimentazione elettrica dopo l'interruzione: « Le operazioni sull'innesto della linea elettrica da 750 kV Dneprovskaya sono state completate entro le ore 14:00».

Ore 16:22 - Due bombardieri russi in volo ad ovest dell'Alaska

Due bombardieri strategici russi Tu-95MS hanno condotto un «volo programmato» di 13 ore sulle acque neutrali del mare di Bering, ad ovest della costa dell'Alaska. Gli equipaggi hanno anche eseguito un'esercitazione per il rifornimento in volo. I due bombardieri erano accompagnati da caccia Su-30SM e Su-35S. A riportarlo è stato il ministro della Difesa russo citato dall'agenzia di stampa Ria Novosti. Ha poi aggiunto che questo tipo di esercitazione viene condotto nel rispetto delle regole internazionali per l'uso dello spazio aereo.

Ore 16:44 - Coldiretti: senza l'accordo sul grano perdiamo 115 milioni di chili

L'annuncio della mancata proroga dell'accordo sui cereali provenienti dal mar Nero coinvolge anche l'Italia. Nel primo trimestre del 2023 infatti, le importazioni di grano in Italia sono aumentato del 326% per un quantitativo pari a oltre 115 milioni di chili. Ad annunciarlo è Coldiretti sulla base dei dati Istat.

La Cina con ben 5,2 milioni di tonnellate di prodotti agricoli tra grano, mais e olio di girasole, pari al 21,5% sul totale, è il Paese - conclude Coldiretti - che ha beneficiato di più dell'accordo. La Spagna con 4,1 milioni di tonnellate di prodotti e la Turchia con 2,7 milioni di tonnellate di prodotti salgono comunque sul podio ma l'Italia con 1,76 milioni di tonnellate si colloca al quarto posto.

Ore 16:49 - Kharkiv: 31 feriti, tra cui 9 bambini, in un attacco russo sulla regione

Almeno 31 persone, tra cui nove bambini, sono rimaste ferite in un attacco russo nella città di Pervomaisky nella regione di Kharkiv, nel nordest dell'Ucraina. «Sono ricoverati in ospedale - ha scritto su Telegram il capo dell'amministrazione presidenziale ucraina Andiy Yermak - tra questi nove bambini, di cui due neonati».

Ore 17:33 - Kadyrov: «Identificare responsabili aggressione Milashina»

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha annunciato di aver incaricato le autorità competenti di identificare le persone coinvolte nell’attacco alla giornalista Elena Milashina e all’avvocato Alexander Nemov. «Ho incaricato i servizi competenti di fare ogni sforzo per identificare gli aggressori», ha scritto Kadyrov sul suo canale Telegram, secondo quanto riporta l’agenzia russa Interfax.

Ore 17:58 - Raid su Kharkiv, feriti salgono a 43

Il bilancio dei feriti dell’attacco russo che oggi ha colpito Pervomaisky, nella regione orientale di Kharkiv, in Ucraina, è salito a 43. Lo ha riferito il capo dell’amministrazione militare dell’oblast Oleg Sinegubov, in un aggiornamento su Telegram. Tra i feriti ci sarebbero anche 12 bambini.

Ore 18:05 - Stoltenberg-Zelensky: «Buoni presupposti per avvicinare Kiev alla Nato»

«Ottima conversazione con il presidente Zelensky sugli ultimi sviluppi in Ucraina e sui nostri preparativi per il summit Nato. A Vilnius gli alleati prenderanno decisioni per aumentare il sostegno a lungo termine, migliorare i nostri legami politici e avvicinare l’Ucraina alla Nato». Lo ha dichiarato in un tweet il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg.

Ore 18:17 - Rischio attacco di droni ucraini: 16 voli deviati dall'aeroporto di Mosca

Almeno 16 voli sono stati deviati dall'aeroporto Vnukovo di Mosca questa mattina. Il sindaco della capitale Sergei Sobyanin ha denunciato il tentativo di attacchi di droni ucraini. Sei aerei sono stati deviati «per ragioni tecniche», ha scritto l'agenzia per il trasporto aereo Rosaviatsiya.

Ore 18:22 - Bombe plananti e droni: in Ucraina guerra tradizionale combattuta con armi moderne

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Gli ucraini avanzano a Sud, i russi contrattaccano a Est: è una guerra tradizionale, ma combattuta con armi moderne.

È una «maratona» bellica dispendiosa. Un tritacarne. Con guadagni territoriali misurati in poche centinaia di metri, a volte in chilometri. Sostanzialmente è una guerra d’attrito. Gli ucraini, da giorni, hanno conquistato posizioni attorno a Bakhmut, la città difesa strenuamente e poi ceduta agli invasori. I comunicati ufficiali sono sempre positivi, combinati con le testimonianze dei soldati su quanto sia complesso e costoso il loro compito. Spesso si tratta di postazioni create dagli stessi ucraini e ora in mano all’avversario. A Oriente, però, la resistenza deve vedersela con un contrattacco tenace da parte dell’Armata in numerose località. La tattica di entrambi è evidente: acquisizione di territorio, costringere il nemico a impegnare forze che potrebbero servire altrove, logorare.

Ore 18:30 - Zuppi: «Ho raccontato al Papa della missione in Ucraina»

«Si ho relazionato al Papa» sulla missione a Mosca. È quanto ha detto ai cronisti il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, arcivescovo di Bologna e inviato speciale del Papa per la missione di pace in favore dell’Ucraina. Zuppi ha spiegato che la sua tappa a Mosca è stata incentrata in particolare sul dossier dei bambini ucraini deportati: «Speriamo che si cominci dai più piccoli da quelli che sono più fragili». Alla domanda su quali passi ci saranno, ha risposto: «Dobbiamo mettere a punto un meccanismo e quanto prima fare quello che è possibile fare».

Ore 18:45 - Medvedev, truppe Kiev continuano ad attaccare regioni di confine

«Le truppe ucraine continuano a tentare di attaccare le aree di confine e i civili della Russia, intimidendo le persone con il terrore». Lo ha detto il presidente di Russia Unita, Dmitry Medvedev, durante una riunione del consiglio generale del partito. Lo riporta Ria Novosti. «Stanno facendo tentativi cinici e assolutamente vili di attaccare le regioni di confine del nostro paese, attaccare la popolazione civile, intimidire le persone con bombardamenti e terrore. Pertanto, uno dei punti più importanti all’ordine del giorno di oggi è il sostegno ai residenti evacuati della regione di Belgorod», ha affermato Medvedev.

Ore 19:22 - Il video che mostrerebbe come i Patriot occidentali siano stati usati per abbattere velivoli sui cieli russi

Un video dell’areonautica militare ucraina rivela un’informazione che potrebbe risultare problematica per Zelensky, la Nato e gli Stati Uniti. A un certo punto del filmato, si vede un soldato davanti a un sistema Patriot dove sul fianco si vedono incisi gli obiettivi abbattuti e sotto tre elicotteri e due jet è riportata la data del 13 maggio. Questo l’indizio chiave che fa pensare che i velivoli distrutti il 13 maggio scorso, su territorio russo, nella regione di Bryansk, nell’Ucraina nord-orientale, sarebbero stati abbattuti proprio da quei Patriot di fabbricazione americana . Gli accordi sono che i sistemi Patriot possono essere usati solo per la difesa. Il sito Thewarzone, riporta: «Durante una conferenza stampa di oggi, il portavoce dell’aeronautica militare ucraina, il colonnello Yuri Ignat, non ha fatto menzione di tale affermazione».

Ore 20:16 - Zelensky chiama Stoltenberg che prolunga il suo mandato da Segretario Generale: «La collaborazione con la Nato resti fruttuosa»

Zelensky ha avuto una conversazione telefonica con il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. «Mi sono congratulato con lui per la decisione degli Alleati di prolungare il suo mandato di Segretario Generale per un altro anno. Spero che la nostra collaborazione resti fruttuosa in futuro», ha scritto il leader di Kiev su Twitter. Zelensky inoltre ha ringraziato Stoltenberg per i suoi «sforzi personali a sostegno delle aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina». «Abbiamo coordinato le nostre posizioni alla vigilia del vertice Nato di Vilnius e discusso la situazione in prima linea e gli ultimi sviluppi in Russia», ha concluso Zelensky.

Ore 20:18 - Cremlino: «Gli attacchi ucraini con i droni non sarebbero possibili senza l’aiuto di Usa e Nato»

Mosca accusa che gli attacchi di droni ucraini sul territorio russo «non sarebbero possibili» senza l’aiuto degli Stati Uniti e della Nato, inasprendo la sua retorica dopo aver riferito di aver abbattuto oggi cinque droni vicino alla capitale. Mosca ha accusato l’Occidente di aver permesso all’Ucraina di effettuare gli attacchi con i droni, dopo aver condannato in precedenza quello che ha definito un «atto terroristico». «Questi attacchi non sarebbero stati possibili senza l’aiuto fornito al regime di Kiev dagli Stati Uniti e dai suoi alleati della Nato», ha dichiarato il ministero degli Esteri russo, sostenendo che l’Occidente «addestrava gli operatori dei droni e forniva l’intelligence necessaria per commettere tali crimini».

Ore 20:32 - Mosca: «Kiev attaccherà stanotte la centrale di Zaporizhzhia». La risposta ucraina: «È falso, sono stati i russi a mettere ordigni per darci la colpa»

Renat Karchaa, consigliere del direttore generale della russa Rosenergoatom, citato dalla Tass, sostiene che le forze armate ucraine cercheranno di attaccare la centrale nucleare di Zaporizhzhia nella notte del 5 luglio, sganciando su di essa munizioni con scorie radioattive rimosse il 3 luglio da un’altra centrale nucleare ucraina, quella meridionale.

Per l’Ucraina, però, si tratta di un falso e di una provocazione. Secondo lo Stato maggiore delle forze armate di Kiev, infatti, Mosca ha posizionato ordigni sul tetto del terzo e quarto reattore che non sarebbero destinati a danneggiarli, ma possono simulare un bombardamento da parte dell’Ucraina. «Oggi sono stati collocati oggetti estranei simili a ordigni esplosivi sul tetto esterno del terzo e quarto reattore della centrale di Zaporizhzhia. La loro detonazione non è destinata a danneggiarli, ma può creare l’immagine di un bombardamento da parte dell’Ucraina. Questo è ciò che i media e i canali telegram russi stanno diffondendo falsamente», si legge nel rapporto delle Forze armate di Kiev. L’esercito ucraino sostiene di non violare «il diritto umanitario internazionale» e che monitorerà la situazione, «pronti ad agire in qualsiasi circostanza».

Ore 20:52 - Immagini satellitari inedite della centrale di Zaporizhzhia: «Nessuna criticità»

Non emergono criticità per la centrale nucleare di Zaporizhzhia dalle immagini satellitari inedite raccolte dall’intelligence occidentale e che il Tg1 ha mostrato in esclusiva. Nel giorno in cui la linea elettrica ucraina collegata alla centrale ha subito una interruzione, le immagini rassicurano sulle condizioni dell’impianto, rivelando che tutte le strutture sono nella norma, a partire dal bacino di raffreddamento. E questo nonostante il prosciugamento del fiume Dnipro dopo la distruzione della diga di Kakhovka. Secondo l’intelligence, nessuna criticità si registra anche per il deposito di scorie radioattive e la stessa situazione si riscontra nelle aree amministrative e logistiche.

 Ore 21:24 - Mosca: «In campo misure di massima protezione per la centrale nucleare di Zaporizhzhia»

Renat Karchaa, consigliere del direttore generale della russa Rosenergoatom a Interfax, ha dichiarato che i russi starebbero mettendo in campo misure di massima protezione alla centrale nucleare di Zaporizhzia dopo le informazioni che avrebbero ricevuto su un potenziale attacco ucraino all’impianto. «Si stanno adottando misure di massima protezione, ma non possono essere rivelate», ha detto Karchaa a Interfax. In precedenza il consigliere aveva sostenuto di essere in possesso di informazioni sull’intenzione ucraina di attaccare la centrale nucleare nelle prime ore del 5 luglio.

Ore 21:30 - Esplosione nella regione del Donetsk

Il Kyiv Post riporta il video di una forte esplosione avvenuta a Makiivka, nella regione del Donetsk. Secondo le prime informazioni, l'esplosione sarebbe avvenuta nella parte di territorio controllata dai russi e avrebbe coinvolto un magazzino di munizioni.

Secondo il sindaco filorusso di Donetsk Alexey Kuzmin, «le forze armate ucraine hanno bombardato i quartieri Voroshilovsky e Kalininsky». Le autorità hanno invitato le persone a non uscire di casa.

Ore 22:05 - Zelensky in visita in Bulgaria

Zelensky visiterà la Bulgaria su invito del nuovo governo, riferisce il quotidiano bulgaro 24 Chasa. La visita avrà probabilmente luogo il 6 luglio, ma i suoi dettagli sono tenuti segreti a causa di problemi di sicurezza. Il governo bulgaro non ha né confermato né smentito le informazioni sul viaggio di Zelensky. La notizia arriva dopo che i parlamentari bulgari si sono rifiutati di ascoltare l'appello di Zelensky che li esortava ad aumentare gli aiuti per l'Ucraina.

Ore 22:20 - Zelensky a Macron: «I russi preparano pericolose provocazioni alla centrale di Zaporizhzhia»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto al suo omologo francese Emmanuel Macron che la Russia sta pianificando «pericolose provocazioni» alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata da Mosca. «Ho avvertito Emmanuel Macron che le truppe di occupazione stanno preparando pericolose provocazioni alla centrale di Zaporizhzhia», ha dichiarato Zelensky in un comunicato. «Abbiamo concordato di tenere la situazione sotto il massimo controllo insieme all'AIEA (Agenzia internazionale per l'energia atomica)».

Ore 22:39 - «L'azione di Prigozhin ci ha aperto una finestra di opportunità»

«Dopo le azioni di Prigozhin, il mondo intero ha visto che la Russia non ha spazio di manovra sul campo di battaglia. Al contrario, per noi si sta aprendo una finestra di opportunità. Dobbiamo agire con decisione sia militarmente che politicamente. Pertanto, è molto importante che il Vertice di Vilnius sia efficace». Ha scritto su Telegram il presidente ucraino Zelensky spiegando i contenuti della telefonata avuta con il presidente francese Emmanuel Macron

Ore 23:00 - La giornalista Elena Milashina e l'avvocato Nemov (aggrediti in Cecenia) a Mosca con un volo da Belsan

Secondo quanto riportato da Novaya Gazeta sul proprio canale Telegram, Elena Milashina, la giornalista di Novaya Gazeta aggredita in Cecenia, e l'avvocato Aleksandr Nemov, coinvolto nel processo contro Zarema Musaeva, avrebbero preso un volo da Beslan a Mosca insieme al direttore di Novaya Gazeta, Dmitry Muratov, e al giornalista russo Alexei Venediktov. L'ufficio del difensore civico della Cecenia ha dichiarato che gli aggressori di Lena e Alexander non sono ancora stati trovati, in quanto si spostavano su un'auto senza targa.

Milashina, autrice di numerose inchieste sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia, compresa quella sugli abusi e le uccisioni di persone LGBTQ nel 2017, si era recata in Cecenia per partecipare all'udienza conclusiva del processo contro Zarema Musaeva, accusata di rappresaglia contro l'attività politica dei suoi figli, entrambi oppositori e rifugiati all'estero, Abubaka e Ibrahim. Musaeva, che era stata rapita a Nizhni Novgorod nel gennaio 2022 e successivamente trasferita in Cecenia, è stata condannata a cinque anni e mezzo di carcere, come richiesto dall'accusa.

Ore 23:19 - Tajani: «Difendiamo l'Ucraina ma non siamo in guerra con la Russia»

«Mai, mai ci siamo sentiti in guerra con la Russia. Abbiamo sempre detto che le armi non devono mai essere usate fuori dai confini dell'Ucraina. Non siamo in guerra con la Russia, vogliamo solo difendere l'indipendenza e la libertà dell'Ucraina». Lo dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a «Filorosso» su Rai 3. «Noi vogliamo fortemente la pace. Stiamo facendo di tutto. La pace giusta però non può essere la sconfitta dell'Ucraina. Noi abbiamo aiutato l'Ucraina - ricorda Tajani - non solo con le armi ma c'è stata tanta solidarietà verso la popolazione civile».

 Ore 23:49 - Mosca: «25 feriti dopo i bombardamenti ucraini a Makiivka»

Le agenzie di stampa russe Tass e Ria Novosti, citando il capo ad interim della Repubblica Popolare di Donetsk Denis Pushilin, riferiscono che ci sarebbero almeno 25 feriti, tra i quali due bambini, dopo i bombardamenti ucraini a Makiivka. Pushilin ha aggiunto che «sono stati danneggiati diversi edifici residenziali, edifici ospedalieri, scuole e asili».

Ore 00:17 - La Lituania elabora un piano triennale di aiuti all'Ucraina

In un messaggio, pubblicato sul suo account Twitter, il ministro della Difesa lituano, Arvydas Anusauskas, ha annunciato l'elaborazione, da parte del suo dicastero, di un piano triennale di aiuti all'Ucraina. Il piano comprenderebbe un ininterrotto supporto militare all'Ucraina, il finanziamento di un servizio di riabilitazione per soldati ucraini feriti in battaglia e la disponibilità a fornire in forma continuativa consulenze sulle riforme necessarie perché l'Ucraina possa avvicinarsi nel minor tempo possibile alle strutture della Nato.

Estratto dell'articolo da repubblica.it martedì 4 luglio 2023.

Gerashchenko: “Soldi restituiti a Prigozhin? L’avrà ordinato Putin”

"Non sembra forse che sia stato un ordine personale del (presidente russo Vladimir) Putin?" Il consigliere del ministero dell'Interno ucraino Anton Gerashchenko commenta così su Twitter la notizia riportata dal sito russo Fontanka che i 10 milioni di rubli sequestrati a Yevgeny Prigozhin sarebbero già stati restituiti al capo della Wagner. 

"Immagino che Prigozhin possegga alcune informazioni compromettenti su Putin, dato che se la cava dopo un ammutinamento armato e riottiene indietro i suoi soldi. Li userà per finanziare la sua prossima ribellione?", si chiede ancora Gerashchenko.

Medvedev: “Da gennaio 185mila nuove reclute nell'esercito”

Dal primo gennaio nell'esercito russo sono state reclutate altre 185 mila persone. Lo riferisce il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, in un video postato su Telegram citato dal Guardian. Si tratterebbe di professionisti a contratto e non di una seconda mobilitazione. 

Un messaggio per dimostrare che con l’ammutinamento del Gruppo Wagner non c'è il rischio di una "diminuzione del potenziale bellico né a breve né tantomento a lungo termine", come aveva annunciato ieri anche il capo della commissione Difesa della Duma, Andrey Kartapolov.

Russia, navi con grano lascino Mar Nero prima del 17

La Russia ha fatto sapere che le navi che trasportano grano dai porti ucraini devono lasciare il Mar Nero prima della scadenza dell'accordo di Istanbul, il 17 luglio; un ultimatum dato dopo aver ribadito che non vi sono motivi per una nuova proroga del patto. 

"La parte russa continua ad affrontare in modo coscienzioso e responsabile i propri obblighi nell'ambito dell'accordo, compiendo gli sforzi necessari nel rigoroso rispetto delle regole di procedura in modo che tutte le navi che vi partecipano possano completare con successo la loro missione e lasciare il Mar Nero prima che scada la sua validità scade", ha detto il ministero degli Esteri.

Mosca, non ci sono le basi per prolungare accordo su grano

Non ci sono "le basi" per prolungare l'accordo per l'esportazione del grano ucraino dai porti sul Mar Nero oltre la scadenza del 17 luglio. Lo afferma il ministero degli Esteri russo citato dalla Tass.

L’acquisizione della Wagner da parte di Putin è iniziata. Roberto Demaio su L'Indipendente martedì 4 luglio 2023.

Sulla scia dell’ammutinamento guidato da leader del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, il presidente russo Vladimir Putin sta affrontando una nuova prova: gestire una delle acquisizioni aziendali più complesse della storia. I nuovi appaltatori militari sostenuti dal Cremlino stanno lanciando campagne di reclutamento sui social media russi per assoldare alcuni dei 30.000 mercenari, hacker e uomini d’affari della Wagner. Le forze dell’ordine russe hanno preso computer e server al Patriot Media Group, gruppo di media considerato particolarmente vicino a Prigozhin, che in passato venne anche accusato di aver cercato di “infiltrare” la campagna elettorale americane per orientarne il risultato. Un probabile nuovo proprietario di Patriot Media sarebbe il National Media Group, presieduto da Alina Kabaeva, la ginnasta ritmica che è ritenuta la madre di almeno tre dei figli di Putin. In Bielorussia intanto le immagini satellitari indicano la costruzione di un nuovo campo militare che ospiterebbe la Wagner e potrebbe permetterle di sferrare una nuova offensiva in Ucraina, aprendo un altro fronte.

È dalla liquidazione della Compagnia delle Indie Orientali del 1858 che non si vedeva un tentativo di un governo di ingoiare un’organizzazione paragonabile alla Wagner. Il gruppo Wagner è una società militare privata finanziata e posseduta da Yevgeny Prigozhin, oligarca e collaboratore russo che ha diretto l’ammutinamento del 24 e 25 giugno. L’organizzazione non si limita solo alla milizia, ma comprende anche numerosi progetti aziendali e di comunicazione. Per esempio, attraverso la gestione della principale holding di Prigozhin, Concord, la società ha aiutato il Cremlino ad accumulare influenza internazionale e a raccogliere ingenti entrate. Secondo funzionari occidentali, mediorientali e africani e documenti aziendali, Putin starebbe ora “cercando di prendere il controllo del mostro aziendale che ha contribuito a creare”.

Il 24 giugno il Cremlino ha bloccato i canali social di Wagner Group e Concord. Diverse filiali di Concord sono state perquisite dai servizi di sicurezza, che hanno affermato di aver trovato oggetti tra cui pistole, passaporti falsi, grafici dettagliati che elencano centinaia di società, l’equivalente di 48 milioni di dollari in contanti e lingotti d’oro. In tutta San Pietroburgo, le forze dell’ordine russe hanno preso computer e server al Patriot Media Group di Prigozhin, un pezzo chiave di un impero della comunicazione che un tempo includeva l’Internet Research Agency, l’organizzazione dei social media che diffondeva milioni di messaggi del Cremlino e secondo il Wall Street Journal ha causato caos nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016. Un probabile nuovo proprietario di Patriot Media sarebbe il National Media Group, presieduto da Alina Kabaeva, la ginnasta ritmica che il governo degli Stati Uniti ritiene essere la madre di almeno tre dei figli di Putin. Gli account adibiti alla diffusione di notizie e gestiti dall’organizzazione di Prigozhin sono in gran parte diventati oscuri. La sua rete di social media YaRUS ha dichiarato giovedì che stava sospendendo il servizio e cercando nuovi investitori “a causa della situazione politica”. In un video pubblicato sui social media venerdì, Yevgeny Zubarev, direttore dell’agenzia di stampa RIA FAN di Prigozhin, ha dichiarato che l’agenzia stava chiudendo. Ai governi in Africa e Medio Oriente che hanno stretto accordi con la Wagner è stato detto dai funzionari russi che l’organizzazione non opererà più in modo indipendente. Tuttavia, né il Cremlino, né Concord né Patriot Media hanno risposto alle domande dei giornalisti e la posizione di Prigozhin non è ancora chiara.

Dai fatti del 24 giugno, dopo che Minsk ha aiutato a mediare un accordo per porre fine a quella che sembrava essere un’insurrezione armata, la Wagner ha ricevuto rifugio in Bielorussia. Le uniche dichiarazioni riconducibili a Prigozhin per ora sono gli 11 minuti di video in cui ha spiegato la sua versione sull’ammutinamento e un recente messaggio audio diffuso dal canale Telegram Grey Zone. Nel messaggio dichiara: «Nel prossimo futuro sono sicuro che vedrete le nostre nuove vittorie al fronte». Proprio in Bielorussia le immagini satellitari hanno mostrato quello che sembra essere un campo in stile militare di nuova costruzione e l’ipotesi è che potrebbe essere utilizzato proprio per ospitare combattenti del gruppo mercenario Wagner. Secondo Lord Richard Dannatt, ex capo di stato maggiore dell’esercito britannico, è possibile che il capo mercenario Wagner possa organizzare un’altra offensiva per conto di Putin dalla Bielorussia, aprendo potenzialmente un altro fronte nella guerra in Ucraina durante la neonata controffensiva di Zelensky. [di Roberto Demaio]

Quanto “fattura” la Wagner? Ecco quanto vale l’impero di Prigozhin. Andrea Muratore il 6 Luglio 2023 su Inside Over.

Mentre Vladimir Putin mira a ricondurre la Wagner nell’alveo del suo sistema di potere e mentre il leader della compagnia militare privata autrice dell’intentona del 24 giugno, Evgeny Prigozhin, ha di fatto lasciato perdere temporaneamente le sue tracce le dimensioni dell’impero del fu “chef” del Cremlino cominciano a tratteggiarsi in tutta la sua ampiezza.

E mentre, come ha ricordato Francesca Salvatore su queste colonne, il Cremlino tenta l’ardita mossa di trattare in forma aziendalistica la riconduzione del sistema-Prigozhin sotto l’ala del potere pubblico, è lecito cominciare a chiedersi quanto valga il sistema-Wagner. E di quanto le attività economiche della compagnia militare privata di Prigozhin, assieme a tutto quanto ruota attorno ad esse, contribuiscano al valore aggiunto del sistema-Paese Russia. 

Dmitry Kiselyov, presentatore televisivo vicino al Cremlino, ha fissato una cifra: 858 miliardi di rubli, ovvero 9,8 miliardi di dollari. Sarebbe questo il valore dei contratti firmati dalla Wagner col governo russo negli ultimi anni seguiti all’invasione della Crimea da parte di Mosca. Una cifra che è difficile verificare. Ben più solido appare quello che ha detto Putin nell’aprire l’ipotesi di un’investigazione su Prigozhin e i suoi affari: sarebbe di 2 miliardi di dollari il valore degli incassi del gruppo Wagner nel contesto delle attività avviate a inizio 2022 con l’invasione dell’Ucraina. Un investimento che il Cremlino ha visto sicuramente ripagato in termini di operazioni sul campo ma che ha contribuito a produrre un “Frankenstein” che si è poi ribellato contro il suo creatore.

Gli investimenti sarebbero stati pari a 1 miliardo di dollari di contratti per operazioni logistiche e militari e altrettanti destinati a Concord, la holding di Prigozhin, per forniture di cibo alle forze armate. E non finisce qui. Tale giro d’affari si può quantomeno raddoppiare se pensiamo al fatto che il core business dei mercenari di Prigozhin è in Africa. Il magazine turco Trt World ha sottolineato che dal 2022 “il Gruppo Wagner ha ulteriormente ampliato la sua rete in Repubblica Centrafricana, dove i suoi profitti minerari hanno raggiunto il miliardo di dollari” per la produzione e lavorazione dell’oro. Al tempo stesso in Congo Concord e la Wagner hanno ottenuto, tramite società-veicolo, un “permesso forestale di trent’anni per il commercio del legname in un’area nel bacino del Congo, che è una delle aree più considerevoli di foresta pluviale non sviluppata al mondo” che si stima possa generare 890 milioni di dollari di fatturato annuo.

Siamo a 1,9 miliardi di dollari che vanno raddoppiati se saranno confermate le analoghe manovre della Wagner nel settore minerario e aurifero portate avanti in Sudan non senza una grande attenzione al contrabbando e al traffico illegale di prodotti estratti.

A inizio anno il Financial Times ha invece messo nel mirino le attività siriane di Mercury, società energetica riconducibile a Prigozhin, che fatturerebbe circa 250 milioni di dollari partendo dalla produzione e vendita di gas e petrolio.

Applicando al gruppo Wagner, in via cautelativa, un aumento del valore degli affari legati alla presenza di un 44,5% di attività sommersa nel Pil russo, media delle principali statistiche internazionali in materia, dovremmo aggiungere 445 milioni di dollari ogni miliardo generato dal gruppo. Ricapitolando avremmo, per il 2022: 2 miliardi in Russia, 1,9 in Sudan e altrettanti tra Repubblica Centrafricana e Congo, più 250 milioni di dollari in Siria. Il totale fa poco più di 6 miliardi di dollari, espandibili a 8,75 se si applica il tasso di influenza del sommerso anche al gruppo Wagner, in cui possono essere ricomprese attività su cui non è stata fatta luce.

Un valore tra i 6 e i 9 miliardi di dollari di “fatturato” per il braccio economico di una compagnia mercenaria di fatto privata e basato sulle relazioni personali di un solo uomo vorrebbe dire che nel caso minimale la Wagner genererebbe un’attività economica pari al giro d’affari di società italiane come Brembo e Mapei sommate, in quello massimale sarebbe maggiore di un gruppo come Pirelli. Questo per dare un’idea del valore delle attività, in larga parte illegali, dei mercenari e della grandezza di un impero che sarà difficile scardinare. E con cui, vista l’importanza dell’estero sul totale del giro d’affari, Putin dovrà venire a patti. Per evitare che fuori dalla Federazione Russa la Wagner finisca, in sostanza, per vendersi al miglior offerente. 

ANDREA MURATORE

Guerra Ucraina - Russia, le news del 5 luglio.

Le notizie di mercoledì 5 luglio sulla guerra in Ucraina. Kiev: «A Zaporizhzhia rischio incidente nucleare». Peskov: «Contatti con Usa per rilascio giornalista Wsj». Redazione Online su Il Corriere della Sera il 5 Luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di mercoledì 5 luglio. Esplosioni nella zona della ferrovia di Yasynuvatya, in Donetsk. Mosca «Stanotte gli ucraini attaccheranno la centrale di Zaporizhzhia». Kiev risponde: «Falso, sono stati i russi a mettere ordigni per poi darci la colpa»

•Regioni russe di Kursk e Belgorod sotto il fuoco ucraino. Amministratori locali: «Non ci sono vittime, sistema di difesa aerea funziona».

•Kiev: «Avanzata procede secondo i piani, ma temiamo infezioni da colera a Kherson».

•Financial Times: «Xi ha ammonito Putin contro attacco nucleare».

• Che fine ha fatto Prigozhin? È stato lui a ordinare la resa della rivolta?

• La scrittrice Viktoria Amelina morta a Kramatorsk per un raid russo.

•Ricoverata a Mosca la giornalista di Novaya Gazeta Milashina.

Ore 02:56 - Zelensky: «I leader del mondo fermino l’attacco russo alla centrale di Zaporizhzhia»

Nel suo discorso serale all’Ucraina il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto ai leader internazionali di dimostrare a Mosca di essere pronti a rispondere al potenziale attacco della Russia alla centrale nucleare di Zaporizhzhia: «Ora il mondo intero deve rendersi conto che la sicurezza comune dipende interamente dall’attenzione globale alle azioni degli occupanti della centrale», ha detto Zelensky.

Ieri lo Stato maggiore delle forze armate ucraine ha riferito che la Russia potrebbe preparare una provocazione alla centrale occupata di Zaporizhzhia «nel prossimo futuro» e che le forze russe hanno posizionato oggetti simili a ordigni esplosivi sul tetto della terza e quarta unità di potenza dell’impianto, forse per simulare un attacco ucraino.

«Forse hanno qualche altro piano. Ma in ogni caso, il mondo vede — e non può fare a meno di vedere — che l’unica fonte di pericolo per la centrale nucleare di Zaporizhzhia è la Russia stessa e nessun altro», ha sottolineato il presidente ucraino. «Purtroppo non c’è stata una risposta tempestiva e su larga scala all’attacco terroristico contro la centrale idroelettrica di Kakhovka . E questo può ispirare il Cremlino a perpetrare nuove malvagità. Fermarlo è un dovere di tutti nel mondo. Nessuno può essere escluso perché le radiazioni non lasciano fuori nessuno».

Il 20 giugno scorso Zelensky aveva annunciato, citando dati di intelligence, che Mosca stava programmando un attacco terroristico alla centrale nucleare di Zaporizhzhia attraverso una fuga di radiazioni. Alcuni giorni dopo, il capo dell’intelligence militare ucraina aveva dichiarato al New Stateman che la Russia aveva completato i preparativi per l’attacco.

Le forze russe hanno occupato la centrale di Zaporizhzhia, il più grande impianto nucleare in Europa, dal marzo 2022 e l’hanno usata come base militare per lanciare attacchi al territorio controllato dall’Ucraina al di là del fiume Dnipro.

Ore 02:58 - Il sindaco filorusso di Makiivka, nella regione del Donetsk: «Un morto e 25 feriti nell’attacco di Kiev»

Un uomo di 62 anni è morto a seguito del bombardamento delle forze armate ucraine su Makiivka, città del Donbass sotto il controllo di Mosca. Lo ha detto a Ria Novosti il sindaco filrousso locale Vladislav Klyucharov secondo cui l’uomo si trovava «nel suo appartamento» che sarebbe stato colpito nel raid.

Denis Pushilin, capo filorusso dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, ha parlato di almeno 25 persone ferite fra cui 2 bambini, aggiungendo che «sono stati danneggiati diversi edifici residenziali, ospedali, scuole e asili».

È stato il Kyiv Post a riportare il video della fortissima esplosione a Makiivka, che avrebbe colpito un magazzino di munizioni.

Ore 05:19 - Kiev: «Distrutta unità militare russa a Makiivka»

L’esercito ucraino ha annunciato di aver distrutto una «formazione militare» russa a Makiivka, nella regione del Donetsk, controllata dai russi e in prima linea, dove i funzionari e i media inviati da Mosca avevano riportato la morte di un civile e decine di feriti negli attacchi dell’esercito di Kiev. «A seguito dell’efficace impatto di fuoco delle unità delle forze di difesa, un’altra formazione di terroristi russi nella Makiivka temporaneamente occupata ha cessato di esistere», hanno dichiarato le forze armate ucraine in un comunicato.

Il capo filorusso del Donetsk, Denis Pushilin, ha dichiarato che le forze ucraine hanno lanciato «attacchi feroci» contro aree residenziali e un complesso ospedaliero a Makiivka. Secondo l’agenzia di stampa statale russa Interfax, un uomo è morto e 36 civili hanno «ricevuto ferite di varia gravità» a causa degli attacchi ucraini. L’agenzia di stampa russa Tass ha dichiarato che 9strutture sanitarie sono state danneggiate dai bombardamenti delle forze ucraine.

Ore 07:18 - Un milione (in contanti) in 90 giorni: sul giro di fondi all’ambasciata russa si muovono Copasir e servizi segreti

(Di Francesco Verderami) In 90 giorni l’ambasicata russa a Roma aveva mosso un milione in contanti. Flussi di denaro cominciati nei giorni in cui cominciava la guerra in Ucraina, e mai terminati. Borghi (Italia Viva): «Usati per destabilizzare la collocazione internazionale dell’Italia?»

Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sta per attivarsi su uno strano giro di fondi gestiti dall’Ambasciata russa a Roma. Un caso di cui si stanno occupando l’Uif, l’Unità di antiriciclaggio, ma anche i servizi segreti. Sebbene il Copasir mantenga il più stretto riserbo, fonti qualificate della maggioranza confermano l’esistenza del dossier e la volontà di esaminarlo «a breve e nella sede opportuna».

Ore 07:21 - Putin agli alleati dopo il tentato golpe: «Cooperazione forte e unita. Difenderemo la nostra sicurezza»

(Di Marco Imarisio) Il presidente russo in videocollegamento ha elogiato la fermezza dei partner che non cedono al bipolarismo Usa-Ue, dalla Cina all’India, dall’Iran al Pakistan. Nessun riferimento diretto al gruppo Wagner e all'insurrezione militare del 23 giugno.

Quando Vladimir Putin appare sullo schermo, gli ospiti ci sono tutti. Al summit dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco), per la prima volta presieduto dal premier indiano Modi, sono presenti in collegamento il presidente kazakho Tokayev, il kirghiso Zhaparov, il cinese Xi, il premier pakistano Sharif, il presidente tagiko Rakhmon, quello uzbeko Mirziyoyev. Tra gli osservatori, in attesa di una promozione nel club fortemente caldeggiata dal presidente russo durante il suo discorso, anche il bielorusso Lukashenko, il presidente iraniano Raisi e quello mongolo Khurelsukh.

Ore 07:23 - Zelensky: «Esplosivi messi dai russi sul tetto della centrale di Zaporizhzhia»

«Abbiamo informazioni dalla nostra intelligence che l’esercito russo ha collocato oggetti simili a esplosivi sul tetto di diverse unità di potenza della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Forse per simulare un attacco». Lo ha scritto su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ore 07:40 - Financial Times: «Xi ha ammonito Putin contro attacco nucleare»

Il presidente cinese Xi Jinping avrebbe messo in guardia il collega Vladimir Putin contro un attacco nucleare russo in Ucraina. Lo riporta il Financial Times, che cita funzionari cinesi. Pechino nutre preoccupazioni per la guerra della Russia anche se offre un tacito sostegno a Mosca.

I funzionari cinesi si sono presi privatamente il merito di aver convinto il presidente russo a ritirarsi dalle sue velate minacce di usare armi nucleari contro l'Ucraina, hanno raccontato le stesse fonti. Dissuadere Putin da un attacco del genere è stato fondamentale per la campagna della Cina volta a riparare i legami con l'Europa, ha affermato un alto consigliere del governo di Pechino. La Cina si è costantemente opposta all'uso di armi nucleari in Ucraina nelle sue dichiarazioni pubbliche, ma molti degli alleati di Kiev dubitano comunque della sincerità di Pechino.

Ore 07:49 - L'«erede di Anna Politkovskaja» aggredita in Cecenia: pugni, vernice e una pistola alla tempia

(Di Marco Imarisio) La giornalista è ricoverata in Ossezia: rasata a zero per sfregio. Con l’avvocato Nemov era appena arrivata a Grozny per seguire un processo. Anche Politkovskaja indagava sulla Cecenia.

Potrebbe succedere di nuovo, si diceva. Erano i giorni dopo il 7 ottobre del 2006, quando Anna Politkovskaja venne uccisa nell’androne della sua casa di Mosca. Erano evidenti le ragioni dell’esecuzione. Su quella giornalista che indagava sui crimini di guerra commessi in Cecenia gravava un senso di ineluttabilità. Una fine annunciata. Mai più, si disse.

Ore 08:00 - Il video-racconto: a Kramatorsk, dove c’era la pizzeria ristorante Ria: qui è morta la scrittrice Victoria Amelina

(Di Lorenzo Cremonesi, inviato in Ucraina) Nel cuore della zona urbana, un missile Iskander ha raso al suolo un’intera ala di un palazzo.

Un missile russo Iskander il 27 giugno circa le 19.30 ha causato almeno 13 morti e circa 60 feriti: nel cuore della zona urbana. Qui nei mesi scorsi altri due missili hanno colpito e distrutto altri palazzi. Il racconto di Dmitro Ihnatenko, 40 anni, uno dei proprietari tra le macerie: «Tutti i morti erano dentro il locale, tutta l’ala del palazzo è caduta. Non c’era modo di sopravvivere.

I russi sono dei terroristi, uccidono i civili ucraini» Nell’attacco è morta la giovane scrittrice Victoria Amelina (classe 1986, autrice di due romanzi e un libro per bambini, vincitrice del Premio letterario Joseph Conrad e finalista del Premio dell’Unione Europea per la letteratura, morta il primo luglio all’ospedale di Dnipro, n.d.r.) e 7 impiegati che lavoravano nel ristorante.

Ore 08:08 - Milashina ricoverata a Mosca

La giornalista russa della Novaya Gazeta Elena Milashina e l'avvocato Aleksandr Nemov, aggrediti ieri in Cecenia da un gruppo di uomini col volto coperto, sono tornati a Mosca dove sono stati ricoverati in ospedale. Lo riferisce l'edizione europea della testata dove lavora Milashina, pubblicando una foto della reporter in aereo con il direttore della Novaya e Premio Nobel Dmitri Muratov e il direttore della radio Eco di Mosca Aleksei Venediktov.

Ore 08:29 - Esercito ucraino: «Controffensiva procede secondo i piani»

«L'esercito non ha ancora dispiegato tutto il suo potenziale, ma la controffensiva procede secondo i piani». Lo ha assicurato il generale Oleksandr Syrskyi, comandante delle forze di terra ucraine, citato da Abc News. «L'avanzata procede secondo quanto era stato previsto».

Ore 08:35 - Attaccate regioni russe di Belgorod e Kursk dall'esercito ucraino. Amministratori locali: «Nessuna vittima»

Le regioni russe di Kursk e Belgorod sono state prese di mira dalle forze ucraine nelle prime ore di oggi, secondo quanto riferito dai governatori delle rispettive regioni, che non hanno parlato di vittime. «La città di Valuyki è sotto il fuoco delle Forze armate ucraine», ha scritto il governatore di Belgorod Vyacheslav Gladkov su Telegram, senza specificare di che tipo di attacco si trattasse. «Il sistema di difesa aerea ha funzionato, ma ci sono danni a terra», ha detto, affermando che una scuola e una casa privata sono state danneggiate nel villaggio di Tyotkino.

Ore 08:55 - Ministero Difesa Uk: «Comandanti Surovikin e Yevkurov spariti dopo rivolta Wagner»

«Il generale Sergei Surovikin, comandante in capo delle forze aerospaziali russe e vice comandante delle forze russe in Ucraina, non è stato più visto in pubblico dopo l'ammutinamento del gruppo Wagner. Nel frattempo, il vice ministro della Difesa, colonnello generale Yunus-bek Yevkurov, è stato un assente notevole in un'apparizione televisiva della leadership del ministero della Difesa il 3 luglio». Questo è quanto fa notare il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano, aggiungendo che i sospetti che potrebbero ricadere sugli alti ufficiali in servizio evidenziano come l'insurrezione di Prigozhin abbia aggravato le linee di frattura esistenti all'interno della comunità della sicurezza nazionale russa».

Ore 09:03 - Kiev: «Rischio epidemia di colera a Kherson»

Lo Stato Maggiore dell'esercito ucraino ha messo in guardia da una possibile epidemia di colera nelle città occupate dalla Russia a Kherson, nel sud dell'Ucraina. Nelle aree di Skadovsk e Henichesk si è infatti registrato un aumento del numero di infezioni intestinali e potrebbe proprio trattarsi di colera, hanno riferito dallo stato maggiore delle forze armate ucraine, alludendo poi che i russi e le loro famiglie ricevano segretamente vaccinazioni contro il colera.

Ore 09:55 - Kiev: in 24 ore 60 attacchi russi sulla regione di Zaporizhzhia

Nelle ultime 24 ore l’esercito russo ha bombardato per 60 volte 12 insediamenti nella regione di Zaporizhzhia, ha dichiarato il capo dell’amministrazione militare regionale Yuriy Malashko, citato da Ukrinform. «Nell’ultimo giorno il nemico ha lanciato 60 attacchi in 12 località della regione di Zaporizhzhia. Orikhiv ha subito un attacco aereo, Levadne, Novodarivka e Malynivka attacchi con lanciarazzi multipli, Novotroyitske, Hulyaypole, Zaliznychne, Orikhiv, Mala Tokmachka, Novodanylivka, Preobrazhenka, Charivne hanno subito 52 attacchi di artiglieria», ha riferito Malashko aggiungendo che non ci sono state vittime.

Ore 10:30 - Xi Jinping ha messo in guardia Putin da attacco nucleare

Il presidente cinese Xi Jinping ha personalmente messo in guardia Vladimir Putin dall’uso di armi nucleari in Ucraina, indicando che Pechino nutre preoccupazioni per la guerra della Russia anche se offre un tacito sostegno a Mosca. Lo scrive il Financial Times citando funzionari occidentali e cinesi. L’avvertimento, faccia a faccia, sarebbe arrivato durante la visita di stato del presidente cinese a Mosca nel marzo scorso, fanno sapere le fonti, in quello che è stato uno dei primi viaggi di Xi fuori dalla Cina dopo anni di isolamento per il Covid. Da allora, i funzionari cinesi si sono presi privatamente il merito di aver convinto il presidente russo a fare un passo indietro dalle sue velate minacce di usare un’arma nucleare contro l’Ucraina. Dissuadere infatti Putin dall’usare un’arma del genere è stato fondamentale per la campagna della Cina per riparare i legami danneggiati con l’Europa, ha affermato un alto consigliere del governo cinese.

Ore 10:46 - Esploso grande deposito di munizioni russe nel Donetsk

Un video pubblicato da Rbc-Ukraine mostra una potente esplosione che ha distrutto un grande deposito russo di munizioni Mlrs (sistema di artiglieria lanciarazzi multiplo di estrema precisione) a Makiivka, nel Donetsk, dove ieri sera il sindaco filorusso Alexey Kuzmin aveva segnalato un boato. «I russi avevano piazzato un grande deposito di munizioni Mlrs nel cortile di un’area residenziale incompiuta a Makiivka. Ieri il deposito è saltato in aria. I video «prima» e «dopo» sono stati girati da un drone», scrive Rbc-Ukraine.

Ore 11:43 - Cremlino: «Aggressione Milashina e Nemov è fatto grave, necessaria risposta»

L’attacco contro la giornalista Elena Milashina e l’avvocato Aleksandr Nemov è un fatto grave che richiede una risposta ferma, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «Il Presidente è stato naturalmente informato. La Commissaria per i diritti umani Tatyana Moskalkova sta seguendo il caso e ha già contattato la Commissione inquirente e l’ufficio del procuratore generale ceceno», ha aggiunto.

Ore 11:49 - Gb: «Mosca ha perso metà della capacità di combattimento»

L’esercito russo ha perso metà della sua capacità di combattimento in Ucraina, inclusi 2.500 carri armati. Lo ha detto il capo di Stato maggiore della Difesa del Regno Unito, l’ammiraglio Tony Radakin. Il quale respinge l’idea di una controffensiva troppo lenta da parte delle forze armate di Kiev.

Ore 12:01 - Peskov: «Non posso confermare il rapporto del Financial Times tra Xi e Putin»

Il portavoce del Cremlino, Peskov ha detto che non può confermare il rapporto del Financial Times dove emerge che il presidente Xi Jinping avrebbe avvertito personalmente il presidente russo Vladimir Putin contro l’uso di armi nucleari in Ucraina. Ha detto che i due paesi avevano rilasciato dichiarazioni in quel momento sul contenuto dei loro discorsi, e «tutto il resto è finzione».

Ore 12:14 - Cremlino: «C’è ancora tempo per salvare l’accordo sul grano»

«C’è ancora tempo» per soddisfare le richieste russe per salvare l’accordo per l’esportazione di grano ucraino rinnovandolo dopo la sua scadenza, il 17 luglio. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalle agenzie russe, ribadendo comunque che al momento non ci sono le condizioni per la proroga.

Ore 12:39 - Zelensky: La priorità è la protezione delle centrali nucleari»

«In queste ore stiamo discutendo le sfide principali: la prima è la protezione delle centrali nucleari. Ne abbiamo discusso con il comandante dell’aeronautica, il ministro degli Interni, il capo e il dg di Energoatom (l’azienda che gestisce le quattro centrali nucleari ucraine), il capo del servizio di guardia di frontiera». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo che da ieri pomeriggio Mosca parla di rischio di «un sabotaggio da parte di Kiev» alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (in territorio controllato dai russi) .

Ore 12:48 - La Cina a Putin: «Niente nucleare in Ucraina». Ma il Mosca smentisce

Il presidente cinese Xi Jinping ha messo personalmente in guardia l’omologo russo Vladimir Putin contro un attacco nucleare in Ucraina. A dare la notizia, in esclusiva, è il Financial Times sul suo sito web. «I funzionari cinesi si prendono privatamente il merito di aver convinto il leader russo a fare marcia indietro rispetto alle velate minacce atomiche» si legge sul giornale britannico . Xi, indicando che Pechino nutre preoccupazioni per la guerra della Russia contro Kiev anche se offre un tacito sostegno a Mosca - secondo funzionari occidentali e cinesi -, avrebbe consegnato il suo messaggio durante la visita di stato fatta a Mosca lo scorso marzo. Dissuadere Putin dall’usare un’arma nucleare «è stato fondamentale per la campagna della Cina finalizzata a riparare i legami danneggiati con l’Europa, ha affermato un alto consigliere del governo cinese citato dal quotidiano della City in forma anonima.

Ore 13:12 - Morawiecki: «La sovranità della Polonia non può essere intaccata»

«All’ultimo Consiglio europeo, la Polonia ha detto né più né meno che vogliamo essere padroni nel nostro Stato, la sovranità polacca non può essere intaccata da istituzioni sovranazionali come la Commissione europea, non c’è il nostro assenso su questo». Lo ha detto il presidente del Consiglio della Polonia Mateusz Morawiecki, partecipando a un seminario dei Conservatori e riformisti europei a Varsavia, assieme alla premier Giorgia Meloni. «Quello che unisce Polonia e Italia - ha aggiunto -, è la ricetta migliore per contrastare l’immigrazione illegale, ed è rendere le frontiere esterne impermeabili».

Ore 13:20 - Esplosioni nella zona della ferrovia di Yasynuvatya, in Donetsk

Esplosioni e una densa colonna di fumo nero nell’area della ferrovia di Yasynuvatya, nel territorio occupato dai russi in Donetsk, vengono riferiti sui canali Telegram con immagini, come riporta Rbc-Ukraine.

Ore 13:45 - Medvedev: l’operazione speciale finisce con lo stop delle armi Usa a Kiev

«Se gli Stati Uniti e i loro vassalli smettono di fornire armi all’Ucraina, l’operazione speciale finirà in pochi giorni», ha detto l’ex presidente russo e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev. Lo scrive Ria Novosti.

Ore 14:10 - L’Onu preoccupata per rischio mancato rinnovo accordo su grano

L’Onu ha espresso preoccupazione dopo che la Russia ha dichiarato ieri di non vedere «alcun motivo» per estendere l’accordo sulle esportazioni di grano ucraino in scadenza il 17 luglio. «Non c’èdubbio che siamo preoccupati», ha detto un alto funzionario delle Nazioni Unite, Rebeca Grynspan, in una conferenza stampa a Ginevra. «La delegazione russa è già venuta a Ginevra e contiamo di recarci a Mosca nei restanti giorni» prima della scadenza dell’accordo, ha spiegato. La Russia minaccia da tempo di ritirarsi da questo accordo sul grano ucraino concluso nel luglio 2022 con il patrocinio delle Nazioni Unite e della Turchia. Mosca lamenta da diversi mesi gli ostacoli ad un altro accordo - bilaterale - firmato lo scorso luglio con l’Onu sulle sue esportazioni di fertilizzanti. Mosca lamenta che il suo settore agricolo risente delle sanzioni varate dall’Occidente.

Ore 14:26 - Kiev avverte i cittadini sulla protezione dalle radiazioni

Il ministero della Salute ucraino ha nuovamente diffuso le indicazioni ai cittadini su come comportarsi per difendersi da eventuali radiazioni se dovesse verificarsi un incidente nucleare. Il governo in mattinata, per voce del vice ministro della Difesa Hanna Malyar, ha detto di ritenere che per Mosca un attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia - da attribuire agli ucraini - è uno «strumento per raggiungere obiettivi militari e ribaltare le sorti della guerra a suo favore». Il Cremlino oggi ha detto che il rischio di «un sabotaggio di Kiev» alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, controllata dai russi, rimane «molto alto».

Ore 14:37 - Aiea: «Nessun segno di mine a Zaporizhzhia»

L’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) non ha trovato la presenza di mine alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, gestita dai russi. Lo ha detto il capo dell’Aiea Rafael Grossi, come riporta l’agenzia Zexta.

Ore 15:26 - Zelensky: «Metà dei russi sta con Prigozhin, altra metà con Putin»

Durante l'insurrezione di Evgeny Prigozhin, «metà della Russia ha sostenuto Prigozhin. L'altra metà ha sostenuto Vladimir Putin», ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una intervista alla Cnn. «Alcune regioni russe nel frattempo si stavano equilibrando senza sapere con certezza chi sostenere. Vediamo tutti questo processo che mostra come metà della popolazione russa ha seri dubbi», ha aggiunto.

Ore 15:50 - L’Aiea chiede un accesso più ampio a Zaporizhzhia

L’Aiea ha chiesto un accesso più ampio alla centrale di Zaporizhzhia «per confermare l’assenza di mine o esplosivi». L’appello dell’agenzia internazionale è stato lanciato mentre cresce l’allarme intorno all’impianto, tra le accuse reciproche di Kiev e Mosca su un imminente attacco.

Ore 17:38 - Kiev: «A Zaporizhzhia rischio incidente nucleare, il mondo agisca subito»

“Abbiamo informazioni dalla nostra intelligence che l’esercito russo ha collocato oggetti simili a esplosivi sul tetto di diverse unità di potenza della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Forse per simulare un attacco alla centrale. Forse per qualche altro scenario”. Lo ha scritto su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Ma in ogni caso, il mondo vede – non può non vedere – che l’unica fonte di pericolo per la centrale nucleare di Zaporizhzhia è la Russia e nessun altro”, continua. “Sfortunatamente, non c’è stata una risposta tempestiva e su larga scala all’attacco terroristico alla centrale idroelettrica di Kakhovka - spiega ancora il presidente ucraino - E questo potrebbe incitare il Cremlino a commettere nuove nefandezze. È responsabilità di tutti nel mondo fermarlo, nessuno può farsi da parte, poiché le radiazioni colpiscono tutti”.

Ore 17:43 - Esplosione in un tribunale di Kiev

Un’esplosione è stata segnalata nel tribunale di Shevchenkivskyi a Kiev. Lo ha riferito il ministro dell’Interno ucraino, Igor Klymenko, precisando che sul posto ci sono «forze speciali, artificieri» e mezzi di soccorso.

Ore 17:59 - Rublo russo a minimi da 15 mesi: Pesa calo entrate da gas e petrolio

Il rublo russo si è indebolito a quota 90 per un dollaro, il minimo in 15 mesi, poco dopo l’invasione dell’Ucraina. Nuovi dati del Ministero delle finanze hanno mostrato che le entrate di petrolio e gas sono diminuite del 47% rispetto all’anno precedente a 3,38 trilioni di rubli nella prima metà dell’anno, poiché l’embargo energetico dall’Occidente e il rallentamento dell’economia cinese hanno abbassato domanda di energia russa.

Ore 18:51 - Due esplosioni nel tribunale di Kiev, ci sono vittime

Due esplosioni hanno scosso il tribunale di Shevchenkiv a Kiev, provocando vittime. Secondo quanto riferito dai media ucraini, uno degli ordigni - probabilmente una granata - sarebbe stato fatto esplodere da Ihor Humenyuk, accusato di un attacco terroristico avvenuto nei pressi della Verkhovna Rada il 31 agosto 2015. Stando a Suspline, l’uomo si è barricato in una delle aule del tribunale ed è in corso «un’operazione speciale».

Ore 19:14 - Kiev: «Morto il responsabile dell’esplosione in tribunale»

L’autore dell’esplosione al tribunale distrettuale di Shevchenkiv di Kiev «è morto sul posto. Secondo le prime informazioni, si sarebbe fatto esplodere». Lo scrive su Telegram il ministro dell’Interno ucraino Igor Klymenko, aggiungendo che durante l’assalto all’edificio, due agenti del Kord (forze speciali della polizia) sono rimasti feriti».

Ore 20:18 - Possibile scambio di prigionieri tra Usa e Russia: in corso una discussione per il rilascio del giornalista Evan Gershkovich

L’annuncio arriva dal portavoce del Cremlino: p otrebbe essere in corso una discussione con gli Stati Uniti per il rilascio del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich , in carcere dallo scorso marzo con l’accusa di spionaggio. D’altra parte, i russi chiedono la scarcerazione di Vladimir Dunaev, cittadino russo in custodia in America con l’accusa di crimine informatico.

In collegamento con i giornalisti Peskov ha dichiarato: «Ci sono stati alcuni contatti sull’argomento, ma non vogliamo che diventi pubblico». Dunaev sarebbe stato estradato dalla Corea del Sud con l’accusa di criminalità informatica, come riporta il Guardian, e attualmente è detenuto in Ohio. Nel frattempo, lunedì l’ambasciatore statunitense a Mosca ha fatto visita al giornalista in carcere, senza fornire però ulteriori informazioni.

Ore 22:02 - Cecenia, stabili le condizioni della giornalista aggredita

Le condizioni della giornalista Yelena Milashina, aggredita in Cecenia, sono stabili. Lo ha riferito Novaya Gazeta, il giornale per cui lavora. La donna è stata sottoposta a una serie di esami in una clinica di Mosca. La diagnosi - viene spiegato - parla di un trauma cranico, fino a 14 fratture alla mano e altri lividi multipli. E’ cosciente e le sue condizioni sono definite stabili.

Ore 01:00 - Un morto e cinque feriti in bombardamenti russi su Kherson

«Una persona è stata uccisa e almeno altre cinque sono rimaste ferite a seguito dei bombardamenti russi nella regione di Kherson nella giornata di ieri». Lo rende noto il procuratore generale locale, lo riporta Ukrainska Pravda. «Un uomo di 58 anni è rimasto ucciso in un garage. La sua casa ha preso fuoco e nell’incendio sono rimasti feriti anche una donna di 56 anni e un bambino di 10. In una seconda abitazione che è rimasta colpita sono invece rimasti feriti un uomo di 51 anni e due donne di 70 e 41 anni», ha reso noto.

Ore 01:11 - Allarme aereo a Kiev e in altre regioni dell’Ucraina

Allarme aereo a Kiev e in altre regioni dell’Ucraina. L’allerta - riporta Ukrainska Pravda - è iniziato dopo l’una di notte ora locale. Le regioni interessate sono quelle di Kiev, Zhytomyr, Chernihiv, Vinnitsa, Cherkasy, Kirovohrad, Sumy, e Poltava.

Ore 02:57 - Esplosioni a Lvon, nella regione di Ternopol

Diverse esplosioni sono state udite nella città ucraina di Lvov e nella regione di Ternopol. Lo riferisce la Tass citando il canale televisivo Tsn, secondo cui le autorità locali spiegano le esplosioni con l'azionamento dei sistemi di difesa aerea. All'inizio della giornata sono stati emessi avvisi di raid aereo in tutte le regioni ucraine.

Esaurita la controffensiva. La lotta continua. Piccole Note (filo Putin) il 5 Luglio 2023 su Il Giornale.

L’Ucraina ha annunciato un cambiamento radicale della sua strategia. Lo ha annunciato ieri Il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale Oleksiy Danilov, il quale ha detto che da ieri la priorità delle forze ucraine non è più la riconquista del territorio perduto, quanto degradare le forze russe, sia in termini di uomini che di mezzi. Una “guerra di distruzione equivale a una guerra per conquistare chilometri”, ha detto Danilov.

Lo riporta, tra gli altri, anche l’Institute of Study of War, che, a commento di questa svolta, riferisce le parole del presidente del comitato militare della NATO, l’ammiraglio Rob Bauer, secondo il quale le forze ucraine “non dovrebbero subire critiche o pressioni per la lentezza delle operazioni”.

La controffensiva sfinita

Lo stesso Bauer ha anche escluso che i sospirati F-16 possano arrivare a Kiev nel corso della controffensiva, che quindi dovrà continuare senza copertura aerea (anche se i velivoli promessi non sarebbero comunque sufficienti per assolvere tale compito).

L’annuncio di Danilov, apparentemente anodino, è clamoroso. Di fatto, ha detto che la controffensiva è fallita. Tutti i proclami sulla riconquista dei territori perduti fatti da ucraini e alleati in un anno e mezzo di guerra si sono rivelati per quel che erano: vuota sicumera.

D’altronde, i russi non cedono e gli ucraini non sfondano come invece avevano assicurato quasi tutti i politici, gli analisti, i cronisti d’Occidente. E per non dover ammettere la sconfitta, Kiev ha annunciato un cambio di programma: ora si tratta solo di uccidere i russi – in obbedienza ai diktat neocon dichiarati esplicitamente dal senatore Lindsey Graham – e di distruggere più armamenti possibile del nemico.

Il punto è che tale strategia non tiene conto che a morire come mosche sono gli ucraini, come sempre accade nel corso di un attacco, e di un attacco peraltro nel quale i difensori hanno più armi, possono colpire più lontano e soprattutto hanno il controllo completo dei cieli.

The Show Must Go On

Una scelta suicida quella di continuare la guerra. Ma a decidere non sono gli ucraini, quanto la loro leadership e soprattutto gli sponsor internazionali, i quali non vogliono mollare la presa e rinunciare alla loro guerra infinita fino all’ultimo ucraino.

The Show Must Go On è forse la più bella canzone dei Queen, scritta per raccontare l’ultimo tratto di vita di Freddy Mercury. Ci sembra una degna colonna sonora di quanto si sta consumando a Kiev e dintorni.

A meno di incidenti di percorso – vedi alla voce Zaporizhzhia – si andrà avanti così fino al vertice di Vilnius dell’11 luglio, nel quale si deciderà il da farsi. Le pressioni per continuare l’ingaggio contro la Russia non recedono, ma la disfatta dei falchi che urgono in tal senso è talmente palese che si potrebbero aprire spazi per le trattative.

Da ultimo, si può notare che gli analisti, i cronisti, i politici di cui sopra, che hanno sbagliato tutto, con errori la cui portata è di tragica evidenza, continuano imperterriti a pontificare e a dettare la linea. Tale il meccanismo perverso delle guerre infinite, tale la tragedia in cui versa l’Occidente.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 6 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi | Lukashenko: «Prigozhin è a San Pietroburgo, non qui». Casa Bianca: «Non sappiamo dove sia». Lorenzo Cremonesi e Marco Imarisio, inviati, e Redazione Online su Corriere della Sera il 6 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di giovedì 6 luglio, in diretta. Mosca «Gli ucraini attaccheranno la centrale di Zaporizhzhia». Kiev risponde: «Falso, sono stati i russi a mettere ordigni per poi darci la colpa» 

• Attacco russo a Leopoli contro un palazzo residenziale, missili Kalibr dal Mar Nero: 5 morti e una trentina di feriti. Governatore: «Russi uccidono il futuro».

• Kiev: «A Zaporizhzhia rischio incidente nucleare, il mondo agisca subito».

• Il fronte Nord della guerra: che impatto avrà la colonia della Wagner in Bielorussia?

• La casa di Prigozhin a San Pietroburgo: lusso, armi e parrucche.

• Contatti Turchia-Russia-Kiev per prolungare l'accordo sul grano.

Ore 00:24 - Esplosioni al Tribunale di Kiev: «Morto il responsabile»

Due esplosioni hanno scosso il tribunale distrettuale di Shevchenkiv a Kiev. L’autore dell’esplosione «è morto sul posto. Secondo le prime informazioni, si sarebbe fatto esplodere». Lo scrive su Telegram il ministro dell’Interno ucraino Igor Klymenko, aggiungendo che durante l’assalto all’edificio, due agenti del Kord (forze speciali della polizia) sono rimasti feriti».

Secondo quanto riferito dai media ucraini, uno degli ordigni - probabilmente una granata - sarebbe stato fatto esplodere da Ihor Humenyuk, accusato di un attacco terroristico avvenuto nei pressi della Verkhovna Rada il 31 agosto 2015.

Ore 01:00 - Financial Times: «Xi ha ammonito Putin contro attacco nucleare»

Il presidente cinese Xi Jinping avrebbe messo in guardia il collega Vladimir Putin contro un attacco nucleare russo in Ucraina. Lo riporta il Financial Times, che cita funzionari cinesi. Pechino nutre preoccupazioni per la guerra della Russia anche se offre un tacito sostegno a Mosca.

I funzionari cinesi si sono presi privatamente il merito di aver convinto il presidente russo a ritirarsi dalle sue velate minacce di usare armi nucleari contro l'Ucraina, hanno raccontato le stesse fonti. Dissuadere Putin da un attacco del genere è stato fondamentale per la campagna della Cina volta a riparare i legami con l'Europa, ha affermato un alto consigliere del governo di Pechino. La Cina si è costantemente opposta all'uso di armi nucleari in Ucraina nelle sue dichiarazioni pubbliche, ma molti degli alleati di Kiev dubitano comunque della sincerità di Pechino.

Ore 01:51 - Possibile scambio di prigionieri tra Usa e Russia: in corso una discussione per il rilascio del giornalista Evan Gershkovich

L’annuncio arriva dal portavoce del Cremlino: p otrebbe essere in corso una discussione con gli Stati Uniti per il rilascio del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich , in carcere dallo scorso marzo con l’accusa di spionaggio. D’altra parte, i russi chiedono la scarcerazione di Vladimir Dunaev, cittadino russo in custodia in America con l’accusa di crimine informatico.

In collegamento con i giornalisti Peskov ha dichiarato: «Ci sono stati alcuni contatti sull’argomento, ma non vogliamo che diventi pubblico». Dunaev sarebbe stato estradato dalla Corea del Sud con l’accusa di criminalità informatica, come riporta il Guardian, e attualmente è detenuto in Ohio. Nel frattempo, lunedì l’ambasciatore statunitense a Mosca ha fatto visita al giornalista in carcere, senza fornire però ulteriori informazioni.

Ore 02:17 - Kiev e Mosca, accuse incrociate sulla centrale di Zaporizhzhia. E l’Aiea chiede più tempo per i controlli

(di Lorenzo Cremonesi, nostro inviato) Torna l’allarme per un possibile incidente con radiazioni nella più grande centrale nucleare europea investita dalla guerra. Non è la prima volta, dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina oltre 16 mesi fa — e certamente non sarà l’ultima —, che Kiev e Mosca si accusano a vicenda di pianificare un attacco all’impianto di Zaporizhzhia .

Ore 02:58 - Kiev: «A Zaporizhzhia rischio incidente nucleare, il mondo agisca subito»

«Abbiamo informazioni dalla nostra intelligence che l’esercito russo ha collocato oggetti simili a esplosivi sul tetto di diverse unità di potenza della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Forse per simulare un attacco alla centrale. Forse per qualche altro scenario». Lo ha scritto su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

«Ma in ogni caso, il mondo vede – non può non vedere – che l’unica fonte di pericolo per la centrale nucleare di Zaporizhzhia è la Russia e nessun altro», continua. «Sfortunatamente, non c’è stata una risposta tempestiva e su larga scala all’attacco terroristico alla centrale idroelettrica di Kakhovka - spiega ancora il presidente ucraino - E questo potrebbe incitare il Cremlino a commettere nuove nefandezze. È responsabilità di tutti nel mondo fermarlo, nessuno può farsi da parte, poiché le radiazioni colpiscono tutti».

Ore 03:46 - Leopoli attaccata con droni e missili, 4 feriti

Attacchi russi nella città ucraina occidentale di Leopoli hanno danneggiato «infrastrutture critiche» e ferito almeno quattro persone. Lo hanno riferito le autorità locali. «Una infrastruttura critica a Leopoli è stata danneggiata, ci sono feriti secondo i primi rapporti», ha scritto il governatore Maksym Kozytski su Telegram. In precedenza, aveva avvertito che «diversi» missili si stavano «muovendo in direzione delle regioni occidentali», citando il comando delle forze aeree ucraine.

Secondo il sindaco Andriy Sadovyi una «serie di esplosioni» è stata udita nella città storica. «In questo momento, sappiamo di 4 feriti a seguito dell'attacco missilistico», ha detto. Una persona era in condizioni «gravi» ed era stata portata in ospedale, ha aggiunto.

Ore 04:53 - Allarme aereo a Kiev e in altre regioni dell’Ucraina

Allarme aereo a Kiev e in altre regioni dell’Ucraina. L’allerta - riporta Ukrainska Pravda - è iniziato dopo l’una di notte ora locale. Le regioni interessate sono quelle di Kiev, Zhytomyr, Chernihiv, Vinnitsa, Cherkasy, Kirovohrad, Sumy, e Poltava.

Ore 05:14 - Kiev: Leopoli attaccata con droni e missili, 3 morti

Si aggrava il bilancio delle esplosioni a Leopoli. È di tre morti il bilancio dell’attacco russo con droni e missili nella città al confine con la Polonia. Secondo il sindaco Andrii Sadovyi le vittime vivevano in un edificio residenziale che è stato colpito nel raid. Poco prima lo stesso sindaco aveva dichiarato che otto persone erano state ferite e numerosi appartamenti danneggiati. Nell’attacco sarebbe stata anche colpita un’infrastrutture critica.

Ore 06:57 - Missili su Leopoli, Zelenskyi promette «risposta tangibile»

L’attacco missilistico nella notte sulla città di Leopoli avrà una «risposta tangibile». Così ha promesso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a seguito del bombardamento con droni russi su un condominio, nel quale sono rimaste uccise almeno quattro persone. «Conseguenze dell’attacco notturno dei terroristi russi», ha scritto accanto a un post video di Telegram che mostrava un edificio in rovina. «Purtroppo ci sono feriti e morti... Ci sarà sicuramente una risposta al nemico. Una risposta tangibile».

Ore 07:10 - Attacco su Leopoli: sale a quattro il bilancio delle vittime

Si aggrava il bilancio delle vittime negli attacchi missilistici russi della notte a leopoli: sale a quattro il numero dei morti tra le macerie del condominio colpito dai droni. L'ha annunciato il sindaco della città ucraina, mentre i soccorritori continuano a scavare alla ricerca di sopravvissuti e vittime. Nove persone sono rimaste ferite, ha detto il ministero dell'Interno di Kiev in una nota.

Ore 07:50 - Zelensky: «Controffensiva? Avrei voluto che iniziasse molto prima»

Zelensky, in un'intervista alla Cnn, ha dichiarato che avrebbe voluto iniziare prima la controffensiva perché, ritardandola, «una parte più grande del nostro territorio sarebbe stata minata» e inoltre avremmo dato «al nostro nemico il tempo e la possibilità di piazzare più mine e preparare le sue linee difensive».

Il leader ucraino ha ammesso che la controffensiva delle forze ucraine è stata «rallentata» dalle difese russe, aggiungendo che desiderava che le consegne di armi occidentali permettessero che iniziasse «molto prima». Secondo Zelensky, i militari ucraini in alcune zone del Paese non possono «nemmeno pensare di iniziare» gli attacchi perché non hanno «le armi necessarie».

Ore 07:58 - Ucraina: «Dall'inizio della guerra la Russia ha perso 232 mila soldati»

Lo Stato maggiore delle forze armate ucraine sostiene che la Russia abbia «perso 232.300 soldati in Ucraina dall'inizio della sua invasione». Il 5 luglio, secondo le stime, le vittime sarebbero state 600. Secondo il rapporto, la Russia ha anche perso 4.068 carri armati, 7.932 veicoli corazzati da combattimento, 6.888 veicoli di approvvigionamento, 4.310 sistemi di artiglieria, 657 sistemi di razzi a lancio multiplo, 404 sistemi di difesa aerea, 315 aeroplani, 309 elicotteri, 3.635 droni, e 18 navi.

Ore 08:05 - Il Tesoro Usa sollecita Hong Kong a interrompere le esportazioni tecnologiche verso la Russia

Secondo il quotidiano "Nikkei", funzionari del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti hanno effettuato una visita ad Hong Kong il mese scorso con l'obiettivo di chiedere alla banca centrale, alle istituzioni finanziarie, agli studi legali e ai gruppi industriali dell'ex colonia britannica di limitare il flusso di tecnologia proveniente dagli Stati Uniti verso la Russia. La delegazione, appartenente alla divisione di finanziamento del terrorismo e reati finanziari del dipartimento del Tesoro, ha tenuto incontri ad Hong Kong il 15 e 16 giugno scorsi, fornendo alle istituzioni finanziarie locali una lista di prodotti ad alta tecnologia che sarebbero destinati alla Russia attraverso la regione, e chiedendo di interrompere tali esportazioni. La visita dei funzionari del dipartimento è avvenuta poco prima del viaggio del segretario di Stato Antony Blinken a Pechino. Proprio durante quel viaggio, Blinken aveva dichiarato che gli Stati Uniti sono preoccupati per la tecnologia "a doppio uso" fornita dalle aziende cinesi alla Russia e per il suo potenziale utilizzo nel conflitto in Ucraina.

Ore 08:13 - «Un missile russo ha colpito un palazzo residenziale a Leopoli»

Ore 08:22 - Su Leopoli missili Kalibr lanciati dal Mar Nero

L'aeronautica ucraina, citata dai media nazionali, rende noto che l'esercito russo ha attaccato Leopoli lanciando missili Kalibr dal Mar Nero intorno all'una di notte da portaerei di superficie e sottomarini. Diversi gruppi di missili sono stati avvistati in direzione nord per poi cambiare bruscamente rotta verso ovest.

Ore 08:44 - La controffensiva di Kiev avanza a sud e a nord di Bakhmut

Le forze armate ucraine stanno facendo progressi sia a sud che a nord della città di Bakhmut, che è stata conquistata dai russi dopo mesi di combattimenti, secondo quanto riportato dal portavoce dello stato maggiore di Kiev, Andiy Kovalev. La controffensiva ucraina, come riferito dall'agenzia di stampa Unian, sta avanzando in direzione di Melitopol, Berdyansk e Bakhmut. Kovalev ha dichiarato che la pressione sul nemico continua e che in alcuni punti ci sono progressi, con il nemico che abbandona le linee precedentemente conquistate. Ha inoltre spiegato che in queste aree sono in corso combattimenti intensi.

Ore 08:49 - «Russi e Ucraini hanno utilizzato munizioni a grappolo che hanno causato morti tra i civili»

Human rights watch, pubblicando sul proprio sito i risultati di una nuova analisi, afferma che «sia l'esercito russo e sia quello ucraino hanno utilizzato munizioni a grappolo che hanno causato morti e feriti gravi tra i civili».

«Entrambe le parti dovrebbero immediatamente smettere di usare munizioni a grappolo e non cercare di ottenere più di queste armi indiscriminate. Gli Stati Uniti non dovrebbero trasferire munizioni a grappolo in Ucraina». «Le munizioni a grappolo utilizzate da Russia e Ucraina stanno uccidendo civili ora e continueranno a farlo per molti anni», ha affermato Mary Wareham , direttore ad interim delle armi presso Hrw.

Ore 10:03 - Gb, soldati russi da tutto il Paese contro l’offensiva ucraina

Mosca starebbe spostando contingenti militari «da tutta la Russia» per sopportare «il peso della controffensiva ucraina». Lo sostiene il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence su Twitter. Nel dettaglio, secondo l’intelligence britannica, «nella regione di Zaporizhzhia, la 58esima Armata d’armi combinate sta difendendo linee pesantemente trincerate», mentre «normalmente protegge la regione russa del Caucaso». Lo stesso farebbero la quinta Armata d’armi combinate e la fanteria navale, attive al fronte «intorno a Velyka Novosilka», mentre «di solito sono basate a 7000 chilometri di distanza per bilanciare la potenza cinese». Anche intorno a Bakhmut, la situazione sarebbe la stessa. «La difesa è ora in gran parte formata da reggimenti aviotrasportati normalmente di stanza nella Russia occidentale», sostiene l’intelligence britannica, «che di solito agiscono come forza d’élite di reazione rapida in caso di tensioni con la Nato». In conclusione, «il modo in cui la Russia sta accettando i rischi in tutta l’Eurasia evidenzia come la guerra abbia disarticolato la consolidata strategia nazionale della Russia».

Ore 10:05 - Lukashenko: «Prigozhin è a San Pietroburgo, non qui»

«Prigozhin si trova a San Pietroburgo. Non si trova sul territorio bielorusso». Lo ha dichiarato il presidente bielorusso Alexander Lukashenko citato da Belta.

Ore 10:18 - Lukashenko: «L’Europa? E’ totalmente “sotto i piedi” degli Usa»

Il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko, incontrando oggi la stampa estera a Minsk, ha accusato l’Europa di essere “sotto i piedi” degli Stati uniti. “Non c’è l’Europa. È completamente sotto i piedi degli Stati Uniti. E tutto ciò che è dettato da Washington è accettato dagli europei. Anche, a volte sorprendentemente, a scapito di se stessi”, ha detto il leader bielorusso, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa statale BelTa..

 Ore 10:20 - Lukashenko: «Zelensky ha capito che non vincerà questa guerra»

Il presidente Alexander Lukashenko è convinto che «Zelensky ha finalmente capito che non vincerà questa guerra» e che «questo contrattacco non porterà a nulla se non alla morte di migliaia e migliaia di persone». Lo riporta Belta. Per questo motivo, secondo Lukashenko, Zelensky ha iniziato gradualmente a «sollevare le sue rivendicazioni contro coloro che hanno spinto l’Ucraina in questa guerra». Prima di tutto, rivendicazioni sotto forma di denaro e nuove armi. Lukashenko ritiene inoltre che il livello dello scontro in Ucraina aumenterà, perché Kiev dispone ancora di notevoli riserve strategiche. «Entro l’11 luglio (quando ci sarà il vertice Nato a Vilnius ndr) dovrebbero dimostrare qualcosa», ha concluso.

Ore 10:31 - Lukashenko: «Se servirà utilizzare la Wagner lo faremo subito»

I mercenari del Gruppo Wagner possono essere immediatamente impiegati in Bielorussia, se necessario. Lo sostiene il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, citato dalla Tass. «Non sono assolutamente preoccupato che un certo numero di combattenti venga dislocato nel nostro Paese. Se ci sarà bisogno di utilizzarli, li impiegheremo immediatamente», ha dichiarato il leader bielorusso.

Ore 10:55 - Zelensky oggi in Bulgaria. L’annuncio del presidente Denkov

Il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky è atteso oggi in Bulgaria, ha reso noto il premier bulgaro Nikolai Denkov. Il nuovo governo in Bulgaria si è insediato lo scorso 6 giugno dopo anni di stallo politico e ripetute elezioni. Fra i suoi impegni di base, un maggior impegno nell’assistenza militare all’Ucraina.

Ore 09:09 - Immagini satellitari da Zaporizhzhia: appaiono nuovi oggetti sulla centrale

Immagini satellitari acquisite ieri e pubblicate da Planet Labs mostrano la presenza di nuovi oggetti sul tetto dell'unità 4 della centrale nucleare di Zaporizhzhia, situata nell'Ucraina orientale. La notizia è riportata da Rbc-Ukraine. Le immagini sono state catturate nella mattinata del 5 luglio, e sebbene la risoluzione non permetta di identificare esattamente la natura di tali nuovi oggetti, secondo Planet Labs, azienda statunitense specializzata in immagini satellitari con sede a San Francisco, non erano mai stati osservati in precedenza in nessuna altra immagine satellitare.

Ore 10:58 - Gb e Polonia favorevoli all’adesione rapida di Kiev alla Nato

I ministri degli Esteri di Gran Bretagna e Polonia hanno affermato che il processo di adesione dell’Ucraina alla Nato, di cui si parlerà nell’imminente vertice di Vilnius, sarà probabilmente accelerato dal fatto che l’esercito ucraino è già stato dotato di armi ed equipaggiamento militare fornito dall’Alleanza. Lo scrive l’edizione in ucraino del sito Voice of America, l’emittente internazionale ufficiale del governo degli Stati Uniti.

Volodymyr Zelensky per il momento mantiene in forse la sua partecipazione al summit dell’Alleanza atlantica di Vilnius dell’11-12 luglio.

Ore 11:03 - Morta 21enne nell'attacco a Leopoli. Governatore: «Russi uccidono futuro»

«Aveva solo 21 anni, è stata uccisa da un missile che ha centrato il suo appartamento. La Russia sta uccidendo i nostri giovani. Il nostro futuro», ha scritto su Telegram il governatore di Leopoli Maksym Kozytskyi dopo l'attacco della notte che ha provocato la morte di 4 civili e il ferimento di altri 37.

Ore 11:12 - Lukashenko: «Negoziati possibili, ma senza precondizioni»

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha esortato Russia e Ucraina a sedersi ora al tavolo dei negoziati «senza precondizioni», sostenendo che dopo la controffensiva di Kiev non sarà più possibile farlo.

«Dobbiamo fermarci ora. Abbiamo già fatto molte cose cattive, ma potrebbe andare peggio. Pertanto dobbiamo fermarci ora, sederci al tavolo dei negoziati senza precondizioni. Dobbiamo decidere tutto al tavolo dei negoziati», ha detto durante un incontro con giornalisti stranieri e bielorussi a Minsk.

Ore 11:22 - Zelensky a Sofia. Incontrerà primo ministro e presidente

Volodymyr Zelensky è arrivato in Bulgaria per la sua visita di un giorno. Su Twitter il presidente ucraino scrive che incontrerà tanto il primo ministro Nikolai Denkov, quanto il presidente Rumen Radev. Sul tavolo il supporto militare e la prospettiva di integrazione con la Nato.

Ore 11:29 - Lusso sfrenato, armi pesanti, parrucche e travestimenti: le foto della casa di Prigozhin. «Sembra quella di un boss della mafia»

(di Marco Imarisio) L’agenzia di stampa più vicina al Cremlino pubblica foto e video scattati nella casa di San Pietroburgo dell’uomo che, con la Wagner, ha fatto scattare una rivolta contro il potere di Putin. L’obiettivo non dichiarato: mostrarne la ricchezza — e renderlo ridicolo

Con gli occhialoni da nerd. Con la parrucca di sbieco sulla testa. Le foto dei travestimenti di Evgenij Prigozhin sono così improbabili da far pensare a una mossa ben congegnata, non solo per gettare ulteriore discredito sul fondatore della Brigata Wagner. Ma per renderlo ridicolo, che è sempre la cosa peggiore. Per il resto, nessuna sorpresa.

Ore 11:48 - Telefonata Meloni-Sunak: «Sostegno a Kiev prioritario per la sicurezza in Europa»

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sentito al telefono il Primo Ministro britannico Rishi Sunak, incentrato sulla preparazione del Vertice NATO di Vilnius della prossima settimana. Priorità al sostegno all`Ucraina con l'impegno a fornire garanzie di sicurezza nel continente.

Ore 12:06 - Tajani incontra leader opposizione bielorussa

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell'opposizione bielorussa. «A Sviatlana Tsikhanouskaya ho ribadito il sostegno del Governo italiano alle legittime aspirazioni democratiche del popolo bielorusso. Siamo preoccupati per l'appoggio del Governo di Minsk all'aggressione russa contro l'Ucraina e per il dispiegamento di testate nucleari russe in Bielorussia», ha scritto Tajani su Twitter.

Ore 12:45 - Esercito di Kiev: «Calano tensioni a Zaporizhzhia»

L'Ucraina ha dichiarato che la tensione attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia occupata da Mosca sta diminuendo, dopo che Kiev e Mosca si sono accusate a vicenda questa settimana di aver organizzato provocazioni all'impianto atomico.

Lo ha detto Nataliya Gumenyuk, una portavoce dell'esercito, aggiungendo che è stato merito del «potente lavoro» degli sforzi militari e diplomatici di Kiev con i partner stranieri, che hanno fatto pressione sulla Russia.

Ore 12:49 - Mosca espelle 9 diplomatici finlandesi e convoca ambasciatore

La Russia ha annunciato l'espulsione di nove diplomatici finlandesi in risposta ad un'analoga iniziativa di Helsinki il mese scorso e ha deciso la chiusura dal primo ottobre del consolato finlandese a San Pietroburgo. Lo rende noto il ministero degli Esteri in un comunicato.

Antti Helanterya, ambasciatore finlandese a Mosca, è stato poi convocato al ministero degli Esteri, che gli ha notificato le decisioni alla luce della «politica antirussa» del suo governo.

Ore 12:58 - Ankara: «In contatto con Kiev, Mosca e l'Onu per prorogare l'accordo sul grano»

La Turchia è in contatto con Russia, Ucraina e Nazioni Unite per discutere dell'estensione dell'accordo, raggiunto lo scorso anno, che ha permesso l'esportazione di grano e altri prodotti alimentari da porti ucraini tramite un corridoio sicuro nel Mar Nero. Lo fa sapere il ministero della Difesa di Ankara, come riporta Anadolu, l'agenzia di stampa statale turca.

Il patto è stato prorogato in maggio di altri due mesi e scade il prossimo 17 luglio, ma è già stato esteso più volte. L'ultima proroga è stata di soli due mesi, e non di quattro come era successo in precedenza, a causa di pressioni della Russia che vuole potere utilizzare l'accordo per esportare anche i suoi fertilizzanti e altri prodotti.

Ore 13:17 - Lukashenko: «Nessuno può convincermi di inviare truppe in Ucraina»

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha detto che nessuno può convincerlo a inviare truppe bielorusse in Ucraina. Lo riporta la Tass.

In precedenza aveva annunciato che il Gruppo Wagner non attaccherà l'Ucraina dalla Bielorussia: « Nessuno lancerà un attacco dal nostro territorio», ha dichiarato Lukashenko.

Ore 14:06 - Parolin: «Serve una Onu dove non prevalgano ideologie»

«La missione a Mosca era parte dell’iniziativa globale proposta da Papa Francesco. Da parte di Zuppi si è focalizzata soprattutto sul versante umanitario. La pace in Ucraina dovrà essere una pace giusta. Vuol dire riconoscere i reciproci diritti e anche i vicendevoli doveri. Soprattutto tenere conto della dignità delle persone». Così il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin al Tg1 in una intervista esclusiva che andrà poi, integralmente alle 20, riguardo alla missione per la pace in Ucraina voluta dal Pontefice.

Dopodiché ha aggiunto: «Serve una riforma delle Nazioni Unite. Quindi una Onu dove non prevalgano gli interessi specifici, particolari, dove non prevalgano le ideologie. Una Onu dove la dignità di ogni Stato sia rispettata senza che ci sia la prevalenza degli Stati più forti».

«Siamo passati dalla Guerra Fredda alla Terza Guerra Mondiale `a pezzi´ come ama ripetere Papa Francesco. Io credo che non possiamo rassegnarci assolutamente a questa deriva. Noi dobbiamo recuperare lo spirito che ha animato la comunità internazionale subito dopo la Seconda Guerra Mondiale».

Ore 14:10 - Mosca: «Minacce militari della Nato in aumento»

Secondo il segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione russa, Nikolai Patrushev, le minacce militari alla Russia da parte della Nato starebbero aumentando. Come riporta Ria Novosti: «La costruzione di infrastrutture militari da parte della Nato vicino ai confini russi, l’intensificazione delle attività di intelligence, la presenza di armi nucleari tattiche in Europa aumentano le minacce militari alla Russia hanno confermato ancora una volta il carattere aggressivo della Nato».

Ore 14:27 - New York Times: Gli Usa annunceranno l’invio di bombe a grappolo a Kiev

Gli Stati Uniti annunceranno la fornitura all’Ucraina di munizioni a grappolo. A scriverlo è il New York Times, che cita un alto funzionario dell’amministrazione Usa. Kiev da tempo fa pressioni per ricevere queste armi controverse e ampiamente vietate da molti Paesi del mondo, ma Washington finora aveva opposto resistenza a causa del suo potenziale in termini di danni indiscriminati ai civili.

Ore 15:08 - Xi all’esercito, approfondire pianificazione della guerra

Il presidente Xi Jinping ha sollecitato le forze armate cinesi «ad approfondire la pianificazione della guerra e del combattimento e a costruire un forte sistema di comando congiunto». Durante un’ispezione del Comando del teatro orientale dell’Esercito popolare di liberazione, che sovrintende il dossier di Taiwan, Xi ha detto che «il mondo è attualmente entrato in una nuova era di turbolenze e cambiamenti, e la situazione della sicurezza del nostro Paese è diventata più instabile e incerta», nel resoconto del network statale Cctv. La sua visita è maturata nel giorno dell’arrivo a Pechino del segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen.

Ore 15:40 - «Bulgaria verso la vendita di reattori nucleari russi a Kiev»

La Bulgaria è pronta a vendere due reattori nucleari di fabbricazione russa e altre apparecchiature strategiche alla compagnia energetica statale dell’Ucraina. Lo riferiscono fonti informate al Wall Street Journal. In base all’accordo, che è ancora in fase di negoziazione, la società elettrica statale di Sofia Nek venderà attrezzature all’Energoatom per almeno 600 milioni di euro e, se andrà a buon fine, sarà la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina che reattori nucleari di fabbricazione russa vengono utilizzati per aumentare la produzione di energia per Kiev.

Ore 15:40 - Anadolu, «Zelensky domani in Turchia»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarà domani in visita in Turchia, dove sarà ricevuto dal collega turco Recep Tayyip Erdogan. Lo rende noto l’agenzia stampa statale turca Anadolu.

Ore 15:41 - Lukashenko: «Putin non farà uccidere Prigozhin»

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che parlando con i giornalisti ha riferito oggi che il capo del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin non si trova in Bielorussia ma in Russia, ha respinto le ipotesi di chi ritiene che Vladimir Putin potrebbe ordinare l’uccisione di Prigozhin: «Se pensate che Putin sia così feroce e vendicativo da eliminarlo, no, non succederà», ha detto. Lukashenko ha riferito che Prigozhin si trova a San Pietroburgo e forse potrebbe andare a Mosca. I media russi hanno riportato che Prigozhin è stato recentemente visto nei suoi uffici di San Pietroburgo. Non è chiaro se la presenza di Prigozhin in Russia violi l’accordo che era stato raggiunto per porre fine alla rivolta di Wagner contro i vertici russi della Difesa; l’accordo, mediato da Lukashenko, consentiva al capo dei mercenari di trasferirsi in Bielorussia in cambio della fine della ribellione e della promessa di amnistia per lui e le sue truppe.

Ore 16:03 - Pence: «Se Kiev perde, Usa manderanno truppe contro Mosca»

«Se l'Ucraina dovesse perdere la guerra contro la Russia, gli Stati Uniti dovranno inviare truppe per combattere l'aggressione». Ne è convinto l'ex vicepresidente Mike Pence, ora candidato alle elezioni presidenziali 2024. Lo riporta il Kyiv Independent. «Non ho dubbi che se Vladimir Putin prendesse il controllo dell'Ucraina, non passerebbe molto tempo prima che le forze armate russe attraversino un confine in cui dovremmo inviare i nostri uomini e le nostre donne per combattere contro di loro».

Ore 16:18 - Stoltenbeg: «Svezia nella Nato quanto prima»

«La Svezia ha rispettato tutti gli obblighi presi con il memorandum trilaterale firmato a Madrid. Nel meeting di oggi abbiamo concordato che abbiamo fatto progressi, l'ingresso della Svezia è nell'interesse di tutti e vogliamo che entri il prima possibile: ulteriori ritardi avvantaggeranno solo Erdogan e Putin». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg al termine dell'incontro con Svezia, Finlandia e Turchia alla vigilia del summit di Vilnius.

Ore 16:39 - Le vittime per l'attacco russo a Leopoli salgono a 5

I feriti per l'attacco missilistico nella regione occidentale dell'Ucraina salgono a 36.

Ore 16:55 - Ambasciatore russo all'Onu: «Bombe a grappolo Usa pericolosa escalation»

«Le bombe a grappolo fornite dagli Usa sarebbero una pericolosa escalation». Lo ha dichiarato l'ambasciatore di Mosca alle Nazioni Unite Vasily Nebenzya, come riportano i media russi.

Ore 17:08 - Bombardamento russo a Kherson: tre civili feriti

Tre civili sono rimasti feriti a seguito di un bombardamento russo su Kherson. Lo afferma Oleksandr Prokudin, capo dell'amministrazione militare della regione, citato da Ukrinform. Secondo il funzionario, anche un negozio di alimentari sarebbe stato colpito.

Ore 17:30 - Zelensky: «Grazie alla Bulgaria per la protezione della nostra libertà»

Il presidente ucraino Zelensky, in visita oggi a Sofia, ha voluto ringraziare, su Twitter, la Bulgaria «per aver sostenuto la protezione della vita e della libertà del nostro popolo». «Abbiamo tenuto negoziati molto significativi» ha scritto. Hanno discusso «della nostra cooperazione energetica. L'indipendenza energetica e la stabilità del mercato fanno parte dell'architettura di sicurezza di ogni Paese. Insieme possiamo dare ai nostri Paesi maggiori garanzie di stabilità energetica e, non meno importanti, garanzie di prezzi interessanti per i consumatori ordinari».

Ore 17:43 - Casa Bianca: «Non sappiamo dove sia Prigozhin»

«Gli Usa non hanno nessuna informazione sul luogo in cui si trova Prigozhin». Lo ha detto il vice portavoce della Casa Bianca Andrew Bates in un punto con la stampa a bordo dell’Air Force One che sta portando Joe Biden in South Carolina. «Continuiamo a monitorare il gruppo Wagner», ha aggiunto.

Ore 18:15 - I droni-kamikaze M5 iraniani prodotti in Russia sono già arrivati sul campo di battaglia

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) La cooperazione fra Russia e Iran ha fatto un passo avanti a Elabuga, nella provincia del Tatarstan, a 900 chilometri da Mosca, dove gli Stati Uniti ritengono si concentri la produzione di droni avviata in territorio russo insieme alla Repubblica islamica dopo l’imposizione delle sanzioni occidentali. Qui l’Armata di Vladimir Putin avrebbe riconvertito per scopi militari una fabbrica di velivoli senza pilota destinati al settore agricolo, la Albatross, trasformandola nel perno della collaborazione tecnologica con Teheran anche per motivi «geografici»: la città di Elabuga si trova sulle sponde del Kama, affluente del Volga, e questo rende possibile trasportare pezzi via nave dal Mar Caspio senza dare nell’occhio.

Ore 18:28 - Zelensky: «Controffensiva avanza ma vorremmo andare più veloce»

«Stiamo avanzando, anche se non così velocemente. Ma stiamo avanzando». Così il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel corso di un’intervista alla Abc, a proposito dell’andamento della controffensiva portata avanti da Kiev. «Tutti vorremmo vedere la controffensiva compiuta in un periodo di tempo più breve, ma c’è la realtà - ha detto ancora -, ma oggi l’iniziativa è dalla nostra parte».

Ore 18:33 - Tikhanovskaya ricevuta da Meloni a Palazzo Chigi

La premier, Giorgia Meloni, sta ricevendo a Palazzo Chigi la leader dell’opposizione bielorussa in esilio, Svetlana Tikhanovskaya. Tikhanovskaya oggi ha incontrato a Palazzo Chigi anche il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che le aveva ribadito il sostegno del governo italiano «alle legittime aspirazioni democratiche del popolo bielorusso».

Ore 18:34 - Un inviato di Putin visita la centrale nucleare

Sergei Kiriyenko, primo vice capo dell’amministrazione presidenziale della Federazione Russa, e Yevgeny Balitsky, governatore ad interim filorusso della regione di Zaporizhzhia hanno visitato oggi la centrale. Lo ha riferito il servizio stampa dell’impianto nucleare citato dai media russi. «Ci siamo assicurati che la centrale funzioni normalmente. Non ci sono violazioni dei limiti di sicurezza», ha detto Kiriyenko.

Ore 18:35 - Biden annuncerà nuovo invio di armi, incluse bombe a grappolo

Biden si prepara ad annunciare il pacchetto di armi dell’Ucraina che include munizioni a grappolo. Venerdì l’amministrazione del presidente americano Joe Biden dovrebbe annunciare un nuovo pacchetto di aiuti in armamenti per l’Ucraina. Il nuovo pacchetto, secondo il quotidiano inglese The Guardian dovrebbe includere anche le bombe a grappolo. Utilizzate per la prima volta durante la seconda guerra mondiale, queste bombe sganciano un gran numero di ordigni più piccoli in grado di uccidere i civili. Nel 2008 la Convenzione sulle munizioni a grappolo ne ha vietato l’uso in gran parte del mondo, tuttavia Stati Uniti, Russia e Ucraina non hanno ratificato il documento.

Ore 18:50 - Zelensky stasera a Praga

Volodymyr Zelensky si recherà oggi in visita nella Repubblica ceca. Lo riferiscono i media locali, anche se la notizia non è stata confermata dalle autorità competenti. Il presidente ucraino dovrebbe avere colloqui con il premier Petr Fiala a Praga. Il Castello è stato chiuso al pubblico a partire dalle ore 15.00, all’aeroporto Vaclav Havel sono state adottate speciali misure di sicurezza, con cecchini e agenti di polizia con mitragliatrici. Zelensky arriva dalla Bulgaria, dove oggi ha avuto colloqui con il suo omologo Rumen Radev e con il premier Nikolai Denkov.

Ore 19:19 - Un morto e 4 feriti in attacco di artiglieria contro regione Donetsk

Almeno una persona è morta e altre quattro sono rimaste ferite a causa di un nuovo attacco delle forze russe contro le città di Toretsk e Novomikhailivka, nella regione del Donetsk. A dare notizia dell’attacco di artiglieria è stata la procura locale sul suo account Facebook.

Ore 19:50 - Unesco condanna l’attacco a Leopoli patrimonio dell’Umanità

L’Unesco ha condannato giovedì il bombardamento da parte della Russia di un «edificio storico» a Leopoli, nell’Ucraina occidentale, e ha espresso le proprie condoglianze alle famiglie delle cinque vittime. «Questo attacco, il primo in un’area protetta dalla Convenzione sul Patrimonio Mondiale dall’inizio della guerra il 24 febbraio 2022, è una violazione della Convenzione», ha dichiarato l’organizzazione delle Nazioni Unite con sede a Parigi. L’attacco russo viola anche «la Convenzione dell’Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato». La notte tra mercoledì e giovedì è stata segnata da un attacco russo su Leopoli, una grande città occidentale raramente presa di mira, che ha ucciso cinque persone nell’attacco più distruttivo su questa regione dall’inizio della guerra, secondo le autorità ucraine. L’esercito russo ha dichiarato di aver preso di mira i siti per il «dispiegamento temporaneo» dei soldati ucraini.

Ore 19:50 - Zelensky: dopo la visita a Sofia, la prossima è Praga

«Praga è la prossima». Ad annunciare la sua prossima visita, a Praga, dopo quella in Bulgaria di oggi, è stato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, su Twitter. «Avrò colloqui sostanziali con il presidente Petr Pavel, il primo ministro Petr Fiala, i presidenti del Senato e della Camera dei deputati Milos Vystrcil e Markéta Pekárová Adamová, incontrerò membri del governo, del parlamento e dei media. Il focus sarà sul sostegno alla difesa, l’integrazione europea ed euro-atlantica dell’Ucraina, il vertice della Nato a Vilnius, la situazione attorno alla centrale di Zaporizhzhia, l’attuazione della Formula di pace e la ricostruzione dell’Ucraina».

Ore 19:58 - Colloquio tra il cardinale Zuppi e il consigliere di Lula

Celso Amorim, consigliere speciale per la politica estera del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, ha avuto un nuovo colloquio con l’inviato di papa Francesco per la crisi in Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi. Secondo quanto riferisce oggi il portale di notizie della tv GloboNews, Amorim e Zuppi hanno esaminato le prospettive di pace della guerra cominciata il 24 febbraio 2022. L’ex ministro degli Esteri brasiliano ha preso l’iniziativa del colloquio telefonico, si è appreso, nell’ambito del piano di pace promosso dal Lula con l’obiettivo di creare le condizioni di un dialogo fra Ucraina e Russia. Fonti del presidenza brasiliana hanno affermato al riguardo che «Brasile e Vaticano hanno visioni simili» sulla guerra iniziata con l’invasione della Russia del territorio ucraino. Secondo l’emittente, che cita fonti a conoscenza dei fatti, le parti «manterranno un ponte di dialogo attraverso cui dividere strategie che possano portare alla pace nella regione». Zuppi si è recato nel recente passato Kiev e Mosca e nella capitale russa ha cercato di «individuare iniziative umanitarie» per aprire «cammini per il raggiungimento della pace». Anche Papa Francesco e Lula, si ricorda infine, hanno discusso del conflitto il mese scorso in Vaticano, durante la visita del leader del Partito dei lavoratori in Italia.

Ore 20:00 - Rafforzate misure di sicurezza a centrale Zaporizhzhia

La sicurezza del magazzino di stoccaggio del combustibile esaurito della centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata rafforzata con un secondo muro di protezione e un ulteriore strato di cemento: lo hanno reso noto le autorità filorusse locali. Kiev e Mosca si sono reciprocamente accusate di voler danneggiare la centrale di Zaporizhzhia, occupata dalle forze russe fin dall’inizio dell’invasione e presidiata anche da un team di ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, con un accesso limitato all’impianto.

Ore 22:47 - Domani gli Usa annunciano bombe a grappolo a Kiev

L’amministrazione Biden annuncerà domani l’invio di bombe a grappolo all’Ucraina nell’ambito di un nuovo pacchetto di armi da 800 milioni di dollari. Lo riferiscono fonti informate all’Associated Press. Secondo le fonti il Pentagono fornirà Kiev con bombe che hanno un «dud rate» ridotto ovvero con un minor rischio che nel lancio restino proiettili inesplosi che possono provocare la morte di civili.

Ore 22:48 - Zelensky, serve «onestà» in relazioni con la Nato

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che Kiev vuole «onestà» nelle sue relazioni con la Nato, pochi giorni prima di un cruciale vertice dell’Alleanza Atlantica in Lituania. «Abbiamo bisogno di onestà nelle nostre relazioni», ha dichiarato Volodymyr Zelensky alla stampa a Praga, insieme al presidente ceco Petr Pavel. È tempo di dimostrare «il coraggio e la forza di questa alleanza», ha aggiunto.

Ore 01:02 - Esplosioni nella notte nella zona di Odessa

Diverse esplosioni sono state udite nelle prime ore di oggi nelle regioni ucraine di Odessa e Nikolayev, secondo quanto riferito dai media locali. L’allarme antiaereo è scattato anche negli oblast di Dnipropetrovsk, Kirovohrad, Kharkiv e Cherkasy, Donetsk, Zaporozhzhia e Kherson.”

Ore 01:08 - Sono 7 i morti per l’attacco russo a Leopoli

Sale a sette il numero dei morti a causa del raid missilistico russo effettuato ieri su Leopoli. Il governatore locale, Maksym Kozytskyi, ha reso noto su Telegram che il corpo di un’altra donna è stato ritrovato sotto le macerie del condominio colpito da un razzo. I feriti accertati sono 36, di questi 14 sono stati ricoverati in ospedale. Oltre all’edificio colpito una trentina di altri è rimasta danneggiata e circa 50 auto, ha spiegato il sindaco di Leopoli, Andrii Sadovyi.

Ore 01:10 - Allarme antiaereo anche a Kiev

Un allarme antiaereo è stato dichiarato a Kiev e in una serie di altre regioni dell’Ucraina. Secondo la mappa online che rende noto in tempo reale le situazioni di allerta aerea oltre a quella della capitale sono interessate le regioni di Cherkasy, Kirovograd, Mykolaiv e Odessa.

Ore 01:50 - Esplosioni nella regione di Kiev

Diverse esplosioni sono state udite nelle prime ore di oggi anche nella regione ucraina di Kiev, dopo che ne erano già state segnalate negli oblast di Odessa e Nikolayev. Lo riportano i media locali. L’allarme antiaereo era scattato stanotte anche negli oblast di Dnipropetrovsk, Kirovohrad, Kharkiv e Cherkasy, Donetsk, Zaporozhzhia e Kherson.

Ore 01:50 - Allarme aereo scattato per attacchi con droni Shahed

L’allarme aereo risuonato a Kiev e nelle regioni di Cherkasy, Kirovohrad, Mykolaiv e Kherson è dovuto a un attacco effettuato dalle truppe russe tramite droni `Shahed´. Lo riporta Unian. I droni sarebbero partiti dal mar d’Azov in tre ondate successive.

L'alleato di Putin. Chi l’ha visto Prigozhin? Lukashenko: “È a San Pietroburgo non in Bielorussia”. Il mistero del capo della Wagner sparito dopo il caos del fantomatico golpe. Il Cremlino: "Non abbiamo né la possibilità né la voglia di seguire i movimenti di Prigozhin". Redazione Web su L'Unità il 6 Luglio 2023 

Prigozhin non è in Bielorussia. “Si trova a San Pietroburgo”, ha dichiarato il presidente bielorusso Alexander Lukashenko citato da Belta. Proprio l’alleato di ferro del presidente russo Vladimir Putin aveva trattato con il capo della Wagner nei giorni del caos, del fantomatico golpe interrotto a 200 chilometri da Mosca definito in seguito dallo stesso Prigozhin una “Marcia della Giustizia”, lanciata contro lo scioglimento della milizia nelle fila dell’esercito deciso al Cremlino. Due le opzioni proposte ai mercenari del “cuoco” di Putin, secondo quanto era emerso: o l’integrazione nell’esercito o in Bielorussia. Si era scritto che Prigozhin era dalle parti di Minsk, la conferma però non era mai arrivata. Il “cuoco” si è fatto vivo con un paio di registrazioni in cui però non precisava la sua posizione. Le dichiarazioni di Lukashenko sono un ulteriore tassello nel mistero della milizia che Putin ha utilizzato in tutti gli scenari di crisi nel mondo negli ultimi anni.

“Dov’è questa mattina? Forse è andato a Mosca in mattinata”, ha dichiarato Lukashenko. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass, ha detto che “non abbiamo né la possibilità né la voglia di seguire i movimenti di Prigozhin”. Il quotidiano più vicino al Cremlino, Izvestia, ha intanto pubblicato foto e video scattate nella casa di San Pietroburgo di Prigozhin. Una dimora lussuosa ricca di armi, mitragliatori fuori serie, denato in contante, un martello gigante, un alligatore impagliato, icone preziose e tutta una serie di fotografie dello stesso capo della milizia con parrucche, travestito. Secondo diversi osservatori un’operazione mediatica per rendere Prigozhin ridicolo e per restituire l’immagine di un uomo privilegiato e lontano dal popolo.

Sulla Wagner il Presidente della Bielorussia ha detto che trattandosi di “una società russa”, “la domanda non è chiaramente rivolta a me”. E ancora: “Per quanto ne so i combattenti sono nei loro campi”. Quali campi? La Duma aveva escluso che la Wagner potesse tornare di nuovo al fronte in Ucraina. Lo stesso Prigozhin nell’ultimo audio di 40 secondi aveva però annunciato un ritorno al fronte e assicurato “nuove vittorie al fronte in un prossimo futuro”. La milizia contava quasi cinquantamila soldati ben addestrati ed equipaggiati. Non è escluso che i mercenari si trovino in Russia.

“Non vedo assolutamente alcun rischio dall’impiego del Gruppo Wagner” in Bielorussia, ha aggiunto Luakashenko sottolineando che il presidente ucraino “Zelensky ha finalmente capito che non vincerà questa guerra” e che “questo contrattacco non porterà a nulla se non alla morte di migliaia e migliaia di persone”. Soltanto ieri Zelensky era tornato invece a rivendicare i successi delle forze di Kiev sul campo. E aveva aggiunto: “Putin è debole, il suo potere si sta sgretolando. La settimana scorsa è stata difficile ma facciamo progressi. Il conflitto finirà quando prenderemo la Crimea“. La notte scorsa la Russia è tornata a colpire con i missili Leopoli, nell’ovest dell’Ucraina, mentre la tensione resta alta nei pressi della centrale nucleare di Zaporizhzhia mentre Kiev e Mosca si rimpallano accuse su presunte prossime operazioni sulla centrale nucleare.

E invece secondo Lukashenko Zelensky ha iniziato gradualmente a “sollevare le sue rivendicazioni contro coloro che hanno spinto l’Ucraina in questa guerra”. Prima di tutto, rivendicazioni sotto forma di denaro e nuove armi. Lukashenko ritiene inoltre che il livello dello scontro in Ucraina aumenterà, perché Kiev dispone ancora di notevoli riserve strategiche. Il prossimo 11 luglio è in programma a Vilnius, in Lituania, il vetice Nato. Per il Presidente bielorusso entro quella data gli ucraini “dovrebbero dimostrare qualcosa”.

Redazione Web 6 Luglio 2023

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per “La Stampa” il 6 luglio 2023. 

Nell’operazione che il Cremlino ha fatto partire ufficialmente per distruggere Evgheny Prigozhin, ieri Izvestia ha pubblicato un servizio con una serie di foto scattate durante la perquisizione nella mansion principale e negli uffici di Prigozhin a San Pietroburgo, e un video. Al netto della propaganda del Cremlino – che in realtà ha creato Prigozhin, e ora tenta tardivamente di distruggerlo – vi compaiono alcuni reperti straordinari per catalogare follia, soldi, potere e violenza del “prigozhinismo”, e dei suoi mentori, ovviamente: Putin e il Gru, i servizi militari russi.

Il Cremlino, più che ridicolizzarlo, vuole attaccare la sua figura di leader di una sorta di “populismo della guerra”, la sua figura di leader anti-élite, che fustiga la corruzione dell’entourage di Putin. E dunque queste immagini servono particolarmente alla bisogna, mostrano che lo stile di vita del signore della guerra Prigozhin differisce poco dallo stile di vita dell’élite che critica costantemente. […] 

Sono visibili cose curiose, come una serie di parrucche per travestimenti, e cose spaventose e inquietanti, come una fotografia con teste mozzate: la foto era incorniciata, nella villa e non negli uffici, e viene qui riprodotta ovviamente schermata.

In una foto c’è una giacca su cui sono appuntate le decine di medaglie al valore ricevute da Prigozhin dalla Russia, e culminate con il conferimento da parte di Vladimir Putin della medaglia più importante in assoluto, quella di “Eroe della Russia”. […] 

Colpiscono anche i tanti rubli impilati (oltre a dollari e altre valute). Come osserva la giornalista indipendente russa Farida Rustamova, «banconote appena stampate in ordinate confezioni di fabbrica. Con l’impronta del dipartimento principale della Banca Centrale per il Distretto Federale Centrale. È interessante, ovviamente, in quale banca è stato servito il ribelle fallito (osiamo supporre in “Russia”) e come questa banca abbia giustificato la richiesta alla Banca Centrale per una tale somma di denaro».

Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera” il 6 luglio 2023. 

Con gli occhialoni da nerd. Con la parrucca di sbieco sulla testa. Le foto dei travestimenti di Evgenij Prigozhin sono così improbabili da far pensare a una mossa ben congegnata, non solo per gettare ulteriore discredito sul fondatore della Brigata Wagner. Ma per renderlo ridicolo, che è sempre la cosa peggiore. Per il resto, nessuna sorpresa.

Ieri Izvestia, il quotidiano più vicino al Cremlino, ha pubblicato foto e video scattate nella casa di San Pietroburgo dell’uomo che da tredici giorni è ormai diventato l’innominato russo, condannato all’oblio a causa dell’insurrezione militare da lui guidata. Per una volta, è stata fatta una eccezione. Forse perché il materiale iconografico messo disposizione dei media non gli fa fare certo una bella figura agli occhi dei russi, il popolo che sosteneva di voler liberare dalle élite e dai privilegi. 

Gli oggetti rinvenuti nella sua lussuosa abitazione restituiscono tutte le asperità e le contraddizioni del personaggio. Ci sono un sacco di armi, inclusi costosissimi mitragliatori fuori serie, tipo quello usato da Al Pacino-Scarface nella scena finale dell’omonimo film, per intenderci. Ci sono scatole piene di denaro in contante, c’è un martello formato gigante con sopra la targa «Per negoziare», che riassume un po’ la visione del mondo di Prigozhin e ricorda l’uso fatto di quell’utensile sulla testa dei disertori della Wagner. Non manca un alligatore impagliato, lungo un corridoio che conduce a una sala privata di preghiera piena di icone preziose, prese da chissà dove.

L’insieme delle foto della lussuosa dimora, il salone con tende lunghe e scure, le poltrone di pelle, il tavolo da biliardo e l’atmosfera finto antica, così come l’atrio con ampia scalinata e pavimento a piastrelle bianco e nere, allontana l’immagine di Prigozhin uomo del popolo, quella a cui lui teneva tanto e che si era costruita in questi mesi di guerra, dipingendosi come un semplice soldato al fronte.

E restituisce invece quella di un nuovo ricco, che ha accesso a privilegi impensabili per il suo popolo.

Una persona che lo ha conosciuto bene, e che intende rimanere anonima, definisce questo servizio fotografico come una sentenza sull’immagine di Prigozhin. «Sembra la casa di un boss mafioso degli anni Novanta, quello che lui è sempre stato e ha continuato a essere».

[…] L’immagine ha la sua importanza, e quella dell’ex macellaio di Putin ormai è distrutta. […]

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per lastampa.it venerdì 7 luglio 2023.

La famiglia allargata di Prigozhin possiede una villa in Italia. Più precisamente a Forte dei Marmi, una delle città più russe d’Italia, dove secondo alcune cifre fornite nel mercato immobiliare, 2500 di circa 7000 magioni di lusso o extralusso sono possedute da russi, spesso attraverso società di comodo offshore. 

Di questa villa ora, grazie alla fondazione Fbk e a Georgy Alburov, possiamo raccontare alcuni dettagli. La Stampa è […] in grado di rivelare che in Italia è passata, anche a guerra iniziata, la nuora di Prigozhin, Ekaterina Inkina (che ne è proprietaria) moglie di Pavel Prigozhin, il figlio del capo di Wagner.

Inkina è entrata e uscita più volte, è stata al Forte, non è sottoposta a sanzioni, ma certo la circostanza potrebbe risultare imbarazzante per le autorità italiane. Pavel, il figlio di Prigozhin, è stato almeno una volta in Italia negli ultimi anni. Più volte le sue due sorelle, le figlie di Prigozhin Polina e Veronica, che sono spessissimo in Germania, Francia, e anche in Italia (partecipano serenamente a concorsi equestri, una delle loro passioni). Senonché, tutti i figli di Prigozhin sono sanzionati in Ue, e non potrebbero al momento mettere piede nei paesi dell’Unione europea. 

Diverso è il problema della villa, che essendo intestata alla nuora per ora non è ricaduta nel perimetro dei sequestri e dei congelamenti operati dallo stato italiano […]. La villa dei Prigozhin a Forte dei Marmi si chiama “Villa Arina”, è una graziosa costruzione a due piani in stile finto neoclassico di 400 metri quadrati con piscina e 16 ettari di giardino, costo che potrebbe oscillare tra i 3,5 e i 4 milioni di euro.

I genitori di Ekaterina Inkina sono nello stesso business di partenza di Prigozhin (il quale, come si sa, ha poi fatto tante altre cose), la ristorazione a San Pietroburgo, e anche loro hanno lavorato soprattutto con commesse pubbliche e contratti con grosse entità del capitalismo di stato, per esempio organizzando i banchetti di Gazprom. 

La villa al Forte fu comprata nel 2017 dal padre di Inkina, Sergei. Ma è chiaro che l’impero dei Prigozhin raramente ha beni intestati a Evgheny, per evitare che cadano sotto sequestro. 

Intanto le aziende di Pavel, il figlio di Prigozhin, che fa l’immobiliarista principalmente a San Pietroburgo, nell’anno dell’aggressione all’Ucraina hanno avuto guadagni record, 900 milioni di rubli (9 milioni di euro), e il suo patrimonio complessivo è stimato dalla Fondazione Fbk in 3 miliardi di rubli.

Nell’anno di guerra solo le società di catering di Prigozhin hanno avuto contratti dallo stato per una somma record di quasi 100 miliardi di rubli. Pavel, appena 24 anni, è anche proprietario del centro d’affari di Sinop (solo il terreno dell’edificio vale oltre 1,2 miliardi di rubli – 15 milioni di euro). 

Resta molto difficile stimare il patrimonio complessivo di Evgheny Prigozhin, che però secondo diversi collettivi giornalistici indipendenti russi è attorno ai 20 miliardi di dollari. Il 2 luglio il propagandista di stato Dmitry Kiselyov, sulla tv di stato russa, ha comunicato che Prigozhin ha ricevuto in tutto circa 20 miliardi dollari dal Cremlino (10 per Wagner, e 10 per la società di approvvigionamento, Concord). Un tempo, al Cremlino dicevano che Prigozhin neanche esisteva. Panta rei. […]

Estratto dell'articolo di Jacopo Iacoboni per “la Stampa” venerdì 7 luglio 2023. 

Prigozhin con le teste mozzate. Prigozhin con l'oro. Prigozhin con i rubli (peccato che siano erogati di fresco dalla Banca centrale russa...). Prigozhin in travestimenti e parrucche ridicole. 

Nell'operazione che il Cremlino ha fatto partire ufficialmente per distruggere Evgheny Prigozhin, Izvestia ha pubblicato un servizio e una serie di foto scattate durante la perquisizione nella mansion principale e negli uffici di Prigozhin a San Pietroburgo, e un video. Al netto della propaganda del Cremlino – che in realtà ha creato Prigozhin, e ora tenta tardivamente di distruggerlo – vi compaiono alcuni reperti straordinari per catalogare follia, soldi, potere e violenza del "prigozhinismo", e dei suoi mentori, ovviamente: Putin e il Gru, i servizi militari russi. Prigozhin ha già promesso di vendicarsi, contro gli agenti he hanno leakato le foto. Come, lo vedremo.

Il Cremlino, più che ridicolizzarlo, vuole attaccare la sua figura di leader di una sorta di "populismo della guerra", la sua figura di capo anti-élite, che fustiga la corruzione dell'entourage di Putin e della cricca di Mosca, da Shoigu in giù. E dunque queste immagini servono particolarmente alla bisogna, mostrano che lo stile di vita del "signore della guerra" Prigozhin differisce in nulla dallo stile di vita dell'élite che critica costantemente. Rossiya 1 ha fatto anche vedere che sul terreno della villa c'è una casa, una piscina, un parcheggio coperto con auto extralusso, un campo da basket e un eliporto. Il gruppo Wagner, sul Telegram di Greyzone, smentisce che sia casa dell'ex "cuoco di Putin". 

Nelle foto possiamo vedere un arsenale di armi, passaporti con nomi diversi, lingotti doro, denaro in varie valute (le banconote russe recano ancora il sigillo della Banca centrale, come se gli venissero recapitate fresche fresche di zecca), un'enorme mazza con la scritta "In caso di trattative importanti", un intero studio medico, più innumerevoli cafonate e kitsch a tutto spiano.

Sono visibili cose curiose, come una serie di parrucche per travestimenti, e cose spaventose e inquietanti, come una fotografia con teste mozzate: la foto era incorniciata, nella villa e non negli uffici, e viene qui riprodotta ovviamente schermata.

In una foto c'è una giacca su cui sono appuntate le decine di medaglie al valore ricevute da Prigozhin dalla Russia, e culminate con il conferimento da parte di Vladimir Putin della medaglia più importante in assoluto, quella di "Eroe della Russia". Abbiamo qui conferma che Prigozhin l'ha effettivamente ricevuta: il 20 giugno del 2022. 

Un "eroe della Russia" che, nonostante il tentato golpe, continua a muoversi del tutto indisturbato in Russia, facendo la spola tra Pietroburgo e Mosca, come ci informa Alexandr Lukashenko (un po' difficile immaginarsi Prigozhin in una tendopoli allestita per Wagner in Bielorussia).

Le altre medaglie visibili nelle foto sono la Stella di Eroe della Repubblica di Donetsk, di Eroe della Repubblica di Lugansk, l'Ordine al merito della Patria, 4a classe, l'Ordine di Alexander Nevsky, due Ordini del Coraggio, l'Ordine dell'Amicizia, l'Ordine al merito della Patria, prima e seconda classe, l'Ordine al merito militare, la Medaglia d'oro per la riconquista della Crimea (2014). 

Colpiscono anche i tanti rubli impilati (oltre a dollari e altre valute). Come osserva la giornalista indipendente russa Farida Rustamova, «banconote appena stampate in ordinate confezioni di fabbrica. Con l'impronta del dipartimento principale della Banca Centrale per il Distretto Federale Centrale. È interessante, ovviamente, in quale banca è stato servito il ribelle fallito (osiamo supporre in "Russia") e come questa banca abbia giustificato la richiesta alla Banca Centrale per una tale somma di denaro». Rossiya-1 è voluta andare oltre rispetto al servizio di Izvestia, e ha aggiunto che nella casa sono stati trovati anche «pacchetti sospetti di polvere bianca». 

Unica circostanza che Prigozhin ha fatto smentire dal suo canale Telegram: «Siamo riusciti a visitare i locali in cui questi pacchetti sono stati effettivamente sequestrati. Ovviamente non stiamo parlando della casa del proprietario di Wagner. E allo stesso tempo, per scoprire che tipo di sostanza fosse, hanno deciso di chiamarla droga sul canale televisivo federale, ma per qualche motivo gli ufficiali dell'FSB l'hanno restituita ai proprietari senza problemi». Insomma, segno che non era droga, dice Prigozhin. Dove sia però, mistero.

(...)

Dita spezzate e vernice: aggredita la giornalista che rivelò le persecuzioni Lgbt in Cecenia. Elena Milashina, inviata di Novaja Gazeta, era tornata nella Repubblica del Caucaso per raccontare l’ennesimo processo corrotto. «Sta molto male, rischia di rimanere cieca». Simone Alliva su L'Espresso il 4 Luglio 2023 

È stata Elena Milashina ad aver rivelato al mondo l'orrore delle persecuzioni Lgbt in Cecenia. Rinchiusi, torturati e uccisi nella prigione segreta di Grozny. Era il 2017, la giornalista di Novaya Gazeta in sintonia con l’associazione Lgbt dissidente, Russian Lgbt Network, ha raccolto e denunciato al mondo un inferno di unghie strappate, percosse, scosse sui genitali, sedie elettriche. E poi è stata costretta alla fuga «in luoghi sicuri», sotto il peso di minacce di morte e sotto l'incalzante omertà delle autorità russe. L'inchiesta di Novaya era stata considerata un «insulto» alla «secolare cultura cecena» e «alla dignità dei suoi uomini». Nel 2017 erano stati 24 i leader religiosi che di fronte a oltre 15mila fedeli aveva adottato una «risoluzione» che chiedeva «vendetta» contro i suoi autori, «dovunque essi si trovino».

Oggi Milashina è tornata in quelle terre, ancora una volta per raccontare nella Repubblica del Caucaso dal tribunale Akhmat l'udienza conclusiva del processo a carico di Zarema Musaeva, accusata in ritorsione contro l'attività politica dei figli, entrambi oppositori e rifugiati all'estero, Abubaka e Ibrahim.

Una storia che spiega bene lo stato di corruzione e dittatura del paese di Kadyrov: Musaeva, rapita a Nizhni Novgorod nel gennaio del 2022 e portata in seguito in Cecenia, è stata condannata a cinque anni e mezzo di carcere, la pena chiesta dall'accusa. 

Oggi un gruppo di uomini armati e con il volto coperto hanno aggredito brutalmente Milashina e l'avvocato Aleksandr Nemov coinvolto nel caso Musaeva. Appena entrata in terra cecena, l’auto dove si trovava di Milashina e Nemov è stata bloccata da un gruppo di uomini armati sulla strada dall'aeroporto alla città. Presi a calci, anche in faccia. I loro strumenti di lavoro, fra cui i telefonini, sono stati portati via e distrutti. Gli assalitori si erano fatti dare i codici di accesso. Nemov ha denunciato che durante il tragitto, la loro auto è stata bloccata da tre auto. Gli aggressori, secondo l'avvocato, li hanno anche minacciati puntando loro una pistola alla tempia. «Le hanno spezzato le dita perché volevano che desse loro la password del telefonino», racconta su Telegram chi in questo momento la sta assistendo. La testa rasata e ricoperta di vernice verde. Le è stata diagnosticata una lesione cranica. «Sta molto male».

Come raccontano a L’Espresso gli attivisti ceceni: «Nei paesi della CSI, l'atto di versare vernice verde è un’offesa. Una vernice molto difficile da lavare e, a causa delle sue proprietà, rovina i capelli, può danneggiare le mucose del corpo». L’antisettico era già stato utilizzato nel 2017 per due volte in attacchi contro l'oppositore del Cremlino, Alexei Navalny; ha effetti collaterali sia sulla pelle che agli occhi e può arrivare a causare cecità. La giornalista della testata indipendente Novaya Gazeta Yelena ha raccontato dal letto dell'ospedale in cui è ricoverata che l'attacco sembrava un «classico rapimento». «Hanno buttato fuori dall'auto l'autista, sono saliti, ci hanno piegato la testa, mi hanno legato le mani, mi hanno costretto a inginocchiarmi e mi hanno puntato una pistola alla testa», aggiungendo che gli aggressori erano visibilmente nervosi e avevano difficoltà a legarle le mani. 

L’avvocato Nemov, accoltellato alle gambe, si trova attualmente su una sedia a rotelle. Milashina e Nemov volevano essere interrogati in ospedale da un agente di polizia, ma non sono riusciti a farlo. Entrambi sono stati presi a calci, pugni, con tubi di polipropilene, gli è stato ricordato il loro lavoro, i tribunali, i processi, di cui ha scritto Elena Milashina. «Questo non è chiaramente un attacco malavitoso, è un attacco per le loro attività», ha denunciato Sergey Babinets, capo del Team Against Torture per cui ha lavorato Abubakar Yangulbaev prima di essere costretto a lasciare il Paese. Milashina già nel 2020 era stata vittima di un'aggressione a Grozny con il suo avvocato.

Il processo che volevano seguire si è concluso nel peggiore dei modi. Zarema Musaeva, che ha 53 anni e ha gravi problemi di salute, è stata giudicata colpevole di aggressione a pubblico ufficiale e frode. La sentenza pronunciata oggi «equivale a una condanna a morte», ha commentato Abubakar Yabgulbaev. Il marito di Musaeva, Saidi Yangulbaev, è un giudice in pensione.

«Il regime ha voluto dimostrare che è ancora forte, che controlla tutti e ogni pensiero, e far sapere che punirà tutti i dissidenti e i loro familiari», e che questo vale anche dopo l'ammutinamento di Evgheny Prigozhin, afferma in una intervista all'Adnkronos Abubakar Yangulbaev, avvocato, dissidente, figlio di Zarema Musaeva. Questo atto dimostrativo «non vale solo per la Cecenia ma per tutta la Russia. Azioni brutali come queste possono accadere solo con il via libera di Mosca», aggiunge Yangulbaev che da tempo oramai ha lasciato la Russia per trasferirsi in un Paese europeo.

«Il caso Musaeva è particolare, nel senso che il marito, mio padre, Saidi Yangulbaev, è un giudice federale. Dimostra una volta di più che la Russia usa la Cecenia come laboratorio per esperimenti. Una volta provato che funziona, diffondono al resto del Paese il nuovo passo per inasprire la dittatura. Quindi quello che è accaduto oggi a Grozny presto lo vedremo in Russia. La Cecenia è il futuro della Russia», spiega Yangulbaev che ha da poco fondato il gruppo Kost (che in ceceno significa messaggio) in cui raggruppare esponenti di diverse idee politiche, confessioni, etnie, con obiettivo principale comune quello di sconfiggere la dittatura cecena. «Non ho paura e continuerò a combattere contro Kadyrov», sottolinea il dissidente, anticipando i procedimenti avviati formalmente da Kost per gli abusi commessi durante le due guerre in Cecenia, anche grazie alle prove che continuano a raccogliere esponenti del movimento rimasti in Cecenia. «La mia è una mamma orso. È forte e ha il morale alto, anche dopo la condanna. Tutte le volte che ero sconsolato per quello che ci accadeva, per le persecuzioni contro uno di noi, mi diceva, non ti devi preoccupare. Abbiamo superato due guerre. Kadyrov non è niente. Fai il possibile e l'impossibile lo farà Dio».

Pubblichiamo l’intervista rilasciata dalla giornalista Elena Milashina dopo l’aggressione in Cecenia alla radio russa Ekho Moskvy - traduzione Anna Zafesova.

Estratto dell’articolo da “La Stampa” sabato 8 luglio 2023.

Buongiorno, come si sente?

«Bene, mi sento bene. Grazie. Davvero grazie». 

Può raccontare brevemente la sua storia per chi non la conosce ancora?

«Insieme all'avvocato Aleksandr Nemov abbiamo preso l'aereo per andare a Grozny ad assistere alla sentenza di Zarema Musaeva. Abbiamo chiamato un taxi locale, fatto 500 metri e siamo stati circondati da diverse auto, che ci hanno costretto a uscire fuoristrada. C'erano almeno quattro uomini, tutti con le maschere, t-shirt e pantaloni neri, cappellini da baseball neri. Il resto l'ho visto solo a sprazzi, il tassista è stato buttato fuori, ci hanno piegato la testa, hanno cercato di legarci le mani, hanno iniziato a picchiarci. 

Ci hanno trascinati nel fosso e ci hanno picchiati con i bastoni di polipropilene. È un'arma standard per le torture in Cecenia, ne avevo scritto tanto, ma era la prima volta che la sperimentavo sulla mia pelle. La pistola l'hanno utilizzata soltanto per minacciarci, grazie a dio. Tutto è durato 8 minuti».

Hanno cercato di sbloccare il suo telefono?

«Sì, chiedevano la password. Ho una password molto complessa, mi chiedevano di dire dei numeri, ma io non ho una password numerica. Gli ho fatto una lezione sulla cybersicurezza mentre loro mi martellavano di botte». 

[…]

C'è chi dice che Kadyrov non ricava nessun vantaggio dall'accaduto.

«È ovvio che porta svantaggi alla Cecenia perché fa pensare che sia stato il suo leader a dare l'ordine. Il problema è che questi crimini sono irrazionali. Tutti gli attacchi e le minacce che il leader ceceno si permette di fare in pubblico, e ai quali la nostra giustizia purtroppo non reagisce, sono un comportamento emotivo. Dobbiamo partire da qui, non dalla nostra logica "cui prodest".

È una vendetta. La testa rasata, il disinfettante verde, la mia schiena picchiata con i bastoni: è la punizione orientale per una donna che va contro gli uomini, contro il mondo dei maschi, che urta il loro onore. Ed è la cosa che mi ferisce di più, perché i ceceni, tutto il popolo, possono venire associati a questa bestialità. Perché tutto questo passerà: i capelli ricresceranno, il verde si laverà via. Continuerò ad andare in Cecenia, che Kadyrov lo voglia o no. Non è in discussione.

Non è in discussione dal 7 ottobre 2006, quando è stata uccisa Politkovskaya». 

[…]

Perfino molti patrioti con la Z hanno condannato l'aggressione contro di lei, dicendo che per quanto lei sia una separatista non può venire trattata in questo modo.

«Io non sono una separatista. Io credo che la Cecenia sia parte della Russia e non possa vivere senza la Russia, come la Russia non può vivere senza la Cecenia. Certo, è un rapporto complesso. Credo che il livello della crudeltà dimostrativa, esagerata, abbia suscitato un rifiuto. È importante che la gente abbia ancora la forza di condannare ciò che va condannato». 

Anche Kadyrov ha detto "indagheremo".

«Quello non è sostegno, non è compassione. Se si fosse scusato perché nel territorio che governa, pacifico e prospero, che lui vende come la destinazione più bella per il turismo in Russia e nel mondo, è accaduto questo... sarebbe almeno una manifestazione di empatia. Questo "indagheremo" invece... cosa deve indagare»?

[…] Viviamo in un ambiente aggressivo e io mi sono scelta forse uno dei settori più aggressivi. Non sono stata io a fare questa scelta, l'hanno scelto per me le persone che hanno ucciso Politkovskaya ed Estemirova. Si parte da lì. Resuscitatele e non tornerò mai più in Cecenia. È la condizione imprescindibile per cui continuerò ad andare in Cecenia. Dovranno rassegnarsi, oppure passare a gesti più decisi. Le aggressioni sono molto brutte, sì. Ho avuto paura. Ma non smetteremo di lavorare. Ripeto, ci sono condizioni che non si possono cancellare. Non sono stata io a crearle. Tutto qui».

Guerra Ucraina - Russia, le news del 7 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di venerdì 7 luglio. Casa Bianca: «Invieremo munizioni a grappolo a Kiev». Guterres: «L'Onu contraria». Lorenzo Cremonesi e Marco Imarisio, inviati, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera venerdì 7 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di venerdì 7 luglio. Erdogan a Zelensky: «L'Ucraina merita l'ingresso nella Nato». Gli 007 tedeschi hanno intercettato la telefonata tra Prigozhin e Lukasheko durante il tentato golpe della Wagner

• Mosca: «Si intensifica la minaccia della Nato, l’uso di munizioni a grappolo Usa sarebbe un’escalation».

• Casa Bianca: nessun annuncio da fare, stiamo valutando.

• Zelensky oggi è stato a Praga e in serata in Turchia.

• Si aggrava il bilancio dell’attacco russo a Leopoli, 7 i morti.

• Stoltenberg: fiducioso in un sì sulla Svezia nella Nato a Vilnius.

• L’American Nuclear Society: «Non ci sono rischi gravi per Zaporizhzhia nemmeno nel peggiore dei casi».

• I servizi di intelligence tedeschi hanno intercettato la telefonata tra Prigozhin e Lukashenko durante il tentato golpe della Wagner.

Ore 01:06 - Esplosioni nella notte nella zona di Odessa

Diverse esplosioni sono state udite nelle prime ore di oggi nelle regioni ucraine di Odessa e Nikolayev, secondo quanto riferito dai media locali. L’allarme antiaereo è scattato anche negli oblast di Dnipropetrovsk, Kirovohrad, Kharkiv e Cherkasy, Donetsk, Zaporozhzhia e Kherson.

Ore 01:09 - Sono 7 i morti per l’attacco russo a Leopoli

Sale a sette il numero dei morti a causa del raid missilistico russo effettuato ieri su Leopoli. Il governatore locale, Maksym Kozytskyi, ha reso noto su Telegram che il corpo di un’altra donna è stato ritrovato sotto le macerie del condominio colpito da un razzo. I feriti accertati sono 36, di questi 14 sono stati ricoverati in ospedale. Oltre all’edificio colpito una trentina di altri è rimasta danneggiata e circa 50 auto, ha spiegato il sindaco di Leopoli, Andrii Sadovyi.

Ore 01:11 - Allarme antiaereo anche a Kiev

Un allarme antiaereo è stato dichiarato a Kiev e in una serie di altre regioni dell’Ucraina. Secondo la mappa online che rende noto in tempo reale le situazioni di allerta aerea oltre a quella della capitale sono interessate le regioni di Cherkasy, Kirovograd, Mykolaiv e Odessa.

Ore 01:47 - Allarme aereo scattato per attacchi con droni Shahed

L’allarme aereo risuonato a Kiev e nelle regioni di Cherkasy, Kirovohrad, Mykolaiv e Kherson è dovuto a un attacco effettuato dalle truppe russe tramite droni `Shahed´. Lo riporta Unian. I droni sarebbero partiti dal mar d’Azov in tre ondate successive.

 Ore 01:48 - Esplosioni anche nella regione di Kiev

Diverse esplosioni sono state udite nelle prime ore di oggi anche nella regione ucraina di Kiev, dopo che ne erano già state segnalate negli oblast di Odessa e Nikolayev. Lo riportano i media locali. L’allarme antiaereo era scattato stanotte anche negli oblast di Dnipropetrovsk, Kirovohrad, Kharkiv e Cherkasy, Donetsk, Zaporozhzhia e Kherson.

Ore 03:25 - L’ex ambasciatrice italiana in Belgio rivela chi c’è dietro gli articoli “filorussi”: «Ipazia sono io»

(di Virginia Piccolillo) «Ho scritto molti articoli con lo pseudonimo Ipazia». Solleva polemiche, su Twitter, il coming out letterario-politico di Elena Basile, ex ambasciatrice italiana in Belgio, dal 1 giugno in pensione, che mercoledì 5 luglio su Il Fatto quotidiano ha firmato, con il suo vero nome, l’articolo «La posizione di Kiev mette a rischio tutti gli ucraini» nel quale contestava le dichiarazioni del ministro degli esteri ucraino Kuleba a Otto e Mezzo su La7 sostenendo che «non c’è alcuna minaccia all’Europa e non ci sarebbe stata invasione se il suo governo avesse difeso un percorso a vantaggio del suo popolo che poteva facilmente essere negoziato con Russia e Usa». E che «con statisti che hanno a cuore il suo popolo, l’Ucraina non sarebbe un Paese in bancarotta, tenuto artificialmente in vita dall’Occidente, distrutto, che ha mandato a morte 250mila giovanissimi (arrotondo per difetto) e sta per farne massacrare altri assecondando la volontà della Nato». (...)

Ore 03:30 - IL PUNTO MILITARE — I droni iraniani prodotti in Russia sono già al fronte

(di Guido Olimpio e Andrea Marinelli) La cooperazione fra Russia e Iran ha fatto un passo avanti a Elabuga, nella provincia del Tatarstan, a 900 chilometri da Mosca, dove gli Stati Uniti ritengono si concentri la produzione di droni avviata in territorio russo insieme alla Repubblica islamica dopo l’imposizione delle sanzioni occidentali. Qui l’Armata di Vladimir Putin avrebbe riconvertito per scopi militari una fabbrica di velivoli senza pilota destinati al settore agricolo, la Albatross, trasformandola nel perno della collaborazione tecnologica con Teheran anche per motivi «geografici»: la città di Elabuga si trova sulle sponde del Kama, affluente del Volga, e questo rende possibile trasportare pezzi via nave dal Mar Caspio senza dare nell’occhio.

La costruzione di una fabbrica di droni in Russia era stata decisa già dall’inizio della collaborazione con l’Iran, la scorsa estate, se si fosse resa necessario. A gennaio, poi, una delegazione iraniana aveva visitato gli stabilimenti di Elabuga. Negli ultimi mesi, ha rivelato ora un’inchiesta del Financial Times, l’attività dell’impianto della Albatross sarebbe aumentata notevolmente, sarebbero stati assunti ingegneri specializzati e sono stati anche pubblicati numerosi annunci di lavoro, in particolare per interpreti in grado di tradurre documenti tecnici dal farsi. Stando a quanto dichiarato sui media russi, Albatross avrebbe già consegnato al ministero della Difesa russo 50 droni M5 — quindi non gli Shahed largamente utilizzati in Ucraina — che corrisponderebbero a mezzi già visti sul campo di battaglia in Donbass. (...)

Ore 05:36 - Isw: forze armate ucraine avanzano verso Zaporizhzhia

L’esercito ucraino sta proseguendo l’avanzata verso Bakhmut e aumentando la pressione nell’area e sta guadagnando terreno nella direzione di Zaporizhzhia. Sulla prima linea Svatove-Kreminna, le forze di difesa hanno contrattaccato l’esericto russo. Lo riferisce Rbc-Ucraina, che cita i dati aggiornati dell’Istituto per lo studio della guerra (Isw).

Ore 08:10 - Gli ucraini in trincea a Bakhmut sparano con vecchi mortai italiani: «Non avanziamo da giugno»

(Lorenzo Cremonesi) Sono necessari almeno una decina di minuti per approntare il sistema del mortaio italiano da 120 millimetri, modello 1963. La richiesta che giunge dalle fanterie nelle trincee circa tre chilometri più avanti è di «sparare in fretta, perché i russi stanno attaccando».

 Il colonnello Serhii Iandulski, 37 anni, comandante del Primo battaglione della Decima Brigata di fanteria meccanizzata di stanza nel settore a nord di Bakhmut verso la cittadina contesa di Soledar, grazie alle immagini inviate di continuo dalle telecamere montate su due piccoli droni Mavic-3, mezz’ora fa aveva scorto l’arrivo di tre blindati da cui erano smontati un centinaio di commando nemici che subito hanno iniziato ad avanzare.

Ore 08:24 - Grossi: «Aiea “fa progressi” sull’accesso a Zaporizhzhia»

L’Aiea, organismo delle Nazioni Unite per l’energia atomica. sta «facendo progressi» nell’ispezione di diverse aree della centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina. Lo ha ha detto il capo dell’AIEA Rafael Grossi, oggi a Tokyo, dopo aver affermato che l’impianto era stato minato. «Penso che stiamo facendo progressi», ha detto, spiegando che funzionari avrebbero visitato varie parti della centrale, comprese le piscine di raffreddamento, ma non avevano ancora avuto accesso al tetto, dove l’Ucraina sostiene che siano stati collocati possibili ordigni esplosivi.

Ore 08:25 - Il bilancio dell’attacco a Leopoli sale a 10 morti

È salito a 10 morti il bilancio dell’attacco russo con droni e missili a Leopoli giovedì. Lo ha riferito Maksym Kozytskyi, a capo dell’amministrazione regionale, precisando che «una persona è stata trovata stanotte e un’altra questa mattina». «Inoltre, 42 persone sono rimaste ferite e 16 ricoverate in ospedale», ha aggiunto.

Ore 08:26 - Accordo Ue sul piano per la produzione di munizioni

L’Unione europea ha raggiunto l’accordo politico sul piano per aumentare la produzione di munizioni a un milione di pezzi l’anno. L’Act in support of ammunition production (Asap), proposto a maggio dalla Commissione Ue, prevede un fondo da 500 milioni di euro dal bilancio comunitario per il co-finanziamento dei progetti industriali nazionali per le munizioni e apre la strada alla possibilità per i Paesi di usare parte dei fondi del Pnrr e di coesione per sostenere la produzione. Il piano contribuirà ad aumentare le consegne di armi da artiglieria all’Ucraina. La firma finale e l’entrata in vigore sono attese entro fine luglio.

Ore 08:52 - Kiev: «Avanzati di un chilometro in 24 ore verso Bakhmut»

Le forze armate ucraine sono avanzate di oltre un chilometro in direzione di Bakhmut nelle ultime 24 ore. Lo ha dichiarato alla televisione Serhiy Cherevaty, portavoce del raggruppamento orientale delle Forze armate ucraine, come riportato da Ukrainska Pravda. «Le forze di difesa continuano lì (in direzione Bakhmut ndr) a mantenere l’iniziativa, a pressare il nemico, a condurre azioni di assalto, ad avanzare sui fianchi settentrionali e meridionali. In particolare, nelle ultime 24 ore siamo avanzati più di un chilometro» ha dichiarato Cherevaty.

Ore 09:05 - Yellen: «Reagiremo a pratiche economiche sleali della Cina»

Il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen ha avvertito che Stati Uniti e alleati reagiranno contro ciò che ha definito le «pratiche economiche sleali» della Cina, invitata a sposare riforme di mercato. Parlando a Pechino ad un incontro con le aziende Usa, Yellen ha detto di «credere sia nel migliore interesse di entrambi i Paesi assicurare di avere linee di comunicazione dirette e chiare ad alto livello». Scambi regolari potrebbero aiutare a monitorare i rischi economici e finanziari quando sull’economia globale pesano «i venti contrari come la guerra illegale della Russia contro l’Ucraina e gli effetti persistenti della pandemia».

Ore 09:08 - Zelensky a Istanbul, vedrà Erdogan e parlerà dell’accordo per l’export del grano

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky incontrerà oggi a Istanbul il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, rende noto il quotidiano filo governativo turco Sabah. In discussione, l’estensione dell’accordo sulle esportazioni di grano. E’ oggi la vigilia del 500esimo giorno dall’inizio della guerra e a meno di una settimana dal vertice di Vilnius della Nato. «Abbiamo bisogno di onestà nelle nostre relazioni con la Nato. È arrivato il momento di dimostrare il coraggio e la forza di questa alleanza», ha affermato Zelensky ieri a Praga.

Ore 09:56 - Russia: minata ferrovia in Crimea, arrestato sabotatore russo

Le forze di sicurezza russe, Fsb, hanno riferito di avere arrestato un uomo in Crimea accusato di avere sabotato le ferrovie nella regione per conto delle forze ucraine. Secondo quanto spiegato dalle agenzie russe, il sospettato sarebbe un residente di Simferopoli, addestrato a Odessa. Avrebbe provato a utilizzare un ordigno esplosivo improvvisato per far saltare in aria i binari ferroviari nella penisola che la Federazione Russa ha occupato e annesso nel 2014. L’Fsb ha fermato le attività illegali di questo cittadino russo, nato nel 1998, accusato di atto di sabotaggio e terrorismo, hanno aggiunto le agenzie, precisando che l’uomo sarebbe collegato a una rete di intelligence che progetta di assassinare figure di spicco dell’amministrazione installata dalla Russia in Crimea. Adesso, l’accusato rischia tra i 10 e i 20 anni di carcere.

Ore 10:27 - Germania: intelligence, in aumento attività spionaggio di Russia e Cina

In Germania sono in aumento le attività di spionaggio contro la Bundeswehr, l’esercito tedesco, da parte di Russia e Cina. Lo riferisce il rapporto annuale del Servizio di controspionaggio delle Forze armate tedesche (Mad), come riporta Tagesschau. «Dall’inizio della guerra illegale di aggressione russa contro l’Ucraina nel febbraio 2022, la Germania si è posizionata fornendo armi, munizioni ed equipaggiamento e addestrando membri delle forze armate ucraine in Germania ed è stata monitorata ancora più intensamente dai servizi russi», afferma il rapporto dell’intelligence militare. I servizi di intelligence di Cina e Russia sono stati identificati come «gli attori più attivi nello spionaggio», con l’interesse dei servizi stranieri per le attività, le intenzioni e le operazioni della Bundeswehr che è «notevolmente aumentato». «L’elevato numero di dipendenti dei servizi segreti russi dispiegati nel Paese conferma l’eccezionale valore della Germania», afferma ancora il Mad. Il fatto che lo scorso anno il governo tedesco abbia dichiarato «persone indesiderabili» 40 diplomatici russi rappresenta una sfida particolare per i servizi russi, il che ha indebolito «attività di spionaggio consolidate» da parte di diplomatici di Mosca accreditati in Germania, riferisce ancora l’intelligence militare tedesca.

Ore 10:48 - Zelensky: «Armi a lungo raggio a Kiev dipende solo da Usa»

La consegna di armi a lungo raggio all’Ucraina «dipende esclusivamente» da una decisione di Washington. Lo sostiene il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Senza armi a lungo raggio è difficile non solo svolgere missioni offensive ma anche, a dire il vero, operazioni difensive», ha aggiunto Zelensky durante la sua visita a Praga. «Ne stiamo discutendo con gli Stati Uniti, al momento dipende da loro», ha aggiunto.

Ore 11:12 - Esplosione in un impianto in Russia, sei morti e due feriti

Sei morti e due feriti nell’esplosione nell’impianto di produzione di esplosivi di Promsintez a Samara Oblast, Russia: la notizia arriva dalla Tass.

Ore 11:15 - Istat, 30mila cittadini iscritti ad anagrafe italiana nel 2022, erano 9mila nel 2021

Si è più che triplicata presenza dei cittadini ucraini in Italia, dopo la guerra scoppiata alla fine di febbraio del 2022, le cui conseguenze hanno dato un forte impulso alle iscrizioni dall’estero all’anagrafe italiana. Lo rileva il Rapporto annuale Istat 2023. La presenza stabile della comunità ucraina (225 mila censiti a fine 2021) spiega l’effetto di attrazione esercitato dall’Italia sui profughi in fuga dalla guerra. Al 31 dicembre 2022 si osserva un consistente aumento di iscrizioni in anagrafe dall’estero di cittadini ucraini (da circa 9 mila nel 2021 a quasi 30 mila nel 2022).

Ore 11:35 - Zelensky: offensiva difficile senza armi a lungo raggio

«Senza armi a lungo raggio è difficile non solo condurre una missione offensiva, ma anche difensiva». Lo ha dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel corso di una conferenza stampa congiunta a Praga con il primo ministro ceco, Petr Fiala.

Ore 11:37 - Germania contraria invio bombe a grappolo

Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, si è espressa contro l’ipotesi di inviare munizioni a grappolo all’Ucraina, sottolineando che Berlino segue la convenzione del 2008 che ne vieta l’uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento. «Per noi, come Paese, si applica l’accordo di Oslo», ha risposto.

Ore 11:50 - Zelensky a Istanbul da Erdogan per Nato, armi e grano

Il presidente ucraino Volodimir Zelensky è atteso oggi a in Turchia, dove è stato invitato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Si tratta della prima visita di Zelensky in Turchia dall’inizio del conflitto. Gli incontri tra i due leader e tra delegazioni dei due Paesi sono previsti a Istanbul. Il prossimo summit Nato previsto a Vilnius l’11 e 12 luglio occupa un posto centrale nell’agenda dell’incontro. Nella capitale lituana i membri dell’Alleanza atlantica discuteranno su come aumentare il sostegno all’Ucraina in termini di sicurezza. Tuttavia il summit è importante perché Zelensky insiste affinché una procedura per l’ingresso dell’Ucraina nella Nato venga fatta partire. Zelensky nell’incontro di oggi chiederà ad Erdogan sostegno in termini di armamenti, contraerea e aerei da guerra per respingere gli attacchi russi. A questo proposito è possibile si parli ancora dei droni da guerra turchi che l’Ucraina utilizza già dal 2014 nel Donbass e che grandi perdite hanno inflitto all’esercito russo.

Ore 11:52 - Nella regione di Kiev dall’inizio della guerra morti 1376 civili

Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, nella regione di Kiev sono stati uccisi 1.376 civili, e di questi 190 non sono ancora mai stati identificati, ma mancano anche ancora all’appello 317 persone, che potrebbero anche essere state deportate: lo ha dichiarato il capo della polizia della regione della capitale ucraina, Andryi Nebytov, in un’intervista a Interfax-Ucraina. «In totale, 1.376 persone sono state uccise dall’inizio della guerra (nella regione di Kiev). Si tratta del numero di corpi che abbiamo trovato ed esaminato. Sottolineo che si tratta esclusivamente di civili perché noi, in quanto poliziotti, trattiamo solo dei civili», ha detto Nebytov. Inoltre, ha aggiunto, 317 persone risultano scomparse: di loro non si sa più nulla. Quei 190 resti non identificati potrebbero essere parte di questo numero, ma potrebbero anche essere state deportate dai russi o fuggite dalla regione senza far sapere nulla.

«Speriamo che anche loro siano in cattività da qualche parte, ma visto come gli invasori hanno ucciso e torturato la nostra gente, noi li consideriamo dispersi fino a quando non troveremo i loro corpi», ha aggiunto il capo della polizia. «E 190 corpi fra i 1.376 rimangono non identificati». Il loro Dna, ha detto ancora il funzionario ucraino, sono stati raccolti e inseriti in un database. «Ma fra questi 190 potrebbero esserci persone che non hanno parenti stretti. E se non ci sono parentele strette, non si può comparare il Dna. Quindi, purtroppo, ci sono dei corpi ancora senza volto», ha detto Nebytov, che ha fatto appello a vicini e conoscenti di persone scomparse: «Per favore, se qualche persona solitaria viveva vicino a voi, dateci informazioni su di esse e, se possibile, contattatela per essere sicuri che sia ancora in vita».

Ore 11:57 - Cremlino: non esclusi contatti Putin-Erdogan

I contatti tra i presidenti di Russia e Turchia, Vladimir Putin e Tayyip Erdogan, non sono esclusi nel prossimo futuro, lo ha detto il portavoce del leader russo Dmitry Peskov, secondo quanto riporta Ria Novosti. «Per quanto riguarda gli imminenti contatti tra Putin ed Erdogan, non escludiamo nel prossimo futuro. Sapete che Putin ed Erdogan comunicano spesso e regolarmente. I contatti faccia a faccia sono stati ripetutamente discussi. Non appena la tempistica di tali contatti e le date saranno determinati, vi informeremo», ha detto Peskov ai giornalisti.

Ore 12:30 - Ong americane contro le bombe a grappolo

Non si è fatta attendere la reazione delle principali organizzazioni umanitarie e contro le armi alla notizia secondo cui la Casa Bianca sta valutando di inviare bombe a grappolo al governo di Kiev, da impiegare nel conflitto in corso con la Russia, sebbene siano vietate dal diritto internazionale. A ricordarlo, tra le altre, c’è Amnesty International, secondo cui questo tipo di arma può rappresentare «una grave minaccia per la vita dei civili, anche molto tempo dopo la fine di un conflitto», perché le bombe - spesso lanciate dal cielo - sono concepite per disperdere indiscriminatamente ordigni più piccoli sul territorio dove possono restare «anche anni o addirittura decenni». Amnesty ricorda inoltre che produzione, vendita o cessione di «cluster bombs» è vietata dalla Convenzione sulle munizioni a grappolo, entrata in vigore nel 2008 e di cui fanno parte circa centoventi Paesi, ma non gli Stati Uniti, la Russia o l’Ucraina. Tali armi sono state impiegate nei Balcani, in Siria, Afghanistan, Libano, Yemen, Iraq e tanti altri conflitti e segnalate come letali non solo per i combattenti, ma anche per i civili, e quindi possono configurare un crimine di guerra. Già il 14 giugno scorso la Coalizione statunitense contro le munizioni a grappolo aveva scritto una lettera aperta al presidente Joe Biden esprimendo «preoccupazione» per le proposte giunte da vari membri del Congresso di concedere tali armamenti a Kiev, quindi gli chiedeva di continuare a ignorare quella possibilità come fatto finora e di far sì che anche gli Stati Uniti «entrino a far parte della Convenzione internazionale contro le bombe a grappolo quanto prima».

Ore 12:49 - Accordo Europarlamento-Consiglio Ue su piano per incremento munizioni

Il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno raggiunto un accordo sul piano per aumentare la produzione di munizioni nell’Ue. «Accolgo con favore - ha commentato su Twitter la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen - l’accordo politico di ieri sera sull’Asap (Act in Support of Ammunition Production). La legge a sostegno della produzione di munizioni aumenterà la capacità produttiva dell’Ue e ricostituirà le scorte. Ciò accelererà la consegna di munizioni all’Ucraina in questa fase cruciale della guerra». «Orgogliosi - ha commentato a sua volta la presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola - del rapido accordo tra Parlamento e Consiglio per incrementare la produzione di munizioni con 500 milioni. Accelereremo la consegna in Ucraina e riempiremo le nostre scorte. Il nostro sostegno all’Ucraina non accenna a diminuire. Per tutto il tempo necessario», ha assicurato Metsola.

Ore 13:10 - Per Zelensky scalo a sorpresa a Bratislava

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo essere partito da Praga, è atterrato inaspettatamente a Bratislava per una breve sosta. Lo ha confermato il portavoce della presidente slovacca Zuzana Caputova. Dopo la cerimonia di benvenuto davanti al Palazzo presidenziale di Bratislava, avrà un colloquio con la presidente Caputovà. Poi incontrerà anche il premier Ludovít Odor e il presidente del Parlamento Boris Kollar. La Slovacchia ha sostenuto l’Ucraina fin dall’inizio dell’aggressione russa e il Paese ha accolto migliaia di rifugiati ucraini.

Ore 13:14 - Stoltenberg: «Da Mosca 500 giorni di morte; noi uniti. A Vilnius renderemo l’Ucraina ancora più forte»

«Da 500 giorni Mosca sta portando morte e distruzione nel cuore dell’Europa, cercando di distruggere l’Ucraina e dividere la Nato. Il nostro summit manderà un messaggio chiaro: la Nato è unita e l’aggressione russa non vincerà». Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa in vista del summit dell’alleanza atlantica a Vilnius.

Stoltenberg ha aggiunto che «al summit di Vilnius renderemo l’Ucraina ancora più forte, con un pacchetto di tre elementi: assistenza pluriennale militare, così che le forze ucraine siano sempre più inter-operabili con quelle Nato, aumenteremo i nostri legami politici con il lancio del Consiglio Nato-Ucraina e mi aspetto che i leader ribadiscano che Kiev entrerà nella Nato».

Ore 13:39 - «La famiglia di Prigozhin possiede una villa da 3.5 milioni di euro a Forte dei Marmi»

La villa situata a Forte dei Marmi, in Versilia, di proprietà dei parenti di Yevgeny Prigozhin, fondatore del Gruppo Wagner, presenta due piani, 400 metri quadri di superficie e si estende su un terreno di 16 ettari con un valore stimato di circa 3,5 milioni di euro. Questa informazione è stata riportata dalla Fondazione anticorruzione (Fbk), fondata nel 2011 dal dissidente russo Alexei Navalny, attraverso un video diffuso recentemente. La dimora, chiamata “Villa Arina”, appartiene specificamente al consuocero di Prigozhin. Sulla base dei dati pubblici, gli investigatori della Fbk hanno calcolato il patrimonio di Prigozhin intorno ai 20 miliardi di dollari e hanno ricostruito che il figlio di Pavel, ex cuoco di Putin, è sposato con Ekaterina Inkina, figlia del ristoratore di San Pietroburgo Sergey Inkina. Sergey Inkina, che è stato coinvolto nello stesso settore di Prigozhin prima che quest’ultimo si dedicasse alle operazioni belliche, avrebbe acquistato la villa nel 2017. È importante notare che anche oligarchi russi come Roman Abramovich, Oleg Deripaska e il viceprimo ministro Alexander Khloponin hanno acquistato ville in quella zona. La Fbk sottolinea che Inkina non è soggetto a sanzioni, a differenza del figlio di Prigozhin, Pavel.

Ore 13:42 - Berlino: «Non invieremo munizioni a grappolo a Kiev»

Il ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius, dopo un incontro con i suoi omologhi di Austria e Svizzera a Berna, ha annunciato che la Germania, in quanto firmataria della Convenzione Onu che vieta la produzione e l’uso di questo tipo di arma, non invierà munizioni a grappolo a Kiev. «La Germania ha firmato la Convenzione, quindi non è un’opzione per noi», ha detto ai giornalisti Pistorius che poi, riferendosi a «quei Paesi che non hanno firmato la Convenzione», come Cina, Russia, Ucraina e Stati Uniti, ha aggiunto: «non spetta a me commentare le loro azioni”. Gli Stati Uniti dovrebbero annunciare oggi un nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina che dovrebbe includere per la prima volta munizioni a grappolo, come hanno rivelato funzionari della difesa alla Cnn.

Ore 13:51 - Stoltenberg: «Sulle munizioni a grappolo la Nato non ha una posizione ufficiale, la decisione spetta ai governi»

«La Nato non ha una posizione su questo. Spetterà ai governi decidere, non alla Nato», ha precisato Stoltenberg. «Stiamo affrontando una guerra brutale, e dobbiamo ricordare che questa brutalità si riflette nel fatto che ogni giorno vediamo vittime e che le munizioni a grappolo sono usate da entrambe le parti. E la Russia ha usato munizioni a grappolo per invadere un altro paese», ha aggiunto, ricordando che l’Ucraina userebbe munizioni a grappolo «per difendersi».

Ore 13:53 - Zelensky a Bratislava

Dopo Sofia e Praga, Zelensky è arrivato in Slovacchia, ultima tappa di un tour europeo per promuovere la richiesta di Kiev di aderire alla Nato e ottenere più armi dagli alleati. «Zelensky è arrivato questo pomeriggio su invito del presidente slovacco Zuzana Caputova», ha riferito il portavoce di Bratislava, Martin Strizinec.

Ore 14:04 - Gli esperti Usa: «Non ci sono gravi rischi per Zaporizhzhia, nemmeno nel peggiore dei casi»

L’American Nuclear Society (Ans), associazione indipendente di esperti nucleari, ritiene che, anche in caso di sabotaggio, non vi siano rischi di fughe radioattive che possano minacciare la popolazione che vive vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (Znpp). La valutazione dell’Ans, che esclude ogni paragone con le catastrofi di Cernobyl e Fukushima, viene citata oggi su Telegram da Energoatom, la compagnia nucleare ucraina.

«I nostri esperti - afferma l’Ans - hanno attentamente valutato i casi di “peggior scenario”, compresi il bombardamento e il sabotaggio deliberato di reattori e dei contenitori del combustibile usato. Non prevedono situazioni che potrebbero portare a conseguenze per la salute della popolazione legate a radiazioni».

Secondo l’Ans, i sei reattori della Znpp sono spenti da più di dieci mesi e non producono più calore in grado di provocare una rapida fuga radiologica. La centrale, viene sottolineato, è stata costruita per contrastare eventi naturali o provocati dall’uomo: «Spessi muri di contenimento in cemento armato proteggono i nuclei dei reattori e sono stati disegnati per mantenere ogni materiale radioattivo isolato dall’ambiente. Nell’improbabile caso che queste strutture di contenimento vengano rotte, ogni potenziale rilascio di materiale radiologico verrebbe ristretto all’area immediata circostante i reattori. A questo proposito ogni paragone con Cernobyl e Fukushima è sia inaccurato che fuorviante».

Ore 14:06 - Stoltenberg (Nato): «Mosca lasci la centrale di Zaporizhzhia»

«Stiamo monitorando con attenzione la situazione alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e così sta facendo l’Aiea, che è presente nella zona e noi siamo molto soddisfatti di questo, sosteniamo il suo ruolo: l’Aiea ha detto di non aver individuato mine nella centrale ma allo stesso tempo ha chiesto un maggiore accesso all’impianto. Chiediamo alla Russia di ritirare le sue forze dalla centrale». Ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg alla vigilia del summit di Vilnius.

Ore 14:12 - Budanov (Ucraina): «Finché ci sono russi, c’è pericolo per Zaporizhzhia»

«Ora, grazie ad alcune azioni, la minaccia di un disastro causato dall’uomo nella centrale nucleare di Zaporizhzhia sta diminuendo. Non si può parlare di eliminazione dei rischi, poiché gli occupanti russi continuano a controllare l’impianto», così il capo dell’intelligence della Difesa ucraina Kyrylo Budanov, come riportato da Ukrainska Pravda.

Ore 14:27 - Kiev: «A Bakhmut riconquistati territori prima occupati dai russi»

«Direzione Bakhmut. Le forze di difesa stanno facendo progressi e avanzando. Hanno riconquistato i territori precedentemente occupati». Lo ha scritto su Telegram il comandante delle forze di terra ucraine, il generale Oleksandr Syrskyi. Nel messaggio diffuso su Telegram anche un video che mostra «il lavoro della 3/a Brigata alla periferia di Bakhmut» che con «due colpi di Nlaw (arma anticarro leggera di nuova generazione ndr) e Javelin (arma anticarro ndr)» hanno «trasformato in rottame il carro armato T-80 degli occupanti».

Ore 15:16 - Avvocatessa russa aggredita alla fermata del bus: cosparsa di tintura antisettica verde

L’avvocatessa russa Yelena Ponomareva, 46 anni, è stata aggredita e cosparsa di tintura antisettica verde a una fermata dell’autobus a Mosca. L’aggressione è avvenuta ieri, come racconta il Moscow Times. Ponomareva ha riportato ustioni chimiche di secondo grado agli occhi, i suoi aggressori non sono stati identificati. In una foto condivisa dal suo collega mostra la legale con la testa, le braccia e il vestito completamente ricoperti dall’antisettico verde. «In precedenza ho ricevuto minacce alla mia vita e alla mia salute... in relazione alla mia attività professionale», ha scritto Ponomareva su Facebook venerdì. La donna è stata infatti sotto protezione. Sui social ha caricato una foto della sua auto ricoperta di vernice bianca, dicendo che era stata vandalizzata e che aveva le gomme forate. L’ordine degli avvocati della regione di Mosca, che per primo ha riferito dell’attacco, ha affermato che le forze dell’ordine devono ancora aprire un’indagine sull’incidente. Un’aggressione che per modalità ricorda quella subita in Cecenia dalla giornalista Elena Milashina, solo pochi giorni fa.

Ore 15:30 - «Biden ha approvato le forniture di munizioni a grappolo per l’Ucraina»

Il Washington Post scrive che il presidente Usa Joe Biden ha approvato la fornitura di munizioni a grappolo all’Ucraina e l’annuncio del Dipartimento della Difesa dovrebbe arrivare già oggi.

Il WP spiega che la Casa Bianca avrebbe intenzione di aggirare la legge che proibisce la produzione, l’uso o il trasferimento di munizioni a grappolo con un tasso di fallimento superiore all’1%. L’arma principale in esame, un proiettile di artiglieria M864 prodotto per la prima volta nel 1987, viene sparato dagli obici da 155 mm che gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali hanno fornito all’Ucraina. Nella sua ultima stima disponibile, risalente a più di 20 anni fa, il Pentagono sosteneva che quei proiettili avessero un tasso di fallimento del 6%, il che significa che almeno quattro di ciascuna delle 72 submunizioni trasportate da ciascun proiettile rimarrebbero inesplose in un’area di circa 22.500 metri quadrati, all’incirca le dimensioni di quattro campi da calcio e mezzo. «Siamo a conoscenza di rapporti di diversi decenni fa che indicano che alcuni proiettili da 155 mm hanno tassi di fallimento più elevati», ha detto un funzionario della Difesa, uno dei sette funzionari del Pentagono, della Casa Bianca e dell’esercito che hanno parlato a condizione di anonimato per discutere la delicata decisione.

Ore 15:33 - Gli 007 tedeschi hanno intercettato la telefonata tra Prigozhin e Lukashenko durante il tentativo di rivolta della Wagner

La Bnd, i servizi di intelligence tedesca, avrebbero intercettato la telefonata tra Prigozhin e il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, durante il tentativo di rivolta della Wagner. È quanto riportano i media tedeschi Wdr e Ndr, secondo cui la conversazione tra Prigozhin e Lukashenko avrebbe riguardato i tentativi di mediazione da parte del presidente bielorusso, affinché il capo della Wagner ponesse fine al tentato golpe. Secondo le informazioni raccolte dal Bnd, Lukashenko avrebbe fornito adeguate garanzie di sicurezza a Prigozhin, chiedendogli di porre fine alla rivolta e di andare in esilio in Bielorussia, in cambio dell’impunità. Il contenuto della comunicazione tra Prigozhin e Lukashenko era già noto. Tuttavia, non era noto pubblicamente che il servizio di intelligence esterno tedesco avesse intercettato la conversazione.

Un primo avvertimento del Bnd sugli eventi sarebbe stato inviato al governo di Berlino solo la sera del venerdì, il giorno prima del 24 giugno coinciso col tentativo di rivolta della Wagner. A causa delle critiche, mercoledì scorso il presidente del Bnd, Bruno Kahl, ha riferito ai membri del parlamento al Bundestag sulle procedure adottate dal servizio in occasione del tentato colpo di Stato in Russia. Il servizio di intelligence esterno tedesco era già finito nel mirino delle critiche nei mesi scorsi per il `caso Carsten L.´, la talpa che aveva fornito informazioni ai servizi segreti russi. Anche in occasione dell’attacco della Russia all’Ucraina, apparentemente il Bnd non avrebbe concordato su questo scenario previsto invece dai servizi segreti statunitensi e britannici.

Ore 16:13 - «Bombe a grappolo già utilizzate in Ucraina dalla Russia»

Secondo i responsabili statunitensi, citati dal New York Times, «la Russia ha utilizzato le munizioni a grappolo in Ucraina per la maggior parte della guerra, con un tasso di accensione irregolare del 40% o più, il che crea un rischio molto maggiore». Le armi che il Pentagono intende inviare in Ucraina sarebbero «una versione aggiornata» con un tasso di accensione irregolare compreso tra l’1 e il 2 per cento.

Ore 16:14 - Putin: «Alcuni Paesi provano a crearci delle difficoltà, non ci riusciranno»

Vladimir Putin, durante una riunione operativa con i membri permanenti del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, ha detto di essere fiducioso che la Russia supererà le difficoltà che altri Paesi «stanno creando».

«Oggi discuteremo delle misure che stiamo adottando e che dobbiamo adottare per superare le difficoltà che alcuni Paesi creano nei confronti della Russia. Finora non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi che si erano prefissati in direzione della Russia. Sono sicuro: non funzionerà», ha detto Putin. Alla riunione, secondo quanto riferito dalla stessa Tass, hanno partecipato fra gli altri anche il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, il ministro della Difesa Sergey Shoigu e il vice capo del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev.

Ore 16:17 - Ucraina: più di 9 mila civili uccisi dall’inizio dell’invasione, 500 sono bambini

Oltre 9mila civili, tra loro 500 bambini, sono morti da quando la Russia ha avviato l’invasione dell’Ucraina. La denuncia arriva dalla missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite, secondo cui «il reale numero potrebbe essere molto più elevato». Il numero di civili uccisi dallo scorso anno è tre volte quello dei precedenti otto anni di ostilità nell’Ucraina orientale, ha reso noto la stessa fonte.

Ore 16:31 - Zelensky: «L’incertezza sull’ingresso nella Nato di Svezia e Ucraina indebolisce l’Alleanza»

L’ «incertezza» sugli ingressi di Svezia e Ucraina nella Nato sta minacciando la forza dell’Alleanza e la sicurezza globale. Lo ha sottolineato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, durante una visita in Slovacchia e prima di recarsi in Turchia per incontrare il presidente Recep Tayyip Erdogan, che finora ha bloccato l’adesione di Stoccolma alla Nato. «Penso che non ci sia abbastanza unità su questo», ha detto Zelensky durante una conferenza stampa riferendosi all’ingresso dei due Paesi. «E’ una minaccia alla forza dell’Alleanza», ha detto il leader ucraino, aggiungendo: «Questo è molto importante per la sicurezza del mondo intero». Il presidente ucraino ha quindi affermato che Kiev si aspetta «risultati positivi o almeno alcuni passi verso un esito positivo» al vertice di Vilnius della prossima settimana.

Ore 16:39 - Lituania, Polonia e Lettonia lanciano l’allarme in una lettera alla Nato: Cooperazione tra Minsk e Mosca minaccia la sicurezza dell’area

I presidenti di Lituania, Polonia e Lettonia lanciano l’allarme sulla situazione della Bielorussia in una lettera indirizzata alla Nato in vista del vertice di Vilnius. La cooperazione tra Minsk e Mosca mina la sicurezza della regione e dell’intera area Euro-Atlantica, si legge nella lettera scritta dai capi di stato lituano, Gitanas Nauseda, polacco, Andrzej Duda e lettone Egils Levits, che chiedono «solidarietà ed unità» per contrastare le `diverse minacce´ che derivano dalla situazione in Bielorussia. La Russia, denunciano, usa il territorio bielorusso e le sue risorse per la sua «illegale e brutale guerra di aggressione contro l’Ucraina», come si evince dalla sempre più stretta integrazione militare tra i due paesi, la cui manifestazione più evidente è lo stazionamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia. Il potenziale arrivo di unità del gruppo Wagner in Bielorussia potrebbe inoltre «mettere a rischio la stabilità politica del paese e comportare una perdita di controllo sulle armi convenzionali e nucleari o anche servire da incentivo per la leadership autoritaria di Minsk per portare più migranti da paesi terzi alle frontiere esterne dell’Ue in forma organizzata, per esercitare pressione sull’Occidente».

Ore 16:44 - L’Onu chiede a Mosca di indagare sull’aggressione alla giornalista Elena Milashina

L’Onu ha esortato Mosca a indagare sulla violenta aggressione in Cecenia contro la pluripremiata giornalista di Novaya Gazeta, Elena Milashina, e l’avvocato per i diritti umani, Alexander Nemov, e consegnare alla giustizia gli autori e i mandanti.

«Siamo sconvolti dalla violenta aggressione fisica contro una giornalista e un avvocato per i diritti umani la mattina del 4 luglio», hanno detto gli esperti delle Nazioni Unite. «È un altro esempio del palese disprezzo per la sicurezza dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani nella Federazione Russa». Secondo gli esperti dell’Onu «questo incidente evidenzia i pericoli e i rischi affrontati dai giornalisti e dai difensori dei diritti umani nei loro sforzi per proteggere i diritti umani e cercare giustizia per le vittime nella Federazione Russa, e in particolare nella Repubblica cecena», hanno detto gli esperti.

Ore 17:00 - Ucraina, dagli Usa altri 800 milioni di dollari in aiuti dal Pentagono

Gli Stati Uniti hanno deciso di fornire all’Ucraina un nuovo pacchetto di aiuti militari da 800 milioni di dollari, che comprende le bombe a grappolo, che verrà annunciato oggi dal Pentagono. Lo riferiscono fonti dell’Associated Press, mentre Marta Hurtado, parlando a nome dell’Ufficio diritti umani dell’Onu, afferma che «l’uso di questo tipo di munizioni dovrebbe essere fermato immediatamente» e chiede a Russia e Ucraina di unirsi alla convenzione di oltre 100 Paesi che ha messo al bando questi ordigni. Per evitare il più possibile vittime civili, il tipo di “cluster bomb” che gli Usa forniranno a Kiev avranno una capacità depotenziata. Il nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev sarà prelevato dagli arsenali del Pentagono e comprenderà anche veicoli corazzati Bradley e Stryker e munizioni per i sistemi di artiglieria Howitzers e Himars.

Ore 17:08 - Forte dei Marmi, 400 metri quadri e un valore di 3,5 milioni: ecco la villa che apparterrebbe ai Prigozhin

(di Simone Dinelli) Due piani, 400 metri quadrati di superficie, 16 ettari di giardino e un valore di circa 3,5 milioni di euro (qui il video). Sono queste le caratteristiche di Villa Arina, a Forte dei Marmi, la cui proprietà sarebbe riconducibile a familiari di Yevgeny Prigozhin, il fondatore del Gruppo Wagner che pochi giorni aveva iniziato un’azione ribelle nei confronti del presidente della Russia Vladimir Putin, poi rientrata. (...)

Ore 17:52 - Podolyak (Ucraina): «Abbiamo bisogno di più munizioni, anche bombe a grappolo»

Mykhailo Podolyak, principale consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che l’esito del conflitto iniziato da Mosca lo scorso anno dipende direttamente dal volume di armi ricevute da Kiev, accogliendo con favore l’imminente decisione dell’amministrazione Biden di fornire all’Ucraina bombe a grappolo nell’ambito di un pacchetto di armi che dovrebbe essere annunciato oggi, affermando che ha bisogno di «armi, più armi e più armi, comprese le bombe a grappolo» per sconfiggere la Russia.

«Nella grande sanguinosa guerra che va avanti da più di 16 mesi, e che predeterminerà il futuro del mondo conta il numero delle armi. Quindi, armi, più armi e più armi, comprese le munizioni a grappolo», ha detto oggi, citato dal Guardian.

Ore 18:25 - La Slovacchia fornirà all’Ucraina 16 unità di artiglieria Zuzana

La Slovacchia fornirà presto all’Ucraina 16 unità d’artiglieria semoventi Zuzana. Lo ha annunciato la presidente slovacca Zuzana Caputova nella conferenza stampa congiunta assieme all’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, giunto oggi a sorpresa a Bratislava. «Abbiamo firmato un contratto per la fornitura di 16 Zuzana all’Ucraina e ciò avverrà in un futuro molto prossimo. Svilupperemo insieme un nuovo tipo di obice. Inizierà anche la produzione congiunta di munizioni», ha detto Caputova, citata da European Pravda. La Slovacchia sosterrà anche gli sforzi di sminamento dell’Ucraina.

Ore 18:28 - Medvedev (Russia): «La situazione è molto seria, dobbiamo rafforzare le difese aeree»

Dmitry Medvedev, attuale vice capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, avvertendo che la situazione «è molto seria», sostiene che la Russia deve rafforzare le sue difese aeree, sia nell’area del conflitto in Ucraina sia lontano dalla linea del fronte, a causa delle forniture da parte dei Paesi Nato a Kiev di armi con un raggio d’azione sempre più esteso e la possibile consegna di jet militari.

«Come si sa - ha detto Medevedev, citato dalla Tass, parlando a una riunione della Commissione militare -industriale - la coalizione dei Paesi Nato sta rafforzando le capacità di combattimento dell’esercito ucraino fornendo a Kiev mezzi moderni di distruzione con una gittata aumentata». Inoltre, ha aggiunto, «viene attivamente discussa la possibilità che vengano forniti al regime di Kiev jet americani F-16 e altri aerei Nato». «La situazione à molto seria - ha concluso Medvedev - e dobbiamo costruire un sistema di difesa aerea affidabile, sia nella zona dell’operazione militare speciale sia per proteggere infrastrutture lontane dalla linea di contatto».

Ore 18:43 - Kiev: «Stiamo avanzando nel sud dell’Ucraina, sul fronte di Tavria. Il nemico ha perso due compagnie»

Le forze ucraine stanno avanzando sul fronte di Tavria, nel sud dell’Ucraina, e hanno ucciso e ferito quasi due compagnie di soldati russi nelle ultime 24 ore. Lo ha scritto su Telegram il comandante del gruppo di truppe operativo-strategico di Tavria, Oleksandr Tarnavskyi. «Nell’ultimo giorno, il nemico ha perso quasi due compagnie uccise e ferite. 28 unità di equipaggiamento militare nemico furono distrutte» e «anche il deposito di munizioni del nemico è stato distrutto. Stiamo andando avanti», ha affermato il generale ucraino.

Ore 18:51 - Podolyak elenca i cinque obiettivi dell'Ucraina

Podolyak, consigliere di Zelensky, ha elencato su Twitter i «cinque obiettivi» dell'Ucraina. «1) Liberazione di tutti i suoi territori; 2) Smilitarizzazione della Russia; 3) Il tribunale internazionale per i criminali di guerra russi. 4) Ricevere risarcimenti pluriennali per la ripresa del Paese. 5) Riduzione significativa della soggettività russa e del potenziale di ricatto dominante della politica estera russa». «Non dovrebbero essere questi gli obiettivi condivisi dell'intero mondo globale oggi?», si chiede Podolyak.

Ore 18:56 - Usa: «L'Ucraina deve rispettare gli standard dei Paesi Nato»

Secondo le dichiarazioni di Amanda Sloat, responsabile per l'Europa del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, l'Ucraina deve completare riforme che le permettano di aderire agli standard della Nato. Gli Stati Uniti stanno collaborando con Kiev per raggiungere questo obiettivo. Sloat ha sottolineato che il Presidente Joe Biden è stato chiaro sul fatto che l'Ucraina deve rispettare gli stessi standard di tutti i paesi membri della Nato prima di poter accedere all'Alleanza.

Ore 19:24 - Zelensky in Turchia: «Termino una giornata intensa. Colloqui con Erdogan»

Ore 19:27 - Bielorussia: i mercenari della Wagner non sono ancora arrivati, nemmeno Prigozhin

Dopo due settimane dal tentativo di ammutinamento del gruppo Wagner, sembra che nulla stia procedendo secondo i piani di Mosca. Evgeny Prigozhin è ancora in Russia, nonostante avesse accettato di trasferirsi in Bielorussia secondo l'accordo mediato da Minsk, dopo aver annullato la marcia su Mosca. Inoltre, i mercenari del suo gruppo non hanno ancora iniziato a trasferirsi in Bielorussia. Si è anche diffusa la notizia, proveniente da fonti straniere, che un consistente gruppo di wagneriti abbia lasciato la Repubblica Centrafricana e sia arrivato a Mosca, sebbene il governo di Bangui abbia categoricamente smentito queste informazioni.

Ieri, il presidente bielorusso Lukashenko ha dichiarato che Prigozhin si trova ancora in Russia. Oggi, il Ministero della Difesa di Minsk ha confermato che i mercenari non hanno ancora visitato la base offerta dalle autorità bielorusse. «No, i gruppi operativi non sono ancora arrivati, non hanno preso una decisione, non hanno esaminato nulla. Penso che quando il gruppo Wagner prenderà la decisione finale se stabilirsi o meno in Bielorussia, allora la esamineranno», ha affermato il consigliere del Ministro della Difesa bielorusso, il Maggiore Generale Leonid Kasinski. Kasinski si riferiva a un'accampamento situato vicino alla città di Osipovichi, nella regione di Mogilev in Bielorussia, che ha descritto come «un campo estivo costruito in coordinamento con le autorità locali».

Ha aggiunto che la base può ospitare quasi 5.000 soldati e ha la capacità di collocare anche «mezzi da combattimento». Lukashenko ha inoltre affermato che molte delle forze di Wagner di Prigozhin rimangono nelle loro basi nel sud della Russia, e secondo gli Stati Uniti, alcune unità di Wagner sono ancora presenti nel territorio occupato dalla Russia in Ucraina. Nel frattempo, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che Mosca non sta monitorando i movimenti di Prigozhin e che non ha «né la capacità né il desiderio» di farlo. Ciò è stato affermato mentre i media russi stavano diffondendo con abbondanza di dettagli notizie e foto riguardanti il lussuoso stile di vita di Prigozhin. Pistole, droga, lingotti d'oro, parrucche poco convincenti e una foto incorniciata di teste mozzate: i media statali russi hanno saturato il pubblico con immagini scattate durante un raid nella casa di San Pietroburgo. In sostanza, secondo gli analisti, il Cremlino sta cercando di ridimensionare, anche agli occhi del pubblico, il potere e l'influenza di Prigozhin senza però perdere il controllo sulla sua risorsa principale: i 25.000 uomini di Wagner.

Ore 19:58 - Kuleba: «Acceso dibattito alla Nato su cosa darci a Vilnius»

«Dibattito acceso sulla formulazione [per la parte] sull’Ucraina a Vilnius. Ma la vera domanda è se l’Europa sarà libera dalla guerra. Se alcuni amici continueranno a vedere la nostra adesione attraverso la lente della Russia, come un problema, non sarà così. Se invece vedranno la nostra forza come un’opportunità e accelereranno l’adesione, sarà così». Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.

Ore 20:16 - Le regole clandestine della Cia: «i patti non scritti» con Mosca e Kiev

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Gli Stati Uniti non conoscono le intenzioni di Vladimir Putin, ma ignorano anche quelle di Volodymyr Zelensky. E ne temono le mosse. Il sospetto era trapelato più volte dall’inizio della guerra, al punto che in alcune occasioni — a cominciare dall’omicidio di Darya Dugina nei sobborghi Mosca — l’amministrazione americana aveva «chiamato» le mosse di Kiev, di cui non era stata informata, svelandone le responsabilità. Un’ulteriore conferma di questa assenza di comunicazione arriva ora da un’inchiesta del giornalista americano William Arkin che, dopo aver parlato con una decina di funzionari di alto livello nell’intelligence statunitense, ha raccolto «le regole» stabilite dalla Cia per il conflitto in corso.

Ore 20:26 - Guterres: «Contrario alle munizioni a grappolo in Ucraina»

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è contrario all'uso di munizioni a grappolo. Lo ha affermato il suo vice portavoce Farhan Haq durante una conferenza stampa, secondo quanto riportato dalla Cnn. «Il Segretario generale sostiene la Convenzione sulle munizioni a grappolo (Ccm) e desidera che i Paesi rispettino i termini di tale convenzione», ha affermato Haq. «Quindi, di conseguenza, ovviamente, non vuole che ci sia un uso continuato di munizioni a grappolo sul campo di battaglia», ha aggiunto. Usa, Ucraina e Russia non aderiscono alla convenzione che proibisce l'utilizzo e trasferimento di tali munizioni.

Ore 20:32 - Usa: «Kiev non entrerà nella Nato come risultato di Vilnius»

L'Ucraina non entrerà nella Nato come risultato del prossimo vertice dell'Alleanza a Vilnius ma il summit sarà un importante passo nel cammino di Kiev verso la Nato: lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan in un briefing alla Casa Bianca, spiegando che al vertice si discuteranno quali passi sono necessari perché Kiev sia idonea a entrare nella Nato.

Ore 20:36 - La Casa Bianca conferma l'invio di bombe a grappolo a Kiev

Gli Usa forniranno bombe a grappolo all'Ucraina, nonostante i rischi per i civili, che Kiev si è impegnata per iscritto a minimizzare: lo ha confermato il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan in un briefing alla Casa Bianca, sostenendo che la fornitura di queste munizioni «è la cosa giusta da fare ora».

E Ha aggiunto: «La Russia ha usato munizioni a grappolo dall'inizio di questa guerra. L'Ucraina ha chiesto munizioni a grappolo per difendersi dall'aggressione russa», ha dichiarato. «La linea di fondo è questa, riconosciamo che le munizioni a grappolo sono un rischio, ma esiste anche un rischio se i russi prendono più territorio».

Ore 21:51 - Zelensky: «Con Erdogan incontro importante su sicurezza e grano»

«In Turchia per colloqui molto importanti con il presidente Recep Tayyp Erdogan», scrive il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Twitter. Sul tavolo la questione «sicurezza - sia nella nostra regione del Mar Nero che in Europa in generale. Sono grato per il sostegno all'integrità territoriale e alla sovranità dell'Ucraina. Formula di pace. Protezione dei nostri Paesi, del nostro popolo e dei nostri interessi. Attenzione al vertice di Vilnius, che è in fase di preparazione». Inoltre, scrive Zelensky, «discuteremo separatamente della protezione e dello sviluppo dell'Iniziativa per i cereali del Mar Nero e di ulteriori sforzi per la sicurezza alimentare. Il mondo deve essere protetto da qualsiasi tipo di terrore».

Ore 22:02 - Zelensky: «Grazie gli Usa per le armi più che necessarie»

«Un tempestivo, ampio e più che necessario pacchetto di aiuti alla difesa dagli Stati Uniti. Siamo grati al popolo americano e al presidente Joseph Biden per i passi decisivi che avvicinano l'Ucraina alla vittoria sul nemico e la democrazia alla vittoria sulla dittatura. L'espansione delle capacità di difesa dell'Ucraina fornirà nuovi strumenti per la liberazione della nostra terra e per avvicinare la pace». Lo scrive su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo che gli Usa hanno annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev che comprende anche munizioni a grappolo.

Ore 22:26 - Biden: «Sulle bombe a grappolo presa una decisione difficile»

Il presidente americano Joe Biden ha confessato in una intervista alla Cnn di aver preso una decisione «molto difficile» nell'autorizzare le bombe a grappolo per Kiev ma ha aggiunto che l'Ucraina, a corto di munizioni, le chiedeva e ne aveva bisogno. Il presidente ha precisato che c'era anche la raccomandazione favorevole del Pentagono.

Ore 23:19 - Biden: manca visione unanime per Kiev nella Nato con la guerra

Il presidente americano Joe Biden ritiene che l'Ucraina non sia pronta per entrare nella Nato e che non ci sia una visione unanime nell'Alleanza per fare entrare Kiev durante una guerra in corso. Lo ha detto il presidente stesso in una intervista alla Cnn, alla vigilia del vertice della Nato a Vilnius. Nei giorni scorsi il commander in chief aveva osservato che Kiev deve rispettare gli stessi standard delle altre nazioni per essere parte dell'Alleanza.

Ore 23:31 - Erdogan: «L'Ucraina merita l'ingresso nella Nato. Russi a e Ucraina dovrebbero tornare ai negoziati»

L'Ucraina «merita» l'ingresso nella Nato. Lo ha detto il presidente turco Recepp Tayyip Erdogan in conferenza stampa con il leader ucraino Volodymyr Zelensky a Istanbul. Sottolineando anche che Russia e Ucraina «dovrebbero tornare ai negoziati di pace».

Ore 23:43 - Erdogan: «Putin verrà in Turchia in agosto»

Il presidente russo «Vladimir Putin si recherà in Turchia il prossimo mese». Lo ha annunciato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza stampa congiunta con l'omologo ucraino Volodymyr Zelensky in visita a Istanbul.

Guerra Ucraina - Russia, le news dell’8 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi. Zelensky torna a Kiev con i militari catturati all’Azovstal. Lorenzo Cremonesi e Marco Imarisio, inviati, e Redazione Online su Il Corriere della Sera sabato 8 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di sabato 8 luglio, in diretta. Erdogan a Zelensky: «L'Ucraina merita l'ingresso nella Nato». Visita di Putin in agosto in Turchia

 • Gli Usa invieranno munizioni a grappolo a Kiev. L'Onu contraria.

• Gli 007 tedeschi intercettarono una telefonata Prigozhin-Lukashenko durante la rivolta della Wagner. Cremlino: non sappiamo dove sia Prigozhin.

• Ieri Zelensky è stato a Praga e a Istanbul per incontrare Erdogan.

• La Cia e i «patti non scritti» con Mosca e Kiev.

Ore 00:12 - Zelensky a Bratislava

Dopo Sofia e Praga, Zelensky è arrivato in Slovacchia, ultima tappa di un tour europeo per promuovere la richiesta di Kiev di aderire alla Nato e ottenere più armi dagli alleati. «Zelensky è arrivato questo pomeriggio su invito del presidente slovacco Zuzana Caputova», ha riferito il portavoce di Bratislava, Martin Strizinec.

Ore 00:25 - Gli 007 tedeschi hanno intercettato la telefonata tra Prigozhin e Lukashenko durante il tentativo di rivolta della Wagner

La Bnd, i servizi di intelligence tedesca, avrebbero intercettato la telefonata tra Prigozhin e il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, durante il tentativo di rivolta della Wagner. È quanto riportano i media tedeschi Wdr e Ndr, secondo cui la conversazione tra Prigozhin e Lukashenko avrebbe riguardato i tentativi di mediazione da parte del presidente bielorusso, affinché il capo della Wagner ponesse fine al tentato golpe. Secondo le informazioni raccolte dal Bnd, Lukashenko avrebbe fornito adeguate garanzie di sicurezza a Prigozhin, chiedendogli di porre fine alla rivolta e di andare in esilio in Bielorussia, in cambio dell’impunità. Il contenuto della comunicazione tra Prigozhin e Lukashenko era già noto. Tuttavia, non era noto pubblicamente che il servizio di intelligence esterno tedesco avesse intercettato la conversazione.

Un primo avvertimento del Bnd sugli eventi sarebbe stato inviato al governo di Berlino solo la sera del venerdì, il giorno prima del 24 giugno coinciso col tentativo di rivolta della Wagner. A causa delle critiche, mercoledì scorso il presidente del Bnd, Bruno Kahl, ha riferito ai membri del parlamento al Bundestag sulle procedure adottate dal servizio in occasione del tentato colpo di Stato in Russia. Il servizio di intelligence esterno tedesco era già finito nel mirino delle critiche nei mesi scorsi per il `caso Carsten L.´, la talpa che aveva fornito informazioni ai servizi segreti russi. Anche in occasione dell’attacco della Russia all’Ucraina, apparentemente il Bnd non avrebbe concordato su questo scenario previsto invece dai servizi segreti statunitensi e britannici.

Ore 01:00 - «Biden ha approvato le forniture di munizioni a grappolo per l’Ucraina»

Il Washington Post scrive che il presidente Usa Joe Biden ha approvato la fornitura di munizioni a grappolo all’Ucraina e l’annuncio del Dipartimento della Difesa dovrebbe arrivare già oggi.

Il WP spiega che la Casa Bianca avrebbe intenzione di aggirare la legge che proibisce la produzione, l’uso o il trasferimento di munizioni a grappolo con un tasso di fallimento superiore all’1%. L’arma principale in esame, un proiettile di artiglieria M864 prodotto per la prima volta nel 1987, viene sparato dagli obici da 155 mm che gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali hanno fornito all’Ucraina. Nella sua ultima stima disponibile, risalente a più di 20 anni fa, il Pentagono sosteneva che quei proiettili avessero un tasso di fallimento del 6%, il che significa che almeno quattro di ciascuna delle 72 submunizioni trasportate da ciascun proiettile rimarrebbero inesplose in un’area di circa 22.500 metri quadrati, all’incirca le dimensioni di quattro campi da calcio e mezzo. «Siamo a conoscenza di rapporti di diversi decenni fa che indicano che alcuni proiettili da 155 mm hanno tassi di fallimento più elevati», ha detto un funzionario della Difesa, uno dei sette funzionari del Pentagono, della Casa Bianca e dell’esercito che hanno parlato a condizione di anonimato per discutere la delicata decisione.

Ore 01:22 - Le regole clandestine della Cia: «i patti non scritti» con Mosca e Kiev

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Gli Stati Uniti non conoscono le intenzioni di Vladimir Putin, ma ignorano anche quelle di Volodymyr Zelensky. E ne temono le mosse. Il sospetto era trapelato più volte dall’inizio della guerra, al punto che in alcune occasioni — a cominciare dall’omicidio di Darya Dugina nei sobborghi Mosca — l’amministrazione americana aveva «chiamato» le mosse di Kiev, di cui non era stata informata, svelandone le responsabilità. Un’ulteriore conferma di questa assenza di comunicazione arriva ora da un’inchiesta del giornalista americano William Arkin che, dopo aver parlato con una decina di funzionari di alto livello nell’intelligence statunitense, ha raccolto «le regole» stabilite dalla Cia per il conflitto in corso.

Ore 01:58 - Guterres: «Contrario alle munizioni a grappolo in Ucraina»

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è contrario all'uso di munizioni a grappolo. Lo ha affermato il suo vice portavoce Farhan Haq durante una conferenza stampa, secondo quanto riportato dalla Cnn. «Il Segretario generale sostiene la Convenzione sulle munizioni a grappolo (Ccm) e desidera che i Paesi rispettino i termini di tale convenzione», ha affermato Haq. «Quindi, di conseguenza, ovviamente, non vuole che ci sia un uso continuato di munizioni a grappolo sul campo di battaglia», ha aggiunto. Usa, Ucraina e Russia non aderiscono alla convenzione che proibisce l'utilizzo e trasferimento di tali munizioni.

Ore 02:09 - Biden: «Sulle bombe a grappolo presa una decisione difficile»

Il presidente americano Joe Biden ha confessato in una intervista alla Cnn di aver preso una decisione «molto difficile» nell'autorizzare le bombe a grappolo per Kiev ma ha aggiunto che l'Ucraina, a corto di munizioni, le chiedeva e ne aveva bisogno. Il presidente ha precisato che c'era anche la raccomandazione favorevole del Pentagono.

Ore 02:30 - Biden: manca visione unanime per Kiev nella Nato con la guerra

Il presidente americano Joe Biden ritiene che l'Ucraina non sia pronta per entrare nella Nato e che non ci sia una visione unanime nell'Alleanza per fare entrare Kiev durante una guerra in corso. Lo ha detto il presidente stesso in una intervista alla Cnn, alla vigilia del vertice della Nato a Vilnius. Nei giorni scorsi il commander in chief aveva osservato che Kiev deve rispettare gli stessi standard delle altre nazioni per essere parte dell'Alleanza.

Ore 03:00 - Erdogan: «L'Ucraina merita l'ingresso nella Nato. Russi a e Ucraina dovrebbero tornare ai negoziati»

L'Ucraina «merita» l'ingresso nella Nato. Lo ha detto il presidente turco Recepp Tayyip Erdogan in conferenza stampa con il leader ucraino Volodymyr Zelensky a Istanbul. Sottolineando anche che Russia e Ucraina «dovrebbero tornare ai negoziati di pace».

Ore 03:13 - Erdogan: «Putin verrà in Turchia in agosto»

Il presidente russo «Vladimir Putin si recherà in Turchia il prossimo mese». Lo ha annunciato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza stampa congiunta con l'omologo ucraino Volodymyr Zelensky in visita a Istanbul.

Ore 04:36 - Zelensky: «Riprenderemo il controllo della Crimea»

Durante l’incontro con Recep Tayyip Erdogan «abbiamo parlato della situazione in Crimea che la Russia controlla ancora illegittimamente e usa come testa di ponte per minacce e pericoli. In ogni caso, riprenderemo il controllo della Crimea». Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky - secondo quanto riporta la Cnn - nella conferenza stampa congiunta con il presidente turco dopo il faccia a faccia avuto a Instanbul.

Ore 05:00 - Gazprom minaccia lo stop al transito del gas russo

La Russia potrebbe imporre sanzioni contro l’Ucraina per le azioni legali della compagnia petrolifera e del gas ucraina Naftogaz contro il gigante del gas russo Gazprom, ha dichiarato il ceo di quest’ultima Alexei Miller aggiungendo che ciò potrebbe portare alla fine della cooperazione tra le società russe e Naftogaz. La società ucraina ha intentato una causa contro Gazprom presso la Corte internazionale di arbitrato di Parigi nel settembre 2022, chiedendo al gigante russo i pagamenti scaduti per il transito del gas attraverso l’Ucraina.

Gazprom ha respinto le richieste di Naftogaz. Miller ha ricordato anche che Naftogaz ha intentato pure una causa da 5 miliardi di dollari presso un tribunale statunitense contro la Russia per oggetti smarriti nella Crimea occupata. «Se continueranno tali azioni senza scrupoli, allora qualsiasi relazione tra società russe e Naftogaz sarà semplicemente impossibile», ha detto il ceo di Gazprom.

Ore 06:20 - Onu: «In 500 giorni di guerra 9mila civili morti»

In 500 giorni di guerra in Ucraina le vittime civili nel Paese sono state 9.000, tra cui mezzo migliaio di bambini: è la stima dell'ufficio dell'alto commissario Onu per i diritti umani. Sebbene quest'anno il numero di vittime sia diminuito rispetto al 2022, gli osservatori hanno notato un nuovo picco a maggio e giugno.

Il 27 giugno, 13 civili, tra cui quattro bambini, sono stati uccisi in un attacco missilistico a Kramatorsk, nell'Ucraina orientale. Giovedì 6 giugno, lontano dalla linea del fronte, almeno dieci persone sono morte in un altro attacco nella città occidentale di Leopoli. Questo rende «le ultime due settimane (tra) le più letali dall'inizio dell'invasione russa», proseguono gli osservatori. Il numero di civili uccisi negli ultimi 500 giorni è tre volte superiore al numero di vittime accumulate nei precedenti otto anni di conflitto tra Kiev e i separatisti filorussi nell'Ucraina orientale.

Ore 07:39 - Le organizzazioni per i diritti umani condannano Biden per la scelta di inviare a Kiev munizioni a grappolo

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è stato condannato dai gruppi per i diritti umani dopo aver accettato di inviare munizioni a grappolo ampiamente vietate in Ucraina. Un collega democratico che ha definito la decisione «non necessaria e un terribile errore». Washington ha affermato di aver ricevuto assicurazioni da Kiev che ridurrà al minimo i rischi per i civili, anche non utilizzando le munizioni nelle aree popolate. Biden ha detto che la decisione è stata «molto difficile «ma che le forze ucraine «stavano finendo le munizioni».

Ore 07:43 - Kiev, 630 soldati russi uccisi in un giorno, 233.440 da inizio guerra

Sono 630 i soldati russi che hanno perso la vita nelle ultime 24 ore in Ucraina, 233.440 dall’inizio dell’offensiva militare lanciata da Mosca. Lo rende noto lo Stato Maggiore dell’esercito ucraino nel suo ultimo bollettino, spiegando di aver distrutto 16 lanciarazzi nelll’ultima giornata, 4.346 da inizio guerra, e 14 droni, 3.666 in tutto.

Ore 08:39 - Isw, avanzamenti significati di Kiev a Bakhmut

Il 7 luglio le forze ucraine hanno ottenuto avanzamenti tatticamente significativi nell’area di Bakhmut, in Donetsk, e hanno continuato le operazioni di controffensiva in almeno altri tre settori del fronte. Lo scrive il think tank statunitense Isw (Institute for the study of war) nel suo ultimo report sulla situazione in Ucraina. I filmati geolocalizzati mostrano che le forze ucraine hanno ottenuto passi avanti importanti dal punto di vista tattico nei pressi di Yahidne, 2 chilometri a nord di Bakhmut, mentre la guerra è arrivata al 500mo giorno.

Ore 09:03 - Zelensky su Isola dei Serpenti nel 500mo giorno di guerra

Nel 500mo giorno di guerra, Volodymyr Zelensky è arrivato sull’Isola dei Serpenti dove ha deposto fiori per i soldati caduti. Lo scrive lo stesso leader su Telegram: «500 giorni di guerra totale. L’isola dei serpenti. L’isola libera della libera Ucraina. Sono grato a tutti coloro che hanno combattuto qui contro gli occupanti. Abbiamo commemorato gli eroi che hanno dato la vita in questa battaglia, una delle più importanti della guerra. Gloria e onore a tutti coloro che combattono per la sicurezza Mar Nero». Il video mostra il presidente arrivato in barca, accompagnato dal capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak.

Ore 10:03 - Prigozhin ricompare sui social e attacca i media russi

Dopo lunghi giorni di silenzio, seguiti alla tentata «marcia su Mosca» del 24 giugno, il fondatore della milizia Wagner Evgenij Prigozhin ricompare sui social con un post al vetriolo contro i media statati russi, citato da Novaya Gazeta. «Leggere i giornali, sentire le storie in tv, mi fa stare molto male, i bastardi della tv, che ieri ammiravano i ragazzi della Wagner, ora stanno versando ogni tipo di veleno... Ricordate, bastardi della tv, che non sono stati i vostri figli a combattere nelle nostre file, non sono stati i vostri figli a morire, ma voi, bastardi, state facendo audience con storie come questa».

Ore 11:29 - Sei morti in bombardamento russo nell'est

Un bombardamento russo nell'est della Ucraina ha provocato stamane la morte di sei persone. Lo ha reso noto il governatore locale Pavlo Kyrylenko: «Almeno sei persone sono rimaste uccise e altre cinque ferite» nell'attacco, che ha interessato la cittadina di Lyman nel Donetsk.

Ore 11:49 - Peskov, incontro Putin con Erdogan possibile ma data esatta non stabilita

Un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è possibile, ma la data esatta non è stata al momento stabilita. A dichiararlo è stato oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Il presidente turco Erdogan aveva annunciato ieri che il suo omologo russo Putin potrebbe visitare la Turchia il mese prossimo. «Tale contatto è possibile. Non sono ancora state fissate date esatte», ha detto Peskov.

Ore 11:50 - Kiev: «L'Isola dei Serpenti è il simbolo dell'invincibilità ucraina»

«La notte più buia è sempre prima dell'alba. Quest'alba sull'Isola dei Serpenti è stata fonte di ispirazione. L'Isola della Vittoria che abbiamo visitato con il presidente e la sua squadra. 500 giorni, 9 anni di guerra: l'Isola dei Serpenti è un simbolo dell'invincibilità dell'Ucraina. Riconquisteremo tutto». Lo scrive su Twitter Andriy Yermak, capo dell'ufficio del presidente ucraino, che ha accompagna Zelensky nella sua visita all'Isola dei Serpenti nel 500/mo giorno dall'inizio dell'invasione russa.

Ore 12:15 - Cremlino, possibile incontro Putin-Erdogan ma nessuna data certa

I contatti tra i leader di Russia e Turchia, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, sono possibili, ma le date esatte non sono ancora state determinate. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, alla Tass. Erdogan aveva riferito ieri di una possibile visita di Putin in Turchia ad agosto. «I contatti sono possibili. Non ci sono ancora date precise», ha affermato Peskov. Erdogan, che ieri ha parlato con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha fatto riferimento anche a possibili contatti telefonici con Putin. Uno dei temi all'ordine del giorno, secondo il presidente turco, sarà lo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina, riporta ancora Tass.

Ore 13:13 - Zelensky prega a Istanbul con il Patriarca Bartolomeo

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in visita a Istanbul, ha pregato questa mattina con il Patriarca ortodosso Bartolomeo per le vittime della guerra con la Russia, arrivata al 500mo giorno. In un tweet Zelensky ha dichiarato di aver parlato con il Patriarca dell'attuazione della formula di pace e del ritorno in Ucraina dei bambini che sono stati deportati dai russi e che devono essere restituiti alle loro famiglie.

Il Presidente ha ringraziato Bartolomeo per il suo incrollabile sostegno e le sue preghiere per la pace, la condanna dell'aggressione e dei crimini e l'assistenza completa ai cittadini ucraini colpiti dalla guerra. «La nostra lotta dura ormai da 500 giorni, dall'inizio dell'invasione. Abbiamo ricevuto qui il sostegno di sua santità e le preghiere per i nostri combattenti, la nostra nazione, il nostro popolo, per la vita in Ucraina», ha dichiarato Zelensky dopo l'incontro, dicendosi «molto grato a Sua Santità per essere stato vicino all'Ucraina», come riferisce l'Afp. Eletto nel 1991, il Patriarca Bartolomeo ha un primato onorifico e storico sugli altri patriarchi del mondo ortodosso.

È «primo tra pari»: questo non gli dà il diritto di intervenire negli affari religiosi delle altre Chiese ortodosse, ma gli conferisce una precedenza spirituale e protocollare. Il patriarca, che nel 2018 ha riconosciuto la Chiesa indipendente dell'Ucraina, lo scorso anno ha affermato di essere diventato «un bersaglio per Mosca». Ha spiegato che la concessione da parte del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli dello status di Chiesa «autocefala», cioè indipendente, alla Chiesa ortodossa ucraina, aveva irritato la Russia al punto di volerlo attaccare.

Ore 13:15 - Zelensky sente premier Portogallo, coordinato posizioni per vertice Nato

«Ho avuto un colloquio telefonico con il primo ministro portoghese António Costa dalla Turchia. Abbiamo coordinato le posizioni alla vigilia del vertice Nato di Vilnius. Ho sottolineato l'importanza di una posizione decisa dell'Alleanza in merito alla futura adesione dell'Ucraina». È quanto scrive in un messaggio Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Vi ringrazio per la vostra disponibilità a partecipare concretamente all'attuazione di tre punti della formula di pace ucraina: sicurezza alimentare ed energetica ed ecocidio», aggiunge Zelensky nel messaggio.

Ore 14:21 - Medvedev: «Biden col piede nella fossa,vuole Armageddon atomico»

Nuovo post dell'ex presidente russo Dmitrj Medvedev contro Joe Biden che definisce senza tanti complimenti `un nonno col piede nella fossa´ che vuole provocare l'Armageddon nucleare. «Si potrebbe dire che è un vecchio malato in preda a demenza senile. Come se non sapesse cosa sta facendo. Questo è ciò che Trump e una buona parte degli americani urlano. Forse non è affatto così. Forse il nonno morente, ossessionato da fantasie morbose, ha semplicemente deciso di andarsene bellamente, provocando un Armageddon nucleare per portare con sé metà dell'umanità nell'aldilà», scrive il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo su Telegram. «Il senile Biden due anni fa a Ginevra ha negato al presidente russo che l'Ucraina sarebbe entrata nella Nato. Poi è vergognosamente fuggito dall'Afghanistan. Quindi ha rovinato l'economia dell'Europa. Successivamente, dopo aver consegnato centinaia di tonnellate di armi all'Ucraina, ha scatenato un pericolosissimo conflitto prolungato con la Russia, a causa del quale il regime di Kiev sta distruggendo i resti del suo Paese. Ora, avendo esaurito tutte le risorse, promette bombe a grappolo e richiama nuovamente i neonazisti di Kiev con la prospettiva della Nato, la cui realizzazione significa una terza guerra mondiale», dichiara Medevedev. «Perché lo fa? Il modo più semplice per pensarlo è che questo è il corso di qualsiasi leader americano e del governo degli Stati Uniti: dominare e limitare gli altri Paesi. Soprattutto quelli litigiosi come il nostro».

Ore 14:21 - Crosetto: «Bombe a grappolo? Russi le usano da sempre, anche in Ucraina»

«Il mio pensiero? L'Italia ha aderito alla Convenzione sulle munizioni a grappolo, che ne vieta l'uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio. Ero sottosegretario alla Difesa, nel 2011, quando la ratificammo. Ps. I russi le usano da sempre. Anche in Ucraina. Dall'inizio». Lo scrive in un tweet il ministro della Difesa, Guido Crosetto.

Ore 14:28 - Sunak: «Regno Unito scoraggia uso delle bombe a grappolo»

La Gran Bretagna è firmataria della Convenzione di Oslo che proibisce la produzione o l'uso di munizioni a grappolo e ne scoraggia l'uso, ha detto oggi il primo ministro britannico Rishi Sunak dopo che gli Stati Uniti hanno dichiarato di volere fornire tali munizioni all'Ucraina. "Continueremo a fare la nostra parte per sostenere l'Ucraina contro l'invasione illegale e non provocata della Russia", ha poi precisato Sunak ai giornalisti.

Ore 14:30 - Ucraina: «Si aggrava bilancio raid russo nell'Est, almeno 8 morti»

È salito ad almeno otto morti e 13 feriti il bilancio dell'attacco russo su Lyman, nell'Ucraina orientale. Lo ha riferito il ministero dell'Interno ucraino. «Finora sappiamo di 8 morti... Il numero dei feriti è aumentato a 13 persone», ha comunicato il ministero sui social media. Pavlo Kyrylenko, governatore della regione di Donetsk dove si trova Lyman, ha detto che «verso le 10:00 (ora locale), i russi hanno colpito la città con diversi lanciarazzi». Lyman, un importante snodo ferroviario, è stato inizialmente catturato dalle forze russe, ma poi riconquistato dall'esercito ucraino in ottobre. L'Ucraina ha riferito di operazioni offensive russe nell'area questa settimana.

Ore 14:38 - Zaporizhzhia: 007 Kiev pubblicano mappa di mine russe in centrale

L'intelligence della Difesa Ucraina (Gur) hanno pubblicato sul proprio canale Telgram una mappa della centrale nucleare di Zaporizhzhia in cui è segnato dove i russi hanno posizionato mine esplosive. «Nei locali tecnici e nelle sale macchine sono state installate barriere di mine antiuomo di tipo diretto e non guidate a distanza», scrive il Gur, «la maggior parte delle mine utilizzate sono mine direzionali di epoca sovietica: MON-50, MON-90, MON-100, MON-200». Lo riporta Unian. Secondo l'Intelligence ucraina, mine ed esplosivi sono attualmente in fase di consegna sul territorio della centrale.

Ore 15:02 - Kiev: «Non useremo bombe a grappolo in Russia»

L'Ucraina si impegna a utilizzare le munizioni a grappolo a 5 condizioni, tra cui il principio che non possono essere utilizzate nelle città e sul territorio russo: lo scrive su Twitter il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov. «Abbiamo principi chiave di cui sono stati informati per iscritto i partner. L'Ucraina utilizzerà queste munizioni solo per liberare i suoi territori, non saranno utilizzate sul territorio russo ufficialmente riconosciuto ma solo nelle aree in cui si concentrano le forze armate russe, per sfondare le linee di difesa nemiche».

Ore 16:02 - Sale a 8 il numero dei morti nel bombardamento russo nel Donetsk

È salito a otto il numero di persone rimaste uccise durante un bombardamento delle truppe russe sulla cittadina di Lyman, nella regione di Donetsk, in Ucraina. Nel bombardamento, ha riferito su Telegram Pavlo Kyrylenko, governatore della regione di Donetsk, sono rimaste ferite anche 13 persone, di cui due in maniera grave. Kyrylenko ha anche pubblicato alcune immagini che mostrano le vittime e i danni provocati dai bombardamenti, affermando che «i terroristi russi continuano a colpire i civili nel Donetsk». Nell’attacco su Lyman, che si trova a pochi chilometri dalla linea del fronte dove le truppe russe hanno recentemente intensificato i combattimenti nelle foreste di Kreminna, sono stati danneggiati anche un’abitazione privata, un negozio e alcune auto.

Ore 16:23 - Zelensky torna a Kiev con militari catturati all’Azovstal

Diversi ufficiali ucraini del battaglione che difese per mesi l’acciaieria Azovstal di Mariupol, arresisi ai russi nel maggio del 2022 e rilasciati in uno scambio di prigionieri dopo una tappa in Turchia, sono tornati in Ucraina sullo stesso aereo di Zelensky, di ritorno dall’incontro con Erdogan a Istanbul. Lo scrive l’Ukrainska Pravda, che pubblica anche un video nel quale si vede Zelensky in un aeroporto che abbraccia calorosamente i militari (in abiti civili) appena scesi da un pullman prima di imbarcarsi con loro sul volo di stato presidenziale.

 «Torniamo a casa dalla Turchia e riportiamo a casa i nostri eroi. I soldati ucraini Denys Prokopenko, Svyatoslav Palamar, Serhiy Volynsky, Oleh Khomenko, Denys Shleha. Finalmente saranno con i loro parenti. Gloria all’Ucraina!». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Come riporta Rbc Ukraine, si tratta di Denys Prokopenko comandante del battaglione Azov, Serhiy Volynskyi, comandante ad interim della 36a Brigata Marina Separata, Svyatoslav Palamar, vice comandante del battaglione Azov, Oleg Khomenko, Maggiore della guardia nazionale ucraina, e Denys Shleha, colonnello della guardia nazionale ucraina.

Ore 16:36 - Peskov: «Putin e Erdogan non si sono ancora chiamati»

Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan non hanno ancora avuto conversazioni telefoniche dopo i colloqui a Istanbul del presidente turco con il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Lo ha dichiarato il portavoce del presidente russo Dmitry Peskov che, come riporta la Tass, ha risposto con un «no, non ancora», ai giornalisti che gli chiedevano se Putin e Erdogan si fossero già sentiti al telefono.

Ore 17:11 - Zelensky: «500 giorni di guerra e mai un segno di debolezza dei nostri soldati»

«500 giorni di guerra di guerra su larga scala. E non un singolo giorno di debolezza. Grazie a tutti coloro che si battono per la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina». Lo scrive su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un nuovo messaggio di celebrazione del coraggio dei soldati dopo quello di stamattina, che ricordava la liberazione dell’isola dei Serpenti.

Ore 17:21 - Bombe a grappolo: cosa sono? Perché sono proibite

(Claudio Del Frate) Gli Stati Uniti hanno approvato la fornitura di munizioni a grappolo a favore dell’Ucraina. La notizia è stata anticipata da alcuni media americani ma potrebbe trovare conferma ufficiale già in giornata. In particolare gli Usa dovrebbero fornire alcuni proiettili di artiglieria sparati da cannoni forniti dagli Stati occidentali.

 Ma come funziona una bomba a grappolo? E sono proibite da alcune convenzioni internazionali? La questione non è di facile chiarimento anche perché alcuni stati (tra cui proprio Stati Uniti, Russia e Ucraina) non hanno sottoscritto l’accordo internazionale che vuole mettere al bando questo tipo di armi.

Ore 17:51 - Canada: «Contrari a uso bombe a grappolo»

Il Canada ha ribadito oggi la sua opposizione all’uso di munizioni a grappolo dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato che avrebbero fornito questo tipo di armamenti all’Ucraina come nuovo contributo alla difesa di Kiev contro l’aggressione della Russia. «Non sosteniamo l’uso di munizioni a grappolo e ci impegniamo a porre fine agli effetti che le munizioni a grappolo hanno sui civili, in particolare sui bambini”, ha reso noto il governo canadese in una nota. “Il Canada è pienamente conforme alla Convenzione» di Oslo, ha aggiunto l’esecutivo. «Prendiamo sul serio il nostro obbligo di incoraggiarne l’adozione universale». Le munizioni a grappolo sono un tipo di bomba che rilascia un gran numero di altri esplosivi più piccoli che possono uccidere indiscriminatamente su una vasta area. Sono stati proibiti ai sensi della Convenzione sulle munizioni a grappolo nel 2008, sebbene Russia, Ucraina e Stati Uniti non abbiano firmato l’accordo.

Ore 18:43 - Mosca contro Erdogan: «Sui prigionieri dell’Azovstal violati accordi»

Il ritorno dalla Turchia in Ucraina dei combattenti ex prigionieri di guerra del battaglione Azov «è una violazione delle condizioni di accordi vigenti», sia da parte di Kiev che di Ankara. Lo ha denunciato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, dopo che il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato il suo ritorno a Kiev dopo la missione a Istanbul con cinque comandanti dell’Azov, che la Russia aveva consegnato a settembre alla Turchia a condizione che non lasciassero il Paese. «La Russia non è stata informata del trasferimento dei comandanti dell’Azov dalla Turchia», ha aggiunto Peskov citato da Ria Novosti.

Ore 18:59 - Meloni: «L’Italia aderisce alla Convenzione internazionale che vieta la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle munizioni a grappolo»

«L’Italia aderisce alla Convenzione internazionale che vieta la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle munizioni a grappolo. Nel quadro dei valori espressi dall’Alleanza Atlantica, l’Italia auspica l’applicazione universale dei principi della Convenzione. Ribadisco la condanna dell’Italia alla guerra d’aggressione della Russia, il supporto totale e costante alla resistenza dell’Ucraina, l’impegno con gli Alleati per costruire un nuovo e più forte modello di sicurezza per l’Europa».

Ore 19:17 - Il ruolo fondamentale della Polonia nella guerra clandestina condotta dalla Cia

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) La Cia ha scritto le sue regole clandestine per evitare un’escalation della guerra, «accettate» dai contendenti ma anche dalle decine di Paesi che assistono la resistenza o che confinano con Russia e Ucraina.

 L’agenzia diretta da William Burns — ex ambasciatore a Mosca che ha provato in tutti i modi a evitare l’invasione — ha dovuto tuttavia lavorare dietro le quinte per trovare un equilibrio fra i Paesi più restii ad aiutare apertamente Kiev, come ad esempio la Bulgaria costretta ad affidarsi a intermediari per poter inviare munizioni e carburante alla resistenza senza provocare la reazione della propria opinione pubblica, e quelli che sarebbero invece disposti a correre maggiori rischi rispetto ai limiti stabiliti dalla Casa Bianca, come la Gran Bretagna e, soprattutto, la Polonia.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 9 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di domenica 9 luglio. Kiev ammette per la prima volta l’attacco al ponte in Crimea. Mosca evoca incidente a Zaporizhzhia durante vertice Nato. Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera domenica 9 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di domenica 9 luglio. 501 giorni di guerra su vasta scala. E Zelensky nomina il comandante della Guardia Nazionale 

• Zelensky sul vertice di Vilnius: «Gli alleati diano un segnale chiaro».

•Biden alla Cnn: «Ucraina nella Nato? Tema da trattare dopo la fine del conflitto».

• Il presidente ucraino a sorpresa sull’Isola dei Serpenti nel 500esimo giorno di guerra.

• Il ruolo fondamentale della Polonia nella guerra clandestina condotta dalla Cia.

Ore 00:31 - Zelensky, 500 giorni di guerra, orgoglioso dei nostri eroi Ucraina

«500 giorni di guerra su vasta scala. Durante questo periodo, migliaia e migliaia dei nostri hanno mostrato la forza, la gloria e il coraggio del popolo ucraino nelle battaglie per il bene del nostro Stato». Così su Twitter il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, che si dice «orgoglioso di tutti loro, grato a ciascuno di loro, ricordiamo tutti i nostri eroi». «Gloria a tutti coloro che combattono per l’Ucraina!», conclude.

Ore 00:32 - Zelensky nomina comandante guardia nazionale

«Ho nominato l’eroe dell’Ucraina Oleksandr Pivnenko comandante della Guardia Nazionale dell’Ucraina», lo ha annunciato a Leopoli il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Tra noi ora c’è l’eroe dell’Ucraina Oleksandr Pivnenko, un potente soldato della Guardia Nazionale, un ufficiale di combattimento, che si è distinto nelle battaglie contro gli occupanti russi, in particolare, nelle battaglie per Bakhmut», riporta l’Ukrainska Pravda.

Ore 00:36 - Il ruolo fondamentale della Polonia nella guerra clandestina condotta dalla Cia

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) La Cia ha scritto le sue regole clandestine per evitare un’escalation della guerra, «accettate» dai contendenti ma anche dalle decine di Paesi che assistono la resistenza o che confinano con Russia e Ucraina. 

L’agenzia diretta da William Burns — ex ambasciatore a Mosca che ha provato in tutti i modi a evitare l’invasione — ha dovuto tuttavia lavorare dietro le quinte per trovare un equilibrio fra i Paesi più restii ad aiutare apertamente Kiev, come ad esempio la Bulgaria costretta ad affidarsi a intermediari per poter inviare munizioni e carburante alla resistenza senza provocare la reazione della propria opinione pubblica, e quelli che sarebbero invece disposti a correre maggiori rischi rispetto ai limiti stabiliti dalla Casa Bianca, come la Gran Bretagna e, soprattutto, la Polonia.

Ore 00:38 - Bombe a grappolo: cosa sono? Perché sono proibite

(Claudio Del Frate) Gli Stati Uniti hanno approvato la fornitura di munizioni a grappolo a favore dell’Ucraina. La notizia è stata anticipata da alcuni media americani ma potrebbe trovare conferma ufficiale già in giornata. In particolare gli Usa dovrebbero fornire alcuni proiettili di artiglieria sparati da cannoni forniti dagli Stati occidentali.

 Ma come funziona una bomba a grappolo? E sono proibite da alcune convenzioni internazionali? La questione non è di facile chiarimento anche perché alcuni stati (tra cui proprio Stati Uniti, Russia e Ucraina) non hanno sottoscritto l’accordo internazionale che vuole mettere al bando questo tipo di armi.

Ore 00:39 - Kiev: «Non useremo bombe a grappolo in Russia»

L'Ucraina si impegna a utilizzare le munizioni a grappolo a 5 condizioni, tra cui il principio che non possono essere utilizzate nelle città e sul territorio russo: lo scrive su Twitter il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov. «Abbiamo principi chiave di cui sono stati informati per iscritto i partner. L'Ucraina utilizzerà queste munizioni solo per liberare i suoi territori, non saranno utilizzate sul territorio russo ufficialmente riconosciuto ma solo nelle aree in cui si concentrano le forze armate russe, per sfondare le linee di difesa nemiche».

Ore 01:38 - Reznikov, saremo membri Nato grazie successo militare

L’Ucraina sarà in grado di diventare un membro della Nato grazie al suo successo nel contrastare la Russia. Lo ha detto il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov alla televisione nazionale, secondo quanto riferisce The Kyiv Independent.

Ore 04:00 - Zelensky nomina Pivnenko nuovo comandante della Guardia Nazionale

«Ho nominato l’eroe dell’Ucraina Oleksandr Pivnenko comandante della Guardia Nazionale dell’Ucraina», annuncia a Leopoli il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Tra noi ora c’è l’eroe dell’Ucraina Oleksandr Pivnenko, un potente soldato della Guardia Nazionale, un ufficiale di combattimento, che si è distinto nelle battaglie contro gli occupanti russi, in particolare, nelle battaglie per Bakhmut».

Ore 04:43 - Ancora bombardamenti a Lyman, uccisi 8 civili

I bombardamenti dell’artiglieria russa hanno ucciso almeno 8 civili e ne hanno feriti 13 a Lyman, nella regione ucraina di Donetsk. Almeno 10 città e villaggi erano stati bombardati. La città di Lyman è un nodo ferroviario chiave nella regione orientale. L’esercito ucraino ha dichiarato nel suo aggiornamento militare quotidiano di aver respinto i tentativi di assalto delle truppe russe vicino alla cittadina.

Ore 05:25 - Reznikov, Kiev è Nato de facto e lo sarà de iure Ucraina

Kiev sarà in grado di diventare un membro della Nato grazie al suo successo nel contrastare la Russia, ha dichiarato ieri sera il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov alla televisione nazionale. «Se la Russia è la principale minaccia per la Nato - ha detto Reznikov -, ho una semplice domanda per i miei colleghi ministri della Difesa: se solo un Paese al mondo ha un’esperienza moderna, efficace e di successo nel contrastare l’esercito russo, di quali altri argomenti avete bisogno per invitare l’Ucraina nell’Alleanza? Sono convinto - ha concluso il ministro di Kiev - che l’Ucraina è un paese Nato de facto e diventerà un paese Nato de iure».

Ore 06:38 - Media: Berlino vuole ritardare adesione Kiev a Nato

La Germania insisterà per ritardare l’adesione dell’Ucraina alla Nato per timore che la mossa possa portare l’Alleanza alla guerra con la Russia, afferma il Telegraph citando fonti della stessa Nato. Secondo le informazioni del quotidiano britannico, Berlino utilizzerà il vertice annuale della Nato in programma la prossima settimana a Vilnius per sollecitare gli altri paesi a concentrarsi sulle garanzie di sicurezza piuttosto che sulle proposte di adesione. La Germania «non vuole vedere» il presidente russo «Vladimir Putin testare potenzialmente l’articolo 5», affermano le fonti del Telegraph. In base a tale clausola, qualsiasi stato Nato attaccato da un aggressore esterno ha il diritto di richiedere l’intervento militare dal resto degli alleati.

Ore 07:53 - Kiev ammette per la prima volta l’attacco al ponte di Crimea

Ad attaccare il ponte di Kerch, che collega la Russia alla Crimea, lo scorso 8 ottobre è stata Kiev. La prima ammissione ufficiale del governo ucraino della responsabilità dell’attacco con un’autobomba all’infrastruttura voluta dallo stesso presidente Vladimir Putin è arrivata dalla viceministra della Difesa, Hanna Malyar.

 Ieri sera, in occasione del 500mo giorno dall’inizio della guerra ha pubblicato su Telegram un elenco cronologico dei successi delle forze armate di Kiev: «273 giorni da quando è stato effettuato il primo attacco sul ponte di Crimea per interrompere la logistica dei russi», si legge nel post. In precedenza, l’intelligence ucraina aveva negato la responsabilità dei servizi speciali di Kiev nell’attacco al ponte di Kerch.

Ore 08:30 - Biden verso il vertice Nato

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden , è in viaggio verso l’Europa per partecipare a al vertice Nato in Lituania, dove l’espansione dell’alleanza e l’ approvazione statunitense delle munizioni a grappolo saranno probabilmente punti chiave di discussione.

Ore 08:48 - Bombe a grappolo, perché sono pericolose e chi le usa ancora

(dal nostro inviato Lorenzo Cremonesi) Oggi le bombe a grappolo che gli Stati Uniti invieranno in Ucraina dovrebbero in maggioranza essere proiettili standard Nato da 155 millimetri con un raggio poco inferiore alla quarantina di chilometri, con ognuna 72 cariche destinate ad esplodere all’impatto. A detta di Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, il loro «tasso di insuccesso», sarebbe inferiore al 2,5 per cento, contro quelle russe che l’avrebbero del 30 o 40 per cento. Il che significherebbe che quelle americane avrebbero meno impatto sul territorio nel lungo periodo.

Ore 10:36 - Mosca evoca incidente a Zaporizhzhia durante vertice Nato

La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha scritto su Telegram che i leader della Nato dovrebbero discutere della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia al vertice a Vilnius, in Lituania, la prossima settimana: «Dopotutto, la stragrande maggioranza dei membri dell’Alleanza si troverà nella zona di impatto diretto se dovesse accadere qualcosa nello stabilimento», ha indicato. Accusando l’Ucraina di «danni sistematici» all’impianto, Zakharova ha affermato che «dovrebbe esservi dedicata l’attenzione principale del vertice Nato. Vilnius si trova a circa 1.000 chilometri dalla centrale nucleare.

Ore 10:49 - Incontro a sorpresa tra Zelensky e il presidente polacco Duda

Volodymyr Zelensky e il presidente della Polonia Andrzej Duda si sono incontrati oggi a Lutsk, città dell’Ucraina nordoccidentale capoluogo dell’oblast della Volinia, dove hanno visitato la cattedrale dei santi Pietro e Paolo. Lo riferisce la tv pubblica ucraina Suspilne. La visita dei due presidenti a Lutsk non era stata annunciata. «La memoria ci unisce. Insieme siamo più forti», ha scritto l’Ufficio del Presidente polacco, a cui si è aggiunto il messaggio Telegram di Zelensky con le stesse parole, annunciando la commemorazione delle vittime della tragedia di Volyn”, una serie di stragi compiute, dal 1943 al 1945, nella Polonia occupata, a opera di tedeschi e dell’esercito insurrezionale ucraino che ebbero come obiettivo la minoranza polacca nelle regioni della Volinia. Nella cattedrale è stata celebrata una messa a cui hanno preso parte il metropolita della Chiesa ortodossa ucraina Epifanio, il metropolita di Lutsk e Volyn Mikhail e il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svyatoslav.

Ore 11:07 - Vilnius trasformata in «fortezza», per summit 11-12 luglio

La Nato ha trasformato Vilnius in una fortezza difesa da armi avanzate, per proteggere il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e gli altri leader dell’Alleanza che si incontreranno qui, l’11 e il 12 luglio, a soli 32 chilometri dalla recinzione di confine della Lituania con la Bielorussia, l’unico alleato ufficiale di Mosca nella guerra all’Ucraina.

 Sedici Stati membri della Nato hanno inviato un totale di circa mille soldati per salvaguardare il vertice, che si svolgerà a soli 151 chilometri dalla stessa Russia. Molti hanno fornito anche sistemi avanzati di difesa aerea che mancano agli Stati baltici. «Sarebbe più che irresponsabile avere il nostro cielo non protetto mentre Biden e i leader di 40 Paesi stanno arrivando», ha detto il presidente lituano Gitanas Nauseda, citato dalla Reuters.

Ore 11:55 - Kiev, munizioni a grappolo importanti per ripristinare la parità

«Le munizioni a grappolo» che gli usa forniranno a Kiev, «sono estremamente importanti per l’Ucraina». Lo ha dichiarato su Twitter il consigliere presidenziale ucraino, Mikhaylo Podolyak. Le munizioni «compensano in qualche modo la nostra carenza di munizioni e ripristinano parzialmente la parità sul campo di battaglia», ha sottolineato il consigliere di Zelensky. «Dato che la Russia utilizza questo tipo di munizioni in Ucraina da oltre un anno», ha sottolineato Podolyak, «questo è quantomeno giusto». «In realtà», ha concluso, «con la Russia si dovrebbe parlare solo in una lingua che capisce, quella della forza commisurata».

Ore 12:23 - Spagna, il premier Sanchez interrompe campagna elettorale per vertice Nato

Il presidente del governo spagnolo, Pedro Sánchez, martedì, interromperà la campagna elettorale per recarsi in Lituania per partecipare a quello che sarà il suo sesto vertice della Nato, un vertice che avrà ancora una volta al centro la situazione in Ucraina dopo l’invasione russa. Dopo aver partecipato lunedì sera a un faccia a faccia in tv con il leader del Pp, Alberto Núñez Feijóo, in vista delle elezioni del 23 luglio, Sánchez si recherà il giorno successivo a Vilnius. La settimana successiva, il 17 e 18 luglio, Sanchez farà un secondo stop, visto che dovrà recarsi a Bruxelles per partecipare al vertice Unione europea-Celac che riunirà i capi di Stato o di governo dell’Europa e dell’America Latina e dei Caraibi.

Ore 12:48 - Podolyak: «Bombe a grappolo ripristinano parità sul campo»

«Le munizioni a grappolo sono estremamente importanti per l’Ucraina. Compensano in qualche modo il nostro deficit di proiettili e ripristinano parzialmente la parità sul campo di battaglia». È quanto ha scritto oggi su Twitter il principale consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak. «Dato che la Russia utilizza questo tipo di munizioni in Ucraina da oltre un anno, questo è almeno giusto. E in realtà si dovrebbe parlare con la Russia solo in una lingua che capisce - forza commisurata...», ha aggiunto il funzionario di Kiev.

Ore 12:58 - Il Papa saluta gli studenti di Leopoli: «Preghiamo per l’Ucraina»

«Sono contento di salutare in particolare le ragazze scout e gli studenti universitari di Leopoli, in Ucraina: vi do la mia benedizione e la estendo ai vostri cari e al vostro popolo, tanto provato oggi. Preghiamo per questo popolo che soffre tanto», ha detto papa Francesco all’Angelus.

Ore 13:40 - La Polonia sposta mille soldati a Est, verso il confine della Bielorussia

«Oltre 1.000 soldati e quasi 200 mezzi della 12a e 17a Brigata Meccanizzata stanno iniziando a spostarsi ad est del Paese. Lo ha scritto su Twitter il ministro della Difesa polacco Mariusz Blaszczak. «Questa è una dimostrazione della nostra disponibilità a rispondere ai tentativi di destabilizzazione vicino al confine del nostro Paese». L’iniziativa arriva dopo la decisione del presidente russo Vladimir Putin di offrire ai mercenari della brigata Wagner di Prigozhin la possibilità di trasferirsi in Bielorussia.

Ore 13:42 - Riapre il ponte in Crimea dopo l’abbattimento di un missile

Il ministro dei Trasporti della Crimea Nikolai Lukashenko ha dichiarato su Telegram che il traffico sul ponte di Kerch è ripreso, dopo lo stop seguito all’abbattimento da parte della difesa aerea russa di un missile da crociera. Il ponte collega la Crimea alla Russia continentale.

Ore 14:53 - Reznikov: «Kiev è “de facto” nella Nato e lo sarà “de iure”»

«L’ Ucraina sarà in grado di diventare un membro della Nato grazie al suo successo nel contrastare la Russia»: Lo ha dichiarato l’8 luglio il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov alla televisione nazionale, secondo quanto riporta si sito web di Kivindependet «Se la Russia è la principale minaccia per la Nato, ho una semplice domanda per i miei colleghi ministri della difesa. Se solo un paese al mondo ha un’esperienza moderna, efficace e di successo nel contrastare l’esercito russo, di quali altri argomenti avete bisogno per invitare l’Ucraina all’Alleanza? ha chiesto Reznikov. «Sono convinto - l’Ucraina è un paese Nato de facto e diventerà un paese Nato de jure», ha concluso il ministro. Reznikov è stato un convinto sostenitore dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato, affermando il 28 giugno che l’Ucraina soddisfa già tutte Ucraina: le condizioni chiave per l’adesione alla Nato.

Ore 17:02 - Lavrov a colloquio con il collega turco sull’accordo del grano

Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha avuto colloqui telefonici con il suo omologo russo, Serghei Lavrov. Lo ha detto alla Tass una fonte del ministero degli Esteri turco. «I ministri hanno discusso dell’Ucraina e dei recenti sviluppi intorno all’accordo sul grano di Istanbul», è stato specificato.

Ore 17:32 - Biden: «Ucraina nella Nato? Tema da trattare dopo la fine del conflitto»

«L’Ucraina non è pronta per entrare nella Nato e nell’Alleanza non c’è unanimità sul suo ingresso, che significherebbe andare in guerra con la Russia». Prima di valutare l’adesione di Kiev deve quindi finire il conflitto. Così Joe Biden in una intervista alla Cnn , nella quale ha spiegato che gli Usa, insieme agli alleati, continueranno nel frattempo a fornire armi e sicurezza a Kiev.

Ore 17:53 - Podolyak: «Bombe a grappolo supporto fondamentale e giusto»

In un tweet il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak si è espresso sul tema delle bombe a grappolo fornite a Kiev . «Dato che la Russia utilizza questo tipo di munizioni in Ucraina da oltre un anno, questo è almeno giusto», ha scritto sul social.

Ore 18:31 - Zelensky: «Vertice Nato dia un segnale chiaro»

«Non mi aspetto che l'Ucraina possa aderire alla Nato effettivamente prima della fine del conflitto ma spero che questo vertice dia almeno un segnale chiaro sulle intenzioni degli alleati». Con queste parole il presidente ucraino Volodymyr Zelensky spera nel miglior risultato possibile dal vertice della Nato di Vilnius.

Dopo aver ricevuto il presidente polacco Andrzej Duda a Lutsk, nell'Ucraina occidentale, Zelensky ha aggiunto che i due leader hanno concordato di lavorare insieme per raggiungere il miglior risultato possibile. Duda è uno dei principali sostenitori dell'ingresso di Kiev nella Nato.

Ore 18:49 - Lavrov al collega turco Fidan: «Distruttivo continuare a dare le armi a Kiev»

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha ammonito al telefono il suo omologo turco Hakan Fidan: «Continuar a fornire le armi a Kiev è solo distruttivo. Tali passi possono portare solo a conseguenze negative», ha dichiarato il politico russo.

Ore 19:03 - Vilnius, manifestanti chiedono l'adesione di Kiev alla Nato

Centinaia di persone si sono radunate a Vilnius per chiedere ai leader di formulare l'invito all'Ucraina ad aderire all'Alleanza atlantica. Alla vigilia del vertice Nato, nella piazza Vincas Kudirka, hanno sollecitato l'ingresso dell'Ucraina come 33esimo Paese dell'Alleanza. Molte le bandiere dell'Ucraina, in una repubblica baltica dove vivono tantissimi profughi ucraini. Il vertice inizierà ufficialmente martedì.

Ore 19:13 - Agenzia russa Rosenergoatom: «Bombe sui tetti di Zaporizhzhia? Menzogne»

«Le affermazioni di Kiev secondo cui i tetti della centrale nucleare di Zaporizhzhia sarebbero stati minati dalla Russia sono una menzogna». Lo ha detto a Channel One Renat Karchaa, consigliere del capo di Rosenergoatom, l'agenzia statale russa che si occupa di gestire l'impianto dopo l'occupazione. Lo riporta l'agenzia Tass.

Ore 19:25 - Il Punto Militare: «Come opera il Dkro, l'unità russa che ha arrestato il giornalista Gershkovich»

(Di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) I suoi agenti sono responsabili della morte del cane di un diplomatico, pedinano i funzionari e le loro famiglie, spostano mobili e lasciano una firma: una sigaretta bruciata sulla tavoletta del water.

Vladimir Putin ha ricevuto un briefing da Vladislav Menshchikov, capo del servizio di controspionaggio dell’Fsb, sia prima che dopo l’arresto a Ekaterinburg di Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal in carcere in Russia, nella prigione di Lefortovo, dal 29 marzo...

Ore 20:00 - Mosca: «Due missili ucraini abbattuti a Bryansk»

Due missili ucraini sono stati intercettati e distrutti mentre attaccavano il villaggio di Bytosh, nella regione russa di Bryansk. I rottami di uno dei due avrebbero distrutto una segheria, ma senza fare vittime. Lo sostiene su Telegram il governatore della regione Alexander Bogomaz.

Ore 20:05 - Esercito russo torna a colpire Kherson. Tre feriti

Le forze armate russe hanno bombardato i quartieri residenziali di Kherson, ferendo una donna di 66 anni, un altro civile e il direttore di un ospedale. Lo ha dichiarato su Telegram Oleksandr Prokudin, capo dell'amministrazione statale regionale.

Ore 20:20 - Meloni domani a Riga, visita a militari poi a Vilnius per il vertice Nato

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarà domani a Riga, in Lettonia, per incontrare il primo ministro Arturs Krisjanis Karins, anche per ribadire il legame tra i due Paesi. Sul sostegno all'Ucraina è previsto un colloquio che farà da preambolo al vertice Nato di Vilnius. Meloni proseguirà il suo viaggio direttamente per la capitale lituana.

Ore 21:51 - Esplosione in una base militare russa a Melitopol

Una forte esplosione è stata registrata vicino alla città di Melitopol, occupata dai russi, nella regione di Zaporizhzhia. Lo ha scritto su Telegram Ivan Fedorov, il sindaco in esilio di Melitopol. L'esplosione sarebbe avvenuta in un hangar che è stato trasformato in una base militare russa. La città di Melitopol è un'importante snodo ferroviario che permette ai russi di spostare le attrezzature militari nel sud dell'Ucraina. .

Ore 22:09 - Washington: «A Vilnius impegni bilaterali per sicurezza Kiev»

Impegni bilaterali a lungo termine degli Usa e dei Paesi alleati con l'Ucraina per fornire aiuti militari, di sicurezza e di intelligence: questo per Washington uno dei temi che saranno discussi al vertice Nato di Vilnius. Lo ha riferito il segretario per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan in un briefing a bordo dell'Air Force One.

Ore 22:42 - Il regista ucraino Sentsov ferito al fronte. Aveva ricevuto il premio Sakharov nel 2018

Il regista ucraino ed ex prigioniero politico Oleg Sentsov è stato ferito al fronte. Lo riporta lui stesso in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, come riporta Unian.

Sentsov afferma che lui e gli altri militari ucraini avevano appena finito un combattimento in una linea del fronte importante per la controffensiva e che in tre sarebbero rimasti feriti. «Ho una contusione, non grave», ha detto Sentsov. Condannato a 20 anni di carcere, viene liberato nel 2019 a seguito di uno scambio di prigionieri con Mosca. Nel 2018 il Parlamento europeo gli ha consegnato il premio Sakharov per la libertà di pensiero. Con l'invasione russa si è unito alle forze armate di Kiev.

Ore 22:55 - Nato, Biden proverà a convincere Erdogan su adesione Svezia

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan si incontreranno in Lituania per cercare di convincere il presidente turco a togliere il veto all'adesione della Svezia alla Nato. Lo ha annunciato la Casa Bianca dopo una conversazione telefonica tra i due leader.

Ore 23:07 - Zelensky: «Putin negozierà quando il nostro esercito raggiungerà la Crimea»

«Il presidente russo Vladimir Putin vorrà negoziati quando le forze armate ucraine raggiungeranno la Crimea». Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un'intervista ad Abc News, aggiungendo che in Russia potrebbero presto esserci segnali di altri ammutinamenti. Queste parole in riferimento alla rivolta della Wagner del 24 giugno scorso.

(ANSA il 9 luglio 2023) - Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha confermato che il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin ha incontrato il presidente Vladimir Putin. L'incontro è avvenuto il 29 giugno. Lo riferisce la Tass. 

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per lastampa.it il 9 luglio 2023.  

Nei giorni scorsi La Stampa aveva ripetutamente trackato l’aereo di Prigozhin in Russia, tra San Pietroburgo e Mosca. Tutt’altro che a Minsk. Ora il quotidiano francese Libération scrive, citando fonti di intelligence occidentali che hanno parlato a condizione di rimanere anonime, che il 1 luglio Prigozhin è stato convocato al Cremlino da Putin. 

I due si sarebbero intrattenuti a lungo, e successivamente Prigozhin è stato ascoltato anche dal direttore della Guardia russa, Viktor Zolotov, un fedelissimo putiniano, e dal capo dei servizi segreti esteri, Sergei Naryshkin.

L’indiscrezione che arriva dalla Francia è clamorosa perché confermerebbe non solo che Prigozhin è libero di muoversi in Russia come e meglio crede, ma anche che starebbe concordando tutti i suoi passi direttamente con Vladimir Putin. Il che non è così scontato, nell’attuale fase nebulosa dei loro rapporti. 

Fonti di intelligence de La Stampa confermano che senz’altro Prigozhin non può essere al momento bandito con Putin, benché il presidente non sappia esattamente cosa fare di Wagner. L’altro giorno il dittatore bielorusso aveva già annunciato che Prigozhin non era in Bielorussia, «è a San Pietroburgo, forse è andato a Mosca», aveva detto Lukashenko. […]

Il 7 luglio Lukashenko parlando ai giornalisti aveva fornito alcune interessanti tracce: «Prigozhin è a Pietroburgo... forse è andato a Mosca questa mattina», aveva spiegato. I servizi di sicurezza russi lo tengono presumibilmente d'occhio, aveva aggiunto Lukashenko, che poi ha anche ammesso che sì, «alcuni al Cremlino volevano [farlo fuori]», ma questo avrebbe scatenato una guerra civile. 

«Se pensate che Putin sia così maligno e vendicativo da spazzarlo via domani - per dirla in russo - no, questo non accadrà», aveva anche riflettuto Lukashenko. «[…]

Che ci siano stati nuovi contatti molto penetranti sembra confermarlo indirettamente anche un colloquio con il comandante Lotus, uno dei comandanti storici di Wagner, che si è incontrato (probabilmente in un ristorante di Rostov) con uno degli autori del canale Grey Zone. 

La loro conversazione è in una delle chat chiuse: «Non ci saranno attacchi da parte delle forze di sicurezza russe contro di noi, ce lo ha garantito il presidente», dice Lotus. 

« […] Lotus ha anche detto che il compito ora è la rotazione, e il ridispiegamento (non solo in Bielorussia). Ma ha aggiunto che Wagner resta una specie di «riserva della Russia»: «Siamo stati tutti lasciati andare in vacanza prima dell’inizio di agosto, ci sono molti compiti da svolgere, così Evgheny Viktorovich ha deciso di lasciare andare tutti in vacanza. Personalmente non vado al mare con la mia famiglia da cinque anni, e anche gli altri ragazzi sono ora immersi in questioni familiari. Il “Consiglio dei comandanti” ha deciso di dare a tutti l’opportunità di riposare prima del grande lavoro che ci attende». 

Poi Lotus prosegue così: «Seguiamo la situazione in Ucraina e naturalmente siamo preoccupati per quanto sta accadendo. Ma quando non ti ascoltano, ignorano tutte le proposte e i modi per risolvere i problemi, anche quando ne parli al mondo intero, forse a volte è meglio farsi da parte e osservare ciò che sta accadendo in disparte.

Anche se è maledettamente frustrante e doloroso quando ci sono suggerimenti e opportunità già pronti per risolvere un problema, ma vengono messi da parte... Come dicevano i nostri saggi antenati, aspettiamo e vediamo. E noi ci mettiamo da parte e osserviamo in silenzio. Ma il nostro treno blindato è sul binario di riserva, e siamo pronti a venire in aiuto della nostra patria e del nostro popolo quando il popolo russo ce lo chiederà». […] 

Putin "ha ricevuto Prigozhin al Cremlino": ecco la data, esplode il sospetto. Libero Quotidiano il 10 luglio 2023

Non è in Bielorrussia, ma a Mosca. Sarebbe questa la soffiata francese su Evgeny Prigozhin, l'oligarca russo al vertice del gruppo Wagner. Lo riporta Liberation, citando fonti "dei servizi di informazione occidentali". "Almeno da venerdì 1 luglio - scrive il quotidiano francese - Prigozhin sarebbe al Cremlino, dove è stato convocato dai suoi principali comandanti. Avrebbe incontrato Vladimir Putin e sarebbe stato ascoltato dal generale Viktor Zolotov, comandante della guardia nazionale Rosgvardia e fedelissimo del presidente, e da Serghei Naryshkin, capo dei servizi di informazione esterni russi". 

Una notizia non da poco se si considera che dopo il tentato golpe, l'oligarca russo sarebbe liberissimo di muoversi sul territorio russo. Ma non solo, perché non mancano i sospetti. Com'è possibile che lo zar di fronte a un tentativo di vedersi spodestato reagisca accogliendo al Cremlino chi l'ha organizzato? Il dubbio è che neppure Putin sappia cosa fare dei mercenari. Non a caso il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, ha detto chiaro e tondo: "Se pensate che Putin sia così maligno e vendicativo da spazzarlo via domani - per dirla in russo - no, questo non accadrà". 

Ma Dagospia va oltre. "Questo - si legge - significa anche che Prigozhin sta concordando tutti i suoi passi direttamente con Putin". Da qui la domanda: "Che sia di Vlad l'idea dell'ammutinamento?". Intanto il generale Valerij Gerasimov, capo di Stato maggiore delle forze armate russe, è apparso in un video pubblicato dal ministero della Difesa. Si tratta della sua prima apparizione in pubblico dalla rivolta armata del gruppo Wagner. Rivolta, che tra gli altri, aveva come obiettivo proprio la sua sostituzione.

L’incontro segreto e la negoziazione con Putin: perché Prigozhin è a Mosca. Federico Giuliani il 10 Luglio 2023 su Inside Over.

Yevgeny Prigozhin è a Mosca. Nella capitale russa, dove è arrivato il primo luglio, è stato convocato dal Cremlino. Ha incontrato Vladimir Putin e avuto colloqui sul futuro del gruppo Wagner con il generale Viktor Zolotov, comandante della Guardia nazionale Rosgvardia e fedelissimo del capo di Stato, e con Serghei Naryshkin, capo del servizio di intelligence estero. 

È questa la ricostruzione offerta da Liberation, secondo cui Prigozhin non sarebbe sparito dai radar né si sarebbe rifugiato in Bielorussia dopo la fallita rivolta contro la leadership militare della Federazione Russa, una ribellione per altro sedata a fatica grazie – si dice – ad una presunta intermediazione del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko. Citando i servizi di informazione occidentali, il quotidiano francese sostiene che da almeno lo scorso venerdì, primo giorno di luglio, l’ex cuoco di Putin si troverebbe al Cremlino, dove sarebbe stato convocato dai suoi principali comandanti, Putin compreso. 

La versione è stata in parte confermata dal governo russo. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha confermato un incontro tra Putin e Prigozhin, che sarebbe avvenuto il 29 giugno. L’alto funzionario ha precisato che all’incontro hanno partecipato 35 persone, compresi Prigozhin e comandanti di vari reparti della Wagner. “L’incontro è durato quasi tre ore”, ha aggiunto il portavoce.

Ricordiamo che Prigozhin era diventato invisibile a partire dal 24 giugno, quando la marcia dei suoi uomini verso Mosca era terminata in un nulla di fatto. Da quel momento in poi erano subito emerse indiscrezioni più o meno plausibili, come sul fatto che il capo della Wagner fosse a Minsk o a San Pietroburgo, mentre la tv russa mandava in onda un servizio esclusivo sulle perquisizioni da parte del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb) della sua abitazione, evidenziando il ritrovamento di armi, lingotti d’oro e parrucche.

Prigozhin a Mosca?

Prigozhin si troverebbe dunque a Mosca per negoziare il destino della Wagner con Putin, Zolotov e Naryshkin. I punti interrogativi di questa vicenda sono tuttavia numerosi, in primis perché la narrazione dei fatti presenta enormi zone d’ombra.

Il 6 luglio, Lukashenko affermava che il capo dei mercenari era tornato in Russia, aggiungendo che la sua offerta ai combattenti del gruppo di trasferirsi in Bielorussia era ancora valida. Pare che lo stesso Prigozhin fosse stato autorizzato a partire per Minsk il 24 giugno, in seguito alla fallita ribellione, proprio per evitare la possibile persecuzione perpetrata dal Cremlino contro l’intera organizzazione rea di aver messo a rischio la compattezza dello Stato russo.

Tre giorni dopo, il 27 giugno, Lukashenko confermava l’arrivo in Bielorussia di Prigozhin. Già lo stesso giorno, però, il gruppo di monitoraggio indipendente Belaruski Hajun faceva presente che l’aereo dell’oligarca, in teoria approdato all’aeroporto militare di Machulishchy, vicino a Minsk, era partito per tornare in Russia (senza sapere se Prigozhin fosse a bordo del velivolo).

Da qui in poi sono trascorse giornate contrassegnate da indiscrezioni non confermabili, finché l’8 luglio il think tank Institute for the Study of War ha pubblicato nel suo aggiornamento quotidiano la notizia di un eventuale accordo tra Putin e Prigozhin, evidenziando che il leader russo continuerebbe a consentire alla Wagner di operare nel territorio della Russia.  

Il futuro del capo della Wagner

Il futuro del capo della Wagner è indefinito e, almeno in questa fase, non definibile. Il premio Nobel Dmitry Muratov, redattore del sito Novaya Gazeta, ha sottolineato che il presunto incontro tra Putin e Prigozhin è arrivato mentre stava prendendo forma una teoria preoccupante, secondo cui il capo della Wagner potrebbe essere incaricato di usare i suoi mercenari per assassinare Volodymyr Zelensky.

Fantapolitica? Per Muratov, Prigozhin potrebbe cercare di compiere “qualche grande atrocità a beneficio della Russia” per rientrare nelle grazie del Cremlino. “Penso che Prigozhin possa non chiedere perdono a Putin ma che potrebbe commettere qualche grande atrocità a beneficio della Russia. Potrebbe tentare di organizzare un attentato contro Zelensky e portare la testa del presidente dell’Ucraina al Cremlino”, ha proseguito Muratov, insistendo sul fatto che, a suo avviso, Prigozhin è chiamato a fare qualcosa per cancellare l’onta della “pugnalata alle spalle” citata dal presidente russo per indicare la ribellione della Wagner.

A detta del ministero della Difesa britannico, inoltre i media russi “sono stati quasi certamente inizialmente sorpresi” dall’ammutinamento della Wagner e “non erano preparati”. Dopo che l’insurrezione è stata disinnescata, le emittenti pubbliche hanno cercato di “correggere” le affermazioni secondo cui le forze di sicurezza erano state passive. Adesso si cercherà di capire che ruolo continueranno ad avere Prigozhin e i suoi mercenari. Ammesso e non concesso che continuerà ad essercene uno. 

FEDERICO GIULIANI

Putin al bivio, spunta il report riservato: "Non può fare a meno di Wagner". Il Tempo il 10 luglio 2023

Agire o non agire? Questo è il dilemma del presidente russo Vladimir Putin. Perché punire oppure no i militari della Wagner - che spinti dal suo ex amico Yevgeniy Prigozhin hanno tentato il golpe lo scorso 24 giugno - è la domanda che da giorni affolla la testa del numero 1 del Cremlino. A spiegarlo gli analisti di Institute for The Study of War, think tank statunitense molto ben informato sul conflitto in Ucraina e sulla situazione degli alti comandi di Mosca.

Gli esperti infatti sostengono che Putin si trovi adesso in una “posizione scomoda” con i mercenari della Wagner e in un documento riservato citato dal centrostudi americano  i capisce il perché. Gli uomini di Prigozhin sarebbero infatti “più competenti e professionali” rispetto agli uomini dell’esercito regolare di Mosca. Sarà l’esperienza maturata sui campi di battaglia di tutto il mondo o quella durante l’ultimo anno e mezzo in Ucraina, ma la compagnia apparirebbe assolutamente irrinunciabile agli occhi di Putin. Ma l’ex funzionario del KGB - il servizio segreto dell’Unione Sovietica - potrebbe mai rinunciare alla vendetta verso gli uomini che lo hanno tradito? Nel dubbio, il Ministero della Difesa dell’acerrimo nemico di Prigozhin, Sergei Shoigu, avrebbe intensificato i propri sforzi per reclutare ex wagneriani tra le sue fila. Il tutto mentre la stessa Wagner pare stia continuando sottotraccia ad arruolare nuovi effettivi in tutta la Russia, nonostante l’apparente stop decretato dal fondatore diversi giorni fa. 

C’è poi la situazione sul campo di battaglia a pesare sulla mente di Putin: secondo gli esperti statunitensi dell’ISW, l’esercito ucraino starebbe avanzando nella zona di Bakhmut, nel Donetsk, settore fondamentale del fronte abbandonato proprio dalla Wagner negli scorsi mesi e affidato interamente ai coscritti di Mosca. Comprensibile quindi come la posizione del presidente Putin starebbe diventando ancora più scomoda visto lo scarso affidamento che può fare sul proprio esercito e la posizione difensiva su cui si trovano i suoi uomini.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 10 luglio.

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 10 luglio. di Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 10 luglio 2023.

• Prigozhin ha incontrato Putin a Mosca cinque giorni dopo la rivolta.

• Le truppe ucraine avanzano a sud, bombardamenti russi a Sumy.

• Kiev ha ammesso di aver attaccato il ponte di Kerch, in Crimea.

• Biden alla Cnn: «Ucraina nella Nato? Vediamo dopo la fine del conflitto».

• Ferito al fronte il regista ucraino Sentsov, premio Sakharov nel 2018.

• Come opera il Dkro, l'unità russa che ha arrestato Gershkovich.

Ore 00:02 - Nato, Biden proverà a convincere Erdogan su adesione Svezia

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan si incontreranno in Lituania per cercare di convincere il presidente turco a togliere il veto all'adesione della Svezia alla Nato. Lo ha annunciato la Casa Bianca dopo una conversazione telefonica tra i due leader.

Ore 01:00 - Governo Kiev nostre truppe avanzate sul fronte meridionale

Le truppe ucraine sono avanzate sul fronte meridionale vicino alla città di Bakhmut nell’oblast di Donetsk, secondo quanto affermato dal vice ministro della Difesa Hanna Maliar. La notizia è riportata da The Kyiv Independent. Maliar avrebbe aggiunto aggiunto che la situazione sul fianco settentrionale vicino a Bakhmut non è cambiata. Allo stesso tempo - scrive il sito - feroci battaglie continuano nelle direzioni di Melitopol e Berdyansk nell’oblast di Zaporizhzhia, ha detto. Secondo Maliar, le truppe ucraine stanno conducendo ricognizioni aeree, sminando i territori liberati e bombardando le posizioni russe con l’artiglieria.

Ore 01:00 - Media ucraini: «Medvedev minaccia attacco a centrali»

Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha affermato - secondo il sito indipendente The Kyiv Independent - che la Russia dovrebbe attaccare le centrali nucleari ucraine e gli impianti nucleari nell’Europa orientale se un presunto attacco ucraino a una centrale nucleare russa fosse confermato. «Se il tentativo di attacco con i missili della Nato alla centrale nucleare di Desnogorsk sarà confermato, dovremmo considerare lo scenario di un attacco russo simultaneo alle centrali nucleari di Pivdenno-Ukrainska, Rivne e Khmelnytsky, nonché agli impianti nucleari nell’Europa orientale», ha scritto Medvedev, ex presidente della Russia, su Telegram. «Non c’è niente di cui vergognarsi qui.» Medvedev ha risposto alla recente affermazione di Mash, un canale di propaganda russo su Telegram, secondo cui l’Ucraina ha tentato di attaccare la centrale nucleare russa di Desnogorsk nell’oblast di Smolensk con un missile Storm Shadow all’inizio del 9 luglio. Mash ha affermato che il missile era stato abbattuto per via aerea difesa.

Ore 03:56 - Esplosioni a Mykolaiv, allarme in quattro regioni

Esplosioni sono state segnalate nella notte nella città ucraina meridionale di Mykolaiv, capoluogo dell’omonima regione. Lo riportano i media locali aggiungendo che l’allarme antiaereo è scattato anche negli oblast di Kharkiv, Donetsk e Kherson. Il governatore della regione di Mykolaiv, Vitaliy Kim, ha detto su Telegram che la città è stata bersagliata da missili a lungo raggio S-300 russi. Non sono state segnalate vittime e al momento non si conosce l’entità dei danni causati dall’attacco.

Ore 07:32 - Kiev: «Le nostre forze armate in decisa avanzata su Bakhmut»

Le truppe ucraine registrano una «netta avanzata» sul fianco sud della città di Bakhmut, nell'est del Paese: lo ha reso noto su Telegram la viceministra della Difesa ucraina, Hanna Malyar. «Nella direzione di Bakhmut, il nemico è sulla difensiva. C'è una netta avanzata delle nostre truppe sul fianco meridionale. Sul fianco nord non ci sono cambiamenti di posizione», ha scritto Malyar.

Ore 07:38 - Zelensky: «Il sostegno per l'Ucraina sia bipartisan»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un'ampia intervista ad ABC News, sostiene che per l'Ucraina sia «importante preservare il sostegno bipartisan» parlando a proposito degli aiuti statunitensi all'Ucraina che devono rimanere una priorità nonostante i «segnali pericolosi» di alcuni politici. La discussione, tenutasi a Kiev, ha toccato la controffensiva in corso dell'Ucraina, le vulnerabilità di Putin e le possibili soluzioni alla guerra. Per quanto riguarda la controffensiva, Zelensky ha dichiarato di non sentirsi sotto pressione per accelerarne il ritmo. «Oggi l'iniziativa è dalla nostra parte», ha detto come riportato dal Kiev Independent. Zelensky non ha contestato le notizie secondo cui un obiettivo chiave della controffensiva è raggiungere il confine con la Crimea e spingere Putin ai negoziati. Ha detto che una volta che le forze ucraine raggiungeranno quel punto «è molto probabile che Putin sarà costretto a cercare il dialogo con il mondo civile».

Sulla possibile presenza di armi nucleari in Bielorussia e del rischio dell'attività del gruppo Wagner lì, Zelensky ha detto di dubitare che Putin possa impiegare armi nucleari e non teme un attacco di Wagner dal confine settentrionale dell'Ucraina. Piuttosto, ha sottolineato che la rivolta di Wagner, guidata da Yevgeniy Prigozhin, rivela la debolezza del dittatore russo. «C'è un segnale che potrebbe esserci un altro ammutinamento in Russia, una rivoluzione», ha detto. Zelensky ha espresso la speranza che il prossimo vertice della Nato a Vilnius possa produrre concrete garanzie di sicurezza per l'Ucraina. Insieme ad altri alleati occidentali, il presidente ucraino è stato esplicito nel sostenere il posto dell'Ucraina nella Nato. «L'Ucraina ha già un posto nel mondo per se stessa. Lo considero un dato di fatto», ha detto Zelensky. «Ora siamo un paese rispettato, un paese che sta davvero lottando per i valori umani, per i diritti umani, per la libertà, per la democrazia», ha aggiunto.

Ore 07:46 - «Bombardamenti russi nella regione di Sumy»

Una serie di bombardamenti russi hanno colpito la regione nord orientale ucraina di Sumy, vicino al confine con la Russia. Lo ha denunciato l'amministrazione locale in un post su Telegram. Sono state registrate 11 esplosioni. Ma non ci sono state vittime o danni alle infrastrutture civili. Alla fine di giugno Kiev ha sollecitato i residenti delle zone di confine di Sumy a lasciare le loro case.

Ore 07:53 - Mosca: respinti 70 attacchi di Kiev in direzione Lugansk

Secondo quanto riportato dalla Tass, il tenente colonnello Andrey Marochko ha comunicato che le forze armate russe hanno respinto più di 70 attacchi provenienti dall'esercito ucraino nella direzione di Lugansk nel corso di una settimana. L'escalation dei combattimenti in quella regione è stata intensa e le forze russe hanno reagito efficacemente per respingere gli attacchi nemici. Le operazioni militari in corso stanno generando una situazione di grande tensione nella zona, con gravi conseguenze umanitarie e una crescente preoccupazione per la sicurezza della popolazione civile.

«Durante la scorsa settimana, le forze armate della Federazione Russa hanno respinto circa 72 attacchi nemici nella direzione tattica di Lugansk. Più di 2.600 militanti e mercenari ucraini sono stati eliminati», ha detto. Marochko ha affermato che durante questo periodo, le forze russe nel settore del fronte di Lugansk hanno fermato le azioni di 16 gruppi di sabotaggio e ricognizione ucraini, distruggendo 92 veicoli. «54 diversi veicoli corazzati da combattimento sono stati abbattuti, 13 carri armati sono stati bruciati. Sono stati colpiti anche 46 diversi sistemi di artiglieria, 11 dei quali forniti dai paesi Nato», ha aggiunto il militare.

Ore 08:13 - Gran Bretagna: «La Russia è alle prese con una crisi di forniture mediche per i militari in guerra»

Secondo il ministero della Difesa britannico, nel suo ultimo aggiornamento di intelligence sulla guerra, la Russia sarebbe alle prese con una crisi delle forniture mediche da combattimento, dopo aver subito una media di circa 400 vittime al giorno per 17 mesi.

Ore 08:26 - Isw: «Putin non sa cosa fare con la Wagner»

Putin si troverebbe in una posizione scomoda rispetto alle decisioni da prendere sui combattenti del gruppo Wagner. A riportarlo è l'analisi dell'Institute for The Study of War, think tank americano che segue da vicino le sorti del conflitto in Ucraina. In un documento riservato infatti viene messo nero su bianco come i mercenari del gruppo fondato da Yevgeniy Prigozhin siano «più competenti e professionali», rispetto ai militari di Mosca. Il gruppo starebbe ancora effettuando una campagna di reclutamento in Russia mentre il ministero della Difesa sta intensificando i propri sforzi per «reclutare ex wagneriani» nelle truppe regolari.

Ore 08:37 - Attacco russo nella regione di Zaporizhzhia durante la distribuzione di aiuti umanitari, 4 morti

Quattro persone sono morte e 11 sono rimaste ferite dopo che la Russia ha bombardato una zona residenziale della città in prima linea di Orikhiv, nella regione ucraina di Zaporizhzhia, mentre era in corso la distribuzione di aiuti umanitari: lo ha riferito oggi il governatore della regione a Reuters. Yuriy Malashko ha detto che tra le persone uccise c'erano tre donne e un uomo, tutti sulla quarantina. Ha aggiunto che la Russia ha effettuato 36 attacchi mirati su 10 insediamenti della regione di Zaporizhzhia.

Ore 08:40 - Il generale Gerasimov riappare in video per la prima volta dopo la rivolta della Wagner. Ancora nessuna notizia di Surovikin

Il generale Valery Gerasimov, capo di Stato maggiore delle forze armate russe, è riapparso in video per la prima volta dalla rivolta del gruppo Wagner. A riportarlo è Ria Novosti, nel filmato Gerasimov spiega che «il regime di Kiev ha tentato senza successo di attaccare obiettivi nelle regioni di Crimea, Rostov e Kaluga con missili S-200» ma «sono stati tutti distrutti e non ci sono danni o vittime». Il ministero della Difesa russo ha aggiunto che Gerasimov «ha incaricato il capo della direzione principale dell'intelligence e i funzionari del posto di comando del gruppo congiunto di organizzare un lavoro sistematico per identificare i siti di stoccaggio e preparazione, nonché le posizioni di lancio per i missili S-200 e armi nemiche simili per pianificare la loro distruzione preventiva».

Gerasimov, che insieme a Shoigu era l'obiettivo dichiarato della rivolta di Prigozhin, è riapparso dopo una lunga assenza. Manca ancora all'appello, invece, il generale Surovikin, accusato dalle rivelazioni Usa di essere un membro segreto della Wagner e di aver appoggiato il tentato golpe dei mercenari.

Ore 08:53 - «Alto tasso di mortalità tra i soldati russi a causa delle cure inadeguate»

Secondo l'aggiornamento quotidiano di intelligence del ministero della Difesa britannico, l'alto tasso di mortalità tra i soldati russi feriti in Ucraina è dovuto a cure mediche inadeguate, e si stima che fino al 50% dei decessi potrebbe essere prevenuto. Il rapporto pubblicato su Twitter afferma che la Russia sta probabilmente affrontando una crisi delle forniture mediche da combattimento a causa delle numerose vittime militari, che ammontano a circa 400 al giorno da 17 mesi. Questa situazione ha probabilmente compromesso la normale erogazione di servizi medici civili russi, specialmente nelle regioni di confine con l'Ucraina, secondo quanto afferma Londra. Gli esperti del ministero sottolineano che fino al 50% delle vittime russe sul campo di battaglia avrebbe potuto essere evitato con un adeguato primo soccorso. Citando il capo della divisione di addestramento alla medicina da combattimento dell'azienda Kalashnikov, si evidenzia che l'evacuazione lenta dei feriti e l'uso inappropriato del rudimentale laccio emostatico da combattimento fornito ai servizi sanitari russi sono tra le principali cause dei decessi e delle amputazioni evitabili.

Ore 09:00 - Kiev: «Recuperati 24 km quadrati di territorio intorno a Bakhmut»

L'esercito ucraino ha reso noto che la controffensiva ha riconquistato un totale di 24 chilometri quadrati intorno alla città di Bakhmut, situata sul fronte orientale e praticamente interamente occupata dalla Russia.

Il rapporto aggiunge che le forze ucraine si stanno consolidando nelle aree riconquistate e continuano a infliggere danni con il fuoco dell'artiglieria a obiettivi nemici identificati dalla loro intelligence. «Il nemico resiste, sposta unità e truppe, utilizza attivamente le sue riserve», ha detto nella dichiarazione il portavoce dello Stato maggiore ucraino Andri Kovalov. «Qui continuano intensi combattimenti», ha sottolineato Kovalov, riferendosi all'area di Bakhmut. In una nota separata, Kovalov ha spiegato che l'Ucraina resiste alle offensive russe ad Avdivka e Ma'rinka, situate, come Bakhmut, sul fronte orientale. L'Ucraina ha lanciato la sua controffensiva di terra più di un mese fa con operazioni di attacco sui fianchi di Bakhmut e - dal sud-ovest della provincia di Donetsk e dall'ovest di Zaporizhia - verso le città occupate di Melitopol e Berdyansk, nel sud-est dall'Ucraina.

Ore 09:15 - Biden a Londra: incontrerà Sunak e Re Carlo

Il presidente Usa Joe Biden è a Londra dove oggi incontrerà il premier Rishi Sunak alla vigilia del vertice della Nato di Vilnius. La tappa nel Regno Unito del presidente americano sarà anche l'occasione per un incontro, al castello di Windsor, con re Carlo, con il quale parteciperà anche ad un evento sulla lotta ai cambiamenti climatici. Nel pomeriggio è poi prevista la partenza per Lituania. L'incontro di Sunak sarà ovviamente incentrato sull'Ucraina, di cui Washington e Londra sono i più forti sostenitori ma con posizioni diverse riguardo ad una sua adesione alla Nato, con gli Stati Uniti più riluttanti del Regno Unito per le preoccupazioni riguardo all'eventuale reazione di Mosca. Anche se tutti sono d'accordo sul fatto che l'Ucraina non potrà aderire fino alla fine del conflitto, Londra spinge perché a Kiev venga concesso un `fast track´ per l'adesione. Mentre Biden, in un'intervista concessa ieri alla Cnn, ha espresso la convinzione che l'Ucraina «non sia ancora pronta» all'adesione, sottolineando che questa non è subordinata solo alla fine del conflitto. «E' un processo che richiede del tempo per avere tutte le qualifiche, dalla democratizzazione a tutta un'altra serie di questioni», ha detto spiegando che la Nato dovrebbe dettagliare «un percorso razionale» verso l'adesione.

Ore 09:43 - Mosca: «Kiev ha tentato di attaccare ieri il ponte di Crimea»

Le forze ucraine hanno tentato di attaccare il ponte di Crimea ieri con missili S-200: lo ha reso noto il comandante delle forze aerospaziali russe, Viktor Afzalov, come riporta la Tass. «Tre missili che avevano come obiettivo il corridoio di trasporto di Kerch e l’aeroporto di Morozovsk sono stati abbattuti dalle difese aeree. Non sono state segnalate vittime o danni», ha dichiarato Afzalov in una comunicazione al capo di Stato maggiore Valery Gerasimov. Ieri il traffico sul ponte che collega la Crimea alla Russia continentale era stato sospeso temporaneamente dopo l’abbattimento di un missile da parte della difesa aerea russa.

Ore 09:56 - Sefcovic: «L’ingresso di Kiev in Ue vale quasi quanto la vittoria»

«Dai contatti che ho avuto con gli alti funzionari ucraini, posso affermare che l’ingresso nell’Unione europea offre quasi la stessa motivazione della vittoria dell’Ucraina contro gli invasori. È una motivazione molto politica». Lo ha dichiarato il commissario europeo agli Affari generali, Maros Sefcovic, al suo arrivo al Consiglio Ue Affari generali.

Ore 10:06 - Kiev: nei territori occupati la vita si è fermata, come a Cuba

Nei territori ucraini occupati dalla Russia la vita si è fermata, proprio come è successo a Cuba dopo l’ascesa dei comunisti al potere: lo afferma il capo dell’intelligence della Difesa ucraina, Kyrylo Budanov, citato sul canale Telegram dei suoi servizi. «I territori ucraini temporaneamente occupati si sono rapidamente trasformati... come a Cuba, dove i comunisti sono saliti al potere ed è iniziato il degrado e l’isolamento totale del Paese», scrive Budanov. «Il “mondo russo” porta solo degrado, distruzione e arcaismo, riportando le persone all’era preindustriale - sottolinea l’intelligence della difesa di Kiev -. Lo vediamo nei territori occupati e in Crimea, dove lo sviluppo umano si è fermato nel 2014, quando gli occupanti hanno invaso il territorio».

Ore 10:15 - Un ferito nell’attacco a Mykolaiv

Una persona è rimasta ferita nell’attacco lanciato la notte scorsa dalle forze russe contro la città di Mykolaiv: lo ha reso noto il capo dell’amministrazione militare regionale, Vitaly Kim, come riporta Rbc-Ucraina. «La notte del 10 luglio, intorno all’una di notte, la città è stata colpita da un missile Iskander», ha scritto Kim. «Una infrastruttura è stata danneggiata. Sono stati chiamati i vigili del fuoco che hanno spento un incendio. Almeno una persona è rimasta ferita», ha aggiunto.

Ore 10:51 - Liberation: «Putin e Prigozhin si sono visti al Cremlino»

Il presidente russo Vladimir Putin e il fondatore dell’esercito privato Wagner, Evgeny Prigozhin, si sarebbero incontrati al Cremlino lo scorso 1 luglio. A dirlo è il quotidiano francese Liberation citando fonti di intelligence occidentali. Secondo il giornale transalpino Prigozhin avrebbe parlato anche con il generale Viktor Zolotov, comandante della guardia nazionale Rosgvardia e fedelissimo del presidente, e con Sergei Naryshkin, il capo dell’intelligence straniera russa. Prigozhin al Cremlino avrebbe «negoziato il destino del suo impero», viene spiegato.

Ore 11:07 - Cosa offrirà la Nato all’Ucraina, al vertice di Vilnius?

(di Viviana Mazza) Che cosa offrirà la Nato all’Ucraina al vertice di Vilnius? I membri dell’Alleanza atlantica che si riuniscono in Lituania l’11 e 12 luglio vogliono che Kiev veda progressi nel suo rapporto con la Nato, ma vogliono anche evitare promesse specifiche, come una tempistica per l’ingresso nell’Alleanza che sarebbero poi costretti a rispettare.

Ore 11:12 - Kiev: i russi bombardano a sud per distrarre la controffensiva

I russi nelle ultime ore in Ucraina stanno bombardando ripetutamente i centri abitati di Ochakiv e di Beryslav, negli oblast di Mykolaiv e di Kherson, sul Mar Nero, oltre che la stessa Kherson, perché stanno cercando di allontanare la controffensiva di Kiev dai suoi obiettivi: lo sostiene Nataliya Humenyuk, capo del Centro stampa di coordinamento unito delle forze di difesa ucraine del sud (Tauria), citata da Ukrinform. «Il nemico è sulla difensiva e cerca di mantenere le linee del fronte che ha stabilito. Non sa da dove aspettarsi la prossima minaccia, quindi sta tentando di (indurre) le forze di difesa (ucraine) a disperdere i loro sforzi, continuando il bombardamento in direzione di Ochakiv, attaccando con bombe aeree guidate in direzione Beryslav. Sta cercando di distruggere tutto lì, fino alla linea di costa: qualsiasi edificio, impresa privata, infrastruttura sociale, facendo cadere questi centri nel caos. Sta anche bombardando con forza la zona di Kherson e di Antoniv», dopo gli attacchi al ponte Antonivsky, che collega la Crimea alle zone occupate dai russi dell’oblast ucraino di Kherson, sulla riva sinistra del fiume Dnipro. «La gente sta davvero soffrendo, la popolazione civile è ferita a causa dei potenti bombardamenti che il nemico sta concentrando in questa regione», ha aggiunto la portavoce Humenyuk.

Ore 11:21 - Il generale Gerasimov riappare in un video

Il capo di stato maggiore russo e comandante delle operazioni militari in Ucraina, Valery Gerasimov, ha fatto la sua prima apparizione pubblica dopo la fallita ribellione del gruppo Wagner. Un video, pubblicato dal ministero della Difesa russo, mostra Gerasimov che presiede una riunione in cui è stato informato di un tentativo da parte dell’esercito ucraino di effettuare ieri attacchi missilistici in Russia e contro la Crimea.

Ore 11:45 - Biden è arrivato a Downing Street

Il presidente americano Joe Biden è arrivato a Downing Street, a Londra, per incontrare il premier britannico Rishi Sunak. Al centro dei colloqui c’è la situazione in Ucraina, in vista del del vertice Nato di Vilnius in programma da domani. Si tratta del quinto faccia a facci in 5 mesi fra i due leader dei due Paesi che hanno fornito (gli Usa largamente primi, il Regno Unito secondo) il maggior quantitativo di aiuti militari a Kiev per fronteggiare la Russia. Il governo britannico ha sottolineato la volontà di ribadire l’unità d’intenti con Washington su questo fronte «dinanzi a Vladimir Putin». Dopo Downing Street, il presidente si sposterà al castello di Windsor per essere ricevuto da re Carlo.

Ore 12:03 - Kuleba: «La Nato ha rimosso il Map per Kiev»

La Nato ha deciso di eliminare l’obbligo per Kiev di seguire il Piano d’Azione per l’Adesione (Membership Action Plan, Map) come parte del percorso di adesione all’Alleanza atlantica: lo ha annunciato su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. «A seguito di intensi colloqui, gli alleati della Nato hanno raggiunto un consenso sulla rimozione del Map dal percorso di adesione dell’Ucraina. Accolgo con favore questa decisione a lungo attesa che accorcia il nostro percorso verso la Nato», ha scritto Kuleba sul social alla vigilia di un vertice Nato in Lituania.

Ore 12:17 - Il Cremlino conferma l'incontro tra Putin e Prigozhin: ai capi della Wagner è stata offerta la possibilità di continuare a combattere

Il Cremlino ha confermato l'incontro tra il presidente russo Putin e il capo della Wagner Prigozhin. I due si sono visti il 29 giugno a Mosca, cinque giorni dopo la rivolta fallita. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che al meeting erano presenti 35 persone, inclusi i comandanti della Wagner, i quali hanno detto a Putin che continueranno a combattere per lui. Lo riporta l'agenza Reuters.

Peskov ha aggiunto che durante l'incontro Putin ha ascoltato le spiegazioni dei capi della Wagner sugli eventi del 24 giugno e «ha offerto loro ulteriori opzioni di lavoro e di impiego nei combattimenti».

Ore 12:36 - Cremlino: «Reazione ferma se l'Ucraina entra nella Nato»

Un ingresso dell'Ucraina nella Nato avrebbe «conseguenze molto, molto negative» e richiederebbe alla Russia una reazione «ferma». Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass.

Ore 12:48 - Peskov: in future intese con Ankara ricorderemo caso Azov

In ogni futuro accordo con la Turchia, la Russia «terrà in considerazione» il fatto che Ankara si è resa responsabile di una «violazione delle intese» liberando un gruppo di comandanti della Azov. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass.

Ore 13:22 - Tajani: «Ora Consiglio Nato-Kiev, l'adesione dopo la guerra»

«Io credo che la scelta più giusta sia quella di dar vita a un Consiglio Nato-Ucraina per preparare il terreno ad una futura adesione di Kiev, che dovrà per forza avvenire dopo la guerra». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine della trilaterale Italia-Slovenia-Croazia ad Ancona, parlando del vertice Nato di Vilnius. «Questo non significa che non ci sarà attenzione nei confronti dell'Ucraina o non sarà fatto di tutto per garantire l'indipendenza e la libertà del Paese, ma ritengo che si debba raggiungere l'obiettivo con passi che permettano di favorire anche il raggiungimento della pace».

Ore 13:23 - Xi: «Collaborazione con Mosca per un ordine mondiale giusto»

La Cina intende continuare gli sforzi con la Russia per contribuire a costruire «un ordine mondiale prospero, stabile e giusto». Lo ha detto il presidente Xi Jinping, citato dall'agenzia Tass, ricevendo la presidente del Senato russo, Valentina Matvenko. Le relazioni tra i due Paesi, ha aggiunto Xi, mantengono «dinamiche di sviluppo salde e stabili».

Ore 13:31 - Stoltenberg: «Dal summit di Vilnius forte messaggio a Kiev»

«Le consultazioni» sulla rimozione del Map (Membership Action Plan) per l'Ucraina «sono in corso. Non c'è una decisione finale ancora presa ma confido che gli Alleati mandino un chiaro messaggio all'Ucraina e che domani ci sia un accordo. È presto per andare nel dettaglio». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in conferenza stampa da Vilnius in vista del vertice dell'Alleanza Atlantica. In occasione del summit «aumenteremo il nostro sostegno all'Ucraina con un pacchetto di assistenza multipla e avvicineremo l'Ucraina alla Nato».

Ore 13:48 - L’errore fatale del vertice Nato del 2008 (e quello che forse si farà in quello di Vilnius)

(di Federico Rampini) In queste ore dovremmo capire se Erdogan continuerà a tenere in ostaggio l’adesione della Svezia alla Nato. Lo stesso leader turco invece si è detto favorevole all’ingresso dell’Ucraina facendo imbestialire (un’altra volta) Vladimir Putin. Invece Joe Biden ha fatto sapere che no, non se ne parla di accelerare i tempi per l’ingresso di Kiev. Forse anche per placare quei partner europei irritati per la decisione di Washington di fornire «armi a grappolo» all’esercito ucraino (la spiegazione: gli arsenali occidentali sono a corto di munizioni tradizionali). I leader dell’Alleanza atlantica divergono sull’interpretazione da dare di un evento accaduto 15 anni fa: quando un altro vertice Nato, a Bucarest, lanciò segnali equivoci proprio sull’allargamento del patto di difesa all’Ucraina. Non è un dibattito di interesse puramente storico.

Ore 13:53 - Zelensky: «Putin negozierà quando il nostro esercito raggiungerà la Crimea»

«Il presidente russo Vladimir Putin vorrà negoziati quando le forze armate ucraine raggiungeranno la Crimea». Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un'intervista ad Abc News, aggiungendo che in Russia potrebbero presto esserci segnali di altri ammutinamenti. Queste parole in riferimento alla rivolta della Wagner del 24 giugno scorso.

Ore 14:31 - Kiev: «A Bakhmut russi in trappola, città sotto controllo»

«Bakhmut. Il nemico è in trappola e la città viene posta sotto il controllo delle forze di difesa». Lo ha scritto su Telegram il generale ucraino Oleksandr Syrskyi. A fare eco alle parole di Syrsky anche la viceministra della difesa ucraina Hanna Malyar che, sempre su Telegram spiega che le forze di Kiev «hanno tenuto sotto controllo le entrate, le uscite e i movimenti del nemico in città per diversi giorni» e che questo è «reso possibile dal fatto che nel corso della loro avanzata, le nostre truppe hanno preso il controllo delle principali alture dominanti intorno a Bakhmut».

Ore 15:05 - Nel villaggio di Toretsk a 10 km sud di Bakhmut: il video-racconto

Il villaggio di Toretsk è a circa 5 chilometri dalle prime linee russe nella regione di Bakhmut, da dove gli ucraini stanno attaccando verso il Donbass. Il video-racconto di Lorenzo Cremonesi su come procede la controffensiva.

Ore 15:24 - Stoltenberg: «Zelensky sarà a Vilnius per il Consiglio Alleanza-Ucraina»

Volodymyr Zelensky parteciperà alla riunione inaugurale del Consiglio Nato-Ucraina che si svolgerà il 12 luglio a margine del summit dell'Alleanza Atlantica a Vilnius. Lo ha annunciato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in una conferenza stampa congiunta con il presidente lituano Gitanas Nauseda. «Noi anche rafforzeremo i nostri legami politici, il presidente Zelensky si unirà a noi per l'incontro inaugurale del nuovo consiglio Nato-Ucraina», ha detto il segretario generale.

Ore 15:40 - Ue: «Bombe a grappolo? Aiuti secondo le leggi internazionali»

«Sul necessario sostegno militare all'Ucraina ci muoveremo nel pieno rispetto dei Trattati internazionali. Non è che se dalla Russia c'è una violazione dei trattati internazionali, noi dobbiamo fare lo stesso». Lo ha detto il commissario Ue alla Giustizia Diedier Reynders rispondendo, nella conferenza stampa dopo il Consiglio Affari Generali, ad una domanda sull'invio di bombe grappolo all'Ucraina.

Ore 16:14 - «Evacuati a Sumy i residenti da una zona di confine di 5 km»

Le autorità della regione di Sumy hanno annunciato l'evacuazione dei residenti da una zona di confine di cinque chilometri. Lo ha annunciato su Facebook il capo dell'amministrazione militare regionale, Volodymyr Artyukh, spiegando che gli insediamenti di confine sono costantemente bombardati e che «da gennaio a luglio 2023 sono stati uccisi 35 civili». Aggiungendo: «La presenza dei civili non permette ai nostri militari di rispondere efficacemente alle azioni nemiche, di reagire adeguatamente, perché questo metterebbe la popolazione civile in un pericolo ancora maggiore». Inoltre, secondo Artyukh, nella regione i russi colpiscono anche i soccorritori e gli addetti alle riparazioni delle infrastrutture.

Ore 16:40 - Biden in volo verso Vilnius

Il presidente americano Joe Biden ha lasciato il castello di Windsor — dove ha incontrato re Carlo dopo la visita al premier Rishi Sunak — a bordo di un elicottero, a conclusione della breve tappa a Londra, unica sosta preliminare alla sua partecipazione al cruciale vertice Nato di Vilnius in programma domani e dopodomani. Biden si è quindi spostato sull'Air Force One che è decollato per la capitale lituana.

Ore 16:59 - Usa-Germania irremovibili sull’invito a Kiev nella Nato

I tedeschi e gli americani risultano «irremovibili» per quanto riguarda un possibile invito all’Ucraina a entrare a far parte della Nato, benché a guerra terminata, già esplicitato nelle conclusioni del vertice di Vilnius. Lo apprende l’Ansa da fonti qualificate. I negoziati ad ogni modo continuano e la questione potrebbe essere affrontata dai leader domani prima che gli sherpa stilino l’ultima bozza di comunicato finale.

Ore 17:10 - Metsola: «Da 500 giorni di invasione Kiev ribalta i pronostici»

«In questo fine settimana abbiamo celebrato cinquecento giorni di invasione russa dell’Ucraina. Cinquecento giorni in cui l’Ucraina ha ribaltato i pronostici e stupito il mondo, cinquecento giorni in cui l’Europa si è compattata come mai prima. L’Europa continuerà a stare vicino al popolo ucraino, gomito a gomito, fin quando sarà necessario». Lo ha detto la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, durante il suo discorso di apertura della sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo.

Ore 17:34 - Mosca conferma l’incontro tra Putin e Prigozhin, cinque giorni dopo la rivolta fallita

(Marco Imarisio) La storia della Marcia per la Giustizia continua a essere chiara come una pozzanghera di fango. Fu senz’altro una rivolta militare, ma si è conclusa dopo un solo giorno. Sono stati uccisi tredici piloti dell’esercito regolare russo, ma nessuno è stato finora arrestato. Nel drammatico discorso alla nazione di quel sabato 24 giugno, Vladimir Putin definì «traditori» i capi dell’insurrezione. Ma cinque giorni dopo, come si è venuto a sapere ieri, Evgenij Prigozhin e i trentacinque più importanti ufficiali della sua Brigata Wagner sono stati ricevuti al Cremlino dal presidente in persona. D’accordo, agli inizi anche il tentato golpe del 1993 venne definito dai media, allora più liberi di esercitare l’arte del dubbio, come «la rivoluzione fumosa». Ma almeno nell’immediato, qui si esagera.

Ore 17:57 - La controffensiva ucraina si è tramutata da un’operazione di liberazione in una guerra d’attrito

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) I leader della Nato, riuniti a Vilnius, faranno insieme un punto militare della crisi. Sotto i loro occhi ci sono i report dei consiglieri con numerosi fattori critici.

 L’offensiva ucraina al momento si è tramutata da un’operazione di conquista (liberazione) in una guerra d’attrito, strategia perseguita lungo tre passi: distruggere depositi/snodi nelle retrovie per «affamare» il nemico; allungare i suoi reparti costringendo a mobilitare le riserve; quindi assestare un colpo profondo quando la diga difensiva cederà. Nessuno però è in grado di dire se e quando la frattura avverrà. A Bakhmut ci sono stati risultati consistenti, minori sul fronte sud. Rapporti di centri studi e testimonianze dei soldati vanno tutte in una direzione.

Ore 18:05 - Meloni: «L’Ue investa più sulla propria sicurezza. Italia e Lettonia sostengono Kiev a 360 gradi»

«L’Ucraina sarà al centro vertice di Vilnius, insieme alla politica di sicurezza e di difesa. Le posizioni di Italia e Lettonia sono in buona sostanza identiche: abbiamo sostenuto e sosteniamo l’Ucraina a 360 gradi, anche lavorando perché l’Europa possa maggiormente investire sulla propria sicurezza e difesa». Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle dichiarazioni congiunte al termine dell’incontro con il primo ministro della Lettonia Krisjanis Karins, a Riga.

Ore 18:10 - Biden e Sunak divisi sulle bombe a grappolo

Il premier britannico, Rishi Sunak, e il presidente Usa, Joe Biden, rimangono divisi sulla decisione di Washington di inviare bombe a grappolo in Ucraina dopo che i due leader si sono incontrati a Downing Street. È stato il portavoce del numero 10 di Downing Street a ricordare, al termine dell’incontro, che il Regno Unito è vincolato dalla convenzione internazionale a non utilizzare, produrre o incoraggiare l’uso di tale munizioni, le bombe che gli Stati Uniti stanno pensando di dare Kiev su richiesta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Incalzato sul fatto se Sunak abbia «scoraggiato» l’utilizzo di questi munizioni, il portavoce detto che «hanno discusso i requisiti a cui il premier è tenuto per via di questa convenzione e che il Regno Unito lo sta sostenendo».

Ore 18:54 - Meloni «Da Italia e Lettonia sostegno a 360 gradi all’Ucraina»

«Ci sono molte materie sulle quali ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda, a partire dall’Ucraina. Italia e Lettonia hanno posizioni identiche, abbiamo sostenuto e sosteniamo l’Ucraina a 360 gradi». Lo ha detto il premier Giorgia Meloni, a Riga, dopo l’incontro con il primo ministro della Lettonia, Arturs Krisjanis Karins.

Ore 19:45 - Meloni vola al summit Nato, Italia per iter rapido adesione Ucraina

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni arriva questa sera a Vilnius in Lituania, dove da domani parteciperà al vertice della Nato. Al centro del summit (che vedrà la partecipazione del presidente Volodymyr Zelensky) l’aggressione russa e il sostegno all’Ucraina, «a 360 gradi», come ha ribadito anche oggi la premier a Riga, in Lettonia. L`Italia a Vilnius - sottolineano fonti diplomatiche - ribadirà di essere favorevole alla semplificazione delle modalità di adesione di Kiev all’Alleanza atlantica, in linea con il sostegno già assicurato.

Ore 20:12 - Kuleba alla Germania: «Non ripeta errori del vertice del 2008»

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha invitato il governo tedesco a non «ripetere gli errori commessi nel vertice del 2008». Lo ha riferito al media tedesco Tagesthemen, come riporta il Kyiv Independent. «Chiedo al governo tedesco di non ripetere gli errori commessi dalla cancelliera Merkel nel 2008, che si è espressa chiaramente contro l’integrazione dell’Ucraina nella Nato», ha dichiarato Kuleba ricordando che «il risultato è stato un comportamento ancora più aggressivo da parte della Russia, come si è visto in Georgia, nell’ostilità verso l’Occidente e nell’attuale aggressione contro l’Ucraina». Al vertice di Bucarest dell’aprile 2008, la Nato ha dichiarato che l’Ucraina sarebbe entrata a far parte dell’Alleanza, ma Kiev non è stata invitata al Piano d’azione per l’adesione. Kuleba ha sottolineato che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato rappresenta un chiaro percorso di pace in Europa, poiché la Russia non oserebbe attaccare un membro dell’Alleanza. «Abbiamo un’opinione diversa da Berlino, perché crediamo che l’invito in sé non attirerà nessuno in nessuna guerra» ha concluso il ministro ucraino aggiungendo che «il caso dell’alleanza ai sensi dell’articolo 5 si applica solo se l’Ucraina è un paese membro» e «che quindi non c’è adesione finché tutti non sono pronti», «sono due cose diverse».

Ore 01:16 - Zelensky: «Nato ormai inimmaginabile senza l’Ucraina»

Nel giorno dell’apertura del vertice Nato a Vilnius «ormai inimmaginabile senza l’Ucraina, sarà il 503° giorno di una guerra su vasta scala». Così il presidente Volodymyr Zelensky in un messaggio diffuso sui canali Telegram. «Questo la dice lunga sulla nostra forza - continua - la forza del popolo ucraino, che, di fronte a una simile guerra, dopo tante battaglie e giorni, ha la forza senza la quale la sicurezza dell’Europa è già semplicemente impossibile da immaginare». Quindi Zelensky aggiunge: «Vi ringrazio, guerrieri ucraini, per questa forza! Ringrazio ogni soldato, marinaio, sergente, caposquadra, ufficiale e generale! Ringrazio tutti coloro che addestrano i nostri guerrieri! Ringrazio ogni volontario! Ringrazio i medici che aiutano dopo le ferite! Ringrazio tutta la nostra gente che lavora per il bene della forza ucraina e della vittoria ucraina! È un onore per me rappresentare queste persone e questa Ucraina! Gloria all’Ucraina!».

Ore 02:13 - Biden incontrerà Zelensky nel vertice Nato a Vilnius

Il presidente Joe Biden incontrerà mercoledì il premier ucraino Volodymyr Zelensky al vertice della Nato che è in programma a Vilnius. Il fatto è stato reso noto dalla Cnn e confermato da un funzionario.

Ore 03:12 - Esplosioni a Odessa, allarme in cinque regioni

Diverse esplosioni sono state udite nelle prime ore della notte nella città meridionale ucraina di Odessa, secondo i media locali. L’allerta antiaerea è scattata oggi anche nelle regioni di Kirovohrad, Mykolaiv, Poltava e Cherkasy.

Guerra Ucraina - Russia, le news dell’11 luglio.

Ucraina-Russia, oggi il vertice Nato. Stoltenberg: «Kiev nell'Alleanza quando ci saranno le condizioni». Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera l'11 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di martedì 11 luglio, in diretta. Il segretario generale: «Processo di adesione semplificato per l'Ucraina, ma al momento opportuno». Mosca: «Prenderemo misure per far fronte all'allargamento della Nato».

• Oggi e domani il vertice Nato a Vilnius, in Lituania. Questa sera incontro Stoltenberg-Zelensky.

•Erdogan a Biden: «Apriamo un nuovo capitolo per la cooperazione internazionale».

• Centinaia di manifestanti in piazza per l'adesione di Kiev all'Alleanza atlantica.

• Un arresto per la morte dell'ufficiale di marina russo Rzhitsky.

• L’annuncio di Stoltenberg: «Puntiamo a 300mila truppe di intervento rapido».

• L’errore fatale del vertice Nato del 2008 (e quello che forse si farà in quello di Vilnius).

Ore 19:03 - Governatore Zaporizhzhia: «Arsenale di bombe a mano pronto per sabotatori»

Il governatore filo-russo di Zaporizhia, Yevhen Balistski, è apparso oggi in un video trasmesso dall’agenzia di stampa ucraina Ukrinform con un arsenale di bombe a mano Rgd di fabbricazione sovietica con le quali assicura che respingerà i tentativi ucraini di assumere il controllo dell’amministrazione locale. Balistki viene ripreso mentre prende una granata e la mostra alla telecamera, assicurando che questo tipo di esplosivo è «molto efficace al chiuso». «In caso di attacco da parte di gruppi di sabotatori, le granate Rgd funzionano in modo molto efficace al chiuso. Sono particolarmente efficaci in spazi limitati», afferma, assicurando che le utilizzerà nel caso in cui gli ucraini compaiano nel « lunghi corridoi» dell’edificio amministrativo.

Ore 23:19 - L’annuncio di Stoltenberg a Vilnius: «Ok di Erdogan su Svezia nella Nato»

(Paolo Valentino) Il lungo viaggio dell’ex mondo sovietico verso Occidente si chiude dove tutto era iniziato. Fu la Lituania, nel marzo 1990, la prima delle Repubbliche dell’URSS a proclamare la sua indipendenza da Mosca, dando inizio al grande smottamento che poco più di un anno dopo l’avrebbe portata al collasso. Sono passati trentatré anni. Ed è di nuovo è la Lituania a offrire il genius loci, ospitando il più importante vertice Nato del nuovo Millennio, quello che vuole ancorare l’Ucraina all’Alleanza tracciando il percorso della sua adesione, oltre ad approvare il primo piano complessivo di difesa dalla fine della Guerra Fredda.

Ma a rubare la scena alla vigilia dell’incontro di Vilnius, è stato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Com’è successo altre volte in passato, il Sultano prima ha tirato fuori un altro dei numeri da bazar con i quali è solito prendere in ostaggio la comunità internazionale. Poi, tramite il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, ha fatto sapere che sottoporrà quanto prima la ratifica dell’adesione della Svezia all’Alleanza al Parlamento di Ankara senza ulteriori condizioni.

Ore 04:44 - Esplosioni a Odessa, allarme in cinque regioni

Diverse esplosioni sono state udite nelle prime ore della notte nella città meridionale ucraina di Odessa, secondo i media locali. L’allerta antiaerea è scattata oggi anche nelle regioni di Kirovohrad, Mykolaiv, Poltava e Cherkasy.

Ore 04:45 - Save the Children, stop uso delle munizioni a grappolo

Save the Children, l’organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, ha ribadito il suo appello affinché tutte le parti in conflitto pongano fine all’uso delle munizioni a grappolo, dopo che l’annuncio di venerdì degli aiuti militari statunitensi all’Ucraina ha riportato l’attenzione su queste armi esplosive. «Save the Children chiede da tempo alle parti in guerra di porre fine all’uso delle munizioni a grappolo nel conflitto in Ucraina e in tutto il mondo», ha dichiarato Christy Gleason, vicepresidente di Policy, Advocacy e Campagne di Save the Children Usa. «I bambini ucraini soffrono da tempo dell’impatto diretto e indiretto di queste armi. Per alcuni, ciò significa che non possono andare a scuola o dal medico perché le strutture sono danneggiate o perché il viaggio richiede l’attraversamento di terreni contaminati da proiettili sparsi. Per altri bambini, le munizioni a grappolo significano lesioni o addirittura la morte. Queste armi diffondono i proiettili in modo indiscriminato su vaste aree, per cui i civili e le infrastrutture sono facilmente colpiti. Le bombe stesse spesso non esplodono, disseminando le comunità di ordigni inesplosi. Molti bambini vengono uccisi o feriti quando raccolgono innocentemente gli oggetti spinti dalla curiosità. Inoltre, i loro piccoli corpi sono più sensibili alle ferite da esplosione rispetto a quelli degli adulti. Le bambine, i bambini e le famiglie soffrono per la continua e crescente minaccia di far esplodere accidentalmente un ordigno», ha concluso Gleason. «Save the Children continua a chiedere a tutte le nazioni di adottare la Convenzione sulle munizioni a grappolo. I bambini hanno bisogno che il mondo si unisca per comprendere i pericoli che queste armi comportano, per porre fine al loro uso e per eliminare queste armi ovunque esse esistano».

Ore 05:54 - l premier giapponese Kishida potrebbe incontrare Zelensky domani Tokyo

Il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, potrebbe incontrare il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky domani, a margine del vertice della Nato in corso a Vilnius, in Lituania. Lo hanno anticipato fonti governative giapponesi, secondo cui Kishida intende ribadire la volontà del Giappone di sostenere gli sforzi di ricostruzione delle infrastrutture e dell’economia dell’Ucraina. L’incontro tra i due leader sarebbe il primo dallo scorso maggio, quando Zelensky ha partecipato a sorpresa al vertice dei leader del G7 a Hiroshima, in Giappone. Tokyo ha già concordato di prestare all’Ucraina le conoscenze e le tecniche di ricostruzioni maturate dopo il disastro del terremoto e dello tsunami di Fukushima nel 2011.

Ore 06:08 - Droni russi su Kiev nella notte. Tutti abbattuti

Nella notte le truppe russe hanno nuovamente lanciato droni munizioni di fabbricazione iraniana Shahed contro Kiev, rende noto l’amministrazione militare della capitale ucraina aggiungendo che le unità di difesa aerea hanno distrutto tutti i bersagli nemici. Lo riporta stamani l’agenzia Ukrinform. «I droni di fabbricazione iraniana sono stati lanciati da sud, molto probabilmente dal territorio russo di Krasnodar. Tutti i bersagli aerei che volavano verso Kiev sono stati distrutti dalle nostre forze e mezzi di difesa aerea», ha specificato il capo dell’amministrazione militare della città Serhii Popko.

Ore 07:14 - L’annuncio sull’Ucraina, Erdogan dice sì alla Svezia nella Nato

(Alessandro Trocino) Oggi e domani è previsto a Vilnius un importante vertice Nato. Ci saranno, tra gli altri, il presidente Joe Biden e Volodymyr Zelensky, che parteciperà alla riunione inaugurale del Consiglio Nato-Ucraina, che si svolgerà domani a margine del summit dell’Alleanza Atlantica. Il comunicato finale - spiega Paolo Valentino - dirà chiaramente che «il posto di diritto dell’Ucraina è nella Nato. Ma il modo in cui ci arriverà è ancora in disputa, con Usa, Germania e Olanda cauti e orientati al medio termine, e il blocco centro europeo, con l’appoggio della Francia, deciso a dare una promessa di adesione immediata non appena cessate le ostilità. Su una cosa però sono tutti d’accordo: l’impegno a continuare a fornire a Kiev armi moderne e addestramento che la mettano già da ora in sicurezza e in grado di difendersi al meglio». Si è già posto come un protagonista il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan (nella foto sopra mentre stringe la mano al premier svedese Ulf Kristersson, davanti a Jens Stoltenberg), che ha inizialmente proposto una sorta di baratto: «Se volete la Svezia nella Nato, dovete accogliere la Turchia, che aspetta da 50 anni, nell’Europa».

Da Bruxelles prima rispondono infastiditi che «i due processi, l’allargamento e l’adesione di nuovi membri alla Nato e il processo di allargamento dell’Unione europea, sono processi separati». Ankara è candidata all’adesione all’Ue ma la sua richiesta è in stallo da anni, a causa della situazione della democrazia nel Paese e delle controversie con Cipro. Il presidente turco accusa la Svezia di ospitare terroristi curdi e chiede leggi contro il terrorismo islamico. Ma a sorpresa, al termine dell’incontro trilaterale con i leader di Svezia e Turchia, arriva l’annuncio di Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza atlantica: «Sono felice di annunciare che il presidente Erdogan ha concordato di concedere l’ingresso della Svezia nella Nato il prima possibile». In cambio, la Svezia ha concordato, come membro dell’Ue, «di sostenere il rinvigorimento del processo di ingresso di Ankara». Quanto all’Italia, la premier Giorgia Meloni, insieme ad altri Paesi (Spagna, Grecia, Francia), proverà a mettere sul tavolo il ruolo della Nato nel bacino del Mediterraneo e nei Paesi africani. Una mutazione dell’organizzazione, non più solo «nord-atlantica». Marco Galluzzo dà conto di un’altra novità: l’Italia, nei rifornimenti all’Ucraina, «tirerà forse un po’ il freno a mano, pur restando saldamente a fianco di Zelensky. La possibilità di usare il fondi del Pnrr per dare munizioni aggiuntive all’Ucraina è stata approvata da Bruxelles, ma immediatamente esclusa da Roma, a differenza di altri partner della Ue».

Ore 07:29 - Attacchi nel sud-est dell’Ucraina prima del vertice Nato

Il ministero dell’Interno ucraino ha postato le foto dei danneggiamenti provocati dai detriti di droni lanciati nella notte su Kiev e distrutti dalla contraerea, come riferisce Rbc-Ukraine. Altri attacchi con artiglieria hanno riguardato la regione orientale di Dnipropetrovsk, e Odessa a sud, proprio poche ore prima dell’inizio del vertice Nato in Lituania. Non ci sono state vittime. Questa mattina è ancora in corso un’allerta aerea nelle regioni di Poltava, Kharkiv, Dnipro e Donetsk. L’Aeronautica militare ucraina ha spiegato che i russi hanno attaccato il Paese con droni Shahed-136/131: 26 su 28 sono stati distrutti.

Ore 08:39 - Usa: daremo segnale positivo su adesione Kiev alla Nato

Gli Stati Uniti «invieranno un segnale positivo» sulla futura adesione dell’Ucraina alla Nato al vertice di Vilnius che prende il via oggi. Lo ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan, aggiungendo che al vertice verrà concordato un nuovo pacchetto di aiuti Nato per l’Ucraina, come riferisce il Guardian.

Ore 08:41 - Nato: le bombe a grappolo sono già state usate da entrambi i fronti

«Dobbiamo tutti comprendere che questa guerra è diventata da diversi mesi una guerra di logoramento. E una guerra di logoramento è una battaglia di logistica: la necessità di fornire scorte, ricambi, munizioni è enorme». Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nel suo intervento nel Public forum al summit di Vilnius. «Ora siamo impegnati nell’aumento della produzione ma resta il fatto che, almeno nel breve termine, c’è una sfida con le munizioni», ha spiegato. «Quale munizioni fornire è una decisione di ogni specifico Paese. Alcuni hanno firmato la convenzione contro le bombe a grappolo, altri no. Quindi non è una posizione della Nato. Quello che dobbiamo capire è che le bombe a grappolo sono già state usate in questa guerra da entrambe le parti, la differenza è che la Russia le sta usando per invadere un altro Paese, per occupare l’Ucraina. Mentre l’Ucraina le usa per difendersi», ha evidenziato.

Ore 08:43 - Kiev: oltre 235mila russi uccisi, 540 nelle ultime 24 ore

Sarebbero ormai 235.020 i soldati russi uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione, 540 dei quali morti ieri. Lo afferma il bollettino dello stato maggiore di Kiev.

Ore 09:09 - Stoltenberg: Ucraina ora molto più vicina alla Nato

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg si è detto fiducioso che il comunicato finale del vertice Nato invierà un messaggio positivo sul percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Alleanza atlantica: «L’Ucraina si è avvicinata molto di più alla Nato, e questo dovrebbe riflettersi in tutte le decisioni dell’Alleanza». Lo riporta il Guardian. Stoltenberg ha spiegato ai giornalisti a Vilnius che si sta lavorando alla formulazione del comunicato finale del vertice.

Ore 09:30 - Kiev: attacco ha danneggiato terminal del grano a Odessa

Il terminale del grano nel porto di Odessa è stato danneggiato la notte scorsa dai frammenti dei droni lanciati dall’esercito russo e abbattuti dalla contraerea ucraina, ha reso noto l’amministrazione regionale citata dall’Ukrainska Pravda. «È stata presa di mira un’area chiave per l’accordo sul grano: l’obiettivo dell’attacco era un terminal di cereali. Due terminal portuali hanno preso fuoco, compreso un terminal per il grano», ha dichiarato il governatore Oleg Kipe.

Ore 09:31 - La Russia: «Se escalation, per l’Europa conseguenze catastrofiche»

L’Europa sarà la prima ad affrontare «conseguenze catastrofiche» se la guerra in Ucraina si intensifica. Lo riferisce l’agenzia di stampa RIA, citando Konstantin Gavrilov, diplomatico russo, residente a Vienna. Gavrilov, che ha incolpato gli Stati Uniti per aver spinto verso l’escalation, ha parlato mentre è in corso il vertice dei paesi della Nato a Vilnius.

Ore 09:47 - Usa: definiremo adesione Ucraina alla Nato ma non diamo calendario

«Dal nostro punto di vista, è compito dell’alleanza con l’Ucraina definire il percorso di riforma e far sì che l’Ucraina si impegni» per aderire alla Nato. Lo ha dichiarato il consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan. «Non posso indicare un calendario», ha però aggiunto, assicurando che gli Stati Uniti invieranno un segnale positivo per l’adesione di Kiev alla Nato. Lo riporta la Cnn.

Ore 09:59 - Kiev, ucciso a Berdiansk il generale russo Oleg Tsokov

Secondo il consigliere del sindaco in esilio di Mariupol Petro Andriushchenko, oggi vicino a Berdiansk, in Ucraina sud-orientale, è stato ucciso il generale russo Oleg Tsokov, come riferisce Rbc-Ukraine.

Ore 10:03 - Tajani sente Grossi: conti sull’Italia per Zaporizhzhia

«Da Vilnius ho avuto nuovo colloquio telefonico col direttore della Aiea Rafael Grossi. Prima del Vertice Nato sono stato aggiornato sui rischi nucleari in Ucraina: gli ho ribadito che può contare sul sostegno del Governo italiano per mettere in sicurezza la centrale di Zaporizhzhia». Lo ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.

Ore 10:04 - Zelensky: Mosca non attraverserà mai più il nostro confine

«Il coraggio degli eroi ucraini ha spazzato via la polvere della storia da tutti i valori per la cui tutela è stata creata la Nato. Il confine orientale dell’Ucraina, il confine del nostro Stato e le posizioni dei nostri combattenti sono la linea attraverso cui la dittatura russa, in varie forme, sempre, sempre ha cercato di conquistare i popoli europei. Non lo attraverserà mai più». Lo scrive su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ore 10:10 - Stoltenberg: bene rafforzamento partnership con Corea del Sud

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha accolto il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, al vertice della Nato a Vilnius. Affermando che la guerra della Russia in Ucraina mostra come la sicurezza non sia regionale ma globale, Stoltenberg ha elogiato la Corea del Sud per il suo sostegno all’Ucraina. Ha anche espresso preoccupazione per il comportamento provocatorio della Corea del Nord, inclusa l’attività nucleare e i test sui missili balistici che violano molteplici risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il segretario generale ha accolto con favore l’approfondimento del partenariato della Nato con Seoul, compreso il nuovo programma di partenariato tra l’Alleanza e la Corea del Sud. Questo programma rafforzerà ulteriormente la cooperazione anche in materia di ciberdifesa, antiterrorismo, controllo degli armamenti e nuove tecnologie. La Corea del Sud ha aperto una missione diplomatica presso la Nato lo scorso novembre.

Ore 10:17 - Stoltenberg: semplificheremo percorso adesione Kiev

«Sulla questione dell’adesione dell’Ucraina alla Nato mi aspetto che gli alleati mandino un messaggio chiaro e positivo sul percorso verso l’adesione. Ho proposto un pacchetto con tre elementi con sostegno più pratico, con un programma pluriennale per assicurare la piena interoperabilità tra le forze ucraine e quelle Nato. Questo avvicinerà l’Ucraina alla Nato». Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, all’arrivo al summit di Vilnius. «Per rafforzare i rapporti politici ho proposto l’istituzione del Consiglio Nato-Ucraina. Domani avremo la riunione inaugurale con il presidente Zelensky. E infine, il terzo elemento, è rimuovere il requisito per il Membership Action Plan, questo porterà il percorso di adesione per l’Ucraina da un processo a due fasi a un processo a una fase. Con questo inviereremo un forte messaggio», ha aggiunto.

Ore 10:25 - Stoltenberg: se Kiev perde guerra inutile parlare di Nato

«Il nostro compito ora è far sì che l’Ucraina prevalga in questa guerra, garantendo la fornitura di armi e munizioni, perché se l’Ucraina non vince come nazione democratica e indipendente non ci sarà motivo di discutere delle garanzie di sicurezza o dell’ingresso nella Nato». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in apertura del summit di Vilnius. «Il presidente Volodymyr Zelensky sarà con noi questa sera a cena e domani per inaugurare il Consiglio Nato-Ucraina: sono certo che gli alleati lanceranno un messaggio forte per sottolineare la necessità che l’Ucraina si avvicini alla Nato».

Ore 10:37 - «Sull'Ucraina mi aspetto un messaggio unito dagli alleati. Nessun movimento della Wagner verso la Bielorussia»

Stoltenberg ha detto che la Nato deciderà un pacchetto di aiuti al summit di Vilnius e si aspetta che «gli alleati inviino un messaggio chiaro, unito e positivo sul percorso verso l'adesione dell'Ucraina».

«Finora non abbiamo visto alcun dispiegamento o movimento del gruppo Wagner in Bielorussia, ma ovviamente monitoriamo cosa sta succedendo e per la Lituania (la capitale lituana dista meno di 40 km dalla Bielorussia) e i vicini questo costa. Ma siamo pronti a difenderci da ogni potenziale minaccia», ha fatto sapere il segretario generale della Nato.

Ore 10:42 - Media turchi: rapida ratifica di Ankara dell'adesione svedese alla Nato

L'assemblea parlamentare della Turchia gestirà in modo rapido il processo di adesione della Svezia alla Nato. Lo fa sapere la tv di Stato turca Trt, in un articolo sul suo sito riguardo all'ingresso di Stoccolma nell'Alleanza Atlantica su cui il presidente Recep Tayyip Erdogan si è dichiarato favorevole ieri durante il vertice della Nato di Vilnius. Secondo Cnn Turk, il provvedimento che propone l'adesione di Stoccolma all'Alleanza Atlantica «dovrebbe essere inviato al Parlamento entro la fine della prossima settimana e poi accettato dall'Assemblea Generale».

Ore 10:44 - Zelensky: «Il nostro coraggio ha rinnovato i valori della Nato»

«Il coraggio degli eroi ucraini ha spazzato via la polvere della storia da tutti i valori di protezione sui quali è stata creata la Nato. Il confine orientale dell'Ucraina, il confine del nostro stato e le posizioni dei nostri combattenti sono la linea che la dittatura russa - la quale ha, in varie forme ma sempre, tentato di conquistare i popoli d'Europa - non potrà mai più varcare», ha twittato Zelensky. Il presidente ucraino è atteso a Vilnius per il summit Nato.

Ore 10:47 - Kiev continua la sua avanzata su Melitopol, Berdyansk e Bakhmut: «Il nemico oppone una forte resistenza»

Le forze ucraine stanno continuando le operazioni offensive nelle aree di Melitopol e Berdyansk a sud, e di Bakhmut a est, secondo quanto riportato dal portavoce dello stato maggiore delle forze armate di Kiev, Andriy Kovalev, citato da Ukrinform. Vicino a Bakhmut, l'offensiva sta procedendo con una manovra avvolgente da nord e da sud. Kovalev ha osservato che in queste tre direzioni, le truppe ucraine si sono fortificate nel punto di massima avanzata e stanno infliggendo danni ai nemici con l'artiglieria. Ha anche sottolineato che il nemico sta opponendo una forte resistenza, spostando le unità e utilizzando attivamente le riserve. Nelle ultime dichiarazioni del comandante delle forze di terra, Oleksandr Syrskyi, e della viceministra della Difesa, Hanna Malyar, è stato affermato che le truppe russe a Bakhmut sono state accerchiate. Fino ad ora, Kiev ha riportato di aver ucciso 235.020 soldati russi dall'inizio della guerra, con 540 vittime nelle ultime 24 ore, ma non fornisce conteggi o stime sulle proprie perdite.

Ore 10:56 - «La retorica nucleare della Russia è pericolosa»

«La retorica nucleare della Russia è indifendibile e pericolosa. Condanniamo l'annuncio che la Russia dislocherà le armi tattiche nucleari in Bielorussia», ha detto Stoltenberg.

Ore 10:57 - Australia: «Sosteniamo Kiev e la Nato, la guerra ha un impatto anche su di noi»

il premier australiano Anthony Albanese, presente al summit di Vilnius, ha confermato il sostegno nazionale all'Ucraina: «È una lotta per lo stato di diritto e l'integrità territoriale. Anche se siamo lontani, la guerra ha avuto un forte impatto su di noi, sull'inflazione, sulla nostra economia. Ecco perché dobbiamo essere coinvolti. Siamo al fianco della Nato e dell'Ucraina e riconosciamo l'importanza della Nato ad esempio su temi quali cyber e climate change».

Ore 11:01 - Strasburgo condanna Mosca per non aver condotto un'inchiesta efficace sull'assassinio dell'oppositore Nemtsov

La Russia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per non aver condotto un'inchiesta efficace sull'assassinio dell'oppositore politico Boris Nemtsov, ucciso a colpi di pistola sul ponte Bolshoy Moskvoretskiy, nelle immediate vicinanze del Cremlino, il 27 febbraio 2015. La Corte ha rilevato, in particolare, «che le autorità russe non hanno indagato adeguatamente su chi avesse organizzato e commissionato l'omicidio». Secondo i togati di Strasburgo le autorità russe «non hanno esplorato la possibilità che il movente dell'assassinio sia stato politico e che abbia coinvolto alcuni funzionari statali». A ricorrere alla Cedu è stata la figlia di Nemtsov, Zhanna Borisovna Nemtsova. Nella sentenza i giudici hanno stabilito che la Russia dovrà versarle un risarcimento di 20 mila euro per danni morali.

Ore 11:05 - Lituania: «La situazione della Bielorussia è peggiorata, ormai è parte della Russia»

«Vorremmo che il sostegno arrivasse più velocemente nel processo decisionale della Nato, per reagire in modo speciale a ciò che sta accadendo chiaramente in prossimità della Lituania, in particolare nella Bielorussia. Ho menzionato al presidente Biden che la Bielorussia è diventata davvero un problema. Ora, non dovremmo avere alcun dubbio che questo paese non sia più indipendente. Questa è ormai parte della Federazione Russa e il territorio bielorusso è pienamente disponibile per le forze militari russe per pianificare operazioni contro l'Ucraina». Ha detto il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, al suo arrivo al vertice Nato. «Tutto questo nel complesso mostra che la situazione della sicurezza nella nostra regione non è stabile, non migliora, si sta deteriorando e spero che porteremo questo messaggio ai nostri alleati o ai nostri partner, e questo sarà uno dei potenziali argomenti della nostra discussione oggi e domani», ha aggiunto.

Ore 11:14 - Anche Erdogan (Turchia) è arrivato al vertice di Vilnius

Il presidente turco Erdogan, che ieri ha dato il via libera all'ingresso nella Nato della Svezia, è arrivato al vertice di Vilnius dell'Alleanza Atlantica.

Ore 11:16 - 007 ucraini: ex comandante della flotta del Mar Nero ucciso in un parco a Krasnodar

La Direzione principale dei servizi segreti ucraini (Gur) ha confermato che Stanislav Rzhytskyy, ex comandante del sottomarino Krasnodar della flotta del Mar Nero della Marina russa, coinvolto in attacchi missilistici contro l'Ucraina, è stato ucciso a Krasnodar, in Russia. «Il 10 luglio, il "sommergibilista" stava facendo jogging nel parco di Krasnodar», ha fatto sapere il Gur, «verso le sei del mattino, gli sono stati sparati sette colpi da una pistola Makarov. A causa delle ferite da arma da fuoco, Rzhitsky è morto sul posto». «A causa delle forti piogge, il parco era deserto, quindi non ci sono testimoni che possano fornire dettagli o identificare l'aggressore», ha aggiunto il Gur.

Ore 11:17 - Il premier del Belgio: «L'Ucraina entrerà nella Nato quando saremo tutti d'accordo e ci saranno le condizioni»

Il premier belga Alexander De Croo ha detto dal summit di Vilnius dovrebbe arrivare all'Ucraina «un invito a divenire membro» della Nato «nel momento in cui tutti saranno d'accordo e, naturalmente, quando le condizioni siano soddisfatte».

Ore 11:19 - Biden: «Aspettiamo con impazienza l'adesione della Svezia alla Nato»

Joe Biden ha detto che non vede l'ora che anche la Svezia entri a far parte della nato. Incontrando il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, a Vilnius, Biden ha commentato: «Grazie, signor Presidente, per aver ospitato questo storico vertice in un momento importante. È la prima volta che i leader della Nato si incontreranno, in 31, tutti insieme, e non vedo l'ora di incontrarci molto presto con 32 membri, con l'aggiunta della Svezia».

«Sono fiducioso che ce la faremo», ha aggiunto, facendo riferimento all'adesione di Stoccolma, che richiede ancora una procedura parlamentare in Turchia per l'approvazione formale. E alla domanda di un giornalista se fosse sorpreso dal fatto che la Turchia abbia accettato l'adesione della Svezia, Biden ha risposto: «Niente affatto». Prima dell'inizio del vertice dell'Alleanza, Biden ha ribadito che gli Stati Uniti sono presenti «per riaffermare il nostro impegno nei confronti della Nato». «Siamo impegnati con la Lituania, i paesi baltici e la Nato», ha insistito. «Il nostro impegno a stare con voi non ha vacillato».

Ore 11:32 - Spunta l’invito a Kiev nel comunicato del vertice Nato

Nel comunicato finale del summit di Vilnius dovrebbe figurare un passaggio in cui i leader della Nato dichiarano di essere pronti a «estendere all’Ucraina l’invito a entrare nell’Alleanza quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte». Lo si apprende da fonti qualificate. I negoziati però sono ancora in corso e il linguaggio finale «non è ancora del tutto stabile».

Ore 11:34 - Macron: «Francia fornirà a Kiev missili a lungo raggio»

La Francia fornirà a Kiev missili a lungo raggio per supportare l’offensiva militare dell’Ucraina contro l’invasione russa: lo ha detto oggi il presidente Emmanuel Macron, arrivato a Vilnius per il vertice della Nato.

Ore 11:50 - Sanchez annuncia rafforzamento contingente sul fianco orientale

Il premier spagnolo Pedro Sanchez, arrivando al vertice della Nato a Vilnius, ha annunciato che la Spagna invierà soldati in Slovacchia e rafforzerà il contingente già presente in Romania, per «rafforzare il fronte orientale» dell’Alleanza Atlantica. Il leader ha rimarcato però che per Madrid è molto importante una strategia a 360 gradi e che la Nato non dimentichi il fianco Sud e le minacce e i rischi di instabilità che provengono da questo.

Ore 11:52 - Zelensky: «Spazzata via polvere storia dalla Nato»

Il coraggio degli eroi ucraini ha spazzato via la polvere della storia da tutti i valori per la protezione dei quali è stata creata la Nato»: lo ha detto in un `tweet´ il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel giorno in cui comincia il delicato vertice dell’Alleanza a Vilnius. «Il confine orientale dell’Ucraina, il confine del nostro stato e le posizioni dei nostri guerrieri sono la linea che la dittatura russa -che in varie forme, ma sempre, ha sempre cercato di conquistare i popoli d’Europa- non attraverserà mai più».

Ore 11:56 - Estonia, «Nato si tuteli, aumentare al 2% Pil per difesa»

«Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la Nato è passata dalla deterrenza alla progettazione di una vera difesa». Lo ha detto oggi, durante il vertice Nato di Vilnius, il Primo ministro estone, Kaja Kallas. Kallas ha ribadito la necessità, espressa anche dagli altri colleghi baltici e polacchi, di aumentare le spese militari al 2% del Pil. «I piani di difesa», ha aggiunto Kallas, «richiedono maggiori investimenti per la difesa da parte degli alleati. È importante che tutti gli alleati lo facciano per poter trasformare i piani in capacità reali». «Non possiamo aumentare la spesa per la difesa quando la crisi è già arrivata. Dobbiamo agire in anticipo. Oggi la minaccia è assolutamente reale, è in atto una guerra convenzionale», ha concluso Kallas.

Ore 12:10 - Berlino fornirà a Kiev armi per 700 mln di euro

La Germania sta già rifornendo l’Ucraina con armi e munizioni per un valore di 700 milioni di euro. Lo riporta Tagesschau, dando conto di quanto appreso all’inizio del vertice della Nato a Vilnius. La fornitura dovrebbe includere anche armi pesanti e sistemi per difendersi dagli attacchi con droni lanciati dai russi. Il summit di Vilnius sta rappresentando l’occasione, per numerosi Paesi, per assicurare un maggior sostegno all’Ucraina nella sua guerra difensiva contro la Russia.

Ore 12:25 - Spunta l’invito a Kiev nel comunicato del vertice Nato

La scelta della Francia di inviare missili a lungo raggio «è una decisione errata, irta di conseguenze per la parte ucraina. Perché, naturalmente, questo ci costringerà a prendere contromisure». Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, come riporta l’agenzia Tass. «Queste decisioni non possono, non sono in grado di influenzare il corso degli eventi all’interno dell’operazione militare speciale. Possono solo rendere più difficile il destino del regime ucraino di Kiev», ha aggiunto Peskov.

Ore 12:27 - Meloni arrivata al LitExpo di Vilnius per partecipare al summit

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata al LitExpo per partecipare ai lavori del vertice della Nato che prende il via oggi a Vilnius. Meloni è giunta ieri sera nella capitale lituana dopo la tappa effettuata a Riga, in Lettonia. Al seguito della presidente il ministro della Difesa Guido Crosetto e il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Ore 12:36 - Zelensky: «Assurdo non fornire una data di ingresso nella Nato. Si sta lasciando spazio per negoziare nostra adesione con Mosca»

La mancanza di date certe sulla futura adesione dell’Ucraina alla Nato significa, secondo Volodymyr Zelensky, che si vuole «lasciare una finestra di opportunità per contrattare l’adesione dell’Ucraina alla Nato in negoziati con la Russia». L’accusa è contenuta in un tweet del presidente ucraino, atteso stasera alla cena del vertice Nato a Vilnius. Per il presidente ucraino è «assurdo» il fatto che l’Alleanza Atlantica, al vertice di Vilnius, non darà una data precisa né per l’invito al suo Paese ad aderire né per l’adesione stessa. «La formula si riferisce solo all’invito e non all’adesione dell’Ucraina», ha detto Zelensky del contenuto della dichiarazione finale che gli alleati avrebbero negoziato. «È senza precedenti e assurdo: non c’è un calendario né per l’invito né per l’adesione dell’Ucraina; e viene aggiunta in cambio qualche strana dicitura sulle `condizioni´, anche per invitare l’Ucraina».

Ore 12:38 - Stoltenberg, Usa svolgono ruolo chiave per la sicurezza europea

«È stato bello incontrare nuovamente il Presidente degli Stati Uniti prima del vertice Nato e ringraziarlo per la sua forte leadership. Gli Stati Uniti svolgono un ruolo indispensabile per la sicurezza europea, anche con il costante sostegno all’Ucraina. Il Presidente Biden mantiene la Nato forte e unita». Così il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

 Ore 13:04 - Svezia nella Nato, le pressioni di Biden su Erdogan: gli F-16 hanno sbloccato il veto turco

(di Paolo Valentino) Buon giorno da Vilnius, per due giorni capitale della Nato e città in assetto di guerra presidiata da migliaia di poliziotti e uomini delle squadre speciali. I capi di Stato e di governo dell’Alleanza hanno tirato ieri sera un grande respiro di sollievo, dopo che il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha sgombrato la strada per l’ingresso della Svezia nella Nato, al termine di una giornata in cui aveva nuovamente alzato l’asticella delle sue pretese, legando l’adesione di Stoccolma al Patto atlantico a quella della Turchia nell’Unione europea.

È stata una vittoria per Jens Stoltenberg, confermato per un altro anno come segretario generale, che alla vigilia del summit lituano ha organizzato un incontro a tre, con Erdogan e il premier svedese Ulf Kristersson per cercare un accordo. Erdogan, che aveva dato il via libera a quella della Finlandia, bloccava da un anno l’adesione della Svezia alla Nato.

Ore 13:18 - Il misterioso omicidio del sommergibilista russo Rzhitsky a Krasnodar: l’ombra della vendetta ucraina

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) L’ombra della vendetta ucraina si allunga sulla morte di Stanislav Rzhitsky. Ex comandante di un sottomarino russo della Flotta del Mar Nero, 42 anni, Rzhitsky è stato ucciso ieri in un agguato a Krasnodar, nella Russia meridionale.

La ricostruzione dell’attacco fa pensare ad una missione ben studiata. È mattina, l’ufficiale — che attualmente ricopriva la carica di vice responsabile locale del dipartimento della Mobilitazione — esce per andare a fare jogging. Ed è allora che scatta l’imboscata. L’assassino probabilmente ne ha seguito le mosse, ha verificato abitudini e orari: su Strava, app americana popolare fra i jogger, esisteva persino una mappa con i percorsi abituali di Rzhitsky. Gli ha sparato almeno quattro volte al petto e alla schiena ed è poi fuggito, in apparenza indisturbato. Probabilmente sapeva dove poteva colpire: l’agguato è avvenuto in un’area senza telecamere di sicurezza. A terra sono rimasti un orologio digitale e un paio di cuffie, segno che non si trattava di una rapina. Dalle testimonianze non è emerso molto di più, mentre le autorità russe hanno subito lanciato un’inchiesta a tappeto.

Ore 13:30 - Lavrov: «Misure preventive contro l’allargamento Nato»

La Russia sta adottando misure adeguate e preventive in risposta all’ingresso di nuovi paesi nella Nato. Lo ha detto il ministro russo degli Esteri, Serghei Lavrov. Lo riporta Ria Novosti. «Stiamo adottando misure adeguate e, oso assicurarvi, con largo anticipo», ha annunciato Lavrov in conferenza stampa. Allo stesso tempo, il ministro russo ha osservato che Mosca è rimasta stupita dalla «velocità con cui sia la Finlandia che la Svezia hanno abbandonato il loro status neutrale e i vantaggi che questo status neutrale ha fornito loro».

Ore 13:49 - Capo 007 militari Kiev: «Non abbiamo ucciso Rzhitsky»

L’Ucraina «non ha nulla a che fare» con la morte di Stanislav Rzhitsky, l’ex comandante di un sottomarino russo ucciso ieri a colpi di pistola a Krasnodar. Lo ha affermato il capo dei servizi segreti militari ucraini, Kyrylo Budanov. «Sappiamo che le radici di quanto avvenuto ieri devono essere cercate all’interno della Russia stessa, dove cresce la protesta contro la guerra in Ucraina», afferma Budanov sul suo canale Telegram.

Ore 13:56 - Kiev: «Bombardato centro di aiuti umanitari di Kherson»

«I terroristi russi stanno bombardando le aree residenziali di Kherson. Al momento sono stati colpiti il quartier generale degli aiuti umanitari e almeno cinque edifici residenziali. Nelle zone dei bombardamenti sono scoppiati incendi», ha reso noto su Telegram il governatore Alexander Prokudin. «Soccorritori e medici stanno lavorando sul posto, due persone sono rimaste ferite, una delle quali è in gravi condizioni. Il bombardamento della città continua. Non uscite».

Ore 14:01 - Podolyak: «La Nato smetta di avere paura della responsabilità»

«Oggi/domani a Vilnius, la Nato potrà: riconquistare la propria agenzia e determinare autonomamente la propria strategia di sviluppo, ignorando le minacce ei divieti della Federazione Russa; correggere gli errori fatali del vertice di Bucarest del 2008, quando le porte aperte si sono rivelate non del tutto aperte; correggere la comprensione di cosa sia una guerra moderna e cosa dovrebbe essere un complesso militare-industriale collettivo; fissare chiaramente il futuro obbligatorio dell’Ucraina nell’unica alleanza militare capace». Lo scrive in un tweet il consigliere ucraino Mykhailo Podolyak. «Ma per questo, la Nato collettiva deve smettere di avere paura della responsabilità...», aggiunge Podolyak.

Ore 14:30 - Meloni-Erdogan: incontro domani a Vilnius

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dovrebbe incontrare domani il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell'ambito del vertice Nato in programma nella capitale lituana Vilnius oggi e domani. A renderlo noto il quotidiano turco Sabah, tradizionalmente vicino al governo di Ankara.

Ore 14:39 - Cessato allarme su Kiev e quasi tutta l'Ucraina

Dopo poco meno di 15 minuti è cessato l'allarme aereo su Kiev e su quasi tutto il resto dell'Ucraina. Resta per ora in vigore solo nell'oblast di Zaporizhzhia.

Ore 14:45 - Fonti: ok all'adesione facile per Kiev nella Nato ma a certe condizioni

Agevolare l'ingresso dell'Ucraina nella Nato, non richiedendo il piano d'azione per l'adesione (Map), normalmente previsto per gli aspiranti membri dell'Alleanza Atlantica, ma allo stesso tempo chiedere a Kiev che alcune condizioni siano soddisfatte: di questo stanno parlando, a porte chiuse, i leader dei Paesi membri della Nato, nel vertice in corso a Vilnius. È quanto apprende l'Agi. Le stesse fonti confermano quanto già detto dal presidente Usa, Joe Biden: un Paese in guerra non può entrare nell'Allenza. L'Ucraina deve quindi prima vincere il conflitto. Nel comunicato finale del summit sarà pertanto ribadito il sostegno a Kiev e dovrebbe figurare questa apertura per un'adesione agevolata, seppur nel rispetto di alcuni requisiti.

Ore 14:56 - «Una donna uccisa nei bombardamenti a Kherson»

Una donna è stata uccisa dai bombardamenti russi nel villaggio di Sofiyivka nella regione di Kherson, afferma il governatore Oleksandr Prokudin su Telegram, riferisce il Guardian. Prokudin ha anche sottolineato che i quartieri residenziali nella regione sono stati incendiati da «terroristi russi», provocando il ferimento di due persone, una delle quali è in gravi condizioni.

Ore 15:10 - Zakharova: «La Nato è coinvolta nel conflitto»

La Nato è «coinvolta» nel conflitto in Ucraina perché fornisce a Kiev «armi, mercenari, denaro e dati di intelligence». Lo ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un'intervista ad Al Jazeera. «Pensate davvero che la Nato non sia in guerra con la Russia? L'Alleanza fornisce al regime di Kiev armi, mercenari, denaro, consiglieri militari e dati di intelligence. Naturalmente, la Nato è coinvolta in queste ostilità», ha precisato Zakharova, citata dall'agenzia Tass.

Ore 15:27 - Zelensky è arrivato a Vilnius per il vertice Nato

Il presidente ucraino, Volodymr Zelensky, è arrivato a Vilnius dove parteciperà al vertice Nato.

Ore 15:31 - Sunak: «Il posto di Kiev è nella Nato, serve una road map»

«Il posto giusto per l'Ucraina è nella Nato». Lo ha ribadito oggi il premier britannico Rishi Sunak ai giornalisti di casa sua da Vilnius, a margine del vertice dell'Alleanza Atlantica e di un primo bilaterale con il leader turco Recep Tayyip Erdogan. Sunak ha poi ripetuto che si tratta di un traguardo fuori portata finché c'è la guerra con la Russia, ma che dal vertice devono arrivare nuovi impegni e l'indicazione di «progressi tangibili» per rassicurare Zelensky. «Saremo al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario», ha proseguito, invocando frattanto «garanzie di sicurezza» per Kiev come «messaggio deterrente a Putin».

Ore 15:43 - Presidente ceco: «Controffensiva Kiev termina a fine anno»

Per Petr Pavel, presidente della Repubblica Ceca, la controffensiva ucraina si chiuderà entro l’anno e le sue riconquiste alla fine del 2023 diventeranno oggetto di negoziato con Mosca.

Si tratta di dichiarazioni riportate dal giornale un inglese European Pravda, che fanno da contorno al vertice Nato appena aperto a Vilnius. Il presidente ceco lo scorso marzo aveva dichiarato al quotidiano polacco Rzeczpospolita che l’Ucraina avrà una sola cartuccia per tentare la controffensiva e che queste operazioni richiedono molto tempo e risorse.

Ore 15:55 - Esercito Kiev, progressi militari a sud: «Resa russa in Tavria. Una decina di prigionieri»

Diciannove soldati russi si sono arresi alle truppe ucraine nella regione di Tavria. Lo afferma il maggiore Valery Shershen, portavoce del Centro stampa unito delle forze di difesa della regione di Tavria, a sud di Zaporizhzhia. Ne ha parlato durante una diretta tv: «Nell'ultimo giorno abbiamo registrato la resa di 19 russi e abbiamo fatto 10 prigionieri».

Ore 16:09 - Blinken, su adesione Kiev alla Nato: «Progressi fatti, ma nessuna azione durante il conflitto»

«Credo a tutti sia chiaro, anche al presidente Zelensky, che nel mezzo di una guerra non ci può essere l'adesione, ma hanno fatto dei reali progressi e l'Alleanza fisserà le altre riforme, riguardo alla loro sicurezza e la loro democrazia, che sono necessarie per proseguire il cammino» verso la Nato. Questo quanto dichiarato da Antony Blinken, intervistato da Abcnews, dopo che il presidente ucraino ha protestato per il fatto che i membri dell'Alleanza non sarebbero pronti a rivolgere un invito a Kiev ad entrare nella Nato. Il segretario di Stato Usa ha anche sottolineato che dal vertice di Vilnius uscirà un nuovo pacchetto di misure di sostegno all'Ucraina.

Ore 16:18 - Svezia nella Nato, così si è avverata la profezia di Putin

(Di Federico Rampini) Putin si conferma il contrario di quel che i suoi tanti ammiratori hanno sempre detto: non è un genio della geopolitica, bensì uno statista privo di lucidità, che in nome di un patologico nazionalismo-imperialismo sta creando danni enormi al proprio Paese.

Con l’ingresso della Svezia nella Nato, Vladimir Putin potrà finalmente dire: ecco la prova che la Nato accerchia la Russia. I suoi simpatizzanti italiani faranno eco alla propaganda: l’Occidente è colpevole, alimenta a Mosca la sindrome dell’assedio. Questo è un classico esempio di profezia che si autoavvera: tanto ha fatto, Putin, che è riuscito a farsi accerchiare sul serio.

Fino a 500 giorni fa, fino alla vigilia della sua invasione all’Ucraina, l’allargamento della Nato a Finlandia e Svezia non era all’ordine del giorno. E’ stata proprio quell’aggressione ad aver scatenato tali e tanti timori nei paesi che confinano con la Russia – via terra o via mare – da spingere due nazioni con antica tradizione pacifista e neutralista a cercare protezione dentro l’Alleanza atlantica.

Ore 16:26 - Sunak fa eco alla Casa Bianca: «Ucraina nella Nato dopo la guerra»

«Il posto dell'Ucraina è nell'Alleanza, ma la sua adesione adesso non è in questione, perché il Paese è nel bel mezzo di una guerra». Lo ha dichiarato il primo ministro britannico Rishi Sunak, auspicando che ci siano progressi dimostrabili verso l'adesione dell'Ucraina alla Nato.

Ore 16:34 - Peskov accusa: «Paesi europei non vogliono accogliere Turchia nell'Ue»

«La Turchia può orientarsi verso l'Occidente, e sappiamo che nella storia della Repubblica di Turchia ci sono stati periodi di orientamento intenso verso l'Occidente, eppure nessuno vuole vedere la Turchia in Europa, intendo gli europei». Lo ha dichiarato il portavoce russo Dmitri Peskov, aggiungendo che Mosca intende sviluppare le proprie relazioni con la Ankara.

Ore 16:45 - Concluso incontro Meloni-Erdogan

A Vilnius è durato 50 minuti l'incontro bilaterale, appena terminato, tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, a margine del vertice Nato in corso a Vilnius.

Ore 16:53 - Un arresto per la morte dell'ufficiale Rzhitsky

Il Comitato investigativo russo ha aperto un'inchiesta sull'assassinio di Rzhitsky. Per l'omicidio dell'ufficiale della marina è stato arrestato un uomo, che sarebbe sospettato di essere in qualche modo coinvolto nell'uccisione. Lo riportano la Tass e la testata online Meduza.

Gli esecutori avrebbero appreso il percorso del loro bersaglio accedendo alla sua app di jogging. I familiari e gli amici negano che Rzhitsky, colpito da un proiettile alla schiena, abbia avuto un ruolo nei bombardamenti delle città ucraine all'inizio del conflitto. Rzhitsky lavorava per l'amministrazione locale, per cui era responsabile per la mobilitazione delle reclute. Il direttore dei servizi ucraini Kyrylo Budanov, aveva negato un ruolo della sua agenzia.

Ore 17:18 - Stoltenberg sull'adesione di Kiev alla Nato: «Processo semplificato, ma quando ci saranno le condizioni»

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha rassicurato in parte l'Ucraina, spiegando che il processo di adesione di Kiev all'Alleanza sarà semplificato, ma che potrà realizzarsi solo quando ci saranno le condizioni ideali.

«Abbiamo rimosso un requisito, riducendo le fasi dell'adesione da due in una, ma la guerra in corso non è il momento ideale per farne membro Nato. D'altronde nessun Paese ha mai avuto un calendario predefinito per la sua adesione. Kiev è però molto più vicina ora all'alleanza rispetto al 2008», ha specificato Stoltenberg, aggiungendo che questa sera incontrerà personalmente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ore 17:39 - Vilnius, manifestanti in piazza per adesione di Kiev nella Nato

Centinaia di persone si sono date appuntamento nella piazza Lukiükiu, nel cuore di Vilnius, per accogliere il presidente ucraino Vladimir Zelensky, arrivato questo pomeriggio in Lettonia per prendere parte al Summit Nato che si è aperto oggi. «Le grandi potenze avranno abbastanza volontà e coscienza per onorare la promessa fatta nel 2008 di invitare l'Ucraina a diventare un membro a pieno titolo della Nato?», lo affermano gli organizzatori dell'evento. In piazza giovani, adulti, famiglie con bambini: tutti con la bandiera giallo-blu e con striscioni e cartelli.

Ore 17:48 - Stoltenberg: «Cina non avversaria , ma per noi resta una sfida»

«La Cina non è un nostro avversario ma l'atteggiamento di Pechino ha effetti sulla nostra sicurezza. Pechino sta ponendo sfide crescenti all'ordine globale basato su regole, rifiutando di condannare l'aggressione russa contro l'Ucraina, minacciando Taiwan e portando avanti un sostanziale sviluppo militare. La modernizzazione nucleare della Cina è senza precedenti per velocità e portata, ed è anche condotta senza trasparenza». Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa al termine della prima giornata di summit Nato a Vilnius.

Ore 17:56 - Esercito Kiev: «Colpito hotel usato da comando russo»

A Berdyansk, nella regione di Zaporizhzhia, le truppe ucraine hanno colpito e distrutto l'hotel Dune utilizzato dal comando militare russo. Lo scrive su Facebook l'amministrazione militare della città. «L'hotel Dune, dove risiedeva la leadership militare degli occupanti, è stato colpito e ora si sta provvedendo a rimuovere le macerie. Molte ambulanze si stanno dirigendo in quella direzione. Attendiamo conferme ufficiali e dettagli dallo stato maggiore».

Ore 18:03 - Shoigu: «Se Kiev potrà usare bombe a grappolo, le utilizzeremo anche noi»

Il ministro della difesa russo Sergei Shoigu ha affermato che i russi sono disposti a utilizzare le bombe a grappolo, finora a detta del Cremlino non utilizzate, se saranno impiegate da Kiev. L'Ucraina riceverà questo tipo di arma dagli Stati Uniti nel prossimo futuro, secondo quanto era stato dichiarato dalla Casa Bianca.

Ore 18:07 - Esercito russo: «Respinto attacco ucraino a Lugansk»

I vertici militari russi sostengono che le truppe russe hanno respinto un attacco dell'esercito ucraino nella zona di Karmazinovka, nella regione ucraina di Lugansk, e siano avanzate per un chilometro e mezzo di profondità su un fronte lungo due chilometri, nel Donetsk. Lo riporta l'agenzia Interfax.

Le forze armate ucraine avrebbero perso, secondo i russi, oltre 26.000 soldati e 3.000 armamenti dall'inizio della controffensiva.

Ore 18:16 - Erdogan prima di incontrare Biden: «Apriamo un nuovo capitolo»

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è rivolto all'Agenzia turca Anadolu prima di incontrare a Vilnius il presidente americano Joe Biden: «Considero questo incontro come il primo passo del meccanismo di cooperazione strategica su cui ci siamo messi d'accordo. Sarà l'apertura di un nuovo capitolo di cooperazione strategica».

L'incontro tra il presidente turco e quello statunitense arriva dopo che ieri Erdogan aveva dato il via libera all'ingresso nella Nato della Svezia, grazie anche alla promessa degli Stati Uniti di sbloccare la vendita di 40 aerei da guerra F16 alla Turchia.

Ore 18:22 - Zelensky ai manifestanti di Vilnius: «Nato più forte con Kiev»

«La Nato renderà l'Ucraina più sicura e l'Ucraina renderà la Nato più forte». Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha arringato la folla radunata per la manifestazione #UkraineNATO33 a Vilnius, a margine del vertice Nato nella capitale lituana. Il suo discorso è stato accolto da migliaia di persone con applausi, grida di sostegno e bandiere ucraine e dell'Alleanza atlantica.

Ore 18:33 - Shoigu: «Controffensiva ucraina non ha raggiunto alcun obiettivo»

Nella loro controffensiva le forze armate ucraine non hanno raggiunto alcun obiettivo. Lo ha sottolineato Sergei Shoigu, nel corso di un punto stampa. «In generale, il nemico non ha raggiunto i suoi obiettivi in nessuna delle direzioni», ha affermato il ministro della Difesa russo.

Ore 18:50 - Lukashenko: «Wagner addestrerà forze militari bielorusse»

I mercenari della Wagner addestreranno le forze militari della Bielorussia, Paese in cui sarebbero state costrette a ritirarsi dopo il fallito golpe dello scorso 24 giugno. Lo ha reso noto il ministero della Difesa a Minsk. «Ci daranno spiegazioni sulle armi: quali funzionano meglio, quali no», ha affermato il presidente Aleksandr Lukashenko, aggiungendo che i mercenari di Evgheny Prugozhin condivideranno la loro esperienza in tattiche, armi, come attaccare e come difendere.

Ore 19:08 - Erdogan-Biden a Vilnius, terminato colloquio di oltre un'ora

Un'ora e 15 minuti l'incontro tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, avvenuto in occasione del vertice Nato in corso a Vilnius. L'incontro arriva dopo che ieri il presidente turco aveva dato il via libera all'ingresso nella Nato della Svezia. Il presidente Usa prima dell'incontro ha espresso tutta la propria soddisfazione per l'intesa raggiunta ieri. Biden ha ringraziato Erdogan per l'opera diplomatica condotta negli ultimi mesi e dichiarato che da cinque anni è impaziente di mettersi al lavoro con il leader turco.

Ore 19:18 - Stoltenberg: «Puntiamo a 300mila truppe di intervento rapido»

«In base ai nostri nuovi piani, la Nato mira ad avere 300.000 truppe ad alta prontezza, inclusa una notevole potenza aerea e navale». Lo ha detto il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg nella conferenza stampa al termine della prima giornata di lavori del vertice di Vilnius. «Una solida deterrenza e difesa richiedono una solida base industriale. Così i leader hanno approvato un nuovo piano d'azione per la produzione della difesa», ha concluso.

Ore 19:29 - Zelensky: «Bakhmut battaglia decisiva per la libertà europea»

«Oggi la bandiera ucraina di Bakhmut è qui a Vilnius. Bakhmut è stata una delle battaglie più decisive per la libertà in Europa, ed è così che la ricorderanno i nostri figli e nipoti». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky postando il video del suo intervento di oggi in piazza a Vilnius, a margine del vertice Nato.

Ore 19:35 - Crosetto a Vilnius per il vertice Nato: «Momento cruciale per rafforzare la sicurezza degli alleati»

«Le sfide attuali e soprattutto quelle future impongono, oggi più che mai, la necessità di rafforzare la sicurezza degli alleati che operano nell'ambito della Nato. Bisogna agire coesi per rispondere a uno scenario problematico in continua evoluzione cui bisogna garantire sempre più sicurezza». Così il ministro della Difesa Guido Crosetto, in occasione dell'apertura dei lavori del summit Nato di Vilnius, al quale partecipa oggi e domani insieme al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani.

Ore 20:01 - Meloni: «Con la Turchia lavoriamo a una pace giusta e duratura»

«Al summit di Vilnius ho incontrato il presidente della Turchia Erdogan. Insieme abbiamo dialogato sul comune interesse a rafforzare l’impegno nella sponda sud del Mediterraneo e su come potenziare la collaborazione e le relazioni economiche tra le nostre Nazioni. Continuiamo a lavorare per una pace giusta e duratura». Lo scrive su Twitter la premier Giorgia Meloni postando una foto del suo incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a margine del vertice Nato di Vilnius.

Ore 20:04 - Zelensky e la moglie al Palazzo presidenziale a Vilnius per la cena con i leader

Il presidente ucraino Zelensky e la moglie Zelenska, sono arrivati al Palazzo presidenziale a Vilnius per partecipare alla cena ufficiale ospitata dal capo di Stato lituano Gitanas Nauseda, a conclusione della prima giornata del Summit Nato in corso a Vilnius. Caloroso l’abbraccio tra Zelensky e il presidente lituano.

L'esecuzione e la pista ucraina: così è stato ucciso il sommergibilista russo. Mauro Indelicato l'11 Luglio 2023 su Il Giornale.

Stanislav Rzhitskiy è stato ucciso a Krasnodar: il suo omicidio potrebbe essere ricollegato al bombardamento di Vinnytsia del luglio 2022, compiuto con missili lanciati dal sottomarino da lui comamndato. Ma il padre nega ogni coinvolgimento del figlio con quei fatti

Si chiamava Stanislav Rzhitskiy e aveva 42 anni l'ex comandante di un sottomarino russo ucciso ieri a Krasnodar, città del sud della Russia. Il sottomarino in cui ha prestato servizio negli anni scorsi porta lo stesso nome della città. Il Krasnodar è infatti uno dei sommergibili della flotta del Mar Nero e, secondo le autorità ucraine, è il mezzo coinvolto nel bombardamento operato con missili Kalibr contro la città di Vinnytsia. L'omicidio, così come suggerito da diversi canali Telegram e come riportato dal sito Meduza, potrebbe essere collegato proprio a questo episodio, accaduto nel luglio del 2022.

Cosa si sa dell'omicidio

La notizia è apparsa sui media russi e ucraini soltanto questa mattina, ma in realtà l'uccisio di Stanislav Rzhitskiy risale a lunedì 10 luglio. L'unica cosa certa al momento è che il militare russo stava svolgendo jogging all'interno del Parco della Cultura e del Riposo. Si tratta di un'area centrale di Krasnodar, sulla sponda destra del fiume Kuban. Intorno alle sei del mattino, quando sia per l'orario che per una pioggia fitta in pochi si trovavano nel parco, Rzhitskiy è stato raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco.

Le pallottole non gli hanno lasciato scampo: l'ex comandante del Krasnodar è morto all'istante e sono stati vani i tentativi di soccorso. L'attenzione nelle ultime ore è andata proprio sulla sua presenza all'interno del parco cittadino. Così come riportato dal canale Telegram Baze, quella di fare jogging per Rzhitskiy rappresentava una vera e propria abitudine. Ed è possibile intuirlo in quanto lo stesso militare più volte ha lasciato traccia delle sue mattinate al parco nel proprio account Strava, l'app cioè utilizzata per monitorare la propria attività fisica.

Negli screenshot pubblicati su Baze, si notano tre foto relative all'account Strava attribuito a Rzhitskiy. In tutte le foto, il percorso segnalato è quasi identico. Se le indiscrezioni saranno confermate, è possibile quindi pensare che chi ha agito è andato al Parco della Cultura di Krasnodar sapendo di trovare l'ex comandante.

Kiev nega ogni responsabilità

Sui motivi dell'omcidio, la prima ipotesi circolata riguarda una vendetta ucraina. Uomini del servizio segreto di Kiev oppure singoli appartenenti a un gruppo filo ucraino potrebbero aver agito per vendicare il bombardamento di Vinnytsia. Quel raid ha destato, nel luglio del 2022, molto scalpore in Ucraina: almeno 27 civili infatti sono morti dopo che i missili hanno centrato alcune abitazioni. Il bombardamento, secondo Kiev, è stato effettuato con dei missili Kalibr sparati dal sottomarino Krasnodar.

Da qui l'ipotesi della vendetta. Tuttavia, dalla capitale ucraina hanno negato ogni responsabilità. Kyrylo Budanov, capo del servizio segreto militare di Kiev, ha respinto ogni accusa. "Sappiamo che le radici di quanto avvenuto ieri - si legge in una sua dichiarazione rilasciata ai media locali - devono essere cercate all'interno della Russia stessa, dove cresce la protesta contro la guerra in Ucraina".

In diversi canali Telegram pro Kiev è stato però sottolineato che lo stesso canale Facebook dei servizi di sicurezza ucraini ha riportato molti dettagli dell'accaduto. In particolare, nelle scorse ore sulla bacheca del canale in questione sono apparse informazioni precise sul soggetto colpito e sul luogo dell'agguato.

Vendetta ucraina oppure omicidio maturato in ambienti russi?

La pista che porta a Kiev non è però l'unica. Oltre a essere stato comandante del Krasnodar, Rzhitskiy da diversi mesi era vice capo per le operazioni di mobilitazione nella regione di cui Krasnodar è capoluogo. Dunque, potrebbe anche essersi trattato del gesto di coscritti che non volevano arruolarsi per andare a combattere in Ucraina.

Ad alimentare il giallo anche le dichiarazioni del padre e di un amico della vittima, secondo cui Rzhitskiy ha lavorato dal 2021 in poi negli uffici di Sebastopoli e non è mai salito su un sottomarino dall'inizio della guerra. Secondo questa ricostruzione, l'ufficiale di marina quindi non può essere responsabile del bombardamento di Vinnytsia.

"Mio figlio - ha dichiarato il genitore sul canale Telegram Baza - aveva chiesto di essere messo in congedo nel dicembre del 2021 e da allora, in attesa che venisse accettata la sua domanda, aveva lavorato nel quartier generale della flotta del Mar Nero a Sebastopoli, ma non era più stato in mare. La sua domanda era stata accettata nell'agosto del 2022, il mese dopo che un bombardamento sulla città ucraina di Vinnitsa aveva provocato 27 morti".

Chi è Stanislav Rzhitsky, l'ufficiale russo assassinato mentre faceva jogging. Stefano Piazza su Panorama il 12 Luglio 2023

Criminale di guerra, nella lista nera dell'Ucraina, sarebbe stato intercettato attraverso un'app che monitora i percorsi durante la corsa.

Gli hanno sparato sette volte alla schiena e al petto

Stanislav Rzhitsky, 56 anni, criminale di guerra russo, responsabile del lancio dei missili da crociera Kalibr e vice capo della mobilitazione per la città di Krasnodar, è stato ucciso lunedì 10 luglio intorno alle 6.00 mentre faceva jogging vicino al complesso sportivo «Olymp» a Krasnodar. Rzhitsky era anche noto per aver lanciato missili da crociera contro l'Isis durante le precedenti operazioni russe in Siria. Gli hanno sparato sette volte alla schiena e al petto. L'assassino è riuscito a fuggire e non è stato identificato, tuttavia, i servizi segreti russi da ore stanno torturando Serhiy Denisenko, padre di sei figli ed ex capo della Federazione ucraina di Karate Shotokan-Do che è stato scelto per il ruolo di «colpevole». L'esecuzione di Rzhitsky è stata certamente pianificata in maniera meticolosa e per un lungo periodo di tempo, in quanto il killer conosceva il suo percorso e ha evitato accuratamente tutte le telecamere di sorveglianza della zona. Chi era Stanislav Rzhitsky? Era il comandante del sottomarino Krasnodar, dotato di missili da crociera Kalibr ed è stato uno dei suoi missili da crociera a uccidere 27 civili innocenti nell'attacco con missili da crociera Kalibr a Vinnitsa il 14 luglio 2022. Le autorità russe sono certe che il killer sia stato inviato dai servizi segreti ucraini e ritengono che Rzhitsky sia stato rintracciato dal suo assassino grazie all’app Strava. Ma di che cosa si tratta? Come scrive l’azienda produttrice: «Strava è un software come servizio freemium per il tracciamento GPS dell'attività fisica per ciclismo, corsa, camminata e nuoto. Gli utenti possono registrare le performance della loro attività fisica e caricare i dati statistici di velocità, altitudine e battito cardiaco». Da quanto sta emergendo Rzhitsky avrebbe lasciato la sua pagina Strava aperta al pubblico: si vedeva il percorso che prendeva spesso e per il suo killer è stato semplicissimo programmare tutte le mosse. Come detto, Rzhitsky è stato colpito alla schiena e al petto, con sette proiettili sparati da una pistola Makarov ed è morto sul posto. La direzione principale dell'intelligence ucraina ha confermato che Rzytskyi è stato ucciso in una circostanza che alimenta il sospetto che si sia trattato di un omicidio per vendetta. Ma il capo dell’intelligence ucraina Kyrylo Budanov ha affermato che «l'Ucraina non è coinvolta nell'omicidio». Il The Sun riporta un post su Telegram nel quale un utente afferma: «A causa delle forti piogge, il parco era deserto, quindi non ci sono testimoni che possano fornire dettagli o identificare l'aggressore». La morte dei bambini nel luglio 2022 Tra le vittime del bombardamento missilistico del 14 luglio 2022 c'era la bambina di quattro anni Liza Dmitrieva che si trovava nel suo passeggino. La bambina è stata dilaniata dall’esplosione mentre la madre Irina ha riportato orribili ferite. La first lady ucraina Olena Zelenska conosceva la piccola Liza, una delle tre bambine brutalmente uccise nel bombardamento russo. La morte di Stanislav Rzhitsky arriva dopo la morte avvenuta a Berdiansk sul Mar d'Azov del tenente generale Oleg Tsokov, già sanzionato dalla Gran Bretagna e dall'UE per il suo ruolo nella guerra di contro l'Ucraina. Un altro generale è stato assassinato Un funzionario ucraino ha detto questa mattina che il generale 51enne, sposato e padre di due figli «è stato liquidato dalle forze armate di Kiev» senza però spiegare come si sono svolti i fatti. Pare sia stato ucciso a Berdiansk, un porto strategicamente importante sul Mar d'Azov, che è stato attaccato pesantemente nelle ultime settimane dagli ucraini che hanno schierato missili Storm Shadow forniti dal Regno Unito che hanno una gittata di 155 miglia. Gli omicidi Stanislav Rzhitsky e Oleg Tsokov non sono che due degli omicidi misteriosi avvenuti in Russia dall’inizio della guerra. Prima di loro il propagandista e blogger di guerra Maksim Fomin, noto come Vladen Tatarsky, era morto in un bar di San Pietroburgo lo scorso 2 aprile dopo che una statuetta che gli era stata consegnata da una ragazza gli è esplosa tra le mani. Clamoroso invece l’omicidio di Dar'ja Dugina, figlia del filosofo e politologo russo Aleksandr Dugin. La ventinovenne giornalista, analista politica e propagandista russa, è morta nell'esplosione della Toyota Land Cruiser che stava guidando di ritorno da un festival culturale la sera del 15 dicembre 2022 nei dintorni di Mosca. Delitti rimasti senza un vero colpevole.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 12 luglio.

Ucraina Russia, oggi il vertice Nato. Capo 007 russi rivela: «Ci siamo confrontati con la Cia sul futuro dell’Ucraina». Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 12 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di mercoledì 12 luglio. Il segretario della Nato: «Kiev mai così vicina all'Alleanza come ora». Il presidente ucraino: «Pronti a entrane nella Nato dopo la guerra». Mosca: «Le garanzie del G7 all'Ucraina violano la sicurezza russa»

• Oggi il secondo giorno del vertice Nato a Vilnius, in Lituania.

• Stoltenberg da Vilnius: «Kiev non è mai stata così vicina all'Alleanza».

• Zelensky: «Non cederemo alcun territorio in cambio dell’adesione alla Nato».

•Capo 007 russi rivela: «A fine giugno abbiamo discusso con la Cia il futuro dell’Ucraina».

•La Germania fornirà all'Ucraina nuovi missili Patriot.

• L’errore fatale del vertice Nato del 2008 (e quello che forse si farà in quello di Vilnius).

Ore 05:39 - Nyt, Casa Bianca valuta l’invio di missili Atacms

All’interno dell’amministrazione Biden sarebbe in corso una discussione sull’opportunità di inviare all’Ucraina missili a lungo raggio Atacms. Lo scrive il «New York Times» citando due funzionari americani e uno europeo nei giorni in cui si svolge il vertice Nato di Vilnius. Sinora gli Stati Uniti erano stati riluttanti all’invio di Atacms, a lungo richiesti da Kiev, sostenendo che la loro dotazione sinora piuttosto piccola e che il Pentagono li ha sinora preferito dispiegarli in altre regioni, come la penisola coreana.

Ore 06:35 - Kiev, distrutti droni russi in spazio aereo capitale

Le forze ucraine hanno abbattuto tutti i droni russi avvistati la scorsa notte nello spazio aereo attorno a Kiev. Lo scrive su Telegram il capo dell'amministrazione militare della capitale, Sergey Popko: «Il nemico ha effettuato un altro attacco aereo sulla capitale. Ha nuovamente utilizzato droni Shahed. Dopo più di una settimana di pausa, il nemico ha lanciato droni iraniani a Kiev per il secondo giorno in di fila. Il raid aereo è continuato per oltre 2 ore. Tutti i bersagli nemici nello spazio aereo intorno a Kiev sono stati rilevati e distrutti dalle forze e dai mezzi della nostra difesa aerea».

Ore 06:37 - Bombe russe sulla regione di Sumy, colpiti 8 villaggi

Le forze russe hanno bombardato ieri otto comunità lungo il confine della regione di Sumy, provocando 225 esplosioni: lo ha reso noto l'Amministrazione militare regionale su Facebook, come riporta il «Kyiv Independent». In particolare, i russi hanno colpito i villaggi di Bilopillia, Esman, Khotin, Velyka Pisarivka, Hlukhiv, Druzhbiv, Shalyhyne e Krasnopillia. In quest'ultima comunità sono stati danneggiati edifici civili, mentre a Khotin è stata danneggiata una linea elettrica. L'amministrazione non ha segnalato feriti o vittime tra i civili.

Ore 07:09 - Kuleba: «Già soddisfatte tutte le condizioni per l’adesione alla Nato»

Tutti i presupposti per l’ammissione dell’Ucraina alla Nato sono gia’ stati soddisfatti, e la questione potrebbe essere risolta rapidamente se solo dall’alleanza giungessero indicazioni precise in merito alle tempistiche per l’estensione di un invito formale a Kiev. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, nel corso di una intervista concessa a «Bloomberg Television» a margine del vertice della Nato a Vilnius, in Lituania. Secondo Kuleba, le decisioni assunte dalla Nato durante la prima giornata del vertice «accorciano il nostro percorso verso l’ingresso» nell’alleanza. Tuttavia - ha avvertito Kuleba - il rapporto tra la Nato e il Paese, e in particolare il tema dell’adesione, «non dovrebbero restare a lungo in un limbo». Kiev intende continuare a lavorare con i membri della Nato su un calendario per l’adesione: «Piu’ breve sara’, meglio sara’ per tutti», ha avvertito il ministro.

Ore 07:58 - Lavrov: guerra non si ferma perché Occidente vuole dominare Mosca

Lo scontro armato in Ucraina continuerà fino a quando l’Occidente non rinuncerà ai piani per dominare e sconfiggere Mosca, ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista al quotidiano indonesiano Kompas. L’obiettivo dell’«Occidente guidato dagli Stati Uniti» è rafforzare la sua egemonia globale, ha dichiarato Lavrov, arrivato a Jakarta per partecipare al vertice dell’Asia orientale e al forum regionale dell’Asean. «Perché lo scontro armato in Ucraina non finisce? La risposta è molto semplice: continuerà fino a quando l’Occidente non rinuncerà ai suoi piani per preservare il suo dominio e superare il suo desiderio ossessivo di infliggere alla Russia una sconfitta strategica per mano dei suoi burattini di Kiev», si legge nella trascrizione dell’intervista pubblicata sul sito del ministero degli Esteri russo. «Per il momento, non ci sono segnali di cambiamento in questa posizione», ha concluso Lavrov.

Ore 07:59 - Stoltenberg: «Bene partnership Giappone, sicurezza è globale»

«Apprezziamo molto la partnership con il Giappone. Ho affermato molte volte che ciò che accade in Asia è importante per l’Europa. E quello che accade in Europa lo è per l’Asia. Ciò dimostra che la sicurezza non è regionale, la sicurezza è globale ed è dimostrato dalla guerra in corso in Ucraina che ha ramificazioni globali. Siamo estremamente grati per il vostro forte sostegno all’Ucraina». Lo ha detto il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in un punto stampa con il premier giapponese, Fumio Kishida, al suo arrivo al vertice di Vilnius.

Ore 08:14 - Michel: «Ue pronta a fornire garanzie di sicurezza»

«Lavoriamo per fare dell’Ue un fornitore di sicurezza, in pieno coordinamento con la Nato. Vogliamo essere estremamente uniti: siamo pronti a fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina e a partecipare a tutti gli sforzi» per aiutare Kiev a resistere contro l’invasore russo. Lo dice il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, arrivando a Vilnius per il secondo giorno del summit della Nato.

Ore 08:40 - Biden: «Abbiamo radunato il mondo per sostenere l’Ucraina»

«Siamo a un punto di massima unità tra gli alleati dopo il vertice Nato, abbiamo radunato il mondo per sostenere il popolo ucraino»: sarebbero queste le parole che il presidente Usa Joe Biden intenderebbe affermare a conclusione del summit di Vilnius secondo un funzionario della Casa Bianca. Lo riporta il Guardian. Biden sottolineerà che «è importante basarsi su questa unità per affrontare altre sfide importanti, come il cambiamento climatico, le tecnologie emergenti e le minacce all’ordine internazionale».

Ore 08:52 - Von der Leyen: «70 mld dati a Kiev, ora 1 mln di munizioni»

«Abbiamo sostenuto l’Ucraina negli ultimi 16 mesi, mentre questa guerra infuriava intensamente, sia finanziariamente, mobilitando un sostegno finanziario di 70 miliardi di euro, dando rifugio a 4 milioni di ucraini, e abbiamo consegnato attrezzature militari. Proprio questa settimana l’Unione europea ha deciso di aumentare la produzione di munizioni, che sono molto necessarie. L’obiettivo è avere 1 milione di munizioni entro i prossimi 12 mesi». Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al suo arrivo al vertice Nato di Vilnius. «Sono più di 500 giorni di un’orribile guerra che la Russia ha scatenato contro la sua pacifica vicina Ucraina. Più di 500 giorni di sofferenza per il popolo ucraino, ma anche più di 500 giorni di pressante resilienza e coraggio del popolo ucraino. E siamo qui anche per mostrare molto chiaramente e inviare un messaggio che l’Unione europea è dalla parte dell’Ucraina», ha ricordato.

Ore 09:02 - Tajani: «Ucraina ella Nato? Decisione c’è, ma a fine conflitto»

«L’Ucraina nella Nato? La decisione di fatto c’è, il problema è quando. Certamente non con la guerra in corso, questo comporterebbe dei rischi. Noi vogliamo lavorare per la pace con sostegni di tutti i tipi, sosteniamo tutte le iniziative di pace». Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ospite di Rtl 102.5. «C’è un primo passo verso l’adesione dell’Ucraina, ma si deve evitare una escalation con la guerra in corso», ha aggiunto.

Ore 09:13 - Zelensky: «Voglio essere su stessa lunghezza d’onda con tutti, discuteremo con partner Nato»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky arriva a discutere con i leader della Nato nella seconda giornata del summit di Vilnius con l’intenzione di essere «sulla stessa lunghezza d’onda» con tutti i «partner» della Nato. Lo dice lo stesso Zelensky, prima di entrare alla Litexpo, il complesso fieristico alla periferia della capitale lituana dove si riunisce il summit, usando toni diversi rispetto al tweet di ieri pomeriggio. «In agenda oggi - dice Zelensky - abbiamo tre questioni prioritarie. La prima sono i pacchetti di armi, nuovi pacchetti di armi per sostenere il nostro esercito sul campo di battaglia. La seconda è l’invito nella Nato e noi vogliamo essere sulla stessa lunghezza d’onda con tutti». «Oggi quello che sentiamo e capiamo è che avremo questo invito, quando le misure di sicurezza lo permetteranno: voglio discutere con i nostri partner di tutte queste cose. La terza cosa di cui si parlerà oggi e per le quali intendo battermi sono le garanzie di sicurezza sulla strada verso la Nato», conclude prima di entrare nella sala, senza prendere domande dai cronisti.

Ore 10:00 - Esplosioni, spari e un incendio a Sebastopoli, in Crimea

Esplosioni e sparatorie in contemporanea in diverse zone di Sebastopoli, città della Crimea, la penisola annessa unilateralmente dalla Russia nel 2014. Lo riporta Rbc-Ucraina citando il canale Telegram Chp/Sevastopol che riferisce anche di un incendio scoppiato in mattinata.

Ore 10:05 - Kiev: «Successi in due direzioni verso Bakhmut»

e forze ucraine stanno conducendo operazioni di offensiva a nord e sud di Bakhmut e rivendicano successi in due direzioni. «Nelle direzioni di Bila Hora-Andriivka e Bila Hora-Kurdiumivka (le forze ucraine) hanno ottenuto un certo successo, si stanno trincerando nelle posizioni raggiunte», ha detto Andriy Kovaliov, portavoce dello stato maggiore ucraino, citato da Ukrinform.

Ore 10:13 - 007 Gb: «Surovikin messo da parte dopo rivolta della Wagner»

L’intelligence britannica cita nuovi elementi a favore della tesi che il generale Sergei Surovikin, comandante in capo delle forze aerospaziali russe, sia stato messo da parte dopo la fallita rivolta della Wagner del 24 giugno. Il 10 luglio, il capo di Stato maggiore russo, Valery Gerasimov, è apparso per la prima volta in tv dalla rivolta Wagner, ricorda il bollettino giornaliero dei servizi di Londra. In questa occasione, Gerasimov ha partecipato a un briefing in collegamento video con il colonnello-generale Viktor Afzalov, capo di stato maggiore delle forze aerospaziali. Afzalov è il vice di Surovikin ed è in carica da quattro anni, ma quella del 10 luglio è probabilmente la sua prima apparizione pubblica insieme a Gerasimov. «Non è chiaro dove si trovi Surovikin, e la presenza di Afzalov dà maggior peso all’ipotesi che Surovikin sia stato messo da parte dopo l’ammutinamento». Considerato vicino alla Wagner, Surovikin non è più stato visto in pubblico dal 24 giugno, mentre sono circolate voci non confermate che sia stato arrestato.

Ore 10:32 - Zelensky: «Iniziato l'incontro con Sunak, novità in arrivo»

Dopo il bilaterale con il cancelliere tedesco Olaf Scholz a Vilnius, è iniziato l'incontro di Zelensky con il primo ministro britannico Rishi Sunak. Lo scrive su Twitter il presidente ucraino Aggiungendo: «I nostri negoziati migliorano sempre la sicurezza globale! Altre novità in arrivo».

Ore 10:43 - Kuleba: «Gli F-16 ucraini voleranno il prossimo inverno»

L'addestramento dei piloti ucraini all'uso degli F-16 dovrebbe iniziare i primi di agosto o al massimo i primi di settembre e parallelamente avranno inizio le procedure legali e le preparazioni tecniche per il trasferimento dei caccia americani. «Penso quindi che alla fine del primo trimestre del prossimo anno i primi F-16 voleranno sui cieli ucraini, se tutto andrà secondo il programma»: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, come riporta Rbc-Ucraina.

Ore 10:52 - Zelensky: «La Germania ci fornirà altri missili Patriot»

Con il cancelliere tedesco Olaf Scholz a Vilnius è stato raggiunto un accordo per un'ulteriore fornitura di missili antimissile Patriot con relativi lanciatori all'Ucraina, secondo quanto scrive il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sul suo canale Telegram. «C'è un accordo per ulteriori lanciatori e missili Patriot dalla Germania. Questo è molto importante per proteggere la vita in Ucraina dal terrore russo. Sono grato per la disponibilità della Germania a sostenere a lungo termine l'Ucraina e la nostra difesa della libertà», scrive Zelensky.

Ore 11:05 - Kiev: «Firmato accordo con Svezia su scambio intelligence

«L'Ucraina e la Svezia hanno firmato un accordo sullo scambio e la protezione reciproca di informazioni classificate. La fiducia è la pietra angolare di una forte partnership. E l'accesso alle informazioni è la chiave del successo», ha scritto su Twitter il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov annunciando l'accordo sullo scambio con Stoccolma di informazioni classificate.

Ore 11:16 - Isw: l'omicidio Rzhitsky forse legato a protesta contro mobilitazione

L'omicidio del capitano Stanislav Rzhitsky a Krasnodar «potrebbe essere associato al continuo scontento per la mobilitazione». Lo scrive l'Institute for the Study of War (Isw), dopo che il militare russo è stato ucciso il 10 luglio a colpi di pistola mentre faceva jogging in un parco della città russa. Rzhitsky è stato comandante del sottomarino russo Krasnodar e sarebbe stato coinvolto nell'attacco con missili Kalibr che nel luglio 2022 provocò 27 morti nella città ucraina di Vinnytsia. Per questo blogger militari russi hanno ipotizzato, senza prove, che sia stato ucciso in un'operazione organizzata dagli ucraini. Ma Rzhitsky era anche il vice capo per la mobilitazione nella città di Krasnodar. E l'Isw ricorda che c'è già stato un tentativo di assassinare il capo di un ufficio di reclutamento a Irkutsk dopo l'avvio della mobilitazione parziale lo scorso settembre. L'omicidio di Rzkitsky «potrebbe essere associato al continuo scontento per la mobilitazione anche se l'Isw non può al momento identificare in maniera definitiva le motivazioni dietro il suo assassinio», scrive il think tank americano.

Ore 11:29 - Zelensky vede Albanese e Rutte

Dopo aver incontrato l'ex primo ministro olandese Mark Rutte, come ha scritto Zelensky su Twitter, il presidente ucraino ha visto il premier australiano. Lo ha comunicato sempre con un cinguettio, scrivendo: «Ho iniziato un incontro con l'Australia. Con il primo ministro australiano Anthony Albanese discuteremo del pacchetto di difesa per l'Ucraina. Grazie per il sostegno».

Ore 11:43 - Kiev: «La munizioni a grappolo cambieranno le regole del gioco»

Il ministro della Difesa ucraino, Oleksyi Reznikov, citato da Rnc-Ucraina, ha detto che le munizioni a grappolo promesse dagli Usa «cambieranno le regole del gioco» della guerra «per la liberazione dei nostri territori temporaneamente occupati». Secondo lui le regole sono già state modificate con la consegna di proiettili d'artiglieria da 155 millimetri e da vari tipi di missile a lunga gittata, ma ha ribadito l'impegno a usare questo tipo di arma limitatamente alle aree non urbane e solo sul territorio dell'Ucraina. Reznikov ha respinto la disapprovazione di alcuni Paesi e gruppi umanitari sull'uso delle controverse munizioni a grappolo, messe al bando da molti Paesi nel mondo, ma ampiamente utilizzate da Mosca in questa guerra, secondo Kiev.

Ore 11:59 - Mosca: «Putin andrà in Cina, le date saranno definite»

Una visita del presidente russo Vladimir Putin in Cina è in agenda ma le date saranno definite in seguito: lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, citato dalla Tass.

Ore 12:00 - Mosca: «Le garanzie del G7 a Kiev violano la sicurezza russa»

Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha dichiarato che «le garanzie di sicurezza offerte dai Paesi del G7 all'Ucraina violano la sicurezza della Russia». Lo riporta l'agenzia Interfax.

Ore 12:08 - Stoltenberg a Zelensky: «L'Ucraina vicina alla Nato mai come ora. Oggi incontro alla pari, domani da alleati»

«Caro Volodymyr, è un onore averti qui al summit Nato: quando Putin ha invaso l'Ucraina ha sottostimato il coraggio del popolo ucraino e la determinazione della leadership ucraina, ma anche l'unità della Nato. Il summit di Vilnius marca l'inizio di una nuova relazione con l'Ucraina. L'Ucraina è vicina alla Nato come mai prima d'ora». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in conferenza stampa con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Sottolineando: «Oggi ci incontriamo — nel Consiglio Nato-Ucraina — alla pari e non vedo l'ora che potremo incontrarci da alleati».

Ore 12:19 - Zelensky: «Pronti ad entrare nella Nato dopo la guerra»

«Dai colloqui di oggi capisco che le condizioni necessarie per l'ingresso nella Nato saranno raggiunte quando ci sarà la pace in Ucraina». Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in conferenza stampa con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. «Capiamo che alcuni hanno paura di parlare di membership ora perché nessuno vuole una guerra mondiale ed è comprensibile. Ma abbiamo bisogno di avere segnali», ha aggiunto Zelensky.

Ore 12:44 - «Putin ordina il ritiro», fake news trasmessa a Kursk da hacker ucraini

«Putin ha firmato un decreto sulla cessazione delle operazioni militari, il ritiro dei russi dall'Ucraina e la creazione di un'area smilitarizzata nelle zone di confine»; questa la fake news trasmessa sul canale Avtoradio Kursk, un'emittente russa che trasmette nell'omonima regione russa, grazie all'operato di alcuni hacker ucraini. Lo scrive sul suo canale Telegram il consigliere per la sicurezza ucraino Anton Gerashchenko. «Ottimo lavoro dei cyber guerriglieri che hanno hackerato l'etere. Ci auguriamo che presto tali dichiarazioni (quando saranno vere, ndr) vengano ascoltate su tutte le stazioni radio russe e senza hacking», conclude il messaggio.

Ore 13:02 - Sunak d'accordo con Zelensky: le garanzie del G7 non bastano

Le garanzie di sicurezza promesse dal G7 all'Ucraina a margine del vertice Nato di Vilnius sono «importanti», ma «non possono sostituire» l'adesione di Kiev all'Alleanza Atlantica. È l'opinione concorde di Volodymyr Zelensky e del primo ministro britannico Rishi Sunak, certificata da una nota di Downing Street diffusa oggi dopo un faccia a faccia. Nell'incontro si è parlato di «progressi nella controffensiva» contro le forze russe e del «nuovo pacchetto» di aiuti militari annunciati da Londra. Quanto alle garanzie del G7, i due leader le hanno citate come un punto di partenza su cui «costruire» altro «quanto prima possibile».

Ore 13:16 - Zelensky con Macron: dalla Francia nuove attrezzature per lo sminamento

Zelensky ha incontrato anche il presidente francese Macron, come ha scritto lo stesso presidente ucraino su Twitter, con il quale ha parlato della situazione sul campo di battaglia e di un ulteriore aiuto per la difesa di Kiev che comprenderà anche attrezzature per lo sminamento.

Ore 14:08 - Garanzie G7 a Kiev: gli asset russi congelati per pagare i danni

Il G7 «ribadisce che, coerentemente con i nostri rispettivi ordinamenti giuridici, i beni sovrani della Russia nelle nostre giurisdizioni rimarranno immobilizzati fino a quando la Russia non pagherà per i danni causati all'Ucraina». Lo si legge nella dichiarazione del G7 vista dall'Ansa. «Riconosciamo la necessità d'istituire un meccanismo internazionale per la riparazione dei danni, delle perdite o delle lesioni causate dall'aggressione russa ed esprimiamo la nostra disponibilità ad esplorare le opzioni per lo sviluppo di meccanismi appropriati».

Ore 14:28 - Zelensky: «La cooperazione con la Nato colmerà il deficit della sicurezza»

«La sicurezza è in evidente deficit in questo momento, e la cooperazione di tutti i partner qui a al vertice della Nato sicuramente colmerà il deficit di sicurezza». Così il presidente ucraino su Twitter. «L'Ucraina è e sarà sempre un donatore della nostra sicurezza comune. La sicurezza è il nostro compito principale al vertice Nato, a mio avviso, in tutti i nostri incontri e in tutte le nostre comunicazioni».

Zelensky ha poi aggiunto con un altro commento: «L'abile uso di armi della Nato da parte dei nostri guerrieri ha già dimostrato che la democrazia globale è più forte di qualsiasi minaccia terroristica contro di noi. Allo stesso tempo, anche nel mezzo di una guerra su larga scala con la Russia, l'Ucraina continua le riforme - e nel quadro del nostro percorso di integrazione nell'Ue è stato chiaramente definito cosa esattamente dobbiamo fare, e lo stiamo facendo. Apprezziamo quindi molto il riconoscimento che il MAP non è necessario».

Ore 14:34 - Sullivan: l'ingresso dell'Ucraina nella Nato? Significava guerra con la Russia

Intervistato dalla Cnn, il Consigliere di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha dichiarato che l'ingresso dell'Ucraina nella Nato in questo momento avrebbe significato la guerra con la Russia. Il Presidente americano Joe Biden spiegherà a Zelensky, nel loro incontro in programma oggi, il motivo della decisione della Nato sulla membership dell'Ucraina.

Ore 14:39 - Erdogan ha incontrato il premier greco a Vilnius

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha convenuto con il premier greco Kyriakos Mitsotakis che «il clima positivo formatosi nelle relazioni bilaterali negli ultimi mesi abbia continuità e coerenza». I due leader si sono incontrati a margine del vertice Nato di Vilnius in Lituania. «Hanno sottolineato che si aspettano contatti più frequenti a tutti i livelli che puntino a costruire un clima di fiducia e le condizioni che porteranno al miglioramento delle relazioni tra Turchia e Grecia», fa sapere Ankara.

Ore 15:34 - Biden: «Il G7 si impegna a fornire sicurezza a lungo termine a Kiev. L'Ucraina sarà nella Nato»

«Siamo tutti d'accordo che il futuro dell'Ucraina è nell'Alleanza» e la dichiarazione del G7 garantisce «il nostro impegno per il futuro». Lo ha detto il presidente americano Joe Biden a conclusione del primo incontro del Consiglio Nato-Ucraina a Vilnius. «Zelensky e io abbiamo parlato delle garanzie che possiamo stabilire nell'attesa» e «oggi i membri del G7 dichiarano che il nostro sostegno durerà a lungo nel futuro», ha affermato.

Ore 15:51 - Ministro della Difesa inglese: «Kiev sia grata, non siamo Amazon»

Secondo il ministro della Difesa inglese Ben Wallace, intervenuto di fronte ai giornalisti presenti al vertice Nato di Vilnius, Kiev dovrebbe apparire «più grata per il sostegno militare occidentale e non trattare gli alleati come Amazon». E ha aggiunto: «Che ci piaccia o no, la gente vuole vedere gratitudine. A volte chiedi ai paesi di rinunciare alle proprie scorte (militari, ndr). Sai, non siamo Amazon».

Ore 16:15 - Meloni: «Senza adeguate garanzie di sicurezza per l'Ucraina è difficile arrivare alla pace»

«Senza adeguate garanzie di sicurezza per l'Ucraina è difficile arrivare alla pace. Un tema propedeutico a favorire un processo di Pace. Come Italia abbiamo sostenuto l'ingresso dell'Ucraina nell'Ue. In questo vertice sono stati fatti passi avanti per l'ingresso di Kiev anche nella nato, pur ribadendo che entrerà quando le condizioni lo permetteranno».

«Viviamo in un mondo nel quale le guerre sono sempre più ibride. La nostra libertà ha un costo. E questo va ricordato a quelli che dicono che dobbiamo smobilitare e denunciano certe ingerenze devono capire che le due cose non stanno insieme».

«Anche questo vertice è riuscito a ribadire una delle certezze che abbiamo avuto. In questo tempo che è l'unità dell'Alleanza atlantica, che è la determinazione di tutti gli alleati a difendere i propri valori, a difendere le regole del diritto internazionale senza le quali nessuno di noi sarebbe al sicuro. E chiaramente difendere il diritto internazionale, difendere la sicurezza comune è anche il modo migliore che abbiamo per difendere la sicurezza dei nostri cittadini». Lo ha affermato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa al termine del vertice Nato a Vilnius.

«Il prossimo anno ospiteremo il G7 e sarà un'occasione in cui interpretare un ruolo di primo piano anche nelle ricostruzioni. Lavorare sulla ricostruzione dell'Ucraina è anche scommettere su un futuro di pace».

Ore 16:25 - Meloni: «Soddisfatta del vertice Nato»

«Sono soddisfatta del vertice perché abbiamo preso tutti insieme decisioni importanti e non scontate, e del modo in cui riusciamo a far capire quanto siano importanti i nostri punti di vista nell'interesse della coalizione. Parlando con il segretario Stoltenberg sottolineava quanto fosse importante concentrarsi sul fianco Sud che è un problema dell'intera alleanza, non solo italiano o europeo. Rispetto all'attenzione che veniva data prima, c'è una consapevolezza maggiore sul tema e credo che lo si debba all'Italia».

Ore 16:30 - Meloni: «Leadership Stoltenberg ferma ed equilibrata »

Faccio le mie «congratulazioni al primo ministro della Lituania, che incontrerò a breve in un bilaterale, l'ultimo impegno che avrò in questo vertice, voglio congratularmi con il segretario Stoltenberg anche per la proroga del suo mandato che racconta l'eccezionalità del momento ma anche di una leadership ferma ed equilibrata». Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni a termine del vertice Nato di Vilnius.

Ore 17:10 - Sunak: «Gratitudine di Kiev? E' stata espressa molte volte»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso gratitudine in diverse occasioni. Ad affermarlo è stato il premier Rishi Sunak, in conferenza stampa a Vilnius, commentando - su richiesta dei giornalisti - le dichiarazioni del ministro della Difesa Ben Wallace. «Il presidente Zelensky ha ripetutamente espresso la sua gratitudine a me, al popolo britannico e anche ad altri alleati. Lo ha fatto in modo molto commovente in parlamento quando è stato nel Regno Unito all'inizio di quest'anno. Continua ad essere grato per il nostro sostegno e la nostra leadership, e l'accoglienza che abbiamo esteso a molte famiglie ucraine. Io so che lui e il suo popolo sono estremamente grati».

Ore 17:58 - Macron: «Russia fragile politicamente e militarmente»

La Russia è «fragile politicamente e militarmente» e dovrà confrontarsi con gli occidentali determinati a fornire un sostegno duraturo all'Ucraina. Lo ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron, parlando al termine del vertice Nato a Vilnius, in Lituania. Da parte loro, gli alleati hanno assunto un «impegno a lungo termine» per fornire sostegno militare a Kiev, ha assicurato Macron.

Ore 18:48 - Capo 007 russi rivela: «A fine giugno abbiamo parlato con la Cia del futuro dell’Ucraina»

Sergei Naryshkin, capo dell’intelligence russa all’estero ha dichiarato di essersi confrontato telefonicamente alla fine di giugno (subito dopo la rivolta fallita della Wagner) con William Burns, direttore della Cia, per discutere il futuro dell’Ucraina.

La Cia non ha confermato le parole di Naryshkin. L’agenzia americana fino a questo momento ha sempre ribadito che qualsiasi decisione riguardi Kiev sarà sempre presa con il coinvolgimento dell’Ucraina.

Il vertice degli 007 russi ha parlato anche di negoziati, secondo quanto riporta la Tass, ma non in riferimento alla presunta telefonata con Burns. «A un certo punto le grandi potenze dovranno confrontarsi sulla gestione del conflitto e di come», aveva detto Naryshkin.

Il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak ha minimizzato affermando che l’intelligence russa non ha voce in capitolo sulla conduzione e i termini di una guerra che il suo esercito sta perdendo.

Ore 19:18 - Biden all’Università di Vilnius: «Europa sicura fondamentale per gli Stati Uniti »

«L’idea che gli Stati Uniti possano prosperare senza un’Europa sicura non è ragionevole, per questo continueremo a muoverci nella stessa direzione, senza cambiare le nostre azioni, differentemente da quanto potesse sperare il Cremlino. Vogliamo una pace giusta». Lo ha detto il presidente Joe Biden nel discorso che ha tenuto all’Università di Vilnius.

«Putin ha fatto una scommessa sbagliata. Sperava che il supporto a Kiev sarebbe finito, invece per noi resta fondamentale sostenere il popolo e l’esercito ucraino». Ha aggiunto il Presidente Usa nel suo intervento nel cortile dell’università di Vilnius. «Difenderemo la libertà oggi, domani e per quanto serve».

Ore 19:27 - Attacco russo nella regione di Zaporizhzhia. Arma non identificata

L’esercito russo ha lanciato un attacco sulla regione di Zaporizhzhia. Secondo il capo dell’amministrazione militare regionale Yuriy Malashko, 18 persone sono rimaste ferite, di cui 9 donne, 3 uomini e 6 bambini.

Come riporta Ukrinform, il primo vicesindaco di Zaporizhzhia Oleksandr Vlasiuk, ha osservato che l’arma con cui il nemico ha attaccato la città è attualmente sconosciuta. «Al momento sono in corso azioni investigative, si sta studiando il relitto dell’oggetto militare ancora sconosciuto», ha detto Vlasiuk.

Ore 19:39 - Zelensky: «Non cederemo territori in cambio dell’adesione Nato»

«Non scambieremo mai nessuno status con nessuno dei nostri territori, anche se si tratta di un piccolo villaggio. Non rinunceremo ai nostri territori e non li scambieremo mai con nessun conflitto congelato, questo non accadrà mai». Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in conferenza stampa al termine del vertice Nato a Vilnius, in Lituania, commentando la possibilità che l’adesione alla Nato di Kiev possa essere usata come perno per negoziare con la Russia.

Ore 19:55 - Ministero Difesa russo: «Wagner ha ceduto suo arsenale all’esercito»

Il Ministero della Difesa di Mosca ha dichiarato che le truppe del Gruppo Wagner stanno completando la completa cessione del loro arsenale bellico all’esercito regolare russo. I soldati del gruppo dei mercenari hanno ottenuto il permesso di trasferirsi in Bielorussia, hanno spiegato dal ministero, ma solo a patto che le armi in possesso dei soldati, guidati da Prigozhin fino alla rivolta fallita del 24 giugno, fossero cedute alle milizie regolari.

Ore 20:08 - Attacco russo a Kherson. Colpita coppia di anziani

«L’esercito russo ha bombardato una casa a Kherson, in cui viveva una coppia di anziani». È quanto scrive in un messaggio Telegram il governatore della regione Oleksandr Prokudin: «Nella casa è scoppiato un incendio che, dopo essere stato spento, ha portato al ritrovamento del corpo del residente deceduto. Si trattava di un uomo di 81 anni. La moglie del defunto, 82 anni, è rimasta ferita».

Ore 20:15 - Stoccata del ministro inglese Wallace: «La Gran Bretagna non è Amazon»

Il ministro britannico della Difesa Ben Wallace, ha espresso delle parole polemiche nei confronti di Kiev e quella che ritiene una mancata riconoscenza per il sostegno offerto al Paese: «Il Regno Unito non è Amazon, quando si tratta di fornire armi all’Ucraina. Questa è una guerra nobile, ma a volte bisogna convincere alcuni parlamentari degli Stati Uniti. Bisogna convincere certi responsabili politici che in altri Paesi si chiedono se ne valga la pena» ha detto Wallace a margine del summit Nato.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribattuto: «Il popolo del Regno Unito ci ha sempre sostenuti. Noi gli siamo molto riconoscenti. Non so cosa abbia voluto dire».

Ore 20:44 - Biden: «Valuteremo missili a più lungo raggio per Kiev»

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden valuterà l’invio in Ucraina di missili a più lungo raggio di quelli mandati finora. Lo ha detto ai reporter dopo il suo intervento all’Università di Vilnius, come conferma lo staff al suo seguito.

Ore 20:52 - Lavrov: «Occidente ossessionato dallo sconfiggere Mosca. Vi rinunci»

«Perché lo scontro armato in Ucraina non si ferma? La risposta è semplice: continuerà fino a quando l’Occidente non rinuncerà ai suoi piani per il dominio e alla sua ossessione di voler infliggere una sconfitta strategica alla Russia attraverso il suo burattino a Kiev». A dichiararlo è stato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, criticando i Paesi occidentali per tutti i negoziati loro proposti e finora rifiutati.

Ore 21:15 - Biden: «L'incontro con Zelensky è andato molto bene»

L'incontro tra il presidente degli Usa, Joe Biden e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky «è andato molto bene». A riferirne è stato lo stesso Biden. «Abbiamo trascorso circa un'ora insieme e penso che siamo sulla strada giusta», ha affermato. «Abbiamo raggiunto ogni obiettivo che ci eravamo prefissati di raggiungere», ha proseguito, alludendo al summit. Ha poi aggiunto che il presidente ucraino ha capito che - dati gli impegni assunti nei confronti del suo Paese - «essere o meno nella Nato, ora, non è rilevante».

Ore 21:51 - Meloni invitata alla Casa Bianca per il 27 luglio

La visita di Giorgia Meloni alla Casa Bianca il 27 luglio sarà l'occasione per «riaffermare la forte relazione tra Stati Uniti e Italia». Meloni e Biden - afferma una nota della Casa Bianca - «discuteranno i nostri interessi strategici comuni, tra i quali l'impegno condiviso a continuare a sostenere l'Ucraina di fronte all'aggressione della Russia, gli sviluppi in Nord Africa e un più stretto coordinamento transatlantico per quanto riguarda la Cina». La premier e il presidente americano parleranno anche della prossima presidenza italiana del G7 nel 2024.

Ore 22:05 - Lavrov: «Nato tornato alla Guerra Fredda»

«Il vertice Nato a Vilnius ha mostrato che l’Alleanza è tornata agli schemi della Guerra Fredda». Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov come riportato dalla Tass aggiungendo che «Mosca studierà attentamente i risultati del vertice e risponderà alle minacce al meglio delle sue possibilità». Secondo il ministro degli Esteri, i Paesi Nato si sono impegnati a fornire armi a più lungo raggio all’Ucraina con l’obiettivo di prolungare la guerra di logoramento.

Ore 23:03 - Casa Bianca conferma Meloni a Washington il 27 luglio

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden riceverà la premier italiana Giorgia Meloni il 27 luglio. Lo conferma la Casa Bianca. «Questo incontro servirà a riaffermare la forte relazione tra Stati Uniti e Italia», ha detto in una nota la portavoce presidenziale americana Karine Jean-Pierre. Il presidente democratico e la premier italiana affronteranno interessi strategici comuni, tra cui l’impegno condiviso a continuare a sostenere l’Ucraina di fronte all’aggressione russa.

Ore 23:31 - Danimarca favorevole a fornire caccia F-16 all’Ucraina

La prima ministra danese Mette Fredriksen si augura che l’addestramento di piloti ucraini ad usare i cacciabombardieri «venga seguita da donazioni da parte nostra e degli altri Paesi di F-16» ha dichiarato.

La Danimarca e l’Olanda sono i due Paesi Nato alla guida del programma d’addestramento di piloti ucraini nell’uso dei caccia che partirà ad agosto. «Non si va lontano se non si è pronti anche a donare, a un certo punto» ha dichiarato Fredriksen in una conferenza stampa a Vilnius, durante il vertice Nato.

Ore 00:19 - Sirene antiaeree a Kiev e in altre sei regioni

Un allarme raid aereo è stato annunciato nella regione ucraina di Kiev e nella stessa capitale. Lo riporta l’agenzia Tass. Sirene antiaeree suonano anche nelle regioni di Dnipropetrovsk, Kirovograd, Mykolaiv, Poltava, Sumy e Chernihiv.

Ore 02:21 - Attacco aereo su Kiev, una vittima e quattro feriti

La difesa aerea ucraina è entrata in azione questa notte in seguito a un attacco con droni kamikaze lanciato dalle forze russe su Kiev. Il bilancio è di una persona morta e quattro feriti : la contraerea ucraina ha abbattuto un numero ancora imprecisato di missili e droni russi, i cui detriti hanno provocato danni a diversi edifici. Lo ha reso noto su Telegram il sindaco della capitale, Vitaly Klichko: «Nel distretto di Podilsky, durante le operazioni di spegnimento di un incendio in un condominio, è stato scoperto il corpo di una persona morta»,

Ore 03:02 - Zelensky: «Torniamo a casa con un buon risultato per il nostro Paese»

«Stiamo tornando a casa con un buon risultato per il nostro Paese e, cosa molto importante, per i nostri guerrieri. Un buon rafforzamento di armi»: lo scrive su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al termine del vertice della Nato tenuto a Vilnius, in Lithuania. «È molto importante: per la prima volta dall’indipendenza, abbiamo costituito una base di sicurezza per l’Ucraina nel suo cammino verso la Nato - prosegue Zelensky -. Si tratta di garanzie di sicurezza concrete, confermate dalle sette principali democrazie del mondo. Mai prima d’ora abbiamo avuto una tale base di sicurezza, e questo è il livello del G7».

«Su queste basi, costruiremo una nuova architettura giuridicamente vincolante di trattati bilaterali di sicurezza con i Paesi più potenti. E, cosa molto importante, in questi due giorni di vertice abbiamo messo a tacere ogni dubbio e ambiguità sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Entrerà!», prosegue il leader ucraino. «Per la prima volta, non solo tutti gli alleati sono d’accordo su questo punto, ma una maggioranza significativa nell’Alleanza sta spingendo con forza per questo. Mai prima d’ora le parole ”siete uguali tra pari” per l’Ucraina da parte di altri membri della Nato sono state così significative. Ora tutti capiscono che è un dato di fatto. Pari tra pari. E lo riaffermeremo definitivamente con la nostra vittoria. E con la nostra adesione alla Nato», ha sottolineato. «In precedenza, i governanti russi volevano avere un proprio recinto davanti alla porta della Nato. Abbiamo lasciato questa ambizione russa ai margini della storia europea, dietro il recinto della nostra unità in Europa e, più in generale, nel mondo libero. Sono grato a tutti coloro che hanno lavorato per l’unità a Vilnius», ha concluso.

Ore 03:35 - Ministro degli Esteri russo Lavrov: «Nessun colloquio di pace a luglio»

Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha smentito oggi indiscrezioni dei media secondo cui colloqui ufficiali per la pace in Ucraina potrebbero tenersi questo mese. «Non abbiamo ricevuto alcuna indicazione in merito. Ci sono ragioni per ritenere che si tratti di una fake news, considerando la persistente intenzione di Kiev e dei suoi referenti occidentali di inasprire le ostilità», ha affermato Lavrov in un’intervista al quotidiano online Lenta.ru. Lo riporta la Tass.

Lo scorso 26 giugno la televisione tedesca ARD ha riferito che il 24 giugno si è tenuto a Copenaghen un incontro internazionale sull’Ucraina «in condizioni di stretta segretezza» con la partecipazione di diplomatici dei Paesi occidentali, nonché di rappresentanti di Brasile, India, Cina e Sudafrica. La stessa tv ha affermato che colloqui ufficiali sulla soluzione di pace in Ucraina potrebbero tenersi a luglio.

 Ore 03:52 - Lavrov: «Occidente e Kiev rifiutano tutte le iniziative di pace»

La Russia condivide molte delle proposte dei suoi partner per una soluzione pacifica del conflitto ucraino, ma l’Occidente e Kiev rifiutano tutte le iniziative di pace: lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, in un’intervista al quotidiano online Lenta.ru. Lo riporta la Tass.

«Condividiamo molte proposte dei nostri partner. Per esempio, proposte come il rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, l’abbandono della mentalità da Guerra Fredda, la soluzione della crisi umanitaria, la garanzia di sicurezza delle centrali nucleari, la cessazione delle sanzioni unilaterali e il rifiuto di utilizzare l’economia globale per fini politici», ha affermato Lavrov. «Allo stesso tempo, dobbiamo prendere atto della completa riluttanza con cui i curatori occidentali del presidente ucraino Volodymyr Zelensky accolgono qualsiasi forma di de-escalation», ha aggiunto sottolineando che «il regime di Kiev rifiuta direttamente e immediatamente possibili negoziati sulla base di iniziative di pace proposte da Cina, Brasile e Paesi africani».

«La Russia mantiene la sua posizione sulle questioni necessarie per la risoluzione della situazione in Ucraina», ha assicurato il ministro: «La nostra posizione non è cambiata drasticamente. Siamo aperti al dialogo, ma saremo guidati dai nostri legittimi interessi e bilanceremo gli approcci a una possibile soluzione con la situazione sul campo».

La solitudine di Zelensky. Piccole Note (filo-Putin) il 12 Luglio 2023 su Il Giornale.

L’Ucraina non entra nella NATO ed entrerà, eventualmente, a guerra finita. Questo il risultato più importante del vertice di Vilnius, al di là delle dichiarazioni enfatiche del caso e dell’entusiasmo smodato per l’adesione della Svezia, peraltro scontata, che nulla cambierà negli equilibri globali (vedi Piccolenote).

il destino dell’Ucraina tra Biden e re Carlo

Il niet è stato ammorbidito da dichiarazioni di circostanza, come quella di un’adesione senza preliminari al momento opportuno e quella relativa alle garanzie di sicurezza extra-NATO che arriveranno anch’esse a tempo debito. Nella sostanza, Kiev è fuori.

Non poteva che essere così, l’adesione sarebbe stata de facto una dichiarazione di guerra alla Russia. Né la NATO poteva dare tempistiche certe, come da richiesta subordinata di Kiev, ché di certezze, con la guerra in corso, non ce ne sono.

Interessante, sul punto, l’articolo di M. K. Bhadrakumar su Indianpunchline, che spiega perché è importante che Biden si sia recato in Gran Bretagna prima di arrivare a Vilnius. La tappa serviva al presidente USA ad ammorbidire le velleità britanniche sul tema.

Come per l’invasione irachena, infatti, Londra sta spingendo al massimo per alimentare la guerra ucraina, da cui le pressioni per portare subito Kiev nella NATO. Secondo Bhadrakumar, Biden, nel suo tentativo di ammorbidire la furia albionica ha trovato un prezioso alleato nel re britannico, figura scialba ma alquanto pragmatica, che ha usato il suo potere di moral suasion per convincere i politici britannici a mollare la presa.

Una volta messa la museruola al pittbull inglese, il resto è risultato facile. E a Vilnius Zelensky si è trovato solo.

L’improvvido tweet di Zelensky

Purtroppo, il burattino, che in questo anno e mezzo si è mosso come fosse il padrone del mondo, ha pensato davvero di essere senza fili. E ha tuonato contro la decisione in un tweet di fuoco.

Il tweet, scrive il Washington Post, “ha sorpreso i politici presenti al vertice, dove Biden aveva sperato di condurre uno spettacolo di unità contro la Russia mettendo in evidenza la sua capacità di unire i partner globali, una componente chiave del suo programma in vista della rielezione”.

Con la sua intemerata, il presidente ucraino ha rovinato lo spettacolo. Tanto che i “componenti della delegazione degli Stati Uniti erano furiosi” per l’improvvida svelenata, come ha confidato al WP una fonte anonima.

Certo, la rottura sarà ricucita in un faccia a faccia tra i due presidenti perché lo show deve continuare, ma il fatto che più di una volta il burattino abbia fatto infuriare la Casa Bianca (NBC) ne rende alquanto precario il futuro.

Quanto avvenuto fa intravedere anche quanto sia aleatorio lo slogan “niente sull’Ucraina senza l’Ucraina” abusato in questo anno e mezzo e più volte ripetuto dallo stesso Biden. Se e quando l’America deciderà di chiudere la guerra, a Zelensky si chiederà semplicemente di essere conseguente. Altrimenti i fili del burattino verranno tagliati.

La telefonata Burns – Naryshkin

Ma il tristo destino di Zelensky corre in parallelo con l’altrettanto tristo destino della NATO, che a Vilnius ha dato un’ulteriore prova della sua vacuità. I leader ivi convenuti hanno prodotto l’usuale spettacolo di scarsa lucidità nell’affrontare il presente e sulle prospettive future, non avendo prodotto alcuna ipotesi realistica per porre fine alla guerra.

Si prosegue a fari spenti, in attesa che qualcuno tolga loro le castagne dal fuoco. Di interesse, a tale proposito, le dichiarazioni rilanciate alcune ore fa dalla Reuters del capo dell’intelligence straniera russa, Sergei Naryshkin, che ha rivelato un retroscena della conversazione telefonica con il capo della CIA William Burns.

Quest’ultimo aveva raccontato di aver contattato il suo omologo russo in occasione del pronunciamento del capo della Wagner Prigozhin di fine giugno per assicurare che gli Stati Uniti non avevano nulla a che fare con quanto stava accadendo.

Naryshkin ha spiegato che quello era un “pretesto”, aggiungendo che col capo della CIA “abbiamo pensato, ragionato su cosa fare con l’Ucraina” e non ha escluso un incontro de visu col collega americano (peraltro già avvenuto in precedenza, a conflitto aperto).

Dichiarazione inusuale per la Russia e per la sua intelligence, che predilige la riservatezza. Evidentemente era un segnale per dire al mondo che qualcosa di serio si sta muovendo. Speriamo.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 13 luglio.

Ucraina Russia, le notizie del 13 luglio sul conflitto. Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 13 Luglio 2023

• Gli F-16 arriveranno in Ucraina nei tempi stabiliti. Per il ministro degli Esteri russo i caccia mandati a Kiev sono come una minaccia nucleare. La risposta di Kuleba: «La Russia se ne faccia una ragione».

• Kiev: «Abbiamo ricevuto le bombe a grappolo dagli Usa».

• Ucraina nella Nato, la strategia dell’istrice per scoraggiare altre aggressioni russe.

• Capo 007 russi rivela: «A giugno discusso con la Cia il futuro dell’Ucraina».

• Meloni a Washington il 27 luglio.

Ore 05:00 - Lavrov: «Colloqui di pace a luglio? Fake news»

Non ci sarà alcun colloquio di pace tra Mosca e Kiev a luglio. In un’intervista al quotidiano online Lenta.ru. il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov smentisce le voci di una ripresa delle trattative. Le informazioni su possibili colloqui di pace sull’Ucraina a luglio sono false, poiché Kiev e i suoi responsabili occidentali continuano a seguire la strada dell’escalation delle ostilità, ha dichiarato Lavrov. Lo scorso 26 giugno la televisione tedesca ARD ha riferito che il 24 giugno si è tenuto a Copenaghen un incontro internazionale sull’Ucraina «in condizioni di stretta segretezza» con la partecipazione di diplomatici dei Paesi occidentali, nonché di rappresentanti di Brasile, India, Cina e Sudafrica. La stessa tv ha affermato che colloqui ufficiali sulla soluzione di pace in Ucraina potrebbero tenersi a luglio. «Non abbiamo ricevuto alcuna indicazione in merito. Ci sono ragioni per ritenere che si tratti di una fake news, vista la persistente intenzione di Kiev e dei suoi referenti occidentali di inasprire le ostilità», ha dichiarato Lavrov.

Ore 05:06 - Zelensky: «Torniamo a casa con un buon risultato per il nostro Paese»

«Stiamo tornando a casa con un buon risultato per il nostro Paese e, cosa molto importante, per i nostri guerrieri. Un buon rafforzamento di armi»: lo scrive su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al termine del vertice della Nato tenuto a Vilnius, in Lithuania. «È molto importante: per la prima volta dall’indipendenza, abbiamo costituito una base di sicurezza per l’Ucraina nel suo cammino verso la Nato - prosegue Zelensky -. Si tratta di garanzie di sicurezza concrete, confermate dalle sette principali democrazie del mondo. Mai prima d’ora abbiamo avuto una tale base di sicurezza, e questo è il livello del G7».

Ore 06:13 - Zelensky: «Nessun compromesso territoriale sulla Nato»

Il presidente ucraino Zelensky ha escluso la possibilità di qualsiasi compromesso sulla futura adesione di Kiev alla Nato nell’ambito di possibili negoziati con la Russia sui territori. Lo riporta Ukrainska Pravda. «Non scambieremo mai alcuno status per nessuno dei nostri territori, anche se si tratta di un villaggio in cui vive un nonno - ha detto Zelensky ieri al termine del vertice della Nato di Vilnius -. Non rinunceremo ai nostri territori e non li scambieremo mai con un conflitto congelato. Questo non accadrà mai. La mia posizione è chiaramente nota ai nostri partner», ha aggiunto.

Ore 06:39 - Attacco nella notte su Kiev, una vittima

Le autorità di Kiev hanno riferito di aver abbattuto una dozzina di droni russi nello spazio aereo della capitale dell’Ucraina nel corso della notte. Lo riporta il Kyiv Independent, sottolineando che i detriti di un drone sono caduti su edifici residenziali, causando incendi che hanno ucciso una persona e ferite almeno altre quattro. La facciata di un appartamento in un grattacielo è stata inoltre completamente distrutta in seguito agli attacchi.

Ore 06:43 - La gaffe di Biden: si rivolge a Zelensky chiamandolo «Vladimir»

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è stato protagonista ieri di un’altra delle sue gaffe: rivolgendosi all’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, durante un colloquio a margine del vertice della Nato in Lituania, l’inquilino della Casa Bianca ha infatti chiamato il suo interlocutore «Vladimir»: «Vladimir e io... Non dovrei essere così informale: il signore Zelensky e io, abbiamo discusso di che tipo di garanzie di sicurezza possano essere formulate quando sono stato in Ucraina e durante i nostri precedenti incontri», ha dichiarato Biden, accorgendosi in apparenza dell’errore commesso. La gaffe del presidente degli Stati Uniti è subito circolata sul web, dove diversi internauti hanno ricordato come quello di ieri non sia il primo errore in cui è incappato il presidente americano discutendo dell’Ucraina: durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione, lo scorso anno, Biden si era erroneamente riferito agli ucraini come «iraniani». Alcuni mesi più tardi, il presidente aveva dichiarato che le truppe russe si stavano ritirando da «Fallujah», città teatro di una cruenta battaglia durante la seconda guerra in Iraq: Biden si riferiva in realtà a Kherson, città dell’Ucraina sud-orientale temporaneamente occupata dalle forze russe.

Ore 07:09 - Kiev: 16 pezzi di artiglieria russi colpiti in 24 ore

Le forze ucraine hanno colpito nelle ultime 24 ore 16 pezzi di artiglieria russi in postazioni di tiro, quattro sistemi missilistici antiaerei e due postazioni per la guerra elettronica: lo ha reso noto lo Stato Maggiore delle forze armate di Kiev, come riporta Ukrinform. L’esercito ha inoltre confermato che nell’attacco della notte scorsa su Kiev i russi hanno usato droni Shahed di fabbricazione iraniana. Nelle ultime 24 ore, ha precisato, i russi hanno lanciato 15 di questi droni, 11 dei quali sono stati distrutti.

Ore 07:29 - Kiev: abbattuti 20 droni e 2 missili nella terza notte di attacchi

Le autorità ucraine affermano di aver abbattuto durante la notte 20 droni russi e due missili da crociera nella terza notte di attacchi a Kiev e ad altre regioni del Paese. «È stata un’operazione di difesa aerea di successo», ha detto il portavoce dell’aeronautica Yuriy Ignat. «Venti Shahed sono stati distrutti, ovvero tutti quelli lanciati sono stati abbattuti. Oltre a due missili da crociera Kalib», ha aggiunto.

Ore 07:30 - Capo 007 russi: «Col capo della Cia ho discusso sull’Ucraina»

Il direttore dei servizi di intelligence russi all’estero (Svr) Sergey Naryshkin ha confermato alla Tass di aver avuto una conversazione telefonica di circa un’ora con il capo della Cia, William Burns, alla fine di giugno. «Sì, in effetti, la conversazione è avvenuta alla fine del mese scorso», ha detto Naryshkin. «Il pretesto per una conversazione telefonica da parte del collega americano — ha proseguito — sono stati a mio avviso i fatti del 24 giugno», il giorno della rivolta della Wagner. Aggiungendo: «Mi sembra che questo fosse più un pretesto, perché la parte principale della conversazione era incentrata» sulla situazione in Ucraina. «Abbiamo pensato, ragionato su cosa fare con l’Ucraina», ha detto Naryshkin.

Ore 07:36 - Biden: «Nato più unita che mai». Lo scudo del G7 su Kiev

(di Paolo Valentino, inviato a Vilnius) Il vero vincitore è lui, Joe Biden. E può celebrare il suo successo da leader del mondo occidentale. Il capo della Casa Bianca chiude il vertice della Nato nella capitale lituana, con un discorso denso di retorica e visione. Parte dalla lode del genius loci, ricordando che «decenni di oppressione sovietica non hanno affievolito la fiamma della libertà a Vilnius». E arriva subito al nodo centrale: Putin ha sbagliato i suoi calcoli. «La Nato — dice Biden — è più forte, energica e più unita che mai. Putin pensava che si sarebbe divisa quando ha invaso l’Ucraina. Credeva che i leader democratici sarebbero stati deboli. Ha pensato male. Non ha capito chi siamo».

Ore 07:41 - Il punto militare | Kiev nella Nato, la strategia dell’istrice per scoraggiare altre aggressioni della Russia

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Ritorna la strategia dell’istrice: un’Ucraina bene armata in modo da «scoraggiare» la Russia dal lanciare future aggressioni perché sarebbe costoso. Per alcuni governi Nato è una strada più percorribile rispetto ad un’adesione piena di Kiev all’Alleanza. Ne sono convinti anche gli esperti di strategia che ricordano esempi, come Israele-Iran o le due Coree, ma anche il parallelo con Taiwan, sempre esposta al rischio di invasione da parte di Pechino e dunque impegnata a rafforzare le proprie difese. Indispensabili, secondo gli esperti, sono alcune condizioni, senza le quali sarebbe impossibile dare vita ad un sistema credibile.

Ore 07:45 - Zelensky e il difficile equilibrio tra Nato e il fronte interno

(di Lorenzo Cremonesi, inviato a Kiev) Colomba per vocazione diventata falco per necessità. Per comprendere la veemenza con cui Volodymyr Zelensky ha criticato la mancanza di promesse più chiare al summit di Vilnius sull’entrata del suo Paese nell’Alleanza Atlantica occorre tenere a mente il suo percorso politico personale. Il presidente ucraino non è un politico di professione. Nel 2019 venne eletto con il 75 per cento delle preferenze sulla base di un programma dai toni marcatamente populisti, che mirava soprattutto a criticare la corruzione della vecchia classe dirigente e molto genericamente a rinnovare il Paese.

La sua figura doveva incarnare in pubblico quello stesso personaggio che lui aveva interpretato nei suoi film sino a poco prima: l’attore che diventava premier e finalmente metteva a posto le cose. Sin dall’inizio, però, Zelensky aveva ben chiaro un obiettivo, che reagiva alla guerra d’aggressione lanciata dalla Russia nel 2014: intendeva parlare con Putin e raggiungere un accordo di pace duraturo. Zelensky che parlava il russo meglio dell’ucraino, l’attore in certi momenti quasi più popolare a Mosca che non a Kiev, il parvenu talmente estraneo alla macchina dello Stato che poteva permettersi di stravolgerla, s’illudeva di poter trattare con lo Zar a quattr’occhi e concludere ciò che i suoi predecessori non erano riusciti a fare: firmare la pace.

Ore 08:21 - Lavrov: «Gli F-16 in Ucraina come minaccia nucleare per Mosca»

Il fatto stesso della comparsa in Ucraina di caccia F-16 in grado di trasportare armi nucleari sarà considerato dalla Russia come una minaccia dall’Occidente in ambito nucleare. Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in un’intervista al quotidiano Lenta.ru. La notizia è rilanciata dalla Tass. «Un esempio di sviluppo estremamente pericoloso è il piano degli Stati Uniti di trasferire aerei da combattimento F-16 al regime di Kiev. Abbiamo informato le potenze nucleari di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia che la Russia non può ignorare la capacità di questi aerei di trasportare armi nucleari armi. L’Ucraina sarà considerata da noi come una minaccia dall’Occidente nella sfera nucleare», ha sottolineato Lavrov. Per Lavrov gli Stati Uniti e i suoi satelliti Nato creano il rischio di uno scontro armato diretto con la Russia, con possibili «conseguenze catastrofiche». In Occidente, secondo Lavrov, stanno intraprendendo azioni che costringono ripetutamente la Russia a sottolineare i rischi di natura strategica, che sono generati da un’aggressiva politica anti-russa.

Ore 09:26 - Generale russo licenziato per le critiche ai vertici militari

Un generale russo accusa i vertici militari di Mosca di averlo rimosso dal suo incarico per aver denunciato la difficile situazione al fronte. Le critiche del generale Ivan Popov, a capo della 58esima unità, sono state raccolte in un messaggio vocale divulgato dal legislatore russo Andrei Gurulyov. «C’era una situazione difficile con i superiori: si doveva tacere, da codardi, o dire le cose come sono. Nel vostro nome e dei miei compagni d’armi caduti, non avevo il diritto di mentire, così ho raccontato tutti i problemi che esistono». Il generale ha quindi riferito della morte dei soldati russi a causa dell’artiglieria ucraina e ha denunciato la mancanza di un adeguato sistema di contrasto al fuoco di artiglieria e di mezzi da ricognizione.

«I miei superiori apparentemente percepivano una sorta di pericolo e hanno rapidamente architettato un ordine del ministro della Difesa, liberandosi in un solo giorno di me», ha aggiunto. «L’esercito ucraino non è riuscito a sfondare i nostri ranghi sul fronte, ma i nostri vertici ci hanno colpito alle spalle, decapitando l’esercito nel momento più difficile», ha ancora accusato.

Ore 10:28 - Accordo sul grano, per Lavrov non ci sono nuove proposte

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto di non essere a conoscenza di nuove proposte riguardo l'accordo sul grano che scade lunedì. «Non conosco nuove proposte», ha detto Lavrov ai giornalisti, rispondendo alla domanda se la Federazione Russa avesse davvero fornito Turchia nuove proposte. La Russia ha ripetutamente minacciato di ritirarsi dall'accordo, citando le sanzioni occidentali che limitano le proprie esportazioni agricole e il fatto che l'accordo, secondo Mosca, non ha favorito i Paesi del Sud del mondo.

Ore 10:46 - A Mariupol colpita una caserma di ceceni, feriti gravi

Nell'attacco ucraino su Mariupol (occupata dai russi) è stata colpita una caserma militare in cui alloggiavano ceceni. Lo hanno riferito fonti dell'amministrazione ucraina della città. Secondo le fonti ucraine, l'esplosione nella caserma dei «Kadirovites» del 141esimo reggimento motorizzato della Guardia nazionale cecena del leader ceceno Ramzan Kadyrov ha provocato gravi feriti.

Ore 10:48 - Kuleba: «Gli F-16 arriveranno nei tempi, la Russia lo mandi giù»

«L'unica minaccia della Russia è un soldato ucraino. Questo è ciò di cui Putin & co dovrebbero avere più paura. L'Ucraina riceverà gli F-16 nei tempi previsti. La Russia dovrà farselo andare giù nonostante lo strepitio di Lavrov». Lo ha scritto su Twitter il ministro ucraino degli Esteri Dmytro Kuleba.

Ore 11:21 - Austin: «Nessun dubbio, l'Ucraina sarà membro della Nato»

Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha dichiarato oggi di non avere «dubbi» sul fatto che l'Ucraina entrerà a far parte della Nato una volta terminata la guerra. «Abbiamo sentito quasi tutti i Paesi nella stanza dire lo stesso», ha confermato Austin in un'intervista alla Cnn a Vilnius, dopo il vertice dell'Alleanza atlantica nella capitale lituana. Austin ha spiegato che «c'è ancora del lavoro da fare» per portare l'equipaggiamento e l'addestramento dell'Ucraina agli standard della Nato. «Stiamo facendo questo lavoro ora mentre combattono questa guerra», ha insistito il capo del Pentagono.

Ore 12:50 - Isw: con la controffensiva l'Ucraina ha recuperato 6 mesi di conquiste russe

Secondo gli analisti militari, in cinque settimane le forze ucraine hanno liberato quasi la stessa quantità di territorio conquistato dalla Russia in sei mesi. Nella valutazione del conflitto, l'Isw (Institute for the Study of War) ha affermato che dall'inizio della controffensiva, il 4 giugno, le forze ucraine hanno riconquistato circa 253 chilometri quadrati di territorio. Il think tank statunitense ha fatto un paragone con le forze russe che, a suo dire, hanno conquistato un totale di 282 chilometri quadrati nell'intero teatro bellico dal 1 gennaio.

L'Isw ha anche citato lo stato maggiore ucraino che ha riferito che l'Ucraina ha liberato quattro chilometri quadrati di territorio in direzione di Bakhmut nell'ultima settimana. Bakhmut era stata conquistata dalle forze russe, compresi i mercenari di Wagner, a maggio, dopo mesi di sanguinosi combattimenti. Sia l'Ucraina sia la Russia hanno subito pesanti perdite nella battaglia per Bakhmut e le forze di Kiev hanno cercato di riconquistarla.

Ore 12:56 - Via libera finale del Pe al piano per le munizioni a Kiev

Via libera definitivo del Parlamento europeo al piano Asap, che ha l'obiettivo di aumentare le consegna di munizioni e missili all'Ucraina e incrementare la capacità produttiva dell'Ue nel settore della difesa. Il regolamento è stato approvato con 505 voti favorevoli, 56 contrari e 21 astensioni e, dopo la ratifica del Consiglio Ue, entrerà ufficialmente in vigore. Lo schema approvato, spiega una nota dell'Eurocamera, copre l'invio di munizioni per l'artiglierie e di missili e conferma il finanziamento europeo da 500 milioni di euro.

Ore 13:25 - Stoltenberg: «I negoziati di pace inizieranno quando vorrà Kiev»

Durante la conferenza finale del vertice della Nato a Vilnius, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha ribadito il motto «niente sull’Ucraina senza l’Ucraina», sottolineando che i negoziati di pace potranno iniziare solo quando sarà Kiev ha decidere che è il momento per farlo. «Quello che sappiamo è che quanto più sostegno militare forniamo all’Ucraina, quanto più territorio riescono a liberare, tanto più forte sarà la loro mano al tavolo dei negoziati», ha aggiunto.

Ore 13:38 - Il punto militare | La lunga notte dei generali russi: sollevato Ivan Popov, che ha denunciato la gestione della guerra in Ucraina

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) I comandanti russi vivono una «lunga notte», sospesi tra promozioni, siluramenti, riabilitazioni. Una conseguenza del loro ruolo. L’uomo del giorno è il generale Ivan Popov, che ha annunciato di essere stato sollevato dall’incarico per aver denunciato la pessima gestione delle operazioni in Ucraina.

Il contrasto è stato rivelato dal protagonista stesso, responsabile della 58esima Armata, con un audio di 4 minuti diffuso da Andrei Guryulov, un parlamentare attestato su posizioni nazionaliste. Nella registrazione Popov afferma che gli «ucraini non sono riusciti a superare le nostre linee ma siamo stati invece pugnalati alle spalle dai nostri dirigenti». L’ufficiale ha sottolineato le carenze dell’artiglieria nel rispondere agli attacchi del nemico e la ricognizione scarsa, forse perché vi sono pochi droni oppure sono neutralizzati dalle contromisure. Poi ammette le perdite massicce.

Ore 13:42 - Kiev: «Ricevute le bombe grappolo inviate dagli Usa»

Il generale ucraino Oleksandr Tarnavskyi ha confermato alla Cnn che Kiev ha ricevuto dagli Stati Uniti le bombe a grappolo annunciate dal presidente americano Joe Biden la scorsa settimana. «Non le abbiamo ancora usate, ma possono cambiare radicalmente» la situazione sul campo di battaglia, ha detto.

Secondo il generale, sapendo che gli ucraini hanno a disposizione questo tipo di arma, i russi potrebbero rinunciare a quella parte del terreno dove è possibile il loro utilizzo: «Pensano che le useremo in tutte le aree del fronte. Sono molto preoccupati».

Ore 13:58 - Attacco russo a Kherson: morta una donna di 85 anni

Una donna di 85 anni è stata uccisa in un attacco russo sul villaggio di Mykilske, nella regione ucraina di Kherson. Lo ha affermato il capo dell’amministrazione regionale Oleksandr Prokudin in un messaggio su Telegram. «Intorno alle 12 (ora locale, ndr), gli occupanti hanno lanciato un attacco di artiglieria contro il villaggio. Uno dei proiettili ha colpito il cortile dell’anziana donna», ha scritto Prokudin, «i medici giunti sul luogo della tragedia non hanno potuto far altro che dichiarare la sua morte a causa delle ferite riportate».

Ore 14:48 - La Wagner ricompare in Africa: salva i minatori cinesi assediati dai ribelli

(di Guido Santevecchi) Che cosa fa la Wagner dopo aver scosso il potere di Vladimir Putin? I miliziani di Prigozhin hanno compiuto un’impresa «umanitaria» nella Repubblica Centrafricana, soccorrendo un gruppo di minatori cinesi minacciati da guerriglieri locali. L’azione è stata documentata con foto postate su Telegram dalla brigata di mercenari russi.

Ore 15:03 - Atomica, 3 russi su 4 sono contrari. direttore Rosatom: «Mai pensato di far saltare Zaporizhzhia»

Secondo un sondaggio realizzato dalla società di sociologia Russian Field il 75% dei russi sarebbe contrario all’utilizzo delle armi nucleari per regolare il conflitto in Ucraina. «Inaccettabile in qualsiasi caso», per gli interpellati.

A tal proposito, il direttore generale di Rosatom (l’ente per l’energia nucleare russo) Alexei Likhachev ha smentito alla tv di Stato le affermazioni ucraine secondo cui Mosca avrebbe complottato per far saltare in aria la centrale nucleare di Zaporizhzhia in Ucraina. «Occorre essere un totale idiota per far saltare in aria una centrale nucleare dove lavorano tremilacinquecento persone, compreso un numero molto significativo di persone provenienti da tutta la Russia», ha spiegato Likhachev.

Ore 15:13 - Bombardamenti russi a Orekhiv: una vittima

Le forze russe hanno bombardato la città di Orekhiv, nella regione di Zaporizhzhia, uccidendo un uomo e distruggendo 3 case. Lo ha scritto su Telegram Andry Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino.

Ore 15:37 - Wall Street Journal: «13 ufficiali russi arrestati dopo rivolta Wagner»

Almeno 13 alti ufficiali dell’esercito russo sono stati arrestati per essere sottoposti a interrogatorio, il giorno dopo il tentato ammutinamento messo in atto dal leader della società di mercenari Wagner Evgheni Prigozhin a fine giugno. Lo riporta il Wall Street Journal. Altri, una quindicina, sarebbero stati invece sospesi o semplicemente licenziati.

Tra i generali arrestati anche Serghei Surovikin, capo delle Forze aerospaziali. Ufficialmente non è ritenuto coinvolto nell’insurrezione e non è accusato di nessun crimine, ma è ritenuto «a conoscenza dei piani di Prigozhin». Lo sforzo del Cremlino per eliminare gli ufficiali sospettati di slealtà è più ampio di quanto pubblicamente noto, secondo le fonti del Wsj.

Ore 15:54 - Lo sfogo di Popov: «Considerato come una minaccia. Sono stato colpito a tradimento»

Ivan Popov, ormai ex capo delle forze armate russe nell'Ucraina meridionale, è stato sollvetao dalle sue funzioni e arrestato per aver parlato delle difficoltà dell'esercito russo nell'area. Sarebbe stato licenziato per via di un audio mandato alle sue truppe, che avrebbe sollevato delle reazioni immediate da parte dei suoi commilitoni.

Popov si sfogato con queste parole: «Gli alti ufficiali mi hanno apparentemente visto come una fonte di minaccia e hanno rapidamente emesso un ordine per sbarazzarsi di me, che è stato firmato dal ministro della Difesa in un solo giorno. Ci stiamo autosabotando. L'esercito ucraino non è riuscito a sfondare le difese del nostro esercito, ma i vertici ci hanno colpito alle spalle, decapitando a tradimento e vigliaccamente l'esercito nel momento più difficile».

Ore 16:45 - Bild: piano Nato da 4.400 pagine in caso di attacco russo

La Nato avrebbe preparato un «massiccio piano militare da 4.400 pagine per definire la risposta di fronte a un possibile attacco di Putin». Questo è quanto scrive la Bild, riportando i dettagli sui piani di difesa che i Paesi membri dell'Alleanza devono implementare in caso di attacco russo.

Tra i punti, il Comandante Supremo dell'Alleanza in Europa potrà, in caso di minaccia, «prendere alcune decisioni senza consultare le strutture dell'Alleanza. A questo si aggiunge il ruolo della Germania come hub logistico, e l'invio di altri soldati «sul fronte est».

Ore 16:57 - Parigi: da Cio invito a 203 comitati, non a Russia e Bielorussia

Il Comitato olimpico invierà i suoi inviti per le Olimpiadi di Parigi del 2024 a 203 Comitati olimpici nazionali il 26 luglio, ma non a Russia e Bielorussia, per le quali si riserva la decisione. Ciò non vuol dire che atleti russi e bielorussi non parteciperanno, anzi il Cio ha invitato le varie federazioni a consentire una loro partecipazione da atleti neutrali. Il Cio sottolinea di aver preso «questa decisione a sua piena discrezione e senza essere vincolato dai risultati delle precedenti gare di qualificazione olimpica».

Ore 17:00 - Biden: «Putin ha già perso la guerra. Nessuna prospettiva reale che usi armi nucleari »

«Non credo che la guerra possa continuare per anni. Non credo che la Russia possa mantenerla per sempre. Putin ha già perso la guerra» in Ucraina: lo ha detto Joe Biden nella conferenza stampa a Helsinki con il presidente finlandese Sauli Niinisto dopo il summit con i leader nordici: «Ora la Russia ha un problema: capire in che modo concluderla. Potrebbe farlo domani, dicendo che la guerra finita, non ha nessuna possibilità di vincere. La controffensiva di Kiev probabilmente spingerà Mosca a negoziare». Ha poi aggiunto: «Non c'è nessuna prospettiva che Putin usi armi nucleari».

Ha poi assicurato nel corso della conferenza stampa che «farà tutto il possibile per liberare gli americani detenuti illegalmente in Russia. Ci stiamo lavorando». Rivolgendosi a Prigozhin ha aggiunto: «Fossi in lui starei attento a cosa mangia», alludendo a possibili tentativi di avvelenamento.

Ore 17:18 - Biden: «Kiev nella Nato alla fine della guerra»

«Nessun Paese può aderire alla Nato fintanto che c'è una guerra in corso o mentre il Paese viene attaccato. Altrimenti scoppierebbe la terza guerra mondiale». È quanto ha affermato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden al termine della sua visita a Helsinki, tornando sull'ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza.

Ore 17:30 - Biden: impegno americano a fianco dell'Ucraina a prescindere da chi vincerà le prossime elezioni

Rispondendo alla domanda di una giornalista finlandese riguardo al rischio che, con un cambio di presidenza alle prossime elezioni, possa diminuire l'impegno Usa a sostegno della Nato, Biden ha risposto: «non c'e' dubbio dell'enorme sostegno da parte del popolo americano, del Congresso, sia nella Camera che al al Senato. In entrambi i partiti, nonostante la presenza di estremisti in un partito - ha aggiunto riferendosi all'estrema destra trumpiana del Maga - noi staremo uniti» a sostegno dell'Alleanza Atlantica.

Il presidente americano infatti ha sottolineato come gli Usa e gli alleati occidentali abbiano raggiunto «un momento cruciale nella storia: la lotta non è solo la lotta per il futuro dell'Ucraina, ma per l'idea stessa di sovranità, sicurezza e libertà».

Ore 17:58 - Kiev: «Ucciso il comandante della città occupata di Tokmak»

Le forze ucraine avrebbero attaccato le posizioni russe a Tokmak, città occupata da Mosca nella regione di Zaporizhzhia, uccidendo «circa 200 invasori insieme al comandante della città». Lo ha dichiarato su Telegram Ivan Fedorov, il sindaco in esilio di Melitopol, aggiungendo che «gli ufficiali dell’Fsb (servizi d’intelligence interni russi ndr) stanno portando via le loro famiglie in preda al panico». Pochi giorni fa i filorussi avevano denunciato che gli ucraini avevano attaccato la città con bombe a grappolo e il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev aveva minacciato ritorsioni per questo.

Ore 18:12 - Putin: «Kiev nella Nato minaccia alla sicurezza russa»

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che «l’adesione dell’Ucraina alla Nato» creerebbe «una minaccia alla sicurezza della Russia». Lo riporta la Tass.

Ore 18:29 - Kiev: «Finora almeno tre morti nei raid russi condotti oggi»

In totale, tre persone sono state uccise oggi dai bombardamenti russi in Ucraina. Lo riporta il Guardian. Oltre all’uomo di 40 anni morto nella città di Orikhiv, nella regione meridionale di Zaporizhzhia, anche un 60enne residente nel villaggio di Popivka, nella regione settentrionale di Sumy, è stato ucciso dai bombardamenti russi, come ha dichiarato l’ufficio del procuratore generale. Infine, una donna di 85 anni è stata uccisa nel villaggio di Mykilske a Kherson, secondo quanto affermato dal governatore della regione, Oleksandr Prokudin, su Telegram.

Ore 18:32 - Kiev: «Uccisi 200 soldati e un comandante russo in regione Zaporizhzhia»

A Tokmok, nella regione ucraina occupata di Zaporizhzhia, le forze di difesa di Kiev hanno ucciso circa 200 soldati russi e il comandante della città. Lo ha affermato in un messaggio Telegram Ivan Fedorov, sindaco ucraino della città occupata di Melitopol, ora in esilio. «Gli ufficiali dell’Fsb (il servizio di sicurezza russo, ndr) stanno portando via le loro famiglie in preda al panico», ha aggiunto Fedorov.

Ore 18:37 - Reznikov: «Riceveremo 1,5 miliardi di euro in aiuti militari»

L’Ucraina riceverà «oltre 1,5 miliardi di euro in aiuti militari» dai suoi partner internazionali. Lo ha scritto su Twitter il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov. Tra gli aiuti citati da Reznikov ci sono «missili Scalp a lungo raggio, carri armati Leopard, Patriot aggiuntivi, addestramento dei piloti di F-16». Secondo il ministro della Difesa ucraino, la Germania darà aiuti per «700 milioni di euro» che comprendono «25 carri armati Leopard 1A5, 40 Ifv Marder 1A3, 2 sistemi di difesa aerea Patriot, 5 Sam Bergepanzer 2, 20.000 proiettili di artiglieria da 155 mm, 5.000 proiettili fumogeni». Mentre il Regno Unito offrirà «più di 70 veicoli da combattimento, migliaia di munizioni per carri armati, un pacchetto di aiuti militari da 64,7 milioni di dollari per la riparazione delle attrezzature» e la Francia «missili Scalp e attrezzature ingegneristiche aggiuntive per lo sminamento».

Ore 23:40 - Putin al giornale russo Kommersant: «Ho proposto ai miliziani della Wagner di continuare a combattere per la Russia»

Ore 00:32 - Pentagono conferma, «bombe a grappolo consegnate a Kiev»

Il Pentagono ha confermato che le munizioni a grappolo fornite dagli Stati Uniti a Kiev sono state consegnate all’Ucraina, come affermato ieri dal generale ucraino Oleksandr Tarnavskyi alla Cnn. «Ci sono munizioni a grappolo in Ucraina in questo momento», ha detto il tenente generale Douglas Sims, direttore delle operazioni congiunte dello Stato Maggiore Usa, in una conferenza stampa citata dai media americani, ribadendo che l’Ucraina non intende «utilizzare le munizioni a grappolo vicino alla popolazione civile, a differenza dei russi»: «gli ucraini intendono utilizzarle nell’ambiente tattico, contro i russi, non contro i civili».

Guerra Ucraina - Russia, le news del 14 luglio.

Ucraina Russia, le notizie di oggi. Sudafrica: «Al Brics venga Lavrov al posto di Putin». Anche in Ucraina il Natale sarà il 25 dicembre. Lorenzo Cremonesi, inviato, e redazione Online su Il Corriere della Sera il 14 Luglio 2023

Le notizie sulla guerra di venerdì 14 luglio, in diretta. Kiev: «La controffensiva non avanza velocemente». Erdogan rassicura: «Putin è d’accordo sull’estensione del patto sul grano» 

• Le truppe ucraine proseguono l’avanzata a sud di Bakhmut.

• Biden: «Putin ha già perso. Nessuna prospettiva reale che usi armi nucleari».

• Putin: «Avevo proposto al gruppo Wagner un altro capo. Hanno detto no».

• Zelensky: «Nessuna minaccia di invasione dalla Bielorussia».

• La lunga notte dei generali russi: sollevato Ivan Popov, che ha denunciato la cattiva gestione del conflitto.

• Cittadino ucraino incriminato in Russia per la morte dell’ex comandante di sottomarino Stanislav Rzhitsky

Ore 02:00 - Biden mobilita forze di riserva selezionate per fianco est Nato

Joe Biden ha emesso oggi un ordine esecutivo che approva la mobilitazione di forze di riserva selezionate fino ad un massimo di 3.000 persone, aumentando le forze armate a sostegno dell'operazione Atlantic Resolve, finalizzata a contrastare le azioni russe in Ucraina. Questa operazione sarà designata come operazione contingente, ha spiegato in una conferenza stampa il generale dell'esercito Douglas A. Sims II, direttore delle operazioni dello stato maggiore. «Questo riafferma il fermo sostegno e l'impegno a difendere il fianco orientale della Nato sull'onda della guerra illegale e non provocata della Russia contro l'Ucraina», ha aggiunto.

Ore 05:59 - Pentagono, partecipazione Wagner in Ucraina non significativa

I mercenari Wagner non partecipano più in modo significativo alle operazioni di guerra in Ucraina. Lo afferma il Pentagono, a più di due settimane dal fallito ammutinamento del gruppo in Russia. «In questa fase, non vediamo le forze Wagner partecipare in modo significativo a sostegno delle operazioni di combattimento in Ucraina», ha detto l'addetto stampa del Pentagono Pat Ryder in una conferenza stampa. Il gruppo armato, che ha svolto un ruolo chiave nell'offensiva ucraina, ha cercato di rovesciare la leadership militare russa durante la breve ribellione, prima di fare marcia indietro. Il luogo in cui si trova il suo fondatore Yevgeny Prigozhin è sconosciuto grazie a un accordo con il Cremlino che gli ha permesso di essere esiliato in Bielorussia.

Ryder ha affermato che gli Stati Uniti hanno valutato che «la maggior parte» dei combattenti Wagner si trovava ancora nelle aree dell'Ucraina occupata dai russi. Il capo di stato maggiore dell'esercito russo Valery Gerasimov e il ministro della Difesa Sergei Shoigu erano stati per mesi oggetto di feroci critiche da parte di Prigozhin, che hanno portato al tentativo di ribellione. Dopo il fallito ammutinamento, è stata diffusa l'idea che ci potrebbe essere un rimpasto nella leadership militare russa, mentre i dettagli sull'accordo che ha posto fine alla ribellione di Wagner rimangono incerti. Il Cremlino ha confermato le indiscrezioni secondo cui il presidente Vladimir Putin ha incontrato Prigozhin a Mosca pochi giorni dopo l'ammutinamento. Mercoledì, la Russia ha annunciato che il suo esercito aveva ricevuto più di 2.000 pezzi di equipaggiamento militare, compresi i carri armati, da Wagner, in seguito alla ribellione.

Ore 08:16 - Putin: «La Wagner legalmente non esiste»

« Il gruppo paramilitare Wagner non esiste, almeno dal punto di vista giuridico». Lo ha detto al quotidiano Kommersant il presidente russo Vladimir Putin, parlando per la prima volta del suo incontro al Cremlino con il fondatore della milizia di mercenari Yevgeny Prigozhin, pochi giorni dopo l’ammutinamento del 24 giugno.

«Ebbene, la Wagner non esiste!», ha esclamato Putin rispondendo al giornalista del Kommersant che gli chiedeva se il gruppo rimarrà come una unità di combattimento. «Non abbiamo una legge per le organizzazioni militari private! Semplicemente non esiste!», ha aggiunto: «C’è un gruppo, ma legalmente non esiste!».

Ore 08:33 - Bombardamenti russi a Chernihiv, colpite tre comunità

Nella regione ucraina di Chernihiv sono state bombardate tre comunità di confine. Lo ha riferito Suspilne, l’emittente statale ucraina. Chernihiv confina sia con la Bielorussia sia con la Russia ed è stata colpita più volte anche in passato. Non è ancora certo se vi siano vittime o feriti.

Ore 08:41 - Orban: «Guerra finirà quando gli Usa lo vorranno»

« Il conflitto in Ucraina finirà immediatamente, non appena gli Stati Uniti lo vorranno, dal momento che Kiev ha perso la sovranità e riceve denaro e armi dall’Occidente». Lo ha dichiarato il primo ministro ungherese Viktor Orban, secondo il quale il mondo intero non capisce perché Washington non voglia porre fine al conflitto e attende una risposta a questa domanda. Quetse le sue parole all’emittente radiofonica Kossuth.

Ore 08:51 - Aiuti all’Ucraina, presidenza spagnola Ecofin confida nell’unanimità

«Sono sicura che oggi otterremo un sostegno unanime per rafforzare gli aiuti finanziari all’Ucraina e vedremo come affrontarlo nel contesto della revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale. Il nostro obiettivo è garantire che il bilancio europeo possa fornire un quadro stabile per il sostegno finanziario all’Ucraina». Lo ha detto la ministra delle Finanze spagnola Nadia Calvino, alla presidenza di turno dell’Ue, arrivando al consiglio Ecofin a Bruxelles.

Ore 08:57 - Kiev: «23 droni russi abbattuti nella notte»

L’esercito di Kiev ha abbattuto 23 droni nel corso della notte. Ne hanno dato notizia le stesse forze aeree di Kiev. Secondo i militari 17 droni erano Shahed, di fabbricazione iraniana, mentre i restanti sei erano tattico-operativi, utilizzati maggiormente per la ricognizione.

Ore 09:02 - Tre droni ucraini intercettati nella regione di Voronezh

Tre droni ucraini sarebbero stati intercettati nella regione di Voronezh, a est della regione di Kharkiv. Lo ha riferito l’agenzia di stampa russa Interfax. Il governatore Alexander Gusev ha precisato via Telegram che non ci sono state vittime, né feriti, né danni.

Ore 09:56 - Germania, Lindner: «Difficile aspettarsi più fondi dopo bilancio Ue»

«Non ci si può aspettare un contributo maggiore da parte degli Stati membri, vista la situazione finanziaria difficile di ciascuno. Dobbiamo essere realistici. Significa che, nell’ambito dei fondi europei a nostra disposizione, devono esserci riallocazioni, ad eccezione dell’Ucraina. Si tratta di un’esigenza particolare che non era prevedibile, ma vedremo come fare». Lo ha detto il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner, arrivando alla riunione dell’Ecofin a Bruxelles, che inizierà il confronto sul quadro al 2027 che disciplina il bilancio annuale dell’Ue.

Ore 09:12 - La Russia ha chiuso l’agenzia consolare polacca a Smolensk

Il governo russo ha fatto chiudere l’agenzia consolare polacca nella città di Smolesnk. Lo riporta l’agenzia di stampa Interfax. La decisione sarebbe stata presa. tramite ordine governativo, secondo i russi, «in risposta alle azioni ostili della Polonia nei confronti di Mosca».

Ore 09:41 - Putin: «Prigozhin ha rifiutato la mia offerta»

Continuare a combattere in Ucraina sotto la guida del loro comandante Andrey Troshev. Questa la proposta che Vladimir Putin, in un’intervista al quotidiano Kommersant, ha rivelato di aver sottoposto al fondatore della Wagner Yevgeny Prigozhin e a un gruppo di suoi combattenti nel corso del colloquio avuto al Cremlino. Putin ha spiegato che «molti di loro» hanno «annuito» alla proposta ma a bloccare tutto è stato lo stesso Yevgeny Prigozhin. «No, i ragazzi non saranno d’accordo con una tale decisione», sembra aver detto.

Ore 09:51 - Ue, Dombrovskis: «Aspettiamo da Kiev un piano di ricostruzione»

«Per ricevere i finanziamenti l’Ucraina dovrà preparare un piano di ricostruzione, che consisterà sia in investimenti e sia in riforme. Le riforme sono anche legate all’integrazione dell’Ucraina nell’Ue e le risorse saranno disponibili in linea con il completamento degli investimenti e delle riforme con il doppio scopo di fornire un’ampia funzione di stabilizzazione, ma anche finanziamenti specifici per i progetti». Lo ha detto il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovski s arrivando al Consiglio europeo dei ministri dell’Economia a Bruxelles. Nell’Ecofin, ha ricordato, «i ministri discuteranno per la prima volta la proposta della Commissione europea sul Quadro finanziario pluriennale».

«Nell’ambito di questa revisione», ha aggiunto Dombrovskis: «Abbiamo uno strumento per l’Ucraina da 50 miliardi di euro che consiste in sovvenzioni e prestiti, per un periodo che va dal 2024 al 2027. Quindi stiamo dando un pacchetto di medio termine considerevole e speriamo che anche altri donatori seguano con i loro contributi».

Ore 10:04 - Russia, la Duma vieta per legge il cambio di sesso

(di Marta Serafini) Cambiare sesso in Russia da oggi non solo sarà vietato per legge. Ma è anche considerato «puro satanismo». I 386 deputati russi della Camera bassa del Parlamento, la Duma, hanno votato all’unanimità in favore di una proposta di legge che vieta la transizione di genere. La proposta deve essere ancora approvata dalla Camera Alta, il Consiglio federale, e firmata dal presidente russo ma difficilmente incontrerà opposizione.

Si tratta di un inasprimento ulteriore del disegno di legge che limita i diritti delle persone transgender negando loro il diritto di adottare o assumere la tutela dei bambini. Le modifiche aggiunte nella seconda delle tre letture rafforzano la versione iniziale del testo, approvata a giugno, che proponeva di vietare la riassegnazione di genere sia attraverso l’intervento medico che con la registrazione civile.

Ore 10:27 - Continua l’avanzamento delle truppe ucraine a sud di Bakhmut

Le forze ucraine continuano le loro operazioni offensive e nelle ultime 24 ore hanno compiuto progressi nella direzione di Bakhmut, avanzando a sud della città dell’Ucraina orientale. Lo ha detto al canale tv United News il portavoce dello Stato Maggiore delle forze armate di Kiev, Andriy Kovalev, come riporta Rbc-Ucraina.

Le truppe ucraine continuano le operazioni offensive con un certo successo nelle direzioni di Melitopol, Berdyansk e Bakhmut, ha affermato Kovalev. Inoltre, i soldati ucraini continuano colpire i russi con il fuoco di controbatteria obiettivi nemici identificati e conducono combattimenti di controbatteria.

Ore 10:31 - Kuleba: «Soddisfatto del vertice Nato»

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba si è detto «generalmente soddisfatto» dei risultati del vertice Nato di Vilnius e ritiene che ora l’invito per l’ingresso nell’Alleanza di Kiev sia «più vicino di quanto sembri».

«Abbiamo superato la barriera psicologica e vedo che l’Ucraina è davvero vista come un membro della Nato», le sue parole riportate da Ukrainska Pravda. Kuleba ha rivelato poi che, a porte chiuse «tutti dicono: non vi preoccupate, la questione è risolta, sarete un membro della Nato».

Ore 10:59 - Zelensky: «Sempre grati a chi combatte per noi»

«Stiamo combattendo per la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina. Per la dignità, per il diritto alla vita di tutto il nostro popolo, in tutta l’Ucraina. Saremo sempre grata a tutti coloro che combattono per essa. Ai nostri soldati. Ai nostri eroi». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, postando alcune foto che ritraggono soldati impegnati in prima linea al fronte.

Ore 11:13 - La Polonia minaccia di chiudere le missioni diplomatiche russe

La Polonia risponderà «di conseguenza» se la Russia chiuderà le missioni diplomatiche di Varsavia nel Paese: lo ha detto oggi il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, in risposta alle notizie dei media secondo cui Mosca avrebbe deciso di chiudere il consolato polacco a Smolensk. Lo riporta il Guardian. «Riceviamo regolarmente informazioni su azioni diplomatiche aggressive da parte della Russia», ha affermato Morawiecki durante una conferenza stampa: «Se alla fine la Russia inizierà a liquidare i nostri uffici, risponderemo di conseguenza».

Ore 11:14 - Bombe russe sulla regione di Sumy: morto un civile

Un civile è morto durante gli attacchi di ieri delle forze russe nella regione di Sumy, nell’Ucraina nord-orientale: lo ha reso noto su Telegram l’Amministrazione militare regionale, come riporta il Kyiv Independent. Nel complesso sono stati registrati 23 attacchi nella regione, che hanno preso di mira 11 villaggi. Due case e linee elettriche sono state danneggiate a Velykopysarivska, mentre a Krasnopillia sono state danneggiate diverse case. La vittima era un uomo di 52 anni che risiedeva a Putivlska.

Ore 11:35 - Un’auto esplode nella città russa di Belgorod, 3 feriti

L’esplosione di un’auto ha ferito tre persone in un quartiere residenziale della città russa di Belgorod. A riferirlo è stato il governatore Vyacheslav Gladkov. I tre feriti — ha scritto su Telegram il governatore — sono un uomo che si trovava nell’auto al momento dell’esplosione e due passanti, una madre con un bambino. Tutti e tre sono state portate negli ospedali cittadini con ferite da schegge agli arti inferiori. Gladkov ha sottolineato che la situazione è sotto controllo e ha dichiarato: «Non vi è alcuna minaccia per i residenti delle case e degli appartamenti vicini. I servizi di emergenza sono sul posto. Le autorità inquirenti stanno adottando tutte le misure al fine di comprendere le cause dell’incidente».

Ore 11:47 - «Putin terrà oggi riunione operativa Consiglio di sicurezza»

Il presidente russo Vladimir Putin terrà un incontro operativo con i membri permanenti del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nel corso del suo briefing quotidiano con la stampa. «Il presidente è al Cremlino. Ci aspettiamo che tenga una riunione operativa con i membri permanenti del Consiglio di sicurezza. Vi informeremo sull’argomento», ha dichiarato.

Ore 11:52 - Peskov: una telefonata Putin-Erdogan non è ancora in programma per l’accordo sul grano

«Una conversazione telefonica con il presidente turco Recep Tayyip Erdogano non è ancora nel programma del presidente russo Vladimir Putin, se necessario, tale conversazione sarà organizzata». Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nel corso di un briefing con la stampa. Lo riporta Ria Novosti. Erdogan aveva spiegato di contare sui negoziati con Putin in merito al rinnovo dell’accordo sul grano che scade lunedì 17 luglio.

Ore 11:58 - Cremlino: studieremo lo status di gruppi privati come la Wagner

La questione dello status giuridico delle società militari private come la Wagner è «abbastanza complicata» e «questa questione sarà presa in considerazione»: lo ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ripreso dalla Tass.

Ore 12:10 - Mosca: «Drone ucraino caduto vicino la centrale nucleare di Kursk»

Le autorità russe hanno denunciato attacchi ucraini con droni contro le regioni di Kursk e Voronezh. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha denunciato che uno dei raid era diretto sul territorio della centrale nucleare di Kursk. A Voronezh, l’attacco è stato compiuto contro l’omonima capoluogo regionale, circa 520 chilometri a Sud di Mosca, ha riferito il governatore locale, Aleksandr Gusev. Gusev ha scritto su Telegram che le difese aeree della città hanno rilevato tre droni a pochi chilometri dalla città e li hanno distrutti. Il funzionario ha assicurato che l’incidente non ha causato vittime o danni.

Ore 12:23 - Peskov: «Gli Usa spingono Kiev combattere fino all’ultimo ucraino»

«Sono gli Stati Uniti i promotori delle forniture di sempre più nuovi tipi di armi all’Ucraina, di munizioni. Sono gli Stati Uniti che spingono costantemente l’Ucraina a combattere fino all’ultimo ucraino»: lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov inconferenza stampa, ripreso dalla Tass.

Ore 12:54 - L’Ungheria contro i nuovi aiuti Ue a Kiev

«Il governo ungherese respinge la richiesta della Commissione europea di ulteriori 100 miliardi di euro, di cui 50 miliardi di euro per l’Ucraina, a causa delle preoccupazioni sull’utilizzo dei fondi e della mancanza di monitoraggio. Il governo sottolinea anche la necessità che l’Ucraina garantisca i diritti delle minoranze». Lo scrive in un tweet Zoltan Kovacs, portavoce del premier ungherese, Viktor Orban. «L’Ungheria - aggiunge - non è disposta a pagare un extra per il rimborso del prestito senza ricevere il sostegno a cui ha diritto e sottolinea l’inadeguato rimborso delle spese per la protezione delle frontiere».

Ore 12:59 - Zelensky: «Nessuna minaccia di invasione dalla Bielorussia»

«Sulla base delle informazioni e delle misure adottate, non vi è alcuna minaccia di invasione da parte della Bielorussia». È quanto scrive in un messaggio Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riferendo quanto contenuto nel rapporto del capo dell’intelligence della Difesa ucraina Budanov. Zelensky ha fatto sapere di aver ascoltato anche i rapporti dei comandanti Zaluzhny, Syrsky, Tarnavsky sulla situazione al fronte, l’avanzamento e la difesa delle truppe ucraine.

Ore 13:15 - Kiev: «Mosca ha ritirato quasi tutti i militari dalla Bielorussia»

La Russia ha ritirato quasi tutti i suoi militari dalla Bielorussia, dove si stavano addestrando e preparando, come parte della rotazione: lo ha dichiarato durante un briefing Andriy Demchenko, portavoce delle guardie di frontiera, citato da Unian. «Fortunatamente, il numero di militari russi che si trovavano sul territorio bielorusso e che partecipavano all’addestramento nei campi di addestramento è diminuito. Fino a poco tempo fa, abbiamo registrato un numero di militari fino a 2.000, ma al momento è avvenuta la rotazione successiva e quasi tutti i militari russi sono stati ritirati dal territorio bielorusso», ha affermato. Il portavoce ha sottolineato che non si può escludere che tra qualche tempo altre unità vengano riportate in Bielorussia e continuino a usare il Paese come piattaforma o terreno di addestramento per le loro unità, ma finora non sono stati registrati movimenti di questo tipo.

Ore 13:21 - Governo olandese vieta uso app cinesi e russe ai funzionari

Il governo olandese ha deciso di vietare ai funzionari di utilizzare app russe e cinesi, tra cui VKontakte, AliExpress e WeChat e Tik Tok sul telefono di lavoro. Le app bloccate sono in tutto dieci: quattro dalla Cina e altre da Russia, Iran e Corea del Nord. Lo riporta il sito d’informazione Nos.nl.

In marzo il governo aveva annunciato la volontà di vietare solamente l’app Tik Tok ma dopo un studio approfondito del rischio da parte degli apparati di sicurezza si è arrivati alla lista pubblicata oggi dal sito olandese.

Ore 13:27 - Putin: «Avevo proposto al gruppo Wagner un altro capo»

Vladimir Putin ha aggiunto qualche dettaglio sulla sua offerta alla Wagner. «Avevo proposto loro un altro capo, proponendo Andrei Troshev (nome di battaglia Sedoy), ma i 35 capi militari sono stati persuasi da Prigozhin, che mi ha risposto con un secco no». Questo quanto continua a emergere dall’intervista rilasciata dal presidente russo al quotidiano Kommersant.

Ore 13:32 - Orban: «All’Occidente guerra fa comodo»

« Il conflitto in Ucraina si protrarrà a lungo perché gli occidentali vogliono che la guerra continui». Lo ha detto oggi Viktor Orban, come riporta l’agenzia di stampa ungherese Mti. Intervistato dall’emittente pubblica Kossuth Radio, il primo ministro ungherese ha aggiunto che «il governo ha compiti molto diversi, e gli ungheresi avranno un futuro molto diverso, a seconda che ci sia o non ci sia una guerra».

Ore 13:49 - Peskov: «Popov? Se ne occupa la Difesa, chiedete a loro»

«Non commentiamo. Dopotutto, stiamo parlando di militari, del ministero della Difesa. Pertanto suggeriamo di chiedere lì per dei commenti». Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, riferendosi al caso del generale Ivan Popov, capo della 58esima armata delle forze russe in Ucraina e rimosso dall’incarico dopo aver denunciato in un audio di essere stato pugnalato alle spalle dai suoi stessi vertici militari.

Ore 13:53 - Esercito di Kiev: «Proseguiamo avanzata a sud di Bakhmut»

«Le truppe ucraine continuano ad avanzare a sud di Bakhmut». Lo ha reso noto il portavoce dello Stato maggiore delle forze armate di Kiev Andrii Kovalov. Lo riporta Ukrainska Pravda. «Le truppe stanno consolidando le nuove posizioni prese», ha commentato il portavoce, aggiungendo che le forze ucraine continuano a respingere i tentativi di avanzata russa nelle direzioni di Kupiansk, Lyman, Avdiivka e Mariinka.

Ore 14:01 - Jorit, quei graffiti che dividono: chi è lo street artist lodato da Putin che ha opere in tutto il mondo

(Di Claudio Mazzone) Il tratto distintivo delle strisce rosse sui volti disegnati, le esperienze in Africa, la Human Tribe, l’arresto in Istraele, l’attenzione dei media internazionali. Il suo ultimo lavoro a Mariupol e le accuse d’essere «filorusso»

Ore 14:08 - Attacco ucraino a Briansk. Governatore russo: «Un morto e tre feriti»

Il governatore della regione russa di Briansk, Aleksandr Bogomaz, ha dichiarato che una donna è morta e altri tre civili sono rimasti feriti in un bombardamento sul villaggio di Belaya Berezka delle forze armate ucraine. Lo riporta l’agenzia di stampa statale russa Tass.

Ore 14:15 - Wagner pubblica foto di Prigozhin: «Si trova con noi in Bielorussia». Ma per alcuni la foto è del 12 giugno

Il gruppo Wagner ha pubblicato oggi sul suo canale Telegram una foto che ritrae il suo fondatore Yevgeny Prigozhin, seduto in una tenda da campo su un letto in mutande e maglietta, mentre saluta rivolto verso l’obiettivo. Non è chiaro dove né quando la foto sia stata scattata, ma secondo il gruppo paramilitare russo l’immagine in Bielorussia. «È apparsa una foto di Yevgeny Prigozhin nel campo. Il campo Wagner sul territorio bielorusso a cura del ministero della Difesa bielorusso», si legge nel messaggio.

Nei metadati della foto originale, la data dello scatto è il 12 luglio alle 7.24 del mattino. Altri canali Telegram pubblicano la foto ma sostengono che sia stata scattata il 12 giugno, ovvero prima del fallito ammutinamento della Wagner contro Mosca avvenuto il 24 giugno. E il media bielorusso indipendente Nexta ironizza su Telegram: «Prigozhin ha chiesto a Putin di inviargli dei pantaloni e una giacca».

Ore 14:24 - Borrell: «Lavrov ha rifiutato categoricamente la nostra richiesta di ritirare le truppe dall’Ucraina»

«Il ministro degli Affari esteri russo Sergei Lavrov ha respinto senza alcuna remora la nostra richiesta al Cremlino di ritirare le truppe dal territorio ucraino». Lo ha detto Josep Borrell, l’Alto Rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza europea al margine del Forum Asean a Giacarta (Indonesia), tra i Paesi del Sud-Est asiatico.

Ore 14:46 - Erdogan: «Putin d’accordo sulla proroga del patto sul grano»

«Siamo d’accordo sulla proroga del corridoio per il grano nel Mar Nero». Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan parlando della posizione dell’omologo russo Vladimir Putin sull’estensione dell’accordo, in scadenza il 17 luglio, trovato lo scorso anno tra Ankara, Mosca, Kiev e Onu che ha sbloccato le esportazioni di grano dall’Ucraina. «Ci stiamo preparando ad ospitare Putin in Turchia in agosto», ha aggiunto Erdogan parlando con i giornalisti in una conferenza trasmessa dalla tv di Stato Trt dopo avere partecipato alla preghiera del venerdì in una moschea di Istanbul.

Ore 15:07 - Kiev: Siamo avanzati di quasi 2 km in una settimana a sud

Kiev oggi ha reso noto che le sue truppe sono avanzate di quasi due chilometri lungo il fronte meridionale in direzione di Melitopol nell’ultima settimana. Le forze armate ucraine «continuano a effettuare operazioni offensive» in direzione di Melitopol, importante città sotto controllo russo, e «le brigate d’assalto supportate dai carri armati sono avanzate in una settimana di 1,7 km» in quest’area, ha spiegato in un briefing una portavoce militare, il colonnello Mykola Ourchalovitc.

Ore 15:34 - Ecofin: dall’Ue 50 miliardi per l’Ucraina da qui al 2027

«I ministri all’unanimità hanno espresso pieno sostegno finanziario all’Ucraina. Si pensa a uno strumento per offrire un quadro stabile entro gennaio 2024. Bisogna intensificare la discussione per compiere ulteriori progressi». Lo afferma la ministra dell’Economia della Spagna Nadia Calvino in conferenza dopo la riunione dell’Ecofin da lei guidata per il semestre Ue, insieme con il vicepresidente della commissione Ue Valdis Dombrovskis. Per l’Ucraina dovrebbero esser previsti 50 miliardi di qui al 2027. «Lo strumento - viene spiegato - verrebbe finanziato attingendo al bilancio Ue mediante obbligazioni o sovvenzioni».

Ore 15:22 - Drone ucraino esplode vicino alla centrale nucleare regione Kursk, spento un impianto

Spento uno degli impianti della centrale nucleare di Kursk, una delle più grandi della Russia occidentale dopo l’esplosione di un drone di Kiev a quattro chilometri dal complesso, rende noto il Moscow Time. L’Unità 4, messa in funzione nel 1986 e dotata di un reattore Rbmk come quello di Cernobyl è stato disconnesso oggi per eseguire lavori di riparazione, ha riferito Interfax. Non ci sono stati aumenti di radioattività nella zona della centrale. L’impianto si trova a Kurchatov, a poco più di 60 chilometri dal confine con l’Ucraina. Il drone è stato abbattuto dai sistemi di difesa aerea.

Ore 15:49 - Borrell: «Lavrov aggressivo, dice che la guerra continuerà»

Il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha respinto a muso duro le critiche sull’invasione dell’Ucraina durante i colloqui con i colleghi stranieri a Giacarta, nell’ambito dell’Asean. Lo ha riferito l’alto rappresentante Ue Josep Borrell. «Lavrov mi ha risposto in modo molto aggressivo e ha spiegato il suo punto di vista, dicendo che tutto è una cospirazione occidentale e che la guerra continuerà», ha detto ai giornalisti l’alto funzionario europeo.

Ore 16:06 - Gli 007 di Kiev: abbiamo fonti nella cerchia di Putin

«L’intelligence ucraina ha fonti nella cerchia ristretta di Vladimir Putin. Per così dire, negli uffici più vicini (al presidente russo). Ecco perché di solito sappiamo cosa sta succedendo, come nel caso dell’indagine su Yevgeny Prigozhin», ha rivelato il capo dell’intelligence militare ucraina Kirylo Budanov in un’intervista pubblicata sul sito della Reuters. Budanov ha raccontato notizie di prima mano secondo cui da un’indagine del ministero degli Interni di Mosca è emerso che Prigozhin ha sostegno in Russia, a conferma che il suo potere non si è per niente dissolto dopo l’insurrezione del 24 giugno.

Ore 16:17 - Kiev: nessun negoziato se i russi non si ritirano

L’Ucraina lo ribadisce ancora una volta: non prenderà in considerazione i negoziati con Mosca fino a quando le truppe russe non lasceranno il suo territorio. «Pensare a questi colloqui è possibile solo dopo che le truppe russe avranno lasciato il nostro territorio», ha detto ai giornalisti Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino.

Ore 16:20 - Il Cremlino risponde a Erdogan: mai parlato di una proroga per l’accordo sul grano

La Russia non ha rilasciato dichiarazioni in merito all’estensione dell’«accordo sul grano». Lo ha specificato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. «Non abbiamo rilasciato alcuna dichiarazione su questo punto», ha detto. Poco prima, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, mediatore dell’intesa con l’Onu, aveva detto che il leader russo Vladimir Putin era d’accordo a estendere l’intesa per l’esportazione di grano dai porti ucraini sul Mar Nero, in scadenza il 17 luglio.

Ore 16:50 - Kiev: nostre truppe si preparano a offensiva nel settore di Kherson

Le truppe ucraine si stanno preparando per un’offensiva nel settore di Kherson occupato dall’esercito russo e stanno preparando una testa di ponte per espandere l’offensiva nel settore di Avdiivka, a Est. Lo ha detto il colonnello Mykola Urshalovych, della Direzione della Guardia nazionale ucraina, citato da Unian, aggiungendo che le unità della 15esima brigata operativa portano avanti azioni offensive nel settore di Melitopol. Secondo il military media center, i russi stanno cercando di impedire lo sbarco delle truppe ucraine sulla riva sinistra del Dnepr.

Ore 17:04 - Sudafrica: chiesto che al vertice Brics venga Lavrov e non Putin

Le autorità del Sudafrica hanno chiesto alla Russia che al vertice Brics (dal 22 al 24 agosto) partecipi il ministro degli Esteri Sergei Lavrov al posto del presidente Vladimir Putin, su cui pende un mandato d’arresto internazionale. Lo ha detto il vicepresidente sudafricano Paul Mashatile in un’intervista al settimanale sudafricano Mail&Guardian. «Il presidente Ramaphosa ha discusso con il presidente Putin e gli ha consigliato di delegare, preferibilmente il suo ministro degli Esteri», ha detto Mashatile, «i russi non sono contenti di questo, vogliono che tutta la loro delegazione venga guidata da lui (Putin, ndr)». «Capiamo di essere vincolati dallo Statuto di Roma, ma non possiamo invitare qualcuno e poi arrestarlo», ha aggiunto il vicepresidente sudafricano, «potete capire il nostro dilemma. Saremmo felici se non venisse». Mashatile ha ipotizzato che tra una settimana si potrà avere conferma di come verrà risolta la situazione.

Ore 17:32 - Yermak: «La controffensiva non avanza velocemente»

«Ad oggi la controffensiva non sta avanzando così velocemente». Lo ha ammesso Andriy Yermak, uno dei più stretti consiglieri del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante un incontro con un gruppo di giornalisti. Yermak ha assicurato che gli alleati occidentali non stanno facendo pressioni su Kiev su questo tema.

Ore 17:49 - Il punto militare | Vienna al centro dello spionaggio: è un hub per le missioni degli infiltrati russi

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Ieri, oggi, domani: Vienna non è mai cambiata, è rimasta una città delle spie. E in qualche caso non sono cambiati neppure i protagonisti, con gli uomini di Mosca impegnati a cercare informazioni. Ma non sono certo gli unici attori in quello che da sempre è il «teatro delle ombre».

Ore 18:11 - Il rublo tocca un nuovo minimo da inizio guerra contro l’euro

Prosegue la recente fase di grande debolezza del rublo: la moneta russa cede circa mezzo punto percentuale contro l’euro nella fase finale dell’ultima giornata della settimana dei mercati valutari mondiali, con la moneta unica europea che ha toccato un massimo dalle fasi iniziali della guerra in Ucraina a quota 101,6. I livelli in assoluto maggiori sono di inizio marzo 2022, quando si era arrivati oltre quota 120. Per ora più calma la situazione contro il dollaro: le quotazioni stanno viaggiando sui livelli di quota 90 della vigilia, complice anche il momento fiacco della divisa Usa, frenata dalle ipotesi di allentamento della politica monetaria della Federal reserve dopo i dati di mercoledì dell’inflazione.

Ore 18:28 - Estradata in Usa presunta spia russa arrestata in Estonia

Un presunto ufficiale dell’intelligence russa accusato dagli Stati Uniti di contrabbando di elettronica e munizioni americane in Russia è stato estradato in Usa dall’Estonia. Lo hanno riferito i pubblici ministeri statunitensi, citati da Sky News. Vadim Konoschenok dovrebbe fare la prima apparizione oggi alla corte federale di Brooklyn, New York. I pubblici ministeri chiedono che sia detenuto in attesa del processo, definendolo a rischio di fuga. Konoschenok è stato arrestato dalle autorità estoni nell’ottobre 2022 mentre tentava di entrare in Russia trasportando 35 tipi di semiconduttori e componenti elettronici, alcuni dei quali erano soggetti a controlli sulle esportazioni statunitensi, secondo le autorità Usa. Il 48enne avrebbe detto ai co-cospiratori in alcune comunicazioni di aver addebitato una commissione del 10% per la vendita di articoli sottoposti a controlli. «Non posso fare di meno. Sanzioni», ha scritto, secondo i pubblici ministeri.

Ore 18:30 - Zakharova: missili a lungo raggio francesi a Kiev sono escalation

Parigi, con la sua decisione di fornire missili a lungo raggio a Kiev, ha deliberatamente compiuto un altro passo verso l’escalation del conflitto in Ucraina. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, secondo quanto riportato dalla Tass.

Ore 19:14 - Zakharova: a Vilnius si è deciso di scatenare la grande guerra europea

«Si ha l’impressione che al vertice della Nato sia stata presa e persino dichiarata una decisione: scatenare una grande guerra europea». È quanto ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, commentando i risultati del summit di qualche giorno fa a Vilnius. Lo riporta Ria Novosti. Zakharova ha osservato che Mosca «categoricamente non accetta la logica dell’Occidente, che consiste nel fatto che l’assistenza militare all’Ucraina sia progettata per avvicinare una soluzione politica e diplomatica».

Ore 19:47 - Zelensky: «Mosca dispiega tutti gli sforzi per fermare l’avanzata»

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto oggi che gli ucraini devono capire che la Russia sta dispiegando tutte le risorse possibili per impedire alle forze di Kiev di avanzare nell’est e nel sud del Paese. Lo riporta Ukrinform. «Dobbiamo tutti capire molto chiaramente, il più chiaramente possibile, che le forze russe nelle nostre terre meridionali e orientali stanno facendo tutto il possibile per fermare i nostri soldati», ha affermato Zelensky in un video dopo un incontro con i suoi comandanti. «E ogni mille metri che avanziamo, ogni successo di ogni brigata da combattimento merita la nostra gratitudine», ha aggiunto.

Ore 20:09 - Sudafrica: «Al vertice Brics venga Lavrov e non Putin»

Le autorità sudafricane hanno chiesto alla Russia che al vertice Brics (che si terrà dal 22 al 24 agosto a Johannesburg) vi partecipi il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e non il presidente Vladimir Putin, su cui pende un mandato d’arresto internazionale. «Il presidente Ramaphosa ha discusso con Putin e gli ha consigliato di delegare il suo ministro degli Esteri», ha affermato il vicepresidente sudafricano Paul Mashatile in un’intervista al settimanale sudafricano Mail&Guardian. «I russi non sono contenti di questo - ha aggiunto -. Capiamo di essere vincolati dallo Statuto di Roma, ma non possiamo invitare qualcuno per poi arrestarlo» Il vicepresidente sudafricano ha infine ipotizzato che entro una settimana si potrà trovare una soluzione a riguardo.

Ore 20:20 - L’Ucraina cambia la data del Natale: 25 dicembre (come in Occidente) e non il 7 gennaio come in Russia

Il parlamento ucraino ha votato a favore del cambio di data per la celebrazione del Natale. Da ora in poi, il Natale verrà festeggiato il 25 dicembre, secondo il calendario gregoriano utilizzato in Occidente, anziché il 7 gennaio come avveniva in Russia.

L’obiettivo di questa misura è quello di dissociarsi dall’eredità russa. La Chiesa ortodossa ucraina ha già approvato il cambiamento di data il 24 maggio scorso, mentre la Chiesa greco-cattolica l’ha fatto nel 2022. Solo la chiesa ortodossa che rimane fedele al Patriarca di Mosca mantiene ancora la data del 7 gennaio, che corrisponde al vecchio calendario giuliano.

L’invasione russa ha accelerato un processo che era già in discussione riguardo alla separazione della Chiesa ortodossa ucraina dal Patriarcato di Mosca. Questa separazione è stata ufficializzata dal Patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli il 5 gennaio 2019. Nel 2017, le autorità civili avevano già dichiarato il 25 dicembre come giorno festivo, ma prima della guerra, la maggior parte dei fedeli era restia a cambiare la data per la celebrazione del Natale.

Ore 20:39 - Russia, incriminato un cittadino ucraino per la morte del comandante Rzhitsky

Il cittadino ucraino Sergei Denisenko è stato incriminato dalle autorità russe per «l’omicidio premeditato» dell’ex comandante di sottomarino Stanislav Rzhitsky, ucciso a colpi di pistola mentre faceva jogging in un parco di Krasnodar. Lo ha reso noto il Comitato investigativo russo, citato dalla Cnn. Denisenko è anche accusato di traffico illegale di armi. Rzhitsky era il vice capo della mobilitazione a Krasnodar. In precedenza era stato comandante del sottomarino Krasnodar della flotta nel mar Nero e sarebbe stato coinvolto nell’attacco con missili Kalibr che nel luglio 2022 provocò 27 morti nella città ucraina di Vinnytsia.

Ore 21:10 - Zaluzhny (Ucraina): «In Russia colpiamo con le nostre armi»

«Per salvare la mia gente, perché dovrei chiedere a qualcuno il permesso di agire in territorio nemico?... questo è il nostro problema e tocca a noi decidere come uccidere questo nemico. E’ possibile e necessario ucciderlo nel suo territorio in una guerra. Se i nostri partner hanno paura che usiamo le loro armi, noi gli uccidiamo con le nostre». A dirlo è il comandante delle forze ucraine, Valery Zaluzhny, il quale, in una intervista al Washington Post, spiega che gli ucraini usano le proprie armi per colpire obiettivi in Russia dato che gli occidentali forniscono armi a condizione che non siano usate fuori dall’Ucraina.

Zaluzhny racconta di come si sia impegnato a cancellare l’impronta sovietica che pesava sull’esercito ucraino. Quello che detestavo di più, racconta, era che ogni comandante «si comportava come un signore feudale verso i subordinati». Per ora Zaluzhny si concentra su come vincere la guerra, riconquistare tutti i territori compresa la Crimea. Ma anche allora il lavoro non sarà finito. «La vittoria - spiega il 50enne generale - ci sarà quando avremo un esercito, forse non uno insignificante, che potrà garantire la sicurezza dei bambini nei loro passeggini, perché crescano sapendo che tutto questo non succederà mai più».

Ore 22:11 - Ucraina: «Calato considerevolmente il numero di militari russi in Bielorussia»

Secondo la valutazione del servizio delle Guardie di frontiera ucraine, l numero dei soldati russi dislocati in Bielorussia sarebbe considerevolmente diminuito. Fino a poco tempo fa si stimava che in Bielorussia vi fossero 2mila soldati russi, ma al momento «quasi tutte le truppe russe sono state ritirate dal territorio della Bielorussia», ha detto Andrii Demchenko, portavoce delle Guardie di frontiera, citato dalla Cnn. «Tuttavia, non possiamo escludere che fra un po’ di tempo, nell’ambito di una rotazione, unità regolari tornino in Bielorussia», ha aggiunto il portavoce, sottolineando che la situazione al confine «rimane sotto pieno controllo». Infine, nota Demchenko, non è stato osservato «un dispiegamento organizzato di mercenari russi» in Bielorussia. Le sue dichiarazioni giungono dopo che oggi il ministero bielorusso della Difesa ha annunciato che mercenari della Wagner stano addestrando soldati bielorussi vicino alla città di Osipovichi, una novantina di km a sud di Minsk.

Ore 23:38 - I Paesi baltici: «Perseguire la Russia per le violenze sessuali in Ucraina»

Intervenendo a nome dei Paesi baltici al dibattito annuale «Conflict-related Sexual Violence» tenutosi oggi preso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il rappresentante permanente della Lettonia all’Onu, Andrejs Pildegovics, ha denunciato l’utilizzo sistematico della violenza sessuale come arma di guerra da parte della Russia in Ucraina. Ricordando la presenza di casi di violenza sessuale perpetrati dalle forze armate russe nei confronti di donne uomini e bambini verificati dall’Onu, Pildegovics ha invitato gli stati a prendere le dovute misure per contrastare i crimini e impiegare gli strumenti legali necessari per perseguire penalmente i responsabili.

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per “la Stampa” Il 14 luglio 2023.

Purghe, delazioni, rimozioni e ricatti tra i dirigenti e dentro le altissime sfere. Le forze armate russe stanno implodendo tra loro, prima ancora che nello scontro con gli ucraini.

Secondo due fonti di intelligence occidentali a La Stampa, una trentina di alti ufficiali sono «sostanzialmente sotto indagine, o arrestati, o interrogati e sospesi» 

Il Wall Street Journal, con altre fonti, stima che l'Fsb, il servizio segreto interno successore del Kgb, abbia arrestato 13 ufficiali militari di alto rango, e altri 15 sono stati sospesi o rimossi.

Tra loro il comandante delle forze aeronautiche (e vice comandante di tutte le forze in Ucraina) Sergei Surovikin, il generale Andrei Yudin, il primo vice capo del Gru (i servizi militari) Vladimir Alekseev (quello che si vede accanto, docile docile, a Prigozhin mentre Wagner s'impossessa del quartier generale militare di Rostov nel giorno del golpe) e Mikhail Mizintsev, che era stato destituito dalla carica di viceministro della Difesa ad aprile 2023, dopodiché è passato al Gruppo Wagner.

Ivan Popov, il generale che comandava la 58° armata, quella che difende la linea di terra verso la Crimea, sul mar Nero, è stato licenziato per aver detto la verità a Gerasimov, che «è emersa una situazione difficile con la leadership, e era una scelta tra rimanere silenziosi e timorosi e dire quello che volevano sentire, o chiamare le cose per quello che sono. In nome di tutti i compagni d'armi morti, non avevo il diritto di mentire. Quindi ho additato a gran voce tutti i problemi che esistono oggi nell'esercito, la mancanza di fuoco di controbatteria, la mancanza di stazioni di ricognizione dell'artiglieria, e le vittime di massa tra i nostri fratelli». A quel punto è stato rimosso. 

Giusto il giorno prima il suo collega Oleg Tsokov, generale inferiore sempre nella 581 armata, era stato ucciso da un attacco missilistico nella base dei dirigenti a Berdyansk (il Dune Hotel, come nella fantascienza).

La faida interna è aspra anche a livello politico. L'audio di Popov […] è stato pubblicato da un deputato della Duma di Russia Unita, nazionalista ma molto fedele a Putin, e molto pompato sulle tv di regime, Andrey Gurulev, un ex generale che dal 2012 al 2016 è stato lui stesso comandante della 58a armata, e che Putin usa un po' come testa d'ariete nel suo divide et impera. 

[…] Altri stanno prendendo le parti di Popov. Andrei Turchak, segretario del Consiglio generale di Russia Unita, ha anche attaccato Gurulev (che nel partito è il suo numero due) per aver fatto «uno show politico» pubblicando l'audio della riunione (in cui molti altri comandanti dicono le stesse cose). 

Secondo Turchak, «la coscienza di Ivan è pulita» e «la Patria può essere orgogliosa» di comandanti come lui. Il canale telegram Rybar, tenuto da un ex dirigente del ministero della Difesa, definisce la rimozione di Popov una «caccia alle streghe», iniziata dopo la ribellione di Prigozhin. 

La maretta è forte anche dentro l'Fsb, se è vero che il canale Telegram Cheka-Ogpu, vicino a una parte dei servizi critica con Putin, ipotizza vicine ribellioni su larga scala: «L'esercito dei quadri sta già crollando. Questa non è ancora una ribellione come quella di Prigozhin, ma tutte le dichiarazioni dimostrano che il limite non è lontano. Quando arriva, le rivolte sono inevitabili, spontanee. Le schiacceranno con tutta la crudeltà possibile. Tuttavia le ragioni non possono più essere rimosse, quindi la decomposizione dell'esercito in tali condizioni è una questione di tempo». Insomma, tutto sta andando secondo i piani.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 15 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi | Nyt: «Kiev ha perso il 20% delle armi nei primi giorni della controffensiva». Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera sabato 15 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di sabato 15 luglio, in diretta. Droni russi sulla città di Zaporizhzhia, un ferito. Kiev: «Il gruppo Wagner si sposta dalla Russia alla Bielorussia» 

• Le truppe ucraine proseguono l’avanzata a sud di Bakhmut.

• Biden: «Putin ha già perso. Nessuna prospettiva reale che usi armi nucleari».

• Putin: «Avevo proposto al gruppo Wagner un altro capo. Hanno detto no».

• Zelensky: «Nessuna minaccia di invasione dalla Bielorussia».

• La lunga notte dei generali russi: sollevato Ivan Popov, che ha denunciato la cattiva gestione del conflitto.

• Cittadino ucraino incriminato in Russia per la morte dell’ex comandante di sottomarino Stanislav Rzhitsky

Ore 05:00 - Forte calo del numero soldati russi in Bielorussia

Il numero dei soldati russi dislocati in Bielorussia è fortemente diminuito, secondo la valutazione del servizio delle Guardie di frontiera ucraine. Fino a poco tempo fa si stimava che in Bielorussia vi fossero 2mila soldati russi, ma al momento «quasi tutte le truppe russe sono state ritirate dal territorio della Bielorussia», ha detto Andrii Demchenko, portavoce delle Guardie di frontiera, citato dalla Cnn. «Tuttavia, non possiamo escludere che fra un po’ di tempo, nell’ambito di una rotazione, unità regolari tornino in Bielorussia», ha aggiunto il portavoce, sottolineando che la situazione al confine «rimane sotto pieno controllo». Infine, nota Demchenko, non è stato osservato «un dispiegamento organizzato di mercenari russi» in Bielorussia. Le sue dichiarazioni giungono dopo che oggi il ministero bielorusso della Difesa ha annunciato che mercenari della Wagner stano addestrando soldati bielorussi vicino alla città di Osipovichi, una novantina di km a sud di Minsk.

Ore 05:03 - Putin: «La Wagner non esiste»

Continuare a combattere in Ucraina sotto la guida del comandante russo Andrey Troshev. Era questa l’offerta avanzata dal presidente russo Vladimir Putin al capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, e ai suoi combattenti. Proposta che sarebbe stata in parte accettata dai miliziani, ma bloccata da Prigozhin. A quel punto per Mosca non c’erano altre vie per mantenere attiva la milizia nel Paese. «Non abbiamo una legge per le organizzazioni militari private», ha sottolineato Putin, quindi, giuridicamente, «la Wagner non esiste». L’assenza è percepita anche sul campo di battaglia: il Pentagono ha fatto notare che il gruppo Wagner non sta assumendo «alcun ruolo significativo» nelle «operazioni di combattimento» in Ucraina. I miliziani sono impegnati in Bielorussia a fare da istruttori ai soldati di Minsk, il ministero della Difesa bielorusso ha fatto sapere che «le sessioni di addestramento con le unità delle truppe territoriali si tengono nei pressi di Osipovichi». Luogo dove, secondo le informazioni circolate sui canali social della Wagner, si troverebbe, o almeno sarebbe stato, anche il loro capo Prigozhin. In una foto diffusa sul web lo si vede in mutande all’interno di una tenda da campo.

Ore 08:10 - Podolyak: «L’ingresso dell’Ucraina nella Nato sarebbe una garanzia contro l’atomica di Putin»

(Lorenzo Cremonesi) «La propaganda del Cremlino non poteva fare altro che presentare il summit Nato di Vilnius come un fallimento per l’Ucraina. Ci si aspettava qualche cosa di diverso?», risponde a caldo Mykhailo Podolyak alla nostra domanda su come giudica i commenti di Mosca. Il più noto consigliere politico del presidente Zelensky analizza lo stato delle relazioni tra il suo Paese e la Nato.

Ore 08:34 - Droni russi sulla città di Zaporizhzhia, un ferito

Un civile è rimasto ferito nel corso dell’attacco lanciato dalle forze russe la notte scorsa contro Zaporizhzhia: lo ha reso noto su Telegram il segretario del consiglio comunale, Anatoly Kurtev, come riporta Rbc-Ucraina. Il ferito è un uomo di 52 anni e la città è stata presa di mira con droni, ha precisato l’Amministrazione militare locale. In seguito dell’attacco, ha aggiunto Kurtev, hanno subito danni un’infrastruttura non meglio precisata e quattro condominii. Secondo l’Amministrazione militare della città, ieri l’esercito russo aveva bombardato la regione di Zaporizhzhia 45 volte, distruggendo 27 edifici in 15 villaggi.

Ore 09:11 - Gb: «Caso Popov sintomo disaffezione subordinati verso vertici militari»

Il caso del generale russo Ivan Popov, silurato per aver espresso in un audio trapelato dubbi sulla strategia della leadership militare russa in Ucraina, è indicativo di un più ampio rifiuto da parte degli ufficiali delle scelte delle alte sfere russe. Lo sottolinea il ministero della Difesa britannico su Twitter. «I commenti di Popov attirano l’attenzione sulla grave disaffezione che molti ufficiali probabilmente nutrono nei confronti della leadership militare. Le lamentele fanno eco con quelle fatte dal capo del gruppo Wagner, Evgeny Prigozhin, prima del suo ammutinamento del giugno 2023 - sostiene Londra - È probabile che le critiche dirette dei subordinati diventino un problema crescente per il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, e per il capo di Stato maggiore, generale Gerasimov».

Ore 09:50 - Kiev: «Abbattiamo i russi nelle loro posizioni a sud»

Le truppe ucraine stanno «abbattendo sistematicamente il nemico nelle loro posizioni» sul fronte meridionale. Lo ha detto il generale Oleksander Tarnavskyi, comandante delle forze ucraine nel sud, in un messaggio su Telegram. «Nella direzione di Tavria, le forze di difesa stanno sistematicamente abbattendo il nemico nelle loro posizioni. Unità di artiglieria delle Forze di Difesa hanno effettuato 1.177 missioni di fuoco durante il giorno. Nell’ultimo giorno, il nemico ha perso più di una compagnia tra morti e feriti», ha affermato il comandante.

Ore 10:08 - Presto al via esercitazioni navali Russia-Cina

Russia e Cina terranno presto esercitazioni navali congiunte nel Mar del Giappone: lo riporta l'agenzia di stampa russa Tass, che cita il ministero della Difesa cinese. «Nell'ambito del piano annuale di cooperazione tra le forze armate di Russia e Cina, le forze armate russe invieranno presto la loro Marina e la loro Aeronautica per partecipare all«Interazione/Nord-2023' nel Mare del Giappone - si legge in un comunicato -. Le esercitazioni sono state organizzate dal Comando del Teatro Settentrionale dell'Esercito Popolare di Liberazione della Cina e si svolgeranno a metà del 2023 nel Mar del Giappone».

Ore 12:20 - Mosca: «Kiev attacca centrali russe, è terrorismo nucleare»

Mosca accusa Kiev di «utilizzare metodi terroristici» contro le centrali nucleari russe, che potrebbero «portare a un disastro nucleare su larga scala» in Europa. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, sostenendo che ieri le truppe ucraine hanno attaccato con un drone la città di Kurchatov, nella regione di Kursk, con l'obiettivo di colpire un impianto nucleare. «Chiediamo all'Aiea e all'Onu di fare molta attenzione» e «condannare il comportamento irresponsabile di Kiev», ha detto, aggiungendo che il governo ucraino «ha intrapreso la strada dell'utilizzo dei metodi del terrorismo nucleare».

Ore 12:23 - Kiev: «La Wagner si sposta dalla Russia alla Bielorussia»

Un imponente convoglio del gruppo paramilitare Wagner formato da almeno 60 veicoli è arrivato oggi in Bielorussia dalla Russia: lo ha reso noto il gruppo di monitoraggio bielorusso Gayun, come riporta Unian. L'arrivo dei mercenari della Wagner è stato confermato dalle autorità bielorusse, secondo Rbc-Ucraina. «Questa mattina, 15 luglio, è stato avvistato un grosso convoglio di auto e camion con le targhe delle cosiddette Dpr/Lpr (le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, ndr) - si legge nel rapporto di Gayun -. Alcuni fattori indicano che si tratta di un convoglio della Wagner, entrato in Bielorussia dalla Federazione Russa di notte nella zona di Krychau».

 Il convoglio, secondo Gayun, è passato attraverso Rohachiv in direzione di Bobruysk, e poi a Osypovych. Il gruppo ritiene che i mercenari si stessero trasferendo in una tendopoli nel villaggio di Tsil. Sono stati visti almeno 60 veicoli, tra pick-up, camion, furgoncini e almeno tre autobus per il trasporto di passeggeri. I veicoli erano scortati da auto della polizia stradale bielorussa. Da parte sua, il portavoce delle guardie di frontiera della Bielorussia, Andriy Demchenko, ha confermato che «gruppi separati di rappresentanti di campagne militari private hanno iniziato a essere osservati in Bielorussia, spostandosi dal territorio della Russia». Le guardie di frontiera, ha aggiunto, stanno monitorando la situazione per determinare l'ubicazione, il numero e il compito dei mercenari.

Ore 12:38 - Vandali alla mostra per l'Ucraina, scritte pro Putin sui quadri

Ignoti hanno vandalizzato alcuni dei dipinti in mostra da alcuni giorni a Napoli, nell'ambito della mostra su La guerra e la pace in Ucraina: sui quadri, esposti nell'antisala dei baroni del Maschio Angioino, stamane sono state trovate scritte inneggianti a Putin e alla Russia. A denunciarlo sono gli organizzatori della rassegna, che si augurano una veloce identificazione dei responsabili. Oggi, ultimo giorno della mostra, è in programma la premiazione dei lavori realizzati da bambini italiani e ucraini sul tema della pace: l'appuntamento, fanno sapere dall'associazione Arte Reale, si terrà regolarmente.

Ore 12:40 - Cremlino: «Putin vedrà leader Paesi africani a San Pietroburgo»

I leader dei Paesi africani partecipanti alla missione di pace in Ucraina «avranno sicuramente occasione di parlare con il presidente russo Vladimir Putin a margine del vertice Russia-Africa di San Pietroburgo a fine luglio». Lo ha annunciato alla Tass il portavoce della Federazione Russa, Dmitry Peskov. «Il programma del vertice è ancora in preparazione. Ma ci sarà l'opportunità di parlare a margine», ha dichiarato.

Ore 12:47 - Mosca: «Sventato attentato Kiev a giornalista russa»

Le forze di sicurezza russe hanno impedito la preparazione di un attentato alla giornalista Margarita Simonyan, caporedattore di Russia Today e del gruppo editoriale Rossiya Segodnya. Lo riporta Ria Novosti. «Il servizio di sicurezza federale della Federazione Russa, insieme al comitato investigativo e al ninistero degli Affari interni della Russia, hanno impedito la preparazione da parte dei servizi speciali ucraini dell'omicidio di Margarita Simonyan», si legge in una nota.

Ore 15:49 - Kiev: colpito lanciamissili della strage alla pizzeria di Kramatorsk

Le forze armate ucraine hanno reso noto di aver distrutto il sistema lanciamissili russo S-400 Triumf responsabile di una strage in una pizzeria di Kramatorsk del 27 giugno. Lo riporta Ukrinform. Nell’attacco furono uccise dodici persone, fra cui una ragazza di 17 anni e due gemelle di 14. Per le ferite riportate il primo luglio morì nell’ospedale dove era stata ricoverata anche la scrittrice ucraina Viktoria Amelina.

Ore 16:26 - Le bandiere al vento per ogni soldato ucraino ucciso

(di Lorenzo Cremonesi, inviato in Ucraina) Piazza Maidan, a Kiev, è il simbolo del desiderio di libertà del popolo ucraino. Sul suo prato è stata piantata una bandiera per ogni soldato morto in battaglia: sull’azzurro e sul giallo sono scritti i nomi del militare, la data di nascita e di morte.

Ore 16:42 - Zelensky: devastazione russa colossale, lo siano anche gli aiuti

Il presidente della Repubblica di Corea Yoon Suk Yeol «è stato oggi a Bucha e Irpin e ha visto con i suoi occhi le conseguenze dell’occupazione russa. Ma Bucha e Irpin sono solo due delle migliaia di città ucraine colpite dal terrore russo. La portata della sofferenza e della distruzione portate dalla Russia è colossale. Pertanto, la portata della cooperazione globale deve essere colossale per ripristinare la sicurezza e garantire una pace stabile». Lo ha scritto su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Durante questa visita, la prima nella storia delle nostre relazioni, abbiamo discusso di tutto ciò che è importante per la vita normale e sicura delle persone» e «dell’ordine internazionale basato sulle regole», ha aggiunto. Tra gli altri temi sul tavolo il rientro in Ucraina «degli adulti e dei bambini deportati, l’attuazione della Formula di pace, la preparazione del Global Peace Summit, la sicurezza alimentare ed energetica e la cooperazione economica». Zelensky ha quindi ricordato che sono «milioni» gli ucraini «attualmente nel territorio occupato o deportati con la forza in Russia, adulti e bambini» e ha ribadito quanto sia «importante», riportarli in patria e «riunire le famiglie separate dalla guerra».

Ore 16:45 - Il punto militare | Di cosa ha bisogno l’esercito ucraino? «Munizioni, munizioni, munizioni»

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Racconti di ufficiali e soldati spiegano di cosa ha bisogno l’Ucraina. Quello che segue è un breve «taccuino» di testimonianze apparse in rete. L’esperto Dmitri Alperovitch, reduce da un viaggio nel Paese, ha sottolineato alcuni punti chiave.

• Il primo è il solito, noto: a Kiev «servono munizioni, munizioni, munizioni». Se dopo oltre 500 giorni di crisi siamo ancora a questa «casella» è perché l’esercito ne consuma molto per piegare i bastioni russi (meglio organizzati rispetto alle previsioni) e le forniture occidentali, per quanto continue, non bastano.

Ore 17:03 - Zelensky: «La velocità della fine della guerra dipende dal sostegno globale a Kiev»

«La velocità della fine della guerra dipende direttamente dal sostegno globale all'Ucraina, facciamo il possibile per assicurare che questo supporto sia il più possibile intenso e significativo». Lo ha detto il presidente ucraino Volodymy Zelensky in un video messaggio diffuso su Twitter. Nel tweet, Zelensky ha sottolineato l'alto numero di incontri avuti negli ultimi 15 giorni, ricordando di aver visto i leader di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Olanda, Turchia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Lituania, Svezia, Portogallo, Spagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Guinea-Bissau, e Corea del Sud. A ciò si aggiungono incontri con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il patriarca ecumenico Bartolomeo.

Ore 17:36 - New York Times: nelle prime due settimane di controffensiva Kiev ha perso il 20% delle armi

Nelle prime due settimane di controffensiva l'Ucraina ha perso per distruzione o danneggiamento fino al 20% dell'equipaggiamento schierato in battaglia: è quanto riporta il quotidiano statunitense The New York Times, citando fonti governative occidentali. Nelle ultime settimane, invece, il tasso di perdite è calato al 10%, in gran parte a causa del rallentamento della controffensiva ma anche per i cambiamenti tattici apportati dalle forze ucraine, che mirano ora al logoramento delle truppe russe.

Ore 18:46 - Mosca: 6 persone arrestate per tentato attentato a giornalista russa

Sei persone sono state arrestate in Russia perché sospettate di preparare un attentato alla giornalista Margarita Simonyan, caporedattore di Russia Today e del gruppo editoriale Rossiya Segodnya. Lo riporta la Tass. Rischiano fino a sette anni di reclusione. Il gruppo - viene spiegato - aveva anche pianificato di uccidere Ksenia Sobchak, un'altra giornalista. Secondo Mosca si tratterebbe di «membri del gruppo neonazista "Paragraph-88"».

Ore 22:26 - Regno Unito: addestrati 18mila soldati ucraini

Sono 18mila le reclute ucraine che hanno partecipato al programma di addestramento "Op Interflex" nel Regno Unito. Lo rende noto il ministero della Difesa britannico che pubblica su Twitter un video con i filmati dell'addestramento. Lanciato nel giugno del 2022 il programma «insegna agli ucraini a sopravvivere ed essere letali nella loro lotta contro l'invasione illegale della loro terra», si legge nel tweet.

Ore 01:41 - Kharkiv, esplosioni nella notte e corsa dei residenti nei rifugi

Diverse esplosioni sono state udite poco fa a Kharkiv, in Ucraina e allarmi aerei sono ancora in atto a Sumy, Poltava e Zaporizhzhia. I colpi potrebbero essere partiti da degli S-300, e hanno spinto i residenti nei rifugi, incluso l’inviato dell’ANSA che ne ha riferito. Il sindaco di Kharkiv Igor Terekhovha ha confermato la circostanza sul suo canale Telegram, citando l’allarme aereo ma senza fornire ulteriori dettagli. Secondo RBC-Ucraina, le esplosioni a Kharkiv sono state almeno tre.

Ore 02:22 - Azerbaigian: Mosca: non rispetta gli accordi per il Nagorno-Karabakh

L’Azerbaigian ha accusato la Russia di non aver adempiuto ai suoi obblighi ai sensi dell’accordo di cessate il fuoco mediato da Mosca del 2020 per porre fine ai combattimenti con l’Armenia per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh. «La parte russa non ha assicurato la piena attuazione dell’accordo nel quadro dei suoi obblighi», ha affermato il ministero degli Esteri di Baku, aggiungendo che Mosca «non ha fatto nulla per impedire» che le forniture militari dell’Armenia raggiungessero le forze separatiste nell’irrequieta enclave.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 16 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi. Usa: «Kiev userà le bombe a grappolo a breve». Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera domenica 16 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di domenica 16 luglio, in diretta. La viceministra della Difesa ucraina: «Peggiora il fronte est, i russi avanzano a Kupyannsk» 

• Nyt: nelle prime settimane della controffensiva Kiev ha perso il 20% di armi.

• Mosca: «Sventato attentato a due giornaliste russe: 6 arresti».

• Zelensky: «La velocità della fine della guerra dipende dal sostegno a Kiev».

• Di cosa ha bisogno l’esercito ucraino? «Munizioni».

Ore 01:43 - Kharkiv, esplosioni nella notte e corsa dei residenti nei rifugi

Diverse esplosioni sono state udite poco fa a Kharkiv, in Ucraina e allarmi aerei sono ancora in atto a Sumy, Poltava e Zaporizhzhia. I colpi potrebbero essere partiti da degli S-300, e hanno spinto i residenti nei rifugi, incluso l’inviato dell’ANSA che ne ha riferito. Il sindaco di Kharkiv Igor Terekhovha ha confermato la circostanza sul suo canale Telegram, citando l’allarme aereo ma senza fornire ulteriori dettagli. Secondo RBC-Ucraina, le esplosioni a Kharkiv sono state almeno tre.

Ore 02:23 - Azerbaigian: Mosca: non rispetta gli accordi per il Nagorno-Karabakh

L’Azerbaigian ha accusato la Russia di non aver adempiuto ai suoi obblighi ai sensi dell’accordo di cessate il fuoco mediato da Mosca del 2020 per porre fine ai combattimenti con l’Armenia per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh. «La parte russa non ha assicurato la piena attuazione dell’accordo nel quadro dei suoi obblighi», ha affermato il ministero degli Esteri di Baku, aggiungendo che Mosca «non ha fatto nulla per impedire» che le forniture militari dell’Armenia raggiungessero le forze separatiste nell’irrequieta enclave.

Ore 02:28 - New York Times: nelle prime due settimane di controffensiva Kiev ha perso il 20% delle armi

Nelle prime due settimane di controffensiva l'Ucraina ha perso per distruzione o danneggiamento fino al 20% dell'equipaggiamento schierato in battaglia: è quanto riporta il quotidiano statunitense The New York Times, citando fonti governative occidentali. Nelle ultime settimane, invece, il tasso di perdite è calato al 10%, in gran parte a causa del rallentamento della controffensiva ma anche per i cambiamenti tattici apportati dalle forze ucraine, che mirano ora al logoramento delle truppe russe.

Ore 03:39 - Il punto militare | Di cosa ha bisogno l’esercito ucraino? «Munizioni, munizioni, munizioni»

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Racconti di ufficiali e soldati spiegano di cosa ha bisogno l’Ucraina. Quello che segue è un breve «taccuino» di testimonianze apparse in rete. L’esperto Dmitri Alperovitch, reduce da un viaggio nel Paese, ha sottolineato alcuni punti chiave.

• Il primo è il solito, noto: a Kiev «servono munizioni, munizioni, munizioni». Se dopo oltre 500 giorni di crisi siamo ancora a questa «casella» è perché l’esercito ne consuma molto per piegare i bastioni russi (meglio organizzati rispetto alle previsioni) e le forniture occidentali, per quanto continue, non bastano.

Ore 03:40 - Mosca e Pechino rispondono alla Nato: esercitazioni congiunte nel mar del Giappone

di Lorenzo Cremonesi, nostro inviato a Kiev

Pechino e Mosca rispondono con una dimostrazione di unità alla sfida lanciata dalla Nato e, a tre giorni dalla fine del summit di Vilnius, annunciano l’intenzione di tenere «esercitazioni militari congiunte» nel mar del Giappone. Il comunicato è giunto ieri mattina dal ministero della Difesa cinese, che non precisa la data delle manovre, sebbene paiano prossime, ma specifica che saranno chiamate «Northern-Interaction-2023» e hanno come obiettivo «il mantenimento della sicurezza dei corridoi marittimi strategici».

Un passo che sottolinea le scelte strategiche di lunga durata da parte del regime di Pechino: nonostante i fallimentari errori commessi da Putin nella campagna militare ucraina e la sua evidente debolezza politica interna, Xi Jinping continua a considerarlo un importante alleato nel confronto con il campo occidentale e con la politica americana di «contenimento» cinese nel Pacifico. Ciò è destinato a suscitare anche l’allarme di Tokio, che con la Cina ha aperti diversi contenziosi territoriali e di controllo delle acque. Il Global Times , il giornale in lingua inglese del Partito Comunista cinese, sottolinea che è la prima volta che la Russia invia unità navali e forze aeree per partecipare a manovre di questo tipo. Nel frattempo, cinque navi cinesi da guerra e quattro elicotteri hanno già lasciato la base di Tsingtao, nella provincia dello Shandong, per raggiungere il tratto di mare dove inizieranno le esercitazioni. Sin dal 2018, la flotta navale russa del Pacifico ha invece già invitato quattro volte quella cinese per operazioni congiunte.

Ore 08:20 - Mosca: «Abbattuti 9 droni ucraini in Crimea»

Le forze russe hanno abbattuto la notte scorsa nove droni ucraini nella Crimea annessa: lo ha reso noto su Telegram il governatore filorusso di Sebastopoli, Mikhail Razvozhaev, come riporta la Tass. «Complessivamente, questa notte sono stati abbattuti due droni e cinque sono stati neutralizzati dalle unità di guerra elettronica. Anche due droni di superficie sono stati distrutti nella rada esterna», ha scritto Razvozhayev.

Ore 08:30 - L’Ucraina si svuota: meno figli e abitanti. «Molti non tornano, è una catastrofe»

(di Lorenzo Cremonesi) Città e soprattutto villaggi vuoti, famiglie divise, soldati soli al fronte con mogli e bambini all’estero che non tornano, tasso di natalità al lumicino: l’Ucraina sta subendo una crisi demografica dalle dimensioni catastrofiche. «Il crollo della popolazione causerà presto problemi economici e sociali gravissimi. Putin perde la guerra, ma potrebbe ancora vincere la sfida per il futuro di un’Ucraina stabile e indipendente», dicono gli esperti. In pubblico se ne parla poco, il problema scotta ma nessuno sa come affrontarlo e l’urgenza di combattere l’invasione russa costringe a rimandare ogni altra questione. «Quando la casa brucia, prima devi spegnere il fuoco e soltanto in un secondo momento penserai a quali mobili comprare», si difendono gli esponenti del governo Zelensky.

Ore 09:33 - Kiev: «Due morti per gli attacchi russi sul Donetsk in 24 ore»

Nelle ultime 24 ore due persone sono state uccise a causa degli attacchi russi sulla regione ucraina di Donetsk. Ad affermarlo è il capo dell’amministrazione militare dell’oblast, Pavlo Kyrylenko, in un aggiornamento su Telegram. «Il 15 luglio, i russi hanno ucciso 2 residenti della regione di Donetsk: a Chasiv Yar e Aleksandro-Shultyny. Un’altra persona è rimasta ferita durante il giorno», ha scritto il funzionario. In un altro messaggio Kyrylenko ha poi detto che «nel cuore della notte, i russi hanno lanciato un attacco missilistico su Kramatorsk, prendendo di mira un’impresa» e «il nemico ha bombardato Avdiivka».

Ore 10:06 - Putin: «Useremo le bombe a grappolo se lo fa Kiev»

La fornitura di munizioni a grappolo all’Ucraina e il loro utilizzo «devono essere considerati un crimine». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un’intervista ripresa dalla Tass, sottolineando che anche Mosca «ha uno stock sufficiente di tali bombe» che «finora non ha usato», ma «se vengono utilizzate contro di noi, ci riserviamo il diritto di usarle come misura speculare a tali azioni».

Ore 11:08 - Kiev: «Forti esplosioni questa mattina a Mariupol»

Esplosioni sono state udite questa mattina a Mariupol, nella regione di Donetsk: lo ha reso noto su Telegram il consigliere del sindaco, Petro Andryushchenko, come riporta Ukrainska Pravda. «Mariupol. Distretto balneare. Insediamento di Cheremushki e il villaggio di Moriakiv. (Esplosioni) molto rumorose», ha scritto Andryushchenko. In precedenza erano state segnalate esplosioni a Lugansk e Berdyansk (Zaporizhzhia).

Ore 11:14 - Bombe a grappolo, perché sono pericolose e chi le usa ancora

(Lorenzo Cremonesi) La bomba a grappolo probabilmente più potente che i giornalisti della nostra generazione hanno potuto vedere esplodere in diretta durante una guerra è stata quella che gli americani chiamano in gergo Daisy Cutter, la taglia-margherite. Un cilindro pesante quasi 7.000 chili lanciato in alta quota da grandi bombardieri, con un paracadute che si apre a qualche centinaio di metri dal suolo (a seconda dell’intensità del vento), rallenta, quindi esplode nel cielo per intensificare l’effetto devastante su di un territorio il più vasto possibile e infine rilascia a pioggia migliaia di bombette minori, che in parte esplodono a loro volta e in parte restano potenzialmente letali a inquinare il territorio per anni e anni, in certi casi (specie nei deserti o in zone secche) per secoli.

Ore 11:40 - Putin: «Studieremo attrezzatura occidentale catturata in Ucraina»

L’attrezzatura militare occidentale catturata dalle forze russe in Ucraina sarà oggetto di studio da parte degli specialisti russi. Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin, citato dalla Tass. «Esiste un’espressione come `reverse engineering´», ha detto il presidente in un’intervista al canale Rossiya-1, uno spezzone del quale è stato pubblicato sul canale Telegram del giornalista Pavel Zarubin. «Se c’è l’opportunità di guardare dentro per vedere se c’è qualcosa che può essere applicato nel nostro Paese, beh, perché no?» ha detto Putin, aggiungendo che l’equipaggiamento russo è già «molto efficace».

Ore 12:02 - Flottiglia cinese parte per le esercitazioni navali con Russia

Una flottiglia navale cinese è partita oggi per unirsi alle forze navali e aeree russe nel Mar del Giappone in un’esercitazione volta a «salvaguardare la sicurezza delle vie d’acqua strategiche». Lo riferisce il ministero della Difesa cinese citato dal Guardian. Nome in codice `Northern/Interaction-2023´, l’esercitazione evidenzia una cooperazione militare rafforzata tra Cina e Russia dall’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. La flottiglia cinese, composta da cinque navi da guerra e quattro elicotteri, ha lasciato il porto orientale di Qingdao e si unirà alle forze russe in una «zona predeterminata», ha detto il ministero cinese sul suo account WeChat ufficiale. Ieri, Pechino aveva riferito che presto sarebbe iniziata l’esercitazione nel Mar del Giappone con le forze navali e aree di Mosca. Sarebbe la prima volta che entrambe le forze russe prendono parte alle manovre, secondo il quotidiano statale cinese Global Times.

Ore 12:03 - Kiev: «La Russia ha aumentato il numero di navi nel Mar Nero»

Questa mattina, la Russia ha aumentato il numero di navi portamissili Kalibr in servizio nel Mar Nero. Lo afferma il ministero degli Interni dell’Ucraina - citato da Unian - secondo cui il numero di navi da guerra nel bacino è passato da 9 a 11 unità. Tra loro ci sono due vettori missilistici, la salva totale è 12 Kalibr. «La situazione operativa è cambiata. Ci sono già 11 navi nel Mar Nero. E c’è un vettore di missili da crociera Kalibr nel Mar Mediterraneo», ha dichiarato il portavoce delle forze navali ucraine.

Ore 12:18 - Partita da Odessa l’ultima nave dell’accordo su grano

L’ultima nave a cui è stato concesso un passaggio sicuro dall’accordo sul grano del Mar Nero ha lasciato il porto di Odessa. Lo riporta Sky News, ricordando che il termine per prorogare l’accordo si avvicina rapidamente: Ucraina e Russia hanno tempo fino a domani per il rinnovo dell’intesa, sul quale si attende l’ok di Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin ha ripetutamente minacciato di porre fine all’accordo, considerato cruciale per scongiurare una crisi alimentare mondiale e combattere la fame nei Paesi in via di sviluppo.

Ore 12:30 - Putin: «La controffensiva ucraina non ha successo»

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che la controffensiva ucraina «non ha successo», valutando invece «positivamente» il corso dell’operazione militare speciale russa in Ucraina dove l’esercito di Mosca «sta agendo in modo eroico». Lo riporta la Tass.

Ore 14:52 - Kiev: «Peggiora il fronte est, i russi avanzano su Kupyansk»

Difficoltà sul fronte orientale nella regione di Kharkiv e progressi a Bakhmut. È la situazione sul terreno descritta dalle forze armate ucraine, secondo quanto riferisce la viceministra della Difesa Hanna Malyar. «A est la situazione è leggermente peggiorata. Il nemico ha avanzato attivamente per due giorni consecutivi in direzione di Kupyansk nella regione di Kharkiv. Siamo sulla difensiva. Ci sono feroci battaglie, le posizioni cambiano più volte al giorno», spiega. Invece, «nella direzione di Bakhmut stiamo gradualmente andando avanti. Sul fianco meridionale intorno a Bakhmut c’è un’avanzata quotidiana».

Ore 15:20 - Usa: «L’Ucraina userà le bombe a grappolo a breve»

«Se non l’ha ancora fatto, l’Ucraina userà le bombe a grappolo nelle prossime ore e giorni». Lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan in un’intervista alla Cnn confermando che le forze di Kiev hanno ricevuto le bombe a grappolo americane e sono pronte a usarle.

Ore 15:54 - Il punto militare | La controffensiva ucraina rallentata dalle mine

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) La sorpresa sta nella sorpresa. Per mesi sono state segnalate, persino sul web, i lavori di fortificazione eseguiti dai russi, con il ricorso a trincee ma soprattutto al mare di mine. C’erano foto satellitari, video, dati. Tutto scritto e ridetto. Oggi si scopre che l’offensiva ucraina incontra enormi difficoltà proprio a causa dei bastioni creati su ordine del generale Surovikin, in apparenza rimosso: un uomo d’aviazione abile però nell’adeguare lo schieramento alle regole «terrestri».

Ore 16:06 - Sullivan (Usa): il futuro di Kiev è nella Nato, non è negoziabile

«Abbiamo detto alla Nato in modo molto semplice che il futuro dell’Ucraina è nell’Alleanza Atlantica. Non è negoziabile, è qualcosa su cui ora si sono impegnati tutti i 31 alleati». Lo ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, in un’intervista alla Cbs.

Ore 17:17 - Putin: i leader europei si impiccherebbero su richiesta Usa

Se gli Stati Uniti chiedessero ai leader europei di impiccarsi, questi lo farebbero. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dalla Tass. «A volte sembra che loro (i politici europei, ndr) stiano facendo quello che gli viene detto dall’estero. Se gli viene detto: “Abbiamo deciso di impiccarvi tutti!” faranno solo una domanda, con gli occhi bassi per la sorpresa della loro audacia. “Possiamo farlo con l’aiuto di corde fatte in casa?”. Ma penso che sarebbe un fiasco per loro perché è altamente improbabile che gli americani rifiutino un contratto così grande per la loro industria tessile», ha ironizzato.

Ore 19:42 - Kiev: almeno un morto e 7 feriti in un raid russo a Kharkiv

Sette persone sono rimaste ferite nel distretto di Osnovyansk a Kharkiv a seguito di un altro attacco delle truppe russe e ci sono informazioni non confermate su una persona morta. Lo scrive Ukrinform citando il sindaco di Kharkiv Ihor Terekhov. «I dipendenti del servizio di emergenza stanno spegnendo un incendio. Al momento ci sono sette feriti e ci sono informazioni non confermate su una persona morta», ha detto.

Ore 20:36 - Zelensky: il mondo si ispira al coraggio degli eroi ucraini

Il mondo crede nell’Ucraina e si ispira al coraggio degli eroi ucraini. Lo ha scritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram, pubblicando foto di combattenti ucraini, scrive Ukrinform. «Il mondo crede nell’Ucraina. Il mondo è ispirato dal nostro coraggio, ispirato dai nostri eroi. E, cosa più importante, gli ucraini credono nell’Ucraina, gli ucraini vedono di cosa siamo tutti capaci quando siamo insieme. Siamo i più forti quando siamo uniti», ha scritto il presidente.

Ore 23:28 - Kiev: nuovo attacco dei russi a Kharkiv, è il terzo solo oggi

«Gli occupanti russi stanno colpendo di nuovo la regione di Kharkiv. Restate nei rifugi!». È l'allerta lanciata dal capo dell'Amministrazione militare regionale, Oleg Sinegubov, come riporta l'Ukrainska Pravda. Il media ucraino precisa che con quest'ultimo raid, la città è stata bombardata oggi tre volte dai russi.

Ore 23:28 - Trump: se fossi eletto farei trovare l'accordo tra Putin e Zelensky in 24 ore

«Conosco molto bene Zelensky e conosco molto bene, anche meglio Putin. Ho avuto un buon rapporto, molto buono con entrambi. Li farei mettere d'accordo in un giorno se fossi il presidente». Lo ha detto Donald Trump in un'intervista a Fox news citando il presidente francese Emmanuel Macron in una lista di leader «intelligenti, che sanno cosa fare» in contrapposizione a Joe Biden che, secondo il tycoon, «non ne ha la più pallida idea».

Ore 23:31 - Zelensky: «Con uno scudo aereo forte proteggeremo anche l'Europa»

«Abbiamo già dimostrato che non esistono missili russi che gli ucraini non possano abbattere. E quando lo scudo aereo ucraino diventerà abbastanza forte, e lo sarà, l'Ucraina garantirà vera libertà e protezione per tutta l'Europa dal terrore russo. La sicurezza del nostro continente inizia qui». Lo ha detto nel suo consueto videomessaggio serale il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riportato da Ukrainska Pravda. «L'ucraina non rinuncerà mai alla sua sovranità e la libertà sarà comunque preservata - ha aggiunto -. Ogni anno, il nostro Paese diventerà più forte e aiuterà altre nazioni libere a proteggere la loro sovranità e costruire una sicurezza comune. L'Ucraina può farcela».

Guerra Ucraina - Russia, le news del 17 luglio.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 17 luglio. Mosca interrompe accordo sul grano. Biden riceverà Zuppi. Putin: “Su ponte di Crimea terrorismo, risponderemo”. La Repubblica il 17 luglio 2023.

Mosca accusa Kiev per l’attacco al ponte di Kerch, la struttura che collega la penisola occupata di Crimea alla Russia. La portavoce del ministero degli Esteri Zakharova: “Colpito con l’aiuto di Gran Bretagna e Usa”. Vladimir Putin minaccia di usare le bombe a grappolo se lo farà Kiev, e lo farà a breve secondo il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan. Il leader russo sostiene che la controffensiva ucraina "non ha successo" mentre Kiev ammette difficoltà sul fronte Est. Preoccupa a livello internazionale la scadenza oggi dell'accordo sul grano: Russia e Ucraina devono rinnovare l’intesa, ma si attende l'ok di Mosca. Il Cremlino ha più volte minacciato di porre fine all'accordo rischiando di innescare una crisi alimentare globale.

La guerra in Ucraina, cosa c'è da sapere?

Crimea, missili ucraini sul ponte di Kerch

Vertice Nato: sì all’Ucraina “ma solo a tempo debito”

La prima foto di Prigozhin dopo l’ammutinamento

Punti chiave

22:21 

Zelensky: “Intesa sul grano continui anche senza la Russia” 

21:27 

Meloni: “Usare il grano come un’arma è un'offesa all'umanità” 

21:16

 Casa Bianca: “Con Zuppi focus su bimbi e aiuti umanitari” 

19:05

 Putin: “Su ponte in Crimea terrorismo, risponderemo” 

18:47 

Media: “'Biden riceve Zuppi alla Casa Bianca domani” 

12:10

 Zuppi da oggi a Washington fino al 19 luglio 

11:06 

La Russia interrompe l’accordo sul grano 

09:10 

La portavoce Zakharova: “L’attacco al ponte fatto dal regime di Kiev con l’aiuto di Gran Bretagna e Usa” 

07:36 

Media: “Ponte di Crimea colpito da due droni marini ucraini” 

05:41 

Esplosioni sul ponte di Crimea, almeno due morti 

03:59 

Mosca, stop traffico ponte Crimea per 'emergenza'. Possibili esplosioni

00:05

Via libera degli Usa all’addestramento degli ucraini sugli F-16

"Gli Stati Uniti non saranno di ostacolo all'inizio del training dei piloti ucraini sugli F-16". Lo ha detto il consigliere per la sicurezza americana, Jake Sullivan, annunciando il via libera che i Paesi europei dicevano di aspettare. "Il presidente consentirà, sosterrà, faciliterà e di fatto fornirà gli strumenti necessari affinché gli ucraini inizino ad essere addestrati sugli F-16, non appena gli europei saranno pronti", ha dichiarato il consigliere di Joe Biden alla Cnn.

00:30

Ankara: “Proseguiamo gli sforzi per estendere accordo sul grano”

Le autorità turche sperano che l'accordo sul grano che scade oggi possa essere prorogato. Lo ha annunciato oggi il vicepresidente turco Cevdet Yilmaz, scrive l'agenzia russa Tass. "Proseguiamo negli sforzi per estendere l'accordo. La visita programmata del presidente russo Putin in Turchia può essere considerata positiva in questo senso, spero che ci siano risultati positivi", ha aggiunto in un'intervista al canale tv A-Haber. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva annunciato che Putin avrebbe visitato Ankara ad agosto.

00:45

Zelensky: “Con uno scudo aereo forte proteggeremo anche l'Europa”

"Abbiamo già dimostrato che non esistono missili russi che gli ucraini non possano abbattere. E quando lo scudo aereo ucraino diventerà abbastanza forte, e lo sarà, l'Ucraina garantirà vera libertà e protezione per tutta l'Europa dal terrore russo. La sicurezza del nostro continente inizia qui". Lo ha detto nel suo consueto videomessaggio serale il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riportato da Ukrainska Pravda. "L'Ucraina non rinuncerà mai alla sua sovranità e la libertà sarà comunque preservata - ha aggiunto – ogni anno, il nostro Paese diventerà più forte e aiuterà altre nazioni libere a proteggere la loro sovranità e costruire una sicurezza comune. L'Ucraina può farcela".

03:59

Mosca, stop traffico ponte Crimea per 'emergenza'. Possibili esplosioni

Il traffico sul Ponte di Crimea è stato interrotto a causa di un'emergenza nell'area del 145esimo sostegno della struttura, hanno reso noto nella notte le autorità russe senza specificare la natura dell'incidente. "Il traffico è stato interrotto sul Ponte di Crimea: si è verificata un'emergenza nell'area del 145mo supporto dalla regione di Krasnodar; le forze dell'ordine e tutti i servizi responsabili sono al lavoro", ha scritto il leader regionale Sergey Aksyonov sul suo canale Telegram, senza fornire ulteriori dettagli. L'agenzia di stampa RBC-Ucraina, riporta la Reuters, ha riferito che sul ponte si sono sentite delle esplosioni.

05:09

Ponte di Crimea, Aksyonov a residenti e turisti: “Evitate il ponte, scegliete percorsi alternativi”

il leader regionale Sergey Aksyonov sul suo canale Telegram, in seguito all’allerta per l’emergenza, ha invitato residenti e turisti a utilizzare un percorso alternativo al Ponte di Crimea. "Data la situazione attuale, chiedo ai residenti e agli ospiti della penisola di astenersi dal viaggiare attraverso il ponte e, per motivi di sicurezza, di scegliere un percorso terrestre alternativo attraverso altre regioni", ha detto. L'agenzia Tass riporta che il vicepresidente del Consiglio dei ministri della russa Repubblica di Crimea, Igor Mikhailichenko, è partito per il luogo dell'incidente.

05:41

Esplosioni sul ponte di Crimea, almeno due morti

Media ucraini e russi parlano di esplosioni avvenute sul Ponte di Crimea, con un bilancio di almeno due morti. Secondo l'agenzia Rbc Ukraine e il canale filorusso Grey Zone, le deflagrazioni sarebbero avvenute alle 3:04 e alle 3:20 ora locale. Due persone a bordo di un'auto sarebbero morte per il crollo di una campata della struttura.

07:36

Media: “Ponte di Crimea colpito da due droni marini ucraini”

Le esplosioni che hanno danneggiato il ponte di Crimea la notte scorsa potrebbero essere state provocate da un attacco ucraino con droni marini: lo scrive su Telegram il canale filorusso Grey Zone, che pubblica alcune immagini della parte del ponte distrutta. "Immagini della distruzione del ponte di Crimea a seguito di quello che si ritiene essere un attacco da parte di due sommergibili autonomi senza equipaggio del ministero della Difesa ucraino", si legge nel testo del messaggio.

07:39

Mosca: morti un uomo e una donna su Ponte Crimea

Il governatore di Belgorod Vyacheslav Gladkov ha confermato la morte di un uomo e una donna della regione "a seguito di un'emergenza sul Ponte di Crimea". La figlia della coppia ha riportato "ferite moderate" ed è già sotto la cura dei medici.

08:15

Ponte di Crimea, le autorità filorusse accusano Kiev: attaccata una struttura a uso civile

Le autorità filo-russe hanno accusato "il regime di Kiev" per le esplosioni avvenute sul ponte di Crimea. "Il regime terroristico di Kiev ha commesso un nuovo crimine: ha attaccato il ponte di Crimea", ha denunciato su Telegram il presidente del Consiglio di Stato della Repubblica di Crimea, Vladimir Konstantinov. "Kiev non poteva non sapere che la strada è esclusivamente ad uso civile. Ma questo non ha mai fermato i terroristi", ha aggiunto.

08:40

Il commento sarcastico delle forze di sicurezza ucraine: “Il ponte è andato a dormire di nuovo”

"Usignolo, caro fratello, il ponte è andato ‘a dormire' di nuovo. E non una volta... Due!". Così le forze di sicurezza ucraine hanno commentato l'esplosione sul ponte di Crimea, secondo quanto si legge in un messaggio Telegram del canale ufficiale dell'Sbu. "P.S. La musica è folk. Testi del Servizio di sicurezza dell'Ucraina", aggiunge il messaggio. Secondo i media, l'Sbu sarebbe coinvolto nell'esplosione.

09:10

La portavoce Zakharova: “L’attacco al ponte fatto dal regime di Kiev con l’aiuto di Gran Bretagna e Usa”

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha accusato l'Ucraina di aver compiuto l’attacco al ponte che collega Russia e Crimea con il coinvolgimento di Gran Bretagna e Stati Uniti. Zakharova non ha fornito prove a sostegno delle affermazioni.

"L'attacco di oggi al ponte di Crimea è stato effettuato dal regime di Kiev. Questo regime è terroristico e ha tutte le caratteristiche di un gruppo criminale organizzato internazionale", ha detto. "Le decisioni vengono prese da funzionari e militari ucraini con la partecipazione diretta di agenzie di intelligence e politici americani e britannici. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono responsabili di una struttura statale terroristica.

09:44

I due morti sul ponte sono i genitori della ragazza rimasta ferita

Le vittime dell'attacco di stamattina sul Ponte di Crimea sono un uomo e una donna, che attraversavano in auto il collegamento stradale assieme alla figlia adolescente. La ragazza è rimasta ferita. "Due civili, un uomo e una donna su un'auto sono stati uccisi", si legge in una nota del Comitato di inchiesta russo, che conferma anche il ferimento della loro figlia.

10:05

Allarme aereo a Kiev e in diverse regioni del nord dopo l’attacco al ponte di Kerch

Un allarme aereo è stato dichiarato questa mattina a Kiev e in diverse regioni settentrionali, orientali e centrali dell'Ucraina: lo riporta Rbc-Ucraina. L'Aeronautica militare di Kiev ha riferito del decollo di due bombardieri russi Tu-22m3. L'allarme segue l'attacco della notte scorsa al ponte di Crimea, attribuito da Mosca alle forze ucraine, che ha provocato due morti.

10:52

Kiev conferma la responsabilità dell’attacco al ponte di Crimea

Il servizio di sicurezza ucraino ha annunciato che rivelerà tutti i dettagli dell'attacco al ponte di Crimea dopo la vittoria dell'Ucraina nella guerra contro la Russia. Lo ha riferito il portavoce della Sbu, Artem Dekhtyarenko, in un commento a RBC-Ucraina. "Per ora, stiamo osservando con interesse come uno dei simboli del regime di Putin ancora una volta non sia riuscito a sopportare il carico militare", ha detto Dekhtyarenko. Il capo del servizio speciale, Vasyl Malyuk, ha affermato che le norme del diritto internazionale, l'analisi della situazione operativa e le tradizioni di guerra consentono di tagliare le rotte logistiche del nemico. Il ponte di Crimea è infatti uno dei corridoi di trasporto dei rifornimenti militari per l'esercito russo. Fonti di RBC-Ucraina hanno riferito che l'attacco al ponte di Crimea è stata un'operazione speciale della Sbu e delle forze navali militari ucraine.

11:06

La Russia interrompe l’accordo sul grano

“L'accordo sul grano è stato interrotto". Lo ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, come riporta Ria Novosti. Peskov ha precisato che la Russia tornerà immediatamente all'accordo non appena saranno rispettati i patti da lei richiesti. L'accordo che permetteva all'Ucraina di esportare il proprio grano in sicurezza attraverso il Mar Nero era in scadenza oggi.

11:25

Medvedev: “Combattere terroristi con metodi disumani”

Servono metodi "disumani" per combattere i terroristi, non bastano "sanzioni internazionali, intimidazioni o esortazioni", capiscono solo "il linguaggio della forza". Lo ha dichiarato su Telegram il vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, dopo le esplosioni che hanno colpito il ponte di Crimea. "Quindi è necessario far saltare in aria le loro case e le case dei loro parenti. Cercare ed eliminare i loro complici", ha aggiunto Medvedev, evidenziando la necessità di "distruggere i vertici delle formazioni terroristiche".

11:40

Russia, notifica ufficiale no estensione accordo grano

La Russia ha inviato le sue obiezioni ufficiali all'estensione dell'accordo sul grano del Mar Nero ad Ankara, Kiev e alle Nazioni Unite, lo ha dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. "La Russia ha notificato oggi ufficialmente alle parti turca e ucraina, nonché al Segretariato delle Nazioni Unite, la sua obiezione alla proroga dell'accordo", ha detto Zakharova. "Il ministero degli Esteri russo pubblicherà una dichiarazione con un chiarimento dettagliato della posizione della Russia nel prossimo futuro".

12:10

Zuppi da oggi a Washington fino al 19 luglio

Continua la missione di pace per l'Ucraina dell'inviato del Papa. La Santa Sede fa sapere che "nei giorni 17 - 19 luglio , il Card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato, viaggerà a Washington quale Inviato del Santo Padre Francesco". "La visita - spiega il Vaticano- si svolge nel contesto della missione intesa alla promozione della pace in Ucraina e si propone di scambiare idee e opinioni sulla tragica situazione attuale e di sostenere iniziative in ambito umanitario per alleviare le sofferenze delle persone più colpite e più fragili, in modo particolare i bambini".

12:22

Berlino, “Russia prolunghi accordo sul grano”

Il governo tedesco invita Mosca a rendere possibile il prolungamento dell'accordo sul grano ucraino e a non far ricadere le conseguenze di questo scontro "sui più poveri del pianeta". Lo ha detto oggi in conferenza stampa a Berlino la vice-portavoce dell'esecutivo, Christiane Hoffmann. Il governo tedesco auspica anche che l'accordo venga d'ora in poi prolungato sul lungo periodo e non più, ogni volta, per tempi brevi.

13:28

Von der Leyen: condanno la fine dell’accordo sul grano

"Condanno fermamente la mossa cinica della Russia di porre fine all'iniziativa per i cereali del Mar Nero, nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite e della Turchia". Lo scrive in un tweet la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. "La Ue sta lavorando per garantire la sicurezza alimentare per le persone vulnerabili in tutto il mondo. I corridoi di solidarietà Ue continueranno a portare i prodotti agroalimentari dall'Ucraina ai mercati globali", aggiunge von der Leyen.

13:30

Erdogan: sono convinto che Putin voglia continuare l’accordo sul grano

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di essere convinto che il suo omologo russo Vladimir Putin voglia "continuare l'accordo" sul grano ucraino, nonostante gli ultimi annunci di Mosca in senso contrario. "Penso che nonostante le dichiarazioni di oggi, il mio amico Putin voglia continuare con l'accordo" che consente l'esportazione di grano dall'Ucraina al Mar Nero, che scade alla mezzanotte di lunedì.

13:33

Erdogan: parlerò con Putin, lo aspetto in Turchia

"Parlerò con Putin per Il rinnovo dell'accordo sul grano". Non ha perso le speranze di rinnovare l'intesa tra Russia e Ucraina il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, la cui mediazione fu essenziale un anno fa per giungere all'accordo scaduto oggi, che ha permesso in quest'anno il passaggio di 36 tonnellate di grano e fertilizzanti ucraini bloccati dalla guerra.

"Ci impegniamo affinché il conflitto tra Russia e Ucraina non spiani la strada a ulteriori drammi. Ripeto che la pace non ha perdenti. Lo scorso anno un grande successo è stato raggiunto con la conclusione dell'accordo che ha permesso il passaggio di più di 33 milioni di tonnellate di grano. Un accordo che ha allontanato la prospettiva di una crisi alimentare e per cui ringrazio ancora tutte le parti. Parlerò con Putin prima e poi lo aspetto in Turchia ad agosto", ha detto Erdogan stamane.

13:52

Zelensky ricorda le vittime del volo MH17

"Oggi l'Ucraina onora la memoria delle vittime del volo MH17 della Malaysia Airlines, in viaggio da Amsterdam a Kuala Lumpur, abbattuto sull'Ucraina orientale il 17 luglio 2014. I nostri pensieri e i nostri cuori sono con le famiglie e i cari di ognuna delle 298 vittime. Questa tragedia causata dall'aggressore non sarà mai dimenticata. Lo Stato invasore, lo Stato terrorista sarà ritenuto pienamente responsabile di tutti i crimini commessi in Ucraina", ha scritto su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

14:00

Sale il prezzo del grano dopo il fallimento dell’intesa

Quotazioni in rialzo per i cereali dopo che "l'accordo sul grano è stato interrotto", come ha ufficializzato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, spiegando che la Russia tornerà immediatamente all'intesa non appena saranno rispettati i patti da lei richiesti. L'accordo che permetteva all'Ucraina di esportare il proprio grano in sicurezza attraverso il Mar Nero era in scadenza oggi. I future del grano con consegna a settembre salgono del 2,93% a 681,10 dollari al bushel, il contratto del mais con consegna a dicembre cresce dello 0,80% a 517,88 dollari al bushel.

14:32

Londra: nuove sanzioni a Mosca per la deportazione di bambini

Il ministro degli Esteri britannico James Cleverly ha annunciato 14 nuove sanzioni in risposta ai tentativi della Russia di distruggere l'identità nazionale ucraina. Undici delle persone sanzionate sono coinvolte nella deportazione forzata in Russia dei bambini ucraini. Lo rende noto il ministero in un comunicato. Tra i sanzionati ci sono i funzionari russi Ksenia Mishonova, commissario per i diritti dei bambini nella regione di Mosca, e Sergey Kravtsov, ministro dell'Istruzione della Russia.

Anche 2 propagandisti russi sono stati sanzionati in quanto "responsabili della diffusione di propaganda ripugnante progettata per incitare alla violenza e all'odio nei confronti dell'Ucraina e del suo popolo", fa sapere Londra. Tra loro Anton Krasovsky, ex presentatore di Russia Today, che ha affermato in diretta che i bambini ucraini dovrebbero essere annegati e bruciati. Anche Olga Lyubimova, ministra della Cultura russo, è nell'elenco dei sanzionati per aver utilizzato la sua posizione per sostenere le dannose politiche anti-ucraine dello Stato russo.

15:05

Caccia russo si schianta davanti a centinaia di bagnanti

Un Sukhoi Su-25, aereo da attacco russo, si è schiantato nell'estuario di Ejsk, una baia del Mar d'Azov nel territorio controllato da Mosca, davanti a centinaia di bagnanti su materassini e in salvagente che hanno rilanciato sui social video e immagini. Lo riportano i media russi e ucraini. Il pilota è riuscito ad auto espellersi dal velivolo prima dello schianto. Durante la discesa, riferisce il sito Baza, la cupola del paracadute è caduta sul pilota e le imbracature si sono aggrovigliate, il militare ha rischiato di annegare ma infine è stato recuperato dai soccorritori che lo hanno rianimato.

15:18

Russia: nuove sanzioni del Regno Unito per "deportazione bimbi ucraini"

Il ministro degli Esteri britannico James Cleverly ha annunciato nuove sanzioni in risposta ai "tentativi della Russia di distruggere l'identità nazionale ucraina", prendendo di mira coloro che sono coinvolti nella "deportazione forzata" di bambini ucraini dal territorio controllato dalle truppe di Mosca. La decisione è stata riferita da Cleverly prima del suo intervento di fronte al Consiglio di sicurezza Onu. Nel mirino, il ministro dell'Istruzione russo Sergey Kravtsov e il commissario per i diritti dei bambini di Mosca, Ksenia Mishonova.

15:45

In video volontari ceceni pro-Kiev attaccano soldati russi

Combattenti volontari ceceni che combattono a fianco dell'Ucraina hanno distrutto attrezzature militari e sparato contro un camion di militari: lo rende noto il ministero della Difesa ucraino citato da Ukrinform. Dell'attacco ceceno è stato postato sui social un video. Il cosiddetto governo della Repubblica cecena di Ichkeria in esilio sta considerando "la possibilità di creare un tribunale speciale contro il leader in carica della Cecenia, Ramzan Kadyrov, per aver creato l'unità estremista religiosa "Akhmat" che ha commesso crimini contro l'umanità nel territorio dell'Ucraina".

15:58

Kuleba, senza accordo sul grano i prezzi saliranno ovunque

Senza la proroga dell'accordo sul grano ucraino "i prezzi in tutto il mondo aumenteranno di nuovo". Lo sostiene il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba come riportato da Rbc Ukraine su Telegram. "La Russia ha lentamente ucciso l'accordo sul grano da un'estensione all'altra", ha dichiarato Kuleba ricordando come l'anno scorso, quando è stata attuata l'iniziativa sui cereali del Mar Nero, "i prezzi alimentari globali sono scesi del 20%", mentre la mancata proroga "significa che i prezzi in tutto il mondo aumenteranno di nuovo". Il ministro ritiene che Mosca "usi la fame come strumento" per ricattare il mondo intero.

14:30

Il satellite Usa della Maxar ha fotografato il ponte di Kerch per due volte nell’ultimo mese

Il satellite commerciale statunitense WorldView-2 della società Maxar ha scattato immagini del ponte di Crimea per due volte nell'ultimo mese, anche durante la settimana scorsa. È quanto riportano i dati della società pubblicati sul loro sito, come riporta Ria Novosti. Il portale ha pubblicato una mappa dell'area, con le immagini scattate datate 20 giugno e 12 luglio. In precedenza gli Stati Uniti avevano annunciato una cooperazione con l'Ucraina per fornire a Kiev dati dai satelliti statunitensi.

16:01

Zelensky, pronti a export grano senza la Russia

L'Ucraina è pronta a mantenere le sue esportazioni di cereali anche senza la Russia. Lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky. "Anche senza la Russia, tutto deve essere fatto perché possiamo utilizzare questo corridoio per le esportazioni nel Mar Nero. Non abbiamo paura". La dichiarazione è stata riportata dal suo portavoce Serguii Nykyforov su Facebook.

16:19

Missione russa all’Onu: “Su grano decisione definitiva”

La decisione della Russia di ritirarsi dall'accordo sul grano è "definitiva". Lo ha annunciato la missione russa alle Nazioni Unite, citata dall'agenzia di stampa Ria Novosti. Secondo la missione, proprio per questo motivo non sono previsti altri colloqui per discutere di una proroga dell'iniziativa.

16:53

Ucraina: “due esplosioni nel distretto di Kramatorsk”

Nel distretto di Kramatorsk, nella regione del Donetsk, sono state riscontrate due esplosioni. Lo riferisce un corrispondente di Rbc-Ukraine. L'allarme non è ancora stato annunciato nella regione di Donetsk. Non ci sono ulteriori informazioni sull'incidente.

17:05

Guterres, da stop accordo duro colpo a milioni di persone

"La decisione odierna della Federazione Russa sferrerà un duro colpo alle persone bisognose di tutto il mondo". Lo ha detto il Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, commentando la volontà espressa da Mosca di non rinnovare l'accordo per l'export di grano. Secondo Guterres comunque questo " "non fermerà i nostri sforzi per facilitare l'accesso senza ostacoli ai mercati globali di prodotti alimentari e fertilizzanti sia dall'Ucraina che dalla Federazione Russa". Guterres si è detto "profondamente dispiaciuto" per la decisione presa da Mosca.

17:38

Mosca, “ morto il pilota del caccia caduto nel Mar d'Azov”

Il pilota caccia Su-25 caduto nelle acque del Mar d'Azov è morto. Lo ha riferito Roman Bublik, capo del distretto Yeisky di Kuban, come riportato dalla Tass.

18:03

Kiev, “Mosca ha lanciato un'offensiva in direzione di Kupyansk”

Le forze russe hanno lanciato "un'offensiva in direzione di Kupyansk" che ha l'obiettivo di sconfiggere le truppe ucraine in quest'aerea e di "continuare l'offensiva in profondità nelle nostre formazioni di combattimento". Lo ha dichiarato su Telegram il generale ucraino Oleksandr Syrskyi. Syrskyi ha parlato anche della situazione operativa nel settore orientale, che "rimane difficile". Per fermare l'offensiva delle truppe ucraine nella zona di Bakhmut, infatti, "il nemico sta attivamente ridispiegando ulteriori forze e mezzi in questa direzione, la cui base sono le truppe aviotrasportate" ha concluso il generale ucraino.

18:47

Media: “'Biden riceve Zuppi alla Casa Bianca domani”

Joe Biden riceverà domani alla Casa Bianca il cardinale Matteo Zuppi, l'inviato del Papa per la pace in Ucraina. Lo riferisce una fonte informata a Politico sottolineando che si tratterà di un incontro "privato" e che nel colloquio con il presidente americano l'arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana intende parlare in particolare delle migliaia di bambini deportati con la forza dall'Ucraina. Anche l'ambasciatore Usa in Vaticano, Joe Donnelly, è volato a Washington e - rende ancora noto il sito americano - parteciperà ad alcuni degli incontri del Cardinale nella capitale americana.

19:05

Putin: “Su ponte in Crimea terrorismo, risponderemo”

Vladimir Putin ha chiesto di rafforzare la sicurezza e l'apertura di un'inchiesta dopo l'attacco con droni al ponte della Crimea, denunciando "un atto terroristico". Il leader russo dopo l'attacco, che sarebbe avvenuto la notte scorsa, ha convocato una riunione del governo per fare il punto della situazione. "Certamente la Russia risponderà" all'attacco al ponte della Crimea. Lo ha assicurato Putin spiegando che il ministero della Difesa sta elaborando dei piani in questa direzione.

20:03

Media: “La Wagner chiude la sua base principale in Russia”

Dal 30 luglio il campo di addestramento del gruppo Wagner a Molkino, nel sudovest della Russia, cesserà di esistere. Lo riportano gli stessi mercenari sui canali Telegram vicini alla milizia di Yevgeny Prigozhin, oltre ad alcuni media russi come l'indipendente Meduza. Nel video, pubblicato per primo dal canale Unloading Wagner, si vedono i wagneristi ammainare le bandiere della milizia privata e quelle della Russia.

20:26

Blinken: “Inconcepibile che Mosca strumentalizzi il cibo”

"La Russia strumentalizza il cibo e lo usa come arma contro Kiev privandone persone bisognose. E' un atto inconcepibile". Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, in una conferenza stampa a Washington sottolineando che "l'accordo sul grano è stato necessario perchè Mosca ha invaso l'Ucraina e ha bloccato i porti, altrimenti non ci sarebbe stata ragione.

20:41

Kiev: “Oltre 100mila russi schierati verso Lyman-Kupyansk”

La Russia sta concentrando "più di 100.000 uomini, più di 900 carri armati, più di 555 sistemi di artiglieria, 370 Mlrs" nella direzione di Lyman-Kupiansk. Lo sostiene Serhii Cherevatyi, portavoce del Comando militare orientale dell'Ucraina, citato dal Kyiv Independent. Kupyansk è stata liberata nella controffensiva a sorpresa dell'Ucraina nella regione di Kharkiv nel settembre 2022, mentre Lyman, nel Donetsk, è stata liberata poche settimane dopo. Secondo lo Stato Maggiore delle Forze armate di Kiev, la Russia "continua a concentrare i suoi sforzi principali sugli assi di Kupiansk, Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka".

20:45

Nato: “Condanniamo la decisione di Mosca sul grano”

"Condanno la decisione unilaterale della Russia di ritirarsi dalla Black Sea Grain Initiative, nonostante gli sforzi della nostra alleata Turchia e delle Nazioni Unite. La guerra illegale della Russia contro l'Ucraina continua a danneggiare milioni di persone vulnerabili in tutto il mondo". Lo scrive in un tweet il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

21:16

Casa Bianca: “Con Zuppi focus su bimbi e aiuti umanitari”

Joe Biden accoglierà alla Casa Bianca il cardinale Matteo Zuppi domani Lo conferma la portavoce Karine Jean-Pierre. Il presidente americano e l'inviato del Vaticano discuteranno della "diffusa sofferenza causata dalla brutale guerra della Russia in Ucraina e degli sforzi degli Stati Uniti e della Santa Sede per fornire aiuti umanitari alle persone colpite" nonchè "del rimpatrio dei bambini ucraini deportati con la forza da Mosca".

21:27

Meloni: “Usare il grano come un’arma è un'offesa all'umanità”

"La decisione della Russia di interrompere l'accordo del grano è l'ulteriore prova su chi è amico e chi è nemico dei Paesi più poveri". Lo sottolinea la premier Giorgia Meloni, aggiungendo: "Riflettano i leader di quelle nazioni che non vogliono distinguere tra aggredito e aggressore. Usare la materia prima che sfama il mondo come un'arma è “un'altra offesa contro l'umanità".

22:21

Zelensky: “Intesa sul grano continui anche senza la Russia”

“L'accordo sul grano può e deve continuare a funzionare, senza la Russia". Lo ha dichiarato il presidente Volodymyr Zelensky nel suo consueto videomessaggio serale, riferisce Ukrinform, precisando che ne parlerà con il Segretario Generale delle Nazioni Unite e con il presidente turco Erdogan. "La posizione dell'Ucraina è sempre stata e sarà la più chiara possibile: nessuno ha il diritto di distruggere la sicurezza alimentare di nessuna nazione".

Guerra Ucraina - Russia, le news del 18 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi. Kiev: «Attacco russo a Odessa alle infrastrutture del grano». Mosca: «Sventato raid con droni sulla Crimea». Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 18 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di martedì 18 luglio, in diretta. Respinto attacco ucraino sulla Crimea: «Abbattuti 28 droni». Macron: «Putin usa il cibo come arma, errore enorme»

 • Nella giornata di ieri, la Russia ha annunciato lo stop all’accordo sul grano ucraino. Zelensky ha comunicato l’intenzione di procedere con l’export «anche senza la Russia». Meloni: «La Russia usa il grano come un’arma»

• Sempre ieri, l’Ucraina ha attaccato il ponte di Kerch, che collega la Russia alla Crimea - una regione ucraina che i russi occupano dal 2014. Logistica, barchini esplosivi, comunicazione. I tre aspetti del colpo al ponte in Crimea.

• L’attacco in Crimea, lo stop all’accordo: cosa può succedere ora? L’analisi di Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere in Ucraina.

• Intanto, il cardinal Zuppi, inviato del Papa per cercare una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina, è a Washington: oggi incontrerà Biden.

Ore 03:12 - Attacchi con droni nel Sud dell’Ucraina, attivate le difese aeree

La difesa aerea ucraina è stata attivata nella notte nella regione di Odessa, un’area chiave per l’accordo sui cereali scaduto lunedì sera, hanno dichiarato le autorità locali. «Le operazioni di combattimento della difesa aerea continuano», ha dichiarato su Telegram Sergiy Bratchuk, funzionario dell’amministrazione regionale di Odessa. Secondo il comando operativo ucraino per il sud del Paese, «il nemico sta attaccando le regioni meridionali con veicoli aerei senza pilota», ha dichiarato su Telegram. Il sud dell’Ucraina è bersaglio di «attacchi di droni», ha riferito il governatore regionale Oleg Kiper sullo stesso social network, invitando la popolazione a rimanere nei rifugi fino a quando l’allerta aerea non sarà revocata. L’allerta aerea era in vigore dalle prime ore di martedì in tutto il Paese, nelle regioni di Odessa, Mykolaiv (sud), Kherson (sud) e Zaporijjia (sud), così come a Donetsk (sud-est), Kharkiv (est), Dnipropetrovsk (centro-est), Poltava (est), Kirovograd (centro) e Cherkassy (centro).

Ore 03:31 - Ucraina, esplosioni anche a Kharkiv

Esplosioni vengono segnalate in queste ore anche nella città ucraina orientale di Kharkiv, capoluogo dell’omonima regione.

Ore 05:40 - La Cnn: «Odessa colpita dai droni russi»

La città costiera di Odessa, nell’Ucraina meridionale, è stata colpita da droni russi nelle prime ore di oggi, meno di 24 ore dopo l’attacco sferrato dall’Ucraina contro il ponte di Crimea. Lo riferisce l’emittente televisiva statunitense «Cnn», che riporta la testimonianza diretta di suoi inviati sul campo: l’allarme e i sistemi antiaerei di Odessa si sono attivati attorno alle 2 di stamattina, ora locale, e la città è stata scossa da almeno quattro esplosioni, apparentemente localizzate nell’area del porto.

 Ore 06:24 - Onu: almeno 9.300 civili morti dall’inizio della guerra

Secondo il vicesegretario generale Onu per gli Affari politici Rosemary DiCarlo sarebbero almeno 9.300 i civili morti dall’inizio della guerra in Ucraina. I numeri sono stati forniti in occasione della riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e, sempre stando a quanto precisato da DiCarlo, si andrebbe ad aggiungere ai circa 16mila civili feriti. Il dato, che nei fatti potrebbe essere però molto più alto, ha poi aggiunto fa dell’Ucraina «il Paese con il maggior numero di bambini uccisi e mutilati».

Ore 06:28 - Berlino: riportare a casa i bambini ucraini deportati in Russia

Durante la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha esortato i paesi Onu a unire le forze per restituire i bambini rapiti dalla Russia ai loro genitori in Ucraina. «Voglio invitare tutti voi a unire le forze con le organizzazioni internazionali, le autorità ucraine e le organizzazioni non governative per indagare sulle deportazioni dalla Russia e trovare insieme modi per riportare questi bambini a casa», ha detto la Baerbock. Secondo il database nazionale ucraino Children of War, dal febbraio 2022 oltre 19.500 bambini sono stati rapiti dai territori occupati dai russi e deportati in altre aree controllate da Mosca o in Russia. Di questi, 385 bambini sono stati restituiti mentre migliaia rimangono dispersi.

Ore 06:37 - Il colpo al ponte in Crimea, la risposta di Putin sul grano, punto per punto

(Gianluca Mercuri) 

Il colpo di Zelensky in Crimea, la risposta di Putin sul grano. Punto per punto: 

• L’attacco al ponte

All’alba di ieri due esplosioni hanno fatto crollare una campata del Ponte di Kerch e ne hanno danneggiate gravemente altre, uccidendo una coppia e ferendo la figlia di 14 anni. L’attacco è stato condotto con droni navali, ovvero barchini esplosivi radiocomandati. 

• Perché è importante

Perché il ponte, ricordano Marinelli&Olimpio nel punto militare, «ha un grande valore simbolico e strategico per entrambi gli schieramenti: per Mosca consolida l’annessione della Crimea avvicinandola alla “madre patria”, per Kiev è sinonimo di occupazione e rappresenta un bersaglio fondamentale perché colpisce la logistica — e l’orgoglio — di Vladimir Putin». Non a caso era già stato attaccato una volta, l’8 ottobre. Ma stavolta i servizi ucraini rivendicano la mossa: «A guerra finita vi diremo come abbiamo fatto». 

• La reazione russa

Mosca ha subito stoppato l’accordo sul grano, che dal luglio 2022 ha consentito agli ucraini di esportare circa 33 milioni di tonnellate di prodotti agricoli, e al mondo di contenere una crisi alimentare esplosiva. I russi dicono che la mossa non è legata al ponte e forse non mentono: da tempo chiedevano, per rispettare l’accordo, che fossero cancellate le sanzioni sui loro prodotti. I prodotti agricoli russi in realtà non sono sanzionati, ma Mosca lamenta che l’export sia comunque danneggiato dai timori degli importatori. Quanto al ponte, la Russia tiene a dire che la vendetta arriverà in un altro momento e la cosa non può lasciare tranquilli. 

Scrive Lorenzo Cremonesi: «L’anno scorso, tre giorni dopo la chiusura del ponte, i russi iniziarono a colpire le infrastrutture energetiche ucraine. Il piano era di costringere in ginocchio il Paese intero, al buio e al freddo in vista dell’inverno. Cosa capiterà adesso? Un mese fa i russi hanno distrutto la diga di Nova Kachovka, causando un gigantesco disastro ambientale: cosa potrebbero fare di peggio?». 

• Ma cosa succede ora col grano?

L’accordo dell’anno scorso contribuì a calmierare i prezzi. Secondo l’Onu, il 47% dell’export agricolo ucraino è andato a Paesi ad alto reddito come Spagna, Italia e Olanda; il 26% a Paesi «di reddito medio» come Cina e Turchia; il 27% a «Paesi poveri» come Egitto, Kenya e Sudan. Da tempo l’Ucraina si sta procurando vie alternative al Mar Nero, dai treni al Danubio. 

• E le conseguenze sulla catena alimentare?

Scrive Lorenzo: «Gli esperti sembrano oggi meno allarmati dell’anno scorso. I produttori internazionali come il Brasile e la stessa Russia hanno in parte sopperito alla diminuzione del grano ucraino sui mercati. Si attende un temporaneo piccolo rialzo dei prezzi. Tuttavia, al momento le loro quotazioni medie sono inferiori del 14% rispetto agli anni scorsi. Ma a peggiorare la situazione restano siccità e riscaldamento climatico. L’Onu stima che quasi 350 milioni di persone siano a rischio di vita per carenze alimentari». 

• I timori di Meloni

La premier — che giovedì 27 sarà alla Casa Bianca — ha accusato la Russia di usare il grano come un’arma. Un’arma che indirettamente può colpire anche noi: l’anno scorso la «rivolta del pane» in Tunisia fu un propellente all’immigrazione verso l’Italia. E la Tunisia, come ha confermato l’accordo concluso due giorni fa, è l’architrave della politica migratoria del governo italiano, condivisa dall’Ue: pagare il Paese nordafricano perché trattenga (o si riprenda) i migranti. Domenica è in programma a Roma una conferenza internazionale sulla migrazione: ci sarà anche il presidente tunisino Saied, sempre più discusso per i suoi standard sui diritti umani ma sempre più centrale per Italia ed Europa.

Ore 07:15 - Attacco russo sulla città ucraina di Odessa

Odessa è stata colpita da un attacco aereo dei droni delle forze armate russe. L’operazione è scattata 24 ore dopo i due attacchi che hanno colpito il ponte chiave della Crimea che collega la penisola annessa alla Russia. A riferirlo sono i media locali. I sistemi antiaerei hanno iniziato a suonare intorno alle 2, ora locale, e in città si sono registrate almeno quattro esplosioni, apparentemente localizzate nell’area del porto.

A denunciare l’attacco russo è stato il portavoce del quartier generale delle operazioni dell’amministrazione regionale, Sergei Bratchuk: «La Federazione russa ha lanciato un missile e attaccato con droni iraniani Shahed, attualmente stiamo raccogliendo le informazioni sulle conseguenze di questo attacco terroristico»

Ore 07:18 - Russia, respinto attacco ucraino sulla Crimea: «Abbattuti 28 droni»

Il governatore della Crimea, Sergei Aksenov, ha riferito dell’attacco ucraino con droni respinto dalle forze armate russe mentre il ministero della Difesa di Mosca ha precisato che «le forze di difesa aera hanno abbattuto 17 aerei senza pilota, mentre 11 sono stati eliminati grazie alla guerra elettronica». Aksenov, assicurato che non ci sono state vittime, ha ringraziato i militari e ha chiesto ai residenti di mantenere la calma. Ieri, due persone erano morte in un attacco contro il ponte di Kerch, che unisce la Crimea al territorio russo, definito di natura «terroristica» dal presidente russo Vladimir Putin e attribuito da Mosca alle forze ucraine.

Ore 07:32 - Ponte di Crimea riaperto al traffico parzialmente

Il ponte di Kerch, in Crimea, colpito ieri da due esplosioni che hanno provocato due vittime, è stato parzialmente riaperto al traffico, lo comunica il vice premier russo Marat Khusnullin, secondo cui è stata riaperta una corsia, dopo che un’ispezione iniziale delle campate «ha confermato che le condizioni permettono il flusso dei mezzi di trasporto».

Ore 07:49 - La Russia all’Onu: «Ponte di Crimea, verificheremo il coinvolgimento dell’Occidente»

Dmitry Polyansky, primo vice rappresentante permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite, in una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha affermato che la Russia verificherà il coinvolgimento dei servizi segreti occidentali, in particolare britannici, nell’attacco al ponte di Crimea. Il Foreign Office britannico ha già respinto qualsiasi tipo di accusa.

Ore 08:06 - Raid russo anche su Mykolaiv

A Mykolaiv, ha riferito il sindaco Oleksandr Senkevich, un incendio «abbastanza grave» è scoppiato in una «struttura» non meglio specificata. L’Aeronautica ucraina ha riferito di attacchi con droni anche nelle regioni Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e di Dnipropetrovsk e della minaccia di attacchi con missili balistici a Poltava, Cherkasy, Dnipropetrovsk, Kharkiv e Kirovohrad.

Ore 08:23 - Tajani: «Putin si è infilato in una strada senza uscita»

«Il caos sul grano è l’ennesima dimostrazione del fatto che Vladimir Putin si è infilato in una strada da cui non riesce a uscire e continuo a pensare che l’unica potenza che oggi può avere la forza di spingere Putin verso una traiettoria diversa rispetto a quella presente sia la Cina. Su questo fronte qualcosa è lecito aspettarsi». Ha spiegato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista concessa a Il Foglio.

Ore 08:32 - Strutture portuali di Odessa danneggiate dall’attacco russo

L’attacco russo su Odessa ha danneggiato alcune strutture portuali della città chiave per l’esportazione del grano ucraino, ha annunciato l’esercito di Kiev. «I detriti dei missili abbattuti e l’onda d’urto dell’abbattimento hanno danneggiato le infrastrutture portuali».

Ore 08:51 - L’intelligence britannica: «Progressi marginali di Mosca e Kiev»

«Progressi marginali» di Mosca e Kiev in diverse aree dell’Ucraina nell’ultima settimana. Lo sottolinea l’intelligence britannica nel consueto aggiornamento della guerra in Ucraina, rilevando che nel nordest le forze di Kiev continuano a mettere risorse «significative» nell’area intorno a Bakhmut, caduta in mano ai russi dopo mesi di sanguinosi combattimenti a maggio. Le forze di Mosca sono «probabilmente fragili» ma «per ora tengono». I militari russi stanno anche cercando di spingersi verso ovest attraverso le foreste a ovest di Kremina, fa sapere il ministero della Difesa di Londra, secondo cui «a sud l’Ucraina continua ad attaccare su almeno due assi, ma è improbabile che abbia ancora sfondato le linee difensive primarie della Russia». Infine, secondo l’intelligence, Mosca ha probabilmente messo in atto un «regime di razionamento dei proiettili» per la sua artiglieria, mentre i comandanti di Kherson sono preoccupati da una piccola testa di ponte ucraina sulla riva sinistra del fiume Dnipro, che potrebbe lasciare vulnerabile il loro fianco sud-occidentale.

Ore 08:53 - Il sindaco di Mykolaiv: «Colpito un impianto industriale, incendio domato»

«Intorno all'1.50 è stato colpito un impianto industriale. C'è stato un incendio su un'area di 500 metri quadrati, che intorno alle 5.30 è stato domato». Lo ha scritto su telegram il sindaco della città portuale nel sud dell'Ucraina, Oleksandr Senkevich, dopo che questa mattina aveva dato notizia di un incendio «abbastanza serio» a una struttura senza fornire ulteriori dettagli.

Ore 09:00 - Russia, uomo con molotov arrestato vicino al mausoleo di Lenin a Mosca

Le forze dell'ordine russe hanno arrestato un uomo con una bottiglia molotov vicino al mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa a Mosca. Lo ha riferito una fonte informata all'agenzia Ria Novosti. Il fatto è accaduto lunedì sera. La persona è stata fermata e portata presso una stazione della polizia. L'agenzia spiega di non aver avuto ancora commenti in merito da parte del ministero degli Interni.

Ore 09:22 - Kiev: «La Russia vuole fermare la nostra esportazione del grano»

«Il Paese terrorista vuole mettere in pericolo la vita di 400 milioni di persone nel mondo che dipendono dalle esportazioni alimentari ucraine», ha scritto su Telegram il capo dell'ufficio di presidenza ucraino Andriy Yermak in seguito agli attacchi notturni su Odessa, dove è stato danneggiato il porto, e su Mykolaiv. «Un'altra prova che la Russia vuole mettere in pericolo l'esportazione di cibo ucraino. L'obiettivo della Russia è affamare le persone e creare ondate di profughi per indebolire l'Occidente».

Ore 09:25 - Mercenario della Wagner arrestato per aver ucciso due colleghi il giorno del tentato golpe

Stando a quanto riportato dal canale russo Baza, il 17 luglio gli agente della polizia russa hanno arrestato Yaroslav Shekhovtsov, 25enne originario del Kirghizistan, sospettato di aver ucciso due persone, i cui corpi sono stati trovati in una foresta, nella regione di Voronezh, il 6 luglio. Baza afferma che durante l'interrogatorio l'uomo ha affermato di essere un combattente della Wagner e ha confessato di aver ucciso due mercenari di una compagnia militare privata per essersi rifiutati di partecipare all'ammutinamento del 24 giugno. Al momento, le forze dell'ordine stanno identificando le vittime. Nel prossimo futuro, Yaroslav Shekhovtsov sarà soggetto a una misura di moderazione.

Ore 09:28 - Putin tra i falchi, costretto ad alleviare la pressione dei nazionalisti: «Ci stanno sputando in faccia»

(di Marco Imarisio) (...) Esiste un filo che unisce l’ammutinamento della Brigata Wagner alla decisione, irrevocabile o temporanea che sia, di bloccare l’accordo sull’esportazione del grano verso Europa e Africa. Ed è fatto di materiale alquanto fragile, come può essere una opinione pubblica sempre allineata, ma altrettanto spaesata. Cosa fai quando i media cercano di interpretare una linea contraddittoria sul tentato golpe, e intanto i nemici colpiscono l’infrastruttura divenuta simbolo della conquista di Crimea? (...)

Ore 09:55 - Raid russo su Zaporizhzhia, morta una donna

Il raid russo sulla località di Orihova, nella provincia di Zaporizhzhia, ha causato la morte di una donna. Lo rende noto il governatore locale, Yuri Malashko, che su Telegram ha scritto della morte della 72enne a causa di un bombardamento contro «una zona residenziale» e del ferimento di cinque persone. Secondo il governatore, nelle ultime 24 ore si contano un centinaio di attacchi russi contro 24 località della provincia. «Il nemico risponderà di tutti i crimini - ha assicurato - Teniamo duro, la vittoria è davanti a noi».

Ore 10:04 - Coldiretti: Dall'Ucraina stop all'esportazione in Italia di 2,1 miliardi di chili di grano e mais

«Il blocco delle spedizioni di cereali sul Mar Nero è preoccupante soprattutto per le forniture di mais alle stalle italiane in una situazione in cui l’Ucraina contende all’Ungheria il ruolo di principale fornitore. L’Italia è costretta a importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle dove i costi di produzione sono saliti alle stelle», è quanto spiega Coldiretti sottolineando che con lo stop all'esportazione del grano ucraino all'Italia mancheranno oltre 2 miliardi di chili tra grano e mais. « In particolare - sottolinea la Coldiretti - si tratta di 1,4 miliardi di chili di mais, 434 milioni di chili di grano, 100 milioni di chili di olio di girasole e altri cereali».

Ore 10:14 - Ucraina: «La Russia ha ammassato 100 mila uomini per conquistare Kupiansk»

«Nella zona di Liman-Kupiansk, il nemico ha concentrato un gruppo molto potente: più di 100.000 truppe, circa 900 carri armati, 555 sistemi di artiglieria, 370 lanciarazzi», ha dichiarato alla televisione nazionale Serghe Cherevati, portavoce del comando orientale dell'esercito ucraino. Cherevati ha spiegato che la Russia ha schierato nella zona le sue «migliori unità di fanteria motorizzata».

Ore 10:41 - Borrell: «Russia usa fame come arma, serve risposta forte»

Lo stop all’accordo sul grano da parte della Russia “è una notizia molto brutta, una delle peggiori per il mondo, centinaia di migliaia di persone nel mondo saranno private del cibo di base. La Russia usa la fame come un’arma” e “serve una risposta forte della comunità internazionale”. Lo ha detto Josep Borrell, alto rappresentante Ue per gli affari esteri.

Ore 11:28 - Mosca, attacco su Odessa rappresaglia per ponte Crimea

L’attacco effettuato dalle truppe russe su Odessa e Mykolaiv è una «rappresaglia contro le strutture ucraine dove si stavano preparando attacchi terroristici usando droni marini». Lo ha detto il ministero della Difesa russo facendo riferimento a quanto accaduto al ponte di Crimea. Il luogo della fabbricazione dei droni sarebbe infatti a dire di Mosca «un cantiere navale vicino alla città di Odessa». Inoltre «sono stati distrutti depositi che fornivano carburante alle forze armate ucraine per un volume totale di circa 70mila tonnellate di carburante». Il ministero della Difesa di Mosca ha spiegato che «tutti gli obiettivi pianificati dell’attacco sono stati colpiti».

Ore 11:43 - Mosca, Kiev usa per armi i corridoi del grano

Il Cremlino ha accusato l’Ucraina di utilizzare il corridoio del grano del Mar Nero per «scopi di combattimento», un giorno dopo essersi ritirata dall’accordo negoziato dalle Nazioni Unite che consentiva il passaggio sicuro delle navi da carico. «La zona (dell’accordo sul grano) è utilizzata dal regime di Kyiv per scopi di combattimento», ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Ore 12:07 - Cremlino: «Con prosecuzione export a rischio sicurezza»

La prosecuzione delle esportazioni di grano ucraino attraverso il Mar Nero, come proposto da Kiev, comporterebbe «alcuni rischi per la sicurezza», ha avvertito martedì il Cremlino, dopo il rifiuto di Mosca di estendere l’accordo internazionale che le autorizzava. «In assenza di adeguate garanzie di sicurezza, sorgono alcuni rischi», ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo che «se qualcosa deve essere sviluppato senza la Russia, questi rischi devono essere presi in considerazione».

Ore 12:23 - Polonia: «La Russia usa il grano come arma»

La Russia usa il grano come arma, afferma il ministro dell’Agricoltura polacco, Robert Telus, secondo i media polacchi, dopo che i russi non hanno esteso l’accordo sulle esportazioni di grano ucraino attraverso il Mar Nero. L’accordo negoziato dalle Nazioni Unite è ufficialmente scaduto dopo che la Russia si è ritirata ieri. Il ministro dell’Agricoltura polacco condanna la decisione russa e invita l’UE a migliorare la logistica delle esportazioni di grano, poiché più grano ucraino sarà pronto per l’esportazione dopo il raccolto.

Ore 12:54 - Zelensky riunisce stato maggiore, export grano e sicurezza porti

«Il tema numero uno dell’odierna riunione dello stato maggiore è l’esportazione di grano via mare e la sicurezza dei porti. Il vice primo ministro Kubrakov e il comandante della marina di Neizhpapa hanno riferito la logistica dell’approvvigionamento e la protezione della regione costiera».

 Lo riferisce su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo che durante la riunione si è parlato dell’antiaerea contro i droni, i piani russi della guerra, la situazione sul campo di battaglia e la fornitura di munizioni.

Ore 13:12 - Cremlino: «Putin non intende parlare con Erdogan del grano, per ora»

Il presidente russo Vladimir Putin non ha intenzione di parlare con l’omologo turco Recep Tayyip Erdogan dell’accordo sul grano per il momento: lo ha dichiarato il portavoce della Presidenza russa Dmitry Peskov, citato da Intefax. Alla domanda dei giornalisti che martedü chiedevano se i contatti con il leader turco fossero stati pianificati nell’agenda di Putin, Peskov ha risposto: «Per ora non lo sono». Ieri Erdogan aveva dichiarato che avrebbe discusso con Putin dell’accordo sull’esportazione dei cereali ucraini nell’incontro di agosto a Istanbul. Accordo che Mosca ha sospeso 24 ore fa.

Ore 13:26 - ORIENTE | OCCIDENTE - Perché il ricatto di Putin sul grano è un grande bluff

(di Federico Rampini) a decisione di Vladimir Putin di non rinnovare l’accordo sul grano, al momento della sua scadenza annuale, blocca le rotte delle navi che devono trasportare cereali dall’Ucraina verso il resto del mondo. Ci sono rotte alternative, via terra o attraverso il trasporto fluviale, ma non possono compensare del tutto la chiusura del Mar Nero. Sono circolate ancora una volta previsioni apocalittiche, del genere «lo spettro della fame minaccia il mondo». Invece i professionisti del settore – i trader che gestiscono gli acquisti di cereali sui mercati mondiali – non si sono fatti impressionare più di tanto. I prezzi mondiali all’ingrosso hanno avuto una fiammata piccola e breve, poi nella seduta di ieri sono perfino un po’ scesi. Perché i mercati credono che l’annuncio di Putin sia un bluff? (...)

Ore 13:40 - I russi attaccano il porto di Odessa

(di Guido Olimpio) I russi hanno preso di mira la zona di Odessa, i bombardamenti hanno causato danni alle strutture portuali. Gli ucraini, a loro volta, hanno provato a colpire di nuovo in Crimea con i droni (gli invasori affermano di avere sventato il raid).

L’intesa attività nei cieli è in parallelo ai movimenti ad est. Sono segnalati concentramenti di truppe di Mosca, non è chiaro se sia una manovra per tenere impegnato l’avversario oppure il segnale di un contro-attacco massiccio. La fase è delicata per Kiev. La sua offensiva non procede come avrebbe voluto, è palpabile la preoccupazione di non ottenere risultati decisivi. Tuttavia cerca di placare i timori ribadendo che per ora ha impiegato solo una parte degli equipaggiamenti ricevuti dai paesi occidentali.

Volodymyr Zelensky, con i suoi generali, si trova stretto tra due paletti: deve mantenere la spinta all’attacco ma senza che questo comporti perdite troppo pesanti; se lancia tutto il suo potenziale rischia di «bruciarlo» nel tentativo di superare il robusto bastione di Mosca nel sud.

Ore 13:45 - Kiev: «Bombe a grappolo pronte all'uso in pochi giorni»

Oleksandr Syrskyi, comandante delle forze armate ucraine, in un'intervista alla Bbc ha confermato che le munizioni a grappolo arrivate dagli Usa saranno pronte all'uso in pochi giorni. Syrskyi ha aggiunto che giornalisti dell'emittente britannica «hanno visto gli obici M777 forniti dagli Stati Uniti che spareranno questo tipo di munizioni, già in posizione intorno a Bakhmut».

Ore 14:01 - Kiev: «Al via l'addestramento dei piloti di caccia F16 entro fine estate»

È prevista entro la fine dell'estate la partenza del primo gruppo di piloti ucraini per l'addestramento per l'uso dei caccia F-16. Lo ha annunciato il portavoce dell'Aviazione ucraina, Yuriy Ignat, in un briefing di cui riferisce la testata ucraina Ukrinform. «Speriamo che tra qualche settimana (inizierà l'addestramento dei piloti ucraini sull'F-16 - ndr), come ha detto Jacob Sullivan (consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti ndr.). A Dio piacendo, entro la fine dell'estate, i nostri piloti partiranno per gli studi», ha osservato Ignat.

Ore 14:04 - Ue: «La nostra intenzione è convincere la Russia a tornare sulla sua decisione»

«La nostra prima intenzione è convincere la Russia a tornare sulla sua decisione» sull'interruzione sull'accordo sul'export di grano. «Bloccare l'iniziativa sul grano è estremamente dannoso per la sicurezza alimentare e potrà avere effetti negativi sui prezzi. È una decisione pericolosa». Lo ha spiegato un alto funzionario Ue aggiungendo che il tema probabilmente sarà sul tavolo del Consiglio Affari Esteri di giovedì. La fonte, allo stesso tempo, ha sottolineato come il ruolo guida sull'iniziativa del grano «non spetta all'Ue ma alle Nazioni Unite e anche al presidente turco Recep Tayyp Erdogan». «Sappiamo che la Russia ha posto delle condizioni affinché sia ripristinata l'iniziativa sul grano. Siamo aperti alla discussione con le Nazioni Unite. Il nostro principio base è che le nostre sanzioni non danneggiano la sicurezza alimentare ma non abbiamo avuto alcuna proposta dalla Russia», ha aggiunto.

Ore 14:06 - Mosca scioglie il centro di coordinamento per il grano a Istanbul

Mosca ha informato la Turchia dello scioglimento del centro di coordinamento del grano di Istanbul istituito in seguito all'accordo sull'esportazione dei cereali ucraini. La scadenza dell'accordo sui cereali porta al «ritiro delle garanzie di sicurezza» nel Mar Nero, afferma la Russia.

Ore 14:16 - Mosca: «Con la Turchia discusse alternative all'accordo del Mar Nero»

I capi delle diplomazie di Russia e Turchia, Sergei Lavrov e Hakan Fidan, hanno discusso dell'accordo sul grano nel corso di una conversazione telefonica: lo sostiene il ministero degli Esteri di Mosca, secondo cui, «in alternativa all'iniziativa del Mar Nero, i ministri hanno analizzato altre opzioni per fornire grano ai Paesi più bisognosi che non dipendano dalle azioni sovversive di Kiev e dei suoi protettori occidentali». Lo riporta l'agenzia Interfax. Ieri Mosca ha annunciato di non rinnovare l'accordo sulle esportazioni di grano dai porti ucraini dopo aver dichiarato che, a suo dire, non sarebbero stati rimossi «gli ostacoli» alle esportazioni russe di cereali e fertilizzanti.

Ore 15:13 - Mosca: «Avanziamo nella regione di Kharkiv»

Mosca ha annunciato che il suo esercito è riuscito ad avanzare per circa 1,5 km nella regione di Kharkiv dopo aver concluso «operazioni offensive di successo». «Sul fronte di Kupyansk, le nostre truppe continuano con successo le operazioni offensive», ha affermato il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, precisando che «l’avanzata totale è stata fino a due chilometri lungo il fronte e fino a un chilometro e mezzo in profondità». Il ministro non ha tuttavia chiarito a quando risale l’avanzata.

Ore 16:01 - Macron: «Putin ha deciso di usare il cibo come arma, errore enorme»

«Penso che la Russia abbia deciso di prendersi una grande responsabilità di fronte a molti Paesi» ponendo fine all’accordo sul grano ucraino. Lo ha dichiarato il presidente francese, Emmanuel Macron, in uscita dal vertice Ue-Celac. Precisando: «Penso ai Paesi del Medio Oriente, dell’Africa e anche dell’Asia, che molto dipendono da questo accordo e che subiranno un impatto dalla decisione unilaterale della Russia. E, in secondo luogo, per quanti ancora abbiano ancora dubbi sulla sincerità del presidente Putin e sul suo impegno per il bene comune la risposta è molto chiara: ha deciso di usare il cibo come arma, e penso che questo sia un grande errore». E ha aggiunto: «La nostra responsabilità è lavorare molto da vicino per facilitare l’uscita di grano, cereali e fertilizzanti, per sostenere e anche continuare la Farm Initiative lanciata più di un anno fa».

Ore 16:21 - Ora l’Ucraina teme la «contro-controffensiva» russa

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) La fase è delicata per Kiev. L’offensiva non procede come avrebbe voluto, ed è palpabile la preoccupazione di non ottenere risultati decisivi. Tuttavia gli ucraini cercano di placare i timori ribadendo che, per ora, hanno impiegato solo una parte degli equipaggiamenti ricevuti dai Paesi occidentali. Volodymyr Zelensky, insieme ai suoi generali, si trova stretto tra due paletti: deve mantenere la spinta all’attacco, senza che questo comporti però perdite troppo pesanti. Se lancia tutto il suo potenziale rischia di «bruciarlo» nel tentativo di superare il robusto bastione difensivo costruito dall’Armata di Vladimir Putin nel sud.

Ore 16:40 - Kuleba: «Mosca ci dia subito l’elenco dei bambini deportati»

Kiev ha chiesto alla Russia di fornire immediatamente l’elenco dei bambini deportati: lo ha detto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, citato dai media ucraini. Il ministro ha poi sottolineato che l’Ucraina chiede a Mosca di garantire l’accesso ai bambini portati via dal loro Paese ai rappresentanti delle missioni internazionali di monitoraggio e tutela dei diritti umani.

Ore 17:37 - Kuleba: «Onu eserciti massima pressione su Mosca per ritorno bambini rapiti»

Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha invitato le Nazioni Unite a esercitare la massima pressione su Mosca per il ritorno dei bambini ucraini rapiti. «Dovremmo chiedere congiuntamente - ha affermato durante il dibattito all’Assemblea generale delle Nazioni Unite - che la Russia fornisca immediatamente gli elenchi dei bambini che sono stati portati dall’Ucraina alla Russia, nonché fornire ai rappresentanti delle missioni internazionali per i diritti umani e di monitoraggio l’accesso a questi bambini. La Russia deve liberare i bambini ucraini e restituirli alle loro famiglie. Chiedo a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite di esercitare la massima pressione sulla Russia nell’ambito delle loro capacità nazionali».

 Secondo Kuleba, oggi più di 19.000 bambini sono stati deportati illegalmente nella Federazione Russa. «In questo momento - ha precisato - la Russia continua il rapimento di massa e la deportazione di bambini ucraini. Un crimine disgustoso, terribile, genocida, per il quale Putin e il suo commissario per i diritti dei bambini sono già ricercati dalla Corte Penale Internazionale. Ad oggi, almeno 19.474 bambini sono stati deportati illegalmente, di cui 4.390 orfani o privati delle cure parentali. Finora solo 383 bambini sono tornati e sono stati ricongiunti alle loro famiglie». Kuleba ha detto ancora che l’invasione su vasta scala della Russia ha privato tutti i 7,5 milioni di bambini ucraini di una vita normale: quasi due terzi di loro sono diventati sfollati interni o hanno lasciato l’Ucraina. Almeno 379 bambini sono scomparsi durante i combattimenti.

Ore 18:16 - Su Ucraina intesa tra Ue e Celac ad eccezione di Nicaragua

Accordo non all'unanimità tra l'Ue e la Comunità di Stati latinoamericani e caraibici sulle conclusioni del vertice: nel testo l'Ue e la Celac esprimono «profonda preoccupazione» per la guerra «contro l'Ucraina» ma si tratta di una dichiarazione finale nella quale manca l'adesione del Nicaragua.

Ore 18:24 - Zelensky: «Combattiamo per la nostra scelta di vivere qui»

«La guerra è il male. La guerra è tragedia. La guerra è una sfida terribile. Stiamo combattendo per la nostra scelta di vivere in Ucraina, per la nostra scelta di avere l'indipendenza, di come parlare e in quale lingua. Questa è la nostra scelta indipendente». Così su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.

Ore 18:35 - Michel: «Difeso il multilateralismo e l'ordine basato sulle regole»

Da parte dell'Ue «abbiamo ribadito la nostra determinazione a difendere l'Ucraina contro l'aggressione da parte della Russia» e la dichiarazione Ue-Celac «convalidata da entrambe le parti» contiene «diversi punti che si riferiscono a questa situazione, che sta avendo un impatto su tutto il mondo». «C'è una forte determinazione a difendere i principi del multilateralismo e dell'ordine mondiale, cioè un ordine mondiale basato su regole che è assolutamente essenziale». «Siamo assolutamente soddisfatti di essere riusciti a concordare una posizione forte, con 60 Paesi intorno al tavolo da entrambe le parti». Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel nella conferenza stampa al termine del vertice Ue-Celac.

Ore 18:42 - Meloni: «Sull'Ucraina non confondere pace con invasione»

«Ho sentito qui diversi parlare di pace. Penso però che dobbiamo dare alle parole il giusto significato che hanno: la parola pace non può essere confusa con la parola invasione, perché pace e invasione sono due concetti molto diversi, su questo bisogna essere franchi. E se qualcuno ritiene di poter confondere queste due parole non si rende conto che un mondo nel quale non dovesse più esistere il diritto internazionale non sarà mai un mondo di pace». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni intervenendo oggi alla Plenaria del summit Ue-Celac.

Ore 18:45 - Nunzio: «Zuppi in Usa per ascoltare ed essere ascoltato»

«Lo scopo è dialogare, ascoltare ed essere ascoltato. Il presidente Joe Biden ha sempre avuto molta attenzione per il Santo Padre»: lo ha detto alla Rai il nunzio apostolico a Washington Christophe Pierre commentando l'iniziativa del cardinale Matteo Maria Zuppi poco prima della sua visita al Congresso Usa nella sua missione di pace per l'Ucraina. Pierre ha quindi sottolineato l'importanza della dimensione umanitaria della missione.

Ore 18:54 - Austin: «La controffensiva dell'Ucraina ha fatto progressi»

«Abbiamo visto progressi nella controffensiva Ucraina, la Russia sta perdendo terreno». Lo ha detto il segretario alla Difesa americana, Lloyd Austin, in una conferenza stampa al Pentagono dopo la 14esima riunione, virtuale, del Gruppo di contatto.

Ore 19:11 - Media: «Usa annunciano altri 1,3 miliardi di dollari in aiuti militari»

Gli Stati Uniti annunceranno un nuovo impegno a fornire 1,3 miliardi di dollari di aiuti militari all'Ucraina nei prossimi giorni. Lo ha riferito la Reuters, citando due funzionari statunitensi anonimi. Il pacchetto di armi includerà sistemi di difesa aerea di fabbricazione americana e sistemi contro-droni di fabbricazione australiana, oltre a droni kamikaze e altre munizioni. L'acquisto è finanziato dal programma Ukraine Security Assistance Initiative (USAI), che consente al governo degli Stati Uniti di acquistare armi dall'industria delle armi piuttosto che attingere dalle proprie scorte. Il rapporto arriva lo stesso giorno di una riunione virtuale del Gruppo di contatto Ramstein per la difesa dell'Ucraina. All'incontro ha partecipato il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov ed è stato ospitato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

Ore 19:13 - Austin: «Putin ha sbagliato i calcoli pensando di dividerci»

«Putin ha sbagliato i suoi calcoli pensando che gli amici dell'Ucraina avrebbero vacillato e invece siamo determinati a supportare la battaglia per la libertà degli ucraini per tutto il tempo necessario». Lo ha detto il segretario alla Difesa americana Lloyd Austin in una conferenza stampa al Pentagono dopo la 14esima riunione, virtuale, del Gruppo di contatto. «La brutalità di Mosca ha scioccato tutto il mondo, inclusi i suoi alleati», ha sottolineato.

Ore 19:19 - Pentagono: «Usa e alleati lavorano su accordi bilaterali con Ucraina»

Stati Uniti e altri Paesi che sostengono Kiev stanno lavorando allo sviluppo di accordi bilaterali per garantire la sicurezza dell'Ucraina, distinti dalla Nato. Lo ha dichiarato il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin. «Possiamo aspettarci che i Paesi raggiungano accordi bilaterali con l'Ucraina in futuro, e certamente lo faremo anche noi, e questo è un lavoro in corso», ha detto Austin durante un briefing con la stampa. Austin ha dichiarato di essere impaziente di lavorare con i partner stranieri e con altri attori del governo statunitense per sviluppare il percorso futuro per l'Ucraina.

Ore 01:17 - Nuovi attacchi con missili e droni, esplosioni a Odessa

Allarme notturno in Ucraina per un vasto attacco russo con missili e droni provenienti dal Mar Nero; la stampa ucraina riporta esplosioni nella città di Odessa. L’Aeronautica Militare ucraina ha segnalato il lancio di droni di produzione iraniana Shahed da Sud e dopo mezzanotte hanno anche lanciato l’allarme per un attacco missilistico nelle regioni settentrionali, centrali e orientali da aerei Tu-22M3. Lo staff del presidente Volodymyr Zelensky, si legge sull’agenzia Unian, prende sul serio gli allarmi; dopo la segnalazione del lancio di missili da crociera Kalibr provenienti dal Mar Nero, sono state sentite esplosioni ad Odessa.

Ore 01:18 - Concluso l’incontro fra Biden e l’inviato del Vaticano Matteo Zuppi

L’incontro alla Casa Bianca tra Joe Biden e l’inviato del Vaticano per la pace in Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi, si è concluso. Lo riferiscono giornalisti sul posto. Il colloquio è durato quasi due ore.

Ore 01:52 - Esplosioni anche a Kharkiv, Zaporizhzhia e Chornomork

Esplosioni sono state segnalate questa notte anche nelle città ucraine di Kharkiv, Zaporizhzhia e Chornomorsk. Lo riportano i media locali. Potenti deflagrazioni erano state udite nelle prime ore di oggi già nella città portuale di Odessa.

Ore 02:10 - Biden e Zuppi hanno parlato dei bambini ucraini deportati in Russia

Il presidente americano Joe Biden e l’inviato speciale del Vaticano, il cardinale Matteo Zuppi, hanno discusso degli sforzi della Santa sede nel fornire aiuti umanitari per affrontare le sofferenze causate dall’aggressione della Russia in Ucraina, nonché dell’impegno del Vaticano per il ritorno dei bambini ucraini deportati con la forza. Lo riferisce la Casa Bianca in una nota.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 19 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi. Riappare Prigozhin: «Quello che accade in Ucraina è una vergogna, noi non ne faremo parte». Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 19 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di mercoledì 19 luglio. Crimea, colpita una base militare: oltre 2mila persone da evacuare. Kiev: «60mila tonnellate di grano distrutte dai raid russi». Putin non andrà al vertice Brics in Sudafrica 

• Il punto militare: l’Ucraina teme la «contro-controffensiva» russa.

• L’attacco in Crimea, lo stop all’accordo sul grano: cosa può succedere?

• Il cardinal Zuppi, inviato del Papa per cercare una soluzione diplomatica al conflitto. Ieri ha incontrato Biden: un'ora di colloquio.

Ore 01:16 - Nuovi attacchi con missili e droni, esplosioni a Odessa

Allarme notturno in Ucraina per un vasto attacco russo con missili e droni provenienti dal Mar Nero; la stampa ucraina riporta esplosioni nella città di Odessa. L’Aeronautica Militare ucraina ha segnalato il lancio di droni di produzione iraniana Shahed da Sud e dopo mezzanotte hanno anche lanciato l’allarme per un attacco missilistico nelle regioni settentrionali, centrali e orientali da aerei Tu-22M3. Lo staff del presidente Volodymyr Zelensky, si legge sull’agenzia Unian, prende sul serio gli allarmi; dopo la segnalazione del lancio di missili da crociera Kalibr provenienti dal Mar Nero, sono state sentite esplosioni ad Odessa.

Ore 01:19 - Concluso l’incontro fra Biden e l’inviato del Vaticano Matteo Zuppi

L’incontro alla Casa Bianca tra Joe Biden e l’inviato del Vaticano per la pace in Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi, si è concluso. Lo riferiscono giornalisti sul posto. Il colloquio è durato quasi due ore.

Ore 01:52 - Esplosioni anche a Kharkiv, Zaporizhzhia e Chornomork

Esplosioni sono state segnalate questa notte anche nelle città ucraine di Kharkiv, Zaporizhzhia e Chornomorsk. Lo riportano i media locali. Potenti deflagrazioni erano state udite nelle prime ore di oggi già nella città portuale di Odessa.

Ore 02:10 - Biden e Zuppi hanno parlato dei bambini ucraini deportati in Russia

Il presidente americano Joe Biden e l’inviato speciale del Vaticano, il cardinale Matteo Zuppi, hanno discusso degli sforzi della Santa sede nel fornire aiuti umanitari per affrontare le sofferenze causate dall’aggressione della Russia in Ucraina, nonchà dell’impegno del Vaticano per il ritorno dei bambini ucraini deportati con la forza. Lo riferisce la Casa Bianca in una nota.

Ore 04:53 - Allarme antiaereo in funzione e esplosioni anche a Kiev

Esplosioni sono state udite stamani a Kiev e nella circostante regione della capitale, con le difese antiaeree entrate in azione contro obiettivi sopra la città. Lo ha reso noto il sindaco Vitaly Klichko, citato dai media locali.

Ore 06:04 - Il presidente colombiano Gustavo Petro: «Usa e Russia sono uguali»

Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha paragonato la Russia e gli Stati Uniti nel suo discorso di chiusura del cosiddetto Summit dei Popoli, ospitato dal Parlamento europeo a Bruxelles, assicurando che sono «la stessa cosa». «In realtà, non saprei se sia preferibile sostenere gli Stati Uniti o la Russia. Mi sembra che siano la stessa cosa. Mi sembra che nel gioco della politica mondiale non abbiamo alternative sociali», ha affermato il leader sudamericano, esponente del partito di sinistra «Colombia umana». Parlando della situazione politica in America Latina, Petro ha criticato le «forze centrifughe del continente che non hanno permesso un vero progetto di integrazione» e ha paragonato Messico e Stati Uniti a Ucraina e Russia.

Ore 06:06 - IL PUNTO MILITARE - Ora Kiev teme la controffensiva russa

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) La fase è delicata per Kiev. L’offensiva non procede come avrebbe voluto, ed è palpabile la preoccupazione di non ottenere risultati decisivi. Tuttavia gli ucraini cercano di placare i timori ribadendo che, per ora, hanno impiegato solo una parte degli equipaggiamenti ricevuti dai Paesi occidentali. Volodymyr Zelensky, insieme ai suoi generali, si trova stretto tra due paletti: deve mantenere la spinta all’attacco, senza che questo comporti però perdite troppo pesanti. Se lancia tutto il suo potenziale rischia di «bruciarlo» nel tentativo di superare il robusto bastione difensivo costruito dall’Armata di Vladimir Putin nel sud.

I leader militari ucraini intanto temono una «contro-controffensiva» di Mosca a est, che li costringa a spostare truppe dal fronte meridionale e mandi all’aria i piani.

Ore 06:20 - Kiev: abbattuti tutti i droni russi lanciati nella notte contro la capitale

«I sistemi di difesa aerea hanno individuato e distrutto tutti i droni nemici alla periferia della capitale», ha dichiarato il capo delle forze di difesa aerea della città di Kiev, Serhiy Popko, commentando le esplosioni udite nella notte nella capitale dell’Ucraina.

Ore 06:26 - L’autostrada che collega il ponte di Crimea a Sebastopoli chiusa per un incendio

L’autostrada Tavrida che collega il ponte di Crimea della città portuale di Kerch nel Mar d’Azov con Sebastopoli sulla costa del Mar Nero della penisola è stata chiusa a causa di un incendio scoppiato nel distretto Kirovsky, rendono noto le autorità russe citate dall’agenzia Tass. «A seguito di un incendio scoppiato in un sito nel distretto di Kirovsky, l’autostrada Tavrida è stata chiusa. A breve verrà pubblicato un percorso alternativo per il traffico automobilistico», ha scritto il leader locale Sergey Aksyonov sul suo canale Telegram. Secondo alcuni media e blog locali l'incendio sarebbe divampato in un deposito russo di munizioni.

Ore 07:02 - Incendio in Crimea, autorità preparano l'evacuazione di oltre 2000 persone

Le autorità di occupazione russa hanno intenzione di evacuare più di duemila persone da quattro località vicine all'incendio divampato in Crimea. Lo ha annunciato il capo della Crimea occupata Sergei Aksyonov nel suo canale Telegram, come riporta l'agenzia Tass. Nel frattempo è stato istituito un quartier generale operativo per rispondere all'emergenza, diretto da Aksenov. Secondo le prime informazioni riportate dai media russi, l'incendio potrebbe essere divampato in una discarica, secondo altre fonti locali invece sarebbe stato colpito un deposito di munizioni.

Ore 07:33 - In Crimea colpita base militare, esploso deposito di munizioni

L’incendio divampato nel distretto di Kirovsky, nella Crimea orientale, è stato causato da un attacco in un campo di addestramento di Starokrymsky, in cui è e sploso un deposito di munizioni.

 Lo riferisce il canale Telegram di Crimea Wind, come riporta Ukrinform che nota come le esplosioni continuino e si sentano anche nella zona di Feodosia. I residenti locali riferiscono di forti cannonate. L’autostrada Tavrida è stata bloccata e circa 2000 residenti nell’area saranno evacuati.

Ore 07:43 - Zuppi da Biden: i bambini rapiti fulcro del colloquio

Colloquio lungo, sicuramente cordiale, incentrato sui temi umanitari così come vuole la natura della missione dell'ospite: Matteo Zuppi passa alla Casa Bianca più di un'ora nel faccia a faccia con Joe Biden, che lo ha ricevuto con preavviso minimo e questo indica la buona volontà dell'amministrazione americana nei confronti del tentativo vaticano di innescare un processo virtuoso di pace per l'Ucraina.

 Ora il Presidente della Conferenza Episcopale italiana riferirà direttamente a Papa Francesco, cone già fatto in occasione delle precedenti tappe di questa diplomazia della navetta. Prima di allora - e forse anche dopo - sarà difficile avere i dettagli della conversazione.

 La stessa Casa Bianca, nel dare notizia l'altro giorno dell'incontro, aveva precisato con garbo ma con chiarezza che al centro del colloquio tra Biden e Zuppi ci sarebbe stata la vicenda dei bambini ucraini rapiti dai russi e portati oltreconfine per essere rieducati.

Ore 08:21 - Sudafrica: arresto Putin a vertice Brics come dichiarazione guerra

Arrestare Vladimir Putin equivarrebbe a dichiarare guerra alla Russia. Lo ha dichiarato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, in alcuni documenti pubblicati oggi, nel pieno di un dibattito nazionale sull'opportunità di accogliere il presidente russo nel Paese per il vertice Brics.

 Putin è stato invitato al vertice, in programma dal 22 al 24 agosto a Johannesburg, da questo gruppo di cinque grandi potenze emergenti (Sudafrica, Brasile, Cina, India e Russia) attualmente presieduto da Pretoria. Ma da marzo il presidente russo è oggetto di un mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) per il crimine di guerra di «deportazione» di bambini ucraini dopo l'invasione dell'Ucraina, accuse che Mosca respinge categoricamente.

 In quanto membro della Cpi, il Sudafrica dovrebbe teoricamente arrestare Putin se entrasse nel suo territorio. Un serio dilemma diplomatico per Pretoria, che si è rifiutata di condannare Mosca dall'inizio della guerra in Ucraina. Il caso ha preso una piega giudiziaria, con il principale partito di opposizione sudafricano, l'Alleanza democratica (Da), che ha usato i tribunali per costringere il governo a garantire che Putin sia arrestato e consegnato alla Corte penale internazionale se mette piede nel Paese. In una dichiarazione, Ramaphosa ha definito la richiesta del DA «irresponsabile».

 «La Russia ha chiarito che l'arresto del suo presidente in carica equivarrebbe a una dichiarazione di guerra. Sarebbe incoerente con la nostra Costituzione rischiare di coinvolgere il Paese in una guerra con la Russia», ha scritto, sostenendo che ciò violerebbe il suo dovere di proteggere il Paese.

Ore 08:37 - Kiev: «Attacchi aerei a ripetizione in tutta l'Ucraina»

Attacchi russi a ripetizione nella maggior parte delle regioni ucraine durante la notte e al mattino, riferiscono i governatori citati da Rbc-Ukraine. «Una notte difficile di attacchi aerei in tutta l'Ucraina, specialmente nel Sud, a Odessa», ha scritto su Telegram Sergiy Popko, capo militare di Kiev. Dmytro Lunin, capo militare di Poltava (Ucraina centrale) ha detto che la cittÃá ÿ stata attaccata con droni. Esplosioni provocate da velivoli senza pilota in mattinata anche nella regione occidentale di Zhytomyr, a Kropyvnytsky (Ucraina centrale), Sumy (Nord-Est), Mykolaiv (Sud), Zaporizhzhia e Donetsk.

Ore 09:25 - Kiev, a Odessa colpiti i terminal del grano e del petrolio

«Durante l'attacco notturno alla regione di Odessa, i razzi hanno colpito il terminal del grano e del petrolio, danneggiato i serbatoi e le attrezzature per il carico ed è scoppiato un incendio», ha reso noto Vladyslav Nazarov, portavoce del comando militare ucraino Sud, citato dall'emittente statale ucraina Suspilne. Nella città di Odessa sono stati danneggiati diversi condomini, sei civili tra cui un bambino di nove anni sono rimasti feriti. Nella regione di Odessa inoltre è stato colpito un impianto industriale e due magazzini.

Ore 09:27 - Kiev, Mosca nella notte ha attaccato con 30 missili da crociera e 32 droni

«Nella notte la Russia ha lanciato in diverse ondate da Sud 30 missili da crociera e 32 droni kamikaze iraniani, la difesa aerea ucraina ha distrutto 37 obiettivi aerei nemici», rende noto l'Aeronautica militare, citata dall'Ukrainska Pravda.

Ore 09:29 - Intelligence Gb, aumentano i combattimenti sul Dnipro

Dall'inizio di luglio 2023, molto probabilmente c'è stato un aumento dei combattimenti intorno al corso inferiore del fiume Dnipro. Lo riferisce l'intelligence britannica. Oltre agli intensi combattimenti sulla sponda orientale attorno alla piccola testa di ponte ucraina vicino al ponte Antonivsky in rovina, piccole unità di truppe russe e ucraine si sono contese le isole nel delta del Dnipro. Entrambe le parti utilizzano motoscafi piccoli e veloci e l'Ucraina ha utilizzato con successo droni di attacco per distruggere alcune imbarcazioni russe. La Russia deve affrontare un dilemma nel decidere se rispondere a queste minacce rafforzando il suo gruppo di forze nel Dnipro a discapito delle unità che affrontano la controffensiva ucraina nell'oblast di Zaporizhzhia.

Ore 09:42 - Kiev rivendica attacco alla base militare russa in Crimea

«Un'operazione di successo è stata condotta nella Crimea occupata. Il nemico sta nascondendo l'entità dei danni e il numero delle vittime», ha dichiarato su Telegram il capo dell'intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov facendo riferimento all'incendio scoppiato dopo potenti esplosioni questa mattina in una base militare russa nella penisola occupata da Mosca. «Un'operazione di successo», l'ha definita Budanov.

Ore 10:37 - Tajani: «Mosca ci ripensi e si torni all'accordo sul grano»

«Speriamo che la Russia ci ripensi» e che la decisione di interrompere l'accordo sul grano sia solo «una minaccia con effetti temporanei», così da poter tornare a un patto. Lo sostiene il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Morning News, su Canale 5. Per Tajani del ritiro di Mosca dall'accordo sul grano pagano «il prezzo non soltanto i cittadini europei che vedranno lievitare il costo del grano, ma milioni e milioni di africani e il rischio e che ci possano essere problemi sociali, e quindi flussi migratori verso il nord». «Adesso c'è un corridoio alternativo che è quello via treno che passa attraverso la Romania, arriva al porto di Trieste e poi da lì viene inviato al continente africano» spiega Tajani, ma «certamente si tratta di quantità ridotte rispetto a quelle partite dai porti ucraini».

Ore 10:48 - Podolyak: «L'attacco a Odessa? Per fermare le spedizioni di grano»

« L'attacco massiccio di oggi ai missili su Odessa e Chornomorsk rifletteva in modo assolutamente chiaro l'atteggiamento della Russia nei confronti della "sicurezza alimentare", dei Paesi africani. L'obiettivo principale è distruggere la possibilità di spedire grano ucraino. Si tratta di attacchi diretti alle infrastrutture civili e alla popolazione civile. Ora la domanda è: il signor Guterres rilascerà dichiarazioni sulla "inammissibilità degli attacchi alle infrastrutture civili legittime"? Le Nazioni Unite terranno una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza a causa del deliberato atto di terrorismo contro il programma alimentare globale?». Lo scrive su Twitter il consigliere di Zelensky Mikhail Podolyak.

Ore 11:33 - Media: l'Ue proporrà un fondo da 20 miliardi per armi a Kiev

L'Ue proporrà un fondo dedicato per mantenere le scorte militari dell'Ucraina per i prossimi quattro anni, con un costo fino a 20 miliardi di euro. È quanto scrive Politico.eu, citando 5 fonti diplomatiche diverse familiari con il dossier. La proposta è parte delle garanzie di sicurezza concordate con il G7 e non prevede che l'Ue paghi direttamente le armi dell'Ucraina. Al contrario, Bruxelles aiuterebbe i Paesi a coprire i propri costi per l'acquisto e la donazione di articoli come munizioni, missili e carri armati.

Ore 11:37 - Zakharova: l'Onu ha 3 mesi di tempo per nuovo accordo sul grano

«L'Onu ha ancora tre mesi per realizzare l'accordo e ottenere risultati concreti», ha detto a Radio Sputnik la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Zakharova ha aggiunto che in tal caso Mosca discuterà nuovamente della ripresa delle esportazioni di grano ucraino attraverso il Mar Nero. La Russia ha annunciato lunedì la sospensione del patto, sostenendo che le sue condizioni non erano state soddisfatte, come l'eliminazione degli ostacoli alle esportazioni russe di fertilizzanti e cibo. Sospendendo l'accordo, il Cremlino ha segnalato che «non appena la parte russa» degli accordi sarà rispettata, la Russia «riattiverà immediatamente questo accordo».

Ore 11:59 - «I russi hanno distrutto un deposito di carburante nel Kherson»

L'esercito russo ha distrutto «il più grande deposito di carburanti e lubrificanti delle forze armate ucraine nella regione di Kherson sotto il loro controllo». Lo ha dichiarato il governatore ad interim della regione Vladimir Saldo nel suo canale Telegram. La notizia è riportata da Ria Novosti. Secondo l'agenzia russa, i militari ucraini nella regione di Kherson non avranno più carburante.

Ore 12:11 - Zelensky: «Mosca mira deliberatamente alle strutture del grano»

«I terroristi russi hanno deliberatamente preso di mira le infrastrutture per il commercio del grano e ogni missile russo è un colpo non solo per l'Ucraina, ma per tutti coloro che nel mondo vogliono una vita normale e sicura». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha dichiarato di aver «ascoltato le informazioni sugli attacchi russi notturni a Odessa e ad altre regioni».

Ore 12:53 - Cremlino: «Putin non andrà al vertice Brics in Sudafrica»

Il presidente del Sudafrica ha detto che Putin non parteciperà al vertice dei Paesi Brics, in programma dal 22 al 24 agosto. A rappresentare la Russia ci sarà il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Peskov, come riporta l'agenzia Reuters.

Ore 12:59 - Cremlino: «Putin informato delle esplosioni alla base in Crimea»

Il presidente russo Vladimir Putin è stato informato delle esplosioni al campo di addestramento militare in Crimea e, come conseguenza, si stanno prendendo le misure necessarie. Lo ha riferito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dalla Tass.

Ore 13:09 - 007 Gb: «Putin è stato costretto a un accordo con Prigozhin»

Il capo dell'intelligence estera britannica (MI6), Richard Moore, resta convinto che Vladimir Putin sia stato indebolito dalla recente rivolta fallita della Wagner e che alla fine non abbia avuto «altra scelta» se non raggiungere un qualche accordo di compromesso con Evgeny Prigozhin. Lo riportano i media internazionali, citando un altro passaggio del discorso pubblico fatto nelle scorse ore da Moore a Praga a margine di una visita nella Repubblica Ceca. Nell'interpretazione del numero uno dell'MI6, il presidente russo non è stato in grado di «reagire» in modo deciso al tentativo di marcia su Mosca; ma si sarebbe limitato a «stringere un accordo con Prigozhin attraverso i buoni uffici del leader della Bielorussia (Aleksandr Lukashenko) per salvarsi la pelle».

«Se guardiamo ai comportamenti di Puti — ha spiegato Moore —, vediamo che quel giorno ha iniziato a dare del traditore a Prigozhin, salvo poi perdonarlo... e invitarlo pochi giorni dopo per un tè», ha proseguito Moore, sottolineando come il fondatore della Wagner sia al momento «vivo e libero» malgrado «l'insurrezione»: in grado di «fluttuare» apparentemente fra Russia e Bielorussia. «Penso quindi che probabilmente Putin sia sotto pressione».

Ore 13:46 - Russia: «Abbiamo preso Molchanovo nella regione di Kharkiv»

La Russia ha dichiarato che le sue forze sono avanzate di un chilometro lungo la linea del fronte nella regione nord-orientale di Kharkiv . «Nell'ultimo giorno, l'avanzata delle unità russe è stata di oltre un chilometro di profondità e fino a due chilometri lungo il fronte. Le unità che avanzavano hanno catturato la stazione ferroviaria di Molchanovo nella regione di Kharkiv», ha affermato il ministero della Difesa in una nota.

Ore 14:05 - Kiev: 60mila tonnellate di grano distrutte dai raid russi

I raid notturni delle forze armate russe hanno distrutto 60 mila tonnellate di grano di grano ucraino, secondo quanto sostiene Kiev.

Mentre il ministero della Difesa russo sostiene di aver attaccato e colpito nella notte «strutture dell'industria militare, infrastrutture per il carburante e depositi di munizioni delle forze armate dell'Ucraina» nella zona di Odessa, «nonché la base aerea di Kanatovo». Lo riporta l'agenzia Interfax.

Ore 15:10 - Crosetto: l'Italia non addestrerà i piloti ucraini per gli F-16

In merito al conflitto in Ucraina «non abbiamo preso impegni di addestramenti di piloti. Non abbiamo F-16 e non intendiamo acquistarli. L'Italia ha contribuito in molti modi alla sicurezza di Kiev ma non sarà questo uno di quei modi». Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in audizione in commissione alla Camera sugli esiti del vertice Nato svoltosi a Vilnius l'11 e il 12 luglio.

Ore 15:32 - Paesi Est a Ue: «Prolungare il divieto al grano ucraino»

I Paesi dell'Est limitrofi all'Ucraina - Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria - hanno chiesto alla Commissione Ue di prolungare il divieto all'import di grano e altri 3 cereali provenienti da Kiev oltre la data del 15 settembre. Lo ha annunciato, secondo quanto riportano diversi media europei, il ministro dell'Agricoltura polacco Robert Telus: «Non vedo argomenti sostanziali per la scadenza dell'attuale divieto a metà settembre».

Ore 15:56 - Putin: «La Russia ha molti amici in Europa, anche in Francia»

«La Russia ha molti amici in Europa, anche in Francia, lo so personalmente. So che le persone la pensano come noi, e cercano di non dare loro l'opportunità di pensare: altri pensano per loro e impongono i propri stereotipi di comportamento». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, ripreso dall'agenzia di stampa statale russa Tass.

Ore 16:01 - Podolyak: «Putin non va dai Brics? Così funziona il diritto»

«Una persona con un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale non volerà in Sudafrica per il vertice dei Brics. Indipendentemente dal fatto che abbia ancora lo status di `presidente´. È così che dovrebbe funzionare il diritto internazionale». Lo scrive su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Aggiungendo: «Hai commesso un crimine? Inizia a guardarti le spalle. Limitazione di ogni opportunità, paura di viaggiare, autoisolamento, crollo della reputazione. Alla fine, ci sarà una conclusione obbligatoria...».

Ore 16:32 - Prigozhin riappare in un video: «Quello che sta accadendo in Ucraina è una vergogna, noi non ne faremo parte»

Il capo della Wagner Evgeny Prigozhin riappare in video sul suo canale Telegram dalla Bielorussia, da dove la sua milizia privata si è stabilita dopo la rivolta fallita, come lui stesso ha confermato. «Quello che sta succedendo in Ucraina è una vergogna di cui non vogliamo fare parte», ha affermato. E ancora: «Potremmo tornare a combattere (in Ucraina, ndr.) quando saremo certi che non verremo costretti a disonorare noi stessi». Poi, nel video, si rivolge ai suoi uomini, dicendo loro di comportarsi bene nei confronti dei bielorussi che li ospitano, ordina di addestrare l'esercito bielorusso e di raccogliere le forze per combattere in Africa.

Ore 16:45 - Difese russe, pochi mezzi per sminare, burocrazia bellica: tutte le difficoltà della controffensiva ucraina

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) La fotografia di quanto sta avvenendo al fronte. Un’analisi preparata dall’esperto Franz-Stefan Gady, reduce da una visita in Ucraina, e molto citata in queste ore perché mette insieme dei tasselli emersi nelle ultime settimane. combattimenti non coinvolgono unità ampie e dunque la progressione è limitata a poche centinaia di metri o chilometri. Gli ucraini hanno pochi mezzi per sminare e scarsa copertura aerea, carenze (note) aggravate da un dato chiave: non sono in grado di condurre manovre coordinate e combinate su vasta scala. Si pensava (o sperava) che i soldati potessero essere addestrati dalla Nato, tuttavia i tempi a disposizione sono stati troppo brevi. Inoltre — sottolinea Gady citando gli stessi militari — le difficoltà sono enfatizzate da ordini sbagliati, mancanza di coordinamento, tattiche errate, «burocrazia» bellica, limiti, vecchio modo di pensare degli ufficiali e, naturalmente, l’opposizione dei russi, ben strutturata.

Ore 17:31 - Mosca: da domani le navi verso l'Ucraina saranno considerate militari

Dal 20 luglio tutte le navi che navigano nel Mar Nero verso i porti ucraini saranno considerate potenziali vettori di carichi militari. Lo ha detto il ministero della Difesa russo, citato da Ria Novosti, aggiungendo che i Paesi di bandiera di tali navi saranno considerati coinvolti nel conflitto ucraino come alleati di Kiev. Inoltre, diverse zone nelle parti nord-ovest e sud-est delle acque internazionali del Mar Nero sono state dichiarate temporaneamente pericolose per la navigazione. Sono stati emessi avvisi informativi sulla revoca delle garanzie di sicurezza ai mezzi che viaggiano verso i porti ucraini.

Ore 17:47 - Kiev: «Ci servono 80 caccia F16 e 300 corazzati»

L'Ucraina ha bisogno di 300 veicoli corazzati, 80 caccia F-16 e dieci sistemi di difesa aerea per intensificare la sua controffensiva. Lo ha detto all'Afp il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak. «Abbiamo bisogno di ulteriori veicoli corazzati, 200-300, carri armati prima di tutto», «60-80 velivoli F-16» e «5-10 sistemi di difesa aerea aggiuntivi» statunitensi Patriot o i loro equivalenti francesi Samp/T, ha elencato Podolyak.

Ore 18:24 - Prigozhin: «Avete fatto molto per la Russia, quello che accade in Ucraina è una vergogna»

Nel nuovo video postato sul profilo Telegram di Prigozhin, il leader mercenario viene ripreso di spalle mentre dà il benvenuto ai suoi combattenti in Bielorussia complimentandosi per ciò che hanno fatto per la Russia: «Quello che sta succedendo al fronte, in Ucraina, è una vergogna in cui non abbiamo bisogno di essere coinvolti».

Secondo la traduzione riportata dai media internazionali, (l’autenticità del video non è ancora stata confermata) Prigozhin dice ai suoi uomini di prepararsi per un «nuovo viaggio in Africa. E forse - aggiunge - torneremo nell’operazione militare speciale in Ucraina a un certo punto, quando saremo sicuri che non saremo costretti a vergognarci».

Ore 18:37 - La Russia considererà vettori militari le navi dirette ai porti del Mar Nero

Dopo lo stop all’accordo sul grano, la Russia considererà tutte le navi che si dirigono verso i porti ucraini sul Mar Nero come trasportatori di merci militari. A partire dalla mezzanotte, le navi saranno classificate come «potenziali portatori di carichi militari», ha annunciato il ministero della Difesa di Mosca, come riporta Tass. I paesi di bandiera di tali navi saranno considerati coinvolti nel conflitto ucraino dalla parte di Kiev. «Un certo numero di aree marittime nelle parti nord-occidentali e sud-orientali delle acque internazionali del Mar Nero sono state dichiarate temporaneamente pericolose per la navigazione. Avvertenze informative pertinenti sulla revoca delle garanzie di sicurezza per i marittimi sono state emesse nel modo prescritto», ha dichiarato il ministero della Difesa russo.

Ore 18:45 - Zelensky incontra l'amministratore dell'Agenzia americana per lo sviluppo internazionale

«L'Ucraina apprezza la cooperazione attiva con l'Agenzia americana per lo sviluppo internazionale. Oggi ho incontrato l'amministratore Usaid Samantha Power». Lo annuncia su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Abbiamo discusso di un ulteriore sostegno all'Ucraina, al nostro popolo e alla nostra economia - ha aggiunto Zelensky -. Abbiamo discusso in dettaglio le conseguenze del tentativo della Russia di distruggere l'intesa sul grano. Sono grato per aver sostenuto i nostri sforzi e aver lavorato insieme».

Ore 19:01 - Accordo sul grano, Putin stigmatizza: «Il rinnovo era stato un atto di compassione russo»

«Un atto di compassione», se non un «vero e proprio miracolo e grande prova di tolleranza», con queste parole il presidente Vladimir Putin ha definito il rinnovo passato sull'accordo del grano, ora respinto dal Cremlino anche per via dell'attacco ucraino in Crimea. Putin ha anche aggiunto che «altri partner occidentali non erano convinti del rinnovo, che la scelta di Mosca non fosse completamente isolata, mentre altri vi si sono arricchiti ai danni dei Paesi più poveri». Il presidente russo ha concluso dicendo che l'accordo sarà nuovamente rinnovato solo in caso di accoglienza delle richieste russe, in merito all'intesa, senza eccezione e nella loro interezza.

Ore 19:23 - Tikhanovskaya: «Wagner in Bielorussia porta nuova instabilità»

«L'arrivo dei teppisti di Wagner introduce un ulteriore elemento di instabilità in Bielorussia. Nessuno si sentirà al sicuro con questi criminali di guerra che vagano per il nostro Paese. Non solo sono estremamente pericolosi, ma la loro imprevedibilità aggiunge anche minacce ai bielorussi e ai nostri vicini». Lo scrive su Twitter Svetlana Tikhanovskaya, leader dell'opposizione bielorussa in esilio.

Ore 19:43 - Zelensky: «Terrore russo colpisce tutti, guardate Odessa»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo consueto messaggio serale ha dichiarato che gli attacchi di Mosca, come quello ai danni del terminal portuale di Odessa, non vogliono colpire solo l'Ucraina, ma anche tanti altri Paesi. Lo ha spiegato con queste parole: «Nel terminal portuale di Odessa, attaccato dalla Federazione Russa, sono state immagazzinate 60mila tonnellate di grano. I prodotti agricoli erano destinati alle spedizioni in Cina».

Così Zelensky, aggiungendo che nei porti attaccati oggi è immagazzinato circa un milione di tonnellate di cibo. Esattamente il volume che avrebbe dovuto essere consegnato ai Paesi consumatori in Africa e in Asia: «Nel terminal portuale sono state stoccate 60mila tonnellate di prodotti agricoli destinati alla spedizione in Cina. Il terrore russo colpisce tutti. Tutti nel mondo dovrebbero essere interessati a ritenere la Russia responsabile del terrorismo».

Ore 19:56 - La Casa Bianca annuncia: «Nuovi aiuti per Kiev, anche missili terra-aria e droni»

Da Washington alcune fonti della Casa Bianca fanno sapere che gli Stati Uniti nei prossimi giorni sono pronti a inviare nuovi aiuti a Kiev, tra i quali anche missili terra-aria e droni, per un pacchetto totale di 1,3 miliardi di dollari.

Il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller, riferendosi all'accordo sul grano, ha poi aggiunto: «La Russia continua a usare il cibo come arma di guerra, non solo contro l'Ucraina ma contro tutto il mondo».

Ore 21:06 - Zuppi consegna lettera del Papa a Biden

L'inviato del Papa per l'Ucraina si è recato in visita a Washington, accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato, al fine di proseguire la missione affidatagli da Papa Francesco e in tale ambito incontrare Joe Biden. Un'ora di colloquio con il presidente e una lettera scritta dal Papa a lui consegnata. Un testo in cui si legge la sofferenza del Papa per la guerra in Ucraina.

È questo il contenuto della missiva consegnata dal cardinale Matteo Zuppi, al Presidente Usa, Biden. . Lo comunica la Santa Sede. «Al suo arrivo, la sera del 17 luglio, presso la Nunziatura Apostolica - si legge in una nota diffusa dalla Santa Sede -, Sua Eminenza ha avuto un colloquio con S.E. Mons. Timothy Broglio, Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, durante il quale sono state scambiate alcune riflessioni sulla guerra in Ucraina e sulle iniziative della Santa Sede a favore delle vittime e della pace. La mattina successiva, presso il Rayburn House Office Building, la Delegazione Vaticana, integrata dal Nunzio Apostolico, S.E. Mons. Christophe Pierre, e dal Rev.do Mons. Séamus Patrick Horgan, Consigliere della Nunziatura Apostolica, ha incontrato alcuni membri della Commissione sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Helsinki Commission) del Governo degli Stati Uniti, ai quali ha presentato la natura e lo svolgimento della missione affidata ad essa dal Papa, riflettendo insieme sulle modalità in cui la si sarebbe potuta rendere più efficace. Il pomeriggio del medesimo giorno, l'Inviato Pontificio e gli altri membri della Delegazione, si sono recati alla Casa Bianca, dove sono stati ricevuti dal Presidente Joseph R. Biden, al quale il Cardinale Zuppi ha consegnato una lettera del Santo Padre, sottolineando il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra. L'incontro, iniziato poco dopo le ore 17:00 e durato oltre un'ora, si è svolto in un clima di grande cordialità e di ascolto reciproco. Durante il colloquio è stata assicurata la piena disponibilità a sostenere iniziative in ambito umanitario, particolarmente per i bambini e le persone più fragili, sia per dare risposta a tale urgenza che per favorire percorsi di pace. Il 19 luglio mattina, la Delegazione vaticana ha partecipato al Senate Prayer Breakfast, presso la sede del Congresso degli Stati Uniti, durante il quale il Cardinale Zuppi ha avuto l'opportunità di informare i partecipanti sugli incontri avuti durante le varie tappe della sua missione di pace. Nel corso dell'incontro è stato espresso apprezzamento per gli sforzi della Santa Sede ed è stata sottolineata la responsabilità di ognuno nell'impegnarsi per la pace».

Ore 22:17 - Biden: «Importante impegno del Vaticano per i bambini ucraini deportati»

Joe Biden ritiene che l'impegno del Vaticano per il rimpatrio dei bambini ucraini deportati in Russia sia importante e lo sostiene: lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean Pierre rispondendo ad una domanda sul colloquio di ieri tra il presidente e il cardinale Matteo Maria Zuppi, inviato del Papa per la pace in Ucraina. La portavoce ha definito «orribile» la deportazione di «migliaia» di bambini ucraini.

Ore 23:20 - Zelensky ringrazia gli Usa per il nuovo pacchetto di aiuti

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato il presidente americano Joe Biden per il nuovo potente pacchetto di supporto alla difesa . «I sistemi missilistici antiaerei della Nasams con munizioni, proiettili di artiglieria, attrezzature per lo sminamento e altra assistenza tanto necessaria salveranno vite e avvicineranno la nostra vittoria comune», ha twittato.

Ore 01:14 - Usa, Mosca vuole incolpare Kiev per attacchi a navi nel Mar Nero

La Russia sta prendendo in considerazione attacchi a navi civili che trasportano grano dall’Ucraina sul Mar Nero per poi incolpare le forze ucraine: lo ha detto un alto dirigente della Casa Bianca. «L’esercito russo potrebbe espandere i suoi attacchi ai servizi cerealicoli ucraini per includere attacchi contro navi civili», ha detto alla Afp il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Adam Hodge, citando «uno sforzo coordinato per giustificare qualsiasi attacco contro navi civili nel Mar Nero e dare la colpa all’Ucraina per questi attacchi».

Ore 02:48 - Kiev, terza notte di attacchi russi su Odessa

La Russia ha attaccato la città portuale meridionale di Odessa per la terza notte consecutiva, secondo quanto riporta la Cnn. L'aeronautica militare ucraina ha riferito che almeno otto aerei russi Tu-22M3 sono volati in direzione del Mar Nero. «C'è una minaccia di lancio di missili da crociera. Non ignorate l'allarme aereo!», ha dichiarato l'aeronautica militare su Telegram avvertendo di restare nei rifugi. Anche Oleh Kiper, capo dell'amministrazione militare della regione di Odessa, ha esortato la popolazione a nascondersi nei rifugi. La Cnn sul posto ha assistito a una grande esplosione e riporta di altre esplosioni.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 20 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi. La Casa Bianca conferma: «Kiev sta usando le bombe a grappolo». Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera giovedì 20 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di giovedì 20 luglio, in diretta. Ue e Stati Uniti promettono nuove sanzioni. Henry Kissinger ha incontrato Xi Jinping a Pechino 

• L’attacco in Crimea, lo stop all’accordo sul grano: cosa può succedere? Domani il tema al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

• Tutte le difficoltà della controffensiva, dalla difesa russa alle mine.

• Onu condanna gli attacchi russi al porto di Odessa.

•Stretta di Mosca sugli spostamenti dei diplomatici Uk in Russia.

• Henry Kissinger, il veterano della diplomazia e la sua ultima missione in Cina.

• Il punto militare: lo scacchiere del Mar Nero e gli uomini della Wagner sui confini della Polonia.

Ore 01:14 - Usa, Mosca vuole incolpare Kiev per attacchi a navi nel Mar Nero

La Russia sta prendendo in considerazione attacchi a navi civili che trasportano grano dall’Ucraina sul Mar Nero per poi incolpare le forze ucraine: lo ha detto un alto dirigente della Casa Bianca. «L’esercito russo potrebbe espandere i suoi attacchi ai servizi cerealicoli ucraini per includere attacchi contro navi civili», ha detto alla Afp il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Adam Hodge, citando «uno sforzo coordinato per giustificare qualsiasi attacco contro navi civili nel Mar Nero e dare la colpa all’Ucraina per questi attacchi».

Ore 06:14 - Governatore: uccisa giovane in attacco con drone in Crimea

L'attacco di un drone ucraino nel nord-ovest della Crimea ha danneggiato edifici amministrativi e ucciso un'adolescente. Lo ha dichiarato il governatore della regione insediato da Mosca. «A seguito di un attacco da parte di un Uav nemico, quattro edifici amministrativi sono stati danneggiati in uno degli insediamenti nel nord-ovest della Crimea», ha dichiarato Sergei Aksyonov su Telegram. «Purtroppo non è passato senza vittime: una ragazza adolescente è morta», ha aggiunto.

Ore 06:30 - Kiev, 20 feriti in attacchi russi a Odessa e Mykolaiv

La Russia ha lanciato attacchi contro le città portuali ucraine di Odessa e Mykolaiv, ferendo venti persone. Lo hanno riferito i governatori locali. «I russi hanno colpito il centro della città. Un garage e un edificio residenziale di tre piani sono in fiamme», ha scritto su Telegram il governatore di Mykolaiv, Vitaliy Kim aggiungendo che diciotto persone sono state ferite e nove sono state ricoverate in ospedale, tra cui cinque bambini, senza specificare le loro condizioni o se si trovavano nell'edificio residenziale.

Le immagini postate su Telegram dal sindaco di Mykolaiv, Oleksandr Senkevych, mostravano un'autopompa al lavoro per spegnere le fiamme in un edificio a più piani con la facciata parzialmente distrutta. «Almeno cinque grattacieli residenziali» e circa 15 garage sono stati danneggiati, ha detto Senkevych, senza fornire dettagli. In precedenza, l'aeronautica militare ucraina aveva annunciato un allarme aereo per Mykolaiv e Odessa, a circa cento chilometri di distanza, e per diverse altre regioni.

La città di Odessa è stata attaccata, ha scritto il governatore regionale Oleg Kiper su Telegram, senza specificare la natura dell'aggressione. Le autorità hanno informazioni su «due vittime ricoverate in ospedale», ha aggiunto senza fornire dettagli. Una foto postata su Telegram da Sergiy Bratchuk mostra un edificio a più piani con diverse finestre danneggiate.

Ore 07:36 - Putin stringe a sé i suoi «vassalli»: le quote russe dei colossi europei a Kadyrov e fedelissimi

(di Marco Imarisio) Grazie, ma abbiamo già avuto abbastanza rivoluzioni nel secolo scorso. Vladimir Putin risponde così all’invito a partecipare alla Mayovka fatto da un suo sostenitore durante un incontro al Cremlino con i membri della Ong «Russia, paese delle opportunità» da lui stesso fondata cinque anni fa. Negli ultimi anni dell’Impero russo, questo termine innocuo che indicava uno spuntino in campagna divenne sinonimo di celebrazione illegale del Primo maggio da parte dei dissidenti rivoluzionari, e poi sappiamo come andò a finire per lo Zar e per la sua famiglia. Nessun paragone tra la fine di un’epoca e il momento attuale, per carità. Ma nonostante il buon umore esibito dal presidente, sono giorni di segnali cupi, forse diretta conseguenza dell’incertezza seguita al mezzo golpe di Evgenij Prigozhin.

Ore 07:41 - «Distrutti 18 missili e droni russi su 38 lanciati nella notte»

Le forze russe hanno lanciato la notte scorsa un totale di 38 tra missili da crociera e droni kamikaze sul territorio ucraino, 18 dei quali sono stati abbattuti dalle forze di difesa di Kiev: lo ha reso noto su Telegram l’Aeronautica militare ucraina, come riporta Rbc-Ucraina.

Ore 08:02 - Xi incontra Kissinger a Pechino

Il Presidente cinese Xi Jinping ha incontrato oggi a Pechino l’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger. Kissinger, che ha 100 anni, è stato l’architetto dello storico riavvicinamento tra Cina e Stati Uniti negli anni Settanta.

Ore 08:51 - Borrell: «La Russia brucia grano, un atto barbarico»

«Per la terza notte consecutiva la Russia ha bombardato il porto di Odessa e ha colpito i depositi di grano, distruggendo 60 mila tonnellate. La Russia non solo si è ritirato dall’accordo sul grano ma lo sta bruciando». Lo ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, al suo arrivo al Consiglio Affari esteri a Bruxelles. «È un atto barbarico che non solo causa vittime civili ma porterà a una enorme crisi alimentare nel mondo», ha spiegato. «Quello che sta succedendo ora è qualcosa di nuovo e doloroso, perché finora la Russia non permetteva l’esportazione ora lo sta distruggendo. Indicare ogni nave come minaccia militare vuol dire fare un ulteriore passo per impedire all’Ucraina di esportare il proprio grano. E questo ha due conseguenze: privare l’Ucraina delle entrate dalla vendita e privare il mondo di una materia prima critica che è il grano».

Ore 09:04 - Kiev: terrore russo a Odessa e Mykolaiv, sanzioni devastanti per Mosca

«Dobbiamo unirci contro il male russo». Scrive così su Twitter Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino, che chiede sanzioni più dure contro la Russia e più sostegno per Kiev denunciando il «terrore russo» a Mykolaiv e Odessa «contro persone pacifiche e infrastrutture, magazzini con l’obiettivo di distruggere la catena di approvvigionamento alimentare per i Paesi del Sud Globale». Yermak invoca «contromisure». «L’economia russa dovrebbe subire un colpo devastante con le sanzioni - scrive ancora - il complesso militare-industriale dovrebbe essere limitato nella sua capacità di produrre armi e l’Ucraina dovrebbe ricevere più armi per la difesa dei suoi cieli e azioni offensive».

Ore 09:42 - Media, colloqui Kissinger-Xi «a cuore aperto», pianificati da mesi

Quello dell'ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger a Pechino è un «viaggio privato» per comprendere meglio il pensiero della leadership cinese e condividerà le sue impressioni con il governo statunitense al suo ritorno in patria. È quanto riferisce una fonte ben informata al South China Morning Post, precisando che la visita era pianificata da almeno due mesi. Secondo il giornale, «viaggiando come privato cittadino - e come persona rispettata dalle élite politiche di entrambe le capitali - il centenario spera di avere più colloqui a cuore aperto con i leader cinesi, spesso difficili nelle visite ufficiali». Kissinger si trova in Cina da alcuni giorni: martedì aveva incontrato il ministro della Difesa cinese, Li Shangfu, al quale è impedito di visitare gli Stati Uniti a causa dell'acquisto di armi che ha supervisionato con la Russia; mercoledì l'ex segretario di Stato Usa aveva incontrato il responsabile della politica estera del Partito comunista cinese Wang Yi, mentre oggi ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping.

Ore 10:10 - Bombe russe su Mykolaiv: ucciso un civile

Un civile èmorto in seguito all'attacco russo della notte scorsa su Mykolaiv, nell'Ucraina meridionale: il corpo di un uomo è tato estratto dalle macerie di un edificio colpito nel centro della città. Si tratta della prima vittima degli attacchi notturni russi su Odessa e Mykolaiv, che hanno provocato anche almeno 20 feriti. Lo hanno reso noto media locali, come riporta Rbc-Ucraina.

Ore 10:37 - Minsk: «Svolgeremo addestramento insieme alla Wagner»

I militari delle forze per le operazioni speciali delle forze armate della Bielorussia, insieme ai combattenti del gruppo Wagner, svolgeranno una serie di compiti di addestramento al combattimento presso il campo di addestramento di Brestsky, che vicino al confine bielorusso-polacco. Lo ha riferito il servizio stampa del ministero della Difesa della Bielorussia. «Le forze armate della Bielorussia continuano l'addestramento congiunto con i combattenti del Wagner PMC. Nel corso di una settimana, le unità delle forze per le operazioni speciali, insieme ai rappresentanti della compagnia, svolgeranno compiti di addestramento al combattimento presso il campo di addestramento di Brestsky», ha riferito il ministero della Difesa.

Ore 10:40 - Kiev: «Mosca lancia circa 100 missili a lungo raggio al mese»

La Russia ha ancora in magazzino centinaia di missili di vario tipo e continua a produrli, reintegrando le proprie scorte: lo ha dichiarato al canale United News il portavoce del Comando delle Forze Aeree ucraine, Yuriy Ignat, come riporta Rbc-Ucraina. «Ovviamente non producono più gli X-555, ma producono gli X-101, che sono uno dei missili più recenti di cui la Russia dispone», ha detto Ignat, aggiungendo che Mosca ha un totale di circa 100 missili a lungo raggio ad alta precisione e ne produce circa 100 al mese. «Quindi, il nemico spara circa 100 missili di alta precisione e a lungo raggio al mese. Vorrei ricordare ancora una volta che nessuno di questi missili è stato abbattuto perché sono missili balistici», ha sottolineato il portavoce.

Ore 12:06 - Vienna: lo top di Mosca al grano è uno schiaffo a tutto il mondo

L'escalation sul grano da parte di Mosca «è uno schiaffo ai Paesi in Africa e in tutto il mondo che hanno bisogno di quel grano». Lo ha detto il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg, arrivando alla riunione con gli omologhi europei a Bruxelles. «Speriamo ancora di poter trovare un nuovo accordo» sul grano «e prolungare» i termini dell'intesa, «i negoziati sono ancora in corso con la Federazione russa», ha evidenziato Schallenberg, indicando che «è impossibile integrare il grano che era trasportato via mare con il trasporto via terra». «L'Ucraina - ha aggiunto il ministro - è uno dei maggiori fornitori del Programma alimentare mondiale dell'Onu. Questa azione cinica della Russia mette in pericolo l'Africa e milioni di persone in tutto il mondo».

Ore 12:25 - Xi Jinping riserva a Kissinger un’accoglienza da leader

(di Guido Santevecchi) Si è mosso anche Xi Jinping per incontrare Henry Kissinger. Il presidente cinese è andato a salutare il vecchio architetto della distensione, che è tornato a Pechino in una visita sorprendente dati i suoi cent’anni di età. Per rendere onore al Dottor Kissinger si è schierata tutta la nomenclatura cinese: martedì colloquio con il ministro della Difesa Li Shangfu; mercoledì il capo della politica internazionale comunista Wang Yi. Oggi il leader supremo.

Ore 12:41 - Kiev: «Danni al consolato cinese nell'attacco a Odessa»

Il consolato cinese a Odessa è stato danneggiato durante l'attacco delle forze russe la notte scorsa: lo ha reso noto su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale, Oleg Kiper, come riporta il Guardian. «Gli edifici amministrativi e residenziali, così come il consolato della Repubblica Popolare Cinese, sono stati danneggiati. Questo suggerisce che il nemico non presta attenzione a nulla».

Ore 12:56 - Mosca: «Preoccupano i soldati schierati in Polonia orientale»

Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha commentato la decisione della Polonia di schierare circa mille soldati nell'Est del Paese dopo la decisione di Putin di offrire ai mercenari del gruppo Wagner la possibilità di trasferirsi in Bielorussia. «Sicuramente, questo è motivo di preoccupazione — ha spiegato Peskov — . La realtà è che questo è veramente un atteggiamento aggressivo e ostile sia nei confronti della Bielorussia che della Russia».

Ore 13:36 - Kiev: «Serve Consiglio Sicurezza Onu sulla sicurezza alimentare»

«La Russia attacca infrastrutture civili a Odessa e Mykolaiv e minaccia di attaccare navi civili nel Mar Nero. Vedremo una convocazione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per discutere della sicurezza alimentare globale?»: lo ha afferma su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «La comunità internazionale sceglie... di stare in disparte. L'idea dei convogli internazionali, così come qualsiasi azione attiva, provoca... panico e paura, che prolunga la vita politica di Putin - scrive Podolyak -. Una domanda: se la Russia non viene punita perdendo la guerra, cosa dovrebbe spingere la Russia (e i suoi simpatizzanti) a rispettare il diritto internazionale e gli accordi in generale in futuro? Non è certo che a qualcuno piacerebbe un mondo in cui gli attacchi missilistici diventino un nuovo ed efficace strumento di politica internazionale».

Ore 13:54 - Wp: «Kiev ha iniziato a usare le bombe a grappolo Usa»

Le forze ucraine hanno iniziato a usare le munizioni a grappolo statunitensi contro le forze russe nel sud-est del Paese, nel tentativo di smantellare le posizioni russe ben fortificate che hanno rallentato l'offensiva estiva di Kiev: lo scrive il Washington Post (Wp), che cita funzionari ucraini.

Ore 14:15 - Difesa Russia: in 24 ore l'Ucraina ha perso oltre 400 soldati

L'Ucraina ha perso oltre 400 militari a Donetsk, Krasnyi Lyman e nell'area meridionale del Donetsk nelle ultime 24 ore, secondo il ministero della Difesa russo. Oltre 210 militari ucraini sono stati uccisi nel Donetsk dove le forze armate russe hanno respinto 16 attacchi.

Ore 14:26 - Mosca: «A Mykolaiv abbiamo colpito siti militari ucraini»

L'esercito russo sostiene di aver colpito siti militari ucraini nel sud del Paese durante l'attacco di questa notte, il terzo consecutivo, affermando in particolare di aver distrutto siti di produzione e stoccaggio di droni navali a Odessa. «Le forze armate russe hanno continuato i loro attacchi di rappresaglia con armi aeree e marittime di precisione contro i siti di produzione e stoccaggio di imbarcazioni senza equipaggio nella regione di Odessa», ha affermato il ministero della Difesa russo. «Inoltre, sono state distrutte infrastrutture per il carburante e depositi di munizioni vicino a Mykolaiv».

Ore 14:55 - Manovre navali nel Mar Nero: «Rotte vietate alle unità militari». Kiev mantiene la massima allerta

L’Ucraina considererà qualsiasi nave nel Mar Nero diretta verso i porti russi o i territori occupati come potenziale «nave militare», in risposta a una decisione simile presa da Mosca per le navi dirette ai porti ucraini. «Tutte le navi che navigano nelle acque del Mar Nero in direzione dei porti marittimi della Russia e dei porti marittimi ucraini situati nel territorio temporaneamente occupato dalla Russia possono essere considerate dall’Ucraina come trasportatrici di merci militari, con tutti i rischi associati», ha avvertito in una nota il ministero della Difesa ucraino.

Ore 15:02 - Stretta di Mosca sugli spostamenti dei diplomatici Uk in Russia

Mosca ha annunciato restrizioni di viaggio per i diplomatici britannici in Russia. Secondo il Cremlino si tratta di una risposta ad azioni ostili del Regno Unito, convinto sostenitore finanziario e militare dell’Ucraina.

L’incaricato d’affari britannico Tom Dodd è stato convocato al ministero degli Esteri a Mosca e informato dell’introduzione di una procedura di notifica per i viaggi dei dipendenti della missione diplomatica britannica nella Federazione.

Ore 15:21 - Il monito dell'Ungheria: «Basta armi se banca Otp non viene rimossa da blacklist di Kiev»

L'Ungheria non farà parte dei negoziati per un nuovo fondo da 500 milioni di euro per la fornitura di armi all'Ucraina finché Kiev non rimuoverà dalla sua blacklist Otp, la principale banca ungherese. Questa la dichiarazione del ministro degli Esteri di Budapest Peter Szijjarto, a margine del Consiglio Esteri in corso a Bruxelles.

Ore 15:36 - Mosca revoca restrizioni alle navi cargo che attraversano lo stretto di Kerch

Il traffico era stato interrotto il 16 luglio, a seguito degli attacchi dei droni al porto di Sebastopoli in Crimea. Ora la Russia ha revocato le restrizioni alle navi cargo che attraversano stretto Kerch, tra il Mar d'Azov e il Mar Nero. La navigazione è stata però aperta solo durante le ore diurne.

Ore 15:40 - Peskov: «Preoccupati dal dispiegamento di forze in Polonia»

Il Cremlino ha avvertito che l'aumento del dispiegamento militare della Polonia al confine con la Bielorussia è motivo di grande preoccupazione per Mosca. Il portavoce presidenziale Dmitri Peskov ha sottolineato: «Un dato di fatto la maggiore aggressività da parte della Polonia, un atteggiamento ostile nei confronti della Bielorussia e della Russia, che è motivo per prestare molta attenzione».

Peskov ha poi spiegato che Minsk e Mosca continuano a lavorare per garantire la loro sicurezza e ha precisato che l'aumento dispiegamento militare polacco è dovuto alla presenza di mercenari del gruppo Wagner in Bielorussia. Varsavia ha dichiarato all'inizio di luglio che avrebbe inviato 500 agenti di polizia per rafforzare la sicurezza al confine con la Bielorussia di fronte al crescente passaggio di migranti e alla possibilità di minacce da parte del gruppo Wagner (negli ultimi giorni le truppe dell'ex Prigozhin avevano cominciato delle nuove esercitazioni militari proprio al confine con la Polonia con l'esercito bielorusso).

Ore 16:10 - Roma-Parigi, l'Eliseo: collaborazione fondamentale per ricostruzione ucraina

«Intensificare ulteriormente la collaborazione con Roma per aiutare la ricostruzione ucraina in modo più efficace». Questo l'obiettivo della missione di Pierre Heilbronn, inviato speciale dell'Eliseo per gli aiuti e la ricostruzione ucraina, oggi e domani nella Capitale per degli incontri bilaterali: Farnesina, Confindustria, Sace e Fao saranno coinvolte nella difficile impresa di rimettere in piedi un paese tuttora teatro di conflitto. Heilbronn ha evidenziato come l'Italia sia un attore imprescindibile per la ricostruzione, per il ruolo che gioca in Europa ma anche in vista della sua prossima presidenza del G7 (nel 2024).

Ore 16:24 - Henry Kissinger, il veterano della diplomazia e la sua «ultima missione» in Cina

(di Federico Rampini) Il centenario ex Segretario di Stato Usa ha incontrato il presidente Xi Jinping dopo un volo di 15 ore. Saprà far ripartire il dialogo tra Washington e Pechino?

A cento anni è probabile che Henry Kissinger viva questa sua visita a Pechino come l’«Ultima Missione», in una carriera strepitosa che ha fatto di lui il diplomatico più noto e più autorevole del suo tempo (ma anche controverso e contestatissimo, per esempio per le sue responsabilità nella guerra del Vietnam, il bombardamento della Cambogia e del Laos, il golpe cileno contro Salvador Allende).

Ore 16:38 - Il punto militare 516: Lo scacchiere del Mar Nero e gli uomini della Wagner sui confini della Polonia

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Le mine russe, le nuove rotte e Odessa ancora colpita. Manovre dell’esercito bielorusso con i miliziani a cinque chilometri dalla frontiera.

Mar Nero e Bielorussia: sono i due quadranti sotto osservazione tra scambi di messaggi duri. Questo mentre sono proseguiti i raid degli invasori nella zona di Odessa e l’esercito di Zelensky ha iniziato ad usare le bombe a grappolo sulle trincee dell’Armata.

Ore 16:47 - Mosca chiede 20 anni di reclusione per Navalny

La pubblica accusa ha chiesto 20 anni di reclusione con l'accusa di «estremismo» per Alexey Navalny: lo riferisce Ivan Zhdanov, uno dei principali collaboratori dell'oppositore, precisando che la sentenza è prevista il 4 agosto. Navalny è considerato il principale rivale di Vladimir Putin e si trova in carcere dal gennaio del 2021. Le accuse nei suoi confronti sono ritenute di matrice politica. La notizia è stata riportata da diversi media russi, tra cui le testate online Meduza e Mediazona.

Durante l'udienza Navalny aveva criticato apertamente Mosca per una guerra che ritiene «completamente insensata. il conflitto più stupido del secolo».

Ore 16:52 - Tajani: «Esamineremo le spese ma andremo avanti con gli aiuti»

«Abbiamo cominciato a parlarne, ne parleranno anche i ministri della Difesa. Continueremo il nostro lavoro di sostegno, poi esamineremo i contenuti della spesa. Ma andremo avanti per aiutare un Paese che difende la propria libertà». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine del Consiglio Affari Esteri di Bruxelles.

Ore 16:55 - Accordo del grano non rinnovato: il tema sotto l'esame dell'Onu

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affronterà il tema della mancata proroga dell'accordo del grano e le sue conseguenze questo venerdì.

Ore 17:04 - Attacco a Mykolaiv: sale a due il conto dei morti

Il corpo di una donna anziana è stato ritrovato sotto le macerie di un edificio colpito nell'attacco russo di questa notte a Mykolaiv, portando a due il bilancio dei morti per il raid (i feriti sarebbero già 26). Lo ha detto il capo della Polizia nazionale della regione Serhii Shaikhet, citato da Radio Svoboda. Le autorità ucraine hanno riferito che nel frattempo continuano le ricerche di vittime o superstiti.

Ore 17:08 - Nuove sanzioni Ue contro carcerieri e repressori di Navalny

L'Ue ha imposto misure restrittive nei confronti di altre dodici persone e cinque entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani in Russia. Le misure - scrive il Consiglio Ue in una nota - prendono di mira coloro che hanno abusato della tecnologia di riconoscimento facciale per massicci arresti arbitrari in Russia, nonché le sentenze politicamente motivate contro i politici dell'opposizione, gli attivisti per la democrazia e i critici espliciti del Cremlino Alexei Navalny e Vladimir Kara-Murza.

In questi elenchi figurano vari enti legati alla Città di Mosca, un ministro nel governo della città e un vicesindaco, tre società che producono o organizzano gare per la fornitura di sistemi di riconoscimento facciale. Gli elenchi prendono di mira anche le persone responsabili della gestione della colonia penale in cui Alexei Navalny è detenuto dalla sua condanna politicamente motivata nel marzo 2022 e un ufficiale del Servizio di sicurezza federale della Federazione Russa (FSB) coinvolto personalmente in un tentativo di assassinare Vladimir Kara-Murza attraverso l'uso di una neurotossina.

Ore 17:14 - Washington, Blinken: «Pronti a punire 120 entità russe»

I dipartimenti Usa di Stato e del Tesoro hanno annunciato nuove sanzioni contro quasi 120 individui ed entità per punire «ulteriormente» la Russia e comprometterne le capacità belliche in Ucraina. Queste sanzioni, ha annunciato il segretario di Stato Antony Blinken, impediranno alla Russia di accedere a materiali critici, inibiranno la sua futura capacità di produzione ed esportazione di energia, ridurranno il suo impiego del sistema finanziario internazionale».

Ore 17:18 - Chiesti vent’anni per Navalny, accusato di «estremismo». E lui dalla cella attacca Putin: «La sua guerra è insensata»

L’oppositore sta già scontando pene per oltre undici anni. La sentenza del processo a porte chiuse è attesa per il 4 agosto. L’oppositore russo Alexey Navalny rischia di essere condannato ad altri venti anni di carcere. È la richiesta dei procuratori, secondo cui Navalny sarebbe colpevole di sei reati tra cui l’aver «creato un’organizzazione terroristica». La sentenza è attesa per il 4 agosto, ha dichiarato la sua legale Olga Mikhailova alla Tass, e la pena detentiva sarebbe da scontare «in una colonia penale a regime rigoroso».

Ore 17:46 - Scarcerato l’uomo arrestato sei giorni fa su richiesta della Russia

Arrestato sei giorni fa a Malpensa su mandato delle autorità russe per «associazione per delinquere, violazione del diritto d’autore e organizzazione di gioco d’azzardo», un 42enne, nato a Mosca e in arrivo con un volo da Tel Aviv, ha spiegato ai giudici milanesi di essere cittadino «israeliano», imprenditore nel settore dei software e un «finanziatore» della resistenza ucraina. La Corte d’Appello di Milano lo ha scarcerato su istanza degli avvocati Antonio Buondonno e Davide Poberejskii, dopo che ieri il Ministero della Giustizia ha chiesto per lui la revoca «di ogni misura cautelare a scopo estradizionale» verso la Russia.

Ore 18:16 - L’annuncio di Borrell: «Fondo-Pace per Kiev, 20 miliardi per 4 anni»

«Proponiamo la creazione di una sezione dedicata dello European Peace Facility per fornire fino a 5 miliardi di euro l’anno per i prossimi quattro anni per le esigenze di difesa dell’Ucraina. Finora ha funzionato molto bene. Continueremo a utilizzare il Fondo europeo per la pace ma con un capitolo dedicato al suo interno, con un finanziamento specifico. Questa è la valutazione delle esigenze e del costo del nostro impegno di sicurezza a lungo termine per l’Ucraina». Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell, nella conferenza stampa al termine del Consiglio Ue Affari esteri. «Il tema verrà discusso in dettaglio a fine agosto nel Consiglio informale a Toledo», ha aggiunto.

Ore 18:29 - Zaporizhzhia, Aiea: «Nessun esplosivo nella centrale»

Gli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica hanno effettuato ulteriori ispezioni e perquisizioni nella centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia nell’ultima settimana. «Non abbiamo trovato alcuna attrezzatura militare pesante, esplosivi o mine». Così il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi. Nello stesso comunicato viene comunque precisato che gli ispettori stanno ancora aspettando l’autorizzazione per poter accedere ai tetti degli edifici del reattore.

Ore 18:31 - Onu condanna attacchi russi contro i porti ucraini

Il segretario generale dell’Onu condanna gli attacchi della Russia contro i porti ucraini nel Mar Nero. Lo ha riferito il portavoce di Antonio Guterres.

Ore 18:56 - Borrell: «Risponderemo a Russia che vuole affamare il mondo»

«Al ministro degli Esteri Dmytro Kuleba abbiamo riconfermato il nostro continuo supporto alla legittima difesa dell’Ucraina», ha spiegato Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Ue Josep Borrell sottolineando, sullo stop all’accordo sul grano da parte di Mosca, che la Russia sta usando il cibo come arma. «La comunità internazionale deve rispondere in modo determinato rispetto a questo tentativo di affamare la popolazione mondiale», ha aggiunto Borrell.

Ore 19:17 - Ambasciatore russo negli Usa: «Nessun attacco in programma nel Mar Nero»

«La Russia non ha intenzione di prendere di mira navi civili che attraversano il Mar Nero, come è stato falsamente riportato». Lo ha precisato l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov . «Le uniche circostanze che Mosca continuerà a monitorare saranno il passaggio di navi da guerra ucraine e quelle che tenteranno di esportare il grano». Gli Stati Uniti avevano ammonito il Cremlino intimando di non colpire le imbarcazioni civili nel Mar Nero.

Ore 19:43 - Pechino: «Colpito nostro consolato a Odessa, ma nessun ferito»

La Cina ha confermato che il suo consolato a Odessa è stato danneggiato nell’attacco notturno russo. L’addetto stampa del ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che l’esplosione è avvenuta vicino al consolato generale cinese a Odessa. «Il personale consolare si era allontanato da tempo dai locali e nessuno è rimasto ferito».

Ore 19:50 - Kuleba: «Mancata proroga dell’accordo del grano? I più deboli pagheranno la scelta di Mosca»

«La Russia è soddisfatta dell’aumento dei prezzi alimentari globali. Hanno ucciso l’accordo sul grano proprio per questo: aumentare le loro esportazioni e i profitti della fame. La cosa più triste che il racket di Putin sarà pagato dai più vulnerabili, in particolare da un certo numero di Paesi africani». Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.

Ore 20:25 - Bombe a grappolo, la Casa Bianca conferma: «Kiev sta usando le bombe a grappolo»

La Casa Bianca ha confermato che l'Ucraina ha iniziato a utilizzare le bombe a grappolo inviate dagli Usa, come anticipato dal Washington Post e dal Wall Street Journal. In un briefing con la stampa, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby ha risposto in modo affermativo ad una domanda sulla questione.

Ore 21:09 - Zelensky all'Etiopia: «Pronti a garantire alimenti»

Oggi prima telefonata del presidente ucraino con il Primo Ministro dell'Etiopia nella storia delle relazioni bilaterali tra i due Paesi. «Ho parlato con Abiy Ahmed Ali del ritiro unilaterale della Russia dalla Black Sea Grain Initiative, del blocco illegale della navigazione e del bombardamento del porto e delle infrastrutture energetiche dell'Ucraina. Ho informato l'interlocutore che l'Ucraina ha fornito quasi 300mila tonnellate di cibo all'Etiopia nell'ambito della Black Sea Grain Initiative e altre 90mila tonnellate di grano nell'ambito di un'iniziativa separata Grain From Ukraine». Lo ha scritto sui social il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, promettendo una nuova stagione di dialogo e cooperazione tra l'Ucraina e il Paese africano. Ha poi invitato il primo ministro etiope a visitare Kiev.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 21 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi. Putin avvisa la Polonia: «Non minacci la Bielorussia o risponderemo con ogni mezzo». Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 21 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di venerdì 21 luglio, in diretta. Zelensky rimuove l’ambasciatore a Londra. Putin: «L’Occidente è deluso dalla controffensiva ucraina» 

• Chiesti 20 anni per Navalny, accusato di «estremismo». E lui dalla cella attacca Putin: «La sua guerra è insensata».

• Putin: «Equipaggiamento occidentale inferiore alle armi sovietiche».

• L’attacco in Crimea, lo stop all’accordo sul grano: cosa può succedere?

• La conferma della Casa Bianca: «Kiev sta usando le bombe a grappolo».

Ore 00:37 - Kiev, allerta aerea in tutte le regioni dell’Ucraina

Un’allerta aerea è stata dichiarata in tutto il territorio dell’Ucraina a causa del decollo del jet da combattimento MiG-31K. Lo riporta Ukrinform citando le forze armate ucraine. «Il decollo del caccia MiG-31K dell’aeronautica russa dall’aeroporto di Savasleyka nella regione di Nizhny Novgorod è stato registrato», si legge nel messaggio.

 Ore 01:18 - Bombe a grappolo, la Casa Bianca conferma: «Kiev sta usando le bombe a grappolo»

La Casa Bianca ha confermato che l'Ucraina ha iniziato a utilizzare le bombe a grappolo inviate dagli Usa, come anticipato dal Washington Post e dal Wall Street Journal. In un briefing con la stampa, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby ha risposto in modo affermativo ad una domanda sulla questione.

Ore 03:23 - Chiesti vent’anni per Navalny, accusato di «estremismo». E lui dalla cella attacca Putin: «La sua guerra è insensata»

L’oppositore sta già scontando pene per oltre undici anni. La sentenza del processo a porte chiuse è attesa per il 4 agosto. L’oppositore russo Alexey Navalny rischia di essere condannato ad altri venti anni di carcere. È la richiesta dei procuratori, secondo cui Navalny sarebbe colpevole di sei reati tra cui l’aver «creato un’organizzazione terroristica». La sentenza è attesa per il 4 agosto, ha dichiarato la sua legale Olga Mikhailova alla Tass, e la pena detentiva sarebbe da scontare «in una colonia penale a regime rigoroso».

Ore 03:24 - Oleksiy Danilov, capo del Consiglio di Sicurezza a Kiev: «Onu e Turchia proteggano le rotte del Mar Nero»

di Lorenzo Cremonesi, nostro inviato a Kiev) — «Un convoglio di navi per Odessa garantito militarmente dall’Onu e dalla Turchia contro le aggressioni russe». Lo propone Oleksiy Danilov, il 60enne segretario del Consiglio nazionale per la Sicurezza e Difesa ucraino. In questa intervista ieri nel suo ufficio ci ha accolto commentando le cronache degli attacchi russi contro i porti e i silos di grano sul Mar Nero.

Come vede i bombardamenti?

«Nulla di nuovo. Dall’inizio dell’invasione, oltre 500 giorni fa, i soldati di Putin bombardano quotidianamente le nostre infrastrutture, le abitazioni, uccidono i nostri bambini. Il mondo reagisce con lentezza, ma qui l’ingiustizia e le violazioni dei diritti umani continuano. Sapete perché colpiscono Odessa e i porti vicini? Putin vuole alimentare la fame nel mondo per creare problemi globali che destabilizzino l’Europa».

Ore 03:28 - IL PUNTO MILITARE - Lo scacchiere del Mar Nero e gli uomini della Wagner sui confini della Polonia

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Mar Nero e Bielorussia: sono i due quadranti sotto osservazione tra scambi di messaggi duri. Questo mentre sono proseguiti i raid degli invasori nella zona di Odessa e l’esercito di Zelensky ha iniziato ad usare le bombe a grappolo sulle trincee dell’Armata.

Il Cremlino ha minacciato di colpire i mercantili che assicurano commerci/trasporti con l’Ucraina. Di fatto li considera ostili e molti sono già bloccati negli scali. Kiev ha risposto giovedì con una mossa analoga riguardanti i «vascelli» diretti verso destinazioni russe. Mosca avrebbe dato seguito alle parole – affermano fonti statunitensi – lanciando altre mine per creare ostacoli alla libera navigazione, una delle opzioni a disposizione della Marina. Diversi gli scenari considerati. Oltre agli ordigni – fissati sul fondo oppure galleggianti — Mosca può affidare il compito alle unità di superficie. L’esperto HI Sutton sottolinea che gli ucraini possono scegliere una rotta vicino alle coste romene e in questo modo le navi nemiche sarebbero nel raggio d’azione dei cruise, già protagonisti dell’affondamento dell’ammiraglia Moskva.

Ore 03:28 - Henry Kissinger, il veterano della diplomazia e la sua «ultima missione» in Cina

(di Federico Rampini) A cento anni è probabile che Henry Kissinger viva questa sua visita a Pechino come l’«Ultima Missione», in una carriera strepitosa che ha fatto di lui il diplomatico più noto e più autorevole del suo tempo (ma anche controverso e contestatissimo, per esempio per le sue responsabilità nella guerra del Vietnam, il bombardamento della Cambogia e del Laos, il golpe cileno contro Salvador Allende).

Per chi conosce le sue condizioni di salute – ottima la lucidità intellettuale, più precaria sul fronte fisico con problemi di deambulazione in seguito a un intervento all’anca – aver affrontato il volo di 15 ore dalla costa Est degli Stati Uniti dove lui abita fino a Pechino, è un sacrificio giustificato solo da un’emergenza. Doctor Kissinger (titolo a cui è affezionato perché rievoca il suo Phd a Harvard e l’inizio di carriera come accademico, studioso di Metternich) è convinto che l’umanità sia di fronte a grandi pericoli. Uno è l’intelligenza artificiale a cui ha dedicato un libro recente. L’altra è un’escalation di incomprensioni fra le due massime superpotenze che può sfociare in una guerra mondiale. L’Ultima Missione dunque è far ripartire un dialogo tra Washington e Pechino. Rischia di essere una «mission impossible»? Di sicuro hanno sortito risultati modestissimi gli ultimi tentativi di parte americana.

Ore 03:40 - Si dimetta il ministro della Cultura, era stato criticato da Zelensky

Il ministro della Cultura ucraino si è dimesso in seguito a quelle che ha definito come «incomprensioni» sui fondi pubblici da destinare a progetti culturali in piena guerra. «Ho consegnato la mia lettera di dimissioni al primo ministro», ha riferito Oleksandre Tkatchenko su Telegram, «a causa di una serie di incomprensioni sull’importanza della cultura in tempo di guerra». «In guerra», ha sottolineato il ministro, «i fondi privati e di bilancio per la cultura non sono meno importanti di quelli per i droni perché la cultura è lo scudo della nostra identità e delle nostre frontiere». La sua è una replica al presidente Volodymyr Zelensky che ne aveva chiesto la destituzione affermando che il bilancio dello Stato non può essere destinato a progetti culturali a detrimento della difesa. In particolare Tkatchenko aveva chiesto 12 milioni di euro per la costruzione di un museo del Genocidio dell’Holodomor, dal nome della carestia con cui la Russia affamò l’Ucraina nel 1922 e nel 1923.

Ore 06:14 - Difesa Usa: mercenari della Wagner reintegrati nell’esercito russo

I mercenari del gruppo Wagner di stanza in Bielorussia sono stati reintegrati nell’esercito russo. Lo ha riferito il vice segretario del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti Sabrina Singh in una conferenza stampa. Singh ha poi affermato che gli Stati Uniti non hanno intenzione di riposizionare truppe nell’area.

Ore 06:21 - Cnn: nel 2022 alcune armi inviata a Kiev sono state rubate

Alcune armi fornite dall’Occidente inviate in Ucraina nel 2022 sono state rubate da criminali e trafficanti di armi prima che raggiungessero le forse armate ucraine. Lo rivela la Cnn citando un rapporto generale dell’ispettore del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti di cui è entrata in possesso. L’emittente americana chiarisce poi che i servizi di intelligence ucraini nella maggior parte dei casi sono riusciti a recuperare armi e attrezzature rubate. Il rapporto, datato 6 ottobre 2022 e intitolato `Responsabilità del Dipartimento della Difesa per le attrezzature fornite all’Ucraina´, descrive in dettaglio una serie di complotti criminali per rubare armi, munizioni e attrezzature da campo di battaglia. In particolare nel giugno 2022, un funzionario russo alla guida di un’organizzazione criminale ha falsificato documenti per entrare a far parte di un battaglione di volontari. Il funzionario anonimo ha quindi rubato un lanciagranate, una mitragliatrice e oltre 1.000 colpi di munizioni. I servizi di intelligence ucraini hanno però fatto fallire il piano. In altre circostanze i servizi di intelligence di Kie hanno anche sventato diversi complotti di trafficanti per rivendere sul mercato nero, armi, munizioni e attrezzature rubate dalla linea del fronte.

Ore 06:43 - Ancora bombe su Odessa, danneggiata la sede del consolato cinese

Sono proseguiti per la quarta notte consecutiva gli attacchi russi su Odessa, strategico porto nel sud dell’Ucraina. Una bomba ha sprigionato un’onda d’urto che ha danneggiato il consolato cinese in città senza causare morti o feriti. Da Pechino il ministero degli Esteri ha fatto sapere che l’esplosione «ha scosso parte della struttura e ha mandato in frantumi le vetrate».

Ore 07:05 - Esercitazione della marina russa nel Mar Nero

La marina russa ha condotto un’esercitazione militare nell’area nord-occidentale del Mar Nero. Lo ha annunciato il ministero della Difesa di Mosca spiegando che sono stati lanciati missili antinave per abbattere un bersaglio in mare. Secondo Mosca, le navi della flotta russa nel Mar Nero hanno sparato missili da crociera antinave «su un’imbarcazione bersaglio nella zona dell’esercitazione militare», uno specchio d’acqua dove il Cremlino considera da giovedì scorso qualunque natante alla stregua di «potenziali navi militari».

Ore 07:48 - Cia: «Putin potrebbe volersi vendicare di Prigozhin»

Secondo il direttore della Cia William Burns, il presidente russo Vladimir Putin sta cercando di guadagnare tempo per capire come comportarsi con Yevgeny Prighozin, il fondatore del gruppo di mercenari Wagner insorto il mese scorso in Russia: «Putin è una persona che generalmente pensa che la vendetta sia un piatto da servire freddo. Nella mia esperienza, Putin è l’apostolo per eccellenza della vendetta, quindi sarei sorpreso se Prigozhin sfuggisse a un’ulteriore punizione», ha detto Burns all’Aspen Security Forum, come riporta la Bbc. «Quello a cui stiamo assistendo è un balletto molto complicato», ha aggiunto. Burn ha confermato che Prigozhin si è spostato, di recente è stato nella capitale bielorussa Minsk e in Russia, e che la Cia aveva effettivamente una conoscenza avanzata dell’ammutinamento.

Ore 08:20 - Odessa, missili russi su terminal del grano, 2 feriti

Missili russi hanno colpito un terminal del grano nella regione di Odessa e due persone sono rimaste ferite. Secondo quanto scrive su Telegram il governatore di Odessa Oleh Kiper, sono andate distrutte 100 tonnellate di piselli e 20 tonnellate di orzo. Aggiunge inoltre che due persone sono rimaste ferite nell’esplosione causata dai missili russi Kalibr nelle ore mattutine. È il quarto giorno consecutivo che la Russia bombarda i porti ucraini sul Mar Nero.

Ore 09:25 - Manovre Wagner in Bielorussia, la Polonia schiera truppe al confine

Il ministero della Difesa polacco ha deciso di ridistribuire le truppe dalla parte occidentale del Paese a quella orientale, più vicino al confine con la Bielorussia, dopo la notizia che nell’area ci saranno esercitazioni militari con la partecipazione degli uomini del gruppo Wagner. Lo ha dichiarato all’agenzia di stampa polacca il rappresentante del comitato governativo per le questioni di sicurezza, Zbigniew Hoffman. «Il comitato ha analizzato le possibili minacce, incluso il dispiegamento di unità del Gruppo Wagner. A questo proposito, il ministro della Difesa, ha deciso di spostare le nostre formazioni militari dall’Ovest all’Est della Polonia». Secondo le autorità polacche, le manovre congiunte dell’esercito bielorusso e del Wagner sono «un’indubbia provocazione».

Ore 09:45 - Zaporizhzhia, «4 morti in attacco russo nella regione»

È di almeno quattro morti e due feriti il bilancio delle vittime di un nuovo attacco denunciato dagli ucraini nella regione di Zaporizhzhia con accuse ai russi. Su Telegram, come riporta Ukrinform, il governatore Yuriy Malashko afferma che nel mirino è finita «un’infrastruttura» nel distretto di Polohiv e che le vittime erano «dipendenti». Secondo gli ucraini, in 24 ore la Russia ha lanciato circa 80 attacchi contro una ventina di località della regione di Zaporizhzhia.

Ore 10:31 - Zelensky rimuove ambasciatore Kiev a Londra

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha rimosso il suo ambasciatore a Londra, Vadym Prystaiko. Lo si apprende da un comunicato presidenziale. A motivare la decisione sono state le «critiche» del diplomatico alla polemica sollevata da Zalensky dopo che il ministro britannico alla Difesa, Ben Wallace, aveva suggerito all’Ucraina un atteggiamento «più riconoscente» nei confronti dei paesi che stanno fornendo armi a Kiev.

Ore 11:03 - Consigliere Macron, Cina fornisce equipaggiamento militare a Russia

La Cina sta consegnando alla Russia equipaggiamenti militari da usare in Ucraina. È quanto ha detto Emmanuel Bonne , consigliere del presidente francese Emmanuel Macron , parlando con la Cnn all’Aspen Security Forum, come riporta la Cnn stessa. Alla domanda se l’Occidente abbia visto prove che Pechino abbia armato la Russia in qualche modo nella guerra in Ucraina, Bonne ha risposto: «Sì, ci sono indicazioni che stanno facendo cose che preferiremmo non facessero». Poi, alla domanda più precisa se la Cina stia consegnando armi, Bonne ha detto: «Beh, equipaggiamento militare... per quanto ne sappiamo sta dando massicce capacità militari alla Russia».

Ore 11:13 - Kiev, russi stanno lanciando missili ipersonici su Odessa

Le Forze di difesa aerea ucraine riferiscono del lancio di missili supersonici Onix in direzione di Odessa, secondo un post su Telegram dell’emittente statale Suspilne. Anche le chat di monitoraggio scrivono di obiettivi verso la regione di Kiev e la capitale.

Ore 12:02 - Esercito Kiev, forze russe a Bakhmut quasi accerchiate

Il comandante delle forze di terra ucraine, il colonnello generale Oleksandr Syrskyi, ha dichiarato alla Bbc che i reparti di Mosca a Bakhmut sono stati semi-accerchiati. «Al momento, le truppe russe a Bakhmut sono in semi-accerchiamento. E’ impossibile non approfittarne», ha aggiunto il comandante, secondo cui riconquistare Bakhmut avrebbe un valore strategico significativo, poiché la città funge da snodo per i trasporti, consentendo alle forze russe ulteriori avanzamenti.

Ore 12:31 - Cremlino: «Ridurre al minimo pericolo» nel Mar Nero per navi russe

La Russia parla di “ridurre al minimo il pericolo” nel Mar Nero dopo le “minacce” di Kiev alla navigazione. Lo ha detto il portavoce del presidente della Federazione russa Dmitry Peskov secondo Ria Novosti, secondo la quale il Ministero della Difesa dell’Ucraina ha riferito che dal 21 luglio Kiev considererà le navi che viaggiano attraverso il Mar Nero verso i porti russi come trasportatori di merci militari. “Naturalmente, la situazione è in fase di analisi. E i nostri dipartimenti responsabili stanno già sviluppando raccomandazioni appropriate per ridurre al minimo il pericolo”, ha detto Peskov, rispondendo alla domanda se la Federazione Russa cambierà la traiettoria delle sue navi dopo la dichiarazione attribuita a Kiev.

Ore 12:31 - Putin: «Occidente deluso da risultati controffensiva Kiev»

«L’Occidente è ovviamente deluso dai risultati della controffensiva ucraina, che non ha portato alcun risultato». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, come riporta Ria Novosti. «Né le colossali risorse che sono state “pompate” nel regime di Kiev, né la fornitura di armi occidentali, carri armati, artiglieria, veicoli corazzati, missili, né l’invio di migliaia di mercenari e consiglieri stranieri, che sono stati utilizzati più attivamente nei tentativi di sfondare il fronte del nostro esercito, aiutano», ha aggiunto Putin.

Ore 12:38 - Putin: «Polonia punta a occupare parti del Paese»

La Polonia «si attende di formare una sorta di coalizione sotto l’ombrello della Nato e intervenire direttamente» nella guerra in Ucraina e «occupare parte» del Paese. Lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin. Lo riferisca l’agenzia russa Ria Novosti.

Ore 12:39 - Erdogan: «Parlerò con Putin per garantire continuazione accordo»

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che discuterà dell’accordo sul grano del Mar Nero con il presidente russo Vladimir Putin. E ha aggiunto: «Credo che garantiremo la continuazione dell’accordo umanitario». Lo riporta l’agenzia Anadolu. «La Turchia userà tutti gli strumenti della diplomazia per far ripartire l’accordo», ha assicurato Erdogan, «il presidente russo Putin si aspetta dai Paesi occidentali un accordo».

Ore 13:05 - Kiev: «Nuovi attacchi su Odessa, 7 missili in pieno giorno»

La Russia ha lanciato almeno sette missili in pieno giorno contro Odessa, strategico porto nel Sud dell’Ucraina. È stato il suo quinto round di attacchi missilistici da martedì e il secondo in meno di 24 ore. «L’obiettivo era un’importante infrastruttura», ha detto su Telegram il rappresentante dell’Amministrazione militare della regione Oleg Kiper, senza fornire maggiori dettagli.

Non risultano vittime al momento. La Russia ha attaccato ogni notte da martedì con missili e droni le strutture portuali dedicate all’esportazione di grano e altre infrastrutture dell’industria agricola ucraina; e ha utilizzato in questi attacchi più di 70 missili e quasi un centinaio di droni kamikaze.

Ore 13:12 - Putin: «Risponderemo con ogni mezzo in caso attacco a Bielorussia»

Il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che Mosca utilizzerà «ogni mezzo a sua disposizione» per proteggere l’alleata Bielorussia da possibili attacchi. «Per quanto riguarda la Bielorussia, fa parte dello Stato dell’Unione. Scatenare un’aggressione contro la Bielorussia significa scatenare un’aggressione contro la Federazione Russa», ha affermato Putin in una riunione del Consiglio di Sicurezza russo, aggiungendo: «Risponderemo con tutti i mezzi a nostra disposizione».

Ore 13:24 - Putin: «Equipaggiamento occidentale inferiore persino armi sovietiche»

«Il mondo intero vede che il decantato equipaggiamento occidentale, apparentemente invulnerabile, è in fiamme e, in termini di dati tattici e tecnici, è spesso persino inferiore ad alcune delle armi di fabbricazione sovietica». Così il presidente russo Vladimir Putin durante una riunione del Consiglio di sicurezza russo in un discorso in video diffuso dal Cremlino.

Ore 13:36 - Mosca arresta per estremismo il nazionalista Girkin “Strelkov”

È stato arrestato per «estremismo» Igor Girkin “Strelkov”, il nazionalista russo ex capo dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk che ha avuto un ruolo chiave nell’annessione della Crimea nel 2014 e nel novembre scorso era stato condannato all’ergastolo per l’abbattimento del Boeing MH17 nell’Ucraina orientale.

Lo ha reso noto sua moglie Miroslava Reginskaya, parlando alla Tass. «Mio marito è stato accusato ai sensi dell’articolo 282 del Codice penale russo (ovvero il reato di estremismo)», ha dichiarato. Le forze dell’ordine hanno confermato la notizia della detenzione del nazionalista.

Strelkov sarebbe stato prelevato da casa sua verso mezzogiorno. Nel suo appartamento è ora in corso una perquisizione. Secondo le prime informazioni, nel suo arresto sarebbe coinvolto un ex dipendente del gruppo Wagner. Strelkov, ex ufficiale dell’Fsb, è accusato dalla procura di Kiev di torture e omicidi.

Ore 13:52 - Navi russe nel Mar Nero, Peskov: «Parole di Kiev sono una minaccia»

Le dichiarazioni di Kiev secondo cui le navi dirette in Russia attraverso il Mar Nero saranno considerate come trasportatrici di merci militari sono pericolose. Lo ha affermato il portavoce del presidente del Cremlino Dmitry Peskov. «Le azioni imprevedibili di Kiev e, inoltre, il coinvolgimento del regime di Kiev in atti terroristici, ovviamente, creano potenzialmente una minaccia in quest’area», ha aggiunto.

Ore 14:08 - Putin accusa la Polonia: «Avete ambizioni territoriali»

Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che un’aggressione contro la Bielorussia, dove si trovano attualmente le truppe dei mercenari Wagner vicino al confine con la Polonia, equivarrebbe a un’aggressione contro la Russia.

Secondo Putin le forniture di armi occidentali non stanno aiutando Kiev ad avanzare nella sua controffensiva lanciata all’inizio di giugno. Putin si è anche lanciato in un attacco contro le autorità polacche, visto che Varsavia ha recentemente aumentato la presenza militare ai suoi confini con la Bielorussia in seguito all’arrivo in questo Paese di combattenti del gruppo di mercenari Wagner. Ha anche accusato Varsavia di avere «piani revanscisti» e di voler recuperare territori nell’Ucraina occidentale, affermazione già ricorrente delle autorità russe.

Ore 14:46 - Domenica nuovo colloquio tra Putin e Lukashenko

Domenica il presidente russo, Vladimir Putin, incontrerà il suo omologo bielorusso, Alexander Lukashenko, per discutere dello sviluppo del partenariato strategico tra i due Paesi. Lo ha annunciato il Cremlino in una nota, precisando che i due leader parleranno di «questioni di attualità, dell’ulteriore sviluppo delle relazioni russo-bielorusse, di partenariato strategico e alleanza, nonché della cooperazione per l’integrazione nel quadro dello Stato dell’Unione».

Ore 15:03 - Podolyak: «La flotta russa unico vero pericolo nel Mar Nero»

I problemi si verificano quando i missili anti-nave russi colpiscono centri commerciali, ospedali e terminal del grano. È solo la flotta russa nel Mar Nero a rendere l’area pericolosa e imprevedibile». Lo ha scritto il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak su Twitter. «Continueremo a considerare tutte le navi dirette ai porti russi come obiettivi militari. E questo mi pare sacrosanto», conclude.

Ore 15:15 - Ft: «Mosca ha un suo piano per inviare grano all'Africa»

«La Russia sta spingendo un piano per rifornire l'Africa di grano e tagliare fuori l'Ucraina dai mercati globali dopo essersi ritirata dall'accordo mediato dall'Onu». Lo scrive il Financial Times citando tre fonti che vicine alla questione.

Vladimir Putin ha proposto l'iniziativa in base alla quale il Qatar pagherebbe Mosca per spedire il suo grano in Turchia, che lo distribuirebbe ai «Paesi bisognosi». Né il Qatar né la Turchia hanno al momento accettato l'idea, ma Mosca non l'ha ancora portata a livelli formali, hanno aggiunto le stesse fonti.

Ore 15:47 - Mosca: «Lavoriamo a nuove rotte per le forniture di grano»

Dopo l’anticipazione del Financial Times, Mosca conferma il piano per utilizzare nuove rotte per l’export di grano ai Paesi africani, dopo lo stop all’accordo del Mar Nero. Lo ha confermato il viceministro degli Esteri russo Sergey Vershinin, citato da Tass, sottolineando che le promesse russe di sostituire il grano ucraino con consegne gratuite di cereali ai Paesi africani «saranno mantenute». Ai Paesi africani «saranno date garanzie» sulla loro richiesta di prodotti agricoli al vertice Russia-Africa che si terrà a San Pietroburgo alla fine di luglio.

Ore 16:03 - Cremlino: nessun incontro con Erdogan attualmente in agenda

Nessun incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è attualmente elencato nel programma del presidente russo Vladimir Putin. Lo ha detto alla Tass il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. «Niente finora», ha detto Peskov, dopo che Erdogan ha affermato oggi che desidera tenere colloqui con Putin nel prossimo futuro in merito alla fine dell’accordo sul grano. In ogni caso, il viceministro degli Esteri russo Sergei Vershinin ritiene che contatti al più alto livello tra Russia e Turchia «vengono costantemente elaborati e, ovviamente, ci saranno», ricordando la recente telefonata tra i ministri degli Esteri dei due Paesi.

Ore 16:15 - Zuppi: «Cercare sempre vie di pace, curando le ferite dell’umanità»

«Dobbiamo constatare che la pace non è mai un bene perpetuo neanche in Europa. Questa consapevolezza dovrebbe muoverci a responsabilità e decisioni». Lo ha detto il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, nella sua prolusione al convegno Il Codice di Camaldoli, ricordandone la nascita nel luglio 1943 «in uno dei momenti più bui della lunga notte della guerra». «Anche allora c’era un Papa che - come oggi Francesco - parlava senza sosta di pace: Pio XII. Perché la posizione dei Papi del Novecento - tutti - è farsi carico del dolore della guerra, cercando in tutti i modi vie di pace, curando le ferite dell’umanità e favorendo la soluzione dei problemi».

Ore 16:18 - «Cardinal Zuppi presto in Cina». Pechino sarebbe aperta al dialogo

(di Gian Guido Vecchi) Dal Vaticano filtra fiducia: dopo Kiev, Mosca e Washington, la prossima tappa del cardinale Matteo Zuppi, inviato di Francesco per la «missione di pace» voluta dal Papa, sarà in Cina. Che ora la Santa Sede guardasse a Pechino, magari attraverso canali informali, si sapeva. Ma la prospettiva di un viaggio appariva difficile, considerato che il Vaticano e la Cina non hanno rapporti diplomatici formali da oltre settant’anni, quando Mao prese il potere e il nunzio Antonio Riberi fu costretto a lasciare il Paese due anni più tardi, il 5 settembre 1951. Eppure le cose si muovono, Oltretevere filtra che le autorità cinesi abbiano dato la loro disponibilità al viaggio, non ci sono ancora dettagli ma si sta lavorando per definire un programma e le date possibili.

Ore 16:33 - Onu: «Inaccettabili le minacce alle navi civili nel Mar Nero»

Le minacce contro le navi civili nel Mar Nero sono «inaccettabili»: lo ha dichiarato la sottosegretaria generale delle Nazioni Unite per gli affari politici, Rosemary DiCarlo commentando le dichiarazioni di Mosca e Kiev dopo che la Russia si è ritirata dall’accordo per l’esportazione di grano. «Esortiamo con forza a trattenersi da qualsiasi ulteriore retorica o azione che potrebbe deteriorare la già pericolosa situazione», ha dichiarato la funzionaria parlando al Consiglio di Sicurezza Onu.

Ore 16:35 - «Due bambini uccisi da un bombardamento russo nel Donetsk»

Due bambini sono rimasti uccisi in un bombardamento russo sul villaggio di Druzhba nella regione di Donetsk. Lo ha affermato il capo dell’amministrazione militare della regione, Pavlo Kyrylenko, in un messaggio su Telegram. Nel pomeriggio i russi «hanno bombardato il villaggio con l’artiglieria e uno dei proiettili ha colpito il cortile dove si trovavano i bambini. Un bambino di 10 anni e una ragazza di 16 anni, fratello e sorella, sono deceduti per le gravi ferite».

Ore 17:18 - Mosca: nessuna alternativa ad accordo sul grano è in discussione

Al momento non sono in corso colloqui su alternative all’accordo sul grano del Mar Nero. Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo Sergey Vershinin, citato dalla Tass. «Attualmente, non ci sono contatti su un’alternativa all’accordo sul grano», ha affermato, aggiungendo che le attività congiunte nell’ambito dell’intesa potrebbero continuare solo se vengono soddisfatte le richieste russe.

Ore 19:13 - Kiev: a est prioritarie le direzioni di Bakhmut e Lyman-Kupiansk

Le direzioni di Bakhmut e Lyman-Kupiansk rimangono la priorità nell’Ucraina orientale. Lo ha dichiarato in una trasmissione televisiva Serhii Cherevaty, portavoce del Comando militare orientale dell’Ucraina, citato da Ukrinform. Nel corso della giornata precedente, in quest’aerea le forze ucraine avrebbero ucciso 226 soldati russi e ne avrebbero feriti 234.

Ore 19:35 - Colloquio telefonico Erdogan-Zelensky per l’accordo sul grano

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha discusso dell’accordo sull’export di grano attraverso il Mar Nero durante un colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riferisce l’agenzia turca Anadolu. In precedenza Erdogan aveva affermato che «la Turchia userà tutti gli strumenti della diplomazia per far ripartire l’accordo». A far terminare il patto è stata Mosca che il 17 luglio, alla scadenza dell’accordo, non ha dato il suo via libera alla proroga.

Ore 19:39 - Media russi, Strelkov in custodia fino al 18 settembre

Il tribunale di Meshchansky ha deciso che Igor Girkin, detto “Strelkov”, rimarrà in custodia fino al 18 settembre. Lo riportano i media russi come Rbc Russia. La difesa farà ricorso contro la decisione del tribunale, ha dichiarato l’avvocato dell’uomo. Girkin, russo ed capo dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, è stato arrestato oggi con l’accusa di «estremismo» (vedi notizia delle 13:36).

Ore 20:17 - Zelensky: con Erdogan sforzi per riattivare accordo grano

«Ho avuto una conversazione telefonica con il presidente della Turchia Erdogan. Ho ringraziato il mio collega per il fruttuoso incontro a Istanbul il 7 luglio e la posizione di principio turca riguardo all’Ucraina nella Nato. Abbiamo coordinato gli sforzi per ripristinare il funzionamento dell’iniziativa sul grano del Mar Nero. A causa delle azioni della Russia, il mondo è di nuovo sull’orlo di una crisi alimentare. Un totale di 400 milioni di persone in molti Paesi dell’Africa e dell’Asia sono a rischio di fame. Insieme, dobbiamo evitare una crisi alimentare globale». Lo scrive su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ore 20:18 - 007 Kiev: non escludiamo nuovi tentativi di golpe in Russia

L’intelligence ucraina ÿ a conoscenza del fatto che potrebbero essere preparate nuove ribellioni in Russia, dopo quella organizzata il 24 giugno dal fondatore del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin. Lo sostiene Andriy Yusov, rappresentante dell’intelligence militare ucraina, come riportato da Rbc Ukraine. Durante una trasmissione televisiva, a Yusov è stato chiesto se i servizi segreti avessero informazioni sui piani per organizzare nuove rivolte in Russia e il rappresentante degli 007 ha risposto che «sì, abbiamo dati» che confermerebbero questa teoria. Yusov si domanda, però, «perché dovremmo condividere queste informazioni ora», dal momento che «sappiamo che possiamo essere osservati dall’Fsb, tra gli altri, e loro sono felici di registrarle», quindi non vogliamo «facilitare il loro lavoro».

Ore 21:02 - Tajani: sostegno a ogni iniziativa accordo Russia-Kiev

«Se la Turchia può aiutare a trovare un accordo tra Ucraina e Russia noi sosteniamo tutte le iniziative di questo tipo. Siano esse dell’Onu, siano esse della Turchia, le sosteniamo». Risponde così, dopo aver incontrato i giurati del Giffoni Film Festival, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ai cronisti che gli chiedevano del colloquio tra Erdogan e Zelensky sul grano, reso noto dal presidente ucraino mentre il vicepresidente del Consiglio italiano era impegnato con i giovani giurati del festival. «È fondamentale - aggiunge - che funzioni il corridoio del mar Nero ed è fondamentale la centrale di Zaporizhzhia, che non ci siano incidenti alla centrale di Zaporizhzhia, due punti chiave anche delle nostre iniziative sull’Ucraina».

Ore 21:17 - Zelensky: il ponte di Crimea deve essere neutralizzato

Il ponte di Crimea è un obiettivo per le forze armate ucraine e deve essere neutralizzato perché Mosca lo usa per la guerra. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky all’Aspen security forum, come riportato da Rbc Ukraine. Il capo di Stato ha ricordato che l’obiettivo dell’Ucraina è liberare la Crimea dai russi, in quanto si tratta «di territorio sovrano del nostro Paese e parte integrante del nostro popolo». Allo stesso tempo, secondo Zelensky il ponte di Crimea non è solo una «piccola strada logistica», poiché viene utilizzato dalle truppe russe per ricevere munizioni e militarizzare l’intera penisola.

Ucraina, terre rare e oligarchi predatori. Piccole Note (filo-Putin) il 21 Luglio 2023 su Il Giornale.

“Si ritiene che l’Ucraina sia la nazione più ricca di terre rare d’Europa, sebbene gran parte di esse non siano estratte. Le terre rare (cerio, ittrio, lantanio e neodimio) e le relative leghe sono utilizzate in molti dispositivi di uso quotidiano, computer, batterie, cellulari e molto altro”, tanto che sono considerate le risorse più strategiche del tempo attuale.

Nel 2022, prima dell’inizio della guerra aperta con la Russia (quella di attrito è iniziata nel 2014), l’Ucraina era “al quarto posto nel mondo per valore totale stimato di risorse naturali, con circa 15 miliardi di dollari di produzione annua e un potenziale ‘valore stimato [che] potrebbe raggiungere i 7,5 trilioni di dollari'”.

Terre rare e spoliazione delle risorse

Questa fotografia dell’Ucraina del 2022 è riportata da Larry C. Johnson sul sito del Ron Paul Institute, in una nota basata a sua volta su un articolo pregresso, molto ben documentato, della CBC.

Una nazione ricca, ricchissima, che però non ha saputo sfruttare tale ricchezza, e ciò ben prima della guerra. Questo perché l’Ucraina è stata governata da una ristretta oligarchia, sia ai tempi dell’Unione sovietica, – dove però certe ricchezze, ad esempio le terre rare, erano inutili – che soprattutto nell’era post sovietica.

In Ucraina, scrive Johnson, si è replicato quanto è accaduto in Russia, dove la caduta del vecchio sistema non ha portato affatto la democrazia, ma ha creato una cricca di oligarchi che hanno predato le risorse del Paese a beneficio dell’Occidente.

Processo che Putin ha saputo invertire in Russia, con l’emarginazione forzata degli oligarchi dal potere e il rilancio dell’economia nazionale, processo, che secondo Johnson, è ora davanti agli occhi di tutti: non solo la Russia è risultata resiliente alle sanzioni, che anzi stanno deprimendo l’Occidente, ma ha anche mostrato un apparato militare efficiente e tecnologicamente avanzato.

Non si tratta di lodare Putin, solo di far intravedere come l’Ucraina, dopo la fine del comunismo, sia rimasta in balia degli oligarchi legati all’Occidente, – com’era la Russia prima di Putin – i quali hanno istituito un sistema di spoliazione permanente delle sue risorse.

Così Johnson: “Gli oligarchi occidentali […] erano impegnati a stringere accordi con gli oligarchi ucraini per ottenere il controllo delle terre rare e delle risorse energetiche. Pensate che mettere Hunter Biden nel consiglio di amministrazione di Burisma [società energetica cipriota che opera prevalentemente in Ucraina ndr], insieme all’ex capo dell’antiterrorismo della CIA Cofer Black, sia solo una coincidenza?”.

Un esercito enorme

In compenso, però, l’Ucraina era una pedina preziosa da spendere per contrastare la Russia, rileva Johnson. Così, a fronte di un Paese predato, dal 2014 in poi (cioè dopo la sconfitta del vecchio esercito ucraino, avvenuta nella prima guerra del Donbass) a Kiev si è costruito uno dei più potenti eserciti del mondo.

Al tempo, scrive Johnson, “l’esercito ucraino (secondo i dati del febbraio 2022) contava 700.000 militari in servizio attivo e un milione di uomini di riserva. Ciò rendeva l’Ucraina il secondo più grande esercito della NATO, di cui era membro de facto”. Infatti, gli Stati Uniti hanno l’esercito più numeroso, con 2.307.630 uomini, “al terzo posto, dietro l’Ucraina, c’è la Turchia con 1.069.900” uomini.

“La forza dell’Ucraina è più grande di Francia, Gran Bretagna e Germania messe insieme. Ora sappiamo che la NATO prevedeva di utilizzare l’Ucraina come truppa d’assalto per indebolire la Russia così che poi la NATO potesse finire Putin e il suo esercito”.

Questa la conclusione di Johnson: “Dopo 18 mesi di combattimento l’Ucraina conta almeno 600.000 vittime militari (tra uccisi e feriti). Ciò rappresenta oltre il 30% dei suoi effettivi all’inizio della guerra nel febbraio 2022”.

Johnson chiude spiegando come, in base a tali numeri, senza Ucraina e Turchia la Nato non può sconfiggere la Russia e che i Paesi Nato non andranno in guerra contro Mosca, ma ciò interessa relativamente.

Quel che interessa è evidenziare che la leadership ucraina sta seguendo la traiettoria precedente (e pre-ordinata): nulla importando del popolo ucraino, che viene condotto al macello, chiede solo armi. Armi che, peraltro, non gli faranno affatto vincere la guerra. La prolungheranno solamente, a maggior profitto dell’Impero d’Occidente.

La tensione Putin - Erdogan. Piccole Note (filo-Putin) il 20 Luglio 2023 su Il Giornale.

Putin avverte Erdogan: da oggi tutte le navi che nel Mar Nero faranno rotta verso i porti ucraini saranno considerate una minaccia per la Russia e, come tali, saranno obiettivi legittimi delle sue forze armate. Un avvertimento che si estende anche ai Paesi a cui appartengono tali navigli, che saranno considerati coinvolti nel confitto. Questo il comunicato diramato ieri sera dal ministero della Difesa russo, che ha definito il nuovo approccio della Russia verso il Mar Nero dopo il collasso dell’accordo sul grano ucraino.

Dell’avvertimento colpisce anzitutto la tempistica, avendo cambiato immediatamente le regole del gioco sul Mar Nero. Ma, soprattutto, l’estensione del monito ai Paesi che invieranno le proprie navi.

Un avvertimento di Putin a Erdogan

Benché generico, l’avvertimento era diretto a un Paese specifico, la Turchia. Un segnale forte che indica che la tensione tra Ankara e Mosca si è alzata a livello di guardia. Un cambiamento geopolitico di rilievo primario nel quadro globale.

Per capire cosa sta accadendo vanno ripercorsi i fatti recenti, ricordando anzitutto gli amichevoli rapporti instaurati tra Putin ed Erdogan negli ultimi anni, che hanno irritato l’Occidente.

Ma qualcosa è cambiato dopo le recenti presidenziali che hanno visto la rielezione di Erdogan. Il sultano, infatti, ha consegnato l’economia del Paese a due figure che hanno stretti rapporti con l’Occidente, come spiegava The Cradle a giugno.

Al Tesoro, infatti, ha chiamato Mehmet Simsek, che ha studiato nel Regno Unito ed è cittadino britannico, ha lavorato  all’ambasciata degli Stati Uniti ad Ankara, è stato “analista della UBS, consulente economico presso Deutsche Securities” e soprattutto ha lavorato per Merrill Lynch, banca di investimento di rilevanza primaria. E alla banca centrale ha nominato Hafize Gaye Erkan, donna della Goldman Sachs. Questa la conclusione di The Cradle: “Il settore finanziario della Turchia è ora guidato da un banchiere britannico e da un ex dirigente di Wall Street”.

Anche il nuovo capo dell’intelligence e il ministro degli Esteri sono stati scelti con criteri analoghi, cioè “migliorare le relazioni della Turchia con l’Asia occidentale e l’Occidente”.

Il ri-orientamento di Erdogan

Si comprende, quindi, perché, rieletto, Erdogan abbia preso iniziative volte ad ammorbidire le relazioni con gli Usa: il placet all’ingresso della Svezia nella Nato (per il quale, però, ha voluto anche un corrispettivo in denaro), ma, soprattutto, il rilascio di cinque comandanti del battaglione Azov che, in base a un’intesa raggiunta con Putin, avrebbe dovuto trattenere in Turchia fino alla fine della guerra.

Un gesto simbolico dirompente perché ha violato gli accordi nel modo più pubblico possibile, cioè consegnando i cinque neonazisti a Zelensky, invitato in Turchia a ostentare il pubblico trionfo. Una vera e propria sfida alla Russia.

Non solo, dal momento che l’intesa era frutto del rapporto quasi amicale con Putin, aveva anche un significato più personale: un vero e proprio affronto allo zar.

Per la Russia tale voltafaccia suonava oltremodo irritante anche perché alle presidenziali aveva  a suo modo sostenuto Erdogan, mentre l’Occidente aveva supportato il suo antagonista.

Nel rilanciare i rapporti con l’Occidente, Erdogan aveva però evidentemente puntato tutto sulla sua ambiguità, che tanto gli aveva fruttato in passato. Sicuro che avrebbe trovato un modo per ricucire con lo zar. Tanto che, subito dopo il rilascio dei cinque neonazisti, aveva annunciato che ad agosto si sarebbe incontrato con Putin.

Non solo, aveva anche ostentato sicurezza riguardo il rinnovo del trattato sul grano ucraino, più che lucroso per la Turchia perché, da garante, ne gestiva i flussi.

Ma, stavolta, qualcosa si è incrinato davvero. Putin non ha ancora confermato la visita in Turchia, né si è degnato di chiamarlo. Inoltre, nulla importando delle insistenze turche per rinnovare l’intesa sul grano, lo ha fatto decadere. Tornerà in vigore, ha comunicato, solo se saranno soddisfatte le richieste russe finora eluse.

La decisione ha avuto un contraccolpo traumatico sulla Turchia, con la lira che ha toccato il suo minimo storico. A dare un’idea della situazione, la notizia di Hurryet: il prezzo del pane è salito bruscamente del 40%.

Non solo il pane: se la tensione dovesse aumentare, Ankara rischia di perdere tutti i benefici che gli sono piovuti addosso in questi anni di fecondi rapporti con Mosca, con la quale ha incrementato notevolmente gli scambi commerciali.

L’ipotesi di scortare le navi nel Mar Nero

Erdogan era certo che Mosca non si sarebbe irrigidita più di tanto, reputando che, con la guerra in corso, non può permettersi altri nemici. Sbagliava. E per correre ai ripari, in Turchia si era ventilata l’ipotesi di conservare l’intesa sul grano senza la Russia, inviando navi da guerra turche a scortare le navi cargo cariche di grano ucraino, sicuri che i russi non avrebbero fatto nulla contro di esse.

Da qui il durissimo comunicato di Mosca, che non solo avvertiva che le navi usate per tale commercio state affondate, ma che sarebbero state considerate ostili le nazioni che avessero inviato le navi. Di fatto, ha avvertito Ankara che avrebbe considerato la scorta dei mercantili al modo di una dichiarazione di guerra.

L’immediata attuazione dell’avviso ai naviganti serviva a evitare che la Turchia si muovesse prima, mettendo la Russia di fronte al fatto compiuto, cosa che avrebbe creato gravissime tensioni (le navi turche minacciate avrebbero potuto far scattare il soccorso Nato).

A quanto pare, la Turchia ha fatto sapere che non darà seguito all’idea e, dal canto suo, Erdogan ha rinnovato la richiesta di un incontro con Assad, sapendo di far cosa gradita a Putin, protettore del presidente siriano.

Nel frattempo, però, si susseguono sui media russi, le notizie su asseriti aiuti letali turchi inviati in Ucraina, bollati come “pugnalata alle spalle”. Alternando blandizie e minacce, ma evitando la rottura, Erdogan vuole costringere Putin a ricucire.

Putin finora ha osservato un silenzio assoluto sui rapporti con la Turchia e il suo sultano. Un silenzio che suona assordante ad Ankara, ma che vuole anche evitare il collasso dei rapporti. In attesa di sviluppi, che potrebbero portare alla rottura o, se il sultano darà segni più che tangibili di ravvedimento, a una rinnovata distensione.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 22 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di sabato 22 luglio di Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera sabato 22 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra di sabato 22 luglio. Attacchi russi nel Donetsk: 8 morti e 5 feriti

• Reporter di Ria Novosti ucciso in un bombardamento a sud di Zaporizhzhia

•Traffico ferroviario interrotto in Crimea a seguito di attacchi ucraini.

• La Polonia ha convocato l'ambasciatore russo dopo le parole di Putin.

• L'arcivescovo Christophe Pierre, nunzio negli Usa: dopo i colloqui tra Zuppi e Biden si è accesa una speranza.

• Burns sulla rivolta della Wagner: «Ne eravamo a conoscenza».

Ore 01:57 - Biden nomina Lisa Franchetti alla guida della Marina degli Stati Uniti

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato che nominerà l’ammiraglio Lisa Franchetti alla guida della Marina degli Stati Uniti, rendendola la prima donna a prestare servizio nello Stato Maggiore. «Franchetti porterà con sé 38 anni di servizio dedicato alla nostra nazione, compreso il suo attuale ruolo di vice capo delle operazioni navali», ha dichiarato Biden in una nota. «È la seconda donna a raggiungere il grado di ammiraglio a quattro stelle nella Marina degli Stati Uniti e, una volta confermata, entrerà ancora una volta nella storia come la prima a ricoprire il ruolo di capo delle operazioni navali e dello Stato maggiore delle Forze armate», ha aggiunto. Franchetti ha prestato servizio su numerose navi. È stata vice comandante delle forze navali statunitensi in Europa e anche in Africa. Nel settembre 2022 è diventata vice capo delle operazioni navali. L’ammiraglio Mike Gilday terminerà il suo mandato quadriennale alla guida della Marina il mese prossimo, ma non è chiaro se Franchetti sarà confermata in tempo dal Senato.

Ore 02:00 - La Bulgari invierà un centinaio di blindati all’Ucraina

La Bulgaria ha deciso di inviare un centinaio di blindati in Ucraina. Si tratta del primo invio di armi da parte del Paese balcanico finora reticente a fornire direttamente aiuti militari a Kiev a causa dei suoi legami storici con la Russia. Il parlamento di Sofia ha approvato a larga maggioranza (148 voti a favore, 52 contrari) la proposta del governo europeista. I veicoli blindati da trasporto truppe Btr di concezione sovietica, comprati negli anni ‘80, non sono mai stati utilizzati. «La Bulgaria non ha più bisogno di questo equipaggiamento che può invece portare un sostegno prezioso all’Ucraina nella sua lotta per preservare l’indipendenza e la sua integrità territoriale» dagli attacchi russi, recita il testo. I socialisti del Psb, erede del partito comunista un tempo al potere, si sono opposti alla decisione, così come la giovane formazione ultranazionalista filorussa Vazrazhdane (Rinascita) che ha parlato di «un tradimento e una vergogna». Il governo aveva annunciato un pacchetto di aiuti inediti all’Ucraina dopo la visita a Sofia del presidente ucraino Volodymyr Zelensky all’inizio di luglio.

Ore 02:02 - Zelensky: il ponte di Crimea deve essere neutralizzato

Il ponte di Crimea è un obiettivo per le forze armate ucraine e deve essere neutralizzato perché Mosca lo usa per la guerra. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky all’Aspen security forum, come riportato da Rbc Ukraine. Il capo di Stato ha ricordato che l’obiettivo dell’Ucraina è liberare la Crimea dai russi, in quanto si tratta «di territorio sovrano del nostro Paese e parte integrante del nostro popolo». Allo stesso tempo, secondo Zelensky il ponte di Crimea non è solo una «piccola strada logistica», poiché viene utilizzato dalle truppe russe per ricevere munizioni e militarizzare l’intera penisola.

Ore 03:49 - IL PUNTO MILITARE - Burns sulla rivolta della Wagner: «Ne eravamo a conoscenza»

William Burns è uno specialista delle cose russe. Ha conosciuto una realtà spesso impenetrabile ricoprendo la carica di ambasciatore a Mosca. Poi ha ampliato il suo sapere come direttore della Cia. E infatti la Casa Bianca lo usa per una diplomazia parallela, un ruolo che lo ha portato a dialogare in modo diretto con la controparte.

Intervenendo ad una conferenza ad Aspen, Colorado, il capo delle spie ha parlato della scossa provocata dalla rivolta della Wagner. Per quasi 36 ore quando gli ammutinati lanciavano minacce – è la sua tesi – i massimi vertici della Russia sono apparsi confusi, quasi alla deriva. Una paralisi che ha coinvolto generali, politici e servizi di sicurezza. Lo stesso Vladimir Putin non ha reagito come tutti si aspettavano, è apparso indeciso e questo avrebbe creato interrogativi nella nomenklatura. Eppure i ribelli non sono spuntati dal nulla.

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Ore 03:38 - Mosca, arrestato per estremismo il «fuciliere» ultranazionalista Igor Girkin

(di Marco Imarisio) «Hello darkness my old friend...». Sugli account della dissidenza russa girano video beffardi con un suo fermo immagine e l’audio di The sound of silence , la celebre canzone di Simon & Garfunkel.

Lo sapevano tutti che prima o poi Igor Girkin detto Strelkov, che significa fuciliere, sarebbe stato ridotto al silenzio. Ieri è stato arrestato per violazione degli articoli 280 e 282 del codice penale russo, con l’accusa di estremismo e di proselitismo basato su idee estreme. Era altrettanto evidente che quando sarebbe arrivato il momento, nessuno avrebbe pianto per lui. Non è certo di una vittima stiamo parlando, ma di un carnefice.

Ore 03:41 - Il cardinale Zuppi sarà presto in Cina: Pechino sarebbe aperta al dialogo

(di Gian Guido Vecchi) Dal Vaticano filtra fiducia: dopo Kiev, Mosca e Washington, la prossima tappa del cardinale Matteo Zuppi, inviato di Francesco per la «missione di pace» voluta dal Papa, sarà in Cina. Che ora la Santa Sede guardasse a Pechino, magari attraverso canali informali, si sapeva. Ma la prospettiva di un viaggio appariva difficile, considerato che il Vaticano e la Cina non hanno rapporti diplomatici formali da oltre settant’anni, quando Mao prese il potere e il nunzio Antonio Riberi fu costretto a lasciare il Paese due anni più tardi, il 5 settembre 1951. 

Eppure le cose si muovono, Oltretevere filtra che le autorità cinesi abbiano dato la loro disponibilità al viaggio, non ci sono ancora dettagli ma si sta lavorando per definire un programma e le date possibili. 

La Santa Sede spera che l’apertura di canali umanitari possa propiziare trattative di pace al momento impensabili.

Ore 05:41 - Kiev: russi bombardano 7 centri abitati nell’Oblast di Sumy

Le forze russe hanno bombardato sette centri abitati nell’oblast di Sumy, in Ucraina. Lo riferisce l’amministrazione militare della regione sul proprio canale Telegram. Le comunità prese di mira sono quelle di Nova Sloboda, Bilopillia, Krasnopillia, Esman, Seredyna Buda, Velyka Pysarivka e Shalyhyne. Sono state registrate più di 161 esplosioni. Oltre a impiegare artiglieria e mortai, la Russia ha preso di mira l’oblast con missili e lanciagranate. Non sono state segnalate vittime o danni di grandi entità alle infrastrutture civili.

Ore 07:49 - Zelensky: «Ponte di Crimea obiettivo militare legittimo»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ritiene il ponte sullo stretto di Kerch, conosciuto anche come ponte di Crimea, un obiettivo legittimo dell’esercito ucraino, «dal momento che fa parte di tutti quegli elementi che nell’area hanno portato la guerra, non la pace, costruito unilateralmente dai russi per soddisfare i propri interessi a danno delle nostre navi che dovevano attraversare lo stretto».

Ore 07:56 - «Non umiliare Putin»: ora lo dice il capo dei servizi britannici. Che recluta russi (e teme di più la Cina)

(di Gianluca Mercuri) «C», il capo dell’MI6 - corrispettivo britannico della Cia - parla in una rara intervista a Politico: e dice la sua su Putin («È sotto pressione»), la controffensiva ucraina («un duro lavoro»), le prospettive di pace. E la minaccia più grande: Pechino.

Il mito è coltivato sapientemente, conciliando modernità e tradizione. Fino al 1994, l’MI6 ufficialmente non esisteva , perché il governo britannico, semplicemente, non aveva mai confermato la sua esistenza. Ora tutti sanno cosa sia: la sigla sta per Military Intelligence, l’MI6 è l’equivalente inglese della Cia come l’MI5 lo è dell’Fbi.

Ore 08:03 - Putin trasforma la Guardia Nazionale. Podolyak: «Si ribelleranno a lui, esattamente come la Wagner»

Il presidente russo Vladimir Putin sta trasformando la Guardia Nazionale in un nuovo esercito per uso interno, ma anche questo si ribellerà e punterà le sue armi contro il Cremlino, proprio come ha fatto il fondatore del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin: lo ha detto il consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak al canale tv United News, come riporta Ukrinform. Podolyak si aspetta quindi un altro ammutinamento dopo quello del 24 giugno scorso, che era fallito.

Ore 08:14 - Attacco russo nel Donetsk: 4 morti

È salito a quattro morti e tre feriti il bilancio degli attacchi russi di ieri sul villaggio di New York (N’ju-Jork), nella regione di Donetsk, nell’Ucraina orientale. Lo ha reso noto l’ufficio del procuratore regionale, come riporta Rbs-Ucraina. «A seguito del bombardamento, quattro residenti locali sono stati uccisi, i resti dei loro corpi sono stati estratti dai soccorritori dalle macerie di una casa distrutta», si legge in un comunicato.

Ore 08:30 - Bulgaria invierà 100 blindati, prima volta da inizio guerra Sofia

Il Parlamento di Sofia ha approvato a larga maggioranza, ovvero con 148 voti a favore contro 52 contrari, l’invio di un centinaio di veicoli blindati all’Ucraina. La prima volta dall’inizio della guerra il 24 febbraio del 2022. I Btr di fabbricazione sovietica erano stati acquistati dalla Bulgaria negli anni Ottanta e non erano mai stati utilizzati. «La Bulgaria non ha più bisogno di queste attrezzature, che possono fornire un valido supporto all’Ucraina nella sua battaglia per preservare la sua indipendenza e integrità territoriale» dalla Russia, recita il testo della mozione del Parlamento bulgaro. I socialisti del Psb, eredi del partito comunista che un tempo governava il Paese, si sono opposti alla decisione, così come la giovane formazione ultranazionalista filorussa Vazrajdane (Rinascimento), che ha parlato di «un tradimento e una vergogna».

Ore 08:57 - Intelligence Uk: «Girkin è prova che le critiche a Putin non sono più tabù»

« Il tabù sulle critiche russe al regime di Putin si è notevolmente indebolito». La conclusione dell’Intelligence della Difesa britannica che commenta l’arresto per estremismo dell’ex alleato del presidente, il blogger nazionalista e militarista Igor Girkin, a lungo critico nei confronti della condotta bellica del ministero della Difesa russo. Come rileva la quotidiana analisi sul conflitto in Ucraina del ministero della Difesa di Londra, «nei giorni scorsi i suoi commenti si sono trasformati in critiche dirette al presidente russo Vladimir Putin e al suo periodo al potere».

Ore 09:05 - Kiev: «Abbattuti 5 droni kamikaze nella regione di Mykolaiv»

Le forze di difesa aerea ucraine hanno abbattuto la notte scorsa cinque droni kamikaze Shahed lanciati dai russi nell'Ucraina meridionale, nella regione di Mykailv. Lo ha reso noto la portavoce del Comando Operativo Sud Natalia Humeniuk, come riporta Ukrinform. «Stiamo osservando un maggiore dispiegamento di droni da ricognizione, il che implica che il nemico si è preso una pausa per raccogliere informazioni. Ma anche questa pausa è stata riempita dalle esplosioni degli Shahed nella nostra zona operativa - ha affermato Humeniuk.

Ore 09:20 - Difesa Usa: «Armi nucleari russe a Minsk? Nessun motivo per dubitarne»

L'Agenzia di intelligence della difesa statunitense (Dia) non ha «alcun motivo di dubitare» dell'affermazione del Presidente russo Vladimir Putin secondo cui la Russia ha trasferito un primo lotto di armi nucleari tattiche in Bielorussia. Lo hanno dichiarato alti funzionari della Dia, come riporta la Cnn.

Putin aveva affermato il mese scorso al Forum economico internazionale di San Pietroburgo che le prime testate nucleari erano state consegnate alla Bielorussia. Secondo la Federazione degli scienziati americani, Mosca ha circa 4.477 testate nucleari dispiegate e di riserva, tra cui circa 1.900 armi nucleari tattiche. Non è però chiaro quante di esse verranno inviate in Bielorussia.

Ore 09:22 - Putin minaccia la Polonia: «I suoi confini un dono di Stalin»

(Di Lorenzo Cremonesi) Il leader dal Cremlino sminuisce la controffensiva mentre altri colpi hanno raggiunto i depositi di Odessa.

Vladimir Putin minaccia la Polonia. Non è la prima volta che avviene, specie dopo l’aggressione russa contro l’Ucraina. Lui stesso non nasconde da tempo che le sue mire imperiali riguardano tutti i Paesi che erano nell’orbita di Mosca sino alla fine della Guerra Fredda, e il summit Nato di Vilnius la settimana scorsa lo ha spinto a ribadirle.

Ieri, intervenendo a una riunione del suo Consiglio di Sicurezza interno trasmessa dalle tv nazionali, ha dichiarato che la Russia è pronta a colpire la Polonia «con tutti i mezzi». E ciò in risposta alla postura difensiva assunta da Varsavia, che ha dispiegato nuove unità sul fronte orientale perché preoccupata dall’arrivo in Bielorussia delle brigate della Wagner. Così, il presidente russo ha strumentalizzato le precauzioni militari polacche trasformandole in azioni potenzialmente ostili contro la Bielorussia. «Scatenare l’aggressione contro la Bielorussia equivarrà ad un’aggressione contro la Federazione Russa», ha tuonato, implicando anche il ricorso all’atomica.

Ore 09:38 - Il messaggio di Burns sulla rivolta della Wagner: «Ne eravamo a conoscenza». E il Cremlino ferma i militari critici

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Il punto militare 517 | Il capo della Cia conferma che gli Usa avevano diversi segnali sulla ribellione. Il destino di Surovikin e l’arresto dell’ultranazionalista russo.

William Burns è uno specialista delle cose russe. Ha conosciuto una realtà spesso impenetrabile ricoprendo la carica di ambasciatore a Mosca. Poi ha ampliato il suo sapere come direttore della Cia. E ora la Casa Bianca, dopo essersi affidata a lui per condurre una diplomazia parallela, ha deciso di inserirlo nel team di governo: carica simbolica, priva di potere formale, ma che ne sottolinea l’importanza e l’influenza nell’amministrazione. È stato lo stesso Joe Biden ad annunciarlo, quasi a ruota di un’analisi interessante del capo delle spie.

Ore 09:47 - Esercito di Kiev: «Attacchi nella notte nel Donetsk: 6 civili morti e 5 feriti»

Le forze armate russe hanno causato la morte di sei civili residenti nella regione di Donetsk durante i bombardamenti effettuati nella giornata di ieri. Altre cinque persone sono rimaste ferite. Lo ha riferito il capo dell'amministrazione militare regionale Pavlo Kyrylenko su Telegram, come riporta Ukrinform. «Il 21 luglio, i russi hanno ucciso 6 residenti della regione di Donetsk : 4 a New York (N'ju-Jork) e 2 a Druzhba. Altre 5 persone sono rimaste ferite durante il giorno», ha riferito Kyrylenko, aggiungendo che è attualmente impossibile stabilire il numero esatto delle vittime a Mariupol e Volnovas.

Ore 10:11 - Bloccato il traffico sul ponte di Crimea

Ponte di Kerch chiuso al traffico per via di un'ispezione di controllo dopo i recenti attacchi nell'area. Non sono state fornite delle spiegazioni precise da parte degli agenti di sicurezza dei trasporti circa la ragione della chiusura e a cosa siano finalizzate le verifiche. Lunedì erano morti due civili a causa di un'esplosione avvenuta proprio sul ponte.

Ore 10:34 - Zelensky: «Pronti a intensificare la controffensiva»

«L'Ucraina sta gradualmente liberando i suoi territori e si avvicina il momento dell'intensificazione della controffensiva. Lo ha detto il presidente Volodymyr Zelenskyy durante il 14° forum annuale sulla sicurezza di Aspen, come riporta Ukrinform. «L'inizio delle azioni di controffensiva è stato ritardato: non volevamo perdere la nostra gente e i militari non volevano perdere l'equipaggiamento. Oggi ci stiamo avvicinando al momento in cui queste azioni possono diventare un po' più veloci.», ha detto Zelensky.

Il presidente ucraino ha osservato che l'Ucraina ha pianificato azioni controffensive la scorsa primavera, ma non è stato possibile portarle immediatamente avanti «perché mancavano munizioni, proiettili appropriati, armi, personale e addestramento delle nostre brigate su nuove armi». Nonostante il rinvio, sono iniziate azioni di controffensiva e l'Ucraina non si sta ritirando, ma sta gradualmente liberando i suoi territori, ha concluso.

Ore 10:44 - Crimea, governatore filorusso: «Kiev ha tentato un attacco con i droni alle nostre infrastrutture»

«Le forze di Kiev hanno effettuato un tentativo di attacco con droni diretto contro le infrastrutture nel distretto di Krasnogvardeisky in Crimea». Lo ha riferito sul suo canale Telegram il governatore della Crimea Sergei Aksenov: «Il nemico ha tentato di attaccare le infrastrutture del distretto Krasnogvardeisky della Repubblica di Crimea utilizzando velivoli senza pilota. I dipendenti del ministero delle Emergenze sono sul posto per affrontare possibili conseguenze. Tutti i servizi di soccorso sono operativi», ha scritto Aksenov.

Precedentemente, e forse non a caso, era stato segnalato il blocco del transito ai veicoli sul ponte di Crimea.

Ore 11:17 - Governatore di Belgorod: «Colpito villaggio al confine dalle bombe a grappolo di Kiev»

«Le truppe ucraine hanno colpito con munizioni a grappolo il villaggio di confine russo di Zhuravlevka, nella regione di Belgorod». Lo ha riferito il governatore della regione russa Vyacheslav Gladkov. «Nella regione 21 proiettili di artiglieria e tre munizioni a grappolo da un lanciarazzi multiplo sono stati sparati dall'esercito ucraino contro il villaggio». ha affermato.

Ore 11:40 - La Polonia convoca ambasciatore russo dopo parole di Putin su Stalin

La Polonia ha dichiarato di aver convocato l'ambasciatore russo presso il ministero degli Esteri del Paese dopo le accuse secondo cui le forze polacche avrebbero cercato di occupare parte del territorio ucraino. Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha detto che i territori occidentali dell'attuale Polonia sono un dono di Stalin ai polacchi. Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha reagito: «Stalin era un criminale di guerra, responsabile della morte di centinaia di migliaia di polacchi. La verità storica non è oggetto di discussione. L'ambasciatore della Federazione Russa sarà convocato al Ministero degli Affari Esteri».

Ore 11:30 - Colpito in Crimea un deposito di munizioni. Stop dei treni e residenti evacuati

Un attacco ucraino realizzato con dei droni in Crimea ha danneggiato e distrutto alcune strutture e depositi di munizioni. Il traffico ferroviario è stato sospeso nella penisola, a seguito di alcuni attacchi nell'area.

Anche alcune sirene per raid aerei sono suonate in diverse regioni ucraine nella notte di sabato.

Ore 11:49 - Prigozhin registra società per alloggio soldati Wagner in Bielorussia

Il leader del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin ha registrato la società Concord management and consulting in Bielorussia: le informazioni sono state pubblicate sul Registro statale unificato delle persone giuridiche e degli imprenditori individuali gestito dal ministero della Giustizia di Minsk.

L'indirizzo della società è indicato come il villaggio Tsel nel distretto di Osipovichi, dove si trova il campo che fornisce alloggio ai membri del Gruppo Wagner che si sono trasferiti in Bielorussia. L'attività principale della Concord Management and Consulting è la «gestione immobiliare». La Concord ha sede anche in Russia.

Ore 12:25 - Kiev: «5mila combattenti della Wagner in Bielorussia»

Almeno 5mila mercenari del Gruppo Wagner sarebbero arrivati in Bielorussia. Lo ha riferito il portavoce del servizio di guardia di frontiera statale dell'Ucraina Andrii Demchenko, aggiungendo che il confine con la Bielorussia è sicuro e viene monitorato per ulteriori rischi.

Demchenko ha poi aggiunto che il numero di uomini Wagner in Bielorussia era inizialmente di centinaia, ma altri mercenari sono arrivati in un secondo momento.

Ore 12:32 - Attacco russo in Donetsk: le vittime salgono a 8

Salito a otto il numero di morti per l'attacco russo condotto contro la regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale. Tra le vittime anche un bambino di nove anni e sua sorella di sedici, colpiti a morte nel villaggio di Druzhba, come spiega la polizia locale.

Ore 13:12 - Reporter di Ria Novosti ucciso in un bombardamento

Il corrispondente militare dell’agenzia di stampa statale russa Ria Novosti, Rostyslav Zhuravlev, è rimasto ucciso durante bombardamenti ucraini nella zona di operazioni speciali. Lo riferisce Ria Novosti in apertura del suo sito, pubblicando un’immagine del giornalista. Anche il fotografo corrispondente militare dell’agenzia di stampa è stato ferito. Il bombardamento, sembra con bombe a grappolo, è avvenuto nei pressi del villaggio di Pyatikhatki, a sud di Zaporizhzhia, dove un gruppo di giornalisti è finito sotto il fuoco.

Altri quattro giornalisti russi sono rimasti feriti nell'attacco. Lo scrive la stessa Ria Novosti.

Ore 13:55 - Russia, manager morto in circostanze misteriose. Aveva 40 anni

Morte misteriosa di un manager in Russia. Anton Cherepennikov, proprietario 40enne della Russian Iks Holding è stato trovato morto nel suo ufficio. Secondo fonti ufficiali, la causa della morte sarebbe un arresto cardiaco. Era il proprietario della maggior parte dei sistemi per intercettare i telefoni e archiviare il traffico Internet in Russia. La sua azienda è infatti la più grande in Russia nel settore della sicurezza informatica e dei sistemi operativi-investigativi che da tempo lavora con le forze dell'ordine russe. Cherepennikov ha preso parte allo sviluppo di un sistema di identificazione facciale a Mosca.

Ore 14:38 - Mosca accusa: «Kiev accusa bombe a grappolo contro i giornalisti»

Sarebbero state usate bombe a grappolo nell'attacco costato la vita al giornalista della Ria Novosti Rostislav Zhuravlev, nella regione di Zaporizhzhia. Lo sostiene Vladimir Dzhabarov, primo vicepresidente del Comitato internazionale del Consiglio della Federazione, che ritiene gli Stati Uniti responsabili dell'uccisione del reporter e del ferimento di altri quattro.

«Lo stato di salute degli altri giornalisti è moderato, stabile, non c'è pericolo di vita, vengono loro fornite tutte le cure mediche necessarie», ha detto il ministero della Difesa russo.

Ore 14:45 - Telefonata Zelensky-Stoltenberg: «Mosca usa il cibo com arma. Nato con Kiev per tutto il tempo neceessario»

«L'Ucraina è più vicina alla Nato che mai». Lo ha scritto su Twitter il Segretario generale dell'Alleanza atlantica Jens Stoltenberg in un messaggio dove ha reso noto di aver avuto un colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymr Zelensky. I due hanno parlato del ritiro della Russia dall'accordo sul grano del Mar Nero. «Condanniamo fermamente il tentativo di Mosca di usare il cibo come arma», ha scritto Stoltenberg. «La Nato sarà al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario».

Ore 14:57 - Biden riceve Meloni il 27 luglio: Ucraina in agenda

Il presidente Usa Joe Biden riceverà giovedì 27 luglio la premier Giorgia Meloni alla Casa Bianca per riaffermare il legame fra Stati Uniti e Italia. Lo afferma la Casa Bianca, sottolineando che i due leader discuteranno dei loro interessi strategici comuni, inclusi l'impegno condiviso a continuare a sostenere l'Ucraina.

Ore 15:04 - La Polonia vieta l'ingresso alla tennista russa Zvonareva

Alla tennista russa Vera Zvonareva è stato rifiutato l'ingresso in Polonia, dove avrebbe dovuto partecipare a un torneo Wta. Ad annunciarlo lo stesso ministero dell'Interno polacco. Secondo il ministero polacco, la 38enne è nella lista delle persone «non desiderate» in Polonia. «La Polonia si oppone fermamente ai regimi russi e bielorussi, non permettendo alle persone che li sostengono di entrare nel nostro paese», ha concluso la dichiarazione polacca.

Ore 16:10 - Ambasciatore russo convocato a Varsavia dopo le parole «provocatorie» di Putin

L'ambasciatore russo in Polonia è stato convocato d'urgenza oggi presso il ministero degli Ester in seguito alle dichiarazioni di Vladimir Putin che Varsavia ha definito «provocatorie». Ieri il presidente russo ha accusato la Polonia di avere «piani di vendetta» e di voler rivendicare i territori dell'Ucraina occidentale, un'accusa ricorrente da parte delle autorità russe. Durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, Putin ha anche sostenuto che le regioni occidentali dell'attuale Polonia sono state «un regalo di Stalin» ai polacchi alla fine della Seconda guerra mondiale. La convocazione dell'ambasciatore russo fa seguito alle «dichiarazioni provocatorie del presidente russo Vladimir Putin, nonché alle minacce e ad altre azioni ostili della Federazione Russa nei confronti della Polonia e dei nostri alleati», ha dichiarato il vice ministro polacco Pawel Jablonski. «L'incontro è stato molto breve», ha dichiarato alla stampa. «I confini tra i nostri Paesi sono assolutamente intoccabili e la Polonia si oppone a qualsiasi revisione», ha detto.

Ieri sera, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha risposto a Putin su Twitter, scrivendo che «Stalin era un criminale di guerra, responsabile della morte di centinaia di migliaia di polacchi» durante e dopo la Seconda guerra mondiale.

Ore 16:19 - Una donna ucraina uccisa nel bombardamento su Karkhiv

Una donna è stata uccisa a seguito di bombardamenti delle forze russe a Kupyansk, nella regione di Kharkiv, e un uomo è stato ferito nel villaggio di Dvorichna, nel distretto di Kupyansk. Lo ha riferito l'ufficio del procuratore regionale di Kharkiv, come riporta Ukrainska Pravda. «Il 22 luglio, verso le 11:00, gli occupanti hanno bombardato la città di Kupyansk. L'area di un'impresa privata è stata danneggiata. Intorno alle 13:30, l'esercito russo ha nuovamente bombardato la città di Kupyansk. A seguito dei bombardamenti, un civile di 57 anni è stato ucciso. Secondo i dati preliminari, il bombardamento è stato effettuato con lanciarazzi», recita la nota del procuratore della regione. Successivamente, l'ufficio del procuratore ha riferito che intorno alle 15:00 l'esercito russo ha bombardato anche il villaggio di Dvorichna nel distretto di Kupyan. Un uomo di 60 anni è rimasto ferito ed è stato ricoverato in ospedale.

Ore 16:30 - IL PUNTO MILITARE | Il Mar Nero come il Golfo Persico per le ispezioni russe alle navi Kiev sceglie il «modello israeliano»

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Mosca è pronta fermare i mercantili diretti in Ucraina e li sottoporrà ad ispezioni in Mar Nero. La notizia diffusa dall’agenzia Tass racconta come il fronte marittimo resti centrale e sottolinea, di nuovo, i paralleli con quanto avviene nel Golfo Persico, con le azioni iraniane nei confronti di petroliere. Il vice ministro degli Esteri russo Sergei Vershinin, durante un briefing, ha spiegato che i controlli sui cargo sono mirati alla ricerca di eventuali equipaggiamenti bellici, una conseguenza del blocco navale legato alla contesa sul grano: «Dobbiamo essere sicuri che a bordo non vi sia nulla di pericoloso». (...)

Ore 17:28 - Mosca: «L’attacco di Kiev al giornalista non è stato casuale»

Ore 17:35 - Zacharova: «I responsabili della morte del giornalista saranno puniti»

«I colpevoli del brutale massacro del giornalista russo Rostislav Zhuravlev riceveranno la punizione che meritano e anche i fornitori di munizioni a grappolo a Kiev condivideranno la stessa responsabilità». Lo afferma la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zacharova. Tutto indica che l’attacco a gruppo di giornalisti nella regione di Zaporozhzhia non è avvenuto per caso, ha aggiunto la Zacharova, dicendosi consapevole del fatto che gli «organismi internazionali preferirebbero chiudere un occhio sull’odioso crimine contro i giornalisti russi».

Ore 17:46 - Lukashenko in viaggio verso Mosca: domani l’incontro con Putin

Lukashenko è partito per una visita di lavoro nella Federazione Russa, dove domenica incontrerà il suo omologo russo Vladimir Putin. Lo dice Ria Novosti citando un canale Telegram vicino al servizio stampa del capo dello Stato bielorusso. «Lukashenko è andato in visita di lavoro in Russia. L’incontro dei leader è domani», si legge nel messaggio pubblicato.

Ore 18:27 - Ucraina, Ryanair potrebbe riprendere i voli entro l’anno

La Ryanair, la più grande compagnia aerea low cost d’Europa, sta valutando la possibilità di riprendere un piccolo numero di voli per l’Ucraina entro la fine di quest’anno. Lo ha affermato il direttore esecutivo della compagnia aerea, Michael O’Leary, in un’intervista a Interfax-Ukraine. «Ci sono due piani, uno, la guerra finisce e tutto si riapre in un giorno o due - ha spiegato - poi c’è il secondo più versomile in base al quale possiamo inserire un piccolo numero di voli da qui alla fine di quest’anno». Le città interessate potrebbero essere Leopoli e Kiev.

Ore 20:31 - Lukashenko è arrivato a San Pietroburgo

L’aereo del presidente bielorusso Alexander Lukashenko è atterrato a San Pietroburgo. Lo riporta Interfax citando un comunicato di Pul Pervogo, vicino al servizio stampa del presidente. Lukashenko dovrebbe incontrare domani il suo omologo russo Vladimir Putin.

Ore 20:31 - Gli Usa non intendono inviare missili a lungo raggio a Kiev, per ora

Gli Stati Uniti non intendono, almeno per il momento, fornire missili a lungo raggio all’Ucraina nonostante la pressione del Congresso e gli appelli di Kiev. Lo riporta il Washington Post citando fonti dell’amministrazione che chiariscono la posizione americana. Di recente di fronte alla lenta controffensiva di Kiev contro le forze russe e a quella che era sembrata un’apertura di Joe Biden al riguardo, molti avevano iniziato a presupporre un cambiamento di rotta di Washington.

Ore 20:58 - Zelensky: «Ho chiesto di convocare il Consiglio Nato-Ucraina»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante il colloquio con il segretario della Nato Jens Stoltenberg ha chiesto di convocare il Consiglio Nato-Ucraina a causa del blocco del corridoio del grano. Lo riporta Rbc Ukraine citando un video diffuso da Zelensky su Telegram. «Abbiamo discusso con Stoltenberg i nostri passi per sbloccare e garantire il funzionamento sostenibile del corridoio dei cereali. Nella nostra cooperazione siamo passati a un nuovo livello, più alto, quello del Consiglio Nato-Ucraina. E questo meccanismo può funzionare. Ho presentato a Jens la proposta di convocare immediatamente tale Consiglio per le consultazioni in caso di crisi. La riunione si terrà nei prossimi giorni. Possiamo superare la crisi di sicurezza nel Mar Nero», ha detto il presidente ucraino.

Ore 23:20 - Lituania: «La situazione è sotto controllo nonostante la Wagner a Minsk»

«Seguiamo i processi che stanno avvenendo in Bielorussia, abbiamo strumenti e capacità più che sufficienti per gestire gli eventi con la necessaria prontezza». Lo ha affermato oggi il ministro della Difesa lituano, Arvydas Anusauskas, commentando il trasferimento dei mercenari della Wagner in Bielorussia, avvenuto nel corso di questa settimana. Commentando le richieste della Russia di aprire dei negoziati sulla riapertura del corridoio per l’esportazione del grano ucraino in cambio della riduzione delle sanzioni comminate dall’Unione europea, Anusauskas ha definito tali richieste «un ricatto». «L’Occidente», ha chiosato il ministro, «dovrebbe tenere una posizione coerentemente più dura nei confronti della Russia».

Guerra Ucraina - Russia, le news del 23 luglio.

Ucraina-Russia, le notizie di oggi. Lukashenko: «La Wagner vuole andare in Polonia». Putin: «Kiev, la controffensiva è fallita». di Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 23 luglio 2023.

Le notizie sulla guerra in Ucraina di domenica 23 luglio, in diretta. Nella città di Odessa due morti e 22 feriti, tra i quali 4 bambini

• Zelensky: «Non ci sono scuse per l’attacco a Odessa». E promette rappresaglia.

• Gravi danni alla cattedrale. Mosca nega ogni responsabilità: «Colpa dell'antiaerea ucraina».

• Putin incontra Lukashenko a Strelna (San Pietroburgo).

• Burns sulla rivolta della Wagner: «Ne eravamo a conoscenza».

Ore 00:11 - Zelensky: «Ho chiesto di convocare il Consiglio Nato-Ucraina»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante il colloquio con il segretario della Nato Jens Stoltenberg ha chiesto di convocare il Consiglio Nato-Ucraina a causa del blocco del corridoio del grano. Lo riporta Rbc Ukraine citando un video diffuso da Zelensky su Telegram. «Abbiamo discusso con Stoltenberg i nostri passi per sbloccare e garantire il funzionamento sostenibile del corridoio dei cereali. Nella nostra cooperazione siamo passati a un nuovo livello, più alto, quello del Consiglio Nato-Ucraina. E questo meccanismo può funzionare. Ho presentato a Jens la proposta di convocare immediatamente tale Consiglio per le consultazioni in caso di crisi. La riunione si terrá nei prossimi giorni. Possiamo superare la crisi di sicurezza nel Mar Nero», ha detto il presidente ucraino.

Ore 01:12 - I Paese Baltici: «La crisi alimentare globale è colpa della Russia»

«L’intera crisi alimentare globale è stata causata dall’aggressione russa all’Ucraina. Oggi il business agricolo russo e gli oligarchi leali al Cremlino stanno traendo ingenti profitti dall’aumento dei prezzi del grano, attentamente progettato a spese di chi, in varie parti del mondo, si trova in condizioni di indigenza. Tutto questo nella speranza di poter efficacemente supportare la guerra neocoloniale immotivatamente mossa da Putin contro l’Ucraina». Lo ha affermato ieri, nel corso di un intervento letto a nome di tutti e tre gli Stati baltici durante una seduta del Consiglio di sicurezza dell’Onu, il Rappresentante permanente dell’Estonia presso le Nazioni Unite, Rein Tammsaar. Tammsaar ha sottolineato che aiutare l’Ucraina a trovare nuove vie per esportare il grano rappresenta un modo per sostenere attivamente il Paese nella resistenza all’invasione russa.«Oltre alle corsie di solidarietà dell’Ue», ha ricordato il diplomatico estone, «le infrastrutture degli Stati baltici possono fungere da via aggiuntiva praticabile e affidabile per le esportazioni e il transito dei prodotti ucraini, compreso il grano. Cinque porti marittimi degli Stati baltici hanno complessivamente una capacità annuale di 25 milioni di tonnellate di grano e sono pronti a collaborare».

Ore 01:20 - Il capo dell’MI6 invita russi a disertare: «Porta sempre aperta»

Richard Moore, il capo dei servizi di intelligence britannici, ha lanciato un appello (neppure troppo velato) ai militari russi, delusi dal Cremlino e dalla guerra in Ucraina, esortandoli a mettersi in contatto con l’MI6. «Li invito a fare ciò che altri hanno già fatto negli ultimi 18 mesi e a unirsi a noi», ha detto in un’intervista a Politico. «Unitevi a noi, la porta è sempre aperta». «La verità è che le persone continuano a venire da noi e ovviamente così facendo corrono dei rischi. Ma ci prendiamo cura delle persone che vengono a lavorare con noi e, naturalmente, i nostri successi non sono mai resi noti». Moore, diplomatico di carriera che guida dal 2020 l’MI6 (l’equivalente della Cia in Usa) ha fatto rilevare che Putin, come ha dimostrato l’abortito ammutinamento dei mercenari della Wagner, è decisamente «sotto pressione» all’interno della struttura di potere. «Nessuno vuole umiliare Putin, ancor meno qualcuno vuole umiliare la grande nazione della Russia», ha aggiunto. «Ma il percorso è molto chiaro: devono ritirare tutte le truppe». E ancora: «La maggior parte dei conflitti finisce in una sorta di negoziato. Ma spetta all’Ucraina definire i termini della pace, non a noi. Il nostro compito è cercare di metterli nella posizione più forte possibile per negoziare, da una posizione di forza, ed è quello che intendiamo fare».

Ore 03:01 - Nella notte bombe russe su Odessa: ucciso un civile

La Russia ha condotto un attacco notturno su Odessa uccidendo un civile. Lo rende noto il governatore della regione, aggiungendo che ci sono anche una quindicina di feriti, tra cui anche bambini. «Purtroppo abbiamo un civile ucciso in seguito ad un attacco notturno dei russi su Odessa», ha scritto su Telegram Oleg Kiper.

Ore 05:47 - Il governatore: anche 4 bambini feriti da bombe dei russi

Il governatore di Odessa riferisce poi con maggiore precisione anche di 18 feriti, di cui quattro bambini. Quattordici di loro, ha spiegato, sono stati trasferiti in ospedale. Secondo quanto riferito da Kiper, danni sono stati riportati da «infrastrutture civili, edifici residenziali e una struttura religiosa».

Ore 08:13 - Odessa, sale a 18 il numero dei feriti. Completamente distrutta la facciata della cattedrale

L’attacco russo su Odessa che la notte scorsa ha provocato almeno un morto e 18 feriti (tra i quali anche bambini) non ha risparmiato neanche la cattedrale della Trasfigurazione: lo ha reso noto il Consiglio comunale della città. Le immagini di ciò che resta dello storico luogo di culto circolano già sulla rete e mostrano un lato della facciata completamente distrutto, oltre a ingenti danni provocati all’interno della cattedrale. Completata nel 1808, la cattedrale venne demolita dalle autorità sovietiche nel 1936 e fu ricostruita tra il 1999 e il 2003.

Ospite a La7, il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani ha condannato l’attacco: «Odessa è patrimonio Unesco, colpire centro della cristianità è un atto criminale, un atto indegno. Italia in prima linea per ricostruire la città e la sua cattedrale».

Ore 08:27 - Odessa, città ferita dalle vendette di Putin. «Restare è resistere»

(Di Lorenzo Cremonesi) I missili e i porti bloccati, la città nell’occhio del ciclone. Nuovi attacchi in Crimea.

Entrando in centro città con l’autostrada a quattro corsie che la collega con Kiev, la prima impressione è che sia cambiato poco. I caffè sono affollati, c’è chi fa jogging, i negozi sono aperti come ormai era consueto da dopo le prime settimane di panico all’inizio della guerra l’anno scorso. Si nota però che il traffico è più rado, non ci sono ingorghi.

Ore 08:38 - Attaccate nella notte dai russi Nikopol e Marganets

Le forze russe hanno attaccato la notte scorsa le città di Nikopol e Marganets, nella regione di Dnipropetrovsk. Non ci sarebbero vittime o feriti. Lo ha reso noto il capo dell’Amministrazione militare regionale Sergii Lysak, come riporta Rbc-Ucraina. Negli attacchi è stata usata l’artiglieria pesante e sono state danneggiate abitazioni, fabbricati agricoli, auto e una linea elettrica.

Ore 08:42 - La notte di Odessa: il racconto dell’inviato

(Di Lorenzo Cremonesi) Quest’ultima notte la pioggia di missili è arrivata poco dopo l’una. Le sirene dell’allarme hanno suonato circa cinque minuti prima degli scoppi, che sono continuati per quasi 40 minuti a fasi intermittenti, accompagnati sul finale dal crepitare delle contraeree. Rombi sordi, di missili potenti. Dalla nostra camera abbiamo contato almeno una decina di esplosioni maggiori. Già prima dell’alba sui social locali erano segnalati una ventina di feriti civili, tra cui alcuni bambini, e almeno un morto. Danneggiata anche la cattedrale della Trasfigurazione, che è una delle basiliche più importanti della città.

Ore 08:54 - Odessa ora teme nuovi bombardamenti. La vendetta russa dopo l’attacco al ponte di Kerch

(Di Lorenzo Cremonesi) Un’altra notte difficile nella perla del Mar Nero. E’ cominciata poco dopo l’una, nel buio dell’oscuramento dettato dal coprifuoco. Prima le sirene, ululati spettrali per le vie vuote. E cinque minuti dopo l’inizio dei rombi dei missili. Colpi sordi, alcuni vicini, altri un poco più distanti, ma tutti egualmente minacciosi. Sembravano più missili da crociera che droni. Dopo una ventina di minuti è iniziato il tamburellare nervoso delle contraeree ucraine su tutta la fascia costiera. Lampi nel cielo. Molti sono corsi nei rifugi, i missili colpiscono il centro città, anche se la maggioranza pare indirizzata verso la zona portuale.

E’ stata la sesta notte consecutiva da lunedì scorso, dopo l’attacco ucraino contro il ponte di Kerch, che unisce la Crimea alla Russia, e poi la decisione di Putin di interrompere l’accordo per l’export del grano ucraino attraverso il Mar Nero. In mattinata il bilancio delle vittime è una ventina di feriti civili, compresi alcuni bambini, e un morto. Danneggiata anche la cattedrale della Trasfigurazione, che è la basilica ortodossa principale ed è situata in centro. Odessa questa mattina si è alzata molto lentamente, poco traffico per le strade. Si attendono nuovi attacchi russi, che ormai avvengono anche durante la luce del giorno.

Ore 09:03 - Zelensky: «Nessuna giustificazione per l’attacco a Odessa». E promette una rappresaglia

«Missili contro città pacifiche, contro edifici residenziali, contro una cattedrale: non ci possono essere scuse per il male russo. Come sempre, questo male perderà e ci sarà sicuramente una rappresaglia ai terroristi russi per Odessa. Sentiranno questa rappresaglia». Con queste parole il presidente ucraino Volodymyr Zelensky condanna su Telegram l’attacco russo che ha colpito Odessa distruggendo parte della storica Cattedrale della Trasfigurazione.

Ore 09:15 - L’intensificazione dell’offensiva dopo l’assalto al ponte di Kerch, da parte degli ucraini, e dopo l’interruzione degli accordi sul grano - IL VIDEO

(di Lorenzo Cremonesi) Odessa è uno dei luoghi più colpiti dai russi negli ultimi giorni, soprattutto nella zona a ridosso del porto. La città era stata più o meno risparmiata dalla guerra, tranne nei primi mesi del conflitto. Ora è presa di mira dopo gli attacchi al ponte di Kerch, da parte degli ucraini, e dopo l’interruzione degli accordi sul grano. Gli abitanti hanno riaperto le loro cantine per ripararsi dalle esplosioni Angela ci mostra i danni alla sua abitazione. Chi abita vicino al porto ha più paura. Nella via centrale c’è un po’ meno gente del solito, non ci sono turisti, però si respira un’aria di normalità.

Ore 10:16 - Odessa, c’è una seconda vittima

Sale il conto dei morti e dei feriti dopo gli attacchi russi di questa notte nella città di Odessa. Il bilancio è di due civili uccisi e 22 in condizioni più o meno gravi. Lo ha riferito il ministro dell’Interno Igor Klymenko, precisando che tra i feriti ci sono un 11enne, un 12enne e due 17enni.

Ore 10:24 - Odessa, il tweet del ministro Kuleba: «Crimine di guerra»

Il ministro degli Affari esteri ucraino Dmytro Kuleba ha condannato fermamente l’attacco russo a Odessa e lo ha definito senza mezzi termini «un crimine di guerra che colpisce l’intera comunità globale».

Gli fanno eco le parole del segretario del Consiglio di sicurezza e difesa ucraino Oleksiy Danilov: «Un attacco mirato per bloccare il corridoio del grano».

Ore 11:09 - Replica del Cremlino dopo l'attacco a Odessa: «Colpiti obiettivi "terroristici"»

Mosca ha dichiarato di aver colpito tutti gli obiettivi previsti a Odessa, sostenendo che i siti venivano utilizzati per preparare atti terroristici contro la Russia. «Tutti gli obiettivi pianificati negli attacchi sono stati distrutti», ha aggiunto la nota del Cremlino.

Ore 11:42 - Mosca nega ogni responsabilità sulla cattedrale: «Colpita da antiaerea ucraina»

«Visti i filmati della Chiesa della Trasfigurazione di Odessa pubblicati dai residenti locali, la causa più probabile della sua distruzione è stata la caduta di un missile guidato antiaereo ucraino, come risultato di azioni di operatori analfabeti dei sistemi di difesa aerea, che l'esercito di Kiev ha intenzionalmente posizionato in aree residenziali di zone popolate, anche nella città di Odessa». Lo ha affermato il ministero della Difesa russo fornendo la sua spiegazione dell'attacco che ha devastato la cattedrale. Lo riporta Ria Novosti.

Ore 11:51 - La nota di Palazzo Chigi sull'attacco di Odessa

«Gli attacchi a Odessa, la morte degli innocenti, la distruzione della Cattedrale della Trasfigurazione, ci feriscono profondamente. Gli aggressori russi demoliscono i granai, privando di cibo milioni di persone affamate. Devastano la nostra civiltà europea, i suoi simboli sacri. Un popolo libero non si lascia intimidire, la barbarie non prevarrà. L’Italia con le sue competenze uniche al mondo nel restauro, è pronta a impegnarsi nella ricostruzione della cattedrale di Odessa e di altri tesori del patrimonio artistico dell’Ucraina». Così la Presidenza del Consiglio in una nota divisa da Palazzo Chigi.

Ore 11:57 - Odessa, arcidiacono Palchuk in lacrime: «Metà cattedrale senza tetto»

«La distruzione è enorme, metà della cattedrale è ora senza tetto», ha detto l'arcidiacono Andrii Palchuk in lacrime, mentre venivano portati documenti e oggetti di valore all'esterno dell'edificio, il cui pavimento è stato inondato dall'acqua utilizzata dai vigili del fuoco per spegnere l'incendio. Palchuk ha detto che il danno è stato causato da un missile russo che è penetrato nell'edificio fino al seminterrato. Due persone che si trovavano all'interno in quel momento sono rimaste ferite.

Il centro storico di Odessa è stato designato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco all'inizio di quest'anno, nonostante l'opposizione russa.

Ore 12:09 - Putin incontra Lukashenko a Strelna (San Pietroburgo)

Iniziato l'incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko a Strelna, vicino lla città russa di San Pietroburgo. Lo riferisce l'agenzia Ria Novosti.

Putin, nel corso dell'incontro-negoziato, ha subito premesso di aver cambiato alcuni piani e di poter trattenersi un paio giorni. Al centro della discussione le relazioni tra i due Paesi, il partenariato strategico e l'alleanza, la cooperazione. Dovrebbe trovare spazio anche la questione dello squadrone Wagner.

Ore 12:17 - Lukashenko: «Il gruppo Wagner vuole andare in Polonia»

Il gruppo Wagner vuole andare in Polonia. Così il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko nel corso dell'incontro a San Pietroburgo con il presidente della Russia Vladimir Putin, come riporta l'agenzia Ria Novosti.

«I combattenti della Wagner - dice Lukashenko - hanno iniziato a mettermi a dura prova, perché vogliono andare in Occidente, in escursione». Riferisce Lukashenko. «Mi hanno detto "Lasciaci andare in Occidente. Lasciaci. Un'escursione a Varsavia, a Rzeszow"».

Ore 12:49 - Lukashenko: «Trattengo gli uomini in bielorussia come concordato, anche se mi chiedono di andare in Polonia»

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha assicurato che tiene gli uomini del gruppo Wagner nella Bielorussia centrale e che Minsk controlla la situazione sul suo territorio, «anche se questi miliziani», racconta Lukashenko, «sono sempre più insofferenti». Le sue parole durante l'incontro con Putin vicino San Pietroburgo.

Ore 13:00 - Accordo del grano, riunione Nato-Ucraina mercoledì 26 luglio

Si terrà mercoledì 26 luglio l'incontro del Consiglio Nato-Ucraina per parlare dello stop all'accordo sul grano, chiesto dal presidente Volodymyr Zelensky. Lo ha reso noto la portavoce dell'Alleanza atlantica Oana Lungescu, secondo cui la riunione si terrà al livello degli ambasciatori.

La convocazione arriva all'indomani del colloquio telefonico tra Zelensky ed il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

Ore 13:40 - Borrell: «A Odessa altro crimine di guerra del Cremlino»

«Il continuo terrore missilistico russo sulla città protetta dall'Unesco di Odessa costituisce l'ennesimo crimine di guerra del Cremlino, che ha demolito anche la principale cattedrale ortodossa, patrimonio dell'umanità». Lo ha scritto in un tweet l'Alto rappresentante dell'Ue Josep Borrell.

Ore 14:25 - Lukashenko: «Inaccettabili i piani della Polonia per smembrare l'Ucraina»

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, parlando a Strelna (San Pietroburgo) con Vladimir Putin, ha affermato che i piani di Varsavia per smembrare l'Ucraina e strappare la sua parte occidentale sono inaccettabili: «La separazione dell'Ucraina occidentale, lo smembramento dell'Ucraina non può essere per noi una soluzione percorribile», ha riferito il canale Telegram Pool One, vicino al servizio stampa del leader bielorusso.

In precedenza, durante una riunione operativa con il Consiglio di sicurezza russo, Putin ha richiamato l'attenzione sul fatto che i leader polacchi secondo lui si aspettano di formare una sorta di coalizione sotto l'egida della Nato e di intervenire direttamente nel conflitto ucraino, riporta la Tass.

Ore 14:44 - Kuleba: «Chiesa ortodossa ucraina sistematicamente presa di mira»

«La Russia sta distruggendo sistematicamente la Chiesa ortodossa in Ucraina e le sue sedi». Lo ha denunciato su Twitter il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba. «Solleveremo la questione alla prossima riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'Ucraina per chiarire che la Russia è la principale minaccia per l'ortodossia ucraina».

Ore 15:00 - Governatore di Odessa: «Danneggiati 25 edifici storici»

«Nella notte gli attacchi hanno danneggiato 25 edifici storici, i russi hanno deliberatamente puntato i loro missili contro il centro storico di Odessa, patrimonio dell'Unesco. Tutto ciò che è stato creato da grandi architetti viene ora distrutto da cinici pervertiti». Lo ha dichiarato su Telegram il governatore di Odessa Oleg Kiper.

Ore 15:12 - Gualtieri sente sindaco Odessa, vicinanza e solidarietà

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha sentito telefonicamente il sindaco di Odessa Gennadiy Trukhanov. Il primo cittadino della Capitale ha espresso all'omologo ucraino solidarietà e vicinanza per gli attacchi russi di queste ore. Lo si apprende da fonti del Campidoglio.

Ore 15:44 - Putin-Lukashenko, visita alla cattedrale di Kronstadt dopo i colloqui

I presidenti di Russia e Bielorussia hanno visitato la cattedrale Navale di San Nicola a Kronstadt, vicino San Pietroburgo, dopo i colloqui nella città russa. La gente ha cercato di scattare selfie con i due leader, con la visita che è avvenuta poche ore dopo un bombardamento aereo contro una cattedrale nella città ucraina di Odessa.

Ore 16:24 - Dossier grano al centro dell’incontro tra Yermak e Tajani a Roma

Il capo dell’ufficio presidenziale ucraino Andry Yermak, secondo quanto si apprende, è stato ricevuto alla Farnesina dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani per un colloquio che si è incentrato principalmente sulla questione del grano. Yermak è a Roma per partecipare al summit delle Nazioni Unite sulla sicurezza alimentare che si apre domani alla Fao dove si discuterà anche del dossier dei cereali ucraini dopo il ritiro di Mosca dall’accordo mediato da Onu e Turchia.

Ore 16:36 - Blinken: «La controffensiva ucraina è all’inizio, la Russia ha fallito»

«In termini di quello che voleva raggiungere come obiettivo, la Russia ha fallito. La controffensiva ucraina è all’inizio» e ci vorranno mesi: Kiev ha riconquistato circa il 50% dei territori inizialmente occupati dalla Russia. Lo afferma il segretario di Stato Antony Blinken in un’intervista a Cnn.

Ore 17:01 - Kuleba: «La Russia sta distruggendo la Chiesa ortodossa e le sue sedi»

«La Russia sta distruggendo sistematicamente la Chiesa ortodossa in Ucraina e le sue sedi. L’ultimo è l’attacco di oggi alla Cattedrale della Trasfigurazione di Odessa». È quanto scrive in un tweet il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. «Solleveremo la questione alla prossima riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull’Ucraina», ha aggiunto, «per chiarire che la Russia è l’unica minaccia per l’ortodossia ucraina».

Ore 17:03 - Borrell: «Continua il terrore russo su Odessa»

«Continua il terrore missilistico russo su Odessa protetta dall'Unesco», il che «costituisce un altro crimine di guerra commesso dal Cremlino» che ha anche «demolito la principale cattedrale ortodossa, patrimonio dell'umanità». Lo ha scritto su Twitter l'Alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea Josep Borrell. «La Russia ha già danneggiato centinaia di siti culturali cercando di distruggere l'Ucraina», ha aggiunto.

Ore 17:23 - L'appello di Zelensky: «Ci serve un vero scudo aereo»

Dopo l'attacco russo a Odessa, il presidente Volodymyr Zelensky lancia un accorato appello agli alleati per chiedere altre armi di difesa aerea che proteggano l'Ucraina dai missili russi. «L'Ucraina ha bisogno di un vero e proprio scudo aereo: l'unico modo per sconfiggere il terrore missilistico russo. Abbiamo già dimostrato di poter abbattere anche i missili russi di cui si vantano i terroristi. Grazie all'aiuto dei nostri partner, sono state salvate migliaia di vite. Ma abbiamo bisogno di più sistemi di difesa aerea. Il mondo non deve abituarsi al terrore russo: deve essere sconfitto. Ed è possibile», ha scritto su Telegram.

Ore 17:55 - Conclusa la visita dei parlamentari italiani in Ucraina

Una delegazione della Commissione esteri della Camera dei Deputati guidata da Lia Quartapelle (PD) e composta da Giangiacomo Calovini (FDI), Andrea Crippa (Lega), Arnaldo Lomuti (M5S) ed Ettore Rosato (IV), ha concluso una missione di 4 giorni in Ucraina. Lo si legge in un comunicato. Il gruppo di parlamentari è stato accompagnato dall'ambasciatore Pierfrancesco Zazo, e nel corso della visita a Leopoli, Kyiv, Bucha, Irpin e Odessa ha incontrato autorità politiche, parlamentari, rappresentanti della società civile e della comunità degli italiani in Ucraina, il nunzio apostolico. I parlamentari hanno ribadito che «l'Italia condanna con fermezza l'aggressione russa e che il Parlamento nella sua interezza sosterrà l'Ucraina nel suo percorso di accesso all'Unione europea e nella ricostruzione del Paese, facilitando il lavoro delle imprese e delle ONG italiane», prosegue la nota. «La missione si è conclusa a Odessa, con un sopralluogo sui luoghi colpiti dai bombardamenti russi che nella notte hanno distrutto la cattedrale e centrato alcune abitazioni private e il porto - si legge -. I parlamentari chiedono al governo un immediato impegno per la ricostruzione del patrimonio dell'Unesco distrutto dai russi nella città di Odessa e per una iniziativa diplomatica volta alla ripresa dell'accordo sul grano».

Ore 18:23 - Le forze armate di Kiev: «Oggi almeno 27 scontri»

«Proseguono in Ucraina violenti combattimenti nelle direzioni Kupyan, Lyman, Bakhmut, Avdiiv e Marin. Solo oggi si sono verificati 27 scontri». Lo rende noto lo stato maggiore delle forze armate dell'Ucraina nel suo bollettino quotidiano sulla situazione al fronte in Ucraina, secondo quanto riporta l'Ukrainska Pravda. «Durante la giornata, gli invasori russi hanno lanciato un attacco missilistico sul territorio dell'Ucraina, utilizzando 17 missili da crociera e 2 missili balistici - prosegue -. A seguito delle operazioni di combattimento, 9 missili da crociera sono stati distrutti dalle forze e dai mezzi di difesa aerea dell'Aeronautica Militare». La stessa fonte ha riferito che «ci sono vittime tra la popolazione civile», ma anche «edifici residenziali, edifici religiosi e altre infrastrutture civili distrutti».

Ore 18:49 - Tsikhanouskaya: «Da Mosca chiaro atto di terrorismo su Odessa»

«Condanno fermamente i continui attacchi della Russia contro obiettivi civili in Ucraina, compreso l'ultimo attacco missilistico che ha danneggiato case e una cattedrale storica a Odessa. Questo chiaro atto di terrorismo mostra la necessità che la Russia sia ritenuta responsabile per ogni vittima della sua atroce aggressione». Lo scrive su Twitter la leader dell'opposizione bielorussa in esilio Sviatlana Tsikhanouskaya.

Ore 19:18 - Kuleba: «Ucraina e Polonia sempre unite contro l'imperialismo»

«I tentativi di Putin di creare un cuneo tra Kiev e Varsavia sono futili quanto la sua fallimentare invasione dell'Ucraina. A differenza della Russia, la Polonia e l'Ucraina hanno imparato dalla storia e saranno sempre unite contro l'imperialismo russo e la mancanza di rispetto per il diritto internazionale». Così il ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, su Twitter.

Ore 19:33 - Blinken: «Anche se ci fosse l'ok per gli F-16, ci vorrebbero comunque dei mesi»

Se venisse deciso l'invio all'Ucraina degli F16 ci vorrebbero comunque «mesi e mesi» prima di una loro operatività. Lo afferma il segretario di Stato Usa Antony Blinken in un'intervista alla Cnn. «Non sono solo le apparecchiature. È l'addestramento e il mantenimento. Tutto questo richiede tempo. Se anche una decisione venisse presa domani sugli F-16, ci vorrebbero comunque mesi», osserva Blinken.

Ore 20:03 - Meloni: «L'attacco alla cattedrale di Odessa è un colpo al cuore»

Ore 20:58 - Meloni: «La Russia usa il grano come un'arma, è un'offesa all'umanità»

Meloni condanna "fermamente" il mancato rinnovo dell'accordo sul grano tra Russia e Ucraina «perché utilizzare come arma di guerra la materia prima che sfama il mondo è un'offesa all'umanità. Dobbiamo lavorare a una via diplomatica per l'accordo, ma la comunità internazionale deve dare il massimo sostegno ai Paesi africani», ha aggiunto

Ore 21:09 - «Nel raid a Odessa danneggiata la sede del consolato greco»

«A seguito dell'attacco missilistico russo a Odessa quasi 50 edifici sono stati danneggiati, inclusi 25 monumenti architettonici, ed è stato danneggiato anche l'edificio del consolato greco. Questa è la seconda istituzione consolare colpita dal terrore russo».

A renderlo noto è stato il presidente Zelensky nel suo discorso serale, come riporta la Ukrainska Pravda. Zelensky ha ricordato che il consolato generale cinese era stato danneggiato dall'attacco russo a Odessa il 20 luglio. Il presidente ucraino ha anche affermato che l'altare della Cattedrale della Santa Trasfigurazione a Odessa, che ha definito una delle cattedrali più preziose dell'Ucraina, è stato colpito da un missile anti-nave russo Kh-22.

«Nel 1936» la cattedrale «fu saccheggiata e distrutta dai bolscevichi. Nell'Ucraina indipendente, la cattedrale fu restaurata, e anche qui i terroristi stanno cercando di distruggerla», ha detto Zelensky. «La cosa principale è che, nonostante ogni tentativo di distruggere il nostro stato e il nostro popolo, sappiamo chiaramente: noi, in Ucraina, che abbiamo un futuro, perché proteggiamo la cultura e l'umanità. Con questo terrore, la Russia avvicina solo una cosa: il suo smantellamento dalla storia», conclude il leader ucraino.

Ore 21:44 - Zelensky: «I russi distruggono i porti e la cultura, ma non conquisteranno il mondo»

«Tutto questo è una minaccia globale. La distruzione delle città, la distruzione della cultura, la distruzione dei porti fondamentali per la sicurezza alimentare mondiale. Non c'è mai stato un terrorista in grado di conquistare il mondo, e nemmeno questi pazzi del Cremlino ci riusciranno».

Ore 23:42 - Putin: «Accordo sul grano usato senza scrupoli da Usa e Ue»

«L'accordo sul grano è stato usato senza scrupoli, per arricchire gli Usa e le imprese europee». Lo afferma il presidente russo Vladimir Putin in un articolo dal titolo "Russia e Africa: unire gli sforzi per la pace, il progresso e un futuro di successo". Lo riporta la Tass.

Ore 23:43 - Putin: «Situazione globale tutt'altro che stabile. Malgrado le sanzioni forniremo il grano all'Africa»

«La situazione globale è tutt'altro che stabile con vecchi conflitti in aumento e nuove sfide emergenti». Nonostante le sanzioni, sostiene Putin la Federazione Russa continuerà a lavorare con vigore per organizzare la fornitura di grano, cibo e fertilizzanti all'Africa. L'articolo è stato pubblicato sul sito web del Cremlino, riferisce Ria Novosti. «Continueremo a sviluppare in modo dinamico l'intera gamma di legami economici con l'Africa, con i singoli stati e con le associazioni regionali e, naturalmente, con l'Unione africana», prosegue Putin.

L'American Conservative e l'asserita vittoria ucraina. Piccole Note (filo-Putin) il 23 Luglio 2023 su Il Giornale.

A proposito dell’asserita vittoria ucraina riportiamo un articolo di Bradley Devlin pubblicato sull’American Conservative con il titolo la “Contro-controffensiva”. Articolo istruttivo perché fotografa la distanza tra la propaganda occidentale e la realtà. Una distanza che serve a evitare che il mondo prenda atto di quanto sta accadendo ed evita quindi di approcciare il conflitto in altro modo. Non armi, ma diplomazia per porre fine a questa follia.

Se questa è vittoria…

“L’Ucraina sta vincendo”, recitava in parte un titolo del 21 giugno di POLITICO. L’autore del pezzo non era altri che Denys Shmyhal, il primo ministro dell’Ucraina. “Più di un anno dopo l’inizio della grande guerra, è ovvio che la Russia non ha raggiunto i suoi obiettivi strategici”, scrive Shmyhal, “il che significa che l’Ucraina sta vincendo”.

Certamente, la Russia in Ucraina ha avuto una vita più dura del previsto, ma quasi un quinto del territorio ucraino è in mano russa; anche quando Shmyhal ha pubblicato questo pezzo, era chiaro che la controffensiva dell’Ucraina stava fallendo. L’unica base su cui Shmyhal può affermare che l’Ucraina sta vincendo la guerra è dichiarando palesemente l’obiettivo della Russia, che secondo lui è “distruggere l’Ucraina” [non è proprio così; fosse vero, la Russia avrebbe bombardato alzo zero le città, come ha fatto l’America in Iraq, Libia e altrove ndr.].

La prospettiva di Shmyhal consente all’Ucraina di proclamare la vittoria fino a quanto rimarrà sulle mappe geografiche, anche quando la risoluzione del conflitto con la Russia probabilmente comporterà la cessione di ampie porzioni del territorio ucraino e l’abbandono di qualsiasi ambizione in ambito NATO o UE. Intelligente, ma non abbastanza intelligente, soprattutto alla luce degli eventi del mese successivo.

Nell’ultima settimana, l’Ucraina ha deciso di sospendere la sua controffensiva e di adeguare la sua tattica. L’avanzata ucraina, se così si può chiamare, è avvenuta a prezzo di pesanti perdite in termini di uomini e attrezzature, ed è stata ben al di sotto delle aspettative.

Secondo quanto riferito, funzionari americani ed europei hanno riferito al New York Times che, nelle prime due settimane della controffensiva, un quarto delle armi dell’Ucraina è stato danneggiato o distrutto. Nelle settimane successive, il tasso di perdita di armi si è aggirato intorno al 10%.

La stessa Ucraina ha esitato a parlare delle perdite subite nella controffensiva; non è affatto una sorpresa, visto come hanno trattato la pubblicazione dei numeri delle vittime [non si sanno ndr]. Il presidente Volodymyr Zelensky, tuttavia, ha riconosciuto la pausa nella controffensiva.

Sebbene Zelensky non abbia detto nulla di concreto sulla perdita di armi, ha attribuito la pausa all’insufficienza di attrezzature e munizioni (dove sono finite tutte quelle inviate?), implorando l’Occidente di accelerare gli aiuti.

L’amministrazione Biden ha risposto alla chiamata. Solo questa settimana, gli Stati Uniti hanno annunciato ulteriori 2,3 miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina, di cui 1,3 miliardi destinati ad attrezzature militari e munizioni. Come parte di questo pacchetto, il Pentagono consegnerà altri quattro sistemi missilistici di difesa aerea, munizioni obice, droni d’attacco e attrezzature per lo sminamento.

Se questo è vincere, che aspetto ha la sconfitta?

I limiti tattico-bellici della controffensiva di Kiev. Andrea Soglio su Panorama il 25 Luglio 2023

La tanto pubblicizzata controffensiva ucraina non ha dato i frutti sperati, per diverse ragioni che ci spiega il Generale di corpo D'Armata, Giorgio Battisti)

Dopo oltre 7 settimane di combattimenti, la tanto anticipata controffensiva ucraina non ha sostanzialmente portato ad apprezzabili risultati sul terreno come verosimilmente si attendevano sia i Vertici di Kiev sia quelli della NATO e dell’Unione Europea. La progressione, come riportato dagli stessi ucraini, si misura in poche centinaia di metri al giorno nel settore di Bakhmut ad est e di qualche chilometro in quello di Zaporizhzhia a sud, considerato il punto dove viene esercitato lo sforzo principale, in quanto consentirebbe di raggiungere il Mar d’Azov dividendo in due lo schieramento avversario. I risultati sono stati sino ad ora marginali: circa 300 km quadrati in totale su tutto il lungo fronte (poco più della superficie dell’Isola d’Elba) senza tuttavia riuscire ad intaccare la prima linea russa. Lo stesso Presidente Zelensky ha dovuto ammettere che l'attacco è stato lanciato troppo tardi ed ha attribuito questo “stallo operativo” ai ritardi nelle forniture di armi ed equipaggiamenti da parte occidentale, che hanno consentito all'esercito russo di organizzare efficacemente le proprie posizioni. Lungo gli oltre mille chilometri del fronte, Mosca ha realizzato più linee difensive intervallate da fossati anticarro, estesi campi minati, postazioni di armi controcarro. Queste difese hanno fatto sì che gli ucraini, soprattutto nei primi giorni della controffensiva, quando hanno tentato di avanzare in massa con colonne di carri armati, secondo quanto previsto dalla dottrina statunitense, subissero pesanti perdite in termini di personale e di mezzi da combattimento. La presenza di estesi campi minati ha rallentato decisamente la progressione delle unità attaccanti sottoponendole al preciso fuoco dell’artiglieria russa (indirizzata dai droni), agli attacchi portati dagli elicotteri da combattimento e dai nuclei cacciacarri. Nei mesi estivi, inoltre, la mimetizzazione e la vegetazione rimangono fattori cruciali per le forze in difesa che si trovano quasi sempre in vantaggio grazie a trincee poco visibili o a unità di guerra elettronica nascoste che usano l'inganno e l'occultamento per depistare le forze attaccanti.

Alle forze ucraine, oltre a non aver valutato adeguatamente le capacità difensive russe, è mancata la determinante copertura aerea, indispensabile supporto per un attacco su vasta scala, non compensata dalla limitata capacità contraerea: storicamente senza una decisa superiorità aerea ogni offensiva è destinata a non riuscire, come si è verificato per l’offensiva tedesca nelle Ardenne del Natale 1944. In sostanza, la controffensiva ucraina non ha potuto applicare i principi fondamentali dell’arte della guerra, quali la sorpresa, l’inganno, la velocità dell’azione e la sincronizzazione degli sforzi per condurre una manovra combinata in cui aviazione e artiglieria, unitamente a una difesa aerea integrata e ai sistemi anticarro, operano di concerto per proteggere e sostenere l'azione iniziale delle unità del genio (nel forzamento dei campi minati) e la successiva avanzata delle unità di fanteria e corazzate. Tale situazione ha indotto lo Stato Maggiore ucraino a cambiare tattica cercando di procedere con piccoli gruppi d'assalto che muovono appiedati per neutralizzare sistematicamente la rete di trinceramenti russa. Una tattica tuttavia molto lenta e dispendiosa. Il Kyiv Post (22 luglio 2023) ha riportato che per ogni 100 metri di avanzata gli attaccanti perdono mediamente 4/5 uomini. I ranghi della fanteria ucraina, inoltre, dopo aver subito forti perdite dall'inizio della guerra, sono spesso colmati da truppe meno addestrate e più anziane o molto giovani. La situazione attuale è molto simile alla famosa battaglia di Kursk del luglio 1943 (Operazione germanica Citadel). Gli storici concordano sul fatto che furono essenzialmente tre fattori che decisero le sorti di questo immane scontro di carri armati. Il primo fattore fu che i Russi sapevano esattamente dove e a che ora sarebbero avvenuti gli attacchi; il secondo che la parte sovietica si è preparata per mesi in modo molto preciso a questo attacco e aveva allestito posizioni difensive in profondità; il terzo fattore è stato la caparbietà dei soldati sovietici nel difendersi dagli attacchi tedeschi.

L’ostacolo minato incontrato dagli Ucraini è imprevedibile, privo di regole, è più difficile da localizzare; è diffuso anche in aree urbanizzate ed è decisamente più subdolo per l’ampio ricorso alle trappole esplosive ed all’improvvisazione. I Russi, inoltre, tendono a contrattaccare immediatamente per riprendere ogni posizione persa in cooperazione con la propria artiglieria che colpisce con precisione (conoscendone le coordinate) le trincee appena occupate dagli avversari. Questa situazione, molto simile ai combattimenti della Prima Guerra Mondiale, ha drammaticamente evidenziato la carenza ucraine nelle capacità classiche del genio di “mobilità e contromobilità” , fondamentali per il superamento dei campi minati, di ostacoli anticarro e di corsi d’acqua. I metodi usati per la bonifica, molto simili a quelli della Seconda Guerra Mondiale, dovrebbero basarsi oltre all’attività umana sui sistemi meccanici o sugli strumenti esplosivi. Tra i primi rientrano i veicoli dotati di catene metalliche, poste di fronte al mezzo, che battono il terreno facendo esplodere le mine (veicolo sminatore attrezzato con flagelli, in grado di fresare il terreno), oppure con sistemi a rulli o a vomere, montati sugli chassis dei carri armati. Tra quelli esplosivi si utilizzano i sistemi a razzo che, impattando con il terreno, provocano varie esplosioni, le quali inducono il brillamento “per simpatia” degli ordigni circostanti. I pochi carri gittaponte, apri varchi e sminatori, forniti da alcuni Paesi europei, sono stati tuttavia resi inefficienti nella fase iniziale dell’offensiva dalla reazione russa, in quanto disposti alla testa delle colonne corazzate avanzanti per il forzamento (breaching) dell’ostacolo minato finalizzato all’apertura di corridoi (route clearance), larghi 4 – 5 metri, destinati al successivo trafilamento dei mezzi. Una conseguenza della fine della Guerra Fredda che ha portato all'illusione di un mondo privo di conflitti convenzionali su larga scala, causando una riduzione generalizzata delle scorte di munizioni e della componente pesante (corazzati, artiglieria e genio) delle Forze Armate occidentali, orientate per oltre vent’anni a condurre missioni di peacekeeping (PKO) e di controinsurrezione (COIN). Ciò ha richiesto di procedere alla bonifica del terreno con l’impiego di personale in possesso di specifica preparazione, oltre che di grande coraggio, che opera con i metodi classici dell’individuazione visiva delle aree minate, della identificazione dei singoli ordigni e infine della loro manuale neutralizzazione. Una lenta e logorante attività effettuata spesso sotto il fuoco avversario. Con il conflitto al suo secondo anno ed entrambi gli eserciti ben esperti nella costruzione e nella difesa delle fortificazioni, l'assalto alle trincee è diventato uno dei compiti più pericolosi per le truppe ucraine che cercano di riconquistare il proprio territorio. Il Chairman dello Stato Maggiore Congiunto statunitense, Generale Mark Milley, ha recentemente affermato che i prossimi mesi saranno caratterizzati da intensi e sanguinosi combattimenti. (Di Giorgio Battisti Generale di Corpo d’Armata)

Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica” il 24 Luglio 2023

Prima del D-Day, gli Alleati spesero mesi per inventare strumenti in grado di scardinare le fortificazioni tedesche. Crearono i “Crocodile” e gli “Avre“: tank britannici modello Churchill con lanciafiamme per espugnare i bunker e super-mortai per sbriciolare gli ostacoli in cemento. E i “Crab”: carri americani Sherman modificati per aprire un passaggio nei campi minati […]. 

Nelle spiagge dello sbarco questi veicoli corazzati sembravano proprio enormi granchi, impegnati a stritolare i capisaldi del Terzo Reich. […] erano gli attrezzi che servivano a scassinare il Vallo Atlantico realizzato dal feldmaresciallo Rommel per tenere l’Europa sotto il dominio nazista. E nonostante questo dispendio di tecnologie, ci vollero 84 giorni per sconfiggere le armate germaniche in Normandia.

Esattamente 79 anni dopo, lo scorso 6 giugno, le brigate ucraine hanno cominciato la grande controffensiva senza premurarsi di avere qualcosa di simile. Hanno dimenticato la lezione di storia militare più antica: per espugnare una fortezza bisogna aprire una breccia, compito affidato ai genieri d’assalto o — nella tradizione italiana — al genio guastatori. 

[…] i generali di Kiev hanno scatenato l’attacco della linea difensiva più agguerrita dell’era moderna privi di reparti e di mezzi per superare le barriere russe. I giganteschi Leopard 2 sono stati immobilizzati dalle mine, i cingolati Bradley donati dagli Usa hanno terminato la corsa davanti al tiro incrociato delle postazioni nemiche e non c’era nessuno che si occupasse di creare un varco. Non c’erano neppure i tank muniti di gru per rimorchiare i blindati danneggiati: decine di prodigi della tecnologia occidentale restano da settimane abbandonati nei prati, sotto il fuoco dei cannoni di Mosca.

I comandanti ucraini infatti hanno completamente ignorato l’importanza dei genieri d’assalto, che nel cuore dei combattimenti gettano ponti sui torrenti, aprono varchi nei campi minati, fanno saltare in aria i fortini, portano via i mezzi colpiti prima che l’artiglieria li distrugga. 

Kiev non ha schierato nessuno di questi sistemi, spingendo le colonne corazzate verso le trappole piazzate dagli invasori lungo tutta la linea fortificata che blocca la marcia verso la Crimea. I risultati si vedono: la controffensiva non avanza da 48 giorni. Per avere un termine di paragone, la prima battaglia di El Alamein è durata 19 giorni; la seconda 26; quella delle Ardenne si è conclusa in 42 e l’enorme scontro di Kursk tra tedeschi e sovietici si è chiuso dopo 52 giorni: quasi lo stesso tempo perso dagli ucraini senza intaccare le muraglie issate dal Cremlino.

Forse l’alto comando ucraino non aveva alternative: l’addestramento di un geniere d’assalto richiede molto più dei tre mesi di corso che hanno formato le nuove brigate di Kiev. Sono soldati speciali che devono avere competenze da ingegneri in esplosivi, meccanica, geologia unite a un senso tattico tale da permettergli di individuare le soluzioni nel caos delle sparatorie. 

[…]  La colpa è anche della Nato, che non si è preoccupata di fornirli. Ma gli eserciti occidentali sono molto gelosi di queste dotazioni. L’Italia, ad esempio, ha mandato in pensione da vent’anni tutti i carri armati Leopard 1, tranne le versioni che trainano, sminano, gettano ponti: per tutti questi è stato appena finanziato un ulteriore programma di modernizzazione.

E solo dopo il vertice di Vilnius, Germania e Svezia hanno donato una manciata di “tank pioniere” all’Ucraina, immediatamente trasferiti in prima linea. 

Ma la lezione che arriva dal campo di battaglia è drammatica e tutti i comandi atlantici stanno rivedendo le tattiche. Nei due decenni di missioni di pace, ai genieri guastatori era stato affidato il compito di eliminare gli Ied, gli ordigni artigianali dei miliziani jihadisti: ora si recuperano dai magazzini i veicoli parcheggiati alla fine della Guerra Fredda, aggiornandone l’uso con le informazioni raccolte dai droni. Quello che è stato provato nelle esercitazioni condotte in Sardegna a maggio dalla task force d’intervento rapido della Nato e dal Comando di Vertice Interforze italiano: l’attività dei guastatori è tornata al centro della manovra d’assalto. Chissà che nelle prossime settimane questo non avvenga pure nella pianura tra il Dnipro e il Mar d’Azov.

La minaccia. Perché la Wagner vuole invadere la Polonia, Lukashenko: “Vogliono marciare verso Varsavia”. Le parole del dittatore della Bielorussa Lukashenko durante un incontro con Putin. Un discorso del tutto legato alla guerra scatenata in Ucraina: il ruolo della Nato e di Varsavia. Andrea Aversa su L'Unità il 24 Luglio 2023

Il dispiegamento di truppe al confine tra la Polonia e la Bielorussia, stabilito dal Governo di Varsavia, ha immediatamente scatenato la reazione del presidente Alexander Lukashenko. Il dittatore della Bielorussia a margine di un incontro bilaterale con l’amico e alleato Vladimir Putin, ha dichiarato: “Come lei ha detto di recente con molta precisione (riferito al leader del Cremlino, ndr), la Nato ha cominciato ad impegnare attivamente la Polonia e i suoi mercenari. Una delle loro brigate è dislocata a quaranta chilometri dal nostro confine. Naturalmente la Polonia ha posto la questione: cosa ci date in cambio? Soldi, armamenti e l’Ucraina nella Nato sono una cortina fumogena, dietro alla quale c’è quello che lei ha detto l’altro giorno“. Putin è intervenuto: “L’Ucraina occidentale“. E Lukashenko: “Esatto, vogliono metterci le mani sopra e annetterla alla Polonia. Gli americani appoggiano questo piano. Ma per noi è inaccettabile“.

Perché la Wagner vuole invadere la Polonia

A quel punto del discorso è entrata in gioco la milizia della Wagner: “I membri del Gruppo Wagner hanno iniziato a darci fastidio, perché premono per andare a Ovest, verso Varsavia. Io li tengo nel centro della Bielorussia, come da noi concordato, e non vorrei riposizionarli lì dove chiedono, perché sono di cattivo umore e a loro merito va detto che sanno bene quel che sta accedendo intorno ai nostri due Stati“. Ma perché la Wagner vuole invadere la Polonia? Facciamo un passo indietro e torniamo alle parole dette da Putin qualche giorno fa proprio sulla storia di Varsavia: “Un’aggressione alla Bielorussia è un atto di guerra alla Russia. La Polonia dovrebbe ringraziare Stalin per i territori che le ha regalato (riferendosi alle zone occidentali che prima del secondo conflitto mondiale erano parte dell’Ucraina, ndr)”.

La Polonia tra la Russia Bianca e la Piccola Russia

Come è risaputo la Polonia è uno degli stati più agguerriti nell’essersi schierata contro Mosca. Nello scacchiere del conflitto, Varsavia è uno dei governi (membro della Nato) più radicali nel sostenere l’Ucraina. Le ragioni per questo ‘odio’, motivato dalla paura di una possibile invasione, sono storiche: la Polonia ha subito devastazioni e sofferenze, prima a causa dell’invasione della Germania nazista e poi a causa del regime comunista. Ma anche i rapporti con la vicina Kiev (l’Ucraina era al tempo degli zar ‘la piccola Russia‘) non sono stati sempre idilliaci. A dimostrarlo proprio il riferimento al presunto regalo di Stalin ai polacchi che Putin ha rievocato. In comune i due stati hanno due cose: la tragedia della dittatura comunista e il confinare con la Bielorussia (la ‘Russia bianca‘).

La variante dei mercenari di Prigozhin

L’aver schierato le truppe ai confini con la Bielorussia, ha scatenato la reazione di Lukashenko nei confronti di Varsavia. Già successivamente alle parole di Putin il Governo guidato dal premier Mateusz Morawiecki aveva convocato l’ambasciatore russo. Ad alimentare le tensioni ci sta anche pensando la presenza delle truppe mercenarie della Wagner. La milizia (orfana?) di Evgenij Progozhin sosterebbe ancora in Bielorussia. Il presidente ha voluto per questo lanciare un messaggio di ‘fastidio’ al Cremlino? O Minsk sta utilizzando la Wagner come spauracchio per rendersi agli occhi dei nemici più minacciosa?

Andrea Aversa 24 Luglio 2023

I Morti.

Ucraina: 500 giorni di guerra e 9mila vittime. Zelensky: “Riprenderemo la Crimea”. Eleonora Ciaffoloni su L'Identità l'8 Luglio 2023 

La guerra in Ucraina giunge al giorno 500 e arriva il bilancio dell’Onu. A circa un anno e mezzo dall’inizio del conflitto, le vittime civili nel Paese sono state 9.000, tra cui mezzo migliaio di bambini: a riportarlo, l’ufficio dell’alto commissario Onu per i diritti umani. Nel 2023 intanto sembra essere diminuito il numero di vittime, anche se gli osservatori hanno notato un nuovo picco a maggio e giugno. Eppure, rispetto alle precedenti ostilità lunghe otto anni, il bilancio dice che dall’invasione russa, le vittime civili sono triplicate nella parte orientale del Paese.

Intanto, il presidente ucraino Zelensky dopo le tappe di Praga e Bratislava, si è recato in Turchia e ha incontrato Erdogan che ha parlato di “Trattative molto importanti” ed ha auspicato alla proroga dell’accordo sul grano. Lato conflitto, il “sultano” ha annunciato la visita ad agosto di Putin e dice: “Kiev merita l’ingresso nella Nato. Russia e Ucraina dovrebbero tornare ai negoziati” per cui lo stesso si pone come negoziatore.

A margine dell’incontro ha parlato anche Volodymyr Zelensky: “Abbiamo parlato della situazione in Crimea che la Russia controlla ancora illegittimamente e usa come testa di ponte per minacce e pericoli. In ogni caso, riprenderemo il controllo della Crimea” ha fatto sapere.

Disprezzo per la vita. Quanti russi sono morti nella scellerata guerra d’aggressione all’Ucraina. Maurizio Stefanini su Linkiesta l'11 Luglio 2023

Una nuova indagine di Meduza e Mediazona ha stimato per Mosca centoventicinquemila vittime, se si considerano gli uomini feriti così gravemente da non poter tornare al servizio militare

Da un po’ si stanno facendo tentativi per cercare di tracciare un bilancio della guerra tra Russia e Ucraina, in mancanza di cifre ufficiali da parte dei contendenti. Un nuovo approccio è ora stato tentato da un’indagine congiunta di Meduza e Mediazona che ha stimato da parte russa quarantasettemila caduti.

Assieme ai giornalisti delle due testate, l’elaborazione è dovuta anche allo statistico dell’Università di Tubinga Dmitry Kobak, che già si era cimentato in temi come la verifica dei brogli elettorali in Russia o delle morti per Covid. Analizzando i rapporti esistenti sui necrologi pubblicati, i dati sulla mortalità del Servizio statistico statale federale e gli ampi documenti del Registro nazionale delle successioni, si è arrivati alla stima che tra i quarantamila e i cinquantacinquemila uomini russi di età inferiore ai cinquant’anni siano morti combattendo in Ucraina entro il 27 maggio 2023. Quarantasettemila è la cifra media tra questo massimo e quasi minimo.

Tenendo conto del numero di uomini feriti così gravemente da non poter tornare al servizio militare, il numero totale delle vittime della Russia salirebbe ad almeno centoventicinquemila soldati: cifra che però non include i soldati dispersi o catturati, e neanche i cittadini ucraini che combattono con le forze filorusse di Donetsk e Luhansk.

Comunque, osserva Meduza, «in quindici mesi di combattimenti (dal 24 febbraio 2022 alla fine di maggio 2023), in Ucraina sono morti tre volte più soldati russi rispetto alle truppe sovietiche in dieci anni di guerra in Afghanistan. Nove volte più soldati sono stati uccisi in Ucraina rispetto alla prima guerra russo-cecena tra il 1994 e il 1996. I numeri presentati di seguito sono notevoli non solo perché indicano le decine di migliaia di uomini che Vladimir Putin ha inviato a morire in una guerra di aggressione, ma anche perché le autorità hanno lavorato instancabilmente per nascondere agli stessi russi i veri e crescenti costi dell’invasione».

Un ordine presidenziale classifica infatti le informazioni sulle vittime, e la polizia applica il decreto esecutivo perseguendo chi, ad esempio, riferisce la morte di un soldato russo in Ucraina sui social. Il ministero della Difesa dispone indubbiamente di dati precisi sulle perdite, ma l’ultimo computo dei caduti reso noto risale al 21 settembre 2022, quando se ne ammisero 5937. Esiste però un database creato da monitor indipendenti che collaborano con i giornalisti di Mediazona e della Bbc per tenere traccia delle morti in combattimento menzionate nei notiziari locali e sui social media («necrologi»). L’ultimissima valutazione era già salita a quota ventisettemila.

Ma ciò riguarda solo una parte, perché proprio la paura di essere perseguiti induce molti amici e parenti a non scrivere pubblicamente su una persona cara uccisa in Ucraina. Inoltre il database dei necrologi conta solo cittadini russi, ma ci sono anche cittadini stranieri combattono nell’esercito russo. In particolare, le migliaia di soldati mobilitati nelle unità per procura delle autoproclamate «repubbliche popolari» a Luhansk e Donetsk.

Un altro ostacolo al monitoraggio è che la Russia ha rilasciato un gran numero di detenuti per combattere in Ucraina, le cui morti è molto più probabile che non vengano riportate online e nei media. Il New York Times, ad esempio, ha appena pubblicato un’intervista con un prigioniero russo. Era un detenuto cui era stata proposta la libertà in cambio di «venire a ricostruire l’Ucraina», e che aveva capito che veniva a fare il muratore per l’esercito. Invece, ha raccontato di essere stato mandato al macello.

I giornalisti di Meduza e Mediazona hanno dunque ottenuto l’accesso a un database ristretto ma non classificato di casi di eredità, ed ha confrontato le tendenze di questi dati con quelle evidenti sia nei dati demografici pubblicamente disponibili, sia nei precedenti rapporti sui necrologi pubblicati. I registri ricevuti includono più di undici milioni di casi singoli dal 2014 e ogni richiesta di eredità mostra il nome completo della persona deceduta, le date di nascita e morte, la data in cui è stato aperto il caso di successione e altre informazioni. Le registrazioni non sono complete, ma l’ampia dimensione del campione rende i dati rappresentativi, che è ciò che conta per questa analisi. I casi inclusi nel database sono stati aperti tra il 2014 e maggio 2023. Appunto così si è arrivati alla cifra di quarantasettemila caduti.

C’è un preciso limite metodologico: il registro delle successioni della Russia registra i casi di eredità, non i decessi. Non tutti coloro che muoiono lasciano proprietà o persone per riceverli, il che significa che i dati di successione non sono gli stessi dei registri di morte. Inoltre, mentre ogni richiesta di eredità indica la morte di una persona, non registra la causa della morte. E i soldati feriti, catturati e dispersi non si riflettono nel registro delle successioni, Ma ci sono altri approcci analitici per stimare queste cifre, come lo studio di documenti militari «trapelati» e registri del tesoro su pagamenti di risarcimenti speciali. Risulta comunque che oltre il novanta per cento delle richieste di eredità è stata presentata entro sei mesi dalla morte di un individuo, il che ha senso perché gli eredi che aspettano più a lungo devono passare attraverso il sistema giudiziario russo. Confrontando il numero di casi di eredità del campione con la mortalità totale in Russia per diversi gruppi di età tra uomini e donne, si trova, in media, che le richieste di eredità sono state registrate per il 30-70 per cento di tutte le persone decedute.

Per capire che percentuale potevano corrispondere i ventisettemila caduti già individuati, si è incrociato con altri strumenti analitici ideati per studiare l’eccesso di mortalità durante epidemie, disastri naturali e altri eventi di massa in Paesi in cui i dati ufficiali sono considerati inaffidabili. Durante la pandemia di coronavirus, i rapporti della Russia sui decessi correlati al Covid-19 sono stati ampiamente messi in discussione, portando i giornalisti a ipotizzare l’utilizzo dell’eccesso di mortalità. Rispetto alla pandemia, una differenza fondamentale nell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è che sono quasi esclusivamente uomini a morire in battaglia. Infatti, dei quasi ventisettemila decessi identificati da Mediazona e dalla Bbc, solo quattro erano donne. Questa divergenza consente di compensare gli spostamenti dei decessi non correlati alla guerra, vale a dire la fine della pandemia. Si nota infatti un significativo picco di mortalità tra gli uomini in tempo di guerra, che viene interpretato come il risultato delle perdite sul campo di battaglia.

Sebbene una legge federale che eleva l’età massima dei soldati a contratto russi a sessantacinque anni sia recentemente entrata in vigore il 24 giugno 2023, cinquant’anni era il limite di età per soldati e ufficiali di grado inferiore al grado di colonnello durante il periodo di tempo che abbiamo studiato. Inoltre, gli uomini di età superiore ai cinquant’anni rappresentano meno del cinque per cento del totale dei decessi menzionati nei necrologi, come riportato da Mediazona e dalla Bbc.

Prima dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina, tra il 2014 e il 2021, erano stati monitorati circa undici nuovi casi di successione aperti a settimana per donne in questa fascia di età e una media di 32,8 per gli uomini. Nella prima settimana dell’invasione, il numero medio di casi aperti per gli uomini è salito alle stelle fino a centodiciassette – quattro volte superiore a prima – mentre è rimasto stabile a sedici per le donne. L’aspettativa in tempo di pace per i nuovi casi di eredità per questi uomini era di 33,8 casi, il che lascia con più di ottanta casi di eredità in eccesso. Dalla scoperta che i casi di eredità vengono aperti quasi il sessanta per cento delle volte in cui i soldati di queste età vengono uccisi (e tenendo conto delle tendenze a lungo termine con casi che vengono aperti molto più tardi), è venuto un moltiplicatore di 1,73, mettendo l’eccesso di mortalità di questo gruppo a centocinquantacinque persone per la settimana.

Il numero di nuove cause di successione presentate per uomini di varie fasce d’età – anche uomini più anziani – è aumentato due volte: prima nell’autunno del 2022 dopo che la Russia ha istituito una «mobilitazione parziale»; e poi di nuovo, dopo che le forze armate hanno accelerato il reclutamento di carcerati detenuti.

Da Rosstat, l’Istat russa, si sa poi che tra i russi nella fascia di età 20-24 anni c’erano 3,2 uomini morti per ogni donna deceduta. Poiché il Covid-19 ha infettato e ucciso allo stesso modo uomini e donne, il numero di uomini russi che muoiono per donna nel 2022 era sulla buona strada per scendere a 2,8 nel 2022. Invece, in quello che sembra essere l’ovvio risultato della guerra, il numero di uomini di quell’età che muoiono per donna è salito a 4,8. Nello specifico, 7.591 uomini di questo gruppo sono morti nel 2022, rispetto alle sole 1.589 donne, rispetto ai 4449 che ci sarebbero stati con le tendenze pre-guerra. Ripetendo questi calcoli con gruppi di età compresi tra quindici e diciannove anni fino a 45-49 anni, la mortalità totale in eccesso per questi uomini nel 2022 arriva a ventiquattromila.

Nelle diverse fasce di età per gli uomini, la mortalità in eccesso basata sui dati Rosstat coincide strettamente con le stesse cifre per il 2022 che abbiamo generato utilizzando i registri del registro di successione. La differenza è più bassa (5-15%) tra gli uomini più giovani, dove l’influenza di Covid-19 sulla mortalità era minima. Tra i gruppi di uomini più anziani, la minore partecipazione a operazioni di combattimento mortali e una maggiore mortalità di base presumibilmente indeboliscono l’accuratezza della nostra analisi.

Dunque, «confrontando i dati Rosstat, i registri del registro di successione e i necrologi riportati dai soldati», viene fuori un metodo «per interpretare i dati indiretti (casi ereditari)» che «è un mezzo affidabile per stimare l’eccesso di mortalità nel gruppo demografico che comprende la maggior parte dei morti militari russi in Ucraina».

Se funziona nel 2022, può essere usato per calcolare l’eccesso di mortalità anche nel 2023, anche se mancano i dati Rosstat per questo periodo di tempo. «Il confronto dei dati di Rosstat e dei casi di eredità con i necrologi riportati dai soldati mostra che la percentuale di uomini che muoiono in Ucraina le cui morti diventano di dominio pubblico varia ampiamente tra i diversi gruppi di età. Ad esempio, alla fine del 2022, i monitor che lavorano con Mediazona e la Bbc hanno documentato la morte di 14.119 soldati, circa il cinquantotto dei ventiquattromila decessi che abbiamo calcolato utilizzando casi di successione in eccesso e mortalità in eccesso.

Tra gli uomini di età compresa tra venti e ventiquattro anni, tuttavia, i monitoraggi hanno rilevato quasi tutti i decessi in eccesso calcolati. Ma i necrologi pubblicati hanno percepito meno della metà dei decessi tra gli uomini di età compresa tra trentacinque e trentanove anni riflessi nei dati di Rosstat e nel nostro database di casi di successione. In altre parole, quando si tenta di utilizzare quanti necrologi sono stati trovati per stimare il numero reale di morti militari (il rapporto tra morti note e morti reali), gli analisti devono considerare l’età dei morti scoperti».

A differenza dell’Ucraina, la Russia non ha un registro pubblico per i soldati dispersi. Molti combattenti russi uccisi i cui corpi non sono mai stati recuperati e/o trasferiti a casa non sono apparsi fino a poco tempo fa nelle statistiche pubbliche sulla mortalità. Non ci sono certificati di morte per questi uomini, non si registrano nei dati Rosstat e non lasciano tracce nei documenti di successione. I funzionari ucraini hanno ripetutamente affermato di avere i corpi non reclamati di «decine di migliaia» di soldati russi, sebbene questa informazione non sia stata confermata. E i giornalisti di Novaya Gazeta che hanno studiato i messaggi pubblicati sui social media da parenti alla ricerca di soldati dispersi hanno contato i nomi di 1.365 uomini. Anche i registri militari russi interni pubblicati dalla direzione principale dell’intelligence ucraina presentano informazioni che potrebbero potenzialmente identificare le tendenze delle vittime per le forze armate russe. Una proiezione suggerisce che la Russia non ha ancora recuperato i corpi di circa la metà degli uomini elencati come dispersi.

Per contare i soldati gravemente feriti, sono stati analizzati i registri del tesoro russo pubblicati che catalogavano i pagamenti di risarcimento alle famiglie degli uomini uccisi nell’esercito o feriti così gravemente da essere stati congedati. Rimuovendo i soldati uccisi da questi dati, si può stimare il numero di soldati gravemente feriti. Dopo il febbraio 2022, il governo federale ha approvato stanziamenti significativamente più elevati dal Fondo di riserva nazionale della Russia per pagare questi benefici. Questo denaro viene distribuito agli uffici regionali, in particolare ai funzionari militari locali. La maggior parte dei fondi va alle regioni in cui hanno sede le più grandi formazioni militari.

Come stabilito da una legge adottata nel novembre 2011, e adeguata annualmente all’inflazione, le famiglie dei soldati uccisi ricevono 4.452.696 rubli (quarantottomilaottocento dollari) e gli uomini gravemente feriti ricevono 2.968.464 rubli (32.535 dollari). Elaborando anche questi dati, si arriva a un rapporto feriti-uccisi tra i soldati russi che oscilla tra 1,57 a 1 e 2,84 a 1. In media, questo produce un numero totale di vittime di almeno centoventicinquemila uomini. Molto vicino alle stime fatte dalle Intelligence occidentali, intorno ai centodiecimila soldati russi feriti e uccisi entro il febbraio di quest’anno.

Le vittime della guerra in Ucraina in confronto alle altre guerre. Stefano Baudino su L'Indipendente il 14 luglio 2023.

A 500 giorni dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, l’Ufficio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani ha diffuso la conta delle vittime del conflitto. Si conterebbero 9.177 civili uccisi, tra cui 494 bambini: questi quelli accertati, quindi assai probabile che il numero reale sia superiore. Rispetto al 2022, quest’anno la quantità delle vittime appare in diminuzione, ma un nuovo picco è stato evidenziato nei mesi di maggio e giugno. Gli osservatori hanno infatti dichiarato che le ultime due settimane sono state tra le più letali dall’inizio del conflitto. Un dato che, nella sua tragicità (e parzialità), appare comunque ancora lontano da quelli prodotti dai conflitti che hanno insanguinato il globo negli ultimi decenni.

Dal 24 febbraio 2022 al 30 giugno 2023, l’Onu ha registrato in totale 25.170 vittime civili in 1.504 insediamenti in Ucraina, frutto della somma del numero dei morti e di quello dei feriti accertati (che sono quasi 16mila). Il 61% di essi sono di sesso maschile. Le Nazioni Unite hanno attestato che la maggior parte dei decessi è stata prodotta dagli attacchi missilistici che hanno colpito centri cittadini e villaggi in tutto il Paese. Il dato non è definitivo, poiché numerose segnalazioni di singole vittime civili in una serie di località del Paese – come Mariupol (Donetsk), Lysychansk, Popasna e Sievierodonetsk (Lugansk), risultano ancora in attesa di una conferma ufficiale. I morti civili, seppur in misura minore, si contano però anche in territorio russo: a tal proposito, l’Onu parla di un totale di 287 vittime civili, in cui figurano 58 morti e 229 feriti.

«Oggi purtroppo abbiamo passato una nuova triste pietra miliare in una guerra che continua a causare terribili perdite fra i civili in Ucraina», ha dichiarato Noel Calhoun, vicepresidente del Gruppo di monitoraggio dei Diritti umani in Ucraina delle Nazioni Unite. Lo stesso ha poi aggiunto che il numero di perdite fra i civili, in nemmeno un anno e mezzo di guerra, risulta essere tre volte superiore a tutte quelle prodotte dallo strisciante conflitto che, dal 2014, ha preceduto l’invasione del febbraio 2022.

La guerra è ancora in corso e non è possibile prevedere che tipo di impatto avrà nei prossimi mesi sulla popolazione civile, almeno in confronto ai dati registrati sino ad ora, né per quanto tempo si protrarrà. Ma possiamo analizzare i dati emersi dal monitoraggio degli altri conflitti scoppiati negli ultimi lustri. Rispetto alla guerra in Iraq, per esempio, esistono numerose stime: uno studio su Lancet, ad esempio, ha contato 600.000 decessi nel periodo dal 2002 al 2006; un’altra ricerca, pubblicata su New England Journal of Medicine, riferita alla medesima fase, ha partorito una stima di 151.000 decessi. Sulla stessa linea Iraq Body Count, che sostiene che le vittime civili in due decenni abbiano oscillato fra 187.000 e 210.000, con un picco di oltre 26.000 nel solo 2006. Per quanto riguarda invece i casi di Afghanistan e Pakistan, i dati del Watson Institute della Brown University parlano rispettivamente di 47.245 e 24.099 vittime civili tra il 2001 e il 2021.

Numeri da capogiro sono poi quelli riferiti alla guerra in Siria. Secondo un report dell’UNHR, si stima che in dieci anni, tra il 2011 e il 2021, a causa del conflitto siano stati uccisi 306.887 civili, “con un intervallo credibile di circa il 95%”. Vi è dunque una probabilità del 95% che il numero reale di morti tra i civili sia compreso tra le 281.443 e le 337.971 unità. Molto pesante è anche il bilancio del conflitto in Yemen, in cui si contano circa 20.000 vittime civili. Il dato aumenta del 60% se si prendono in considerazione le vittime indirette del conflitto, ovvero le persone – tra cui sono presenti moltissimi minori – che hanno perso la vita per incidenti stradali, parti, malnutrizione, patologie non curate e mancanza di farmaci. L’Agenzia per lo sviluppo dell’Onu, commentando i dati riferiti all’anno 2021, ha attestato che “ogni 9 minuti è morto un bambino di meno di 5 anni”. di Stefano Baudino

La Propaganda.

Guerra di narrazioni. Gli stati africani non si allineano alla propaganda di Putin (e chiedono la fine dell’invasione). Federico Bosco su L'Inkiesta sabato 15 luglio 2023.

I leader dei paesi più sviluppati dell’Africa hanno chiesto al dittatore russo di mostrare sforzi concreti per la pace. Non vogliono farsi trascinare nella crociata anti-occidentale del Cremlino che sta causando una crisi alimentare nel continente nero

Il presidente del Senegal Macky Sall ha rivelato in un’intervista al Financial Times che alcuni leader africani hanno chiesto a Vladimir Putin di mostrare il suo desiderio di fare passi verso la pace con l’Ucraina prima del vertice Russia-Africa, un ambizioso forum economico per «la pace, la sicurezza e lo sviluppo» in programma per la fine luglio a San Pietroburgo. La richiesta è recente, i sei leader africani ne hanno parlato con Putin il 17 giugno durante la loro missione di pace prima a Kyjiv e poi a Mosca. A portare il messaggio, oltre al presidente Sall, c’era il presidente delle Comore Azali Assouman, presente anche in qualità di rappresentante dell’Unione africana, il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa (membro del BRICS), e i rappresentanti dei governi dell’Uganda, dell’Egitto e del Congo. Sall ha detto anche che tipo di gesto concreto vorrebbero vedere, almeno dal punto di vista umanitario: degli ulteriori scambi tra prigionieri di guerra russi e ucraini, e il ritorno in Ucraina dei bambini che sono stati portati via dai territori occupati e trasferiti in Russia, un crimine di guerra che è costato a Putin un mandato d’arresto della Corte penale internazionale dell’Aia. 

I leader africani stanno aumentando gli sforzi di mediazione tra Kyjiv e Mosca e vogliono che si arrivi a una soluzione del conflitto. L’Africa è stata duramente colpita dall’inflazione causata dall’aumento dei prezzi del cibo e dell’energia, ed essendo tra i maggiori importatori di grano, cereali e fertilizzanti prodotti dall’Ucraina e dalla Russia, i paesi africani sono i primi a temere le conseguenze di un mancato rinnovo dell’accordo per i corridoi del Mar Nero, che metterebbe a rischio forniture che per alcuni paesi fanno letteralmente la differenza tra la sopravvivenza e la carestia. 

«Stiamo affrontando le conseguenze di questa guerra», ha detto Sall ai giornalisti del Financial Times. «Abbiamo grossi problemi con la nostra sicurezza alimentare e l’agricoltura, e a causa delle sanzioni occidentali abbiamo difficoltà nell’effettuare i pagamenti per comprare fertilizzanti russi. Ecco perché ci rivolgiamo a entrambe le parti». Tecnicamente le sanzioni non colpiscono le esportazioni dei prodotti agroalimentari e dei fertilizzanti prodotti in Russia, ma le sanzioni al sistema bancario russo rendono molto difficoltose alcune transazioni finanziarie.

L’Africa è al centro della competizione per la conquista di zone d’influenza del cosiddetto mondo multipolare prospettato dal Mosca e Pechino come destino ineluttabile del declino occidentale, e Putin punta sul vertice di San Pietroburgo per presentare la sua Russia come un paese leader nello sviluppo economico del continente, una potenza che si rivolge ai paesi africani da partner alla pari, senza «l’arroganza delle potenze coloniali occidentali». 

Dopo la crisi africana del debito degli anni ’90 i paesi occidentali – che avevano delle colpe in quel disastro – hanno ridotto gli investimenti in Africa lasciando un vuoto che la Russia e la Cina hanno cercato di colmare. I cinesi in particolare hanno offerto enormi prestiti per i progetti infrastrutturali legati alla Belt and Road Initiative, che essendo spesso sovradimensionati e troppo costosi per generare un ritorno economico, hanno messo i governi “beneficiari” nella condizione di dover cedere alle pressioni e accettare di restituire il debito consegnando a Pechino il controllo delle proprie risorse naturali.

La Russia ha un ruolo meno pesante dal punto di vista economico, ma è uno dei principali fornitori di armamenti dei paesi africani, e attraverso il Gruppo Wagner ha esteso il suo controllo su paesi come Mali, Libia, Sudan, Repubblica Centrafricana e Burkina Faso, ottenendo in alcuni casi anche le concessioni per lo sfruttamento di progetti minerari. Inoltre, la Wagner in Africa si occupa delle attività di propaganda e disinformazione, che dall’inizio dell’invasione in Ucraina è servita a diffondere attraverso la manipolazione dei social media un racconto che colpevolizza l’Occidente per la crisi della sicurezza alimentare, causata in realtà dall’assedio russo del golfo di Odessa.

Secondo la Commissaria europea Jutta Urpilainen per i partenariati internazionali, in Africa è in corso una «guerra di narrazioni» che sta diventando sempre di più anche una competizione tra ciò che l’Europa può offrire alle controparti africane rispetto alle offerte della Russia e della Cina. L’Unione europea sostiene l’ingresso permanente dell’Unione africana nel G20, e la proposta di assegnare all’Africa un seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

La Global Gateway, che promette di fornire centosettanta miliardi di euro in investimenti pubblici e privati per i paesi africani entro il 2027, è considerata la risposta europea alla Belt and Road Initiative cinese. Rivelando di aver chiesto a Putin di mostrare sforzi concreti per la pace, i leader africani dimostrano al leader russo che non hanno intenzione di allinearsi alla sua retorica, né tantomeno di farsi trascinare nella sua crociata anti-occidentale, e continueranno a rivolgersi a entrambe le parti cercando di perseguire i propri interessi nazionali.

Verità alternative. La verità alternativa di Putin e il dietrofront degli opinionisti del regime. Federico Bosco su L'Inkiesta il 30 Giugno 2023

Dopo il tentato colpo di Stato di Prigozhin, la tv di stato russa ha cercato di riportare la vicenda sui binari della propaganda il più rapidamente possibile, ma non sarà facile

La ribellione della Wagner è stata una sfida senza precedenti all’autorità di Vladimir Putin, la prima in quasi mezzo secolo di un potere. Martedì mattina il presidente russo ha provato a cambiare la lettura degli eventi per la seconda volta dopo il breve discorso in tv di lunedì sera, dipingendo l’accaduto come una vittoria, sua e del popolo russo. Putin ha parlato dalle scale del Palazzo del Cremlino, un luogo simbolico e blindato dove gli zar hanno pronunciato i discorsi più importanti della storia russa. Nel suo intervento si è rivolto ai duemilacinquecento presenti tra soldati, agenti di polizia, guardie russe e funzionari della sicurezza per ringraziarli di essere rimasti leali e aver difeso l’ordine costituzionale, la vita, la sicurezza e la libertà dei russi, contribuendo a fermare una guerra civile. 

Infine, ha ricordato i militari caduti «durante la repressione della ribellione» chiedendo ai presenti di onorarne la memoria con un minuto di silenzio. Putin non ha fatto nessuna menzione dell’accordo tra il Cremlino ed Evgenij Prigozhin che lo assolve con un comodo esilio in Bielorussia, tuttavia, ha risposto indirettamente a una domanda che molti si erano posti fin dalle prime ore della marcia su Mosca: perché il convoglio della Wagner non è stato schiacciato subito, senza pietà, con un intervento delle forze armate? «Su mie istruzioni dirette, sono state prese misure per evitare molti spargimenti di sangue», ha detto Putin. «Ci è voluto tempo, anche per dare a chi stava commettendo un errore la possibilità di cambiare idea».  

In questo modo Putin vuole riaffermare la sua autorità di uomo lucido e risoluto, spaventando la popolazione con l’idea che senza il suo pragmatismo ci sarebbe stata una guerra civile. Il sottotesto di tutto questo è: restate dalla mia parte, altrimenti, senza di me, le cose andranno molto peggio.

Putin deve far dimenticare la sensazione di vuoto di potere di quelle ore, dare il messaggio che il suo intervento ha risolto una situazione critica senza spargimenti di sangue, riscrivere la narrazione della ribellione della Wagner per farla diventare una crisi della Russia superata dal popolo e dalla fiducia nel suo leader, e farne il punto di partenza per riconsolidare il consenso. 

L’immagine di Putin in cui l’intera popolazione sarebbe stata dietro di lui però è in netto contrasto con le immagini delle persone di Rostov che applaudivano i soldati della Wagner, e anche se tempestati da una propaganda pervasiva i russi si rendono conto che una rivolta armata in patria non è un certo un segno di stabilità. Aver coinvolto Alexander Lukashenko non fa che peggiorare le cose, visto che ieri il loquace dittatore della Bielorussia ha detto che è stato lui a convincere Putin a non uccidere Prigozhin con un attacco missilistico.

Se come detto da Putin lunedì sera, i leader della ribellione sono «traditori» e «criminali» che «hanno pugnalato alle spalle la Russia», se alcuni piloti dell’aeronautica russa sono stati uccisi dalla Wagner, perché Prigozhin non viene perseguito? Lunedì il quotidiano Nezavisimaya Gazeta scriveva che «compromessi del genere si fanno normalmente con gli oppositori politici, mai con criminali e terroristi, ciò significa che ora dobbiamo vedere Prigozhin come un politico?».

Dopo il discorso al Palazzo del Cremlino, in un incontro con gli ufficiali andato in onda sulle tv Putin si è scagliato contro Prigozhin per affarismo, sostenendo che lo stato russo ha finanziato ogni attività della Wagner, smentendo tutto ciò che Mosca ha sempre detto sul questo gruppo di mercenari i cui legami, e perfino la sua esistenza, prima della guerra in Ucraina venivano negati dal Cremlino per nascondere quelli che in alcuni casi sono crimini per procura e violazioni del diritto internazionale. Dove porterà l’aver scoperchiato questo Vaso di Pandora con ramificazioni in Africa e in Medio Oriente, e non solo, è tutto da vedere. 

Di fronte ai dubbi, lo smarrimento e a tutte queste crepe nella solidità del sistema di potere del Cremlino, la tv di stato russa cerca di riportare questa storia sui binari della propaganda il più rapidamente possibile. Secondo le corrispondenze di Steve Rosenberg della BBC e Max Seddon del Financial Times ieri le tv citavano i discorsi di Putin evidenziando il modo in cui ha ringraziato i russi per la loro «unità e patriottismo». 

Margarita Simonyan, una delle propagandiste più guerrafondaie del sistema mediatico russo (e molto vicina alla cerchia più stretta del Cremlino), mentre i soldati della Wagner marciavano su Mosca era sparita dalle tv e dai social. Simonyan, grande sostenitrice di Prigozhin e dei suoi metodi, in seguito ha spiegato che in quelle ore era impegnata in una crociera nel Volga per un documentario sulle antiche chiese ortodosse, completamente inconsapevole di quanto stava accadendo tra Mosca e Voronetzh. 

Ora è tornata, e nei talk show difende la scelta di Putin di ritirare le accuse contro Prigozhin e i suoi uomini nonostante solo poche ore prima avesse promesso di punirli. «Le leggi non sono i comandamenti di Cristo o le tavole di Mosè. Sono testi scritti da persone per proteggere lo stato di diritto e la stabilità nel Paese, in alcuni casi eccezionali, ci si può passare sopra». 

Dmitry Kiselyov, un altro pezzo grosso della propaganda televisiva russa, nel suo programma ha spiegato che l’insurrezione ha dimostrato la forza e la maturità della società russa. «Perché è stato possibile porre fine a un tentativo di insurrezione senza spargimento di sangue? Perché la gente aveva la massima fiducia nel presidente». Questa volta però costruire verità alternative che entrino nei cuori e nelle menti dall’opinione pubblica sarà molto più difficile. 

Come ha spiegato Sam Greene, politologo del King’s College esperto di Russia, dopo la ribellione della Wagner la più grande minaccia per Putin viene dal modo in cui gli eventi di sabato hanno fatto svanire il consenso e la convinzione dei russi – tra le persone normali e tra le élite – sull’idea che qualsiasi cosa accada non esiste nessuna alternativa alla presidenza di Putin. 

«La maggior parte dei russi è alla finestra per osservare la situazione», ha spiegato Greene. «Anche tra le élite il sostegno a Putin non è ideologico, ma basato sulla convinzione che lui può, tra le altre cose, tenere insieme il sistema e tenerli al sicuro dalla gente. Se questa convinzione svanisce, anche loro inizieranno a cercare un leader più efficace».

Una delle azioni che tutti osserveranno con attenzione, e non solo in Russia, è cosa accadrà a Sergei Shoigu, ministro della Difesa, e Valery Gerasimov, capo di stato maggiore. I due erano da mesi gli obiettivi degli attacchi mediatici di Prigozhin, che li accusava di errori nel condurre la guerra in Ucraina e di mancato appoggio alla Wagner. Il progetto di uno scioglimento della Wagner sostenuto da Shoigu e Gerasimov è stato tra le cause della ribellione di Prigozhin, e la rimozione dai loro incarichi uno dei suoi obiettivi.

Per quasi un quarto di secolo Putin ha mantenuto il potere e l’ordine reprimendo i gruppi in lotta tra loro ed eliminando i suoi possibili rivali, ora qualcosa si è rotto. La rivolta della Wagner ha dimostrato che la guerra sta avendo effetti destabilizzanti anche sulla Russia, e che Putin affronta una lotta su due fronti per la sopravvivenza del suo regime: la guerra in Ucraina e la compattezza del suo clan, e il tempo non gioca in suo favore. 

La cura Vladimiro. Come la propaganda di Putin ha fatto il lavaggio del cervello ai giovani russi. Flavia Bevilacqua su L'Inkiesta l'1 Luglio 2023

Nel suo libro “Z Generation”, Ian Garner spiega come il Cremlino ha creato una realtà alternativa che promuove valori ultranazionalistici e giustifica i crimini di guerra, incoraggiando gli utenti adolescenti a rilanciare i meme che giustificano le nefandezze del regime

Alina ha diciannove anni e vive a Nizhny Tagil, una città industriale russa nella regione degli Urali. Studia graphic design all’università e sogna di trasferirsi a Mosca per lavorare nel mondo high-tech. Nel tempo libero esce con il suo fidanzato, Sergey, con cui va al cinema o a bere in qualche locale. La ragazza riempie il suo profilo VK, vale a dire VKontakte, il Facebook russo, di tutto ciò che le piace. Dal make-up e la moda alle foto dei suoi viaggi, fino ai film e le serie tv che la appassionano. Uno dei suoi personaggi preferiti è Arya Stark di Game of Thrones, interpretata da Maisie Williams. Per Alina, Arya è un modello «feroce» di femminilità moderna.

Ma da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, la home VK di Alina è cambiata. È sparito il cinema americano e sono apparsi meme della Casa Bianca in fiamme a “Fashington DC” e immagini di sacerdoti ortodossi che benedicono truppe militari. Niente più nail design, ma gruppi con nomi come “REAL Ukraine” o “The Russian Spring”, in cui quotidianamente vengono divulgate nuove spettrali “scoperte” sui pericoli che incombono sul futuro della Russia. Anche il volto di Sergey appare meno frequentemente. Al suo posto c’è quello del presidente Vladimir Putin, che, come scrive Alina su VK, è «un dono di Dio».

Ian Garner, storico della cultura sovietica e della propaganda bellica, ha pubblicato un libro, “Z Generation”, in cui spiega come il regime putiniano abbia coercito culturalmente, psicologicamente e politicamente le nuove generazioni di russi tramite la promozione di una versione distorta della realtà. Lo studio di Garner, a sua volta ripreso da un articolo di Neil Buckley pubblicato sul Financial Times, mostra come i giovani in Russia siano su più fronti bombardati dall’idea che il dovere politico e morale della civiltà russa sia quello di sconfiggere un occidente invece incivile e immorale.

Il regime ha dipinto un’immagine della famiglia russa, naturalmente cristiano ortodossa, il cui codice valoriale è quello del militarismo, del patriottismo, della mascolinità e, con la guerra in corso, della violenza come forza purificatrice del mondo. L’invasione su vasta scala dell’Ucraina ha fornito infatti “l’ingrediente finale” a un Paese che, come notato dallo storico Timothy Snyder, presentava già caratteristiche di un regime fascista (un leader forte, un governo autoritario). Le truppe hanno persino ormai un simbolo simile a una svastica, cioè la “Z” utilizzata dai veicoli militari russi ormai emblema della loro guerra di “liberazione”.

Questa iconografia è supportata in Russia da molte istituzioni, non solo governative, a partire dalla chiesa fino allo sport, e in particolare, ai media. La potenza dell’indottrinamento di Putin è infatti costituita non solo dal modellamento dei vari organi della società locale, ma anche dalla creazione nella mente del popolo di un vero e proprio universo parallelo rispetto alla realtà dei fatti.

I poteri totalitari, infatti, hanno sempre ben equipaggiato la loro macchina propagandistica. Da una parte distorcendo le informazioni, dall’altra costruendo con cura gli ambienti in cui riversarle e, da lì, farle serpeggiare. Si pensi, ad esempio, all’uso della radio da parte di Mussolini o alla massiccia contraffazione di documenti di cui si è adoperata la propaganda nazista. Oggi però, come ha spiegato lo storico Mikkel Bolt Rasmussen, l’ideologia fascista non crea i movimenti di massa solo tramite partiti formali o istituzioni politiche concrete, bensì attraverso la cultura popolare e, naturalmente, internet.

Negli spazi online i governi ultranazionalisti e razzisti moderni si autoalimentano tramite il loro stesso pubblico. L’immediatezza della comunicazione in rete ha permesso una semplificazione estrema dell’associazione, ed eventuale dissociazione, tra le persone. Secondo Garner, pertanto, in una dimensione in cui la performance schiaccia facilmente la realtà, il fascismo è incline a mettere in scena quello che Bolt Rasmussen ha definito «un simulacro della società». L’utente social è invece incline a farlo prolificare.

Il Cremlino si è mosso nel tempo per controllare sempre più i social media. Ha bandito Meta (a eccezione di WhatsApp) per “attività estremiste” e ha fortemente limitato Twitter e TikTok. Un anno fa Putin ha poi firmato una legge che ordina fino a 15 anni di carcere per qualsiasi condivisione di informazioni od opinioni sulla campagna in Ucraina che lo Stato ritenga falsa. Ad esempio, non è possibile utilizzare la parola “guerra” per definire l’intervento militare della Russia. Per il governo è invece decisamente preferibile l’espressione «operazione militare speciale».

Il regime putiniano opera ormai tanto nel reale quanto nel virtuale, fondendo le due dimensioni in una tentacolare e inquietante rilettura della storia contemporanea e trasformando il Paese in un regno distopico di informazioni corrotte. E se magari, paragonati all’isolazionismo informativo della Corea del Nord, i bot del governo russo potrebbero sembrarci banali, secondo Garner sono una delle chiavi interpretative del sostegno popolare giovanile a Putin.

Il linguaggio social che supporta i crimini di guerra, dai commenti ai meme, contribuisce infatti a normalizzare e, di conseguenza, incoraggiare quella lettura degli eventi. E così essa, pian piano, diventa nella mente degli utenti la verità. Una verità sì caotica e storicamente imprecisa, ma pericolosamente reale.

Così oggi sui profili social russi si racconta che sono le truppe di Kyjiv, non quelle di Mosca, che commettono atrocità. Che sono le forze statunitensi e quelle della Nato che minacciano la Russia, non il contrario. E che sono stati proprio i neonazisti ucraini e i loro “protettori occidentali” che speravano in un conflitto interno in Russia, come è si è verificato lo scorso fine settimana con l’insurrezione (fallita) di Yevgeny Prigozhin e i suoi paramilitari Wagner.

E mentre nei gruppi social di cui fa parte Alina torna sempre più popolare il vecchio slogan sovietico borba za mir (cioè, “battaglia per la pace”), nelle zone ucraine occupate i locali testimoniano come anche lì il Cremlino stia tentando di diffondere l’idea dell’invasione come non solo un necessario atto di autodifesa, ma addirittura un altruistico tentativo di liberare gli ucraini dai nazisti presenti tra loro.

«Questi nuovi arrivati ​​non hanno idea di cosa sia successo. Guardano la propaganda in TV e pensano che siamo stati salvati dai neonazisti», ha detto un cittadino di Mariupol al The Guardian, riferendosi ai cinquantamila cittadini russi che si sono trasferiti in città dopo l’occupazione. L’indottrinamento è in atto anche nei confronti dei giovani ucraini stessi. Le scuole a Mariupol sono state infatti riaperte, ma i programmi delle materie sono stati cambiati e la lingua ucraina è bandita. «Il lavaggio del cervello è molto forte», ha detto un altro locale sempre al The Guardian. «Ai bambini viene detto che il presidente della Russia è il migliore, e l’Ucraina è piena di gente cattiva e fascisti. È come l’URSS».

Per quanto Garner non possa naturalmente dimostrare quanto sia ormai radicata la arendtiana fede putinista tra i giovani, le pagine finali del suo libro lasciano intravedere un labile auspicio di cambiamento. Le poche ma coraggiose proteste di cittadini russi contro il governo dimostrano infatti che il libero pensiero non è morto. Ed esperienze come queste fanno sperare che forse si stia minando pian piano l’apparente l’inattaccabilità, virtuale e no, del regime del Cremlino (e del profilo di Alina).

Daniel Ellsberg, l'Impero americano e la guerra ucraina. Piccole Note (filo-Putin) il 30 Giugno 2023 su Il Giornale.

Il 16 giugno è morto Daniel Ellsberg, ormai ignoto ai più, ma entrato alla storia per aver passato ai media americani documenti segreti sulla guerra del Vietnam, che nel 1971 rivelarono al mondo le menzogne profuse da Washington sul conflitto, aprendo la via alla sua risoluzione.

I documenti segreti, infatti, iniziarono a essere pubblicati sul New York Times e poi sul Washington Post, nonostante le immani pressioni per metterli a tacere. Lo stesso Ellsberg ebbe a subire pressioni fortissime; contro il lui l’amministrazione Nixon arrivò a brandire l’Espionage Act, ma a salvarlo arrivò il Watergate che precipitò Nixon nell’inferno della storia (l’unico presidente Usa a pagare per i suoi errori, peraltro meno gravi di tanti suoi omologhi).

Alla sua morte, i media Usa hanno celebrato Ellsberg alla stregua di un eroe americano. Il paradosso è che gli stessi giornali trattano come traditori Julian Assange, Edward Snowden e altri che hanno ripercorso le orme di Ellsberg, rivelando al mondo le menzogne propalate dagli Stati Uniti nelle più recenti avventure imperialiste.

Peraltro, lo stesso Ellsberg aveva speso parole di elogio per Assange e Snowden, ma non c’è traccia di tutto ciò nei suoi necrologi. Ne scrive Ryan McMaker su  Consortium News il 28 giugno: “Sostenere gli Ellsberg dei giorni nostri – come ad esempio Assange, Snowden, Reality Winner, Chelsea Manning e Jack Texeira – richiede un certo grado di pensiero indipendente, scetticismo e disprezzo per i regimi. Questo è il motivo per cui così pochi giornalisti nei media importanti supportano questi leaker moderni. Farlo potrebbe mettere in pericolo la posizione di tali cronisti presso dirigenti e proprietari dei media mainstream. Inoltre, la maggior parte dei giornalisti dei media importanti è partecipe del regime. Non hanno alcun interesse a minarlo”.

Ellsberg e la manipolazione dell’opinione pubblica

Riportiamo alcune considerazioni di Ellsberg tratte dal libro War Made Invisible: How America Hides the Human Toll of its Military Machine di Norman Solomon, riportate da The Intercept.

Se si guarda a ritroso, al modo con cui gli americani si sono relazionati alle vittime di guerra, Ellsberg affermava: “È doveroso rilevare […] che l’opinione pubblica non mostra nessuna reale preoccupazione per il numero delle persone che uccidiamo in queste guerre. Al massimo ci si preoccupa delle vittime americane, soprattutto se sono troppe”.

“[L’opinione pubblica] sopporterà, in modo quasi sorprendente, anche un livello molto alto di vittime americane, soprattutto se le cose stanno andando bene e se il presidente può rivendicare un successo […]. Ma sulle persone che vengono uccise nelle nostre guerre, i media non si fanno nessuna domanda, né l’opinione pubblica ne chiede conto ai media, e quando qualcosa viene rivelato, in un modo o nell’altro, in maniera occasionale, nulla cambia”.

Ciò che viene nascosto agli americani “è che essi sono cittadini di un impero, sono al centro di un impero che si arroga il diritto di decidere chi governa altri paesi, e se tali governi non sono graditi a causa delle loro interazioni [errate] con gli interessi corporativi [degli Stati Uniti] o perché rifiutano di concederci basi” militari o altro, “ci sentiamo assolutamente nel giusto e siamo capaci di rimuoverli attraverso i regime-change”.

“Praticamente ogni presidente ci dice, o ci rassicura, che siamo un popolo che ama davvero la pace, particolarmente cauto nel dare inizio a una guerra, anzi riluttante, forse addirittura troppo in certi casi, ma più che determinato una volta che siamo intervenuti, e che ci vuole tanto per farci accettare l’idea di andare in guerra, che questo non è il nostro status normale. Ciò ovviamente stride con il fatto che siamo stati in guerra quasi sempre…”

“Che ci sia un inganno, che l’opinione pubblica sia evidentemente fuorviata, fin dall’inizio del gioco, nell’approccio alla guerra, così che sia convinta ad accettare e poi a sostenere una guerra, è la realtà. Quanto peso hanno i media nell’ingannare l’opinione pubblica e quanto è difficile ingannarla? Da ex insider direi che non è poi così difficile ingannarla”.

Ellsberg e l’Ucraina

Così chiudiamo con la lezione di Ellsberg sulla guerra ucraina: “Non l’hanno provocata né gli Stati Uniti né la Russia da sole: ci sono persone nel mondo che vogliono la Guerra fredda, che trovano che sia meglio governare il mondo avendo antagonisti come Cina o Russia, così da poterci convincere che dobbiamo fare tutto ciò essi che vogliono”.

E ancora: “Zelensky e Putin avevano essenzialmente fatto un accordo, erano molto vicini a un accordo, che prevedeva il ritorno allo status quo prebellico in Crimea e nel Donbass, si erano accordati anche in relazione alla NATO e a tutto il resto, ma gli Stati Uniti e gli inglesi, nel caso specifico Boris Johnson, sono andati [da Zelensky] e gli hanno detto: ‘Non siamo pronti per questo. Vogliamo che la guerra continui. Non accetteremo la trattativa’”.

“Direi che è stato un crimine contro l’umanità. E, in tutta serietà, dico che l’idea che era necessario che delle persone di entrambe le parti fossero uccise allo scopo di ‘indebolire i russi’ [sul punto cita esplicitamente il Segretario alla Difesa Lloyd Austin] non a beneficio degli ucraini, ma per una strategia geopolitica complessiva, era [e resta ndr] malvagia”.

Questo j’accuse di Ellsberg contro quanti stanno alimentando la guerra ucraina ovviamente non è stato riportato dai media mainstream quando lo hanno celebrato post mortem. E, sempre per restare a quanto ha detto l’ex inisider sulle interessate amnesie dei media e sul disinteresse riguardo le vittime non gradite, val la pena annotare che il numero delle vittime che l’esercito ucraino registra al fronte è uno dei segreti meglio custoditi di questo conflitto.

L’ecatombe che si sta consumando in assalti senza scopo e senza esito, al solo scopo di proseguire questa guerra per procura contro la Russia, sarebbe uno shock terribile per l’opinione pubblica occidentale. Potrebbe suscitare domande scomode sulla necessità di procrastinare i negoziati e sull’asserita eroicità della leadership ucraina. Da cui l’inconfessabile segreto.

I Partigiani.

Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per corriere.it il 29 giugno 2023.

La retrovia della guerra ucraina è qui, nella campagna del Sud dell’Inghilterra, fra paesaggi punteggiati da pale eoliche e placide pecore al pascolo. Ma appena varcata la soglia di filo spinato della base militare del Kent (che deve restare segreta), si è investiti dall’odore acre della polvere da sparo, i fumogeni entrano negli occhi, le esplosioni rimbombano assordanti interrotte solo dal crepitio delle mitragliatrici. 

E’ un campo di battaglia: le reclute dell’esercito ucraino strisciano nel fango, incalzate dalle urla degli istruttori britannici, «Muoviti, muoviti, cazzo! Vuoi morire qui?». Le ragazze che fanno da interpreti vanno su e giù, le orecchie al riparo delle cuffie insonorizzate, i giovani soldati ansimano stravolti, i volti stremati sotto i colori mimetici, stramazzano, si rialzano, corrono verso le linee nemiche.

Sembra di stare sul set di Full Metal Jacket, solo che questo non è un film. «Prendiamo dei civili e li trasformiamo in soldati», spiegano gli ufficiali britannici: perché questo è il programma di addestramento dei militari ucraini che ha già visto passare 17 mila reclute nelle basi del Regno Unito e che entro l’anno prossimo punta a raggiungere quota 30 mila. 

Sono tassisti, panettieri, autisti di autobus, ma anche medici e bancari, gente che non ha nessuna preparazione militare e che attraverso un durissimo corso di cinque settimane viene messa in condizione di affrontare l’invasore russo. L’età media è di 33 anni, ma ci sono anche ragazzi 18enni e canuti ultracinquantenni: gli inculcano i principi di base, ossia «sopravvivenza e letalità». […] 

Molte di queste reclute sono andate direttamente nel tritacarne di Bakhmut: «Non dico che non ho paura per me stesso — confessa Dmytro — ma posso dire con certezza che abbiamo gente forte in Ucraina: è la nostra terra, la difenderemo e non abbiamo altra scelta se non proteggerla». Fiduciosi che vincerete la guerra? I commilitoni che si stringono attorno a lui gli fanno eco: «Certamente, non abbiamo altre opzioni».

Ad addestrarli ci sono i Royal Marines, ma anche ufficiali della Raf, la Royal Air Force, coadiuvati da un contingente internazionale che va dai canadesi ai lituani. Oltre ai fondamentali per la sopravvivenza, il training si concentra anche sull’uso dei droni e sullo studio del sistema di trincee russo: gli insegnano le tecniche occidentali, perché la preparazione delle forze armate ucraine è ancora di tipo sovietico. 

E queste reclute, una volta sul campo, «fanno la differenza, i comandanti locali sono impressionati», raccontano gli istruttori inglesi. La Gran Bretagna è stata in prima fila, fin dall’inizio dell’invasione russa, nel sostenere la resistenza ucraina: Londra ha fornito sinora assistenza militare per 4 miliardi e mezzo di sterline […]

I Mercenari.

Cina, dieci, cento, mille Wagner Le compagnie private di sicurezza cinesi. Sono impegnate, per esempio, nella scorta a uomini d’affari di Pechino. Maurizio Tortorella su Panorama il 23 Luglio 2023.

Rispetto al gruppo di Evgenij Prigožin, le compagnie del Dragone contano milioni di mercenari, con un forte controllo da parte di Pechino. L’obiettivo: garantire gli interessi economici del regime, tra Nuova via della seta e collaborazioni interessate con Paesi in via di sviluppo.

Come suona «Wagner» in cinese? Il gruppo Wagner, la brigata mercenaria russa divenuta celebre per i crimini di guerra compiuti in Ucraina e in altri quadranti bellici, nelle ultime settimane ha riempito le cronache per l’improvviso, anomalo colpo di Stato tentato contro Vladimir Putin e poi misteriosamente abortito. Forte di circa 50 mila uomini ben addestrati, per metà ex militari e per metà ex galeotti, il gruppo Wagner è formalmente la milizia privata creata nel 2014 da Evgenij Prigožin, l’ambiguo imprenditore putiniano che l’ha guidata fino al fallito putsch di fine giugno: da anni, però, viene pagata dal ministero della Difesa russo e il governo di Mosca l’ha dispiegata in Siria e in vaste aree dell’Africa, dalla Libia al Mozambico, ma l’ha spedita perfino in Venezuela. La brigata, in genere, compare nelle aree del globo dove il Cremlino ha interessi economici o politico-strategici, ma preferisce non essere ufficialmente coinvolto. L’utilizzo di soldati mercenari, però, non è affatto un’esclusiva della dittatura russa. Pochi lo sanno, ma anche in questo il regime comunista cinese di Xi Jinping supera di mille lunghezze quello dell’alleato Putin: da molto tempo la Repubblica popolare può contare su un’intera galassia di eserciti senza bandiera e stellette ufficiali. Sempre più inquieti rapporti d’intelligence rivelano che dal 2004, ma soprattutto dopo il 2012, l’anno in cui Xi ha preso il potere, Pechino ha iniziato a organizzare un numero crescente - e impressionante - di «Private security companies» (Psc), cioè società di contractor, con soldati e agenti bene armati e addestrati, da attivare anche all’estero. Come sempre accade in Cina, le dimensioni di quanto vi accade superano ogni immaginazione. Le Psc cinesi sono una marea. Il loro numero viene stimato tra un minimo di 5 mila e un massimo di 9 mila società attive in patria, più altre 7 mila all’estero, per un totale di 3,5 milioni di addetti, in larga parte ex militari di carriera. In Cina prevalgono le agenzie che svolgono soprattutto compiti di body guarding e più raramente di scorta armata. Ma ci sono anche ibridi inquietanti, come la Xinjiang production and construction corps, un’impresa di costruzioni colossale (2 milioni di dipendenti) che controlla e gestisce una potente organizzazione paramilitare, la Bingtuan. La Bingtuan ha una lunga storia di campagne militari ai confini occidentali, verso l’Afghanistan, ma da una decina d’anni è stata impiegata dal governo cinese anche nella brutale repressione della minoranza islamica degli Uiguri, e ha compiuto atti di tale crudeltà che tra il 2020 e il 2022 la Xinjiang production and construction corps è stata colpita dalle sanzioni americane, canadesi ed europee. All’estero, formalmente, le Psc cinesi hanno una sola funzione. Devono proteggere gli interessi di Pechino e delle società del Dragone che lavorano nell’estrazione di minerali tra Africa e America del Sud, o sono impegnate nelle grandi opere infrastrutturali della «Belt road initiative», la Nuova via della seta avviata in oltre 100 Stati asiatici, africani ed europei, in cui la Cina dal 2013 ha investito quasi mille miliardi di dollari. Soprattutto in certi fragili Paesi in via di sviluppo, le milizie delle Psc cinesi possono essere un efficacissimo strumento di pressione politica e d’intimidazione. Ovunque, comunque, servono a evitare che la Repubblica popolare sia costretta a inviare soldati in uniforme, incolonnati dietro a una bandiera rossa con le cinque stelle gialle. I mercenari, insomma, consentono al governo di Pechino e al suo Partito comunista di proclamare un ipocrita rispetto del principio internazionalista della «non interferenza» negli interessi di altri Stati: in pratica, le Psc garantiscono copertura estetica ai peggiori comportamenti colonialisti cinesi. La prima Psc cinese a essere fondata, nel 2004, è stata la Huaxin Zhongan di Pechino: oggi conta 30 mila dipendenti, due terzi dei quali «in missione in 21 Stati esteri», tra cui Malta, Sri Lanka, Malesia, Egitto. Offre «servizi di sicurezza armata terrestre e marittima», ma opera anche nell’intelligence, e le pagine del suo sito internet sono piene d’immagini di soldati in parata e di poliziotti che salutano sull’attenti, incorniciate da motti patriottici («Il coraggio di affrontare mare e terra fuori dal nostro Paese») che non sfigurerebbero in una caserma dell’Esercito di liberazione popolare. La Psc che si pensa abbia più personale è la Beijing security services company, con oltre 80 mila addetti dislocati in 28 Paesi.

In apparenza, le Psc cinesi sono private, ma nella Repubblica popolare, si sa, il confine tra Stato e non-Stato è assai labile. E alcune agenzie, come la Frontier services security, con sede tra Pechino e Hong Kong, che operano soprattutto in Africa affidandosi curiosamente a istruttori americani, appartengono dichiaratamente allo Stato. Nelle pagine online, tutte sottolineano la competenza dei loro istruttori, veterani delle forze speciali cinesi, e l’esperienza nel garantire i progetti della Nuova via della seta. Certo, la differenza con il gruppo Wagner è evidente: quello è un esercito mercenario che risponde ai comandi statali russi, mentre le Psc cinesi si presentano come semplici imprese di sicurezza private, che operano alle dipendenze di altre aziende cinesi poste a rischio all’estero, in ambienti difficili dove le garanzie di legalità sono ridotte. Le Psc, però, pubblicizzano spesso i loro legami con il Partito: «Ovunque arriverà l’attività di sicurezza, là verrà istituita un’organizzazione di Partito», si legge per esempio sul sito della Huaxin Zhongan. E la società sostiene anche di aver «sempre considerato la qualità politica come il primo fattore nella gestione delle scorte armate all’estero» e di avere «insistito sul rafforzamento della leadership del Partito» su questo tipo di servizi. L’influenza del Partito comunista sulle Psc, quindi, è evidente e forse il fenomeno dovrebbe iniziare preoccupare l’Occidente. Alessandro Arduino, un italiano che insegna a Shanghai e Singapore e che nel 2018 ha scritto il saggio L’esercito privato cinese: come proteggere la Via della seta, sostiene che «Pechino ha dovuto constatare che il principio di non interferenza non è bastato a proteggere i lavoratori e le infrastrutture cinesi dalla criminalità e dalla violenza politica». Nel suo nuovo libro (Soldi per il caos: mercenari, compagnie militari private, droni e il futuro della guerra), che uscirà in ottobre, Arduino aggiunge che le Psc cinesi al momento sono «un riempitivo tra il mantenimento della politica di non interferenza e la presenza dell’Esercito popolare di liberazione». Lo spartito delle milizie cinesi, insomma, punta dritto su una musica... wagneriana. E non sono note positive.

Putin e Prigozhin: da alleati a ostaggio l'uno dell'altro Yevgeny Prigozhin. Stefano Piazza su Panorama il 15 Luglio 2023

Secondo fonti statunitensi il gruppo paramilitare Wagner non partecipa più alle operazioni di guerra in Ucraina. Resta ancora sconosciuto il rifugio scelto dal loro leader. Intanto in Russia continuano le purghe interne all'esercito

Secondo il Pentagono i mercenari del gruppo paramilitare Wagner Group «non partecipano più in modo significativo alle operazioni di guerra in Ucraina anche se la maggior parte dei combattenti Wagner si trova ancora nelle aree dell'Ucraina occupata dai russi». Secondo gli analisti del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti «in questa fase, non vediamo le forze Wagner partecipare in modo significativo a sostegno delle operazioni di combattimento in Ucraina». A più di due settimane dalla rivolta armata guidata da Yevgeny Prigozhin fermatasi ad un centinaio di chilometri da Mosca, sono ancora molti i misteri che circondano il futuro del Wagner Group e quello del suo fondatore e proprietario. Innanzitutto, dove si trova Yevgeny Prigozhin? Da nessuna parte o meglio; Nessuno lo sa con certezza. Fino al 29 giugno era a San Pietroburgo sua città natale (la stessa di Vladimir Putin), poi si si sono perse le tracce fino a stamattina quando una serie di canali Telegram filorussi hanno pubblicato una sua foto seduto in mutande su un letto in una tenda. Il canale che per primo ha pubblicato questa foto alle 11:52 di ieri inizialmente, ha scritto che «la foto è apparsa in una delle chat e nei metadati della foto originale, la data dello scatto è il 12 giugno, 7:24». Poi il post è stato successivamente modificato e giugno è stato cambiato in luglio. Supponiamo che questa foto sia stata davvero scattata il 12 luglio alle 7:24, e in questo caso Yevgeny Prigozhin era davvero nel campo vicino a Osipovichi (Bielorussia), o meglio, vi ha trascorso la notte. Lo scorso 11 luglio Hayun Project (oppositori bielorussi) avevano scritto che «l’aereo di Yevgeny Prigozhin è volato in Bielorussia per la terza volta. È atterrato a Machulishchi alle 19:40. Inoltre, alle 20:05, 2 elicotteri sono volati dall'aeroporto di Machulishchi all'area di Osipovichi: Mi-24 e Mi-8 dell'aeronautica militare bielorussa». Poi gli analisti del gruppo bielorusso che «Il giorno successivo, il 12 luglio, gli elicotteri Mi-24 e Mi-8 dell'aeronautica bielorussa sono volati di nuovo nella regione di Osipovichi da Machulishchi, che è tornato a Machulishchi alle 14:27 e alle 14:30. E, cosa più importante, dopo 2 ore e 20 minuti, l'aereo di Prigozhin è volato da Machulishchi alla Federazione Russa, o meglio a San Pietroburgo». Quello che è certo è che Yevgeny Prigozhin continua a gestire le sue attività tanto che dalla tentata sollevazione contro il Cremlino le sue aziende che si occupano di mense scolastiche, hanno ricevuto la conferma degli appalti per 11 milioni di dollari per il biennio 2023-2025. Quindi nulla è cambiato e gli affari vanno avanti come sempre. L’incontro al Cremlino con i vertici del Wagner Group Lo scorso 29 giugno Vladimir Putin ha ricevuto al Cremlino una delegazione del Wagner Group di 35 persone guidate da Yevgeny Prigozhin e nella riunione durata parecchie ore per stessa ammissione di Putin. Il presidente russo durante la riunione ha offerto ai mercenari del gruppo Wagner la possibilità di continuare a combattere in Ucraina. Il presidente russo avrebbe assicurato: «Potrete combattere sempre agli ordini del vostro attuale comandante» che sarebbe un uomo identificato in Andreij "Sedoy" Trochev che Putin vorrebbe come nuovo comandante del Wagner Group. A Kommersant il presidente russo ha affermato: «Nulla sarebbe cambiato. Sarebbero stati guidati dalla stessa persona che era stata il loro comandante per tutto quel tempo e molti di loro hanno annuito quando ho detto queste cose». L’offerta però secondo Putin, è stata rifiutata da Prigozhin che avrebbe detto «No, i ragazzi non saranno d'accordo con una tale decisione». Putin nella lunga intervista a Kommersant ha anche detto: «In Russia non esiste una legge sulle organizzazioni militari private e si tratta di una questione che dovrebbe essere discussa alla Duma di Stato, nel governo, non è una questione facile». Poi a precisa domanda sull’incontro con i vertici del Wagner Group dello scorso 29 giugno Putin ha affermato di aver spiegato «tutte le possibili opzioni per l'ulteriore passaggio del loro servizio, compreso l'uso in combattimento». L’offerta di Putin a Yevgeny Prigozhin Della sua proposta Vladimir Putin ha parlato in un'intervista a Kommersant aggiungendo che Prigozhin «l’ha rifiutata». Ieri mattina il presidente russo è tornato sempre attraverso Kommersant (poi ripresa dalla Tass), sull’argomento Wagner Group e a sorpresa dopo aver detto lo scorso 27 giugno durante un incontro con i militari russi al Cremlino, che «tra maggio 2022 e maggio 2023, lo Stato ha stanziato circa un miliardo di euro per il mantenimento del gruppo Wagner»,ha affermato che « la Wagner non esiste». E adesso che accadrà? Difficile fare previsioni ma quello che emerge è Yevgeny Prigozhin sta trattando da pari a pari con Vladimir Putin ed è un fatto che spiega molto bene quanto i due uomini siano prigionieri uno dell’altro dopo tanti anni di operazioni fatte insieme e che hanno arricchito a dismisura entrambi. Impossibile allo stato prevedere se i due troveranno un accordo ma Yevgeny Prigozhin sa benissimo che il presidente non può eliminarlo visto che “il cuoco di Putin” , custodisce molti segreti che possono distruggere quel che resta della reputazione del presidente russo. Ma allo stesso tempo sa che non può tirare troppo la corda. Le “purghe” all’interno dell’esercito russo e non solo Intanto non si ferma la “purga” in atto all’interno dell’esercito russo tra coloro che sono sospettati di aver collaborato con il Wagner Group durante la rivolta dello scorso 24 giugno.In tal senso Il Federál'naja služba bezopásnosti Rossijskoj Federácii ( FSB) il sevizio segreto interno russo come riferisce il Wall Street Journal ha arrestato almeno 13 alti ufficiali, fra cui il generale Sergei Surovikin, e ne ha sospesi o licenziati altri 15. Una delle fonti ha spiegato:« Con questi arresti vogliono ripulire i ranghi da coloro che non sono più fidati». Tra coloro che sono rimasti travolti dalla ribellione del 24 giugno il più noto è senza dubbio il generale Sergei “Armageddon” Surovikin, comandante in capo delle forze aerospaziali russe che si troverebbe agli arresti domiciliari. Stessa sorte ma in carcere, è toccata all'ex vice ministro della Difesa Mikhail Mizintsev, con la delega alla logistica, che dopo essere stato rimosso dell'incarico secondo Adnkronos « lo scorso aprile ha raggiunto la Wagner. Detenuti e sospesi dagli incarichi dopo il loro rilascio anche il vice di Surovikin, Andrei Yudin, e il vice capo dell'intelligence militare, Vladimir Alexeyev». Il caso del generale Ivan Popov Caso diverso invece è quello del generale Ivan Popov che ha accusato i vertici militari di Mosca «di averlo rimosso dal suo incarico per aver denunciato la difficile situazione al fronte». Popov che non è un ufficiale qualsiasi visto che era a capo della 58ma unità ha affermato: «C'era una situazione difficile con i superiori: si doveva tacere, da codardi, o dire le cose come sono. Nel vostro nome e dei miei compagni d'armi caduti, non avevo il diritto di mentire, così ho raccontato tutti i problemi che esistono». Nel duro attacco Popov ha raccontato della morte dei suoi soldati soverchiati dal numero e dall’equipaggiamento migliore di quelli ucraini e della mancanza di sistemi di contrasto al fuoco di artiglieria e di mezzi da ricognizione. «I miei superiori apparentemente percepivano una sorta di pericolo e hanno rapidamente architettato un ordine del ministro della Difesa, liberandosi in un solo giorno di me. L'esercito ucraino non è riuscito a sfondare i nostri ranghi sul fronte, ma i nostri vertici ci hanno pugnalato alle spalle, decapitando l'esercito nel momento più difficile» ha concluso il generale Popov.

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per lastampa.it il 12 luglio 2023.  

Durante l’ormai celebre perquisizione nella villa di Evgheny Prigozhin a San Pietroburgo, […] è stata fotografata, anche, una grande stanza adibita a sala medica, con un letto di terapia intensiva, un ventilatore e un concentratore di ossigeno. 

Prigozhin l’aveva fatta allestire all’inizio della pandemia, quando uno dei timori più diffusi nell’élite russa era non poter ricevere un adeguato trattamento negli ospedali russi. Ma c’è di più, come rivela adesso Proekt, il collettivo giornalistico russo indipendente fondato da Roman Badanin: Prigozhin aveva un timore quasi fobico nei confronti del coronavirus per una ragione del tutto comprensibile, è stato curato a lungo per un cancro all’addome e si è sottoposto a una seria terapia.

«Aveva il cancro. Ora il processo di formazione del tumore sembra essersi fermato», ha rivelato uno dei suoi impiegati […]. Per questo Prigozhin cerca di condurre una vita sana dal punto di vista alimentare, non beve alcolici (solo succo di limone), non fa uso di droghe […]. 

I documenti trovati a Prigozhin durante la perquisizione confermano in effetti visite molto frequenti nella clinica “Sogaz” - collegata alla seconda figlia di Putin, dove si curano gli oligarchi più vicini a Putin –, di cui Prigozhin è stato uno dei primi clienti temporalmente, e dove venivano curati anche, gratuitamente, i wagneriani. 

Alcuni dei collaboratori di Prigozhin sono convinti che la cura del cancro abbia inasprito certe tendenze caratteriali verso l’irritabilità e il sadismo che Prigozhin ha sempre avuto, e di cui sono noti alcuni episodi […].

Prigozhin nelle sue aziende ha sempre avuto un «insegnante», in pratica un picchiatore incaricato di trascinare in uno scantinato chi tra i dipendenti trasgredisce a qualche regola, e picchiarlo lasciandogli segni e bruciature addosso. «Ti minaccia dicendoti che ti taglierà le palle, se sgarri». 

«Il capo ha due principi di gestione: la paura e il denaro», dice un ex dipendente. Nell’entourage di Prigozhin sono inclini a spiegare anche l’ammutinamento con l’indole estremamente impulsiva del boss. Quando gli hanno chiesto che cosa stavano facendo, avrebbe detto al suo staff: «Ho perso le staffe». 

In questo scenario […] horror-sadico […] si inserisce perfettamente la storia criminale di Prigozhin, iniziata un pomeriggio del 14 marzo 1980, quando tre furono ammessi nella casa circondariale nel nord-est di Leningrado: una ragazza di nome Valentina Makeko e due ragazzi con i soprannomi “Bush” e “Jaco” (????).

Jaco era il soprannome di Prigozhin, che a 18 anni era diventato il capo di una banda di rapinatori, e alla fine del 1981 il Tribunale popolare di Zhdanovsky condannò a 13 anni di carcere […]. In prigione Prigozhin perse la falange dell’anulare della mano sinistra. Cosa che tuttora lo può distinguere dai suoi diversi sosia. 

[…] Prigozhin è sempre stato interessato alla politica. Era ignorante, ma aveva una feroce voglia di studiare. Faceva spiare dai suoi camerieri le conversazioni tra gli ospiti big di Putin, e Putin. Fu un cameriere a nominargli per la prima volta le parole “Machiavelli” (risposta memorabile di Prigozhin: «Chi?!?») e “Gramsci”, di cui il capo di Wagner divenne avido lettore, al punto da iniziare a dire ai suoi dipendenti che il suo ideale era il comunismo militare. […]

La Wagner non è l’unica: le guerre sono appaltate ai mercenari. Le milizie private costano meno allo Stato perché agiscono come società commerciali. Solo in Ucraina ce ne sono una trentina, fanno capo a oligarchi, colossi economici, perfino alla Chiesa Ortodossa. Eugenio Occorsio su L'Espresso il 12 luglio 2023.

«Le armi mercenarie sono inutili e pericolose: non hanno altra ragione che un poco di stipendio, non sufficiente perché vogliano morire per te. E possono ritorcersi contro chi le ha assoldate: se la milizia privata funziona, prima o poi vorrà il potere, se non funziona perdi la guerra». Così scriveva Niccolò Machiavelli in “Dell’arte della guerra”, anno 1519. Mai tanta saggezza fu così inascoltata.

Da Bonifacio Lupi, che combatté per Firenze contro Pisa e per Padova contro Venezia nel ’300, fino ad Evgeny Prigozhin, il capitano di ventura, oggi contractor, è una figura centrale. Se la Wagner va in disgrazia, sbucano altre compagnie: secondo il think-tank Start Insight, in Ucraina operano trenta gruppi armati russi. Altri sono in Siria, Iraq, Africa: 34 Paesi, non meno di 100mila uomini. «Un’armata privata espone a rischi ma permette di disporre di una forza rapida, libera da vincoli di convenzioni internazionali, utilizzabile per le operazioni più sporche e inconfessabili», spiega Stefano Silvestri, già sottosegretario alla Difesa, consulente dell’Istituto Affari Internazionali. «Senza contare valutazioni ancora più ciniche», aggiunge Laura Mirakian, già capo missione a Belgrado durante le guerre balcaniche e ambasciatrice in Siria. «Se qualcuno accusa il Paese di provenienza di aver superato il limite, questo dice di non saperne niente perché la compagnia non risponde al governo. Perfino il numero dei morti non è computabile nel macabro carico di vittime militari di un conflitto».

In Russia è il momento di nomi apparentemente innocui come Patriot e Enot (“procione”), aggressivi come Lupi dello Zar, magniloquenti come Forza imperiale, ermetici come Rsb o Centro R. Sempre nel report di Start Insight (l’ha pubblicato l’analista Andrea Molle su Formiche, rivista vicina ad ambienti della Difesa), si scopre che perfino la Chiesa Ortodossa possiede una milizia, la Andreyevsky Krest, e ovviamente i ceceni con la Akhmat Private Military Company. «Malgrado il divieto ufficiale - spiega Silvestri - le milizie sono coordinate da un comitato presso l’Fsb, il servizio segreto militare». I contractor costano meno allo Stato perché agiscono come società commerciali, con bilancio e entrate propri come i diritti di sfruttamento minerario nei Paesi centraficani o petroliferi in Libia. Riscuotono i pagamenti per i servizi di sicurezza (o altro) dai governi, salatissimi in zone ad alto rischio come Somalia, Iraq, Yemen, Sudan.

Le milizie la fanno da padrone pur senza una presenza ufficiale di Mosca. Fanno capo a oligarchi come il Centro R di Oleg Deripaska e la stessa Wagner, o a gruppi petroliferi: Gazprom, Tatneft, Stroytransgaz, Zarubezhneft, Rosneft. «Non si limitano alla protezione dei campi ma conducono incursioni in territori nemici o presunti tali: è una degenerazione delle agenzie di guardie giurate che proteggono i pozzi», spiega Silvestri. La Bbc ha documentato che le più attive in Ucraina sono tre compagnie che erano nate per difendere i giacimenti Gazprom in Siria per finire col combattere a fianco di Bashar al Assad contro l’Isis: Fakel, Potok e Redunt. Così intraprendenti da finire in contrasto con Prigozhin fino a contribuire alla sua crisi di nervi. La Wagner, oltre ai proventi diretti, riceve da Mosca un miliardo di dollari l’anno (più 920 milioni per il catering alle forze russe): i concorrenti reclamano una fetta di profitti.

Non è solo una storia russa. Identiche ragioni economiche e strategiche muovono le milizie private americane. In Afghanistan e Iraq il numero dei contractor ha eguagliato i soldati regolari, anche quanto a vittime: il Watson institute for international and public affairs documenta che dall’ottobre del 2001 a oggi 7.071 contractor sono morti nei due Paesi contro 6.860 perdite regolari. Le compagnie sono sostenute da Washington (tremila i contratti conclusi per singole operazioni) nonché dall’autofinanziamento e perfino dal crowdfunding. La più famosa è Blackwater, fondata nel 1997 da Erik Prince, miliardario e fanatico delle armi, che incorse in un tragico passo falso il 16 settembre 2007 quando una pattuglia aprì il fuoco sui passanti in Nisoun Square a Bagdad: i morti furono 17. Un’ondata di indignazione attraversò l’America, e quando Barack Obama subentrò a George W. Bush si aprì il processo contro cinque agenti di Blackwater. Trenta iracheni andarono a testimoniare a loro spese a Washington, uno svenne in aula mentre raccontava la morte del figlio di nove anni quella maledetta mattina. Nell’ottobre 2014 il capo pattuglia Nicholas Slatten fu condannato all’ergastolo, altri tre a 30 anni, il quinto negoziò separatamente. Ma Donald Trump nel 2020 concesse loro la grazia, come Richard Nixon con William Calley per il massacro di My Lai in cui morirono 500 vietnamiti.

Ma l’immagine di Blackwater era compromessa. Il Congresso e perfino la Cia ne ridussero il ruolo. Il gruppo, i cui uomini guadagnavano fino a 2500 dollari al giorno, cambiò nome in Xe Services nel 2009, poi in Academy nel 2011 quando fu rilevato da altri investitori, quindi confluì nella Triple Canopy e infine in Constellis Holding. Il fondatore Prince, uscito di scena solo nel 2021, cercò il riscatto forte dell’amicizia con Trump di cui finanzia le campagne, proprio nell’Ucraina già provata dall’occupazione del Donbass: provò nel 2018 a creare un consorzio militar-industriale con una fabbrica di aerei da guerra vicino a Kiev che gli avrebbe fruttato contratti per 10 miliardi, ricostruì Time in un’inchiesta che vinse il premio Pulitzer. «Il progetto più ambizioso della sua carriera», scrisse il settimanale. Fallì per le perplessità ucraine ma soprattutto per la sconfitta di Trump nel 2020.

Gli eredi di Blackwater mantengono un complesso di addestramento in North Carolina, così come in Florida c’è la Critical intervention services, in Indiana la Global solutions, in California la Elite security corps, in Oregon la Special tactics & operations, e così via in un lungo elenco di nomi inquietanti. Il giro d’affari, calcola lo stesso Pentagono, sfiora i 250 miliardi l’anno.

Società di contractor esistono poi in Gran Bretagna, dove nacque la prima nel 1962 ad opera dei reduci delle gloriose squadre navali che avevano sconfitto il Terzo Reich. Le principali sono Aegis Defence Services, Control risks group, Securiforce. Ci sono poi compagnie in Canada, Sudafrica e Israele.

In Italia fortunatamente è tutto vietato in virtù della riforma del codice penale del 1995. La creazione di società armate private nonché la partenza da mercenario, sono reati gravissimi: «Chi compie atti ostili contro uno Stato estero in modo da esporre l’Italia al pericolo di un conflitto - recita il codice - è punito con la reclusione da 6 a 18 anni; se la guerra avviene è punito con l’ergastolo». Più chiara di così, per una volta, la legge italiana non poteva essere.

Le guerre privatizzate non si combattono solo sul terreno ma anche nel web. Nel quartiere Primorskij di San Pietroburgo, vicino alla sede della Wagner, c’è la “fabbrica dei troll” più famosa al mondo, la Teka. Al primo piano la sezione social, al secondo i blogger, al terzo i commentatori. Decine di giovani programmatori sfornano notizie false, allusive, provocatorie, diffamatorie, e le diffondono per il pianeta. Collegati in un canale Telegram che si chiama non a caso Killnet, muovono attacchi dimostrativi, destabilizzanti, ricattatòri. «Non è l’unica, sono centinaia le organizzazioni coperte», dice il generale Umberto Rapetto che fondò il Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza. «Operano in ogni Paese al soldo di governi, aziende, imprecisati interessi, chiunque garantisca un buon pagamento». Il giro d’affari supera i 100 miliardi l’anno. «Bisogna imparare a difendersi prima di essere attaccati: gestire correttamente le password, fare gli aggiornamenti, avere un solido backup sono le basi della prevenzione», spiega Nunzia Ciardi, già a capo della Polizia Postale, vicedirettrice dell’Agenzia nazionale per la cybersicurezza. «Il guaio è che anche se paghiamo il riscatto i nostri dati restano alla mercé dei pirati. Ora che cresce il ruolo dell’intelligenza artificiale, gli attacchi sono ancora più subdoli ma anche le difese possono essere più efficaci». Un nuovo capitolo nella storia dei contractor.

Le Armi.

Sarebbero centinaia di migliaia le forniture di caschi, giubbotti e droni dalla Cina. La Cina sta inviando equipaggiamento militare “dual-use” alla Russia? L’inchiesta di Politico.eu. Redazione su Il Riformista il 24 Luglio 2023 

Secondo una dettagliata inchiesta giornalistica comparsa oggi sul sito Politico.eu, punto di riferimento per le istituzioni con sede a Bruxelles,  la Cina, nonostante le ripetute affermazioni sulla volontà di pace da parte di Pechino, sta fornendo molto equipaggiamento militare alla Russia: stiamo parlando non tanto di armi, la cui esportazione in Russia esporrebbe la Cina a pesanti sanzioni, ma di attrezzature non letali, comunque utili a livello militare ed alla campagna del presidente Vladimir Putin in Ucraina. L’equipaggiamento protettivo fornito dalla Cina sarebbe sufficiente per equipaggiare molti dei soldati mobilitati dalla Russia con l’invasione. Inoltre, sempre nell’inchiesta viene segnalato l’export di droni utilizzati per dirigere il fuoco dell’artiglieria o sganciare granate e visori termici per individuare il nemico durante la notte.

Queste spedizioni indicano una falla nei tentativi dell’Occidente di ostacolare la macchina da guerra di Putin attraverso il sistema di sanzioni per chi esporta armi. La vendita della cosiddetta tecnologia “dual use”, a duplice uso, così chiamata perché può essere utilizzata sia in ambito civile che militare (come lo è un giubbotto protettivo, un casco o un drone), lascia al momento inermi le autorità occidentali di fronte ad un’enorme potenza economica come Pechino.

L’articolo di Politico.eu cita diverse aziende cinesi coinvolte in queste forniture, compresa Shanghai H Win, una produttrice di attrezzature protettive per scopi militari, che ha ricevuto ordini per centinaia di migliaia di giubbotti antiproiettile e caschi dalla Russia. Altre aziende menzionate includono Deekon Shanghai, Beijing KRNatural e la notissima azienda cinese DJI, con punti di vendita anche in Italia, che avrebbe fornito droni utilizzabili – non certo come armi – nella guerra ucraina.

L’articolo sottolinea anche che gran parte degli acquirenti russi sembrano essere aziende estremamente volatili, aperte e subito chiuse dopo qualche giorno, con sede legale in indirizzi spesso irrealistici e con bilanci non certo in grado di arrivare ai fatturati necessari per acquisti così ingenti, il che fa supporre triangolazioni con i veri acquirenti.

Le esportazioni cinesi di prodotti “dual-use” in Russia durante la guerra sono confermate dai dati doganali. Sebbene l’Ucraina sia anch’essa cliente della Cina, le sue importazioni della maggior parte delle attrezzature menzionate nell’articolo sono diminuite notevolmente.

Il problema principale che l’inchiesta di Politico.eu solleva è l’ambiguità riguardante lo status “dual-use” di questa attrezzatura, che sembra costituire una vulnerabilità non da poco nel sistema delle sanzioni occidentali. Al momento, sembra che i paesi occidentali abbiano le armi assai spuntate per contrastare questo fenomeno, poiché è difficile dimostrare chiaramente la destinazione militare di questi prodotti e conseguentemente è impossibile imporre divieti alla Cina in questo tipo di transazioni. Solo gli Stati Uniti avrebbero, sempre secondo Politico.eu, il potere di imporre un divieto assoluto su queste transazioni, dal momento che vengono quasi sempre effettuate in dollari, ma l’Unione Europa non ha la possibilità altrettanto forte di imporre sanzioni.

L’Unione Europea ha compilato un elenco di sette aziende cinesi che non dovrebbero essere autorizzate a commerciare con i paesi del Vecchio Continente, ma dopo alcune pressioni da parte di Pechino, quattro aziende sono state rimosse da questa lista nera.

Un allarme in tal senso era stato lanciato nei giorni scorsi da Emmanuel Bonne, consigliere del presidente francese Emmanuel Macron, parlando con la Cnn all’Aspen Security Forum: ““Sì, ci sono indicazioni che stanno facendo cose che preferiremmo non facessero“. Poi, alla domanda più precisa se la Cina stia consegnando armi, Bonne ha detto: “Beh, equipaggiamento militare… per quanto ne sappiamo sta fornendo massicce capacità militari alla Russia”

Politico.eu giustamente pone il problema di prestare attenzione alla necessità di responsabilizzare i produttori di questi prodotti riguardo alla destinazione finale dei loro prodotti, simile al modo in cui le banche sono state costrette dai regolatori ad intensificare il controllo sui propri clienti e possibili operazioni contro il riciclaggio di denaro dopo la crisi finanziaria del 2008.

"Morte, distruttore di mondi". Il Trinity Test e la prima bomba atomica. Gadget, la prima bomba atomica della storia, segna la svolta della Seconda Guerra Mondiale. Una creazione della quale lo stesso padre, Robert Oppenheimer, era spaventato. Isabel Demetz il 20 Luglio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 La corsa all'arma nucleare

 L'ordigno che poteva dar fuoco alla Terra

 La prima detonazione di una bomba atomica

Il 16 luglio 1945 esplose la prima bomba atomica. Il Trinity Test, così chiamato, fu il risultato di tre anni di ricerche e sperimentazioni portate avanti dal governo americano: il Progetto Manhattan.

La corsa all'arma nucleare

Lanciato dagli Stati Uniti nel 1942, si trattò di un progetto militare segreto la cui pianificazione era iniziata a partire dal 1939, quando all'allora presidente Franklin Delano Roosevelt era giunta voce delle ricerche messe in atto dalla Germania nazista: a Berlino, infatti, quello stesso anno erano riusciti a dividere per la prima volta un atomo, dando così il via alla ricerca sulle armi nucleari. Il punto di svolta avvenne con l'attacco da parte dei giapponesi al porto militare americano Pearl Harbor il 7 dicembre 1941: fu questo l'evento a spingere gli Stati Uniti a entrare in guerra come alleati della Gran Bretagna e dell'Unione Sovietica.

Vedendo l'intensificarsi della guerra e avendo presente gli impegni tedeschi nello sviluppo di armi nucleari, ma soprattutto il loro vantaggio rispetto agli Alleati, il governo americano decise così di dare il via al Progetto Manhattan. Sotto assoluta segretezza, tanto che non vennero neanche coinvolti fisici del calibro di Albert Einstein per paura che potessero lavorare per la controparte - Einstein era un rifugiato ebreo, ma pur sempre di origini tedesche - il progetto doveva da un lato portare informazioni sullo stato di avanzamento delle ricerche del nemico, come sviluppare un'arma che potesse essere utilizzato come vantaggio tattico e militare per vincere la guerra. Per quest'ultimo venne creata un equipe di alcuni dei fisici migliori dei tempi, fra cui Enrico Fermi, Leo Szilard e Julius Robert Oppenheimer.

L'ordigno che poteva dar fuoco alla Terra

Le ricerche per creare la prima arma atomica durarono tre anni. A capo vi furono il generale Leslie Groves, dal lato del coordinamento gestionale-amministrativo e Oppenheimer come direttore scientifico. I fisici coinvolti erano consapevoli solo fino a un certo punto della forza che una reazione a catena di fissione nucleare poteva generare, non essendo mai stata raggiunta prima. Non poche erano quindi le paure legate alla creazione di un'arma atomica.

Secondo una testimonianza di Fermi, lo stesso Oppenheimer all'inizio del Progetto Manhattan era spaventato della possibilità che un ordigno nucleare potesse dare fuoco all'atmosfera, segnando così la fine dell'umanità. Ma la ricerca dimostrò che un evento del genere sarebbe stato "altamente improbabile". Nonostante questo il rispetto per una tale arma rimase costante, soprattutto per i fisici coinvolti, alcuni dei quali, dopo aver visto la detonazione durante il Trinity Test, chiesero di non utilizzare una tale arma.

La prima detonazione di una bomba atomica

Il 16 luglio 1945 la prima bomba nucleare, denominata The Gadget - congegno, aggeggio - è stata fatta detonare nel deserto della Jornada del Muerto in New Mexico, nella base di Los Alamos.

The Gadget era una bomba a plutonio, contenuta in una struttura sferica che pesava 48 chilogrammi, fatta esplodere durante l'operazione. Inizialmente l'ordigno doveva essere fatto esplodere all'interno di un contenitore, soprannominato Jumbo, che doveva servire come protezione in caso la reazione non fosse andata a buon fine. Alla fine delle ricerche la fiducia nel funzionamento corretto della bomba era però tale che si decise di detonarla sganciandola da una torre alta 30 metri, senza alcune protezioni attorno.

L'operazione fu denominata, come scritto, Trinity Test, perché l'area del deserto fu battezzata "Trinity" dallo stesso Oppenheimer. Il fisico teorico aveva una passione per la letteratura e la filosofia e la parola "trinity", ovvero trinità, si riferiva a un poema dell'americano John Donne, in cui parlava della possibilità di redimersi agli occhi di Dio attraverso un atto abbastanza potente. La bomba atomica era vista, secondo alcuni, come la possibilità di porre fine per sempre alle guerre e di redimere quindi l'umanità.

Alle 5:29:45 esplose la prima bomba atomica della storia. Con una potenza di 19 tonnellate di tritolo, la bomba "illuminò la notte come il giorno", lasciando un cratere largo 80 metri e profondo 1,4. L'impatto venne percepito fino a 160 chilometri di distanza, con i ricercatori che avevano cercato riparo a 8 chilometri dal punto di detonazione. La nuvola, tipicamente a forma di fungo, si raggiunse i 12 chilometri di altezza. L'unico fisico che osservò l'esplosione a occhio nudo fu Ralph Carlisle Smith, che descrisse come la luce emanata "era bianca, poi gialla, poi rossa fino a diventare un bellissimo colore viola".

Il successo del test dette il via libera all'uso operativo della bomba atomica, infatti, neanche un mese dopo, due ordigni nucleari vennero utilizzati per attaccare le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, rispettivamente il 6 e il 9 agosto, segnando la fine della Seconda guerra mondiale. Il Trinity Test segna un punto di non ritorno: per guerra, ma anche per l'attualità. La storia da lì in poi è stata fondamentalmente plasmata dall'esistenza dell'arma nucleare. Oppenheimer dichiarò che, mentre osservava la detonazione di Gadget, gli passò per la testa un passaggio di una scrittura indù: "Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi". Isabel Demetz

Chi era Robert Oppenheimer, l'inventore della bomba atomica protagonista del film di Nolan. Dopo aver creato la bomba atomica, mise in guardia dai rischi che quelle armi rappresentavano per l'umanità. Emarginato e accusato di essere una spia, 70 anni dopo arriva il tributo del cinema e il perdono ufficiale del governo. Gianluca Lo Nostro il 25 Luglio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 I primi passi nel mondo della scienza

 Il progetto Manhattan

 La notte in cui rischiò di esplodere la Terra

 Oppenheimer: un comunista?

 Un'eredità complessa

Il rimorso è un sentimento opprimente. Lo sapeva bene Julius Robert Oppenheimer, il fisico americano "padre" della bomba atomica e protagonista, interpretato dall'attore irlandese Cillian Murphy, del film eponimo girato da Christopher Nolan al cinema in Italia dal 23 agosto. La consapevolezza di aver contribuito a creare una fabbrica di morte e distruzione ha segnato l'ultima parte della vita di quest'uomo, crucciato dal senso di colpa e da un immeritato ostracismo successivi ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki e alla corsa per le armi nucleari di Stati Uniti e Unione Sovietica durante la Guerra fredda.

I primi passi nel mondo della scienza

È stata comunque un'esistenza straordinaria, quella di Robert "Oppie" Oppenheimer. Nato nel 1904 a New York da una famiglia di origini ebraiche emigrata dalla Germania, è cresciuto e ha vissuto nella Grande Mela fino alla maggiore età. Già da piccolo mostrò doti e un temperamento orientato per la scienza: a 12 anni fu chiamato dalla New York Mineralogical Club, con cui ebbe un curioso rapporto epistolare, per tenere una conferenza, tra lo stupore generale di chi non immaginava neppure di avere a che fare con un dodicenne.

Lasciata New York, Oppenheimer entrò ad Harvard nel 1922, dove si laureò nel 1925 in chimica. Nello stesso anno decise di spostarsi in Europa, iniziando un programma di studi all'Università di Cambridge nel Regno Unito. Gli anni trascorsi al Cavendish Laboratory influenzarono parecchio le scelte future di Oppenheimer: da quel momento in poi, la chimica fu soppiantata dalla fisica quantistica. E proprio alla fisica dedicò il suo dottorato presso l'Università di Gottinga, in Germania, nell'Europa di Einstein, Fermi e Majorana che annunciava ogni giorno una nuova scoperta. Durante la discussione della tesi, intitolata "Sulla teoria quantistica degli spettri continui", il premio Nobel James Franck che lo stava esaminando avrebbe commentato: "Finalmente ha finito. Per poco non faceva a me le domande".

Il periodo al di là dell'Atlantico terminò nel 1927, quando arrivò la chiamata dall'ateneo di Berkeley in California. Tre anni dopo, appena 26enne, a Oppenheimer venne offerta anche una cattedra nella prestigiosissima Caltech, a Pasadena. Lo scienziato olandese Abraham Pais, collega di Princeton, ha scritto in una biografia sul fisico newyorkese: "Se c'è mai stato un periodo in cui Robert è stato felice, sono stati gli anni della California, negli anni Trenta, credo".

Il progetto Manhattan

Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale e l'ingresso degli Stati Uniti nel conflitto il giorno dopo gli eventi di Pearl Harbor, il ruolo del fisico "prodigio" che conduceva una tranquilla vita da insegnante in California cambiò in maniera radicale. Fu il generale Leslie Groves (nel film Matt Damon), altra mente visionaria che nel '41 supervisionò la costruzione del Pentagono, a nominare Robert Oppenheimer a capo del team di ricerca che avrebbe dovuto creare la bomba atomica: i due si incontrarono diverse volte a distanza di pochi mesi, abbozzando persino un prototipo di bomba.

Il progetto Manhattan, partito nel 1942, era nato su suggerimento della comunità scientifica: tre anni prima, Albert Einstein e altri illustri scienziati scrissero una lettera al presidente americano Franklin Delano Roosevelt per mettere in guardia il Paese e il mondo intero dai rischi delle scoperte scientifiche di allora. La più importante fu senza dubbio quella della fissione nucleare da parte dei tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann. Oppenheimer ebbe dunque il compito di sfruttare la scissione dell'atomo per scopi militari, passando dalla teoria alla pratica.

L'idea, appoggiata da Groves, fu allora quella di trasferire una squadra composta dai principali fisici viventi all'epoca in una località segreta e isolata per stroncare il sogno hitleriano delle armi miracolose (wunderwaffen) che avrebbero cambiato gli equilibri della guerra. Il governo approvò la richiesta fatta da Oppenheimer, che possedeva un ranch in New Mexico, di comprare uno sterminato terreno ad Alamogordo, nella contea di Los Alamos visitata il 16 novembre 1942 e giudicata adeguata alle esigenze della missione. Nel 1943 sorse il Los Alamos National Laboratory, diretto da Oppenheimer.

La notte in cui rischiò di esplodere la Terra

Anni di duro lavoro portarono allo storico ma inquietante risultato temuto da tutti i partecipanti al progetto: la realizzazione della bomba atomica. "The Gadget", il nome dell'ordigno fatto esplodere alle 5:29 del 16 luglio 1945, celava la possibilità remota che la vita umana cessasse di esistere, una scommessa fatta dagli stessi scienziati. Il generale Groves era invece preoccupato per il cosiddetto fallout radioattivo e le ripercussioni legali derivanti da un ipotetico disastro ecologico.

Per tali ragioni, l'intelligence militare Usa registrò le generalità di chiunque si trovasse nel raggio di almeno 60 km dalla detonazione e venne anche preparato un piano di evacuazione dalle eventuali zone coinvolte. Alla fine l'umanità ne uscì incolume e per il governo si trattò di una vittoria decisiva, dato che il mese seguente avrebbe sganciato le bombe Fat Man e Little Boy sul Giappone. Oppenheimer commentò così il Trinity Test: "Fu un successo. Credo che agli occhi del dipartimento della Guerra, e di altre persone competenti, sia stato un successo come si pensava fosse possibile, date tutte le circostanze, e anzi un successo maggiore alle aspettative". Ma l'entusiasmo si tramutò presto in terrore.

Sapevamo che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Alcune persone risero, altre piansero, la maggior parte rimase in silenzio. Mi è venuta in mente la frase tratta dalle scritture indù, la Bhagavad-Gita. Vishnu cerca di persuadere il Principe a compiere il suo dovere e per impressionarlo assume la sua forma e dice: "Ora sono diventato la Morte, il distruttore di mondi". Suppongo che tutti noi l'abbiamo pensato, in un modo o nell'altro.

Robert Oppenheimer nel 1965

Subito dopo l'ordine di polverizzare Hiroshima e Nagasaki, Oppenheimer volle incontrare il presidente democratico Harry Truman per confessargli il suo pentimento, rivelandogli di "avere le mani sporche di sangue". L'udienza alla Casa Bianca andò malissimo: Truman reagì stizzito e con una certa volgarità alle parole dell'esperto a libro paga del suo esecutivo. Così cominciò il declino del fisico che aveva cambiato, suo malgrado, per sempre il concetto dell'uso della forza nelle relazioni internazionali. A peggiorare la situazione si aggiunsero gli improvvisi progressi dell'Urss nello sviluppo del suo programma nucleare, tanto che qualcuno arrivò ad accusare Oppenheimer di aver ospitato – se non addirittura di essere lui stesso un agente infiltrato – spie per conto del Cremlino a Los Alamos.

Oppenheimer: un comunista?

La posizione del fisico americano era stata inoltre indebolita dall'acclarata militanza della moglie Kitty nel Partito comunista. Nell'immediato secondo dopoguerra negli Stati Uniti divampò la caccia al comunista: Oppenheimer divenne una vittima del fenomeno del maccartismo. Personaggi come il senatore Joseph McCarthy e il segretario al Commercio Lewis Strauss (interpretato da Robert Downey Jr nella pellicola di Nolan) perseguitarono Oppenheimer, che nel frattempo lasciò la carriera accademica per assumere il ruolo di direttore del centro d'eccellenza Institute for Advanced Study di Princeton, ricoperto fino alla morte.

Oppie aveva sviluppato un pensiero critico sull'impiego delle armi che lui aveva contribuito a introdurre negli arsenali degli Stati e si era schierato contro la proliferazione di queste, quando ancora i trattati internazionali che le avrebbero regolamentate non erano nemmeno nella mente di Dio: negli anni Cinquanta esistevano già le prime bombe a idrogeno, che avrebbero reso in breve tempo obsolete le atomiche studiate e realizzate in precedenza.

Oppenheimer fu chiamato a testimoniare davanti alla commissione sulle attività anti-americane del Congresso e nel 1954 l'Fbi di J.Edgar Hoover, che lo intercettava dagli anni Quaranta, aprì un'inchiesta sospettando che fosse una spia al servizio di Mosca. La lealtà dell'uomo che aveva convinto migliaia di persone a seguirlo nell'ossessione di arrivare prima dei nazisti all'obiettivo atomico prefissato da Washington fu invalidata in una controversa audizione durata un mese nelle aule dell'Atomic Energy Commission di cui Oppenheimer aveva fatto parte in qualità di presidente del General Advisory Committee.

Al termine di questa spettacolare testimonianza, lo scienziato caduto in disgrazia fu tacciato di legami col comunismo sovietico e perse di conseguenza la security clearance, ovvero il nulla osta sicurezza che gli consentiva l'accesso a informazioni e materiale protetto dal massimo livello di segretezza. Nel 2022 il dipartimento dell'Energia del governo federale degli Stati Uniti d'America ha revocato il decreto del '54, restituendo il trattamento che forse Oppenheimer, scomparso ad appena 62 anni nel 1967 per un tumore alla gola, avrebbe meritato in vita.

Un'eredità complessa

Sono serviti 50 anni e un film per poter tornare a discutere dell'ineludibile eredità di Robert Oppenheimer. Gli scrittori Kai Bird e Martin Sherwin nel 2005 hanno usato una metafora calzante per raccontare il carattere e la tempra del "padre" della bomba atomica: "American Prometheus", il Prometeo americano, che è il titolo del libro ristampato quest'anno in occasione dell'uscita nelle sale del quasi certo campione d'incassi, ispirato alla biografia uscita 18 anni fa.

Come il titano della mitologia greca sfidò gli dei rubando il fuoco per darlo agli umani venendo per punizione incatenato da solo su una montagna, Oppenheimer ha dato agli uomini lo strumento definitivo per annientarsi e perciò ha dovuto convivere fino alla fine dei suoi giorni con l'atroce supplizio del rimorso. Un profondo atto di umiltà e di autocritica di fronte a un istintivo peccato di hybris che ci ricorda da un lato l'incommensurabile potere della scienza e dall'altro l'eterno dibattito sulle implicazioni morali di essa.

Washington Post: gli F-16 non servono a niente. Piccole Note (filo-Putin) il 18 Luglio 2023 su Il Giornale.

“I funzionari americani affermano in privato che i jet occidentali (F-16, ma anche altri) saranno poco utili nello scontro in atto, a motivo delle forti difese aeree della Russia”. Questo un cenno dal sen fuggito che si può leggere in un articolo del Washington Post.

Quando l’abbiamo letto non credevamo ai nostri occhi. Per mesi i media hanno esaltato gli F-16, interpellato maghi e analisti che in maniera dotta hanno spiegato l’impatto dirompente che avrebbero avuto sul campo di battaglia ucraino. Un’arma in grado di ribaltare le sorti della guerra, si diceva. Ora, in privato, dicono che non servono praticamente a niente.

In effetti, tante sono le criticità riguardo l’uso degli F-16 nel teatro di guerra ucraino, non solo la temibile contraerea russa (gli S-400). Ne abbiamo scritto in altra nota, ma un articolo di Dmitry Orlov, pubblicato sul sito del Ron Paul Institute, ne accenna una invero singolare.

F-16: i jet aspirapolvere

Velivoli concepiti oltre 50 anni fa, gli F-16 hanno la peculiarità di “avere una presa d’aria molto prossima al suolo, così che al decollo aspirano tutto ciò che si trova sulla  pista. Non possono operare dalle basi sporche e rovinate tipiche dell’Ucraina perché i detriti verrebbero risucchiati nel motore e lo metterebbero fuori uso”.

“Se gli ucraini tentassero di costruire nuove piste, i russi le individuerebbero immediatamente, grazie al satellite geosincrono puntato in modo permanente sul territorio ucraino”.

“Piuttosto che sparare missili su queste nuove basi, [i russi] potrebbero adoperare una strategia più sottile: usare uno dei loro Geranium 2 super economici per disseminare la pista di decollo di frammenti metallici, che verrebbero aspirati dai motori dell’F-16… così da farli bruciare in volo. Dal momento che si tratta di aerei monomotore, non hanno la possibilità di tornare indietro, seppur zoppicando, con il motore rimanente: il pilota dovrebbe abbandonare il velivolo, che andrebbe a schiantarsi al suolo”.

Tutto ciò forse spiega perché gli Usa sono così riluttanti a dare il loro placet ai Paesi europei perché istruiscano i piloti ucraini sull’utilizzo dei loro jet (una luce verde che ancora non arriva).

Tale titubanza potrebbe spiegarsi cioè col timore di vederli cadere come mosche nell’ambito del conflitto ucraino. Le industrie militari Usa vedrebbero così fuggire a gambe levate i possibili acquirenti futuri. Chissà, forse gli F-16 arriveranno a Kiev a guerra finita…

“A mano armata”: inchiesta sul business delle armi nel mondo (Monthly Report). L'Indipendente il 17 luglio 2023

Quella delle armi è un’industria fiorente e in continua crescita. Basti pensare che in soli dieci anni, tra il 2010 e il 2020, il fatturato totale registrato è di ben 5 mila miliardi di euro. Senza dubbio la guerra in Ucraina ha impresso una notevole spinta al settore, con incrementi impressionanti della spesa militare dei singoli Paesi nell’ultimo anno. Ma il mercato non riguarda solamente i contesti di guerra. Anche gli apparati di polizia, infatti, si stanno dotando di strumentazioni sempre più sofisticate le quali, seppur classificate come non letali, pongono in serio pericolo la vita dei cittadini.

Quello delle armi e della guerra è un business sempre più redditizio, ma chi è a trarne reale profitto? Questo l’interrogativo intorno al quale ruotano le inchieste contenute nel nuovo numero del Monthly Report, il mensile de L’Indipendente all’interno del quale trattiamo tematiche di particolare rilevanza che riteniamo non sufficientemente approfondite dalla comunicazione mainstream.

Il numero è disponibile in formato digitale e cartaceo per gli abbonati (qui tutte le info su come riceverlo) ed ora anche per i non abbonati (a questo link).

L’editoriale del nuovo numero: Il diritto alle armi e quello alla resistenza

Saint-Soline, Francia: a marzo scorso scoppia una protesta in difesa dell’ambiente, in migliaia si ritrovano per giorni ad occupare il terreno dove dovrebbero cominciare i lavori di costruzione di una grande diga. Alcuni tra i manifestanti sono armati con sassi e bottiglie incendiarie autoprodotte: le utilizzano per fermare l’avanzata della polizia che intende sciogliere la protesta con la forza. Naturalmente le armi a disposizione delle forze dell’ordine sono decisamente più professionali, attingendo appieno dal bagaglio di quelle che, in una definizione che puzza di ossimoro, vengono dette armi non letali e sono sempre più in uso tra le polizie occidentali: lacrimogeni, spray urticanti, idranti, e poi pallottole di gomma, pistole taser, laser accecanti, granate esplosive e stordenti. Il risultato è che, alla fine, sul campo di battaglia rimangono a terra 250 manifestanti feriti, di cui dieci finiti in ospedale, due a rischio disabilità e uno in pericolo di vita.

Jenin, Palestina: la sera del 21 giugno quattro ragazzi palestinesi sono in auto. Secondo le autorità israeliane sarebbero armati di fucili e forse è vero: militano in una delle sigle della resistenza contro l’occupazione israeliana della loro terra. Dopotutto il diritto internazionale, se non fosse una disciplina rispettata solo quando conviene, sarebbe dalla loro parte. Le Convenzioni ONU stabiliscono infatti che “la lotta armata può essere usata, come ultima risorsa, come mezzo per esercitare il diritto all’autodeterminazione”. Di certo è armato fino ai denti lo stato d’Israele. Alle sue autorità militari è sufficiente geolocalizzarli e inviare un drone che, una volta giunto sopra la loro auto, la crivella di colpi. Muoiono così, come topi in trappola, senza alcun processo in un vero e proprio omicidio di Stato.

Esiste una vulgata talmente accettata da essere ritenuta vera quasi da tutti e mai messa in discussione, la sentiamo ripetere da opinionisti, giornalisti e politici di ogni schieramento ogni volta che un fatto come i due appena descritti balza alle cronache: “la violenza è sempre da condannare e non ha scuse”. In una retorica dove la violenza da condannare finisce per essere sempre quella di chi si oppone, contrapposta a quella “sempre legittima” degli Stati, fossero anche occupanti di terre altrui come nel caso israeliano. Una delle tante dinamiche attraverso le quali, per dirla con Malcom X, i media ci portano ad amare gli oppressori ed odiare gli oppressi.

Se il nuovo numero del Monthly Report è dedicato interamente alla questione delle armi – al loro uso civile, militare e repressivo, alla poderosa economia che muovono, alle ragioni contrapposte di chi ne difende il diritto e chi si oppone alla loro diffusione – credo sia utile usare queste righe per riflettere sul convitato di pietra: il diritto alla resistenza. Solo a parlarne si passa per estremisti – a meno che non ci si riferisca all’Ucraina, va da sé – eppure per lungo tempo è stato ritenuto un punto fermo del diritto, caposaldo di quello che i filosofi dell’era illuministica definivano il patto sociale tra Stato e cittadini, al punto da essere inserito nella Costituzione di 37 nazioni, inclusi Stati Uniti, Francia e Germania. In un’era sempre più alle prese con armi tecnologicamente avanzate e micidiali, non solo in ambito militare ma anche in quello della repressione interna del dissenso sociale, immaginare nuovi confini sia per il diritto alle armi e al monopolio della forza degli Stati, sia per quello alla resistenza e alla contestazione dei cittadini, è un obiettivo doveroso.

Fate presto. Le tre tipologie di armi che l’Europa deve fornire per aiutare l’Ucraina. Nane Cantatore e Valerio Federico su L'Inkiesta il 15 Luglio 2023

Gli Stati dell’Unione hanno finanziato Kyjiv per oltre 22,4 miliardi di euro. Ma passa parecchio tempo tra l’annuncio, la consegna effettiva, l’addestramento e l’allestimento delle unità. Per questo bisogna accelerare e accrescere la fornitura, muovendosi su più binari

Ci proponiamo di porre in risalto i dati più significativi rilevati dal Kiel Institute relativi agli aiuti militari all’Ucraina e di trarre da questi dati osservazioni, valutazioni e letture. I dati pubblicati pochi giorni fa sono i più completi che si possano trovare e sono aggiornati al 31 maggio. I Paesi della Nato e Unione europea, in quasi diciassette mesi di guerra, hanno sostenuto politicamente la resistenza ucraina, con intensità sempre maggiore, rafforzando un’unità di intenti sorprendente nell’obiettivo di liberare i territori invasi. La drammatica iniziativa di Putin ha finito per rilanciare la Nato e l’integrazione europea.

Non sempre la crescente determinazione politica ha avuto però un seguito nel sostegno militare, che appare ancora insufficiente, in primis da parte dei Paesi Ue rispetto all’invasione di un prossimo proprio membro. Supporto che ha evidenziato un apparato industriale-militare europeo sì potente, ma non del tutto pronto ad affrontare tale emergenza. Il supporto risente inoltre di un’Unione militarmente non ancora sufficientemente coordinata. 

In questo quadro si è comunque andata assopendo la verve pacifinta di una parte ancora consistente dell’opinione pubblica, a partire da quella italiana: recenti sondaggi segnalano una crescita dei connazionali favorevoli all’invio di armi.

L’impegno militare dei Paesi Ue avviene sia attraverso accordi bilaterali – forniture e finanziamenti per un valore di 22,4 miliardi – che attraverso lo European Peace Facility, strumento dell’Unione che ha messo a disposizione 5,6 miliardi di euro di finanziamenti per l’acquisto di armamenti a disposizione dell’Ucraina. iI Parlamento europeo ha inoltre dato il via libera all’Asap (Act in Support of Ammunition Production) per aumentare la capacità produttiva europea di materiale bellico da inviare a Zelensky.

Il sostegno complessivo Ue corrispondente, dunque, a ventotto miliardi – il 34,8 per cento del valore di tutta l’assistenza militare assicurata agli ucraini -, ma, al 31 maggio, era ancora largamente inferiore a quello dei soli Stati Uniti che hanno supportato Zelensky con armamenti di valore pari a 42,8 miliardi di euro, seguono Regno Unito (6,6), Canada (1,5) e Norvegia (uno).

Nel periodo febbraio-maggio 2023 sono, globalmente, stati inviati aiuti militari all’Ucraina per un valore di 9,8 miliardi di euro. La parte del leone l’ha fatta nel periodo la Germania del socialdemocratico Scholz, con forniture per 4,2 miliardi, mentre si registra una frenata degli Stati Uniti. Nell’ultimo periodo 2022, il valore del supporto militare è stato però ben più consistente, pari a 24,9 miliardi, ma questo è dovuto essenzialmente a ragioni contabili: oltre 21 miliardi sono l’allocazione complessiva di fondi americani, registrata a fine anno. 

Al di là delle cifre, quello che conta sono i materiali e i tempi. Come abbiamo visto per i carri armati e gli altri corazzati necessari all’offensiva, tra l’annuncio, la consegna effettiva, l’addestramento e l’allestimento delle unità esiste uno scarto temporale non comprimibile. Per questo, aiutare l’Ucraina significa doversi muovere su un binario doppio, anzi triplo:

– In primo luogo, le forniture di emergenza, per cui bisogna procedere nel minimo tempo possibile, con materiale che richieda una transizione estremamente rapida. Un esempio sono i molti mezzi corazzati di derivazione sovietica, già conosciuti alle forze ucraine, che sono stati inviati soprattutto l’anno scorso dai magazzini dei paesi dell’Europa orientale;

– Poi, il materiale che forma nuove capacità: in altre parole, i mezzi non precedentemente in dotazione o quelli per cui è necessario un addestramento prolungato. Qui rientra gran parte dell’equipaggiamento occidentale e l’esempio più eloquente è quello dei caccia F-16: l’addestramento dovrebbe iniziare (finalmente!) ad agosto, il che significa che gli aerei non potranno operare in Ucraina prima di fine marzo 2024 (altre fonti dicono prima, probabilmente perché le attività sono già iniziate in modo ufficioso, ma comunque siamo sui tre mesi);

– Infine, il materiale ricorrente: munizioni, parti di ricambio, assistenza tecnica, armi leggere ed equipaggiamenti, mezzi in sostituzione delle perdite. Qui è importante assicurare un flusso costante e sufficiente di forniture, per evitare che gli ucraini possano restare a secco proprio nel momento del bisogno.

Questi tre piani ci aiutano a capire come programmare e coordinare al meglio i nostri aiuti militari. Possiamo infatti dire che il primo gruppo si è sostanzialmente esaurito, mentre per il secondo è fondamentale la collaborazione tra alleati, se ci si vuole rendere davvero utili, come si è visto con i Leopard 2. In questo caso, infatti, i partner europei sono riusciti a consegnare un numero congruo di MBT in stato di perfetta efficienza e ad addestrare efficacemente gli equipaggi ucraini solo perché gli sforzi dei vari paesi sono stati coordinati in modo unitario dall’impegno tedesco. La Germania ci ha messo tanto per muoversi, ma alla fine ha mostrato di saperlo fare con efficacia e organizzazione; questo esempio sta venendo ripetuto con i vecchi Leopard 1A5, ma dev’essere un punto di partenza. La programmazione industriale è essenziale, anche per gestire il materiale proveniente dalle varie scorte nazionali.

Tanto più nel terzo caso, quello dei materiali ricorrenti: qui dobbiamo fare i conti con la necessità di produrre nuovi pezzi, in particolare nel caso del munizionamento di artiglieria. Il già citato programma Asap è solo una delle iniziative in corso per rilanciare un settore che da anni produce a basso ritmo e che, tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, sta realizzando un impressionante salto di capacità: si passerà da una produzione complessiva dei paesi Nato di quattrocentomila munizioni/anno a tre milioni, due dei quali in Europa (con la Rheinmetall a fare la parte più grossa, circa seicentomila colpi all’anno).

Questo sviluppo industriale avrà conseguenze anche oltre la guerra in corso, dato che comporta cospicui investimenti in un settore ad alta densità tecnologica, importanza strategia e sensibilità politica. La nuova attenzione a questi aspetti può essere l’occasione per riprendere la programmazione dell’industria della difesa su basi di maggiore efficienza, come abbiamo visto proprio nell’ultimo paio di mesi, con l’acquisizione in numeri rilevanti del nuovo Leopard 2A8 adottato nel giro di un paio di mesi da Germania (centottanta mezzi), Norvegia (cinquantaquattro), Cechia (settanta) e, in questi ultimi giorni, Italia (centodieci).

Dobbiamo essere in grado di dare oggi all’Ucraina ciò di cui ha bisogno per respingere l’invasione e domani, ma in realtà già oggi, quello che serve all’Europa per difendersi e ampliare la propria autonomia strategica e capacità tecnologica. Proprio per questo serve un impegno maggiore dei Paesi Ue, al più presto, per l’Ucraina, per l’Europa stessa, nell’obiettivo di ridurre la durata del conflitto e accelerare la liberazione dei territori occupati.

Uno sforzo militare maggiore Ue in tal senso è finalizzato a rendere più efficace sia la difesa degli ucraini, rispetto a missili e droni che colpiscono i civili, sia l’offensiva ucraina in corso, possibile grazie all’utilizzo di sistemi d’arma occidentali. L’auspicio è che con una crescita degli aiuti militari l’Unione europea possa maturare nei russi l’ineluttabilità della sconfitta costringendoli a trattare una pace giusta, riguadagnando così per la stessa Ue un ruolo di player globale anche sull’assetto geopolitico che seguirà la guerra.

Questa è l’istanza dell’appello firmato tra gli altri da Vittorio Emanuele Parsi, Nathalie Tocci, Nona Mikhelidze, Luigi Chiapperini, Gastone Breccia, Benedetto Della Vedova, Luigi Marattin, Costantino De Blasi, Alessandro De Nicola, Lia Quartapelle, Federico Pizzarotti, Vincenzo Camporini e molti altri

Nuovo record degli USA: 886 miliardi per le spese militari. Salvatore Toscan su L'Indipendente domenica 16 luglio 2023.

La Camera statunitense ha approvato il bilancio del dipartimento della Difesa per il 2024, dettagliando le voci di una spesa militare pari a 886 miliardi di dollari. Cifre che Washington non aveva mai raggiunto in tempo di pace. Secondo il provvedimento passato alla Camera, gli Stati Uniti impiegheranno le risorse per aumentare lo stipendio dei membri delle forze armate del 5,2%, promuovere l’innovazione tecnologica, contrastare l’influenza di Cina e Russia e sostenere militarmente l’Ucraina. Il National Defense Authorization Act (NDAA) non ha goduto del tipico sostegno bipartisan: la maggior parte dei democratici ha votato contro la legge supportata dai repubblicani, che oggi guidano la Camera (222 deputati su 435). La rottura è avvenuta sugli emendamenti presentati dai conservatori che, tra le altre cose, limiterebbero le politiche assistenziali ai militari transgender e negherebbero il rimborso delle spese affrontate dai militari e i loro familiari per ricorrere all’aborto.

Il National Defense Authorization Act (NDAA) è il documento che dettaglia le voci di spesa del Pentagono, specificando la destinazione delle risorse. La Camera ha recepito le indicazioni del presidente Joe Biden, confermando la cifra complessiva di 886 miliardi di dollari e l’aumento salariale ai militari. Questi due elementi sono propri anche del disegno di legge che il Senato (a maggioranza democratica) voterà martedì prossimo. Il voto riguarderà però una versione diversa dell’NDAA approvato alla Camera, come annunciato dal leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer. L’intenzione è di bypassare i controversi emendamenti aggiunti in extremis dal partito Repubblicano.

I deputati conservatori hanno esultato per l’approvazione di un emendamento che smantella l’assistenza del Pentagono in materia di aborto. Attualmente, infatti, il dipartimento della difesa statunitense rimborsa le spese di viaggio affrontate dai militari e dai loro familiari per interrompere volontariamente una gravidanza. «I repubblicani hanno scelto di usare il National Defense Authorization Act, storicamente bipartisan, per continuare ad attaccare la libertà sessuale e riproduttiva», ha dichiarato il partito Democratico. Il riferimento è alle politiche restrittive in materia di aborto realizzate dagli Stati a guida repubblicana nell’ultimo anno, da quando la Corte Suprema ha ribaltato la sentenza Roe vs Wade del 1973, che tutelava il diritto costituzionale all’aborto.

Il colpo di mano dei conservatori si inserisce nella corsa per le presidenziali del 2024. È probabile che la rottura tra le due Camere verrà risanata da un compromesso politico, il quale darà importanti segnali in vista delle prossime elezioni. Ciò che non verrà intaccato dagli accordi futuri sarà la spesa record di 886 miliardi di dollari che gli USA si apprestano a realizzare. Una scelta coerente con la tendenza globale che vede crescere di anno in anno la spesa militare: nel 2022 ha raggiunto la cifra di 2,24 mila miliardi di dollari. Lo scorso anno la spesa europea ha superato quella del 1989 (anno della fine della Guerra Fredda) ed è maggiore del 30% rispetto a 10 anni fa. Dati destinati ad aumentare nei prossimi anni, soprattutto alla luce delle recenti direttive in ambito NATO. Al vertice di Vilnius, in Lettonia, l’Alleanza Atlantica ha deciso che i Paesi membri dedicheranno almeno il 2% del proprio PIL alla difesa. [di Salvatore Toscano]

L’Italia spenderà almeno 4 miliardi per comprare 200 carri armati Leopard 2. Giorgia Audiello su L'Indipendente il 14 luglio 2023.

L’Italia comprerà i tank tedeschi Leopard 2, lanciando il primo programma di riarmo scaturito dal conflitto in Ucraina e, allo stesso tempo, recependo la richiesta della Nato – ufficializzata al vertice di Vilnius – di aumentare le spese militari per la difesa, partendo come base minima dal 2% del Pil, che prima costituiva, invece, il tetto massimo di spesa. L’ammontare totale del valore dell’acquisto è stimato in 6 miliardi di euro: nel 2024 saranno inizialmente stanziati 4 miliardi. Lo ha reso noto la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti, che – rispondendo a un’interrogazione parlamentare del M5S – ha dichiarato che l’acquisto dei Leopard 2 «verrà ricompreso tra quelli di previsto avvio nel DPP (documento programmatico pluriennale, nda) 2023-2025 di prossima emanazione». Il programma di acquisto, inserito tra le iniziative di previsto avvio, sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare.

Secondo l’osservatorio Ares Difesa, Rauti ha indicato in 250 carri armati il requisito dell’esercito italiano per far fronte agli impegni presi con la Nato, anche in vista di possibili ed eventuali aiuti militari all’Ucraina: tale numero sarà probabilmente raggiunto con 125 Ariete C2, di cui l’Italia già disponeva, e con i nuovi Leopard 2 prodotti da Krauss Maffei Wegmann. Nel corso dell’audizione di Rauti non è stata specificata la versione dei carri armati, ma si suppone che sarà selezionato lo standard più recente che è l’A8: quest’ultimo prevede una serie di sistemi di protezione attiva a partire dal Trophy israeliano: una sorta di micro-Iron Dome che intercetta i missili anti-tank. Tuttavia, il peso di 67 tonnellate ne condiziona lo spostamento su strada e il cannone da 120 millimetri non ha il caricamento automatico. Rauti ha spiegato che il programma Ariete C2 AMV, gestito dal CIO (Consorzio Iveco Defence Vehicles – OTO Melara, ora Leonardo) andrà avanti (sono già stati stanziati 850 milioni nel corso del 2022) e quindi l’esercito italiano tornerà ad avere, dopo diversi anni, una doppia linea di carri armati.

Rimangono comunque ancora incerti i numeri, le modalità di produzione e i tempi di sviluppo del programma. Nel frattempo, ciò che è certo è l’aumento delle spese militari, sottratte verosimilmente ad altri ambiti importanti della spesa pubblica con lo scopo di adeguarsi ai nuovi parametri Nato volti a proseguire e a intensificare la guerra per procura contro la Russia. L’Osservatorio indipendente sulle spese militari italiane, Mil€X, riporta che «Secondo alcune dichiarazioni del ministro degli Esteri Tajani rese ad inizio 2023 l’Italia aveva già inviato fino a quel momento circa 1 miliardo di euro di controvalore di armamenti». Si tratta di una cifra indicativa perché a causa della secretazione di tutti gli armamenti inviati nel dettaglio, stimare un costo preciso non risulta possibile. La cifra, dunque, potrebbe anche essere superiore. Il che smentisce l’affermazione fatta dalla premier italiana Giorgia Meloni in Parlamento il 21 marzo scorso, secondo cui «dire che l’invio di armi a Kiev toglie risorse agli italiani è una menzogna». «L’affermazione della presidente del Consiglio appare essere poco fondata, proprio per la natura del meccanismo di sostegno militare implementato già poche settimane dopo l’invasione russa, ed è già stata smentita in passato da analisi sia nostre sia condotte da altri», hanno scritto i ricercatori dell’Osservatorio.

L’assenza di spese militari viene giustificata col fatto che all’Ucraina vengono inviate armi che l’esercito italiano non usa più. Dunque, le uniche spese sarebbero quelle di spedizione, che comunque non sono trascurabili. In realtà, puntualizza Mil€X, dovranno essere individuati nuovi fondi per il ripristino delle scorte. D’altronde era stato proprio il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a dichiarare esplicitamente lo scorso 25 gennaio, durante un’audizione parlamentare, che l’Italia dovrà comprare di nuovo le armi che ha spedito gratuitamente: «L’aiuto che abbiamo dato in questi mesi all’Ucraina – ha dichiarato – ci impone di ripristinare le scorte che servono per la difesa nazionale».

Ai costi per ripristinare le scorte si aggiungono ora le ingenti cifre per acquistare i Leopard 2 di cui saranno forniti dettagli più precisi con il prossimo DPP 2023-2025. Oltre a distrarre risorse a importanti settori della spesa pubblica che andrebbero maggiormente finanziati, la corsa agli armamenti non fa che prolungare il conflitto rendendolo ogni giorno più cruento per via dell’utilizzo di armi sempre più pericolose: le ultime in ordine di tempo sono le bombe a grappolo, vietate da un’apposita convenzione. In ogni caso, l’Italia non può esimersi – data la sua subordinazione all’Alleanza atlantica – dalla necessità improrogabile, messa in evidenza dai vertici della Nato, di avere a disposizione una massa di manovra corazzata di alto livello per qualunque evenienza, a partire – verosimilmente – dal supporto a Kiev, che continua ad essere il principale obiettivo del blocco atlantico. [di Giorgia Audiello]

Londra "affonda" i sottomarini russi: "Ecco perché Putin non li fa vedere...". Federico Giuliani il 14 Luglio 2023 su Il Giornale.

Secondo gli 007 di Londra per la prima volta dal 2017 i sottomarini a propulsione nucleare non verranno coinvolti nella parata navale russa nel giorno della festa della Marina militare

Tabella dei contenuti

 Il giallo dei sottomarini russi

 La situazione in Russia

 La situazione in Ucraina

Niente sottomarini a propulsione nucleare nella parata navale russa in programma il prossimo 30 luglio, nel giorno della festa della Marina militare di Mosca. La notizia è stata diffusa dall’intelligence britannica nel rapporto quotidiano sulla guerra in Ucraina divulgato dal ministero della Difesa di Londra. La decisione di Mosca potrebbe essere legata a problemi di sicurezza interna, non troppo difficili da immaginare dopo la ribellione del gruppo Wagner e le presunte epurazioni in corso tra gli alti ufficiali militari dell’esercito di Mosca, o ad altre esigenze operative. Certo è che, se l’indiscrezione dovesse essere confermata, i jolly del Cremlino non sfileranno per la prima volta dal 2017.

Il giallo dei sottomarini russi

Gli 007 britannici, chiamando in causa i media statali russi, hanno riferito che i sottomarini a propulsione nucleare della flotta settentrionale russa non prenderanno parte alla parata della flotta del Giorno della Marina a San Pietroburgo il 30 luglio prossimo. Dal momento che l'attuale formato della festa è stato istituito nel 2017, come anticipato questo sarebbe il primo anno in cui non sono stati coinvolti sottomarini a propulsione nucleare.

L’insolita modifica è probabilmente dovuta principalmente alla necessità di consentire la manutenzione e mantenere la disponibilità per le operazioni e l'addestramento. Ma esiste anche una possibilità realistica che i problemi di sicurezza interna dopo il tentativo di ammutinamento del gruppo Wagner abbiano contribuito alla decisione.

La situazione in Russia

A proposito della sicurezza interna alla Russia, la situazione è ancora nebulosa. Anche se la ribellione del gruppo Wagner sembrerebbe ormai essere un lontano ricordo, sulla vicenda permangono ancora numerosi interrogativi. In primis sul futuro della stessa organizzazione di mercenari, e poi del suo fondatore, lo stesso Yevgeny Prigozhin che avrebbe rifiutato un’offerta operativa recapitatagli da Putin in persona.

Negli ultimi giorni, inoltre, il Cremlino avrebbe usato il pugno duro arrestando e interrogando decine di alti ufficiali militari russi. Il bollettino ufficioso parla di oltre 15 alti ufficiali militari sospesi e 13 arrestati, tra cui il generale Sergej Surovikin, il suo vice, il colonnello generale Andrey Yudin, e il vice capo dell’intelligence militare, il tenente generale Vladimir Alexeyev, con questi ultimi due in seguito rilasciati.

La situazione in Ucraina

L’intelligence britannica ha continuato inolre a monitorare anche quanto sta accadendo sui campi di battaglia in Ucraina. A detta di Londra, ad esempio, le forze russe avrebbero effettuato diversi attacchi con autobomba utilizzando vecchi veicoli blindati, in particolare intorno alla città di Marinka, nella provincia di Donetsk. "Ci sono state diverse segnalazioni a giugno di forze russe che usano veicoli blindati pieni di tonnellate di esplosivo come autobombe. I militari addetti probabilmente saltano fuori dal veicolo dopo averne impostato la direzione", si legge in un precedente dispaccio.

La maggior parte dei casi di attentati con autobombe sarebbero avvenuti nei dintorni di Marinka, vicino a Donetsk e sarebbero iniziati poco dopo che le unità cecene hanno raggiunto la zona, quindi esisterebbe una reale possibilità che le forze cecene stiano aprendo la strada a questa pratica. "Esistono rapporti sull'uso di autobombe analoghe da parte di ceceni che combattono in Ucraina nel gennaio 2023", ha spiegato la stessa fonte, secondo la quale tuttavia "la maggior parte delle autobombe russe è quasi certamente esplosa prima di raggiungere l'obiettivo a causa di una combinazione di fattori, dalle mine anticarro al fuoco diretto".

Estratto dell'articolo di Luigi Grassia per “la Stampa” il 12 luglio 2023.

Su di lui in Italia nel 2023 sono già stati pubblicati cinque libri, pur se in assenza di anniversari, e in America sta per uscire un film di Christopher Nolan molto atteso dalla critica. È effervescente quest'anno l'interesse editoriale e cinematografico per Robert Oppenheimer (1904-1967), uno dei grandi della fisica teorica del XIX secolo e padre della bomba atomica, ma come mai? 

[…] fu tra i protagonisti della Seconda guerra mondiale e poi vittima della Guerra fredda con l'Unione sovietica, e adesso il conflitto tra la Russia da una parte e l'Ucraina e la Nato dall'altra, e la nuova minaccia atomica incombente, sono fra noi a rievocare gli spettri del passato. Christopher Nolan ha detto: «Quando ho iniziato il film, due anni fa, volevo richiamare l'attenzione del pubblico sul pericolo nucleare», che sembrava sopito, «ma adesso una nuova consapevolezza è purtroppo arrivata dall'attualità della guerra».

Ma chi era Oppenheimer? […]. Se non si fosse impegnato nel Progetto Manhattan, che portò l'America a realizzare per prima l'arma atomica, oggi sarebbe ricordato universalmente come uno dei fisici teorici che assieme a Albert Einstein hanno rivoluzionato il nostro modo di vedere il Cosmo; il nome di Oppenheimer verrebbe associato non alla bomba atomica ma ad alcune sue geniali intuizioni, care alla scienza e alla fantascienza, come i buchi neri e l'effetto tunnel, oltre che a parecchi altri contributi che presi singolarmente basterebbero a fare la fama di uno scienziato.  E invece nella percezione del pubblico il suo ruolo nel Progetto Manhattan ha oscurato tutto il resto; […]

Bambino prodigio che fin da piccolo, per via epistolare, corrispondeva, da pari a pari, con scienziati ignari della sua età, e poi ragazzo problematico costretto a ricorrere allo psicologo per mettere una pezza alla depressione e alla crisi di identità che lo avevano colpito. Mente acutissima e consapevole del suo valore, fino a una certa disposizione all'arroganza, ma persona incerta nei rapporti sociali, inclusi (all'inizio) quelli con le donne, il che non gli impedì in seguito di avere moglie e amanti in serie. 

Nato in America, da fisico teorico peregrinò soprattutto in Europa stabilendo rapporti professionali e personali con i grandi scienziati della sua epoca, poi rientrò negli Stati Uniti, e quando venne il momento fu messo a capo del Progetto Manhattan, un fatto paradossale, visto che le simpatie comuniste di gioventù non rendevano ideale il suo profilo, dal punto di vista del potere a Washington. Ne pagò lo scotto qualche anno dopo, quando le priorità americane cambiarono, dalla vittoria contro tedeschi e giapponesi alla contrapposizione con i sovietici nella guerra fredda; Oppenheimer si oppose alla realizzazione della nuova e più potente bomba all'idrogeno e per questo e altri motivi fu sospettato di tradimento e cadde vittima della caccia alle streghe del senatore McCarthy.

Si salvò per miracolo, grazie alla mobilitazione di personalità in suo favore capeggiate da Einstein. Trovò un nuovo ruolo alla guida dell'Institut for Advanced Study di Princeton, che diresse fino alla morte […] 

Verso la fine della vita Oppenheimer fu riabilitato dai presidenti Kennedy e Johnson, pur senza mai uscire dal suo recinto di oppositore della politica estera americana. Fra i cinque libri editi su di lui in Italia vale la pena di citarne un altro, Quando il futuro sarà storia. Otto lezioni dopo Hiroshima (Utet), con una serie di suoi discorsi, ispirati alla necessità di pace e alla proposta di mettere in comune, a livello mondiale, la forza dell'atomo perché non potesse più nuocere.

Il presidente Truman lo cacciò dalla Casa Bianca dicendo «non voglio mai più vedere quel piagnone», ma nemmeno da parte di Stalin e dei successori si colsero spiragli, visto che un'irenica intesa atomica mondiale avrebbe richiesto procedure di verifica imbarazzanti per l'Urss del filo spinato e dei gulag. Realista della bomba, Oppenheimer finì i suoi giorni coltivando l'Utopia.

L'utilità militare delle «bombe a grappolo» nelle mani di Kiev. Sergio Barlocchetti su Panorama il 18 Luglio 2023

Premessa: quanto scrivo non esprime la mia personale posizione sulla vicenda, ma si sforza d’essere una fotografia della situazione in essere, come il lavoro di cronista impone  L'utilità militare delle «bombe a grappolo» nelle mani di Kiev

Qualche giorno fa abbiamo descritto il funzionamento delle bombe a grappolo o a frammentazione e i motivi per i quali sono tra le armi bandite da molti Paesi, a causa degli effetti sulla popolazione civile nel medio e lungo periodo. Ora, invece, affrontiamo il discorso dal punto di vista opposto, cioè quello militare, cercando di capire perché l’Ucraina vuole tornare a usarle dopo averlo fatto senza tanti scrupoli nel 2014 in Donbass, quando nessuno gridò allo scandalo. Sappiamo che le munizioni a grappolo sarebbero utili per sfondare le trincee russe, mentre vista dalla parte dei generali, la minaccia per i civili potrebbe essere considerata trascurabile se confrontata alla massiccia collocazione russa di campi minati non contrassegnati che, il giorno in cui il conflitto terminasse, dovrebbero essere comunque bonificati. L'utilità militare delle Cluster bomb per l'Ucraina è chiara: l’esercito sta attualmente intraprendendo un’offensiva cercando di sfondare tre linee successive di difese russe per liberare il territorio occupato. Per riuscire deve farsi strada attraverso oltre trenta chilometri di campi minati non contrassegnati, attraverso ostacoli di carri armati e in estese trincee la cui situazione è sovente sorvegliata da droni russi, protetta da artiglieria e pronta a reagire mediante il decollo di elicotteri. Se l’Ucraina non sfonda non potranno esserci i presupposti per un dialogo di pace, poiché la situazione è in stallo ormai da tempo e la Russia può affrontare una guerra lunghissima. Senza armi per sopprimere il fuoco russo, consentendo così alle truppe ucraine di assaltare le trincee, questo equilibrio non può essere rotto. L'Ucraina schiera meno pezzi di artiglieria rispetto all'esercito russo e le scorte di munizioni, per quanto garantite dagli alleati occidentali, sono comunque finite, quindi, una risorsa come le Cluster Bombs potrebbe facilitare il cambiamento. Stando ai dati diffusi dall'esercito americano sugli scontri durante la guerra del Vietnam, il numero di colpi convenzionali da 155 mm sparati rapportati per ogni soldato nemico ucciso in combattimento era 13,6 rispetto a solo 1,7 per i proiettili a frammentazione. Quando viene sparato contro le fortificazioni difensive russe in Ucraina, un proiettile d’artiglieria convenzionale ha una probabilità molto bassa di uccidere le truppe a meno che non colpisca direttamente dentro la trincea, ed anche se ciò avviene, spargerà schegge soltanto nel settore della trincea ricompreso entro la linea ottica del punto di detonazione. Una Cluster bomb, al contrario, distribuisce almeno 72 submunizioni su un'area significativa. Ciò aumenta notevolmente le possibilità che più esplosioni colpiscano direttamente le truppe nelle trincee fornendo effetti letali decisamente maggiori. Orribile, certo. C’è poi un effetto “risparmio” sull’uso degli obici: ogni canna di cannone può sparare un numero finito di colpi; dunque, l’uso delle Cluster porterebbe a far durare di più nel tempo una medesima canna e gestendo meglio le scorte dei partner internazionali e dell'Ucraina. E risparmiare migliaia di colpi significa risparmiare milioni di dollari al giorno. Il tutto in un contesto nel quale la Russia, al contrario, sta già mobilitando la sua industria della Difesa e dispone di una capacità di produzione di munizioni su larga scala. L’aspetto umanitario, con il rischio di decenni d’incidenti per gli ordigni inesplosi è innegabile, tuttavia bisogna ricordare che Ucraina, Stati Uniti e Russia non hanno mai firmato la convenzione sulle munizioni a grappolo e che Romania e Polonia, membri Nato attraverso i quali dovrebbero probabilmente fluire le munizioni per raggiungere l'Ucraina, neppure. Pertanto, nessuno che possa essere coinvolto nella fornitura, nel transito o nell'uso futuro di queste armi è vincolato da uno specifico divieto contro il loro uso. Cinico quanto vero. Quanto alle munizioni inesplose, le Cluster non sono le uniche a presentare questo problema e stante le mine, le ogive e altri esplosivi che in oltre un anno di guerra sono stati lasciati sul campo, il territorio ucraino andrà bonificato sia per quanto riguarda i possibili effetti visibili, sia per quelli non visibili, tipicamente la presenza di uranio impoverito che si è polverizzato su campi destinati a coltivazioni. Basti pensare che fino a uno su cinque degli stock di munizioni russe sono stati valutati dallo stesso esercito di Mosca come non sicuri a causa della loro età e delle cattive condizioni, eppure questi vengono regolarmente sparati contro l'Ucraina. Infine, bisogna ricordare che nelle prime settimane di guerra la Russia ha lanciato migliaia di razzi Bm-30 e altri proiettili di munizioni a grappolo direttamente sui centri della popolazione civile ucraina, in particolare su Kharkiv. Questo sarebbe un crimine di guerra anche se fosse stato fatto con munizioni unitarie, ma le munizioni inesplose rappresentano un rischio prolungato per i civili. L'Ucraina, al contrario, sta cercando di impiegare queste armi contro le fortificazioni sul campo, in aperta campagna. Il punto è che queste aree saranno contrassegnate come pericolose per i civili indipendentemente dalla presenza o meno di sottomunizioni inesplose, e l'Ucraina dovrà condurre un'operazione di sgombero deliberata dopo la guerra, indipendentemente dal fatto che vengano utilizzate Cluster bombs oppure no. Sempre che Kiev tenga un registro preciso di dove le utilizzerà.

Bombe a grappolo, perché sono pericolose e chi le usa ancora. Lorenzo Cremonesi su Il Corriere della Sera il 9 Luglio 2023 

La più celebre è il «taglia margherite», sganciato contro Bin Laden. Storia di un’arma che è stata vietata

La bomba a grappolo probabilmente più potente che i giornalisti della nostra generazione hanno potuto vedere esplodere in diretta durante una guerra è stata quella che gli americani chiamano in gergo Daisy Cutter, la taglia-margherite. Un cilindro pesante quasi 7.000 chili lanciato in alta quota da grandi bombardieri, con un paracadute che si apre a qualche centinaio di metri dal suolo (a seconda dell’intensità del vento), rallenta, quindi esplode nel cielo per intensificare l’effetto devastante su di un territorio il più vasto possibile e infine rilascia a pioggia migliaia di bombette minori, che in parte esplodono a loro volta e in parte restano potenzialmente letali a inquinare il territorio per anni e anni, in certi casi (specie nei deserti o in zone secche) per secoli.

L’osservammo cadere nel novembre 2001 verso le postazioni di Al Qaeda, alte tra i boschi e le morene sulle montagne di Tora Bora nell’Afghanistan orientale, dove si era rifugiato Osama Bin Laden con un manipolo di fedelissimi prima di fuggire in Pakistan. Noi eravamo forse a cinque chilometri di distanza in linea d’aria, ma l’effetto del calore e del vuoto d’aria fu terrificante, mentre le fiamme rossastre delle deflagrazioni si alzavano alte nel cielo. Ancora nell’estate del 2021 ci raccontavano a Jalalabad, la città più vicina a ciò che resta di Tora Bora, che ogni tanto un pastore o un contadino perde le gambe, o muore, a causa delle cariche nascoste tra la vegetazione. Perché, come dicono gli afghani, i vietnamiti, i ceceni, i libici, i curdi, i libanesi, gli iracheni e tutte le popolazioni che hanno avuto a che fare con le mine e le bombe a grappolo: le cariche esplosive è come se camminassero, vengono spostate per chilometri e chilometri dalla neve e dalla pioggia, persino dal vento, specie se sono leggere; una volta disperse sul territorio vivono di vita propria e diventa difficilissimo disinnescarle.

Proprio la loro letale efficienza le vide diventare una delle armi più importanti e diffuse di tutti gli eserciti sin dalla Seconda guerra mondiale. Le industrie militari di almeno 34 Paesi, tra cui quelli europei (Italia compresa), Stati Uniti, Israele, Egitto, Turchia, Cina, Russia, delle due Coree, le produssero in serie specie dagli anni Sessanta alla fine del secolo scorso. Inizialmente erano pensate per avere anche agenti chimici o biologici; alcuni modelli furono programmati per minare velocemente intere regioni: ogni bomba poteva contenere sino a 2.000 cariche di potenza variabile, dalle minuscole di pochi grammi «a foglia» antiuomo a quelle più pesanti in grado di mettere fuori uso i blindati.

Dopo le guerre in Cecenia, Afghanistan e Iraq agli inizi del nuovo millennio si è cercato di vietarle. Iniziò a Oslo nel febbraio 2007 e si arrivò agli accordi di Dublino nel maggio 2008 con la Convention on Cluster Munitions, che voleva bandire totalmente le bombe a grappolo. Vi aderirono circa 120 Paesi. Ma non gli Stati Uniti, la Russia o l’Ucraina.

Sullo scenario ucraino le bombe a grappolo sono state utilizzate soprattutto dalla Russia, che non esita a spararle massicciamente sui civili. Del resto, sia la milizia mercenaria Wagner che i corpi di spedizione dell’esercito regolare russo, specie in tutte le guerre volute da Putin dalla Cecenia, alla Siria agli interventi in Africa, hanno regolarmente fatto ricorso a questo tipo di munizioni.

Oggi le bombe a grappolo che gli Stati Uniti invieranno in Ucraina dovrebbero in maggioranza essere proiettili standard Nato da 155 millimetri con un raggio poco inferiore alla quarantina di chilometri, con ognuna 72 cariche destinate ad esplodere all’impatto. A detta di Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, il loro «tasso di insuccesso», sarebbe inferiore al 2,5 per cento, contro quelle russe che l’avrebbero del 30 o 40 per cento. Il che significherebbe che quelle americane avrebbero meno impatto sul territorio nel lungo periodo.

La distruzione delle ultime armi chimiche (dichiarate). Martina Melli su L'Identità il 6 Luglio 2023

Con decenni di ritardo rispetto al programma iniziale, l’ultima riserva (dichiarata) di munizioni chimiche rimasta al mondo verrà distrutta entro venerdì. Lo smaltimento delle scorte ha richiesto decenni e adesso il lavoro sarebbe quasi terminato. Il deposito vicino a Pueblo ha eliminato la sua ultima arma a giugno; le altre rimanenti che si trovano in un deposito nel Kentucky verranno distrutte nei prossimi giorni. E a quel punto, tutte le armi chimiche pubblicamente dichiarate nel mondo non ci saranno più.

Le scorte americane, accumulate nel corso di generazioni, erano di dimensioni scioccanti: bombe a grappolo e mine terrestri piene di agenti nervini. Proiettili di artiglieria che potrebbero ricoprire intere foreste di una nebbia gialla e rovente. Serbatoi pieni di veleno da spruzzare sui bersagli sottostanti. Una classe di armi ritenuta così disumana che il loro uso fu condannato dopo la prima guerra mondiale, ma anche per questo gli Stati Uniti e altre potenze continuarono a svilupparle e accumularle. Non si sa con certezza se le forze armate americane abbiano usato armi chimiche dal 1918; sappiamo però che durante la guerra del Vietnam sono stati usati erbicidi come l’agente Orange.

Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno concordato nel 1989 di distruggere le loro scorte, e quando il Senato ha ratificato la Convenzione sulle armi chimiche nel 1997, gli Usa e altri firmatari si sono impegnati a sbarazzarsene una volta per tutte. Ma distruggerle non è stato facile: sono state costruite per essere bruciate, non smontate. La combinazione di esplosivi e veleno, infatti,  le rende estremamente pericolose da maneggiare. Anche altre potenze hanno distrutto le loro scorte dichiarate: la Gran Bretagna nel 2007, l’India nel 2009, la Russia nel 2017. Ma i funzionari del Pentagono avvertono che le armi chimiche non sono state completamente sradicate. Alcune nazioni non hanno mai firmato il trattato e altre che lo hanno fatto, in particolare la Russia, sembrano aver mantenuto scorte non dichiarate. Ovviamente poi, il trattato non ha posto fine all’uso di armi chimiche da parte di gruppi terroristici come le forze leali al presidente Bashar al-Assad della Siria che le hanno utilizzate numerose volte tra il 2013 e il 2019.

Dopo il Fiat 2000, si replica il 3000: il nostro carro leggero della  Grande Guerra. Andrea Cionci su Libero Quotidiano l'01 luglio 2023

Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

I carristi hanno una forza di volontà che fa onore al loro motto, "Ferrea mole, ferreo cuore". Con l'inesorabile determinazione dei cingoli che ben conoscono, gli stessi sono riusciti a portare a termine un’impresa, da primato mondiale, diventata realtà in soli due anni: ricostruire dal nulla un gigantesco carro armato, in dimensioni e peso originale, per giunta motorizzato. Il "nuovo" Fiat 2000, perfetta replica dell’originale del 1917, è stato presentato al pubblico – marciante – nel maggio 2022 presso il Parco Esposizioni Novegro, a Milano, in occasione del 70° della fondazione dell’Associazione Nazionale Carristi d’Italia (A.N.C.I.), durante la mostra “Militalia” dedicata al collezionismo militare. 

Ma evidentemente i carri armati sono come le ciliegie, uno tira l’altro, così, dopo aver ricostruito il Fiat2000, ora vogliono costruire una replica del carro armato Fiat3000 - risalente al 1921 e in servizio fino al 1943 - del quale tutti gli esemplari originali sono andati irrimediabilmente perduti.

“Abbiamo deciso di farlo – spiega il gen. Sabato Errico, presidente dell’A.N.C.I. - nell’approssimarsi del compimento del centesimo anniversario della costituzione in Roma del «Reparto Carri Armati», ente la cui nascita nel 1923, a Roma, segnò l’inizio della costruzione dell’edificio carrista nell’Esercito Italiano. Fu qui che, iniziando proprio dal carro che vogliamo ricostruire, la fiamma carrista fu definitivamente accesa e fu da questo carro che iniziò l’interminabile serie di passaggi di consegne che ci ha portati sino ad oggi. Con questa seconda iniziativa di carattere tecnico-rievocativointendiamo proseguire il completamento filologico della collezione dei veicoli da combattimento avuti in dotazione dalla Specialità Carristi. Intendiamo farlo per riappropriarci di una tessera importante della storia militare e industriale del nostro Paese e del nostro Esercito di cui fummo gli instancabili meccanizzatori. Vogliamo infatti che il ricordo, l’orgoglio e il nostro peculiare pensiero restino sempre vivi. Sono sempre state queste le nostre armi migliori!”. 

Il Fiat 3000 è stato un carro armato leggero in dotazione al Regio Esercito, copia italiana -potenziata e migliorata - del carro armato francese Renault FT. 17. Il mezzo fu fornito nelle due versioni Mod. 21 e Mod. 30, che si differenziavano per l'armamento principale (un cannone da 37 mm per la seconda variante) e migliorie di dettaglio allo scafo.

La progettazione venne avviata dalla Fiat nel 1918 poiché i francesi non cedettero più di 4 FT e, vista la sorprendente adattabilità del carro al territorio italiano, si voleva dotare il Regio Esercito di un carro d'assalto similare. Vennero ordinati 1 400 esemplari da assumere in servizio a partire da maggio 1919 al ritmo di 200 mezzi al mese. Tuttavia, la fine del conflitto comportò la riduzione dell'ordine a soli 100 esemplari, la cui consegna, a causa della difficile situazione interna del paese, slittò al giugno 1920. Il carro entrò in servizio nel 1921 con la denominazione ufficiale di carro d'assalto Fiat 3000 Mod. 21.

Tra il 1927 ed il 1929 l'esercito ritenne di dover affiancare ai carri con le mitragliatrici un’altra versione armata di cannone. La Fiat e l'Arsenale di artiglieria di Torino proposero quindi l'installazione di un cannone Vickers-Terni da 37 mm su uno scafo Fiat 3000 migliorato. Questa nuova versione, entrata in servizio nel 1930 venne appunto conosciuta come carro d'assalto Fiat 3000 Mod. 30. Una parte dei Mod. 30 montavano il cannone da mm 37/40, altri mantenevano le solite mitragliatrici SIA.

Negli anni venti fu pressoché l'unico corazzato su cui poté contare l'esercito. Conobbe un certo successo sul mercato internazionale. Fu infatti venduto ad Albania, Danimarca, Etiopia, Unione sovietica, Lituania, Spagna, Ungheria e Russia.

Definito come "carro d'assalto", nel corso della riconquista della Libia fu sperimentato però con scarso successo date le proibite caratteristiche del territorio desertico. Ebbe un ruolo marginale nei rapporti diplomatici tra Italia e l’impero Etiopico nei primi anni ’30 tanto che con due di questi carri il Negus si salvò da un tentativo di colpo di stato.

Una compagnia di esemplari, oramai del tutto inadeguati alla moderna guerra meccanizzata, combatté vanamente gli Alleati sbarcati in Sicilia nel luglio 1943.

F-35: il caccia tuttofare dominatore dei cieli. Inside Over il 30 Giugno 2023

L’F-35 è il cacciabombardiere di quinta generazione in servizio nelle forze aeree occidentali. Prodotto da Lockheed Martin, è stato sviluppato nell’ambito del programma Joint Strike Fighter (Jsf) nel 1993. Il primo volo dell’F-35A, la prima delle tre varianti esistenti, risale al 2006. Si tratta di un aereo da combattimento multiruolo monoposto e può arrivare a costare più di 100 milioni di dollari per unità.

 I segreti dei tank Abrams: cosa può fare il carro Made in Usa. Inside Over il 30 Giugno 2023

All’inizio dell’anno, mentre la Germania era impegnata in una trattativa sulla fornitura di tank Leopard all’Ucraina, gli Stati Uniti hanno giocato la carta dei carri Abrams per convincere Berlino. Così Washington ha promesso di inviare diversi tank a Kiev per sostenere le nuove operazioni lungo la linea del fronte. Ma come funziona e quali sono i segreti del tank a stelle e strisce? Dalle forniture alla corazza ecco il mezzo che potrebbe rinforzare le linee di Kiev.

Dossier: L'enigma del nucleare russo.

Tutti gli scenari per un attacco atomico: cosa dice la dottrina nucleare russa. Paolo Mauri il 20 giugno 2023 su Inside Over.

Il 2 giugno del 2020 il presidente della Federazione Russa ha firmato un decreto con cui ha aggiornato le linee guida per l’impiego dell’arsenale atomico, rivoluzionandone la dottrina di impiego. Per la prima volta nella storia della Russia, questo particolare tipo di documento è stato reso pubblico: la sua versione precedente, edita nel 2010, era classificata come segreta al pari di tutte le altre sin dai tempi dell’Unione Sovietica. Questa decisione, che rappresenta un unicum per il Cremlino, è stata presa per aumentare la trasparenza riguardo il perché, il quando e il come Mosca userebbe le sue armi nucleari.

Senza nominare potenziali avversari, la Russia con questo nuovo documento individua più esplicitamente gli scenari regionali che potrebbero portare a una guerra nucleare. L’improvvisa trasparenza mostrata dal Cremlino porta con sé un duplice effetto: quello di determinare un clima di maggiore stabilità globale in quanto si chiarifica la propria postura nell’utilizzo degli armamenti atomici (in questo caso difensiva ma non solo, come vedremo), e quello di definire in modo chiaro il proprio concetto di deterrenza strategica, ovvero esplicitare gli ambiti del ricorso all’arsenale nucleare tattico o strategico.

Nell’atto si legge infatti che “la politica statale nel campo della deterrenza nucleare è di natura difensiva ed è volta a mantenere il potenziale delle forze nucleari a un livello sufficiente a garantire la deterrenza nucleare e la protezione della sovranità e dell’integrità territoriale dello Stato, la dissuasione di un potenziale avversario dall’aggressione contro la Federazione Russa e (o) i suoi alleati, e in caso di conflitto militare, per prevenire l’escalation delle ostilità e la loro cessazione a condizioni accettabili per la Federazione Russa e (o) i suoi alleati”. Quest’ultimo passaggio è fondamentale per chiarire che la Russia non abbraccia la filosofia del “no first use”, ovvero del non utilizzo per primi delle armi nucleari: Mosca quindi mette nero su bianco che potrebbe utilizzare armi atomiche, in questo caso molto facilmente di tipo tattico, per far cessare un conflitto a condizioni favorevoli per la Federazione (o suoi alleati).

In effetti nella dottrina militare russa, e prima ancora quella sovietica, era contemplato l’utilizzo di ordigni nucleari tattici in battaglia per eliminare particolari condizioni sfavorevoli per l’esito vittorioso e parimenti, sul fronte opposto, nella Nato si riteneva che tali ordigni potessero venire usati per “pareggiare” la disparità delle forze convenzionali in caso di invasione, ovvero utilizzando bombe nucleari tattiche per eliminare la massa attaccante formata dalle divisioni corazzate/meccanizzate del Patto di Varsavia o anche per interdire passaggi obbligati come valli o altre morfologie geografiche simili.

Tutt’oggi, nonostante i trattati sul disarmo (ora quasi tutti decaduti) persiste una disparità numerica degli ordigni nucleari tattici: mentre nella Nato, e in particolare in Europa, questi ammontano a circa 250/300 (di 600/700 totali) rappresentati da bombe a caduta libera (in fase di aggiornamento con l’introduzione delle B61-12), si stima che la Russia abbia circa 1900/2000 ordigni di pronto impiego e altri 3300 in riserva.

La Russia afferma quindi che “considera le armi nucleari esclusivamente come un mezzo di deterrenza, il cui uso è una misura estrema e obbligatoria, e si stanno facendo tutti gli sforzi necessari per ridurre la minaccia nucleare e prevenire l’aggravamento delle relazioni tra Stati che potrebbero provocare conflitti militari, compresi quelli nucleari”. 

Viene ribadito anche un altro concetto già ben noto, che è quello della rappresaglia, considerata “inevitabile” in caso di aggressione contro la Russia e (o) i suoi alleati, e che un attacco di ritorsione sarà messo in atto verso quegli Stati “che considerano la Federazione Russa come un potenziale avversario e possiedono armi nucleari e (o) altri tipi di armi di distruzione di massa o consistenti forze di tipo convenzionale”. A differenza di altri, quindi, Mosca considera di utilizzare armamento atomico anche contro avversari non dotati di arsenale nucleare ma che hanno “consistenti forze convenzionali”, quindi si evince come il Cremlino abbia dato maggiore attenzione ad avversari regionali che, generalmente e in modo del tutto aleatorio, vengono considerati minacce convenzionali.

Esiste però un’altra valenza, che riguarda gli armamenti convenzionali di precisione che potrebbero minare la capacità di deterrenza russa: la strategia russa integra la deterrenza nucleare e quella non nucleare e ha lo scopo di porre rimedio alla mancanza di flessibilità e capacità delle forze ereditate dai tempi dell’Unione Sovietica. Gli Stati Uniti potrebbero infatti infliggere danni inaccettabili alla Russia solo con capacità convenzionali e ottenere la vittoria con armi a guida di precisione nelle prime fasi di una guerra, con un contatto minimo con le forze russe. La risposta di Mosca è stata quella di cercare di allontanare il più possibile dai propri confini questa capacità avversaria, costruendo le bolle di interdizione Anti Access / Area Denial (A2/AD) e col ricorso “plastico” alle armi nucleari non strategiche.

La “deterrenza progressiva” di Mosca

Pertanto l’esercito russo ha stabilito una “deterrenza progressiva” con più gradini e flessibilità nelle opzioni convenzionali e nucleari, per gestire l’escalation. La modernizzazione delle forze convenzionali non ha alterato l’importanza data dalla Russia alle armi nucleari non strategiche, impiegate per la deterrenza durante i conflitti – anche regionali – e, in buona sostanza, per gli stessi combattimenti.

Le minacce secondo la Russia

L’aggiornamento della dottrina nucleare russa ha rivisto anche la natura della minacce che vengono considerate neutralizzabili attraverso l’uso dell’arsenale nucleare: tra i pericoli che potrebbero degenerare in possibili aggressioni verso la Russia vi sono, ad esempio, l’accumulo di forze avversarie nei territori adiacenti alla Federazione Russa e nelle aree marittime adiacenti, che includono anche vettori per il trasporto di armamento nucleare; il dispiegamento da parte di Stati che considerano la Federazione Russa un potenziale avversario, di sistemi e mezzi di difesa antimissile, di missili da crociera e balistici a medio e corto raggio, di armi non nucleari e ipersoniche di alta precisione, di veicoli aerei senza equipaggio e di armi ad energia diretta.

Mosca ha anche messo per iscritto che tali minacce comprendono inoltre la creazione e il dispiegamento nello spazio di sistemi di difesa antimissile e di attacco missilistico e anche la presenza di armi nucleari e altri tipi di armi di distruzione di massa in quegli Stati che possono essere considerati avversari della Russia. Il Cremlino considera una minaccia alla propria sicurezza anche la proliferazione incontrollata di armi nucleari e dei loro vettori, la cessione di tecnologie e attrezzature per la loro fabbricazione o il dispiegamento di armi nucleari e dei loro sistemi di lancio o trasporto nei territori di Stati che non sono già potenze atomiche. Quest’ultimo potrebbe essere considerato un principio cardine in ambito diplomatico e riguarda da vicino il lungo processo di accordo per il nucleare iraniano, in cui Mosca è parte attiva avendo chiarito più volte che non intende permettere a Teheran l’acquisizione della capacità di fabbricazione di ordigni nucleari.

Cyberwar e attacchi atomici

Quello che però è davvero interessante ed innovativo nel documento pubblicato nel 2020, è la decisione di rispondere con le armi atomiche anche in caso di un non meglio precisato attacco a installazioni militari o sistemi critici per lo Stato: il Cremlino qui sta dicendo che anche in caso di attacco cibernetico in grado di mettere fuori uso i gangli vitali della Difesa o dello Stato risponderà utilizzando l’arsenale nucleare. Sostanzialmente quindi Mosca si pone nel solco tracciato già dalla Nuclear Posture Review statunitense del 2018 che in un certo qual modo ha “sdoganato” l’impiego dell’armamento nucleare dai vecchi canoni della Guerra Fredda andando oltre i concetti di “rappresaglia” e “primo colpo” che erano confinati solo all’ambito non convenzionale.

Dal punto di vista strettamente politico, nella nuova dottrina nucleare russa si afferma che “il governo della Federazione Russa […] forma e attua una politica estera e di informazione nel campo della deterrenza nucleare” quindi si è messa per iscritto la volontà di continuare lungo la strada della trasparenza, per i motivi già citati sopra.

PAOLO MAURI

L’arsenale nucleare russo: tutte le armi a disposizione di Mosca. Giovanni Chiacchio il 21 giugno 2023 su Inside Over.

Il conflitto russo ucraino ha ancora una volta sollevato i timori circa il possibile scoppio di un conflitto nucleare. La Federazione Russa dispone attualmente del più vasto arsenale nucleare al mondo, tuttavia, esattamente come l’esercito di Mosca, questa forza apparantemente inarrestabile nasconde anche delle debolezze.

L’inventario nucleare russo

L’arsenale nucleare russo si compone complessivamente di 5889 testate nucleari, queste ultime sono divise in 1674 attualmente dislocate per uso “strategico” (ossia all’interno di ICBM o bombardieri pesanti), 2815 presenti nelle scorte e circa 1400 testate intatte in attesa di smantellamento.

Le forze nucleari russe dispongono attualmente di 2565 testate nucleari strategiche (designate per colpire aree lontane dal campo di battaglia), dispiegabili su 516 lanciatori. Tali lanciatori sono divisi in Piattaforme di lancio aeree

I lanciatori aerei sono costituiti da 55 bombardieri Tupolev nelle variente Tu-95MS6/16/m e 13 bombardieri Tupolev di tipo Tu-160/M/M2.

Piattaforme di lancio di terra 

Le piattaforme di terra sono divise in 40 RS-20V Voevoda, 6 Avangard (SS-19 Mod 4), 87 RS-12M Topol divisi in Topol/Topol-M, 173 RS-24 Yars 

Viceversa le forze nucleari non strategiche dispongono di 1.912 testate dislocate su oltre 1310 lanciatori di vario tipo

Piattaforme di lancio marittimo

La Federazione Russa dispone di 11 sottomarini nucleari balistici (SSBN) divisi nelle classi Delta III, Delta IV e Borei, ai quali si aggiungono altri 26 sottomarini a propulsione nucleare di cui 17 sottomarini d’attacco (SSN) classe Sierra II, Victor III e Akula, nove sottomarini lanciamissili da crociera (SLCM) di classe Oscar II e Yasen

Piattaforme di lancio aeree

60 Tupolev Tu-22M3, 70 Sukhoi SU-24M/M2, 120 Sukhoi Su-34, 10 Mig-31K

Difesa aerea e costiera

68 SH-08 Gazelle, 750 S-300/400, 60 3M55/P-800 Oniks, 8 SPU-35V Redut

Piattaforme di lancio da terra

144 9K720 Iskander-M/K, 20 SSC-7 Southpaw

Modernizzazioni

Negli ultimi anni Mosca ha compiuto diversi sforzi verso la modernizzazione del proprio arsenale su tutte le tre tipologie di piattaforme di lancio in entrambe le categorie di armamenti. 

Armi nucleari strategiche

Con riguardo ai lanciatori aerei, Mosca ha potenziato i bombardieri Tupolev Tu-95MS, potenziati in Tu-95MSM, così come i Tu-160 convertiti in Tu-160, in Tu-160M. Questi bombardieri sono in grado di trasportare i nuovi missili Kh-102 (codice NATO AS-23B) e sono visti come un ponte verso la futura generazione di bombardieri PAK-DA. 

Viceversa, la componente di terra è stata sottoposta ad una forte modernizzazione che tuttavia si è rivelata in ultima analisi fallimentare, visto che nel 2021 solo l’83% dei dispositivi è stato modernizzato, ben al di sotto del target del 97% previsto nel 2014. Gli sforzi di modernizzazione si sono concentrati sugli RS-24 Yars, una testata MIRV nuova versione del Topol-M, nonché sugli RS-18, ultima versione degli UR-100 e infine i possenti RS-28 Sarmat, in grado di trasportare fino a 10 testate. 

La componente navale vede invece il fulcro del proprio processo di modernizzazione nell’introduzione dei nuovi sottomarini classe Borei e del drone sottomarino Poseidon, nonché dello sviluppo delle nuove classi di sottomarini K-329 Belgorod e Khabarovsk.

Armi nucleari non strategiche

La modernizzazione delle armi nucleari non strategiche assegnate alle forze navali hanno visto lo sviluppo dei missili Kalibr, dei sottomarini classe Yasen e dei missili 3M-22 Tsirkon. Le forze aeree verranno invece rafforzate tramite l’entrata in servizio dello Sukhoi Su-57 PAK-FA e dei missili Khinzal. Infine, le forze di difesa aerea e costiera vedranno l’introduzione dei sistemi antimissile S-500, potenzialmente in grado di trasportare una testata nucleare.

Le problematiche 

L’arsenale nucleare russo presenta numerose bombe all’idrogeno che impiegano un meccanismo di esplosione termonucleare a due stadi, il primo costituito da una bomba a fissione che genera le altissime temperature necessarie per la fusione dell’idrogeno. Tali ordigni necessitano di due isotopi dell’idrogeno: deuterio e trizio, il trizio presenta in particolare un processo produttivo estremamente costoso, ben 30.000 dollari al grammo e un tempo di dimezzamento di 12.5 anni, risultando quindi difficile da immagazzinare. Prima della guerra la Federazione Russa presentava un’economia più piccola di quella dello Stato di New York, considerando i gravi danni provocati dalle sanzioni, la Federazione Russa avrà sempre più difficoltà nei prossimi anni a mantenere il proprio arsenale nucleare funzionante.

Al contempo, l’impossibilità di importare la componentistica necessaria per la costruzione e la manutenzione delle testate e soprattutto dei vettori di lancio inciderà in maniera profondamente negativa su questi ultimi. Il fallimento del test di lancio del missile Sarmat, pilastro centrale del programma di modernizzazione dell’arsenale russo, testimonia un profondo stato di incuria dei vettori di lancio dell’arsenale nucleare russo. 

In conclusione, l’arsenale nucleare di Mosca, similmente al proprio apparato convenzionale, presenta difficoltà dovute ai problemi economici del Paese e ad una generale mancanza di manutenzione, ambedue aggravate dalle sanzioni che hanno investito la Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Il costante attrito derivante dal conflitto ha comportato la progressiva regressione dell’esercito russo ad un’armata di mobilitati, dotata di una buona potenza di fuoco, ma segnata da una scarsa mobilità dovuta alla generale assenza di mezzi moderni. Lo stesso futuro, che potrebbe attendere l’arsenale nucleare della federazione.

GIOVANNI CHIACCHIO

L’ordine di Putin, il Cheget e la catena di comando: così può scattare lo strike nucleare russo. Lorenzo Vita il 22 giugno 2023 su Inside Over.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’incubo di una guerra nucleare è stato spesso oggetto dell’attenzione dei media. Un interesse sorto con l’inizio dell’invasione ma rafforzato soprattutto quando il presidente russo Vladimir Putin decise, poco dopo l’inizio della “operazione militare speciale”, di mettere le forze strategiche del Paese in stato d’allerta.

La scelta del capo del Cremlino scatenò l’immediata reazione della stampa, che iniziò a interrogarsi su come sarebbe potuto avvenire un lancio nucleare da parte di Mosca. Da una parte andando a studiare le basi formali e strategiche, facendo ricorso alla dottrina nucleare della Federazione Russa. Dall’altra parte, interrogandosi sulla procedura che potrebbe essere avviata in caso di attacco nucleare della Russia.

Sul punto, è importante sottolineare che il documento a cui fanno riferimento gli osservatori è un provvedimento del 2020 firmato dallo stesso Putin e intitolato: “Principi di base della politica statale della Federazione Russa sulla deterrenza nucleare”.

Come funziona la catena di comando

Qui, si possono leggere almeno due articoli che chiariscono i principi ispiratori della catena di comando russa in caso di lanciato di testate nucleari. Il primo è l’articolo 18, in base al quale “la decisione di utilizzare armi nucleari è presa dal Presidente della Federazione Russa”. Questo articolo dunque conferma la verticalità della catena di comando dell’arsenale nucleare di Mosca, in cui è il capo del Cremlino, in questo caso Putin, a decidere se utilizzare o meno la bomba. Questo implica dunque che la decisione sull’utilizzo di quest’arma esula dal semplice contesto militare per arrivare fino al massimo livello del potere politico e militare.

Un altro articolo importante all’interno del documento russo è il 20, che afferma che “il Presidente della Federazione Russa potrebbe, se necessario, informare la dirigenza politico-militare di altri Stati e/o organizzazioni internazionali sulla disponibilità della Federazione Russa a utilizzare armi nucleari o sulla decisione presa di utilizzare armi nucleari, nonché il fatto che siano state usate armi nucleari”. Anche in questo caso, pertanto, è fondamentale il ruolo politico del presidente russo, che fa da interlocutore con le altre potenze in caso di utilizzo dello strumento nucleare.

Come funziona la Cheget

In caso di ordine di “first strike”, entra in campo la cosiddetta “valigetta nucleare”, nota in Russia come Cheget. A Mosca esistono tre valigette: una è per il presidente, una è per il ministro della Difesa e la terza per il capo di Stato maggiore delle forze armate. La presenza di queste tre valigette conferma quello che molti osservatori hanno detto sin dall’inizio del conflitto in Ucraina, e cioè che per attivare un attacco nucleare, il procedimento prevede la conferma di tutte e tre le persone che hanno la valigetta. Motivo per il quale, molti ritenevano improbabile un attacco nucleare russo anche per la presunta divergenza di opinioni tra Sergei Shoigu, Valerj Gerasimov e Putin sia dalla prima volta in cui furono mostrati mentre quest’ultimo metteva le forze strategiche in stato d’allerta. Va però sottolineato che alcuni analisti si sono soffermati anche sull’ipotesi che per lanciare i missili non sarebbero necessarie tutte e tre le approvazioni, ma “almeno due”. In ogni caso, il presidente, pur come decisore finale ribadito anche nella dottrina nucleare, non potrebbe decidere sua sponte di lanciare un attacco senza averne reso consapevoli i due maggiori vertici della Difesa russa.

Una volta che il presidente, in quanto decisore finale, ordina l’attacco e le altre due valigette confermano dandone la rispettiva autorizzazione, il Cheget trasmette gli ordini di lancio allo Stato Maggiore che, a sua volta, come ricorda Reuters, invia i codici di autorizzazione ai singoli comandanti delle basi o dei mezzi armati di testate nucleari. Questi, a loro volta, possono così eseguire le procedure di lancio. Esiste anche un altro metodo: lo Stato Maggiore, in caso di abbattimento delle strutture di comando e controllo, potrebbe far partire direttamente il lancio di missili terrestri evitando quindi il passaggio alla catena di comando immediatamente subalterna.

Infine, non bisogna dimenticare Perimeter, anche se questo, come ricordato su il Giornale, non va preso in considerazione in caso di “first strike”, cioè di primo colpo da parte della Federazione Russa. Il protocollo Perimetr entrerebbe in funzione soltanto come attacco di rappresaglia, e consiste in un sistema di “back-up” per mantenere in vita tutti i canali di comunicazione tra basi di lancio e comandi andando a scatenare l’attacco in modo automatico in assenza di strutture di comando e controllo rimaste operative. In sostanza, qualora un nemico dovesse colpire la Russia per primo, e dovesse distruggere le valigette del Cheget, a entrare in servizio sarebbe un sistema capace non di discernere la ragione dell’attacco né la minaccia, ma solo di avviare un’inquietante rappresaglia nucleare per la muta distruzione reciproca.

LORENZO VITA

Dalla Guerra fredda a Putin: perché la dottrina nucleare russa non è cambiata. Davide Bartoccini il 23 giugno 2023 su Inside Over.

La vecchia Unione Sovietica, alla luce delle esperienze tratte dalla conduzione e dalla terminazione di quella che venne ribattezzata da Mosca la “Grande guerra patriottica” – risposta all’invasione nazista e e sforzo bellico come parte della Grande Alleanza nel Secondo conflitto mondiale – ha portato il Cremlino a tutte le pratiche necessarie (risorse, ricerca, spionaggio, sviluppo) a ottenere i necessari traguardi in campo nucleare, per schierare un arsenale di armi di distruzione di massa che potessero dissuadere nuovi avversari dall’armare nuove guerre contro il popolo sovietico.

Tali traguardi nel raggiungimento di una nuova postura strategica: il test della prima bomba sovietica Rsd-1 avvenuto nel 1949; l’ottenimento della prima bomba all’Idrogeno nel 1953; lo sviluppo di una componente nucleare strategica attraverso lo schieramento la disponibilità di vettori missilistici intercontinentali ottenuta nel 1957 (quando gli Stati Uniti ancora non ne possedevano, ndr); l’esplosione della più grande bomba nucleare mai testata nota come Tsar, con una potenza di 50 megatoni nel 1961; portarono al necessario sviluppo di una “dottrina nucleare” per considerare l’eventuale impiego nella componente nucleare in un ipotetico conflitto.

Se si parte dalla considerazione dell’assunto iniziale della dottrina militare sovietica, che, come ricordava il generale Ettore Brancato, si fondava sul pensiero di Lenin secondo cui: “lo scopo politico determina la condotta della guerra”, e per scopo politico va considerata la “difesa del socialismo e del comunismo” e dei popoli che nutrivano tale ideale, si nota subito come la dottrina dell’impiego di un’arma nucleare sovietica fosse considerato nel caso di un confronto con l’Occidente, dove gli Stati Uniti avrebbero trovato il ruolo di avversario teorico principale, che minasse la sicurezza dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, frenasse la diffusione del comunismo nel mondo, o attraverso l’accerchiamento ne minacciasse o inibisse la libertà d’azione.

Un punto, quest’ultimo, che sembra essere assurdamente attuale secondo le rivendicazioni di Mosca nel contesto del conflitto ucraino e nella minaccia reiterata dell’impiego di armi nucleari strategiche in caso di un’escalation, o di una nuova fase del conflitto che prevedesse l’intervento “ufficiale” e non ufficioso, di forze armate della Nato. 

Una svolta radicale

Non appena la padronanza della tecnologia come quella di missili balistici e da crociera armabili con testate nucleari condusse l’Unione Sovietica verso il concepimento delle Forze Nucleari Strategiche (con una particolare sezione Forze missilistiche strategiche dal dicembre del 1959). Avendo la possibilità, come sintetizza in una pubblicazione sulla strategia militare di quegli anni il maresciallo Sokolowski, “di conseguire con i suoi mezzi indipendenti gli scopi della guerra indipendentemente dal risultato delle battaglie e dalle operazioni nelle varie aree del conflitto”. Il Cremlino si trovava così di fronte a una svolta radicale nella sua postura internazionale, affrontando una “rivoluzione negli affari militari” che influenzò profondamente la strategia sovietica, condizionando l’intero assetto strategico globale e tutta l’epoca della Guerra fredda.

Dove, dall’altra parte della cortina di ferro, la dottrina nucleare degli Stati Uniti, quale rappresentante principale della strategia protagonista della “gestione della sicurezza internazionale”, prevedeva fin dagli stessi anni Cinquanta – e dopo un impiego reale in combattimento della potenza atomica attraverso il bombardamento condotto su Hiroshima e Nagasaki – l’utilizzo di armi nucleari come risposta ad una minaccia avversaria, per garantire a se stessa e agli alleati dell’Alleanza Atlantica “la dissuasione contro l’aggressione“. Tale “aggressione” poteva materializzarsi, secondo quanto scritto dal maresciallo Rotmistrov sulla rivista sovietica Pensiero militare, sotto forma di un “primo attacco nucleare preventivo” basato sulla “sorpresa” per distruggere le armi del nemico quando quest’ultimo si supponeva stesse preparando a sua volta un attacco a sorpresa. Basando l’intero concetto di prevenire l’uso di armi nucleari da parte di un nemico, e diventato la radice nel pensiero militare di Mosca. Che nel frattempo avrebbe avviato un programma di sviluppo che doveva garantire un arsenale nucleare con un numero di testate tale da dissuadere ulteriormente l’avversario da impiegare le proprie. 

Scoraggiare l’avversario

Lo stesso segretario Nikita Krusciov al principio degli anni Sessanta svelò la reale strategia nucleare sovietica, asserendo come lo scopo ultimo di tale strategia fosse essenzialmente “scoraggiare la guerra piuttosto che combatterla”. Ciò nonostante, la strategia militare elaborata da maresciallo Sokolovskii si concentrava sugli scenari apocalittici che prevedevano proprio l’uso di armi nucleari, tattiche o strategiche, nell’ipotetico scenario di una nuova guerra mondiale. Convinto che l’Unione sovietica, in virtù della sua capacità balistica intercontinentale sposata a quella nucleare, dovesse “frustrare l’attacco di una coalizione nemica sferrando massicci attacchi nucleari sui territori del nemico”. Tali attacchi miravano, come suddetto, a distruggere “non solo le armi del nemico, ma anche la volontà del nemico di continuare la guerra”. Tale approccio avrebbe “aiutato le forze armate sovietiche a prendere e mantenere l’iniziativa a livello tattico e ottenere la vittoria in battaglia”, secondo i concetti tattici sviluppati dagli strateghi del Cremlino.

Questo almeno fino a quando nuove/vecchie teorie sarebbero tornate a orientare le strategie negli anni Settanta e Ottanta, condizionate dall’analisi di un impiego da parte della Nato di armi nucleari, in primis, che avrebbero impedito, o quanto enormemente complicato, un’avanzata sovietica nell’Europa continentale in un conflitto convenzionale.

Ciò andò a beneficio di opzioni strategico-militari meno distruttive e che riorientarono le tattiche del Cremlino, distanziandolo dalla “dipendenza dalle armi nucleari” e riavvicinandolo ad armi convenzionali moderne e concetti come “la concentrazione delle forze sull’asse principale, la vittoria parziale e l’economia della forza tornarono ad assumere la loro importanza prenucleare”. Questa era inoltre una risposta al concetto di “risposta flessibile” abbracciata dalla Nato: basato sull’approccio strategico sviluppato durante l’amministrazione Kennedy dal segretario della Difesa McNamara e dal generale Taylor, secondo cui “un apparato militare più articolato e moderno, in grado di rispondere con mezzi adeguati e proporzionali a ogni eventuale minaccia alla sicurezza nazionale” doveva soppiantare la precedente strategia della “rappresaglia massiccia” adottata dal presidente Eisenhower, coadiuvato dal segretario di Stato Dulles.

Mosca e la dottrina “escalate to de-escalate”

La distensione avvenuta al termine della Guerra fredda, il crollo dell’Unione Sovietica e la nascita della nuova Federazione russa nell’epoca contemporanea hanno modificato la dottrina militare di Mosca e con essa la nuova dottrina per l’impiego di armi nucleare, che viene descritta e considerata ancora come “difensiva“.

La Russia si “riserva il diritto di utilizzare armi nucleari” in risposta ad una aggressione ai suoi danni che preveda l’impiego di armi di distruzione di massa o nel caso comunque vengano impiegate armi convenzionali che possano rappresentare una minaccia per l’esistenza dello Stato stesso. Al pari degli Stati Uniti. Inoltre, la Federazione si riserva il diritto di utilizzare armi nucleari se esse venissero impiegate da terzi contro uno Stato alleato a cui Mosca è legata da tratti per il muto soccorso.

La nuova dottrina militare che si è affermata dal 2014 non si è mai discostata da questi concetti basilari. Sebbene una particolarità della dottrina nucleare russa sia proprio quella che va a ritrovarsi nel tradizionale concetto di “escalate to de-escalate“, ossia la convinzione che un primo colpo nucleare “counterforce“, come già riportato nei primi pensieri strategici di epoca sovietica, possa “costringere la controparte a sedersi al tavolo delle trattative” se indirizzato a distruggere o compromettere sensibilmente la capacità di deterrenza dell’avversario. Nel corso e ricorso storico dell’assetto bipolare, o tripolare del mondo, la triade nucleare sovietica prima, e semplicemente russa ora, rappresenta quindi uno degli aghi della bilancia della storia e dello scacchiere geopolitico, da cui non si può prescindere per una corretta analisi teorica o strategica.

DAVIDE BARTOCCINI 

Silos, basi militari e città: ecco i possibili obiettivi un attacco nucleare russo. Paolo Mauri il 23 giugno 2023 su Inside Over.

Con la Russia che, dall’inizio del conflitto in Ucraina, ha preso a far “tintinnare la sciabola nucleare” per intimorire le cancellerie occidentali – ma soprattutto l’opinione pubblica – la possibilità di un conflitto atomico è tornata prepotentemente all’attenzione dei media.

Prima di chiarire quali potrebbero essere gli obiettivi di un attacco russo effettuato con missili nucleari, è bene però fare alcune precisazioni. Innanzitutto dal punto di vista politico la possibilità che Mosca dia il via a un conflitto di questo tipo è remota benché possibile: il Cremlino, ma soprattutto il presidente Vladimir Putin, non vuole essere ricordato nella storia come il soggetto che ha dato il via alla distruzione di gran parte del mondo civilizzato; secondariamente l’agitare lo spettro dello scontro nucleare fa parte della retorica della Russia in quanto è l‘unico mezzo efficace di deterrenza che possiede, stante l’inferiorità del suo strumento militare convenzionale rispetto a quello occidentale nel suo complesso.

Abbiamo già analizzato la dottrina nucleare russa nel suo ultimo aggiornamento (giugno 2020) sottolineando come la decisione di renderla pubblica per la prima volta nella storia rappresenti un segnale di trasparenza volto alla stabilizzazione delle tensioni internazionali, e sappiamo anche, in forza di questo, in che modo Mosca si riserva il diritto di usare ordigni atomici, siano essi tattici o strategici.

Sappiamo anche come funziona la catena di comando russa per l’utilizzo delle armi nucleari strategiche così come sappiamo che lo Stato maggiore di Mosca applica il concetto di “deterrenza progressiva” con più gradini e flessibilità nelle opzioni convenzionali e nucleari per gestire un’escalation.

Come accennato, la modernizzazione delle forze convenzionali (che non è completa) non ha alterato l’importanza data dalla Russia alle armi nucleari non strategiche (o tattiche), impiegate per la deterrenza durante i conflitti – anche regionali – e, in buona sostanza, per gli stessi combattimenti.

Quali sarebbero quindi gli obiettivi di un attacco nucleare russo? Prima di rispondere è bene chiarire un punto dottrinario: esistono due modalità di attacco: counterforce e countervalue.

La doppia dorrina di attacco

La prima consiste nell’usare il proprio arsenale nucleare strategico (la triade nucleare composta da Icbm, Slbm e missili da crociera a carica atomica) per prendere di mira l’infrastruttura militare di un avversario; la dottrina countervalue, invece, prende di mira le città del nemico, per distruggere la popolazione civile e l’infrastruttura economica. La dottrina counterforce afferma quindi che una guerra nucleare può essere limitata e che può essere combattuta e vinta.

La Russia, e l’Unione Sovietica prima di essa, non ha mai considerato molto la filosofia counterforce, al contrario degli Stati Uniti, pertanto è ragionevole supporre che qualora si passi dall’uso del nucleare tattico a quello strategico secondo il principio della “deterrenza progressiva”, l’attacco sarebbe massiccio e totale.

Approcci per la sopravvivenza degli arsenali

La sopravvivenza degli arsenali nucleari è stata a lungo un obiettivo cruciale della pianificazione militare, e sono stati impiegati tre approcci per proteggere le forze nucleari da un attacco: “indurimento”, occultamento e ridondanza.

1. L’indurimento

L’indurimento si è messo in atto dispiegando i missili balistici in silos rinforzati progettati per resistere alle esplosioni nucleari, quindi all’estremo calore e all’enorme pressione dell’onda d’urto generata. Allo stesso modo sono stati costruiti rifugi corazzati per aeromobili e siti protettivi per i lanciamissili mobili; i siti di comando e controllo, nonché i mezzi di comunicazione utilizzati per gli ordini di lancio sono anch’essi rinforzati. Ecco perché, in caso di escalation atomica, per i silos di lancio degli Icbm si ritiene siano necessarie due testate che devono essere fatte esplodere a un intervallo compreso tra i 3 e i 5 secondi per eliminare la possibilità della “distruzione fratricida”, ovvero della distruzione della seconda testata da parte della prima già detonata.

2. L’occultamento

L’occultamento è un’altra opzione percorsa e riguarda sia i sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare (Ssbn) sia i lanciamissili terrestri mobili (usanti veicoli Tel – Transporter Erector Launcher). Gli aerei sono più difficili da nascondere perché richiedono piste per il decollo e l’atterraggio, ma anch’essi possono essere occultati disperdendoli in aeroporti alternativi. Quindi, in caso di conflitto nucleare, il primo colpo dovrebbe per forza di cosa prendere di mira tutti gli aeroporti in cui sarebbe possibile decentrare i bombardieri strategici.

3. La ridondanza

La ridondanza viene utilizzata per rafforzare ogni aspetto della missione nucleare, in particolare la capacità di sopravvivenza. La maggior parte degli Stati dotati di armi nucleari utilizza più tipi di sistemi di consegna complicare i piani di attacco del nemico e proteggersi da possibili malfunzionamenti dei missili balistici. Allo stesso modo, vengono impiegate reti di comunicazione, siti di comando e controllo e sistemi di allerta precoce ridondanti per garantire la sopravvivenza del sistema, e anche questi sarebbero tutti bersagli primari di un attacco atomico.

Nessuna singola strategia di sopravvivenza è ideale, perché ciascuna comporta compromessi significativi: ad esempio l’indurimento è attraente, ma ha il prezzo dell’impossibilità dell’occultamento in quanto è molto difficile nascondere i grandi lavori che comportano la costruzione di un silo nucleare. Inoltre, i siti protetti non sono mobili quindi una volta scoperti restano individuati.

I target negli Usa

Avendo questo in mente, assumiamo che la strategia russa in caso di attacco strategico sarebbe quelle di distruggere il potenziale economico, militare e industriale statunitense, quindi i bersagli primari sarebbero rappresentati da tutti i silos di lancio per Icbm distribuiti tra il 90esimo Stormo Missili della Warren Air Force Base divisa tra il Colorado, il Nebraska e il Wyoming, il 91esimo Stormo Missili della Minot Airf Force Base in Nord Dakota, e il 341esimo Stormo Missili della Malmstrom Air Force Base in Montana; le basi aeree dei bombardieri strategici e relativi aeroporti di dispersione, le basi navali dove hanno sede gli Ssbn e relative strutture di supporto (stazioni di rifornimento, cantieri, depositi ecc), i centri di comando, controllo e comunicazione, depositi di armamento nucleare, e siti di produzione degli ordigni atomici.

Questo attacco prioritario sarebbe preceduto molto probabilmente dal lancio di una o più testate ad alto potenziale che verrebbero fatte detonare ad altissima quota per creare un black out generale sul territorio statunitense causato dall’impulso elettromagnetico (Emp – Electromagnetic Pulse) in modo da interrompere i sistemi di comunicazione non protetti e qualsiasi strumento elettronico non schermato.

Questo attacco probabilmente sarebbe effettuato da Ssbn russi, in modo da dare il minimo tempo di reazione possibile, avendo gli Slbm moderni raggiunto un livello di precisione che è pari a quello degli Icbm.

I possibili obiettivi in Europa

Successivamente, in un tempo stimabile nell’arco di qualche manciata di minuti, l’attacco punterebbe all’ultimazione della distruzione del potenziale bellico bersagliando le basi militari Usa e all’annientamento del potenziale economico e demografico statunitense bersagliando città, centri industriali, aeroporti principali, porti, raffinerie, dighe e altre infrastrutture energetiche maggiori. Attacchi di questo tipo verrebbero portati anche usando i missili da crociera lanciati da bombardieri a lungo raggio o da unità navali (di superficie o sottomarine). Non bisogna dimenticare che esistono bersagli anche in Europa, in quanto la maggior parte dei Paesi del Vecchio Continente fa parte della Nato. In questo caso si assisterebbe alla stessa dinamica coi primi bersagli rappresentati da obiettivi militari di alto valore, e successivamente da quelli di ordine economico e demografico. PAOLO MAURI

La NATO.

NYT: come la NATO ha asservito l'Europa agli Usa. Piccole Note (filo-Putin) il 17 Luglio 2023 su Il Giornale.

Grazie alla guerra per procura ucraina, l’Europa è ormai succube della NATO, che la rappresenta come e più dei suoi leader politici. E la NATO, a sua volta non è altro che la catena che ha vincolato l’Europa agli Usa. A spiegare in maniera chiara e brutale tale dinamica è un articolo firmato da Gray Anderson e Tommaso Meaney pubblicato sul New YorK Times dell’11 luglio, a testimonianza che sui media dell’Impero si può dire ciò che sui media delle colonie è vietato.

La NATO non è solo un organismo militare, spiegano gli autori, ma ben altro. Infatti, “sin dalla sua nascita, non si è mai occupata anzitutto di gestire e coordinare il potere militare”. Al tempo della Guerra Fredda, infatti, non solo aveva schierato in Europa un esercito che era solo “una piccola frazione della forza del Patto di Varsavia” – tale da non permettere di “respingere un’invasione sovietica – ma “persino le armi nucleari del continente erano sotto il controllo di Washington”.

La NATO e l’ordine mondiale a guida USA

“Invece, [la NATO] si proponeva di vincolare l’Europa occidentale a un progetto molto più grande, quello di un ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti, nel quale la protezione americana serviva da leva per ottenere concessioni su altre questioni, come il commercio e la politica monetaria. In tale missione, ha avuto un notevole successo“.

Quindi gli autori ricordano come il crollo dell’Unione sovietica avesse spinto tanti osservatori a chiedersi se fosse giunto il momento di chiudere la NATO, ma è stato proprio nel “decennio successivo al 1989, che l’organizzazione si è davvero affermata”.

“La NATO, infatti, ha agito come agenzia di rating per l’Unione europea nell’Europa orientale, rendendo tali i paesi sicuri per lo sviluppo e gli investimenti. L’Alleanza ha spinto gli aspiranti partner ad aderire al credo liberale e al libero mercato, così che – come ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Bill Clinton – ‘l’instaurazione di istituzioni democratiche [nei Paesi dell’Est], l’espansione del libero mercato’ e ‘la promozione della sicurezza collettiva’ hanno marciato a di pari passo”.

Ma il vero “big bang” della NATO fu “la guerra globale al terrorismo”, che “ha visto l’antiterrorismo sostituire, nella retorica dell’Alleanza, la lotta per la democrazia e i diritti umani. Anche se l’accento sulla necessità delle liberalizzazioni e delle riforme del settore pubblico è rimasto una costante”.

Anche nel ristretto ambito della difesa “l’alleanza era diversa da quel che veniva pubblicizzato. Infatti, per decenni, gli Stati Uniti sono stati il primo fornitore di armi, logistica, basi aeree e stratagie. La guerra in Ucraina, nonostante tutti i discorsi sull’accelerazione dell’Europa, ha lasciato sostanzialmente intatta tale asimmetria”.

Rendere la NATO unica e irripetibile 

Ancora più interessante il seguito: “Proibendo la duplicazione delle capacità già esistenti e spingendo gli alleati ad accettare ruoli di nicchia, la NATO ha ostacolato l’emergere di qualsiasi forza europea in qualche misura autonoma e capace di un’azione indipendente”.

“E, per quanto riguarda l’industria della difesa, gli standard comuni derivanti dall’interoperabilità, uniti alla forza del settore militare-industriale statunitense e agli impedimenti burocratici posti da Bruxelles, hanno favorito le imprese americane a scapito delle loro concorrenti europee. L’alleanza, paradossalmente, sembra aver indebolito la capacità di difesa degli alleati” (sic).

“Il paradosso è solo apparente. In effetti, la NATO sta funzionando esattamente come era stata progettata dagli strateghi statunitensi del dopoguerra, trascinando l’Europa verso una dipendenza dalla potenza americana che ne ha ridotto i suoi spazi di manovra. Lungi dall’essere un costoso programma di beneficenza, in questo modo la NATO assicura l’influenza americana in Europa a buon mercato”.

La guerra ucraina ha solo “rafforzato la presa dell’America”. Infatti, se in precedenza l’industria europea si assicurava (solamente) “circa la metà delle spese militari” del Continente, ora il peso dell’industria bellica USA è aumentato: “L’Europa si sta rimilitarizzando, ma è l’America che sta raccogliendo i frutti”.

Sulla guerra ucraina “lo schema è chiaro. Washington fornirà la sicurezza militare e le sue corporazioni beneficeranno di una miniera d’oro in termini di ordinativi di armamenti provenienti dall’Europa, mentre gli europei si faranno carico del costo della ricostruzione postbellica”.

Tagliare i legami Cina-Europa

La guerra è anche “una prova generale per il confronto degli Stati Uniti con la Cina, nell’ambito del quale non si può contare tanto facilmente sul sostegno europeo. Infatti, limitare l’accesso di Pechino alle tecnologie strategiche e promuovere l’industria americana non sono certo priorità europee ed è ancora difficile immaginare la rottura degli scambi commerciali tra Europa e Cina”.

“Eppure ci sono già segnali che la NATO sta facendo progressi nel convincere l’Europa” in tal senso. Infatti, alla vigilia della visita a Washington di fine di giugno, il ministro della Difesa tedesco ha puntualmente dichiarato di essere consapevole delle ‘responsabilità che gravano sull’Europa rispetto all’Indo-Pacifico’ e dell’importanza ‘dell’ordine internazionale basato sulle regole’ nel Mar Cinese Meridionale”.

“[…] Oggi il dissenso è più silenzioso che mai”, scrivono i cronisti del NYT. I partiti della sinistra europea, “storicamente critici nei confronti del militarismo e del potere americano, si sono arruolati in modo schiacciante nella difesa dell’Occidente”. Esemplare, in tal senso, “la parabola dei Verdi tedeschi, da feroci oppositori delle armi nucleari, sono diventati un partito apparentemente disposto a rischiare anche la guerra atomica”.

La NATO ha avuto un successo straordinario ridurre l’Europa a una mera colonia dell’Impero. Tanto che i cronisti del NYT concludono: “C’è di che stappare lo champagne”. Dal loro punto di vista non è affatto sbagliato, dal punto di vista europeo un po’ meno.

Estratto dell’articolo di Federico Rampini per corriere.it l'11 luglio 2023.

Con l’ingresso della Svezia nella Nato, Vladimir Putin potrà finalmente dire: ecco la prova che la Nato accerchia la Russia. I suoi simpatizzanti italiani faranno eco alla propaganda: l’Occidente è colpevole, alimenta a Mosca la sindrome dell’assedio. Questo è un classico esempio di profezia che si autoavvera: tanto ha fatto, Putin, che è riuscito a farsi accerchiare sul serio. 

Fino a 500 giorni fa, fino alla vigilia della sua invasione all’Ucraina, l’allargamento della Nato a Finlandia e Svezia non era all’ordine del giorno. E’ stata proprio quell’aggressione ad aver scatenato tali e tanti timori nei paesi che confinano con la Russia – via terra o via mare – da spingere due nazioni con antica tradizione pacifista e neutralista a cercare protezione dentro l’Alleanza atlantica.

Putin si conferma il contrario di quel che i suoi tanti ammiratori hanno sempre detto: non è un genio della geopolitica, bensì uno statista privo di lucidità, che in nome di un patologico nazionalismo-imperialismo sta creando danni enormi al proprio paese. 

Prima ha spezzato i legami economici con l’Occidente e ha distrutto un patrimonio di relazioni con l’Europa […]. Quindi ha spinto la propria fragile economia verso una dipendenza dalla Cina che assomiglierà sempre più a una colonizzazione.  […] Infine ha «regalato» alla Nato un lunghissimo confine terrestre e marittimo presidiato da due eserciti di prim’ordine: svedesi e finlandesi, anche quando erano neutrali, non avevano […] mai abbassato del tutto la guardia rispetto alla minaccia russa. Si capisce che Putin debba trovare un compromesso con Prigozhin. Non è questo il momento di perdere anche la Wagner.

Sulla questione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato, il mezzo passo indietro di Joe Biden ha varie spiegazioni. Ne basterebbe una sola: quando diciamo Nato, ricordiamoci sempre che una parte preponderante della capacità di combattimento è americana. E’ sempre stato così. 

[…] Se un giorno la Nato fosse costretta a combattere per difendere l’Ucraina in base all’articolo 5 dello statuto, sarebbe anzitutto l’America a dover mandare i suoi soldati. Biden fin dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, pur condannandola, mise questi paletti: l’America non manderà scarponi sul terreno e l’America non entrerà in un conflitto diretto contro la Russia. A un anno e mezzo dall’elezione presidenziale americana e con una corrente isolazionista ben rappresentata nel partito repubblicano, non è il momento di tradire quelle promesse.

Resta un dilemma molto ben sintetizzato in questa frase dell’Economist: «Come rifiutare all’Ucraina l’ingresso nella Nato finché è in guerra, senza con ciò dare a Putin una ragione per prolungare la guerra». […] Zelensky ha colto perfettamente questo dilemma e la sua esasperazione è legittima: se l’ingresso nella Nato è condizionato alla fine dei combattimenti, per Putin il modo migliore di tenere l’Ucraina fuori della Nato è continuare a bombardarla e a massacrare i suoi civili. […]

Aggiungi un posto. La Turchia ha accettato di sostenere l’adesione della Svezia alla Nato. Linkiesta l'11 Luglio 2023

«Sono felice di annunciare che il presidente Erdogan ha concordato di concedere l’ingresso della Svezia nella Nato il prima possibile», ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg al termine dell’incontro trilaterale con i leader di Ankara e Stoccolma, alla vigilia del vertice che inizia oggi a Vilnius

Alla vigilia del vertice Nato che inizia oggi a Vilnius, il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accettato di sostenere l’adesione della Svezia all’alleanza atlantica. Stoltenberg ha spiegato che Erdogan inoltrerà la candidatura della Svezia al parlamento turco e «ne garantirà la ratifica».

«Sono felice di annunciare che il presidente Erdogan ha concordato di concedere l’ingresso della Svezia nella Nato il prima possibile», ha detto Stoltenberg al termine dell’incontro trilaterale con i leader di Svezia e Turchia. «Siamo stati in grado di riconciliare le preoccupazioni della Turchia e della Svezia, ora abbiamo nel testo concordato fatti passi avanti su come implementare la lotta al terrorismo, lavorare insieme come alleati e far sì che le restrizioni sull’export delle armi da Stoccolma ad Ankara siano rimosse».

Alla Nato verrà creato un Coordinatore speciale per la lotta contro il terrorismo. «Ma non è mio compito dare dei tempi su quanto tempo ci vorrà, dobbiamo rispettare i tempi del Parlamento turco», ha aggiunto il segretario. L’Ungheria ora resta l’altro Paese a dover dare luce verde. «Credo che il problema dell’Ungheria verrà risolto», ha detto Stoltenberg.

Nelle ore precedenti, Erdogan aveva dichiarato che la Turchia avrebbe appoggiato la Svezia solo se l’Ue avesse riaperto i colloqui di adesione con Ankara. «Non sta alla Nato commentare il processo di ingresso della Turchia nell’Ue ma la Svezia ha concordato, come membro dell’Ue, di sostenere il rinvigorimento del processo di ingresso di Ankara», ha spiegato ancora Stoltenberg.

Il presidente americano, Joe Biden, ha espresso apprezzamento per l’accordo. «Accolgo con favore la dichiarazione rilasciata questa sera dalla Turchia, dalla Svezia e dal Segretario generale della Nato, sull’impegno del presidente Erdogan a dare il via libera all’adesione di Stoccolma», ha scritto in una nota Biden. «Sono pronto a collaborare con il presidente turco e il suo Paese per rafforzare la difesa nell’area euro-atlantica. Non vedo l’ora di dare il benvenuto al primo ministro Kristersson e alla Svezia come nostro 32esimo alleato nella Nato».

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parla di «una tappa storica a Vilnius. Accolgo con favore l’importante passo che la Turchia ha promesso di compiere, per ratificare l’adesione della Svezia alla Nato».

Il premier svedese Ulf Kristersson si è detto «contento che abbiamo fatto un grande passo in avanti verso la ratifica della Svezia nella Nato. Da parte nostra ci impegniamo a rispettare il memorandum firmato a Madrid e intraprenderemo una nuova collaborazione bilaterale di sicurezza per continuare a combattere la criminalità organizzata e il terrorismo», specificando che la collaborazione bilaterale continuerà «ad alti livelli» tra i ministri dei due Paesi.

 Erdogan incrina il rapporto con Putin. Piccole Note (filo-Putin) il 10 luglio 2023 su Il Giornale. 

La visita di Zelensky ad Ankara avrebbe potuto aprire qualche spiraglio per la pace, speranze alimentate anche dalle dichiarazioni di interesse di Mosca per l’incontro con Erdogan. Invece, a stare alle evidenze pubbliche, non sembra aver dato alcun frutto in tal senso.

Il sultano tira la corda

Tutte le evidenze portano a credere che il sultano abbia sfruttato l’occasione per fare sfoggio, ancora una volta, della sua ambiguità, allontanandosi dalla neutralità finora praticata verso il conflitto per strizzare l’occhio all’Occidente.

Per ora non ha fatto alcuna mossa decisa in tal senso, solo iniziative simboliche, ma bastevoli per creare tensioni nei rapporti con Mosca, incrinando i buoni rapporti intrattenuti finora.

L’annuncio di Erdogan sul sostegno turco all’ingresso dell’Ucraina alla NATO, infatti, lascia il tempo che trova; conta nulla perché a decidere saranno gli Stati Uniti, finora contrari. D’altronde l’accoglienza di Kiev nell’Alleanza Atlantica con il conflitto ancora in corso sarebbe una dichiarazione di guerra alla Russia. Non si può fare.

Molto più forte, come segnale, la liberazione dei cinque comandanti del battaglione Azov, tornati in patria con l’aereo presidenziale e ivi accolti come eroi. La Russia ha denunciato la rottura dell’accordo stretto a suo tempo tra Russia, Ucraina e Turchia.

Infatti, l’intesa raggiunta per la fine dell’assedio delle Azovstal, ultima ridotta delle forze ucraine a Mariupol, prevedeva che i cinque rimanessero in Turchia fino alla fine della guerra. La rottura dell’accordo,, oltre a far indignare la Russia (anche per la tetra statura dei personaggi in questione), pone criticità su accordi futuri di tal genere, esposti, dopo questo precedente, alla stessa precarietà.

Per inciso, se con tale liberazione Zelensky può fregiarsi di una vittoria di immagine, importantissima dati i rovesci delle forze ucraine nel teatro di guerra, con tale mossa ha evidenziato il ruolo chiave della Azov nella sua Ucraina. La manifesta ideologia neo-nazista di tale battaglione e la sua prassi muscolare dovrebbero mettere in allarme l’Europa. Il fatto che non avvenga pone ancora più rischi per il futuro del Vecchio Continente.

L’accordo sul grano e i droni killer

Per tornare a Erdogan, oltre alle due iniziative di cui sopra, ha anche dato il via libera alla costruzione di una fabbrica per la produzione di droni killer turchi in Ucraina, che i russi ovviamente distruggeranno se diventerà operativa (nondimeno, la luce verde a tale iniziativa ha irritato non poco Mosca).

Ma, cosa ben più importante, Ankara ha fatto trapelare l’indiscrezione, vera o falsa che sia, che se la Russia non rinnoverà l’accordo sulla circolazione del grano ucraino nel Mar Nero (che scade il 17 luglio), sarebbe pronta a preservare tale commercio inviando navi da guerra turche a scortare i cargo di Kiev.

Ipotesi estrema, perché aprirebbe scenari da terza guerra mondiale dato che Ankara fa parte della Nato e che la Russia non può permettere che le navi da guerra turche battano coste che ospitano propri obiettivi sensibili.

Più che probabile che l’indiscrezione sia solo un modo per far pressione su Mosca perché rinnovi l’intesa, alla quale Ankara è molto interessata perché ottiene guadagni non indifferenti dal suo ruolo di mediazione e vigilanza.

Tale l’ambiguità del sultano che a volte tira la corda scommettendo sul fatto che alla fine troverà un modo per accordarsi con Putin, reputando che in questo momento Mosca non può permettersi l’ostilità anche della Turchia.

Ciò, infatti, aprirebbe nuove criticità a Mosca sul fronte meridionale, che arriverebbero al parossismo nella dialettica che andrebbe a crearsi sul transito delle navi russe nello Stretto dei Dardanelli, la porta di Mosca al Mediterraneo.

Così, mentre da una parte tirava la corda, dall’altra Erdogan porgeva il ramoscello d’olivo, annunciando un incontro con Putin ad agosto.

In parallelo a tale annuncio, il colloquio tra ministri degli Esteri russo e turco, presumibilmente servito alla Russia per testare terreno e verificare le intenzioni di Erdogan.

La Russia avrebbe potuto confermare l’annuncio pubblico del sultano, ma non l’ha fatto. Il portavoce del Cremlino si è limitato a dichiarare che organizzare una telefonata tra Erdogan e Putin è facile e si può fare a breve.

Ma Putin, al momento, tace e aspetta. Evidentemente irritato, sta studiando la situazione.

Ps. Sui motivi per cui la Russia è refrattaria a estendere l’accordo sul grano abbiamo scritto in altra nota.

Le anime dentro la Nato. Lorenzo Vita il 10 luglio 2023 su Inside Over. 

Uno dei molteplici effetti politici della guerra in Ucraina è stato quello di avere rafforzato l’immagine e la rilevanza della Nato nel quadro strategico europeo. Non era una missione semplice, tantomeno scontata. Va infatti ricordato che prima dell’ormai noto annuncio di Vladimir Putin sull’annessione delle repubbliche autonome del Donbass, l’Alleanza Atlantica arrivava da un periodo estremamente complesso. Il precipitoso ritiro Usa (e occidentale) dall’Afghanistan aveva mostrato i deficit di comunicazione tra potenze e aveva fatto storcere più di un naso tra i partner Nato a causa della scelta “improvvisa” di Joe Biden.

Un tema che era già stato sollevato durante la presidenza di Donald Trump, il quale però aveva sempre manifestato una visione molto meno “filoeuropea” della sua amministrazione. Inoltre, prima di questo conflitto in Europa orientale, in tanti avevano espresso perplessità sul ruolo della Nato in alcuni contesti globali di conflitto, a cominciare da quelli mediorientali. Il presidente francese Emmanuel Macron, in una delle sue interviste più note, aveva addirittura parlato dell’Alleanza in una condizione di “morte cerebrale”, suggerendo di fatto un suo ripensamento anche in virtù del dibattito sull’autonomia strategica europea e ricordando l’assenza di leadership atlantica in diversi momenti di crisi. L’assenza di un conflitto con la Russia e la conseguente crescita di altri fenomeni e minacce a sud e a sudest del blocco, in particolare in Nord Africa e in Medio Oriente, aveva poi allargato le crepe all’interno della Nato, in cui le diverse anime che la caratterizzano mostravano diverse linee strategiche. Infine, la ripresa della discussione sulla Difesa europea aveva in qualche modo dato l’avvio a una serie di riflessioni sul ruolo stesso della Nato, visto come una pesante eredità strategica del Novecento in virtù di un’epoca in cui alcuni leader dell’Unione europea auspicavano un peso sempre maggiore a livello politico di Bruxelles. 

La guerra in Ucraina ha certamente smantellato, quantomeno nell’immediato, alcuni dubbi sul ruolo della Nato. Il blocco euroatlantico appare forte, saldamente ancorato alle volontà di Washington e profondamente radicato nella cultura strategica europea, visto che tutti i governi hanno dovuto ammettere l’importanza dell’appartenenza a questo sistema in caso di conflitto con una superpotenza. Inoltre, la percezione di sicurezza fornita dall’essere membro della Nato ha fatto sì che alcuni Paesi storicamente titubanti abbiano scelto di far parte dell’alleanza, con Finlandia e Svezia simboli di questa nuova Europa a trazione fortemente atlantista.

L’idillio della Nato non deve però far credere che le diverse anime che compongono un blocco sempre più ampio siano scomparse. Anzi, alcuni elementi accaduti proprio in questi mesi, a cominciare dalla scelta di prolungare ulteriormente il mandato del segretario generale Jens Stoltenberg, fanno pensare che le divisioni interne permangono, pur nella piena consapevolezza del ruolo al momento imprescindibile dell’Alleanza atlantica.

Divisioni che, in larga parte, sono frutto di due fattori strettamente legati l’uno all’altro. Uno è il fattore geografico, l’altro quello eminentemente culturale e politico. Se infatti si osserva la carta dei Paesi membri dell’Alleanza, è abbastanza chiaro che ogni singolo partner non può avere necessariamente un interesse pari a quello di chi vive all’opposto del continente o ancora di più al di là dell’oceano, suggerendo perciò diversi approcci rispetto a questioni interne e rapporti con l’esterno.

Baltici, il blocco dei “falchi”

Un primo esempio di questa differenza di vedute arriva dalla parte orientale dell’Europa, in particolare quella baltica. Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, Polonia e Paesi baltici hanno rappresentato l’ala più intransigente nei confronti della Russia. Una scelta perfettamente in linea con la storia di questi Stati ma anche con la percezione del pericolo dei governi rispetto al vicino moscovita.

Quest’ala dura si è rivelata nel tempo non soltanto forte, ma anche politicamente trasversale, unendo sia movimenti conservatori che progressisti ed escludendo, pertanto, solo i movimenti legati alle minoranze russe o storicamente vicini a Mosca e avversi al blocco occidentale. E nel tempo, queste posizioni sono diventate un vero e proprio marchio di fabbrica dell’area baltica, al punto da diventare i migliori alleati degli Stati Uniti (e del Regno Unito) sia nel contrasto alla Russia sia nel perorare la causa dell’Alleanza atlantica come fortemente proiettata a est e legata alla linea strategica Usa.

La guerra in Ucraina ha confermato il ruolo sempre più da protagonista di Varsavia e, in secondo luogo, delle altre capitale baltiche, trasformando così questi Paesi in alleati sempre più centrali nel consesso atlantico ma anche in grado di orientare la politica Nato. La paura del vicino russo unita all’ascesa della Polonia come hub strategico Usa ma anche come potenza militare ha così rafforzato l’asse nord-orientale del blocco, garantendo a questa regione un ruolo di primo piano. Inoltre, l’obiettivo del competo disaccoppiamento energetico da Mosca ha rafforzato la posizione di forza della regione, che ora guarda all’Occidente e agli alleati Nato e della Nato anche in chiave di sicurezza energetica e di sfida al nemico russo.

Il nodo Ungheria

Il timore nei confronti della Russia caratterizza molti Paesi dell’Europa orientale per il passato sotto l’impero russo o quello sovietico. L’Ungheria non fa eccezione, dal momento che ha vissuto sulla propria pelle l’arrivo dei carri armati sovietici e ha costruito anche sulla rivolta contro quelle truppe uno dei suoi pilastri culturali. Tuttavia, questo non ha evitato a Viktor Orban, pur nella sua appartenenza al mondo conservatore, di porsi in una posizione di mediazione tra Vladimir Putin e la Nato. Una scelta che non esclude che l’Ungheria resti fondamentale nello scenario atlantico – come dimostrato dalla basi presenti nel Paese – ma che ha mostrato come Budapest abbia un ruolo peculiare rispetto al resto dei Paesi orientali. Lo conferma anche il suo semaforo rosso all’adesione dell’Ucraina.

Questo ha avuto anche ripercussioni sul mantenimento del Gruppo Visegrad: uno dei protagonisti della politica europea di questi anni. La divergenza di vedute riguardo la Russia, infatti, ha sensibilmente diminuito l’unità dei Paesi orientali e al desiderio di mostrarsi sempre in blocco di fronte a scelte strategiche, portando l’Ungheria ad avere un ruolo molto diverso rispetto ad esempio ai baltici. E così Budapest si è trasformata nella capitale meno aderente alla fermezza verso Mosca, premendo anche con ostacoli e veti per una politica meno assertiva sul fronte orientale.

Bulgaria e Romania: timori e ambizioni

I Balcani orientali, soprattutto per la vicinanza geografica all’Ucraina, sono i primi Paesi, insieme ai Baltici, a essere preoccupati dall’allargamento degli interessi russi nell’area, complice anche il passato sotto l’Unione Sovietica. Negli anni però Bulgaria e Romania, entrambe membri Nato a partire a partire dall’allargamento del 2002, hanno avuto un’importanza diversa rispetto ai piani di Bruxelles e degli Stati Uniti. Per larghi tratti, i destini di Bucarest sono stati visti come periferici, con una Nato che si è interessata molto più all’allargamento da compiere nei Balcani occidentali e con il focus incentrato sulla missione in Kosovo.

Questa appartenenza meno rilevante rispetto ai piani Nato è cambiata nel corso degli anni con l’aumento dell’assertività russa: elemento che ha comportato un maggiore interesse dell’Alleanza per questi due Paesi fortemente legati alla Russia sotto il profilo energetico, ma di conseguenza anche a un maggiore peso dei governi bulgari e rumeni nel consesso atlantico. In una posizione storicamente meno dura rispetto ai baltici, complice anche la forte dipendenza dal vicino russo, i due Paesi hanno modificato la loro postura soprattutto negli anni della guerra in Donbass e dell’annessione della Crimea e poi con l’attuale invasione russa. Questo però non ha cancellato alcune distanze rispetto al resto del blocco Nato sul tema dei rapporti con Mosca.

La Bulgaria, ad esempio, ha di recente confermato il suo “no” all’invio di armi a Kiev nonostante la pressione di Zelensky per convincere l’omologo Rumen Radev, Sofia ha ribadito la sua linea sostenendo anche all’assenza di una prospettiva di soluzione militare alla guerra. Le anime bulgare sono diverse: il premier Nikolai Denkov ha ad esempio ribadito pieno sostegno all’Ucraina siglando accordi anche per sostenere l’adesione alla Nato. Ma la diversità di vedute in seno alla politica suggerisce come la Bulgaria abbia una posizione meno netta sul nuovo spirito atlantista.

La Romania, rispetto al vicino bulgaro, ha invece manifestato da tempo una netta virata verso Occidente, cristallizzata soprattutto nell’aumento della spesa militare. Come molti Paesi orientali, la Romania oggi supera lo standard del 2% del budget per la Difesa, mentre a testimoniare la scelta di rafforzare la propria postura atlantica, il primo ministro Marcel Ciolacu ha anche chiesto che siano dispiegate truppe tedesche nel Paese. Idea che Berlino al momento sembra avere però congelato.

L’autonomia turca

Con la lunga stagione di potere di Recep Tayyip Erdogan, la Turchia ha occupato un ruolo di primo piano all’interno della Nato costruendo uno spazio di autonomia forse unico nell’intero panorama regionale. Per molto tempo, Ankara ha rappresentato in sostanza il guardiano dell’Alleanza al confine sud-orientale, diventando il pilastro strategico Nato in Medio Oriente.

Negli anni, però, la Turchia ha evitato di ancorarsi a una linea atlantista, giocando su un sottile equilibrio tra interessi Usa e prospettive “filorusse”. Il risultato è stato un’agenda strategica spesso del tutto svincolata dalla condivisione delle prospettive atlantiche, e questo è il frutto anche dalle peculiarità turca, a sua volta divisa tra un’aspirazione imperiale, sguardo rivolto a Occidente ma senza dimenticare i legami con l’Oriente. Basti ricordare il grande tema della fornitura di S-400 russi alla Turchia: scelta che è valsa ad Ankara l’estromissione dal programma F-35 ma anche un raffreddamento dei rapporti con Washington manifestati anche dal rafforzamento della presenza militare nella Grecia alleata-rivale.

Quest’anima autonomia della Turchia si vede anche dallo scoppio della guerra in Ucraina, in cui Erdogan ha sempre mantenuto un dialogo con Putin anche in virtù della partnership nel conflitto siriano, nel Caucaso e per la gestione del traffico navale del Bosforo.

La posizione turca rappresenta un unicum nel panorama Nato, e lo si nota anche nel modus operando di Ankara per l’adesione di Finlandia e Svezia, in cui Erdogan ha posto diversi veti in virtù dei rapporti tra Helsinki ma soprattutto Stoccolma con movimenti visti come nemici dal “Sultano”. Questo modo di operare, tuttavia, non si è mai ampliato in un blocco: la Turchia ha rappresentato sempre se stessa, mostrando in questo modo un attivismo solitario, marcatamente imperiale ma mai in grado di sollevare adesione altrove, a eccezione dell’Ungheria. Esemplare in questo senso la rivalità con la Grecia e prima con la Francia.

Il blocco “europeista”: Francia, Germania, Italia e Spagna

Le tre grandi potenze dell’Unione europea più la Spagna rappresentano all’interno della Nato dei protagonisti fondamentali per diverse ragioni. La Francia per la sua nota politica di autonomia strategica, che l’ha portata anche a negarsi alla Nato, a mantenere per sé l’arsenale nucleare e a perorare la causa della difesa comune europea in chiave di indipendenza dall’Alleanza. La Germania, per molto tempo “colomba” dei rapporti con la Federazione Russa nell’era Schröder e Merkel, ora con Olaf Scholz si è riattivata sul piano militare e diplomatico per assecondare Washington pur mantenendo una sua peculiare posizione di potenze economica. L’Italia è saldamente ancorata alla Nato e all’Unione europea e più volte ribadisce la posizione di piena adesione alle scelte di Bruxelles, ma questo non ha mai escluso un interesse di Roma a far sì che la Nato, oltre che a guardare verso est, guardasse in particolare sul fronte Sud, rimodellando la propria politica più a 360 gradi.

Queste posizioni si osservano anche in ambito Nato dove, pur con le loro differenze, Berlino, Parigi e Roma (e Madrid anche se in posizione più defilata) hanno spesso rappresentato il margine “europeista” o, se vogliamo, più “autonomista” rispetto alla linea cosiddetta atlantista. Lo dimostra anche l’importanza che ha avuto per molto tempo il dibattito sull’autonomia strategica in queste tre capitali. Lo hanno confermato anche i rapporti positivi avuti negli anni con Mosca. Ma lo hanno dimostrato anche i dibattiti in seno all’Ue riguardo gli investimenti sul fronte della difesa, in cui la Polonia ha spesso contraddetto la linea francese di volere investire i soldi europei solo con aziende europee.

Al netto della evidente solidarietà nei confronti dell’Ucraina, non è un caso che siano stati proprio Scholz e Macron gli unici due leader a tentare di dialogare con Putin nelle prime fase di del conflitto e in quelle immediatamente precedenti. L’asse franco-tedesco infatti ha per anni rappresentato il motore dell’Unione europea ma anche quell’alleanze che doveva essere il contrappeso dell’Europa centrale rispetto alle posizioni più legate all’atlantismo. L’invasione russa, smentendo le “colombe”, ha di fatto ridotto lo spazio di manovra di queste posizioni meno nette. Eppure Berlino e Parigi, pur con posizioni diverse, hanno mantenuto la linea del freno rispetto alle scelte più dure paventate dai “falchi”. E questo lo si vede anche nei rapporti con la Cina, rivale sistemico per la Nato ma partner commerciale di fondamentale importanza per questi Paesi.

Stati Uniti, Canada e Regno Unito. L’Anglosfera unita

Come leader dell’Alleanza e soprattutto come superpotenza, gli Stati Uniti rappresentano più di un’anima all’interno della Nato, esprimendone in realtà la linea strategica. La Nato rappresenta di fatto la declinazione in chiave europea degli interessi transatlantici, saldando Washington e l’Europa in un destino comune. La posizione Usa, tuttavia, è molto spesso meno netta di quanto si possa credere, e lo ha confermato anche la recente presidenza Trump che ha rappresentato l’epigono della linea più isolazionista americana rispetto all’Europa. Se infatti la Nato è fondamentale per gli Stati Uniti dal punto di vista politico, sotto il profilo militare sono in molti ad avere dubitato in passato della prospettiva del blocco, pesando soprattutto il poco investimento economico degli alleati europei. Questo ha fatto sì che molto spesso la Nato non abbia rappresentato il principale interesse trasversale della politica americana, che a volte si è confrontata anche con la scelta se includere i partner Nato nelle decisioni e nelle mosse adottate su scala internazionale o se evitare il coinvolgimento andando di testa propria.

Questa dicotomia ha fatto sì che molto spesso alcune scelte Usa non siano state comprese da alleati che avevano perplessità sull’unilateralismo di Washington. Questo è valso non solo più di recente per il ritiro dall’Afghanistan, ma anche in passato per alcune strategie mediorientali e nordafricane o anche in chiave di contrasto alla Russia o in prospettiva alla Cina. D’altro canto, gli Stati Uniti non hanno mai negato che il timore che una difesa comune europea e una autonomia strategica del continente si rivelassero dei blocchi protezionistici delle aziende del Vecchio Continente, colpendo quindi l’industria bellica e la tecnologia Usa.

In questa prospettiva, i migliori alleati Usa, a parte i baltici, sono rappresentati da quei due Paesi che partecipano all’Anglosfera e che anche a livello di cultura strategica sono perfettamente ingrati in un unico sistema di pensiero: Regno Unito e Canada. Pur con delle differenze, Londra, Ottawa e Washington si muovono quasi sempre in sintonia, soprattutto Regno Unito e Stati Uniti per quanto riguarda la condivisione della politica strategica in Europa. E questo rappresenta spesso un blocco compatto anche nel consesso Ue. La scelta di riorientare la politica Nato anche in chiave di contenimento della Cina nell’Indo-Pacifico certifica, in questo senso, la preponderanza di Washington nella scelta degli obiettivi a breve e lungo termine dell’Alleanza. Ma anche il peso ormai consolidato degli Usa nonostante alcuni momenti in cui le ultime amministrazioni avevano fatto temere un certo distacco.

I Paesi del Nord

La Scandinavia, con l’ingresso della Finlandia e la possibile adesione alla Nato della Svezia, è uno dei blocchi regionali più interessanti e innovativi dell’Alleanza. Mentre prima erano Norvegia e Danimarca a rappresentare gli interessi dei Paesi che si proiettano verso il cosiddetto “Alto Nord”, ora l’ingresso di Helsinki e (forse) di Stoccolma produce due effetti. Da un lato il rafforzamento del blocco nordico o scandinavo in chiave di partnership militare ulteriore alla stessa adesione alla Nato. Dall’altro lato, una potenziale saldatura di questo blocco con quello baltico, unito sia sotto il profilo economico che sotto quello energetico e strategico. Se infatti in questi decenni le due “new entries” della Nato erano nell’Ue ma in posizione di neutralità attiva rispetto a Mosca, l’adesione al blocco politico-militare dell’Occidente ora rafforza la linea atlantista, quantomeno nell’immediato futuro.

Questo può essere utile anche per i tre grandi obiettivi strategici che sono presenti nei documenti Nato. Da un lato blindare il Baltico e l’Artico per bloccare le sortite russe e monitorare Kaliningrad. Dall’altro lato, non va sottovalutato l’interesse di Washington, Londra e Bruxelles sul fronte cinese, che soprattutto con la possibile apertura delle rotte polari, può essere un attore estremamente rilevante nel panorama strategico europeo. Infine, ultimo ma non per importanza, il possibile sfruttamento delle risorse artiche: motivo per cui, oltre alla già nota importanza della Norvegia nell’approvvigionamento energetico in sostituzione della Russia, la regione può avere un peso maggiore nelle dinamiche Nato (e non solo). LORENZO VITA

Le Spie.

Estratto dell’articolo di Marco Liconti per "il Giornale" giovedì 20 luglio 2023.

«Il ritorno a casa di tutti gli americani detenuti illecitamente è una priorità del presidente». È il mantra che viene regolarmente ripetuto dall’amministrazione Biden ogni volta che si affronta l’argomento dei cittadini Usa che vengono arrestati con un pretesto e tenuti in ostaggio da qualche regime autoritario.  […] 

Non è un caso che la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, abbia rimodulato la formula: «Stiamo ancora raccogliendo elementi, ma l’amministrazione continua a lavorare attivamente per il suo ritorno in sicurezza». E se il militare non volesse tornare, le è stato chiesto. «Al momento non vogliamo fare ipotesi», la replica.

Nel frattempo, Pyongyang continua a rimanere in silenzio. «Non c’è stata risposta» ai tentativi di contatto, ha riferito il portavoce del dipartimento di Stato, Matthew Miller. Se la dinamica di quanto è accaduto è ormai abbastanza chiara, continuano ad emergere dettagli che potrebbero spiegare il «perché» il 23enne King, arruolatosi nel gennaio 2021, abbia saltato la linea di confine all’interno della Dmz, la Zona demilitarizzata che taglia in due la Penisola Coreana, per consegnarsi al regime di Kim Jong Un. 

Il militare stava per essere rimpatriato negli Usa, dove sarebbe stato sottoposto ad un provvedimento disciplinare e poi espulso dall’Esercito. Prima di sfuggire al controllo della polizia militare che lo aveva scortato all’aeroporto di Incheon (ha finto di avere perso il passaporto dopo avere superato i controlli di sicurezza), era stato in carcere due mesi per una rissa in una discoteca di Seul.

Aveva perfino preso a calci un’auto della polizia e insultato gli agenti che tentavano di arrestarlo. Forse, quando King ha deciso di unirsi ad un gruppo di turisti che stavano partendo per il confine per visitare Panmunjom, unico punto di contatto fisico tra Nord e Sud lungo i 255 chilometri di campi minati che separano le due Coree, «dev’essere stato fuori di testa», come ha detto la madre, Claudine Gates, ai media Usa. […]   

Testimoni hanno inoltre riferito che King, mentre correva tra le braccia dei militari di Pyongyang, inseguito dai soldati sudcoreani che cercavano di fermarlo, rideva. Un gesto premeditato quindi?

A insistere sull’ipotesi del «crollo nervoso» è lo zio di King, Carl Gates, che ha raccontato di quanto il giovane fosse rimasto sconvolto dalla morte del cugino di 7 anni, all'inizio di quest’anno. «So che è legata al suo gesto», ha detto. [...]

Estratto dell’articolo di Guido Santevecchi per “il Corriere della Sera” il 21 luglio 2023.

«Assente senza giustificazione»: è formalmente definito così dal Pentagono il soldato americano Travis King, fuggito al Nord durante una visita turistica al centro del 38° Parallelo che spacca in due la penisola coreana. Tre giorni dopo, la Nord Corea non ha ancora dato alcuna informazione sulla sorte del militare. 

Un atto ancora incomprensibile che ha riportato l’attenzione della stampa mondiale su Panmunjom, il villaggio dove nel 1953 fu firmato l’armistizio nella Guerra di Corea. Washington dice di aver cercato in tutti i modi di contattare i nordcoreani, sia attraverso la «linea rossa» sia chiedendo aiuto alla diplomazia svedese, perché gli Stati Uniti non hanno rapporti con Pyongyang: anzi, tecnicamente la guerra non è finita ma è solo in una fase di cessate il fuoco, da settant’anni. […] 

Questa storia sembra troppo assurda per non nascondere qualche segreto. Il Pentagono dice che la prima preoccupazione è per la salute del giovane che si è consegnato ai nordcoreani, ma debbono esserci anche dei dubbi. Il sito d’informazione The Messenger ha potuto leggere il primo rapporto sul fatto scritto dagli investigatori dell’US Army. 

Risulta che il soldato martedì 18 luglio, dopo aver attraversato di corsa la Linea di demarcazione a Panmunjom (un cordolo alto solo venti centimetri, perché quello è un luogo celebrativo della tregua) ha svoltato dietro una palazzina ed è salito su un furgone dell’esercito nordcoreano. Un ufficiale americano ha detto a The Messenger che va presa in considerazione anche la possibilità che i nordcoreani sapessero in anticipo delle intenzioni di Travis e lo stessero aspettando. […] 

Nei pochi mesi passati nella penisola, King si era meritato tre decorazioni: la National Defense Service Medal, la Korean Defense Service Medal e l’Overseas Service Ribbon. Un ottimo elemento, ma non un’eccezione: l’esercito americano dà i nastrini quasi di routine, basta rigare dritto. Però, a settembre del 2022, Travis King si trasforma da soldato modello in teppista insubordinato: una lite in un locale notturno di Seul, prende a pugni un civile sudcoreano. Se la cava perché la vittima non sporge denuncia. 

A ottobre un’altra rissa arriva la polizia e il soldato reagisce ancora, arrestato prende a calci l’auto degli agenti. Questa volta finisce davanti al giudice che lo condanna a 50 giorni di lavoro duro in una prigione sudcoreana. Carriera militare rovinata. Rilasciato il 10 luglio, con il foglio di via per Fort Bliss in Texas, dove avrebbe dovuto subire ulteriori procedimenti disciplinari. Esito possibile: congedo con disonore. 

Non una bella prospettiva, ma neanche un incubo dal quale cercare riparo con una fuga assurda in Nord Corea, il regime più chiuso del mondo, dove la gente comune soffre anche la fame. Il 17 luglio, una pattuglia della polizia militare scorta King all’aeroporto di Incheon, vicino a Seul. Lo lascia dopo che ha passato il controllo passaporti e se ne va. Ma quando si trova solo, il soldato dice al personale dell’imbarco di aver perso il passaporto. Gli permettono di tornare nel salone. E da qui scompare. […]

Il Comando Usa di Seul scopre solo la mattina dopo che King non ha preso quell’aereo. Dall’indagine militare emerge un altro fatto strano: la scorsa primavera, prima di finire in carcere, mentre era già sotto processo a Seul in attesa di sentenza, Travis King aveva prenotato due visite a Panmunjom, tramite una normale agenzia turistica. Il primo biglietto era per maggio: perso perché il giovane stava scontando la pena. Ma appena è stato rilasciato, il 10 luglio, si è subito di nuovo prenotato per il 18 luglio, pur sapendo di doversi imbarcare per Fort Bliss in Texas il 17. […] 

E quella mattina, nonostante fosse ormai un ricercato, il soldato si è presentato in maglietta e cappellino neri all’appuntamento con un pullman che da Seul ha portato un gruppo di una trentina di turisti sul 38° Parallelo. […] Resta il fatto che un soldato semplice di seconda classe ha poco da offrire in termini di intelligence. […]

Estratto da “la Stampa” il 21 luglio 2023.

La Corea del Nord non risponde ai tentativi del Pentagono di negoziare il rilascio del soldato americano entrato nel suo confine pesantemente militarizzato, che la divide dalla Corea del Sud. Lo segnala un portavoce del Dipartimento di Stato americano citato dalla Bbc. Il Pentagono aveva contattato la Corea del Nord per aver notizie su dove si trovi il soldato Travis King. «Intendo che quelle comunicazioni non hanno ancora ricevuto risposta», ha detto il portavoce.

Non è chiaro se King, di 23 anni, ritenuto il primo americano ad entrare illegalmente in Corea del Nord dal 1982, abbia disertato o speri di tornare nel Paese d'origine. Il fatto che sia una recluta di basso rango, secondo esperti avrebbe scarso valore propagandistico e di intelligence, tanto da poter indurre la Corea del Nord a rilasciarlo. Anche se il suo destino al momento sembra coperto di grandi incognite. […]

Vadim Konoshchenok, la spia russa nelle mani della giustizia Usa. Stefano Piazza su Panorama il 20 Luglio 2023

L’ufficiale dell’Fsb è accusato di aver tentato di «procurarsi hardware militare avanzato per la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina». Arrestato e già stato estradato negli Stati Unito dove rischia 30 anni di carcere Vadim Konoshchenok, la spia russa nelle mani della giustizia Usa

Vadim Konoshchenok, 48 anni, ritenuto essere un colonnello dei Servizi segreti russi (Fsb) è stato citato in giudizio lo scorso 14 luglio in un tribunale degli Stati Uniti dopo il suo arresto avvenuto in Estonia. L’ufficiale dell’Fsb è accusato di aver tentato di «procurarsi hardware militare avanzato per la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina». Come rivelato dall’Organized Crime and Corruption Reporting Project, Vadim Konoshchenok era stato arrestato la settimana scorsa in Estonia per il suo presunto ruolo nella cospirazione «Serniya Network», organizzata da un gruppo di sette russi e americani «che hanno illegalmente procurato, acquistato e spedito milioni di dollari in hardware militare statunitense ai loro contatti nel settore della difesa russo». Dopo l’arresto Konoshchenok è stato subito estradato negli Stati Uniti e più di mezza tonnellata di munizioni di livello militare spedite illegalmente in Russia è legata al suo nome. L’alto ufficiale dell’Fsb è anche accusato dall'Fbi di aver contrabbandato una serie di apparecchiature nucleari e informatiche con il potenziale per applicazioni in tempo di guerra. È da queste accuse che le autorità lo hanno etichettato come un «partecipante critico alla cospirazione». Il successo della rete nell'approvvigionamento di materiali altamente sensibili e pericolosi per l'Fsb, sfidando le sanzioni internazionali, dimostra quanto sia complicata la sfida dell'Occidente nel bloccare le scorte militari della Russia. «Questo imputato, sospettato di avere legami con l'Fsb, ha contrabbandato centinaia di migliaia di munizioni illecite a sostegno della macchina da guerra di Mosca, usando aziende di facciata per nascondere la sua impresa criminale», ha detto l'assistente procuratore generale degli Stati Uniti Matthew G. Olsen. Nell’atto di accusa si legge che le società di facciata utilizzate nell’ambito della cospirazione «Serniya Network» avevano complici e conti bancari in tutto il mondo che servivano ad accumulare enormi scorte di provviste militari per l'esercito russo, la cui guerra di aggressione contro l'Ucraina ha ormai superato i 500 giorni. Le società più importanti con sede a Mosca, segretamente guidate dai servizi di intelligence russi, erano la Serniya Engineering e la Sertal LLC. Il loro scopo? «Procurarsi elettronica avanzata per i test nel settore della ricerca e dello sviluppo dell'esercito russo, alcuni dei quali sono stati assegnati allo sviluppo di armi nucleari e ipersoniche», hanno detto gli investigatori statunitensi.

Sia la Serniya Engineering che la Sertal LLC erano state sanzionate dopo che i carri armati sono arrivati in Ucraina l'anno scorso, a causa del loro status di «società strumentali alla macchina da guerra della Federazione Russa». Oltre all'Fsb, gli altri clienti del «Serniya Network» includono il conglomerato di difesa statale russo Rostec; così come la società statale di energia nucleare Rosatom, sempre con sede a Mosca. Come rivelato dall’OCCRP, Konoshchenok ha operato dall'Estonia per il gruppo, attraverso la sua gestione della società di facciata estone Stonebridge Resources. Le comunicazioni elettroniche intercettate rivelano che ha chiesto una commissione del 10% per tutti gli acquisti effettuati: una cifra che ha giustificato dai rischi nella spedizione alla clientela sanzionata. Le autorità hanno notato che l'Estonia era un facile punto di trasbordo per i cospiratori a causa del suo confine orientale con la Russia. Konoshchenok ha assistito personalmente alla consegna di diverse spedizioni lui stesso, o almeno ha provato a farlo. Il 27 ottobre dello scorso anno gli agenti di frontiera estoni lo hanno arrestato mentre cercava di attraversare la Russia. Aveva in suo possesso circa 35 tipi di semiconduttori e altri componenti elettronici, oltre a migliaia di proiettili di munizioni di fabbricazione negli Stati Uniti. Dopo essere stato rilasciato in attesa di giudizio venne nuovamente arrestato due mesi dopo mentre trasportava munizioni di alto calibro e documenti sensibili dal suo co-cospiratore Boris Livshits. Una successiva perquisizione della polizia nel suo magazzino ha portato a circa 375 libbre di munizioni. Se condannato, Konoshchenok rischia una pena massima di 30 anni che sconterà in un carcere di massima sicurezza americano.

Vienna, il “nido” delle spie dalla Guerra Fredda alla guerra in Ucraina. Lorenzo Vita su Inside Over sabato 15 luglio 2023.

Dai tempi della Guerra Fredda, Vienna è considerata una delle principali “capitali delle spie”. Al centro dell’Europa, nel suo cuore pulsante mitteleuropeo, capitale di un Paese occidentale ma anche neutrale per costituzione, sede di diversi e fondamentali organizzazioni internazionali (prima fra tutte l’Agenzia internazionale per l’energia atomica) Vienna si è trasformata ormai da anni in una sorta di piazza dello spionaggio internazionale. L’Austria naturalmente ne è più che consapevole, al pari delle grandi e medie potenze del mondo che convergono nella città che fu sede degli imperatori. Ma questa consapevolezza, dall’inizio della guerra in Ucraina, rischia di essere considerata un difetto e non più un vanto.

Il problema della legge

Lo spiega il Financial Times che, in un recente articolo, ha posto di nuovo l’attenzione sul fatto che al momento Vienna rappresenta un porto franco dei servizi segreti internazionali in cui i russi, in particolar modo, possono agire impunemente anche a scapito degli alleati dello stesso Paese che li ospita. Il motivo, come riporta il quotidiano finanziario, è da ricercare nel fatto che in Austria viene chiuso un occhio per tutte quelle attività di intelligence realizzate da funzionari stranieri finché queste non sono compiute a scapito dello stesso governo o appunto dell’Austria stessa. 

L’esecutivo, secondo le fonti sentite dal Ft, fino a questo momento ha fatto in modo di evitare che in parlamento si votasse una leggere per criminalizzare tutte le attività di spionaggio compiute all’interno del Paese. E questo freno sembra essere particolarmente legato a quello riguardante la neutralità dell’Austria: principio su cui le autorità non sembrano voler derogare anche se sotto pressione interna e internazionale.

Strani misteri

Che Vienna, con i suoi palazzi eleganti vestigia del passato imperiale, sia un hub dello spionaggio non è cosa che si sa da quest’anno. Da diversi anni, le inchieste di diversi quotidiani segnalano la sua essenza di crocevia di intelligence e alcuni episodi di cronaca avvenuti nella capitale austriaca hanno alimentato la fama di palcoscenico di questa oscura rivalità tra potenze. Strani incidenti e omicidi hanno attraverso le strade della città lasciandosi dietro messaggi in codice e avvertimenti nei confronti dei nemici. Come raccontava Italia Oggi, anni fa fecero scalpore la morte di Timothy Hampton, esperto nucleare britannico trovato ai piedi del palazzo dove lavorava dopo una caduta dal 17esimo piano dell’edificio. Altra morte sospetta fu quella di Baghaollah Vossough, professore iraniano coinvolto in una strana sparatoria.

Del resto, Vienna, come sede dell’Aiea, dell’Osce, dell’Opec e di altre sedi distaccate di varie organizzazioni internazionali ben si presta a questo inquietante incrocio di attività spionistiche. Sono migliaia i diplomatici accreditati in Austria e che sono sospettati in realtà di essere agenti dei servizi. E una volta caduta la cortina di ferro, l’Unione Sovietica, la Jugoslavia e cambiato il mondo, Vienna è comunque rimasta al centro di negoziati e intrighi. Luogo perfetto dove scambiarsi conoscenze, comprare o vendere informazioni o regolare i conti con chi si considera troppo pericoloso.

 Estratto dell’articolo di Andrea Marinelli, Guido Olimpio per il “Corriere della Sera” martedì 4 luglio 2023.  

Brasilia indaga, teme che il Paese sia diventato il punto di partenza per molti «illegali», gli agenti segreti russi addestrati ad operare in clandestinità in Occidente. È più di un sospetto, è una quasi certezza basata su numerosi elementi emersi nell’arco di pochi mesi. Non può essere un caso e neppure una coincidenza se gli episodi si ripetono. Secondo il Wall Street Journal , gli inquirenti locali hanno deciso di guardare in profondità, scrutinando passato, situazioni anomale, segnalazioni. Magari partendo da quanto è stato scoperto in altri Paesi.

Il primo fascicolo riguarda il signor Viktor Muller Ferreira, respinto in Olanda e deciso a infiltrarsi nella Corte internazionale dell’Aia. L’intelligence occidentale doveva sapere da tempo chi fosse perché la polizia lo ha intercettato subito e lo ha mandato d’urgenza da dove era arrivato: il Brasile. Il suo vero nome sarebbe Sergei Cherkasov, elemento dello spionaggio russo che si è creato una «vita» fingendo di essere brasiliano. […] Ora è in prigione.

Il secondo file coinvolge José Assis Giammaria, smascherato dai norvegesi durante un periodo di studio in un centro strategico di Tromso dopo un soggiorno in un ateneo del Canada. Ha sostenuto di essere nato nel 1984 a Padre Bernardo, Stato di Goyas, Brasile. Il padre era un imprenditore d’origine italiana, la mamma lavorava in una scuola.

L’arrestato si chiamerebbe in realtà Mikhail Mikushin, un altro clandestino spedito dalla Russia a cercare informazioni. Gli inquirenti hanno esaminato l’anagrafe e non escludono che il vero Giammaria possa essere deceduto da tempo, con la sua identità assunta dal russo. Modus operandi consueto di molte agenzie di intelligence e amato dagli eredi del Kgb come testimonia il terzo dossier.

Gerhard Daniel Campos gestiva una moderna tipografia in Brasile, aveva una fidanzata locale e una moglie in incognito, Maria Tsalla, residente ad Atene e proprietaria di una maglieria. Anche qui bugie su bugie. Il vero nome di Maria è Irina Smireva, illegale attiva in Grecia che ha rubato anni fa nome e cognome a una bambina deceduta prematuramente. Doveva creare un network in Europa viaggiando con il suo passaporto Ue, ma ha dovuto fermarsi all’improvviso quando ha temuto di venire individuata. Così ha lasciato tutto per tornarsene di gran fretta in Russia.

Fuga che ha costretto Campos a fare lo stesso, perché il «tipografo» è anche lui parte della «ditta»: è una spia di Mosca. Le autorità brasiliane ritengono che l’assenza di controlli stretti permetta agli stranieri di acquisire la cittadinanza, da qui la necessità di un’inchiesta ampia. Il problema non riguarda però solo il Brasile in quanto altri Paesi sudamericani — ma anche il Canada — sono stati scelti dalla Russia come area di «transito» per gli agenti «clandestini» poi mandati negli Usa o nell’area europea. Qui hanno aperto attività, frequentato corsi, conosciuto persone, stabilito relazioni normali, acquisito nazionalità (reale o posticcia), tappe preparatorie per il successivo trasferimento all’estero.

Le Sanzioni.

Putin distrugge 60.000 tonnellate di grano ucraino: l’attacco al porto di Chornomorsk. Mosca considererà ogni nave come ‘militare’. Nel frattempo, in mattinata, il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov ha rivendicato le due potenti esplosioni avvertite in Crimea, in una base militare russa. Redazione su Il Riformista il 19 Luglio 2023 

Sessantamila tonnellate distrutte da raid russi nella notte a Kiev. Gli attacchi militari del Cremlino, nella zona di Odessa, hanno colpito un ingente quantitativo di grano che avrebbe dovuto essere caricato su una nave di grande tonnellaggio e inviate attraverso il corridoio del Grano circa 60 giorni fa. A riferirlo è il ministro ucraino dell’Agricoltura, Mykola Solskyi, in una dichiarazione pubblicata sul sito del suo dicastero. L’attacco ha messo fuori uso una parte significativa dell’infrastruttura di esportazione del Grano del porto di Chornomorsk e secondo gli esperti, ci vorrà almeno un anno per ripristinare le infrastrutture danneggiate.

Le dichiarazioni del ministro arrivano dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato Mosca di aver “deliberatamente” colpito i siti normalmente utilizzati per stoccare grano e altri cereali destinati all’export. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, almeno 24 siti culturali sono stati completamente distrutti, 523 sono parzialmente danneggiati.

I Paesi dell’Est limitrofi all’Ucraina – Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria – hanno chiesto alla Commissione Ue di prolungare il divieto all’import di grano e altri 3 cereali provenienti da Kiev oltre la data del 15 settembre. Ad annunciarlo, il ministro dell’Agricoltura polacco Robert Telus. “Non vedo argomenti sostanziali per la scadenza dell’attuale divieto a metà settembre”.

Nel corso del pomeriggio, il ministero della Difesa russo, citato da Ria Novosti, ha aggiunto che tutte le navi che navigano nel Mar Nero verso i porti ucraini saranno considerate potenziali vettori di carichi militari e dunque coinvolti nel conflitto ucraino come alleati di Kiev. Inoltre – dice il ministero – diverse zone nelle parti nord-ovest e sud-est delle acque internazionali del Mar Nero sono state dichiarate temporaneamente pericolose per la navigazione.

Qui Crimea

Nel frattempo, in mattinata il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov ha rivendicato le due potenti esplosioni avvertite in Crimea in una base militare russa: “Un’operazione di successo è stata condotta nella Crimea occupata. Il nemico sta nascondendo l’entità dei danni e il numero delle vittime”. Le autorità russe, e in particolar modo l’esercito, non hanno confermato l’esplosione di munizioni, né hanno spiegato le possibili cause dell’incendio. Nella penisola occupata da Mosca sono 2.225 le persone evacuate a causa dell’incendio scoppiato.  Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, nel corso di una conferenza stampa, ha fatto sapere che il presidente Valdimir Putin è stato informato dell’esplosione.

Il “grande inganno” del grano ucraino: l’80% va ai Paesi ricchi Giorgia Audiello su L'Indipendente il 18 Luglio 2023

Dopo il mancato rinnovo da parte del Cremlino dell’accordo sul grano ucraino sottoscritto il 22 luglio 2022 da Russia, Ucraina, Turchia e Onu – e più volte prorogato fino all’ultima scadenza del 17 luglio 2023 – è arrivata all’unanimità la condanna a Mosca da parte di Nato, Ue e della stessa Onu: l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, durante il vertice Ue-Celac svoltosi ieri e oggi, ha accusato la Russia «di usare la fame delle persone come arma», mentre il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato che «la mossa si ripercuoterà su milioni di persone che ne pagheranno il prezzo». La premier italiana, Giorgia Meloni, invece, facendo eco ai rappresentanti delle più alte cariche istituzionali occidentali, ha parlato di «offesa contro l’umanità». Tuttavia, stando ai dati di un recente e dettagliato rapporto Oxfam – organizzazione internazionale per la lotta alla povertà – quella dei leader occidentali si rivela niente più che mera retorica volta a demonizzare la Russia in quanto sistemica rivale geopolitica. Il rapporto mette, infatti, nero su bianco che «fino ad oggi l’80% dell’export passato attraverso il Mar Nero se lo sono accaparrato i Paesi più ricchi, mentre agli Stati più poveri e a un passo dalla carestia come Somalia e sud Sudan è andato appena il 3%». Il documento dichiara inoltre esplicitamente che «l’accordo che un anno fa aveva portato allo sblocco dell’export di grano dall’Ucraina al Mar Nero verso il resto del mondo si è rivelato del tutto inadeguato a fronteggiare l’aumento della fame globale, acutizzato dalla crescita esponenziale dei prezzi di cibo ed energia».

«L’accordo che ha consentito di riprendere le esportazioni di cereali dall’Ucraina ha certamente contribuito a contenere l’impennata dei prezzi alimentari – aumentati comunque del 14% a livello globale nel 2022 – ma non ha rappresentato la soluzione alla fame globale che oggi colpisce almeno 122 milioni di persone in più rispetto al 2019. Centinaia di milioni di persone soffrivano la fame prima che la Russia invadesse l’Ucraina e centinaia di milioni continuano a soffrire la fame oggi: 783 milioni in totale l’anno scorso, secondo i recentissimi dati FAO. Paesi come il Sud Sudan e la Somalia, a cui è andato appena lo 0,2% del grano ucraino dall’entrata in vigore dell’accordo, sono ad un passo dalla carestia», ha spiegato Francesco Petrelli, consigliere sulla sicurezza alimentare di Oxfam Italia. Quanto riportato dall’organizzazione sui destinatari del grano ucraino si basa sui dati del Joint Coordination Centredelle Nazioni Unite.

Secondo il report Oxfam, l’unica soluzione per combattere fame e povertà è ripensare radicalmente l’attuale sistema alimentare mondiale: «La crisi attuale non si risolverà continuando a produrre in modo concentrato ed estensivo prodotti di prima necessità solo in alcuni Paesi, ma diversificando e investendo nei piccoli agricoltori soprattutto nei Paesi più poveri […]», si legge nel documento.

Oltre ad avere mistificato le conseguenze della sospensione sull’esportazione del grano ucraino, l’informazione occidentale ha totalmente omesso di spiegare le cause della mancata proroga dell’accordo, su cui pesano proprio le sanzioni occidentali. L’accordo, concluso nel 2022 a Istanbul, consta di due parti: la prima riguardava l’esportazione di grano ucraino attraverso il Mar Nero; la seconda – firmata dalle Nazioni Unite e dalla Russia – riguardava alcune condizioni poste da Mosca, tra cui la rimozione delle restrizioni alle esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti russi; il ricollegamento della banca agricola russa – che gestisce i pagamenti per le esportazioni agricole – al sistema di pagamento SWIFT; il via libera all’esportazione di ammoniaca russa attraverso il gasdotto Togliatti-Odessa verso Russia, Ucraina e Turchia; la revoca delle restrizioni sulla fornitura di macchine agricole e pezzi di ricambio al Paese; il permesso alle navi russe di entrare nei porti stranieri, nonché lo sblocco della logistica dei trasporti e l’assicurazione sui trasporti e sui beni. Tuttavia, alla fine di giugno 2023, durante le consultazioni, le Nazioni Unite hanno ammesso di non essere in grado di soddisfare le richieste russe, secondo quanto riferito dal viceministro degli Esteri russo Sergey Vershinin.

Il capo del Cremlino, Vladimir Putin, il 13 luglio – 4 giorni prima della scadenza del contratto – aveva informato che Mosca avrebbe potuto ritirarsi dall’accordo se le sue condizioni, sottoscritte nell’accordo, non fossero state rispettate. Allo stesso tempo, il presidente russo ha dichiarato che il Cremlino estenderebbe immediatamente l’intesa a patto di vedere alcune promesse mantenute.

Le ripercussioni globali dalla mancata proroga dell’accordo riguarderanno un ulteriore aumento dell’inflazione dei beni alimentari, già molto elevata in Europa: il prezzo dei futures sul grano con consegna a settembre sul Chicago Mercantile Exchange, infatti, è cresciuto di oltre il 3%, raggiungendo i 6,84 dollari per bushel, pari a circa 27 chili di grano.

Se da una parte, dunque, l’accordo non ha effetti determinanti sulla riduzione della fame nel mondo, dall’altra, la sua mancata estensione può provocare un inasprimento dell’inflazione alimentare nei Paesi “ricchi”. Tuttavia, le maggiori conseguenze sono ricondotte ipocritamente dalle istituzioni occidentali all’aggravamento della fame nei Paesi più poveri – al solo scopo di compattare l’opinione pubblica contro la Russia – quando in realtà essa dipende da un sistema economico e alimentare iniquo e disfunzionale alimentato dal neocolonialismo e dalle politiche predatorie europee e americane, attuate per mezzo delle organizzazioni finanziarie neoliberiste come l’FMI e con il ricatto del debito. [di Giorgia Audiello]

Arma impropria. La Russia sta diventando una superpotenza del grano a spese dellUcraina. Federico Bosco su L'Inkiesta il 5 Luglio 2023

Putin sa che gli occidentali non possono sanzionare le esportazioni alimentari di Mosca senza creare uno shock globale dei prezzi e mettere a rischio la sicurezza alimentare dei Paesi in via di sviluppo: da mesi usa questo spazio dazione per ritagliarsi un ruolo di primo piano in questo mercato

Linvasione russa dellUcraina è anche una guerra tra due potenze dell’agricoltura, e per essere più precisi, è l’aggressione di una grande potenza dell’agricoltura contro una media potenza concorrente, alla quale oltre alle vite e ai territori sta sottraendo quote di mercato.

La regione del Mar Nero è un importante fornitore di materie prime dell’agroalimentare e da quando è iniziata la guerra tiene i mercati globali dei cereali, dell’olio di semi e del grano in allarme o sotto pressione.

Nei primi mesi dell’invasione le rotte marittime che permettevano alle derrate alimentari ucraine di raggiungere il mondo sono state bloccate dall’assedio russo del golfo di Odessa, mettendo immediatamente a rischio la sicurezza alimentare globale poiché l’Ucraina era un importante fornitore di grano per il World Food Programme delle Nazioni Unite assicurando forniture a paesi come Etiopia, Yemen, Afghanistan, Sudan, Somalia, Kenya, Gibuti.

All’epoca la Fao disse che la guerra poteva mettere a rischio la sicurezza alimentare di quarantasette milioni di persone, mentre a Mosca i propagandisti delle tv di Stato russe si compiacevano con l’idea che le carestie in Africa avrebbero innescato ondate migratorie che avrebbero mandato in crisi i Paesi europei, colpevoli di sostenere la resistenza ucraina.

Il transito navale per i porti ucraini ricominciע a luglio dopo quasi sei mesi (ma con volumi limitati) con liniziativa del Mar Nero mediata da Turchia e Nazioni Unite. Un patto fragile che tuttavia ha rassicurato i mercati globali, ma che viene tenuto sotto scacco dalla minaccia russa di non rinnovarlo.

Mosca ט consapevole che gli occidentali non possono sanzionare le esportazioni alimentari russe senza creare uno shock globale dei prezzi e mettere a rischio la sicurezza alimentare dei Paesi in via di sviluppo, e sta usando questo spazio dazione per prendere il pieno controllo della sua produzione agroalimentare e inserirla in uno sforzo geopolitico più ampio.

Superata la fase di crisi iniziale, la Russia ha sfruttato il primo anno di guerra per rafforzare la sua posizione di forniture mondiale di grano e altre derrate alimentari, e usarla come strumento di influenza politica con cui tenere i Paesi del cosiddetto Sud globale in una posizione di neutralità e di rifiuto della lettura occidentale della guerra in Ucraina.

Secondo le previsioni del Dipartimento dellAgricoltura degli Stati Uniti (Usda) il clima favorevole ha permesso alla Russia di avere dei raccolti eccezionali nelle zone piש fertili, come nel Caucaso settentrionale, e alla fine di questa stagione raggiungerא un livello record di produzione ed esportazione di grano, a spese dellUcraina.

La proiezione del Dipartimento dellAgricoltura americano stima che alla fine della stagione 2022/23 la Russia avrà esportato quarantacinque milioni di tonnellate di grano, un aumento del trentasei per cento rispetto all’annata precedente, nettamente superiore anche alle esportazioni dell’intera Unione europea, il secondo maggiore esportatore con mondiale con le sue trentacinque milioni di tonnellate. I principali importatori di grano russo sono Turchia, Egitto, Iran, Arabia Saudita, Sudan e Algeria.

Questi numeri sono la conseguenza delle aspettative di maggiore offerta e della forte domanda di grano del Mar Nero, che ha prezzi molto accessibili, e dalla riduzione della quota di esportazioni di grano ucraino, l’altra potenza dell’agricoltura – quinto esportatore e settimo produttore di grano a livello mondiale – che a causa dell’invasione russa ha dovuto ridurre la produzione e l’esportazione di grano.

Secondo le stime del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti nei prossimi due anni Kyjiv vedrà la sua quota di mercato dimezzarsi rispetto ai livelli pre-bellici, passando dal dieci per cento del 2021 al sette per cento nel 2023 e al cinque per cento nel 2024. Quella di Mosca invece aumenterà, superando il venti per cento.

L’Ucraina non ha potuto trarre vantaggio dal clima favorevole a causa dei campi minati, dei bombardamenti, della perdita dei territori occupati, della distruzione da parte della Russia delle infrastrutture che ha coinvolto anche i silos per il grano e l’olio di semi, e dal rischio di un ritorno allo stato di assedio del golfo di Odessa in caso di mancato rinnovo dell’accordo per il transito nel Mar Nero.

Inoltre, dopo la recente uscita dalla Russia delle principali multinazionali occidentali che trasportavano il grano russo – la statunitense Cargill e la britannica Viterra a marzo, la francese Louis Dreyfus da luglio – le aziende russe sono più libere di agire al riparo dai tracciamenti commerciali e riusciranno più facilmente a vendere all’estero (o a consumare in patria) le derrate alimentari coltivate nei territori ucraini occupati.

I Paesi occidentali possono fare poco, non solo non possono sanzionare questo settore dell’economia russa per non mettere a rischio la sicurezza alimentare in diversi Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, ma sono anche ostaggio dei ricatti del Cremlino per salvare l’iniziativa del Mar Nero.

Dopo le ripetute minacce di Mosca di non rinnovare l’accordo in scadenza il 18 luglio funzionari dell’Unione europea e delle Nazioni Unite stanno discutendo della creazione di una nuova unità all’interno di una banca russa sanzionata, nel tentativo di salvare l’accordo sull’esportazione di grano dall’Ucraina.

Secondo le fonti di Bloomberg una nuova entità della Russian Agricultural Bank, tagliata fuori dal sistema di pagamenti internazionali Swift dopo le sanzioni, verrebbe autorizzata alle transazioni relative al commercio di grano e cereali. Grazie alla tolleranza occidentale, Mosca potrà vantarsi di fornire grano ai Paesi in via di sviluppo costruendo un messaggio anti-occidentale.

Una parte della storia dell’invasione russa dell’Ucraina dimostra quanto sia enorme la sproporzione tra un grande Paese aggressore e un Paese aggredito, e quanto sarebbe stata ancora più grande se gli occidentali non avessero imposto alla Russia sanzioni e contromisure per colpirne le esportazioni di gas e petrolio.

Ladri di Bambini.

Per Kiev si tratta di deportazioni. Ucraina, 700mila bambini trasferiti dalle zone di conflitto. La rivelazione del deputato russo. Secondo l’esponente del parlamento russi, si sarebbe trattato di “un’azione umanitaria”. Ma i funzionari di Kiev, supportati dagli Stati Uniti, fanno notare ben altro: si tratterebbe di minori allontanati con la forza dalle loro residenze. Il Cardinale Zuppi si interessa alla vicenda. Redazione su Il Riformista il 3 Luglio 2023

La Russia avrebbe trasferito ben 700.000 bambini dalle zone di conflitto dell’Ucraina al territorio russo. Lo ha affermato il capo del comitato internazionale del Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento russo, Grigory Karasin sul suo canale Telegram. La notizia viene riportata anche dal Guardian.

“Negli ultimi anni – ha detto Karasin, riferendosi evidentemente non solo al periodo di quella che in Russia ci si ostina a definire un'”operazione militare speciale” – 700.000 bambini hanno trovato rifugio da noi, fuggendo dai bombardamenti delle zone di conflitto in Ucraina”.

Per il deputato quella di Mosca, dunque, si sarebbe trattato di una missione prettamente umanitaria che ha messo in atto un programma volto a “proteggere gli orfani e i bambini abbandonati nelle zone di conflitto“.

Tuttavia, le autorità di Kiev affermano che molti bambini siano stati deportati illegalmente e gli Stati Uniti incalzano sottolineando che migliaia di bambini sarebbero stati allontanati con la forza dalle loro case.

La maggior parte del trasferimento di cittadini ucraini in Russia è avvenuta nei primi mesi della guerra, nel febbraio 2022. Nel luglio 2022, gli Stati Uniti hanno stimato che la Russia avesse “deportato con la forza” 260.000 bambini, mentre il ministero ucraino per l’integrazione dei territori occupati afferma che 19.492 bambini ucraini sono attualmente considerati deportati illegalmente.

E della questione si sta interessando anche il Cardinale Matteo Zuppi. La missione di pace a Kiev e Mosca voluta dal Papa si muove soprattutto “sul piano umanitario, a cominciare da quello dei bambini è stata una delle richieste più appassionate che le autorità di Kiev hanno rivolto alla Chiesa. Questo spazio umanitario si può e si deve mettere in campo”, ha detto il Cardinale, parlando alla Festa di Avvenire a Potenza.

Criminale di guerra.

Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera” il 17 luglio 2023.

Non occorre compiere attività di resistenza partigiana o manifestare la propria fedeltà al governo Zelensky, nelle zone ucraine occupate dall’esercito russo si viene arrestati anche soltanto perché scoperti a parlare ucraino con i propri figli, o semplicemente per essere uomini giovani che rifiutano la leva nell’esercito invasore. Arbitrarietà e ingiustizia sono di casa: Mosca sta costruendo nuovi centri di detenzione, il numero dei desaparecidos è in aumento, ci sono testimonianze che raccontano di violenze diffuse e fucilazioni di persone che rifiutavano di scavare trincee per i nemici.

[…] La repressione è destinata a crescere in vista del tentativo del regime di Putin di «normalizzare la russificazione delle zone occupate» in preparazione delle elezioni nazionali russe previste per il 10 settembre. 

Sin dai primi giorni dell’invasione nel fine febbraio 2022 la questione degli abusi ai danni della popolazione si è presentato con drammatica evidenza. Noi stessi abbiamo raccolto decine di testimonianze di civili che raccontano di furti seriali, torture ed esecuzioni a sangue freddo compiute con sistematica brutalità. Il tema è poi passato in secondo piano sui media, non perché non sia più gravemente attuale, ma semplicemente per la sua ripetitività.

[…] L’agenzia stampa ha potuto visionare un documento del governo di Mosca, che già lo scorso gennaio pianificava di costruire 25 nuove prigioni e 6 centri di detenzione nei territori occupati, tra cui Lugansk settentrionale, il Donbass, la regione meridionale a ridosso del Mare di Azov, incluse Mariupol, Berdiansk, Melitopol e la Crimea. A conti fatti, si tratta di quasi il 20 per cento dell’intera Ucraina così come venne fondata e riconosciuta dalla comunità internazionale nel 1991. 

Per rafforzare il diritto dei suoi soldati di arrestare e deportare chiunque venga percepito come una minaccia nelle zone occupate (e annesse con il referendum farsa dello scorso settembre) dove vige la legge marziale, in maggio Putin ha firmato un decreto che permette il loro trasferimento forzato nelle carceri in Russia a tempo indefinito. Anche i militari ucraini che tornano a casa grazie agli scambi di prigionieri testimoniano di avere incontrato detenuti civili nelle celle russe. 

Al momento il governo ucraino pare sia in grado di dettagliare un migliaio di casi di civili deportati. Ma le stime sono molto più alte. Secondo Oleksander Kononeko, che è uno degli ufficiali ucraini che si occupa degli scambi di prigionieri, i civili detenuti nei territori occupati toccano quota 10.000. A loro si aggiungerebbero oltre 4.000 deportati in Russia. Tra le prigioni più note c’è quella di Rostov, dove si trova uno dei centri logistici più importanti del corpo di spedizione russo che opera in Ucraina.

La giustizia internazionale. Che cos’è la Corte Penale Internazionale, il ruolo chiave dell’Italia e gli oltre 20 anni di attività. Lo Statuto di Roma che istituì la Corte fu adottato il 17 luglio del 1998, dopo un percorso lungo e tortuoso. In pochi lo sanno, ma il nostro Paese giocò un ruolo chiave perché dalle parole si “passasse ai fatti”. Ecco come andò. Marco Perduca su L'Unità il 15 Luglio 2023 

Dal 2010, il 17 luglio si celebra “La Giornata mondiale per la giustizia internazionale” in ricordo del giorno in cui, nel ‘98, alla FAO di Roma fu adottato lo Statuto che avrebbe istituito la Corte penale internazionale. Il trattato sarebbe entrato in vigore il 1° luglio del 2002 alla sessantesima ratifica. Non è noto o ricordato, ma l’Italia, governativa e non, ha giocato un ruolo chiave perché dalle “parole si passasse ai fatti”.

La creazione di una giurisdizione penale è da sempre stata considerata un’aggiunta necessaria al sistema delle Nazioni unite; alla Corte internazionale di giustizia, che aggiudica dispute tra Stati, era necessario affiancarne una che perseguisse le responsabilità individuali di chi violava il diritto umanitario internazionale. La Guerra Fredda sospese quelle buone intenzioni fino al 1989 quando, a pochi mesi dalla fine dell’URSS, il primo ministro di Trinidad e Tobago Arthur Robinson rilanciò l’idea di un tribunale penale internazionale per contrastare il narcotraffico che stava destabilizzando i Caraibi – lui stesso scampò miracolosamente a un attentato. Grazie a quell’accorato appello l’Assemblea generale che vide la dissoluzione dell’Unione sovietica incaricò la Commissione per il diritto internazionale di redigere una bozza di statuto. La guerra nella ex-Jugoslavia bloccò i lavori perché nel 1993 il Consiglio di Sicurezza deliberò di creare un Tribunale ad hoc per i Balcani che spianò la strada, un anno dopo, a un’istituzione simile per giudicare il genocidio in Ruanda.

L’anno in cui Berlusconi vinse le sue prime elezioni, la International Law Commission presentò finalmente all’Assemblea dell’Onu una bozza che sarebbe stata affidata alla Commissione affari legali del Palazzo di Vetro per la sua adozione, raccomandando di convocare una conferenza per negoziare un trattato che servisse da statuto della Corte. Nell’autunno di quell’anno Emma Bonino, a nome del governo Berlusconi I, che di lì a poco sarebbe caduto, offrì di ospitare a Roma i plenipotenziari allo scopo di, come fu detto, “passare finalmente dalle parole ai fatti”. La presenza della Deputata radicale nella delegazione italiana all’Onu faceva parte di un accordo politico-elettorale per il centro nord siglato nel 1994 tra la Lista Pannella e Forza Italia grazie al quale sei deputati, ma non Pannella, e un senatore sarebbero stati eletti (più o meno con certezza) nella XII Legislatura. Quell’offerta sarebbe stata confermata dai governi Dini e Prodi, mentre i futuri accordi tra Pannella e Berlusconi ebbero sorti peggiori.

Oltre ad andare contro le priorità di Russia e Cina, la bozza di Statuto non piacque neanche ad altri due stati membri del Consiglio di Sicurezza: USA e Francia – il Regno Unito ancora a guida conservatrice si accodò ai “dubbi” dell’Amministrazione Clinton. A Washington non piaceva la totale indipendenza del procuratore che avrebbe potuto lanciare indagini “motivate politicamente” contro chi usava la forza per mantenere la sicurezza interna (Israele) o internazionale (USA), a Parigi non piaceva che il testo fosse  costruito attorno al sistema di Common Law. Nei tre anni di negoziati che seguirono si trovò un bilanciamento sufficientemente condiviso circa buona parte dei rilievi franco-americani, e le preoccupazioni tecniche e politiche relative ai crimini di competenza della corte, in quali casi questa sarebbe intervenuta, se prevedere la pena di morte o l’ergastolo o nessuna delle due, la relazione con il Consiglio di Sicurezza e il ruolo delle vittime.    

Quando all’inizio di giugno del ‘98 alla FAO si inaugurò la Conferenza sotto la presidenza di Giovanni Conso, il testo era tutt’altro che pronto. Anche all’interno della Coalizione di Ong, co-fondata nel ‘95 dal Partito Radicale e Non c’è pace senza giustizia insieme ad Amnesty International, Human Rights Watch, i Federalisti mondiali e Parliamentarians for Global Action e altri, le priorità differivano: chi pensava, come i Radicali, che un’opportunità simile non si sarebbe più presentata, chi invece mirava a uno statuto “perfetto”. Trait d’union tra queste visioni apparentemente inconciliabili la Commissaria europea Emma Bonino (un altro dei punti dell’accordo Pannella-Berlusconi) e una quarantina di giovani giuristi e giuriste che, grazie a un progetto co-finanziato da Soros e l’UE a No Peace Without Justice, assistettero una dozzina di paesi in via di sviluppo durante i negoziati.

Dopo una notte di scambi vivaci, il 17 luglio 1998 lo Statuto di Roma fu adottato con 120 voti a favore, 21 astensioni e 7 (Cina, Iraq, Israele, Libia, Qatar, USA e Yemen) contrari. Nei suoi 20 anni di attività sono stati aperti casi su: Afghanistan, Repubblica democratica del Congo, Sudan (Darfur), Georgia, Kenya, Libia, Mali, Palestina, Uganda, Ucraina e Venezuela. Nel 2006 il presidente del Sudan Omar al-Bashir fu ritenuto il mandante del genocidio in Darfur, nel 2011 il dittatore Muammar Gheddafi fu accusato di crimini contro l’umanità, a marzo scorso il Presidente Vladimir Putin di crimini di guerra commessi in Ucraina.

Perseguire la pace attraverso la giustizia può suonare idealistico se non utopistico. Contrariamente a chi ritiene che si tratti di incriminazioni simboliche, quando un Capo di Stato viene formalmente accusato dalla Corte le sue fortune vanno diminuendo. Occorre quindi sostenerne il lavoro finanziariamente, cooperare con le indagini, aiutare vittime e testimoni e adeguare i propri codici come ancora l’Italia non ha fatto.

Marco Perduca 15 Luglio 2023

"La mia strada è uccidere": il Terminator che si diceva spinto da Satana. Massimo Balsamo il 6 Luglio 2023 su Il Giornale.

52 vittime accertate, bambini trucidati e violenze macabre: Anatolij Onoprijenko, la "bestia dell'Ucraina" è tra i serial killer più brutali di tutti i tempi

Tabella dei contenuti

 I traumi dell'infanzia

 L'adolescenza distruttiva

 La nascita della "bestia dell'Ucraina"

 La storia criminale di Anatolij Onoprijenko

 La straordinaria caccia all'uomo

 L'arresto e la fine della "bestia dell'Ucraina"

Il disordine mentale legato all’infanzia e le tragedie vissute strada facendo: questo, secondo molti esperti, è il mix ha reso Anatolij Onoprijenko uno dei più brutali serial killer della storia. Ribattezzato dalla stampa “Terminator”, l’ucraino ha ucciso 52 persone in nome di una sorta di vendetta contro chi lo aveva abbandonato. Un folle sanguinario eccitato dalla violenza di notte, un uomo mite in cattive acque di giorno: i due volti di Onoprijenko hanno tracciato un solco nella storia ucraina, anche solo per la straordinaria caccia all’uomo messa a punto dalle autorità per mettere fine a una strage senza precedenti. “Uccidere era la mia vera strada”, la sua confessione dopo l’arresto: nessun rimorso, nessuna richiesta di perdono.

I traumi dell'infanzia

Anatolij Onoprijenko nasce il 25 luglio del 1959 a Laski, in Ucraina, all’epoca sotto il controllo sovietico. Quando ha appena un anno perde la madre e lui resta solo con il padre alcolizzato e il fratello. Il genitore però decide di affidarlo a un orfanotrofio, tenendo con sé soltanto il fratello. I primi tempi sono difficili, durissimi, ma alla fine riesce ad ambientarsi, anche se il trauma resterà indelebile: il senso di abbandono lo accompagnerà per sempre, con la crescita esponenziale dell’odio nei confronti delle famiglie stabili e felici.

L'adolescenza distruttiva

Nonostante il carattere timido, riesce a farsi degli amici nel corso della sua adolescenza. A 14 anni entra a fare parte della scuola forestale di Malyn e mostra grande attitudine per lo sport. Ma qualcosa non va. Anatolij Onoprijenko cambia di punto in bianco, assumendo un comportamento altamente distruttivo: inizia a bere, fumare e rubare.

Il futuro serial killer abbandona la scuola a 17 anni per arruolarsi nell’esercito, ma l’esperienza non va come desiderato. Anatolij Onoprijenko viene preso in giro e deriso dagli altri militari: l’ennesima esperienza dura e traumatica della sua vita. Dopo essersi congedato, trova lavoro in una nave da crociera, dove inizia a sottrarre denaro dalle cabine degli ospiti. In quel frangente si innamora di una cameriera: dopo tre anni insieme, lei rimane incinta. Lascia dunque il lavoro per stare con la famiglia, ma ben presto inizia a mostrarsi insofferente. La conseguenza è inevitabile: abbandona compagna e figlio al loro destino e decide di iniziare un altro capitolo della sua vita.

La nascita della "bestia dell'Ucraina"

Assistito da un ospedale psichiatrico per problemi mentali legati alla schizofrenia, Anatolij Onoprijenko cambia spesso lavoro. Un’esistenza erratica, ma la sua vera passione è il crimine: ruba e la fa sempre franca, sfuggendo alla polizia dopo ogni colpo. Ma la rabbia nei confronti della società e dell’istituzione famiglia continua a crescere ormai da anni e giunto alla soglia dei trent’anni decide di fare un passo in più.

Nel 1989, insieme a un amico conosciuto in palestra – Sergei Roghozin, anche lui futuro assassino seriale - Anatolij Onoprijenko irrompe in un appartamento per mettere a segno una rapina e decide di sterminare l’intera famiglia, uccidendo dieci persone. Per la precisione due adulti e otto bambini: nessuna esitazione, tutte le vittime finite con diversi colpi di pistola.

La storia criminale di Anatolij Onoprijenko

Interrotto il sodalizio con Rogozin, Anatolij Onoprijenko vuole continuare a uccidere. L’omicidio lo fa sentire superiore, un uomo potente. Il primo omicidio in solitaria testimonia la sua freddezza: uccide cinque persone che stanno dormendo in una macchina e brucia i cadaveri, compreso quello di un bambino di 11 anni. Non contento, fa fuori anche due malcapitati passati in quella zona per puro caso: meglio non lasciare testimone, prevenire qualsivoglia rischio.

Preoccupato per la possibile cattura, Anatolij Onoprijenko mette in stand-by la sua furia omicida e viaggia per tutta l’Europa. Torna nella sua Ucraina nel 1995 e trova un Paese completamente diverso: è indipendente, slegato dall’Unione Sovietica, ma soprattutto si rende conto che nessuno parla più dei suoi brutali omicidi. Per questo decide quindi di dare inizio a una carneficina senza precedenti.

Dopo aver ucciso una 70enne a Odessa e una coppia appartata in auto a Malyn, il 24 dicembre del 1995 Anatolij Onoprijenko entra in azione in un piccolo villaggio della zona rurale: nel cuore della notte, penetra nell’abitazione della famiglia Zajčenko. Prima spara ai due coniugi, poi strangola i due figli senza pietà. Non pago, decide di dare fuoco alla casa per eliminare le possibili tracce.

Dopo sette giorni, torna di nuovo in azione e replica lo stesso iter, eliminando a colpi di fucile quattro persone. Una volta terminato il massacro, incrocia per strada un uomo e per evitare il rischio di essere riconosciuto, decide di ammazzare anche lui. Il modus operandi è sempre lo stesso: dà fuoco alle abitazioni per escludere il rinvenimento di prove a suo carico, non lascia mai testimoni e agisce nel cuore della notte in zone difficili da raggiungere. Discorso diverso per le armi dei delitti: armi da fuoco, coltelli, accette e mazze, oppure a mani nude, strangolando persino i bambini. Gli adulti uccisi sempre per primi, poi i più piccoli.

La straordinaria caccia all'uomo

Tra un omicidio e l’altro, Anatolij Onoprijenko si stabilisce a Yavoriv. Dopo aver abitato da un cugino, va a vivere con una donna, Anna. Le chiederà di sposarlo con un anello rubato a una delle sue vittime: per assicurarselo, non si farà problemi a tagliare direttamente il dito. Nessun sospetto da parte della compagna sulla sua vita parallela: il serial killer le confida di essere un uomo d’affari e di girare il Paese per lavoro.

Le notizie sull’esistenza di un assassino seriale iniziano a circolare con sempre più insistenza, ma la polizia brancola nel buio e non ha tracce. Gli abitanti sono terrorizzati, vengono chiuse persino le scuole. La stampa fornisce i dettagli più brutali e viene soprannominato Terminator. Ma, come anticipato, gli investigatori sono in difficoltà, anche se conoscono alla perfezione il modus operandi della “bestia dell’Ucraina”.

Il governo decide di dare il via a una straordinaria caccia all’uomo: impiegati 2 mila investigatori, esercito schierato come in tempo di guerra e posti di blocco in diverse zone del Paese. Ma questo non impedisce a Anatolij Onoprijenko di continuare a soddisfare il suo appetito sessuale: nel gennaio del 1996 uccide 18 persone, mentre a febbraio trucida altri 9 innocenti.

Tra le vittime Galina e Serghi Bondarchuk, insieme ai figli di 7 e 9 anni: dopo aver sentito dei rumori, l’uomo si arma di accetta ma non c’è niente da fare. Gli spara con il fucile, lo trascina per qualche metro e aspetta l’arrivo della moglie: il killer la spinge in casa e le spara, muore sul colpo. Poi fruga in tutta la casa e trova i due bambini: prima spara alla bambina, poi al fratellino.

"Un errore di natura", quel comunista impotente che mangiava i bambini

L'arresto e la fine della "bestia dell'Ucraina"

La storia criminale di Anatolij Onoprijenko termina il 14 aprile del 1996. Un uomo contatta la polizia affermando di aver visto una persona sospetta nascondere una pistola. Gli investigatori decidono di andare fino in fondo e bussano alla porta del serial killer: le autorità irrompono nell’appartamento, Onoprijenko prova a reagire afferrando un’arma da fuoco, ma viene bloccato in tempo e arrestato. La pistola è identica a una precedentemente sottratta su una scena del crimine.

L’abitazione è ricca di prove, a partire dalle mappe e dagli oggetti (ben 122!) presi dalle abitazioni dove aveva colpito. La confessione arriva pressoché subito e nei lunghi interrogatori racconta tutti i delitti commessi, rivelando i dettagli più macabri. Anatolij Onoprijenko dichiara di aver ucciso i bambini per risparmiare loro il dolore di una vita senza genitori, per evitare di creare nuovi individui che sarebbero cresciuti nel dolore. Nessuna emozione e nessun disagio nei suoi racconti.

In un secondo momento il Terminator ucraino afferma di sentire le voci e di essere stato spinto a uccidere da Satana in persona. Gli psichiatri danno il via ad accurate perizie e non hanno dubbi: è nel pieno delle sue facoltà mentali ed è capace di distinguere tra i concetti di bene e male. Il processo inizia nel febbraio 1999 a Zytomyr, nell’Ucraina occidentale, e il suo comportamento in aula lascia tutti interdetti: afferma di essere una belva nelle mani del Diavolo, alla ricerca di un verdetto di infermità mentale.

Il 31 marzo 1999 viene dichiarato colpevole dei 52 omicidi a lui iscritti: dopo tre ore di camera di consiglio, viene condannato a morte. La condanna viene però congelata a causa dei cambiamenti politici in atto in Ucraina. L’Europa è contraria alla pena di morte e la politica si mobilita per evitare possibili problemi diplomatici. La pena viene commutata in ergastolo. Nonostante la promessa di evadere quanto prima, Anatolij Onoprijenko trascorre il resto della sua vita in carcere: muore il 27 agosto del 2013 nel penitenziario di Zytomyr per insufficienza cardiaca.

Fratricidio intenzionale. La Russia in Ucraina ha cercato di annientare i legami culturali che fingeva di voler proteggere. Serhii Plokhy su L'Inkiesta il 30 Giugno 2023

L’invasione ha demolito i miti sovietici e ha spazzato via le ultime vestigia della convinzione che ucraini e russi fossero «popoli fraterni», rafforzando l’identità di Kyjiv. La guerra, osserva lo storico Serhii Plokhy nel “Ritorno della storia” (Mondadori), è cominciata molto tempo prima

L’invasione russa spazzò via le ultime vestigia della convinzione che ucraini e russi fossero popoli fraterni, per non dire un solo e unico popolo. Cancellò persino quei tratti distintivi del patrimonio storico e culturale comune che Putin aveva cercato di invocare nei suoi articoli e nei suoi discorsi, comprese le radici storiche, la tradizione religiosa e la resistenza comune all’occupazione nazista.

A Perejaslav, la città nella regione di Kyjiv in cui nel 1654 l’etmano Bohdan Chmel’nyc’kyj aveva giurato fedeltà allo zar russo, le autorità municipali smantellarono il monumento che celebrava la «riunificazione della Russia con l’Ucraina», elemento centrale della propaganda dell’unità russo-ucraina. A Kyjiv, la statua della Madre Patria che difende la città contro l’invasione nazista – una guerriera che brandisce una spada con una mano e leva uno scudo con l’altra –, realizzata dai sovietici negli anni Ottanta del secolo scorso e nota come simbolo della città, rimase intatta, ma il suo significato mutò.

Ora era considerata un simbolo della resistenza all’invasione russa. Si diffuse anche un nuovo atteggiamento nei confronti del testo di una delle canzoni sovietiche più popolari, della quale ogni scolaro nell’URSS conosceva a memoria le prime strofe: «Il ventidue giugno / alle quattro precise del mattino / Kyjiv fu bombardata / e ci venne detto che la guerra era cominciata». I versi si riferivano al bombardamento tedesco di Kyjiv nel giugno del 1941, ma gli invasori che bombardavano la città adesso erano russi.

Alla metà di luglio l’UNESCO identificò centosessantatré siti culturali distrutti o danneggiati dalla guerra della Russia contro l’Ucraina. Era una triste ironia della storia che i bombardamenti russi uccidessero cittadini russofoni e distruggessero luoghi e monumenti storici la cui paternità era attribuita alla cultura russa imperiale e poi sovietica.

Andrej Krasnjaščych, docente all’Università di Charkiv e autore che scriveva e pubblicava in lingua russa, denunciò pubblicamente la devastazione di Charkiv causata dalle bombe russe, descrivendola come l’annientamento della cultura russa presovietica e sovietica in Ucraina per mano di coloro che affermavano di essere venuti a proteggerla.

«Bernes» scriveva Krasnjaščych, riferendosi al celebre attore e cantante sovietico Mark Bernes. «La sua casa è a Charkiv. Non so se sia ancora in piedi. Non è distante dalla Semynarskaja vulicja, dove è caduta una bomba.» Bernes, un ebreo etnico nativo di Nižyn, nell’oblast’ di Černihiv, era uno dei nomi più affermati nella cultura russa sovietica, interprete di successi dell’epoca della Seconda guerra mondiale, nonché coautore e interprete della canzone antimilitarista sovietica del 1961 intitolata I russi vogliono la guerra?

Secondo la canzone, dopo gli enormi sacrifici fatti durante la Grande guerra patriottica, i russi non volevano altri conflitti. «Chiedi a quei soldati / che giacciono sotto le betulle» dice il testo. «E lascia che te lo dicano i loro figli / se i russi vogliono la guerra!» All’inizio di marzo del 2022, la canzone fu cantata durante il programma televisivo satirico ZDF Magazin Royale in segno di protesta contro l’attacco della Russia all’Ucraina.

«Non so che cosa ne sia stato delle case di Šul’ženko, di Bunin e di Chlebnikov» proseguiva Krasnjaščych, elencando i nomi di altri celebri residenti di Charkiv: la cantante sovietica Klavdija Šul’ženko e gli scrittori russi Ivan Bunin e Velimir Chlebnikov. «La sua casa» scriveva a proposito di quest’ultimo «è accanto al dipartimento di polizia regionale, che è stato bombardato il 2 marzo, e una bomba è caduta sul Museo di belle arti in cui sono custodite le opere di Ajvazovskij, Repin e Levitan.»

Tutti e tre i pittori citati da Krasnjaščych erano considerati il fiore all’occhiello della cultura russa. «La casa di [Isaak] Dunaevskij» continuava, riferendosi al celebre compositore e direttore d’orchestra sovietico, «nella Jaroslava Mudroho vulicja; anche lì è caduta una bomba. Piovono bombe ovunque. 2055 edifici. La bella palazzina del campus universitario ha le finestre in frantumi. Il nostro dipartimento è proprio lì di fronte, al sesto piano.»

Il professore riportava poi notizie da Buča: «Nello zaino di un soldato russo ucciso in Ucraina hanno trovato un libro di Bulgakov, una piccola croce d’oro, orecchini da bambina con una coccinella e denti d’oro». Il suo articolo era intitolato Come brucia la cultura russa sotto le bombe.

Durante la prima settimana di maggio un missile russo distrusse il Museo di Hryhorij Skovoroda, un celebre filosofo del XVIII secolo, considerato il fondatore della filosofia religiosa non solo ucraina, ma anche russa, che ebbe una grande influenza su Vladimir Solov’ëv e Nikolaj Berdjaev. Il museo si trovava cinquanta chilometri a nord-est di Charkiv, nel villaggio di Ivanivs’ka, rinominato Skovorodynivka in onore del filosofo, che vi aveva trascorso gli ultimi giorni della sua vita.

Secondo il ministro della Cultura ucraino, Oleksandr Tkačenko, la distruzione del museo era stata intenzionale. «Skovorodynivka è distante da altri villaggi e infrastrutture; anzi, nei dintorni ci sono solo campi» affermò il ministro. «Non ho dubbi sul fatto che volessero colpire Skovoroda, in particolare. Se ben ricordo, fu proprio lui a dire: “Non fraternizzare con coloro che celano cattive intenzioni”.»

Erano sotto attacco anche i monumenti dell’èra del Principato di Kyjiv, un patrimonio culturale che Putin e i nazionali- sti russi di ogni colore rivendicavano come proprio. Era il caso di Černihiv, una delle capitali principesche della Rus’ di Kyjiv, esaltata da scrittori, pensatori e politici russi di ogni credo come culla della loro civiltà.

Menzionata per la prima volta nella Cronaca degli anni passati, sotto l’anno 907, Černihiv vantava alcuni monumenti architettonici di epoca medievale, tra cui la cattedrale del Santo Salvatore dell’XI secolo e la cattedrale della Dormizione, il monastero di Elec e la chiesa del profeta Elia, tutti risalenti al XII secolo. Ospitava anche edifici della prima età moderna, costruiti nello stile architettonico conosciuto in Ucraina come barocco cosacco.

Situata a meno di novanta chilometri dal confine russo e centocinquantacinque chilometri a nord-est di Kyjiv, con una popolazione di quasi trecentomila abitanti, Černihiv si trovava lungo il percorso delle truppe russe in avanzata verso la capitale, sulla riva sinistra del Dnipro.

I russi la raggiunsero il primo giorno di guerra, ma furono respinti dai difensori ucraini, che fecero persino alcuni prigionieri. I comandanti russi decisero di aggirare la città e procedere verso Kyjiv. Invece di prenderla d’assalto, la bombardarono a partire dal 25 febbraio, secondo giorno di guerra. Due giorni dopo, si potevano già sentire esplosioni nel centro storico.

Il 6 marzo i bombardamenti furono particolarmente intensi. Si contarono quarantasette vittime, e le bombe colpirono i Musei della letteratura e delle belle arti. Il giorno successivo fu danneggiato il monastero di Elec del XII secolo. I bombardamenti martellarono la città accerchiata per tutto il mese di marzo, mietendo centinaia di altre vittime civili e distruggendo altri musei, biblioteche e edifici universitari.

L’assedio ebbe fine il 31 marzo, quando l’esercito ucraino riprese il controllo dell’autostrada strategica che collega Kyjiv a Černihiv. La città, in parte ridotta in macerie, con la metà della sua popolazione sfollata, iniziò a riprendere le sembianze della normalità e a contare le perdite: umane, materiali e affettive.

Serhij Lepjavko, sessantunenne docente di storia, autore di numerosi libri sulla storia di Černihiv e dei suoi dintorni, che si era unito all’unità di difesa territoriale della città insieme ai suoi due figli, concesse un’intervista ai media locali. «Sono nato a Černihiv, e per me era importante restare nelle strade della mia città e difenderla» disse Lepjavko, spiegando la sua decisione di resistere e combattere.

Poi confessò la sua più grande paura, che non era quella di morire, bensì di perdere i gioielli architettonici della città: «Personalmente, temevo che saremmo arrivati a combattere sulle macerie della chiesa di Santa Caterina o della cattedrale del Santo Salvatore. Ma ero certo che non avrei mai abbandonato la città. Sarebbe stato l’ultimo atto della mia vita».

Le bombe russe non danneggiarono soltanto i monumenti religiosi: aprirono crepe anche nell’edificio del patriarcato di Mosca.

La Chiesa ortodossa ucraina sotto la giurisdizione di Mosca si ribellò al patriarca Kirill, il quale all’inizio della guerra aveva trasmesso un messaggio in cui invitava «tutte le parti in conflitto a fare il possibile per evitare vittime tra la popolazione civile» ed evocava il battesimo, nel X secolo, della Rus’ di Rus’ di Kyjiv, uno stato al quale sia gli ucraini sia i russi fanno risalire le loro origini, nel solco di una tradizione comune che avrebbe dovuto favorire il superamento «delle divisioni insorte e delle contraddizioni che hanno portato al conflitto attuale».

Formalmente sottoposto a Kirill e suo alleato in Ucraina, il metropolita Onufrij, primate della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca, si mostrò poco tollerante nei confronti del rifiuto del suo superiore di indicare chi fosse l’aggressore e condannarlo pubblicamente.

«La Russia ha iniziato l’intervento militare contro l’Ucraina e, in questo momento cruciale, vi esorto a non farvi prendere dal panico, a essere coraggiosi, a dimostrare amore per la vostra patria e gli uni per gli altri» affermò in un messaggio ai fedeli il metropolita, un uomo fino ad allora considerato uno strenuo sostenitore dei legami dell’Ucraina con Mosca.

Si rivolse quindi al presidente russo e, in sostanza, lo accusò di macchiarsi del «peccato di Caino», proponendo un’interpretazione assai diversa del battesimo comune della Rus’ nel 988 da parte del principe Volodymyr di Kyjiv, al quale aveva alluso il patriarca Kirill. «Difendendo la sovranità e l’integrità dell’Ucraina,» proseguiva Onufrij «ci appelliamo al presidente della Russia affinché ponga immediatamente fine a questa guerra fratricida.

Il popolo ucraino e il popolo russo sono usciti dal fonte battesimale del Dnipro, e la guerra fra questi popoli significa riprodurre il peccato di Caino, che per invidia uccise il fratello. Questa guerra non ha alcuna giustificazione, né presso Dio, né presso l’umanità.»

Il discorso del metropolita Onufrij era soltanto una delle tante dichiarazioni analoghe, pubbliche e private, rilasciate a Kyjiv e in altre città dell’Ucraina dopo l’attacco russo. In giugno, il vescovo Lonhyn, vicino a Onufrij, sfidò Kirill durante un servizio religioso, «ringraziandolo» per lo spargimento di sangue che aveva avallato.

«Sua Santità, la ringraziamo per la sua benedizione. Per le persone che muoiono, per il sangue versato. Per le bombe che cadono sui nostri monasteri, sulle nostre chiese. Per i nostri monaci, i nostri sacerdoti, che continuano a essere uccisi. La ringraziamo, Sua Santità, per aver dato la sua benedizione a questo spargimento di sangue.»

Il Consiglio della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca si riunì alla fine di maggio del 2022, espresse il proprio «disaccordo» con il patriarca Kirill e fece una mossa verso l’indipendenza da Mosca autorizzando le proprie eparchie a non pregare per il patriarca e le proprie chiese a usare l’olio consacrato fornito da Kyjiv invece che da Mosca: un grande passo verso la piena autocefalia, secondo la dottrina ortodossa.

La risposta del patriarcato di Mosca si ebbe quando una delle sue eparchie nella Repubblica popolare di Donec’k si rifiutò di pregare per il metropolita Onufrij. Nonostante la guerra, Kyjiv manteneva ancora il controllo formale su parte delle sue ex eparchie nel territorio delle «repubbliche» di Donec’k e Luhans’k. Ora però, dato che Mosca aveva riconosciuto l’indipendenza di quei due staterelli e che i vescovi di Kyjiv erano insorti contro l’avallo della guerra da parte del patriarca Kirill, poteva succedere di tutto.

Anche le parrocchie del patriarcato di Mosca in Ucraina andavano dividendosi. In dicembre, il presidente Zelens’kyj avviò l’iter di adozione di una legge intesa a vietare le attività delle organizzazioni religiose affiliate ai centri di influenza della Federazione russa.

L’ostinato rifiuto del governo e della popolazione dell’Ucraina di credere alle segnalazioni inviate dai paesi occidentali a proposito dell’invasione imminente va ricondotto, almeno in parte, alla convinzione che la Russia, storicamente e culturalmente vicina all’Ucraina, forse poteva aprire un nuovo ciclo di guerra ibrida, ma non avrebbe mai osato intraprendere una guerra su vasta scala contro il loro paese.

E di sicuro la Russia non avrebbe mai attaccato Kyjiv, che Putin stesso aveva definito, come molti suoi predecessori, la «madre di tutte le città russe». La definizione proveniva dalla Cronaca degli anni passati, risalente al Medioevo.

Invece, lungi dal suscitare gratitudine per la presunta «assistenza fraterna», la guerra contribuì a demolire alcuni miti della Russia imperiale e sovietica. Anziché arrestare lo sviluppo della nazione ucraina e scardinare il suo impegno a favore della propria sovranità, l’invasione russa in generale e l’attacco a Kyjiv in particolare rafforzarono il senso d’identità e di unità del popolo ucraino, dotandolo di una nuova raison d’être, di nuove epopee, e di nuovi eroi e martiri.

Esistenzialismo cremliniano. Esecuzioni, torture e missili, i metodi brutali dell’esercito di Putin. Maurizio Stefanini su L'Inkiesta il 29 Giugno 2023

Un rapporto dell’Onu denuncia nuove perdite civili dall’inizio dell’aggressione. E mentre gli ucraini concedono pieno accesso agli investigatori, la Russia non permette nemmeno alle Nazioni Unite di valutare lo stato dei detenuti

Nel rispetto della miglior tradizione della grande cultura russa, come il Raskol’nikov di Delitto e castigo uccise una vecchia usuraia per dimostrare a sé stesso di essere un superuomo, così Vladimir Putin dopo essere stato ridicolizzato dall’ammutinamento del cuoco Yevgheny Prigozhin ha sentito il bisogno di far tirare missili su un ristorante per dimostrare a sé stesso di essere ancora uno statista e un condottiero.

C’erano anche le gemelle quattordicenni Yuliya e Anna Aksenchenko tra le undici vittime del bombardamento russo sul centro di Kramatorsk, nell’Ucraina orientale. Purtroppo, non sono i primi civili vittime di questa aggressione, e non saranno gli ultimi. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha affermato che «dal 24 febbraio 2022, che ha segnato l’inizio di un attacco armato su larga scala da parte della Russia, al 18 giugno 2023, sono state registrate 24.862 vittime civili nel Paese», tra cui 9.083 morti e 15.779 feriti. Questa cifra include 20.073 vittime – 7.072 morti e 13.001 feriti – nei territori controllati dal governo ucraino, comprese 9.966 vittime – 4.105 morti e 5.861 feriti – negli oblast di Donetsk e Lugansk. Si contano anche 4.789 vittime, di cui 2.011 morti e 2.778 feriti, nei territori occupati dalla Russia. Sono comprese anche 3.239 vittime – 718 morti e 2.521 feriti – sempre nei due oblast di Donetsk e Lugansk. Tra questi sono contate non solo le vittime dei bombardamenti, ma anche coloro che sono stati uccisi dai russi in modo arbitrario.

Della cosa si è occupata una missione di monitoraggio delle Nazioni Unite in Ucraina, che ha verificato settantasette esecuzioni sommarie di civili detenuti arbitrariamente dai russi nelle zone occupate. Lo denuncia un rapporto di trentasei pagine dell’Alto Commissario per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, in cui si dà conto anche di ottocentosessantaquattro casi di detenzione arbitraria e si denuncia che «le forze armate russe, le forze dell’ordine e le autorità penitenziarie si sono lasciate andare ad atti di tortura e di maltrattamenti generalizzati contro i detenuti civili». Basato su settanta visite ai centri di detenzione e più di mille interviste, mostra che anche l’Ucraina ha violato il Diritto Internazionale detenendo arbitrariamente civili, ma su scala considerevolmente minore. Insomma, un conto è la degenerazione fisiologica di certi livelli di garantismo che si hanno in automatico durante una guerra, un conto è una politica deliberata.

«Abbiamo documentato oltre novecento casi di detenzione arbitraria di civili, compresi bambini e anziani», ha dichiarato Matilda Bogner, capo della missione di monitoraggio dei diritti in Ucraina delle Nazioni Unite, in una conferenza stampa tramite collegamento video da Uzhhorod, in Ucraina, il 27 giugno. «La stragrande maggioranza di questi casi è stata perpetrata dalla Federazione Russa», ha detto. Dei settantasette civili giustiziati, settantadue sono uomini e cinque sono donne. Queste esecuzioni sommarie da parte della Russia costituiscono un crimine di guerra, ha aggiunto la Bogner. La missione non ha invece documentato alcuna esecuzione sommaria di civili detenuti ad opera delle forze Ucraine.

Degli ottocentosessantaquattro civili detenuti dalla Russia, l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite è stato in grado di documentare in dettaglio centosettantotto casi. Di questi, il novantuno per cento è stato torturato, afferma il rapporto, citando episodi di waterboarding, cioè elettrocuzione, e di uso di un “box caldo”, in cui i detenuti erano tenuti in isolamento ad alte temperature. Le detenzioni sono avvenute sia in Ucraina che in Russia, afferma il rapporto, e tra le vittime ci sono bambini e anziani. Per quanto riguarda le forze ucraine, le Nazioni Unite hanno documentato settantacinque casi di detenzione di civili, affermando che le modifiche ai codici penali ucraini hanno dato a Kiev maggiore discrezionalità nell’eseguire tali pratiche.

Il rapporto afferma che più della metà di questi detenuti è stata sottoposta a torture o maltrattamenti, spesso in isolamento per estorcere confessioni. L’Ucraina ha però concesso pieno accesso agli investigatori delle Nazioni Unite (ad eccezione di un caso), mentre la Russia non ha consentito alcun accesso ai detenuti nonostante le ripetute richieste. Quindi, avverte il rapporto, i dati da una parte e dall’altra «non dovrebbero essere confrontati», poiché quelli ucraini considerano tutto ciò che è stato fatto, quelli russi solo la punta dell’iceberg. Secondo il documento, gli arresti sono stati effettuati principalmente da soldati o funzionari dell’Fsb (Federal’naja služba bezopasnosti, in italiano il Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa), «generalmente in gran numero, su veicoli militari, con indosso passamontagna e armi da combattimento».

Se i detenuti venivano trasferiti illegalmente, «venivano trasportati con le mani legate e bendati, montati in posizioni scomode su camion affollati o veicoli militari, senza accesso a un bagno durante i lunghi viaggi». «Di notte venivano lasciati all’aria aperta, sdraiati a terra, esposti al freddo e alle ostilità». Oltre alle settantasette esecuzioni documentate di civili da parte degli invasori russi, il rapporto denuncia la morte di altri due detenuti per non essere sopravvissuti alle torture subite, per aver ricevuto maltrattamenti e non aver ricevuto cure mediche.

Estratto dell’articolo di Fabrizio Dragosei per corriere.it il 26 giugno 2023.

In Russia, in Europa e perfino in America. Sono veramente tanti i nemici giurati di Vladimir Putin che hanno fatto una brutta fine. Incidenti inspiegabili, aggressioni, suicidi e veri e propri omicidi eccellenti. Una scia di sangue che si snoda nel tempo, dai primissimi anni Duemila a oggi. Naturalmente si tratta di episodi collegati al Cremlino del tutto casualmente, almeno fino a prova contraria. Il sito Gbnews.com ha calcolato che solo dall’inizio dell’Operazione militare speciale in Ucraina nel febbraio dell’anno scorso, siano state 39 le morti misteriose di personaggi che avevano a che fare col presidente russo. 

E ora che la Procura generale ha fatto sapere che l’indagine penale contro Prigozhin non è affatto chiusa come si era detto dopo l‘accordo di sabato, molti pensano che anche il capo della Wagner farebbe bene a guardarsi le spalle.

L’ultimo caso finito sui giornali risale a tre mesi fa quando a Mosca è morto di setticemia l’oligarca Sergej Grishin, conosciuto per aver venduto al principe Harry e alla moglie Meghan la sua villa californiana. Non un personaggio famosissimo, ma pur sempre un ex banchiere che aveva criticato vivacemente l’operato del signore del Cremlino, come altri imprenditori coinvolti in strane catene di omicidi-suicidi assieme a tutta la famiglia: Vasily Melnikov, Vladislav Avayev e Sergei Protosenya. 

Ben più noto e quasi indiscutibilmente legato ad apparati statali, il caso di Aleksej Navalny, il principale oppositore politico di Putin che prima di finire in galera aveva subito un clamoroso tentativo di avvelenamento in Siberia. Mentre era ad un incontro politico, personaggi che appartengono al servizio segreto dell’esercito, il Gru, contaminarono con il Novichok la sua biancheria intima.

(...)

L’altro caso clamoroso nel quale personaggi legati ai servizi segreti russi hanno fatto ricorso a materiale tossico (in questo caso radioattivo) è quello di Aleksandr Litvinenko, uno dei primissimi assassinii eccellenti, avvenuto a Londra nel 2006. Anche lui era un ex agente passato al “nemico” che continuava a dare fastidio. Due suoi ex colleghi gli propinarono una tazza di tè al polonio in un albergo di Mayfair. L’uomo morì in ospedale dopo una terribile agonia.

Molto più spesso, killer prezzolati (in Russia non si è mai scoperto chi fossero i mandanti) hanno preferito ricorrere a metodi più diretti, anche se meno sofisticati. Nello stesso autunno del 2006 la giornalista Anna Politkovskaya venne freddata a colpi di pistola mentre aspettava l’ascensore di casa sua. In realtà in precedenza qualcuno aveva tentato di avvelenarla in aereo ma la cosa non era andata a buon fine. 

Sempre con colpi di arma da fuoco furono assassinati diversi esponenti di organizzazioni che si occupavano di diritti umani, come Natalia Estemirova, rapita e trucidata nel 2009, l’avvocato Stanislav Markelov e la giornalista Anastasia Baburova, freddati assieme lo stesso anno. EBoris Nemtsov , esponente di punta dell’opposizione che era stato anche vicepremier ai tempi di Eltsin al quale spararono vicino al Cremlino nel 2015.

Innumerevoli i casi di incidenti, tutti abbastanza strani. Come quello di Mikhail Lesin che era stato ministro dell’informazione con Putin e che nel 2015 fu trovato morto in una stanza di albergo a Washington. L’autopsia stabilì che aveva bevuto enormi quantità di alcool e aveva battuto violentemente la testa. Sospetta anche la morte dell’ex oligarca che prima di rompere era stato legatissimo a Putin, Boris Berezovskij. Nel 2013 fu trovato cadavere nel bagno della sua villa nel Surrey. 

Le cadute sono state fatali a diversi critici del Cremlino. I più noti, forse, sono l’ex presidente della compagnia petrolifera Lukoil Ravil Maganov e il miliardario Pavel Antonov, entrambi morti l’anno scorso, dopo aver detto cose sgradite sull’Operazione militare speciale. Maganov è caduto dalla finestra di un ospedale moscovita, mentre Antonov è volato da quella di un albergo mentre si trovava in India per festeggiare il suo compleanno.

Un giudice italiano accusa Putin. Corte penale internazionale: i Russi sulle tracce di un giudice italiano. Chi è Rosario Salvatore Aitala. Voleva arrestare Putin. Membro della Corte penale internazionale è ricercato per aver emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente Vladimir Putin. Redazione su Il Riformista il 24 Giugno 2023 

Il Comitato investigativo russo ha presentato accuse contro il giudice ai sensi degli articoli del codice penale russo che prevedono il “complotto per attaccare un funzionario di un governo straniero, che detiene lo status di persona protetta a livello internazionale, con lo scopo di forzare relazioni internazionali”.

Il nome del giudice italiano della Corte penale internazionale (Cpi) Rosario Salvatore Aitala, che ha emesso un mandato d’arresto nei confronti del presidente russo, Vladimir Putin, è stato inserito nell’elenco delle persone ricercate del ministero dell’Interno russo. “Rosario Salvatore Aitala è ricercato ai sensi di un articolo del codice penale”, si legge nel database, senza specificare le accuse a suo carico, come riporta l’agenzia Tass.

Il 17 marzo 2023, la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Putin e della commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, con l’accusa di deportazione illegale di bambini ucraini. Il 20 marzo, il Comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale contro il pubblico ministero e i giudici della Cpi, ritenendo le loro azioni consapevolmente illegittime poiché non avevano motivo di ritenere penalmente responsabili il presidente e la commissaria.

Gli Oligarchi.

(ANSA il 23 luglio 2023) - La sua holding è la più grande azienda russa di sicurezza informatica e sistemi operativi-investigativi, aveva cioè il monopolio sulle intercettazioni dei cittadini russi: l'opposizione del Paese lo aveva bollato da tempo come "uno strumento fondamentale per la repressione di Putin". 

Ieri sera il corpo senza vita del milionario Anton Cherepennikov, solo quarantenne, è stato trovato esanime nel lussuoso ufficio moscovita. Una prima analisi esterna del cadavere parla di decesso per arresto cardiaco. Ipotesi subito stroncata dal sospetto dell'amico fraterno Vasily Polonsky, che ha dichiarato all'agenzia Baza di non credere per niente alla causa ufficiale della morte. 

Sinistro il ritratto del giovane top manager fatto dagli oppositori russi, che di lui parlano come un "ficcanaso elettronico di Stato che con i suoi affari ha intascato milioni di sterline". Secondo il quotidiano russo Novaya Gazeta, l'azienda di Cherepennikov, la Ics Holding, è stata utilizzata dal servizio di sicurezza federale per la sorveglianza generalizzata dei cittadini.

Anche attraverso il tracciamento di movimenti bancari e ricerche online dei semplici privati. L’azienda, del resto, è stata beneficiaria della legge del 2018 che ha consentito agli operatori di telecomunicazioni di archiviare le registrazioni audio di tutte le chiamate, i messaggi di testo e il traffico internet. Non solo: l'imprenditore era anche nei Cda degli operatori di telefonia mobile Megafon e Usm Telecom, controllati dall'oligarca Alisher Usmanov, legato al presidente Putin.

Singolare il fatto che nel giro di 48 ore siano scomparse due figure di spicco dell'elite russa: due giorni fa il cadavere dell'oligarca miliardario ed ex funzionario Igor Kudryakov, 63 anni, è stato scoperto nel suo appartamento a Mosca. Proprio ieri gli analisti del think tank statunitense Isw in un report aggiornato sottolineavano uno "spostamento dell'equilibrio di potere tra le fazioni del Cremlino a scapito del servizio di sicurezza". 

Ora, qualunque sia l'effettiva causa della morte di Anton Cherepennikov, quel che è certo è che la lista di decessi eccellenti in Russia si allunga di continuo. A giugno Artem Bartenev, 42 anni, in servizio al tribunale distrettuale di Kazan, è caduto da una finestra al dodicesimo piano. Sempre il mese scorso Yuri Demin, 62 anni, ex capo dell'Ispettorato statale, è precipitato dal secondo piano della sua casa estiva.

Pure il politico Pavel Antov, 65 anni, che aveva criticato l'invasione dell'Ucraina era caduto dalla finestra di un hotel in India nel 2022. Dove due giorni prima era stato trovato il cadavere del suo amico Vladimir Bidenov. Mentre Ravil Maganov, 67 anni, presidente del gigante petrolifero Lukoil, è volato giù da una finestra di un ospedale di Mosca nel settembre 2022 morendo sul colpo.

Ecco il tesoro italiano degli oligarchi di Putin. STEFANO VERGINE su Il Domani il 26 giugno 2023

Domani pubblica con il consorzio europeo di giornalismo l’elenco completo dei beni congelati ai miliardari del regime

In Italia hanno proprietà i Mazepin, Rotenberg, Bazhaev e molti altri che con il presidente hanno un rapporto stretto

Il totale complessivo a oggi è di due miliardi di euro nel nostro paese, il 10 per cento del totale sequestrato in Europa

Otto tra yacht e imbarcazioni varie. Cinque aerei. Otto aziende. Una scultura. Un centinaio di proprietà immobiliari tra cui 38 ville. Senza considerare oltre 100mila metri quadrati di terreni, qualche decina di automobili di lusso, alcuni macchinari industriali e centinaia di migliaia di euro depositati su conti correnti. Sono i beni che, dal febbraio del 2022 ad oggi, sono stati congelati dalle autorità italiane a 24 cittadini russi e a quattro società basate nella Federazione. Valore totale: poco più di due miliardi di euro.

Nel corso dei mesi passati, sui media sono state pubblicate molte notizie sulle varie misure emesse dal Comitato di sicurezza finanziaria (Csf), l’autorità istituita presso il Ministero dell’economia con il compito, tra i tanti, di attuare i congelamenti nei confronti di soggetti sanzionati.

Finora, però, nessuno aveva mai cercato di fotografare l’intera operazione avviata dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Una ricognizione non facile visto che in Italia, a differenza ad esempio della Francia, la lista dei beni congelati non è pubblica né è accessibile con una richiesta ufficiale. È stato dunque necessario incrociare e verificare una moltitudine di dati, partendo dalla lista dei sanzionati pubblicata dall’Unione europea, in cui figurano quasi 1.500 individui.

L’inchiesta internazionale RussianEscape – condotta da Domani insieme alla ong tedesca Civil Forum for Asset Recovery (Cifar) e al network di giornalismo investigativo European Investigation Collaborations (Eic) – ha permesso di scoprire che, attraverso vari stratagemmi, alcuni oligarchi hanno provato ad evitare di perdere i propri beni, e in alcuni casi qualcuno c’è riuscito.

GLI AMICI DI PUTIN

Iniziamo dalle notizie inedite. Tra i beni messi sotto sigillo c’è il Forte Village (valore stimato di 1,2 milioni di euro) di Santa Margherita di Pula, Cagliari, lussuoso resort intestato a Musa Bazhaev, imprenditore attivo nel settore minerario; un complesso immobiliare (1,6 milioni) ad Alassio, Savona, riconducibile al parlamentare Rifat Shaykhutdinov; una villa (520mila euro) a Formia, Latina, di Svetlana Balanova, capo di uno dei più grandi gruppi editoriali russi (National Media Group).

Le autorità italiane hanno anche congelato beni riconducibili allo storico amico di Vladimir Putin, Boris Rotenberg, azionista della Gazprom Drilling e co-proprietario del gruppo Sgm: a lui sono stati bloccati immobili (valore di 3,6 milioni di euro) in Costa Smeralda e il 50 per cento della Aurora 31 Srl, società proprietaria dell’omonimo albergo situato a Roma, a pochi metri da via Veneto (il resto delle quote era stato già congelato nel 2014 al fratello Arkady). Entrambe le proprietà attribuite a Boris Rotenberg sono formalmente intestate alla società cipriota Logotax Developments Limited.

Tra i beni inediti congelati ci sono poi quattro auto di grossa cilindrata, che le autorità italiane considerano di proprietà delle banca russe Vtb e Vnesheconombank. Infine, sono rimasti in Italia anche alcuni macchinari industriali, per il settore farmaceutico, che la Sogaz, colosso russo delle assicurazioni, aveva appena fatto costruire in Emilia: il Comitato di sicurezza finanziaria ha deciso di congelare anche questi.

I beni più preziosi messi finora sotto sigillo dall’Italia sono però due yacht. Si chiamano SY A e Scheherazade. Insieme valgono oltre un miliardo di euro, circa la metà del totale degli asset amministrati attualmente dall’Agenzia del Demanio. Secondo fonti ufficiali, questi valori – così come quelli di tutti i beni elencati nell’articolo – non corrispondono a quelli attuali di mercato, ma al prezzo a cui i beni sono stati acquistati dai soggetti sanzionati. In altre parole, il valore che hanno oggi potrebbe in qualche caso essere addirittura più alto di quello riportato in queste pagine.

Il SY A vale 530 milioni di euro e, secondo le autorità italiane, appartiene ad Andrey Melnichenko, già proprietario dei gruppi Eurochem (fertilizzanti) e Suek (carbone). Lo Scheherazade, invece, è costato 650 milioni di euro. Secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa, è formalmente riconducibile a Eduard Khudaynatov, collaboratore storico di Vladimir Putin, già amministratore delegato del colosso di stato Rosneft, oggi titolare della società petrolifera privata Independent Oil and Gas Company.

I giornalisti del team del dissidente russo Alexsej Navalny hanno scritto che, sebbene sia controllato formalmente da Khudaynatov, lo Scheherazade è in realtà a disposizione di Putin. L’Italia lo ha congelato il 6 maggio 2022. Della sua manutenzione, così come per tutti i beni messi sotto sigillo, si occupa l’Agenzia del Demanio.

Ma la lista degli yacht congelati è lunga. Tra i più sfarzosi c’è il Lena, 50 milioni di euro di valore, considerato di proprietà di Gennady Timchenko; il Lady M, 65 milioni di euro di valore, collegato ad Alexey Mordashov; il D2, valutato in quasi 3 milioni di euro, ritenuto sotto il controllo di Petr Aven. Tutte queste imbarcazioni di lusso sono al momento nelle mani delle autorità italiane, ma lo stesso non vale per le proprietà nautiche di Dmitry Mazepin e di suo figlio Nikita.

I MAZEPIN

Dmitry è il patron del gruppo Uralchem, il figlio è noto per essere stato in passato pilota di Formula 1: sono infatti riusciti a far uscire dalle acque territoriali europee i loro due yacht prima che la guardia di finanza riuscisse a metterci le mani sopra. Come? Grazie all’uso della Chemical Invest Limited, basata nel paradiso fiscale britannico del Jersey e a sua volta controllata dalla Agrochem Invest Limited delle Isole Vergini Britanniche.

Le due imbarcazioni (chiamate Aldabra e Aldabra 1) sono infatti intestate da sempre a questo veicolo di Jersey, ed è stato proprio ciò ad impedire inizialmente alle autorità italiane di bloccarle. La guardia di finanza ha dovuto trovare prova del fatto che dietro quello schema societario ci fosse Mazepin. Ci sono voluti circa due mesi di indagini, solo che quando i militari hanno trovato le prove gli yacht erano già già fuori dalle acque europee.

Risultato? I finanzieri hanno sanzionato i Mazepin per aver violato le norme sui congelamenti, che impediscono, tra le varie cose, di utilizzare il bene o trasferirlo. Un verbale, con multa fino a un massimo di mezzo milione di euro, è stato consegnato al capitano delle due imbarcazioni e al rappresentante fiscale italiano della Chemical Invest Limited. Considerando però che i due yacht valgono almeno tre milioni di euro, il gioco alla fine potrebbe essere valso la candela per i due cittadini russi.

VILLE

Oltre agli yacht, gli altri beni di grande valore finiti sotto sigillo sono le ville. I laghi lombardi, la riviera ligure e la Sardegna sono tra i luoghi da sempre preferiti dagli oligarchi russi per le loro vacanze. Infatti, è proprio in queste zone che si concentrano i principali congelamenti operati dalle autorità italiane.

Il giornalista Vladimir Solovyev, sanzionato dall’Ue perché considerato uno dei principali fautori della propaganda bellica russa, si è visto bloccare le sue 19 proprietà sul lago di Como, tra cui tre ville, per un valore stimato in 8 milioni di euro. Per i finanzieri italiani il lavoro è stato semplice, dato che Soloviev risultava proprietario diretto degli immobili dal 2016. Più complicato quando la persona fisica si nasconde dietro una o più società straniere, soprattutto se basate in Paesi che fanno della segretezza societaria un loro vanto.

Prendiamo il caso di Grigory Berezkin, fondatore del gruppo Esn, una delle più grandi holding di partecipazioni della Russia, con interessi nei settori dell’energia, ingegneria, media e finanza.

Descrivendolo come “il tirapiedi del presidente Vladimir Putin”, l’8 aprile del 2022 l’Ue lo ha inserito nella lista dei sanzionati. Le autorità italiane hanno impiegato sei mesi per congelargli quella che considerano la sua unica proprietà in Italia: una villa da 15 milioni di euro a Sirmione, sul Lago di Garda. D’altra parte l’immobile è super schermato. È di proprietà della società lussemburghese Cristal Purple Sarl. La quale, a sua volta, dal 2021 fa capo a un trust chiamato The Heron.

Nella classifica delle proprietà più costose congelate dalle autorità italiane, quella di Berezkin sul Lago di Garda non è però certamente in testa. Il valore più alto – 133 milioni di euro – è stato attribuito agli immobili di Alisher Usmanov, inserito nell’elenco dei sanzionati il 28 febbraio del 2022, quattro giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Descritto dall’Ue come “oligarca pro-Cremlino che ha legami particolarmente stretti con il presidente russo Vladimir Putin”, Usmanov è proprietario in Russia di aziende attive nei settori del minerale di ferro e dell’acciaio, dei media e di internet. Secondo le autorità italiane, insieme alla sorella, Gulbakhor Ismailova, l’oligarca controlla sei ville nel comune di Arzachena, in Costa Smeralda, alcune in proprio e altre attraverso una rete di società offshore.

Poco più a sud, sullo stesso tratto di costa affacciato sul mare trasparente della Sardegna, a pochi passi da Villa Certosa della famiglia Berlusconi, ci sono le proprietà congelate a Viatcheslav Kantor, azionista del gruppo Acron, uno dei maggiori produttori russi di fertilizzanti. Secondo le autorità italiane, Kantor le controlla attraverso un trust e una serie di società lussemburghesi, a loro volta detenute da veicoli offshore. Si tratta in tutto di 15 fabbricati, tra cui sette ville, per un totale di 1.800 metri quadri di superficie, cui si aggiungono terreni per altri 2.700 metri quadri. Valore complessivo: 56 milioni di euro.

Ha speso poco di più, per acquistare le sue proprietà italiane oggi congelate, Eduard Khudaynatov. Fatta eccezione per il mega yacht Scheherazade, di cui abbiamo già scritto, l’imprenditore russo sarebbe infatti proprietario, attraverso una serie di società straniere, di una Porsche 911 Turbo S, un’azienda non meglio specificata, Villa Altachiara a Portofino e Villa Serena a Roma, ai Parioli. Valore totale: 57 milioni di euro.

Più semplice, per gli investigatori, è stato individuare le proprietà immobiliari italiane di Alexey Mordashov, presidente dei gruppi Severstal e Severgroup. A lui sono infatti intestate personalmente sei ville a Portisco, vicino a Olbia, per un totale di 2.309 metri quadrati di superficie e un valore complessivo di 105 milioni di euro.

Dmirty Mazepin, ancora lui, è invece ritenuto il proprietario di una villa chiamata Rocky Ram: si trova a Romazzino, la stessa località scelta da Usmanov, ed è controllata attraverso la società cipriota Ferimod Invested Limited. Valore: 105 milioni di euro. A differenza degli yacht, facilmente trasferibili, in questo caso Mazepin non è però riuscito ad evitare il congelamento.

RIECCO USS

Tra gli immobili messi sotto sigillo ce ne sono poi diversi altri meno costosi. Nelle mani dell’Agenzia del Demanio è finita Villa Lazzareschi (3milioni di euro), in provincia di Lucca, appartenente a Oleg Savchenko; quattro immobili a Porto Rotondo (4 milioni di euro), in Sardegna, riconducibili per un terzo a Petr Aven (il resto della proprietà è intestata ai figli); due immobili (300 mila euro) a Lierna, sponda lecchese del lago di Como, di Galina Pumpyanskaya; una villa (650mila euro) in provincia di Viterbo, riconducibile per metà ad Ardaky Rotenberg; quattro immobili (355 mila euro) a Lerici, in prossimità delle Cinque terre, intestati al 50 per cento a Oleg Gazmanov; un hotel in Costa Smeralda, un appartamento in provincia di Milano e 160 mila euro depositati sul conto, per un valore totale di 3,4 milioni di euro, di proprietà di Artem Uss, l’imprenditore russo figlio del governatore della regione siberiana di Krasnojarsk, fuggito dall’Italia mentre era ai domiciliari, con figuraccia internazionale annessa e rimpallo infinito di responsabilità tra il Tribunale di Milano e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

Questo articolo fa parte del progetto investigativo #RussianEscape, coordinato da Eic e Cifar con il supporto di IJ4EU.

STEFANO VERGINE. Giornalista freelance, specializzato in inchieste di taglio economico-finanziario, fa parte del consorzio internazionale EIC. I suoi lavori sono pubblicati da media italiani ed internazionali tra cui Bbc, Rai, Rsi.

La Chiesa.

La battaglia per il patrimonio ecclesiastico: la dimensione religiosa del conflitto in Ucraina. Rossella Maraffino su L'Indipendente il 2 luglio 2023.

Ore tese per il conflitto russo-ucraino. Durante le agitazioni di Prigožin e gli ininterrotti attacchi sulle regioni di Donetsk e Lugansk, su uno dei tanti fronti invisibili di questa guerra continua ad infuriare la battaglia tra la Chiesa Ortodossa Canonica e quella Autocefala.

L’intelligence russa ha denunciato un accordo tra il governo ucraino e UNESCO per la traslazione dei valori della Kiev-Pechersk Lavra in Occidente. Secondo la SVR infatti, le autorità ucraine hanno già cominciato un inventario delle icone e delle reliquie sacre, da trasportare in Europa grazie all’intermediazione di ONG come la svizzera ALIPH, alleanza internazionale che si propone di mettere in salvo il patrimonio culturale proveniente da zone di conflitto. Che il presidente dell’associazione sia T. Kaplan, collezionista privato americano, desta non poche preoccupazioni sulla meta finale delle icone sacre una volta uscite dalla Lavra: “Purtroppo tutto sarà portato via e venduto. Poco male se viene venduto, e non distrutto” commenta R. Silant’ev, membro del consiglio russo di esperti per la conduzione della perizia statale sugli oggetti religiosi. “Tutti sperano nell’interesse personale di queste persone e nel loro desiderio di fare soldi. Solo questo ci darà la possibilità di restituirli ai santuari: [ricomprandoli] come successe con i bolscevichi”. Anche la Zacharova ha commentato l’indiscrezione, parlando di una vera e propria “evacuazione” messa in atto dalla politica di Zelenskij, atta solo a “distruggere le basi tradizionali della società ucraina e minare i legami spirituali secolari condivisi dai nostri popoli”.

Illazioni propagandistiche? Se da parte ucraina non ci sono state conferme o smentite, è fatto che il patrimonio della chiesa di Kiev faccia gola all’Occidente da diverso tempo. E a dirla tutta, l’indiscrezione è già in parte realtà: per intercessione dell’ALIPH, che leggiamo avrebbe speso “milioni di dollari per aiutare a salvare il patrimonio artistico ucraino”, il 14 giugno sono state trasportate in gran segreto 16 opere dal Museo Bohdan di Kiev al Louvre.

La lotta per il controllo dei beni ecclesiastici dal Comunismo ad oggi 

Salvataggio o esproprio che sia, assistiamo all’ennesimo scontro da inquadrare nella crisi dell’Ortodossia slava, crisi che infiamma dai tempi della costituzione dello Stato ucraino dopo la caduta dell’Unione Sovietica e sembra ancora non trovare risoluzione. Ne abbiamo parlato con il Protorej Aleksandr, arciprete della diocesi di Lugansk e delegato dei rapporti tra Chiesa e Stato. Padre Aleksandr opera nel Santuario in onore dell’Icona della Madre di Dio di Lugansk, bersaglio dei colpi di artiglieria ucraini all’inizio della guerra in Donbass nel 2014. “Quello che è successo in Ucraina è un precedente molto pesante, un’interferenza [dello Stato] negli affari della Chiesa. È come durante il periodo della persecuzione sovietica dopo la Rivoluzione d’Ottobre, quando lo Stato diceva che non facevamo parte della loro visione del mondo, della loro ideologia bolscevica.” Già con Lenin prendeva piede la convinzione che i beni detenuti dalla Chiesa fossero in realtà ricchezze detratte al popolo, il quale, attraverso i tribunali rivoluzionari, doveva riappropriarsi di ciò che è suo e processare i responsabili. Un furore ideologico manipolatorio, veicolato da una propaganda impegnata nel creare lo stereotipo del sacerdote corrotto, che ha portato a decenni di processi, omicidi, sottrazione di beni preziosi, oltre che alla creazione del “movimento degli innovatori”, movimento interno della chiesa Ortodossa, progressista e filocomunista, il quale, nello svolgersi degli anni della rivoluzione sovietica, lavorò ai fianchi per creare uno scisma all’interno del mondo ortodosso slave. Su basi, inutile a dirsi, di motivazioni squisitamente politiche. 

A quanto pare la secolarizzazione dei beni, la persecuzione del personale ecclesiastico e la rottura della comunione di Fede non rappresentano tra le popolazioni slave solo dei torbidi ricordi del passato. “Non si sono inventati nulla, hanno solo preso ciò che c’era di brutto del periodo sovietico, del periodo in cui venivano attuate le persecuzioni verso la Chiesa e le hanno solo riattualizzate. Capite, è chiaro che queste persone ci ritengono nemici. E come vanno trattati i nemici? Bisogna espropriargli le chiese, picchiarli, ucciderli, metterli in galera, esattamente come quando nel periodo sovietico esistevano i nemici del popolo”.

Le tappe dello Scisma

[Kiev – Monastero delle Grotte.]Il contesto che porta le istituzioni ecclesiastiche ucraine alla situazione attuale è uno scenario arzigogolato di continui tentativi di organizzazione della società: una nascita indotta e assistita di una Nazione, la quale, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, si ritrova a fare i conti con la propria frammentazione etnica e sociale. Come ampiamente analizzato nei saggi del professore di diritto ecclesiastico Giovanni Cimbalo, al momento della crisi dell’URSS l’Ucraina presenta diverse entità territoriali, alle quali corrispondono in sostanza due chiese: quella greco-cattolica (UGCC) e la Chiesa Ortodossa Ucraina, facente capo al Patriarcato di Mosca (UPC-MP). Dal sinodo del 1990 quest’ultima trova la sua costituzione attuale, con il riconoscimento di chiesa auto-governata: uno status che lascia alla Chiesa ucraina ampia autonomia, riconosciuta da Mosca proprio in previsione di una maggiore necessità di indipendenza dello Stato ucraino, in effetti venuta in essere dopo la caduta del blocco sovietico. Ciononostante, a causa di dissensi interni nella gestione delle gerarchie, si creano fratture nell’istituzione: da un lato Filaret, con la Chiesa Ortodossa Ucraina- Patriarcato di Kiev, dall’altro la UAOC, Chiesa Ortodossa Autocefala Ucraina, formatasi intorno alla figura del suo Metropolita Mystislav, tornato dopo decenni dagli Stati Uniti. Non a caso, il bacino di utenza di quest’ultima è costituito dall’enorme diaspora ucraina nel mondo, le cui presenze si contano in maggior numero in America, Italia, Australia e Romania.

Gli anni ‘90 rappresentano un susseguirsi di disposizioni in cui il limite tra Stato, spinta nazionalista e credo religioso diventa sempre più labile. “Per capire l’essenza della questione, di questa distruzione odierna, bisogna andare indietro nel tempo. Già durante la Perestrojka, apparve questo movimento, un’organizzazione nazionalista chiamata Rukh. Arrivò il momento in cui presero il potere, e formularono questa ideologia in modo chiaro e coerente: noi siamo l’Ucraina non la Russia.” Per Padre Aleksandr lo sviluppo del nazionalismo ucraino e la frattura religiosa sono processi che camminano su binari paralleli. In questo contesto la ricerca di Autocefalia rappresentava la necessità di fornire un sostegno religioso, importantissima incubatrice dei valori slavi, alle scelte politiche: la Chiesa passa progressivamente al servizio dello Stato, in uno scambio reciproco di legittimazione, potere e, soprattutto, di sostegno economico. Uno scenario che stride con la natura stessa, universale e sovranazionale, della chiesa Ortodossa (da qui la denominazione del Patriarcato di Mosca e di tutte le Russie): “Chiunque può creare un dissenso religioso, ma questo non sarà né canonico, né ecclesiastico, né rispettoso del nostro ordine costruito in mille anni. Perché per loro è importante avere la Lavra? Perché la Lavra rappresenta un posto sacro che appartiene all’intero mondo russo, al popolo della Rus’. A questo mondo appartengono gli ucraini, i bielorussi, i russi e tutti questi sono ortodossi. Tutto questo serve per riformulare il concetto di chiesa canonica in un progetto politico, che dia una giustificazione alla formulazione dell’idea di Ucraina.” 

Il ruolo della diaspora e il processo di europeizzazione 

Lo scenario ucraino prebellico risulta essere diviso sul piano politico e spirituale: se da un lato l’Ucraina punta all’integrazione europea, dall’altro non vuole (o riesce) a liberarsi dell’ingombrante presenza del fratello russo. Gli anni di livellamento del regime sovietico non lasciano margine di compromesso, specie se affiancati a una narrazione storica sempre più improntata su un nazionalismo forzato, che trascura i benefici delle relazioni economiche con la Russia e trascina così l’Ucraina nella posizione di Stato-cuscinetto. Questa instabilità gioca a favore dell’Europa, che vede ingrossare le fila degli ucraini costretti dall’impoverimento all’emigrazione verso Ovest, impoverimento esacerbato dal progressivo smantellamento del primo concorrente dell’Europa in tema di industrie e giacimenti: il Donbass. Ecco che il ruolo di una Chiesa Autocefala, con un potere già radicato nella diaspora, diventa fondamentale nell’estremizzazione del nuovo “uomo ucraino”: manodopera a basso costo a disposizione dell’Occidente, il nuovo Eldorado in cui si riscoprono addirittura le (astoriche) origini ariane della Rus’.

La posizione delle chiese scismatiche nello scenario post-Maidan si concretizza in costanti incitazioni all’odio e sostegno alla guerra, tanto da far guadagnare a Filaret il soprannome di černij patriarch, il “patriarca nero” che arriva a negare l’esistenza della presenza russofona in Donbass, sostenendo de facto la guerra civile e la pulizia etnica scatenata dal 2014 nella regione. “Non abbiamo mai chiesto di essere Russia, al contrario, volevamo vivere in pace e armonia come russi, fuori dalla Russia, su territorio ucraino, proprio come durante l’Unione Sovietica” afferma Padre Aleksandr. La soluzione sovranazionale panortodossa non ha però più ragion d’essere: il credente russo che fa capo a Mosca è un collaborazionista. “[*L’Ortodossia panslava] può assomigliare a una specie di diritto internazionale, per il quale nella Costituzione dell’Ucraina e della Russia viene assicurata la mia libertà religiosa personale. Nessuno può impormi qualsivoglia paradigmi o idee con l’aiuto di meccanismi o strumenti statali. Ma se in tutti i canali ucraini dicono che gli appartenenti alla chiesa canonica ortodossa ucraina sono spie di Mosca, perché il nostro Patriarca [*che è russo] è il capo della nostra Chiesa, questo è decisamente un tipo di sistema di persecuzione.”

Di religioso, a questo scontro non rimane ormai più nulla: a partire dal 2016, Porošenko intraprende una serie di tentativi per ottenere il Tomos di Autocefalia per le chiese scismatiche ucraine. Tentativi che culmineranno nel 2018, anno in cui le chiese ricevono l’appoggio del Patriarcato di Costantinopoli e si uniscono sotto la denominazione di Chiesa Ortodossa dell’Ucraina (PCU). 

Il ruolo della chiesa scismatica nell’“operazione militare speciale” 

Da febbraio 2022 la questione religiosa è diventata una delle protagoniste fondamentali dello scenario bellico. Il rapporto di legittimazione reciproco tra Chiesa Autocefala e il governo di Zelenskij ha portato a un susseguirsi di eventi violenti nei confronti della comunità ortodossa canonica: dalla sospensione dei contratti di affitto dei luoghi di culto, allo sfratto dei monaci dal Monastero delle Grotte fino ad arrivare all’arresto del Metropolita Pavel. I canali di informazione sono aggiornati quotidianamente con testimonianze di costanti provocazioni, violenze psicologiche e fisiche da parte di fedeli pieni di livore della nuova Chiesa Autocefala (a parere del Protorej Aleksandr “spesso neanche credenti o pagani”) nei confronti del personale ecclesiastico e dei confratelli di fede rimasti legati alla Chiesa Canonica.

“Il popolo dei fedeli è stato volutamente diviso e questa narrazione politica divisiva poco si adatta alle leggi dogmatiche ortodosse”, così ci spiega Padre Aleksandr. “Il potere e il suo operato tende a sacralizzare se stesso (…) Così è tutto giustificabile. E come si rende giustificabile l’ingiustificabile? Basta piazzare le proprie persone, che dettano le proprie regole”. In queste nuove regole culmina il processo di unificazione del potere religioso e quello dello Stato: così si arriva, ad esempio, a consacrare un’icona raffigurante Bandera e Shukhevych, o a portare in regalo al Papa un’icona con Gesù oscurato e una Madonna in tenuta anti proiettile. E se l’iconoclastia non fosse abbastanza per solcare la falda con il mondo ortodosso russo, l’Ucraina accelera il processo adottando il calendario giuliano rivisitato, un “neo-gregoriano” in cui le festività si allineano con quelle occidentali: il Natale verrà celebrato il 25 dicembre, con conseguente cambiamento della data di Pasqua.

Secondo le affermazioni di padre Aleksandr “non c’è nazionalità tra gli ortodossi. Nella Chiesa non è importante quale nazionalità tu abbia, importante è solo il tuo percorso verso Cristo. È importante capire il tuo percorso interno, il tuo miglioramento, il tuo saper servire Dio e le persone”. La storia sembra però aver scritto un percorso diverso per il credo ucraino, indissolubilmente legato dagli eventi al suo progetto politico. Un progetto, è proprio il caso di dirlo, davvero poco ortodosso. [di Rossella Maraffino]

Origini italiane.

Da Faceboook: Figli del sud, popolo sovrano. Nel 1794, Giuseppe De Ribas, nato a Napoli da un nobile spagnolo al servizio dei Borbone,fondò la città di Odessa, in Ucraina, organizzandone il porto, la flotta e il commercio, rendendola una città importante per il Mar Nero e il Mediterraneo.

Al posto di Odessa “città leggendaria”, come la definisce Charles King, docente di Affari internazionali della Georgetown University di Washinghton, nel suo recente libro Odessa (Einaudi 2014), sorgeva un villaggio, Khadjber, abitato dai tatari. De Ribas entrò in contatto con questo lembo di terra quasi fortuitamente, in quanto Ufficiale di collegamento al servizio dell’Ammiraglio Grigorij Aleksandrovič Potëmkin, principe e amante dell’imperatrice Caterina, il cui obiettivo, dopo la sconfitta dell’impero ottomano, era di estendere verso ovest il grande impero russo.

De Ribas ribattezzò il villaggio Odesso, in omaggio alla vecchia colonia greca che si estendeva sulla costa. Luogo di incontro tra la civiltà orientale e quella occidentale, multiculturale per la sua stessa natura geografica, situata alla foce di grandi fiumi, tra cui il Danubio, divenne presto il cuore pulsante dell’impero meridionale della zarina Caterina, la quale per la sua stessa forza ed importanza geo-strategica ribattezzò il villaggio al femminile, Odessa.

Ben presto, ad Odessa si costituì una colonia italiana, che nel 1850 contava circa tremila di abitanti, quasi tutti di origine meridionale. Rilevante fu il contributo che questa comunità diede alla fondazione, allo sviluppo e all’economia dell’impero russo. L’italiano rimase lingua ufficiale dell’attività economica della città. Cartelli stradali, passaporti, liste dei prezzi erano scritti in italiano, e la comunità italiana diede un grande contributo alla cultura della città alle porte del Mar Nero, soprattutto nell’ambito dell’architettura. Il napoletano Francesco Frapolli fu nominato architetto ufficiale della città da Richelieu, nel 1804 e fu lui a progettare la monumentale Opera di Odessa e la famosa Chiesa della Trinità.

La famosa canzone O’ sole mio fu scritta e composta ad Odessa da Giovanni Capurro e Eduardo Di Capua che in quel tempo si trovava nella città russa. La musica si ispirò ad una bellissima alba sul Mar Nero e dedicata alla nobildonna oleggese Anna Maria Vignati Mazza. Il brano non ebbe immediato successo a Napoli, salvo poi diventare famosa sulle sponde del Mar Nero e da lì divenire canzone patrimonio della musica mondiale.

Inoltre, grandi attori teatrali come Tommaso Salvini, Ernesto Rossi ed Eleonora Duse contribuirono alla formazione dell’Opera di Odessa, facendo della città la più europea e mediterranea dell’impero russo.

Tuttavia, il peso della colonia italiana diminuì progressivamente nella seconda metà dell’Ottocento (nel censimento del 1900 la comunità italiana contava solo 286 unità), ma l’impronta italiana nella città è evidente tutt’oggi.

Odessa, città di frontiera tra est e ovest, in realtà vanta radici nell’Italia meridionale. Ieri come oggi, la costa del Mar Nero rimane una regione di frontiera tra l’Europa occidentale e quella orientale. Ripensare alle radici comuni aiuterebbe a guardarsi con fratellanza e unione.

Odessa, la città-gioiello «all’italiana» resa memorabile da Ejzenštejn. Paolo Conti su Il Corriere della Sera il 23 luglio 2023.

La «scalinata Potëmkin» del film è opera di Francesco Boffo, architetto forse di origini sarde, al quale la zarina Caterina II fece progettare l’urbanistica in stile neoclassico

L’iscrizione di Odessa e del suo porto nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco risale solo al 25 gennaio di quest’anno, durante una sessione straordinaria dell’organizzazione culturale dell’Onu nella sua sede di Parigi, un sostegno all’Ucraina denso di significati non militari ma intellettuali.

La documentazione tecnica è stata messa a punto da un tavolo unitario italo-ucraino proprio per la lunga esperienza italiana: il nostro Paese è ancora in cima alla lista dei Paesi titolari del più alto numero di beni materiali e immateriali considerati Patrimonio dell’Umanità. L’iscrizione a quell’elenco rende dunque il bombardamento russo della Cattedrale della Trasfigurazione ancora più grave e inaccettabile di quanto non lo sia già in sé.

Odessa, fondata nel 1794 da Caterina II la Grande, ha una fortissima impronta europea, e in particolare italiana, prima di tutto nell’assetto generale urbanistico-viario della città ottocentesca. L’architetto e urbanista di probabile origine sarda o forse ticinese (con studi universitari iniziali nel Ticino ma di formazione e di gusto assolutamente italiani) Francesco Boffa (poi Boffo nella translitterazione in cirillico) guidò dal 1822 al 1844 lo sviluppo urbanistico della città negli anni in cui il neoclassicismo di impronta italiana rappresentava il più raffinato ed elegante modello di riferimento nell’intera area russa e slava.

Sua è la celeberrima scalinata Potëmkin, splendida rampa che conduce al porto con ben 200 gradini (oggi qualcuno di meno) un capolavoro di spettacolare prospettiva per la sua larghezza variabile (in cima 12.5 metri, alla base 21.7). Sergej Ejzenštejn, col suo film-manifesto del 1925, la rese celebre in tutto il mondo: impossibile pensare a Odessa senza le sequenze del capolavoro cinematografico girate sulla scalinata, sovrastata dalla statua del Duca di Richelieu, governatore della città dal 1803 al 1814, altra traccia europea.

Il nitido modello neoclassico di Boffo si ritrova anche nel magnifico Municipio di Odessa, con la sua facciata scandita da colonne corinzie. Quasi un segno astratto anche il suo colonnato sopra al porto. Sempre a Boffo e al suo gruppo di lavoro si deve il Museo d’arte di Odessa (l’ex palazzo di Seweryn Potocki, politico polacco naturalizzato russo, ambasciatore nel regno di Napoli, fu lui a commissionarlo all’architetto). Assolutamente di gusto europeo, in questo caso viennese, anche il Teatro Nazionale firmato nel 1887 dagli architetti di Vienna Ferdinand Fellner e Hermann Helmer, che per la facciata usarono tradizionali richiami al barocco monumentale italiano: la mole del teatro fa parte del panorama del porto e rende ancora più suggestivo l’impatto visivo accanto al mare.

Le ampie vetrate e la cupola grigia ci riportano ancora una volta nel cuore dell’Europa così come le tinte di molti palazzi (azzurro color del cielo, oppure ocra, o il bianco travertino), l’assetto di tante fontane pubbliche, il modello delle piazze ampie e ad esedra che ritorna spesso e fa pensare a Parigi, Torino, naturalmente Vienna. Per questa ragione il bombardamento di Odessa riguarda tutti noi europei. E non è un semplice slogan.

I Pacifondai.

Quei tedeschi rossi filo Putin. Storia di Marco Gervasoni su Il Giornale il 23 luglio 2023.

La neocandidata Carola Rackete ha perfettamente, anzi, totalmente ragione. C'è un pericolo fascista che ci minaccia e quindi è necessaria un'«alleanza antifascista in Europa». Peccato che la «Capitana» veda il fascismo dove non vi sia e non veda dove invece esso bombarda uccide, stupra, scava fosse comuni, deporta bambini: cioè in Ucraina invasa dalla Russia di Putin, la cui ideologia, oltre al modus operandi, è quanto di più vicino vi sia, oggi, ai fascismi «storici». Si batterà, quindi Rackete, la principessa degli ultimi, per i diritti delle donne ucraine violentate dai soldati russi? Chiederà una pace giusta, cioè il ritiro della Russia e il pagamento delle sanzioni? Su questo la Capitana appare reticente, anche perché nessuno, tra i numerosi intervistatori della nostra stampa, ha ancora pensato di porle la domanda. Sì perché, se Rackete si candidasse con i verdi, con i socialisti, o anche con i liberali, la denuncia del fascismo avrebbe una sua coerenza. Che però comincia a traballare quando veniamo a sapere che sarà, se eletta, una parlamentare della Linke, il partito di estrema sinistra tedesco, lontano, ma poi neanche tanto, erede della Sed di Erich Honecker, l'ultimo dittatore della Germania est.

Ora la Linke è la stessa formazione che, con la sua eurodeputata, Ozlem Demirel, si rifiuta ogni volta di votare contro la Russia a Bruxelles: a cominciare dalla condanna del Parlamento europeo, lo scorso anno, pochi giorni dopo l'invasione russa. È quel partito che irrora di pacifismo pro Putin e di odio per la Nato le manifestazioni «contro la guerra», che organizza settimanalmente, contro l'invio di armi e le sanzioni alla Russia. È quello che, giorni fa, ha quasi aggredito il cancelliere Scholz durante un comizio, e a cui il socialdemocratico tedesco, solitamente grigio e incolore, ha sfoderato forza e coraggio. E, in alcune di queste manifestazioni, la Linke sfila anche accanto all'Afd, il partito di estrema destra, che Rackete vorrebbe combattere, e che oggi è secondo nei sondaggi proprio perché sfrutta il malcontento economico, soprattutto ad est, incolpandone il sostegno tedesco all'Ucraina. Proprio il leader dell'ala dell'Afd più nostalgica del nazismo, Biorn Hoecke, glorifica sempre con grandi encomi la leader della Linke, Sara Wagenknecht. Se c'è un paese in cui è attiva una galassia rosso-bruna, cioè un'alleanza tra estrema destra ed estrema sinistra in funzione anti americana e pro Putin, questo è, insomma, la Germania - anche perché il «nazional-bolscevismo», a cui si ispirano oggi molti ideologi di Putin, nacque proprio lì negli anni Venti. Tanto che, secondo documenti rilevati dal Washington post, uomini e fondi russi si sarebbero impegnati per cercare addirittura di fondere i due partiti. Ne ha dato ampia notizia, il 21 aprile, quella stessa Repubblica, che oggi intervista entusiasticamente Rackete. Possiamo allora sommessamente suggerire, alla Capitana, se proprio vuole combattere il fascismo, di cominciare a farlo con quello che alberga nel suo partito?

Estratto dell'articolo di Danilo Taino per il “Corriere della Sera” giovedì 20 luglio 2023.

Il 51% dei cittadini intervistati in 24 Paesi dice di avere fiducia nella capacità di Volodymyr Zelensky di gestire gli affari internazionali. Il 39% non si fida. In Italia, la proporzione è rovesciata: solo il 38% ha un’opinione positiva del leader ucraino, il 61% non ne ha alcuna fiducia oppure poca. 

Il sondaggio è stato effettuato dal centro di analisi Pew Research. Sui 24 Paesi testati, Zelensky è considerato più negativamente che in Italia solamente in Messico ( 65% ), in Grecia ( 71% ) e in Ungheria ( 86% ). I cittadini che più si fidano di lui sono invece gli svedesi ( 86% ), i britannici ( 77% ) e gli olandesi ( 73% ). In Francia, l’opinione è bilanciata: il 50% si fida, il 47% no. 

Dal punto di vista delle politiche future, è rilevante l’opinione degli americani, cioè l’umore del Paese che di gran lunga ha sostenuto lo sforzo maggiore negli aiuti alla resistenza dell’Ucraina all’invasione russa: il 56% vede bene Zelensky, il 33% no. Complicato. In vista delle presidenziali americane del novembre 2024 , per le quali il posizionamento politico nella campagna è già iniziato, la questione dell’appoggio concreto a Kiev sarà rilevante.

(...)

Pure in Europa e in Italia, però, l’evoluzione delle opinioni dei cittadini sarà fondamentale, anche in vista delle elezioni del Parlamento europeo il giugno prossimo: la capacità dei governi che sostengono l’Ucraina di spiegare l’importanza di una non vittoria della Russia sarà di grande rilevanza, così come il dibattito dei media, soprattutto delle televisioni. 

Il dato che fa ben sperare è l’opinione su Putin: nei 24 Paesi, solo l’ 11% degli interpellati dice di credere che il leader russo possa fare la cosa giusta negli affari mondiali, mentre l’ 87% non lo pensa. Almeno sul boss del Cremlino, l’Italia è in media con il resto del mondo: il 14% ha un’opinione positiva di Putin, l’ 86% negativa.

Ucraina: il Partito della Guerra nel caos. Piccole Note (filo-Putin) il 15 Luglio 2023 su Il Giornale.

Il Partito della Guerra non trova gli appoggi sperati. “Nonostante i tutti gli sforzi di Biden per mostrare al mondo uno spettacolo felice, Vilnius sarà ricordata come il vertice della NATO in cui le tensioni sono scoppiate”. Così David Saks in un tweet che ricorda quanto avvenuto al summit.

un vertice caratterizzato dall’intemerata di Zelensky contro i leader dell’Alleanza Atlantica per non aver ammesso l’Ucraina; dalla rabbia dei suoi interlocutori, che gli hanno detto di darsi una calmata; e poi quella dei falchi, furiosi contro l’amministrazione Biden per tale decisione. Infine, l’incontro Zelensky-Biden alquanto mesto, tanto da essere passato quasi inosservato nonostante dovesse essere il clou dello spettacolo.

Cose note e riferite più o meno da tutti i media d’Occidente, al netto degli eufemismi del caso, necessari per non far crollare miseramente il teatrino che va in scena da un anno e mezzo.

Nel Partito della Guerra iniziano a sbranarsi

Interessante la conclusione di Saks: “La controffensiva ucraina non è riuscita a soddisfare le aspettative, il campo di battaglia è disseminato da enormi quantità di costosi armamenti occidentali, ridotti in rottami fumiganti, il numero delle vittime ucraine è orribile e gli Stati Uniti hanno esaurito i proiettili di artiglieria da 155 mm, tanto da essere costretti alla scelta degradante di inviare le bombe a grappolo. Lo sforzo bellico è sempre più un caos e nel Partito della Guerra stanno iniziando a sbranarsi l’un l’altro”.

Il punto è che il Partito della guerra non sa più che fare, essendo crollate tutte le loro utopie rivendute al mondo come dogma inappellabile. Naviga a vista, come denota l’arrivo a sorpresa del presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol a Kiev, l’ennesimo colpo di teatro che al massimo riuscirà a sbloccare la richiesta degli armamenti sudcoreani finora negati, come da cenno della BBC, che andranno in fumo come gli altri.

Il punto è che finora “Washington ha tentato di evitare le scelte difficili”, come scrive George Beebe su Responsible Statecraft, Infatti, “abbiamo escluso qualsiasi compromesso che possa favorire le possibilità di una pace negoziata con la Russia, credendo di poter imporre ai russi una resa a buon mercato senza rischiare un coinvolgimento molto più profondo della NATO”. Tale strategia è fallita.

Lo stallo e le scelte difficili

Nel Partito della Guerra sanno che la situazione per le forze ucraine è drammatica. Lo sanno perfettamente, meglio di altri. Lo ha detto chiaramente anche il Capo di Stato Maggiore dell’intelligence del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti John Kirshhofer, il quale, interpellato da Bloomberg, ha dichiarato: “Siamo in una situazione di stallo”.

E sanno che le armi Nato – dalle bombe a grappolo ai missili Storm Shadow ad altre diavolerie simili – non cambieranno la situazione. Ancora Kirshhofer: “Nessuna di queste armi, purtroppo, è il Santo Graal che gli ucraini stanno cercando per riuscire a sfondare”.

Di fronte al fallimento palese delle teorie finora dominanti, la Nato avrebbe dovuto rivedere la sua strategia, continua Beebe, in modo che abbinasse alle iniziative in difesa dell’Ucraina e dell’Europa un impegno diplomatico per chiudere la guerra.

“Non abbiamo visto un tale cambiamento a Vilnius”. Conclude Beebe. “La fallita ribellione dei mercenari della Wagner il mese scorso ha fatto sperare a Washington che la Russia potesse implodere, perdere la guerra in Ucraina e consentire agli Stati Uniti di evitare difficili compromessi. Ma la speranza, come si suol dire, non è una strategia”.

Estratto dell’articolo di Alberto Pierini per “QN - la Nazione” sabato 15 luglio 2023.

"Sono qui gratis e solo per fare il mio lavoro: sono qui perché sono un uomo libero". Enzo Ghinazzi, per tutti Pupo, è a un festival, impegnato a valutare i nuovi talenti della musica pop. Normale? Sì ma il festival si chiama “Slavianskij Bazar di Vitebsk“ ed è a Minsk, nel cuore della Bielorussia, ai confini della guerra. E la polemica riesplode. 

Enzo, ma perché ha detto sì a questo invito?

"È un festival alla stregua di Sanremo, ha 35 anni di vita, è la terza volta che partecipo come ospite internazionale. Una gara tra giovani cantanti di mezzo mondo". 

Ma siamo nel paese presieduto da Lukashenko, il grande alleato di Putin..

"Non lo conosco, non l’ho minimamente incontrato. Sono qui solo perché invitato dal presidente del festival, un raffinato conoscitore di musica". 

Eppure un mese fa aveva rinunciato ad andare al Cremlino per ‘Road to Yalta’...

"Sì, dopo lunga riflessione. Era un evento nel quale si celebrava la canzone di guerra: io ci sarei andato con una canzone di pace ma ho voluto evitare equivoci". 

E stavolta? Cosa glielo ha fatto fare sapendo che avrebbe comunque scatenato una bagarre?

"Mi trovo qui a fare il mio mestiere di cantante e musicista. Una pura scelta professionale. Lo farei anche per Sanremo ove mi invitassero. Non sta a me prendere parte politica. Devo la mia popolarità agli ucraini, ai russi, ai bielorussi...si può essere neutri?". 

Anche se in questa guerra c’è un aggressore e un aggredito?

"Il mondo non si divide in buoni e cattivi. È una nuova semplificazione […]. Mi guarderei bene dal dare oggi un giudizio drastico, sarà la storia a darlo". 

Ma Pupo da che parte sta?

"Dalla parte di chi aspetta solo che arrivi la pace tra russi e ucraini. […] sono due popoli fratelli e questa divisione deve finire". 

[…] E le contestazioni?

"Neanche mio padre si permetteva di dirmi cosa dovessi fare. Non ho intenzione di cedere ad alcun ricatto. Vivo da sempre come un uomo libero, nel rispetto delle mie idee e di quelle degli altri".

Anche se dividono..

"Non importa che diano fastidio agli odiatori da tastiera: c’è chi dice che non dovrei più lavorare nè con Rai nè con Mediaset, questi sono ricatti...". 

[…] E se incontrasse Lukashenko?

"Gli direi le stesse cose, non cambio secondo gli interlocutori. Nella mia città, Arezzo, dopo l’inizio della guerra mi presentai in scena con due grandi foto, una di Mosca e una di Kiev. Sono sempre lo stesso di quella sera".

Scuse disumane. Quei pacifisti passivo-aggressivi convinti che sia giusto aiutare l’aggredito, ma non troppo. Francesco Cundari su L'Inkiesta il 14 Luglio 2023

Per alcuni, la guerra in Ucraina non ci riguarda perché tanto siamo al sicuro, ma il motivo per cui noi siamo al sicuro è proprio l’appartenenza a quell’Alleanza atlantica che loro vorrebbero negare agli ucraini

Come sanno bene i paesi baltici che hanno ospitato l’ultimo vertice Nato, non siamo noi che ci stiamo sacrificando per gli ucraini, con gli aiuti militari o sostenendo il prezzo dei rincari energetici; sono loro che si stanno sacrificando per noi. Sono loro che nel difendere se stessi difendono anche i nostri confini, a un prezzo ben più alto delle bollette. Questa elementare verità è stata ricordata di recente dal presidente della Lettonia (e da Nicholas Kristof sul New York Times), ma in Italia, per varie ragioni, tutte ignobili, fa una particolare fatica ad affermarsi.

Il guaio è che da noi non ci sono solo i famigerati Putinversteher, neologismo nato in Germania per indicare gli opinionisti più comprensivi nei confronti dell’autocrate russo (letteralmente: «capitori di Putin»). O quanto meno, all’interno di quest’ampia e fin troppo blanda definizione, a onta delle ridicole polemiche suscitate a suo tempo, andrebbero distinte molte e diverse sfumature.

Per pigrizia e perché obiettivamente saltano subito all’occhio, il più delle volte tendiamo infatti a concentrarci su quelli che chiamerei i Lumpenputiniani, quei pittoreschi personaggi da talk show che hanno trasferito alla politica internazionale, e alle reti televisive nazionali, lo stile inconfondibile delle trasmissioni calcistiche di certe tv locali, con l’esperto di turno sempre pronto ad annunciare nuove clamorose rivelazioni e nuove folgoranti profezie.

Dietro di loro viene la sfilza dei pacifisti passivo-aggressivi, quelli che dopo aver ripetuto di non contestare minimamente la distinzione tra aggressore e aggredito, denunciano in vario modo «l’entusiasmo» con cui la Nato, l’America e l’Europa starebbero alimentando la guerra, invece di lavorare a una soluzione diplomatica. Due affermazioni che possono essere fatte dalla stessa persona solo in completa malafede, o almeno in condizioni di ubriachezza molesta. Perché, insomma, delle due l’una: o siamo d’accordo che la guerra la sta facendo l’aggressore, cioè la Russia, e dunque l’entusiasmo o la furia «bellicista» andranno cercati lì; oppure, gratta gratta, si torna sempre all’idea che non ci siano affatto un aggressore e un aggredito, che le cose siano, al solito, «più complesse», vale a dire che in un modo o nell’altro sia l’Ucraina ad avere intorbidato l’acqua del ruscello a cui Vladimir Putin si stava innocentemente abbeverando. Se siamo d’accordo che ci sono un aggredito e un aggressore, rimproverare qualcuno di soccorrere l’aggredito con troppo entusiasmo è con ogni evidenza un’assurdità.

Per i pacifisti passivo-aggressivi, insomma, non è affatto vero che gli ucraini si stiano sacrificando per noi, siamo noi che ci stiamo sacrificando per loro, e stiamo anche un po’ esagerando. Le ragioni, se così vogliamo chiamarle (l’italiano vorrebbe che utilizzassimo il più preciso termine «pretesti», ma non sottilizziamo), sono sostanzialmente due. Da un lato il fatto che l’aggressione di Putin sarebbe stata provocata dall’allargamento della Nato e dal desiderio dell’Ucraina di farne parte, che giudicano come un capriccio irresponsabile; dall’altro il fatto che in ogni caso la Russia, per noi italiani, non costituirebbe affatto una minaccia, indipendentemente dall’andamento del conflitto.

Il primo argomento è irricevibile, perché equivale a sostenere la sovranità limitata delle repubbliche ex sovietiche, come fossimo ancora ai tempi dell’Urss, del Muro di Berlino e del Patto di Varsavia (e se davvero fossimo ancora a quei tempi, allora non si vede perché la stessa logica non dovrebbe valere per tutta l’Europa dell’Est, a cominciare proprio dalla Polonia; e in tal caso, come negare che gli ucraini stiano effettivamente difendendo i confini dell’Europa?). Il secondo argomento può invece essere legittimamente sostenuto, a condizione però di esplicitare il motivo fondamentale per cui la Russia per noi non sarebbe comunque una minaccia, e cioè che noi nella Nato ci siamo già. E dunque, è così difficile capire il desiderio di entrare nell’Alleanza atlantica maturato in qualunque paese si trovi a tiro?

Estratto dell'articolo di Angelo Allegri per “il Giornale” Il 14 luglio 2023.

Il murales è a Mariupol, sul muro di un casa bombardata pochi mesi fa dai russi, raffigura una bambina che piange lacrime di sangue. È l’ultima opera di un graffitaro napoletano, Ciro Cerullo in arte Jorit, […] 

Immancabile in ogni manifestazione per la pace, Jorit è da sempre coccolato da associazioni e amministrazioni di sinistra: primo tra i suoi ammiratori era l’ex sindaco Luigi de Magistris che gli ha commissionato più di un’opera (il costo dei suoi graffiti è valutato intorno ai 25mila euro). La Campania di Vincenzo De Luca lo ha scelto per un bando regionale finanziandolo con 300mila euro. Ora, invece, a ospitarlo e sovvenzionarlo sono gli occupanti russi dell’Ucraina orientale, per i quali Joris ha speso parole affettuose: «La resistenza che avremmo dovuto appoggiare è quella del popolo del Donbass che lotta da 8 anni per liberarsi da un regime; quello di Kiev che di democratico ormai non aveva più niente».

[…] Jorit. […] di fronte alle proteste di chi lo accusava di essersi prestato ai voleri russi (ma sarà democrazia la loro?) rispondendo da Mariupol non ha saputo far altro che mettere in fila una serie di enormità: «Qui non c’è nessuno da liberare. È tutto l’esatto opposto di quello che raccontano in tv... è soltanto uno sporco gioco fatto per interessi economici. Dopo la Russia vorranno la Cina». Lui, intanto, resta in attesa di qualche nuovo finanziatore.

L’artista napoletano Jorit è stato inserito nella lista nera ucraina per un murales. Roberto Demaio su L'Indipendente sabato 15 luglio 2023.

L’artista Jorit è stato inserito su Myrotvorec’, lista nera ucraina non governativa che sul suo sito pubblica informazioni sensibili su coloro che sono ritenuti un pericolo “per la sicurezza nazionale, la pace, l’umanità e il diritto internazionale”. L’artista ha realizzato un dipinto di una bambina russa a Mariupol. I commenti accompagnati ai post social e le sue dichiarazioni alla stampa hanno portato all’inserimento sulla lista come “complice degli invasori”. Il sito ha un numero discreto di precedenti riguardanti giornalisti, scrittori e politici che una volta comparsi sul sito sono stati assassinati poco tempo dopo. I deceduti vengono addirittura contrassegnati con la scritta “eliminato”. L’artista ha risposto con un post ricordando il caso di Andrea Rocchelli, giornalista ucciso nel 2014 per aver documentato le condizioni dei civili nel Donbass.

Lo street artist Jorit, classe 1990 e di origini napoletane e olandesi, firma le sue opere “Agoch”, uno pseudonimo che ha già fatto il giro del mondo insieme alla sua arte. I volti dipinti sono spesso accumunati da quattro cicatrici rosse, che per l’artista sono un simbolo di quella “umanità” che accomuna i suoi soggetti. I personaggi rappresentati a volte sono già famosi, a volte no. Nella periferia di Napoli sono apparsi i cantanti Clementino, J-Ax e Rocco Hunt ma anche gente comune e sconosciuta. Il motivo della scelta della periferia lo ha fornito l’artista stesso: «Napoli è una rara combinazione di arte e folklore, magnifica e terribile, ed è la mia città in assoluto. Anzi credo che sia la periferia, in particolare la zona nord, la mia città: dove il degrado ti fa crescere e capire, regalandoti a volte anche alcune libertà fantastiche, come quella dei graffiti ad esempio, che non trovi altrove».

Nonostante la fama e l’indiscusso talento, l’ultima opera di Jorit potrebbe portare a ben più di semplici critiche e scalpore: l’artista ha dipinto una bambina russa a Mariupol e sui social ha denunciato: «La resistenza che avremmo dovuto appoggiare è quella del popolo del Donbass». Su Instagram, il post contiene anche la frase “bisogna tirargli una bomba atomica”, attribuita al primo ministro dell’Ucraina dal 2007 al 2010 che avrebbe proposto questa soluzione per gli otto milioni di russi rimasti in territorio ucraino, e la frase “i nostri figli andranno negli asili e nelle scuole, i loro vivranno nelle cantine”, attribuita a Pietro Porošenko, presidente dell’Ucraina dal 2014 al 2019. In un altro post dedicato alla realizzazione dell’opera, l’artista invece scrive: «Ci hanno mentito su Vietnam, ci hanno mentito sull’Afghanistan, ci hanno mentito sull’Iraq, ci hanno mentito sui Balcani e ci hanno mentito sulla Libia e sulla Siria. E ora ho le prove: ci stanno mentendo anche sul Donbass. Qui l’etica non c’entra nulla, diffidate da quelli che vorrebbero farci la morale, hanno le mani sporche di sangue […]. Siamo dalla parte giusta della storia […]. Viva la tribù umana. Vinceremo».

La reazione ucraina non si è fatta attendere: Jorit è stato inserito su Myrotvorec’. Si tratta di un sito web ucraino che opera come database sui sostenitori della causa filo-russa, che vengono definiti “traditori della patria”. Il sito si dichiara un “centro non governativo per la ricerca di segni di crimini contro la sicurezza nazionale dell’Ucraina, la pace, l’umanità e il diritto internazionale”. Nonostante i nobili valori dichiarati però, il sito è una vera e propria lista di proscrizione: vengono pubblicate anche informazioni personali e sensibili come numeri di telefono, link dei profili social, nomi di eventuali figli e parenti e indirizzi di residenza, il tutto disponibile pubblicamente tramite una semplice ricerca web. Le informazioni raccolte provengono sia dai servizi segreti che dai civili in maniera privata, tramite le apposite sezioni chiamate “invia i dati” e “sporgere denuncia”.

Nell’aprile 2015, il sito ha pubblicato gli indirizzi di casa dello scrittore ucraino Oles’ Buzyna e dell’ex parlamentare Oleh Kalašnikov. I due sono stati assassinati pochi giorni dopo. Nel 2016 sono stati pubblicati i dati personali di 4.508 giornalisti e altri membri dei media di tutto il mondo che avevano dato copertura mediatica alla guerra del Donbass. Sul sito sono stati segnalati come “collaborazionisti dei terroristi”. Nel 2020 sono stati inseriti anche i due pugili Lomačenko e Usyk per aver sostenuto che “Russia e Ucraina sono un’unica nazione”. Persino Roger Walters, il celebre cofondatore dei Pink Floyd è stato inserito nella lista nera. Myrotvorec’ è stato criticato dall’ONU nel 2019 e da Human Rights Watch, mentre nel 2021 il Parlamento europeo ne ha chiesto la chiusura. Lo slogan del sito è il detto latino “Pro bono publico”, ovvero “per il bene di tutti”.

Jorit ha risposto su Instagram in un post raffigurante la nuova sezione del sito dedicata all’artista. È stato inserito il suo nome reale (Ciro Cirullo), la sua data di nascita e la descrizione “complice degli invasori e dei terroristi fascisti russi. Violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Diffusione di racconti di propaganda del Cremlino. Violazione deliberata del confine di stato dell’Ucraina”. Nella descrizione del post, l’artista ricorda il caso (già trattato da L’Indipendente) di Andrea Rocchelli, un giornalista ucciso il 24 maggio del 2014 per aver documentato le condizioni dei civili nel Donbass. Come scritto nel post, consultando la sezione dedicata al giornalista sulla lista nera ucraina, sulla sua foto compare la dicitura “eliminato”. L’artista conclude così: «Questa è la storia di Andrea Rocchelli ma è anche la mia storia perché oggi su quella lista hanno inserito anche me. Perché nessuno racconta la storia di Andrea? Perché nessuno degli italiani non ne sa nulla?». [di Roberto Demaio]

Estratto dell’articolo di Adriano Scianca per “la Verità” venerdì 7 luglio 2023.

Grande fermento sul Twitter politico, ieri, dove a tenere banco è sempre la guerra in Ucraina e dove la legione liberale […] si è messa a braccare Elena Basile, già ambasciatrice d’Italia in Svezia, dal 2013 a 2017, e in Belgio, dal 2017 al 2021, e da qualche tempo editorialista del Fatto Quotidiano. 

Stuzzicata da Marco Taradash in un tweet che riportava il suo ultimo articolo («L’ex ambasciatrice dell’Italia in Svezia e in Belgio ci illustra il perfetto lavorio dei servizi russi sui nostri diplomatici all’estero»), la diplomatica ha svelato: «Ho scritto molti articoli col pseudonimo Ipazia e poi firmando sul Fatto Quotidiano, Taradash dovrebbe leggerli e avere un nuovo attacco di bile […]».

La «rivelazione» sullo pseudonimo scatena a quel punto la legione liberale. «Una diplomatica italiana schierata per le menzogne putiniane contro l’Italia, l’Ue, la Nato e i valori che difendono ammetterà che può suscitare sdegno […]», ribatte Taradash.

David Carretta si esibisce in un grande classico […]: «Diplomatica […] ammette di aver scritto sotto pseudonimo articoli di disinformazione e propaganda pro russa. Firmati Ipazia. Sul Fatto Quotidiano. Tutto bene alla Farnesina? E i servizi che dicono?» […] Per essere una che di mestiere ha fatto la diplomatica, la signora sembra in effetti avere la mano decisamente troppo sciolta sulla tastiera. […]

Russlandversteher. La lunga lista degli utili idioti europei di Vladimir Putin. Maurizio Stefanini su L'Inkiesta il 6 Luglio 2023

L’Economist ricostruisce l’ampia rete di politici che negli anni hanno sostenuto l’espansione del Cremlino in Europa e ora ripetono la sua propaganda. Dalla Germania alla Francia, passando per Grecia, Cipro e anche l’Italia

«Utile idiota»: espressione tipica della guerra fredda per indicare chi all’interno dei paesi occidentali, simpatizzava per il sistema politico sovietico e veniva giudicati un fesso dagli stessi comunisti, è stata attribuita allo stesso Lenin, ma sembra in modo apocrifo. Sarebbe invece nata in Italia, e da lì rimbalzata e tradotta in tutto il mondo: forse perché da noi di utili idioti ce ne erano di archetipi. L’Urss e il comunismo non c’è più, ma l’imperialismo russo è tornato, e gli utili idioti a esso supini anche. Di nuovo in Italia in particolare, come hanno ricordato vari paper dell’Istituto Germani. Ma, di nuovo, la cosa si proietta a livello mondiale. E ai «Vladimir Putin’s useful idiots» anche l’Economist ha ora dedicato una lunga analisi.

«Troppi politici europei non riescono a resistere alla Russia» è la notazione di partenza. E segue il racconto una festa in onore della vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale che all’inizio di maggio l’ambasciatore russo in Germania organizzò in quel monumentale palazzo dell’ambasciata che risale appunto all’epoca della Repubblica democratica tedesca, satellite dell’Urss, e che occupa più spazio del vicino Bundestag.  Tra gli ospiti giusto l’ultimo capo della Germania dell’Est comunista, l’ormai ottantaseienne Egon Krenz, si è tranquillamente fatto vedere assieme a Gerhard Schröder, cancelliere della Germania unita dal 1998 al 2005, e più recentemente lobbista delle compagnie energetiche russe; e a Tino Chrupalla, co-leader del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD), che indossava una cravatta con i colori della Federazione Russa. 

La stampa tedesca ha un po’ sfottuto il gran minestrone putiniano, ma lo ha coperto pochissimo. «Diciassette mesi dopo la guerra della Russia contro l’Ucraina, l’opinione pubblica qui, come in tutta Europa, considera in modo schiacciante la Russia come un aggressore da respingere e l’Ucraina come un difensore che merita aiuto. Qualunque fosse il loro peso in passato, i vari difensori dell’influenza russa sono ora diminuiti», osserva l’Economist. Schröder, ad esempio, ha presieduto il consiglio di amministrazione degli ormai chiusi gasdotti Nord Stream, che collegavano la Germania al gas russo. La scorsa estate la Russia ha chiuso gli oleodotti, che sono stati fatti saltare in aria da misteriosi sabotatori. L’ex cancelliere è stato bandito dai club, disinvitato dai suoi eventi del Partito socialdemocratico  – sebbene rimanga un membro del partito – e privato degli uffici forniti dal governo. Quanto a Chrupalla, la complicità del leader del partito con la Russia non ha infastidito solo i tabloid tedeschi. Messaggi trapelati hanno rivelato lo sgomento tra i deputati del suo stesso partito.

Secondo l’Economist, però, «mentre lo sforzo della Russia di proiettare il suo potere persuasivo in Europa non ha avuto successo, non è stato nemmeno del tutto infruttuoso. Una sottocultura di ciò che i tedeschi chiamano Putinversteher – simpatizzanti che “comprendono” leader russo Vladimir Putin – prospera ai margini del mainstream». È quel concetto che appunto nei report dell’Istituto Germani viene tradotto come Russlandversteher. E si tratta di un «borbottio» che si inserisce in un più generale «frastuono» di lamentele su problemi apparentemente non collegati come l’inflazione, il collasso dei servizi pubblici, l’eccesso di regolamentazione e la paura dell’immigrazione. 

Un punto sensibile è l’entità della generosità dei governi nei confronti dell’Ucraina, che nel febbraio di quest’anno ammontava a più di sessanta miliardi di euro in aiuti economici e militari da Bruxelles e dai vari membri dell’Ue: settanta miliardi di euro se si aggiunge il Regno Unito, una somma pari all’incirca al contributo degli Stati Uniti. 

«Lo spettro degli utili idioti europei, un termine della Guerra Fredda per gli inconsapevoli alleati del comunismo, è ampio», osserva l’Economist.  Partiti di estrema destra e di estrema sinistra in disaccordo pressoché su tutto sull’Ucraina convergono sulla richiesta di una «pace» istantanea che lascerebbe a Putin il maltolto, e lamentano il coinvolgimento dell’Europa in quella che interpretano come una guerra per procura tra Stati Uniti e Russia, o forse, ipotizzando ulteriormente, tra il Stati Uniti e Cina. Anche nel mondo degli affari, nonostante i molteplici round di sanzioni occidentali, la Russia ha ancora molti «amici».

Ma cui sono anche sostenitori di Putin al governo. Primo fra tutti Viktor Orbán, primo ministro ungherese dal 2010. «Questo uomo forte populista ha ripetutamente criticato il sostegno occidentale all’Ucraina e ha mantenuto le importazioni ungheresi di gas russo. Il suo governo si rifiuta inoltre di consentire il transito di armi consegnate in Ucraina dagli alleati dell’Ungheria della Nato e dell’Ue. Anche la vicina Austria, più discretamente ma approfittandone allo stesso modo, è rimasta fuori dalla mischia, citando la sua non appartenenza alla Nato e il suo ruolo autoproclamato di ponte tra Oriente e Occidente, offrendo all’Ucraina poco aiuto, sebbene il suo commercio con la Russia sia salito alle stelle».

A sua volta la Grecia sta rispettando le sanzioni imposte dall’Ue, ma resiste a inasprire quelle relative al trasporto del petrolio russo, forse perché le compagnie greche ci guadagnano sopra parecchio. Solo di recente, e sotto la forte pressione degli Stati Uniti, Cipro, paradiso finanziario offshore, ha chiuso circa quattromila conti bancari russi. Con meno pressioni, Paesi extra Ue come la Turchia e la Serbia non si preoccupano nemmeno di mascherare il lucroso servizio da porta di servizio che forniscono alla Russia.

«Alcuni paesi hanno trasformato intenzioni apparentemente nobili in politiche che scaldano il cuore di Putin». Invocando la sua decantata neutralità, ad esempio, la Svizzera ha utilizzato leggi locali per bloccare le forniture di armi all’Ucraina, tra cui 96 carri armati Leopard inattivi che si trovano in Italia e appartengono a una società svizzera privata. In Svezia la polizia ha dato il via libera al rogo pubblico di un Corano che ha fatto infuriare la Turchia, col suo potere di veto sull’ingresso di Stoccolma nella Nato. Assist inoltre per Putin, che durante un viaggio in Daghestan si è fatto filmare con in mano un Corano, spiegando che secondo la legge russa è un crimine profanare oggetti sacri.

«Ma anche i mattoni che sembrano solidi nel cosiddetto muro europeo di sostegno all’Ucraina possono crollare», paventa l’Articolo.  La Slovacchia, ad esempio, è stata un canale vitale per gli aiuti occidentali e recentemente ha promesso la sua flotta di tredici caccia Mig-29 di epoca sovietica all’aviazione ucraina. Ma i sondaggi mostrano che il partito di Robert Fico, un russofilo di sinistra che ha accusato i “fascisti ucraini” di aver provocato Putin, potrebbe  vincere le elezioni di settembre. La Francia è uno dei pilastri della Nato e dell’Ue: ma alle due ultime presidenziali seconda è arrivata Marine Le Pen, che ripete «a pappagallo» la propaganda russa sull’annessione della Crimea del 2014, e nega fermamente che la sua difesa di Putin abbia qualcosa a che fare con il 9 milioni di euro in prestiti che il suo partito sempre nel 2014 ricevette da banche controllate dalla Russia. Marine Le Pen ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina, ma lo scorso ottobre, sette mesi dopo l’inizio della guerra, ha dichiarato che le sanzioni alla Russia non funzionano.

Sull’Italia, scrive l’Economist, «mentre il primo ministro di estrema destra Giorgia Meloni è un convinto sostenitore dell’Ucraina, Matteo Salvini, che guida il secondo partito della sua coalizione, è un altro oppositore delle sanzioni e, almeno fino all’invasione, era un dichiarato ammiratore di Putin». Anche la Germania, come la Francia, sembra un pilastro forte. «Eppure l’AfD, descritto senza mezzi termini dal capo dell’agenzia di intelligence interna del paese come propagatore della narrativa russa, è in aumento nei sondaggi sulle intenzioni di voto. Ora è a pari punti per il secondo posto con i socialdemocratici al potere. Al polo politico opposto, Sahra Wagenknecht, telegenica di sinistra e convinta pacifista, afferma che i sondaggisti le dicono che potrebbe ottenere tra il diciannove per cento e il trenta per cento dei voti nazionali tedeschi. Sebbene il sostegno pubblico agli aiuti all’Ucraina rimanga forte, la tendenza è al ribasso».

«Le narrazioni degli utili idioti sono sorprendentemente resilienti»: la Nato ha «provocato» i ripetuti attacchi della Russia e l’invasione; l’Ucraina è un’entità artificiale impiantata in un territorio che appartiene di diritto alla Russia; gli Stati Uniti aggiungono allegramente benzina sul fuoco vendendo armi e mantenendo la loro posizione globale egemonia.

In modo interessante, l’Economist si mette poi a riportare alcuni termini italiani. «Benaltrismo»:  la Nato ha attaccato la Serbia nel 1999 e la Libia nel 2011, gli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq e l’Afghanistan, qual è il problema se la Russia si comporta male? «Dietrismo»:  l’idea che ci debba sempre essere una storia «dietro» dietro gli eventi. Wolfgang Streeck, un sociologo tedesco, scrive sulla New Left Review che lo scopo nascosto della crisi è quello di preparare il terreno per mettere sotto un’Ue timorosa il pollice di una Nato gonfiata.

Ma alla fine, «ciò che sembra unire l’estrema destra, l’estrema sinistra e l’opposizione “intellettuale” dell’Europa alla politica occidentale è qualcosa di più semplice. Un antiamericanismo vecchio stile, stile Guerra Fredda. Il Chrupalla, nato nella Germania dell’Est, per esempio, insiste sul fatto che gli americani hanno approfittato della guerra in Ucraina costringendo la Germania a scambiare il gas naturale russo con il più costoso gas liquefatto spedito dagli Stati Uniti. Ma questa è una trappola, suggerisce, perché l’energia importata dagli Stati Uniti è così tanto più costosa che i produttori tedeschi dovranno trasferire la produzione negli Stati Uniti. La Wagenknecht, sua rivale a sinistra, crede che gli Stati Uniti abbiano forzato la guerra alla Russia cercando di attirare l’Ucraina nella sua «sfera di influenza».

Checkpoint Pasta: il sacrificio degli italiani nell’inferno di Mogadiscio. Andrea Muratore l'1 Luglio 2023 su Inside Over. 

Il 2 luglio 1993, esattamente trent’anni fa, le forze armate italiane si trovarono coinvolte nel primo combattimento sul campo di battaglia dalla fine della Seconda guerra mondiale in un territorio a lungo colonia di Roma, ovvero la Somalia. Nell’inferno della guerra civile che stava devastando lo strategico Paese del Corno d’Africa, i militari dell’Italfor, contingente tricolore nell’operazione denominata “Ibis” per la pacificazione della Somalia, si scontrarono quel giorno contro le colonne dell’Alleanza Nazionale Somala nella capitale Mogadiscio.

L’accerchiamento del “Checkpoint Pasta” diede vita a uno scontro a fuoco che portò le truppe italiane e il drappello di poliziotti regolari somali a sostegno a resistere con tenacia alle ondate di assalti nemici. Nello scontro morirono tre militari italiani: Andrea Millevoi, sottotenente del reggimento “Lancieri di Montebello”; Stefano Paolicchi, sergente maggiore del 9º Reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin”, e Pasquale Baccaro, caporale di leva al 186º Reggimento paracadutisti “Folgore”. Tutti e tre, i primi caduti in combattimento dell’Esercito Italiano nell’età repubblicana, furono ricordati con il conferimento della medaglia d’oro al valor militare alla memoria. 

L’inferno del Checkpoint Pasta fu uno dei momenti più complessi di un intervento che vide l’Operazione Ibis far parte del più complesso coinvolgimento dell’Onu a guida statunitense della United Task Force (Unitaf) in un’operazione denominata Restore Hope. Le forze messe in campo dall’Italia dovevano contribuire al contingente di caschi blu delle Nazioni Unite chiamati a portare sostegno alla popolazione vittima di una violenta carestia e a frapporsi tra le fazioni in lotta nella guerra civile scoppiata in Somalia nel 1991.

La caduta del dittatore Mohammed Siad Barre aveva posto a partire da quell’anno in lotta tra loro i “signori della guerra” corrispondenti alle varie tribù e fazioni in lotta in Somalia. Nel 1992 la Risoluzione 794 delle Nazioni Unite consentì l’utilizzo di “tutti i mezzi necessari per creare al più presto un ambiente sicuro per le operazioni di soccorso umanitario in Somalia”, obiettivo formale di Restore Hope. E in virtù della percepita buona immagine dell’Italia in loco e degli obiettivi strategici di Roma, che mirava a ritagliarsi uno spazio di influenza in Africa, nel 1992-1993 i governi di Giuliano Amato prima e Carlo Azeglio Ciampi, gli ultimi della Prima Repubblica, aprirono al coinvolgimento di Roma nella missione con il secondo coinvolgimento per forze schierate dopo quello americano.

A una forza navale centrata sull’incrociatore “Vittorio Veneto” e sulla fregata “Grecale” si aggiunse uno schieramento dell’Esercito Italiano componente paracadutisti della “Folgore”, della cavalleria dell’aria armata di elicotteri dei Lancieri di Montebello e dei carristi della 32esimo reggimento corazzato. Il contingente maggiore aveva sede a Balad, nel Sud del Paese. Nella capitale Mogadiscio l’Italia “mostrava bandiera” assieme a tutti i partner della coalizione contribuendo al sostegno umanitario e alle operazioni di controllo sulla violazione dell’embargo alle armi. Le mosse dell’esercito di Roma erano in particolar modo disturbate dall’Alleanza Nazionale Somala e dal più equivoco tra i militari coinvolti nella guerra civile, Mohamed Farrah Aidid, che sarebbe caduto nel 1996 in battaglia e il cui figlio Hussein avrebbe mediato la pace nel 2004. A Mogadiscio, su ordine del comandante di Italfor, generale Bruno Loi, e del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Bonifazio Inciso di Camerana, i militari tricolori si schierarono nei pressi del porto vecchio della città, presso la Via Imperiale fatta costruire in era fascista durante il colonialismo. Furono costruite sei postazioni di controllo dei varchi, corrispondenti ad altrettanti checkpoint: Obelisco, Banca, Demonio, Nazionale, Ferro, Pasta.

Completata a inizio 1993 la discesa in campo, il corpo di spedizione italiano iniziò le operazioni di routine e spesso dedicò il tempo, nel contesto di una mediazione continua con le formazioni più vicine alle istanze pacificatrici dell’Onu, a far arrivare il massimo quantitativo di aiuti ai civili e a intercettare i traffici illeciti di armi. Fu in questo contesto che il 2 luglio 1993 si crearono le condizioni che portarono alla battaglia del Checkpoint Pasta, denominata anche “del pastificio” per la presenza di tale attività vicino al posto blindato dell’esercito. Quel giorno le forze, su due colonne denominate Alfa e Brava, erano intente al rastrellamento del quartiere Haliwaa, a nord di Mogadiscio, dove una soffiata aveva permesso di capire che Aidid stesso poteva nascondersi.

In questo contesto, le truppe italiane non volevano, non essendo nel loro mandato, catturare il feroce “signore della guerra”. Questo fu però il timore dei miliziani dell’Alleanza Nazionale che in più occasioni cercarono di colpire le colonne italiane di blindati e automezzi chiamate a sequestrare armi, rastrellare depositi illegali e ripristinare l’ordine per evitare ulteriori spargimenti di sangue. Baccaro della Folgore fu il primo a cadere durante un’imboscata di miliziani sulla Via Imperiale che in tarda mattinata accerchiò una colonna di blindati Centauro sotto il fuoco di razzi anticarro e proiettili di mitragliatrice. Paolicchi cadde a metà giornata, mentre i membri della colonna di una decina di mezzi resistevano aspettando i rinforzi e colpendo i miliziani con le mitragliatrici mentre dal cielo gli elicotteri Mangusta fornivano sostengo ravvicinato.

Millevoi fu l’unico elicotterista a morire e il terzo a cadere tra i militari italiani morti in giornata, quando una fucilata lo falciò mentre osservata dal suo elicottero il campo di battaglia. L’effetto combinato degli attacchi dal cielo dei Mangusta e l’intervento dei corazzati italiani del 32esimo reggimento spiazzo i ribelli, che si dovettero ritirare lasciando sul terreno un numero imprecisato di caduti: i baschi amaranto della “Folgore” affermarono che erano stati eliminati 187 miliziani su 600 componenti la colonna d’assalto.

Matteo Sacchi su Il Giornale ha ricordato come all’epoca l’eco dello scontro non fu tra i più pesanti in Italia, nonostante lo choc collettivo dei primi caduti in guerra dal 1945: ” Si preferì smorzare i toni, anche a partire dal non sempre specchiato ruolo del nostro Paese rispetto al passato somalo e dalla paura che qualcuno mettesse in discussione la partecipazione dell’Italia alle missioni Onu. Del resto Mogadiscio era una polveriera e qualche mese dopo dovettero rendersene conto anche gli statunitensi: nel tentativo di mettere le mani sullo «stato maggiore» di Aidid lasciarono sul terreno 19 morti e 73 feriti” nell’episodio reso celebre dal film Black Hawk Down. Trent’anni dopo è bene rendere giustizia al sacrificio dei combattenti del Checkpoint Pasta, caduti in una missione di pace. Di successo nell’obiettivo formale: portare assistenza alla popolazione civile. Incerti sul piano militare e strategico, dato che non riuscirono a porre fine alla guerra civile.

Il ritiro italiano da Mogadiscio sarebbe avvenuto infatti proprio sulla scia della decisione dell’amministrazione americana di Bill Clinton di uscire dalla Somalia entro il 31 marzo 1994, a causa dell’impopolarità della missione in America. L’Italia uscì dalla Somalia il 21 marzo 1994, in grande incertezza sull’esito finale della missione nell’ex colonia ma con la certezza di aver svolto il compito con dignità. Anche grazie al sacrificio degli uomini del Checkpoint Pasta, primi di una serie di decine di caduti italiani in terre lontane che le guerre di Iraq e Afghanistan avrebbero allungato tristemente nei successivi tre decenni. E tuttora eroi delle forze armate di Roma il cui sacrificio mostro all’Italia la necessità di dover gestire, dopo la fine della Guerra Fredda, un mondo diventato turbolento e inquieto. Anche per chi si era placidamente crogiolato nell’illusione della “fine della storia”.

La Tenerezza che ha salvato Mosca dalla guerra: la difficile missione del cardinal Zuppi. Nella storia, Mosca s’è salvata più volte grazie a questa icona custodita oggi nella chiesetta di Tretyako. Davanti alla “Madonna della Tenerezza”, si è inginocchiato il Cardinal Zuppi, impegnato, in questi giorni, in una difficile missione di pace proprio a Mosca. Pietrangelo Buttafuoco su Il Riformista il 30 Giugno 2023 

La Tenerezza è in guerra, da sempre. Ed è il volto, ed è il segno. Nella Sindone c’è il manifesto mistero di Cristo, e vi si specchia la fede dei cattolici. Per la cristianità ortodossa, invece, c’è  l’cona della tenerezza. Un altro volto, un altro segno: Maria, la madre di Gesù, dipinta da Luca l’evangelista. È lo sguardo di Colei che è modello di tutte le icone sante.

Fu Luca, l’apostolo, a realizzarne il ritratto contemplando direttamente la Vergine, madre del suo amico Gesù. San Luca dipinse questa tavola ancor prima che Maria si avviasse alla Dormizione, ciò che per gli occidentali è l`Assunzione ma che per i cristiani ortodossi e per gli islamici è un’esistenza vigile in questo come nell`altro mondo e per ben tre volte, nella storia, Mosca s`è salvata grazie a questa icona custodita oggi nella chiesetta di Tretyakov.

La prima volta accade con Tamerlano giunto alle porte di Mosca. La città – la “seconda Gerusalemme” per i cristiani, “seconda AlQuds” per i musulmani – si salva perché la stessa notte in cui già gusta la vittoria, Tamerlano riceve in sogno Miriam Ibn Isa, ovvero Maria madre di Gesù, la prescelta secondo il Corano e da lei riceve l’ordine di non procedere oltre. L’invincibile Tamerlano si sveglia e comanda ai suoi di tornare indietro.

La seconda volta accade con Napoleone, la terza volta – il nemico è alle porte – nella Seconda Guerra Mondiale. Della seconda volta ne dà notizia la grande letteratura. Della terza, come con Tamerlano, torna la verità del sacro. L’esercito tedesco è a soli venti chilometri dal centro di Mosca. La partita, nello scacchiere, è a favore di Adolfo Hitler. Giuseppe Stalin convoca i sacerdoti metropoliti della Chiesa ortodossa e si fa consegnare l’icona, in questo caso evocata col suo nome più proprio: Madre della Tenerezza. Stalin prende in consegna l’icona, si chiude nel proprio ufficio dove – racconteranno i testimoni – un tonfo ben preciso lascia intendere l’azione appena accaduta: quello di un uomo che cade in ginocchio. La porta quindi si riapre, Stalin appare nuovamente ai suoi uomini e affida la Madre all’equipaggio di un aereo militare con il preciso ordine di compiere in volo tre giri sulla città. I piloti sovietici, eseguito l’ordine, restituiscono l’icona al custode del materialismo scientifico che l’afferra e fa ciò che aveva imparato a fare, da seminarista. S’inginocchia una seconda volta (e una terza volta ancora quando i sacerdoti metropoliti riprendono in consegna la Madre).

Da quel momento in poi i tedeschi, inspiegabilmente, non riescono più a sparare un colpo. I cingoli dei panzer cedono, gli aerei non si alzano in volo e gli stendardi delle loro divisioni diventano bottino. E ancora oggi sono trascinati nella Parata della Vittoria sulla Piazza Rossa. Tutta una festa ogni anno accompagna il passaggio lento e solenne di una limousine blindata che dalla Tretyakov si destina alla basilica di Cristo Salvatore, la grande chiesa che fu distrutta dai sovietici per farne una piscina, oggi restituita alle sue navate, immersa nel bianco dello Spirito Santo, nell’azzurro di Dio, e nel rosso del Sangue. I colori della Tenerezza.

Pietrangelo Buttafuoco

Quando il Corsera criticò la Nota sull'inutile strage di Benedetto XV. Piccole Note (filo-Putin) il 29 Giugno 2023 su Il Giornale.

Il 1 agosto del 1917 Benedetto XV indirizzava alle nazioni sconvolte dalla Grande Guerra la “Nota ai Capi dei popoli belligeranti“, un accorato appello per la pace rimasto nella storia per la definizione della guerra come “inutile strage”. Il 16 agosto, l’editoriale del Corriere della Sera criticava aspramente il documento del Papa.

Tanti i richiami al presente, ora che il mancato ingaggio di papa Francesco nella crociata anti-russa (pur nella ferma condanna dell’invasione), la sua strenua ricerca della pace e la sua denuncia dei tanti interessi, non solo russi, in questa nuova inutile strage, sono stati motivo di aspra critica. Riportiamo parte dell’articolo del Corsera, allora diretto da Luigi Albertini.

Il J’accuse del Corsera contro la Nota ai capi dei popoli belligeranti

“Benedetto XV ha creduto opportuno rivolgere un nuovo un nuovo pubblico appello ai governi dei popoli in guerra proponendo le linee generali di un programma di pace e immaginando senza dubbio di aver tracciata con essa la via per giungere a rapidi accordi”.

“Non insisteremo nel rilevare il significato di ciò che può essere, da parte del vicario di Cristo, quella ‘perfetta imparzialità verso tutti i belligeranti’ che la nota attribuisce a merito della diplomazia pontificia”.

“Il capo della Chiesa cattolica si fonda sulla sua qualità di ‘padre comune, che tutti ama con pari affetto di suoi figli’ per giustificare alle genti l’uguale condotta verso gli uni e gli altri in una guerra nella quale pur vi sono aggressori e aggrediti e in sistemi di lotta nei quali pur vanno distinti i provocatori dai provocati”.

“Ma appare dalla nota stessa che non si può affrontare, sia pure con la maggior discrezione, l’impresa di presentar soluzioni concrete senza uscire in qualche modo dalla neutralità e pronunziare un giudizio sugli aspetti morali e sulle ragioni d’una guerra come questa: un giudizio che, presentato ufficialmente alle Cancellerie degli Stati belligeranti, acquista una considerevole importanza […]”.

“[…] E non si capisce poi ch’egli dica ai popoli doloranti, che hanno fede nella fecondità dei loro sacrifizi e di questa fede hanno bisogno per resistere: ‘Questa lotta tremenda ogni giorno più apparisce inutile strage’”.

 “Un giudizio come questo è ripetuto ogni giorno dall’internazionalismo materialista e sovversivo ed è già servito più d’una volta agli oratori ufficiali, con o senza corona, della Germania per far credere che il popolo tedesco vittorioso, e disposto a usare con magnanimità della vittoria, è pronto ogni giorno a far la pace e che invece i Governi dell’Intesa non osano ancora confessare, davanti alla carta militare, l’inutilità di continuare le stragi”.

“Inutilità significa impotenza, significa sterilità, significa sacrilegio quando inutile è rappresentata tanta grandezza di dolori e di sforzi, tanta consacrazione di sangue alla speranza della vittoria”.

“E non è vero che questa guerra sia inutile. Essa ha pure impedito alla Germania di stabilire il suo dominio sull’Europa, quando il Papa imparziale invocava già la pace ed essa deve far ora crollare la speranza germanica di chiudere l’immensa tragedia con la farsa delle piccole transazioni che significherebbero comunque il ritorno alle inique e ‘sovversive’ condizioni in cui si trovava l’Europa prima della guerra”.

“Se la parola ‘inutile’ passa sulle tombe di coloro che si votarono a un più giusto, più civile, più umano domani, per la propria Patria e per tutte le libere patrie, i morti fremono sottoterra”.

“No, nulla mai fu più santamente utile al mondo. I vivi devono sentirlo, mentre pur anelano alla più sollecita pace possibile, che sia però degna del prezzo offerto per averla”.

Ps. Inutile ricordare che la devastazione della Germania e le durissime condizioni che le furono imposte furono brodo di coltura del mostro nazista che divorò l’Europa. Forse “la farsa delle piccole transazioni”, qui stigmatizzata, l’avrebbe evitato (con i se non si fa la storia, ma gli errori commessi nella storia sono pur rilevabili).

Diversi i temi suggestivi dell’articolo, ad esempio la distinzione tra “aggrediti e aggressori” (certi topos a quanto pare sono ineludibili), che non permette negoziazione alcuna e l’accusa non tanto velata al Papa che la sua neutralità nascondeva una segreta condiscendenza alle ragioni del nemico (la storia ha il vizio di ripetersi sotto altre forme). 

Ma al di là dei particolari, sui quali potrebbero aprirsi dibattiti infiniti date le tante tesi e contraddizioni, l’enfasi sulla sacralità della guerra fondata su principi morali e del sangue che è santamente necessario profondere per essa (altrui, ovviamente), riecheggia oggi come allora.

A margine, rileviamo che è di questi giorni il dipanarsi della missione diplomatica del Vaticano, accompagnata da critiche e scetticismo. Poche speranze, certo, ma in convergenza con altre iniziative similari potrebbe favorire sviluppi oggi non all’orizzonte. Questo, almeno, il nostro auspicio.

Il clamoroso retroscena. Incontro tra Putin e Berlusconi per la pace organizzato dal Vaticano: chi lo ha sabotato? In Vaticano nel giugno del ‘22 si stava lavorando per un incontro diretto tra Berlusconi e Putin. E si valutava che sarebbe stato un balzo verso la pace. Poi successe qualcosa. Piero Sansonetti su L'Unità il 29 Giugno 2023

Nel mese di giugno del 2022 Silvio Berlusconi discusse con le gerarchie del Vaticano un suo possibile viaggio a Mosca. Il Vaticano era convinto che il rapporto diretto e di grande amicizia tra l’ex presidente del Consiglio italiano e Vladimir Putin potesse essere decisivo per la soluzione del conflitto in Ucraina. Al governo, ricorderete, c’era Mario Draghi, sostenuto da una maggioranza ampissima e in quel momento ancora compatta sulla linea interventista.

Uno schieramento impressionante che comprendeva la Lega, i Cinque stelle, la stessa Forza Italia e poi i partiti del centrosinistra. Ministro degli Esteri era Luigi Di Maio, che svolgeva il suo incarico, più o meno, come portavoce di Draghi. Però, da quello che ho saputo dalla mia fonte, il governo italiano non fu coinvolto. Passare dalla diplomazia ufficiale italiana avrebbe avuto due conseguenze negative. La prima, automatica, era che dell’iniziativa sarebbero stati informati immediatamente gli americani (ai quali il governo Draghi era largamente subalterno, anche se non ancora nelle forme totali dell’attuale governo Meloni), e gli americani avrebbero potuto boicottare l’iniziativa. La seconda conseguenza sarebbe stata un probabile irrigidimento di Mosca, che non vedeva di buon occhio l’Italia dalla quale si era aspettata una posizione più neutrale e una qualche attitudine alla mediazione che invece non c’erano stati.

Quindi agì in proprio, usando i suoi strumenti e le sue conoscenze – politiche e anche religiose – la diplomazia Vaticana. Che però volle usare questa via specialissima, e cioè mettere a frutto l’amicizia di Berlusconi con Putin insieme alle sue capacità notevoli in politica estera. Il Vaticano, in quel momento, era abbastanza sicuro che la missione di Berlusconi a Mosca, se fosse stata realizzata, avrebbe avuto un esito decisamente positivo, se non addirittura risolutivo. Il tentativo andò molto avanti. Sembra che fosse stato addirittura concordato l’incontro diretto tra Berlusconi e Putin. Che era la chiave di volta dell’operazione. La guerra era iniziata solo da quattro mesi, i danni umani e materiali erano stati già enormi, ma se la missione fosse andata in porto sicuramente sarebbe stato possibile evitare o attenuare i danni ancora più grandi, e le stragi avvenute nell’anno successivo, fino ad oggi.

Il papa – ricostruendo le cose col senno di poi – in quelle settimane intervenne più volte a favore della pace. Anche denunciando le responsabilità dell’Occidente nella guerra e polemizzando con i leader europei e americani. Non è improbabile che la sua iniziativa, oltre che da evidenti ragioni etiche, fosse dettata anche da ragioni diplomatiche. La mia fonte non mi ha detto se il papa fosse direttamente al corrente di questa iniziativa, ma è assai probabile che lo fosse. La domanda alla quale non ho avuto risposta è: quando e perché l’iniziativa naufragò?

Ricordo perfettamente una telefonata che ricevetti ai primi di luglio da parte di Silvio Berlusconi (in tutta la mia vita credo di avere ricevuto un paio di telefonate da parte di Berlusconi, persona con la quale non avevo alcuna confidenza personale) che mi parlò almeno per mezz’ora di Ucraina. Mi elencò tutte le ragioni dei russi, le colpe dell’Occidente, e insistette sulla necessità di una pace, della quale l’Italia fosse protagonista senza però rompere i suoi legami di fedeltà alla Nato. Il suo cruccio credo che fosse questo: come conciliare una sua evidente tendenza pacifista – originata non solo da questioni ideali ma anche di realpolitik e di concezione della geopolitica – con la necessità di non isolare l’Italia nell’alleanza atlantica.

Berlusconi era l’uomo di Pratica di Mare, cioè del vertice del 2002 nel quale riuscì ad avvicinare come mai erano state vicine dai tempi di Roosevelt, Stati Uniti e Russia, e anche i loro presidenti, Bush Junior e Putin. Non so esattamente perché Berlusconi mi fece quella telefonata (che io solo parzialmente e in forma anonima, secondo gli accordi riportai sul Riformista che allora dirigevo e che, a parte l’Avvenire e gli “orsinismi” un po’ scombiccherati del Fatto, era l’unico quotidiano con orientamenti pacifisti). E non so se quando mi telefonò l’ipotesi della missione a Mosca fosse già fallita o fosse ancora in corso. Ritengo però molto ragionevole pensare che quella telefonata, sicuramente insolita, fosse legata all’iniziativa Berlusconi/Vaticano.

Chi fece saltare tutto? Escluderei che fu la Chiesa. Mi pare molto improbabile, soprattutto visti gli atteggiamenti assolutamente pacifisti assunti successivamente dal Vaticano, compresa l’ultima missione del cardinal Zuppi. Dunque fu la politica. Esattamente quale settore politico? C’entra qualcosa la crisi di governo aperta in quei giorni da Conte e che portò poi alle elezioni di settembre? E ci fu una interferenza straniera? Da parte di chi? Degli Stati Uniti, dell’Europa? Purtroppo, dopo la morte di Berlusconi sarà molto più difficile rispondere a queste domande.

Piero Sansonetti 29 Giugno 2023

Dalla Russia con orrore. Putin dice no alla pace, imbarazzo tra i pacifisti immaginari. Mario Lavia su L'Inkiesta il 30 Giugno 2023

La missione del Cardinale Zuppi è stata rigettata dal Cremlino. Cosa diranno ora i filoputiniani italiani che da mesi accusano l’Occidente di impedire un negoziato? Non è che non ci avevano capito niente fin dall’inizio? 

E ora, cari pacifisti immaginari, ancora insisterete sulla mitica trattativa con lo Zar del Cremlino? Lasciamo stare Alessandro Orsini ai suoi deliri che nemmeno sono più seguiti sulla trasmissione (in grande difficoltà forse anche a causa sua) di Bianca Berlinguer. Ma che dicono Maurizio Landini, Marco Travaglio, Moni Ovadia, Giuseppe Conte? E, a modo suo, Elly Schlein? Ora che il cardinal Matteo Zuppi, come previsto, non ha portato a casa niente di politicamente rilevante, ora che il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha detto chiaro e tondo che «non ci sono decisioni specifiche o accordi» e che «non ci sono le condizioni per una pace negoziata», secondo i nostri autoproclamatisi pacifisti che cosa bisognerebbe fare? 

Da sedici mesi, cioè dal 24 febbraio dell’anno scorso quando i carri armati russi entrarono in Ucraina per la famigerata operazione speciale, sentiamo dire dai Nicola Fratoianni di turno che «occorre un maggiore protagonismo europeo» (sottinteso: a differenza degli Stati Uniti) per favorire una «pace giusta» o «equilibrata», come la chiama Matteo Salvini. 

L’Occidente, pur con una significativa differenza di sfumature da parte di Emmanuel Macron, per fortuna ha capito subito che non c’erano alternative al sostegno militare, economico, politico e morale a Kijiv. Questa linea oggi trova una clamorosa conferma – se volete: purtroppo – proprio dalle parole di Peskov, nessuna trattativa è possibile. 

Ce la ricordiamo la manifestazione del 5 novembre 2022 a San Giovanni? Certo, si esprimeva la condanna dell’invasione russa, e ci mancava pure, ma si chiedeva anche un negoziato (ma quando, dove?) e «la riduzione delle spese militari e l’eliminazione delle armi nucleari a favore di investimenti per combattere le povertà, favorire la transizione ecologica, garantire un lavoro dignitoso», come disse Landini. C’era pure Enrico Letta quel giorno, ma almeno lui aveva una posizione netta, e infatti fu fischiato. Molto più di quella di Elly Schlein, che non sarebbe contestata. E l’avvocato Giuseppe Conte da mesi e mesi lucra facili consensi all’insegna della demagogia contenuta nella frase precedente – meno spese militari, più lavoro – quando agli ucraini occorrono armi, munizioni, intelligence. 

Anche importanti settori del mondo cattolico, a partire dalla Comunità di Sant’Egidio, facevano e fanno parte di questo movimento per la pace nel quale non sono stati secondari veri e propri assalti all’immagine del presidente Zelensky, e si sa che Sant’Egidio gioca un ruolo fondamentale nella politica estera della Chiesa, e che lo stesso Cardinale Zuppi è molto sensibile alle sue istanze. Tanto che il presidente della Cei parteciperà il 4 luglio alla presentazione del nuovo libro di Andrea Riccardi alla presenza nientemeno che di Donatella Di Cesare, uno dei volti più noti del pacifismo antiucraino. 

Zuppi va comunque ringraziato per l’impegno profuso e che speriamo porti più in là ad una soluzione del dramma dei bambini ucraini deportati in Russia, ha tentato di incontrare i vertici dello Stato russo ma è stato gentilmente fatto accomodare alla porta. C’è da chiedersi se non sia uno smacco per il Vaticano, se abbia avuto troppa fiducia in una missione impossibile, o se abbia fatto un tentativo sapendo che sarebbe praticamente fallito. In ogni caso, anche questa pagina si chiude fornendo la prova provata dell’inesistenza di spazi di trattativa. Adesso sarebbe giusto se il pacifismo antiucraino tacesse almeno per un po’. Anche perché non sa più che dire.

Marco Zonetti per Dagospia il 28 Giugno 2023 

Continua la faida a distanza, a colpi di editoriali, fra Matteo Renzi, senatore, leader di Italia Viva e finanche direttore del Riformista, e il "collega" Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano. Motivo del contendere questa volta è l'interrogazione in Commissione di Vigilanza Rai presentata dalla vicepresidente Maria Elena Boschi per chiedere se Travaglio e le firme del Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi e Alessandro Orsini in primis, siano pagati per andare ospiti a #Cartabianca a "difendere Putin".

Travaglio ha risposto a tono in un editoriale, ripreso da Dagospia, precisando che a fare "servizietti a Putin gratis" era Renzi. Il quale a sua volta, in un altro editoriale di poche ore fa, ha puntualizzato: "Io vedo Travaglio in TV, con lo striscione del Fatto Quotidiano dietro (chissà se quello striscione sia considerato o meno pubblicità, cambio merci, avviso a pagamento): posso chiedere se le mie tasse hanno contribuito a questo show o se le idee di Travaglio costano al contribuente?". 

Ma la stessa domanda potrebbe essere rivolta allo stesso Renzi, ricordando per esempio quando ai primi di maggio 2023 fu ospite dei Cinque Minuti di Bruno Vespa, nel momento di massimo ascolto di Rai1 dopo il Tg1, per presentare il primo numero del Riformista da lui diretto (e il cui direttore responsabile è Andrea Ruggieri, nipote dello stesso Vespa).

La prima pagina del quotidiano era di fatto ben visibile sugli schermi di Rai1, così come sugli schermi di Rai3 è visibile lo "striscione" del Fatto Quotidiano contestato da Renzi a Travaglio. Come se non bastasse, lo stesso giorno, in seconda serata, Renzi fu nuovamente ospite di Vespa a Porta a Porta e nuovamente venne mostrata la prima pagina del quotidiano diretto dal senatore di Italia Viva e dal nipote di Bruno. 

Se l'accusa di conflitto d'interessi per la doppia ospitata con presentazione del giornale, accusa mossa dal consigliere di amministrazione Rai in quota Dipendenti Riccardo Laganà, fu respinta da Viale Mazzini, l'ufficio legale della Rai pretese comunque con una diffida che i video della partecipazione di Renzi a Cinque Minuti e Porta a Porta fossero rimossi dal sito del Riformista. A questo punto, attendiamo la replica di Travaglio a Renzi con un altro editoriale.

Estratto dell’articolo di Marco Travaglio per “il Fatto quotidiano” il 28 Giugno 2023  

Il pover’ometto che è passato in nove anni dal 40,8 al 2% ha partorito […] un pensierino: “Chiederemo in Vigilanza di sapere se chi va in tv a difendere Putin (i personaggi alla Orsini/travaglio) sono mai stati pagati da Carta Bianca e dalle altre trasmissioni del servizio pubblico[…]”. 

[…] né io né Orsini abbiamo mai difeso Putin.  Se però il tapino volesse dedicarsi a un cheerleader di Putin, gli suggeriamo un certo M.R.. Sotto il suo governo, la dipendenza italiana dal gas della Russia (sotto sanzioni dal 2014 per aver invaso la Crimea) aumentò a dismisura. 

E così le esportazioni d’armi a Mosca: fu lui ad autorizzare la vendita di 94 blindati Lince Iveco per 25 milioni in barba all’embargo. Il 5 marzo 2015 incontrò Putin a Mosca: “La cooperazione Russia-italia prosegue attivamente nonostante il contesto difficile” (era il suo modo di non nominare l’invasione della Crimea).  E disse alla Tass che l’ucraina doveva concedere l’autonomia al Donbass come l’italia all’alto Adige.

[…] Il 10.6.2015 il nostro eroe ricevette Putin all’expo di Milano: “Grazie di essere qui, la accolgo con grande gioia... Lavoreremo insieme per ripartire dalla tradizionale amicizia Italia-russia” per “un futuro ricco di energia per il pianeta e per la vita”. 

Il 17.11.’15, alla domanda “Possiamo fidarci di Putin?”, rispose: “Faccio una risposta da twitter: sì. Nessuno nella comunità internazionale può pensare di costruire l’identità europea contro il vicino di casa più grande considerandolo nemico... Sarebbe assurdo alzare una cortina di ferro tra Europa e Russia”.

Il 17.6.’16 rivide Putin al Forum Economico di San Pietroburgo e chiese alla Ue di ridiscutere le sanzioni: “Russia ed Europa condividono gli stessi valori”. Gran finale: “Avete notato? Oggi il presidente Putin è stato più europeista di me! Spasiba!”. 

Putin ricambiò: “Complimenti, lei è un grande oratore. L’italia può andare fiera di un premier così”. E gli diede un passaggio sulla sua auto blindata. […] non sappiamo se il cheerleader di Putin percepisse la giusta mercede per i suoi servizietti. Ma temiamo che, eccezionalmente, lavorasse gratis.

Perché si arrabbia per sapere se lui, Scanzi, Orsini e altri “arrotondano” le loro entrate? Conte e Travaglio, servizi e servizietti: la replica di Renzi al direttore del Fatto Quotidiano. Matteo Renzi su Il Riformista il 28 Giugno 2023 

Marco Travaglio non perde l’occasione per manifestare la sua ossessione nei confronti miei e del Riformista. Ieri il direttore del Fatto Quotidiano mi ha dedicato il suo ennesimo articolo di fondo polemico. E teoricamente ironico. Avrebbe voluto far ridere ma non ci è riuscito. Capita.

Quali sono i fatti?

Italia Viva ha chiesto in Commissione di Vigilanza di sapere se Travaglio, Orsini e altri editorialisti de Il Fatto Quotidiano ricevono soldi dalla Rai per le loro apparizioni televisive a cominciare da Carta Bianca. Il FQ dice da sempre di essere orgoglioso di non ricevere finanziamenti pubblici. Poco importa se risulta che Travaglio and company abbiano avuto accesso tre anni fa a un significativo aiuto statale.

La verità è che il Fatto è in linea con il pensiero grillino: no ai soldi pubblici ai giornali. E ai giornalisti. E allora perché Travaglio si arrabbia per sapere se lui, Scanzi, Orsini e altri “arrotondano” le loro entrate? Io vedo Travaglio in TV, con lo striscione del Fatto Quotidiano dietro (chissà se quello striscione sia considerato o meno pubblicità, cambio merci, avviso a pagamento): posso chiedere se le mie tasse hanno contribuito a questo show o se le idee di Travaglio costano al contribuente?

Che male c’è nel chiedere trasparenza sui soldi della Rai, cioè del canone, cioè dei cittadini?

Travaglio si è offeso. E allora mi ha attaccato dicendo che io facevo “servizietti a Putin gratis”. Come al solito un linguaggio da premio Pulitzer per coprire l’ontologica incapacità di fare politica. Chiedere a Russia e Ucraina di fare dei territori contesi un’area come l’Alto Adige – proposta non solo italiana del 2015 – avrebbe evitato la guerra. Non si chiama servizietto, si chiama politica estera. Che è esattamente la materia che Travaglio non capisce. Se la capisse potrebbe dedicare uno dei suoi editoriali alla risposta alla seguente domanda: perché in piena pandemia i soldati russi sono entrati in Italia, invitati dall’allora Presidente del Consiglio? Come si chiamava quel premier? Non si è trattato di un servizietto gratis in quel caso. Si è trattato di un drammatico errore politico. Il cui costo lo hanno sostenuto i cittadini italiani e la credibilità della Repubblica.

Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista

Tajani ha dimenticato le posizioni sulla Crimea di Salvini, Meloni e Berlusconi. CARLO CANEPA su pagellapolitica.it il 26 giugno 2023.

Il ministro degli Esteri dice che «nessuno ha mai riconosciuto la Crimea» come parte della Russia: è vero per la gran parte degli Stati al mondo, ma in passato i tre leader del centrodestra hanno difeso l’annessione

Il 25 giugno, in un’intervista con Il Messaggero, il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia) ha commentato la rivolta militare del gruppo Wagner contro l’esercito russo, conclusasi nel giro di poche ore il giorno prima. Tra le altre cose Tajani spera che ora la controffensiva ucraina «proceda ancora più spedita e che gli ucraini riconquistino la loro indipendenza». Il vicepresidente del Consiglio ha aggiunto che «il primo obiettivo è riportare le truppe russe alle posizioni del 24 febbraio di un anno fa», dicendo anche: «È chiaro però che nessuno ha mai riconosciuto la Crimea come parte della Federazione russa». 

Da marzo 2014 la Crimea, che faceva parte dell’Ucraina, è stata di fatto annessa alla Russia dopo un referendum non riconosciuto dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale. All’epoca l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva approvato una risoluzione per condannare l’annessione con 100 voti favorevoli, 58 astensioni e 10 Paesi contrari, oltre la Russia (Armenia, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Nicaragua, Corea del Nord, Sudan, Siria, Venezuela e Zimbabwe). 

In realtà, e Tajani sembra dimenticarlo, in passato vari esponenti del centrodestra italiano avevano difeso il referendum in Crimea e l’annessione alla Russia. Tra questi c’erano il leader della Lega Matteo Salvini, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, morto il 12 giugno, e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.  

«Viva il referendum della Crimea, viva la libertà di scelta dei cittadini», aveva dichiarato a marzo 2014 Salvini durante una conferenza stampa. «Quando la gente si esprime è sempre una buona notizia, a prescindere dalla latitudine e dall’ideologia. Chi non riconosce legalità al voto della Crimea va contro anche ai trattati internazionali perché il principio di autodeterminazione non la decidono né la Merkel né Obama né Barroso», aveva aggiunto il leader della Lega, facendo riferimento alla cancelliera tedesca, al presidente degli Stati Uniti e al presidente della Commissione europea. Basta una rapida ricerca su Twitter per trovare vari tweet di Salvini a favore dell’annessione della Crimea alla Russia.

Il 1° marzo 2014 la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni si era espressa su Twitter sulla questione scrivendo: «Ucraina: giusto che sul futuro della Crimea si esprima il popolo con un referendum». Anche Berlusconi in passato ha fatto una serie di dichiarazioni da cui si capiva che non fosse contrario all’annessione della Crimea alla Russia. «Io sono stato con Putin otto giorni in Crimea subito dopo queste decisioni – ha dichiarato nel 2019 Berlusconi, parlando del referendum – uscivamo la sera, sul lungo mare di Jalta, Putin è stato circondato dalla gente, ho visto un signore piangergli addosso e un traduttore mi diceva: “Dicono grazie Vladimir, ci hai riportato a casa, meno male, finalmente”».

L’era della post-dignità. Quelli che rimproverano ai bombardati di tifare contro chi li bombarda senza pensare alle conseguenze. Francesco Cundari su L'Inkiesta il 27 Giugno 2023

Dopo averci spiegato che un Putin ferito è più pericoloso perché, pur di salvare la faccia, sarebbe capace di usare l’atomica, in tanti ci spiegano che toglierlo di mezzo sarebbe pericolosissimo, perché potrebbe arrivare al suo posto qualcuno capace di usare l’atomica, pur di salvare la faccia 

Se il 2016 è stato l’anno della post-verità, se la deflagrazione della Brexit e l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca hanno affermato nel discorso pubblico occidentale un modo di ragionare e di discutere in base al quale l’appello alla prova dei fatti, il riferimento alla realtà oggettiva, il richiamo alla corrispondenza tra le parole e le cose – la verità, insomma – perde ogni importanza, con l’invasione russa dell’Ucraina possiamo dire di essere entrati nell’era della post-dignità. E il dibattito seguito alla rivolta di Evgenij Prigozhin ne ha dato in questi giorni la dimostrazione definitiva.

Definiamo post-dignitoso quell’ambiente o ecosistema informativo in cui a nessuno, neanche al più preparato e al meglio intenzionato degli interlocutori, è concesso sottrarsi alla logica di un dibattito interamente incentrato sulle categorie di «specchio-riflesso» e «lui è peggio di me» (o comunque sempre e inesorabilmente ricondotto a questi termini).

C’è voluto infatti che il famigerato «cuoco di Putin» (o per meglio dire il suo «macellaio», come garbatamente precisato dall’interessato) si rivoltasse contro il suo creatore, perché gli organi del putinismo italiano, quegli stessi giornali, programmi e guitti televisivi che fino a ieri parlavano solo del battaglione Azov, accreditando la tesi di un’Ucraina in mano ai nazisti, ci spiegassero finalmente che la vera milizia nazista in campo era proprio la Wagner di Prigozhin, che il nome stesso della compagnia era un omaggio al Terzo Reich, con tutti gli ulteriori e spaventosi dettagli delle sue malefatte: cioè esattamente tutto quello che la stampa libera aveva loro ricordato fino a ieri.

Come si vede, per quanto si possa tentare di aggrapparsi con tutte le proprie forze ai dati di fatto e alla logica più elementare, è impossibile sfuggire alla spirale dello specchio-riflesso.

Se però l’accusa di avere santificato Prigozhin dopo averlo tanto criticato è il più banale degli argomenti fantoccio (ovviamente nessuno di coloro cui viene rivolta si è mai sognato di dire che Prigozhin fosse altro dal macellaio nazista che è sempre stato), più sorprendente è il secondo argomento messo in campo dalla galassia putiniana: l’accusa di irresponsabilità rivolta a chi – come ovviamente l’immancabile Nato, ma persino l’Ucraina invasa e bombardata ogni giorno – avrebbe visto con favore la possibile caduta di Putin, senza preoccuparsi delle conseguenze. E cioè della possibilità, fate bene attenzione, che la Russia precipiti nelle mani di qualche banda criminale capace di utilizzarne il temibile arsenale nucleare per i propri scopi. Il che è esattamente quello che è capitato finora, ma soprattutto è l’argomento con cui gli stessi putiniani di cui sopra ci hanno spiegato fino a ieri che bisognava sostanzialmente dare a Putin tutto quello che voleva, proprio perché aveva l’atomica e minacciava di usarla.

Insomma, così come all’inizio della guerra non bisognava inviare armi all’Ucraina perché tanto non aveva nessuna possibilità di resistere alla schiacciante superiorità militare russa, e poi invece bisognava smettere di inviargliele perché era troppo pericoloso schiacciare la Russia e umiliare Putin, perché nessuno può permettersi di mettere Vlady in un angolo, così adesso, con uguale nonchalance, dopo averci spiegato che un Putin ferito è molto più pericoloso perché, pur di salvare la faccia, sarebbe capace di usare le armi nucleari, ci spiegano che anche toglierlo di mezzo sarebbe pericolosissimo, e sapete perché? Ma certo: perché potrebbe arrivare al suo posto qualcuno capace di usare le armi nucleari, pur di salvare la faccia.

Come si vede, l’unico punto fermo, tra tanti argomenti perfettamente contraddittori (e talvolta persino autocontraddittori), è sempre lo stesso: bisogna dare a Putin tutto quel che vuole, a prescindere. E se li chiami putiniani fanno pure gli offesi.

Più di un giornalista su cinque è del quotidiano di Travaglio. Cartabianca, il regno dei giornalisti del Fatto Quotidiano: tutti gli ospiti di Bianca Berlinguer. Riccardo Puglisi su Il Riformista il 28 Giugno 2023 

Rispetto alle degenerazioni del pensiero post-moderno, secondo cui si giudica un’affermazione soprattutto sulla base di chi la fa, mi piace portare avanti una tesi molto più antiquata secondo cui siano soprattutto i dati empirici -e quando possibile gli esperimenti controllati- a dirci qualcosa su come funzioni la realtà, andando largamente a prescindere dall’identità di chi questi dati li analizza.

Ebbene, ciò vale con forza nel caso dei mass media, e nella fattispecie nella valutazione di quale sia la loro posizione politica, così come traspare ad esempio dalle scelte degli ospiti nei talk show televisivi. Sempre sulla base dei dati raccolti e analizzati con Tommaso Anastasia, Nicola Chelotti e Marco Gambaro, qui vi fornisco qualche dato oggettivo sulle scelte degli ospiti presso Carta Bianca, presentato da Bianca Berlinguer, figlia di Enrico Berlinguer, già segretario del Partito Comunista Italiano (amo essere preciso).

Come già fatto per Otto e Mezzo e Di Martedì su La7, vorrei analizzare sia le presenze dei politici, che dei giornalisti appartenenti alle diverse testate. E in più vorrei aggiungere qualcosa sugli esperti che a vario titolo vengono invitati, in funzione di quale sia il tema saliente in quei giorni. Partiamo dai partiti: nelle puntate che vanno dal 2017 al settembre 2022 ci sono state 659 ospitate di politici, e vi invito a non stupirvi del fatto che la parte del leone la fa il Partito Democratico, negli ultimi mesi nevroticamente ululante contro il regime dittatoriale in RAI, forse anche perché a Cartabianca poteva contare su 233 ospitate, cioè più di un terzo delle ospitate totali (per l’esattezza: il 35%).

Buon secondo è il MoVimento 5 Stelle (altra sorpresona) con 95 ospitate totali, cioè il 14% circa, mentre al terzo posto c’è la Lega, con 78 ospitate totali, cioè quasi il 12%, seguita a ruota da Forza Italia con 74 ospitate, cioè circa l’11% del totale. Mi permetto altresì di evidenziare la quinta posizione di Articolo Uno (dove militavano Bersani e Speranza) con 38 ospitate, cioè quasi il 6% del totale.

A far bene i conti, il Governo Giallo Rosso del Conte 2 totalizza un sontuoso 55% delle ospitate politiche totali (anzi il 57%, se si aggiunge il 2% di ospitate di esponenti di Italia Viva).

E che dire dei giornalisti? Il quadro è piuttosto eclatante, come per La7, con l’unica differenza che Cartabianca viene trasmesso su un canale pubblico, finanziato largamente dal canone, cioè una tassa specifica pagata dai cittadini. Ci sono state 694 ospitate totali di giornalisti, e -sorpresa sorpresa- il giornale che riesce a piazzare più ospiti da Bianca Berlinguer è Il Fatto Quotidiano, con 158 ospitate, cioè il 23% del totale. Dato che l’amico Marco Travaglio appare solo su La7, nel 65% di queste ospitate c’è Andrea Scanzi, che si è seduto nel salotto della Berlinguer per ben 103 volte (Peter Gomez è lontanissimo secondo con 25 ospitate). 

Al secondo posto c’è La Verità con 114 ospitate, cioè poco più del 16% del totale, mentre al terzo posto c’è il Corriere della Sera con 61 ospitate, cioè quasi il 9% del totale. Repubblica è al quarto posto con 41 ospitate, cioè il 6% del totale. Spiccano 29 ospitate di giornalisti dell’Huffington Post (il 4% del totale) e 10 ospitate di Dagospia (cioè di Roberto D’Agostino).

E gli esperti? Come dicevo sopra, essi vengono ovviamente invitati sulla base della loro conoscenza degli argomenti all’ordine del giorno, quindi è cosa buona e giusta analizzarne le presenze a seconda dei diversi periodi. Nel 2020 e 2021 (gli anni della pandemia) l’esperto più presente a Carta Bianca è il medico infettivologo Massimo Galli (48 ospitate su un totale di 999, battuto soltanto dalle 63 ospitate del raggiante Andrea Scanzi), mentre nel 2022 (l’anno dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia) spicca Alessandro Orsini con 14 ospitate su 256 totali fino a settembre, facendosi battere dal solo Mauro Corona, e battendo persino Andrea Scanzi (che si ferma a 13 ospitate). Riccardo Puglisi

Estratto dell’articolo di Marco Travaglio per “il Fatto quotidiano” il 27 giugno 2023. 

Il pover’ometto che è passato in nove anni dal 40,8 al 2% ha partorito […] un pensierino: “Chiederemo in Vigilanza di sapere se chi va in tv a difendere Putin (i personaggi alla Orsini/travaglio) sono mai stati pagati da Carta Bianca e dalle altre trasmissioni del servizio pubblico[…]”. 

[…] né io né Orsini abbiamo mai difeso Putin.  Se però il tapino volesse dedicarsi a un cheerleader di Putin, gli suggeriamo un certo M.R.. Sotto il suo governo, la dipendenza italiana dal gas della Russia (sotto sanzioni dal 2014 per aver invaso la Crimea) aumentò a dismisura. 

E così le esportazioni d’armi a Mosca: fu lui ad autorizzare la vendita di 94 blindati Lince Iveco per 25 milioni in barba all’embargo. Il 5 marzo 2015 incontrò Putin a Mosca: “La cooperazione Russia-Italia prosegue attivamente nonostante il contesto difficile” (era il suo modo di non nominare l’invasione della Crimea).  E disse alla Tass che l’ucraina doveva concedere l’autonomia al Donbass come l’Italia all’alto Adige.

[…] Il 10.6.2015 il nostro eroe ricevette Putin all’expo di Milano: “Grazie di essere qui, la accolgo con grande gioia... Lavoreremo insieme per ripartire dalla tradizionale amicizia Italia-Russia” per “un futuro ricco di energia per il pianeta e per la vita”. 

Il 17.11.’15, alla domanda “Possiamo fidarci di Putin?”, rispose: “Faccio una risposta da twitter: sì. Nessuno nella comunità internazionale può pensare di costruire l’identità europea contro il vicino di casa più grande considerandolo nemico... Sarebbe assurdo alzare una cortina di ferro tra Europa e Russia”.

Il 17.6.’16 rivide Putin al Forum Economico di San Pietroburgo e chiese alla Ue di ridiscutere le sanzioni: “Russia ed Europa condividono gli stessi valori”. Gran finale: “Avete notato? Oggi il presidente Putin è stato più europeista di me! Spasiba!”. 

Putin ricambiò: “Complimenti, lei è un grande oratore. L’Italia può andare fiera di un premier così”. E gli diede un passaggio sulla sua auto blindata. […] non sappiamo se il cheerleader di Putin percepisse la giusta mercede per i suoi servizietti. Ma temiamo che, eccezionalmente, lavorasse gratis.

Travaglio, Dibba, Santoro? Chi esce più con le ossa rotte dal golpe. Giovanni Sallusti su Libero Quotidiano il 25 giugno 2023

La Russia è un indovinello avvolto in un mistero che sta dentro un enigma. La definizione è di Winston Churchill, e se la pensava così un titano di tal fatta, figuratevi se qui abbiamo la presunzione di possedere quel che sta accadendo in tutte le sue sfaccettature geopolitiche, spionistiche, criminali. Enigmi che attecchiscono su enigmi. In compenso, c’è chi dalla sua cameretta ha già capito tutto. Sulle chat Telegram filoputiniane, la sentenza è stata emessa subito: manovra l’onnipresente Zio Sam. “Prigozhin” e “americani” su Twitter diventano un sintagma unico, c’è chi rimbrotta i colleghi del Tg2 così: «Non dite bufale. I social americani», quali, chi... postille irrilevanti, per i complottisti online, ndr «dicono che la Nato ha avuto contatti col mercenario Prigozhin». Pare l’abbia confermato anche un cugino di terzo grado che fa le pulizie al piano sotto quello della segretaria di Stoltenberg.

CHI SAPEVA TUTTO

Fin qui il folklore, poi c’è l’humus (pseudo)culturale che ha nutrito il folklore per un anno e mezzo, ci sono quelli che avevano compreso tutto già da sempre, quelli che avevano sciolto l’indovinello al primo carro armato passato in Ucraina, con disinvoltura sconosciuta a quel bollito di Winston. Sono i pacifisti unilaterali e prezzemolini dei talk show, i maniaci della trattativa col macellaio perché il macellaio è troppo forte, troppo inscalfibile, troppo amato dal suo popolo, improvvisamente colti da mutismo acuto. Tace Alessandro Di Battista, zelante inviato per il Fatto Quotidiano in Russia, da cui sfornava reportage sull’amore unanime per lo Zar diffuso da San Pietroburgo allo stretto di Bering e condivideva intemerate su YouTube con titoli oggi capolavori di comicità involontaria, come «Perché Putin ha un consenso così alto».

Un quadretto irenico livemente superato dai cingolati della Wagner che per tutto il pomeriggio sono avanzati verso Mosca senza incontrare resistenze degne di tal nome. Tace anche il direttore che commissionava i reportage, Marco Travaglio, e tace il sodale Michele Santoro, che tra un appello e l’altro per disarmare l’Ucraina non è mai stato sfiorato dal dubbio che il potere di Putin non fosse più così granitico. Nulla anche da Moni Ovadia, guru del collaborazionismo putiniano a Cinque Stelle, ma calcolando che strillò «Basta umiliazioni a Putin!» quando Zelensky venne invitato al Festival di Sanremo dev’essere assai contrariato, essendo l’umiliazione che l’ex colonnello del Kgb ha incassato con la ribellione del suo ex cuoco un filo più cocente di un videomessaggio. Solo uno parla, perché è il più dadaista di tutti, non è semplicemente un pacifinto strabico, è uno che ha fatto della verità una dependance del Cremlino, uno che ha issato il concetto di faccia di bronzo a vette sconosciute. Signore e signori, Alessandro Orsini: «Tutto ciò che di tragico accadrà alla Federazione russa avrà conseguenze tragiche per l’Unione Europea».

ULTIME PAROLE FAMOSE

Prigozhin puntava anche verso Bruxelles: Orsini è così angosciato per le sorti dello Zar, che vagheggia di trascinare nella sua eventuale caduta il Vecchio Continente. C’è da capirlo: la guerra civile che rischia di dilaniare la Russia è anche l’ultimo, letale colpo alle sue velleità divinatorie, alle profezie declamate in serie, e in serie schiantatatesi contro la realtà. Basterebbe quella mitologica del 3 marzo 2022 a Piazzapulita: «Putin ha già vinto, ci vuole il coraggio di dirlo». Quindici mesi dopo, non sappiamo se Putin prevarrà nella guerra interna, figuriamoci in quella contro l’Ucraina. Non male anche la “previsione” scandita l’1 marzo scorso a CartaBianca, con «margine di errore pari a zero» e la consueta, equilibrata percezione di sé: «La guerra finirà con una grossa concessione territoriale alla Russia». Ieri, approfittando dell’incendio fratricida tra Wagner ed esercito regolare, le truppe ucraine hanno liberato territori del Donbass che erano occupati dai russi fin dal 2014. È una certezza, Orsini: se assicura che accadrà qualcosa, regolati sull’esatto opposto, e non sbaglierai. In ogni caso, a prescindere dallo sviluppo sul terreno quella che ne esce a pezzi è la narrazione di tutti costoro. L’invincibilità di Putin, il monolitismo della Russia, l’impossibilità di aprire una faglia di rottura interna, l’impossibilità per l’Ucraina di avanzare, strappare territori, respingere l’Orso. Tutte verità assolute emesse dal salotto di casa, tutte cazzate.