Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

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L’ITALIA ALLO SPECCHIO

IL DNA DEGLI ITALIANI

 

 

ANNO 2023

L’ACCOGLIENZA

SECONDA PARTE

L’ATTACCO

QUATTORDICESIMO MESE

 

DI ANTONIO GIANGRANDE

 

 

 

L’APOTEOSI

DI UN POPOLO DIFETTATO

 

Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2023, consequenziale a quello del 2022. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.

Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.

 

IL GOVERNO

 

UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.

UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.

LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.

LA SOLITA ITALIOPOLI.

SOLITA LADRONIA.

SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.

SOLITA APPALTOPOLI.

SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.

ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.

SOLITO SPRECOPOLI.

SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.

 

L’AMMINISTRAZIONE

 

SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.

SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.

IL COGLIONAVIRUS.

SANITA’: ROBA NOSTRA. UN’INCHIESTA DA NON FARE. I MARCUCCI.

 

L’ACCOGLIENZA

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA.

SOLITI PROFUGHI E FOIBE.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.

 

GLI STATISTI

 

IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.

IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.

SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.

SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.

IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.

 

I PARTITI

 

SOLITI 5 STELLE… CADENTI.

SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.

SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.

IL SOLITO AMICO TERRORISTA.

1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.

 

LA GIUSTIZIA

 

SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.

LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.

LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.

SOLITO DELITTO DI PERUGIA.

SOLITA ABUSOPOLI.

SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.

SOLITA GIUSTIZIOPOLI.

SOLITA MANETTOPOLI.

SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.

I SOLITI MISTERI ITALIANI.

BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.

 

LA MAFIOSITA’

 

SOLITA MAFIOPOLI.

SOLITE MAFIE IN ITALIA.

SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.

SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.

SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.

LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.

SOLITA CASTOPOLI.

LA SOLITA MASSONERIOPOLI.

CONTRO TUTTE LE MAFIE.

 

LA CULTURA ED I MEDIA

 

LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.

SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.

SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.

SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.

SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI.

SOLITO SANREMO.

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.

 

LA SOCIETA’

 

AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.

I MORTI FAMOSI.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?

 

L’AMBIENTE

 

LA SOLITA AGROFRODOPOLI.

SOLITO ANIMALOPOLI.

IL SOLITO TERREMOTO E…

IL SOLITO AMBIENTOPOLI.

 

IL TERRITORIO

 

SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.

SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.

SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.

SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.

SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.

SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.

SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.

SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.

SOLITA SIENA.

SOLITA SARDEGNA.

SOLITE MARCHE.

SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.

SOLITA ROMA ED IL LAZIO.

SOLITO ABRUZZO.

SOLITO MOLISE.

SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.

SOLITA BARI.

SOLITA FOGGIA.

SOLITA TARANTO.

SOLITA BRINDISI.

SOLITA LECCE.

SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.

SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.

SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.

 

LE RELIGIONI

 

SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.

 

FEMMINE E LGBTI

 

SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.

 

  

 

 

L’ACCOGLIENZA

INDICE PRIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI EUROPEI

Confini e Frontiere.

Quei razzisti come gli italiani.

Quei razzisti come i serbi.

Quei razzisti come i greci.

Quei razzisti come gli austriaci.

Quei razzisti come i croati.

Quei razzisti come i kosovari.

Quei razzisti come gli spagnoli.

Quei razzisti come i francesi.

Quei razzisti come gli svizzeri.

Quei razzisti come i tedeschi.

Quei razzisti come i belgi.

Quei razzisti come gli olandesi.

Quei razzisti come i danesi.

Quei razzisti come i finlandesi.

Quei razzisti come gli svedesi.

Quei razzisti come i norvegesi.

Quei razzisti come gli inglesi.

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI AFRO-ASIATICI

 

Quei razzisti come i zambiani.

Quei razzisti come i zimbabwesi.

Quei razzisti come i ghanesi.

Quei razzisti come i sudanesi.

Quei razzisti come i gabonesi.

Quei razzisti come i ciadiani.

Quei razzisti come i marocchini.

Quei razzisti come i tunisini.

Quei razzisti come gli egiziani.

Quei razzisti come i siriani.

Quei razzisti come i libanesi.

Quei razzisti come i giordani.

Quei razzisti come gli israeliani.

Quei razzisti come i turchi.

Quei razzisti come gli iraniani.

Quei razzisti come gli yemeniti.

Quei razzisti come gli afghani.

Quei razzisti come i pakistani.

Quei razzisti come gli indiani.

Quei razzisti come i thailandesi. 

Quei razzisti come gli indonesiani.

Quei razzisti come i birmani.

Quei razzisti come i bielorussi.

Quei razzisti come i russi.

Quei razzisti come i kazaki.

Quei razzisti come i nord coreani.

Quei razzisti come i cinesi.

Quei razzisti come i giapponesi.

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI OCEAN-AMERICANI

 

Quei razzisti come gli statunitensi.

Quei razzisti come i salvadoregni.

Quei razzisti come i messicani.

Quei razzisti come i cubani.

Quei razzisti come i colombiani.

Quei razzisti come i brasiliani.

Quei razzisti come i boliviani.

Quei razzisti come i peruviani.

Quei razzisti come i canadesi.

Quei razzisti come i neozelandesi.

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. UNDICESIMO MESE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. DODICESIMO MESE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. TREDICESIMO MESE. UN ANNO DI AGGRESSIONE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. QUATTORDICESIMO MESE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. QUINDICESIMO MESE

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. SEDICESIMO MESE

 

INDICE TERZA PARTE

 

SOLITI PROFUGHI E FOIBE. (Ho scritto un saggio dedicato)

Il Giorno del Ricordo.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI. (Ho scritto un saggio dedicato)

I Migranti.

I Rimpatri.

Gli affari dei Buonisti.

Quelli che…porti aperti.

Quelli che…porti chiusi.

Cosa succede in Libia.

Cosa succede in Africa.

Gli ostaggi liberati a spese nostre.

Il Caso dei Marò & C.

 

  

 

Sommario

 SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato).

Guerra Ucraina - Russia, le news del 24 marzo.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 25 marzo.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 26 marzo.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 27 marzo.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 28 marzo.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 29 marzo.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 30 marzo.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 31 marzo.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 1° Aprile.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 2 aprile.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 3 aprile.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 4 aprile.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 5 aprile.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 6 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 7 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie dell’8 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 9 aprile.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 9 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 10 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie dell'11 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 12 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 13 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 14 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 15 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 16 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 17 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 18 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 19 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 20 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 21 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 22 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 23 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 24 aprile.

La Chiesa.

La Guerra Economica.

La Truffa.

La Cultura.

La Disinformazione.

I Soldati.

I Mercenari.

Le Armi.

Le Spie.

Servizi segreti russi.

Ivana Trump.

Evan Gershkovich.

Artem Uss.

Criminale di Guerra.

I Pacefondai.

 

 

ANNO 2023

L’ACCOGLIENZA

SECONDA PARTE

L’ATTACCO

QUATTORDICESIMO MESE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

Guerra Ucraina - Russia, le news del 24 marzo.

La Repubblica Kiev, centrale Zaporizhzhia rischia lo scenario di Fukushima

L'Onu accusa truppe russe e ucraine di esecuzioni sommarie dei prigionieri di guerra. Von der Leyen andrà a Pechino con il presdiente francese Macron

La guerra in Ucraina è stata protagonista del vertice Ue a Bruxelles. Il presidente Zelensky ha proposto ai leader "un summit per la pace", da tenersi in una capitale europea. E ha elencato "ritardi che allungano i tempi della guerra" (a partire dalla consegna di missili a lungo raggio e jet da combattimento). Lo scontro tra Mosca e gli alleati dell'Ucraina intanto si infiamma, complice l'invio di quattro caccia Mig-29. Mentre arriva lo strappo di Budapest con Orban che esclude la consegna di Putin alla Corte penale internazionale. E se Kiev annuncia la controffensiva a Bakhmut, Medvedev minaccia: "Potremmo dover arrivare fio a Leopoli".

Punti chiave

22:30

Biden: "Finora la Cina non ha fornito armi alla Russia"

18:39

Media, oppositrice russa avvelenata con metalli pesanti

17:37

Kiev, centrale Zaporizhzhia rischia scenario da Fukushima

13:57

Onu accusa truppe russe e ucraine di esecuzioni sommarie dei prigionieri di guerra

12:58

Austin: "Se la Cina arma Mosca si rischia conflitto globale"

09:42

Podolyak: "Meloni brillante nello spiegare i rischi che causano chi frena sugli aiuti all'Ucraina"

07:42

Kiev, "difficoltà" per telefonata Zelensky-Xi

06:31

Medvedev: "Potremmo dover arrivare fino a Leopoli"

00:36

Kiev e la controffensiva a Bakhmut

Il capo delle forze di terra ucraine, Oleksandr Syrsky, ha detto che lanceranno un'imminente controffensiva a Bakhmut, teatro della più sanguinosa e lunga battaglia dall'inizio dell'invasione russa il 24 febbraio 2022. "L'aggressore non molla nel suo tentativo di prendere Bakhmut a qualsiasi costo, nonostante le perdite umane e materiali" che subisce, ha detto su Telegram. "Non risparmiando nulla, stanno perdendo molte forze e si stanno esaurendo. Molto presto coglieremo questa opportunità come abbiamo fatto vicino a Kiev, Kharkov, Balakliya e Kupiansk", ha aggiunto, riferendosi alle controffensive riuscite l'anno scorso.

01:17

Zelensky: a Kiev un ufficio della Cpi

Volodymyr Zelensky apre le porte dell'Ucraina alla Corte penale internazionale che indaga sui crimini russi: "Abbiamo ottenuto un risultato per il quale lavoriamo da tempo. È stato firmato un accordo per aprire un ufficio di rappresentanza della Corte penale internazionale in Ucraina. Questo passo consentirà alla giustizia internazionale di diventare ancora più attiva nelle indagini sul nostro suolo ucraino", ha detto nel suo videomessaggio serale.

01:34

Macron-Meloni: "Missili a Kiev grazie all'industria europea"

Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, nell'incontro di un'ora e 40 minuti avuto a Bruxelles a margine del Consiglio europeo, hanno parlato anche delle guerra in Ucraina. "Hanno ribadito - riferiscono fonti dell'Eliseo - la loro determinazione nel sostenere l'Ucraina di fronte all'aggressione russa e hanno accolto con favore l'accordo raggiunto per fornire agli ucraini le munizioni e i missili di cui hanno bisogno grazie all'industria europea".

05:23

Msf: "Assistenza sanitaria ostacolata dai russi"

Medici Senza Frontiere denuncia la massiccia e diffusa distruzione di strutture sanitarie in Ucraina e i gravi impedimenti alle cure mediche sotto l'occupazione militare russa. Nel report 'Between Enemy Lines, The destruction of healthcare in Ukraine' viene spiegato che ad oggi, alle équipe di MSF è stato consentito solo l'ingresso nelle regioni controllate dalle forze ucraine. "In alcune delle città e dei villaggi in cui lavoriamo - dichiara Christopher Stokes, responsabile dei programmi di MSF in Ucraina - la distruzione è assoluta. In 25 anni di lavoro in zone di guerra, ci sono forse solo uno o due casi dove ho visto simili devastazioni - posti come Mosul o Grozny".

06:31

Medvedev: "Potremmo dover arrivare fino a Leopoli"

"Le forze russe potrebbero dover avanzare fino a Kiev o Leopoli". Sono le parole dell'ex presidente russo Dmitry Medvedev in un'intervista alle agenzie di stampa russe. "Niente può essere escluso qui per distruggere questa infezione", ha detto.

06:52

Medvedev: "Proiettili all'uranio come il vaso di Pandora"

 "L'Ucraina dovrebbe soppesare le conseguenze dell'uso di proiettili all'uranio impoverito" forniti dall'Occidente e decidere se vuole "aprire il vaso di Pandora". Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev in un'intervista ai media russi. "Sono loro che stanno aprendo il vaso di Pandora. Sono loro che lo fanno, non viceversa", ha detto.

07:42

Kiev, "difficoltà" per telefonata Zelensky-Xi

Kiev e Pechino stanno avendo "difficoltà" nell'organizzare l'attesa conversazione telefonica tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente cinese Xi Jinping, ma i lavori per il colloquio continuano. Lo ha dichiarato alla tv ucraina il consigliere presidenziale, Mikhail Podolyak: "Sia l'ufficio del presidente che il ministero degli Affari esteri sono coinvolti nella sua programmazione", ha detto Podolyak. "Siamo proattivi su questo tema, perchè oggi non c'è praticamente nessuno, tranne il presidente Zelensky, che possa spiegare, anche ai Paesi neutrali, le conseguenze di un modo sbagliato di porre fine a questa guerra", ha aggiunto.

Il consigliere di Zelensky ha poi sottolineato che ci sono difficoltà nell'organizzare la telefonata, a causa "dell'attuale mancanza di una posizione chiara della Cina" su quanto voglia essere coinvolta nel facilitare la risoluzione del conflitto Russia-Ucraina. "È abbastanza difficile", ha ammesso Podolyak pur confermando che la conversazione tra i due leader - dopo la visita a Mosca di Xi - è ancora nei piani.

08:37

Telefonata Xi-Zelensky. Per Kiev "ci si sta lavorando". Per Pechino "nessuna informazione"

La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, non ha fornito informazioni sulla possibilità di una conversazione telefonica tra il presidente cinese Xi Jinping e quello ucraino Volodymyr Zelensky, osservando che Pechino mantiene i contatti con tutte le parti.

In precedenza, diversi media, citando fonti informate, avevano riferito che Xi avrebbe potuto chiamare Zelensky dopo la sua missione a Mosca. Sulla questione ucraina, ha detto la portavoce, "la Cina ha sempre seguito i principi delle Nazioni Unite, sostenuto una posizione obiettiva ed equa, promosso attivamente colloqui di pace e si è sempre schierata con fermezza dalla parte della pace, del dialogo e della correttezza storica". "Abbiamo svolto un ruolo costruttivo nel determinare una soluzione politica alla crisi ucraina", ha aggiunto la portavoce, "la Cina mantiene l'interazione con tutte le parti". Per quanto riguarda la specifica questione dell'eventuale telefonata tra i presidenti cinese e ucraino, ha concluso Mao, "non ho informazioni che potrei fornire". In precedenza, il consigliere presidenziale ucraino Mikhail Podolyak, aveva assicurato che nonostante le "difficoltà" si continua a lavorare per arrivare alla telefonata tra i due leader.

 09:14

Kiev: i russi hanno attaccato 4 comunità nella zona di Sumy

Le truppe russe hanno bombardato quattro comunità nell'oblast di Sumy. Lo riferisce Kyiv Independent citando l'amministrazione regionale dell'oblast di Sumy. Secondo quanto riferito, le forze russe hanno attaccato le comunità di Novoslobidske, Bilopillia, Velyka Pysarivka e Hlukhiv. Non sono state segnalate vittime o danni. Sumy, che confina con la Russia nel nord-est, è stata quotidianamente bombardata dai russi da quando l'esercito ucraino l'ha liberata nell'aprile 2022.

09:42

Podolyak: "Meloni brillante nello spiegare i rischi che causano chi frena sugli aiuti all'Ucraina"

La presidente del Consiglio italiana "Giorgia Meloni ha spiegato brillantemente agli europei che continuano a umiliare l'Europa chiedendo 'di non aiutare l'Ucrainà' quali rischi questo comporterebbe. Lo ha scritto su Twitter il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak, affermando che "ogni richiesta del genere significa: 'noi, Europa, consentiamo l'invasione della Russia, gli omicidi di massa e la distruzione della legge.' E' inaccettabile".

10:19

Peskov: "Gli Usa interferiscono con gli affari interni della Bielorussia"

"Gli Usa continuano a interferire direttamente e indirettamente negli affari interni di vari Paesi, compresa la Bielorussia". Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, in merito all'intenzione di Washington di nominare un inviato speciale per comunicare con le forze di opposizione a Minsk. Lo riporta l'agenzia Tass.

10:54

L'Estonia espelle un diplomatico russo

Il ministero degli Affari esteri dell'Estonia ha deciso di espellere un membro dell'ambasciata russa a Tallin. Il diplomatico è stato dichiarato "persona non grata" e dovrà lasciare il Paese entro 5 giorni. Lo ha annunciato il Ministero estone, come riporta l'agenzia estone Err.

"Le attività della persona in questione hanno violato la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e deve lasciare l'Estonia entro il 29 marzo", ha dichiarato il Ministero in una nota, "il diplomatico in questione è stato impegnato a minare direttamente e attivamente la sicurezza e l'ordine costituzionale dell'Estonia, diffondendo propaganda che giustifica l'azione militare della Russia e causando divisioni nella società estone".

11:27

Cina: "Gli Usa ostacolano gli sforzi di pace degli altri Paesi"

La Cina difende la propria posizione rispetto alla guerra in Ucraina, dopo l'incontro a Mosca tra il presidente cinese, Xi Jinping, e il presidente russo, Vladimir Putin, e accusa gli Stati Uniti di ostacolare gli sforzi per i colloqui di pace. Cina e Russia, secondo un comunicato congiunto emesso alla fine dei colloqui di martedì scorso, si sono dette a favore dei colloqui di pace come metodo di risoluzione della crisi, e la Cina, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, ribadendo la posizione di Pechino, "ha svolto un ruolo costruttivo" per la soluzione politica della crisi ucraina. D'altra parte, ha aggiunto, "gli Stati Uniti non solo gettano benzina sul fuoco, ma ostacolano anche gli sforzi di altri Paesi per promuovere i colloqui di pace. Che intenzioni hanno?".

11:30

Ucraina, attacco con droni iraniani su città natale Zelensky

L'esercito russo ha attaccato questa mattina la città di Kryvyi Rih, dove è nato il presidente ucraino Volodimir Zelensky. L'attacco è stato effettuato con cinque droni kamikaze Shahed di fabbricazione iraniana che hanno colpito i loro obiettivi senza causare morti o feriti, ha riferito il capo dell'amministrazione militare della città, Oleksandr Vilkul.

11:31

Gb, russi costretti a usare addestratori bielorussi

Mosca "ha nuovamente dispiegato almeno 1.000 militari nel campo di addestramento di Obuz-Lesnovsky, in Bielorussia", segno che "il sistema di addestramento russo si è frastagliato, perché molti istruttori russi sono sul campo In Ucraina". Lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence. La scelta della Bielorussia poi ha un significato anche politico, perché il sostegno indiretto di Minsk per Mosca è un importante messaggio.

12:35

Mosca: "Da uranio impoverito danni irreparabili alla salute"

L'uso dei proiettili all'uranio impoverito che la Gran Bretagna intende inviare a Kiev provocherà "danni irreparabili alla salute dei soldati ucraini e della popolazione civile". Lo ha detto Igor Kirillov, capo delle forze per la guerra radiologica, chimica e biologica della Russia.

"Dall'esplosione di un ordigno con uranio impoverito - afferma Kirillov, citato dall'agenzia Ria Novosti - si forma una nuvola mobile calda di un aerosol di uranio-238 e di suoi ossidi che può provocare serie patologie negli essere umani". In particolare, aggiunge Kirillov, "piccole particelle di uranio che si depositano nel tratto respiratorio provocano lo sviluppo di tumori maligni. Inoltre l'accumulo di polvere di uranio nei tessuti di reni, fegato e ossa portano a cambiamenti negli organi interni". Sugli effetti dei proiettili all'uranio impoverito sui militari italiani che avevano partecipato alla missione della Nato nei Balcani hanno indagato quattro commissioni parlamentari a partire dal 2000. L'Osservatorio militare, che ieri ha fatto appello all'Ue perché si schieri contro le forniture all'Ucraina, ha calcolato negli anni scorsi che siano almeno 352 i militari italiani morti per l'effetto dell'esposizione all'uranio impoverito, mentre oltre 7.000 si sarebbero ammalati.

12:58

Austin: "Se la Cina arma Mosca si rischia conflitto globale"

Gli Stati Uniti non hanno ancora prove che la Cina abbia fornito armi alla Russia, ma se lo facesse, e gli Usa stanno monitorando da molto vicino, questo "prolungherebbe il conflitto e certamente amplierebbe la guerra potenzialmente non solo nella regione ma a livello globale". Lo ha detto il capo del Pentagono Lloyd Austin durante un'audizione ieri al Congresso, come riportato dai media americani.

13:14

Nato, ok da commissione Parlamento turca a ratifica Finlandia

La Commissione per gli Affari Esteri del Parlamento turco ha dato il via libera alla ratifica dell'ingresso nella Nato della Finlandia. Ora la parola passa al Parlamento che agirà in tempi brevissimi, considerando anche che la Turchia si avvia verso lo scioglimento delle camere in vista dell'appuntamento con le urne del prossimo 14 maggio. Dovrà aspettare invece il risultato delle elezioni e la formazione del nuovo parlamento ed esecutivo la Svezia, il cui ingresso sarà probabilmente ratificato dalla Turchia solo dopo il responso delle urne.

13:39

Ucraina, a Kostiantinovka colpito centro di accoglienza umanitaria

Le tre persone uccise da un attacco russo nella città di Kostantinovka si trovavano in un centro di accoglienza umanitaria  nell'oblast di Donetsk, nell'Ucraina orientale. Lo ha reso noto il servizio di emergenza statale. "Tre donne, sfollate da Bakhmut, Chassiv Yar e Opytne, sono morte" in un attacco missilistico russo s-300 che ha colpito un edificio in questa località a una ventina di chilometri a ovest di Bakhmut, epicentro dei combattimenti con l'esercito russo, ha spiegato la stessa fonte su Telegram. Altre due persone sono rimaste ferite.

 13:57

Onu accusa truppe russe e ucraine di esecuzioni sommarie dei prigionieri di guerra

L'Onu accusa le forze militari ucraine e russe di aver commesso decine di esecuzioni sommarie ai danni dei prigionieri di guerra durante l'invasione dell'Ucraina. "Siamo profondamente preoccupati per l'esecuzione sommaria di 25 prigionieri di guerra russi" e da quelle di "15 prigionieri di guerra ucraini", così Matilda Bogner, a capo della missione di sorveglianza dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina. 

14:24

Kiev, riportati a casa 83 corpi di soldati uccisi

I corpi di 83 militari uccisi in guerra sono stati restituiti all'Ucraina. Lo ha scritto su Telegram Oleh Kotenko, commissario per le persone scomparse. Il processo di restituzione delle salme è avvenuto con l'assistenza dell'Ufficio del commissario per le persone scomparse del ministero per il reinserimento dei territori temporaneamente occupati, in collaborazione con le forze dell'ordine. "Ogni volta che consegniamo i corpi dei difensori caduti, rispettiamo rigorosamente la Convenzione di Ginevra", ha detto Kotenko, aggiungendo che 'le trattative con la controparte non si fermano per riportare tutti a casa il prima possibile".

14:37

Nord Stream, Cremlino: "Identificare oggetto trovato vicino a gasdotto"

Il Cremlino ha affermato che è "di fondamentale importanza" identificare un oggetto scoperto accanto a uno dei gasdotti Nord Stream. "È di fondamentale importanza determinare che tipo di oggetto è, se è collegato a questo atto terroristico, a quanto pare lo è, e continuare questa indagine. E questa indagine deve essere trasparente". Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, come riporta l'agenzia Tass. Le autorità danesi la scorsa settimana hanno dichiarato di aver scoperto, durante un'ispezione del gasdotto rimasto intatto sotto il Mar Balticol, un oggetto tubolare, che sporge di circa 40 cm dal fondo del mare e ha un diametro di 10 cm.

15:09

 Ucraina, Sanchez: "Il piano di Xi ha spunti interessanti"

"La Spagna, e l'Europa, sostengono il piano Zelenski per la risoluzione del conflitto poiché riteniamo che possa garantire una pace duratura e giusta. Al contempo il documento cinese, che non è un piano di pace ma un documento di posizionamento sui temi necessari per lavorare alla pace, ha degli spunti che io credo siano di interesse". Lo ha detto il premier spagnolo Pedro Sanchez rispondendo alle domande dei cronisti. "La Cina è una attore globale e la sua voce deve essere ascoltata per trovare un modo per porre fine a questa guerra e per aiutare l'Ucraina a recuperare la sua la sovranità violata da Putin", ha concluso Sanchez.

15:19

La commissaria Ue Von der Leyen a Pechino con Macron

"La presidente Ursula von der Leyen terrà un discorso sulle relazioni Ue-Cina giovedì prossimo. La settimana successiva si recherà in Cina con il presidente francese Emmanuel Macron". Lo ha annunciato il portavoce della Commissione Ue Eric Mamer.

La Cina ha presentato un documento programmatico per affrontare la crisi ucraina, che è stato però già respinto dagli americani.

15:46

Georgia: premier, "Saakashvili preparava un colpo di Stato"

Il primo ministro georgiano, Irakli Garibashvili, ha accusato l'ex presidente ed ora oppositore Mikheil Saakashvili di avere ordito un colpo di Stato nel settembre del 2021, quando tornò segretamente in patria, al fine di trascinare la Georgia "in un'azione militare contro la Russia". Saakashvili, in detenzione da quando è tornato a Tbilisi, è attualmente ricoverato in ospedale. Recentemente, in un'intervista con Le Figaro, ha affermato di essere stato avvelenato mentre era in carcere ad opera dei "russi attraverso i loro agenti in Georgia" e ha espresso solidarietà all'Ucraina nel conflitto contro Mosca.

"L'apparizione di Saakashvili in Georgia - ha affermato il premier Garibashvili in Parlamento, citato dall'agenzia russa Interfax - coincide con le aspettative di un inizio di azioni militari in Ucraina. Il suo piano implicava un cambio di governo attraverso una rivoluzione, dopo di che avrebbe preparato il terreno per impegnare la Georgia in azioni militari contro la Russia". "I tentativi di certe forze distruttive straniere e nazionali per trascinare la Georgia in una guerra continuano - ha aggiunto Garibashvili -. Questo è un complotto contro il nostro Paese". Saakashvili, che per alcuni anni aveva vissuto all'estero, è rientrato in Georgia il 29 settembre 2021 e due giorni dopo è stato arrestato per scontare una condanna a sei anni inflittagli nel 2018 con accuse di abuso d'ufficio, che respinge come politicamente motivate.

16:11

Onu, 621 casi di rapimento e detenzione di civili fatti da Mosca

Dall'inizio dell'invasione russa, la missione di monitoraggio dei diritti umani dell'Onu in Ucraina ha documentato 621 casi di sparizione forzata e detenzione illegale di civili da parte delle forze armate russe. Lo riporta Ukrinform, citando il capo della missione Matilda Bogner che ha parlato durante la presentazione di due nuovi rapporti, sul trattamento dei prigionieri di guerra e sulla situazione generale dei diritti umani in Ucraina fino al 31 gennaio. La missione ha avuto colloqui con 127 civili, di cui il 90% ha riferito di aver subito torture durante la detenzione. Borger ha spiegato che in alcuni di questi casi "ciò includeva la violenza sessuale". Durante lo stesso periodo, l'Onu ha anche registrato 91 casi di sparizione forzata e detenzione illegale commessi da strutture ucraine. "La tortura e l'esecuzione arbitraria sono assolutamente proibite. Tutti i trasgressori devono essere assicurati alla giustizia", ha sottolineato Bogner. Come riportato, la missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina ha documentato che più di 8.000 civili sono stati uccisi e quasi 14.000 civili sono rimasti feriti a causa della guerra. (ANSA).

16:36

Navalny, 'di nuovo in isolamento, 12esima volta in 8 mesi'

L'oppositore russo Alexey Navalny ha annunciato sui social media di essere stato mandato ancora una volta in cella di punizione: per la dodicesima volta in otto mesi secondo la testata indipendente Meduza. Stando a quanto riferisce il dissidente su Twitter, il motivo del provvedimento ufficialmente è una presunta "introduzione impropria di se stesso", presumibilmente alle guardie carcerarie. Il dissidente dovrebbe rimanere nella cella d'isolamento per 15 giorni. Navalny denuncia di aver trascorso in una cella di isolamento del tipo "Shizo" gran parte degli ultimi mesi a causa di continui provvedimenti inflittigli per motivi pretestuosi e considerati un sopruso delle autorità. Già a settembre, Amnesty International scriveva che "la salute e il benessere" di Navalny "sono a grave rischio, e questo equivale ad un trattamento crudele, disumano o degradante". 

16:44

Borrell, sulla Cina l'Ue ha interessi diversi dagli Usa

"L'Europa non potrà mai essere equidistante fra Stati Uniti e Cina poiché non condividiamo lo stesso modello di Pechino. Ma noi abbiamo un nostro specifico interesse e anche Washington ha un suo interesse: tra alleati si deve discutere per capire come possiamo rendere compatibili i nostri interessi". Lo ha detto l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell nel corso di un'intervista con l'Ansa e altre testate. "Ma c'è un triangolo, Usa Cina ed Europa, e la dinamica di questo triangolo determinerà il 21esimo secolo: il punto in cui si posizione l'Ue nel triangolo è l'obiettivo principale della nostra politica estera".

17:09

Armenia riconosce validità Cpi, Putin rischia arresto se visita il Paese alleato

La Corte costituzionale armena ha riconosciuto che gli obblighi assunti con l'adesione alla Corte penale internazionale, che ha da poco chiesto l'arresto di Vladimir Putin per la deportazione di minori ucraini in Russia, non contraddice la Costituzionale. Il pronunciamento letto dal Presidente della Corte, Arman Dilanyan, entra in vigore immediatamente. Questo significa che il Presidente russo non può recarsi nell' 'alleata' Armenia, a meno di non essere arrestato. L'Armenia fa parte dell'Unione euroasiatica e dell'Organizzazione del Trattato di sicurezza collettivo, al fianco della Russia. Erevan aveva sottoscritto lo statuto della Corte nel 1998 ma lo ha ratificato solo lo scorso dicembre, per denunciare l'Azerbaigian per i crimini commessi nel Nagorno.

17:23

Kiev, truppe russe bombardano Chernihiv, un civile ucciso

Le truppe russe hanno bombardato la regione ucraina di Chernihiv, uccidendo un residente locale. Lo riporta Ukrinform. "Intorno alle 12:20, è stato ricevuto un rapporto su un attacco, probabilmente da mortaio da 120 mm, nell'area dell'insediamento di Horodyshche", ha pubblicato su Telegram il comando operativo Nord ucraino. "Una casa privata è stata bruciata e un residente locale è stato ucciso". 

17:37

Kiev, centrale Zaporizhzhia rischia scenario da Fukushima

"A seguito del calo dell'acqua dal bacino idrico di Kakhovka, esiste il rischio di un guasto dei sistemi di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande centrale nucleare d'Europa. Questo potrebbe significare un possibile scenario di Fukushima nel mezzo del continente europeo a causa della Russia". A sostenerlo è il ministro della Protezione ambientale e Risorse naturali dell'Ucraina, Ruslan Strilets, in un aggiornamento su Facebook. Secondo il ministro, quasi 5 milioni di ucraini non hanno accesso all'acqua potabile, e un altro 70% della popolazione potrebbe rimanere senza questa risorsa a causa dei bombardamenti russi.

17:59

Mosca, Mig-29 slovacchi a Kiev violano regole riesportazione

L'invio di aerei da caccia Mig-29 da parte della Slovacchia all'Ucraina è una "patente violazione degli obblighi internazionali" di Bratislava sulla riesportazione di armamenti russi. Lo ha detto il Servizio federale russo per la cooperazione tecnico-militare, citato dalle agenzie russe. La fornitura degli aerei all'Ucraina è "un atto ostile teso alla distruzione delle relazioni bilaterali" con Mosca, aggiunge la stessa fonte.

18:02

Ft, Lula proporrà alla Cina un "club per la pace"

Il presidente brasiliano Luiz Inàcio Lula da Silva proporrà un "club per la pace" assieme alla Cina; l'obiettivo dell'alleanza sarebbe di mediare fra i due contendenti e puntare alla fine del conflitto in Ucraina. Secondo quanto anticipa il Financial Times, Lula presenterà la proposta direttamente al presidente Xi Jinping durante la sua prossima visita a Pechino.

18:20

Giornalista russa condannata a 6 anni per notizie false trasferita in un ospedale psichiatrico

La giornalista russa Maria Ponomarenko, condannata a sei anni di carcere lo scorso febbraio dopo essere stata giudicata colpevole di aver diffuso notizie false sulle forze militari dal tribunale distrettuale Leninsky della città di Barnaul, in Siberia, per un post su Instagram in cui denunciava le vittime civili del bombardamento del teatro di Mariupol è stata aggredita in carcere e trasferita in un ospedale psichiatrico. A denunciarlo è l'organizzazione che in Russia offre sostegno alle persone perseguite per motivi politici, Ovd-Info. Il trasferimento è avvenuto il 17 di questo mese.

Ponomarenko, 45 anni, che lavorava per il sito di notizie RusNews, era stata arrestata ad aprile dello scorso anno, un mese dopo la pubblicazione del post contestato. A novembre, due mesi dopo che aveva denunciato il deterioramento delle sue condizioni fisiche e mentali a causa della detenzione, era stata trasferita agli arresti domiciliari.

Ma era poi stata di nuovo trasferita in carcere. "Come è possibile che io sia vittima di censura militare se non c'è in corso una guerra, ma solo una operazione militare speciale?", aveva affermato nella sua dichiarazione finale, nel processo.

18:39

Media, oppositrice russa avvelenata con metalli pesanti

Una politica dell'opposizione, Elvira Vikhareva, è stata avvelenata da sali di metalli pesanti. Lo riferisce l'agenzia russa Sota specificando che il fatto è avvenuto diversi mesi fa.Vikhareva avrebbe svolto test di laboratorio dopo aver iniziato a manifestare alcuni sintomi da avvelenamento. Secondo Sota, nel sangue di Vikhareva è stato trovato bicromato di potassio, una sostanza altamente tossica e cancerogena. Vikhareva ha detto ai giornalisti di aver cominciato ad avere forti dolori allo stomaco, aumento della frequenza cardiaca, intorpidimento delle estremità, spasmi muscolari, svenimenti e perdita di capelli.

 19:02

Eliseo, Macron in Cina anche per ritorno alla pace in Ucraina

Il presidente francese, Emmanuel Macron, approfitterà della sua visita di Stato in Cina dal 5 all'8 aprile prossimi per "lavorare" con il suo omologo cinese Xi Jinping "nella direzione di un ritorno alla pace" in Ucraina. E' quanto spiega l'Eliseo. La presidenza francese precisa che Macron si recherà a Pechino e a Canton e che è "impegnato a mantenere un dialogo costante ed esigente con la Cina".

19:39

Podolyak conferma, 'a Bakhmut prepariamo la controffensiva'

Da Bakhmut "non ci ritiriamo". Lo ha ribadito in un'intervista all'Ansa Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, spiegando che "ci sono battaglie abbastanza intense in tutte le direzioni, allo stesso tempo noi stiamo compiendo lì una missione importante, stiamo eliminando il resto delle forze russe, quelli che sono ancora in grado di combattere. Ma stiamo anche accumulando le nostre risorse e stiamo completando le nuove brigate per la controffensiva". E conferma: "Sì, si stanno studiando possibili scenari previsti dalla stato maggiore, di cui non possiamo ovviamente dare dettagli, ma ci sono. E noi ci prepariamo in due sensi: da una parte ci difendiamo e dall'altro ci prepariamo per la controffensiva".

19:50

Difensore civico ucraino critica accuse Onu, 'diano prove'

Il difensore civico ucraino, Dmytro Lubinets, ha dichiarato di non concordare con le conclusioni della missione Onu in Ucraina secondo cui le forze di Kiev sarebbero responsabili di esecuzioni sommarie di prigionieri russi. "Vorrei conoscere i fatti e gli argomenti indiscutibili su cui si basano le conclusioni della Missione in merito a presunte violazioni da parte ucraina", ha affermato Lubinets su Telegram. "Sottolineo ancora una volta: l'Ucraina aderisce alle Convenzioni di Ginevra, al diritto internazionale ed è aperta alle organizzazioni internazionali".

20:10

Ucraina, al via produzione nazionale di droni

Il governo di Kiev ha varato l'attuazione di un progetto sperimentale biennale di approvvigionamento per la difesa di sistemi senza pilota di produzione nazionale. Lo ha reso noto il vice primo ministro della trasformazione digitale Mykhailo Fedorov su Telegram. "Il governo ha lanciato la produzione di massa di droni in Ucraina. È

stata approvata una risoluzione veramente storica per la vittoria, che accelererà in modo significativo la creazione e la consegna di droni al fronte e, cosa più importante, creerà le condizioni per il rapido sviluppo delle forze militari ucraine. Ciò consentirà ai produttori di UAV di svilupparsi più attivamente, espandersi, reinvestire i profitti e competere con le società straniere. Invece di spendere mesi in documenti inutili e lavoro burocratico, l'autorizzazione per l'uso degli UAV, il loro acquisto e la consegna al fronte saranno accelerati".

20:23

 Biden, attacco a membro Nato è attacco a tutti

"Un attacco contro uno è un attacco contro tutti": lo ha ribadito Joe Biden, rilanciando l'impegno della mutua difesa dei Paesi Nato mentre parlava del conflitto ucraino al parlamento di Ottawa.

20:54

Polonia rimprovera la Germania di non essere stata "generosa" con l'Ucraina

Il primo ministro della Polonia, Mateusz Morawiecki, ha criticato le autorità tedesche per non essere state "generose come avrebbero dovuto essere" con l'Ucraina, anche se ha chiarito che non si tratta di un attacco a Berlino, ma di una radiografia di qualcosa "ovvio". Per il capo del governo polacco, la risposta della Germania non è stata all'altezza di quello che è "di gran lunga il Paese più ricco e più grande" dell'Unione europea. "Dovrebbero inviare più armi, inviare più munizioni e dare più soldi all'Ucraina", ha detto. Durante un'intervista al quotidiano Politico a margine dell'ultimo vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione Europea a Bruxelles, Morawiecki ha incoraggiato la più grande economia del blocco comunitario a fare un passo avanti e guidare il Support Ukraine.

21:26

Intelligence Kiev: "Occupanti vendono proprietà e lasciano la Crimea"

"Le autorità di occupazione russe della Crimea hanno iniziato l'evacuazione dalla penisola conquistata". Lo ha dichiarato Andriy Yusov, un rappresentante della direzione principale dell'intelligence del ministero della Difesa dell'Ucraina, precisando che il comando russo e l'amministrazione sulla penisola stanno vendendo molte proprietà immobiliari e stanno portando le loro famiglie fuori dalla Crimea. "Ma ai privati cittadini viene detto: non preoccuparti, tutto è calmo, tutto è sotto controllo e che l"operazione specialè sta andando secondo i piani...", ha aggiunto Yusov.

22:04

Biden: "Manterremo la pressione su Putin e gli aiuti a Kiev"

 ?"Manterremo la pressione su Putin con le sanzioni e continueremo a fornire assistenza a Kiev": lo ha detto Joe Biden in una conferenza stampa congiunta ad Ottawa con il premier canadese Justin Trudeau.

22:30

Biden: "Finora la Cina non ha fornito armi alla Russia"

La Cina ha preso un impegno significativo con la Russia ma finora non ha fornito armi a Mosca: lo ha detto Joe Biden in una conferenza stampa congiunta ad Ottawa con il  premier canadese Justin Trudeau.

22:54

Russia: Navalny in cella di punizione per la 12esima volta in 8 mesi

L'oppositore russo Alexey Navalny è stato mandato per la dodicesima volta in otto mesi di detenzione in una "cella di punizione". Questa volta, la sua colpa è stata quella di "presentarsi in modo inappropriato". È quanto si legge sul profilo Twitter dell'uomo politico, che sta scontando una condanna a nove anni di carcere. "Il mio lussuoso ed elitario soggiorno di quasi due mesi nella cella "buona" (caffè e due libri) è stato interrotto senza cuore e sono stato nuovamente mandato in fondo al corridoio nella cella "cattiva" (acqua calda e un libro)", ha scritto Navalny, citato dalla testata russa indipendente Meduza. La punizione dovrebbe durare 15 giorni.

Chi è Elvira Vikhareva,  l’oppositrice di Putin avvelenata: «Non starò zitta». Monica Ricci Sargentini su Il Corriere della Sera il 25 marzo 2023.

Nel sangue della giovane politica tracce di bicromato di potassio, sostanza cancerogena e altamente tossica. Ma lei avvisa i suoi nemici: «Non starò zitta e non mi nasconderò in un angolo»

Dolori allo stomaco, aumento della frequenza cardiaca, intorpidimento delle estremità, spasmi muscolari, svenimenti e perdita di capelli. Sono questi i sintomi che hanno portato Elvira Vikhareva, un’esponente dell’opposizione politica a Putin, ad andare dal medico lo scorso febbraio. Il verdetto è stato pesante: avvelenamento con sali di metalli pesanti. A denunciare il caso è stata l’agenzia russa Sota, che ha avuto accesso agli esiti di alcune analisi del sangue di Vikhareva in cui sono stati riscontrate tracce di bicromato di potassio, una sostanza cancerogena e altamente tossica. Non una novità per il Cremlino, abituato a silenziare l’opposizione con metodi simili, come testimoniato dal caso di Alexei Navalny.

Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina

Vikhareva ha cominciato a sentirsi male tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, poi una ricaduta a febbraio. A quel punto la giovane, 32 anni, si è decisa ad andare dal medico e ha scoperto la verità. Evidentemente per il regime era diventata un pericolo e così si è deciso ad eliminarla. Ma lei non sembra farsi intimorire e, in un lungo post su Telegram reagisce così: «È ora di rompere il silenzio e raffreddare un po’ l’ardore delle discussioni legate alle notizie sulla mia salute. Primo e, forse, più importante, smettetela di seppellirmi prima del tempo. Morire non è assolutamente nei miei piani». E poi chiede ai giornalisti di «trattare con comprensione» la sua situazione. Ma il messaggio più forte è a chi la voleva morta: «Non sperate, non rinuncerò alla mia posizione, non mi nasconderò in un angolo aspettando compassione e non starò zitta». E invita i cittadini a ribellarsi al regime: «Se vogliamo respirare dobbiamo continuare a resistere. L’indifferenza è figlia della guerra e del caos, e oggi ne stiamo raccogliendo i frutti». La giovane 32enne lancia infine un appello a chi leggerà le sue parole: «Il Paese è governato da assassini e codardi - ora lo so meglio di chiunque altro, sulla mia pelle. Il loro potere si basa sul dispotismo e sulla paura. Dobbiamo essere forti di fronte al nemico».

Originaria di Irkutsk, in Siberia, Vikhareva ha lavorato per un periodo in tv e si è laureata in giornalismo. Poi è arrivata la lotta politica, alla quale si è avvicinata nemmeno ventenne durante le proteste contro le frodi elettorali del 2011. Nel 2019 era ancora in piazza contro l’esclusione di decine di candidati dalle elezioni. Anche a lei è toccata la stessa sorte nel 2022, come scrive sul suo sito: intendeva candidarsi al consiglio comunale nel suo distretto di Mosca, ma un tribunale glielo ha impedito, adducendo irregolarità nei suoi documenti di registrazione. L’anno prima aveva provato a entrare alla Duma di Stato perdendo, secondo i risultati del voto elettronico, contro il presentatore televisivo e candidato di Russia Unita Timofey Bazhenov.

In un’intervista a Le Monde qualche mese fa diceva di non avere il diritto di giudicare i politici russi che se ne andavano temendo per la propria vita. Per lei, però era diverso. Conosceva i rischi, «dalla prigione al veleno», ma sentiva di avere la responsabilità morale di restare, soprattutto ora.

Ultimamente la giovane politica era sparita dai collegamenti video con altri oppositori, e questo potrebbe significare che i segni dell’avvelenamento sono visibili anche sul suo volto.

«Putin vuole la morte di Navalny. Lo uccidono lentamente»: parlano Roher e Grozev, regista e autore del documentario da Oscar sull’oppositore russo

Guerra Ucraina - Russia, le news del 25 marzo.

La Repubblica. Putin: "Dispiegheremo armi nucleari tattiche in Bielorussia"

Kiev denuncia la presenza di due navi russe con missili cruise nel Mar Nero. Dalla Russia la notizia del possibile ridimensionamento dell'offensiva di primavera. Medvedev: "Servono 1,5 milioni soldati, anche a contratto". Graziati oltre 5mila detenuti arruolati da Wagner. Paesi nordici pianificano una difesa aerea congiunta per difendersi da Mosca

"Il primo luglio sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia. Mosca e Minsk hanno convenuto che, senza violare i loro obblighi ai sensi del Trattato Start, avrebbero dispiegato lì armi nucleari tattiche", lo ha annunciato oggi il presidente russo, Vladimir Putin, in una intervista ai media russi. "Non stiamo trasferendo le nostre armi nucleari tattiche alla Bielorussia, ma le schiereremo e addestreremo i militari, così come fanno gli Stati Uniti in Europa", ha specificato Putin. Il presidente russo ha fatto sapere che la Russia produrrà 1.600 nuovi tank.

I comandanti delle forze aeree di Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca hanno firmato una lettera d'intenti per creare una difesa aerea nordica unificata volta a contrastare la crescente minaccia della Russia. L'obiettivo è quello di poter operare in modo congiunto, sulla base delle modalità operative già note nell'ambito della Nato. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ricordato a Putin "l'importanza di mettere fine al conflitto" in Ucraina, "attraverso negoziati il prima possibile".

Punti chiave

22:55

Casa Bianca: "Non ci sono indicazioni che Russia si prepari a usare armi nucleari"

18:16

Putin, dispiegheremo armi nucleari tattiche in Bielorussia

17:55

Russia accusa Azerbaijian di aver violato cessate il fuoco con Armenia

12:34

Telefonata tra Erdogan e Putin: colloqui con l'Ucraina il prima possibile

09:17

I paesi nordici pianificano una difesa aerea congiunta per difendersi dalla Russia

07:24

Media: "Mosca ridimensiona l'offensiva di primavera"

02:14

Biden: "Finora dalla Cina nessuna arma alla Russia"

00:49

Intelligence Kiev: "Molti russi lasciano la Crimea"

"Le autorità di occupazione russe della Crimea hanno iniziato l'evacuazione dalla penisola conquistata". Lo ha detto Andriy Yusov, un rappresentante della direzione principale dell'intelligence del ministero della Difesa dell'Ucraina, precisando che il comando russo e l'amministrazione sulla penisola stanno vendendo molte proprietà immobiliari e stanno portando le loro famiglie fuori dalla Crimea. "Ma ai privati cittadini viene detto: non preoccuparti, tutto è calmo, tutto è sotto controllo e che l"operazione speciale' sta andando secondo i piani...", ha aggiunto.

02:14

Biden: "Finora dalla Cina nessuna arma alla Russia"

La Cina non ha finora fornito nessuna arma alla Russia, nonostante i timori espressi dai Paesi occidentali che sostengono l'Ucraina. A dirlo a Ottawa - dove si trova in visita ufficiale - è stato il presidente americano Joe Biden. "Questo non vuol dire che non lo faranno, ma non l'hanno ancora fatto - ha osservato il capo della Casa Bianca - Non prendo la Cina alla leggera. Non prendo la Russia alla leggera", ha aggiunto, sottolineando però che le informazioni sul loro avvicinamento sono probabilmente state "esagerate".

05:03

Le autorità di Kherson: "Lasciate la zona vicino al Dnipro"

Il consiglio comunale di Kherson lancia l'allarme su Telegram. "Le truppe russe continuano a terrorizzare la nostra comunità. Gli insediamenti vicino al fiume Dnipro stanno soffrendo di più. A causa dei continui attacchi, è quasi impossibile garantire riscaldamento e acqua lì".

05:08

Kuleba critica l'Onu: "Inaccettabile accusare le vittime"

Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba critica l'Onu per il rapporto in cui denuncia la violazione dei diritti dei prigionieri, su entrambi i fronti. "Inaccettabile dare la responsabilità alle vittime di un'aggressione".

07:24

Media: "Mosca ridimensiona l'offensiva di primavera"

Il Cremlino ha ridimensionato i piani per un'ulteriore offensiva in Ucraina questa primavera e si concentrerà sulla difesa dei territori conquistati in previsione di una avanzata delle forze di Kiev che dovrebbe iniziare a breve: la decisione, secondo fonti anonime interpellate dall'agenzia Bloomberg, sarebbe stata presa alla luce degli scarsi progressi registrati finora sul campo di battaglia. Mosca sta inoltre cercando di arruolare fino a 400.000 "soldati a contratto" quest'anno per rimpiazzare le perdite subite finora. Le autorità russe vorrebbero così evitare un'altra mobilitazione su larga scala in vista della campagna per le elezioni presidenziali del prossimo marzo.

09:17

I paesi nordici pianificano una difesa aerea congiunta per difendersi dalla Russia

I comandanti delle forze aeree di Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca hanno firmato una lettera di intenti per creare una difesa aerea nordica unificata volta a contrastare la crescente minaccia della Russia. L'intenzione è quella di poter operare congiuntamente sulla base di modalità già note di operare sotto la Nato, secondo le dichiarazioni delle forze armate dei quattro paesi.

09:42

Zelensky, "La Cina non si è proposta come mediatore"

 La Cina non si è proposta a Kiev come mediatore nel conflitto in Ucraina: lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un'intervista al quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun. "La Cina non mi ha inviato una proposta per fare da mediatore. Non ho ricevuto la proposta di incontrarci", ha detto Zelensky, aggiungendo: "Inoltre, ho inviato messaggi diretti (a Pechino), attraverso canali diplomatici, dicendo che voglio parlare con il leader della Cina".

09:44

Russia, finisce nel registro degli agenti stranieri: ricercato ex autore dei discorsi di Putin 

La polizia russa ha inserito un ex autore di discorsi per il presidente Vladimir Putin in una lista di ricercati per sospetti crimini. Abbas Gallyamov - riporta il Guardian - ha scritto discorsi per Putin durante il periodo 2008-12, quando il leader russo era primo ministro. Gallyamov, che da anni vive all'estero, in seguito divenne un consulente politico e analista, spesso citato dai media russi e stranieri. Il mese scorso il ministero della giustizia russo ha aggiunto Gallyamov al registro degli agenti stranieri, affermando che "ha distribuito materiali forniti da agenti stranieri a una cerchia di persone, si è espresso contro l'operazione militare speciale in Ucraina e ha partecipato come esperto e a piattaforme informative straniere".

10:58

Russia, presidente Duma: "Vietare attività Cpi e punire chi la aiuta"

Il presidente della Duma,  Vyacheslav Volodin, ha proposto di vietare le attività della Corte penale internazionale in Russia dopo che questa ha emesso un mandato di arresto per il presidente Vladimir Putin, accusandolo di crimini di guerra. Ne dà notizia Interfax. Volodin ha detto che la legislazione russa dovrebbe essere emendata per proibire qualsiasi attività della Cpi in Russia e per punire chiunque le fornisca "assistenza e sostegno".

11:10

Kiev: "Oltre 700 militari russi uccisi e 16 civili ucraini morti ieri"

La Russia ha perso nell'ultimo giorno 720 uomini, facendo salire a 169.890 le perdite fra le sue fila dal giorno dell'attacco di Mosca all'Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Lo rende noto il bollettino quotidiano dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, appena diffuso su Facebook, che riporta cifre che non è possibile verificare in modo indipendente. A seguito degli attacchi russi delle ultime 24 ore, sono invece 16 civili ucraini uccisi e 59 quelli rimasti feriti. Lo ha riferito in una nota il Military Media Center, secondo quanto riporta Ukrinform. "Nelle ultime 24 ore le truppe russe hanno bombardato il territorio di otto regioni dell'Ucraina", si legge nella nota. Secondo il resoconto dei militari ucraini, a oggi le perdite russe sarebbero di circa 169.890 uomini, 3.580 carri armati, 6.887 mezzi corazzati, 2.623 sistemi d'artiglieria, 520 lanciarazzi multipli, 276 sistemi di difesa antiaerea. Stando al bollettino, che specifica che i dati sono in aggiornamento a causa degli intensi combattimenti, le forze russe avrebbero perso anche 305 aerei, 291 elicotteri, 5.483 autoveicoli, 18 unità navali e 2.214 droni.

11:32

Zelensky: "Aspettiamo le armi per lanciare la controffensiva"

L'Ucraina non è ancora in grado di lanciare la sua controffensiva perché sta aspettando un numero sufficiente di armi dai suoi partner: lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky in un'intervista esclusiva al quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun, come riportano i media ucraini. "Stiamo aspettando le munizioni dai nostri partner", ha detto Zelensky, osservando che i russi usano ogni giorno una quantità di munizioni tre volte superiore a quella utilizzata dalle forze di Kiev. L'Ucraina, ha sottolineato, "non può inviare i suoi coraggiosi difensori alla controffensiva senza armi sufficienti".

11:43

Kiev: "Mosca mantiene due navi con missili cruise nel Mar Nero"

La Russia ha mantenuto due navi da guerra armate con un massimo di otto missili da crociera Kalibr nel Mar Nero. Lo ha detto il comando operativo sud dell'Ucraina, secondo quanto riferito da Ukrinform. "La presenza del raggruppamento di navi nemiche nel Mar Nero è stata ridotta a dieci questa mattina. Le navi missilistiche di superficie sono tornate alle loro basi. Ci sono due sottomarini in mare, armati con fino a otto (missili ndr) Kalibr", si legge nel rapporto. Il comando ha avvertito che la minaccia di attacchi missilistici rimane alta. Il 24 marzo, la Russia aveva quattro navi da guerra nel Mar Nero, armate con un massimo di 24 missili da crociera Kalibr.

11:58

Medvedev: "Servono 1,5 milioni soldati, anche a contratto"

L'ex presidente russo e attuale numero due del Consiglio di sicurezza di Mosca, Dmitri Medvedev, ha confermato oggi l'obiettivo del Paese di aumentare le forze dell'esercito a 1,5 milioni di uomini, sottolineando che questo livello dovrà essere raggiunto anche attraverso l'arruolamento di soldati a contratto. Lo riporta Interfax."Credo che un esercito misto basato sia sulla leva, sia sui contratti sia attualmente in linea con il successo della difesa della nostra patria - ha detto oggi Medvedev durante una conferenza stampa -. In secondo luogo, naturalmente, l'operazione militare speciale ha avuto un impatto su di esso, e soprattutto perché la forza di un esercito viene testata durante le azioni militari. In terzo luogo, il nostro esercito deve diventare più grande. E il suo numero è stato annunciato, non è inferiore a 1,5 milioni di persone".

12:13

Ucraina, secondo vertice sul grano nel prossimo autunno

L'Ucraina prevede di tenere il secondo vertice sui cereali nel prossimo autunno per garantire l'ulteriore funzionamento di questa iniziativa umanitaria. Lo ha detto in un'intervista a Ukrinform Maksym Subkh, rappresentante speciale dell'Ucraina per il Medio Oriente e l'Africa. Subkh ha ricordato che quasi tre milioni di tonnellate di grano sono state consegnate in Africa da quando è stata lanciata la Black Sea Grain Initiative e sono stati raccolti circa 200 milioni di dollari di assistenza da parte dei donatori. "Questo autunno, abbiamo in programma di tenere il secondo vertice sui cereali dall'Ucraina per raccogliere fondi aggiuntivi per il funzionamento di questo programma. Pertanto, dobbiamo incoraggiare una gamma più ampia di Paesi ad aderire al programma", ha affermato Subkh. 

12:34

Telefonata tra Erdogan e Putin: colloqui con l'Ucraina il prima possibile

La Turchia sta spingendo per risolvere il conflitto tra Ucraina e Russia e vorrebbe colloqui tra i due Paesi il prima possibile. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan al presidente russo Vladimir Putin, secondo quanto riportato dalla Tass.

14:19

Olimpiadi, Medvedev contro il Cio: "Decisione esclusione atleti russi è decisione politica"

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha criticato le decisioni del Comitato olimpico internazionale e di altre organizzazioni sportive internazionali di vietare agli atleti russi di partecipare ai tornei definendole vergognose e politicamente motivate. In un'intervista con i media russi l'ex presidente russo ha dichiarato: "Il fatto che gli atleti russi non prenderanno parte alle competizioni sportive deriva ovviamente da decisioni motivate politicamente dalle organizzazioni sportive. Vergogna per loro. Intendo tutti, compreso, naturalmente, il Comitato Olimpico e la sua dirigenza". Attualmente, lo sport sta "vivendo tempi difficili", ha aggiunto Medvedev. "È un tremendo calvario per gli atleti. È molto difficile, ti prepari per una gara e poi vieni escluso per motivi politici", ha detto.

14:32

Russia grazia oltre 5 mila detenuti arruolati da Wagner

Oltre 5 mila ex detenuti sono stati graziati dopo aver terminato il loro contratto per combattere in Ucraina come mercenari della Wagner. Lo ha annunciato il fondatore della società di contractor, Evgheni Prigozhin. Il gruppo Wagner, originariamente composto da veterani delle forze armate russe, ha assunto un ruolo sempre più importante nella guerra in Ucraina dopo che l'esercito russo ha subito una serie di umilianti sconfitte lo scorso anno. Prigozhin è emerso dall'ombra e ha reclutato migliaia di uomini dalle carceri, offrendo loro la libertà in cambio del servizio in alcune delle battaglie più pericolose in Ucraina. "In questo momento, più di 5 mila persone sono state rilasciate con la grazia dopo aver concluso i loro contratti con la Wagner", ha detto Prigozhin su Telegram

15:00

Erdogan sente Putin, "negoziati prima possibile"

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ricordato all'omologo russo, Vladimir Putin, "l'importanza di mettere fine al conflitto" in Ucraina, "attraverso negoziati il prima possibile". Lo riporta l'agenzia turca Anadolu, riferendo i contenuti della conversazione telefonica tra i due leader. Erdogan ha poi ringraziato Putin "per il suo atteggiamento positivo riguardo alla proroga" dell'accordo per l'export di grano dal Mar Nero. Entrambi i presidenti hanno anche discusso della cooperazione economica bilaterale, di progetti strategici come la costruzione russa della centrale nucleare di Akkuyu e della necessità di normalizzare i rapporti tra Turchia e Siria con la mediazione russa.

15:55

Russi bombardano punto di consegna di aiuti umanitari a Kherson

Le forze russe hanno bombardato un punto di consegna di aiuti umanitari nella città meridionale di Kherson, ferendo due civili. Lo ha riferito il governatore regionale Oleksandr Prokudin, precisando che i feriti sono una donna di 41 anni e un uomo di 25 anni, ora ricoverati in ospedale a causa delle schegge dell'esplosione. Ieri la Russia aveva effettuato 67 attacchi nelle aree controllate dall'Ucraina dell'oblast di Kherson, sparando 301 proiettili di artiglieria pesante e missili Grad. Kherson è stata colpita sette volte, con 23 proiettili che hanno colpito edifici residenziali e una struttura medica.

16:12

Kiev, a Bakhmut situazione si sta stabilizzando

Il comandante in capo dell'esercito ucraino, Valeri Zaluzhnyi, ha spiegato che nella battaglia di Bakhmut "grazie agli sforzi titanici delle forze di difesa, la situazione si sta stabilizzando". Zaluzhnyi ne ha parlato su Telegram raccontando i contenuti di una telefonata con l'ammiraglio Sir Tony Radakin, capo di stato maggiore della difesa della Gran Bretagna.

16:35

Kiev, due morti in bombardamenti russi nel Donbass

Due persone sono morte oggi nella regione di Donetsk a causa dei bombardamenti russi. Lo ha reso noto su Telegram Andriy Yermak, capo dell'ufficio di presidenza di Kiev. "I russi hanno bombardato Chasiv Yar e Toretsk - ha spiegato -, sono morti due civili di cui una donna".

16:40

Kuleba, Putin introduce i crimini di guerra nello sport

"Non c'è modo per gli atleti russi di competere alle Olimpiadi di Parigi del 2024 o in qualsiasi altro grande evento sportivo, poiché Putin ha già introdotto nello sport non solo la politica, ma anche i crimini di guerra". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. "Lo sport, la propaganda di stato e l'esercito sono indivisibili in Russia", ha precisato Kuleba.

16:43

Medvedev: "Netflix banna film in Russia? Scaricateli illegalmente"

Secondo il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, è giusto scaricare e distribuire su internet copie pirata di opere diventate inaccessibili in Russia a causa della decisione delle compagnie occidentali, come Netflix, che detengono i copyright. Lo riporta l'agenzia russa Tass. "Sai una cosa? Cerca i siti pirati giusti e scarica da loro", ha detto Medvedev in un'intervista ai media russi, commentando la scomparsa, in particolare, di parte della musica occidentale dai servizi online in Russia. "Se ci hanno lasciato, Netflix e gli altri, scaricheremo tutto, lo useremo gratuitamente. E lo diffonderemo su tutto il web per causare loro il massimo danno, in modo che se ne vadano in bancarotta!", ha concluso il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo.

16:58

Biden: Cina "non ha ancora fornito" armi alla Russia

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che la Cina "non ha ancora consegnato" armi alla Russia. "Ciò non significa che non lo farà, ma non l'ha ancora fatto", ha detto durante la sua prima visita ufficiale in Canada dove ha incontrato il primo ministro canadese Justin Trudeau. In una conferenza stampa congiunta con Trudeau, Biden ha messo in dubbio il livello di cooperazione tra Cina e Russia. "Noi abbiamo notevolmente ampliato le nostre alleanze. Dimmi come in effetti vedi una circostanza in cui la Cina ha assunto un impegno significativo con la Russia. Che impegno possono prendere?", ha sottolineato il presidente americano.

17:11

Cinque milioni di ucraini privati di acqua potabile

Il ministro per la protezione dell'ambiente e delle risorse naturali dell'Ucraina, Ruslan Strilets, ha allertato sulla situazione di cinque milioni di ucraini che non hanno accesso all'acqua potabile a causa della guerra. Secondo Strilets, intervenuto alla conferenza dell'Onu sull'acqua per lo sviluppo sostenibile 2023 a New York, circa il 70% della popolazione ucraina rischia di essere privata dell'acqua, a causa dello stato delle infrastrutture idriche del paese danneggiate o distrutte dagli attacchi russi.

Il ministro ha anche avvertito di un possibile disastro nucleare, poiché la fuoriuscita di acqua dal bacino di Kakhovka rischia di interrompere i sistemi di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dalla Russia da un anno. "Ciò significherebbe un possibile scenario Fukushima nel mezzo del continente europeo a causa della russia", ha detto Strilets.

17:55

Russia accusa Azerbaijian di aver violato cessate il fuoco con Armenia

La Russia accusa l'Azerbaijian di aver violato l'accordo di cessate il fuoco del 2020 con l'Armenia, permettendo alle sue truppe di attraversare la linea di demarcazione. "Il 25 marzo 2023 un'unità delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto nel distretto di Shusha, in violazione" dell'accordo del 2020, ha dichiarato il ministero della Difesa russo in un comunicato.

18:16

Putin, dispiegheremo armi nucleari tattiche in Bielorussia

"Il primo luglio sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia. Mosca e Minsk hanno convenuto che, senza violare i loro obblighi ai sensi del Trattato Start, avrebbero dispiegato lì armi nucleari tattiche, come gli Stati Uniti in Europa". Lo annuncia il presidente russo Vladimir Putin citato da Ria Novosti. 

18:23

Putin su munizioni uranio, sappiamo come rispondere

La Russia "ha qualcosa con cui rispondere alle munizioni all'uranio impoverito" che Londra vuole inviare all'Ucraina. Lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, avvertendo che di questo tipo di munizioni la Russia "ne ha centinaia di migliaia". Secondo il leader del Cremlino, le notizie sulla fornitura di munizioni, comprese quelle all'uranio impoverito, da parte dei Paesi occidentali all'Ucraina sembrano un tentativo di interrompere i negoziati russo-cinesi. "Lo stesso giorno, in cui il presidente Xi Jinping ha mostrato i principi positivi del piano cinese per una soluzione pacifica in Ucraina, abbiamo appreso della fornitura di un milione di proiettili all'Ucraina dai Paesi occidentali, dagli istigatori di questo conflitto", ha detto Putin.  "Il giorno successivo, proprio prima dell'incontro con la stampa, abbiamo appreso della storia che il Regno Unito avrebbe fornito proiettili con uranio impoverito. E' come se gli occidentali lo avessero fatto apposta per interrompere in qualche modo i nostri negoziati o influenzarli in qualche modo", ha aggiunto il presidente.

18:33

 Nord Stream: Putin, esplosioni "opera dell'intelligence Usa"

"Sono completamente d'accordo con le conclusioni secondo cui le esplosioni ai gasdotti" Nord Stream e Nord Stream 2 "sono opera delle agenzie di intelligence statunitensi". Lo ha detto il leader del Cremlino, Vladimir Putin, parlando alla tv russa

18:34

Putin, la Russia produrrà 1.600 tank in un anno

"La Russia produrrà oltre 1.600 carri armati entro un anno. Il numero totale di carri armati russi supererà così il numero di carri armati ucraini di oltre tre volte". Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin.

18:37

Putin, Xi interlocutore interessante, sa tutto in dettaglio

"Il leader della Repubblica popolare cinese è un interlocutore molto interessante, conosce tutto nei dettagli". E' l'opinione su Xi Jinping raccontata dal presidente russo Vladimir Putin intervistato in tv dopo la missione a Mosca del leader di Pechino. "Seduti accanto al caminetto e bevendo del tè, abbiamo parlato di tutto con calma", ha aggiunto Putin, "abbiamo affrontato la situazione internazionale e il leader della Repubblica popolare cinese ha prestato molta attenzione a rivelare gli inizi positivi del piano di pace cinese".

18:54

Putin,missili e aerei in Bielorussia con capacità nucleare

"La Russia ha già consegnato alla Bielorussia il sistema missilistico Iskander, in grado di trasportare armi nucleari".  Lo annuncia il presidente russo Vladimir Putin citato dalla Tass. "Schiereremo in Bielorussia anche 10 aerei in grado di trasportare armi nucleari tattiche", ha poi aggiunto Putin nell'intervista ai media russi.

19:23

Putin, ho invitato Xi nel mio appartamento privato al Cremlino

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato di aver invitato il presidente cinese Xi Jinping nel suo appartamento al Cremlino, dove ultimamente trascorre molto tempo e dove hanno discusso di affari mondiali. Lo riporta Ria Novosti. "Abbiamo fatto un pranzo di lavoro, poi ho invitato il presidente, come amico, a trasferirsi in un'altra stanza - ha detto Putin -. Ho un appartamento qui, dove trascorro molto tempo ultimamente, e lavoro qui e passo la notte molto spesso, quindi ci siamo trasferiti lì. Seduti al caminetto e sorseggiando il tè, parlando di tutto lentamente".

19:36

Kiev, 5 civili feriti nel bombardamento russo a Kherson

"Cinque civili sono rimasti feriti a Kherson a seguito degli attacchi odierni delle forze d'invasione russe" Lo ha detto Oleksandr Tolokonnikov, capo dell'ufficio stampa dell'amministrazione locale, riferisce Ukrinform.

20:13

Putin, Russia e Cina uniranno forze in aree ad alta tecnologia

Russia e Cina cercheranno di unire le forze nelle aree ad alta tecnologia in cui entrambi i paesi sono altamente competitivi. Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin, citato da Ria Novosti. "Naturalmente, ci impegneremo per assicurarci di unire i nostri sforzi nelle industrie high-tech più promettenti, dove ognuno di noi ha un certo livello di competitività elevato e ben sviluppato nei mercati mondiali", ha detto Putin nell'intervista a Pavel Zarubin sul canale " Russia 24" .

20:19

Kiev a Medvedev su Netflix, ecco vero volto grande cultura russa

Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, replica al vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, secondo il quale è giusto scaricare e distribuire su internet copie pirata di opere diventate inaccessibili in Russia a causa della decisione delle compagnie occidentali, come Netflix, che detengono i copyright. "Di nuovo i funzionari russi ( Peskov e Medvedev) hanno confessato un reato chiedendo ai russi di distribuire copie pirata di film e musica", scrive Podolyak su Twitter. "Se sei un ladro, sei sempre un ladro... la Federazione russa ruba sempre. Non crea e inventa, ma ruba - aggiunge -. Il vero volto della grande cultura russa". 

20:52

Zelensky,Russia deve perdere in tutti i campi, non solo militare

"Passo dopo passo, stiamo facendo tutto il possibile affinché la Russia perda sul campo di battaglia, nell'economia, nelle relazioni internazionali, nei suoi tentativi di sostituire la verità storica con alcuni miti imperiali. Il Cremlino sta perdendo nei suoi sforzi per schiavizzare il nostro popolo". Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, scrive Ukrainska Pravda. "La sconfitta su vasta scala della Russia sarà una garanzia affidabile contro nuove aggressioni e crisi", ha aggiunto.

21:06

Zelensky, con aiuti siamo diventati più forti

"Un'altra settimana di difesa è quasi finita, un'altra settimana in cui l'Ucraina è diventata più forte. E quando il nemico è diventato ancora più isolato, ancora più senza speranza", ha detto il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky. Il presidente ha ricordato il patto con il Giappone e gli aiuti ricevuti "da Stati Uniti, Lituania, Finlandia e Germania. Inoltre, il parlamento svedese ha approvato l'11   pacchetto di sostegno alla difesa per l'Ucraina". Dopo aver sottolineato che la Russia deve essere sconfitta in tutti i campi, il presidente ha detto che "è la sconfitta su vasta scala della Russia che sarà una garanzia affidabile contro nuove aggressioni e crisi".

21:32

Aiea: "A Zaporizhzhia prossima settimana, situazione grave"

Il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) visiterà la prossima settimana la centrale nucleare di Zaporizhzhia, nel sud-est dell'Ucraina. La missione di Rafael Grossi, come si legge in una nota dell'Aiea, servirà a valutare quella che l'agenzia ha definito una "grave situazione di sicurezza" nel sito, sotto il controllo delle forze russe. I pericoli per la sicurezza nucleare sono "fin troppo evidenti", si denuncia.

21:59

Media, Gazprom riduce del 15% export gas verso l'Ue via Ucraina

La compagnia petrolifera russa Gazprom riduce del 15% le esportazioni di gas verso l'Ue attraverso l'Ucraina. Lo riferisce Kyiv Independent, ricordando che ieri Gazprom ha registrato un flusso di transito di gas pari a 42,5 milioni di metri cubi. Il giorno dopo, il volume è sceso a 36,2 milioni di metri cubi.

22:55

Casa Bianca: "Non ci sono indicazioni che Russia si prepari a usare armi nucleari"

La Casa Bianca: "Non ci sono indicazioni che la Russia si prepari all'uso di armi nucleari"

Guerra Ucraina - Russia, le news del 26 marzo.

La Repubblica. Putin: "Superate tutte le linee rosse con le armi a Kiev"

Il leader del Cremlino risponde indirettamente a Zelensky, secondo il quale ora l'Ucraina è più forte grazie agli aiuti occidentali. Borrell annuncia nuove sanzioni per il dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia. Mosca denuncia un tentato attacco ucraino con drone su Tula

Il presidente russo Vladimir Putin, un'intervista al canale televisivo Rossiya-1, torna ad attaccare l'Occidente, che è "istigatore del conflitto" e ha "superato tutte le linee rosse con l'invio delle armi a Kiev". Questo mentre il leader ucraino Volodymyr Zelensky dice che gli aiuti alleati renderanno l'Ucraina "più forte".

Sul terreno, i russi continuano a bombardare pesantemente, anche grazie, sostiene la Difesa britannica, ai nuovi droni arrivati dall'Iran.

Ieri l'annuncio di Putin sul trasferimento di armi nucleari tattiche in Bielorussia ha alzato il livello della minaccia nucleare. E ha allarmato i vicini: in attesa che si sblocchi la loro richiesta di entrare a far parte della Nato, Svezia e Finlandia fanno quadrato in funzione anti-russa, firmando con Norvegia e Danimarca una lettera d'intenti per creare una difesa aerea unificata. La situazione resta molto difficile a Zaporizhzhia, dove la prossima settimana tornerà il numero uno dell'Aiea Grossi.

La guerra in Ucraina, cosa c'è da sapere

Viaggio nella prigione ucraina dove sono rinchiusi i russi

Lo speciale sull'anniversario della guerra

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Dossier - Sentieri di guerra

Le notizie in diretta dal conflitto Ucraina-Russia

Punti chiave

20:11

Mosca: "Kiev ha tentato attacco con drone su Tula"

17:51

Usa: "Armi nucleari russe in Bielorussia? Non ci risulta"

16:01

Armi nucleari Bielorussia, Borrell: "Pronti a nuove sanzioni"

15:17

Kiev chiede riunione urgente Consiglio di sicurezza Onu per il "ricatto nucleare russo"

14:59

Nato: "La retorica della guerra nucleare di Mosca è pericolosa e irresponsabile"

11:24

Difesa britannica: "La Russia ha ricevuto altri droni iraniani"

10:57

Putin: "Nato globale fino in Asia come Asse della Germania nazista"

09:52

Putin: "Con la Cina non stiamo creando una alleanza militare"

08:32

Kiev: "Minsk ostaggio nucleare del Cremlino"

01:25

Zelensky: "Con gli aiuti siamo diventati più forti"

01:25

Zelensky: "Con gli aiuti siamo diventati più forti"

E' un messaggio di ottimismo quello rivolto da Volodymr Zelensky al popolo ucraino: "Un'altra settimana in cui ci siamo difesi è quasi finita, un'altra settimana in cui l'Ucraina è diventata più forte. E in cui il nemico è diventato ancora più isolato, ancora più senza speranza". Ed ha aggiunto: "La Russia deve perdere sul campo di battaglia, nell'economia, nelle relazioni internazionali, nei suoi tentativi di sostituire la verità storica con una sorta di mito imperiale".

01:31

Grossi (Aiea) la prossima settimana a Zaporizhzhia

Il capo dell'Osservatorio nucleare delle Nazioni Unite, Rafael Grossi, ha annunciato che la prossima settimana andrà all'impianto ucraino di Zaporizhzhia, mettendo in guardia dalla situazione "precaria" in cui versa. La centrale nucleare più grande d'Europa, conquistata dalla Russia un anno fa, è stata oggetto di frequenti bombardamenti nell'area. Grossi si recherà all'impianto per la seconda volta dall'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca "per valutare in prima persona la grave situazione della sicurezza nucleare dell'impianto", ha dichiarato l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA). "Nonostante la nostra presenza nel sito da sette mesi, la situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia è ancora precaria", scrive Grossi in un comunicato.

06:44

Bombe russe nell'oblast di Dnipropetrovsk

Il governatore dell'oblast di Dnipropetrovsk Serhii Lysak ha riferito su Telegram che le truppe russe hanno preso di mira due delle comunità della regione con artiglieria e droni. La comunità di Marhanets e quella di Velykomykhailivska sono state colpite.

04:46

Borrell: "Non ripeteremo la dipendenza dal gas russo"

L'Unione europea sta cercando di evitare di essere dipendente dalla Cina come lo è stata dal gas russo. Lo ha detto l'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Unione, Josep Borrell, durante il suo discorso al vertice iberoamericano a Santo Domingo, invitando a rafforzare il commercio con l'America Latina. "Abbiamo scoperto che le dipendenze, che erano elementi costitutivi della pace, sono anche armi che possono essere rivolte contro di noi", ha detto Borrell, indicando "l'eccessiva dipendenza dell'Europa dal gas russo". Secondo Borrell, questa dipendenza "fa pensare a Putin di poter invadere l'Ucraina nella totale impunità perchè l'Europa, 'prigioniera' del gas, il 40% del quale viene dalla Russia, non reagirebbe".

05:15

Mosca: "Distrutti gruppi di sabotaggio ucraini a Kupyansk"

Le truppe Zapad hanno distrutto altri cinque gruppi di ricognizione e sabotaggio ucraini scoperti nella regione di Kharkiv, in direzione di Kupyansk. Lo ha detto alla Tass Sergey Zybinsky, portavoce del gruppo militare russo.  Secondo il militare, durante il combattimento contro la batteria, l'artiglieria del gruppo Zapad ha anche distrutto due supporti di artiglieria semoventi di fabbricazione polacca "Crab" e un D- 20 obice nell'area di Prilipko.

07:17

Pentagono: nessun segnale sull'uso di armi nucleari da parte di Mosca

Il Pentagono fa sapere di non avere alcuna informazione di intelligence che indichi l'intenzione della Russia di utilizzare armi nucleari.  "Abbiamo ricevuto notizie su questo annuncio russo, sul trasferimento di armi nucleari a Minsk, e continueremo a monitorare la situazione. Non vediamo alcun motivo per adeguare il dispiegamento delle nostre forze nucleari e nessuna indicazione che la Russia sia pronta a utilizzare armi nucleari"

08:32

Kiev: "Minsk ostaggio nucleare del Cremlino"

Per il capo della sicurezza nazionale ucraina, Oleksiy Danilov uno degli uomini più vicini al presidente Zelensky, la minaccia di Putin porterà a Mosca problemi con i suoi alleati: "La base per le armi nucleari in Bielorussia porterà a una destabilizzazione interna a Minsk". Spiegando: "Il Cremlino ha preso la Bielorussia come ostaggio nucleare".

09:31

Kiev: "Oltre 170mila soldati russi uccisi da inizio guerra"

Sono 170.550 i soldati russi uccisi in Ucraina dall'inizio dell'invasione, inclusi 660 nella giornata di ieri, secondo l'esercito di Kiev. Nel suo aggiornamento sulle perdite subite finora da Mosca, l'esercito ucraino indica inoltre che si registrano 305 caccia, 291elicotteri e 2.216 droni russi abbattuti. Lo riportano i media nazionali.

Le forze di Kiev affermano di aver distrutto anche 3.595 carri armati russi, 2.631 sistemi di artiglieria, 6.947 veicoli blindati da combattimento, 18 navi, 522 sistemi missilistici a lancio multiplo, 277 sistemi di difesa antiaerea e 911 missili da crociera.

09:52

Putin: "Con la Cina non stiamo creando una alleanza militare"

Russia e Cina stanno sviluppando una cooperazione, anche tecnico-militare, ma "questa non è un'alleanza militare". Lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, in una intervista televisiva citata dalla Tass. "Questo non è assolutamente vero", ha risposto il leader del Cremlino alla domanda se la cooperazione tra Mosca e Pechino costituisca una minaccia per l'Occidente. "Non stiamo creando alcuna alleanza militare con la Cina. Sì, abbiamo anche una cooperazione nel campo della cooperazione tecnico-militare, non la nascondiamo, ma è trasparente, non c'è nulla di segreto", ha detto Putin.

10:24

Isw: Putin voleva le armi nucleari a Minsk prima della guerra

Il presidente russo Vladimir Putin probabilmente voleva schierare armi nucleari in Bielorussia anche prima dell'invasione dell'Ucraina: lo afferma l'Istituto per lo studio della guerra, come riportano i media ucraini, commentando l'annuncio di ieri del Cremlino di voler dispiegare armi nucleari tattiche nel Paese.

Tuttavia, secondo gli analisti del centro studi statunitense, Putin ha poi deciso di far coincidere il dispiegamento di queste armi a Minsk con l'avvio di una nuova campagna d'informazione volta ad intimidire l'Ucraina ed i Paesi dell'Ue.

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko aveva suggerito a Mosca di collocare armi nucleari sul territorio del Paese già dal 30 novembre 2021, prosegue il rapporto, e nel febbraio 2022 Minsk aveva annullato la clausola costituzionale che garantiva lo status neutrale della Bielorussia.

10:41

Berlino: l'annuncio Putin sulle armi in Bielorussia è un tentativo di intimidazione

Il ministero degli Esteri tedesco considera l'annuncio del presidente russo, Vladimir Putin, di schierare armi nucleari tattiche russe in Bielorussia un "tentativo di intimidazione". Lo riferisce Die Welt.

10:57

Putin: "Nato globale fino in Asia come Asse della Germania nazista"

L'idea di creare una "Nato globale" con la partecipazione dei Paesi dell'Asia-Pacifico ricorda l'alleanza militare delle potenze dell'Asse ai tempi della seconda guerra mondiale, secondo quanto affermato il presidente russo Vladimir Putin in un'intervista trasmessa dal canale televisivo Rossiya-24 ripresa da Interfax.

"Cosa stanno facendo gli Stati Uniti? - ha detto - Stanno creando sempre più alleanze. E questo dà motivo agli analisti occidentali, agli analisti politici occidentali di dire solo che l'Occidente sta costruendo nuovi 'assi'. Sono gli analisti occidentali, non noi, a dire che l'Occidente sta iniziando a costruire un nuovo asse simile a quello creato negli anni '30 dal regime nazista in Germania, quello fascista in Italia e il Giappone militarista", ha sottolineato il presidente.

Nel 2022, la Nato ha approvato un nuovo concetto di sviluppo strategico, ha affermato Putin. "E proprio lì ha affermato che la Nato intende sviluppare le relazioni con i Paesi della regione Asia-Pacifico", menzionando Nuova Zelanda, Australia e Corea del Sud quali futuri partner di una "Nato globale". "Il Regno Unito e il Giappone hanno persino firmato un accordo sulla reciproca apertura, in altre parole sullo stabilire contatti e sviluppare relazioni nel settore militare, all'inizio dell'anno, credo a gennaio", ha detto Putin. Insomma una alleanza che, secondo il presidente russo, ricalca gli equilibri precedenti alla seconda guerra mondiale.

11:24

Difesa britannica: "La Russia ha ricevuto altri droni iraniani"

"Dall'inizio del mese, la Russia ha probabilmente lanciato almeno 71 veicoli aerei senza equipaggio Shahed progettati dall'Iran contro obiettivi in tutta l'Ucraina. Questi attacchi, che hanno fatto seguito a una pausa di due settimane alla fine di febbraio, potrebbero stare a significare che Mosca ha iniziato a ricevere rifornimenti regolari di un piccolo numero di droni Shahed". Lo scrive su Twitter su il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano sulla guerra russo-ucraina.

"La Russia sta probabilmente lanciando Shahed da due basi - aggiunge l'intelligence di Londra - Dal Krasnodar Krai russo, a est, e dalla regione di Bryansk, a nord-est. Ciò consente alla Russia la flessibilità di prendere di mira un ampio settore dell'Ucraina e riduce il tempo di volo verso obiettivi nel nord del Paese".

11:46

Kiev: respinti in un giorno 85 attacchi russi

Le forze ucraine hanno respinto più di 85 attacchi russi nell'ultimo giorno di guerra. Lo ha dichiarato lo stato maggiore delle forze armate ucraine nel suo aggiornamento mattutino. Secondo quanto riferito, le truppe russe stanno concentrando i loro sforzi in offensive contro Lyman, Bakhmut, Avdiivka, Marinka e Shakhtarsk nell'oblast di Donetsk.

Nelle ultime 24 ore, la Russia ha lanciato quattro missili, 34 attacchi aerei e più di 70 attacchi MLRS contro infrastrutture civili. Il governatore dell'oblast di Dnipropetrovsk Serhii Lysak ha riferito in precedenza su Telegram che le truppe russe hanno preso di mira due delle comunità della regione con artiglieria e droni. Ieri l'aeronautica militare ucraina ha condotto 11 attacchi contro basi temporanee russe, mentre le forze missilistiche e di artiglieria ucraine hanno preso di mira tre punti di controllo e cinque basi per truppe e attrezzature russe. Le truppe ucraine hanno anche abbattuto il drone Orlan-10 e Supercam, un veicolo aereo senza pilota multirotore progettato per l'ispezione industriale di aree pericolose e siti inaccessibili ad altri tipi di droni. Lo stato maggiore ha avvertito che la minaccia degli attacchi aerei e missilistici della Russia rimane alta in tutta l'Ucraina.

12:17

Papa: "Continuiamo a pregare per il martoriato popolo ucraino"

"Solo la conversione dei cuori può aprire la strada che conduce alla pace. Continuiamo a pregare per il martoriato popolo ucraino". Lo ha detto il Papa, dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, dopo l'Angelus.

12:51

Esplode una mina navale a Odessa, danni a strutture costiere

Una mina navale è esplosa questa mattina contro strutture costiere non meglio identificate nella regione di Odessa: l'esplosione ha danneggiato alcuni edifici senza provocare vittime, ha reso noto il Comune della città, come riporta il Kyiv Independent. Un'altra mina è stata "individuata e distrutta vicino ad una delle spiagge della regione", hanno aggiunto le autorità.

Il 14 marzo i Paesi Bassi hanno promesso di inviare a Kiev due cacciamine della classe Alkmaar e secondo il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov il trasferimento delle navi è previsto entro il 2025.

13:09

Kiev: la situazione nell'area di Bakhmut è stabile

L'esercito ucraino è riuscito a stabilizzare la situazione nell'area di Bakhmut, a est del Paese, nonostante i combattimenti continuino: allo stesso tempo, il fuoco di artiglieria continua in direzione Limansk-Kupyansk.

Lo ha reso noto in tv il portavoce del gruppo orientale delle forze armate di Kiev, Sergey Cherevaty, come riportano i media nazionali.

"Ieri ci sono stati 18 assalti all'intero fronte Bakhmut, oggi ce ne sono stati 17. Prima ce n'erano da 35 a più di 50 al giorno... Forse il nemico sta operando con le sue riserve, nella direzione Bakhmut ci sono stati 268 bombardamenti in totale", ha detto Cherevaty.

Secondo il portavoce, in direzione Bakhmut le forze ucraine hanno distrutto un carro armato russo, diversi pezzi di artiglieria, due droni, un posto di comando e osservazione e 10 depositi di munizioni. Cherevaty ha aggiunto che le forze di Mosca hanno usato l'artiglieria nella direzione Limansk-Kupyansk. Nelle ultime 24 ore i russi hanno sparato 370 colpi di cannoni e razzi: in questa direzione i soldati ucraini hanno respinto 10 attacchi russi.

13:31

Mosca valuta l'esplorazione di Marte dopo l'interruzione della collaborazione con l'Esa

"Gli specialisti della società statale Roscosmos e dell'Accademia delle scienze russa stanno studiando la possibilità di esplorare Marte, tenendo conto delle basi del progetto ExoMars 2022". Lo ha detto alla Tass un rappresentante di Roscosmos.

In precedenza, l'Agenzia spaziale europea (Esa) aveva rifiutato le proposte della Russia di lanciare la missione ExoMars nel 2024 o nel 2026, ha specificato la società statale. "Considerando che l'intera scienza mondiale ha perso la missione ExoMars-2022, e anche che gli strumenti scientifici russi (Adron-Rm e Isem) installati sul rover europeo della missione ExoMars-2022 saranno smantellati nell'ambito della reciproca restituzione delle attrezzature, possiamo solo augurare ai nostri colleghi dell'Esa di lanciare con successo il rover su Marte nell'ottobre 2028 senza la nostra partecipazione", hanno aggiunto.

13:52

Kiev: il numero di truppe russe in Bielorussia scende a 4mila

Il numero di militari russi dispiegati sul territorio della Bielorussia è sceso a circa 4mila: lo ha reso noto in tv il portavoce del Servizio di Guardia di Frontiera dell'Ucraina, Andrii Demchenko, come riporta Ukrinform.

"Attualmente, secondo i nostri dati, sul territorio della Bielorussia rimangono poco più di 4mila militari russi, ma sono principalmente coinvolti in esercitazioni congiunte o in addestramenti. Questo numero è leggermente inferiore a quello osservato in precedenza. Questo perché la Russia ha spostato le unità che hanno completato l'addestramento dal territorio bielorusso al proprio territorio per un ulteriore dispiegamento, anche nell'est del nostro Paese, dove si stanno svolgendo operazioni di combattimento su larga scala", ha detto il portavoce.

Demchenko ha anche affermato che proseguono i lavori di ingegneria per fortificare la linea di confine, in modo da prevenire un'invasione o consentire alle forze di difesa ucraina di respingere gli attacchi nemici. Pertanto, una striscia di terra di 2 chilometri lungo l'intero confine tra la Bielorussia e la Russia, indipendentemente dai diritti di proprietà, sarà controllata dal Servizio di Guardia di Frontiera dello Stato per rafforzare la linea di difesa e prepararsi a un eventuale assalto delle forze russe.

14:05

Kiev: "Attacchi russi ad Avdiivka, colpiti due condominii"

Le forze russe hanno colpito oggi due edifici residenziali ad Avdiivka, nella regione di Donetsk: lo ha reso noto su Telegram il capo dell'Ufficio del presidente ucraino, Andriy Yermak, come riporta Ukrinform.

"I russi continuano a bombardare Avdiivka, hanno lanciato un attacco missilistico su due condominii", ha affermato Yermak aggiungendo che finora non si segnalano vittime.

14:13

Putin: "Superate tutte le linee rosse con le armi a Kiev. L'Occidente ha istigato il conflitto"

Il presidente russo Vladimir Putin è convinto che l'Occidente stia oltrepassando tutte le linee rosse, e persino le linee rosse più profonde, fornendo armi all'Ucraina. "Sì, è quello che stanno facendo, l'hanno fatto fin dall'inizio nel 2014, quando hanno facilitato un colpo di Stato" in Ucraina, ha detto Putin rispondendo a una domanda del giornalista Pavel Zarubin nel corso di un'intervista al canale tv Rossiya-1. Lo riporta la Tass. Per Putin "l'Occidente ha istigato il conflitto".

14:30

La giornalista russa Marina Ovsyannikova: "Il mandato di arresto per Putin una speranza per la resistenza"

a giornalista russa Marina Ovsyannikova ha affermato che la decisione della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto per il presidente Vladimir Putin le ha dato "una sorta di speranza" che la resistenza possa partire dall'interno dell'élite del paese. La Ovsyannikova - nota per aver interrotto nel marzo 2022 un telegiornale serale in diretta alzando un cartello con scritto "Fermate la guerra, non credete alla propaganda, qui vi stanno mentendo" - ha lavorato per più di 10 anni per l'emittente statale russa, Channel One Russia TV, prima di essere costretta a lasciare il Paese e trasferirsi a Parigi. A Bbc One Sunday ha detto: "Penso che questo sia il primo segnale di cui l'élite russa dovrebbe prendere atto, e forse potrebbe iniziare una sorta di resistenza, potrebbero organizzare un complotto contro di lui. Per molto tempo mi sono resa conto che la tv russa faceva il lavaggio del cervello. Anch'io ho radici ucraine, mio padre è ucraino. A un certo punto è stato come un enorme sfogo emotivo, non mi importava cosa mi sarebbe successo".

14:59

Nato: "La retorica della guerra nucleare di Mosca è pericolosa e irresponsabile"

La retorica della guerra nucleare da parte della Russia è "pericolosa e irresponsabile". Lo ha sottolineato un portavoce della Nato, secondo quanto riporta l'agenzia Reuters sul suo sito web. "La Nato - ha tuttavia precisato il portavoce - è vigile e stiamo monitorando da vicino la situazione. Non abbiamo visto alcun cambiamento nella posizione nucleare della Russia tale da indurci ad adeguare la nostra posizione", ha aggiunto il portavoce. "Il riferimento della Russia sulla gestione del nucleare da parte della Nato è totalmente fuorviante. Gli alleati dell'Alleanza Atlantica agiscono nel pieno rispetto dei loro impegni internazionali. La Russia ha invece costantemente infranto i suoi impegni sul controllo degli armamenti, sospendendo di recente la sua partecipazione al Nuovo Trattato Start", ha concluso.

15:17

Kiev chiede riunione urgente Consiglio di sicurezza Onu per il "ricatto nucleare russo"

Kiev chiede una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dopo l'annuncio del dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia. "L'Ucraina - fa sapere il ministero degli Esteri - si aspetta azioni effettive per reagire al ricatto nucleare del Cremlino da parte del Regno Unito, della Cina, degli Stati Uniti e della Francia (4 dei 5 membri permanenti del Consiglio, l'altro è la Russia, ndr). Chiediamo che sia convocato immediatamente a questo scopo un incontro d'emergenza del Consiglio di sicurezza".

15:37

Kiev: "Putin dispiega missili nucleari in Bielorussia per paura"

L'Ucraina vede il piano del presidente russo Vladimir Putin di dispiegare armi nucleari tattiche in Bielorussia come una mossa dettata dalla paura di una possibile sconfitta. Lo ha scritto su Twitter il consigliere dell'ufficio presidenziale ucraino Mychaylo Podolyak, aggiungendo di considerare Putin "molto prevedibile": l'annuncio dimostra che Putin ha paura di perdere la guerra contro l'Ucraina, ha affermato il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Inoltre, ha aggiunto Podolyak, la Russia compie così un crimine, violando il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.

16:01

Armi nucleari Bielorussia, Borrell: "Pronti a nuove sanzioni"

Il dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia rappresenterebbe "una irresponsabile escalation e una minaccia alla sicurezza europea". Lo scrive in un tweet l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell. "La Bielorussia può ancora fermare" questa escalation, "è una sua scelta. L'Ue - scrive ancora Borrell - è pronta a rispondere con ulteriori sanzioni".

16:23

Russia-Cina, Peskov: "Colloqui fra Putin e Xi durati più del previsto"

I negoziati tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping "si sono trascinati inaspettatamente". Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un'intervista a Rossiya 1. "Non era previsto ma questo spiega l'umore dei due leader e lo spirito fiducioso della loro comunicazione", ha aggiunto.

17:40

Tajani: "Cina può convincere Putin a marcia indietro"

"Dobbiamo spingere la Cina a giocare un ruolo positivo per raggiungere la pace. La Cina con un'azione diplomatica e intelligente può convincere Putin a fare marcia indietro. Sono convinto che il migliore interlocutore di Putin sia ora Xi Jinping, colui a cui può dire di sì". Così Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, intervenendo da remoto alla scuola di formazione politica della Lega a Milano.

17:51

Usa: "Armi nucleari russe in Bielorussia? Non ci risulta"

Agli Stati Uniti non risulta alcun spostamento di armi nucleari russe. Lo ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, dopo che Mosca ha annunciato il dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia. "Non abbiamo ricevuto alcuna indicazione che (il presidente russo Vladimir Putin) abbia mantenuto questo impegno o spostato armi nucleari", ha detto Kirby alla Cbs.

18:29

Ucraina, drone cade ed esplode in regione russa Tula: tre feriti

Tre persone sono rimaste ferite in un'esplosione nel distretto Kireevsky, nella regione russa di Tula, in seguito alla caduta di un drone con munizioni. Secondo il ministero della Salute della regione, tutti e tre i feriti non sono gravi. Le circostanze dell'incidente sono oggetto di indagine, ma secondo quanto riporta l'agenzia Ria Novosti, citando un rappresentante del ministero delle Emergenze, la causa dell'incidente è stata la caduta di un drone con munizioni. La situazione è sotto il controllo del governatore regionale, Aleksei Dyumin, e le autorità locali hanno assicurato che non vi è alcuna minaccia per la sicurezza della popolazione e delle infrastrutture.

18:45

Kiev, 4 feriti gravi oggi nella regione di Kherson

"Quattro civili nella regione di Kherson in Ucraina sono rimasti gravemente feriti a seguito della detonazione di ordigni". Lo ha annunciato il capo dell'amministrazione militare regionale di Kherson, Oleksandr Prokudin, citato da Ukrainska Pravda, precisando che i "feriti sono gravi e sono stati ricoverati in ospedale". Si tratta di un "uomo rimasto ferito vicino al villaggio di Kostyrka del distretto di Visokopil, che si è imbattuto in una mina lasciata in un campo da un russo - precisa Prokudin -. Qualche ora prima, altre tre persone sono rimaste ferite nel distretto di Berislav, vicino ai villaggi di Ishchenko e Ivanivka".

19:04

Mercoledì missione del capo Aiea nella centrale di Zaporizhzhia

Il direttore generale dell'Aiea, Rafael Grossi, visiterà la centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina, mercoledì 29 marzo. Lo ha annunciato Renat Karchaa, consigliere del capo della società russa Rosenergoatom. "La visita avrà luogo il 29 marzo. Ci sono 18 persone nella delegazione", ha detto Karchaa. Lo stesso giorno dovrebbe avvenire anche la rotazione degli ispettori Aiea presso l'impianto. Grossi aveva già anticipato la sua missione alla centrale nucleare, occupata dai russi, per la prossima settimana: l'obiettivo è valutare la situazione della sicurezza. Un altro scopo del viaggio sarà garantire che la rotazione regolare del personale dell'agenzia Onu presso il sito sia mantenuta e migliorata. Grossi, con una delegazione Aiea, aveva visitato per la prima volta la centrale nucleare di Zaporizhzhia - la più grande in Europa - a settembre scorso. Dopo la missione, nell'impianto sono rimasti alcuni osservatori dell'Agenzia, ma la loro rotazione è una questione delicata: l'ultima è avvenuta il 2 marzo dopo tre tentativi falliti.

19:22

Kiev, 90 persone evacuate dalle aree liberate nel Kherson

"Oltre 90 persone sono state evacuate dai territori liberati della regione di Kherson, otto delle quali bambini". Lo ha detto l'amministrazione militare regionale di Kherson in un post su Facebook, riferisce Ukrinform. "Novantuno persone sono state evacuate dai territori ripresi ai russi della regione di Kherson, tra cui otto bambini", si legge nel report, in base al quale 32 persone sono partite in treno e 59 in auto.

19:28

Armi nucleari in Bielorussia, la condanna della Francia

La Francia ha condannato oggi l'intenzione del presidente russo, Vladimir Putin, di dispiegare armi nucleari "tattiche" sul territorio dell'alleata Bielorussia, esortando Mosca a dar prova di "responsabilità" e a tornare sulla sua decisione. Si apprende da un comunicato del ministero degli Affari esteri. "Dopo la violazione del trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) da parte della Russia che ha portato alla sua scomparsa - si legge nel comunicato - e dopo l'annuncio della sospensione da parte della Russia della sua partecipazione al trattato New Start lo scorso febbraio, questo accordo rappresenta un ulteriore elemento di erosione dell'architettura internazionale del controllo degli armamenti e della stabilità strategica in Europa". Parigi esorta la Russia a "dare prova della responsabilità che ci si attende da uno stato dotato dell'arma nucleare e a tornare su questo accordo destabilizzante".

19:43

Mosca, bambini ucraini nei Paesi Ue "emarginati e sfruttati"

I bambini ucraini emigrati in Europa "affrontano regolarmente i problemi dell'emarginazione nelle sue varie manifestazioni, fino allo sfruttamento sessuale". Lo ha denunciato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, su Telegram. Zakharova riporta, poi, dichiarazioni rilasciate a riguardo da alcuni funzionari europei, in Paesi come Svezia, Francia, Germania, Estonia. "Sullo sfondo dei problemi catastrofici di migliaia di ucraini minorenni nell'Ue, che non vengono risolti in alcun modo, ma peggiorano solo di giorno in giorno, la preoccupazione degli euro-atlantisti per la sorte dei bambini evacuati dalla Russia dalla zona di guerra appare ipocrita e soprattutto cinica", ha tuonato la portavoce. Le sue parole arrivano pochi giorni dopo che la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto per il presidente russo, Vladimir Putin, accusato di crimini di guerra proprio per le deportazioni di minori ucraini verso la Russia e le zone occupate dalle truppe di Mosca.

20:11

Mosca: "Kiev ha tentato attacco con drone su Tula"

Kiev ha tentato di attaccare la Russia con un drone Tu-141 "Strizh", ma i sistemi di difesa lo hanno neutralizzato. Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa di Mosca, l'apparato di navigazione del velivolo è stato disattivato dal sistema di disturbo Pole-21 dispiegato nella regione di Tula: il drone è caduto nel distretto Kireevsky.

In precedenza, le agenzie russe avevano riferito di tre feriti in seguito alla caduta e all'esplosione del drone. Il ministero della Difesa russo, nel suo comunicato, ha poi tenuto a sottolineare che i "sistemi di difesa aerea russi dispiegati nella regione di Tula, che comprendono gli S-300 e i Pantsir-S1, nonchè i sistemi di guerra elettronica Pole-21, forniscono una copertura affidabile".

20:42

Zelensky parlerà giovedì 30 marzo al parlamento austriaco

"Il capo dello Stato ucraino terrà un discorso video al parlamento austriaco non durante la sessione ordinaria della camera bassa, ma nell'ambito del cosiddetto "evento parlamentare" su invito del presidente del Consiglio nazionale, Wolfgang Sobotka". Lo scrive Ukrinform, precisando che ciò è dovuto al fatto che il discorso di Zelensky alla sessione è bloccato dal Partito della libertà austriaco (Fpo) di estrema destra e filo-russo". L'evento dovrebbe aprirsi alle 09:05, dopodiché Volodymyr Zelensky pronuncerà il suo discorso. Successivamente si terranno dei dibattiti, nell'ambito dei quali verrà offerta la parola ai rappresentanti parlamentari.

21:26

Kiev: Bielorussia "ostaggio nucleare del cremlino"

"Il Cremlino ha preso la Bielorussia come ostaggio nucleare": così il segretario del consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell'Ucraina, Oleksiy Danilov, ha commentato l'annuncio di Mosca del dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia. "La dichiarazione di Putin sul dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia, un passo verso la destabilizzazione interna del Paese, massimizza il livello di percezione negativa e il rifiuto pubblico della Russia e di Putin nella società bielorussa. Il Cremlino ha preso la Bielorussia come ostaggio nucleare", ha scritto.

Estratto dell'articolo di Matteo Legnani per “Libero Quotidiano” il 26 marzo 2023.

L'attore Steven Seagal insegnerà arti marziali ai soldati russi inviati sul fronte ucraino. Non è la trama dell'ennesimo film del Marine protagonista di “Trappola in alto mare”, ma una trovata della propaganda di Mosca.

 […] Gli ucraini ci sono andati a nozze: giovedì, il ministero della Difesa di Kiev, in un tweet, ha ridicolizzato tanto Seagal per il suo strano modo di correre (descritto come «quello di un bambino incontinente con spaghetti al posto delle braccia»), quanto e soprattutto le forze armate russe, apparentemente intenzionate ad avvalersi della consulenza, nel combattimento corpo a corpo, di un attore 71enne.

«Girano voci che lo stile di corsa di Seagal sarà parte dell’addestramento» ha ironizzato il ministero su Twitter, aggiungendo che «i soldati russi saranno ora in grado di scappare dalle loro posizioni al fronte con buffi movimenti delle mani».

Seagal è noto per le sue simpatie filo-russe e per il rapporto di amicizia con il presidente Putin, che nel 2016 gli ha concesso la cittadinanza russa. E pochi giorni prima dell'apertura della sua palestra di arti marziali aveva pubblicamente accusato il governo degli Stati Uniti di spendere «miliardi di dollari in disinformazione e bugie» corrompendo i media americani al fine di «screditare, demoralizzare e distruggere la Russia».

Guerra Ucraina - Russia, le news del 27 marzo.

La Repubblica. Arrivati i 18 Leopard tedeschi

Mosca denuncia un tentato attacco ucraino con drone su Tula. Offensiva di Kiev, attaccate Melitopol e Mariupol

Fornendo armi a Kiev, l'Occidente "ha oltrepassato tutte le linee rosse". Parole di Vladimir Putin che, nel corso di un'intervista Tv, ha detto di considerare i Paesi occidentali come "istigatori e mandanti" del conflitto in Ucraina con la Russia che è stata "costretta" a proteggere la popolazione della Crimea e del Donbass. Intanto non si placano le polemiche dopo l'annuncio del Cremlino di voler dispiegare armi nucleari tattiche in Bielorussia. Kiev accusa Minsk di essere "ostaggio nucleare" di Mosca e chiede una riunione ad hoc del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Mentre Mosca denuncia: Kiev ha tentato di attaccare la Russia con un drone Tu-141 "Strizh", ma i sistemi di difesa lo hanno neutralizzato.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato il fronte a Zaporizhzhia. "Sono onorato di essere qui oggi, accanto ai nostri militari. Sono grato a ciascuno dei nostri guerrieri per aver difeso l'Ucraina, la nostra sovranità, le nostre città e i nostri figli. Vinceremo sicuramente", ha affermato Zelensky.

Punti chiave

18:40

Nato: parlamento ungherese ratifica adesione Finlandia

15:06

Zelensky visita le truppe a Zaporizhzhia: "Grato ai nostri guerrieri"

13:34

Patrushev: "La Russia può distruggere gli Usa se minacciano la sua esistenza"

11:04

Cina: "Armi nucleari in Bielorussia? Servono sforzi per pace"

10:37

Diffuso audio di oligarchi russi: "Putin ha seppellito il Paese"

09:15

Mosca accusa la Nato di partecipare direttamente alla guerra

09:05

Kiev, attaccate Melitopol e Mariupol occupate dai russi

00:15

Mosca: Kiev ha tentato attacco con drone su Tula

Kiev ha tentato di attaccare la Russia con un drone Tu-141 "Strizh", ma i sistemi di difesa lo hanno neutralizzato. Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa di Mosca, è stato disattivato dal sistema di disturbo Pole-21 dispiegato nella regione di Tula: il drone è caduto nel distretto Kireevsky.

In precedenza, le agenzie russe avevano riferito di tre feriti in seguito alla caduta e all'esplosione del drone.

01:44

Kiev: Bielorussia "ostaggio nucleare del Cremlino"

"Il Cremlino ha preso la Bielorussia come ostaggio nucleare": così il segretario del consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell'Ucraina, Oleksiy Danilov, ha commentato l'annuncio di Mosca del dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia. "La dichiarazione di Putin sul dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia, un passo verso la destabilizzazione interna del Paese, massimizza il livello di percezione negativa e il rifiuto pubblico della Russia e di Putin nella società bielorussa. Il Cremlino ha preso la Bielorussia come ostaggio nucleare", ha scritto.

04:45

Zelensky parlerà giovedì 30 marzo al parlamento austriaco

"Il capo dello Stato ucraino terrà un discorso video al parlamento austriaco non durante la sessione ordinaria della camera bassa, ma nell'ambito del cosiddetto "evento parlamentare" su invito del presidente del Consiglio nazionale, Wolfgang Sobotka". Lo scrive Ukrinform, precisando che ciò è dovuto al fatto che il discorso di Zelensky alla sessione è bloccato dal Partito della libertà austriaco (Fpo) di estrema destra e filo-russo". L'evento dovrebbe aprirsi alle 09:05, dopodiché Volodymyr Zelensky pronuncerà il suo discorso. Successivamente si terranno dei dibattiti, nell'ambito dei quali verrà offerta la parola ai rappresentanti parlamentari.

06:14

Media: truppe ucraine completano addestramento con carri armati Challenger 2

I soldati ucraini hanno completato l'addestramento per utilizzare i carri armati Challenger 2 nel Regno Unito. Lo riferisce il Guardian. "Siamo rimasti tutti molto colpiti dal livello di competenza mostrato e non abbiamo dubbi che useranno i carri armati Challenger 2 nel modo più efficace mentre combattono per difendere la loro patria", ha dichiarato il tenente colonnello John Stone, che ha supervisionato la formazione. Il 14 gennaio, il primo ministro britannico Rishi Sunak aveva annunciato la consegna di 14 carri armati Challenger 2 e circa 30 obici semoventi AS90 da 155 mm come parte di un importante pacchetto di aiuti militari per l'Ucraina.

07:30

Indagine per Nord Stream 1 e 2: oggi il progetto russo-cinese al voto delle Nazioni Unite

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà oggi un progetto di risoluzione russo-cinese su un'indagine internazionale per il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2. Il testo della bozza propone al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres di istituire una commissione internazionale indipendente per l'identificazione degli autori, sponsor, organizzatori e loro complici. Guterres dovrebbe nominare esperti in questa commissione. Se la delibera sarà approvata, dovrà formulare raccomandazioni per la sua istituzione entro 30 giorni.

09:05

Kiev, attaccate Melitopol e Mariupol occupate dai russi

Esplosioni questa mattina a Mariupol, nel Donetsk, e a Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia, città ucraine occupate dall'esercito russo. Lo riferiscono gli amministratori in esilio delle due città. Secondo il sindaco di Melitopol Ivan Fedorov sono state colpite strutture dove si trova l'amministrazione russa, la quale ha dichiarato che a seguito del "bombardamento di artiglieria" a Melitopol un edificio è stato parzialmente distrutto, altre strutture sono danneggiate, 4 persone sono rimaste ferite. Un  funzionario della regione occupata di Zaporozhzhia Vladimir Rogov ha pubblicato foto delle esplosioni.

09:15

Mosca accusa la Nato di partecipare direttamente alla guerra

La Nato è parte del conflitto in Ucraina e non nasconde il suo obiettivo principale, la sconfitta della Russia e il suo ulteriore smembramento: lo ha detto il segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione russa Nikolai Patrushev in un'intervista a Rossiyskaya Gazeta

09:30

Zelensky: "Un milione e mezzo di adolescenti a rischio depressione, la guerra sta distruggendo l'infanzia"

"Circa 1,5 milioni di adolescenti ucraini rischiano la depressione, l'ansia e altri problemi psicologici": lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky nel suo consueto videomessaggio alla nazionedella notte. "La guerra sta distruggendo l'infanzia dei bambini ucraini", ha affermato sottolineando che "migliaia di scuole in Ucraina sono state danneggiate o completamente distrutte". Il presidente ucraino ha poi ricordato che "quasi 2,7 milioni di scolari sono costretti a studiare online o in un formato misto".

10:18

Kiev: Avdiivka ora è un luogo da film post-apocalittico

La Russia sta trasformando Avdiivka in "un luogo da film post-apocalittico", intensificando i bombardamenti e costringendo a chiudere quasi completamente la città ucraina in prima linea. Lo ha detto il capo dell'amministrazione militare Vitaliy Barabash citato dai media ucraini. Intanto è iniziata l'evacuazione dei lavoratori pubblici rimasti in città, la ricezione dei cellulari sarà interrotta, "perché in città ci sono informatori dei russi", ha aggiunto Barabash. Ad Avdiivka, nella regione di Donetsk a circa 90 chilometri a sud-ovest di Bakhmut, sono rimasti circa 2mila civili. Prima della guerra c'erano 30mila abitanti.

10:37

Diffuso audio di oligarchi russi: "Putin ha seppellito il Paese"

È stata diffusa da Novaya Gazeta Europa e dai media ucraini una conversazione telefonica presumibilmente tra il miliardario russo Farkhad Akhmedov e il produttore musicale Iosif Prigozhin in cui dicono che "Putin ha seppellito la Russia, ha fottuto tutti e tutto, l'intero Paese, l'intera popolazione". Durante la conversazione, che sarebbe avvenuta due mesi fa, gli interlocutori valutano la leadership russa, condividono la visione di cupe prospettive per la Russia, si mostrano spaventati dalle sanzioni e mostrano un'acuta insoddisfazione per ciò che sta accadendo in relazione all'aggressione contro l'Ucraina evidenziando quello che a loro avviso è l'umore prevalente tra l'élite russa.

"Non c'è dubbio che abbiano mandato a put...e il Paese", dice l'interlocutore che sembra essere Iosif Prigozhin. "Stanno incolpando Sergey Shoigu per tutto. Lo stanno chiamando un pezzo di m....a, ovviamente alle sue spalle ", dice. L'uomo che sembra essere l'oligarca Akhmedov consiglia a Prigozhin di "vendere tutto", e lamenta che la sua carta è stata bloccata, mentre la sua barca "marcisce" "scrivono che sono un caro amico di Putin! Fan...o. L'ultima volta che ho visto Putin è stato nel 2008".

Iosif Prigozhin ha smentito di essere lui uno dei due che parlano nella registrazione e ha affermato: "Mentre ascoltavo l'audio, anch'io quasi credevo di essere io, le tecnologie odierne, le reti possono essere utilizzate per falsificare non solo una voce ma una conversazione", ha detto. L'audio è trapelato qualche settimana fa, ma solo adesso è finito sui media.

10:50

Kiev: a Bakhmut in corso fase più intensa della battaglia

"La fase più intensa della battaglia per Bakhmut è in corso". Lo afferma Oleksandr Syrskyi, il comandante delle forze di terra ucraine, come riporta la Cnn. "La situazione è costantemente difficile", aggiunge Syrskyi, "il nemico sta subendo perdite significative in risorse umane, armi ed equipaggiamento militare, ma continua a condurre azioni offensive". "La difesa di Bakhmut è dovuta alla necessità militare...", sottolinea Syrskyi.

11:04

Cina: "Armi nucleari in Bielorussia? Servono sforzi per pace"

Nelle circostanze attuali, "tutte le parti dovrebbero concentrarsi sugli sforzi diplomatici per risolvere pacificamente la crisi ucraina e promuovere di concerto l'allentamento delle tensioni". Così la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha replicato a una domanda sulle armi nucleari tattiche russe che il presidente Vladimir Putin ha detto di voler dispiegare in Bielorussia. A gennaio 2022, i leader dei cinque Stati dotati di armi nucleari (Usa, Cina, Russia, Gb e Francia) hanno rilasciato una dichiarazione, ha aggiunto Mao, "sottolineando che una guerra nucleare non può essere vinta o combattuta".

11:23

Zelensky: "Un morto e feriti a Sloviansk, non perdoneremo"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha reso noto su Telegram che a Sloviansk, nel Donetsk, un civile è morto e altri sono rimasti feriti in un bombardamento russo. "Un'altra giornata iniziata con il terrorismo della Federazione Russa. Lo Stato aggressore ha bombardato la nostra Slovyansk, purtroppo c'è un morto e diversi feriti. La rimozione delle macerie è in corso.

Ma il nemico deve saperlo: l'Ucraina non perdonerà la tortura del nostro popolo, non perdonerà questi morti e queste ferite.

Tutti i terroristi russi saranno sconfitti. Tutti coloro che sono coinvolti in questa aggressione saranno chiamati a risponderne", ha scritto su Telegram.

11:44

Filorussi: a Mariupol attentato contro il capo della polizia, è vivo

A Mariupol è stato compiuto un attentato alla vita di un capo della polizia, la cui auto è stata fatta esplodere: lo ha dichiarato alla Tass una fonte delle forze di sicurezza della Repubblica Popolare di Donetsk. "L'auto del capo della polizia Moskvin è stata fatta saltare in aria al mattino. È vivo, va tutto bene", ha detto la fonte, aggiungendo che l'auto è esplosa a pochi metri da lui.

Le forze di sicurezza hanno aggiunto che Moskvin ha riportato una commozione cerebrale a seguito dell'incidente. "Il capo della polizia ha riportato una leggera commozione cerebrale dopo l'esplosione", ha detto la fonte.

12:00

Cremlino: piani su armi nucleari in Bielorussia non cambiano

La reazione dell'Occidente non cambierà i piani della Russia di schierare armi nucleari tattiche in Bielorussia. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, come riporta Ria Novosti.

12:19

Esplosione di Nord Stream, Cremlino: "Giustificata la nostra richiesta di risarcimento"

La richiesta russa di risarcimento dei danni causati dall'esplosione del gasdotto Nord Stream è "del tutto giustificata". Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, come riporta Ria Novosti.

In precedenza, Dmitry Birichevsky, direttore del Dipartimento per la cooperazione economica del ministero degli Esteri russo, aveva affermato in un'intervista a Ria Novosti che Mosca potrebbe eventualmente sollevare la questione del risarcimento dei danni dovuti all'esplosione dei gasdotti Nord Stream.

12:57

Berlino: intensificare subito la ricostruzione in Ucraina

La ministra tedesca per lo Sviluppo, Svenja Schulze, vuole intensificare da subito la ricostruzione e la riparazione dei danni di guerra in Ucraina. A tal fine, Schulze ha presentato a Berlino una piattaforma Internet che ha lo scopo di mettere in rete organizzazioni, aziende e iniziative di aiuto per Kiev. "Coloro che credono in un futuro migliore e che lavorano per esso saranno in grado di superare meglio questi tempi difficili", ha detto Schulze in una conferenza stampa congiunta con l'ambasciatore ucraino in Germania, Oleksii Makeiev, come riportano i media tedeschi. "Sappiamo anche dall'esperienza globale con la ricostruzione che la preparazione tempestiva è estremamente importante in modo che gli aiuti di emergenza a breve termine si adattino nel modo più efficiente possibile alla ricostruzione a lungo termine", ha aggiunto la ministra.

13:34

Patrushev: "La Russia può distruggere gli Usa se minacciano la sua esistenza"

La Russia ha un'arma unica con cui è in grado di distruggere qualsiasi avversario, compresi gli Stati Uniti, in caso di minccia alla sua esistenza. È l'avvertimento lanciato dal segretario del Consiglio di sicurezza del Cremlino, Nikolai Patrushev, citato da Ria Novosti.

14:05

Lavrov: "La Russia ha molti amici in Occidente"

?Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto che, nonostante l'intenzione di alcuni paesi di "cancellare la Russia", Mosca ha ancora "molti amici in Occidente". Dopo aver avvertito su Telegram che "la lotta del suo Paese per mantenere il suo posto nel mondo" è già iniziata, il capo della diplomazia russa ha sottolineato che "tutti i tentativi di 'divide et impera' sono destinati a fallire". "Nonostante la campagna per abolire la Russia, continuiamo ad avere molti amici, anche in Occidente. Condividono i nostri valori tradizionali", ha affermato prima di sostenere che il Paese si sta difendendo da "un'aperta aggressione da parte dell'Occidente, guidata dai neonazisti ucraini".

14:30

Sito russo cita una fonte dei servizi di sicurezza Fsb: "Autentica la conversazione degli oligarchi su Putin"

Sarebbe autentico l'audio della conversazione telefonica tra il produttore musicale russo Iosif Prigozhin e il miliardario ed ex senatore Farhad Akhmedov nel quale i due criticano pesantemente il presidente Vladimir Putin per la sua operazione militare in Ucraina. Lo afferma il sito dell'opposizione Vazhnie Istorii citando "una fonte" all'interno dei servizi di sicurezza (Fsb).

Da parte sua Prigozhin, in un'intervista al sito Fontanka, dice di non ricordare la conversazione citata ma si dice convinto che l'audio fatto trapelare sia "una combinazione di frasi dette" da lui in diverse conversazioni e altre "generate" artificialmente. Il produttore sostiene che si tratti di qualcosa "fatto apposta per creare una spaccatura tra persone in vista". "Sostengo il nostro presidente, lo rispetto personalmente", aggiunge Prigozhin, che dice di appoggiare anche l'operazione in Ucraina perché Putin "non aveva altra scelta". Quanto sta avvenendo in Ucraina, afferma ancora il produttore, "è chiaramente provocato dagli Stati Uniti" e Volodymyr Zelensky "è usato come uno strumento per combattere Putin e la Russia".

Richiesto di un commento sulla conversazione, il capo della milizia Wagner, Yevegny Prigozhin (che non è parente del produttore), ha detto che "è pieno diritto" di Iosif Prigozhin dire quello che vuole al telefono, "ma il fatto che abbia cominciato a scusarsi" mostra che "è un completo co...one".

15:06

Zelensky visita le truppe a Zaporizhzhia: "Grato ai nostri guerrieri"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato il fronte a Zaporizhzhia. "Sono onorato di essere qui oggi, accanto ai nostri militari. Sono grato a ciascuno dei nostri guerrieri per aver difeso l'Ucraina, la nostra sovranità, le nostre città e i nostri figli. Vinceremo sicuramente", ha affermato Zelensky.

15:21

Putin e Lukashenko si incontreranno il 6 aprile

Il presidente russo Vladimir Putin e quello bielorusso Alexander Lukashenko si incontreranno il 6 aprile per presiedere una riunione del Consiglio supremo del cosiddetto Stato dell'Unione, cioè il patto di collaborazione tra i due Paesi. Lo ha annunciato il primo ministro russo Mikhail Mishustin, citato dalle agenzie russe.

16:01

Moldavia, Michel: "La Russia tenta di destabilizzarla, presto missione"

"Al Consiglio europeo della scorsa settimana, abbiamo inviato un forte messaggio di solidarietà al popolo moldavo. E abbiamo chiesto alla Commissione europea di presentare un pacchetto di sostegno alla Moldavia prima dell'estate. Abbiamo ribadito il nostro incrollabile sostegno alla sovranità e all'integrità territoriale della Moldavia.

Negli ultimi mesi la Russia e i suoi proxy hanno intensificato gli sforzi per destabilizzare il Paese. Armare energia, condurre attacchi informatici, organizzare proteste e altre attività sovversive. Condanniamo fermamente questi tentativi di destabilizzare la Moldavia. Devono fermarsi immediatamente". Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in un punto stampa a Bucarest con il presidente romeno, Klaus Iohannis. "Continuiamo il nostro sostegno globale alla Moldavia. Per rafforzare la sua sicurezza, stabilità e resilienza. E' importante lanciare la nuova missione di politica di sicurezza e difesa comune in Moldavia il prima possibile.

Domani sarò a Chisinau, dove ribadirò il nostro fermo sostegno. In qualità di candidato all'adesione all'Ue, il popolo moldavo inizia un viaggio verso la nostra famiglia europea. E noi saremo al loro fianco", ha continuato.

16:20

Ambasciatore Melnyk, chiesta riunione Consiglio sicurezza Onu

"Stiamo controllando la situazione e vediamo, dopo le dichiarazioni del Cremlino, quali passi concreti saranno fatti. Abbiamo chiesto la riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu e speriamo che l'argomento sarà ben discusso da tutti gli alleati e da tutti i Paesi del mondo, perché la minaccia con armamenti nucleari, non porta solo minaccia all'Ucraina, ma per tutti i popoli". Lo ha detto l'ambasciatore straordinario e plenipotenziario d'Ucraina nella Repubblica Italiana con Yaroslav Melnyk, a margine dell'incontro con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a Bari. "Non ci sono confini tra i Paesi che possono bloccare le conseguenze dell'uso di questo tipo di armamento", ha sottolineato. "Non possiamo giocare con il fuoco con gli armamenti nucleari".

16:41

Ucraina: arrivati i 18 "Leopard2" inviati dalla Germania

L'Ucraina ha già ricevuto i 18 carri armati "Leopard 2" promessi dalla Germania. Lo riferisce Der Spiegel, aggiungendo che nella zona del conflitto sono arrivati anche 40 veicoli corazzati tedeschi del tipo Marder. I carri armati sono stati trasferiti in Ucraina al confine la scorsa settimana, secondo il giornale. I dettagli della consegna non sono stati resi noti dal governo tedesco per motivi di sicurezza. Tra i Paesi che hanno aderito alla decisione di sostenere l'Ucraina inviando carri armati di questo modello attualmente nelle loro forze armate ci sono Polonia, Spagna, Portogallo, Finlandia, Paesi Bassi e Norvegia. Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno accettato di fornire carri armati del tipo Abrams, equivalente del Leopard 2.

15:28

Il capo dell'Aiea in visita a Zaporizhzhia con Zelensky

Il capo dell'Aiea, Rafael Grossi, è in visita nella regione di Zaporizhzhia con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "La centrale idroelettrica del Dniepr è una parte essenziale del sistema che sostiene la sicurezza nucleare della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Zelensky mi ha mostrato i recenti danni subiti dalla diga", ha twittato lo stesso Grossi postando foto della visita.

 16:59

Grossi a Zelensky: "La situazione della centrale non migliora"

Nell'incontro fra il direttore generale dell'Aiea Rafael Mariano Grossi e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella città di Zaporizhzhia, coperto in esclusiva da Associated Press, Grossi ha espresso a Zelensky la sua preoccupazione per il fatto che la situazione nella centrale nucleare "non sta migliorando" e ha sottolineato che la situazione all'impianto rimane tesa a causa della militarizzazione dell'area circostante e del recente blackout dell'impianto. Non è la prima volta che ciò accade da quando le forze russe l'anno scorso ne hanno preso il controllo.

17:14

Polonia, serve risposta calma ma ferma a armi nucleari russe

La Polonia esorta l'Occidente a "mantenere la calma sulle armi nucleari" russe in Bielorussia, ma anche a rispondere in maniera "ferma alle minacce". Lo dice il ministro polacco per gli affari dell'Unione europea, Szymon Szynkowski vel Sek, citato da Sky News. Secondo lui, sebbene si tratti di "un elemento di escalation, la reazione dovrebbe essere calma ma ferma" perché "non possiamo farci intimidire dai propagandisti russi".

17:23

Mosca, mercoledì capo dell'Aiea visiterà centrale Zaporizhzhia

Il direttore generale dell'Aiea Rafael Grossi visiterà la centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina, il 29 marzo: lo ha detto alla Tass il rappresentante permanente russo presso le organizzazioni internazionali a Vienna, Mikhail Ulyanov. "Il direttore generale e il suo team sono già sul territorio dell'Ucraina e si stanno dirigendo verso la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Si prevede che visiterà lo stabilimento mercoledì 29 marzo", ha detto il diplomatico. La centrale nucleare si trova nella città di Energodar sotto il controllo russo.

17:36

Media, superiori minacciano soldati russi che volevano ritirarsi

Cresce lo scontento tra le fila dei soldati russi e le possibili diserzioni vengono fermate con le minacce. Secondo il Guardian, ma la notizia sta girando su molti gruppi Telegram di Mosca, alcuni membri di un'unità di assalto russa che si identifica con il nome 'Tempesta' hanno denunciato che i loro comandanti hanno dispiegato truppe per impedire loro di ritirarsi e li hanno minacciati di morte dopo aver subito "enormi" perdite nell'Ucraina orientale. Il video dell'appello è stato indirizzato direttamente al presidente Vladimir Putin.

"Siamo rimasti seduti sotto colpi di mortaio e artiglieria per 14 giorni", si sente dire da un soldato russo che si identifica come Alexander Gorin, "abbiamo subito enormi perdite: trentaquattro persone sono rimaste ferite e 22 sono morte, compreso il nostro comandante". Gli uomini avrebbero preso la decisione di tornare al quartier generale dell'esercito russo, ma i loro superiori gli hanno negato l'evacuazione: "Vogliono giustiziarci come testimoni di una leadership criminale completamente negligente", ha aggiunto Gorin. Secondo un altro soldato l'unità inizialmente comprendeva 161 uomini. "I nostri comandanti sono un'organizzazione criminale. Non c'è altro modo per dirlo", ha detto un componente di 'Tempesta', che ha dichiarato di chiamarsi Sergei Moldanov. I soldati hanno anche affermato di essere stati costretti a dare soldi ai loro comandanti: chi si è rifiutato è stato mandato in prima linea.

17:59

Regno Unito, crimini emersi finora sono punta dell'iceberg 

"I crimini di guerra emersi finora in Ucraina sono solo la punta dell'iceberg perchè ci sono luoghi che sono ancora  inaccessibili e quando saranno accessibili vedremo il vero orrore di questi crimini". Lo ha detto il vice ministro degli Esteri britannico con delega per il Medio Oriente, il Nord Africa e le Nazioni Unite, Lord Ahmad of Wimbledon, conversando con i giornalisti a margine di una conferenza a villa Wolkonsky, residenza dell'ambasciatore britannico in Italia, per il 25esimo anniversario dello Statuto di Roma che dette vita alla Corte Penale Internazionale. "La Corte Penale Internazionale - ha sottolineato Ahmad - è fondamentale e c'è il massimo impegno per la pace e la giustizia in Ucraina".

18:21

Mosca avverte Armenia, conseguenze negative se aderisce a Cpi

La Russia ha avvertito l'Armenia che la sua adesione allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale avrà un impatto negativo sulle relazioni bilaterali. Lo ha riferito una fonte del ministero degli Esteri russo alla Tass. "I nostri colleghi armeni sono stati avvertiti che i loro possibili passi avranno conseguenze estremamente negative per le relazioni bilaterali con la Russia", ha detto la fonte. La scorsa settimana, la Corte costituzionale armena ha stabilito che gli obblighi della Cpi sono in linea con la Costituzione nazionale. Secondo alcuni media, tra cui Novaya Gazeta, sulla base di questa decisione anche in Armenia vi sarebbe l'obbligo legale di arrestare il presidente russo Vladimir Putin, oggetto di mandato di arresto della Cpi, se dovesse mettere piede nel Paese.

18:27

Russia, "stranieri paghino 5-10% valore vendita asset"

Le società straniere di paesi considerati "non amici" da Mosca per vendere i propri asset in Russia dovranno pagare allo Stato russo il 5% del loro valore di mercato o più del 10% in caso di vendita con uno sconto superiore al 90%: lo ha deciso la sottocommissione governativa russa per il controllo dell'esercizio degli investimenti stranieri in una riunione del 2 marzo, stando a quanto riferisce l'agenzia statale russa Tass.

18:40

Nato: parlamento ungherese ratifica adesione Finlandia

Il parlamento ungherese, la cui maggioranza è controllata dal premier nazionalista Viktor Orbán, ha ratificato l'adesione della Finlandia alla Nato. Hanno votato a favore 182 deputati su 199. Rinviata invece la decisione circa l'adesione della Svezia all'Alleanza Atlantica.

19:00

Wsj, "Russia fornisce software sistemi sorveglianza all'Iran"

La cooperazione militare fra Russia e Iran si rafforza. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Mosca starebbe fornendo software di sorveglianza avanzati a Teheran, inclusi dispositivi di intercettazione, macchine della verità e apparecchiature avanzate per scattare fotografie. La Russia e l'Iran hanno sofisticate capacità cyber e una collaborazione che, in questo campo, va avanti da tempo. Mosca però aveva finora evitato di fornire a Teheran strumentazioni per un'offensiva digitale per paura che potessero essere vendute nel dark web. La guerra in Ucraina - e la fornitura di droni iraniani alla Russia - ha però cambiato il quadro e spinto Mosca a ritenere che i benefici di un'avanzata cooperazione militare con l'Iran superano i rischi.

 19:27

Media, Germania pronta a forte aumento aiuti militari a Kiev

Il governo tedesco vuole moltiplicare la spesa per gli aiuti militari all'Ucraina nei prossimi anni, portandola dagli attuali tre miliardi a oltre 15 miliardi nel prossimo futuro. Lo rivela Der Spiegel, citando una e-mail del ministero delle Finanze inviata al Comitato del Bilancio del Bundestag. Nel messaggio, Florian Toncar, segretario di Stato parlamentare del ministero diretto da Christian Lindner, chiede ai parlamentari l'aumento per il sostegno a Kiev, spiegando che il governo intende espandere notevolmente gli aiuti militari all'Ucraina nei prossimi anni.

Per questo serve l'approvazione del Comitato del Bilancio. E' molto probabile che arrivi una risposta affermativa, scrive Spiegel ricordando che, con l'eccezione della Sinistra e dell'AfD, c'è una maggioranza trasversale del parlamento tedesco in favore del sostegno all'Ucraina. Nell'anno finanziario in corso, Berlino ha stanziato 2,2 miliardi di euro per "il potenziamento degli Stati partner nei settori della sicurezza, della difesa e della stabilizzazione". Il ministero della Difesa utilizza questi soldi per pagare gran parte delle consegne di armi all'Ucraina, ma anche per la sostituzione di sistemi che sono stati consegnati dalle scorte della Bundeswehr. 

19:45

Zelensky, nessuna sicurezza a Zaporizhzhia senza ritiro russo

"Senza l'immediato ritiro delle truppe e del personale russo dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia e dai territori adiacenti, qualsiasi iniziativa per ripristinare la sicurezza nucleare è destinata al fallimento". Lo afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riferendo su Telegram del suo incontro con il capo dell'Aiea Rafael Grossi. "Sono grato a Grossi per il suo sostegno nelle questioni relative alla garanzia della sicurezza degli impianti di energia nucleare in Ucraina", ha affermato, spiegando che, durante l'incontro, i due hanno discusso delle conseguenze degli attacchi russi sulla centrale idroelettrica di Dnipro. 

20:29

Ex consigliere Kiev, "gravi perdite senza armi a lungo raggio"

La controffensiva delle forze armate ucraine subirà enormi perdite se l'Occidente non fornirà all'Ucraina armi a lungo raggio. Lo ha dichiarato alla televisione lituana Lrt Oleksiy Arestovich, ex consigliere del presidente ucraino Voloymyr Zelensky, che lo ha rilanciato su Telegram. "Un elemento chiave nella liberazione del nostro territorio è la fornitura di armi a lungo raggio - ha detto Arestovich -. Se disponiamo di tali armi, saremo in grado di attaccare con successo con le forze di terra, altrimenti, subiremo gravi perdite".

20:50

Opposizione Minsk, "armi nucleari russe violano Costituzione"

La decisione della Russia di dispiegare armi nucleari tattiche in Bielorussia "mira a soggiogare la Bielorussia e viola la sua Costituzione". Lo ha detto alla Cnn la leader dell'opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya, recentemente condannata a 15 anni in contumacia. "Viola la sicurezza internazionale e, naturalmente, è contro la volontà del popolo", ha detto Tikhanovskaya. "Non siamo un Paese nucleare e non vogliamo dispiegare armi nucleari nel nostro Stato", ha aggiunto definendo il presidente bielorusso Alexander Lukashenko "un complice completo della guerra" e colui che "adempie a tutti gli ordini di Putin". La leader dell'opposizione ha anche fatto un appello "al popolo bielorusso che è contrario a questa guerra e ai nostri soldati che non hanno atteggiamenti anti-ucraini" che "non vogliono uccidere o essere uccisi sui campi di battaglia per le ambizioni di questi due leader".

 20:54

Zelensky in visita a Nikopol, "5 mila edifici distrutti"

Dopo aver visitato Zaporizhzhia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è andato anche nel distretto di Nikopol, nella regione di Dnipropetrovsk, "uno dei territori costantemente bombardato dai russi". Lo ha scritto su Telegram lo stesso leader ucraino, aggiungendo di aver "discusso le conseguenze degli attacchi terroristici a Nikopol, Marhanets e altri insediamenti nella regione". Zelensky ha parlato del fatto che nel distretto "quasi 5.000 edifici sono stati distrutti, comprese le istituzioni mediche ed educative" e ha poi ringraziato "tutti coloro che lavorano per il ripristino e il ritorno alla vita normale per la nostra gente".

20:56

Kiev riceve i primi tank britannici Challenger

L'Ucraina ha ricevuto i suoi primi carri armati britannici Challenger. Lo ha annunciato il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov, secondo quanto riportato dalla Cnn.

"Oggi ho avuto l'onore di testare l'ultima aggiunta alle nostre unità corazzate", ha scritto Reznikov su Facebook, specificando di aver ricevuto Challenger dal Regno Unito, i veicoli militari Strykers e Cougars dagli Stati Uniti e i Marders dalla Germania. "Dopo aver 'pilotato' personalmente il Challenger, posso dire che il guidatore di una Rolls Royce non si troverà a suo agio come l'equipaggio di quest'opera di arte militare", ha scritto il ministro.

21:27

Russia, non passa la richeista all'Onu per un'inchiesta indipendente su Nord Stream

La Russia non è riuscita a convincere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad aprire un'inchiesta indipendente sulle esplosioni avvenute a settembre nei gasdotti Nord Stream, che collegano Russia e Germania, e che hanno riversato gas nel Mar Baltico. Solo Russia, Cina e Brasile hanno votato a favore della risoluzione redatta dalla Russia, mentre gli altri 12 membri del Consiglio si sono astenuti. Per passare una risoluzione sono necessari almeno nove voti a favore e nessun veto da parte di Russia, Cina, Francia, Stati Uniti o Gran Bretagna.

21:34

Ucraina: allarme aereo nella regione di Kiev

La sirena che indica un allarme aereo è da poco risuonata a Kiev. Dalle mappe interattive risulta che al momento l'allerta riguarda l'intero Oblast della capitale ucraina.

21:52

Zakharova, "reazione Ue su armi nucleari a Minsk è sconcertante"

"La reazione inadeguata di un certo numero di capitali occidentali alle decisioni riguardanti lo sviluppo della nostra cooperazione con la Bielorussia nella sfera del nucleare militare non può che provocare sconcerto". Lo ha scritto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Per Zakharova, questa reazione sarebbe eccessiva visto che "fatti indiscutibili indicano che sono stati i Paesi della Nato a introdurre il concetto delle cosiddette 'missioni nucleari congiunte' e continuano a seguirlo per molti decenni". Infatti, aggiunge la portavoce del ministero degli Esteri, "al centro di questo concetto ci sono le armi nucleari di proprietà statunitense dispiegate in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia". Zakharova ha concluso rivendicando "il diritto di adottare le misure aggiuntive necessarie per garantire la sicurezza della Russia e dei suoi alleati". 

22:15

Zelensky, "Dnipro è stata la nostra fortezza per più di 9 anni"

 "Dnipro è stata la nostra fortezza per più di 9 anni, per tutto questo tempo a sostegno del fronte e dei soldati. Proprio qui, dal 2014, migliaia di nostri soldati sono stati salvati dopo essere stati feriti. Dnipro ha concentrato il lavoro dei volontari, dalle prime settimane di aggressione nel 2014". Lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky dopo aver tenuto una riunione con il comando supremo delle forze armate in città. Il presidente ucraino ha dichiarato di aver discusso della situazione generale nelle aree di prima linea, del rafforzamento e della protezione dei confini ucraini lungo l'intera lunghezza del fronte, dalla regione di Kherson alla regione di Kharkiv. Oggi Zelensky ha visitato anche la città di Zaporizhzhia e Nikopol.

22:24

Kiev, "droni russi bombardano Nikopol, una persona ferita"

Droni russi hanno bombardato il distretto di Nikopol, ferendo un uomo. Lo riporta Ukrinform citando Serhiy Lysak, capo dell'amministrazione militare regionale di Dnipropetrovsk. L'uomo ferito sarebbe un 51enne, ricoverato in ospedale in condizioni discrete. Durante l'attacco un istituto scolastico, una casa privata e un'auto sono stati danneggiati.

Golpe “invisibile” in Moldavia. Gianluca Carini il 26 Marzo 2023 su Inside Over.

Il 28 febbraio centinaia di manifestanti sono scesi in piazza a Chișinău per protestare contro la presidente Maia Sandu e il governo filo-occidentale di Dorin Recean. Bloccato a metà strada da un fronte compatto di poliziotti (di norma le manifestazioni si tengono vicino il parlamento e il palazzo presidenziale), il corteo si è fermato nella centralissima Bulevardul Ștefan cel Mare și Sfînt. Sul palchetto si sono alternati vari esponenti politici antigovernativi, come Marina Tauber, vicepresidente del movimento fondato dal controverso oligarca Ilan Shor (riparato all’estero dopo una pesante condanna in primo grado per uno scandalo finanziario) o Tatiana Bordeianu, vicepresidente di Pace, piccolo partito fuori dal Parlamento. Al centro delle rivendicazioni, la condizione economica del Paese: “Prendo una pensione mensile di 1700 lei (circa 85 euro)”, mi ha detto una signora che era lì per chiedere al governo di pagarle le carissime bollette per i mesi invernali.

La manifestazione – in cui sono state chieste più volte le dimissioni di Sandu e del governo – è terminata con qualche tensione ma senza incidenti e in breve il traffico è ripreso, tanto che io stesso me n’ero andato altrove. In serata, invece, sono iniziate a circolare le immagini di un gruppo dei manifestanti intenti ad assaltare la sede del governo moldavo. Bloccati dalla polizia, alcuni di loro si sarebbero diretti verso il municipio.

La notizia di un tentato golpe in Moldavia ha guadagnato velocemente spazio sui media online e sui programmi politici della sera, anche in Italia. La sensazione diffusa era di essere di fronte a un tentato Capitol Hill ma, nei giorni successivi, l’interesse è rapidamente scemato. Anche in Moldavia, l’impressione è che, se un tentato golpe c’è stato, non se ne sono accorti in tanti: la vita ha continuato a scorrere e nessuno dei miei interlocutori nei giorni successivi ha fatto riferimento a quell’evento in termini drammatici, anche se un esponente del partito di governo, Oazu Nantoi – nel corso di un’intervista con me – ha parlato di “guerra ibrida della Russia in Moldavia” e di “pseudopolitici con i soldi sporchi” che vogliono “creare il caos” per portare a elezioni anticipate.

La notizia di un possibile golpe filo-russo era stata peraltro anticipata nelle settimane precedenti dalla presidente Maia Sandu, che aveva dichiarato – senza però fornire particolari prove – di aver ricevuto l’informazione dal presidente ucraino Zelensky, confermata dai servizi segreti moldavi. Mosca, per quel che vale, aveva smentito tutto.La stessa guerra contro la propaganda filo-russa ha visto di recente degli episodi quantomeno controversi da parte del governo moldavo sul fronte della libertà di stampa, come la chiusura di sei televisioni accusate di fare propaganda per il Cremlino, legate all’oligarca Ilan Shor.

Della Moldavia non si è mai parlato granché: è un paese povero, piccolo (ha circa due milioni e mezzo di abitanti), senza un’identità particolarmente forte e incastrato tra Romania e Ucraina. Ha guadagnato però un improvviso interesse geopolitico dopo la guerra: la sua collocazione, storicamente divisa tra un’anima europeista-rumena e una russa (anche se dal 2009 i suoi governi sono filo-occidentali) è diventata infatti rilevante. Spalmata lungo il confine con l’Ucraina c’è poi la Transnistria, regione separatista storicamente filo-russa, in cui operano un migliaio di peacekeepers russi e dove è presente il più grande deposito di armi in Europa, a due passi dal confine ucraino. Per farla breve, se il Paese (che pure non dispone di un grande esercito e in cui i russi possono arrivare solo per via aerea) domani si spostasse improvvisamente sull’asse di Mosca, l’Ucraina si troverebbe un nuovo fronte sud-occidentale e il rischio di un corridoio che, passando per Odessa, Mykolayiv, Kherson e la Crimea (insomma la parte meridionale sul Mar Nero), arrivi in Russia. Uno scenario (ad oggi, sia chiaro, del tutto ipotetico) da scongiurare ad ogni costo e che ha reso la Moldavia centrale. Questa inedita attenzione occidentale si è espressa ad esempio nella concessione, a giugno, dello status di paese candidato all’Unione Europea assieme all’Ucraina e nel progetto di un’enorme ambasciata statunitense a Chișinău, segnale della volontà di Washington di costruire una rete di relazioni e informatori stabile e ampia sul territorio moldavo.

Se un tentato golpe c’è stato, l’indiziato numero uno non può quindi che essere Mosca, con un chiaro movente: destabilizzare un altro paese dell’ex Urss scivolato “pericolosamente” verso Bruxelles e Washington, approfittando di una situazione economica precaria, sintetizzata dall’aumento delle bollette. Se a ciò si aggiungono le voci che i manifestanti erano truppe “cammellate”, caricate per pochi spicci su dei bus fuori Chișinău e al soldo di un leader abbastanza controverso come Ilan Shor, il quadro è fatto.

Quello che però molti media hanno mancato di sottolineare è che la situazione economica della Moldavia è davvero complicata: detto delle pensioni per molti irrisorie e del caro-bollette, c’è anche qui il problema dell’inflazione che sta erodendo il potere d’acquisto. Problemi che ci sono ovunque, è vero, ma qui incidono su un equilibrio già precario, sommandosi anche a questioni ataviche, come l’emigrazione spaventosa e la mancanza di lavoro. “Cosa fa un moldavo quando finisce i soldi? Cambia 100 euro”, si dice da queste parti per indicare come molta dell’economia si regga su un welfare “umano”, fatto di rimesse dall’estero o di piccoli risparmi messi da parte nei periodi di lavoro fuori dal Paese. Il costo della guerra è quindi per molti insostenibile e la Russia – dopo aver dato origine al conflitto nella vicina Ucraina – può presentarsi (paradosso dei paradossi) come la soluzione.

In Moldavia è inoltre in corso un processo di occidentalizzazione a tappe, che emerge per esempio con la questione linguistica: qualche giorno fa, il parlamento moldavo ha approvato una legge che definisce la lingua nazionale “rumena”. La norma è passata – tra le proteste dell’opposizione – e risolve un contenzioso giuridico: nella Costituzione infatti la lingua del Paese è definita “moldava”, mentre nella dichiarazione di indipendenza si parla di lingua “rumena”. La Corte Costituzionale ha stabilito che tra le due carte prevale la seconda. Per noi potrebbe apparire una questione di lana caprina (in fondo, la lingua rimane quella), ma per i russofoni – presenti soprattutto tra le vecchie generazioni cresciute nell’Urss e in alcune aree, non solo in Transnistria – ogni riferimento alla Romania puzza di riunificazione (un progetto mai compiuto di annessione a Bucarest, inviso soprattutto a chi guarda a Mosca) e poi manca una legge a tutela delle lingue minoritarie, che nel caso del russo minoritarie non sono.

Questo processo è stato peraltro portato avanti dopo le elezioni del 2021 dal Partito di azione e solidarietà (Pas) della presidente filo-occidentale Maia Sandu. Nato su posizioni barricadere rispetto al controverso oligarca Vlad Plahotniuc, Pas si è trovato a passare dall’opposizione alla maggioranza, con tutti i problemi del caso, sintetizzati dai cinque rimpasti di governo e nel recente cambio tra la premier uscente, Natalia Gavrilita, e Dorin Recean.

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina (per molti inaspettata fino all’ultimo), ogni valutazione sul futuro dei paesi dell’ex Urss deve essere fatta con mille riserve. L’ipotesi di un possibile golpe in Moldavia – sempre se non sia già stato tentato – non è quindi da sottovalutare, ma l’impressione è che al momento vi sia un’eterogenesi di fini per alzare l’attenzione sul Paese: da parte di Kiev, perché la paura di allargare l’influenza russa a un altro stato dell’orbita europea contribuirebbe a tenere alta la guardia sul conflitto. Da parte del governo di Chișinău, in difficoltà sul fronte interno, per spostare l’attenzione all’esterno e attirare magari maggiori aiuti occidentali.

In questo scenario, quindi, meglio non saltare subito a facili conclusioni e coltivare qualche dubbio.

Gianluca Carini

Guerra Ucraina - Russia, le news del 28 marzo.

La Repubblica. Usa: "Si al tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l'Ucraina"

Arrivati in Ucraina i Leopard di Germania e Portogallo, oltre ai challenger britannici. Zelensky in visita nella regione di Sumy. Il Cremlino annuncia che procederà al dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia.Testati missili russi nel mar del Giappone

Attacco con droni, esplosioni e incendi a Kiev. Mentre il ministero della Difesa russo afferma che Mosca ha testato missili anti-nave nel Mar del Giappone. Intanto la Germania ha inviato a Kiev i 18 carri armati Leopard promessi due mesi fa per sostenere la difesa dall'invasione. E sono arrivati anche i primi tank britannici Challenger. Il Cremlino ha annunciato che la Russia procederà con i piani di dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia indipendentemente dalla reazione dell'Occidente.

E il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev ha lanciato nuove minacce: "Mosca possiede armi avanzate e uniche in grado di distruggere qualsiasi nemico, compresi gli Stati Uniti".

Punti chiave

14:41

Zelensky in visita a Sumy: "Onoriamo i nostri eroi"

12:00

Nord Stream, Cremlino: "Rammarico per mancata risoluzione Onu"

11:47

Cremlino: "Coinvolgimento diretto della Germania nel conflitto"

10:03

Armi nucleari in Bielorussia, Minsk: "Necessarie per rispondere al rafforzamento della Nato vicino a noi"

08:20

Kiev: la Russia ha rapito 4.390 orfani ucraini

00:10

 Attacco con droni, esplosioni a Kiev

 Esplosioni sono state segnalate a Kiev dal sindaco Vitali Klitschko, citato dal Kiev Independent. Sono state sentite nei quartieri Sviatoshyn e Obolon.

Un negozio è in fiamme a Sviatoshyn, ha scritto il sindaco. Le autorità hanno avvertito di un attacco di droni alle 21 ora italiana. A partire dalla mezzanotte locale (le 23 in Italia), è scattato l'allarme antiaereo.

02:19

Kiev, sono arrivati i tank Challenger britannici

I carri armati britannici Challenger sono arrivati in Ucraina, ha annunciato una portavoce del ministero della Difesa di Kiev. "Sono già in Ucraina", ha dichiarato all'AFP la portavoce Iryna Zolotar, senza fornire altri dettagli.

02:21

Zelensky: "Nessuna sicurezza a Zaporizhzhia senza ritiro russo"

  "Senza l'immediato ritiro delle truppe e del personale russo dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia e dai territori adiacenti, qualsiasi iniziativa per ripristinare la sicurezza nucleare è destinata al fallimento".

Parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo l'incontro con il capo dell'Aiea Rafael Grossi.

05:42

Attacco con droni russi su Kiev, esplosioni e incendi

Esplosioni e incendi ieri sera a Kiev, causati da un attacco con droni russi. Lo hanno reso noto le autorità locali, citate dal Kyiv Independent. L'amministrazione militare dell'oblast della capitale ucraina ha comunicato di aver abbattuto tutti i velivoli senza pilota usati dalle forze di Mosca per l'attacco, avvenuto poco dopo le 22 ora locale (le 21 in Italia)

I vigili del fuoco sono intervenuti nei distretti di Sviatoshynskyi e Obolonskyi, a Kiev. Non si segnalano vittime o feriti, secondo il sindaco Vitalii Klitschko.

05:44

Due morti e oltre 30 feriti in un attacco a Sloviansk 

Due morti in un attacco missilistico sulla città di Sloviansk, nell'est dell'Ucraina. Le due vittime si trovavano in auto. Trenta i feriti, di cui cinque sono gravi. Lo ha scritto sul suo profilo Facebook il governatore Pavlo Kyrylenko, precisando che gli attacchi sono avvenuti con due missili S-300

06:08

Mosca: "La Russia ha testato dei missili anti-nave nel Mar del Giappone"

Il ministero della Difesa russo afferma che Mosca ha testato dei missili anti-nave nel Mar del Giappone. Il ministero ha detto che due barche hanno lanciato un attacco missilistico simulato contro una finta nave da guerra nemica a circa 100 chilometri di distanza. Il ministero ha detto che l'obiettivo è stato colpito con successo da due missili da crociera Moskit.

08:20

Kiev: la Russia ha rapito 4.390 orfani ucraini

Le forze russe hanno rapito un totale di 4.390 bambini ucraini orfani, con un solo genitore o privi di cure parentali: lo ha detto in tv la ministra ucraina per la Reintegrazione dei territori occupati, Irina Vereshchuk, come riporta RBC-Ucraina.

Vereshchuk ha spiegato che i bambini si trovano ora nei territori occupati o in Russia e che il governo di Kiev sta raccogliendo le prove dei rapimenti e delle deportazioni illegali per sottoporle alla Corte penale internazionale

08:59

L'intelligence britannica: ad Avdiivka i russi hanno molti mezzi corazzati. "Tattiche sbagliate"

Il decimo reggimento carri armati russo ha probabilmente perso gran parte dei suoi mezzi nel tentativo di circondare la città di Avdiivka, nell'Ucraina orientale: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence. Negli ultimi giorni, la Russia ha continuato a dare priorità all'operazione di accerchiamento della città da sud, si legge nel rapporto pubblicato su Twitter. Tuttavia, le forze russe hanno compiuto solo progressi marginali a costo di pesanti perdite di veicoli corazzati. Il reggimento, spiegano gli esperti di Londra, fa parte del 3° Corpo d'Armata, la prima nuova importante formazione costituita dalla Russia per sostenere l'invasione dell'Ucraina dall'agosto 2022. Secondo numerosi resoconti pubblici, questo Corpo d'armata ha registrato casi di indisciplina e basso morale tra le sue forze che, nonostante un probabile periodo di addestramento in Bielorussia, sembrano mostrare ancora una limitata efficacia in combattimento. Le perdite del 10° reggimento carri, conclude il rapporto, sono probabilmente dovute in gran parte ad assalti frontali tatticamente errati, simili a quelli falliti, lanciati di recente intorno alla città di Vugledar.

09:28

Kiev: distrutti 14 dei 15 droni kamikaze Shahed-136 lanciati nella notte dai russi

I russi hanno lanciato la notte scorsa 15 droni kamikaze Shahed-136 contro il territorio ucraino, di cui 14 sono stati distrutti dalle forze di Kiev: lo ha reso noto lo  Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine nel suo aggiornamento quotidiano sull'andamento del conflitto pubblicato su Facebook. L'esercito, secondo quanto riporta Ukrinform, ha inoltre reso noto che le forze russe hanno lanciato nel complesso 24 raid aerei, 12 attacchi missilistici e 55 attacchi con sistemi di razzi a lancio multiplo.

10:03

Armi nucleari in Bielorussia, Minsk: "Necessarie per rispondere al rafforzamento della Nato vicino a noi"

La Bielorussia è costretta a rispondere al rafforzamento delle capacità della Nato nei Paesi vicini e il dispiegamento di armi nucleari russe sul territorio della repubblica è una risposta in linea con il diritto internazionale, in particolare con le disposizioni del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnp). Lo riferisce il ministero degli Esteri bielorusso, citato dalla Tass.

"Le misure coercitive unilaterali nella politica e nell'economia sono accompagnate dall'accumulo di potenziale militare nel territorio dei Paesi membri della Nato in prossimità dei nostri confini. Considerando queste circostanze e le legittime preoccupazioni e rischi nel campo della sicurezza nazionale derivanti da essi, la Bielorussia sta intraprendendo azioni di risposta forzata per rafforzare la propria capacità di sicurezza e difesa", ha affermato il ministero. "La cooperazione militare tra Bielorussia e Russia si svolge in stretta conformità con il diritto internazionale.

L'addestramento di piloti bielorussi in grado di pilotare aerei con munizioni specifiche, la modernizzazione di tali aerei, nonchè il dispiegamento di testate nucleari sul territorio della Bielorussia senza il trasferimento del controllo su di esse a Minsk, così come l'accesso alla tecnologia appropriata, non contraddicono in alcun modo le disposizioni degli articoli I e II del Tnp", ha spiegato il ministero.

10:18

Kiev, 24 raid aerei e 12 raid missilistici russi nelle ultime 24 ore: vittime 

Nelle ultime 24 ore i russi hanno condotto 12 raid missilistici, 24 raid aerei e 55 attacchi con razzi. Lo ha reso noto lo Stato maggiore ucraino nell'ultimo aggiornamento, precisando che un raid sulla città di Slovyansk ha danneggiato edifici e case private, provocando vittime. Un attacco aereo su Bersyslav ha danneggiato infrastrutture civili. Secondo l'aggiornamento, le forze russe hanno anche condotto attacchi con 15 droni kamikaze di fabbricazione iraniana Shahed-136, 14 dei quali sono stati distrutti.

10:27

Mosca: "Ci rammarichiamo per Guterres a summit democrazia"

Mosca esprime "profondo rammarico" per la decisione del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres di partecipare al secondo 'summit per la democrazia' organizzato dagli Usa, che secondo la Russia è "uno spettacolo indegno". Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. Il summit, aggiunge la portavoce, citata dall'agenzia Ria Novosti, è una manifestazione delle pratiche neocoloniali da parte degli Usa. 

10:33

Giappone: "Mosca intensifica le sue attività nell'Est"

Le forze russe hanno "intensificato le loro attività anche nell'Estremo Oriente" russo mentre prosegue il conflitto in Ucraina. Lo ha detto da Tokyo il ministro degli Esteri giapponese, Yoshimasa Hayashi, in dichiarazioni riportate dall'agenzia Kyodo dopo la notizia secondo cui la Flotta del Pacifico della Marina russa ha testato missili supersonici nel Mar del Giappone.

10:36

Wsj: "La Russia in cambio droni fornisce a Iran armi informatiche"

La Russia sta aiutando l'Iran ad acquisire capacità avanzate di sorveglianza digitale e Teheran cerca una cooperazione più profonda sulla guerra informatica: lo hanno detto al Wall Street Journal persone che hanno familiarità con la questione, aggiungendo un altro livello a una fiorente alleanza militare che gli Stati Uniti vedono come una minaccia. La potenziale collaborazione nella guerra informatica arriva dopo che l'Iran, secondo funzionari statunitensi e iraniani, ha venduto alla Russia droni da utilizzare in Ucraina, ha accettato di fornire anche missili a corto raggio e ha spedito carri armati e proiettili di artiglieria sul campo di battaglia.

10:49

Media: "Zelensky potrebbe andare presto a Varsavia"

A breve il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, potrebbe andare a Varsavia. Come riporta l'agenzia polacca Pap, ripresa dai media ucraini,  il viceministro degli affari esteri della Polonia Pawel Jablonski ha accennato alla visita di Zelensky. Secondo lui, la visita potrebbe avvenire presto, ma anche quando verrà raggiunto un accordo, non sarà annunciato fino all'ultimo momento per motivi di sicurezza. "Penso che (la visita di Zelensky, ndr) accadrà presto, ma non anticipiamo i fatti. Sicuramente non annunceremo questa visita per motivi di sicurezza", ha detto Yablonsky.

11:32

Kuleba: "L'adesione di Kiev a Ue e Nato porta sicurezza per 10 anni"

"Il futuro della sicurezza euro-atlantica è determinato sul campo di battaglia in Ucraina, e l'ingresso del nostro Paese nell'Ue e nella Nato completerà il ridisegno dell'architettura di sicurezza mondiale e garantirà la sicurezza del continente europeo per dieci anni". Lo ha detto il ministro degli Esteri dell'Ucraina, Dmytro Kuleba, intervenendo all'evento ministeriale della Carta adriatica su invito del suo collega macedone Buyar Osmani, riferisce il ministero ucraino degli Esteri.

11:47

Cremlino: "Coinvolgimento diretto della Germania nel conflitto"

La Germania svolge un ruolo attivo nel "pompare armi l'Ucraina" e ciò "aumenta il suo coinvolgimento diretto e indiretto nel conflitto". Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov commentando la fornitura di carri armati Leopard.

12:00

Nord Stream, Cremlino: "Rammarico per mancata risoluzione Onu"

Mosca "si rammarica" che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu non abbia approvato ieri sera una risoluzione presentata dalla stessa Russia in cui si condannava il sabotaggio al gasdotto Nord Stream e si chiedeva un'inchiesta internazionale sull'accaduto. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. "Chiaramente continueremo i nostri sforzi per impedire che la questione venga posta in stallo", ha aggiunto il portavoce, citato dall'agenzia Interfax. La risoluzione ha ottenuto il voto favorevole di Russia, Cina e Brasile e 12 astensioni.

12:21

Russia: cancellata l'assoluzione di un'attivista Lgbt

La Corte di Cassazione di Vladivostok, nell'estremo oriente russo, ha cancellato la sentenza d'appello con la quale l'artista e attivista per la difesa dei diritti delle minoranze sessuali Julija Tsvetkova era stata assolta dalle accuse di "produrre e distribuire materiale pornografico": le imputazioni le erano state mosse nel 2019 per il solo fatto di aver pubblicato su internet dei propri lavori artistici, tra cui alcuni disegni che ritraevano in modo astratto gli organi genitali femminili, accuse  giudicate assurde da numerosi osservatori e difensori dei diritti umani. A riportare la notizia sono diverse testate, tra cui Novaya Gazeta Europa, che cita la madre della giovane. Secondo Meduza, ora il processo dovrebbe iniziare di nuovo dal primo grado.

Amnesty International riferisce che la giovane artista e attivista era stata fermata arbitrariamente il 20 novembre 2019 ed era rimasta agli arresti domiciliari fino al 16 marzo 2020.

12:39

Moldavia, Sandu: "Solo nella Ue può essere sovrana e libera"

"L'integrazione europea è l'unica strada che può assicurare la sopravvivenza della Moldavia come Paese sovrano e libero". Lo ha detto la presidente della Moldavia Maia Sandu in conferenza stampa con Charles Michel a Chisinau. "Stiamo ancora affrontando le ombre della devastante guerra della Russia contro l'Ucraina. Allo stesso tempo, al nostro interno dobbiamo far fronte ad attacchi ibridi diretti a indebolire la nostra determinazione a restare con il mondo libero. Noi stiamo lavorando a rafforzare la nostra resilienza e questi traguardi sono possibili grazie al supporto dell'Ue", ha sottolineato Sandu ribadendo che Chisinau "sta pianificando di aprire il negoziato per l'ingresso in Ue il prima possibile".

12:54

Ministro degli Esteri iraniano domani a Mosca

Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian è atteso domani in visita ufficiale a Mosca dove incontrerà l'omologo russo Serghei Lavrov. Lo ha fatto sapere l'ambasciatore iraniano in Russia Kazem Jalali, come riporta Tasnim, affermando che si parlerà della messa in pratica di accordi raggiunti tra Teheran e Mosca nei mesi scorsi. Al centro dei colloqui anche gli ultimi sviluppi a livello regionale.

13:36

Kiev: "Distrutta una base dei mercenari di Wagner a Bakhmut"

Le guardie di frontiera ucraine hanno distrutto un "rifugio" dei mercenari del Gruppo Wagner a Bakhmut, nella regione di Donetsk, dove continuano pesanti combattimenti: lo ha reso noto su Telegram il servizio di frontiera statale del Paese, come riporta RBC-Ucraina. Da questa sorta di base, spiega la testata, i "wagneriani" attaccavano con fuoco mirato le posizioni delle forze armate ucraine. L'edificio, situato in uno dei quartieri della città, è stato attaccato con lanciagranate dalle guardie di frontiera del distaccamento di Lugansk, insieme ad altro personale militare.

13:41

Media, video di un drone riprende la devastazione di Bakhmut

Fumo e macerie. È tutto quello che rimane di Bakhmut, città della regione del Donetsk, luogo della battaglia più sanguinosa dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina. Le immagini appaiono in un video della Cnn che unisce riprese fatte da alcuni droni in diversi momenti e pubblicate su Telegram. Nella città, dove si continua a combattere, rimane solo questo. Cinquanta chilometri più a nord ovest, a Kramatorsk, le bombe dei russi continuano a cadere.

Ieri notte, riporta il media statunitense, un missile ha colpito la città danneggiando un asilo nido e una scuola, oltre a sei case e un edificio non residenziale. il consiglio comunale della città ha affermato su Telegram che non sono state segnalate vittime.

13:44

Arrivati in Ucraina i tre carri armati Leopard dal Portogallo

I tre carri armati Leopard 2 promessi dal Portogallo sono già sul territorio dell'Ucraina. Lo afferma su Twitter il Ministero della Difesa del Portogallo.

13:47

Russia, mandato d'arresto per attivista Pussy Riot

Il tribunale Basmanny di Mosca ha emesso in contumacia un mandato d'arresto nei confronti di Pyotr Verzilov, noto attivista del gruppo Pussy Riot ed editore del giornale MediaZona. Lo riporta proprio la testata MediaZona precisando che Verzilov è accusato sulla base della nuova legge bavaglio che prevede lunghe pene detentive per la diffusione di informazioni sull'esercito che dovessero essere giudicate "false" dalle autorità russe e che di fatto vieta di esprimersi contro l'operazione speciale in Ucraina. Verzilov sarebbe stato accusato per dei post su internet in cui denunciava le atrocità di Bucha. Tornando in Russia rischierebbe fino a 10 anni di reclusione.

14:41

Zelensky in visita a Sumy: "Onoriamo i nostri eroi"

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha visitato la regione di Sumy, nell'Ucraina nord-orientale: il leader di Kiev ha incontrato funzionari e residenti locali nella città di Okhtyrka, epicentro di feroci scontri lo scorso anno, e Trostianets, che è stata occupata dalle forze russe per un mese e liberata nel marzo 2022. La visita nella regione settentrionale segue quelle già compiute nelle scorse settimane a Kherson e Kharkiv, sulla linea del fronte vicino Bakhmut, nella regione orientale di Donetsk, e Zaporizhzhia al sud.

15:01

Mosca: "Forze Kiev hanno usato bombe Glsdb fornite da Usa"

La Russia ha denunciato l'uso da parte delle truppe di Kiev di bombe Glsdb recentemente fornite dagli Stati Uniti. "La difesa aerea ha abbattuto un razzo guidato Glsdb, ha riferito il ministero della Difesa di Mosca, facendo riferimento a una bomba di piccolo diametro lanciata da terra che ha una portata fino a 150 km.

16:09

Grossi (Aiea), sarò in Russia nei prossimi giorni

Dopo aver incontrato lunedì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il direttore generale dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Grossi ha detto, in un'intervista ad Ap, che "molto probabilmente" si recherà in Russia nei prossimi giorni. Il suo obiettivo è quello di intensificare i colloqui con Ucraina e Russia per trovare un accordo che salvaguardi la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Grossi ha aggiunto sull'accordo: "Penso che sia vicino". "Ovviamente ho bisogno di un impegno politico, di una decisione politica", ha precisato Grossi, "e in questo caso, quello che voglio sottolineare è che l'accordo è sulla protezione dell'impianto. Non si stanno accordando tra loro, ma con l'Aiea. Sono d'accordo sulla sicurezza nucleare. Questo è un elemento molto importante che credo debba essere preso in considerazione".

15:36

 Russia, figlia fa disegno pro-Ucraina: due anni di carcere al padre

Un uomo è stato condannato a due anni di prigione per aver "screditato" le forze armate russe sui social media. L'inchiesta contro il 54enne Alexei Moskalyov è stata lanciata dopo che la figlia 13enne ha fatto un disegno a scuola contro l'invasione russa dell'Ucraina. L'uomo è evaso dagli arresti domiciliari e "non si è presentato all'udienza", hanno riferito le autorità giudiziarie, precisando che "il verdetto è stato letto in sua assenza dal momento che è scomparso". Il caso è nato dopo che la figlia 13enne, Maria Moskalyova, l'anno scorso ha fatto un disegno nel quale erano rappresentati missili russi sparati verso una donna e un bambino ucraini. La direttrice ha avvertito la polizia che ha scoperto commenti contro 'l'operazione specialè russa sui social del padre, unico familiare della ragazza.

 15:54

Kiev, Avdiivka sta per essere cancellata da faccia della terra

La città ucraina di Avdiivka "sta per essere spazzata via dalla faccia della terra" a causa dei feroci combattimenti tra truppe russe e ucraine. Lo afferma Vitaliy Barabash, capo dell'amministrazione militare della città, come riporta il Guardian.

16:23

 Kuleba, la pace ad ogni costo è un'illusione

"Nessun'altra nazione vuole la pace più dell'Ucraina. Ma la pace ad ogni costo è un'illusione. Il popolo ucraino accetterà la pace solo se garantirà la cessazione completa dell'aggressione russa, il completo ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino e il ripristino dell'integrità territoriale del nostro stato all'interno dei confini riconosciuti a livello internazionale": lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba intervenendo ad un evento sulla guerra nel suo Paese legato al secondo summit (virtuale) per la democrazia voluto da Joe Biden.

16:40

Peskov: "Con la fornitura di armi a Kiev, Germania aumenta il suo coinvolgimento nel conflitto"

La Germania sta partecipando "attivamente alla fornitura di armi all'Ucraina" e la decisione di Berlino di aumentare l'assistenza a Kiev non è di buon auspicio, dato che "aumenta direttamente il coinvolgimento tedesco nel conflitto". Lo ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov commentando l'articolo dello Spiegel nel quale si annunciava l'intenzione del ministero delle Finanze tedesco di chiedere al Bundestag un aumento da 2,2 a 5,4 miliardi di euro del fondo di bilancio per finanziare gli aiuti a Kiev. "In generale, queste relazioni lasciano molto a desiderare" e "tali azioni e decisioni non sono di buon auspicio", ha detto Peskov ai giornalisti. "La Germania partecipa attivamente all'armamento dell'Ucraina, pompando l'Ucraina di armi. La Germania aumenta direttamente e indirettamente il livello del suo coinvolgimento in questo conflitto", ha detto Peskov.

16:56

Aiea, aumentano combattimenti vicino centrale Zaporizhzhia

I combattimenti si sono intensificati intorno alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa, aumentando ulteriormente la possibilità di un incidente nucleare. Lo ha detto il capo dell'Aiea, Rafael Grossi, in un'intervista all'Ap. "C'è un aumento del livello di combattimento, combattimento attivo" nell'area della centrale, ha detto Grossi. "Le mie squadre lì riferiscono ogni giorno sugli attacchi". Grossi ritiene in ogni caso che un accordo sulla protezione dell'impianto sia "vicino", e dopo aver incontrato Zelensky "molto probabilmente" andrà in Russia nei prossimi giorni.

17:22

Parigi 2024: Cio, russi solo individuali e neutrali, no squadre 

Gli atleti con passaporto russo e bielorusso potranno partecipare alle competizioni internazionali valide per la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 solo in forma individuale e neutrale. Non potranno competere le squadre. Ad annunciarlo è stato il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach nel corso della conferenza stampa al termine dell'Esecutivo odierno riunitosi a Losanna. L'Esecutivo ha previsto una serie di criteri che dovranno essere rispettate dalle Federazioni internazionali dei singoli sport, quali, l'esclusione dalle competizioni di atleti che sostengono la guerra e atleti che sono affiliati alle forze armate.

17:44

Polonia, nuove sanzioni se Minsk accetta le armi nucleari russe

Se la Bielorussia dovesse accettare di ospitare le armi nucleari tattiche russe, il Paese riceverà nuove e più dure sanzioni. Lo riporta Ukrinform citando il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, che ha parlato dopo le ultime consultazioni intergovernative romeno-polacche a Bucarest. "Il passo che la Russia ha compiuto, annunciando il dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia, porterà senza dubbio all'imposizione di ulteriori sanzioni alla Bielorussia e il livello delle sanzioni imposte a Minsk sarà significativamente più doloroso per il regime di Lukashenko", ha affermato Morawiecki.

Il premier polacco ha anche sottolineato che, nel quadro delle relazioni bilaterali polacco-bielorusse, Varsavia sta valutando di "rendere più rigidi i parametri dei movimenti di merci e persone". Questo sarebbe un chiaro segnale a Lukashenko che la Polonia non è d'accordo con misure che "aiutano la Russia nel contesto delle sue azioni aggressive contro l'Ucraina, contro la Polonia e gli altri Paesi dell'Ue".

17:46

Media, un drone di Kiev cade vicino Mosca

Un drone si è schiantato in un'area chiamata Nuova Mosca, vicino alla capitale della Russia. Secondo quanto riportato dai media russi come Baza, il veicolo era dipinto di giallo e blu e sulle ali aveva la scritta "Gloria all'Ucraina". Le forze dell'ordine hanno riferito alla Tass che "presumibilmente, il relitto dell'Uav è stato trovato vicino ai binari della ferrovia nel villaggio di Svitino", a circa 70 chilometri dal centro di Mosca, "e non ci sono state vittime". Il drone è stato scoperto da un residente locale e sul posto è attualmente al lavoro una squadra investigativa.

17:51

Kharkiv, a Pasqua vietate visite ai cimiteri per pericolo mine

"A causa della minaccia delle mine, le autorità dell'oblast di Kharkiv, nel nord-est dell'Ucraina, hanno vietato di visitare i cimiteri durante le vacanze di Pasqua". Lo ha annunciato Oleh Synehubov, governatore dell'oblast. Il divieto riguarda principalmente le aree precedentemente occupate dalle truppe russe, ha riferito il portale Suspilne secondo quanto riporta il sito Onet.

17:59

Mosca, aumenteremo produzione di armi di sette-otto volte

 "La produzione di proiettili di artiglieria, carri armati, mortai di vario calibro e missili aerei non guidati prodotti negli impianti delle regioni russe di Chelyabinsk e Kirov aumenterà di sette-otto volte entro la fine dell'anno". È quanto ha affermato il ministro della Difesa Sergei Shoigu, durante la visita alle aziende belliche nelle regioni di Chelyabinsk e Kirov. Lo riporta l'agenzia Tass.

18:22

Filorussi, "2 civili uccisi da raid truppe ucraine"

I filorussi accusano le forze ucraine di aver sparato ieri sul quartiere Kievsky di Donetsk, nel Donbass, e affermano che i corpi senza vita di due persone sono stati trovati oggi sotto le macerie di un edificio. "Nel quartiere Kievsky, in via Kuibyshev, al primo piano, sotto le macerie di una casa danneggiata dai bombardamenti di ieri, sono stati trovati i corpi di un uomo nato nel 1960 e di una donna nata nel 1962", ha dichiarato secondo la Tass Alexei Kulezmin, sindaco di fatto della città controllata dai separatisti filorussi.

18:40

Mosca, inaccettabile la decisione del Cio su atleti russi

Il Comitato olimpico russo giudica "inaccettabili" le condizioni annunciate dal Cio che ha riammesso gli atleti russi a titolo individuale alle competizioni internazionali, ma senza poter gareggiare sotto la bandiera del loro Paese. Lo ha detto il presidente Stanislav Pozdnyakov, citato dalla Tass.

18:44

Missili russi su Kharkiv: 2 feriti

Le forze russe hanno lanciato due missili S-300 contro la città di Bohodukhiv nell'oblast di Kharkiv. Lo ha reso noto l'ufficio del procuratore generale, aggiungendo che a seguito dell'attacco, un uomo di 73 anni è rimasto ferito ed è attualmente ricoverato in ospedale per una commozione cerebrale. Finestre e tetti delle case sono stati danneggiati, così come parte di un asilo, ha riferito l'ufficio del procuratore generale. La città di Bohodukhiv e altre aree circostanti dell'oblast di Kharkiv, a causa della loro vicinanza al confine russo, sono state costantemente attaccate dall'inizio dell'invasione dell'esercito di Mosca.

18:53

Usa: stop a scambio dati con Russia su armi nucleari

Gli Stati Uniti hanno informato la Russia che non forniranno più a Mosca i dati sulle loro forze nucleari strategiche (dati che dovrebbero essere scambiati due volte all'anno in base al trattato New Start), visto che la Russia ha sospeso la sua partecipazione all'accordo. Lo ha fatto sapere un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. "Questa è la prima azione intrapresa in risposta alla sospensione della Russia, una contromisura legale intesa a incoraggiare Mosca a tornare al rispetto del Trattato", ha detto la fonte. Lo riporta il Wall Street Journal. 

19:03

Usa, sì a tribunale speciale per aggressione russa a Ucraina

Gli Stati Uniti si dicono favorevoli all'istituzione di un tribunale speciale per giudicare "l'aggressione" russa all'Ucraina. "Gli Stati Uniti sostengono l'istituzione di un tribunale speciale per il crimine dell'aggressione all'Ucraina, sotto la forma di una corte internazionale all'interno del sistema giudiziario ucraino, che comprenda elementi internazionali", ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato americano.

19:51

Sunak, la Cina non è parte neutrale nel conflitto in Ucraina

Il premier britannico Rishi Sunak non ritiene che la Cina possa essere parte neutrale nel conflitto in corso in Ucraina. Lo ha affermato rispondendo oggi alle domande del Liaison Committee, organismo parlamentare che riunisce i presidenti di commissione della Camera dei Comuni. Il primo ministro conservatore si riferiva alla recente visita di tre giorni in Russia del presidente Xi Jinping e all'iniziativa di pace portata avanti da Pechino. E ha sottolineato in merito: "Incoraggerei il presidente Xi a impegnarsi direttamente con il presidente Zelensky su qualsiasi particolare proposta di pace che la Cina è interessata a presentare". Sunak ha anche sottolineato che ogni decisione inerente eventuali questioni territoriali, inclusa quella riguardante la Crimea, spetta a Kiev. 

20:13

Nuovo pacchetto di aiuti dagli Usa per 2.500 milioni di dollari

Il primo ministro dell'Ucraina Denis Shmigal ha confermato che l'amministrazione degli Stati Uniti invierà a Kiev un nuovo pacchetto di aiuti economici del valore di 2.500 milioni di dollari. I fondi arriveranno attraverso il progetto della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, e andranno a pagare medici, pensionati, sfollati e ad aiutare le famiglie a basso reddito. "Dall'inizio dell'anno - ha sottolineato il governo - l'Ucraina ha ricevuto quasi 5 miliardi di dollari dall'Unione Europea e più di 2 miliardi di dollari dagli Stati Uniti". L'Ucraina ha stimato un deficit di bilancio di oltre 33,2 miliardi di euro per quest'anno e quasi tutte le entrate ricevute dal governo saranno utilizzate per migliorare il comparto militare del paese.

20:28

Zelensky, Parlamento francese riconosce Holodomor, grazie

"Il riconoscimento da parte del Parlamento francese dell'Holodomor del 1932-33 come genocidio del popolo ucraino è importante e significativo. Sono grato per il forte contributo della Francia alla denuncia dei crimini passati e presenti della Russia totalitaria, stabilendo verità, giustizia e quindi responsabilità. Grazie Francia". Lo scrive su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

21:16

Russia, arrestato per corruzione capo dipartimento marittimo della Guardia russa

Il capo del dipartimento marittimo della Guardia russa, Sergei Volkov, è stato arrestato per la fornitura di armi di bassa qualità a prezzi gonfiati. Lo ha reso noto Alexander Khinshtein, capo del Comitato della Duma di Stato per l'informazione. "Il piano di corruzione su larga scala è stato fermato dai dipendenti della stessa sicurezza della Guardia Nazionale. Si è scoperto che i funzionari del dipartimento hanno organizzato la fornitura di armi di bassa qualità e difettose a prezzi ovviamente gonfiati", ha scritto Khinshtein nel suo canale Telegram. Il danno totale al bilancio, secondo il parlamentare, ammonta a quasi 400 milioni di rubli. E' stato avviato un procedimento penale contro Volkov per abuso di potere. La sua casa e il suo ufficio sono stati perquisiti. "Finora è stato detenuto per 48 ore in conformità con l'articolo 91 del codice di procedura penale della Federazione Russa", ha specificato Khinshtein.

21:48

Kuleba: "Adesione a Nato garantirà sicurezza europea"

L'adesione dell'Ucraina all'Ue e alla Nato "garantirà la sicurezza del continente europeo per il prossimo decennio". Lo ha affermato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, parlando in collegamento durante l'incontro informale a Skopje 'Carta USA-Adriatico', su invito del ministro degli Esteri macedone Bujar Osmani. "La Carta USA-Adriatico - ha detto Kuleba - ha contribuito all'adesione degli Stati balcanici alla Nato. L'Ucraina è attualmente sulla buona strada per diventare un membro dell'Alleanza". La Carta è stata firmata nel 2003 da Albania, Croazia, Macedonia del Nord e Stati Uniti. Il suo obiettivo era promuovere la stabilità e la cooperazione tra i paesi balcanici e avvicinarli all'adesione con la Nato. La Bosnia-Erzegovina e il Montenegro sono diventati membri nel 2008, mentre la Serbia e il Kosovo sono diventati osservatori rispettivamente nel 2008 e nel 2012. Di tutti i membri, solo la Bosnia-Erzegovina non fa parte della Nato.

22:03

Zelensky, a Sumy ci sono problemi che saranno risolti

"Sono tornato dal nostro oblast di Sumy. Oggi ero a Okhtyrka, Trostyanka, Sumy, alle posizioni delle nostre guardie di frontiera. Ho avuto un incontro con i rappresentanti delle autorità locali delle regioni di Sumy e Chernihiv. Ci sono problemi che devono essere risolti e saranno risolti". Lo ha detto nel suo consueto videomessaggio serale il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riporta l'Ukrainska Pravda.

22:10

Zelensky, l'aggressione russa finisce se il mondo è determinato

Oggi "voglio ringraziare tutti coloro che, al richiamo del cuore, in paesi diversi, su piattaforme diverse, con parole diverse, ma in modo altrettanto onesto e forte ricordano al mondo che l'aggressione russa può finire molto più velocemente di quanto a volte si dica, se il mondo è più veloce, se il mondo è più determinato". E' un passo del consueto videomessaggio serale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, citato da Ukrinform.

22:32

Kiev: morto un pilota in missione, effettuò 80 azioni

E' morto durante una missione di guerra il pilota ucraino Denys Kyrylyuk. Lo hanno annunciato i militari ucraini, scrive l'Ukrainska Pravda. "Durante l'esecuzione di una missione di combattimento, è morto il maggiore Denys Kyrylyuk",  si legge. Il pilota di caccia dell'Aeronautica Militare delle Forze Armate dell'Ucraina, ha effettuato 80 azioni, 70 delle quali durante l'invasione su vasta scala russa" con l'obiettivo di "distruggere il nemico".

22:45

Usa-Russia: trattato New Start, sospesa condivisione dati su armi nucleari

Stati Uniti e Russia hanno sospeso la condivisione biennale dei dati relativi alle armi nucleari in base al trattato New Start, sospeso unilateralmente da Vladimir Putin. Funzionari Usa hanno riferito di avere offerto alla controparte russa di continuare la condivisione dei dati, nonostante la sospensione del trattato, ma che Mosca si è rifiutata di condividere i propri dati. Di qui, la decisione Usa di non fornire più informazioni alla Russia. "A causa del mancato rispetto russo degli obblighi derivanti dal trattato, gli Stati Uniti non parteciperanno al biennale scambio di dati, per incoraggiare la Russia a tornare a rispettare il trattato", ha detto la portavoce del dipartimento di Stato, Vedant Patel.

Russia, drone ucraino a pochi chilometri dal Cremlino. Libero Quotidiano il 28 marzo 2023

La controffensiva dell'Ucraina è sempre più vicina al Cremlino e al cuore del potere di Vladimir Putin. I frammenti di un drone sono stati rinvenuti vicino alla ferrovia a Nuova Mosca, parte meridionale della capitale russa. Lo ha riferito l'agenzia di stampa russa Tass, citando un rappresentante delle forze dell'ordine. "Secondo le informazioni preliminari, sono stati trovati i frammenti di un drone vicino alla ferrovia nel villaggio di Svitino a Nuova Mosca, non ci sarebbero feriti", ha detto la fonte di Tass. Il drone è stato scoperto da un residente locale, che ha avvertito le autorità. Le forze dell'ordine hanno avviato le indagini sull'accaduto. 

Dopo le prime frammentarie e vaghe notizie, altri media russi come Baza hanno riportato dettagli assai più significativi. Il veicolo era dipinto di giallo e blu e sulle ali aveva la scritta "Gloria all'Ucraina". Le forze dell'ordine hanno riferito alla Tass che "presumibilmente, il relitto dell'Uav è stato trovato vicino ai binari della ferrovia nel villaggio di Svitino", a circa 70 chilometri dal Cremlino. Il gesto potrebbe venire catalogato come semplice "provocazione", o "azione dimostrativa", ma è importante sottolineare come il drone sia riuscito ad avvinarsi a Mosca eludendo ogni strumento difensivo del regime. Il significato è chiaro: anche Kiev ha potenzialmente i mezzi per colpire il nemico "in casa sua".

Guerra in Ucraina, morto Maksym Galinichev: la promessa del pugilato aveva 22 anni. Maksym Galinichev, giovane promessa del pugilato, è morto nel Donbass all’età di 22 anni: la guerra in Ucraina continua a fare vittime. Ilaria Minucci su Notizie.it il 28 Marzo 2023

La guerra in Ucraina procede senza esclusione di colpi e continua a mietere vittime: lo scorso 10 marzo, Maksym Galinichev è morto nel Donbass. Il ragazzo, di appena 22 anni, era una promessa del pugilato.

Guerra in Ucraina, morto Maksym Galinichev: la promessa del pugilato aveva 22 anni

Con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, la promessa del pugilato Maksym Galinichev ha deciso di appendere i guantoni al chiodo e arruolarsi, prestando servizio per la 25esima brigata aviotrasportata Sycheslav, l’unica unità di fanteria aviotrasportata dotata delle capacità di lancio con il paracadute. Galinichev, con la sua scelta di difendere la regione di Lugansk, è prematuramente scomparso all’età di soli 22 anni. Lo scorso 10 marzo, infatti, il giovane pugile è tragicamente morto trasformandosi in un’altra delle tante vittime dei terribili combattimenti che, da oltre un anno, stanno devastando il Donbass.

Prima della guerra, Galinichev sognava di diventare un pugile professionista. E il suo sogno avrebbe potuto realizzarsi come suggerivano le medaglie d’oro vinte ai Campionati Europei Giovanili nel 2017 e nel 2018, anno in cui partecipò anche alle Olimpiadi estive della gioventù.

La morte di Galinichev è stata annunciata dal consigliere del ministro degli Affari interni, Anton Gerashchenko. “Ha sacrificato la vita per l’Ucraina, gloria eterna all’eroe”, ha detto il consigliere che ha anche ricordato che il ragazzo, la scorsa primavera, aveva scelto di non partecipare al campionato europeo di box per arruolarsi come volontario. Garashchenko ha anche sottolineato che la promessa del pugilato era tornata in prima linea per ben due volte dopo essere rimasto ferito.

“I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno agli amici e alla famiglia di Maksym in questo momento devastante”, ha commentato esprimendo il proprio cordoglio la Gb Boxing, una squadra di pugili dilettanti d’élite della Gran Bretagna.

La drammatica e prematura scomparsa di Galinichev, intanto, rappresenta solo l’ultimo di una lunga lista di atleti ucraini deceduti in battaglia. E promette di intensificare le richieste provenienti da numerosi Paesi occidentali volte a bandire dalle Olimpiadi di Parigi 2024 gli atleti russi e bielorussi.

Trump: “Risolverò la guerra in Ucraina in 24 ore con Zelensky e Putin”. Notizie.it il 28 marzo 2023.

C’è ovviamente spazio anche per la guerra in Ucraina nella campagna elettorale dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. Il politico repubblicano, infatti, ha garantito alla popolazione americana che, quando sarà rieletto, porrà fine al conflitto russo-ucraino in sole 24 ore.

“Se non sarà risolta, io dovrò risolverla in 24 ore con Zelensky e Putin”, ha detto l’ex presidente in occasione di un’intervista rilasciata a Fox News.

Nel caso in cui The Donald dovesse vincere le elezioni nel 2024, si insedierebbe nuovamente alla Casa Bianca a partire da gennaio 2025.

Per l’ex presidente, la risoluzione del conflitto “è molto facile”

In relazione alla guerra in Ucraina, tuttavia, Trump ha asserito ai microfoni di Fox News di avere le idee molto chiare. Rimarcando di conoscere “molto bene” il presidente russo Vladimir Putin, l’ex inquilino della Casa Bianca ha asserito: “Si deve svolgere un negoziato molto facile ma non voglio dirvi quale, altrimenti poi non lo posso usare. Ma è molto facile – ha ribadito –. Risolverò le cose in un giorno, la pace tra di loro. Ora siamo già ad un anno e mezzo, è molto lungo, non riesco ad immaginare che non succeda niente”.

Infine, Trump ha concluso, affermando: “La cosa cruciale è che si deve fermare la guerra perché si sta obliterando l’Ucraina”.

Leva impopolare. La Russia non riesce a organizzare una nuova campagna di reclutamento. Maurizio Stefanini su L’Inkiesta il 29 Marzo 2023.

Il Cremlino le sta provando tutte per arruolare nuovi soldati in vista dell’annunciata offensiva di primavera, offre bonus in denaro, benefit familiari e altre promesse. Per ora però i risultati sono modesti

A attaccare in inferiorità numerica non si cava un ragno dal buco, a richiamare con forme di leva obbligatoria sono più i cittadini russi che riparano all’estero che non quelli che si presentano, a arruolare mercenari si corre il rischio di rafforzare troppo davanti al Cremlino entità come la Wagner: per questo, in vista della annunciata offensiva di primavera adesso il governo di Mosca ha ripreso a cercare di invogliare volontari. Con bonus in denaro, benefici familiari e promesse allettanti.

Per riuscirci, gli uffici di reclutamento collaborano con le università e le agenzie di servizi sociali a cercare di attrarre studenti e disoccupati. A settembre la “parziale” chiamata alle armi di trecentomila riservisti seminò il panico, perché tecnicamente la maggior parte degli uomini sotto i sessantacinque anni fa parte delle riserve. Decine di migliaia sono fuggite dalla Russia piuttosto che presentarsi agli uffici di reclutamento.

Il Cremlino nega dunque che sia in vista un’altra convocazione per quella che descrive come “operazione militare speciale” in Ucraina, che dura da più di un anno. Siccome però c’è una diffusa incertezza, telefonate e centri di reclutamento improvvisati in varie regioni suggeriscono l’idea che a quel punto tanto vale presentarsi subito e riscuotere i premi promessi, piuttosto che essere costretti ad andare comunque al fronte per forza e senza incentivi dopo. In questo modo può «evitare di dichiarare una seconda ondata di mobilitazione formale» dopo che la prima era stata così impopolare, secondo un recente rapporto dell’Institute for the Study of War, un think tank con sede negli Stati Uniti.

A Mosca datori di lavoro stanno raccogliendo le carte di registrazione di tutti i dipendenti maschi in età da combattimento, pur promettendo che otterranno dei rinvii. Ma anche dal resto del Paese i media informano che uomini ricevono convocazioni dagli uffici di arruolamento. Nella maggior parte dei casi viene loro semplicemente chiesto di aggiornare i propri dati, ma in altri è stato loro ordinato di partecipare all’addestramento militare. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato la scorsa settimana che rispondere alle convocazioni per aggiornare i dati presso gli uffici di arruolamento è «prassi regolare» e «lavoro continuo».

Uno di questi annunci, condiviso da un governo locale nella regione occidentale di Yaroslav, ha promesso un bonus una tantum di circa tremila dollari per l’arruolamento e uno stipendio mensile fino a duemilacinquecento dollari per coloro che sono inviati in Ucraina, più circa cento dollari al giorno per la «partecipazione a operazioni offensive» e seicentocinquanta dollari «per ogni chilometro di avanzamento delle squadre d’assalto». L’annuncio aggiungeva che il soldato avrebbe anche ottenuto agevolazioni fiscali e rimborso di prestiti, i suoi figli avrebbero avuto la preferenza per l’ammissione all’università e ci sarebbe stato un generoso compenso per la sua famiglia se fosse stato ferito o ucciso in combattimento. Avrebbe anche guadagnato lo status di veterano, che porta ancora più vantaggi.

Le testimonianze assicurano per lo più che gli inviti sono gentili e non insistenti. Ma si sono stati anche casi isolati di agenti di reclutamento che hanno fatto pressioni sugli uomini affinché si arruolassero. Dalla regione di Vologda, a circa quattrocento chilometri a nord di Mosca, sono arrivati messaggi secondo cui quasi tutti coloro che si sono recati in ufficio dopo aver ricevuto una convocazione «sono costretti a firmare un documento che proibisce loro di lasciare la regione».

Per coloro che devono svolgere il servizio militare obbligatorio la campagna di reclutamento primaverile inizierebbe l’1 aprile. Tutti gli uomini russi di età compresa tra i diciotto e i ventisette anni devono prestare servizio militare per un anno, anche se molti riescono a evitarlo per motivi di salute o grazie a esenzioni per lo studio. La proporzione di uomini che evitano di essere arruolati è particolarmente alta a Mosca e in altre grandi città.

Da dicembre le accuse penali a soldati accusati di diserzione sono aumentate. La testata indipendente MediaZona ha contato cinquecentotrentasei casi e duecentoquarantasette verdetti, osservando che un terzo dei condannati ha ricevuto la sospensione della pena a patto di andare in prima linea.

L’attuale campagna di reclutamento è simile a quella condotta la scorsa estate prima della mobilitazione di settembre. Anche allora le autorità ricorsero a incentivi finanziari e formarono battaglioni di volontari, ma l’iniziativa chiaramente non fu sufficiente: lo dimostra il fatto che Putin ricorse in seguito a una mobilitazione parziale.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 29 marzo.

La Repubblica. Zelensky sente Meloni: "Grazie amici italiani per il sostegno"

Sospesa la collaborazione nucleare con gli Usa. Isw: il gruppo Wagner controlla il 65% di Bakhmut. Mosca annuncia di voler testare il missile balistico intercontinentale Yars. Prigozhin critica la condanna del papà della bambina che aveva fatto il disegno pacifista. Putin: "Sanzioni possono avere effetto negativo su economia". Kiev, controffensiva con i Leopard prima dell'estate

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky invita il presidente della Cina, Xi Jinping: "Sono pronto a parlare con lui", ha detto. Mentre Mosca accusa Berlino: "La Germania svolge un ruolo attivo nel 'pompare' armi all'Ucraina e ciò aumenta il suo coinvolgimento diretto e indiretto nella guerra". Sono le accuse del portavoce del Cremlino Peskov dopo l'invio di carri armati Leopard a Kiev.

La Russia intanto ha effettuato "con successo" un test di missili antinave Moskit nel Mar del Giappone: due unità navali hanno lanciato un attacco simulato contro una finta nave da guerra nemica a circa 100 km di distanza. Mentre Kiev accusa: "Quasi 4.400 i piccoli orfani deportati in Russia"

Punti chiave

19:08

Colloquio Zelensky-Meloni: "Grazie amici italiani per vostro sostegno"

17:25

Media, esplosione vicino a una base aerea russa in Crimea

15:10

Kiev, controffensiva con i Leopard prima dell'estate

12:21

Cremlino, la guerra ibrida con l'Occidente durerà a lungo

11:21

Prigozhin difende padre condannato per discredito esercito

10:39

Nato, Svezia convoca ambasciatore russo su minaccia ritorsioni

09:57

Cina: "Siamo in contatto con tutte le parti ma non abbiamo indicazioni su Xi a Kiev"

09:54

Mosca testa missile balistico intercontinentale Yars

06:27

Zelensky invita Xi Jinping a Kiev: "Pronto a parlare con lui"

00:29

Ministro Esteri Iran vola a Mosca,vede Lavrov

Il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, sarà oggi in visita a Mosca, dove sono previsti colloqui con il suo omologo russo, Serghei Lavrov. Lo ha annunciato la portavoce del ministero

01:00

Mosca: "A Zaporizhzhia finita protezione contro le scorie nucleari"

Alla centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata "completata una struttura di protezione dell'impianto di stoccaggio delle scorie nucleari dalle bombe ucraine". Lo ha annunciato Renat Karchaa, consigliere del capo di Rosenergoatom, filiale russa di Atomenergoprom per le operazioni delle centrali nucleari.

01:01

Aiea, a Zaporizhzhia situazione "molto pericolosa"

Il capo dell'Aiea, Rafael Grossi, ha descritto la situazione nella centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, occupata dai russi, come "molto pericolosa" e molto instabile.

L'impianto nucleare ha perso la sua alimentazione esterna sei volte dall'invasione russa dell'Ucraina più di un anno fa, costringendo i generatori diesel di emergenza ad entrare in funzione per raffreddare i suoi reattori.

01:02

Biden: "Pericolose le parole di Putin su armi in Bielorussia"

L'annuncio di Vladimir Putin di voler dispiegare armi nucleari "tattiche" in Bielorussia è "pericoloso". Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, lo ha detto ai giornalisti alla Casa Bianca: "Queste sono parole pericolose ed è preoccupante", ha insistito.

05:27

Biden preoccupato per la possibilità che la Russia invii armi nucleari alla Bielorussia

Il presidente americano Joe Biden ha detto di essere preoccupato per la possibilità che la Russia invii armi nucleari tattiche alla Bielorussia. "Non l'hanno ancora fatto", ha detto Biden ai giornalisti alla Casa Bianca. "È preoccupante."

05:28

Kiev ai russi: "Non adottate i bambini 'rubati' in Ucraina"

Il vice primo ministro ucraino Iryna Vereshchuk ha esortato i russi a non adottare bambini che, secondo lei, sono stati "rubati" in Ucraina durante la guerra e poi deportati in Russia. La Corte penale internazionale (ICC) ha emesso un mandato di arresto all'inizio di marzo contro il presidente russo Vladimir Putin e Maria Lvova-Belova, commissario russo per i diritti dei bambini, accusandoli di aver deportato illegalmente centinaia di bambini dall'Ucraina.

06:19

Capo Aiea atteso oggi alla centrale nucleare di Zaporizhia

Il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Grossi, dovrebbe visitare oggi la centrale nucleare ucraina di Zaporizhia, occupata dalle forze russe e la cui sicurezza preoccupa la comunità internazionale. Secondo l'agenzia Tass, Grossi e la sua delegazione dovrebbero arrivare al sito in mattinata e ripartire nel pomeriggio.

06:27

Zelensky invita Xi Jinping a Kiev: "Pronto a parlare con lui"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un'intervista esclusiva rilasciata ad Associated Press a bordo di un treno che lo trasportava da Sumy a Kiev, ha invitato il presidente della Cina, Xi Jinping, a lungo allineato con la Russia, a fargli visita in Ucraina. "Siamo pronti a vederlo qui", ha detto Zelensky. "Voglio parlare con lui. Ho avuto contatti con lui prima della guerra. Ma durante tutto quest'anno, più di un anno, non ne ho avuti", ha aggiunto. La scorsa settimana Xi si è recato in visita a Mosca e ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin.

07:37

Kiev, sono quasi 20.000 i bambini deportati in Russia

Sono 19.514 i bambini ucraini deportati illegalmente in Russia: è quanto emerge dall'ultimo aggiornamento pubblicato dal Ministero della reintegrazione ucraino sul sito statale  "Children of War": lo riportano i media nazionali. A questo dato vanno aggiunti i 4.390 bambini orfani, con un solo genitore o privi di cure parentali che secondo lo stesso ministero - come annunciato ieri - si trovano nei territori occupati o in Russia. Ad oggi, solo 327 bambini sono stati rimpatriati in Ucraina.

08:52

Ucraina: esplosioni questa mattina a Melitopol

Esplosioni sono state udite questa mattina a Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia, nell'Ucraina meridionale: lo ha reso noto su Telegram il sindaco della città, Ivan Fedorov, come riporta Ukrinform. "Si sentono diverse esplosioni in tutti i quartieri della città. Gli occupanti si danno da fare. Stiamo aspettando i dettagli dallo Stato Maggiore", si legge nel messaggio. Successivamente il sindaco ha precisato che una delle esplosioni è avvenuta "vicino alla sottostazione del deposito delle locomotive". Vi sono state interruzioni di corrente nelle aree settentrionali e occidentali della città, così come a Semenivka, Tambovka e in alcuni villaggi circostanti, ha aggiunto. Per ora non ci sono notizie di eventuali feriti o vittime.

09:25

Media russi: drone ucraino contro gasdotto a Belgorod

Un gasdotto nella città russa di Belgorod è stato attaccato questa settimana da un drone lanciato dal territorio ucraino: lo rende noto su Telegram il sito d'informazione russo Baza, come riporta RBC-Ucraina. Non ci sono state vittime. Secondo Baza l'attacco è avvenuto la sera del 27 marzo e il drone è stato lanciato da Vovchansk, nella regione di Kharkiv, che si trova a 7 chilometri dal confine con la Russia. Il drone era dotato di un ordigno esplosivo improvvisato e ha attaccato la stazione di pompaggio del gas Gazenergoseti a Belgorod. "Frammenti di un ordigno esplosivo hanno danneggiato un serbatoio di gas vuoto con una capacità di 30.000 litri, nonché un gasdotto. Non ci sono state vittime", affermano i media russi.

09:37

Isw: il gruppo Wagner controlla il 65% di Bakhmut

I mercenari del gruppo Wagner hanno conquistato circa il 65% della città di Bakhmut, nella regione orientale ucraina di Donetsk: lo afferma l'Istituto per lo studio della guerra (Isw) nel suo rapporto quotidiano sull'andamento del conflitto, come riporta il Kyiv Independent. Negli ultimi sette giorni le forze del gruppo hanno guadagnato un altro 5% della città, precisa il centro studi statunitense, sottolineando che probabilmente hanno preso anche il controllo del complesso industriale Azom nella parte settentrionale di Bakhmut.

09:54

Mosca testa missile balistico intercontinentale Yars

Nell'esercitazione su larga scala delle Forze missilistiche strategiche, avviata in Russia, saranno coinvolte la formazione missilistica di Omsk e la formazione missilistica di Novosibirsk, dotate di missili balistici intercontinentali Yars. Lo fa sapere il ministero della Difesa russa, come riporta la Tass. L'RS-24 Yars - una modifica del missile Topol-M - è il sistema missilistico strategico russo, scrive Tass, armato con un missile balistico intercontinentale a propellente solido. È stato sviluppato dall'Istituto di Tecnologia Termica di Mosca sotto la guida del membro dell'Accademia delle Scienze russa Yury Solomonov.

09:57

Cina: "Siamo in contatto con tutte le parti ma non abbiamo indicazioni su Xi a Kiev"

"La Cina, sulla questione dell'Ucraina, è in comunicazione con tutte le parti, compresa l'Ucraina" stessa. Così la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning, ha commentato in un briefing l'invito rivolto dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky al suo omologo cinese Xi Jinping. "Per quanto riguarda la questione specifica, non ho informazioni che potrei fornire", ha aggiunto Mao Ning.

10:39

Nato, Svezia convoca ambasciatore russo su minaccia ritorsioni

La Svezia ha annunciato mercoledì di voler convocare l'ambasciatore russo a Stoccolma dopo che questi ha minacciato che il Paese nordico e la Finlandia sarebbero diventati "bersagli legittimi" di "ritorsioni" da parte di Mosca, anche "militari", una volta entrati nella Nato. "Il ministero degli Esteri convocherà l'ambasciatore russo per denunciare chiaramente questo trasparente tentativo di influenza", ha dichiarato il capo della diplomazia svedese Tobias Billstrom in una dichiarazione scritta.

10:39

Mosca: "Raggiungeremo comunque tutti gli obiettivi"

Tutti gli obiettivi dichiarati dell'operazione militare speciale saranno raggiunti "nonostante l'aumento dell'assistenza militare all'Ucraina da parte dell'Occidente": lo ha dichiarato il segretario del Consiglio di Sicurezza russo, Nikolay Patrushev, durante un incontro con i suoi omologhi dei Paesi membri dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai a Nuova Delhi. "Porteremo a termine la smilitarizzazione e la denazificazione dell'Ucraina e garantiremo l'integrità territoriale della Russia e la sicurezza della nostra popolazione", ha dichiarato Patrushev, come riporta la Tass.

11:04

Mosca: "Gli Usa si gingillano con l'idea del tribunale contro la Russia"

Il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov ha deriso oggi l'annuncio degli Usa che intendono sostenere l'idea di creare un tribunale speciale per perseguire la Russia per il "crimine di aggressione", un'idea promossa dalla Ue. "Si sono gingillati con questa tsatskaya per lungo tempo", ha affermato Ryabkov, usando una parola russa che significa 'giocattolo' o 'ninnolo'. "Lasciamo che si divertano", ha aggiunto Ryabkov, citato dall'agenzia Ria Novosti.

11:12

Mosca: "No a confronto fra potenze nucleari"

Nonostante "il comportamento provocatorio dell'Occidente nel contesto della crisi ucraina", la Russia è convinta che si debba evitare un confronto militare tra potenze nucleari. Lo ha detto il segretario del Consiglio di Sicurezza russo Nikolai Patrushev. "Il comportamento provocatorio dell'Occidente nel contesto della crisi ucraina può portare a conseguenze catastrofiche. E' in contrasto con l'essenza della dichiarazione congiunta fatta dai leader delle cinque potenze nucleari il 3 gennaio 2022, che ha riaffermato l'inammissibilità di una guerra nucleare", ha dichiarato Patrushev durante una riunione dei segretari del Consiglio di Sicurezza degli Stati membri dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) a New Delhi. "Da parte sua, la Russia rimane impegnata in questa dichiarazione e, in linea con il suo contenuto, è convinta della necessità di prevenire qualsiasi confronto nucleare tra Stati che possiedono armi nucleari", ha detto Patrushev.

11:21

Prigozhin difende padre condannato per discredito esercito

Yevgeny Prigozhin, capo della milizia privata russa Wagner, ha detto di giudicare "ingiusta" la condanna di un uomo a due anni di reclusione per avere "screditato" l'esercito, dopo che la figlia di 12 anni aveva fatto un disegno contro la guerra a scuola. In un appello inviato al procuratore della regione di Tula, pubblicato oggi suoi suoi canali Telegram, Prigozhin chiede di rivedere la sentenza di condanna di Alexei Moskalev, "specialmente per il fatto che sua figlia Masha sarà costretta a crescere in un orfanatrofio". La bambina viveva da sola con il padre, che ora è latitante.

11:35

Studio, Russia e Cina trainano aumento testate nucleari mondo

Il numero di testate nucleari operative nel mondo è aumentato nel 2022, con Cina e Russia che, in gran parte, trainano la crescita. All'inizio del 2023, le nove potenze nucleari ufficiali e non ufficiali detenevano 9.576 testate pronte all'uso - rispetto alle 9.440 dell'anno precedente - che hanno un "potere distruttivo collettivo" pari a "più di 135 mila bombe di Hiroshima", secondo l'ultimo rapporto "Nuclear Weapons Ban Monitor", pubblicato dall'Ong Norwegian People's Aid.

11:42

Capo Aiea arrivato in regione Zaporizhzhia

Una delegazione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) guidata dal direttore generale, Rafael Grossi, è arrivata nella regione di Zaporizhzhia per visitare la centrale nucleare di Energodar, occupata dai russi. Lo riferiscono le agenzie Interfax e Ria Novosti, citando un rappresentante dei servizi di emergenza regionali.

"La delegazione ha superato il controllo ed è diretta a Energodar", ha fatto sapere il funzionario. I rappresentanti dell'Aiea hanno attraversato la linea di contatto vicino a Vasilyevka, dove si trova l'unico posto di blocco nella regione.

12:06

Kiev, Mosca cerca di 'russificare' i nostri bambini rapiti

 Mosca sta deliberatamente cercando di "russificare" i bambini rapiti in Ucraina, raccontando loro del "Paese artificiale" e dei "nazisti", mentre per le famiglie che li accolgono per "educarli" è solo una questione di soldi: lo ha detto il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, Dmitry Lubinets, in un'intervista a RBC-Ucraina.

Secondo Lubinets, quando i bambini arrivano in Russia vengono completamente privati della loro identità in quanto non solo viene sottratto loro qualsiasi documento ucraino - che viene sostituito con documenti russi - ma viene anche vietato loro di parlare ucraino e di definirsi ucraini.

I russi dicono ai bambini che "uno Stato come l'Ucraina non esiste, che è uno Stato creato artificialmente, che un gruppo etnico come quello ucraino non esiste. Gli dicono 'Sei sempre stato russo, la tua lingua madre è il russo. Rallegrati che ora sei sul territorio della Russia, impara la lingua, considerati un patriota, iscriviti alla 'YunArmiyà (il gruppo paramilitare russo per giovanissimi, ndr) e preparati a combattere i nazisti, che vivono ancora da qualche parte sul territorio dell'Ucraina, ma dobbiamo distruggerli tutti e annettere il territorio alla Federazione Russà", ha affermato Lubinets.

Inoltre, ha concluso, per le "famiglie" russe accogliere un bambino ucraino è solo una questione di soldi, "non sono affatto interessate" alle sorti di questi minori.

12:18

Ucraina: Cremlino, non interferiamo su incontro Xi-Zelensky

"La Federazione russa apprezza molto la posizione equilibrata della Cina sull'Ucraina" sarà Pechino a valutare l'opportunità di un incontro tra i presidenti Xi Jinping e Volodymyr Zelensky; Mosca "non ha diritto di dare consigli" a riguardo. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, commentando l'auspicio espresso dal leder di Kiev di incontrare il suo omologo cinese.

12:21

Cremlino, la guerra ibrida con l'Occidente durerà a lungo

"La guerra ibrida della Russia con i Paesi ostili durerà a lungo". Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato da Interfax.

12:24

Ucraina: Cremlino, obiettivi raggiungibili solo militarmente

Gli obiettivi dell'operazione militare speciale russa in Ucraina saranno raggiunti con mezzi militari, perchè a causa della posizione di Kiev non è realistico raggiungerlo con mezzi politici e diplomatici. Lo ha ribadito il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.

"Abbiamo ripetutamente affermato che gli obiettivi della Federazione Russa possono essere raggiunti in vari modi: militare ma anche politico e diplomatico, che però è attualmente impossibile, con nostro dispiacere", ha detto Peskov ai giornalisti.

"Per la Russia, la cosa principale è raggiungere i suoi obiettivi: la sicurezza della popolazione nelle nuove regioni russe e quella della Federazione Russa nel suo insieme", ha aggiunto Peskov.

12:53

Media: comandante Atroshchenko ordinò bombe su teatro di Mariupol

 L'organizzazione InformNapalm afferma di aver identificato "il criminale di guerra russo che ha dato l'ordine di bombardare il Teatro di Mariupol", nel marzo dell'anno scorso, in cui si erano rifugiati centinaia di civili, colpito nonostante sul tetto ci fosse scritto 'bambinì a lettere cubitali. Lo riporta il sito indipendente bielorusso Nexta.

A dare l'ordine, afferma la ong, è stato Sergey Atroshchenko, comandante del 960mo Reggimento d'assalto aereo della Federazione Russa. Il comandante è originario della regione di Zhytomyr, in Ucraina. Nexta pubblica la foto di Atroshchenko.

13:03

Mosca, gli Usa non possono rifiutare fornire dati New Start

Gli Usa non hanno il diritto di rifiutare di fornire alla Russia ogni sei mesi i dati previsti dal trattato New Start sulla limitazione delle armi nucleari. Lo ha detto il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov, aggiungendo che per rifiutare Washington dovrebbe sospendere la sua partecipazione o uscire dal trattato.

Lo riferisce l'agenzia Interfax. Ieri fonti americane citate dal Wall Street Journal avevano detto che gli Usa intendevano interrompere lo scambio di dati in risposta alla decisione di Mosca di sospendere la partecipazione al New Start.

13:09

Prigozhin: 'a Bakhmut ucraini distrutti, noi conciati male'

"La battaglia per Bakhmut ha già praticamente distrutto l'esercito ucraino ma, sfortunatamente, ha conciato male la Wagner". Lo ha detto il fondatore della compagnia militare privata russa, Yevgeny Prigozhin, citato dalla Ria Novosti.

13:10

Gb, da inizio invasione uccisi o feriti 220 mila soldati russi

Più di 220 mila soldati russi sono stati uccisi o feriti da quando Mosca ha invaso l'Ucraina, più di un anno fa. Lo ha detto il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace, citando l'ultima stima degli Stati Uniti.

13:17

Mosca: sospese tutte le notifiche su attività nucleari a Usa

Il vice ministro degli Esteri russi, citato da Interfax, ha confermato che la Russia ha fermato tutte le notifiche relative al nucleare agli Stati Uniti, comprese le avvertenze sui lanci di test

13:30

Russia: "Gli Usa non possono rifiutarsi di fornire dati New Start"

Gli Stati Uniti non possono rifiutarsi di fornire alla Russia ogni sei mesi gli aggiornamenti dei dati previsti dal trattato New Start, quindi devono sospendere la loro partecipazione all'intesa o lasciarla. Lo ha affermato il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov. Ieri Washington aveva informato Mosca che non avrebbe più fornito due volte l'anno i dati sulle proprie forze nucleari strategiche, come previsto in base al trattato, visto che la Federazione ha sospeso la sua partecipazione all'accordo.

13:33

Mosca: "Armi nucleari in Bielorussia messaggio a Nato"

Mosca spera che l'annuncio dei suoi piani per il dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia faccia capire all'Occidente la gravità della situazione, ha detto il viceministro degli Esteri russo, Serghei Ryabkov. "Speriamo che la gravità di questa situazione sia stata adeguatamente valutata dai funzionari della Nato e, soprattutto, dai leader e dai politici dei principali stati dell'Alleanza che aspirano a governare il mondo secondo i canoni e le linee guida che hanno formulato per se stessi", ha detto Ryabkov alla stampa.

13:41

Masha al padre condannato: "Fiera di te, vinceremo"

"Sono fiera di te, ricorda che vinceremo". Lo ha scritto Masha Moskaliova, 12 anni, al padre Alexei Moskalev, l'uomo russo condannato ieri a due anni di reclusione per avere screditato l'esercito per i suoi post sui social dopo che la figlia aveva fatto un disegno contro la guerra a scuola. La lettera è stata diffusa dall'avvocato di Moskalev, Dmitry Zakhvatov, su richiesta del suo cliente e pubblicata oggi dal sito d'opposizione Novaya Gazeta. "Tutto quello che fai è giusto", aggiunge Masha, che prima di questa vicenda viveva da sola con il padre e che dall'inizio di marzo è in un orfanatrofio. L'uomo è latitante.

13:45

Putin: "Sanzioni possono avere effetto negativo su economia russa"

Le sanzioni possono avere "un effetto negativo" sull'economia russa, quindi è necessario "lavorare sulla domanda interna". Lo ha detto il presidente Vladimir Putin citato dalla Ria Novosti.

14:48

Kiev: giovani ucraini portati in Cecenia, educati a crudeltà

Il Centro per la resistenza nazionale di Kiev (Cns) ha disegnato una mappa dei campi in cui vengono portati i bambini ucraini nella Federazione russa mentre gli adolescenti delle regioni di Donetsk e Lugansk sono stati portati in Cecenia, come riferisce Rbc-Ukraine.

"Lo scopo è formare giovani particolarmente crudeli e fedeli al regime, che possano essere successivamente utilizzati contro la loro patria", afferma il Cns. In totale, sulla mappa sono segnate 45 opere per bambini e 12 campi militari: a volte i minori vengono portati in centri di addestramento militare per la "rieducazione".

14:56

Peskov: "Xi deciderà in autonomia se incontrare Zelensky"

"Conosciamo la posizione equilibrata della Cina, la lodiamo molto e crediamo che il leader cinese decida da solo l'opportunità di alcuni contatti". Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, commentando la possibilità di un contatto tra Xi Jinping e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Non abbiamo il diritto di fornire consigli su questo problema", ha aggiunto. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning, scrive la Tass, ha affermato che la Cina è rimasta in contatto con tutte le parti in conflitto. Per quanto riguarda l'invito di Zelensky al presidente cinese Xi Jinping a visitare l'Ucraina, il ministero degli Esteri ha precisato di non avere avuto alcuna informazione in proposito.

15:05

Grossi, cerco accordo Mosca-Kiev su Zaporizhzhia

L'Aiea sta lavorando a un piano per garantire la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Lo ha detto il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Grossi. "Sto cercando di preparare e proporre misure realistiche che siano approvate da tutte le parti", ha detto, citato dalle agenzie russe, durante una visita all'impianto controllato da Mosca. "Dobbiamo evitare la catastrofe. Sono ottimista e credo che questo sia possibile".

15:10

Kiev, controffensiva con i Leopard prima dell'estate

L'esercito ucraino potrebbe lanciare una controffensiva prima dell'estate, le forze armate di Kiev attaccheranno in diverse direzioni usando al fronte anche i Leopard tedeschi: lo ha annunciato il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov in una intervista a Err, dopo che nelle scorse settimane era circolata l'ipotesi di un contrattacco a ridosso della primavera. Vedrete i Leopard "in contrattacco per decisione del nostro Stato maggiore", ha affermato, aggiungendo che "la controffensiva è già stata pianificata in più direzioni. Dipende qual è il momento migliore, da come decideranno i comandanti".

15:27

Mosca apprezza "posizione equilibrata" Iran su guerra

La Russia apprezza la posizione equilibrata dell'Iran riguardo al conflitto in Ucraina, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, dopo aver incontrato a Mosca il capo della diplomazia iraniana, Hosein Amirabdollahian.  Commentando l'incontro con il ministro degli Esteri iraniano, Lavrov ha osservato di aver discusso con lui della situazione in Ucraina. "Guardiamo ancora una volta alla linea eversiva dei Paesi Nato, che da tempo sono coinvolti in questo conflitto e si stanno impegnando sempre di più al fianco Kiev", ha detto.

Da parte sua, il ministro degli Esteri iraniano ha affermato che l'Occidente "complica la situazione" in Ucraina inviando armi a questo Paese. "Siamo disposti a continuare gli sforzi per stabilire la pace, la tranquillità e la fine della guerra a livello di presidenti e ministri degli Esteri, confidiamo che si otterranno risultati ottimali in questa direzione", ha aggiunto Amirabdollahian. Teheran "accoglie con favore ogni iniziativa che promuova una soluzione pacifica", ha aggiunto il ministro della Repubblica islamica ricordando che prima di recarsi a Mosca ha tenuto un incontro con l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, con il quale ha parlato di una "soluzione politica" al conflitto.

15:31

Russia: fondatrice Pussy Riot inserita in lista dei ricercati

Nadezhda Tolokonnikova, una delle fondatrici del gruppo Pussy Riot è stata inserita nella lista dei ricercati. Lo riporta Interfax. La sua scheda - viene spiegato - è stata inserita nel database di ricerca del Ministero degli affari interni russo. L'accusa contro Tolokonnikova prevede una multa fino a 300mila rubli, o lavori forzati, o la reclusione fino a un anno.

15:50

Kiev, in arrivo droni con raggio di volo di 3mila km

Droni d'attacco con un raggio d'azione di 3.000 chilometri saranno presto nell'arsenale dell'esercito ucraino. Lo annuncia con un messaggio su Twitter il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale Oleksiy Danilov. E posta una foto con l'aereo del pilota tedesco Matthias Rust, che nel 1987 ha volato per oltre mille chilometri, ha aggirato i sistemi di difesa aerea sovietici ed è atterrato sulla Piazza Rossa di Mosca. L'Ucraina ha recentemente formato le prime tre compagnie d'attacco di droni, adesso già pronte per la battaglia.

16:12

Nord Stream: recuperato oggetto vicino a gasdotto, "non è pericoloso"

Il recupero dell'oggetto vicino al gasdotto Nord Stream 2 è stato completato il 28 marzo. Lo fa sapere l'Agenzia dell'Energia danese sul proprio sito. "Le indagini indicano che l'oggetto è una boa fumogena marittima vuota, utilizzata per la marcatura visiva. L'oggetto non rappresenta un rischio per la sicurezza", afferma l'esercito danese, che aggiunge che il recupero è stato effettuato a una profondità di 73 metri. Un rappresentante della società che gestisce il gasdotto era presente durante l'operazione.

16:43

Russi bombardano villaggio in regione Kharkiv, tre feriti

L'esercito russo ha attaccato il villaggio di Podily nella regione di Kharkiv. Tre anziani sono stati feriti da schegge. Lo ha detto il governatore locale, Oleg Sinegubov su Telegram. Lo riporta Ukrainska Pravda. "Si tratta di tre pensionati di 70, 69 e 68 anni. Le condizioni di una donna sono gravi", ha spiegato.

16:50

"Le spie russe avvertirono Putin di rinviare l'invasione"

Le agenzie di spionaggio russe hanno ottenuto un maggior grado di successo in Ucraina rispetto ai suoi militari, che hanno subito numerose battute d'arresto. E il capo dell'intelligence estera russa, l'Svr, disse al presidente Vladimir Putin che avevano bisogno di più tempo per prepararsi, chiedendo di ritardare l'invasione, ma la sua richiesta fu respinta. E' quanto sostiene un rapporto del Royal United Services Institute (Rusi), di 39 pagine, che ha lo scopo di mettere in guardia i governi occidentali sulla portata delle operazioni segrete russe per sovvertire un Paese nel suo mirino.

Nel rapporto si afferma che le agenzie di spionaggio russe iniziarono a prepararsi per l'invasione dell'Ucraina già nel giugno 2021 e che il Servizio di sicurezza federale (Fsb) ha rapidamente controllato le popolazioni nelle aree occupate dell'Ucraina. "I servizi speciali russi - sostiene il rapporto pubblicato dalla Bbc - sono riusciti a reclutare una vasta rete di agenti in Ucraina prima dell'invasione e gran parte dell'apparato di supporto è rimasto attivo dopo l'invasione". Almeno 800 funzionari ucraini sono stati cooptati per lavorare per l'Fsb, alcuni volontariamente, altri costretti. Tuttavia, secondo il rapporto, anche le spie hanno avuto i loro fallimenti. La loro valutazione originaria prima dell'invasione, data al presidente Putin, era che le forze russe sarebbero state accolte a braccia aperte e che il governo di Kiev sarebbe crollato rapidamente. "Ciò, com'è evidente, si è rivelato catastroficamente sbagliato per Mosca", afferma il rapporto.

17:22

Delegazione parlamentare libica a Mosca per colloqui

Una delegazione della Camera dei Rappresentanti libica, guidata dal suo secondo vicepresidente, Abdul Hadi Al-Saghir, ha incontrato a Mosca "il rappresentante speciale del presidente della Federazione russa per il Medio Oriente e l'Africa, il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov", alla presenza fra gli altri "dell'inviato presidenziale russo in Libia". Lo scrive il sito Ean Libya riferendosi all'assemblea parlamentare insediata nell'est della Libia controllata dal generale Khalifa Haftar.

Nell'incontro svoltosi presso la sede del ministero degli Esteri moscovita sono state scambiate opinioni sulla situazione attuale in Libia, come ha riferito il portavoce del Parlamento libico, Abdullah Blehaq. "L'incontro ha anche discusso i problemi di una soluzione globale della crisi libica e ha sottolineato la necessità di continuare a rafforzare il dialogo nazionale" con "la partecipazione di tutte le forze politiche al fine di garantire l'unità e la sovranità dello Stato libico", viene aggiunto.

17:25

Media, esplosione vicino a una base aerea russa in Crimea

Un'esplosione vicino a una base aerea russa nei pressi di Simferopoli, in Crimea, è stata segnalata oggi pomeriggio dagli abitanti della zona sui social. Lo riferiscono i media ucraini. I residenti locali hanno raccontato di una forte deflagrazione nell'area della base aerea, e che i muri delle loro case hanno tremato. Al momento non ci sono commenti ufficiali sull'esplosione.

17:33

Drone abbattuto vicino base aerea in Crimea

Un drone è stato abbattuto dai sistemi di difesa russi in Crimea, nella zona di Simferopoli. Lo ha riferito il governatore della Crimea, Serghei Aksyonov, secondo il quale non ci sono vittime nè danni perchè il velivolo è caduto su un campo. Lo riporta Ria Novosti. Secondo alcuni canali Telegram, che riportano testimonianze oculari, l'abbattimento del drone è avvenuto vicino a una base aerea russa.

17:55

Berlino approva fondi da 12 mld per aiuti militari a Kiev

La Germania aumenta gli aiuti militari all'Ucraina. La commissione Bilancio del Bundestag ha dato oggi il via libera alla spesa richiesta dal ministero della Difesa e dal ministero degli Esteri, come riporta Ntv. La decisione comporta una spesa di 3,2 miliardi di euro nel 2023 e autorizzazioni al credito per gli anni dal 2024 al 2032 per 8,8 miliardi di euro. Secondo una lettera del ministero delle Finanze al Comitato Bilancio, il denaro è destinato ad attrezzature militari all'Ucraina, oltre che per la sostituzione del materiale militare che la Bundeswehr ha consegnato a Kiev dalle sue scorte.

18:09

Su Ponte Crimea droni-radar fallirono, fermato colonnello russo

Il capo del dipartimento marittimo della Guardia russa Sergei Volkov è stato arrestato per aver organizzato l'acquisto di droni difettosi e a prezzi gonfiati che avrebbero dovuto garantire la sicurezza del ponte Kerch, in Crimea, dove in ottobre un camion bomba ha fatto crollare una campata dell'unica via di collegamento diretta tra la penisola e la regione russa di Krasnodar. Lo riporta Ria Novosti. Il colonnello Volkov, secondo l'accusa, aveva acconsentito nel 2020 alla fornitura di sistemi con caratteristiche "degradate". Era stato inoltre avvertito che i droni acquistati avevano una funzionalità che non consentiva di rilevare piccoli velivoli senza pilota.

A inaugurare l'autostrada nel 2020 fu il presidente russo Vladimir Putin in persona.

 18:24

Zelensky: "Da tempo la Russia è in guerra con le democrazie"

"La Russia è in guerra con tutti voi (Paesi democratici, ndr) da tempo", ha denunciato il presidente ucraino Volodymir Zelensky nel suo intervento al vertice virtuale delle democrazie, precisando che tale sforzo aggressivo di Mosca è avvenuto con il tentativo di manipolare le elezioni, con la corruzione, il cybercrime, cercando di innescare crisi energetiche. "Le democrazie devono essere in grado di agire senza fare compromessi. Dobbiamo sbarazzarci dall'illusione che compromessi con il male possano are qualcosa all libertà", ha sottolineato Zelensky. "La democrazia ha bisogno di una vittoria, ora", ha affermato.

18:53

Kiev, a Bakhmut parziale successo russo ma teniamo città

Le truppe russe continuano a prendere d'assalto Bakhmut con "parziale successo", ma gli ucraini mantengono la città. Lo ha riferito lo stato maggiore ucraino in un aggiornamento su Facebook. "In direzione di Bakhmut, il nemico continua il suo assalto alla città di Bakhmut, con parziale successo. Tuttavia, i nostri difensori mantengono coraggiosamente la città, respingono numerosi attacchi nemici", si legge nell'aggiornamento.

19:08

Colloquio Zelensky-Meloni: "Grazie amici italiani per vostro sostegno"

Conversazione telefonica tra Volodymyr Zelensky e Giorgia Meloni. Ne dà notizia su Twitter lo stesso presidente ucraino, parlando di "un colloquio fruttuoso" con il presidente del Consiglio italiano. "Abbiamo parlato delle nostre iniziative bilaterali e internazionali. La via per la pace in Ucraina è il completo ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino e l'attuazione della nostra formula di pace - scrive Zelensky - Grazie amici italiani per il vostro sostegno. Continuiamo a lavorare!". Il colloquio avviene a poco più di un mese dalla visita a Kiev di Meloni e in vista della conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina che si terrà a Roma il 26 aprile.

19:41

Usa, 6mila mercenari Wagner a Bakhmut

Sono circa 6.000 i mercenari del gruppo Wagner che combattono a Bakhmut. Il dato è stato fornito al Congresso dal capo degli Stati maggiori riuniti americano, generale Mark Milley. "Stanno conducendo operazioni di combattimento in questo momento soprattutto a Bakhmut. Probabilmente si tratta di circa 6.000 mercenari veri e propri e forse di altre 20 o 30.000 reclute, molte delle quali provengono dalle carceri - ha dichiarato Milley alla commissione per le Forze armate della Camera, insieme al segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin - E stanno subendo un'enorme quantità di perdite nell'area di Bakhmut. Gli ucraini stanno infliggendo morte e distruzione a questi uomini".

19:55

Governatore Crimea denuncia tentato raid di Kiev a Simferopoli

Il governatore della Crimea Sergei Aksyonov ha denunciato l'abbattimento di un drone ucraino di tipo Strizh contro una base aerea. Il consigliere Oleg Kryuchkov, ha pubblicato le immagini del sito in cui il drone si sarebbe schiantato, vicino a Simferopoli.

20:29

Spagna, sei carri armati Leopard arriveranno in Ucraina dopo Pasqua

La Spagna potrebbe consegnare sei carri armati Leopard A4 all'ucraina dopo Pasqua, il 9 aprile: lo riferisce oggi il quotidiano El Pais. Secondo il giornale, sei carri armati sono già stati riparati e sono stati testati durante esercitazioni di fuoco nel sud del Paese. I carri armati sarebbero stati inviati in Polonia dopo aver ricevuto la certificazione di combattimento e saranno poi trasportati a Kiev. Le fonti hanno sottolineato che sarebbe prevista la consegna di altri quattro carri armati a uno stabilimento nella città spagnola di Siviglia, ma le riparazioni potrebbero richiedere più tempo e rivelarsi più costose, poiché sono in condizioni peggiori rispetto ai sei carri armati già preparati. Il 23 marzo, il ministero della difesa spagnolo avevva dichiarato che i carri armati sarebbero stati inviati in ucraina alla fine di quella settimana.

20:48

Russia: forze ucraine hanno bombardato la città di Melitopol

Le forze ucraine avrebbero bombardato la città ucraina di Melitopol, controllata dalla Russia, a sud della regione di Zaporizhzhia, e questa mattina i media russi hanno riferito che, di conseguenza, l'alimentazione elettrica della città era stata interrotta. Ivan Fedorov, sindaco in esilio di Melitopol, che è stata occupata dalle forze russe dal marzo dello scorso anno, ha dichiarato sull'app di messaggistica telegram che in città si sono verificate diverse esplosioni. Secondo i media russi, i bombardamenti ucraini avrebbero danneggiato il sistema di alimentazione della città e interrotto l'elettricità in città e in alcuni villaggi vicini. Le stesse fonti hanno riferito che sarebbe stato distrutto anche un deposito di locomotive, senza che l'attacco abbia provocato vittime.

21:22

Cleverly, Germania e Regno Unito insieme al fianco di Kiev

Regno Unito e Germania sono "ancora una volta fianco a fianco per difendere i valori europei", davanti all'invasione della Russia in Ucraina. Lo ha detto il ministro degli esteri britannico James Cleverly in un'intervista a Welt. Clevery si è detto poi fiducioso sul fatto che l'Ucraina possa riconquistare tutti i territori occupati dai russi. "Non dobbiamo sottovalutare la capacità dell'Ucraina", ha detto il ministro britannico. "Continueremo a sostenere gli ucraini fino a quando non riusciranno a riconquistare il loro Paese", ha aggiunto.

 22:05

Zelensky, nelle parole di Meloni la vera forza europea

"Ho parlato oggi con Giorgia Meloni. L'ho ringraziata per i suoi principi, per la sua determinazione, per la vera forza europea che si avverte nelle sue parole e nelle sue azioni in difesa della libertà". Così Volodymyr Zelensky nel suo consueto discorso serale. "Abbiamo discusso sia delle relazioni bilaterali che della situazione generale nella nostra difesa contro l'aggressione russa - ha ribadito -. L'ho informata della situazione sul campo, dei nostri bisogni. Nei prossimi mesi potremo essere più attivi al fronte. E faremo di tutto per garantire che il sostegno dei nostri passi da parte del mondo sia il più efficace possibile".

22:09

Cremlino: "guerra ibrida" con occidente "andrà avanti a lungo"

La "guerra ibrida" tra mosca e le potenze occidentali sul conflitto in ucraina "durerà a lungo", ha detto il Cremlino, a più di un anno dall'inizio del lancio delle truppe russe contro il Paese vicino. "Se parliamo di guerra in senso lato, di confronto con Paesi ostili, di questa guerra ibrida (...), Allora andrà avanti per molto tempo", ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov secondo Afp.

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per lastampa.it il 29 Marzo 2023

Povera Elizaveta. Quando, il 24 febbraio del 2022, Vladimir Vladimirovich Putin invase l’Ucraina […], la figlia del portavoce di Putin Dmitry Peskov, Elizaveta Peskova, capì che tutto sarebbe cambiato. In peggio, disse. Fece un post anti-guerra su Instagram (poi cancellato). Non bastò.

 Nell’aprile 2022 anche la ventiquattrenne fu inserita nell’elenco delle sanzioni – blocco degli asset e divieto di viaggio in Europa e America – e il padre disse che quella era la conferma dell’ostilità russofobica dell’Occidente. Elizaveta definì «ingiuste» le misure restrittive imposte nei suoi confronti perché «non ho nulla a che fare con l’invasione russa dell’Ucraina. Sono arrabbiata perché voglio viaggiare e amo culture diverse», disse. Povera Elizaveta, cresciuta tra il jet set di Parigi, Biarritz, la Costa Azzurra, l’Italia.

 Tuttavia il 2022 non ha portato solo dolori […]. Secondo i bilanci del 2022 della sua società “Centrum Moscow”, […] nell’anno della guerra, […] Peskova ha visto crescere le sue entrate di 70 volte. La società si occupa di allestire grandi eventi, scenografie, e lavora in effetti quasi esclusivamente con appalti pubblici: il comune di Mosca (retto dall’amico di Putin Sobyanin), il Ministero dell'Industria e del Commercio, anche i servizi russi.

Elizaveta ha guadagnato nel 2022 un somma ragguardevole, addirittura enorme per gli standard del pil pro capite russo: 137 milioni di rubli (equivalenti a un milione 650mila euro circa). Nel 2021, senza guerra, aveva guadagnato solo 1,9 milioni di rubli (22mila euro, lo stipendio di un dipendente pubblico intermedio, nei paesi europei).

La sua società nel 2022 ha segnato per la prima volta un profitto: 24 milioni di rubli (circa 290mila euro). Negli anni precedenti i risultati erano intorno allo zero, o poco sopra, benché la società forse stata creata nel 2004. Era una scatola. Poi Elisaveta è cresciuta e la scatola è stata messa in mano a lei. Peskova possiede il 30% della società, un altro 70% appartiene a tale Evgeny Litvinov, che è anche amministratore delegato. Uno sconosciuto.

La guerra conviene. Almeno se si è figli di Peskov. […] Peskov, che da circa dieci anni guadagna come portavoce di Putin una cifra intorno ai 173mila dollari (nel 2020), fu poi fotografato con un orologio da 600mila dollari e, rivelò la Fondazione Navalny, fece una luna di miele con yacht che costava 430mila dollari a settimana, veleggiando per la Sardegna. Anche Elizaveta ama l’Italia. Un po’ meno stare in Russia. Dichiarò lei stessa a una tv russa di sentirsi «meglio nell'ambiente europeo».

Ha frequentato l’Ecole des Roches, a Parigi (che in un anno costa un quarto dello stipendio annuale del padre). Ha fatto uno stage a Louis Vuitton e un altro al Parlamento europeo. Secondo il team Navalny, la madre (che è la seconda moglie di Peskov) e Elizaveta nel 2016 hanno comprato un comodo appartamento di 180 metri quadrati (2 milioni di dollari)  tra la Tour Eifffel e l’Arc de Triomphe. Bisogna pur avere un tetto, mentre piovono bombe.

(ANSA il 29 Marzo 2023) - Mentre la guerra continua nel suo secondo anno e le sanzioni occidentali incidono più duramente, le entrate del governo russo vengono ridotte e la sua economia si è spostata su una traiettoria di crescita inferiore, probabilmente a lungo termine. Lo sostiene in un lungo articolo il Wall Street Journal secondo il quale "l'economia russa sta per crollare".

 Gran parte del peggioramento delle prospettive deriva da una scommessa sbagliata lo scorso anno da Putin, convinto che avrebbe potuto utilizzare le forniture energetiche russe per limitare il sostegno dell'Europa occidentale all'Ucraina. Di conseguenza, le entrate energetiche del governo, sostiene il Wsj, sono diminuite di quasi la metà nei primi due mesi di quest'anno rispetto allo scorso anno, mentre il deficit di bilancio si è approfondito.

 Il divario fiscale ha toccato i 34 miliardi di dollari in quei primi due mesi, l'equivalente di oltre l'1,5% della produzione economica totale del Paese. Ciò sta costringendo Mosca a immergersi maggiormente nel suo fondo sovrano, uno dei suoi principali cuscinetti anticrisi. Il rublo è sceso di oltre il 20% da novembre rispetto al dollaro.

La forza lavoro si è ridotta man mano che i giovani vengono mandati al fronte o fuggono dal Paese per paura di essere arruolati. L'incertezza ha frenato gli investimenti delle imprese. "L'economia russa sta entrando in una regressione a lungo termine", ha predetto Alexandra Prokopenko, un ex funzionario della banca centrale russa che ha lasciato il Paese poco dopo l'invasione.

Il miliardario russo Oleg Deripaska ha avvertito questo mese che la Russia sta finendo i contanti. "Non ci saranno soldi l'anno prossimo, abbiamo bisogno di investitori stranieri", ha detto il magnate delle materie prime in una conferenza economica.

Corazzata Cremlino L’economia russa crolla, le sanzioni funzionano e Putin arresta il giornalista del WSJ che l’ha scritto. Maurizio Stefanini su L’Inkiesta l’1 aprile 2023

Il corrispondente del Wall Street Journal arrestato a Ekaterinburg, Evan Gershkovic, aveva pubblicato degli articoli sul crollo dell’economia russa. Non è ancora certo che la sua detenzione sia legata a questo, ma alcuni segnali suggerirebbero che sia andata così

AP/Lapresse

Evan Gershkovich è stato arrestato per avere scritto che le sanzioni alla Russia funzionano? Giovedì una notizia top sulla Russia è stata la detenzione a Ekaterinburg da parte dell’Fsb del corrispondente del Wall Street Journal. Cittadino statunitense, classe 1991, rischia vent’anni di carcere per una accusa di «spionaggio» da molti anni inedita per corrispondenti occidentali.

In molti hanno dunque ipotizzato un segnale, o il bisogno di avere «merce di scambio» con qualcuno detenuto negli Stati Uniti, come avvenuto con Brittney Griner: star americana del basket femminile che, andata in Russia per arrotondare i suoi guadagni, è finita dentro per essersi portata incautamente appresso un vaper alla cannabis, è stata condannata a nove anni, ha trascorso in colonia penale dieci mesi, e infine è stata scambiata col famigerato trafficante d’armi Viktor Bout, detenuto negli Stati Uniti. Almeno questa è la tesi del fondatore di Bellingcat Eliot Higgins e degli attivisti per i diritti umani del progetto Gulagu.net.

Ma altri si sono messi a cercare tra i suoi ultimi articoli: volevano chiarire cosa possa aver scatenato tanta furia. E ci si è ricordati ad esempio che Gershkovich a dicembre aveva pubblicato un articolo sui report russi sulla guerra; e a gennaio un lungo reportage sui russi che «piangono gli ucraini uccisi in guerra ai piedi della statua di un poeta ucraino a Mosca». Il servizio di sicurezza sostiene che Gershkovich «stava raccogliendo informazioni classificate sulle attività di una delle aziende del complesso industriale militare russo».

Secondo il sito indipendente Mediazona, Gershkovich stava lavorando a un articolo sul Gruppo Wagner.

Ma il giorno prima dell’arresto, il Wall Street Journal era stato pure una notizia top dalla Russia, per un articolo secondo cui l’economia russa sta iniziando a crollare. «Gli investimenti sono in calo, la manodopera scarseggia, il budget è ridotto», sintetizzava il sommario, citando anche la previsione di un «oligarca», che sarebbe poi il magnate delle materie prime Oleg Deripaska: «L’anno prossimo non ci saranno soldi».

Gran parte del peggioramento delle prospettive, spiegava il pezzo, deriva da una scommessa sbagliata lo scorso anno da Vladimir Putin, convinto che avrebbe potuto utilizzare le forniture energetiche russe per limitare il sostegno dell’Europa occidentale all’Ucraina.

Di conseguenza le entrate energetiche del governo sono diminuite di quasi la metà nei primi due mesi di quest’anno rispetto allo scorso anno, mentre il deficit di bilancio si è approfondito. Il divario fiscale ha toccato i trentaquattro miliardi di dollari in quei primi due mesi, l’equivalente di oltre l’1,5 per cento della produzione economica totale del Paese. Ciò sta costringendo Mosca a immergersi maggiormente nel suo fondo sovrano, uno dei suoi principali cuscinetti anticrisi. «Il rublo – si legge ancora nell’articolo – è sceso di oltre il venti per cento da novembre rispetto al dollaro. La forza lavoro si è ridotta man mano che i giovani vengono mandati al fronte o fuggono dal Paese per paura di essere arruolati. L’incertezza ha frenato gli investimenti delle imprese».

L’economia russa «sta entrando in una regressione a lungo termine», ha predetto Alexandra Prokopenko, un ex funzionario della banca centrale russa che ha lasciato il Paese poco dopo l’invasione. «Abbiamo bisogno di investitori stranieri», è appunto l’invocazione di Deripaska.

L’articolo, appunto, era stato firmato da Georgi Kantchev e Evan Gershkovich. Martedì è uscito sul Wall Street Journal. Mercoledì lo ha rilanciato la stampa mondiale. Giovedì Evan Gershkovich è stato arrestato. Venerdì qualche testata ha iniziato ad accorgersi del collegamento tra le due notizie. Ovvia l’obiezione: ma anche Putin aveva appena ammesso che le sanzioni stanno facendo male alla Russa. Verissimo. Solo che, appunto, Putin aveva dato solo alcuni avvertimenti «tecnici» in Consiglio dei Ministri, poi riportati mercoledì in tv e sulla Tass. «Nel medio termine» le sanzioni contro la Russia potranno avere «un impatto negativo. L’economia russa ha mostrato una dinamica positiva a partire dallo scorso luglio…», ma «il ritorno al percorso di crescita non deve rilassarci, è necessario sostenere e rafforzare le tendenze positive della nostra economia, migliorarne l’efficienza, garantire la sovranità tecnologica, umana e finanziaria, e le azioni devono essere rapide allo stesso tempo, senza eccessi di burocrazia, poiché le restrizioni illegittime introdotte contro la nostra economia possono effettivamente influenzarla negativamente nel medio termine».

Insomma, una ammissione ai ministri per spingere a aggiustamenti, diversa dall’annuncio del Wall Street Journal su un crollo verticale imminente. Ma le due cose sono uscite assieme, e più di un titolo ha così unito. «Putin ammette che le sanzioni funzionano».

Gershkovich è stato arrestato per aver riferito questo? Non lo sappiamo ancora, in realtà. Ma mettere il tutto assieme dà, ovviamente, spunti interessanti.

La pacchia è finite. La Russia sta perdendo la guerra economica, anche se cerca di nasconderlo. Gianni Balduzzi su L’Inkiesta il 30 Marzo 2023

Per Mosca è finita la fase “miracolosa” che aveva frenato la crisi economica nei mesi centrali del 2022, dovuta all’aumento dei prezzi del gas e del petrolio che avevano compensato la diminuzione delle esportazioni.

LaPresse

Le autocrazie hanno un vantaggio rispetto alle democrazie: riescono a coprire, almeno per qualche tempo, le debolezze del sistema economico e politico con una spessa coperta, una melassa fatta di propaganda e silenzio. In un Paese libero, la prospettiva di crescita del Pil inferiore alle previsioni o anche un innalzamento dell’età pensionabile di due anni generano malumore nella popolazione, portando a un netto calo del gradimento dei governi. Si organizzano scioperi e manifestazioni. Invece nei paesi non democratici è più facile impedire le proteste e negare ogni problema. 

Nel XXI secolo, epoca della comunicazione e dei social, questa azione di negazione e manipolazione della realtà riesce a penetrare anche oltre i confini dell’autocrazia, proprio grazie all’oggettiva asimmetria esistente: i media democratici non possono influenzare più di tanto i sudditi di una dittatura, ma i media di regime, grazie alla libertà di espressione, possono inondare di fake news i cittadini delle democrazie. Infatti ogni difficoltà europea o americana è amplificata, mentre quelle russe riescono a essere in parte nascoste, sia in patria, sia altrove. Per esempio in Italia, dove non si coglie la gravità della situazione economica, congiunturale e strutturale, di Mosca.

Proprio per questo la realtà delle cose va sottolineata. Partiamo dall’indicatore più banale, se vogliamo, il PIL. Per molti il suo mancato crollo, almeno nelle dimensioni che si prefiguravano al momento dell’invasione dell’Ucraina e delle prime sanzioni, è stata la dimostrazione della forza di Vladimir Putin e del “fallimento dell’Occidente”.

In realtà la differenza tra le performance russe e quelle europee e americane rimane netta. Del resto anche queste ultime, lo si dimentica spesso, si sono rivelate migliori del previsto. 

L’Ocse evidenzia come il -2,1 per cento del Pil di Mosca del 2022 sarà seguito, in base ai dati attuali, dal -2,5 per cento del 2023, e anche nel 2024 rimarrà il segno meno. In Italia e nella zona euro, dopo una crescita del 3,8 per cento e del 3,5 per cento, quest’anno dovrebbe continuare a prevalere il segno più, anche se l’espansione dell’economia sarà inferiore all’1 per cento.

Ma il dato russo appare ancora più deludente se lo si confronta con quello di economie più simili: quelle dei fornitori di materie prime. A causa dell’aumento del prezzo di gas e petrolio, in parte abilmente causati proprio da Mosca, nel 2022 questi paesi hanno visto aumentare gli introiti più del previsto. Ciò ha causato un boom per esempio in Arabia Saudita, dove il Pil è salito dell’8,8 per cento. Si tratta di un Paese che negli ultimi anni aveva avuto quasi sempre incrementi del prodotto interno lordo più bassi di quelli russi. Invece l’anno scorso vi è stata una differenza di quasi 11 punti a suo favore, e ve ne sarà una sostanziosa, di più di 5, anche quest’anno. 

Vuol dire che la recessione più lieve vissuta in Russia è stata dovuta a un contesto di prezzi eccezionale, che in tempi normali avrebbe anzi provocato una crescita imponente. Se nonostante il decollo delle quotazioni del gas e del petrolio ugualmente il PIL è sceso del 2,1 per cento, vuol dire che i fondamentali dell’economia sono stati colpiti in modo profondo. 

Dati Ocse

Lo si nota anche dai dati sull’inflazione, quelli ufficiali perlomeno. La Russia ha avuto un carovita mediamente più alto di quello dell’Occidente, fino al 14 per cento nel 2022, ne avrà uno simile quest’anno, e un’inflazione di nuovo più grave nel 2024, il tutto nonostante la recessione, il calo dei consumi e degli investimenti, che di solito frenano la crescita dei prezzi.

Dati Ocse

Il peggio è passato per Mosca? Affatto, i guai diventano strutturali, perché è finita la fase “miracolosa” che aveva frenato la crisi economica nei mesi centrali del 2022. Ovvero quella della salita dei prezzi del gas e del petrolio, che, anche a fronte di una diminuzione dei volumi, aveva provocato grandi flussi in entrata nelle casse russe. Beh, ora, possiamo dire che la pacchia è finita.

Se un anno fa la Russia esportava circa trecentomila tonnellate al giorno di gas via gasdotto, oltre a quello liquefatto (GNL), ora quella cifra si è ridotta di tre volte. A ciò si aggiunge la diminuzione, seppur più lieve, dell’export di petrolio greggio, che dall’autunno non ha più superato le ottocentomila tonnellate giornaliere e spesso è sceso, recentemente, sotto i settecentomila.

Ma il vero cambiamento è stato quello in valore. Il crollo dei prezzi è stato ben superiore a quello dei volumi: il risultato è che il gettito che Mosca riceve dalle proprie esportazioni energetiche è ora stabilmente inferiore a quello prebellico: in totale da più di 1,1 miliardi al giorno a poco più di 500 milioni. In particolare il ricavo delle vendite di gas e GNL è sceso da quasi quattrocento a circa settanta milioni, sempre al giorno, mentre quello del greggio, che aveva superato i cinquecento milioni giornalieri l’estate scorsa, rende nelle ultime settimane meno di trecento milioni.

Dati di Russia Fossil Tracker, dati giornalieri, medie settimanali

Questo danno per Mosca è dovuto alla paziente opera di sostituzione delle fonti russe messa in atto dai governi europei, in particolare quelli dei Paesi che più dipendevano da Mosca, come l’Italia. È qualcosa di cui si parla forse troppo poco, come sempre quando qualcosa ha successo e non costituisce un problema, ma anzi lo risolve.

L’Unione Europea aveva bisogno di importare ogni giorno quasi un milione di tonnellate equivalenti di beni energetici, tra gas, petrolio greggio e raffinato, carbone, dalla Russia. Ora si è scesi sotto le duecentomila. La minore domanda, provocata, diciamolo, anche da un minore consumo, ha contribuito al calo dei prezzi. Questo vuol dire che la UE è passata dal pagare quasi settecentoquaranta milioni di euro al giorno a meno di cento.

Il dato più significativo, però, è che non è stata sostituita da altri clienti. Parallelamente la crescita degli acquisti, che pure c’è stata, da parte di Cina e India, è stata molto modesta. Così il gettito, con i prezzi calanti, non è potuto aumentare, rimanendo. nel caso cinese, sotto i duecento milioni di euro al giorno come prima della guerra, e in quello indiano sotto i cento milioni.

Dati di Russia Fossil Tracker, dati giornalieri

I paesi europei riescono anche a stoccare molto più gas rispetto a un anno fa: tra il 55 per cento e il 57 per cento della capacità totale nel caso di Italia e UE nel suo complesso, a confronto di percentuali inferiori al 30 per cento di 12 mesi prima.

Dati del Consiglio dell’Unione Europea

Nel frattempo la Cina fa orecchi da mercante (è proprio il caso di dirlo) alla proposta russa di costruire un secondo gasdotto dalla Siberia. Xi Jinping non vuole legarsi in modo così stretto ed esclusivo a Mosca, non ne ha del resto bisogno.

Questi dati ci mostrano per l’ennesima volta come Putin sia una tigre di carta, e come il fantomatico declino dell’Occidente debba essere ancora una volta rimandato. A quando? A data da destinarsi, anche perché, a ben guardare, a dispetto di quello che forse molti pensano, soprattutto in Italia, nei prossimi decenni un fattore strategico determinante, la demografia, svantaggerà molto più Russia e Cina dell’Occidente, se in quest’ultimo includiamo Unione europea, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia.

Pechino e Mosca dovrebbero perdere 120 milioni di abitanti entro il 2050, e il blocco occidentale invece dovrebbe guadagnarne più di 60 milioni. Il calo della popolazione europea ci sarà, ma dovrebbe essere molto inferiore di quella che colpirà Russia e Cina, -1,5 per cento entro i prossimi 27 anni, contro il 6-8 per cento.

Dati Ocse

Certo, ci sono poi l’India, l’Indonesia, il mondo africano. Con chi si schiereranno se la contrapposizione attuale si protrarrà, se Cina e Russia rimarranno entrambi Paesi autoritari? Niente è scritto, starà all’abilità diplomatica occidentale evitare che gravitino verso Mosca e Pechino. Sconfiggere Putin, militarmente ed economicamente, servirà anche a questo, a mostrare che anche nel XXI secolo i perdenti della storia non stanno a Ovest, anzi.

Estratto dell’articolo di Mauro Evangelisti per “Il Messaggero” il 29 Marzo 2023

Condannato a due anni di carcere da un tribunale russo perché la figlia di 13 anni ha fatto un disegno in cui si vede una famiglia ucraina bombardata dall'esercito di Mosca. A denunciare questo nuovo episodio di repressione sono state alcune organizzazioni che in Russia si battono per la difesa dei diritti umani.

Lui si chiama Alexei Moskalyov, ha 53 anni, e viveva a Yefremov, a 300 chilometri da Mosca, con la figlia Masha, tredicenne. Era già stato diviso dalla figlia, era finito agli arresti domiciliari, ma è riuscito a fuggire prima della condanna anche se ha dovuto dire addio a Masha, che è rinchiusa in un istituto minorile («di riabilitazione» è la definizione russa che ricorda tanto l'epoca sovietica) dopo che la ragazzina era stata portata via dai servizi sociali.

Secondo la ricostruzione della Bbc Alexei Moskalyov era finito nei guai dopo che Masha l'anno scorso aveva rifiutato di partecipare a una «lezione di patriottismo» a scuola e aveva fatto i disegni contro la guerra. […]

 Ieri il drammatico epilogo: il tribunale lo ha condannato a due anni di carcere, ma Moskalyov era già riuscito a fuggire dagli arresti domiciliari. «Sono sotto shock - racconta la consigliere comunale di Yefremov, Olga Podolskaya alla Bbc - Una pena detentiva per aver espresso la tua opinione è una cosa terribile. Una pena detentiva di due anni è un incubo. Quando ho saputo che Alexei era fuggito, quello è stato il secondo shock.

Speriamo che Alexei stia bene e che non gli sia successo niente». […]

Guerra Ucraina - Russia, le news del 30 marzo.

La Repubblica. Putin gela le speranze di pace.. E l'Ucraina: "I russi non si stanno ritirando da Kiev e Chernihiv"

Le parole del portavoce del Cremlino Peskov: "La Crimea è della Russia". Continuano i bombardamenti sulle città ucraine, mentre i profughi dall'Ucraina hanno raggiunto i 4 milioni. Terminata la telefonata tra Draghi e Putin, il colloquio è durato circa un'ora

Il Cremlino gela le speranze sui colloqui di pace, che si sono per il momento conclusi, e tramite il suo portavoce fa sapere che non ci sono "novità promettenti"; il nodo da sciogliere resta la Crimea. In queste ore non sono fermati i bombardamenti sulle città ucraine: colpita a Mariupol, secondo Kiev, la sede della Croce Rossa, mentre Borrell conferma che è stato danneggiato in città il palazzo della missione Ue. La situazione resta critica a Kharkiv e Mykolaiv e la popolazione teme la trappola di Putin. I profughi intanto hanno raggiunto i 4 milioni, fa sapere L'Unhcr; di questi i bambini, secondo l'Unicef, sono due milioni.

00.01 Casa Bianca: "Ritiro delle truppe russe? Non crediamo sulla parola"

"Dobbiamo vedere cosa fanno effettivamente i russi prima di fidarci esclusivamente di ciò che hanno detto". Così la direttrice della comunicazione della Casa Bianca, Kate Bedingfield, sulle dichiarazioni della Russia riguardo una diminuzione drastica della attività militari intorno a Kiev. "Abbiamo visto fin dall'inizio che hanno fatto una spinta aggressiva verso Kiev all'inizio di questo conflitto, e non abbiamo motivo di credere che abbiano adattato quella strategia", ha detto. "Ovviamente, continuiamo a fare di tutto per imporre dei costi per questa decisione. Continueremo ad attuare la nostra strategia, ma, come ha detto il presidente, non crederemo sulla parola. Aspettiamo di vedere come saranno le loro azioni", ha aggiunto.

00.20 Cnn: a Kiev sentiti forti colpi di artiglieria e razzi

A Kiev sono stati sentiti poco fa forti colpi di artiglieria e razzi. Lo riferisce una squadra della Cnn sul campo. L'emittente ha riferito in precedenza che i combattimenti sono continuati nel pomeriggio nella periferia di Kiev, specialmente nel nord-ovest e nel nord-est della città, nonostante i funzionari russi abbiano affermato che Mosca stava allontanando alcune unità dalla capitale e da Chernihiv. Zelensky, dopo i colloqui di ieri aveva detto: "Dai negoziati segnali positivi, ma le bombe non si fermano". Biden era rimasto scettico sulle parole di Mosca.

00.50 Bbc: ancora bombardamenti nel nord-ovest di Kiev

La Bbc segnala ancora bombardamenti nel nord-ovest di Kiev, nonostante i russi oggi abbiano annunciato la riduzione delle operazioni militari sul fronte della capitale. I reporter dal terreno riferiscono di esplosioni a circa 20 km dalla capitale, senza essere in grado di chiarire se a sparare siano i russi o gli ucraini. In precedenza anche la Cnn aveva dato conto di pesanti colpi di artiglieria e razzi nell'area di Kiev.

01.00 "Russia usa mine antiuomo vietate"

Le forze russe che combattono in Ucraina hanno utilizzato mine antiuomo vietate nella regione orientale di Kharkiv: è l'accusa lanciata da Human Rights Watch. "Le mine antiuomo - spiega l'organizzazione - sono state localizzate da tecnici ucraini per l'eliminazione degli ordigni due giorni fa, il 28 marzo 2022. Notoriamente la Russia possiede queste mine che possono uccidere e mutilare indiscriminatamente persone entro un raggio di circa 16 metri. L'Ucraina viceversa non possiede questo tipo di arma". Il Trattato internazionale per la messa al bando delle mine del 1997 vieta totalmente l'uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di mine antiuomo. La Russia non è tra i 164 paesi che hanno aderito al trattato. L'Ucraina ha invece firmato il trattato di divieto il 24 febbraio 1999. Steve Goose, direttore delle armi di Human Rights Watch avverte: "Queste armi non fanno distinzione tra combattenti e civili e lasciano un'eredità mortale per gli anni a venire".

01.40 Usa all'Onu: Russia responsabile di una crisi alimentare mondiale

La Russia è stata accusata all'Onu di aver provocato una "crisi alimentare mondiale" e di far correre il rischio di una carestia in vari Paesi scatenando una guerra contro l'Ucraina, considerata il "granaio d'Europa". Il presidente "Vladimir Putin ha iniziato questa guerra, ha creato questa crisi alimentare globale, ed è lui che può fermarla", ha denunciato la vice segretaria di stato Usa Wendy Sherman in una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu dedicato alla situazione umanitaria in Ucraina. "I prezzi dei generi alimentari stanno già salendo alle stelle nei paesi a basso e medio reddito poiché la Russia soffoca le esportazioni ucraine. In tutto il Medio Oriente e l'Africa, i prezzi già elevati delle materie prime di base, compreso il grano, sono aumentati tra il 20% e il 50% quest'anno", ha spiegato Sherman, dicendosi "particolarmente preoccupata per paesi come Libano, Pakistan, Libia, Tunisia, Yemen e Marocco, che dipendono fortemente dalle importazioni ucraine per nutrire le loro popolazioni".

02.20 Ucraina: Casa Bianca scettica su annunci Mosca

Anche la Casa Bianca, oltre al Pentagono, si mostra scettica sugli impegni assunti da Mosca dopo i colloqui in Turchia. "Dovremmo avere una visione lucida di ciò che sta accadendo sul terreno e nessuno dovrebbe lasciarsi ingannare dagli annunci della Russia", ha detto il direttore delle comunicazioni Kate Bedingfield. Sull'ipotesi di una riduzione delle sanzioni, ha risposto "non sono sicura che l'attività russa in questo momento meriti necessariamente una carota. Siamo stati finora molto concentrati sul bastone". Lo stesso presidente Joe Biden aveva detto di aspettare di vedere se alle parole di Mosca seguiranno i fatti.

02.40 Stato maggiore ucraino:  mine russe nelle posizioni occupate nell'area di Zaporozhye

Le truppe russe stanno rafforzando le posizioni conquistate, anche installando campi minati, mentre non si registrano tentativi di espandere il loro controllo sulle città: lo riferisce lo stato maggiore ucraino, secondo la Ukrainska Pravda, nel suo riepilogo della situazione sul terreno. Nella regione di Zaporozhye, i russi stanno realizzando strutture di fortificazione ma "l'obiettivo di raggiungere i confini amministrativi delle regioni di Donetsk e Luhansk, l'accerchiamento della città di Kiev e stabilire il controllo sulla riva sinistra dell'Ucraina rimane inadempiuto". In direzione sud - dice lo stato maggiore - "il nemico sta adottando misure per ripristinare la capacità di combattimento delle sue unità frenando "le azioni delle unità delle forze armate ucraine con fuoco di artiglieria e attacchi aerei". Bombardamenti hanno interessato anche i dintorni di Stepnogorsk, Orikhovo e Gulyaypole, mentre "non ci sono cambiamenti significativi nella composizione e posizione delle truppe nemiche nelle aree di Volyn , Polissya e Seversky". Nessun cambiamento significativo anche nelle zone operative del Mar Nero e del mar di Azov. Proseguono invece "attacchi aerei e missilistici nelle aree di Kreminna e Mariupol", che resta comunque in mani ucraine.

02.57 Trump a Putin, divulghi informazioni dannose sui Biden

Con una controversa richiesta di aiuto in politica interna rivolta al principale nemico degli Usa nel bel mezzo della guerra in Ucraina, Donald Trump ha chiesto a Vladimir Putin di rendere pubblica qualsiasi informazione dannosa a sua conoscenza sulla famiglia Biden, in particolare su Hunter Biden, il figlio del presidente. "Direi che, se Putin sapesse la risposta, dovrebbe renderla nota e noi dovremmo conoscerla", ha detto in una nuova intervista pubblicata da JustTheNews.

03.30 Usa: La Russia blocca quasi 100 navi cariche di cibo nel mar Nero

I russi stanno bloccando 94 navi alimentari civili nella regione del Mar Nero e hanno bombardato tre navi che trasportano merci dai porti del Mar Nero in tutto il mondo, in particolare quelle noleggiate da una azienda agricola. Lo ha detto il primo vicesegretario di Stato americano Wendy Sherman, citato da Ukrinform. Circa il 30% delle esportazioni mondiali di grano provengono dalla regione del Mar Nero, così come il 20% del mais e il 75% dell' olio di girasole. Molti esportatori hanno rinunciato a inviare le loro navi nel Mar Nero, anche nei porti russi. "La Marina russa sta bloccando l'accesso ai porti ucraini, il che blocca di fatto l'esportazione di grano", ha detto la Sherman citata da Ukrinform.

04.10 In Ucraina ripristinata l'elettricità per 150.000 persone

L'Ucraina ripristina l'elettricità per 150.000 residenti. Dopo le riparazioni degli ingegneri - riporta il Kyiv Independent - numerosi insediamenti in Ucraina hanno di nuovo accesso all'elettricità, tuttavia si stima che 831.000 ucraini in 1.491 insediamenti rimangano ancora senza corrente elettrica.

04.20 Crisi alimentare, Mosca respinge le accuse

Mosca respinge le accuse sulla responsabilità di una crisi alimentare mondiale. E considera le osservazioni del vicesegretario di Stato americano Wendy Sherman come parte della guerra dell'informazione di Washington contro la Russia: lo ha affermato l'ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov, secondo quanto riferito dalla Tass. "Consideriamo le osservazioni di Wendy Sherman come una parte della guerra dell'informazione degli Stati Uniti contro la Russia", ha affermato il diplomatico nel canale Telegram dell'ambasciata.

05.06 Usa, avviso agli americani: lasciare la Russia immediatamente

Il dipartimento di Stato americano ha avvertito i cittadini americani del rischio di poter essere "arrestati" in Russia. Questo, a causa della posizione di Washington riguardo all'invasione russa dell'Ucraina e alle sanzioni imposte a Mosca. Il dipartimento ha invitato gli americani a non mettersi in viaggio verso la Russia o a lasciare il Paese "immediatamente", citando la possibilità di potenziali atteggiamenti minacciosi o arbitrari nell'applicazione delle leggi locali. A Mosca è tutt'ora detenuta la giocatrice professionista di basket Brittney Griner, arrestata a febbraio al suo arrivo all'aeroporto della capitale russa, con l'accusa di aver portato stupefacenti. Il dipartimento di Stato afferma inoltre che ci sono state ripetute segnalazioni di cittadini statunitensi "individuati e detenuti dall'esercito russo" mentre si trovano in Ucraina o stavano fuggendo via terra attraverso il territorio occupato dalla Russia.

05.36 "Cina responsabile, le sanzioni danneggiano tutti"

"Le sanzioni estreme danneggeranno tutte le parti". Così il ministro degli Esteri cinese Wang Yi all'alto rappresentante per gli Affari esteri dell'UE, Josep Borrell, durante un incontro in videoconferenza. Wang ha spiegato a Borrell che la Cina, tra guerra e pace, "sceglie la pace" e che, tra sanzioni e dialogo, opta per il "dialogo", mentre ha espresso fiducia che "il tempo dimostrerà che la posizione cinese rispetto al conflitto è responsabile".

06.25 Onu: da guerra una catastrofe alimentare globale

David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ha avvertito che la guerra in Ucraina ha creato "una catastrofe alimentare di portata globale". Parlando al Consiglio di sicurezza Onu, Beasley ha detto che la sua agenzia, che prima dell'invasione russa dell'Ucraina il 24 febbraio sfamava 125 milioni di persone, ha già iniziato a tagliare le razioni per milioni di famiglie in tutto il mondo a causa dell'aumento di cibo e carburante e delle spese di spedizione. Nello Yemen dilaniato dalla guerra, ha detto, 8 milioni di persone hanno appena visto la loro assegnazione di cibo ridotta al 50% "e ora guardiamo alla riduzione delle razioni a zero". La guerra in Ucraina sta colpendo non solo l'alimentazione nel Paese, ma anche in altri come l'Egitto, che dipende per l'85% dal grano ucraino, e il Libano, che nel 2020 ne dipendeva per l'81%. L'Ucraina e la Russia producono il 30% della fornitura mondiale di grano, il 20% della fornitura mondiale di mais e il 75-80% dell'olio di semi di girasole.

06.46 Difesa ucraina: 2mila soldati arrivati dalla Georgia

Lo stato maggiore delle Forze armate ucraine citate dalla Ukrainska Pravda ha fatto sapere che circa 2mila soldati sono arrivati dalla Georgia per ricostituire i ranghi dell'esercito russo, e che, nei territori occupati degli oblast di Zaporizhia e Kherson, "il nemico continua a commettere atti illegali contro la popolazione locale". Sono segnalati posti di blocco alla periferia di Melitopol. Nelle ultime 24 ore, dicono, sono stati respinti quattro attacchi degli occupanti russi nelle aree di Donetsk e Luhansk".

07.10 Kiev: "Ingannevole l'annunciato ritiro dei russi"

Il ritiro delle truppe russe sarebbe stato annunciato in modo "ingannevole", secondo l'esercito ucraino, e in realtà sarebbe in atto una semplice "rotazione di singole unità" con l'obiettivo di "fuorviare la leadership militare" ucraina. In un rapporto pubblicato nella tarda serata di martedì e pubblicato dal ministero della Difesa si afferma che "secondo alcune indicazioni, il nemico russo sta raggruppando le unità per concentrare i suoi sforzi principali sull'est".

07:32 Russi colpiscono Lysychansk, vittime tra le macerie

Le zone residenziali della città di Lysychansk, nell'Ucraina sud orientale, sono state bombardate stamattina dall'artiglieria pesante. Lo ha scritto il governatore regionale di Luhansk Serhiy Gaidai su Telegram. "Un certo numero di grattacieli è stato danneggiato. Ci sono vittime", ha aggiunto, spiegando che "molti edifici sono crollati" e che "i soccorritori stanno cercando di salvare le persone che sono ancora in vita".

07.36 Kiev indaga deportazione forzata civili in Russia

Il Servizio di sicurezza dell'Ucraina (Sbu, l'intelligence del Paese) sta indagando sulla deportazione forzata di decine di migliaia di residenti di Mariupol in Russia da parte delle autorità di Mosca. Lo riporta la stessa agenzia su Telegram. In particolare, "nelle regioni di Donetsk e Lugansk, il Servizio di sicurezza dell'Ucraina ha registrato e avviato le indagini sulla deportazione forzata di decine di migliaia di persone da Mariupol e dai territori temporaneamente occupati del Donbass nella Federazione Russa". I russi, si spiega, "minacciando con le armi, costringono gli ucraini a salire sugli autobus, li privano dei documenti e li portano fuori dall'Ucraina".

8.00 Esplosioni in villaggio russo vicino al confine ucraino

Esplosioni hanno scosso la notte scorsa un villaggio della regione di Belgorod, in Russia, vicino al confine con l'Ucraina. La causa delle esplosioni non è stata ancora accertata. Le immagini delle esplosioni sono state rilanciate da numerosi canali Telegram ucraini, ufficiali e non ufficiali. A prendere fuoco, secondo le prime notizie, è stato un deposito di munizioni situato nel villaggio di Oktjabrskij, molto vicino al confine ucraino e alla regione della città di Kharkiv.

8.19 Lavrov in Cina da Wang Yi: ''Cina e Russia cercano un ordine mondiale giusto e multipolare''.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov è arrivato a Tunxi, nella provincia di Anhui, nella Cina orientale: è la prima missione nel gigante asiatico da parte del capo della diplomazia russa da quando è cominciata l'invasione russa dell'Ucraina. Lavrov parteciperà alla terza riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi limitrofi dell'Afghanistan. L'incontro tra il diplomatico russo e la sua controparte cinese, Wang Yi è già cominciato.

8.30  Gran Bretagna: "Le truppe russe tornano in Bielorussia per rifornirsi"

Le unità russe che hanno subito pesanti perdite sono state costrette a tornare in Bielorussia e in Russia per rifornirsi e riorganizzarsi. Lo afferma in un tweet il Ministero della Difesa del Regno Unito che ha appena rilasciato il suo ultimo rapporto di intelligence. "Tale attività dimostra le difficoltà che Mosca sta avendo nel riorganizzare le sue unità nelle aree avanzate in Ucraina". "La Russia - dice ancora il rapporto - probabilmente continuerà a compensare la sua ridotta capacità di manovra a terra con attacchi di massa di artiglieria e missili.

L'attenzione dichiarata della Russia su un'offensiva a Donetsk e Lugansk è probabilmente una tacita ammissione che sta lottando per sostenere più di un asse significativo di avanzata".

8.37 Kiev: 145 bambini uccisi dall'inizio dell'invasione

E' salito a 145 il numero dei bambini rimasti uccisi in Ucraina dall'inizio della guerra. Lo ha riferito l'ufficio del procuratore generale ucraino su Telegram, citato da Unian. Cresce a 222 il numero dei bambini che hanno riportato ferite negli attacchi delle truppe russe. La Procura generale ha evidenziato che i dati non sono definitivi, poichè non vi è alcuna possibilità di raggiungere i luoghi dei bombardamenti nelle aree di ostilità attive e nei territori temporaneamente occupati.

8.48 La Duma russa: "Esportiamo in rubli anche grano e greggio"

La Russia potrebbe ampliare la lista di prodotti esportati in rubli, includendo anche grano e greggio. E' la proposta che arriva dal portavoce della Duma, la camera bassa del Parlamento russo, Vyacheslav Volodin, secondo quanto riportano le agenzia Tass e Interfax. "Sarebbe giusto ampliare, qualora questo fosse vantaggioso per il nostro Paese, la lista dei beni esportati venduti in rubli: fertilizzanti, grano, greggio, legnami, metalli, carbone, ecc.", ha detto Volodin su Telegram.

9.00 Lamorgese: In Italia 75mila ucraini, meno di 6000 nei centri di accoglienza

Si registra un rallentamento del flusso dei profughi ucraini verso l'Europa: si è passati da 200mila a 40mila al giorno. In Italia, alla data di ieri, sono 75mila. Di questi 5.600 sono inseriti nei sistemi d'accoglienza Cas (5.300 persone) e Sai (299). Le domande di protezione sono state finora circa 750, un dato che "riflette la speranza ucraini di rientrare in Patria dopo il termine delle ostilità". Sono i dati diffusi dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese in audizione al Comitato Schengen.

9.10 Kiev, concordati per oggi 3 corridoi umanitari

Per la giornata di oggi sono stati concordati tre corridoi umanitari in Ucraina, tutti nel Sud del Paese. Lo fa sapere la vice premier Iryna Vereshcuk su Telegram. Riguardano l'evacuazione dei residenti di Mariupol e la consegna degli aiuti umanitari alla città di Berdyansk; la consegna di aiuti e l'evacuazione delle persone dalla città di Melitopol; un convoglio di persone con mezzi propri dalla città di Energodar a Zaporizhia. "Ieri a Istanbul, la delegazione russa ha ricevuto proposte per organizzare corridoi umanitari verso i 97 insediamenti più colpiti nelle regioni di Kharkiv, Kyiv, Kherson, Chernihiv, Sumy, Zaporizhia, Donetsk, Lugansk e Mykolayiv", fa sapere la vicepremier.

9. 30 Mosca,"Situazione internazionale complicata, con Cina una sola voce"

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in visita in Cina, e il suo omologo cinese Wang Yi hanno concordato d'intensificare il coordinamento politico internazionale e di ampliare i contatti bilaterali e multilaterali. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri russo in una nota. "I due ministri hanno affermato che, sullo sfondo di una complicata situazione internazionale, Russia e Cina stanno continuando a rafforzare la partnership strategica e a parlare con una sola voce negli affari globali".

9.45 Kiev chiede missione Onu a Chernobyl

"Chiediamo che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite prenda subito delle misure per demilitarizzare la zona di esclusione di Chernobyl ed introdurvi una missione speciale dell'Onu per eliminare il rischio che si ripeta una catastrofe nucleare". Lo ha dichiarato la vice premier ucraina Iryna Vereshcuk durante la conferenza stampa in cui ha annunciato i nuovi corridoi umanitari concordati per oggi. Secondo le forze armate ucraine c'è il pericolo che delle munizioni esplodano nella centrale nucleare di Chernobyl, e il governo ucraino che le forze russe che occupano lo stabilimento si ritirino dall'area.

10.03 Kiev: "Bombardamenti in quasi tutte le città lungo la linea del fronte in Donetsk"

Le forze russe bombardano quasi tutte le città lungo la linea del fronte che separa il territorio controllato dal governo ucraino dalle aree detenute dai separatisti sostenuti dalla Russia nella regione orientale del Donetsk, ha dichiarato il governatore dell'are, Pavlo Kyrylenko, sostenendo che la situazione potrebbe peggiorare poiché le forze russe hanno concentrato i loro sforzi per attaccare la regione.

10.10 Papa, si fermi guerra mostruosa e selvaggia

Il Papa, al termine dell'udienza generale ha rivolto "un saluto particolarmente affettuoso" ai bambini ucraini, ospitati dalla Fondazione 'Aiutiamoli a vivere', dall'associazione 'Puer' e dall'ambasciata di Ucraina presso la Santa Sede. "E con questo saluto ai bambini torniamo a pensare a questa mostruosità della guerra e rinnoviamo le preghiere perché si fermi questa crudeltà selvaggia che è la guerra", ha detto Papa Francesco.

10.23 Il governatore: "Chernihiv bombardata tutta la notte nonostante l'annuncio russo di rallentamento attività militare"

La città di Chernihiv, nel Nord dell'Ucraina, è stata colpita "tutta la notte" da bombardamenti russi, nonostante gli annunci di ieri secondo cui Mosca avrebbe ridotto drasticamente l'attività militare sulla città e sulla capitale Kiev. Lo ha denunciato su Telegram il governatore della regione, Viatcheslav Tchaous, precisando che le bombe aeree e dell'artiglieria hanno distrutto in

11.00 Grandi (UNHCR): I rifugiati in fuga dall'Ucraina ora sono 4 milioni

I rifugiati in fuga dall'Ucraina sono arrivati al numero di 4 milioni: lo scrive sul suo profilo Twitter l'alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi. "I rifugiati dall'Ucraina sono ora 4 milioni, 5 settimane dopo l'inizio dell'attacco russo. Sono appena arrivato in Ucraina. A Leopoli, discuterò con le autorità, l'Onu e altri partner dei modi per aumentare il nostro sostegno alla gente colpita e sfollata da questa guerra insensata" scrive Grandi.

11.15 Mykolaiv, sale a 14 numero vittime dell'attacco al Palazzo della Regione

Sale a 14 il numero delle vittime dell'attacco missilistico di ieri contro l'edificio dell'amministrazione regionale di Mykolaiv. Lo riferisce il servizio di emergenza statale ucraino citato dall'Agenzia Unian. I corpi di 13 persone sono stati estratti dalle macerie dell'edificio colpito, un'altra persona è morta in ospedale per le ferite riportate. In totale 36 civili sono ricoverati con ferite di diversa gravità.

11.25 La Gran Bretagna frena sul possibile ruolo di garante della neutralità ucraina

Il vicepremier britannico Dominic Raab è cauto sull'eventualità che il Regno Unito diventi un Paese garante della sicurezza dell'Ucraina nell'ambito di un accordo di pace fra Kiev e Mosca. "Dipenderebbe da cosa comporta - ha sottolineato - siamo stati chiari sul fatto che non vogliamo uno scontro militare diretto con la Russia". Raab ha aggiunto che Londra valuta le richieste di Zelensky ma ricorda che l'Ucraina non è membro della Nato e quindi Londra non è tenuta a replicare gli impegni di mutua assistenza vigenti fra i membri. Il vicepremier ha ribadito che le sanzioni contro Mosca rimarranno in vigore fino al ritiro dall'Ucraina delle truppe russe.

11.38 Kiev, sulla regione di Kharkiv 180 attacchi oggi

Le forze armate russe hanno colpito l'Oblast di Kharkiv 180 volte nella giornata di oggi con il sistema lanciarazzi multiplo grad. Lo riporta il Kyiv Independent citando le autorità locali. Il governatore Oleh Synehubov ha detto che i russi hanno anche bombardato la regione di Kharkiv con artiglieria e mortai, danneggiando edifici e infrastrutture civili.

11.50 Più di 30 bombardamenti nella regione di Kiev

Nella regione di Kiev la scorsa notte le truppe russe hanno effettuato più di 30 bombardamenti contro complessi residenziali e infrastrutture sociali. Lo ha riferito l'amministrazione militare regionale di Kiev su Telegram, citato da Unian. "L'esercito russo ha lanciato missili e bombe cercando di distruggere le infrastrutture e le aree residenziali in violazione del diritto umanitario internazionale. Gli occupanti russi continuano a terrorizzare la popolazione locale", ha aggiunto l'amministrazione militare.

12.14 Di Maio: "Draghi sentirà Putin, valutiamo Mosca sui fatti"

"Non dobbiamo illuderci che sia semplice arrivare alla firma di un accordo" tra Mosca e Kiev. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, da Berlino, anticipando che avverrà "nelle prossime" il colloquio tra Draghi e Putin.

12.50 Russia e Cina contro 'sanzioni illegali'

Russia e Cina condannano le sanzioni unilaterali decise da Usa, Ue e alleati contro Mosca per la sua aggressione militare all'Ucraina, definendole "illegali e controproducenti": lo riferisce una nota del ministero degli Esteri russo diffusa dopo il bilaterale tra i capi delle rispettive diplomazie, Serghei Lavrov e Wang Yi tenuto a Tunxi, nella provincia di Anhui, dove la Cina ospita una due giorni di incontri dedicati all'Afghanistan.

12.58 Lavrov: "L'Occidente vuole creare in Russia un secondo Afghanistan"

Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov durante un incontro con il suo omologo pakistano Shah Mahmoud Qureshi ha definito l'attuale situazione in Ucraina un tentativo dell'Occidente di creare un secondo Afghanistan. "Coloro che hanno cercato di fare dell'Afghanistan il centro della politica mondiale stanno ora cercando di sostituire l'Afghanistan con l'Ucraina. E sappiamo tutti di cosa si tratta", ha affermato il ministro. L'incontro dei ministri degli Esteri della Federazione Russa e del Pakistan si è svolto in Cina durante la riunione della terza conferenza dei ministri degli Esteri dei paesi limitrofi all'Afghanistan.

13.27 Forze armate ucraine: "La Russia invia truppe a  Chernobyl"

La Russia continua a inviare truppe nell'area della centrale nucleare di Chernobyl. Lo ha riferito lo Stato Maggiore delle Forze Armate dell'Ucraina. "E' stato registrato un movimento di colonne nemiche dal villaggio di Ivankiv in direzione della centrale nucleare di Chernobyl", scrive un rapporto militare, aggiungendo che nel frattempo attività di addestramento operativo e di combattimento sono in corso fra le forze armate della Bielorussia.

12.01 Il Cremlino: "Non ci sono novità promettenti dai colloqui di pace a Istanbul"

I colloqui tra le delegazioni russa e ucraina a Istanbul non hanno prodotto nulla di "molto promettente" o di "svolta" afferma il Cremlino, smorzando le speranze di progressi decisivi nei negoziati. "C'è molto lavoro da fare", ha detto ai giornalisti il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov. Il capo delegazione russa ai colloqui con l'Ucraina, Vladimir Medinsky, illustrerà ai media nelle prossime ore i risultati dei negoziati. Alla domanda sull'offerta ucraina di colloqui sullo status della Crimea, Peskov ha detto che non c'è nulla di cui discutere perché la Crimea fa parte della Russia secondo la costituzione del paese.

13.33 Il sindaco di Varsavia: in città 300 mila profughi dall'Ucraina

"La sola Varsavia ha accolto 300 mila ucraini" dall'inizio della guerra e "per fare un paragone, il picco di arrivi durante la crisi migratoria del 2015 è stato di 200 mila persone al mese in tutta Europa". Lo ha dichiarato il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski, intervenendo al gruppo di lavoro sull'Ucraina del Comitato europeo delle regioni. "Abbiamo garantito agli ucraini uno status molto vicino a quello dei cittadini polacchi, ciò significa che hanno accesso all'educazione e all'assistenza sanitaria gratuite e anche alla protezione sociale", ha aggiunto. Tuttavia questa situazione "pone anche un'enorme pressione su tutti noi e i servizi cittadini sono oberati".

13.40 Kiev: "Bombe sulla sede della Croce Rossa a Mariupol". Bombardata anche la missione Ue

La sede della Croce Rossa a Mariupol è stata bombardata dalle forze russe. Lo ha riferito il difensore civico dell'Ucraina, sottolineando che a essere colpito è stato un edificio con l'insegna della Croce Rossa sul tetto. Anche i locali della sede di Mariupol della Missione consultiva dell'Ue in Ucraina (Euam) sono stati colpiti dai bombardamenti russi". Lo ha reso noto l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Joseph Borrell.

13.45 Ursula von der Leyen: "Caro Zelensky, accogliamo aiuti per sfollati e profughi"

"Caro Presidente Zelensky, siamo con te e il popolo ucraino. Con #StandUpForUkraine stiamo mobilitando la comunità globale. Stiamo raccogliendo finanziamenti e aiuti di cui abbiamo tanto bisogno per gli sfollati interni e i rifugiati". Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, su Twitter.

14.15 Zelensky al parlamento di Oslo: "L'Europa bandisca le navi russe dai suoi porti"

Durante il suo discorso in corso al parlamento norvegese, il presidente ucraino Zelensky ha fatto un appello all'Europa affinché bandisca dai suoi porti le navi russe.

14.24 Il portavoce di Johnson: "Ora è il momento di rafforzare le sanzioni contro la Russia"

"Se non rafforziamo le sanzioni contro la Russia, la Russia imparerà a conviverci" ha affermato oggi il portavoce del primo ministro britannico Boris Johnson, aggiungendo che il Regno Unito non pagherà le merci russe in rubli.

14.44 Il ministro Bianchi: "Oltre 8000 studenti ucraini nelle nostre scuole, potrebbero diventare 25mila"

"Allo stato attuale sono presenti nelle scuole italiane 8455 giovani ucraini, di cui 1577 all'infanzia, 4172 nella primaria, 2066 nella secondaria di I grado e 640 nella secondaria di II grado. Ci aspettiamo però che possano richiedere la partecipazione altri ragazzi, fino almeno a 25 mila" Lo ha reso noto il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, nel corso dell'audizione in commissione Cultura della Camera sull'organizzazione dell'accoglienza scolastica degli studenti ucraini esuli. "Siamo in una situazione di totale incertezza: un conto è l'emergenza, un conto è se questa diventa una situazione strutturale. Servono altre risorse soprattutto per il personale, che deve essere in grado di trattare con bambini che hanno avuto particolari traumi" ha aggiunto il ministro.

15.00 Il Cremlino: "Il pagamento del gas in rubli si farà progressivamente"

Il Cremlino dichiara che il pagamento in rubli per le vendite di gas russo all'Unione europea, che è stato richiesto da Mosca in risposta alle sanzioni occidentali e ha già provocato allarme in Europa e in particolare in Germania, sarà effettuato gradualmente. "Ne abbiamo già parlato, il pagamento e la consegna (del gas) sono un processo esteso nel tempo", ha detto il portavoce russo Peskov in conferenza stampa, assicurando che il nuovo sistema non entrerà completamente in vigore domani. "Non stiamo parlando di consegnare domani e di essere pagati la sera. No, è un processo più lungo, tecnicamente", ha affermato Peskov, insistendo sul fatto che l'ordine di Putin deve essere "applicato".

15.20 Kiev: "Squadra Paesi garanti aperta, bene se c'è Italia"

"La questione dei garanti del trattato è aperta, tutti possono partecipare. E l'Italia è interessata a parteciparvi. Saremmo molto grati se lo facesse". Lo ha detto incontrando i media internazionali a Leopoli in videocollegamento, il capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak. Interpellato sulla possibilità di un incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky Podolyak ha sottolineato di "vedere la possibilità di un accordo preliminare" tra Mosca e Kiev. Podolyak ha aggiunto che il referendum nazionale sulla possibile intesa tra Ucraina e Russia si terrà solo dopo il ritiro russo. Interpellato sul ruolo di Roman Abramovich, ha sottolineato la sua "efficacia" nel moderare tra i due team di negoziatori.

15.40 Ucraina, sostegno alimentare da WFP a un milione di persone

A un mese dall'inizio del conflitto in Ucraina, l'agenzia Onu World Food Programme fornisce assistenza alimentare di emergenza a un milione di persone nel Paese. "Solo un mese fa non avevamo nessuna presenza sul campo, nessuno staff, nessuna rete di fornitori o partner. Costruire un'operazione da zero e fornire cibo a un milione di persone sembrava una sfida monumentale", ha detto Jakob Kern, coordinatore delle emergenze del WFP per l'Ucraina. "Ora che le strutture sono state create, abbiamo bisogno di fondi per continuare a fornire assistenza e per aiutare 3 milioni di persone bisognose".

15.42 Medinsky: Russia non cambia posizione su Crimea e Donbass. Kiev accettato nostre richieste su Nato e basi militari

La Russia non cambia posizione sulla Crimea e il Donbass: lo ha ribadito il capo negoziatore di Mosca nei colloqui con l'Ucraina, Vladimir Medinsky. "Ci tengo a sottolineare in modo particolare che la posizione di principio circa la Crimea e il Donbass resta invariata", ha detto Medinsky in un'intervista a Rossiya 24. "Ieri, per la prima volta, la parte ucraina ha messo per iscritto la sua disponibilità a soddisfare una serie di condizioni importanti per costruire relazioni normali e, spero, di buon vicinato con la Russia in futuro". ha continuato Medinsky. Nell'accordo, spiega, ci sono "il rifiuto di aderire alla Nato, la neutralità dell'Ucraina e la rinuncia alle armi nucleari e di distruzione di massa". Inoltre "il rifiuto di schierare basi militari straniere e contingenti militari, nonché l'obbligo di condurre esercitazioni militari solo con il consenso degli Stati garanti, inclusa la Russia".

15.50 Kiev: "status Donbass sarà affrontato da Putin e Zelensky". La Difesa "Non c'è stato ritiro massiccio da Kiev"

La questione dello status del Donbass "è la più difficile". Lo ha sottolineato il negoziatore ucraino David Arahamiya in un'intervista all'indomani del round di colloqui con la Russia in Turchia. Arahamiya ha spiegato che l'argomento resta "tra parentesi" ed in Turchia "non è stato toccato". I due team "non avevano un mandato politico sufficiente per discuterne e quindi l'hanno tirato fuori prima dell'incontro dei leader e hanno lavorato su tutte le altre questioni", ha aggiunto. Il ministero della Difesa ha reso noto inoltre che il massiccio ritiro da Kiev e Chernihiv prospettato ieri dai russi non è verificato.

16.14 Unicef: Due milioni di bambini rifugiati hanno lasciato l'Ucraina

"Due milioni di bambini sono stati costretti a lasciare l'ucraina a causa della guerra. La situazione in Ucraina sta precipitando". Lo ha dichiarato il direttore generale dell'unicef, Catherine Russell. "Mentre il numero di bambini che fuggono dalle loro case continua a crescere, dobbiamo ricordare che ognuno di loro ha bisogno di protezione, istruzione, sicurezza e sostegno". I bambini rappresentano la metà di tutti i rifugiati della guerra in ucraina, secondo l'Unicef e l'Unhcr. Oltre 1,1 milioni di bambini sono arrivati in Polonia, centinaia di migliaia stanno arrivando in Romania, Moldavia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca".

 

16.24 Ucraina, dal servizio d'emergenza ucraino una brochure per identificare le mine

"Da oggi, per la vostra sicurezza e consapevolezza della sicurezza vi terremo informati sugli ordigni esplosivi più comuni e le caratteristiche delle loro minacce". Il servizio per le emergenze nazionali ucraino ha elaborato una brochure con foto e descrizioni di diversi tipi di mine fornendo i dettagli a proposito del loro aspetto, il peso sotto il quale esplodono e in che modo colpiscono. "Vi esortiamo ancora - si legge nell'opuscolo - non avvicinatevi a mine e munizioni ma segnalateli ai soccorritori o alla polizia" in caso di ritrovamento.

16.27 Podoliak: "Referendum su garanzie di sicurezza solo dopo il ritiro delle truppe russe"

Le procedure per svolgere l'eventuale referendum sulle garanzie di sicurezza si terrà in Ucraina "solo dopo che le truppe russe lasceranno il nostro territorio" o che almeno saranno tornate nelle "posizioni" che avevano prima dell'invasione. Lo ha dichiarato il negoziatore e consigliere della presidenza ucraina, Mykhailo Podoliak, in un'intervista a Rada Tv. Una volta completato il ritiro russo, "aboliremo la legge marziale", ha aggiunto il negoziatore, evidenziando la necessità che le garanzie di sicurezza, sul modello dell'articolo 5 della Nato, vengano sancite dal diritto internazionale. "La procedura è la seguente: un referendum in Ucraina, seguito dalla ratifica da parte dei Parlamenti dei Paesi garanti e dalla Verkhovna Rada dell'Ucraina", ha proseguito Podoliak, che a proposito dei colloqui con la Russia ha sottolineato come le parti siano "passate al pragmatismo".

16.29 Ministero della Difesa ucraino: "No segnali ritiro russi da capitale e Chernihiv"

"Non vediamo un ritiro di massa delle truppe russe da Kiev e Chernihiv". Lo ha detto il portavoce del ministero della Difesa ucraino, Oleksandr Motuzyanyk. Lo riporta Ukrinform. "Attualmente si vede solo il ritiro di singole unità", ha spiegato.

16.33 Usa: "Putin male informato dai suoi consiglieri sulla guerra"

Gli Stati Uniti ritengono che il presidente russo Vladimir Putin sia stato "male informato" dai suoi consiglieri sull'andamento dell'invasione dell'Ucraina e sull'impatto delle sanzioni sull'economia russa. Lo riporta la Cnn citando funzionari americani, secondo i quali il capo del Cremlino ha ora contezza della situazione e questo ha portato a uno scontro con i vertici della difesa.

16.37 Ucraina: "Otto persone rapite nella regione di Kherson"

Otto persone sono state rapide a Naked Pier, nella regione di Kherson, dall'esercito russo. Tra loro, rendono noto i media locali, anche diversi funzionari del governo locale.

16.40 Sindaco Irpin, almeno 200 le vittime da inizio invasione

Sono almeno 200 le persone uccise dall'inizio del conflitto a Irpin, sobborgo nordoccidentale di Kiev. Lo ha riferito il sindaco Oleksandr Markushin, precisando che il bilancio reale potrebbe essere anche peggiore. Metà della città è stata distrutta, ha aggiunto. Lo riporta Ukrinform. Due giorni fa, il primo cittadino aveva annunciato la ripresa della città da parte delle forze ucraine.

16.38 Ucraina: vittime dell'attacco a Mykolaiv salgono a 15

Si aggrava ancora il bilancio dell'attacco missilistico di ieri contro l'edificio dell'amministrazione regionale di Mykolaiv, nel sud dell'Ucraina. Le vittime sono salite a 15, secondo quanto riferiscono i servizi d'emergenza locali, precisando che uno dei feriti è deceduto in ospedale. In precedenza, 14 corpi erano stati trovati tra le macerie del palazzo bombardato. Lo riporta l'Ukrainska Pravda.

16.41 Borrell, Ue continua pressioni su Mosca per ritiro truppe

"Ho discusso con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba della situazione in Ucraina. Ho riconfermato il continuo sostegno dell'Ue all'Ucraina e al suo popolo. Manterremo la pressione per fermare l'aggressione armata della Russia e ottenere il ritiro delle forze armate russe dall'Ucraina". Lo ha scritto su Twitter l'alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell.

16.42 Amnesty: "Prove di uso bombe a grappolo in Ucraina"

Un esperto di Amnesty ha raccolto prove dell'uso di bombe a grappolo in Ucraina. "Brian Castner è un nostro esperto di bombe e proiettili, appena tornato da una missione di ricerca in Ucraina. Ha raccolto prove di attacchi con bombe a grappolo e intervistato persone fuggite dalle città assediate dell'est. Presto uscirà un rapporto su quanto documentato", ha scritto Amnesty Italia su Twitter.

16.44 Colloquio telefonico Biden-Zelensky 

È in corso un colloquio telefonico tra il presidente americano Joe Biden e il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riferisce la Casa Bianca.

16.49 Sindaco Leopoli: "Croce Rossa apre in Russia, assurdo"

"Stiamo assistendo al cattivo esempio della Croce Rossa internazionale che sta aprendo un ufficio a Rostov sul Don" città russa a meno di 150 chilometri dal confine con l'Ucraina "e questo è il teatro dell'assurdo". Lo ha dichiarato il sindaco di Leopoli, Andriy Sadovyi, nel suo intervento al gruppo di lavoro sull'Ucraina del Comitato europeo delle regioni. "Non sappiamo dove vadano a finire tutti i soldi donati alle organizzazioni internazionali", ha aggiunto il primo cittadino prima di spiegare nei particolari le necessità interne all'Ucraina che invece richiederebbero "una linea di credito estesa per 20-25 anni con un tasso di interesse simbolico per 500 milioni di euro" da usare "per iniziare a ricostruire". "Spero che l'Unione europea ci aiuterà", ha concluso.

16.55 Ungheria accusa Kiev di interferire nelle elezioni

Il ministro degli Esteri ungherese ha accusato la leadership ucraina di aver tentato di interferire nelle elezioni ungheresi di domenica. In un video sui social media, Peter Szijjarto ha affermato che esiste un "coordinamento in corso tra la sinistra ungherese e i rappresentanti del governo ucraino" e che l'Ucraina sta tentando di influenzare le elezioni ungheresi del 3 aprile a favore di una coalizione di partiti di opposizione. Le dichiarazioni sono arrivate dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha fatto diversi commenti recenti aspramente critici nei confronti dell'approccio del governo ungherese alla guerra. Szijjarto ha affermato che il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, aveva contattato l'ambasciatore ucraino a Budapest per discutere di come l'Ucraina potrebbe influenzare le elezioni ungheresi, in cui il primo ministro Viktor Orban sta cercando un quarto mandato consecutivo. Ma Kuleba ha detto al quotidiano ucraino Evropeiska Pravda che "non abbiamo mai interferito negli affari interni dell'Ungheria e soprattutto non prima delle elezioni".

17.02 Johnson: "Far cadere Putin non è obiettivo Gb"

Far perdere il potere al presidente russo Vladimir Putin "non è un obiettivo del governo britannico, è importante essere molto chiari su questo punto" dopo quanto affermato al riguardo dal presidente americano Joe Biden. Lo ha detto Boris Johnson durante un'audizione in commissione al Parlamento di Londra, pur aggiungendo di ritenere "non ignobile sperare" in un epilogo del genere sullo sfondo della "barbara aggressione" di Mosca all'Ucraina. Interpellato poi sul canale di dialogo tenuto aperto con Putin da Emmanuel Macron, il premier Tory ha poi precisato di non avere nulla in contrario, a patto che Kiev lo ritenga utile.

17.08 Conclusa la telefonata Draghi-Putin 

Si è da poco conclusa la telefonata tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il presidente russo, Vladimir Putin. Il colloquio, secondo quanto si apprende da fonti di palazzo Chigi, è durato circa un'ora.

17.13 Russia: "Raggruppamento truppe per completare la liberazione del Donbass"

Il ministro della Difesa russo ha fatto sapere che il raggruppamento delle truppe ha l'obiettivo di concentrare l'azione militare sul fonte principale e compleatre la "liberazione" del Donbass.

17.23 Colloquio telefonico Scholz-Putin

Il presidente russo Vladimir Putin ha intrattenuto un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Lo rende noto il Cremlino. Secondo la Tass al centro dei colloqui "l'ultimo round di colloqui fra Mosca e Kiev e l'evacuazione in sicurezza dei civili dalle aree degli scontri, principalmente da Mariupol".Il presidente russo ha discusso con il cancelliere tedesco della richiesta di Mosca sul pagamento del gas in rubli. I due leader hanno concordato di proseguire il confronto al riguardo tra i rispettivi esperti, secondo quanto riferisce il Cremlino, citato da Interfax. "La decisione presa" dalla Russia di richiedere i pagamenti del gas in rubli "non dovrebbe portare a un peggioramento dei termini contrattuali per le società europee importatrici di gas russo", ha riferito il Cremlino in una nota.

18.00 Russia, raggiunti obiettivi chiave a Kiev e Chernihiv

La Russia ha raggiunto i suoi obiettivi principali sui fronti di Kiev e Chernihiv. Lo ha affermato il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov. "Tutti i compiti principali delle forze armate russe sulle direzioni Kiev e Chernihiv sono stati completati", ha detto Konashenkov ai cronisti, "lo scopo del raggruppamento delle truppe è di intensificare l'azione su direzioni prioritarie, principalmente la conclusione dell'operazione di piena liberazione del Donbass". Ieri, dopo la prima tornata di colloqui a Istanbul, Mosca aveva annunciato una "drastica" interruzione delle operazioni offensive nell'area delle due città.

17.47 La Russia vieta l'uso di software stranieri per agenzie governative 

La Russia ha vietato l'uso di software straniero per le agenzie governative. Lo riferisce su Twitter il network bielorusso Nexta, pubblicando il testo dell'ordinanza. Il divieto entra in vigore il 1 gennaio 2025 ed entro quella data i proprietari di infrastrutture critiche devono passare al software russo. Gli acquisti di software straniero senza approvazione saranno già vietati da domani 31 marzo 2022.

17.49 Lavrov: "Progressi significativi nei colloqui con Kiev"

La Russia considera i risultati dei colloqui russo-ucraini a Istanbul sullo status neutrale e non nucleare dell'Ucraina come un significativo progresso. Lo ha detto il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, citato dalla Tass.

17.53 Slovacchia, espulsi 35 diplomatici russi 

Il ministero degli Esteri slovacco ha annunciato l'espulsione di 35 diplomatici russi, citando informazioni di intelligence. "Spiace che dopo le precedenti espulsioni di diplomatici russi negli ultimi due anni, l'ambasciata non abbia mostrato interesse nell'operare correttamente in Slovacchia", ha sottolineato Bratislava in una nota.

17.39 Putin informa Draghi su sviluppo trattative

Durante il colloquio, durato circa un'ora, il presidente russo,Vladimir Putin, avrebbe informato il presidente del consiglio, Mario Draghi, degli sviluppi delle trattative tra Russia e Ucraina.Al centro della telefonata anche il pagamento in rubli del gas russo, secondo l'agenzia di stampa Tass."Sono stati forniti chiarimenti  sulla decisione di passare ai rubli nei pagamenti per le forniture di gas naturale a diversi paesi, tra cui l'Italia", afferma il comunicato del Cremlino. Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, "ha ribadito la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia". Lo rende noto palazzo Chigi.

18.02 Kuleba: "Mentre continuano i negoziati la Russia non interrompe le ostilità"

"Mentre continuano i negoziati, la Russia non interrompe le ostilità". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraini, Dmytro Kuleba, sottolineando che "è cruciale che i partner continuino a fornire all'Ucraina più armi ed applicare più sanzioni alla Russia". "Più è forte l'Ucraina migliore sarà l'accordo che potremo ottenere per il bene dell'Ucraina e della sicurezza dell'Europa", conclude.

18.10 Governatore Mariinka: "Oggi i russi hanno usato bombe al fosforo"

"Oggi i russi a Mariinka hanno usato di nuovo le bombe al fosforo". Lo comunica il governatore della regione Pavlo Kyrycenko. "Decine di focolai sono stati trovati disseminati nella città, e soso stati estinti dagli agenti del Ses". Anche le zone di "Georgiyivka, Novocalynove e Ocheretyne sono stati bombardati: nessun civile è rimasto ferito, ma diverse case sono state danneggiate", ha aggiunto il governatore. "Inoltre, la città di Avdiivka è stata nuovamente isolata a causa dei bombardamenti".

18.14 Ossezia del Sud: "Ci uniremo presto alla Russia"

L'Ossezia del Sud, territorio internazionalmente riconosciuto come parte della Georgia, compirà presto i passi giuridici per unirsi alla Federazione russa. Lo ha detto il suo leader, Anatolij Bibilov, citato dalla Tass.

18.25 Conclusa telefonata Biden-Zelensky, focus su difesa e nuove sanzioni 

È durata un'ora la telefonata tra il presidente americano Joe Biden e quello ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riferisce una nota della Casa Bianca precisando che Biden ha parlato del "continuo sostegno degli Stati Uniti a Kiev contro l'aggressione della Russia". "Ho appena finito una conversazione di un'ora con Biden. Valutazione condivisa della situazione sul campo di battaglia e al tavolo delle trattative. Si è parlato di supporto specifico per la nostra difesa, di un nuovo pacchetto di sanzioni rafforzate, aiuti finanziari e umanitari". Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Twitter. Il presidente Biden ha parlato dell'impegno da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati per fornire assistenza militare, economica e umanitaria all'Ucraina.Biden ha informato il collega ucraino che gli Stati Uniti "intendono fornire 500 milioni di dollari in aiuti di bilancio diretti. Lo riferisce la Casa Bianca in una nota. I due leader hanno discusso della possibilità di fornire aiuti militari supplementari per aiutare l'esercito di Kiev a difendersi.

18.32 Consiglio comunale Kiev: "L'economia non si fermi"

Nonostante il conflitto, gli amministratori di alcune zone dell'Ucraina cercano di ritornare il più possibile a occuparsi della vita quotidiana. Per la seconda volta dall'inizio dell'invasione russa, si è riunito oggi il Consiglio comunale di Kiev. "I temi principali dell'incontro di oggi, cui hanno partecipato 90 consiglieri, hanno riguardato le decisioni che stimoleranno l'attività economica della capitale. Perché in stato di guerra, quando la situazione è così difficile, l'economia deve funzionare", ha scritto su Telegram il sindaco Vitaly Klitschko. Tra le questioni discusse, regolamenti legati a parcheggi, affissioni pubblicitarie e imposte locali. "Restiamo uniti e vinciamo! Gloria all'Ucraina", ha concluso il primo cittadino.

18.38 Ucraina: "Sanzioni per imprese che aiutano il finanziamento dell'esercito russo"

Un alto funzionario della sicurezza ucraina ha fatto sapere che Kiev sta preparando sanzioni contro le imprese che collaborano con il complesso militare-industriale in Russia, e aiutano a finanziare l'esercito russo. 

18.42 Lavrov: "Usa scettici su ritiro? Da che pulpito..."

Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, interpellato sulla sfiducia mostrata dagli Usa sul parziale ritiro dalle aree di Kiev e Chernihiv annunciato da Mosca, ha ribattuto che c'è spesso una discrepanza tra le parole di Washington e i successivi fatti. "Se si parla di chi mostra divergenze tra fatti e parole, non menzionerò il gran numero di casi nei quali gli Usa hanno detto una cosa e ne hanno fatto un'altra piuttosto differente", ha commentato Lavrov durante la sua missione diplomatica in Cina.

19.01 Di Maio sente Kuleba, avanti con negoziati e massimo sforzo per la pace

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avuto un nuovo colloquio telefonico con l'omologo ucraino Dmytro Kuelba a cui ha ribadito il massimo sforzo dell'Italia per mettere fine alla guerra. "Ho sentito il collega Kuleba. Ho ribadito il sostegno dell'Italia al popolo ucraino. La prosecuzione dei negoziati tra le parti e una tregua umanitaria che ci porti alla pace sono le priorità. Massimo sforzo per mettere la parola fine alla guerra e ritrovare la stabilità", ha scritto su Twitter il titolare della Farnesina.

19.05  Kiev a Lavrov, ripristinare sovranità su Crimea e Donbass

"Le questioni della Crimea occupata e del Donbass saranno definitamente chiuse dopo il ripristino della sovranità ucraina in questi territori". Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko, secondo quanto riporta Unian, rispondendo al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. "Lavrov dimostra che c'è un malinteso nel processo negoziale - ha detto Nikolenko -. Crimea e Donbass saranno definitivamente chiuse dopo il ripristino della sovranità dell'Ucraina su di loro. Ai colloqui di Istanbul, la delegazione ucraina ha presentato proposte a Mosca su modi per raggiungere questo obiettivo".

19.17 Podoliak: "Abramovich mediatore efficace con la Russia"

L'Ucraina vede nel miliardario Roman Abramovich un mediatore efficace che aiuta a prevenire le incomprensioni tra le due parti, ha detto il negoziatore ucraino Mykhailo Podoliak. "È noto da tempo che lui è un mediatore efficace tra le delegazioni e lavora in modo che non ci siano malintesi", ha detto durante un briefing televisivo. Secondo Podoliak, la notizia secondo cui Abramovich sarebbe stato avvelenato è frutto di "teorie del complotto" diffuse per mettere pressione sulle delegazioni.

19.20 Russia: "Continua l'avanzata in Donbass"

Continua l'avanzata delle forze russe in Donbass. Lo riferisce il portavoce della Difesa russa, Igor Konaskenkov. In particolare, afferma Konaskenkov, l'esercito di Mosca è avanzato per otto chilometri in direzione del villaggio di Zolotaya Niva, dove sono in corso combattimenti con le forze ucraine. Le milizie filorusse del Lugansk, da parte loro, stanno continuando l'avanzata su Severodonetsk e stanno combattendo contro le forze di Kiev nel villaggio di Zhitlovka", ha aggiunto il portavoce.

19.21 Macron invoca tregua e rispetto del diritto umanitario 

"Oggi è un edificio della Croce Rossa ad essere stato colpito a Mariupol. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) è un attore neutro ed imparziale, che non può essere preso come obiettivo. Come non possono essere presi per obiettivo i civili, il personale sanitario o i malati. Di nuovo, lo dico con forza: tregua e rispetto del diritto umanitario": lo scrive in un tweet il presidente francese, Emmanuel Macron.

19.33 Sindaco Leopoli: "50mila degli sfollati resteranno qui"

Il sindaco di Leopoli Andriy Sadovyi ha avuto una conversazione con l'ambasciatrice britannica in Ucraina, Melinda Simmons. "Ho ringraziato il popolo britannico per il sul sostegno e ho chiesto aiuto per la costruzione di nuove case visto che circa 50mila persone, tra gli sfollati arrivati qui, molto probabilmente resteranno a Leopoli per i prossimi anni mentre, secondo le nostre previsioni, in 150mila torneranno nelle proprie città", ha sottolineato Sadovyi spiegando come servono fondi per "aprire dei mutui" per chi resterà. Secondo quanto riferito dal sindaco, Simmons ha confermato che Londra "sta lavorando già agli strumenti legali per fare in modo che Mosca risarcisca l'Ucraina per aver distrutto le città e ucciso i civili. L'aggressore ha causato danni enormi e deve pagare", ha sottolineato il sindaco di Leopoli.

19.40 Ucraina: "L'esercito russo ha rilasciato un sacerdote rapito a Kherson"

L'esercito russo ha rilasciato il sacerdote della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, Sergei Chudinovich, che era stato rapito mercoledì mattina nella Kherson occupata. Lo riferisce, secondo quanto riporta 'Ukrainska Pravda', il Capo della diocesi di Kherson della Chiesa ortodossa dell'Ucraina. "Grazie a Dio, padre Sergii è stato rilasciato, torna a casa", ha annunciato in post su Facebook. Mercoledì mattina, il sacerdote, noto in città come personaggio pubblico e volontario, è stato rapito a Kherson, temporaneamente occupata dall'esercito russo. Secondo testimoni oculari, è stato prelevato direttamente dalla chiesa. Tre uomini non identificati hanno perquisito la chiesa e controllato i documenti. Si sono rifiutati di mostrare i loro documenti.

19.47 Ucraina: "Mosca sposta parte delle truppe da Kiev all'est"

 "La Russia sta trasferendo parte delle sue forze militari dall'area di Kiev e Chernihiv all'Ucraina orientale". Lo ha affermato il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale ucraina, Alexei Danilov, secondo quanto riporta Ukrinform. Secondo Danilov, "i militari russi stanno andando in direzione di Kharkiv e Donetsk. Lì, il nemico sta ora rafforzando le sue truppe per cercare di aumentare la pressione sui nostri ragazzi che stanno difendendo l'Ucraina nelle regioni di Kharkiv, Donetsk e Lugansk".

19.49 Putin a Scholz, euro a Gazprombank che li convertirà

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha spiegato al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che i clienti europei potranno continuare a pagare il gas russo in euro versandoli a Gazprombank, non colpita da sanzioni, che li convertirà in rubli. A riferire la soluzione proposta da Putin è un portavoce del governo di Berlino. "Scholz ha espresso disaccordo con questa procedura durante la conversazione ma ha chiesto informazioni scritte per capirla meglio", ha aggiunto il portavoce.

19.56 Ucraina, attacco missilistico a Dnipro 

La città dell'Ucraina orientale Dnipro sta subendo un attacco missilistico. Lo riferisce 'The Kyiv Independent'. Le autorità finora non hanno ancora rivelato l'obiettivo che sarebbe stato preso di mira. Dnipro, una città di 1 milione di persone nell'Ucraina centrale, ha visto solo un paio di attacchi missilistici, incluso uno che ha gravemente danneggiato il suo aeroporto.

20.12 La Francia non vede "progressi significativi" nei negoziati 

La Francia non vede "progressi significativi" nei negoziati fra Russia e Ucraina. Lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, intervistato dal canale France 24. "La guerra prosegue e per il monento, per quanto ne so, non ci sono nè progressi significativi" nei negoziati "nè novità", ha affermato il ministro.

20.15  Kadyrov: "Non sono d'accordo con Medinsky, non accetteremo compromessi" 

"Non accetteremo alcun compromesso". Ad affermarlo, in un video pubblicato su Telegram, il leader ceceno Ramzan Kadyrov che non si dice d'accordo con il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky. "Medinsky ha sbagliato, non ha agito correttamente ma voi non vi preoccupate. Noi abbiamo il nostro comandante in capo", il presidente russo Vladimir Putin, "il quale vede 100 anni in avanti e se pensate che lui lasci ciò che ha iniziato vi sbagliate", sottolinea ancora. "Quando nella Repubblica cecena c'era la guerra e gli Stati esteri facevano pressioni sulla Russia e sostenevano il terrorismo il presidente ha finito la guerra, ha ricostruito la Repubblica e noi ora facciamo parte della federazione russa e quel che auguro al popolo ucraino", conclude Kadyrov.

20.19 Cnn, pesanti combattimenti anche oggi intorno a Kiev

Anche oggi sono stati segnati pesanti combattimenti alla periferia di Kiev, nonostante l'annunciato ritiro dei russi dalle aree intorno alla capitale ucraina. Lo ha rilevato la Cnn sul terreno, segnalando continui colpi di proiettili sparati da entrambi i fronti vicino al sobborgo nord-occidentale di Irpin. Oltre a diversi lanci di razzi a intermittenza vicino all'ultimo posto di blocco tra Kiev e Irpin, così come sporadici spari di armi di piccolo calibro.

20.32 Leader separatista di Donetsk: "140mila persone fuggite in Russia da Mariupol"

Secondo il leader dell'autoproclamata Repubblica filorussa di Donetsk, 140.000 persone hanno lasciato la città ucraina di Mariupol per la Russia o Donetsk dall'inizio della guerra. Lo riferisce l'agenzia di stampa Interfax.

20.42 Russia offre cessate il fuoco per Mariupol

Mosca offre a Kiev un cessate il fuoco temporaneo per la città di Mariupol a partire dalle 10 di domani mattina.

20.53 Usa: "Alcune truppe russe spostate da Kiev in Bielorussia"

 "Abbiamo visto nelle utlime 24 ore un riposizionamento di una piccola percentuale delle truppe russe nella zona di Kiev, crediamo che alcune di quelle, meno del 20%, si stiano riposizionando in Bielorussia". Lo ha detto il portavoce del Pentagono, John Kirby, in un briefing con la stampa. "Ma soltanto una parte e questo è un punto importante, perchè se i russi si stessero veramente ritirando le avrebbero spostate tutte", ha sottolineato. Il Pentagono non ha constatato

"nessun riposizionamento delle truppe russe in Donbass", ha detto Kirby che ha poi ribadito di non aver visto nessun "segno di de-escalation militare" da parte di Mosca.

20.56 Casa Bianca conferma: "Putin mal informato dai capi delle forze armate"

"Crediamo che Vladimir Putin sia stato mal informato" sull'offensiva russa in Ucraina dai capi delle forze armate e che abbia delle "tensioni" con alcuni suoi consiglieri: lo ha detto, confermando le indiscrezioni di stampa, la direttrice della comunicazione della Casa Bianca Kate Bedingfield, secondo cui le informazioni a disposizione dell'amministrazione evidenziano invece i problemi della campagna russa in Ucraina

21.06 Russia: "A Kharkiv la situazione umanitaria più critica"

Kharkiv è al momento la città ucraina che presenta la situazione umanitaria più critica. Lo ha dichiarato il direttore del Centro di Controllo Nazionale di Difesa russo, Mikhail Mizintsev. "La situazione umanitaria in alcune località popolate sotto il controllo di Kiev sta continuando a deteriorarsi rapidamente e la situazione più critica oggi è a Kharkiv", ha detto Mizintsev.

21.11 La Chiesa ortodossa russa auspica un incontro con il Papa quest'anno

La Chiesa ortodossa russa auspica un incontro tra il Patriarca Kirill e Papa Francesco di persona "quest'anno". Lo scrive in un tweet l'ambasciata russa presso la Santa Sede rilanciando un articolo di Ria Novosti che rilancia le affermazioni in questo senso del metropolita Hilarion, responsabile delle relazioni internazionali del patriarcato di Mosca. "Si sta lavorando" a quest'incontro, ha detto, aggiungendo che a causa dello sviluppo degli eventi in Ucraina il Papa e il Patriarca hanno avuto bisogno di comunicare anche se a distanza.

21.15 Casa Bianca a Trump: "Non è il momento di complottare con Putin"

Non è il momento di complottare con Vladimir Putin: così la direttrice della comunicazione della Casa Bianca Kate Bedingfield ha risposto ad una domanda sulla richiesta di Donald Trump al presidente russo di divulgare qualsiasi informazioni dannosa abbia contro Hunter Biden, il figlio del presidente Usa.

21.18 Pentagono: "Leader militari russi non vogliono parlare con noi"

"Da parte nostra c'è la volontà di parlare con i leader militari russi ma devono volerlo anche loro". Lo ha detto il portavoce del Pentagono, John Kirby, in un briefing con la stampa. "Finora non hanno risposto al telefono", ha detto parlando dei mancati contatti con i capi delle forze armate di Mosca.

21.23 Ucraina: "Chi ha rapito i sindaci sarà assicurato alla giustizia"

La Russia e i suoi funzionari saranno ritenuti responsabili del rapimento di civili, inclusi sindaci e funzionari locali. Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleh Nikolenko su Twitter. "Da quando la Russia ha invaso l'Ucraina, il suo esercito ha rapito almeno 11 sindaci e otto funzionari locali. Il rapimento di civili è una grave violazione del diritto internazionale. L'elenco dei crimini commessi dalla Russia e dai suoi funzionari è in continua espansione. Tutti saranno assicurati alla giustizia", ha detto.

21.40 Ucraina, 1.530 persone evacuate a Zaporizhzhia

Attraverso i tre corridoi umanitari accordati, rileva la vicepremier ucraina Iryna Vereschuk, "sono state evacuate 1.530 persone che sono arrivate con i propri mezzi a Zaporizhzhia: 812 da Mariupol, 718 della regione di Zaporizhzhia (Berdyansk, Melitopol, Energodar, Vasylivka)". "Nonostante gli accordi con il nemico, il suo esercito - sottolinea - continua a bloccare gli autobus per l'evacuazione e il carico di aiuti umanitari a Vasylivka. Prenderemo tutte le misure necessarie affinché le colonne possano passare domani mattina. Ho parlato anche oggi con Filippo Grandi, l'Alto Commissario Onu per i rifugiati, e abbiamo definito i punti della nostra collaborazione: fornire il vitto alle persone sfollate costruendo case modulari, fornire aiuti economici agli sfollati interni".

21.49  Pentagono, iniziato ritiro russo da Chernobyl

Secondo il Pentagono, le forze russe si stanno ritirado dalla centrale nucelare di Chernobyl conquistata il 24 febbraio.   Secondo fonti della difesa americana, "l'area della centrale nucleare è una delle zone che le forze di Mosca stanno lasciando per riposizionarsi in Bielorussia". "Non possiamo ancora dire se ne siano andati tutti", ha precisato il funzionario del Pentagono.

22.20 Olena Zelenska: "Vinceremo e ricostruiremo le città distrutte"

Il fatto che io e la mia famiglia veniamo braccati mi fa sentire come in un brutto film d'azione". Lo ha dichiarato Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un'intervista al settimanale tedesco Die Zeit. "Ma poi ricordo cosa hanno già fatto gli invasori, quanti bambini indifesi sono stati uccisi, intere famiglie spazzate via, ucraini disarmati fucilati", ha proseguito la 44enne ex sceneggiatrice di commedie, che si dice tuttavia fiduciosa sul futuro dell'Ucraina."Vinceremo e sono sicura che gli ucraini torneranno, ricostruiranno le città distrutte dagli invasori russi e lavoreranno per ripristinare l'economia e le infrastrutture", ha spiegato. Con le first lady di Francia e Polonia, Brigitte Macron e Agata Kornhauser-Duda, Zelenska ha contribuito a organizzare voli per i bambini ucraini che hanno bisogno di cure contro il cancro.

22.38 Russia: "Kiev rispetti gli obblighi umanitari a Kharkiv"

Mosca chiede alle organizzazioni internazionali di far rispettare alle autorità ucraine i loro impegni umanitari a Kharkiv e in altre località popolate del paese, ha affermato il direttore del Centro di Controllo Nazionale di Difesa russo Mikhail Mizintsev.

"Ci appelliamo ai capi delle Nazioni Unite, dell'Osce, del Comitato internazionale della Croce Rossa e di altre organizzazioni internazionali e chiediamo vivamente di utilizzare l'autorità e il potenziale delle vostre organizzazioni per costringere le autorità di Kiev a rispettare i loro obblighi umanitari, e non solo a Kharkiv ma anche in altre località popolate dell'Ucraina", ha detto Mizintsev riportato da Interfax

22.45 Pentagono: "Arrivato primo carico di aiuti militari in Ucraina"

I primi sei di "circa 30" carichi di aiuti militari statunitensi sono arrivati in Ucraina. Lo ha riferito in conferenza stampa il portavoce del Pentagono, John Kirby, spiegando che Washington sta "dando priorità ai tipi di materiale dei quali sappiamo gli ucraini hanno più bisogno", a partire dai sistemi di difesa antiaerea e contro i mezzi corazzati. Kirby ha inoltre promessa a Kiev che inizierà a spedire "abbastanza presto" i droni Switchblade.

22.58 Pentagono: "Russi vicini al centro di Mariupol"

Le forze russe sono "molto, molto vicine" al centro della città di Mariupol, nel sud dell'Ucraina. Lo ha annunciato il portavoce del Pentagono, John Kirby, durante un briefing.

23.00 Ucraina: "Vogliamo garanzie su cessate il fuoco a Mariupol"

"Non c'è ancora un accordo. Abbiamo scritto una lettera al Comitato internazionale della Croce Rossa e stiamo aspettando una risposta. Abbiamo bisogno di garanzie". Lo ha detto alla Bbc la vice premier ucraina, Irina Vereshchuk, a proposito del cessate il fuoco a Mariupol offerto dalla Russia per evacuare i civili.

 23.05 Zelensky: "I negoziati per ora sono solo parole"

"I negoziati continuano ma per ora si tratta solo di parole". Lo ha affermato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un nuovo video. A proposito della presunta de-escalation annunciata dalla Russia nelle zone di Kiev e Chernihiv, il leader ucraino ha dichiarato che è "la conseguenza del lavoro dei nostri difensori, ma allo stesso tempo vediamo aumentare i militari russi nel Donbass". "Combatteremo per ogni metro della nostra terra, combatteremo per ogni singola persona". Se qualcuno crede di poter dire ai nostri militari come combattere e come difendere allora meglio che vada direttamente al fronte invece di parlare dal divano di casa sua", aggiunge Zelensky.

(ANSA il 30 marzo 2023) - Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto sulla chiamata di primavera per il servizio militare che riguarda 147.000 persone dai 18 ai 27 anni. Lo riportano le agenzie russe. "Effettuare dal primo aprile al 15 luglio 2023 - si legge nel decreto pubblicato dalla Tass - la coscrizione dei cittadini russi di età compresa tra i 18 e i 27 anni che non fanno parte della riserva e sono soggetti al servizio militare, per un ammontare di 147 mila persone". Nell'autunno del 2022 sono state chiamate al servizio militare 120 mila persone, mentre la scorsa primavera 134,5 mila. In media, ogni arruolamento negli ultimi anni ha interessato circa 130.000 persone.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 31 marzo.

La Repubblica. La nuova politica estera di Putin: "Stop dominio Usa, puntare su Cina e India"

Bombardamento russo su Avdiivka: due morti tra cui un neonato. Zelensky: "Xi sta esitando, aspetto una risposta per il colloquio". Per l'agenzia di stampa Reuters lunedì gli Stati Uniti annunceranno nuovi aiuti militari a Kiev

Il Cremlino ha escluso una tregua in Ucraina nonostante l'appello lanciato questa mattina dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko che ha esortato le parti a impegnarsi in un dialogo senza precondizioni per mettere fine al conflitto. "Niente è cambiato nel contesto dell'Ucraina, l'operazione speciale militare continua, dal momento che è l'unico modo per raggiungere gli obiettivi che abbiamo oggi", ha affermato il portavoce Dmitri Peskov.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto il rilascio di Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal arrestato in Russia: è sospettato di aver raccolto informazioni per il governo Usa riguardo a un complesso militare-industriale nella città di Ekaterinburg. Ira di Washington che chiede a tutti i cittadini americani di lasciare il Paese. Intanto il parlamento turco ha ratificato i protocolli di adesione della Finlandia alla Nato.

Sul terreno, da Zaporizhzhia, dopo due giorni di visita alla centrale, il capo dell'Aiea Grossi ha lanciato un drammatico messaggio sulla sicurezza della centrale, "combattimenti troppo intensi, non può essere protetta".

Punti chiave

22:55

Reuters: lunedì annuncio Usa di nuovi aiuti militari a Kiev

21:31

Bombardamento russo su Avdiivka: due morti tra cui un neonato

20:44

Zelensky: "Xi sta esitando, aspetto risposta per colloquio"

13:49

Mosca,"principali rischi dagli Usa, rimuovere loro dominio"

13:37

Putin vara nuove linee strategiche di politica estera

11:54

Cremlino: "Putin parlerà con Lukashenko la prossima settimana"

11:50

Cremlino: "Giornalisti stranieri possono continuare a lavorare in Russia"

10:36

Lukashenko: "Cessate il fuoco senza condizioni per evitare escalation"

09:22

Zelensky, un anno da liberazione Bucha,non perdoneremo mai

00:26

Putin firma decreto, 147mila coscritti in primavera

00:22

La Turchia ratifica l'adesione della Finlandia alla Nato

00:11

Kiev, attacco con missili e droni kamikaze

La Russia ha attaccato l'Ucraina con droni kamikaze oltre ad aver colpito con almeno sei missili S-300 Kharkiv dalla regione di Belgorod. Lo rende noto il colonnello Yuri Ignat, portavoce dell'Aeronautica Militare, in un commento a Ukrainska Pravda.

"Circa una dozzina di Shaheed sono arrivati da nord. Il nemico ha lanciato diversi missili dal sistema di difesa aerea S-300 a Kharkiv dalla regione di Belgorod", ha detto.

00:12

Pechino: pronti a più scambi militari con la Russia

La Cina si dice pronta ad aumentare gli scambi con l'esercito russo e ad approfondire la fiducia reciproca militare con Mosca. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero della Difesa cinese, Tan Kefei.

00:22

La Turchia ratifica l'adesione della Finlandia alla Nato

Il parlamento turco ha ratificato i protocolli di adesione della Finlandia alla Nato. Dopo che il parlamento ungherese aveva approvato il 27 marzo l'entrata di Helsinki, con il voto di oggi la Turchia è l'ultimo Paese membro della Nato a dare il via libera all'entrata della Finlandia nell'Alleanza atlantica. Ankara non ha ancora approvato invece l'adesione di Stoccolma e chiede alla Svezia l'estradizione di militanti ritenuti terroristi per avviare il processo di ratifica.

00:26

Putin firma decreto, 147mila coscritti in primavera

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato il decreto per il reclutamento in primavera dei russi chiamati al servizio militare. Riguarderà, rende nota l'agenzia russa Tass, dal 1 aprile al 15 luglio 2023, giovani russi tra i 18 e i 27 anni, per un totale di 147mila persone.

05:31

Kiev: almeno 6 missili russi su Kharkiv

Almeno 6 missili russi hanno colpito in serata Kharkiv: lo ha riferito il capo dell'amministrazione statale regionale di Kharkiv Oleg Sinegubov. "Stanno bombardando. Non lasciare rifugi finché l'allarme non sarà terminato", avvisano le autorità locali.

05:38

L'Ucraina commemora il massacro di Bucha

L'Ucraina commemora oggi l'anniversario del ritiro russo dalla città martire di Bucha, dove gli le truppe russe lasciarono dietro di loro i cadaveri di civili giustiziati a freddo, facendo di questa località vicino a Kiev il simbolo più lampante delle atrocità attribuite all'esercito di Mosca.

07:21

 Kiev: attacco russo a Zaporizhzhia, distrutte infrastrutture

Bombardato nella notte e al mattino presto dall'esercito russo il distretto di Zaporizhzhia, nell'Ucraina sud-orientale, dove si trova la centrale nucleare più grande d'Europa. Lo riferisce l'Amministrazione militare regionale citata dai media ucraini. Secondo le autorità locali, le unità militari della Federazione russa hanno lanciato una serie di attacchi con un sistema missilistico antiaereo provocando la distruzione di infrastrutture civili. "Le strutture civili sono state distrutte: è scoppiato un incendio, le case vicine sono state danneggiate dall'onda d'urto. Non ci sono vittime", ha dichiarato l'amministrazione.

07:50

Sindaco Bucha: "Cittadini vogliono chiudere un capitolo doloroso"

 A un anno dalla ritirata delle truppe russe da Bucha, sobborgo di Kiev dove furono trovati i cadaveri di civili uccisi per strada e stanze di tortura, il sindaco Anatoliy Fedoruk ha paragonato la ricostruzione a un vivace formicaio e ha detto che i residenti vogliono chiudere un capitolo profondamente doloroso. Lo riferisce il Guardian. Qui "c'è un desiderio incredibile che nulla ci ricordi visivamente ciò che i russi hanno fatto e lasciato dietro di loro", ha detto Fedoruk, "è nel cuore, nell'anima e nella mente di ogni residente di Bucha".

09:22

Zelensky, un anno da liberazione Bucha,non perdoneremo mai

"Bucha: 33 giorni di occupazione. Più di 1.400 morti, tra cui 37 bambini. Più di 175 persone sono state trovate in fosse comuni e camere di tortura. 9.000 crimini di guerra russi. 365 giorni da quando è di nuovo una città ucraina libera. Un simbolo delle atrocità dell'esercito del Paese occupante. Non perdoneremo mai. Puniremo ogni colpevole".

Lo ha scritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram oggi, a un anno dal ritiro delle truppe russe da Bucha.

09:54

Ucraina: Mosca, nessun piano per seconda mobilitazione

In Russia non ci sono piani per una seconda mobilitazione di uomini da impegnare nella guerra in Ucraina. Lo ha affermato il contrammiraglio Vladimir Tsimlyansky dello Stato maggiore. "Voglio assicurare a tutti che lo Stato maggiore non ha intenzione di condurre la seconda ondata di mobilitazione. Le persone che sono già state chiamate per il servizio militare e i cittadini che hanno espresso il desiderio di prendere parte all'operazione come volontari sono abbastanza sufficienti per affrontare i compiti assegnati", ha sottolineato.

Alla fine di settembre 2022 Mosca ha avviato una mobilitazione parziale e in 318.000 sono stati coinvolti nell'esercito come parte dell"operazione militare specialè in Ucraina.

10:36

Lukashenko: "Cessate il fuoco senza condizioni per evitare escalation"

Il leader bielorusso, l'autocrate Lukashenko alleato di Putin, chiede un "cessate il fuoco incondizionato in Ucraina". "Bisogna fermare il conflitto prima che ci sia una ulteriore escalation", ha detto, "Se la leadership russa vede rischi di collasso del Paese userà le armi più spaventose".  "Mi assumo il rischio - ha detto

Lukashenko - di proporre che le attività militari vengano sospese senza che le parti possano spostare equipaggiamenti militari e raggruppare le truppe". Tra le parti dovrebbero essere inoltre avviati "negoziati senza precondizioni", che secondo Lukashenko sono "il solo modo" di arrivare alla pace. Il presidente bielorusso ha definito "ridicolo" il decreto firmato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky che vieta per legge di tenere negoziati di pace.

10:45

Lukashenko, si profila all'orizzonte una guerra mondiale

La terza guerra mondiale con incendi nucleari si profila all'orizzonte. Lo ha ha dichiarato il presidente bielorusso Lukashenko, citato dalle agenzie russe. E ha aggiunto che c'è un solo modo per risolvere il problema in ucraina: "colloqui senza precondizioni" che "devono essere avviati subito".

10:59

Nato, nei prossimi giorni isseremo la bandiera di Helsinki

"Non vedo l'ora di alzare la bandiera della Finlandia al quartier generale della Nato nei prossimi giorni. Insieme siamo più forti e più sicuri". Lo scrive in un tweet il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, congratulandosi con il presidente finlandese Sauli Niinisto "per il completamento della storica ratifica dell'adesione della Finlandia".

11:04

Lukashenko, Mosca e Kiev non credono a vittoria ad ogni costo

Russia e Ucraina capiscono che "non possono cercare una vittoria a tutti i costi". Lo ha detto il presidente bielorusso Alexander Lukashenko in un discorso al Parlamento, citato dall'agenzia russa Tass.

11:07

Lukashenko, Occidente vuole invaderci

L'Occidente si sta preparando a invadere la Bielorussa per distruggerla. Lo ha sostenuto il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, nel suo discorso alla nazione.

11:14

Media, drone trovato vicino all'aeroporto di Kubinka a Mosca

Un drone da ricognizione è stato trovato non lontano dall'aeroporto di Kubinka, vicino Mosca. Al velivolo erano collegate batterie ad alta capacità e una potente telecamera e non c'era alcuna carica esplosiva. Lo riferisce il sito indipendente bielorusso Nexta pubblicando le immagini del drone.

11:26

Stoltenberg: "Bene ratifica adesione Finlandia alla Nato, spero di accogliere presto anche la Svezia"

"Accolgo con favore il voto della Grande assemblea nazionale turca per ratificare l'adesione della Finlandia alla Nato. Tutti i 30 alleati della Nato hanno ora ratificato il protocollo di adesione. Ho appena parlato con il presidente Sauli Niinisto per congratularmi con lui per questa storica occasione. La Finlandia aderirà formalmente alla nostra Alleanza nei prossimi giorni". Lo scrive il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in una nota.

"Spero di accogliere il prima possibile anche la Svezia come membro a pieno titolo della famiglia Nato", ha detto poi in un videomessaggio. Dopo gli ultimi via libera dei parlamenti di Ungheria e Turchia all'adesione della Finlandia, Stoltenberg auspica che la luce verde arrivi presto anche per Stoccolma. "Tutti gli Alleati concordano sul fatto che la rapida conclusione del processo di ratifica" per l'ingresso della Svezia "è nell'interesse di tutti", sottolinea.

11:35

Mosca dichiara l'ambasciatore estone persona non grata

La Russia ha dichiarato l'ambasciatore dell'Estonia persona non grata, "basandosi sul principio di reciprocità". Lo ha annunciato il ministero degli Esteri citato dalla Tass.

11:44

 Allarme Onu, violazioni diritti umani sono "routine"

Tredici mesi dopo l'inizio dell'offensiva russa contro l'Ucraina, le gravi violazioni dei diritti umani sono "scandalosamente" diventati una routine. Lo ha denunciato a Ginevra l'alto commissario per i diritti umani dell'Onu, Volker Turk. Dappertutto in Ucraina "la gente è alle prese con sofferenze, perdite di massa, privazioni, sfollamenti e distruzioni", ha accusato Turk, parlando davanti al Consiglio per i diritti dell'uomo e sottolineando anche gli effetti persistenti e profondi di quanto accade anche sul resto del mondo.

11:50

Cremlino: "Giornalisti stranieri possono continuare a lavorare in Russia"

Il Cremlino ha dichiarato che tutti i giornalisti stranieri accreditati possono continuare a lavorare in Russia. La notizia arriva il giorno dopo l'arresto del giornalista del Wall Street Journal con l'accusa di spionaggio. Secondo il Cremlino, Evan Gershkovich avrebbe svolto attività di spionaggio. La Russia non ha presentato alcuna prova a sostegno delle accuse.

11:54

Cremlino: "Putin parlerà con Lukashenko la prossima settimana"

Il Cremlino ha sentito la proposta del presidente bielorusso Alexander Lukashenko per un cessate il fuoco in Ucraina, ma "per la Russia non cambia nulla e l'operazione militare speciale continua". Lo ha detto il portavoce Dmitry Peskov citato dalla Tass. Il presidente russo, Vladimir Putin, parlerà con Lukashenko la prossima settimana della sua proposta di una "tregua immediata". 

12:04

Cremlino,"peacekeeper Ue in Ucraina idea molto pericolosa"

Il Cremlino considera "molto pericolosa" un'idea che potrebbe essere discussa in ambito Ue di inviare una forza di peacekeeper in Ucraina. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dalle agenzie russe.

12:13

Lukashenko: "Testate Russia servono per proteggerci da minacce Occidente"

Il dispiegamento di testate nucleari tattiche in Bielorussia forniscono la possibilità di proteggere il Paese dalle minacce dell'Occidente, ha affermato il presidente della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, in un discorso alla Nazione. I Paesi occidentali rafforzano la loro presenza militare in Polonia, ai confini con la Bielorussia e, ha aggiunto, pianificano di invadere e distruggere il Paese. "Mai nella nostra storia contemporanea abbiamo dovuto affrontare una situazione tanto pericolosa in cui dobbiamo prestare attenzione a preservare la sovranità e l'indipendenza del nostro Paese", ha affermato denunciando lo sforzo dei Paesi confinanti "di trascinare la Bielorussia in guerra".

12:19

Sánchez a Xi, sostegno a piano Zelensky per una pace duratura

Il premier spagnolo, Pedro Sánchez, ha sottolineato l'importanza di una pace "giusta e duratura" in Ucraina, e che rispetti la sovranità e l'integrità territoriale del Paese attaccato, come prevede il piano per la pace del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Durante l'incontro a Pechino con il presidente cinese, Xi Jinping, il primo ministro spagnolo si è detto interessato a conoscere la "visione dell'attuale contesto geo-strategico globale" di Xi, e "anche la posizione della Cina su una guerra che sta colpendo particolarmente l'Ucraina, e soprattutto dopo la visita a Mosca", del presidente cinese, settimana scorsa. Xi, ha detto Sánchez, "sa qual è la nostra posizione: dobbiamo continuare a scommettere sulla pace: che la pace sia giusta, duratura e conforme alla Carta delle Nazioni Unite". Inoltre, ha aggiunto il premier spagnolo citato dal quotidiano La Vanguardia, occorre una pace che "rispetti i principi dell'ordine internazionale: la sovranità e l'integrità territoriale del Paese attaccato, come rivendicato dal presidente Zelensky nella sua formula per la pace, che la Spagna sostiene".

12:26

Sánchez invita Xi Jinping a dialogare con Zelensky

Nel suo incontro bilaterale odierno con il presidente cinese Xi Jinping a Pechino, il premier Pedro Sánchez ha "invitato" il suo interlocutore "ad avere una conversazione" con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky "per conoscere direttamente" il suo piano per la pace in Ucraina: è quanto ha detto il leader iberico in conferenza stampa. "Ho espresso al presidente Xi JInping la nostra preoccupazione per l'aggressione illegale di Putin contro l'Ucraina", ha aggiunto Sánchez.

12:40

Zelensky, a Bucha visto il diavolo, il male russo cadrà

"Quando Bucha è stata liberata, abbiamo visto che il diavolo non era da qualche parte là fuori ma a terra. L'atroce verità su ciò che stava accadendo nei territori temporaneamente occupati è stata rivelata al mondo. Non dimenticheremo mai le vittime di questa guerra e sicuramente assicureremo alla giustizia tutti gli assassini russi. Il male russo cadrà". Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nell'anniversario della liberazione di Bucha un anno fa.

12:44

Esplosione a Zaporizhzhia, dopo attacchi di questa mattina

Dopo i bombardamenti nella notte e al mattino presto, una nuova esplosione a Zaporizhzhia, nell'Ucraina sud-orientale, ha costretto gli abitanti a scendere nei rifugi. Lo riferisce l'amministrazione militare regionale citata dai media ucraini. Nell'area stanno suonando le sirene di allarme.

13:02

Reporter arrestato, Wsj chiede espulsione ambasciatore russo

Il Wall Street Journal ha chiesto che l'ambasciatore russo negli Usa sia espulso dopo l'arresto del corrispondente Evan Gershkovich in Russia con l'accusa di spionaggio. "L'espulsione dell'ambasciatore russo negli Stati Uniti, così come di tutti i giornalisti russi che lavorano qui, sarebbe il minimo da aspettarsi", si legge in un editoriale odierno. "La tempistica dell'arresto sembra una provocazione calcolata per mettere in imbarazzo gli Usa e intimidire la stampa straniera che ancora lavora in Russia", prosegue.

13:32

Peskov: "Presto Consiglio supremo Stato dell'Unione e incontro Putin-Lukashenko"

Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente bielorusso Alexander Lukashenko torneranno a incontrarsi la prossima settimana, in occasione del Consiglio supremo dello Stato dell'Unione (l'unione fra Russia e Bielorussia) ha anticipato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sottolineando che la proposta per una tregua in Ucraina di Lukashenko, già liquidata oggi dallo stesso Peskov, potrà essere discussa in quell'occasione.

13:37

Putin vara nuove linee strategiche di politica estera

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che pone le basi delle nuove linee strategiche della politica estera, sottolineando la necessità di rafforzare la sovranità del Paese e la realizzazione di un ordine mondiale più giusto e multipolare. Lo riferiscono le agenzie russe.

13:44

Mosca, Washington "principale istigatore" politiche anti-russe

Nel documento sulle nuove linee strategiche di politica estera della Federazione russa, approvato oggi con decreto dal presidente Vladimir Putin, si individuano direttamente negli Stati Uniti come principale promotore della "linea anti-russa" dell'Occidente. "Gli Stati Uniti e la politica occidentale in generale sono stati individuati come i principali istigatori e leader della linea anti-russa volta a indebolire totalmente la Russia", ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, presentando il nuovo "concetto di diplomazia" al Consiglio di sicurezza russo.

13:49

Mosca,"principali rischi dagli Usa, rimuovere loro dominio"

Mosca vede la politica degli Stati Uniti come "la principale fonte di rischi per la sua sicurezza e la pace internazionale". E' quanto si legge nelle nuove linee strategiche per la politica estera russa firmate dal presidente Vladimir Putin. Le nuove linee puntano prioritariamente a rimuovere quanto resta del "dominio statunitense nel mondo" e ad approfondire i legami e il coordinamento di Mosca con la Cina e l'India. Lo riferisce l'agenzia Ria Novosti citando i principali punti del documento.

14:03

Lavrov, misure simmetriche e asimmetriche in risposta ad azioni ostili

 Il nuovo concetto di politica estera russo "prevede la possibilità di adottare misure simmetriche e asimmetriche in risposta ad azioni ostili contro la Russia". Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. "Di fronte alle minacce esterne", il nuovo concetto di politica estera conferma "che il principio di indivisibilità della sicurezza è possibile solo in relazione a quegli Stati e alle loro associazioni che mostrano reciprocità in questa materia", ha detto Lavrov.

14:09

Russia, uso esercito per prevenire attacchi a sè e alleati

La Russia può usare le sue Forze armate per respingere e prevenire un attacco armato a se stessa e ai suoi alleati, secondo le nuove linee strategiche di politica estera approvate dal presidente Vladimir Putin. "L'uso delle Forze armate della Federazione russa può essere diretto a respingere e prevenire un attacco armato alla Russia e/o ai suoi alleati, a risolvere crisi, a mantenere/ripristinare la pace in conformità con decisioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, altre strutture di sicurezza collettiva con la partecipazione della Russia, per garantire la protezione dei suoi cittadini all'estero, per combattere il terrorismo internazionale e la pirateria", si legge nel documento sul "nuovo concetto di politica estera". Il testo rileva che le Forze armate della Federazione russa possono essere utilizzate in conformità con i principi e le norme generalmente riconosciuti del diritto internazionale, dei trattati internazionali e della legislazione della Federazione Russa: "La Russia considera l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite come un adeguata, non soggetta a revisione, base giuridica per l'uso della forza nell'autodifesa".

14:11

Ucraina: Xi a Sanchez, accordi politici e stop a sanzioni

La posizione della Cina sulla crisi ucraina "è coerente e chiara" e punta a "promuovere colloqui di pace e accordi politici". E' quanto ha detto il presidente Xi Jinping, incontrando a Pechino il premier spagnolo Pedro Sanchez. "La mentalità da Guerra Fredda e il confronto sul campo dovrebbero essere abbandonati", così come "le sanzioni e le pressioni estreme dovrebbero essere abbandonate", ha notato Xi, secondo il network statale Cctv. Il presidente ha espresso l'auspicio che "le parti interessate possano costruire un'architettura di sicurezza europea equilibrata, efficace e sostenibile attraverso il dialogo e la consultazione".

14:20

Biden, la Russia rilasci il giornalista del Wsj

La Russia "lasci andare" il reporter del Wall Street Journal arrestato ieri. Lo ha detto Joe Biden rispondendo ad una domanda dei giornalisti al seguito prima di partire per il Mississippi.

14:47

Grossi: "Su Zaporizhzhia non posso permettermi pessimismo" 

"Se sono ottimista sulla garanzia di una zona di sicurezza per Zaporizhzhia? Non posso permettermi il pessimismo, devo lavorare per assicurare questo ed evitare un incidente nucleare. Questa è la mia responsabilità". Lo ha detto Rafael Grossi, direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), intervenuto a Skytg24 Live in Napoli. Di ritorno dalla sua settima missione in Ucraina, Grossi ha spiegato che "tra pochi giorni sarò nuovamente in Russia per continuare le consultazioni. E' importante tenere aperto questo spazio di negoziazione bilaterale, che è l'unico che esiste. Il pericolo intorno a una centrale nucleare è enorme". Alla domanda se incontrerà Putin, Grossi ha risposto: "Questa volta non lo so, vedremo l'evoluzione delle consultazioni, dipende da questo".

15:08

Biden non espelle diplomatici russi per arresto reporter Wsj  

Rispondendo alle domande dei giornalisti alla Casa Bianca, riporta la Cnn, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha affermato che "non è nei piani al momento" una eventuale espulsione di diplomatici russi dal territorio americano in risposta all'arresto del giornalista del Wall Street Journal accusato di spionaggio da Mosca.

15:18

Kiev, tregua inammissibile,darebbe a Mosca diritto restare

"Ancora una volta per punti. Qualsiasi cessate il fuoco significa il diritto della Russia di rimanere nei territori occupati. Questo è totalmente inammissibile... L'Ucraina ha il diritto di spostare truppe ed equipaggiamenti sul proprio territorio come ritiene necessario. Strani 'peacekeepers' sembrano ridicoli". Lo scrive su Twitter il consigliere della presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak, senza tuttavia citare il presidente bielorusso Alexander Lukashenko che stamani ha auspicato una "tregua" immediata in Ucraina.

15:31

Orbán, la terza guerra mondiale è un rischio sempre più reale

La guerra in Ucraina diventa sempre più brutale, e il pericolo di un conflitto mondiale "non è un'esagerazione, ma è sempre più reale" secondo Viktor Orbán. Il premier ungherese lo ha detto nell'intervista settimanale alla radio pubblica Mr Kossuth. L'Ungheria è per la pace e per un cessate di fuoco immediato, ma non è così per gli altri paesi dell'Ue che "stanno dalla parte della guerra". Il resto del mondo invece non appoggia questa posizione, ha aggiunto. Secondo Orbán, l'aiuto finanziario e la fornitura di armi sempre più sofisticate da parte dell'Ue e degli Stati uniti alimenta la guerra. Questa politica, secondo il leader di Fidesz, mette in dubbio tutto il senso dell'Ue che era originariamente quello di promuovere la pace e il benessere, mentre ora l'Ue sta alimentando la guerra e con le sanzioni rovina l'economia.

15:42

Von der Leyen, "strage di Bucha fu piano a sangue freddo russo"

"Quello che è successo a Bucha un anno fa non è stato un episodio isolato. Quelle esecuzioni a sangue freddo facevano parte di un piano più grande. Il piano del Cremlino per eliminare gli ucraini. La loro identità nazionale. Il loro senso di essere. I criminali di guerra saranno chiamati a rispondere delle loro azioni". Lo ha scritto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un tweet in occasione dell'anniversario del ritiro dei russi dalla cittadina ucraina.

15:43

Kiev, russi a Wimbledon immorale, governo Regno Unito neghi visti

"La decisione di Wimbledon di permettere la partecipazione di giocatori russi e bielorussi è immorale. La Russia ha forse cessato la sua aggressione o le atrocità? No, è solo che Wimbledon ha deciso di ospitare due complici del crimine. Chiedo al governo britannico di negare i visti ai giocatori". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri dell'Ucraina, Dmytro Kuleba.

16:06

Esplode una mina a Kherson: 2 morti e un ferito

Due uomini sono stati uccisi e uno è rimasto ferito dall'esplosione di una mina antiuomo russa a Posad-Pokrovske, nell'oblast di Kherson. Lo ha riferito l'amministrazione regionale, aggiungendo che le vittime erano elettricisti, colpiti dall'esplosione mentre stavano riparando una rete elettrica. Il villaggio di Posad-Pokrovske si trova sulla riva occidentale del fiume Dnipro, nel sud dell'Ucraina. Questo territorio dell'oblast di Kherson, liberato dalle forze ucraine a novembre, è stato teatro di pesanti combattimenti ed è tuttora ad alta concentrazione di mine antiuomo. Lo scorso 8 gennaio, il primo ministro Denys Shmyhal ha dichiarato che circa 250.000 chilometri quadrati di territorio ucraino - quasi il 40% del paese - sono stati minati dall'inizio dell'invasione da parte della Russia. Il Servizio di emergenza statale ha affermato che dopo la fine della guerra l'Ucraina avrà bisogno di almeno dieci anni per sminare il proprio territorio.

16:28

Nuovo attacco missilistico su Zaporizhzhia: 2 feriti

Un nuovo attacco missilistico russo ha provocato due feriti nella regione ucraina di Zaporizhzhia. Lo denuncia il servizio di emergenza di questo oblast, citato da Ukrinform. L'attacco è avvenuto alle 13 ora locale e ha danneggiato tre edifici residenziali, due dei quali sono stati parzialmente distrutti. E' stato preso di mira anche un cimitero.

17:27

Un anno da liberazione Bucha, Zelensky: non perdoneremo mai

"Non perdoneremo mai" chi ha commesso i crimini di Bucha, ha scritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sul suo account telegram, in occasione dell'annivesario della liberazione del sobborgo di Kiev occupato dalle forze russe subito dopo l'invasione dell'ucraina. "Bucha. 33 Giorni di occupazione. Più di 1.400 morti, di cui 37 bambini. Più di 175 persone sono state trovate in fosse comuni e camere di tortura. 9.000 crimini di guerra russi. 365 Giorni da quando è di nuovo una città ucraina libera. Un simbolo delle atrocità dell'esercito del paese occupante. Non perdoneremo mai. Puniremo ogni autore" di quei crimini, dice Zelensky nel suo messaggio.

17:31

Medvedev, "peacekeeper Ue tornerebbero nelle bare"

Eventuali peacekeeper che la Ue decidesse di inviare in Ucraina dovranno essere "distrutti senza pietà", perché "nemici diretti" schierati ai confini della Russia. Lo ha detto l'ex presidente russo Dmitry Medvedev. I peacekeeper della Ue sarebbero per Mosca "lupi travestiti da agnelli", e quindi sarebbero obiettivi legittimi delle forze russe, ha aggiunto Medvedev sul suo canale Telegram. "E' pronta l'Europa per una lunga fila di bare dei suoi peacekeeper?", chiede infine l'ex presidente.

17:50

Zelensky in visita a Bucha nell'anniversario della scoperta degli orrori 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nell'anniversario della scoperta degli orrori commessi dai russi dopo la liberazione della città, ha visitato la famosa strada di Bucha dove le forze di Kiev distrussero una colonna di blindati di Mosca che avanzavamo verso la capitale. Su telegram Zelensky ha postato un video nel quale ricorda gli scontri avvenuti il 27 febbraio dello scorso anno. "L'umanità deve ricordare ogni città ucraina, ogni strada, il cui eroismo e resilienza danno un futuro a tutti quelli per cui la vita ha un valore", ha detto Zelensky nel corso di una cerimonia.

18:02

Macron avvertirà Xi di non aiutare militarmente Mosca

Il presidente francese, Emmanuel Macron, in occasione della sua visita la settimana prossima in Cina da Xi Jinping, metterà in guardia il suo omologo cinese sulle conseguenze di eventuali "decisioni funeste" di sostenere militarmente la Russia contro l'Ucraina: è quanto dichiarato oggi dall'Eliseo. "Se la Cina prende questa decisione funesta - avverte la presidenza francese - ci sarà un effetto strategico maggiore sul conflitto". L'Eliseo precisa inoltre che Macron intende "trovare uno spazio" con Pechino per "iniziative" in sostegno alla popolazione civile ucraina, ma anche "identificare un percorso di medio termine per un'uscita dal conflitto". Il presidente francese sarà in visita ufficiale in Cina dal 5 all'8 aprile insieme alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Ieri, l'Ong Human Rights Watch ha fatto appello ai due alti esponenti europei a fare della questione dei "diritti umani una priorità della loro visita a Pechino".

18:19

Kiev fa causa alla Chiesa ortodossa per Monastero Grotte

Il ministero della Cultura dell'Ucraina ha intentato una causa contro la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (Uoc-Mp) per non aver permesso alla commissione ministeriale di prendere possesso del Monastero delle Grotte di Kiev, oggetto di un ordine di sgombero per i monaci. "La commissione per il trasferimento e l'accettazione della proprietà statale della Riserva nazionale "Kyiv-Pechersk Lavra" (Monastero delle Grotte) non è stata nuovamente in grado di iniziare i suoi lavori a causa della resistenza dell'Uoc-Mp", ha detto il ministero su Telegram, secondo quanto riportato da Ukrainska Pravda. "Pertanto, la Riserva ha presentato ricorso al Tribunale economico di Kiev per eliminare i numerosi ostacoli posti dall'Uoc-Mp al trasferimento legale della proprietà della Lavra al legittimo proprietario, lo Stato. Risolveremo legalmente la situazione", ha aggiunto.

18:34

Madrid, invio di sei Leopard tra il 15 e il 20 aprile

L'invio già annunciato di sei carri armati Leopard dalla Spagna in Ucraina avverrà "tra il 15 e il 20 aprile": lo ha reso noto la ministra della Difesa iberica, Margarita Robles. "Non posso dirvi la data esatta, perché il trasporto sarà per via marittima e poi terrestre", ha detto Robles in dichiarazioni ai cronisti. Assieme ai carri Leopard, verranno inviati anche 20 veicoli blindati.

18:55

Aviazione di Kiev: "Ora siamo bombe smart Jdam"

 L'aviazione ucraina ha confermato di aver iniziato ad usare i sistemi Jdam (joint direct attack munitions) che trasformano le bombe in "bombe smart" ad alta precisione. "Usiamo le cosiddette bombe Jdam. Sono bombe di fabbricazione occidentale, che la nostra aviazione ha impiegato con un certo successo per colpire obiettivi critici. Sono bombe leggermente meno potenti, ma di estrema alta precisione. Vorremmo averne di più per consolidare i nostri successi al fronte", ha affermato Yurii Ihnat, portavoce dell'aviazione ucraina, citato da Ukrinform.

19:19

Zelensky: "Con presidente Moldavia discusso integrazione europea"

"La presidente della Moldavia, Maia Sandu, è in visita oggi in Ucraina su mio invito. Abbiamo discusso temi di attualità della cooperazione bilaterale. Continueremo a fare tutto il necessario per costruire relazioni amichevoli e strette tra i nostri stati". Lo riferisce su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Particolare attenzione è stata prestata alla questione della creazione di un tribunale speciale per quanto riguarda il crimine di aggressione contro l'Ucraina, nonché alle prospettive dei nostri Stati che si muovono verso l'integrazione europea. Grazie per il sostegno e la solidarietà della Moldavia con il popolo ucraino", ha aggiunto.

20:03

Zelensky, Bucha deve diventare "simbolo di giustizia"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede che Bucha diventi un "simbolo di giustizia" nel primo anniversario del ritiro della Russia dalla città, ora sinonimo di accuse di crimini di guerra. "Dobbiamo fare di tutto per rendere Bucha un simbolo di giustizia. Vogliamo che ogni assassino, boia, terrorista russo sia ritenuto responsabile di ogni crimine", ha detto Zelensky, aggiungendo che "quello che è successo a Bucha, l'esercito russo lo fa ovunque vada".

20:11

Zelensky: "Serve un sistema per punire crimini di aggressione"

"Il mondo ha bisogno di un meccanismo efficace per punire i colpevoli del principale crimine di aggressione, il crimine che apre la porta a tutti i mali di tale guerra", lo ha sottolineato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, affermando che gli aggressori "devono essere ritenuti responsabili non solo davanti alla storia, ma anche davanti al tribunale per tutto ciò che hanno fatto".

20:44

Zelensky: "Xi sta esitando, aspetto risposta per colloquio"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ritiene che il leader cinese Xi Jinping sia tra quei leader che stanno ancora esitando sul sostegno dell'Ucraina, e aspetta che risponda ai segnali per un possibile colloquio. "Che sta succedendo con il leader della Cina? Questo è uno di quei leader che esita", ha detto in conferenza stampa, citato da Ukrinform. "Noi inviamo segnali agli Stati e diciamo che siamo pronti a incontrarci, discutere, parlare e sconfiggere insieme l'aggressione russa. Stiamo aspettando risposte da alcuni Stati", ha detto Zelensky, rispondendo a una domanda sulla possibilità di un colloquio con il leader cinese.

21:31

Bombardamento russo su Avdiivka: due morti tra cui un neonato

Due persone, tra cui un neonato, sono morte in un bombardamento russo su Avdiivka, nell'oblast di Donetsk. Lo ha denunciato su Twitter il capo dell'ufficio della presidenza ucraina, Andiy Yermak, sottolineando che altre due persone sono rimaste ferite. Le vittime sono un bambino di 5 mesi e sua nonna. Pavlo Kyrylenko, capo dell'Amministrazione militare regionale di Donetsk, ha precisato che la madre e il padre del bambino sono rimasti feriti.

22:55

Reuters: lunedì annuncio Usa di nuovi aiuti militari a Kiev

Gli Stati Uniti annunceranno lunedì l'invio di un nuovo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina da 2,6 miliardi di dollari. Lo riferiscono tre funzionari Usa all'agenzia Reuters. Nel pacchetto ci sarebbero radar per la sorveglianza, missili anti-carro e munizioni di precisione. Quest'ultimo invio porta a 30 miliardi il valore delle armi inviate da Washington a Kiev dall'inizio dell'invasione russa.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 1° Aprile.

La Repubblica. “La presidenza della Russia al Consiglio Onu dimostra il fallimento dell’organizzazione”

Per l’ambasciatore russo all’Onu la guida dell’organo è un diritto di Mosca. Il metropolita ortodosso di Kiev Pavel ai domiciliari

Segui la diretta dalla guerra in Ucraina del 2 aprile

Gli Stati Uniti annunceranno lunedì l'invio di un nuovo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina da 2,6 miliardi di dollari. Intanto il Cremlino ha escluso una tregua in Ucraina nonostante l'appello lanciato dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko che ha esortato le parti a impegnarsi in un dialogo senza precondizioni per mettere fine al conflitto. "Niente è cambiato nel contesto dell'Ucraina, l'operazione speciale militare continua", ha affermato il portavoce di Putin Dmitri Peskov.

La Russia assume oggi la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Kiev lo definisce "un brutto scherzo per il primo aprile". Mentre il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto il rilascio di Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal arrestato in Russia: è sospettato di aver raccolto informazioni per il governo Usa riguardo a un complesso militare-industriale nella città di Ekaterinburg.

Punti chiave

20:15

Zelensky "assurda la presidenza della Russia al Consiglio di sicurezza Onu"

19:42

Russia a Onu, assurdo privarci del diritto a presidenza Cds

17:44

La bandiera della Wagner nel centro di Bakhmut

13:43

Kiev: "La presidenza russa del Consiglio di sicurezza Onu è un colpo alle regole internazionali"

00:11

Reuters: lunedì annuncio Usa di nuovi aiuti militari a Kiev

 Gli Stati Uniti annunceranno lunedì l'invio di un nuovo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina da 2,6 miliardi di dollari. Lo riferiscono tre funzionari Usa all'agenzia Reuters. Nel pacchetto ci sarebbero radar per la sorveglianza, missili anti-carro e munizioni di precisione. Quest'ultimo invio porta a 30 miliardi il valore delle armi inviate da Washington a Kiev dall'inizio dell'invasione russa.

00:12

 Von del Leyen: bene programma Fmi da 15,6 mld dollari per Kiev

 "Un altro segno del forte sostegno internazionale all'Ucraina. Accolgo con favore l'approvazione da parte del consiglio di amministrazione di Fondo monetario internazionale  di un programma quadriennale per l'Ucraina con accesso a 15,6 miliardi di dollari. Aiuterà a mantenere l'Ucraina economicamente stabile durante la guerra, quindi sosterrà la sua ripresa e il progresso nel suo percorso europeo". Lo scrive su Twitter la presidente della Commissione ue Ursula von del Leyen.

00:13

Da Usa aiuti da 2,6 miliardi

Il nuovo pacchetto di aiuti militari statunitensi che otrebbe essere annunciato lunedì sarà da da 2,6 miliardi di dollari: potrebbe includere radar di sorveglianza aerea, razzi anticarro e carburante.

00:15

Russi bombardano Avdiivka: morti bimbo di 5 mesi e la nonna

Un bambino di 5 mesi e sua nonna sono stati uccisi durante un bombardamento dell'artiglieria russa su Avdiivka, nel Donetsk. Lo fa sapere su Telegram Andriy Yermak, capo dell'ufficio della presidenza ucraina. "I russi hanno bombardato Avdiivka con l'artiglieria: due persone sono state uccise, compreso un bambino nato nel 2022. Altre due persone sono rimaste ferite", ha scritto. La madre e il padre del bambino sono rimasti feriti.

02:17

Zelensky: ci sarà una nuova Norimberga contro i russi

"Libereremo la nostra terra e tutto il nostro popolo dalla schiavitù russa. E ci sarà un giorno in cui il mondo saprà che la giustizia è stata ripristinata per l'Ucraina. Ci sarà una nuova Norimberga, contro i russi". Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso serale.

06:14

Kiev: stiamo usando 'bombe intelligenti' con kit Usa

Kiev sta già utilizzando kit per bombe aeree guidate Jdam-Er fabbricate negli Stati Uniti.  Lo annuncia il portavoce dell'aeronautica ucraina Yuriy Ihnat. I Jdam sono kit alari che convertono semplici bombe a caduta libera in munizioni guidate, migliorando la precisione grazie a un gps che aiuta l'ordigno a regolare la sua rotta mentre si avvicina al bersaglio.

07:19

Bombardamenti russi su Kherson, tre civili morti

L'esercito russo ha bombardato zone residenziali della regione di Kherson, nel Sud dell'Ucraina, per 54 volte durante le ultime 24 ore: tre civili sono rimasti uccisi e altri due feriti. Lo riferisce il capo dell'amministrazione militare regionale Alexander Prokudin, citato dai media ucraini.

08:24

Gli Usa: per ora niente missili a lungo raggio Atacms a Kiev, ci sono altri sistemi

"Ad oggi c'è una decisione politica di non fornire missili a lungo raggio Atacms all'Ucraina. Per ora. Il raggio d'azione dell'Atacms è più lungo, ma ci sono altri sistemi che coprono la stessa distanza. Ci sono droni per esempio che possono fare lo stesso lavoro, e gli inglesi hanno un paio di sistemi. Sono alcune cose che stiamo valutando per dare all'esercito ucraino un po' più di gambe", ha dichiarato il capo dello Stato Maggiore congiunto Usa Mark Milley in una intervista a Defense one. "Da un punto di vista militare, abbiamo relativamente pochi Atacms e dobbiamo anche assicurarci di mantenere le nostre scorte di munizioni. Per quanto riguarda il raggio d'azione dell'arma, credo che si stia sopravvalutando quello che questo sistema può o non può fare. Si tratta di un singolo colpo, quindi si pensi a un moschetto rispetto a un fucile a ripetizione. Mentre il Gmlrs spara sei colpi, l'Atacm ne spara uno. Ora, il raggio d'azione dell'Atacms è più lungo, ma ci sono altri sistemi che arrivano a quella distanza", ha spiegato Milley. Ieri sera si è appreso che lunedì gli Stati Uniti annunceranno l'invio di un nuovo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina da 2,6 miliardi di dollari. Nel pacchetto ci sarebbero radar per la sorveglianza, missili anti-carro e munizioni di precisione.

08:54

Il metropolita Pavel: "Mi accusano di aver maledetto Zelensky, la mia casa sarà perquisita"

Il metropolita Pavel, vicario del monastero di Kiev Pechersk Lavra ha riferito di aver ricevuto questa mattina un mandato di perquisizione da parte delle autorità ucraine, come riporta l'agenzia di stampa statale russa Ria Novosti. "Ora la mia casa sarà perquisita", ha detto il metropolita, aggiungendo di essere accusato di "collaborazione con la Russia e incitamento interreligioso". "Dicono anche che ho maledetto il presidente Zelensky", ha detto Pavel, sottolineando che il riferimento è a una sua citazione di versi del Vangelo. Quello di oggi è un nuovo round del conflitto intorno alla Pechersk Lavra di Kiev dopo che in maggio l'ortodossia ucraina ha tagliato i rapporti con Mosca e ha dichiarato la "piena indipendenza". Il 29 marzo avrebbe dovuto essere l'ultimo giorno per il clero della Chiesa ortodossa ucraina filo-russa per lasciare lo storico complesso monastico rupestre. La Kyiv Pechersk Lavra ospita un ramo del cristianesimo ortodosso in Ucraina che è tradizionalmente fedele al patriarca Kirill, leader della chiesa russa, stretto alleato del presidente Vladimir Putin e sostenitore della guerra contro l'Ucraina. Ai monaci è stato ordinato di lasciare il monastero. Da giorni i fedeli di rito russo stazionano davanti all'edificio religioso.

09:06

L'intelligence britannica: "In Donbass per i russi successi marginali e migliaia di morti"

"Su diverse linee del fronte del Donbass, le forze russe hanno ottenuto solo successi marginali a costo di decine di migliaia di vittime, sprecando il vantaggio di personale militare dovuto alla mobilitazione parziale". Lo scrive l'intelligence del ministero della Difesa britannico nel report quotidiano su Twitter. "E' realistico pensare che il capo di stato maggiore Valerij Gerasimov stia superando i limiti della tolleranza dei fallimenti per la leadership russa", afferma l'intelligence di Londra. Gerasimov doveva  estendere il controllo russo sul Donbass: "Dopo 80 giorni è sempre più evidente che questo progetto è fallito".

09:40

Kiev: respinti 70 attacchi russi nella giornata di ieri

Lo Stato Maggiore ucraino ha riferito che le forze armate hanno respinto oltre 70 attacchi russi nella giornata di ieri, come riporta Kiev Independent. Secondo quanto riferito, le truppe russe stanno concentrando i loro sforzi sulla conduzione di offensive contro le zone di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka nella regione di Donetsk.

09:59

Kiev: 467 i bambini uccisi finora

Sono 467 i bambini ucraini rimasti uccisi e 944 feriti dall'inizio dell'invasione russa, il 24 febbraio 2022. Lo ha dichiarato l'ufficio del Procuratore generale ucraino citato da Ukrinform. Nella maggior parte dei casi, si tratta di minorenni che vivevano nella regione di Donetsk.

10:34

Miley: "Improbabile che l'Ucraina liberi il suo territorio dai russi entro quest'anno"

È improbabile che l'Ucraina possa espellere tutte le forze russe dal suo territorio entro quest'anno. Lo ha detto il capo dello Stato maggiore degli Stati Uniti, Mark Milley, focalizzando la situazione della guerra in Ucraina e rispondendo alla speranza di politici, diplomatici e leader della difesa da Washington a Kiev: "Non credo che si possa fare a breve termine entro quest'anno", ha detto il generale Mark Milley in un'intervista a Defense One. "Zelenskyy ha dichiarato pubblicamente molte volte che l'obiettivo ucraino è cacciare tutti i russi dall'Ucraina occupata. E questo è un compito militare significativo. Compito militare molto, molto difficile. Parliamo di un paio di centinaia di migliaia di russi che sono ancora nell'Ucraina occupata dai russi. Non sto dicendo che non si possa fare. Sto solo dicendo che è un compito molto difficile", ha detto il presidente del Joint Chiefs. "Ma questo è il loro obiettivo. Certamente ne hanno diritto, questo è il loro paese. E sono hanno un morale molto elevato".

10:51

Shoigu: "La Russia ha aumentato la produzione di munizioni"

La Russia ha aumentato la produzione di munizioni convenzionali e a guida di precisione, consentendo di svolgere i compiti stabiliti dal presidente in conformità con il piano dell'operazione militare speciale in Ucraina, lo ha dichiarato il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu.

"Grazie all'espansione delle capacità produttive e all'aumento della produttività del lavoro, il numero di prodotti rilasciati da loro per essere forniti alle forze armate è notevolmente aumentato. Si tratta di armi convenzionali e a guida di precisione. Tutto ciò consente di svolgere i compiti stabiliti dal comandante supremo in capo in conformità con il piano dell'operazione militare speciale", ha detto Shoigu durante una riunione presso il quartier generale del gruppo congiunto delle forze russe impegnate in Ucraina. Al quartier generale, Shoigu ha ascoltato i rapporti sulla situazione attuale e ha tenuto una riunione dedicata alla fornitura di munizioni alle truppe con il comando del gruppo congiunto di forze e i vice ministri della Difesa, ha dichiarato il Ministero della Difesa russo.

11:12

Il frontman della banda rock russa Nogu Svelo dichiarato "agente straniero"

Maxim Pokrovsky, frontman e fondatore della rockband russa Nogu Svelo è stato dichiarato "agente straniero" dal ministero della Giustizia di Mosca. Lo riferisce il sito indipendente bielorusso Nexta. Pokrovsky ha pubblicato le sue canzoni da solista anche nel Regno Unito e attualmente lavora negli Stati Uniti.

11:41

Kiev: in un attacco russo ad Avdiivka uccisi un neonato e la nonna

Le forze russe hanno lanciato attacchi in otto regioni ucraine nelle ultime 24 ore facendo almeno 5 morti, tra cui un neonato, e ferendo 10 persone. Lo hanno riferito i governatori locali, citati dal Kyiv Independent. Tra le vittime ad Avdiivka, nella regione di Donetsk, oltre al neonato è morta anche la nonna, ha fatto sapere il governatore Pavlo Kyrylenko. Altre tre persone hanno perso la vita nella regione meridionale di Kherson e due sono state ferite.

12:04

Il metropolita di Kiev Pavlov: "Mi hanno arrestato"

Il metropolita Pavel del monastero

delle Grotte di Kiev Pechersk Lavra è stato messo agli arresti domiciliari, come ha dichiarato lui stesso in un video diffuso dalla testata Vesti. "Sono stato messo agli arresti domiciliari", ha detto. La notizia non è ancora stata confermata ufficialmente. Il Servizio di sicurezza ucraino (Sbu) aveva annunciato in precedenza che il metropolita Pavel era sospettato di incitare alla discordia e di lavorare per la Russia. Il servizio stampa della Chiesa ortodossa ucraina fedele a Mosca aveva affermato in precedenza che il metropolita è stato convocato per un interrogatorio.

 12:27

Zelensky: "Le armi russe in Bielorussia sono la prova che la mediazione cinese è fallita"

Il piano dichiarato dalla Russia di collocare armi nucleari in Bielorussia è la prova che i colloqui tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi Jinping all'inizio di questo mese si sono conclusi con un fallimento: lo ha detto oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Sebbene la Cina sembrasse posizionarsi come mediatore di pace tra Russia e Ucraina nelle settimane precedenti la visita di stato di tre giorni di Xi a Mosca, gli incontri tra i due leader non hanno prodotto una svolta significativa nella risoluzione del conflitto, secondo l'opinione del presidente ucraino. "Il segnale che la Russia vuole piazzare le sue armi nucleari in Bielorussia mi dice che l'incontro con la Cina non ha avuto successo, è fallito", ha detto Zelensky.

Il presidente ucraino ha anche spiegato che l'uomo forte bielorusso Alexander Lukashenko ha "perso ogni importanza", in considerazione del fatto che "non decide nulla sul tipo di armi che si trovano nel suo paese".

13:04

Il metropolita di Kiev Pavlov: "Sono contro l'aggressione. L'Ucraina è la mia terra". Ma non nomina la Russia

Il metropolita Pavel, vicario del monastero delle Grotte di Kiev, arrestato oggi dalle autorità ucraine, ha dichiarato in aula di essere "contro l'aggressione", pur senza menzionare la Russia. Lo riporta l'Ukrainska Pravda. Pavel, respingendo le accuse dei servizi ucraini (Sbu), ha dichiarato di essere contro l'aggressione: "Non ho fatto nulla per essere accusato. Questo è un caso politico. Non sono mai stato dalla parte dell'aggressione. Sono contro l'aggressione. E ora mi trovo in Ucraina. Questa è la mia terra", ha detto.

13:18

La Finlandia: "La presidenza russa del Consiglio di sicurezza lede la credibilità dell'Onu"

La guerra di aggressione della Russia, che assumerà oggi la presidenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, intacca la credibilità del Consiglio stesso, ha affermato l'ambasciatrice finlandese alle Nazioni Unite Elina Kalkku che tuttavia ritiene inalterata la capacità di funzionamento del Consiglio di sicurezza nonostante la presidenza russa di un mese. Lo riporta il quotidiano finlandese Helsingin Sanomat. "È chiaro che la credibilità del Consiglio di sicurezza è stata pesantemente compromessa dal fatto che un membro permanente ha iniziato a conquistare e annettere territori dei paesi vicini. Questo è un problema centrale", ha sottolineato Kalkku.

13:43

Kiev: "La presidenza russa del Consiglio di sicurezza Onu è un colpo alle regole internazionali"

"È molto significativo che nel giorno di festa di uno Stato del terrore, l'Iran, un altro Stato del terrore, la Russia, cominci a presiedere il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Non è solo una vergogna. È un altro colpo simbolico al sistema di regole delle relazioni internazionali". Lo scrive su twitter il chief of staff della presidenza ucraina, Andrij Yermak, commentando l'inizio della presidenza di turno russa del Consiglio di sicurezza.

13:48

Sui social valanghe di critiche per la sciarpa di Vuitton indossata dal metropolita Pavlov al momento dell'arresto

Ironia social sul metropolita Pavel del monastero delle Grotte di Kiev messo oggi agli arresti domiciliari dalle autorità giudiziarie ucraine: "Niente di strano, solo 'Pasha Mercedes" (soprannome affibbiato al religioso per via del suo gusto per il lusso) con una sciarpa Louis Vuitton. Non si sa quanto costi un simile accessorio di abbigliamento, ma si conoscono le tariffe approssimative del marchio". Lo scrive su Twitter il sito di notizie indipendente bielorusso Nexta che pubblica foto e video del metropolita con al collo una sciarpa della famosa griffe francese mentre parla con i fedeli e i giornalisti prima di essere portato da agenti dei servizi ucraini davanti al magistrato per l'interrogatorio.

14:18

Bombardata Kharkiv, ucciso un civile

Le truppe russe hanno bombardato oggi il villaggio di Dvurechnaya, nella regione di Kharkiv, nell'Ucraina orientale, dove un civile è rimasto ucciso, ha reso noto il capo dell'amministrazione militare regionale, Oleg Sinegubov, citato dai media ucraini. "Il nemico continua a bombardare gli insediamenti della regione. Oggi un civile di 43 anni è morto in seguito agli attacchi degli invasori nel villaggio di Dvurechnaya", ha scritto Sinegubov su Telegram. Nelle ultime 24 ore l'esercito del Cremlino ha bombardato un centinaio di insediamenti in nove regioni dell'Ucraina provocando la morte di 7 persone e il ferimento di altre 12, stando ai dati comunicati da Kiev.

15:28

Kuleba: "Presidenza russa Onu è uno schiaffo al mondo"

"La presidenza russa del Consiglio di Sicurezza dell'Onu è uno schiaffo in faccia alla comunità internazionale". Lo twitta il ministro ucraino degli Esteri Dymytro Kuleba. "Esorto gli attuali membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a contrastare qualsiasi tentativo russo di abusare della sua presidenza", ha aggiunto.

15:37

Servizi Kiev, raccolte prove su metropolita monastero Kiev

I servizi di sicurezza ucraini (Sbu) affermano di aver raccolto prove fondate riguardo al coinvolgimento del metropolita Pavel del monastero delle Grotte di Kiev Pechersk Lavra nell'incitamento all'inimicizia religiosa, giustificando e negando l'aggressione armata russa contro l'Ucraina. Lo riferisce Ukrinform. In particolare, è stato stabilito che nei suoi discorsi pubblici il metropolita ha ripetutamente offeso i sentimenti religiosi degli ucraini, umiliato le opinioni dei credenti di altre fedi e cercato di creare atteggiamenti ostili nei loro confronti, nonché fatto dichiarazioni che giustificano o negano le azioni della Russia.

"La legge e la responsabilità per la sua violazione sono uguali per tutti, e le vesti da sacerdote non sono sempre una garanzia di intenzioni pure. Oggi, il nemico sta cercando di utilizzare l'ambiente della chiesa per promuovere la sua propaganda e dividere la società ucraina. Non ne daremo loro la possibilità!", ha dichiarato il capo della Sbu, Vasyl Maliuk. Secondo Unian, la Sbu ha anche pubblicato frammenti delle conversazioni personali del metropolita che confermerebbero le accuse mosse contro di lui. In una delle conversazioni riferite si rallegrerebbe per l'occupazione di Kherson, definendo quella della Federazione Russa "una guerra tra America e Russia fino all'ultimo ucraino".

15:56

Chiesa ortodossa di Mosca, Kiev vuole distruggerci

La Chiesa ortodossa russa si augura che il metropolita Pavel del monastero delle Grotte di Kiev "possa rivolgersi alle organizzazioni internazionali per i diritti umani dopo essere stato posto agli arresti domiciliari. Ma c'è poca speranza che possano aiutarlo". Lo scrive Ria Novosti citando una fonte della chiesa russa. "Il governo ucraino non si ferma e non si fermerà nel suo folle desiderio di distruggere la Chiesa ucraina ed espellerla dai santuari dove la stessa Chiesa ha servito per molti secoli - ha proseguito la fonte -. Gli arresti domiciliari del vescovo Pavel hanno uno scopo preciso e cinico di impedirgli di proteggere i credenti che vogliono difendere i loro diritti, compreso il diritto di pregare nel loro santuario".

 16:06

Lieve malore per metropolita Pavel, udienza rinviata

Lieve malore per il metropolita Pavel, guida del monastero Pechersk Lavra a Kiev, durante l'udienza in tribunale in seguito alle accuse di collaborazione con la Russia e istigazione all'odio interreligioso mossegli dai Servizi di sicurezza ucraini (Sbu). L'udienza è stata rinviata a lunedì. Intanto la Sbu ha confermato la richiesta di arresti domiciliari per il metropolita, la cui abitazione è stata perquisita in mattinata. Pavel ha definito le accuse contro di lui come una mossa politica.

 16:26

Zelensky parla un'ora con Macron che andrà in Cina

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avuto un colloquio telefonico di un'ora con il capo dello Stato francese Emmanuel Macron, che nei prossimi giorni sarà in visita in Cina dove incontrerà il suo omologo Xi Jinping. I due leader hanno "discusso efficacemente dell'interazione di difesa tra Ucraina e Francia", ha scritto Zelensky sul suo profilo Telegram. "Ho fornito informazioni dettagliate sulla situazione al fronte. Ci siamo soffermati su ulteriori passi per l'attuazione della formula di pace. Abbiamo coordinato le azioni per i prossimi eventi internazionali", ha concluso. Il presidente francese ha in programma un viaggio in Cina da mercoledì a venerdì prossimi.

16:48

Zelensky firma nuove sanzioni, anche ex patron aerei

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato oggi un nuovo decreto con cui sanziona l'ex presidente della Motor Sich, una delle principali aziende aeronautiche in Ucraina, Viacheslav Bohuslaiev, tra le 272 persone fisiche e 380 persone giuridiche toccate dal provvedimento. A far scattare la misura contro Bohuslaiev è stata la mancata consegna di un elicottero  da combattimento alla direzione principale dell'intelligence del ministero della Difesa nell'aprile 2022, stando a quanto dichiarato dai servizi di sicurezza ucraini, scrive Kyiv Independent. Nell'ottobre 2022, Bohuslaiev era già stato arrestato con l'accusa di tradimento e collaborazione con la Russia, così come Oleh Dzyuba, l'ex capo dell'attività economica estera di Motor Sich. Bohuslaiev è stato accusato di aver collaborato direttamente con i membri del Cremlino e l'appaltatore della difesa russo Rostec per fornire all'esercito russo parti di elicotteri durante l'invasione.

17:05

Razov lascia l'ambasciata russa a Roma, arriva Paramonov

Cambio della guardia in vista all'ambasciata russa a Roma. L'attuale ambasciatore Sergej Razov, 70 anni, in Italia dal 2013, sta per lasciare la guida della sede diplomatica ad Aleksej Paramonov, attuale direttore del Dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo.

17:14

Nord Corea accusa Kiev di avere ambizioni nucleari

La sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un, Kim Yo Jong, ha diffuso oggi una dichiarazione dal titolo "Il sogno sconsiderato del nucleare invita all'autodistruzione", in cui accusa l'Ucraina di avere ambizioni nucleari, adducendo come motivazione della sua affermazione una petizione online caricata sul sito della presidenza ucraina per dispiegare in territorio ucraino armi nucleari. L'agenzia russa Tass aveva riferito della petizione giovedì, spiegando che sarebbero necessarie 25mila firme in 90 giorni affinché Volodymyr Zelensky prendesse in considerazione la petizione e fornisse una risposta ufficiale. "Si tratta di una plausibile manifestazione di volontà da parte dei cittadini, ma non è difficile intuire che si tratta di un prodotto della sinistra trama politica delle autorità di Zelensky", afferma la sorella di Kim Jong Un secondo quanto riporta Kcna, senza argomentare la dichiarazione. "Le autorità ucraine, colte dall'inguaribile megalomania di poter sconfiggere la Russia, stanno incorrendo in una catastrofe nucleare che minaccia la loro esistenza senza alcuna elementare coscienza di previsione e senza alcuna capacità di far fronte alle conseguenze che ne derivano", dice ancora Kim Yo Jong.

17:36

Russia, al via fase primaverile della leva 

È iniziata oggi, in Russia, la prima fase - quella primaverile - della coscrizione, che si prolungherà fino al 15 luglio e che riguarda gli uomini di età compresa tra i 18 ed i 27 anni, tenuti a svolgere almeno un anno di servizio militare. A riferirne è il portale Rbk, che cita un decreto del presidente Vladimir Putin. Ad essere richiamati, secondo Vladimir Tsimlyansky, contrammiraglio dello stato maggiore, sono circa 147mila dei 700mila potenziali coscritti, nessuno dei quali - ha sottolineato - chiamato a combattere in Ucraina. Per la prima volta le chiamate dagli uffici militari distrettuali saranno ora inviate anche elettronicamente, ha reso noto la stessa fonte.

17:44

La bandiera della Wagner nel centro di Bakhmut

I mercenari della Wagner hanno issato la loro bandiera nera su un edificio nel centro di Bakhmut, a 400 metri dal municipio della città. Il video è stato diffuso sui canali della propaganda russa per dimostrare i risultati ottenuti dalla milizia. 

18:05

Kiev ordina 100 veicoli corazzati trasporto truppe dalla Polonia

L'Ucraina ha ordinato cento nuovi veicoli corazzati trasporto truppe Kto Rosomak alla Polonia. L'annuncio della vendita è stato dato dal premier polacco Mateusz Morawiecki durante una visita nello stabilimento di Siemianowice Slaskie, nel sud della Polonia. Morawiecki ha detto di aver personalmente ricevuto l'ordine dal premier ucraino Denys Schmyhal.

18:33

Kiev, missili russi contro Avdiyivka

"Il nemico ha lanciato un attacco missilistico sulla città di Avdiyivka", scrive su Telegram il capo dell'Ufficio della presidenza ucraina, Andrij Yermak, pubblicando immagini della distruzione nella città nell'est dell'Ucraina, dove, sottolinea, i razzi hanno colpito un edificio amministrativo e infrastrutture. Non si registrano vittime.

19:08

Italia su presidenza russa Onu, "Non sopravvalutare"

"La presidenza mensile di turno è nelle regole del Consiglio di sicurezza. Non va sopravvaluta l'importanza del mese russo di presidenza nell'equazione complessiva del conflitto ucraino". Lo ha dichiarato Maurizio Massari, ambasciatore per l'Italia alle Nazioni Unite, commentando la presidenza del Consiglio di sicurezza che ad aprile spetta alla Russia, in base alla "rule 18" di procedura, che stabilisce la presidenza a turno in ordine alfabetico, un mese ciascuno.

19:23

Filo-russo, interrogato il metropolita Pavel di Kiev 

Decine di fedeli si sono radunati davanti al famoso monastero di Kiev i cui monaci, accusati di essere filorussi, sono da qualche giorno stati raggiunti da un ordine di espulsione e il cui leader, il metropolita Pavel, è stato interrogato sabato. Con le icone in mano, questi fedeli, tra cui alcuni religiosi, si sono recati davanti alla Lavra delle Grotte, un monastero della capitale ucraina. Un piccolo gruppo di attivisti filo-ucraini ha sventolato bandiere con i colori nazionali blu e giallo in segno di sfida ai fedeli.

I servizi di sicurezza ucraini (Sbu) accusano il metropolita di "giustificare l'aggressione armata della Federazione Russa contro l'Ucraina e di glorificare i suoi partecipanti". "La legge e la responsabilità per la sua violazione sono uguali per tutti", ha insistito il capo dell'Sbu Vasyl Maliuk, citato in un comunicato.

 "La Lavra è stata perquisita", ha detto il metropolita Pavel ai fedeli in un video trasmesso da diversi media ucraini. "Dicono che sostengo l'aggressione della Russia contro l'Ucraina. Ho detto, dico e dirò: condanno tutti i tentativi contro il nostro Stato e ciò che la Russia e Putin hanno fatto è ingiustificabile".

"La messa agli arresti domiciliari del metropolita Pavel con false accuse è una conseguenza naturale dell'illegalità creata dal governo ucraino", ha dichiarato Vladimir Legoida, responsabile delle relazioni con i media della Chiesa ortodossa di Mosca.

19:27

Diplomatico Onu, ci aspettiamo presidenza russa professionale

"La Russia è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza Onu, e mentre si stanno comportando molto male nei confronti dell'Ucraina e stanno facendo a pezzi la Carta delle Nazioni Unite, l'aspettativa è che condurranno questa presidenza in modo professionale". Lo ha detto all'Ansa un diplomatico del Consiglio di Sicurezza in occasione dell'inizio della presidenza di turno di Mosca. L'ultima volta che la Russia ha guidato il Cds è stato a febbraio 2022, il mese in cui ha dato il via all'invasione dell'Ucraina.

19:42

Russia a Onu, assurdo privarci del diritto a presidenza Cds

L'ambasciatore russo all'Onu Vassily Nebenzia in una intervista alla Tass ha definito l'idea di privare Mosca del diritto di presiedere il Consiglio di Sicurezza, come chiesto da Kiev, "semplicemente assurda". Il diplomatico ha sottolineato che un'esclusione sarebbe impossibile senza modifiche alla Carta dell'Onu. "Coloro che usano questa demagogia a buon mercato per privare la Russia del suo legittimo status giuridico sono ben consapevoli del lato legale della questione - ha aggiunto - La Russia è la continuatrice dell'Urss, soggetto di diritto internazionale che ha ereditato non solo i diritti e gli obblighi del suo predecessore, ma anche il suo stesso carattere giuridico. Lo status della Federazione Russa è ufficialmente riconosciuto dalla comunità internazionale".

19:49

Estonia, sicurezza europea dipende da esito guerra

"L'esito di questa guerra determinerà non solo il destino dell'Ucraina, ma il futuro dell'intera architettura di sicurezza europea e dell'ordine mondiale basato sul diritto. Ecco perché non ci stancheremo di sostenere l'Ucraina finché la guerra non sarà vinta". Lo ha detto il Cancelliere del ministero degli Esteri estone, Jonatan Vseviov, al termine di una visita a Washington, nel corso della quale ha incontrato il Vice segretario di Stato per gli affari politici del Dipartimento di Stato americano, Victoria Nuland e alcuni membri del Congresso.

Vseviov ha sottolineato che l'Estonia continuerà a impegnarsi per garantire, insieme ai suoi alleati, la necessaria assistenza militare, economica e politica all'Ucraina, compreso il sostegno al suo processo di integrazione nelle strutture dell'Unione Europea e della Nato.

Il politico estone ha inoltre affermato che il suo Paese metterà ogni sforzo affinché nessun crimine di guerra resti impunito, compreso il reato di aggressione.

Durante la visita, Vseviov ha inoltre partecipato a un incontro nell'ambito del Democracy Summit dedicato al rapporto tra democrazia e tecnologia.

19:51

Due mesi ai domiciliari a metropolita monastero Kiev

Il metropolita Pavel del monastero delle Grotte di Kiev è stato posto agli arresti domiciliari per due mesi dal tribunale distrettuale Shevchenkovsky di Kiev. Lo riferisce la Ria Novosti, aggiungendo che al metropolita è vietato comunicare con i fedeli. Secondo i servizi segreti ucraini Sbu il metropolita è sospettato di "incitamento all'odio interreligioso" e "giustificazione dell'aggressione della Russia".

20:15

Zelensky "assurda la presidenza della Russia al Consiglio di sicurezza Onu"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che è assurdo che la Russia abbia assunto la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che questo dimostra il "totale fallimento" dell'istituzione. "Purtroppo abbiamo notizie assurde e devastanti", ha detto in un discorso video. "La riforma è ovviamente necessaria per impedire a uno Stato terrorista - e a qualsiasi altro Stato che voglia essere terrorista - di distruggere la pace", ha affermato.

21:49

Zelensky, Russia responsabile del crimine deportazione bambini

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che "l'Osce ha avviato i lavori per la stesura di un rapporto internazionale sulla deportazione forzata dei bambini ucraini da parte della Russia", nel suo consueto videomessaggio serale, riportato da Ukrainska Pravda. Mosca si deve assumere la "responsabilità sistemica per il crimine di deportazione forzata di bambini ucraini", ha aggiunto, definendo il crimine "uno dei più cinici e antiumani del nostro tempo". 

Guerra Ucraina - Russia, le news del 2 aprile.

La Repubblica. Bomba a San Pietroburgo nel bar di Prigozhin: morto il blogger militare Tatarsky

Il caffè è conosciuto per i raduni dei "soldati digitali" di Putin a cui Repubblica aveva partecipato ed ha legami con il fondatore della Wagner. L'esplosivo era in un regalo. Secondo l'intelligence britannica, in Donbass le forze russe stanno perdendo e "contano decine di migliaia di vittime". Il piano di Kiev per riprendere la Crimea. Blinken chiama Lavrov: "Inaccettabile la detenzione del giornalista americano"

Punti chiave

21:08

Il ministero degli Esteri russo omaggia Tatarsky, il blogger rimasto ucciso nell'esplosione a San Pietroburgo. La portavoce Zakharova: "difensore della verità"

20:01

Al Cremlino il blogger Tatarsky ucciso nell'esplosione a San Pietroburgo aveva assistito alla cerimonia in cui Putin firmò l'annessione del Donbass

18:41

Cos'è e dove si trova il bar dov'è avvenuta l'esplosione in cui è morto il blogger Vladlen Tatarsky

16:37

Blinken telefona a Lavrov: "Inaccettabile la detenzione del giornalista del giornalista Gershkovich"

15:11

L'Isw: rimpasto nei vertici militari russi in arrivo

08:50

Kiev, il piano per liberare Crimea: abbattere ponte di Kerch

00:28

Zelensky: "Lo stato terrorista ha iniziato a presiedere il Consiglio di sicurezza Onu"

"Lo stato terrorista ha iniziato a presiedere il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite". Parole del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Parlando del "fallimento" delle istituzioni globali Zelensky ha quindi detto che la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è "attesa da tempo". Lo rifersice la Cnn.

00:30

Zelensky, presidenza russa Onu indica fallimento istituzione

 L'inizio della presidenza del Consiglio di sicurezza Onu da parte della Russia prova il "completo fallimento di queste istituzioni". Lo afferma il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. "Ieri l'esercito russo ha ucciso un bambino ucraino di 5 mesi, i suoi genitori sono rimasti feriti. È uno delle centinaia di colpi di artiglieria che lo Stato terrorista lancia ogni giorno. Oggi la Russia inizia a presiedere il Consiglio di sicurezza dell'Onu e si tratta di una prova del fallimento delle procedure nelle istituzioni mondiali", scrive Zelensky su Twitter.

03:11

Il Wall Street Journal chiede l'immediato rilascio del reporter arrestato in Russia

Il Wall Street Journal ha chiesto l'immediato rilascio di Evan Gershkovich, corrispondente di base a Mosca che è stato arrestato con l'accusa di spionaggio. "Il caso di Evan è un feroce affronto a una stampa libera e dovrebbe suscitare indignazione in tutte le persone e i governi liberi in tutto il mondo", ha affermato il giornale su Twitter.

05:47

Volontario francese ucciso a Bakhmut

Un volontario francese è stato ucciso una settimana fa in Ucraina: lo ha riferito il ministero degli Esteri francese, confermando le informazioni del quotidiano Le Monde.

08:50

Kiev, il piano per liberare Crimea: abbattere ponte di Kerch

Il piano dell'Ucraina per liberare la Crimea occupata dai russi prevede in particolare due passaggi: rimuovere il ponte di Kerch (simbolo dell'annessione, crollato in parte a ottobre per l'esplosione di un camion-bomba) e limitare i diritto dei filorussi  e collaborazionisti. Lo riferisce Rbc-Ucraina citando il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza di Kiev Oleksiy Danilov. Secondo il segretario, sono 12 i passi importanti nel piano ucraino per riprendere la Crimea.

 09:14

L'intelligence britannica: l'abuso di alcol causa incidenti e morti tra i soldati russi

La Russia ha avuto fino a 200.000 tra soldati morti e feriti nell'invasione dell'Ucraina: una percentuale minore ma significativa di queste perdite è dovuta all'abuso di alcol da parte delle truppe e non a cause legate al combattimento. Lo afferma l'ultimo report dell'intelligence del ministero della Difesa britannico pubblicato su Twitter. Il 27 marzo scorso un canale di notizie russo su Telegram ha riportato un numero "estremamente elevato" di incidenti, crimini e morti legati al consumo di alcol tra le forze russe in Ucraina. I comandanti russi ritengono che l'abuso di alcol sia particolarmente dannoso nei combattimenti.

09:44

Kiev: sono 262 gli atleti ucraini uccisi nella guerra

Sono 262 gli atleti ucraini rimasti uccisi nella campagna militare russa e 363 gli impianti sportivi distrutti, almeno secondo il bilancio di Kiev. Tra le vittime di quest'anno un pattinatore di figura, Dmytro Sharpar, ucciso in combattimento vicino a Bakhmut, e Volodymyr Androshchuk, campione di decathlon 22enne, che puntava alle Olimpiadi. Il ministro dello sport ucraino Vadym Huttsait ha ribadito al presidente della Federazione Internazionale di Ginnastica che nessun atleta russo dovrebbe essere ammesso alle competizioni sportive internazionali: "Sostengono tutti questa guerra e partecipano agli eventi a sostegno di questa guerra", ha denunciato Huttsait.  Un monito che segue la decisione del Comitato Olimpico internazionale che ha raccomandato il graduale ritorno degli atleti russi e bielorussi, purché neutrali (esattamente come per Wimbledon). L'Ucraina ha vietato ai suoi atleti di prendere parte alle qualificazioni per i Giochi di Parigi del 2024 se devono competere contro i russi; e non ha deciso in merito alla loro partecipazione alle Olimpiadi stesse.

09:59

Il piano di Kiev per liberare la Crimea: abbattere completamente il ponte di Kerch

Il piano dell'Ucraina per liberare la Crimea occupata dai russi prevede in particolare due passaggi: rimuovere il ponte di Kerch (simbolo dell'annessione, crollato in parte a ottobre per l'esplosione di un camion-bomba) e limitare i diritto dei filorussi  e collaborazionisti. Lo riferisce Rbc-Ucraina citando il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza di Kiev Oleksiy Danilov.

10:16

Muore al fronte l'ucraino Merinov campione del mondo di kickboxing

Vitalii Merinov, l'ucraino quattro volte campione del mondo di kickboxing che combatteva al fronte in Ucraina, è morto per le ferite riportate sul campo di battaglia. Lo ha reso noto il sindaco della città di Ivano-Frankivsk, di cui era originario. Merinov si era unito all'esercito ucraino come volontario subito dopo che l'esercito russo aveva cominciato l'invasione; ferito da schegge di arma da fuoco alla gamba durante una delle battaglie, si era poi ripreso ed era tornato al fronte, ha raccontato il sindaco. Non è chiaro dove sia stato ferito mortalmente. Merinov lascia la moglie e una figlia di due anni. Secondo Kiev, sono almeno 262 gli atleti ucraini morti dall'inizio dell'invasione.

10:44

Medvedev: "Zelensky sarà giudicato da Dio per quello che fa al monastero delle Grotte di Kievla"

Il numero due del Consiglio di sicurezza russa e presidente di "Russia Unita", Dmitri Medvedev, è certo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovrà rispondere davanti a Dio delle sue azioni contro il monastero delle Grotte di Kievla. "Sono sicuro che (Zelensky e i suoi) appariranno non solo davanti al giudizio dell'uomo, ma soprattutto davanti al Suo Giudizio", quello di Dio. "E che saranno puniti per tutto ciò che hanno fatto". Lo ha scritto sul suo canale Telegram riferisce l'agenzia russa Tass. Ieri il metropolita Pavel del monastero delle Grotte di Kiev Pechersk Lavra è stato posto agli arresti domiciliari per due mesi da un tribunale locale. Al metropolita, la cui chiesa è subordinata al Patriarcato di Mosca (a differenza della Chiesa Ortodossa ucraina, autocefala dal 2018) è stato anche vietato di comunicare con i fedeli. Nella mattinata i servizi segreti ucraini (la Sbu) avevano ispezionato i luoghi della sua residenza: lo accusano di "giustificare l'aggressione armata della Federazione Russa contro l'Ucraina e di glorificare i suoi partecipanti", di "incitamento all'odio interreligioso" e giustificare "l'aggressione della Russia".

Ai monaci è stata consegnata una ingiunzione di sgombero in base alla quale avrebbero dovuto lasciare il monastero il 29 marzo, cosa che hanno cercato di fermare con un ricorso alla giustizia, che è stato respinto. Le autorità ucraine hanno fatto sapere che non useranno la forza per espellere i monaci, ma che dovranno rispettare l'ordine di sgombero e rispettare la legge.

11:24

Kiev: "I russi hanno lasciato alcune postazioni nella regione di Donetsk"

L'esercito russo è stato costretto a ritirarsi da alcune posizioni in direzione di Donetsk, dove le truppe ucraine stanno installando posizioni difensive: ha reso noto alla tv pubblica ucraina il capo del centro stampa delle forze militari di Kiev, Aleksey Dmitrashkovsky, citato dai media locali. "Il nemico si è ritirato da alcune posizioni in direzione di Donetsk,", ha affermato, "sta subendo perdite significative". Allo stesso tempo, l'intelligence ucraina indica un accumulo di attrezzature militari russe nell'area di Verkhnetoretsky: "Vuol dire che intendono lanciare operazioni militari più potenti in questa direzione".

12:05

Per la Carovana della pace la benedizione del Papa

"Rivolgo una speciale benedizione alla Carovana di pace che in questi giorni è partita dall'Italia per l'Ucraina, promossa da varie Associazioni: Papa Giovanni XXIII, FOCSIV, Pro Civitate Christiana, Pax Christi e altre. Insieme con generi di prima necessità, portano la vicinanza del popolo italiano al martoriato popolo ucraino, e oggi offrono rami di ulivo, simbolo della pace di Cristo. Ci uniamo a questo gesto con la preghiera, che sarà più intensa nei giorni della Settimana Santa". Così Papa Francesco nella preghiera dell'Angelus.

12:39

I filorussi denunciano: "Colpiti dagli ucraini con bombe a grappolo"

Le autorità imposte dalla Russia nella regione ucraina di Zaporizhzhia hanno denunciato un attacco con il sistema missilistico statunitense Himars e munizioni a grappolo da parte delle forze di Kiev contro la città di Melitopol, Nell'attacco sono rimasti ferite almeno sei persone ed è stato colpito un deposito di locomotive. Il sindaco di Melitopol, Galina Danilchenko, ha aggiunto che uno dei feriti è in gravi condizioni. Vladimir Rogov, leader del movimento "Insieme alla Russia" a Zaporizhzhia, ha riferito che le forze ucraine hanno bombardato diverse città dell'aerea e Melitopol con sette missili: sei sono stati intercettati dalla difesa anti-aerea russa, uno ha colpito il deposito delle locomotive. Rogov ha aggiunto che il bombardamento è stato condotto dal sistema missilistico americano a lancio multiplo Himars. Secondo i servizi di emergenza provinciali citati dall'agenzia di stampa ufficiale Tass, sono stati danneggiati anche un condominio e un gasdotto.

12:55

Il piano di Kiev per la Crimea dopo la liberazione: nuovo nome per Sebastopoli e pene per i collaborazionisti

Il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza di Kiev Oleksiy Danilov ha pubblicato su Facebook 12 passaggi di un piano ucraino per riprendere la Crimea. Tra i punti anche un nuovo nome per Sebastopoli, la cosiddetta "città della gloria russa", su cui deciderà il Parlamento di Kiev: forse si chiamerà Akhtiar, ha suggerito Danilov. Sempre secondo Danilov, ci sarà un meccanismo di valutazione del grado di coinvolgimento di cittadini ucraini e residenti in Crimea nel sostegno alle attività delle amministrazioni di occupazione. Un punto del documento riguarda i dipendenti pubblici, i giudici, i pubblici ministeri, i funzionari delle forze dell'ordine e altre categorie di persone che in Crimea erano sul libro paga delle autorità ucraine ma hanno lavorato per le strutture di occupazione russa dopo il febbraio 2014: se saranno riconosciute responsabilità, saranno privati della pensione o non potranno più lavorare per l'Ucraina.

Il piano prevede poi che i cittadini della Federazione Russa che  risiedono illegalmente in Crimea dalla data dell'annessione devono lasciare immediatamente la penisola entro il periodo specificato da Kiev. Quindi anche le transazioni immobiliari saranno ritenute nulle.

Secondo il punto 11, dopo la liberazione della Crimea, ci sarà l'immediato rilascio di tutti i cittadini ucraini, dei tatari di Crimea e degli ucraini perseguitati dalla Federazione Russa per motivi politici dal 2014, con il risarcimento dei danni morali.

13:43

Zelensky ricorda la liberazione della regione di Kiev: "Ucraini avete fermato la più grande forza amti-umana"

Il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha ricordato oggi la liberazione della regione di Kiev dall'occupazione russa avvenuta un anno fa, che l'amministrazione militare regionale ha definito "un simbolo della capacità dell'Ucraina di vincere la guerra". "Le prime offensive, i primi successi, i primi territori liberati. Un anno fa abbiamo cacciato gli invasori dalla regione di Kiev", ha scritto Zelensky in un messaggio su Telegram. "Popolo ucraino! Avete fermato la più grande forza anti-umana del nostro tempo. Avete fermato una forza che disprezza e vuole distruggere tutto ciò che dà senso alle persone", ha aggiunto. "E noi libereremo tutte le nostre terre. Riporteremo la bandiera ucraina in tutte le nostre città e comunità. Faremo tutto il possibile per ripristinare l'Ucraina", ha assicurato. L'amministrazione militare regionale ha sottolineato in un messaggio su Telegram che "la liberazione della regione di Kiev è diventata un simbolo della capacità dell'Ucraina di vincere questa guerra". La regione di Kiev "è stata una delle prime a subire il flagello degli invasori russi", che avanzavano da nord verso la capitale "portando morte e distruzione". I combattimenti nella regione durarono più di un mese e quindici comunità nei distretti di Vyshhorod, Bucha e Brovary furono sotto l'occupazione russa. Tuttavia, "le forze di difesa hanno inflitto una degna battuta d'arresto al nemico e il 2 aprile 2022 gli ucraini hanno saputo che la regione di Kiev era stata liberata dall'invasore". Secondo la polizia ucraina, le forze russe hanno ucciso 1.374 ucraini nella regione di Kiev, tra cui 38 bambini, e 280 persone risultano ancora disperse, ha ricordato l'agenzia Ukrinform.

14:09

Kiev: sei vittime nel bombardamento a Kostyantynivka

E' salito a sei il numero delle vittime dei bombardamenti russi a Kostyantynivka, nella regione di Donetsk. I civili feriti sono otto, ha riferito il capo dell'ufficio del presidente dell'Ucraina Andriy Yermak, citato da Unian. Secondo Yermak, l'esercito russo ha lanciato due colpi dall'S-300 e quattro raffiche dall'Uragan Mlrs. "16 condomini, 8 case private, un asilo, l'edificio dell'ufficio delle imposte statale, le linee del gas sono stati danneggiati", ha detto l'amministrazione militare regionale.

14:44

Russia, un tribunale sospende per 90 giorni la scuola angloamericana di Mosca

Il tribunale distrettuale di Tushinsky ha sospeso i lavori della scuola anglo-americana di Mosca per 90 giorni. Lo ha riferito Ria Novosti, secondo cui l'istituzione ha violato i requisiti per lo svolgimento di attività educative generali in Russia. "Viene riconosciuta l'organizzazione educativa autonoma senza scopo di lucro Anglo-American School of Moscow colpevole di aver commesso un reato amministrativo ai sensi della parte 3 dell'articolo 19.20 del Codice degli illeciti amministrativi della Russia", afferma la sentenza del tribunale. L'ente è stato condannato alla sospensione delle attività per 90 giorni.

15:11

L'Isw: rimpasto nei vertici militari russi in arrivo

"Fonti russe, ucraine e occidentali osservano che l'offensiva invernale russa non è riuscita a raggiungere gli obiettivi del Cremlino di occupare tutte le regioni di Donetsk e Luhansk entro il 31 marzo". A scriverlo, in un tweet, è l'Institute for the study of war, secondo il quale inoltre il fallimento dell'offensiva invernale russa sta verosimilmente spianando la strada ad un altro rimpasto ai vertici dei comandi militari. L'Isw, citato da Sky News, ricorda che il Cremlino ha regolarmente ristrutturato i suoi vertici militari nel corso della guerra, o perché insoddisfatto dei progressi sul campo o per consolidare il controllo politico di Vladimir Putin sulle forze combattenti. Il generale Valery Gerasimov ha assunto il comando personale dell'invasione in un rimpasto a gennaio, con l'incarico di occupare l'intero Donbass, ma la Russia ha ottenuto solo guadagni marginali perdendo decine di migliaia di vite.

15:21

Il Wsj chiede a Mosca il rilascio del giornalista Evan Gershkovich

Il Wall Street Journal chiede con un messaggio postato su Twitter l'immediato rilascio del corrispondente a Mosca Evan Gershkovich dopo il suo arresto ad opera del servizio Fsb "per spionaggio". "Il Wsj chiede l'immediato rilascio del nostro collega, un insigne giornalista arrestato mentre riportava notizie dalla Russia. Sappiamo ciò che accade nel mondo grazie al lavoro coraggioso di giornalisti come Evan. Il caso di Evan è un feroce affronto a una stampa libera e dovrebbe suscitare indignazione in tutte le persone e i governi liberi di tutto il mondo", si legge ancora. "Nessun giornalista dovrebbe mai essere arrestato per aver semplicemente svolto il proprio lavoro".

15:36

Trentotto direttori di testate giornalistiche firmano un appello per Evan Gershkovich

Trentotto direttori di testate giornalistiche di tutto il mondo hanno firmato una lettera indirizzata all'ambasciatore russo negli Stati Uniti in cui condannano la detenzione del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich e ne chiedono l'immediato rilascio. A darne notizia è lo stesso Wsj. I firmatari della lettera all'ambasciatore Anatoly Antonov si dicono profondamente preoccupati per la detenzione di Gershkovich. "L'arresto ingiustificato ed iniquo di Gershkovich rappresenta una significativa escalation nelle misure contro la stampa del vostro governo", si legge nella lettera. "La Russia sta inviando il messaggio che il giornalismo all'interno dei vostri confini è criminalizzato e che i corrispondenti esteri che cercano di riferire dal vostro paese non godono dei benefici dello stato di diritto". La lettera è stata firmata in rappresentanza di testate giornalistiche e gruppi giornalistici tra cui The Wall Street Journal, New York Times, Bbc, Washington Post e il Comitato per la protezione dei giornalisti.

16:37

Blinken telefona a Lavrov: "Inaccettabile la detenzione del giornalista del giornalista Gershkovich"

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha telefonato al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov per gestire il momento di tensione tra i due Paesi, tre giorni dopo l'arresto in Russia del giornalista statunitense del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, accusato di spionaggio. Lavrov ha definito "inaccettabile" la politicizzazione del caso da parte di Washington, e ha detto che il corrispondente sarà giudicato da un tribunale. 

Il ministero degli Esteri russo, citato dalla Tass, ha detto che durante la telefonata si è parlato anche "dell'importanza di creare un ambiente che consenta alle missioni diplomatiche di svolgere il proprio lavoro".

Blinken ha dichiarato su Twitter di aver chiamato Lavrov "per esprimere la profonda preoccupazione per l'inaccettabile detenzione" del giornalista, di cui ha chiesto il rilascio immediato, insieme a quello di un altro americano "ingiustamente detenuto", Paul Whelan.

16:52

Secondo gruppo reclute ucraine termina addestramento tank in Gb

Il ministero della Difesa britannico ha riferito su Twitter che il secondo gruppo di reclute dell'artiglieria ucraina ha completato l'addestramento sul tank semovente AS90, scrive il Kiev Independent. Secondo il ministero, il programma fa parte "dell'impegno del Regno Unito per sostenere l'Ucraina nella sua lotta contro la Russia".

17:20

Tensioni in mare, altre 3 navi Nato in porto a Malta

Continua il flusso di navi militari della flotta Nato che da mesi ciclicamente attraccano a Malta. Oggi al molo principale della Grand Harbor Marina, nella zona del terminal crociere, sono arrivate la turca Yuzbasi Gungor Durmus (A574), nave di supporto per gruppi di assalto, il dragamine olandese Makkum (M857) e l'inglese M38.

A febbraio scorso l'ammiraglio Enrico Credendino in una informativa al Parlamento ha parlato delle tensioni nel Mediterraneo, con la flotta russa che, riferisce un ufficiale di marina europeo di stanza a Malta, "mostra la bandiera" e tende a "posizionarsi nei pressi delle infrastrutture più sensibili", dai gasdotti ai cavi sottomarini.

Malta è un paese neutrale, non fa parte della Nato, ma è legato alla strategia di difesa europea in quanto membro della Ue. Nei mesi scorsi sono entrate in porto navi francesi, americane, italiane e tedesche.

17:23

Kiev, Gruppo Wagner paragonabile a eserciti Ungheria e Slovacchia

Il Gruppo Wagner, l'organizzazione di mercenari russi, è ora un esercito a tutti gli effetti di dimensioni pari al personale militare dell'Ungheria o della Slovacchia. Lo afferma Serhii Cherevatyi, portavoce del Comando militare orientale dell'Ucraina, scrive il Kyiv Independent. Il portavoce non ha specificato il numero delle truppe del Gruppo Wagner, ma le forze armate della Slovacchia contano 19.000 soldati, mentre quelle dell'Ungheria ne hanno 40.000, secondo i dati della Banca Mondiale 2019. Negli ultimi mesi, i mercenari di Wagner hanno cercato di conquistare la città di Bakhmut, nella regione di Donetsk, con il supporto dell'esercito regolare russo.

 17:54

Un morto, 6 feriti in un'esplosione in un caffè a San Pietroburgo in Russia

Una persona è stata uccisa e sei sono rimaste ferite in un'esplosione in un caffè a San Pietroburgo, in Russia, ha riferito l'agenzia di stampa Tass, citando i servizi di emergenza.

18:03

Esplosione a San Pietroburgo, ucciso un noto blogger militare russo

Nell'esplosione in un caffè di San Pietroburgo in cui sono rimaste ferite sei persone avrebbe perso la vita il noto blogger militare russo Vladlen Tatarsky che stava tenendo una conferenza, secondo l'agenzia Ria Novosti e altre fonti. 

18:19

Il momento dell'esplosione nel bar Street Food Bar No. 1 di San Pietroburgo: ucciso il blogger Tatarsky

Cominciano ad arrivare le prime immagini dell'esplosione nel bar di San Pietroburgo in cui sarebbe rimasto ucciso il noto blogger militare Vladen Tatarsky, il cui vero nome è Maksim Fomin. Lo scorso anno aveva partecipato a un evento-raduno dei "soldati digitali" pro-Cremlino nello stesso locale in cui è avvenuta l'esplosione, il Cyber Front Z, un evento a cui Repubblica aveva preso parte.

18:41

Cos'è e dove si trova il bar dov'è avvenuta l'esplosione in cui è morto il blogger Vladlen Tatarsky

(Rosalba Castelletti)

Nello Street Bar di San Pietroburgo ogni fine settimana dal venerdì a domenica si tengono riunioni del Cyber Front Z, una legione di soldati digitali che combatte la cosiddetta "operazione militare speciale" russa non in Ucraina, ma sui social media.

Sotto il segno della "z" ogni giorno il fronte dei cyberguerrieri invita gli oltre 110 mila "patrioti" iscritti al suo canale Telegram a prendere di mira i "traditori" russi o i nemici ucraini e occidentali.

18:54

Il legami tra Prigozhin e il bar dov'è avvenuta l'esplosione

di Rosalba Castelletti

Sebbene gli organizzatori degli eventi del "Cyber Front Z" sostengano che Evgenij Prigozhin non abbia "nulla a che fare con questo club", sugli scontrini emessi dall'ex Street Food Bar N.1 compare il nome della "Concord Management and Consulting Llc", l'azienda di catering di Evgenij Prigozhin, l'uomo dietro ai mercenari Wagner e alla cosiddetta "fabbrica dei troll" di San Pietroburgo. I media pietroburghesi hanno ribattezzato il canale Telegram del Cyber Front Z e i suoi eventi la "fabbrica dei troll 2.0".

19:07

L'esplosione nel bar di San Pietroburgo causata da un ordigno

L'esplosione nel bar di San Pietroburgo, in cui è rimasto ucciso il noto blogger Vladlen Tatarsky secondo i media locali sarebbe stata causata da un "ordigno esplosivo" introdotto da uno dei clienti del bar. Secondo quanto riferito, una donna avrebbe regalato a Tatarsky una statuetta che sarebbe esplosa. La facciata dell'edificio sarebbe stata danneggiata. I media locali non fanno riferimento a nessuna rivendicazione di responsabilità. 

Nell'ultimo anno Tatarsky aveva partecipato anche ad eventi al Cremlino. In una circostanza, aveva pubblicato un video in cui affermava "uccideremo tutti quelli che dobbiamo"..

19:30

Il bar dei soldati digitali dove si fa propaganda all' "operazione militare speciale"

di Rosalba Castelletti

Il "Street Food Bar" si trova al n. 25 di Universitetskaja naberezhnaja, sull'isola Vasilevskij. Prima "Kitsch Russo", dalla primavera 2022 ogni fine settimana dal venerdì alla domenica ospita le riunioni del Cyber Front Z, soprannominato dai media locali la "fabbrica dei troll 2.0". Hanno un canale Telegram che conta oltre 117mila iscritti che prendono di mira i "traditori" russi o i nemici russi e ucraini. Tra gli invitati, blogger militari, politologi e combattenti reduci dal fronte, ma anche politici.

19:45

I Cyber Front Z, "avevamo affittato il bar per la serata, c'è stato un attentato"

Il gruppo Cyber Front Z, che sui social si autodefinisce "i soldati dell'informazione russa", ha dichiarato che aveva affittato per la serata il bar di San Pietroburgo in cui è avvenuta un'esplosione ai danni del blogger Vladlen Tatarsky.  aver affittato il caffè per la serata. "C'è stato un attacco terroristico. Abbiamo preso alcune misure di sicurezza ma purtroppo non sono bastate", ha detto il gruppo su Telegram.

Il procuratore di San Pietroburgo Viktor Melnik si è recato sul posto, ha riferito l'agenzia di stampa Tass, dicendo che "è stata avviata un'indagine".

19:55

Tatarsky, il blogger ucciso nell'esplosione nel bar di San Pietroburgo, in una foto con Darya Dugina

Vladlen Tatarsky, il blogger ucciso in un'esplosione nello Street Food Bar No. 1 di San Pietroburgo in una foto con Darya Dugina, figlia dell'ideologo Aleksandr Dugin, considerato una delle fonti di ispirazione per l'imperialismo putiniano, uccisa da una bomba il 20 agosto 2022.

20:01

Al Cremlino il blogger Tatarsky ucciso nell'esplosione a San Pietroburgo aveva assistito alla cerimonia in cui Putin firmò l'annessione del Donbass

Il blogger Vladlen Tatarsky, rimasto ucciso nell'esplosione di un ordigno in un bar di San Pietroburgo, era stato invitato al Cremlino in occasione della cerimonia con cui Vladimir Putin firmò l'annessione unilaterale delle quattro regioni ucraine del Donbass (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia) lo scorso settembre.

In quell'occasione, ricorda la Tass, il blogger girò un video del discorso del presidente russo.

20:14

Russia: S.Pietroburgo, procedimento penale per "omicidio"

ll Comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale sull'esplosione della bomba che ha ucciso il blogger Vladlen Tatarsky a San Pietroburgo. Il procedimento è stato aperto per "omicidio commesso in modo pericoloso con l'accusa di reato ai sensi dell'articolo 105 del Codice penale russo", si legge nel comunicato. Secondo il Comitato i feriti sono 19 "con diversi livelli di gravità".

Il governatore di San Pietroburgo Alexander Beglov "coordina il lavoro dei servizi speciali", ha detto il servizio stampa dell'amministrazione comunale a Tass. Sul posto è giunto anche il procuratore di San Pietroburgo, Viktor Melnik. Il presidente dell'Assemblea legislativa di San Pietroburgo, Alexander Belsky, ha definito l'incidente un "crimine mostruoso".

20:26

Sono 25 i feriti nell'esplosione di San Pietroburgo

Sono 25 le persone rimaste ferite nell'esplosione a San Pietroburgo che ha ucciso il blogger e corrispondente di guerra Vladlen Tatarsky. Il governatore della città Alexander Beglov ha comunicato che 19 dei feriti sono stati portati in ospedale. "La città - ha aggiunto su Telegram - ha tutte le risorse necessarie per fornire assistenza alle vittime".

20:41

 Esplosione a San Pietroburgo, il consigliere ucraino Podolyak: "è terrorismo interno"

"Inizia in Russia. I ragni si mangiano a vicenda in un barattolo" ha scritto su Twitter il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak, riferendosi all'esplosione nel bar di San Pietroburgo. "Che il terrorismo interno sarebbe diventato uno strumento di lotta politica era una questione di tempo, come la rottura di un ascesso maturo. Processi irreversibili e Troubles 2.0. (il terrorismo in Irlanda del Nord, ndr) attendono la Federazione russa. Mentre noi staremo a guardare". 

21:08

Il ministero degli Esteri russo omaggia Tatarsky, il blogger rimasto ucciso nell'esplosione a San Pietroburgo. La portavoce Zakharova: "difensore della verità"

Il ministero degli Esteri russo ha omaggiato Vladlen Tatarsky, il noto blogger rimasto ucciso nell'esplosione di un ordigno a San Pietroburgo. 

Le persone come Vladlen Tatarsky "sono difensori della verità", ha dichiarato la portavoce Maria Zakharova in un messaggio postato sul suo profilo Telegram, aggiungendo che l'assenza di reazione dai governi occidentali,"nonostante le loro preoccupazioni per il benessere dei giornalisti e della stampa libera parla da sola".

"I giornalisti russi subiscono costantemente minacce di rappresaglie da parte del regime di Kiev e dei suoi ispiratori, che vengono sempre più attuate. Sono sottoposti a molestie, stigmatizzati in senso letterale con contrassegni speciali sulle piattaforme digitali" e viene organizzata "una 'caccia alle streghe' nei media occidentali", ha aggiunto. "Colpisce invece la reazione di Kiev, dove i beneficiari delle sovvenzioni occidentali dimostrano una non celata gioia per l'accaduto".

21:21

Zelensky, prossima settimana importante per la nostra difesa

"La prossima settimana sarà particolarmente importante per la nostra difesa, per il nostro movimento verso la vittoria", ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo consueto videomessaggio serale, citato da Unian. "Una vittoria militare ucraina è l'unica cosa che porrà fine al terrore della Russia e restituirà la libertà a tutti i territori catturati", ha aggiunto. "Questo Stato malvagio per il quale è diventata la norma colpire edifici residenziali con razzi, bombardare villaggi e persone deve essere sconfitto".

22:02

Telefonata Tajani-Grossi (Aiea) su Zaporizhzhia

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto una lunga telefonata con il Direttore generale di Aiea, Rafael Grossi, sulla situazione del conflitto in Ucraina con particolare riguardo alla situazione della centrale di Zaporizhzhia. Lo rende noto la Farnesina. Grossi, reduce da una ulteriore missione in quella zona e da colloqui avuti con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e altri vertici ucraini, ha fornito aggiornamenti sulla prospettiva di creare attorno alla centrale una zona franca, soggetta a una speciale protezione internazionale. 

Tajani ha rinnovato il forte sostegno del governo italiano a questa prospettiva anche in vista della missione che Grossi si accinge a fare nei prossimi giorni a Mosca, sottolineando come utilizzerà il summit del G7 in aprile a Tokyo per evidenziare la priorità politica che l'Italia attribuisce a questo percorso su Zaporizhzhia come possibile punto iniziale, se la situazione lo consentisse, di un negoziato più vasto. Grossi ha anche commentato la situazione in Iran, che resta preoccupante. 

 22:17

L'agenzia Interfax: fermata una 26enne di San Pietroburgo sospettata per l'omicidio

L'agenzia di stampa russa Interfax, citando una propria fonte, afferma che la polizia avrebbe arrestato Daria Trepova, residente a San Pietroburgo, sospettata di aver ucciso il corrispondente di guerra Vladlen Tatarsky.

Nata nel 1997, avrebbe portato nel ristorante una scatola con un busto di Tatarsky, in cui era montato un ordigno esplosivo.

Il nome corrisponderebbe a quello di una attivista anti-guerra fermata a febbraio del 2022 durante una manifestazione contro l'invasione dell'Ucraina.

22:39

Il video dell'ingresso della presunta attentatrice nel bar di San Pietroburgo

Il managing editor di Meduza, Kevin Rothrock, ha pubblicato su Twitter un video che mostra l'ingresso nello "Street Bar" a San Pietroburgo di Daria Trepova, la ragazza sospettata di aver introdotto nel locale l'ordigno che ha ucciso il blogger Vladlen Tatarsky.

22:52

Mosca, sale a 30 numero feriti nell'esplosione a San Pietroburgo

E' salito a 30 il numero dei feriti nell'esplosione nel bar a San Pietroburgo, in cui è rimasto ucciso il blogger ultranazionalista Vladlen Tatarsky. Lo rende noto il ministero della Salute russo, citato dall'agenzia Tass. "Sono 24 le persone ricoverate negli ospedali di San Pietroburgo", precisa il ministero.

Estratto da corriere.it il 2 aprile 2023.

Il noto blogger nazionalista e corrispondente di guerra russo Vladlen Tatarsky è morto nell'esplosione ad un bar caffè a San Pietroburgo. Lo riferiscono i servizi di emergenza citati dai media russi. L'agenzia Tass precisa che l'esplosione è stata causata da oltre 200 grammi di Tnt e che è salito a 16 il bilancio dei feriti.

 Il locale teatro dell’esplosione era appartenuto un tempo a Yevgeny Prigozhin, soprannominato “lo chef di Putin”, capo del gruppo mercenario Wagner.

Tatarsky, 40 anni, all’anagrafe Maxim Fomin, gestiva un canale Telegram seguito da 560mila utenti in cui raccontava l’andamento del conflitto in Ucraina. Nei suoi post si era anche scagliato duramente contro i vertici militari russi per l’andamento della guerra.

 Lo scorso settembre era tra gli invitati alla sontuosa cerimonia del Cremlino per la proclamazione dell’annessione russa di quattro regioni parzialmente occupate dell’Ucraina.

Cominciano ad arrivare le prime immagini dell'esplosione nel bar di San Pietroburgo in cui sarebbe rimasto ucciso il noto blogger militare Vladen Tatarskij, il cui vero nome è Maksim Fomin. Lo scorso anno aveva partecipato a un evento-raduno dei "soldati digitali" pro-Cremlino nello stesso locale in cui è avvenuta l'esplosione, il Cyber Front Z, un evento a cui Repubblica aveva preso parte.

(ANSA il 3 aprile 2023) - "Ho portato una statuetta che poi è esplosa": così Darya Trepova, la donna sospettata di avere compiuto l'attentato di ieri un un caffè di San Pietroburgo, risponde alla domanda di chi la interroga in un video diffuso dall'agenzia Ria Novosti. Alla domanda "chi te l'ha data?", la giovane risponde: "Posso dirlo dopo?". Darya Trepova appare in camicia bianca e con i capelli più corti rispetto alle immagini di sicurezza che la mostravano mentre entrava nel caffè portando un pacco.

Darya Trepova, la giovane fermata con l'accusa di avere compiuto l'attentato di ieri in un caffè di San Pietroburgo, è attualmente sotto interrogatorio per capire "quali siano state le sue motivazioni". Lo ha detto la portavoce del Comitato investigativo russo in un video pubblicato dall'agenzia Ria Novosti. (ANSA) 

Estratto da repubblica.it il 3 aprile 2023.

[…] Nata nel 1977 e residente a San Pietroburgo, dove si era trasferita da Mosca un mese fa, Daria Trepova avrebbe materialmente consegnato una statuetta raffigurante il blogger imbottita di esplosivo nelle mani di Tatarskij.

 La stessa che sarebbe esplosa poco dopo all'interno del locale della propaganda dei mercenari di Prigozhin uccidendo Tatarskij e ferendo 32 persone. Arrestata all'interno di un appartamento, preso in affitto a marzo, distante soltanto pochi minuti a piedi dal bar dell'attentato.

[…]  Per il Comitato nazionale antiterrorismo (NAC) l'attentato al caffè di San Pietroburgo è stato orchestrato dai servizi di sicurezza ucraini e "ha coinvolto agenti che collaborano con la Fondazione anticorruzione" dell'oppositore russo Aleksei Navalny.

 Così il Nac in un comunicato. "È stato stabilito che l'attacco terroristico al giornalista Vladlen Tatarsky, commesso a San Pietroburgo il 2 aprile, è stato pianificato dai servizi di sicurezza ucraini e ha coinvolto agenti che collaborano con la cosiddetta Fondazione anticorruzione di Navalny, di cui la detenuta Trepova è un'attiva sostenitrice", si legge nel comunicato.

 I sospetti sul presunto marito

Secondo alcuni media indipendenti russi Daria Trepova sarebbe stata precedentemente arrestata il 24 febbraio durante una manifestazione contro la guerra. […] Per diversi utenti russi su Twitter, che citano il media di propaganda russo Russia Today, Trepova sarebbe la moglie di Dmitry Rylov. L'uomo viene descritto come complice dell'attentato, seppure non presente perché residente all'arresto, e come "un disertore della mobilitazione parziale, appartenente al partito libertario, firmatario dell'appello per la liberazione di Navalny". Tutte informazioni che non sono state confermate.

Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica” il 3 aprile 2023.

Nato ucraino, cresciuto minatore, fattosi bandito, Maksim Fomin nella sua quarta vita è stato uno dei più accesi nazionalisti russi. Come a voler cancellare la colpa di essere venuto al mondo a Makiivka, nella regione di Donetsk, al momento dell’invasione su larga scala è andato a combattere nel Donbass e, contemporaneamente, faceva il corrispondente di guerra per la Russia: 41 anni, blogger militare tra i più seguiti, ha animato con dibattiti al limite del delirio storico frequentatissimi canali su Telegram. Il primo, da mezzo milione di follower, è il suo personale.

Per più di un anno lo ha aggiornato con messaggi quotidiani firmati con lo pseudonimo Vladlen Tatarsky. Non un nome qualunque. Vladlen Tatarsky è il protagonista del libro culto “Generazione P” del visionario russo Viktor Pelevin, che racconta della fine dell’Unione Sovietica, dell’ingresso della società russa nel consumismo, di droghe e di mitologia mesopotamica.

 Come l’alter ego letterario, anche il Tatarsky blogger considerava la Russia l’unico orizzonte possibile e plausibile. Di questa monolitica convinzione ha intriso i suoi diari di guerra. Gli ucraini lo consideravano tra i più influenti propagandisti di Mosca. E non tutti i russi lo apprezzavano. «È un ucraino che critica Putin, non dovrebbe avere questo successo », dicevano i detrattori.

Da giovane fatica in una miniera di carbone a Donetsk. Poco più che trentenne per una rapina in banca finisce in carcere a Gorlovka, da cui riesce a evadere grazie allo scoppio del conflitto nel Donbass.

 È il 2014. Da latitante imbraccia il fucile e si unisce ai separatisti, per lui unica garanzia di impunità. Per due anni è in prima linea, in seguito entra in un’unità di intelligence. Accumula esperienza militare, come si capisce leggendo uno dei suoi canale Telegram, Rsotm (acronimo per Reverse side of the moon), dove a 354 mila follower fino a ieri spiegava tattiche di assalto e di difesa.

Nel 2019 si trasferisce a Mosca. Entra in contatto e posta foto con Darja Dugina, figlia del filosofo estremista Aleksandr Dugin, uccisa il 20 agosto scorso in un attentato. Lo scorso settembre Putin lo invita alla cerimonia di annessione delle quattro regioni ucraine occupate. In quell’occasione registra un video, poi diffuso sui social, in cui dice: «Sconfiggeremo chiunque, uccideremo tutti, ruberemo tutti coloro a cui dobbiamo rubare. Tutto sarà come vogliamo noi. Andiamo, Dio ci assiste».

 Fomin, alias Tatarsky, gravita nell’orbita di Evgeny Prigozhin e della Brigata mercenaria Wagner. Come il fondatore, si lamenta spesso del ministro della Difesa, delle operazioni militari condotte dallo Stato maggiore e dell’efficienza dell’arsenale russo. […] Inneggia al genocidio ucraino e invoca lo sterminio degli inermi. «Bisogna colpire le infrastrutture civili, in particolare le centrali elettriche. […]». […]

L’ultimo messaggio è delle 15 di ieri. Fomin pubblica la foto di un enorme manifesto a Mosca che invita ad arruolarsi nella Brigata Wagner. […] Poco dopo, a San Pietroburgo il busto scolpito a sua immagine consegnatagli come regalo da una donna è esploso, uccidendolo al numero 25 di Universitetskaja naberezhnaja, dove nel weekend si riuniscono i cyber-guerrieri russi. Quel bar una volta era di Prigozhin.

Estratto dell’articolo di Daniele Raineri per “la Repubblica” il 3 aprile 2023.

[…] Gli ucraini consideravano Tatarsky un bersaglio di alto profilo perché era un blogger da mezzo milione di follower che appoggiava una linea genocida, predicava che il massacro di Bucha […] era stato una scelta giusta perché aveva intimidito l’Occidente e che i soldati russi impegnati nell’invasione avevano il diritto di uccidere e saccheggiare.

In questi mesi di conflitto ci sono già state operazioni spettacolari compiute a sorpresa e molto in profondità nel territorio controllato dai russi – con un movente simbolico. Il 20 agosto una bomba ha ucciso vicino a Mosca Daria Dugina, figlia del propagandista russo Alexander Dugin […].

 In quell’occasione, tra i possibili responsabili era stato fatto anche il nome di Kyrylo Budanov, il generale trentasettenne che dirige la Gur, l’intelligence militare dell’Ucraina […]. Il governo di Kiev aveva respinto l’accusa. Il 5 ottobre però il New York Times aveva pubblicato uno scoop che sosteneva, grazie a fonti dell’intelligence americana, che l’omicidio della Dugina fosse il risultato di un’operazione pianificata da un non meglio specificato settore del governo ucraino. […]

Pochi giorni dopo, l’otto ottobre, un camion-bomba era esploso sul ponte di Kerch che collega la Russia alla Crimea e lo aveva danneggiato. […] I servizi di Mosca avevano accusato Budanov, il direttore della Gur. Questa volta l’accusa era esplicita perché a luglio l’intelligence ucraina aveva pubblicato uno studio approfondito sul ponte di Kerch […] e con il senno di poi sembrava una rivendicazione. 

Colpire Tatarsky in un locale di Yevgeny Prigozhin, fondatore del gruppo Wagner, mentre i mercenari della Wagner avanzano a Bakhmut, potrebbe far parte dello stile della casa. […]

La pista russa può imboccare due direzioni. Una è quella della resistenza armata in Russia […]. […] L’altra è quella di un regolamento di conti: Tatarsky era un rinnegato ucraino che criticava in modo feroce l’esercito russo ed era legato al gruppo Wagner, che da mesi è in rotta di collisione con i generali russi.

La sua morte ricorda quelle di tre comandanti dei separatisti uccisi nel Donbass tra il 2016 e il 2018 con attentati esplosivi – in ascensore, in ufficio e dentro a un caffetteria – attribuite ai servizi russi. Ma un attentato in quel ritrovo di propagandisti a San Pietroburgo è davvero troppo improbabile – e Tatarsky passava molto tempo vicino al fronte dove sarebbe stato più facile ucciderlo, se prendiamo per buona la teoria del regolamento di conti.

La morte di Vladlen Tatarsky è un messaggio a Yevgeny Prigozhin. Stefano Piazza su Panorama il 3 Aprile 2023

Prima di diventare celebre Maxim Fomin era un criminale comune che era scappato dal carcere dove ha scontato una pena per una rapina in banca nel 2014, quando la legge e l'ordine sono crollati nel Donbass dopo l'invasione russa

Secondo l’agenzia Interfax il comitato investigativo russo ha arrestato Darya Trepova, sospettata dell'attentato al blogger Maksim Fomin, alias Vladlen Tatarsky, morto ieri all’interno del Street Food Bar N°1 (un bar di San Pietroburgo di proprietà di Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo Wagner). Per tornare a quanto accaduto il servizio stampa del ministero della Salute russo citato da Ria Novosti ha reso noto che «la condizione di dieci vittime è valutata grave, 16 in uno stato di moderata gravità, di cui una ragazza di 30 anni, cinque persone sono in condizioni soddisfacenti». Chi è stato a mettere oltre 200 grammi di TNT nascosti dentro a una statuetta consegnata proprio da Darya Trepova pochi minuti prima dell’esplosione al 40enne blogger russo? L'ufficio del procuratore del distretto Vasileostrovsky (San Pietroburgo) ha ordinato l'apertura di un'inchiesta che dovrà fare luce sugli autori materiali, sui mandanti ma soprattutto sul perché Maksim Fomin doveva morire. Come in tutte le vicende russe sarà molto difficile ricostruire i fatti, ma il think tank americano Institute for the Study of the War (ISW) nel suo ultimo report scrive che «l'assassinio del blogger militare ultranazionalista russo Maksim Fomin, alias Vladlen Tatarsky, in un bar di proprietà di Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo Wagner, a San Pietroburgo potrebbe rivelare ulteriori fratture all'interno del Cremlino e della sua cerchia ristretta.

 La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha accusato gli ucraini dell'assassinio di Fomin e ha elogiato i milblogger russi per la loro copertura di guerra, evitando di dire che Fomin come gli altri milblogger criticano ogni giorno il ministero della Difesa e il ministero degli Esteri. La propagandista russa Tina Kandelaki ha affermato che «la Russia deve punire i terroristi che hanno ancora elettricità, acqua, ferrovie funzionanti, ristoranti e internet», mentre i milblogger russi sui loro canali Telegram hanno affermato che gli agenti ucraini hanno probabilmente partecipato a simili eventi di milblogger, accusando per l'attacco le forze speciali ucraine e i fallimenti della sicurezza russa. Gli analisti dell'ISW definiscono inoltre «strana» la dichiarazione di Prigozhin, il quale ha detto che non avrebbe «incolpato il regime di Kiev per la morte di Fomin e di Daria Dugina» (morta in un attentato il 20 agosto 2022) indicando come responsabile «un gruppo di radicali russi». Il ministero degli Esteri russo ha reso omaggio a Fomin- Tatarsky, mentre il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha indicato la pista «del terrorismo interno diventato uno strumento di lotta politica». Chi era Maxim Fomin- Vladlen Tatarsky Il blogger ultranazionalista russo che utilizzava lo pseudonimo di Vladlen Tatarsky (un nome che deriva da un celebre romanzo di Viktor Pelevin) era diventato noto all'inizio dell'invasione russa in Ucraina, pubblicando video quotidiani intitolati Vecherny Vladlen (Evening Vladlen) in cui analizzava l'andamento della cosiddetta operazione speciale, dando anche consigli tecnici alle truppe mobilitate in virtù della sua esperienza nel Donbass maturata dal 2014 al 2015, dove aveva combattuto al fianco separatisti del Donetsk. Poi era diventato uno dei blogger militari filo-Mosca più conosciuti, con centinaia di migliaia di follower, ed era considerato uno dei fedelissimi di Yevgeny Prigozhin, capo dei mercenari del Gruppo Wagner. Maxim Fomin si era fatto conoscere per la veemenza delle sue critiche ai vertici militari russi come quando un anno fa scrisse sul suo canale Telegram: «Fino a quando non scopriremo il nome di questo genio militare che ha posizionato il battaglione tattico vicino al fiume, e lui non risponde pubblicamente di questo, non ci saranno riforme nell'esercito». Di lui l’agenzia Tass scrive che «dall'inizio della guerra in Ucraina analizzava quotidianamente il corso dell'operazione e dava consigli ai mobilitati» in realtà ogni giorno il blogger criticava pesantemente i responsabili militari della cosiddetta“operazione speciale” in Ucraina come quando nel maggio 2022 scrisse a proposito della sconfitta subita dai russi nella traversata fallita del fiume Seversky Donetsk: «L'offensiva nel Donbass è ostacolata non solo dalla mancanza di informazioni efficaci dai droni ma anche dalla mancanza di Generali di livello». Per comprendere il livello della sua popolarità basta ricordare che Tatarsky era stato invitato nel settembre scorso al Cremlino in occasione della cerimonia nella quale Vladimir Putin firmò l'annessione unilaterale delle quattro regioni ucraine del Donbass (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia). Quel giorno -come ricorda la Tass- il blogger che solo su Telegram era seguito da oltre mezzo milione di persone aveva girato e messo online un video della cerimonia. Prima di diventare celebre Maxim Fomin era un criminale comune che era scappato dal carcere dove ha scontato una pena per una rapina in banca nel 2014, quando la legge e l'ordine sono crollati nel Donbass dopo l'invasione russa. Una caratteristica distintiva del potere di Putin è il completo annullamento dei confini tra i criminali comuni e lo Stato, come dimostra la storia di Evgeny Prigozhin che ha scontato nove anni per rapina e frode prima di diventare un membro dello stretto entourage di Putin, il capo di una grande organizzazione militare quasi statale come è oggi il Gruppo Wagner. Intanto mentre scriviamo la portavoce del Comitato investigativo russo in un video pubblicato dall'agenzia Ria Novosti ha dichiarato che «DaryaTrepova è attualmente sotto interrogatorio per capire quali siano state le sue motivazioni». Dmitry Rylov marito della donna accusata dell'attentato (che si trova attualmente all’estero) in un'intervista alla testata indipendente russa The Insider, ripresa da Cnnha detto « Daria ha detto di essere stata incastrata, e io sono completamente d'accordo: nessuno se lo aspettava. Per quanto ne so, era necessario consegnare questa statuetta, in cui c'era qualcosa. Ne abbiamo parlato almeno due volte. Daria, in linea di principio, non è il tipo di persona che potrebbe uccidere qualcuno». Mentre a proposito dell’altro arrestato (amico della donna) Rylov ha precisato che «C'è un punto molto importante che mi ha ripetuto più volte: era sicura che questa cosa le avrebbe permesso l'accesso a una persona. Cioè, non era una cosa che sarebbe dovuta esplodere». Probabile che alla donna verrà addebitata la colpa dell’intera operazione, tuttavia, quanto accaduto è un chiaro messaggio mandato a Evgeny Prigozhin ed è molto probabile che Darya Trepova sia stata utilizzata solo per consegnare la statuetta-bomba. La firma del Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa (FSB) in questo caso è fin troppo chiara.

Il blogger russo ucciso Tatarsky, nel racconto perfetto per incastrare Darya spunta l’intermediario che veniva da Kiev. Marco Imarisio su Il Corriere della Sera il 5 aprile 2023.

Prima la donna è stata accusata di essere parte della cerchia di Navalny, ora di essere stata assodata dagli ucraini. Prigozhin si reca nel luogo dell’attentato a Tatarsky

Mancava solo il misterioso intermediario ucraino. La lacuna è stata colmata ieri pomeriggio, con le rivelazioni di Fontanka.ru, il più noto sito di informazione pietroburghese, che riferendosi ad «attendibili fonti investigative» ricostruisce con toni romanzeschi la vicenda di Darya Trepova, la presunta attentatrice accusata di avere ucciso il blogger ultranazionalista Vladen Tatarsky mediante statuetta esplosiva. È un racconto che vale riassumere perché in qualche modo chiude il cerchio della cospirazione perfetta tracciato in questi giorni dalla propaganda russa .

Dunque, in apparenza la donna conduceva una tranquilla vita «vegetariana», ma nel suo intimo era ossessionata dalle notizie sull’Operazione militare speciale. Le sue fonti di informazione erano i canali Telegram ucraini. All’interno di questo ecosistema, sarebbe nata una amicizia con un attivista al soldo di Kiev, sfociata nella proposta fatta a Darya di trasferirsi nella capitale ucraina per lavorare come redattrice di un media locale. Ma per ottenere quell’impiego, avrebbe dovuto prima superare una prova.

Il passo d’esordio sarebbe stato l’incontro nella libreria Listva (Fogliame) con Tatarsky, avvenuto qualche settimana fa durante una sua serata. Proprio grazie a quel colloquio in apparenza casuale, il blogger di guerra avrebbe riconosciuto e accolto Trepova la sera dell’attentato. Poi, il mentore ucraino di Telegram le ha ordinato di andare a Mosca, dove un tassista le ha poi consegnato una scatola. A quel punto, la donna in cerca di lavoro ormai trasformata in agente segreto avrebbe ricevuto l’ordine di andare all’evento con Tatarsky, consegnargli il pacco, e poi «ci pensiamo noi». Le hanno fatto avere un biglietto aereo per l’Uzbekistan, promettendole che poi l’avrebbero fatta arrivare in Ucraina. Sempre secondo Fontanka.ru, Trepova avrebbe detto di ignorare la presenza di una bomba, che sarebbe stata azionata a distanza. Ma sospettava comunque «qualcosa di brutto».

Si sono lette trame di spionaggio migliori. Ma non importa. Diventerà questa la versione ufficiale, a cui si deve credere. Perché contiene l’ultimo tassello. Darya è stata già bollata come sodale della cerchia di Alexey Navalny, il dissidente numero uno, incarcerato da mesi, che per questo complotto verrà ben presto raggiunto da un nuovo e definitivo capo di imputazione. Adesso diventa anche una pedina forse inconsapevole nelle mani del terrorismo ucraino. Bingo. A questa ricostruzione contribuisce, non si sa quanto in buona fede, anche Roman Popkov. L’assistente dell’ex deputato russo Ilya Ponomariov, che si accredita come leader dell’opposizione anti-Putin, ha pubblicato sui social una dichiarazione a nome del «Esercito nazionale repubblicano» che rivendica l’assassinio sostenendo di non avere ricevuto assistenza «da alcuna struttura straniera». Darya Trepova viene definita «la nostra eroina». Popkov nega un coinvolgimento personale. La sigla è la stessa che si era assunta la responsabilità, per bocca dello stesso Ponomariov, dell’attentato costato la vita a Darya Dugina. Non è la prima volta che il duo in questione si esibisce in dichiarazioni ambigue.

Nel pomeriggio di ieri, Darya Trepova è stata trasferita a Mosca e subito portata al tribunale rionale Basmannyj, noto per esaminare i casi che riguardano dissidenti di ogni genere, a cominciare da Mikhail Khodorkovsky. Negli ambienti dell’opposizione è molto diffusa la locuzione «giustizia alla Basmannyj», come sinonimo di repressione politica. L’udienza si è svolta a porte chiuse. La donna è stata formalmente accusata del reato di atto terroristico commesso da un gruppo organizzato, con l’aggravante della morte premeditata di una persona. Sul luogo dell’attentato è giunto un contrito Evghenij Prigozhin, ex proprietario del bar dove si è verificata l’esplosione. «Questa morte ingiusta — ha detto il fondatore del Gruppo Wagner — ci darà una nuova spinta per trasformare il nostro movimento Z in una vera e propria organizzazione pubblica». La tavola della Russia ultranazionalista è imbandita. E tutto fa brodo.

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per lastampa.it il 4 aprile 2023.

Nel video che inchioderebbe Daria Trepova come responsabile della bomba al «cafè Prigozhin» di Pietroburgo non tutto torna. La prima cosa palese è che la ragazza appare sotto costrizione. Sembra quasi leggere. La seconda è che un video del genere non potrebbe essere registrato senza un avvocato (e Trepova non ha visto avvocato). La terza è che nel video la giovane ha i capelli corti, mentre nelle immagini diffuse del caffè li ha notevolmente più lunghi. Naturalmente possono averglieli tagliati nella mattinata in cui è stata detenuta. Buon taglio.

C’è però un’altra ragione che suona del tutto implausibile. La conversazione del video avviene così: «Capisci perché sei stata arrestata?». «Capisco». «Per quello?». «Per... direi per esser stata sulla scena dell’omicidio di Vladen Tatarsky». «Cos’hai fatto?». «Ho portato lì una statuetta, che è esplosa». Ma qui interviene un twist molto strano: «Chi te l’ha data?». Daria risponde: «Posso dirvelo più tardi?». Proprio come se fosse una sceneggiatura. La sceneggiatura del Fsb, che si riserva di indicare altri colpevoli e complici.

Tutto questo stride con l’enorme rapidità con cui questa presunta attivista no war è stata offerta in pasto a tutti i media russi, con le sue foto, i suoi profili social, il suo marito. Secondo il canale «Shot», la prima cosa che la ragazza ha detto mentre l’arrestavano è stata appunto gridare: «Sono stata incastrata! Mi stavano solo usando!».

 […] Naturalmente, Fsb e Ministero dell’Interno russi puntano ad altro; e accusano gli ucraini. Ed è ovvio che a Kiev neghino il coinvolgimento nell’esplosione […], il fatto è che il governo ucraino viene assolto anche da Evgheny Prigozhin, il capo di Wagner, che ieri ha spiegato: «Per quanto riguarda la morte di Daria Dugina, sì, tutto è simile. Ma non incolperei il regime di Kiev per queste azioni. Penso che ci sia un gruppo di radicali che è poco legato al governo. Ecco come lo chiamerei».

Prigozhin […] si è astenuto dallo specificare se questi «radicali» fossero ucraini. Sa bene […] che l’assassinio di Tatarsky […] suona anche come un altro colpo ai deliri di potere del capo di Wagner. Un colpo targato direttamente Fsb? […]

Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio” il 4 aprile 2023.

L’attentato al propagandista Vladlen Tatarsky non è stato rivendicato da nessuno e Mosca ha dovuto scegliere a chi dare la colpa […]. Le possibilità erano tre: il governo di Kyiv, l’opposizione russa, le frange degli arrabbiati con il Cremlino che rivendicano una nuova gestione della guerra e pretendono il licenziamento del ministro della Difesa, Sergei Shoigu.

 Alla fine la scelta del colpevole da parte del Cremlino è stata ibrida ed è ricaduta un po’ sull’Ucraina e un po’ sugli oppositori politici del presidente russo Vladimir Putin. […] Per l’attentato è stata arrestata Daria Trepova, la donna che ha portato a Tatarsky una statuetta con l’esplosivo.

[…] L’attacco a San Pietroburgo non ha soltanto provocato la morte del propagandista, ha ferito anche trentadue persone e il Cremlino ha puntato sul nemico che vuole che i suoi cittadini temano di più. La guerra è arrivata in casa e Putin fa installare sistemi antimissile Pantsir vicino alle sue residenze: fomentare la paura del nemico esterno – gli ucraini – e interno – l’opposizione, serve a creare un senso del pericolo che giustifichi l’invasione dell’Ucraina e la repressione nel paese.

 […] Il terzo nemico del presidente è il gruppo di oltranzisti, che avrebbe voluto iniziare la guerra già nel 2014 e che dei fallimenti sul campo di battaglia stila una lista di colpevoli che di mese in mese si avvicina sempre di più a Putin. Alcuni di questi uomini nel fine settimana hanno annunciato la creazione del club “dei patrioti arrabbiati”, e il più arrabbiato di tutti è Igor Girkin, detto Strelkov che vuol dire “sparatore”, ex agente dell’intelligence russa, mandato in Crimea nel 2014, poi diventato comandante delle milizie di Donetsk e oggi castigatore della linea, che definisce morbida, contro l’Ucraina.

A questo gruppo e ai dissidi con Prigozhin, per il momento il Cremlino non dà spazio pubblicamente. Non mette in luce una faida che può determinare il futuro della guerra – se la Wagner smettesse di combattere Mosca avrebbe ancora più difficoltà – e anche del potere di Putin. Ieri a Melitopol, la città nel sud dell’Ucraina occupata dai russi, un funzionario filorusso è rimasto ferito durante l’esplosione della sua macchina. E’ stato tra gli organizzatori dei falsi referendum di annessione a Mosca.

Il gruppo di oppositori russi Anr: "Siamo stati noi a uccidere Tatarsky". Storia di Redazione su Il Giornale il 5 aprile 2023.

Che la confessione di Daria Trepova (nella foto) fosse artefatta sembrava evidente. Che il caso fosse ben più complicato di quanto i russi abbiano voluto far credere anche. Ma adesso, sull'attentato di San Pietroburgo in cui è stato ucciso il blogger militare russo noto con lo pseudonimo di Vladlen Tatarsky, si aprono nuovi scenari. L'Esercito Repubblicano Nazionale (ANR), un gruppo creato dai ribelli russi che si oppongono al regime del Cremlino, ha rivendicato ieri la responsabilità dell'attentato della scorsa domenica, scagionando in pieno Daria Trepova, la donna additata da Mosca come responsabile e arrestata dopo una brevissima ricerca. «Questa azione è stata preparata e perpetrata da noi autonomamente. Non abbiamo contatti e non abbiamo ricevuto aiuto da nessuna struttura straniera, tanto meno dai servizi segreti», ha scritto la cellula dell'ANR di San Pietroburgo sul canale Telegram «Rospartizan». Tatarsky, il cui vero nome era Maxim Fomin, noto per le sue posizioni estremiste, è stato ucciso perché secondo il gruppo di oppositori era «istigatore e propagandista oltre che un criminale di guerra». Il gruppo sottolinea anche che il bar dove è avvenuto l'attentato è di proprietà del boss del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, «uno dei più famosi criminali russi». L'attacco, spiegano, «non era diretto contro i civili ma tutti i feriti sono sostenitori della campagna militare russa in Ucraina che giustificano i crimini di guerra del regime di Putin». L'organizzazione rivolge anche un appello ai cittadini russi: «Emulate il nostro esempio. I criminali non si sentiranno al sicuro sul territorio russo, la Russia sarà libera».

L’attentato a Tatarsky: geopolitica e cronaca nera. Piccole Note (Filo-Putin) il 5 Aprile 2023 su Il Giornale.

L’assassinio del blogger russo Vladlen Tatarsky è un esempio tipico di intersezione tra cronaca nera e geopolitica. Il blogger è stato ucciso nel giorno in cui i russi prendevano il controllo del municipio di Bakhmut, cosicché l’attentato serviva a due scopi.

Il municipio di Bakhmut

Anzitutto a coprire la notizia della caduta del municipio, di fatto diventata irrilevante dopo l’assassinio. Il punto è che, benché di nessuna importanza tattico-strategica, la conquista del palazzo municipale aveva un alto valore simbolico, come sbandierato dalle forze ucraine che vi si erano acquartierate in segno di vittoriosa resistenza.

Peraltro, come avevamo segnalato in una nota precedente, il New York Times, solo due giorni prima della sua caduta, aveva annunciato che l’offensiva russa su Bakhmut era ormai svaporata. La successiva conquista del Municipio lo smentiva decisamente. Ma tale notizia andava coperta in ogni modo, da cui l’uccisione del blogger, inutile ai fini strategici, quanto eclatante.

L’altra causale dell’attentato, secondaria ma non troppo, è quella di inviare un avvertimento alle autorità moscovite, dimostrando di poter colpire all’interno della Russia a piacimento e in modalità mirata. Non per nulla, subito dopo l’attentato, James Olson, ex capo del controspionaggio della Cia, ha dichiarato che “Putin è un morto che cammina“.

Il combinato disposto assassinio-avvertimento appartiene alla follia del momento. Se davvero riuscissero a uccidere Putin, anche la narrativa più pervasiva non potrebbe convincere i russi dell’estraneità di Washington. La ritorsione sarebbe immediata e catastrofica.

Il curatore

Così andiamo alla cronaca nera, cioè all’omicidio di Tatarsky, perché la dinamica dell’operazione è istruttiva, dal momento che è analoga a quella in uso presso le Agenzie del Terrore.

Ad assassinarlo è stata Darya Trepova, già attivista del movimento di Navalny, l’oppositore di Putin con un indice di gradimento bassissimo in patria ma altissimo in Occidente, attualmente in carcere dopo essere improvvidamente tornato in patria in segno di sfida a Putin che, secondo lui e i suoi sponsor esteri, aveva tentato di avvelenarlo.

Ma l’attivismo pro-Navalny della Trepova appartiene al passato. Più di recente un tale l’ha contattata tramite social media, sondandone la possibilità di farne un’arma. Più che probabile che sapesse già tanto della Trepova, come è probabile che abbia provato a saggiare il terreno anche con altri candidati.

La Trepova abbocca all’amo e la conversazione si sposta sul dark web, dove il curatore la sottopone a prove, sempre più audaci, per saggiarla e aggiogarla.

La Trepova inizia così una manovra di avvicinamento alla vittima. Inizia a inneggiare all’operazione russa nel Donbass sul suo sito, prime dedito all’arte, a seguire gli incontri della vittima e a creare cartoline illustrate in onore dei soldati russi che mostra in giro per accreditarsi.

Cartoline che mostrerà anche a Tatarsky quando si intrattiene con lui a margine di un evento. Tutte le sue mosse sono suggerite dal curatore e a lui deve riferire esiti e dettagli. Riceve pagamenti in criptovalute e promesse per un impiego in Ucraina al termine della missione.

Infine, quando arriva il momento di colpire, il curatore le spiega che deve cambiare alloggio e trasferirsi a San Pietroburgo, in una casa a due passi dal bar nel quale deve portare a termine l’ennesima missione, quella finale, nella quale, nel corso di un incontro, la donna consegna a Tatarsky la statuetta imbottita di esplosivo che lo avrebbe ucciso (ferendo diversi convenuti, vittime collaterali).

Il blogger accoglie il dono e lo ostenta anche al pubblico presente, come si vede nel video dell’esplosione, perché la Trepova era ormai un volto a lui noto e familiare.

Servizi poco segreti

I russi dicono che il curatore della donna appartiene ai servizi segreti ucraini. Questi negano, ma lo fecero anche nel caso dell’omicidio della Dugina venendo poi smentiti dagli americani (che non si ripeteranno: sono ormai troppo ingaggiati nella guerra per negare copertura a Kiev).

Quanto alla Trepova, ha detto agli inquirenti che non sapeva che la statua contenesse esplosivo. Possibile, ma anche no. Poco importante, è solo una pedina sacrificabile, al modo dei kamikaze islamici.

A leggere l’informazione nostrana è arduo discernere tra vittima e carnefice, dal momento che il blogger ucciso è stato dipinto come un orco.

In realtà, benché inquadrato nei ranghi dell’esercito, faceva quel che fanno né più né meno i suoi omologhi ucraini, esaltando enfaticamente il suo Paese e denigrando brutalmente i nemici. Cioè quel che fanno, in modi più soft ed eleganti, il 90% (per tenersi bassi) dei cronisti occidentali che seguono questa guerra.

L’obiettivo prescelto dagli attentatori, non a caso, è un narratore della guerra per parte russa. Così lo era la Dugina, amica peraltro dell’assassinato. La scelta dei bersagli indica ancora una volta come questa guerra abbia un sostrato hollywoodiano, nel quale le narrazioni sono di primaria rilevanza, così che i narratori russi (e non solo) diventano nemici da eliminare. La libertà di stampa in Occidente è diventato un concetto relativo.

Se fatte dai russi, tali azioni sarebbero inquadrate nel novero del Terrore. Dal momento che a compierle sono gli ucraini, hanno altre classificazioni. Questione di prospettiva.

Ci si può chiedere legittimamente se i servizi segreti ucraini abbiano le potenzialità per compiere azioni tanto sofisticate, cosa che appare alquanto improbabile. Come appare improbabile che non rispondano e/o non comunichino con i servizi segreti formalmente alleati, di fatto dominus della scena ucraina. Ogni riferimento a Cia e MI6 è puramente casuale.

Ma al di là delle domande, e delle non risposte, si può annotare, a fine articolo, che due o tre giorni prima dell’omicidio del blogger, i servizi segreti russi arrestavano per spionaggio il cronista del Wall Street Journal Evan Gershkovich. Accuse, come da prassi, respinte dalla controparte.

Le donne killer: la scia di sangue partita con Dugina. La bomba che ieri, nel bar di Prigozhin a San Pietroburgo ha ucciso il blogger nazionalista, il quarantenne Vladlen Tatarsky, era nascosta in una statuette. Redazione il 3 Aprile 2023 su Il Giornale.

La bomba che ieri, nel bar di Prigozhin a San Pietroburgo ha ucciso il blogger nazionalista, il quarantenne Vladlen Tatarsky, era nascosta in una statuetta. Un «regalo-premio» consegnato alla vittima da una misteriosa ragazza, «l'artista» Nastya che, dopo aver omaggiato Tatarsky è riuscita ad allontanarsi giusto in tempo per evitare l'esplosione. Le donne e gli attentati in Russia...

Per l'attentato del 23 luglio 2022 dove morì Daria Dugina, figlia dell'ideologo e propagandista Aleksandr Dugin vicinissimo al presidente Putin, i servizi segreti russi accusarono Natalya Pavlovna Vovk: una cittadina ucraina arrivata a Mosca con la figlia dodicenne e scappata in Estonia subito dopo l'uccisione della Dugina. Sembra che il vero obbiettivo fosse in realtà il padre della ragazza. Ma una tragica fatalità aveva fatto sì che nell'automobile (sotto il cui sedile era stato piazzato l'esplosivo) salisse Daria. Secondo le ricostruzioni dei servizi, Natalya Pavlovna Vovk, classe 1979, aveva affittato un appartamento nello stesso palazzo di Dugina per sorvegliarla meglio prima di piazzare la bomba. Erentrata nel Paese a bordo di una Mini Cooper alla quale sarebbero state applicate tre targhe diverse: la prima della Repubblica di Donetsk, per varcare il confine, la seconda del Kazakhstan, usata a Mosca, e la terza dell'Ucraina per uscire dal Paese. Un gruppo di hacker russi, RaHDit, aveva ipotizzato che la Vovk appartenesse al battaglione ucraino Azov ma il battaglione aveva smentito.

Estratto da repubblica.it il 2 aprile 2023.

Vitalii Merinov, l'ucraino quattro volte campione del mondo di kickboxing che combatteva al fronte in Ucraina, è morto per le ferite riportate sul campo di battaglia. Lo ha reso noto il sindaco della città di Ivano-Frankivsk, dove lui era originario.

 Merinov si era unito all'esercito ucraino come volontario subito dopo che l'esercito russo aveva cominciato l'invasione; ferito da schegge di arma da fuoco alla gamba durante una delle battaglie, si era poi ripreso ed era tornato al fronte, ha raccontato il sindaco. Non è chiaro dove sia stato ferito mortalmente. Merinov lascia la moglie e una figlia di due anni.

 Secondo Kiev, sono almeno 262 gli atleti ucraini morti dall'inizio dell'invasione.

L'ultimo sacrificio di Vitaly, dal ring alla trincea. La strage dei 262 atleti ucraini morti per la patria. Storia di Tiziana Paolocci su Il Giornale il 3 aprile 2023.

Di battaglie ne aveva vinte tante. Sul ring Vitaly Merinov aveva affrontato avversari fortissimi, guadagnando per quattro volte il titolo di campione del mondo di kickboxing.

Ma l'ultima, quella per difendere la sua Ucraina, gli è costata la vita. L'atleta, che combatteva al fronte, è morto il 31 marzo per le ferite riportate durante gli scontri.

Merinov aveva alle spalle un passato glorioso, fatto di medaglie e coppe, ed era riuscito a strappare il titolo più importante per quattro volte. Era rispettato e amato non solo dai suoi connazionali, anche dagli atleti avversari, per l'indiscussa correttezza e professionalità.

Poi era scoppiata la guerra e aveva deciso di schierarsi per proteggere la sua patria. Si era unito all'esercito ucraino come volontario subito dopo l'invasione da parte della Russia, senza pensarci troppo, abbandonando il ring, gli incontri e la gloria. Era stato ferito una volta e poi di nuovo qualche mese fa, quando era stato raggiunto da diverse schegge di arma da fuoco alla gamba durante una delle cruente battaglie, ma si era ripreso ed era tornato al fronte.

Non è chiaro dove sia stato ferito, ma si trovava a combattere in prima linea nella regione di Luhansk. È stato portato nuovamente in ospedale. Questa volta le sue condizioni sono apparse subito disperate e poche ore dopo Merinov è morto. La notizia è stata data da Ruslan Martsynkiv, il sindaco della città di Ivano-Frankivsk, dove l'atleta era originario. «Sincere condoglianze alla famiglia e ai propri cari. Memoria eterna all'Eroe!», ha commentato in un tweet il primo cittadino. Il campione lascia la moglie e una figlia di due anni.

Il 10 marzo scorso aveva perso la vita nella regione di Luhansk il 22enne Maksym Galinichev, promessa emergente del pugilato, con due medaglie d'oro vinte ai Campionati Europei Giovanili del 2017 e del 2018, anno in cui aveva partecipato anche alle Olimpiadi estive della gioventù. Galinichev nella primavera scorsa si era rifiutato di partecipare al campionato europeo di boxe, scegliendo di arruolarsi nelle truppe d'assalto aviotrasportate. Anche lui ha sacrificato la vita per il suo popolo, come il pattinatore, Dmytro Sharpar, ucciso in combattimento vicino a Bakhmut, e Volodymyr Androshchuk, campione di decathlon 22enne, che puntava alle Olimpiadi.

Sono 262 gli atleti ucraini morti dall'inizio dell'invasione Russa e sono 363 le strutture sportive distrutte nel paese. Lo ha sottolineato ieri il ministro per lo Sport del governo di Kiev, Vadym Huttsait, incontrando il presidente della Federazione Internazionale di Ginnastica, Morinari Watanabe, e chiedendo che nessun atleta russo venga ammesso a partecipare alle Olimpiadi o altre competizioni sportive. «Tutti appoggiano questa guerra e partecipano a eventi organizzati in suo sostegno», ha aggiunto, secondo quanto riporta una trascrizione postata sul sito web della presidenza ucraina. L'Ucraina già due giorni fa ha vietato ai suoi atleti di prendere parte alle qualificazioni per i Giochi di Parigi del 2024, qualora dovessero competere contro i russi, ma non ha ancora deciso in merito alla loro partecipazione alle Olimpiadi stesse.

Combatteva da volontario dai giorni successivi all'invasione. Chi era Vitalii Merinov, il campione ucraino di kickboxing morto nel Donbass: “I russi ci promettono musica e tre pasti”. Redazione su Il Riformista il 2 Aprile 2023

E’ morto nel Donbass Vitalii Merinov, quattro volte campione del mondo di kickboxing che difendeva la sua nazione, l’Ucraina, già dai primi giorni dell’invasione russa dello scorso 24 febbraio 2022.

L’ufficialità della dipartita del campione sportivo ucraino è stata data lo scoro 31 marzo. Merinov è morto per le ferite riportate sul campo di battaglia fa sapere il sindaco della città di Ivano-Frankivsk, nella parte occidentale del Paese, dove lui era originario.

Nelle scorse settimane l’ex campione di kickboxing aveva avuto una ferita da schegge d’arma da fuoco alla gamba, poi è tornato in prima linea dopo essere guarito ma è morto in ospedale dopo nuove ferite. Lascia la moglie e una figlia di due anni. Secondo Kiev, sono almeno 262 gli atleti ucraini morti dall’inizio dell’invasione.

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Merinov sulla sua pagina Instagram documentava settimana per settimana la situazione vissuta al fronte nel Donbass. L’ultimo post cinque giorni fa. “Ogni mattina, gli occupanti accendono la musica e ci chiedono di arrenderci e promettono tre pasti al giorno” scriveva ironicamente a corredo di un breve video che lo immortalava all’interno di una trincea in compagnia di altri soldati ucraini.

Little Odessa. Il quartiere di New York che da quarant’anni ospita russi e ucraini scappati dall’Unione Sovietica. Riccardo Romani su L’Inkiesta il 3 Aprile 2023

Attraversando Brighton Beach, a Brooklyn, si ha la sensazione di passeggiare in una cittadina dell’Est Europa, abitata da chi è fuggito da Mosca e Kyjiv per scampare alla repressione del Cremlino

La frontiera sorge all’altezza della fermata di Sheepshead Bay, Brooklyn. Sul treno della linea B della metropolitana di New York però non sale alcuna guardia di confine. È sufficiente soffermarsi sul paesaggio per sentirsi proiettati in un’altra latitudine. Le scritte in inglese spariscono, persino gli sportelli bancomat hanno le indicazioni in cirillico, le case basse evocano convivenze multiple, sopra i tetti, molti ancora di legno, si inalberano lunghe bave di fumo nero. Brighton Beach, la più grande enclave ex Sovietica al mondo. Scendi per strada e la metà di quelli cui provi a chiedere un’informazione, non parla inglese. Manhattan, una ventina di chilometri a nord, sembra separata da otto ore di fuso orario.

La radio locale si chiama Freedom, un dj con un forte accento est europeo si spertica con i suoi ascoltatori: «Siamo orgogliosi delle nostre origini e della nostra cultura russa. Noi immigrati non abbiamo nulla a che fare con le decisioni che prendono al Cremlino». E subito dopo parte un pezzo di Toto Cutugno che da queste party va più forte di Lady Gaga.

Sono mezzo milione i russi arrivati negli Stati Uniti negli ultimi quarant’anni, centosessantamila si sono stabiliti a New York, la maggioranza proprio a Brighton Beach. O almeno, così si definivano per praticità gli immigrati arrivati dai cocci dell’Unione Sovietica. Anton, proprietario di un ristorante georgiano su Ocean Parkway, lo spiega bene: «Chi arrivava in America dalle vecchie Repubbliche, non andava per il sottile. Sono russo, diceva, anche se poi come me veniva dalla Georgia o dalla Cecenia. Con gli americani meglio metterla giù facile. Gli unici che ci hanno sempre tenuto a distinguersi sono gli ucraini, anche se poi tra noi si parla sempre il russo. Cos’è cambiato dal febbraio dell’anno scorso? Adesso quando mi chiedono da dove provengo non dico più che sono russo, sono georgiano».

Il 24 febbraio 2022 qui a Brighton Beach non è stato vissuto come un trauma. Ucraini e russi vivono uno attaccato all’altro da decenni, le bombe osservate alla tv hanno risvegliato appena antichi dissapori e, come mi racconta Inga, un’infermiera arrivata a New York da Kyjiv a inizio anni Novanta, «che Putin sia un fascista è assodato, ma qui nessuno qui osa chiamarti nemico, qui siamo tutti vicini di casa, a prescindere dalla nazionalità».

Certo, non è che si può fare finta di nulla: «Ci sono discussioni anche accese tra noi, scontri da bar, per così dire, ma portiamo i figli a giocare nella stessa squadra, ci frequentiamo da anni, non ha senso essere ostili l’uno con l’altro. Da inizio guerra abbiamo creato un comitato per raccogliere aiuti e ricevere profughi. Ne sono arrivati un migliaio dall’anno scorso. Del comitato fanno parte molti russi. Essere contro la guerra non dovrebbe dipendere dal simbolo che esponi».

Vero, ma tanto per stare dalla parte del sicuro, un celebre negozio di specialità russe, Taste of Russia, ha ammainato la storica insegna ed ha appeso una bandiera ucraina in vetrina. Una delle proprietarie, Elena Rakhman, si giustifica così: «Specie all’inizio del conflitto quell’insegna poteva ferire la sensibilità di qualcuno. Ho avuto clienti che non si sentivano a loro agio a fare la spesa qui ma anche impiegati che sono ucraini ed hanno sofferto perdite in Patria».

Lungo il celebre lungomare che ha regalato a questo lembo di Brooklyn il meritato appellativo di Little Odessa, prevale la tonalità grigio per dieci mesi l’anno. Ci incontriamo Yelena – immigrata da Kyjv nel 1989 – che gestisce un’associazione per il sostegno della comunità LGBTQ+ di lingua russa: «Viviamo un tempo sospeso. Le conversazioni sono molto caute, si cerca di non urtare la sensibilità altrui. Ma si cerca di andare avanti, abbiamo smesso di definirci un’associazione soltanto per persone di lingua russa, ma nessuno qui può essere considerato colpevole. Siamo tutti responsabili e anche dal nostro comportamento può dipendere il raggiungimento della pace».

Un’altra Yelena, Makhnin, è una sorta di presidente della camera di Commercio per aziende locali di lingua russa: «Se resterà con noi per una settimana si accorgerà che questa zona è una ricostruzione in miniatura delle Nazioni Unite. Certo, ci sono opinioni difformi, ci sono persone che pur essendo contrarie alla guerra non sono sicure di chi l’abbia fatta iniziare. Però quando scoppiò il conflitto qua sono scesi per strada in migliaia a manifestare per la pace. E nessuno si è messo a contare quanti fossero russi e quanti ucraini».

Dereka, insegnante poco più che trentenne, mette in guardia su di un pericolo esistente: «Quelli che chiedono – ad esempio – di togliere Tchaikovsky dai piani di studio, sono accecati da un’ira illogica. Rischiamo di fare come durante il Covid, quando la comunità cinese di New York venne criminalizzata per colpe non sue».

Forse varrebbe la pena portare i contendenti a sedersi ad un tavolo di fronte all’Oceano Atlantico che tanto assomiglia al Mar Nero. Ma il giovane Alex, studente russo arrivato qui – e poi rimasto – una quindicina di anni fa, non è così ottimista: «Credimi, un sacco di noi guardano la tv russa e sono convinti che Putin sia dalla parte della ragione. Magari non lo dicono apertamente ma se facessimo un sondaggio segreto saresti stupito dal risultato. Se ucraini e russi qui convivono senza troppi problemi è perché conoscono bene la storia, sanno che ci sono dissidi inevitabili e uomini di potere, come Putin, che fanno il buono e il cattivo tempo da secoli. Prevale il fatalismo. E la pigrizia: ci vuole un bel coraggio a credere tutte le panzane che la tv russa racconta ogni sera».

Guerra Ucraina - Russia, le news del 3 aprile.

La Repubblica. Attentato San Pietroburgo, il marito di Trepova: "È stata incastrata"

Per Mosca l'attentato di San Pietroburgo "è stato pianificato dai servizi speciali dell'Ucraina e aiutati dall'ong di Navalny". Ma loro negano. Il governo polacco consegna a Kiev i caccia Mig-29. Zelensky a Varsavia il 5 aprile. La Finlandia da domani sarà nuovo membro Nato

L'esplosivo dell'attentato al caffè di San Pietroburgo era contenuto in una statuetta. Vladlen Tatarsky era un inviato ultranazionalista molto seguito e considerato vicino al capo della Wagner. Per Kiev "è terrorismo interno".

Il segretario di stato Usa, Antony Blinken, chiede il rilascio del giornalista del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, ma il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, non tarda a rispondere: "Lo processeremo"

Punti chiave

18:28

Media, sospettata attentato in trasferimento a Mosca 

17:15

Media, un altro arresto per la morte di Tatarsky

15:49

Usa, pallone-spia Cina ha raccolto immagini siti militari

14:01

 Il marito di Trepova: "Daria è stata incastrata, non avrebbe mai ucciso"

13:54

Zelensky: "San Pietroburgo? La Russia rifletta. Io penso all'Ucraina"

13:21

Nato: "Chiediamo a Mosca rilascio immediato giornalista"

13:17

Nato: "Finora nessuna manovra su nucleare da Putin. Non ci faremo intimidire"

13:07

 Fondazione Navalny: "Non c'entriamo nulla con l'attentato"

12:46

Polonia: "Consegnati a Kiev parte dei caccia Mig-29 promessi"

12:42

Zelensky sarà a Varsavia mercoledi 5 aprile

12:14

Daria Trepova confessa: "Ho portato una statuetta che poi è esplosa"

11:01

Mosca, Trepova sotto interrogatorio per capire motivi attentato

00:23

Prigozhin: "Abbiamo preso Bakhmut. La bandiera russa sventola sopra al municipio"

00:23

Prigozhin: "Abbiamo preso Bakhmut. La bandiera russa sventola sopra al municipio"

La battaglia per la conquista di Bakhmut, secondo la compagnia di mercenari Wagner, si è ufficialmente conclusa. A darne l'annuncio è stato Yevgeny Prigozhin, che ha postato un video in cui ha affermato che la bandiera russa è stata issata sull'edificio dell'amministrazione comunale della cittadina del Donbass, da mesi teatro di furiosi combattimenti con gli ucraini. "Tecnicamente, controlliamo la città", mentre il "nemico è rimasto nei quartieri occidentali". Prigozhin ha poi dedicato questa vittoria al blogger ultranazionalista Vladlen Tatarsky, ucciso alcune ore prima in un attentato in un caffè di San Pietroburgo

02:26

Esercito Kiev: abbiamo ancora il controllo di Bakhmut

L'esercito ucraino assicura di avere ancora il controllo della città di Bakhmout, nell'est dell'Ucraina, che il gruppo paramilitare russo Wagner ha affermato di aver tecnicamente preso issando la bandiera russa sul municipio

03:59

Russia: arrestata donna per omicidio Tatarsky

Una donna di 26 anni, Daria Trepova, residente a San Pietroburgo, sarebbe stata arrestata per l'attentato in cui è rimasto ucciso il blogger ultranazionalista russo Vladlen Tatarsky. Lo riporta Ukrainska Pravda, giornale online, citando come fonte l'Interfax russa. La giovane, secondo una prima ricostruzione sarebbe accusata di aver portato al caffè una scatola con un busto di Tatarsky, al cui interno era confezionato dell'esplosivo

07:35

Isw: "L'omicidio del blogger rivela contrasti nel Cremlino"

L'assassinio del blogger militare ultranazionalista russo Maksim Fomin, alias Vladlen Tatarskij, in un bar di proprietà di Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo Wagner, a San Pietroburgo potrebbe rivelare ulteriori fratture all'interno del Cremlino e della sua cerchia ristretta. Lo scrive nel suo ultimo report il think tank statunitense Isw (Institute for the study of the war).  Gli analisti dell'Isw definiscono 'strana' la dichiarazione di Prigozhin il quale ha detto che non avrebbe "incolpato il regime di Kiev" per la morte di Fomin e di Daria Dugina (assassinata in agosto)  indicando come responsabile un gruppo di radicali russi.

09:35

Russia, il ministero dell'Interno: l'attentatrice San Pietroburgo è ancora ricercata

Il ministero degli Interni russo ha inserito Darya Trepova nella lista dei ricercati del Paese, sospettata di aver ucciso il blogger Vladlen Tatarsky in un caffè di San Pietroburgo. Il file di Trepova è apparso stamani nel database dei ricercati dove si legge solo che Trepova, nata a San Pietroburgo nel 1997, è ricercata nell'ambito di un'indagine penale.

Una fonte aveva detto a Interfax che Trepova era stata arrestata. In seguito è emerso che la madre e la sorella della donna sono state portate in un ufficio investigativo per essere interrogate, mentre Trepova era ancora in fuga.

"Non sono state formalmente arrestate. Sono state interrogate e in base a questo verrà presa una decisione sul loro status procedurale", ha detto la fonte. Tatarsky è stato ucciso ieri in un'esplosione in un caffè sulla Universitetskaya Embankment a San Pietroburgo.

10:09

Il comitato investigativo russo: l'attentatrice di San Pietroburgo è stata arrestata

Il comitato investigativo russo ha invece dichiarato che Darya Trepova, sospettata dell'uccisione del blogger di guerra Vladlen Tatarsky con una bomba a San Pietroburgo, è stata arrestata.

10:49

Mosca, il tribunale chiude la scuola anglo-americana

La scuola anglo-americana di Mosca ha chiuso i battenti dopo la sentenza del tribunale di Tushinsky che ha previsto di sospendere le sue attività per almeno tre mesi. Una decisione è stata presa citando "gravi violazioni nell'esecuzione delle attività per le quali aveva ottenuto licenza". Lo riporta l'agenzia di stampa Ria Novosti spiegando che il tribunale, riferendosi a un audit condotto presso la scuola, ha riferito che "il personale docente era sprovvisto di documenti attestanti la qualifica per l'istruzione professionale". Quindici insegnanti, molti dei quali stranieri, non avevano documenti tradotti o riconosciuti che confermassero le loro qualifiche, precisa la Ria Novosti. La scuola anglo-americana di Mosca era stata fondata nel 1949, in particolare per l'insegnamento ai figli dei diplomatici. Secondo gli ultimi dati, fino a mille studenti hanno frequentato le sue lezioni.

11:01

Mosca, Trepova sotto interrogatorio per capire motivi attentato

Darya Trepova, la giovane fermata con l'accusa di avere compiuto l'attentato di ieri in un caffè di San Pietroburgo, è attualmente sotto interrogatorio per capire "quali siano state le sue motivazioni". Lo ha detto la portavoce del Comitato investigativo russo in un video pubblicato dall'agenzia Ria Novosti.

11:28

Mosca: "I Servizi ucraini aiutati dall'organizzazione di Navalny a uccidere il blogger"

Il Comitato nazionale antiterrorismo russo ha dichiarato oggi che l'intelligence ucraina è stata aiutata nell'uccisione del blogger di guerra Tatarsky da "agenti" dell'organizzazione anticorruzione fondata da Alexei Navalny. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale TASS.

12:14

Daria Trepova confessa: "Ho portato una statuetta che poi è esplosa"

"Ho portato una statuetta che poi è esplosa": così Daria Trepova, la donna sospettata di avere compiuto l'attentato di ieri in un caffè di San Pietroburgo, risponde alla domanda di chi la interroga in un video diffuso dall'agenzia Ria Novosti. Alla domanda "chi te l'ha data?", la giovane risponde: "Posso dirlo dopo?". Daria Trepova appare in camicia bianca e con i capelli più corti rispetto alle immagini di sicurezza che la mostravano mentre entrava nel caffè portando un pacco.

12:17

Chi è Daria Trepova

Nata nel 1997, residente da un mese a San Pietroburgo in un appartamento affittato a pochi metri dal bar Wagner all'interno del quale ha portato la statuetta imbottita di esplosivo che ha ucciso il blogger militare Vladlen Tatarskij. 

13:06

Nato, Stoltenberg: "Domani accoglieremo la Finlandia come membro"

"E' una settimana storica: domani accoglieremo la Finlandia come 31esimo alleato della Nato". Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa alla vigilia della riunione ministeriale Esteri. "Domani isseremo la bandiera della Finlandia qui nella sede del quartier generale dell'Alleanza", ha aggiunto.

12:27

Autobomba a Melitopol: ferito funzionario filo-russo

Una persona è rimasta ferita a seguito dell'esplosione di un'auto nella città di Melitopol, nell'Ucraina sudorientale. Lo conferma il sindaco ucraino della città, Ivan Fedorov, come riporta la Cnn. Su Telegram precisa che la persona rimasta ferita è un funzionario filo-russo, Maksym Zubarev, che sarebbe responsabile della zona di Yakymivka, occupata dai russi a circa 30 chilometri a sudovest di Melitopol. Secondo le autorità ucraine, Zubarev è stato tra gli organizzatori dei "referendum" del settembre dello scorso anno nei territori dell'Ucraina occupati dalla Russia.

12:42

Zelensky sarà a Varsavia mercoledi 5 aprile

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarà in visita ufficiale in Polonia mercoledì 5 aprile, lo annuncia la presidenza polacca. "Si tratta di una visita ufficiale", ma il presidente ucraino "vuole incontrare anche i polacchi e gli ucraini che vivono in Polonia", ha spiegato il capo dell'ufficio di politica internazionale Marcin Przydacz alla radio privata polacca RMF FM. Zelensky, che sarà accompagnato dalla first lady Olena Zelenska, ha in programma colloqui con il presidente polacco, Andrzej Duda, in quella che sarà la sua prima visita a Varsavia dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, nel febbraio dello scorso anno.

12:46

Polonia: "Consegnati a Kiev parte dei caccia Mig-29 promessi"

La Polonia ha annunciato di aver già inviato alcuni dei suoi aerei da combattimento MiG-29 promessi all'Ucraina, dopo che la Slovacchia ha reso noto di aver inviato un proprio primo lotto. "Alcuni MiG-29 sono già stati inviati. "Sono utili all'Ucraina nella difesa della nostra sicurezza collettiva", ha detto il consiglieri presidenziale polacco Marcin Przydacz alla stazione radio locale RMF FM.

12:22

Attentato a San Pietroburgo: diffuso video dell'interrogatorio di Trepova

Le autorità russe hanno diffuso un video nel quale Daria Trepova afferma di aver consegnato una statuetta esplosiva al blogger militare Vladlen Tatarsky, ucciso ieri a San Pietroburgo. Nel video dell'interrogatorio condotto dalle forze di sicurezza russe, postato sul sito del ministero degli Affari interni di Mosca, la donna dice di aver "portato lì una statuetta, che è esplosa". Alla domanda sul motivo per cui era stata arrestata, Trepova ha risposto "direi, per essere stata sulla scena dell'omicidio di Vladlen Tatarsky. Ho portato lì questa statuetta, che è esplosa".

13:07

 Fondazione Navalny: "Non c'entriamo nulla con l'attentato"

Il socio di Alexey Navalny, Ivan Zhdanov, ha respinto le accuse delle autorità russe secondo cui la Fondazione anticorruzione del leader dell'opposizione incarcerato sia coinvolta nell'esplosione nel bar di san Pietroburgo. "Ovviamente, non siamo coinvolti", ha detto Ivan Zhdanov su Telegram aggiungendo che l'accusa è un tentativo di prolungare la pena detentiva di Navalny. Zhdanov ha detto che sembra che la Russia abbia bisogno "non solo di un nemico assoluto esterno sotto forma dell'Ucraina, ma anche di uno interno sotto forma della squadra di Navalny".

13:17

Nato: "Finora nessuna manovra su nucleare da Putin. Non ci faremo intimidire"

"L'annuncio del presidente Putin" sul collocamento in Bielorussia di armi nucleari "è parte di un disegno di una retorica pericolosa e spregevole sul nucleare che la Russia cerca di usare per impedirci di sostenere l'Ucraina, con intimidazioni e coercizioni per fermare i partner e gli alleati della Nato ad aiutare l'Ucraina. Ma noi non ci faremo intimidire" e "resteremo vigili". Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa alla vigilia della riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles. "Finora non abbiamo notato alcun cambiamento sul nucleare che richieda contromosse nucleari da parte nostra", ha aggiunto.

13:21

Nato: "Chiediamo a Mosca rilascio immediato giornalista"

"Mi aspetto che domani si parli" dell'arresto del giornalista statunitense, corrispondente del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, "e mi unisco agli Stati Uniti nella loro richiesta alla Russia di rilasciarlo, assicurando che venga rispettato il suo diritto a lavorare come giornalista. Il suo arresto è fonte di grande preoccupazione: è importante rispettare la libertà di stampa, il diritto dei giornalisti e il loro diritto di porre domande e di fare il loro lavoro. Per questo chiediamo il suo immediato rilascio". Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa prima della riunione ministeriale Esteri di domani e mercoledì.

13:54

Zelensky: "San Pietroburgo? La Russia rifletta. Io penso all'Ucraina"

"Non penso a quello che sta accadendo a San Pietroburgo o a Mosca. Dovrebbe pensarci la Russia. Io penso al nostro Paese". Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è intervenuto con queste parole dopo la morte del blogger russo Vladlen Tatarsky, ucciso in un attacco in un locale di San Pietroburgo. Zelensky si è espresso durante una visita nella località di Yahidne, nella regione di Chernihiv, nel nord dell'Ucraina.

13:57

Russi: "Dopo ingresso Finlandia nella Nato, più presenza militare verso ovest"

"La Federazione russa rafforzerà il suo potenziale militare verso Ovest e Nordovest in risposta all'ingresso della Finlandia della Nato". Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo, Alexander Grushko, citato dall'agenzia di stampa Ria Novosti.

14:01

 Il marito di Trepova: "Daria è stata incastrata, non avrebbe mai ucciso"

Il marito della donna accusata dell'attentato che ha ucciso a San Pietroburgo il giornalista militare russo Vladlen Tatarsky si è detto convinto che sia stata "incastrata". Dmitry Rylov, che non è in Russia, lo ha detto in un'intervista alla testata indipendente russa The Insider, ripresa da Cnn. "Daria ha detto di essere stata incastrata, e io sono completamente d'accordo: nessuno se lo aspettava. Per quanto ne so, era necessario consegnare questa statuetta, in cui c'era qualcosa... Ne abbiamo parlato almeno due volte. Daria, in linea di principio, non è il tipo di persona che potrebbe uccidere qualcuno", ha aggiunto Rylov. Dmitry Rylov ha dichiarato che sua moglie è stata trattenuta nell'appartamento di un amico, anch'egli arrestato. "C'è un punto molto importante che mi ha ripetuto più volte: era sicura che questa cosa le avrebbe permesso l'accesso a una persona. Cioè, non era una cosa che sarebbe dovuta esplodere", ha detto.

15:04

Russia, "il capo dell'Aiea dopodomani sarà a Mosca"

Il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) Rafael Grossi incontrerà mercoledì una delegazione interdipartimentale russa per discutere la situazione attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina meridionale: lo ha dichiarato il rappresentante permanente della Russia presso le organizzazioni internazionali a Vienna, Mikhail Ulyanov, alla tv Rossiya-24. 

15:19

Il giornalista Usa fa appello contro l'arresto in Russia

Il giornalista americano Evan Gershkovich, fermato la scorsa settimana in Russia con l'accusa di spionaggio, ha presentato appello contro l'ordine di arresto emesso da una Corte di Mosca nei suoi confronti che prevede la detenzione fino almeno al 29 maggio. Ne ha dato notizia la stessa Corte, del distretto di Lefortovo, aggiungendo che non è ancora stata stabilita la data in cui si svolgerà l'udienza d'appello. Lo riferisce la Tass.

15:33

Putin schiera la difesa aerea vicino alla residenza di Sochi

Il team di Aleksej Navalny, oppositore russo ora in carcere, ha riferito che il presidente Vladimir Putin ha fatto installare il sistema missilistico di difesa area Pantsir-S1 vicino alla sua residenza segreta di Krasnaya Polyana, vicino a Sochi. Lo riporta Ukrainska Pravda citando navalny.live, che ha anche postato una foto della presunta difesa area, posizionata a un chilometro da un complesso di edifici che, secondo i documenti, appartiene a Gazprom, ma che in realtà sarebbe appunto la residenza segreta dove lo Zar va a sciare.

Si dice che lo chalet sia stato costruito per le Olimpiadi del 2014, contemporaneamente a un altro molto simile sempre nella zona: il cottage invernale di Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa. A gennaio, Pantsir-S1 sono stati avvistati vicino ad altre due residenze di Putin, a Valdaj e a Novo-Ogaryovo. La Difesa aerea sarebbe stata installata anche sui tetti di Mosca, in particolare su alcuni edifici attorno al Cremlino, direzionati in modo tale da chiudere ogni accesso al palazzo del potere. Secondo Ukrainska Pravda, le autorità di Mosca avrebbero anche iniziato ad abbattere le foreste per localizzare i sistemi di difesa aerea nella capitale russa.

15:49

Usa, pallone-spia Cina ha raccolto immagini siti militari

Il pallone-spia cinese transitato negli Stati Uniti all'inizio di quest'anno ha catturato immagini e alcuni segnali di intelligence dai siti militari statunitensi. lo ha riferito una fonte alla Cnn. Il pallone-spia è riuscito a trasmettere informazioni a Pechino in tempo reale, ha spiegato la fonte, specificando tuttavia che la comunità dell'intelligence non è eccessivamente preoccupata per le informazioni raccolte, perchè non è più sofisticato dei satelliti cinesi. Gli Stati Uniti sapevano anche quale sarebbe stato il percorso del pallone ed erano in grado di proteggere i siti sensibili e censurare alcuni segnali prima che il pallone fosse in grado di raccoglierli, hanno assicurato alcuni funzionari.

16:00

Kiev: "Su Bakhmut fake news del gruppo Wagner"

Sono "informazioni false". Kiev continua a negare la conquista del centro di Bakhmut, nell'Ucraina orientale, da parte dei mercenari del gruppo Wagner. "Rispondete con calma alle informazioni false di coloro che immaginano 'vittorie' che non esistono nella realtà", ha scritto su Telegram Andriy Yermak, capo dell'ufficio del presidente ucraino, dopo le affermazioni di Yevgheny Prigozhin, numero uno dei mercenari della Wagner, su Bakhmut, nel Donetsk.

16:09

Minsk avvia procedure per l'estradizione di Sofia Sapega a Mosca

La Bielorussia ha avviato la procedura per consegnare alla Russia Sofia Sapega, la cittadina russa arrestata nel 2021 con il fidanzato, il giornalista d'opposizione bielorusso Roman Protasevich, e condannata a sei anni di carcere con l'accusa di aver gestito un canale Telegram che avrebbe pubblicato i dati personali di alcuni agenti delle forze di sicurezza bielorusse. Lo ha detto l'avvocato Anton Gashinsky rispondendo a una domanda in merito della Tass, ma rifiutandosi di fornire dettagli sulla data dell'estradizione. I due furono arrestati dopo che il regime di Minsk costrinse l'aereo Ryanair sul quale viaggiano ad atterrare nella capitale bielorussa.

16:31

Mosca, rafforzeremo difese a ovest con Finlandia in Nato

La Russia rafforzerà le sue difese nell'ovest e nel nord-ovest del Paese in risposta all'ingresso della Finlandia nella Nato. Lo ha detto il vice ministro degli Esteri Alexander Grushko all'agenzia Ria Novosti. "Parte delle misure - ha aggiunto Grushko - sono già stata annunciate. Rafforzeremo il nostro potenziale nelle direzioni ovest e nord-ovest. Se forze e mezzi di altri membri della Nato verranno dispiegati sul territorio finlandese, adotteremo passi ulteriori per garantire la sicurezza militare della Russia".

16:58

Kiev, è tornata l'Urss con isolamento: spionaggio e repressione

"Nemici tutt'intorno!" La Russia è tornata ai classici sovietici. 1. Isolamento (confini chiusi) 2. Spionaggio (qualsiasi straniero, in particolare un giornalista, viene arrestato) 3. Repressione politica (arresti, processi rapidi, condanne a lungo termine). I resti di "democrazia" vengono respinti, l'Urss è tornata". Lo scrive su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere della presidenza ucraina.

17:15

Media, un altro arresto per la morte di Tatarsky

Un'altra persona è stata arrestata dalla polizia in relazione all'omicidio del propagandista russo Vladlen Tatarsky. Secondo The Insider, che ha intervistato Dmitry Rylov, marito dell'altra sospettata Darya Trepova, si tratterebbe di un amico della donna, Dmitry Kasintsev. Le autorità devono ancora confermare che Kasintsev sia in custodia, ma nel frattempo il canale Telegram Shot ha pubblicato un video di quello che sembrerebbe essere un gruppo di agenti in borghese che guidano un uomo ammanettato: secondo il canale, si tratterebbe proprio del 27enne Dmitry.

17:41

Usa, continuiamo a parlare con la Russia per rilascio reporter

"Continueremo a parlare con i russi per il rilascio di Evan Gershkovich e Paul Whelan". Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti. Il caso del reporter del Wall Street Journal arrestato il 29 marzo in Russia "ha tutta l'attenzione dello Studio Ovale".

18:00

Usa, battaglia per Bakhmut non è ancora finita

"La battaglia per Bakhmut non è ancora finita". Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti. "Non posso confermare che i russi abbiano preso il controllo di Bakhmut ma posso certamente confermare che gli ucraini sono ancora nel pieno nella battaglia e non sono stati cacciati", ha aggiunto.

18:11

Zelensky, voglio Putin rinchiuso in seminterrato senza toilette 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha auspicato di vedere Vladimir Putin trascorrere il resto della sua vita rinchiuso in uno scantinato buio senza servizi igienici, dopo aver visitato una città ucraina dove quasi tutta la sua popolazione è stata rinchiusa nel seminterrato di una scuola a causa dell'occupazione russa. Zelensky ha parlato dal villaggio di Yagidne, a Nord di Kiev, dove lui e il vice cancelliere tedesco, Robert Habeck, si sono recati per celebrare l'anniversario della liberazione della zona dalle truppe russe. Subito dopo l'invasione, i soldati di Mosca hanno costretto 367 persone, quasi l'intera popolazione di Yagidne, a entrare nel seminterrato di una scuola di 200 metri quadrati. Gli abitanti del villaggio, compreso un bambino di 18 mesi, sono stati tenuti lì per quasi un mese e 11 di loro sono morti. "Dopo aver visto tutto questo, spero che il presidente della Russia trascorra il resto dei suoi giorni in uno scantinato con un secchio come toilette", ha detto il leader ucraino.

18:19

Prigozhin: "Omicidio Tatarsky come quello di Dugina"

Evgheny Prigozhin ha confermato, attraverso la pagina VKontakte della sua holding Concord, di essere il proprietario dello Street Food, e di "aver ceduto" il locale di San Pietroburgo in cui è stato ucciso Maksim Fomin al "movimento patriottico" del canale Telegram "Kiber Front Z" che vi aveva organizzato "diversi seminari". "Non conosco i dettagli dell'incidente in questo momento. Sono stato solo informato che Vladlen Tatarsky è morto. E' accaduto tutto al seminario. E' tutto simile a quello che è accaduto a Darya Dugina. Ma non attribuirei queste azioni al regime di Kiev. Penso che ci sia un gruppo di radicali difficilmente legato al governo", si è limitato a dire Prigozhin, di solito invece molto esplicito.

18:28

Media, sospettata attentato in trasferimento a Mosca 

Daria Trepova, la 26enne arrestata per l'attentato di ieri in un caffè di San Pietroburgo in cui è rimasto ucciso il blogger nazionalista Vladlen Tatarsky, è in fase di trasferimento a Mosca. Il tribunale Basmanny della capitale russa deciderà le misure restrittive da applicare nei suoi confronti. Lo riportano i media russi pubblicando il video del trasferimento della ragazza ammanettata.

19:27

Putin conferisce onorificenza a blogger ucciso

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha conferito, postumo, l'Ordine del coraggio al comandante e blogger militare Vladlen Tatarsky, ucciso ieri nell'esplosione di un bar a San Pietroburgo. Lo riportano i media russi, citando il relativo decreto presidenziale. Tatarksy, il cui vero nome è Maksim Fomin, è stato premiato per "il coraggio dimostrato nell'adempimento del suo dovere professionale", si legge nel decreto. 

19:43

Kiev, grati per prima tranche da 2,7 miliardi da Fmi

"Oggi l'Ucraina ha ricevuto la prima tranche di 2,7 miliardi di dollari nell'ambito del nuovo programma Eff del Fondo monetario internazionale. Grato ai nostri partner per aver sostenuto l'Ucraina sulla via della vittoria". Lo ha scritto su Twitter il ministro delle Finanze ucraino Sergii Marchenko.

20:27

Onu, ci aspettiamo incontro Guterres-Lavrov a New York 

Il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, si è detto fiducioso che il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, si incontreranno a margine degli eventi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, presieduto dalla Russia, a fine aprile. "Non ho dubbi che quando il ministro degli Esteri Lavrov sarà qui, lui e il segretario generale si incontreranno per esaminare un lungo elenco di questioni e punti all'ordine del giorno", ha detto Dujarric durante una conferenza stampa. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva annunciato in precedenza che una serie di eventi si svolgeranno nell'ambito del mandato di presidenza russa del Consiglio di Sicurezza. Lavrov dovrebbe partecipare il 25 aprile a dibattiti, a livello di ministri, sul Medio Oriente.

20:48

Russia, Duma verso inasprimento pene per reati terrorismo 

Il presidente della commissione Sicurezza della Duma di Stato russa, Vasily Piskarev, ha annunciato la preparazione di emendamenti per rafforzare le pene previste per i reati di terrorismo, ampliando anche i reati punibili con l'ergastolo. "Nel prossimo futuro proporremo emendamenti che inaspriranno le pene per il terrorismo. Inaspriremo le pene ai sensi, tra gli altri, degli articoli del codice penale della Federazione russa: articolo 205 ("Atto di terrorismo"); articolo 205.1 ("Assistenza a attività terroristiche"); articolo 205.2 ("Appelli pubblici per l'attuazione di attività terroristiche, giustificazione pubblica del terrorismo o propaganda del terrorismo")", ha scritto Piskarev sul suo canale Telegram aggiungendo che proporrà di ampliare l'elenco dei reati perseguibili con l'ergastolo. "Questo", ha spiegato il deputato, "è necessario per proteggerci dalle minacce senza precedenti che il nostro Paese sta affrontando da parte dell'Ucraina e dei suoi sponsor occidentali. Chiunque complotti, pianifichi un attacco terroristico, aiuti o semplicemente giustifichi i terroristi non dovrebbe sfuggire alla punizione più severa", ha scritto Piskarev all'indomani dell'attentato che in un caffè di San Pietroburgo ha ucciso il blogger nazionalista Vladlen Tatarsky.

21:20

Unicef, oltre 500 bambini uccisi da inizio guerra

Almeno 501 bambini sono stati uccisi in Ucraina dal 24 febbraio 2022, quando la Russia ha lanciato la sua invasione. Lo ha riferito Catherine Russell, direttrice esecutiva del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (Unicef). "Un'altra tragica pietra miliare per i bambini e le famiglie ucraine", ha scritto Russell in un tweet, avvertendo che la cifra reale è "probabilmente molto più alta" rispetto ai numeri verificati dall'agenzia Onu. Sono, inoltre, quasi 1.000 i bambini ucraini rimasti stati feriti, con "cicatrici - sia visibili che invisibili - che potrebbero durare per tutta la vita", ha aggiunto Russell.

22:13

Due attacchi con droni su regione russa Bryansk

Il governatore della regione di Bryansk, Alexander Bogomaz, ha dichiarato che le forze armate ucraine hanno sferrato due attacchi con droni nel distretto di Sevsky: uno contro la sede locale del ministero dell'Interno e l'altro con obiettivo un commissariato militare per l'arruolamento nell'esercito. "Non ci sono state vittime", ha detto il governatore secondo il quale l'edificio del commissariato "è stato danneggiato". "Un altro attacco dei nazionalisti ucraini è stato effettuato nel distretto di Sevsky", ha accusato il governatore.

22:24

Zelensky, sostegno Usa fondamentale per resistere alla Russia

"Importante incontro con la delegazione della Camera dei Rappresentanti Usa del Partito Repubblicano guidata da Mike Turner. Il sostegno bicamerale e bipartisan degli Stati Uniti, del presidente Biden e dell'intero popolo americano ha svolto un ruolo fondamentale nella capacità del nostro Paese di resistere alla Russia nella guerra per la nostra libertà e i nostri valori democratici". Lo scrive su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. "Spero che l'elevato livello di sostegno e interazione tra i nostri stati venga mantenuto. Questa è la chiave per una vittoria congiunta sull'aggressore russo", aggiunge.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 4 aprile.

La Repubblica. Gruppo di oppositori russi rivendica l'attentato di San Pietroburgo. La Finlandia è formalmente nella Nato

L'Esercito Repubblicano Nazionale dichiara di essere responsabile dell'attacco che ha ucciso il blogger Tatarsky. Il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Stoltenberg celebra l'ingresso del 31esimo membro. I russi: "Una minaccia alla nostra sicurezza".

La rivendicazione dei ribelli russi, che sostengono di aver agito autonomamente, scagionerebbe Daria Trepova, la ragazza accusata per l'esplosione nel bar, che aveva dichiarato di essere stata "incastrata".

Da oggi la Finlanda è membro della Nato, un passo salutato con favore da tutti i leader occidentali ma che ha suscitato le ire di Mosca.

Punti chiave

21:09

Il corrispondente americano Evan Gershkovich è in buone condizioni

20:16

Gruppo oppositori russi rivendica attentato Tatarsky

17:26

Reporter russi indipendenti chiedono il rilascio di Gershkovich

15:15

Cyberattacco al sito del Parlamento della Finlandia, rivendicano hacker filorussi

14:54

Nato, Finlandia: "Tra le priorità la ratifica dell'adesione svedese"

14:47

Nato: "La Finlandia è formalmemente 31esimo membro"

12:19

Cremlino, la Finlandia nella Nato una minaccia alla Russia

09:39

Lavrov: "La Ue ha perso la Russia. Per noi ora è un'entità ostile"

03:06

Domani, Macron in visita a Pechino

Emmanuel Macron è atteso domani in Cina, convinto che Pechino resti "indispensabile" di fronte alle tante sfide del mondo, a cominciare dalla guerra in Ucraina e che la posizione cinese può, "fare uno scarto". Per la sua vicinanza alla Russia, "la Cina è l'unico Paese al mondo in grado di avere un impatto immediato e radicale sul conflitto, in un senso o nell'altro".

06:09

A Bakhmut si continua a combattere

Proseguono i combattimenti dentro e intorno a Bakhmut e Kievha deride le affermazioni russe in merito alla presa della città ucraina: "I russi hanno alzato una bandiera della vittoria su una specie di gabinetto"

09:04

Il ministero della Difesa britannico: "Mosca sta cercando di sostituire la Wagner"

La Russia potrebbe cercare di sponsorizzare e sviluppare alternative a Wagner, altre società militari private che potrebbero eventualmente sostituire il gruppo guidato da Yevgeny Prigozin. Lo scrive su Twitter il ministero della Difesa britannica nel suo aggiornamento quotidiano sulla guerra russo-ucraina. ''Questo avviene nel contesto della faida di alto profilo tra il Ministero della Difesa russo e il gruppo Wagner - spiega l'intelligence di Londra - La leadership militare russa probabilmente vuole una compagnia militare privata sostitutiva su cui ha un maggiore controllo. Tuttavia, nessun'altra conosciuta attualmente si avvicina alle dimensioni o al potere di Wagner".

09:24

Immagini satellitari mostrano le trincee russe in Crimea

Nuove immagini satellitari della Crimea mostrano un'intricata rete di trincee nel territorio occupato della penisola. La Russia ha costruito dozzine di strutture difensive, che si estendono per diverse miglia, riporta il Washington Post. Secondo quanto si vede nelle fotografie della Maxar Technologies, le trincee vengono costruite rapidamente con l'uso di macchinari e lavoro fisico, tanto da essere pronte nel giro di pochi giorni. Hanno iniziato ad apparire in tutta la Crimea, ma sembrano essere concentrate lungo le aree costiere, il che potrebbe potenzialmente rappresentare una sfida per un tentativo ucraino di stabilire una testa di ponte.

Sebbene la Russia abbia costruito difese altrove, la loro portata in Crimea è maggiore, secondo gli esperti intervistati dal Washington Post. "Per Putin, la Crimea è una vacca sacra", ha detto Ian Matveev, un analista militare russo. "Se succede qualcosa, le truppe verranno immediatamente inviate su questa linea di difesa".

09:34

Droni russi hanno colpito il porto di Odessa

Droni russi hanno colpito stamattina presto il porto ucraino di Odessa". Lo hanno reso noto le autorità locali su Facebook, aggiungendo che "sono stati registrati danni". "Le forze di difesa aerea dell'Ucraina sono al lavoro per prevenire una possibile seconda ondata di attacchi", ha dichiarato il capo dell'amministrazione militare del distretto di Odessa, Yuriy Kruk.

09:39

Lavrov: "La Ue ha perso la Russia. Per noi ora è un'entità ostile"

"L'Unione Europea, per colpa sua, ha perso la Russia, ora Mosca la considera un'associazione ostile". Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in un'intervista citata dalla Tass. "L'Unione Europea ha 'perso' la Russia. Dopotutto, sono gli Stati membri dell'Ue e i leader dell'Unione stessa che dichiarano apertamente la necessità di infliggere alla Russia una sconfitta strategica. Sostengono il regime criminale di Kiev con armi e munizioni, inviano istruttori e mercenari in Ucraina. Per questi motivi, consideriamo l'Ue un'associazione ostile", ha affermato il ministro. In risposta a misure ostili, Mosca agirà "con fermezza, se necessario, guidata dagli interessi nazionali e dal principio di reciprocità".

10:22

Borrell: "Le armi tattiche russe in Bielorussia segnano una nuova escalation"

La nuova scommessa nucleare di dispiegare armi tattiche in Bielorussia è una nuova escalation che rappresenta una minaccia diretta per la sicurezza europea". Lo ha dichiarato l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell, in un punto stampa a Bruxelles con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, per il Consiglio Energia Ue-Usa.

10:50

Kiev, i russi hanno perso 175.690 soldati

La Russia ha perso nell'ultimo giorno 530 uomini, facendo salire a 175.690 le perdite fra le sue fila dal giorno dell'attacco di Mosca all'Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Lo rende noto il bollettino quotidiano dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, appena diffuso su Facebook, che riporta cifre che non è possibile verificare in modo indipendente.

10:55

Ucraina: Cina, pronti a discutere con Ue su soluzione politica

La Cina si dice disposta a discutere con l'Unione Europea riguardo alla situazione in Ucraina, alla vigilia della visita a Pechino della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e del presidente francese, Emmanuel Macron. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, in risposta a una domanda su recenti osservazioni della stessa von der Leyen - in Cina dal 5 al 7 aprile con Macron - che ha chiesto a Pechino un ruolo costruttivo nella risoluzione della crisi, sulla base dell'integrità territoriale dell'Ucraina e del ritiro dei soldati di Mosca.

La Cina è un "convinto sostenitore e un attivo promotore di una soluzione pacifica alla crisi", ha scandito la portavoce. "Siamo disposti a comunicare con la parte europea su una soluzione politica alla crisi", ha aggiunto, "e ci aspettiamo anche che la parte europea dimostri indipendenza strategica e saggezza politica e compia passi decisi verso il raggiungimento della pace e della stabilità a lungo termine in Europa".

11:13

Nato: Stoltenberg, giornata storica; Finlandia più sicura

"Oggi è una giornata storica perchè in alcune ore accoglieremo la Finlandia come trentunesimo membro della nostra alleanza e questo renderà la Finlandia più sicura e la Nato più forte". Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, al suo arrivo alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato.

11:22

Nato: Stoltenberg, da oggi articolo 5 valido per Finlandia

"Da oggi l'articolo 5 del Trattato della Nato" che stabilisce il principio "tutti per uno, uno per tutti" verrà applicato "anche alla Finlandia", che sta aderendo formalmente all'alleanza. Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, al suo arrivo alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato. "Sono contento di essere il segretario generale che accoglie la Finlandia come membro a pieno titolo della Nato" e "basta guardare alla mappa per capire quanto la Finlandia sia strategica e importante per la sicurezza della regione baltica", ha aggiunto il segretario.

L'adesione all'alleanza, ha concluso, dimostra che "la Finlandia è Paese sovrano e indipendente e che la Nato è un'alleanza di democrazie".

11:51

Il ministro della Difesa Shoigu: "Missili Iskander sono stati trasferiti dalla Russia in Bielorussia"

Sistemi missilistici Iskander, in grado di trasportare testate convenzionali e nucleari tattiche, sono stati trasferiti dalla Russia in Bielorussia. Lo ha detto il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, citato dall'agenzia Tass.

12:19

Cremlino, la Finlandia nella Nato una minaccia alla Russia

L'ingresso della Finlandia nella Nato rappresenta una nuova escalation, ponendo "una minaccia alla sicurezza della Russia". Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Mosca seguirà con attenzione i movimenti di armi e infrastrutture militari sul territorio finlandese e annuncerà la sua risposta "a tempo debito", ha aggiunto il portavoce, citato dall'agenzia Tass.

12:25

Nato: Kuleba, anche Ucraina ha obiettivo adesione

"Non solo oggi è l'anniversario del Trattato di Washington ma è anche una grande giornata per la Finlandia, con la quale ci congratuliamo" per l'adesione alla Nato. "Noi abbiamo lo stesso obiettivo e sarà oggetto delle nostre discussioni qui a Bruxelles su come andare avanti. Nato e Ucraina hanno bisogno l'una dell'altra e mentre apprezziamo il sostegno dell'alleanza non c'è migliore soluzione strategica per la sicurezza della regione euroatlantica dell'adesione dell'Ucraina all'alleanza". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri dell'Ucraina, Dmytro Kuleba, al suo arrivo alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato.

12:29

Ucraina: Putin, sappiamo che le sanzioni dureranno a lungo, adattare l'economia

Le sanzioni anti-russe sono state introdotte da molto tempo, quindi è necessario elaborare misure di sostituzione delle importazioni a medio e lungo termine. Lo ha affermato il presidente russo, Vladimir Putin.

"Comprendiamo tutti che le sanzioni rimarranno per molto tempo", ha detto il capo del Cremlino in una riunione del presidium del Consiglio di Stato sullo sviluppo industriale nell'ambito delle sanzioni.

"Pertanto, insieme a misure prioritarie per sostituire tecnologie e prodotti importati, sono necessarie trasformazioni a medio e lungo termine, mirate agli obiettivi strategici dello sviluppo sovrano del Paese", ha continuato Putin.

13:24

Il presidente della Repubblica Mattarella agli studenti: "Guerra di aggressione è fuori dalla Storia"

"In tutto il mondo le Università sono chiamate a elaborare riflessioni adeguate alle condizioni che abbiamo, ai mutamenti che vi sono, agli scenari nuovi.

Scenari che fanno comprendere come sono fuori dal tempo e dalla storia comportamenti da potenza del secolo scorso, che conducono ad una guerra di aggressione, ad annettere territori o a competizioni accanite su aspetti marginali". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo a Ferrara all'apertura dell'anno accademico di Unife e parlando anche del conflitto in Ucraina.

13:44

Defeziona un ingegnere del Servizio di protezione di Putin: "E' paranoico, ma in salute sta bene"

Un ingegnere del Servizio di protezione del presidente russo ha defezionato lo scorso ottobre, durante il viaggio di Putin in Kazakhstan. Gleb Karakulov è riuscito a lasciare la Russia, per recarsi in Turchia, insieme alla famiglia. La decisione l'ha presa dopo l'attacco all'Ucraina. Lavorava per l'unità dell'Fso che fornisce a Vladimir Putin, e al premier, comunicazioni cifrate 24 ore al giorno sette giorni su sette. Ha viaggiato accanto a Putin in 180 missioni in 13 anni di servizio. In una intervista con il sito Dossier Center finanziato da Mikhail Khodorkovsky, rilanciata da Moscow Times, Karakulov, spiega che "sarebbe stato un reato ancora più grande, della defezione, rimanere al lavoro come se nulla fosse". "Considero Putin un criminale", ha precisato nell'intervista pubblicata solo ora, dopo che ha lasciato con la famiglia la Turchia e si trova in un luogo sicuro. Putin, racconta, continua a non usare uno smartphone o il web e chiede di poter vedere i canali della televisione di Stato ovunque, anche durante le sue missioni all'estero. "Da un paio di anni vive in una bolla informativa". Continuava ad aver paura del covid e costringe chiunque passi del tempo con lui in una stanza a sottoporsi a quarantena. "Teme per la sua vita in modo patologico. Si è isolato dal mondo con barriere di ogni tipo: la quarantena, il vuoto informativo. Il suo rapporto con la realtà è distorto". Ma Putin non è malato: "sta meglio di molta gente della sua età".

14:21

L'Italia dà il gradimento al nuovo ambasciatore russo. Formalizzata la nomina di Paramonov

Il presidente russo Vladimir Putin ha sollevato Sergei Razov dall'incarico di ambasciatore russo in Italia e ha nominato come suo successore Aleksei Paramonov. Il relativo decreto del capo dello Stato è stato pubblicato oggi ufficialmente, dopo che è arrivato il gradimento dall'Italia. Paramonov guiderà la missione diplomatica russa in Italia e contemporaneamente nella Repubblica di San Marino. Paramonov è stato direttore del primo dipartimento per l'Europa del ministero degli Esteri russo; dal 2008 al 2013 ha ricoperto la carica di console generale a Milano. Razov era a capo dell'ambasciata in Italia dal 2013.

"La nomina del nuovo ambasciatore russo in Italia dipende dal Paese che lo nomina. Noi non siamo contro la Russia, siamo contro l'aggressione che ha violato il diritto internazionale. A volte l'ambasciatore uscente Sergei Razov è andato al di là dei suoi compiti, ha dato giudizi politici che non toccano normalmente ai rappresentanti diplomatici, giudizi non opportuni", ha commentato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani alla stampa estera a Roma.

14:47

Nato: "La Finlandia è formalmente 31esimo membro"

La Finlandia ha aderito all'alleanza militare della NATO. La mossa infligge un duro colpo alla Russia con un riallineamento storico del continente innescato dall'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca. Martedì la nazione nordica è entrata ufficialmente nella più grande alleanza di sicurezza del mondo, raddoppiando il suo confine con la Russia. L'adesione della Finlandia rappresenta un cambiamento importante nel panorama della sicurezza europea: il paese ha adottato la neutralità dopo la sua sconfitta da parte dei sovietici nella Seconda guerra mondiale.

14:54

Nato, Finlandia: "Tra le priorità la ratifica dell'adesione svedese"

 "Ora che siamo un membro della Nato abbiamo un compito molto importante: consegnarvi la ratifica dell'adesione alla Nato della Svezia. Questo è il nostro primo atto come Stato membro". Lo ha annunciato il ministro degli Esteri della Finlandia, Pekka Haavisto, subito dopo essere stato accolto dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e dal segretario di Stato Usa, Antony Blinken, come rappresentante del trentunesimo Paese della Nato.

15:00

Crosetto: "L'ingresso della Finlandia della Nato è indice di un clima di paura"

"Una nazione che ha sempre voluto mantenere l'autonomia, senza schierarsi, ha sentito la necessità di entrare nella Nato, improvvisamente, dopo decenni di terzietà. Questo significa che c'è un sentimento di paura. E l'unico modo per sconfiggere la paura è ostinarci nella ricerca della pace, che non significa tirarsi indietro dall'aiuto, ma significa non lasciare nulla di intentato". L'ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto parlando con i giornalisti nel corso della sua visita al Vinitaly di Verona.

15:15

Cyberattacco al sito del Parlamento della Finlandia, rivendicano hacker filorussi

Il sito web del Parlamento finlandese è stato colpito da un attacco informatico, nel giorno dell'ingresso del Paese nella Nato. L'attacco, che rende difficile o impossibile l'accesso alla pagina web, tuttora non consultabile in lingua originale ma accessibile in inglese, è stato rivendicato dal gruppo filorusso di hacker "Noname 057(16)". Il Parlamento ha confermato l'adozione di misure per limitare le ripercussioni.

Il gruppo di hacker, che avrebbe agito su ordine di Mosca, ha partecipato in passato a una serie di attacchi informatici contro gli Stati Uniti e i loro alleati.

15:19

Nato, Stoltenberg: "Putin ha fallito, l'aggressione e l'intimidazione non pagano"

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che "il presidente Putin ha voluto sbarrare la porta della Nato, oggi dimostriamo che ha fallito e che l'aggressione e l'intimidazione non pagano. Anziché meno Nato ha ottenuto l'opposto, più Nato, e la nostra porta resta fermamente aperta". Stoltenberg ha parlato durante la conferenza stampa con il presidente finlandese, Sauli Niinisto.

"Da oggi 31 bandiere sventoleranno assieme come simbolo della nostra unità e solidarietà. Entrare nella Nato è un bene per la Finlandia, per la sicurezza del Nord e dell'intera Nato. Da oggi la Finlandia sarà coperta dalla garanzia di sicurezza della Nato dell'articolo 5, che dice che un attacco a un alleato sarà un attacco a tutti gli alleati", ha aggiunto.

15:31

Daria Trepova ufficialmente incriminata per "atto terrorista"

La 26enne russa Daria Trepova, accusata di essere l'esecutrice dell'attentato al bar di San Pietroburgo dove domenica è rimasto ucciso il blogger nazionalista Vladlen Tatarsky, è stata incriminata ufficialmente per "attentato terroristico" e "trasporto illegale di esplosivi". Lo ha fatto sapere il Comitato investigativo russo che ha fatto richiesta al tribunale Basmanny di Mosca di convalidare la custodia cautelare fino al 2 giugno.

15:54

Hacker filorussi contro il sito del Ministero della Cooperazione tedesco

Il gruppo di hacker filorussi "Killnet" sta prendendo di mira il ministero della Cooperazione e dello Sviluppo tedesco (Bmz). Come riporta Der Spiegel, la piattaforma "Reconstruction Ukraine" del ministero è stata colpita due volte da attacchi informatici questa mattina.

Gli attacchi erano già avvenuti quando la piattaforma è stata lanciata la scorsa settimana, secondo un rapporto interno del ministero, ma gli attacchi di oggi sono stati particolarmente gravi, ma "respinti con successo", riporta un portavoce del ministero. 

15:59

Biden, "fieri di accogliere la Finlandia nella Nato"

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato in una nota "Siamo fieri di accogliere la Finlandia nella Nato".

Si tratta del "più veloce processo di ratifica della storia moderna della Nato. Aspetto con ansia di accogliere la Svezia come stato membro al più presto possibile ed incoraggio Turchia ed Ungheria a concludere il processo di ratifica senza ritardi", ha aggiunto.

16:07

Russia, Medvedev, "i terroristi non sfuggiranno alla giusta punizione"

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia, Dmitry Medvedev ha detto sul suo canale Telegram che "gli stupidi autori degli attacchi terroristici non sfuggiranno a una giusta punizione, ma è un male che finora coloro che hanno finanziato gli assassini rimangano senza punizione". Il riferimento è all'incriminazione di Daria Trepova per l'attacco al blogger Vladlen Tatarsky, riporta l'agenzia Tass.

 16:17

Russia, "adotteremo misure di ritorsione per l'ingresso della Finlandia nella Nato"

La Russia "renderà note al momento opportuno le misure di ritorsione" che adotterà in risposta all'adesione della Finlandia alla Nato, ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov al canale televisivo Rossiya 24, sottolineando che la sicurezza dei Paesi del Nord Europa, tra cui la Finlandia, non aumenterà dopo l'ingresso di Helsinki nell'Alleanza Atlantica.

16:39

Ucraina: Londra, il Cremlino cercherebbe alternative alla Wagner

Il Cremlino potrebbe cercare compagnie militari privati alternative a Wagner, con cui negli ultimi tempi non sono mancate tensioni. Lo scrive su Twitter il ministero della Difesa britannica nel suo aggiornamento sulla guerra russo-ucraina. "Questo avviene nel contesto della faida di alto profilo tra il ministero della Difesa russo e il gruppo Wagner. La leadership militare russa probabilmente vuole una compagnia militare privata sostitutiva su cui ha un maggiore controllo. Tuttavia, nessun'altra conosciuta attualmente si avvicina alle dimensioni o al potere di Wagner" .

Mosca ritiene che "abbiano più efficienza e meno difficoltà rispetto alle truppe regolari. Inoltre, eventuali pesanti perdite subite da compagnie militari private possono essere meglio sopportate dal popolo russo", scrive ancora l'Intelligence.

16:51

Commissaria russa, "nessun bambino sottratto a famiglie ucraine"

 La Russia non ha trasferito alcun bambino dall'Ucraina senza il consenso dei genitori o dei tutori legali. Lo ha affermato oggi Maria Lvova-Belova, la commissaria presidenziale per i diritti dei bambini, nei confronti della quale la Corte penale internazionale ha presentato il 17 marzo scorso un mandato di arresto, così come nei confronti del presidente Vladimir Putin, con l'accusa di avere deportato bambini da regioni dell'Ucraina occupate dalle forze di Mosca.

17:09

Medevedv, "no negoziati con i terroristi, Navalny e Khodorkovsky tra i mandanti"

"Non si negozia con i terroristi. Sono da sterminare come cani rabbiosi. Anche se a volte ci vogliono anni per catturarli, non si può avere compassione per loro", ha scritto l'ex presidente russo e attuale numero due del Consiglio di sicurezza Dmitry Medevedv. Ha inoltre accusato Aleksej Navalny e "l'opposizione non sistemica che non solo vuole la sconfitta della Russia e distrutta, ma uccide anche i loro concittadini" di essere i mandanti dell'attentato nel bar di San Pietroburgo.

17:26

Reporter russi indipendenti chiedono il rilascio di Gershkovich

Giornalisti russi indipendenti e rappresentanti della società civile hanno scritto una lettera aperta alle autorità russe chiedendo il rilascio del corrispondente del Wall Street Journal Evan Gershkovich, arrestato con accuse di "spionaggio", che i firmatari definiscono "infondate".

Nella lettera si paragona il caso di Gershkovich a quello di Ivan Safronov, un giornalista russo arrestato alcuni anni fa per accuse di "alto tradimento" anch'esse ritenute infondate e di matrice politica. Tra coloro che hanno firmato la lettera ci sono il direttore di Meduza, Ivan Kolpakov, l'editrice di Meduza, Galina Timchenko, il direttore della tv Dozhd, Tikhon Dzyadko, e quello di Mediazona, Sergej Smirnov. Lo riporta Novaya Gazeta Europa.

17:36

Russia, "stesso legale per reporter americano e attentatrice di San Pietroburgo"

Daria Trepova, la 26enne accusata di aver portato a termine l'attentato a San Pietroburgo, è difesa da Daniil Bermann, lo stesso legale che dovrebbe seguire il caso del reporter americano Evan Gershkovich, arrestato in Russia con l'accusa di spionaggio. Lo riporta Ria Novosti.

Trepova si trova al tribunale Basmanny di Mosca, dove si sta tenendo l'udienza a porte chiuse per decidere le misure restrittive nei suoi confronti. La donna è stata incriminata per "attentato terrorista" e i magistrati hanno chiesto ai giudici di metterla in custodia cautelare fino al 2 giugno.

17:38

Minsk, "sventato attentato da parte dell'Ucraina"

I servizi segreti di Minsk, Kgb, hanno annunciato di aver sventato un attacco terroristico al consolato russo di Grodno, città bielorussa vicino ai confini con Polonia e Lituania. Lo riporta su Telegram il canale televisivo bielorusso Ont.

Secondo quanto riportato, responsabile dell'attacco sarebbe la direzione principale dell'intelligence ucraina, attraverso il suo agente Vyacheslav Rozum, che avrebbe reclutato almeno due persone per portare a termine il piano. Il Kgb ha arrestato il cittadino russo Alexey Kulikov e il cittadino bielorusso Vadim Patsenko come possibili sospetti.

 17:51

Usa, nuovo invio armi da 2,6 miliardi all'Ucraina

Gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo invio di armi a Kiev per un totale di 2,6 miliardi di dollari. Nel pacchetto, si legge in una nota del Pentagono, ci sono munizioni per i sistemi lanciarazzi Himars, capacità per la difesa aerea, razzi e sistemi anti-tank.

18:25

Kiev, respinti 20 attacchi in direzione di Bakhmut

Nelle ultime 24 ore le forze armate ucraine hanno respinto circa 20 attacchi dei russi in direzione di Bakhmut, ha riferito su Facebook lo Stato maggiore di Kiev, aggiungendo che "il nemico non smette di prendere d'assalto la città".

Le forze armate ucraine aggiungono che l'aviazione di Kiev in 24 ore ha effettuato sette attacchi sulle aree di concentrazione dei russi e unità missilistiche e di artiglieria hanno colpito due posti di comando di Mosca e una stazione di guerra elettronica.

18:39

Ungheria, invito di Kuleba a ministeriale viola unità Alleanza

"L'invito del ministro degli esteri ucraino alla riunione dei ministri degli esteri della Nato è una violazione dell'unità dell'Alleanza", ha affermato il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, secondo quanto riporta il portavoce del governo, Zoltan Kovacs. "L'Ungheria sosterrà gli sforzi di integrazione dell'Ucraina solo se ripristineranno i diritti degli ungheresi in Transcarpazia", ha aggiunto.

18:54

La Nato non sposterà a breve uomini e mezzi in Finlandia

 La Nato non ha "al momento" né l'intenzione né la necessità "di spostare uomini o mezzi in Finlandia", ha detto all'Ansa un alto funzionario dell'Alleanza Atlantica. "Non abbiamo notato cambiamenti nella postura delle forze russe che richieda contromisure da parte nostra", ha aggiunto.

19:00

Stoltenberg, "finora dalla Nato 64 miliardi in armi, continueremo"

"Il popolo ucraino continua a difendere il suo Paese con coraggio e valore. Continueremo a sostenerlo per tutto il tempo necessario. Finora i Paesi della Nato hanno consegnato aiuti per 150 miliardi di euro, inclusi 65 in aiuti militari", ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

"Svilupperemo un'iniziativa di sostegno pluriennale per l'Ucraina per aiutare a garantire la deterrenza e la difesa ucraina permettendo la transizione dalle strumentazioni di era sovietica agli standard Nato e aumentando l'interoperabilità con la Nato. Il futuro della Nato è nella famiglia euroatlantica", ha aggiunto.

20:06

Mosca, Usa vogliono prolungare conflitto il più possibile

Un comunicato dell'ambasciata russa negli Stati Uniti afferma che "Washington ha confermato ancora una volta la sua posizione ipocrita. Gli americani intendono prolungare il conflitto in Ucraina il più a lungo possibile", con riferimento al nuovo pacchetto di aiuti all'Ucraina. "La decisione di fornire armi a Kiev è un passo verso l'escalation della crisi ucraina e l'aumento del numero delle vittime civili", si legge nel comunicato. Lo riporta l'agenzia Tass.

20:16

Gruppo oppositori russi rivendica attentato Tatarsky

L'Esercito Repubblicano Nazionale, Anr, un gruppo creato dai ribelli russi che si oppongono al Cremlino, ha rivendicato la responsabilità dell'attentato che domenica ha ucciso il blogger militare Vladlen Tatarsky, scagionando la donna arrestata, Daria Trepova.

"Questa azione è stata preparata da noi autonomamente", ha scritto la cellula sul canale Telegram Rospartizan. Tatarsky era secondo gli oppositori un "istigatore e propagandista" oltre che "un criminale di guerra". Il messaggio ricorda anche che il bar dove è avvenuta l'esplosione è di proprietà del boss del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, descritto "come uno dei più famosi criminali russi".

"Chiediamo ai cittadini russi di emulare il nostro esempio e di opporre ogni tipo di resistenza al regime criminale russo fino alla sua completa distruzione. I criminali non si sentiranno al sicuro sul territorio russo - la Russia sarà libera!" conclude il messaggio, diffuso anche dal politico russo in esilio Ilya Ponomariov, l'unico deputato che ha votato contro l'annessione della penisola ucraina di Crimea.

21:09

Il corrispondente americano Evan Gershkovich è in buone condizioni

Il giornalista statunitense Evan Gershkovich, arrestato con accuse di "spionaggio", è in buone condizioni e grato per il sostegno ricevuto da tutto il mondo, secondo una lettera del direttore del Wall Street Journal al suo staff. Ha incontrato i legali in Russia. Lo riferisce l'agenzia Reuters.

21:13

Russia convoca incaricato d'affari francese

L'incaricato d'affari francese in Russia Jay Darmadikari è stato convocato al ministero degli Esteri russo per la critica delle azioni dell'esercito russo a Bucha. Lo riporta Tass. Il ministero degli Esteri russo ha affermato di aver fatto notare al rappresentante francese "l'inaccettabilità categorica di accuse infondate e false" contro l'esercito russo.

21:26

In Russia primo processo contro un ucraino per crimini di guerra

In Russia è iniziato il primo processo per crimini di guerra contro un soldato ucraino. Anton Cherednik, un membro della fanteria navale ucraina, si è dichiarato "parzialmente colpevole" dopo essere stato accusato nella città di Rostov-sul-Don, nella Russia meridionale, di aver tentato di prendere il potere con la forza, di aver utilizzato metodi di guerra proibiti e di aver ucciso un civile a Mariupol nel marzo dello scorso anno. Lo riporta il sito di Reuters.

21:46

Biden e Macron auspicano l'aiuto della Cina per la pace

Il presidente americano Joe Biden  e il suo omologo francese Emmanuel Macron hanno avuto una conversazione telefonica, in cui hanno e Joe Biden hanno espresso "la volontà della Francia e degli Stati Uniti di convincere i cinesi ad accelerare la fine della guerra in Ucraina", secondo una fonte diplomatica francese. Il colloquio telefonico fra i leader è avvenuto a poche ore dalla partenza di Macron per la sua visita di Stato di tre giorni a Pechino dove incontrerà il presidente cinese Xi Jinping.

22:35

Zelensky, esteso mandato della Commissione Onu sui crimini russi

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riferito su Telegram che è stato esteso il mandato della Commissione internazionale indipendente d'inchiesta dell'Onu sui crimini russi contro i diritti umani in Ucraina.

"Nessuno riuscirà a distruggere l'Ucraina, né dall'esterno né dall'interno", ha aggiunto, spiegando di essersi confrontato con il colonnello generale Oleksandr Syrskyi, con il capo del servizio segreto militare ucraino, Gur, Kyrylo Budanov, e con il ministero della Difesa, riguardo a Bakhmut e alla situazione militare generale.

22:49

Zelensky invitato al vertice Nato di luglio a Vilnius

La Nato ha invitato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a partecipare al vertice dell'organizzazione del prossimo 11 luglio a Vilnius in Lituania. Lo ha annunciato oggi a Bruxelles il segretario generale Jens Stoltenberg al termine della riunione ministeriale di oggi, che ha sancito l'ingresso della Finlandia come 31esimo Paese e alla quale ha partecipato anche il capo della diplomazia ucraina Dmytro Kuleba.

(ANSA il 4 aprile 2023) - La Russia sta probabilmente cercando di sponsorizzare e sviluppare società militari private per sostituire, prima o poi, il Gruppo Wagner nel suo importante ruolo di combattimento in Ucraina: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence.

L'operazione avviene sullo sfondo della faida tra il Ministero della Difesa russo e l'esercito privato controllato da Yevgeny Prigozhin, ricorda il rapporto pubblicato su Twitter, sottolineando che la leadership militare russa vuole probabilmente un gruppo su cui avere un maggiore controllo. Tuttavia, attualmente nessun'altra milizia privata russa si avvicina alle dimensioni o alla potenza di combattimento della Wagner.

Mosca, aggiungono gli esperti di Londra, probabilmente vede vantaggi nell'uso di queste società in quanto sono meno vincolate dai limitati livelli retributivi e dall'inefficienza che riducono l'efficacia dell'esercito regolare. La leadership russa, inoltre, ritiene che le pesanti perdite subite da queste milizie saranno meglio tollerate dalla società russa rispetto alle perdite dell'esercito regolare.

Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “La Stampa” il 4 aprile 2023.

La bomba che esplode in un bar di sua proprietà – rinominato pomposamente «Patriot» da quello che era uno «Street food» specializzato in «birra, salsicce e wurstel», come si pubblicizzava – arriva quando Evgeny Prigozhin si trovava in un momento delicato. Poche ore dopo che il blogger militarista Vladlen Tatarsky è stato ucciso da una bomba sul palco del locale pietroburghese, il capo del gruppo Wagner è apparso in uno strano video girato, secondo lui, a Bakhmut.

Viene ripreso nel tondino verde di un obiettivo di visione notturna, bardato con casco, mimetica e giubbotto antiproiettile come uno dei suoi militari. Spiega che si trova a Bakhmut, ormai «giuridicamente nelle mani della Federazione Russa», in quanto starebbe per piazzare la bandiera russa sopra il municipio locale. […]

 Una messinscena che non viene confermata non solo dai militari ucraini, ma nemmeno dal ministero della Difesa di Mosca, notoriamente ai ferri corti con l'armata semiprivata di Prigozhin. Bakhmut resta ucraina, e Kyiv promette di riprendersela a breve. […] il filmato di Prigozhin […] è costruito per chi sta a Mosca, anzi, forse per un utente molto preciso, quello che aveva ordinato al suo esercito di portargli Bakhmut e il Donbass entro la fine di marzo. […]

[…] Sulla bandiera che sventola davanti alla telecamera ha scritto il nome di Tatarsky, arruolandolo così nel suo clan ideologico.  Una mossa che ha fatto circolare nei canali Telegram russi […] l'ipotesi cospirazionista che sia stato proprio Prigozhin ad aver fatto saltare il suo bar con un pubblico di estrema destra nazionalista. Un pretesto per mostrarsi vittima, per colpire la sensibilità di Vladimir Putin, che da pietroburghese difficilmente sarebbe rimasto indifferente a una bomba nel centro della sua città, forse per ottenere una di quelle udienze sempre più faticose da strappare al capo di Stato.

[…] Che Prigozhin sia in difficoltà appare evidente non solo dalle sue litigate pubbliche con i generali. Il «cuoco di Putin» ha scommesso tutto su Bakhmut, convinto che chi avrebbe portato a Putin sul piatto l'inespugnabile città ucraina avrebbe vinto la sua fiducia, che alla corte del Cremlino si traduce in medaglie, appalti e potere.  Invece l'assedio si è rivelato un tritacarne per i detenuti reclutati da Wagner, e la propaganda di Prigozhin non ha potuto nulla contro gli intrighi dei generali. […] Se Bakhmut resta ucraina, per Prigozhin sarà difficile risollevare le sue quotazioni al Cremlino.

Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera” il 4 aprile 2023.

Ormai pochi lo prendono sul serio, per il semplice fatto che è diventata un’abitudine, anzi un vizio: ogni volta che Yevgeny Prigozhin si trova in difficoltà annuncia «bombastico» che i suoi mercenari della brigata Wagner stanno vincendo la battaglia di Bakhmut. Non è vero, non è mai stato vero, non oggi e non nel passato, ma sembra che a lui importi poco di essere smentito dai comandi ucraini e dalla realtà bellica sul terreno.

 […] Le sue parole sono giunte infatti poche ore dopo l’assassinio del suo vecchio amico Maksim Fomin, il nazionalista estremista blogger ucciso due giorni fa mentre teneva una conferenza a San Pietroburgo.

«Non credo che i responsabili vadano cercati tra gli ucraini», si è premurato di dire, smentendo coloro che tra gli uomini del regime di Putin vorrebbero gettare acqua sul fuoco delle polemiche interne, puntando invece il dito contro Kiev. Per Prigozhin l’uccisione del suo amico costituisce un avvertimento: in questo momento di difficoltà, mentre gli ucraini stanno resistendo bene e addirittura paiono in procinto di lanciare la loro controffensiva di primavera grazie agli enormi quantitativi di armi e munizioni spediti dagli alleati occidentali, anche lui rischia grosso.

Mosca non tollera più le critiche, neppure quelle che giungono «da destra» e dai super nazionalisti come lui impegnati a cancellare l’Ucraina indipendente dalla faccia della Terra. […]

Ucraina, salta un altro comandante russo? Mistero su Muradov. Lorenzo Vita su Iside Over il 5 aprile 2023.

Una delle costanti della guerra in Ucraina è la correlazione tra stallo dell’avanzata di Mosca e notizie su veri o presunti cambiamenti nelle gerarchie militari russe. L’ultima in ordine di tempo riguarda il generale Rustam Muradov, comandante delle truppe russe in Ucraina orientale, e da alcune settimane al centro di diverse indiscrezioni mai smentite né confermate dalla Difesa russa.

Secondo le ultime rivelazioni del sito Onet confermate da alcune fonti del Moscow Times, Muradov sarebbe stato rimosso con l’accusa di essere il responsabile della mancata presa di Vuhledar, nel Donetsk. Al suo posto, come riportava già a fine marzo l’Insitute for the study of war, potrebbe essere nominato il tenente generale Andrei Kuzmenko, ma non esistono prove in tal senso.

Muradov, con esperienza in Siria e in Caucaso, è arrivato l’anno scorso sul fronte ucraino con la fama di veterano e di uomo duro, in grado di ristabilire ordine e disciplina in un esercito che appariva debilitato dalla controffensiva ucraina e dalle numerose perdite subite sul campo. In realtà, come spiegano osservatori anche di parte russa, Muradov non solo sembra avere fallito nell’avanzata, con mosse azzardate e considerate suicide, ma pare essersi guadagnato anche un profondo risentimento dei soldati. Una miscela letale cui si è aggiunta anche la dura presa di posizione del gruppo Wagner, da sempre estremamente critico nei confronti dei comandanti delle forze regolari e che non ha lesinato pesanti accuse verso l’uomo scelto da Vladimir Putin e noto ai mercenari russi già dai tempi della Siria. Non a caso, già alcuni mesi si era parlato dello spostamento di Muradov dalla prima linea, accusato di essere stato il vero e unico responsabili dei fallimenti nella battaglia di Vuhledar.

Per ora da Mosca tutto tace. Tuttavia, il fatto che la notizia arrivi in una fase di stagnazione del conflitto indica che la guerra d’attrito cui si assiste da mesi nell’Ucraina orientale non ha raggiunto, almeno tatticamente, i risultati sperati. La recente visita del ministro della Difesa Sergei Shoigu sul fronte del Donbass può avere lasciato degli strascichi, così come certamente ha avuto un impatto negativo la contemporanea carneficina di Bakhmut. Il Cremlino probabilmente si aspettava una maggiore incisività degli assalti della prima linea, nell’attesa della (sempre più annunciata) possibile controffensiva di Kiev. Un appuntamento che secondo i comandi ucraini dovrebbe essere intorno a maggio e a cui gli strateghi russi volevano arrivare con il restringimento della linea del fronte e con alcuni risultati tangibili anche per non fornire ulteriori armi di propaganda al grande rivale interno: il leader della Wagner Evgenij Prigozhin. La sostituzione di Muradov, così come quella di altri comandanti prima di lui, può essere quindi un segnale d’allarme per i piani russi, ma anche un modo dei vertici per far capire di essere sempre in grado di trovare presunti responsabili e di rimuoverli evitando ulteriori battute d’arresto.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 5 aprile.

La Repubblica. Putin: "dietro terrorismo in Russia servizi segreti dell'Occidente"

Il presidente russo accusa l'intelligence occidentale di sostenere gli attentati di Kiev ai danni di Mosca. Zelensky in Polonia. Biden e Macron auspicano l'aiuto della Cina per la pace. A Pechino anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in visita a Varsavia ha dichiarato che "i russi non controllano Bakhmut", ma la situazione è molto difficile. Il suo consigliere Mykhailo Podolyak sostiene che l'Ucraina si riprenderà la Crimea "nel giro di sei-sette mesi". È atterrato a Mosca il capo di Stato bielorusso Aleksandr Lukashenko incontrerà il suo omologo Vladimir Putin.

Durante il viaggio ufficiale di tre giorni in Cina, il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che "chiunque aiuti la Russia nella guerra in Ucraina diventerà "complice". Ieri la conversazione con Joe Biden sul ruolo di Pechino nel processo di pace.

Punti chiave

22:53

Ft: Kiev tratterebbe su Crimea se arrivasse fino al confine

20:25

Zelensky: "Con le armi polacche muterà il quadro a Bakhmut" 

16:40

Putin, 007 occidentali dietro il terrorismo in Russia

16:23

Stoltenberg, "il futuro dell'Ucraina è nella famiglia euroatlantica"

13:07

Kiev: "Riprenderemo la Crimea nel giro di sei-sette mesi"

00:25

Il reporter del Wsj arrestato in Russia, Evan Gershkovic, vede i suoi legali. Il giornale: "La sua salute è buona, è grato per il sostegno"

Evan Gershkovic, il giornalista del Wall Street Journal arrestato in Russia, si è incontrato con i suoi legali. "Hanno detto che la sua salute buona e che è grato per il sostegno che è arrivato da tutto il mondo", afferma il quotidiano riferendo dell'incontro. "La via legale è una di quelle su cui stiamo lavorando per il rilascio di Evan. Continuiamo a lavorare con la Casa Bianca, il Dipartimento di Stato e i funzionari del governo per assicurare il rilascio di Evan", aggiunge il Wsj

07:17

Zelensky atteso oggi in Polonia

 Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è atteso oggi in Polonia per una visita ufficiale. Secondo quanto anticipato da Marcin Przydacz, consigliere per gli Affari esteri del presidente polacco, "ci saranno colloqui lunghi e ampi, non solo sulla situazione della sicurezza, ma anche sul sostegno economico e politico". Zelensky incontrerà nella piazza del castello di Varsavia anche rifugiati ucraini.

07:40

Bombe russe sul Donetsk, ieri uccisi 6 civili

  Sei civili sono morti e altri sette sono rimasti feriti durante i bombardamenti russi di ieri nel nord della regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale: lo ha reso noto l'ufficio del Procuratore Generale, come riporta Ukrainska Pravda. Le vittime sono state segnalate a Toretsk, Krasnohorivka e nel villaggio di Lastochkine del distretto di Pokrovsky. Si registrano danni ad un edificio amministrativo, alcuni condominii e strutture agricole. Secondo l'ufficio del Procuratore le forze russe hanno attaccato la regione con artiglieria e lanciarazzi Grad.

07:54

Canada: "Importante sostenere l'Ucraina anche dopo la sua vittoria"

"È importante che continuiamo a sostenere l'Ucraina, ma anche che sosteniamo l'Ucraina anche dopo la sua vittoria. È importante che gli Stati offrano sicurezza, impegno e garanzie a lungo termine all'Ucraina, perché anche dopo la sua vittoria, sarà ancora il vicino di un paese molto aggressivo. Questo è ciò che il Canada sta portando sul tavolo". Lo ha detto la ministra degli Esteri canadese, Melanie Joly, al suo arrivo alla ministeriale Nato a Bruxelles.

08:50

Presidente Zelensky in Polonia: vedrà l'omologo Duda

 Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato in Polonia per una visita al paese. Lo ha annunciato un funzionario locale. Il consigliere per gli Affari esteri del presidente polacco, Marcin Przydacz aveva detto in precedenza che la visita sarebbe avvenuta "su invito del presidente (Andrzej) Duda". "Ci saranno colloqui lunghi e ampi, non solo sulla situazione della sicurezza, ma anche sul sostegno economico e politico", aveva aggiunto Przydacz alla radio privata Rmf. "Sarà una visita ufficiale". Secondo il funzionario, Zelensky incontrerà polacchi e ucraini che si sono rifugiati in Polonia nella Piazza del castello di Varsavia.

09:25

Gb: Mosca cerca fondi all'estero per finanziare la guerra

La Russia prevede un sostegno da parte di Stati esteri che considera "amici" per finanziare una "lunga guerra" in Ucraina: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence. Il 28 marzo scorso, ricorda il rapporto pubblicato su Twitter, il premier russo Mikhail Mishustin ha annunciato che è "in fase di sviluppo" l'emissione di parte del debito sovrano russo in valuta estera.

La mossa, commentano gli esperti di Londra, è quasi certamente un'indicazione del fatto che la Russia prevede un sostegno finanziario esterno da parte di Stati esteri che considera "amici". Gli investitori esteri potranno quindi acquistare il debito sovrano russo e finanziare alcune delle future carenze di bilancio della Russia: In questo modo, sottolinea il rapporto, finanzierebbero indirettamente l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca.

Negli ultimi mesi, le banche russe sono state le principali entità ad acquistare il debito statale russo, ricorda il ministero. Tuttavia, è improbabile che abbiano la capacità di finanziare completamente i previsti futuri deficit di bilancio del Paese. "È probabile che i funzionari russi considerino l'emissione di debito estero come un modo per colmare le lacune delle finanze russe mentre pianificano una lunga guerra in Ucraina - conclude il rapporto -. Tuttavia, non è chiaro se la Russia riuscirà ad attuare le misure".

09:46

Mosca: un drone ucraino si è schiantato vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia

Un drone ucraino si è schiantato vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa russa Ria, citando fonti militari di Mosca, secondo le quali il drone sarebbe di fabbricazione polacca e avrebbe un peso di oltre 2 chili.

10:00

Il Papa: "Preghiamo per la martoriata Ucraina"

"Non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucrana". Lo ha detto Papa Francesco al termine dell'udienza di oggi.

10:03

Kiev: "Ucraini, lasciate i territori occupati"

Il ministro ucraino per la reintegrazione dei territori temporaneamente occupati, Iryna Vereshchuk, ha lanciato un appello ai cittadini ucraini delle aree del Paese sotto il controllo russo affinché cerchino di partire il prima possibile attraverso "Paesi terzi". "Consiglio agli ucraini nei territori temporaneamente occupati di andare in Paesi terzi o di prepararsi: sapete cosa dovete fare", ha detto Vereshchuk sul suo canale Telegram. "La cosa principale è proteggere voi stessi e i bambini", ha aggiunto il ministro. Da settimane l'Ucraina prepara una controffensiva per recuperare i territori conquistati dalla Russia; e secondo i media ucraini, l'appello di Vereshchuk punta a mettere al sicuro i cittadini ucraini che vivono in queste aree dalla prevedibile, prossima intensificazione dei combattimenti.

10:08

Papa Francesco: "Preghiamo per le mamme dei soldati ucraini e russi"

“Guardando Maria, la Madonna davanti alla croce, il mio pensiero va alle mamme dei soldati ucraini e russi che sono caduti nelle guerre: sono mamme di figli morti, preghiamo per queste mamme”: così papa Francesco all’udienza generale in piazza San Pietro che precede la Pasqua. “In questa santa settimana della passione di Cristo”, ha detto il Pontefice argentino, “commemorando la sua morte ingiusta, ricordo in modo particolare tutte le vittime dei crimini di guerra e invito a pregare per loro mentre supplico Dio affinché i cuori di tutti si convertano”. Francesco ha invitato i fedeli, come ogni mercoledì, a pregare specificamente per “la martoriata ucraina”.

10:44

Ucraina: Macron, Cina può avere ruolo importante verso pace

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha ribadito che Pechino potrebbe svolgere un "ruolo importante" nella ricerca di una "via per la pace" in Ucraina, nel suo primo discorso da quando è arrivato in Cina per uno visita ufficiale di tre giorni.

Parlando ai cittadini francesi a Pechino, Macron ha affermato che la Francia si impegnerà "in questa responsabilità condivisa per la pace e la stabilità".

11:20

Clinton: un errore covincere l'Ucraina a disfarsi delle sue armi nucleari, oggi Putin non l'avrebbe invasa

L'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ha affermato che "si rammarica di aver convinto l'Ucraina a rinunciare alle sue armi nucleari negli anni '90". In un'intervista con l'emittente irlandese Rte, ieri ha dichiarato che "la Russia non avrebbe invaso l'Ucraina se Kiev avesse ancora armi nucleari".

Nel gennaio 1994 Clinton ha firmato un accordo a tre con l'allora presidente russo Boris Eltsin e il presidente ucraino Leonid Kravchuk che prevedeva il trasferimento di tutte le armi nucleari sul territorio dell'Ucraina alla Russia per lo smantellamento. Nel dicembre 1994, l'Ucraina ha aderito al Trattato di non proliferazione come Stato non dotato di armi nucleari, e Stati Uniti, Russia e Regno Unito hanno fornito garanzie di sicurezza all'Ucraina e il Trattato START I è entrato in vigore.

"Sapevo che il presidente Putin non sosteneva l'accordo fatto dal presidente Eltsin di non interferire mai con i confini territoriali dell'Ucraina - ha aggiunto Clinton - Un accordo che aveva fatto perché voleva che l'Ucraina rinunciasse alle sue armi nucleari. Il presidente Putin l'ha rotto e ha preso la Crimea. E mi sento malissimo per questo perché l'Ucraina è un Paese molto importante. Penso che quello che ha fatto il signor Putin sia stato molto sbagliato".

11:54

Mosca: "Sicuramente Putin e Lukashenko parleranno della proposta bielorussa di un cessate il fuoco in Ucraina"

Il presidente russo Vladimir Putin e quello bielorusso Alexander Lukashenko "scambieranno sicuramente opinioni" sulla proposta di Minsk di arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina e avviare negoziati, durante i loro colloqui previsti oggi e domani a Mosca. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dall'agenzia Tass.

12:29

Mosca: "Siamo in una fase di guerra calda con gli Usa"

"Ora siamo in una fase di guerra calda con gli Stati Uniti. Stiamo assistendo al loro coinvolgimento diretto in una guerra ibrida con la Russia in vari modi". E' quanto ha detto il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov alla radio Sputnik . "Alcune forme di questa guerra sono semplicemente senza precedenti, semplicemente non esistevano e non poteva esistere durante la Guerra Fredda", ha continuato il diplomatico, secondo quanto riporta Ria Novosti, sottolineando anche che ora "purtroppo si parla molto della minaccia di un conflitto nucleare". Ryabkov accusa "i nostri avversari americani" di essere "assolutamente sconsiderati" perché stanno spingendo "più in alto " l'escalation", "accecati dalla loro convinzione assolutamente assurda e infondata nella capacità di infliggere una sconfitta strategica alla Russia". "Questo è giocare con il fuoco nel vero senso della parola", ha concluso il viceministro.

12:31

Peskov: "Non ci sono prospettive di riprendere i negoziati con l'Ucraina"

Il Cremlino ha ribadito che non ci sono prospettive di ripresa dei negoziati con le autorità ucraine. Alla domanda dei giornalisti se Mosca stia valutando la possibilità di riprendere i negoziati con Kiev, sullo sfondo delle notizie secondo cui un certo numero di Paesi sta spingendo la leadership ucraina a negoziare con Mosca, il portavoce presidenziale russo Dmitri Peskov ha risposto: "No, non vediamo alcun prospettive per questo ancora, non c'è niente da aggiungere". In precedenza, diversi media hanno riferito che la visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Varsavia sarebbe collegata al suo desiderio di cercare modi per riprendere i negoziati con Mosca. La Cina, contemporaneamente, dovrebbe discutere una soluzione politica della crisi ucraina con il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in visita a Pechino.

13:07

Kiev: "Riprenderemo la Crimea nel giro di sei-sette mesi"

"La Russia non ha risorse sufficienti per reggere la situazione in Crimea. L'Ucraina riprenderà la penisola in un tempo molto breve, da un punto di vista storico è molto breve - sei mesi, cinque mesi, sette mesi. Forse è un ottimismo eccessivo, ma è un ottimismo matematicamente verificato. Il ponte di Kerch sarà demolito dopo la de-occupazione russa", ha dichiarato il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak in un'intervista a Krym.Realii.

Per Podolyak se Mosca comincia a ritirare le sue truppe dall'Ucraina, Kiev può sedersi al tavolo dei negoziati con Mosca e "discutere sulla questione del ritiro diplomatico dei russi dalla Crimea temporaneamente occupata" .

13:50

Ucraina, Duda consegna a Zelensky più alto riconoscimento di Varsavia: "Sei una persona eccezionale"

 Il presidente polacco Andrzej Duda ha conferito al leader dell'Ucraina Volodmyr Zelensky, nell'ambito della sua visita a Varsavia, l'Ordine dell'Aquila Bianca, il più alto riconoscimento del Paese "per i suoi servizi nell'approfondimento delle relazioni tra Polonia e Ucraina, attività nel settore della sicurezza e fermezza nel difendere i diritti umani". Lo riportano i media polacchi.

"Non c'è dubbio che tu sia una persona eccezionale -  ha detto Duda durante la cerimonia di premiazione di Zelensky - non hai lasciato l'Ucraina e i tuoi compatrioti. Sei un leader esemplare".

13:53

Ucraina: Ue,56 mln euro a Stati confine per aumento import grano

Da oggi gli agricoltori di Bulgaria, Polonia e Romania beneficeranno della misura di sostegno del valore di 56,3 milioni di euro per compensare la perdita economica dovuta all'aumento delle importazioni di cereali e semi oleosi. I Paesi dell'Ue possono integrare gli aiuti con lo stesso importo". Lo annuncia in un tweet il commissario europeo all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski.

14:20

Ucraina: Macron in Cina, chiunque aiuti Mosca è suo complice

Chiunque aiuti la Russia nella guerra in Ucraina diventerà "complice". Lo ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron da Pechino dove è arrivato oggi per una visita di tre giorni. "Abbiamo deciso fin dall'inizio del conflitto di aiutare la vittima, e abbiamo anche chiarito che chiunque aiuti l'aggressore sarà complice in violazione del diritto internazionale", ha sottolineato il capo dell'Eliseo.

14:23

Duda, 'già inviati 8 Mig-29 a Kiev, ne manderemo altri 6'

La Polonia ha già trasferito un totale di otto caccia MiG-29 in Ucraina e si prepara a trasferirne altri sei. Lo ha detto il presidente polacco Andrzej Duda durante una conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Varsavia, come riporta Ukrinform.

14:37

Putin agli ambasciatori, 'la Russia non si vuole isolare'

La Russia "non si vuole isolare" e rimane aperta alla "cooperazione" con tutti i Paesi sulla base del principio di "eguaglianza". Lo ha detto il presidente Vladimir Putin ricevendo i nuovi ambasciatori per la consegna delle credenziali. Tra loro vi è l'ambasciatrice americana Lynne Tracy.

14:42

Ucraina: Putin, "crisi" da appoggio Usa a rivoluzioni e golpe

"Le politiche Usa a sostegno delle rivoluzioni colorate e del colpo di Stato a Kiev hanno portato all'attuale crisi ucraina". Lo ha detto alla nuova amabsciatrice americana a Mosca, Lynne Tracy, il presidente russo, Vladimir Putin, nella cerimonia di presentazione delle credenziali al Cremlino.

14:52

Putin, le relazioni Usa-Russia sono in crisi profonda

Gli Usa hanno sostenuto le rivoluzioni colorate nelle ex Repubbliche sovietiche e "il colpo di Stato a Kiev" nel 2014, un episodio "all'origine dell'attuale crisi". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin rivolgendosi all'ambasciatrice americana a Mosca, Lynne Tracy, durante la cerimonia per la presentazione delle credenziali dei nuovi ambasciatori. Le relazioni tra Russia e Stati Uniti sono "in crisi profonda", ha aggiunto Putin.

15:25

Zelensky, i russi non controllano Bakhmut

La situazione in cui si trovano le truppe ucraine a Bakhmut è "molto difficile", ha ammesso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in visita ufficiale a Varsavia, la prima dall'inizio della guerra. Zelensky ha fatto riferimento ai "continui attacchi di artiglieria pesante" e alla "carenza di munizioni". "Posso assicurarvi che il nemico non controlla Bakhmut", ha poi sottolineato in conferenza stampa congiunta con l'omologo polacco, Andrzej Duda.

Ha poi aggiungo che "in questa guerra non ci sono compromessi: non rinunceremo al nostro territorio, alla nostra libertà o ai nostri figli", ha sottolineato il presidente ucraino, che ha aggiunto che la guerra che sta conducendo il suo Paese è in difesa "dell'Europa e della libertà".

15:42

Stoltenberg, "la Cina non invia armi alla Russia"

La Nato non è fino a ora stata in grado di confermare forniture di armi letali della Cina alla Russia. Ma se dovesse avvenire "sarebbe un grande errore" con "conseguenze profonde", ha affermato il Segretario generale dell'organizzazione, Jens Stoltenberg, in una conferenza stampa a Bruxelles.

Anticipando quello che sarà deciso al vertice di Vilnius della prossima estate sulla spesa per la difesa, ha detto che "il 2% per cento sarà una base, non un tetto" per i Paesi della Nato.

15:51

Tajani, "Xi Jinping parli anche con Zelensky"

"Ci auguriamo che la Cina possa essere protagonista di un'azione di pace", convincendo "la Russia a ritirare le truppe dall'Ucraina", ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, incontrando i giornalisti al termine della Ministeriale Nato a Bruxelles.

Ha aggiunto di sperare che "Xi Jinping accetti l'invito di Volodymyr Zelensky in modo da poter giocare un ruolo anche da portatore di pace".

16:11

Blinken, sosteniamo gli sforzi diplomatici ma la pace sia giusta

"Sosteniamo gli sforzi diplomatici per raggiungere la pace ma deve essere una pace giusta e durevole, che non lasci solo il tempo a Mosca per far riposare le truppe per poi rilanciare l'offensiva nel momento adatto: fino a quel momento gli Usa e gli alleati continueranno a dare aiuti per difendere il territorio ucraino". Lo ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken al termine della ministeriale Nato a Bruxelles.

16:23

Stoltenberg, "il futuro dell'Ucraina è nella famiglia euroatlantica"

"Il futuro dell'Ucraina è nella famiglia euroatlantica", ha affermato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, annunciando un nuovo programma di sostegno a Kiev "con una prospettiva a lungo termine". Ha aggiunto: "ci stiamo impegnando nell'aiutare l'Ucraina per difendersi dall'aggressione russa e per metterla in condizioni di riprendere i territori conquistati dalla Russia".

16:34

Sostenitori di Daria Trepova minacciati di morte sui social

Gli utenti che seguono sui social gli account di Daria Trepova, la 26enne accusata dell'omicidio del blogger Vladlen Tatarsky, sono stati presi di mire con minacce di morte, molestie e parolacce, riporta Meduza.

Secondo quanto riferito, alcuni utenti hanno ricevuto minacce anche se non avevano collegamenti personali con Trepova o con i suoi account. Almeno una parte delle molestie sarebbe arrivata da Vladislav Pozdnyakov, il fondatore del gruppo di estrema destra russo Male State, famoso per diffondere odio contro le donne.

16:40

Putin, 007 occidentali dietro il terrorismo in Russia

"Il potenziale dei servizi speciali occidentali viene utilizzato nella preparazione di atti terroristici da parte di Kiev in Russia", ha affermato il presidente russo Vladimir Putin presiedendo una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale. Lo riferisce la Tass.

17:14

Lukashenko è arrivato a Mosca per incontrare Putin

l presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko è atterrato a Mosca, dove oggi dovrebbe incontrare Vladimir Putin: lo riporta l'agenzia di stampa statale bielorussa Belta. Domani i due capi di Stato parteciperanno a una riunione del Consiglio supremo dello stato dell'unione, che include Russia e Bielorussia.

17:32

La Finlandia acquista sistema di difesa missilistico da Israele

All'indomani della sua ammissione ufficiale nella Nato, la Finlandia ha annunciato di aver approvato l'acquisizione di un nuovo sistema di difesa missilistico da Israele, noto come David's Sling Magic Wand. Il sistema, del costo di 345.7 milioni di dollari, viene prodotto dall'israeliana Rafael, su un progetto sviluppato da Israele e Stati Uniti. La vendita è soggetta a via libera da parte americana, ha reso noto Helsinki.

17:43

 Lettonia reintroduce servizio militare obbligatorio

Il Parlamento lettone ha votato la reintroduzione del servizio militare obbligatorio per gli uomini di età compresa fra 18 e 27 anni a partire dall'anno prossimo. "Dall'invasione brutale dell'Ucraina da parte della Russia, possiamo assicurare la protezione della Lettonia solo attraverso soluzioni di difesa complesse, che comprendono non solo armi ma anche che una parte della società sia pronta all'azione militare", ha spiegato la ministra della Difesa, Inara Murniece.

La Lettonia aveva abolito il servizio militare obbligatorio dopo essere entrata nella Nato nel 2004. Perchè la legge entri in vigore deve ora essere vidimata dal presidente della Repubblica Egils Levits.

17:45

Blinken, nessun dubbio che arresto reporter Wsj sia illegale

Il segretario di Stato Anthony Bilnken ha detto di "non avere dubbi" a livello personale che il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich sia stato arrestato "illegalmente" dalle autorità russe. Parlando con i giornalisti al quartier generale della Nato, a Bruxelles, ha aggiunto che il processo formale per stabilire se la detenzione di Gershkovich sia illegale non è ancora stato concluso da parte delle autorità Usa.

18:00

Il Regno Unito blocca streaming riunione Onu con commissario russo diritti bambini

Il Regno Unito ha bloccato la messa in onda sulla web tv dell'Onu di una riunione del Consiglio di sicurezza, di cui Mosca ha la presidenza di turno, alla quale partecipa Maria Lvova-Belova, commissaria russa per i diritti dei minori, che ha ricevuto nei giorni scorsi insieme a Vladimir Putin un mandato di arresto per le deportazioni dei bambini ucraini. L'incontro di oggi ha come tema "l'evacuazione dei bambini dalle zone di guerra" e Mosca aveva fatto sapere che Lvova-Belova avrebbe partecipato virtualmente, ma tutti i 15 membri del Consiglio devono essere d'accordo per permettere che sia trasmessa sulla web tv del Palazzo di Vetro.

"Non le dovrebbe essere permesso di fare disinformazione tramite una piattaforma delle Nazioni Unite", ha dichiarato in una nota il portavoce della rappresentanza britannica all'Onu. Immediata la rappresaglia di Mosca, annunciata dal vice ambasciatore all'Onu Dmitry Polyanskiy: "A partire da oggi la Russia bloccherà la trasmissione di tutti gli incontri simili organizzati dalle Nazioni Unite".

18:09

Estonia, dare a Kiev una chiara tabella per l'adesione alla Nato

"All'Ucraina deve essere fornita una tabella di marcia chiara per l'adesione all'Alleanza atlantica: non possono esserci zone grigie nella sicurezza europea". Lo ha detto oggi, alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles, il ministro degli Esteri estone, Urmas Reinsalu.

Reinsalu ha sottolineato che il suo Paese ha deciso di aumentare in modo significativo il suo contributo al pacchetto di assistenza globale all'Ucraina e ha chiesto agli alleati di fare altrettanto "per aiutare l'Ucraina a vincere la guerra". Un'analoga richiesta è arrivata dai ministri degli Esteri di Lituania, Gabrielius Landsbergis, e Lettonia, Edgars Rinkevics.

18:25

Incontro tra gli ambasciatori russo e americano sul caso del giornalista Gershkovich

Si sono incontrati al Palazzo di Vetro l'ambasciatrice statunitense all'Onu Linda Thomas-Greenfield e il collega russo Vassily Nebenzia per parlare del caso del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, arrestato la settimana scorsa in Russia. "Ieri ho parlato con la mia controparte russa in merito all'arresto di un giornalista americano e ho espresso la nostra forte e decisa richiesta di rilasciarlo immediatamente", ha detto Thomas-Greenfield, sostenendo che "è davvero oltre ogni limite utilizzare un giornalista già accreditato in Russia e accusarlo del tipo di azioni di cui lo hanno accusato".

18:40

Putin chiede più sicurezza contro i criminali nei territori annessi

Il presidente russo Vladimir Putin ha rivolto un appello agli organismi incaricati della sicurezza nei territori ucraini annessi da Mosca affinché venga rafforzata la vigilanza e garantita la protezione di cittadini ed imprenditori.  "Criminali come esponenti della criminalità organizzata, trafficanti di droga e truffatori finanziari stanno cercando di approfittare della situazione nelle regioni della Repubblica popolare di Donetsk, quella di Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson", ha affermato.

18:50

Mosca, risolta questione accesso consolare giornalista Gershkovich

La questione dell'accesso consolare americano "per visitare il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich nella prigione di Lefortovo, a Mosca, è stata risolta". Lo ha comunicato la portavoce del ministro degli Esteri russo Maria Zakharova.

"Il problema di garantirgli un accesso consolare è stato preso in considerazione e si risolverà tenendo conto delle pratiche consolari esistenti e della legislazione russa", ha aggiunto. I funzionari americani non hanno ancora fatto visita a Gershkovich, mentre i suoi avvocati l'hanno incontrato ieri, come riportato dal Wall Street Journal.

18:58

Zelensky a Varsavia firma un accordo per la produzione di munizioni

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato a Varsavia un memorandum con il governo polacco per la ricostruzione dell'Ucraina e un accordo sulla produzione congiunta di munizioni per carri armati. Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha dichiarato che "la Polonia è stata la prima a mettere in guardia contro la Russia e la prima a sostenere l'Ucraina. Ora vuole essere la prima a partecipare alla ricostruzione" del Paese.

19:04

Piccolo aereo ucraino cade in Russia, pilota arrestato

Un piccolo aereo ucraino è precipitato in una regione russa al confine con l'Ucraina e il pilota è stato arrestato, hanno dichiarato i servizi di sicurezza, Fsb. "L'aereo è precipitato vicino al villaggio di Butovsk, nella regione di Bryansk, per ragioni sconosciute. Il pilota, che ha cercato di fuggire in territorio ucraino, è stato arrestato da un'unità della guardia di frontiera", afferma l'Fsb, citato dall'agenzia Ria Novosti.

 20:05

Lavrov, rapporti con Usa in fase calda ma vanno mantenuti

Russia e Stati Uniti sono nella "fase calda della guerra", ma le relazioni "devono essere mantenute". Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in un'intervista alla Tv Russia 1. Lo riporta Ria Novosti. "Siamo davvero nella fase calda della guerra, perché i nazisti ucraini stanno combattendo prima di tutto con armi americane. E ogni volta che l'amministrazione americana minaccia di fornire sempre più sistemi a lungo raggio e mortali", ha spiegato.

20:25

Zelensky: "Con le armi polacche muterà il quadro a Bakhmut" 

"Più aiuti militari arrivano in Ucraina, più velocemente cambierà la situazione a Bakhmut e in altre aree del fronte". Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che è in visita in Polonia e "ha esaminato i campioni dell'equipaggiamento militare che Varsavia intende trasferire in Ucraina".

21:06

Lukashenko vede Putin: "I nostri Paesi non crolleranno"

Il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko è fiducioso che la Russia e la Bielorussia supereranno tutte le difficoltà causate dalle pressioni occidentali e "non crolleranno". "Qualcuno ha previsto che saremmo crollati? Non siamo crollati. E non crolleremo", ha detto Lukashenko che oggi incontra il presidente russo Vladimir Putin al Cremlino. Stasera è previsto un incontro fra i due leader durante il quale saranno sul tavolo le varie questioni delle relazioni bilaterali, in particolare come sostituire le importazioni, rafforzare la cooperazione e sviluppare le industrie hi-tech, nonché la situazione internazionale e le misure adottate per garantire la sicurezza, ha dichiarato il servizio stampa presidenziale bielorusso in un comunicato.

22:53

Ft: Kiev tratterebbe su Crimea se arrivasse fino al confine

Kiev è disposta a discutere il futuro della Crimea con Mosca se le sue forze raggiungono il confine della penisola occupata dalla Russia: lo ha detto al Financial Times un alto consigliere del presidente Volodymyr Zelenskyy. Andriy Sybiha, vice capo dell'ufficio di Zelenskyy, ha fatto al quotidiano la dichiarazione più esplicita dell'interesse dell'Ucraina nei negoziati da quando ha interrotto i colloqui di pace con il Cremlino lo scorso aprile. "Se riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi strategici sul campo di battaglia e quando saremo sul confine amministrativo con la Crimea, siamo pronti ad aprire una pagina diplomatica per discutere di questo problema", ha detto Sybiha, riferendosi alla controffensiva a lungo pianificata da Kiev.

Ha aggiunto: "Ciò non significa che escludiamo la via della liberazione da parte del nostro esercito".

La Finlandia è Nato. Adolfo Spezzaferro su L’Identità il 5 Aprile 2023

La Finlandia non è più neutrale: è il 31esimo alleato della Nato, con 1.340 di frontiera condivisa con la Federazione Russa. Si attua così il piano Usa di accerchiare Mosca nel Baltico. Esulta il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg, che dice che ora tocca alla Svezia. “La sicurezza e la stabilità sono elementi che sentiamo forti”, “i russi cercano sempre di creare paura attorno a loro, ma noi non abbiamo paura”, ha detto Sauli Niinisto, presidente della Repubblica finlandese, durante la dichiarazione congiunta insieme a Stoltenberg nell’ambito della riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi Nato. E aggiunge: “Siamo vicini al futuro con 32 membri, con la Svezia, il cui ingresso è molto importante”.

Mentre il presidente Usa Joe Biden afferma che la Nato difenderà ogni millimetro del suo territorio, invitando la Turchia e l’Ungheria a unirsi agli altri alleati “senza indugio” nel ratificare l’ingresso della Svezia nell’Alleanza, Stoltenberg si rivolge a Mosca e Pechino: “Siamo un’alleanza di democrazie contro l’alleanza russo-cinese”. “Russia e Cina si stanno avvicinando sempre di più l’una all’altra, lavorano insieme, e questo rende le cose difficili. Per questo abbiamo bisogno dei nostri partner nell’Indo-Pacifico”, sottolinea il segretario. E per questo, aggiunge, “la sicurezza non è una questione regionale, ma globale” e “la guerra in Ucraina lo dimostra con tutte le sue ramificazioni”, fa presente Stoltenberg. “Mi aspetto che gli alleati creino un nuovo ambizioso impegno di investimenti per la difesa con il 2% del Pil per la difesa come base, non come tetto”, rilancia il segretario Nato.

Non si fa attendere la risposta di Mosca, che adotterà misure di ritorsione in relazione all’ingresso della Finlandia nella Nato. A dirlo il ministero degli Esteri russo in una nota. “La Federazione russa sarà costretta ad adottare misure di ritorsione, sia tecnico-militari che di altro tipo, al fine di fermare le minacce alla nostra sicurezza nazionale derivanti dall’ingresso della Finlandia nella Nato”, rende noto il ministero. L’adesione di Helsinki all’Alleanza atlantica crea rischi di una significativa espansione del conflitto, è l’allarme lanciato dal ministro della Difesa russo Sergei Shoigu parlando a una riunione delle forze armate russe. Shoigu afferma che la Nato sta rafforzando il suo programma anti-russo. Dall’inizio dell’invasione russa, i Paesi Nato hanno fornito più di 65 miliardi di dollari in assistenza militare all’Ucraina, riporta Stoltenberg. Intanto la Russia ha stanziato per la Difesa, nel 2023, quasi cinque trilioni di rubli, ossia 63,7 miliardi di dollari, secondo l’ultima legge di Bilancio. Pertanto, la spesa dell’Alleanza atlantica per aiutare l’Ucraina ha superato il budget annuale della Federazione Russa per la Difesa.

Il fronte del Baltico aumenta il rischio di escalation tra Nato e Russia. “L’ingresso della Finlandia nella Nato è il fallimento di Putin”, sostiene Stoltenberg. Ma a ben vedere si tratta di una vittoria degli Usa. L’allargamento della Nato lungo i confini della Russia è una strategia che la Nato persegue dal 1999. E non c’entra niente la paura dei Paesi confinanti con questa espansione, con questo accerchiamento ai danni di Mosca. Anche la stessa Finlandia non ha mai corso il rischio di essere invasa, ovviamente. Però adesso rappresenta un problema, per la Russia, perché Helsinki porterà gli armamenti Nato lungo il confine. Obiettivo della Casa Bianca è quello di isolare la Russia. Soprattutto come partner commerciale della Ue, a partire dalle risorse energetiche. Ora gli Usa potranno vendere a prezzi maggiorati il loro gas.

Intanto anche a Kiev scalpitano a maggior ragione per entrare nella Nato. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è congratulato con l’omologo finlandese per l’ingresso formale della Finlandia nell’Alleanza un messaggio diffuso sul suo account di Telegram. “Le mie sincere congratulazioni alla Finlandia nel 74esimo anniversario della sua fondazione. Sullo sfondo dell’aggressione russa, l’Alleanza è divenuta l’unica effettiva garanzia di sicurezza nella regione e ci aspettiamo che il vertice della Nato di Vilnius avvicini l’Ucraina alla sua meta euroatlantica”, conclude Zelensky.

Ciò che è fuor di dubbio è che l’Ucraina nella Nato equivarrebbe allo scoppio della terza guerra mondiale, fintanto che in Donbass proseguirà il conflitto russo-ucraino. E’ una provocazione molto pericolosa quella di Zelensky ne confronti di Mosca, in questa fase.

“Oggi è un giorno molto importante, con la famiglia della Nato che si allarga” ma l’ingresso della Finlandia “è un segnale di insicurezza”, fa presente il ministro della Difesa Guido Crosetto. Finora la Finlandia “è sempre voluta rimanere neutrale, il fatto che abbia preso questa decisione dipende dal fatto che una parte del mondo si è sentita più insicura quindi non è una notizia particolarmente positiva”. Crosetto si dice “fiducioso del fatto che nei prossimi giorni si possa provare a ricomporre una situazione folle che si è creata in Europa e in qualche modo si possa intraprendere una strada verso la pace”. Sempre se lo vorranno Usa e Ue.

Fine della neutralità. Che cosa cambia (per noi e per Putin) con l’ingresso della Finlandia nella Nato. Matteo Fabbri su L’Inkiesta il 6 Aprile 2023

In attesa della Svezia, il Paese nordico è uno dei pochi dove c’è ancora la leva obbligatoria. Porta in dote un esercito efficiente con equipaggiamenti altamente sofisticati sia terrestri sia aerei, con vantaggi strategici nel Mar Artico, spiega a Linkiesta un esperto dell’università di Anversa

Questa settimana al quartier generale Nato, a pochi chilometri dall’aeroporto di Bruxelles, è stata issata per la prima volta la bandiera finlandese. Il Paese nordico è diventato ufficialmente il trentunesimo membro dell’Alleanza atlantica. Il culmine di un rapido percorso avviato dal governo di Sanna Marin dopo l’invasione russa in Ucraina e che ha raccolto consensi trasversali sia tra i partiti politici che tra la popolazione.

La Finlandia pone fine a un’epoca di neutralità durata tutta la Guerra fredda. Dopo la caduta del muro di Berlino, nonostante l’ingresso nell’Unione europea, Finlandia e Svezia hanno sempre interpretato il non-allineamento come precondizione per mantenere rapporti normali con Mosca nonostante non vi fosse alcun vincolo nei confronti del Cremlino.

Ma l’aggressività di Putin negli ultimi anni ha portato a intensificare il rapporto di collaborazione con la Nato, oltre a cambiare radicalmente la percezione dell’opinione pubblica nei due Paesi. E la naturale conseguenza di questo scenario è stata l’ingresso di Helsinki nell’Alleanza.

A pochi giorni dalle elezioni che hanno visto prevalere, i conservatori del Partito della Coalizione Nazionale guidato da Petteri Orpo sulla premier uscente Sanna Marin (arrivata terza, si è dimessa dalla guida del Partito socialdemocratico), si concretizza una svolta storica per la repubblica nordica che avrà ripercussioni importanti su tutta l’area.

La Nato avrà ora 1340 chilometri di confine terrestre in più con la Russia, avvicinandosi in maniera sensibile alle basi militari del Cremlino. Ora si attende l’ingresso della Svezia a cui mancano però ancora le ratifiche del Parlamento ungherese e di quello turco.

Antonio Calcara, ricercatore all’università di Anversa che da anni si occupa di politiche di difesa e sicurezza internazionale, ritiene che questa svolta cambierà gli scenari non solo per la Finlandia ma anche per Mosca, che si troverà la Nato nel cortile di casa. «È una decisione storica che pone fine ad un’epoca di neutralità. La Finlandia aveva già un rapporto privilegiato con la l’Alleanza atlantica e venivano svolte operazioni ed esercitazioni congiunte. Ora il Paese nordico dovrà contribuire alla deterrenza nucleare e far parte del comando integrato civile e militare».

«Helsinki – uno dei pochi Stati in Europa dove esiste ancora la coscrizione obbligatoria – porta alla Nato un esercito e delle forze armate molto efficienti con equipaggiamenti altamente sofisticati, sia terrestri che aerei. L’Alleanza si avvicinerà molto di più al confine russo e questo potrebbe provocare dei vantaggi strategici nel Mar Artico. La penisola di Kola, dove ci sono importanti basi militari e dove ha sede il principale reparto navale della Marina russa (dotato del maggior numero di sottomarini, in buona parte armati di testate nucleari), disterà ora pochi chilometri da un Paese Nato».

Per l’Alleanza e per il Paese nordico sembra quindi una soluzione win-win. Mosca sicuramente non ha apprezzato, ma è difficile al momento prevedere come potrebbe reagire Putin. Dal ministero degli Esteri russo fanno sapere che verrà rafforzato il potenziale verso Ovest e Nord-ovest e che si prenderanno ulteriori misure se forze e mezzi di altri membri della Nato verranno dispiegati sul territorio finlandese.

«Le dichiarazioni del viceministro russo su un possibile rafforzamento militare del confine con la Finlandia sono un passaggio obbligato per lanciare un messaggio esterno verso la Nato e in generale verso gli altri Paesi dello spazio post-sovietico che potrebbero essere tentati di richiedere di adesione all’Alleanza – continua Calcara –. Ma è anche un messaggio interno per rassicurare opinione pubblica e alleati. Ci sarà un maggiore dispiegamento militare russo al confine con la Finlandia ma non credo che questo si tradurrà in un conflitto militare».

Continua il ricercatore: «Le priorità russe in questo momento sono diverse, visto come sta andando la guerra di attrito molto dispendiosa con l’Ucraina e visto che, nel calcolo russo, con Kyjiv sarà un conflitto a lungo termine. Potrebbe esserci una maggiore pressione sul fianco finlandese con qualche schermaglia dovuta alla chiusura dei canali di comunicazione, ma nulla di così eclatante da allertare l’articolo cinque».

Ora all’appello manca la Svezia che dovrà prima superare le resistenze di Ungheria e Turchia. È evidente che Recep TayyipErdogan e Viktor Orbán stiano giocando una partita più ampia con l’obiettivo di portare a casa condizioni favorevoli in cambio del via libera alla Svezia. Ankara chiede a Stoccolma una legislazione antiterrorismo più rigida contro i gruppi curdi presenti nel Paese nordico, ritenuti dal governo turco una minaccia alla sicurezza.

Una situazione che fa comodo politicamente al Presidente turco in vista delle elezioni di maggio (prima del voto difficilmente ci sarà il via libera dalla Turchia). I veti di Budapest, invece, non fanno più notizia: Orbán li utilizza spesso per spuntare condizioni più favorevoli con Bruxelles dopo il blocco dei fondi comunitari all’Ungheria. Inoltre con l’amico Putin i rapporti rimangono buoni.

In questo momento, quindi, la Svezia si trova in una zona grigia molto delicata che è destinata a rimanere tale almeno per uno o due mesi. In attesa che si completi il processo di adesione, però, Stoccolma non è rimasta a guardare: nelle scorse settimane, con la conferenza tenutasi nella base militare tedesca di Ramstein, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia hanno avviato la costituzione di una flotta aerea unificata per aumentare le proprie capacità di difesa rispetto alle minacce esterne.

Lo spiega Antonio Calcara: «Quando uno Stato fa domanda di adesione alla Nato, il periodo che intercorre tra la lettera e l’effettivo ingresso è il periodo più difficile. L’Ungheria prende tempo per non scoprirsi troppo viste relazioni con Russia e Cina e gioca una partita su più tavoli con gli altri Paesi europei. La Turchia, oltre al noto tema dei curdi, vuole andare a ridefinire le gerarchie di potere all’interno della Nato alzando la pressione per mandare un messaggio agli Stati Uniti».

«L’annuncio dell’accordo di Ramstein è molto importante. I quattro Paesi del Nord messi a sistema hanno una potenza aerea di livello, pari a quelle di Francia o Gran Bretagna. È una risposta forte per dissuadere un possibile intervento russo di rappresaglia. Se Stoccolma dovesse entrare nella Nato porterebbe una delle migliori flotte navali in circolazione, oltre ad un sistema aereo molto avanzato. La Svezia è inoltre uno dei pochi Paesi europei in grado di produrre autonomamente un caccia di quarta generazione, il Gripen. L’apporto sarebbe significativo».

Dopo le elezioni in Turchia di maggio, quindi, la Svezia potrebbe essere il trentaduesimo Paese ad aderire all’Alleanza atlantica andandone ad aumentare un potenziale già rafforzato dall’esercito di Helsinki. La Russia ha ridato un senso a un’organizzazione che sembrava dormiente o «brain dead», per dirla con le parole di Emmanuel Macron nel 2019 (che all’epoca furono accolte con favore dal Cremlino).

Qualche mese fa l’ex premier finlandese Alexander Stubb scrisse sul Financial Times che «il nono allargamento della Nato dalla sua nascita nel 1949, sarà ricordato come l’allargamento di Vladimir Putin». Non sembra un’esagerazione per quello che potrebbe essere, a tutti gli effetti, il capolavoro geopolitico dello “zar”, che è riuscito a riportare l’Alleanza atlantica al centro della scena internazionale.

C'è chi combatte, chi cerca la pace e chi, comunque ha già perso la guerra in Ucraina. Stefano Piazza su Panorama il 6 Aprile 2023

L'ingresso della Finlandia nella Nato, la situazione sul campo, la geopolitica; in quale situazione si trova oggi Putin ed il suo esercito?

C'è chi combatte, chi cerca la pace e chi, comunque ha già perso la guerra in Ucraina

Dopo decenni di fiero non allineamento la Finlandia è diventata il 31esimo Paese a far parte dell’Alleanza atlantica. Si tratta di un evento storico sancito ufficialmente lo scorso 4 aprile che coincide con l’anniversario della nascita dell’alleanza militare avvenuta il 4 aprile 1949. L’ultima nazione ad aderire alla Nato era stata nel 2020 la Macedonia del Nord. «La sicurezza e la stabilità sono elementi che sentiamo forti i russi cercano sempre di creare paura attorno a loro, ma noi non abbiamo paura», ha affermato Sauli Niinisto, presidente della Repubblica finlandese, durante la dichiarazione congiunta insieme a Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, nell'ambito della riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi dell’Alleanza atlantica. Poi il presidente finlandese ha aggiunto: «Siamo vicini al futuro con 32 membri, con la Svezia, il cui ingresso è molto importante». A questo proposito il segretario generale della NATO ha detto che «sul prossimo obiettivo dell'adesione della Svezia saremo presto pronti alla sua adesione, nell'ambito di un progetto trilaterale che comprende Finlandia, Svezia e Turchia», facendo intendere di averne parlato con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che è alle prese con una complicata campagna elettorale che lo vede in difficoltà nei sondaggi (sarebbe sotto di 10-14 punti dal suo avversario Kemal Kilicdaroglu). La Finlandia è il 31esimo Paese a far parte dell’Alleanza atlantica, il 22esimo Paese dell’Unione europea a essere parte anche della NATO (restano fuori Austria, Cipro, Irlanda, Malta e Svezia) e con la sua adesione non c’è più quella sorta di «Stato cuscinetto» tra la Russia e il blocco NATO, visto che Russia e Finlandia condividono oltre 1.300 chilometri di frontiera. L’allargamento della NATO è un tema che Putin utilizza da anni per giustificare i suoi interventi armati nei Paesi confinanti e le minacce alla Comunità internazionale quando in realtà coloro che hanno deciso di aderire all’Alleanza atlantica lo hanno sempre fatto in virtù delle minacce di Mosca. Lo stesso vale per coloro che hanno chiesto di entrare nell’Unione Europea. Per il segretario di Stato Usa americano Antony Blinken l'ingresso della Finlandia nell'Alleanza atlantica «è l'unica cosa per cui possiamo ringraziare Vladimir Putin», mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che «insieme, rafforzati continueremo a preservare la sicurezza transatlantica, a difendere ogni centimetro del territorio della NATO». Biden ha invitato la Turchia e l'Ungheria a ratificare «senza indugio l'ingresso della Svezia nell'Alleanza atlantica». Un altro risultato “raggiunto” da Vladimir Putin si è visto negli scorsi giorni durante la conferenza tenutasi presso la base aerea di Ramstein in Germania dove Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia hanno «avviato la costituzione di una flotta aerea unificata per aumentare le proprie capacità di difesa rispetto alle minacce esterne». Attorno alla figura di Vladimir Putin i propagandisti del Cremlino aiutati dai loro amici occidentali hanno costruito negli anni l’immagine di un uomo forte e risoluto capace di introdurre strategie vincenti in ogni occasione, ma in realtà le cose sono molto diverse. L’invasione dell’Ucraina da lui fortemente voluta è stata un clamoroso errore tanto che oggi i russi non sanno più come uscirne anche se la propaganda continua nel dire che la cosiddetta operazione speciale prosegue senza problemi e che «tutti gli obbiettivi verranno raggiunti». Per il momento quello che è accaduto è questo: in guerra sono morti almeno 220.000 soldati russi molti dei quali mandati al fronte senza addestramento e senza equipaggiamento, non si contano i carri armati e gli aerei distrutti dagli ucraini, dalla Russia sono fuggite più di un milione di persone (e l’esodo continua) tutte terrorizzate dall’idea di essere chiamate alle armi e tra loro ci sono molti scienziati e ricercatori un fatto che creerà molti problemi nel futuro. L’esercito russo che fino al 24 febbraio 2022 era ritenuto formidabile in realtà si è dimostrato del tutto inefficiente a causa dell’endemica corruzione (i comandanti vendono al mercato nero tutto quello che possono), e a causa di moltissimi errori di pianificazione commessi da comandanti inadeguati. Prova ne è il fatto che sono stati continuamente sostituiti tutti i generali responsabili della cosiddetta «operazione speciale». L’ultimo è il colonnello generale Rustam Muradov, comandante del Gruppo delle forze orientali (Egf) in Ucraina, licenziato ieri dal ministero della Difesa russo.

Secondo l’aggiornamento quotidiano dell'intelligence britannica «sotto il comando di Muradov l'Egf ha subito perdite eccezionalmente pesanti negli ultimi mesi dopo assalti concepiti male che hanno più volte fallito nel tentativo di conquistare Vuhledar nel Donetsk. Operazioni che hanno attirato forti critiche, anche dalle truppe di Muradov». L’intelligence britannica ricorda che «Muradov ha assunto il comando dell'Egf dopo il tentativo disastroso di assaltare Kiev dal nordovest durante le fasi iniziali dell'invasione su vasta scala ed è il militare russo più alto in grado silurato dall'inizio dell'anno. È probabile che non sia l'ultimo dato che la Russia continua a non raggiungere i suoi obiettivi nel Donbass».La Russia è stata pesantemente sanzionata e il peso di tutto questo si inizia a vedere, tanto che lo stesso Putin lo ha dovuto ammettere recentemente: «Le sanzioni imposte contro la Russia possono avere un impatto davvero negativo sull’economia nel medio termine»; una cosa che Putin fino a pochi giorni fa negava ostinatamente affermando: «La nostra economia continua a crescere grazie alla domanda interna». I russi un tempo rispettati sul piano diplomatico internazionale oggi sono totalmente isolati e talvolta derisi come avvenuto Sergei Lavrov in India, fatta eccezione per la Cina che sta sfruttando abilmente la situazione di debolezza russa per accaparrarsi a prezzi stracciati petrolio e gas, l’Iran altro paese isolato e plurisanzionato, la Nord Corea di Kim Jong-un e la Siria di Bashar alAssad, due dittatori invisi in tutto il globo. Un giorno (nessuno sa quando) la guerra in Ucraina finirà e la Russia dopo essere comparsa davanti a tutti i tribunali internazionali, dovrà pagare i danni di guerra dopo aver distrutto l’Ucraina e a questo proposito alcune stime parlano di almeno 400 miliardi di dollari. Infine nessuno è in grado di prevedere cosa accadrà in Russia dopo il conflitto e lo stesso vale per tutte le Repubbliche dell’ex Impero sovietico (in primis la Bielorussia), che potrebbero implodere con tutte le conseguenze che tutto questo provocherà. A titolo di esempio la storia ci ricorda che dopo l’invasione russa e la conseguente guerra in Afghanistan durata dieci anni (1979-1989) l’Unione Sovietica si dissolse completamente. E solo a pensarci vengono i brividi.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 6 aprile.

La Repubblica. Fonti francesi: Xi pronto a chiamare Zelensky. Ma Mosca boccia la mediazione cinese

Xi Jinping sarebbe disponibile al dialogo con Kiev. Il presidente francese Macron in visita a Pechino: "Ruolo della Cina vitale per la pace. Conto su Xi per la ragionevolezza della Russia". Stati Uniti e Gb abbandonano la seduta all'Onu mentre parla l'inviata russa per i diritti dei bambini. Russia, pm chiede 25 anni per l'oppositore Kara-Murza

La visita del leader francese e della presidente della Commissione europea a Pechino. A Kiev contrasti sul destino della Crimea: Andrii Sybiha, vicecapo dell'ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aperto alla trattativa, mentre per il consigliere Mykhailo Podolyak "la base per un vero negoziato con la Russia è il ritiro completo dei gruppi armati russi".

Stati uniti e Regno Unito abbandonano la seduta del Consiglio di sicurezza mentre parla l'inviata russa per i diritti dei bambini. L'ipotesi di un negoziato per i territori Crimea da parte dell'Ucraina arriva dalle pagine del Financial Times.

Punti chiave

20:49

Salgono a 7 i civili uccisi nel Donetsk

19:44

Gli Usa si oppongono a una road map per l'ingresso dell'Ucraina nella Nato

17:03

Russia, pm chiede 25 anni per l'oppositore Kara-Murza

15:51

Von der Leyen: "Xi parlerà a Zelensky al momento giusto"

14:26

Media, Xi Jinping pronto a parlare con Zelensky

13:11

Ue-Cina: al via incontro trilaterale Xi-Macron-Von der Leyen

11:57

Xi e Macron: riprendere al più presto i colloqui di pace

11:47

Cremlino: "Per ora da Kiev nessuna alternativa per una soluzione pacifica"

10:34

Macron a Pechino da Xi: "Conto sulla Cina per la ragionevolezza della Russia"

10:23

Macron twitta in cinese: "Ruolo di Pechino vitale per la pace"

08:43

Kiev, pronti a parlare con Mosca del futuro della Crimea

01:07

Onu: Usa e Gb lasciano Consiglio Sicurezza mentre parla Russia

I rappresentanti all'Onu di Stati Uniti e Regno Unito si sono alzati e hanno abbandonato la seduta del Consiglio di sicurezza mentre parlava in collegamento video l'inviata russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, raggiunta da un ordine d'arresto, emanato dalla Corte penale internazionale, per crimini di guerra. Regno Unito e Usa hanno anche bloccato la trasmissione sul canale delle Nazioni Unite della riunione informale convocata per parlare di Ucraina. La decisione di interrompere la diretta sul web, ha spiegato l'ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield, è stata presa per non dare alla rappresentante russa un "podio internazionale da cui diffondere disinformazione e cercare di difendere le sue orribili azioni messe in campo in Ucraina". In segno di protesta hanno lasciato l'aula anche Albania e Malta

04:19

Pechino, oggi l'incontro di Macron e Von der Leyen con Xi Jinping

Il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen cercheranno di far sentire la voce dell'Europa sul conflitto in Ucraina a Pechino durante un incontro con Xi Jinping, stretto alleato di Vladimir Putin, previsto per oggi. I due leader saranno ricevuti nel tardo pomeriggio dal presidente cinese al Palazzo del Popolo di Pechino. Nelle ultime settimane sono aumentate le pressioni internazionali sulla Cina affinchè venga coinvolta nel processo di pace in Ucraina. Sebbene Pechino si dichiari ufficialmente neutrale, Xi Jinping non ha mai condannato l'invasione russa e non ha mai parlato al telefono con il suo omologo ucraino Volodomyr Zelensky. Si è invece recentemente recato a Mosca per riaffermare la sua alleanza con il presidente russo.

04:55

Russia organizza incontro all'Onu su bimbi deportati, proteste

"Mosca ha usato la sua presidenza di turno del Consiglio di sicurezza Onu per organizzare una riunione informale sui bambini ucraini deportati con la forza in Russia, difendendosi da un'accusa che la Corte penale internazionale (Cpi) ha contestato come crimine di guerra". Per questo i rappresentanti diplomatici di Usa e Gran Bretagna, insieme a quelli di altri Paesi, hanno abbandonato l'aula mentre parlava, in video collegamento, la commissaria russa per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova, incriminata dalla Cpi e per questa ragione destinataria di un mandato di cattura. Lvova-Belova ha sostenuto che Mosca è pronta a cooperare con il ricongiungimento dei bambini ucraini con le loro famiglie. "Non abbiamo dubbi che questa sia una campagna per screditare il nostro paese", ha detto

07:22

Il sindaco di Melitopol: forti esplosioni in città

A Melitopol, città ucraina nella regione di Zaporizhzhia occupata dai russi, sono state udite "numerose potenti esplosioni". Lo ha scritto su Telegram Ivan Fedorov, sindaco in esilio, secondo quanto riporta il Guardian.

08:43

Kiev, pronti a parlare con Mosca del futuro della Crimea

L'Ucraina potrebbe aprire un negoziato con la Russia sulla Crimea. Lo ha detto al Financial Times Andrii Sybiha, vicecapo dell'ufficio del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.

"Se riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi strategici sul campo di battaglia e quando saremo al confine amministrativo con la Crimea, saremo pronti ad aprire una pagina diplomatica per discutere di questo tema", ha detto Sybiha in una intervista al quotidiano britannico. Il funzionario ucraino ha tuttavia osservato che Kiev non esclude la possibilità di liberare la Crimea con il suo esercito. Le dichiarazioni di Sybiha, sottolinea il Financial Times, "sono la prova più esplicita dell'interesse dell'Ucraina nei negoziati" con Mosca.

09:22

Ucraina: Tajani, Putin ha allargato Nato e compattato Ue e Usa

Con l'invasione dell'Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin "è riuscito ad allargare la Nato, a compattare l'Ue e gli Usa e quindi adesso cerca di difendersi politicamente". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. "C'è molta propaganda da parte russa, perché Putin deve tenere comunque la sua opinione pubblica e far capire che non arretra ma ci sono stati errori commessi da un punto di vista militare, con una guerra in stile Ottocento, utilizzando centinaia di migliaia di uomini. Doveva essere una guerra di tre giorni e invece sta logorando tantissimo le forze armate russe".

09:29

Cinque morti e sette feriti nel Donetsk a causa degli attacchi russi

Cinque persone sono state uccise e nove sono rimaste ferite dagli attacchi della Russia nel Donetsk nelle ultime 24 ore. Lo ha riferito il governatore della regione Pavlo Kyrylenko, precisando che 2 donne sono state uccise durante il bombardamento del villaggio di Oleksiievo-Druzhkivka situato a sud di Kramatorsk. Altri quattro sono rimasti feriti da schegge e mine esplose.

Secondo l'ufficio del procuratore generale, le forze russe hanno lanciato lanciarazzi multipli Uragan contro la popolazione civile di Oleksiievo-Druzhkivka. Altre 2 persone sono state uccise e altre 3 sono rimaste ferite a Bakhmut. La città ha visto alcuni dei combattimenti più pesanti tra le forze ucraine e russe negli ultimi mesi.

10:06

Cina/Francia: tappeto rosso per Macron, oggi vertice con Xi

La Cina stende il tappeto rosso per il presidente francese, Emmanuel Macron, al suo secondo giorno di visita in Cina. Macron incontra oggi il presidente cinese, Xi Jinping, che lo accoglierà con una cerimonia di benvenuto alla Grande Sala del Popolo, su piazza Tiananmen.

Il presidente francese è in visita insieme con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per una missione che avrà al centro gli sforzi per porre fine alla guerra in Ucraina e le relazioni tra Cina e Unione Europea. Prima del vertice con Xi, in mattinata, Macron ha incontrato il primo ministro cinese, Li Qiang, che ha sottolineato l'importanza delle relazioni tra Cina e Francia.

10:15

Intelligence Gb, "probabile che Russia abbia silurato il generale Muradov"

"Come affermato dai social media russi, è molto probabile che il ministero russo della Difesa abbia silurato il colonnello generale Rustam Muradov dal comando del Gruppo delle forze orientali (Egf) in Ucraina". 

È quanto si legge nell'aggiornamento dell'intelligence britannica nel rapporto quotidiano sulla situazione in Ucraina diffuso dal ministero della Difesa di Londra, che sottolinea come sotto il comando di Muradov l'Egf abbia subito "perdite eccezionalmente pesanti negli ultimi mesi" dopo "assalti concepiti male che hanno più volte fallito nel tentativo di conquistare Vuhledar nel Donetsk". Operazioni che, si evidenzia, "hanno attirato forti critiche", anche dalle "truppe di Muradov".

Muradov, ricorda la valutazione, "ha assunto il comando dell'Egf dopo il tentativo disastroso di assaltare Kiev dal nordovest durante le fasi iniziali dell'invasione su vasta scala" ed è il militare russo più alto in grado silurato dall'inizio dell'anno. Ma è probabile, conclude l'aggiornamento, che non sia l'ultimo dato che "la Russia continua a non raggiungere i suoi obiettivi nel Donbass".

10:19

Macron ricevuto da Xi in piazza Tiananmen

Il presidente francese Emmanuel Macron è stato accolto a Pechino dal suo omologo cinese Xi Jinping su un lungo tappeto rosso e con l'inno francese in piazza Tiananmen. Lo riportano i media francesi. Macron avrà un bilaterale con Xi al Palazzo del popolo, dopo essere stato ricevuto dal premier Li Qiang, e anche la presidente della Commissione Ue von der Leyen avrà colloqui con Xi, poi si terrà un trilaterale.

10:23

Macron twitta in cinese: "Ruolo di Pechino vitale per la pace"

La Cina ha un "ruolo vitale per la costruzione della pace", e il presidente francese, Emmanuel Macron intende parlarne nei colloqui di oggi con il presidente cinese, Xi Jinping. Lo si legge sull'account Twitter del presidente francese , in un messaggio scritto in cinese. "Avrò anche scambi con il presidente Xi Jinping su argomenti come affari, clima, biodiversità e sicurezza alimentare", prosegue il messaggio, anticipando i temi di discussione dell'incontro con il presidente cinese, che oggi riceve Macron a Pechino.

10:34

Macron a Pechino da Xi: "Conto sulla Cina per la ragionevolezza della Russia"

In visita di Stato a Pechino, il presidente francese ha detto al suo omologo cinese Xi Jinping che conta su di lui per "riportare la Russia alla ragionevolezza".

"So che potrò contare su di Lei per riportare la Russia alla ragionevolezza e tutti al tavolo dei negoziati", ha affermato Macron durante un incontro bilaterale ufficiale.

10:51

Lavrov in visita in Turchia oggi e domani

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov sarà tra oggi e domani in visita ufficiale in Turchia per discutere con le autorità turche delle relazioni bilaterali e di questioni a livello regionale. Lo rende noto il ministero degli Esteri di Ankara.

11:15

Xi a Macron: "Profondi cambiamenti ma superare le differenze"

Il mondo sta attraversando oggi "profondi cambiamenti storici: Cina e Francia, quali membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e grandi Paesi indipendenti, nonché strenui promotori della multipolarizzazione e della democratizzazione delle relazioni internazionali, hanno la capacità e la responsabilità di superare le differenze". Lo ha detto il presidente Xi Jinping all'inizio del bilaterale con la controparte francese Emmanuel Macron, parlando di partenariato strategico Cina-Francia "stabile, reciproco, pionieristico e progressista" con il vero multilateralismo per la pace, la stabilità e la prosperità nel mondo".

11:31

Svezia: "Difficile capire chi c'è dietro il sabotaggio di Nord Stream"

Potrebbe essere difficile determinare chi c'è dietro le esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, secondo il procuratore Mats Ljungqvist, a capo delle indagini svedesi, che oggi ha rilasciato un comunicato stampa citato dai medi locali. L'incidente, dice la procura, è "ovviamente diventato un piano di gioco per diverse speculazioni politiche". "Tuttavia, queste speculazioni non pregiudicano l'istruttoria, che si basa su fatti e informazioni emersi da analisi, indagini sulla scena del crimine e collaborazione tra le autorità svedesi e di altri Paesi", afferma Ljungqvist.

In precedenza l'inchiesta ha stabilito che si trattava di un caso di sabotaggio grossolano, dove, tra l'altro, le analisi hanno mostrato tracce di esplosivo su diversi corpi estranei esaminati. "L'indagine continua e sono in corso diverse misure investigative", ha aggiunto il procuratore, "la nostra speranza è che saremo in grado di determinare chi ha commesso questo crimine, ma si può affermare che è probabile che sia difficile date le circostanze".

11:43

Ucraina: Mosca, fermato tentativo ingresso in Russia di sabotatori Kiev

 Un tentativo di "sabotatori ucraini" di penetrare nel territorio della Russia tramite la regione di Bryansk è stato fermato dalle Forze di sicurezza. Lo ha scritto su telegram il governatore locale, Alexander Bogomaz. Lo riporta Ria Novosti. Il tentativo "è avvenuto vicino al villaggio di Sluchovsk nel distretto di Pogarsky - ha spiegato - si trattavi di 20 persone".

11:47

Cremlino: "Per ora da Kiev nessuna alternativa per una soluzione pacifica"

"La situazione in Ucraina è difficile per ora e non mostra alcun potenziale per una soluzione pacifica, considerando la posizione ufficiale e non ufficiale di Kiev. Per ora non abbiamo quindi altra strada se non quella di continuare l'operazione militare speciale". Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in una conferenza stampa.

11:57

Xi e Macron: riprendere al più presto i colloqui di pace

Evitare qualsiasi escalation e riavviare al più presto negoziati di pace: è questo il messaggio dell'incontro avvenuto oggi tra il presidente Macron al leader cinese Xi Jiping, durante la visita di tre giorni del capo di stato francese a Pechino insieme alla presidente della commissione europea Ursula von Der Leyen.

La Cina è disposta a collaborare con la Francia per invitare la comunità internazionale a una soluzione politica della guerra in Ucraina, ha dichiarato il presidente cinese, Xi Jinping, citato dall'emittente televisiva statale China Central Television, al termine del colloquio.

In particolare, nei cinque punti di cooperazione Xi ha citato l'importanza di evitare azioni che possano aggravare ulteriormente la crisi e astenersi dagli attacchi a civili, in particolare donne e bambini. Xi ha, poi, ribadito l'importanza di non utilizzare armi nucleari e "riprendere i colloqui di pace il prima possibile", tenere conto delle "legittime preoccupazioni" di tutte le parti, "cercare una soluzione politica e costruire un quadro di di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile". Xi ha poi sottolineato l'importanza di cooperare contro le ricadute del conflitto nel settore alimentare, energetico, finanziario e dei trasporti e in altri settori, e ridurre l'impatto della crisi sui Paesi in via di sviluppo.

12:14

Macron e Xi: Inaccettabile l'uso di armi nucleari

Il presidente francese Emmanuel Macron e il leader cinese Xi Jinping hanno chiesto colloqui di pace il prima possibile per porre fine al conflitto in Ucraina, respingendo anche qualsiasi ricorso alle armi nucleari. Serve "una ripresa delle discussioni al più presto per costruire una pace duratura", ha detto in particolare il capo di Stato francese, mentre il suo omologo cinese ha sottolineato che "le armi nucleari non possono essere usate" e ha condannato ogni "attacco ai civili", in dichiarazioni congiunte dopo un incontro bilaterale a Pechino.

12:52

Ucraina: Cremlino esclude la mediazione cinese

Il Cremlino ha escluso la possibilità di una mediazione cinese per fermare i combattimenti in Ucraina, sostenendo che Mosca non ha altra scelta che continuare l"operazione speciale.

"Naturalmente la Cina ha un grande ed efficace potenziale quando si tratta dei suoi servizi di mediazione. Ma la situazione con l'Ucraina è complessa, non c'è prospettiva di una soluzione politica", ha risposto ai giornalisti il portavoce Dmitry Peskov. "Per il momento, non abbiamo altra soluzione che continuare l'operazione militare speciale", ha aggiunto.

Il presidente francese Emmanuel Macron, in visita a Pechino, ha riferito di contare sul suo omologo cinese Xi Jinping per "riportare la Russia alla ragione".

12:55

Ucraina: Prigozhin, nessun segno ritiro forze Kiev da Bakhmut

Il capo del gruppo russo di mercenari Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha riferito che non ci sono segni di un ritiro delle forze ucraine da Bakhmut, nel Donetsk, epicentro da mesi di violenti combattimenti. "Va detto chiaramente che il nemico non va da nessuna parte", ha affermato in un post su Telegram, mentre continuano gli scontri nella parte occidentale della città.

Ieri il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva accennato alla possibilità di un ritiro delle truppe dalla città devastata, alla luce della condizione difficile in cui versano.

13:06

Russia: udienza appello difesa giornalista Wall Street Journal il 18 aprile

Il Tribunale di Mosca ha fissato per il prossimo 18 aprile l'udienza dei ricorsi della difesa per l'annullamento dell'arresto del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich. Lo ha dichiarato il servizio stampa del Tribunale distrettuale Lefortovsky di Mosca.

L'udienza si terrà a porte chiuse e alla presenza di Gershkovich, accusato di spionaggio, poichè, come ha spiegato il tribubale, i materiali del procedimento sono riservati.

Il giornalista è stato arrestato lo scorso 30 marzo e dovrebbe rimanere in carcere fino al 29 maggio su richiesta degli inquirenti. Ma la difesa ha chiesto a un tribunale di grado superiore di annullare tale decisioni e di scegliere una misura non detentiva per Gershkovich, che rischia fino a 20 anni di carcere se venisse condannato per il reato di spionaggio.

Secondo il Servizio di sicurezza federale russo (FSB) il giornalista nato nel 1991, "agendo su ordine degli Stati Uniti, stava raccogliendo informazioni su un impianto di difesa russo che costituisce un segreto di Stato. L'americano è stato arrestato a Ekaterinburg mentre cercava di ottenere informazioni segrete".

13:11

Ue-Cina: al via incontro trilaterale Xi-Macron-Von der Leyen

Al via, a Pechino, l'incontro trilaterale tra il presidente cinese, Xi Jinping, il presidente francese, Emmanuel Macron, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. L'inizio dei colloqui alla Grande Sala del Popolo, su piazza Tiananmen, è annunciato dall'emittente televisiva statale cinese China Central Television.

13:23

Putin: "Il regime di Kiev è cinico e crudele con i propri cittadini"

"Il regime di Kiev è estremamente crudele non solo nei confronti dei nostri cittadini, ma anche nei confronti dei propri". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin incontrando il capo della regione annessa del Donetsk, Denis Pushilin. "Si comportano al massimo grado in modo cinico e crudele", ha aggiunto Putin, come riporta Ria Novosti. Putin sta incontrando anche gli altri governatori delle regioni annesse.

13:39

Putin: "Allontanare truppe di Kiev a distanza di sicurezza"

Vladimir Putin ha dichiarato che adesso un "obiettivo" delle truppe di Mosca è quello di "spingere" i soldati ucraini "a una distanza tale che non possano provocare nessun danno" e "assicurare che non ci siano più bombardamenti" nel Donbass, la regione del sud-est dell'Ucraina in parte occupata dai militari russi. Lo riporta l'agenzia di stampa statale russa Tass riferendo di un incontro tra Putin e il leader dei separatisti filorussi di Donetsk, Denis Pushilin.

14:00

Bild: "Kiev mostra per la prima volta un attacco in territorio russo"

Le Forze armate ucraine hanno diffuso per la prima volta un filmato di un attacco dell'artiglieria di Kiev in territorio russo. Lo riporta il sito dell'agenzia tedesca Bild in russo. Le immagini sono state pubblicate su Telegram dal comandante della guarnigione di Kharkiv, Serhii Melnyk, come riporta Mediazona, e si riferirebbero al villaggio di Tsapovka, nella regione di Belgorod. Le truppe russe si sono posizionate in una fascia forestale vicino a una fattoria a 1,3 km dal confine ucraino, prima di essere scoperti.

Melnyk ha scritto che "durante la ricognizione, i combattenti del distaccamento della 4° unità di frontiera hanno individuato attrezzature appartenenti agli occupanti, personale che equipaggiava le postazioni e i camion" e che "grazie alla cooperazione professionale con gli artiglieri, l'obiettivo è stato immediatamente distrutto".

Secondo l'osservatore militare di Bild, Julian Röpke, si tratterebbe di un attacco preventivo visto che anticipa un'offensiva russa in direzione di Kharkiv. Inoltre, afferma Röpke, questa è la prima volta che l'esercito ucraino pubblica un video di un bombardamento di artiglieria in territorio russo e che questo sia un messaggio rivolto agli alleati occidentali di Kiev: "Con gli attacchi preventivi sul territorio russo, l'Ucraina dimostra che si sta difendendo con sempre maggiore sicurezza e non permetterà più all'Occidente di dettare le modalità esatte della sua difesa".

14:17

Si continua a combattere a Bakhmut

Il servizio di guardia di frontiera dell'Ucraina ha pubblicato sulla sua pagina Facebook filmati che mostrano uno scontro ravvicinato con l'esercito russo nella città di Bakhmut, nella regione di Donetsk. Secondo quanto riportato, le forze russe hanno occupato di notte edifici situati vicino alle posizioni ucraine: gli scontri sono poi iniziati la mattina, quando i soldati di Kiev sono riusciti a uscire dall'accerchiamento delle forze nemiche.

14:26

Media, Xi Jinping pronto a parlare con Zelensky

Secondo fonti diplomatiche francesi, il presidente cinese Xi Jinping sarebbe pronto a chiamare il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riporta Reuters.

14:33

Podolyak, "non è possibile fare alcuna concessione territoriale"

"La base per un vero negoziato con la Federazione Russa è il ritiro completo dei gruppi armati russi oltre i confini riconosciuti internazionalmente dall'Ucraina nel 1991. Compresa la Crimea. Non c'è alcuna questione di concessioni territoriali o di contrattazione dei nostri diritti sovrani". Lo ha scritto su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

14:47

Von der Leyen a Pechino, la Russia si ritiri

Per l'Ucraina "vogliamo che sia ripristinata una pace giusta" e per questo "occorre che la Russia metta fine all'invasione ritiri le sue truppe" dal territorio ucraino, ha detto la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a Pechino, dopo l'incontro con il presidente cinese, Xi Jinping.

 "Contiamo che la Cina non fornisca sostegno militare alla Russia. Farlo sarebbe una violazione delle leggi internazionalie e danneggerebbe la nostra relazione", ha aggiunto.  "Vogliamo risolvere le questioni attraverso il dialogo. Quindi, fondamentalmente, si tratta di disinnescare i rischi con la diplomazia".

15:00

Nessuna tregua a Zaporizhzhia

"Non dovremmo sperare in una tregua dei combattimenti a Zaporizhzhia" per la Pasqua, perché "non sono fuori discussione nuovi attacchi nemici". Lo dice Yuriy Malashko, responsabile dell'amministrazione regionale di Zaporizhzhia, nel sud dell'Ucraina, spiegando di avere chiesto "agli abitanti di restare cauti durante la vacanza di Pasqua, di stare attenti alle sirene che avvisano dei raid aerei".

15:14

Von der Leyen, stop minaccia nucleare, intesa con Xi

La presidente della Comissione europea Ursula von der Leyen, in visita a Pechino, ha dichiarato: "Con il presidente Xi ho sollevato in generale la questione della minaccia delle armi nucleari e nello specifico la nostra profonda preoccupazione per quanto riguarda la minaccia nucleare potenzialmente posizionata in Bielorussia. Sono stata molto chiara su entrambi i temi. Penso che sia anche ben chiaro nelle dichiarazioni pubbliche sul piano di pace proposto che la Cina si sta fortemente spendendo contro l'uso non solo delle armi nucleari ma anche della minaccia di armi nucleari e su questo punto siamo assolutamente d'accordo".

Ha anche aggiunto di avere "incoraggiato il presidente Xi Jinping a contattare il presidente Zelensky. È stato interessante sentire che il presidente Xi ha ribadito la sua disponibilità a parlare con lui quando i tempi e le condizioni saranno le più opportune".

15:25

Von der Leyen a Xi: "Con armi alla Russia danno a relazioni" 

Le spedizioni di armi dalla Cina alla Russia "nuocerebbero significativamente" ai rapporti tra Bruxelles e Pechino, perché "assistere un aggressore sarebbe contrario al diritto internazionale". È l'avvertimento che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha riferito al presidente Xi Jinping. La Cina, ha aggiunto, ha la responsabilità di usare la sua influenza nei confronti della Russia e l'Ue "conta" su di lui per farlo.

15:51

Von der Leyen: "Xi parlerà a Zelensky al momento giusto"

Durante l'incontro con il presidente cinese Xi Jinping "l'ho incoraggiato a contattare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. So che Zelensky lo ha chiesto pubblicamente. È stato interessante sentire che il presidente Xi ha reiterato la sua volontà di parlargli, al momento opportuno e quando ci saranno le giuste condizioni. Penso che questo sia un elemento positivo". Lo riferisce, in conferenza stampa a Pechino, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, al termine degli incontri avuti oggi con i vertici della Repubblica Popolare.

16:13

Ucraina e Polonia produrranno insieme proiettili per carri armati

L'Ucraina e la Polonia produrranno insieme proiettili da 125 millimetri per carri armati. La decisione è stata presa durante l'incontro a Varsavia fra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo omologo polacco Andrzej Duda. Le munizioni saranno realizzate dalla società di difesa statale ucraina "Ukroboronprom" insieme alla società polacca Polska Grupa Zbrojeniowa, presso l'impianto di produzione in Polonia. Nuove linee di produzione saranno implementate in diverse città. L'Ucraina fornirà le sue tecnologie e i suoi specialisti.

16:44

Bielorussia, Putin: "Prepariamo concetto di difesa comune per i nostri due Paesi"

Vladimir Putin anticipa la preparazione di un concetto di difesa comune a Russia e Bielorussia. Dopo aver visto Aleksandr Lukashenko, prima in colloquio bilaterale e poi nel quadro del Consiglio supremo dell'Unione degli Stati, il Presidente russo ha precisato che "tale documento definirà gli obiettivi principali della nostra cooperazione alla luce delle crescenti tensioni alle nostre frontiere esterne dei nostri Stati, delle sanzioni e della guerra informativa scatenata contro di noi", ha spiegato Putin. La cosa importante è quella di "impegnarsi in modo sostanziale" nella pianificazione strategica. Continueremo a rafforzare il sistema di sicurezza dello stato dell'Unione", ha aggiunto.

17:03

Russia, pm chiede 25 anni per l'oppositore Kara-Murza

Per l'oppositore russo Vladimir Kara-Murza, il pubblico ministero ha chiesto 25 anni di carcere. Lo riporta il canale Telegram del media russo Sota, che cita il suo avvocato Maria Eismont. Kara-Murza potrebbe essere condannato dopo essere stato riconosciuto colpevole di tre reati, tra cui "alto tradimento". Eismont ha anche dichiarato alla stampa che Kara-Murza ha perso 17 kg di peso durante la sua detenzione.

17:34

La Finlandia acquista il sistema di difesa missilistica israeliano David's Sling

La Finlandia ha dichiarato che acquisterà il sistema di difesa missilistica israeliano David's Sling nell'ambito di un accordo del valore di circa 316 milioni di euro. L'annuncio arriva poco dopo l'ufficialità dell'ingresso di Helsinki nella Nato.

18:01

Russia: missili ucraini su un parcheggio nel Donetsk, 4 civili morti

Le forze armate ucraine hanno sparato contro un parcheggio nel distretto Kalininsky, della città di Donetsk, uccidendo almeno quattro civili. Lo riporta l'agenzia russa Ria Novosti, secondo cui l'esercito ucraino avrebbe utilizzato un sistema di razzi a lancio multiplo.

18:44

Mosca, "inutile la pressione per il rilascio di Gershkovich"

I tentativi di pressione sulla Russia per il rilascio del giornalista del Wsj Evan Gershkovich sono "inutili". Lo afferma il ministero degli Esteri russo annunciando che il viceministro Serghei Ryabkov e l'ambasciatrice americana Linne Tracy hanno discusso della detenzione del giornalista in Russia. Lo riporta Ria Novosti.

18:51

Lavrov arriva ad Ankara

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov è arrivato ad Ankara, in Turchia, per una visita. Lavrov discuterà domani con il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu le questioni energetiche, la situazione dell'Ucraina, l'attuazione dell'accordo sul grano, nonché i compiti di normalizzazione della situazione nel Nagorno-Karabakh e nel dialogo tra Ankara e Damasco. Lo riferisce un corrispondente dell'agenzia Tass.

18:56

In Estonia sono arrivati i sistemi di difesa aerea Nasams

Sono arrivati oggi in Estonia i sistemi di difesa aerea a medio raggio Nasams messi temporaneamente a disposizione dalla Spagna. I sistemi, che servono per rinforzare la difesa aerea dei Paesi baltici in attesa della consegna degli analoghi armamenti commissionati negli scorsi mesi da Estonia e Lettonia, rimarranno in Estonia per quattro mesi.

Il ministro della Difesa estone, Hanno Pevkur, ha ribadito che il suo Paese chiederà agli alleati atlantici di dare l'assenso a un piano di difesa aerea a rotazione, simile all'attuale Baltic Air Policing, per garantire un'adeguata protezione della regione baltica. La stessa richiesta sarà avanzata da Lituania e Lettonia durante il summit Nato di Vilnius il prossimo luglio.

19:16

Dopo Von der Leyen, Borrell in Cina a metà aprile

Il responsabile della politica estera Ue, Josep Borrell, sarà in Cina dal 13 al 15 aprile: lo ha reso noto un portavoce a Bruxelles. La visita di Borrell seguirà quella del presuidente francese, Emmanuel Macron, e del capo della Commissione europea, Ursula Von der Leyen. La scorsa settimana, era a Pechino il premier spagnolo, Pedro Sanchez.

19:28

Kiev, operazioni russe più intense verso Bakhmut e Adviidka

Le forze armate russe continuano a concentrare i loro sforzi sull'offensiva nelle direzioni di Lyman, Bakhmut, Adviidka e Maryinka. Lo riporta lo Stato maggiore delle forze armate ucraine in un post su Facebook, aggiungendo che "durante la giornata, sono stati respinti più di 20 attacchi" dei soldati di Mosca. Le battaglie più feroci nell'area sono in direzione di Maryinka, "dove 13 attacchi sono stati fermati", sostengono le forze armate di Kiev, che concludono spiegando che "il nemico continua a cercare di prendere il pieno controllo della città di Bakhmut".

 19:35

Kiev, la Russia vuole eliminare politicamente Zelensky

Mosca "persegue ancora l'obiettivo di eliminare, almeno politicamente" Volodimir Zelensky. Lo ha denunciato il segretario del Consiglio di difesa e sicurezza ucraino, Oleksii Danilov, secondo cui "la Federazione russa non ha cancellato dalla sua agenda l'obiettivo di eliminare Zelensky". "La Russia cerca di liquidare politicamente il nostro presidente perché ha dimostrato al mondo intero di essere il leader della nostra nazione, del nostro paese. E questo non piace ai russi".

19:44

Gli Usa si oppongono a una road map per l'ingresso dell'Ucraina nella Nato

Gli Stati Uniti stanno facendo resistenza alle pressioni che giungono da alcuni alleati europei per offrire all'Ucraina una road map per l'ingresso nella Nato, nel vertice dell'Alleanza in programma a luglio. Lo riporta il Financial Times, riferendo che, insieme agli Usa, si sono schierati Germania e Ungheria, rispetto al fronte composto dalla Polonia e dai Paesi baltici, che vorrebbero offrire a Kiev legami più stretti con la Nato e una dichiarazione di sostegno al suo futuro ingresso nell'Alleanza atlantica.

Secondo quanto riferiscono fonti del Ft, le divisioni sono emerse chiaramente questa settimana, nella riunione a Bruxelles dei ministri degli Esteri della Nato. Secondo il quotidiano, in vista del vertice di Vilnius di luglio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrebbe anticipato che una sua partecipazione ci sarà solamente se a Kiev saranno offerti segnali tangibili in direzione di un ingresso nella Nato, quali garanzie di sicurezza dopo il conflitto con la Russia e una maggiore collaborazione con l'Alleanza.

19:57

Minsk, improbabile che Mosca usi armi nucleari nei nostri depositi

Le attuali tensioni non dovrebbero arrivare al punto tale che la Russia userà le armi nucleari che intende dispiegare in Bielorussia. Lo ha assicurato il segretario del Consiglio di sicurezza di Minsk Aleksandr Volfovich, citato dall'agenzia di stampa Belta.  "Il numero di testate non è importante. Ciò che conta è come saranno usate e se saranno usate correttamente", ha dichiarato.

Il segretario del Consiglio di sicurezza ha parlato da Mosca, dove si trova insieme al presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che oggi ha avuto un nuovo incontro con il presidente russo Vladimir Putin. "Le testate e le altre munizioni nucleari tattiche o strategiche sono progettate principalmente come deterrente, per garantire la sicurezza sia della Russia che della Bielorussia", ha spiegato ancora Volfovich.

20:49

Salgono a 7 i civili uccisi nel Donetsk

È salito a sette il numero dei civili che sono rimasti uccisi in un attacco condotto, secondo le autorità filorusse, dalle forze armate di Kiev in un parcheggio di Donetsk, nell'Ucraina orientale. L'autorità della regione occupata dalla Russia ha denunciato diversi attacchi di artiglieria da parte di Kiev, che non ha confermato.

20:55

Russia, restituita alla madre ragazzina del disegno pro-Ucraina

In Russia è stata restituita alla madre la ragazzina russa che era stata portata via dal padre, perchè aveva fatto un disegno contro la guerra in Ucraina. La ragazzina è stata consegnata alla madre, separata dal marito, e che era stata allontanata dalla famiglia da almeno sette anni.

Il commissario russo per l'infanzia Maria Lvova-Belova ha riferito che l'adolescente, Maria Moskalyova, in un primo momento non voleva andare da sua madre, ma poi ha cambiato idea. Il padre martedì è stato condannato a due anni di carcere per aver criticato l'invasione, ma non è chiaro dove sia.

21:18

In Russia mistero sulla morte di un altro manager dell'energia

Igor Shkurko, vicedirettore generale della compagnia energetica russa Yakutskenergo "è morto in circostanze misteriose".  Lo scrive il media bielorusso Nexta vicino all'opposizione. Secondo le autorità russe, l'uomo arrestato lo scorso 31 marzo con l'accusa di corruzione, si è tolto la vita in cella, nel penitenziario di Yakutsk, il 4 aprile.

21:43

Prigozhin, "conquisteremo Bakhmut entro un mese"

"Le forze ucraine stanno continuando a resistere ai tentativi di Mosca di conquistare la città orientale di Bakhmut, che ora potrebbe essere conquistata in tre o quattro settimane". Lo ha detto su Telegram il capo del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, che qualche giorno fa aveva rivendicato la conquista di Bakhmut.

Alec Ross: «La Nato non ha colpe sulla guerra in Ucraina. Ora Putin è nelle mani di Xi». Il grande errore del leader russo. La strategia giusta di Biden, che però è vecchio. Il rischio nucleare. Il ruolo della Cina. Il conflitto visto da un esperto americano. Alessandro Mauro Rossi su L’Espresso il 5 Aprile 2023

Addenta la bistecca alla fiorentina come fanno i veri cowboys. «Io sono un po’ cowboy, molto cowboy», dice senza far capire se scherza o fa sul serio. Però parla pacatamente, come i veri diplomatici, misurando le parole, anche quelle più forti che, si capisce, non le rilascia per caso o per colorire la sua conversazione in un italiano quasi perfetto. Ha una visione molto “americana” del mondo ma non per questo meno profonda. Alec Ross, esperto di tecnologia, è stato consigliere del Dipartimento di Stato per l’Innovazione con Hillary Clinton e ha guidato la politica tecnologica per la campagna presidenziale di Barack Obama. Ha accettato di parlare con L’Espresso della guerra in Ucraina e di cosa le si muove intorno. Alec ha origini abruzzesi. Vive tra gli Stati Uniti e l’Italia e insegna alla Business School dell’Università di Bologna, la città di cui si è innamorato. Ha pubblicato due bestseller mondiali. È un analista che ha visitato oltre 100 Paesi dei 196 presenti sul mappamondo. Gestisce Amplo, una società di venture capital che ha asset per oltre 2 miliardi di dollari. Fa parte di diversi consigli di amministrazione di aziende specializzate in tecnologia, finanza, istruzione, risorse umane e cyber security. I suoi consigli sono molto ascoltati dal mondo liberal americano soprattutto in tema di conflitti, tecnologie e innovazione.

Alec, come hai conosciuto Obama?

«Ho lavorato a molti progetti nel quartiere South Side di Chicago. Lì ho incontrato un politico locale che nel 2004, dopo aver perso pesantemente le elezioni nel 2000, voleva diventare senatore. L’ho aiutato e ha vinto. Quattro anni dopo ha deciso di candidarsi come presidente degli Stati Uniti e l’ho aiutato nella gestione delle tecnologie e dell’innovazione: era Barack Obama. Quando ha tentato di diventare senatore era quarto nei sondaggi con il 3% e abbiamo usato la tecnologia per ribaltare il pronostico. Poi è andato tutto molto bene».

E Hillary?

«Successivamente, anche Hillary Clinton, sconfitta da Obama alle primarie Dem nel 2008, mi chiese supporto e mi disse: “You beat me but you did so class” (Mi hai battuto, ma lo hai fatto con classe). Poi per quattro anni, grazie all’Innovation Agenda legata all’estero, ho gestito tutti gli affari in Libia. E anche altro».

I dossier più difficili da gestire?

«Sicuramente Libia e Siria. In Libia non ho gestito tutti gli affari. È stato un disastro, ma anche una parte molto piccola del mio portafoglio. Ho lavorato a livello globale ma il responsabile era il mio collega Chris Stevens assassinato a Bengasi nel 2012. Il mio ruolo era ripristinare le comunicazioni e seguire alcuni programmi. Altri dei miei incarichi sono stati più duraturi e di maggior successo. Abbiamo lavorato per cacciare Gheddafi dal potere ma abbiamo fatto il grave errore di non avere pronto un successore. Quindi l’80% è andato bene, il 10% è stato un fallimento e il 10%... vediamo. Dicono anche che sia stato tra quelli che hanno innescato la guerra tra Russia e Ucraina. Tutte balle. Non vado da quelle parti da sette anni».

Allora, come è nata la guerra tra Russia e Ucraina?

«Credo che sia iniziata quando Putin ha pensato che invadere l’Ucraina sarebbe stato facile come conquistare la Crimea e che nonostante le sanzioni prima o poi l’Ucraina sarebbe diventata russa. Biden invece ha deciso l’opposto».

Quanta responsabilità ha la Nato in questa guerra?

«Zero per cento».

Putin dice che era stato circondato…

«Fanculo Putin. Questa è un’assurdità. Non c’era nessun piano di espansione della Nato in Ucraina, ora sì ovviamente. Questa guerra ha solo una ragione: l’aggressione della Russia all’Ucraina. Putin in un certo senso vorrebbe ricostituire l’Unione Sovietica».

Come può finire?

«È possibile che la regione diventi una specie di nuova penisola coreana ma invece che tra nord e sud ci sia una divisione tra est e ovest. Bisogna capire dove verrà tracciata la linea, perché in realtà è molto importante anche una variazione di 20/30/40 chilometri a causa dell’accesso alle materie prime. Nel Donbass infatti non c’è solo il grano ma anche il gas neon che viene utilizzato nella chirurgia nei laser. Non ci sono solo le materie prime ma anche le terre rare. Per concludere il conflitto militare penso che serva l’intervento dei cinesi. Ora l’unico uomo che controlla Putin è Xi Jinping perché con le sanzioni dall’Occidente adesso Putin deve vendere tutto in India, nel Golfo, in Cina».

C’è il rischio che si allarghi il conflitto?

«Alcune settimane fa Putin ha parlato della sovranità della Moldavia. Dobbiamo pensare alla lezione della Prima Guerra Mondiale e quindi dobbiamo sempre lavorare per limitare il conflitto che purtroppo attualmente vuol dire lasciare che i Russi facciano quello che vogliono».

Quanto pesa l’Europa?

«Dal punto di vista degli aiuti militari molto poco. Sono invece molto importanti, direi decisivi, quelli di Gran Bretagna e Stati Uniti. L’Europa invece è importante per le sanzioni economiche che stanno avendo effetti significativi».

Biden è il presidente giusto?

«Per il momento sì. Non esiste un altro nome possibile e ragionevole nel contesto politico attuale. Il problema per i Democrats ora è che non c’è un successore. Biden è vecchio e la domanda è: chi potrebbe esserci dopo di lui?».

Un ritorno di Hillary?

«Hillary Clinton è da escludere perché ha detto basta. Ha più di 70 anni, ha dei nipoti e ha una vita diversa. È una figura più del passato che del futuro».

C’è il rischio di una guerra nucleare?

«Sì, non si è mai a 0% di rischio. Per esempio: c’è l’indicazione che Putin abbia il Parkinson. Se lui è davvero malato cosa potrebbe fare se sapesse che è arrivato alla fine? È un rischio. Comunque l’unico modo in cui potrebbe esserci una guerra nucleare è che la cominci la Russia. Gli americani non lanceranno mai il primo missile».

Putin può essere destituito?

«È molto difficile. Ha creato un sistema, un reticolo di relazioni, attraverso il quale controlla tutta la Russia. Se decide di fare qualcosa nessuno nel suo Paese può fermarlo. Attorno a lui ha la bolla dei Siloviki. Sono 5-6 persone in rappresentanza di agenzie statali responsabili dell’applicazione della legge come agenzie di intelligence, forze armate e altre strutture a cui lo stato ha delegato il diritto di usare la forza. In gran parte provengono dall’ex Kgb da cui proviene anche Putin. Lui ha creato le condizioni per non avere mai una rivoluzione nel Paese».

E se invece qualcuno riuscisse a farlo?

«Dovrebbe avere la forza e l’organizzazione per sostituire in pochissimo tempo la rete di potere che Putin ha creato. Non sarà facile. In caso contrario la Russia potrebbe esplodere. Molte repubbliche potrebbero prendere la via dell’autonomia. E con le tante atomiche disseminate per il Paese, non si sa cosa poterebbe accadere».

Cosa ne pensi del mandato di cattura internazionale a Putin per crimini di guerra?

«Per quanto odi Putin (e sì, lo odio), non penso che sia stato produttivo per tre motivi: in primo luogo, non verrà mai effettivamente arrestato, quindi è più di facciata che sostanziale. In secondo luogo, rende più difficili i negoziati di pace. È normale che i leader mondiali si rechino in siti neutrali per i negoziati. E questo non potrà farlo. In terzo luogo, penso che potrebbe continuare a radicalizzare psicologicamente Putin. Mi preoccupo per le decisioni che potrebbe prendere di fronte alla sconfitta o alla fine della sua vita. Credo che lo renda più propenso a usare armi nucleari, non meno».

Chiudiamo con la Cina. Che ruolo può avere nella vicenda ucraina?

«Ha più potere per porre fine a questo conflitto di qualsiasi altro paese diverso dalla stessa Russia. Putin dipende dalla Cina per le sanzioni e per gli armamenti. A questo punto, Xi Jinping ha approfittato della situazione a suo vantaggio economico. È stato in grado di acquistare petrolio, gas e altre materie prime con un forte sconto. Ha anche aumentato i prezzi delle materie prime cinesi. La Cina potrebbe cambiare strategia se le dinamiche economiche dovessero cambiare, ma per ora sembra che si stia godendo il modo in cui questa situazione sta riorientando l’ordine globale».

Abramovich e Kantor, il business oltre la guerra: così gli oligarchi aggirano le sanzioni. Il Tempo il 05 aprile 2023

Mentre i governi occidentali si illudono che le loro sanzioni economiche stiano davvero danneggiando l'economia russa, la realtà che si nasconde dietro la superficie, però, è ben diversa. Le decisioni prese dall'Ue, dal Regno Unito e dal Nord America non sono sufficientemente coordinate e sottovalutano la capacità degli astuti oligarchi russi di eluderle, specialmente in settori vitali per l'economia globale come ad esempio il cibo.

La questione non riguarda solo la capacità degli oligarchi di godere ancora di alloggi di lusso o di enormi yacht, sebbene ci siano molte prove di questo: ad esempio al sobborgo di Tel Aviv di Herzliya ci sono una villa da 65 milioni di dollari di Roman Abramovich e una proprietà multi-milionaria dell’imprenditore Moshe Kantor, che si occupa di fertilizzanti. Abramovich e Kantor non stanno di certo seduti tra le rovine delle loro case rimaste senza acqua e con l’elettricità intermittente per colpa dei bombardamenti russi. La peggiore conseguenza che subiscono dalla guerra è che le sanzioni inflitte contro di loro comportano una temporanea perdita di prestigio sociale, dato che persino gli enti di beneficenza senza scrupoli si fanno venire dei rimorsi.

Il Congresso ebraico europeo ha dovuto a malincuore abbandonare Kantor, che è stato per tre volte presidente del Congresso, così come hanno fatto varie organizzazioni di beneficenza per la memoria sull’Olocausto. E il re e Tony Blair presumibilmente non sono così entusiasti delle donazioni elargite da Kantor alle loro cause preferite. Ma non bisogna avere l’ingegno da avvocato per trasformare le proprie partecipazioni in grandi aziende in modo da far sembrare che l’effettiva proprietà svanisca. Altrimenti come avrebbe fatto Abramovich ad acquistare una squadra di calcio olandese (il Vitesse, ndr) quando già possedeva il Chelsea?

I fertilizzanti sono un business molto grande, del valore di 250 miliardi di dollari a livello globale. Russia e Bielorussia sono attori importanti di questa industria, in particolare per quanto riguarda l’azoto e il potassio. Il colosso di fertilizzanti Akron, guidato da Kantor, gestisce ancora miniere di potassio in Canada, nonostante il suo nome compaia nell'elenco degli oligarchi sanzionati di quel Paese. In realtà la sua miniera si trova proprio lungo il percorso dove l'esercito canadese conduce i programmi di addestramento per i soldati ucraini.

Le joint venture sono un'altra via per evadere le sanzioni. Il rapporto annuale del gruppo Rio Tinto rivela una partnership dal nome innocuo - "CanPacific Potash Inc” - che ha una miniera dal valore di 500 milioni di dollari in fase di sviluppo ad Albany. Sebbene Kantor abbia trasferito le quote della sua partecipazione di controllo in Akron a tre colleghi, possiede ancora il 40% della società. In base alle sanzioni stabilite del Regno Unito, è vietato trattare con i fondi congelati o le risorse economiche appartenenti, posseduti, detenuti o controllati da un soggetto destinatario delle sanzioni. Quindi cosa stanno facendo i governi del Regno Unito e del Canada per tappare questa falla?

Forse Kantor è infastidito dal non poter visitare la sua casa multimilionaria a Hampstead Garden Suburb, ma non è stato fatto nulla per arginare i suoi profitti perché due governi che sostengono l'Ucraina non collaborano tra loro. Mentre si sente parlare molto della Russia che deve reindirizzare le esportazioni di petrolio e gas verso l'India e la Cina, gli affari in altri settori continuano a prescindere: i fertilizzanti ma anche i servizi nucleari.

Lo scoop del New York Times. Guerra in Ucraina, documenti top secret Usa e NATO sugli aiuti a Kiev finiti online: sono “arma di disinformazione” per Mosca. Carmine Di Niro su Il Riformista il 7 Aprile 2023

Una breccia clamorosa nell’intelligence statunitense, con informazioni top secret finite su Twitter e Telegram ed utilizzate anche come forma di propaganda da parte di Mosca.

A scriverne oggi è il New York Times, che rivela come alcuni documenti classificati dell’intelligence americana in cui si descrivevano “piani segreti degli Stati Uniti e della NATO” per rafforzare le forze armate ucraine in vista dell’attesa controffensiva di primavera contro gli occupanti russi nel Paese da oltre 13 mesi, sono stati diffusi questa settimana sui due social network.

Quando è stato interpellato a riguardo, il Pentagono ha indicato che sta indagando sulla questione. “Siamo a conoscenza dei resoconti di stampa riguardanti i post sui social media e il Dipartimento sta esaminando la questione“, ha dichiarato la vice portavoce del Pentagono, Sabrina Singh. Questi documenti, che risalgono all’inizio di marzo secondo il quotidiano della ‘Grane Mela’, parlano ad esempio del ritmo con cui le forze ucraine utilizzano le munizioni cruciali dei lanciarazzi mobili Himars, o il programma delle forniture di armi o l’addestramento fornito dall’Occidente ai soldati a Kiev.

C’è però anche una seconda fonte di preoccupazione per Washington. Secondo diversi analisti militari alcune delle carte “leakate” sono state modificate in alcune parti rispetto alla versione originale: è il caso delle stime americane dei morti di guerra ucraini, viste al rialzo, mentre quelle delle vittime russe sono state abbassate. I documenti riportano numeri esagerati sui soldati ucraini morti (71.500) e numeri più ridotti sulle truppe russe uccise (17.500; ma in realtà stimate tra le 40.000 e 60.000). Un segnale che farebbe pensare che la fuga di notizie sia anche un tentativo di disinformazione da parte di Mosca.

mentre il canale di informazione russo Readovka sostiene che anche questo faccia parte dell’operazione “psicologica” per tranquillizzare il nemico portata avanti da un piano statunitense.

Resta comunque il dato di fondo: quella ammessa anche dal Pentagono è la prima grande falla nell’intelligence Usa resa pubblica in questa guerra in Ucraina.

Carmine Di Niro. Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia

Estratto da open.online il 6 aprile 2023.

Sono entrati nell’account personale di un blogger ultranazionalista russo, che ha contribuito allo sforzo bellico di Mosca acquistando droni, e hanno speso tutti i suoi soldi in giocattoli erotici. A confessarlo è stato un gruppo di attivisti ucraini, citato da Politico.

 La comitiva Kiber Sprotyv (Cyber Resistance) ha infatti fatto sapere di essere entrata in possesso delle utenze private per accedere a AliExpress (servizio di negozi online cinese) di Mikhail Luchin, amico del propagandista russo Vladlen Tatarsky, rimasto ucciso nell’attentato di domenica scorsa a San Pietroburgo. […]

Gli ucraini hanno dichiarato di aver acquistato giocattoli erotici per un valore di 25mila dollari utilizzando la carta di credito del militante russo. «Ora Mikhail Luchin è il proprietario di una collezione unica di dildo che vale 25mila dollari. Soldi, questi – si legge su Telegram – che stava progettando di spendere per l’acquisto di droni da inviare all’esercito russo». […]

(ANSA il 6 aprile 2023) - Potrebbe essere difficile determinare chi c'è dietro le esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, secondo il procuratore Mats Ljungqvist, a capo delle indagini svedesi, che oggi ha rilasciato un comunicato stampa citato dai medi locali. L'incidente, dice la procura, è "ovviamente diventato un piano di gioco per diverse speculazioni politiche". "Tuttavia, queste speculazioni non pregiudicano l'istruttoria, che si basa su fatti e informazioni emersi da analisi, indagini sulla scena del crimine e collaborazione tra le autorità svedesi e di altri Paesi", afferma Ljungqvist.

In precedenza l'inchiesta ha stabilito che si trattava di un caso di sabotaggio grossolano, dove, tra l'altro, le analisi hanno mostrato tracce di esplosivo su diversi corpi estranei esaminati. "L'indagine continua e sono in corso diverse misure investigative", ha aggiunto il procuratore, "la nostra speranza è che saremo in grado di determinare chi ha commesso questo crimine, ma si può affermare che è probabile che sia difficile date le circostanze".

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 7 aprile.

Lorenzo Cremonesi, inviato, Viviana Mazza, corrispondente da New York, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 7 Aprile 2023

LIVE I FATTI PRINCIPALI

23:53

New York Times: «Nuove carte top secret Usa su Kiev, Medio Oriente e Cina pubblicate sui social»

21:02

Zelensky: «Liberare la Crimea dai russi è inevitabile»

20:16

L'Ucraina riprende l'export di elettricità

20:07

Filorussi del Donetsk: «La controffensiva ucraina causerà perdite colossali»

20:01

Prigozhin: «Russi impegnati in feroci scontri alla stazione di Bakhmut»

01:09

New York Times: «Piani top secret Usa e Nato per rafforzare Kiev pubblicati su Telegram e Twitter»

di Viviana Mazza, nostra corrispondente da New York

Alcuni documenti classificati che descrivono «piani segreti degli Stati Uniti e della Nato» per rafforzare le forze ucraine in vista dell’offensiva di primavera contro la Russia sono stati diffusi questa settimana su Twitter e su Telegram, secondo il New York Times. Il quotidiano aggiunge che il Pentagon o sta indagando su chi possa esserci dietro questi «leak» apparsi sotto forma di foto di grafici e di tabelle sulla consegna di armi a Kiev e sulla forza di particolari battaglioni. Tuttavia, il canale Telegram russo Readovka scrive che questi documenti (datati 1 marzo) potrebbero essere dei falsi, fatti circolare appositamente dalla stessa intelligence Usa per «calmare e confondere le forze di Mosca» prima dell’inizio dell’imminente offensiva ucraina. Secondo Readovk a, uno degli indizi di ciò è che nel documento si parla spesso della «mancanza di preparazione» delle forze ucraine.

Un documento sembra dettagliare la spesa per i sistemi di artiglieria HIMARS, informazione che era stata tenuta segreta, continua il Times; un altro descrive dodici brigate ucraine, nove delle quali addestrate da Usa e Nato, specificando il loro equipaggiamento e le date in cui potrebbero essere pronte a combattere contro i russi (delle nove addestrate dagli occidentali: sei entro il 31 marzo, altre tre entro fine aprile). Il quotidiano statunitense afferma anche che i documenti sembrerebbero modificati dai russi, perché riportano numeri esagerati sui soldati ucraini morti (71.500) e numeri più ridotti sulle truppe russe uccise (17.500; ma in realtà stimate tra le 40.000 e 60.000). Queste modifiche suggeriscono che l’operazione sia legata ad attività di disinformazione di Mosca, conclude il quotidiano; mentre il canale di informazione russo Readovka sostiene che anche questo faccia parte dell’operazione «psicologica» per tranquillizzare il nemico portata avanti da un piano statunitense.

La Casa Bianca ieri ha detto che non era ancora riuscita a cancellare completamente dai social queste informazioni. Sarebbe la prima falla nell’intelligence Usa resa pubblica in questa guerra. I documenti non contengono piani specifici di combattimento su come, quando e dove Kiev intenda attaccare.

02:24

IL PUNTO MILITARE - Quando (e dove) arriverà l’offensiva di Kiev?

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Gli strateghi, come tutti, consultano ogni giorno il meteo. È un aspetto che può condizionare in modo importante le scelte. Il punto di oggi parte dal «cielo». David Helms, ex meteorologo dell’Air Force che segue il conflitto sotto il profilo «climatico» e rilancia i dati sui social, ha fornito le sue previsioni. Nel settore sud il terreno tenderà ad essere più secco entro 1-2 settimane, mentre sul fronte orientale resterà molto umido e fangoso fino alla metà di maggio. Se gli ucraini tengono conto di questi parametri potrebbero lanciare l’offensiva nel settore meridionale, in direzione di Melitopol e altri obiettivi. Infatti è difficile muovere mezzi pesanti nell’impasto melmoso, quella rasputitsa che già ha impantanato l’avanzata dei mezzi russi su Kiev: video e foto circolate in queste ultime settimane lo mostrano ampiamente. Sono comunque tante le supposizioni a tavolino. Il segretario del Consiglio di sicurezza Oleksiy Danilov ha dichiarato: solo un numero ristretto di persone, tra 3 e 5, sa quando e dove sarà l’attacco.

02:28

Media d’opposizione bielorussi: «Manager russo morto in circostanze misteriose»

Igor Shkurko, vicedirettore generale della compagnia energetica russa Yakutskenergo è «morto in circostanze misteriose»: lo scrive Nexta, media bielorusso vicino all’opposizione. Secondo le autorità di Mosca l’uomo, arrestato lo scorso 31 marzo con l’accusa di corruzione, si è tolto la vita in cella, nel penitenziario di Yakutsk, il 4 aprile. Shkurko, scrive Nexta, subito espulso dal partito Russia Unita, si era opposto all’arresto e il 3 aprile aveva presentato appello.

Il dipartimento della Yakutia del servizio penitenziario federale russo ha affermato che il manager si è suicidato. «Shkurko è stato trovato in una cella del centro di detenzione senza alcun segno di vita. Gli operatori sanitari in arrivo hanno accertato la sua morte», si legge nel comunicato. Negli ultimi 15 mesi, più di 40 top manager, uomini d’affari e altri dirigenti russi sono morti in circostanze poco chiare.

02:28

Prigozhin: «Potremmo conquistare Bakhmut in tre o quattro settimane»

«Le forze ucraine stanno continuando a resistere ai tentativi di Mosca di conquistare la città orientale di Bakhmut, che ora potrebbe essere conquistata in tre o quattro settimane». Lo ha scritto su Telegram il capo del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, che qualche giorno fa aveva rivendicato la conquista di Bakhmut.

02:30

La Lituania critica il viaggio di Macron e von der Leyen in Cina: «Riflettere sul ruolo di garante di Pechino»

Considerando l’influenza economica e politica della Cina, «dovremmo pensare almeno due volte se davvero vogliamo che la Cina diventi responsabile della sicurezza dell’Unione europea, del continente europeo: è fondamentalmente chiederselo ora». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, durante un’intervista alla televisione lituana, commentando la visita di Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen a Pechino.

Landsbergis si è mostrato estremamente critico della decisione della presidente della Commissione Europea di cercare «una riduzione del rischio» di escalation militare proprio in Cina. A tal proposito, il ministro ha fatto notare che, nell’alleanza informale con la Russia, la Cina rappresenta il vero partner dominante di cui la Russia sta divenendo un satellite.

07:02

Ucraina, un consigliere di Zelensky: «Trattiamo sulla Crimea», ma Kiev smentisce

di Lorenzo Cremonesi (inviato a Kiev)

Forse non è un caso che dal governo ucraino giungano contradditori segnali sulla possibilità di negoziare con Mosca sul futuro della Crimea proprio mentre la visita di Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen a Pechino ripropone un eventuale ruolo da mediatore per la Cina. Che Kiev torni a essere pronta a un compromesso territoriale, specie sulla penisola di Crimea, per cercare la pace con Mosca prima che questa ritiri le sue truppe dai territori occupati?

07:04

Qilliam Taylor, ambasciatore americano a Kiev dal 2006 al 2009: «Giusto puntare sul ruolo di Pechino»

«La Cina ha chiaramente acquisito una grande influenza sulla Russia. E penso che anche a Mosca si rendano conto che il rapporto con Pechino sia fondamentale per non finire completamente isolati nel mondo. Molti Paesi non rompono con la Russia, perché vedono che è appoggiata dalla Cina».

Lo ha detto in una intervista al Corriere della Sera Qilliam Taylor, ambasciatore americano a Kiev dal 2006 al 2009, in rappresentanza di George Busch e di Barack Obama e, successivamente, nel 2019 fino al 2020, come «incaricato d’affari» per conto del Governo di Donald Trump. Il documento in 12 punti sulla guerra presentato da Xi Jinping ha «un aspetto molto positivo: il presidente cinese afferma che tutti, quindi compreso Putin, devono rispettare i principi dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Stato», ma è stato bocciato dall’amministrazione Biden perché «c’è un altro passaggio che non va bene. Il leader cinese propone un cessate il fuoco immediato. Ma questo significherebbe cominciare una trattativa con circa il 15% del territorio ucraino in mano ai russi. Sarebbe come riconoscere un premio all’aggressione putiniana. È una condizione inaccettabile per gli ucraini, per gli Stati Uniti e per gli stessi Paesi europei».

08:16

Kiev: «Respinti oltre 40 attacchi nel ultime ore»

Ieri l’esercito ucraino ha respinto oltre una quarantina di attacchi delle forze russe, concentrate ancora sull’offensiva nelle zone di Bakhmut, Lyman, Avdiivka e Maryinka, tutte nel Donetsk. Lo riporta su Facebook lo Stato maggiore delle forze di Kiev nel suo aggiornamento quotidiano sulla guerra: «Ieri il nemico ha lanciato 5 missili, 18 raid aerei ed ha sparato 53 razzi con sistemi a lancio multiplo contro le posizioni delle nostre truppe e le infrastrutture civili», sottolinea lo stesso rapporto.

08:58

Il ministero della Difesa britannico e la situazione a Bakhmut

Secondo il ministero della Difesa del Regno Unito, negli ultimi giorni gli attacchi delle forze russe impegnate a Bakhmut hanno ripreso slancio dopo settimane di difficoltà e conquiste pressoché nulle. Ora i mercenari della Wagner sono avanzati nel centro della città e hanno conquistato la sponda occidentale del fiume Bakhmutka, cosa che consente loro di minacciare la principale via di rifornimento per gli ucraini.

09:19

Giappone, in vigore le nuove sanzioni nei confronti della Russia

Le nuove sanzioni varate dal governo del Giappone nei confronti della Russia entrano in vigore a partire da oggi. Il ministero del Commercio giapponese ha decretato alla fine del mese scorso il divieto di esportazione di acciaio, alluminio e velivoli, inclusi i droni commerciali. I provvedimenti sono parte delle misure sanzionatorie varate da Tokyo in risposta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. I nuovi divieti di esportazione si estendono anche a una serie di prodotti industriali, come macchinari da costruzione, motori navali e apparecchi ottici.

 09:22

Fsb: «Arrestati un agente ucraino dei servizi speciali e un’altra persona. Raccoglievano informazioni dei militari russi nella regione di Kherson»

Un agente ucraino e un suo assistente sono stati arrestati nella regione di Kherson per spionaggio delle forze armate russe. Lo ha reso noto l’ufficio stampa del Servizio federale per la sicurezza russo (Fsb). «L’Fsb ha arrestato un agente dei servizi speciali ucraini e un’altra persona che hanno raccolto informazioni sulle posizioni e sul numero di unità delle forze armate russe nella regione di Kherson», si legge nel comunicato dell’Fsb. I dati sui movimenti e sui tipi di armamenti utilizzati nell’operazione speciale con riferimento alle mappe dell’area e alle coordinate geografiche sono stati inviati al servizio di sicurezza ucraino tramite app di messaggistica. Kiev ha utilizzato le informazioni ottenute a vantaggio dei propri attacchi di artiglieria e missilistici contro le posizioni delle forze russe.

09:26

Il ministero della Difesa britannico: «Forze russe avanzate, molto probabilmente, fino al centro di Bakhmut»

La Russia è «molto probabilmente» avanzata fino al centro di Bakhmut. È quanto afferma il ministero della Difesa britannico nel suo ultimo aggiornamento d’intelligence, secondo cui «le forze russe hanno riguadagnato slancio nella battaglia per Bakhmut». Le forze russe sono «molto probabilmente avanzate fino al centro della città di Bakhmut e si sono impadronite della sponda occidentale del fiume Bakhmutka», scrive il ministero della Difesa del Regno Unito, aggiungendo che «la principale via di approvvigionamento dell’Ucraina a ovest della città è probabilmente gravemente minacciata».

«È realisticamente possibile che, a livello locale, i comandanti di Wagner e del ministero della Difesa russo abbiano messo fine alla loro faida in corso e abbiano migliorato la cooperazione», prosegue Londra.

09:37

Russia: «Siamo pronti alla costruzione di centrali nucleari nel Vietnam»

La Russia si è detta pronta a prendere parte alla costruzione di nuove centrali nucleari in Vietnam. A dirlo è stato il vice primo ministro Dmitry Chernyshenko secondo quanto riportato da Tass, in visita ad Hanoi.

Secondo Chernyshenko, l’energia nucleare potrebbe svolgere un ruolo importante nell’assicurare la sovranità energetica del Vietnam. «Una tale decisione consentirà al Vietnam di avvicinarsi al raggiungimento dell’obiettivo della neutralità climatica», ha aggiunto. Il vice primo ministro russo, attualmente in visita di lavoro in Vietnam, ha incontrato i vertici del settore dell’energia nucleare del Paese presso l’Atomic Energy Institute of Vietnam a margine della riunione della commissione intergovernativa russo-vietnamita.

10:27

Russia-Turchia: in corso colloquio dei ministri degli Esteri Lavrov e Cavusoglu ad Ankara

Sono iniziati ad Ankara i colloqui tra il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e il suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu. Lo ha reso noto l’ufficio stampa del ministero degli Esteri di Mosca. I colloqui sono dedicati alle questioni bilaterali, alla situazione in Ucraina, alla Siria, al Nagorno Karabakh e all’accordo sul grano.

10:39

Tre morti e 17 feriti in attacchi russi nelle ultime 24 ore

Le truppe russe hanno effettuato attacchi contro nove regioni ucraine nelle ultime 24 ore, nei quali sono rimasti uccisi 3 civili e altri 17 sono rimasti feriti. Lo ha riferito il ministero della Difesa di Kiev. Gli attacchi russi sono stati segnalati nelle regioni di Donetsk, Kherson, Chernihiv, Kharkiv, Sumy, Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Mykolaiv e Luhansk. Secondo il rapporto, la Russia ha colpito un totale di 114 insediamenti utilizzando mortai, carri armati, artiglieria, missili S-300, sistemi di razzi a lancio multiplo (MLRS), droni e aviazione tattica. Sono state colpite anche 32 infrastrutture.

10:56

Cina, colloqui con Zelensky? Manteniamo comunicazione

La Cina glissa nuovamente su possibili colloqui tra il presidente, Xi Jinping, e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e riafferma di mantenere la comunicazione con tutte le parti interessate alla guerra in Ucraina. In risposta a una domanda su quanto dichiarato ieri a Pechino dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, secondo cui Xi sarebbe disponibile a parlare con Zelensky quando lo riterrà opportuno, la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning, ha sottolineato che «la Cina ha effettivamente mantenuto la comunicazione con tutte le parti interessate, compresa l’Ucraina. Stando dalla parte della pace», ha aggiunto, «siamo disposti a lavorare con la comunità internazionale per dare il nostro contributo alla realizzazione della pace».

11:16

Cremlino: «Pressioni non cambieranno posizione Cina»

Il Cremlino ha seguito i colloqui del leader cinese Xi Jinping con il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitri Peskov. «Sono contatti molto importanti», ha detto ai giornalisti che gli hanno poi chiesto di commentare le notizie secondo cui lo scopo della visita di Macron era convincere Xi a cambiare la sua posizione sulla guerra in Ucraina. «La Cina è una grande potenza con la sua posizione sovrana. Si tratta di un Paese che non cambia rapidamente le sue posizioni sotto l’influenza esterna», ha detto il portavoce del Cremlino.

12:00

Lavrov, negoziati solo se considerano interessi Russia

«È stato detto più di una volta che non rifiutiamo i negoziati. Questi negoziati possono basarsi solo sulla considerazione dei legittimi interessi russi, delle legittime preoccupazioni russe, che abbiamo esposto per molti nni, identificate in un dialogo con i nostri colleghi occidentali ma che sono state arrogantemente ignorate con disprezzo». Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, parlando in conferenza stampa ad Ankara con il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa russa Interfax.

12:03

Cavusoglu a Lavrov: «Dare priorità al dialogo»

Il conflitto in Ucraina è stato al centro dei colloqui ad Ankara tra il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e l’omologo Mevlut Cavusoglu, che ha ribadito l’impegno della Turchia nel porre fine al conflitto attraverso vie diplomatiche. «Si tratta di un tema centrale - ha detto Cavusoglu - il conflitto ha superato un anno e continua a creare danni a tutto il mondo. Abbiamo ribadito durante l’incontro che vogliamo che la guerra finisca con negoziati e secondo le reole del diritto internazionale. Siamo in continuo contatto con Lavrvo». Cavusoglu ha poi parlato dell’accordo per l’export di grano attraverso il Mar Nero, definito una speranza per il dialogo. «Il corridoio del grano è una fonte di di dialogo e trattative e ha prodotto risultati. Diamo grande importanza alla continuazione dell’intesa, anche perché allenta la crisi alimentare che affligge tutto l mondo. Stiamo trattando per garantire il passaggio anche di prodotti russi e ssosteniamo gli sforzi per eliminare gli ostacoli al passaggio di questi ultimi», ha detto Cavusoglu in conferenza stampa.

14:09

Kiev: «Presto Mosca vedrà la nostra controffensiva sul campo»

«Mosca è ansiosa di interrompere la controffensiva ucraina. Ma i russi vedranno i veri piani sul campo. Presto». Lo ha scritto il consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak in un tweet, ironizzando sulle previsioni delle mosse dell’esercito ucraino da parte dell’intelligence russa. «Dal crollo dell’Urss, l’intelligence russa si è degradata», ha aggiunto, e l’unico modo per «lavare via i suoi fallimenti è attraverso Photoshop».

14:11

Mosca: «Distrutti due depositi di munizioni ucraini nel Donbass»

«Nelle aree degli insediamenti di Ivanovka nella Repubblica popolare di Donetsk e Novolyubovka nella Repubblica popolare di Luhansk, sono stati distrutti due depositi di munizioni delle forze armate ucraine». Lo ha reso noto il ministero della Difesa russo in un comunicato, come riporta Ria Novosti. Inoltre, nell’area dell’insediamento di Novoberislav, nella regione di Kherson, è stato colpito il posto di comando e osservazione della 126a brigata di difesa territoriale ucraina, si legge nel comunicato.

 14:18

Brasile: «Kiev dovrebbe cedere la Crimea alla Russia»

Il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, ha esortato il governo dell’Ucraina a cedere la Crimea alla Russia, perché «non può avere tutto». Il presidente russo Vladimir Putin «non può impadronirsi del territorio dell’Ucraina. Forse si discuterà della Crimea», ha detto Lula durante un incontro con i giornalisti a Brasilia. «Nemmeno Zelensky può volere tutto», ha proseguito. «Il mondo ha bisogno di tranquillità. Dobbiamo trovare una soluzione».

 14:30

Kiev replica a Lula: «Non c’è motivo di cedere la Crimea»

L’Ucraina rifiuta nettamente la proposta del presidente del Brasile Lula, che aveva suggerito a Kiev di cedere la Crimea alla Russia perché «non può avere tutto». Lo riporta l’agenzia Afp, che cita un post Facebook di Oleg Nikolenko, il portavoce del Ministero degli Esteri ucraino. «Non c’è alcuna ragione legale, politica o morale che potrebbe giustificare il nostro cedere anche solo un centimetro di suolo ucraino. Ogni tentativo di mediazione per ristabilire la pace in Ucraina dovrebbe essere basato sul rispetto della sovranità e il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina».

14:54

Zaporizhzhia: Energoatom, russi rapiscono 4 dipendenti centrale

«La sera del 6 aprile, alcuni invasori mascherati hanno fatto irruzione in uno dei locali della centrale nucleare di Zaporizhzhia, temporaneamente occupata, e hanno portato via quattro dipendenti del servizio di protezione fisica dell’impianto. I lavoratori dell’impianto nucleare sono stati portati via in una direzione sconosciuta e la loro posizione rimane ignota». Lo afferma Energoatom, l’azienda di stato ucraina di gestione delle centrali nucleari, in un messaggio via Telegram. «È da notare», si legge nel messaggio, «che tutti e quattro erano considerati fedeli alla leadership dell’occupazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, in quanto avevano firmato contratti con la falsa organizzazione operativa della centrale di Zaporizhzhia. Tra i detenuti, in particolare, c’è il vice capo del servizio, Mark Volkov, che ha contribuito in ogni modo alle attività illegali degli invasori».

14:57

Alla Via Crucis del Papa un ucraino e un russo insieme

Un giovane ucraino e un giovane russo potrebbero pregare insieme stasera, alla Via Crucis del Papa. Dovrebbe accadere alla decima stazione («Gesù è spogliato delle vesti»). «Voci di pace dai giovani dell’Ucraina e della Russia» è il titolo della meditazione in cui i due ragazzi dovrebbero raccontare la loro esperienza. «Gesù, per favore, fa che ci sia la pace in tutto il mondo e che tutti possiamo essere fratelli», diranno i giovani. La prima testimonianza, sempre secondo quanto trapela, arriverà dalla Terra Santa. «Voci di pace in un mondo di guerra», il titolo scelto dal Papa per la Via Crucis di questa sera.

14:59

Zelensky convoca riunione di Stato maggiore, al centro situazione al fronte

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha convocato oggi una riunione dello Stato maggiore. Lo ha riferito l’ufficio presidenziale ucraino. In particolare, i partecipanti al vertice hanno ascoltato un rapporto del comandante delle Forze armate dell’Ucraina Valerij Zaluzhnyj sulla situazione al fronte, mentre il direttore dell’intelligence ucraina Kyrylo Budanov ha presentato i dati sui possibili piani della Russia. Si è parlato anche della prevenzione della fuga di informazioni sui piani delle Forze armate del Paese.

15:48

Macron e Xi: «Sosteniamo ritorno alla pace e la sicurezza della centrale di Zaporizhzhia»

Il presidente cinese Xi Jinping si è impegnato a «sostenere tutti gli sforzi per riportare la pace in Ucraina», secondo una dichiarazione congiunta rilasciata dopo una visita in Cina del presidente francese, Emmanuel Macron. I due Paesi «si oppongono agli attacchi armati contro le centrali nucleari e altri impianti nucleari pacifici» e sostengono l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) negli sforzi «per garantire la sicurezza della centrale di Zaporizhzhia». La dichiarazione congiunta non menziona la Russia né condanna la sua offensiva in Ucraina.

Il testo evoca «l’importanza che tutte le parti in conflitto» rispettino «scrupolosamente» il diritto umanitario internazionale, chiedendo in particolare di proteggere donne e bambini. Ieri, a Pechino, Macron aveva esortato il presidente cinese Xi a «riportare la Russia alla ragione» nei confronti dell’Ucraina, durante un colloquio che si è conclusa con appelli a negoziati di pace. Xi Jinping si è detto pronto a chiamare per la prima volta dall’inizio del conflitto il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, anche se non ha specificato quando.

Francia e Cina hanno ribadito il loroappoggio alla Dichiarazione congiunta dei capi di Stato e di governo di Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti del 3 gennaio 2022 per prevenire «la guerra nucleare ed evitare la corsa agli armamenti», confermando il loro impegno a promuovere in modo equilibrato i tre pilastri del Trattato di non proliferazione nucleare. In riferimento alla crisi a Taiwan, la Francia ribadisce la sua adesione al principio di «Una sola Cina».

16:02

Fuga di documenti Usa e Nato, Mosca: «Coinvolgimento occidentale nella guerra sta crescendo»

Sulla presunta fuga di informazioni classificate di Usa e Nato sulle operazioni in Ucraina, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha detto che il coinvolgimento dell’Occidente nella guerra «sta crescendo in modo significativo», ma ha assicurato che questo «non influirà sui risultati dell’operazione speciale russa». Lo riporta Ria Novosti. Il Pentagono sta indagando su quelli che sembrano essere screenshot di informazioni militari classificate degli Stati Uniti e della Nato sull’Ucraina che circolano sui social media e che per alcuni potrebbe essere un’operazione di disinformazione di Mosca.

16:18

Kiev: «Ambulanza colpita dai russi vicino Kherson, tre feriti»

Nella città di Beryslav, nella regione ucraina di Kherson, un’ambulanza è finita sotto il fuoco dei russi e tre persone sono rimaste ferite, tra cui due paramedici. Secondo quanto riferisce Ukrinform, uno dei sanitari versa in gravi condizioni, mentre l’altro avrebbe riportato ferite più lievi.

Come ha aggiunto in seguito il governatore di Beryslav, Volodymyr Litvinov, l’attacco ha danneggiato anche diversi edifici residenziali e un negozio nel centro della città. «Secondo gli ultimi dati, ci sarebbero tre feriti. Due di loro sono i paramedici della squadra medica di emergenza che sono stati colpiti mentre fornivano assistenza medica ad una donna», ha scritto Litvinov su Telegram.

16:39

Xi a Macron: «Un accordo politico è l’unica via d’uscita corretta dalla guerra. Le parti si incontrino a metà strada»

L’unica corretta via d’uscita dalla crisi in Ucraina è un accordo politico. Lo ha detto il presidente cinese Xi Jinping, secondo quanto riferisce il Ministero degli Esteri di Pechino. «Tutte le parti dovrebbero incontrarsi a metà strada per creare le condizioni per un accordo politico», ha detto Xi al presidente francese Macron nel corso di una cena nella città di Guangzhou.

17:08

L’Ucraina sospende le esportazioni di grano verso la Polonia

Kiev e Varsavia hanno concordato di sospendere le esportazioni di alcuni cereali e semi oleosi in Polonia, dove il loro afflusso massiccio e incontrollato ha destabilizzato il mercato locale. Lo hanno annunciato i ministri dell’Agricoltura dei due Paesi.

L’accordo però non riguarda il transito di questi prodotti dalla Polonia verso altri Paesi, hanno precisato. «La parte ucraina si asterrà, e questo fino alla nuova stagione, dall’esportare grano, mais, semi di colza e di girasole», ha detto il nuovo ministro polacco Robert Telus, insediatosi ieri. «Non stiamo parlando di transito», che sarà mantenuto ma «sarà controllato molto da vicino». Il collega ucraino, Mycola Solsky, ha aggiunto che i due Paesi elaboreranno la prossima settimana le procedure per «limitare le esportazioni, che saranno possibili solo con l’accordo della parte polacca», il che dovrebbe portare alla firma di un accordo bilaterale.

17:18

Mosca, il reporter Evan Gershkovich incriminato per spionaggio

Il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, arrestato nei giorni scorsi in Russia, è stato formalmente incriminato per spionaggio.

«Gli inquirenti dell’Fsb hanno accusato Gershkovich di spionaggio nell’interesse del suo Paese. Lui ha negato categoricamente tutte le accuse e ha dichiarato di essere impegnato in attività giornalistiche in Russia», hanno scritto le agenzie russe citando fonti a conoscenza del caso. Secondo gli 007 russi, il giornalista «agendo su istruzioni della parte americana, ha raccolto informazioni che costituiscono un segreto di Stato sulle attività di una delle imprese del complesso militare-industriale russo».

Gershkovich si trova nel famigerato carcere Lefortovo di Mosca: su richiesta degli inquirenti è stato condannato alla detenzione cautelare fino al 29 maggio. Il portavoce del Cremlino ha detto che il reporter è stato «colto in flagrante», mentre la Casa Bianca ne ha chiesto la liberazione

 17:33

I documenti segreti sull’Ucraina pubblicati online: chi li ha diffusi, e perché?

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Una fuga di notizie tra due sponde: quella di una breccia grave e il depistaggio. Il caso dei documenti riservati sull’Ucraina apparsi questa settimana su Twitter e Telegram si apre a tutti gli scenari: si tratta di documenti classificati che descriverebbero i «piani segreti» di Stati Uniti e Nato per aiutare l’Ucraina in vista dell’offensiva di primavera, una serie di slide datate 1° marzo contenenti tabelle e grafici sulla consegna di armi a Kiev e sulla composizione dei battaglioni.

L’indagine ordinata dalla Difesa americana può rappresentare la conferma indiretta del colpo subito, il controspionaggio vuole scoprire la fonte. Potrebbe essere al Pentagono, in uno dei centri di coordinamento in Europa, in qualche comando.

17:49

Media indipendente bielorusso: «Il rublo perde valore, russi in coda per dollari ed euro»

Il rublo continua a perdere valore e i residenti di San Pietroburgo si starebbero affrettando ad acquistare dollari ed euro. Lo sostiene il media indipendente bielorusso Nexta, pubblicando anche un breve filmato su Twitter in cui si vedono decine di persone in coda presumibilmente davanti ad un ufficio di cambio valuta.

Alla Borsa di Mosca l’euro oggi era scambiato a oltre 90 rubli, mentre il dollaro a oltre 82 rubli, valori che non si registravano da circa un anno. Il rublo russo si è indebolito per tutta la settimana, ma le autorità russe, scrive ancora Nexta, stanno cercando di evitare il panico e affermano che il tasso si stabilizzerà presto a causa dell’aumento dei prezzi del petrolio.

18:00

Media militari: «Mosca toglie tank e armi da una base in Crimea»

L'esercito russo starebbe ritirando equipaggiamenti e armi dalla Crimea, che potrebbe diventare l'obiettivo della controffensiva ucraina. Lo ha riferito l'analista militare Brady Afrik citando le immagini satellitari di Maxar. Secondo quanto riporta il sito Onet carri armati , veicoli da combattimento di fanteria e artiglieria sarebbero scomparsi - in base a quanto mostrano le foto - da una delle basi nel nord della penisola annessa alla Russia.

18:18

Usa e Russia discutono dell'arresto del reporter Evan Gershkovich

L'ambasciatrice degli Stati Uniti in Russia Lynne Tracy ha incontrato il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov per discutere dell'arresto del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich. Lo ha reso noto Radio Liberty.

Il ministero russo ha precisato durante l'incontro che Gershkovich «è stato colto in flagranza mentre cercava di ottenere informazioni riservate, usando il suo status da giornalista come copertura per azioni illegali», scrive il sito The New Voice of Ukraine, aggiungendo che l'ambasciata americana non ha ancora commentato i colloqui.

18:27

Zelensky nomina i capi di tre amministrazioni militari nel Lugansk

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha nominato i capi di tre amministrazioni militari del distretto di Sievierodonetsk, nella regione di Lugansk. Lo ha reso noto Ukrinform, precisando che Oleksii Babchenko è stato nominato capo dell'amministrazione militare della città di Hirske, mentre Mykola Khanatov dell'amministrazione militare della città di Popasna. Il presidente ha nominato anche Oleksandr Striuk capo dell'amministrazione militare della città di Sievierodonetsk.

18:55

Il consigliere ucraino Podolyak si scaglia contro la propaganda di Mosca

«La Federazione Russa ha scoperto ancora una volta i bio-laboratori americani in Ucraina? Quanto sembrano ridicoli, goffi e prevedibili i falsi tentativi della Russia di giustificare le sue azioni aggressive». Lo ha scritto su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelensky.

Alla fine dello scorso anno dirigenti del Ministero della Difesa russo hanno presentato quelle che definirono «prove documentate» che in Ucraina, con il sostegno degli Stati Uniti, si studierebbero pericolose «componenti di armi biologiche», proibite dalle convenzioni internazionali e che il Pentagono finanzierebbe presunti «biolaboratori».

19:08

Kiev: «Disertori russi raddoppiati a marzo»

Nel mese di marzo il numero di soldati russi intenzionati ad arrendersi è raddoppiato, portando a oltre 3mila le chiamate alla linea telefonica predisposta dalle autorità ucraine. Lo riferisce Vitaliy Matvienko, portavoce del progetto Voglio Vivere, messo a punto dall'intelligence di Kiev per favorire la resa dei soldati russi, ripreso da Ukrainska Pravda.

«L'intelligence militare conferma il forte incremento di invasori russi che vogliono arrendersi per salvarsi la vita», ha detto il portavoce, aggiungendo che gli 007 hanno anche notato un aumento «della cattura di occupanti sul campo di battaglia». Secondo i servizi di Kiev, l'aumento dei soldati desiderosi di arrendersi è legato alle aspettative di una controffensiva ucraina.

19:15

Via Crucis a Roma, l'ambasciatore ucraino: «Sono i russi a uccidere»

L'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, ha criticato i testi della Via Crucis al Colosseo, alla quale il Papa parteciperà da Santa Marta. Parlando del ragazzo russo, che nelle meditazioni di questa sera dirà di aver perso il fratello nella guerra e di non sapere più niente del papà e del nonno chiamati al fronte, Yurash commenta: «Dimentica di dire che i suoi parenti sono andati in Ucraina per uccidere non solo il padre del ragazzo ucraino ma tutta la sua famiglia, e non viceversa». Yurash aggiunge di avere appreso della stazione della Via Crucis, condivisa da un ragazzo ucraino e uno russo, dai media.

19:41

Ambulanza colpita dai bombardamenti russi vicino Kherson, sale a 8 il bilancio dei feriti

Salgono a 8 i feriti a Beryslav , nella regione di Kherson, dove un'ambulanza in servizio è finita sotto il fuoco dei russi. Tra le persone coinvolte ci sono due paramedici e sei civili. Lo rende noto l'amministrazione militare locale in un post su Telegram, ripreso dalla Cnn.

20:01

Prigozhin: «Russi impegnati in feroci scontri alla stazione di Bakhmut»

«Le truppe russe sono impegnate in feroci combattimenti con le forze armate ucraine vicino alla stazione ferroviaria di Artyomovsk», nome russo della città ucraina di Bakhmut. Lo ha reso noto il fondatore della compagnia militare privata Wagner, Yevgeny Prigozhin, citato dalla Tass.

20:07

Filorussi del Donetsk: «La controffensiva ucraina causerà perdite colossali»

Le truppe ucraine subiranno perdite colossali nelle primissime ore della loro possibile controffensiva. Lo afferma Jan Gagin, consigliere del capo dell'autoproclamata repubblica filorussa di Donetsk, citato da Ria Novosti. «L'Ucraina si sta preparando per una controffensiva. Lo stanno annunciando e capiamo tutti che accadrà», ha detto Gagin, convinto che in Ucraina siano già state formate unità per un tale attacco.

20:16

L'Ucraina riprende l'export di elettricità

Il ministro ucraino dell'Energia German Galushchenko ha firmato un documento esecutivo che consente di avviare il processo di ripristino delle esportazioni di elettricità essendo in condizioni di generarne in eccesso. Lo riferisce il servizio stampa del ministero dell'Energia ucraino, citato da Ukrainska Pravda.

21:02

Zelensky: «Liberare la Crimea dai russi è inevitabile»

«Liberare la Crimea dagli occupanti russi è inevitabile». Lo ha affermato il presidente ucraino Zelensky, ripreso da Ukrinform. «Sulla terra di Crimea, sotto il tricolore russo, regna il male, l'umiliazione, la repressione, l'omicidio, la guerra. La liberazione della Crimea è l'unica opzione, non solo per l'Ucraina, ma per il mondo intero. E ne sono sicuro», ha sottolineato. 

23:53

New York Times: «Nuove carte top secret Usa su Kiev, Medio Oriente e Cina pubblicate sui social»

Una nuova serie di documenti classificati che sembrano dettagliare i segreti della sicurezza nazionale americana dall'Ucraina al Medio Oriente e alla Cina è spuntata su siti di social media (tra cui Twitter), allarmando il Pentagono e aggiungendo scompiglio a una situazione che sembra aver colto alla sprovvista la Casa Bianca. Lo scrive il New York Times, secondo cui l'entità della fuga di notizie - gli analisti affermano che potrebbero essere stati ottenuti più di 100 documenti - insieme alla sensibilità dei documenti stessi, potrebbe essere estremamente dannosa.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie dell’8 aprile.

Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera l’08 aprile 2023

Le notizie sulla guerra di sabato 8 aprile, in diretta

LIVE I FATTI PRINCIPALI

23:45

Attacco russo nella regione di Kharkiv, almeno 2 morti

22:08

«L'Ucraina ha concordato con la Polonia l'acquisto di 200 veicoli corazzati»

21:47

Zelensky: «La Nato potrà garantire la sicurezza dell'Europa solo se ne faremo parte»

21:29

Le critiche di Kiev al Papa: «La Via Crucis di Roma ha equiparato vittima e aggressore, siamo delusi»

21:09

Zelensky: «Ottenuti buoni risultati su aiuti all'Ucraina»

06:42

Una nazione coperta di mine

Secondo la Banca mondiale, il complesso di operazioni di sminamento umanitario costerà 37,4 miliardi di dollari, e solo il fabbisogno per l’anno in corso supera i 397 milioni di dollari.

Lo ha dichiarato il Primo Ministro ucraino Denys Shmyhal. «Chiediamo ai partner di interagire attivamente. In particolare, è promettente il formato del patrocinio dei paesi del G7 sulle regioni ucraine minate. Lo sminamento umanitario contribuirà al ritorno della vita nei territori disoccupati e consentirà la realizzazione dei progetti di ricostruzione, in particolare infrastrutture critiche e di trasporto», ha sottolineato il capo del governo.

Secondo lui, l’Unione Europea, gli Stati Uniti, il Canada e il Giappone sono attualmente i leader nel sostenere lo sminamento umanitario. Sono stati coinvolti 16 milioni di dollari di assistenza tecnica internazionale e ci sono accordi preliminari per altri 73 milioni di dollari.

06:46

Ancora una fuga di documenti Usa e Nato

Dopo quella intercettata nelle scorse ore, il Pentagono ha rivelato di aver localizzato una nuova «fuga» di documenti classificati sui social media.

Si tratta un centinaio di documenti risalenti a febbraio sulla guerra in Ucraina, ma anche sulla Cina, i rapporti della Cia sui leader del Mossad, discussioni sulla vendita di artiglieria dalla Corea del Sud a Kiev.

Una slide del 23 febbraio riporta la scritta «Secret!/NoForn», cioè non avrebbe dovuto essere condivisa con paesi stranieri. La prima tranche sarebbe stata postata su Discord, una chat dei giocatori del videogame Minecraft.

06:52

Chi ha pubblicato i documenti segreti online?

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Una fuga di notizie tra due sponde: quella di una breccia grave e il depistaggio. I

l caso dei documenti riservati sull’Ucraina apparsi questa settimana su Twitter e Telegram si apre a tutti gli scenari: si tratta di documenti classificati che descriverebbero i «piani segreti» di Stati Uniti e Nato per aiutare l’Ucraina in vista dell’offensiva di primavera, una serie di slide datate 1° marzo contenenti tabelle e grafici sulla consegna di armi a Kiev e sulla composizione dei battaglioni.

L’indagine ordinata dalla Difesa americana può rappresentare la conferma indiretta del colpo subito, il controspionaggio vuole scoprire la fonte. Potrebbe essere al Pentagono, in uno dei centri di coordinamento in Europa, in qualche comando.

Le schede diffuse ricordano le tabelle per le presentazioni durante i meeting. Sembrano essere state fotografate, tecnica usata di recente da spie russe: invece di trafugare il file, lasciando una traccia indelebile, impiegano dei normali cellulari. Modus operandi emerso in Italia — caso Biot — e in altri episodi. Ma può anche essere semplicemente un militare che per scelta ideologica o altro decide di far girare le informazioni. In uno degli scatti si intravvede un testo estraneo, forse — secondo un appassionato su Twitter — è la pubblicità per un cannocchiale da cacciatori in vendita online.

I dettagli delle schede sono ritenuti in apparenza interessanti. Costi e cadenza e di tiro degli Himars — un’ossessione dei russi, che ne hanno subito l’impatto: queste armi a lunga gittata erano anche l’obiettivo delle spie arrestate a inizio anno in Germania —, la composizione e l’addestramento delle brigate ucraine, le date entro cui potrebbero essere pronte al combattimento quelle addestrate negli Stati Uniti, valutazioni ampie sul conflitto. E i numeri dei morti in battaglia: qui una mano avrebbero alterato il dato originale per dimostrare le perdite considerevoli nelle file degli ucraini e sminuire quelle russe, appena 17.500 secondo il documento contro i 150 mila circa delle stime ufficiali.

È un dettaglio, quest’ultimo, che lascerebbe supporre un’attività di disinformazione da parte di Mosca, ma gli indizi possono essere lasciati là proprio per ingannare.

07:00

Xi, Macron, e la pace in Ucraina (senza parlare di Mosca)

(Stefano Montefiori, da Parigi) Salutata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che durante il viaggio a Pechino con Emmanuel Macron ha tenuto i toni più duri verso l’interlocutore cinese, ieri il capo dello Stato francese e il padrone di casa Xi Jinping hanno firmato una dichiarazione comune che segna l’impegno di entrambi «a sostenere ogni sforzo in favore del ritorno della pace in Ucraina, sulla base del diritto internazionale e degli scopi e principi della Carta delle nazioni unite».

Il che non sorprende da parte di Macron, ma è un passo in avanti positivo quanto all’atteggiamento della Cina.

Finora l’unica mossa di Xi Jinping era stata andare a fare visita al presidente russo Putin a Mosca (22 marzo), senza mai avere neanche telefonato al leader ucraino Volodymyr Zelensky in quasi 14 mesi di conflitto. I due leader poi «si oppongono agli attacchi armati contro le centrali nucleari e sostengono gli sforzi dell’Agenzia dell’energia atomica per assicurare la sicurezza della centrale di Zaporizhzhia. La dichiarazione comune cita poi la volontà di approfondire il dialogo tra Francia e Cina a livello militare e strategico nell’area del Pacifico, e il sostegno della Francia alla politica di «una sola Cina»: un passaggio che sembra una concessione almeno verbale a Pechino quanto alle mire su Taiwan, elargita forse in cambio dell’impegno cinese sull’Ucraina. Secondo l’agenzia di Stato Xinhua, il presidente cinese ritiene che «l’origine della guerra in Ucraina è complessa e un conflitto prolungato non è nell’interesse di nessuno».

Sia nella dichiarazione comune tra Francia e Cina sia nelle frasi successive di Xi Jinping la Russia comunque non è mai citata esplicitamente, come se la guerra in Ucraina fosse arrivata da sola e da sola possa andarsene, una sorta di evento atmosferico.

Solo le prossime settimane diranno se l’ennesima iniziativa di Macron abbia avuto un senso o se invece la Cina non ha alcuna volontà reale di staccarsi dall’amicizia verso la Russia e dall’ostilità all’Occidente, anche nel dossier ucraino. Il presidente francese prosegue nella sua diplomazia di protagonismo e buona volontà, a rischio di incassare sconfitte di immagine. Il dialogo continua, e Xi Jinping ha accettato l’invito di Macron a venire a Parigi nel 2024. Intanto, secondo il ministero della Difesa britannico, i russi conquistano posizioni nel centro di Bakhmut.

07:06

I villaggi devastati, nel Donbass

di Lorenzo Cremonesi (da Izyum)

La presenza della guerra è avvertibile progressiva avvicinandosi al fronte del Donbass. Se a Kiev sembra ormai lontana, quasi impalpabile se non fosse per le sirene degli allarmi ogni tanto, già l’altra sera a Kharkiv le strade deserte e il coprifuoco imposto alle 23 (invece che a mezzanotte come a Kiev e nell’ovest) segnavano la differenza.

Ma le distruzioni s’impongono crudeli poco più a sud, nei dintorni di Izyum.

Le abitazioni delle periferie mostrano larghi squarci sui muri e ai tetti, tante sono ridotte in macerie. Le stazioni di servizio sono quasi tutte annerite dagli incendi; i benzinai lavorano alle pompe riparate sotto pensiline sventrate e tra rottami. Ai lati delle strade e nei campi tutto attorno si distinguono le carcasse di tank e autoblindo bruciate. Alle porte del centro stazionano lunghe file di mezzi militari diretti alle zone di combattimento attorno a Bakhmut. I soldati si rilassano sotto un timido sole, affollano i caffè prima di ripartire.

Procedendo verso Kramatorsk la desolazione trionfa. Tutti i nuclei urbani, anche i più piccoli e le fattorie isolate, appaiono distrutti, completamente vuoti, senza neppure un’abitazione intatta. Osservandoli diventa evidente quanto gigantesco dovrà essere il lavoro della ricostruzione. Secondo gli istituti economici dell’università di Kiev, l’ammontare dei danni al Paese causati dall’invasione russa supera ormai i 140 miliardi di euro, di cui 54 per le strutture abitative, 36 per le infrastrutture pubbliche, oltre 13 all’industria privata, 9 per gli edifici scolastici, una decina per le strutture energetiche. Tutti dati che certo verranno esaminati alla conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina prevista Roma il prossimo 26 aprile. E a queste somme vanno aggiunti i fondi necessari a bonificare intere regioni dalle bombe inesplose, filtrare le acque inquinate, rendere agibili i boschi e soprattutto gli appezzamenti agricoli.

 08:34

Isw: «L'articolo del NYT ha esposto un significativo punto nevralgico nello spazio informativo russo»

L'articolo del New York Times sui piani top secret di Usa e Nato per l'Ucraina fatti trapelare sui social «ha esposto un significativo punto nevralgico nello spazio informativo russo»: lo scrive l'Istituto per lo studio della guerra (Isw) nel suo aggiornamento quotidiano sull'andamento del conflitto. I blogger militari russi hanno risposto con ansia ai documenti Usa e Nato classificati trapelati (e forse alterati) sulla guerra in Ucraina, indicando la continua paura nello spazio informativo russo per le future controffensive ucraine, scrive il centro studi statunitense. Diversi importanti blogger militari russi hanno immediatamente suggerito che si tratta di documenti falsi, ma si sono fissati infatti sulla possibilità che le carte siano state fatte trapelare nell'ambito di un piano di disinformazione destinato a confondere e fuorviare il comando militare russo, sottolinea l'Isw.

09:02

Medvedev: «L'Ucraina cesserà di esistere, nessuno ne ha bisogno»

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev, ne è convinto, l'Ucraina cesserà di esistere e lo ha scritto sulla sua pagina su VKontakte. «Perché l'Ucraina scomparirà? Perché nessuno ne ha bisogno», sostiene l'ex presidente russo, aggiungendo che né l'Europa, né gli Stati Uniti, né l'Africa e l'America Latina, né l'Asia, né la Russia hanno bisogno di una repubblica post-sovietica.

«L'Ucraina, guidata dall'élite nazista, non è necessaria nemmeno per i suoi stessi cittadini», ha proseguito il vicepresidente del Consiglio di sicurezza. «La nuova Piccola Russia del modello del 1991 è costituita da territori tagliati artificialmente, molti dei quali sono originariamente russi, strappati accidentalmente nel 20esimo secolo», ha detto Medvedev. Su questi territori vivono «milioni di nostri connazionali», che da anni subiscono discriminazioni da parte delle autorità di Kiev, ha aggiunto. «Sono loro che proteggiamo nel corso dell'operazione militare speciale, distruggendo senza pietà il nemico. Ma i pezzi di Russia, chiamati Ucraina in base ai confini del 1991, sono solo un malinteso generato dal crollo dell'Urss», ha proseguito Medvedev. Ed è per questo motivo, ha sostenuto, che «abbiamo bisogno della Grande Grande Russia» e non della «sotto-Ucraina».

09:06

Zelensky partecipa all'iftar insieme ai soldati ucraini musulmani: «Oggi inauguriamo una nuova tradizione ucraina»

Zelensky ha partecipato all'iftar insieme ai soldati ucraini musulmani, ai leader del Mejlis del popolo tartaro di Crimea e a rappresentanti del clero musulmano in Ucraina. «Riprenderemo la Crimea», ha promesso Zelensky, annunciando che «oggi stiamo iniziando una nuova tradizione per l'Ucraina, l'Iftar, proprio a livello ufficiale. Insieme ai nostri soldati, ai nostri eroi, agli attuali soldati musulmani, insieme ai Mejlis del popolo tataro di Crimea, insieme ai rappresentanti del l'intera comunità musulmana dell'Ucraina. E con questo, manifestiamo che l'Ucraina apprezza ogni persona, valorizza ogni comunità».

Zelensky ha aggiunto che «la diversità sostenuta dal rispetto fa parte del carattere di un'Ucraina indipendente. E possa il nostro carattere essere sempre rafforzato e spronare le persone a fare del bene L'Ucraina è grata ai musulmani del nostro Paese e a tutti i membri della comunità musulmana del mondo che, come noi, vogliono la pace e la protezione dal male». Il presidente ucraino ha aggiunto che «sfortunatamente, il male, l'umiliazione, la repressione, gli omicidi e la guerra regnano ora sulla terra di Crimea, sotto la bandiera russa. Ma dove è iniziata la via del male, è lì che ci aspetta la vittoria - la vittoria su questo male. L'occupazione della Crimea non ha alternative, non solo per l'Ucraina ma anche per il mondo intero».

09:45

4 morti ucraini per attacchi russi nel Donetsk

Quattro persone sono morte in attacchi russi nella regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale. È il bollettino fornito dal capo dell'amministrazione militare regionale, Pavlo Kyrylenko, secondo cui nelle ultime 24 ore «tre (sono state uccise) a Bohorodychne e un'altra a Torske».

09:56

Blinken: «La Russia deve ancora dimostrare di essere disponibile a dei negoziati di pace»

Antony Blinken, segretario di Stato Usa, ha detto che i negoziati di pace tra Russia e Ucraina sono fuori discussione anche perché Mosca deve ancora dimostrare di essere davvero disponibile a dei colloqui «costruttivi». Blinken ha parlato alle testate giornalistiche del gruppo mediatico tedesco Funke Mediengruppe, tra le quali il Berliner Morgenpost, sostenendo che la Russia deve ancora dimostrare la sua volontà di impegnarsi in «negoziati costruttivi» con l'obiettivo di una «pace giusta e duratura». Sebbene l'idea di un cessate-il-fuoco possa essere «allettante», non contribuirà a una «pace giusta e duratura» se significa «ratifica» del controllo di Mosca sui territori che si sono uniti alla Russia dopo l'inizio dell'operazione militare in Ucraina, secondo il capo della diplomazia americana.

10:12

Times: «Gli ucraini hanno tentato, senza successo, di riprendere Zaporizhzhia»

Lo scorso ottobre l'esercito ucraino ha tentato invano di riconquistare la centrale nucleare di Zaporizhzhia: lo riporta il Times.

Alla fine di ottobre, i funzionari filorussi dei territori occupati e il ministero della Difesa russo avevano riferito che le forze armate ucraine avevano tentato un assalto anfibio alla centrale, scrive il quotidiano britannico. Kiev non aveva ammesso ufficialmente l'operazione, ma rappresentanti delle forze speciali ucraine e dell'intelligence militare e della Marina hanno riferito al giornale - in condizione di anonimato - i dettagli dell'operazione.

Secondo il Times, nella notte del 19 ottobre, circa 600 militari ucraini su 30 barche cariche di armi - tra cui mitragliatrici di grosso calibro, lanciagranate MK-19 e armi anticarro - hanno tentato di sbarcare sulla riva sinistra del fiume Dnipro. «L'idea era che solo la fanteria potesse partecipare alla battaglia. Non potranno usare l'artiglieria contro di noi, poiché questa è una centrale nucleare», ha riferito il giornale citando uno dei soldati. Gli ucraini, quindi, non si aspettavano di dover affrontare una resistenza così forte. «L'esercito russo ha costruito una difesa molto densa, ha minato tutto. Quando abbiamo iniziato ad avvicinarci... hanno iniziato a bombardarci direttamente sull'acqua», ha detto un ufficiale ucraino. «Mentre le barche delle forze speciali stavano attraversando il Dnipro, l'esercito ucraino ha iniziato a bombardare le posizioni russe, in particolare con l'aiuto dei sistemi missilistici Himars - ha aggiunto -. Di conseguenza, solo un piccolo gruppo di militari ucraini è riuscito a raggiungere la riva. C'è stato uno scontro a fuoco di tre ore con l'esercito russo alla periferia di Energodar, ma poi (i soldati ucraini) sono stati costretti a ritirarsi».

10:15

Mosca vieta ai funzionari di lasciare la Russia

Mikhail Mishustin, primo ministro russo, ha vietato ai funzionari governativi di lasciare il Paese senza un permesso speciale: lo riporta il Kyiv Independent, che cita il media russo The Bell. I permessi possono essere rilasciati da Mishustin solo per i viaggi ufficiali e le restrizioni non si applicano ai dipendenti dell'Amministrazione presidenziale. La notizia segue indiscrezioni pubblicate dal Financial Times all'inizio della settimana secondo cui i servizi di sicurezza russi stanno confiscando i passaporti di alti funzionari e dirigenti di aziende statali per impedire i viaggi all'estero, «mentre la paranoia per le fughe di notizie e le defezioni si diffonde nel regime del presidente Vladimir Putin».

10:44

Ministero della Difesa britannico: «La campagna russa contro il sistema elettrico di Kiev è fallita»

Gli attacchi russi lanciati per mettere fuori uso il sistema elettrico ucraino sono probabilmente falliti. Lo afferma oggi l'intelligence britannica nella quotidiana valutazione diffusa dal ministero della Difesa di Londra.

«La campagna della Russia per degradare gravemente il sistema energetico unificato (UES) dell'Ucraina entro l'inverno 2022-23 è molto probabilmente fallita. La Russia ha condotto attacchi a lungo raggio dall'ottobre 2022, ma gli attacchi su larga scala sono diventati rari dall'inizio di marzo 2023. Gli attacchi su scala minore (con meno di 25 munizioni) continuano, ma è molto probabile che abbiano un impatto molto minore sull'UES», si legge nella valutazione.

«Le società di gestione della rete ucraina continuano a procurarsi trasformatori sostitutivi e altri componenti critici. Il trasporto e l'installazione di questi componenti rappresenta un'importante sfida logistica, in particolare i trasformatori ad alta tensione che pesano almeno 100 tonnellate», continua. «La situazione energetica dell'Ucraina - conclude - probabilmente migliorerà con l'arrivo di un clima più mite. La pianificazione e i preparativi per il prossimo inverno sono probabilmente già iniziati».

11:04

Podolyak: «Fuga dei documenti segreti degli Usa per seminare discordia e sospetti reciproci»

Mykhailo Podolyak, uno dei principali consiglieri del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha affermato oggi che l'obiettivo della fuga di documenti militari statunitensi classificati apparsi su diverse piattaforme, è avvenuta per «distogliere l'attenzione, gettare dubbi e sospetti reciproci, seminare discordia». In un post su Twitter, Podolyak ha affermato che i servizi segreti russi sono dietro il rilascio dei documenti, pubblicati su diversi siti di social media e potrebbero essere stati alterati come parte di una campagna di disinformazione.

 11:22

Stato maggiore ucraino: lanciati 9 attacchi aerei, abbattuto un caccia russo

Lo Stato maggiore ucraino ha riferito che le forze armate di Kiev hanno condotto 9 attacchi aerei nelle ultime 24 ore, distruggendo anche un caccia russo. «Nell'ultimo giorni, l'aeronautica delle forze armate ucraine ha lanciato nove attacchi contro il nemico e i centri militari di equipaggiamento. In aggiunta, i nostri difensori hanno distrutto un Su-25 russo vicino a Marinka. Il nemico ha anche perso 7 droni», ha precisato lo Stato maggiore.

11:25

Adottata la decisione del Comitato Ucraina-Ue che creerà le condizioni affinché Kiev acquisisca il regime del mercato interno dell'Unione nel roaming

Il governo di Kiev ha adottato ieri una decisione del Comitato Ucraina-Ue che crea le condizioni affinché il Paese acquisisca il regime del mercato interno dell'Unione nel campo del roaming: lo ha reso noto il ministero dell'Economia, come riporta Ukrainska Pravda. Il documento ha lo scopo di integrare - tenendo conto delle modifiche in corso nella legislazione dell'Ue - i programmi di adeguamento dell'Unione europea nel settore dei servizi di telecomunicazione, in particolare, per quanto riguarda il roaming nelle reti pubbliche di comunicazione mobile, ha spiegato il ministero.

«L'approvazione della decisione del Comitato di associazione Ucraina-Ue sulla composizione commerciale creerà le condizioni affinché l'Ucraina acquisisca il regime del mercato interno nel campo del roaming», si legge in un comunicato. Quest'anno quest'area sarà un «pilota» per la piena integrazione giuridica dell'Ucraina nella regolamentazione intraeuropea, prosegue la nota.

11:49

Save Ukraine: «31 bambini rapiti sono tornati dalla Russia, riuniti alle loro famiglie»

31 bambini ucraini portati illegalmente nella Federazione durante il conflitto sono tornati dalla Russia e riuniti con le famiglie . Lo ha annunciato l'organizzazione ucraina Save Ukraine in un post su Twitter: «I bambini rapiti dai russi nelle regioni di Kherson e Kharkiv sono stati riuniti alle loro famiglie dopo diversi mesi di separazione. Sono ora al sicuro ma hanno bisogno di riprendersi psicologicamente e fisicamente». Il mese scorso la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto internazionale nei confronti del presidente russo, Vladimir Putin, e del commissario russo per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, con l'accusa di deportazione di bambini dall'Ucraina.

 11:56

Kiev: «Nel Mar Nero una nave russa armata con quattro missili Kalibr»

Attualmente ci sono 7 navi russe in servizio di combattimento nel Mar Nero, di cui una armata con fino a quattro missili Kalibr. Lo scrive su Facebook la Marina delle forze armate dell'Ucraina.

11:57

«Cresce la paranoia di Putin sulla fuga di notizie»

Il divieto ai funzionari russi di lasciare il Paese, segue indiscrezioni pubblicate dal Financial Times all'inizio della settimana secondo cui i servizi di sicurezza russi stanno confiscando i passaporti di alti funzionari e dirigenti di aziende statali per impedire i viaggi all'estero, «mentre la paranoia per le fughe di notizie e le defezioni si diffonde nel regime del presidente Vladimir Putin».

12:03

Zelensky: «Siamo grati ai musulmani ucraini»

«L'Ucraina apprezza ogni persona, valorizza ogni comunità. L'Ucraina è grata ai musulmani del nostro Paese e a tutti nella comunità musulmana mondiale che, su un piano di parità con noi, cerca la pace e la protezione dal male». Ha scritto Zelensky su Telegram aggiungendo che sono «tutti uniti nella fede» e che «forse non sapremo mai con certezza l'intero percorso che dobbiamo percorrere, ma siamo tutti sicuri di una cosa: non saremo spezzati, non separati e certamente non cancellati».

12:09

Mosca: «Abbattuto un missile ucraino diretto in Crimea»

Un missile lanciato dall'Ucraina è stato abbattuto su Feodosia, in Crimea. Lo ha scritto sul suo canale Telegram Sergey Aksenov, governatore della sedicente repubblica di Crimea nominato dalla Russia. «Un missile lanciato dall'Ucraina è stato abbattuto su Feodosia», ha scritto. Il relitto del razzo sarebbe caduto su uno degli insediamenti russi senza fare vittime e senza provocare danni.

12:50

Folla ai funerali di Tatarsky, il blogger ucciso a San Pietroburgo. C'è anche Prigozhin (il capo della Wagner)

Folla a Mosca per i funerali di Vladlen Tatarsky, il blogger nazionalista e comandante militare, morto nell'attentato del 2 aprile in un caffè di San Pietroburgo. Come riportano i media russi, la camera ardente del blogger, vicino ai mercenari della compagnia Wagner, è stata allestita nella sala funeraria del cimitero Troekurovsky della capitale. «Compagni d'armi e molti cittadini premurosi sono venuti a salutarlo», scrive l'agenzia ufficiale Ria Novosti, aggiungendo che «c'era una lunga coda all'ingresso del cimitero. Molti di quelli che sono venuti non hanno potuto trattenere le lacrime». Tra coloro che sono arrivati a dare l'ultimo saluto al "blogger militare" - che teneva un popolare canale Telegram - anche il fondatore della Wagner, Evgheny Prigozhin, e il leader del partito nazionalista Ldpr, il deputato Leonid Slutsky, che nel suo discorso ha chiesto il ripristino della pena di morte in Russia.

 13:08

Bombe russe su Zaporizhzhia, un ferito

Un uomo è rimasto ferito questa mattina durante un bombardamento russo nella regione di Zaporizhzhia.

13:38

Blinken visiterà il Vietnam la prossima settimana

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha detto che visiterà il Vietnam la prossima settimana. Un annuncio a pochi giorni da quello di Mosca che aveva detto di essere pronta a investire nella costruzione di centrali nucleari proprio in Vietnam.

14:12

Prigozhin partecipa ai funerali di Tatarsky

Il capo della Wagner è stato a Mosca per partecipare ai funerali del blogger ultranazionalista ucciso in un attentato a San Pietroburgo.

14:46

Ucraina, il disgelo rende più difficili le operazioni militari

In Ucraina le operazioni belliche sono rese piu' difficili dal disgelo in atto. A Bakhmut, carri armati ucraini su una strada diventata una palude. Il disgelo ha trasformato anche le trincee in fiumi di fango, come mostra il video dei soldati ucraini.

14:51

Peskov: «Macron contro il dispiegamento delle armi nucleari una critica agli Stati Uniti»

Dmitriji Peskov, portavoce del Cremlino, ha definito «una critica agli Stati Uniti» le parole del presidente francese, Emmanuel Macron, contro il dispiegamento di armamenti nucleari di proprietà di un Paese in altri Stati.

«Era da tempo che non si sentivano critiche così feroci dal presidente della Francia contro gli Stati Uniti», ha osservato con ironia il portavoce del Cremlino in un intervento per l'emittente televisiva «Rossija 1». In precedenza, in una conferenza stampa dopo l'incontro a Pechino con il presidente cinese Xi Jinping, Macron aveva affermato che la Francia si oppone alla diffusione delle armi nucleari al di fuori dei Paesi che le possiedono.

14:53

Putin atteso ad agosto in Sudafrica per il vertice Brics

Il Sudafrica si sta preparando al fatto che i leader di tutti i paesi Brics (Brasile, India, Cina e Russia), incluso il presidente russo Vladimir Putin, parteciperanno personalmente al vertice di agosto. Lo ha detto all'agenzia russa Ria Novosti Anil Suklal, uno sherpa sudafricano dell'associazione. «Abbiamo la conferma che tutti i leader parteciperanno al vertice», ha affermato. A una domanda sulla partecipazione di persona dei leader dei cinque paesi, la fonte ha risposto affermativamente.

15:27

La killer del blogger Tatarsky potrà fare appello

Gli avvocati di Daria Trepova, la 26enne russa accusata dell'omicidio del blogger Vladlen Tatarsky in un caffè di San Pietroburgo, non hanno ancora presentato ricorso contro il suo arresto, ma possono comunque farlo. Lo ha precisato oggi alla Tass un funzionario del tribunale di Basmanny di Mosca. Il 4 aprile, il tribunale di Basmanny ha deciso che Trepova dovesse essere sottoposta ad una misura preventiva sotto forma di detenzione fino al 2 giugno prossimo.

La difesa ha chiesto invece una misura preventiva non correlata alla reclusione. La Tass scrive che secondo l'inchiesta, il 2 aprile scorso Trepova, seguendo le indicazioni dei suoi addestratori in Ucraina, ha portato una statuetta bomba in un caffè nel centro di San Pietroburgo e l'ha regalata al blogger Tatarsky. L'esplosione portò alla morte del blogger e al ferimento di una trentina di persone che si trovavano nel locale.

15:46

«Kiev pronta nuovamente e esportare elettricità»

L’Ucraina è di nuovo capace di esportare elettricità, con le sue infrastrutture che sono state ripristinate dopo sei mesi di ripetuti e massicci attacchi missilistici contro gli impianti di produzione di energia. Lo riporta la Bbc, riferendo che il ministro dell’Energia, Herman Halushchenko, ha firmato un ordine esecutivo autorizzando le esportazioni, pur mantenendo la priorità per il consumo nazionale. Il ministro ha spiegato che il sistema produce un surplus da due mesi e non vi sono restrizioni di consumo in Ucraina. «L’inverno più difficile è passato» - ha affermato Halushchenko - « Il prossimo passo è iniziare a esportare elettricità, il che ci permetterà di ottenere ulteriori risorse finanziarie per la necessaria ricostruzione delle infrastrutture distrutte o danneggiate». Il ministro ha infine lodato «il lavoro titanico» degli ingeneri ucraini e i partner internazionali nel ripristinare la rete dopo gli attacchi missilistici di questo inverno. Il bollettino dell’intelligence britannica scrive oggi che la campagna russa contro le infrastrutture energetiche ucraine è fallita.

16:06

Blinken esclude al momento negoziati Kiev-Mosca

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, esclude al momento colloqui per una tregua fra Ucraina e Russia. «Per alcuni l’idea di un cessate il fuoco può essere allettante, e lo capisco. Ma se ciò equivale a ratificare praticamente l’occupazione da parte della Russia di una parte considerevole di territorio ucraino, non si tratterebbe di una pace giusta e duratura», ha dichiarato Blinken parlando ai giornali del gruppo tedesco Funke Mediengruppe e Ouest-France, come riporta il Berliner Morgenpost che è una delle testate del gruppo tedesco.

Per Blinken, che ritiene che l’obiettivo debba essere una pace giusta e duratura, «la Russia deve arrivare al punto di essere pronta a impegnarsi in negoziati costruttivi».

16:31

Amal Clooney: «Mosca responsabile dei crimini contro i bambini»

Amal Clooney, noto avvocato per i diritti umani e co-fondatrice della Clooney Foundation for Justice, moglie dell’attore George Clooney, ha discusso con il capo dell’ufficio del presidente dell’Ucraina Andriy Yermak dei crimini commessi contro i bambini ucraini, ritenendone la Russia responsabile. Lo riporta Ukrinform. «Amal Clooney è un avvocato specializzato in diritto internazionale e diritti umani e rappresenta i clienti dinanzi ai tribunali internazionali, tra cui la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite e la Corte penale internazionale - si legge nella nota dell’ufficio presidenziale ucraino -. Nell’aprile 2022, Amal Clooney ha tenuto un discorso al Consiglio di sicurezza Onu chiedendo giustizia per i crimini e le atrocità che l’esercito russo aveva commesso a poche settimane dall’invasione dell’Ucraina». Yermak, citando dati ufficiali, ha ricordato che almeno 20.000 bambini sono stati separati dai loro genitori e allontanati con forza dai militari russi dai territori ucraini temporaneamente occupati.

17:20

Kiev: «A Bakhmut bombardamenti continui dei russi, ma resistiamo»

La situazione a Bakhmut è estremamente difficile a causa dei continui bombardamenti e degli assalti dei russi, ma i soldati ucraini resistono. Lo riporta Unian citando Oleksandr, ufficiale della 109 Brigata di difesa territoriale, nome di battaglia Kross, che ha parlato durante un programma televisivo.

«La situazione nella regione di Donetsk è relativamente sotto controllo. La situazione a Bakhmut è estremamente difficile, ma i ragazzi stanno resistendo come meglio possono», ha detto, aggiungendo di non poter fornire dettagli. Secondo l’ufficiale, i bombardamenti russi in questa zona non si fermano, il nemico usa l’aviazione ogni giorno.

17:33

Kiev sta rafforzando le difese al confine con la Bielorussia

Le forze ucraine stanno lavorando per rafforzare le linee difensive e le posizioni lungo il confine con la Bielorussia e la Russia. Lo ha reso noto su Facebook il ministero della Difesa ucraino, citando il comandante delle forze congiunte delle forze armate ucraine, il tenente generale Serhiy Nayev.

«L’espansione del sistema di barriere ingegneristiche nelle aree di confine con la Bielorussia e la Russia è in corso. Si stanno creando campi minati anticarro nelle aree accessibili ai carri armati e su strade, sentieri forestali, ponti, linee elettriche, ecc. lungo i percorsi che il nemico potrebbe compiere per entrare in profondità nel nostro territorio», riferisce il ministero.

Nayev ha inoltre aggiunto che «le unità ingegneristiche ucraine hanno attrezzato diverse decine di campi utilizzando più di 6mila mine anticarro nell’ultima settimana» e i soldati ucraini hanno lavorato «24 ore su 24, nonostante le condizioni meteorologiche».

17:38

Sale a 2 feriti il bilancio dei bombardamenti russi su Zaporizhzhia

È salito a due uomini feriti il bilancio del bombardamento russo della regione di Zaporizhzhia nell’Ucraina meridionale. Lo rende noto Ukrinform. «Il personale militare dello Stato aggressore, utilizzando mezzi di guerra vietati dal diritto internazionale, ha colpito con delle bombe le città di Orikhiv e Huliaypole nella regione di Zaporizhzhia. Due uomini di 56 e 67 anni sono rimasti feriti», ha precisato l’ufficio del procuratore regionale di Zaporizhzhia.

18:01

«Ad Avdiivka, vicino al fronte, restano quattro bambini»

Solo quattro bambini vivono ancora ad Avdiivka, una delle città ucraine che si trovano sulla linea del fronte e più pesantemente colpite dai raid. Lo ha riferito un funzionario ucraino, riporta la Cnn. Vitali Barabash, capo dell’amministrazione militare di Avdiivka, ha precisato che le autorità conoscono la posizione esatta di due dei quattro bambini - una di nove anni e suo fratello di due anni -, e che stanno pianificando una loro evacuazione la prossima settimana.

Barabash ha accennato alle difficoltà nel convincere le famiglie a lasciare le proprie case, anche quelle nei luoghi dove si verificano i combattimenti più pesanti. «Non possiamo evacuare con la forza gli adulti, quindi dobbiamo solo fare affidamento sulla loro responsabilità e sul loro istinto di sopravvivenza», ha spiegato.

18:12

Media: «Trincea russa lunga 70 chilometri nella regione di Zaporizhzhia»

Le forze russe hanno costruito una trincea lunga più di 70 km nella regione ucraina di Zaporizhzhia. L’enorme lavoro di scavo viene mostrato dalle immagini satellitari Sentinel 2, scrive il C enter for Journalistic investigation, rilanciato da Ukrinform. I lavori sono iniziati ai primi di settembre. Gli scavi sono partiti simultaneamente dalle due estremità e sono terminati il 18 ottobre.

Lunga circa 70 Km, pari a circa un terzo della lunghezza massima di questa regione, la mega trincea parte dal villaggio di Semenvika, circa 9 km da Melitopol, designata dai russi come capoluogo dell’area occupata. La trincea si estende poi a est fino alla periferia del villaggio di Marynivka, nel distretto di Prymorsky.

18:26

Kiev: «570 soldati ucraini uccisi nelle ultime 24 ore»

Nelle ultime 24 ore l’esercito ucraino ha registrato la perdita di 570 soldati, 3 carri armati, 4 mezzi blindati, 5 pezzi d’artiglieria, un sistema di difesa, un aereo, 7 droni, e dodici veicoli militari. Lo riferisce il Ministero della Difesa ucraino.

18:39

Kiev: «Battaglia feroce in corso a Maryinka»

L'esercito russo continua a condurre operazioni offensive nella direzione di Bakhmut, cercando di prendere il pieno controllo della città. Lo riporta lo Stato maggiore delle forze armate ucraine in un post su Facebook, aggiungendo che le forze armate di Mosca continuano a concentrare gli sforzi principali nelle direzioni di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Maryinka.

Le battaglie più feroci si concentrano soprattutto in direzione di quest'ultima città, dove sono stati respinti più di 10 attacchi. In totale, durante il giorno i russi hanno lanciato 2 missili e 34 attacchi aerei e hanno effettuato più di 36 attacchi da più sistemi missilistici.

18:53

New York Times: «La fuga di documenti top secret Usa rivela che Washington spia anche gli alleati»

La seconda fuga di documenti Usa top secret sui social rivelerebbe anche che l'intelligence statunitense spia i suoi alleati. Lo riferisce il New York Times.

Le carte, in alcuni casi così classificate da non poter essere condivise neppure con gli alleati più stretti, non riguardano solo i piani per l'Ucraina ma anche altri delicati dossier al centro della sicurezza statunitense: la Cina, l'Indo-Pacifico, il Medio Oriente (in particolare Israele e i capi del Mossad) e il terrorismo.

Secondo il quotidiano newyorkese, nelle pagine pubblicate online si discute anche del dibattito in Corea del Sud riguardo la possibilità di fornire munizioni di artiglieria da usare in Ucraina, decisione che avrebbe violato la politica di Seoul sulla fornitura di aiuti letali. Una parte dei documenti riporta che funzionari coreani erano preoccupati dal fatto che il presidente americano Biden potesse fare pressioni sul governo di Seoul per consegnare gli aiuti.

Un'altra sezione dei documenti, proveniente dalla Cia, è più esplicita riguardo al modo in cui gli Stati Uniti fossero venuti a conoscenza delle decisioni della Corea del Sud e sottolinea che le informazioni provenissero da «un rapporto di intelligence».

Secondo il giornale, la fuga di notizie ha già complicato i rapporti con gli alleati, sollevando dubbi sulla capacità americana di mantenere i segreti, mentre le rivelazioni sullo spionaggio di alleati può danneggiare i rapporti diplomatici. I documenti rivelano anche quanto i servizi americani siano riusciti a penetrare in profondità negli apparati militari e di sicurezza russi, permettendogli di avvertire in tempo gli ucraini degli attacchi in arrivo.

I documenti descrivono un apparato militare russo fortemente compromesso. Il materiale, scrive il New York Times, rafforza l'impressione che gli Stati Uniti «abbiano una più chiara comprensione delle operazione militari russi che dei piani ucraini».

20:58

Kiev: «Cadetti russi diplomati in anticipo per rafforzare l'esercito al fronte»

Secondo quanto sostiene Kiev, Mosca intenderebbe anticipare i diplomi dei cadetti di alcune fra le principali accademie militari russe per poter rafforzare l'esercito al fronte in Ucraina. «Gli invasori russi continuano a soffrire perdite significative. Per sostituirle, la leadership delle Forze armate ha deciso di anticipare al 29 aprile i diplomi delle più alte scuole militari a Mosca, San Pietroburgo, Kostroma, Penza, Omsk, Tyumen, Kazan, Novosibirsk, Volsk e Blagoveshchensk», scrive lo Stato maggiore ucraino su Facebook, rilanciato da Ukrainska Pravda.

Rimangono invece inalterate le date per la fine del corso delle Accademie militari che addestrano gli specialisti delle forze strategiche missilistiche e le forze aeree e navali dell'esercito.

 21:09

Zelensky: «Ottenuti buoni risultati su aiuti all'Ucraina»

«Questa settimana si sono verificati molti eventi positivi e sono state prese decisioni importanti in merito al sostegno internazionale all'Ucraina». Lo ha affermato il presidente ucraino Zelensky nel suo consueto videomessaggio serale, ripreso da Unian.

«È bello concludere questa settimana con buoni risultati per il nostro Paese, in termini di armi, sostegno internazionale, espansione dei nostri legami con il mondo e movimento verso la Nato», ha affermato.

Secondo Zelensky, l'evento più importante di questi giorni è stata la visita in Polonia e l'accordo con la leadership di Varsavia e l'impegno sui carri armati. Inoltre il leader ucraino si è detto convinto che Danimarca e Norvegia stiano lavorando a un pacchetto congiunto di aiuti per l'artiglieria ucraina.

Il presidente ucraino Zelensky (Lapresse)

21:29

Le critiche di Kiev al Papa: «La Via Crucis di Roma ha equiparato vittima e aggressore, siamo delusi»

«Siamo profondamente grati a Papa Francesco per la sua preoccupazione per l'Ucraina», ma «purtroppo dobbiamo affermare che la mossa di quest'anno è stata ancora una volta eclissata dal tentativo di equiparare vittima e aggressore». Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, commentando su Facebook la Via Crucis di Roma.

«Siamo delusi dal fatto che la Santa Sede non abbia tenuto conto delle argomentazioni ucraine sulla natura offensiva del gesto. La partecipazione congiunta di un ucraino e un russo distorce la realtà» e «i tentativi di segnare l'uguaglianza tra l'Ucraina e la Russia non favoriscono la riconciliazione».

21:47

Zelensky: «La Nato potrà garantire la sicurezza dell'Europa solo se ne faremo parte»

La Nato potrà veramente garantire la sicurezza dell'Europa solo se l'Ucraina ne farà parte. Lo ha detto il presidente ucraino Zelensky nel suo discorso serale, in cui ha ringraziato il parlamento lituano per aver sostenuto l'ingresso di Kiev nell'Alleanza Atlantica. «Ringrazio il popolo lituano, tutti i politici lituani per aver capito l'attuale situazione della sicurezza in Europa - ha detto Zelensky, citato da Ukrainska Pravda - solo assieme all'Ucraina, l'Alleanza potrà garantire una vera protezione per l'Europa».

22:08

«L'Ucraina ha concordato con la Polonia l'acquisto di 200 veicoli corazzati»

L'Ucraina ha concordato con la Polonia l'acquisto di 200 veicoli corazzati Rosomak, di cui 100 saranno consegnati ora e 100 in seguito. Lo ha fatto sapere il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky, ripreso da Ukrainska Pravda.

23:45Attacco russo nella regione di Kharkiv, almeno 2 morti

Almeno due uomini sono morti nella piccola città di Dvorichna, nella regione di Kharkiv in seguito a bombardamenti russi. Lo rende noto un post su Telegram delle autorità ucraine locali citato dalla Cnn.

Le vittime avevano 65 e 34 anni, ha detto Oleh Syniehubov, capo dell'amministrazione militare di Kharkiv. Dvorichna si trova sul lato est della regione, vicino alla linea del fronte nella vicina regione di Luhansk.

Attenzione al nuovo impero arabo, che si espande (e ci riguarda). Federico Rampini su Il Corriere della Sera l’08 aprile 2023

C’è un nuovo impero arabo: ecco le ambizioni di Mohammed Bin Salman, e perché le sue ultime mosse - a partire da quelle sul prezzo del petrolio - ci riguardano da vicino

È rinato un impero arabo, e si sta comprando l’Egitto, tra l’altro. È una delle «potenze regionali» che contendono ad altri attori – America, Cina, Russia – l’influenza su un’area strategica del mondo, che spazia dal Medio Oriente al Maghreb fino all’Africa subsahariana.

Nei giorni scorsi l’Arabia Saudita ha spinto l’Opec a tagliare nuovamente la produzione di petrolio, un gesto che potrebbe avere ripercussioni anche sull’inflazione in Europa, e sulla forza militare di Putin in Ucraina.

Soprattutto, è interessante osservare gli usi che Riad fa della ricchezza petrolifera: per modernizzare non solo la propria economia, ma anche quella di un gigante nordafricano malato, l’Egitto.

Un aiuto a Putin?

I tagli decisi dall’Opec – cartello dei paesi petroliferi – in parte erano scontati, sono la presa d’atto che la domanda mondiale non è molto vigorosa perché la crescita è rallentata. L’Opec ridurrà la propria offerta di petrolio di 1,1 milioni di barili a partire da maggio. Anche la Russia, che fa parte dell’Opec+, taglierà leggermente la propria produzione. Il calcolo è che questi tagli servano a far risalire i prezzi, aumentando le entrate dei produttori: questo potrebbe aiutare lo sforzo bellico di Putin (che dopo le sanzioni occidentali vende il suo petrolio, a prezzi scontati, soprattutto a Cina e India). Siamo ancora lontani dai prezzi che il greggio raggiunse nel marzo 2022 subito dopo l’invasione dell’Ucraina, a quota 125 dollari il barile. Opec e Russia sperano di sospingerlo dall’attuale quota 80 verso i 90 dollari il barile, con l’aiuto della ripresa economica cinese che alimenta i consumi in quel paese.

In rotta con Washington

Guardando all’aspetto geopolitico di questa decisione, è l’ennesimo schiaffo che il 37enne principe saudita Mohammed bin Salman (abbreviato in MbS e ritratto nella foto) sferra a Joe Biden e a tutto l’Occidente. L’America, e ancora più l’Europa, gli alleati come Giappone e Corea del Sud, hanno interesse a una moderazione nei prezzi petroliferi per contenere l’inflazione. Ma il principe MbS è un trumpiano o un sovranista che usa lo slogan «Saudi First». Non esita a entrare in rotta di collisione con gli interessi degli Stati Uniti, malgrado l’aiuto militare che riceve da Washington. Lo si è visto di recente con il disgelo diplomatico fra Riad e Teheran, un’operazione «firmata» Xi Jinping. L’Arabia ha usato i buoni uffizi della Cina (sollevando apprensione alla Casa Bianca) nel ristabilire le relazioni con il nemico Iran. L’operazione è funzionale a ridurre le incognite per la stabilità strategica nel Golfo Persico. Più che descrivere un’Arabia che si avvicina a Pechino, bisogna vedere la strategia saudita come coerente con una logica da vera potenza, autonoma e determinata ad affermare i propri interessi.

I grandi cantieri sauditi

Tra le priorità del principe MbS c’è la modernizzazione della sua economia: il modello è Dubai, il che include anche un ridimensionamento del potere clericale e una moderata liberalizzazione delle regole islamiche. Poi ci sono i mega-cantieri che devono trasformare la fisionomia dell’Arabia: il gigantesco resort turistico in costruzione sul Mar Rosso, che avrà una superficie uguale a quella dell’intero Belgio; la megalopoli hi-tech da 500 miliardi di dollari in costruzione in mezzo al deserto, 33 volte più vasta di New York. Questi sono i progetti-vetrina, dietro c’è una strategia che punta a diversificare l’economia saudita rendendola meno dipendente dal petrolio: gli investimenti vanno in tutte le direzioni, da settori tradizionali come il turismo alle energie rinnovabili. Ad alimentarli, c’è la potenza di fuoco di un fondo sovrano che amministra 650 miliardi di dollari.

L’Egitto diventa una colonia saudita

Il nuovo impero arabo ha una proiezione internazionale importante. Presta e investe in molte aree del mondo, soprattutto in Medio Oriente e in Africa. Detta le sue condizioni. Spesso agisce d’intesa con il Fondo monetario internazionale. In questo modo si sta conquistando un’influenza enorme in Egitto, paese-chiave per l’influenza che il Cairo ha esercitato storicamente nel mondo islamico e in Nordafrica. Anche il Sudan è tra i primi destinatari dei nuovi investimenti del fondo sovrano saudita: altri 24 miliardi di dollari sono stati ripartiti su poche nazioni per massimizzare l’effetto (l’annuncio di questa tranche è del 2022).

Il cordone ombelicale che lega l’Egitto all’Arabia saudita non è una novità. Dal 2013 al 2020 Riad ha versato 46 miliardi di dollari al Cairo, tra prestiti della banca centrale, investimenti diretti, forniture «amichevoli» di petrolio e gas. Molti di quei fondi però in passato venivano donati o prestati a condizioni di favore. E talvolta l’Egitto, sprofondando da una crisi all’altra, non riusciva a restituirli. Ora la strategia di MbS imprime una svolta. Il nuovo impero arabo ha perso fiducia nella capacità egiziana di gestire gli aiuti. Quindi chiede in cambio che pezzi dell’economia egiziana finiscano sotto il controllo saudita. Questo converge con una richiesta del Fondo monetario, anch’esso irritato per l’inefficienza del generale al-Sisi. Il Fmi nel suo ultimo pacchetto di aiuti ha richiesto al dittatore del Cairo che riduca l’opprimente ruolo del settore pubblico – soprattutto l’esercito – nell’economia egiziana. L’idea è che l’Egitto potrebbe svilupparsi molto meglio se liberasse le energie della sua imprenditoria privata. La prospettiva più concreta e probabile, è che il generale al-Sisi finisca per cedere a queste pressioni, ma che le privatizzazioni vadano in mano a imprenditori sauditi. Al Cairo si sono levate voci che lamentano la strisciante perdita di sovranità a vantaggio dei sauditi. Ma sono state silenziate dal regime, che non ha potere contrattuale data la sua debolezza economica, e deve cedere alle richieste di MbS. Un celebre giornalista egiziano, Abdelrazek Tuwfik, ha descritto i sauditi come «ex-straccioni, ora nuovi ricchi, che non devono dettare il futuro dell’Egitto». Il suo commento è stato cancellato dalla censura di Al-Sisi.

Una visione da potenza egemonica

Il trattamento riservato all’Egitto potrebbe estendersi anche al suo vicino meridionale, il Sudan. L’impero arabo in fase di rilancio diventa un altro attore rilevante tra quelli che si contendono un ruolo nel futuro dell’Africa, tra l’altro. E Riad obbedisce alle sue priorità, che di volta in volta possono convergere o divergere da quelle di Washington, Pechino, Mosca. Da notare che in Italia si è diffusa l’opinione – spesso imprecisa se non addirittura del tutto infondata – che gli Stati Uniti abbiano «profittato» economicamente della guerra in Ucraina (ho spiegato altrove che il vantaggio economico, per l’industria energetica o militare, è trascurabile sul Pil americano). Un sicuro profittatore della guerra invece è proprio l’Arabia: ha chiuso il 2022 con un surplus imprevisto di 28 miliardi di dollari nel suo bilancio statale, grazie all’impennata dei prezzi petroliferi dopo l’invasione dell’Ucraina.

(ANSA l’8 aprile 2023) Gli investigatori tedeschi hanno trovato tracce di esplosivo sulla Andromeda, la barca a vela al centro dell'inchiesta sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 avvenuto lo scorso settembre: lo riporta il New York Times (Nyt), che cita tre anonimi funzionari tedeschi. Il quotidiano statunitense scrive inoltre che due membri dell'equipaggio della barca, secondo quanto è emerso dalle indagini, avevano passaporti bulgari falsi.

 L'Andromeda ha attraccato nel porto dell'isola danese di Christianso dopo essere stata noleggiata il 5 settembre nel porto di Rostock, nel nord della Germania, e aver fatto una sosta notturna a Wik, una località meno conosciuta della Germania settentrionale, il cui porto è privo di telecamere di sorveglianza.

Un dipendente del porto che ha chiesto l'anonimato ha detto al Nyt di ricordare molto bene la visita poiché ha cercato ripetutamente di parlare con l'equipaggio - prima in tedesco, poi in inglese - ma invece di rispondere un uomo gli ha semplicemente pagato in contanti le spese per l'ormeggio e si è allontanato. Martedì scorso il Washington Post, citando alcuni funzionari a conoscenza del dossier, scriveva che secondo gli investigatori l'Andromeda non è stata probabilmente l'unica imbarcazione utilizzata nel sabotaggio del gasdotto.

Estratto dell’articolo di Marco Ventura per “il Messaggero” il 9 aprile 2023.

Divieto di libero espatrio per ministri, capi-dipartimento e per tutti gli alti funzionari governativi russi che […] non siano in missione ufficiale. Dall'obbligo sono esclusi solo i dipendenti dell'amministrazione presidenziale. I fedelissimi di Putin. A riportarlo il sito di informazioni "The Bell". […]

E, forse, come effetto dell'inquietudine che […] negli stessi ambienti di Mosca si è diffusa dopo la pubblicazione sui social di documenti secretati sull'appoggio degli alleati occidentali all'Ucraina per il contrattacco atteso di primavera. Non solo. Ieri altre carte segrete sono state diffuse e, secondo il New York Times, «gli Usa stanno spiando gli alleati», soprattutto gli ucraini.

Nelle ultime settimane i servizi di sicurezza russi avevano sequestrato passaporti di funzionari, ex funzionari e dirigenti delle aziende di Stato per evitare che uscissero dalla Russia. Putin ha paura che dopo le clamorose defezioni di alcuni stretti consiglieri e di oligarchi, alcuni dei quali trovati morti "suicidi", altri possano fuggire […] e consegnare in Occidente segreti e rivelazioni. […]

  lo stesso starebbe accadendo in Ucraina grazie alla chat "Voglio vivere", che lancia un salvagente ai soldati russi desiderosi di disertare […] La finestra temporale per ottenere un trattamento di favore come prigionieri si sta esaurendo a mano a mano che si avvicina la controffensiva. […]

 Tra le operazioni propedeutiche alla controffensiva (e difesa), guerra ibrida e disinformazione. I blogger militari russi, per esempio, sono convinti che i documenti trapelati dal Pentagono con dettagli del futuribile contrattacco ucraino sarebbero in realtà un'astuta macchinazione delle intelligence occidentali per disorientare i generali russi. […]

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 9 aprile.

Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 9 aprile 2023.

 Cremlino: «Occidente isterico per le armi nucleari russe in Bielorussia». Ucraina-Polonia, accordo per 200 corazzati

Le notizie sulla guerra di domenica 9 aprile. L’Ucraina ha piazzato 6 mila mine anticarro lungo il confine con Russia e Bielorussia. Estonia: «Possibile acquisto di caccia F-16 da dare a Kiev»

LIVE I FATTI PRINCIPALI

03:48

Carte segrete Usa: «Un jet russo ha quasi abbattuto un aereo spia britannico»

02:22

Allarme aereo in sette regioni, colpita Kherson: non ci sarebbero vittime

21:24

Zelensky: «Mosca uccide in un giorno di festa, è isolata da mondo»

19:08

Kiev: «Non possiamo abbattere tutti i missili russi»

17:12

Kiev: «Almeno due feriti in un raid russo nel Donetsk»

04:30

Il Dipartimento Giustizia indaga su fuga documenti riservati

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un'indagine per cercare di identificare la fonte delle fughe di documenti riservati legati all'invasione russa dell'Ucraina. Secondo i primi accertamenti, queste fughe di notizie riguardano non solo rapporti e documenti sul conflitto in Ucraina, ma anche analisi molto delicate sugli alleati degli Stati Uniti. «Abbiamo comunicato con il Ministero della Difesa di questo e abbiamo aperto un'indagine», ha detto ad Afp un portavoce del ministero. Dozzine di documenti riservati sono stati rilasciati sui Twitter, Telegram, Discord e altri social network negli ultimi giorni e continuano a emergere nuovi documenti. Venerdì, anche il Pentagono ha detto di aver aperto un'indagine sulla questione.

 04:32

Il punto militare | I «leak» sui piani segreti dell’Ucraina: c’è una «talpa» al Pentagono o è un depistaggio?

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Una fuga di notizie tra due sponde: quella di una breccia grave e il depistaggio. Il caso dei documenti riservati sull’Ucraina apparsi questa settimana su Twitter e Telegram si apre a tutti gli scenari: si tratta di documenti classificati che descriverebbero i «piani segreti» di Stati Uniti e Nato per aiutare l’Ucraina in vista dell’offensiva di primavera, una serie di slide datate 1° marzo contenenti tabelle e grafici sulla consegna di armi a Kiev e sulla composizione dei battaglioni.

04:47

Il reportage dal fronte | Bakhmut, lotta all’ultimo uomo

di Lorenzo Cremonesi, inviato a Bakhmut

Due giorni fa un drone Lancet russo si è affacciato dalle nuvole grigie e ha tirato due razzi mirando agli ammassi ferrosi che i suoi sensori avevano individuato mimetizzati tra i filari d’alberi lungo i campi non più coltivati. «Erano colpi accurati, ci hanno mancato per un soffio, le schegge avrebbero potuto causare gravi danni», esclama Yura Damianek, che ha 27 anni e dalla fine del febbraio 2022 comanda uno dei vecchi T-72 russi che ancora costituiscono il grosso delle unità corazzate ucraine, tra cui la sua Decima Brigata carristi.

 05:25 Esplode una mina nella regione di Kiev, un ferito

Il servizio di emergenza ucraino ha comunicato che l'8 aprile un trattore ha colpito una mina anticarro nell'oblast di Kiev e un uomo è stato ferito mentre stava coltivando il suo campo. È successo tra i villaggi di Rusanivka e Svitylnia, a circa 54 chilometri a est di Kiev. Lo riporta il Kyiv Independent su Telegram.

07:45

Bombe russe su Zaporizhzhia: muore un padre insieme alla figlia 11enne

Un uomo di 50 anni e sua figlia di 11 sono morti in seguito ai bombardamenti russi della notte scorsa sulla città di Zaporizhzhia: lo ha reso noto su Facebook il Dipartimento per le emergenze dell’omonima regione, come riporta Ukrinform.

«La notte del 9 aprile, il nemico ha lanciato un attacco missilistico sulla città di Zaporizhzhia. Un edificio residenziale è stato parzialmente distrutto e c’è stato un incendio su un’area di 100 metri quadrati, le case vicine e le finestre degli edifici vicini sono state parzialmente danneggiate dall’onda d’urto. Alle 8:00 (di questa mattina) sono morte due persone, un padre di 50 anni e sua figlia di 11 anni», si legge nel messaggio.

05:51

Zelensky: concordato con la Polonia l'acquisto di 200 veicoli corazzati

L'Ucraina ha concordato con la Polonia l'acquisto di 200 veicoli corazzati Rosomak, di cui 100 saranno consegnati ora e 100 in seguito. Ad affermarlo, secondo quanto riferisce Ukrainska Pravda, è il presidente dell'Ucraino, Volodymyr Zelensky nel corso del suo discorso di ieri sera.

 06:31

Attacco russo nella regione di Kharkiv, almeno 2 morti

Almeno due uomini sono morti nella piccola città di Dvorichna, nella regione di Kharkiv, secondo un post di Telegram delle autorità ucraine locali citato dalla Cnn. I bombardamenti russi hanno ucciso due uomini, di 65 e 34 anni, ha detto Oleh Syniehubov, capo dell'amministrazione militare di Kharkiv. Dvorichna si trova sul lato est della regione di Kharkiv, vicino alla linea del fronte nella vicina regione di Lugansk.

08:12

Zelensky, gli auguri di buona Pasqua: «Oggi l’Ucraina fa la guardia a questo mondo»

Zelensky ha inviato i suoi auguri di Pasqua a «tutti gli ucraini e tutti i cristiani che la celebrano oggi» nel mondo. «Questo è il mondo moderno. Un mondo che cerca di vivere liberamente. Un mondo in cui la vita, il rispetto e l’uguaglianza di ogni persona sono valorizzati», sottolinea Zelensky. «Oggi l’Ucraina fa la guardia a questo mondo. Combatte per la sua terra e combatte per i suoi valori».

Il presidente ucraino ha inviato un augurio che è un appello all’unità contro l’aggressione russa che viola «i valori del rispetto dell’essere umano e della libertà». «Due giorni fa», ha ricordato Zelensky nel messaggio diffuso via Telegram, «ho condiviso un iftar (il pasto che rompe il digiuno nel mese di Ramadan) con i musulmani dell’Ucraina. Presto mi congratulerò con gli ebrei ucraini per la fine di Pesach. E tra una settimana esatta mi congratulerò con tutti coloro che celebrano la Pasqua quest’anno il 16 aprile» (quando cade la Pasqua per i cristiani ortodossi).

«Possiamo praticare diverse religioni, ma crediamo ugualmente nella libertà. Potremmo avere tradizioni diverse, ma ce n’è una comune per tutti noi: è la protezione della nostra terra natale». «Celebriamo importanti festività in date diverse, ma una sarà l’unica per tutti: per l’Ucraina e l’intero mondo libero», ha concluso, «si tratta del giorno della nostra vittoria. Condiviso. Inevitabile. La vittoria della luce, del bene, della giustizia, della vita. Tutto ciò che simboleggia la festa della risurrezione del Signore. Buona Pasqua!».

09:13

Bild: «Possibile visita di Zelensky in Germania a maggio»

Zelenksy potrebbe recarsi ad Aquisgrana, in Germania, il mese prossimo per ricevere dal cancelliere Olaf Scholz il Premio europeo Carlo Magno, che la città tedesca conferisce a personalità con meriti a favore dell’integrazione e unione in Europa. Secondo quanto riferisce la Bild, citando fonti dai «circoli governativi tedeschi», Scholz terrà il discorso di conferimento del Premio alla cerimonia di quest’anno ad Aquisgrana, dove è attesa la partecipazione, in presenza, del presidente ucraino. Se confermata, si tratterebbe della prima visita in Germania di Zelensky dall’inizio della guerra. Bild, comunque, sottolinea che il leader di Kiev potrebbe ricevere il Premio Carlo Magno in video collegamento, per via della possibile controffensiva ucraina.

09:18

L’Ucraina ha piazzato 6 mila mine anticarro lungo il confine con la Russia e la Bielorussia

L’Ucraina ha piazzato oltre 6.000 mine anticarro lungo il confine con la Russia e la Bielorussia per rafforzare le sue difese: lo ha reso noto su Telegram il comandante delle forze congiunte di Kiev, Sergei Naev.

Le linee di difesa, ha sottolineato, si concentrano sui «possibili percorsi dell’avanzata nemica in profondità nel nostro territorio, incluse le strade, le foreste, i ponti...». Ieri Naev aveva annunciato che e è in corso l’espansione del sistema di barriere nelle aree vicine alla frontiera con questi due Paesi.

09:44

Bombardamenti russi sulla regione ucraina di Sumy

Le forze russe hanno bombardato questa mattina con l’artiglieria una comunità della regione di Sumy, nell’Ucraina orientale, senza provocare vittime: lo ha reso noto l’amministrazione militare regionale, come riportano i media nazionali. «La notte è trascorsa senza bombardamenti. Al mattino, tre bombardamenti di artiglieria della comunità di Seredino-Budskaya sono stati effettuati dal territorio della Russia», si legge nel messaggio. «Fortunatamente nessuna conseguenza», ha aggiunto l’amministrazione, precisando che sono stati lanciati 5 proiettili.

09:48

Mattarella, gli auguri di Pasqua al Papa: «Di fronte al protrarsi della brutale aggressione russa all’Ucraina...»

di Redazione Politica

Messaggio d’auguri del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a papa Francesco. «La santa Pasqua mi offre la graditissima opportunità di porgere alla Santità vostra i più fervidi auguri della Repubblica Italiana e miei personali. Di fronte al protrarsi della brutale aggressione russa all’Ucraina e agli scenari di crisi che travagliano diverse aree del mondo i suoi reiterati appelli alla concordia tra i popoli richiamano tutti – a cominciare da quanti hanno responsabilità di governo – alle esigenze di quel vincolo di fratellanza che ci predispone al dialogo e alla comprensione reciproca», scrive il capo dello Stato. (...)

10:06

Isw: «Diminuiscono le capacità offensive della Russia»

Secondo l’aggiornamento quotidiano sull’andamento del conflitto dell’Istituto per lo studio della guerra (Isw), le forze russe stanno usando l’artiglieria per compensare le loro ridotte capacità offensive. Gli analisti, commenta il centro studi statunitense, osservano che fonti ucraine e russe hanno discusso ieri il rallentamento delle operazioni offensive russe lungo l’intera linea del fronte, confermando la valutazione del think-tank secondo cui nel complesso l’offensiva russa si sta avvicinando al culmine.

In particolare, prosegue il rapporto, il capo del Consiglio dei riservisti delle forze di terra ucraine, Ivan Tymochko, ha riferito ieri che gli attuali attacchi russi sono focalizzati a distrarre e disperdere le truppe ucraine in previsione di operazioni di controffensiva. Secondo Tymochko, le forze russe non stanno facendo seri progressi in nessuna parte del fronte e il ritmo degli attacchi a Bakhmut e dintorni è leggermente diminuito in alcune aree ed è in stallo in altre. Da parte sua, un noto blogger militare russo ha affermato che il ritmo delle operazioni offensive russe lungo la linea del fronte tra le città di Avdiivka e Donetsk è diminuito ieri. Diversi commentatori russi sottolineano i preparativi di Mosca per l’attesa controffensiva ucraina, suggerendo che l’attenzione dell’opinione pubblica russa si sta spostando dalla discussione sulle capacità offensive di Mosca alla valutazione del potenziale dell’Ucraina di riguadagnare terreno in modo significativo.

10:39

Kiev: Respinti oltre 50 attacchi russi nelle ultime 24 ore

Nelle ultime 24 ore le truppe ucraine hanno respinto più di cinquanta attacchi russi nelle direzioni di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka nella regione di Donetsk, nell’Ucraina orientale: lo ha reso noto lo Stato Maggiore delle Forze Armate di Kiev, come riporta il Kyiv Independent.

11:14

Fuga di documenti top secret Usa: «La brigata Wagner avrebbe cercato di comprare armi dalla Turchia»

Dalla fuga online di documenti top secret Usa sulla situazione in Ucraina, risulta che gli Stati Uniti hanno ottenuto l’accesso ai piani interni del famigerato gruppo di mercenari russi Wagner, che - tra le altre cose - ha cercato di acquistare armi dalla Turchia, un Paese membro della Nato. Come riporta il Washington Post, riferendosi ai documenti classificati emersi online, all’inizio di febbraio il personale della Wagner «ha incontrato contatti turchi per acquistare armi e attrezzature dalla Turchia per le operazioni in Mali e Ucraina».

Il rapporto afferma, inoltre, che il presidente ad interim della giunta militare del Mali, Assimi Goita, «ha confermato che il Mali può acquisire armi dalla Turchia per conto della Wagner». Non è chiaro dai documenti se e a che livello il governo turco fosse a conoscenza dei tentativi dei mercenari russi o se questi si siano rivelati fruttuosi. «Ma la rivelazione che un alleato della Nato potrebbe aver assistito la Russia nella sua guerra contro l’Ucraina potrebbe rivelarsi esplosiva», scrive il Washington Post, «in particolare perché la Turchia ha cercato di bloccare l’adesione della Svezia all’Alleanza».

 11:25

Zelensky, firmato l’acquisto di 200 veicoli corazzati dalla Polonia

L’Ucraina ha concordato con la Polonia l’acquisto di 200 veicoli corazzati Rosomak: lo ha detto ieri sera il presidente Volodymyr Zelenskyi, come riporta Ukrainska Pravda. «Per quanto riguarda i veicoli blindati, 200 veicoli Rosomak: cento ora e cento in seguito», ha detto il leader ucraino. Il Rosomak è un veicolo militare multiruolo 8Pt8 prodotto dalla società polacca Rosomak.

 11:40

Cremlino: «L’Occidente non ricorda le armi nucleari Usa in Europa, ma è isterico per le nostre»

«L’Occidente collettivo non sembra disposto a mettersi d’accordo in alcun modo sulla questione delle armi nucleari statunitensi, di stanza in Europa, vicino al nostro Paese, ma opta per una reazione isterica ai nostri piani di costruzione di silos per lo stoccaggio di armi nucleari tattiche sul territorio bielorusso». Ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov in un’intervista al canale televisivo Rossiya 24.

12:07

La supplica a Gesù di Papa Francesco: «Effondi la luce pasquale sul popolo russo»

«Aiuta l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo». È la supplica a Gesù di Papa Francesco nel messaggio che introduce la benedizione Urbi et Orbi. «Conforta i feriti e quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra e fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie. Apri i cuori dell’intera Comunità internazionale perché si adoperi a porre fine a questa guerra».

12:41

Kadyrov: «Un battaglione ceceno ha fermato un’offensiva ucraina verso Zaporizhzhia»

Il leader della Cecenia Ramzan Kadyrov su Telegram. «I nostri droni hanno fatto un buon lavoro - ha aggiunto -. Hanno intercettato l’offensiva nemica e abbiamo colpito l’Ucraina e la Nato così efficacemente da scoraggiare qualsiasi attacco alle nostre posizioni». Secondo il leader ceceno, il battaglione ha distrutto due carri armati e un veicolo da combattimento di fanteria. Kadyrov ha elogiato quelle che ha detto essere azioni precise e ben coordinate del battaglione, che hanno portato all’eliminazione dei veicoli corazzati e hanno causato perdite di truppe ucraine.

13:46

Parigi smentisce la presenza di soldati francesi in Ucraina

Il ministero della Difesa francese ha smentito la presenza di soldati francesi in Ucraina, secondo quanto attribuito a documenti riservati del Pentagono. Un portavoce del ministro delle forze armate Sébastien Lecornu ha dichiarato che «non ci sono forze francesi impegnate in operazioni in Ucraina. I documenti citati non provengono dagli eserciti francesi. Non commentiamo documenti la cui fonte è incerta». Nei giorni scorsi sono stati diffusi su Twitter e Telegram documenti top secret del Pentagono, contenenti grafici e dettagli sulle consegne di armi previste, la forza dei battaglioni e altre informazioni sensibili. Una diapositiva suggeriva che un piccolo contingente composto da meno di un centinaio di addetti alle operazioni speciali di Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Lettonia fosse già attivo in Ucraina.

15:16

I documenti del Pentagono e la fuga di notizie: cosa sappiamo e perché ora si cerca una talpa

di Marta Serafini

È caccia alla talpa in Usa dopo la nuova fuga di documenti top secret finiti sui social, una falla clamorosa - nonostante i sospetti di manipolazioni russe - che ha colto di sorpresa la Casa Bianca e messo in allerta l’intelligence per il timore di bruciare le proprie fonti e di suscitare ripercussioni diplomatiche. Dozzine di documenti riservati sono stati rilasciati su Twitter, Telegram, Discord e altri social network negli ultimi giorni e continuano a emergere nuovi documenti.

Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un’indagine per cercare di identificare la fonte delle fughe di documenti. Secondo i primi accertamenti, queste fughe di notizie riguardano non solo rapporti e documenti sul conflitto in Ucraina, ma anche analisi molto delicate sugli alleati degli Stati Uniti. Venerdì, anche il Pentagono ha detto che stava indagando sulla questione.

17:12

Kiev: «Almeno due feriti in un raid russo nel Donetsk»

L'esercito russo ha bombardato oggi la città di Druzhkivka nell'oblast del Donetsk ferendo almeno due civili. Lo riferisce il capo dell'ufficio della presidenza ucraina, Andriy Yermak, citato da Kyiv Independent. A causa del bombardamento alcune case sono state danneggiate, ha aggiunto Yermak. Druzhkivka si trova a una certa distanza dalla linea del fronte e a circa 40 chilometri a ovest di Bakhmut, una città che le forze russe stanno cercando di catturare da più di sei mesi.

19:08

Kiev: «Non possiamo abbattere tutti i missili russi»

I missili russi che colpiscono l'Ucraina possono teoricamente essere abbattute da missili antiaerei, ma se si abbattono tutti si potrebbe causare un rapido esaurimento delle scorte e lasciare i cieli ucraini indifesi ai missili da crociera, agli aerei e agli elicotteri russi, che costituiscono una minaccia più grave. A dichiararlo è Yuri Ignat, portavoce dell'aeronautica militare di Kiev, citato da Ukrinform. Un missile lanciato da un aereo da una grande altezza «può anche essere abbattuto. Ma dove prendere tanti mezzi? Se calcoliamo quanti missili sarebbero necessari - perché è necessario più di un missile per colpire una bomba, che non è cosa così facile -, allora corriamo il rischio semplicemente di restare senza armi sufficienti per contrastare le forze della Federazione Russa che sono già all'interno del Paese», ha sottolineato Ignat. Il compito principale dell'aviazione, ha ricordato il portavoce citato da Ukrinform, è impedire che aerei ed elicotteri russi appaiano nei cieli ucraini. «Se questi compaiono e sganciano bombe a caduta libera, allora, credetemi, l'inferno diventa molte volte peggiore. L'aeronautica ucraina deve usare missili antiaerei e difendere il suo spazio aereo», ha spiegato Ignat.

21:24

Zelensky: «Mosca uccide in un giorno di festa, è isolata da mondo»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è convinto che la Russia si stia isolando ancora di più dal mondo e dall'umanità dopo avere colpito una casa a Zaporizhzhia con missili proprio nella Domenica delle Palme ortodossa ed uccidendo un uomo e sua figlia. Lo scrive l'Ukrainska Pravda, riportando estratti del suo videomessaggio serale. «Questa notte, l'esercito russo ha sparato a Zaporizhzhia colpendo un edificio residenziale ed uccidendo» un uomo di 50 anni e sua figlia di 11. «È così che lo stato terrorista trascorre questa Domenica delle Palme. È così che la Russia si isola ancora di più dal mondo, dall'umanità», ha precisato.

02:22

Allarme aereo in sette regioni, colpita Kherson: non ci sarebbero vittime

Nuovi bombardamenti nella Domenica delle Palme ortodossa in Ucraina. Le forze russe hanno attaccato due comunità nell’oblast di Kherson. Lo ha detto il governatore dell’oblast di Kherson Oleksandr Prokudin, secondo quanto riferiscono media locali. Sirene antiaeree hanno risuonato anche a Dnipro, Poltava, Sumy, Kharkiv, Donetsk, Zaporizhzhia.

«Bombe aeree hanno appena colpito il villaggio di Novoberyslav nella comunità di Beryslav. I caccia nemici hanno anche sganciato tre bombe sul villaggio di Kizomys nella comunità di Bilozerka», ha riferito Prokudin su Telegram e su Facebook. Novoberyslav si trova nella parte centro-settentrionale dell’oblast. Kizomys si trova nella zona sud-occidentale dell’oblast. Entrambi si trovano nel territorio controllato dall’Ucraina sulla riva occidentale del fiume Dnipro. Non sono state segnalate vittime civili.

03:48

Carte segrete Usa: «Un jet russo ha quasi abbattuto un aereo spia britannico»

Nuove rivelazioni emergono dalle carte segrete militari Usa finite online. Un jet da combattimento russo ha quasi abbattuto un aereo di sorveglianza britannico lo scorso 29 settembre: è quanto emerge da uno dei documenti militari, rivelando un incidente più significativo di quanto precedentemente ammesso dalle autorità di Londra e che avrebbe potuto trascinare gli Stati Uniti e i suoi alleati della Nato direttamente nella guerra in Ucraina, sottolinea il Washington Post.

L'episodio si è registrato al largo della costa della Crimea, la penisola ucraina annessa da Mosca nel 2014 usata come base della flotta russa del Mar Nero. Il documento si riferisce all'incidente come a un «quasi abbattimento di un Uk Rj», dove Rj allude al soprannome «Rivet Joint» comune per gli aerei da ricognizione Rc-135. L'aereo viene utilizzato per raccogliere trasmissioni radio e altri messaggi elettronici.

 04:45

Estonia: «Possibile acquisto di caccia F-16 da dare a Kiev»

L'Estonia potrebbe acquistare aerei da combattimento F-16 fabbricati negli Stati Uniti e trasferirli in Ucraina, ha affermato il ministro degli Esteri della repubblica baltica Urmas Reinsalu in un'intervista al Kyiv Independent. «Penso che sia una cosa molto ragionevole», ha detto Reinsalu riconoscendo però che il suo Paese non dispone attualmente di tali aerei. «Ora la Russia ha la superiorità aerea e questo è un problema», ha sottolineato il ministro.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 9 aprile

A cura della redazione Esteri su La Repubblica.

Zaporizhzhia ancora nel mirino. Un padre e la figlia di 12 anni sono morti nei raid russi sulla città della centrale. Sono tornati dalla Russia e riuniti con le famiglie 31 bambini ucraini portati illegalmente nella Federazione durante il conflitto. Lo ha annunciato l'organizzazione ucraina Save Ukraine in un post. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha avviato un'indagine sulla fuga dei documenti militari statunitensi classificati che sono stati pubblicati sui social media.

Punti chiave

19:24

Militari ucraini, la situazione a Bakhmut è un 'inferno'

19:22

Kiev, 'non possiamo abbattere tutti i missili russi'

 17:47

Vescovo Kiev sulla Via Crucis del Papa: "Doloroso equiparare ucraini e russi"

12:31

Papa: "Sia pace in Ucraina e arrivi luce sulla Russia" 

11:30

Ucrina, Parigi smentisce la presenza di soldati Francesi "on the ground"

11:04

Ucraina, leak militari: "Wagner hanno cercato armi da Turchia"

10:02

Kiev:"31 bambini ucraini riuniti con le loro famiglie dopo la deportazione in Russia"

07:26

Ucraina: bombe russe su Zaporizhzhia, morti padre e figlia

02:23

Mosca, Medvedev: "Abbiamo bisogno della Grande Russia"

Il falco del presidente Vladimir Putin, ha sottolineato che l'attuale Stato ucraino sarebbe "un malinteso generato dal crollo dell'Urss". Poi il messaggio: "Abbiamo bisogno della grande Russia". Queste le dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa Dmitry Medvedev

04:30

Usa: Dipartimento Giustizia indaga su fuga documenti riservati

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un'indagine per cercare di identificare la fonte delle fughe di documenti riservati legati in particolare all'invasione russa dell'Ucraina, pubblicati questa settimana sui social network. Secondo i primi accertamenti, queste fughe riguardano anche analisi molto delicate sugli alleati degli Stati Uniti. "Abbiamo comunicato con il Ministero della Difesa di questo e abbiamo aperto un'indagine". Dozzine di documenti riservati sono stati rilasciati su Twitter, Telegram, Discord e altri social network negli ultimi giorni e continuano a emergere nuovi documenti. Venerdì, anche il Pentagono ha detto che stava indagando sul caso

07:26

Ucraina: bombe russe su Zaporizhzhia, morti padre e figlia

Un uomo di 50 anni e sua figlia di 11 sono morti in seguito ai bombardamenti russi sulla città di Zaporizhzhia, nell'Ucraina meridionale. Un edificio residenziale è stato parzialmente distrutto e c'è stato un incendio su un'area di 100 metri quadrati, le case vicine e le finestre degli  edifici vicini sono state parzialmente danneggiate dall'onda d'urto

08:46

La regione di Kherson colpita 71 volte nella giornata di ieri

L'esercito russo ha bombardato ieri la regione di Kherson, nell'Ucraina meridionale, 71 volte: lo ha detto su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale, Alexander Prokudin, come riporta Rbc-Ucraina. Sono state colpite aree residenziali, linee elettriche, un terminal per il grano e un cantiere navale.

08:52

Zelensky: la vittoria è una festività che unirà il mondo libero

In occasione della Pasqua, rivolgendosi però a tutte le religioni monoteiste che in questo periodo celebrano festività chiave, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha inviato un augurio che è un appello all'unità contro l'aggressione russa che viola "i valori del rispetto dell'essere umano e della libertà". Le parole di Zelensky: "Celebriamo importanti festività in date diverse, ma una sarà l'unica per tutti: per l'Ucraina e l'intero mondo libero. Si tratta del giorno della nostra vittoria".

 09:11

Raid su Zaporizhzhia, morti padre e figlia 12enne

Nuovi raid russi su Zaporizhzhia, nella notte, hanno ucciso un uomo e la figlia. "Due razzi hanno colpito uno dei quartieri residenzialidella città. Hanno distrutto una casa. Finestre e tetti sono stati danneggiati in decine di abitazioni adiacenti. Ad oggi, è noto che, purtroppo, sono morte due persone: un uomo e la figlia nata nel 2012", ha fatto sapere Anatoliy Kurtev, segretario del consiglio comunale di Zaporizhzhia, in un messaggio sul canale Telegram.

09:48

Bombe russe sulla regione di Sumy

 Le forze russe hanno bombardato questa mattina con l'artiglieria una comunità della regione di Sumy, nell'Ucraina orientale, senza provocare vittime: lo ha reso noto l'amministrazione militare regionale, come riportano i media nazionali. "La notte è trascorsa senza bombardamenti. Al mattino, tre bombardamenti di artiglieria della comunità di Seredino-Budskaya sono stati effettuati dal territorio della Russia", si legge nel messaggio. "Fortunatamente nessuna conseguenza", ha aggiunto l'amministrazione, precisando che sono stati lanciati 5 proiettili.

10:02

Kiev:"31 bambini ucraini riuniti con le loro famiglie dopo la deportazione in Russia"

Trentuno bambini sono stati riuniti alle loro famiglie in Ucraina dopo una lunga operazione per il loro ritorno dalla Russia o dalla Crimea. Lo ha riferito l'organizzazione umanitaria Save Ukraine. Kiev stima che quasi 19.500 bambini siano stati 'rapiti' dai russi dall'inizio della guerra, in quelle che condanna come "deportazioni illegali". Mosca ha sempre negato il rapimento di bambini, affermando che i piccolo vengono portati via per la loro sicurezza. Mykola Kuleba, fondatore di Save Ukraine, ha spiegato che quella appena concluso è la quinta missione di salvataggio. "E' stata speciale per il numero di bambini che siamo riusciti a restituire e anche per la sua complessità", ha riferito.

10:19

Bild: "Zelensky in Germania a Maggio"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky potrebbe recarsi per la prima volta in visita in Germania a maggio, per ricevere di persona il premio Carlo Magno. Lo rivela l'edizione domenicale della Bild, che cita una fonte del governo tedesco. Il premio viene assegnato ogni anno ad Aquisgrana ad una personalità che si sia distinta per il suo contributo all'unità europea. Se confermata, la visita sarebbe il suggello alla nuova fase nei rapporti tra Kiev e Berlino, dopo le tensioni dei mesi scorsi causate dal non sufficiente, secondo Zelensky, impegno della Germania nelle forniture militari all'Ucraina.

10:23

Kiev, 468 bambini ucraini uccisi dall'inizio della guerra

 Sono 468 i bambini ucraini rimasti uccisi e 947 feriti dall'inizio dell'invasione russa, il 24 febbraio 2022. Lo ha dichiarato l'ufficio del Procuratore generale ucraino citato da Ukrinform. Nella maggior parte dei casi, si tratta di minorenni che vivevano nella regione di Donetsk.

 10:36

Kiev: "Respinti più di 50 attacchi russi nelle ultime 24 ore

Le truppe ucraine hanno respinto ieri più di 50 attacchi russi nelle direzioni di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka nella regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale: lo ha reso noto lo Stato Maggiore delle Forze Armate di Kiev, come riporta il Kyiv Independent. Nelle ultime 24 ore, la Russia ha lanciato quattro missili, 40 raid aerei e almeno 58 attacchi con sistemi di razzi a lancio multiplo Mlrs contro le posizioni militari ucraine e infrastrutture civili, prosegue il rapporto. La difesa aerea ucraina da parte sua ha abbattuto due droni Supercam, sei droni Orlan-10 e sei droni Zala di fabbricazione russa. Nel complesso, l'Aeronautica militare ucraina ha condotto 12 attacchi contro basi russe nel Paese, mentre le forze di terra hanno colpito con missili e artiglieria altre due basi, un deposito di munizioni, una postazione di difesa aerea e cinque stazioni per la guerra elettronica.

11:04

Ucraina, leak militari: "Wagner hanno cercato armi da Turchia"

Dalla fuga online di documenti top secret Usa sulla situazione in Ucraina, risulta che gli Stati Uniti hanno ottenuto l'accesso ai piani interni del famigerato gruppo di mercenari russi Wagner, che - tra le altre cose - ha cercato di acquistare armi dalla Turchia, un Paese membro della Nato. Come riporta il Washington Post, riferendosi ai documenti classificati emersi online, all'inizio di febbraio il personale della Wagner "ha incontrato contatti turchi per acquistare armi e attrezzature dalla Turchia per le operazioni in Mali e Ucraina". Il rapporto afferma, inoltre, che il presidente ad interim della giunta militare del Mali, Assimi Goita, "ha confermato che il Mali può acquisire armi dalla Turchia per conto della Wagner".

11:22

Zelensky: "Firmato acquisto di 200 veicolo Rosmak dalla Polonia"

L'Ucraina ha concordato con la Polonia l'acquisto di 200 veicoli corazzati Rosomak: lo ha detto ieri sera il presidente Volodymyr Zelensky, come riporta Ukrainska Pravda. "Per quanto riguarda i veicoli blindati, 200 veicoli Rosomak: cento ora e cento in seguito", ha detto il leader ucraino. Il Rosomak è un veicolo militare multiruolo 8 8 prodotto dalla società polacca Rosomak.

11:30

Ucrina, Parigi smentisce la presenza di soldati Francesi "on the ground"

Il ministero della Difesa francese ha smentito la presenza di soldati francesi in Ucraina, secondo quanto attribuito a documenti riservati del Pentagono. Un portavoce del ministro delle forze armate Sébastien Lecornu ha dichiarato che "non ci sono forze francesi impegnate in operazioni in Ucraina. I documenti citati non provengono dagli eserciti francesi. Non commentiamo documenti la cui fonte è incerta".

 12:31

Papa: "Sia pace in Ucraina e arrivi luce sulla Russia" 

Nuovo appello del Papa per la pace in Ucraina. "Aiuta l'amato popolo ucraino - ha pregato Francesco nell'Urbi et Orbi - nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo. Conforta i feriti e quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra e fà che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie. Apri i cuori dell'intera comunità internazionale perché si adoperi a porre fine a questa guerra e a tutti i conflitti che insanguinano il mondo".

13:17

Ucraina, il Papa: "I prigionieri tornino a casa salvi"

Confortare i "feriti e quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra" e far sì che "i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie". È il messaggio di Papa Francesco per il conflitto russo-ucraino durante la benedizione 'Urbi et Orbi' nella quale viene concessa l'indulgenza plenaria a tutti i fedeli radunati in piazza San Pietro e quelli collegati via radio, tv e internet con il Vaticano. Bergoglio ha chiesto di aiutare "l'amato popolo ucraino nel cammino verso la pace" e diffondere "la luce pasquale sul popolo russo".

14:14

Ucraina, Isw: "Ridotte le capacità difensive", soldati russi costretti a usare l'artiglieria

 Le forze russe stanno usando l'artiglieria per compensare le loro ridotte capacità offensive. Lo scrive L'Institute for the Study of War (ISW), spiegando che ieri fonti sia ucraine che russe hanno parlato del "rallentamento delle operazioni offensive di Mosca lungo l'intera linea del fronte, confermando la valutazione di Isw secondo cui l'offensiva russa complessiva si sta avvicinando al culmine".

15:17

Zelensky alla Polonia: "I vostri aiuti un altro passo verso la vittoria"

"La mia visita e i negoziati a Varsavia sono stati un altro passo verso la vittoria". Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo il viaggio in Polonia e i colloqui con il presidente polacco Andrzej Duda. "Grazie per le decisioni concordate, per il potente pacchetto di difesa. Grazie per le vite che salviamo con la nostra solidarietà!", ha aggiunto Zelensky.

15:46

Macron: "Non è il momento delle trattative, ma le prepariamo"

"Penso che la Cina arrivi alla nostra stessa conclusione, vale a dire che oggi il tempo è militare. Gli ucraini resistono e noi li aiutiamo. Non è il momento delle trattative, anche se le prepariamo e se dobbiamo porre le basi. È questo l'obiettivo di questo dialogo con la Cina: consolidare approcci comuni". Ad affermarlo in un'intervista a Les Echos è il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron dopo la sua visita in Cina e il suo incontro con il presidente cinese Xi Jinping.

Per Macron questi approcci devono prevedere "il sostegno ai principi della Carta delle Nazioni Unite; un chiaro richiamo sul nucleare e spetta alla Cina trarre le conseguenze dal fatto che il presidente russo Vladimir Putin ha dispiegato armi nucleari in Bielorussia pochi giorni dopo essersi impegnato a non farlo; un richiamo molto chiaro al diritto umanitario e alla protezione dei bambini; il desiderio di una pace negoziata e duratura".

"Osservo - sottolinea Macron - che il presidente Xi Jinping ha parlato dell'architettura europea di sicurezza. Ma non ci può essere un'architettura di sicurezza europea finché ci sono paesi invasi in Europa o conflitti congelati. Vedete dunque che da tutto ciò emerge una matrice comune. L'Ucraina è una priorità per la diplomazia cinese? Forse no. Ma questo dialogo permette di mitigare i commenti che abbiamo sentito su una forma di compiacimento da parte della Cina nei confronti della Russia".

16:41

Macron: "L'autonomia strategica deve essere la battaglia dell'Europa"

"L'autonomia strategica deve essere la battaglia dell'Europa. Non vogliamo dipendere da altri su questioni critiche. Il giorno in cui non si potrà più scegliere sull'energia, su come difendersi, sui social network, sull'intelligenza artificiale perché non abbiamo più l'infrastruttura su questi temi, si uscirà dalla storia per un po'". Lo ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, intervistato da Les Echos in occasione della visita di Stato in Cina, nel corso della quale ha anche incontrato il presidente cinese Xi Jinping. "Per troppo tempo l'Europa non ha costruito questa autonomia strategica. Oggi la battaglia ideologica è stata vinta", ha dichiarato l'inquilino, sottolineando però che ora è necessario attuare questa strategia. "La trappola per l'Europa sarebbe che, nel momento in cui arriva un chiarimento della sua posizione strategica, si trovi coinvolta in uno sconvolgimento del mondo e in crisi che non sono nostre", prosegue Macron, secondo il quale l'autonomia strategica è fondamentale per evitare che gli Stati europei diventino "vassalli" quando l'Europa potrebbe essere "il terzo polo" di fronte a Stati Uniti e Cina.

17:10

Kiev: almeno due feriti in un raid russo nel Donetsk

L'esercito russo ha bombardato oggi la città di Druzhkivka nell'oblast del Donetsk ferendo almeno due civili. Lo riferisce il capo dell'ufficio della presidenza ucraina, Andriy Yermak, citato da Kyiv Independent. A causa del bombardamento alcune case sono state danneggiate, ha aggiunto Yermak. Druzhkivka si trova a una certa distanza dalla linea del fronte e a circa 40 chilometri a ovest di Bakhmut, una città che le forze russe stanno cercando di catturare da più di sei mesi.

17:24

Truppe di Kiev abbattono un drone russo nell'oblast di Sumy

Le truppe ucraine hanno abbattuto un drone da ricognizione russo che sorvolava Sumy Oblast. Lo ha riferito il comando operativo "Nord", precisando che il velivolo è stato abbattuto con cannoni antiaerei. Il drone abbattuto sembra essere un Uav da ricognizione di fabbricazione russa.

 17:47

Vescovo Kiev sulla Via Crucis del Papa: "Doloroso equiparare ucraini e russi"

"Per noi è difficile e doloroso pensare che noi ucraini e russi siamo nella stessa barca. Prima o poi verrà il momento di stabilizzare i rapporti tra le nazioni ma adesso abbiamo la guerra, e durante la guerra ogni messaggio ha il suo significato. Noi abbiamo capito che in guerra non si può parlare della pace e del perdono in generale. Capiamo la volontà del Papa di volere una pace in generale, ma per noi che qui  viviamo la guerra è un appello che non si accetta per il nostro punto di vista: siamo aggrediti, siamo la vittima, é una cosa diversa". Lo dice all'Ansa il vescovo della diocesi di Kiev-Zhytomyr, Vitaliy Krivitskiy, commentando le polemiche sulla Via Crucis di Roma. "Noi preghiamo sempre per il Papa, affinchè le sue parole siano giuste e arrivino nei nostri cuori in maniera giusta, e i nostri cuori sono aperti al pontefice per avere questi messaggi giusti e avere il dialogo".

19:22

Kiev, 'non possiamo abbattere tutti i missili russi'

 I missili russi che colpiscono l'Ucraina possono teoricamente essere abbattute da missili antiaerei, ma se si abbattono tutti si potrebbe causare un rapido esaurimento delle scorte e lasciare i cieli ucraini indifesi ai missili da crociera, agli aerei e agli elicotteri russi, che costituiscono una minaccia più grave. A dichiararlo è Yuri Ignat, portavoce dell'aeronautica militare di Kiev. Un missile lanciato da un aereo da una grande altezza "può anche essere abbattuto. Ma dove prendere tanti mezzi? Se calcoliamo quanti missili sarebbero necessari - perché è necessario più di un missile per colpire una bomba, che non è cosa così facile -, allora corriamo il rischio semplicemente di restare senza armi sufficienti per contrastare le forze della Federazione Russa che sono già all'interno del Paese". Il compito principale dell'aviazione, ha ricordato il portavoce citato da Ukrinform, è impedire che aerei ed elicotteri russi appaiano nei cieli ucraini. "Se questi compaiono e sganciano bombe a caduta libera, allora, credetemi, l'inferno diventa molte volte peggiore".

19:24

Militari ucraini, la situazione a Bakhmut è un 'inferno'

"Bakhmut resiste e ha una scorta" di armi, ma "i russi sono più numerosi di noi e detengono più munizioni". Lo ha affermato Yuriy Syrotyuk, un militare ucraino in un'intervista alla televisione nazionale, precisando che la situazione a Bakhmut è "davvero dura" per le forze di Kiev, poiché sono in inferiorità numerica rispetto alle truppe russe e ai combattenti Wagner.  "È un inferno a Bakhmut. Attualmente stiamo mantenendo il fianco destro della difesa della città. L'artiglieria nemica sta sparando senza sosta", ha precisato.

Le battaglie all'interno della città sono "le più difficili poiché siamo molto vicini al nemico", ha aggiunto da parte sua Serhiy Cherevaty, portavoce del Gruppo orientale delle forze armate ucraine. "Ma le vie del rifornimento sono ancora aperte e le forze ucraine mantengono le loro posizioni", ha detto, sottolineando che i combattenti mercenari di Wagner sono stati "i più aggressivi nella direzione di Bakhmut", e che nella zona sono anche impegnati paracadutisti russi e soldati di fanteria.

Rapporti non ufficiali - ricorda la Cnn -, suggeriscono che le forze russe stiano continuando la loro lenta avanzata attraverso il centro di Bakhmut e nelle parti occidentali della città, con la stazione ferroviaria come potenziale prossimo obiettivo chiave da conquistare.

21:18

La Russia deve affrontare "perdite colossali" vicino ad Avdiivka e Marinka nell'oblast di Donetsk

L'esercito russo ha affrontato "perdite colossali" vicino alle città di Avdiivka e Marinka nell'oblast di Donetsk negli ultimi giorni, perdendo lì circa due compagnie di militari, fino a 400 soldati ogni giorno, ha detto il portavoce militare ucraino Oleksii Dmytrashkovskyi.

21:34

Videomessaggio di Zelensky: "Mosca uccide nel giorno di festa. Ormai è isolata dal mondo"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è convinto che la Russia si stia isolando ancora di più dal mondo e dall'umanità, dopo avere colpito una casa a Zaporizhzhia con missili proprio nella Domenica delle Palme ortodossa ed uccidendo un uomo e sua figlia. Lo scrive l'Ukrainska Pravda, riportando estratti del suo videomessaggio serale.

"Questa notte, l'esercito russo ha sparato a Zaporizhzhia colpendo un edificio residenziale ed uccidendo" un uomo di 50 anni e sua figlia di 11. "È così che lo stato terrorista trascorre questa Domenica delle Palme. È così che la Russia si isola ancora di più dal mondo, dall'umanità".

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 10 aprile.

Le notizie sulla guerra di lunedì 10 aprile. Le notizie del 10 aprile sul conflitto in Ucraina. Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 10 aprile 2023.

LIVE I FATTI PRINCIPALI

23:51

Attacco russo a una barca di civili nella regione di Kherson, due ventenni feriti gravemente

23:09

L'oppositore russo Kara-Murza: «Contro di me processi farsa staliniani»

22:33

Usa: «Il reporter Evan Gershkovich è detenuto illegalmente da Mosca»

22:03

Zelensky incontra Richard Branson, nuovo ambasciatore per il progetto ucraino United24

21:51

La Danimarca consegnerà carri armati Leopard 1 a Kiev entro l'estate

00:15

Mattarella, gli auguri di Pasqua al Papa: «Di fronte al protrarsi della brutale aggressione russa all’Ucraina...»

(Redazione politica) Messaggio d’auguri del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a papa Francesco. «La santa Pasqua mi offre la graditissima opportunità di porgere alla Santità vostra i più fervidi auguri della Repubblica Italiana e miei personali. Di fronte al protrarsi della brutale aggressione russa all’Ucraina e agli scenari di crisi che travagliano diverse aree del mondo i suoi reiterati appelli alla concordia tra i popoli richiamano tutti – a cominciare da quanti hanno responsabilità di governo – alle esigenze di quel vincolo di fratellanza che ci predispone al dialogo e alla comprensione reciproca», scrive il capo dello Stato. (...)

01:00

L’Ucraina ha piazzato 6 mila mine anticarro lungo il confine con la Russia e la Bielorussia

L’Ucraina ha piazzato oltre 6.000 mine anticarro lungo il confine con la Russia e la Bielorussia per rafforzare le sue difese: lo ha reso noto su Telegram il comandante delle forze congiunte di Kiev, Sergei Naev. Le linee di difesa, ha sottolineato, si concentrano sui «possibili percorsi dell’avanzata nemica in profondità nel nostro territorio, incluse le strade, le foreste, i ponti...». Sabato Naev aveva annunciato che e è in corso l’espansione del sistema di barriere nelle aree vicine alla frontiera con questi due Paesi.

02:14

I documenti del Pentagono e la fuga di notizie: cosa sappiamo e perché ora si cerca una talpa

(Marta Serafini) È caccia alla talpa in Usa dopo la nuova fuga di documenti top secret finiti sui social, una falla clamorosa - nonostante i sospetti di manipolazioni russe - che ha colto di sorpresa la Casa Bianca e messo in allerta l’intelligence per il timore di bruciare le proprie fonti e di suscitare ripercussioni diplomatiche. Dozzine di documenti riservati sono stati rilasciati su Twitter, Telegram, Discord e altri social network negli ultimi giorni e continuano a emergere nuovi documenti.

Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un’indagine per cercare di identificare la fonte delle fughe di documenti. Secondo i primi accertamenti, queste fughe di notizie riguardano non solo rapporti e documenti sul conflitto in Ucraina, ma anche analisi molto delicate sugli alleati degli Stati Uniti. Venerdì, anche il Pentagono ha detto che stava indagando sulla questione.

02:33

Cremlino: «L’Occidente non ricorda le armi nucleari Usa in Europa, ma è isterico per le nostre»

«L’Occidente collettivo non sembra disposto a mettersi d’accordo in alcun modo sulla questione delle armi nucleari statunitensi, di stanza in Europa, vicino al nostro Paese, ma opta per una reazione isterica ai nostri piani di costruzione di silos per lo stoccaggio di armi nucleari tattiche sul territorio bielorusso». Ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov in un’intervista al canale televisivo Rossiya 24.

03:09

Bakhmut, lotta all’ultimo uomo tra carristi

(Lorenzo Cremonesi, inviato) Due giorni fa un drone Lancet russo si è affacciato dalle nuvole grigie e ha tirato due razzi mirando agli ammassi ferrosi che i suoi sensori avevano individuato mimetizzati tra i filari d’alberi lungo i campi non più coltivati. «Erano colpi accurati, ci hanno mancato per un soffio, le schegge avrebbero potuto causare gravi danni», esclama Yura Damianek, che ha 27 anni e dalla fine del febbraio 2022 comanda uno dei vecchi T-72 russi che ancora costituiscono il grosso delle unità corazzate ucraine, tra cui la sua Decima Brigata carristi.

03:45

Bombe russe su Zaporizhzhia: muore un padre insieme alla figlia 11enne

Un uomo di 50 anni e sua figlia di 11 sono morti in seguito ai bombardamenti russi della notte scorsa sulla città di Zaporizhzhia: lo ha reso noto su Facebook il Dipartimento per le emergenze dell’omonima regione, come riporta Ukrinform.

«La notte del 9 aprile, il nemico ha lanciato un attacco missilistico sulla città di Zaporizhzhia. Un edificio residenziale è stato parzialmente distrutto e c’è stato un incendio su un’area di 100 metri quadrati, le case vicine e le finestre degli edifici vicini sono state parzialmente danneggiate dall’onda d’urto. Alle 8:00 (di questa mattina) sono morte due persone, un padre di 50 anni e sua figlia di 11 anni», si legge nel messaggio.

03:55

Zelensky: «Mosca uccide in un giorno di festa, è isolata da mondo»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è convinto che la Russia si stia isolando ancora di più dal mondo e dall'umanità dopo avere colpito una casa a Zaporizhzhia con missili proprio nella Domenica delle Palme ortodossa ed uccidendo un uomo e sua figlia. Lo scrive l'Ukrainska Pravda, riportando estratti del suo videomessaggio serale.

«Nella notte, l'esercito russo ha sparato a Zaporizhzhia colpendo un edificio residenziale ed uccidendo» un uomo di 50 anni e sua figlia di 11. «È così che lo stato terrorista trascorre questa Domenica delle Palme. È così che la Russia si isola ancora di più dal mondo, dall'umanità», ha precisato.

04:45

Allarme aereo in sette regioni ucraine, colpita Kherson

Nuovi bombardamenti nella Domenica delle Palme ortodossa in Ucraina. Le forze russe hanno attaccato due comunità nell’oblast di Kherson. Lo ha detto il governatore dell’oblast di Kherson Oleksandr Prokudin, secondo quanto riferiscono media locali. Sirene antiaeree hanno risuonato anche a Dnipro, Poltava, Sumy, Kharkiv, Donetsk, Zaporizhzhia. «Bombe aeree hanno appena colpito il villaggio di Novoberyslav nella comunità di Beryslav. I caccia nemici hanno anche sganciato tre bombe sul villaggio di Kizomys nella comunità di Bilozerka», ha riferito Prokudin su Telegram e su Facebook.

Novoberyslav si trova nella parte centro-settentrionale dell’oblast. Kizomys si trova nella zona sud-occidentale dell’oblast. Entrambi si trovano nel territorio controllato dall’Ucraina sulla riva occidentale del fiume Dnipro. Non sono state segnalate vittime civili.

04:56

Carte segrete Usa: «Un jet russo ha quasi abbattuto un aereo spia britannico»

Nuove rivelazioni emergono dalle carte segrete militari Usa finite online. Un jet da combattimento russo ha quasi abbattuto un aereo di sorveglianza britannico lo scorso 29 settembre: è quanto emerge da uno dei documenti militari, rivelando un incidente più significativo di quanto precedentemente ammesso dalle autorità di Londra e che avrebbe potuto trascinare gli Stati Uniti e i suoi alleati della Nato direttamente nella guerra in Ucraina, sottolinea il Washington Post.

L'episodio si è registrato al largo della costa della Crimea, la penisola ucraina annessa da Mosca nel 2014 usata come base della flotta russa del Mar Nero. Il documento si riferisce all'incidente come a un «quasi abbattimento di un Uk Rj», dove Rj allude al soprannome «Rivet Joint» comune per gli aerei da ricognizione Rc-135. L'aereo viene utilizzato per raccogliere trasmissioni radio e altri messaggi elettronici.

06:08

Media Ucraina: Kiev modifica i piani militari dopo la «fuga» di documenti Usa

La fuga di notizie dei documenti militari segreti americani e la loro pubblicazione online ha costretto i vertici ucraini di Kiev a modificare alcuni dei loro piani militari. A darne notizia è stata la Cnn che ha citato una fonte vicina al presidente Volodymyr Zelensky. Alcuni testi mettono in luce punti deboli della difesa ucraina in un momento critico e delicato della guerra, quando cioè le forze si preparerebbero a lanciare una controffensiva contro i russi.

Il Pentagono, come ha riferito il portavoce stampa Sabrina Singh, ha lanciato uno «sforzo fra agenzie» per valutare l’impatto della fuga di notizie. «Il Dipartimento della Difesa continua a esaminare e valutare la validità dei documenti fotografati che circolano sui siti di social media e che sembrano contenere materiale sensibile e altamente classificato», ha affermato Singh in una nota citata dalla Cnn. «È stato avviato uno sforzo fra agenzie, incentrato sulla valutazione dell’impatto che questi documenti fotografati potrebbero avere sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e sui nostri alleati e partner». Singh ha aggiunto che i funzionari statunitensi hanno parlato con alleati e partner durante il fine settimana in merito alla fuga di notizie e hanno informato i «comitati del Congresso» competenti.

07:38

Mariupol, russi stanno demolendo stazione ferroviaria

Le truppe russe stanno demolendo la stazione ferroviaria centrale di Mariupol. Lo riferiscono media locali. Demoliti anche edifici circostanti, ha dichiarato il consigliere in esilio del sindaco di Mariupol Petro Andriushchenko, attraverso Telegram. La stazione ferroviaria è stata smantellata presumibilmente «per la costruzione di un grande hub logistico», ha detto Andriuschenko, anche se al momento non è chiaro esattamente perché la stazione ferroviaria e le case circostanti siano state demolite. Un video incluso nel post di Andriushchenko mostra una stazione ferroviaria praticamente distrutta con accanto una gru da cantiere. La stazione ferroviaria di Mariupol è stata ricostruita dopo la seconda guerra mondiale ed è stata completamente distrutta dalle forze russe durante l’assedio che è durato da febbraio a maggio 2022. La città è sotto l’occupazione russa dal maggio 2022.

08:06

Musk non censura Medvedev, «tutto è propaganda»

L’imprenditore americano proprietario di Twitter, Elon Musk, si è rifiutato di cancellare il tweet del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev secondo cui «l’Ucraina sparirà perché nessuno ne ha bisogno». «Tutte le notizie sono propaganda, in una certa misura. Lasciamo che le persone prendano le proprie decisioni», ha risposto Musk a chi sul social network gli chiedeva di eliminare la dichiarazione di Medvedev. In precedenza Musk aveva parlato delle affermazioni dell’alto funzionario russo sull’Ucraina come le «previsioni più assurde che abbia mai sentito».

08:25

Kiev, respinti 58 attacchi russi nelle ultime 24 ore

Le forze di Mosca continuano a concentrare le loro azioni offensive nelle direzioni di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka nella regione di Donetsk, nell’Ucraina orientale, dove ieri le truppe ucraine hanno respinto 58 attacchi: lo ha reso noto lo Stato Maggiore delle Forze Armate di Kiev, come riporta Ukrinform. Durante la giornata, inoltre, l’Aeronautica militare ucraina ha effettuato sei attacchi nelle aree di concentrazione del personale e delle attrezzature militari russe. Ieri i russi hanno lanciato 26 raid aerei e 4 attacchi missilistici: 2 missili S-300 hanno colpito infrastrutture civili a Zaporizhzhia provocando danni, oltre a morti e feriti. Le forze russe hanno inoltre lanciato 2 missili S-300 contro un’infrastruttura civile a Kostiantynivka, nella regione di Donetsk, ed hanno lanciato 60 attacchi contro posizioni ucraine e infrastrutture civili nelle città di Kupyansk (nel Kharkiv) e Druzhkivka (nel Donetsk).

09:27

A Bakhmut russi usano la tattica della terra bruciata

I russi a Bakhmut hanno iniziato a usare la tattica della terra bruciata: lo ha detto il comandante delle forze di terra dell’esercito ucraina, Oleksandr Syrskyi, aggiungendo che la situazione nella città dell’Ucraina orientale è difficile, ma è sotto controllo. Lo riporta Ukrainska Pravda. «Il nemico è passato alla cosiddetta tattica `siriana´ della terra bruciata. Sta distruggendo edifici e posizioni con attacchi aerei e fuoco di artiglieria. La difesa di Bakhmut continua. La situazione è difficile, ma è sotto controllo», ha affermato Syrsky citato dal Centro multimediale militare delle forze di difesa e di sicurezza di Kiev.

Il comandante ha sottolineato che i soldati ucraini hanno decimato i mercenari del Gruppo Wagner, quindi il nemico è ora costretto a coinvolgere forze speciali e unità d’assalto aviotrasportate nelle battaglie per la conquista della città sotto assedio. Ieri Sirskyi ha visitato le zone più calde del fronte in direzione Bakhmut ed ha incontrato i comandanti delle varie unità militari sul campo.

12:52

Peskov: «Francia coinvolta in conflitto, non può essere mediatore»

« Difficile immaginare che la Francia possa svolgere un ruolo da mediatore nel conflitto in Ucraina, dal momento che Parigi è indirettamente e direttamente coinvolta nel conflitto dalla parte di Kiev». Lo ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov commentando la proposta del presidente cinese Xi Jinping all’omologo francese Emmanuel Macron a svolgere un ruolo di mediazione tra Russia e Ucraina. «Parigi ora non può rivendicare il ruolo di mediatore, perché Parigi si è schierato dalla parte di uno dei partecipanti al conflitto. Parigi, inoltre, è coinvolta sia indirettamente che direttamente in questo conflitto dalla parte dell’Ucraina. Pertanto, è ancora difficile immaginare qualsiasi tentativo di mediazione», ha detto Peskov ai giornalisti.

14:01

Incontro a Minsk fra Lukashenko e Shoigu

Il leader della Bielorussia, Alexander Lukashenko, ha tenuto oggi un incontro a Minsk con il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu. Lo riferisce Reuters, citando un’agenzia di stampa statale bielorussa. Secondo l’agenzia Belta, Lukashenko ha affermato di aver bisogno di garanzie che la Russia difenderà la Bielorussia “come il proprio territorio” in caso di aggressione.

L’incontro segue l’accordo della Russia con Minsk del mese scorso per posizionare armi nucleari tattiche sul territorio bielorusso, avvicinando parte del suo arsenale nucleare all’Europa. Al momento dell’annuncio del Cremlino, gli Stati Uniti hanno affermato di non avere alcuna indicazione che la Russia stesse pianificando l’uso di armi nucleari.

14:08

Zelensky: «Mosca si isola sempre di più dall’umanità»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso le sue condoglianze questa notto dopo il bombardamento russo che ha ucciso due persone a Zaporizhzhia durante il giorno. Un uomo di 50 anni e la figlia di 11 anni sono rimasti uccisi in un raid che ha colpito la loro casa. La bambina è morta per le ferite riportate durante il trasporto in ambulanza, ha riferito il sindaco della città, Anatolii Kurtiev. I soccorritori hanno estratto viva dalle macerie la madre di 46 anni. “È così che lo Stato terrorista trascorre questa Domenica delle Palme”, ha commentato Zelensky nel suo discorso video della serata. “È così che la Russia si isola ancora di più dal mondo, dall’umanità”, ha aggiunto. Secondo i governatori locali, nel fine settimana la Russia ha attaccato otto delle ventiquattro regioni dell’Ucraina, uccidendo cinque civili e ferendone almeno otto.

14:10

Mosca rafforza difesa aerea contro la Finlandia nella Nato

La Russia ha intensificato la difesa dei suoi confini nord-occidentali in seguito all’ingresso della vicina Finlandia nella Nato: lo ha detto il comandante delle forze militari russe di difesa aerea e missilistica in un’intervista pubblicata oggi, come riportano i media russi. «In queste condizioni, le truppe di difesa aerea stanno esercitando la protezione del confine di Stato nel nord-ovest in conformità con l’aumento del livello di minaccia», ha dichiarato Andrei Demin, vice comandante delle Forze aerospaziali russe, al quotidiano Krasnaya Zvezda, gestito dal ministero della Difesa di Mosca.

14:36

Cremlino, non c’è ipotesi di tregua per la Pasqua ortodossa

Nessuno ha ancora avviato qualsivoglia iniziativa per un cessate il fuoco in coincidenza con la Pasqua Ortodossa (domenica 16 aprile) in Ucraina: lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, osservando che in passato qualsiasi tregua proposta da Mosca è stata ignorata da Kiev. «L’idea non è stata proposta da nessuno», ha detto. «Finora non ci sono state iniziative in merito ma la nostra Settimana Santa è appena iniziata. Finora non ci sono state iniziative del genere», ha ribadito, citato dalla Tass.

15:10

Donetsk, Kiev: «Ad Avdiivka ci sono ancora 1.800 civili in pericolo di vita da evacuare»

Nella città di Avdiivka ci sono ancora circa 1.800 civili «che rischiano la vita ogni giorno». Lo ha reso noto, con un messaggio su Telegram, il capo dell’amministrazione militare di Donetsk, Pavel Kirilenko. Kirilenko ha anche riferito di un attacco aereo lanciato oggi sulla città nella regione del Donetsk, che ha distrutto un edificio. Al momento, ha concluso il capo dell’amministrazione militare, «non ci sono state vittime, poiché tutti i residenti della casa sono stati evacuati in modo tempestivo».

 15:14

Filo-russi del Donetsk: «I russi controllano il 75% di Bakhmut»

L’esercito russo controllerebbe, al momento, il 75% della città di Bakhmut. Lo ha affermato Denis Pushilin, il capo della repubblica filo-russa del Donetsk, alla televisione di Stato russa, ripreso dalla Tass.

Pushilin ha sottolineato che è ancora troppo presto per parlare di una «liberazione totale», perché combattimenti feroci sono ancora in corso nella parte occidentale della città, ma che alcuni uomini della Wagner sarebbero riusciti a issare una bandiera russa sul palazzo dell’amministrazione.

15:24

Scambio di prigionieri tra Kiev e Mosca: 106 soldati russi per 100 ucraini

Nuovo scambio di prigionieri tra Kiev e Mosca. Secondo quanto riferito dalle rispettive capitali, 106 soldati russi «in pericolo di vita» per le loro condizioni mediche sono stati rilasciati e hanno fatto ritorno in patria a fronte di altri 100 soldati ucraini. «Si tratta di prigionieri di guerra, tra cui i difensori di Mariupol e Gostomel», ha fatto sapere il capo dell’ufficio del presidente ucraino, Andriy Yermak, citato da Unian.

«Siamo riusciti a condurre un altro grande scambio di prigionieri. Stiamo riportando a casa 100 dei nostri», ha aggiunto, «sono soldati, marinai, guardie di frontiera, guardie nazionali. Tra loro ci sono i difensori di Mariupol, «Azovstal», Gostomel. Alcune persone sono rimaste gravemente ferite e sono malati». «Faremo tutto il necessario affinché ognuno di loro riceva tutto l’aiuto necessario», ha assicurato Yermak su Telegram. Poco prima, il ministero della Difesa di Mosca aveva annunciato il rimpatrio di 106 soldati prigionieri, «al termine di un processo negoziale».

16:05

Zelensky ha chiesto di parlare con il presidente indiano Modi

Il presidente ucraino Zelensky ha chiesto un colloquio con il presidente indiano Narendra Modi. Lo ha detto la viceministra degli Esteri ucraina Emine Dzhaparova spiegando che Zelensky vuole coinvolgere l’India e chiederle di svolgere un ruolo per la soluzione della crisi in Ucraina. Dzhaparova è oggi in India per una visita di quattro giorni a Nuova Delhi, la prima di un ministro ucraino dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

16:31

Zelensky: «Pronti per una nuova cooperazione bilaterale con l'Iraq»

Il presidente ucraino Zelensky ha annunciato di avere «avuto una telefonata con il primo ministro dell'Iraq, Muhammad Sudani». «L'Ucraina è pronta per una nuova pagina di cooperazione bilaterale - ha scritto Zelensky su Twitter -. Abbiamo concordato di attivare tutti i meccanismi di cooperazione esistenti e di lanciarne di nuovi. Si è discusso anche del piano di pace ucraino».

16:36

L'Ucraina diserterà le riunioni del Consiglio di sicurezza Onu presiedute dalla Russia

«L'Ucraina non parteciperà alle riunioni del Consiglio di Sicurezza Onu sotto la presidenza russa a meno che non ci sia un interesse nazionale giustificabile. Altrimenti quelle riunioni sono solo propaganda». Lo ha reso noto l'ambasciatore di Kiev al Palazzo di Vetro, Sergiy Kyslytsya.

17:30

Media ucraini: «Nuovo pacchetto di aiuti militari dalla Germania consegnato a Kiev»

I siti ucraini riferiscono che il Ministero della Difesa tedesco ha informato di un nuovo pacchetto di aiuti militari, che è stato trasferito all'Ucraina. La Germania - scrive l'Ukrainska Pravda -ha fornito il seguente supporto all'Ucraina: un veicolo di ingegneria corazzato Dachs basato sul carro armato tedesco Leopard 2, otto camion Zetros, otto sistemi di antenne mobili, otto droni da ricognizione e 23.520 munizioni da 40 millimetri.

18:21

Russia, il 17 aprile la sentenza del processo all'oppositore politico Kara-Murza

Maria Eismont, legale di uno degli oppositori politici russi più in vista, Vladimir Kara-Murza, in custodia cautelare da un anno e sotto processo anche per l'accusa di alto tradimento, ha detto alla stampa che nelle sue ultime parole il suo cliente ha assicurato che «non si pente di nulla» e che «ama la Russia».

L'avvocata ha anche annunciato che, il 17 aprile, il tribunale cittadino di Mosca emetterà la sua sentenza contro l'oppositore, per il quale la scorsa settimana il pubblico ministero ha chiesto 25 anni di carcere. Il processo si svolge a porte chiuse e senza la presenza dell'imputato, impossibilitato per motivi di salute: ha perso 17 chili negli ultimi dodici mesi. Kara-Murza, che in passato è sopravvissuto a due tentativi di avvelenamento, è accusato anche di cooperare con i Paesi della Nato e diffondere informazioni false sull'esercito russo in Ucraina.

Secondo l'accusa, Kara-Murza «ha consapevolmente diffuso false informazioni» accusando l'esercito russo di aver bombardato aree residenziali, ospedali e scuole in Ucraina durante un intervento del marzo 2022 alla Camera dei rappresentanti dello Stato dell'Arizona negli Usa. Inoltre, è accusato di alto tradimento, reato perseguibile con 20 anni di carcere, e di lavorare per una ong dichiarata indesiderabile dalla giustizia russa.

Diverse decine di giornalisti indipendenti oggi hanno chiesto il rilascio di Kara-Murza in una lettera, in cui definiscono «infondate» e «ciniche» le accuse e parlando di processo «politico». «Kara-Murza è un vero patriota che nei primi giorni di guerra si è già espresso contro l'aggressione russa. Ma oggi in Russia difendere la pace e la fine della guerra è un crimine», puntualizza la lettera che denuncia il ritorno della Russia «alle pratiche staliniste del terrore politico».

Nonostante il suo precario stato di salute, la giustizia russa ha prorogato fino ad agosto la carcerazione preventiva per l'oppositore 41enne, arrestato nell'aprile 2022, dichiarato agente straniero e considerato prigioniero di coscienza da Amnesty International.

18:28

Cremlino: «Interessanti i documenti segreti Usa trapelati sui social»

Le fughe di documenti segreti americani sulla guerra in Ucraina, in particolare, suscitano l'interesse del Cremlino a Mosca. «Le fughe di notizie sono molto interessanti, tutti le stanno studiando, analizzando e discutendo ampiamente». Lo ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Lo riportano le agenzia Dpa e Belga.

La fuga di notizie, rivelata la scorsa settimana dal New York Times, riguarda valutazioni e rapporti di agenzie di intelligence statunitensi legate alla guerra in Ucraina, oltre che di alleati Usa. Venerdì, dopo la fuga dei primi documenti, Peskov aveva dichiarato che mostreranno fino a che punto gli Stati Uniti e i Paesi della Nato siano coinvolti nella guerra in Ucraina. Peskov ha anche reagito alle notizie secondo cui il presidente ucraino Zelensky sia stato spiato dagli americani. «Non puoi escludere questa possibilità», ha precisato il portavoce del Cremlino, ricordando che tali scandali erano già accaduti.

18:34

Kiev: «Oggi respinti più di 20 attacchi russi»

Le forze russe continuano a concentrare i principali sforzi della loro offensiva nelle direzioni di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Maryinka: più di 20 attacchi sono stati respinti oggi dall'Ucraina. Lo rende noto sulla sua pagina Facebook lo Stato maggiore delle forze armate di Kiev, specificando che i russi continuano a mantenere una presenza militare nelle aree di confine dell'Ucraina.

Durante il giorno, le forze armate di Mosca hanno compiuto bombardamenti nella regione di Chernihiv, Sumy e Kharkiv. Inoltre, riporta lo Stato maggiore, «gli invasori hanno effettuato circa 30 bombardamenti sulle posizioni delle truppe ucraine e sulle infrastrutture civili degli insediamenti».

18:50

Zelensky al telefono con il primo ministro greco: «Continueremo a cooperare con Atene sulla sicurezza»

«Ho parlato al telefono con il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. Gli ho descritto la situazione sul campo di battaglia e le sfide che l’Ucraina sta affrontando al momento sul fronte della difesa. Abbiamo concordato di proseguire la cooperazione sulla sicurezza». Lo ha reso noto il presidente ucraino Zelensky sul suo canale Telegram.

19:03

Mosca punta sulla partnership con Brasile, India, Cina e Sudafrica

Il ministro degli Affari Esteri russo Serghiei Lavrov ha tenuto un incontro con i capi delle missioni diplomatiche dei paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), accreditati a Mosca nel formato di una colazione di lavoro. Lo scrive Ria Novosti. «Si è svolto un approfondito scambio di opinioni sullo sviluppo e il rafforzamento del partenariato strategico, anche tenendo conto delle priorità delineate dalla presidenza sudafricana», ha affermato Lavrov dopo l'incontro .

«Lo stato d'animo comune è aumentare il ruolo internazionale dei Brics e il coordinamento nelle principali piattaforme multilaterali. Sono state discusse questioni di attualità nell'agenda globale, ponendo l'accento sull'inammissibilità di indebolire il ruolo centrale delle Nazioni Unite». Durante la colazione di lavoro è stato ribadito l'impegno per un ordine mondiale multipolare basato sul rispetto del diritto internazionale e sulla scelta sovrana del proprio percorso di sviluppo, prosegue l'agenzia di stampa russa.

19:29

Scambio di prigionieri Mosca-Kiev, tra gli ucraini liberati anche la militare che si sposò in un bunker di Azovstal

Tra i prigionieri che stanno tornando in Ucraina nello scambio di oggi tra Mosca e Kiev c'è anche una guardia di frontiera della acciaieria Azovstal di Mariupol. Lo scrive la Cnn, precisando che la donna si chiama Valeria Karpylenko ed è visibile nei video pubblicati dal governo ucraino. Karpylenko ha combattuto al fianco del marito nell'acciaieria di Azovstal assediata. Il 5 maggio 2022 i due si erano sposati in un bunker di Azovstal , ma solo tre giorni dopo l'uomo era stato ucciso.

19:41

Washington: «Fuga di carte segrete pone un grave rischio per la sicurezza nazionale»

La fuga di documenti altamente sensibili presenta un rischio «molto serio» per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e ha il potenziale di diffondere disinformazione. Lo ha detto l'assistente del segretario della Difesa di Washington, Chris Meagher.

I documenti classificati riguardavano i piani per l'Ucraina e altri delicati dossier al centro della sicurezza americana : la Cina, l'Indo-Pacifico, il Medio Oriente (in particolare Israele e i capi del Mossad) e il terrorismo.

20:14

Isw: «Persecuzione religiosa di Mosca contro l'Ucraina è genocidio culturale»

La persecuzione religiosa della Russia nei confronti dell'Ucraina farebbe parte di una «campagna di genocidio culturale» per sradicare l'identità di Kiev. Lo sostiene un nuovo studio dell'Institute for the Study of War citato da Sky News. L'Isw ha individuato 13 luoghi di culto saccheggiati, profanati o distrutti e 26 chiusi, nazionalizzati o riconvertiti con la forza. E questo sarebbe solo l'inizio.

Il Cremlino, infatti, sarebbe pronto a intensificare una campagna per sradicare sistematicamente le organizzazioni religiose che sono indipendenti dal controllo di Mosca. «Probabilmente anche le persecuzioni religiose russe fanno parte di un genocidio culturale russo in corso e di una campagna di pulizia etnica volta a estirpare l'idea di una nazionalità ucraina indipendente», si legge nello studio dell'Isw. Il think thank ha spiegato che la Russia «si impadronisce sistematicamente» di proprietà appartenenti alla Chiesa ortodossa ucraina e «sta eliminando il culto» in lingua ucraina.

20:37

Zelensky nomina un nuovo capo dell'amministrazione statale di Kiev

Il presidente ucraino Zelensky ha nominato Ruslan Kravchenko alla carica di capo dell'amministrazione statale regionale di Kiev. Lo scrive Unian citando un decreto del capo dello Stato. A gennaio Zelensky ha licenziato Oleksiy Kuleba dalla carica di capo dell'amministrazione statale regionale di Kiev in conformità con la domanda da lui presentata. Con un altro decreto presidenziale, Kuleba è stato nominato vice capo dell'ufficio del presidente.

Ruslan Kravchenko era il capo dell'ufficio del procuratore distrettuale di Buchansk della regione di Kiev. Ha partecipato al concorso per la carica di direttore dell'Ufficio nazionale anticorruzione.

20:42

Kiev: «I documenti Usa trapelati non rivelano scenari tattici»

I documenti del Pentagono trapelati sono più simili a valutazioni analitiche e non contengono scenari tattici operativi della controffensiva ucraina, poiché i preparativi sono ancora in corso. Lo ha affermato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ripreso da Ukrinform.

«Non capisco perché tutti dicano che questi (documenti, ndr) riguardino una controffensiva. Gli scenari operativo-tattici sono del tutto assenti, perché si stanno ancora preparando», ha precisato.

20:52

Carte segrete Usa, la Bulgaria smentisce la notizia sulla fornitura di aerei Mig-29 a Kiev

Il ministero della Difesa bulgaro ha smentito oggi la notizia trapelata sui social media secondo la quale, a giudicare dalle carte segrete Usa sull'Ucraina rese pubbliche di recente, la Bulgaria avrebbe proposto lo scorso febbraio di consegnare all'Ucraina i suoi aerei da combattimento Mig 29. La settimana scorsa il dipartimento di Giustizia americano ha aperto un'inchiesta sulla pubblicazione di documenti classificati, mentre il Pentagono prosegue la sua caccia per individuare i responsabili della fuga di notizie.

Nel comunicato di Sofia è detto che «il Ministero della Difesa bulgaro non ha avuto contatti sulla fornitura gratuita all'Ucraina degli aerei da combattimento sovietici Mig 29 in dotazione in Bulgaria». Allo stesso tempo, si rileva che «il Ministero della Difesa ha tenuto colloqui sulle possibilità di attuare i cosiddetti "accordi triangolari", in base ai quali sostituire una parte degli armamenti disponibili con altri simili messi a disposizione da Paesi alleati».

Il mese scorso, a margine dei lavori del Consiglio europeo a Bruxelles, il presidente della Bulgaria Rumen Radev ha dichiarato che «la Bulgaria non fornirà all'Ucraina né i suoi caccia da combattimento, né i suoi carri armati né i suoi sistemi antimissile». Le forze armate bulgare dispongono attualmente di 18 caccia Mig 29 per garantire il pattugliamento aereo del Paese.

21:02

Washington: «Non sappiamo se ci siano altri documenti segreti trafugati»

«Non sappiamo chi è stato e se ce ne siano altri e se intendano pubblicarli online». Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, rispondendo a una domanda sulla fuga di documenti top secret del Pentagono sulla guerra in Ucraina, pubblicati su alcuni canali social negli ultimi giorni.

21:09

Usa, John Kirby: «Contatti con gli alleati dopo la fuga di documenti segreti, li aggiorneremo il più possibile»

Funzionari statunitensi hanno avuto contatti «a un livello molto alto» con gli alleati dopo la fuga di carte top secret sull'Ucraina. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con la stampa, assicurando che l'amministrazione «aggiornerà il più possibile tutti i partner rilevanti».

21:33

Il consigliere di Zelensky: «La fuga di carte Usa non influisce sulla strategia di Kiev»

Il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell'Ucraina, Olexiy Danilov, esprime dubbi sul fatto che l'Ucraina possa aver modificato alcuni dei suoi piani militari a causa dei documenti top secret del Pentagono finiti sui social, come invece riportato oggi dalla Cnn. «Non so con chi abbia parlato la Cnn. In ogni caso, posso dire che il numero di persone che conoscono i nostri piani sul territorio nazionale è estremamente limitato. E non credo che l'informatore che era in contatto con la Cnn abbia qualcosa a che fare con questi», ha detto Danilov alla tv tedesca Ard, che sottolinea come il segretario sia «uno dei più importanti consiglieri del presidente Zelensky in materia di politica di sicurezza».

Secondo Danilov, l'Ucraina è in costante contatto con i suoi principali alleati, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania e la Polonia, ma: «i dati per condurre determinate operazioni, le dimensioni delle unità, chi è coinvolto e in quale direzione, queste informazioni sono assolutamente segrete. Se qualcuno pensa di averle, posso solo congratularmi con lui. Ma non so da dove possa averle». Danilov ha anche detto che l'inizio della controffensiva ucraina sarà deciso dallo staff del comandante in capo all'ultimo momento e «se qualcuno pensa che abbiamo una sola opzione, non è così. Anche tre opzioni non sarebbero abbastanza».

Danilov si è mostrato poco impressionato dalla pubblicazione dei documenti in questione, perché alcune delle informazioni che vi si trovano non erano affatto segrete, «si possono trovare in fonti accessibili al pubblico. Per quanto riguarda l'altra parte delle informazioni, se erano effettivamente segrete, gli uffici degli Stati Uniti e del Regno Unito riusciranno a sapere esattamente da dove provengono. E perché sono emerse proprio ora». Danilov ha comunque aggiunto che i servizi di intelligence devono essere «più vigili quando si tratta di documenti segreti».

21:47

Mosca: «Arrestato agente segreto ucraino a Zaporozhzhia»

«Le forze dell'ordine della regione di Zaporozhzhia hanno arrestato un agente della direzione principale dell'intelligence del Ministero della Difesa dell'Ucraina». Lo riferisce il servizio stampa della polizia, ripreso dal'agenzia Tass.

«Il giovane ha trasmesso dati sull'ubicazione delle strutture militari e civili nelle regioni di Kherson e Zaporozhzhia, istituzioni sociali e altri luoghi di raduno di massa di civili», si legge nel comunicato. Le autorità stanno anche indagando su un suo possibile coinvolgimento nel bombardamento di Melitopol, commesso dai militari ucraini il 29 marzo e il 2 aprile

21:51

La Danimarca consegnerà carri armati Leopard 1 a Kiev entro l'estate

La Danimarca prevede di consegnare i sistemi di artiglieria semoventi Caesar all'Ucraina il mese prossimo e di iniziare le consegne dei carri armati Leopard 1 entro l'estate. Lo ha annunciato il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen in un briefing congiunto con il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov lunedì a Odessa. Lo riporta Ukrainska Pravda. «Speriamo di iniziare a fornire carri armati entro l'estate. Guardando avanti per sei mesi, sarà possibile consegnare circa 100 carri armati Leopard 1 all'Ucraina», ha affermato Poulsen.

22:03

Zelensky incontra Richard Branson, nuovo ambasciatore per il progetto ucraino United24

Il presidente ucraino Zelensky ha incontrato il fondatore di Virgin Group, il britannico Richard Branson, «il nostro nuovo ambasciatore per United24», l'iniziativa lanciata da Kiev per raccogliere donazioni a favore del Paese invaso dalla Russia.

«Ho ringraziato Richard per i suoi potenti messaggi a sostegno del nostro Paese durante questa guerra contro l'aggressore russo», ha affermato Zelensky, sottolineando come sia «molto importante che personalità famose e influenti continuino a unirsi a questa piattaforma».

22:33a

Usa: «Il reporter Evan Gershkovich è detenuto illegalmente da Mosca»

Il dipartimento di Stato americano ha stabilito che Evan Gershkovich è «detenuto illegalmente» dalla Russia e ne chiede «l'immediato rilascio». Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato, Vedant Patel, in un briefing con la stampa.

23:09

L'oppositore russo Kara-Murza: «Contro di me processi farsa staliniani»

L'oppositore del Cremlino in carcere Vladimir Kara-Murza Jr. ha paragonato i procedimenti giudiziari contro di lui lunedì ai processi farsa dell'epoca staliniana e di quelle successive che hanno condannato i suoi connazionali alla prigione o alla morte.

Parlando a un tribunale di Mosca, ha detto che il livello di opacità delle accuse contro di lui ha superato i processi ai dissidenti sovietici degli anni '60 e '70 e che il linguaggio usato contro di lui ricorda gli anni '30, quando i cittadini sovietici venivano arrestati con accuse inventate e sottoposti a processi farsa.

Giornalista e importante oppositore del governo, sopravvissuto per due volte ad avvelenamenti di cui ha dato la colpa al Cremlino, Kara-Murza è detenuto da un anno. Ha rilasciato le sue dichiarazioni al termine del processo a porte chiuse in una dichiarazione pubblicata sui siti di social media russi.

23:51

Attacco russo a una barca di civili nella regione di Kherson, due ventenni feriti gravemente

Nella regione ucraina di Kherson, i russi hanno attaccato una barca con civili. Due residenti locali sono rimasti gravemente feriti. Lo ha reso noto in un messaggio su Telegram il governatore della regione Oleksandr Prokudin, citato da Ukrinform.

«Un ragazzo di 20 anni e una ragazza di 20 anni, ignorando le restrizioni all'uscita di piccole imbarcazioni introdotte dalla legge marziale, ignorando le minacce di bombardamento da parte degli occupanti dalla riva sinistra, hanno cercato di uscire in barca nella baia», si legge nel messaggio. 

(ANSA il 10 aprile 2023) - Il capo del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, torna ad attaccare l'élite russa, che è "pronta a leccare il culo al nemico, pur di essere lasciata in pace a godersi le benedizioni della vita, che hanno rubato al popolo". Su Telegram Prigozhin ricorda anche Vladlen Tatarsky, che ha "servito il popolo" e lo paragona a chi governa la Russia.

Secondo lui, "la stratificazione tra il popolo e la cosiddetta élite è sempre maggiore, on abbiamo praticamente più un'élite, se non quella burocratica e dintorni". Per questo motivo, il capo della Wagner dice che "la mia opinione, che può sembrare un po' dura, è che ai funzionari non importa se Tatarsky è lì o meno" perché "stanno già iniziando a sentirsi frustrati dall'esistenza di persone come Tatarsky e molti altri, incluso me - coloro che ora stanno combattendo per la Madre Russia".

(ANSA il 10 aprile 2023) - Nessuno ha ancora avviato qualsivoglia iniziativa per un cessate il fuoco in coincidenza con la Pasqua Ortodossa (domenica 16 aprile) in Ucraina: lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, osservando che in passato qualsiasi tregua proposta da Mosca è stata ignorata da Kiev. "L'idea non è stata proposta da nessuno", ha detto. "Finora non ci sono state iniziative in merito ma la nostra Settimana Santa è appena iniziata. Finora non ci sono state iniziative del genere", ha ribadito, citato dalla Tass.

 Peskov ha quindi affermato che "Mosca ha già presentato iniziative" su un cessate il fuoco "e lo ha rispettato, ma si è trovata di fronte alla riluttanza di Kiev a fare lo stesso".

La scorsa settimana, Leonid Sevastianov, presidente dell'Unione mondiale dei vecchi credenti russi, ha affermato, citando una conversazione personale con papa Francesco, che il pontefice avrebbe suggerito un cessate il fuoco di due settimane nella zona di guerra a partire dal 9 aprile, per le celebrazioni pasquali dei cattolici e degli ortodossi, sottolinea l'agenzia russa Tass.

 Dal 2014, i cessate il fuoco sono stati ripetutamente dichiarati durante le principali festività, comprese quelle religiose, nell'ambito del processo negoziale di Minsk, ricorda la Tass, affermando che la maggior parte è stata violata dalle truppe ucraine già nelle prime ore e che all'inizio di quest'anno, Kiev "non ha accettato la proposta della Russia di un cessate il fuoco durante le vacanze di Natale e ha continuato a bombardare".

La guerra nascosta: ecco perché Putin vuole prendere le ferrovie ucraine. Mauro Indelicato, Paolo Mauri il 9 aprile 2023 su Inside Over.

Il conflitto in Ucraina sembra sospeso in attesa degli sviluppi primaverili, quando da ambo le parti saranno maturate le condizioni per possibili offensive: Kiev potrebbe cercare di sfondare la linea del fronte meridionale, una volta ricevuti mezzi sufficienti allo scopo (tra cui i carri armati di fabbricazione occidentale) e dopo aver completato l’addestramento del personale preposto a usarli, mentre Mosca potrebbe gettare nella mischia i soldati coscritti nella scorsa leva autunnale e far affluire i veicoli corazzati e gli Mbt (Main Battle Tank) che ha prelevato dagli sterminati depositi ereditati dall’Unione Sovietica dopo averli rimessi in condizione di operare.

Proprio la questione legata allo spostamento dei veicoli pesanti, ci permette di precisare l’importanza della rete ferroviaria per gli eserciti, in particolare per quello russo.

Come Mosca usa le ferrovie

Date le sconfinate distese del territorio russo, le ferrovie sono il principale mezzo di comunicazione per la Federazione e sono pertanto molto importanti anche dal punto di vista militare, tanto che nell’esercito di Mosca esistono comandi territoriali ferroviari preposti alla movimentazione delle unità delle forze armate russe.

Le ferrovie russe sono tanto più fondamentali per via dello scarso numero di velivoli da trasporto pesante, quindi Mosca ha una gestione militare della rete che è molto diversa da quella occidentale, e proprio il conflitto in Ucraina ha mostrato quanto esse siano vitali per l’andamento delle operazioni belliche russe.

In generale, però, la rete ferroviaria è lo strumento privilegiato per lo spostamento dei mezzi pesanti in tutti gli eserciti: carri armati e obici semoventi non sono progettati per percorrere molte centinaia di chilometri, pertanto vengono spostati lungo la linea del fronte, o per seguirne l’andamento, utilizzando, ove possibile, le ferrovie.

Durante la guerra in Ucraina abbiamo avuto modo di osservare quanto Mosca consideri importante la rete ferroviaria nel quadro delle operazioni militari: treni armati, composti da locomotive trainanti vagoni corazzati anche pesantemente armati, sono stati visti viaggiare lungo le linee, in particolar modo quelle meridionali che collegano la Federazione alla Crimea.

Queste vie di comunicazione sono infatti particolarmente sensibili per lo sforzo bellico russo, in quanto sono le uniche che possono far viaggiare velocemente i rifornimenti verso il fronte e verso la penisola crimeana, diventata dal 2014 a oggi una sorta di immenso presidio militare da cui partono cacciabombardieri, navi da guerra e mezzi terrestri.

Per questo la rete ferroviaria è un obiettivo di alto valore anche al di fuori dell’Ucraina, e infatti si sono avuti episodi di sabotaggio, probabilmente ad opera di Sof (Special Operation Forces) o personale non militare infiltrato, in Bielorussia e in Russia.

Lo sforzo bellico russo in Donbass si sta quindi concentrando su Bakhmut sulla via di Kramatorsk/Sloviansk, veri centri nevralgici della regione e snodi ferroviari principali (e non solo), presi i quali le linee di comunicazione nord-sud ucraine in quella parte del Paese verrebbero interrotte.

L’uso delle linee ucraine da parte dei russi

La ferrovia in Russia è arrivata nella prima metà dell’800. La prima linea in assoluto è datata 1837 e collegava l’allora capitale San Pietroburgo con una delle residenze degli Zar. Altra epoca e altro Paese rispetto a oggi. Poi è arrivata l’industrializzazione e, con essa, l’esigenza di collegare capillarmente ogni regione dell’impero prima e dell’Urss poi. Ed è in questa fase che i dirigenti russi hanno preso una decisione destinata ad avere effetti visibili anche oggi: per difendersi da possibili attacchi stranieri, lo scartamento (ossia la distanza tra i due binari) utilizzato è stato diverso rispetto a quello standard europeo. Quest’ultimo, usato oggi in gran parte delle linee ferroviarie nel mondo, è di 1.435 mm. In Russia si è optato per uno scartamento di 1.520 mm. Non si tratta di un dettaglio: questa differenza permette la creazione di ostacoli difficilmente superabili per gli eserciti stranieri che vogliono trasportare materiale bellico tramite i convogli ferroviari.

Durante l’operazione Barbarossa, i tedeschi hanno dovuto impiegare decine di soldati ogni giorno per convertire allo standard europeo le ferrovie nei territori annessi. Diversamente, i mezzi partiti da Berlino non avrebbero potuto raggiungere il fronte. Anche per questo Mosca ha sempre mantenuto il suo scartamento. Quando, dopo la seconda guerra mondiale, la rete ferroviaria è stata estesa, lo standard è rimasto di 1.520 mm.

Di nuove ferrovie, durante l’era sovietica, ne sono state costruite anche in Ucraina. E oggi, al pari di molti Paesi ex sovietici, la rete di Kiev ha lo scartamento compatibile con le linee russe. Una circostanza che dall’inizio della guerra sta facilitando lo spostamento di materiale bellico verso il fronte. Dei 23.000 km di cui è composta la rete ucraina, solo 200 hanno lo scartamento europeo. Nel giugno del 2022 il governo di Zelensky ha approvato l’adeguamento delle ferrovie con lo scartamento usato in occidente, ma i lavori non sono ancora partiti. L’esercito di Kiev è quindi ben consapevole che, in caso di ulteriori avanzate nemiche, i russi possono sfruttare le linee ereditate dall’Urss.

L’importanza di Bakhmut

Dove c’è un nodo ferroviario quindi, c’è la possibilità per Mosca di trasportare mezzi e uomini verso il fronte. Questo spiega anche perché i russi hanno dato grande valore alla battaglia di Bakhmut. Nella regione di Donetsk infatti, i principali nodi ferroviari sono quelli che attraversano le tre principali città: Donetsk, Kramatorsk e Slovjansk. La prima è sotto il controllo dei filorussi dal 2014, le altre sono in mano ucraina e costituiscono l’obiettivo principale dell’azione di Mosca nel Donbass.

Da Bakhmut si diramano almeno due linee verso le zone di guerra più sensibili. Una collega la cittadina attualmente sotto attacco con Kramatorsk. È una linea secondaria rispetto alla tratta diretta tra Kramatorsk e Donetsk, ma è comunque molto importante in ottica bellica. L’altra invece da Bakhmut corre verso nord e arriva nell’area di Siversk, da dove a sua volta si dirama verso Lyman, addentrandosi quindi nella regione di Kharkiv ripresa a settembre dagli ucraini.

Poggiare gli scarponi all’interno delle aree ferroviarie di Bakhmut appare quindi essenziale per i russi: darebbe la possibilità di ridare slancio logistico a un’offensiva lenta e costata la vita a migliaia di soldati. Motivo per il quale Mosca continua a puntare molto su questo fronte, a discapito di altri più a sud.  

MAURO INDELICATO, PAOLO MAURI

Jet cinesi su Taiwan con munizioni vere: le parole di Macron diventano un caso. Paolo Salom su Il Corriere della Sera l’11 aprile 2023.

Pechino accusa gli Usa per una nave a 1500 chilometri di distanza. Il portavoce Shi Yi avverte: «Truppe pronte a combattere in qualsiasi momento»

Le prove di guerra sono finite. Ma i soldati non hanno riposto i loro fucili. La Cina ha completato «con successo» le esercitazioni militari attorno a Taiwan e le forze armate sono «pronte a combattere in qualsiasi momento», dichiara una nota del Comando orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione a conclusione, ieri, di tre giorni di esercitazioni militari intorno all’«isola ribelle». Per Pechino solo una «provincia» che vuole vedere tornare «al più presto» nel suo seno: con le buone (improbabile, dopo la «normalizzazione» di Hong Kong) o con le cattive.

Dunque, dopo 72 ore di incessanti «prove» di conquista, aerei e navi sono rientrati alle loro basi continentali. Ma, avverte il portavoce Shi Yi, le truppe «sono pronte a combattere in qualsiasi momento, e a distruggere risolutamente ogni forma di separatismo, di indipendenza di Taiwan e tentativi di interferenza straniera». Quest’ultimo riferimento è all’incontro di Los Angeles tra la presidente taiwanese Tsai Ing-wen e lo speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Kevin McCarthy, settimana scorsa, contro cui, appunto, aveva minacciato «risolute contromisure».

Eccole le contromisure: quasi cento aerei da caccia, armati con «munizioni vere» e una dozzina di bastimenti, compresa la portaerei Shandong, fiore all’occhiello della Marina cinese, che hanno simulato il blocco dell’isola e la distruzione di obiettivi e basi «ribelli».

Immediata la condanna del ministero degli Esteri di Taiwan che ha accusato la Cina di aver minato «la pace e la stabilità» nella regione, aggiungendo come Taipei manterrà stretti legami con gli Stati Uniti «per impedire in modo congiunto l’espansionismo autoritario». In effetti, Washington, di fronte all’ennesima prova di forza, ha ordinato al cacciatorpediniere lanciamissili Milius di effettuare un passaggio nel Mar cinese meridionale — un passaggio «prudente» data la distanza, poco meno di mille miglia nautiche (1.500 chilometri), dall’area delle operazioni. Ma capace di suscitare l’immediata reazione di Pechino, dal momento che per la Repubblica Popolare quella vasta e delicatissima area del mondo è tutta compresa, a dispetto delle norme internazionali, all’interno delle proprie acque territoriali. Dunque gli Stati Uniti «si sono intromessi illegalmente» con il proprio cacciatorpediniere, che è stato «monitorato momento per momento» dal locale comando militare. In realtà, le manovre anti-Taiwan non hanno suscitato soltanto la risposta americana. In Allarme anche il Giappone dove sono stati mobilitati due gruppi di aerei per sorvegliare le navi cinesi. Tokyo ha confermato per la prima volta che le navi si stavano muovendo in aree vicino a Okinawa, estremo sud del Giappone, dove corre una linea immaginaria che segna il confine tra Occidente e spazio cinese.

Così, mentre il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha in agenda una visita a Hanoi, capitale di un Vietnam non meno preoccupato del Giappone delle crescenti attività militari di Pechino, l’unico Paese a schierarsi con il Dragone è la Russia. «La Cina ha il diritto sovrano di reagire a queste azioni provocatorie, anche conducendo manovre» militari, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. E le «provocazioni» sono ovviamente quelle degli Stati Uniti che hanno accolto nei giorni scorsi Tsai Ing-wen, per quanto in «viaggio privato». Hanno suscitato invece reazioni contrastanti le parole del presidente francese Emmanuel Macron di ritorno dal suo viaggio in Cina, quando ha invitato gli europei a non essere «vassalli» degli Usa e ribadito la sua teoria di «autonomia strategica» per l’Europa: «Non è interesse dell’Ue accelerare la crisi». La reazione Usa è lapidaria: «Seguiamo con attenzione quanto accade intorno a Taiwan, consigliamo alla Cina di esercitare il massimo controllo, la pace è a rischio», ha detto un anonimo funzionario del Pentagono.

L’intervista a Macron dopo la visita a Xi: «L’Europa non può seguire gli Usa». Jamil Anderlini e Clea Caulcutt su Il Corriere della Sera l’11 aprile 2023.

Di rientro dal viaggio in Cina , il leader francese chiede una terza via per l’Ue: «Non siamo i vassalli di nessuno»

L’Europa deve ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti ed evitare di farsi trascinare in uno scontro tra Cina e Usa sulla questione di Taiwan, afferma il presidente francese Emmanuel Macron nel corso di un’intervista rilasciata a bordo dell’aereo presidenziale, al termine della visita ufficiale di tre giorni in Cina.

Rivolgendosi a Politico e a due giornalisti francesi, dopo un colloquio di circa sei ore con il presidente cinese Xi Jinping, Macron ha ribadito la sua teoria personale di una «autonomia strategica», verosimilmente a guida francese, che consentirebbe all’Europa di diventare la «terza superpotenza».

Durante il volo da Pechino a Guangzhou (Canton, ndr), nella Cina meridionale, a bordo del Cotam Unité, l’aereo presidenziale francese, Macron ha dichiarato che «il rischio maggiore» per l’Europa è quello di ritrovarsi «coinvolta in crisi che non le appartengono, ostacolando così la costruzione di una sua propria autonomia strategica».

Xi Jinping e il partito comunista cinese hanno accolto molto favorevolmente il concetto di autonomia strategica avanzato da Macron, e i diplomatici cinesi vi fanno costantemente riferimento nei loro incontri con i rappresentanti dei vari Paesi europei. I capi di partito e i teorici di Pechino sono più che mai convinti che l’Occidente ha ormai imboccato il viale del tramonto, mentre la Cina è in ascesa, e pertanto l’indebolimento dell’alleanza atlantica non farà altro che accelerarne il disfacimento. «Se ci lasciamo cogliere dal panico, finiremo col credere paradossalmente di essere semplici seguaci dell’America», ha dichiarato Macron nel corso dell’intervista . «Gli europei devono trovare risposta a questa domanda: è nel nostro interesse precipitare la crisi di Taiwan? No. La cosa peggiore sarebbe proprio quella di pensare che noi, europei, dobbiamo accettare le consegne altrui su questo argomento e seguire le indicazioni fornite dall’America, provocando una reazione spropositata da parte della Cina».

Qualche ora dopo la partenza di Macron da Guangzhou per far rientro a Parigi, la Cina ha ordinato una vasta esercitazione militare attorno all’isola di Taiwan, repubblica autonoma, sulla quale la Cina rivendica la sovranità nazionale. Tuttavia gli Stati Uniti hanno promesso di armare e difendere il piccolo Stato indipendente.

Le esercitazioni militari sono state la risposta della Cina alla visita diplomatica di dieci giorni della presidente taiwanese Tsai Ing-wen in vari Paesi dell’America centrale, che ha previsto inoltre un colloquio con lo Speaker repubblicano della Camera, Kevin McCarthy, durante una tappa in California. Gli analisti che ben conoscono il pensiero del presidente francese hanno dichiarato che Macron ha tirato un sospiro di sollievo quando ha capito che Pechino aveva atteso la sua uscita dallo spazio aereo cinese prima di lanciare un attacco simulato per «accerchiare Taiwan».

Negli ultimi anni, Pechino ha minacciato a più riprese di invadere Taiwan e ha instaurato una politica di isolamento della repubblica democratica, costringendo altri Paesi a riconoscere l’isola come parte del territorio cinese, in virtù del concetto di «una sola Cina». Macron e Xi hanno ingaggiato un «intenso» dibattito su Taiwan, secondo i funzionari francesi al seguito del presidente, che sembra voler adottare un approccio più conciliatorio rispetto agli Stati Uniti e all’Unione europea.

«La stabilità nello stretto di Taiwan è di importanza cruciale», ha ribadito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha accompagnato Macron durante una parte del viaggio, rivolgendosi a Xi nel corso del loro incontro a Pechino lo scorso giovedì. «Riteniamo inaccettabile la minaccia dell’uso della forza per cambiare lo status quo». Xi ha reagito dicendo che chiunque pensi di poter esercitare la benché minima pressione sulle decisioni di Pechino nei riguardi di Taiwan si sbaglia di grosso.

E pare che Macron abbia avallato quella valutazione.

«Se noi europei non siamo in grado di risolvere la crisi in Ucraina, come possiamo ammonire la Cina su Taiwan, “attenzione, se fate un passo falso noi siamo pronti a intervenire?”. Ma se vogliamo esasperare le tensioni, questo è il modo migliore per farlo», ha concluso.

«Oggi l’Europa è più disposta ad accettare un mondo in cui la Cina esercita l’egemonia regionale», ha dichiarato Yanmei Xie, analista geopolitico alla Gavekal Dragonomics. «Alcuni leader pensano addirittura che questo nuovo ordinamento mondiale possa rivelarsi più vantaggioso per l’Europa stessa». Nel suo incontro trilaterale con Macron e von der Leyen giovedì scorso a Pechino, Xi Jinping ha fatto eccezione al copione prestabilito soltanto su due argomenti, Ucraina e Taiwan, secondo un osservatore presente al colloquio.

«Xi si è mostrato visibilmente infastidito dall’essere ritenuto responsabile del conflitto in Ucraina e ha minimizzato lo scopo della sua recente visita a Mosca», ha affermato l’osservatore. «Invece è apparso molto contrariato nei confronti degli Stati Uniti e di Taiwan, sia per la tappa americana della presidente taiwanese, che per il fatto che gli europei abbiano sollevato interrogativi su questioni di politica estera».

Nel loro incontro, Macron e von der Leyen hanno adottato una linea condivisa su Taiwan, secondo l’osservatore. Ma subito dopo Macron si è intrattenuto per oltre quattro ore con il leader cinese, in presenza dei soli interpreti, e nella conferenza stampa con i giornalisti ha adottato un tono molto più conciliatorio rispetto a quello della von der Leyen.

Macron sostiene inoltre che l’Europa, malgrado la dipendenza dagli Usa per l’energia e gli armamenti, oggi deve concentrarsi sullo sviluppo e potenziamento del suo settore della difesa. Ha inoltre suggerito che l’Europa dovrebbe ridurre la sua dipendenza dall’«extraterritorialità del dollaro statunitense», un obiettivo politico fondamentale tanto per Mosca che per Pechino.

«Se le tensioni tra le due superpotenze dovessero aggravarsi … noi non avremmo né il tempo necessario né le risorse per finanziare la nostra autonomia strategica e saremmo ridotti al ruolo di vassalli», ha affermato Macron.

Negli ultimi anni, Russia, Cina, Iran e altri Paesi sono stati colpiti dalle sanzioni americane, che vietano loro l’accesso al sistema globale finanziario denominato in dollari. In Europa, alcuni lamentano la «militarizzazione» del dollaro da parte di Washington, che costringe le imprese europee a rinunciare ai contratti e a tagliare i legami con Paesi terzi, pena l’imposizione di sanzioni secondarie devastanti. Seduto nella cabina di rappresentanza del suo velivolo A330, con indosso una felpa che recava la scritta «French Tech» sul petto, Macron ha affermato di aver già «vinto la battaglia ideologica per l’autonomia strategica» in Europa.

Ha preferito tacere, peraltro, sulla questione delle attuali garanzie di sicurezza fornite dagli Stati Uniti al continente europeo, che dipende fortemente dall’assistenza militare americana nel conflitto in corso in Europa, il più grave dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Al momento, la Francia gode di una posizione militare unica: fa parte dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed è la sola potenza nucleare nell’Ue. La Francia, tuttavia, fino ad oggi ha contribuito in misura di gran lunga inferiore, rispetto ad altri Paesi, alla difesa dell’Ucraina contro l’invasione militare russa. (Traduzione Rita Baldassarre)

Estratto dell’articolo di Domenico Quirico per “La Stampa” l’11 aprile 2023.

I francesi lo chiamano "collage'', ovvero il combinarsi di attaccamento e disamore, il più sgradevole tra i legami. Il "collage'' disegnato dal presidente francese Macron al termine della visita in Cina è fissato in due parole "autonomia strategica'': nei confronti degli Stati Uniti. Si parla di Taiwan ma la larghezza del concetto è evidente. Un invito rivolto agli Stati dell'Unione europea a "non essere solo dei seguaci dell'America''. Per chi ha memoria si sente l'eco di antichi accenti chirachiani: un'altra crisi, allora, la seconda guerra d'Iraq quando la Francia rifiutò di allinearsi alla guerra di Bush […]

E riecco la vecchia Francia […] Come ricorda Macron il troppo americanismo può immiserire, come l'esperienza anche recente dimostra. Un pizzico di anti americanismo può essere corroborante. E necessario. Gli Stati Uniti sono gli unici alleati possibili visto che sono parte di noi, della storia dell'Occidente […] Ma qualche volta sbagliano, quando la combinazione di idealismo e di potenza diventa una maschera dell'istinto di controllo del mondo.

Macron rammenta all'Europa che la sua qualità migliore è di non voler essere mai solamente sé stessa. […] che ruolo vuole svolgere l'Unione nel nuovo disordine mondiale? Che è la conseguenza del delitto perfetto commesso da Putin il 24 febbraio […] Perché questo è il problema […] Il mondo si sta riorganizzando, l'Eurasia è di nuovo al centro della grande scacchiera […] Dall'Asia al Medio Oriente all'Africa quindi ognuno cerca il suo posto nei due schieramenti, una emulsione ancora fluida […] per trovare protezione, vantaggi, potenza.

I piccoli despoti […] intravedono straordinarie possibilità di ricatto e di stipendio. Nulla […] della supremazia planetaria americana ha più valore. […] La Storia in fondo è un seguito di annientamenti sommari di imperi "eterni''. […] Macron in modo provocatorio ci dice che questa Europa indefinita, finora al rimorchio senza discussioni della politica americana, almeno è una trappola che forse non si è ancora chiusa.

Perché, consapevoli della propria debolezza, gli Stati Uniti accelerano nello stringere i bulloni, militari, economici e culturali, all'interno del Limes, promuovono i "federati'' e i "clientes'' che più appaiono battaglieri e risoluti come i polacchi, gli ucraini, Taiwan. La Francia, e forse la Germania, sembrano tentati da quello che era il progetto di De Gaulle, […] far finire l'Europa disegnata a Yalta […] stretta da due imperi […]  Per inventarne una affrancata e nuova.

DAGONEWS il 12 aprile 2023.

La sparata filo-cinese di Macron ha fatto incazzare tutti: da Washington alle cancellerie europee! Il toyboy dell’Eliseo, che ha parlato apertamente di “equidistanza” tra Usa e Cina, ricicciando il vecchio pallino del concetto di “autonomia strategica” dell’Ue, questa volta l’ha fatta grossa. Per uscire dall’impasse interna, Macron si vuole ergere a grande leader internazionale: sull’onda lunga del gollismo, crede di essere in grado di mediare in Ucraina, e spera di ritagliare alla Francia – più che all’Europa – un ruolo di grande regista dei negoziati mondiali.

Ma ha fatto i conti senza l’oste: in un mondo sempre più polarizzato, con l’Ue che non ha la spinta politica per essere autonoma dagli Stati Uniti, dichiararsi equidistanti tra l’alleato storico (gli Usa) e il loro nemico pubblico numero uno (la Cina), equivale a una dichiarazione di guerra.

 Come riepilogato accuratamente dal “Wall Street Journal”, anche se la Casa Bianca non ha commentato, a Washington le dichiarazioni di Macron non sono passate inosservate: “un importante legislatore statunitense ha definito i commenti imbarazzanti e vergognosi, mentre altri, come il senatore repubblicano Marco Rubio della Florida, si sono chiesti se le opinioni del presidente francese riflettessero la posizione dell'Europa”.

In particolare, a fare effetto è anche il tempismo delle dichiarazioni: subito dopo il suo incontro con Xi Jinping e mentre la Cina stava effettuando operazioni militari intorno all’isola di Taiwan: “Martedì, un gruppo di parlamentari europei ha dichiarato che questo è ‘il momento peggiore per inviare un segnale di indifferenza su Taiwan’”.

 Le dichiarazioni di Macron hanno fatto infuriare anche la Polonia, il paese più atlantista dell’Unione europea, in prima linea nell’assistenza militare (e umanitaria) all’Ucraina: “Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha preso di mira la dottrina di ‘autonomia strategica’ portata avanti da Macron. ‘Ancora oggi, alcuni leader occidentali sognano di cooperare con tutti: con la Russia e con alcune potenti nazioni dell'Estremo Oriente’, ha detto Morawiecki. ‘Noi vogliamo vivere in pace con tutti, questo è certo, ma invece di costruire un'autonomia strategica dagli Stati Uniti, propongo un partenariato strategico con gli Stati Uniti’.

 Continua il WSJ: “La maggior parte dei leader europei si è astenuta dal commentare le dichiarazioni del presidente francese, ma in privato i funzionari di Bruxelles e dei Paesi baltici hanno affermato che esse hanno danneggiato la posizione dell'Europa.

Macron non è nuovo a questo tipo di posizioni: già nel 2019 dichiarò la “morte cerebrale” della Nato. Una previsione che, alla luce del conflitto in Ucraina e del rinnovato ruolo dell’alleanza atlantica, non si è rivelata proprio azzeccata.

 Si legge ancora sul “Wall Street Journal”: “Olivier Schmitt, un ex funzionario francese che ora è professore presso il Center for War Studies in Danimarca, ha affermato che questa volta i commenti di Macron ‘inviano a tutti una serie di messaggi sbagliati’.

 Secondo Schmitt, gli alleati europei della Francia saranno frustrati dalla gestione del rapporto con gli Stati Uniti da parte di Macron, mentre le sue osservazioni hanno favorito la tesi cinese secondo cui l'Europa non aiuterà Washington in uno scontro su Taiwan”.

Non a caso, i media di propaganda di Pechino, hanno interpretato le parole di Macron come un via libera dell’Ue all’invasione di Taipei. In un articolo pubblicato domenica dal quotidiano statale China Daily si legge che se dovesse scoppiare una guerra su Taiwan, gli alleati di Washington non solo si rifiuteranno di unirsi agli Stati Uniti, ma "faranno tutto ciò che è in loro potere per persuadere o costringere gli Stati Uniti ad evitare la guerra".

Come sottolinea “Les Echos”, giornale che, insieme a Politico, ha raccolto le dichiarazioni bomba di Macron, anche in Germania le reazioni sono state molteplici. Norbert Röttgen, deputato conservatore ed esperto di politica estera, ha sostenuto su Twitter che l'Europa dovrebbe "diventare più indipendente, non contro gli Stati Uniti, ma in collaborazione con i nostri alleati transatlantici". Sulla stampa tedesca si sono moltiplicate le caricature e gli editoriali infiammati, secondo i quali, in sostanza, Emmanuel Macron, non contento di aver messo sottosopra la Francia, starebbe seminando discordia nel campo occidentale.

A Bruxelles, in Commissione e al Parlamento europeo, ci si interroga anche sull'invito di Emmanuel Macron a Ursula von der Leyen ad accompagnarlo a Pechino, che si è rivelato essere un trappolone. La scorsa settimana è stato percepito positivamente come la volontà dell'Eliseo di dare una dimensione europea alla ridefinizione del rapporto con una Cina più aggressiva.

 Ma termine del viaggio, gli ambienti europei si chiedono se Emmanuel Macron non abbia piuttosto sfruttato la presenza del Presidente della Commissione europea per proporsi come portavoce dell'UE.

 Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa” il 12 aprile 2023.

Mentre negli Stati Uniti e nel resto d'Europa si continua a discutere del dito, Emmanuel Macron va avanti e descrive la Luna che stava indicando. L'intervista realizzata tornando dal viaggio in Cina, nella quale il presidente francese invita l'Ue ad avere una politica più autonoma dagli Stati Uniti, va letta anche nel contesto dello scenario dipinto ieri al "Nexus Instituut" dell'Aia.

 Dove Macron ha pronunciato uno dei suoi discorsi più significativi […] sul ruolo dell'Europa nel nuovo panorama globale. E in particolare sulla necessità di adottare «una nuova dottrina economica» basata sul protezionismo e sull'interventismo statale nell'industria per «creare lavoro, finanziare il nostro modello sociale, lottare contro i cambiamenti climatici e avere più sovranità».

L'eco delle critiche e delle polemiche per le dichiarazioni dalle quali era emersa la volontà di piazzare l'Europa in una posizione equidistante da Cina e Stati Uniti […] continua a farsi sentire. Il gruppo del Partito popolare europeo non sembra aver apprezzato la tesi di Macron e ha chiesto di calendarizzare un dibattito in Parlamento sui rapporti Ue-Cina.

 La Commissione si è trincerata dietro il solito "no comment", ma ha sottolineato che quelle del presidente francese e di Ursula von der Leyen «erano visite diverse». Apprezzamenti sono invece arrivati dal governo spagnolo e in particolare dalla vicepremier Nadia Calviño, secondo la quale «non è possibile voltare le spalle alla Cina», che è «un partner commerciale chiave e un importante attore geopolitico».

[…] L'intervento è iniziato con un fuoriprogramma legato alle proteste in Francia che lo perseguitano anche fuori confine. Un gruppo di manifestanti lo ha interrotto, ha srotolato striscioni con la scritta «presidente della violenza e dell'ipocrisia» e lo ha incalzato urlando: «Dov'è la democrazia francese?». Senza scomporsi, Macron ha replicato: «Posso rispondere a questa domanda se mi date un po' di tempo». Parlando a braccio, in inglese, il capo dell'Eliseo ha colto la palla al balzo per dire che «è importante avere un dibattito sociale» e che «le democrazie sono un posto in cui si può manifestare».

[…] Nel merito della riforma delle pensioni, non poteva trovare un luogo migliore dei frugali Paesi Bassi per difenderla: «Ho innalzato l'età pensionabile a 64 anni, ma qui e in altri Stati europei è molto più alta. Si tratta di una riforma necessaria». Poi ha ripreso il canovaccio del suo intervento per elaborare il suo concetto di «sovranità europea» […]

Il disastro Macron visto dagli Stati Uniti. Federico Rampini su Il Corriere della Sera l’11 Aprile 2023

L’impatto sull’alleanza atlantica della visita di Macron a Xi Jinping è pesante: il presidente francese ha fatto capire che in caso di guerra contro Taiwan l’America avrà altrettante colpe della Cina

Non è tenero il giudizio americano su questa Europa, soprattutto se ci si riferisce all'autonomia geopolitica del Vecchio continente nella versione data in questi giorni da Emmanuel Macron. Il bilancio del viaggio in Cina del presidente francese è considerato disastroso da questa parte dell’Atlantico. Quella missione a Pechino e Guangzhou non ha spostato di un millimetro le ambiguità di Xi Jinping sull'Ucraina né ha ridotto il suo appoggio a Putin. In compenso ha fatto a Xi un regalo insperato: ha escluso una solidarietà europea a Taiwan in caso di aggressione.

Forse Macron può ritenersi soddisfatto per il bottino di affari che la sua visita ha contribuito a procacciare ai 50 industriali francesi al seguito. Ma l’impatto sull’alleanza atlantica è pesante. Teorizzando un’autonomia europea velleitaria – perché non sostenuta da adeguate risorse militari – e insinuando che in caso di guerra su Taiwan l’America avrà altrettante colpe della Cina, il leader francese ha fatto del suo meglio per rafforzare le tendenze centrifughe in Europa, e l’ala isolazionista del partito repubblicano negli Stati Uniti. Per un presidente che a casa sua continua ad essere delegittimato da un’opinione pubblica ostile, il tentativo di rilanciare la propria credibilità con la politica estera può considerarsi fallito. Di sicuro lo è agli occhi del partner più importante, l’America.

Non è la prima volta che Macron ambisce a vestire i panni di un nuovo Charles de Gaulle, e fallisce. Washington non dimentica che fu lui a dichiarare la Nato «in stato di morte cerebrale» pochi anni fa: proprio quella Nato che invece si è rivelata essenziale e in pieno rilancio per contrastare l’offensiva di Putin in Europa. Né sono stati dimenticati i numerosi tentativi di Macron di accreditarsi come il negoziatore con Putin, sempre con zero risultati.

Questi precedenti non sembrano avere insegnato nulla al leader transalpino. Recandosi alla corte di Xi, si è di nuovo esibito in una simulazione di grandeur neo-gollista, cioè una marcata presa di distanza dagli Stati Uniti, ma anche da tutti quei Paesi europei che sono filo-atlantici. In caso di invasione militare cinese nell’isola di Taiwan, ha detto Macron, «sarebbe un grande rischio se l’Europa si facesse coinvolgere in una crisi che non è nostra». Inoltre ha messo sullo stesso piano le responsabilità americane e cinesi nel caso di un’escalation. Sono affermazioni discutibili e gravide di conseguenze negative. Se c’è qualcuno che minaccia quotidianamente l’uso della forza contro Taipei, è la Repubblica Popolare. Gli Stati Uniti si limitano ad ambigue promesse di difendere l’isola in caso di attacco, annunci che peraltro un presidente diverso da Joe Biden potrebbe anche rimangiarsi. Che l’Europa non abbia i mezzi per intervenire a sua volta in quell’area, è evidente. Questo non significa che un’aggressione a Taiwan non la riguardi. Avrebbe conseguenze globali altrettanto gravi dell’attacco all’Ucraina. Metterebbe in pericolo tutti gli alleati dell’Occidente in quella parte del mondo, a cominciare da Giappone e Corea del Sud. Metterebbe a repentaglio la fornitura di semiconduttori essenziali per l’economia europea. Darebbe un segnale di ritirata delle liberaldemocrazie e dei loro valori. Nessuno si aspetta che navi militari francesi aiutino Taiwan a difendersi in caso di aggressione. Però Macron avrebbe potuto e dovuto dire a Xi che l’Europa reagirebbe ad una violenza contro l’isola democratica con sanzioni diplomatiche ed economiche. Le parole su Taiwan hanno dato a tutta la missione francese in Cina il sapore di una resa.

Gli europei hanno ottime ragioni per non essere succubi di una politica estera Usa che, tra l'altro, potrebbe cambiare con le prossime elezioni presidenziali. Però l'autonomia strategica della Ue dovrebbe cominciare da un'analisi lucida dei rapporti di forze e delle vere minacce. Sotto questo aspetto perfino i democratici Usa finiscono per aderire alla visione per cui la «nuova Europa» (i Paesi dell’Est guidati da Varsavia, nonché Finlandia e Svezia) è più realistica e affidabile della «vecchia Europa» franco-tedesca (come pensavano i repubblicani ai tempi di Rumsfeld-Bush). Torna attuale anche la celebre metafora su «gli americani che vengono da Marte, gli europei da Venere», allusione al mito ingenuo di un mondo dove non contano più le armi. Dall’inizio della guerra in Ucraina, la maggioranza dei paesi europei membri della Nato hanno proclamato e poi disatteso l’impegno a raggiungere almeno la soglia minima del 2% del Pil destinato alla sicurezza. Perfino la Francia, per quanto orgogliosa della propria force de frappe nucleare e delle proprie forze armate, resta al di sotto di quel 2%.

Il messaggio che Macron ha lanciato a Xi, ha una risonanza nel dibattito politico americano. Porta acqua a quelle correnti isolazioniste – di cui Donald Trump è solo l’esponente più rumoroso – che considerano gli europei dei parassiti della sicurezza, pieni di velleità autonomiste, ma incapaci di difendersi da soli senza l’aiuto americano. Quei politici repubblicani – e qualche democratico – i quali vorrebbero tagliare gli aiuti all’Ucraina, sono incoraggiati da questo atteggiamento francese. Se Parigi si chiama fuori da una crisi di Taiwan, perché Washington deve continuare a fornire aiuti all’Ucraina per contenere l’espansionismo russo? Putin ha manifestato più volte le sue ambizioni di ricostituire una sfera d’influenza simile a quella dell’Unione sovietica, questo significa tornare a destabilizzare l’intera Europa dell’Est. A che titolo gli europei si aspettano una solida barriera americana contro le mire egemoniche di Putin sul continente, se autorevoli leader UE fanno a gara a prendere le distanze dagli Stati Uniti? Macron lavora contro l’atlantismo di Biden, ma anche contro l’unità europea. Dalla Polonia ai Paesi Baltici le parole del presidente francese hanno l’effetto di confermare una convinzione: che per difenderli dalla Russia ci si può fidare solo della Nato a guida americana, non di Parigi né di Berlino.

Per finire, anche tra gli isolazionisti americani c’è chi vorrebbe mollare Taiwan al suo destino, proprio come Macron. Anche negli Stati Uniti c’è chi pensa che difendere quell’isola sia una causa persa (la Cina ormai è troppo forte) o semplicemente una causa sbagliata perché non sono in gioco interessi vitali per gli americani. Su quest’ultimo aspetto: da un lato chi la pensa così svaluta e disprezza il ruolo delle alleanze per tenere in piedi un modello di valori occidentali; dall’altro ha qualche argomento concreto visto che quest’America sta riducendo la propria dipendenza dai semiconduttori made in Taiwan e accelera il ritmo di costruzione di nuove fabbriche sul proprio territorio. È singolare che intervenga anche un leader europeo ad avallare la svalutazione delle alleanze; né si può dire che l’Europa sia altrettanto veloce dell’America nel ridurre la propria dipendenza dai microchip asiatici.

(ANSA il 10 aprile 2023) Il presidente iraniano Ebrahim Raisi, nel corso di una telefonata con il suo omologo siriano Bashar al Assad ha affermato che l'ordine mondiale sta cambiando a favore dell'asse della resistenza e contro "l'arroganza globale degli Stati Uniti, dell'Occidente e del regime sionista".

 "I crimini dei sionisti dimostrano la loro debolezza e disperazione, e indicano un brillante futuro per il movimento di resistenza", ha detto il presidente iraniano citato dalla tv di stato, in riferimento all'irruzione delle forze israeliane contro i palestinesi nella moschea di Al Aqsa. Sottolineando la necessità di rispettare l'integrità territoriale della Siria, Raisi ha sottolineato che l'unico modo per combattere il terrorismo in quel paese è fornire sostegno al suo governo. Assad, da parte sua, ha sottolineato che "ci sono segnali di annientamento nella società sionista, risultato della resistenza dei palestinesi".

Guerra Ucraina-Russia, le notizie dell'11 aprile.

Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi, Viviana Mazza e Redazione Online su Il Corriere della Sera l’11 Aprile 2023

Le notizie sulla guerra di martedì 11 aprile. Podolyak: «Meno fughe di notizie e più armi a lungo raggio». Cittadino russo inviava denaro alle forze armate di Kiev: arrestatoQuesta diretta è stata chiusa: trovate qui le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta

LIVE I FATTI PRINCIPALI

03:59

Trapelati file «top secret» con la lista delle forze speciali sul terreno

03:24

Blinken ribadisce a Kiev l’impegno Usa per tutto il tempo necessario

01:49

Filorussi controllano gli edifici amministrativi di Bakhmut

01:35

Banca Mondiale: anche l’Europa deve contribuire alla ricostruzione

23:51

Biden ha chiamato famiglia giornalista Wsj

02:44

Mosca: arrestata spia ucraina a Zaporizhzhia

Mosca afferma che un agente dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino è stato arrestato dalle forze dell’ordine russe nella regione ucraina di Zaporizhzhia. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Tass, l’agente è un cittadino russo di 22 anni che «trasmetteva informazioni sulle posizioni di strutture militari e civili degli oblast di Zaporizhzhia e di Kherson in modo che potessero essere poi colpite dall’esercito ucraino». Rischia fino a 20 anni di carcere, secondo le autorità russe che hanno diffuso un video della confessione del giovane arrestato.

02:45

I documenti segreti del Pentagono violati: che cosa riguardano e quali sono le conseguenze

Viviana Mazza, nostra corrispondente da New York

Cosa c’è dentro i documenti segreti americani sulla guerra in Ucraina rivelati su internet?

Il centinaio di documenti (metà dei quali sono stati visionati da alcuni giornali americani) sembrano autentici, nonostante ad un certo punto almeno uno di essi sia stato modificato rispetto all’originale. Sembrano tratti da un dossier compilato dal Capo di Stato Maggiore del Pentagono usando rapporti di varie agenzie di intelligence, inclusa la Cia. La maggioranza delle informazioni segue le dichiarazioni pubbliche di Washington sulla guerra, ma c’è un livello di dettaglio maggiore. I leak confermano l’altissimo livello di coinvolgimento americano nel fornire dati quotidiani sugli obiettivi russi da colpire ; dimostrano come gli Usa abbiano penetrato in maniera massiccia l’intelligence di Mosca e passino i piani a Kiev (in uno dei documenti si discute di come lo Stato Maggiore Russo punti a contrastare le vulnerabilità dei diversi tipi di tank forniti dai paesi Nato; in un altro si preannuncia la data di un raid contro specifici depositi di droni e altre armi a Odessa e Mykolaiv)...

02:51

Kiev: 5 mila specialisti e 30 anni di lavoro per rimuovere le mine russe

Secondo Oleksii Reznikov, ministro della Difesa ucraino, servono almeno 5 mila specialisti per rimuovere le mine installate dai russi nel territorio ucraino e potrebbero essere necessari fino a trenta anni di tempo per bonificare tutte le aree interessate.

03:17

Attacco russo a una barca di civili nella regione di Kherson, due ventenni feriti gravemente

Nella regione ucraina di Kherson, i russi hanno attaccato una barca con civili. Due residenti locali sono rimasti gravemente feriti. Lo ha reso noto in un messaggio su Telegram il governatore della regione Oleksandr Prokudin, citato da Ukrinform.

«Un ragazzo di 20 anni e una ragazza di 20 anni, ignorando le restrizioni all'uscita di piccole imbarcazioni introdotte dalla legge marziale, ignorando le minacce di bombardamento da parte degli occupanti dalla riva sinistra, hanno cercato di uscire in barca nella baia», si legge nel messaggio.

03:29

Cremlino:«Tregua per la Pasqua ortodossa? Ancora nessuna iniziativa»

Dopo le bombe cadute anche durante la Pasqua cattolica, la guerra con ogni probabilità non conoscerà pause nemmeno in occasione della Pasqua Ortodossa, che sarà celebrata il 16 aprile. «Nessuno ha ancora avviato qualsivoglia iniziativa per un cessate il fuoco in coincidenza con la festività in Ucraina» ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, osservando che in passato qualsiasi tregua proposta da Mosca è stata ignorata da Kiev. «Finora non ci sono state iniziative in merito ma la nostra Settimana Santa è appena iniziata. Finora non ci sono state iniziative del genere», ha ribadito, citato dalla Tass.

03:34

Mosca: «Francia coinvolta nel conflitto, non può essere mediatore»

Redazione Online

No alla Francia come mediatore per una soluzione del conflitto in Ucraina. E contatti sempre più stretti per cercare di creare un blocco in funzione anti-occidentale che tenga insieme a Cina, India, Sudafrica e Brasile. La politica estera di Mosca, in questa fase del conflitto, cerca di rafforzare la posizione russa rafforzando la partnership con le poche potenze che non si sono schierate contro Vladimir Putin per l’invasione in Ucraina.

Il ministro degli Affari Esteri russo Serghiei Lavrov ha infatti tenuto un incontro con i capi delle missioni diplomatiche dei paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), accreditati a Mosca nel formato di una colazione di lavoro. Lo scrive Ria Novosti. «Si è svolto un approfondito scambio di opinioni sullo sviluppo e il rafforzamento del partenariato strategico, anche tenendo conto delle priorità delineate dalla presidenza sudafricana», ha affermato Lavrov dopo l'incontro .

«Lo stato d'animo comune è aumentare il ruolo internazionale dei Brics e il coordinamento nelle principali piattaforme multilaterali. Sono state discusse questioni di attualità nell'agenda globale, ponendo l'accento sull'inammissibilità di indebolire il ruolo centrale delle Nazioni Unite». Durante la colazione di lavoro è stato ribadito l'impegno per un ordine mondiale multipolare basato sul rispetto del diritto internazionale e sulla scelta sovrana del proprio percorso di sviluppo, prosegue l'agenzia di stampa russa.

I contatti si sono svolti proprio mentre dal Cremlino è arrivato un no secco a un possibile ruolo di mediazione di Parigi per la soluzione del conflitto perché «la Francia è uno stato coinvolto nella guerra considerato il sostegno militare all’Ucraina».

 04:58

Usa, John Kirby: «Contatti con gli alleati dopo la fuga di documenti segreti, li aggiorneremo il più presto possibile»

Funzionari statunitensi hanno avuto contatti «a un livello molto alto» con gli alleati dopo la fuga di carte top secret sull'Ucraina. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con la stampa, assicurando che l'amministrazione «aggiornerà il più possibile tutti i partner rilevanti».

07:21

Kiev: 8 attacchi ucraini in 24 ore nelle aree sotto il controllo russo

Nelle ultime 24 ore, l’Aeronautica delle Forze di Difesa ucraine ha effettuato otto attacchi contro aree occupate dalle forze russe, nonché un attacco al complesso missilistico antiaereo del nemico. Lo afferma il riassunto mattutino dello Stato maggiore delle forze armate ucraine , riferiscono media ucraini. Secondo quanto riportato, ieri sarebbe stato abbattuto un elicottero Mi-24 nemico e nove aeromobili a pilotaggio remoto di vario tipo, mentre unità di truppe missilistiche e artiglieria avrebbero colpito l’area di concentrazione di manodopera, armi e equipaggiamento militare, nonché un deposito di munizioni russo.

 07:36

Filorussi: «Gli ucraini pronti ad attraversare il Dnipro a Kherson»

Secondo il governatore filorusso della regione di Kherson, Vladimir Saldo, le truppe di Kiev si stanno preparando ad attraversare il fiume Dnipro nella regione di Kherson, ma per Saldo i loro tentativi sono destinati al fallimento. Lo riporta l’agenzia russa Ria Novosti.

«Sulla riva destra del Dnipro, le unità nemiche stanno manovrando, cambiando posizione e creando false posizioni, vengono trasferiti personale militare e attrezzature, vengono assemblate imbarcazioni. Ci sono segni di preparativi per un tentativo di attraversare il Dnipro e tenere segreta questa manovra, che è destinata al fallimento», ha affermato Saldo.

Nei mesi scorsi le truppe del Cremlino si sono ritirate dalla riva destra del Dnipro e si sono posizionate sulla riva sinistra.

08:09

Esercito Kiev: offensive delle truppe russe nel Donetsk

Secondo il report quotidiano dello Stato maggiore ucraino, l’esercito russo si sta concentrando in operazioni offensive nelle direzioni Lyman, Bakhmut, Avdiika, e Maryinsky, nel Donetsk. Lo riporta Rbc-Ukraine. Le forze armate ucraine hanno respinto 52 attacchi. Nell’ultimo giorno, le truppe del Cremlino hanno lanciato 39 attacchi aerei e 7 missilistici, 4 dei quali dal sistema di difesa aerea S-300 sulla città di Kramatorsk, afferma lo Stato maggiore. «A Bakhmut i combattimenti continuano».

08:24

Washington Post, l’Egitto sta producendo in segreto 40mila razzi per la Russia

di Viviana Mazza

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrebbe modificato alcuni piani di guerra in seguito alle rivelazioni diffuse online attraverso la pubblicazione di documenti segreti americani. Ma questi «leak» non riguardano solo l’Ucraina. Secondo uno di questi documenti, datato 17 febbraio, esaminato dal Washington Post, il presidente egiziano Abdel Fatah Al Sisi, uno degli alleati americani più importanti in Medio Oriente che riceve da Washington circa 1 miliardo di dollari l’anno in aiuti di sicurezza, avrebbe ordinato ai militari la produzione di 40mila razzi da inviare in Russia segretamente, per evitare che la notizia possa causare «problemi con l’Occidente».

08:29

Isw: «I russi avanzano a Bakhmut con perdite significative»

La Russia continua a guadagnare posizioni a Bakhmut, ma sta subendo perdite «significative» nelle operazioni militari. Lo afferma l’ultimo aggiornamento sulla situazione del conflitto, diffuso dal think tank americano Institute for the Study of War (Isw). «I filmati geolocalizzati pubblicati il 9 e 10 aprile mostrano che le forze russe hanno compiuto progressi marginali a nord-ovest di Khromove (2 km a ovest di Bakhmut), nel sud-ovest di Bakhmut e a nord del villaggio Sacco e Vanzetti (15 km a nord di Bakhmut)», si legge nel rapporto.

08:48

Droni cinesi a Bakhmut. Le chat dei soldati ucraini: «Eravamo 56, siamo in 8»

di Lorenzo Cremonesi, inviato a Kramatorsk

Il racconto più drammatico arriva direttamente dai quartieri occidentali di Bakhmut e nasconde ben poco delle difficoltà che devono affrontare giorno e notte i soldati ucraini impegnati per evitare che i russi chiudano del tutto l’accerchiamento. «Qui è un inferno. A fine gennaio la mia unità era composta da 56 uomini, siamo rimasti in otto. Ieri eravamo arrivati per tenere una posizione della nostra unità, ma oggi siamo già tutti malridotti con ferite più o meno leggere», spiega via Whatsapp Sergei, che ha 39 anni è originario di Dnipro e prima di essere reclutato lavorava per una grande compagnia informatica locale.

09:09

Russia: un drone è caduto sul territorio dell’aeroporto di Belgorod

Un drone è caduto lunedì sul territorio dell’aeroporto di Belgorod. Lo riporta l’agenzia di stampa russa Ria Novosti, citando un rappresentante dei servizi di emergenza. «La recinzione dell’aeroporto è rimasta lievemente danneggiata», ha riferito la fonte. Secondo le informazioni preliminari, non ci sono vittime ed è in corso un’indagine sulle circostanze dell’incidente.

09:17

Premier ucraino Shmyhal in Canada, chiederà nuovi aiuti

Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal è arrivato in Canada, per un viaggio ufficiale durante il quale cercherà di ottenere rifornimenti di munizioni e veicoli corazzati per una controffensiva contro le forze russe. Lo riporta il Globe and Mail. Shmyhal ha dichiarato in un’intervista al quotidiano canadese di non essere preoccupato per la mancanza di nuovi aiuti militari stanziati per l’ Ucraina nel bilancio federale del Canada e si è detto fiducioso che il Paese fornirà più aiuti.

 09:19

Mosca: nuove regole reclutamento, ma «non è mobilitazione»

Il presidente della commissione Difesa della Duma Andrey Kartapolov ha annunciato oggi l’applicazione di nuove regole per le convocazioni militari in Russia, affermando che il Paese non sta attualmente pianificando un’altra ondata di mobilitazione. Le nuove regole riguarderanno sia i militari di leva che tutti i riservisti, ha dichiarato alla Tass Kartapolov. E ha sottolineato che non si sta preparando un nuovo richiamo.

10:31

La Corea del Sud nega l’ipotesi armi a Kiev attraverso la Polonia

L’ufficio presidenziale della Corea del Sud sostiene in una nota che per i ministri della Difesa di Seul e Washington una «considerevole quantità» di informazioni contenute nei documenti del Pentagono trapelati è stata falsificata, dopo che la fuga di notizie ha rivelato una conversazione tra funzionari coreani su armi da fornire all’Ucraina vendendole alla Polonia. Lo riporta la Cnn. La dichiarazione presidenziale coreana non ha specificato se Seul ritiene che solo le parti riguardanti la Corea del Sud siano state falsificate, o i documenti in generale.

10:47

Kiev: 500 soldati russi uccisi nelle ultime 24 ore

Sono cinquecento i soldati russi che sono stati uccisi nei combattimenti in corso in Ucraina nelle ultime 24 ore. Lo ha reso noto lo Stato Maggiore dell’esercito di Kiev, aggiornando a 179.320 il totale dei militari inviati da Mosca che hanno perso la vita in Ucraina dall’inizio della guerra il 24 febbraio dello scorso anno.

11:092

Kiev: «Nessun cambiamento dei piani militari dopo i leak Usa»

Il consiglio nazionale per la sicurezza ucraino ha smentito che ci siano cambiamenti nei piani militari dell’Ucraina in seguito alla fuga di carte segrete negli Usa, circostanza riferita dalla Cnn: «Non so con chi abbia parlato la Cnn. In ogni caso, posso dire che il numero di persone che sanno dei nostri piani è estremamente limitato. E non credo che l’informatore in contatto con l’emittente Usa abbia qualcosa a che fare con i nostri piani», ha detto il segretario del consiglio Oleksiy Danilov. «I dati di certe operazioni, il numero di unità, chi è coinvolto e in quale direzione sono informazioni top secret», ha aggiunto Danilov.

11:17

«Colpita nella notte la chiesa della Natività di Kherson»

Secondo l’amministrazione militare regionale ucraina, la notte scorsa l’esercito russo ha preso di mira la chiesa della Natività di Kherson causando diversi danni. «Stanotte l’artiglieria russa ha colpito la Chiesa della Natività della Beata Vergine Maria. I bombardamenti hanno danneggiato il tetto e le pareti. frantumato le finestre. Fortunatamente non ci sono vittime tra i civili», ha riferito l’amministrazione, citata da Rbc-Ukraine. Sono state colpite anche zone residenziali, un ospedale, un museo e un edificio amministrativo. Due persone sono rimaste ferite, hanno detto le autorità.

11:19

Oltre 11 milioni di profughi ucraini in Polonia dall’inizio della guerra

Sono più di undici milioni i profughi ucraini che, dall’inizio della guerra, hanno varcato i confini con la Polonia. Lo ha scritto su Twitter la rappresentanza permanente della Polonia presso l’Unione europea, sottolineando che l’87 per cento di questi profughi sono donne e bambini. «Troveranno tutti un riparo in Polonia e tutto l’aiuto di cui hanno bisogno», si legge nel tweet.

 11:31

Podolyak: «Meno fughe di notizie e più armi a lungo raggio»

«Se avessimo tempo, potremmo vedere la Russia cadere a pezzi e le sue “élite” divorarsi a vicenda. Ma non ce l’abbiamo, perché la nostra gente sta morendo. Abbiamo bisogno di meno contemplazioni sulle “fughe di notizie” e di più armi a lungo raggio per porre adeguatamente fine alla guerra e far sì che la Federazione Russa affronti la realtà...». Lo ha scritto su Twitter il consiglieri del presidente ucraino Zelensky, Mikhailo Podolyak.

11:34

Mosca: «Cittadino russo inviava denaro a Kiev, arrestato»

Il servizio di sicurezza federale russo (Fsb) ha arrestato un cittadino di Khabarovsk , nell'estremo oriente del Paese, con l'accusa di tradimento per aver inviato fondi alle forze armate ucraine. Lo ha reso noto l'Fsb citato dalla Tass. «È stato stabilito che il sospetto aveva mandato i suoi fondi personali alle forze armate ucraine per l'acquisto di armi, munizioni e uniformi», ha affermato l'Fsb. Ora, il cittadino rischia una condanna tra i 12 e i 20 anni di carcere.

11:41

Il campione di ciclismo ucraino Konstantin Deneka ucciso a Bakhmut

Il ciclista ucraino Konstantin Deneka, 40 anni, è morto in battaglia a Bakhmut. Lo ha scritto su Facebook la commissione parlamentare sport citata da Ukrainska Pravda. Deneka prestava servizio in una delle unità speciali della direzione principale dell'intelligence del ministero della Difesa ucraino. L'atleta è morto il 31 marzo nei pressi di Bakhmut a causa di una ferita da schegge. Il 12 marzo aveva compiuto 40 anni. «Konstantin Deneka è stato membro del Leader Citroen Team, con il quale ha vinto decine di gare ciclistiche in tutta l'Ucraina. A settembre, Kostya è venuto a Bucha per sostenere i partecipanti a una gara ciclistica in occasione della Giornata della città», si legge nella nota delle commissione.

11:46

Danimarca: decisione sui caccia F-16 a Kiev forse prima dell'estate

Una decisione dei Paesi occidentali su un'eventuale fornitura di aerei da combattimento a Kiev è possibile «prima dell'estate», ha dichiarato oggi il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen in visita in Ucraina. Le discussioni stanno richiedendo tempo perché i Paesi devono agire insieme, ma una decisione è comunque raggiungibile «nel breve termine», ha dichiarato Lund Poulsen. «La Danimarca non lo farà da sola», ha dichiarato il ministro, citato da diversi media danesi. «Dovremo farlo con diversi Paesi. E dovremo anche avere un dialogo con gli americani su questo tema. La Slovacchia e la Polonia hanno iniziato a consegnare a Kiev i Mig-29 di concezione sovietica. Varsavia ha dichiarato di essere pronta a cedere tutti i suoi circa 30 caccia. Ma nessun aereo occidentale moderno è stato ancora consegnato, anche se diversi Paesi occidentali hanno fatto delle proposte in questo senso». La Danimarca ha una flotta di 43 F-16, di cui 30 attivi. Questi aerei di progettazione americana stanno per essere sostituiti da 27 F-35, anch'essi americani.

11:55

Peskov: «Razzi dell'Egitto alla Russia? Solo un'altra "bufala"»

Le notizie sui presunti piani dell'Egitto di fornire «segretamente» migliaia di missili alla Russia sono «un'altra bufala» e vanno trattate di conseguenza. Lo ha detto ai giornalisti il portavoce presidenziale russo Dmitri Peskov. In precedenza, il Washington Post, citando un documento dell'intelligence statunitense trapelato sui social, ha scritto che l'Egitto di Al Sisi aveva pianificato di inviare segretamente fino a 40 mila razzi alla Russia.

12:21

Cremlino: «Nessuna nuova mobilitazione»

«Una nuova ondata di mobilitazione non è prevista in Russia». Lo ha ribadito il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov nel giorno in cui la Duma esamina una proposta di legge che rende più severe le regole sulla ricezione delle cartoline per l'arruolamento.

12:40

Kiev: «Pronti a un nuovo attacco alla flotta russa nel Mar Nero»

Le forze ucraine preparano un nuovo attacco alla flotta russa nel Mar Nero, dopo quello che mesi fa ha causato l'affondamento dell'incrociatore Moskva. Lo ha assicurato durante un briefing citato da Unian il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov. Aggiungendo: «Stiamo solo aspettando il momento giusto».

12:48

Cremlino agli Usa: «Il reporter del Wsj ha violato la legge»

Il reporter del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, arrestato in Russia per spionaggio il 30 marzo scorso, ha «violato la legge russa». Lo ha ribadito Mosca, rispondendo così alla decisione del dipartimento di Stato americano di dichiarare ufficialmente che il giornalista è «detenuto ingiustamente». Una designazione che eleva il suo caso nella gerarchia del governo degli Stati Uniti e implica che un ufficio dedicato si occuperà di ottenere il suo rilascio.

12:55

Ministero Difesa russo: Kiev ha perso 450 soldati in 24 ore a Bakhmut

Nell'arco delle ultime 24 ore, l'Ucraina ha perso oltre 450 militari a Bakhmut, situata nella regione di Donetsk. Lo ha riferito l'ufficio stampa del ministero della Difesa russo. Aggiungendo che le unità della Wagner stanno combattendo per conquistare quartieri nella parte centrale di Bakhmut, spingendo il nemico alla periferia occidentale.

13:02

«Bombe russe su due città nella regione di Zaporizhzhia»

Aerei russi Su-35 hanno lanciato attacchi sulle città di Orikhiv e Gulyaypole, nella regione di Zaporizhzhia. Lo ha scritto su Telegram il capo dell'ufficio di presidenza ucraino Andriy Yermak postando alcune foto dei luoghi bombardati.

14:11

Onu: almeno 8.500 civili uccisi nella guerra

Sono quasi 8.500 i civili che hanno perso la vita in Ucraina dallo scoppio della guerra. Lo ha reso noto l'Agenzia delle Nazioni Unite per i diritti umani parlando di 8.490 vittime civili e 14.244 feriti dal 24 febbraio dello scorso anno. Si tratta della «punta di un iceberg» afferma l'Onu, sottolineando che non è possibile accedere a molte zone e quindi verificare eventuali vittime e che «ritiene che il numero reale dei morti sia decisamente più alto». Anche perché «in alcune zone sono in corso intense ostilità». La maggior parte delle vittime civili si registra in territorio sotto il controllo ucraino e attaccato dalle forze russe, con 3.927 morti nelle regioni di Donetsk e Lugansk.

14:46

Kuleba: «Discusso con Tajani del nuovo aiuto che l’Italia può fornire»

«Oggi ho parlato con Antonio Tajani, abbiamo discusso la nuova assistenza che l’Italia può fornire per aiutare ad assicurare la vittoria dell’Ucraina contro l’aggressione russa». Così il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba rende noto su Twitter il colloquio telefonico con il ministro degli Esteri Tajani.

15:06

Cavusoglu, ministro Esteri turco: «A maggio un nuovo incontro a 4 a Mosca»

Si svolgerà ai primi di maggio a Mosca un incontro quadripartito tra i ministri degli Esteri di Russia, Siria, Turchia e Iran nell'ambito degli sforzi di Mosca di normalizzare i rapporti tra i governi turco e siriano dopo 12 anni di conflitto armato in Siria. Lo riferiscono i media siriani citando il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

Dopo l'incontro svoltosi a Mosca nei giorni scorsi tra i vice ministri degli Esteri dei quattro Paesi, Cavusoglu ha detto che ai primi di maggio si potrà tenere una nuova riunione quadripartita nella capitale russa, questa volta però riservata ai ministri degli Esteri e non ai loro vice. E questo per dare seguito alle aperture concesse dal governo siriano a una possibile normalizzazione dei rapporti con Ankara. Damasco ha ribadito nell'ultima riunione di Mosca che prima di ogni normalizzazione è necessario che la Turchia ritiri le sue truppe dai territori siriani del nord-ovest e del nord-est. La Russia, che svolge un ruolo di primo piano nei negoziati sulla questione siriana, preme perché la Siria e la Turchia tornino ad avere rapporti politici e diplomatici bilaterali come accadeva prima del 2011, anno dello scoppio delle violenze armate in Siria e della conseguente guerra su scala regionale. Il conflitto ancora in corso vede il coinvolgimento sul territorio siriano di truppe turche, russe e statunitensi, e di milizie filo-iraniane libanesi, irachene, afghane e siriane, di insorti locali e di numerosi altri Paesi.

 15:21

Danimarca: «Decisione su caccia all'Ucraina prima dell'estate»

La decisione dei Paesi occidentali in merito alla fornitura di moderni caccia all'Ucraina sarà adottata probabilmente «prima dell'estate»: lo ha reso noto il ministro della Difesa danese, Troels Lund Poulsen. Le discussioni stanno andando per le lunghe perché i Paesi alleati devono agire insieme: «La Danimarca non adotterà alcuna iniziativa unilaterale», ha precisato.

15:25

Mosca: «Il reclutamento dei militari sarà elettronico»

Via libera dai legislatori russi alla legge che prevede la creazione di un sistema elettronico per la convocazione militare, che faciliterebbe notevolmente la mobilitazione di uomini nell'esercito, il tutto mentre la campagna di Mosca in Ucraina si protrae per un secondo anno. La camera bassa del parlamento russo, la Duma di Stato, ha approvato all'unanimità la legislazione in seconda lettura. Il presidente della commissione Difesa della Duma Andrey Kartapolov ha affermato, prima del voto, che il Paese non sta attualmente pianificando un'altra ondata di mobilitazione.

16:07

Il capo della Wagner: «Le forze russe controllano l'80% di Bakhmut»

16:251

Le minacce di Putin e l’allarme del Kazakistan: «La prossima Ucraina siamo noi»

(Marco Imarisio) «Se succede, non potrà essere che qui». La ragazza indica un punto in basso. Oltre la vetrata non si vede niente, solo il vortice della tormenta di neve. Ma sotto, da qualche parte, ci deve essere l’immensa spianata del boulevard Nourzhol. «Ci potrebbero stare milioni di persone, molte più che a piazza Maidan». È inevitabile cominciare dal centotreesimo e ultimo piano della torre Baiterek, che in kazako significa altissimo pioppo. Al centro della sala, sotto la cupola di un osservatorio dal quale si domina tutta Astana, c’è il calco in oro della mano destra del “presidente eterno” Nursultan Nazarbayev, riprodotto su una base circolare d’argento massiccio, una cosina sobria.

16:27

Biden: «L'arresto del reporter del Wall Street Journal ha superato i limiti»

L'arresto da parte della Russia del giornalista del Wall Street Journal «ha oltrepassato i limiti». Lo ha detto Joe Biden prima di salire sull'Air Force One che lo porterà a Belfast.

16:28

L'ex marine detenuto in Russia chiama la famiglia

Paul Whelan, l'ex marine arrestato nel 2018 in Russia con l'accusa di spionaggio, ha chiamato la famiglia. Lo riporta la Cnn. Era da dicembre che il detenuto americano non dava sue notizie. Qualche giorno fa il fratello gemello di Paul, David, aveva rivolto un appello all'amministrazione Biden a fare di più. «L'arresto di un americano in un Paese straniero con accuse come questa dovrebbe preoccupare tutti gli americani. E il governo degli Stati Uniti è in grado di scoraggiare questo tipo di operazioni», ha attaccato il fratello dell'ex marine riferendosi anche all'arresto del reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich.

16:32

Mosca: «Arrestato un cittadino russo, voleva unirsi all'esercito di Kiev»

Un cittadino russo, residente a Sakhalin, è stato arrestato dal servizio di sicurezza federale russo (Fsb) con l'accusa di aver pianificato di unirsi all'esercito ucraino per combattere contro la Russia. Lo riporta Ria Novosti, che su Telegram pubblica anche il video condiviso dall'Fsb del momento in cui l'uomo viene fermato. Nelle immagini viene mostrata una carta d'imbarco per un aereo: il sospettato intendeva recarsi in Ucraina attraverso un Paese terzo.

 17:10

Documenti rubati agli Usa, tutti i leader alleati spiati: Corea, Israele, Egitto. E (ovviamente) Zelensky

(Paolo Ottolina) All'inizio considerati come un possibile depistaggio, ora invece fonte di grave imbarazzo per Washington: il caso dei documenti segreti del Pentagono trapelati in rete ha ancora contorni non del tutto definiti ma è ormai esploso in tutta la sua evidenza. Il leak infatti non riguarda soltanto la guerra in Ucraina (e già le conseguenze sarebbero gravi) ma espone anche gli Stati Uniti a gravi imbarazzi con diversi Paesi alleati, richiamando alla memoria altri episodi del passato, come quello legato a Edward Snowden o, andando più indietro nel tempo, quello di Wikileaks e di Julian Assange. Le informazioni contenute nel nuovo leak, come ricorda tra gli altri David E. Sanger sul New York Times, sono in quantità più ridotta rispetto ai celebri precedenti, ma al contempo sono anche «molto più puntuali» e hanno avuto modalità inedite.

17:21

Yellen: «Profondamente preoccupata per reporter del Wsj»

«Sono profondamente preoccupata per la detenzione» di Evan Gershkovich e «mi associo con il presidente e il segretario di stato nel condannare» il suo arresto in Russia. Lo afferma il segretario al Tesoro Janet Yellen.

18:05

Putin: «Si rafforzano le tendenze positive dell'economia russa»

«Le tendenze positive nell'economia» russa «si stanno rafforzando» e «il Pil aumenterà in modo significativo in termini reali per aprile»: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, ripreso dall'agenzia Interfax. Secondo la Tass, Putin ha però anche dichiarato che «la situazione rimane complicata nell'industria automobilistica, nel settore del legname e nella sfera della produzione di prodotti chimici e fertilizzanti».

18:20

Sindaco Enerhodar: «La Russia continua a piazzare mine intorno alla città»

Le forze di occupazione russe a Enerhodar stanno continuando a piazzare mine vicino alla città. Lo ha riferito il sindaco Dmytro Orlov parlando alla televisione ucraina, aggiungendo che i residenti nella città, situata nell'oblast di Zaporizhzhia, devono affrontare misure sempre più repressive. Le forze di occupazione russe, infatti, secondo Orlov, stanno utlizzando diversi mezzi per obbligare i residenti a richiedere passaporti russi, come ricatti, la limitazione dell'accesso agli aiuti umanitari e al movimento e le minacce dirette. Enerhodar si trova vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che è sotto l'occupazione russa dal marzo 2022.

 19:13

Nella regione di Kiev 717 civili uccisi deliberatamente

Un totale di 1.374 civili sono stati uccisi nella regione di Kiev dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, 717 dei quali con armi di piccolo calibro. Lo riporta Ukrinform, citando il capo della polizia della capitale ucraina, Andrii Nebytov. Secondo Nebytov, «sono stati scoperti in totale 1.374 corpi di vittime civili», ma «soprattutto, 717 delle 1.374 vittime sono state uccise con armi di piccolo calibro, cioè la maggior parte delle persone è stata uccisa deliberatamente» . Gli altri, spiega il capo della polizia di Kiev, sono morti per le ferite causate dall’esplosione di una mina (340), mentre per 317 persone non è stata stabilita la causa del decesso. «Potrebbero essere morte naturalmente durante l’occupazione o per mancanza di assistenza medica», ha detto Niebytov. Durante l’occupazione russa, nella regione di Kiev sono stati uccisi 38 bambini e 43 sono rimasti feriti. Un totale di 195 corpi non sono stati identificati e 279 persone sono considerate disperse.

19:15

Casa Bianca: nessuna indicazione che l’Egitto fornisca armi a Mosca

L’Egitto «rimane» per gli Stati Uniti un «partner significativo per la sicurezza nella regione». Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, rispondendo ad una domanda sulla fuga di notizie in base alla quale il Cairo intenderebbe fornire missili alla Russia. «Non c’è alcuna indicazione che l’Egitto fornisca alla Russia armi letali», ha detto Kirby parlando a bordo dell’Air Force One che sta portando il presidente Joe Biden in Irlanda del Nord.

19:21

Kiev, russi non hanno il controllo dell’80% di Bakhmut

L’Ucraina nega l’affermazione del fondatore di Wagner, Yevgeny Prigozhin, secondo cui le forze armate russe controllerebbero l’80% di Bakhmut. «Questa dichiarazione di Prigozhin non è vera» ha Serhii Cherevatyi, portavoce del gruppo orientale delle forze armate ucraine. Lo riporta la Cnn. «Sono appena stato in contatto con il comandante di una delle brigate che stanno difendendo la città. Posso affermare con sicurezza che le forze di difesa ucraine controllano una percentuale molto maggiore del territorio di Bakhmut», ha aggiunto. «Prigozhin ha bisogno di mostrare almeno una vittoria quindi fa dichiarazioni del genere», ha concluso Cherevatyi.

 19:35

Emirati Arabi, Egitto, Corea del Sud, Israele: chi sono gli «amici» spiati dagli Stati Uniti

Gli americani spiano i loro amici: non è una sorpresa, ma lo diventa quando emerge (come ora, nei documenti riservati del Pentagono finiti in rete) e crea sfiducia reciproca. È la «giungla degli specchi», come veniva definita durante la guerra fredda. Qui il punto militare di Marinelli e Olimpio.

19:37

Canada annuncia nuovo pacchetto aiuti

Il Canada trasferirà immediatamente all’Ucraina decine di migliaia di armi leggere e un milione di munizioni. Lo ha annunciato il primo ministro canadese Justin Trudeau durante una conferenza stampa a Toronto, precisando che verranno inviati dai magazzini delle forze armate canadesi a Kiev fucili d’assalto, armi automatiche, oltre a un milione di munizioni. Inoltre, il Canada ha annunciato l’aumento delle sanzioni contro la Russia, aggiungendo 14 persone fisiche e 34 persone giuridiche all’elenco. Inoltre, sono state sanzionate nove società finanziarie bielorusse.

19:50

L’Ungheria firma nuovi accordi energetici con Mosca

L’Ungheria ha siglato nuovi accordi energetici con Mosca: in particolare ha concordato con Gazprom la possibilità di ampliare i suoi acquisti di gas russo e raggiunto un accordo per l’espansione della centrale nucleare di Paks. È la prova dei persistenti legami economici e commerciali del Paese con la Russia. Il ministro degli Esteri ungherese, Pe’ter Szijja’rto’, ha definito la fornitura russa «essenziale» per la sicurezza energetica del Paese; e spiegato che il colosso energetico statale russo Gazprom manterrà l’impegno a fornire ulteriore gas all’Ungheria in aggiunta alle spedizioni concordate. Il ministro ungherese ha ricordato che l’Ungheria acquista l’85% del gas che utilizza direttamente dalla Russia ma l’accordo con il colosso russo potrà far aumentare i volumi di importazione. «Abbiamo raggiunto un accordo con Gazprom, nel senso che continueremo a poter acquistare quantità maggiori di quanto concordato» se necessario, ha spiegato. Mosca «ha promesso che non ci saranno problemi con il trasporto attraverso il TurkStream». Il governo Orban ha criticato a più riprese le sanzioni imposte dall’Ue alla Russia, sanzioni a cui attribuisce la crisi energetica e l’elevata inflazione. Ciononostante Budapest finora ha aderito a tutti i pacchetti di sanzioni dei Ventisette. Il viaggio del ministro ungherese a Mosca è comunque assolutamente un’anomalia, di fatto uno dei pochi leader dell’Ue ad aver messo piede a Mosca da quando le truppe russe, nel febbraio scorso, hanno invaso l’Ucraina.

22:14

Premier ucraino: «Controffensiva possibile già in estate»

Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha affermato che già in estate potrebbe iniziare una controffensiva su larga scala delle forze ucraine contro gli invasori russi. Lo ha detto alla pubblicazione americana The Hill alla vigilia della sua visita negli Stati Uniti, riferisce Ukrinform. Il premier ha osservato che Kiev non sente pressioni da parte dei partner riguardo a quando è meglio iniziare operazioni attive. «Tutti i nostri amici e partner comprendono chiaramente che per lanciare una controffensiva è necessario essere pronti al 100% e ancora di più», ha sottolineato il capo del governo ucraino. «Abbiamo più volte dimostrato di potercela fare. Chiediamo ai nostri partner internazionali più potenziale militare, come carri armati, munizioni, aerei e veicoli blindati», ha aggiunto, confermando che l’Ucraina sta davvero subendo perdite in termini economici e di vite umane, «e queste perdite stanno davvero causando gravi danni a tutti noi».

23:50

Fonte ufficiale del Cairo smentisce il Washington Post

Il sito del principale quotidiano egiziano, il governativo Al Ahram, ha rilanciato «una fonte ufficiale egiziana» la quale «ha smentito» già ieri «le affermazioni del Washington Post, secondo cui l’Egitto avrebbe pianificato di produrre fino a 40.000 razzi da spedire segretamente alla Russia». «La fonte, citata da Al Qahera News Tv», precisa il sito, ha sostenuto che tali affermazione sono «false e non hanno alcun fondamento di verità». «La fonte ufficiale egiziana citata dal canale televisivo lunedì ha ribadito la stessa posizione» formulata dal portavoce del ministero degli Esteri del Cairo, Ahmed Abu Zeid, (ossia il «non-coinvolgimento» e l’equidistanza fra Russia-Ucraina): «l’Egitto segue una politica equilibrata con tutte le parti internazionali; con la pace, la stabilità e lo sviluppo come principali fattori determinanti di questa politica», ha detto la fonte come riporta Al Ahram.

23:51

Biden ha chiamato famiglia giornalista Wsj

«Il presidente Biden ha appena concluso una telefonata con la famiglia di Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal che è stato ingiustamente arrestato dalla Russia quasi due settimane fa». Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, riferendo della chiamata effettuata da Biden mentre era in volo per Belfast. «Il presidente ha chiarito che la sua squadra di sicurezza nazionale è stata e rimarrà concentrata sull’ottenere il rilascio di Evan e quello di Paul Whelan, entrambi detenuti ingiustamente in Russia», ha aggiunto Jean-Pierre, sottolineando che la Casa Bianca ritiene che le accuse contro Evan siano «completamente prive di fondamento» e che il giornalista «dovrebbe essere rilasciato immediatamente».

01:35

Banca Mondiale: anche l’Europa deve contribuire alla ricostruzione

La Banca Mondiale è pronta a fare la sua parte nella ricostruzione dell’Ucraina dopo le devastazioni dell’invasione russa, ma le istituzioni finanziarie internazionali non possono sostenere da sole le somme necessarie e i Paesi dell’Europa occidentale dovranno contribuire. Lo ha dichiarato il presidente della Banca Mondiale David Malpass, secondo quanto riporta Reuters. Malpass, intervenendo agli incontri di primavera del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, ha sottolineato che il suo istituto ha svolto un ruolo importante nella ricostruzione dell’industria siderurgica europea dopo la Seconda Guerra Mondiale e potrebbe svolgere un ruolo simile in Ucraina. «Ma le dimensioni sono scoraggianti», ha detto, citando una recente stima secondo cui la ricostruzione dell’economia ucraina costerebbe 411 miliardi di dollari. La cifra, calcolata dalla Banca Mondiale, dalle Nazioni Unite, dalla Commissione Europea e dall’Ucraina, è in netto aumento rispetto alla stima di 349 miliardi di dollari pubblicata lo scorso settembre. L’Unione Europea dispone di ingenti fondi che potrebbero essere messi a disposizione, ha dichiarato Malpass. «La Banca è pronta a svolgere il suo ruolo nella ricostruzione, ma devo dire al mondo che l’importo per la ricostruzione del settore elettrico, stradale e ferroviario è molto più grande rispetto alle dimensioni dei bilanci delle istituzioni finanziarie internazionali», ha osservato.

01:49

Filorussi controllano gli edifici amministrativi di Bakhmut

Tutti gli edifici amministrativi di Bakhmut sono sotto il controllo delle truppe russe: lo ha detto a Channel One il capo filorusso dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, Denis Pushilin, come riporta Ria Novosti. «Tutti gli edifici amministrativi (a Bakhmut) sono già sotto il controllo delle nostre unità», ha affermato, aggiungendo che le forze ucraine rimangono nella parte occidentale della città assediata, nell’Ucraina orientale. Ieri pomeriggio il capo del gruppo mercenario privato russo Wagner, Yevgeny Prigozhin, aveva annunciato in un video che le sue forze ora controllano oltre l’80% di Bakhmut, «compreso l’intero centro amministrativo». Tuttavia, il portavoce delle forze armate ucraine - Serghei Cherevatyi - aveva smentito le affermazioni: «Questa dichiarazione di Prigozhin non è vera», aveva detto.

03:24

Blinken ribadisce a Kiev l’impegno Usa per tutto il tempo necessario

Il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ha parlato oggi con il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba discutendo «dei preparativi in corso per la controffensiva primaverile dell’Ucraina, comprese le promesse di assistenza alla sicurezza da parte di alleati e partner». Lo rende noto il dipartimento di Stato americano. Blinken ha sottolineato come il successo dell’Ucraina sia «vitale per la pace e la sicurezza in Europa» e «ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti a stare con l’Ucraina per tutto il tempo necessario».

03:59

Trapelati file «top secret» con la lista delle forze speciali sul terreno

(Viviana Mazza, corrispondente da New York) Il Regno Unito è uno dei Paesi che hanno inviato forze speciali attive all’interno dell’Ucraina, secondo uno dei documenti classificati del Pentagono diffusi online visionato dalla Bbc. È la conferma di qualcosa che in passato è stato suggerito più volte ed era considerato probabile, ma la loro presenza indicata nero su bianco verrà probabilmente utilizzata da Mosca per rivendicare – come ha fatto negli ultimi mesi – di non trovarsi a combattere non solo contro l’Ucraina ma anche contro la Nato. Il documento, che riporta la data del 23 marzo, indica che il Regno Unito avrebbe il più ampio contingente di forze speciali in Ucraina (50), seguito dalla Lettonia (17), dalla Francia (15), dagli Stati Uniti (14) e dall’Olanda (1). Non viene specificato dove sarebbero collocate queste unità, né quali siano le operazioni in cui sono coinvolte. Senza riferirsi a particolari documenti, il ministero della Difesa britannico con un tweet ha invitato martedì alla cautela, dichiarando che le informazioni contenute nei leak sarebbero «seriamente inaccurate», anche se il Pentagono ha confermato l’autenticità dei file.

Luce di resistenza. Come la rete elettrica ucraina è sopravvissuta agli attacchi dell’artiglieria russa. Linkiesta il 12 Aprile 2023

Missili e droni del Cremlino hanno mirato per settimane le infrastrutture energetiche per lasciare al freddo e al buio milioni di persone. Dopo un inverno difficile, scrive il New York Times, il Paese è tornato ad avere un surplus di energia da esportare

Per settimane i bombardamenti russi hanno danneggiato la rete elettrica ucraina. Gli attacchi a lungo raggio hanno colpito obiettivi molto specifici, droni e missili hanno lasciato al buio e al freddo milioni di cittadini. In un Paese in cui le temperature scendono parecchio sotto lo zero, l’inverno può essere un’arma pericolosissima.

A metà novembre l’artiglieria russa ha raggiunto le centrali elettriche più importanti dell’Ucraina e i reattori che producevano la metà del fabbisogno energetico nazionale sono andati offline. Altri colpi hanno danneggiato le infrastrutture che connettono l’Ucraina alla rete europea, una fonte di energia che serve proprio in casi di emergenza, per prevenire il collasso della rete nazionale.

È stata la settimana più buia in una stagione già molto fredda, ha scritto Marc Santora sul New York Times: «In un continente di luce, l’Ucraina era un’isola di oscurità», si legge nell’articolo. «Milioni di persone non avevano modo per riscaldarsi, nei bagni non funzionava lo scarico, ai vecchi pozzi si formavano file lunghissime mentre le persone trascinavano bacinelle d’acqua negli appartamenti bui; il servizio Internet è andato offline. La politica ha dovuto prendere in considerazione piani di evacuazione di massa».

Tuttavia, a sei mesi da quei giorni così duri, la campagna del Cremlino per piegare la volontà degli ucraini togliendo loro l’elettricità può considerarsi fallita. Non solo il popolo ucraino ha saputo rispondere e sopravvivere in quelle condizioni di precarietà straordinaria, ma con l’arrivo della primavera la rete elettrica del Paese è arrivata a produrre un surplus di energia per la prima volta dopo moltissimo tempo. Il ministro dell’Energia, German Galushchenko, pochi giorni fa ha dichiarato che «l’Ucraina può nuovamente esportare energia elettrica nei Paesi dell’Unione europea grazie a un eccesso di capacità produttiva». Un risultato che sembrava impossibile.

La capacità di resistenza dell’Ucraina si anche deve ai sistemi di difesa aerea forniti dagli alleati occidentali e ai progetti – pianificati in parte già prima del 24 febbraio 2022 – di riduzione dalla storica dipendenza energetica dalla Russia. Poi ci sono state donazioni e aiuti più o meno estemporanei e immediati da parte dei Paesi vicini: il 23 novembre scorso Linkiesta raccontava l’iniziativa «Generatori di speranza», lanciata dalla presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola, e da Eurocities – una rete delle duecento più grandi città d’Europa – per donare all’Ucraina generatori di corrente e trasformatori per continuare ad alimentare i servizi essenziali, come ospedali, acquedotti, rifugi e telecomunicazioni.

Oggi la situazione è molto diversa, il buio e il gelo dell’inverno sono alle spalle. A Kyjiv i tram elettrici sono di nuovo in funzione e i monopattini elettrici possono attraversare liberamente i marciapiedi; il coprifuoco è stato esteso fino a mezzanotte anche perché le strade sono di nuovo illuminate; in tutto il Paese i generatori portatili – merce rarissima a dicembre – sono già venduti a metà prezzo rispetto ad alcune settimane fa.

La luce ha effetti anche sul morale dei cittadini e sulle loro prospettive per la guerra. Un sondaggio di marzo del National Rating Group ha stimato che il novantasette per cento degli ucraini intervistati è convinto di poter vincere la guerra, e il settantaquattro per cento prevede che l’Ucraina riuscirà a riconquistare per intero il territorio riconosciuto a livello internazionale nel 1991.

L’impegno però non può finire qui, c’è ancora molto lavoro da fare. Dallo scorso ottobre, quando è iniziato il lunghissimo bombardamento alle infrastrutture energetiche, la Russia ha colpito ben centododici obiettivi diversi con quasi trecento missili. «Gli assalti russi hanno distrutto o danneggiato oltre il quaranta per cento delle infrastrutture energetiche della nazione, e la riparazione costerà miliardi di dollari», scrive il New York Times. Riparazioni che saranno più complicate del previsto perché i territori che i russi hanno occupato anche solo per brevi periodi sono già disseminati di mine.

Inoltre l’ultimo attacco su larga scala, quello del 9 marzo, ha evidenziato una debolezza nella difesa ucraina contro i sei missili ipersonici Kinzhal lanciati dalle truppe del Cremlino: per evitare nuove emergenze in futuro, Europa e Stati Uniti dovranno assicurarsi che la resistenza ucraina sia prima di tutto in grado di evitare nuovi danni massicci alle sue infrastrutture.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 12 aprile.

Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi, Viviana Mazza e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 12 Aprile 2023

Le notizie sulla guerra di mercoledì 12 aprile.

LIVE I FATTI PRINCIPALI

05:14

Notevoli i danni causati dagli attacchi hacker russi

05:11

I ministri degli Esteri del G7 rivolgeranno avvertimenti a Russia e Cina

02:03

Sarebbero 354.000 i soldati russi e ucraini uccisi o feriti in guerra

22:54

Bloomberg: «L'arresto del reporter Gershkovich è stato approvato direttamente da Putin»

22:26

Ambasciata ucraina a Belgrado: «Nessuna informazione su armi dalla Serbia»

04:59

Dai documenti trapelati emerge pessimismo del Pentagono

I documenti riservati del dipartimento della Difesa Usa trapelati sui social media la scorsa settimana trasmettono una visione pessimistica di Washington in merito all’andamento del conflitto in Ucraina. Lo scrive l’emittente televisiva «Cnn», precisando che i documenti sarebbero parte dei rapporti di intelligence quotidiani preparati per i vertici del Pentagono, incluso il capo dello stato maggiore congiunto, generale Mark Milley. I rapporti mettono in guardia in merito allo stato delle forze armate ucraine a più di un anno dall’invasione russa. A preoccupare il Pentagono è anzitutto il progressivo deterioramento delle difese aeree ucraine a medio raggio, che potrebbero esaurire i missili ed essere «completamente ridimensionate entro maggio», consegnando così alla Russia la superiorità aerea su ampie porzioni del Paese. Più in generale, dai documenti emerge l’opinione di Washington che il conflitto sia avviato verso uno stallo, e che l’Ucraina non disponga delle forze e dei mezzi necessari a liberare vaste porzioni del territorio occupato dalla Russia, obiettivo dichiarato di Kiev in vista dell’attesa offensiva primaverile.

 06:34

Colloquio telefonico Blinken-Kuleba sulla controffensiva di primavera

Il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Lo riferisce il dipartimento di Stato Usa, spiegando che i due hanno discusso dei preparativi in corso per la controffensiva di primavera dell’Ucraina, comprese le promesse di assistenza alla sicurezza da parte di alleati e partner. Il segretario Blinken, riferisce ancora il dipartimento di Stato, ha sottolineato come il successo dell’Ucraina sia vitale per la pace e la sicurezza in Europa e ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti a rimanere al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario.

06:43

Le forze speciali Nato sul terreno in Ucraina

(Viviana Mazza) Il Regno Unito è uno dei Paesi che hanno inviato forze speciali attive all’interno dell’Ucraina, secondo uno dei documenti classificati del Pentagono diffusi online visionato dalla Bbc.

È la conferma di qualcosa che in passato è stato suggerito più volte ed era considerato probabile, ma la loro presenza indicata nero su bianco verrà probabilmente utilizzata da Mosca per rivendicare – come ha fatto negli ultimi mesi – di non trovarsi a combattere non solo contro l’Ucraina ma anche contro la Nato.

Il documento, che riporta la data del 23 marzo, indica che il Regno Unito avrebbe il più ampio contingente di forze speciali in Ucraina (50), seguito dalla Lettonia (17), dalla Francia (15), dagli Stati Uniti (14) e dall’Olanda (1).

Non viene specificato dove sarebbero collocate queste unità, né quali siano le operazioni in cui sono coinvolte. Senza riferirsi a particolari documenti, il ministero della Difesa britannico con un tweet ha invitato martedì alla cautela, dichiarando che le informazioni contenute nei leak sarebbero «seriamente inaccurate», anche se il Pentagono ha confermato l’autenticità dei file.

07:30

Emirati Arabi, Egitto, Corea del Sud, Israele: chi sono gli «amici» spiati dagli Stati Uniti

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Gli americani spiano i loro amici: non è una sorpresa, ma lo diventa quando emerge — e crea — sfiducia reciproca.

EMIRATI ARABI — Gli sceicchi, stando alle carte riservate uscite sul web, hanno deciso di collaborare con i servizi segreti russi contro le intelligence di Washington e Londra. Comune interesse tra pragmatici. Dubai è la nuova casa di tanti oligarchi, le monarchie sono state accusate di aver assistito i russi nel superare l’embargo, c’è azione comune in Libia dove appoggiano il generale Haftar, leader della Cirenaica, protetto dai mercenari della Wagner. Mohammed bin Zayed, uomo forte del Golfo, agisce come l’altro Mohammed, il saudita bin Salman: guarda al sodo, è partner dell’Occidente ma questo non preclude contatti reali con Cina e Russia. All’epoca di Trump gli emiratini hanno favorito canali riservati con i «moscoviti», compreso un misterioso incontro alle Seychelles.

07:47

Gli Usa pessimisti su una possibile rapida fine della guerra

I documenti del Pentagono altamente riservati, trapelati e pubblicati sui social media, offrono una visione pessimistica degli Stati Uniti sull’andamento della guerra in Ucraina. I documenti, spiega la Cnn, evidenziano difetti negli armamenti e nelle difese aeree dell’Ucraina e prevedono uno stallo della guerra per i mesi a venire. In particolare, i documenti, che sembrano risalire a febbraio e marzo, descrivono in dettaglio molte delle carenze militari percepite dell’Ucraina mentre Kiev si prepara per una controffensiva di primavera contro la Russia. Diversi documenti classificati avvertono che le difese aeree a medio raggio dell’Ucraina, adibite alla protezione delle truppe in prima linea, saranno “completamente ridotte entro il 23 maggio”, suggerendo che la Russia potrebbe presto avere la superiorità aerea e l’Ucraina potrebbe perdere la capacità di accumulare forze di terra in una controffensiva. I documenti sottolineano inoltre problemi persistenti con l’offensiva militare russa, prevedendo che il risultato sarà uno stallo tra le due parti per il prossimo futuro.

08:31

Il ministro Shoigu visita gli impianti produzione bellica a Tula

Il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, ha ispezionato l’adempimento degli ordini per l’industria bellica statale presso le imprese della regione di Tula. Lo ha riferito il ministero della Difesa russo, ripreso dall’agenzia «Tass». Nello specifico, Shoigu ha visitato anche l’impianto Splav, specializzato nella produzione di lanciarazzi multipli. Al ministro sono stati mostrate inoltre le linee automatizzate per l’assemblaggio di missili anticarro guidati e proiettili di artiglieria. I direttori delle imprese hanno riferito dei programmi in corso di attuazione sull’espansione delle capacita’ produttive al fine di soddisfare la domanda delle forze armate russe di armi moderne attraverso l’intero spettro di prodotti.

 09:09

Mosca: «Gli Usa non ha rilasciato i visti alla delegazione russa per Consiglio sicurezza Onu»

La delegazione russa guidata dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov non ha ancora ricevuto i visti dagli Stati Uniti per partecipare alla riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Lo ha affermato il viceministro degli Esteri russo, Sergej Rjabkov, parlando ad una conferenza stampa. «Per ora nessun visto e’ stato rilasciato», ha detto Rjabkov, rispondendo ad una domanda in merito.

09:13

Kiev: «179.320 militari russi uccisi dall’inizio della guerra»

La Russia ha perso nell’ultimo giorno 500 uomini, facendo salire a 179.320 le perdite fra le sue fila dal giorno dell’attacco di Mosca all’Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Lo rende noto il bollettino quotidiano dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, appena diffuso su Facebook, che riporta cifre che non è possibile verificare in modo indipendente. Secondo il resoconto dei militari ucraini, a oggi le perdite russe sarebbero di circa 179.320 uomini, 3.644 carri armati, 7.038 mezzi corazzati, 2.765 sistemi d’artiglieria, 535 lanciarazzi multipli, 282 sistemi di difesa antiaerea. Stando al bollettino, che specifica che i dati sono in aggiornamento a causa degli intensi combattimenti, le forze russe avrebbero perso anche 307 aerei, 293 elicotteri, 7.038 autoveicoli, 18 unità navali e 2.332 droni.

09:18

Mosca: «Effettuato test lancio di missile balistico intercontinentale da Astrakhan»

Le forze della Russia hanno effettuato ieri con successo un test lancio di un missile balistico intercontinentale (Icbm) dal poligono di Kapustin Yar, nella regione russa di Astrakhan. Lo ha reso noto l’ufficio stampa del ministero della Difesa di Mosca. «Il lancio ha confermato la correttezza delle soluzioni progettuali e ingegneristiche utilizzate nello sviluppo di nuovi sistemi missilistici strategici», ha sottolineato il dicastero. Il ministero della Difesa ha inoltre osservato che il missile ha colpito con precisione un bersaglio simulato al poligono di Sary-Shagan in Kazakhstan.

09:22

007 Gb: la Russia ha costruito 3 linee di difesa a Zaporizhzhia

L'intelligence britannica afferma che le forze russe hanno costruito tre linee di difesa lungo un tratto di 120 chilometri a Zaporizhzhia ma saranno di scarsa utilità senza truppe sufficienti e supporto di artiglieria. L'intelligence Gb nel suo bollettino odierno afferma che nelle ultime settimane le forze russe hanno continuato a sviluppare ampie linee di difesa nella regione di Zaporozhzhia, che è molto probabilmente l'area di responsabilità del Gruppo meridionale delle forze della Federazione Russa. «Molto probabilmente la Russia ha fatto molti sforzi per costruire queste difese, poiché è convinta che l'Ucraina stia prendendo in considerazione un attacco a Melitopol», sostiene l'intelligence britannica.

09:42

Mosca: «Non escludiamo che i documenti segreti siano falsi»

ll viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov non ha escluso che i documenti riservati statunitensi trapelati possano essere falsi e deliberatamente diffusi per fuorviare la Russia. «Non abbiamo una posizione, forse è interessante per qualcuno guardare questi documenti ma se si trattasse di un falso, forse è una provocazione deliberata», ha detto mercoledì ai giornalisti rispondendo a una domanda della Tass sulla posizione di Mosca sulla fuga di notizie di documenti riservati del Pentagono.

10:02

Per carte segrete del Pentagono «la Serbia invia armi all'Ucraina»

La Serbia, l'unico Paese d'Europa che ha rifiutato di imporre sanzioni contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina, si sarebbe invece detta d'accordo a inviare armi a Kiev e le starebbe già inviando: è quanto rivelano alcuni dei documenti top secret del Pentagono trapelati in questi giorni, secondo quanto scrive l'agenzia Reuters sul suo sito. Il documento, scrive Reuters - che è anche citata dall'Ukrainska Pravda -, è una lista della risposta Paese per Paese, che include 38 Paesi europei, alla richiesta di «armi letali» e di addestramento da parte dell'Ucraina.

10:10

Papa: «Non regolare i rapporti con la forza delle armi»

Il Papa ha ricordato che ieri ricorreva il sessantesimo anniversario della enciclica di san Giovanni XXIII Pacem in terris, scritta in piena guerra fredda. «Il Papa aprì davanti a tutti l'orizzonte ampio in cui poter parlare di pace», ha detto Francesco. «Quell'enciclica fu una vera e benedizione, come uno squarcio di sereno in mezzo a nubi oscure. Il suo messaggio è attualissimo», come il passaggio in cui Roncalli chiedeva di regolare i rapporti «non facendo ricorso alla forza delle armi ma nella luce della ragione». «Prego perché i capi delle nazioni se ne lascino ispirare nei progetti e nelle decisioni», ha detto Bergoglio.

 10:37

Nuove sanzioni della Gran Bretagna, nel mirino altre 11 realtà russe

La Gran Bretagna ha inserito altri 11 soggetti russi nella lista delle realtà sottoposte a sanzioni. Lo si legge sul sito del governo britannico.

 10:50

Zelensky: «I leader reagiscano a video soldati Kiev decapitati»

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, fa appello ai leader internazionali dopo il video diffuso sui social dove si vedono soldati russi che decapitano due militari ucraini. «C’è qualcosa che nessuno al mondo può ignorare: con quanta facilità queste bestie uccidono. Questo è un video della Russia così com’è. Questo non è un incidente. Questo non è un episodio. È successo migliaia di volte. Tutti devono reagire. La sconfitta del terrore è necessaria», sostiene sui social Zelensky. Un video in circolazione sembra mostrare i cadaveri decapitati di due soldati ucraini che giacciono a terra accanto a un veicolo militare distrutto. Una voce dice: «Li hanno uccisi. Qualcuno si è avvicinato a loro. Sono andati da loro e hanno tagliato loro la testa».

11:49

Kuleba: «La Russia decapita i prigionieri come l’Isis»

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba paragona la Russia allo Stato islamico dopo il video della decapitazione di soldati ucraini prigionieri. «Sta circolando online un orribile video delle truppe russe che decapitano un prigioniero di guerra ucraino. È assurdo che la Russia, che è peggio dello Stato islamico, presieda il Consiglio di sicurezza dell’Onu», ha denunciato, riferendosi alla presidenza di turno assunta da Mosca questo mese. «I terroristi russi devono essere espulsi dall’Ucraina e dalle Nazioni Unite ed essere ritenuti responsabili dei loro crimini», ha aggiunto Kuleba.

12:04

File segreti, la morte di Putin, quella di Zelensky e i 4 scenari peggiori della guerra

di Marta Serafini

Tra i documenti segreti dell’intelligence statunitensi diffusi in rete dopo la fuga di notizie e ottenuti dal New York Times, ce n’è uno che delinea 4 scenari — definiti jolly — che potrebbero influenzare l’andamento del conflitto in Ucraina.

Il documento afferma che la guerra probabilmente si protrarrà. Ma descrive come ogni scenario «jolly» o scenario peggiore potrebbe potenzialmente tradursi in un’escalation in Ucraina, o non avere alcun impatto sostanziale sull’andamento della guerra. Il documento di scenario è un prodotto abbastanza tipico creato dalle agenzie di intelligence. È progettato per aiutare ufficiali militari, politici o legislatori a pensare ai possibili esiti di grandi eventi e a valutare le loro opzioni.

12:16

Cremlino: «Video terribile ma dobbiamo verificarne autenticità»

«Prima di tutto, nel mondo di falsi in cui viviamo, dobbiamo verificare l’autenticità di queste terribili immagini. Non c’è dubbio che si tratti di filmati terribili». Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando i due video che circolano sui social e che sembrano mostrare la decapitazione di alcuni soldati ucraini. Lo riporta l’agenzia russa Tass.

12:21

Cremlino: «Sapevamo già del coinvolgimento Nato nel conflitto in Ucraina»

Anche prima della fuga di documenti classificati del Pentagono la Russia era consapevole del coinvolgimento dei Paesi della Nato nel conflitto con l’Ucraina. Lo ha affermato nel corso di una conferenza stampa il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. Stando ai documenti trapelati, secondo il quotidiano «The Guardian», sul territorio dell’Ucraina sarebbero presenti dei militari delle forze speciali degli Stati membri della Nato, la maggior parte britannici. «Come tutti, non sappiamo quanto possano essere affidabili questi documenti, ma anche se non li consideriamo, possiamo dire che già molto prima della fuga dei dati abbiamo avuto e abbiamo tuttora informazioni su molti istruttori e militari dei Paesi della Nato, incluso il Regno Unito, che prendono parte alle ostilità», ha detto Peskov.

12:25

Onu: «Orrore per il video della decapitazione del soldato»

L’Onu «inorridisce» per il video della decapitazione di un prigioniero ucraino da parte di soldati russi che circola in rete.

12:27

L’avvocato di Navalny: «C’è il sospetto che in carcere lo stiano avvelenando»

Nella notte tra venerdì e sabato un’ambulanza è stata chiamata nella cella dell’oppositore russo Alexey Navalny «a causa di un nuovo aggravamento del disturbo allo stomaco». Lo fa sapere il suo avvocato Vadim Kobzev via Twitter. «Considerando la palese e stranissima situazione di salute di Navalny, con crisi epilettiche che non si erano mai manifestate prima, non possiamo escludere che sia stato semplicemente avvelenato in modo che la sua salute non si deteriorasse drasticamente, ma in modo graduale e costante», si legge nel tweet, «secondo la sua cartella clinica, in quei 15 giorni aveva perso 8 chili di peso. I pacchi con le medicine inviategli dalla madre non vengono ritirati dalla colonia e le vengono restituiti». «Chiederemo studi tossicologici e radiologici», ha assicurato Kobzev.

12:44

Ue: «L’uccisione prigionieri conferma disumanità aggressione Russia»

«Al momento non abbiamo informazioni aggiuntive sulla veracità del video che mostrerebbe la decapitazione di un soldato ucraino da parte di soldati russi». Lo ha detto un portavoce della Commissione Europea. «Dovesse essere confermato, sarebbe un’altra prova della natura disumana dell’aggressione russa in Ucraina: sarebbe una grave violazione della convenzione di Ginevra, secondo la quale si deve garantire il trattamento in condizioni dignitose dei prigionieri di guerra», ha notato. «L’Ue coglie l’occasione per ribadire il suo impegno a portare davanti alla giustizia chi si è macchiato di crimini».

12:57

Stato maggiore ucraino: «Respinti 72 attacchi in 24 ore»

Nonostante le numerose perdite di soldati e di equipaggiamento, l’esercito russo non rinuncia a condurre una guerra di aggressione e continua ad avanzare in quattro direzioni. Lo afferma lo stato maggiore delle forze armate ucraine, precisando che «il nemico continua a concentrare i suoi sforzi principali sulla conduzione di azioni offensive nelle direzioni Lyman, Bakhmut, Avdiiv e Marin. Il giorno scorso, i nostri difensori hanno respinto 72 attacchi nemici nelle direzioni indicate», hanno detto i militari. Nelle ultime 24 ore, il nemico ha lanciato 1 missile e 21 attacchi aerei, 33 razzi contro le posizioni delle nostre truppe e le infrastrutture civili. «La Federazione Russa continua a ignorare le leggi e le consuetudini della guerra, quindi la probabilità di lanciare attacchi missilistici e aerei continuerà ad essere alta in tutto il territorio dell’Ucraina», ha aggiunto lo Stato Maggiore.

12:59

Kiev si appella alla Corte penale internazionale per il video del prigioniero decapitato

Il ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina invita l’ufficio del procuratore della Corte penale internazionale a prestare immediatamente attenzione all’esecuzione del prigioniero ucraino decapitato dall’esercito russo nell’ambito delle indagini sui crimini di guerra e contro l’umanità. Lo riporta Ukrinform. «L’esercito della Federazione Russa continua a commettere terribili crimini di guerra in Ucraina. L’11 aprile un video mostra soldati russi che giustiziano un prigioniero ucraino. In posa per la telecamera, i carnefici russi prendono la vita di una persona con particolare cinismo», sottolinea il ministero.

13:11

Londra sanziona i prestanome di Abramovich e Usmanov

Il governo britannico di Rishi Sunak ha annunciato oggi l’allargamento delle sanzioni anti-Mosca legate alla guerra in Ucraina anche a presunti «prestanome finanziari» degli oligarchi Roman Abramovich e Aliser Usmanov. Lo si legge in una nota diffusa dal Foreign Office, il ministero degli Esteri di Londra. I due uomini d’affari, fra i più ricchi di tutta la Russia, erano già personalmente sanzionati da tempo dal Regno Unito, dove entrambi hanno avuto negli ultimi anni vasti interessi d’affari, incluso nel mondo del calcio, e hanno vissuto in passato in lussuose proprietà.

13:14

Serbia: «Non vendiamo armi a Kiev o alla Russia»

«Non abbiamo venduto, né venderemo» armi alla Russia o all’Ucraina. Il ministro serbo della Difesa, Milos Vucevic, ha così smentito oggi le notizia che Belgrado si sia impegnata a fornire o abbia già fornito armi letali all’Ucraina. La notizia appariva in alcuni dei documenti compresi nella fuga di notizie del Pentagono, secondo quanto aveva riportato l’agenzia Reuters. La Serbia, ha assicurato Vucevic, non ha neanche inviato armi a paesi vicini al conflitto. «Qualcuno ha chiaramente l’obiettivo di destabilizzare il nostro paese, coinvolgerlo in un conflitto in cui non vogliamo partecipare», ha aggiunto in dichiarazioni riportate dall’agenzia stampa Tanjug. La Serbia non ha aderito alle sanzioni europee contro la Russia, malgrado sia un paese candidato ad entrare nell’Ue.

13:23

Dalla morte di Zelensky, all’attacco a Mosca: gli scenari improbabili ma possibili nei file segreti degli Usa

Associated Press ha visionato un’analisi statunitense di ciò che potrebbe accadere nella guerra Russia-Ucraina in alcuni scenari «jolly», tra cui la morte del presidente russo Putin o del presidente ucraino Zelensky.

L’analisi è contrassegnata come segreta, un livello di classificazione inferiore a quello top-secret. Se Putin, ad esempio, licenziasse i suoi principali consiglieri militari e la guerra si intensificasse, il documento ipotizza che potrebbe autorizzare l’uso di armi nucleari tattiche. Scenario plausibile anche se «le élite mettono in discussione il processo decisionale di Putin e le forze russe non sono in grado di superare le carenze di uomini e di equipaggiamento». La morte di Zelensky, nel peggiore dei casi, potrebbe indurre l’Europa a limitare le spedizioni di armi, si legge nel documento. Ma un «leader ucraino di alto profilo» potrebbe anche mantenere il sostegno interno ed estero.

«Uno dei quattro scenari ipotetici mostra cosa potrebbe accadere se l’Ucraina colpisse il Cremlino», continua il documento, «questo evento potrebbe intensificarsi quando Putin, in risposta alla protesta pubblica, avvierà una mobilitazione militare su vasta scala». «Il pericolo di un simile attacco dall’Ucraina è uno dei motivi per cui gli Stati Uniti sono riluttanti a fornire a Kiev missili a lungo raggio», affermano le carte segrete.

13:27

Prigozhin smentisce il coinvolgimento della Wagner nell’esecuzione del militare ucraino

La Wagner non ha nulla a che fare con il video della presunta esecuzione di un militare ucraino da parte di alcuni soldati russi, condiviso ieri sera su Twitter e Telegram. Ad affermarlo è stato il fondatore del gruppo Wagner, Evgenij Prigozhin, commentando le voci secondo cui il video sarebbe stato ripreso vicino a Bakhmut, nella regione di Donetsk, dai mercenari del gruppo. «Ho visto il video. Non è bene quando le persone vengono decapitate, ma non ho trovato alcuna prova del fatto che l’esecuzione si è svolta nei pressi di Bakhmut e che i militari Wagner vi hanno partecipato», ha detto Prigozhin in un messaggio pubblicato sul suo canale Telegram.

13:48

Il padre di Masha estradato in Russia dalla Bielorussia

Il padre di Masha, la 12enne russa allontanata dalla sua custodia dopo che a scuola aveva fatto un disegno contro la guerra in Ucraina, e affidata alla madre dopo alcune settimane trascorse in una struttura per la riabilitazione, è stato trasferito in Russia dalla Bielorussia, dove era stato arrestato, dopo la sua fuga dagli arresti domiciliari in anticipo sulla sua condanna a due anni di carcere per ripetuto vilipendio delle forze militari, ha reso noto l’organizzazione Ovd-Info. L’avvocato di Aleksei Moskalev ha scoperto il trasferimento dopo essersi recato in Bielorussia a incontrarlo in carcere. Il caso giudiziario contro Moskalev, attribuito ad alcuni post sui social, è stato avviato dopo che la figlia aveva fatto il disegno nell’aprile dello scorso anno.

 14:00

Annunciati nuovi pacchetti militari per l’Ucraina in arrivo dal Canada

Il Canada intende inviare un nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina: 21 mila fucili d’assalto, 38 mitragliatrici e oltre 2,4 milioni di cartucce. Lo ha annunciato il premier ucraino, Denys Shmyhal, riassumendo in un messaggio su Telegram i risultati della sua visita in Canada di ieri.

14:02

Il Parlamento russo ha approvato il reclutamento dei militari attraverso convocazioni elettroniche

Il Consiglio federale russo ha approvato un disegno di legge che consentirà alle autorità di emettere convocazioni elettroniche per arruolati e riservisti nel contesto dei combattimenti in Ucraina. Il voto di oggi giunge dopo il via libera di ieri da parte della Camera bassa russa, la Duma di Stato, ed era l’ultimo passo necessario prima che il disegno di legge venga trasmesso al presidente Vladimir Putin, che dovrebbe ora firmare la misura rendendola legge.

Questa legge ha alimentato il timore che il governo avvii una nuova ondata di mobilitazione dopo quella ordinata da Putin in autunno, anche se le autorità hanno dichiarato che non è prevista una nuova mobilitazione. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha sottolineato che la proposta di legge è necessaria per snellire l’obsoleto sistema di richiamo alla luce delle falle emerse dalla mobilitazione parziale dello scorso autunno. Putin aveva annunciato il richiamo di 300mila riservisti a settembre, dopo la controffensiva ucraina che aveva spinto le forze russe fuori da ampie aree nell’est del Paese. L’ordine di mobilitazione ha provocato un esodo di uomini russi stimato in centinaia di migliaia.

14:19

I russi preparano il piano di evacuazione dalla centrale di Zaporizhzhia

I russi che occupano la città di Enerhodar stanno preparando un piano di evacuazione per i dipendenti della Rosatom che lavorano alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Lo afferma il Centro di Resistenza Nazionale, un organismo nell’ambito delle forze armate ucraine. Secondo quanto riferito, i collaborazionisti e i dipendenti dell’agenzia russa per l’energia atomica Rosatom sono stati avvertiti che presto potrebbe iniziare un’evacuazione forzata. Per questo devono fornire una lista con i nomi dei loro famigliari e prepararsi a partire se necessario.

14:22

I mercenari della Wagner conquistano tre quartieri di Bakhmut

I militari della Wagner hanno conquistato nell’ultimo giorno tre quartieri a Bakhmut, nella regione di Donetsk. Lo ha riferito il ministero della Difesa di Mosca in un rapporto giornaliero. Si precisa anche che in questa zona l’Ucraina ha perso oltre 245 militari, un carro armato, due veicoli corazzati da combattimento, un obice Msta-B e due obici D-20, nonché tre lanciarazzi multipli Grad. Inoltre, secondo Mosca, il gruppo meridionale delle truppe russe ha attaccato le unita’ di riserva nemiche che cercavano di farsi strada a Bakhmut da Chasiv Yar e Bogdanivka.

14:40

Mosca: «Per noi l’accordo sul grano non funziona, non siamo ottimisti su un’estensione»

La Russia denuncia pessimismo sulla possibilità di estendere l’accordo sul grano perché l’intesa, precisa il Cremlino, per Mosca continua a non funzionare. «L’accordo è stato esteso 60 giorni ma non completamente, solo per il fatto che la metà di questo accordo non ha funzionato e non sta funzionando ora. Sappiamo che l’Onu sta facendo uno sforzo, ma non possono fare molto, e la seconda parte dell’accordo continua a non funzionare e quanto prescrive non è rispettato», ha detto il portavoce Dmitry Peskov, riferendosi al sollevamento delle sanzioni per consentire alla Russia di esportare fertilizzanti e altri prodotti agricoli. «Nessun accordo può basarsi solo su un piede, devono essercene due», ha precisato. L’accordo raggiunto lo scorso luglio è stato esteso lo scorso 18 marzo per 60 giorni.

14:43

Il Cremlino: «Da Kiev nessuna proposta di tregua per la Pasqua ortodossa»

«Nessuna proposta ufficiale è arrivata da Kiev per una tregua pasquale», ha detto Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. La diplomatica ha affermato che «è improbabile che ciò accada visto l’atteggiamento bellicoso mostrato dal regime di Kiev per continuare l’ostilità». Lo riporta Ria Novosti. La Pasqua ortodossa 2023 cade quest’anno il 16 aprile. Come per la Pasqua cristiana, la festività celebra la resurrezione di Cristo ma non segue il calendario gregoriano ma quello giuliano usato dai cristiani ortodossi: ecco perché le date delle celebrazioni non coincidono quasi mai.

14:45

Kiev: «Nei documenti segreti Usa trapelati un mix di verità e bugie»

I documenti segreti del Pentagono trapelati sui social sarebbero «un mix di informazioni vere e falsità, e le informazioni corrette non sono più rilevanti». Lo ha detto il ministro della Difesa di Kiev, Oleksii Reznikov, ripreso da Reuters.

Reznikov ha poi aggiunto che la pubblicazione delle carte sarebbe un’operazione psicologica che favorisce la Russia e i suoi alleati: «L’obiettivo è abbassare il livello di fiducia tra gli alleati verso gli Stati Uniti».

14:49

Kiev: «Basta condividere il video della decapitazione, stiamo analizzando le immagini»

Le autorità di Kiev esortano il pubblico a non condividere più i video di decapitazioni di soldati ucraini, assicurando che gli inquirenti sono già al lavoro per identificare le vittime e i responsabili. «Vi esortiamo a non condividere più questi video, così come altre immagini simili. Ora che tutti li hanno visti, tocca alla Corte Penale internazionale visionarli», ha scritto su Telegram la vice ministra della Difesa Hanna Maliar, dopo lo choc causato da due video circolati sui social, uno dei quali mostra la presunta decapitazione di un soldato e l’altro i corpi di due soldati a cui è stata tagliata la testa.

«Fin dal primo momento in cui è apparso il video di un’esecuzione di un soldato ucraino da parte di russi disumani, tutti i servizi ucraini competenti lo hanno studiato attentamente immagine per immagine per identificare i criminali di guerra», ha sottolineato Maliar. La vice ministra ha anche esortato il pubblico a non cercare di scoprire chi sia la vittima, assicurando che le autorità «fanno il possibile per identificare il deceduto».

14:58

L’Ucraina smentisce la presenza di truppe Nato sul campo

L’informazione secondo cui ci sarebbero unità speciali di paesi della Nato in Ucraina, circolata dopo una filtrazione di documenti top secret attribuiti al Pentagono «è assolutamente falsa»: lo ha detto in conferenza stampa a Madrid il ministri della Difesa ucraino Oleksyi Reznikov in un incontro bilaterale con la sua omologa spagnola Margarita Robles. «L’unica eccezione sono gli addetti militari delle ambasciate», ha precisato Reznikov. Anche la ministra spagnola ha smentito la presenza di forze di paesi Nato in Ucraina.

15:19

I video dei soldati ucraini decapitati: ecco che cosa mostrano

Secondo la Cnn le decapitazioni si sono verificate in due momenti diversi: una potrebbe essere avvenuta di recente, mentre l’altra, a giudicare dalla quantità di foglie presenti sul terreno, pare sia stata filmata in estate, forse a inizio autunno.

 15:27

Michel: «Mortificato dal video della decapitazione del prigioniero ucraino»

Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel si dice «mortificato dall’atroce video che mostra l’uccisione di un prigioniero di guerra ucraino da parte di un soldato russo». «La responsabilità e la giustizia devono prevalere sul terrore e sull’impunità - afferma su twitter -. L’Ue farà tutto il possibile per garantirlo» e «continuerà a stare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario».

15:40

Il Cremlino vieta l’ingresso in Russia a 333 cittadini canadesi

Il ministero degli Esteri di Mosca ha annunciato di aver sanzionato 333 cittadini canadesi vietando loro l’ingresso in Russia. Stando a quanto riferisce il dicastero sul suo sito internet ufficiale, le persone sanzionate sono politici, attivisti e atleti canadesi. Mosca sostiene che il provvedimento sia una risposta alle sanzioni del Canada contro il governo russo per la guerra in Ucraina.

15:43

Bombardate abitazioni civili a Nikopol, 4 feriti

Le truppe russe hanno bombardato l’area residenziale di Nikopol, nell’oblast di Dnipropetrovsk, ferendo quattro civili. Lo ha reso noto il governatore regionale Serhii Lysak, aggiungendo che i soccorritori hanno estratto da sotto le macerie un uomo e una donna, entrambi di 72 anni, successivamente ricoverati in ospedale.

Secondo quanto riferito, altri due civili feriti, un uomo di 87 anni e una donna di 74 anni, riceveranno cure mediche a casa. Il bombardamento ha danneggiato 13 case, due fabbricati agricoli e un’auto, ha aggiunto il governatore.

16:01

«948 civili ucraini tenuti in prigione dai russi»

Secondo l’organizzazione per i diritti umani di Kiev «Civili in prigione», i russi terrebbero prigionieri mille civili ucraini nei territori occupati dall’esercito del Cremlino o nella Federazione. Lo riferiscono i media del Paese. «Secondo il Ministero della Reintegrazione ucraino, alla fine di febbraio erano detenuti 950 civili. La nostra lista contiene all’incirca lo stesso numero di persone. Non possiamo dire fino a che punto le liste coincidano, poiché le informazioni statali non sono accessibili», ha dichiarato l’attivista per i diritti umani Tetiana Katrichenko.

L’organizzazione precisa che sono stati identificati 948 civili catturati e tenuti prigionieri dai russi nei territori occupati o nella Federazione Russa. In totale, secondo gli attivisti per i diritti umani, sono già stati identificati circa 100 luoghi in cui sono detenuti illegalmente ucraini che nulla hanno a che fare con l’esercito. Nelle scorse settimane, il commissario parlamentare ucraino per i diritti umani Dmytro Lubinets ha dichiarato che 2.105 soldati ucraini sono già stati liberati dalla prigionia russa. E ha spiegato che il numero di militari ancora detenuti non può essere menzionato.

16:22

La Cina accusa gli Stati Uniti: «Coinvolti nella guerra in Ucraina secondo le carte segrete trapelate»

La Cina accusa gli Stati Uniti di essere «profondamente coinvolti» nella guerra in Ucraina e di spiare gli alleati, sulla base dei documenti classificati del Pentagono finiti online. «Questi documenti mostrano chiaramente che gli Stati Uniti sono profondamente coinvolti nella crisi ucraina e hanno a lungo utilizzato i loro vantaggi tecnologici per condurre comportamenti indiscriminati, furto e sorveglianza di tutti i Paesi del mondo, compresi i loro alleati», ha attaccato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin.

Washington, ha aggiunto nel briefing quotidiano, deve spiegazioni alla comunità internazionale quando i «valori democratici» rivendicati «non sono altro che una copertura e uno strumento utilizzato dagli Usa per cercare il proprio interesse».

 16:28

L’Ucraina smentisce la Wagner: «I russi non controllano l’80% di Bakhmut»

L’esercito ucraino ha bollato come false le notizie diffuse dai militari del gruppo Wagner, che avevano affermato di controllare l’80% di Bakhmut. Lo riporta Reuters. Il portavoce del comando militare orientale ucraino, Serhiy Cherevatyi, ha affermato che le truppe di Kiev controllano «molto più del 20%» della città.

16:35

Estonia: «Gli 007 russi cercano di reclutare i profughi ucraini in fuga»

L’Estonia accusa i servizi d’intelligence russi dell’Fsb di cercare di reclutare i profughi ucraini in fuga dalla guerra. Secondo indagini effettuate dalle autorità di Tallinn, l’intelligence russa ha cercato «sistematicamente» di ingaggiare i profughi con minacce e tentativi di corruzione quando hanno attraversato il confine fra Russia ed Estonia. Lo rende noto il quotidiano Postimees. Dall’invasione russa del febbraio 2022, sono 45mila i profughi ucraini accolti in Estonia.

16:46

La Finlandia non fornirà aerei da combattimento a Kiev

La Finlandia non fornirà all’Ucraina aerei di combattimento. Lo ha confermato oggi il ministro della Difesa Antti Kaikkonen, che ha spiegato che Helsinki non consentirà all’esercito ucraino di utilizzare i suoi modelli Hornet, richiesti da Kiev nelle ultime settimane. I caccia Hornet continueranno infatti ad essere utilizzati dall’esercito finlandese per i prossimi due anni, fin quando non terminerà «il loro ciclo di vita», come riferito da Kaikkonen alla radiotelevisione finlandese Yle.

Il responsabile della difesa ha sottolineato che l’attuale invio di aerei da combattimento in Ucraina «non è rilevante» per Helsinki. Dopo aver convinto i partner occidentali a fornire carri armati, l’Ucraina ha posto ora i caccia al centro delle sue richieste, al fine di garantire la difesa aerea del paese. Tuttavia, la maggior parte degli alleati di Kiev si è rifiutata, per il momento, di fornire aerei da combattimento.

16:52

Kiev: «Sicuri ci sarà una coalizione per inviarci caccia»

Il governo ucraino si dice «sicuro» che «ci sarà un giorno» in cui «nascerà una coalizione» di paesi suoi alleati disposti a inviare caccia: è quanto sostenuto dal ministro della Difesa di Kiev, Oleksiy Reznikov, dopo un incontro con la sua omologa spagnola Margarita Robles a Madrid. «È una questione di tempo, denaro e decisioni politiche», ha aggiunto Reznikov, spiegando poi che la «priorità numero uno» per Kiev resta «la difesa antiaerea», e quindi «tutto ciò che può includere la difesa antiaerea», quindi anche caccia, per «sconfiggere il dominio aereo russo» in Ucraina.

La seconda priorità, ha poi detto il ministro della Difesa ucraino, è la ricezione di artiglieria di «calibro 150» e «calibro 105» e munizioni corrispondenti. Nelle ultime settimane, Robles ha affermato a più riprese che la Spagna non è in possesso dei caccia F-16 richiesti da Kiev. Al suo fianco, Reznikov ha spiegato che il governo ucraino è «interessato» anche ad altri «caccia di quarta generazione». Tra questi ci sono gli Eurofighter di cui è in possesso anche Madrid. «La Spagna ha quello che ha e darà sempre nei limiti delle proprie possibilità, ciò che non ha non lo può dare», si è limitata a dire oggi la ministra della Difesa spagnola. Nell’incontro con la collega, Reznikov oggi ha chiesto anche materiale militare navale.

17:09

La Spagna invierà 6 carri armati Leopard a Kiev entro la fine di aprile

La ministra della Difesa spagnola, Margarita Robles, ha annunciato oggi che i sei Leopard 2A4 promessi dalla Spagna lasceranno il Paese «nei prossimi giorni» per essere inviati in Ucraina via mare, dove arriveranno entro la fine di aprile.

Robles lo ha affermato in una conferenza stampa con il suo omologo ucraino, Oleksii Reznikov, oggi in visita per la prima volta a Madrid dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio dello scorso anno. Reznikov ha lodato il ruolo svolto da Robles nell’invio dei Leopard e nell’ottenimento dell’autorizzazione da parte della Germania, produttore dei carri armati.

17:16

Corea del Sud: «Usa coopereranno sulla fuga di documenti segreti»

Gli Stati Uniti hanno espresso l’intenzione di cooperare con la Corea del Sud sulla vicenda della fuga di documenti riservati del Pentagono secondo cui Washington ha spiato i massimi funzionari della sicurezza di Seoul. Il ministro degli Esteri Park Jin, in un’audizione dinanzi alla Commissione Esteri del parlamento sudcoreano, ha riferito che gli Usa «hanno preso la questione molto seriamente esprimendo la loro volontà di cooperare con il nostro governo attraverso una stretta comunicazione».

L’autenticità dei documenti ha guadagnato grande attenzione dopo che il New York Times e il Washington Post li hanno segnalati rivelando che l’intelligence americana avrebbe intercettato i dibattiti interni di Seul sulla fornitura di armi agli Stati Uniti per l’uso in Ucraina.

Park, secondo la Yonhap, ha detto all’inizio della giornata che gran parte delle informazioni contenute nei documenti acquistati «sembravano essere state fabbricate», ma in seguito ha detto ai legislatori durante la sessione del comitato che «l’accertamento dei fatti è della massima importanza al momento». Alla domanda se Seul sia disposta a impegnarsi con Washington sulla questione, Park ha replicato che «non c’è argomento che non possa essere discusso» tra i due Paesi.

17:25

Il premier ucraino Shmyhal al Pentagono per incontrare Austin

Il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, è arrivato al Pentagono, dove è stato accolto dal segretario alla difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin. Shmyhal è a capo di una più ampia delegazione ucraina a Washington, che comprende il ministro delle finanze, Serhiy Marchenko, e il governatore della banca centrale, Kyrylo Shevchenko.

17:43

Esercito ucraino: «Respinto attacco aereo a Bakhmut»

A Bakhmut, nella regione ucraina di Donetsk, l’unità di frontiera di Kiev ha respinto il tentativo dei mercenari russi del gruppo Wagner di sfondare la linea di difesa. Lo ha riferito l’esercito di Kiev, come riporta Ukrinform.

I filorussi hanno tentato di avvicinarsi utilizzando un aereo d’attacco e rifugiandosi in un edificio abbandonato. «Durante la sparatoria, parte dell’aereo d’attacco è stata eliminata e il resto degli invasori, che si nascondevano in altri edifici, è fuggito», ha fatto sapere il servizio di frontiera statale. Sarebbero 7 i soldati russi uccisi e 12 quelli feriti.

 17:51

Il capo della Wagner chiama l’intera società russa alla mobilitazione

Il fondatore della compagnia militare privata Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha chiesto in un video postato su Telegram la mobilitazione dell’intera società russa, affermando che la gente è pronta a contribuire allo sforzo bellico di Mosca in Ucraina, e ha criticato i funzionari russi che sono fuggiti dal Paese con le loro ricchezze osservando che l’intero «sistema» deve essere scosso. Lo riporta la Cnn.

«Non sono solo i mobilitati che dovrebbero essere chiamati a combattere, coloro che vanno al fronte, ma tutta la società dovrebbe essere mobilitata», ha detto Prigozhin, dopo l’approvazione della nuova legge della Federazione sulla coscrizione elettronica. «A partire dai semplici lavoratori che sono effettivamente pronti per questo processo». «Quando ci rechiamo nelle regioni, i nostri reclutatori vedono che le persone sono pronte ad essere mobilitate e capiscono che è in corso una guerra per l’esistenza stessa della Russia», ha aggiunto.

A differenza di Prigozhin, il governo russo continua a negare di essere in guerra in Ucraina, definendo il conflitto una «operazione militare speciale». Il nuovo disegno di legge presentato dal Cremlino, che dovrebbe essere firmato dal presidente Vladimir Putin, inasprirà le regole per i russi arruolati nel conflitto, impedendo loro di lasciare il Paese, come molti hanno fatto in massa durante la «mobilitazione parziale» dello scorso anno. Il leader della Wagner ha criticato i funzionari russi che sono fuggiti dal Paese con le loro ricchezze e ha detto che l’intero «sistema» deve essere scosso.

17:59

Il premier ucraino Shmyhal al Pentagono: «Ci servono i caccia F-16»

«L’America può dimostrare ancora una volta la sua leadership fornendo all’Ucraina aerei F15 o F16». Lo ha affermato il primo ministro ucraino Denys Shmyhal durante l’incontro al Pentagono con il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin. Lo riporta Ukrinform.

«Chiedo anche di riconsiderare la possibilità di dotare l’Ucraina di sistemi missilistici a più lungo raggio», ha aggiunto il premier ucraino, sottolineando che l’Ucraina deve ottenere la vittoria in questa guerra, «ma per raggiungere questo obiettivo prima e con meno perdite, l’Ucraina avrà bisogno di più sostegno militare».

 18:03

Bielorussia: «Dichiarare una tregua e aprire negoziati»

«La posizione di Minsk è inequivocabile: è necessario fermare la morte di persone, dichiarare immediatamente una tregua e avviare i negoziati, prima lo si fa e meglio è». Lo ha detto il ministro bielorusso degli Esteri, Sergei Aleinik, durante la sua visita in Ungheria, ripreso dall’agenzia Tass.

Aleinik ha sottolineato che «la Bielorussia, come l’Ungheria, è dalla parte della comunità mondiale. Dovrebbe essere dichiarata una tregua senza concedere la possibilità di muovere e raggruppare truppe da entrambe le parti, senza il diritto di trasferire armi, munizioni, manodopera e mezzi»

18:06

Kiev: «I russi vogliono reclutare ucraini dai territori occupati»

I russi stanno cercando di reclutare ucraini all’interno delle loro file dai territori temporaneamente occupati, in particolare da Zaporizhzhia. Lo ha reso noto su Telegram il sindaco in esilio di Melitopol, Ivan Fedorov. Le forze russe avrebbero organizzato una mobilitazione segreta attraverso un commissario pseudo-militare e stanno costringendo gli uomini a registrarsi. Secondo quanto sostiene Fedorov, i russi hanno anche annunciato la possibilità di arruolarli ufficialmente nell’esercito russo.

18:15

Gli Stati Uniti annunciano nuove sanzioni contro 120 persone ed entità: c'è anche l’oligarca russo Usmanov

Il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato nuove sanzioni contro 1 20 tra individui ed entità, in diverse parti del mondo e in 20 giurisdizioni diverse, che risultano impegnati in attività che facilitano l'accesso della Federazione Russa al sistema finanziario internazionale. Lo riporta il Guardian.

Tra i bersagli delle sanzioni c'è l’oligarca russo Alisher Usmanov, già soggetto a sanzioni da parte statunitense e dell’Unione europea, a seguito dell’invasione dell’Ucraina. I nuovi provvedimenti contro Usmanov, molto vicino al presidente russo Vladimir Putin, sono coordinati con analoghe sanzioni annunciate dal governo britannico e puntano a rafforzare le attuali misure punitive, per impedire l’importazione in Russia di tecnologie utili alla macchina da guerra del Cremlino. Le azioni annunciate dal tesoro Usa coinvolgono un totale di 25 individui e 29 entità collegate all’oligarca. Inoltre, il dipartimento di Stato ha annunciato nuove sanzioni contro altri 80 individui ed entita collegate a Usmanov e ad altri oligarchi russi.

18:20

Lituania: «La Russia va giudicata in tribunale»

I seggi per i rappresentanti della Russia devono essere riservati di fronte a una Tribunale Internazionale, non al Consiglio di Sicurezza dell’Onu». Lo ha scritto oggi il primo ministro della Lituania, Ingrida Šimonyte, in un messaggio sul suo account Twitter commentando la decapitazione di un soldato ucraino da parte delle milizie russe in Ucraina.

«Dobbiamo farlo, se non vogliamo che il Russkij mir (la visione imperialista della Russia di Putin, ndr) sostituisca il mondo basato sulla certezza del diritto e questo divenga la nuova norma per l’umanità», ha detto il premier lituano. Una ferma condanna dell’accaduto è arrivata anche dal ministro degli Esteri estone, Urmas Reinsalu. «E ci domandiamo ancora se vi sia bisogno di dialogo e competizione ai Giochi olimpici?», ha chiesto retoricamente Reinsalu su Twitter.

18:25

Il punto militare | Ucraina, i documenti del Pentagono confermano la presenza di forze speciali occidentali sul campo

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Le forze speciali occidentali ci sono sempre. Anche quando non ci sono o non le vedono. Svolsero un ruolo in Vietnam prima come consiglieri, quindi sul campo. E poi in Afghanistan, con un’avanguardia a cavallo e in elicottero a preparare il terreno, quindi in Iraq. Ieri si inoltravano nella giungla o nel deserto, oggi in pianure fangose.

In uno dei documenti — non più segreti — del Pentagono sono apparsi numeri sui membri delle cosiddette Sof in Ucraina. Secondo il file, risalente al 23 marzo, sarebbero 50 britannici, 17 lettoni, 15 francesi, 14 americani, un olandese. Il Socom americano e i comandanti alleati dispongono di una «piscina» ampia dove pescare, molte le opzioni: i Sas inglesi e i «cugini» marittimi Sbs, Berretti Verdi, Delta Force, paramilitari della Cia, uomini del «servizio azione» Dgse di Parigi.

18:40

«Il giornalista russo Ivanov rischia fino a 10 anni di carcere»

Le autorità russe hanno aperto tre procedimenti penali contro Roman Ivanov, un giornalista russo che lavora per RusNews, sito web che ieri ha denunciato il fatto sul suo canale Telegram. Il reporter rischia ora fino a 10 anni di carcere. Le indagini penali sarebbero collegate ai post scritti contro la guerra dal canale Telegram di Ivanov, che conta circa 1.600 iscritti.

La polizia ha iniziato a perquisire l'appartamento del giornalista alle 6 di mattina di martedì e, secondo quanto riporta MediaZona, oggi si starebbero svolgendo gli interrogatori di persone a lui vicine. Ivanov non è il primo giornalista di RusNews ad avere a che fare con la giustizia russa. A febbraio, un tribunale russo ha condannato a sei anni di carcere la sua collega Maria Ponomarenko, per aver diffuso «notizie false» sulla guerra in Ucraina, in particolare a proposito del bombardamento russo del teatro di Mariupol, nella regione ucraina di Donetsk. A settembre, un altro reporter russo era stato condannato al carcere, precisamente a 22 anni. Ivan Safronov era stato accusato di alto tradimento in un processo a porte chiuse. La sentenza era stata confermata nell'appello di dicembre.

18:45

Le immagini del drone russo in volo sulle macerie di Bakhmut

Una città fantasma, quasi completamente distrutta. Così appare Bakhmut in questo video, girato da un drone russo, che circola in rete. Nella città ucraina da mesi sono in corso aspri combattimenti.

19:02

Russia, cittadino di Kursk condannato a 15 anni per spionaggio a favore di Kiev

Il tribunale regionale di Kursk, in Russia, ha condannato un abitante del luogo a 15 anni di reclusione con la doppia accusa di «spionaggio» e «tentato traffico di stupefacenti»: lo riferisce Novaya Gazeta Europa citando l'ufficio stampa del tribunale. Le accuse non sono verificabili in maniera indipendente. Il processo si è svolto a porte chiuse e l'imputato, Yevgeny Fedenko, si è detto innocente. Sempre secondo quanto riporta Novaya Gazeta, l'uomo sarebbe stato accusato di essere stato reclutato dai servizi ucraini e sarebbe stato arrestato lo scorso agosto con l'accusa di «spionaggio», mentre non si parlava di «tentato traffico di stupefacenti».

 19:30

Mosca: «Stiamo scortando un aereo della marina tedesca sul mar Baltico»

Un caccia Su-27 delle Forze aeree russe ha intercettato oggi un aereo pattuglia tedesco, un R-3C Orion, sulle acque del Mar Baltico in direzione del suo confine, e lo ha scortato nella direzione opposta. A renderlo noto è il Centro di controllo della difesa della Russia.

«I mezzi russi di controllo dello spazio aereo sul Mar Baltico hanno rilevato un bersaglio aereo che si stava avvicinando al confine di stato della Federazione Russa», ha riferito il Centro di controllo, ripreso dall'agenzia Tass. Al fine di identificare il velivolo ed «evitare una violazione del confine di stato», le Forze armate russe hanno inviato un caccia Su-27, che ha verificato che l'aereo rilevato era un pattugliatore marittimo tedesco. «Dopo che l'aereo militare straniero ha lasciato il confine di stato della Federazione Russa, il caccia russo è tornato incolume al suo aeroporto di partenza».

19:35

Kiev: «Bombe russe sulla regione di Kharkiv, morti 2 civili»

Le forze russe hanno bombardato il villaggio di Dvorichna, nella regione di Kharkiv, nel distretto di Kupyan, uccidendo due civili. Lo ha riportato Unian citando la Procura generale.

«Nel pomeriggio, una donna di 63 anni è rimasta ferita e un residente locale di 71 anni è morto. Alle 15.40, gli occupanti hanno sparato di nuovo a Dvorichna, un uomo di 75 anni è rimasto ferito. Era ricoverato in ospedale, dove è deceduto», ha detto la Procura. A seguito dei bombardamenti delle forze armate russe sono anche stati danneggiati edifici residenziali.

19:38

«100mila bambini portati in Russia per "cure mediche"», il report del Centro di resistenza nazionale ucraino

Le forze di occupazione hanno portato più di 100 mila bambini ucraini in Russia dalle regioni di Donetsk e Lugansk per «cure mediche». Lo riferisce il Centro di Resistenza nazionale ucraino, citato dal Kyiv Independent. Secondo il report, la Federazione russa ha stanziato 1,4 miliardi di rubli (17 milioni di dollari) per il cosiddetto «programma di esami medici». Dall'inizio del 2023, 75 mila bambini del Donetsk sono stati sottoposti a visite mediche, di cui 39 mila hanno ricevuto la «prescrizione di farsi curare» in Russia. Patologie sono state «rilevate» in 66.000 dei 94.000 bambini esaminati nel Lugansk, ha scritto il Centro.

20:48

Zelensky: «La lunga storia dell'impunità russa deve finire»

«La lunga storia dell'impunità della Russia deve finire». Lo afferma il presidente ucraino Zelensky intervenendo a una tavola rotonda organizzata dalla Banca Mondiale alla presenza anche del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, e del segretario al Tesoro americano Janet Yellen. Zelensky ha chiesto un minuto di silenzio ai partecipanti della riunione in memoria del soldato ucraino morto nel video shock trapelato.

21:08

La condanna di Londra per i video dei soldati ucraini decapitati: «Non dimenticheremo»

Il governo britannico ha condannato con forza i video di presunte decapitazioni di prigionieri ucraini attribuite a militari russi. «Non dimenticheremo», ha scritto in un tweet il viceministro Tom Tugendhat, numero 2 dell’Home Office e responsabile della Sicurezza Nazionale nel governo Tory di Rishi Sunak, ricordando l’impegno di Londra nel riunire gli altri Paesi per sostenere l’azione della Corte penale internazionale contro «gli assassini russi in Ucraina».

21:45

L'Ucraina riceverà un prestito da 200 milioni di dollari dalla Banca Mondiale

Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, oggi in visita negli Stati Uniti, ha siglato un accordo con la Banca Mondiale per un prestito da 200 milioni di dollari. I fondi verranno impiegati nella ricostruzione delle infrastrutture energetiche del Paese, effettuando lavori di emergenza per rimediare alle situazioni più critiche e installare apparecchiature di riscaldamento dove necessario.

Le risorse potrebbero essere accompagnato da altri 300 milioni di dollari provenienti da «partner e altri contributori man mano che il progetto viene ampliato», ha dichiarato la banca in un comunicato. «Siamo grati per il supporto alla ripresa dell'Ucraina», ha scritto Shmyhal in un tweet.

22:26

Ambasciata ucraina a Belgrado: «Nessuna informazione su armi dalla Serbia»

L'ambasciata ucraina a Belgrado ha fatto sapere oggi di «non avere informazioni» sull'intenzione della Serbia di fornire armi a Kiev o che lo abbia già fatto. In una risposta scritta a Voice of America, la rappresentanza diplomatica ha detto di non disporre di alcuna informazione su forniture di armi dalla Serbia, «basandosi al riguardo anche sulle dichiarazioni delle autorità serbe». In giornata i ministri della difesa e degli esteri della Serbia, Milos Vucevic e Ivica Dacic, hanno smentito le notizie su presunte forniture di armi e equipaggiamento militare del loro Paese all'Ucraina.

 22:54

Bloomberg: «L'arresto del reporter Gershkovich è stato approvato direttamente da Putin»

L'arresto a fine marzo del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich sarebbe stato approvato direttamente da Vladimir Putin. Lo scrive Bloomberg, citando fonti a conoscenza della vicenda. L'arresto di Gershkovich per accuse di spionaggio indicherebbe come i «falchi» all'interno del Cremlino stiano acquisendo sempre più influenza e stiano spingendo in direzione di uno scontro con gli Stati Uniti.

02:03

Sarebbero 354.000 i soldati russi e ucraini uccisi o feriti in guerra

Fino a 354.000 soldati russi e ucraini sono stati uccisi o feriti nella guerra in Ucraina: è quanto emerge dai documenti di intelligence statunitensi pubblicati online, come riporta l’agenzia di stampa Reuters sul suo sito. Secondo una valutazione dell’intelligence miliare Usa, i soldati morti o feriti russi sono 189.500-223.000, di cui 35.500-43.000 morti in combattimento e 154.000-180.000 feriti. Per l’Ucraina il bilancio è di 124.500-131.000 soldati, di cui 15.500-17.500 uccisi e 109.000-113.500 feriti.

05:11

I ministri degli Esteri del G7 rivolgeranno avvertimenti a Russia e Cina

I ministri degli Esteri del G7, che si riuniranno a Karuizawa, in Giappone, dal 16 al 18 aprile, ribadiranno la richiesta alla Russia di porre immediatamente fine alla guerra in Ucraina, e rivolgeranno un «tacito avvertimento» contro i tentativi della Cina di alterare lo status quo nell’Indo-Pacifico tramite l’uso della forza. Lo anticipano fonti diplomatiche giapponesi citate dall’agenzia di stampa Kyodo. La ministeriale in programma a Karuizawa si dovrebbe concludere con l’adozione di una dichiarazione congiunta, che secondo le fonti riproporrà passaggi già inclusi in precedenti documenti del G7, inclusa la richiesta di un ritiro immediato e incondizionato delle forze russe dai territori dell’Ucraina. I ministri degli Esteri dovrebbero anche criticare le minacce nucleari formulate dalla Russia e chiedere il ritiro della Russia dalla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia. La dichiarazione conclusiva della ministeriale dovrebbe riaffermare inoltre l’importanza della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan, e condannare i lanci di missili balistici della Corea del Nord. Il Giappone spera che il comunicato esprima un impegno collettivo del G7 per il disarmo nucleare. La ministeriale di Karuizawa getterà le basi del vertice del G7 in programma dal 19 al 21 maggio nella citta’ giapponese di Hiroshima.

05:14

Notevoli i danni causati dagli attacchi hacker russi

L’Agenzia Ucraina di Cybersecurity, nel proprio report pubblicato a fine febbraio scorso, ha evidenziato le problematiche causate dai continui attacchi hacker provenienti dai server russi, fornendo altresì un’analisi degli scenari e delle prospettive future. Secondo la Ukraine’s Cybersecurity Agency, infatti, gli hacker russi e i gruppi sponsorizzati dalla Federazione sono stati impegnati in una serie di attacchi informatici contro obiettivi ucraini, tra cui agenzie governative, infrastrutture critiche e aziende private. Le ripercussioni sono state notevoli, sia in termini economici - si stima infatti che gli attacchi Hacker dello scorso anno abbiano causato un danno di circa 10 miliardi di dollari - che sul piano socio-giuridico. Vari gruppi sponsorizzati dallo Stato russo sono stati infatti coinvolti in una serie di attività di spionaggio informatico contro l’Ucraina, tra cui il furto di dati sensibili governativi e militari, proprietà intellettuale e altre informazioni riservate. Proprio per quanto riguarda l’informativa sulla proprietà intellettuale, il Governo Ucraino sta adottando misure di controspionaggio a tutela delle informazioni protette da marchi e brevetti.

Putin, orrore al fronte: come punisce i renitenti alla leva. Daniele Dell'Orco su Libero Quotidiano il 12 aprile 2023

La Russia ha più volte smentito, e continua a smentire, le indiscrezioni circa una imminente introduzione di una seconda ondata di mobilitazione parziale dopo quella autunnale che ha portato ufficialmente 300mila (ufficiosamente almeno il 20% in più) persone a indossare l’uniforme e serrare le fila dell’esercito. Sebbene una parte di questi soldati sia stata impiegata in Ucraina mentre un’altra sia stata dirottata presso altri punti di servizio in giro perla Russia così da "sbloccare" personale più addestrato da dirottare in zona di guerra, di fronte alla minaccia della controffensiva su larga scala da parte di Kiev e alla carenza di personale che comunque permane per quella che è ormai una guerra di logoramento a tutti gli effetti, a Mosca le stanno pensando tutte pur di arruolare gente. Stando a quanto risulta a Libero, non saranno meno di 180-200mila unità. Come? Tramite una sorta di mobilitazione fantasma.

Ufficialmente la chiamata alle armi non c’è e non ci sarà, ma già da settimane i commissariati militari hanno iniziato ad inviare comunicazioni per aggiornare i database e contestualmente provare a "sedurre" i singoli ad arruolarsi come volontari. Una pratica che in alcuni angoli della Russia funziona, specie per via della promessa di uno stipendio che sfiora i 2mila dollari al mese. In generale, però, i numeri sono ancora bassi, così la Duma ha votato delle importanti novità riguardo l’arruolamento che somigliano molto a una mobilitazione. Una novità importante riguarda le citazioni: le "cartoline" verranno consegnate in formato elettronico, e non solo di persona, con raccomandata o tramite il datore di lavoro come avveniva fino a ieri, e saranno inviate elettronicamente attraverso la app statale chiamata «Gosuslugi», che i russi utilizzano per vari servizi, dalla registrazione dei vaccini anti-Covid alla richiesta di nuovi passaporti.

Ma il grande punto di svolta è quello legato alle restrizioni per i renitenti. Dal momento in cui il sistema notificherà come consegnata la comunicazione con la chiamata, i cittadini avranno 20 giorni di tempo per comparire nei centri di arruolamento, altrimenti dovranno fare i conti con sanzioni come il divieto di lasciare la Russia, il divieto di aprire una p.iva o di accendere un prestito, la sospensione della possibilità di acquistare immobili, di comprare auto e finanche di guidarla. Insomma, o ti arruoli o rischi di vivere da reietto. Il tutto mentre al fronte i soldati russi stanno compiendo il massimo sforzo, evidentemente a caro prezzo, per avanzare specie nel Donbass. La PMC Wagner controlla ormai il 75% della città di Bakhmut, ma altri progressi sono ancora lenti in direzioni come Avdeevka, Ugledar e Marinka.

IN CERCA DI PROIETTILI

All’Ucraina le cose non vanno molto meglio. In attesa di capire se e quando inizierà la controffensiva promessa (il Ministro della Difesa ucraino, OleksiyReznikov, ha minacciato la Russia con un altro attacco alla flotta del Mar Nero), Kiev deve fronteggiare una drammatica carenza di munizioni. Ieri il premier Denys Shmyhal è arrivato in Canada per chiedere proiettili, e anche l’Ue si sta adoperando da settimane per implementarne la produzione visto che nei vari punti del fronte vengono polverizzati oltre 7mila colpi al giorno. Un argomento trattato anche nei documenti top secret del Pentagono finiti online tramite una piattaforma di gioco: Discord. Nei file, infatti, si legge delle richieste da parte di Washington alla Corea del Sud per la fornitura di migliaia di proiettili che però Seoul temeva sarebbero finiti a Kiev.

Nelle stesse carte sono contenute inoltre le preoccupazioni americane circa la carenza di missili per i sistemi di difesa aerea Buk e s-300 ucraini. Anche di questo avrebbe parlato ieri il Ministro degli esteri Dmytro Kuleba e l’omologo italiano Anronio Tajani («L’Italia può aiutarci con nuove forniture», ha detto). Negli Usa proseguono le indagini circa l’origine della fuga di notizie che potrebbe creare più di un problema alle comunicazioni future tra intelligence. Uno dei gamer che bazzicano Discord, ascoltato da Associated Press, sostiene che i documenti siano stati postati sulle loro chat senza scopo ideologico e non ha specificato la loro provenienza originaria. Si è solo limitato a dire che se dovesse essere arrestato uno degli utenti della sua cerchia, nickname "the O.G." (tra i primi a condividere i file poi finiti su Twitter e sulle pagine dei media di tutto il mondo) per ritorsione sarebbe pronto a pubblicare altre centinaia di documenti classificati.

La battaglia di Bakhmut e la fuga di documenti Usa. Piccole Note (filo-Putin) il 12 Aprile 2023 su Il Giornale.

Nessuna nuova della ert o ucraina, o forse sì, dal ert oiia Bakhmut sta inesorabilmente cadendo sotto il controllo russo, come prevedibile. Abbandonata la linea difensiva nel cuore della città, le forze ucraine ert oi ritirate nella zona occidentale, ormai ultima ridotta, con le forze russe che hanno accelerato le operazioni militari dopo un lungo indugiare.

Evidentemente le priorità dell’esercito russo sono cambiate. Se in precedenza gli strateghi del Cremlino avevano deciso la sfruttare la determinazione di Kiev a tenere la città per degradarne le forze – leggi mattanza -, ora sono intenzionate a prendere il controllo di Bakhmut, forse per penetrare più in profondità o forse, più probabile, per riposizionare le proprie forze in attesa della controffensiva nemica.

Taluni analisti, infatti, affermano che Kiev avrebbe difeso tanto strenuamente Bakhmut non solo per ragioni di simboliche e di prestigio, ma anche per far concentrare qui le forze russe e attaccare altrove.

C’è del vero in queste affermazioni, ma in questo ert oi si è inserito un ert oi nuovo, cioè la fuga di documenti segreti dal Pentagono, tema dominante di questi ultimi giorni.

Tante le domande poste sul segreto violato, che si possono riassumere in tre blocchi: anzitutto quelle riguardanti il loro contenuto, poi chi le ha fatte uscire e perché.  Si potrebbe aggiungere anche un’altra domanda, che aiuta a dare risposte alle ert  e riguarda la tempistica.

La fuga di documenti, tempistica e tematiche

Infatti, la prima domanda da porsi è perché dei documenti che circolavano da più di un mese su internet, prima sulla piattaforma Discord poi su altri social, siano stati scoperti dai media, cioè dal New York Times, solo adesso. E per di più prima che se ne accorgesse l’intelligence americana, che avrebbe dovuto scoprire la loro esistenza da tempo e da tempo avrebbe dovuto contrastare l’operazione (i mezzi per farlo non le mancano).

Certo, potremmo trovarci di fronte a una debacle catastrofica dell’Intelligence Usa, la più grave defaillance della sua storia, ma il tema tanto delicato (Ucraina) e la libertà con cui sono ert oii la carte secretate lasciano poco spazio a tale possibilità.

Così la vera domanda è perché sia stata permessa tale fuga di notizie e perché il New York Times, che ha ert oi più che stretti  con l’Intelligence Usa, abbia deciso di dare corpo alla stessa, rendendo visibile l’invisibile.

La prima e ovvia risposta è data dalla tempistica: rendere tematica la fuga di documenti ha coperto le notizie da Bakhmut, evitando così ai media di dar conto della clamorosa debacle ucraina e, in particolare, del suo leader Zelensky, che ha deciso di far massacrare la sua gente per nulla.

Tale ragione spiega perché, almeno finora, il materiale fuoriuscito ert fucine dell’intelligence Usa sia così poco interessante. In effetti, nei documenti rivelati non c’è ert oii non si sapesse o che non fosse stato ipotizzato.

Certo, potrebbe scandalizzare il ferreo controllo statunitense sull’Ucraina, sia sul piano militare che politico, con corollario di intercettazioni dello stesso Zelensky, ma è tutto notorio. Come usuali sono le intercettazioni ai danni dei Paesi alleati, notizie che al ert oi possono provocare qualche ert oii risentito.

Come altrettanto noto è l’ingaggio dei Paesi Nato in Ucraina, anche se nelle carte è certamente sottostimato, e di molto, il numero delle forze speciali Nato in azione. Certo, la ert o per procura contro la Russia è così disvelata nella sua plasticità, ma è una rivelazione?

Partita interna e un gioco di specchi

In realtà, l’unica vera notizia imbarazzante uscita finora, vera o falsa che sia, è il fatto che l’Egitto starebbe producendo 40mila razzi per il Cremlino… tale notizia metterà sotto pressione il Cairo, ert oi non dispiacerà affatto né agli Usa né a Israele.

Già, Israele, proprio su Israele la notizia più bizzarra, dal ert oiia nella documentazione c’è anche l’ingaggio del Mossad contro Netanyahu per far fallire la sua riforma giudiziaria. Notizia davvero strana, dal ert oiia Netanyahu, in realtà, si è messo contro tutto l’apparato della Difesa e dell’Intelligence israeliana in maniera più o meno manifesta, oltre a quasi tutta la comunità ebraica mondiale. Non c’era bisogno certo del Mossad per fare ostruzione. Notizia bizzarra assai, sì.

La notizia più dibattuta resta, però, quella relativa alle gravi difficoltà che incontrerebbe Kiev nel preparare la controffensiva. Sul punto i russi parlano di mera disinformazione. Probabile. Tali difficoltà, infatti, sono note da mesi e da mesi Kiev, Nato e Usa si stanno adoperando alla bisogna. La controffensiva si farà e il suo esito prescinde da quanto scritto su quelle carte. Semmai, se dovesse fallire, i vari sponsor di Kiev potranno sempre dire: li avevamo avvertiti…

Così, è probabile che la fuga di notizie sia un gioco di specchi e, insieme, una bomba di avvertimento fatta esplodere nell’ambito di uno scontro interno agli apparati e alla politica occidentale, con chiari echi mediorientali (come denota anche la denuncia di un’asserita deriva filo-russa degli Emirati arabi).

Nulla a che vedere con la realtà della ert o ucraina, almeno finora, la cui ert oiia proseguirà per irrevocabile automatismo. Ma chi ha avviato questo gioco – non ert oi russi, che le notizie sul nemico le tengono per sé, per meglio usarle – potrebbe perderne il controllo. Contano sul caos, ma le variabili del caos sono tante.

Detto questo, urge un capro espiatorio.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 13 aprile.  

Mosca: «Ucraini circondati a Bakhmut». Il capo della Wagner: «Dirlo è prematuro». Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi, Viviana Mazza e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 13 aprile 2023

Le notizie sulla guerra di giovedì 13 aprile, in diretta. Energoatom: mina russa esplosa nella centrale di Zaporizhzhia. La Germania autorizza la Polonia a consegnare cinque Mig-29 a Kiev. Arrestato negli Usa Jack Teixeira, la presunta talpa che ha diffuso i documenti top secret del Pentagono

LIVE I FATTI PRINCIPALI

23:35

Kiev: «L'azienda cinese Xiaomi fa affari con la Russia, è sponsor della guerra»

22:26

Jack Teixeira comparirà in tribunale domani a Boston

22:11

Tajani al direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica: «Sosteniamo compromesso su Zaporizhzhia»

21:42

Fbi: «L’arresto di Teixeira mostra il nostro impegno nell’identificare chi tradisce il Paese»

21:36

Mosca: «Valuteremo scambio di prigionieri per il reporter Gershkovich solo dopo il processo»

06:32

I ministri degli Esteri del G7 rivolgeranno avvertimenti a Russia e Cina

I ministri degli Esteri del G7, che si riuniranno a Karuizawa, in Giappone, dal 16 al 18 aprile, ribadiranno la richiesta alla Russia di porre immediatamente fine alla guerra in Ucraina, e rivolgeranno un «tacito avvertimento» contro i tentativi della Cina di alterare lo status quo nell’Indo-Pacifico tramite l’uso della forza. Lo anticipano fonti diplomatiche giapponesi citate dall’agenzia di stampa Kyodo. La ministeriale in programma a Karuizawa si dovrebbe concludere con l’adozione di una dichiarazione congiunta, che secondo le fonti riproporrà passaggi già inclusi in precedenti documenti del G7, inclusa la richiesta di un ritiro immediato e incondizionato delle forze russe dai territori dell’Ucraina. I ministri degli Esteri dovrebbero anche criticare le minacce nucleari formulate dalla Russia e chiedere il ritiro della Russia dalla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia. La dichiarazione conclusiva della ministeriale dovrebbe riaffermare inoltre l’importanza della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan, e condannare i lanci di missili balistici della Corea del Nord. Il Giappone spera che il comunicato esprima un impegno collettivo del G7 per il disarmo nucleare. La ministeriale di Karuizawa getterà le basi del vertice del G7 in programma dal 19 al 21 maggio nella citta’ giapponese di Hiroshima.

06:40

Il gruppo Wagner tenta di acquistare armi dalla Turchia

Il gruppo paramilitare russo Wagner, protagonista dei combattimenti in corso da un anno in Ucraina, ha tentato di acquistare armi e forniture militari dalla Turchia, Paese membro della Nato. È quanto emerge da uno dei documenti riservati del dipartimento della Difesa Usa trapelati sui social media la scorsa settimana, ottenuto dall’emittente televisiva «Cnn». Secondo il documento, rappresentanti della milizia privata russa hanno incontrato «contatti turchi» all’inizio di febbraio, nel tentativo di negoziare «l’acquisto di armi ed equipaggiamenti dalla Turchia». L’intenzione del gruppo paramilitare sarebbe stata di utilizzare le armi in Ucraina e in Mali. Il documento non specifica l’identità dei «contatti», né se il governo della Turchia fosse a conoscenza dell’incontro. Non esiste inoltre al momento alcuna evidenza di una vendita di armi da parte della Turchia al gruppo Wagner. Il documento afferma inoltre che il gruppo guidato da Evgenij Prigozhin si prepari a riprendere i reclutamenti di carcerati nei penitenziari della Russia.

06:42

Washington vede le Nazioni Unite troppo disposte ad accogliere gli interessi della Russia

Documenti trapelati: per Usa, Guterres troppo accomodante con Mosca Leader Onu osservato da vicino, anche durante accordo su grano Roma, 13 apr. (askanews) - Il governo degli Stati Uniti ritiene che il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres sia troppo disposto ad accogliere gli interessi della Russia: è quanto emerge da alcuni documenti riservati e trapelati nei online giorni scorsi, citati dalla Bbc. I file suggeriscono che Washington avrebbe monitorato da vicino il leader dell’Onu. Diversi documenti descrivono infatti comunicazioni private che coinvolgono Guterres e il suo vice. Alcuni contengono osservazioni sincere di Guterres sulla guerra in Ucraina e su un certo numero di leader africani. Un documento trapelato si concentra sull’accordo sui cereali del Mar Nero, mediato dalle Nazioni Unite e dalla Turchia a luglio a seguito dei timori di una crisi alimentare globale. Questo file suggerisce che Guterres fosse così ansioso di preservare l’accordo da essere disposto a soddisfare gli interessi della Russia. «Guterres ha sottolineato i suoi sforzi per migliorare la capacità di esportazione della Russia», si afferma nel documento, «anche se ciò coinvolge entità o individui russi sanzionati». Le sue azioni del febbraio scorso, secondo la valutazione americana, avrebbero «minato gli sforzi più ampi per ritenere Mosca responsabile delle sue azioni in Ucraina».

06:53

Soldati ucraini decapitati: i punti oscuri dietro i filmati, cosa si vede e chi li ha diffusi?

di Alessandra Muglia

Una decapitazione in diretta dal fronte ucraino, la prima. Il conflitto in Europa ha oltrepassato una nuova soglia dell’orrore.

1 Cosa si vede nei due video sulla decapitazione di soldati ucraini? Nel primo video si vedono cadaveri senza testa a terra accanto a un mezzo militare distrutto. Portano al braccio la fascia gialla usata dai soldati ucraini. Si sente una voce che abbozza ridendo una ricostruzione dell’accaduto: «Li hanno uccisi. Qualcuno si è avvicinato a loro. Sono andati da loro e gli hanno tagliato la testa». Gli uomini che perlustrano l’area portano indumenti pesanti e indossano i guanti, segno che la scena potrebbe essere stata ripresa di recente o nello scorso inverno. Pare che i soldati decapitati siano anche senza mani. Sui social russi si ipotizza che il video possa essere stato girato vicino a Bakhmut, nell’Ucraina orientale, teatro di recente di scontri violenti. (...)

07:02

Documenti segreti Usa: profonde divisioni tra funzionari e agenzie governative russe sul conflitto

Nuovi documenti d’intelligence statunitensi riservati descrivono profonde divisioni tra funzionari e agenzie governative della Russia in merito all’andamento del conflitto in Ucraina. Lo scrive il quotidiano statunitense «New York Times», sulla base «di una nuova serie di documenti d’intelligence circolati online», in aggiunta alle 53 pagine trapelate la scorsa settimana.

Secondo il quotidiano, i nuovi documenti - 27 pagine in tutto, datate 28 febbraio - descrivono rivalità e profondi disaccordi tra i funzionari russi, specie in merito all’entità delle perdite militari subite in Ucraina, di cui le forze armate russe fornirebbero bilanci sottostimati. I documenti sembrano anche fornire l’immagine di una profonda penetrazione dell’intelligence statunitense nell’apparato di sicurezza e nella struttura di comando russe. In un documento in particolare, funzionari d’intelligence Usa affermano che il Servizio di sicurezza federale russo (Fsb) ha «accusato» il ministero della Difesa di «offuscare le perdite russe in Ucraina» e di esitare a trasmettere informazioni negative lungo la catena di comando. In particolare, il ministero della Difesa russo non conteggerebbe tra le perdite i morti tra i ranghi della Guardia nazionale, del gruppo paramilitare Wagner e delle milizie cecene. I documenti non forniscono dettagli contestuali in merito alle informazioni raccolte dall’intelligence Usa, ma sostengono che secondo l’Fsb le perdite russe in Ucraina siano «vicine a 110 mila tra morti e feriti in azione».

07:24

Fuga di documenti segreti Usa, il WP rivela l’identità della talpa: «Lavorava in una base militare, nome in codice “OG”»

di Viviana Mazza (corrispondente da New York)

Ormai la rete si sta stringendo intorno alla «talpa». Secondo due fonti del Washington Post, l’uomo che ha rubato e fotografato i documenti segreti del Pentagono veniva identificato dai suoi compagni di chat con il nome «OG». Era l’amministratore e il leader di un server su Discord, piattaforma popolare soprattutto tra gli amanti di videogiochi: un giovane poco più che ventenne, carismatico e appassionato di armi, che lavora in una base militare, e che era visto come una figura paterna dal piccolo gruppo che gestiva, accessibile soltanto su invito, nato nel 2020, durante la pandemia. Circa 25 persone, tra cui molti adolescenti, «uniti dall’amore per le armi, l’abbigliamento militare e Dio». (...)

07:27 ore fa

Usa: «Colloqui di pace improbabili nel 2023»

La Dia (Department of Defense Intelligence Agency) Usa, la principale agenzia militare di intelligence per l’estero, ritiene improbabile che i colloqui di pace tra Mosca e Kiev inizino quest’anno. Secondo quanto riferisce il Washington Post citando documenti segreti americani che sono finiti su Internet, «negoziati per porre fine al conflitto sono improbabili durante il 2023 in tutti gli scenari in esame», a quanto emergerebbe da un documento che presumibilmente contiene valutazioni del Dia.

Per l’agenzia di intelligence Usa la guerra continuerà nel 2024 perché entrambe le parti «rifiuteranno di negoziare la fine del conflitto»: lo «scenario più probabile» è che né russi né ucraini otterranno un vantaggio decisivo.

08:34

Ucraina: «I russi hanno bombardato Kherson 46 volte nelle ultime 24 ore. Un morto»

L’esercito russo ha bombardato la regione di Kherson 46 volte nelle ultime 24 ore, sparando 185 proiettili di artiglieria pesante, per mezzo di UAV e aerei, a riferirlo è il capo dell’amministrazione militare regionale Oleksandr Prokudin, aggiungendo che a causa dei bombardamenti una persona è morta e altre due sono rimaste ferite. «Il nemico ha bombardato cinque volte la città di Kherson - ha affermato - L’esercito russo ha preso di mira i quartieri residenziali della regione e le aree industriali ».

08:46

«Putin ha approvato personalmente l’arresto del giornalista del Washington Post»

Putin avrebbe approvato “personalmente” l’arresto del giornalista del Washington Post Evan Gershkovich, accusato da Mosca di spionaggio. A sostenerlo è la Pravda Ucraina, sottolineando che l’approvazione del presidente russo riflette la crescente influenza degli estremisti del Cremlino che vogliono un confronto sempre più acceso con gli Stati Uniti.

La detenzione di Gershkovich ha suscitato la condanna degli Stati Uniti e dei suoi alleati e ha segnato un’altra flessione nelle relazioni USA-Russia, che sono peggiorate dall’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. La presidente del Center for the Analysis of European Politics di Washington, Alina Polyakova, ha osservato: «Questo dovrebbe essere un vero e proprio segnale allarmante non solo per gli Stati Uniti, ma anche per l’intero Occidente. È un segnale che Putin non ha alcuna intenzione di tornare a rapporti stabili e affidabili».

08:53

Governatore di Kharkiv: «Due vittime e un ferito nell’attacco russo di ieri»

Due persone sono morte e un’altra è rimasta ferita a seguito di un attacco russo sferrato ieri contro la città di Dvorichna, nella regione di Kharkiv. A renderlo noto il governatore regionale di Kharkiv, Oleh Synehubov. Secondo i dati aggiornati del Centro regionale di assistenza medica di emergenza, a seguito di bombardamenti, è stato ucciso un uomo di 71 anni, e un altro residente locale di 75 anni è stato gravemente ferito ed è morto in ospedale. «Una donna di 63 anni è stata ricoverata in ospedale con ferite», ha aggiunto Synehubov.

09:02

Podolyak: «Il video della decapitazione non è un fatto isolato»

«Non c’è alcuna ragione per dubitare della realtà di questo video. Non si tratta di un caso isolato e neppure di un gesto estremo di fanatici». Lo dice, in un’intervista al Corriere della Sera, Mykhailo Podolyak, uno dei consiglieri del presidente ucraino Zelensky, commentando la diffusione di quelle che paiono le riprese della decapitazione di un prigioniero ucraino da parte di soldati russi.

«Piuttosto - aggiunge Podolyak -, la decapitazione di un prigioniero ucraino è parte integrante della ben ponderata strategia russa volta alla distruzione sistematica degli ucraini e in questo caso mira anche a demoralizzare in vista della nostra controffensiva militare». Da Mosca «vogliono intimidire, cercano di provocare il panico su larga scala. In realtà, questo video è il riflesso del mondo russo: un mondo che non riguarda la letteratura o la musica, ma mira a distruggere i territori sovrani dei Paesi vicini - sottolinea -. Mosca minaccia chiunque aiuti l’Ucraina». «Se abbiamo modificato i piani della nostra controffensiva? Impossibile cambiare ciò che si sta ancora elaborando. Nessuna modifica», ribadisce Podolyak, il quale nega, inoltre, che ci siano rappresentanti ufficiali della Nato o dei Paesi Nato che combattano sul territorio ucraino.

 09:33

Regno Unito, fuga notizie intelligence Usa mette a rischio vite nostri cittadini

Le vite di diversi cittadini britannici sono state messe a rischio a causa della fuga di notizie dall’intelligence statunitense sul conflitto in Ucraina. E’ quanto hanno dichiarato al quotidiano «The Times» alcuni parlamentari britannici di differente estrazione politica, mentre il governo si prepara alla possibilita’ di ulteriori rivelazioni dannose su operazioni militari sensibili. Tobias Ellwood, esponente conservatore, che presiede il comitato ristretto della difesa, ha affermato che le fughe di notizie dagli Stati Uniti potrebbero «mettere in pericolo vite umane». Un parere condiviso anche da Dan Jarvis, laborista ed ex comandante delle forze speciali in Afghanistan, e Philip Ingram, un ex ufficiale dell’intelligence militare Secondo i documenti trapelati che circolano online, il Regno Unito avrebbe dispiegato 50 militari d’e’lite in Ucraina, indiscrezioni che sono pero’ state respinte dal ministero della Difesa in quanto contenenti un «grave livello di inesattezza». «Una parte significativa del contenuto di questi documenti e’ falsa, manipolata o entrambe le cose», ha affermato una fonte della difesa del Regno Unito citata dal quotidiano britannico.

10:17

Kuleba: «Pace vera arriverà con il ripristino dei confini del Paese»

Raggiungere la vera pace in Ucraina vuol dire ripristinare i confini originali del Paese. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, parlando ad una conferenza sulla sicurezza del Mar Nero che si tiene a Bucarest. «Se sentite da qualcuno che la Crimea temporaneamente occupata o altri territori occupati dell’Ucraina non possono tornare sotto il controllo del nostro Stato, sappiate che siamo fortemente in disaccordo con questa posizione. Non c’e’ differenza tra Simferopol, Donetsk o Luhansk, fanno tutte parte dell’Ucraina, devono tornare a casa», ha affermato Kuleba.

10:37

Il Pil dell’Ucraina è crollato di quasi il 30% nel 2022

Il prodotto interno lordo dell’Ucraina è crollato del 29,1% nel 2022 rispetto all’anno precedente, quando l’invasione russa ha devastato il Paese, secondo quanto dichiarato oggi dall’ Istituto nazionale di statistica. L’Ucraina ha visto interi settori della sua economia fagocitati dalla guerra.

Quello delle costruzioni è stato il più colpito, con un calo del 67,6% lo scorso anno. Tuttavia, anche se le ostilità continuano e fino al 20% del territorio ucraino è occupato, il Fondo monetario internazionale (FMI), uno dei principali sostenitori di Kiev, prevede per quest’anno una parziale e graduale ripresa economica. Il FMI stima che, secondo gli scenari elaborati, l’economia ucraina potrebbe evolvere tra una recessione del 3% e una crescita dell’1% nel 2023.

È prevista, poi, un’accelerazione nel 2024, al 3,2%, poi fino al 6% nel 2025. Il Fondo ha appena disposto 15,6 miliardi di dollari di aiuti per l’Ucraina in un importante piano di sostegno internazionale di 115 miliardi di dollari. L’Ucraina era uno dei paesi più poveri d’Europa quando la Russia l’ha attaccata ma nel 2021 il Pil aveva registrato una crescita del 3,4%.

11:09

Ex combattente Wagner riconosce assassini video decapitazione

Un ex combattente del gruppo paramilitare russo Wagner ha detto ai media dell’opposizione russa di aver riconosciuto i due presunti decapitatori di un prigioniero di guerra ucraino, il cui video della brutale esecuzione è stato diffuso l’11 aprile su Telegram: erano soldati della Wagner che conosceva personalmente. Vladimir Osechkin, fondatore del media dell’opposizione Gulagu.net, ha riferito ieri sera al programma russo su Internet «Khodorkovsky Live» di aver contattato Andrei Medvedev, un ex combattente di Wagner che ha chiesto asilo in Norvegia dopo aver lasciato il gruppo, il quale «ha riconosciuto inequivocabilmente i suoi colleghi nel video e può affermare che sono combattenti Wagner anche dal modo in cui parlano, da ciò che dicono alla radio». Il giornalista ha detto che l’ex combattente Medvedev sta aiutando a confermare l’esatta identità dei presunti esecutori della Wagner. Il video dell’uomo decapitato con un coltello è circolato sui canali Telegram russi a favore della guerra la sera dell’11 aprile, per poi diffondersi sui social media, suscitando indignazione diffusa tra gli ucraini e in tutto il mondo.

11:23

Il Tribunale dell’Aja: «Mosca paghi 5 miliardi a Naftogaz»

Il tribunale arbitrale presso la Corte permanente di arbitrato dell’Aia ha ordinato alla Russia di pagare 5 miliardi di dollari alla compagnia ucraina Naftogaz a titolo di risarcimento per le perdite in Crimea a partire dal 2014. Lo ha annunciato su Facebook il capo di Naftogaz Alexei Chernyshev, come riportano i media ucraini.

«Il tribunale arbitrale ha confermato che la Russia deve compensare integralmente le perdite di Naftogaz causate dal sequestro illegale da parte della Russia dei beni delle società del gruppo Naftogaz in Crimea», sostiene il capo della compagnia ucraina. Secondo il servizio stampa di Naftogaz, ora la Russia deve rispettare questa decisione in conformità con i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale.

 12:18

Energoatom: «Mina russa esplosa nella centrale Zaporizhzhia»

Una mina russa è esplosa nella centrale nucleare di Zaporizhzhia. Lo denuncia Energoatom, la compagnia nucleare ucraina, su Telegram sottolineando che l’ordigno è esploso «vicino a uno dei reattori della centrale nucleare di Zaporizhzhia (ZNPP)». Lo riporta il Guardian. «Una mina russa è esplosa vicino alla sala di controllo della quarta unità di potenza dello Znpp. Gli occupanti russi - scrive Energoatom - continuano a trasformare l’impianto in una base militare, minando il perimetro attorno alla centrale. E queste azioni non possono che avere conseguenze».

12:21

La Norvegia espelle 15 agenti dei servizi russi

La Norvegia annuncia l’espulsione di quindici «agenti dell’intelligence russa» che lavoravano presso l’ambasciata di Mosca a Oslo.

 13:24

Varsavia chiede via libera a Berlino per fornitura Mig-29 a Kiev

La Polonia ha chiesto alla Germania il via libera formale per la fornitura all’Ucraina di caccia Mig-29 provenienti dagli stock della ex Germania est. A renderlo noto è la Dpa, che cita fonti governative.

Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, durante una visita ad un contingente di soldati tedeschi in Mali, ha detto che una decisione sarà presa oggi stesso.

 14:33

Mosca: «Le truppe ucraine sono circondate a Bakhmut»

L’esercito di Mosca ha dichiarato che le truppe ucraine trincerate nella città di Bakhmut sono bloccate dalle unità militari russe. «Le truppe aviotrasportate (russe) stanno sostenendo sui fianchi i gruppi d’assalto del gruppo paramilitare Wagner, bloccando l’invio delle riserve dell’esercito ucraino in città e la possibilità di un ritiro», ha affermato il ministero della Difesa russo in un aggiornamento sulla località epicentro da mesi di feroci combattimenti.

14:39

Prigozhin: «Troppo presto per dire che Bakhmut è accerchiata»

«Ci sono combattimenti pesanti e sanguinosi, quindi è troppo presto per dire che Bakhmut è completamente accerchiata». Lo scrive il capo della milizia Wagner, Yevgeniy Prigozhin, in un messaggio via Telegram. «L’80% o più di Bakhmut è sotto il nostro controllo, ma le unità rimanenti resistono ostinatamente», si legge nel messaggio, «le forze armate ucraine continuano a raccogliere le riserve e a spostarle in città».

16:39

Cambia la legge in Russia, cartoline digitali ai coscritti: ecco la nuova mobilitazione

di Marco Imarisio

«Hanno imposto una nuova legge marziale senza dichiararla». Se lo dice Aleksej Venediktov, il direttore della defunta radio Eco di Mosca, sempre in bilico tra cauto dissenso e amicizia personale con Vladimir Putin, significa che è davvero successo qualcosa di molto importante. Non ci sono e non ci saranno annunci ufficiali, ci mancherebbe altro. Ma la nuova mobilitazione russa sta per arrivare. Basta unire i puntini contenuti in un provvedimento approvato all’improvviso.

La Duma e il consiglio della Federazione hanno dato il via libera a un pacchetto di emendamenti alla legge denominata «Sull’obbligo militare e sul servizio militare». Dopo che Vladimir Putin avrà firmato, i commissariati militari, responsabili per il servizio di leva, non dovranno più consegnare a mano la cartolina di precetto alla futura recluta. Basterà una mail, inviata tramite il portale online della pubblica amministrazione, l’equivalente del nostro Spid, al quale sarà aggiunto un registro digitale con i nomi dei nuovi coscritti. Le cartoline si considerano consegnate una volta inserite nella pagina personale del diretto interessato, creata per l’occasione.

16:45

Soldato decapitato: Gruppo Wagner nega responsabilità

L’ufficio del procuratore generale della Russia ha annunciato che sta controllando un video che mostrerebbe la decapitazione di un soldato ucraino. Lo riporta la procura russa su Telegram. Il tutto quando il proprietario della compagnia di mercenari russi Wagner, Evgeny Prigozhin, nega che la decapitazione sia opera dei suoi mercenari. Mentre il Cremlino ieri ha auspicato verifiche. Intanto il fondatore del progetto russo per i diritti umani Gulagu.net, Volodymyr Osechkin , ha dichiarato di aver contattato l’ex comandante del primo dipartimento del 4° plotone della 7a squadra d’assalto del Wagner Andriy Medvedev, che attende il suo trasferimento dalla Svezia alla Norvegia, dove ha chiesto asilo politico e protezione nel gennaio 2023. Medvedev avrebbe potuto guardare il terribile video che Osechkin gli ha inviato per l’identificazione e avrebbe ascoltato la registrazione due volte, riconoscendo le voci nel video, e avrebbe anche sostenuto che nella registrazione con il “taglio della testa” e l’omicidio, ci sono mercenari Wagner.

17:08

Qin a Lavrov: «Non esiste una panacea per la crisi»

Sulla guerra in Ucraina «non esiste una panacea capace di porre fine alla crisi». Il ministero degli Esteri cinese Qin Gang, incontrando a Samarcanda l’omologo russo Sergey Lavrov in Uzbekistan, ha detto che «per fermare la guerra tutte le parti devono partire da se stesse, costruire fiducia reciproca e creare le condizioni per i colloqui di pace. Qin, nel resoconto dell’incontro diffuso dalla diplomazia di Pechino in serata, ha promesso che la Cina continuerà a svolgere un ruolo costruttivo. Qin e Lavrov si sono incontrati a margine di una riunione ministeriale degli «Amici dell’Afghanistan» in corso in Uzbekistan.

17:19

Berlino autorizza la Polonia a consegnare cinque Mig-29 a Kiev

La Germania ha autorizzato la Polonia a consegnare cinque caccia all’Ucraina. Lo rende noto il ministero della Difesa tedesco, in un comunicato. Si tratta dei Mig-29 della Ddr, venduti a Varsavia nel 2002.

17:44

Mosca: «Un nostro jet ha scortato aereo pattugliatore norvegese»

Un jet russo Mig-31 è decollato per scortare un aereo da pattugliamento P-8A Poseidon dell’aeronautica norvegese sul Mare di Barents che era «in avvicinamento al confine di Stato della Federazione Russa». Lo afferma il Centro di controllo per la difesa nazionale russo citato dalla Tass.

18:19

L’Ue sanziona gruppo Wagner e Ria Fan

L’Unione europea ha aggiunto il gruppo Wagner e il media online Ria Fan nella lista dei soggetti sanzionati per aver fornito «un sostegno materiale ad azioni che compromettono e minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina». Lo si legge nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, in cui si sottolinea che entrambe le società sono collegate all’oligarca russo Yevgeniy Prigozhin.

18:25

La talpa dei documenti rubati agli Usa è un 21enne della Guardia Nazionale, Jack Teixeira

di Viviana Mazza

La possibile talpa dei documenti classificati del Pentagono ha un nome: Jack Teixeira, 21 anni, riservista che lavorava per l’intelligence della Air National Guard, componente aerea della Guardia nazionale nello stato del Massachusetts (ogni stato ha la sua unità, sono militari part-time che si addestrano una volta al mese).

18:53

Il presidente serbo Vucic smentisce vendita di armi all’Ucraina

Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha detto che il suo Paese non ha esportato e non esporterà munizioni in Ucraina, e che non esiste alcun documento a dimostrazione del contrario. «Noi vendiamo munizioni, ma non all’Ucraina o alla Russia. Quando le vendiamo a Turchia, Repubblica Ceca o Spagna è chiaro dove andranno a finire, e a questo stiamo attenti», ha detto Vucic ai giornalisti con riferimento ai documenti segreti del Pentagono che sospettano forniture di armi dalla Serbia all’Ucraina.

La Serbia, ha aggiunto Vucic, dispone da decenni di un’industria militare e continuerà a investire in tale settore, esportando la sua produzione in tutti i Paesi dove sia consentito. Ieri analoghe smentite su armi serbe all’Ucraina erano giunte dai ministri della Difesa e degli Esteri, Milos Vucevic e Ivica Dacic.

 19:15

Zelensky: «Prepariamo azioni potenti, servono altre armi»

«Oggi abbiamo tenuto un gabinetto militare in formato speciale con i capi della Difesa, i comandanti, l’intelligence e l’Ufficio presidenziale. Per gestire il fronte, proteggere il nostro Paese dal terrore russo. Le nostre azioni saranno potenti. Stiamo preparando i ragazzi. Siamo in attesa della consegna delle armi promesse dai nostri partner». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Stiamo facendo del nostro meglio per avvicinarci alla vittoria. Stiamo massimizzando lo spirito di unità, la nostra efficienza. Anche la preparazione è al massimo. Il nemico subirà sicuramente delle perdite», ha dichiarato.

19:24

Documenti Usa trapelati: la Cina avrebbe accettato di fornire segretamente armi alla Russia

Nei documenti top secret americani trapelati c’è anche un passaggio che riguarda la consegna di armi cinesi alla Russia. Nel leak si legge che il servizio di intelligence estero russo credeva di avere un accordo con Pechino per la fornitura di «aiuti letali». Lo scrive il Washington Post. Secondo il documento, le armi dovevano arrivare a Mosca «mascherate» da materiale civile. Questa informazione sarebbe emersa durante le intercettazioni fatte dall’intelligence Usa su quella russa.

19:29

Biden cita Jfk: «Non siamo neutrali fra libertà e tirannia»

«Non siamo neutrali tra libertà e tirannia». Lo ha detto il presidente americano Joe Biden citando John F. Kennedy nel suo discorso al Parlamento irlandese per esaltare il sostegno del governo di Dublino all’Ucraina invasa dalle truppe russe. E riferendosi al presidente Vladimir Putin ha affermato: «Pensava che il mondo avrebbe guardato dall’altra parte ma si sbagliava. Siamo più uniti e più determinati che mai».

20:03

Per Mosca «l’omicidio del blogger Tatarsky è stato istigato dagli alleati di Navalny»

Le autorità russe accusano l’opposizione per l’omicidio di Vladlen Tatarsky, affermando che l’uccisione del blogger militare che sosteneva l’invasione dell’Ucraina sia stata in qualche modo istigata dagli alleati di Alexey Navalny, il rivale numero uno di Putin che si trova in carcere per motivi politici: lo ha reso noto Meduza citando a sua volta l’agenzia Ria Novosti.

Secondo la testata, i servizi di sicurezza russi (Fsb) affermano che l’omicidio del blogger sarebbe stato commesso in seguito a «ripetuti appelli» ad «attività sovversive» da parte di Leonid Volkov e Ivan Zhdanov, che guidano la Fondazione Anticorruzione di Alexey Navalny. Le accuse arrivano in un momento storico in cui le autorità russe stanno reprimendo duramente l’opposizione e ogni forma di dissenso e sia la rete degli uffici regionali di Navalny sia la Fondazione Anticorruzione sono state dichiarate «estremiste» in Russia.

Ivan Zhdanov, direttore della Fondazione Anticorruzione, ritiene che le accuse siano infondate, facciano parte della strategia del Cremlino per estendere la detenzione di Navalny e servano al governo di Mosca per poter dichiarare la fondazione «organizzazione estremista».

20:24

New York Times: «L’Fbi perquisisce la casa della presunta talpa»

Agenti armati dell’Fbi stanno perquisendo la casa di Jack Teixeira, il 21enne aviatore della Guardia Nazionale del Massachusetts identificato come la presunta talpa dei documenti top secret Usa. Lo scrive il New York Times.

20:42

Documenti top secret Usa: l’Fbi arresta la presunta talpa Jack Teixeira

L’Fbi ha fatto irruzione nell’abitazione di Jack Teixeira , il giovane che sarebbe all’origine della pubblicazione di centinaia di documenti militari segreti statunitensi e lo ha tratto in arresto. Lo scrive il New York Times, secondo cui l’uomo, che ha trafugato e poi pubblicato on-line i documenti classificati, lavora in una base militare statunitense, è appassionato di armi e incline agli insulti razzisti e antisemiti.

La Cnn ha trasmesso le immagini dell’arresto:i l ragazzo, in calzoncini corti e t-shirt verde militare, è stato costretto a consegnarsi fuori della sua casa di Dighton, nel Massachusetts, avanzando all’indietro con la mani sulla nuca, mentre alcuni agenti armati sino ai denti gli puntavano le armi addosso protetti da un blindato.

 20:53

Il Pentagono: «Diffondere documenti segreti è stato un atto criminale deliberato»

«Un atto criminale deliberato». Così il portavoce del Pentagono, il generale Patrick Ryder, ha definito la diffusione dei documenti segreti militari in un briefing con i giornalisti che si è svolto proprio mentre la polizia militare e gli agenti dell’Fbi arrestavano, nella sua casa a North Dighton, Jack Teixeira, sospetto di essere la talpa che ha trafugato le carte top secret.

21:11

Washington: «L’arresto di Teixeira è avvenuto senza incidenti, l’inchiesta prosegue»

Il ministro della Giustizia di Washington, Merrick Garland, che Jack Teixeira, il 21enne membro della Guardia Nazionale sospettato di essere la talpa che ha diffuso i documenti segreti del Pentagono, è stato arrestato dagli agenti dell’Fbi «senza incidenti».

L’attorney general ha precisato che l’arresto è avvenuto in relazioni alla «presunta rimozione non autorizzata e trasmissione di informazioni classificate di difesa nazionale», e che «l’inchiesta è ancora in corso».

Garland ha detto che Teixeira dovrà comparire davanti a giudici dell’Us District Court del Massachusetts, senza specificare quando ciò avverrà. Al momento non è chiaro quali saranno le accuse che gli verranno contestate, e il ministro ha assicurato che più informazioni sull’indagine saranno diffuse «al momento appropriato».

21:36

Mosca: «Valuteremo scambio di prigionieri per il reporter Gershkovich solo dopo il processo»

La Russia prenderà in considerazione la possibilità di uno scambio di prigionieri che coinvolga il giornalista americano Evan Gershkovich solo dopo che quest’ultimo sarà processato per spionaggio. Lo ha detto il viceministro degli Esteri del Cremlino, Sergey Ryabkov, ripreso dalla Tass.

21:42

Fbi: «L’arresto di Teixeira mostra il nostro impegno nell’identificare chi tradisce il Paese»

«L’arresto di oggi esemplifica il nostro continuo impegno per identificare e perseguire chi ha tradito la fiducia del nostro Paese e messo la nostra sicurezza nazionale a rischio». E’ quanto si legge nella dichiarazione diffusa dall’Fbi dopo l’arresto di Jack Teixeira, 21enne membro della Guardia Nazionale del Massachusetts, per il suo «presunto coinvolgimento» nella diffusione del materiale militare classificato.

22:11

Tajani al direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica: «Sosteniamo compromesso su Zaporizhzhia»

«Ho avuto una telefonata con Rafael Mariano Grossi. Sosteniamo il lavoro dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica per garantire sicurezza degli impianti nucleari in Ucraina. Un compromesso, sotto l'egida delle Nazioni Unite, per proteggere la centrale di Zaporizhzhia. Affronterò la questione anche al G7 Esteri in Giappone». Lo ha scritto su Twitter il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

22:26

Jack Teixeira comparirà in tribunale domani a Boston

Jack Teixeira comparirà in tribunale per la prima volta domani a Boston. Lo ha reso noto l'ufficio del procuratore generale degli Stati Uniti, ripreso dalla Cnn. L'orario esatto dell'udienza verrà reso noto domani.

La Cnn ha rivelato anche che stanno proseguendo in queste ore le perquisizioni nella casa della sospetta «talpa» a Dighton, nel Massachusetts.

23:35

Kiev: «L'azienda cinese Xiaomi fa affari con la Russia, è sponsor della guerra»

L'agenzia ucraina per la prevenzione della corruzione ha designato la società high tech cinese Xiaomi «sponsor internazionale della guerra». Lo ha reso noto la stessa agenzia in un comunicato ripreso dal Kyiv Independent.

Secondo l'agenzia anti-corruzione di Kiev, Xiaomi ha continuato a fare affari in Russia anche dopo l'invasione dell'Ucraina. «Mentre i russi bombardano le città pacifiche dell'Ucraina, Xiaomi ha aumentato le forniture alla Federazione russa del 39% nel terzo quadrimestre del 2022 rispetto a quello precedente», si legge nel comunicato secondo cui Xiaomi è diventata la società leader nella vendita di smartphone in Russia.

Grande Polonia: il mostro geopolitico prossimo venturo. Piccole Note (filo-Putin) il 13 Aprile 2023 su Il Giornale.

Mentre incerto prosegue lo scontro in Ucraina è certo, invece, che tra i sicuri vincitori di questa guerra ci sarà la Polonia. Il recente viaggio del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki a Washington ha rilanciato a titolo definitivo questa prospettiva geopolitica di rilevanza globale, perché notevole sarà il in futuro il peso della Grande Polonia.

Sul tema ne scriveva il Guardian: “Tutti i principali partiti polacchi sostengono l’Ucraina, ma sperano anche che, sebbene l’arco della storia sia lungo, alla fine si pieghi verso un nuovo ordine geopolitico. Vogliono che l’Ucraina emerga da questa guerra come un astro nascente, rovesciare il secolare orientamento occidentale dell’Europa – e fare della Polonia la vincitrice non dichiarata” del conflitto.

Le mutevoli interpretazioni dell’integrità territoriale

Tale fulgida prospettiva si concretizzerà dopo la fine della guerra grazie all’annessione dell’Ucraina – quel che ne resterà – alla Polonia. Peraltro, una gentile concessione di Zelensky, che nella visita a Varsavia di inizio aprile lo ha dichiarato a chiare lettere, affermando che “non ci saranno più frontiere” tra le due nazioni, (accreditando così alla sua persona il potere di fare quel che vuole del Paese di cui dovrebbe essere solo presidente).

Sviluppo invero stupefacente per una guerra nella quale l’Occidente è sceso in campo a difesa dell’integrità territoriale dell’Ucraina perché il rispetto di tale integrità sarebbe parte delle “regole” del mondo che si intende preservare. Tale integrità, minacciata dalla Russia, sarà preservata, appunto, con la diluizione dell’Ucraina nella Grande Polonia. Una palese schizofrenia.

Se tale prospettiva ha un suo fondamento non è tanto per le mire espansionistiche polacche o le arbitrarie decisioni di Zelensky, quanto per gli sponsor internazionali di tale progetto, che poi sono gli stessi ambiti che stanno alimentando questa guerra per procura contro la Russia, cioè i circoli anglosassoni iper-atlantisti.

Su Foreign Policy, ad esempio, una lode sperticata di tale prospettiva, che ripropone in chiave moderna l’età dell’oro della Grande Polonia, quella dell’Impero degli Jagelloni instauratosi verso la fine del ‘300 – dopo la fusione con la Lituania per via matrimoniale – che durò, tra alterne fortune, fino al XVI secolo, estendendo il suo dominio su Bielorussia, Ucraina, Lettonia, Estonia, Cechia, oltre a parte della Prussia, dell’Ungheria e della Russia.

Ed è proprio a questo periodo che si deve l’acceso contrasto tra Polonia e Russia, perché i russi furono talmente avversi alla dominazione polacca che il giorno della liberazione di Mosca dall’oppressore è ancora oggi celebrato come festa nazionale (che peraltro, coincide con la festività della Madonna di Kazan, protettrice della Russia, anche perché alla sua intercessione fu accreditata la liberazione).

La più potente nazione d’Europa

L’atavico antagonismo Mosca-Varsavia fa della Grande Polonia un baluardo ideale per contenere la Russia e tagliare in via provvisoriamente definitiva i rapporti tra Mosca e l’Europa occidentale, come da desiderata neocon (vedi video).

Ma, come spiegava il Guardian nel passaggio succitato, ha anche lo scopo di ridimensionare vieppiù il ruolo geopolitico dell’Europa occidentale. Infatti, come spiega il FP, l’Impero jagellonico non nasceva anzitutto per fronteggiare nemici orientali, ma per far fronte alla “minaccia dei Cavalieri Teutonici”.

Istruttivo il prosieguo dell’articolo di FP, nel quale, dopo aver evidenziato le difficoltà che incontra l’Ucraina nell’aderire alla Nato e alla Ue, spiega: “Immaginiamo invece che, alla fine della guerra, Polonia e Ucraina formino uno stato federale o confederale comune, fondendo le loro rispettive politiche estere e di difesa e portando quasi istantaneamente l’Ucraina nell’UE e nella NATO”.

“L’Unione polacco-ucraina diventerebbe il secondo paese più grande dell’UE e probabilmente risulterebbe la più grande potenza militare del continente, assicurando più di un adeguato contrappeso al tandem franco-tedesco, qualcosa che manca all’UE dopo la Brexit” [a tutto vantaggio di Londra, si può aggiungere].

Baluardo anti-russo

“Per gli Stati Uniti e l’Europa occidentale, l’unione sarebbe un modo permanente per proteggere il fianco orientale dell’Europa dall’aggressione russa. Invece di un paese sconclusionato e un po’ caotico di 43 milioni di persone che indugia nella terra di nessuno, l’Europa occidentale sarebbe protetta dalla Russia da un paese formidabile con una coscienza molto chiara della minaccia russa”.

“Senza un’Ucraina indipendente, non ci può essere una Polonia indipendente”, ha affermato pubblicamente Jozef Pilsudski, che guidò la Polonia tra le due grandi guerre, sostenendo una federazione dell’Europa orientale guidata dalla Polonia che comprendesse Lituania, Bielorussia e Ucraina, fondamentalmente una riedizione del Commonwealth medievale” [polacco-lituano].

Joseph Goebbels e l’ambasciatore tedesco von Moltke in visita al maresciallo Piłsudski il 15 giugno 1934. A destra il ministro degli Esteri polacco Józef Beck. Il patto Hitler-Piłsudski, patto di non aggressione tedesco-polacco, fu stipulato il 26 gennaio 1934 (Wikipedia)

“Non è una fantasia. All’inizio della guerra, la Polonia ha approvato una legislazione che consente ai rifugiati ucraini di ottenere carte d’identità polacche, dando in tal modo a questi di accedere a una serie di benefici sociali e sanitari riservati ai cittadini polacchi”.

“Il governo ucraino ha promesso di ricambiare la cortesia , estendendo ai polacchi residenti in Ucraina uno status legale negato ad altri cittadini stranieri. Con oltre 3 milioni di ucraini che vivono in Polonia […], i legami culturali, sociali e personali tra le due nazioni si rafforzano ogni giorno”.

Il mostro geopolitico

Tale fusione/annessione comporta molte difficoltà, ma FP cita l’unificazione tedesca post ’89 come esempio virtuoso di riferimento. Si può fare “quando esiste una volontà politica”, conclude. E la volontà politica c’è: Stati Uniti e Gran Bretagna potranno contare su Varsavia per tutelare i loro interessi nel Continente europeo e nei confronti di Mosca.

Considerando l’armamento Nato che si sta riversando in Ucraina e Polonia, la convergenza del movimento neonazista ucraino con le pulsioni nazionaliste polacche, l’acceso antagonismo dei due Paesi verso la Russia, reso incandescente dal conflitto attuale, e le loro malcelate mire sulla Bielorussia, fanno di questa creatura geopolitica, nata dall’ingegneria politica anglosassone, un mostro geopolitico conficcato nell’Europa continentale. La realizzazione del sogno neocon rischia di rivelarsi un incubo per il resto dei Paesi europei (e non solo).

A chiusura, si può accennare al fatto che tale prospettiva non è di oggi. Da tempo la Nato, in combinato disposto con i politici locali, sta lavorando al progetto Intermarium, cioè l’unione dei Paesi dell’Europa centro-orientale, dal Baltico al Mar Nero all’Adriatico, in funzione anti-russa; come da tempo si rincorrono notizie sulla fusione ucraino-polacca. Ma è utile registrare l’accelerazione in atto.

Il ruolo antico della Polonia nel nuovo futuro dell’Europa. Giulio Tremonti su Il Corriere della Sera il 14 Aprile 2023.

La guerra in Ucraina non è solo una guerra, è una svolta nella storia del continente. Ed è per questo che oggi l’Europa, confidando in se stessa, deve cercare un suo nuovo e diverso destino

 Caro direttore, prima è stato il discorso detto all’Università di Praga dal Cancelliere tedesco Scholz, poi il discorso detto all’Università di Heidelberg dal primo Ministro polacco Morawiecki, e forse non è un caso che oggi tratti importanti del percorso dell’Europa abbiano a passare proprio dalle sue antiche università. Il discorso di Heidelberg è sviluppato in due parti. La prima è in favore della tradizione, in alternativa ai passati decenni dell’«utopia tecnocratica» e della «turbointegrazione» imposte da Bruxelles. La seconda è rivolta al futuro e mirata all’ipotesi che a fianco della Nato si sviluppi una difesa comune europea e con questa una politica europea.

Cominciamo dalla prima, dal discorso sulla tradizione. Qui c’è in effetti un po’ di enfasi contro Bruxelles, ma davvero si pensa che la tradizione possa essere liquidata con l’accusa di «sovranismo»? Davvero si pensa che l’Europa, fondata dai grandi e dagli eroi, possa essere guidata dalle elite e dai tecnici? Davvero si pensa che il sistema europeo possa reggersi, mentre perde l’anima o ne divorzia, nuotando nel liquido della finanza? Davvero si pensa che in perpetuo si possa amare un grande mercato? Davvero si pensa che per unire i cuori sia sufficiente unire i portafogli, senza offrire dignità al lavoro? Davvero si pensa che la civiltà del passato, e con questa la tradizione, possano essere rimosse con le leggi di una modernità di costumi che altera la base del Welfare State («dalla culla alla tomba») facendo saltare, con poche culle, le pensioni e la sanità pubblica?

E, dunque, la domanda: perchè l’Europa ci si presenta oggi come l’«Angelus novus» di Klee, come la figura che avanza con la testa rivolta all’indietro, padrona del suo passato ma non del suo futuro? Perché tutto questo? Cosa ci è successo?

È che dell’Europa è stato tradito nella sostanza e nello spirito il modello originario glorificato nelle nostre cattedrali ed elaborato nelle nostre antiche università, il modello da cui dopo la guerra la nostra storia ha avuto un nuovo inizio, con il Trattato di Roma del 1957 basato su di un mirabile equilibrio tra Stati nazionali e nuova Comunità europea e fatto in modo che la foresta «non fosse così fitta da impedire la visione dell’albero» (Adenauer).

E poi la seconda parte, sul futuro dell’Europa. L’applicata follia bellica di Putin, l’ultima auto-dichiarata vittima del crollo ha fatto svanire anche l’idea opposta, l’idea di una possibile integrazione paneuropea, dall’Europa verso la Russia. Un progetto bloccato in tempo reale con l’attentato ad Alfred Herrhausen, il banchiere capo di Deutsche Bank che, appena un mese dopo la caduta del muro, saltò in aria con la sua Mercedes mentre era in procinto di volare a New York per illustrarvi l’intervista appena rilasciata al Wall Street Journal sul disegno di un asse strategico Berlino-Mosca. Un asse in effetti pericoloso: «se le due potenze (Germania e Russia) si integrassero economicamente intrecciando rapporti più stretti si verrebbe a creare il pericolo della loro egemonia» (Kissinger, Welt am Sonntag, 13 maggio 1992). Un rapporto, quello tra Europa e Russia, che per decenni è stato comunque centrale nel disegno geopolitico dell’Europa, da ultimo con i «gasdotti».

Ed è così che si arriva al punto essenziale: la guerra in Ucraina non è solo una guerra, è una svolta nella storia dell’Europa. Ed è per questo che oggi l’Europa, confidando in se stessa, deve cercare un suo nuovo e diverso destino. E chi temeva che in questo scenario la Polonia restasse prigioniera del suo tragico e sofferto passato, o che avanzasse nell’archeo futurismo del mitico «trimarium», viene oggi smentito.

Quello di Heidelberg è infatti un discorso straordinario, insieme nazionale ed europeo, un discorso che non per caso si chiude con la formula «Europe great again!». E del resto non è per caso, ma pour cause, che un grande discorso sull’Europa oggi venga dalla Polonia, un luogo che nell’ ‘800 è stato simbolico ed eroico, con la «primavera dei popoli», un luogo che poi è stato la patria di Karol Wojtyla.

Riga dritta. Così la Lettonia cerca di ridurre l’influenza culturale (e politica) della Russia. Francesco Del Vecchio su L’Inkiesta il 15 Aprile 2023

Il governo lettone ha approvato una serie di leggi per eliminare la lingua russa dai programmi scolastici e vietarne l’uso nei luoghi pubblici. Un modo per evitare che gli abitanti russofoni ascoltino solo la propaganda del Cremlino

Via commerciale per migliaia di anni, la Lettonia ha attraversato diversi periodi di occupazione nella sua storia. Dagli invasori tedeschi e svedesi fino ai sovietici, con Mosca che ha continuato a esercitare la sua influenza negli anni attraverso l’invio di coloni, usando anche la lingua e i media per alimentare la sua macchina di disinformazione. In Lettonia si parlano molte lingue minoritarie, ma la visione di Vladimir Putin e le sue ambizioni imperiali rendono il russo una minaccia per l’identità lettone, sostengono diversi politici di Riga. Per questo motivo la Lettonia ha recentemente approvato una serie di leggi per ridurre le ingerenze della Russia nel Paese: i legislatori locali sperano che le misure rafforzino la coesione e l’integrazione interna, proteggendole dalle minacce del Cremlino.

Il processo è già in atto da tempo, con la rimozione di monumenti di epoca sovietica e la proposta di rinominare una strada che celebrava il poeta russo Aleksandr Puškin. I cambiamenti più significativi, sanciti da nuove leggi, sono l’imminente eliminazione della lingua russa dai programmi scolastici standard e l’istituzione del lettone come unica lingua per l’istruzione. È stato inoltre vietato l’uso del russo negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e in diversi esercizi commerciali.

Quando l’inviato russo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha denunciato la «russofobia dilagante in Ucraina» e l’ha paragonata a una «inquisizione linguistica», il politico lettone Rihards Kols l’ha definita «una vecchia tattica imperiale» del Cremlino, che da tempo si presenta come protettore dei russofoni all’estero come pretesto per invadere nazioni sovrane. A Riga si teme che la Russia possa fare lo stesso con la Lettonia: la repubblica ha molto da temere dal progetto espansionistico di Putin noto come Russkiy mir, o «Mondo russo», che vede tutti i territori ex sovietici come parte di una grande nazione russa 

Boris Tsilevitch, deputato del partito socialdemocratico lettone Harmony, ha dichiarato di aver provato «disgusto» per l’audacia della Russia quando ha sentito i commenti all’Onu. I suoi genitori hanno insegnato letteratura russa e il suo partito è impegnato negli interessi delle minoranze russe, ma è anche infuriato per i tentativi di Mosca di destabilizzare la Lettonia. Tsilevitch ha definito Putin come «il più grande russofobo», la cui invasione dell’Ucraina, a suo dire, ha inevitabilmente messo in difficoltà i russofoni delle nazioni baltiche.

Il trentasei per cento dei lettoni parla russo, mentre un quarto della popolazione si identifica nell’etnia russa. Molti di loro hanno interiorizzato la propaganda di Mosca sui canali russi anche dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 ed è probabile che credano alle affermazioni del Cremlino. Secondo un sondaggio dello scorso anno, solo il venticinque per cento dei russofoni in Lettonia ha sostenuto l’Ucraina durante la guerra, mentre più dell’ottanta per cento dei lettoni ha appoggiato Kyjiv.

I leader lettoni sostengono che le riforme aumenteranno l’occupabilità dei cittadini in tutta l’Unione e miglioreranno l’integrazione della minoranza russa. «La lingua è uno strumento di comunicazione, o almeno dovrebbe esserlo. Ma nel nostro caso ha un significato più ampio perché molti russofoni vivono in uno spazio di disinformazione russo, che è ostile alla Nato, all’Ue e alla sicurezza della Lettonia», ha dichiarato Maris Andzans, direttore del Centro di studi geopolitici di Riga. «Putin è stato bravo a diffondere la propaganda attraverso i canali russi e a disinformare sul benessere in Russia e sulla decadenza dell’Occidente».

Kols ha affermato che una simile narrazione ha implicazioni dirette sulla sicurezza del Paese e ha insistito sul fatto che tutti coloro che vivono in Lettonia devono essere in grado di parlare lettone, indipendentemente dalla lingua in cui conversano a casa. «Perché dovremmo continuare a mantenere due spazi informativi paralleli e completamente separati? La Russia usa la lingua attraverso i suoi media per dividere, creare confusione, offuscare e manipolare. Non possiamo permetterlo», ha aggiunto il rappresentante politico. «Vediamo che le giovani generazioni non hanno problemi con la lingua lettone, indipendentemente dalla loro etnia».

Il ministro degli Esteri lettone Edgars Rinkevics ha risposto alle critiche su presunte discriminazioni affermando che «i bambini e gli alunni avranno il diritto di studiare la lingua e la storia culturale della minoranza (nella lingua della minoranza) all’interno dei programmi educativi finanziati dallo Stato e dai governi locali».

Altri sostengono che proibire l’uso del russo negli spazi pubblici e vietare i media in lingua russa potrebbe essere controproducente. «La gente ama consumare i media nella propria lingua madre», ha detto Tsilevitch, aggiungendo di aver sostenuto la produzione di contenuti in lingua russa in Lettonia come soluzione alla disinformazione di Mosca. «Durante l’epoca sovietica abbiamo trovato il modo di accedere alla BBC e a Voice of America. Oggi mi sta dicendo che con Vpn e quant’altro i russofoni in Lettonia non possono accedere ai contenuti russi?». Arnis Kaktins, direttore esecutivo della società di ricerca lettone Skds, ha invece detto che vietare i canali russi non avrà un impatto immediato sulla mentalità dei simpatizzanti di Putin: «una visione del mondo non cambia da un giorno all’altro».

La Lettonia non è l’unica nazione ex sovietica ad aver considerato come un avvertimento l’invasione della Russia in Ucraina, a partire dall’annessione della Crimea, e ad aver preso provvedimenti per ottenere una maggiore indipendenza culturale. Nel dicembre dello scorso anno, il Parlamento estone ha approvato una legge simile con il passaggio all’estone nelle scuole in lingua russa entro l’anno scolastico 2024-2025. Il governo lettone spera ora che i cambiamenti più recenti allontanino i russofoni dalla propaganda del Cremlino e creino un baluardo contro le interferenze di Putin. Ma il governo di Mosca sta ancora lavorando per destabilizzare tutto: la dottrina del caos è sempre in moto.

Yemen: la pace che gli Stati Uniti non vogliono. Piccole Note il 14 aprile 2023 su Il Giornale.

L’Arabia Saudita si è fatta promotrice di un processo di distensione che prosegue a un ritmo sempre più accelerato e che potrebbe cambiare il volto del Medio oriente. Ne abbiamo dato notizia sul nostro sito, annotando, in particolare, come abbia deciso di porre fine alla guerra in Yemen, proponendo la pace ai ribelli Houti; di riallacciare i rapporti diplomatici con l’Iran, l’antagonista regionale; e di proporre la riammissione della Siria nella Lega Araba, dalla quale era stata espulsa all’inizio del regime-change siriano.

L’attivismo saudita

Su quest’ultima direttrice si annota la visita in Arabia Saudita del ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad, che si è incontrato col suo omologo saudita, il principe Faisal bin Farhan bin Abdullah, per mettere a punto una proposta per il ritorno della Siria nella Lega Araba, rispetto al quale, come annota soddisfatto il Wall Street Journal, ci sarebbero resistenze che sarebbero emerse nel recente vertice dei leader della regione.

Da vedere se si riuscirà a superarle per il 19 maggio, quando la Lega è chiamata a riunirsi a Riad. La diplomazia saudita e siriana hanno ancora tempo a disposizione e frecce al loro arco.

Nel frattempo, come avevamo registrato, una delegazione di Riad è stata inviata a Sanaa per avviare il sospirato processo di pace in Yemen. I funzionari sauditi si sono incontrati con alcuni leader dei ribelli Houti, ai quali hanno presentato il loro piano di pace. Questa non è ancora fiorita, tante le divergenze da appianare e le diffidenze reciproche.

Ma che qualcosa si stia muovendo in senso positivo lo indica lo scambio di prigionieri che sta avvenendo in questi giorni, il più massivo dall’inizio della guerra, dal momento che si prevede che circa un migliaio di essi potranno far ritorno alle loro famiglie. Un’iniziativa complessa, supportata – altro aspetto significativo – sia dalla Croce Rossa che dalla Mezzaluna Rossa (al Jazeera).

L’attivismo saudita sta provocando, però, grande irritazione a Washington, sia perché vede il suo ex vassallo stringere rapporti con Cina e Russia, sia perché le iniziative regionali di Riad sfuggono al suo controllo e, per di più, vanno contro le direttive base della politica estera statunitense.

Oltre ai rinnovati rapporti con la Siria, nel mirino Usa è finito l’appeasement con l’Iran, che ha nella pace con gli Houti, supportati da Teheran, un corollario. Tale pace sarebbe un vero scacco per i neocon, che da anni hanno messo l’Iran nel mirino e hanno modellato la guerra yemenita al modo di una guerra per procura, ottima per erodere le risorse di Teheran e alimentare i profitti dell’apparato militar industriale Usa (al modo della guerra ucraina per la Russia).

Così, a inizio aprile, il Capo della Cia è stato inviato a Riad. Una visita improvvisa, nella quale Burns ha avuto modo di esternare la contrarietà di Washington. Ma, a quanto pare, la visita non è andata come speravano negli Usa, così due giorni fa il Consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan ha chiamato il principe ereditario Mohammed bin Salman.

Quando la Casa Bianca disse no alla pace in Yemen

L’Associated Press riferisce che Sullivan si è limitato a offrire il supporto Usa all’iniziativa di pace yemenita, ma si può nutrire qualche perplessità in proposito. Infatti, va ricordato un particolare: quando al Congresso degli Stati Uniti, nello scorso dicembre, era stato proposto un disegno di legge per togliere il supporto americano alla guerra yemenita che, se approvato, avrebbe posto fine al conflitto (Riad non poteva proseguire senza di esso), la Casa Bianca ha fatto pressioni sui senatori perché lo bocciassero (The Intercept). Così la norma, proposta da Sanders e altri senatori,  è stata respinta e la guerra è proseguita.

Probabile che allora la Casa Bianca si sia mossa su pressione dei falchi, alla quale Biden si era dovuto piegare. Infatti, subito dopo la sua elezione, Biden aveva espresso la sua volontà di chiudere il conflitto, ma non era riuscito a dar seguito al proposito.

È quindi possibile che con la recente telefonata di Sullivan – l’uomo più vicino a Biden in seno all’amministrazione Usa – si sia voluto porre una toppa su uno scivolone passato. O forse, più banalmente, visto che sui media era iniziata a circolare la notizia dell’irritazione Usa per la possibile pace yemenita, si è semplicemente voluto evitare questo evidente danno di immagine.

Ma al di là delle tragiche contraddizioni interne al potere statunitense e al di là delle intenzioni sottese alla telefonata di Sullivan e alla veridicità del resoconto dell’Associated Press, i fatti restano. E dicono chiaramente che se la pace in Yemen si farà, sarà fatta contro la spinta americana perché prosegua.

Quanto alla telefonata, è più che probabile che Sullivan abbia riferito il pleonastico, e forse sincero, supporto di Biden alla pace yemenita, mettendo però allo stesso tempo in guardia il suo interlocutore saudita sui rapporti con Cina, Iran e Siria.

Se si considera che in pochi giorni Mohamed bin Salman si è dovuto sorbire la visita di Burns e la telefonata di Sullivan, si può ben dire che stia subendo qualcosa di simile allo stalkeraggio. Si spera che la Sicurezza saudita sia all’altezza della situazione, dal momento che certe attenzioni americane in genere non portano fortuna ai malcapitati che le subiscono.

Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per “il Corriere della Sera” il 13 aprile 2023.

«Hanno imposto una nuova legge marziale senza dichiararla». Se lo dice Aleksej Venediktov, il direttore della defunta radio Eco di Mosca, sempre in bilico tra cauto dissenso e amicizia personale con Vladimir Putin, significa che è davvero successo qualcosa di molto importante.

 Non ci sono e non ci saranno annunci ufficiali, ci mancherebbe altro. Ma la nuova mobilitazione russa sta per arrivare. Basta unire i puntini contenuti in un provvedimento approvato all’improvviso.

La Duma e il consiglio della Federazione hanno dato il via libera a un pacchetto di emendamenti alla legge denominata «Sull’obbligo militare e sul servizio militare».

Dopo che Vladimir Putin avrà firmato, i commissariati militari, responsabili per il servizio di leva, non dovranno più consegnare a mano la cartolina di precetto alla futura recluta.

 Basterà una mail, inviata tramite il portale online della pubblica amministrazione, l’equivalente del nostro Spid, al quale sarà aggiunto un registro digitale con i nomi dei nuovi coscritti. Le cartoline si considerano consegnate una volta inserite nella pagina personale del diretto interessato, creata per l’occasione.

[…] Subito dopo la consegna della «cartolina» digitale, scatta in automatico il divieto di espatrio. Ma chi non si fa vedere per venti giorni dal momento della notifica, perde il diritto alla guida dell’auto, non potrà più accedere a qualunque prestazione bancaria, non potrà più vendere o acquistare immobili né farsi registrare come imprenditore o libero professionista. In pratica, smette di esistere per lo Stato.

 […] È difficile non cogliere il nesso con l’imminente controffensiva ucraina, che sempre più, comunque vada, assume i connotati dello spartiacque di questi primi 14 mesi di guerra. Cinque potenziali soldati contro uno. Il principale vantaggio della Russia sta nei numeri, in un serbatoio umano infinito, che Putin intende sfruttare quando verrà il momento.

«Abbiamo sempre fatto la guerra così» chiosa il politologo Abbas Gallyamov, ieri consigliere di Putin oggi suo contestatore da lontano. «I trecentomila mobilitati dell’ondata precedente stanno per finire. La sorte dei molti altri che seguiranno non sarà diversa. Il prossimo passo sarà l’avviso di morte comunicato ai familiari attraverso il portale». […]

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 14 aprile.

Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi, Giuseppe Benedini e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 14 Aprile 2023.

Le notizie sulla guerra di venerdì 14 aprile

Questa diretta è chiusa, clicca qui per continuare a seguire gli aggiornamenti sulla guerra in Ucraina

LIVE I FATTI PRINCIPALI

05:50

Lula: «Gli Usa smettano di incoraggiare la guerra»

02:21

Sono 9 le vittime del bombardamento russo su Sloviansk

23:14

Prigozhin: «Putin fermi l’operazione militare»

22:12

Putin firma la legge per la coscrizione dei militari con sistema elettronico

19:09

Arrivati in Polonia 8 tank Leopard 2 promessi dal Canada

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 14 aprile.

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 14 aprile. Lorenzo Cremonesi, inviato, Paolo Foschi, Giuseppe Benedini e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 14 Aprile 2023.

Le notizie sulla guerra di venerdì 14 aprile

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LIVE I FATTI PRINCIPALI

05:50

Lula: «Gli Usa smettano di incoraggiare la guerra»

02:21

Sono 9 le vittime del bombardamento russo su Sloviansk

23:14

Prigozhin: «Putin fermi l’operazione militare»

22:12

Putin firma la legge per la coscrizione dei militari con sistema elettronico

19:09

Arrivati in Polonia 8 tank Leopard 2 promessi dal Canada

03:05

La talpa dei documenti rubati agli Usa è un 21enne della Guardia Nazionale, Jack Teixeira

di Viviana Mazza

La possibile talpa dei documenti classificati del Pentagono ha un nome: Jack Teixeira, 21 anni, riservista che lavorava per l’intelligence della Air National Guard, componente aerea della Guardia nazionale nello stato del Massachusetts (ogni stato ha la sua unità, sono militari part-time che si addestrano una volta al mese).

03:07

Documenti Usa trapelati: la Cina avrebbe accettato di fornire segretamente armi alla Russia

Nei documenti top secret americani trapelati c’è anche un passaggio che riguarda la consegna di armi cinesi alla Russia. Nel leak si legge che il servizio di intelligence estero russo credeva di avere un accordo con Pechino per la fornitura di «aiuti letali». Lo scrive il Washington Post. Secondo il documento, le armi dovevano arrivare a Mosca «mascherate» da materiale civile. Questa informazione sarebbe emersa durante le intercettazioni fatte dall’intelligence Usa su quella russa.

03:08

Jack Teixeira comparirà in tribunale oggi a Boston

Jack Teixeira comparirà in tribunale per la prima volta oggi a Boston. Lo ha reso noto l'ufficio del procuratore generale degli Stati Uniti, ripreso dalla Cnn. L'orario esatto dell'udienza verrà reso noto domani.

La Cnn ha rivelato anche che stanno proseguendo in queste ore le perquisizioni nella casa della sospetta «talpa» a Dighton, nel Massachusetts.

03:12

Il doppio gioco della Serbia: per gli Usa ha inviato armi all’Ucraina, ma il governo nega

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Doppio gioco, traffici, nidi di spie: la guerra in Ucraina ha riaperto il fronte dei Balcani. E al centro, non solo per le rivelazioni dei documenti segreti americani, c’è la Serbia. Un Paese che danza con molte piroette. Belgrado ha messo in atto una strategia binaria. Secondo le carte trapelate in queste ore avrebbe accettato di inviare equipaggiamenti letali a Kiev, rifiutandosi però di partecipare al training di militari come altri Paesi. Possibile che gli siano state chieste munizioni e materiale compatibile con l’arsenale degli ucraini, tipo i razzi da 122 millimetri, già segnalati qualche mese fa. Non è chiaro se i carichi siano partiti, in quanto l’esecutivo ha reagito con una smentita e ha ribadito la politica di non coinvolgimento nella guerra.

03:14

Ecco come è stato arrestato Jack Teixeira, talpa dei documenti segreti Usa

di Viviana Mazza, nostra corrispondente da New York

A identificarlo come la «talpa» dei documenti segreti del Pentagono e della Cia sono stati alcuni «compagni di chat», che hanno rivelato il suo nickname, «OG» che in slang vuol dire Original Gangster, al sito investigativo Bellingcat e diversi altri dettagli al Washington Post ma non il suo vero nome, perché lo ammiravano. Poi i giornalisti del New York Times, con l’aiuto di un collega di Bellingcat, sono risaliti alla vera identità della sospetta «talpa» dei documenti classificati diffusi sulla piattaforma Discord: lo hanno trovato attraverso il suo profilo su «Steam», un sito per l’acquisto e la condivisione di videogiochi e hanno notato anche che dettagli apparsi ai margini delle foto che aveva scattato ai documenti (per esempio il tavolo e le mattonelle) combaciavano con immagini della casa dei suoi genitori reperibili sui social. Infine il New York Times ha avuto conferma del nome da due funzionari anonimi: l’Fbi stava sorvegliando Jack Teixeira, 21 anni, riservista della 102esima divisione del reparto intelligence della Guardia nazionale aeronautica del Massachusetts. Più tardi si è appreso che temevano potesse essere armato.

03:21

Tre donne in pole position per la guida della Nato al posto di Stoltenberg

di Paolo Valentino, nostro corrispondente da Berlino

C’ è una donna nel destino della Nato? La domanda non è solo retorica. A fine settembre scade infatti il mandato, già prolungato di un anno, dell’attuale segretario generale, il norvegese Jens Stoltenberg. E il dibattito su chi debba succedergli produce già una vorticosa sequenza di nomi.

La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha rilanciato su tutta la linea l’Alleanza, compattandola come mai prima e restituendole la sua originaleraison d’être , baluardo contro la minaccia russa a difesa dell’Occidente e dei suoi valori. Il recente ingresso della Finlandia e quello prossimo della Svezia segnalano una riconquistata capacità di attrazione del Patto, che negli ultimi anni era andata affievolendosi, al punto da far dire al presidente francese Emanuel Macron che la Nato era in «stato di morte cerebrale». Ma la mutazione ha anche dato nuovo peso politico e grande visibilità mediatica alla carica di segretario generale, diventata più contesa che in passato e oggetto di una trattativa molto più delicata fra i Paesi membri.

03:34

Kiev: crimini commessi dai russi configurano un genocidio

L’Ucraina ha già registrato 77.500 crimini di guerra commessi dalle forze russe sul suo territorio, per i quali finora sono state accusate più di 300 persone, e cercherà di dimostrare che si tratta di un «atto di genocidio». Lo ha reso noto una fonte dell’ufficio del procuratore generale. «Consideriamo i crimini commessi dagli invasori russi contro il popolo ucraino dal punto di vista del genocidio. Ad oggi, abbiamo già registrato 77.500 crimini di guerra in Ucraina», secondo Yuriy Belousov, un alto procuratore che si occupa di crimini di guerra. Secondo l’ufficio del procuratore generale, «questi crimini sono uniti dal desiderio sfrenato della leadership russa di distruggere l’Ucraina come paese indipendente e gli ucraini come nazione indipendente separata». Ed è da questo punto di vista, ha aggiunto Belousov, che si cerca di analizzare «questi omicidi commessi dalla Federazione Russa in Ucraina, atti di tortura, violenze sessuali». Secondo il procuratore, l’ultimo video che mostra l’esecuzione di un possibile soldato ucraino «è più di un semplice crimine, fa parte del panorama criminale generale, una manifestazione del reale atteggiamento dei russi nei confronti degli ucraini». «Vogliono distruggerci fisicamente. Ecco perché spero che l’Ucraina possa dimostrare il crimine di genocidio nei tribunali nazionali e internazionali», ha insistito.

03:36

Cresce la preoccupazione a Zaporizhzhia dopo l’esplosione di una mina russa nella centrale nucleare

Cresce l’allarme per le sorti della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Dopo l’incidente di giovedì, l’esplosione di una mina russa vicino alla sala turbine di una delle unità dell’impianto occupato dalle truppe di Mosca, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) sta cercando di attivarsi per verificare quale è il livello di rischio incidenti nucleari nella struttura. Le autorità russe a parole infatti si dicono disposte a collaborare per garantire la sicurezza della centrale, ma gli ucraini denunciano la presenza di armi, soldati e munizioni nel perimetro dell’impianto.«Ho avuto una telefonata con Rafael Mariano Grossi. Sosteniamo il lavoro dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica per garantire sicurezza degli impianti nucleari in Ucraina. Un compromesso, sotto l’egida delle Nazioni Unite, per proteggere la centrale di Zaporizhzhia. Affronterò la questione anche al G7 Esteri in Giappone» ha scritto su twitter il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani.

03:43

Usa revisione i protocolli per l’accesso ai dati dell’intelligence

Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha dichiarato di aver ordinato al Dipartimento della Difesa di condurre una revisione dei suoi protocolli di accesso all’intelligence per prevenire future fughe di informazioni classificate a seguito di un’apparente pubblicazione di dozzine di documenti sensibili online . «In qualità di Segretario alla Difesa, inoltre, non esiterò ad adottare ulteriori misure necessarie per salvaguardare i segreti della nostra nazione. Di conseguenza, sto ordinando al Sottosegretario alla Difesa per l’intelligence e la sicurezza di condurre una revisione delle nostre procedure di accesso, responsabilità e controllo all’intelligence all’interno del Dipartimento per informare i nostri sforzi per impedire che questo tipo di incidente si ripeta», ha affermato Austin giovedì.

07:19

Kiev: «È assurdo che la Russia presieda il Consiglio di sicurezza Onu»

«È incompatibile con qualsiasi logica e giustizia che un paese aggressore e terrorista che ha ucciso e sta uccidendo bambini presieda il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite», ha dichiarato il segretario alla Sicurezza nazionale e alla difesa ucraino Oleksii Danilov riferendosi alla Russia.

«Quando le persone nel ventunesimo secolo tagliano la testa a una persona vivente e i loro rappresentanti presiedono il Consiglio di sicurezza dell’Onu nel nostro mondo stanno accadendo cose completamente incomprensibili», ha detto Danilov facendo riferimento al video della presunta esecuzione di un prigioniero di guerra ucraino da parte di soldati russi.

07:21

La deputata repubblicana difende la talpa Teixeira: «Bianco, cristiano e contrario alla guerra. È nemico del regime di Biden»

«Jake Teixeira è bianco, maschio, cristiano e contrario alla guerra. Questo lo rende un nemico del regime di Biden. Ha detto la verità in merito alle truppe sul campo in Ucraina e molto altro. Chiedetevi chi sia il vero nemico», ha scritto su Twitter la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene riguardo all’arresto di Jack Teixeira, l’aviere 21enne accusato di aver divulgato la vasta mole di documenti riservati del dipartimento della Difesa Usa circolati in rete la scorsa settimana.

La presa di posizione di Greene è in aperto contrasto con le reazioni all’arresto di Teixeira da parte della maggior parte degli esponenti del Partito repubblicano, e ha attirato dure critiche da parte dei Democratici. Greene è nota per aver chiesto più volte anche il perdono per il fondatore di WikiLeaks Julian Assange e per Edward Snowden.

07:46

Lavrov: «Grato alle nazioni sudamericane per non aver aderito alle sanzioni»

«Non è un caso che gli sforzi per abbandonare il dollaro americano nel commercio estero e per creare un’infrastruttura di trasporti, logistica, legami interbancari, finanziari ed economici non controllati dall’Occidente si siano intensificati in modo significativo in tutto il mondo. Circa tre quarti dei paesi di tutto il mondo, compresi i nostri amici latinoamericani, hanno scelto di non aderire alle sanzioni anti-russe. Li abbiamo apprezzati per questo». Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russi, in un comunicato intitolato «Russia e America Latina: partenariato e cooperazione lungimiranti», ha ringraziato i Paesi del sudamerica che non hanno aderito alle sanzioni contro Mosca.

Secondo il massimo diplomatico, «tutto ciò che sta accadendo in Ucraina fa parte della lotta in corso per il futuro ordine internazionale. Quello che è in gioco oggi è se l’ordine mondiale sarà veramente equo, democratico e policentrico, come afferma la Carta delle Nazioni Unite, che proclama l’uguaglianza sovrana di tutti i paesi, o se gli Stati Uniti e la coalizione che guida attueranno la loro agenda a scapito di altri paesi».

07:57

La guerra dell’intelligence russa e il piano segreto della Cina per le armi, gli altri memo dei documenti segreti rubati agli Usa

di Marta Serafini

Mentre la fonte dei leak del Pentagono ora ha un nome e un volto, emergono nuovi dettagli sul contenuto dei documenti. Si inizia dall’Ucraina.

Secondo la valutazione dell’intelligence Usa contenuta nei documenti, la guerra si protrarrà per tutto il 2024. Per ancora un anno e mezzo — si legge nei dossier — «nessuna delle due parti riuscirà a vincere ed entrambe si rifiuteranno di sedersi al tavolo dei negoziati». Secondo il New York Times, documenti aggiuntivi che non facevano parte del primo blocco apparso sui social network e poi sui media la scorsa settimana, mostrano come le agenzie di spionaggio americane siano penetrate virtualmente in ogni angolo dell’apparato d’intelligence e militare russo, oltre che nella struttura dei comandi militari. In un report di 53 pagine datato 28 febbraio, l’intelligence americana afferma che i servizi russi, l’Fsb, hanno «accusato» il ministero della Difesa di Mosca di «nascondere il numero sulle perdite russe in Ucraina», che tra morti e feriti avrebbe raggiunto «una cifra vicina a 110mila».

08:17

Isw: «La capacità offensiva russa è limitata . L’arresto del giornalista Gershkovich forse una leva per le concessioni»

L’esercito russo non è più in grado di condurre operazioni offensive simultanee in più direzioni e sta concentrando i suoi sforzi sulla città di Bakhmut, nell’Ucraina orientale: lo scrive l’Istituto per lo studio della guerra (Isw), come riporta Unian. Gli esperti del centro studi statunitense citano il vice capo della direzione operativa principale dello stato Maggiore ucraino, Oleksiy Gromov, secondo il quale le truppe russe sono state trasferite da Avdiivka all’area della città assediata. Ed è a Bakhmut che la Russia concentra adesso la sua offensiva. «La dichiarazione di Gromov conferma la valutazione di lunga data dell’Isw, secondo cui le forze armate russe nella loro forma attuale non sono in grado di condurre campagne offensive simultanee su larga scala in più direzioni», sottolinea l’Istituto.

Gli analisti Isw suggeriscono che il Cremlino tenterà di utilizzare l’arresto del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich per ottenere concessioni dagli Stati Uniti. Secondo il think tank americano, Vladimir Putin avrebbe approvato personalmente l’arresto del giornalista e il coinvolgimento nella decisione del presidente russo potrebbe indicare che il Cremlino cercherà di utilizzare l’arredto come leva per ottenere concessioni dagli Stati Uniti.

 08:22

La Germania: «Pechino chieda alla Russia di fermare la guerra»

Annalena Baerbock, ministro degli Esteri tedesca, ha esortato oggi Pechino a chiedere «all’aggressore russo di fermare la guerra» in Ucraina, affermando che «nessun altro Paese ha più influenza della Cina sulla Russia». «Devo dire apertamente che mi chiedo perché la posizione cinese finora non includa una richiesta all’aggressore russo di fermare la guerra», ha detto la responsabile della diplomazia tedesca durante una conferenza stampa con il suo omologo cinese Qin Gang.

08:37

La Russia multa Wikipedia

Un tribunale di Mosca ha multato Wikipedia per un articolo in lingua russa che si è rifiutato di rimuovere sull’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il tribunale ha inflitto una multa di 2 milioni di rubli (21.600 euro) alla Wikimedia Foundation, l’organizzazione senza scopo di lucro che gestisce l’enciclopedia online libera, per non aver rimosso un articolo di Wikipedia intitolato «Occupazione russa della regione di Zaporizhzhia». L’agenzia Tass ha affermato che la Wikimedia Foundation non ha dato ascolto alle richieste del Roskomnadzor, l’organo statale di controllo delle comunicazioni della Russia, di rimuovere gli articoli contenenti «informazioni false». La Tass ha detto che un rappresentante di Wikipedia ha chiesto al tribunale di respingere la richiesta di rimozione in quanto vaga.

 08:38

Gran Bretagna: «I russi avanzano a Bakhmut, la difesa ucraina tiene a Ovest»

L’offensiva russa avanza a Bakhmut, la strategica cittadina del Donbass contesa da mesi, e la difesa ucraina è stata costretta a cedere alcune zone, mantenendo però il controllo delle zone a ovest della città.

Lo constata, nel suo aggiornamento quotidiano sulla situazione sul terreno della guerra in Ucraina, l’intelligence della Difesa britannica. «La Russia ha riattivato l’assalto alla città di Bakhmut, nell’Oblast’ di Donetsk, grazie al miglioramento della cooperazione tra le forze del Ministero della Difesa russo e del Gruppo Wagner», premette il bollettino di Londra. «La difesa ucraina tiene ancora i quartieri occidentali della città, ma nelle ultime 48 ore è stata sottoposta a un fuoco di artiglieria russo particolarmente intenso. I gruppi d’assalto Wagner continuano a condurre l’avanzata principale attraverso il centro della città, mentre le forze aviotrasportate russe hanno alleggerito alcune unità Wagner che assicuravano i fianchi nord e sud dell’operazione». «Le forze ucraine devono affrontare notevoli problemi di rifornimento, ma si sono ritirate ordinatamente dalle posizioni che sono state costrette a cedere», conclude la nota dell’intelligence.

08:46

L’ambasciatore russo in Usa: «Il momento di ridurre il numero di giornalisti americani in Russia»

L’ambasciatore russo negli Stati Uniti ha suggerito che «potrebbe essere il momento di ridurre il numero di giornalisti statunitensi in Russia». Parlando in televisione russa dell’arresto del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, Anatoly Antonov ha affermato che «gli americani ci hanno minacciato di misure di ritorsione se non rilasciamo Gershkovich nel prossimo futuro. Vedremo come si comporteranno».

08:49

Isw: «La Russia può rappresentare ancora una seria minaccia. Mosca crea compagnie militari alternative»

La Russia può ricostituirsi come una «seria minaccia» per l’Ucraina in futuro, malgrado i «gravi» problemi che deve affrontare nel mobilitare le truppe. Lo ha affermato un think tank con sede negli Stati Uniti. L’Institute for the Study of War (Isw) ha riferito che l’alto funzionario ucraino Oleksiy Hromov ha affermato che gli sforzi di mobilitazione russi stanno «ristagnando», mentre le persone diventano più consapevoli del tasso di vittime russe nel conflitto. Secondo l’Isw, Hromov - responsabile della principale direzione operativa dello stato maggiore ucraino - ha affermato che la regione russa di Volgograd ha raggiunto solo il 7 per cento della sua quota di reclutamento, mentre a Saratov la cifra ha raggiunto appena il 14 per cento.

Ha inoltre affermato che Mosca sta creando compagnie militari private «alternative» per colmare le lacune, ma ha affermato che «non saranno così potenti» come il gruppo Wagner - composto da mercenari filorussi - «nel prossimo futuro». Tuttavia, l’Ucraina e i suoi alleati «non devono sottovalutare le capacità di generazione della forza russa nel lungo periodo per una lunga guerra di logoramento», ha ammesso il funzionario. Il think tank aveva già lanciato avvertimenti simili. Ha però affermato che il Cremlino non ha ancora intrapreso la «necessaria riorganizzazione del suo sforzo bellico per sfruttare efficacemente le economie di scala per sostenere la generazione di forze russe su larga scala».

 08:56

Sindaco di Melitopol: «Forte esplosione in città»

Si è verificata oggi una forte esplosione a Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia, città attualmente sotto il controllo russo. Lo ha affermato il sindaco ucraino della città, Ivan Fedorov, nel corso di una diretta televisiva. «La mattina per il nemico è iniziata in modo piuttosto brutto: in città c’è stata un’esplosione potentissima, che si sentiva anche nei villaggi circostanti. Questa esplosione si è verificata vicino alla ferrovia e ad un deposito ferroviario», ha detto Fedorov, secondo cui in questa zona sarebbero presenti attrezzature e munizioni della Russia.

09:08

Orban: «L’Ucraina non esiste finanziariamente senza il sostegno di Stati Uniti e Ue»

L’Ucraina è «inesistente in termini finanziari», senza il sostegno di Stati uniti ed Europa, e quando queste smetteranno di sostenerlo il conflitto finirà. Lo ha detto oggi il primo ministro ungherese Viktor Orban parlando a Radio Kossuth. «Nei fatti l’Ucraina è un paese inesistente in termini finanziari. Il calo degli indicatori economici è enorme, il che è del tutto comprensibile a causa della guerra. Ovviamente, l’Ucraina non può autofinanziarsi. La domanda è se sosteniamo l’Ucraina. E nel momento in cui America ed Europa risponderanno “no” a questa domanda, la guerra finirà», ha detto Orban all’emittente Kossuth. L’Europa spende decine di miliardi di dollari per sostenere l’Ucraina, questo non può continuare all’infinito, ha aggiunto il capo del governo di Budapest, considerato il più vicino a Mosca tra gli esecutivi degli stati membri dell’Unione europea.

09:17

Il ministro della Difesa cinese in Russia dal 16 al 19 aprile

Il ministro della Difesa cinese ha ufficializzato la prossima visita del ministro Li Shangfu in Russia dal 16 al 19 aprile. Il ministro della Difesa di Pechino si incontrerà con i vertici militari russi.

 09:29

L’intelligence britannica: «Truppe ucraine costrette al ritiro ordinato dalle posizioni occupate a Bakhmut. Intenso bombardamento russo»

Le truppe ucraine sono state costrette a effettuare «ritiri ordinati» dalle posizioni che occupavano in precedenza nella città contesa di Bakhmut, dove negli ultimi due giorni si è assistito a un intenso bombardamento di artiglieria delle forze russe. Lo ha affermato il ministero della Difesa del Regno Unito nel suo briefing quotidiano di intelligence.

Scrivendo su Twitter, il ministero ha postato: «La Russia ha rilanciato il suo assalto alla città di Bakhmut, nell’oblast di Donetsk, mentre le forze del ministero russo e del gruppo Wagner hanno migliorato la cooperazione. La difesa ucraina controlla ancora i quartieri occidentali della città, ma è stata sottoposta a fuoco di artiglieria russa particolarmente intenso nelle precedenti 48 ore». «I gruppi d’assalto Wagner continuano a condurre l’avanzata principale attraverso il centro della città, mentre le forze aviotrasportate russe hanno dato il cambio ad alcune unità Wagner assicurando i fianchi nord e sud dell’operazione», ha proseguito.

«Le forze ucraine affrontano notevoli problemi di rifornimento, ma si sono ritirate in modo ordinato dalle posizioni che sono state costrette a cedere», ha concluso il ministero della Difesa di Londra. Non è stato possibile verificare in modo indipendente le affermazioni.

10:11

L’ambasciatore di Kiev a Roma: «Il ruolo dell’Italia è cruciale»

«Il ruolo dell’Italia, e personalmente di Giorgia Meloni, in questo contesto è cruciale per noi e sono contento che dopo la visita della presidente del Consiglio in Ucraina i rapporti personali tra i due leader di Italia e Ucraina sono fortissimi e diventano più profondi ogni giorno quando parlano al telefono»: lo ha detto l’ambasciatore ucraino in Italia, Yaroslav Melnyk, in un’intervista a SkyTg24.

 10:15

Medvedev: «Senza finanziamenti occidentali il Paese sarebbe finito»

«Senza i finanziamenti occidentali l’Ucraina sarebbe finita». È quanto affermato dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia, Dmitrij Medvedev. Il funzionario russo ha commentato sul proprio canale Telegram le parole del premier ungherese, Viktor Orban, secondo cui l’Ucraina sarebbe un Paese «finanziariamente inesistente», e la guerra finirebbe se i Paesi occidentali smettessero di fornirle aiuti economici. «Si puo’ solo aggiungere che, non appena il finanziamento occidentale finira’, l’Ucraina stessa sara’ finita. Perche’ nessuno ha bisogno di essa», ha scritto Medvedev.

10:20

Shoigu annuncia ispezioni non programmate della flotta del Pacifico

La flotta russa del Pacifico sarà sottoposta oggi a controlli non programmati. Lo ha reso noto il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, parlando ad un vertice del dicastero. In particolare, la flotta eseguirà lanci missilistici per sconfiggere gruppi di attacco navali simulati e oggetti terrestri nemici. Nel corso delle esercitazioni, secondo Shoigu, si dovrebbero utilizzare i mezzi moderni di attacco. «Lo scopo principale di questo controllo è aumentare la capacità delle Forze armate di risolvere i compiti per respingere l’aggressione di un probabile nemico dalle direzioni oceaniche e marittime», ha affermato il ministro.

10:28

Il governatore di Leopoli: «Incendio doloso in una chiesa greco-cattolica a Sikhiv»

Persone ignote hanno dato fuoco ad una chiesa greco-cattolica a Sikhiv, una località della regione di Leopoli. I soccorritori hanno già domato l’incendio. Lo ha riferito su Telegram il governatore regionale di Leopoli, Maksim Kozitskyi. «Oggi, Venerdì Santo, riceviamo notizie sull’incendio della Chiesa greco-cattolica ucraina della Natività della Vergine a Sikhiv», ha scritto Kozitskyi, secondo cui «solo il peggior nemico del nostro popolo avrebbe potuto farlo». Il governatore ha assicurato i cittadini che tutti i colpevoli saranno identificati.

10:36

Cina: «L’unica via d’uscita sono i colloqui di pace»

Sulla questione Ucraina, «la parte cinese ha sottolineato che l’unica via d’uscita per risolvere la crisi è promuovere colloqui di pace». Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, in merito al bilaterale tenuto a Pechino tra il ministro degli Esteri Qin Gang e la controparte tedesca Annalena Baerbock. «La Cina è disposta a continuare a lavorare per la pace e spera che tutte le parti interessate rimangano obiettive e calme, e lavorino insieme per risolvere la crisi attraverso i negoziati», ha aggiunto Wang nel briefing quotidiano.

10:46

L’ambasciata di Mosca negli Usa: «Forse è il momento di ridurre i reporter americani in Russia»

L’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, ha ventilato l’ipotesi di una riduzione del numero di giornalisti americani in Russia, alla luce dello scontro tra Washington e Mosca dopo l’arresto nella Federazione del giornalista Usa del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, accusato di spionaggio. «Gli americani hanno una parola su cui insistono sempre, reciprocità. Forse è il momento per noi di mostrare reciprocità e ridurre il numero di giornalisti americani che lavorano a Mosca e in Russia al numero di giornalisti russi che lavorano a Washington e New York», ha affermato in un’intervista alla tv russa First Channel. «Gli americani ci hanno minacciato di misure di ritorsione se non rilasciamo Gershkovich nel prossimo futuro. Vedremo come si comporteranno», ha sottolineato l’ambasciatore, che ha riferito di aver avuto un colloquio «molto duro» con il sottosegretario di Stato americano, Victoria Nuland, che ha accusato Mosca di `detenzione illegale´.

11:17

Russia: «Chiude la sede del Centro Sakharov di Mosca dopo lo sfratto»

Chiude al pubblico domenica la sede del Centro Sakharov sulla riva del fiume Yauza a Mosca, dopo lo sfratto formalizzato dalle autorità locali, che offrivano i locali al centro gratuitamente, nel quadro della stretta sul dissenso e sulle organizzazioni indipendenti da parte del governo. Il Centro, che era stato aperto nel 1996 in onore di Andrei Sakharov, dissidente in Urss e Premio Nobel per la pace, ha ospitato negli anni dibattiti, conferenze, funerali, come quello per Boris Nemtsov, l’oppositore ucciso di fronte al Cremlino nel 2015, e mostre, come l’ultima, dedicata a Eena Bonner, l’attivista e moglie di Sakharov e fondatrice del Centro dopo la morte del marito.

«Senza questi due edifici non siamo più un centro aperto alla gente. Sarà difficile organizzare attività di qualsiasi tipo», ha commentato l’attivista Vyacheslav Bakhmin, direttore del Consiglio del Centro Sakharov. Il Centro è stato inserito nell’elenco degli `agenti stranieri´ nel 2014. Gli agenti stranieri non possono ricevere sostegno dello Stato.

11:36

Zaporizhzhia, Energoatom: «Russi vogliono prendere in ostaggio dipendenti centrale»

«Tenendo conto dell’enorme carenza di ingegneri nucleari professionisti necessari per far funzionare la centrale nucleare di Zaporizhzhia, temporaneamente occupata, e temendo un’offensiva ucraina, i nazisti si stanno preparando a tenere in ostaggio i dipendenti della centrale nucleare di Zaporizhzhia per un lungo periodo». Lo afferma Energoatom, la compagnia nucleare ucraina, in un messaggio su Telegram. «Gli invasori hanno già portato molto cibo e acqua alla centrale. È probabile che gli occupanti non lasceranno andare il personale della centrale dopo uno dei prossimi turni di lavoro, bloccandolo con la forza all’interno dell’impianto», avverte Energoatom. «Gli invasori hanno già messo in atto un trucco simile all’inizio dell’invasione su larga scala, quando hanno chiuso un turno alla centrale nucleare di Chernobyl», si legge nel messaggio, «poi gli invasori non hanno permesso al personale dell’impianto di tornare a casa per circa un mese, tenendo in ostaggio le persone fino alla de-occupazione».

 11:43

Orban ora cede: «Budapest lascerà la banca russa Iib»

Dietrofront di Viktor Orban dopo le sanzioni annunciate da Washington contro la banca russa con sede a Budapest: nell’intervista settimanale alla radio pubblica Mr, il premier ungherese ha detto di prendere atto delle misure annunciate, annunciando che l’Ungheria si ritira dalla Banca internazionale d’investimento (Iib). «Noi siamo contro la politica delle sanzioni, ma se gli Stati uniti hanno deciso così, ne prendiamo atto. La banca non può funzionare in queste condizioni, e l’Ungheria esce dalla IIB», ha spiegato. In seguito alla guerra in Ucraina e alle sanzioni contro la Russia, Slovacchia, Repubblica ceca, Romania e Bulgaria, uno dopo l’altro, hanno già lasciato l’istituto, e l’Ungheria è rimasta l’ultimo socio. Secondo gli analisti, esattamente come accaduto agli altri Paesi, Budapest non avrà indietro la quota della sua partecipazione (195 milioni euro). Secondo Orban, sono le sanzioni che hanno «rovinato la banca».

12:12

Cina: «Non forniremo armi alle parti coinvolte»

«La Cina non venderà armi ad alcuna delle parti coinvolte nella guerra in Ucraina». Rispondendo a timori e sospetti occidentali sulla possibile assistenza militare alla Russia, il ministro degli Esteri Qin Gang ha detto che Pechino vuole essere neutrale, nel corso di una conferenza stampa con la controparte tedesca Annalena Baerbock. Qin, il funzionario di Pechino di più alto livello a fare una dichiarazione così esplicita sulla vendita di armi alla Russia, ha aggiunto che la Cina regolerà anche l’export di beni con duplice uso civile e militare: «Sull’export di articoli militari, adottiamo un atteggiamento prudente e responsabile».

12:22

Kiev recupera i corpi di 82 soldati da territori sotto controllo Russia

«L’Ucraina ha recuperato i corpi di 82 dei suoi soldati dal territorio controllato dalla Russia». Lo ha riferito un ministero del governo di Kiev. Le forze ucraine e russe hanno avuto regolari scambi di prigionieri durante l’invasione su vasta scala di Mosca, che ora è giunta al suo quattordicesimo mese. La Russia controlla fasce di territorio nell’est e nel sud dell’Ucraina. Il ministero per la Reintegrazione dei territori temporaneamente occupati non ha fornito dettagli su come ha recuperato i corpi, ha riferito l’agenzia di stampa Reuters, ma ha affermato che è stato effettuato «in conformità con le norme della Convenzione di Ginevra».

12:30

Borrell alla Cina: «Lavori per pace o fiducia da Ue difficile»

«Non sono qui per dare lezioni o consigli alla Cina. Ho troppo rispetto per la sua indipendenza e sovranità. Tuttavia, vorrei dirlo in tutta amicizia: sarà estremamente difficile, se non impossibile, per l’Unione europea mantenere un rapporto di fiducia con la Cina, che mi piacerebbe, se la Cina non contribuirà alla ricerca per una soluzione politica basata sul ritiro della Russia dal territorio ucraino». Lo scrive sul suo blog l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell.

 12:45

Cremlino: «Gli Usa preoccupati dai leak, noi li analizziamo»

«Le attività di Teixeira sono motivo di preoccupazione per l’intelligence statunitense, il compito della Russia è di analizzare le fughe di notizie del Pentagono ma allo stesso tempo metterne in dubbio la veridicità». Così il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov dopo l’arresto della talpa che ha fatto trapelare documenti top secret dell’intelligence Usa. Lo riportano i media russi.

12:531

Kiev: «Useremo tutte le armi consentite per liberare la Crimea»

«La Crimea è territorio dell’Ucraina, e noi testeremo e useremo lì qualsiasi arma non proibita dalle leggi internazionali, che aiuterà a liberare i nostri territori». Lo ha scritto su Twitter il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino Oleksiy Danilov.

13:05

Cremlino: «Putin non supervisionerà le esercitazioni nel Pacifico»

Il presidente russo Vladimir Putin non supervisionerà le esercitazioni della flotta russa in programma nel Pacifico. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, lo riporta Ria Novosti. «No, non ci sono piani del genere», ha dichiarato. Le esercitazioni si svolgeranno in tre fasi.

13:15

L’ ambasciata finlandese in Russia riceve una lettera con polvere sospetta

«Tre lettere son state consegnate ieri all’ambasciata finlandese nella Federazione russa. Aprendo la prima di queste è stata trovata polvere sospetta». Lo afferma un diplomatico a Ria Novosti. «L’ambasciata finlandese ha immediatamente contattato il ministero degli Esteri russo dopo l’incidente» e le lettere sono state consegnate alle autorità russe, hanno aggiunto i diplomatici.

13:25

Oslo: «Rivelati i nomi di 4 agenti dei servizi russi da espellere»

La Norvegia ha reso noto i nomi di 4 dei 15 funzionari di Mosca che verranno espulsi dal Paese perché considerati da Oslo «agenti dell’intelligence russa». Lo riporta il giornale norvegese Nrk, secondo cui gli ufficiali dell’intelligence militare russa attivi nel Paese sono l’addetto militare Vladislav Khlestov, 39 anni, il consigliere dell’ambasciata Maksim Kolos, 53 anni, l’addetto Maksim Toroptsev, 35 anni, e l’addetto Semyon Seliverstov, 35 anni. Tutti i 15 russi individuati dovranno lasciare il Paese in breve tempo. Mosca ha circa 40 diplomatici in Norvegia, mentre Oslo ne ha 22 in Russia. Mai prima d’ora la Norvegia ha dichiarato indesiderabili così tanti diplomatici russi contemporaneamente.

13:29

Zelensky: «Solo la vittoria fermerà il terrore russo»

Solo una vittoria militare dell’Ucraina riuscirà a «fermare il terrore russo»: lo scrive oggi sul suo canale Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «C’é solo un modo per fermare il terrore russo, per ripristinare la sicurezza in tutte le nostre città e comunità: dalla regione di Sumy al Donbass, dalla regione di Karkhiv alla regione di Kherson, dalla regione di Kiev a Yalta. E questo percorso è una vittoria militare dell’Ucraina», si legge nel messaggio.

13:57

Sunak sente Zelensky: «Il video della decapitazione è spaventoso»

Il video della decapitazione di un soldato ucraino è «spaventoso» e i responsabili «devono risponderne». Lo ha detto il premier britannico Rishi Sunak nel corso di una telefonata con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Sunak, spiega Downing Street, ha reso omaggio agli sforzi dei soldati ucraini a Bakhmut. «I leader hanno anche discusso degli sforzi per accelerare il sostegno militare all’Ucraina, e il primo ministro ha affermato che il Regno Unito e i suoi alleati devono continuare a garantire che l’Ucraina sia nella posizione più forte possibile per sfruttare i suoi recenti successi sul campo di battaglia», si legge ancora.

14:13

Xi riceve Lula: «Dialogo e negoziati sono l’unica soluzione per l’Ucraina»

Il dialogo e i negoziati sono l’unico modo per risolvere la crisi ucraina. Sono d’accordo su questo punto il presidente cinese Xi Jinping e l’omologo brasiliano Luiz Ignacio Lula da Silva, in visita a Pechino. La Cina e il Brasile continueranno ad avere consultazioni in merito, hanno aggiunto i due leader secondo quanto riporta il Global Times. «La Cina e il Brasile sono i due maggiori Paesi in via di sviluppo e mercati emergenti negli emisferi orientale e occidentale. In qualità di partner strategici globali, Cina e Brasile condividono ampi interessi comuni», ha detto Xi al presidente brasiliano.

14:16

Lukashenko: «Mosca difenda nostro territorio come fosse il proprio»

«In caso di attacco, Mosca difenda la Bielorussia «come se fosse il proprio territorio». Lo ha detto il presidente bielorusso Alexander Lukashenko durante un incontro a Minsk con il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu.

14:18

Podolyak: «Oltre 77mila crimini di guerra commessi dai russi»

«Il tribunale speciale è un elemento obbligatorio della corretta conclusione della guerra. I russi hanno già commesso più di 77.000 crimini di guerra in Ucraina, come omicidi, torture, stupri, deportazioni, saccheggi, ecc. Questo processo dovrebbe diventare un precedente e una lezione per qualsiasi dittatura nel mondo». Lo afferma in un tweet Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

14:21

Kiev a Orban: «Aiutarci non è beneficenza ma sicurezza Ue»

«Chiediamo a Viktor Orbán di affrontare la verità: sostenere l'Ucraina non è beneficenza. Facendolo l'Europa sta investendo, prima di tutto, nella propria sicurezza». Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Oleg Nikolenko. Lo riporta Unian. Orban aveva parlato dell'Ucraina come di un Paese «economicamente inesistente». «Invece : ha aggiunto Nikolenko — le autorità ungheresi dovrebbero essere grate per il fatto che, sullo sfondo di un'aggressione russa senza precedenti, gli ucraini, a costo della propria vita, mantengono un cielo pacifico su Budapest e altre città europee».

14:25

Medvedev: «Con una guerra Nato-Russia la Polonia scomparirà»

Dmitry Medvedev lancia un durissimo attacco al governo polacco: «Uno stupido di nome Mateusz Morawiecki ha detto che l'Ucraina ha il diritto di colpire la Russia e che non è preoccupato per una guerra della Nato contro la Russia, perché quest'ultima la perderebbe in fretta. Non so chi vincerà o perderà una guerra del genere, ma considerando il ruolo della Polonia come avamposto della Nato in Europa, questo Paese è destinato a scomparire insieme al suo stupido primo ministro», scrive sul profilo Twitter il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo.

14:54

Navalny in condizioni critiche, possibile avvelenamento

«La situazione» di Alexei Navalny «è critica, siamo tutti molto preoccupati». Lo ha detto al Guardian Ruslan Shaveddinov, vicino all'oppositore russo in carcere, che venerdì notte avvertito un forte dolore di stomaco. «Abbiamo capito che la situazione doveva essere molto grave perché è stata chiamata un'ambulanza», ha aggiunto, affermando che le autorità carcerarie si sono rifiutate di far ricoverare Navalny in ospedale. «La nostra teoria è che lo stiano gradualmente uccidendo, usando un veleno ad azione lenta attraverso il cibo», ha detto Shaveddinov.

15:01

File Usa: «La guerra ha falcidiato le forze speciali russe»

La guerra in Ucraina ha falcidiato le forze speciali russe, le cosiddette "Spetsnaz", e ci vorranno «anni» per ricostruirle. Lo rivela una valutazione dell'intelligence Usa contenuta nei file del Pentagono trapelati nei giorni scorsi di cui il Washington Post ha preso visione. Quando Mosca ha lanciato l'invasione lo scorso anno, si legge nelle carte classificate, le forze d'elite che di solito vengono utilizzate in missioni segrete e ad alto rischio sono state mandate a combattere in prima linea dai generali di Mosca «scettici sulle capacità delle normali unità di riuscire a prevalere» e per questo hanno subito così tante perdite.

15:08

Cosa dicono i leak del Pentagono sulla guerra in Ucraina

di Giuseppe Sarcina

I documenti top secret del Pentagono diffusi via Internet sembrano confermare almeno tre passaggi cruciali, sulla guerra in Ucraina, già noti, sia pure tra omissioni e una certa confusione. È importante sottolineare come la fuga di notizie risalga sostanzialmente al periodo tra l’inizio di febbraio e metà marzo 2022.

15:11

Kiev: «Sempre più componenti cinesi nelle armi russe»

Le forze ucraine stanno trovando un numero sempre maggiore di componenti cinesi nelle armi russe usate in Ucraina. È la denuncia di Vladyslav Vlasiuk, consigliere del presidente ucraino, in un'intervista alla Reuters. «Nelle armi recuperate dal campo di battaglia continuiamo a trovare elettronica diversa. Stiamo raccogliendo molte cose diverse, prodotte in Cina», ha sottolineato. Pechino ha ribadito anche oggi che non intende fornire armi ai Paesi coinvolti nel conflitto, sottolineando il suo «atteggiamento prudente e responsabile».

15:17

Lavrov: «L'abbandono del dollaro è irreversibile»

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si dice convinto che il movimento per l'abbandono del dollaro come valuta commerciale, a favore delle valute nazionali, sia ormai «irreversibile». «L'abbandono del dollaro è iniziato; non è ancora molto veloce, ma certamente accelererà. Il trend è irreversibile», ha detto Lavrov a Samarcanda, dove oggi vi è un incontro dei paesi della Comunità degli Stati indipendenti (Cis), che riunisce nove ex repubbliche sovietiche.

«Ulteriori decisioni sullo sviluppo del commercio e l'economia fra i paesi Cis» sono in preparazione e verranno presentate al summit dei capi di governo l'otto giugno a Sochi, ha aggiunto Lavrov, citato dalla Tass.

Aggiungendo: «La strada delle sanzioni conduce verso il nulla. I Paesi seri, i politici seri traggono le debite conclusioni, e queste sono chiaramente a favore della fine della dipendenza dall'occidente e per lo sviluppo di meccanismi che permetteranno ai Paesi normali che rispettano la loro indipendenza e i partner di sviluppare le loro economie e le loro vite secondo i propri interessi».

15:49

«In 24 ore 3 civili uccisi e 102 insediamenti colpiti dai russi»

Nelle ultime 24 ore le truppe russe hanno bombardato 102 insediamenti ucraini in otto regioni diverse, uccidendo tre civili e ferendone otto. Il bilancio è stato pubblicato dal Media Center militare dell'Ucraina su Telegram, per conto del ministero della Difesa di Kiev.

15:54

Mosca ha addestrato piloti Bielorussia per le armi nucleari tattiche

La Russia ha completato l'addestramento delle forze aeree bielorusse per l'uso di armi nucleari tattiche, nell'ambito del piano della Russia di dispiegare questo tipo di armi sul territorio della Bielorussia, Paese alleato, nel contesto dei combattimenti nella vicina Ucraina. Lo ha annunciato il ministero della Difesa russo. Il dicastero ha pubblicato un video in cui un pilota bielorusso afferma che il corso di addestramento in Russia ha fornito agli equipaggi dei jet da attacco al suolo Su-25 dell'aeronautica bielorussa le competenze necessarie per l'utilizzo delle armi.

16:16

La talpa dei leak Usa compare in tribunale a Boston

Jack Teixeira, il 21enne aviere della Guardia nazionale del Massachuttes sospettato di essere la talpa del leak del Pentagono, è comparso davanti al giudice David Hennessy del tribunale di Boston dopo essere stato arrestato ieri dall'Fbi nella casa dove vive con i genitori, a North Dighton.

16:44

Incriminato Teixeira: la talpa dei leak Usa resta in custodia

Il 21enne Jack Teixeira, sospettato di essere la talpa del Pentagono all'origine di uno dei più gravi scandali di fuga di documenti confidenziali, è stato incriminato per «trasmissione non autorizzata» di materiale riservato. Il giovane, apparso davanti ai giudici a Boston, resterà in custodia fino alla prossima udienza, mercoledì prossimo.

17:59

Il punto militare | I file del Pentagono confermano i problemi dell’Armata russa, che ha sacrificato le truppe d’élite

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Falangi di Spetsnaz sono stati sacrificate dai generali russi. Le unità migliori soo state impiegate alla posto della semplice fanteria ed esposte, secondo i documenti riservati del Pentagono, a perdite terrificanti dall’inizio dell’invasione.

L’Armata ha eseguito la prima fase con un mix di reparti che si sono rivelati subito inadeguati e il peso della missione è stato rovesciato su commandos, parà e «aerotrasportati». Nell’assalto alla base di Hostomel, a nord di Kiev, ma anche nel sud, gli «specialisti», invece che compiere incursioni e azioni rapide, sono stati impiegati in attacchi a centri abitati, postazioni ben difese, linee dove gli ucraini erano pronti ad accoglierli. In alcuni settori hanno conquistato territori, in altri si sono infranti contro lo schieramento nemico, in entrambi i casi hanno visto i loro ranghi ridursi in modo drammatico.

18:10

Kiev: raid russi su Sloviansk, 5 morti e 15 feriti

Le forze armate russe hanno attaccato Sloviansk, una delle principali città ucraine nel Donbass: sono stati colpiti edifici residenziali, provocando almeno 5 morti e 15 feriti. Lo ha riferito il governatore di Donetsk Pavlo Kyrylenko su Telegram, aggiungendo: «È possibile che sette persone, tra cui un bambino, siano sotto le macerie. Kyrylenko ha postato su Fb le immagini dell'edificio colpito, aggiungendo che oltre a Sloviansk, sono state attaccate anche Kramatorsk e Kostiantynivka.

18:21

Zelensky: «A Slovyansk la Russia dimostra sua essenza»

«A Slovyansk i russi hanno bombardato brutalmente uccidendo persone in pieno giorno. Lo Stato malvagio dimostra ancora una volta la sua essenza rovinando e distruggendo». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. «Ci sarà una giusta responsabilità per ogni manifestazione di terrorismo. Non lasceremo una sola traccia della Russia sulla nostra terra e non lasceremo nemmeno nessun nemico impunito», ha aggiunto Zelensky.

19:02

Kiev: «Parigi è pronta a dare all'Ucraina 2 miliardi di euro»

La Francia è pronta a fornire all'Ucraina 2 miliardi di euro come parte di un programma a lungo termine. Lo ha detto il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, citato dal Kiyv Independent, dopo un incontro con il ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire. Una parte dei fondi sarà utilizzata per la ricostruzione del Paese, ha detto Shmyhal. I due si sono incontrati in occasione degli Spring meetings 2023 della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, che si sono svolti dal 10 al 16 aprile a Washington.

19:09

Arrivati in Polonia 8 tank Leopard 2 promessi dal Canada

«Tutti gli otto carri armati Leopard 2 promessi dal Canada all'Ucraina sono arrivati in Polonia». Lo ha annunciato su Twitter il ministro della Difesa canadese Anita Anand, a conferma del sostegno da parte di Ottawa alla causa ucraina. Il modello Leopard 2 è tra i più avanzati dell'arsenale militare canadese. Il Canada, che aveva annunciato a febbraio che avrebbe inviato il doppio dei carri armati inizialmente promessi a Kiev, si aggiunge alla lista dei paesi che hanno fornito tank all'Ucraina, fra cui la Germania e la Gran Bretagna, che il mese scorso hanno consegnato 18 Leopard avanzati e 14 Challenger 2.

22:12

Putin firma la legge per la coscrizione dei militari con sistema elettronico

Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha firmato la legge che stabilisce la creazione di un sistema elettronico per la convocazione dei militari. Lo riporta l’agenzia di stampa russa «Interfax». L’uso di un sistema elettronico per convocare i militari mira a rendere piu’ efficiente la mobilitazione.

23:14

Prigozhin: «Putin fermi l’operazione militare»

Yevgeny Prigozhin, il capo dei mercenari russi della Wagner, propone al presidente russo Vladimir Putin di cessare la guerra in Ucraina e concentrarsi sul consolidamento della presenza russa nelle aree occupate. «Per le autorità (della Federazione Russa) e per l’intera società, è necessario porre una qualche forma di coraggioso punto finale all’operazione militare speciale», scrive Prigozhin su Telegram, in un messaggio diffuso dal suo ufficio stampa e rilanciato da Ukrainska Pravda. «L’opzione ideale - prosegue il capo della Wagner - è di annunciare la fine dell’operazione militare speciale e informare tutti che la Russia ha raggiunto gli obiettivi previsti

02:21

Sono 9 le vittime del bombardamento russo su Sloviansk

Sono nove le vittime di un massiccio bombardamento russo sull’ucraina Sloviansk, che ha sventrato un palazzo: il corpo di una donna è stato recuperato dalle macerie alle 23.50 locali. Al momento sono in corso le ricerche per altre quattro persone. Lo ha detto alla tv ucraina Veronika Bakhal, portavoce del servizio di emergenza statale nella regione di Donetsk.

05:50

Lula: «Gli Usa smettano di incoraggiare la guerra»

Ieri, nel bilaterale avuto nella Grande sala del popolo, Lula e il presidente cinese Xi Jinping «hanno convenuto che il dialogo e il negoziato sono l’unica via d’uscita praticabile per risolvere la crisi ucraina», nel resoconto dei media statali di Pechino. I due leader, inoltre, hanno ritenuto che «tutti gli sforzi per risolvere pacificamente la crisi dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti». Per questo, Lula e Xi «hanno invitato più Paesi a svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere la soluzione politica della crisi e hanno deciso», allo stesso tempo, «di mantenere aperte le loro comunicazioni sul merito» della questione. Gli Stati Uniti devono smettere «di incoraggiare la guerra» in Ucraina e «iniziare a parlare di pace» ha detto il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva.

16:03

Cosa sta succedendo davvero a Bakhmut: non ci sono segnali di una ritirata importante

(di Lorenzo Cremonesi, inviato a Chasiv Yar) I colpi in uscita dalle artiglierie e i lanciarazzi rimbombano secchi per le vie deserte di questa cittadina diventata ormai il quartier generale delle truppe ucraine che ancora resistono a Bakhmut. Siamo a sei o sette chilometri dall’entrata della città assediata. «Questa non è ancora la prima linea del fronte, ma potrebbe diventarlo presto», ci dice un soldato che va di fretta al suo carro armato appostato nella piazza principale. Tutto attorno sono visibili i danni dei bombardamenti. Erano due settimane che non visitavamo Chasiv Yar, ma ogni volta è peggiore.

Verso mezzogiorno giunge la notizia battute dalle agenzie per cui l’intelligence britannica riporta che alcuni avamposti ucraini a Bakhmut hanno dovuto ripiegare incalzati dalla montante pressione russa. La viceministra della Difesa ucraina, Hanna Maliar, scrive su Telegram che i russi stanno inviando le loro unità migliori. Da qui noi possiamo testimoniare che gli ucraini sparano di continuo e le risposte russe giungono puntuali subito dopo ogni salva. Ma non vediamo alcun segnale di una ritirata importante. Le strade verso Bakhmut restano semivuote. In circa due ore abbiamo visto una ventina di tank imboccare la strada per Bakhmut.

Tornati a Kramatorsk, almeno sette o otto missili colpiscono alcuni edifici nel centro, tra gli obbiettivi anche una scuola che sembra fosse vuota. Non è ancora chiaro se vi sono vittime.

Estratto dell'articolo di Andrea Marinelli e Guido Olimpio per corriere.it il 14 aprile 2023.

Falangi di Spetsnaz sono stati sacrificate dai generali russi. Le unità migliori sono state impiegate al posto della semplice fanteria ed esposte, secondo i documenti riservati del Pentagono, a perdite terrificanti dall’inizio dell’invasione.

 L’Armata ha eseguito la prima fase con un mix di reparti che si sono rivelati subito inadeguati e il peso della missione è stato rovesciato su commandos, parà e «aerotrasportati». Nell’assalto alla base di Hostomel, a nord di Kiev, ma anche nel sud, gli «specialisti», invece che compiere incursioni e azioni rapide, sono stati impiegati in attacchi a centri abitati, postazioni ben difese, linee dove gli ucraini erano pronti ad accoglierli.

In alcuni settori hanno conquistato territori, in altri si sono infranti contro lo schieramento nemico, in entrambi i casi hanno visto i loro ranghi ridursi in modo drammatico. Con un rate del 90-95% di uomini neutralizzati. Una «diminuzione» annotata dall’intelligence americana attraverso foto satellitari, intercettazioni, fonti dirette e indirette. Di un battaglione di 900 uomini ne sono tornati solo 125, numeri simili per altri impiegati a oriente e nel settore meridionale.

 La decimazione avrebbe portato alla rimozione di alcuni ufficiali, accusati di aver provocato conseguenze disastrose per le truppe d’élite. Ma ancora più pesanti potrebbero essere gli effetti sul futuro. Il training di questi militari richiede un lungo periodo, quindi Mosca non può rimpiazzarli riempiendo le file con coscritti o riservisti. Considerazione, però, che vale anche per l’esercito di Zelensky, con schiere di veterani morti per rallentare l’avanzata.

Il Cremlino ha manovrato puntando sulla quantità e il coinvolgimento — come a Bakhmut — dei mercenari della compagnia Wagner. Proprio in questa località il comando ha inviato, di nuovo, appartenenti alla componente aerotrasportata, in quanto la resistenza avversaria si è rivelata coriacea. Mentre in diversi punti del fronte bellico sono apparse le «compagnie Z», nuclei più agili e flessibili per migliorare gli attacchi.

 Dal campo, intanto, arrivano frammenti sulle tattiche e le difficoltà. A Bakhmut gli ucraini sono costretti a ripiegare sotto una pressione costante, arduo alimentare l’avamposto. I difensori hanno creato trappole esplosive all’interno degli edifici ancora in piedi: si ritirano, aspettano che i russi ne assumano il controllo e li fanno saltare per aria provocando morti e feriti.

Gli invasori, secondo quanto scritto in rete, dovendo conquistare ciò resta della città accettano il rischio. L’alternativa è spianare con un tiro incessante dell’artiglieria, tecnica portata avanti nelle ultime settimane con maggiore intensità. In zona sarebbero arrivati anche dei mercenari di un «ditta» diversa dalla Wagner, con una rotazione resa necessaria dalla durezza degli scontri.

 (...)

Ucraina, il capo della Wagner a Putin: "L'opzione ideale sarebbe annunciare la fine della guerra". Storia di Redazione Tgcom24 il 14 aprile 2023.

La guerra in Ucraina giunge al giorno 416. Prigozhin, il capo dei mercenari russi della Wagner, ha proposto al capo del Cremlino di cessare l'operazione e concentrarsi sul consolidamento della presenza russa nelle aree occupate. Le forze armate russe hanno attaccato Sloviansk, una delle principali città ucraine nel Donbass: sventrato un palazzo, tra le vittime anche un bambino (che era stato estratto vivo dalle macerie, ma è morto in ambulanza). Tra le rivelazioni dei file segreti Usa trapelati, anche la notizia che la guerra ha falcidiato le forze speciali russe e che serviranno "anni" per ricostituirle. Intanto Putin ha firmato la legge che prevede l'introduzione di un sistema digitale per il reclutamento dei militari.

Prigozhin fa lo stratega: che cosa ha voluto dire davvero sull’Ucraina. Marco Imarisio su Il Corriere della Sera il 15 Aprile 2023

 Il capo della Wagner vuole fare il salto: da «guerriero» a politico. Parla di fermare l’operazione speciale, se Kiev accetta di cedere i territori annessi alla Russia, altrimenti si va avanti con «una battaglia onesta»

Evgenij Prigozhin vive di guerra e non parlerà mai di pace. Un mondo senza violenza e senza odio non fa per lui. Il lungo testo che ha pubblicato ieri sul suo canale Telegram conteneva alcuni passaggi che potevano solleticare le speranze dell’Occidente stanco di guerra, come quello in cui consigliava a Vladimir Putin di dichiarare raggiunti gli obiettivi dell’Operazione militare speciale. Ma già il titolo della sua analisi sarebbe stato sufficiente a spegnere ogni illusione. «Solo una battaglia onesta: nessun accordo».

L’uomo che ha fondato il gruppo Wagner vuole fare il salto. I conflitti in ogni parte del mondo gli sono sempre serviti ad accrescere la propria importanza, gli hanno conferito una patente di intoccabilità presso la verticale putiniana del potere che lo ama poco e non lo ha mai considerato come uno della ristretta cerchia. Un estraneo. Un male necessario e temibile al tempo stesso.

Adesso il titolare della più potente legione di mercenari, attiva in Africa e su qualunque scenario dove la Russia coltivi qualche interesse, plasmata negli anni sul modello dell’americana Blackwater che operava in Iraq, non si accontenta più di fare il grillo parlante. Non gli basta più criticare con virulenza le incapacità e le indecisioni dei vertici militari. Anche perché ha capito che a lungo andare nuoce gravemente alla salute.

Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina

Dopo avere tirato la corda all’inverosimile, arrivando a beccarsi una specie di censura da parte della propaganda televisiva, forse il campanello di allarme che lo ha fatto rientrare nell’ortodossia putiniana, il capolista degli ultranazionalisti che ambiscono alla guerra per sempre cerca di proporsi nell’inedita veste di politico e stratega. Non più semplice «guerriero» e fornitore di carne da macello al fronte, ormai sono sessantamila le unità della Wagner schierate sul fronte ucraino. Ma una mente più o meno lucida, che suggerisce al Cremlino la giusta linea di condotta. Una volta chiarito che non stava certo auspicando la fine delle ostilità, cosa voleva dire davvero Prigozhin? In buona sostanza, e riassumendo un articolo di quasi trenta pagine che contengono qualche passaggio un po’ confuso, il succo è che il titolare della compagnia militare privata che sta reggendo il peso del fronte russo ritiene che l’imminente controffensiva ucraina abbia buona possibilità di successo. E ammette che l’esito della battaglia di Bakhmut «non ha poi un ruolo strategico così importante, e non garantirà una vittoria definitiva sull’Ucraina».

La guerra sta entrando in una fase di stallo, dice Prigozhin. Sarà ancora lunga. E proprio per questo a suo parere occorre «neutralizzare» lo Stato profondo, una comunità di élite parastatali che agiscono indipendentemente dalla direzione politica e che vorrebbero al più presto tornare alla loro vita normale, al comfort, e intanto spingono il Potere supremo a serie concessioni pur di finire le ostilità, «anche a costo di tradire gli interessi della Russia».

Da queste considerazioni, e dal fatto che «in un certo senso» sono stati raggiunti gli obiettivi iniziali, tra i quali «lo sterminio» di gran parte della popolazione maschile ucraina, discende il suggerimento a Putin da parte dello «stratega» della Wagner. Liberati dello Stato profondo. Fai riemergere la Russia dai fondali come un «mostro marino» che distrugge il piano degli Usa di impantanarci in una guerra il più possibile lunga. Fai la prima mossa, proponendo agli Usa un negoziato teso a preservare gli attuali confini «quelli del 24 febbraio del 2023», comprensivi quindi delle quattro province ucraine annesse lo scorso settembre, quasi il venti per cento del territorio ucraino. E se il governo di Kiev non accetterà, che sia allora «una battaglia onesta» fino alla vittoria.

Prigozhin è il primo a non credere a quello che scrive. Infatti, conclude la sua pensata con queste parole. «Credo che l’eventualità di un accordo sia impossibile per il futuro della Russia. Ci vediamo a Bakhmut». Altro che fine della guerra. È un modo per ribadire che se ne uscirà solo con il ferro e il fuoco, gentilmente offerto dal Gruppo Wagner. Prigozhin vuole far pesare ancora una volta il suo ruolo. Al tempo stesso opera un riallineamento, mostrando al tempo stesso una deferenza e un ossequio totale a Putin. Nella parte del testo che fa meno notizia, sono presenti alcuni inchini al «Potere supremo che non è in discussione e non corre alcun rischio», omaggiato quindi non solo con i consigli sulla strada da prendere, ma con un vero e proprio bacio della pantofola.

Così Prigozhin torna a casa, consapevole del fatto che non gli conviene mettersi contro il presidente al quale deve ogni sua fortuna. Il «guerriero» della Wagner che ripulisce le file degli irriducibili da elementi sospetti o dai disertori a colpi di martello, separa la sua strada da quella di Igor Girkin detto Strelkov, il fuciliere che nel 2014 guidò le milizie filorusse nel Donbass e oggi critica il Cremlino da posizioni di ultradestra con parole simili alle sue. Nei giorni scorsi, l’ex miliziano è stato indagato per diffamazione dell’Armata russa. Prigozhin lo ha prontamente definito un «codardo e una nullità». Uno è destinato alla galera, o peggio. L’ex addetto al catering del Cremlino ambisce invece a diventare il Rasputin di Putin, facendo bene attenzione a non fare la fine del suo modello di riferimento.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 15 aprile.

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 15 aprile. Lorenzo Cremonesi, inviato, Chiara Severgnini e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 15 Aprile 2023

Le notizie sulla guerra di sabato 15 aprile

LIVE I FATTI PRINCIPALI

03:05

Lanciati razzi nel centro di Donetsk, fumo vicino alla cattedrale

00:52

Putin alla messa di Pasqua; Kirill: «Pace sia giusta e duratura»

21:18

Kiev: «181.550 soldati russi caduti dall'inizio della guerra»

20:50

Zelensky: «A Sloviansk colpiti più di 50 edifici civili, ci sono ancora persone tra le macerie»

18:21

Prigozhin fa lo stratega: che cosa ha voluto dire davvero sull’Ucraina

05:13

Lula: «Gli Usa smettano di incoraggiare la guerra»

«È necessario che gli Stati Uniti smettano di incoraggiare la guerra e inizino a parlare di pace»: lo ha detto il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, conversando con i giornalisti a Pechino in seguito a un incontro avuto con il leader cinese Xi Jinping. A riportare la dichiarazione è la pubblicazione brasiliana «O Globo».

Nel corso del bilaterale tra Lula e Xi Jinping, svoltosi nella Grande sala del popolo, i leader «hanno convenuto che il dialogo e il negoziato sono l’unica via d’uscita praticabile per risolvere la crisi ucraina», si legge nel resoconto dei media statali di Pechino. I due, inoltre, hanno ritenuto che «tutti gli sforzi per risolvere pacificamente la crisi dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti». Per questo, Lula e Xi «hanno invitato più Paesi a svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere la soluzione politica della crisi e hanno deciso», allo stesso tempo, «di mantenere aperte le loro comunicazioni sul merito» della questione.

06:18

Nove morti e 21 feriti il bilancio del bombardamento russo su Sloviansk

Sale a 9 morti e 21 feriti il bilancio delle vittime civili del bombardamento russo sull’ucraina Sloviansk, che ha sventrato un palazzo. Lo ha scritto il governatore regionale Pavlo Kyrylenko su Telegram. Fra i morti c’è un bambino di due anni, estratto vivo dalle macerie, ma deceduto in ambulanza. La first lady Olena Zelenska lo ha ricordato oggi con dolore su Twitter.

Il corpo di una donna è stato recuperato dalle macerie alle 23.50 locali. Al momento sono in corso le ricerche di altre quattro persone. Lo ha detto alla tv ucraina Veronika Bakhal, portavoce del servizio di emergenza statale nella regione di Donetsk. La first lady Olena Zelenska lo ha ricordato oggi con dolore su Twitter.

07:09

La Polonia trasferirà caccia all’Ucraina, ma «gradualmente»

Il presidente polacco Andrzej Duda ha dichiarato che il suo Paese trasferirà «gradualmente» caccia Mig-29 all’Ucraina, con la Polonia in attesa che la propria flotta aerea venga rifornita dagli aerei della Nato. Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki aveva dichiarato il mese scorso che Varsavia sarà in grado di inviare solo un numero limitato di aerei da combattimento a Kiev. Duda ha anche annunciato che le forze armate della Polonia hanno tenuto negoziati con la Lockheed Martin per discutere la produzione di nuove attrezzature per l’esercito polacco. Finora la Polonia ha fornito otto Mig-29 a Kiev e intende inviarne altri sei nelle prossime settimane.

07:28

Prigozhin: «Obiettivi raggiunti, Putin fermi l’operazione militare»

Il capo dei mercenari russi della Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha proposto al presidente russo Vladimir Putin di cessare la guerra in Ucraina e di concentrarsi sul consolidamento della presenza russa nelle aree occupate. Nel suo messaggio, distribuito dal suo ufficio stampa su Telegram e rilanciato da Ukrainska Pravda, il «cuoco di Putin», come è stato soprannominato, spiega che «la prossima controffensiva ucraina ha più probabilità di successo che di fallimento».

Di conseguenza, scrive Prigozhin, «per le autorità (della Federazione Russa, ndr) e per l’intera società, è necessario porre una qualche forma di coraggioso punto finale all’operazione militare speciale». «L’opzione ideale - prosegue il capo della Wagner - è di annunciare la fine dell’operazione militare speciale e informare tutti che la Russia ha raggiunto gli obiettivi previsti».

Nel suo appello, Prigozhin parla anche di un egoistico «Stato profondo» russo (che definisce come «una comunità di élite vicine allo Stato che operano indipendentemente dalla leadership politica e hanno stretti legami e una propria agenda») che sarebbe attualmente in crisi a causa degli insuccessi dell’esercito della Federazione nel garantire una vittoria in tempi rapidi. Prigozhin ha accusato i membri di questo Stato profondo, inseriti nella burocrazia russa, di sabotare deliberatamente il successo russo nella guerra, perché cercano di riprendere la loro vita privilegiata e confortevole. Quindi ha affermato che questi «nemici interni» dello Stato profondo russo spingeranno il Cremlino a «fare gravi concessioni», che equivalgono a «tradire gli interessi russi», compresa la possibilità di restituire all’Ucraina il territorio ucraino occupato.

Secondo il think tank statunitense Isw (Institute for the study of the war), il fondatore della milizia privata sta creando le condizioni per sfruttare un eventuale fallimento militare russo se la prevista controffensiva ucraina avrà successo.

08:15

«Il sostegno a Kiev è un investimento nella nostra sicurezza», dice la sottosegretaria di Stato Usa Nuland

La sottosegretaria di Stato Usa Victoria Nuland ha dichiarato che «il sostegno all’Ucraina è un investimento nella nostra stessa sicurezza e prosperità e nel mondo in cui noi e i nostri figli vogliamo vivere». Nuland lo ha detto nel suo discorso programmatico al Forum di partenariato USA-Ucraina, nato per riunire dirigenti, funzionari governativi, esponenti della società civile e organizzazioni filantropiche per discutere le opportunità di riqualificare l’economia ucraina dopo l’invasione della Russia.

09:05

Secondo l’intelligence britannica, la coscrizione online russa è segno che Mosca prevede una guerra lunga

«È molto probabile che la creazione di un sistema elettronico per la convocazione dei militari faccia parte di un approccio a lungo termine per fornire personale, dato che la Russia prevede un lungo conflitto in Ucraina»: lo scrive nel suo report quotidiano su Twitter l’intelligence del ministero della Difesa britannico, commentando la nuova legge russa sulla coscrizione elettronica. «Le misure entreranno in vigore più avanti nel corso dell’anno, e non indicano specificamente alcuna nuova ondata di mobilitazione forzata», si legge ancora nel report.

09:49

Il patriarca di Mosca, per Pasqua, augura una «pace duratura e giusta»

In occasione della Pasqua ortodossa che si celebra domani, il patriarca di Mosca Kirill augura una pace duratura e giusta in Ucraina. «Nella luminosa festa della Pasqua, le nostre speciali preghiere sono rivolte a Dio per le persone che si trovano in zona di guerra», ha detto il primate russo ortodosso nel suo messaggio. «Noi, come cristiani, non possiamo rimanere indifferenti alle difficoltà dei nostri fratelli e sorelle, quindi offriamo al Signore le solenni suppliche che Egli possa guarire le ferite del corpo, e specialmente quelle spirituali, conforti ogni dolore e conceda ai popoli fratelli, usciti dall’unico fonte battesimale del Dnepr, pace duratura e giusta».

 10:15

Il premier ucraino Shmyhal: «La controffensiva di Kiev inizierà presto, l’obiettivo è tornare ai confini del 1991»

La controffensiva delle forze armate ucraine inizierà «nel prossimo futuro» e alla fine consentirà il «ritorno» sotto il controllo di Kiev di tutti i suoi territori, compresa la Crimea. Lo ha assicurato il primo ministro ucraino Denys Shmyhal in un briefing a Washington. Commentando le notizie secondo cui il Pentagono dubiterebbe del successo dell’imminente controffensiva ucraina, Shmyhal ha espresso fiducia nel buon esito della campagna dell’esercito di Kiev. «Niente influenzerà o cambierà i nostri piani per la controffensiva. Il nostro obiettivo è la vittoria, il nostro obiettivo è la liberazione dei territori ucraini secondo i confini del 1991. Siamo sicuri che la controffensiva avrà luogo nel prossimo futuro. Gli Stati Uniti ci sostengono pienamente», ha dichiarato il premier in visita negli Usa.

10:42

La Finlandia ha completato il primo tratto della recinzione lungo il confine con la Russia

La guardia di frontiera finlandese ha svelato la prima sezione di tre chilometri della recinzione di confine con la Russia, costruita vicino al valico di frontiera di Imatra, nel sud-est del Paese. La decisione di erigere tale barriera — che, in totale, dovrebbe arrivare a misurare circa 200 chilometri totali — è stata presa da Helsinki dopo che Mosca ha invaso l’Ucraina, lo scorso anno.

La Finlandia è entrata a far parte della Nato una settimana fa ampliando così anche la frontiera dell’Alleanza atlantica con la Russia. Alta tre metri e sormontata da filo spinato, la recinzione dovrebbe arrivare a costare circa 380 milioni di euro e dovrebbe essere completata entro il 2026.

 12:03

Meloni: «L‘evasione di Uss? Un fatto grave»

La fuga di Artom Uss è, per Giorgia Meloni, «sicuramente un fatto abbastanza grave». «Al rientro mi riservo di parlarne con Nordio per capire come sono andate le cose», ha dichiarato la presidente del Consiglio parlando con i giornalisti ad Addis Abeba, al termine della visita in Etiopia. «Sicuramente ci sono state anomalie e la principale è la decisione della Corte di Appello di offrire i domiciliari con motivazioni discutibili e mantenerla anche quando c’era una iniziativa di estradizione con un rischio di fuga piu evidente», ha aggiunto Meloni.

12:10

I russi avanzano ancora a Bakhmut: il reportage

di Lorenzo Cremonesi, inviato

«Cento metri più o meno cosa cambia? Sono nove mesi che si combatte strada per strada, casa per casa: un giorno avanziamo noi e quello dopo tocca a loro. Cambia di poco. Poi i russi geolocalizzano la nostra posizione e si mettono a giocare al tiro a segno con le nostre vite»: è la testimonianza di un soldato ucraino impegnato sul fronte di Bakhmut.

12:46

Mosca: «Conquistati due quartieri a Bakhmut, truppe ucraine in ritirata distruggono infrastrutture»

Secondo il Ministero della Difesa russo, le truppe d’assalto del gruppo Wagner hanno conquistato due quartieri alla periferia nord e sud di Bakhmut (chiamata Artyomovsk in russo). Lo ha reso noto in un briefing il portavoce del Ministero Igor Konashenkov, ripreso dalle agenzie di stampa statali russe. Pesanti combattimenti sono in corso anche nelle vicinanze della città del Donetsk. Stando alle dichiarazioni del Ministero, «le truppe ucraine che restano a Bakhmut stanno distruggendo infrastrutture e blocchi residenziali mentre si ritirano».

13:40

Il premier ucraino Shmyhal: «Dai Paesi del G7 altri 5 miliardi di dollari per Kiev»

Kiev riceverà altri cinque miliardi di dollari in aiuti dai Paesi del G7, secondo il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal. Anche la Svizzera impegnerà due miliardi di dollari in sei anni e la Danimarca creerà un fondo speciale del valore di un miliardo di dollari. Anche Spagna, Irlanda, Giappone, Lituania, Lettonia, Islanda e Paesi Bassi forniranno ulteriore sostegno all’Ucraina, ha affermato Shmyhal: «Tutto questo ci aiuterà a vincere e garantire la stabilità della nostra economia», ha aggiunto.

 13:43

Media russi: «Distrutti due depositi ucraini nel Donetsk»

Le forze russe hanno distrutto un deposito di carburante e uno di lubrificanti nel Donetsk. Lo riporta la Tass, sostenendo che i due obiettivi appartenessero alla brigata aerea ucraina nella regione.

14:01

Kiev: «Nessun segreto con gli Usa, la fuga di documenti non cambia i nostri piani»

L’Ucraina non ha segreti per gli Stati Uniti e nessuna fuga di documenti o i clamori intorno a essa influenzeranno i piani per sconfiggere i russi e restituire i confini ucraini del 1991. Lo ha detto il primo ministro ucraino Denys Shmyhal durante una conferenza stampa a Washington, come riporta Ukrinform. «Non abbiamo segreti per i nostri affidabili partner strategici», ha risposto Shmyhal quando gli è stato chiesto di commentare le pubblicazioni dei media statunitensi secondo cui l’Ucraina potrebbe nascondere agli Usa i piani per una controffensiva.

 14:16

Cinque ucraini di Melitopol a processo in Russia per terrorismo

Cinque ucraini di Melitopol, nella regione annessa alla Russia di Zaporizhzhia, saranno processati da un tribunale russo con l’accusa di aver aderito a un gruppo terroristico per attentati esplosivi nei punti di distribuzione degli aiuti per i civili. I cinque sono stati trasferiti da Melitopol in Crimea, e quindi al carcere di Lefortovo a Mosca. L’Fsb avrebbe scoperto materiale esplosivo nell’auto parcheggiata nel garage di uno di loro.

14:26

Sale a 11 il bilancio delle vittime nel bombardamento russo a Sloviansk

È salito a unidici il numero delle vittime a Sloviansk, in Ucraina orientale, dove ieri un condominio è stato distrutto dai bombardamenti russi. Lo ha riportato Suspilne, citando la portavoce del servizio di emergenza statale regione di Donetsk, Veronika Bakhal. Altri due corpi sono stati estratti dalle macerie, mentre continuano le ricerche delle persone ancora intrappolate sotto l’edificio. Secondo le autorità di Sloviansk i civili feriti sono 21.

14:44

La lettera del reporter Usa Evan Gershkovich ai genitori: «Non perdo la speranza»

Il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, detenuto dalle autorità di Mosca, ha inviato una lettera alla sua famiglia negli Stati Uniti. Lo ha reso noto il quotidiano per cui lavora il reporter. «Voglio dirvi che non perdo la speranza. Leggo, faccio esercizio e provo a scrivere. Forse, finalmente, scriverò qualcosa di buono», ha detto nella lettera datata 5 aprile e firmata con il nome di Vanja.

Si tratta del primo contatto del giornalista con la sua famiglia. La missiva è scritta in russo, la lingua che Gershkovich parla a casa con i suoi genitori, due esuli ebrei scappati dall’ex Unione sovietica.

14:58

Kiev: «Due donne uccise da ordigni russi a Kherson»

I bombardamenti russi sulla città di Kherson hanno causato la morte di due donne, ferite in maniera fatale da una mina esplosiva. A renderlo noto, tramite un tweet, è stato il capo dell’Ufficio della presidenza ucraina, Andriy Yermak.

15:45

Dalla prossima riunione del gruppo Ramstein Kiev si aspetta una decisione sui caccia F-16

Dalla prossima riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina di Ramstein, Kiev si attende una decisione sul trasferimento dei caccia F-16. Lo ha detto il portavoce dell’aeronautica ucraina, Yuriy Ignat, ripreso da Unian. «Ci aspettiamo buone notizie - ha affermato -, abbiamo bisogno di una decisione in modo da prendere alcune misure necessarie per addestrare piloti e tecnici. Poi conteremo i mesi necessari per il trasferimento e il dispiegamento dei velivoli».

 15:47

Lunga telefonata tra Zelensky e Macron: «Discussi i risultati della visita in Cina»

Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha avuto quasi un’ora e mezza di conversazione con l’omologo francese Emmanuel Macron. Come riferito dallo stesso Zelensky sui social, durante il colloquio è stata espressa «gratitudine per aver condannato la terribile e disumana esecuzione di un militare ucraino da parte di criminali di guerra russi».

Inoltre, ha proseguito Zelensky, «sono stati discussi i risultati della recente visita del presidente Macron in Cina. Gli ho parlato della situazione al fronte e di ulteriori intenzioni di liberare tutti i nostri territori. Ho elogiato l’intenzione della Francia di rafforzare ulteriormente l’importante sostegno all’Ucraina sul campo di battaglia».

«Abbiamo anche discusso dei preparativi per il vertice Nato di Vilnius che si terrà a luglio di quest’anno e dei suoi risultati attesi, in particolare, per quanto riguarda la necessità per l’Ucraina di ottenere garanzie di sicurezza effettive anche prima che il nostro paese aderisca all’Alleanza. Particolare attenzione è stata prestata all’attuazione della formula di pace ucraina», ha concluso il presidente ucraino.

15:54

«La Polonia vieterà l'importazione di grano dall'Ucraina»

«Il governo ha deciso oggi di vietare l'importazione dei prodotti agricoli e alimentari dall'Ucraina in Polonia». Lo ha annunciato Jaroslaw Kaczynski, il leader del partito al governo Diritto e giustizia (Pis) durante il comizio elettorale a Lyse, un comune agricolo al nord della Polonia. Kaczynski, che attualmente non ha nessun incarico governativo, ha assicurato che il suo Paese «resta amico e alleato di Ucraina» ma che «deve difendere gli interessi dei propri cittadini» perché teme una crisi che dalla campagna potrebbe estendersi in tutto il Paese. Ad essere interessato dal divieto sarà innanzitutto il grano ucraino.

Secondo il leader del Pis, Varsavia è pronta ad avviare un accordo bilaterale con Kiev per fermare l'esportazione del grano ucraino verso la Polonia. Il nuovo ministro dell'Agricoltura Robert Telus ha precisato che l'annuncio dato dal presidente del Pis è un segnale all'Unione europea che dovrebbe creare gli strumenti adatti per distribuire i prodotti agricoli ucraini fra tutti i Paesi dell'Europa e non solo quelli confinanti con l'Ucraina.

Intanto continua la protesta degli agricoltori polacchi che a Hrubieszow (località alla frontiera polacco-ucraina) bloccano l'ingresso dei treni che portano grano senza dazi, causando un forte calo di prezzi di acquisto di questo prodotto in Polonia. Secondo l'opinione pubblica locale la questione ha già provocato una n otevole perdita di popolarità del partito di Kaczynski fra gli agricoltori, perdita che non è stata fermata dalla dimissione del ministro Henryk Kowalczyk, sostituito il 6 aprile scorso da Telus.

16:05

Zelensky: «Sanzionati 692 individui e persone giuridiche». Nella lista scienziati, atleti e imprenditori ucraini, russi e bielorussi

Il presidente ucraino Zelensky ha emanato due decreti che attuano la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell'Ucraina sull'applicazione di misure economiche speciali personali e altre misure restrittive nei confronti di 438 persone fisiche e 254 persone giuridiche. Lo riporta Ukrinform.

Si tratta, in particolare, di scienziati e imprenditori, e società come «Gazpromnafta-digital solutions», «RT-Invest transport systems», «Innotech Group of Companies», «X-Holding» e «Softline Trade».

Sanzioni sono state applicate anche alla figlia del ministro della Difesa russo e presidente della Federazione del Triathlon Ksenia Shoigu, al ministro dello Sport e del Turismo bielorusso Serhiy Kovalchuk, alla pattinatrice Ilya Averbukh, alla ginnasta Svitlana Khorkina e all'uomo d'affari ucraino Serhiy Havrilchuk.

16:23

Il gruppo Wagner: «L'esercito ucraino abbandona i corpi dei soldati morti a Bakhmut»

«Kiev lascia i corpi dei suoi stessi soldati morti a Bakhmut senza cercare di concordare la loro evacuazione». Lo ha detto a Ria Novosti un combattente del gruppo Wagner. «Non ci sono stati nemmeno tentativi di raggiungere un accordo», ha spiegato mostrando i corpi dei soldati delle forze di sicurezza ucraine morti in uno dei grattacieli residenziali della città, trasformato in un'area fortificata dall'esercito ucraino.

16:44

Sloviansk e Kramatorsk, gli effetti delle bombe russe sugli edifici civili

(di Lorenzo Cremonesi, inviato) Il 14 aprile i bombardamenti russi hanno colpito Sloviansk e Kramatorsk. Sette missili hanno centrato obiettivi civili a Sloviansk. Devastazione sulle case: vetri in frantumi, detriti ovunque. Colpiti anche magazzini e una scuola. A Kramatorsk le ong internazionali si mobilitano per gli aiuti, mentre i civili riparano le finestre e montano pannelli per prevenire danni di altre possibili esplosioni.

17:56

Blinken: «La fuga di dati top secret non ha influito sulla cooperazione con i nostri alleati»

La fuga di dati di intelligence del Pentagono, comprese le informazioni sensibili riguardanti la guerra in Ucraina, non ha influito sulla cooperazione degli Usa con i suoi alleati e sulla partnership in materia di sicurezza. Lo ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken, in visita ad Hanoi, in Vietnam.

«Ci siamo impegnati con i nostri alleati e partner da quando sono emerse queste fughe di notizie, e lo abbiamo fatto ad alti livelli, e abbiamo chiarito il nostro impegno a salvaguardare l'intelligence e rispetto alle nostre partnership di sicurezza», ha affermato, aggiungendo che «per quello che ho sentito finora, è emerso l'apprezzamento per i passi che stiamo compiendo, e non ci sono conseguenze per la nostra cooperazione».

18:07

Kiev: «Tra i morti a Sloviansk anche un bambino di due anni»

Tra le undici persone morte nei bombardamenti russi che hanno colpito Sloviansk c'è anche un bambino di due anni. Lo ha reso noto, tramite un tweet, Anton Gerashenko, consigliere del Ministero degli Interni di Kiev. «Il bimbo era a casa col padre, che è ancora sotto le macerie. La madre, che era uscita per fare la spesa, è in ospedale per lo shock», ha scritto Gerashenko.

Proseguono, intanto, le operazioni di scavo tra i resti delle abitazioni colpite. Secondo quanto riferito dal sindaco di Sloviansk Vadym Liakh, ripreso dal Guardian, i soccorritori sarebbero ancora alla ricerca di cinque persone.

 18:21

Prigozhin fa lo stratega: che cosa ha voluto dire davvero sull’Ucraina

di Marco Imarisio

Evgenij Prigozhin vive di guerra e non parlerà mai di pace. Un mondo senza violenza e senza odio non fa per lui. Il lungo testo che ha pubblicato ieri sul suo canale Telegram conteneva alcuni passaggi che potevano solleticare le speranze dell’Occidente stanco di guerra, come quello in cui consigliava a Vladimir Putin di dichiarare raggiunti gli obiettivi dell’Operazione militare speciale.

Ma già il titolo della sua analisi sarebbe stato sufficiente a spegnere ogni illusione. «Solo una battaglia onesta: nessun accordo».

20:50

Zelensky: «A Sloviansk colpiti più di 50 edifici civili, ci sono ancora persone tra le macerie»

Il presidente Zelensky ha affermato che «più di 50 edifici residenziali sono stati danneggiati e distrutti a Sloviansk, nella regione del Donetsk, a seguito dell'attacco russo». Lo riporta Unian citando il consueto videomessaggio serale del leader ucraino.

«A Sloviansk, nel Donbass, è ancora in corso un'operazione di ricerca dopo l'attacco missilistico russo avvenuto ieri - ha affermato -. Ci sono informazioni in base alle quali ci sarebbero ancora dei corpi sotto le macerie degli edifici». Secondo Zelensky «nessuno dei colpevoli di questa aggressione può essere perdonato».

21:18

Kiev: «181.550 soldati russi caduti dall'inizio della guerra»

Dall'inizio del conflitto in Ucraina sono 181.550 i soldati russi che hanno perso la vita sul campo di battaglia. Lo ha reso noto il Ministero della Difesa di Kiev nel suo bollettino quotidiano diramato su Twitter. Secondo il report, dal 24 febbraio 2022 l'esercito di Mosca ha perso anche 3653 carri armati, 7073 mezzi corazzati, 2785 pezzi di artiglieria e 5646 veicoli militari.

00:52

Putin alla messa di Pasqua; Kirill: «Pace sia giusta e duratura»

Alla veglia per la Pasqua ortodossa era presente anche il presidente russo Vladimir Putin: la cerimonia si è tenuta nella cattedrale del Cristo Redentore a Mosca, il più grande tempio ortodosso del Paese. La funzione religiosa, trasmessa in diretta televisiva, è stata officiata dal Patriarca della Chiesa ortodossa russa, Kirill. In abito scuro, con una candela in mano, il capo del Cremlino, accompagnato dal sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, ha risposto con il tradizionale «È veramente risorto» alle parole del patriarca.

In un messaggio ai credenti in occasione della Pasqua, Kirill ha chiesto una «pace giusta e duratura» per i popoli di Russia e Ucraina. «In questa luminosa Settimana Santa, le nostre preghiere speciali sono rivolte a Dio per le persone che si trovano nella zona di guerra», ha detto il capo della Chiesa ortodossa russa. Come cristiani - ha aggiunto - «non possiamo restare indifferenti davanti ai problemi e alle difficoltà dei nostri fratelli e sorelle, i cui cuori sono bruciati dal fuoco del conflitto interno». Il patriarca ha indicato che gli ortodossi chiedono a Dio «che con la sua misericordia e bontà guarisca le ferite del corpo, e specialmente quelle spirituali, consoli ogni dolore e conceda ai popoli fratelli usciti dallo stesso fonte battesimale del Dnepr una pace giusta e duratura».

03:05

Lanciati razzi nel centro di Donetsk, fumo vicino alla cattedrale

Nuovi attacchi sull’Ucraiuna orientale. Venti razzi sono stati lanciati nella notte sul centro di Donetsk. Lo riferisce la Tass, citando le autorità della Repubblica popolare di Donetsk (Dpr). Si tratta di proiettili da sistemi missilistici a lancio multiplo che sono esplosi durante la veglia della Pasqua ortodossa. Testimoni hanno riferito di fumo nei pressi della Cattedrale dove era in corso la cerimonia religiosa. Il bombardamento è avvenuto domenica alle 3:25, ora di Mosca, da posizioni vicino all’insediamento di Ocheretyne.

«Il bombardamento è stato molto intenso. Si vede del fumo vicino alla cattedrale, dove in quel momento era in corso la veglia pasquale», ha detto alla Tass l’amministrazione del distretto Voroshilovsky di Donetsk, aggiungendo che il lancio di razzi ha provocato almeno un ferito.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 16 aprile.

Putin incontra il ministro della Difesa cinese: «Con Pechino esercitazioni militari congiunte in Europa». Lorenzo Cremonesi, inviato, Chiara Severgnini e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 16 Aprile 2023.

Le notizie sulla guerra di domenica 16 aprile. Bombardamenti russi su tre chiese a Donetsk e Zaporizhzhia. A Mosca Putin alla messa della Pasqua ortodossa. Il Patriarca Kirill: «La pace sia giusta e duratura». Scambio di prigionieri tra il Cremlino e Kiev: liberi 130 ucraini

LIVE I FATTI PRINCIPALI

21:04

Kiev: «Finite le ricerche a Sloviansk: 15 i morti, 24 i feriti»

20:48

Mosca, imponente schieramento di forze di sicurezza per la presenza di Putin alla messa di Pasqua

20:21

La Bulgaria valuta lo stop all’importazione di grano dall’Ucraina

19:26

Putin al ministro della Difesa cinese: «Cooperiamo attivamente a livello militare. Esercitazioni congiunte in Europa»

18:37

Putin ha incontrato il ministro della Difesa cinese a Mosca

00:05

Lunga telefonata tra Zelensky e Macron: «Discussi i risultati della visita in Cina»

Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha avuto quasi un’ora e mezza di conversazione con l’omologo francese Emmanuel Macron. Come riferito dallo stesso Zelensky sui social, durante il colloquio è stata espressa «gratitudine per aver condannato la terribile e disumana esecuzione di un militare ucraino da parte di criminali di guerra russi».

Inoltre, ha proseguito Zelensky, «sono stati discussi i risultati della recente visita del presidente Macron in Cina. Gli ho parlato della situazione al fronte e di ulteriori intenzioni di liberare tutti i nostri territori. Ho elogiato l’intenzione della Francia di rafforzare ulteriormente l’importante sostegno all’Ucraina sul campo di battaglia».

«Abbiamo anche discusso dei preparativi per il vertice Nato di Vilnius che si terrà a luglio di quest’anno e dei suoi risultati attesi, in particolare, per quanto riguarda la necessità per l’Ucraina di ottenere garanzie di sicurezza effettive anche prima che il nostro paese aderisca all’Alleanza. Particolare attenzione è stata prestata all’attuazione della formula di pace ucraina», ha concluso il presidente ucraino.

00:51

«La Polonia vieterà l’importazione di grano dall’Ucraina»

«Il governo ha deciso oggi di vietare l'importazione dei prodotti agricoli e alimentari dall'Ucraina in Polonia». Lo ha annunciato Jaroslaw Kaczynski, il leader del partito al governo Diritto e giustizia (Pis) durante il comizio elettorale a Lyse, un comune agricolo al nord della Polonia. Kaczynski, che attualmente non ha nessun incarico governativo, ha assicurato che il suo Paese «resta amico e alleato di Ucraina» ma che «deve difendere gli interessi dei propri cittadini» perché teme una crisi che dalla campagna potrebbe estendersi in tutto il Paese. Ad essere interessato dal divieto sarà innanzitutto il grano ucraino.

Secondo il leader del Pis, Varsavia è pronta ad avviare un accordo bilaterale con Kiev per fermare l'esportazione del grano ucraino verso la Polonia. Il nuovo ministro dell'Agricoltura Robert Telus ha precisato che l'annuncio dato dal presidente del Pis è un segnale all'Unione europea che dovrebbe creare gli strumenti adatti per distribuire i prodotti agricoli ucraini fra tutti i Paesi dell'Europa e non solo quelli confinanti con l'Ucraina.

Intanto continua la protesta degli agricoltori polacchi che a Hrubieszow (località alla frontiera polacco-ucraina) bloccano l'ingresso dei treni che portano grano senza dazi, causando un forte calo di prezzi di acquisto di questo prodotto in Polonia. Secondo l'opinione pubblica locale la questione ha già provocato una n otevole perdita di popolarità del partito di Kaczynski fra gli agricoltori, perdita che non è stata fermata dalla dimissione del ministro Henryk Kowalczyk, sostituito il 6 aprile scorso da Telus.

 01:30

I file del Pentagono confermano i problemi dell’Armata russa, che ha sacrificato le truppe d’élite

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Falangi di Spetsnaz sono stati sacrificate dai generali russi. Le unità migliori sono state impiegate al posto della semplice fanteria ed esposte, secondo i documenti riservati del Pentagono, a perdite terrificanti dall’inizio dell’invasione.

L’Armata ha eseguito la prima fase con un mix di reparti che si sono rivelati subito inadeguati e il peso della missione è stato rovesciato su commandos, parà e «aerotrasportati». Nell’assalto alla base di Hostomel, a nord di Kiev, ma anche nel sud, gli «specialisti», invece che compiere incursioni e azioni rapide, sono stati impiegati in attacchi a centri abitati, postazioni ben difese, linee dove gli ucraini erano pronti ad accoglierli. In alcuni settori hanno conquistato territori, in altri si sono infranti contro lo schieramento nemico, in entrambi i casi hanno visto i loro ranghi ridursi in modo drammatico.

02:56

Sloviansk e Kramatorsk, gli effetti delle bombe russe sugli edifici civili

(di Lorenzo Cremonesi, inviato) Il 14 aprile i bombardamenti russi hanno colpito Sloviansk e Kramatorsk. Sette missili hanno centrato obiettivi civili a Sloviansk. Devastazione sulle case: vetri in frantumi, detriti ovunque. Colpiti anche magazzini e una scuola. A Kramatorsk le ong internazionali si mobilitano per gli aiuti, mentre i civili riparano le finestre e montano pannelli per prevenire danni di altre possibili esplosioni.

03:09

Prigozhin fa lo stratega: che cosa ha voluto dire davvero sull’Ucraina

Marco Imarisio

Evgenij Prigozhin vive di guerra e non parlerà mai di pace. Un mondo senza violenza e senza odio non fa per lui. Il lungo testo che ha pubblicato ieri sul suo canale Telegram conteneva alcuni passaggi che potevano solleticare le speranze dell’Occidente stanco di guerra, come quello in cui consigliava a Vladimir Putin di dichiarare raggiunti gli obiettivi dell’Operazione militare speciale.

Ma già il titolo della sua analisi sarebbe stato sufficiente a spegnere ogni illusione. «Solo una battaglia onesta: nessun accordo».

03:40

Kiev: «181.550 soldati russi caduti dall’inizio della guerra»

Dall’inizio del conflitto in Ucraina sono 181.550 i soldati russi che hanno perso la vita sul campo di battaglia. Lo ha reso noto il Ministero della Difesa di Kiev nel suo bollettino quotidiano diramato su Twitter. Secondo il report, dal 24 febbraio 2022 l’esercito di Mosca ha perso anche 3653 carri armati, 7073 mezzi corazzati, 2785 pezzi di artiglieria e 5646 veicoli militari.

04:00

Zelensky: «A Sloviansk colpiti più di 50 edifici civili, ci sono ancora persone tra le macerie»

Il presidente Zelensky ha affermato che «più di 50 edifici residenziali sono stati danneggiati e distrutti a Sloviansk, nella regione del Donetsk, a seguito dell'attacco russo». Lo riporta Unian citando il consueto videomessaggio serale del leader ucraino.

«A Sloviansk, nel Donbass, è ancora in corso un'operazione di ricerca dopo l'attacco missilistico russo avvenuto ieri - ha affermato -. Ci sono informazioni in base alle quali ci sarebbero ancora dei corpi sotto le macerie degli edifici». Secondo Zelensky «nessuno dei colpevoli di questa aggressione può essere perdonato».

04:40

Putin alla messa della Pasqua ortodossa. Kirill: «Pace sia giusta e duratura»

Alla veglia per la Pasqua ortodossa era presente anche il presidente russo Vladimir Putin: la cerimonia si è tenuta nella cattedrale del Cristo Redentore a Mosca, il più grande tempio ortodosso del Paese. La funzione religiosa, trasmessa in diretta televisiva, è stata officiata dal Patriarca della Chiesa ortodossa russa, Kirill. In abito scuro, con una candela in mano, il capo del Cremlino, accompagnato dal sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, ha risposto con il tradizionale «È veramente risorto» alle parole del patriarca.

In un messaggio ai credenti in occasione della Pasqua, Kirill ha chiesto una «pace giusta e duratura» per i popoli di Russia e Ucraina. «In questa luminosa Settimana Santa, le nostre preghiere speciali sono rivolte a Dio per le persone che si trovano nella zona di guerra», ha detto il capo della Chiesa ortodossa russa. Come cristiani - ha aggiunto - «non possiamo restare indifferenti davanti ai problemi e alle difficoltà dei nostri fratelli e sorelle, i cui cuori sono bruciati dal fuoco del conflitto interno». Il patriarca ha indicato che gli ortodossi chiedono a Dio «che con la sua misericordia e bontà guarisca le ferite del corpo, e specialmente quelle spirituali, consoli ogni dolore e conceda ai popoli fratelli usciti dallo stesso fonte battesimale del Dnepr una pace giusta e duratura».

05:01

Razzi nel centro di Donetsk vicino alla Cattedrale durante Veglia pasquale, un morto e tre feriti

Razzi nella notte, e poi di nuovo nelle prime ore del mattino, su Donetsk. È di un morto e tre feriti il bilancio — provvisorio — del bombardamento avvenuto nel centro della città dell’Ucraina orientale, in particolare nei pressi della Cattedrale della Trasfigurazione. Lo riferisce la Tass, citando l’amministrazione del distretto Voroshilovsky della cittadina governata dalle forze filorusse. Al momento dell’esplosione dei razzi nell’edificio religioso era in corso la Veglia della Pasqua ortodossa: i fedeli sono stati costretti alla fuga.

Secondo l’ufficio di rappresentanza della repubblica popolare di Donetsk — filorussa — gli attacchi sarebbero stati sferrati dalle forze ucraine.

I razzi che hanno colpito l’area nella notte — intorno alle 3:25, ora di Mosca — sarebbero partiti da posizioni vicino all’insediamento di Ocheretyne. «Il bombardamento è stato molto intenso», ha detto alla Tass l’amministrazione del distretto Voroshilovsky di Donetsk. Oltre che sulla cattedrale, alcuni razzi sarebbero caduti nei pressi della stazione degli autobus e del mercato coperto adiacente al tempio.

06:42

Bombe russe sulla regione di Zaporizhzhia

Nuovi bombardamenti russi nella notte. Le forze russe hanno attaccato l'oblast di Zaporizhzhia. Lo ha comunicato il governatore della regione, Yurii Malashko. In dettaglio una chiesa nell'insediamento Komyshuvakha di Zaporizhzhia sarebbe stata danneggiata, così come gli edifici adiacenti. Inoltre è stata colpita un'area boschiva. I servizi di emergenza stanno lavorando sul posto. Al momento non ci sono informazioni su eventuali vittime e danni.

08:12

Due adolescenti uccisi durante un bombardamento su Snigirevsky

Due adolescenti sono rimasti uccisi durante un bombardamento russo notturno su Snigirevsky, nella regione di Mykolaiv, nel sud dellì’Ucraina: lo riferisce Rbc- Ukraine citando il capo militare regionale Vitaly Kim. I due ragazzi morti avevano entrambi 18 anni. Kim ha aggiunto che sono state contate dieci esplosioni: danneggiati due scuole, un ospedale e alcuni condomini. Snigirevsky era stata liberata il 10 novembre 2022.

08:40

Zelensky: «Celebriamo Pasqua con una fede incrollabile nella vittoria»

«Oggi celebriamo la festa di Pasqua con una fede incrollabile nella nostra vittoria». Così su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel giorno delle celebrazioni della Pasqua Ortodossa. «Abbiamo già fatto molta strada - sottolinea -. Forse le vette più difficili ci attendono. Le supereremo. E insieme andremo incontro all’alba, quando il sole sorgerà su tutto il nostro Paese. La bandiera blu e gialla sarà certamente innalzata in tutta la nostra terra donata da Dio, in tutti i territori temporaneamente occupati dai diavoli. Il sole splenderà nel sud, il sole splenderà nell’est e il sole splenderà in Crimea. Il sole giallo e caldo in un cielo azzurro e pacifico, ed è la luce della giustizia», conclude Zelensky.

 09:21

Scambio di prigionieri: Kiev annuncia la liberazione di 130 soldati

In seguito ad un nuovo scambio di prigionieri tra Kiev e Mosca, 130 militari ucraini sono tornati a casa. Lo ha riferito la presidenza ucraina, citata da Unian. «Stiamo riportando indietro 130 dei nostri uomini», ha scritto su Telegram il capo dello staff del presidente Zelensky, Andriy Yermak. Lo scambio «ha avuto luogo — ha aggiunto — in più fasi negli ultimi giorni». Non è chiaro quanti russi siano stati rimandati indietro.

Yermak ha precisato che tra i prigionieri liberati ci sono militari, guardie di frontiera, membri della guardia nazionale e marinai.

Anche lunedì scorso Russia e Ucraina hanno dichiarato di aver effettuato uno scambio di prigionieri, con la liberazione di 106 prigionieri di guerra russi in cambio di 100 ucraini.

 10:22

La situazione a Bakhmut

«Combattimenti sanguinosi senza precedenti sono in corso a Bakhmut», ha dichiarato il portavoce del comando militare dell’Ucraina orientale Sergy Cherevatyi al canale televisivo 1+1. «Nel cuore dell’area urbana della città si stanno svolgendo sanguinose battaglie senza precedenti. I nostri soldati stanno facendo di tutto in battaglie feroci per ridurre la capacità di combattimento del nemico e abbattere il suo morale. Ogni giorno, in ogni angolo della città, ci stanno riuscendo», ha detto.

È da giorni, ormai, che la situazione, nella città assediata, è drammatica. Secondo il ministero della Difesa britannico, l’offensiva russa si è fatta particolarmente intensa, tanto che gli ucraini sono ormai ridotti a difendere pochi quartieri nelle zone occidentali. I racconti di prima mano sono difficili da ottenere: come spiega il nostro Lorenzo Cremonesi, gli ucraini stanno intensificando i preparativi per la loro offensiva di primavera e dunque non vogliono che trapelino particolari importanti. Di conseguenza, la stampa non ha più libero accesso alla zona delicata che adduce a Bakhmut. I dettagli nel suo reportage, pubblicato sul Corriere del 15 aprile.

10:58

Secondo il capo della chiesa greco-cattolica, né l’Ucraina, né la Russia si fidano della mediazione del Papa

Il Vaticano si adopera per la pace, ma nessuno dei contendenti intende ascoltare. Sia la Russia, sia l’Ucraina non sono disposte ad aprire un negoziato che ponga fine alla guerra iniziata con l’invasione da parte del Cremlino, il 24 febbraio dello scorso anno. Questa l’amara constatazione, affidata ad una intervista ad Avvenire, dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della chiesa greco-cattolica dal 2011. «Affinché si apra una trattativa, entrambe le parti devono fidarsi del mediatore. Per il momento devo purtroppo ritenere che non c’è un clima politico di fiducia nei confronti del Papa: né sul versante russo, né su quello ucraino», spiega. «La Russia è a maggioranza ortodossa e non vede nel Pontefice un leader autorevole. E il solo scopo del Cremlino è strumentalizzarlo per fini di propaganda esterna. Se guardiamo a Kiev, dobbiamo costatare un raffreddamento delle relazioni fra Ucraina e Santa Sede».

11:36

La Pasqua di Putin

«La meravigliosa, amata Pasqua dà speranza ai credenti, ispira pensieri ed azioni buone e serve a riaffermare i nostri alti valori morali ed i valori della nostra società», si legge in un messaggio pubblicato dal Cremlino in occasione della Pasqua ortodossa. Nel comunicato, inoltre, Vladimir Putin loda la Chiesa ortodossa per «il suo attivo impegno per la misericordia e la carità di fronte a gravi sfide»: sembra un riferimento alla guerra in Ucraina e alle sanzioni da parte dell’Occidente.

Il presidente russo ha partecipato alla messa alla Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, insieme al sindaco della capitale Sergei Sobyanin e al Patriarca Kirill, che gli ha regalato un uovo di Pasqua decorato.

12:16

Kiev: «Distrutta chiesa nell’oblast di Zaporizhzhia»

La chiesa ortodossa ucraina di San Michele Arcangelo a Kushuhum, nella regione di Zaporizhzhia, sarebbe stata «distrutta» nella notte a causa degli attacchi russi. Lo riferisce un corrispondente di Ukrinform, secondo cui l’edificio sacro — costruito nel 1906 — è stato colpito da «un missile».

In quel momento «non era in corso nessuna funzione e nessuna benedizione del cibo pasquale nella chiesa, di solito molto affollata la notte di Pasqua», ha detto il capo della comunità, Yurii Karapetian. «C’era l’ordine di non tenere le funzioni notturne a causa della minaccia dell’attacco missilistico», ha raccontato il sacerdote Volodymyr.

Le icone salvate dal bombardamento di una chiesa nella regione di Zaporizhzhia (LaPresse)

13:34

rigozhin rivendica la liberazione dei prigionieri ucraini: «Ordinata da me»

Il capo della milizia privata Wagner Yevgeny Prigozhin ha dichiarato di aver ordinato personalmente il rilascio di un gruppo di prigionieri di guerra ucraini in occasione della Pasqua: un video diffuso dal suo servizio stampa lo mostra mentre impartisce l’ordine del rilascio. Lo riporta l’agenzia di stampa statale russa Interfax.

«Preparate tutti i prigionieri di guerra, date loro da mangiare e da bere, controllate i feriti, i medici devono visitarli. Dobbiamo fare in modo che partano per il territorio entro mezzogiorno», dice Prigozhin a un militare di Wagner nel video. In totale sono stati rilasciati 130 militari ucraini catturati a Bakhmut, Soledar, Zaporizhzia e Kherson.

13:40

Kiev: «Artiglieria russa su una chiesa a Nikopol, due feriti»

Secondo il capo dell’amministrazione militare regionale di Dnipropetrovsk, Sergiy Lysak, l’esercito russo ha colpito la chiesa di Nikopol con artiglieria pesante, ferendo due persone. Lo riporta Unian.

Nikopol si trova di fronte alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, nell’Ucraina orientale. «I russi hanno confermato ancora una volta che non c’è nulla di sacro in loro. La chiesa di Nikopol è stata colpita con artiglieria pesante. Due persone sono rimaste ferite. Un uomo di 57 anni e una donna di 38», ha dichiarato, aggiungendo che cinque edifici residenziali e diverse linee elettriche sono state danneggiati in città.

14:13

«I nostri caduti sono meno delle vittime del terremoto in Turchia», sdegno in Ucraina per le parole del ministro Reznikov

«Abbiamo vittime, ovviamente, perché siamo in guerra. Ma sono numeri notevolmente più piccoli di quelli russi. Non posso darvi la cifra, ma posso assicurarvi che il numero totale è inferiore al bilancio delle vittime del terremoto in Turchia (46mila, ndr)». Lo ha detto il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov nel corso di un’intervista al quotidiano spagnolo La Razon, suscitando sdegno in patria per il paragone ritenuto decisamente infelice.

«È che il nostro obiettivo principale è salvare le vite dei nostri soldati, mentre la Russia li usa come carne da macello. È la tattica del tritacarne. A loro non importa. Solo a Bakhmut ogni giorno la Russia perde 500 uomini, tra morti e feriti. Si tratta di un battaglione ogni 24 ore di membri del gruppo Wagner, mercenari ed ex criminali. È una barbarie», ha affermato Reznikov.

15:07

Lula propone la mediazione congiunta di Cina ed Emirati

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che oggi ha concluso un tour di tre giorni che lo ha portato a Pechino e Abu Dhabi, ha proposto una mediazione congiunta di Cina ed Emirati Arabi Uniti per porre fine alla guerra in Ucraina. Lula ha dichiarato di aver già parlato con i presidenti dei due Paesi, proponendo loro di creare un gruppo di Stati che possano trovare un punto di mediazione tra Mosca e Kiev.

A differenza delle potenze occidentali, né la Cina né il Brasile hanno imposto sanzioni alla Russia; mentre gli Emirati hanno adottato una posizione neutrale anche se hanno accolto numerosi uomini d’affari russi. Come ha spiegato Federico Rampini, sulla guerra in Ucraina Lula ha mantenuto un’equidistanza di facciata che nei fatti è più vicina alla posizione russo-cinese che non a quella Usa-Ue. Pochi giorni fa, inoltre, il leader brasiliano ha dichiarato che gli Stati Uniti dovrebbero smettere «di incoraggiare la guerra» in Ucraina e «iniziare a parlare di pace».

15:34

Ue a Polonia-Ungheria: «Azioni unilaterali inaccettabili»

«Siamo a conoscenza degli annunci di Polonia e Ungheria sul divieto di importazione di grano e altri prodotti agricoli dall’Ucraina. Stiamo chiedendo ulteriori informazioni alle autorità competenti per poter valutare le misure. In questo contesto, è importante sottolineare che la politica commerciale è di competenza esclusiva dell’Ue e, pertanto, non sono accettabili azioni unilaterali». Lo sottolinea un portavoce della Commissione Ue in merito allo stop all’import del grano ucraino annunciato da Varsavia e Budapest. «In tempi così difficili, è fondamentale coordinare e allineare tutte le decisioni all’interno dell’Ue», aggiunge.

16:29

Kiev: «Bombardamenti russi su Kherson e Beryslav»

Le forze armate russe hanno bombardato Kherson e Beryslav, senza fare vittime. Lo ha detto Oleksandr Tolokonnikov, capo del dipartimento per la politica dell’informazione della regione di Kherson, citato da Ukrinform. «In questo momento, Beryslav è sotto tiro», ha detto Tolokonnikov. Secondo lui, per motivi di sicurezza, le persone non si sono radunate dentro e intorno alle chiese del centro regionale. È vietato visitare i cimiteri.

16:36

Il punto militare | L’indagine sui documenti riservati Usa ora «rischia» di rivelare altri segreti

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

La fuga di notizie, quindi l’arresto dell’aviere, ora l’esame dei danni e la ricerca di contromisure. È una fase che possiamo riassumere in quattro punti, in base a ciò abbiamo a disposizione: tanto, e al tempo stesso poco.

Primo. Il racconto dell’inchiesta fa uscire di tutto su regole di sicurezza, nomi di unità coinvolte, programmi della difesa, procedure esistenti e violazioni. Di fatto il «rubinetto» non è stato ancora chiuso dagli «idraulici». All’estero ci sono occhi che leggono e prendono appunti, per un uso futuro: russi, cinesi e anche i narcos messicani (monitorati dagli Usa) studiano le rivelazioni. Non è che non conoscano come gira il mondo delle spie, però si aggiornano. Provano a capire dove sono i varchi — o le gole profonde — sfruttati dagli Stati Uniti e ne cercano a loro volta.

17:03

Le celebrazioni della Pasqua ortodossa al fronte: le immagini

17:31

Saliti a 13 i morti a Sloviansk, rinvenuto il corpo di una donna

È salito a 13 morti il bilancio, ancora provvisorio, dell’attacco russo a Sloviansk, nella regione del Donetsk in Ucraina. Lo hanno annunciato su Facebook i servizi di emergenza della regione, scrive Ukrinform, dopo che è stato recuperato il corpo di una donna dalle macerie di un edificio residenziale preso di mira dai russi.

17:39

Lavrov da domani in visita nei Paesi dell’America Latina

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov inizierà domani e fino al 21 aprile un tour tra i paesi dell’America Latina. Lo riporta l’agenzia di stampa Tass, citando il ministero degli Esteri russo.

 18:03

Pasqua ortodossa, Biden: «Preghiamo per chi soffre in guerra»

«Oggi noi preghiamo per chi soffre a causa della guerra e della persecuzione». Lo ha affermato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, rivolgendo gli auguri alla comunità cristiano ortodossa che oggi celebra la Pasqua, ringraziando anche le persone che «in tutto il mondo stanno sanando ferite e proteggendo la dignità di tutti, accogliendo rifugiati e schierandosi per i diritti umani».

18:23

Kiev: «Mosca sta iniziando a evacuare bambini da Zaporizhzhia»

Nelle scuole e negli asili della città di Energodar, la cittadina dove si trova la centrale nucleare di Zaporizhzhia, i russi stanno iniziando a «evacuare» in modo forzato i bambini, con l’obiettivo di portarli nella Crimea occupata. Lo ha scritto su Telegram l’azienda statale ucraina Energoatom. Le informazioni sarebbero state diffuse dalle scuole e dagli asili del territorio, secondo i quali l’evacuazione forzata durerà fino al 20 aprile.

«Il piano prevede di portare i bambini in Crimea con gli autobus della stazione, legalizzando così, a quanto pare, il furto dei veicoli della centrale di Zaporizhzhia, utilizzati dal personale dell’impianto per recarsi al lavoro. Gli orchi hanno già iniziato a prendere mobili, materassi e altri oggetti dagli asili della città» ha detto Energoatom.

18:29

Il report Isw: «I filorussi hanno iniziato a reclutare nel Lugansk»

Il leader dell’autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk, Leonid Pasechnik, ha firmato il 14 aprile un decreto con cui autorizza la coscrizione primaverile e autunnale in tutta la regione. Lo riporta il think tank statunitense Institute for the study of war (Isw).

Il decreto afferma che il ciclo di coscrizione primaverile di Lugansk si allineerà con quello russo, che va dal 1 aprile al 15 luglio. Rimane oscuro dove serviranno queste persone, poiché le autorità russe hanno negato che altri coscritti arruolati nelle zone occupate combatteranno nella guerra in Ucraina.

«L’annuncio di Leonid Pasechnik contraddice direttamente l’affermazione del 30 marzo del presidente della commissione Difesa della Duma Andrey Kartapolov, secondo il quale la coscrizione non avverrà nell’Ucraina occupata, evidenziando la mancanza di coordinamento e di pianificazione coerente tra gli organi del governo russo e l’esclusione delle autorità legali dai processi decisionali», si legge nel report di Isw.

18:33

L’esercito ucraino: «I russi hanno cambiato tattiche di bombardamento»

Le truppe russe hanno cambiato le loro tattiche di bombardamento del territorio ucraino dall’inizio della primavera del 2023. Lo sostiene Yurii Ihnat, portavoce del Comando delle forze aeree dell’Ucraina, ripreso da Ukrinform. «Tutti erano abituati a sentir parlare di massicci attacchi in tutta l’Ucraina dall’autunno e dall’inverno, quando il nemico ha effettivamente utilizzato l’intero arsenale strategico di missili da crociera e lo ha lanciati contro le nostre infrastrutture critiche. Ora le cose sono cambiate», ha affermato Ihnat.

Secondo il portavoce del Comando delle forze aeree dell’Ucraina «con l’inizio della primavera, il nemico ha iniziato ad attaccare principalmente le regioni meridionali, orientali e settentrionali». I dati dell’intelligence ucraina riportano che la Russia aveva uno stock da 7.000 missili S-300 fino a pochi mesi fa. Da quel momento, molti di loro sono stati utilizzati, quindi ora «è necessario capire le condizioni di questi missili, se sono pronti per l’uso, come sono stati conservati e se sono diventati umidi o meno», spiega Inhat.

A fronte di ciò, sarebbe quindi «impossibile dire esattamente quanti missili sono pronti per la battaglia, perché, come abbiamo già visto molte volte, i missili S-300 sono stati trovati all’interno del territorio della Russia. Non sono volati abbastanza lontano», ha concluso il portavoce del Comando delle forze aeree dell’Ucraina.

18:37

Putin ha incontrato il ministro della Difesa cinese a Mosca

Il presidente russo Vladimir Putin ha avuto un «incontro di lavoro» a Mosca con il ministro della Difesa Cinese Li Shangfu. Lo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov , ripreso dalla Tass.

19:26

Putin al ministro della Difesa cinese: «Cooperiamo attivamente a livello militare. Esercitazioni congiunte in Europa»

Il presidente russo Vladimir Putin, nel corso del suo incontro di lavoro con il ministro della Difesa cinese Li Shangfu, ha detto che la recente visita del presidente cinese Xi Jinping in Russia è stata «molto produttiva». Lo riporta l’agenzia russa Tass. Putin ha inoltre affermato che i ministeri della Difesa di Russia e Cina si scambiano regolarmente informazioni utili e tengono esercitazioni congiunte.

«A livello dei dipartimenti militari, stiamo lavorando attivamente, scambiandoci regolarmente informazioni a noi utili, cooperando nel campo della cooperazione tecnico-militare, conducendo esercitazioni congiunte, inoltre, in diversi teatri: nella regione dell’Estremo Oriente, e in Europa, in ambito marittimo, terrestre e aereo», ha detto il leader del Cremlino.

Il ministro della Difesa cinese ha ricordato che la cooperazione tra Cina e Russia nel campo tecnico-militare contribuisce allo sviluppo della sicurezza globale: «Recentemente, la cooperazione tra Russia e Cina nel campo tecnico-militare si è sviluppata molto bene. Ciò rappresenta un grande contributo per garantire la sicurezza , globale e regionale».

«Abbiamo rapporti molto stretti. Abbiamo relazioni migliori delle unioni politico-militari dell’era della Guerra Fredda. Si basano sui principi del non allineamento e sono molto stabili», ha aggiunto.

«Restiamo fianco a fianco e lavoriamo per migliorare il benessere dei nostri popoli. Tenendo conto che la ripresa economica è molto lenta. Il mondo è molto irrequieto, la pace, le relazioni pacifiche tra i Paesi sono molto richieste», ha detto Li, sottolineando che «questa è la mia prima visita all’estero dopo aver assunto l’incarico di ministro della Difesa. Ho scelto appositamente la Russia al fine di sottolineare la natura speciale e l’importanza strategica delle nostre relazioni bilaterali»,

20:21

La Bulgaria valuta lo stop all’importazione di grano dall’Ucraina

Il ministro dell’Agricoltura bulgaro ad interim Yavor Gechev ha detto che la Bulgaria prenderà in considerazione l’ipotesi di vietare le importazioni di grano dall’Ucraina a seguito di una decisione simile presa da Polonia e Ungheria. Secondo il ministro, questo passo dovrebbe «proteggere gli interessi della Bulgaria, soprattutto quando una simile restrizione è già stata introdotta da altri due Stati». Gechev ha poi aggiunto che ci sarà troppo grano nel Paese «se non prendiamo provvedimenti adeguati».

20:48

Mosca, imponente schieramento di forze di sicurezza per la presenza di Putin alla messa di Pasqua

Uno schieramento di forze imponente ha scortato oggi a Mosca il presidente russo Vladimir Putin, che ha partecipato alle celebrazioni per la Pasqua ortodossa nella cattedrale del Cristo Salvatore, officiate dal patriarca Kirill, anch’egli protetto da un cordone di agenti.

Il leader del Cremlino era circondato dagli uomini del servizio di protezione federale, un corpo che ha come compito la protezione dei più importanti esponenti del governo russo.

21:04

Kiev: «Finite le ricerche a Sloviansk: 15 i morti, 24 i feriti»

I soccorritori hanno concluso le operazioni di salvataggio a Sloviansk, dove il 14 aprile gli aerei russi hanno bombardato gli edifici della città. In totale, le vittime dell’attacco sono 15, mentre le persone ferite sono 24.

Nel condominio di cinque piani sventrato dai russi sono morte 10 persone, tra cui un bambino di due anni. Tra le ultime persone soccorse c’è una ragazza di 14 anni. Lo ha reso noto il capo dell’amministrazione militare regionale di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, citato da Ukrinform.

«Secondo le informazioni aggiornate, 15 persone sono state estratte da sotto le macerie. Cinque persone (tra cui una ragazza di 14 anni) sono state soccorse. Dieci persone (tra cui un bambino di 2 anni) sono morte», ha scritto Kyrylenko riferendosi all’edificio diventato tristemente noto. In totale, specifica il capo dell’amministrazione militare regionale di Donetsk, trentanove civili sono stati colpiti dall’attacco nemico: 15 di loro sono stati uccisi e 24 sono rimasti feriti.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 17 aprile.

Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 17 Aprile 2023 

Le notizie sulla guerra di lunedì 17 aprile

LIVE I FATTI PRINCIPALI

23:02

Il Pentagono ha ristretto l’accesso ai documenti riservati

22:55

Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba in visita domani in Kuwait

22:52

Casa Bianca: «Nessun cambio di linea sulla fornitura di aerei F-16 a Kiev»

21:21

Kiev: «Mosca ha aumentato l’intensità dei raid aerei nel Donetsk»

21:14

Kiev: «I droni ucraini possono raggiungere Mosca e anche oltre»

20:53

Mosca, imponente schieramento di forze di sicurezza per la presenza di Putin alla messa di Pasqua

Uno schieramento di forze imponente ha scortato oggi a Mosca il presidente russo Vladimir Putin, che ha partecipato alle celebrazioni per la Pasqua ortodossa nella cattedrale del Cristo Salvatore, officiate dal patriarca Kirill, anch’egli protetto da un cordone di agenti. Il leader del Cremlino era circondato dagli uomini del servizio di protezione federale, un corpo che ha come compito la protezione dei più importanti esponenti del governo russo.

01:27

Kiev: «Finite le ricerche a Sloviansk: 15 i morti, 24 i feriti»

I soccorritori hanno concluso le operazioni di salvataggio a Sloviansk, dove il 14 aprile gli aerei russi hanno bombardato gli edifici della città. In totale, le vittime dell’attacco sono 15, mentre le persone ferite sono 24. Nel condominio di cinque piani sventrato dai russi sono morte 10 persone, tra cui un bambino di due anni. Tra le ultime persone soccorse c’è una ragazza di 14 anni. Lo ha reso noto il capo dell’amministrazione militare regionale di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, citato da Ukrinform. «Secondo le informazioni aggiornate, 15 persone sono state estratte da sotto le macerie. Cinque persone (tra cui una ragazza di 14 anni) sono state soccorse. Dieci persone (tra cui un bambino di 2 anni) sono morte», ha scritto Kyrylenko riferendosi all’edificio diventato tristemente noto. In totale, specifica il capo dell’amministrazione militare regionale di Donetsk, trentanove civili sono stati colpiti dall’attacco nemico: 15 di loro sono stati uccisi e 24 sono rimasti feriti.

02:05

A Zaporizhzhia troppi feriti, russi convertono palestra in ospedale

Nella regione di Zaporizhzhia (Ucraina sud-orientale) le forze armate russe hanno trasformato una palestra scolastica in un ospedale militare. Lo riferisce - secondo quanto riportato dall’agenzia Unian - il sindaco di Melitopol, Ivan Federov, nel suo canale Telegram. «Gli invasori stanno subendo enormi perdite nella regione di Zaporizhzhia. Il 90% delle strutture mediche sono già utilizzate come ospedali per il personale militare russo. Ora hanno iniziato a radunarsi nelle scuole» ha detto. Secondo lo stato maggiore delle forze armate ucraine, i russi hanno realizzato un ospedale militare nel palazzetto dello sport della scuola nel villaggio di Vysoke dove, al 15 aprile, erano ricoverati un centinaio di occupanti con ferite di varia gravità.

07:40

Ministro della Difesa cinese da Putin: legami forti e stabili

Il ministro della Difesa cinese Li Shangfu ha ribadito i «forti» legami con Mosca durante l’incontro avuto con il presidente russo Vladimir Putin al Cremlino. «Abbiamo legami molto forti, che vanno oltre le alleanze politico-militari dell’era della Guerra Fredda» e che sono «molto stabili», ha sottolineato durante l’incontro, che è stato trasmesso dalla televisione russa (la traduzione è della tv russa). Il ministro cinese ha anche aggiunto che le relazioni tra Russia e Cina sono «già entrate in una nuova era» e ha spiegato il senso della missione a Mosca: «Questa è la mia prima visita all’estero da quando sono entrato in carica come ministro della Difesa; e ho scelto specificamente la Russia, per sottolineare la natura speciale e l’importanza strategica delle nostre relazioni bilaterali».

07:41

Al via maxi esercitazioni in Svezia, partecipa anche Kiev

Iniziano oggi in Svezia le più grandi esercitazioni militari che il Paese abbia mai organizzato con i suoi partner negli ultimi 25 anni: alle manovre, denominate Aurora 23, parteciperà anche l’Ucraina, come riporta Ukrinform. Insieme alle Forze armate svedesi e ucraine ci saranno quelle di altri 12 Paesi, per un totale di 26.000 militari. Lo scopo è quello di migliorare il potenziale delle truppe nel contrastare un eventuale attacco armato contro il Paese. Le esercitazioni, che si concluderanno a maggio, si terranno in varie parti della Svezia e coinvolgeranno l’Esercito, l’Aeronautica, la Marina e la guardia nazionale svedesi. Oltre alla Svezia e all’Ucraina partecipano Stati Uniti, Regno Unito, Finlandia, Polonia, Norvegia, Estonia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Austria, Germania e Francia. «L’addestramento è un buon modo per rafforzare... le nostre capacità militari. Pertanto, condurre esercitazioni su larga scala e prolungate è fondamentale per creare una difesa più forte», hanno dichiarato le Forze armate svedesi in un comunicato.

 07:57

Bakhmut, mine nei palazzi e cecchini: la resistenza degli ucraini

Quando capiscono che gli attacchi russi stanno per avere la meglio e sono quasi riusciti a circondare le loro posizioni, le unità scelte ucraine minano l’area e si ritirano gradualmente, lasciando pochi cecchini a rallentarli. Quindi, una volta usciti anche gli ultimi dei loro, con i droni si assicurano che i russi s’impadroniscano delle postazioni appena abbandonate e allora fanno brillare gli esplosivi mirando a uccidere il massimo numero di nemici possibile e allo stesso tempo distruggendo qualsiasi loro rifugio. (QUI il servizio completo del nostro inviato Lorenzo Cremonesi).

08:07

ISW: truppe aviotrasportate centrali in offensiva di Mosca

Il comando militare russo sembra voler trasferire sempre più la responsabilità delle operazioni offensive in Ucraina alle truppe aviotrasportate russe (VDV), ha affermato oggi l’Institute for the Study of War (ISW) nel suo ultimo aggiornamento. Il think tank statunitense si è pronunciato sulla base dei rapporti secondo cui il comandante del VDV, il colonnello generale Mikhail Teplinsky, è tornato a un ruolo “importante” ma non specificato in Ucraina dopo che il ministero della Difesa russo lo avrebbe sostituito a gennaio a seguito di una disputa con il capo di stato maggiore russo Valery Gerasimov. La sua nomina suggerisce inoltre che il ministero della Difesa russo vuole lavorare più a stretto contatto con il gruppo mercenario Wagner per completare la cattura della città orientale di Bakhmut, scrive l’ISW. Il capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, aveva sostenuto Teplinsky al momento del suo licenziamento a gennaio.

08:28

Stato maggiore: effettuati 5 attacchi nelle aree di concentramento russe

Le forze ucraine hanno effettuato cinque attacchi contro aree di concentrazione russe e sistemi missilistici antiaerei. Lo ha riferito lo stato maggiore delle forze armate di Kiev, aggiungendo di aver colpito un centro di comando e controllo russo, sistemi missilistici antiaerei, una concentrazione di truppe e attrezzature russe e un deposito di munizioni. Mentre ieri l’Ucraina celebrava la Pasqua ortodossa, le forze russe hanno lanciato oltre 50 missili e bombe aeree, uccidendo e ferendo civili. Le regioni di Zaporizhzhia e Mykolaiv sono state colpite con 25 missili terra-aria S-300, secondo lo stato maggiore ucraino. Le forze russe hanno colpito Snihurivka nell’oblast di Mykolaiv con 10 missili uccidendo due adolescenti.

08:41

Kiev, 470 bambini morti da inizio conflitto

Sono 470 i bambini ucraini morti dall’inizio del conflitto mentre 948 sono rimasti feriti. E’ quanto reso noto dall’ufficio del procuratore generale di Kiev nel suo ultimo aggiornamento. Lo riporta Ukrinform.

08:55

Kiev, effettuati 5 attacchi in aree concentramento truppe russe

Le forze di difesa dell’Ucraina hanno effettuato 5 attacchi «contro le aree di concentrazione del personale russo e il complesso missilistico antiaereo degli occupanti». E’ quanto si legge nel riassunto mattutino sull’andamento del conflitto dello Stato maggiore delle forze armate ucraine. Lo riferisce Ukrinform. acp

 08:56

Kuleba atteso oggi in visita a Baghdad

Il ministro degli Affari esteri dell’Ucraina Dmytro Kuleba si reca oggi in visita in Iraq. Lo ha annunciato su Facebook il portavoce del ministero degli Esteri, Oleg Nikolenko. «Il viaggio del capo del ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina in Medio Oriente continua la strategia di aprire nuovi orizzonti nel mondo e creare nuove opportunità per lo Stato, le imprese e i cittadini ucraini», ha affermato il portavoce. A Baghdad, Kuleba dovrebbe tenere colloqui con il primo ministro Muhammad al Sudani e il vice primo ministro e ministro degli Affari esteri dell’Iraq Fuad Hussein. Le parti discuteranno lo sviluppo del dialogo politico, l’aumento dei volumi commerciali e l’interazione nelle organizzazioni internazionali.

09:15

Slovacchia ha consegnato i 13 caccia Mig-29 promessi

La Slovacchia ha consegnato tutti i 13 caccia MiG-29 che ha promesso all’Ucraina: lo ha reso noto il ministero della Difesa, a Bratislava. La Slovacchia si è aggiunta alla Polonia nella promessa di aerei a marzo, allo scopo di aiutare l’Ucraina nella sua difesa contro la Russia. I primi quattro aerei erano stati già consegnati il mese scorso.

09:40

Gb: ci vorrà un decennio per sminare il Paese

«Ci vorrà probabilmente almeno un decennio per sminare l’Ucraina»: la previsione è del ministero della Difesa britannica, illustrata nel suo consueto aggiornamento su Twitter. Secondo Londra, «le vittime civili legate alle mine antiuomo continuano a essere segnalate quotidianamente» e «le regioni più colpite sono gli Obast di Kherson e Kharkiv». Anche nel breve futuro, le previsioni sono fosche perché con l’arrivo della primavera e l’aumento del numero delle persone che lavoreranno nei campi, «aumenterà il rischio di incidenti».

09:40

Ancora un attacco russo su Sloviansk, 4 morti

Quattro persone sono morte a Sloviansk, nella regione di Donetsk (est), in seguito ad un attacco russo lanciato ieri: lo ha reso noto il governatore regionale, Pavlo Kyrylenko, come riporta il Kyiv Independent. Le vittime di ieri si aggiungono ai 15 morti, incluso un bambino di due anni, e i 24 feriti provocati da un attacco missilistico lanciato dalle forze russe sulla città venerdì scorso.

10:04

Putin vede Shoigu, Ucraina priorità forze armate Mosca

L’Ucraina è «la priorità» delle forze armate russe. Lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, che in mattinata ha incontrato il ministro della Difesa di Mosca, Sergei Shoigu. «E’ ovvio che oggi abbiamo priorità chiare per l’uso delle forze armate, questo riguarda la direzione ucraina e tutto ciò che riguarda la protezione della nostra gente nel Donbass e negli altri nuovi territori», ha detto Putin .

10:13

Tokyo protesta contro le esercitazioni russe nel Pacifico

Il capo del gabinetto giapponese Hirokazu Matsuno ha dichiarato lunedì che Tokyo ha presentato una protesta alla Russia per le sue esercitazioni militari intorno alle isole contese vicino a Hokkaido. Matsuno ha anche affermato che la Russia ha informato Tokyo che avrebbe condotto esercitazioni missilistiche intorno alle isole contese dal 18 al 22 aprile. Lo riporta il Guardian.

10:35

Mosca: «Uccisi sette mercenari britannici»

Una squadra d’assalto del distretto militare centrale russo ha conquistato una roccaforte delle forze armate ucraine in una non meglio precisata foresta e ha ucciso sette mercenari britannici: lo ha dichiarato il ministero della Difesa russo, come riporta Interfax. «Le truppe hanno ucciso un gruppo di sette mercenari britannici con numerose granate F-1 e armi di piccolo calibro e hanno sequestrato una roccaforte delle Forze armate ucraine», ha detto il ministero.

11:04

Mosca condanna il dissidente Kara-Murza a 25 anni

Un tribunale di Mosca ha condannato l’attivista e oppositore del Cremlino, Vladimir Kara-Murza, a 25 anni di detenzione con l’accusa di «tradimento» e «denigrazione dell’esercito russo». Kara-Murza, che si trova in carcere da un anno, ha respinto le accuse contro di lui definendole «politiche» e ha paragonato i procedimenti giudiziari nei suoi confronti ai processi farsa durante il governo del dittatore sovietico Josef Stalin. Le accuse contro Kara-Murza derivano dal suo discorso del 15 marzo 2022 alla Camera dei Rappresentanti dell’Arizona in cui denunciava l’azione militare della Russia in Ucraina.

11:14

Attaccati 16 villaggi nella regione di Zaporizhzhia

Le truppe russe hanno attaccato ieri 16 insediamenti nella regione di Zaporizhzhia, nell’Ucraina meridionale: lo ha reso noto su Telegram il capo dell’amministrazione militare regionale, Yurii Malashko, come riporta Ukrinform. Malashko ha precisato che vi sono state 52 segnalazioni di strutture danneggiate. «Ieri il nemico ha sparato 56 volte su 16 insediamenti pacifici della regione: 46 colpi di artiglieria, 4 raid aerei, 4 attacchi di droni e 2 attacchi con Mlrs (sistemi di razzi a lancio multiplo, ndr)», ha scritto il funzionario. Un uomo di 61 anni è rimasto ferito nel villaggio di Preobrazhenka a causa dei bombardamenti.

 11:32

Media: controffensiva Kiev prevista per fine mese

La controffensiva Ucraina sul campo di battaglia dovrebbe iniziare a fine aprile. Lo riporta il giornale americano Newsweek facendo riferimento ai file segreti del Pentagono trafugati e diventati pubblici.

 11:42

Fonti, l’Ue prepara nuovo pacchetto aiuti su grano ucraino

La Commissione europea sta preparando un nuovo pacchetto di aiuti che potrebbe arrivare a 75 milioni di euro dalla riserva di crisi Pac, per alleviare la pressione sui prezzi dei cereali nei Paesi confinanti con l’Ucraina. È quanto si apprende da fonti vicine al dossier. Il tema dello stop al grano ucraino, annunciato nel weekend da Polonia e Ungheria a tutela dei propri produttori, sarà sul tavolo del Comitato Speciale Agricoltura che si riunisce oggi.

11:50

Kiev: nessuna arma cinese trovata sul campo di battaglia

L’Ucraina non ha trovato armi cinesi utilizzate dalla Russia sul campo di battaglia: lo ha detto in un’intervista il segretario alla Sicurezza nazionale e alla Difesa di Kiev, Oleksiy Danilov, come riporta il Kyiv Independent. Danilov ha assicurato che se armi cinesi verranno trovate al fronte, «informeremo tempestivamente la società (ucraina) e il mondo intero», aggiungendo tuttavia: «Considerando il coinvolgimento della Cina negli affari mondiali, non è chiaro il motivo per cui dovrebbe scegliere di fornire armi alla federazione russa in questo momento». Danilov ha ricordato che quando l’Ucraina è stata in grado di confermare che la Russia aveva iniziato a utilizzare droni di fabbricazione iraniana per attaccare il Paese, le autorità «hanno immediatamente rilasciato una dichiarazione in merito» e hanno fatto appello ai Paesi i cui componenti erano stati utilizzati per la fabbricazione dei droni.

12:39

Cremlino: «Gli Usa non hanno mai rinunciato all’intelligence in Russia»

Gli Stati Uniti non hanno mai rinunciato all’idea di condurre attività di intelligence in Russia, e Mosca cerca di contrastare queste azioni con «un’opportuna opposizione»: lo ha detto oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Ria Novosti. «Gli Stati Uniti non hanno mai abbandonato il lavoro e tentano di condurre attività di intelligence contro di noi. Ciò incontra un’opportuna opposizione da parte nostra e, in questo caso, i nostri servizi speciali stanno facendo il loro lavoro», ha detto Peskov ai giornalisti.

12:44

Il Cremlino a Tokyo: «Tutte le esercitazioni russe rispettano il diritto»

Tutte le esercitazioni militari della Russia si svolgono in conformità con il diritto internazionale, ha detto oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Ria Novosti, commentando la protesta di Tokyo per le esercitazioni di Mosca vicino alle Isole Curili. «Tutte le esercitazioni vengono eseguite in stretta conformità con il diritto internazionale», ha detto Peskov ai giornalisti.

12:47

Kiev: «Abbiamo decine di video di esecuzioni di prigionieri di guerra»

Kiev dispone di «decine» di video di pubbliche esecuzioni di soldati di guerra ucraini per mano dei militari russi. Ad affermarlo è stato il Commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, Dimitro Lubinets, in un’intervista al quotidiano Ukrainska Pravda. «Nel corso di questi nove mesi, abbiamo ricevuto decine di video di esecuzioni pubbliche di prigionieri ucraini da parte dell’esercito russo», ha affermato, spiegando che alcuni dei responsabili sono già stati identificati e uno di loro è morto sul campo di battaglia. Lubinets ha parlato di video di decapitazioni e mutilazioni girati dai militari russi, che - così facendo - vogliono mantenere vivo il sentimento di «isteria antiucraina», convincere i propri soldati a non arrendersi per non subire lo stesso trattamento e intimidire i nemici.

12:50

L’Onu chiede il rilascio immediato dell’oppositore Kara-Murza

L’Onu ha chiesto alla Russia di rilasciare «senza indugio» l’attivita e oppositore Vladimir Kara-Murza, condannato a 25 anni di carcere. «È un altro duro colpo per lo stato di diritto della Federazione Russa», ha detto in una nota l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk. «Kara-Murza è stato processato con accuse che sembrano legate al legittimo esercizio del suo diritto alla libertà di opinione, espressione e associazione, comprese le sue critiche pubbliche all’attacco armato della Federazione Russa contro l’Ucraina», ha spiegato. Secondo le Nazioni Unite «nessuno dovrebbe essere privato della propria libertà per aver esercitato i propri diritti umani, chiedo alle autorità russe di rilasciarlo senza indugio». «Finché continuerà a essere detenuto, dovrà essere trattato con umanità e rispetto per la sua dignità», ha concluso Turk.

 12:54

Prigozhin vuole le dimissioni del governatore di San Pietroburgo

Il capo del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha rilanciato sul suo canale Telegram una petizione per chiedere le dimissioni di Alexander Beglov, il governatore di San Pietroburgo, luogo dov’è stato ucciso in un attentato il vlogger e propagandista russo Vladlen Tatarsky, molto vicino alla milizia del «cuoco di Putin». Il capo della Wagner e Beglov sono già ai ferri corti da tempo. Prigozhin ha chiesto si suoi follower se fossero d’accordo: il 94% dei circa 103 mila votanti ha risposto di sì. Nella petizione, fatta dagli attivisti del gruppo «Città del cambiamento», si legge che San Pietroburgo «sta perdendo la sua antica grandezza e il suo status culturale e si sta trasformando in rovina» oltre ad avere «un deficit di infrastrutture sociali e non ha alloggi a prezzi accessibili». Tutto questo starebbe accadendo «a causa delle decisioni inefficaci della squadra del governatore Alexander Beglov». Gli attivisti si lamentano in particolare dell’atteggiamento passivo di Beglov nei confronti della conservazione della memoria storica, che ignora «gli interessi dei veterani, dei sopravvissuti all’assedio e dei giovani patriottici», per questo «non sorprende che San Pietroburgo si stia trasformando nella principale regione di opposizione liberale del Paese». Per tutte queste ragioni chiedono al presidente russo Vladimir Putin che licenzi il governatore di San Pietroburgo.

13:08

Duda: «Se la Russia vince attaccherà altri Paesi»

«La Russia non può vincere questa guerra perché altrimenti attaccherà altri paesi, ne abbiamo parlato con il presidente Mattarella e siamo d’accordo, continueremo ad aiutare l’Ucraina». Lo ha detto il presidente polacco Andrzej Duda dopo il colloquio con il capo dello Stato. «Alcuni leader politici stanno dicendo parole sulla possibile fine di questa guerra, e ipotizzano la fine degli aiuti, io dico che chiunque chieda di sospendere gli aiuti all’Ucraina opera negli interessi della Russia, perché la supremazia della Russia è ovvia e se l’Ucraina non ottiene aiuti la Russia avrà una supremazia in questa parte dell’Europa. Conosciamo l’atteggiamento russo, capiamo i nostri vicini ucraini che a tutti i costi cercano di difendere la loro sovranità» ha detto Duda che ha ringraziato l’Italia per gli aiuti al lato est della Nato. (AGI) Ted 171307 APR 23 (AGI) - Varsavia, 17 apr. - Duda ha anche confermato la linea polacca di sostegno alla adesione dell’Ucraina alla Ue, e di un sostegno all’allargamento ai balcani occidentali.

13:17

Zelensky approva le sanzioni contro gli atleti, i social network e le aziende russe

Zelensky ha approvato le nuove sanzioni contro la Russia già decise dal Consiglio di sicurezza nazionale. Sono state introdotte restrizioni nei confronti di famosi atleti del Paese, fra cui alcuni campioni olimpici. L’elenco, ad esempio, include l’ex portiere della nazionale di calcio russa e giocatore del Cska Mosca Igor Akinfeev. Allo stesso tempo, sono state applicate restrizioni alla figlia del ministro della Difesa della Federazione Russa Sergej Shoigu, Ksenia che è presidente della Federazione di triathlon della Federazione Russa, al ministro dello sport e del turismo della Bielorussia Serhiy Kovalchuk, alla pattinatrice russa Ilya Averbukh e alla ginnasta Svitlana Khorkina. I provvedimenti colpiscono oltre a 351 persone fisiche, 241 entita’ giuridiche. Tra le persone fisiche - scienziati e imprenditori, e tra le persone giuridiche - società come Gazpromneft-tsifrovye resheniya”, Rt-Invest transport systems e Innotekh Group of Companies, oltre alle societa’ per azioni X-Holding e Softline. Infine sono state imposte sanzioni contro le aziende del settore Itc russe Yandex e VK Company, che comprendono anche i social network Vkontakte, Mail.ru e Odnoklassniki.

13:20

«La minaccia nucleare russa è un bluff»

Il ministro della Difesa ucraino Reznikov sostiene che la minaccia nucleare russa per tentare di scongiurare un maggiore coinvolgimento dei partner internazionali di Kiev «è un bluff».

«Ci stanno bombardando, distruggendo le nostre infrastrutture, trattando i civili come nemici, attaccando ospedali, scuole, etc. Quale sarebbe il livello successivo? Hanno già usato missili in Moldova, razzi sono caduti in Polonia. Penso che la minaccia nucleare sia un bluff», ha detto il ministro in un’intervista al quotidiano spagnolo «La Razon». «Dal punto di vista tecnico, l’ultimo test nucleare è stato effettuato in Kazakhstan nel 1998. Ripeto: 1998. Qual è lo stato di quell’arsenale atomico? Cina e India hanno già inviato al Cremlino un chiaro monito contro l’uso di armi nucleari. È l’ultima linea rossa del mondo. E dove userebbero tali armamenti? In mare, sui monti, nelle città, in prima linea?», ha aggiunto Reznikov.

13:26

Mattarella: «Se l’Ucraina fosse abbandonata, ne seguirebbero altre»

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Varsavia per il bilaterale con il presidente della Repubblica di Polonia, Andrzej Duda, ha parlato al termine dell’incontro: «Se l’Ucraina fosse lasciata alla mercé di questa invasione altre ne seguirebbero: l’Ucraina ha diritto alla solidarietà e noi la garantiamo in pieno, finché servirà, sotto ogni profilo». «L’Unione Europea è nata per difendere la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, in questo momento tutto questo è in gioco in Ucraina».

«Siamo inorriditi da alcuni comportamenti disumani che vengono utilizzati da parte delle forze armate russe, colpendo bersagli ed infrastrutture civili, in maniera che rende ancora più crudele l’aggressione», ha detto Mattarella. «Daremo sostegno finché occorre e sotto ogni profilo, militare, finanziario e per la ricostruzione. C’è l’esigenza di sostenere l’Ucraina e su questo - ha aggiunto Mattarella - c’è stata piena sintonia nei colloqui con Duda, con la convinzione che questo riguardi non solo l’Ucraina ma tutti i paesi che si richiamano alla libertà delle persone e dei popoli. Tutto questo è messo in pericolo dall’aggressione russa», se non la fermassimo «altre ne seguirebbero, se l’Ucraina venisse lasciata sola. Noi la garantiamo in pieno sotto ogni profilo e siamo tutti inorriditi da alcuni comportamenti disumani delle forze armate russe».

13:34

Zelensky: «Abbiamo un grande obiettivo, la vittoria»

«Siamo una grande famiglia. Ucraini. Abbiamo una grande casa. Ucraina. Abbiamo un grande obiettivo. Vittoria. Per tutti», così il presidente ucraino sul suo canale Telegram.

13:41

Kiev: «La Russia tiene in ostaggio 20 mila civili ucraini»

«Il numero totale (di persone) che la Federazione Russa tiene attualmente prigioniere è semplicemente folle. Posso citare solo il numero di coloro che si sono rivolti ufficialmente a me tra i parenti degli ostaggi civili tenuti in ostaggio dalla Federazione Russa. Si tratta di oltre 20 mila persone. È semplicemente un numero incredibile di cittadini ucraini che la Russia ha trattenuto e sta trattenendo senza motivo nei territori temporaneamente occupati dell’Ucraina»: lo ha detto il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, Dmitry Lubinets, in un’intervista a Ukrayinska Pravda. Lo riporta Ukrinform.

13:50

Mosca, il dissidente Kara-Murza condannato a 25 anni di carcere. Usa: «Si rischia un ritorno ai tempi bui»

di Monica Ricci Sargentini

«La Russia sarà libera, ditelo a tutti» è il grido lanciato da Vladimir Kara-Murza, 41 anni, uno degli ultimi oppositori rimasti in Russia, dopo la lettura della sentenza che lo condanna a 25 anni di detenzione, in carcere di massima sicurezza.

Lo storico, giornalista, politico e regista, che ha anche la cittadinanza britannica, era stato arrestato nell’aprile 2022 e accusato di aver diffuso false informazioni sull’esercito russo in Ucraina. Successivamente è stato anche accusato di «alto tradimento» per una serie di interventi pubblici, in cui criticava le politiche del Cremlino e la guerra contro Kiev. La sentenza nei confronti di Kara-Murza, con cui i giudici hanno pienamente accolto la richiesta dell’accusa, è la condanna più lunga mai inflitta a un oppositore politico di Vladimir Putin e arriva sullo sfondo di una massiccia campagna di repressione di ogni dissenso in Russia. (...)

Leggi qui l’articolo completo

«Purtroppo, la Russia è sulla buona strada per sopprimere la libertà di parola e riportare il Paese ad alcuni dei suoi momenti più bui». Lo ha detto l’ambasciatrice americana a Mosca, Lynne Tracy, in riferimento alla condanna a 25 anni di carcere nei confronti dell’oppositore russo Vladimir Kara-Murza, come riporta una nota dell’ambasciata Usa.

14:12

Grano, Borrell: «La Russia blocca 50 navi nel Mar Nero»

«La Russia sta bloccando ancora una volta 50 navi con grano urgentemente necessario nel Mar Nero. L’Ue sostiene le Nazioni Unite negli sforzi e continuerà a facilitare le esportazioni attraverso le corsie di solidarietà dell’Ue, che hanno portato 25 miliardi di tonnellate di grano nel mondo». Così su twitter l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, nel corso della ministeriale G7 degli Esteri. «Il G7 è un formato molto utile, che ha dimostrato la sua importanza soprattutto dall’inizio dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina», ha aggiunto il capo della diplomazia europea.

14:20

Gli Usa contro la condanna di Kara-Murza: «È repressione»

Gli Stati Uniti hanno attaccato la Russia per la condanna dell’oppositore del Cremlino Vladimir Kara-Murza a 25 anni di carcere. «È una campagna di repressione», ha detto l’amministrazione Biden.

 «Kara-Murza è l’ennesimo obiettivo dell’escalation di repressione del governo russo», ha dichiarato il portavoce del dipartimento di Stato americano, Vedant Patel, in una nota. «Rinnoviamo il nostro appello per il suo rilascio, così come per la liberazione degli oltre 400 prigionieri politici in Russia», ha aggiunto sottolineando che la condanna del dissidente è «politica».

14:39

Attentato San Pietroburgo, individuata la sostanza esplosiva utilizzata

Gli esperti del Centro per l’analisi delle attività criminali di San Pietroburgo hanno individuato la sostanza utilizzata per l’attentato in cui è morto il giornalista filogovernativo Vladen Tatarsky. Lo riferisce il sito «Rtvi» citando quanto pubblicato sul canale Telegram «Mash na Mojke». Secondo le analisi, la statuetta esplosa nel bar della città russa apparterrebbe alla famiglia delle nitroammine e prenderebbe il nome di clotrimetilentrinitroammina. La sostanza è conosciuta anche come «ciclonite». Secondo il canale Telegram, gli specialisti di San Pietroburgo hanno completato un esame sugli abiti e sulle scarpe di Tatarsky, rinvenendo delle tracce del potente esplosivo. La sostanza, prosegue il canale «Mash na Mojke», potrebbe essere stata inserita in un ordigno rudimentale inserito all’interno della statuetta.

14:48

Due miliziani Wagner confessano: «Abbiamo ucciso bambini»

I mercenari russi del Gruppo Wagner hanno ucciso bambini a Bakhmut e Soledar. Lo hanno confessato a Gulag.net, organizzazione russa per i diritti umani, due appartenenti alla milizia, entrati nella Wagner attraverso il reclutamento effettuato nelle prigioni. Uno dei due, Azamat Uldarov, ha dichiarato di aver «sparato alla testa a una bambina di 5 anni». «Ho eseguito l’ordine con questa mano, ho ucciso i bambini, compresi i bambini di cinque anni», ha detto il miliziano. Insieme a lui ha confessato anche Alexei Savichev.

 Azamat Uldarov e Alexei Savichev hanno confessato al fondatore di Gulagu.net, Vladimir Osechkin, i dettagli sull’esecuzione di oltre 20 bambini e adolescenti ucraini, l’esplosione di una fossa con più di 50 prigionieri feriti e la «pulizia» di edifici residenziali attraverso l’uccisione di tutti, compresi i bambini. Secondo i due appartenenti al Gruppo Wagner, l’ordine di «ripulire» Bakhmut senza risparmiare nessuno sarebbe arrivato dal capo Yevgeny Prigozhin. A Soledar è andata anche peggio. Savichev ha spiegato che c’era un ordine per il quale «tutti coloro che hanno più di 15 anni dovevano essere fucilati in una volta sola, senza una parola. Sono state uccise 20-24 persone, di cui 10 avevano 15 anni». Alla domanda sui civili uccisi in Ucraina nel febbraio del 2023, Savichev ha risposto che gli ucraini di 15 anni «difficilmente possono essere definiti civili» e ha anche affermato che i militanti di Wagner sarebbero stati minacciati di morte se avessero comunicato con i giornalisti.

  14:58

Lavrov in visita in Brasile, poi tappe in Venezuela, Nicaragua e Cuba

Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, è arrivato in Brasile, prima tappa di un giro nella regione che lo porterà anche in Venezuela, Nicaragua e Cuba. Lo rende noto la Tass. La missione, sottolinea il ministero degli Esteri russo, è voluta per rafforzare la cooperazione nei settori politico, economico, umanitario e culturale con i paesi visitati. Durante la visita in Brasile Lavrov incontrerà tra gli altri il suo omologo Mauro Vieira.

14:59

Leak Usa: «La controffensiva ucraina prevista dal 30 aprile»

L’intelligence americana segue meticolosamente i combattimenti intorno a Bakhmut ma gli Stati Uniti e gli alleati guardano al futuro e alla «controffensiva» ucraina che dovrebbe iniziare il 30 aprile. Lo rivelano i file segreti americani trapelati negli ultimi giorni e riportati da Newsweek.

15:04

Leak Usa: «Almeno 43.000 soldati russi morti, 180.000 feriti»

I soldati russi uccisi da febbraio 2022 nella guerra in Ucraina sono 43.000 mentre quelli feriti 180.000. Lo rivelano i leak americani emersi negli ultimi giorni e riportati da Newsweek. La guerra è stata costosa in termini di vite umane anche per Kiev con 131.000 fra morti e feriti.

15:15

Kiev: «Quasi 500 minorenni ucraini uccisi dall’inizio della guerra»

Quasi 500 minorenni ucraini, tra bambini e adolescenti, sono stati uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa, secondo l’ultimo rapporto del procuratore generale Kiev. Tra le ultime giovani vittime c’è un diciassettenne morto ieri in un attacco missilistico russo nella regione di Mykolaiv. Secondo l’ufficio del procuratore, sono stati colpiti in totale 1.418 bambini. Sono stati contati 470 bambini uccisi e 948 feriti, anche se il dipartimento ritiene che il numero sia più alto.

15:33

Ministero della Difesa russo: «Il gruppo Wagner conquista altri due quartieri a Bakhmut»

Le forze del gruppo paramilitare Wagner hanno conquistato altri due quartieri a Bakhmut, in Ucraina. Lo ha riferito oggi il ministero della Difesa russo, citato dall’agenzia di stampa «Ria Novosti». Le due aree che sono state occupate si trovano nel nord-ovest e nella parte centrale della citta’. Il dicastero di Mosca ha spiegato che in direzione di Donetsk i distaccamenti d’assalto «hanno incatenato il nemico sui fianchi».

15:36

La moglie di Kara-Murza: «sono eternamente orgogliosa di te»

La moglie del dissidente Vladimir Kara-Murza, condannato oggi a 25 anni dal tribunale di Mosca per aver criticato la guerra in Ucraina, ha elogiato il suo «coraggio» in un post su Twitter. «Questo è un `5+´ (il massimo dei voti nel sistema educativo russo, ndr) per il tuo coraggio, coerenza e onestà nei tuoi molti anni di lavoro», ha detto Evgenia Kara-Murza. «Sono eternamente orgogliosa di te, mio caro, e sono sempre con te».

15:52

Kiev: «Puniremo chiunque uccida i nostri bambini»

La presidenza ucraina ha reagito alle dichiarazioni di due mercenari della milizia Wagner, che hanno detto di avere ucciso dei bambini a Bakhmut e Soledar, promettendo che saranno puniti tutti coloro che sono coinvolti in questi crimini, come riportano i media ucraini. «Una confessione non è sufficiente. Ci deve essere una punizione. Crudele e giusta. E lo sarà sicuramente. Scopriremo tutti i fatti e troveremo tutti coloro che li hanno commessi. I russi hanno rapito migliaia di bambini ucraini. Quanti esattamente ancora non lo sappiamo. Stiamo facendo di tutto per riprenderci i nostri figli. Il mondo dovrebbe vedere il volto della Russia, non aver paura, ma colpirli duramente», ha affermato il capo dell’ufficio presidenziale ucraino Andrey Yermak. «I terroristi russi hanno confessato di aver ucciso bambini ucraini a Bakhmut e Soledar. Ora stiamo parlando di criminali di guerra del gruppo Wagner, ma questo fa luce sui crimini dell’esercito russo in Ucraina. Rubano i nostri bambini e uccidono», ha detto Yermak, ribadendo che «la Russia è una nazione di mostri e assassini».

16:13

Navalny: «La condanna a Kara-Murza è illegale e fascista»

«Sono profondamente indignato per il verdetto emesso oggi su Vladimir Kara-Murza, condannato a 25 anni. Considero questo verdetto illegale, senza scrupoli e semplicemente fascista». Così Aleksei Navalny, in carcere dal 2021. «Credo che Vladimir Kara-Murza sia perseguitato per motivi politici. Voglio esprimere il mio sostegno a lui e ai suoi familiari. Sono molto preoccupato per la sua salute. L’ho visto dopo il secondo avvelenamento e ho visto come la sua salute fosse già quasi distrutta», ha affermato Navalny, «la condanna che ha ricevuto è una vendetta per il fatto che non è morto immediatamente, essendo sopravvissuto a due avvelenamenti, apparentemente commessi, e questo è già stato dimostrato, dall’Fsb, il servizio della sicurezza russo».

16:16

L’ambasciatrice Usa visita il giornalista del Wall Street Journal incarcerato: «È in buono stato»

L’ambasciatrice americana Lynne Tracy ha avuto la possibilità di fare visita a Evan Gershkovich, il giornalista americano del Wall Street Journal incarcerato in Russia con l’accusa di spionaggio. La diplomatica statunitense ha fatto sapere con un post su Twitter che Gershkovich «è in buono stato di salute» e «resta forte. Ribadiamo il nostro appello per la sua immediata liberazione».

16:25

Prigozhin (Wagner): «Nessuno spara a civili o bambini»

Yevgeny Prigozhin, capo e fondatore della brigata Wagner, nega che i suoi uomini sparino ai bambini, come invece confessato da due mercenari: «Per quanto riguarda le esecuzioni di bambini, ovviamente, nessuno spara mai a civili o bambini, nessuno ne ha bisogno. Siamo andati lì per salvarli dal regime sotto cui si trovavano »

17:16

Lavrov in Brasile, vedrà anche Lula

Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, è a Brasilia, capitale del Brasile, mentre il presidente Luiz Inacio Lula da Silva spinge per una soluzione diplomatica per arrivare alla pace nel conflitto in Ucraina. L’incontro fra Lavrov e l’omologo brasiliano Mauro Vieira era stato fissato a marzo, quando i due avevano avuto un bilaterale in occasione del G20 a Nuova Dehli. Si sono incontrati lunedì mattina e, secondo il sito web del ministero degli Esteri, entrambi incontreranno Lula nel pomeriggio. Dopo il suo soggiorno in Brasile, Lavrov si recherà in Venezuela, Cuba e Nicaragua.

Lavrov ha sottolineato che la Russia è favorevole al rafforzamento della cooperazione con i Paesi dell’America Latina «sulla base del sostegno reciproco, della solidarietà e della considerazione degli interessi dell’altro», «nello spirito del partenariato strategico». Lavrov ha ripetutamente sottolineato che i legami di Mosca con Paesi come il Brasile sono cruciali per la fondazione di un ordine mondiale multipolare, che elimina quello che in un discorso alla Camera bassa del Parlamento russo a febbraio ha descritto come «il monopolio dell’Occidente nel plasmare il quadro della vita internazionale». Nel suo articolo sul sito web del ministero degli Esteri russo Lavrov ha descritto il «ruolo sempre più prominente nell’ordine mondiale multipolare» svolto dagli Stati latinoamericani.

17:37

Gli affari della Germania in Cina: così consuma gas russo (e inquina) aggirando sostenibilità e sanzioni

di Federico Rampini

Non importiamo più gas russo (o comunque ne compriamo pochissimo, rispetto a prima della guerra), però andiamo a consumare lo stesso gas russo in Cina. Per finanziare la nostra transizione a un’economia de-carbonizzata, le emissioni carboniche andiamo a generarle in Cina. Queste due frasi condensano i paradossi dell’economia tedesca e per estensione si applicano all’Europa intera. Rendersi meno dipendenti da Pechino, per adesso è una generica aspirazione a cui non seguono comportamenti concreti. Emmanuel Macron è stato sbertucciato per le sue genuflessioni opportunistiche alla corte di Xi Jinping, ma i colossi dell’industria tedesca non sono da meno. (...)

17:47

Presidente del Parlamento europeo chiede la liberazione «immediata e senza condizioni» di Navalny e Gershkovic

La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha chiesto, in apertura della sessione plenaria a Strasburgo, il rilascio «immediato e senza condizioni» dell’oppositore di Vladimir Putin Aleksey Navalny del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, perché «i giornalisti devono essere sempre in grado di fare il loro lavoro senza temere» per la loro sicurezza. «È una linea che non avrebbe dovuto essere oltrepassata», ha concluso.

17:50

IL PUNTO MILITARE - L’intrigo dell’Antonov An-225, l’aereo ucraino più grande del mondo distrutto nella battaglia di Hostomel

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Mriya, il «sogno», poteva essere salvato. E invece, per la negligenza di alcuni dirigenti della compagnia Antonov, il super aereo da trasporto An-225 è stato distrutto dai russi. Una storia in cui intelligence, presunte complicità e guerra si sono intrecciati nell’aeroporto di Hostomel, a nord di Kiev, teatro della battaglia decisiva nella prima fase del conflitto.

La saga del cargo più grande del mondo parte prima dell’invasione. La Cia segue le mosse di Mosca, raccoglie informazioni su quali potrebbero essere le direttrici d’attacco e le comunica agli ucraini. Tra le indicazioni ve ne è una che si rivelerà cruciale: le forze speciali russe cercheranno di prendere la pista di Hostomel con un’incursione di elicotteri. Una volta assicurata la testa di ponte, faranno affluire i rinforzi. Il comando di Zelensky si prepara, sparpaglia le sue unità per sopravvivere al primo colpo e ne schiera altre in modo che possano bloccare l’avanguardia. È quello che succede.

18:00

Podolyak: «I russi sono cristiani zelanti, la loro religione è omicidio, stupro e saccheggio»

«I russi sono tanto “cristiani zelanti” quanto “operatori di pace”. La religione russa è omicidio, stupro e saccheggio. Durante le vacanze di Pasqua, hanno cinicamente ucciso bambini a Sloviansk, bombardato una chiesa nella regione di Zaporizhzhia e a Nikopol. Questa nazione non ha dio, solo “idoli di morte”». Lo ha scritto su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky

18:07

Mosca chiede il cessate il fuoco «immediato» in Sudan

Il ministero degli Esteri russo ritiene necessario un cessate il fuoco «immediato» in Sudan e la risoluzione dei nodi irrisolti tra le parti in conflitto attraverso negoziati, dando conto del colloquio tra il rappresentante speciale del presidente Putin per il Medio Oriente e l’Africa, il vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, e l’ambasciatore sudanese a Mosca, Mohammed Sirraj. Durante il faccia a faccia si è inevitabilmente parlato degli scontri armati in corso tra le unità dell’esercito regolare e i paramilitari delle Forze di supporto rapido. «La parte russa ha sottolineato la necessità di un cessate il fuoco immediato e la risoluzione di eventuali questioni controverse attraverso negoziati. Allo stesso tempo, è stata sottolineata l’importanza di garantire la sicurezza dell’ambasciata russa a Khartoum e di tutti i cittadini russi in Sudan», si legge in una nota.

18:16

Zelensky: «Da Ramstein ci aspettiamo un nuovo solido aiuto»

«Ci stiamo già preparando per il prossimo incontro nel formato di Ramstein. Ci aspettiamo decisioni solide e in linea con le prospettive sul campo di battaglia. Prospettive piuttosto ambiziose, che stiamo facendo del nostro meglio per avvicinare»: Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che oggi ha tenuto una nuova riunione con lo Stato maggiore delle forze armate. «L’aggressore deve perdere. Ed è nostra responsabilità comune con i nostri partner conquistare più tempo per la pace, cioè essere più attivi possibile nel fornire armi e munizioni per accelerare la nostra vittoria comune», ha aggiunto.

18:53

Svezia lancia esercitazione militare in partnership con Nato

Stoccolma ha lanciato la sua più grande esercitazione militare da 25 anni a questa parte, in un momento in cui il Paese scandinavo sta affrontando un’adesione alla Nato bloccata. All’addestramento hanno preso parte 26mila soldati provenienti da quattordici Paesi. «Le esercitazioni si svolgono in aria, a terra e in mare, in gran parte del Paese», hanno annunciato in un comunicato le forze armate svedesi. Le manovre devono proseguire fino all’11 maggio e concentrarsi sul nord e sul sud del Paese, oltre che sulla strategica isola di Gotland, ha chiarito l’esercito. Ci sono soldati provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Finlandia, Polonia, Norvegia, Lettonia, Lituania, Ucraina, Danimarca, Austria, Germania e Francia, Paesi che sono per lo più membri della Nato. Insieme alla Finlandia, il regno scandinavo ha chiesto di aderire all’alleanza militare nel maggio 2022 a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, ponendo fine a due secoli di neutralità e quindi di non allineamento militare. Helsinki è diventata ufficialmente il 31esimo membro della Nato il 4 aprile, ma la candidatura svedese, che deve essere ratificata da tutti i Paesi membri dell’organizzazione, deve ancora affrontare le ostilità di Ankara e Budapest.

19:00

Lavrov: «La Russia vuole vedere rapida fine guerra in Ucraina»

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha affermato di voler vedere una rapida fine della guerra in Ucraina. Parlando oggi in conferenza stampa con il suo omologo brasiliano Mauro Vieira, Lavrov ha affermato che Mosca ha «un interesse» affinché il conflitto finisca il prima possibile. Ha anche ringraziato il Brasile per la sua «comprensione della genesi della situazione in Ucraina». La Russia ha spesso ripetuto che qualsiasi fine del conflitto deve riconoscere nuove «realtà» politiche - compreso il riconoscimento delle quattro aree dell’Ucraina che ha annesso in un’iniziativa giudicata illegale da Kiev e l’Occidente.

21:03

Kara-Murza condannato, Mosca: «Londra interferisce negli affari russi»

Mosca ha definito la reazione di Londra alla condanna a 25 anni di carcere dell’oppositore russo-britannico Vladimir Kara-Murza «un’interferenza diretta negli affari russi». «Si tratta di un’ingerenza diretta negli affari interni della Russia», si legge in una nota del Ministero degli Esteri russo che giudica «inaccettabili» le dichiarazioni dell’ambasciatore britannico a Mosca. Oggi il Regno Unito ha chiesto «l’immediato rilascio» di Kara-Murza.

21:04

rasilia critica le sanzioni contro la Russia: «Intensificare negoziati»

Il ministro degli Esteri brasiliano, Mauro Vieira, al temine del suo incontro con l’omologo russo, Sergei Lavrov, a Brasilia, ha ribadito le critiche in merito alle «sanzioni unilaterali» contro la Russia, e l’importanza di intensificare «i negoziati per la risoluzione del conflitto, attraverso la mediazione di un gruppo di Paesi amici». Le sanzioni, ha detto Vieira, «oltre a non avere l’approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, hanno un impatto negativo sulle economie mondiali, in particolare sui Paesi in via di sviluppo».

21:14

Kiev: «I droni ucraini possono raggiungere Mosca e anche oltre»

I droni ucraini possono volare fino a Mosca e anche oltre. Lo ha affermato il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, ripreso da Ukrinform. «Raggiungono Mosca e oltre», ha precisato in un’intervista a Radio NV, ma senza fornire dettagli sulle operazioni di dispiegamento dei droni ucraini. Budanov ha anche osservato che le «regole di sicurezza» vengono violate «troppo spesso» in Russia.

21:21

Kiev: «Mosca ha aumentato l’intensità dei raid aerei nel Donetsk»

L’esercito russo ha aumentato l’intensità degli attacchi aerei nella direzione di Bakhmut, nella regione del Donetsk. Lo ha annunciato la viceministro della difesa ucraina Hanna Malyar su Telegram, riferisce l’Ukrainska Pravda. «Nella direzione di Bakhmut l’intensità nell’uso dell’artiglieria pesante e degli attacchi aerei è aumentata. Il nemico sta semplicemente radendo al suolo gli edifici e le strutture della città di Bakhmut», ha precisato.

22:52

Casa Bianca: «Nessun cambio di linea sulla fornitura di aerei F-16 a Kiev»

Non c’è alcun cambiamento di linea da parte degli Stati Uniti riguardo alla fornitura dei caccia F-16 all’Ucraina. Lo ha ribadito il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby. «In questo momento la questione non è sul tavolo», ha affermato, aggiungendo che gli Usa stanno comunque producendo uno «sforzo considerevole» per dotare l’Ucraina di tutti gli strumenti necessari ad affrontare le prossime settimane e mesi di guerra.

22:55

Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba in visita domani in Kuwait

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba visiterà il Kuwait domani al termine del suo viaggio in Iraq. Lo ha reso noto Oleg Nikolenko, portavoce del ministero degli Esteri sulla sua pagina Facebook, ripreso da Ukrinform. «Il ministro è stato accolto dal premier iracheno Muhammad Al-Sudani. Ha avuto colloqui con il vice primo ministro, il ministro degli Esteri Fuad Hussein. Il prossimo Paese che il ministro visiterà il 18 aprile è il Kuwait», ha precisato.

23:02

Il Pentagono ha ristretto l’accesso ai documenti riservati

Pure in attesa che venga completato il processo di «revisione» avviato dopo i «Pentagon leaks», il dipartimento della Difesa «ha già preso provvedimenti» e «ristretto l’accesso al materiale classificato». Lo ha riferito il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby. Senza entrare nel dettaglio delle modifiche che verranno attuate, Kirby ha spiegato che «in generale» si provvederà a valutare se il processo di «security clearence» finora adottato è «appropriato» e i criteri di «distribuzione» del materiale top secret.

Kvyv Post. La controffensiva: un blitzkrieg, ma non ci sarà il crollo della Francia. PiccoleNote (Filo-Putin) il 17 Aprile 2023 su Il Giornale.

Abituati ai proclami sulla vittoria di Kiev, siamo rimasti sorpresi nel leggere il titolo del Kyiv Post, media mainstream ucraino, che titola: “La grande offensiva dell’Ucraina colpirà duramente, ma non porrà fine alla guerra né libererà rapidamente la Crimea, affermano i generali”.

Ancora più interessante il sottotitolo: “Il tanto atteso assalto dell’Ucraina alle postazioni russe assomiglierà a un blitzkrieg, ma a meno che il morale russo non crolli, non si ripeterà la caduta della Francia”. Di interesse anche per l’esplicito riferimento all’offensiva nazista contro Parigi. Si poteva evitare date le notizie sulle devianze filo-naziste che serpeggiano in Ucraina.

L’improbabile vittoria ucraina

“L’obiettivo principale delle Forze armate ucraine (AFU) sarà l’avanzata a sud, nei settori di Zaporizhzhia e Kherson, dove l’Ucraina ha ragionevoli possibilità di successo, ma non di una vittoria schiacciante e decisiva, concordano generalmente gli analisti”, si legge sul giornale ucraino. Si tratterebbe di arrivare a conquistare aree presso la Crimea, così da poterla mettere nel mirino con i propri missili.

I russi, spiegano ancora gli analisti, stanno preparandosi all’attacco, predisponendo forze in retrovia in grado di prestare velocemente supporto l’area investita dall’attacco.  Allo stesso tempo, gli ucraini, i cui piani sono segretissimi, stanno predisponendo diverse offensive minori, per ingannare il nemico e ottenere qualche vittoria simbolica.

Diversi i particolari nell’articolo, più o meno interessanti, e tanti invero poco interessanti se non addirittura fuorvianti.

Ma segnaliamo un passaggio che appare significativo: “Tutti gli osservatori, anche quelli ottimisti sulle possibilità di un grande successo dell’Ucraina sul campo di battaglia, hanno affermato che l’imminente offensiva di Kiev – in assenza di un improbabile crollo generale del morale dei soldati russi – non libererà nemmeno nelle più ottimistiche previsioni la Crimea, per non parlare del raggiungimento dell’obiettivo dichiarato di Zelensky, quello di liberare tutto il territorio occupato dalle forze russe”.

L’articolo fa il paio con quel che riferiva alcuni giorni fa il Washington Post che analizzava uno dei documenti segreti del Pentagono fatti trapelare in questi giorni: “L’analisi conclude che, anche se l’Ucraina riconquista quantità ‘significative’ di territorio e infligge ‘perdite insostenibili alle forze russe’, un risultato che l’intelligence statunitense trova improbabile, le conquiste non porterebbero a colloqui di pace”.

Questo il commento del Wp: “La valutazione […] potrebbe galvanizzare i critici della guerra che hanno invitato le maggiori potenze come Stati Uniti e Cina a spingere affinché Kiev e Mosca raggiungano un accordo e pongano fine a un conflitto che ha sfollato milioni e lasciato centinaia di migliaia di morti o feriti”.

Eppure il documento in questione conclude in tutt’altro modo: “I negoziati per porre fine al conflitto sono improbabili durante il 2023 in tutti gli scenari considerati”.

Lo stallo e la macelleria

Le due parti continueranno a battersi senza però ottenere successi “significativi”. “Questa situazione di stallo – commenta il WP -, in cui nessuna delle due parti ottiene un vantaggio decisivo, è descritta nel documento come ‘lo scenario più probabile'”. Ma, senza negoziati, che non avverranno finché non vorrà Zelensky, si prospetta una “costoso conflitto senza fine”, conclude il Wp.

Da ricordare che tale stallo era stata preannunciato da tempo dal Capo degli Stati Maggiori congiunti Mark Milley, il quale aveva affermato che esso offriva una finestra di “opportunità” per i negoziati. Ma tale prospettiva sembra svaporata, almeno al momento.

Di interesse quanto riporta ancora il WP: “Per quanto riguarda l’Ucraina, la guerra di logoramento porterà frustrazione all’interno del paese e susciterà ‘critiche’ su come viene condotta la guerra, ‘rendendo più probabili dei cambiamenti di leadership’ […]. Non è chiaro se il cambio di leadership predetto dal documento si riferisca all’ambito politico o militare”. Possibile, secondo il WP, un redde rationem tra il premier e il capo di Stato Maggiore Valery Zaluzhny, “che alcuni a Kiev considerano una minaccia politica” (leggi Zelensky).

Ovviamente il proseguimento del conflitto porterà Kiev a riversare altri giovani ucraini al fronte, continua il giornale americano, e la Russia a intensificare il suo ingaggio. Il Wp conclude con le parole di Heather Conley, presidente del German Marshall Fund, la quale concordava con “l’affermazione dell’intelligence statunitense secondo cui i negoziati inizieranno solo dopo che una parte sarà ‘esaurita’, una prospettiva che appare lontana”.

Siamo così di fronte a un mattatoio a ciclo continuo del quale non si vede la fine. Una prospettiva ottima per chi vuole che tale conflitto continui a dipanarsi al modo di una guerra per procura contro la Russia fino all’ultimo ucraino (come da esplicito tweet del senatore Lindsey Graham), ma che non può essere accettata.

Da questo punto di vista la guerra ucraina vede un altro conflitto parallelo, altrettanto importante di quello che si gioca sul campo di battaglia. Quello tra i costruttori di pace e i costruttori di guerre infinite, i quali stanno facendo di tutto perché i primi non raggiungano i loro obiettivi, sia togliendo loro, in vari modi, spazi di tribuna e di manovra, sia continuando a propalare narrative fuorvianti, atte ad alimentare una guerra che può tracimare in direzioni imprevedibili quanto disastrose per il mondo intero.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 18 aprile.

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 18 aprile. Lorenzo Cremonesi, inviato, Paola Caruso e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 18 Aprile 2023

Le notizie sulla guerra di martedì 18 aprile. Il reporter del Wall Street Journal in tribunale a Mosca. 007 britannici: «Mosca continua a concentrare truppe a Bakhmut»

Questa diretta è stata chiusa: trovate a questo link il nuovo articolo con tutte le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta

LIVE I FATTI PRINCIPALI

23:25

Zelensky: è stimolante vedere la determinazione ucraina

22:19

Kiev, raid su 6 comunità nell’oblast di Sumy, muore una donna

19:33

Kiev: 7000 soldati ucraini dispersi, tornati 2200 prigionieri

18:52

Così l’Italia vuole assicurarsi parte della ricostruzione in Ucraina (ma chi pagherà?)

18:31

Varsavia e Kiev trovano accordo per ripristino del transito di cereali

02:37

Leak Usa rivelano: Egitto ha quasi dato missili a Mosca, poi ha scelto Kiev

L’Egitto ha sospeso il mese scorso un piano per la fornitura di missili alla Russia dopo colloqui con alcuni funzionari americani, al termine dei quali ha optato invece per produrre munizioni per l’Ucraina. È quanto emerge dai leak americani trapelati negli ultimi giorni e riportati dal «Washington Post». I documenti rivelano che l’Egitto ha scelto di produrre per l’Ucraina per far leva e ottenere sistemi avanzati militari americani. Per l’amministrazione Biden, a caccia di nuovi sostenitori per Kiev, il cambio di posizione dell’Egitto è stato un successo della sua azione diplomatica.

06:15

G7, per Russia gravi conseguenze se usa armi nucleari

I ministri degli Esteri del G7 si impegnano a intensificare le sanzioni contro la Russia e a «sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario» avvertendo Mosca della «gravi conseguenze» a cui andrà incontro se dovesse usare armi nucleari. «Condanniamo la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, che costituisce una grave violazione del diritto internazionale. La Russia deve ritirare immediatamente e senza condizioni tutte le sue forze e le sue attrezzature dall’Ucraina», si legge nella dichiarazione congiunta diffusa al termine della riunione nella città giapponese di Karuizawa.

06:29

Putin visita base militare a Kherson

Il presidente russo Vladimir Putin ha visitato il quartier generale del gruppo di truppe «Dnepr» nella regione di Kherson, nel territorio dell’Ucraina, dove ha incontrato i militari. Lo riferisce — come riporta l’agenzia Ria Novosti — il servizio stampa del capo dello Stato russo. «Vladimir Putin presso il quartier generale del gruppo di truppe Dnepr nella regione di Kherson ha ascoltato i rapporti del comandante delle forze aviotrasportate, il colonnello generale Mikhail Teplinsky, il comandante del gruppo di truppe Dnepr, il colonnello generale Oleg Makarevich e altri capi militari », afferma il rapporto.

07:02

Usa: «Brasile fa eco alla propaganda russa e cinese»

La Casa Bianca ha fortemente criticato lunedì il Brasile dopo che il presidente brasiliano Lula ha accusato ieri gli Stati Uniti di prolungare il conflitto in Ucraina, dopo un viaggio negli Emirati e in Cina. «In questo caso specifico, il Brasile sta facendo eco alla propaganda russa e cinese senza tener conto dei fatti», ha detto John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale. «Certo che vogliamo che la guerra finisca», ha insistito Kirby. «Potrebbe accadere proprio ora, oggi, se Putin smettesse di attaccare l’Ucraina e ritirasse le sue truppe», ha aggiunto. «I recenti commenti dal Brasile secondo cui l’Ucraina dovrebbe considerare la cessione formale della Crimea come una concessione per la pace sono semplicemente fuorvianti», ha continuato.

Il ministro degli Esteri brasiliano Mauro Vieira ha difeso le relazioni con la Russia e si è dichiarato «totalmente in disaccordo» con le critiche della Casa Bianca. «Non so come o perché il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca sia giunto a questa conclusione. Ma non sono d’accordo in alcun modo», ha detto Vieira ai giornalisti a Brasilia, dove il presidente Lula da Silva ha incontrato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov.

07:07

Kara-Murza, 25 anni per il no alla guerra: «Ma la Russia sarà libera»

di Marco Imarisio

«Verrà il giorno in cui due più due tornerà a fare quattro, in cui la guerra sarà chiamata guerra, e saranno riconosciuti criminali quelli che l’hanno fomentata e scatenata, non coloro che hanno cercato di fermarla. Questo giorno arriverà, inevitabile come la primavera che viene a cambiare l’inverno più freddo. E allora la nostra società aprirà gli occhi e rabbrividirà per i terribili delitti perpetrati a suo nome. Comincerà allora un cammino arduo ma importante per l’intera Russia, che porterà al suo ritorno nella comunità delle Nazioni civili. Persino oggi, persino nel buio che ci circonda, in questa gabbia, io amo il mio Paese e credo nella nostra gente. Prima o poi percorreremo insieme questa strada».

Era il dieci aprile, e ormai un dissidente russo che sta per finire in prigione non fa più notizia. Ma il discorso con il quale Vladimir Kara-Murz a dopo la requisitoria dell’accusa avrebbe meritato la pubblicazione integrale. Perché erano parole alte e bellissime, che riassumevano il dramma della Russia di oggi e di persone come lui, figlio della perestrojka, cresciuto negli anni Novanta, quando stava crollando tutto ma era ancora possibile sperare in un Paese diverso.

07:09

Due mercenari della Wagner: «Abbiamo ucciso venti bambini»

di Lorenzo Cremonesi, inviato a Marinka (Donbass)

(...) A sottolineare la crudeltà della guerra giungono anche i titoli del sito d’informazione Ukrainska Pravda, che riprende le notizie diffuse da quello della dissidenza russa Gulagu.net, secondo il quale due ex commando della milizia mercenaria Wagner avrebbero confessato gli omicidi brutali di bambini ucraini nelle cittadine contese di Bakhmut a Soledar, situate poche decine di chilometri a nord di qui. I due sono Azamat Uldarov e Alexei Savichev, entrambi ex detenuti di colonie penali in Russia liberati per decreto presidenziale l’anno scorso in cambio del loro reclutamento tra i ranghi della Wagner.

07:21

Usa: rilascio immediato del reporter del Wsj detenuto in Russia

Gli Stati Uniti ribadiscono la richiesta di «rilascio immediato» del giornalista americano Evan Gershkovich, la cui detenzione in Russia è «ingiusta», ha dichiarato martedì il segretario di Stato americano Antony Blinken dopo una riunione del G7 in Giappone. Ieri per la prima volta, l’ambasciatore statunitense a Mosca, Lynne Tracy, ha potuto fare visita a Gershkovich, imprigionato da più di due settimane e accusato di spionaggio dalle autorità russe. Oggi è prevista un’udienza di appello relativa alla detenzione preventiva.

07:28

Il punto militare | L’intrigo dell’Antonov An-225, l’aereo ucraino più grande del mondo distrutto nella battaglia di Hostomel

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Mriya, il «sogno», poteva essere salvato. E invece, per la negligenza di alcuni dirigenti della compagnia Antonov, il super aereo da trasporto An-225 è stato distrutto dai russi. Una storia in cui intelligence, presunte complicità e guerra si sono intrecciati nell’aeroporto di Hostomel, a nord di Kiev, teatro della battaglia decisiva nella prima fase del conflitto.

07:36

Putin visita anche le truppe a Lugansk, dopo Kherson

Dopo la visita al quartier generale del raggruppamento di truppe «Dnepr» nella regione di Kherson, il presidente russo Vladimir Putin si è recato anche nell’autoproclamata repubblica popolare di Lugansk, dove ha visitato il quartier generale della Guardia nazionale «Vostok». Lo ha fatto sapere il servizio stampa del Cremlino, sottolineando che entrambi i viaggi «non sono stati preparati in anticipo». Nella missione, il capo dello Stato ha ascoltato i rapporti dei comandanti militari sulla situazione nelle regioni di Kherson, Zaporizhzhia e Lugansk.

È la prima visita di Putin nella regione di Kherson e nel Lugansk dall’inizio della guerra. Il 19 marzo, il presidente ha visitato Mariupol, nel Donetsk. Le immagini della visita nei territori occupati, svolta intorno alle 6 del mattino, sono state trasmesse dalla tv in Russia.

08:45

Bombardieri strategici russi in volo pattugliamento su Pacifico

Due bombardieri strategici russi Tu-95MS, in grado di trasportare testate nucleari, hanno effettuato quelli che il ministero della Difesa di Mosca ha descritto come «voli di pattugliamento di routine» sul Mare di Okhotsk e sul Mare di Bering, al largo della costa orientale della Russia. Mosca ha fatto sapere che la manovra rientra nelle esercitazioni militari attualmente in corso nella zona del Pacifico russo. Il Mare di Okhotsk bagna le coste della Russia e del Giappone. Il Mare di Bering è il confine marittimo tra la Russia e gli Stati Uniti. Ieri, Tokyo aveva protestato formalmente con Mosca per la sua attività militare vicino alle contese isole di Hokkaido. Allo stesso tempo, sempre nel quadro delle manovre militari russe in corso, Mosca ha dispiegato anche sottomarini nucleari strategici e multiuso della sua flotta nel Pacifico.

08:56

Mosca userà ogni mezzo per mantenere i territori ucraini

I leader occidentali sono preparati al fatto che Vladimir Putin usi «tutti gli strumenti che gli sono rimasti», comprese le minacce nucleari e gli attacchi informatici, in risposta alla prevista controffensiva ucraina contro la Russia. Lo scrive il Guardian. I diplomatici britannici al vertice dei ministri degli Esteri del G7 in Giappone hanno dichiarato di aspettarsi una rappresaglia da parte della Russia e di «essere preparati» a tattiche estreme nel tentativo della Federazione russa di mantenere il territorio ucraino.

09:13

Intelligence Gb: «Mosca continua a concentrare truppe a Bakhmut»

«Pesanti combattimenti proseguono lungo la linea del fronte del Donbass. Esiste la concreta possibilità che la Russia abbia ridotto il numero delle truppe e stia diminuendo l’azione offensiva intorno a Donetsk, molto probabilmente per deviare le risorse verso Bakhmut». Lo scrive su Twitter il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano sulla guerra in Ucraina.

Aggiungendo: «A Bakhmut le forze del ministero della Difesa russo e del Gruppo Wagner continuano, lentamente, a fare progressi. La linea del fronte nel centro della città segue in gran parte la linea ferroviaria. Qualsiasi importante ritiro delle unità russe o ucraine intorno a Bakhmut è diventata una questione critica, con l’Ucraina che vuole liberare una forza offensiva mentre la Russia probabilmente aspira a ricostituire una riserva operativa».

09:21

Tajani: «Impegno per la ricostruzione in Ucraina e l'adesione all'Ue»

L'Ucraina è candidata all'adesione all'Unione europea e per l'Italia «è molto importante partecipare alla ricostruzione, perché il Paese sarà parte del mercato unico». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine della riunione con gli omologhi del G7 a Karuizawa, in Giappone. «Stiamo lavorando per aiutare l'Ucraina ad adeguarsi ai requisiti europei e a raggiungere l'obiettivo dell'adesione all'Ue», ha spiegato.

09:44

G7: «La Russia paghi i danni che ha causato all'Ucraina»

«Qualsiasi risoluzione del conflitto in Ucraina deve garantire che la Russia paghi per i danni che ha causato»: si legge nel comunicato finale del G7 esteri che si è tenuto in Giappone. «Ci impegniamo a sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario e a fornire un sostegno costante in termini di sicurezza, economici e istituzionali per aiutare l'Ucraina a difendersi, a garantire il suo futuro libero e democratico e a scoraggiare future aggressioni russe», afferma il testo. La nota finale indica che il G7 rimane impegnato a intensificare le sanzioni contro la Russia.

09:56

Kiev: «A Bakhmut la battaglia continua»

Il comandante delle forze di terra ucraine Oleksandr Syrskyi ha affermato che, nonostante i molteplici assalti, «la battaglia per Bakhmut continua e al momento la situazione è sotto controllo». Lo riportano i media ucraini. «La direzione di Bakhmut — afferma — rimane l'epicentro dei combattimenti. È qui che il nemico sta concentrando la maggior parte dei suoi sforzi e non abbandona l'obiettivo di prendere ad ogni costo il controllo della città». Aggiungendo: «Attualmente, il nemico sta aumentando l'attività dell'artiglieria pesante e il numero di attacchi aerei, trasformando la città in rovine. Ma i nostri soldati infliggono perdite significative al nemico e rallentano la sua offensiva».

10:26

«Bombe sul mercato di Kherson dopo la visita di Putin»

L'esercito russo sta bombardando la zona del mercato nel centro di Kherson, sei civili sono rimasti feriti, ha riferito il capo dell'ufficio presidenziale ucraino Andriy Yermak, citato dai media nazionali. L'attacco arriva dopo che il Cremlino ha reso nota questa mattina alle sei la visita del presidente Vladimir Putin al quartier generale russo del battaglione Dnepr proprio nella regione di Kherson. Nelle ultime 24 ore, secondo l'esercito ucraino, le truppe russe hanno attaccato per 57 volte il territorio regionale con artiglieria, droni e aviazione.

10:53

Kiev: «Putin sulla scena dei suoi crimini nei territori occupati»

L'ufficio di Zelensky ha reagito alla visita di Putin nelle regioni di Kherson e Lugansk affermando che è andato a vedere «la scena dei suoi crimini».

10:54

«La preparazione della controffensiva procede secondo i piani»

«La preparazione della controffensiva e della liberazione della Crimea procedono secondo i piani». Lo ha detto al sito ucraino New Voice il capo della direzione principale dell'intelligence del ministero della Difesa ucraino Kyrylo Budanov, aggiungendo di non voler fornire ulteriori particolari. «Non date retta a tutto ciò che si legge su Internet, nessuno può ancora conoscere la situazione», ha detto ancora Budanov, secondo cui la Russia «è passata a un'operazione di difesa strategica per mantenere i territori conquistati». «C'è ancora tempo prima di entrare in Crimea — ha affermato il capo dell'intelligence ucraina —. Al momento, non esiste alcun potenziale offensivo per condurre un'operazione offensiva strategica in Russia».

11:04

Bloomberg: Macron punta sulla Cina per i negoziati in estate

Il presidente francese Emmanuel Macron ha incaricato il suo consigliere per la politica estera Emmanuel Bonne di collaborare con l'alto diplomatico cinese Wang Yi per stabilire un piano che potrebbe essere utilizzato come base per futuri negoziati tra Mosca e Kiev. Lo riporta Bloomberg citando persone che hanno familiarità con il progetto. La strategia francese prevede che i colloqui tra Russia e Ucraina si svolgano già quest'estate. Un funzionario dell'ufficio di Macron ha confermato l'intenzione di Bonne di parlare con Wang, precisando che gli alleati della Francia sono stati informati di qualsiasi iniziativa francese.

11:42

Il report del Wsj in tribunale a Mosca

Il report del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, è davanti alla corte del tribunale di Mosca, in udienza pubblica, per il ricorso in appello sulla sua detenzione precauzionale, presentato dalla difesa del giornalista che è accusato di spionaggio. Gershkovich è il primo reporter americano arrestato dalla Russia con accuse di spionaggio dai tempi della Guerra Fredda e si trova in carcere dal 29 marzo. In aula anche l'ambasciatore statunitense Lynne Tracy.

11:47

Un civile ucciso nel bombardamento sul mercato di Kherson

Un civile è rimasto ucciso nel bombardamento russo di questa mattina sul mercato nel centro di Kherson. Lo hanno riferito i soccorritori alla tv pubblica Suspilne, confermando che altre sei persone sono state ferite nell'attacco.

12:51

Kiev: lanceremo la controffensiva quando saremo pronti

L'Ucraina lancerà la sua controffensiva contro le truppe russe quando sarà pronta, «è solo questione di tempo» e gli alleati di Kiev stanno aiutando il governo a raggiungere il livello di equipaggiamento tecnico necessario per sferrare l'attacco, fornendo veicoli blindati pesanti e munizioni. Lo ha detto in un'intervista ad Associated Press a Kiev Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino. Danilov ha espresso fiducia che l'Ucraina sarà in grado di riprendere tutti i territori occupati. «Sconfiggeremo la Russia», ha dichiarato Danilov. «Se si ha un forte spirito interiore, si vincerà sicuramente. E noi lo abbiamo sempre avuto forte. Questo è un aspetto che ha sempre infastidito i russi», ha aggiunto.

13:13

Medvedev: «Ministri del G7 ipocriti e bugiardi»

L'Occidente chiede garanzie alla Russia sulle armi nucleari, ma in realtà accenna a un futuro conflitto nucleare tra Russia e Nato: è quanto ha detto oggi il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, accusando i ministri degli Esteri del G7 di essere «infinitamente ipocriti» e di «mentire a se stessi e agli altri».

In una dichiarazione congiunta rilasciata all'inizio della giornata, i capi della diplomazia hanno nuovamente invitato la Russia a riprendere il dialogo con gli Stati Uniti per ridurre i rischi nucleari. «I ministri degli Esteri del G7 hanno invitato la Russia a riaffermare l'inammissibilità della guerra nucleare. E questa strana creatura che è Blinken ha prodotto una perla: la distruzione di Hiroshima e Nagasaki è la prova di un'incommensurabile sofferenza umana. Allo stesso tempo, non ha menzionato il suo Paese, che ha commesso questo crimine«, ha scritto Medvedev su Telegram.

«Ecco le creature bugiarde. Usano armi nucleari, ma non si pentono. Sono infinitamente ipocriti e mentono a se stessi e agli altri, ma affermano che il nostro Paese sta diffondendo "false informazioni" sull'Ucraina. Chiedono che la Russia dia loro garanzie sulle armi nucleari, ma in realtà accennano a un futuro conflitto nucleare tra il nostro Paese e la Nato». Concludendo: «E tutto si svolge in Giappone. Dove centinaia di migliaia di persone sono morte a causa dei bombardamenti nucleari. Che vergogna».

13:19

Il giornalista Usa Gershkovich resta in prigione

Il giornalista del Wall Street Journal, Evan Gershkovich — accusato di spionaggio — rimane in carcere in Russia: la richiesta di scarcerazione, presentata oggi in appello dai suoi legali, è stata rigettata dal tribunale di Mosca durante un'udienza pubblica.

13:35

Mosca convoca gli ambasciatori di Usa, Gb e Canada

Il ministero degli Esteri russo ha convocato gli ambasciatori di Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada «per la palese interferenza negli affari interni». Lo afferma il ministero russo in una nota, ripresa dalla Tass.

13:55

Ambasciatrice Usa a Mosca: «Accuse a Gershkovich infondate»

«Continueremo ad aiutare» il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich «e a chiedere l'accesso consolare. Le accuse sono infondate. Continuiamo a chiedere che la Russia rilasci lui e Paul Whelan». Lo ha detto l'ambasciatrice Usa Lynn Tracy dopo che il tribunale di Mosca ha confermato l'arresto del reporter americano, accusato di «spionaggio» in Russia in un caso considerato di ovvia matrice politica. Lo riporta MediaZona. «Parlo dai gradini del tribunale dove eravamo in seduta», ha affermato l'ambasciatrice. «È stato difficile per me vedere come un giornalista innocente fosse tenuto in tali condizioni. Ieri, per la prima volta, mi è stato permesso di vederlo nel centro di custodia cautelare, è in salute e resiste, nonostante le circostanze».

14:06

«I russi potrebbero attaccare Odessa il 2 maggio»

Secondo il coordinamento congiunto meridionale dell'esercito ucraino, le truppe del Cremlino potrebbe preparare un attacco massiccio a Odessa per il 2 maggio. «Non possiamo escludere che gli occupanti stiano preparando un attacco missilistico ritardato, un tipo di shock. Ricordiamo che il 2 maggio e il 9 maggio sono date significative per Odessa. E per queste date il nemico può prepararsi con cura», ha detto la portavoce del coordinamento Natalia durante un briefing, come riportano i media ucraini.

14:07

Zelensky visita Avdiivka, punto caldo del fronte orientale

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è recato in visita ad Avdiivka, uno dei punti caldi del fronte orientale insieme a Bakhmut. Il leader ucraino ha incontrato i soldati in prima linea e consegnato medaglie al valore.

14:57

Aperto un nuovo procedimento penale a carico di Navalny

«È stato aperto un nuovo procedimento penale contro Alexey mentre si trova in carcere». Lo annuncia su Twitter la sua portavoce, Kira Yarmysh, che sottolinea che «si tratta del decimo procedimento penale a carico di Navalny». La portavoce ricorda che il giornalista e oppositore rischia già fino a 35 anni di carcere, «ma per Putin non è abbastanza: vuole che Alexey resti in prigione per sempre e pretende che vengano aperti nuovi procedimenti penali contro di lui con metodi del tutto disumani», scrive.

15:30

Media: «La visita Putin sarebbe avvenuta prima di Pasqua ma Peskov specifica che si è svolta ieri»

Vladimir Putin non sarebbe andato ieri nei territori occupati ucraini nelle regioni di Luhansk e Kherson, ma nei giorni prima della Pasqua ortodossa, rende noto il sito di notizie indipendente Agentsvo, dopo un esame di un primo video diffuso dall’ufficio stampa del Cremlino che ha oggi pubblicato una versione tagliata. Nel primo video, il Presidente russo dice al comandante militare: «la Pasqua arriverà presto, vero?». Nella versione pubblicata in seguito, si sente una voce che dice «È Pasqua, vero?». «Il fatto è che le celebrazioni per la pasqua durano 40 giorni. E in più questa è la settimana di Pasqua. Quindi la dichiarazione è solo un errore. Si sono gettati immediatamente su questa frase, con ipotesi su cose che non sono accadute. Il viaggio è avvenuto ieri», ha risposto Dmitry Peskov.

15:36

La Duma approva l’ergastolo per il reato di alto tradimento

La Duma - la camera bassa del Parlamento russo - ha approvato degli emendamenti a un decreto governativo che prevedono di introdurre il carcere a vita come possibile pena per il reato di «alto tradimento», adesso punito in Russia con la reclusione fino a 20 anni. Lo riporta la Tass. Un altro emendamento innalza la pena massima per gli attacchi terroristici da 15 a 20 anni di carcere.

 15:57

Nato: «La Russia è la più grande minaccia alla sicurezza»

«La Russia è la più grande minaccia alla nostra sicurezza». Lo ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in collegamento da Bruxelles con la 18esima Conferenza annuale dell’Alleanza sul controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione delle armi di distruzione di massa a Washington. «Il Cremlino ha deciso di sovvertire le regole internazionali sulle armi, minacciando di utilizzare quelle nucleari. Questo è un comportamento irresponsabile, ma non ci intimorisce», ha aggiunto il segretario generale.

16:04

Il legale del reporter americano del Wsj: «È pronto a dimostrare sua innocenza»

«Ha un buon spirito combattivo, è pronto a dimostrare la sua innocenza e a difendere la libertà dei media». Lo ha detto Tatyana Nozhkina, legale del reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich, arrestato in Russia con l’accusa di spionaggio. L’avvocato ha detto che Gershkovich era di buon umore, non aveva problemi di salute, faceva esercizio fisico e leggeva molto, tra cui Guerra e Pace di Leo Tolstoj. «Ha detto che al mattino mangia il porridge e ha scritto a sua madre che sembra la sua infanzia», ha raccontato Nozhkina, aggiungendo che il giornalista ha ricevuto lettere dai suoi genitori e dai suoi sostenitori, ma finora non gli è stata concessa alcuna telefonata. Gershkovich ha anche detto ai suoi avvocati che sta pensando di scrivere un libro sul suo calvario, una volta libero.

16:23

Lavrov discuterà dell’accordo sul grano con il segretario dell’Onu Guterres il 24-25 aprile

Nell’ambito della sua prossima visita a New York, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov incontrerà il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Lo ha reso noto il rappresentante permanente russo all’Onu, Vasily Nebenzya, secondo cui nell’agenda dei colloqui sara’ l’accordo sul grano. Lavrov dovrebbe presiedere le riunioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York dal 24 al 25 aprile.

16:42

Annullata la tradizionale parata del 9 maggio per la Giornata della vittoria

Le autorità russe hanno cancellato la parata che si sarebbe dovuto tenere il 9 maggio, nella Giornata della vittoria. Lo ha reso noto in un’intervista all’agenzia di stampa «Tass» un membro della Duma di Stato (camera bassa del Parlamento russo), Elena Tsunaeva. La parata, detta «del reggimento immortale», e’ stata introdotta nel 2012, ed in quel giorno i cittadini russi girano per le citta’ con i ritratti dei loro parenti e amici che hanno partecipato alla Seconda guerra mondiale. «Un certo numero di regioni si sono rifiutate (di partecipare alla parata) a causa della minaccia alla sicurezza, per esempio la Repubblica di Crimea», ha osservato Tsunaeva. La parlamentare ha osservato che i cittadini russi sono invitati a pubblicare foto dei loro parenti sulle reti sociali.

17:05

Il mercenario della Wagner che uccise i bambini: «Ho confessato solo il 10%»

Alexey Savichev, uno dei due ex mercenari del Gruppo Wagner che ha confessato a Gulagu.net di aver ucciso civili tra cui bambini in Ucraina, ha dichiarato di aver detto «solo il 10%» di ciò che poteva condividere. Lo riporta il canale Telegram del media indipendente russo Vertska. Savichev ha detto di essere stato contattato da Vladimir Osechkin, il fondatore di Gulagu.net, che lo ha pagato 123 dollari per l’intervista e che, dopo questa, ha ricevuto molteplici minacce. «Ho detto solo il 10% di ciò che poteva essere detto. E per questo 10% ora mi nascondo, correndo come un topo attraverso la Russia», ha dichiarato l’ex mercenario della milizia Wagner.

17:21

Stoltenberg (Nato) venerdì a Ramstein, parteciperà alla riunione del Gruppo per l’Ucraina

Il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, parteciperà alla riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina presso la base aerea di Ramstein, in Germania, il 21 aprile. L’incontro è ospitato dal Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd J. Austin III e dal Presidente dello Stato Maggiore congiunto, Mark Milley. L’incontro sarà incentrato sulla crisi in corso in Ucraina e sulle relative questioni di sicurezza che gli alleati e i partner della Nato devono affrontare.

18:01

Mosca all’ambasciatrice Usa: «Reprimeremo attività sovversive»

Mosca ha messo in guardia oggi l’ambasciatrice statunitense Lynne Tracy contro qualsiasi «attività sovversiva» in Russia, che sarà «severamente repressa». Lo riferisce una nota del ministero degli Esteri russo dopo la convocazione della diplomatica per protestare per le «interferenze» americane negli affari russi, sullo sfondo dell’arresto del giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich. «Qualsiasi azione da parte degli Stati Uniti volta a incitare discordia e inimicizia nella società russa, nonché a utilizzare la missione diplomatica per nascondere attività sovversive, sarà severamente repressa», si legge nella nota.

18:02

New York Times: «La Russia importa tecnologie occidentali per le armi»

La Russia sta importando tecnologia dall’Occidente tramite Armenia, Kazakhstan e altri Paesi, di fatto aggirando le sanzioni. Lo riporta il New York Times citando i dati che funzionari americani ed europei si sono scambiati in uno dei loro ultimi incontri alla fine di marzo. A preoccupare gli Stati Uniti e l’Unione Europea è il fatto che la Russia riesca a importare alcune categorie sensibili di chip cruciali per lo sviluppo di armi.

18:30

Senato approva definitivamente il dl Ucraina

Il Senato ha approvato in via definitiva il decreto che proroga per il 2023 le misure per l’accoglienza in Italia dei rifugiati giunti dall’Ucraina dopo l’invasione della Russia L’unanimità registrata alla Camera si è ripetuta a Palazzo Madama con 143 voti.

18:31

Varsavia e Kiev trovano accordo per ripristino del transito di cereali

L’Ucraina e la Polonia hanno trovato un accordo per il ripristino del transito di cereali ucraini in territorio polacco. Lo ha reso noto l’ufficio stampa del ministero dell’Economia di Kiev. Oggi i due Paesi hanno ripreso i negoziati sul transito di prodotti agricoli e alimentari ucraini in Polonia. Quale esito delle discussioni, i due Stati hanno raggiunto un accordo per cui «il transito di merci agricole ucraine attraverso il territorio polacco sarà sbloccato nella notte tra il 21 e il 22 aprile», ha spiegato la ministra dell’Economia ucraina, Yulia Svyridenko. Il ministro dell’Agricoltura polacco, Robert Telus, ha nel frattempo comunicato che è stato elaborato un meccanismo per garantire che i cereali dall’Ucraina non restino bloccati in Polonia. Un sistema di monitoraggio speciale verrà introdotto a questo scopo.

18:52

Così l’Italia vuole assicurarsi parte della ricostruzione in Ucraina (ma chi pagherà?)

Il 26 aprile a Roma si terrà la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina: l’Italia dovrà «battere» la concorrenza francese, ma la corsa agli appalti è particolarmente affollata. E tra aziende danesi, polacche, lettoni, tedesche e americane spunta la variabile-Cina. (Qui il servizio completo di Giuseppe Sarcina).

19:33

Kiev: 7000 soldati ucraini dispersi, tornati 2200 prigionieri

Più di 7.000 militari ucraini sono attualmente considerati dispersi. Lo ha dichiarato Oleh Kotenko, il commissario per le persone scomparse, citato dal Kyiv Independent. Secondo il funzionario di Kiev, circa il 60-65% delle persone scomparse sarebbe prigioniero dei russi, mentre il resto potrebbe non essere più vivo. «Speriamo che le persone che stiamo cercando come persone scomparse siano state effettivamente catturate» invece di essere morte, ha detto Kotenko. Dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala, l’Ucraina ha riportato indietro 2.235 prigionieri di guerra dalla Russia, ha reso noto su Telegram oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

22:19

Kiev, raid su 6 comunità nell’oblast di Sumy, muore una donna

Le truppe russe hanno bombardato oggi sei comunità nella regione di Sumy in Ucraina. Lo riporta Ukrinform citando l’amministrazione militare regionale di Sumy. «Nel corso della giornata i russi hanno bombardato sei comunità di confine: Rychkivska, Yunakivska, Novoslobidska, Bilopolska, Esmanska, Seredino-Budska. Sono stati registrati 165 attacchi con mortai, artiglieria e lanciagranate». Almeno «una donna è morta» e altre due persone sono rimaste ferite. Diverse case sono state «danneggiate».

23:25

Zelensky: è stimolante vedere la determinazione ucraina

«È stimolante vedere la determinazione ucraina e sapere che ci sarà la vittoria». Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo videomessaggio serale ripreso da Ukrinform. «Insieme, rendiamo il mondo libero più forte e ogni dollaro investito in tale forza è trasparente», ha aggiunto il leader ucraino.

07:51

Putin in visita nel Kherson e nel Lugansk, prove generali di difesa in vista della controffensiva di Kiev

(di Lorenzo Cremonesi, inviato a Mirnograd nel Donbass) Vladimir Putin alle prove generali di difesa in vista della controffensiva ucraina. Il presidente russo si è recato in visita alle basi militari russe nelle regioni occupate del Kherson e Lugansk. Lo rende noto una nota del Cremlino nella quale si cita Putin che afferma di essere venuto «ad ascoltare, per sentire le opinioni e scambiare informazioni». È questa la seconda visita ufficiale di Putin nelle regioni occupate a partire dall’invasione lanciata il 24 febbraio 2022. La precedente era avvenuta nella città di Mariupol (conquistata dai russi il 20 maggio 2022) lo scorso 19 marzo.

A Mosca cresce la preoccupazione in vista dei preparativi militari ucraini mirati a riconquistare le zone occupate dai russi. Una controffensiva, che a detta dei responsabili del governo Zelensky, non intende liberare soltanto le regioni occupate negli ultimi 14 mesi di guerra, ma anche la Crimea e le zone del Donbass perse nel conflitto del 2014, per tornare ai confini internazionali del 1991.

A Kiev i preparativi sono febbrili. L’esercito sta ricevendo gli aiuti militari degli alleati occidentali, specie centinaia di carri armati, autoblindo, cannoni e droni. Decine di migliaia di soldati ucraini stanno completando o hanno appena terminato i corsi di addestramento nelle basi della Nato all’estero. Ovviamente non sono stati resi pubblici i tempi e le direttive dell’attacco. Ma il miglioramento delle condizioni meteo preclude a quello del terreno: una volta asciugato il fango i cingolati potranno muoversi più facilmente. L’impressione è che l’offensiva possa iniziare entro il prossimo paio di mesi.

Gli analisti ritengono che l’attacco possa avvenire su più fronti contemporaneamente, ma uno dei più importanti potrebbe essere a sud della città di Zaporizhzhia verso quella di Melitopol diretto a tagliare i collegamenti russi con la penisola di Crimea.

Il fatto che l’offensiva russa dell’inverno sia sostanzialmente fallita, e anche la battaglia per la cittadina di Bakhmut continui a mietere migliaia di vittime tra i soldati con pochi risultati sul campo, resta uno degli indicatori più gravi dell’impreparazione dell’esercito di Putin.

Quel giallo dietro l’aereo (ucraino) più grande al mondo. DAVIDE BARTOCCINI 19 aprile 2023 su Inside Over.  

Il relitto bruciato dell’aereo più grande del mondo, l’Antonov An-225 “Mriya”, potrebbe celare le prove di un intrigo spionistico precedente alla famosa battaglia per la pista di Hostomel: l’aeroporto d’importanza strategica che, difeso strenuamente dalle forze speciale ucraine, impedì agli spetnaz e alle truppe aerotrasportate russe di stabilire una testa di ponte fondamentale per prendere Kiev e portare a termine in breve tempo la cosiddetta “Operazione militare speciale” lanciata da Mosca il 24 febbraio dello scorso anno. Allora, presunte informative fornite dalla Cia indicarono ai vertici militari ucraini gli obiettivi e l’entità della minaccia da fronteggiare. 

Ma proprio ora che gli ucraini, notoriamente fieri del gigantesco aereo-cargo figlio dell’era sovietica, iniziando a pensare alla costruzione di un nuovo esemplare del Mriya, quasi fosse simbolo di Ucraina pronta a “spiccare” nuovamente il volo verso cieli sereni, qualcosa sembra non tornare nell’epilogo che conosciamo: perché l’Antonov An-225 è rimasto fermo nel suo hangar con i serbatoi del carburante pieni invece d’essere messo al sicuro per tempo anche quando la minaccia era imminente.  

Un semplice problema d’assicurazione “non in regola” per la negligenza dei proprietari della compagnia che operava il gigante dei cieli diranno le indagini. Ma per qualcuno potrebbe esserci dell’altro. Potrebbe trattarsi di un semplice diversivo che lascia ipotizzare una collusione con il Cremlino. Come riporta Guido Olimpio sul Corsera – altre informazioni reperibili sui canali Telegram ampiamente usati dall’inizio del conflitto – la pista dei “collaborazionisti” di Putin che avrebbe dovuto “agevolare” il colpo di mano che avrebbe rovesciato il governo di Zelensky per riportare l’Ucraina nelle sfere di Mosca è stata presa in esame dagli investigatori che vogliono fare chiarezza sul destino dell’Antonov Mriya.

Un nuovo dibattuto “sogno” dei cieli

Le foto dell’hangar crivellato da colpi di mitragliatrice e divelto dalla fiamme di Hostomel hanno mostrato al mondo il poco che rimane del gigante Mriya. Le gigantesche pinne caudali, un muso abbattuto e tre dei sei motori a reazione che portavano in aria il bestione di oltre seicento tonnellate con un’apertura alare di 88 metri e una lunghezza di 84.

Ora il “Sogno” – perché Mriya in ucraino significa sogno – è stato smantellato e si pensa di costruire un nuovo esemplare per renderlo simbolo di una nazione che si rialza con fierezza. Ma il progetto – annunciato dagli stessi uomini indagati per aver “impedito” ai militari di mettere al sicuro il velivolo, aprendo al sospetto di eventuali collusioni con il governo di Mosca – potrebbe richiedere non solo molto tempo ma anche molto denaro: 500 milioni di dollari. Un investimento che ha già trovato i primi detrattori, che hanno prontamente ricordato come il denaro dell’Ucraina dovrebbe essere investito in nuove case, scuole e ospedali, e come l’impegno dovrebbe concentrarsi nella costruzione di droni per combattere i russi.

L’epopea dell’Antonov dalla Guerra fredda all’invasione russa

Progettato dal’Obk 153 (Ufficio di progettazione sperimentale dell’Unione Sovietica, ndr) e costruito dalle industrie sotto il controllo di Kiev negli anni ’80, l’Antonov AN-225 Mriya fu pensato per trasportare la navetta spaziale Buran quando la corsa allo spazio che aveva scandito l’intera durata della Guerra Fredda tendeva a rallentare – complice il dissanguamento economico dell’Unione Sovietica. Divenuto l’orgoglio dell’Ucraina indipendente, il Mriya svolse il suo compito di aereo cargo dai record prendendo parte alla lotta al Covid-19 e portando a termine la sua ultima missione nella prima decade di febbraio 2022.

Durante il blitz condotto dagli spetnaz e dalla 31esima Brigata d’assalto aerea della Guardia russa che presero d’assalto l’aeroporto di Hostomel difeso Quarta Brigata di Risposta Rapida e dalla 45esima Guards Spetnaz Detached Brigade dell’esercito ucraino, una raffica centrò uno dei serbatoi del gigante dei cieli, indifeso a terra come l’albatro di Baudelaire. Avvolto dalle fiamme inestirpabili, il relitto del Mriya è rimasto carcassa in attesa di una rinascita da Araba Fenice per oltre un anno. Lasciando alle indagini sull’accaduto e all’orgoglio ucraino l’ultima parola sul destino del Sogno. DAVIDE BARTOCCINI

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 19 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 19 aprile.

Giallo sull’esplosione nei cieli di Kiev. La Nasa: «Nessun satellite nostro è caduto». Redazione Online su Il Corriere della Sera il 20 aprile 2023

Le notizie sulla guerra di mercoledì 19 aprile, in diretta. Ex deputato ucraino morto in battaglia contro i russi. Il Washington Post: «Per l’intelligence Usa Mosca ha un’arma segreta contro Starlink in Ucraina»

LIVE I FATTI PRINCIPALI

22:58

Esplosione nei cieli di Kiev: «Caduto satellite della Nasa in rientro sulla Terra»

22:30

Kiev: «60 stupri documentati nella regione di Kherson»

21:37

Torna l'allarme aereo a Kiev dopo una settimana

20:21

Mosca: «L'economia russa va meglio di quanto previsto»

20:13

«Raid russi nel Dnipro con artiglieria pesante, gravi danni»

01:13

Kiev, abbattuti 7 droni di fabbricazione iraniana e russa

Le forze ucraine hanno abbattuto sei droni Shahed-136 e -131 di fabbricazione iraniana e un Orlan-10 di fabbricazione russa. Lo rende noto su Twitter Kyiv Independent, attribuendo la notizia all’Aeronautica ucraina. In una nota diffusa dal giornale si legge: «Alle 22, unità delle forze missilistiche antiaeree e gruppi mobili di fuoco del comando aereo Est hanno distrutto 7 droni nemici, inclusi 6 droni kamikaze del tipo Shahed-136». I 6 droni Shahed di fabbricazione iraniana sono stati neutralizzati nella regione di Zaporizhzhia, quello di produzione russa è stato abbattuto alla periferia di Dnipro. 

01:13

Zelensky: è stimolante vedere la determinazione ucraina

«È stimolante vedere la determinazione ucraina e sapere che ci sarà la vittoria». Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo videomessaggio serale ripreso da Ukrinform. «Insieme, rendiamo il mondo libero più forte e ogni dollaro investito in tale forza è trasparente», ha aggiunto il leader ucraino. 

01:13

Kiev, raid su 6 comunità nell’oblast di Sumy, muore una donna

Le truppe russe hanno bombardato oggi sei comunità nella regione di Sumy in Ucraina. Lo riporta Ukrinform citando l’amministrazione militare regionale di Sumy. «Nel corso della giornata i russi hanno bombardato sei comunità di confine: Rychkivska, Yunakivska, Novoslobidska, Bilopolska, Esmanska, Seredino-Budska. Sono stati registrati 165 attacchi con mortai, artiglieria e lanciagranate». Almeno «una donna è morta» e altre due persone sono rimaste ferite. Diverse case sono state «danneggiate».

01:15

Russia, Lavrov in Venezuela: unire le forze contro Occidente

«È necessario unire le forze per contrastare i tentativi di ricatto e le pressioni unilaterali illegali dell’Occidente». Lo ha detto il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov parlando a Caracas durante una conferenza stampa con il suo omologo venezuelano Yvan Gil. Dopo il Brasile, il Venezuela è la seconda tappa del tour di Lavrov in America Latina. È prevista una visita a Cuba e poi in Nicaragua. Sulla guerra, il ministro Lavrov ha aggiunto: «Risolveremo la situazione in Ucraina e altri conflitti nel mondo attraverso i principi della Carta delle Nazioni Unite sull’equità sovrana degli Stati, sul principio dell’indivisibilità della sicurezza. Il nostro compito è garantire che la Carta delle Nazioni Unite sia applicata integralmente e che il diritto all’autodeterminazione non venga tolto quando fa comodo all’Occidente». Il Venezuela, che era già stato un alleato della Russia fin dai tempi del presidente Hugo Chavez, ha più volte espresso il suo sostegno a Vladimir Putin.

 02:22

Ucraina, l’ex deputato Oleh Barna morto in battaglia contro i russi

Un ex parlamentare ucraino è deceduto mentre era impegnato in battaglia contro le forze russe. A rendere noto il caso dell’ex deputato Oleh Barna, che aveva 55 anni, è stato un portavoce delle forze di difesa di Tavriisk. La vicenda è raccontata dal giornale Kyiv Independent. Molti sono i messaggi su Telegram e altri social network in cui viene ricordato il coraggio e l’amore di Barna per il suo Paese. Attivista per i diritti umani, Barna è stato deputato dal 2014 al 2019. Il 24 febbraio 2022, il giorno dell’attacco russo all’Ucraina, si era arruolato come volontario: combatteva nella 68esima brigata Jager.

05:16

Washington Post: «Per l’intelligence Usa, Mosca ha arma segreta contro Starlink in Ucraina»

Mosca ha sperimentato per mesi un suo sistema di guerra elettronica, denominato Tobol, per cercare di interrompere le trasmissioni di Starlink in Ucraina: è quanto emerge da un rapporto segreto dell’intelligence statunitense ottenuto dal Washington Post. Il tentativo della Russia di sabotare l’accesso a Internet da parte delle forze ucraine prendendo di mira il sistema satellitare Starlink che il miliardario Elon Musk ha fornito a Kiev fin dai primi giorni della guerra «sembra essere più avanzato di quanto si sapesse», scrive il quotidiano statunitense. Il documento, che fa parte di una serie di carte top secret trapelate online attraverso la piattaforma di messaggistica Discord e che risale al mese scorso, non indica però se i test della Russia abbiano avuto successo o meno. Tuttavia, la scoperta dell’intelligence è comunque sorprendente, sottolinea il Washington Post, in quanto sembra confermare ciò che gli esperti avevano ipotizzato in precedenza: ovvero che un programma apparentemente progettato per proteggere i satelliti del Cremlino può essere usato anche per attaccare quelli dei suoi avversari. SpaceX, la società proprietaria di Starlink, non ha voluto rilasciare commenti. La scorsa primavera, Musk aveva commentato i tentativi del Cremlino di colpire la sua tecnologia, scrivendo su Twitter a maggio che i russi stavano presumibilmente intensificando i loro sforzi per attaccare Starlink.

05:56

Odessa attaccata nella notte con i droni, nessuna vittima

La Russia ha lanciato un attacco con droni contro la città portuale di Odessa, nel sud dell’Ucraina, ma non sono state segnalate vittime. «Nella notte, il nemico ha effettuato un attacco con UAV del tipo Shahed-136 sulla regione di Odessa», ha dichiarato su Telegram Yuriy Kruk, capo dell’amministrazione militare del distretto di Odessa, aggiungendo che le difese aeree di Kiev hanno distrutto la maggior parte dei droni nemici anche se sono state colpite alcune infrastrutture civili. Lo Shahed-136 è un piccolo drone di fabbricazione iraniana, autodetonante, che può essere programmato per volare automaticamente verso una serie di coordinate Gps con un carico di esplosivo. Dall’inizio dell’invasione, Odessa è stata bombardata più volte dalle forze russe. Due settimane fa è stata colpita anche da un attacco di droni che ha causato alcuni danni.

06:05

Kiev richiama l’ambasciatore in Bielorussia

Il ministero degli Esteri ucraino ha richiamato il suo ambasciatore a Minsk dopo l’incontro del leader bielorusso Alexander Lukashenko con Denis Pushilin, leader filorusso di Donetsk. Il ministero degli Esteri di Kiev ha definito l’incontro «un tentativo di legittimare questo rappresentante dell’amministrazione di occupazione russa a Donetsk». Il ministero degli Esteri ha annunciato che convocherà a Kiev l’ambasciatore ucraino in Bielorussia Igor Kizim per consultazioni. Lo riporta il Kiev Independent.

06:49

Russia: Lavrov, Putin ha invitato Maduro a Mosca

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in un incontro con il presidente venezuelano Nicolas Maduro a Caracas, gli ha consegnato un invito a visitare la Russia da parte del presidente Vladimir Putin. Lo riporta Ria Novosti. «Voglio trasmettervi un messaggio del presidente Putin — ha detto Lavrov — mi ha chiesto di trasmettervi i suoi più calorosi auguri e saluti. Vi invita a visitare la Russia in qualsiasi momento lo riteniate opportuno».

07:23

Isw: «A Bakhmut si combatte per il controllo della stazione ferroviaria»

I russi continuano nei loro tentativi di impadronirsi della città di Bakhmut, come riporta il think tank americano Institute for the Study of War. Gli analisti hanno anche notato che i mercenari della Wagner hanno probabilmente conquistato tre nuovi isolati. Inoltre, continuano i combattimenti nei pressi della stazione ferroviaria nel centro di Bakhmut. Allo stesso tempo, secondo il rapporto, gli attacchi della Wagner a Khromovo e Ivanovske, 3 km a nord-ovest di Bakhmut, non hanno avuto successo.

07:26

Erdogan: «Putin parteciperà alla prima consegna del combustibile nucleare per la centrale di Akkuyu»

«Il 27 aprile si svolgerà la cerimonia di consegna del combustibile nucleare alla centrale nucleare di Akkuyu. Anche il presidente russo Vladimir Putin prenderà parte alla cerimonia tramite collegamento video». È l’annuncio del presidente turco Erdogan.

La centrale nucleare di Akkuyu è in fase di costruzione sulla costa mediterranea della Turchia. La realizzazione del progetto è stata assegnata all’azienda russa Rosatom. Nel 2018; Erdogan e Putin hanno avviato insieme la costruzione della stazione durante una cerimonia ad Ankara.

07:47

L’ambasciatore russo Razov lascia Roma: «Relazioni molto difficili, ma gli italiani sono ben disposti»

L’Italia «ha aderito incondizionatamente alle sanzioni anti-russe dell’Occidente e alla fornitura di armi all’Ucraina contro la volontà di metà della popolazione, ma i suoi cittadini amano ancora la Russia, la sua cultura e trattano i russi con immancabile simpatia». Lo ha dichiarato l’ambasciatore russo Sergey Razov, che sta completando la sua missione a Roma, in un’intervista ai corrispondenti delle agenzie di stampa russe accreditate in Italia. Lo riporta Ria Novosti. «L’ultimo anno e mezzo si è rivelato molto difficile nei rapporti tra i nostri Paesi. Tuttavia, ci sono stati momenti peggiori», ha aggiunto ricordando la partecipazione dell’Italia fascista all’aggressione contro l’Urss.

«Tuttavia, anche nel quadro della mutevole situazione politica, qui abbiamo sempre sentito l’atteggiamento amichevole degli italiani comuni nei confronti dei nostri cittadini, che hanno risposto loro con reciproca simpatia», ha argomentato. Quanto alle relazioni bilaterali «sono preservate: diplomatiche, economiche, consolari e altre. Sebbene su scala molto più limitata rispetto a prima».

07:51

Sarah Bils: la «ragazza del Donbass» che condivideva i leak del Pentagono è un’ex tecnica della Marina Usa

di Viviana Mazza

Uno dei primi profili a condividere al di fuori della piattaforma Discord i leak del Pentagono è stato Donbass Devushka (la ragazza del Donbass), che è uno dei più importanti account in lingua inglese della rete pro-Cremlino sui social. Il Wall Street Journal ha intervistato una degli amministratori: Sarah Bils, 37 anni, ex tecnica della Marina americana che dice di essere nata a Luhansk nel Donbass, ma abita a Oak Harbor, nello Stato di Washington.

Bils ha lavorato nella base aerea navale di Whidbey Island fino allo scorso novembre; nello stesso periodo elogiava online le truppe russe e i paramilitari del gruppo Wagner. La donna sostiene che i profili — su Telegram, Twitter, YouTube — di Donbass Devushka siano gestiti da 15 persone «in tutto il mondo» (ha rifiutato di identificare i compagni) e afferma che sia stato uno degli altri a pubblicare lo scorso 5 aprile quattro dei leak.

08:04

La Germania consegna un sistema di difesa aerea Patriot all’Ucraina

Il governo tedesco ha comunicato di aver consegnato un sistema di difesa aerea Patriot all’Ucraina. Come riferisce l’emittente televisiva «Zdf», il personale ucraino che impiegherà il sistema ha recentemente completato il necessario addestramento fornito da Germania e Stati Uniti in un Paese della Nato con un’esercitazione congiunta. Prodotto dai gruppi aerospaziali statunitensi Raytheon, Lockheed Martin e Boeing, il Patriot può colpire bersagli fino a una distanza di cento chilometri e a un’altitudine di 30 chilometri.

08:52

Secondo i media scandinavi la Russia starebbe studiando sabotaggi ai parchi eolici e ai gasdotti del Baltico. Bbc: «Navi russe anche nelle acque del Regno Unito»

Secondo un’indagine congiunta delle emittenti pubbliche di Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia, che citano fonti di intelligence, la Russia avrebbe iniziato un programma militare di mappatura dei parchi eolici offshore, gasdotti e cablaggi presenti nelle acque del mar Baltico con l’obiettivo di pianificare un sabotaggio.

Il rapporto si concentra in particolare su una nave russa chiamata Admiral Vladimirsky, ufficialmente una nave oceanografica o da ricerca subacquea e che invece sarebbe una nave spia russa. La Bbc ha appreso che i funzionari britannici sono a conoscenza di navi russe che si muovono con finalità analoghe anche nelle acque del Regno Unito. Il primo di una serie di servizi sarà trasmesso mercoledì da DR in Danimarca, NRK in Norvegia, SVT in Svezia e Yle in Finlandia.

Un ufficiale del controspionaggio danese afferma che i piani di sabotaggio sono in preparazione e pronti a essere messi in atto in caso di pieno conflitto con l’Occidente, mentre il capo dell’intelligence norvegese ha detto alle emittenti che il programma è considerato molto importante per la Russia ed è controllato direttamente da Mosca. Le emittenti affermano di aver analizzato le comunicazioni russe intercettate, che si riferiscono a `navi fantasma´ che navigano nelle acque nordiche e che hanno spento i trasmettitori per non rivelare la loro posizione.

09:07

Lula (presidente Brasile) condanna la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina

Il governo brasiliano condanna la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina e sostiene una soluzione politica negoziata alla guerra. Così il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, in una conferenza stampa congiunta con il presidente romeno, Klaus Iohannis in visita ufficiale nel Paese sudamericano. «Il mio governo condanna la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina e siamo favorevoli a una soluzione politica negoziata del conflitto. Abbiamo parlato della nostra preoccupazione per gli effetti della guerra che si estendono al continente europeo. Ho ribadito la mia preoccupazione per le conseguenze globali del conflitto, soprattutto in termini di sicurezza alimentare, economica ed energetica, soprattutto nelle regioni più povere del pianeta. Abbiamo urgente bisogno di creare un gruppo di Paesi che si sieda al tavolo e che discutano con la Russia per trovare la pace», ha detto Lula.

09:13

Putin in missione a Kherson (e prepara la difesa del Sud)

di Lorenzo Cremonesi

A prima vista verrebbe naturale mettere sullo stesso piano le due visite al fronte compiute a poche ore di distanza rispettivamente da Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Se non fosse per il fatto che si sono recati in luoghi opposti, ma non speculari, dei campi di battaglia, sarebbe logico presentare l’evento come l’incarnazione nei corpi e nei gesti dei due presidenti avversari della sfida senza esclusione di colpi tra Russia e Ucraina a 14 mesi dall’inizio della guerra. (...)

La cruda realtà resta che Putin è andato a rassicurare soldati e comandanti di fronte alla prospettiva, tutt’altro che remota, per cui i tank Nato ultimo modello, uniti al meglio dell’artiglieria, dei mortai e dei droni prodotti dalle aziende occidentali, potrebbero travolgere il suo esercito. Non a caso Kherson è la porta per la Crimea: l’anno scorso gli ucraini non l’avevano difeso perché costretti a fare barriera per impedire l’arrivo a Kiev delle colonne nemiche scese dalla Bielorussia. Ma oggi la situazione appare diversa: i russi da novembre scavano trincee, erigono bunker, minano i campi come forsennati. E lo stesso avviene a Lugansk: un anno fa era visto come la piattaforma di lancio delle truppe russe, che avrebbero dovuto unirsi a quelle in arrivo da Kharkiv e dunque irrompere nel centro del Paese verso Dnipro; ma è dalla riconquista ucraina a settembre di Izyum e Lyman che anche qui i russi stanno arroccandosi in vista del grande contrattacco nemico. (...)

09:22

La conferma dall’Ucraina: Il transito del grano dalla Polonia riprenderà

Il ministro dell’Agricoltura ucraino Mykola Solsky ha confermato oggi che riprenderà il transito di grano e prodotti alimentari ucraini attraverso la Polonia, a seguito di un accordo raggiunto durante i colloqui degli ultimi giorni con Varsavia. Secondo l’agenzia Reuters, però, ci sono nuove preoccupazioni sullo stato dell’accordo con Mosca sul passaggio sicuro delle navi che trasportano grano dai porti ucraini del Mar Nero, e che al momento è impossibile prevedere quante navi riceveranno da Mosca il consenso al passaggio.

09:41

Russia: «Sventato un attacco terroristico ucraino all’infrastruttura energetica in Crimea»

Secondo l’ufficio stampa del Servizio federale per la sicurezza della Russia, le forze di Mosca avrebbero sventato un attacco terroristico contro un’infrastruttura energetica a Kerch, in Crimea. Sarebbe stato arrestato un agente ucraino, a seguito delle indagini nella residenza dell’uomo, gli sarebbero stati sequestrati un ordigno esplosivo improvvisato e mezzi di comunicazione con prove di corrispondenza con un rappresentante dei servizi speciali ucraini che avrebbe coordinato le attività criminali del detenuto. Il comunicato stampa dell’Fsb ha aggiunto che il sospettato ha anche filmato gli impianti energetici della penisola con la fotocamera del telefono, inviando i dati all’Ucraina.

09:54

Esercitazioni della flotta russa nel Pacifico con un sottomarino lanciamissili nucleare

La Flotta del Pacifico russa ha condotto delle esercitazioni con un sottomarino lanciamissili da crociera nucleare Tomsk. Nelle esercitazioni è stato distrutto il gruppo d’attacco portaerei di un ipotetico nemico. Lo ha riferito il comandante del sottomarino, Roman Velichenko, ripreso dall’agenzia di stampa «Tass». L’obiettivo è stato rilevato a una distanza di poco più di 200 chilometri. L’equipaggio del sottomarino ha lanciato 22 missili da crociera antinave Granit e ha distrutto l’obiettivo con successo.

10:36

Russia usa proxies sui social per promuovere disinformazione

La Russia ha «usato sistematicamente operazioni di informazione» nell’ambito della sua strategia dall’inizio della guerra in Ucraina. Lo ha sottolineato il ministero della Difesa britannico. Nel suo ultimo rapporto di intelligence, Londra ha affermato che Mosca ha «coltivato più canali e deleghe per diffondere disinformazione», che ha definito come «la creazione e la condivisione intenzionale di informazioni false o manipolate». Ha descritto una componente di questa strategia di disinformazione come «riciclaggio narrativo», che coinvolge la Russia che promuove informazioni da proxy e fonti di social media non verificate che alla fine penetrano nei media più tradizionali. «Questo mira a offuscare la fonte delle informazioni, rendendo più facile per lo stato russo prendere le distanze dal messaggio», ha aggiunto l’aggiornamento di intelligence del ministero della Difesa di Londra.

10:48

Mattarella, Ue assiste crimini esasperazioni nazionalistiche

«Nessuno può restare indifferente di fronte alla brutale aggressione della Russia contro l’Ucraina, un Paese sovrano, libero, democratico, la cui popolazione è oggetto di attacchi mirati e criminali che uccidono con ferocia, prendendo di mira senza scrupoli le infrastrutture civili ucraine per lasciare la popolazione al gelo e al buio. Oggi l’Europa è testimone di crimini frutto di una rinnovata esasperazione nazionalistica che pretende di violare confini, di conquistare spazi territoriali accampando la presenza di gruppi di popolazione appartenenti alla stessa cultura». Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella da Cracovia.

11:17

La Cina sostiene l’Ue sul riavvio dei colloqui di pace

La Cina sostiene l’Ue «nel promuovere il riavvio dei colloqui di pace» per l’Ucraina «il prima possibile, tenendo conto delle legittime preoccupazioni di tutte le parti e costruendo una sicurezza europea equilibrata, efficace e sostenibile struttura». Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, rispondendo ad una domanda sulle indiscrezioni secondo cui il presidente francese Macron avrebbe incaricato i suoi consiglieri diplomatici di cooperare con le controparti cinesi per definire un quadro di riferimento che possa servire come base per i negoziati Russia-Ucraina.

11:19

Seul potrebbe inviare armi all’Ucraina

La Corea del Sud potrebbe estendere l’ambito degli aiuti per l’Ucraina oltre l’attuale assistenza umanitaria ed economica e aprendo per la prima volta alla possibilità di inviare armi. È quanto emerge da un’intervista, visibile sul sito di Reuters, del presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol in vista della sua visita di Stato negli Usa la prossima settimana. «Se c’è una situazione che la comunità internazionale non può tollerare, come un attacco su larga scala contro i civili, un massacro o una grave violazione delle leggi di guerra, potrebbe essere difficile per noi insistere solo sul sostegno umanitario o finanziario», ha detto Yoon.

11:28

Medvedev contro Seul: «Vedranno le armi russe a Pyongyang»

«Ce ne sono di nuovi disposti ad aiutare i nostri nemici. Il presidente sudcoreano Yun Sok-yeol ha affermato che, in linea di principio, Seul è pronta a fornire armi al regime di Kiev. Fino a poco tempo fa, i sudcoreani assicuravano che la possibilità di fornire armi letali a Kiev fosse completamente esclusa. Mi chiedo cosa diranno gli abitanti di questo Paese quando vedranno le ultime armi russe dei nostri partner della Corea del Nord. Quello che si chiama quid pro quo». È la minaccia di Dmitri Medvedev alla Corea del Sud sulla possibilità che Seul invii armi all’Ucraina.

12:44

Bulgaria vieta import grano, ok solo transito

Come la Polonia, anche la Bulgaria ha vietato le importazioni di grano ucraino, ad eccezione di quello in transito. «Nell’ultimo anno, una quantità significativa di cibo è rimasta nel paese e ha interrotto le catene alimentari», ha riferito Radio Bulgaria, citando il premier ad interim Galab Donev. «Siamo costretti ad adottare questo provvedimento nazionale perché le autorità europee stanno ancora valutando un provvedimento adeguato», ha spiegato. I cereali ucraini destinati all’estero transitano dall’Ue da quando la tradizionale rotta di esportazione attraverso il Mar Nero è stata bloccata dall’invasione russa. Questo però ha provocato dei contraccolpi sui mercati locali, con accese proteste da parte degli agricoltori che hanno costretto Polonia e Bulgaria, così come Ungheria e Slovacchia, a correre ai ripari.

13:19

Ucraina-Usa: Zelensky a colloquio con McCarthy. Discusso rafforzamento delle sanzioni contro la Russia

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha avuto un colloquio telefonico con il presidente della camera bassa del Congresso statunitense, Kevin McCarthy. «L’ho ringraziato per il sostegno bipartisan all’Ucraina nel Congresso», ha scritto Zelensky in un messaggio su Twitter. Il capo dello Stato ucraino ha anche delineato la situazione al fronte e «i bisogni urgenti della difesa ucraina in termini di veicoli corazzati, artiglieria, difesa aerea e velivoli». Zelensky e McCarthy hanno parlato anche di un rafforzamento delle sanzioni contro la Russia, «tra le altre cose sul settore del petrolio e del gas».

13:47

Kiev: «La controffensiva è di fatto già cominciata»

Le azioni di controffensiva sono già in corso, le forze armate ucraine si stanno preparando per la completa liberazione dei territori ucraini. Lo ha annunciato il viceministro della Difesa Hanna Malyar, come riporta Unian. «Una controffensiva include la preparazione dell’equipaggiamento, la preparazione delle persone, le riserve. Questa è la pianificazione di alcune tattiche dei piani A, B, B, perché non può esserci una linea d’azione», ha detto Malyar.

13:59

Lavrov: «Il Venezuela è uno dei partner più affidabili al mondo»

«Il Venezuela è uno dei partner più affidabili al mondo», ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, nel corso di un incontro a Caracas col suo omologo venezuelano Yvan Gil e col presidente Nicolas Maduro. «Russia e Venezuela intendono rafforzare la loro cooperazione. Entrambi i Paesi sono legati da cooperazione strategica, amicizia e simpatia reciproca. Mosca aiuterà sempre il suo alleato latino-americano. Faremo di tutto - ha poi sottolineato - per rendere l’economia del Venezuela sempre più indipendente dai capricci e dai giochi geopolitici degli Stati Uniti o di altri Paesi occidentali».

15:14

Zelensky visita confine con Bielorussia a Volyn

«È un onore per me essere qui oggi per ringraziare le nostre guardie di frontiera per aver protetto il confine di stato», ha scritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel post su Telegram che accompagna un video che lo vede mentre visita la regione di Volyn al confine con la Bielorussia e la Polonia.

16:24

Mosca: «Bakhmut bloccata da nord e sud da truppe russe»

A Bakhmut «le truppe aviotrasportate hanno bloccato la città dalla periferia nord e sud». Lo ha affermato il ministero dell Difesa russo. «Nella direzione di Donetsk, le unità d’assalto aviotrasportate hanno liberato tre quartieri nella parte nord-occidentale, centrale e sud-occidentale di Bakhmut nelle ultime 24 ore», si legge in una dichiarazione del ministero, come riporta Ria Novosti.

16:38

Russia, qualcosa si muove sul fronte nordico: la flotta di Putin seleziona possibili bersagli

Andrea Marinelli e Guido Olimpio

In attesa dell’offensiva terrestre, tra cortine fumogene e preparativi, torna in primo piano il fronte marittimo. A riproporlo «in chiaro» — perché di fatto non è mai scomparso — sono sviluppi recenti e altri più lontani. 

Cavi sottomarini tagliati alle Shetland, altri danneggiati con un’azione dolosa vicino alle isole Svalbard, in Norvegia, infine l’evento più clamoroso e misterioso che ha coinvolto il gasdotto Nord Stream, colpito dalle esplosioni. La serie di episodi, diluiti nel tempo, ha dimostrato la fragilità del sistema, esposto ad incursioni con conseguenze economiche. E una parte della minaccia, come racconta un’inchiesta giornalistica di emittenti svedesi, norvegesi, danesi e finlandesi, viene dalla Russia. Per mesi sono stati tracciati i movimenti di «pescherecci» e della nave per ricerche «Admiral Vladimirsky» nell’Atlantico settentrionale, al largo della Scozia, in quadranti ritenuti strategici.

17:08

Stoltenberg: «Mosca patisce forti perdite ma non vuole la pace»

«Le forze russe stanno patendo perdite significative ma Vladimir Putin non si prepara alla pace perché crede di poter durare più a lungo della resistenza Ucraina e della capacità dell’Occidente di sostenere Kiev». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg nel corso di un punto stampa congiunto con il Presidente della Repubblica Ceca Petr Pavel.

18:01

Putin: «La consegna merci alle regioni annesse è “problematica”»

Il presidente russo Vladimir Putin ha ammesso che la consegna di merci alle regioni dell’Ucraina che la Russia ha annesso l’anno scorso è «problematica» e ha ordinato al governo di affrontare il problema, secondo quanto riferiscono le agenzie russe.

 18:24

Mosca: «Fermato un russo-ucraino, pronto a un sabotaggio in Crimea»

Gli ufficiali del servizio di sicurezza russo (Fsb) hanno arrestato un residente di Kerch, con la cittadinanza sia russa che ucraina, sospettato di aver pianificato un sabotaggio alle infrastrutture energetiche in Crimea. Lo riporta l’agenzia russa Interfax. Durante la perquisizione della residenza del sospettato, l’Fsb avrebbe trovato un ordigno esplosivo improvvisato e un dispositivo di comunicazione contenente la corrispondenza «con un rappresentante dei servizi speciali dell’Ucraina, che coordinava le attività criminali del sospettato». Il cittadino russo-ucraino è stato arrestato con l’accusa di sabotaggio e possesso illegale di ordigni esplosivi e ora rischia l’ergastolo.

18:38

Gli Usa annunciano una nuova fornitura di munizioni a Kiev

Gli Stati Uniti annunceranno oggi un nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina. Lo afferma la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, spiegando che nel pacchetto sono incluse munizioni e proiettili d’artiglieria. Sarà il 36esimo invio di armi da quando è iniziata la guerra.

19:03

Scholz: «Bisogna prepararsi all’idea che la guerra duri a lungo»

«Dobbiamo trovarci per lungo tempo nella situazione di sostenere l’Ucraina» sia con le armi sia sul piano umanitario. Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, a Lisbona, rispondendo a una domanda alla conferenza stampa in corso con il premier Antonio Luis Santo de Costa. «Con tutti gli auspici che dobbiamo poter avere sul fatto che la guerra finisca presto, dobbiamo ragionevolmente preparaci all’idea che possa durare a lungo», ha aggiunto.

19:33

Usa: nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina da 325 milioni

È di 325 milioni di dollari il nuovo pacchetto di aiuti americani all’Ucraina. Lo riporta il New York Times citando il Pentagono. Il pacchetto includerà fra l’altro munizioni per i sistemi lanciarazzi Himars e mine anticarro.

19:51

In Russia aumentano gli annunci sui social per l’arruolamento, anche sulle pagine di asili nido

Pioggia di annunci per pubblicizzare il reclutamento militare è caduta su VKontakte. Dall’inizio di marzo, sono stati 53mila, ha calcolato Novaya Gazeta Europe. Il numero degli annunci è aumentato di sette volte rispetto alla campagna, in larga misura fallita, della scorsa estate. Gli annunci, il 90 per cento dei quali sono per l’arruolamento nella Wagner, sono comparsi sulle pagine dei governatori delle regioni, su quelle degli uffici del lavoro, media locali, ospedali, biblioteche e perfino su quelle degli asili nido. Dall’inizio dell’operazione militare, i post sono stati 75mila.

 20:12

Kiev: «Non era Putin a Kherson e Lugansk ma un suo sosia»

Non è stato il presidente russo Vladimir Putin a recarsi nei territori temporaneamente occupati delle regioni ucraine di Kherson e Luhansk, ma uno dei suoi sosia. È quanto afferma il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino Oleksiy Danilov, in diretta sulla tv nazionale. Lo riporta Ukrainska Pravda. «Non c'era nessun Putin. È un fatto ben noto. Per parlare con il vero Putin bisogna passare almeno 10-14 giorni in quarantena», ha spiegato Danilov, secondo cui Putin è «un uomo spaventato» che non fa «visite improvvisate».

20:13

«Raid russi nel Dnipro con artiglieria pesante, gravi danni»

I russi hanno colpito oggi due distretti nella regione di Dnipropetrovsk con artiglieria pesante. Lo ha reso noto il governatore della regione Serhii Lysak in un post sul suo canale Telegram, scrive Ukrinform. Danni a due edifici amministrativi e a un'azienda. Non si segnalano vittime.

20:21

Mosca: «L'economia russa va meglio di quanto previsto»

Lo stato dell'economia russa va «meglio di quanto previsto dalle parti a noi ostili, anche se nessuno è troppo ottimista o considera che nulla sia successo». Lo ha detto il vice ministro degli Esteri di Mosca, Alexander Pankin, parlando all'Onu con un gruppo ristretto di giornalisti. E affermando che «ovviamente ci sono danni, ma allo stesso tempo questo ci aiuta nella ristrutturazione dell'economia, a contare sulle nostre forze, tecnologie e altro. Aiuta a stabilire nuovi hub per trasporti e logistica, spostarsi verso est».

 21:37

Torna l'allarme aereo a Kiev dopo una settimana

Torna l'allarme aereo a Kiev dopo quasi una settimana di assenza. Le sirene sono scattate nella capitale e nella regione omonima poco dopo le 22 locali. L'ultima volta l'allarme sulla città era stato lanciato il 13 aprile.

22:308

Kiev: «60 stupri documentati nella regione di Kherson»

Sono oltre 60 i casi di stupro documentati dalle autorità ucraine nella regione di Kherson. Lo ha rivelato il procuratore generale Andriy Kostin in un intervento alla commissione Esteri della Camera Usa, riportato da Ukrinform.

«A Kherson, come in altre città, la violenza sessuale è stata utilizzata anche come tattica politica e militare dalle forze russe per umiliare e spezzare la resistenza della popolazione civile», ha affermato Kostin. Le forze dell’ordine stanno anche indagando su casi di stupro di minori. In uno dei villaggi della regione di Kherson, un soldato russo «ha violentato una minorenne in presenza di sua madre e sua nonna».

22:58

Esplosione nei cieli di Kiev: «Caduto satellite della Nasa in rientro sulla Terra»

Il capo dell’amministrazione militare di Kiev, Serhiy Popko, ha riferito che l’allarme aereo risuonato a Kiev questa sera è stato causato dalla «caduta di un satellite spaziale della Nasa».

«Intorno alle 22, nel cielo di Kiev è stato osservato un bagliore luminoso di un oggetto volante. Secondo le informazioni preliminari, questo fenomeno è stato il risultato della caduta sulla Terra di un satellite spaziale della Nasa. Per evitare che i detriti facessero vittime cadendo a terra, è stato annunciato l’allarme aereo. La difesa aerea non è entrata in funzione», ha affermato Popko citato su Telegram dell’amministrazione militare di Kiev.

L’allarme sulla capitale e la regione circostante è durato quasi un’ora. Dopo le sirene, l’amministrazione regionale di Kiev aveva riferito che «un bersaglio aereo è stato rilevato nel cielo» con le forze di difesa aerea «in allerta». Diversi video poi pubblicati sui social media hanno immortalato l’esplosione di un oggetto che le autorità sostengono essere il satellite Nasa.

Nelle ore precedenti, la Nasa aveva messo in guardia sulla possibilità che il suo satellite defunto Rhessi, che ha viaggiato nello spazio per oltre 20 anni registrando oltre 100mila eventi solari, precipitasse sulla Terra la notte tra mercoledì e giovedì, senza tuttavia poter fornire una localizzazione geografica. L’agenzia spaziale americana aveva sottolineato che la maggior parte del satellite sarebbe andata in fumo nel suo viaggio di ritorno nell’atmosfera, avvertendo però che «alcuni componenti» avrebbero potuto resistere all’impatto. «Il rischio che qualcuno sulla Terra venga danneggiato è basso», con una possibilità su 2.467, ha precisato la Nasa. Secondo le previsioni il rientro del satellite nell’atmosfera terrestre era atteso intorno alle 3.30 italiane del mattino di giovedì, con un’approssimazione di «16 ore in più o in meno», in una località non definita.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 20 aprile.

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 20 aprile. Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 20 Aprile 2023

LIVE I FATTI PRINCIPALI

00:48

Allarme aereo in varie regioni, anche a Kiev

00:19

Esplosione a Belgorod, vicino al confine ucraino

19:01

Lavrov: «Gli Usa hanno lanciato una crociata contro Mosca»

18:41

Kiev sfratta l'ambasciata russa. Mosca: replicheremo

17:59

Zelensky sente Rutte: «Grazie ai Paesi Bassi per il supporto»

03:16

Esplosione nei cieli di Kiev: «Caduto satellite della Nasa in rientro sulla Terra»

Il capo dell’amministrazione militare di Kiev, Serhiy Popko, ha riferito che l’allarme aereo risuonato a Kiev questa sera è stato causato dalla «caduta di un satellite spaziale della Nasa».

«Intorno alle 22, nel cielo di Kiev è stato osservato un bagliore luminoso di un oggetto volante. Secondo le informazioni preliminari, questo fenomeno è stato il risultato della caduta sulla Terra di un satellite spaziale della Nasa. Per evitare che i detriti facessero vittime cadendo a terra, è stato annunciato l’allarme aereo. La difesa aerea non è entrata in funzione», ha affermato Popko citato su Telegram dell’amministrazione militare di Kiev.

L’allarme sulla capitale e la regione circostante è durato quasi un’ora. Dopo le sirene, l’amministrazione regionale di Kiev aveva riferito che «un bersaglio aereo è stato rilevato nel cielo» con le forze di difesa aerea «in allerta». Diversi video poi pubblicati sui social media hanno immortalato l’esplosione di un oggetto che le autorità sostengono essere il satellite Nasa.

Nelle ore precedenti, la Nasa aveva messo in guardia sulla possibilità che il suo satellite defunto Rhessi, che ha viaggiato nello spazio per oltre 20 anni registrando oltre 100mila eventi solari, precipitasse sulla Terra la notte tra mercoledì e giovedì, senza tuttavia poter fornire una localizzazione geografica. L’agenzia spaziale americana aveva sottolineato che la maggior parte del satellite sarebbe andata in fumo nel suo viaggio di ritorno nell’atmosfera, avvertendo però che «alcuni componenti» avrebbero potuto resistere all’impatto. «Il rischio che qualcuno sulla Terra venga danneggiato è basso», con una possibilità su 2.467, ha precisato la Nasa. Secondo le previsioni il rientro del satellite nell’atmosfera terrestre era atteso intorno alle 3.30 italiane del mattino di giovedì, con un’approssimazione di «16 ore in più o in meno», in una località non definita.

03:17

Kiev: «60 stupri documentati nella regione di Kherson»

Sono oltre 60 i casi di stupro documentati dalle autorità ucraine nella regione di Kherson. Lo ha rivelato il procuratore generale Andriy Kostin in un intervento alla commissione Esteri della Camera Usa, riportato da Ukrinform.

«A Kherson, come in altre città, la violenza sessuale è stata utilizzata anche come tattica politica e militare dalle forze russe per umiliare e spezzare la resistenza della popolazione civile», ha affermato Kostin. Le forze dell’ordine stanno anche indagando su casi di stupro di minori. In uno dei villaggi della regione di Kherson, un soldato russo «ha violentato una minorenne in presenza di sua madre e sua nonna».

03:18

Russia, qualcosa si muove sul fronte nordico: la flotta di Putin seleziona possibili bersagli

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

In attesa dell’offensiva terrestre, tra cortine fumogene e preparativi, torna in primo piano il fronte marittimo. A riproporlo «in chiaro» — perché di fatto non è mai scomparso — sono sviluppi recenti e altri più lontani.

 Cavi sottomarini tagliati alle Shetland, altri danneggiati con un’azione dolosa vicino alle isole Svalbard, in Norvegia, infine l’evento più clamoroso e misterioso che ha coinvolto il gasdotto Nord Stream, colpito dalle esplosioni. La serie di episodi, diluiti nel tempo, ha dimostrato la fragilità del sistema, esposto ad incursioni con conseguenze economiche. E una parte della minaccia, come racconta un’inchiesta giornalistica di emittenti svedesi, norvegesi, danesi e finlandesi, viene dalla Russia. Per mesi sono stati tracciati i movimenti di «pescherecci» e della nave per ricerche «Admiral Vladimirsky» nell’Atlantico settentrionale, al largo della Scozia, in quadranti ritenuti strategici.

03:35

Giallo sull’esplosione nei cieli di Kiev. La Nasa: non è un satellite nostro

Nessun satellite della Nasa è caduto sulla capitale ucraina Kiev: lo ha detto all’agenzia di stampa Afp un portavoce dell’agenzia spaziale statunitense. Il capo dell’amministrazione militare di Kiev, Serhiy Popko, aveva riferito che l’allarme aereo risuonato nella capitale ieri sera era dovuto alla «caduta di un satellite spaziale della Nasa». «Il rientro non è ancora avvenuto: Rhessi è ancora in orbita - ha dichiarato il portavoce riferendosi al satellite in questione -. La Nasa e il dipartimento della Difesa continuano a monitorare Rhessi. Nessun altro satellite della Nasa è rientrato nell’atmosfera oggi». Nelle ore precedenti la segnalazione della caduta di un satellite a Kiev, la Nasa aveva messo in guardia sulla possibilità che il suo satellite defunto Rhessi, che ha viaggiato nello spazio per oltre 20 anni registrando oltre 100.000 eventi solari, precipitasse sulla Terra la notte tra mercoledì e giovedì, senza tuttavia poter fornire una localizzazione geografica. L’agenzia spaziale americana aveva sottolineato che la maggior parte del satellite sarebbe andata in fumo nel suo viaggio di ritorno nell’atmosfera, avvertendo però che «alcuni componenti» avrebbero potuto resistere all’impatto.

04:59

Kiev: distrutti 10 droni russi su 11

Le forze ucraine hanno distrutto ieri sera 10 droni russi su un totale di 11 lanciati dalle truppe di Mosca: lo ha reso noto l’Aeronautica militare delle Forze armate di Kiev, come riporta il Kyiv Independent. Oltre ai droni, i russi hanno lanciato bombe aeree guidate sul territorio ucraino. Non si segnalano feriti o vittime.

08:01

Danni al settore agricolo ucraino per 8 miliardi di dollari

I danni al settore agricolo e alle risorse del territorio ucraino sono costati 8,7 miliardi di dollari dall’inizio dell’invasione russa su larga scala. È quanto si legge in un rapporto della Kyiv School of Economics. La maggior parte dei danni è stata causata dalla distruzione di macchinari agricoli che secondo le stime del rapporto è costata più di 4,65 miliardi di dollari. L’altra causa di perdite nell’industria agricola, scrive Kyiv Independent, è il risultato della distruzione e del furto di prodotti manifatturieri, che è stimato in una perdita di 1,87 miliardi di dollari. Anche le infrastrutture agricole hanno subito ingenti perdite, soprattutto i granai e altre strutture di stoccaggio, stimate in 1,33 miliardi di dollari. L’invasione su larga scala da parte della Russia ha causato i danni maggiori al complesso agroindustriale dei governatorati di Luhansk, Kherson, Donetsk, Kharkiv e Zaporizhzhia.

08:17

Stato maggiore di Kiev: «21 droni russi abbattuti nelle ultime 24 ore»

Nell’arco delle ultime 24 ore, le forze ucraine hanno abbattuto 21 di un totale di 26 droni russi lanciati contro diverse regioni del Paese. Lo ha riferito su Facebook lo Stato maggiore di Kiev. «Nell’ultimo giorno l’avversario ha effettuato 3 attacchi missilistici e 57 attacchi aerei, lanciando in particolare 26 droni Shahed-136, 21 di cui sono stati distrutti dai nostri difensori», si legge nel messaggio. Si afferma inoltre che le forze russe hanno effettuato 69 bombardamenti con lanciarazzi multipli contro le posizioni delle truppe ucraine e gli insediamenti del Paese, causando vittime, feriti e danni.

08:39

Financial Times: «Imposizione nuove sanzioni a Russia è “finita”»

L’Unione europea ritiene che l’imposizione di nuove sanzioni contro la Russia sia «finita», perché se ce ne saranno altre, ci saranno più eccezioni che restrizioni, ha riferito il Financial Times, citando un alto funzionario dell’Ue. Molti funzionari europei hanno ammesso che i settori dell’economia russa non interessati dalle sanzioni sono vitali per un certo numero di paesi Ue e per questo su queste aree sarà imposto il veto, secondo FT. Secondo i funzionari che lavorano alla preparazione del prossimo pacchetto di sanzioni, è probabile che le nuove misure contro Mosca si limiteranno all’ampliamento dell’elenco delle persone sanzionate e alle misure per inasprire le sanzioni esistenti, «chiudendo le scappatoie».

08:43

Putin in missione a Kherson (e prepara la difesa del Sud)

Lorenzo Cremonesi

MIRNOGRAD - A prima vista verrebbe naturale mettere sullo stesso piano le due visite al fronte compiute a poche ore di distanza rispettivamente da Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Se non fosse per il fatto che si sono recati in luoghi opposti, ma non speculari, dei campi di battaglia, sarebbe logico presentare l’evento come l’incarnazione nei corpi e nei gesti dei due presidenti avversari della sfida senza esclusione di colpi tra Russia e Ucraina a 14 mesi dall’inizio della guerra.

 09:02

Governatore di Kherson: «Gli ultimi attacchi russi hanno causato sei feriti»

Gli attacchi russi sferrati nelle scorse ore nella regione di Kherson hanno causato sei feriti. È quanto affermato dal governatore regionale di Kherson, Oleksandr Prokudin. Il governatore ha detto in un messaggio su Telegram che le forze russe hanno bombardato i quartieri residenziali di diverse località, un dispensario nella comunità di Beryslav, edificio di un’impresa e territorio di un’impresa automobilistica a Kherson. Le truppe di Mosca hanno fatto uso di droni, artiglieria pesante e aviazione.

09:24

Kiev: «Il lampo non causato da un satellite o da un missile»

«Un lampo luminoso visto sopra il cielo di Kiev non era dovuto alla caduta di un satellite o a un attacco missilistico russo. Cosa fosse esattamente, solo gli esperti possono scoprirlo». È quanto afferma l’amministrazione militare della città dopo l’allarme aereo risuonato nella capitale ieri sera e inizialmente imputato alla «caduta di un satellite spaziale della Nasa» in procinto di tornare sulla terra. Ma la stessa agenzia Usa ha poi smentito.

09:40

Tremila e 300 euro al mese, poche licenze e molti traumi: vita di un soldato al fronte in Ucraina

di Lorenzo Cremonesi

Appena possono scelgono di vivere nelle casupole contadine di legno delle periferie, invece che nei casermoni in cemento grezzo del centro. I nuclei urbani del Donbass vedono negli ultimi mesi una trasformazione profonda. Si mettono assieme quattro o cinque soldati della stessa pattuglia e condividono le spese per il cibo, organizzano i turni per il taglio della legna destinata alle stufe, il più bravo a cucinare fa il cuoco. «Non serve molta fantasia, nessuno disdegna un piatto di borsh caldo la sera», dicono riferendosi alla minestra tipica di queste regioni a base di verdura cotta, un pezzo di carne e panna acida. Sono quasi tutti uomini: donne ne contiamo pochissime, praticamente nessuna con le unità combattenti sulle prime linee del fronte.

09:42

Kiev: «L’esplosione causata probabilmente da un meteorite»

Il portavoce dell’aeronautica ucraina, Yuri Ignat, ha affermato che il lampo visibile ieri in Ucraina e «anche in Bielorussia» è stato probabilmente causato da un meteorite. «Questo lampo è stato visto anche in Bielorussia. Pertanto, non è stato così facile trovare detriti. Penso che i servizi speciali si occuperanno di questo, ma forse questo corpo, un meteorite, è «bruciato nell’atmosfera».

09:56

Media, segretario Nato Stoltenberg arrivato a Kiev

Jens Stoltenberg è arrivato a Kiev. Lo scrive il Kyiv Independent pubblicando due fotografie del segretario generale della Nato in città. Stoltenberg «è stato visto da un giornalista indipendente di Kiev la mattina del 20 aprile mentre rendeva omaggio ai soldati ucraini caduti in piazza San Michele», nel centro della capitale ucraina, scrive il portale su Twitter.

10:24

Mosca lancia campagna di reclutamento: «Diventa un vero uomo»

L’esercito russo ha lanciato una campagna video per reclutare più soldati professionisti a combattere in Ucraina, sfidando a dimostrare di essere «un vero uomo» e cambiare una vita civile banale per l’adrenalina del campo di battaglia. L’annuncio, impostato su un’impressionante musica rock, segue un rapporto dell’intelligence militare britannica che suggeriscono che Mosca stia cercando di reclutare fino a 400.000 soldati professionisti - su base volontaria - per rafforzare le sue forze in Ucraina. Lo riporta il Guardian.

L’annuncio è stato finora pubblicato sui principali siti di social network russi. Invita a firmare un contratto con il ministero della Difesa russo per uno stipendio a partire da 204.000 rubli (2.495 dollari) al mese e inizia mostrando un uomo in un supermercato vestito con un’uniforme militare con in mano una mitragliatrice pesante. «È questo il tipo di difensore che sognavi di diventare?», è la domanda. Successivamente nel video, un uomo sta camminando nella nebbia con altri soldati su quello che sembra un campo di battaglia. «Tu sei un uomo», conclude l’annuncio. Nelle ultime settimane nella capitale russa sono spuntati manifesti in cerca di soldati professionisti che dichiarano che «la nostra professione è difendere la patria».

10:35

Agenzia spaziale Ucraina: lampo su Kiev forse un meteorite

Il misterioso lampo che ha illuminato i cieli sopra la capitale ucraina Kiev è stato provocato probabilmente da un meteorite, secondo l’Agenzia spaziale ucraina. La Nasa aveva smentito che si fosse trattato della caduta di un suo satellite precisando che la navicella spaziale Rhessi, utilizzata per osservare i brillamenti solari e sospettata da Kiev di esserre caduta sulla Terra, “è ancora in orbita”. Il bagliore luminoso è stato osservato nel cielo sopra la capitale intorno alle 22 di ieri, ora locale (le 21 in Italia). È stato attivato un allarme antiaereo ma la difesa aerea non si è attivata, ha detto su Telegram il capo dell’amministrazione militare di Kiev, Serhiy Popko.

11:21

Wikipedia non cancella articolo, multata da Russia

La Wikimedia Foundation, che gestisce Wikipedia, è stata multata da un tribunale russo per 1,5 milioni di rubli (quasi 17 mila euro) per non aver cancellato un articolo sulla guerra in Ucraina. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Tass. L’articolo `incriminato´ riferisce di combattimenti avvenuti nella primavera 2022 vicino ad Akhtyrka durante i quali sono stati uccisi dei bambini. Secondo la procura russa di Mosca, le informazioni non sono vere e per questo ha chiesto alla Wikimedia Foundation di rimuovere l’articolo, ma non è stato fatto.

11:46

Residente di Zaporizhzhia arrestato per aver pianificato sabotaggio

Le forze dell’ordine russe hanno arrestato un residente della regione di Zaporizhzhia che voleva fabbricare una bomba per attaccare un posto di blocco delle Forze armate della Federazione Russa. È quanto riferito dall’ufficio stampa del dipartimento regionale del Comitato investigativo russo. Secondo le indagini, all’inizio di aprile 2022 il sospettato, un residente della località di Tokmak, «su richiesta di un suo amico di commettere un atto terroristico, ha cercato componenti per la fabbricazione di un ordigno esplosivo rudimentale, che ha consegnato a quest’ultimo». Le autorità cercano di identificare altre persone coinvolte nel sabotaggio sventato.

11:52

Ungheria amplia lista importazioni bandite

L’Ungheria amplia la lista di prodotti ucraini di cui è vietata l’importazione, dopo aver bloccato il grano. Fino al 30 giugno, nella lista di 25 prodotti ci sono anche «olio, miele e alcuni prodotti a base di carne», ha fatto sapere Gergely Gulyas, capo di gabinetto del premier. Il ministro dell’Agricoltura, Istvan Nagy, ha specificato che il transito di grano ucraino è permesso in «un modo controllato».

12:03

Cremlino: adesione Kiev a Nato rappresenterebbe un «pericolo significativo» per Russia

L’adesione dell’Ucraina alla Nato rappresenterebbe un «pericolo significativo» per la Russia. E’ quanto affermato dal portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. Parlando ad una conferenza stampa, Peskov ha sottolineato che la prevenzione di questo passo da parte di Kiev è uno degli obiettivi dell’operazione militare speciale. «Non possiamo permetterlo, perche’ altrimenti rappresenterebbe un grave, significativo pericolo per la sicurezza del nostro Paese», ha detto Peskov.

12:18

Mattarella: «Sostegno all’Ucraina finché necessario»

«L’Italia fornirà all’Ucraina sostegno finché sarà necessario e richiesto sotto ogni profilo, perchè non è solo in ballo l’indipendenza del Paese, ma anche il futuro di pace dell’Europa. Ne seguirebbero altre aggressioni e questo non possiamo consentirlo». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Bratislava, dopo l’incontro con la presidente slovacca Zuzana Caputova.

12:39

Ucraina: lista sanzioni, Berna aggiunge Wagner e media Ria Fan

La Svizzera aggiungerà alla lista di sanzionati il gruppo militare russo Wagner e l’agenzia Ria Fan (Federal News Agency). Lo ha riferito la Reuters citando il dipartimento svizzero per gli Affari economici, Educazione e Ricerca. Gli stessi soggetti sono già stati inseriti nella black list Ue la settimana scorsa.

 12:52

Kuleba, grati a Danimarca e Paesi Bassi per Leopard 2

In un tweet il ministro ucraino degli Esteri, Dmytro Kuleba, ha ringraziato i governi di Amsterdam e Copenaghen per la donazione di almeno 14 carri Leopard 2. «Durante la nostra chiamata di oggi, Lars Loekke ha confermato che Danimarca e Paesi Bassi doneranno 14 carri armati Leopard 2. Siamo profondamente grati per questo contributo. Abbiamo anche discusso di accelerare la consegna di 100 Leopard 1 che erano già stati promessi per aumentare le capacità dell’Ucraina», ha scritto. I tank dovrebbero essere consegnati all’inizio del 2024.

13:53

Zelensky: visita di Stoltenberg nuovo capitolo con Nato

«Do il benvenuto al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a Kiev. Questa visita di Jens Stoltenberg è la prima dalla guerra su vasta scala: la interpretiamo come un segno che l’Alleanza è pronta a iniziare un nuovo capitolo nelle relazioni con l’Ucraina, un capitolo di decisioni ambiziose». Lo scrive su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky pubblicando un video del suo incontro col segretario della Nato.

13:54

Stoltenberg a Kiev: il posto dell’Ucraina è nella Nato

«Il posto dell’Ucraina è nella famiglia euro-atlantica. Il posto dell’Ucraina è nella Nato. E nel tempo, il nostro sostegno contribuirà a renderlo possibile». Lo ha affermato il segretario generale Jens Stoltenberg nel corso della sua visita a sorpresa a Kiev. Stoltenberg ha sottolineato che l’iniziativa di sostegno pluriennale aiuterà l’Ucraina a passare dagli equipaggiamenti e dalle dottrine dell’era sovietica agli standard della Nato e a garantire la piena interoperabilità con l’Alleanza, definendola «una testimonianza dell’impegno a lungo termine della Nato nei confronti dell’Ucraina».

 14:40

Usa-alleati valutano divieto quasi totale dell’export a Mosca

Gli Stati Uniti e alcuni degli alleati chiave dell’Ucraina stanno valutando un divieto quasi totale delle esportazioni alla Russia. L’idea è discussa, secondo le indiscrezioni riportate dall’agenzia Bloomberg, in vista del G7 dei capi di stato in Giappone in maggio. L’approccio allo studio è quello di trasformare il regime di sanzioni in vigore in un divieto di tutte le esportazioni escluse alcune esenzioni. In base ai criteri attualmente usati tutte le esportazioni sono consentite eccetto quelle su cui sono state imposte sanzioni.

14:59

Governatore di Belgorod: oltre 300 attacchi con droni di Kiev

La regione russa di Belgorod, situata al confine con l’Ucraina, è stata attaccata dai droni di Kiev «oltre 300 volte». Lo ha detto il governatore locale Vyacheslav Gladkov. Lo riporta Ria Novosti. Gladkov ha presentato un rapporto secondo cui l’area è stata oggetto di 326 attacchi di droni e 15 sabotaggi. «All’inizio dell’estate, abbiamo visto sorgere una nuova minaccia a causa dei crescenti attacchi di veicoli aerei senza equipaggio — ha spiegato —, abbiamo fatto molto lavoro per garantire la protezione delle strutture energetiche».

15:17

La Cina ha rifiutato di dare armi della Wagner

Secondo uno dei documenti segreti americani diffusi sui social da Jack Teixeira, il gruppo Wagner ha chiesto senza successo alla Cina una fornitura di armi. Armi negate. Lo scrive il Financial Times. La richiesta è stata fatta all’inizio di quest’anno, secondo un rapporto dell’intelligence statunitense trapelato.

15:35

Ministro di Kiev: le scelte unilaterali sul grano sono inaccettabili

«Azioni unilaterali» dei Paesi dell’Unione europea riguardanti l’importazione del grano e altri prodotti agricoli ucraini «non sono accettabili. In tempi così difficili, è estremamente importante coordinare e armonizzare tutte le decisioni nell’Unione europea». A dirlo è Mykola Solskij, ministro delle politiche agrarie dell’Ucraina, in un’intervista all’Ansa. L’Ucraina «non abbandonerà i suoi agricoltori. Negozieremo, persuaderemo e proteggeremo la loro posizione», ha aggiunto, sottolineando che «gli agricoltori ucraini capiscono i loro colleghi all’estero» ma qui «stanno affrontando un problema più grande: siamo in guerra».

15:47

Caso Uss, Tajani: «Rapporto con gli Usa solido e leale»

«Alla luce della gravità» del caso di Artem Uss «nei nostri continui contatti con gli Stati Uniti abbiamo confermato l’impegno delle autorità italiane nelle attività di indagini in corso, abbiamo assicurato la disponibilità a condividere tempestivamente ogni informazione attraverso i canali più appropriati, mentre stiamo verificando l’attivazione della procedura del congelamento dei beni di Uss in Italia. L’Europa e gli Usa sono la stella polare della nostra politica estera, il rapporto con Washington è e continuerà a essere solido e leale». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al question time al Senato.

16:00

Kuleba pressa l’Ue sulle armi: l’inazione si misura in vite

«L’incapacità dell’Unione europea di attuare la sua decisione sull’approvvigionamento congiunto di munizioni per l’Ucraina è frustrante». Lo ha scritto su Twitter Dmytro Kuleba, il ministro degli Esteri ucraino. «Questo è un test per verificare se l’Ue ha una sua autonomia strategica nel prendere nuove decisioni cruciali in materia di sicurezza. Per l’Ucraina, il costo dell’inazione si misura in vite umane».

16:35

Aleksandr Uss si dimette da governatore di Krasnoyarsk

Aleksandr Uss ha annunciato le sue dimissioni da governatore della regione russa di Krasnoyarsk: lo riporta Meduza, citando il suo canale Telegram. Il governatore ha detto di aver incontrato Putin e di aver ricevuto un'offerta per «continuare a lavorare a livello federale». Aleksandr Uss è il padre dell'imprenditore russo Artem Uss, evaso dai domiciliari in Italia dopo che il 21 marzo era stata concessa l'estradizione verso gli Stati Uniti.

Al posto di Uss, Putin ha proposto al viceministro delle Finanze Mikhail Kotjukov di assumere l'incarico di governatore ad interim della regione del Territorio di Krasnojarsk.

16:48

La Nasa conferma: satellite rientrato nella regione del Sahara

La Nasa conferma che il satellite Rhessi, erroneamente indicato come responsabile del forte bagliore avvistato ieri nel cielo di Kiev, è rientrato nell'atmosfera tra Sudan e Egitto, nel deserto del Sahara, alle 2:21 ora italiana. Il satellite dovrebbe essersi disintegrato, ma non si escludono detriti.

17:36

Il punto militare | Le antenne sui tetti delle ambasciate russe che «servono a spiare i Paesi europei»

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Comignoli, tetti spioventi o piatti come una terrazza, tegole rosse, architetture più eleganti. In mezzo c’è un mare di antenne: piccole, alte, paraboliche, altre invisibili dentro container, altre ancora mimetizzate da qualche parte. Secondo un’indagine di un gruppo di giornali nordeuropei, questa «foresta» è parte di un’attività di spionaggio russa che usa le ambasciate, ma anche edifici meno identificabili, in tutta Europa e nel resto del mondo.

17:59

Zelensky sente Rutte: «Grazie ai Paesi Bassi per il supporto»

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha avuto un «fruttuoso» colloquio telefonico con il premier olandese Mark Rutte. «Abbiamo discusso la situazione al fronte. Ho ringraziato per aver fornito i Patriot e per la decisione congiunta con la Danimarca di fornire 14 Leopard 2, lo stanziamento di 274 milioni di euro dal pacchetto di supporto di 2,5 miliardi di euro per l'Ucraina», ha scritto su twitter. «Continuiamo a lavorare con i Paesi Bassi per far pagare all'aggressore le sue responsabilità».

18:41

Kiev sfratta l'ambasciata russa. Mosca: replicheremo

Il consiglio comunale di Kiev ha rescisso unilateralmente il contratto di locazione del terreno su cui si trova la sede dell'ambasciata russa, ha confermato il sindaco della capitale ucraina, Vitali Klitschko sul suo canale Telegram. E, come anticipato, viene chiesto al governo di nazionalizzare l'edificio che ha ospitato le sede diplomatica russa. Per ora da Mosca non sono arrivate reazioni ufficiali, ma l'irritazione è evidente nelle dichiarazioni di "fonti" riportate dalle agenzie russe, secondo cui la decisione del consiglio comunale non è stata notificata al governo russo, ma se questo verrà fatto, «ci sarà una risposta speculare».

19:01

Lavrov: «Gli Usa hanno lanciato una crociata contro Mosca»

«Tutti capiscono che gli americani hanno dichiarato una "crociata" contro la Federazione Russa, contro i suoi interessi legittimi, contro la cultura russa, le tradizioni russe, scegliendo come punta della lancia il regime nazista di Kiev, pompandolo con nuovi sistemi d'arma». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov durante la sua visita a Cuba. Il Cremlino definisce «neonaziste» le autorità ucraine, ma queste accuse - tra i pretesti usati da Mosca per dare inizio al conflitto - sono ritenute da molti osservatori palesemente false.

00:19

Esplosione a Belgorod, vicino al confine ucraino

Una violenta esplosione è stata avvertita nel centro di Belgorod, capoluogo dell’omonima regione russa al confine con l’Ucraina. Lo scoppio, come riferisce il governatore locale, è avvenuto in centro - sembra nelle vicinanze di un deposito di petrolio - e ha lasciato un cratere di circa 20 metri. «Secondo le informazioni preliminari, non ci sono vittime», ha dichiarato Vyacheslav Gladkov, governatore della regione di Belgorod, sull’applicazione di messaggistica Telegram.

00:48

Allarme aereo in varie regioni, anche a Kiev

Un allarme per un possibile attacco con droni kamikaze è stato segnalato in diverse regioni dell’Ucraina: immediatamente è stato dichiarato lo stato d’emergenza ed è stata attivata la contraerea. Lo riferisce l’agenzia Unian, citando le autorità militari. Le sirene sono risuonate nelle regioni di Kyiv, Chernihiv e Zhytomyr.

Anche l’amministrazione militare regionale di Kiev ha avvertito di un possibile attacco da parte di droni kamikaze. «Minaccia di attacco da parte di droni nemici - si legge in un messaggio alla popolazione -. Invitiamo i residenti a rimanere in luoghi sicuri fino alla fine del segnale di allarme». Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente, ha esortato i residenti allertati a non ignorare l’allerta aerea. Yermak ha anche riferito che è entrata in funzione la difesa aerea. 

(ANSA il 20 aprile 2023) - Il portavoce dell'aeronautica ucraina, Yuri Ignat, ha affermato che il lampo visibile ieri in Ucraina e "anche in Bielorussia" è stato probabilmente causato da un meteorite. "Questo lampo è stato visto anche in Bielorussia. Pertanto, non è stato così facile trovare detriti. Penso che i servizi speciali si occuperanno di questo, ma forse questo corpo, un meteorite, è "bruciato nell'atmosfera".

(ANSA-AFPil 20 aprile 2023) "Un lampo luminoso visto sopra il cielo di Kiev non era dovuto alla caduta di un satellite o a un attacco missilistico russo. Cosa fosse esattamente, solo gli esperti possono scoprirlo". E' quanto afferma l'amministrazione militare della città dopo l'allarme aereo risuonato nella capitale ieri sera e inizialmente imputato alla "caduta di un satellite spaziale della Nasa" in procinto di tornare sulla terra. Ma la stessa agenzia Usa ha poi smentito.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 21 aprile.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 21 aprile. Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 21 Aprile 2023

Le notizie sulla guerra di venerdì 21 aprile. Lavrov: «Gli Usa hanno lanciato una crociata contro Mosca». Incontro a Ramstein del gruppo di contatto di sostegno all'Ucraina. Medvedev minaccia il Regno Unito e la Germania

Questa diretta è stata chiusa: trovate a questo link il nuovo articolo con tutte le notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta.

LIVE I FATTI PRINCIPALI

23:33

Zelensky firma la legge: stop in Ucraina ai nomi geografici legati alla Russia

23:11

Il Sudafrica valuta il ritiro dal Trattato di Roma per non arrestare Putin

22:44

Sei carri armati Leopard in viaggio dalla Spagna a Kiev

22:41

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica: «Preoccupati per i continui bombardamenti su Zaporizhzhia»

22:13

La Lettonia trasferirà in Ucraina tutti i suoi sistemi di difesa aerea

00:10

Stoltenberg a Kiev: «Il posto dell’Ucraina è nella Nato»

«Il posto dell’Ucraina è nella famiglia euro-atlantica. Il posto dell’Ucraina è nella Nato. E nel tempo, il nostro sostegno contribuirà a renderlo possibile». Lo ha affermato il segretario generale Jens Stoltenberg nel corso della sua visita a sorpresa a Kiev. Stoltenberg ha sottolineato che l’iniziativa di sostegno pluriennale aiuterà l’Ucraina a passare dagli equipaggiamenti e dalle dottrine dell’era sovietica agli standard della Nato e a garantire la piena interoperabilità con l’Alleanza, definendola «una testimonianza dell’impegno a lungo termine della Nato nei confronti dell’Ucraina».

00:52

Kiev sfratta l’ambasciata russa. Mosca: replicheremo

Il consiglio comunale di Kiev ha rescisso unilateralmente il contratto di locazione del terreno su cui si trova la sede dell’ambasciata russa, ha confermato il sindaco della capitale ucraina, Vitali Klitschko sul suo canale Telegram. E, come anticipato, viene chiesto al governo di nazionalizzare l’edificio che ha ospitato le sede diplomatica russa. Per ora da Mosca non sono arrivate reazioni ufficiali, ma l’irritazione è evidente nelle dichiarazioni di “fonti” riportate dalle agenzie russe, secondo cui la decisione del consiglio comunale non è stata notificata al governo russo, ma se questo verrà fatto, «ci sarà una risposta speculare».

02:10

La Cina ha rifiutato di dare armi della Wagner

Secondo uno dei documenti segreti americani diffusi sui social da Jack Teixeira, il gruppo Wagner ha chiesto senza successo alla Cina una fornitura di armi. Armi negate. Lo scrive il Financial Times. La richiesta è stata fatta all’inizio di quest’anno, secondo un rapporto dell’intelligence statunitense trapelato.

03:07

Le antenne sui tetti delle ambasciate russe che «servono a spiare i Paesi europei»

Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Comignoli, tetti spioventi o piatti come una terrazza, tegole rosse, architetture più eleganti. In mezzo c’è un mare di antenne: piccole, alte, paraboliche, altre invisibili dentro container, altre ancora mimetizzate da qualche parte. Secondo un’indagine di un gruppo di giornali nordeuropei, questa «foresta» è parte di un’attività di spionaggio russa che usa le ambasciate, ma anche edifici meno identificabili, in tutta Europa e nel resto del mondo.

03:45

Lavrov: «Gli Usa hanno lanciato una crociata contro Mosca»

«Tutti capiscono che gli americani hanno dichiarato una “crociata” contro la Federazione Russa, contro i suoi interessi legittimi, contro la cultura russa, le tradizioni russe, scegliendo come punta della lancia il regime nazista di Kiev, pompandolo con nuovi sistemi d’arma». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov durante la sua visita a Cuba. Il Cremlino definisce «neonaziste» le autorità ucraine, ma queste accuse - tra i pretesti usati da Mosca per dare inizio al conflitto - sono ritenute da molti osservatori palesemente false.

04:46

Allarme aereo in varie regioni, anche a Kiev

Un allarme per un possibile attacco con droni kamikaze è stato segnalato in diverse regioni dell’Ucraina: immediatamente è stato dichiarato lo stato d’emergenza ed è stata attivata la contraerea. Lo riferisce l’agenzia Unian, citando le autorità militari. Le sirene sono risuonate nelle regioni di Kyiv, Chernihiv e Zhytomyr.

Anche l’amministrazione militare regionale di Kiev ha avvertito di un possibile attacco da parte di droni kamikaze. «Minaccia di attacco da parte di droni nemici - si legge in un messaggio alla popolazione -. Invitiamo i residenti a rimanere in luoghi sicuri fino alla fine del segnale di allarme». Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente, ha esortato i residenti allertati a non ignorare l’allerta aerea. Yermak ha anche riferito che è entrata in funzione la difesa aerea.

 04:55

Esplosione a Belgorod, vicino al confine ucraino

Una violenta esplosione è stata avvertita nel centro di Belgorod, capoluogo dell’omonima regione russa al confine con l’Ucraina. Lo scoppio, come riferisce il governatore locale, è avvenuto in centro - sembra nelle vicinanze di un deposito di petrolio - e ha lasciato un cratere di circa 20 metri. «Secondo le informazioni preliminari, non ci sono vittime», ha dichiarato Vyacheslav Gladkov, governatore della regione di Belgorod, sull’applicazione di messaggistica Telegram.

06:58

Attacco con droni a Kiev, danneggiate infrastrutture civili

Nell'attacco con droni russi nella notte su Kiev e sull'Oblast centrale di Poltava in Ucraina, sono rimaste danneggiate infrastrutture civili. Lo riporta Kyiv Independent precisando che, al momento, non sono state segnalate vittime. «Dopo una pausa di 25 giorni, la capitale dell'Ucraina ha subìto un altro attacco aereo da parte del nemico» ha scritto sui social l'amministrazione militare dell'Oblast di Kiev.

La contraerea ucraina ha abbattuto otto droni russi vicino a Kiev, secondo l'amministrazione militare si tratta probabilmente di un nuovo lotto di droni kamikaze Shahed e sono stati sparati dal «nord». La Russia ha anche lanciato nella notte un attacco di droni contro Poltava l'Oblast Poltava, provocando «la distruzione delle infrastrutture civili», ha detto il governatore di Poltava Oblast Dmytro Lunin su Telegram.

07:40

Kiev, ieri respinti 60 attacchi russi

Le forze ucraine hanno respinto ieri 60 attacchi russi nelle direzioni di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka nella regione di Donetsk, nell’Ucraina orientale: lo ha reso noto lo Stato Maggiore dell’Esercito di Kiev, come riporta Rbc-Ucraina. Ieri la Russia ha effettuato 23 raid aerei sull’Ucraina, prosegue l’Esercito, aggiungendo che durante la notte sono stati lanciati 10 droni Shahed-136, otto dei quali sono stati distrutti dalle forze ucraine. Inoltre, le truppe russe hanno effettuato 49 attacchi con sistemi di razzi a lancio multiplo contro posizioni militari ucraine e villaggi. Si segnalano morti e feriti tra la popolazione civile, oltre ad abitazioni e altre infrastrutture civili distrutte o danneggiate.

08:08

Pechino: noi non gettiamo benzina sul fuoco

La Cina non sta gettando benzina sul fuoco per quanto riguarda la situazione in Ucraina e sostiene una risoluzione pacifica delle controversie internazionali attraverso il dialogo e la diplomazia. Lo ha affermato il ministro degli Esteri cinese Qin Gang, secondo quanto riporta il Guardian. La Cina, ha aggiunto Qin al Lanting Forum di Shanghai, non ha intenzione di partecipare a una grande competizione per il potere e si oppone ai tentativi di costruire muri e barriere per interrompere le catene di approvvigionamento internazionali.

08:09

G7 potrebbe decidere bando totale export verso Russia

Ieri l’agenzia di stampa Bloomberg ha riferito, citando persone che hanno familiarità con la questione, che gli Stati Uniti e altri alleati del G7 dell’Ucraina stavano valutando una possibile mossa per vietare la maggior parte delle esportazioni verso la Russia. Merci come medicinali e prodotti agricoli e alimentari potrebbero beneficiare di esenzioni nell’ambito del regime, tutto il resto ricadrebbe nel bando.

08:23

007 Gb: fango rallenta sia forze Kiev che quelle Mosca

La grande quantità di fango presente in questo periodo in Ucraina sta molto probabilmente rallentando le operazioni sia per le forze ucraine che per quelle russe. Così l’intelligence britannica nel suo aggiornamento quotidiano sulla guerra in Ucraina. Tuttavia, aggiungono gli 007 di sua Maestà, i media russi stanno probabilmente esagerando l’impatto che ha il fango sui soldati di Kiev per rafforzare il morale delle truppe russe e minare quello dei sostenitori dell’Ucraina, alla luce di una controffensiva ucraina anticipata

08:25a

Isw: Mosca non eliminerà i posti di blocco al confine ucraino

I posti di blocco tra la Russia e i territori occupati nell’est dell’Ucraina rallentano notevolmente la fornitura di munizioni russe al fronte, ma il Cremlino non prevede di rimuoverli per motivi di sicurezza: lo scrive l’Istituto per lo studio di guerra (Isw), come riporta Ukrainska Pravda. Il centro studi statunitense riporta che i soldati russi si sono lamentati del fatto che i posti di blocco rallentano in modo significativo la fornitura di munizioni alla linea del fronte nella regione di Donetsk, nell’Ucraina orientale. Gli esperti del thin-tank affermano che Putin probabilmente sta cercando di correggere i ritardi ai posti di blocco aumentando il personale per accelerare i controlli, ma non ha intenzione di eliminarli. «Il Cremlino può anche utilizzare questi posti di blocco per impedire il movimento di massa di uomini dall’Ucraina occupata che vogliono evitare la mobilitazione forzata, per impedire ai coscritti russi di fuggire in Russia e per sostenere gli sforzi di filtraggio russi», afferma il rapporto. «L’esistenza di questi posti di blocco sottolinea ancora una volta che i funzionari russi non considerano i residenti dell’Ucraina occupata come cittadini russi e li governano come la potenza occupante che sono, nonostante le continue dichiarazioni secondo cui i territori annessi illegalmente fanno parte della Russia», conclude il centro studi.

08:28

Kiev: 185.050 militari russi uccisi da inizio guerra

La Russia ha perso nell’ultimo giorno 630 uomini, facendo salire a 185.050 le perdite fra le sue fila dal giorno dell’attacco di Mosca all’Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Lo rende noto il bollettino quotidiano dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, appena diffuso su Facebook, che riporta cifre che non è possibile verificare in modo indipendente. Secondo il resoconto dei militari ucraini, a oggi le perdite russe sarebbero di 185.050 uomini, 3.668 carri armati, 7.126 mezzi corazzati, 2.827 sistemi d’artiglieria, 539 lanciarazzi multipli, 285 sistemi di difesa antiaerea. Stando al bollettino, che specifica che i dati sono in aggiornamento a causa degli intensi combattimenti, le forze russe avrebbero perso anche 308 aerei, 293 elicotteri, 5.713 autoveicoli, 18 unità navali e 2.394 droni.

08:30

Aeronautica di Mosca bombarda accidentalmente città russa

Il ministero della Difesa di Mosca afferma che un caccia russo ha accidentalmente bombardato la città di Belgorod vicino al confine con l’Ucraina. Il governatore regionale Vyacheslav Gladkov ha dichiarato che l’esplosione ha lasciato un cratere largo circa 20 metri nel centro della città. Due donne sono rimaste ferite e diversi edifici sono stati danneggiati, ha detto, quando un cacciabombardiere Su-34 ha accidentalmente scaricato delle bombe sulla città. L’incidente è avvenuto ieri sera, alle 22,15 ora locale, hanno riferito le agenzie di stampa russe. È in corso un’indagine. Foto e video sui social mostrano appartamenti danneggiati dall’esplosione, mentre un’immagine sembra mostrare un’auto sul tetto di un edificio. Belgorod - una città di 370.000 abitanti - si trova a circa 40 km dal confine ucraino. È appena a nord della seconda città dell’Ucraina, Kharkiv, e la gente vive nella paura dei bombardamenti ucraini sin dall’invasione russa dell’Ucraina lo scorso anno. I jet russi sorvolano regolarmente la città.

08:42

Putin ringrazia i musulmani che «combattono con coraggio»

Vladimir Putin ha presentato i suoi auguri alla comunità musulmana della Federazione russa in occasione della festa che conclude il mese di ramadan, l’Eid al Fitr, sottolineando la cooperazione e il «profondo rispetto per le secolari tradizioni storiche, religiose e culturali paterne e le presentano ai giovani» e per la partecipazione attiva alla cosiddetta Operazione militare speciale in Ucraina. «Oggi, nel corso dell’operazione militare speciale, i combattenti musulmani, insieme ai loro compagni d’armi, difendono la Russia, mostrano coraggio e assistenza reciproca nelle battaglie. E, naturalmente, è prezioso il contributo delle organizzazioni musulmane al mantenimento del dialogo interetnico e interreligioso, all’educazione patriottica delle giovani generazioni», dichiara il presidente russo in un testo pubblicato sul sito del Cremlino e rilanciato dalle agenzie di stampa.

09:03

Aereo russo sgancia un missile su Belgorod: cratere di 20 metri

È stato un cacciabombardiere russo a provocare l’esplosione e l’enorme cratere - 20 metri di larghezza - nel centro di Belgorod, città presso il confine con l’Ucraina. Ieri sera tardi le autorità locali hanno riferito di una forte esplosione e il governatore regionale ha detto che due donne sono rimaste ferite. «Mentre un aereo dell’aeronautica Sukhoi Su-34 stava sorvolando la città di Belgorod, si è verificata una scarica accidentale di munizioni per aviazione», ha detto il ministero della Difesa, secondo Tass. Il governatore di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, annunciando lo stato di emergenza, ha scritto su Telegram che un cratere di 20 metri (65 piedi) di diametro si è creato su una delle strade principali. Quattro auto e quattro condomini sono stati danneggiati.

 09:11

Austin a Reznikov: sosterremo l’Ucraina finché sarà necessario

Il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha incontrato oggi il ministro della Difesa ucraino Oleksyi Reznikov, assicurandogli che gli Usa sosterranno Kiev «finché sarà necessario». L’ha comunicato oggi su Twitter lo stesso membro dell’amministrazione Usa, oggi a Ramstein per la riunione del Gruppo di contatto per l’Ucraina. «È sempre un piacere parlare con il mio buon amico e controparte ucraina Oleksyi Reznikov», ha twittato Austin. «Nello scorso anno - ha continuato - i membri del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina hanno fornito grandi capacità all’Ucraina. Noi la sosterremo per tutto il tempo necessario».

09:34

Stoltenberg: guerra in Ucraina può durare a lungo

La guerra in Ucraina potrebbe durare «a lungo». L’ha affermato oggi il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in dichiarazioni a margine prima dell’inizio della riunione Nato a Ramstein. «La guerra è per sua natura imprevedibile», ha segnalato Stoltenberg, chiarendo che «può durare molto a lungo». «Per questo motivo, la Nato ha detto tante e tante volte che dovremo stare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario», ha continuato il capo della Nato.

09:57

Podolyak: «A Belgorod il cane russo si è morso la coda»

«Nella notte a Belgorod, il cane si è morso la coda: perseguendo la distruzione dell’Ucraina, la Russia potrebbe autodistruggersi». Lo scrive su Twitter il consigliere della presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak, dopo il bombardamento accidentale russo ieri sera nella città al confine con l’Ucraina. «Non si può consentire che le forze unite di ucraini e alleati, con tecnologie avanzate e standard Nato, perdano contro l’inutile esercito sovietico corrotto», ha aggiunto.

 10:07

Stoltenberg: «Alleati d’accordo sulla futura adesione dell’Ucraina alla Nato»

Gli alleati della Nato sono d’accordo sul futuro ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica. Lo ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, al suo arrivo alla riunione del gruppo di contatto per la difesa in Ucraina a Ramstein, in Germania. «Come ho ribadito ieri a Kiev, il futuro dell’Ucraina è nella famiglia euroatlantica e tutti gli alleati Nato sono d’accordo che l’Ucraina diventi membro della Nato», ha detto Stoltenberg. «Ma il principale obiettivo adesso è assicurarci che l’Ucraina prevalga», ha aggiunto. Stoltenberg ha inoltre confermato «il pieno sostegno a Kiev», ricordando che il presidente Zelensky ha accettato l’invito a partecipare al summit Nato di luglio a Vilnius, in Lituania.

10:17

Stoltenberg: «A Ramstein discuteremo della fornitura di aerei caccia all’Ucraina»

L’anticipazione di Stoltenberg: «A Ramstein discuteremo della fornitura di aerei all’Ucraina da parte della Nato». Il segretario generale della Nato si è espresso a favore del proseguimento dei colloqui sull'invio di caccia occidentali all'Ucraina. Secondo quanto riporta Dpa, Stoltenberg ha detto che bisogna continuare a discutere dell'invio degli aerei da parte di alleati. Il segretario ha parlato a margine del gruppo di contatto di sostegno dell'Ucraina di Ramstein. Durante l'incontro di giovedì con Volodymyr Zelensky, dice Stoltenberg, il presidente ucraino ha affermato che l'Ucraina ha bisogno di più armi, tra cui anche caccia e sistemi di difesa aerea.

10:29

Austin (Usa): «Putin voleva dividerci, ma ha sbagliato i conti. Fuga di documenti? Colpito dalla solidarietà dei nostri alleati»

«Putin pensava di potersela cavare facilmente, e che ci saremmo divisi. Ma ha sbagliato i conti, su tutti i fronti». Lo ha detto il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, in occasione della riunione del Gruppo di contatto per l’aiuto all’Ucraina presso la base aerea di Ramstein, in Germania. «Il mondo ha visto quello che abbiamo raggiunto insieme. Dopo più di un anno di guerra, questo gruppo è più unito che mai», ha detto ancora Austin.

«Prendo la questione della fuga di documenti sensibili e classificati molto seriamente. Continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri alleati e partner. Sono rimasto colpito dalla solidarietà dimostrata e dall’impegno di tutti nel respingere ogni tentativo di dividerci. Non lasceremo che nulla rompa la nostra unità».

11:07

Austin: «All’Ucraina 35 miliardi di dollari in assistenza di sicurezza»

Finora sono stati forniti «35 miliardi di dollari» in assistenza di sicurezza all’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. L’ha segnalato oggi il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, all’apertura della riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina a Ramstein. Austin ha ricordato il recente stanziamento Usa di 325 milioni di dollari in armi per l’Ucraina. «In questo pacchetto sono incluse più munizioni per HIMARS, addizionali munizioni da 155 mm. e da 105 mm. e ulteriori capacità anti-tank», ha detto ancora il capo della difesa Usa. Nella riunione odierna, ha detto ancora Austin, ci si focalizzerà su tre temi: «Difesa aerea, munizioni e vicini». E ha continuato: «L’Ucraina ha bisogno di essere aiutata per scudare i suoi cittadini, le sue infrastrutture e le sue forze dalla minaccia dei missili russi».

In totale, secondo quanto ha riferito Austin, i membri del Gruppo di contatto «hanno fornito oltre 55 miliardi di dollari in assistenza di sicurezza per l’Ucraina». Si tratta - ha aggiunto - «di un incremento di dieci volte rispetto alla prima volta che ci siamo incontrati».

11:39

Il ministro della Difesa ucraino a Ramstein: «Grazie per il sostegno, lottiamo per la vittoria»

«Inizia Ramstein. Oggi celebriamo il primo anniversario di questo formato. All'ordine del giorno ci sono un'analisi di ciò che è stato fatto, la nostra strategia per il 2023, le attuali esigenze delle forze armate e la distribuzione dei programmi di assistenza a tutte le divisioni delle forze di difesa ucraine». Così su Twitter il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov, in merito alla riunione del Gruppo di contatto per l'aiuto all'Ucraina presso la base aerea di Ramstein, in Germania. «Siamo consapevoli del sostegno dei nostri partner e continuiamo a lottare per la vittoria», ha scritto ancora Reznikov.

 11:41

Ucraina: tre civili uccisi dalle forze russe nelle regioni di Kherson e Donetsk

Nelle ultime 24 ore i russi hanno ucciso due civili nella regione di Kherson e uno nella regione di Donetsk, lo riferiscono i rispettivi capi delle amministrazioni militari regionali su Telegram. «Nell'ultimo giorno, il nemico ha effettuato 63 bombardamenti , sparando 247 proiettili da artiglieria pesante, droni e aviazione. I russi hanno bombardato la città di Kherson 4 volte prendendo di mira i quartieri residenziali delle aree popolate della regione.

A seguito dell'aggressione «due persone sono morte, tre sono rimaste ferite», ha scritto Oleksandr Prokudin, a capo della regione di Kherson. Nel Donetsk, Pavlo Kyrylenko ha riferito che nelle ultime 24 ore sono stati registrati bombardamenti isolati della parte vecchia di Avdiivka. «Una persona è morta nella comunità Chasovoyar» e «una persona è rimasta ferita a Zarichny», ha aggiunto.

11:44

Il viceministro degli Esteri russo: «Prepariamo forniture di fertilizzanti per Kenya e Nigeria»

Secondo quanto detto dal viceministro degli Esteri, la Russia sta preparando le forniture a Kenya e Nigeria di fertilizzanti bloccate nei porti d'Europa . «Finora abbiamo spedito solo una consegna in Malawi di duemila tonnellate, e ci sono voluti, tra l'altro, sei mesi. Altre due consegne in Kenya e Nigeria sono in preparazione», ha detto Vershinin. Alla fine di novembre 2022, il gruppo russo Uralchem ha dichiarato che più di 260 mila tonnellate dei suoi fertilizzanti sono state bloccate nei porti europei. Tali spedizioni avrebbero dovuto essere fornite gratuitamente ai Paesi africani.

11:50

Mosca: «Il piano cinese potrebbe essere la chiave per una risoluzione diplomatica»

Il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Galuzin, intervistato dall'emittente «Rt», ha affermato che alcune disposizioni del piano di pace della Cina per l'Ucraina potrebbero essere la chiave per i futuri sforzi di pace.

«Prima di tutto, siamo grati ai nostri partner cinesi per la loro sincera intenzione, il desiderio di contribuire alla soluzione della crisi ucraina», ha detto in Galuzin, osservando che le parti hanno posizioni comuni su questioni come l'importanza della carta delle Nazioni Unite. «Alcune disposizioni del piano di pace presentato dai nostri colleghi cinesi potrebbero essere la base per i futuri sforzi di pace», ha aggiunto il viceministro.

11:58

Unione Europea al lavoro sull'undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia: sul tavolo anche il nucleare

Gli Stati membri dell'Ue hanno iniziato questa settimana a discutere con la Commissione europea del nuovo pacchetto di sanzioni con la Russia, l’undicesimo in tutto da quando è iniziata l’aggressione all'Ucraina il 24 febbraio dell’anno scorso. A quanto si apprende da Bruxelles, oggi durante la riunione del comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue (il Coreper) si terrà il primo confronto con l’esecutivo europeo sul contenuto del pacchetto, e le discussioni dovrebbero riguardare anche l’idea di sanzionare l’industria nucleare.

 12:23

Putin, la telefonata con il principe saudita Bin Salman: soddisfazione per i livelli di coordinazione nell'Opec

Il presidente russo Vladimir Putin e il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman hanno avuto oggi una conversazione telefonica. Secondo il servizio stampa del Cremlino, citato dall'agenzia Interfax, Putin e bin Salman si sono detti soddisfatti del livello di coordinamento nell'organizzazione Opec+ finalizzata ad assicurare la stabilità del mercato globale del petrolio. Mosca e Riad sono i due principali produttori di petrolio all'interno dell'organizzazione.

12:31

La Cina invita gli Usa a mantenere una «postura responsabile» e a non alimentare nuove tensioni

La Cina ha nuovamente invitato gli Stati Uniti ad adottare una «postura responsabile» e a cessare tutte le azioni che potrebbero comportare un aumento delle tensioni in Ucraina. A dichiararlo è stato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, durante la conferenza stampa di oggi, in risposta all'intervento tenuto ieri dalla segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, presso la John Hopkins University, la quale aveva detto che il «partenariato senza limiti e il sostegno alla Russia sono un'indicazione preoccupante del fatto che (la Cina ndr.) non sia seriamente intenzionata a porre fine alla guerra», ritenendo «essenziale» che Pechino non fornisca armamenti militari a Mosca o canali utili ad arginare le sanzioni internazionali.

«Cina e Russia hanno sempre aderito al principio di non allineamento, rifiutano gli scontri e non prendono di mira terze parti. Hanno istituito un nuovo tipo di relazioni tra grandi Paesi basato su rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per tutti. Nessun Paese straniero ha il diritto d'interferire», ha replicato Wang, ribadendo che la Cina gioca da sempre un ruolo «costruttivo» nella risoluzione politica della guerra in Ucraina e adotta una postura «equa e imparziale».

Nel discorso pronunciato ieri alla John Hopkins University, la segretaria al Tesoro Yellen ha evidenziato l'importanza di avviare una relazione «sana e costruttiva» con la Cina, che consenta alle due potenze di lavorare insieme nel quadro di sfide globali come il contrasto al cambiamento climatico. L'ex governatrice della Federal Reserve ha chiarito l'approccio dell'amministrazione Biden nei confronti di Pechino, precisando i temi su cui gli Stati Uniti sono pronti a collaborare e quelli dove invece non accetteranno compromessi. «Non cerchiamo una competizione di natura unilaterale: vogliamo avere una comunicazione chiara con la Cina, soprattutto in merito alle preoccupazioni derivanti dall'approccio aggressivo adottato da Pechino in alcuni scenari internazionali», si legge nel testo del discorso, in cui la segretaria al Tesoro ha comunque riconosciuto che le misure annunciate da Washington nei confronti della Cina potrebbero avere «impatti di natura economica, anche se non sono tese a dare agli Stati Uniti un vantaggio competitivo in questo campo».

 12:37

Viktor Liina nuovo comandante della flotta del Pacifico

L'ammiraglio russo Viktor Liina, che ha ricoperto la carica di comandante della flotta baltica della Marina russa, è stato nominato comandante della flotta del Pacifico. Lo ha riferito l'agenzia di stampa «Tass», citando una propria fonte. Liina ha preso il posto dell'ammiraglio Sergej Avakyants.

 12:46

Berlino: «Non è il momento di decidere dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato»

«La porta è un po' aperta, ma questo non è il momento di decidere» sull'ingresso dell'Ucraina nella Nato. Lo ha detto il ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius, parlando a Zdf. «Prima di tutto dobbiamo respingere questo conflitto, questo attacco, e poi nella nuova era, questo passo deve essere soppesato con attenzione», ha detto Pistorius, secondo cui bisogna decidere «con mente fredda e cuore caldo, non viceversa».

12:57

Peskov: «Divieto totale alle esportazioni verso la Russia porterà a una crisi economica globale»

«Teniamo conto di tutti i pericoli che si nascondono dietro i pensieri dei nostri oppositori. Partiamo dal fatto che, in ogni caso, le attuali sanzioni che sono state imposte al nostro Paese e i nuovi passi aggiuntivi a cui ora stanno pensando Bruxelles e Washington, ovviamente colpiranno anche l'economia mondiale, quindi questo non può che portare a un aumento della possibilità di una crisi economica globale». Lo ha detto il portavoce del presidente della Federazione Russa Dmitry Peskov alla richiesta dei giornalisti di commentare i piani del G7 per vietare completamente le esportazioni verso la Russia. L'addetto stampa del capo dello Stato russo ha osservato allo stesso tempo che il Cremlino «sta monitorando la cosa con molta attenzione, è consapevole che gli Stati Uniti ei paesi dell'UE stanno attivamente valutando nuove sanzioni aggiuntive. Allo stesso tempo, non dobbiamo dimenticare che nessun paese al mondo ha mai affrontato un volume di sanzioni così elevato come il nostro, quindi ci stiamo adattando, lavorando su piani di sviluppo a lungo termine, ma anche tenendo conto dei pericoli che si celano dietro tali piani».

 13:01

Ucraina entra a far parte del Meccanismo di protezione civile dell'Ue

L'Ucraina è diventata il 36esimo Stato partecipante del Meccanismo di protezione civile dell'Ue, il «quadro di solidarietà europeo che aiuta i Paesi colpiti da una catastrofe», come è stato definito dal portavoce della Commissione Europea responsabile per l'Aiuto umanitario e la gestione delle crisi, Balazs Ujvari, nel corso del punto quotidiano con la stampa a Bruxelles. L'accordo è stato firmato a Kiev dal commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janez Lenar, e l'Ucraina è ora pieno membro del Meccanismo. «Ora sono nove gli Stati extra-Ue partecipanti», ha ricordato il portavoce, riferendosi ad Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina.

13:09

Mosca: «La politica della Nato giustifica l'intervento russo in Ucraina»

La Nato «continua nella sua politica per portare l'Ucraina nell'alleanza» e questo «dimostra la correttezza» della decisione del presidente russo Vladimir Putin di «avviare l'operazione militare speciale» in Ucraina. Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dopo che ieri durante una visita a Kiev il segretario generale Jens Stoltenberg aveva detto al presidente Volodymyr Zelensky che «il posto dell'Ucraina è nella famiglia euro-atlantica». L'operazione militare russa, ha aggiunto Peskov, citato dalla Tass, è «basata sugli interessi della Russia e il bisogno di garantire la sua sicurezza».

13:23

Le autorità russe: «Ucraini attaccano Zaporizhzhia con armi chimiche»

Le forze ucraine «hanno usato armi chimiche nella direzione di Zaporizhzhia» e un militare russo è rimasto ferito. Lo ha affermato su Telegram Vladimir Rogov, funzionario dell'amministrazione regionale russa. «Le Forze armate ucraine (...) con l'aiuto di droni hanno cercato di utilizzare una sostanza sconosciuta. I nostri militari hanno risposto prontamente, non ci sono persone con ferite gravi, solo un soldato ha ricevuto un ustione chimica», si legge nel messaggio. Rogov ha aggiunto che le autorità locali, considerando che un attacco simile potrebbe ripetersi in prima linea, hanno già rifornito l'esercito russo di un kit di protezione chimica.

13:26

Omicidio Dugina: arrestato l'ex commissario di polizia di Mosca, accusato di abuso di potere e violazione della privacy

L'ex commissario della polizia di Mosca Ivan Rybin è stato arrestato in relazione all'uccisione di Darya Dugina la scorsa estate, ha reso noto Kommersant. Rybin, accusato di abuso di potere e violazione della privacy ma non di complicità nell'assassinio, avrebbe raccolto le informazioni su Dugina nel database del ministero degli Interni e le avrebbe inviate a una terza persona.

13:29

New York Times: «20% di ex carcerati russi reclute in Ucraina positivi all'Hiv»

Secondo un'indagine del New York Times, il 20% delle reclute per la guerra in Ucraina, provenienti dalle carceri russe, sarebbero positive all'Hiv. Gli ex carcerati avrebbero scelto di andare a combattere per ricevere le medicine che altrimenti non gli sarebbero state date.

La stima delle autorità ucraine si basa sul numero di casi di infezione sui militari catturati nella guerra di difesa dall'invasione russa.

«Combattere al fronte sembrava meno rischioso di stare in galera», hanno raccontato i militari russi catturati ai giornalisti del New York Times. «Le condizioni nelle prigioni russe erano terribili. La questione era scegliere tra una morte veloce e una lenta, ho scelto quella veloce», ha detto Timur, 37 anni, positivo all'Hiv, intervistato in un campo di detenzione nella città di Dnipro.

13:51

Mosca: data controffensiva ucraina prova il coinvolgimento Usa

Le discussioni in ambito occidentale su una prossima controffensiva ucraina, con l’indicazione anche di una data, «confermano il coinvolgimento diretto nel conflitto e nella pianificazione di operazioni militari» da parte degli Usa e della Nato. Lo ha detto il ministero degli Esteri russo in una nota. «Gli Usa e i loro alleati della Nato continuano a pompare il regime ucraino di armi, insistono nel prolungare le ostilità e nel dimostrare l’efficacia dell’aiuto militare occidentale», si legge nel comunicato. «Gli anglosassoni - aggiunge il ministero degli Esteri di Mosca, citato dalla Tass - parlano apertamente di una prossima controffensiva ucraina e indicano anche le date. Tutto questo dimostra il loro coinvolgimento diretto nel conflitto e la loro partecipazione alla pianificazione delle operazioni militari». Nei giorni scorsi file segreti americani trapelati avevano indicato che la controffensiva ucraina sarebbe prevista a partire dal 30 aprile.

 14:05

Da Mosca mandato di cattura per capo 007 militari ucraini

Una Corte di Mosca ha emesso un mandato di cattura con l’accusa di terrorismo per Kirill Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina (Gur), per l’attentato al Ponte di Crimea in cui, l’8 ottobre dell’anno scorso, furono uccise quattro persone. Lo riferiscono le agenzie russe. Nei mesi scorsi i servizi d’intelligence interni russi (Fsb) avevano accusato il Gur di avere pianificato l’attentato, compiuto con l’esplosione di un camion-bomba.

14:34

Il ministro degli Esteri della Serbia: «Le sanzioni alla Russia non cambierebbero l'atteggiamenti di Parigi e Washington verso Pristina»

Ivica Dacic, ministro degli Esteri della Serbia, ha detto che gli stretti legami di Belgrado con Russia e Cina «sono una conseguenza dell'atteggiamento di Mosca e Pechino nei confronti del Kosovo» e che la decisione della Serbia di imporre sanzioni alla Russia «non influirebbe sul cambio di atteggiamento di Parigi e Washington verso Pristina». Lo riporta l'agenzia di stampa «Fonet». «Belgrado si sente ingannata per il rifiuto di Pristina di formare l'Associazione dei comuni serbi in Kosovo (Zso), ma questa non è una vergogna per la Serbia, ma per l'Unione europea, perchè Pristina detta a Bruxelles cosa può fare o meno», ha sottolineato Dacic durante un incontro con gli studenti di una Facoltà francese di Scienze politiche.

14:40

Medvedev: «Gran Bretagna nostro eterno nemico, almeno fino a quando non sarà spazzata nell'abisso del mare dall'onda creata dalle armi russe»

«La Gran Bretagna era, è e sarà il nostro eterno nemico. Almeno fino a quando la loro isola, insolente e maleodorante, non sarà spazzata nell'abisso del mare dall'onda creata dall'ultimo sistema d'armi della Russia». Scrive così l'ex presidente russo e vice presidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitrij Medvedev, in un messaggio sul proprio canale Telegram.

14:45

Il Cremlino smentisce una nuova campagna di mobilitazione militare verso l'Ucraina

Il Cremlino ha smentito qualsiasi intenzione di lanciare una seconda campagna di mobilitazione per mandare soldati in Ucraina. Alcuni media russi avevano riferito della convocazione militare ricevuta da alcuni studenti universitari nei giorni scorsi, ma il portavoce della presidenza Dmitri Peskov lo ha escluso: «Non ci sono discussioni al Cremlino a proposito di qualsiasi ondata di mobilitazione», ha detto. «Onestamente, è la prima volta che ne sento parlare. Quali convocazioni? Non so nemmeno di che cosa si tratta», ha insistito, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di oggi.

14:50

Belgorod, il momento dell'esplosione

Il video del bombardamento, per errore, della città russa di Belgorod da parte di una caccia di Mosca.

14:52

Borrell: «16 mila soldati ucraini addestrati, 600 milioni di missili e munizioni già consegnati a Kiev»

L'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell, in un tweet: «Al Gruppo di contatto per la Difesa dell'Ucraina, ho aggiornato sul supporto militare dell'Ue. Oltre 16 mila soldati ucraini già addestrati; oltre 600 milioni di euro di munizioni e missili già consegnati; i lavori sono in corso sugli appalti congiunti. L'Ue continua a collaborare con i partner per garantire la vittoria dell'Ucraina».

15:19

Ucraina, dal Canada 28 milioni di dollari in nuovi aiuti

Il governo canadese ha promesso oggi 28 milioni di dollari in nuovi aiuti all'Ucraina in occasione dell'11esima riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell'Ucraina a Ramstein, in Germania. «Circa un anno dopo che il primo incontro del Gruppo di contatto per la difesa dell'Ucraina si è tenuto qui alla base aerea di Ramstein, la nostra determinazione collettiva a sostenere l'Ucraina è più forte che mai», ha dichiarato il ministro della Difesa canadese, Anita Anand, in un comunicato.

L'assistenza comprende un contributo di 25 milioni di dollari al Fondo fiduciario del pacchetto globale di assistenza (Cap) della Nato per l'Ucraina. Questo contributo consentirà all'Alleanza di fornire all'Ucraina 3,3 milioni di litri di carburante «tanto necessario», di realizzare il progetto Improved Ribbon Bridge per la fornitura di ponti galleggianti modulari. Ottawa prevede inoltre di stanziare 1,8 milioni di dollari per l'acquisto di fucili da cecchino calibro 50, munizioni, pezzi di ricambio e accessori. Un importo di 1,4 milioni di dollari sarà inoltre destinato all'acquisto di 16 nuovi apparecchi radio per i carri armati Leopard 2 che il Canada ha trasferito all'Ucraina. Anita Anand ha confermato il 14 aprile che gli otto carri armati Leopard 2 promessi all'Ucraina erano in Polonia.

16:17

Il capo degli 007 ucraini: «Il mio mandato di cattura è un buon segno»

Il capo della direzione principale dell'intelligence ucraina, Kirill Budanov, ha reagito con ironia al suo mandato di cattura con l'accusa di terrorismo emesso in Russia. «Sapete da quanto tempo lavoro ed è stato in qualche modo fastidioso che non ci fossero decisioni per me lì. Sono contento. Questo è un buon segnale del nostro lavoro, prometto di lavorare ancora meglio», ha dichiarato parlando a Ukrainska Pravda.

16:29

Medvedev minaccia la Germania: «Parata della Russia a Berlino»

«I tedeschi che vogliono attaccare la Russia devono essere pronti per una nostra parata a Berlino»: lo ha affermato l'ex presidente russo Dmitry Medvedev commentando le parole del ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, che, citato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, aveva affermato che possono essere «accettati come una necessità» anche attacchi delle forze ucraine sul territorio russo. Pistorius, ha aggiunto Medvedev sul suo canale Twitter in inglese, ripreso dalla Tass, «invidia la gloria dei signori della guerra del Terzo Reich».

16:33

Il capo dei filorussi nel Donetsk: «Bakhmut non è ancora accerchiata dagli ucraini»

Le forze russe continuano ad avanzare a Bakhmut, «ma è troppo presto per parlare di un accerchiamento» delle truppe ucraine. Lo ha annunciato il capo dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk, Denis Pushilin, correggendo il suo consigliere militare Yan Gagin che aveva appunto parlato di un accerchiamento degli ucraini e un'interruzione completa delle linee di rifornimento. Lo riferisce l'agenzia Tass.

Anche Yevgeny Prigozhin, il capo della Wagner impegnata in prima linea nei combattimenti, ha smentito che l'accerchiamento sia stato completato. «Ci sono combattimenti duri, e quelli che parlano in anticipo creano solo problemi per noi», ha scritto Prigozhin su Telegram. Il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, ha affermato che «le squadre d'assalto continuano la battaglia nella parte occidentale di Artyomovsk», il nome russo di Bakhmut, e che «le forze aviotrasportate impediscono i tentativi di controffensiva del nemico». Anche la vice ministra della Difesa ucraina Hanna Maliar, citata dall'agenzia Ukrinform, ha ammesso che i russi «stanno avanzando in alcuni punti» di Bakhmut mentre continuano «intensi combattimenti».

16:53

A maggio gli Usa inizieranno ad addestrare le forze di Kiev all'uso dei carrarmati Abrams

Da maggio gli Stati Uniti inizieranno ad addestrare le forze armate dell'Ucraina all'uso degli Abrams, con l'obiettivo di avere i primi carri armati di fabbricazione Usa sul campo di battaglia entro la fine dell'estate. Lo riferisce l'emittente «Cnn» citando una fonte del Pentagono in viaggio con il segretario alla Difesa Lloyd Austin, che quest'oggi ha partecipato a Ramstein, in Germania, alla riunione del gruppo di contatto per la difesa in Ucraina. Alcuni Abrams M1A1 saranno inviati a meta' maggio a Grafenwoehr, in Germania, dove circa 250 militari ucraini parteciperanno a un programma di formazione di dieci settimane assieme alle forze statunitensi. In totale Washington ne fornira' a Kiev 31.

16:57

Usa, il segretario alla Difesa Austin: «Kiev ha bisogno di munizioni e del nostro sostegno»

di Giuseppe Sarcina

Lloyd Austin ha aperto oggi, venerdì 21 aprile, la riunione del «Gruppo di contatto sull’Ucraina», nella base di Ramstein in Germania, con almeno tre messaggi chiari.

1. I documenti filtrati online sono da considerare superati. Gli Stati Uniti «confermano il sostegno totale all’Ucraina fino a quando sarà necessario». Il capo del Pentagono aveva già detto la stessa cosa al premier ucraino, Denys Shmyhal, il 12 aprile scorso a Washington. Ricordiamo che la fuga di notizie sulla piattaforma «Discord» risale al periodo tra l’inizio di febbraio e metà marzo. Austin ha anche annunciato il nuovo pacchetto di aiuti militari statunitensi: altri 325 milioni di dollari che portano il totale a 35 miliardi di dollari. Vale a dire il 63% dei 55 miliardi stanziati dai 54 Paesi che formano il «Gruppo di contatto».

17:00

Washington Post: piano segreto della Russia per conquistare la Germania

Stando a quanto emerso dai documenti raccolti dall'intelligence di un Paese europeo di cui dà notizia il Washington Post, il Cremlino avrebbe architettato lo scorso anno una campagna per unire gli estremi dello spettro politico in Germania, Die Linke e AfD, sotto una comune bandiera pacifista, contro la guerra in Ucraina.

Almeno una persona vicina alla deputata di Die LInke Sahra Wagenknecht e diversi esponenti dell'AfD sono stati in contatto con funzionari russi nel periodo in cui il piano veniva attuato, fra luglio, quando si è tenuta una riunione al Cremlino per lanciare il programma, e novembre dello scorso anno. Il 25 febbraio 13mila persone si sono riunite alla Porta di Brandeburgo, a Berlino, per chiedere lo stop all'invio di armi all'Ucraina sotto la guida di Wagenknecht. «Non vogliamo che la Germania sia coinvolta profondamente in questa guerra», aveva detto allora. Ad ascoltarla, c'era Jürgen Elsässer, editore della rivista dell'estrema destra Compact, che aveva appena dedicato una copertina a Wargenknecht, «la migliore cancelliera, una candidata per la sinistra e la destra», e decine di esponenti dell'AfD. Elsässer, 66 anni, ex militante comunista, ora esponente dell'AfD, aveva guidato le proteste degli anni Ottanta contro il dispiegamento dei Peshing americani nella Germania Occidentale, nel quadro dello sforzo di Mosca di lanciare il movimento pacifista, allora come adesso. «Conosciamo queste tattiche della Guerra fredda, quando i sovietici avevano cercato di manipolare i movimenti contro la guerra», ha commentato un funzionario dei servizi tedeschi.

17:08

Il padre di Artem Uss potrebbe ricevere un posto nel Senato russo

Aleksandr Uss, dopo essersi dimesso da governatore della regione di Krasnoyarsk, potrebbe ricevere un posto nel Consiglio della Federazione, il ramo alto del Parlamento russo: lo ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Lo riporta l'agenzia Interfax. Aleksandr Uss è il padre dell'imprenditore russo Artem Uss, evaso dai domiciliari in Italia dopo che il 21 marzo era stata concessa l'estradizione verso gli Stati Uniti. Annunciando le sue dimissioni da governatore, Aleksandr Uss aveva detto di aver incontrato Putin e di aver ricevuto un'offerta per «continuare a lavorare a livello federale».

17:16

Austin (Usa): «Caccia per Kiev? La priorità è la difesa antiaerea di terra»

17:49

Chiesti 10 anni per Protasevich, il reporter anti-Lukashenko

La pubblica accusa ha chiesto al tribunale di Minsk di condannare a 10 anni di reclusione il giornalista e attivista bielorusso Roman Protasevich, cofondatore ed ex direttore di Nexta: un canale Telegram che fu un punto di riferimento per i manifestanti durante le proteste antiregime del 2020 in Bielorussia. Lo fa sapere la testata online Meduza precisando che i pm hanno chiesto anche 20 anni di reclusione per il fondatore di Nexta, Stepan Putilo, e 19 per l’ex direttore Yan Rudik. Questi ultimi due però sono giudicati in contumacia. Le accuse contro tutti e tre gli imputati sono di palese matrice politica e vanno dall’«estremismo» al «tentativo di prendere il potere».

 Protasevich - ora ai domiciliari - fu arrestato nel 2021 dopo che le autorità bielorusse costrinsero l’aereo di linea sul quale viaggiava ad atterrare a Minsk per un allarme bomba poi rivelatosi infondato. Anche la fidanzata di Protasevich, Sofia Sapega, era sull’aereo Ryanair costretto ad atterrare a Minsk e anche lei fu arrestata. Nel maggio del 2022 la giovane è stata condannata a sei anni con l’accusa di aver gestito un canale Telegram che avrebbe pubblicato i dati personali di alcuni agenti delle forze di sicurezza bielorusse. Sapega potrebbe essere presto estradata in Russia.

 Lukashenko, noto come «l’ultimo dittatore d’Europa», governa la Bielorussia dal 1994 ed è accusato di gravissime violazioni dei diritti umani. Ufficialmente, ha vinto le presidenziali del 2020 con l’80% dei voti, ma questo risultato è ritenuto frutto di massicci brogli elettorali e per mesi in Bielorussia si sono registrate proteste di massa contro il regime. Le manifestazioni pacifiche sono state represse con violenza e con ondate di arresti e la polizia è accusata anche di torture contro i dimostranti. Secondo l’ong per la difesa dei diritti umani Viasna, ad oggi in Bielorussia ci sono circa 1.500 prigionieri politici.

18:57

Austin: «Mi aspetto che presto la Svezia entri nella Nato»

Il Segretario della Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha detto che si aspetta che la Svezia entri presto nella Nato. «Vorrei notare che la Finlandia, un partecipante di lunga data a questo Gruppo di contatto, è qui oggi come nuovo partner della Nato. Mi aspetto che la Svezia la segua presto», ha dichiarato Austin durante la conferenza stampa finale dell’incontro sull’Ucraina presso la base aerea statunitense di Ramstein.

21:29

Cambio ai vertici delle flotte navali russe nel Baltico e nel Pacifico

Mosca ha nominato i nuovi comandanti delle sue flotte navali nel Mar Baltico e nel Pacifico. «Il vice capo di stato maggiore generale, il vice ammiraglio Vladimir Vorobyov, è stato nominato comandante della flotta baltica. I documenti pertinenti sono stati firmati», ha riferito l’agenzia di stampa russa Interfax, citando fonti militari.

L’ex capo della flotta del Baltico, l’ammiraglio Viktor Liina, invece è stato posto a capo della flotta del Pacifico. La sostituzione del precedente capo della flotta del Pacifico, Sergei Avakyants, era stata già annunciata giovedì scorso. Ufficialmente Avakyants, 65 anni, è stato deposto perché aveva raggiunto l’età di pensionamento. Tuttavia, i media indipendenti hanno sottolineato che il licenziamento sarebbe dovuto alle elevate perdite che la flotta sotto la guida di Avakyants avrebbe subito in Ucraina.

21:31

Zelensky: «Prepariamo nuove brigate e unità»

«Stiamo attivamente preparando nuove brigate e unità che si presenteranno al fronte». A dichiararlo è stato il presidente ucraino Zelensly, che nel corso del suo intervento serale ha parlato di un incontro in giornata con gli ufficiali dell’intelligence e della difesa. «Analizziamo costantemente e attentamente l’andamento delle ostilità, le aree più calde e tutte potenzialmente pericolose. La prima linea è la priorità numero uno. La questione delle loro forniture, della formazione ed integrazione nel piano di difesa generale: aggiungiamo dettagli cruciali ogni volta», ha affermato.

21:43

Mosca: «Dichiarazioni sull’adesione di Kiev alla Nato sono miopi e pericolose»

Le dichiarazioni della Nato sulla possibile adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica sono miopi e pericolose. Lo ha affermato oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, commentando la visita del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a Kiev. A riferire le sue parole è la Tass. «La Nato è decisa a sconfiggere la Russia in Ucraina e per motivare Kiev promette che il paese potrà essere accolto nell’Alleanza dopo la fine del conflitto. Tali dichiarazioni sono miopi e semplicemente pericolose. Questo potrebbe portare al collasso totale del sistema di sicurezza europeo», ha dichiarato.

21:57

Mosca ha inserito il giornalista bulgaro Grozev nella lista nera degli agenti stranieri

Il ministero della Giustizia russo ha incluso oggi il 53enne giornalista investigativo di origine bulgara Christo Grozev nella sua «lista nera» di agenti stranieri. Poche ore prima un tribunale di Mosca ne aveva ordinato l’arresto in contumacia.

Grozev, che gestisce il sito di inchieste Bellingcat e ha svolto un ruolo chiave nell’indagine sull’avvelenamento del dissidente Alexei Navalny, è accusato di fare «disinformazione» sulle decisioni adottate dalle autorità pubbliche, nonché di creare contenuti per altre persone considerate agenti stranieri e per un’organizzazione non governativa ritenuta illegale in Russia.

In precedenza, il tribunale Lefortovo di Mosca aveva ordinato la sua detenzione in contumacia per un presunto reato di immigrazione. Grozev risiede negli Stati Uniti, dopo essere vissuto in Austria per 20 anni. Il ministero della Giustizia ha inserito nella sua «lista nera» di agenti stranieri, tra gli altri, la giornalista Natalia Sevets-Yermolina e l’attivista civile Elvira Vijareva.

22:13

La Lettonia trasferirà in Ucraina tutti i suoi sistemi di difesa aerea

La ministra della Difesa lettone Inara Murniece ha annunciato che il suo paese metterà a disposizione dell’Ucraina tutti i suoi restanti sistemi di difesa aerea Stinger, missile terra-aria a guida infrarossa progettato dagli Stati Uniti. «Faremo tutto quanto in nostro potere per consegnarli il più rapidamente possibile», ha assicurato Murniece nel suo intervento all’undicesima riunione del Gruppo di contatto per l’Ucraina, presso la base di Ramstein in Germania. A riferirne è il portale di notizie lettone Lsm.

La Lettonia, ha inoltre annunciato la ministra, addestrerà circa tremila soldati ucraini entro la fine dell’anno, il doppio rispetto al 2022. Il valore complessivo degli aiuti economici e militari assicurati dalla Lettonia all’Ucraina è di 370 milioni di euro.22:448 ore fa

Sei carri armati Leopard in viaggio dalla Spagna a Kiev

Sei carri armati Leopard 2A4 hanno lasciato oggi la Spagna e sono stati spediti via nave in Ucraina. Lo ha reso noto la Reuters, citando siti di monitoraggio navale. I tank sono una parte degli aiuti militari promessi da Madrid a Kiev per contrastare l’invasione russa. La nave attraccherà in Polonia, da cui il carico sarà poi spedito alla volta di Kiev.

 22:41

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica: «Preoccupati per i continui bombardamenti su Zaporizhzhia»

Il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), Rafael Grossi, si è detto preoccupato per i continui bombardamenti nei pressi della centrale nucleare di Zaporizhzhia. «I nostri esperti sul posto hanno riferito di aver sentito detonazioni, a volte suggerendo un intenso bombardamento non lontano dal sito. Sono molto preoccupato per la situazione della centrale», ha detto Grossi, aggiungendo che continua a impegnarsi per garantire la sicurezza della centrale e di negoziare con Kiev e Mosca. La società statale russa per l’energia atomica Rosatom afferma di aver condotto consultazioni con una delegazione dell’Aiea per affrontare la situazione a Zaporizhzhia che la più grande centrale nucleare d’Europa e gestisce sei unità di potenza.

23:11

Il Sudafrica valuta il ritiro dal Trattato di Roma per non arrestare Putin

Il partito al governo della Repubblica del Sudafrica ha aperto un dibattito interno sul possibile ritiro del paese dal Trattato di Roma, sulla base del quale opera la Corte Penale Internazionale (CPI). La Cpi ha emesso a marzo un mandato di cattura per Vladimir Putin, che è atteso in Sudafrica per il vertice dei paesi Brics ad agosto. Secondo Bloomberg, se Johannesburg uscisse dal Trattato non dovrebbe arrestare il presidente russo.

Oggi gli organi direttivi del partito di governo hanno iniziato una riunione di quattro giorni in cui verrà discussa la questione della rinuncia allo Statuto di Roma. Le autorità del Sudafrica non gradiscono la situazione che si è venuta a creare: sono formalmente obbligate ad arrestare Putin se accetta l’invito a partecipare al vertice Brics. Il segretario generale del partito al governo, Fikile Mbalula, ha però osservato che la discussione interna non significa che il Sudafrica annulli davvero la ratifica dello Statuto di Roma.

23:33

Zelensky firma la legge: stop in Ucraina ai nomi geografici legati alla Russia

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato la legge che vieta nomi geografici che simboleggiano o glorificano la Russia. Sono vietati anche i toponimi associati a luoghi, date ed eventi memorabili della storia russa. Lo ha reso noto il sito della presidenza ucraina, ripresa dai media. La legge vieta espressamente di nominare oggetti geografici in onore di personaggi storici che hanno compiuto aggressioni contro l’Ucraina o un altro paese, o attuato politiche e pratiche totalitarie dei regimi sovietico e russo anche nei territori temporaneamente occupati dell’Ucraina.

Da agenzianova.com il 21 aprile 2023.

L’esplosione che ieri sera ha aperto un gigantesco cratere a Belgorod, città della Russia sud-occidentale, è stata provocata da una bomba o da un missile sganciato per errore da un cacciabombardiere russo Su-34. 

Lo ha ammesso il ministero della Difesa russo, in un comunicato in cui si precisa che “la sera del 20 aprile, durante un volo di un Su-34 dell’aeronautica militare sulla città di Belgorod, si è verificato un anomalo sganciamento di un ordigno. Di conseguenza, sono stati arrecati danni agli edifici residenziali, ma non ci sono vittime”. 

Secondo il comunicato, le autorità militari hanno aperto un’indagine sull’accaduto. Il sindaco di Belgorod, Valentin Demidov, ha reso noto che due donne sono rimaste ferite a causa dell’esplosione: una ha subito una lesione cranio-cerebrale ed è stata ricoverata in ospedale in stato di moderata gravità; la seconda ha riportato solo alcune abrasioni e ha rifiutato il ricovero.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 22 aprile.

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 22 aprile. Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 22 aprile 2023.

Le notizie sulla guerra di sabato 22 aprile.

Questa diretta è stata chiusa: trovate a questo link il nuovo articolo con tutte le notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta.

LIVE I FATTI PRINCIPALI

23:29

Il Giappone stanzia quasi 500 milioni di dollari a sostegno dell’Ucraina

22:27

Belgorod, 3 mila evacuati a causa dell’ordigno inesploso

21:08

Zelensky: «Eliminare ogni opportunità alla Russia di aggirare le sanzioni»

21:02

Kiev: «Abbiamo bisogno di aiuti militari dieci volte superiori a quelli che stanno arrivando»

20:10

Il figlio di Peskov conferma: «Ho combattuto con il gruppo Wagner»

 02:01

Gli Stati Uniti addestreranno le truppe ucraine per l’uso del carro armato Abrams

Gli Stati Uniti hanno dichiarato inizieranno ad addestrare le truppe ucraine per l’uso del loro carro armato Abrams e la Germania ha annunciato un accordo per stabilire un hub in Polonia per riparare i carri armati schierati in Ucraina. Sei carri armati Leopard 2A4 destinati all’Ucraina hanno lasciato la Spagna via nave, secondo un sito web di monitoraggio navale.

02:57

«Il giornalista investigativo di Bellingat nella lista nera degli agenti segreti»

Il ministero della Giustizia russo ha incluso il giornalista investigativo di origine bulgara Christo Grozev nella «lista nera» di agenti stranieri. Poche ore prima un tribunale di Mosca ne aveva ordinato l’arresto in contumacia. Grozev, che gestisce il sito di inchieste Bellingcat, è accusato di fare “disinformazione” sulle decisioni adottate dalle autorità pubbliche, nonché di creare contenuti per altre persone considerate agenti stranieri e per un’organizzazione non governativa ritenuta illegale in Russia.

 03:01

La talpa del leaks pubblicava informazioni segrete a febbraio 2022

Già a febbraio 2022 secondo il New York Times un profilo utente che corrisponde a quello di Airman Teixeira, la talpa del Leaks, ha iniziato a pubblicare informazioni segrete su Discord. Le nuove rivelazioni condivise in una chat della piattaforma riguardavano dettagli sul conflitto, movimenti di soldati e attività di spie di Mosca.

04:08

Il contenuto delle prime informazioni della talpa di un anno fa

«Ho visto un report del Pentagono - scrive in una chat - dire che un terzo delle forze sono state impiegate nell’invasione». E aveva aggiunto: «Ho un altro po’ di informazioni da una fonte. Il vantaggio di lavorare in un’unità di intelligence dell’Usaf». Il primo file dell’utente che si è scoperto esere Teixeira, la talpa dei Leaks, risalirebbe a meno di 48 ore dopo l’inizio dell’invasione. Il riferimento e all’aviazione militare americana, la United States Air Force. Qualche settimana dopo, aveva scritto: «Ci potrebbe essere il ritiro di soldati a Ovest di Kiev». Due giorni dopo i russi avevano annunciato il ritiro dalla capitale ucraina.

 06:01

Distrutta una roccaforte ucraina a Ugledar

Il gruppo tattico russo orientale ha distrutto una roccaforte ucraina vicino alla città di Ugledar, secondo quanto riferito alla Tass dal portavoce del gruppo tattico Alexander Gordeyev: «L’equipaggio di un lanciarazzi pesante TOS-1 ha distrutto la roccaforte e le truppe del nemico vicino a Ugledar, nell’area meridionale del Donetsk», ha detto. Le forze russe avrebbero così impedito agli ucraini di svolgere una missione di ricognizione di combattimento nell’area, facendo perdere all’avversario cinque soldati

06:02

Zakharova, attacchi a Russia ‘accettabili’? Anche North Stream

La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha replicato al ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius che aveva giudicato ‘accettabili’ i bombardamenti ucraini sul territorio russo, affermando di tenere a mente la sua affermazione in caso di attacchi in senso contrario. “Ricordi quello che hai detto? - ha affermato rivolta al ministro tedesco, secondo Ria Novosti -. ‘Gli attacchi limitati sono una tattica accettabile’. Boris, non dimenticare le tue parole. In ogni caso, te le ricorderò io”, ha detto nel suo canale Telegram. Il diplomatico russo ha anche chiesto se il ministero della Difesa tedesco abbia scoperto chi ha commesso l’attacco al gasdotto Nord Stream, suggerendo che anche questa possa essere considerata “una tattica accettabile di attacchi limitati” volta a distruggere un importante progetto infrastrutturale per Berlino.

06:03

Mosca: «Dichiarazioni sull’adesione di Kiev alla Nato sono miopi e pericolose»

Le dichiarazioni della Nato sulla possibile adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica sono miopi e pericolose. Lo ha affermato oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, commentando la visita del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a Kiev. A riferire le sue parole è la Tass. «La Nato è decisa a sconfiggere la Russia in Ucraina e per motivare Kiev promette che il paese potrà essere accolto nell’Alleanza dopo la fine del conflitto. Tali dichiarazioni sono miopi e semplicemente pericolose. Questo potrebbe portare al collasso totale del sistema di sicurezza europeo», ha dichiarato.

06:17

Zakharova, governi nordeuropei promuovono propaganda antirussa

Il ministero degli Esteri russo accusa i governi nordeuropei di essere gli artefici di provocazioni mediatiche volte a screditare Mosca. Lo scrive in una dichiarazione, citata dalla Tass, la portavoce Maria Zakharova, precisando che sono i governi e i servizi speciali di Danimarca, Norvegia, Finlandia e Svezia a guidare “le provocazioni dei media in questi Paesi sull’attività dell’intelligence russa”. “Il 19 aprile, le emittenti televisive di Danimarca, Norvegia, Finlandia e Svezia hanno mostrato il primo reportage che fa parte dello pseudo progetto dei giornalisti scandinavi ‘War in the Shadows’. Si tratta essenzialmente - afferma Zakharova - di una promozione coordinata della falsa narrativa secondo cui la Russia avrebbe trascorso molti anni a impegnarsi in ‘attività sovversive’ nei Paesi del Nord Europa”. “Un’altra serie di prodotti simili è in arrivo. È ovvio che la provocazione è stata architettata dai governi - ha aggiunto - perché queste emittenti televisive sono strettamente collegate e finanziate dallo Stato e dai servizi speciali, non solo di questi Paesi ma anche dei loro gestori d’oltremare. In assenza di argomenti convincenti, le cose sono arrivate al punto di denigrare direttamente qualsiasi attività legata alla Russia e le attività professionali dei diplomatici russi”.

07:37

Zakharova replica a Pistorius su attacchi a Russia «accettabili»

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha replicato al ministro degli Esteri tedesco Boris Pistorius che aveva definito «accettabili» gli attacchi alla Russia: «Ricordi tutto quello che hai detto?», ha affermato, secondo l’agenzia Ria Novosti, sul fatto che «gli attacchi limitati sono una tattica accettabile? Non dimenticare le tue parole, in ogni caso te le ricorderò». Zakharova ha chiesto, rivolta a Pistorius, se il ministero della Difesa tedesco «avesse scoperto chi ha commesso l’attacco al Nord Stream. Anche questa è una tattica accettabile di attacchi limitati» per distruggere un importante progetto infrastrutturale per Berlino.

08:44

Zelensky, «Obiettivo principale è di “sgomberare’ tutti i territori del Paese»

L’obiettivo principale delll’Ucraina è «liberare» tutti i territori e liberare la sua popolazione dalla «prigionia russa». Lo ha ribadito ancora una volta il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo che «le risorse statali vengono indirizzate verso questo obiettivo. Sono molto grato a tutti coloro che ci aiutano. Ora, proprio come l’anno scorso, dobbiamo rimanere uniti, mobilitati e pienamente concentrati sulla difesa». Zelensky inoltre ha assicurato che il suo governo analizza costantemente lo sviluppo delle ostilità, nonché le aree più pericolose, e ha affermato che il fronte è la «priorità numero uno». A questo proposito, ha riferito, nuove unità e brigate vengono addestrate e integrate nel piano di difesa ucraino.

 09:29

Esplosione a Melitopol

Un’esplosione ha scosso questa mattina la città di Melitopol occupata dai russi, nell’Ucraina meridionale: lo ha reso noto il sindaco, Ivan Fedorov, come riporta Ukrainska Pravda. Secondo alcuni residenti l’esplosione è avvenuta nei quartieri settentrionali della città. Non ci sono per il momento ulteriori informazioni.

 09:30

Mosca ordina l’arresto d’un giornalista investigativo bulgaro

Un tribunale di Mosca ha ordinato l’arresto in contumacia del giornalista investigativo bulgaro Christo Grozev, aggiungendolo alla sua lista di “agenti stranieri”. L’ha riferito l’agenzia di stampa statale Ria Novosti. Grozev è il principale corrispondente russo per il Bellingcat. Ha svolto un ruolo chiave nelle sue indagini sull’avvelenamento del politico dell’opposizione Alexei Navalny e ha ampiamente raccontato l’offensiva di Mosca in Ucraina. Grozev non è attualmente in Russia. Nel 2022 è stato inserito nella lista dei ricercati dalle autorità russe, accusandolo di aiutare l’intelligence ucraina.

09:33

Esercito Kiev, respinti oltre 50 attacchi nell’ultimo giorno

Nelle ultime 24 ore l’esercito ucraino ha respinto 53 attacchi da parte delle truppe russe nelle direzioni di Bakhmut, Avdiivka, Maryinka e Shakhtar. Lo riferisce lo Stato Maggiore delle Forze armate dell’Ucraina in un rapporto pubblicato questa mattina e riportato dalle agenzie ucraine. I combattimenti più feroci sono stati quelli in direzione di Bakhmut, ha aggiunto Kiev, sottolineando che la probabilità di ulteriori attacchi missilistici e aerei in tutto il Paese rimane alta.

10:31

Zelensky firma legge che vieta nomi geografici legati alla Russia

Il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato la legge sui nomi geografici, che proibisce di concedere a siti nomi che simboleggiano, glorificano la Russia o i suoi luoghi, date, eventi, figure che hanno effettuato aggressioni contro l’Ucraina (o un altro Paese), nonché politiche e pratiche totalitarie. Ne dà notizia l’Ukrainska Pravda sottolineando che il provvedimento «dovrebbe garantire la riduzione dell’influenza della Federazione Russa sulla politica interna dell’Ucraina e sulla visione del mondo degli ucraini, creare prerequisiti per prevenire le attività di propaganda russa e accelerare la de-sovietizzazione».

10:44

Procura generale, 470 bambini uccisi da inizio aggressione russa

Dall’inizio dell’aggressione russa 470 bambini sono stati uccisi e altri 949 sono rimasti feriti in Ucraina. «Più di 1.419 bambini sono stati colpiti dall’aggressione della Russia in Ucraina», «470 bambini sono stati uccisi e più di 949 hanno riportato ferite di vario grado di gravità», ha scritto la Procura generale ucraina su Telegram, secondo quanto riporta Ukrinform. La maggior parte dei bambini è stata colpita nelle regioni di Donetsk, Kharkiv, Kiev e Kherson. Secondo l’agenzia stampa ucraina inoltre, al 12 aprile, risulterebbero 405 bambini scomparsi e 19.384 deportati illegalmente. lcl

11:35

Almeno due sacerdoti consegnati ai russi in cambio di prigionieri di guerra

La notizia dello scambio era già circolata nel dicembre scorso sui canali Telegram russi, ed era stata confermata in un’intervista a Radio Svovoda da ÂáAndrey Yusov, portavoce della direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino. Il cittadino Usa, secondo Yusov, non era un militare né un mercenario, ma un attivista catturato a Kherson dalle truppe d’occupazione russe. I dettagli del secondo scambio e l’identità del secondo sacerdote consegnato alle forze russe non sono stati rivelati da Malyuk. A partire dallo scorso anno, secondo il capo dell’Sbu, sono stati avviati procedimenti penali contro 61 religiosi ortodossi rimasti leali al Patriarcato di Mosca.

I tribunali ucraini hanno già comminato condanne penali nei confronti di sette sacerdoti rifiutatisi di passare alla Chiesa ortodossa autocefala dell’Ucraina. Altri 19 religiosi sono stati privati della nazionalià ucraina. «L’ho già detto in precedenza - ha affermato il generale - la tonaca e l’incensiere non sono aggravanti ma non esimono dalla responsabilità penale e non garantiscono indulgenze». Numerosi templi appartenenti alla Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca, compreso il complesso del monastero delle Grotte di Kiev, sono stati sequestrati dalle autorità e consegnate alla Chiesa ortodossa autocefala d’Ucraina.

12:11

Dentro le trincee di Bakhmut: l’orrore del combattimento ripreso in prima persona

(Lorenzo Cremonesi) Sembra un film, quasi un videogioco: non lo è. È guerra vera, quella che si combatte giorno e notte da nove mesi per il controllo della cittadina di Bakhmut, nel Donbass. La prima scena non risparmia nulla. Un soldato corre lungo un campo, di fronte a lui esplode una granata. Parla in diretta nella Gopro, o comunque nel microfono collegato alla telecamera, potrebbe essere un portatile. Ansima, bestemmia, la guerra è costellata di bestemmie. Si odono esplosioni vicine. «Bled», «puttana», esclama e salta in una trincea. L’immagine mette a fuoco un antro coperto di terra dove ci sono altri soldati ucraini. Il logo del video mostra «Da Vinci», che da metà marzo è la brigata che ha preso il nome di Dmytro Kotsiubailo, il più giovane comandante di brigata dell’esercito ucraino, ucciso il 7 marzo a soli 27 anni in queste campagne sconvolte dai combattimenti. Il suo soprannome di battaglia era appunto «Da Vinci» e da allora è un onore combattere con i suoi uomini.

12:41

Kiev: «Mosca ha lanciato una bomba guidata su Chernihiv»

Una bomba guidata lanciata dal jet russo Sukhoi Su-35 è esplosa intorno all'1.35 nella zona di Orlykivka, un villaggio nella regione di Chernihiv. Lo riporta il comando operativo Nord dell'Ucraina, citato dal Kyiv Independent. «Non sono pervenute informazioni su perdite tra la popolazione locale o danni alle infrastrutture civili», ha concluso il il comando operativo.

13:37

Mosca denuncia: «Berlino ha deciso un’espulsione di massa di diplomatici russi», e annuncia risposta «simmetrica»

Berlino ha deciso un’espulsione di massa di diplomatici russi dalla Germania. Lo denuncia il ministero degli Esteri di Mosca, che annuncia una risposta «simmetrica» da parte russa e osserva, secondo quanto riporta la Tass.

«Le autorità della Repubblica federale di Germania hanno deciso un’altra espulsione di massa di membri delle missioni diplomatiche russe in Germania. Condanniamo fermamente queste azioni di Berlino, che continua a distruggere l’intera gamma delle relazioni Russia-Germania, anche nelle loro dimensione diplomatica», ha sottolineato il Ministero.

13:43

Russia, trovato materiale esplosivo a Belgorod: evacuati tremila residenti

Circa tremila residenti di 17 condomini sono stati evacuati a Belgorod, città russa al confine con l’Ucraina, dopo che è stato rinvenuto del materiale esplosivo nello stesso luogo in cui il 20 aprile si è verificata un’esplosione a causa della caduta anomala di una munizione da un aereo russo. Lo ha annunciato il governatore della regione russa Vyacheslav Gladkov sul suo canale Telegram.

«Un oggetto esplosivo è stato trovato dai genieri. Gli artificieri del ministero della Difesa russo hanno deciso di disinnescarlo presso il campo di addestramento. Il comando operativo ha deciso di evacuare 17 condomini nel raggio di 200 metri. Secondo i dati preliminari, si tratta di oltre tremila persone. Tutti coloro che necessitano di una sistemazione temporanea saranno assistiti», ha scritto Gladkov. 

13:49

Mosca: «Conquistati tre isolati nella parte ovest di Bakhmut»

Le unità di assalto russe ieri hanno preso il controllo di tre isolati di Bakhmut, nella parte occidentale della città. Lo riferiscono i vertici dell’esercito di Mosca ripresi dalla Tass. Secondo l’esercito russo, la conquista sarebbe avvenuta anche grazie al sostegno delle truppe aree di Mosca che forniscono supporto alle unità d’assalto nella cattura della città.

Il portavoce Igor Konashenkov ha precisato che «le unità d’assalto aviotrasportate hanno contenuto le unità ucraine sui fianchi e hanno fornito supporto alle unità d’assalto nella conquista della città». Ancora, «gli aerei tattici e dell’esercito e l’artiglieria del gruppo di forze meridionali hanno colpito le unità ucraine vicino a Bogdanovka e Nikolayevka, nella Repubblica Popolare di Donetsk».

«Per fornire supporto alle unità d’assalto, gli aerei hanno effettuato sei voli in quest’area e gli equipaggi dell’artiglieria hanno eseguito 62 operazioni di tiro», ha aggiunto Konashenkov.

14:10

Usa avvertono Germania, Italia, Austria e Svizzera: «Attenti a sforzi russi per evadere le sanzioni»

Gli Stati Uniti hanno messo in guardia quattro paesi europei, fra cui l’Italia, sui metodi usati dalla Russia per evadere le sanzioni e ha presentato loro una lista dettagliata dei beni che Mosca sta cercando di acquistare. Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti. Il sottosegretario al Tesoro americano per il terrorismo e l’intelligence finanziaria, Brian Nelson, ha visitato questa settimana Italia, Germania, Austria e Svizzera in un tour per mostrare come la Russia sta cercando il rilancio delle sue catene di approvvigionamento militari aggirando i controlli all’export dell’occidente.

14:18

Aereo del governo russo da Mosca a Berlino con permesso speciale

Dopo la notizia annunciata da Mosca di un’espulsione di massa di diplomatici russi dalla Germania, Bild scrive che stamattina un aereo del governo russo è volato da Mosca a Berlino con un permesso speciale. L’aereo Ilyushin Il 96-300 è atteso di ritorno a Mosca nel pomeriggio. Non è chiaro, puntualizza il giornale tedesco, se i diplomatici russi siano stati imbarcati su questo aereo per essere rimpatriati.

 14:45

Prigozhin: «Figlio Peskov ha combattuto con Wagner con le ginocchia nel fango»

Evgeny Prigozhin sostiene che il figlio del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha combattuto con la sua «compagnia militare privata». «Di tutte le mie conoscenze, solo una, Dmitry Peskov, una volta considerato un totale liberale, mi ha parlato di suo figlio, che aveva trascorso parte della sua vita in America, o forse in Inghilterra. Mi ha detto, `perché non lo prendi, come soldato semplice´, e ha prestato servizio come chiunque altro. Da soldato semplice, con il fango e la m. alle ginocchia, operando un lanciarazzi Uragan. Sono in pochi a farlo», ha reso noto Prigozhin.

Anche se il tycoon non ha fatto il nome del figlio di Peskov, il sito di notizie indipendenti Meduza lo identifica in Nikolai Choles , che usa il cognome del nonno, con cui ha vissuto in Gran Bretagna dieci anni, prima di tornare in Russia nel 2011-2012, dopo un anno in carcere in Gran Bretagna per furto. Nel settembre del 2022, il collaboratore di Navalny Dmitry Nizovtsev aveva diffuso una conversazione telefonica con Choles in cui, fingendosi un arruolatore, si era sentito rispondere che lui, Nikolai, avrebbe affrontato la cosa «a un altro livello».

15:32

Mosca espelle più di 20 diplomatici tedeschi: «Risposta ad azioni ostili di Berlino»

Mosca ha deciso di espellere più di 20 diplomatici tedeschi «in risposta alle azioni ostili di Berlino». Lo ha annunciato il Ministero degli Esteri russo citato dall’agenzia Interfax. La decisione è stata notificata all’ambasciatore tedesco a Mosca, Geza Andreas von Geyr, convocato al Ministero degli Esteri.

Secondo l’Interfax e Ria Novosti, il colloquio è avvenuto il 5 aprile, ma soltanto oggi ne viene data notizia, dopo che la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha accusato Berlino di non avere mantenuto un patto per tenere riservata la decisione della stessa Germania di espellere diplomatici russi e quella della Russia di reagire in modo simmetrico.

«Inizialmente - ha detto Zakharova - le autorità tedesche hanno notificato alla Federazione Russa che avrebbero espulso i nostri diplomatici, ma hanno chiesto di non dirlo a nessuno». Poi, prosegue, sono apparse indiscrezioni su media tedeschi, che il governo di Berlino ha smentito pubblicamente, dicendo che «non avrebbe espulso nessuno». Insomma, conclude la portavoce, «Berlino ha avvisato Mosca delle imminenti espulsioni ma ha detto all’opinione pubblica che non ci sarebbero state, e alla fine le fa».

«In risposta alle azioni ostili di Berlino - afferma il Ministero degli Esteri - la parte russa ha deciso di espellere in modo simmetrico diplomatici tedeschi dalla Russia e di ridurre il numero massimo degli impiegati delle missioni diplomatiche tedesche nel nostro Paese».

15:40

Mosca: «I diplomatici espulsi dalla Germania sono già rientrati»

I diplomatici russi espulsi dalla Germania sono già rientrati in Russia. Lo ha reso noto la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova in un’intervista con il canale televisivo Zvezda delle forze armate.

15:43

La Lituania si disconnette per la prima volta dalla rete elettrica russa

La Lituania si disconnette oggi dalla rete elettrica russa. Secondo Litgrid, operatore del sistema di trasmissione dell’elettricità lituano, in questo modo la rete del Paese baltico sarà gestita in maniera completamente indipendente per la prima volta nella storia.

La prima prova di disconnessione elettrica avrà una durata di circa 10 ore, dalle 11 di stamattina alle 21. L’elettricità necessaria durante questo periodo di tempo verrà ricavata esclusivamente da fonti nazionali o da altri Paesi come Svezia e Polonia.

Tuttavia, come l’Estonia e la Lettonia, la Lituania fa ancora parte di una rete elettrica comune con la Russia e la Bielorussia, il cosiddetto sistema Brell, risalente all’era sovietica. Ciò significa che le Repubbliche baltiche restano comunque collegate alle reti russe e bielorusse e continuano a dipendere da Mosca per mantenere la stabilità dei loro sistemi elettrici.

 16:06

Zelensky annuncia nuove sanzioni, punito anche il partito comunista russo

Il presidente ucraino Zelensky ha imposto nuove sanzioni contro centinaia di persone fisiche e giuridiche russe, tra cui il Partito comunista della Federazione Russa e il Partito liberaldemocratico. Lo riporta il sito del governo nazionale ucraino, citato da Ukrainska Pravda. Colpite dalle sanzioni anche il partito socialista e Russia Unita, oltre a un certo numero di società. Le sanzioni sono state introdotte per 10 anni. L’ultimo elenco contiene più di 320 nomi di società per azioni russe soggette alla misura.

16:10

Brasile: «Serve una pace mediata per uscire dal conflitto in Ucraina»

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, in una conferenza stampa a margine dei suoi incontri in Portogallo, ha negato di aver detto che Mosca e Kiev sono co-responsabili per la guerra in Ucraina, rilanciando il suo progetto di una «pace negoziata». Lo riportano i media brasiliani.

«Mentre difendiamo l’integrità territoriale dell’Ucraina, difendiamo anche una soluzione politica mediata al conflitto», ha detto il presidente brasiliano. «Abbiamo urgente bisogno di un gruppo di Paesi che provino a sedersi al tavolo, sia con l’Ucraina che con la Russia, per discutere di pace», ha aggiunto, ribadendo che, fin dai primi giorni, ha condannato Mosca «per l’occupazione e per aver danneggiato l’integrità territoriale dell’Ucraina».

«Il Brasile vuole la pace e ci sta provando. Ho parlato con Scholz, Macron, Biden, Xi», ha dichiarato Lula, avvertendo: «La Russia non vuole fermarsi, l’Ucraina non vuole fermarsi», quindi occorre formare questo gruppo di Paesi per una mediazione.

 16:40

Russia, ordigno rimosso a Belgorod, residenti tornano nelle loro case

L’ordigno esplosivo è stato rimosso dalla zona residenziale» a Belgorod e «le persone stanno gradualmente rientrando nei loro appartamenti». Lo ha reso noto, in un messaggio via Telegram, il governatore della regione russa di Belgorod Vyacheslav Gladkov, ripreso dall’agenzia Tass. Circa tremila residenti erano stati evacuati per sicurezza dopo il ritrovamento di materiale esplosivo nello stesso luogo in cui il 20 aprile si era verificata un’esplosione dovuta alla caduta di un ordigno da un aereo russo.

 16:45

Lula: «L’Ue? Chi non parla di pace alimenta la guerra»

La posizione dell’Unione Europea? «Se non parli di pace, contribuisci alla guerra». Lo ha detto il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva nel corso di una conferenza stampa durante la sua visita ufficiale in Portogallo, a chi chiedeva delle sue recenti dichiarazioni sul ruolo dell’Unione europea nel conflitto. Lo riporta Cnn Brasil.

Lula ha ricordato la visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz in Brasile ed il suo rifiuto di vendere missili alla Germania per l’Ucraina. «Se li avessimo venduti e fossero stati usati» per uccidere un russo «sarebbe stata colpa del Brasile. Il Brasile sarebbe stato coinvolto nella guerra. E noi non vogliamo partecipare alla guerra, vogliamo costruire la pace», ha aggiunto il presidente brasiliano.

Dal canto suo, il presidente portoghese Marcelo Rebelo ha reagito dicendo che «la posizione portoghese è nota a tutti». Non solo condanna l’invasione russa, ma il Portogallo pensa che «non sia giusto non permettere all’Ucraina di difendersi e di cercare di recuperare il territorio invaso con la violazione della sua integrità territoriale e della sovranità dello Stato».

16:52

La reporter Usa che combatte per Kiev: «Ucraini appena fuori Belgorod»

«Ve l’avevo detto ieri sera che stavamo arrivando. Ora siamo appena fuori città. Non è stato difficile. Eravamo già lì. Slava ucraini». Lo ha scritto su Twitter Sarah Ashton-Cirillo, giornalista statunitense che nel 2022 ha iniziato come reporter a seguire la guerra in Ucraina, per poi arruolarsi tra le file di Kiev.

Ashton Cirillo ha pubblicato la foto di lei sotto un cartello dove si legge che la città russa di Belgorod dista solo 6 chilometri. Belgorod, al confine con l’Ucraina, sarebbe stata teatro di alcuni attacchi con droni da parte di Kiev.

 17:08

Prigozhin: «Vicino Bakhmut i soldati ucraini stanno gettando le armi»

«A Chasovyi Yar e Kostyantynivka sono iniziate le rivolte tra i soldati delle forze armate ucraine: stanno gettando le armi, si alzano e se ne vanno». Lo ha affermato il fondatore e leader del gruppo militare filorusso Wagner, Evgenij Prigozhin, in un messaggio sul proprio canale Telegram. Sia Kostyantynivka sia Chasovyi Yar si trovano nella regione ucraina contesa del Donetsk, vicino alla città di Bakhmut, centro dei combattimenti tra russi e ucriaini.

17:16

Kiev: «I russi hanno bombardato tre volte la regione di Sumy»

L'esercito russo ha bombardato tre volte il confine della regione di Sumy questo pomeriggio. In totale, sono stati esplosi 19 colpi di artiglieria. Lo ha affermato su Telegram il comando operativo Nord dell'Ucraina.

«Dalle 14 alle 14.15, sono stati registrati quattro colpi nell'area del villaggio di Korenyok, probabilmente da installazioni di artiglieria semoventi nemiche. A seguito del bombardamento, un campo di mais ha preso fuoco» ha scritto il comando, aggiungendo che altri dieci colpi sono stati registrati dalle 13 alle 13.20 nella zona del villaggio di Brusky, e altri cinque dalle 14.30 alle 14.40 nella zona del villaggio di Ulanov. «In tutti i casi - conclude il comando - non sono pervenute informazioni su perdite tra la popolazione locale o danni alle infrastrutture civili».

17:25

Media tedeschi: «Sono 34 i diplomatici di Berlino espulsi dalla Russia»

Sarebbero 34 i diplomatici tedeschi espulsi dalla Russia, su un un totale di 90 ancora presenti nel Paese. Lo sostiene il tabloid Bild citando proprie fonti, ripreso anche dall'agenzia Tass. In precedenza la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova aveva parlato di «oltre 20» espulsioni in risposta alle espulsioni dei diplomatici russi disposte dalla Germania.

17:43

Kiev: «L'élite russa in cerca di garanzie nel caso Mosca venga sconfitta»

I rappresentanti dell'élite russa temono per il proprio futuro e si stanno mettendo in contatto con l'Ucraina e con altri Paese per ottenere possibili garanzie di sicurezza in caso di sconfitta di Mosca. Lo ha affermato durante una trasmissione Andriy Yusov, portavoce dell'intelligence della Difesa ucraina (Gur), ripreso da Ukrinform. «Stanno cercando vie d'uscita, ovviamente. E non solo con l'Ucraina. La geografia in cui stanno cercando di ottenere garanzie di sicurezza per sé stessi, per le loro fortune e per le loro famiglie è piuttosto ampia», ha detto Yusov.

Il portavoce del Gur ha anche chiarito che l'élite russa vuole evitare possibili procedimenti giudiziari e che tra coloro che hanno chiesto aiuto ci sarebbero anche «rappresentanti del segmento politico dei vertici del Cremlino». «L'Ucraina, ovviamente, utilizza tutti gli strumenti, gli approcci più creativi per accelerare la liberazione dei nostri territori. Sono in corso molti contatti e operazioni, di cui non possiamo parlare ora. Ma dopo la vittoria, credetemi, ci saranno molte cose interessanti», ha concluso Yusov.

18:00

Agenzia russa per l'energia atomica: «Attacco con droni di Kiev sulla centrale di Zaporizhzhia»

Un attacco ucraino con droni sarebbe in corso presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia. È quanto afferma Renat Karchaa, consigliere del direttore generale di Rosenergoatom, l'azienda statale russa per le centrali nucleari, ripreso dalla Tass.

«Le finestre della sala turbine sono state abbattute dall'onda d'urto», ha detto Karchaa all'emittente televisiva Russia-24, «ma questa storia ha più a che fare con l'uso di droni piuttosto che con i colpi di artiglieria».

18:26

Berlino: «la partenza dei diplomatici russi è legata a colloqui con Mosca delle scorse settimane»

Nelle scorse settimane il governo federale tedesco ha tenuto colloqui con la Russia sulla presenza presso le rispettive missioni estere, «con l'obiettivo di ridurre la presenza dell'intelligence russa in Germania». Lo riferisce l'emittente tedesca Tagesschau, citando quanto affermato dal Foreign office di Berlino, che ha aggiunto: «La partenza di oggi del personale dell'ambasciata russa è legata a questo».

18:32

Kiev: «Per porre fine alla guerra abbiamo bisogno di 10 volte più armi»

«Siamo grati ai nostri alleati per il loro aiuto militare. Ma non è sufficiente. L'Ucraina ha bisogno di 10 volte di più per porre fine all'aggressione russa quest'anno». Lo ha affermato il vice ministro degli Esteri ucraino Andriy Melnyk in un tweet ripreso da Ukrainska Pravda. «Per questo chiediamo ai nostri partner di superare tutte le linee rosse artificiali e di destinare l'1% del loro Pil alla fornitura di armi all'Ucraina», ha aggiunto.

18:40

«Gli ex combattenti della Wagner tornano a casa e uccidono ancora»

Il Gruppo Wagner ha trovato nei detenuti delle carceri russe un bacino enorme di mercenari da cui attingere. Alcune stime fatte da MediaZona parlano di un numero compreso tra 17 mila e 33 mila persone fatte uscire dalle prigioni per essere arruolate e, dopo aver prestato servizio, graziate dal presidente Putin.

Molti sono morti sul campo di battaglia. Altri invece sono rientrati a casa e, spesso, sono tornati a delinquere. Il Guardian ha raccontato la storia di Georgiy Siukayev, condannato per omicidio e reclutato dai mercenari della Wagner lo scorso autunno per combattere in Ucraina. Dopo essere stato graziato, Siukayev è tornato a Tskhinvali, la sua città natale, dove ha ucciso Soslan Valiyev, un uomo di 38 anni affetto da una disabilità dello sviluppo.

Il suo caso non è l'unico. Alla fine di marzo, Yulia Buiskich, una pensionata di 85 anni, è stata uccisa in casa sua nella cittadina di Novyj Burets, nella regione di Kirov, 600 miglia a est di Mosca. Ad assassinarla, probabilmente con un'ascia, sarebbe stato Ivan Rossomakhin, un ex wagnerista di 28 anni che aveva già commesso altri reati prima di essere condannato a 10 anni di carcere per omicidio nel 2020. «Lo Stato, Putin in persona e Prigozhin sono responsabili della morte di Yulia e dovrebbero risponderne», ha detto un parente della donna rimasto anonimo.

19:34

Le unità bielorusse hanno completato l'addestramento per l'utilizzo dei sistemi missilistici russi Iskander

Unità dell'esercito bielorusso sono tornate in patria dalla Russia dopo aver completato l’addestramento per l'utilizzo dei sistemi missilistici Iskander, capaci di lanciare armi nucleari, che il Cremlino ha trasferito sul territorio di Minsk. Lo ha reso noto il Ministero della Difesa bielorusso, ripreso da Reuters.

20:10

Il figlio di Peskov conferma: «Ho combattuto con il gruppo Wagner»

Nikolai Choles, figlio del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, ha confermato di aver combattuto in Ucraina nelle fila della compagnia di mercenari Wagner. A darne la notizia era stato il fondatore della famigerata società di contractor russi, Evgheni Prigozhin, a cui ha poi fatto seguito la conferma di Choles in un'intervista alla Komsomolskaya Pravda.

«Quando ho deciso di partecipare all'operazione militare speciale non sapevo bene come fare perché, quando tutto è iniziato, non c'erano tante informazioni come adesso», ha raccontato. «Sono quindi dovuto andare da mio padre e gli ho chiesto come contattare i Wagner e mi ha aiutato», ha riferito il giovane, confermando che era stato il portavoce di Putin a parlare direttamente con Prigozhin del possibile arruolamento.

Choles però non ha spiegato perché avrebbe deciso di sottoscrivere un contratto con la Wagner e non di arruolarsi col Ministero della Difesa. Il figlio di Peskov, che porta il cognome del suo patrigno, ha detto di essere andato a combattere perché lo considerava un suo dovere. Secondo quanto riferito, i suoi genitori hanno sostenuto questa decisione: «Mi hanno chiesto se ero sicuro di aver capito dove stavo andando? Ho risposto di sì. E mi hanno detto di andare avanti».

21:02

Kiev: «Abbiamo bisogno di aiuti militari dieci volte superiori a quelli che stanno arrivando»

Il vice ministro degli Esteri ucraino Andrij Melnyk su twitter ha sottolineato che «l’Ucraina è grata ai suoi alleati per gli aiuti militari. Ma non sono sufficienti. Abbiamo bisogno di dieci volte di più per terminare l’aggressione russa quest’anno». L’ex ambasciatore in Germania ha invitato i sostenitori dell’Ucraina a «superare tutte le linee rosse artificiali» - un riferimento all’esitazione di alcuni alleati nel fornire a Kiev sistemi d’arma particolarmente potenti - e ha chiesto di spendere l’1% del prodotto interno lordo (Pil) per la fornitura di armi all’Ucraina.

21:08

Zelensky: «Eliminare ogni opportunità alla Russia di aggirare le sanzioni»

«Il compito è quello di eliminare ogni opportunità per la Russia di aggirare le sanzioni. Ogni piano russo che permette di aggirare le sanzioni aggiunge tempo a questa guerra, aggiunge opportunità per l’aggressore». È quanto afferma il presidente ucraino Zelensky nel suo messaggio serale pubblicato su Telegram, annunciando l’entrata in vigore di «tre nuove decisioni di sanzioni contro chi investe e sostiene l’aggressione russa».

22:27

Belgorod, 3 mila evacuati a causa dell’ordigno inesploso

Nella città russa di Belgorod più di 3 mila persone sono state evacuate dalle loro case dopo che è stato trovato un ordigno inesploso, due giorni dopo che la Russia ha sganciato accidentalmente una bomba sulla stessa città, danneggiando case e ferendo diverse persone. Non è noto se la bomba scoperta sabato provenga dallo stesso aereo, un caccia russo Sukhoi-34. Il governatore locale, Vyacheslav Gladkov, ha confermato su Telegram che 17 condomini sono stati transennati «entro un raggio di 200 metri».

 23:29

Il Giappone stanzia quasi 500 milioni di dollari a sostegno dell’Ucraina

Il Giappone ha inviato 471 milioni di dollari all’Ucraina Support, Recovery and Reform Trust Fund (URTF). Lo afferma il servizio stampa della Banca mondiale, come riporta Unian. «Il Giappone continua a sostenere l’Ucraina e il popolo ucraino. Collaboriamo strettamente con la Banca mondiale nel fornire sostegno all’Ucraina. Siamo grati al Gruppo della Banca mondiale per i suoi sforzi volti a dirigere e garantire l’uso mirato dei fondi dei donatori e ad espandere la base dei donatori», ha detto Kentaro Ogata, viceministro delle Finanze del Giappone per gli affari internazionali, «ci aspettiamo che i nostri contributi vengano effettivamente utilizzati per soddisfare le esigenze più urgenti dell’Ucraina nella riparazione delle infrastrutture critiche».

Estratto dell'articolo di Greta Privitera per corriere.it il 23 aprile 2023.

Ne avevamo sentito parlare per uno scherzo telefonico. Era fine estate 2022. Uno speaker di un canale russo dell'opposizione aveva chiamato Nikolay Dmitrievic Peskov, figlio del famoso portavoce di Putin, fingendo di essere un reclutatore e convocandolo in caserma per arruolarlo. Il giovane rampollo, che ha studiato all'estero, aveva risposto una cosa tipo «lei non sa chi sono io», e quel chi sono io era «Peskov Jr.», figlio di uno degli uomini più vicini allo zar. 

La risposta aveva fatto il giro del mondo e sollevato polemiche: «Mandate i vostri figli in guerra». Al portavoce di Putin, padre di cinque figli, non era andato giù lo «scherzo» telefonico che aveva fatto conoscere suo figlio al mondo: all'epoca ci aveva tenuto a precisare che la registrazione della chiamata fosse stata alterata dalla trasmissione, per distorcere le dichiarazioni di Nikolay

A — tentare— di ripulire la fedina reputazionale del giovane, ci ha pensato il fondatore del Wagner Group, Evgeny Prigozhin. Il capo dei mercenari avrebbe detto in un'intervista che Peskov Jr. avrebbe prestato servizio nei ranghi della sua «compagnia militare privata».

La frase: «Di tutti i miei conoscenti, solo una persona, Dmitry Peskov, una volta considerato un liberale totale, mi ha proposto suo figlio, che aveva trascorso parte della sua vita in America, o forse in Inghilterra... È venuto da me dicendo: "Perché non lo prendi come un soldato semplice?". L’ho accolto io sotto falso nome. E il ragazzo ha servito come chiunque altro, immerso fino alle ginocchia nel fango e nella merda . Pochissime persone lo sanno».

[…] «ha dimostrato coraggio ed eroismo, esattamente come tutti gli altri».

La notizia è stata confermata, dopo poche ore, dal diretto interessato in un'intervista alla Komsomolskaya Pravda. […]

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 23 aprile.

Lavrov in volo verso New York per presiedere il Consiglio di sicurezza Onu. Negato il visto ai giornalisti russi. Lorenzo Cremonesi, inviato, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 24 Aprile 2023.

Le notizie sulla guerra di domenica 23 aprile, in diretta. Sul Dnipro primi segnali di controffensiva Kiev: «Recuperati centinaia di corpi di russi». Una ex parlamentare svedese si arruola con l’esercito ucraino

LIVE I FATTI PRINCIPALI

23:15

Zelensky: «Non possiamo abbandonare Bakhmut»

22:20

Kadyrov (Cecenia): «Truppe cecene nella zona delle operazioni speciali in Ucraina»

20:15

Kiev: «Il sistema di difesa Patriot è già in servizio. Gli altri che ci sono stati promessi sono già in viaggio»

18:39

Borrell risponde all'ambasciatore cinese in Francia: «Parole inaccettabili»

18:35

Russia: «Contiamo sull'adeguata risposto dell'Onu sui visti negati dagli Usa ai nostri giornalisti»

23:40

Tensione Germania-Russia, tra diplomatici cacciati e accuse di Fabrizio Dragosei

Ambasciate particolarmente grandi e un numero di persone con copertura diplomatica spesso spropositato. È dai tempi sovietici che gli organismi di intelligence occidentali guardano con particolare attenzione all’attività degli agenti segreti di Mosca che in tutte le capitali «ostili» (ma non solo) esercitano il loro lavoro coperti dall’immunità riconosciuta ai funzionari accreditati ufficialmente.(...)

04:59

Kiev, recuperati centinaia di corpi di soldati russi

Le squadre di ricerca ucraine affermano di aver recuperato i corpi di centinaia di soldati ucraini morti, insieme a un numero simile di russi, che intendono rimpatriare. Nel frattempo, Kiev chiede la restituzione di ogni ucraino catturato dalla Russia. Lo scrive la Cnn.

05:16

Isw, forze ucraine sulla riva sinistra del Dnepr

Le forze ucraine hanno raggiunto la riva sinistra della regione di Kherson, secondo quanto riferisce l’Istituto per lo studio della guerra (Isw), citato da Ukrainska Pravda. Gli analisti dell’Istituto hanno affermato che i «corrispondenti militari» russi hanno fornito ampie riprese video georeferenziate e messaggi di testo che confermano che le forze ucraine hanno preso posizione sulla costa orientale della regione di Kherson. «I filmati, pubblicati da un blogger russo il 22 aprile, mostrano che le forze ucraine hanno preso posizione sulle rive del fiume Dnepr a nord di Oleshki (7 chilometri a sud-ovest di Kherson) e sono avanzate fino al confine settentrionale dell’insediamento sull’autostrada E97, così come ad ovest dei cottage estivi (10 chilometri a sud di Kherson). Il filmato indica anche che le truppe russe potrebbero non avere il controllo delle isole sui fiumi Konka e Chaika, situate a meno di mezzo chilometro a nord delle posizioni di geolocalizzazione dell’esercito ucraino vicino al ponte Antonovsky», afferma il rapporto ISW.

L’istituto ha osservato che il 20 e 22 aprile «corrispondenti militari» russi hanno affermato che le forze ucraine avevano mantenuto posizioni sulla costa orientale della regione di Kherson per diverse settimane, stabilito linee di rifornimento stabili verso queste posizioni e effettuato regolarmente sortite, il che indicava una mancanza di controllo russo sull’area. Isw ha notato che la mappa di combattimento di un altro blogger russo afferma che le forze russe non controllano alcune isole nel delta del Dnepr a sud-ovest di Kherson. È dunque possibile una avanzata delle truppe ucraine verso queste isole.

08:05

Kiev al lavoro su sistema protezione infrastrutture critiche

In Ucraina è partita la realizzazione di un sistema di protezione delle infrastrutture critiche in linea con le migliori pratiche globali e gli attuali requisiti della legislazione europea. E’ quanto riferisce il servizio statale per le comunicazioni speciali secondo i media ucraini. «L’Ucraina sta studiando le direttive UE NIS 2 (UE 2022/2555) e RCE (UE 2022/2557) sulla protezione delle infrastrutture critiche e collabora con i paesi che hanno già avviato la loro attuazione», cita il servizio stampa il vice capo del SSCS, Oleksandr Potiy.

08:32

Sul Dnipro primi segnali di controffensiva

Dal nostro inviato ZAPORIZHZHIA

(Lorenzo Cremonesi) Unità scelte ucraine si stanno muovendo a est del fiume Dnipro, nella regione del Kherson orientale, attorno alla cittadina di Oleshky. Sono settimane che in Ucraina girano informazioni e voci non confermate sul fatto che i commando meglio addestrati, muniti di gommoni e pontoni mobili, stiano operando in quel settore. Ma adesso una conferma arriva dall’Institute for the Study of War statunitense (ISW), che riferisce di avere come fonti filmati, messaggi diffusi in rete e probabilmente anche foto satellitari.

Una delle fonti importanti sarebbe un blogger russo specializzato in affari militari.

 Non a caso da oltre un mese le autorità ucraine stanno limitando l’accesso dei giornalisti alle zone del Kherson occidentale liberate nel novembre scorso. Le aree interessate sono fatte di acquitrini, paludi, e risultano percorse dalla miriade di corsi d’acqua che preparano il delta del grande fiume, che poco più a sud sfocia nel Mar Nero. I russi dal dicembre scorso hanno iniziato importanti opere di fortificazione per impedire gli sbarchi. Ma sono regioni molto difficili da difendere.

 Gli ucraini avrebbero già ripreso alcune isolette e starebbero preparando l’avanzata verso la Crimea. La notizia potrebbe confermare una delle ipotesi che sta facendosi strada tra gli analisti negli ultimi mesi, ovvero che la tanto attesa <offensiva di primavera> ucraina possa in realtà non essere una rapida <spallata> decisiva, piuttosto si dipani nel tempo con una lunga serie di mini-attacchi in diversi settore del fronte per dividere le forze nemiche e saggiare i loro punti più deboli, per poi sferrare l’attacco cruciale al momento migliore e nel settore meno difeso.

09:03

Missile russo contro Sloviansk nella notte

Le forze russe hanno lanciato nella notte un altro attacco missilistico contro la città di Sloviansk, nella regione di Donetsk: lo ha reso noto il capo dell’Amministrazione militare regionale, Vadim Lyakh, come riporta Rbc-Ucraina. «Questa volta, un missile S-300 ha colpito il microdistretto di Lesnoy vicino a una cava. Diverse case sono state danneggiate», ha scritto Lyakh su Facebook sottolineando che non ci sono stati feriti o vittime. Il 14 aprile scorso una persona è morta in seguito ad un attacco missilistico russo contro un quartiere residenziale di Sloviansk.

12:48

Kiev, per rapire i bambini i russi uccidono anche i genitori

Le forze russe arrivano anche a uccidere i genitori dei bambini ucraini per rapire i loro figli e portarli in Russia illegalmente: lo ha detto la commissaria per i diritti dei bambini della presidenza ucraina, Daria Gerasimchuk, in un’intervista esclusiva all’emittente tv 24 Kanal. Gerasimchuk ha delineato cinque scenari di come la Russia rapisce i bambini ucraini. Nel primo scenario, i genitori vengono detenuti per vari motivi - spesso senza alcun motivo - ed i bambini vengono immediatamente allontanati dalla famiglia: prima vengono portati nei territori occupati e poi vengono deportati in Russia. Il secondo scenario prevede il rapimento dei piccoli direttamente dalle loro famiglie biologiche. In questo caso gli adulti «scomodi», cioè che «non vogliono collaborare con gli occupanti», vengono privati «della loro responsabilità genitoriale secondo alcune leggi inventate dalle autorità di occupazione». Il terzo metodo presuppone che i russi uccidano i genitori e portino via i bambini che sono rimasti con parenti e amici dalla famiglia. «Questo è accaduto, ad esempio, ai primi due bambini che siamo riusciti a riportare (in Ucraina) - ha spiegato Gerasimchuk. Erano Ilya Matvienko e Kira Obedynska. Il ragazzo è stato gravemente ferito a una gamba e sua madre è morta tra le sue braccia. Kira ha perso suo padre proprio davanti ai suoi occhi mentre cercava di andare a prendere l’acqua. E, infatti, i russi hanno portato questi bambini rapiti a Donetsk, preparandosi per la deportazione in Russia». Nel quarto scenario i russi non consentono alle autorità ucraine di trarre in salvo quei bambini che si trovano nelle strutture di accoglienza istituzionali nei territori occupati. Ma il metodo più utilizzato prevede che i russi portino via i bambini per la cosiddetta «riabilitazione». In primo luogo, ha spiegato Gerasimchuk, le forze russe creano condizioni nei territori occupati assolutamente inadatte alla vita di un bambino. Successivamente, offrono ai genitori di concedere «volontariamente» al bambino una cosiddetta vacanza di tre settimane o un mese, ma in realtà nessuno viene restituito. «Assolutamente a tutti i bambini viene detto che i loro genitori non hanno bisogno di loro, che non li amano e che ora saranno russi», ha aggiunto la funzionaria.

15:28

Zelensky: «Grato per il coraggio dei nostri difensori»

Zelensky su Twitter: « Questa settimana ho visitato la regione di Donetsk, la regione di Poltava e Volyn. Ho ringraziato i nostri uomini e donne che difendono altruisticamente l’Ucraina. Ognuno di loro ha la propria storia di coraggio. Ogni storia del genere è un mattone che forma la nostra vittoria».

15:48

Lavrov in volo verso New York per presiedere il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Visti negati ai reporter russi

Il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov vola a New York per presiedere il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, di cui la Russia ha la presidenza nel mese di aprile. Alle Nazioni Unite Lavrov domani è atteso incontrare all’Onu il segretario generale Antonio Guterres.

I giornalisti russi al seguito di Lavrov non hanno ottenuto i visti d’ingresso negli Stati Uniti per seguire la riunione del Consiglio di sicurezza presieduta da Mosca. Lo ha denunciato la portavoce Maria Zakharova, come riporta la Tass. «Mancano 40 minuti alla loro partenza. I giornalisti non hanno i visti. L’ambasciata degli Stati Uniti ha risposto che “ci stava lavorando”. È un’evidente manipolazione della libertà di parola e violazione dei diritti dei giornalisti», ha aggiunto. Il viceministro Serghei Ryabkov ha poi avvertito: la Russia «non dimenticherà e non perdonerà».

15:59

Gli Usa non rilasciano il visto ai giornalisti russi, Lavrov: «Non dimenticheremo, non perdoneremo»

Lavrov ha commentato con durezza la decisione degli Usa di negare i visti ai giornalisti russi che dovevano seguirlo a New York per il Consiglio di sicurezza Onu a presidenza russa: «Potete stare certi che non dimenticheremo e non vi perdoneremo».

16:27

Cinque missili russi colpiscono la città ucraina di Kharkiv

I funzionari locali riferiscono che almeno cinque missili russi hanno colpito la città ucraina orientale di Kharkiv e i distretti circostanti nella notte tra sabato e domenica, danneggiando edifici civili. Un missile ha colpito una casa nel villaggio di Kotliary, appena a sud di Kharkiv, mentre un altro ha provocato un incendio nella città, ha detto il governatore regionale, Oleh Sinegubov.

16:41

Ministero della Difesa britannico: «Per il reclutamento la Russia punta “sull’orgoglio maschile”»

Il ministero della Difesa del Regno Unito nel suo aggiornamento di intelligence ha riferito che la Russia sta intensificando la campagna di reclutamento dell’esercito facendo appello «all’orgoglio maschile». Il ministero della Difesa russo ha lanciato un’importante campagna per reclutare più soldati facendo appello «all’orgoglio maschile delle potenziali reclute», ha affermato il ministero della Difesa britannico.

16:52

La Francia promette all’Ucraina navi, bus e la ricostruzione delle ferrovie

La Francia ha promesso al governo ucraino che fornirà navi, autobus e la ricostruzione delle ferrovie. Il ministro delegato ai Trasporti, Clément Beaune, che domenica 23 aprile ha concluso una visita di quattro giorni in Ucraina, ha invitato le aziende francesi, «d’ora in poi», a «esserci, soprattutto nel settore dei trasporti». Secondo il ministero francese della Transizione ecologica, «le ultime valutazioni stimano il costo della ricostruzione dell’Ucraina in 383 miliardi di euro», di cui 83 miliardi solo per le infrastrutture di trasporto.

17:00

Medvedv minaccia di bloccare l’accordo sul grano

L’ex presidente e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitry Medvedev, minaccia di bloccare l’accordo sul grano del Mar Nero: se il G7 vieta le esportazioni verso la Russia, Mosca reagirà bloccando l’accordo sul grano del Mar Nero. «L’idea dei deficienti del G7 di un blocco totale sulle esportazioni verso il nostro Paese è eccellente, in quanto implica in quanto implica un divieto reciproco delle importazioni dal nostro Paese nelle categorie più sensibili per il G7. In questo caso, l’accordo sul grano e molte altre cose di cui hanno bisogno finiranno per loro. A quanto pare, non hanno più cervello» ha scritto Medvedev su Telegram.

17:08

Una ex parlamentare svedese si unisce all’esercito ucraino contro la Russia

Caroline Nordengrip, ex parlamentare svedese (fino al 2022) del partito populista di destra Democratici svedesi, si unirà all’esercito ucraino nella guerra contro la Russia. Lo ha scritto lei stessa sulla sua pagina Instagram, condividendo anche la documentazione ufficiale: «Ora, dopo tre giorni di burocrazia, mi è stato permesso di arruolarmi nell’esercito regolare, ci sono voluti molti timbri. Impronte digitali, foto, medici, psicologi, almeno 30 firme».

17:53

Ue: «Dall'inizio della guerra in Ucraina, gli attacchi hacker sono saliti del 140%»

«Dall'inizio della guerra voluta da Vladimir Putin in Ucraina, gli attacchi cibernetici» contro l'Unione europea «sono aumentati del 140%». Lo ha detto il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, durante la trasmissione Questions Politiques dell'emittente France Inter. Il presidente russo «ha paura del progetto europeo e fa di tutto per dividere l'Europa e indebolirla», ha evidenziato il commissario.

17:55

L'ambasciatore cinese in Francia: «I Paesi dell'ex Unione Sovietica non sono Stati sovrani». L'ira dei Paesi baltici: «Parole inaccettabili»

I ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia e Lituania, in comunicati separati, hanno giudicato inaccettabili le dichiarazioni di Lu Shaye, ambasciatore cinese in Francia. Shaye, in una recente intervista al canale d'informazione francese Lci, ha messo in discussione la sovranità delle ex repubbliche sovietiche, tra cui appunto i tre Paesi baltici. Parlando della Crimea il conduttore ha fatto notare all'ambasciatore cinese che, secondo il diritto internazionale, la Crimea fa parte dell'Ucraina. Shaye ha risposto facendo un parallelo con le ex repubbliche sovietiche - comprese le tre nazioni baltiche - che si sono liberate dopo il crollo dell'Urss nel 1991. «Per quanto riguarda il diritto internazionale, anche questi Paesi dell'ex Unione Sovietica non hanno, non hanno lo status - come dire? - che sia effettivo nel diritto internazionale, perché non c'è un accordo internazionale che consolidi il loro status di Paese sovrano», ha affermato. Tallinn, Riga e Vilnius convocheranno l'ambasciatore o il rappresentante della Cina per chiedere spiegazioni sui commenti dell'inviato.

Il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, ha twittato che «se qualcuno si sta ancora chiedendo perché gli Stati baltici non si fidano della Cina per "mediare la pace in Ucraina", ecco un ambasciatore cinese che sostiene che la Crimea è russa e che i confini dei nostri Paesi non hanno basi legali». Il suo omologo estone, Margus Tsahkna, ha dichiarato che i commenti dell'ambasciatore cinese sono «falsi e un'interpretazione errata della storia», mentre il ministro degli Esteri lettone Edgar Rinkevics ha affermato che le dichiarazioni sono «completamente inaccettabili».

18:08

Lavrov a New York, non è in programma nessun incontro con Blinken

Non è in programma nessun incontro fra i ministri degli Esteri Usa Antony Blinken e russo Serghei Lavrov nei prossimi giorni a New York. Lo ha detto il vicecapo della diplomazia russa Serghei Ryabkov a Mosca. L'incontro era stato ipotizzato vista la presenza a New York di Lavrov, che presiederà alcune sessioni del consiglio di sicurezza Onu.

18:23

Il figlio di Peskov ammette di aver combattuto con la Wagner

Il figlio del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, Nikolai Peskov, ha affermato di aver prestato servizio nelle file del gruppo di mercenari Wagner in Ucraina. «Lo consideravo mio dovere... non potevo sedermi in disparte e guardare gli amici e altre persone andare lì», ha detto Peskov in un'intervista al quotidiano russo Komsomolskaya Pravda. «Quando sono andato, ho dovuto cambiare il mio cognome. Nessuno sapeva davvero chi fossi», ha aggiunto parlando di quasi sei mesi di servizio dopo cui ha ricevuto una medaglia al coraggio, si legge su Cnn che riporta la notizia.

18:28

«Dopo la controffensiva gli alleati spingeranno Kiev a una tregua»

«Ecco come finisce la guerra». Inizia così la lunga analisi dell'editorialista del Guardian Simon Tisdall, a lungo editor per gli esteri del quotidiano. Tisdall è convinto che la «tanto attesa controffensiva ucraina riuscirà a riconquistare una parte o addirittura gran parte del territorio occupato», ma nonostante ciò le forze russe manterranno il controllo di parti del Donbass e della Crimea. Dopo questo momento, l'editorialista del Guardian spiega che «i sostenitori occidentali di Kiev inizieranno a spingere per un cessate il fuoco negoziato o una "tregua duratura", in attesa di un accordo a lungo termine' ed è a questo punto che «anche la Cina entrerà in scena». Nello scenario immaginato, la Russia accetterà un cessate il fuoco e il presidente russo Vladimir Putin rimarrà al potere, mentre il presidente ucraino Zelensky dovrà posporre il suo obiettivo di riportare i confini ucraini a quelli che erano prima del 2014, ovvero prima dell'annessione russa della Crimea.

«Se questo scenario, o qualcosa del genere, si verifica nel corso del prossimo anno, molti ucraini si sentiranno inevitabilmente traditi. La promessa del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di "fare tutto il possibile" per respingere la Russia rimarrà disattesa. Putin rimarrà al potere nonostante i numerosi crimini. Tuttavia, che ci piaccia o no, questo risultato sembra il più probabile», dice Tisdall, senza però escludere che una delle due parti possa ottenere una vittoria decisiva.

18:35

Russia: «Contiamo sull'adeguata risposto dell'Onu sui visti negati dagli Usa ai nostri giornalisti»

La Russia conta sulla «adeguata risposta» dell'Onu al mancato rilascio dei visti da parte degli Stati uniti ai giornalisti russi diretti a New York per seguire gli eventi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, ha riferito la missione russa all'Onu, scrive Ria novosti.

«Contiamo sulla leadership delle Nazioni Unite e sui meccanismi internazionali specializzati per prestare la dovuta attenzione a questa situazione eclatante e prendere tutte le misure necessarie contro il trasgressore», si legge nella dichiarazione della missione russa sottolineando che «i rappresentanti dei media russi hanno rispettato tutti i termini e i requisiti pertinenti, incluso un valido accreditamento delle Nazioni Unite». Per questo Mosca considera la decisione «come un'altra manifestazione di negligenza del diritto internazionale da parte degli Stati Uniti».

18:39

Borrell risponde all'ambasciatore cinese in Francia: «Parole inaccettabili»

L'Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell denuncia come «inaccettabili» le osservazioni dell'ambasciatore cinese a Parigi, «con cui ha messo in discussione la sovranità di Paesi che sono diventati indipendenti con la fine dell'Urss». «L'Ue può solo ipotizzare che queste dichiarazioni non rappresentino la posizione ufficiale della Cina», ha aggiunto in un tweet.

20:15

Kiev: «Il sistema di difesa Patriot è già in servizio. Gli altri che ci sono stati promessi sono già in viaggio»

Il sistema di difesa aerea Patriot consegnato dai partner occidentali è già in servizio in Ucraina e «protegge i cieli ucraini dai missili nemici, compresi quelli balistici, e dagli aerei». E gli altri sistemi di difesa aerea promessi dagli alleati sono in arrivo. Lo ha detto Yuri Ignat, portavoce dell'aeronautica militare di Kiev, citato da Ukrinform.

«Una delle divisioni ha già preso il controllo qualche giorno fa ed è al lavoro. Gli altri (sistemi di difesa aerea ndr) che ci erano stati promessi sono già in viaggio verso le loro future posizioni. Speriamo che ci siano già dei risultati soprattutto contro gli aerei russi», ha dichiarato il portavoce dell'aeronautica. Ignat ha anche ricordato che Mykola Oleshchuk, il comandante dell'aeronautica ucraina, abbia già controllato le posizioni di combattimento del sistema di difesa aerea Patriot, e ha aggiunto che «la guerra nel nostro Paese è in corso soprattutto nella direzione orientale e più a sud, nelle regioni di Zaporizhzhia, Kherson e Mykolaiv», anche se «recentemente sono stati registrati attacchi nelle regioni di Chernihiv e Sumy».

22:20

Kadyrov (Cecenia): «Truppe cecene nella zona delle operazioni speciali in Ucraina»

«I soldati del 94esimo reggimento operativo della Guardia russa sono andati nella zona delle operazioni speciali»: l'ha detto il capo della Cecenia, Ramzan Kadyrov, citato dall'agenzia di stampa Ria Novosti. «E ancora, il famoso 94esimo reggimento operativo della 46esima brigata della regione del Kazakistan settentrionale del VNG della Russia è in azione. Il nome è lungo, ma i nemici lo pronunciano con uno scioglilingua e cercano di evitare di incontrare i combattenti dell'unità. Alla vigilia delle forze successive del 94esimo reggimento sono andate al fronte», ha scritto du Telegram.

 23:15

Zelensky: «Non possiamo abbandonare Bakhmut»

«È impossibile per noi rinunciare a Bakhmut perché questo aiuterebbe ad espandere il fronte e darebbe alle forze russe e alla Wagner la possibilità di impadronirsi di altre nostre terre», ha detto Zelensky in un'intervista ad al-Arabiya, chiarendo che se la Russia prendesse Bakhmut, ciò potrebbe fungere da trampolino di lancio per avanzare su due città più grandi nella regione di Donetsk, Kramatorsk e Sloviansk.

(LaPresse il 25 aprile 2023 ) – A febbraio, a pochi giorni dal primo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, Kiev stava pianificando di attaccare Mosca. È quanto rivela il Washington Post, citando un report riservato Usa. 

Il generale Kyrylo Budanov, a capo della direzione dell’intelligence militare ucraina, aveva incaricato i suoi ufficiali di “prepararsi per gli attacchi di massa del 24 febbraio” con tutto ciò che l’esercito ucraino disponeva. Kiev aveva anche riflettuto di attaccare via mare con tritolo la città portuale di Novorossiysk sul Mar Nero. A Washington, però, stavano monitorando segretamente i piani ucraini.

La Casa Bianca temeva infatti da tempo che gli attacchi sul territorio della Russia potessero provocare una risposta aggressiva da parte del Cremlino. Il 22 febbraio, due giorni prima dell’anniversario, la Cia, riporta il Wp, ha diffuso un nuovo report riservato secondo cui l’intelligence militare ucraina “aveva accettato, su richiesta di Washington, di rinviare gli attacchi” su Mosca.

Estratto dell'articolo di Antonella Ciancio per “il Fatto quotidiano” il 25 aprile 2023.

[...] L’ultima rivelazione sui retroscena della guerra russo-ucraina emerge da uno dei documenti di intelligence diffusi online dal militare 21enne Jack Teixeira e ottenuti dal Washington Post. 

La notizia degli sventati attacchi mette in luce le tensioni tra Kiev e l’Amministrazione Biden sul rischio di alimentare uno scontro diretto tra Stati Uniti e Mosca. [...] 

La figura al centro del caso è l’ambizioso generale Kyrylo Budanov, capo del direttorato dell’ingelligence militare ucraina (Hur) responsabile di possibili attacchi in territorio straniero. [...]A Washington, l’intelligence stava attentamente monitorando le mosse ucraine. Due giorni prima dell’anniversario, un rapporto della Cia riferiva che l’Hur “ha accettato, su richiesta di Washington, di posporre gli attacchi”, secondo il Post.

Non è chiaro cosa abbia fatto cambiare idea agli ucraini. Secca la smentita. “Perché dovremmo farlo? Cosa risolverebbe un’azione così una tantum? Cambierebbe il corso della guerra? Farebbe fuggire i russi? Eliminerebbe la necessità di armi?”, scrive su Twitter il consigliere alla presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak, che punta il dito contro la stampa che “consciamente o inconsciamente “influenza l’opinione pubblica nei Paesi occidentali [...]”. 

La rivelazione dei ‘Pentagon files’ si aggiunge ai sospetti di altri attacchi in territorio russo. Secondo funzionari citati dal Post, gli Usa e gli alleati europei ammonirono Kiev dopo l’uccisione a Mosca di Daria Dugina in un attentato apparentemente destinato al padre, Alexander, influente ideologo nazionalista del Cremlino. [...]

A preoccupare la Casa Bianca, secondo Politico, sarebbe anche la possibilità che l’attesa controffensiva ucraina di primavera non produca risultati. Ne avrebbero discusso privatamente funzionari dell’Amministrazione Biden, che temono una ricaduta negativa anche sugli Usa. [...]

Politico: gli Usa temono che l'offensiva di Kiev avrà un esito limitato. Piccole Note (filo-Putin) il 25 Aprile 2023 su Il Giornale.

“Se l’Ucraina non riuscirà a ottenere successi evidenti sul campo di battaglia, sorgerà inevitabilmente la domanda se sia giunto il momento per una conclusione negoziata dei combattimenti”, ha affermato Richard Haass, presidente del Council on Foreign Relations. aggiungendo che “[il sostegno all’Ucraina] è costoso, stiamo esaurendo le munizioni e abbiamo altre contingenze in altre parti del mondo da affrontare”.

“È legittimo porsi queste domande senza compromettere gli obiettivi dell’Ucraina”. Così su Politico in un articolo dedicato alla controffensiva ucraina.

Negli Stati Uniti, continua Politico, si nutrono poche speranze sul fatto che la controffensiva possa riuscire a tagliare il ponte terrestre che unisce la Russia alla Crimea –  come invece promettono gli ucraini – e più in generale sull’efficacia della stessa.

In caso di successo limitato, l’amministrazione Biden si troverà ad affrontare le critiche da quanti reputano che non abbia supportato abbastanza Kiev e, sul versante opposto, da quelli che sostengono l’apertura di negoziati, dal momento l’insuccesso renderebbe evidente l’errore di sostenere una guerra che l’Ucraina non può vincere.

Politico riferisce le indiscrezioni di alcuni funzionari Usa che palesano scetticismo sulle possibilità ucraine. Ma secondo la nota anche “l’intelligence statunitense ritiene che l’Ucraina semplicemente non ha la capacità di ricacciare le truppe russe da dove si sono trincerate e un sentimento simile si è ormai diffuso anche sul campo di battaglia in Ucraina”.

Urgono contromisure. Così, continua Politico, “si ritiene che Kiev sia disposta a prendere in considerazione la possibilità di modificare i propri obiettivi, secondo i funzionari americani, e un obiettivo più modesto potrà essere rivenduto più facilmente come una vittoria”.

A tale successo limitato, prosegue Politico, potrebbe seguire l’apertura di negoziati per “un cessate il fuoco non permanente”, che non precluda la possibilità di riaprire le ostilità “in futuro” (prospettiva che Mosca difficilmente potrà accettare, perché creerebbe instabilità permanente ai suoi confini).

Ma, al di là, se abbiamo iniziato la nota con le considerazioni di Haass è perché egli è una figura autorevole dell’establishment atlantista. Vuol dire che anche in seno a tale ambito è iniziato un confronto segreto quanto rilevante sulla guerra.

Guerra Ucraina-Russia, le notizie del 24 aprile.

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 24 aprile.  Lorenzo Cremonesi, inviato, Paola Caruso e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 24 Aprile 2023  

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• L’offensiva di primavera dell’Ucraina sarebbe già partita. Ci sono movimenti di truppe sulla riva del Dnipro, in direzione della Crimea.

• I combattimenti infuriano a Bakhmut: la Wagner non dà tregua alle postazioni ucraine concentrate in una zona ridotta della città. Zelensky: «Per noi è impossibile rinunciare a Bakhmut».

• Il ministro degli Esteri russo Lavrov domani presiede il consiglio dell’Onu.

• Dopo lo scontro politico fra Mosca e Berlino, sul fronte diplomatico sale la tensione fra il blocco occidentale e Pechino, dopo che l’ambasciatore cinese in Francia, Lu Shaye, ha messo in discussione la sovranità delle ex repubbliche sovietiche, affermando fra l’altro che la «Crimea è dei russi».

Ore 01:48 - Zelensky: per noi è impossibile rinunciare a Bakhmut

«È impossibile per noi rinunciare a Bakhmut perché questo aiuterebbe ad espandere il fronte e darebbe alle forze russe e alla Wagner la possibilità di impadronirsi di altre nostre terre», ha detto Zelensky in un'intervista ad al-Arabiya, chiarendo che se la Russia prendesse Bakhmut, ciò potrebbe fungere da trampolino di lancio per avanzare su due città più grandi nella regione di Donetsk, Kramatorsk e Sloviansk.

Ore 01:57 - Il ministro russo Lavrov presiede il Consiglio di Sicurezza Onu

Sarà un lunedì ad alta tensione e imbarazzo alle Nazioni Unite. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, come è previsto dalla turnazione che regola i lavori, è atteso presiedere la riunione del Consiglio di Sicurezza, che sarà incentrata sulla difesa dei principi della Carta fondante dell’Onu, un patto designato in parte per prevenire le guerre. La presenza del capo della diplomazia di Vladimir Putin provocherà nelle prossime ore reazioni severe da alcuni membri delle Nazioni Unite. «Ci stanno prendendo in giro - ha commentato a Politico un alto esponente dell’amministrazione Usa riferendosi ai russi - stanno scegliendo argomenti che riguardano quello che stanno facendo in guerra, e vogliono spostare la narrazione. Ma non ci cascheremo». «È un brutto momento per la diplomazia — ha aggiunto Peter Yeo, vicepresidente della United Nations Foundation — non penso che alla lunga porterà bene».

Ore 02:14 - Kiev: scontro a fuoco fra truppe regolari russe e miliziani del gruppo Wagner

Uno scontro a fuoco fra truppe regolari russe e combattenti del gruppo di mercenari della compagnia privata russa Wagner si sarebbe verificato domenica 23 aprile nell’oblast di Luhansk, nella città di Stanytsia Luhanska. Lo riferisce lo stato maggiore di Kiev, citato dal sito The Kyiv Independent. Non ci sono conferme indipendenti sull’episodio, che - se vero - potrebbe segnare una svolta nel rapporto già difficile fra Mosca e il gruppo di mercenari di Evgenij Prigozhin, un tempo considerato un fedelissimo di Vladimir Putin, ma ormai caduto in disgrazia anche per una serie di posizioni molto critiche espresse nei confronti dei vertici militari russi.

Ore 03:43 - Mosca: «Avanziamo a Bakhmut». Kiev: «Stiamo resistendo»

Continua senza sosta la battaglia per la conquista di Bakhmut. Fonti di Mosca hanno rivendicato «importanti progressi» nelle ultime 48 ore, mentre Kiev risponde spavalda: «Stiamo resistendo». Secondo i media ucraini, nella città del Donetsk sono attive unità delle forze di élite di Kiev, l’obiettivo sarebbe tenere impegnate quante più truppe possibile di Mosca per distoglierle dai fronti della controffensiva che starebbe già muovendo le prime posse lungo il fiume Dnipro, per cercare di conquistare terreno in direzione del confine con la Crimea. Proprio lungo il fiume Dnipro varie fonti segnalano movimenti di unità e truppe ucraine: ancora non si tratta di grandi numeri, ma sarebbero le operazioni preliminari per preparare l’avanzata dell’esercito.

Ore 06:13 - Zaporizhzhia, esplosioni nella notte

Esplosioni sono state udite a Zaporizhzhia durante la notte del 24 aprile. Lo riferisce l’emittente pubblica ucraina Suspilne, secodo quanto riporta The Kyiv Independent. Secondo il notiziario, un allarme aereo è scattato intorno alle 2.40. Il 20 aprile, le forze russe hanno attaccato il territorio di Zaporizhzhia, colpendo il villaggio di Mala Tokmachka e uccidendo una famiglia di due persone. Secondo quanto riferito, un uomo di 54 anni e una donna di 65 anni sono stati uccisi mentre si trovavano nel loro cortile durante l’attacco.

Ore 07:12 - Isw: forze ucraine hanno saltato il fiume Dnipro a Kherson

Alcuni uomini delle forze ucraine avrebbero saltato il fiume Dnipro, di fronte a Kherson. Lo sostiene l’Institute for the Study of War, che analizza le dinamiche della guerra in corso in Ucraina. Secondo l’Isw queste avanguardie starebbero già combattendo alla periferia di Oleshky, zona che sembrava impossibile da espugnare.

Ore 07:19 - Mosca: «Respinto un attacco con droni al porto di Sebastopoli»

Le forze russe hanno respinto nella notte un attacco con droni contro il porto di Sebastopoli, in Crimea: lo ha reso noto su Telegram il governatore della città, Mikhail Razvozhayev, come riporta la Tass. «A partire dalle 3:30 del mattino (le 2:30 in Italia), è stato tentato un attacco a Sebastopoli. Un drone in superficie è stato distrutto dalle forze di difesa, un altro è esploso da solo. Il tutto è avvenuto all’ancoraggio esterno, nessuna struttura è stata danneggiata. In questo momento la città è tranquilla, ma tutti i servizi rimangono in allerta», ha scritto Razvozhayev.

Oggi Lavrov parteciperà a un dibattito aperto sulla difesa dei principi della Carta delle Nazioni Unite e in particolare sul «multilateralismo» e domani presiederà un dibattito sul Medio Oriente. Il ministro dovrebbe incontrare il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

Ai giornalisti russi al seguito di Lavrov non è stato concesso il visto d'ingresso negli Stati Uniti. Una decisione che Lavrov ha definito «stupida», aggiungendo: «Mosca non perdonerà».

Ore 07:46 - Nuovo attacco russo a Nikopol

Le forze russe hanno attaccato di nuovo, nella notte, la città di Nikopol, nella regione di Dnepropetrovsk (sud-est), senza provocare feriti o vittime: lo ha reso noto su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale, Sergey Lysak, come riporta Ukrinform. «Hanno colpito la città con artiglieria pesante. Nessuna persona è stata ferita dai bombardamenti», ha scritto Lysak. Ieri pomeriggio le truppe russe avevano attaccato con i droni la città di Nikopol ferendo tre persone.

Ore 08:08 - Lavrov a New York, domani presiede il Consiglio di sicurezza dell'Onu

Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, è arrivato a New York, dove domani presiederà una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

Ore 08:30 - 007 Gb, Mosca accelera la «russificazione» con i passaporti

La Russia usa i passaporti come strumento di «russificazione» delle aree occupate, come ha fatto a Donetsk e Lugansk prima dell'invasione del febbraio 2022: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence. Le autorità delle aree occupate dell'Ucraina stanno quasi certamente costringendo la popolazione ad accettare i passaporti russi, commenta il rapporto pubblicato su Twitter.

Gli esperti di Londra sottolineano che i residenti di Kherson sono stati avvertiti: se non accetteranno un passaporto russo entro il primo giugno prossimo, saranno «deportati» e le loro proprietà saranno confiscate. Mosca, conclude il rapporto, «sta probabilmente accelerando l'integrazione delle aree occupate dell'Ucraina nella burocrazia della Federazione per contribuire a dipingere l'invasione come un successo, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2024».

Ore 08:48 - Medvedev: «La Polonia infinitamente ostile alla Russia»

«La Polonia è una entità infinitamente ostile alla Federazione Russa». Lo ha detto il vice presidente del Consiglio della sicurezza russo Dmytro Medvedev, affermando che «la Polonia non può competere con la Russia e non lo potrà mai».

Ore 08:58 - Isw, forze russe mal preparate per la controffensiva ucraina

L'ossessione di Mosca per le operazioni offensive tattiche ha lasciato le forze russe mal preparate per la prevista controffensiva ucraina: lo riporta l'Istituto per lo studio della guerra (Isw) nel suo rapporto quotidiano, come riporta Rbc-Ucraina. Le truppe russe continuano a favorire piccoli attacchi frontali per ottenere successi tattici in aree limitate del fronte, scrivono gli esperti del centro studi statunitense spiegando che questi attacchi su piccola scala non richiedono un grande coinvolgimento da parte del centro di comando.

Le forze armate ucraine determineranno i tempi e i luoghi in cui si svolgeranno i combattimenti e probabilmente eserciteranno pressioni su aree molto più ampie rispetto ai settori di attacco su cui si concentrano solitamente i comandanti russi, prosegue il rapporto. Quindi, i russi dovranno probabilmente fare affidamento su tutte le loro unità al fronte piuttosto che su un gruppo selezionato. Tuttavia, la maggior parte delle unità russe in importanti settori del fronte sono presidiate da militari mobilitati che non hanno esperienza nelle operazioni di difesa o nell'evitare un'offensiva meccanizzata multi-brigata. Inoltre, è improbabile che siano emotivamente preparati a rispondere a un simile attacco.

Ore 09:12 - Borrell: «Richieste di rimborso munizioni per 600 mln dai Paesi Ue»

«Abbiamo già ricevuto richieste di rimborsi» per la fornitura di munizioni all'Ucraina «per circa 600 mln di euro», anche se «non posso dire esattamente per quale tipo di munizioni». Lo dice l'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell, a Lussemburgo a margine del Consiglio Affari Esteri.

Ore 09:18 - Un drone ucraino carico di esplosivo cade vicino a Mosca

Un drone che trasportava 17 chilogrammi di esplosivo è precipitato nella periferia di Mosca, lo riferisce il canale Telegram russo Baza ripreso dall'agenzia di stampa Tass. Il drone è stato trovato da una residente in un'area boschiva vicino a Noginsk nel pomeriggio del 23 aprile. La donna ha riferito alla polizia di aver trovato un grosso drone a 300 metri da casa sua. Il drone caduto era un UJ-22 Airborn di fabbricazione ucraina, lungo 3,5 metri. Sembra che abbia esaurito il carburante nel serbatoio.

All'interno del drone sono state trovate circa 17 chili di esplosivo. Si sospetta che il drone fosse caricato con cariche di C4. Gli artificieri hanno impiegato circa 5 ore per disarmarlo. Non si sa ancora da dove sia stato lanciato.

Ore 09:56 - Cina: «Rispettiamo la sovranità degli ex Paesi sovietici»

La Cina rispetta «lo stato di sovranità delle ex Repubbliche sovietiche». È quanto ha detto la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning. La precisazione è maturata dopo la bufera sollevata dall'ambasciatore cinese a Parigi Lu Shaye che ha messo in dubbio venerdì la sovranità dei Paesi ex sovietici, compresa l'Ucraina, in un'intervista alla tv francese.

 Ore 10:08 - I Paesi baltici convocano gli ambasciatori cinesi

La Lituania, la Lettonia e l'Estonia hanno convocato per oggi gli ambasciatori cinesi accreditati presso i loro rispettivi governi dopo le frasi dell'inviato di Pechino a Parigi che ha messo in dubbio la sovranità dei Paesi ex sovietici. Lo ha confermato il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, a margine del Consiglio affari Esteri a Lussemburgo. «Chiederemo chiarimenti, per sapere se la posizione della Cina è cambiata riguardo all'indipendenza, e per ricordare loro che non siamo Paesi post-sovietici ma Paesi che sono stati illegalmente occupati dall'Unione sovietica», ha spiegato.

Ore 10:14 - Bombe russe sulla regione di Kherson, due morti

Due persone sono morte e altre sei sono rimaste ferite nella regione di Kherson, a causa dei bombardamenti russi di ieri: lo riporta Ukrinform citando i dati forniti dall'amministrazione regionale.

Ore 10:21 - La lettera dei corrispondenti dalla Russia a Lavrov: «Gershkovich va rilasciato subito»

Oltre trecento giornalisti di 22 Paesi, che in passato sono stati corrispondenti dalla Russia per decine di testate, hanno firmato una lettera indirizzata al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov per chiedere il rilascio immediato di Evan Gershkovich, il reporter del «Wall Street Journal» arrestato il 29 marzo a Ekaterinburg con l’accuso di spionaggio. Da allora Gershkovich, che ha 32 anni, è rinchiuso nella prigione moscovita di Lefortovo. Il 10 aprile, il direttore del «Corriere della Sera» Luciano Fontana ha firmato, con i direttori di altri cinque quotidiani italiani, una lettera all’ambasciatore russo in Italia Alexei Paramonov per condannare la detenzione del giornalista statunitense.

Ore 10:50 - Tajani: «La Cina rispetti le posizioni dell'Ue e dei suoi Stati»

«La Cina è un interlocutore ma deve rispettare la nostra posizione, deve rispettare l'Unione Europea e ogni singolo Stato membro. La Cina in questo momento è un Paese chiave, abbiamo bisogno che spinga la Russia a lasciare l'Ucraina. Ma sono in disaccordo con l'ambasciatore cinese a Parigi». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani arrivando al consiglio affari esteri in Lussemburgo.

Ore 11:17 - Attacco russo nella notte a Kramatorsk, colpita una scuola

Le truppe russe hanno bombardato la notte scorsa Kramatorsk, nell'Ucraina orientale, colpendo l'edificio di una scuola. «La Russia ha bombardato Kramatorsk di notte. Non ci sono state vittime», ha scritto il sindaco della città, Oleksandr Honcharenko, su Facebook. Le autorità hanno riferito all'Ansa sul posto che si tratta del secondo attacco russo sulla città nel mese di aprile.

Ore 11:29 - Prigozhin ordina di non fare più prigionieri

«Uccideteli tutti». Sono le parole del capo della Wagner, Evgenij Prigozhin, ai suoi soldati, ai quali chiede di non prendere più prigionieri ucraini. La decisione è stata presa come reazione a un video pubblicato sui social, nel quale si vede un militare della Wagner ferito mentre viene giustiziato dalle forze di Kiev. «Non conosciamo il nome del nostro ferito che è stato colpito da miserabili ucraini. Ma uccideremo tutti coloro che sono sul campo di battaglia. Non faremo più prigionieri», ha dichiarato domenica Prigozhin in una post su Telegram.

Ore 11:47 - Kiev: truppe russe a corto di medici sul campo, «arruolati» a forza i dottori ucraini nelle zone occupate

Le forze di occupazione russe a Berdiansk, nell'Oblast di Zaporizhzhia, starebbero costringendo i medici locali, che hanno ricevuto passaporto russo, ad «arruolarsi con il nemico». A denunciarlo è lo stato maggiore ucraino, secondo cui le forze di Mosca stanno affrontando «una catastrofica mancanza di personale medico militare sul campo di battaglia» cui cercano di porre rimedio costringendo il personale medico che lavora presso le strutture sanitarie locali a Berdiansk e che ha ricevuto passaporti civili della Federazione russa ad arruolarsi. In caso di rifiuto i medici rischierebbero la perdita del posto di lavoro, secondo quanto riporta la stessa fonte nel suo aggiornamento quotidiano su Facebook.

Ore 11:49 - Perché l’ambasciatore cinese in Francia dice che i Paesi ex sovietici «non sono sovrani» (e non è una gaffe)

(di Guido Santevecchi) I Paesi dell’ex Unione Sovietica? «Non hanno statuto effettivo nel diritto internazionale perché non c’è stato accordo per concretizzare la loro sovranità». Lo ha detto l’ambasciatore della Repubblica popolare cinese a Parigi in un’intervista alla tv francese Lci. Lu Shaye parla un ottimo francese, perciò non ci sono dubbi: ha espresso chiaramente il suo pensiero mentre discuteva del possibile ruolo di Pechino in una mediazione sulla guerra in Ucraina.

E alla domanda sui confini ucraini e sulla Crimea occupata dai russi nel 2014, l’ambasciatore Lu ha risposto: «Dipende da come si percepisce il problema. C’è la Storia. La Crimea era parte della Russia, è stato Krusciov ad offrirla all’Ucraina all’epoca dell’Urss». Poi, l’ambasciatore di Xi Jinping ha invitato la comunità internazionale a smetterla di «chicaner», cavillare sulla questione delle frontiere ex sovietiche: «Ora è urgente realizzare il cessate il fuoco». Quindi, i confini sono un cavillo e gli Stati usciti dal crollo dell’impero sovietico restano in una linea grigia, nella visione diplomatica di Sua Eccellenza Lu Shaye.

Ore 11:59 - Peskov: «Mio figlio ha partecipato all'operazione speciale»

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato che suo figlio maggiore ha preso parte a quella che ha definito l'«operazione militare speciale» in Ucraina. Spiegando di non voler aggiungere dettagli, perché fornirli non rientra nel suo ruolo istituzionale, Peskov ha detto che il figlio Nikolai «ha prestato servizio nelle forze armate, ha adempiuto al suo dovere costituzionale. È un adulto e ha preso questa decisione». In precedenza il fondatore del gruppo Wagner, Prigozhin, ha rivelato che il figlio di Peskov aveva prestato servizio nel gruppo come artigliere. Secondo Prigozhin, il figlio di Peskov ha lavorato «dall'inizio alla fine, mostrando coraggio ed eroismo».

Ore 12:01 - «Sono 50 le spie russe espulse da Berlino»

Sono circa 50 le spie russe travestite da diplomatici espulse dalla Germania. Lo rivela la Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) che lo ha appreso da ambienti governativi. L'espulsione, spiega la Faz, è la reazione di Berlino allo spionaggio russo attivo in Germania. Sabato, un aereo russo Ilyushin II 96-300 proveniente da Mosca è atterrato a Berlino con un permesso speciale per prelevare gli impiegati dei servizi segreti travestiti da diplomatici. L'aereo è rientrato nella capitale russa nel pomeriggio.

Ore 12:18 - Kiev: «Mosca risparmia missili in vista della controffensiva»

La Russia sta immagazzinando e producendo missili da utilizzare una volta iniziata la controffensiva ucraina e per contrastare i tentativi di Kiev di recuperare i territori occupati dal nemico. Lo ha detto il capo dell'intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov. «Stanno accumulando missili per interrompere la nostra operazione offensiva», ha detto Budanov quando gli è stato chiesto dalla testata Rbk perché la Russia abbia smesso di lanciare massicci attacchi missilistici sulle città ucraine quando ha iniziato lo scorso autunno a distruggere il sistema elettrico ucraino. Oltre a risparmiare, ha osservato Budanov nell'intervista, «la Russia ne produce anche di nuovi».

Ore 12:32 - Medvedev: stop all'accordo sul grano, se il G7 blocca l'import russo

L'ex presidente russo Dmitry Medvedev ha minacciato di porre fine all'accordo mediato dalle Nazioni Unite che consente l'esportazione di grano ucraino attraverso il Mar Nero nel caso in cui il G7 deciderà di fermare quasi tutte le esportazioni verso la Russia. Lo riporta il Guardian che cita un post su Telegram dello stesso Medvedev.

Ore 12:51 - Prigozhin: la controffensiva di Kiev comincerà dopo caduta di Bakhmut

Il giorno in cui le forze russe avranno preso il controllo dell'intera città di Bakhmut, «quel giorno comincerà la controffensiva Ucraina». Se n'è detto convinto Yevgenij Prigozhin, capo della compagnia militare privata Wagner, in un commento in merito alla situazione sul campo postato sul suo canale Telegram. «Per quanto riguarda la carneficina di Bakhmut — scrive Prigozhin — il nostro compito è macellare l'esercito ucraino, non dare loro l'opportunità di riunirsi per una controffensiva. In questo senso stiamo ottenendo un successo e ai miei uomini do un voto a cinque stelle. Mentre a me stesso darei un tre meno, perché era necessario macellarli di più in modo che non rimanesse in vita un solo soldato ucraino. Ma non appena avremo finito di occuparci di Bakhmut, non appena cacceremo l'ultimo soldato dalla città o lo annienteremo nella città, quel giorno inizierà la controffensiva ucraina».

Secondo il capo della Wagner, infatti, Zelensky ha bisogno della «più grande vittoria». Quanto ai motivi per i quali la controffensiva ucraina non è ancora cominciata, Prigozhin cita il fango creato dal disgelo e dalla pioggia e la volontà di Zelensky di concentrarsi sulla resistenza a Bakhmut almeno fino al 9 maggio per «rovinare la festa» ai russi nell'anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale.

Prigozhin conclude con un omaggio allo stesso Zelensky, affermando che, «non importa quanto venga criticato», sta operando «in un modo altamente professionale».

Ore 12:55 - Prove di controffensiva a Kherson: gli ucraini avrebbero attraversato il Dnepr

(di Lorenzo Cremonesi) È proprio vero che l’attesa controffensiva ucraina sta già partendo da Kherson attraverso il fiume Dnepr per arrivare alle porte della Crimea? Oppure la strategia come sempre sofisticata ed elusiva del capo di Stato maggiore ucraino — quello stesso «generale di ferro» Valery Zaluzhny che l’autunno scorso mise i russi a ko pestando duro dove loro meno se lo aspettavano verso Izyum e Lyman per poco dopo sorprenderli ancora dove invece se lo aspettavano a Kherson — sta organizzando un altro colpo da maestro dell’arte della guerra? Disinformazione e propaganda confondono le idee. L’unica certezza resta che l’offensiva per liberare il massimo possibile dei territori occupati dai russi ci sarà, facilmente entro i prossimi due mesi, e che gli alleati occidentali stanno inviando un mucchio di armi agli ucraini.

Ore 13:03 - Mosca: «Uccisi 60 mercenari della Legione Georgiana vicino Bakhmut»

L'esercito russo ha lanciato un attacco a un centro militare di mercenari stranieri a sud-ovest di Bakhmut, nel Donbass, uccidendo 60 membri della Legione Georgiana e ferendone gravemente altri 20. Lo afferma il ministero della Difesa di Mosca citato dalle agenzie russe, precisando che l'attacco è stato compiuto il 21 aprile con missili Iskander nella cittadina di Konstantinovka per rappresaglia. I mercenari uccisi, secondo la stessa fonte, erano infatti ritenuti responsabili di aver torturato e ucciso soldati russi nella regione di Kiev nel marzo del 2022.

Ore 13:59 - 007 di Kiev: «Vittoria possibile entro fine anno»

La riconquista dell'intero territorio ucraino entro la fine di quest'anno è «del tutto» possibile. Lo ha detto il capo dell'intelligence ucraina Kyrylo Budanov all'agenzia di stampa Rbk-Ukrajina, escludendo una risposta nucleare da parte della Russia quando le forze ucraine entreranno nella penisola di Crimea. La guerra potrà dirsi vinta - ha aggiunto Budanov - solamente quando verranno ripristinati i confini del 1991, quando il Paese dichiarò l'indipendenza dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica: «L'Ucraina non accetterà mai di cedere alcuna parte del suo territorio nazionale».

Quanto alla possibile offensiva di primavera, Budanov ha affermato di ritenere che «sarà riconquistato un territorio sufficiente». Utilizzando una metafora calcistica, il capo dell'intelligence ucraina ha aggiunto che la guerra si sta avvicinando alla fine della partita, ma «soltanto Dio può sapere se ci saranno tempi supplementari o se si andrà ai calci di rigore».

Ore 14:17 - Wp, Kiev voleva attaccare Mosca il 24 febbraio, fermata dagli Usa

A febbraio, a pochi giorni dal primo anniversario dell'invasione russa dell'Ucraina, i funzionari di Kiev erano impegnati a fare piani per attaccare Mosca. Il generale Kyrylo Budanov, capo della direzione dell'intelligence militare ucraina, aveva incaricato uno dei suoi ufficiali di «preparare attacchi di massa per il 24 febbraio in territorio russo». Lo riporta il Washington Post, citando un rapporto segreto de Pentagono.

Secondo il quotidiano, l'intelligence ucraina ha persino pensato di attaccare via mare con tritolo la città portuale di Novorossiysk sul Mar Nero, un'operazione in gran parte simbolica che per dimostrare la capacità di Kiev di colpire in profondità all'interno del territorio nemico. Ma a Washington, i funzionari stavano monitorando segretamente i piani degli ucraini. E quando il piano è stato scoperto, la Casa Bianca lo ha bloccato, temendo che l'attacco alla Russia avrebbe provocato una risposta molto più aggressiva del Cremlino.

Ore 14:38 - Kiev: «A Bakhmut stiamo anche contrattaccando»

A Bakhmut, nel Donetsk, l'esercito ucraino sta conducendo operazioni di difesa e lanciando contrattacchi, ha dichiarato il comandante delle forze di terra di Kiev Oleksandr Syrskyi, come riporta Ukrinform citando il military media center. «I nostri combattenti non solo stanno conducendo azioni difensive a Bakhmut, ma anche contrattacchi attivi. Questo ci dà l'opportunità di trattenere l'offensiva russa per diversi mesi e di non allargare il fronte, distruggere le unità migliori del nemico e guadagnare tempo», ha detto il generale, aggiungendo che «la situazione è sotto controllo».

Ore 14:49 - Arrestato in Russia l’ex mercenario della Wagner che confessò l’uccisione di bambini

Azamat Uldarov, uno dei due ex mercenari della Wagner che di recente avevano confessato le esecuzioni di diversi civili in Ucraina, tra cui anche dei bambini, è stato arrestato nella regione di Saratov, in Russia.

Una volta arrivato alla sede locale del Comitato investigativo, lo attendevano quattro combattenti della Wagner che lo hanno picchiato alla presenza di agenti e inquirenti, ha denunciato Gulagu. «In questo modo», scrive la Ong che si occupa soprattutto di torture in Russia, «gli uomini della Wagner hanno cercato di ostacolare la giustizia e intimidire un testimone di crimini di guerra».

Ore 14:55 - L’avvertimento di Kuleba: «La sicurezza dell’Europa dipende dalla velocità e dal volume degli aiuti a Kiev»

«Abbiamo un obiettivo strategico comune: garantire la pace in Europa per le generazioni future. Questo obiettivo ora dipende dalla velocità delle vostre decisioni e dalla loro attuazione», così il ministro degli Esteri ucraino Kuleba ha avvertito il Consiglio dei ministri della Sicurezza dell’Ue. Kuleba ha esortato a «distruggere eventuali ritardi sulla strada tra la decisione di fornire armi e il suo arrivo al confine con l’Ucraina».

Il ministro degli Esteri ucraino ha anche elencato i diversi bisogni del suo Paese, tra cui veicoli corazzati, carri armati, sistemi di artiglieria, artiglieria a lungo raggio e munizioni. Kuleba ha evidenziato anche l’importanza di rafforzare la difesa aerea dell’Ucraina, integrarla con i Paesi vicini dell’Ue, nonché rendere possibile la fornitura di caccia all’Ucraina e iniziare immediatamente l’addestramento dei piloti ucraini sull’F-16. Infine, il ministro ha esortato i Paesi europei a continuare ed espandere i programmi di addestramento militare ucraino, aumentare la produzione di munizioni, coprendo le esigenze delle forze armate ucraine.

Ore 15:02 - Usa, i repubblicani chiedono di fermare la fornitura «senza fine» di armi all’Ucraina

19 rappresentanti del Grand Old Party, in una lettere indirizzata al presidente Joe Biden, hanno chiesto un cambio della strategia di guerra degli Stati Uniti in Ucraina. La lettera critica «le forniture illimitate di armi a sostegno di una guerra senza fine» e sollecita l’amministrazione Biden a «sostenere una pace negoziata tra le due parti». Tra i firmatari ci sono alcuni repubblicani vicini al gruppo MAGA (“Make America Great Again”) del presidente Trump. «Gli aiuti sfrenati degli Stati Uniti per l’Ucraina devono finire e ci opporremo categoricamente a tutti i futuri pacchetti di aiuti a meno che non siano collegati a una chiara strategia diplomatica», ha twittato il senatore Rand Paul, sottolineando che ogni futura approvazione è subordinata ai colloqui di pace. Lo scorso ottobre circa 30 parlamentari progressisti avevano avanzato la stessa richiesta, ma avevano poi ritirato la lettera, temendo ricadute sul governo.

Ore 15:15 - L'ambasciatore cinese presso l'Ue: «I nostri rapporti non dipendano dalla guerra in Ucraina»

Cina e Unione europea non dovrebbero basare le loro relazioni sulla base degli eventi della guerra ucraina o farle sottostare a una fedeltà atlantica agli Stati uniti. L'ha affermato l'ambasciatore cinese presso l'Ue, Fu Cong, in un'intervista pubblicata nel giornale ThePaper.cn. La politica della Cina nei confronti dell'Europa è rimasta stabile per molto tempo e considera l'Europa un partner strategico», ha dichiarato Fu al portale di notizie Thepaper.cn, aggiungendo che la politica di Pechino è quella di considerare Cina ed Europa «due grandi forze, due grandi mercati», che devono investire sul loro dialogo e sulla loro cooperazione «per il bene del mondo». Però, ha detto ancora Fu, la parte europea non dovrebbe guardare alle relazioni Cina-Europa attraverso il prisma della crisi ucraina, figuriamoci sviluppare relazioni con gli Stati uniti a spese delle relazioni Cina-Europa e degli interessi cinesi».

Ore 15:19 - Kiev: «Con Mosca stiamo lavorando a uno scambio di tutti i prigionieri»

Kyrylo Budanov, capo dell'intelligence militare ucraina, ha anticipato che Ucraina e Russia stanno lavorando a uno scambio di tutti i prigionieri di guerra. «Ci stiamo avvicinando a questo», ha affermato Budanov, «questo sarebbe un caso senza precedenti nella storia mondiale. Nessuno l'ha mai fatto. Tutti gli scambi di prigionieri avvengono dopo la fine delle ostilità e non durante». Ad oggi Mosca e Kiev hanno già scambiato più di 2.200 prigionieri di guerra.

Ore 15:28 - Il ministro delle Finanze russo: «Entro la fine dell'anno introdurremo il rublo digitale»

La Banca centrale della Russia sta lavorando su introduzione di un rublo digitale e prevede di emetterlo in circolazione entro la fine del 2024. Lo ha affermato il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, citato dall'agenzia di stampa «Ria Novosti». «La Banca centrale della Russia ha già lanciato un progetto pilota quest'anno e metterà in circolazione il rublo digitale entro la fine dell'anno dopo l'adozione della legislazione pertinente», ha detto il ministro. Il rublo digitale sarà introdotto come un'altra forma di valuta nazionale della Russia. La Banca centrale concederà l'accesso al rublo digitale a tutti gli agenti economici, compresi gli individui, le imprese e il governo.

Ore 16:22 - Ue: «Assurdo che Mosca si presenti come difensore dell'Onu»

L'ambasciatore Ue all'Onu Olof Skoog, a nome dei Paesi membri, tra cui l'Italia, prima dell'incontro presieduto da Lavrov: «Organizzando questa riunione del Consiglio di Sicurezza, la Russia sta cercando di presentarsi come difensore della Carta Onu e del multilateralismo. Niente può essere più lontano dalla verità. È cinico, sappiamo tutti che mentre la Russia distrugge noi costruiamo. Mentre loro violano, noi proteggiamo. La Carta dell'Onu, l'Assemblea generale dell'Onu, la Cig, la Cpi, ovunque si guardi la Russia è disprezzata».

Ore 15:54 - Prigozhin prevede una controffensiva ucraina a Bakhmut nelle prossime due settimane

«Quando il terreno si sarà asciugato». Prigozhin, capo della brigata Wagner, prevede che l'Ucraina lancerà una controffensiva a Bakhmut nelle prossime due settimane, quando il terreno asciutto permetterà a carri armati e altri veicoli pesanti di spostarsi liberamente. «Il nostro compito è quello di ridurre al minimo l'esercito ucraino e impedirgli di organizzare una controffensiva».

Ore 16:29 - IL PUNTO MILITARE - Gli ucraini saggiano le difese russe: nel mirino la base di Sebastopoli e il Mar Nero

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Gli ucraini saggiano le difese nemiche sul fronte terrestre, lungo i fiumi, all’interno della Russia e in Mar Nero. Sono le mosse di una strategia che non si pone dei limiti, come rivelano le carte segrete del Pentagono e sviluppi recenti.

La resistenza ha provato di nuovo a colpire la base di Sebastopoli usando almeno tre droni marittimi, mezzi che però — secondo Mosca — sono stati fermati prima che potessero raggiungere dei target. I russi sono in guardia: all’esterno e all’imboccatura del porto hanno piazzato sei sbarramenti, con reti, chiatte e ostacoli rimuovibili. È la prima linea di difesa integrata da motovedette e militari con armamenti a tiro rapido per fermare i mezzi-kamikaze radiocomandati. Gli incursori ucraini, però, tentano comunque con iniziative ripetute. Cercano punti deboli, distruggono alcune delle protezioni per capire se sia possibile aprire dei varchi. Creano diversivi spingendo l’avversario a stare concentrato sul settore. Mirano a fare danni al naviglio, anche se non è facile. (...)

Ore 16:55 - Zelensky: «I nostri partner dovrebbero essere più decisivi»

«In questo momento importante che tutti i nostri partner siano il più determinati possibile. Vorrei sottolineare che è fondamentale avviare la consegna degli aiuti promessi, in particolare le armi, il più rapidamente possibile», ha detto il presidente ucraino nel corso di una conferenza stampa congiunta con la prima ministra dell'Estonia, Kaja Kallas, a Zhytomyr. Zelensky ha osservato che l'accelerazione delle forniture contribuirà ad avvicinare la fine della guerra in Ucraina, liberando i territori occupati e ripristinando la piena forza del diritto internazionale.

Ore 16:58 - Guterres a Lavrov: «L'invasione dell'Ucraina ha violata la carta Onu»

«L'invasione russa dell'Ucraina, in violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, sta causando enormi sofferenze e devastazioni nel Paese e nel mondo», aggiungendosi allo «shock economico globale» generato dalla pandemia di Covid-19. Lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres in una sessione del Consiglio di sicurezza presieduta dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov.

Ore 17:17 - Il Cremlino: «La Polonia ci odia, sono colpiti dalla russofobia, ma passerà»

«La Polonia, che è stata appena colpita dalla malattia della russofobia, ci odia, ci odia e basta. Come pazzi. Sono tutte vittime, sono stati ingannati, semplicemente stregati. Sono pronti a passare tutta la vita a odiare i russi. Prima o poi passerà, come tutte le malattie acute», ha detto Peskov.

Ore 17:18 - Lavrov all'Onu: «L'operazione militare speciale serve a sradicare le minacce alla nostra sicurezza»

Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha difeso l'invasione dell'Ucraina presiedendo il Consiglio di Sicurezza Onu. E ha sottolineato che «l'operazione militare speciale» serve a «sradicare le minacce alla nostra sicurezza». Quindi ha accusato il regime di Kiev di introdurre «pratiche naziste» in Ucraina e di distruggere le tradizioni religiose. «Non possiamo considerare la questione ucraina separatamente dal contesto geopolitico, il multilateralismo che prevede il rispetto della Carta delle Nazioni Unite in tutte le interconnessioni dei suoi principi».

Ore 17:44 - Cremlino: «La Nato è uno strumento di guerra»

La Nato è «una macchina da guerra che si avvicina ai confini della Russia». Ha detto Peskov, citato dalla Tass. Ma i progetti occidentali di disfarsi della Russia non porteranno a nulla, ha aggiunto il portavoce.

Ore 17:49 - Ue: «In un anno tagliata la dipendenza energetica dalla Russia»

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa al termine del summit del Mare del Nord a Ostenda ha detto che questo «è stato l'anno della crisi energetica innescata dalla guerra di Russia, ma insieme siamo riusciti a sbarazzarci della nostra dipendenza dai combustibili fossili russi e ci siamo diversificati dalla Russia rivolgendoci a partner affidabili. I cittadini dell'Ue - ha evidenziato Von Der Leyen - hanno ridotto i consumi di energia del 20%, ma la cosa più importante è che abbiamo investito massicciamente nelle energie rinnovabili».

Ore 17:55 - Lavrov: «Raggiunto un limite pericoloso, come durante la Guerra Fredda, forse ancora più pericoloso»

«Ancora una volta, come è avvenuto durante la Guerra Fredda, abbiamo raggiunto un limite pericoloso, forse ancora più pericoloso», ha detto Lavrov nel corso della riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu presieduto dalla Russia.

Ore 17:59 - Giovedì 27 aprile Papa Francesco riceve il primo ministro ucraino

Giovedì 27 aprile, alla vigilia del viaggio apostolico in Ungheria, Papa Francesco riceverà in udienza in Vaticano Denys Shmyhal, il primo ministro dell'Ucraina. L'appuntamento a Palazzo apostolico è alle 9.00. Il premier ucraino sarà a Roma mercoledì 26 aprile per partecipare, presso il Palazzo dei Congressi, alla Conferenza Bilaterale sulla Ricostruzione dell'Ucraina e pronunciarne le conclusioni insieme alla presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni.

Ore 18:14 - La Cina all'Onu: «Stop immediato alle sanzioni alla Russia»

La Cina ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di «fermare immediatamente le sanzioni unilaterali» nei confronti della Russia. Il rappresentante di Pechino al Palazzo di Vetro, nel suo intervento durante la seduta, ha anche sostenuto che il presidente Xi Jinping è convinto che la «costruzione di una comunità con un futuro libero per l'umanità rappresenti una direzione fondamentale per affrontare le sfide e le difficoltà del mondo di oggi».

Ore 18:26 - Macron critica le dichiarazione dell'ambasciatore cinese in Francia sulla sovranità delle ex repubbliche sovietiche

Il presidente francese Emmanuel Macron ha condannato il linguaggio utilizzato dall'ambasciatore cinese in Francia, Lu Shaye, che nei giorni scorsi ha messo in discussione l'indipendenza delle ex repubbliche sovietiche e la sovranità ucraina sulla Crimea. «Penso che non spetta ad un diplomatico avere questo tipo di linguaggio», ha detto Macron a margine del vertice sullo sviluppo dell'energia eolica nel Mare del Nord a Ostenda, in Belgio. «Quindi, piena solidarietà ai Paesi che sono stati attaccati nella lettura della loro storia e delle loro frontiere», ha aggiunto il capo dello Stato.

Ore 18:36 - L'appello di Borrell ai governi: «Accelerate la consegna di munizioni a Kiev»

Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per politica estera e di difesa, ha esortato i governi ad «accelerare la consegna di munizioni all'Ucraina». Il messaggio è stato rivolto ai ministri della difesa al termine della riunione dei ministri degli esteri in Lussemburgo. Il responsabile degli esteri ucraino Dmytro Kuleba aveva chiesto tale accelerazione con toni molto allarmati. Secondo Borrell occorre «forzare il ritmo e aumentare le consegne» aggiungendo che la Ue ha «margine per finanziare i rimborsi».

Ore 19:05 - Lavrov contro gli Usa: «Distruggono la globalizzazione»

Gli Stati Uniti hanno intrapreso un percorso di «distruzione della globalizzazione, che per molti anni hanno salutato come bene supremo di tutta l'umanità», ha detto Lavrov accusando Occidente e Usa di essere stati ipocriti nell'applicare i loro standard in situazioni diverse nel mondo. Lavrov ha anche accusato il Fondo monetario internazionale di essersi «trasformato» in un organismo al lavoro per «raggiungere gli obiettivi degli Usa e dei loro alleati, compresi quelli di natura militare».

Ore 19:26 - Kiev: «470 ettari di suolo agricolo ucraino inutilizzabili a causa delle mine»

«Attualmente 470 ettari di terreno agricolo in Ucraina non sono utilizzabili a causa delle mine». Lo ha reso noto Markian Dmytrasevych, viceministro ucraino all’Agricoltura, durante la sua audizione alla commissione Agricoltura dell’Eurocamera.

«In alcune regioni gli agricoltori utilizzano dei semplici metal detector per lo sminamento dei loro campi, correndo rischi altissimi. Da inizio guerra 724 persone sono morte a causa di esplosioni di mine e 226 sono rimaste mutilate», ha spiegato il viceministro. «Nonostante vi siano oltre 2600 operatori internazionali impegnati nello sminamento è calcolato che il processo possa durare oltre vent’anni. Abbiamo bisogno di un impegno internazionale aggiuntivo per accelerare questo processo per salvare vite e rilanciare la produzione agricola», ha concluso il viceministro.

Ore 19:32 - Chiuso lo spazio aereo sullo scalo di Mosca: «Sospetto drone»

Lo spazio aereo sopra l’aeroporto Vnukovo di Mosca è stato chiuso a causa di un potenziale drone. Lo hanno riferito alla Tass i servizi di emergenza. «Le forze dell’ordine hanno ricevuto la segnalazione che un velivolo aereo senza equipaggio sconosciuto è stato avvistato nei cieli sopra l’aeroporto Vnukovo. Lo spazio aereo è stato chiuso per motivi di sicurezza», è stato comunicato.

Ore 20:08 - Busta con sostanza sospetta consegnata all’ambasciata francese a Mosca

L’ambasciata francese a Mosca ha ricevuto una lettera contenente una sostanza non identificata, un’indagine è stata aperta per analizzare il contenuto della busta e identificare il mittente. Lo ha reso noto la Tass, che cita un rappresentante delle forze dell’ordine.

«Il personale dell’ambasciata francese a Mosca ha ricevuto lunedì sera una lettera con all’interno una sostanza non identificata. Le forze dell’ordine sono ora al lavoro sulla scena», ha dichiarato l’investigatore, spiegando che il plico verrà sequestrato e la sostanza sarà sottoposta a un esame.

Ore 20:12 - Riaperto l’aeroporto di Mosca dopo l’allarme drone

Lo spazio aereo sull’aeroporto moscovita di Vnukovo, uno dei tre della capitale russa, è stato riaperto e lo scalo ha ripreso a funzionare normalmente dopo che era stata temporaneamente chiuso per la sospetta presenza di un drone nell’area. Lo ha comunicato il servizio stampa dello scalo all’agenzia statale russa Ria Novosti.

Ore 22:38 - Zelensky: «Prepariamo il nostro settore energetico per il prossimo inverno»

«Ho avuto una riunione speciale di coordinamento a Zhytomyr con tutti i responsabili della regione. Abbiamo discusso nel dettaglio la situazione di sicurezza, economica e sociale nella regione. Abbiamo preso decisioni, in particolare, per ripristinare il settore energetico dopo i raid russi. Stiamo già preparando il nostro settore energetico per il prossimo inverno». È quanto ha dichiarato nel suo consueto messaggio serale il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, riferendo sulla visita di lavoro svolta nella regione di Zhytomyr, nell'Ucraina centro-occidentale.

Ore 22:49 - Lituania: «Bisogna aiutare l'Ucraina a fare riforme per entrare nell'Ue»

«Qualora la Commissione europea notasse l'esistenza di carenze relative all'avanzamento delle riforme in Ucraina, ciò non dovrebbe essere un motivo per rinviare i negoziati di adesione, ma un incentivo rivolto a noi stessi per aumentare il nostro supporto affinché l'Ucraina possa adeguare quanto prima i suoi sistemi legali, economici, politici e sociali ai criteri dell'Ue». Lo ha affermato il Presidente del Parlamento lituano, Viktorija Čmilyte-Nielsen, intervenendo oggi alla Conferenza dei presidenti dei parlamenti dell'Unione europea, svoltasi a Praga.

Čmilyte-Nielsen ha inoltre ribadito la necessità di continuare a sostenere l'Ucraina anche militarmente, come stabilito collegialmente in seno all'Ue. Il Presidente del Parlamento lettone), Edvards Smiltens, ha posto l'accento sull'importanza di concentrarsi su una politica di contenimento della Russia più ampia e coerente, con l'adozione di cambiamenti più profondi nei modelli di cooperazione economica e di difesa collettiva.

Opinioni simili sono state espresse anche dal nuovo presidente del Parlamento estone, Lauri Hussar, che ha puntualizzato come i paesi dell'Unione Europea debbano rafforzare il proprio impegno non solo in vista dell'adesione dell'Ucraina alla Nato e all'Ue, ma anche in vista della ricostruzione del Paese.

Ore 23:02 - Guterres: «Consenata a Lavrov una lettera per Putin con proposta per l'accordo sul grano»

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres hanno parlato dell'accordo sul grano ucraino nel corso del bilaterale che si è tenuto all'Onu.

Il Palazzo di Vetro ha fatto sapere che Guterres «ha consegnato a Lavrov una lettera per il presidente Vladimir Putin con una proposta finalizzata al miglioramento ed espansione dell'accordo, tenendo conto delle posizioni espresse dalle parti e dei rischi posti dall'insicurezza alimentare globale». Una lettera analoga è stata indirizzata agli altri due firmatari dell'accordo.

Guterres ha inoltre «preso atto» delle preoccupazioni espresse da Mosca sull'attuazione del Memorandum riguardo la promozione dei prodotti alimentari e dei fertilizzanti russi, ha «fornito un rapporto dettagliato sui progressi già compiuti e ha ribadito l'impegno delle Nazioni Unite a continuare a lavorare per affrontare le questioni rimanenti». Guterres ha anche aggiornato Lavrov sugli sforzi del segretariato per affrontare le questioni del paese ospitante, in particolare i visti per i funzionari russi.

La Chiesa.

Da “Il tesoro di Putin” (Laterza), di Jacopo Iacoboni e Gianlcua Paolucci, 2023, p. 240, 18€

Estratto di “Il tesoro di Putin”, di Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci (ed. Laterza), pubblicato da “La Stampa” il 21 aprile 2023.

Mentre combatteva l’Occidente corrotto e l’ossessione del consumo, Kirill consumava, a sua volta. E non poco. La Chiesa ortodossa russa ha definito «un’assurdità» le voci di ville sul Mar Nero e yacht, conti in Svizzera e orologi da decine di migliaia di euro (ma con un Breguet da 30mila dollari è stato fotografato ancora nel maggio 2022). Eppure Novaya Gazeta scrisse (senza mai arretrare) che Kirill era intestatario di conti correnti tra quattro e otto miliardi di dollari: in Svizzera, Austria e – ça va sans dire – Italia. Il giornale russo aggiunse che la cifra esatta era difficile da stabilire, perché «il patriarca ha preferito mantenere i suoi risparmi in banche svizzere, da dove solo negli ultimi anni sono stati parzialmente trasferiti in Austria e in Italia (probabilmente sotto le garanzie del Vaticano)».

I monaci ortodossi in teoria fanno voto di non possesso quando vengono ordinati, ma ciò non sembra aver fermato l’accumulo di Kirill. Il collettivo di reporter indipendenti russi Proekt ricostruì che il patriarca possiederebbe, insieme a due dei suoi cugini di secondo grado, immobili per 2,87 milioni di dollari a Mosca e San Pietroburgo. La seconda dei due cugini, Lidia Leonova, di 73 anni, avrebbe a Mosca una casa del valore di circa 600mila dollari su Gagarinsky Pereulok, più una di 533mila dollari a San Pietroburgo sul Kryukov Canal. 

L’appartamento sul canale ha una storia nella storia interessante: le fu donato nel 2001 da un uomo d’affari, Alexander Dmitrievich, grande amico di Kirill, pochi mesi dopo che il sindaco di Mosca aveva ritirato le pretese del Comune in un contenzioso contro colui che, secondo Proekt, era un presunto partner commerciale di Dmitrievich, un italiano di nome Nicola Savoretti (uno dei non pochi contatti italiani del religioso). Savoretti replicò che Kirill non si era adoperato per la risoluzione di quella vicenda e di non avere progetti in comune con Dmitrievich.

Carte in possesso di collettivi di giornalisti indipendenti russi hanno poi consentito di ricostruire che Kirill avrebbe una residenza sul Mar Nero vicino a Gelendzhik, la cui costruzione è stata stimata in un miliardo di dollari, che appartiene formalmente alla Chiesa ortodossa russa ma dove non è permesso libero accesso nemmeno ai vescovi, rilevò Novaya Gazeta. La residenza di Gelendzhik, casualmente, non è lontana dal celebre palazzo di Putin di cui ha parlato Alexey Navalny. Kirill possiederebbe poi azioni in una serie di proprietà immobiliari tra Mosca, Smolensk e Kaliningrad, e uno chalet vicino a Zurigo. Il tutto prescindendo da venti residenze che formalmente appartengono a varie organizzazioni religiose che sono emanazione della Chiesa ortodossa russa. Una specie di miracolo dorato, come le icone ortodosse del grande Andrey Rublev.

(...) Altre storie, tipo i suoi presunti aerei, ci hanno riportato ancora una volta in Italia, da dove sono decollati alcuni dei voli di Kirill verso la Grecia, la Crimea, la Siberia. Chi proteggeva il patriarca miliardario nel Belpaese? Forse lo stesso Vaticano? In un documento ufficiale del 2 giugno 2022, l’Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro americano ha posto sotto sanzioni una apparentemente oscura società aerea di San Marino, a diciannove chilometri da Rimini. La Srl Skyline Aviation (Skyline) è coinvolta per aver operato avanti e indietro in Crimea con l’aereo targato T7-OKY, nel quale la società aveva cointeressenze.

Secondo gli americani, lo schema costruito era questo: jet di proprietà di Vtb Bank, la banca braccio del comparto militare industriale del Cremlino, erano controllati dall’amministratore delegato di Vtb Bank, Andrey Kostin – che ha ricevuto un’alta onorificenza dalla Repubblica italiana poche settimane prima dell’invasione russa in Ucraina. I velivoli sono stati trasferiti a una società offshore anonima, ma per gli Stati Uniti il capo dello staff di Kostin gestisce ancora questi jet, che vengono materialmente operati dalla società sanmarinese, Skyline.

Cosa c’entra Kirill è presto spiegato: tracciando i voli di uno degli aerei di Skyline, si è scoperto che il patriarca ha ripetutamente usato, quasi in esclusiva, un jet privato Gulfstream G450 del valore di 43 milioni di dollari, targato T7-ZZZ, intestato a una società offshore dell’Isola di Man chiamata Helter Management Ltd, riconducibile a Vtb Bank. 

La società sanmarinese si occupava di assicurare anche comodi trasferimenti per la conduttrice televisiva di Stato Nailya Asker-Zade e per la moglie del primo ministro Dmitry Medvedev, stando a due inchieste della Fondazione Navalny.

[…] La Skyline è stata messa in liquidazione il 26 novembre 2021. Il direttore generale dell’Autorità dell’Aviazione civile, la navigazione marittima e l’omologazione della Repubblica di San Marino, Marco Conti, ha emesso un comunicato per dire che «durante il periodo di attività (16 agosto 2016-8 aprile 2021) non ha mai compiuto infrazioni o irregolarità alcuna». 

Anche nelle migliaia di carte ricostruite nell’inchiesta Magnitsky – che ha consentito al team di Bill Browder di svelare una truffa miliardaria compiuta dagli uomini degli apparati russi, protetti direttamente da Putin – emerge che diversi fondi illeciti di quella celeberrima frode erano finiti in Italia. Secondo una inchiesta de La Stampa, dalle holding offshore legate al caso Magnitsky arrivano in Italia quasi 90 milioni di euro.

[…]

«Ci sono stati bonifici dalla rete di riciclaggio di denaro al conto personale in Italia di uno dei più importanti sacerdoti della Chiesa ortodossa russa, l’archimandrita Philip (nome civile Andrey Vsevolodovich Vasiltsev)». I bonifici di cui è stata trovata traccia documentale ammontano ad almeno 435.623 dollari in 32 rate sul suo conto personale nel Monte dei Paschi di Siena. 

[…]

I preti esorcisti che cercano di fermare la guerra. Fabio Marchese Ragona l’11 Aprile 2023 su Il Giornale.

Nel libro di Marchese Ragona, "Esorcisti contro Satana. Faccia a faccia col demonio" (Piemme), le pratiche contro il male dei sacerdoti nel Donbass

«Ti ordino, spirito immondo, principe delle tenebre, nemico infernale. Vi ordino a tutti, spiriti maligni che costituite la legione del diavolo: nel nome e nella potenza di nostro Signore Gesù Cristo, allontanatevi dalla santa Chiesa di Dio e fuggite. Non osare più, subdolo serpente, ingannare Vladimir Vladimirovic Putin. Non osare più perseguitare la Chiesa di Dio, per scuotere e disperdere i suoi eletti come grano sull'aia. Questo è ciò che ti comanda Dio Onnipotente. È colui che ti ordina che tutte le persone siano salvate e arrivino alla conoscenza della verità. Questo è ciò che Dio Padre ti comanda, questo è ciò che Dio Figlio ti comanda, questo è ciò che Dio Spirito Santo ti comanda. Questo è comandato da Cristo, l'Eterno». È la primavera del 2022. Avvolto nei paramenti liturgici dorati, con la corona pontificale sulla testa e non poco infreddolito, padre Vasil Pantelyuk ha appena recitato la preghiera di esorcismo all'interno della sua parrocchia, San Nicola Taumaturgo a Dnipro, la quarta città più grande dell'Ucraina. Il prete, con una mascherina chirurgica sul viso, stringe un grosso crocifisso di legno nella mano destra, lo impugna come se fosse un'arma, l'unica speranza per allontanare il demonio. E con un tono solenne intima a Satana di scappare via, di allontanarsi dalla santa Chiesa di Dio e lasciare in pace quella terra, funestata dalle bombe. Il folto gruppo di persone, molte delle quali vestite con abiti recuperati grazie alle donazioni fatte alla Caritas, lo accompagna con la preghiera e intonando canti religiosi mentre lui tiene nell'altra mano l'antico rito contro gli spiriti malvagi. Da quando è scoppiata la guerra, la gente, disperata, trova conforto nelle parole del sacerdote e prega incessantemente che i bombardamenti si fermino. L'esorcista della diocesi greco-cattolica di Donetsk ha avuto l'incarico dal suo vescovo, monsignor Stepan Menyok, di praticare quotidianamente esorcismi sul territorio: sulle strade, gli spazi aperti, i campi e le persone che vi si trovano. Ovunque. Perché Satana lasci l'Ucraina. Da diversi mesi questo prete dalla folta barba bianca e dagli occhi profondi recita preghiere di liberazione anche verso il presidente russo Putin, che, a detta di numerosi sacerdoti e vescovi greco-cattolici ucraini, sarebbe stato ispirato dal demonio nello scatenare la guerra. Un caso analogo si era visto soltanto durante la Seconda guerra mondiale, ma con alcune grandi differenze: come accennato nelle pagine precedenti, era stato papa Pio XII, in un momento di grande disperazione per l'umanità, a praticare esorcismi a distanza verso Adolf Hitler che, secondo i vescovi tedeschi, era posseduto dal demonio. Furono proprio loro a riferirlo al pontefice, mettendolo in guardia. Diversi anni dopo, nel 1958, Pacelli praticò, presso la sua cappella privata nell'appartamento papale, alla presenza delle suore in servizio, esorcismi anche per scongiurare la vittoria del comunismo alle elezioni politiche italiane. La chiesa greco-cattolica ucraina ha ritenuto di percorrere la strada dei riti per combattere il demonio, ma ha contemporaneamente chiesto al papa una consacrazione della Russia all'Immacolato Cuore di Maria. Un gesto profetico che richiama il messaggio della Madonna consegnato ai tre pastorelli di Fatima il 13 luglio del 1917, in piena guerra mondiale: «Verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati». Tornando agli esorcismi, padre Vasil non è l'unico sacerdote greco-cattolico a praticare il rito per allontanare la guerra: nei rifugi antibombe, nelle case e nelle parrocchie rimaste in piedi in Ucraina, un network di preti ogni giorno si riunisce a distanza per recitare preghiere e chiedere la liberazione di Putin dalle grinfie del demonio. Un prete residente a Leopoli ma nativo del Donetsk, padre Tykhon Kulbaka, già prigioniero nel 2014 dei separatisti, ha messo in piedi una rete di sacerdoti e di fedeli che invocano il Signore e san Michele arcangelo eseguendo quotidianamente il rito sul presidente della Federazione Russa. «Sono convinto che uno spirito maligno stia influenzando le azioni di quest'uomo. Chiedo a Dio di intervenire per sottrarre questa persona dall'influenza demoniaca e scacciare il demonio, in modo che l'anima possa essere salvata» spiega padre Kulbaka, che ha lanciato un SOS a tutto il clero ucraino per unirsi a lui nella battaglia contro le forze del male.

Papa Francesco, delusione dell'Ucraina: "Equipara vittima e aggressore" Il Tempo l’08 aprile 2023

Le scelte di Papa Francesco per la tradizionale Via Crucis del venerdì Santo al Colosseo, alla quale il Pontefice ha assistito a Santa Marta per il freddo pungente, ha fatto indignare l'Ucraina. Ieri l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, aveva criticato fortemente la decisione di far leggere una testimonianza congiunta di un ragazzo russo e di uno ucraino. Oggi il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Oleg Nikolenko, è tornato su quanto visto a Roma: "Ieri venerdì santo a Roma si è svolto un grande evento religioso. Simboleggia la vittoria del bene sul male, la luce sulle tenebre, la fede sul disprezzo. Siamo profondamente grati a Papa Francesco per la sua preoccupazione per l’Ucraina e gli ucraini. Purtroppo dobbiamo affermare che la mossa di quest’anno è stata ancora una volta eclissata dal tentativo di equiparare vittima e aggressore".

Il rappresentante della politica estera di Volodymy Zelensky su Facebook ha scritto: "Siamo delusi dal fatto che il Sacro Trono non abbia tenuto conto delle argomentazioni della parte ucraina sulla natura offensiva di tale gesto. La partecipazione congiunta di un ucraino e un russo distorce la realtà in cui la Russia ha fatto cadere gli ucraini, incarnando un genocidio contro di loro. Più che altro, tale passo mina i principi della giustizia e della moralità umana comune, scredita il concetto di pace e fratellanza". 

Il ragazzo russo intervenuto nella Via Crucis, aveva scritto l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, "dimentica di dire che i suoi parenti sono andati in Ucraina per uccidere non solo il padre del ragazzo ucraino ma tutta la sua famiglia, e non viceversa". Oggi Francesco ha tenuto ll’omelia della Veglia Pasquale: "Se recuperi il primo amore, lo stupore e la gioia dell’incontro con Dio, andrai avanti. Ricorda e cammina. Ricorda la tua Galilea e cammina verso la tua Galilea", ha detto il Pontefice a San Pietro. 

Lui in un video: «Sono contro l’aggressione». La polizia circonda gli ingressi del sito sacro. CorriereTv su Il Corriere della Sera l’1 Aprile 2023

Il metropolita Pavel del monastero Pechersk Lavra è agli arresti domiciliari. Il Servizio di sicurezza ucraino sospetta che abbia incitato alla discordia. E sospetta che lavori per la Russia giustificando e negando l’aggressione armata di Mosca contro l’Ucraina. “Il nemico sta cercando di utilizzare l’ambiente della chiesa per promuovere la sua propaganda e dividere la società ucraina” una delle motivazioni della notifica di arresto. «Sono agli arresti domiciliari» ha detto in un video distribuito da Vesti, aggiungendo: «Sono contro l’aggressione. Non ho fatto nulla per essere accusato. Questo è un caso politico. Non sono mai stato dalla parte dell’aggressione». Il monastero delle Grotte di Kiev è stato circondato da polizia che impedisce l’accesso ai fedeli. Alcune decine di persone si sono comunque radunate presso gli ingressi del sito, cantando inni sacri.

Al monastero di Kiev la protesta dei giovani della Chiesa ucraina contro Mosca. CorriereTv su Il Corriere della Sera l’1 Aprile 2023

Al monastero Pechersk Lavra a Kiev sono ora i giovani della Chiesa ucraina a manifestare per chiedere che i filo russi se ne vadano. Cartelli contro Putin e contro il patriarca di Mosca. Una contromanifestazione per far capire che c’è una Chiesa ucraina contraria a quella di Mosca nel giorno in cui il metropolita Pavlo Lebid della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca è stato arrestato con l’accusa di spionaggio dalle Sbu ucraina, i servizi di sicurezza del presidente Volodymyr Zelensky. Le tensioni intorno al monastero, luogo storico del cristianesimo ortodosso, nascono dopo la decisione del governo ucraino di sgomberarlo (Lorenzo Cremonesi, inviato a Kiev)

«Pasha Mercedes», una passione per auto e sciarpe di lusso: chi è il metropolita di Kiev arrestato. Marta Serafini su Il Corriere della Sera l’1 Aprile 2023

Pavlo Lebid è da sempre noto per il suo stile di vita costoso. Le ironie sui social: è un clown

«Pasha Mercedes». Lo chiamano così a Kiev il metropolita Pavlo Lebid della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, arrestato con l’accusa di spionaggio dall'Sbu ucraina, i servizi di sicurezza del presidente Volodymyr Zelensky.

La sua storia l’avevamo raccontata qui a gennaio, quando già le tensioni e le spaccature all’interno della chiesa ortodossa ucraina erano evidenti.

Pavlo Lebid, vicario del monastero delle grotte di Kiev dal 1994 ed ex deputato del partito delle Regioni filorusso. Lebid, alias «Pasha Mercedes» — è stato soprannominato così dai suoi detrattori perché si muove solo su auto di lusso — è un personaggio discusso. Contrario alle operazioni ucraine in Donbass fin dal 2014, oppositore del movimento di Euromaidan e degli studenti che vi hanno preso parte, nemico giurato del sindaco di Kiev Vitaly Klitschko e dei giornalisti in generale (li ha aggrediti più volte, spezzando loro arti e lanciando anatemi di ogni tipo), nel 2021 per sua stessa ammissione non ha consegnato alla polizia un serial killer che aveva ucciso 52 persone, pronto a costituirsi alla polizia dopo essersi confessato. Nel 2019, soprattutto, Lebid ha dichiarato pubblicamente come la Crimea non sia parte dell’Ucraina.

L'Sbu dice di aver raccolto prove fondate riguardo al coinvolgimento del metropolita. In particolare, è stato stabilito come nei suoi discorsi pubblici abbia ripetutamente offeso i sentimenti religiosi degli ucraini, umiliato le opinioni dei credenti di altre fedi e cercato di creare atteggiamenti ostili nei loro confronti, nonché fatto dichiarazioni che giustificano o negano le azioni della Russia. L'Sbu hanno anche pubblicato frammenti delle conversazioni personali del metropolita che confermerebbero le accuse mosse contro di lui. In una delle conversazioni riferite si rallegrerebbe per l’occupazione di Kherson, definendo quella della Federazione Russa «una guerra tra America e Russia fino all’ultimo ucraino».

Facile capire perché «Pasha Mercedes» non riscuota al momento molte simpatie in Ucraina, nonostante oggi faccia dietrofront sul suo sostegno a Mosca e corregga il tiro dicendo con un giro di parole di essere sempre stato contrario all’invasione dell’Ucraina. E altrettanto facile capire perché sui social oggi si sia scatenata l’ironia su Pavel per la sciarpa indossata al momento dell’arresto: «Niente di strano, solo Pasha Mercedes con una sciarpa Louis Vuitton. Non si sa quanto costi un simile accessorio di abbigliamento, ma si conoscono le tariffe approssimative del marchio», commenta su Twitter il sito di notizie indipendente bielorusso Nexta che ha pubblicato foto e video del metropolita con al collo una sciarpa della famosa griffe francese mentre parla con i fedeli e i giornalisti prima di essere portato da agenti dei servizi ucraini davanti al magistrato per l’interrogatorio. «Questo clown è finirà finalmente in cella», scrive un commentatore filo ucraino sempre su Twitter. Sempre Nexta ha pubblicato anche le immagini scattate all'interno dell'abitazione di Lebid, un luogo dove la sobrietà è tutt'altro che di casa.

La Guerra Economica.

Ricostruire l’Ucraina tra costi ed interessi. Cristina Colli su Panorama il 25 Aprile 2023 

Nonostante la guerra sia ancora in corso, le diplomazie europee sono al lavoro per stanziare fondi per il grande cantiere ucraino. Mercoledì la Conferenza bilaterale arriva a Roma

Un cantiere da oltre 400 miliardi di dollari dice la Banca Mondiale, oltre 700miliardi stima il governo di Kiev. La ricostruzione ucraina è partita, a guerra in corso. Le diplomazie europee si stanno muovendo, Parigi e Berlino in prima linea e questa settimana si “introduce” Roma. Mercoledì c’è la Conferenza bilaterale sulla ricostruzione in Ucraina nella capitale italiana. Presenti e a confronto su bisogni e offerte le autorità ucraine e il governo, enti e imprese italiani e rappresentanti delle istituzioni finanziarie internazionali. Cosa serve a Kiev? La Banca Mondiale ha calcolatoche per la ripresa e la ricostruzione sono necessari 411 miliardi di dollari(750 miliardi di dollari stima il governo ucraino), 14 miliardi servono già quest’anno, per "investimenti critici e prioritari" per avviare la ricostruzione. Le attuali cinque emergenze da affrontare riguardano la ricostruzione di infrastrutture energetiche, alloggi, infrastrutture critiche, economia e sminamento umanitario.Sono tanti i settori interessati e la Banca Mondiale ha stimato il fabbisogno per ognuno: trasporti (92 miliardi), edilizia residenziale (69), energia e industria estrattiva (47), protezione sociale e mezzi di sussistenza (42), gestione pericoli esplosivi (38), agricoltura (30), commercio e industria (23), sanità (16), educazione (11), irrigazione e risorse idriche (9), cultura e turismo (7), approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari (7), finanza e servizi bancari (7), servizi municipali (6), telecomunicazioni (5). Si prevede un impegno in due fasi. Prima il fast recovery, cioè investimenti per ricostruire le infrastrutture civili ed energetiche nelle zone dove è finita l’occupazione russa (qui servono i 14 miliardi subito). A seguire un piano a medio lungo termine che in dieci anni (2023-2033) lavori sulle grandi infrastrutture e sul sistema economico e sociale. I 411 miliardi di dollari necessari sono 2,6 volte il prodotto interno lordo del Paese. E sono 411 miliardi di dollari ad oggi, ma la guerra è in corso e danni e distruzione anche. Quindi la cifra è destinata ad aumentare. La macchina è partita per rispondere alle necessità di Kiev. Berlino e Parigi sono state le prime, con le loro conferenze bilaterali a ottobre e dicembre. La Francia ha mobilitato 700 imprese e promesso un pacchetto ingente di garanzie statali.Anche Polonia e Danimarca si sono mosse e il G7 ha creato e lanciato la Piattaforma di coordinamento dei donatori. A Lugano lo scorso luglio c’è stata la prima Ukraine Recovery Conference e a giugno 2023 a Londra ce ne sarà un’altra. L’Italia arriva con la Conferenza del 26 aprile a Roma. Chiaro il ministro degli esteri Tajani: “L’Ucraina è un Paese che farà parte dell’Unione europea, del mercato interno …Vogliamo essere protagonisti, assieme a tanti interlocutori ucraini, anche della fase della ricostruzione per disegnare un futuro nuovo”. Confindustria, che sarà presente a Roma mercoledì, ha aperto già un suo ufficio nell’ambasciata italiana a Kiev ed è al lavoro da tempo nella ricerca di imprese da coinvolgere. Partire con la ricostruzione a guerra in corso ovviamente vuol dire accettare alcuni rischi, anche perché le incertezze e le “regole del gioco” non sono ancora definite. Innanzitutto, non è stato deciso se la Piattaforma dei donatori semplicemente coordinerà gli aiuti o se gestirà anche la divisione degli appalti. E con quali regole saranno bandite le gare? E come sarà suddivisa l’Ucraina da aiutare? All’Italia sembra spetterà il Donetsk, stando a quanto ipotizzato a Lugano a luglio. Lì si sta combattendo. Quindi anche i tempi sono incerti e diversi per tutti i Paesi seduti al tavolo degli aiuti.

Le triangolazioni in Asia. Ecco come l’Occidente importa il petrolio russo aggirando le sanzioni. L'Inkiesta il 19 Aprile 2023

Un rapporto del think tank Crea di Helsinki spiega il sistema di «riciclaggio»: le esportazioni russe di greggio sono aumentate del 140% verso Cina, India, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Singapore, i quali a loro volta vendono i prodotti raffinati ai Paesi che hanno imposto lo stop. Nel primo anno di guerra l’Italia ha comprato dalle cinque potenze 1,9 milioni di tonnellate di carburanti

Nell’ultimo anno, i ricavi da gas e petrolio delle aziende russe sono scesi costantemente. Nell’aprile del 2022 Mosca fatturava oltre 1,1 miliardi di euro al giorno da fonti fossili, oggi la metà. Ma non tutto sta andando come immaginavano i governi occidentali, quando hanno imposto le sanzioni contro il Cremlino. Il motivo è che proprio quei Paesi democratici, Italia inclusa, che hanno comminato le ritorsioni economiche contro Vladimir Putin sono diventati allo stesso tempo protagonisti di un massiccio sistema di aggiramento delle sanzioni contro il petrolio russo.

Ne parla il Corriere, citando un rapporto del Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea) di Helsinki, un think tank che nell’ultimo anno si è dedicato allo studio dell’export di materie prime dalla Russia. Quel che sta accadendo è tecnicamente legale, non ci sono operazioni clandestine o false fatturazioni. Ci sono però triangolazioni con i grandi Paesi emergenti, che permette a Unione europea, Gran Bretagna, Australia, Stati Uniti e Giappone di violare nella sostanza le misure sul petrolio russo. Se l’intenzione era ridurre le entrate con cui il Cremlino finanzia la guerra, i Paesi democratici stanno agendo in contraddizione con i loro stessi obiettivi.

Dall’avvio dell’aggressione all’Ucraina, le quantità trasportate dalle petroliere prevenienti dai porti russi esplodono del 140% verso cinque Paesi che non applicano le sanzioni: Cina, India, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Singapore. In parallelo, questi cinque Paesi aumentano fortemente le spedizioni di prodotti raffinati – diesel gasolio e carburante per aerei – verso tutti i principali Paesi che, invece, tengono la Russia sotto sanzioni.

Le spedizioni di derivati del petrolio dalla Cina verso i sistemi democratici sono cresciute nell’ultimo anno del 94%; quelle dalla Turchia del 43%; quelle da Singapore del 33% e dagli Emirati Arabi Uniti del 23%. Nel complesso, nel primo anno di guerra, avviene quello che il centro studi Crea definisce un «riciclaggio» del greggio russo attraverso le potenze emergenti e verso le democrazie, con un aumento delle vendite di prodotti raffinati per 10 milioni di tonnellate e 18,7 miliardi di euro.

Gran parte dell’aumento si registra dopo il 5 dicembre scorso, quando scatta l’embargo europeo e le democrazie del G7 indicano un tetto di 60 dollari al barile per l’acquisto di greggio russo per chi non applica le sanzioni. Fra il 5 dicembre e il 24 febbraio scorso le democrazie importano quasi 13 milioni di tonnellate di prodotti raffinati dai Paesi che Crea definisce «riciclatori», per 9,5 miliardi di euro.

Nel primo anno di guerra l’Italia ha comprato da quelle cinque potenze emergenti 1,9 milioni di tonnellate di carburanti, in buona parte derivati da greggio russo. Ma i primi di questa classifica sono (nell’ordine) Australia, Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Olanda e Francia.

Il centro studi Crea ha un suggerimento: proibire l’import in Europa di carburanti da raffinerie che ricevono greggio russo o costringerle a documentare l’origine.

Il "trucco" per aggirare le sanzioni: così il petrolio russo entra in Europa. Storia di Andrea Muratore

Il Giornale il 19 aprile 2023. 

Il petrolio russo sotto sanzioni di cui l'Unione Europea e il G7 hanno imposto una restrizione agli acquisti tra bandi e price cap? Esce dalla porta e rientra dalla finestra. Lo conferma il più recente report del Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea), think tank di studio sul settore energetico. Nulla - formalmente - di illegale: le regole della globalizzazione, le clausole della nazione più favorita che equiparano i prodotti tra Paesi con accordi commerciali e l'opacità dei settori fanno sì che una volta che un prodotto ha raggiunto un dato Paese esso possa essere commerciato come se proveniente dallo Stato stesso. Ma questo ha permesso, secondo il Crea, a cinque Stati in particolare di diventare i "vincitori" della corsa alle sanzioni.

I Paesi che aggirano le sanzioni al petrolio russo

Questi Paesi comprano il petrolio russo di benchmark Urals che non trova sbocchi in Europa e lo rivendono in Occidente, spesso a prezzi maggiorati. Guadagnando sull'arbitraggio tra i diversi prezzi di riferimenti internazionali, fondati sui mercati maggiori sul petrolio Brent e Wti dal prezzo più alto dell'Urals. O, cosa più importante, esce sotto forma di prodotti raffinati a valore aggiunto che l'Ue compra a un valore più alto di quello che avrebbe se provenisse dalla Russia.

I cinque Stati sono tutt'altro che secondari: Cina, Emirati Arabi Uniti, India, Singapore e Turchia. Rispettivamente la prima economia e il primo rivale occidentale dell'Asia; la nazione a più alto tasso di crescita del Golfo; la nazione più popolosa al mondo e potenza emergente; la piazza finanziaria più importante del Sud-Est asiatico; il più strategico e ambiguo dei Paesi della Nato e quello più vicino a una capacità di mediazione con Vladimir Putin. Questi cinque Paesi hanno aumentato del 140% gli acquisti di petrolio russo dal 24 febbraio 2022, giorno dell'invasione dell'Ucraina, fino a un valore complessivo di circa 75 miliardi di dollari. E hanno inondato poi i mercati occidentali.

Il boom delle esportazioni in Occidente

"Le loro esportazioni di petrolio verso l'Occidente sono aumentate dell'80% in valore e del 26% in volume" dall'invasione russa, ricorda l'Independent. "I Paesi della coalizione dell'embargo e del price-cap, ovvero l'Unione Europea più Australia, Canada, Giappone e Stati Uniti, hanno "aumentato le importazioni di petrolio e prodotti raffinati dalla Cina del 93%, dall'India del 2%, dalla Turchia del 43%, dagli Emirati Arabi Uniti del 23% e Singapore del 33%". La grande discrasia tra l'aumento dei valori e quello dei volumi mostra che è nella benzina e negli altri prodotti raffinati (bitumi, nafte e via dicendo) che si è concentrata la fascia più strategica dell'aumento.

Il blocco dei Paesi che sanzionano il petrolio russo ha comprato da questi Paesi prodotti per quasi 46 miliardi di euro. L'Ue è stata la prima acquirente di tali prodotti con 19,3 miliardi di dollari di acquisti. Ma gli acquisti di seconda mano di prodotti russi riguardano ogni Paese. Dopo i Paesi dell'Europa seguono Australia (8,74 miliardi), Stati Uniti (7,21), Regno Unito (5,46) e Giappone (5,24). Tokyo ha rotto il price cap di recente acquistando a prezzo di mercato petrolio russo. Una mossa che ha fatto scalpore ma che probabilmente risponde più a esigenze pragmatiche. Ovvero prendere atto che anche sul petrolio, piaccia o meno, staccare la Russia dai mercati mondiali è impossibile. O addirittura controproducente per i nostri sistemi economici. Costretti a pagare un prezzo ben più caro del previsto.

Estratto da rainews.it il 17 aprile 2023.

Si sta profilando una nuova crisi del grano in Europa anche se questa volta il problema è praticamente opposto a quello di un anno fa, quando per l'Ucraina era praticamente impossibile esportarlo. 

Ora sono alcuni Paesi dell'Europa dell'Est a non volerlo più importare dall'Ucraina e sostanzialmente perché di grano in quei Paesi adesso ce n'è troppo e questo sta facendo crollare il suo prezzo, con le conseguenti proteste di migliaia di agricoltori e piccoli imprenditori, dalla Polonia alla Bulgaria.  

Alla decisione di Varsavia di vietare l'ingresso dei prodotti agricoli ucraini nel Paese […] è seguito l'annuncio […] del governo ungherese. E l'effetto domino ha subito coinvolto la Bulgaria […]. Tanto che a Bruxelles è già scattato l'allarme: "azioni unilaterali non sono accettabili", ha avvertito la Commissione Ue.   

[…] Il grano ucraino ha invaso Paesi come Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Slovacchia. I motivi sono molteplici. Innanzitutto, a causa della guerra e dell'applicazione a singhiozzo dell'accordo tra Kiev e Mosca sull'export di grano dal Mar Nero, il principale prodotto delle campagne ucraine arriva difficilmente verso i mercati africani e mediorientali.

E anche dai Paesi comunitari l'esportazione del grano ucraino verso Medio Oriente e Africa è in questa fase complicato da una carenza di camion e treni merci. Per questo l'Ucraina sta vendendo il suo grano soprattutto nell'Europa dell'Est, e lo sta cedendo a prezzi più bassi di quelli sostenibili dagli agricoltori locali, che ora sono in chiara difficoltà. 

La prima a correre ai ripari, complici anche le elezioni d'autunno, è stata la Polonia. Pur ribadendo la stretta alleanza con Kiev il governo di Mateusz Morawiecki ha deciso di vietare temporaneamente l'import di grano. Subito dopo è stata Budapest ad annunciare che sarà bloccato l'ingresso "del grano e diversi altri prodotti agricoli ucraini fino al 30 giugno". E la Bulgaria, nelle stesse ore, ha dichiarato di valutare le medesime restrizioni. "Gli interessi dei cittadini devono essere tutelati", ha spiegato il ministro dell'Agricoltura Yavor Gechev.

A Bruxelles, tuttavia, queste iniziative non sono piaciute. "La politica commerciale è una competenza esclusiva dell'Ue, azioni unilaterali non sono accettabili", ha scandito la Commissione rimarcando la necessità, "in tempi così difficili, di coordinare e allineare le decisioni all'interno dell'Ue". 

La battaglia del grano. Le ragioni economiche e politiche dietro il blocco polacco alle importazioni di derrate ucraine. Fabio Turco su L'inkiesta il 18 Aprile 2023

Varsavia è l’epicentro di un problema su due livelli: alle perdite dei contadini, tradizionale bacino di voti di Diritto e Giustizia, si aggiunge la volontà del governo di arginare la concorrenza a destra di Konfederacja verso le elezioni in autunno. Ma le difficoltà degli agricoltori di Kyjiv sono molto più gravi

Il fronte del grano scuote l’Europa. Da settimane gli agricoltori di diversi Paesi dell’Europa centro-orientale sono sul piede di guerra, per quella che è iniziata come una palla di neve e ora rischia di diventare una valanga.

Il problema ha origine un anno fa, poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina, quando si era posta la questione di aggirare il blocco navale di Mosca sul Mar Nero, che metteva a rischio le rotte commerciali del grano e dei semi oleosi destinati ai mercati dell’Africa e del Medio Oriente. Il rischio era quello di una devastante crisi alimentare e umanitaria.

Per questo motivo molti Stati vicini all’Ucraina avevano accettato di fungere da Paesi di transito, immagazzinando temporaneamente le merci e provvedendo all’immediata riesportazione. Allo stesso tempo l’Unione europea aveva tolto i dazi doganali e i costi di importazione, per facilitare le operazioni. Le intenzioni erano buone, ma qualcosa è andato storto, nonostante già all’epoca molti avessero messo in guardia dai rischi di far affluire nel mercato unico una tale quantità di grano dal prezzo concorrenziale.

Nei fatti gran parte di quel grano non è mai giunto a destinazione, ma è rimasto nei rispettivi mercati a un prezzo assai più vantaggioso di quello venduto dagli agricoltori locali, che hanno deciso quindi di scendere in piazza. Fino all’ultimo capitolo, per ora, che ha portato il problema a un altro livello. La decisione dei governi polacco e ungherese – seguiti nella giornata di lunedì dalla Slovacchia – di imporre il divieto di importazione delle derrate provenienti dall’Ucraina.

Una mossa che non è piaciuta per niente alla Commissione europea, che nelle scorse settimane aveva stanziato un pacchetto di aiuti di cinquantasei milioni di euro, e che ha stigmatizzato qualsiasi iniziativa unilaterale «in tempi così difficili è fondamentale allineare tutte le decisioni all’interno dell’Unione», ha spiegato un portavoce, ricordando come le politiche commerciali siano di competenza della Commissione europea e non dei singoli stati.

Il caso polacco

Se l’iniziativa di Budapest sembra essere più una mossa di disturbo dettata dalla volontà politica di riavvicinarsi al vecchio amico polacco con cui i rapporti si sono più che incrinati a causa delle divergenti posizioni sulla guerra in Ucraina, quella di Varsavia è invece una decisione dettata dalla necessità di trovare velocemente una soluzione.

Proprio la Polonia risulta infatti essere l’epicentro della crisi, che si muove sue due livelli, quello economico e quello politico. Sul primo fronte il sindacato Agrounia, principale rappresentante delle istanze della categoria, ha stimato perdite per due miliardi di euro, un’emorragia dettata dall’impossibilità di competere con il grano ucraino, che viene venduto a un prezzo estremamente più concorrenziale.

Gli agricoltori chiedono da tempo la reintroduzione dei dazi alle frontiere e nel mirino delle loro proteste ci sono sia l’Unione europea che il governo di Varsavia. A tal proposito va sottolineato come il Commissario europeo all’agricoltura sia proprio un uomo di Diritto e Giustizia, il partito conservatore al governo, Janusz Wojciechowski.

Un’altra istanza è quella legata alla risoluzione di problemi infrastrutturali. Una delle ragioni per cui il grano si è accumulato nei magazzini di stoccaggio è stata l’intasamento dei porti polacchi, oberati dalle importazioni di carbone, il cui trasporto via mare è enormemente cresciuto dopo lo stop imposto al carbone russo.

Lato suo, il governo polacco ha probabilmente sottovalutato il problema nelle battute iniziali, confidando che sarebbe rientrato, ma così non è stato. Da mesi ormai gli agricoltori hanno portato la protesta sulle strade di Stettino, nell’ovest del Paese, applicando la strategia del blocco stradale. Nelle ultime settimane manifestazioni si sono registrate nel porto di Danzica e al valico di Hrubieszów al confine con l’Ucraina. È stata risparmiata finora la capitale Varsavia.

Il problema politico

Se il danno economico, come detto è ingente, ancora più pressante è giungere a una soluzione politica, sul cui altare è già caduto il ministro dell’Agricoltura Hernyk Kowalczyk costretto alle dimissioni e sostituito da Robert Telus. In autunno si terranno le elezioni parlamentari e le campagne sono storicamente il principale bacino elettorale di Diritto e Giustizia.

Michał Kołodziejczak, leader di Agrounia ha già annunciato l’intenzione di costruire un movimento che possa partecipare alla tornata elettorale. Su questo problema se ne innesta un altro particolarmente delicato, legato ai rapporti con l’Ucraina.

Notoriamente la Polonia è stato uno dei Paesi maggiormente in prima linea nel sostegno a Kyjiv durante la guerra. Da un mese a questa parte i sondaggi stanno tuttavia registrando un’inaspettata crescita di Konfederacja, partito di estrema destra radicale, che pur trovando convergenza su alcuni temi, si pone formalmente in opposizione a Diritto e Giustizia.

Le ragioni della crescita di Konfederacja sono da ricercarsi nell’appeal suscitato soprattutto sui più giovani dal suo programma economico turboliberista, ma va allo stesso tempo evidenziato come si tratti anche dell’unico partito ad aver dichiaratamente espresso la propria contrarietà al sostegno all’Ucraina. La somma dei due fenomeni – crisi del grano e crescita di Konfederacja – potrebbe rappresentare una bella spina nel fianco per Diritto e Giustizia.

Dal canto suo il governo ucraino non ha nascosto il proprio disappunto nei confronti di quello che appare una sorta di tradimento da parte dell’alleato polacco. Nei giorni scorsi il neoministro Robert Telus aveva intavolato delle trattative con il suo omologo ucraino Mykola Sykolskyi per giungere a una soluzione.

Sabato, inaspettatamente, è arrivato l’annuncio dello stop alle importazioni. «Comprendiamo le difficoltà degli agricoltori polacchi – è stata la nota governativa ucraina – ma vogliamo ricordare che le difficoltà degli agricoltori ucraine, dettate dall’invasione russa, sono molto più grandi». Una dichiarazione che lascia spazio a pochi dubbi: il problema andrà risolto sull’asse Bruxelles – Varsavia – Kyjiv.

La Truffa.

Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per corriere.it l’1 aprile 2023.

La Russia assume oggi la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per un mese. Mosca, che è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio Onu, con diritto di veto, rileva l’incarico dal Mozambico.  […]

 «La presidenza russa del Consiglio di Sicurezza dell’Onu è uno schiaffo in faccia alla comunità internazionale». Lo twitta il ministro ucraino degli Esteri Dymytro Kuleba. «Esorto gli attuali membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a contrastare qualsiasi tentativo russo di abusare della sua presidenza», ha aggiunto. [….]

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avuto una lunga conversazione telefonica con il suo omologo francese, Emmanuel Macron, alla vigilia della partenza di quest'ultimo per la Cina, paese in cui la prossima settimana incontrerà il capo dello Stato Xi Jinping assieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

 «In una conversazione di un'ora con Emmanuel Macron, l'interazione di difesa tra Ucraina e Francia è stata efficacemente discussa. Ho informato in dettaglio sulla situazione al fronte. Ci siamo soffermati su ulteriori passi per implementare la Formula di Pace» e su «azioni coordinate per i prossimi eventi internazionali», ha annunciato lo stesso Zelensky su Twitter. […]

La Russia ha perso circa 173.990 soldati in Ucraina dall’inizio dell’invasione il 24 febbraio dello scorso anno. Lo ha riferito lo Stato Maggiore ucraino, citato dal Kiev Independent. “Questo numero include 630 vittime che le forze russe hanno subito nell’ultimo giorno”, si legge.

Secondo quanto spiegato, inoltre, le forze di Mosca hanno perso 3.616 carri armati, 6.981 veicoli corazzati da combattimento, 5.528 veicoli e serbatoi di carburante, 2.683 sistemi di artiglieria, 527 sistemi di razzi a lancio multiplo, 279 sistemi di difesa aerea, 306 aeroplani, 291 elicotteri, 2.248 droni e 18 imbarcazioni.

Beffa alle Nazioni Unite. Il Consiglio di sicurezza presieduto da Lavrov Kiev: "La truffa del secolo".

Valeria Robecco il 31 Marzo 2023 su Il Giornale.

New York. Mosca sfida le Nazioni Unite inviando Serghei Lavrov al Palazzo di Vetro, a pochi giorni di distanza dal mandato di cattura di Vladimir Putin spiccato dalla Corte penale internazionale. Sabato la Russia assume la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza Onu e la portavoce ministero degli Esteri Maria Zakharova ha confermato che il titolare della diplomazia di Mosca arriverà nel corso del mese di aprile a New York. «Un evento chiave sarà il dibattito aperto di alto livello sul multilateralismo efficace attraverso la difesa dei principi della Carta delle Nazioni Unite, e la riunione sarà presieduta da Lavrov», ha sottolineato Zakharova, senza precisare quando il ministro arriverà, ma facendo sapere che presiederà almeno un altro incontro, il 25 aprile, sul Medio Oriente.

L'idea che il paese aggressore nella guerra in Ucraina sia alla guida per 30 giorni dell'organismo creato per mantenere la pace e la sicurezza internazionali solleva domande da più parti, e scatena l'ira di Kiev. «La presidenza russa il primo aprile è un brutto scherzo, la Russia ha usurpato il suo seggio, sta conducendo una guerra coloniale, il suo presidente è un criminale di guerra ricercato dalla Cpi per rapimento di minori», afferma il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba. A suo parere, si tratta «della più grande truffa diplomatica del secolo», e per questo torna a chiedere agli altri membri di «delegittimare e mettere all'angolo» Mosca, anche se si ritiene praticamente impossibile che possa essere espulsa, come Kiev chiede da tempo (sarebbe infatti necessario un voto del Cds e quindi anche della Russia, che ha il diritto veto essendo uno dei cinque membri permanenti).

Diversi esperti, comunque, ritengono improbabile che Mosca condizioni in maniera effettiva l'andamento dei lavori. Il presidente dell'organo Onu cambia con una turnazione mensile seguendo l'ordine alfabetico dei quindici membri, e secondo la Carta delle Nazioni Unite tutti sono obbligati a rispettare le decisioni del Consiglio. Se il valore simbolico è importante, il potere di influenzare le scelte è pochissimo, anche se la Russia utilizzerà il ruolo per tentare di creare divisioni.

Intanto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha parlato del ruolo della Cina: «In qualità di membro permanente del CdS, Pechino ha la responsabilità di salvaguardare i principi e i valori che sono alla base della Carta Onu». E «ha la responsabilità di svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere una pace giusta, che può essere giusta solo se si basa sulla difesa della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina».

Paramanov, il nuovo ambasciatore russo in Italia? La scelta di Putin. Libero Quotidiano l’01 aprile 2023

Il falco di Putin al posto del "moderato" Razov. Potrebbe arrivare già tra un mese il nuovo ambasciatore russo a Roma, dicono all'agenzia Adnkronos fonti informate, confermando che l'avvicendamento tra Sergey Razov e Alexei Vladimorovic Paramonov - che dovrebbe essere annunciato ufficialmente da Mosca la prossima settimana con un decreto del presidente - è stato deciso da mesi, con il governo italiano che ha già dato il suo assenso informale al gradimento.

 Paramonov, classe 1962, ex console russo a Milano, direttore del dipartimento Europa del ministero degli Esteri, era salito agli onori delle cronache un anno fa, per aver rilasciato all'agenzia di stampa Ria Novosti, molto vicina al Cremlino, a neanche un mese dall'inizio della guerra, un'intervista nella quale aveva parlato di "conseguenze irreversibili" nei rapporti tra Roma e Mosca se l'Italia avesse adottato altre sanzioni contro la Russia. Definendo tra l'altro l'allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini un "falco" e l'"ispiratore" della campagna anti-russa in Italia.

 Insignito dal nostro Paese dell'onorificenza di commendatore dell'Ordine della Stella d'Italia, poi revocata, Paramonov in realtà era stato indicato lo scorso anno come prossimo ambasciatore russo presso la Santa Sede, al posto di Alexander Avdeev, che però avrebbe "resistito" all'avvicendamento. Anche in virtù dei rapporti molto intensi che continua a mantenere in Vaticano: fu da lui, ex ministro della Cultura, che il Papa andò il 25 febbraio di un anno fa, proprio all'indomani dell'invasione dell'Ucraina per esprimere la sua "preoccupazione".

In effetti Paramonov, scorrendo il suo curriculum, più che di Vaticano è esperto di Italia, sottolinea la nostra diplomazia, che spera tra l'altro in un allentamento delle maglie sui visti per i nostri funzionari in attesa di andare a Mosca, a rafforzare l'ambasciata retta da Giorgio Starace, che al momento conta su appena cinque diplomatici, dopo le espulsioni dell'anno scorso. Laureatosi nel 1986 nel prestigioso Istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali (Mgimo), è entrato in diplomazia due anni dopo. Dal 2007 si è sempre occupato di Europa: prima come vice direttore del dipartimento competente del ministero degli Esteri, poi dal 2008 al 2013 è console generale a Milano, quindi dal 2015 è direttore dello stesso dipartimento. Il nuovo ambasciatore prenderà il posto di Razov, che si è insediato a Villa Abamelek il 6 maggio del 2013 e che in questi mesi non ha risparmiato duri attacchi all'Italia e ai due governi che si sono preceduti, accusando per ultimo il ministro della Difesa Guido Crosetto di "demonizzare" la Russia. Chi lo conosce sostiene che sin dall'inizio non fosse la scelta giusta per Roma, lui che veniva da Pechino, dove era stato ambasciatore per otto anni, impregnato di una mentalità forse un po' troppo assertiva. Settant'anni compiuti a gennaio, visto il suo 'lignaggio' difficilmente andrà in pensione: probabilmente per lui è già pronta una direzione generale del ministero degli Esteri o un incarico da vice ministro, ruolo che aveva già ricoperto dal 2002 al 2005. 

Sergey Razov, ambasciatore russo, lascia l’Italia dopo 10 anni. Fabrizio Caccia su Il Corriere della Sera l’1 aprile 2023

Al suo posto Aleksej Paramonov, ex console di Milano

«Sergey Razov non vedeva l’ora di andarsene», dice oggi chi lo conosce bene. Troppe polemiche, un crescendo di scontri durissimi col governo italiano, nell’ultimo anno il clima ormai si era fatto pesante e i rapporti sempre più tesi. Il 2 giugno dell’anno scorso non passò inosservato il suo mancato invito per la prima volta al Quirinale. Lui ci restò malissimo: «La politica è politica — commentò laconico — ma in tutti questi anni io e mia moglie abbiamo sempre assistito con grande piacere al solenne ricevimento del presidente della Repubblica italiana». Porte chiuse, niente da fare. Così, dopo 10 anni di servizio, l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov, 70 anni, ora lascia l’incarico, anche se dalla sede diplomatica di via Gaeta la sua collaboratrice più fidata, Valentina Sokolova, tiene a precisare che «le nomine degli ambasciatori vengono ufficializzate dal decreto presidenziale (di Vladimir Putin, ndr) e ad oggi non è stato pubblicato sul sito del Cremlino nessun decreto».

Già, ma sarà questione di giorni e anzi, tra i russi che lavorano da anni in Italia, si dice che presto cambierà anche l’ambasciatore presso la Santa Sede, Aleksandr Avdejev, 76 anni, anche lui come Razov da 10 titolare della sede di via della Conciliazione, sebbene papa Francesco, in un paio di interviste rilasciate di recente a quotidiani argentini, ne abbia tessuto le lodi apertamente, considerandolo un uomo-chiave per far cessare la guerra in Ucraina.

Al posto di Razov, in via Gaeta, arriverà l’attuale direttore del Primo dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, Aleksey Paramonov, già console a Milano e decorato come Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana nel 2018 dal Capo dello Stato Sergio Mattarella e nel 2020 nominato Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia. Considerato una «colomba» rispetto al «falco» Razov, protagonista quest’ultimo di scontri durissimi con l’Italia da quando è iniziata l’invasione russa in Ucraina. Anche se resta scolpita nella memoria l’intervista del marzo di un anno fa dello stesso Paramonov all’agenzia di stampa russa Ria Novosti: «Non vorremmo - disse in quell’occasione - che la logica del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, che ha dichiarato la “totale guerra finanziaria ed economica” alla Russia con le sanzioni, trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili». Minacce gravi che fecero insorgere qui da noi la politica con vari partiti, da +Europa a Iv, che chiesero a gran voce la revoca di tutte le onorificenze.

«Il mandato dei nostri ambasciatori di solito dura 4 anni - racconta un esperto russo di diplomazia - Razov perciò doveva andarsene già da parecchio, ma poi c’è stata la pandemia, quindi è scoppiata la guerra e così è rimasto». Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, però, è cominciata anche la trasformazione dell’uomo: da colomba a falco. «Abbiamo teso una mano di aiuto agli italiani e ora qualcuno vuole mordere questa mano», disse all’indomani delle prime sanzioni a Mosca, ricordando la collaborazione tra medici russi e italiani ai tempi del Covid (sulla missione sanitaria dei russi allo Spallanzani però drizzò le antenne il Copasir). Da oltre un anno ormai Razov è in guerra anche con la stampa italiana, contro cui cui presentò subito un esposto per istigazione a delinquere contro Putin al tribunale di piazzale Clodio a fine febbraio 2022. Ancora: sul profilo Facebook dell’Ambasciata, pubblicò poi un dossier durissimo di attacco all’Italia confezionato dal ministero degli Affari Esteri di Mosca. E dopo il primo invio di armi da parte nostra in Ucraina Razov disse: «È come cercare di spegnere il fuoco col cherosene, le sanzioni non resteranno senza risposta». Insomma, un crescendo di tensione fino ai giorni nostri con la lettera colma di accuse inviata al nostro ministro della Difesa, Guido Crosetto: «Difficile credere nella sua sincerità, non è Mosca a non volere il dialogo…»., le parole di Razov. Don Sergio Mercanzin, fondatore del centro Russia Ecumenica, sempre ben visto in via Gaeta, confessa di essere rimasto molto colpito dalla lettera: «Quando l’ho letta ho pensato che non rispondere sarebbe stato da incivili. Io amo il popolo russo ma nessuno dei suoi regimi: zarista, sovietico, putiniano». E sul futuro dell’ambasciatore uscente, chi lo conosce non ha dubbi: «La sua lunga carriera diplomatica, anche per ragioni anagrafiche, è terminata. Ma un posto da qualche parte con tutte le sue conoscenze lo troverà».

La Cultura.

La guerra delle opere d’arte: ecco cosa ha perso l’Ucraina. Simona Losito il 17 aprile 2023 su Inside Over.

Ad essere cancellate, durante le guerre, non sono solo le vite umane: le opere d’arte, che costituiscono la storia del patrimonio culturale del Paese invaso, vengono spesso distrutte e sottratte. E in alcuni casi si tratta di un’azione volontaria.

Dopo quella dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale, quella in Ucraina è la più grande rapina di opere d’arte finora attuata. Nelle due città in cui principalmente l’invasione russa ha colpito, Kherson e Kharkiv, i cittadini ucraini hanno potuto osservare immobili la deturpazione del proprio patrimonio artistico (musei, biblioteche e luoghi di culto) da parte dei soldati russi.

Il patrimonio derubato a Kherson

I procuratori ucraini a capo dei musei sostengono che a Kherson, collocata al sud del Paese, l’esercito russo abbia rubato più di 15mila opere d’arte, svuotando più di 30 musei. Sono state rimosse statue di bronzo dai parchi e le biblioteche storiche private di libri antichi che narrano la storia del popolo ucraino.

La catalogazione di quel che rimane di quadri, monete, collane e busti è ancora in corso. “Negli ultimi giorni dell’occupazione russa di Kherson”, che è durata da marzo a novembre 2022, “le forze russe si sono impadronite di dipinti, oro, argento, antiche opere greche, icone religiose e documenti storici e li hanno stipati in veicoli diretti verso i territori controllati dal Cremlino”, ha affermato Belkis Wille, crisis and conflict associate director di Human Rights Watch, che ha parlato anche di un’“operazione organizzata” da parte dei russi.

È probabile, però, che il numero degli oggetti rubati aumenti. Le autorità ucraine hanno accusato i militari russi di violazione di trattati internazionali che vietano esplicitamente il saccheggio delle opere d’arte, in particolare la Convenzione dell’Aia firmata da Russia e Ucraina nel 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitti armati.

A seguito dei danni subiti, l’Unesco ha dichiarato Odessa patrimonio da proteggere, mentre per la Russia si parla di un processo per crimini culturali.

I “teatri” delle azioni russe

Già un anno fa il The Guardian scriveva di un gruppo internazionale di archeologi, storici e tecnici che silenziosamente coordinava un lavoro di monitoraggio sulle crescenti perdite dell’apparato culturale ucraino. In un primo momento, la deturpazione da parte dell’esercito russo si è attuata in memoriali e luoghi di culto, tra cui chiese, moschee, templi e cattedrali a cui si aggiungono siti commemorativi e monumenti pubblici.

Anche i luoghi d’arte sono stati teatro d’attacco in tal senso, come i teatri, in particolar modo quello di Mariupol: oltre al crimine di guerra, sottolineato da Amnesty International, in quanto il 16 marzo 2022 fu attaccato nonostante la presenza di centinaia di civili rifugiati al suo interno, il teatro ha anche riportato danni significativi dopo l’esplosione che ha provocato il crollo del tetto e di gran parte delle mura principali.

Circa un anno fa, quando Mariupol era sotto attacco, i russi hanno rubato più di 2mila reperti unici presenti nei musei della città, spostandoli a Donetsk. Tra gli oggetti mancanti, opere originali del pittore del XIX secolo Archip Ivanovič Kuindži e del russo Ivan Konstantinovič Ajvazovskij, ma anche un rotolo della Torah scritto a mano e un Vangelo del 1811.

Alla fine di novembre, invece, il Kherson Art Museum ha denunciato il trafugamento di oltre 15mila opere delle collezioni della pinacoteca, tra cui dipinti antichi datati XVII – XIX secolo e arte ucraina del XX e XXI secolo. I russi hanno infatti circondato il museo e sono entrati in massa, staccando dai muri dipinti e sottraendo oggetti dalle teche. Queste opere sono state portate via senza alcuna cautela da parte dei soldati russi e caricate sui mezzi di trasporto, da quanto ricostruito sulla base di alcune testimonianze dei presenti. Per questo motivo la direttrice del museo Alina Dotsenko e l’intero staff si erano attivati al fine di trasferire le opere ancora presenti altrove. La direttrice, che aveva lasciato il Paese in quel momento, aveva riferito al New York Times alcuni racconti di testimoni oculari, secondo cui i soldati russi caricavano e ammucchiavano “come se fosse spazzatura” quadri e opere sui propri mezzi. Altri luoghi culturali colpiti a Kherson sono stati il Museo Regionale e gli archivi nazionali.

Altre città che si sono viste private della propria arte sono state Melitopol, una delle prime mete dei russi, in cui i soldati si sono impossessati di manufatti d’oro millenari risalenti all’impero degli Sciti, una popolazione nomade indoeuropea di ceppo iranico attestata nella steppa eurasiatica dal XIX secolo a.C. al IV secolo dell’Era cristiana. Qui alcuni testimoni hanno raccontato che i russi si erano presentati in un museo locale insieme a un uomo vestito con un camice bianco e dei guanti, che con la protezione dei soldati aveva delicatamente sottratto tutti gli oggetti più preziosi della collezione, tra cui gioielli d’oro realizzati oltre 2mila anni fa. Mariupol oltre al teatro ha visto devastato anche il museo cittadino e alcuni dei dipinti rubati sono comparsi in alcuni musei della Crimea, che è assoggettata al governo russo dal 2014.

Inoltre, pare che a Kherson siano state disseppellite dalla cattedrale di Santa Caterina le ossa di Grigory Potemkin, il generale russo considerato il fondatore di Kherson e di Odessa e che nel 1783 si era intestato l’annessione della Crimea alla Russia, evocato da Putin come giustificazione dell’invasione dell’Ucraina.

La distruzione dell’identità

Non è la prima volta che durante una guerra si sente parlare di rapine di opere d’arte o distruzione dei luoghi stessi. Anche in Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale si è temuto di perdere numerosi rinomati lavori. Attacchi di questo tipo sono mirati a piegare l’identità dei paesi attaccati, in questo caso l’Ucraina, distruggendone i simboli o impossessandosene in segno di vittoria.

Si tratta di colonialismo culturale, ovvero quell’azione per cui l’invasore punta sull’assimilazione culturale delle popolazioni assoggettate, allo scopo di annullarne l’essenza. Soprattutto per paesi come l’Ucraina, che per secoli hanno vissuto sotto l’ombra minacciosa della Russia, cultura e arte sono fondamentali per la costruzione di un’indipendenza quantomeno ideale. Anche il ministero della cultura ucraino, Oleksandr Tkachenko, lo scorso dicembre ha affermato che “è in atto una battaglia contro la nostra identità”.

Durante il secondo conflitto mondiale, si combatté una guerra parallela proprio riguardo l’arte. Da un lato i tedeschi con il Kunstschutz, un corpo creato per “salvare” i capolavori dell’Europa e dell’Italia dalle mani degli alleati trasferendoli in Germania e Austria e nascondendoli in tunnel ferroviari e miniere. Dall’altro i Monuments Men alleati, che salvarono a loro volta gli stessi capolavori recuperandoli dai nascondigli tedeschi e restituendoli ai legittimi proprietari. In questo scenario, i russi erano fermamente convinti che i bottini artistici di guerra sottratti ai nazisti fossero un loro sacrosanto diritto, per cui prelevarono molte opere d’arte dalla Germania e le portarono in Russia, nascondendole per decenni, come è accaduto per le opere della Madonna Sistina di Raffaello e del Tesoro di Priamo.

Dall’inizio della guerra, gli ucraini hanno tentato di proteggere alcune statue collocate nelle piazze di molte città ucraine coprendole con sacchi di sabbia, proprio allo scopo di salvare e proteggere dagli attacchi russi i simboli della propria identità, pericolosamente sotto il mirino del governo russo.

Alcuni studiosi dell’arte concordano sulla linearità dei saccheggi con le motivazioni su cui si basa la guerra, nonché i motivi per cui Vladimir Putin ha dato inizio al conflitto, ovvero l’intento di privare il popolo ucraino della propria cultura e identità nazionale per omologarle a quelle russe. Così dimostrerebbe all’Ucraina che non può essere considerata una nazione autonoma, in conformità con le interpretazioni della storia che sostengono la propaganda di Putin.

I dati dell’Unesco

Secondo l’Unesco, al 5 aprile 2023, sono stati apportati danni a 250 siti dal 24 febbraio 2022: 108 siti religiosi, 21 musei, 90 edifici di interesse storico e/o artistico, 19 monumenti, 12 biblioteche. Il monitoraggio sui danni a proprietà culturali in Ucraina è costante da parte dell’Unesco a partire dall’inizio del conflitto. L’analisi riportata finora indica il numero di danni subiti divisi per aree geografiche: è emerso che la regione di Donetsk e quella di Kharkiv sono quelle più colpite. In quest’ultima, i bombardamenti hanno distrutto l’Università e colpito la simbolica piazza delle Libertà, da cui si accedeva al museo di arte contemporanea, il Yermilov Centre, uno dei più importanti della regione.

“La comunità internazionale ha il dovere di proteggere e preservare per le generazioni future il patrimonio culturale ucraino come testimonianza del passato ma anche come vettore di pace per il futuro. Per questo le istituzioni educative devono essere considerate santuari”, sottolineò l’Unesco a inizio marzo 2022.

L’organizzazione internazionale ha deciso poi di dichiarare il centro e il porto di Odessa patrimonio da proteggere, grazie a una procedura accelerata che ha visto schierarsi a favore della decisione sei tra i 21 dei Paesi coinvolti, 14 gli astenuti, contraria la Russia. “Odessa, una città libera, una città del mondo, un porto leggendario che ha segnato il cinema, la letteratura e le arti, è posta sotto una protezione rafforzata della comunità internazionale. Mentre la guerra continua, questo inserimento incarna la nostra determinazione collettiva ad assicurare che questa città, che ha sempre superato sconvolgimenti globali, sia preservata da ulteriori distruzioni”, ha spiegato la direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay. Il museo d’Arte Occidentale e Orientale a Odessa, inoltre, custodisce tesori di origine italiana, tra cui il dipinto La Cattura di Cristo, attribuito a Caravaggio.

Recuperare le opere

Gli ucraini stanno inoltre collaborando con alcune organizzazioni d’arte internazionali come The Art Loss Register per cercare di rintracciare le opere rubate. Lo scopo, o meglio la speranza, sarebbe quella di ritrovare alcune delle opere rubate ad esempio in alcune aste. James Ratcliffe, uno dei dirigenti dell’Art Loss Register, ha detto al New York Times che nel database sono già state registrate più di 2mila opere ucraine, che includono molte di quelle rubate nei saccheggi dei musei di Kherson e Melitopol.

La propaganda russa, però, presenta tali azioni come “liberazione” di opere che ha sostenuto di voler restituire al termine della “operazione militare speciale”, il nome con cui Putin chiama l’invasione. Hanno dichiarato anche che il motivo del “prestito” era proteggere il patrimonio storico e culturale della zona. Le speranze sull’effettiva restituzione del patrimonio culturale ucraino mancante sembrerebbero essere vane. SIMONA LOSITO

Estratto dell'articolo di Michele Bovi per huffingtonpost.it il 17 aprile 2023.

Persino il sassofonista più famoso nella storia del cool jazz e della bossa nova aveva un soffio ucraino nelle guance: da papà e mamma ebrei emigrati in America, ma originari del Paese oggi governato da Volodymyr Zelensky, era stato registrato all’anagrafe di Filadelfia come Stanislao “Stanley” Gayetzky, trasformato anni dopo per buona sorte e memorabili dischi nel più orecchiabile nome d’arte di Stan Getz. 

Nella storia musicale dell’Ucraina c’è chi ha compiuto il percorso inverso a quello di Stan Getz: nati altrove e approdati a Kiev, come il concertista V?ktor Stepanovyc Kosenko (1896 – 1938) tra i più apprezzati autori europei di composizioni per bambini. Kosenko, nato a San Pietroburgo, aveva lasciato la Russia in contrasto con il regime stalinista e ottenuto la naturalizzazione ucraina. 

Il divieto nonostante Ciaikovski

Musica e geopolitica peraltro hanno sempre rappresentato un connubio fortemente distintivo in quell’area. A partire da Mykola V?tal?jovyc Lysenko (1842 – 1912) considerato il padre della musica ucraina. Autore dell’opera “Taras Bulba” ispirata al romanzo omonimo di Nicolaj Gogol’, Lysenko pretese sempre che i suoi lavori lirici venissero rappresentati esclusivamente da libretti in lingua ucraina. A Ciaikovski che entusiasta di “Taras Bulba” gli proponeva di mettere in scena l’opera a Mosca, Lysenko negò il consenso per l’esecuzione in lingua russa. 

[...] 

Componeva musica religiosa anche Mykola Dmytrovyc Leontovyc (1877 – 1921) autore di “Šcedryk” (in ucraino Serata di abbondanza) brano corale diventato nell’adattamento di Peter Wilousky, altro musicista ucraino naturalizzato statunitense, il canto natalizio “Carol of the Bells” utilizzato anche dalla Disney per il film “Mamma ho perso l’aereo”. 

L’antenato di Bella Ciao

Trovò ospitalità definitiva negli Stati Uniti anche Mishka Ziganoff (1889 – 1967) il musicista che compose nel 1919 “Oi Oi di Koilen”, la cui struttura melodico-armonica subì progressive trasformazioni fino a divenire uno dei brani in assoluto più significativi della competizione politica: “Bella Ciao”. 

I musicisti che diventano famosi all’estero riscuotono titoli governativi, simili ai nostri cavalierati. È quanto accaduto alla cantante e violinista Assia Ahhtt che nel 2013 ha conquistato la scena americana con il singolo “If Only Tonight” ed è stata nominata Artista Onoraria d’Ucraina. Così come Oleksandr Valerijovyc Ponomar'ov nominato per sette volte Cantante dell’anno in patria e dopo la partecipazione all’Eurovision Song Contest del 2003 con la canzone in lingua inglese “Hasta la vista” proclamato a sua volta Artista Onorario d’Ucraina.

[...] 

Esclusi dall’Eurovision Song Contest

Nell’edizione 2022 ha gareggiato e vinto il gruppo Kalush Orchestra. Ma a superare la selezione pubblica era stata la rapper Alina Paš, costretta però a rinunciare. L’artista fu accusata di aver intrapreso nel 2015 un viaggio nel territorio conteso della Crimea, passando per il confine russo ed esibendo al rientro documenti falsi alle autorità ucraine. 

Tre anni prima un incidente analogo era toccato alla cantante e produttrice discografica Maruv. L’artista aveva vinto la selezione per rappresentare l’Ucraina all’Eurovision Song Contest ma aveva accettato di esibirsi in due concerti in Russia. Era intervenuto addirittura il vice primo ministro alla Cultura per attestare che “gli artisti che non riconoscono l'integrità territoriale dell'Ucraina non dovrebbero rappresentare il Paese ad una manifestazione internazionale”. [...]

Non corre rischi del genere la cantante e conduttrice televisiva Nadija Dorofjejeva (1990) inclusa dal 2022 nella lista nera delle star ucraine a cui è vietato l’ingresso nella Federazione Russa per mezzo secolo a causa del dissenso manifestato verso quella che Mosca definisce “operazione militare speciale”.

Le voci amate dalla Casa Bianca

Certo l’ideale è farsi rappresentare da artisti che abbiano consapevolezza della scienza politica. Come Zlata Ohnjevic, di origini italiane e serbe, parlamentare ucraina del partito radicale ma anche cantante classificatasi al terzo posto all’Eurovision Song Contest del 2013. 

Meglio di Zlata Ohnjevic aveva fatto nel 2004 Ruslana Stepanivna Lyzycko, cantante e attivista politica, conquistando il primo posto dell’Eurovision Song Contest. Anche grazie a tale vittoria in quello stesso anno Ruslana fu designata per il più prestigioso riconoscimento in patria, quello di Eroina dell’Ucraina e le venne assegnato dal segretario di Stato statunitense Colin Powell l’Oscar internazionale delle Donne Coraggiose. 

Il primo segnale di pubblico apprezzamento della Casa Bianca verso artisti ucraini risale al 1986 quando Ronald Reagan conferì la Presidential Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile, al compositore Vladimir Horowitz (1903 – 1989), naturalizzato statunitense, protagonista di una serie di concerti tra Mosca e Leningrado all’insegna del nuovo clima di dialogo e distensione tra USA e URSS.

Così Iryna Mykolaïvna Bilyk, ancora oggi attiva nell’industria musicale, si esibì nel 1995 per il presidente Bill Clinton: Iryna ha prodotto finora dodici album musicali, di cui cinque in russo e uno in polacco. Un’impronta di internazionalità diffusa, ancor più testimoniata dalla circostanza che all’Eurovision Song Contest artisti ucraini hanno rappresentato anche altri Paesi: Eduard Eduardovic Romanjuta nel 2015 cantò con il vessillo della Moldavia e Alekseev nel 2018 interpretò la canzone “Forever” per conto della Bielorussia. 

Dov’è la Donna più bella?

Qualcuno si è dileguato. Per esempio la cantante e conduttrice televisiva Vira Viktorivna Haluška, che ha scelto come nome d’arte Vera Brezneva, in memoria di Leonid Breznev coriaceo segretario generale del Partito comunista sovietico. L’artista che nel 2010 era stata definita dalla stampa “Donna più bella dell’Ucraina”, già componente del gruppo pop VIAgra, ha vissuto e lavorato preferibilmente in Russia. Dal 2022 le notizie che la riguardano sono rare e contraddittorie.

Secondo alcune fonti risiederebbe tuttora a Mosca, secondo altre avrebbe lasciato la Russia per impegnarsi nel volontariato a favore dei profughi ucraini in Polonia e in Italia. Così come si sono perse le tracce di Odessa Barbie, nome d’arte di Valeria Lukyanova, compositrice, soprano lirico e showgirl caratterizzata dalla conturbante somiglianza con la bambola americana. Nel 2014, anno della guerra in Donbass, si era trasferita a Mosca, oggi chissà. [...] 

Alcune storie di musicisti ucraini sono state materia di indagini. Quella del cantautore Vladimir Michajlovic Ivasjuk (1949 – 1979) è ancora oggi fonte di tenebrose congetture. Ivasiuk è stato l’autore delle canzoni più popolari ed eseguite negli anni Settanta in tutta l’Unione Sovietica: brani che esprimevano soprattutto amore e devozione nei confronti dell’Ucraina. 

Il sospetto palesato dalle autorità di Kiev è che siano state percepite da Mosca come sorgente della rinascita del sentimento nazionalista. Il 18 maggio 1979 Ivasjuk fu trovato impiccato in un bosco alla periferia di Leopoli. Motivazione ufficiale: suicidio. A Kiev sostengono che dopo la sua morte la radio di Stato sospese la diffusione delle sue composizioni e i suoi dischi furono tenuti a lungo fuori commercio.

Il compositore del caso Moro

Di altri due musicisti ucraini si occuparono anche i servizi segreti italiani. Inquietante è stato il caso di Igor Markevitch (1912 – 1983). Compositore e direttore d’orchestra tra i più stimati in Europa ottenne la cittadinanza italiana sposando la duchessa Topazia Caetani. Markevitch fu a lungo oggetto di indagini perché sospettato di essere un elemento di vertice delle Brigate rosse con un ruolo decisivo in ordine al sequestro di Aldo Moro. 

L’altro musicista ucraino monitorato dai nostri apparati di intelligence fu il tenore Anatolio Solovianenko. Una storia dal sapore salottiero rispetto alla drammaticità del caso Moro che tuttavia disegna circostanze di una geopolitica di cui resta memoria lontana.

È tutto scritto in un documento datato 12 dicembre 1964 inviato dall’Ufficio Affari Riservati, il servizio segreto del Viminale, al ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani: la velina informava che il Partito comunista aveva ordinato alle sezioni dell’Emilia-Romagna e della Toscana di fare incetta di cartoline per “Napoli contro tutti”, la trasmissione della Rai che in quell’edizione sostituiva “Canzonissima” nella gara canora abbinata alla Lotteria di Capodanno. 

In “Napoli contro tutti” si sfidavano i brani più significativi di ciascun Paese: l’obiettivo, secondo l’informativa del Viminale, era di far arrivare la canzone “Serate a Mosca”, interpretata dallo sconosciuto tenore ucraino Anatolio Solovianenko, al secondo posto, subito dopo l’insuperabile “‘O Sole Mio” cantata da Claudio Villa, con la conseguenza di un’umiliazione per gli Stati Uniti, nel programma rappresentati dalla popstar Neil Sedaka che interpretava i brani “Love Is a Many Splendored Thing” e “Ritmo di Broadway”, e la dimostrazione della crescita tra gli italiani delle simpatie verso il più importante Paese dell’est.

Il documento avvertiva che “senza adeguate contromisure” il Partito comunista avrebbe facilmente raggiunto il suo scopo. Finì con Claudio Villa e “‘O Sole Mio” al primo posto (voti 780.104), Gigliola Cinquetti al secondo con “Non ho l’età” (201.017 voti) e Solovianenko al terzo posto (180.190 voti), poi ancora la Cinquetti con “Anema e core” e ancora Villa con “Torna a Surriento”. Distanziata, al sesto posto, un’altra canzone straniera, “La violetera” interpretata dall’artista spagnola Encarnita Polo. Per Neil Sedaka e gli Stati Uniti canterini fu un’avvilente disfatta: non riuscirono nemmeno ad accedere alla serata finale.

La Disinformazione.

La realtà non è neutrale. Il marchio indelebile della guerra negli scatti del fotografo ucraino Dondyuk. Matteo Castellucci su L'Inkiesta il 21 Aprile 2023 

L’artista ha documentato un decennio di storia del suo Paese, dalla rivoluzione del Maidan all’invasione russa. «L’obiettività non ha senso. Voglio trasmettere tutto il dolore e l’orrore della sofferenza nel modo più emotivo possibile», dice a Linkiesta. Le sue opere sono in mostra a Treviso

La guerra lascia un’orma indelebile su tutto ciò che tocca. «Storpia le anime e i corpi umani, distrugge gli edifici e ferisce la natura. Tutto ciò che rimane è devastazione, dolore e sofferenza». Negli scatti del fotografo ucraino Maxim Dondyuk questa corrosione è lacerante. Il tratto dei suoi lavori, dice a Linkiesta, è l’emozione. Alla neutralità non è interessato: perché non ha (più) senso, l’obiettività non contiene altro che fatti e cosa te ne fai, dentro un conflitto? Il pericolo può essere ovunque, la paura tangibile, ma non paralizzante. Chi si immerge, come fa lui, deve prendere una posizione, che lo voglia o no. Prendiamola anche noi. Le sue opere sono esposte fino al 17 settembre alla mostra organizzata da Fondazione Imago Mundi alle Gallerie delle Prigioni di Treviso.

Ha documentato un decennio di storia ucraina, dalla rivoluzione del 2013/14, all’annessione della Crimea, la guerra in Donbas e infine l’invasione. Perché ha cominciato allora e qual è l’importanza del suo lavoro oggi?

Ero abituato a fidarmi della mia voce interiore, dei miei sentimenti e delle mie emozioni. Nel 2013, quando è iniziata la Rivoluzione, ho sentito che dovevo esserci, che era un momento storico importante per l’Ucraina. Ma nelle prime settimane non avevo capito come volevo mostrarlo. Un aspetto molto importante di ogni mio progetto è la piena immersione. Ho bisogno di sentire l’atmosfera del luogo, la felicità, la rabbia, il dolore e la paura di quelli e di ciò che fotografo.

A un certo punto, quando vivevo con i manifestanti in Piazza Indipendenza, dimenticavo il luogo, il tempo e la causa di quanto stava avvenendo e mi sentivo trasportato in un posto fantasmagorico che ricordava le orribili battaglie delle guerre del passato. Ciò che ho provato a catturare era il più astratto, universale conflitto che era messo in scena, tra luce e ombra, tra lo spesso fumo nero e il candore della neve di febbraio e, in un certo senso, tra il Bene e il Male. Immense scene di battaglia lampeggiavano davanti ai miei occhi: scene che avevo visto nei musei o letto sui libri. Non era più solo l’Ucraina: sento spesso dire da alcuni che certe fotografie gli ricordano scorci della Rivoluzione Francese, o di altre guerre, e questa è la cosa più importante.

Si considera un fotografo di guerra?

Voglio sia chiaro che non lo sono, non l’ho mai voluto essere e non lo sarò mai. Quando la guerra in Ucraina sarà finita, tornerò ai miei progetti artistici slegati dalla guerra e certamente non continuerò a coprire conflitti in altri Paesi. Non mi interessa. Ma ora che la guerra è venuta nella mia nazione, sento che è mio dovere come fotografo documentarista e come ucraino immortalare questo momento storico per il presente e il futuro.

Oggi assistiamo al momento epico della battaglia, il combattimento finale, per l’indipendenza dell’Ucraina e per la democrazia, il cui esito è immensamente importante non solo per la gente di qui, ma anche per un’Europa unita e tutto il mondo civilizzato. Non voglio nient’altro che questa guerra finisca. A prescindere dallo Stato, la guerra non ha vincitori, perdono tutte le controparti. Voglio trasmettere tutto il dolore e l’orrore della sofferenza nel modo più emotivo possibile, voglio stravolgere lo stile di vita confortevole dei visitatori con queste immagini. La guerra storpia le anime e i corpi umani, distrugge gli edifici e ferisce la natura. Tutto ciò che rimane è devastazione, dolore e sofferenza. Lascia un’orma incancellabile su tutto ciò che tocca.

Dove sta lavorando al momento? Qual è la situazione lì?

Io e mia moglie siamo basati a Leopoli, Ucraina occidentale. Avevamo affittato un appartamento qui pochi mesi prima della guerra, per lavorare al mio altro progetto su Chernobyl. Prima abbiamo vissuto in Asia, in Tailandia e Vietnam, per tre anni. Ma dal 24 febbraio 2022, quando la Russia ha lanciato l’invasione su larga scala dell’Ucraina, passo quasi tutto il mio tempo a documentare la guerra e le sue conseguenze. Sono potuto tornare a casa la prima volta solo dopo cinque mesi dall’inizio dell’aggressione, a metà giugno. Ci sono stato quattro volte quest’anno, tre delle quali per una mostra in Europa. Ora il nostro governo ha chiuso le porte anche per gli artisti, quindi purtroppo non posso più lasciare il Paese. Per questa ragione non sono potuto andare all’inaugurazione a Treviso.

Al momento ho preso una pausa, almeno fino a maggio, dalla fotografia e sto restando a Leopoli per lavorare al mio nuovo libro fotografico sulla guerra in Ucraina che, spero, uscirà quest’estate. Ho bisogno di guardare attraverso tutto quello che ho fatto dal 24 febbraio e operare una selezione. È una delle cose più difficili per me, perché tutto questo è ancora troppo vicino a me: ogni cosa e ogni persona che ho fotografato. Di solito, preferisco staccare per diversi mesi dopo la fine degli scatti, ma stavolta è molto problematico, la guerra va avanti. Durante il 2022 e ancora adesso, tutti i miei progetti artistici sono congelati: continuo a documentare il conflitto, è la cosa più importante per me in questo momento. 

A Treviso sono esposte molte sue fotografie iconiche, ce n’è una a cui è più legato di altre?

No, non è possibile evidenziarne una. Ciascuna racchiude memorie ed emozioni specifiche. Anche se i visitatori non lo sentono, è ancora nella mia testa. È come chiedere a quale dei figli vuoi più bene.

Nel biancore accecante della neve, tra rovine e rottami, molti scatti restituiscono le cicatrici della guerra, sia nella materia sia nel paesaggio e, soprattutto, sui civili. Spesso si dice che il giornalismo sia un «parente povero» della Storia: per le sue fotografie sembra vero il contrario, sono Storia che si realizza. È d’accordo?

La mia fotografia non è giornalismo, sono troppo lontano dal giornalismo. Il fotogiornalismo aspira all’obiettività, mentre per me l’obiettività non ha senso, non contiene nient’altro che fatti. E una funzione del genere può essere svolta da un videoregistratore o da una webcam. Non ti serve un essere umano per quello. Serve un essere umano per la fotografia soggettiva, la riflessione e le emozioni. Le emozioni ricoprono la parte più importante nella mia fotografia. Non ho mai pensato che essere neutrali fosse positivo. È normale schierarsi da una parte o dall’altra, lo facciamo tutti. Può restare neutrale solo chi va in un Paese come turista o giornalista per un paio di settimane.

Ma se ti immergi nella situazione o, come me, vivi in questa nazione a lungo, allora dovrai prendere posizione, che tu lo voglia o no. Per questo penso che la fotografia neutrale sia priva di emozioni. Naturalmente è importante mostrare entrambi i lati quando è possibile e nei miei progetti cerco sempre di ascoltarli tutti e due. Credo nella fotografia soggettiva, metto nella fotografia le mie emozioni – e tutto ciò che provo: rabbia, paura, disappunto, dolore, lacrime, gioia. Quindi le fotografie si riempiono di vita. Più sono forti i sentimenti che vivi, più forte sarà la tua arte, che sia la fotografia, dipingere, scrivere libri, fare musica. È per questo che spesso il fotogiornalismo oggettivo, che nega la soggettività e le emozioni, può essere banalmente noioso: informativo, ma senza un lato emotivo.

Documentare la guerra può servire contro tutta la propaganda che circola?

La propaganda usa sempre la fotografia documentaristica, ma la fotografia in sé non ha effetto sulla propaganda. Ciascun campo può usare la fotografia per i suoi scopi. Infatti, non credo non esista una cosa come la propaganda: ce n’è una occidentale, ucraina, americana e così via. In tempi di guerra, nessun governo enfatizzerà mai un punto che non gli sia favorevole. Sogno di vivere in un mondo dove non ci siano divisioni nazionali né religiose. Quasi tutte le guerre sono state combattute perché abbiamo diverse religioni e nazioni. Possiamo provenire da culture e fedi differenti mentre siamo sullo stesso pianeta, quindi separo nettamente la religione dalla fede e la nazione dalla cultura.

Troppi fotografi, registi, attori e artisti in generale sono morti al fronte. È mai stato ferito o ha temuto per la sua vita?

Il fatto è che ognuno dei miei progetti è pericoloso in un certo senso. Per esempio, “L’epidemia di tubercolosi in Ucraina”, un’indagine visiva di due anni sul problema della tubercolosi in Ucraina. O il mio progetto su Chernobyl, dove lavoro con foto, negativi, pellicole e lettere che ho raccolto negli insediamenti abbandonati nella zona di esclusione. E ora la Rivoluzione e la guerra.

Tutto dipende dalla situazione. Considerando che c’è una guerra, il pericolo può essere ovunque. Puoi recarti in un luogo più o meno calmo, ma lì nel giro di un minuto può iniziare un bombardamento. Ci sono momenti in cui devo andare sulla linea del fronte o in luoghi che vengono bombardati. Certo, puoi restare ferito, come mi è successo nelle prime settimane di guerra, mentre ero a Irpin, nella regione di Kyjiv.

La paura è sempre presente. Ogni persona normale la sperimenta. Abbiamo bisogno di provare timore per controllare la situazione. La paura dev’essere tangibile, ma non paralizzante. È difficile descrivere le mie sensazioni perché è difficile immaginare nella società moderna, oggi, che una grande potenza possa semplicemente distruggere una più piccola nazione confinante con bombe aeree, missili, artiglieria, carri armati e soldati, sparando a civili, donne, bambini, incendiando intere città e devastando tutto ciò che incontra.

C’è una famosa, e inflazionata, citazione di Robert Capa che recita «Come fotografo di guerra, spero di restare disoccupato per il resto della mia vita». Lei non si considera un fotografo di guerra, ma immagini come le sue sono essenziali per intuire cosa sia la guerra davvero. Quanto proseguirà questa fase e quale sarà il suo primo progetto dopo la vittoria?

Di nuovo, non sono un fotografo di guerra né un fotogiornalista. Sto documentando la guerra, al momento, solo perché avviene nel mio Paese. È dura dire quale sarà il mio prossimo progetto dopo la vittoria, aspettiamo fino ad allora. Ma, come detto, non seguirò conflitti in nessun altro posto.

Estratto dell'articolo di Floriana Bulfon per “la Repubblica” il 17 aprile 2023.

L’armata russa della disinformazione non ha abbassato la guardia, anzi: risponde alle disfatte subite in Ucraina moltiplicando gli automi che inondano i social di notizie manipolate. 

Una struttura sempre più potente chiamata Fabrika riesce a occultare l’origine delle fake news calibrate per colpire il morale degli ucraini e diffondere i messaggi della propaganda di Mosca: solo l’un per cento - stando a quanto loro stessi sostengono - viene smascherato. È il dato che emerge dai documenti segreti dell’intelligence statunitense, esaminati dal Washington Post.

[…] Il cervello della strategia è un’istituzione scientifica, il GlavNIVT ossia Centro Principale di Ricerca Informatica che schiera centinaia di migliaia di bot in grado di spacciarsi come veri utenti social. 

La campagna ha due obiettivi. Il primo è il “fronte interno” per controllare la circolazione delle notizie in patria: tenere alta la fiducia nella guerra scatenata da Putin e seppellire le voci del dissenso in rete. Il secondo è rivolto all’estero, per promuovere una narrativa filorussa.

[…] Come nella tradizione sovietica, ogni azione segreta imita il simbolo del Kgb: lo scudo, proteggendo il consenso della popolazione, e la spada, per colpire la credibilità dei nemici. Il Cremlino ha chiesto invece al GlavNIVT di sviluppare un’offensiva che ricorda il suo stemma: l’aquila a due teste degli zar. Ed ecco che i robot digitali agiscono sia in modalità passiva che attiva. C’è una manipolazione passiva che spinge sui social i post graditi a Mosca e fa passare in secondo piano quelli negativi: la moltitudine dei boot bombarda i motori di ricerca, imponendo così le sue scelte. Accade su Telegram, Twitter, Youtube e TikTok. 

Ma Fabrika compie anche un intervento attivo, mandando i messaggi direttamente agli utenti individuati come bersaglio delle operazioni di influenza.

[…] Non solo, ci sarebbe anche un nuovo soggetto - il Centro per le operazioni speciali cyber - che avrebbe programmato o condotto sei campagne mirate di influenza tra la fine del 2022 e l’inizio di quest’anno. Avrebbe diffuso l’idea che il governo Usa nascondesse la verità sugli effetti collaterali dei vaccini; che la brigata Azov stesse mettendo a segno rappresaglie nel Donbass; che Polonia, Lettonia e Lituania volessero espellere i profughi ucraini, che gli 007 di Kiev stessero reclutando come spie il personale dell’Onu e che l’Ucraina condizionasse l’opinione pubblica europea con l’aiuto della Nato.

Lo studio top secret è stato realizzato dallo Stato maggiore della Difesa americana, il Cyber Command e l’Europe Command: un’attività di «intelligence delle comunicazioni», basata quindi sull’intercettazione di posta elettronica e telefonate. Ma non è noto se il Pentagono abbia deciso o meno di contrastare l’alluvione delle fake news made in Russia.

Narrazione paranoica. Le folli ambizioni imperialiste e le contraddizioni del nuovo Concetto di Politica Estera russo. Michelangelo Freyrie su L’Inkiesta l’8 Aprile 2023

Il documento approvato da Putin la settimana scorsa racconta come Mosca si interfaccia col mondo: c’è una falsa retorica anticolonialista, l’obiettivo di «de-satanizzare» l’Ucraina, un desiderio di egemonia e influenza su tutti gli Stati vicini

Uno dei pochi pregi, forse l’unico, della leadership russa è la sua smaccata sincerità. Al netto della propaganda e delle narrazioni con le quali il Cremlino giustifica la propria politica, Mosca è sempre piuttosto chiara sulle proprie intenzioni strategiche.

Il nuovo “Concetto di Politica Estera della Federazione Russa”, approvato da Vladimir Putin il 31 marzo, crea il quadro dentro al quale si muoveranno le istituzioni russe. Va detto che il Concetto è più una mappa che un manuale di istruzioni: non è un documento vincolante, e le decisioni in materia di politica estera rimangono prerogativa del Cremlino e dei diversi personaggi ai quali l’amministrazione presidenziale affida i dossier scottanti.

Per di più, il documento stesso conferma la geografia del potere radicatasi in Russia negli ultimi decenni. Il ministero degli Esteri, l’istituzione storicamente più dialogante con Stati Uniti e Europa – e che pure ha scritto buona parte del documento – è ormai ridotto a un attore fra tanti.

Nel Concetto vengono elencati gli organi responsabili per l’implementazione e la gestione della politica estera della Federazione: un fritto misto di consigli, comitati, servizi e assemblee che moltiplica i potenziali conflitti di competenze e che rafforza così il ruolo di Putin come più alta istanza decisionale e come mediatore per un numero di istituzioni equamente (de)legittimate.

Non solo Cina

Le nuove priorità e i nuovi parametri con cui Mosca prende decisioni nel campo internazionale cristallizzano l’idea di una “politica estera multivettoriale”, espressione un po’ esoterica usata (non solo dai russi) per trasmettere l’idea che «parliamo con tutti e non facciamo parte di nessun blocco».

L’enfasi russa su tale approccio smentisce innanzitutto l’idea che Mosca ambisca alla creazione di un asse formale con Pechino, che viene citata come capitale con la quale la Russia gradirebbe rafforzare una cooperazione strategica tanto quanto l’India. In questo contesto è rilevante che venga esplicitamente menzionata la necessità di forti investimenti infrastrutturali nella regione eurasiatica; la scarsità di trasporti è il più grande limite che impedisce la trasformazione di Cina e Asia meridionale in una vera alternativa all’Europa.

Ovviamente, le intenzioni non corrispondono sempre con le necessità contingenti. Bisogna ad esempio considerare la realtà di quello che il Concetto identifica come «crisi della globalizzazione economica», una tendenza che potrebbe andare a vantaggio di Mosca depotenziando Stati Uniti e Europa. Nei fatti, per i russi la frammentazione del mercato globale e la prospettiva di un sistema finanziario ed economico multipolare si traducono anche nell’adozione del renmimbi cinese per commerci con Paesi terzi, muovendosi virtualmente da una dipendenza dal dollaro a una dalla valuta della Repubblica popolare.

«Multipolarismo pragmatico», anticolonialismo e dittatura delle superpotenze

Il problema alla radice della visione multipolare propagata dalla Russia è proprio il distacco che esiste fra l’ambizione di presentarsi come il cuore di uno spazio politico autonomo (una vaga “Grande Partnership Eurasiatica” , mosaico composto da organizzazioni come l’Unione Economica Eurasiatica e Consiglio di Cooperazione di Shanghai), e la debolezza dell’offerta politico-economica che Mosca può effettivamente rivolgere agli altri Paesi.

Una contraddizione che si legge anche nei capitoli riguardanti l’Europa, il cui destino ideale nella visione russa sarebbe quello di diventare un’appendice al progetto eurasiatico il cui centro di gravità rimane tuttavia la Cina. Questo nodo irrisolto è posto in secondo piano rispetto alla narrazione cardine che attraversa il Concetto. In questa visione, il grande scontro politico che plasma l’ordine internazionale è una battaglia di retroguardia degli Stati Uniti e «dei suoi satelliti» contro l’emersione di un mondo multipolare sul quale stanno perdendo il controllo («tentativi di fermare il corso naturale della Storia»).

In secondo luogo, Mosca si intesta una retorica anticolonialista che evoca il passato sovietico, aggiornandolo con alcuni concetti chiave che lo rendono particolarmente appetibile a potenziali partner in giro per il mondo. Mosca riafferma la propria ferma opposizione a qualsiasi tipo di intervento negli affari domestici di altri Stati e il sostengo di una linea relativista, che pone democrazia e autocrazia sullo stesso piano e che quindi non giustifica interventi umanitari (una proposizione particolarmente ironica considerata l’agenda di «de-satanizzazione» dell’Ucraina, giustificata appunto con motivazioni umanitarie).

Questa argomentazione è in realtà abbastanza condivisa anche da Paesi come l’India, che hanno sempre visto con sospetto le giustificazioni di Stati Uniti e Europa per interventi militari fuori da mandati Onu. Questo principio, largamente diffuso fra i Paesi del Sud globale, è però estremizzato da Mosca, che rigetta tout court il mantenimento di un ordine internazionale basato su regole di comportamento universali.

La Russia identifica una necessità, per le grandi potenze (presumibilmente Stati Uniti, Cina e Russia), di essere libere da regole sovranazionali e di poter risolvere i grandi problemi globali con negoziati slegati dai diritti di Stati terzi. Pur dicendosi anticoloniale e favorevole a un’eguaglianza fra Stati a prescindere dalla forma di governo, Mosca rimane quindi fermamente convinta che alcuni Paesi sono più uguali degli altri, giustificando una politica di sfere di influenza e egemonia.

Per questo l’Unione europea è vista come un’emanazione di Washington, non come un’entità autonoma, e l’interlocutore privilegiato per Mosca in Europa rimangono gli Stati membri. Per usare un eufemismo, questo rende particolarmente difficile il prospetto di porre l’Unione europea come interlocutore terzo fra Stati Uniti e Russia nel contesto della guerra.

Impero e nazione

Ciò che colpisce è che l’unico fil rouge ideologico che corre nel documento è quello della «integrità dei valori morali e spirito tradizionale russo», che negli esempi pratici riportati equivale spesso a una concezione allo stesso tempo imperiale ed etno-nazionalista dello Stato russo.

Da una parte, Mosca lascia aperta la porta a ridefinizioni dei propri confini in chiave espansionistica, ad esempio per quel che riguarda la possibile integrazione di Abkhazia e Sud Ossezia, le due repubbliche “separatiste” in Georgia (ma non la Moldavia). Mosca continua a ritenersi egemone in quello che definisce «l’Estero vicino», arrogandosi diritti di dominio (o, come minimo, di una relazione speciale) anche su Paesi dell’ex Unione sovietica anche quando non popolati da popolazioni etnicamente russe. In questi casi, Mosca parla di un compito derivato dalla sua «civilizzazione millenaria».

Dall’altra parte, l’atteggiamento di Mosca è esplicitamente imperialista anche nei confronti di popolazioni di origini russe presenti in altri stati (i «compatrioti» all’estero, come ad esempio anche 2,5 milioni di tedeschi russofoni) e con chi si identifica nella Chiesa Ortodossa. Le due concezioni di nazione russa, definita in termini inclusivi (un impero multietnico) oppure esclusivi (la Russia sono i russi slavi e ortodossi, da proteggere a prescindere dai confini) vengono usate in maniera intercambiabile a seconda degli obiettivi politici che si pone il regime.

C’è infine un altro sviluppo notevole riportato dal Concetto, ovvero la convergenza osservata anche dal ricercatore Andrei Soldatov fra la politica estera e le attività di intelligence. L’eliminazione di gruppi «anti-russi», come l’opposizione liberale nella Federazione e nell’Estero vicino, sono riportati come prioritari, così come la creazione di uno «spazio informativo comune» all’interno della Comunità degli Stati Indipendenti, una scialba alleanza politico-militare creata dopo il 1991.

Normalmente, l’intelligence è al servizio della politica estera: non può succedere nulla di buono se le sue logiche paranoiche iniziano traspirare nei modi con cui un Paese si interfaccia col mondo. Tutto questo è ancora più vero alla luce di un Concetto di politica estera che identifica una frattura permanente fra Russia e blocco Euro-atlantico, ormai a prescindere dall’esito del conflitto ucraino.

Commendatore Peskov. Perché il portavoce della guerra di Putin si fregia ancora di un’alta onorificenza italiana? Giulio Manfredi e Carmelo Palma su L’Inkiesta l’8 Aprile 2023

Uno degli uomini più vicini all’autocrate russo gode di un importantissimo riconoscimento della nostra Repubblica. Il ministro Tajani dovrebbe proporne la revoca, o potrebbe farlo la premier, ma non accadrà

Il nuovo ambasciatore russo in Italia è Alexei Paramonov e sostituirà Sergey Razov, che il ministro degli Esteri Antonio Tajani rimprovera ex post di avere ecceduto in «giudizi politici» contro l’Italia. Il gradimento accordato al nuovo ambasciatore non sembrerebbe allora giustificato, visto che Paramonov, ex console a Milano e recentemente Capo del Dipartimento del ministero degli Esteri per l’Europa meridionale, si è reso responsabile di attacchi ben più violenti di quelli di Razov, come quando, nell’aprile 2022, minacciò l’Italia di «conseguenze irreversibili» se avesse seguito la Francia sulla strada delle sanzioni economiche alla Russia per l’invasione dell’Ucraina.

Che Paramonov in Italia abbia degli amici non c’è dubbio, perché con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi è diventato prima Cavaliere (nel 2018) poi Commendatore (2020) dell’Ordine della Stella d’Italia, due onorificenze distribuite largamente negli ultimi anni, da governi di ogni colore, ai principali politici, diplomatici e oligarchi della cerchia putiniana. Attestati di amicizia e patenti di complicità. Sul sito di Radicali italiani se ne è fatto uno scrupoloso censimento, denunciandole per tempo all’attenzione non particolarmente vigile della politica italiana.

Dopo il 24 febbraio 2022 molte di queste onorificenze, concesse tutte dopo il 2014, cioè dopo la prima aggressione russa all’Ucraina, l’annessione della Crimea e il sostegno ai separatisti del Donbas, sono state revocate per indegnità, come ad esempio quelle del primo ministro Mikhail Mishustin e del vice primo ministro e ministro dell’industria e commercio Denis Manturov. In modo decisamente sospetto, ma purtroppo non incomprensibile, la revoca non ha però colpito alcuni dei principali protagonisti e propagandisti della guerra di Vladimir Putin, in particolare quelli che provenendo dai ranghi della diplomazia russa si sono visti trasformare l’immunità funzionale in una sorta di immunità politica. Paramonov è uno di questi.

Essere un ambasciatore russo, a quanto pare, è in Italia un riconosciuto lasciapassare per la propaganda del massacro e un certificato di rispettabile “moderazione”, per grottesco che appaia evocare questa virtù a confronto della smisuratezza criminale cui essa rende diligentemente servizio. Però Paramonov non è neppure il principale beneficiario dell’indulgenza italiana, né il più imbarazzante.

Il caso più emblematico è quello del Tarek Aziz dell’operazione speciale, quel Dmitry Peskov che da un anno e due mesi giustifica con scandalizzata e recriminatoria acribia le ragioni della “reazione” russa, così come l’azzimato cattolico caldeo trent’anni prima aveva giustificato in termini “difensivi” l’invasione del Kuwait e l’uso delle armi chimiche contro i curdi da parte di Saddam Hussein, di cui si sforzò di rappresentare il volto presentabile, esattamente come Peskov prova a fare oggi con Putin.

Di Tarek Aziz qualcuno ricorda le entrature nel mondo politico cattolico, anche con sponde ecclesiastiche. Di Peskov possiamo dare per certe entrature trasversali in tutto quel coté politico-economico, che ha intessuto con Putin relazioni oscillanti tra il realismo cinico e l’affarismo corrotto e che ha reso per vent’anni l’Italia – quella berlusconiana e quella prodiana, quella tecnocratica e quella anti-politica – la quinta colonna euro-occidentale del regime putiniano.

Infatti anche Peskov è stato insignito dell’alta onorificenza di Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia, concessa nel 2017 dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, con il placet del ministro Alfano, in una cerimonia a Mosca officiata dall’allora ambasciatore Cesare Maria Ragaglini, che ha avuto presumibilmente qualche ruolo in quella scelta, come nella sua difesa ad ampio spettro delle ragioni del Cremlino, culminata in una storica intervista al Corriere della Sera, in cui invitava l’Italia a «rispettare» la Russia e a riconoscere che Putin aveva «ridato ai russi stabilità, ordine, benessere e soprattutto orgoglio patriottico» e proseguita sullo slancio, dopo il pensionamento, con il meritato incarico di vice-presidente della banca di stato russa Veb.

Perché anche Peskov, come il meno conosciuto Paramonov, dopo il 24 febbraio 2022 è scampato alla revoca dell’onorificenza per indegnità? Perché né questo, né, a onore del vero, il precedente esecutivo hanno attivato la procedura di revoca prevista dall’articolo 9-ter del decreto legislativo n. 812 del 1948, che è affidata alla esclusiva responsabilità del governo e non a una decisione autonoma del Capo dello Stato?

Il perché dev’essere analogo a quello per cui il magnate russo Artem Uss è evaso dai domiciliari (con braccialetto elettronico) nel milanese e, soprattutto, la sua evasione pare non avere fatto fatto né caldo, né freddo a tutti gli alti papaveri della sicurezza nazionale.

Malgrado le posizioni ufficiali dei governi Draghi e Meloni, la strategia italiana verso la Russia continua a galleggiare su un mare torbido di compromissioni e di equivoci, tutti segnati dalla speranza ingenua o maligna di tornare al mondo di prima e di dissolvere con un abracadabra le conseguenze di quel turning point epocale che è stata l’aggressione russa all’Ucraina.

Vorremmo scrivere che speriamo che sull’onorificenza a Peskov Tajani faccia quello che sarebbe decente e tardivo fare, proporne la revoca e che, di fronte alla sua inerzia, provvedesse direttamente Meloni. Ma sinceramente neppure lo speriamo.

Falkland, 1982: quando il mondo sfiorò la terza guerra mondiale. Emanuel Pietrobon il 2 Aprile 2023 su Inside Over.

Un 2 aprile come oggi, ma del 1982, l’Argentina provava a sciogliere il nodo irrisolto delle Malvine, che per il Regno Unito erano e sono le Falkland, ricorrendo all’extrema ratio: la guerra. Guerra per risolvere una disputa territoriale nata a cavallo tra la fine dell’Impero spagnolo e l’inizio delle Province Unite del Río de la Plata. Guerra per dare al popolo del circenses, in assenza del panem.

Gli strateghi del Processo di Riorganizzazione Nazionale erano convinti che l’Impero britannico, realtà sulla quale era calato vistosamente il tramonto nel secondo dopoguerra, non avrebbe reagito all’occupazione manu militari dell’arcipelago. La convinzione era giusta, ché Londra era effettivamente in declino, ma gli scenari bellici non avevano considerato l’ipotesi della risposta massiccia. Errore fatale.

Due mesi. Londra ebbe bisogno soltanto di due mesi per riaffermare il controllo e la sovranità sull’arcipelago conteso, sancendone l’appartenenza sul campo. Ma due mesi furono sufficienti ai tre mondi, il Primo dei capitalisti, il Secondo dei comunisti e il Terzo dei non allineati, per recarsi en masse all’estremità dell’Atlantico meridionale.

Londra in agonia, Buenos Aires all’assalto

Argentina, 1982. L’economia nazionale sta sperimentando una crisi sconvolgente, causata dalle ricette simil-cilene implementate dagli economisti del Processo di Riorganizzazione Nazionale, mentre la polizia segreta e le forze armate hanno sempre più difficolta a contenere le piazze in agitazione. La caduta, complice anche lo scadimento delle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti, potrebbe essere all’orizzonte.

La giunta militare, nello specifico l’ammiraglio Jorge Anaya, ha un’idea: capitalizzare politicamente la rabbia imperversante. Volgere l’ira degli argentini contro Londra, un nemico a loro inviso più della dittatura, così da ottenere due piccioni con una fava: la risoluzione della disputa Malvine/Falkland e il riavvio delle relazioni con l’invelenita opinione pubblica. In assenza e nell’attesa del panem, ricorrere al circenses.

Gli scenari immaginati da Anaya sono due, entrambi trasudanti ottimismo, e pronosticano una vittoria senza sforzo di Buenos Aires. Nel peggiore dei casi, sostiene Anaya, Londra potrebbe inviare un piccolo dispositivo militare, ma senza impegolarsi in una guerra distante da casa. La storia post-1945, va avanti ancora Anaya, è dalla parte di Buenos Aires: la fuga britannica dall’India-Pakistan, la crisi di Suez e lo scioglimento dell’Impero di Sua Maestà durante la decolonizzazione.

Anaya aveva ragione sulla diagnosi dello stato di salute di Londra, una realtà al tramonto, ma aveva commesso tre errori: sopravvalutare le capacità belliche argentine, sottovalutare la volontà britannica di difendere una postazione geostrategica, ignorare il “fattore Guerra fredda”.

Malvine o Falkland? Storia di una contesa infinita

Tutto il Primo mondo nelle Falkland

All’alba del 2 aprile 1982, dopo aver intravisto nell’esclusione degli abitanti falklandesi dal British Nationality Act e nel richiamo a casa della HMS Endurance le evidenze della validità delle tesi di Anaya, il Processo di Riorganizzazione Nazionale ordinava di occupare l’arcipelago conteso. Una missione compiuta con successo dopo una breve ma intensa battaglia lunga un giorno.

Al termine del primo giorno di occupazione, risultato in un morto, sei feriti e centosei falklandesi detenuti, è chiara l’intenzione degli strateghi di Anaya: no agli spargimenti di sangue. Perché non dev’essere una guerra, ma un blitz. Nessuno deve essere umiliato, ma devono vincere tutti. Intenzione lodevole, che, però, naufraga contro la materializzazione della variabile imprevista: la reazione di Londra.

Nei ventuno giorni successivi alla cattura dell’arcipelago, entro la fine di aprile, le forze armate britanniche avrebbero dato torto al piano Anaya. Avevano traghettato il Primo Mondo nell’arcipelago, mettendosi a capo di una coalizione internazionale composta dai paesi della NATO, della Comunità Europea, dei Cinque Occhi e del Commonwealth.

Il supporto della coalizione internazionale sarebbe stato indispensabile alla vittoria di Londra nella guerra, fra sanzioni economiche, invio di armamenti, scambio di intelligence e operazioni coperte in chiave antiargentina sui mercati neri del globo. Francia e Stati Uniti, in particolare, avrebbero protagonizzato la coalizione internazionale.

La Francia avrebbe assistito gli sforzi dell’Impero britannico proclamando un embargo militare sull’Argentina, ordinando alla Françafrique di mettere a disposizione le proprie infrastrutture al servizio della Royal Navy e della Royal Air Force, addestrando i soldati di Sua Maestà al combattimento aereo dissimile e riempiendo gli arsenali britannici di missili antinave Exocet.

Gli Stati Uniti, preoccupati dal possibile ingresso dell’Unione Sovietica nel conflitto, avrebbero rimpinzato l’arsenale britannico di armi avanzate, capaci di rendere la potenza di fuoco intollerabile per le difese argentine, come i missili terra-aria AIM-9 Sidewinder e Stinger e i missili antinave AGM-84 Harpoon. A fare da sfondo, carburante a volontà per la Royal Navy e scambio di imagery intelligence.

Il Secondo e il Terzo Mondo alle Malvine

La coalizione dei volenterosi per le Falkland era stata formata col fine di costringere l’Argentina alla capitolazione prima che l’eco del conflitto, pubblicizzato da Buenos Aires come una lotta di liberazione anticoloniale, risuonasse nel Sud globale e trasformasse una contesa bilaterale in una delle tante guerre mondiali dell’epoca.

Ronald Reagan aveva ragione: una coalizione antibritannica, guidata dall’Unione Sovietica e composta da un curioso agglomerato di forze antioccidentali, era in procinto di assumere forma. I lavori all’interno del cantiere erano lenti, causa l’assenza di una cabina di regia, ma procedevano.

Da una parte il Primo Mondo e le sue neocolonie, dai paesi della Françafrique ad altri regimi fantoccio – come il Cile di Augusto Pinochet –, dall’altra il Secondo e il Terzo Mondo, Cuba, Libia, Perù e Patto di Varsavia, e attori autocentrati, come Israele. L’alba di una possibile guerra mondiale nelle Malvine/Falkland.

Israele avrebbe aderito al blocco antibritannico primariamente per ragioni economiche, essendo il principale armiere dell’Argentina – un miliardo di dollari di esportazioni militari nel periodo 1976-83 –, e secondariamente per motivi politici, ovvero le divergenze con la politica mediorientale del Regno Unito. La partecipazione alla coalizione avrebbe assunto varie forme: dispiegamento di consiglieri dell’Israel Aerospace Industries a supporto delle operazioni militari argentine, scambio di SIGINT e contrabbando di armi, come missili aria-aria e serbatoi sganciabili, con l’aiuto dell’intelligence peruviana.

La Libia, capofila dell’Internazionale antioccidentale durante l’era Gheddafi, sarebbe corsa in aiuto dell’Argentina inviandole una selva di armi di fabbricazione sovietica: sessanta missili Strela-2 e una quantità inquantificabile di mortai, mine e mitragliatrici. Armi entrate nel mercato argentino dal Brasile, membro defilato della coalizione antibritannica.

Mentre Cuba, Guatemala e Venezuela, nel nome del panamericanismo, avevano comunicato all’Argentina la piena disponibilità ad inviare combattenti nell’arcipelago, il Perù sarebbe riuscito nell’intento di inviare uomini, nello specifico piloti, ma anche missili e aerei Hercules e Mirage, sullo sfondo della collaborazione con il Mossad per il contrabbando di armi in arrivo da Israele.

L’eterno ritorno delle Falkland

La guerra mondiale mancata

L’Unione Sovietica, che aveva letteralmente salvato l’economia argentina dall’affondamento acquistando il 60% della sua intera produzione cerealicola nel solo 1980 e che alla vigilia della guerra aveva iniziato a discutere con la giunta militare di espandere la cooperazione ad energia e difesa, avrebbe intravisto nello scoppio del conflitto un’opportunità irripetibile di sottrarre l’Argentina, in crisi con l’Occidente per via della questione diritti umani, alla sfera d’influenza degli Stati Uniti.

Nei giorni immediatamente successivi all’avvio delle ostilità, dopo essersi astenuta dall’approvazione della Risoluzione 502 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – demandante la cessazione immediata delle ostilità e il ritiro delle truppe argentine dall’arcipelago –, l’Unione Sovietica avrebbe iniziato ad assistere clandestinamente gli sforzi della macchina bellica argentina. In particolare, il lancio di satelliti spia nell’orbita terrestre bassa, con mandato la cattura di immagini e movimenti nell’Atlantico meridionale, avrebbe giocato un ruolo determinante nel permettere a Buenos Aires di affondare le HMS Coventry e HMS Sheffield.

La straordinaria potenza di fuoco dispiegata da Londra sulle difese argentine, accompagnata dalle ambigue manovre cilene alle porte della Patagonia – pilotate di concerto coi britannici per instillare in Buenos Aires il timore che Pinochet volesse profittare del conflitto per occupare l’Argentina occidentale –, avrebbe sortito l’effetto desiderato entro metà giugno, il 14, con l’atto di resa delle forze armate albicelesti e l’espulsione di ogni argentino dall’arcipelago.

Quello che ancora oggi non è noto a riguardo del breve conflitto del 1982, dai più ritenuto un confronto anglo-argentino, è che fu sul punto di diventare una delle tante guerre mondiali dell’epoca, forse la più importante. I soldati dei tre mondi stavano precipitandosi in massa nell’arcipelago, persino da Hong Kong. I soldati dell’arcipelago stavano iniziando a espandere i combattimenti nel resto del mondo, come ricorda il fallito sabotaggio alle navi britanniche in sosta nel porto di Gibilterra – operazione Algeciras. Una guerra mondiale mancata. EMANUEL PIETROBON

Dezinformacija. L’ideologia putiniana che vuole a riscrivere la storia è l’identità originaria della Russia. Maurizio Stefanini su Linkiesta il 31 Marzo 2023

In un convegno sulle narrazioni strategiche filo-Cremlino in Italia, don Stefano Caprio descrive l’humus culturale e sociale in cui ha le radici la propaganda del regime: un revisionismo politico e anche religioso del passato

Secondo gli ideologi di Vladimir Putin è colpa di quel materialista di San Tommaso e di quell’hippy di San Francesco se l’Occidente è precipitato in quell’abisso di depravazione per salvarci dal quale il suo esercito sta provando a spianare l’Ucraina.

Messa in questi termini estremi e semplificati sembra un po’ hard. Ma a spiegarlo è don Stefano Caprio: un personaggio che la Russia la conosce di prima mano, e in profondità. Nel 1985 ordinato sacerdote in rito bizantino-slavo e incardinato nella diocesi di Vallo della Lucania; dal 1985 al 1989 insegnante di patrologia e teologia all’Istituto di Scienze Religiose di Agropoli; dal 1989 residente a Mosca nel contesto delle aperture della perestrojka e per quattro anni cappellano dell’ambasciata italiana; dal 1991 collaboratore con l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, appena nominato amministratore per i cattolici a Mosca; nel novembre 1991 uno dei fondatori dell’Istituto di teologia per laici “S. Tommaso D’Aquino” di Mosca, dove insegna patrologia e teologia dogmatica ininterrottamente fino al 2002; dal 2000 al 2002 assunto anche dall’Università Statale Umanistica di Mosca, dove tiene un corso di Storia della Teologia Cristiana; al servizio dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino, dove ha rivestito l’incarico di direttore del Servizio Ecumenico Diocesano dal 2003 al 2014; dal novembre 2005 insegna teologia all’Istituto di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” di Foggia, e continua a collaborare con il Pontificio Istituto Orientale di Roma, dove tiene corsi di storia, filosofia, teologia e cultura russa.

Autore di diversi articoli e pubblicazioni sulla storia e la cultura russa, ha esposto questa analisi martedì nel corso di un convegno organizzato dall’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici sul tema «Dezinformacija e misure attive: le narrazioni strategiche filo-Cremlino in Italia», ultimo di tre incontri.

«La verità è che la Dezinformacija è la identità originaria della Russia», è il suo punto di partenza, altrettanto provocatorio. Ma documentato. «La Russia nasce per portare una nuova narrazione. È l’ultimo Paese cristiano dell’Europa. Dopo la Russia vengono solo l’Ungheria e la Lituania, ma sono marginali. La Rus’ viene battezzata nel 988, quindi poco più di mille anni fa. E fin dall’inizio si concepisce come una nuova interpretazione, se volete. O una nuova incarnazione del cristianesimo, che deve superare quelle ormai decadenti della chiesa latina e della stessa chiesa bizantina che pure loro hanno scelto per la bellezza dei suoi riti. E qui non mi soffermo su questi testi antichi. E questa idea originaria della Rus’ di Kyjiv, che è nata in Crimea, dove il principe Vladimir sottomise al suo potere militare l’impero bizantino, e per questo si battezzò. È lì la terra sacra di questa nuova narrazione».

Secondo questa analisi, «la Russia ha poi perso più volte questa identità e la ha dovuta ritrovare. L’ha ritrovata in un certo modo dopo l’invasione tatara, dal 1200 al 1400. Poi dopo l’invasione di Napoleone, perché prima si era molto occidentalizzata e ha dovuto riscoprire la propria anima. Infine dopo il periodo sovietico e l’invasione nazista, che è l’evento a cui si richiama oggi la guerra di Vladimir Putin. Ogni volta la Russia ha cercato di riscoprire questa sua missione. L’ideologia putiniana si basa essenzialmente sulla rilettura della storia, con richiami a tutto il millennio e oltre della storia russa, cercando anche di rimettere insieme la storia sovietica con la storia russa precedente. E quindi la Dezinformacija assume qui toni apocalittici. Ecco, possiamo dire qui che apocalittica è la vera natura della Russia. Che quindi nasce proprio perché se la Russia non riesce a realizzare questa sua missione il mondo crolla».

Dunque, «secondo i russi proprio le fasi in cui la Russia è stata estromessa hanno ulteriormente aggravato la situazione, perché quando la Russia era sotto il gioco tataro, tataro-mongolo, l’Occidente si è ulteriormente pervertito introducendo il razionalismo a livello filosofico e religioso».

Insomma, senza la loro vigilanza, abbiamo combinato disastri. «I conservatori in Italia attribuiscono la secolarizzazione all’illuminismo settecentesco. La narrazione russa lo attribuisce alla Scolastica tomista del 1200. San Tommaso ha rovinato la vera tradizione Patristica, che si basava più sul platonismo, sulla mistica». Qui don Stefano Caprio cita Alexei Osipov, importante teologo che secondo lui sarebbe uno dei massimi ideologi di Putin. «Osipov ritiene che il primo santo occidentale che dimostra la natura pervertita dell’Occidente è San Francesco d’Assisi. Perché è colui che tira fuori dal convento la vita religiosa. Dall’unità del convento, quelli che noi chiamiamo ordini mendicanti. Quindi propone un modello di santità individualista. Già liberalista, allora».

Don Stefano Caprio ricorda il quadro del quindicesimo secolo, con la crisi del mondo occidentale diviso tra Papi e Antipapi e il tentativo di rimetterli assieme attraverso il Movimento Conciliarista. «Al Concilio di Firenze del 1439 anche i greci che avevano bisogno del sostegno dei latini hanno accettato l’unione. I russi hanno dunque considerato la definitiva perdita anche di Bisanzio. Nel 1439 il patriarca e anche i vescovi bizantini hanno firmato l’unione col Papa; nel 1441 la Russia di Mosca, la Moscovia, proclama la propria autocefalia, e si dichiara l’unica vera chiesa. E lì è nata questa estrema ideologia un po’ un sogno medioevale che poi si è precisata nella definizione di Mosca Terza Roma dopo Roma e Bisanzio. Che non è poi una grande novità, perché anche Roma era stata considerata a Terza Troia dopo Troia e Alba Longa. È una retorica molto antica».

A questo punto, «una curiosissima coincidenza porta agli inizi del 1500 due scrittori che sono consiglieri di principi a scrivere testi su cosa deve fare il principe. Uno è Niccolò Machiavelli a Firenze, secondo cui il principe, che era il principe di Firenze, deve diventare il Cesare. Il Cesare deve usare la religione come instrumentum regni. Negli stessi anni il monaco Filofej di Pskov scrive al principe di Mosca, dicendo che ci vuole un Cesare. Il Cesare di Machiavelli era poi riferimento anche a Cesare Borgia; l Cesare di Filofej è una nuova variante, dove il latino Caesar viene russificato in Zar. Si inventa la parola zar. Il nuovo Cesare, che non deve usare la religione ma deve guidare la Chiesa per la salvezza del mondo, salvando il mondo da tre pericoli. Uno è l’eresia, cioè appunto l’eresia latina a cui si sono sottomessi anche i greci. Il secondo è l’invasione degli Agareni, i musulmani figli di Agar e di Ismaele, che allora avevano invaso Costantinopoli. Il terzo pericolo è la sodomia, come modello dell’immoralità. Quindi quando il Patriarca di Mosca e tutti gli altri parlano delle parate gay, della omosessualizzazione dell’Occidente, fanno delle citazioni quasi medioevali».

Questa ideologia della Terza Roma vien per prima incarnata da Ivan il Terribile, che secondo Don Stefano Caprio ha molte somiglianze con Putin. «C’è una data in particolare: 1547. Ivan aveva diciassette anni. Il metropolita Makarij – non c’era ancora il Patriarcato – preparò la cerimonia secondo queste idee, e nella cerimonia parteciparono i legati di tutte le coorti europee, perché sembrava proprio una nazione che stava proponendo qualcosa di grande. Ma Ivan il Terribile rovinò tutto per eccesso di aggressività. Come Putin, Ivan il Terribile ha fatto il riformatore i primi dieci anni, ma poi ha creato la polizia politica, e ha fatto la guerra in Livonia. Dopo la sua morte il reggente, che era il capo della sua polizia politica Boris Godunov, decise di riequilibrare e realizzare fino in fondo quell’ideale della Terza Roma istituendo il Patriarcato di Mosca. Costringendo il Patriarca di Costantinopoli che era in visita a Mosca a stare agli arresti domiciliari finché non firmava il documento istitutivo in cui c’è scritto esattamente che Mosca è la Terza Roma e che deve liberare il mondo da questi pericoli. Sette anni dopo l’istituzione del Patriarcato di Mosca, che è del 1589, viene firmata l’Unione di Brest. 1596. Cioè, la scelta dei russi del Regno di Polonia, che non si chiamavano ancora ucraini, di non sottomettersi alla Terza Roma, ma di unirsi con la prima Roma. L’Unione di Brest, gli Uniati, e il Patriarcato di Mosca sono le due facce della stessa medaglia. La Russia verso Occidente, la Russia che vuole mettersi in alternativa a tutto il mondo. Non verso Oriente, perché la Russia non è mai stata Oriente: i valori induisti, buddhisti, cinesi, non sono i valori della Russia. I suoi valori sono quelli dell’Europa. Qualunque russo lo sa e lo riconosce. Quindi il conflitto ideologico religioso tra la Russia e l’Ucraina data dalla fine del 1500. Tanto è vero che nell’Unione di Brest ci sono effettivamente dei grandi agenti occidentali all’azione. Sono i padri gesuiti, che introducono il sistema gesuita delle scuole, poi adottato dai monaci a Kiev, che creano una Accademia basata sulla Scolastica gesuita, che è la madre di tutte le scuole ucraine e russe».

Anche l’Università di Mosca è fondata nel 1752 dal Leonardo da Vinci russo, Michail Vasil’evič Lomonosov, studente dell’Accademia di Kyjiv. «Per questo fino alla metà dell’Ottocento in tutte le università russe si insegna in latino. Per esempio la parola intelligentsia, usata dai russi per indicare gli intellettuali. Sono stati i primi a lanciare le parola anarchism e populism. E la parola nichilism, nel romanzo di Turgenev “Padri e figli”. Quella è la fase in cui si rilancia quella idea della identità russa, con una enorme discussione tra slavofili e occidentalisti. Anima orientale, anima occidentale della Russia. La polemica diventa anche molto aggressiva nella seconda metà dell’800, quando lo slavofilismo degenera in panslavismo, cioè nell’idea di unire gli slavi per riconquistare prima di tutto la Turchia e e Luighi Santi e poi tutta l’Europa. Era una idea condivisa e sostenuta ad esempio da Fedor Dostoevskij, che faceva articoli di tipo panslavista E lì lo zarismo aveva creato una nuova Triade: ortodossia, autocrazia e popolarismo (Narodnost). È lì un po’ il segreto, perché tra ortodossia e autocrazia si capisce: è la sinfonia bizantina dei poteri, che non prevede la separazione e neanche la sottomissione di uno dei due ma Pari dignità e collaborazione. Ma narodnost è in contrapposizione a populism, utilizzato dalla sinistra occidentalista. Rappresentata in letteratura ad esempio da Tolstoj. Voleva dire andare al popolo, gli intellettuali che devono andare dai contadini, per insegnare loro a vivere e usare le proprie libertà. Invece lo zar utilizza la Narodnost, che nella radice slkava e non latina indica l’unità del popolo con lo zar. Quindi il populismo è la classe elitaria che va verso il popolo, la narodnost o popolarismo è il popolo che viene elevato dalla figura dello zar. Unificato nella figura dello zar».

Ma adesso c’è una nuova Triade: «Erede di tutte queste idee un po’ medievali, un po’ moderne e un po’ più sovietiche. Al posto di democrazia, potere del popolo, oggi si usa un termine che è stato molto trattato dagli slavofili: l’unione del popolo con la chiesa e lo zar per creare una nuova unione universale. Sobornost: il termine con cui nella teologia e filosofia russe si traduce la cattolicità. Cioè l’universalità. Ecco perché non si può definire l’ideologia russa come una superiorità della loro nazione sulle altre. Loro vogliono l’unione di tutti i popoli del mondo ispirata dalla Russia. Chiamatelo imperialismo, chiamatelo universalismo ideologico: la sobornost è il primo termine. Il secondo termine è l’identità. Anche questo secondo una definizione molto usata dagli slavofili, soprattutto dai poeti, per esempio da Puskin, che è il padre della letteratura russa. Vuol dire contrastare l’ecumenismo e il multiculturalismo. Anche appunto fare invasioni, per affermare una identità capace di attrarre. È questa la forza capace, l’ideologia del Russky Mir, del mondo russo, che vuol dire il mondo della Russia dove stanno i russi, il mondo degli altrui Paesi dove stanno i russi, il mondo di quelli che sono amici dei russi, il mondo di quelli che hanno capito che i russi sono i migliori del mondo. Quindi non ha confini».

L’espressione Russky Mir si trova per la prima volta in un romanzo di Dostoevskij, “L’idiota”. «Il principe Myškin che viene dalla Svizzera a predicare come un nuovo Gesù Cristo la riscoperta dell’anima russa, a un certo punto in una animata discussione dice: mostrate ai russi il mondo russo. E loro sapranno mostrare a tutto il mondo la verità del cristianesimo, anche se il resto del mondo ci considererà degli invasori e degli aggressori. Lo diceva nel senso della rivoluzione cristiana un romanzo meraviglioso di Dostoevskij. Ed è esattamente l’ideologia putiniana di oggi. E il terzo termine, lo sapete, l’antiglobalismo, che viene spesso identificata nel termine Eurasia, Eurasismo».

Ma c’è un paradosso, che al religioso è estremamente evidente. «Una delle principali Dezinformacije, riuscita ai russi negli ultimi anni, è stata l’incontro dell’Avana tra il Patriarca di Mosca Kirill e il Papa Francesco. Che sembrava proprio la riconciliazione storica. Perché in tutte queste ricerche dell’identità russa, che voleva presentare un nuovo cristianesimo universale, tutti i papi in varie epoche hanno provato a dire ma allora facciamo l’Unione. Proviamo. Hanno mandato dei cardinali a Vladimir di Kiev, a Aleksandr Nevskij, a Ivan il Terribile. Hanno mandato gesuiti. Hanno fatto tutto il possibile per cercare l’unione coi russi. Ma lì all’Avana quello che serviva a Kiril era arruolare il Papa nella crociata contro la degradazione dell’Occidente e alla difesa dei valori tradizionali. Perché i russi sanno benissimo che se non li aiuta qualcuno non sono molto credibili. È il Paese dove va meno gente in chiesa in tutta Europa. 2-3 per cento. E sapete tra l’altro qual è il Paese dove va più gente in chiesa al mondo? Gli Stati Uniti d’America. La Russia è il Paese che ha più divorzi e aborti del mondo. La legge sul divorzio fu fatta da Lenin a marzo 1918. Si poteva divorziare per lettera senza informare il coniuge. La famiglia in Russia non esiste. Esiste soltanto per i russi che la possono mostrare nelle loro ville in Occidente. Ma in Russia non c’è una tradizione della famiglia dopo ottant’anni di comunismo. Vanno alla chiesa per far benedire il panettone, ma non entrano in chiesa. Non c’è una vera religiosità».

Battuta finale. «È una parata che ha analogie con certi richiami a ideologie religiose da parte anche di partiti e movimenti politici in Occidente. Ma qui, per carità cristiana, mi fermo e evito di fare nomi».

L'ultimo "lampo" di Napoleone. Storia di Andrea Muratore il 29 Marzo 2023 su Il Giornale.

Il 30 marzo 1814 le forze della coalizione avversa a Napoleone Bonaparte, reduci dalla vittoria di Lipsia l'anno precedente, entrarono a Parigi accelerando la fine dell'epopea del Corso. L'impero proclamato solennemente il 2 dicembre 1804 e plasmato col sangue e il sacrificio di centinaia di migliaia di uomini, ma anche con ideali di libertà e emancipazione portati in tutta Europa, collassò in pochi giorni e si avviò, dopo il Trattato di Fontaineblau, verso un precipitoso declino. A cui avrebbe fatto seguito, come ultima coda, la fugace parabola dei Cento Giorni del 1815 conclusasi a Waterloo.

La rapida dissipazione del potere napoleonico seguito a quell'evento e la vittoria di forze soverchianti contro una Francia che aveva subito i contraccolpi della sciagurata invasione della Russia del 1812 cancellarono nella memoria storica quella che fu, paradossalmente, la più vittoriosa delle campagne di Napoleone, almeno sul fronte dei risultati ottenuti fatto salvo il rapporto di forze con i nemici. La campagna del Nord-Est della Francia del 1814 fu paragonabile alle grandi epopee rivoluzionarie di resistenza alle monarchie europee ai tempi di Valmy, valorizzò il fiuto strategico di Napoleone e lo condusse di vittoria in vittoria.

Ma Bonaparte dimenticò i precetti di Sun Tzu sul fatto che il grande stratega è colui che, in fin dei conti, vince senza scendere in battaglia. E così per il novero soverchiante delle forze e l'assedio su più lati, alla fine una serie di vittorie tattiche non evitarono una sconfitta strategica. Napoleone, comprese le furerie e i reparti logistici, poteva contare su 80mila uomini. Al suo fianco alcuni dei più bei nomi dell'epopea militare del decennio precedente: Michel Ney, figura di tragica grandezza; Louis Alexandre Berhier, vincitore di Wagram e capo di Stato Maggiore dal 1812; Nicolas Oudinot, veterano di Austerlitz. Contro, le forze di Russia, Austria, Prussia, Svezia e diversi alleati minori, dalla Sassonia ai Paesi Bassi, per un totale di circa 350-400mila soldati schierati su tre colonne. L'austriaco Karl Philipp Schwarzenberg, con metà delle forze, avanzava da Sud, mentre da Est e da Nord avanzavano prussiani, russi e svedesi guidati da Carlo Giovanni di Svezia, già maresciallo dell'Impero come Jean-Baptiste Bernadotte, e dai marescialli prussiani Gebhard von Blucher e Friedrich Wilhelm von Bülow. Al seguito, anche lo zar Alessandro I di Russia, desideroso della vittoria definitiva dopo la cacciata del Corso dal suo Paese.

Napoleone, contro queste armate convergenti, si mosse come fulmine di guerra per ritardare l'inevitabile. Le truppe della Vecchia Guardia, i coscritti delle leve 1814 e 1815 chiamati in anticipo e le poche truppe straniere fedeli all'Impero combatterono, dopo il passaggio nemico del Reno, nelle terre che un secolo dopo sarebbero state teatro della Grande Guerra. Le valli della Mosella e della Marna, ben conosciute dai veterani francesi, furono teatro della battaglia di retroguardia di Napoleone. Alla testa delle sue truppe, forse cercando un'eroica morte sul campo in patria, Napoleone colpì il 28 gennaio i prussiani a Brienne, fu costretto dal gelo a concedere l'occupazione di Troyes, travolse i russi a Champaubert il 10 febbraio, un contingente russo-prussiano guidato dai generali Osten-Sacken e Yorck a Montmirail il giorno successivo e cercò di anticipare, una settimana dopo, il ricongiungimento con la colossale colonna austriaca guidata da Schwarzenberg.

Quest'ultimo affrontò Napoleone a Mormant, tra la Senna e la Marna, il 17 febbraio 1814. Napoleone schierò l'intera Vecchia Guardia contro i corpi d'armata dell'Impero Austriaco. Il muro di fuoco dei fucilieri francesi infranse le cariche nemiche, i cannoni in fuoco incrociato fecero strage delle truppe di Vienna e 3mila austriaci restarono sul campo. Napoleone aveva nella sua difesa in profondità fermato un altro assalto. Tutte queste battaglie erano però accomunate da un dato di fatto: il Corso doveva gettarsi muovendo a marce forzate le sue truppe sempre più stanche contro singole unità o corpi separati delle forze nemiche, evitando con disperazione che esse unissero le loro forze. Ma la tecnica poteva essere solo dilatatoria.

A Monterau, il giorno dopo Mormant, gli austriaci furono di nuovo respinti e Napoleone colpì, il 21 febbraio a Mery-sur-Seine. Sei vittorie in un mese avrebbero inchiodato qualsiasi invasore, ma non quello preponderante numericamente della Sesta Coalizione, ben rifornito via mare dal Regno Unito e con una solida retrovia. Oltre che - ovviamente - in controllo del fattore più importante: il tempo. Napoleone non poteva essere ovunque, le città francesi cadevano comunque per mano delle colonne rimaste indisturbate dai rapidi movimenti di fronte. Mentre Bonaparte conduceva con sé il grosso delle sue armate, le giovani reclute di guarnigione indietreggiavano non ingaggiando i nemici. Così cadde una delle principali città di Francia, Reims, che Napoleone riconquistò il 13 marzo. A Bonaparte erano però rimasti meno di 40mila uomini. Quattro giorni prima, a Laon, per la prima volta i francesi erano stati colpiti da un'armata unita, prussiana in questo caso, in netta superiorità numerica. 85mila prussiani respinsero ogni tentativo nemico di incunearsi nel loro fronte. Del resto, combattevano contro soli 35mila francesi: Napoleone si ritirò combattendo, riconquistando come detto Reims, ma il tempo giocava a suo sfavore.

Mancato il successo definitivo, ovvero il flop politico della coalizione, la più rapida e vittoriosa delle guerre di Bonaparte ebbe il canto del cigno ad Arcis-sur-Aube, vicina Parigi, tra il 20 e il 21 marzo, quando Oudinot dovette ritirarsi di fronte a Schwarzenberg. Napoleone tentò l'ultima difesa ordinando alla cavalleria di disturbare le linee logistiche degli alleati, che però piuttosto che disperdere le sue truppe, ridotte a 25-30mila, scelsero di conquistare il gioiello più prezioso: Parigi. La capitale dell'Impero era ritenuta strategicamente non decisiva. Ma l'ingresso di russi e prussiani fu uno choc per tutti i residui fedeli di Napoleone.

Il 30 marzo ci fu l'entrata in forze. Il 31 marzo i pochi combattimenti cessarono. Il 6 aprile Napoleone era caduto: firmò il Trattato di Fontaineblau, accettando il temporaneo esilio all'Elba prima del colpo di coda dei Cento Giorni. I principi Metternich e Nesselrode per Austria e Russia confezionarono una pace onorevole, che però non nascondeva la realtà dei fatti: Napoleone era sconfitto dopo una sequela inevitabile di vittorie. A testimonianza del trionfo degli obiettivi politici su quelli militari in un Impero francese ormai al tramonto.

I Soldati.

Tremila e 300 euro al mese, poche licenze e molti traumi: vita di un soldato al fronte in Ucraina. Lorenzo Cremonesi su Il Corriere della Sera il 19 aprile 2023

Aumentano le sindromi da stress. «Ma ora la priorità è sconfiggere i russi»

Appena possono scelgono di vivere nelle casupole contadine di legno delle periferie, invece che nei casermoni in cemento grezzo del centro. I nuclei urbani del Donbass vedono negli ultimi mesi una trasformazione profonda. Si mettono assieme quattro o cinque soldati della stessa pattuglia e condividono le spese per il cibo, organizzano i turni per il taglio della legna destinata alle stufe, il più bravo a cucinare fa il cuoco. «Non serve molta fantasia, nessuno disdegna un piatto di borsh caldo la sera», dicono riferendosi alla minestra tipica di queste regioni a base di verdura cotta, un pezzo di carne e panna acida. Sono quasi tutti uomini: donne ne contiamo pochissime, praticamente nessuna con le unità combattenti sulle prime linee del fronte.

Più ci si avvicina alle zone calde dello scontro diretto con la fanteria russa e più i loro rifugi sono sporchi e disordinati. Non c’è tempo né voglia di rassettare sotto la minaccia dei bombardamenti. Dopo qualche settimana di esistenza costantemente a rischio, col rombo continuo delle deflagrazioni a pochi metri di distanza, diventa giocoforza abituarsi: ci si mette i tappi nelle orecchie, il corpo si adatta al peso del giubbotto antiproiettili e dell’elmetto (nonostante il mal di schiena) e alla fine i soldati si limitano a incassare il collo quando qualche colpo cade troppo vicino.

Attenzione però: non vale per tutti. Tanti prima o poi scivolano nella depressione e nello stress causati dalla lunga convivenza con l’orrore immanente del vedere i compagni dilaniati e paura onnipresente per la propria incolumità fisica. Tremolii, irrequietezze, insonnie e fobie sono all’ordine del giorno. Non ci sono statistiche dei suicidi. Gli ospedali militari stanno però attrezzando i padiglioni per curare gli affetti dalle sindromi depressive derivanti dalla vita al fronte.

Il fenomeno è in crescita continua e si somma agli scompensi causati nella società, i disagi delle famiglie divise: gli uomini al fronte e le mogli con i bambini lontani centinaia di chilometri, in molti casi addirittura emigrati all’estero in Paesi come Polonia, Germania o Italia.

A quasi 14 mesi dall’inizio della guerra causata dall’invasione russa, l’Ucraina deve ancora fare i conti con le conseguenze nel lungo periodo: mancano statistiche o indagini approfondite. Come spiegano nelle facoltà di sociologia tra Kiev e Leopoli, oltre agli stessi portavoce militari: «Prima di tutto i russi vanno ancora fermati, la guerra continua, poi ci sarà il tempo per studiarla, anche nelle sue profonde ripercussioni di lungo periodo sul popolo ucraino».

Il problema più comune è la mancanza di soldi. Rispetto al 2021 il reddito medio individuale si è dimezzato. Una parte considerevole dell’esercito, sin dal conflitto del 2014, resta composta di volontari e la macchina militare centrale non è ancora attrezzata per garantire a tutti uniformi, sacchi a pelo e persino cibo.

In molti casi sopperiscono le associazioni volontarie locali e straniere. Persino a Bakhmut poche settimane fa vedevamo arrivare i camioncini dei loro attivisti, che portavano droni commerciali acquistati in Europa, sacchi di patate, coperte termiche, generatori Honda, fusti di gasolio e le antenne Starlink per i collegamenti satellitari.

«Per fortuna il governo di recente ha deciso di aggiungere, alla paga mensile di 800 euro, altri 2.500 per chi è in prima linea», ci dicono alcuni marines ben acquartierati nella loro isba sulle retrovie di Avdiivka. Ma le licenze si distribuiscono ancora col contagocce. Abbiamo incontrato soldati che hanno potuto visitare i loro cari una sola volta per 10 giorni su 14 mesi. E la prossima non sanno quando sarà.

I Mercenari.

Non solo Wagner: chi sono i mercenari degli Urali che sfidano Prigozhin. Francesca Salvatore il 20 aprile 2023 su Inside Over.

Farebbe concorrenza al gruppo Wagner di Yevgeny Prigozhin il nuovo battaglione di mercenari russi al fronte in Ucraina. Fonti del ministero della Difesa, infatti, fanno emergere la notizia della creazione del cosiddetto Battaglione degli Urali, finanziato dal magnate del rame Igor Altushkin. Una formazione della quale si conosce poco se non che a febbraio combatteva a Kreminna secondo un rapporto dell’emittente statale Rt. Le pesanti perdite e la necessità di rifornire e presidiare lunghe linee del fronte significano che la Russia ha affrontato una grave carenza di manodopera per gran parte della sua guerra in Ucraina, costringendo il Cremlino a fare affidamento su un mix di soldati a contratto, mobilitati e volontari, nonché mercenari.

L’emergere di figure imprenditoriali russe nella formazione di formazioni di volontari irregolari può suggerire che il Cremlino abbia affidato a queste figure questo sforzo per mancanza di fiducia negli organismi regionali e nel ministero della Difesa russo. Queste figure imprenditoriali potrebbero anche sostenere in modo indipendente questi sforzi per accrescere la propria posizione individuale presso il Cremlino.

Cosa sappiamo del Battaglione degli Urali

La nascita di nuovi gruppi è sintomo della faida di alto profilo tra il ministero della Difesa russo e il gruppo Wagner: presumibilmente la leadership militare russa inizia ad esigere una compagnia militare privata sostitutiva su cui avere un maggiore controllo. Yevgeny Primakov, nipote dell’ex premier e ministro degli Esteri omonimo, ha annunciato la creazione della compagnia al fine di proteggere i centri sensibili. Secondo Primakov, “la presenza di persone ben armate, robuste e motivate” negli uffici renderà “più visibile” il lavoro della Russia a livello umanitario e culturale.

Sui canali ufficiali ci sono poche sparute tracce dell’unità. Vladimir Soloviev, giornalista e conduttore televisivo russo, considerato come molto vicino a Vladimir Putin, noto per essere dal 2005 il conduttore del programma Soloviev Live, che va in onda sul canale televisivo Rossija 1, è stato uno dei pochi a parlarne sui suoi canali social, lo scorso dicembre.

“Questo è il battaglione degli Urali, questi sono gli Urali. Tutta questa attrezzatura è stata acquistata da imprenditori russi. Non c’è un solo centesimo di denaro pubblico […] Uomini che si sono allenati brillantemente in uno dei migliori campi di allenamento, credo, non solo nel nostro paese, ma anche nel mondo. Sono venuti gli specialisti del magnifico centro di Gudermes, sono stati elogiati, rallegrati. Carri armati, veicoli corazzati, sia pesanti che leggeri. Pickup, sui quali c’è molto da lavorare. Tutto questo sta andando al fronte insieme a combattenti superbamente addestrati. Queste sono le persone che porteranno la pace in Ucraina e la liberazione dal vile regime nazista. Bello!”.

La richiesta di Putin agli uomini d’affari

Altushkin avrebbe iniziato a creare il battaglione dopo aver partecipato a un incontro a porte chiuse con Putin nel settembre 2022, durante il quale il presidente russo ha incaricato gli uomini d’affari russi di finanziare le formazioni di volontari. Il suo coinvolgimento nel battaglione degli Urali è stato confermato al Moscow Times da Viktor Yarkov, capo dello Special Forces Veterans Fund, un’organizzazione con sede nella città di Ekaterinburg che invia combattenti volontari in Ucraina dal 2014. Alla domanda su chi finanzia l’equipaggiamento militare, Yarkov, un ex soldato delle forze speciali, ha dichiarato: “Altushkin, la [sua] compagnia di rame, così come altri”. La compagnia tuttavia, incalzata dal Moscow Times nega: in una dichiarazione inviata via e-mail dichiara che “La Russian Copper Company e il suo management non sono e non sono mai stati coinvolti in alcun modo nella creazione e nel finanziamento di unità che partecipano all’operazione militare speciale”, ha affermato, usando il termine ufficiale per l’invasione russa dell’Ucraina. 

Chi è Igor Altushkin

Altushkin (patrimonio stimato in 3,4 miliardi di dollari secondo Forbes), i cui recenti sforzi di reclutare uomini nelle prigioni sono stati bloccati dal veterano Prigozhin, ha iniziato la sua carriera come rottamatore di metalli, arrivando a fondare la Russian Copper Company nel 2004 a Ekaterinburg, oggi la terza produttrice di rame in Russia, con miniere e impianti in Russia e Kazakistan. Una vita da nababbo: non diversamente dalle famiglie di molti altri esponenti dell’establishment russo, la moglie e almeno uno dei figli ha un passaporto britannico. A Londra è proprietario, fra gli altri immobili, di una residenza del valore di 21 milioni di dollari già appartenente alla popstar Madonna. Lo scorso anno la società ha perso una quantità ingente di denaro a causa della crisi del settore provocata dalle sanzioni: oltre 5 miliardi di dollari sono stati cancellati dalla sua fortuna personale, poiché il settore metallurgico del Paese ha ceduto alle sanzioni occidentali imposte. Né Altushkin, i suoi affari, tantomeno nessuno nella sua famiglia sono stati sanzionati dall’Occidente.

I media lo definiscono “il miliardario ortodosso” per i finanziamenti assicurati alla costruzione, o al restauro, di chiese nella regione di Sverdlovsk e in Cecenia. Ha ospitato il patriarca Kirill sul suo aereo privato diretto a Ekaterinburg ed è considerato vicino al Cremlino, soprattutto dopo che ha donato fondi per il monumento ad Alessandro III inaugurato da Putin in Crimea nel 2017.

Il nome di Altuskin è uno dei dossier all’interno dei Panama Papers. Il suo nome è legato a doppio filo a quello di Ruslan Baisarov, imprenditore noto per i suoi contributi all’industria petrolifera russa. Baisarov è il proprietario della Tuva Energy Industrial Corporation ed è anche l’azionista di controllo di SK MOST Group of Companies, uno dei principali gruppi di costruzioni in Russia. Tra le altre società, possiede il Bamtonnelstroy-Most Group of Companies, una delle più grandi società di costruzioni in Russia specializzata in infrastrutture di trasporto. Pertanto, Baisarov è impegnato a sostenere il governo russo possedendo o controllando una società che opera in settori di importanza strategica, vale a dire i settori delle costruzioni e dei trasporti russi. Amico intimo di Ramzan Kadyrov, viene considerato da molti il suo “portafoglio”: singolare il fatto che, essendo legato a doppio filo ad Altuskin, è l’unico fra i due ad essere stato oggetto di sanzioni occidentali dal giugno dello scorso anno. FRANCESCA SALVATORE

Wagner e gli altri contractors: la galassia dei mercenari russi. Inside Over il 17 aprile 2023

La guerra in Ucraina ha avuto e continua ad avere molti protagonisti. Fra questi, fondamentale il ruolo del gruppo Wagner, la principale compagnia di mercenari russi e guidata da Yevgheny Prigozhin. Il sistema ideato dal cosiddetto “chef di Putin” ha certamente creato una macchina militare ed economica di straordinaria portata. Essa unisce esperienza dei membri, efferatezza, metodi violenti e capacità di sfruttare la politica estera di Mosca, costituendo un vero e proprio impero privato con interessi radicati in diversi angoli del mondo (fondamentale per comprendere la rete questa ricerca condotta dal Center for Strategic and International Studies). Tuttavia, se la cronaca del nostro quotidiano ci impone di parlare dei contractors russi facendo riferimento sostanzialmente al gruppo Wagner, essa non rappresenta né l’unica né la prima compagnia privata che si occupa di fornire al Cremlino e alle sue ramificazioni dei “servizi di sicurezza”. 

La Russia e le sue legioni

Prima e parallelamente all’azienda di Prigozhin, infatti, è sorta una fitta rete di compagnie di contractors che di fatto costituiscono ormai delle vere e proprie legioni straniere non più solo completamente nelle mani di Putin, ma anche in grado di sfidare il potere politico fino a trasformarsi nella lama più violenta, ma a doppio taglio, nelle mani della Federazione Russa.

Per comprendere la strana zona grigia in cui operano questi gruppi di mercenari, va premesso che l’ordinamento di Mosca non consente la creazione di questi “eserciti privati”, costituendo quindi tutti, chi più o chi meno, una violazione della legge russa. Putin ha tentato per molto tempo di regolamentare questa “professione” soprattutto a seguito dell’utilizzo dei contractors in Siria e, successivamente, in Ucraina orientale. Tuttavia, sia per evitare problemi con le forze armate, sia forse per mantenere inalterato lo status quo di determinate entità paramilitari, si è preferito rinunciare a questa riforma. E in effetti, va detto che è proprio questa zona grigia a essere la forza di queste compagnie, che possono esse sfruttate da Mosca grazie alla formale impossibilità di essere collegate in modo diretto con le volontà del Cremlino.

Come si muovono i mercenari russi

Questi mercenari agiscono come privati, fornendo ufficialmente servizi di sicurezza a entità private o para-private, ma allo stesso tempo, essi seguono di pari passo l’agenda internazionale russa formando di fatto un binomio inscindibile con Mosca. Così, specialmente nell’ultimo decennio, queste compagnie di sicurezza si sono trasformate in strumenti perfetti per ampliare il raggio d’azione russo, rafforzare le strategia estere del Cremlino, ma contemporaneamente – come spiega il Carnegie Endowment for International Peace – evitando a Putin e alla sua amministrazione qualsiasi tipo di responsabilità legale.

Fatta questa premessa, è altresì fondamentale ribadire che, per quanto chiaramente la Wagner sia al momento al centro della scena per le operazioni in Ucraina e in Africa ma anche per la personalità del fondatore, Prigozhin, essa non rappresenta l’unica compagnia di mercenari russi che opera sostanzialmente come armata privata del Cremlino. In questi anni, infatti, attente analisi specialmente di area atlantica e inchieste anche dall’Europa orientale, hanno segnalato la presenza di diversi gruppi che, nel tempo, si sono rafforzate, dissolte o periodicamente scomparse. E se queste sono le esperienze passate, adesso iniziano a spuntare anche nomi nuovi, di compagnie in larga parte utilizzate per essere inviate in Ucraina e che sfruttano economicamente la necessità di far continuare l’invasione. 

La galassia dei contractors russi

Facendo un passo indietro, ai tempi in cui nasceva la Wagner (che avuto come padri Utkin e Prigozhin) in Russia sono iniziate a circolare delle compagnie di cui nel tempo si sono perse le tracce, o che comunque hanno avuto alterne fortune. Una di queste è la Enot, fondata da Igor Mangushev, e con simbolo il procione. Fondata nel 2011, essa ha iniziato a riunire le milizie del Donbass per poi combattere, come spiegano alcune inchieste, in Ucraina, Nagorno Karabakh e Siria.

Un altro gruppo è quello della compagnia Vega (o Vegacy), che si occupa di fornire protezione e sicurezza a livello marittimo e terrestre e che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe addestrato in Siria le Syrian Tiger Forces e anche la milizia Liwa al-Quds, una brigata militare palestinese. A questi gruppi si aggiunge poi la milizia Patriot, che per molto tempo ha anche fatto concorrenza alla Wagner impegnandosi con i propri uomini in Ucraina (anche nell’attuale guerra), in Siria e Repubblica Centrafricana, con qualcuno che ritiene abbiano operato anche in Yemen.

Altra compagnia che ha avuto specialmente in passato un ruolo molto rilevante nelle gerarchie delle forze private russe è il Moran Group. Operante sin dal 2000, il gruppo, come confermato anche sul proprio sito, offre servizi di sicurezza, addestramento e trasporto in diverse aree del mondo, fra i quali spicca anche l’Iraq, oltre che i Paesi dove la presenza russa è stata e continua a essere centrale. Collegata a essa era anche la compagnia chiamata Slavonic Corps, operante principalmente in Siria e sciolto per le perdite subite ma anche per le operazioni realizzate dai servizi russi dell’Fsb, che hanno arrestato comandanti e molti dei suoi membri al ritorno dal Medio Oriente.

L’effetto sui mercenari della guerra in Ucraina

A questi gruppi, si aggiungono poi quelli che da alcune settimane sono sorti con gli sviluppi della guerra in Ucraina, un conflitto che non solo ha rafforzato la presenza e l’importanza dei contractors nelle file russe, ma che per la sua violenza e possibilità di guadagno attira mercenari da diversi angoli della Federazione Russa. Una di queste è Convoy, nata, secondo le prime inchieste, su iniziativa di Sergej Aksenov, capo della Crimea occupata, e al comando di tale “Mazai” che, per il sito investigativo iStories.media, sarebbe il nome di battaglia di Konstantin Pikalov, il braccio destro di Prigozhin in Africa.

Pochi giorni dopo, è spuntato anche un nuovo gruppo di contractors, il Battaglione degli Urali, che sarebbe il frutto dell’impero del rame che fa capo a Igor Altushkin. E queste notizie vanno di pari passo con un recente report dell’intelligence del Regno Unito in cui si diceva che la “leadership militare russa probabilmente vuole una compagnia militare privata sostitutiva su cui ha un maggiore controllo”. Sostitutiva della Wagner, naturalmente, che per il suo peso politico, di immagine, e per le dure prese di posizione di Prigozhin, sta diventando un problema non solo per gli apparati militari russi – non troppo contenti del fatto che un privato e dei contractors dicano di vincere battaglie e dettino la linea – ma anche per Putin.

Come si addestrano e cosa fanno i miliziani del Gruppo Wagner.  Paolo Mauri su Inside Over il 22 aprile 2023.

Il Gruppo Wagner, definito come PMC ovvero Private Military Company, è stato fondato nel 2014 sull’esperienza degli Slavonic Corps, società di contractor registrata nel 2013, poco dopo lo scoppio della sanguinosa guerra civile siriana, ad Hong Kong. Questa riuniva ex militari e personale altamente qualificato vantante esperienze in Iraq, Afghanistan, nel Corno d’Africa, Tagikistan o in Serbia.

Fra questi vi è Dimitri Utkin, ex tenente degli Spetsnaz e ufficiale del GRU attivo negli anni ’90 il cui nome di battaglia è, appunto, “Wagner”, a sottolineare le sue simpatie filonaziste. Utkin viene considerato uno dei comandanti del reparto insieme al noto imprenditore Evgenij Prigozhin.

Dalla sua fondazione, la PMC Wagner è stata impegnata in diversi teatri, dalla Siria al Mozambico, dall’Ucraina alla Libia, passando anche per il Venezuela, il Mali, la Repubblica Centraficana, il Sudan, il Madagascar e altri ancora. Non tutte le operazioni in questi Paesi sono attualmente ancora in corso, e, come vedremo, alcune sono state fallimentari.

Sappiamo che la PMC del duo Prigozhin/Utkin ha sede legale in Argentina, pur avendo uffici in Russia e un centro di addestramento nella regione di Krasnodar, a Molkino, situato nella base del Direttorato principale per l’informazione (GRU), esattamente presso la 10ima Brigata Separata Compiti Speciali. Questo perché la legislazione russa proibisce l’esistenza di società private che si occupano di questioni di sicurezza e difesa, e questa particolare condizione, comune alle altre PMC russe, ha permesso al Cremlino di avere una negazione plausibile sull’operato dei contractor. Parlare di mercenari, per quanto riguarda gli uomini del Wagner, è improprio: il personale opera esclusivamente per conto di Mosca, cioè come strumento altro rispetto alle sue Forze Armate in grado di espletare quelle funzioni all’estero che sarebbero impossibili se non esponendosi platealmente a livello politico. 

L’addestramento

Come si addestrano i miliziani di Prigozhin? Il corso di formazione dura 21 giorni, e dal primo viene fatta una selezione in base alla propria esperienza personale pregressa. Possono arruolarsi tutti, anche alle prime armi, e non ci sono grandi limiti di età ma indicativamente si predilige incorporare uomini tra i 24 e i 50 anni: la condizione obbligatoria è essere fisicamente robusti e non aver contratto malattie come l’Aids, la tubercolosi, il diabete, il cancro, la sifilide, l’epatite.

Al momento della firma del contratto, che garantisce uno stipendio minimo di 240mila rubli al mese (esclusi i premi per l’attività svolta in combattimento), viene fatta una preselezione per nominare i comandanti delle unità minori (squadre, plotoni, compagnie) che vengono scelti in base all’esperienza e al livello di preparazione militare: la priorità viene data a chi ha già svolto operazioni di combattimento, agli ex ufficiali dell’esercito e a chi ha fatto parte delle forze di sicurezza (ad esempio l’Omon, la polizia antisommossa, e la Rosgvardija, la guardia nazionale della Federazione). Da quel momento, il miliziano è invitato a scegliersi un nome di battaglia, che lo caratterizzerà insieme al numero di matricola.

Dopo di che inizia il processo di immediato addestramento. Il programma standard prevede alcuni passaggi fondamentali. Si comincia col maneggio delle armi comprese le misure di sicurezza, l’eliminazione di guasti, esercitazioni di tiro (in piedi, in ginocchio, sdraiato), ricarica tattica, cambio di posizione e di direzione durante il tiro, il cambio di mano. Attività necessaria per sviluppare le capacità motorie e la memoria muscolare per fare tutto in “automatico” senza esitazione. Viene dato ampio spazio alle nozioni tattiche: si insegna a leggere i simboli convenzionali delle unità e delle carte tattiche, come muoversi in formazioni grandi e in piccoli gruppi di tre, che quindi rappresenta la cellula base per l’organigramma della PMC. Viene insegnato come muoversi in campo aperto e in città, come assaltare e neutralizzare le trincee, gli edifici, e in generale le azioni di attacco e difesa proprie della fanteria.

Per quanto riguarda i tiri si spara molto e con quasi tutte le armi leggere e le mitragliatrici pesanti, e viene insegnato come comportarsi per fare fuoco quando si viaggia in gruppo, con una simulazione di assalto contro un obiettivo fortificato avversario e gli edifici. Si forniscono anche rudimenti di pronto soccorso mostrando come fermare tutti i tipi di sanguinamento, cosa fare davanti a una ferita d’arma da fuoco, che fare in caso di contusione o frattura, come evacuare un ferito, il tutto sotto il fuoco nemico. Si insegna a scavare trincee per il tiro sdraiato, in ginocchio e in piedi e il loro mascheramento, come unire le singole trincee-punti di fuoco tra di loro. Viene impartito il maneggio degli esplosivi, siano esse granate, lanciarazzi o cariche da demolizione, inoltre si insegna come operare gli strumenti di telecomunicazione, la topografia e così via.

Materiale patriottico incluso il vessillo del gruppo Wagner a Mosca (Foto: EPA/MAXIM SHIPENKOV)

I servizi offerti

Il Gruppo Wagner fornisce diversi servizi nei Paesi in cui opera: addestramento delle forze di sicurezza locali, protezione degli uomini d’affari russi all’estero, supporto attivo dei governi stranieri in cui vengono chiamati a operare (operazioni di counterinsurgency e counterterrorism), raccolta dati intelligence per conto di Mosca e attività di disinformazione, quindi anche come “agit prop”.

La consistenza del Gruppo è andata aumentando nel corso degli anni: il primo nucleo, nel 2014, era composto da circa 300 uomini, l’anno successivo aveva già raggiunto le dimensioni di un battaglione (2000 effettivi), ad aprile del 2022, ovvero nella prima fase dell’invasione in Ucraina, se ne contavano 8mila (poco meno di due Brigate) e fonti statunitensi affermano che oggi sono 15mila i miliziani impiegati in zona di operazioni e complessivamente si stimano 50mila uomini in servizio nei vari Paesi in cui opera.

Il reclutamento, infatti, per rimpinguare le perdite subite in Ucraina (anche pesanti in alcuni settori come quello del Donbass), è stato allargato ai detenuti in Russia, a cui è stata promessa l’amnistia dopo soli sei mesi di servizio. A oggi risulta che Prigozhin abbia però sospeso questa metodologia di arruolamento, e non è chiaro quanti reclusi siano stati effettivamente inglobati nel reparto. A quanto sembra non è necessario essere cittadini russi per entrare a far parte del Gruppo Wagner, in quanto in passato sono stati osservati volontari ucraini e anche serbi. Il teatro ucraino, e quello libico, hanno offerto scenari leggermente diversi, più complessi, riguardo l’ambito di azione della PMC.

In Ucraina, ad esempio, hanno preso parte attiva nei combattimenti in Donbass a partire dal 2014 e hanno fatto parte, insieme a personale del GRU e degli Spetsnaz, delle formazioni militari in incognito – gli “omini verdi” – che hanno effettuato il colpo di mano in Crimea rovesciando il legittimo controllo governativo di Kiev e mettendo in atto magistralmente le nozioni terminali della Hybrid Warfare in salsa russa, ovvero agendo come enti ultimi che hanno ottenuto un risultato strategico dopo una lunga serie di azioni condotte nella “zona grigia”, in particolare per quanto riguarda gli strumenti “altri rispetto alla forza militare”: quindi disinformazione, propaganda, coercizione data dalla sola presenza sul territorio e infiltrazione nel tessuto sociale locale.

Con l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, i miliziani sono stati impiegati da subito per coadiuvare l’avanzata della fanteria regolare: lo sforzo principale si è concentrato nel Donbass, in particolare nella regione di Luhansk. Qui hanno combattuto a Severodonetsk e ora sono impegnati nell’assedio di Bakhmut, che si protrae dallo scorso ottobre. In linea generale attualmente sono impiegati in azioni di assalto alle trincee ucraine e nei combattimenti nei centri abitati a macchia di leopardo: Donetsk, Vuhledar, nel settore di Zaporizhzhia e Kherson sono solo i principali fronti in cui operano. I miliziani utilizzano la maggior parte degli APC e AIFV dell’esercito russo e non è da escludere che pilotino elicotteri per condurre colpi di mano.

In Libia il loro utilizzo ha riguardato il sostegno delle forze del generale Khalifa Haftar, che si oppone al legittimo governo di Tripoli. In questo caso i contractor sono stati osservati operare in appoggio alle forze di Tobruch direttamente (come avvenuto anche in Siria a fianco del regime di Damasco), anche con mezzi pesanti, come ad esempio il sistema da difesa aerea di punto Pantsir-S, e si ritiene che siano alla guida dei cacciabombardieri forniti dalla Russia in via non ufficiale.

Le operazioni in Africa

L’attività di counterinsurgency e addestramento delle forze di sicurezza locali è però la più diffusa: in Mali, Repubblica Centro Africana, Sudan e altrove nel continente africano sono stati chiamati dai governi locali per occuparsi di queste problematiche. Il Gruppo Wagner, però, non ha avuto sempre successo: il caso del Mozambico è quello più eclatante. Le dilaganti insurrezioni terroristiche nel Paese hanno portato il governo di Maputo a decidere di far intervenire i contractor russi, ma non sono riusciti a contenere la minaccia. Prima di decidere di chiamare il Gruppo Wagner, il Mozambico ha ricevuto offerte da parte delle PMC statunitensi, rifiutando però l’offerta di un’azienda americana esperta a favore delle forze russe, più economiche. 

Come effetto di questo intervento, la Russia e il Mozambico hanno concluso accordi che consentono alle imprese di Mosca di estrarre gas naturale liquefatto. L’accordo, la cui fattibilità si basava sul successo di Wagner in Mozambico, aveva il potenziale per aumentare la cooperazione economica e persino espandere nuovi gasdotti in tutta l’Africa meridionale. L’incapacità della PMC di combattere l’insurrezione in Mozambico ha portato a un umiliante ritiro dalla regione: gli operatori non sono riusciti a comprendere l’ambiente locale e a cooperare con l’esercito mozambicano, subendo regolarmente perdite da parte degli insorti. A novembre del 2019, le forze del Gruppo Wagner hanno abbandonato il Paese, e nove mesi dopo, in agosto, gli insorti hanno conquistato la strategica città portuale di Mocimboa da Praia.

Risorse minerarie come pagamento

Abbiamo accennato delle licenze di sfruttamento delle risorse minerarie africane come pagamento dei servizi del Gruppo: si tratta di una prassi ben consolidata e diffusa in tutto il continente. Infatti, in Sudan – dove attualmente forze locali vicine alla Wagner stanno combattendo nel tentativo di colpo di Stato – Prigozhin ha ricevuto concessioni esclusive riguardanti le miniere d’oro, mentre nella Repubblica Centrafricana ha messo le mani su quelle di diamanti.

In Madagascar il loro ruolo include la protezione delle miniere di cromo e ha visto anche uno stretto servizio di sicurezza per i consulenti politici che lavoravano alla campagna elettorale dell’allora presidente Hery Rajaonarimampianina. Ancora una volta, il Gruppo Wagner è stato utilizzato per promuovere l’influenza geopolitica della Russia. Avendo come forma di pagamento l’acquisizione di diritti minerari, la PMC si occupa anche della sicurezza dei siti di estrazione, dispiegando armamento e mezzi a seconda del livello di insicurezza.

La stessa attività viene svolta anche in Libia, dove i miliziani difendono gli impianti di estrazione di idrocarburi e relativi siti di raffinazione nella zona di Tobruch, Derna, Bengasi, e Sirte.

La proprietà delle concessioni minerarie avviene spesso tramite il classico metodo delle “scatole cinesi” di società straniere, che si possono far risalire alla M Invest di Prigozhin, ma è noto anche che in Madagascar abbia operato la Ferrum Mining, una società russa con sede a San Pietroburgo.

Una PMC “unicorno”

La PMC si configura quindi come un ente multisfaccettato, un “unicorno” nel panorama delle società militari private non solo russe: essa, infatti, oltre a perseguire gli obiettivi geopolitici del Cremlino, compreso il contrasto alla presenza occidentale attraverso la propaganda e la disinformazione, è un trait d’union per assicurare e garantire l’accesso di Mosca alle risorse minerarie dei Paesi in cui opera attraverso il possesso diretto delle stesse tramite la società di Prigozhin.

Un corpo paramilitare – ma dopo l’Ucraina è difficile definirlo ancora così – che opera per conto della Russia e che, proprio per l’importanza che sta assumendo nel conflitto, ha cominciato a diventare scomodo tra le alte gerarchie del Cremlino, al punto da aver provocato un rimescolamento dello Stato maggiore dell’esercito per mettere bene in chiaro la centralità dell’Armata Russa rispetto al Gruppo Wagner, il cui debito verso lo Stato, però, aumenta col passare del tempo e parimenti aumenta l’influenza, anche politica, di Evgenij Prigozhin. PAOLO MAURI

Tutte le campagne del gruppo Wagner in Ucraina. Lorenzo Vita il 19 aprile 2023 su Inside Over.

Il gruppo Wagner, la compagnia di contractors guidata da Evgheny Prigozhin, ha assunto nel corso dell’invasione russa dell’Ucraina un ruolo militare e politico estremamente rilevante. Se questo è vero soprattutto a partire dall’aggressione del 2022, è però altrettanto vero che le attività di Wagner nel teatro ucraino non possono essere circoscritte esclusivamente alla cosiddetta “operazione militare speciale”.

Le prime operazioni della Wagner in Crimea

La compagnia dello “chef di Vladimir Putin” – il soprannome con cui spesso viene definito Prigozhin – ha iniziato a operare in Ucraina già dal 2014, e cioè nelle missioni per annettere la Crimea alla Russia e in quella guerra oscura e a bassa intensità che si è combattuta in Donbass fino all’inizio dell’attuale invasione.

Secondo le informazioni ottenute dal Center for Strategic and International Studies, soltanto nel 2015 il gruppo Wagner aveva in territorio ucraino tra i 2500 e 5000 combattenti, suddivisi tra aree del Donbass e Crimea. Nella penisola, come spiegano diverse inchieste e analisi, il ruolo dei contractors di Prigozhin e Dmitriy Valeryevich Utkin è stato essenziale per fornire una linea di collegamento continuo sul campo tra gli uomini delle forze russe di stanza a Sebastopoli, Simferopoli e nelle basi della Crimea e per colpire e disarmare l’esercito ucraino. Molti di essi probabilmente facevano parte anche degli “omini verdi”, ovvero gli uomini in mimetica – ma senza alcun contrassegno ufficiale – apparsi in Crimea durante le fasi dell’annessione e che Mosca usava per non apparire ufficialmente coinvolta nell’occupazione della penisola (cosa che ha dovuto poi confermare successivamente). 

I mercenari russi dalla Crimea al Donbass

Dopo questo primo utilizzo della Wagner nello scenario del Mar Nero, alcuni reparti della compagnia di mercenari furono inviati in Donbass, dove il conflitto tra forze ucraine – esercito e gruppi paramilitari – e forze filorusse iniziava a essere sempre più feroce. Anche in questo caso, il loro è stato un utilizzo su diverse direttrici. I contractors della Wagner, infatti, essendo in gran parte uomini che avevano fatto parte delle forze armate russe, sapevano essere il ponte perfetto tra le milizie locali di Donetsk e Lugansk e i comandi di Mosca, oltre a rappresentare uomini specializzati per operazioni chirurgiche, raid, intelligence e per supportare i ribelli in diversi teatri dove era fondamentale ricevere un aiuto più avanzato e con tecniche e equipaggiamenti ben diversi da quelle delle forze “popolari”.

Secondo i servizi segreti ucraini dello Sbu è possibile che la Wagner sia stata coinvolta nell’abbattimento di un aereo da trasporto di soldati di Kiev. Per alcuni, gli uomini di Prigozhin furono impiegati anche nella battaglia di Debaltseve, tra gennaio e febbraio del 2015: scontro che si concluse con una vittoria delle milizie separatiste contro le unità di Kiev.

Stop alle battaglie e guerra ibrida: la Wagner strumento politico

A detta del Csis, l’attività della Wagner si è sostanzialmente interrotta, a livello tattico nel 2015. Questo può essere dovuto ad almeno due motivi. Da un lato, il conflitto in Donbass si era ormai congelato. Dall’altro lato, osservando anche le cronache degli anni successivi, gli interessi della Wagner, e dunque anche di Mosca, si erano ormai rivolti altrove, chiedendo un’intensificazione dell’impegno in Siria, in Libia e nell’Africa centrale. Oltre a questo, c’è poi da ricordare il dato dell’identificazione ormai netta tra le attività dei mercenari russi e le volontà del Cremlino: elemento che di fatto rendeva sempre più difficile continuare a negare la responsabilità di Putin per quanto realizzato da Prigozhin in Ucraina. In tutto questo, le inchieste occidentali e di Kiev hanno in larga parte ridefinito il ruolo della Wagner, per gli anni successivi, come quello di raccordo con Mosca e di forze sostanzialmente “speciali” impiegate per mantenere intatto il controllo e il predominio della linea russa rispetto a quella dei separatisti e dei comandante meno aderenti ai desiderata del Cremlino.

In generale, quindi, si può dire che la Wagner opera in Ucraina da circa otto anni, facendo anche comprendere il motivo per cui, oltre ai soldi e all’addestramento, i mercenari al soldo di Putin sono spesso stati decisivi nelle battaglie del fronte del Donbass. In questi anni, infatti, migliaia di contractors sono stati impiegati nell’area orientale dell’Ucraina per combattere insieme alle milizie filorusse. E questo ha certamente apportato un sensibile vantaggio tattico ai mercenari Wagner rispetto a militari che non avevano mai visto il territorio ucraino.

L’invasione del 2022 cambia tutto

Con l’invasione del 2022, le cose sono diventate ancora più complesse. Secondo diverse analisi e come affermato dai servizi ucraini e occidentali, la Wagner sarebbe stata per prima assoldata come compagnia di “specialisti” per compiere lavori di importanza capitale ma ad alto rischio. Uno su tutti, quella che avrebbe dovut portare all’omicidio o quantomeno alla cattura del presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante i primissimi giorni della cosiddetta “operazione militare speciale”. La missione, come dimostrato poi dai fatti, è fallita.

Inoltre, spiegava il Times, già un mese prima dell’annuncio di Putin, migliaia di uomini della Wagner erano arrivati in Ucraina orientale, nelle aree del Donbass dove già avevano operato precedentemente, per studiare i piani per l’attacco. “Un mese prima, a dicembre, avevamo iniziato a vedere su diversi canali che il gruppo Wagner stava reclutando di nuovo. Allora, nessuno sapeva davvero a cosa servissero i reclutamenti, ma poi è arrivata l’invasione”, ha raccontato a France 24 Karen Philippa Larsen, ricercatrice del Danish Institute for International Studies e una dei massimi esperti riguardo la Wagner. E questo in qualche modo conferma l’utilizzo “specialistico” della compagnia di Prigozhin nella strategia iniziale di Putin per l’Ucraina.

Arruolamento in carcere e metodi brutali

Con lo stallo dell’operazione e il fallimento dell'”ipotesi A” di Putin, ovvero una guerra rapida per rovesciare Zelensky, i metodi e i piani di Wagner sono stati completamente stravolti. Da una parte, il gruppo di mercenari ha iniziato a essere impiegato per operazioni più violente e meno chirurgiche, dall’altro, i suoi metodi più cruenti – in parte anche frutto della guerra psicologica voluta da Mosca – si sono resi sempre più visibili fino a sfociare nelle testimonianze sulla presenza dei contractors nell’area di Bucha, divenuta nota per il massacro.

Nel frattempo, Prigozhin, probabilmente consapevole della possibilità di sfruttare lo stallo dell’avanzata russa a proprio vantaggio, ha iniziato a cambiare radicalmente il meccanismo di reclutamento. Quando appariva vicina la controffensiva ucraina e per aumentare il numero dei propri effettivi anche in termini di capacità di pesare nelle gerarchie dell’invasione, la Wagner ha iniziato a reclutare nuove leve dalle prigioni, promettendo la libertà in cambio dell’arruolamento e dei propri servizi lungo la linea del fronte.

Prigozhin da strumento a leader

Il cambiamento del meccanismo di reclutamento ha cambiato la percezione della compagnia Wagner di pari passo con l’ascesa della figura di Prigozhin quale leader politico oltre che militare. Come ha spiegato Larsen, l’arruolamento nelle prigioni ha rivoluzionato la composizione del gruppo portandolo a un numero molto più grande (circa 50mila uomini di cui 40mila ex detenuti), ma allo stesso tempo ha fortemente ridotto la qualità della compagnia, trasformandola in una sorta di grande armata privata meno efficace ma soprattutto meno compatta.

I mercenari non erano più ex militari che avevano deciso di guadagnare più soldi nella compagnia di sicurezza russa, ma migliaia di persone anche senza alcuna esperienza facenti parte di un gruppo che ora aveva decine di migliaia di combattenti da poter inviare su qualsiasi campo di battaglia, anche i più difficili, soprattutto perché questo imponeva un tributo di sangue più alto. 

Le battaglie della Wagner e gli interessi dello “chef”

Questo ha permesso a Prigozhin di ottenere diversi risultati. In primis, gli ha consentito di elevare il proprio rango quale comandante di battaglie potenzialmente decisive. I suoi uomini sono stati mandati – spesso allo sbaraglio – a Popasna, Bakhmut, Soledar: scontri centrali nella strategia di Putin per la conquista del Donbass. In secondo luogo, l’inserimento della Wagner come protagonista di queste battaglia ha permesso a Prigozhin di mettere i proprio “boots on the ground” in territorio dove gli interessi dello “chef di Putin” sono molto radicati, basti pensare alle miniere di sale di Bakhmut, confermando quel metodo già usato in Africa con contratti per il proprio impero e uso dei suoi contractors. Infine, il sacrificio della Wagner e la lotta in prima linea del proprio fondatore e leader hanno rafforzato la leadership politica di Prigozhin, certificando la sua ascesa quale figura carismatica a capo dei più duri e feroci gruppi nazionalisti.

La parte più intransigente del mondo nazionalista russo, scontento della conduzione della guerra, si è così spostato a osservare le mosse di Prigozhin e ad ascoltare o leggere i suoi messaggi dal fronte, spesso aperte accuse nei confronti degli alti ranghi della Difesa.

Prigozhin e il suo ruolo politico

Tutto questo si è rivelato con sempre maggiore evidenza dopo l’estate del 2022, quando il capo della Wagner ha confermato pubblicamente per la prima volta di essere il fondatore e proprietario della compagnia privata di sicurezza. Un “segreto” che fino a quel momento era stato svelato solo dalle inchieste, ma mai dal diretto interessato.

Da quel momento, il capo della Wagner non solo ha mostrato con sempre maggiore chiarezza la sua rivalità con le forze armate regolari, accusate di perdere le battaglie e di farle perdere ai contractors, ma ha anche lasciato trapelare in modo più ampio le immagini dei metodi più brutali usati nei confronti di disertori e persone accusate di crimini dai suoi stessi uomini. Una scelta di immagine molto chiara, che se ha certificato il suo totale isolamento e la sua condanna più trasversale da parte della comunità internazionale, ha rafforzato la figura di Prigozhin nei segmenti più violenti e radicali dell’opinione pubblica nazionalista russa. Al punto che qualcuno lo considerava addirittura come un possibile candidato alla guida del Cremlino nel dopo-Putin, diventando infine una sorta di interlocutore diretto di Zelensky.

Il 2023 della Wagner tra accuse ai generali e assedi

In questo complesso percorso di cambiamento della Wagner, il 2023 è iniziato all’insegna di una doppia veste. Dal punto di vista politico, Prigozhin ha continuato ad accusare di tradimento i generali russi ritenendoli gli artefici della mancata vittoria di Mosca. Non solo: il capo dell’azienda di sicurezza ha anche detto pubblicamente che secondo lui la Difesa aveva volutamente negato i rifornimenti ai mercenari per far si che morissero più combattenti possibili e elevare le possibilità che a vincere le varie battaglie fossero le forze regolari.

La Federazione Russa ha risposto con una sorta di “censura” nei confronti di queste accuse, riducendo lo spazio dato allo “chef di Putin” se non a casi eccezionali e facendo affidamento alle sole notizie dal fronte comunicate dalle forze armate. E in tutto questo, si è notato anche un irrigidimento da parte di Putin, consapevole che la figura del capo della Wagner stia diventando un vero e proprio punto interrogativo nei suoi piani: da un lato fondamentale strumento di guerra e per sollecitare le forze armate; dall’altro pericolosa spina nel fianco in grado di mettere a repentaglio la stessa capacità offensiva di Mosca.

La soluzione della censura non sembra però avere avuto effetti tangibili, dal momento che a partire da aprile dello stesso anno la propaganda del capo della compagnia di mercenari è tornata a colpire. Prigozhin ha mostrato di essere l’unico potenziale artefice della vittoria di Bakhmut, la grande battaglia del Donbass. Contemporaneamente, però, ha fatto intendere attraverso i propri canali che la guerra andrebbe chiusa il prima possibile, manifestando una critica nei confronti dell’invasione che, a questo punto e con le accuse rivolte ai suoi mercenari di crimini di guerra, appare come una prova delle sue difficoltà sul campo e come un tentativo per minare nella Russia profonda le certezze sul conflitto in attesa della possibile nuova controffensiva ucraina.

I mercenari e i crimini in Ucraina

Insieme a queste accuse, i contractor della Wagner iniziano però in modo sempre più insistente a essere messi sotto i riflettori delle inchieste interazionali per i presunti crimini commessi in territorio ucraino. Oltre alle accuse riguardo il loro possibile impiego a Bucha, diverse testimonianze, comprese quelle di disertori hanno messo in luce azioni che – se confermate – sono sicuramente ascrivibili ai crimini di guerra. Dalla decapitazione dei nemici all’uccisione di civili, tra cui alcuni bambini nell’Ucraina orientale, fino all’assassinio dei “traditori”, i video sui sociale e le frasi dei pentiti certificherebbero un ricorso da parte della Wagner alla violenza più efferata. Questo potrebbe facilitare Putin, il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il comandante Valerij Gerasimov nel lavoro di allontanamento e riduzione dello strapotere mediatico e tattico della Wagner. D’altro canto, queste accuse rappresentano anche una conferma verso i sostenitori di Prigozhin dell’attacco contro la sua compagnia, ritenuta dai più radicali l’unica forza in grado di condurre la guerra.

La battaglia di Bakhmut e i nuovi rivali

Dal punto di vista tattico, sul campo le perdite per Prigozhin sono state molto incisive. Gli esperti pensano che la forza della Wagner si sia ormai sensibilmente ridotta nei vari “tritacarne” in cui è stata lanciata a più ondate, a parte da Bakhmut, mentre il governo ha reso più complicato l’arruolamento dei detenuti, togliendo la più grande fonte di nuove leve a un’armata che cerca disperatamente di raggiungere i suoi obiettivi prima delle truppe regolari.

L’inizio del 2023, forse non a caso, è stato segnato da un rinnovato interesse dell’oligarchia russa riguardo la creazione di strutture simili o parallele alla Wagner – come il battaglione degli Urali o la compagnia Convoy – che certificano il desiderio di inserirsi in quello che appare come un mercato redditizio e forse anche meno dominato dall’agenzia di Prigozhin. Segnali che non devono comunque indurre a facili interpretazioni.

Convoy, ad esempio, nasce – come appare dalle più recenti analisi – da una branca di Wagner attiva in Crimea e su iniziativa del braccio destro di Prigozhin in Africa. Questione che potrebbe anche sottintendere una diversificazione dell’impero dello “chef” e non una sua ritirata. Diverso il caso del battaglio degli Urali e di altri rivali già esistenti che, sostenuti in parte dalla Difesa russa per colpire il predominio della Wagner, possono essere o già sono validi “competitor” in quello he appare come un vero e proprio processo di privatizzazione della forza (e della guerra). LORENZO VITA

Le Armi.

Estratto dell’articolo di Floriana Bulfon per repubblica.it il 20 aprile 2023.  

La Cina dispone di droni ipersonici pronti a entrare in azione nei cieli di Taiwan. È l’ultima rivelazione che emerge dai documenti trafugati al Pentagono e diffusi su una chat di Discord […].

Due di questi velivoli telecomandati sono stati fotografati dai satelliti Usa lo scorso agosto: sono del modello WZ-8, esibito per la prima volta durante una parata nell’ottobre 2019. In quell’occasione, erano stati fatti sfilare a bordo di veicoli ma non c’erano elementi per capire se si trattasse di un prototipo sperimentale o di un sistema pronto al servizio. 

[…] nelle immagini del documento top secret si vede la caratteristica forma triangolare, con un rivestimento scuro che fa ipotizzare l’impiego di una vernice che assorbe le emissioni dei radar. 

L’Armata Popolare cinese avrebbe quindi attivato un’unità dotata di aerei telecomandati che sfrecciano a settemila chilometri l’ora, volando a quote anche di 50mila metri, e progettati in modo da sfuggire alle reti di avvistamento.  Un potente strumento di ricognizione che, oltre a Taiwan, può spiare anche la Corea del Sud. […]

[…] Non è chiaro il contributo che questi WZ-8 potranno dare all’intelligence di Pechino. Quello che è certo è il ritardo degli Stati Uniti sul fronte delle armi ipersoniche che Cina e Russia hanno già reso operative. Diversi analisti […] credono che le missioni saranno indirizzate soprattutto sulle installazioni Usa del Pacifico: “Sono droni difficili da scoprire e da intercettare da parte delle attuali difese statunitensi - ha detto al Washington Post - e possono facilmente venire trasformati in mezzi d’attacco”.

I missili terra-aria statunitensi non hanno la capacità di abbattere armi che viaggiano a velocità così alte, compiendo anche manovre nella fase finale della traiettoria per sfuggire alla contraerea, mentre Mosca ha già impiegato i suoi Kinzhal con successo contro l’Ucraina e schiera i Zircon su una nave da guerra. E ora una nuova sfida ipersonica arriva pure dalla Cina: un’altra prova tecnologica a cui Washington dovrà trovare il modo di rispondere.

Così la penisola coreana è diventata il crocevia delle armi per la guerra in Ucraina. Federico Giuliani il 20 Aprile 2023 su Inside Over.

La penisola coreana dista oltre 7mila chilometri dall’Ucraina. Ci si potrebbe aspettare che la guerra in corso tra Kiev e Mosca non riguardi le due Coree. Eppure, tanto la Corea del Sud quanto la Corea del Nord, sono più volte finite sotto i riflettori per la stessa ragione: l’invio, più o meno diretto, di armi a beneficio delle due parti coinvolte nel conflitto.

Seul, pur non avendo ufficialmente spedito armi o aiuti letali al governo ucraino, ha incassato svariati miliardi di dollari dalla vendita di armamenti verso Paesi impegnati, a loro volta, a sostenere le truppe di Volodymyr Zelensky. In altre parole, la Corea del Sud ha coperto gli stock di quei Paesi terzi impegnati a sostenere l’esercito ucraino, evitando che questi potessero restare a corto di armi.

Su Pyongyang ci sono invece meno certezze. Secondo gli Stati Uniti, la Corea del Nord starebbe aiutando la Russia di Vladimir Putin, in particolare accettando di scambiare armi per cibo o altre risorse. Questa voce non è stata confermata, non ci sono prove certe, ma i rappresentanti statunitensi l’hanno più volte rimarcata nel tentativo di condannare il sostegno che Kim Jong Un avrebbe fornito al Cremlino.

In ogni caso, l’aspetto curioso riguarda l’intera penisola coreana che, tra voci, indiscrezioni e certezze, potrebbe presto trasformarsi in un vero e proprio crocevia di armamenti diretti verso l’Ucraina (e non solo).

Le esportazioni di armi della Corea del Sud

Nel 2022, le esportazioni di armi della Corea del Sud sono aumentate del +140% raggiungendo il valore record di 17,3 miliardi di dollari. La maggior parte dell’incasso proviene da un accordo da 12,4 miliardi con la Polonia per la vendita di carri armati, obici, aerei da combattimento e lanciarazzi multipli. Come detto, Seul si è rifiutata di foraggiare direttamente Kiev. Al contrario, i sudcoreani hanno incrementato il loro export di armi a livello globale verso molti dei Paesi impegnati a sostenere l’Ucraina inviando i propri aiuti militari.

A differenza di tante altre nazioni, anche dopo la fine della Guerra fredda la Corea del Sud ha mantenuto una solida catena di approvvigionamento della difesa interna, con lo specifico obiettivo di soddisfare la domanda delle proprie forze armate e difendersi dalla Corea del Nord. Gli ordini ricevuti da Varsavia hanno rappresentato una grande manna economica per il governo guidato dal conservatore Yoon Suk Yeol, che ha promesso di fare di Seul il quarto esportatore di armi entro il 2027, dopo Stati Uniti, Russia e Francia.

Ricordiamo che, dal 2017 al 2021, e secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, la Corea del Sud è stata la nazione in più rapida crescita tra i primi 25 esportatori di armi al mondo, classificandosi all’ottavo posto con una quota del 2,8% del mercato globale. Hanwha Aerospace, il più grande appaltatore della difesa sudcoreano, è ora più impegnato che mai nel tentativo di aumentare la propria capacità produttiva di ben tre volte entro il prossimo anno.

Le voci sulla Corea del Nord

Così come la Corea del Sud, pur camminando su un fragile equilibrio, sta indirettamente supportando gli Stati Uniti – che dal canto loro hanno chiesto ai Paesi partner di sostenere lo sforzo bellico di Kiev – oltre il 38esimo parallelo la Corea del Nord, negli stessi termini, starebbe aiutando la Russia.

Lo scorso gennaio Washington, utilizzando come fonte alcune immagini satellitari, aveva sollevato l’attenzione internazionale su sospetti vagoni ferroviari russi in transito dal territorio russo a quello nordcoreano, e viceversa, in molteplici viaggi di andata e ritorno. La Casa Bianca parlava di almeno una consegna nordcoreana di razzi e missili avvenuta da Pyongyang all’indirizzo dell’organizzazione paramilitare Wagner Group, impegnata a combattere nella guerra in Ucraina a sostegno di Mosca.

Nel frattempo, la Russia ha messo in guardia la Corea del Sud dall’invio di armi all’Ucraina, dopo che Seul ha aperto la porta a possibili aiuti militari a Kiev in caso di attacco civile russo su larga scala. “L’inizio delle forniture di armi significherà indirettamente una certa fase di coinvolgimento in questo conflitto”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. L’ex presidente russo, Dmitry Medvedev, ha rincarato la dose affermando che Mosca potrebbe a sua volta inviare armi alla Corea del Nord nel caso in cui il Sud facesse altrettanto con l’Ucraina. FEDERICO GIULIANI

Dall’Ucraina alla Nato: tutti i flop del Canada di Justin Trudeau. Gianluca Lo Nostro il 20 Aprile 2023 su Inside Over.

Essere alleati della più grande superpotenza nucleare del pianeta ha i suoi vantaggi. Li aveva durante la Guerra fredda e continua ad averli oggi, in un contesto internazionale dove la retorica muscolare della deterrenza nucleare è tornata protagonista. Per il Canada, Paese che condivide la frontiera più lunga del mondo con gli Stati Uniti d’America, sviluppare una politica estera indipendente non è mai stata percepita come un’esigenza reale né impellente. L’ombrello americano offre una sufficiente protezione da qualsiasi (improbabile) minaccia esterna: la posizione strategica del suo territorio, soprannominato a ragione “The Great White North”, ha sempre concesso al Canada, già durante l’epoca del Dominion britannico, l’inconsueto privilegio di trascurare il suo esercito.

Nel corso dei secoli Ottawa, Paese fondatore della Nato nel 1949, è diventata anche più consapevole del suo ruolo non solo all’interno del Patto atlantico, ma soprattutto della sua capacità di proiezione globale. Lo testimoniano gli interventi nei due conflitti mondiali, in Corea, la partecipazione alle due guerre del Golfo, in Jugoslavia e in Afghanistan. Talvolta dando però l’impressione di essere la “ruota di scorta” di Washington, avendo seguito pedissequamente i diktat del governo americano, a prescindere dal colore politico dei suoi governanti.

Oggi a ricoprire la carica di primo ministro è Justin Trudeau, il carismatico premier del Partito Liberale dal 2015. Rieletto tre volte negli ultimi 8 anni, il figlio di Pierre Trudeau ha voluto tracciare un percorso liberal-progressista in patria, vincendo le elezioni nel 2015, nel 2019 e nel 2021. Malgrado alcuni risultati positivi in politica interna, tra cui la bassa disoccupazione e la costante crescita economica, il primo ministro liberale ha accumulato una serie di notevoli insuccessi in politica estera. A metterli a nudo non sono i suoi detrattori, ma Trudeau stesso.

Anche il Canada vittima dei leak del Pentagono

In uno dei numerosi documenti segreti del Pentagono pubblicati su Discord dall’aviere Jack Teixeira, è emerso che il Canada, per parola del suo leader, non potrà rispettare il target Nato del 2% del Pil da destinare alla spesa militare. “Le perduranti carenze nella difesa – si legge nelle carte ottenute dal Washington Post – hanno portato le Forze armate canadesi a valutare, a febbraio scorso, che non avrebbero potuto condurre un’operazione importante (l’aumento del budget militare, ndr) mantenendo contemporaneamente la leadership delle truppe Nato in Lettonia e gli aiuti all’Ucraina”. Promesse quasi impossibili da mantenere, per svariati motivi.

La spesa militare del Canada è in costante declino da 30 anni. L’ultima volta che Ottawa ha devoluto il 2% del suo prodotto interno lordo alle sue forze armate è stata nel 1988. Da allora, il trend si è livellato su valori negativi, nonostante un timido e insignificante incremento dopo il 2014. La conferma che l’esecutivo guidato da Trudeau non avrebbe aumentato il budget dedicato alla Difesa era arrivata il mese scorso con la pubblicazione del report ufficiale del segretario generale della Nato sulla spesa militare degli Stati membri: per il biennio 2022-23 il Canada ha speso solamente l’1,29% del Pil.

La delusione dell’Europa

Una scomoda e inconfessabile verità che generà però sfiducia e preoccupazione, in particolare tra i partner atlantici. La Germania, stando al documento trafugato, sospetta che gli aiuti canadesi all’Ucraina non potranno continuare a lungo. Kiev, finora, ha ricevuto dal Canada materiale bellico e assistenza militare pari a più di un miliardo di dollari, dai missili ai veicoli blindati, fino alle uniformi invernali. Inoltre, insieme al Regno Unito, le Canadian Armed Forces, nel frattempo investite da una sfilza di accuse di molestie sessuali, hanno addestrato circa 36mila soldati ucraini a partire dal 2014. Il piatto forte degli ultimi pacchetti di aiuti è la consegna di 4 carri armati Leopard, inviati anche da Germania, Polonia, Finlandia, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna e Portogallo. Le condizioni di questi tank (in totale 112 quelli in dotazione alle forze armate canadesi) sarebbero però scadenti, denotando dunque una certa inaffidabilità.

“Richiedono un’ampia manutenzione e sono privi di parti di ricambio”, evidenzia il documento del Pentagono, secondo il quale alla base di questa crisi ci sarebbe una “apatia politica”. “Il sostegno del Canada all’Ucraina è incrollabile”, aveva scritto il ministro della Difesa canadese Anita Anand a febbraio nell’annunciare l’invio dei primi Leopard in Europa. Cosa potrebbe cambiare allora? È un’ammissione di impotenza, quella che ci si attende da Justin Trudeau. Nelle carte classificate gli Usa esprimono un’evidente insoddisfazione per l’impegno annunciato dal Canada di aumentare la presenza militare in Lettonia, dove un anno fa è stata siglata insieme al governo lettone una dichiarazione congiunta che enunciava l’obiettivo di ampliare il personale militare attivo a Riga nei prossimi cinque anni nell’ambito dell’operazione Reassurance.

Anche la Turchia, colpita lo scorso 6 febbraio da un terribile terremoto, ha manifestato la sua “delusione” per il rifiuto del governo canadese di inviare aiuti umanitari nel Paese. “Continuo a dire e dirò sempre che il Canada è un partner affidabile per la Nato, un partner affidabile in tutto il mondo”, ha commentato il premier mercoledì, incalzato dalle domande dei giornalisti. Ma Trudeau, invischiato in diversi scandali in patria, si è trovato in forte imbarazzo anche all’estero.

Lo smacco all’Onu e l’ipocrisia sulle armi ai saudiiti

Nel 2020, il tentativo di creare una coalizione di Stati a sostegno della candidatura del Canada a uno dei seggi temporanei del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è concluso in un gigantesco fallimento, dopo infruttuose telefonate ai capi dei governi di Pakistan, India, Messico, Figi e Macedonia del Nord. Il governo canadese ha speso oltre un milione di dollari per convincere gli altri Paesi a votarlo, addirittura offrendo biglietti gratis ai concerti di Bono Vox e Celine Dion ai diplomatici dell’Onu.

La politica estera di Trudeau ha suscitato anche la frustrazione di 77 agenzie canadesi che si occupano di cooperazione internazionale. In una lettera al ministero delle Finanze, le Ong hanno chiesto più fondi per le missioni umanitarie che vedono Ottawa protagonista nelle aree più calde e problematiche del globo. Il premier-attivista Trudeau ha usato toni forti contro le ingiustizie perpetrate in Iran e in Russia, auspicandosi apertamente in entrambi i casi un regime-change, e denunciando le violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita. Eppure, al netto della condanna verbale e della minaccia di interrompere gli accordi in vigore, il suo governo ha rilanciato la vendita di armi a Riad, consapevole della sua centralità nella catena di approvvigionamento di petrolio e nel contrasto dell’influenza iraniana in Medio Oriente, come ha rivelato una recente inchiesta di The Breach. Insomma, Justin Trudeau è un politico fin troppo abituato a tradire la parola data, ai suoi elettori così come agli alleati del suo Paese. GIANLUCA LO NOSTRO

Il paradosso dei leak: Egitto e Corea del Sud invieranno armi all’Ucraina. Mauro Indelicato il 20 aprile 2023 su Inside Over.

Non tutti i mali vengono per nuocere. È un vecchio detto, forse uno dei più pronunciati nella quotidianità. Ma che sembra essere sempre attuale, anche nella politica internazionale. Quei leak trafugati dal Pentagono e di cui si è avuta notizia all’inizio di questo mese di aprile hanno rappresentato uno smacco per Washington. Il mondo ha scoperto che la fortezza più protetta del pianeta, quella che ospita il Dipartimento della Difesa Usa, in realtà è molto vulnerabile. Anche Jack Teixeira, il ragazzo di 21 anni che ha immesso in rete i documenti top secret, poteva avere infatti accesso a file riservati. E, come lui, si calcola che quasi un milione di statunitensi hanno la possibilità di avere tra le mani fascicoli molto delicati.

Ma al tempo stesso, il contenuto di quanto emerso nei leak ha accelerato alcuni piani che per Washington appaiono importanti in questa fase. In particolare, proprio subito dopo la diffusione dei documenti, gli Usa hanno incassato il via libera di Egitto e Corea del Sud per la fornitura di armi all’Ucraina. Circostanza non da poco a livello politico: Il Cairo e Seul, tra gli alleati degli Stati Uniti, erano due dei Paesi più recalcitranti all’invio di materiale bellico a Kiev. Posizione emersa proprio in alcuni dei documenti trafugati.

Le posizioni di Egitto e Corea del Sud emerse dai leak

Le sette foto pubblicate su Telegram e 4Chan il 5 aprile scorso erano solo la punta dell’iceberg di una fitta ragnatela di documentazione pubblicata da Jack Teixeira su Discord. La talpa ventunenne già da ottobre, grazie al suo lavoro all’interno della Guardia Nazionale aerea del Massachusetts, aveva iniziato a inserire file top secret dentro il gruppo di Discord in cui chattava abitualmente.

Tra i faldoni di documenti pubblicati, anche considerazioni del Pentagono e dei servizi segreti Usa su due Paesi vicini a Washington: l’Egitto e la Corea del Sud. Considerazioni che in un primo momento hanno imbarazzato e non poco la stessa Casa Bianca. Ad emergere infatti è stata un’attività di spionaggio verso governi considerati vicini. Non proprio una novità, ma comunque un’azione che sotto il profilo diplomatico ha avuto un peso non indifferente.

L’imbarazzo però è stato anche dall’altra parte. L’Egitto infatti, secondo i leak pubblicati, era pronto ad avviare un piano segreto per fornire razzi all’esercito di Mosca. Nella massima riservatezza, secondo l’intelligence Usa alcune delle fabbriche di armi del Paese nordafricano stavano per avviare la produzione degli ordigni destinati ai russi. Il piano, se fosse stato portato a compimento, avrebbe potuto creare frizioni molto forti con gli Usa. Il tutto, molto probabilmente, per ricevere dalla Russia l’indispensabile apporto di grano e farina in una fase in cui il prezzo dei generi di prima necessità in Egitto è sempre meno sostenibile. Ma il rischio di rotture improvvise con Washington deve essere stato valutato come poco conveniente dal presidente Al Sisi. Infatti la produzione di razzi ai russi, sempre secondo fonti Usa, non è mai partita.

Dalla Corea del Sud invece sono trapelate preoccupazioni dei funzionari di Seul per possibili pressioni da Washington per girare armi all’Ucraina. Segno tangibile dei mal di pancia coreani sull’eventualità di diventare protagonisti, seppur indiretti, nel conflitto in corso. I leak relativi a Seul appaiono abbastanza specifici: sono saltate fuori conversazioni dove funzionari sudcoreani suggerivano soluzioni per non chiudere la porta a eventuali pressioni Usa, senza però irritare la Russia. Tra queste, la vendita di munizioni alla Polonia.

Il Cairo e Seul pronte a dare armi a Kiev

A pochi giorni dall’esplosione dello scandalo causato da Jack Teixeira, sia l’Egitto che la Corea del Sud hanno virato le proprie posizioni verso un maggiore sostegno all’Ucraina. Nelle scorse ore sul Washington Post sono emerse indiscrezioni secondo cui Il Cairo sta iniziando la produzione di munizioni di artiglieria da girare a Kiev. “L’Egitto – si legge sul quotidiano statunitense – ha sospeso un piano per fornire segretamente razzi alla Russia il mese scorso a seguito di colloqui con alti funzionari statunitensi. Ha quindi deciso di produrre munizioni di artiglieria per l’Ucraina, secondo cinque documenti di intelligence statunitensi trapelati”.

Da Seul invece, la svolta pro Kiev è stata annunciata direttamente dal presidente Yoon Suk Yeol in un’intervista sulla Reuters. “Se c’è una situazione che la comunità internazionale non può tollerare – ha dichiarato – come un attacco su larga scala contro i civili, un massacro o una grave violazione delle leggi di guerra, potrebbe essere difficile per noi insistere solo sul sostegno umanitario o finanziario”. La Corea del Sud si starebbe preparando quindi a fornire armi direttamente all’esercito ucraino.

Gli Usa trovano nuovi alleati sull’Ucraina

Lo scandalo relativo ai leak del Pentagono, sembra aver generato degli effetti collaterali particolarmente ben voluti a Washington. A distanza di più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina e alla vigilia di una fase delicata del conflitto, la Casa Bianca ha incassato il sostegno pro Kiev da parte di due degli alleati più scettici. Sia al Cairo che a Seul i rispettivi governi si sono riscoperti con le spalle al muro: resa pubblica la loro diffidenza, Al Sisi e Yeol non hanno potuto dire di No agli Stati Uniti. Rinforzando quindi l’asse vicino all’Ucraina. Una svolta non indifferente, importante a livello politico anche per lo stesso presidente Joe Biden. Quest’ultimo, con l’allargamento del fronte vicino a Kiev, può avere vita più facile nel chiedere alla politica Usa di continuare con gli sforzi volti a sostenere Zelensky. MAURO INDELICATO

Ucraina, arrivati i Bradley Usa. Perché non sono ancora al fronte. Paolo Mauri il 18 Aprile 2023 su Inside Over.

Dalle immagini che recentemente stanno circolando sul web, sembra che l’Ucraina abbia ricevuto i primi esemplari della variante aggiornata degli AIFV (Armoured Infantry Fighting Vehicle) “Bradley”, ovvero l’M2A2-ODS SA (Operation Desert Storm Situational Awareness).

I veicoli blindati sono stati inclusi nel 33esimo pacchetto di aiuti militari degli Stati Uniti per un valore di circa 400 milioni di dollari annunciato all’inizio di marzo di quest’anno. Si tratterebbe di 60 “Bradley” che sono giunti in Europa in queste settimane via nave (a Bremerhaven, in Germania) e che, come ha affermato il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki il 12 aprile, sono in via di consegna all’esercito ucraino. La seconda configurazione dei “Bradley” in fase di consegna è quella solo ODS, ma le foto che sono state pubblicate recentemente riguardano la ODS SA.

Si tratta di una versione dotata di sistemi elettronici digitalizzati migliorati, connettività di rete tra veicoli e possibilità di comunicazione con altri mezzi nonché un migliore controllo del fuoco con un sistema di comando e controllo digitale. L’M2A2 Bradley è armato con un cannone Bushmaster Chain Gun M242 da 25 millimetri e da una mitragliatrice M240C da 7,62 montata a destra del pezzo principale. Sulla torretta sono montate un totale di otto lanciagranate fumogene, quattro su ciascun lato, inoltre è presente un lanciatore per missili anticarro TOW sul lato sinistro.

I “Bradley” solitamente sono protetti da corazzatura reattiva (ERA), ma nelle immagini che sono state diffuse, tra cui anche un filmato, non ve n’è traccia. Quello che però si può notare è che gli M2A2 sono stati dipinti in toni mimetici con il classico schema dei mezzi ucraini, quindi hanno perso la pittura desertica coi quali erano giunti sul continente europeo. Un altro dettaglio che si può notare dalle foto che circolano, è che il cannone da 25 millimetri è assente, probabilmente perché non è stato ancora montato per procedere alla pittura dei mezzi (gli M2A2 sono stati trasportati via nave col pezzo principale già smontato). Non sappiamo invece se anche le ERA abbiano subito la stessa sorte. In un altro video, invece, si può osservare per brevi istanti un “Bradley” in movimento in quella che sembra essere la campagna ucraina però ancora con la mimetizzazione desertica ma col cannone montato. A questo esemplare, però, manca sempre la corazzatura reattiva che protegge dai sistemi missilistici anticarro.

Sembra che i primi equipaggi ucraini, numericamente sufficienti a formare un battaglione di cavalleria, abbiano completato l’addestramento alla fine di febbraio, ma a riportarlo sono solo fonti ucraine quindi è possibile che si tratti di numeri e tempistiche volutamente esagerate.

Quello che però sappiamo è che l’addestramento del personale militare di Kiev all’utilizzo dei mezzi corazzati occidentali, siano essi gli AIFV o i carri armati come i Leopard 2 e i Challenger 2, è iniziato da tempo e procede a un ritmo sostenuto per cercare di accelerare le tempistiche di consegna dei veicoli. Il numero totale di “Bradely” inviati dagli Stati Uniti è sufficiente per equipaggiare una Brigata corazzata secondo gli standard dell’U.S. Army: questa unità è infatti composta da 56 M2A2, 116 carri armati tipo Abrams più altri veicoli leggeri. Lo stesso numero di “Bradley” potrebbe invece equipaggiare due battaglioni di fanteria meccanizzata.

Gli M2A2 hanno tre uomini di equipaggio e possono trasportare altri sei soldati e hanno un vantaggio rispetto ai pari ruolo mezzi di costruzione sovietica/russa: i BMP-1 e BMP-2, infatti, sono corazzati più leggermente e hanno serbatoi di carburante esterni sulle porte posteriori da cui le truppe escono ed entrano nel veicolo, rendendole vulnerabili agli attacchi dal retro. Se l’esercito ucraino dovesse lanciare la preannunciata controffensiva contro le forze russe, i veicoli da combattimento “Bradley” sarebbero più utili dell’attuale flotta di BMP dell’Ucraina, anche perché i veicolo statunitensi hanno un sistema di controllo del fuoco migliore rispetto a quello delle loro controparti.

La sfida principale è però rappresentata, oltre che dalla lunghezza dell’addestramento, dalla possibilità degli ucraini di effettuare le riparazioni e il mantenimento in efficienza dei veicoli: sebbene, infatti, gli Stati Uniti abbiano nei loro depositi migliaia di “Bradley” che possono fornire pezzi di ricambio, è importante, per mantenere la capacità di combattimento delle unità equipaggiate coi “Bradley”, che il personale ucraino specializzato sia in grado di “mettere le mani” sui mezzi in modo autonomo, così da poter effettuare riparazioni in posizioni prossime alla linea del fronte.

In ogni caso, gli M2A2 insieme ai carri armati rappresentano lo strumento principale per imbastire una controffensiva, sebbene, chiaramente, occorra sempre che sia a disposizione un adeguato, ben equipaggiato e ben addestrato numero di soldati per la fanteria. PAOLO MAURI

Così la Russia ha “bloccato” le bombe intelligenti Usa in Ucraina. Federico Giuliani il 14 Aprile 2023 su Inside Over

In attesa della probabile controffensiva primaverile di Kiev, i documenti top secret del Pentagono trapelati nella recente fuga di informazioni riservate dipingono un quadro militare in Ucraina molto cupo.

In uno dei paper, non dato ma relativo probabilmente alla seconda metà di febbraio, si legge che l’esercito russo sarebbe riuscito a disturbare i segnali GPS che avrebbero dovuto dirigere le bombe intelligenti di fabbricazione americana verso i loro obiettivi, trasformando, di fatto, queste armi costose, guidate, fornite da Washington agli ucraini, in “bombe stupide” e inutili.

Il disturbo elettronico di Mosca sarebbe insomma riuscito a neutralizzare uno dei jolly nemici. In alcuni casi, ha sottolineato il sito Politico, le bombe non sarebbero riuscite nemmeno ad esplodere. Ma non è finita qui, perché nella ragnatela del Cremlino sarebbero finiti anche i sofisticati sistemi missilistici HIMARS con razzi guidati GMLRS, in grado teoricamente di colpire obiettivi situati fino a 43 miglia di distanza.

Ebbene, il Security Assistance Group Ukraine (SAG-U) dell’esercito americano sospetterebbe che gli sforzi russi di disturbo possano aver disabilitato anche le capacità di precisione delle richiamate munizioni GMLRS.

Le preoccupazioni degli Usa

I documenti top secret diffusi sul web sottolineano come Washington nutra serie preoccupazioni per la diminuzione delle munizioni e delle difese aeree di Kiev, un combinato letale che potrebbe far sì che l’Ucraina non riesca a raggiungere i suoi obiettivi per la prevista controffensiva di primavera.

Per quanto riguarda le bombe intelligenti, Il Pentagono a dicembre ha iniziato a inviare attrezzature avanzate al governo ucraino. Tra queste erano presenti le cosiddette “bombe intelligenti”, capaci di colpire obiettivi russi con un grado di precisione elevato.

Nello specifico, le bombe guidate possono essere lanciate da una varietà di velivoli come bombardieri e caccia, e sono chiamate Joint Direct Attack Munitions o JDAM. La versione a lungo raggio inviata in Ucraina è chiamata JDAM-Extended Range o JDAM-ER.

Da quanto emerso, secondo una diapositiva trapelata preparata dal Joint Staff e confermata da un funzionario statunitense, le armi in questione avrebbero registrato tassi di danno più alti del previsto e avrebbero mancato i loro obiettivi sul campo.

Il “disturbo” di Mosca

Il documento trapelato include un diagramma delle munizioni e illustra il problema tecnico che le armi starebbero riscontrando, nonché la correzione proposta. Fornisce inoltre un interessante resoconto del tasso di fallimento delle bombe intelligenti in diversi attacchi recenti.

La causa di tutto? La Russia sta usando il GPS jamming per interferire con il processo di puntamento delle armi rivali. I funzionari americani ritengono che il disturbo russo stia facendo perdere il segno ai JDAM e, a volte, ad altre armi americane come i razzi guidati.

“Penso che ci possa essere preoccupazione sul fatto che i russi possano disturbare il segnale utilizzato per dirigere i JDAM. Questo spiegherebbe perché le munizioni non si comportano nel modo previsto”, ha dichiarato Mick Mulroy, un ex funzionario del Pentagono e ufficiale della CIA in pensione. Nel frattempo, il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha affermato che non è ancora chiaro quanti e quali documenti siano stati rilasciati illegalmente. FEDERICO GIULIANI

Florida: i droni made in USA sono scadenti, la polizia rivuole quelli cinesi. Walter Ferris su L'Indipendente l’11 aprile 2023.

Gli Stati Uniti sono ormai esplicitamente in una guerra dei dati con Beijing, entità accusata di approfittare del Mercato tecnologico per praticare strategie di spionaggio. Per questo motivo, il Governatore della Florida Ron DeSantis aveva emanato lo scorso settembre un ordine esecutivo con cui ha voluto contrastare l’influenza di “poteri stranieri ostili”, una posizione che il 5 aprile 2023 si è tradotta in una ferrea restrizione all’uso dei droni prodotti dalle aziende cinesi. La norma è stata contestata da più parti, ma sorprendentemente i primi a dirsi insoddisfatti sono proprio i tutori della legge.

Solitamente le titubanze strategiche degli USA si concentrano sugli smartphone, sulle app e sulle videocamere di sorveglianza, tuttavia nella lunga lista dei device da cui stare in guarda figurano anche quei quadricotteri che sono frequentemente adoperati a fini hobbistici. Si tratta di strumenti il cui più importante produttore è DJI, azienda con sede a Shenzhen, Cina. Sono attrezzi economici, portatili e di agile utilizzo che, proprio per la loro praticità, sono stati adottati da diversi organi polizieschi – compresi quelli italiani – al fine di intensificare le strategie di rilevazione e vigilanza delle pattuglie.

Nonostante questi lati positivi, lo stato della Florida ha deciso di prestare orecchio alle preoccupazioni di natura strategica e di assumere una posizione netta, ovvero di imporre requisiti di sicurezza all’uso dei droni che nei fatti vanno a eliminare dal Mercato tutti gli strumenti anche solo lontanamente interconnessi all’Amministrazione Xi-Jinping. Gli agenti lamentano però un problema sostanziale: il made in USA è scadente al punto di essere pericoloso per l’incolumità delle persone. «Nell’arco di un anno e mezzo abbiamo registrato cinque avarie legate ai produttori presenti nella lista [delle entità approvate]. Quelli di DJI non ne hanno registrata nessuna», ha rivelato il Sergente David Cruz al Miami Herald. «Questa legge ci metterà in pericolo. Metterà in pericolo i nostri agenti e il pubblico, quando questi droni cadranno costantemente dal cielo».

Secondo le posizioni raccolte dal Tampa Bay Times, i guasti si estenderebbero a incidenti combustivi che non hanno mancato di spaventare diversi sceriffi, i quali hanno coralmente deciso che non sia opportuno ospitare nella propria volante strumenti che in passato hanno preso fuoco senza alcun preavviso. Gli agenti, insomma, vogliono tornare ad adoperare i droni cinesi, si focalizzano sulle problematiche di piccola scala e poco si curano delle insidie di scala internazionale, le quali sono di contro considerate lontane al punto di essere eteree. Per digerire l’amara pillola, le forze dell’ordine chiedono che siano fornite prove fattuali che l’uso dei quadricotteri sia dannoso per gli Stati Uniti, un requisito che difficilmente può essere dimostrato con puntualità.

Per quanto sia relativamente facile riconoscere che molti apparecchi di matrice cinese inviino dati in direzione dei server dell’azienda madre, ben più complesso è l’attestare che questo procedimento porti a conseguenze dannose per i cittadini. Interrogate a riguardo, le aziende si limitano spesso a sostenere che il passaggio delle informazioni sia necessario a migliorare l’esperienza degli utenti, che sia il mattone fondamentale su cui si poggia l’evoluzione del servizio, e sebbene una simile dichiarazione suoni sempre come una parziale menzogna, resta molto difficile sbugiardarla con fare definitivo. Nel dubbio, DJI è stato inserito nella blacklist statunitense già nel 2020, quindi Washington ha imposto sull’azienda delle restrizioni sul fronte degli investimenti e il Pentagono ha espresso l’idea che i droni di fabbricazione cinese siano legati all’esercito di Beijing, presupposti diplomatici che comunque meritano una certa attenzione. [di Walter Ferri]

Police bombing. L’uso massiccio dei bombardamenti aerei per reprimere le rivolte anticoloniali nel XX secolo. Thomas Hippler su L’Inkiesta l’11 Aprile 2023

All’inizio del Novecento, gli Stati europei hanno iniziato a usare l’aviazione per ristabilire l’ordine in territori scossi dalle insurrezioni popolari. Una tecnica nuova e devastante raccontata da Thomas Hippler ne “Il governo del cielo” (Bollati Boringhieri)

Inaugurati ben prima della seconda guerra mondiale, i bombardamenti aerei fanno parte dell’arsenale impiegato da tutte le grandi potenze contro i paesi colonizzati. Dopo la grande guerra, l’armata aerea britannica acquista un ruolo di primo piano in alternativa alle spedizioni punitive nelle colonie. A costi inferiori, la Royal Air Force (la RAF) garantisce il medesimo servizio delle forze di terra, ovvero reprimere le rivolte anticoloniali che scuotono le colonie in quel periodo.

Nasce così il concetto di police bombing. Volto a ristabilire l’ordine, il bombardamento aereo non è più una pratica di guerra, ma di «polizia», anzi, di polizia imperiale: non interviene alle frontiere di uno Stato, ma su scala mondiale, come un modo per governare il mondo. L’ordine che impone non è quello di una sovranità politica particolare, ma di un intero sistema-mondo. Questo libro si propone di ripercorrere l’evoluzione di tale governo del mondo dall’inizio del XX secolo ai giorni nostri seguendo il filo conduttore del suo strumento prediletto: i bombardamenti dell’aviazione a fini «di polizia».

Il police bombing viene impiegato per la prima volta in Iraq. Inizialmente si opta per il metodo della caccia all’uomo, che prevede di mitragliare via aerea i combattenti contro il colonialismo. Ma poiché i ribelli spesso riescono a nascondersi, gli aviatori, frustrati, puntano le mitragliatrici sul bestiame. Ed è così che arrivano a un’idea brillante: invece di dare la caccia ai ribelli, colpiranno le loro risorse; se non riusciranno a ucciderli, li faranno morire in qualche altro modo, di fame, di sete o di malattia. La diagnostica strategica non è dunque molto diversa da quella applicata in Europa, dove, invece di attaccare direttamente il nemico, si preferisce accanirsi sulle fonti della sua forza. L’approccio, in entrambi i casi, è indiretto. Se il blocco navale ha svolto un ruolo importante nel crollo degli Imperi centrali durante la prima guerra mondiale, la RAF inventa un concetto analogo: il «blocco aereo». Le operazioni iniziano con bombardamenti pesanti che si protraggono per vari giorni. L’intensità degli attacchi in seguito diminuisce, ma rimane sufficientemente alta da tenere le tribù insorte lontane dai rispettivi villaggi, campi, pascoli e fonti idriche. Obiettivo dei bombardamenti è piegare la vita sociale ed economica delle popolazioni ribelli per «prosciugare» l’ambiente nel quale i rivoltosi portano avanti la loro lotta.

La storia della guerra nel XX secolo è contraddistinta da una trasformazione radicale del rapporto fra gli avversari. Il police bombing ne è il segno più evidente. Nella concezione classica della guerra, l’occupazione territoriale costituisce il fine – e la fine – delle azioni militari. Il vincitore occupa il territorio del vinto, se ne appropria e lo pacifica. Sovrano esecutivo, instaura con la popolazione civile un rapporto di protezione da una parte e di obbedienza dall’altra. La guerra del bombardamento aereo spezza questo legame. L’occupazione del suolo non è più un obiettivo, perché il bombardamento intende sostituire precisamente l’occupazione. Allo stesso tempo, l’occupazione non segna più la conclusione delle azioni di guerra. L’aviazione è l’arma preferita delle guerre «senza fine» (nei due sensi) che oggi conosciamo, le guerre che non dicono il loro nome e si presentano come semplici operazioni di polizia su scala mondiale.

I popoli colonizzati sono il bersaglio dei primi attacchi aerei, che utilizzano bombe, mitragliatrici e gas tossici. La mira è puntata non tanto contro gli insorti, quanto contro popolazioni intere e, di conseguenza, contro tutta una struttura sociale ed economica. In tal senso queste pratiche riflettono l’approccio dominante in materia di «piccola guerra», che al contrario della guerra «vera», nella quale si contrappongono due Stati nazionali, non ambisce a sconfiggere un esercito, ma a terrorizzare una popolazione. Da questo punto di vista l’aviazione coloniale non fa che portare avanti pratiche già esistenti, che consistono nell’attaccare i civili per punirli collettivamente, o addirittura sterminarli. Ma con l’avvento dell’aviazione, i principî della «piccola guerra» possono essere applicati alla «grande guerra». Non si tratterà più di colpire gli eserciti nemici, ma i popoli, proprio come si era soliti fare nelle colonie.

Come possiamo comprendere questa estensione delle pratiche coloniali all’insieme della popolazione mondiale? Un confronto tra le strategie aeree applicate nella periferia coloniale e in Europa offre una risposta tanto evidente quanto inquietante: la guerra, in entrambi i casi, riguarda l’intero popolo e non più soltanto lo Stato, entità trascendente rispetto ai cittadini. La guerra si «democratizza»: se tutti i cittadini partecipano in un modo o nell’altro allo sforzo bellico, è assurdo concentrarsi unicamente su coloro che imbracciano le armi e risparmiare coloro che, con il lavoro quotidiano, rendono possibile l’esistenza dei primi. La morte in guerra non è più il privilegio aristocratico del guerriero: «democratizzata», la morte diventa accessibile a tutti.

© 2023 Thomas Hippler/ © 2023 Bollati Boringhieri editore

Torino/ Traduzione di Maria Lorenza Chiesara

Da “Il governo del cielo. Storia globale dei bombardamenti aerei” (Bollati Boringhieri editore), di Thomas Hippler, p. 192, 25€

Se i delfini diventano soldati. Nuove reclute al servizio degli Usa. Giada Balloch su L’Identità il 3 Aprile 2023

I delfini diventano soldati. Le nuove reclute a servizio degli USA. Schiavi o strumenti di battaglia? La domanda sorge spontanea. L’uso degli animali nell’esercito non è una novità. Nel corso della storia, sono stati impiegati per vari scopi, quali il trasporto, la comunicazione e persino il combattimento. In tempi moderni, i militari più interessanti sono senza dubbio i delfini della Marina degli Stati Uniti. I Marines iniziarono ad utilizzare i cetacei negli anni sessanta, principalmente per attività come il recupero delle mine. Infatti grazie al loro naturale sonar biologico, sono in grado di trovare e marcare la posizione esatta delle bombe con grande accuratezza. Questi compiti richiedono un tale livello di precisione, difficile se non impossibile da raggiungere solo con i subacquei. La loro capacità li ha resi inestimabili nel rilevamento di esplosivi in acque pericolose.

I così chiamati “military dolphins” attuano una varietà di incarichi, tra cui la ricerca, il salvataggio e la sorveglianza sottomarina. Oggi, la base del programma è situata presso lo Space and Naval Warfare Systems Center Pacific. A San Diego, in California, vengono addestrati da un team di esperti che, tramite diverse tecniche, insegnano agli animali le competenze necessarie per le missioni. Uno dei metodi principali utilizzati per allenarli è il rinforzo positivo. Ciò significa che quando un delfino esegue un esercizio correttamente, viene ricompensato con del cibo o altre forme di premio. La presenza di una motivazione lo incoraggia a continuare a svolgere il comportamento desiderato. Anche speciali giocattoli e oggetti costruiti dagli istruttori stessi aiutano i mammiferi ad imparare abilità specifiche.

Il progetto ha sorprendentemente riscosso molto successo in breve tempo e ha raggiunto obiettivi straordinari, a detta del governo americano. Nel 2003, i delfini sono stati usati per bonificare le mine nel porto di Umm Qasr in Iraq, consentendo la consegna di aiuti umanitari nella regione. Un altro esempio? La localizzazione e il recupero di oggetti dal fondo dell’oceano, come ordigni pericolosi e attrezzature perse, effettuata ancora oggi.

Tuttavia il loro ingresso nel corpo militare non è avvenuto senza polemiche.

Alcuni attivisti per i diritti degli animali sostengono che sia una pratica a dir poco crudele, simile all’allevamento di animali per il macello. Vista la loro elevata intelligenza e socialità, addestrarli per certi incarichi equivale a servirsene letteralmente come schiavi. Nonostante le preoccupazioni sollevate da molti, la Marina afferma che il loro uso sia non solo etico ma necessario, poiché non esistono alternative altrettanto valide. In un recente articolo sul New York Times, viene assicurato che gli animali vengono trattati con la massima cura e rispetto. Il loro addestramento è inoltre progettato da esperti per ridurre al minimo eventuali danni causati dallo stress.

Negli ultimi anni, una novità è stata introdotta nella task force: il leone marino, capace di seguire istruzioni simili a quelle date ai delfini. Particolarmente adatto perché in grado di nuotare per lunghe distanze e di operare in condizioni meteorologiche mutevoli.

Sebbene sia chiaro che le nuove “matricole” siano riuscite a raggiungere obiettivi importanti per l’amministrazione, è anche importante considerare le implicazioni relative a ciò che questo comporta. Mentre la tecnologia continua ad avanzare, è possibile che l’uso degli animali nell’esercito sia ancora così indispensabile? Chi lo sa. Per il momento soltanto una cosa è certa: i programmi di animal training rimarranno una parte fondamentale della strategia militare degli Stati Uniti e continueranno ad avere un importante ruolo nei futuri conflitti.

Sòle delle Alpi. Armata o difensiva, la neutralità di Svizzera e Austria è sempre meno sostenibile. Francesco Del Vecchio su L’Inkiesta il 3 Aprile 2023

Berna discute se consentire l’esportazione di armi di fabbricazione elvetica come le munizioni per contraerea Gepard, mentre a Vienna il cancelliere Nehammer teme contraccolpi politici. A entrambi gli Stati l’Occidente chiede più incisività contro la Russia

Nell’Europa orientale gli ucraini combattono in trincea, mentre più a Ovest le capitali europee sono alle prese con un nuovo ordine mondiale, in cui la guerra non è più solo teorica. Un pensiero che, nel cuore del continente, sta attanagliando anche svizzeri e austriaci: nel loro caso, il dibattito assume proporzioni esistenziali, considerando quanto la neutralità abbia plasmato la loro identità nazionale.

Nella capitale elvetica di Berna, le sue aule parlamentari decorate con vetrate sgargianti e legno lucido ospitano il confronto su cosa significhi neutralità in una nuova era di guerra per l’Europa. A poco più di ottocento chilometri, nella città di Vienna, la discussione somiglia molto a quella svizzera. L’invasione russa ha sconvolto le politiche di difesa del continente; la portata del conflitto in Ucraina ha messo in dubbio posizioni che sembravano ormai cristallizzate nel tempo, come gli splendidi palazzi viennesi in stile barocco.

Il dilemma di Berna e i Gepard

Il presidente elvetico Alain Berset ha recentemente escluso la riesportazione di armi di fabbricazione svizzera in Ucraina, tracciando una linea di demarcazione sul fronte interno. «Le armi svizzere non devono essere usate in guerra», ha dichiarato in un’intervista, accusando gli oppositori di essere impegnati in una «frenesia bellica» e chiedendo una rapida soluzione diplomatica ai combattimenti. Berset, socialdemocratico, è uno dei sette consiglieri federali della Svizzera che costituiscono il braccio esecutivo locale. La presidenza ruota annualmente tra di loro.

Negli ultimi mesi, i funzionari di Germania, Francia e Paesi Bassi hanno esercitato forti pressioni per consentire l’invio di armi prodotte in Svizzera nei loro Paesi, a sostegno dello sforzo bellico dell’Ucraina. In base alle leggi vigenti, il materiale realizzato nella Confederazione può essere rivenduto o consegnato solo con il permesso del governo e non può essere inviate in zone attive di guerra.

Con l’aumentare delle pressioni su Berna – in particolare per le scorte di munizioni utilizzate dai cannoni contraerei Gepard – alcuni politici locali hanno chiesto di rivedere la postura elvetica. La Svizzera svolge infatti un ruolo cruciale per la Germania, uno dei maggiori sostenitori militari dell’Ucraina: l’azienda svizzera Oerlikon-Bührle è di fatto l’unico produttore di munizioni per il Gepard.

Due iniziative hanno attraversato il complesso iter parlamentare svizzero: una per modificare la legge federale sul materiale bellico, altamente restrittiva, consentendo la riesportazione di armi dopo l’approvazione dell’Onu, e un’altra per creare una speciale Lex Ucraina per un trasferimento urgente e una tantum di materiale a Kyjiv. Un sondaggio pubblicato all’inizio del mese ha rivelato che il 55 per cento dei cittadini svizzeri sarebbe favorevole alla riesportazione di armi in Ucraina.

Il presidente svizzero ha respinto con forza queste rivendicazioni. «Sostenere che la difesa europea dipenda dalla riesportazione di armi dalla Svizzera e chiedere di ignorare la legge non mi sembra appropriato», ha sottolineato Berset. «Proprio perché siamo neutrali e non permettiamo il trasferimento di armi in zone di guerra, possiamo fare molto per questo continente». Non contento, ha anche accusato i politici tedeschi di aver preso di mira la Svizzera per spostare l’attenzione dai loro scarsi risultati politici nella fornitura di aiuti all’Ucraina.

Non tutti i suoi colleghi sono d’accordo. La ministra della Difesa Viola Amherd, del partito di centro, ha detto agli ufficiali dell’esercito svizzero che Berna non può più permettersi di «restare ai margini» dal punto di vista militare. La ferma opposizione di Berset a qualsiasi fornitura rende tuttavia altamente improbabile un cambiamento dello status quo, e i produttori di armi dicono che l’impossibilità di esportare potrebbe rendere impossibile mantenere i contatti commerciali con l’Occidente.

Secoli di «neutralità armata»

I vicini europei spingono il Paese elvetico in una direzione, mentre la storia spinge in un’altra. La Svizzera è riuscita a mantenere la neutralità per secoli, anche durante due guerre mondiali; è una posizione sostenuta da gran parte dei suoi abitanti, che ne hanno fatto un ideale nazionale anche all’estero: un vero e proprio brand, si direbbe oggi.

La neutralità svizzera iniziò a essere formalizzata dopo le guerre napoleoniche, quando i grandi d’Europa decisero di creare un cuscinetto tra le potenze regionali. Fu ulteriormente codificata nella Convenzione dell’Aia del 1907, che costituisce la base dell’attuale contesto. La convenzione prevedeva che gli Stati neutrali si astenessero dal condurre guerre e mantenessero un’equidistanza tra le parti in conflitto: potevano vendere armi, ad esempio, ma solo a tutte le parti. Inoltre, obbligava i Paesi neutrali a garantire che i loro territori non venissero utilizzati dalle forze belligeranti.

Ciò ha portato a quella che gli svizzeri chiamano «neutralità armata»: un impegno non solo alla neutralità, ma anche alla capacità di proteggerla. Quest’ultima è ciò che i critici ora vedono in pericolo. L’industria bellica svizzera non ha un grande impatto economico nel Paese: rappresenta meno dell’uno per cento del Pil, ma è fondamentale per preservare questo status quo, anche simbolico.

Gli alleati di Kyjiv oggi vedono nell’incertezza svizzera – sia sulle esportazioni sia sulle sue sanzioni alla Russia, che i diplomatici occidentali ritengono poco restrittive – una prova che a muovere Berna sarebbero gli affari, piuttosto che le idee. Le misure intraprese contro Mosca sembrano poco convincenti agli occhi di Washington e Bruxelles, con gli svizzeri che avrebbero congelato beni russi solo per 7,5 miliardi di franchi, circa otto miliardi di dollari. Si tratta di una piccola parte di quelli che, secondo il ministero dell’Economia svizzero, sarebbero circa 49,3 miliardi di dollari di beni russi nel Paese. I funzionari europei sospettano però che il totale possa essere più alto.

La «neutralità difensiva» (e identitaria) di Vienna

Il dibattito pubblico sulla neutralità dell’Austria ha diversi punti in comune con quello di Berna, e ha raggiunto il culmine in questi mesi, soprattutto in occasione dell’anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il cancelliere austriaco Karl Nehammer è stato costretto quindi ad affrontare la questione in una sessione speciale in Parlamento.

Nehammer ha difeso la postura neutrale di Vienna, che una minoranza sempre più rumorosa nel suo Paese sta cercando di cambiare. «La neutralità austriaca è una politica di pace: è una neutralità difensiva», ha affermato in un discorso accolto con applausi dai partiti dell’opposizione e osservato dalla tribuna da diplomatici ucraini e dalla leader bielorussa Sviatlana Tsikhanouskaya. «La neutralità è stata, è e sarà utile per il nostro Paese», ha aggiunto il cancelliere.

L’Austria è costituzionalmente neutrale da quando l’Unione Sovietica e le potenze alleate le hanno concesso l’indipendenza negli anni Cinquanta, dopo la Seconda guerra mondiale. Dal 1965, il Paese celebra la sua festa nazionale il 26 ottobre (Nationalfeiertag), ovvero la suddetta dichiarazione e il definitivo ritiro delle truppe alleate, avvenuto il 25 ottobre 1955. Da un punto di vista legale, la neutralità austriaca è sia parte della Costituzione che parte del diritto internazionale. Un vero e proprio tratto identitario.

La postura austriaca ha avuto un’importanza enorme durante tutta la Guerra fredda, influenzando la contrapposizione tra Est ed Ovest: si era venuto a creare un cordone neutrale di Stati cuscinetto composto da Svizzera, Liechtenstein, Austria e Jugoslavia, che divideva la contiguità territoriale della Nato con gli alleati del settore Sud e Sud-Est, aumentando quindi notevolmente l’importanza strategica dell’Ungheria all’interno del Patto di Varsavia e dell’Italia in quello Atlantico.

L’adesione alla Nato ora non scalda i cuori degli austriaci, che associano neutralità e prosperità. Secondo questa scuola di pensiero, l’Austria non sarebbe diventata una nazione con uno standard di vita elevato se i sovietici avessero ancora controllato l’Est del Paese. Inoltre, la neutralità è stata la piattaforma che ha permesso a Vienna di svolgere un ruolo di primo piano negli affari globali negli anni Settanta, quando l’allora cancelliere Bruno Kreisky intervenne nel processo di pace in Medio Oriente e cercò di migliorare le relazioni tra il Nord e il Sud del mondo.

Le grane del sottotenente Nehammer

Con l’invasione dell’Ucraina, il Paese si trova sempre più isolato in Europa per quanto riguarda le questioni di Difesa. Nehammer è stato finora riluttante a dare ulteriore spazio alla questione, potenzialmente tossica dal punto di vista politico per il suo partito conservatore: dopo le svolte di Svezia e Finlandia, però, è stato impossibile aggirare l’ostacolo.

Questo punto non sfugge a Nehammer, ex ufficiale dell’esercito, che ha trascorso gran parte del suo cancellierato cercando di riportare l’Austria verso Bruxelles e Washington, e di porre fine alla storica ambiguità nei confronti di Mosca. Una situazione che continua a creare imbarazzo a Vienna: nel febbraio scorso, un gruppo di delegati russi non è stato escluso dalla partecipazione all’assemblea dell’Osce nella capitale, e il governo ha addirittura difeso questa scelta. L’Austria si è a lungo comportata come un ponte tra la Russia e l’Occidente e sotto il predecessore di Nehammer, Sebastian Kurz, le relazioni con Mosca sono state coltivate in modo considerevole.

Tuttavia, qualsiasi passo verso la fine della neutralità rischia di far perdere terreno al Partito Popolare a favore del nazionalista Partito della Libertà, che ha fatto della questione un punto centrale della sua campagna elettorale. Nehammer spera che il suo intervento diretto abbia messo la parola fine al dibattito: ma, poiché è improbabile che la guerra finisca presto, molti esperti austriaci ritengono che continueranno a esserci divergenze.

In una lettera aperta, più di novanta esponenti di tutto lo spettro politico, alti ufficiali militari ed ex diplomatici hanno esortato il Paese a riconsiderare i suoi decenni di non allineamento. «Nonostante il drammatico ritorno della guerra in Europa, ampi settori della politica e della società nazionale sono caduti nell’illusione che l’Austria possa rimanere così com’è, restare fuori dai conflitti e accontentarsi di un po’ più di soldi per le forze armate», si legge nella lettera. «La nostra posizione è ridicolizzata a livello internazionale da alcuni e percepita come molle da altri».

La neutralità armata (come per la Svizzera) o la neutralità cooperativa – in cui un Paese collabora con altre potenze in aree come l’addestramento e la pianificazione – sono opzioni sul tavolo. Ma l’Austria non ha assunto nessuna delle due posizioni: il suo esercito è debole e le sue agenzie di sicurezza e di intelligence sono viste con sospetto in Europa. In ottobre il governo ha annunciato un forte aumento della spesa per la difesa, con sedici miliardi di euro stanziati per le forze armate da qui al 2027, arrivando all’1,5% del Pil.

L’unica cosa certa è che in questi mesi nelle città svizzere, come nel centro di Vienna, su molti edifici sventolava la bandiera blu e gialla dell’Ucraina. In Svizzera, la maggior parte dei legislatori definisce apertamente la Russia come Stato aggressore; questo non ha cambiato la loro posizione di neutralità. Una posizione che sembra sempre più insostenibile con il passare del tempo.

Russia, Nicolai Lilin: le atomiche di Putin in Bielorussia? Il vero piano. Nicolai Lilin su Libero Quotidiano il 02 aprile 2023

Il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che la Bielorussia ospiterà le armi nucleari tattiche russe (TNW). Secondo Putin, la costruzione di un deposito per le TNW dovrebbe essere completata in Bielorussia entro il primo luglio 2023. Il presidente russo ha fatto riferimento al fatto che gli Stati Uniti dispiegano le loro armi nucleari anche nei Paesi europei. Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, ha risposto mettendo in guardia i leader russi e bielorussi sulle conseguenze di una simile decisione. Ha affermato che il trasferimento di armi nucleari alla Bielorussia sarà seguito da nuove sanzioni. Ha aggiunto che le «élite» bielorusse hanno ancora la possibilità di impedirlo.

L’Ucraina, da parte sua, ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Kiev si aspetta passi decisivi da parte dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza - Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Cina. Il ministero degli Esteri cinese ha reagito ai piani del Cremlino e si è espresso contro il dispiegamento di armi nucleari russe sul territorio della Bielorussia. Mao Ning, portavoce della diplomazia di Pechino, lunedì ha espresso «grande preoccupazione» per i rischi di proliferazione delle armi nucleari.

URANIO IMPOVERITO

Putin ha dichiarato che la decisione di schierare armi nucleari in Bielorussia è stata presa dopo che la Gran Bretagna ha dichiarato di voler fornire all'Ucraina proiettili all’uranio impoverito. In precedenza, i rappresentanti dell'ambasciata russa nel Regno Unito avevano dichiarato che «la radioattività, l’alta tossicità e la cancerogenicità di tali armi, se utilizzate, provocherebbero un aumento dei tumori e un colossale danno ambientale al territorio ucraino». Viktor Kevlyuk, esperto del Centro per le strategie di difesa, colonnello della riserva dell’AFU, ritiene questa affermazione priva di fondamento: «Se i funzionari russi e Putin avessero studiato fisica e chimica a scuola, ne avrebbero almeno un po’ il senso. I proiettili perforanti sub-calibro contengono un nucleo che perfora la corazza». Più forte è il materiale, più spesso è il nucleo, più spessa è la corazza che può penetrare. Man mano che si addentra nella corazza, la punta assume la forma di un fungo e perde la sua capacità di perforazione. Questo non è uno svantaggio dei nuclei realizzati in una lega di titanio e uranio impoverito che è chiamata Staballoy.

I proiettili di cui parliamo sono entrati in servizio nella Nato all'inizio degli anni Ottanta. Il vantaggio di questo tipo di proiettile è che penetra ovunque. Un nucleo con la suddetta tipologia di uranio, non emette nulla e non influisce in alcun modo sul lavoro dell’equipaggio. Inoltre, tali munizioni sono state utilizzate nel 1999 durante la guerra della Nato contro il regime di Milosevic in Jugoslavia. All’epoca non si trovò alcuna prova che le munizioni all’uranio impoverito fossero dannose. Il rapporto Onu sull’uranio impoverito afferma che il rischio radiologico per la popolazione e l’ambiente rappresentato dalla contaminazione localizzata del territorio con piccole particelle della sostanza dopo l’uso di tali munizioni è insignificante. «Tuttavia, nei casi in cui si trovino frammenti o intere munizioni contenenti uranio impoverito, esiste un rischio potenziale di esposizione alle radiazioni per le persone che sono a diretto contatto con tali frammenti o munizioni», si legge nel documento. Secondo il rapporto, il problema potrebbe essere risolto raccogliendo e smaltendo tali frammenti.

PAESI CANAGLIA

Secondo il presidente russo, Vladimir Putin, starebbe stato Alexander Lukashenko stesso, a chiedere di schierare armi nucleari tattiche in Bielorussia. Lukashenko ha infatti più volte dichiarato pubblicamente che la Bielorussia potrebbe avere bisogno di armi nucleari. Il 17 febbraio 2022 ha dichiarato che la Bielorussia non ha bisogno di armi nucleari in assenza di minacce dirette da parte di “Paesi canaglia”, ma che se tali minacce esistono, il Paese è pronto a dispiegarle sul proprio territorio. Ha anche minacciato di schierare armi “supernucleari” in Bielorussia.

Un anno dopo ha dichiarato che la Bielorussia non ha bisogno di armi nucleari strategiche (SNW), ma che le TNW potrebbero essere utili. Ha inoltre sottolineato che la Bielorussia non ha intenzione di colpire gli Stati Uniti e i Paesi europei. Non ci sono praticamente differenze regolamentari tra le armi nucleari strategiche e le armi nucleari tattiche in termini di caratteristiche tattiche e tecniche, la differenza sta tutta nel loro scopo. Mentre le armi nucleari tattiche servono a raggiungere obiettivi intermedi direttamente sul campo di battaglia, le armi nucleari strategiche possono essere utilizzate in modo più globale: ad esempio, per colpire oggetti situati a distanze molto maggiori. In termini di potenza, le differenze sono irrilevanti: le armi nucleari tattiche possono anche avere una potenza teorica di decine di chilotoni.

Secondo la Reuters, la Russia ha la più grande capacità nucleare al mondo: 5.977 testate nucleari, di cui duemila tattiche. Si tratta di un numero dieci volte superiore a quello degli Stati Uniti. Delle quasi seimila testate nucleari russe (strategiche e tattiche), circa 1.500 sono classificate come obsolete, 2.889 sono in riserva e 1.588 sono operative, 812 delle quali sono dislocate su portaerei terrestri. A titolo di confronto, gli Stati Uniti hanno 1.644 testate pronte per l’uso, la Cina 350, la Francia 290 e la Gran Bretagna 225.

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la Bielorussia ha potenziato le proprie capacità nucleari. Il 19 maggio 2022, Lukashenko ha annunciato che il suo Paese ha acquistato dalla Russia sistemi missilistici terra-aria S-400 Triumf e sistemi missilistici operativi-tattici Iskander, senza però specificare la modifica dell'Iskander. Mentre l’Iskander-E può, a determinate condizioni, essere fornito alla Bielorussia in conformità con il regime internazionale di controllo sulla tecnologia missilistica, poiché la sua gittata non supera i 300 chilometri, l’Iskander-M non potrebbe.

In seguito, il presidente russo Vladimir Putin ha promesso di fornire alla Bielorussia l’Iskander-M che, oltre ad avere una gittata di 500 chilometri, è anche in grado di trasportare testate nucleari. Gli Iskander e gli S-400 sono stati messi in servizio in Bielorussia il 19 dicembre 2022. Sempre nell'agosto 2022, Alexander Lukashenko ha annunciato che il Su-24 sarebbe stato riequipaggiato per trasportare armi nucleari. Putin ha specificato nella sua recente intervista che un totale di 10 aerei dell’aeronautica bielorussa sono stati riequipaggiati.

FA TUTTO IL CREMLINO

Alexander Azarov, rappresentante di Bypol, un’associazione delle forze di sicurezza bielorusse che si oppone al regime di Lukashenko, sottolinea che non c'è mai stato un ordine di mettere in servizio il sistema missilistico Iskander-M fornito dalla Russia: «Da questo concludiamo che l’Iskander appartiene ancora all’esercito russo e, di conseguenza, dovrebbe avere manutenzione e guardie russe». Se Putin deciderà di impiegare le TNW, non le consegnerà a Lukashenko, ma al suo Iskander, che si trova sul territorio della Bielorussia. Se deciderà di sparare, non lo chiederà certo a Lukashenko.

Secondo Azarov, Lukashenko vuole proteggersi in questo modo da un potenziale contrattacco ucraino: «La Russia potrebbe nuovamente lanciare un’offensiva dal territorio della Bielorussia. Gli ucraini hanno detto che se ciò dovesse accadere, nessuno farà il cerimonioso con la Bielorussia: la raffineria di petrolio di Mozyr e, ad esempio, la 38ª Brigata separata di Brest sarebbero immediatamente attaccate. Per eliminare la minaccia, Lukashenko può iniziare a minacciare con armi nucleari, in modo che gli ucraini pensino se colpire o meno la Bielorussia, ma vale la pena notare che Lukashenko stesso non ha armi nucleari, solo Putin le ha», ha detto Alexander Azarov, rappresentante dell’associazione bielorussa di opposizione delle forze di sicurezza. L’analista bielorusso Artem Shreibman ritiene che lo spiegamento di armi nucleari in Bielorussia sia vantaggioso per Lukashenko solo dal punto di vista economico: «Lukashenko è perfettamente in grado di capitalizzare i vari tipi di servizi che fornisce alla Russia. Dimostra la sua lealtà e la traduce in denaro. Non vedo altri vantaggi per Lukashenko. È un passo piuttosto impopolare agli occhi dei bielorussi.

Nella primavera-estate del 2022, secondo i sondaggi di opinione, l’80% dei bielorussi non era favorevole al dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia. Pertanto, dal punto di vista della politica interna, questo è un problema per Lukashenko. Finora è riuscito a presentarsi a molti bielorussi come un garante della pace e della sicurezza. Ora ci saranno dei problemi», ha detto l’analista. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Vedant Patel, ha dichiarato che l’agenzia non vede alcun segno che la Russia si stia preparando a usare armi nucleari in Ucraina e che Washington non ritiene necessario mettere le proprie forze nucleari in stato di massima allerta. Una dichiarazione simile è stata rilasciata dal Pentagono e dal Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

In un’intervista a Meduza, Maxim Starchak, esperto di nucleare russo e ricercatore presso il Centro per la politica internazionale e di difesa della Queens University in Canada, ha suggerito che Putin ha deciso di inasprire le tensioni tra Russia e Occidente. Secondo Starchak, il Cremlino vuole quindi portare gli Stati Uniti al tavolo dei negoziati. Ricorda che Putin ha cercato di fare la stessa cosa anche con lo START-3: per far sì che la Russia tornasse a negoziare sul trattato START, i funzionari russi hanno chiesto agli Stati Uniti di rivedere la loro politica sull’Ucraina. Secondo Starczak, Putin sta cercando, attraverso il dispiegamento di TNW in Bielorussia, di «convincere gli Stati Uniti ad accettare le conquiste russe in Ucraina». Secondo l’esperto, questo ricatto non porterà alla Russia il successo sperato. 

Primo dispiegamento operativo per i missili ipersonici dell’U.S. Army. Paolo Mauri il 3 Aprile 2023 su Indide Over

L’esercito degli Stati Uniti ha rivelato che il primo battaglione di fuoco a lungo raggio della Multi-Domain Task Force ha schierato per la prima volta il sistema missilistico ipersonico LRHW (Long-Range Hypersonic Weapon) a Cape Canaveral, in Florida, ovvero a quasi 4mila chilometri dalla base Lewis-McChord, Washington, che ospita il battaglione.

L’unità dello U.S. Army ha effettuato un’esercitazione, denominata “Thunderbolt Strike”, per mettere alla prova le proprie capacità expeditionary utilizzando i vettori LRHW. Il dispiegamento ha testato il meccanismo di comando e controllo (C2) tra il comando Indo-Pacifico statunitense e quello strategico basato sul continente, quindi per verificare le capacità di schieramento rapido dell’esercito Usa per quanto riguarda questo particolare sistema d’arma.

“I nostri soldati hanno elaborato missioni reali, con dati reali, in tempo reale, per produrre effetti reali” ha affermato il generale Bernard Harrington, comandante dell’unità coinvolta nell’esercitazione, che ha sottolineato anche come l’esercito statunitense stia sviluppando il modo in cui combatterà usando questa nuova tecnologia in modalità di schieramento avanzato.

Thunderbolt Strike segna una nuova pietra miliare per l’esercito e l’industria statunitensi, in quanto permetterà non solo di affinare le tecniche expeditionary, ma anche di rimediare a eventuali lacune tecniche del sistema d’arma, che, come abbiamo visto, è stato schierato in uno scenario terrestre che però ricalca le condizioni ambientali che si possono trovare nel teatro indo-pacifico.

L’esercito Usa si è detto soddisfatto dall’esito dell’esercitazione, affermando che l’LRHW ha dimostrato di poter essere schierato lontano dalla propria base in modo rapido ed efficiente, quindi di poter svolgere qualunque missione gli venga assegnata.

Thunderbolt Strike ha messo in pratica l’approccio multidominio in un contesto expeditionary, ovvero in un teatro in cui non ci sono basi attrezzate, a ridosso della “linea del fronte” quindi con tutte le difficoltà logistiche del caso che riguardano il supporto di un’unità da combattimento da tutti i punti di vista.

L’U.S. Army non ha reso noti ulteriori dettagli dell’esercitazione, quindi non sappiamo se abbiano simulato lo schieramento dell’LRHW in un ambiente altamente contestato, di conseguenza non è possibile stabilire se sia stata affrontata l’attività di “controbolla”, ovvero la penetrazione delle aree A2/AD (Anti Access / Area Denial) che la Cina ha stabilito nei suoi mari contigui e anche oltre, missione comunque prevista per questo sistema missilistico.

Com’è strutturato il missile

L’LRHW ha una portata dichiarata di 1725 miglia (2700 chilometri circa) ed è costituito da un missile lanciato da terra dotato di un corpo planante ipersonico e relativo equipaggiamento di trasporto, supporto e controllo del fuoco. Secondo l’esercito i missili ipersonici possono viaggiare a oltre 6100 Km/h, ovvero più di Mach 5. Questo vettore può raggiungere la parte superiore dell’atmosfera terrestre e rimanere poco oltre la portata dei sistemi di difesa aerea e missilistica fino a quando non è pronto a colpire.

Idealmente quest’arma ipersonica a lungo raggio verrebbe utilizzata per sopprimere la capacità di fuoco di ampia portata e ingaggiare altri bersagli di alto valore dal punto di vista strategico, e sappiamo che l’esercito statunitense sta lavorando a stretto contatto con la U.S. Navy nel suo sviluppo, in quanto l’LRHW è composto dal Common Hypersonic Glide Body (C-HGB). La componente missilistica dell’LRHW è stata sviluppata da Lockheed Martin e Northrop Grumman. I

l sistema è organizzato in batterie e secondo quanto riferito, una batteria dovrebbe avere quattro Tel (Transporter Erector Launcher), ciascuno con due missili, un centro operativo mobile e un certo numero di veicoli di supporto come l’Heavy Expanded Mobility Tactical Truck (HEMTT) dell’esercito.

L’Office of the Secretary of Defense Cost Assessment and Program Evaluation ha stimato che il programma LRHW costerà al Pentagono 4,4 miliardi di dollari per lo sviluppo e 2,5 miliardi per la produzione. Il piano iniziale di acquisizione è per 66 missili, inclusi 48 sviluppatori tecnologici. Il costo di ogni missile pertanto si aggira intorno ai 106 milioni di dollari.

Il prezzo elevato delle armi ipersoniche potrebbe facilmente limitarne la produzione, e quindi le scorte, pertanto verrebbe a mancare il volume di fuoco necessario per contrastare l’immenso numero di piattaforme aeree e navali cinesi. L’efficacia di questi sistemi terrestri mobili potrebbe anche essere limitata dalle restrizioni riguardanti la possibilità di avere basi avanzate nell’Indo-Pacifico insieme alla gittata delle armi stesse: 2700 chilometri vengono giudicati non sufficienti per poter colpire gli assetti avversari, anche terrestri, senza la possibilità di dispiegamento in basi avanzate in quella regione, ma c’è da considerare che la capacità expeditionary recentemente testata offre una soluzione a questo dilemma in quanto, in caso di conflitto, i sistemi verrebbero dispiegati più a ridosso degli obiettivi o dei choke points sensibili, ma per poter svolgere questa missione è necessario comunque ottenere un certo grado di superiorità aeronavale in modo da poter effettuare le “spedizioni” in relativa sicurezza. PAOLO MAURI

Il sistema missilistico da difesa aerea Samp-T. Paolo Mauri Balsamo il 23 gennaio 2023 su Inside Over.

Il Samp-T, acronimo di Sol-Air Moyenne Portée/Terrestre (suolo-aria media portata/terrestre), è un sistema missilistico da difesa aerea costruito dal consorzio italo-francese Eurosam di cui fanno parte Mbda Francia, Mbda Italia e Thales.

Si tratta di un sistema “di teatro”, ovvero a corto/medio raggio, in grado di proteggere siti sensibili (porti, aeroporti, città, concentramenti di truppe ecc) da missili da crociera, velivoli (manned e unmanned) e missili balistici tattici.

L’Italia, insieme alla Francia, invierà una batteria di Samp-T all’Ucraina come confermato il 22 gennaio 2023 dal ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha reso noto inoltre che il trasferimento è in corso di finalizzazione.

La storia del Samp-T

La Francia e l’Italia hanno avviato congiuntamente lo sviluppo della famiglia di missili Samp-T e Aster nel 1988 nell’ambito del programma Fsaf (Famiglia di Sistemi Superficie Aria). Il Samp-T è stato progettato per sostituire i vecchi sistemi Hawk e Crotale e soddisfare le moderne esigenze della difesa d’area terrestre per un sistema a media portata in grado di operare in nuovi scenari operativi, caratterizzati da fattori come ridotti tempi di reazione per rispondere alla minaccia aerea, elevata mobilità e possibilità di adeguare il dispositivo alla dinamicità del campo di battaglia moderno.

Eurosam ha avviato lo sviluppo su vasta scala nel 1990, mentre la produzione è cominciata nel 1997 e i test nel 1999. La prima prova dell’intero sistema ha avuto luogo nel luglio 2005, durante il quale il Samp-T ha acquisito, tracciato e intercettato con successo il suo bersaglio. A maggio del 2008 il sistema ha cominciato la valutazione operativa negli eserciti di Italia e Francia con due lanci di prova coronati da successo. Il Samp-T è entrato in servizio in Francia nel 2010 mentre in Italia nel 2013. Nell’ottobre 2010, il sistema ha intercettato per la prima volta un missile balistico a corto raggio, successivamente l’aeronautica militare francese ha condotto un secondo test di intercettazione nel novembre 2011, anch’esso dall’esito positivo.

Il suo primo dispiegamento operativo è avvenuto a febbraio del 2011 in occasione del G8 di Deauville, Francia, mentre a marzo 2013 l’Esercito Italiano e l’Aeronautica Militare Francese hanno schierato per la prima volta il sistema all’interno dell’architettura da difesa antimissile della Nato (Active Layered Theatre Ballistic Missile Defence – Altbmd), intercettando ancora una volta un missile balistico a corto raggio durante un test.

Sviluppi recenti

A settembre 2013 il ministro della Difesa di Singapore ha annunciato l’acquisizione di una batteria di Samp-T equipaggiata con missili Aster 30. Fra il 2015 e il 2016 un’unità del sistema è stata schierata a Roma per la sorveglianza dei cieli della Capitale in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia; contemporaneamente una seconda batteria ha operato in Turchia nell’ambito dell’operazione Nato “Active Fence” dal giugno 2016 al dicembre 2019, garantendo la sorveglianza, 24 ore su 24, della città di Kahramanmaras, sul confine sud-est dell’Alleanza Atlantica, contro missili balistici tattici provenienti dal territorio siriano. Singapore ha ricevuto il sistema nel 2017 insieme a 100 missili Aster 30. Nel 2018 Mbda ha ottenuto il nulla osta per vendere il sistema all’Azerbaigian.

Nel marzo 2021, Francia e Italia hanno annunciato lo sviluppo pianificato di una variante aggiornata e migliorata, denominata Samp-T Ng, dove Ng sta per “nuova generazione”. La Turchia si è dimostrata più volte interessata al sistema, e a luglio del 2022 il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato di voler “continuare sulla strada del Samp-T”. Nell’ambito della missione Inherent Resolve, l’Italia nel 2022 ha inviato una batteria del sistema in Kuwait. Attualmente si ritiene che la Francia disponga di nove batterie di Samp-T, mentre l’Italia di cinque, tutte in forza presso il Quarto Reggimento artiglieria contraerea di Mantova insieme ad una batteria per finalità addestrative.

Come da Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa (2021-2023), il nostro Paese ha previsto il rinnovamento e il potenziamento delle capacità della difesa aerea e missilistica nazionale con l’aggiornamento allo standard Samp-T Ng delle batterie esistenti dell’Esercito e con l’acquisizione di cinque nuove batterie della versione Ng per l’Aeronautica Militare.

Caratteristiche tecniche

Il sistema include un veicolo di comando e controllo, uno di ingaggio, un veicolo dotato del radar Arabel e fino a sei veicoli Tel (Transporter Erector Launcher) – una batteria tipo ne possiede quattro – con otto intercettori e un set completo di ricariche nel Modulo Ricarica Terrestre, insieme a un veicolo con due gruppi elettrogeni.

Il radar multifuzione Arabel 30 è un phased array 3D sviluppato da Thales con sistema Iff (Identification Friend or Foe) che ruota per fornire una copertura a 360 gradi. Il Samp-T può tracciare fino a 100 bersagli e ingaggiarne 10 contemporaneamente.

Un Samp-T a Parigi. Foto: Kevin B./WikiCommons

I missili Aster 15 e 30 in dotazione possono raggiungere rispettivamente 30 e 120 chilometri di gittata massima, ma essa scende a 15 per i missili balistici a corto raggio e quelli antiradiazioni. Entrambi gli intercettori sono a propellente solido a due stadi. L’Aster 30 misura 4,9 metri di lunghezza, 0,18 di diametro e pesa 450 chilogrammi al momento del lancio. Può volare fino a Mach 4,5 e a un’altitudine di 20 chilometri. Nel 2016, Eurosam ha iniziato a sviluppare una variante a portata estesa denominata Aster 30 Block 1 Nt (New Technology) Extended Capability. Il missile potenziato presenta un nuovo seeker che opera in banda Ka, invece di quelli in banda Ku precedentemente utilizzati.

La famiglia degli Aster è altamente manovrabile. Fino a metà rotta il vettore viene guidato utilizzando i dati del bersaglio aggiornati trasmessi dal radar multifunzione. Durante la fase di homing il missile è guidato dal suo seeker attivo in grado di rilevare anche i missili da crociera stealth. Gli Aster 30 sono così precisi che nel 70% dei tiri di prova sono riusciti a intercettare il bersaglio, che una volta identificato e tracciato viene colpito dalle schegge generate dall’innesco di una spoletta di prossimità.

Il sistema Samp-T può essere adattato per funzionare con vari radar a lungo raggio. Il raggio di rilevamento è compreso tra 300 e 400 chilometri, quando si utilizza il radar a lungo raggio Thales Gm400. Il veicolo lanciatore può essere posizionato fino a 25 chilometri da quello radar. Il sistema utilizza un’architettura di comunicazione Link 16 conforme agli standard della Nato perciò Il Samp-T è totalmente interoperabile con altri partner dell’Alleanza. Richiede solo 14 persone per dispiegare e far funzionare una batteria e presenta un periodo di dispiegamento e ritiro molto breve.

Il Samp/T NG impiega missili Aster 30 Block 1 NT, il cui sviluppo, congiuntamente con la Francia, è stato lanciato nel 2015. Analoghi sistemi missilistici navali per la difesa aerea (Paams delle navi Classe Orizzonte e Saam-IT di Nave Cavour) utilizzano la stessa munizione. La definizione NG, grazie all’introduzione di nuove tecnologie, aggiunge al Modulo di Ingaggio nuove funzionalità e nuove prestazioni che permettono, insieme all’integrazione del nuovo radar Kronos Gmhp (Grand Mobile High Power), di sfruttare le potenzialità offerte dall’Aster 30 Block 1 NT ovvero di colpire bersagli sino a 150 chilometri di distanza.

Estratto dell'articolo di Mauro Evangelisti per "Il Messaggero" il 29 Marzo 2023

Erano stati promessi e sono stati consegnati, sia pure dopo un lungo dibattito: la Germania ha inviato i primi 18 tank Leopard 2 all'Ucraina, mezzi blindati considerati molto efficaci sul campo di battaglia, più di quelli a disposizione della Russia. Anche il Portogallo ne ha garantiti 3, la Svezia 10, mentre dal Regno Unito sono arrivati i primi carri armati Challenger 2. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius: «Sono sicuro che possano fare la differenza».

Immediata la risposta di Mosca, che dopo la visita di Xi Jinping a Mosca la settimana scorsa, ha innalzato il livello della minaccia: dopo avere annunciato che dispiegherà armi tattiche nucleari in Bielorussia (contro la quale la Polonia ha promesso sanzioni), ieri la Russia ha messo nel mirino Berlino. Il portavoce del Cremlino, Dmytro Peskov: «La Germania è sempre più coinvolta nel conflitto ucraino».

 Il riferimento era anche a un articolo dello Spiegel secondo cui il governo tedesco aumenterà la spesa per l'assistenza militare all'Ucraina da 3 miliardi a oltre 15 nei prossimi anni. «Le relazioni tra Russia e Germania - ha aggiunto Peskov - lasciano molto a desiderare. La Germania sta prendendo parte attiva, armando l'Ucraina, inondando l'Ucraina di armi.

Sia direttamente che indirettamente, la Germania è sempre più coinvolta in questo conflitto, quindi azioni e decisioni simili non porteranno certamente a nulla di buono»

 PRECEDENTI Eppure, i rapporti tra Mosca e Berlino, anche di tipo economico visto che il fabbisogno energetico della Germania dipendeva notevolmente dalla Russia, prima dell'invasione dell'Ucraina erano solidi.

 […] Ieri Mosca ha testato un nuovo missile, in estremo Oriente: lo ha confermato il Ministero della Difesa russo secondo il quale due imbarcazioni hanno lanciato un attacco missilistico simulato contro una finta nave da guerra nemica a circa 100 chilometri di distanza […] Intanto, gli Usa hanno varato un nuovo pacchetto di aiuti per Kiev da 2.500 milioni di dollari e detto di sostenere la creazione di un tribunale speciale per il «crimine di aggressione dell'Ucraina».

Ieri a settanta chilometri da Mosca, nel villaggio di Svitino, vicino alla ferrovia sono stati trovati frammenti di un drone con i colori della bandiera dell'Ucraina. Sopra c'era scritto "Gloria all'Ucraina". Secondo due canali Telegram che riportano la notizia, però, si tratta di un drone artigianale, quindi sembra più un'azione di protesta che militare. Resta però un dato: è arrivato alle porte di Mosca. E secondo il sito indipendente Meduza «come parte delle forze armate dell'Ucraina, sono state formate le prime tre compagnie d'attacco di droni». […]

La controffensiva. Germania e Regno Unito hanno inviato i primi carri armati in Ucraina. L’Inkiesta il 29 Marzo 2023.

Arrivati i 18 panzer Leopard 2 tedeschi e i tank britannici Challenger. Ma Mosca non sta a guardare e annuncia che procederà con il dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia. Kyjiv colpita ancora dai droni russi

Circa due mesi dopo la decisione del governo federale di Berlino, i 18 panzer Leopard 2 tedeschi sono arrivati in Ucraina, scrive der Spiegel. Kyjiv ha ricevuto anche i primi tank britannici Challenger. Si rafforza così la potenza di fuoco ucraina.

Ma il Cremlino non sta a guardare e ha annunciato che la Russia procederà con i piani di dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia, indipendentemente dalla reazione dell’Occidente. «La Russia possiede armi avanzate e uniche in grado di spazzare via qualsiasi nemico, compresi gli Stati Uniti», ha dichiarato il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev in un’intervista al quotidiano Rossiyskaya Gazeta, rilanciata dalla Tass.

Secondo fonti ucraine, l’esercito di Kyjiv ha attaccato le città di Mariupol, nel Donetsk, e Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia, occupate dall’esercito russo

Intanto Kyjiv è stata colpita nuovamente dai droni russi: esplosioni sono state segnalate dal sindaco Vitali Klitschko nei quartieri Sviatoshyn e Obolon.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ieri ha visitato il fronte a Zaporizhzhia. «Senza l’immediato ritiro delle truppe e del personale russo dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia e dai territori adiacenti, qualsiasi iniziativa per ripristinare la sicurezza nucleare è destinata al fallimento», ha detto.

A Kiev i tank tedeschi e inglesi. E Mosca alza il tiro sugli Usa. Arrivati Leopard e Challenger. Patrushev: "Abbiamo armi per eliminare gli Stati Uniti". Avanti sulle atomiche a Minsk. Patricia Tagliaferri il 28 Marzo 2023 su Il Giornale.

Nessun dietro-front dopo la minaccia di Putin di un imminente dispiegamento di armi tattiche nucleari in Bielorussia. Anzi, Mosca ci mette il carico, cavalcando la paura di chi considera reale la minaccia del presidente russo. «La reazione dell’Occidente non influirà sui nostri piani», spiega il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Mentre la Cina chiede «sforzi diplomatici» per una soluzione pacifica della crisi, il prossimo 6 aprile Putin incontrerà il presidente bielorusso Alexander Lukashenko. Insieme i due leader presiederanno una riunione del Consiglio supremo del cosiddetto Stato dell’Unione, cioè il patto di collaborazione tra i due Paesi. Il segretario del consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina, Oleksiy Danilov, accusa intanto il Cremlino di aver preso la Bielorussia come «ostaggio nucleare».

Un altro avvertimento, più che mai esplicito, arriva anche dal segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev: «La Russia ha le armi per distruggere qualsiasi nemico, inclusi gli Stati Uniti, se la sua esistenza fosse minacciata». In un’intervista al quotidiano statale Rossiiskaya Gazeta Patrushev mostra il volto di un Paese per nulla intimorito, recapitando un chiaro messaggio a Washington: «I politici americani intrappolati dalla loro stessa propaganda hanno fiducia che, in caso di conflitto diretto con la Russia, gli Stati Uniti siano in grado di lanciare un attacco missilistico preventivo, dopo il quale la Russia non sarà più in grado di rispondere.

Questa stupidità è miope e molto pericolosa». Per il segretario del Consiglio di sicurezza russo, di fatto i Paesi Nato sono parte del conflitto e inviando armi, munizioni e informazioni alle forze ucraine vogliono solo prolungarlo più a lungo possibile, sconfiggere la Russia e portare ad un’ulteriore divisione. Il presidente russo ha detto che fornendo armi a Kiev l’Occidente «ha oltrepassato tutte le linee rosse». Proprio ieri la Germania ha consegnato i primi dei 18 carri armati Leopard 2 promessi a Zelensky, pronti ad essere schierati su diverse linee del fronte da aprile o maggio, mentre gli equipaggi ucraini addestrati nel Regno Unito per utilizzare i potenti carri armati britannici Challenger 2, arrivati ieri, sono tornati in patria dopo diverse settimane trascorse col personale dell’esercito di sua maestà. Tasselli importanti per la controffensiva ucraina di primavera.

Un primo assaggio c’è già stato a Mariupol, nel Donetsk, e a Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia, occupate dall’esercito di Mosca, attaccate ieri dagli ucraini, che hanno colpito strutture dove si trova l’amministrazione russa. La resistenza ucraina ha anche fatto saltare in aria l’auto di uno dei principali comandanti dell’esercito del Cremlino nella città occupata, che è sopravvissuto. Mentre sarebbe stato sventato un attacco di Kiev in Russia con un drone: il velivolo senza pilota sarebbe stato intercettato e neutralizzato dal sistema di guerra elettronica. Ieri il presidente Zelensky ha incontrato i soldati al fronte nella regione di Zaporizhzhia, che lo hanno informato sulla situazione e sulla fornitura di armi ed equipaggiamenti. Poi ha visto il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, per discutere sulla sicurezza della centrale nucleare occupata dai russi e finita più volte sotto le bombe.

Nel consueto videomessaggio alla nazione di domenica notte, il leader ucraino ha messo in guardia dalle conseguenze negative del conflitto sui più giovani: «Circa 1,5 milioni di adolescenti ucraini rischiano la depressione, l’ansia e altri problemi psicologici».

Le Spie.

Servizi segreti russi.

Ivana Trump. 

Evan Gershkovich.

Artem Uss.

Servizi segreti russi.

Estratto dell’articolo di Andrea Marinelli e Guido Olimpio per il “Corriere della Sera” il 21 aprile 2023.

Comignoli, tetti spioventi o piatti come una terrazza, tegole rosse, architetture più eleganti. In mezzo c’è un mare di antenne: piccole, alte, paraboliche, altre invisibili dentro container, altre ancora mimetizzate da qualche parte. Secondo un’indagine di un gruppo di giornali nordeuropei, questa «foresta» è parte di un’attività di spionaggio russa che usa le ambasciate, ma anche edifici meno identificabili, in tutta Europa e nel resto del mondo. 

L’inchiesta Espiomats torna su un filone noto, quella dell’intelligence elettronica. Ai tempi delle rivelazioni di Edward Snowden, la Nsa americana finì sotto accusa per lo stesso motivo: le installazioni nelle rappresentanze diplomatiche servivano a monitorare gli stessi alleati. Oggi, con la guerra in Ucraina, sotto osservazione finiscono i servizi segreti di Mosca. Lo sanno tutti cosa avviene e da quanto, però adesso viene raccontato con maggiori dettagli. 

Usando droni, video, foto e buone fonti sono state censite 182 «antenne», con una presenza massiccia alla seda diplomatica della Russia a Bruxelles dove ne hanno contate ben 17. Il Belgio […] è infatti un grande target. Nell’elenco compaiono le capitali di 39 Paesi europei e non: Sofia, Praga, Belgrado, Lisbona, Madrid, Nicosia, Berlino, Parigi, La Valletta e altre ancora, ma vi sono antenne — non censite nell’inchiesta — anche sul tetto dell’ambasciata di Roma. Gli apparati hanno una giustificazione «legittima», servono per garantire i collegamenti tra i diplomatici e il ministero. Ragioni d’ufficio, pertinenze, esigenze legate — diciamo — alla professione. 

[…] Gli esperti hanno identificato sistemi che certamente garantiscono un dialogo «criptato», in sicurezza. Però ne appaiono altri che possono intercettare comunicazioni, cellulari e telefoni satellitari. […] I «russi sanno che gli occidentali sanno», possono adottare contromisure e contro-contromisure. Per carpire dati e, nel contempo, per contrastare la sorveglianza alleata. 

[…] Una ricognizione aerea può avvistare il «disco» sospetto sulla parte superiore di un palazzo […] E allora è possibile che vengano studiate soluzioni alternative per sottrarsi ai controlli. Un campo infinito. […] Per anni sono girate ipotesi su una casa situata davanti all’ingresso dell’ambasciata russa a Washington. Una probabile postazione dell’Fbi, con tanto di fotocamera nascosta dietro la tenda di una finestra, per registrare chi entrava o usciva. 

[…] Lo sfondo di questo «teatro» è la crisi ucraina. Dopo l’invasione, l’Alleanza ha espulso circa diplomatici 400 russi, funzionari sospettati di fare le spie. Inoltre sono stati individuati molti illegali, gli infiltrati. L’attenzione è cresciuta, sono state strette le maglie per rendere la vita difficile agli avversari, è partita una guerra di informazione che ha svelato molto su Fsb e Gru, le due «agenzie» coinvolte nella battaglia. […]

Estratto dell'articolo di Jacopo Iacoboni per “la Stampa” il 21 aprile 2023.

Secondo diverse fonti russe […] mercoledì scorso i servizi segreti interni russo (l'Fsb) e la Direzione principale del Servizio di sicurezza del Ministero degli interni hanno eseguito controlli di massa, in particolare alla Direzione degli Affari interni del distretto centrale di Mosca, e in diversi uffici di polizia, nei quali considerano ci siano «traditori» che hanno diffuso segreti all'esterno. Tutto questo mentre dilaga al Cremlino la paranoia sui "Pentagon leaks", i leaks americani che hanno certificato quanto la Cia usufruisca di un livello di "talpe" impressionante negli apparati russi.

La motivazione è la «fuga di dati dalle forze di sicurezza russe su richiesta di cittadini ucraini». Ma ovviamente dietro il riferimento agli ucraini c'è il timore che ci siano anche leaks verso gli Usa. E probabilmente Putin usa la cosa per un repulisti interno. Il 16 marzo 2022, in uno dei discorsi più ominosi della storia putiniana, avvisò che da allora in poi i nemici principali sarebbero stati quelli interni: «[…] Il problema sono quelle persone che vivono qui in Russia ma mentalmente sono distanti, vivono in Occidente».

La conclusione sembrò una minaccia in particolare agli oligarchi o agli alti burocrati (e mogli e figli), ma Putin ce l'aveva in realtà anche con funzionari dello stato infedeli. Nella sua mentalità chekista il presidente della Russia pensava tout court alla "feccia" e ai "traditori": «L'Occidente usa i nostri traditori per distruggere la Russia, ma il nostro popolo sarà sempre in grado di distinguere i patrioti dalla feccia e dai traditori, e sputarli fuori come una mosca che gli è volata accidentalmente in bocca». 

Si spiegano anche così le nuove purghe in corso. […]Secondo i primi dati che emergono, gli agenti dell'intelligence hanno scoperto che anche cittadini ucraini, attraverso pezzi di polizia e Interni, hanno ricevuto dati personali, anche sulle forze di sicurezza russe. Elenchi di persone. Le hanno letteralmente comprate […].

A metà primavera è stata rilevata una fuga di informazioni molto sensibili e presto i sospetti sono caduti sui dipendenti della direzione degli affari interni di Mosca, il distretto amministrativo centrale[…], capendo che le informazioni uscivano dalla direzione degli affari interni nel distretto amministrativo centrale. 

Vera o falsa che sia l'accusa, a quel punto sono scattate le purghe putiniane, almeno tre dipendenti sono stati arrestati nel dipartimento distrettuale di Tagansky, molti altri nella polizia dell'Arbat. Secondo fonti di Baza, è in pieno corso in queste ore una «repressione» della polizia. Fsb contro polizia. Si sbranano tra loro. […] 

Secondo il think tank ISW, le incursioni del Fsb nei dipartimenti di polizia di Mosca si verificano sullo sfondo di una serie di arresti e licenziamenti di membri di spicco della leadership della Rosgvardia, e il Cremlino spinge per questi arresti e indagini «per ottenere de facto una revisione dell'apparato di sicurezza nazionale, estromettere i funzionari caduti in disgrazia del Cremlino e consolidare ulteriormente il controllo degli organi di sicurezza interni». […]

Il capo degli 007 ucraini nel mirino di Mosca: mandato d'arresto per Budanov. Una corte della capitale russa ha emesso un mandato di cattura con l'accusa di terrorismo per Kirill Budanov, capo dell'intelligence militare ucraina (Gur). Mosca lo ritiene responsabile dell'attentato al ponte di Kerch in Crimea dello scorso ottobre. Federico Giuliani il 21 Aprile 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 L'accusa di Mosca

 L'attentato del ponte in Crimea

 Chi è Kirill Budanov

Kirill Budanov è finito nel mirino della giustizia russa. Una Corte di Mosca ha infatti emesso un mandato di cattura all'indirizzo del capo dell'intelligence militare ucraina (Gur) per l'attentato al ponte di Kerch, in Crimea, risalente allo scorso 8 ottobre. Budanov è stato accusato di terrorismo dal tribunale distrettuale di Lefotovo, che lo ha inserito nella lista dei ricercati internazionali ordinandone l'arresto in contumacia.

L'esplosione poi il crollo: in fiamme il ponte della Crimea. Kiev: "È l'inizio"

L'accusa di Mosca

Nei mesi scorsi i servizi d'intelligence interni russi (Fsb) avevano accusato il Gur di avere pianificato l'attentato, compiuto con l'esplosione di un camion-bomba. Adesso è arrivata la doccia fredda per il capo degli 007 militari ucraini, ritenuto responsabile per l'esplosione avvenuta sul ponte di Kerch, nella quale hanno perso la vita quattro persone.

Le informazioni sul caso Budanov sono pubblicate dalle autorità giudiziarie russe sul portale dei tribunali di giurisdizione generale di Mosca. Secondo quanto riportato dalle agenzie russe, la misura di coercizione rivolta all'indirizzo dell'alto funzionario di Kiev sarà valida per 2 mesi dal momento della sua estradizione nel territorio della Federazione Russa o della detenzione in territorio russo.

Nello specifico, Budanov è accusato ai sensi della parte 1 dell'art. 205.4 (organizzazione di una comunità terroristica), parte 1 dell'art. 30 e pag."a" parte 2 dell'art. 205 (atto terroristico), parte 3 dell'art. 222, e parte 3 dell'art. 222.1 del codice penale della Federazione Russa (operazioni illegali con esplosivi). Detto altrimenti, l'uomo è stato accusato dal tribunale russo di atto terrostico, creazione di una comunità terroristica, traffico illegale di esplosivi e armi.

L'attentato del ponte in Crimea

Lo scorso 12 ottobre 2022, l'Fsb aveva già definito Kirill Budanov l'organizzatore dell'esplosione verificatasi sul ponte di Crimea. Nel febbraio 2023 è stata confermato, da parte della Russia, il coinvolgimento dei servizi speciali ucraini nell'attacco terroristico. Siamo così arrivati all'ultimo passo effettuato dal tribunale distrettuale di Lefotovo.

Nell'estate del 2023, nel corso di un'intervista al Financial Times, il capo degli 007 ucraini aveva parlato della guerriglia nei territori ucraini controllati dall'esercito russo, in particolare, menzionando l'esplosione di auto di rappresentanti dell'amministrazione nelle aree di Kherson.

Tornando all'attentato del ponte in Crimea, l'8 ottobre 2022 è stato attivato un ordigno esplosivo sulla parte automobilistica del ponte, nascosto in rotoli con pellicola di polietilene da costruzione, dislocati su 22 pallet dal peso complessivo di quasi 22,8 tonnellate. Un camion che trasportava pallet è staltato in aria. In seguito all'esplosione, un treno con sostanze combustibili ha preso fuoco. Quattro persone sono rimaste uccise e il ponte è stato danneggiato. Il traffico automobilistico su tutte le corsie del ponte di Crimea è stato completamente riaperto il 23 febbraio, più di un mese prima del previsto. Sono ancora in fase di completamento i lavori di ripristino della parte ferroviaria.

Chi è Kirill Budanov

Ricordiamo che Kirill Budanov (qui il suo profilo) è stato nominato capo dell'intelligence ucraina nel 2020. Ha studiato presso l'Accademia militare di Odessa, per poi prestare servizio nelle forze speciali della direzione principale dell'intelligence. Nel 2014 ha combattuto nel Donbass, dove ha ricevuto diverse ferite e riconoscimenti militari. Nel 2019 è sopravvissuto a un tentativo di omicidio.

Nel luglio 2023 il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha nominato Budanov capo del Presidential Intelligence Committee. Con questa nomina, Budanov è diventato, di fatto, il principale coordinatore del lavoro di tutti i servizi di intelligence ucraini.

Estratto dell’articolo di Marco Ventura per “il Messaggero” il 20 aprile 2023.

Normali pescherecci o imbarcazioni per le ricerche oceanografiche? In realtà, il traffico navale russo degli ultimi mesi nel Baltico e nel Mare del Nord, passato al setaccio dalle intelligence scandinave e dal britannico MI6, fa emergere una rete di navi fantasma in missione di spionaggio. E non due o tre ma una cinquantina, con tanto di nave ammiraglia, l'Admiral Vladimirskiy, monitorata nella sua bizzarra navigazione per un mese col trasmettitore spento, per non segnalare né rotta né posizione. 

Una vera e propria flotta di imbarcazioni-spia sotto il controllo di Mosca a ridosso delle coste scandinave e britanniche, in grado di "osservare" le Marine rivali e i fondali, e ottenere una mappatura delle reti di trasmissione dati e delle condutture energetiche sottomarine cui attingere in caso di guerra tra Russia e Occidente.

In concreto, lo scopo di Mosca è quello di preparare azioni di sabotaggio prossime future. Il quadro, inquietante, in un'inchiesta delle tv pubbliche scandinave: la danese DR, norvegese NRK, svedese ST e finlandese Yle. 

Il tutto con ampia citazione e supporto di figure anonime dell'intelligence soprattutto olandese, norvegese e, sottotraccia, inglese. La prima puntata dell'inchiesta è andata in onda ieri sera. Le "navi fantasma" hanno mappato cavi sottomarini e impianti di energia eolica off shore. Le agenzie di sicurezza europee hanno seguito punto per punto i movimenti delle unità sospette. 

Tutto è cominciato il 10 novembre 2022, quando la Admiral Vladimirskiy, ufficialmente una nave oceanografica, è entrata nel fiordo di Morat, lungo la costa nord-orientale scozzese, 30 miglia nautiche a est di Lossiemouth che ospita la flotta di aerei da ricognizione marittima della Raf.

[…] Un cronista ha provato ad avvicinarsi all'Admiral Vladimirskiy e si è trovato di fronte alla scena eloquente di un uomo col passamontagna calato sul volto che imbracciava un fucile d'assalto. Un po' strano, per essere uno scienziato o un marinaio. Un ex esperto della Royal Navy ha specificato che la nave si era avvicinata a ben sette impianti eolici, e ogni volta aveva sensibilmente ridotto la velocità. 

Sotto la lente il danneggiamento di un cavo sottomarino per trasmissione dati al largo della costa norvegese lo scorso anno, opera umana. Non si può escludere che l'incidente abbia a che fare con la rete delle unità fantasma russe. All'inizio del mese, del resto, la Norvegia ha espulso 15 funzionari russi accusati di spionaggio.

Inoltre, il governo danese ha scattato 112 fotografie di imbarcazioni russe davanti alle coste della Danimarca nei giorni precedenti l'esplosione che ha compromesso il gasdotto North Stream nel Baltico lo scorso settembre, anche se per quel sabotaggio è incriminata pure l'imbarcazione di un oligarca ucraino e i contorni dell'inchiesta sono tuttora fumosi. […]

L'Ucraina pianificava attacchi contro la Russia in Siria: la rivelazione nei leak del Pentagono. Secondo alcuni documenti del Pentagono pubblicati dal Washington Post, l'attacco di Kiev contro Mosca in Siria avrebbe avuto come obiettivo le forze del Cremlino e i mercenari della Wagner. Federico Giuliani il 21 Aprile 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Il piano dell'Ucraina

 L'attacco contro la Russia in Siria

 Il piano di Kiev

 Il ruolo delle Forze democratiche siriane

 L'ordine di Zelensky

L'agenzia di intelligence militare dell'Ucraina aveva sviluppato piani per condurre attacchi segreti contro le forze russe in Siria utilizzando l'aiuto dei curdi. L'operazione, con lo scopo di indebolire la Russia e il gruppo Wagner, è stata fermata da Volodymyr Zelensky a dicembre. Sono queste le ultime, clamorose rivelazioni contenute in uno dei documenti del Pentagono diffusi sul web dal giovane Jack Teixeira, un ex aviere della Massachusetts Air National Guard, adesso arrestato.

Il piano dell'Ucraina

Secondo alcuni file visionati dal Washington Post, l'attacco ucraino contro la Russia in Siria, avrebbe dovuto colpire le forze del Cremlino e i mercenari della Wagner presenti in loco, così da creare un nuovo fronte e costringere Mosca a ridistribuire le risorse dall'Ucraina, a migliaia di chilometri di distanza. Zelensky ha tuttavia ordinato di fermare il piano e non è successo niente del genere.

Il documento trapelato, basato su una notizia dell'intelligence Usa raccolta il 23 gennaio, espone nel dettaglio come è progredita la pianificazione, e come potrebbe procedere una campagna del genere nel caso in cui l'Ucraina decidesse di effettuarla.

L'attacco contro la Russia in Siria

L'attacco sarebbe stato sferrato iniziando da "obiettivi piccoli", appunto la milizia mercenaria, e con velivoli senza equipaggio. Ma c'era anche l'ipotesi di addestrare gli uomini delle Forze democratiche siriane (Sdf), la forza militare del nord-est controllato dai curdi, per colpire obiettivi russi.

Nel file si legge inoltre che gli ufficiali della Direzione principale dell'intelligence di Kiev, il servizio di intelligence militare del ministero della difesa ucraino, avrebbero potuto pianificare attacchi negabili che avrebbero evitato ogni eventuale coinvolgere del governo ucraino.

Dal momento che la pianificazione è avvenuta lo scorso autunno, le Sdf hanno chiesto addestramento, sistemi di difesa aerea e una garanzia che il loro ruolo sarebbe stato tenuto segreto in cambio del supporto alle operazioni ucraine. La dirigenza delle Sdf aveva anche vietato gli attacchi alle postazioni russe nelle aree curde.

Il piano di Kiev

Il documento entra poi nel dettaglio su come sarebbe stata realizzata una campagna segreta di attacchi ucraini "fittizi", classificandoli in base alla probabilità di provocare, come risposta, un'escalation della Russia.

Il file soppesa le conseguenze di attacchi contro strutture russe "prioritarie" ben difese vicino a Damasco e alla costa siriana, le più pericolose ma le più costose per la Russia, e contro le "infrastrutture petrolifere affiliate alla Russia" nella Siria centrale, scarsamente protetta dalla difesa aerea, ma con "costi modesti" alla Russia, in particolare al gruppo Wagner.

Il ruolo delle Forze democratiche siriane

"I documenti riguardo alle nostre forze non sono reali. Le nostre forze non hanno mai preso parte alla guerra russo-ucraina", ha dichiarato Farhad Shami, portavoce delle Sdf. Il documento indica che la Turchia era a conoscenza della pianificazione. I funzionari turchi "cercavano di evitare potenziali contraccolpi" e suggerivano all'Ucraina di organizzare i suoi eventuali attacchi dalle aree curde invece che da quelle situate nel nord e nel nord-ovest, controllate da altri gruppi ribelli, alcuni dei quali sostenuti da Ankara.

L'ordine di Zelensky

A novembre gli ufficiali dell'intelligence militare ucraina hanno identificato potenziali vincoli logistici alle loro ambizioni, tra cui "problemi con i controlli alle frontiere intra-curde e la creazione di una base operativa". Il 29 dicembre, gli ufficiali hanno scoperto che Zelensky aveva interrotto la loro pianificazione. Non è chiaro il motivo per cui il leader ucraino abbia ordinato la fine dell'operazione. Il paper cita diverse ipotesi: pressioni statunitensi, fornitura limitata di droni da parte dell'Ucraina o dubbi sul successo degli attacchi.

Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio” il 18 aprile 2023.  

I documenti dell’intelligence americana diffusi da Jack Teixeira, il ventunenne arrestato che lavorava per la Air National Guard del Massachusetts, avrebbero potuto rimanere nascosti tra gli appassionati della piattaforma Discord forse per sempre. Giravano da otto mesi, senza che in molti avessero colto la loro importanza.

La risonanza è arrivata dopo quando ha incominciato a interessarsi delle carte del Pentagono una presunta blogger chiamata Donbass Devushka, la ragazza del Donbas che però porta dritti allo stato di Washington. Donbass Devushka si occupa di social, gestisce  un podcast in cui realizza interviste sulla guerra, e organizza  una  raccolta fondi per l’esercito di Mosca. 

La ragazza americana del Donbas è un ex tecnico di elettronica aeronautica arruolata negli Stati Uniti che risponde al nome di Sarah Bils. Bils ha prestato servizio a Whidbey Island fino alla fine dello scorso anno, ma sui suoi account la passione per l’esercito russo era sorta prima, assieme a quella per le milizie della Wagner. 

Donbass Devushka non è soltanto Sarah Bils, ma l’account è tenuto in piedi da circa quindici persone che lavorano in varie parti del mondo e che sono accomunate dalla volontà di sostenere il Cremlino nella sua guerra e di farlo dietro all’immagine di una ragazza con gli occhi chiarissimi e minacciosi che tiene in braccio un gatto dall’aria di lince – è questo il logo dell’account.

In queste settimane Donbass Devushka è passata dalla propaganda alla diffusione dei documenti riservati: il 5 aprile ha pubblicato quattro delle presunte carte trafugate e questo ha portato diversi account di social media russi ad attivarsi. E’ stato quello il momento in cui il Pentagono si è reso conto della fuga di notizie. […] 

[…]  Tra le carte c’erano molti dettagli che riguardavano Mosca, diverse informazioni che il Cremlino sta cercando di coprire, come le divisioni dentro all’esercito russo o lo spreco delle unità di élite, ma Donbass Devushka ha scelto, selezionato e probabilmente rimodellato le informazioni che più le erano utili: dopo tutto l’account si descrive come impegnato in “una guerra dell’informazione in stile russo”.   

[…] Nell’evoluzione della “guerra dell’informazione in stile russo” c’è anche l’approdo di personaggi come Donbass Devushka, che forniscono a Mosca la possibilità di contare su un pubblico più ampio, non legato soltanto alla Russia, ma a un’organizzazione capillare che coinvolge ogni paese.

Estratto dell'articolo del “Wall street Journal” – dalla rassegna stampa estera di “Epr comunicazione” il 18 aprile 2023.

Un account di social media gestito da un ex sottufficiale della Marina statunitense - una voce di spicco online che sostiene la guerra della Russia contro l'Ucraina - ha svolto un ruolo chiave nella diffusione di documenti di intelligence presumibilmente trapelati dall'aviere di prima classe Jack Teixeira.

Una presunta blogger russa nota come Donbass Devushka, che si traduce come Donbas Girl, ha ripubblicato i file da oscure chat room online. Il blog è il volto di una rete di social media, podcasting, merchandising e raccolta fondi a favore del Cremlino. 

Ma la persona che ha ospitato i podcast come Donbass Devushka e che supervisiona questi account è un ex tecnico elettronico dell'aviazione arruolato negli Stati Uniti, con sede nello Stato di Washington, il cui vero nome è Sarah Bils – scrive il WSJ. 

[...]  Il 5 aprile, l'account Telegram di Donbass Devushka ha pubblicato quattro dei presunti documenti riservati trapelati ai suoi 65.000 follower, secondo uno screenshot visto dal Wall Street Journal. Questo ha portato diversi grandi account di social media russi a raccogliere i documenti, dopo di che il Pentagono ha avviato un'indagine. La signora Bils afferma che un altro amministratore ha pubblicato i quattro file. 

Non ci sono prove che la signora Bils, che aveva un'autorizzazione di sicurezza durante il suo servizio in Marina, abbia usato quell'accesso per rubare informazioni riservate. "Ovviamente conosco la gravità dei materiali classificati top-secret. Non li abbiamo fatti trapelare", ha detto. 

[...] La signora Bils è stata promossa al grado E-7 di capo tecnico elettronico dell'aviazione alla fine del 2020, una posizione di sottufficiale superiore, secondo i registri di promozione pubblicati sul sito web della Marina e le fotografie della cerimonia sulla pagina Facebook della sua ex installazione.

La signora Bils ha lasciato l'esercito nel novembre dello scorso anno con un congedo senza onore e con il grado inferiore di E-5, secondo i registri militari. Non è stato possibile determinare immediatamente il motivo di questa significativa retrocessione. La signora Bils ha dichiarato di aver lasciato la Marina per ragioni mediche, dopo aver sofferto di disturbo da stress post-traumatico. 

"Alcune potenziali informazioni molto interessanti", ha postato il 5 aprile l'account Telegram Donbass Devushka, allegando le immagini di quattro file che l'aviere Teixeira avrebbe sottratto alle forze armate statunitensi. "L'autenticità non può essere confermata, ma sembra che si tratti di informazioni Nato molto dannose". Il post è rimasto online per diversi giorni.

La signora Bils ha detto che un altro amministratore aveva pubblicato queste immagini e che è stata lei a cancellarle. "Non conosco nemmeno l'autenticità dei documenti o quello che dicono. Non sono molto esperta nella lettura di documenti di questo tipo", ha detto. 

Oltre all'account Telegram, creato un anno fa, il personaggio Donbass Devushka gestisce account popolari su Twitter, YouTube, Spotify e altre piattaforme. L'account Twitter esiste dal 2012. 

Alcune delle diapositive ripostate sull'account Telegram supervisionato dalla signora Bils erano state alterate rispetto alle fotografie, altrimenti identiche, che l'aviere Teixeira avrebbe postato su Discord - alterate per gonfiare le perdite ucraine e minimizzare quelle russe. Un post successivo sul canale Telegram di Donbass Devushka, il 12 aprile, ha negato che l'immagine fosse stata alterata dagli amministratori. 

"Non modificheremmo mai i contenuti per i nostri spettatori", si leggeva nel post.

La signora Bils ha registrato podcast con ospiti che sostengono il presidente russo Vladimir Putin e si oppongono agli aiuti statunitensi all'Ucraina, secondo un'analisi dei contenuti dei podcast. Come conduttrice del podcast, la signora Bils, originaria del New Jersey, parlava con un leggero accento russo e affermava di essere nata a Luhansk, nel Donbas controllato dai russi. In un'intervista, la signora Bils ha dichiarato di avere "qualche" retaggio russo, senza fornire dettagli.

Rachel Stevens, un'ex collega della Marina che ha lavorato alla Naval Air Station Whidbey Island con la signora Bils, ha detto che una persona nella posizione e nel grado della signora Bils avrebbe di solito avuto un'autorizzazione top-secret perché lavorava su componenti avionici sensibili. Whidbey Island è la principale installazione dell'aviazione navale nel Pacifico nord-occidentale e ospita tutti gli squadroni di attacco elettronico tattico della Marina che volano con l'EA-18G Growler, oltre a otto squadroni di P-3 Orion, P-8 Poseidon e EP-3E Aries, aerei da pattugliamento e ricognizione, secondo il sito web della Marina statunitense.

Non è emersa alcuna prova che qualcuno associato a Donbass Devushka abbia avuto un ruolo nel presunto furto e nella pubblicazione di segreti governativi da parte dell'aviere Teixeira. 

Sabato la signora Bils ha dichiarato di non avere più accesso a informazioni classificate.

[...] La rete Donbass Devushka è diventata una parte significativa della campagna di propaganda bellica filorussa, ha detto Kallioniemi: "È stata sicuramente una delle comunità filorusse in lingua inglese a più rapida crescita". 

La signora Bils ha dichiarato nell'intervista di non odiare l'Ucraina o gli ucraini e di essere da tempo interessata all'Europa orientale. Ha aggiunto che è "ipocrita" che la Corte penale internazionale accusi Putin di crimini di guerra.

L'account di Telegram Donbass Devushka rimane attivo, postando questo fine settimana un video di un orso che si stira e descrivendo il governatore di una regione ucraina con il termine nazista "gauleiter", per un alto funzionario regionale. Per quanto riguarda la campagna NAFO, l'account Donbass Devushka ha postato sabato su Twitter e Telegram un articolo in cui si riferisce a se stessa come "una donna orgogliosa di essere russa ed ebrea, del Paese e del suo popolo". 

In un post che sollecitava fondi e indicava un numero di portafoglio bitcoin su un'altra piattaforma, Donbass Devushka si descrive come "un gruppo di individui devoti". 

Un altro post, a settembre, annunciava una partnership con Rybar, un canale russo di intelligence open-source su Telegram con più di un milione di follower. A dicembre, il capo redattore di Rybar, l'ex addetto stampa del Ministero della Difesa russo Mikhail Zvinchuk, è diventato uno dei consiglieri di Putin per la mobilitazione. 

Tutti i proventi della vendita di prodotti a marchio Rybar saranno destinati agli "sforzi per aiutare i nostri uomini al fronte", secondo uno screenshot del post di Donbass Devushka. La pagina collegata sul sito MyShopOnline è stata nel frattempo rimossa.

Le donazioni all'esercito russo, un'entità sottoposta a sanzioni negli Stati Uniti, sono illegali. Alla domanda se avesse inviato fondi alla Russia, la signora Bils ha detto di aver usato i proventi per finanziare le operazioni delle piattaforme Donbass Devushka, compreso l'acquisto di attrezzature per il podcast per un altro amministratore, e di aver inviato denaro a enti di beneficenza in Serbia, Pakistan, Somalia, Siria e territori palestinesi. Ha aggiunto di aver raccolto solo una "piccola" somma. 

Una versione archiviata della pagina Donbass Devushka su MyShopOnline mostra merce che elogia Putin e il leader ceceno Ramzan Kadyrov, e articoli con la "Z" simbolo dell'invasione russa. L'immagine principale della sezione "For Fun" è una donna dai capelli rossi in uniforme russa che punta il dito contro un maiale sottomesso. 

Il gruppo Discord in cui sono stati originariamente divulgati i file classificati si chiamava "Orsi contro Maiali", in linea con i meme russi che raffigurano gli ucraini come maiali sfortunati che vengono macellati dal potente orso russo.

Usa, media: la talpa del Pentagono ha pubblicato file segreti da febbraio 2022. Storia di Redazione Tgcom24 il 22 aprile 2023.

La talpa dei leak Usa del Pentagono ha pubblicato i file segreti molti mesi prima di quanto finora noto, condividendoli con un gruppo di persone ben più numeroso di quanto si pensasse inizialmente. Lo riporta il New York Times, citando alcune fonti. Nel febbraio del 2022, poco dopo l'invasione dell'Ucraina, un profilo che corrisponde a quello del 21enne Jack Teixeira ha iniziato a postare informazioni di intelligence in una chat su Discord con 600 membri.

Gli imbarazzi di Biden e l’America vulnerabile dietro ai leak del Pentagono. Andrea Muratore il 16 Aprile 2023 su Inside Over

I documenti usciti dal Pentagono e da altre strutture securitarie Usa su iniziativa della “talpa” Jack Teixeira hanno segnato l’ennesimo caso di “leak” interno agli apparati federali Usa e fatto parlare di sé tutto il mondo. Questa volta, però, rispetto a casi come quelli di Julian Assange e Edward Snowden il fronte delle rivelazioni è meno espanso. Non c’è alcuna rivelazione di programmi massivi operati dalle amministrazioni Usa né messa nero su bianco di grandi segreti di Stato come potevano essere le operazioni di “osservazione” (leggi spionaggio) compiute verso gli alleati ai tempi della Guerra al Terrore.

Il vero dato politico è la vulnerabilità dell’America alle rivelazioni di questo tipo e soprattutto alla capacità di gestione delle crisi politiche. Negli ultimi anni, la spinta emergenziale con cui le amministrazioni Usa hanno affrontato queste rivelazioni ha tradito imbarazzo o rabbia, ma la scelta di Joe Biden di rispondere dopo un’iniziale apatia con un’escalation di smentite sembra mostrare un’incertezza interna che la prima potenza globale difficilmente può permettersi di sostenere.

Rivelazioni utili ma non sconvolgenti

Di per sé, infatti, i documenti “bucati” dal 21enne Teixeira su Discord non fanno la differenza sulla conoscenza degli scenari globali né rivelano gli arcana imperii della superpotenza a stelle e strisce e del suo sistema di alleanze. Cosa raccogliamo dalle rivelazioni? La consapevolezza Usa che nel conflitto russo-ucraino c’è una lotta di potere tra Sergej Shoigu e Evgeni Prigozhin per la gestione dell’invasione. Fatto del resto ben conclamato dal capo della Wagner con la sua roboante comunicazione negli ultimi mesi. La natura di “mediatore” assunta da Vladimir Putin tra i vari animi dello Stato profondo di Mosca può stupire solo chi credeva alle voci da social che vedevano il presidente russo come un novello Stalin paranoico e circondato da una corte di lacché.

Si è fatta poi molta enfasi sul fatto che i dati emersi dai documenti rivalutino al rialzo rispetto alle comunicazioni ufficiali le stime americane dei morti di guerra ucraini e ridimensionino il numero di truppe russe morte. Ma in quest’ottica, per mesi il numero ufficiale che ha portato all’accumulazione dei famosi “200mila morti” russi è stato preso per buono dalle fonti occidentali pur provenendo da una parte in causa, l’esercito difensore. Validi analisti militari capaci di padroneggiare le logiche della guerra e gli strumenti di Open source intelligence hanno da tempo sottolineato la difficoltà di calcolare effettivamente i morti per ogni parte e invitato alla cautela. Nel mondo informativo, fuori dai titoli di giornale, c’era già consapevolezza dell’arbitrarietà di molte stime.

Sicuramente d’interesse è il fatto che gli Usa siano a conoscenza della presenza di un manipolo di poche decine di unità delle forze speciali europee che danno sostegno all’Ucraina. Ma del sostegno spionistico e d’appoggio logistico per il flusso informativo diretto al governo Kiev e per governare l’arrivo delle armi dall’Occidente si è parlato da tempo. Così come, relativamente al fronte europeo, non sorprende il fatto che la Germania abbia sovrastimato i carri effettivamente consegnati (con riluttanza) a Kiev.

Gli Usa spiano gli alleati ma non da oggi

Il vero ruolo informativo dei documenti trafugati, se saranno confermati autentici, sarà quello di aver messo in fila molte cose già note. Ma che prese singolarmente non sconvolgono. Pensiamo alla rivelazione di operazioni di spionaggio compiute verso alleati o Paesi amici storicamente vicini agli Usa come Corea del Sud, Egitto e perfino Ucraina e Emirati Arabi. Non stupiscono al confronto di quanto rivelato dieci anni fa da Snowden o ancor prima da Assange.

Innanzitutto c’è spionaggio e spionaggio. Il programma Prism smascherato da Snowden mostrava una capacità di proiezione globale della National Security Agency (Nsa), in grado di spingersi ben oltre lo stesso mandato conferitole dagli apparati securitari. Washington arrivava a spiare anche una strettissima alleata come la Cancelliera Angela Merkel, intercettava ministri e leader di ogni Paese, costruiva una rete di conoscenza capillare.

Oggi i documenti trafugati mostrano una commistione tra informazioni raccolte da agenti d’influenza e voci nate da passaparola. Ma che politicamente possono essere spiegate. Può forse stupire che l’Egitto di Abd Fatah al-Sisi sia stato scoperto disposto a fornire 40mila razzi all’esercito russo in una fase in cui Mosca manteneva aperta la sottile linea che portava il grano esteuropeo in Egitto, evitando una crisi alimentare al Faraone del Cairo? O che la Corea del Sud fosse inizialmente restia ad armare Kiev ben conscia della volontà di usare la sua industria militare per il più proficuo export di massa? O, infine, che i documenti classificati mostrano una scarsa convinzione americana per un successo militare ucraino nella guerra con Mosca, cosa del resto già detta esplicitamente dal presidente del Joint Chief of Staff, generale Mark Milley?

La vera fragilità americana

In quest’ottica però c’è da considerare il dato di fondo di un’intrinseca fragilità dell’America. L’airman Teixeira ha potuto mettere le mani facilmente su documenti classificati raccolti alla rinfusa e diffusi in forma abbastanza amatoriale. Ma questo mostra una falla securitaria notevole.

Il New York Times ha usato un gioco di parole per definire la fuga di notizie: “Top secret is not so secret”. Di fronte al fatto che un giovane aviatore di un’unità di intelligence della Massachusetts Air National Guard avesse potuto accedere così facilmente a documenti sensibili un campanello d’allarme si è acceso a Washington. Secondo il quotidiano della Grande Mela, l’aumento esponenziale del personale con il nulla osta di sicurezza per accedere a documenti ultra-confidenziali ha portato oggi a rendere sempre più possibili potenziali fughe: “I funzionari del Pentagono dicono che il numero di persone con tale accesso è nell’ordine delle migliaia, se non delle decine di migliaia. E appena sotto di loro, quelli con l’autorizzazione per il livello di segretezza medio includono quasi tutti gli altri che lavorano per il Pentagono o altre agenzie di sicurezza nazionale. Ci sono appaltatori militari e persino analisti di think tank che hanno un certo livello di nulla osta di sicurezza”.

Anche lo stesso Snowden, già dieci anni fa, pur essendo stato in precedenza dipendente della Cia lavorava come consulente dell’Nsa per un’azienda esterna con accesso a documenti classificati e confidenziali. Il sistema di subappalto, teso allo scaricabarile delle responsabilità e alla carenza di controlli interni ha prodotto un “mercato” dei documenti sensibili che rende gli Usa esposti a attori malevoli. Tanto che perfino i servizi segreti di Israele, in virtù della strettissima collaborazione d’intelligence Washington-Tel Aviv, si sono allarmati cercando di capire quanto il caso possa produrre impatti sulla sicurezza nazionale dello Stato ebraico.

L’imbarazzo di Biden

Tutti questi fatti creano indubbiamente un grattacapo al presidente Joe Biden. Mentre il dipartimento della Giustizia di Washington lavora per scoprire se dietro Teixeira si sia mosso un gruppo più strutturato, il presidente è preso d’infilata su più fronti.

Il primo è quello della sicurezza interna, dato che le rivelazioni hanno mostrato falle che il governo del Partito Democratico dovrà tamponare, visto lo scostamento temporale tra la fuga di notizie e la presa di consapevolezza di Washington.

Il secondo, indubbiamente, è quello della consapevolezza politica. L’imbarazzo tradito dall’iniziale silenzio della Casa Bianca e la conferma che neanche con uno dei più stretti alleati degli Usa, il premier britannico Rishi Sunak, Biden abbia discusso dei leak mostrano un’eccessiva tendenza all’ingessamento da parte dell’amministrazione. E parimenti segnalano una carenza di capacita di crisis management nel cerchio magico del presidente. Il caso del pallone spia cinese abbattuto a febbraio è paradigmatico, con la Casa Bianca che ha tergiversato diverso tempo prima di arrivare alla decisione dell’abbattimento e al conseguente braccio di ferro diplomatico.

Infine, dato fondamentale, si ripropone il problema reputazionale. Il presidente che aveva affermato come l’America “fosse tornata”, che aveva accusato di disastri politici Donald Trump, che ne aveva criticato la politica estera e di sicurezza inciampa sulla buccia di banana dei documenti trafugati che mostrano, comprensibilmente, piccole e grandi ipocrisie della superpotenza. Ad aprire gli archivi di ogni Stato non si troverebbe molto di diverso. Ma per un’America che sta riaffermando il ruolo guida sull’Occidente ogni incidente è scivoloso. Anche se si tratta di un sassolino rispetto alle valanghe dei casi Assange e Snowden. ANDREA MURATORE

Langley abbiamo un problema… Le talpe Cia da Manning a “Og”. I file riservati della Difesa Usa rubati da un giovane impiegato di una base militare. I precedenti del caso Wikileaks (2010) e del Datagate di Edward Snowden (2013). Alessandro Fioroni il 13 Aprile 2023 su Il Dubbio.

È una delle più grandi fughe di notizie riservate dopo il caso Wikileaks e, secondo il Washington Post, sarebbe opera di un giovane impiegato di una base militare, Secondo il giornale statunitense infatti i rapporti di intelligence altamente classificati sulla guerra in Ucraina, Israele, Corea del sud e altri scenari, sono stati diffusi on line da un «appassionato di armi».

Un ventenne che avrebbe condiviso informazioni sensibili in un gruppo del social media Discord. In tutto avrebbero partecipato circa due dozzine di uomini e giovani ragazzi, alcuni neanche maggiorenni, che condividevano un amore reciproco per le armi, l'equipaggiamento militare e Dio. Quasi una bravata dunque per farsi ammirare, almeno a giudicare dal nickname usato dal ragazzo e cioè OG (Original Gangster). Insomma non proprio un modo per passare inosservati come una spia.

In ogni caso negli Stati uniti l'imbarazzo e tanto, sia per la facilità della perdita dei documenti sia per il loro contenuto: la cosiddetta controffensiva di Kiev in primavera e il controllo di diversi leader mondiali, tra cui molti alleati degli Usa giudicati troppo morbidi nei confronti del Cremlino e molto altro. Tutto vero o quasi perché sembra che in realtà alcuni documenti siano stati falsificati. Dal canto suo Mosca afferma che è solo una manovra per fuorviare il suo operato nel conflitto ucraino.

Ma al di là dei contenuti trapelati vale la pena soffermarsi sulla dinamica con la quale il mondo è venuto a conoscenza dell'attività di intelligence americana. I primi screenshot dei documenti sono stati pubblicati il 1 marzo. Altri apparvero pochi giorni dopo. Hanno viaggiato su canali che non riguardano la politica o l'intelligence militare, ma vengono usati dai giocatori di alcuni game on line come Minecraft.

Ed è quantomeno singolare che i documenti siano rimasti su Discord in gran parte inosservati, prima di diffondersi su altre piattaforme all'inizio di aprile. La massima visibilità è emersa quando tutto è stato ripreso il 5 aprile dalle bacheche di 4chan, uno dei più grandi e controversi hub della sottocultura di Internet che ad esempio veicola le tesi complottiste dei seguaci di Qanon. Poi è stata la volta di Telegram dove agiscono molti personaggi pro Russia, a quel punto tutto è esploso.

Ora la caccia a OG è aperta anche se non si sa se possa essere considerato un agente al soldo di paesi stranieri visto che le notizie riservate sono diventate pubbliche grazie ai social. Una storia che in qualche maniera richiama altre vicende di rivelazioni scottanti e forse piu drammatiche. Come quella che vide protagonista Chelsea Elizabeth Manning (nata con il nome maschile Bradley), un ex militare statunitense, analista di intelligence durante le operazioni militari in Iraq che fu accusata di aver trafugato decine di migliaia di documenti riservati e di averli dati a WikiLeaks. Arrestata, fu condannata nel 2013 a 35 anni di carcere per spionaggio e reati contro la sicurezza nazionale, detenuta in condizioni definite lesive dei diritti umani. In carcere cambiò sesso divenendo Chelsea. La sua odissea giudiziaria, tra una grazia di Obama e un ritorno in carcere, si è conclusa solo nel 2020.

Una sorte alla quale è scampato per la sua fuga in Russia, Edward Snowden, l'ex tecnico della CIA collaboratore di un'azienda consulente della National Security Agency (NSA), che rivelò pubblicamente le informazioni particolareggiate su diversi programmi top-secret di sorveglianza di massa da parte dei governi statunitense e inglese. Con il supporto di alcuni giornalisti investigativi internazionali portò alla luce documenti altamente secretati su programmi di intelligence. In particolare quello di intercettazione telefonica condiviso tra Stati Uniti e Unione europea. Ora vive a Mosca dove ha ottenuto la cittadinanza russa.

Pentagono leaks: Washington spiava anche Guterres. ll segretario generale dell'Onu ritenuto “troppo accomodante” con la Russia di Putin. il 13 Aprile 2023 su Il Dubbio.

Gli Stati Uniti dunque spiano tutti, anche gli alleati più fedeli, persino le Nazioni Unite nella persona del suo leader. Un po’ per consuetudine, un po’ per dissidi di linea politica: Washington ritiene infatti che il Segretario generale delle Nazioni Unite sia troppo disposto ad accogliere gli interessi russi, secondo nuove rivelazioni di documenti riservati trapelati online e che prendono spunto da comunicazioni private fra il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres e il suo vice.

I documenti contengono osservazioni di Guterres sulla guerra in Ucraina, e sull'accordo sui cereali del Mar Nero, mediato dalle Nazioni Unite e dalla Turchia a luglio a seguito dei timori di una crisi alimentare globale.

Secondo gli Usa si evincerebbe che il segretario dell'Onu fosse così ansioso di preservare l'accordo da essere disposto a soddisfare gli interessi della Russia. "Guterres ha sostenuto sforzi per migliorare la capacità di esportazione della Russia", afferma il documento, "anche se ciò coinvolgeva entità o individui russi sanzionati".

Un funzionario dell’Onu, citato dalla Bbc, pur rifiutandosi di commentare i documenti filtrati nel leak, replica che le Nazioni Unite sono «guidate dalla necessità di mitigare l’impatto della guerra sui più poveri del mondo». «Questo significa fare il possibile per far scendere il prezzo dei prodotti alimentari... e per garantire che i fertilizzanti siano accessibili ai Paesi che ne hanno più bisogno».

Le azioni di Guterres a febbraio, secondo la valutazione degli Stati Uniti, stavano "minando gli sforzi per ritenere Mosca responsabile delle sue azioni in Ucraina". Funzionari dell'Onu hanno detto alla Cnn che non avrebbero fatto commenti sui documenti trapelati e che le Nazioni Unite erano "spinte dalla necessità di mitigare l'impatto della guerra sui più poveri del mondo, il che significa fare il possibile per abbassare il prezzo del cibo e per garantire che i fertilizzanti siano accessibili a quei Paesi che ne hanno più bisogno".

Forze speciali decimate: la rivelazione del Pentagono sulle Spetsnaz russe. Paolo Mauri il 15 Aprile 2023 su Inside Over.

Spetsnaz è una parola composta da spetsial’noe naznacheniya, che significa “per scopi speciali” o “di designazione speciale”. Si tratta del celeberrimo reparto di forze speciali di Mosca che è classificato come uno dei migliori del mondo, e che la Russia utilizza in ogni conflitto o in operazioni legate alle misure attive di destabilizzazione, uccisioni mirate, spionaggio e disinformazione in territorio ostile.

Prima del conflitto in Ucraina, Mosca poteva contare su circa 17mila uomini appartenenti agli Spetsnaz, suddivisi in sette brigate indipendenti e su un reggimento da ricognizione associato alle forze aviostrasportate. I compiti degli Spetsnaz, durante una guerra, sono quelli di appoggio alle forze terrestri effettuando azioni di sabotaggio dietro le linee nemiche, la cattura di prigionieri o di obiettivi di alto valore, la ricognizione tattica e l’eliminazione di nuclei di resistenza nemici, anche composti da partigiani.

Storia delle Spetsnaz

Pertanto si sarebbe portati a pensare che gli Spetsnaz abbiano un organigramma che li mette alle dipendenze dello Stato maggiore dell’esercito, ma in realtà esistono alcuni reparti che prendono ordini direttamente dai servizi di intelligence russi, ovvero dall’FSB, dall’SVR e dal GRU.

Gli Spetsnaz GRU sono probabilmente il più famoso delle SoF (Special Operation Forces) russe: questa organizzazione è stata fondata nei primi anni ’50 e ha svolto un ruolo importante nella guerra russa in Afghanistan e in Cecenia. Di conseguenza, la maggior parte dell’esperienza operativa dell’organizzazione è stata fatta in qualità di fanteria leggera d’élite piuttosto che come forze speciali nell’attuale significato occidentale del termine. Pertanto gli Spetsnaz GRU potrebbero essere paragonati ai Rangers statunitensi più che alla Delta Force. Questo ruolo di supporto alle unità “convenzionali” dell’esercito è stato in una certa misura formalizzato dalla riforma “New Look Army” del 2008 di Anatoly Serdiukov, allora ministro della Difesa.

Nella nuova impostazione, la responsabilità degli Spetsnaz come fornitori di servizi agli altri rami dell’esercito è stata rafforzata a scapito della precedente posizione più indipendente. Parallelamente, è stato istituito un nuovo Comando Operazioni Speciali in modo da essere uno strumento militare più direttamente nelle mani della leadership politica.

I due volti delle unità speciali russe

Pertanto in una guerra, un’unità Spetsnaz del GRU o dell’FSB sarebbe incaricata di una missione a livello strategico, come eliminare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i suoi consiglieri, mentre un’unità Spetsnaz “regolare” sarebbe incaricata di una missione a livello tattico, come come catturare un aeroporto o guidare un assalto su Kiev.

Questa differenza, che sembra irrilevante, ha invece un peso molto importante se si considerano le perdite subite da queste unità d’élite, in considerazione dell’addestramento radicalmente diverso che ricevono, che può durare anche più di quattro anni in alcuni casi.

Le forze russe e le carte del Pentagono

Lo stato di salute delle unità russe è trapelato anche dai leak del Pentagono sottratti da Jack Teixeira. In particolare il Washington Post ha masso le mani su un faldone in cui i funzionari Usa affermano che la consistenza degli Spetsnaz è stata pesantemente ridotta da un anno di conflitto in Ucraina, con alcuni reparti che avrebbero perso sino al 90% degli effettivi.

Nei dossier si legge che le forti perdite tra gli Spetsnaz sono dovute all’eccessiva dipendenza dei comandanti russi dalle unità specializzate, che sono state utilizzate come parte delle formazioni di fanteria di prima linea. Secondo i funzionari statunitensi, quando Mosca ha lanciato la sua invasione su vasta scala l’anno scorso, i comandanti russi più anziani, desiderosi di approfittare dello slancio iniziale e scettici sull’abilità dei loro soldati, hanno deviato dal normale utilizzo delle forze speciali normalmente aggregate alle unità dell’esercito, ordinando loro di combattere direttamente, ovvero come semplice fanteria.

I rischi per le forze di Mosca

Il Wp procede affermando che nei documenti si legge come il rapido esaurimento delle unità di forze speciali russe abbia inciso sulla modalità della guerra fin dall’inizio, limitando gravemente la capacità di Mosca di impiegare tattiche clandestine a sostegno delle operazioni di combattimento convenzionali. I funzionari statunitensi ritengono che le incredibili perdite che queste unità hanno subito le renderanno meno efficaci, non solo in Ucraina ma anche in altre parti del mondo in cui operano le forze russe.

Le perdite elevate di queste unità sembrano essere evidente nelle immagini satellitari presenti tra i materiali trapelati. In particolare, due foto della base della 22esima Brigata Separata degli Spetsnaz riprese rispettivamente a novembre 2021 ed esattamente un anno dopo, mostrano che tutte tranne una delle cinque Brigate che sono tornate dalle operazioni di combattimento alla fine dell’estate 2022 hanno sofferto perdite significative. Secondo le stime degli analisti di intelligence statunitensi, tre brigate Spetsnaz hanno subito perdite stimate tra il 90 e il 95%.

La 22esima Brigata ha sede a Stepnoi, e rientra in quei reparti che fanno capo al GRU, quindi è ragionevole supporre che le valutazioni presentate dai funzionari statunitensi siano corrette e che i comandi russi sul campo abbiano utilizzato queste unità speciali come una normale fanteria, esattamente come avvenuto e come ancora sta accadendo per la fanteria di marina e i paracadutisti (le VDV – Vozdushno-Desantnye Voyska).

L’uso delle forze speciali in altri contesti

In effetti, tra le nostre valutazioni sull’impossibilità di uno sbarco anfibio russo per cercare di catturare Odessa o addirittura raggiungere la Transnistria, avevamo già affermato che sarebbe stato molto improbabile anche (ma non solo) perché la fanteria di marina russa è stata impiegata sin da subito in operazioni terrestri in diversi settori del fronte subendo gravi perdite che ne hanno assottigliato la forza.

Notizie simili ci sono giunte anche nel recente passato: a ottobre dello scorso anno siamo venuti a sapere che un’unità di intelligence militare russa d’élite, la Terza Brigata Spetsnaz basata a Togliatti, avrebbe perso fino a tre quarti della sua consistenza durante gli eventi bellici. In quella occasione si era affermato di aver trovato prove dirette e indirette da fonti pubblicamente disponibili sulla morte di 56 soldati del reparto, uccisi nei sette mesi successivi all’invasione russa dell’Ucraina.

Le conclusioni del rapporto statunitense potrebbero quindi essere facilmente verosimili, sebbene non venga fatta una chiara distinzione tra le perdite degli Spetsnaz “regolari” e quelli facenti capo al GRU/FSB, i quali rappresentano effettivamente la crème de la crème delle forze speciali russe e sono stati utilizzati, ad esempio, nel colpo di mano in Crimea nel 2014 e nella destabilizzazione del Donbass effettuata nello stesso anno.

PAOLO MAURI

Documenti rubati, il pessimismo Usa sulla guerra in Ucraina: mancano armi, offensiva a rischio. Giuseppe Sarcina su Il Corriere della Sera il 16 Aprile 2023

I leaks potrebbero rafforzare le richieste del presidente Zelensky. Le preoccupazioni sulle forniture cinesi

La fuga di notizie ha innescato l’ennesimo psicodramma istituzionale a Washington. A Kiev, invece, non dispiace. I documenti «top secret» diffusi via Internet potrebbero dare ancora più forza ai ripetuti appelli di Volodymyr Zelensky: l’esercito ucraino ha bisogno di più armi e con urgenza.

In realtà la sostanza dei documenti pubblicati sulla piattaforma di videogame «Discord» era nota da tempo. È importante notare come il grosso del materiale filtrato, secondo la ricostruzione del Washington Post, risalga al periodo tra l’inizio di febbraio e metà marzo 2022.

Tra le centinaia di carte venute a galla, spicca una nota allarmata del Pentagono: l’esercito ucraino rischia di rimanere a secco entro maggio del 2023. Ma è dall’inizio dell’anno che il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, sollecita gli alleati a velocizzare le consegne dei nuovi ordigni, in particolare i missili per la contraerea e i proiettili per l’artiglieria. Il tema, per altro, dominò il vertice nella base tedesca di Ramstein, il 20 gennaio del 2023, quindi diverse settimane prima che la «talpa», Jack Teixeira, postasse i dispacci per la sua comunità di giocatori online. Austin convocò il «Gruppo di contatto», formato dai ministri della Difesa dei 54 Paesi che sostengono militarmente gli ucraini. L’ex generale fu netto: i cannoni, le batterie della difesa antiaerea stanno finendo i colpi. Lo stesso Zelensky, in video collegamento, disse che «il tempo» era un fattore strategico: essenziale, quindi, accelerare le forniture.

Poi si passa alla controffensiva di primavera. E qui il quadro è più confuso. Il 22 febbraio 2023 gli analisti dell’amministrazione Biden scrivono che il successo dell’annunciata riscossa ucraina appare molto improbabile. Lo scetticismo, tuttavia, era già affiorato pubblicamente sempre a margine del summit di Ramstein, il 20 gennaio scorso. Nel corso della conferenza stampa, il capo di stato maggiore, Mark Milley, aveva sottolineato: «È difficile immaginare che da qui a dicembre gli ucraini riusciranno a liberare i territori occupati dai russi, a partire dal 24 febbraio 2022». Il 15 marzo, però, Austin si mostrò più ottimista, chiudendo l’ennesima riunione del «Gruppo di contatto» con queste parole: «Stiamo assemblando le armi e i mezzi necessari per consentire all’Ucraina di riconquistare il territorio occupato e di sconfiggere l’armata putiniana». Oggi si continua a discutere sulle reali possibilità dell’annunciato contrattacco pianificato dagli ucraini, con il decisivo appoggio degli americani. L’unica certezza è che Zelensky non ha ancora a disposizione i mezzi militari necessari.

Infine il ruolo della Cina. Secondo le rivelazioni , l’intelligence Usa riteneva che la Cina fosse pronta a fornire «mezzi letali» all’Armata putiniana. È un sospetto che aleggia da mesi a Washington. A metà febbraio sembra imminente la pubblicazione di un rapporto compilato dai servizi segreti americani per smascherare il doppio gioco di Pechino. Ne accenna anche la vice presidente Kamala Harris, intervenendo alla Conferenza sulla sicurezza a Monaco, il 18 febbraio scorso: «Siamo preoccupati per il fatto che Pechino abbia approfondito le relazioni con Mosca, da quando è iniziata la guerra». Non se n’è saputo più nulla. Almeno finora.

Tutti i documenti top secret sottratti al Pentagono. Federico Giuliani il 12 Aprile 2023 su Inside Over.

Nelle ultime settimane decine di documenti classificati come top secret, contenenti informazioni altamente riservate del Pentagono, relative alla guerra in Ucraina ma anche riguardanti alcuni alleati degli Stati Uniti, sono stati diffusi su Twitter, Telegram, Discord e altri social network.

Le agenzie di sicurezza nazionale statunitensi e il dipartimento di giustizia Usa stanno indagando su quanto accaduto per valutare danni ed eventuali criticità alla sicurezza nazionale. I funzionari ritengono che la maggior parte dei materiali sia autentica. Alcuni file, in particolare quelli inerenti al conflitto ucraini, potrebbero però essere stati modificati e contenere stime gonfiate.

A differenza di altre note fughe di notizie, i file in questione sembrano essere copie cartacee di materiale informativo e diapositive. Non è chiaro quali documenti possano contenere informazioni false, né se l’intera vicenda faccia parte di un’operazione di disinformazione russa o di un piano statunitense per fuorviare Mosca sui piani di guerra di Kiev. Non sappiamo, inoltre, come questi contenuti siano finiti sul web.

Sebbene abbiano raccolto un’attenzione diffusa soltanto adesso, alcuni paper erano apparsi sui social già a marzo o addirittura gennaio. In attesa di saperne di più sulla loro veridicità, il materiale e i dossier fin qui emersi risultano scottanti.

I segreti di Kiev: a rischio la nuova controffensiva

Una parte consistente della documentazione si riferisce alla guerra in Ucraina. I file, contrassegnati come “Segreti” o “Top Secret”, includono diapositive e informative sensibili su come si è svolto il conflitto a febbraio e marzo di quest’anno. Il Pentagono ha fatto sapere che il materiale è simile agli aggiornamenti quotidiani forniti ai suoi alti dirigenti e ad altri aggiornamenti di intelligence, al netto di alcune inesattezze.

Sono emersi dettagli sugli attacchi aerei ucraini, sulle vulnerabilità della difesa aerea di Kiev e persino sulle dimensioni di alcune unità militari ucraine.

Alcuni paper descrivono i piani segreti degli Usa e della Nato volti a rafforzare l’esercito ucraino. In altri si sottolinea come le forze ucraine si troverebbero in difficoltà più gravi di quanto il loro governo abbia pubblicamente riconosciuto. Senza un afflusso di munizioni, evidenziano altri documenti, il sistema di difesa aerea di Kiev potrebbe presto collassare, consentendo alla Russia di scatenare la sua forza aerea contro le truppe ucraine.

La rivelazione sulle forze speciali Nato in Ucraina

Uno dei documenti trapelati suggerisce che 97 membri delle forze speciali dei Paesi della Nato sarebbero stati attivi in ​​Ucraina nei mesi di febbraio e marzo di quest’anno.

Una sezione intitolata “US/NATO SOF in UKR” rivela il loro numero. La Gran Bretagna avrebbe schierato 50 operatori – la parte più consistente di qualsiasi nazione occidentale – insieme a 17 lettoni, 15 francesi, 14 americani e un unico operatore olandese. I paper non specificano però né dove siano schierati adesso questi uomini né in quale ruolo. 

Sud Corea, Ucraine a Israele: i Paesi spiati

Una sezione dei file accende i riflettori sulla presunta e diffusa raccolta di informazioni degli Stati Uniti a danno dei propri alleati.

Washington avrebbe ascoltato una conversazione tra due alti funzionari della sicurezza nazionale sudcoreana che discutevano delle preoccupazioni relative ad una richiesta statunitense di inviare munizioni all’Ucraina, un atto che avrebbe violato la politica della Corea del Sud di non fornire aiuti letali ai Paesi in guerra.

Gli Usa avrebbero inoltre monitorato le telefonate del presidente ucraino Volodymyr Zelensky con i funzionari militari e della difesa. Più intrigante è il materiale relativo a Israele. Stando alle intercettazioni, la leadership del Mossad, l’agenzia di intelligence straniera israeliana, avrebbe incoraggiato i membri delle agenzie di spionaggio e i cittadini a protestare contro i piani di revisione giudiziaria del governo.

I dati raccolti sulla Russia (e gruppo Wagner)

Gli Stati Uniti sarebbero penetrati nelle forze militari russe e nel gruppo Wagner molto più di quanto si pensasse in precedenza. I documenti fanno anche riferimento a dettagli sulla pianificazione interna del GRU, l’agenzia di intelligence militare russa. Gran parte delle informazioni sui movimenti delle truppe russe sarebbero state raccolte attraverso fonti umane che ora potrebbero essere a rischio.

Un altro paper dimostrerebbe come le spie statunitensi sarebbero state in grado di spiare ufficiali dell’intelligence russa che si vantavano di aver convinto gli Emirati Arabi Uniti ricchi di petrolio “a lavorare insieme contro le agenzie di intelligence statunitensi e britanniche”.

Le linee rosse della Cina

Tra i materiali diffusi sarebbe presente un’analisi della posizione della Cina in relazione alla guerra in Ucraina, a seguito del recente vertice di Mosca tra Vladimir Putin e Xi Jinping, comprese quelle che sarebbero probabilmente le linee rosse di Pechino in relazione all’invio di armi alla Russia. Un documento suggerisce che un attacco ucraino contro Mosca con armi della Nato potrebbe coinvolgere Pechino nel conflitto.

La rete delle armi e la guerra: i casi di Serbia ed Egitto

Secondo un altro documento del Pentagono, datato 2 marzo, la Serbia, che ha rifiutato di sanzionare la Russia per il conflitto ucraino, avrebbe accettato di fornire armi a Kiev e potrebbe averle già inviate. Belgrado avrebbe inoltre rifiutato di fornire addestramento alle forze ucraine.

Un documento trapelato, datato 17 febbraio, sembrerebbe dimostrare il fatto che l’Egitto intenda fornire alla Russia razzi e munizioni. Secondo la fuga di notizie, il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi avrebbe incaricato i suoi funzionari di mantenere segrete la produzione e la spedizione “per evitare problemi con l’Occidente”.

Le forniture militari a Kiev: le pressioni su Israele e Corea

Gli Stati Uniti ritengono che Israele possa essere spinto o persuaso a cambiare la sua posizione sull’Ucraina e a fornire a Kiev “aiuti letali”. Un documento delinea quattro scenari che potrebbero convincere il governo israeliano a fornire materiale militare difensivo e offensivo all’Ucraina.

Il più plausibile coinciderebbe con l’utilizzo da parte di Tel Aviv del “modello turco“, che vedrebbe Israele vendere sistemi di difesa missilistica a Kiev attraverso una terza parte, chiedendo, di pari passo e pubblicamente, la fine del conflitto e offrendo servizi di mediazione.

Un altro documento fornisce dettagli di presunte discussioni interne avvenute tra i massimi collaboratori del presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol. Gli Stati Uniti avrebbero esercitato pressioni su Seul per costringere il Paese asiatico a fornire a Washington proiettili di artiglieria da inviare in Ucraina.

I leak sulla Corea del Nord

C’è spazio anche per la Corea del Nord, o meglio per alcune analisi relative ai test missilistici di Pyongyang. Pare, inoltre, che gli analisti dell’intelligence statunitense ritengano che una valutazione su una recente parata militare nordcoreana possa aver sopravvalutato la minaccia incarnata dai missili balistici intercontinentali (Icbm) a disposizione di Kim Jong Un.

Le incognite su Brasile e Africa

Un paper contiene informazioni relative ad un presunto piano dei funzionari brasiliani di visitare Mosca ad aprile per discutere un piano di mediazione in Ucraina.

Per quanto riguarda l’Africa, i documenti contengono una valutazione secondo cui la Francia probabilmente riscontrerà difficoltà a raggiungere gli obiettivi di sicurezza nell’Africa occidentale e centrale.

Estratto dell’articolo di Viviana Mazza per corriere.it il 12 aprile 2023.

Il Regno Unito è uno dei Paesi che hanno inviato forze speciali attive all’interno dell’Ucraina, secondo uno dei documenti classificati del Pentagono diffusi online visionato dalla Bbc.

 (...)

 Il documento, che riporta la data del 23 marzo, indica che il Regno Unito avrebbe il più ampio contingente di forze speciali in Ucraina (50), seguito dalla Lettonia (17), dalla Francia (15), dagli Stati Uniti (14) e dall’Olanda (1).

 Non viene specificato dove sarebbero collocate queste unità, né quali siano le operazioni in cui sono coinvolte. Senza riferirsi a particolari documenti, il ministero della Difesa britannico con un tweet ha invitato martedì alla cautela, dichiarando che le informazioni contenute nei leak sarebbero «seriamente inaccurate», anche se il Pentagono ha confermato l’autenticità dei file

 Estratto dell'articolo di Viviana Mazza per il Corriere della Sera il 12 aprile 2023.

(...) Le domande aperte sono: chi ha rubato i documenti e li ha condivisi online? Ma anche: perché?

 (...)

I documenti sono apparsi in almeno due diversi server di Discord : uno legato agli appassionati del videogioco Minecraft, l’altro ai fan dello youtuber filippino WowMao. Secondo il sito investigativo Bellingcat, il 4 marzo dieci documenti sono stati condivisi sul server di Minecraft durante un litigio tra due utenti sulla guerra in Ucraina. Uno di loro ha scritto: «Ecco, guarda questi documenti trafugati», allegando foto con la scritta «top secret».

Gli utenti ne avrebbero dibattuto un po’, per poi tornare ai videogiochi. Ma già l’1 e 2 marzo, trenta foto con la dicitura «top secret» erano apparse nell’altro server, quello di WowMao. La caccia però forse non finisce qui. Alcuni documenti risalenti a gennaio potrebbero essere stati postati anche prima, su un ulteriore server di Discord, denominato «Thug Shaker Central». Secondo tre utenti consultati da Bellingcat , la fonte originale del «leak» potrebbe essere uno degli amministratori di questo server, poi cancellato: quindi non ci sono tracce che confermino questa tesi. I partecipanti alla chat erano pochi, una ventina, di indole conservatrice; non parlavano di geopolitica ma condividevano insulti e «meme» razzisti.

 C’è chi fa notare che non è la prima volta che documenti segreti vengono condivisi su questo genere di forum: su «War Thunder», sono circolati piani di aerei e tank americani, britannici e francesi per convincere gli autori del gioco a fare modifiche. Trovare il movente è complicato dal fatto che i documenti evidenziano debolezze sia delle forze ucraine che russe; danneggiano sia gli americani che i russi. Tutto ciò potrebbe rafforzare l’ipotesi che il movente possa non essere apertamente politico.

Documenti rubati agli Usa, «rivelata l’identità della talpa: lavorava in una base militare, nome in codice OG». Viviana Mazza su Il Corriere della Sera il 13 Aprile 2023

Sarebbe un carismatico ventenne la talpa che ha pubblicato via chat documenti segreti trascritti, foto e audio. Il minore ascoltato dal Washington Post: «OG È in forma, è forte, è armato e addestrato». Nel gruppo anche giovani stranieri dell’ex blocco sovietico

Ormai la rete si sta stringendo intorno alla «talpa». Secondo due fonti del Washington Post, l’uomo che ha rubato e fotografato i documenti segreti del Pentagono veniva identificato dai suoi compagni di chat con il nome «OG». Era l’amministratore e il leader di un server su Discord, piattaforma popolare soprattutto tra gli amanti di videogiochi: un giovane poco più che ventenne, carismatico e appassionato di armi, che lavora in una base militare, e che era visto come una figura paterna dal piccolo gruppo che gestiva, accessibile soltanto su invito, nato nel 2020, durante la pandemia. Circa 25 persone, tra cui molti adolescenti, «uniti dall’amore per le armi, l’abbigliamento militare e Dio».

«OG» smascherato dai suoi compagni di chat

A rivelarlo è stato un utente dello stesso gruppo, che è minorenne ed è stato intervistato in video oscurando il volto ma non la voce, con l’autorizzazione della madre in uno scoop del Washington Post. Le informazioni comunicate dal ragazzo sono state poi confermate da un altro membro dello stesso gruppo. Entrambi dicono di conoscere il vero nome di OG come pure la base e lo Stato americano in cui vive e lavora, ma secondo il Post hanno rifiutato di condividere l’informazione mentre l’FBi gli sta dando la caccia perché lo ammirano ancora. OG, dicono, non è un agente straniero, non opera contro il governo americano, ma parlava spesso delle «ingerenze del governo» e dell’intelligence Usa come di una forza sinistra che cerca di reprimere i cittadini e di tenerli all’oscuro su tutto.

Né dalla parte della Russia né dell’Ucraina

La stanza del server dove pubblicava i documenti classificati si chiamava «bear-vs-pig» (orso contro maiale), in riferimento ai russi e agli ucraini, indica che non si sentiva né da una parte né dall’altra nel conflitto. Il leak (la fuga di informazioni) sarebbe iniziata molto prima che a marzo, come era già stato suggerito nei giorni scorsi dal sito investigativo Bellingcat. Per tutto l’inverno, OG ha pubblicato contenuti classificati: all’inizio si trattava di trascrizioni di documenti da lui visionati. Pochi degli utenti del gruppo dapprima prestarono attenzione ai lunghi post pieni di strani acronimi. Ma la fonte del Post li leggeva con ammirazione. OG avrebbe dichiarato ai compagni di passare parte del giorno all’interno di una struttura dove i cellulari e altri strumenti elettronici sono vietati e di avere annotato per ore le informazioni per condividerle su Discord. Li trattava come dei giovani allievi, traduceva i contenuti dal gergo in un linguaggio accessibile, spiegando per esempio che «NOFORN» significa che le informazioni in un certo documento erano così sensibili che non dovevano essere condivise con stranieri. Eppure sapeva bene che c’erano anche stranieri – inclusi membri provenienti dalla Russia e dall’Ucraina - in quel gruppo.

Già dall’anno scorso condivideva diversi documenti a settimana

A cominciare dall’anno scorso OG ha condiviso dunque diversi documenti a settimana e alla fine dell’anno, dopo essersi arrabbiato perché alcuni dei «suoi» ragazzi non gli prestavano abbastanza attenzione, ha cominciato a pubblicare foto, certamente più d’impatto, e che gli richiedevano meno tempo, ma che implicavano anche più rischi. Nelle foto sono visibili oggetti della stanza da cui OG si connetteva in video su Discord: il letto, una tastiera rossa, la colla, un tagliaunghie. Nei giorni scorsi Bellingcat aveva scritto di un server di Discord, denominato «Thug Shaker Central» dove i documenti erano stati pubblicati per primi (da qui poi un adolescente ne ha ripubblicati alcuni sul server dello youtuber WowMao e da quest’ultimo sono arrivati su un altro server di appassionati di Minecraft). Ma tre utenti avevano già detto a Bellingcat che la fonte originale del «leak» era proprio uno degli amministratori di Thug Shaker Central, un server poi cancellato (la piattaforma Discord sta collaborando con gli inquirenti). I partecipanti alla chat erano descritti da Bellingcat come una ventina, di indole conservatrice; non particolarmente interessati alla geopolitica ma abituati a condividere insulti e meme razzisti.

Il Washington Post conferma la pista «Bellingcat»

Adesso il Washington Post conferma che la pista di Bellingcat era giusta: è proprio questo il gruppo di cui OG era l’amministratore. Era un rifugio per adolescenti appassionati di videogiochi che si erano ritrovati chiusi in casa e tagliati fuori dal mondo reale durante la pandemia; si aiutavano a vicenda anche in momenti di depressione. Il Post, come Bellingcat, parla di meme e battute «offensive» che erano abituati a scambiarsi; e aggiunge che guardavano film e pregavano insieme. Ma OG li istruiva anche sull’attualità e su presunte operazioni governative segrete. Voleva «tenerli aggiornati», ha detto il suo ammiratore al Washington Post. «Sapeva cosa faceva quando ha postato i documenti. Non lo ha fatto per caso. È in forma, è forte è armato, è addestrato. È tutto ciò che ti aspetteresti dal protagonista di uno di quei film d’azione». Per vanità e per stabilire la sua leadership su membri più giovani, OG avrebbe dunque rivelato questi segreti. Solo dopo che i file hanno raggiunto i social e ne ha scritto il New York Times, raccontano i due giovani, è apparso «molto nervoso, cosa inusuale per lui. Disse che era accaduto qualcosa che aveva pregato Dio che non accadesse, ma adesso era nelle mani di Dio».

Più di 300 i documenti classificati, testi trascritti, audio e foto

Il Washington Post ha potuto consultare circa 300 foto di documenti classificati, la maggior parte delle quali non sono state rese pubbliche, insieme ad alcuni dei testi che OG dice di aver trascritto e una registrazione audio dello stesso OG che parla ai suoi compagni, che restavano colpiti dalla sua capacità quasi profetica di prevedere le notizie e i titoli dei giornali. In un video visionato dal quotidiano, l’individuo identificato come OG è stato ripreso in un poligono di tiro, con gli occhiali e i paraorecchie: spara con un grosso fucile urlando insulti razzisti e antisemiti verso la telecamera. OG diceva ai compagni che il governo nascondeva «verità terribili» all’opinione pubblica: secondo lui, il governo sapeva che un suprematista bianco avrebbe ucciso dieci clienti neri di un supermercato di Buffalo, già prima che accadesse nel maggio 2022, ma l’aveva lasciato fare per chiedere maggiori fondi federali. Per anni le piattaforme di videogiochi sono state un bersaglio dell’intelligence russa, che ha cercato di avvicinarsi a individui ritenuti potenzialmente militari o impiegati dell’intelligence per incoraggiarli a divulgare informazioni classificate.

I partecipanti più interessati erano dell’ex blocco sovietico

I partecipanti al server di OG più interessati ai file erano quelli dell’ex blocco sovietico, secondo il Washington Post. Dopo che i leak sono diventati di dominio pubblico e il suo «Thug Shaker» è stato chiuso, la talpa avrebbe aperto un altro server per comunicare con la sua «famiglia online». Nell’ultimo messaggio, ha chiesto loro di «mantenere un profilo basso e di cancellare qualunque informazione che possa essere collegata con lui», incluse le copie dei documenti classificati che aveva condiviso. Alcuni sono scoppiati in lacrime. Il minorenne che ha parlato al Washington Post se la prende con il compagno che ha violato le regole di segretezza interna postando alcune foto all’esterno, sul server WowMao, ed esponendo così OG.

Estratto da corriere.it il 13 aprile 2023.

La presunta talpa dei file segreti del Pentagono è un membro di 21 anni dell’ala dell’intelligence della Massachusetts Air National Guard, secondo interviste e documenti esaminati dal «New York Times». Il suo nome è Jack Teixeira.

 Secondo due fonti del «Washington Post», l’uomo che ha rubato e fotografato i documenti segreti del Pentagono veniva identificato dai suoi compagni di chat con il nome «OG».

[...] Era l’amministratore e il leader di un server su Discord, piattaforma popolare soprattutto tra gli amanti di videogiochi (qui spieghiamo cos’è e come funziona): un giovane poco più che ventenne, carismatico e appassionato di armi, che lavora in una base militare, e che era visto come una figura paterna dal piccolo gruppo che gestiva, accessibile soltanto su invito, nato nel 2020, durante la pandemia. Circa 25 persone, tra cui molti adolescenti, «uniti dall’amore per le armi, l’abbigliamento militare e Dio». [...]

Estratto da iltempo.it il 15 aprile 2023

Jack Teixeira, il giovane sospettato di essere dietro una delle più grandi fughe di documenti del Pentagono dell’ultimo decennio, è stato accusato di reati legati alla rimozione e alla trasmissione di informazioni riservate. Il 21enne è comparso a Boston davanti al giudice del tribunale distrettuale del Massachusetts, David Hennessy, che ha letto le accuse a suo carico. Teixeira è accusato di due reati: conservazione e trasmissione non autorizzate di informazioni di difesa nazionale e appropriazione non autorizzata di informazioni classificate e materiali di difesa. Se riconosciuto colpevole, rischia una pena massima di 15 anni di carcere.

Estratto dell’articolo di Viviana Mazza per il “Corriere della Sera” il 15 aprile 2023

 Com’è possibile che un riservista ventunenne della Guardia nazionale avesse accesso a documenti top secret? Lo richiedeva il suo lavoro. Jack Teixeira era un «cyber transport systems journeyman», ovvero un tecnico informatico. Dal 2021 aveva accesso al network interno del dipartimento della Difesa su cui vengono trasmesse informazioni top secret, chiamato «Joint worldwide intelligence communications system».

Secondo la Cnn , la 102esima divisione di intelligence della Guardia nazionale dell’Aeronautica del Massachusetts di cui Teixeira faceva parte è una «missione operativa attiva 24 ore su 24 e 7 giorni su 7», che raccoglie informazioni classificate da varie fonti e le «confeziona» per i vertici militari in tutto il mondo. Il lavoro di Teixeira non consisteva nel mettere insieme l’intelligence, ma nell’assicurarsi del funzionamento dell’infrastruttura informatica. In altre parole lui era «l’help desk», «Mister Fix It», come ha spiegato John Miller, esperto di intelligence della Cnn . «L’intera struttura in cui lavorava era accessibile solo con un nulla osta di sicurezza.

Ci sono soldati in stanze buie che controllano i droni e sorvegliano teatri di guerra, ma serve qualcuno che mantenga i sistemi e risolva i problemi tecnici. Il che non significa che quelle informazioni fossero dirette a lui». Però Teixeira ha usato l’accesso per leggere e potenzialmente stampare i documenti. Era sotto ordini federali dall’ottobre 2021. I riservisti lavorano tipicamente un fine settimana al mese più due settimane l’anno, ma possono essere chiamati in «servizio attivo» per un periodo di tempo per compiti che possono andare dai soccorsi nei disastri naturali ai combattimenti in guerra.

[…] Il caso ha aperto un dibattito sull’enorme numero di persone — decine di migliaia secondo alcune fonti, oltre un milione secondo altre — che hanno accesso a dossier top secret. Prima dell’11 settembre c’era il problema opposto: l’errata valutazione sulle armi di distruzione di massa in Iraq fu attribuita in parte alla scarsa condivisione di informazioni tra diverse agenzie di intelligence, e tra queste e il governo. Da allora la condivisione è aumentata. Secondo molti, però ora l’accesso è troppo ampio. […]

Chi è la talpa dei documenti rubati agli Usa: nome in codice «OG». Il «guru» e gli adepti devoti a Dio e alle armi. Viviana Mazza su Il Corriere della Sera il 13 aprile 2023

Un membro del gruppo: «Era cristiano, contro la guerra e voleva solo tenere informati i suoi amici»

Gli adolescenti appassionati di armi e di videogiochi della chat che «OG» amministrava lo ammiravano e dicevano che era una figura paterna. Uno di loro lo aveva descritto come una specie di Jason Bourne: «È in forma, è forte, è armato, è addestrato. È tutto ciò che ti aspetteresti in uno di quei film d’azione». Ma anche l’americano arrestato ieri a North Dighton, in Massachusetts, per i documenti del Pentagono e della Cia trafugati e diffusi online, è giovanissimo. L’Fbi e i militari con i fucili spianati giunti con un blindato da guerra lo hanno portato via in pantaloncini da basket rossi e maglietta grigia dalla casa dei genitori, sotto lo sguardo delle telecamere.

Jack Teixeira, 21 anni, noto online con la sigla «OG», che in slang significa Original Gangster, è un riservista dell’intelligence della Guardia nazionale del Massachusetts (sono militari part-time, presenti in ogni Stato). Era anche l’amministratore e il leader di un piccolo gruppo online di circa 25 persone, molti dei quali minorenni «uniti dall’amore per le armi, l’equipaggiamento militare e Dio», nato nel 2020 sulla piattaforma Discord.

Teixeira aveva seguito le orme di molti familiari attivi nelle forze armate. Aveva iniziato da poco a lavorare di notte alla base militare di Cape Cod, in Massachusetts, ha detto sua madre Dawn ai giornalisti del New York Times presentatisi davanti casa, prima di capire la gravità della situazione. OG aveva detto ai compagni di chat di passare parte del giorno all’interno di una struttura dove i cellulari e altri strumenti elettronici sono vietati e di avere annotato per ore le informazioni che per mesi ha condiviso con loro, prima di iniziare a diffonderne le foto.

Il gruppo, chiamato «Thug Shaker Central», era accessibile solo su invito. Era un rifugio per adolescenti che si erano ritrovati chiusi in casa durante la pandemia; si aiutavano a vicenda anche in momenti di depressione. Erano una ventina, di indole conservatrice; non particolarmente interessati alla geopolitica, condividevano insulti e meme razzisti; guardavano film e pregavano insieme. Ma OG li istruiva anche sull’attualità e su presunte operazioni governative segrete. Due membri del gruppo, uno dei quali minorenne, intervistati dal Washington Post e dal New York Times, oltre che dal sito investigativo Bellingcat, insistono che «OG» non lavora per lo spionaggio straniero. «Era cristiano, contro la guerra e voleva solo tenere informati i suoi amici», che restavano colpiti dalle sue capacità quasi profetiche di anticipare le notizie e i titoli di giornale. Ora la deputata di destra Marjorie Taylor Greene lo dipinge come «un naturale nemico di Biden», in quanto bianco, cristiano e anti-guerra. Ma secondo molti resta una figura diversa da Assange o Snowden: ha condiviso i file in un piccolo gruppo privato.

La «stanza» del server dove pubblicava i documenti classificati si chiamava «bear-vs-pig» (orso contro maiale), in riferimento ai russi e agli ucraini, il che indicherebbe che non parteggiava per nessuno dei due nella guerra. Parlava spesso delle «ingerenze» del governo americano e diceva che l’intelligence tiene i cittadini all’oscuro su tutto, incluse «verità terribili». Secondo lui, per esempio, il governo sapeva che un suprematista bianco avrebbe ucciso dieci clienti neri di un supermercato di Buffalo, già prima che accadesse nel maggio 2022, ma glielo aveva lasciato fare per ottenere più fondi federali. In un video visionato dal Washington Post, OG appare in un poligono di tiro, con occhiali protettivi e paraorecchie mentre spara con un grosso fucile gridando insulti razzisti e antisemiti.

Il «leak» sarebbe iniziato l’anno scorso: i documenti potrebbero essere 300 o anche 500. Per tutto l’inverno, secondo i compagni, OG ne ha pubblicati ogni settimana: all’inizio si trattava di trascrizioni di file da lui visionati. Traduceva i contenuti dal gergo, spiegando per esempio che «NOFORN» significa che non dovevano essere condivise con stranieri. Eppure sapeva che c’erano stranieri — inclusi russi e ucraini — in quel gruppo: ed erano loro i più interessati. Alla fine dell’anno, arrabbiato perché troppi giovani «allievi» non prestavano attenzione ai suoi lunghi post, ha cominciato a pubblicare direttamente le foto, più d’impatto, ma che implicavano anche più rischi. Ai margini sono visibili oggetti della sua stanza: il tavolo della cucina, le mattonelle, il letto, una tastiera rossa, la colla, un tagliaunghie (alcuni di questi dettagli sono stati utili alla sua identificazione da parte dei reporter).

Solo il 5 aprile, dopo che uno degli adolescenti del gruppo ha pubblicato alcuni di quei documenti su un altro server di Discord e poi hanno raggiunto Telegram e Twitter, i giornalisti se ne sono accorti. Allora OG è apparso «molto nervoso e confuso, cosa inusuale per lui», raccontano i compagni. «Disse che era successo qualcosa che aveva pregato Dio che non accadesse». Pochi giorni fa ha cambiato numero. «Thug Shaker» è stato chiuso da Discord (che ha collaborato con le indagini). Allora OG ha aperto un altro server e nell’ultimo messaggio chiedeva di «tenere un profilo basso e cancellare ogni informazione che conducesse a lui». Alcuni dei compagni sono scoppiati in lacrime.

Estratto dell’articolo di Salvatore Cannavò per “il Fatto Quotidiano” il 14 aprile 2023.

Tutti spiati, tutti sorvegliati. Mentre sembra emergere il protagonista dei leak provenienti dal Pentagono, Jack Teixeira, 21enne membro dell’ala dell’intelligence della Massachusetts Air National Guard arrestato ieri, da questa vicenda possiamo trarre questa prima lezione.

 […] A essere spiato è anche il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ritenuto “troppo accomodante con gli interessi russi”. “Diversi documenti – scrive la Bbc – descrivono comunicazioni private che coinvolgono Guterres e il suo vice. I documenti contengono osservazioni schiette di Guterres sulla guerra in Ucraina e su alcuni leader africani. […] Il documento suggerisce che Guterres era così desideroso di preservare l’accordo da essere disposto ad assecondare gli interessi della Russia”.

Al di là del merito – un mediatore efficace cerca di ottenere un risultato positivo lasciando sul campo qualche concessione – è il metodo spionistico che rende la vicenda interessante. Torna alla mente la notizia, rivelata da Wikileaks nel 2015, sulle intercettazioni della Nsa, la National security agency statunitense, nei confronti dei leader tedeschi:

“Li hanno spiati tutti senza eccezioni” scriveva allora su Repubblica la nostra Stefania Maurizi: “Dall’era del cancelliere Helmut Kohl a quella di Gerhard Schröder e, ora, di Angela Merkel, l’americana National Security Agency (Nsa) ha intercettato sistematicamente i telefoni della cancelleria tedesca, arrivando ad ascoltare Merkel dalla linea fissa degli uffici del suo partito, la Cdu, negli anni della Repubblica federale tedesca”.

 […]

Verità risapute. Qui probabilmente siamo più nel campo dei segreti di Pulcinella, perché quanto appena rivelato coincide con quanto dichiarato a più riprese dal capo di Stato maggiore Usa, Mark Milley. E corrisponde, in fondo, anche alle preoccupazioni del Pentagono, che nella dialettica interna all’Amministrazione Usa rappresenta paradossalmente l’ala più moderata e propensa a trovare soluzioni negoziali rispetto ai “falchi” del Dipartimento di Stato guidati dall’interventista Antony Blinken.

 Questa coincidenza è confermata dai documenti rivelati: “I negoziati per porre fine al conflitto sono improbabili durante il 2023 in tutti gli scenari considerati” afferma una valutazione della Defense Intelligence Agency. Il documento prevede che l’anno si concluderà con Ucraina e Russia che otterranno solo guadagni territoriali “marginali” come risultato di “truppe e rifornimenti insufficienti per operazioni efficaci”, per cui la situazione più probabile sarà “di stallo”.

L’analisi conclude che, anche se l’Ucraina riconquistasse quantità “significative” di territorio e infliggesse “perdite insostenibili alle forze russe”, un risultato che l’intelligence statunitense ritiene improbabile, i guadagni ucraini non porterebbero a colloqui di pace.

La previsione non ha fatto molto piacere, ovviamente, al governo di Kiev che l’ha commentata tramite il consigliere presidenziale, Mikhaylo Podolyak, che su twitter ha scritto: “Una situazione di stallo al fronte come uno dei possibili scenari? È strano. Ma... mi piacerà molto: la Russia che sogna di congelare lo status quo”. […]

Washington Post, i leak Usa rivelati in chat da 'Og'. (ANSA il 13 aprile 2023) - Sarebbe un giovane con accesso a una base militare la 'talpa' che ha rivelato documenti segreti degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina: lo ha rivelato al Washington Post un giovanissimo membro della chat Discord sulla quale sono stati diffusi i leak americani.

 L'informatore, appena più grande dei suoi interlocutori, si faceva chiamare 'Og' e, secondo la fonte, sarebbe un appassionato di armi. Wp, che pubblica la notizia in esclusiva, afferma di avere svolto "diverse lunghe interviste" con la fonte, che ha meno di 18 anni e ha parlato a condizione di anonimato con il consenso della madre.

La chat a inviti sulla piattaforma Discord, sulla quale sono state rivelate le carte top secret americane - ha raccontato la fonte al Washington Post - si era formata durante la pandemia e raccoglieva una ventina di persone, per lo più adolescenti, in cerca di compagnia nel bel mezzo del lockdown, uniti dal reciproco amore per le pistole, l'equipaggiamento militare in genere e la fede in Dio.

 Si parlava soprattutto di videogiochi e simili argomenti, e nessuno prestò molta attenzione quando, l'anno scorso, "una persona che si faceva chiamare 'Og' ha pubblicato un messaggio in gergo militare pieno di strani acronimi". "Le parole non erano familiari ai più - riferisce la fonte - e poche persone hanno letto quel lungo post".

Ma il gruppo - scrive Wp - "riveriva Og, il leader più anziano della loro minuscola tribù, che affermava di conoscere segreti che il governo nascondeva alla gente comune". Il misterioso testimone minorenne dice di avere, invece, letto attentamente il messaggio di Og e "le centinaia di altri che ne sono seguiti regolarmente per mesi" e che "sembravano essere trascrizioni quasi letterali di documenti riservati dell'intelligence che Og indicava di aver portato a casa dopo il suo lavoro in una "base militare", che il membro della chat non ha voluto identificare.

Og raccontava di aver trascorso almeno parte della sua giornata all'interno di una struttura sottoposta a severe misure di sicurezza, dove erano proibiti i cellulari e altri dispositivi elettronici che potevano essere utilizzati per rubare informazioni top secret. Tuttavia sarebbe riuscito ad annotare a mano alcuni dei documenti dattiloscritti, traducendone l'arcano gergo per i suoi interlocutori, spiegando, ad esempio, che "noforn" significava che le informazioni del caso non dovevano essere condivise con cittadini stranieri. I membri della chat si scambiavano meme, battute volgari e chiacchiere oziose, guardavano film insieme, scherzato e pregato.

 Mentre Og li intratteneva con "conferenze sugli affari mondiali e sulle operazioni segrete del governo". Voleva "tenerci aggiornati", ha detto il giovane intervistato da Wp, ritenendo che le informazioni di cui era venuto in possesso "avrebbero offerto agli altri protezione dal mondo travagliato che li circonda". "È una persona intelligente. Sapeva cosa stava facendo quando ha pubblicato questi documenti. Di certo non si è trattato di fughe accidentali di notizie", ha detto ancora il ragazzo.

Arrestata la talpa dei documenti rubati agli Usa: è un 21enne della Guardia Nazionale, Jack Teixeira. Viviana Mazza su Il Corriere della Sera il 13 aprile 2023

È uno choc che un giovane riservista della Guardia Nazionale (un militare part-time) possa avere avuto accesso a documenti riservati ai vertici. Ma lui era un esperto informatico, responsabile di mantenere il network e dunque con un accesso particolare

A identificarlo come la «talpa» dei documenti segreti del Pentagono e della Cia sono stati alcuni «compagni di chat», che hanno rivelato il suo nickname, «OG» che in slang vuol dire Original Gangster, al sito investigativo Bellingcat e diversi altri dettagli al Washington Post ma non il suo vero nome, perché lo ammiravano. Poi i giornalisti del New York Times, con l’aiuto di un collega di Bellingcat, sono risaliti alla vera identità della sospetta «talpa» dei documenti classificati diffusi sulla piattaforma Discord: lo hanno trovato attraverso il suo profilo su «Steam», un sito per l’acquisto e la condivisione di videogiochi e hanno notato anche che dettagli apparsi ai margini delle foto che aveva scattato ai documenti (per esempio il tavolo e le mattonelle) combaciavano con immagini della casa dei suoi genitori reperibili sui social. Infine il New York Times ha avuto conferma del nome da due funzionari anonimi: l’Fbi stava sorvegliando Jack Teixeira, 21 anni, riservista della 102esima divisione del reparto intelligence della Guardia nazionale aeronautica del Massachusetts. Più tardi si è appreso che temevano potesse essere armato.

I reporter sono arrivati a casa dei genitori, a North Dighton, in Massachusetts, dove la madre Dawn ha confermato che Jack lavorava di notte alla base militare di Cape Cod. Poi è arrivato lo stesso Teixeira, con un pickup rosso. I parenti allora hanno detto alla stampa che, prima di parlare, si sarebbe procurato un avvocato. A quel punto l’Fbi ha accelerato l’arresto.

Gli agenti in tenuta militare hanno bloccato la pacifica Maple Street. Con le mani alzate, il giovane in maglietta grigia con i pantaloncini da basket rossi è uscito, disarmato, avanzando fino a un blindato davanti ai fucili spianati. Oggi apparirà per l’incriminazione in tribunale a Boston.

Il portavoce del Pentagono ha definito le azioni di Teixeira un «atto criminale deliberato». Il ministro della Giustizia Merrick Garland ha confermato l’accusa, che rientra nell’Espionage Act, di aver «rimosso, trattenuto e trasmesso illegalmente» documenti classificati sensibili per la difesa nazionale. In mattinata il presidente Joe Biden, in viaggio in Irlanda, si era detto meno preoccupato per i contenuti diffusi che per il fatto stesso che un «leak» di questo genere sia accaduto: «Non sono a conoscenza che vi sia nulla di nulla di contemporaneo e che abbia gravi conseguenze».

È piuttosto scioccante che il responsabile di questo genere di «leak» possa essere un giovane riservista della Guardia nazionale, nonostante il fatto che lavori per la loro divisione di intelligence. Sono militari part-time che non hanno normalmente l’autorizzazione a entrare nelle aree dove vengono tenuti i documenti classificati, dette «Scif» (Sensitive compartmented information facility). Per entrare nelle «Scif» e per avere accesso a documenti «Ts/Sci» (Top secret/Sensitive Compartmented Information) bisogna avere il nulla osta, e poi seguire particolari procedure e avere una valida ragione. Secondo il Times, Teixeira svolgeva compiti da specialista informatico: si occupava di mantenere e aggiornare i sistemi e aveva accesso al network interno del dipartimento della Difesa su cui vengono diffuse le informazioni classificate, il «Joint Worldwide Intelligence Communications System».

Solitamente i riservisti lavorano per un weekend al mese e due settimane l’anno. Perché qualcuno nella sua posizione avesse quel tipo di accesso, deve aver probabilmente ricevuto «l’ordine» di «supportare una missione attiva», il che di solito significa essere messo in servizio attivo per un certo numero di giorni. Anche la stampa di documenti «Ts» è solitamente monitorata con attenzione, ma in virtù del suo ruolo Teixeira avrebbe avuto l’autorizzazione a farlo, secondo fonti del Washington Post. È possibile anche che alcuni documenti siano stati precedentemente stampati all’interno della «Scif» e in qualche modo non messi al sicuro in cassaforte o distrutti.

Il leak sarebbe iniziato l’anno scorso. Il Washington Post ha consultato circa 300 foto di documenti che erano stati piegati in quattro per portarli fuori e fotografarli. È possibile che per ben otto mesi queste foto sono circolate online su Discord senza che nessuno se ne accorgesse. Le autorità ora parlano di espandere i siti online monitorati dall’intelligence. L’indagine è ancora in corso, bisognerà capire se Teixeira abbia agito o meno da solo e quale sia il movente. Ma in ogni caso, gli esperti di cybersicurezza da tempo avvertono che Discord è popolato da hacker e criminali che vi diffondono malware e informazioni rubate.

Estratto dell’articolo di Viviana Mazza per il “Corriere della Sera” il 14 aprile 2023.

Gli adolescenti appassionati di armi e di videogiochi della chat che «OG» amministrava lo ammiravano e dicevano che era una figura paterna. Uno di loro lo aveva descritto come una specie di Jason Bourne […] Jack Teixeira, 21 anni, noto online con la sigla OG — che in slang vuol dire Original Gangster — è un riservista dell’intelligence della Guardia nazionale del Massachusetts (sono militari part-time, presenti in ogni Stato). Era anche l’amministratore e il leader di un gruppo online di circa 25 persone, molti dei quali minorenni, uniti dall’amore per le armi, l’equipaggiamento militare e Dio, nato nel 2020 sulla piattaforma Discord.

[…] OG aveva detto ai compagni di chat di passare parte del giorno all’interno di una struttura dove i cellulari sono vietati e di avere annotato per ore le informazioni che ha condiviso con loro per mesi, prima di iniziare a diffonderne le foto. Il gruppo, chiamato «Thug Shaker Central», era accessibile solo su invito. Era un rifugio per adolescenti che si erano ritrovati chiusi in casa durante la pandemia; si aiutavano a vicenda anche in momenti di depressione.

Di indole conservatrice ma non particolarmente interessati alla geopolitica, condividevano insulti e meme razzisti, guardavano film e pregavano insieme. Ma OG li istruiva anche sull’attualità e su presunte operazioni governative segrete. […] «È cristiano, contro la guerra, voleva solo tenere informati i suoi amici», dice qualcuno. […] resta una figura diversa da Assange o Snowden: ha condiviso i file in un piccolo gruppo privato.

 La stanza del server dove li pubblicava si chiamava «bear-vs-pig» (orso contro maiale), in riferimento ai russi e agli ucraini, il che indicherebbe che non parteggiava per nessuno dei due. Parlava spesso delle «ingerenze» del governo americano e diceva che l’intelligence tiene i cittadini all’oscuro su tutto, incluse «verità terribili». Accusava l’esercito di essere manipolato dall’élite politica e disse di essere pentito di essersi arruolato.

Secondo lui, per esempio, il governo sapeva che un suprematista bianco avrebbe ucciso dieci clienti neri di un supermercato di Buffalo, già prima che accadesse nel maggio 2022, ma l’aveva lasciato fare per ottenere più fondi federali. In un video visto dal Washington Post , OG appare in un poligono di tiro, con occhiali protettivi e paraorecchie: spara con un grosso fucile gridando insulti razzisti e antisemiti.

 Il leak sarebbe iniziato l’anno scorso: i documenti sono oltre 300. Per tutto l’inverno OG li avrebbe pubblicati ogni settimana: all’inizio erano trascrizioni di file. Traduceva i contenuti dal gergo, spiegando per esempio che «noforn» significa che non dovevano essere condivisi con stranieri. Eppure sapeva che nel gruppo c’erano stranieri, inclusi russi e ucraini (erano i più interessati). Alla fine dell’anno, arrabbiato perché troppi «allievi» non prestavano attenzione ai suoi post, ha cominciato a pubblicare foto, più d’impatto, ma che implicavano più rischi.

Ai margini sono visibili oggetti della sua casa: il tavolo, il letto, una tastiera rossa, la colla. Solo il 5 aprile, dopo che uno degli adolescenti del gruppo ha pubblicato alcuni di quei documenti su un altro server di Discord e poi sono arrivati su Telegram e Twitter, i giornalisti se ne sono accorti. […]

Com’è possibile che «Mr. Fix It» avesse accesso ai file riservati? Viviana Mazza su Il Corriere della Sera il 14 Aprile 2023.

Decine di migliaia di persone hanno il nulla osta. Teixeira era un tecnico informatico e aveva accesso al network delle comunicazioni dell’intelligence

Com’è possibile che un riservista ventunenne della Guardia nazionale avesse accesso a documenti top secret? Lo richiedeva il suo lavoro. Jack Teixeira era un «cyber transport systems journeyman», ovvero un tecnico informatico . Dal 2021 aveva accesso al network interno del dipartimento della Difesa su cui vengono trasmesse informazioni top secret, chiamato «Joint worldwide intelligence communications system».

Secondo la Cnn, la 102esima divisione di intelligence della Guardia nazionale dell’Aeronautica del Massachusetts di cui Teixeira faceva parte è una «missione operativa attiva 24 ore su 24 e 7 giorni su 7», che raccoglie informazioni classificate da varie fonti e le «confeziona» per i vertici militari in tutto il mondo. Il lavoro di Teixeira non consisteva nel mettere insieme l’intelligence, ma nell’assicurarsi del funzionamento dell’infrastruttura informatica. In altre parole lui era «l’help desk», «Mister Fix It», come ha spiegato John Miller, esperto di intelligence della Cnn . «L’intera struttura in cui lavorava era accessibile solo con un nulla osta di sicurezza. Ci sono soldati in stanze buie che controllano i droni e sorvegliano teatri di guerra, ma serve qualcuno che mantenga i sistemi e risolva i problemi tecnici. Il che non significa che quelle informazioni fossero dirette a lui». Però Teixeira ha usato l’accesso per leggere e potenzialmente stampare i documenti.

Era sotto ordini federali dall’ottobre 2021. I riservisti lavorano tipicamente un fine settimana al mese più due settimane l’anno, ma possono essere chiamati in «servizio attivo» per un periodo di tempo per compiti che possono andare dai soccorsi nei disastri naturali ai combattimenti in guerra. Il portavoce del Pentagono Patrick Ryder ha rifiutato di rispondere ad una domanda: se la 102esima unità fosse stata assegnata ad appoggiare gli sforzi bellici di Kiev. Prima dell’invasione, il capo del Pentagono Lloyd Austin ha inviato alcune unità della Guardia nazionale in Ucraina con compiti di addestramento, che ora prosegue in Europa. Uno dei leak diffusi da Teixeira rivela che la Guardia nazionale aeronautica del North Dakota, pur trovandosi negli Stati Uniti, è stata coinvolta nell’analisi dei raid dei droni a Bakhmut . Tuttavia il Pentagono non ha pubblicamente annunciato l’attivazione di riservisti che si trovano in patria per assistere gli sforzi bellici in Ucraina.

Il caso ha aperto un dibattito sull’ enorme numero di persone — decine di migliaia secondo alcune fonti, oltre un milione secondo altre — che hanno accesso a dossier top secret . Prima dell’11 settembre c’era il problema opposto: l’errata valutazione sulle armi di distruzione di massa in Iraq fu attribuita in parte alla scarsa condivisione di informazioni tra diverse agenzie di intelligence, e tra queste e il governo. Da allora la condivisione è aumentata. Secondo molti, però ora l’accesso è troppo ampio. Ciò si somma ai problemi di «perdita» di documenti classificati ritrovati a casa di presidenti e vicepresidenti da Trump a Biden.

Teixeira è giovane, ma circa due terzi dei militari Usa in servizio hanno meno di 30 anni. Aveva firmato «un impegno di non divulgazione a vita», afferma l’Fbi negli atti giudiziari. Aveva superato «rigorosi controlli» sul suo passato. Ma le sue azioni mostrano una scioccante incapacità di pensare alle conseguenze: il 6 aprile usò un computer governativo per cercare la parola «leak» e provare a scoprire se l’intelligence fosse sulle sue tracce. Un esperto informatico avrebbe dovuto sapere che quella sua ricerca avrebbe lasciato una traccia.

Jack Teixeira, lo sbruffone: così è diventato talpa per gioco. VITTORIO DA ROLD su Il Domani il 14 aprile

Teixeira è accusato di due reati: conservazione e trasmissione non autorizzate di informazioni di difesa nazionale e appropriazione non autorizzata di informazioni classificate e materiali di difesa.

Se riconosciuto colpevole, rischia fra i 15 e i 20 anni. Intanto, mercoledì tornerà in tribunale a Boston.

La vanità di stupire con notizie mirabolanti una platea di giovani post isolamento da pandemia ha determinato la fine personale della talpa che non sapeva distinguere il gioco dalla realtà.

Og, che in realtà si chiama Jack Teixeira ed è un militare di 21 anni, «non è un agente russo, non è un agente ucraino, né cinese», giura una fonte interpellata dal Washington Post. Non si possono fare neppure paragoni con Edward Snowden, oggi rifugiato a Mosca, o con Julian Assange e WikiLeaks, le cui rivelazioni probabilmente costarono l'elezione alla Casa Bianca di Hillary Clinton. 

Eppure il giovanotto, che ha fatto circolare documenti top secret in una chat riservata tra 25 ragazzini liceali annoiati, amanti dei videogiochi e in cerca di emozioni forti per uscire dalla tristezza essenziale della provincia americana, è apparso ieri in tribunale nel Massachussets con l'accusa di essere la talpa dei Pentagon Leaks.

Teixeira è accusato di due reati: conservazione e trasmissione non autorizzate di informazioni di difesa nazionale e appropriazione non autorizzata di informazioni classificate e materiali di difesa. L’Fbi lo ha identificato grazie ai documenti di fatturazione di Discord, la piattaforma social che utilizzava, e all’interrogatoria di una persona che lo conosceva. Se riconosciuto colpevole, rischia fra i 15 e i 20 anni. Intanto, mercoledì tornerà in tribunale a Boston. 

INFORMAZIONI TOP SECRET

Ma chi è davvero Og-Teixeira? Dimenticate vicende di false accuse spionistiche infamanti come quelle di Alfred Dreyfus nella Francia antisemita del 1894 o le “cinque spie” di Cambridge, che negli anni Trenta fornirono documenti segreti all’Unione sovietica.

Qui siamo prosaicamente solo in una delle stanze chiuse di una piattaforma virtuale chiamata Discord, dove la talpa le sparava grosse per fare colpo su un gruppo di liceali. Era solo uno che voleva informare i suoi amici di come vanno davvero le cose ai piani alti del potere. 

Arruolatosi nel 2019, Teixeira lavorava come informatico al supporto tecnologico della base della Air National Guard a Cape Cod, in Massachusetts. La base ospita il 102mo Intelligence Wing, la cui missione – si legge nel suo sito web – è «fornire intelligence, comando e controllo di precisione in tutto il mondo con aviatori addestrati ed esperti per il supporto al combattimento delle spedizioni militari e la sicurezza nazionale».

L'aviatore, secondo il Washington Post, aveva accesso alla rete informatica interna del Pentagono per informazioni top secret, denominata Joint Worldwide Intelligence Communications System (Jwics): questa ė la vistosa falla del sistema di sicurezza americano che gli dava la possibilità di leggere e eventualmente trascrivere documenti classificati allo stesso livello di molti di quelli trapelati e finiti in rete su un canale russo di Telegram.

REALTÀ E FANTASIA

Sono documenti imbarazzanti per il governo americano che hanno scosso capitali da Washington a Kiev, con rilevazioni di spionaggio da parte degli Stati Uniti di fedeli alleati e fuga di notizie sensibili sulla guerra in Ucraina. Uno dei giovani ha deciso di postare i documenti su un forum aperto, attirando così l'attenzione del sito investigativo Bellingcat che ha messo a fuoco subito la fuga di notizie.

L’Fbi sta ovviamente indagando sulla vita del militare. Secondo le prime informazioni, Teixeira si sarebbe portato i documenti a casa per fotografarli, essendo preoccupato di venire scoperto mentre trascriveva le carte sul posto di lavoro. 

Una fonte lo descrive come patriottico, cattolico, amante delle armi e preoccupato del destino degli Stati Uniti. Sulla piattaforma online Discord, dove ha postato le carte top secret, ma dove ha fallito a coprire le sue tracce digitali, usava pseudonimi come jackthedripper (Jack il gocciolatore) e excalibureffect (Effetto Excalibur).

Il gruppo si definiva come Thug Shaker Central, la centrale dei rivoltosi delinquenti. Se la vicenda fosse stata scritta per la sceneggiatura di un film di spy story hollywoodiana, sarebbe stata bocciata dai produttori come irrealistica o degna di un film demenziale a basso costo. Ma spesso la realtà supera la fantasia. 

FUORI CONTROLLO

Il New York Times ha rivelato per primo l'identità della presunta talpa. La madre di Teixeira, Dawn, ha confermato l'arruolamento del figlio in quel reparto e ha riferito che di recente ha lavorato di notte in una base a Cape Cod, cambiando numero di cellulare negli ultimi giorni.

L'Fbi ha perquisito la sua casa e lo ha arrestato: la Cnn ha trasmesso le immagini quasi in tempo reale, con il ragazzo che in pantaloni corti e maglietta militare è stato costretto a consegnarsi davanti la sua abitazione in Massachusetts, avanzando all'indietro con la mani sulla nuca, mentre alcuni agenti federali gli puntavano le armi, protetti da un mezzo blindato.

Il Pentagono ha definito la diffusione di carte segrete «un atto criminale deliberato», mentre Biden si è detto finalmente «preoccupato». Una cosa appare chiara da questa vicenda: la vanità di stupire con notizie mirabolanti una platea di giovani post isolamento da pandemia ha determinato la fine personale della talpa che non sapeva distinguere il gioco dalla realtà. Resta il fatto, politicamente scottante e molto rilevante, che le politiche di accesso ai documenti riservati del Pentagono sembrano in questa vicenda decisamente fuori controllo. 

VITTORIO DA ROLD. Dopo essersi laureato alla facoltà di Storia e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano ha iniziato la carriera di giornalista nel 1986 a ItaliaOggi di Marco Borsa e Livio Sposito dopo aver collaborato all'Ipsoa di Francesco Zuzic e Pietro Angeli. Segue la politica estera e l'economia internazionale con un occhio di riguardo per tutto ciò che è ad Est rispetto all'Italia: dalla Polonia alla Turchia, dall'Austria alla Grecia fino ad arrivare all'Iran. È stato Media Leader del World Economic Forum.

Le sviste sui documenti segreti: così la talpa ha bucato il Pentagono. Francesca Salvatore il 14 aprile 2023 su Inside Over.

Un’immagine monumentale dissacrata dall’ordinaria pericolosa leggerezza: è quello che sta accadendo in queste ore al Pentagono, sancta sanctorum della Difesa di Washington. Sulla fuga di documenti riservati era stata fatta ogni tipo di ipotesi sui nemici interni ed esterni, passando perfino per l’idea di uno Edward Snowden bis. Quello che invece emerge pian piano è una catena di banali errori di comune cialtroneria che, contravvenendo alla prudenza che certi ambienti dovrebbero praticare, si abbatte su uno dei luoghi che nell’immaginario collettivo è fra i più impenetrabili. A mandare in tilt l’intera catena di sicurezza americana il 21enne Jack Teixeira, per gli amici smanettoni “Og”, tecnico informatico in quel di Cape Cod.

Il Pentagono corre ai ripari

Appena due giorni fa era emerso dal Washington Post che la persona responsabile della fuga di notizie e documenti lavorava in una base militare e avrebbe condiviso i file su una chat con una trentina di persona legate a Discord, l’applicazione popolare tra i gamer. Quasi ridicolo, se non si trattasse di sicurezza nazionale. Considerando il cordone sanitario che alberga attorno all’edificio stesso del Pentagono (turisti e curiosi vengono braccati anche solo per aver scattato una foto ricordo e obbligati a svuotare le memorie delle loro fotocamere se colti in flagrante), ci si chiede come sia possibile che un addetto ai lavori, dall’interno, possa minare il sistema passando per il mondo dei videogiochi.

Il momento storico all’interno del quale tutto questo accade, aggiunge gravità all’intera vicenda, costringendo la Difesa a chiudersi a testuggine come scrive la Cnn. Come? Limitando l’accesso ai brief quotidiani disponibili ai funzionari del Joint Staff, che riunisce i più alti in grado del dipartimento della Difesa. Molti dei file trafugati, infatti, recavano l’etichetta del J2, il Joint Staff Intelligence, braccio che si occupa di supportare le operazioni militari. Ridotte mailing list, revisionati gli elenchi di accesso ai file riservati, comunicazioni interne sospese, restrizioni temporanee: è così che si lavora in queste ore a Pentagon City.

La debolezza n.1 del sistema: i file cartacei

Il caso Snowden del 2013 aveva fatto scuola, sebbene si trattasse di un progetto con una “levatura” differente. Dieci anni fa l’intero mondo del dipartimento della Difesa era stato sottoposto a una profonda revisione informatica che potesse proteggere da ulteriori emorragie di informazioni. I documenti che invece sono circolati in questi giorni, non sarebbero delle vere fughe informatiche, tantomeno a firma di hacker esperti. Appartengono in gran parte ai briefing book di cui vengono riforniti i funzionari di alto livello. File dunque copiati, stampati e fotografati che hanno subito un percorso analogico prima di finire su Discord. E considerando le decine e decine di persone che potevano avervi accesso o che li hanno maneggiati, le possibilità di fuga risultano davvero infinite.

Mentre la prima guerra social continua a mietere vittime sul fronte ucraino, il problema rischia di ingigantirsi. Perché coinvolge non solo il modus operandi del Pentagono ma anche la lealtà dei suoi funzionari a vario livello. Ma sono le procedure quotidiane a rendere la vicenda paradossale. Ogni giorno, agli alti ufficiali in grado vengono forniti di tablet con le informazioni più recenti. Tuttavia, la Difesa americana, vuoi per praticità che per l’età media dei suoi dipendenti, sembra preferire il file cartacei che, a differenza di Hollywood, non si autodistruggono. Le copie cartacee sono più pratiche: consentono di prendere appunti scritti, sono meglio leggibili per chi deve inforcare gli occhiali e sono impermeabili alle bizze della tecnologia. Enormi raccoglitori di informazioni fanno la spola tra i funzionari di Washington e i loro staff nel bel mezzo di una gran quantità di copie stampate, fotocopie, file copiati e fotografie. Sebbene possa apparire kafkiano che uno dei più grandi Paesi al Mondo venga messo alla berlina per via delle necessità diottriche dei suoi dipendenti, è proprio così che è andata.

Web forum e social network sottovalutati

Come se non bastasse, a gettare benzina sul fuoco, il fatto di non essersi accorti della falla nel sistema. I file circolavano, infatti, da mesi e questo ha reso ancora più complesso capire come l’amministrazione li avesse persi. Alcuni alti funzionari erano stati avvisati il 6 aprile scorso, nello stesso giorno in cui il New York Times diffondeva la notizia. L’amministrazione Biden ha iniziato, invece, ad occuparsi della vicenda solo dalla scorsa settimana. Nello stesso Paese in cui la National Archives and Records Administration chiede la restituzione di ogni singolo foglio perfino al Presidente, alla fine del suo mandato.

Di fronte a questo caos crossmediale, le fughe non devono sorprendere: questo tipo di file spesso finisce anche in possesso di piattaforme sedicenti OSINT, che non spiegano da dove è stato preso un documento, da chi e perché. E nel tempo, i casi potranno solo che moltiplicarsi, al di là del gradiente di sicurezza utilizzato e della dose di tecnologia utilizzata. Di fronte alla richiesta sul perché nessuno se ne fosse accorto il Pentagono fa spallucce dichiarando “Non possiamo ancora rispondere”, che più che un “no comment” costituisce una resa parziale all’evidenza e all’imbarazzo.

L’altra colpa grave del sistema è quella di sottovalutare la rete. Forse perché controllare il web e le sue articolazioni deep e dark, è davvero impossibile. John Cohen, ex sottosegretario ad interim per l’intelligence e l’analisi presso il dipartimento della Difesa, ha infatti più volte dichiarato come Washington non sarebbe in grado di rilevare se una persona o un’entità dovesse pubblicare informazioni riservate o file classificati su forum o social media. Gravissimo nel Paese dei Pentagon Papers.

Funzionari di oggi e veterani del settore ripetono costantemente che, mentre ogni agenzia è responsabile delle indagini sulle violazioni dell’intelligence all’interno dei propri dipartimenti, non esiste nulla di simile per scandagliare il web e i social network. Cia e Pentagono hanno risposto spesso agli attacchi su questo punto, appellandosi alla volontà di non cedere a sistemi orwelliani sui profili personali dei cittadini americani. Una misura per la pace sociale dopo gli anni bui del Patriot Act? Forse. È dunque possibile-e semmai, credibile- che una delle più grandi intelligence del mondo si immoli per il Primo Emendamento al punto da rischiare scivoloni simili? Tutto è possibile. Così, nel bel mezzo della prima vera guerra ibrida della storia, gli Stati Uniti d’America devono correre ai ripari interrogando le sospettate n.1 di questa storia: le fotocopiatrici.

FRANCESCA SALVATORE

Ucraina, "come hanno sabotato i razzi Usa": vittoria del Cremlino? Libero Quotidiano il 15 aprile 2023

I documenti top secret rubati dal Pentagono e poi diffusi danno per certa la continuazione della guerra in Ucraina almeno per tutto il 2024. Eppure, stando al New York Times ci sarebbero altri file non resi pubblici e che mostrano come le agenzie di spionaggio americane siano penetrate virtualmente in ogni angolo dell’apparato d’intelligence e militare russo, oltre che nella struttura dei comandi militari.

Sempre secondo i documenti, i tecnici russi avrebbero trovato il modo di "disturbare" le armi statunitensi più avanzate e consegnate all’Ucraina. Come? Semplice: deviando la traiettoria delle bombe guidate Jdam e persino dei razzi Himars. Sarebbero stati questi i "trucchi" che hanno creato diversi disagi sul campo a Kiev. Ma non finisce qui, perché con ogni probabilità - si legge - la Cina entrerà in guerra. Il punto di non ritorno sarà in caso di "un attacco ucraino su suolo russo con armi fornite dalla Nato". Solo lo scorso 25 febbraio sarebbe stato svolto il test di un missile ipersonico cinese — un DF-27 — che ha volato per 12 minuti per 2.100 chilometri con una "alta probabilità" di penetrare i sistemi di difesa anti-missili Usa.

Dai file visionati dal Washington Post, si scopre che la Cina avrebbe approvato "la fornitura di aiuti letali" alla Russia in Ucraina, e avrebbe avuto intenzione di farlo in gran segreto, nascondendo l’equipaggiamento militare come beni civili. L'informativa, apparentemente, sarebbe stata ottenuta da un’intercettazione condotta dai servizi Usa sul Svr, i servizi di intelligence russi. Il rapporto era inserito in un sommario top secret, datato 23 febbraio.

Estratto dell’articolo di Francesco Semprini per “la Stampa” il 14 aprile 2023.

I tentacoli della sorveglianza americana abbracciano l'intero Pianeta andandosi a insinuare in ogni pertugio che le maglie di sicurezza dei governi offrono, con l'obiettivo di spiarne segreti riconducibili al conflitto russo-ucraino e alle attività degli emissari di Mosca.

 È quanto emerge dalla fuga di documenti militari riservati secondo cui, spiega il Washington Post, i radar Usa erano orientati verso gli attori più o meno coinvolti nel conflitto, a partire da nazioni più piccole fino ad arrivare alle Nazioni Unite.

 Sotto la lente di ingrandimento americana ci sono i punti deboli nelle difese aeree ucraine e potenziali problemi con le forniture di munizioni. Un'istantanea di fine febbraio scattata dal Pentagono spiega che la «capacità dell'Ucraina di fornire una difesa aerea a medio raggio per proteggere le linee del fronte sarà fortemente ridotta entro il 23 maggio».

Un altro rapporto «top secret» offre una cupa valutazione della prevista controffensiva dell'Ucraina, avvertendo che probabilmente si tradurrà in «modesti guadagni territoriali, ben al di sotto» degli obiettivi di Kiev.

 Grazie all'opera di infiltrazione nell'intelligence russa gli Stati Uniti sono stati in grado di avvertire l'Ucraina di attacchi imminenti. I documenti fanno anche riferimento alla pianificazione interna del Gru, l'agenzia di intelligence militare russa, e del Gruppo Wagner, i mercenari al soldo di Mosca, suggerendo che entrambi sono stati compromessi dagli hacker di Washington.

I documenti includono analisi sui rischi ad ampio raggio posti dalla Cina, inclusa la volontà di Pechino di inviare armi letali alla Russia e dettagli di un test sperimentale di armi ipersoniche condotto dalla Cina a febbraio, il DF-27 che ha volato per 12 minuti su oltre duemila chilometri ed ha «alta probabilità» di penetrare nei sistemi di difesa balistica statunitensi. Un dossier pubblicato a febbraio afferma inoltre che un attacco ucraino sul suolo russo utilizzando armi della Nato potrebbe trascinare Pechino nella guerra.

Un documento datato 17 febbraio riassume presunte conversazioni tra al-Sisi e alti funzionari militari egiziani che fanno riferimento a piani per fornire alla Russia munizioni di artiglieria e polvere da sparo. Nel documento, il presidente ordina di mantenere segreta la produzione e la spedizione dei razzi «per evitare problemi con l'Occidente».

 Le agenzie Usa monitorano produzione e approvvigionamento degli armamenti di Teheran, mentre un rapporto top secret riferisce di sforzi per veicolare un'imminente visita di Rafael Grossi, capo dell'Aiea. […]

Seul è nei radar Usa per aver inizialmente accolto con diffidenza la richiesta di Washington di inviare munizioni per artiglieria all'Ucraina. L'intelligence del Paese asiatico era preoccupata che la richiesta potesse causare irritazione a Mosca.[…]

 Sarebbe stata contattata da Wagner per ottenere armi e attrezzature «con cui sostenere attività del gruppo di Yevgeny Prigozhin in Mali e Ucraina». Non è dato sapere se la Turchia sapesse o se la trattativa è andata a buon fine.  […]

Gli Stati Uniti ritengono che Antonio Guterres sia troppo accomodante con Mosca. Washington ha monitorato da vicino il segretario generale specie le comunicazioni private col suo vice. Un carteggio in particolare si concentra sull'accordo sul grano, mediato da Onu e Turchia e fa intendere che il segretario fosse così ansioso di preservare l'accordo da essere disposto a soddisfare gli interessi della Russia.

DAGONEWS l’11 aprile 2023.

Cosa c’era scritto nei documenti riservati del Pentagono? Secondo una fonte un alto generale russo avrebbe cospirato per sabotare la guerra in Ucraina mentre Putin era impegnato con la chemioterapia.

 La scorsa settimana, i documenti riservati di un rapporto dell'intelligence del Pentagono sono stati pubblicati su Telegram e Twitter dopo essere trapelati su Discord. Oltre a informazioni sui movimenti delle truppe e sulle vittime in Ucraina, i documenti conterrebbero anche briefing quotidiani dell'intelligence, una raccolta di brevi frammenti di informazioni provenienti da varie fonti in tutto il mondo.

Secondo uno dei documenti, il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo Nikolay Patrushev e il capo di stato maggiore russo Valeriy Gerasimov avrebbero un piano per sabotare Putin mentre si sta curando per il cancro.

Ogni documento riservato contiene una stringa di lettere che funge da “scorciatoia” per spiegare come è stato compilato il documento e a chi è destinato. 

 La stringa in cima alla nota sulla Russia che è (TS//SI//REL TO USA, FVEY/FISA). Ciò significa che questo documento è top secret (la sua classificazione di sicurezza), raccolto monitorando le comunicazioni (SI), è rilasciabile a persone con un nulla osta di sicurezza top secret negli Stati Uniti o agli altri paesi "Five Eyes", ed è stato raccolto sotto la guida del Foreign Intelligence Surveillance Act, che stabilisce i parametri legali per lo spionaggio .

Five Eyes è un'alleanza di intelligence tra Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Australia e Regno Unito. I documenti attribuiscono l'origine della voce a un funzionario ucraino che, secondo i documenti, ha una fonte con accesso ai funzionari del Cremlino. Non vi è alcuna indicazione nei documenti che l'intelligence statunitense abbia confermato che la voce sia vera, ma di certo c’è che un'agenzia di spionaggio che monitora le comunicazioni ha sentito la voce e ha deciso che valeva la pena trasmetterla ai funzionari del Pentagono.

«Secondo la fonte, che ha ricevuto le informazioni da una fonte russa non identificata con accesso ai funzionari del Cremlino, la Russia ha pianificato di dirottare risorse dal Taganrog, in Russia, a Mariupol, in Ucraina, e focalizzare l’attenzione sul fronte meridionale - si legge nel promemoria - Secondo la fonte, il piano per l'offensiva sarebbe una strategia ideata dal segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo Nikolay Patrushev e dal capo di stato maggiore russo Valeriy Gerasimov per sabotare Putin»

Il promemoria ha poi fatto riferimento a una vecchia voce secondo la quale Putin ha il cancro. «La fonte il 22 febbraio ha indicato che Gerasimov avrebbe pianificato di continuare i suoi sforzi per sabotare l'offensiva, osservando che aveva promesso di 'lanciare' la cosiddetta operazione militare speciale entro il 5 marzo, quando Putin avrebbe dovuto iniziare un ciclo  di chemioterapia e non sarebbero quindi in grado di influenzare lo sforzo bellico».

L'idea che Putin sia malato è popolare nei circoli dell'intelligence occidentale. Ma per molti si tratta solo di voci e speculazioni.

Estratto dell’articolo di Thomas Mackinson per ilfattoquotidiano.it l’11 aprile 2023.

Gli Usa spiano anche Zelensky. Salgono a circa 100 i documenti top secret americani sulla guerra finiti in rete, ma sale anche il livello dei problemi che si trascinano dietro: gli Stati Uniti in realtà non si fidano completamente dell’alleato e per questo lo spiano, al pari dei nemici. […]

 La Cnn ha esaminato 53 documenti trapelati, tutti prodotti tra metà febbraio e inizio marzo. Uno in particolare rivela che gli Usa hanno spiato Zelensky usando gli strumenti tipici dell’intelligence dei segnali, vale a dire intercettazioni.

Il documento citato dall’emittente all-news risale a fine febbraio e dà conto delle mosse del presidente ucraino: “Zalensky ha suggerito di colpire posizioni di schieramento russo nell’oblast di Rostov, in Russia” tramite droni. L’intelligence ucraina non nasconde l’irritazione e la frustrazione per la fuga di notizie ma fonti vicine a Zelensky – menzionate dalla Cnn – riferiscono anche di non essere sorprese.

E’ logico infatti che la National Security Agency abbia avuto un simile mandato: fin dall’inizio del conflitto gli Stati Uniti hanno frenato su alcune forniture richieste da Kiev, come quelle necessarie alla difesa aerea o sistemi a lungo raggio, per il timore che li usasse per colpire la Russia in profondità aumentando così l’escalation per poi strattonare la Nato a un impegno diretto sul campo. E per il rischio di incidenti che possono portare allo stesso risultato.

Nella documentazione torna lo scontro sfiorato il 29 settembre scorso tra un ricognitore inglese e un jet russo nei cieli di Crimea che avrebbe costretto la Nato a intervenire: un velivolo da ricognizione (Rc-135 Rivet Joint) e due caccia (Sukoi-27) russi si sono trovati alla distanza di soli 15 piedi e uno ha perfino sganciato un missile. […]

Altri documenti danno conto della diffusione e penetrazione della rete di spie americane nelle alte sfere dei Paesi amici. Uno per tutti è la Corea del Sud. Seul e Washington anche in questi giorni stanno fanno esercitazioni militari congiunte in risposta alle minacce nucleari di Kim Jong Un. Ma lo spionaggio che si evince da rapporti di intelligence trapelati riguarda anche Gerusalemme, con rivelazioni sulle attività del Mossad nel fomentare proteste contro il nuovo governo. […]

Documenti rubati agli Usa, tutti i leader alleati spiati: Corea, Israele, Egitto. E (ovviamente) Zelensky. Cresce l'imbarazzo di Washington per il «leak» del Pentagono. Oltre alle rivelazioni sulla guerra in Ucraina, i file top secret chiamano in causa a vari livelli molti Paesi amici. Piovono smentite, mentre sui quotidiani Usa emergono nuovi dettagli. Paolo Ottolina su Il Corriere della Sera l’11 Aprile 2023

I documenti rubati agli Usa e l'imbarazzo di Washington

All'inizio considerati come un possibile depistaggio, ora invece fonte di grave imbarazzo per Washington: il caso dei documenti segreti del Pentagono trapelati in rete ha ancora contorni non del tutto definiti ma è ormai esploso in tutta la sua evidenza. Il leak infatti non riguarda soltanto la guerra in Ucraina (e già le conseguenze sarebbero gravi) ma espone anche gli Stati Uniti a gravi imbarazzi con diversi Paesi alleati, richiamando alla memoria altri episodi del passato, come quello legato a Edward Snowden o, andando più indietro nel tempo, quello di Wikileaks e di Julian Assange. Le informazioni contenute nel nuovo leak, come ricorda tra gli altri David E. Sanger sul New York Times, sono in quantità più ridotta rispetto ai celebri precedenti, ma al contempo sono anche «molto più puntuali» e hanno avuto modalità inedite, come ha ricostruito Marta Serafini. 

Ma chi sono i Paesi e i leader che, secondo i documenti trapelati, venivano spiati dall'intelligence degli Stati Uniti? Nella lista sono comparsi Corea del Sud, Israele, Turchia, Egitto. E anche Volodymyr Zelensky. 

Sud Corea

Dai leak emerge che gli Stati Uniti monitorano le comunicazioni interne di Volodymir Zelensky e quelle di alleati come la Corea del Sud. Il caso del Paese asiatico è particolarmente controverso. 

Almeno due dei documenti trapelati, basati su comunicazioni di intelligence straniere intercettate, fanno trasparire la preoccupazione dei sud coreani per la pressione degli Stati Uniti al fine di aiutare l'Ucraina nel suo sforzo bellico difensivo contro la Russia. L'ex ministro degli Esteri Yi Mun-hui esprime preoccupazione per il fatto che i proiettili di artiglieria, richiesti da Washington per il proprio esercito,  potrebbero in verità finire a Kiev. 

Dall'invasione dell'Ucraina, la Corea del Sud ha firmato importanti accordi per la fornitura di carri armati, aerei e altre armi alla Polonia, membro della Nato. Ma il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol ha ricordato che una legge sudcoreana vieta la fornitura di armi a Paesi impegnati in conflitti e che ciò rende difficile l'invio di armi all'Ucraina (la politica ufficiale di lunga data della Corea del Sud è quella di non fornire armi con capacità letali a paesi in guerra). E fonti ufficiali del governo di Seul hanno dichiarato che non c'è stato alcun cambiamento nella politica coreana.

L'uscita dei documenti top secret crea un ulteriore imbarazzo alla luce del fatto che il presidente Yoon dovrebbe incontrare il suo omologo Usa, Joe Biden, il prossimo 26 aprile, durante una visita di Stato a Washington.

Israele

La fuga di notizie è già stata definita dalla stampa Usa come «un incubo per i Five Eyes» ovvero per l'alleanza di intelligence che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e ovviamente Stati Uniti. Tra i documenti usciti in rete ce ne sono alcuni legati a Israle. Domenica l'ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha rilasciato una dichiarazione in cui respingeva fermamente un'affermazione contenuta in uno dei file, ovvero che l'agenzia di intelligence israeliana avesse incoraggiato il suo personale e i cittadini israeliani a partecipare all'ondata di proteste antigovernative di marzo in tutto il Paese. «Il Mossad e il suo personale di alto livello in servizio non sono assolutamente coinvolti nella questione delle manifestazioni e si dedicano al servizio allo Stato, valore che ha guidato il Mossad fin dalla sua fondazione», si legge nella dichiarazione. 

Nel documento si legge tra l'altro che nello scorso febbraio alti funzionari del Mossad «hanno sostenuto agenti dell'intelligence e cittadini israeliani nelle proteste contro le riforme giudiziarie proposte dal governo, compresi diversi inviti espliciti all'azione». Non ci sono leggi che definiscono lo scopo, gli obiettivi, le missioni o i poteri del Mossad ma l'agenzia non dovrebbe essere coinvolta in questioni di politica interna (è lo Shin Bet l'agenzia di intelligence per gli affari interni), cosa che rende il leak particolarmente imbarazzante per gli Usa e per l'alleato israeliano.

Egitto

Secondo uno dei documenti datato 17 febbraio, come ricostruisce qui Viviana Mazza, il presidente dell'Egitto Abdel Fatah Al Sisi, uno degli alleati americani più importanti in Medio Oriente avrebbe ordinato ai militari del suo paese la produzione di 40mila razzi da inviare in Russia segretamente, per evitare che la notizia potesse causare «problemi con l’Occidente». Fonti americane dicono però anche, secondo quanto riporta il Washington Post, che il piano non sarebbe poi stato eseguito. L’ambasciatore Ahmed Abu Zeid, portavoce del ministero degli Esteri egiziano, ha replicato che la posizione del suo Paese è sin dall’inizio «di non coinvolgimento in questa crisi e di impegno a rimanere ad uguale distanza da entrambe le parti, mentre affermiamo l’appoggio dell’Egitto alla carta Onu e al diritto internazionale attraverso le risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite». 

Turchia (e Mali)

Ce n'è anche per un altro alleato degli Stati Uniti nello scenario mediorientale, la Turchia. Secondo i documenti trapelati, gli Stati Uniti avrebbero avuto accesso a "piani interni" del gruppo Wagner, sostenuto dal Cremlino, da cui risulta che i mercenari «avrebbero cercato di acquistare armi dalla Turchia» (che fa parte della Nato), come scrive il Washington Post. All'inizio di febbraio alcuni membri del gruppo Wagner «hanno incontrato contatti turchi per acquistare armi e attrezzature dalla Turchia per sostenere gli sforzi del gruppo in Ucraina ma anche in Mali». I documenti trapelati dicono anche che il leader del Mali Assimi Goïta «aveva confermato che il Mali avrebbe potuto acquistare armi dalla Turchia per conto di Wagner». Tuttavia, secondo il Washington Post, i documenti del leak non chiariscono cosa il governo turco potesse sapere degli sforzi di Wagner o se questi sforzi si fossero «rivelati fruttuosi». Ma chiaramente, scrive ancora il quotidiano della capitale Usa, «la rivelazione che un alleato della Nato potrebbe aver assistito la Russia nella sua guerra contro l'Ucraina può essere esplosiva, soprattutto perché la Turchia ha cercato di bloccare l'ingresso della Svezia nell'alleanza transatlantica».

Soldati francesi

Sébastien Lecornu, ministro francese delle Forze armate

Nel leak spunta anche la Francia. Lo scorso sabato, il ministero della Difesa francese ha negato la presenza di soldati francesi in Ucraina, come avrebbe rivelato in uno dei documenti trapelati che sono circolati sui social media a metà della scorsa settimana. 

«Non ci sono forze francesi impegnate in operazioni in Ucraina - ha dichiarato un portavoce del ministro delle Forze Armate, Sébastien Lecornu -. I documenti citati non provengono dall'esercito francese. Non commentiamo documenti la cui fonte è incerta». 

La prima serie di documenti del Pentagono trapelata conteneva grafici e dettagli sulle consegne di armi previste, sulla forza degli schieramenti in campo e sulle perdite in combattimento. Una schermata suggeriva che in Ucraina fosse attivo un piccolo contingente, inferiore ai 100 uomini, composto da corpi speciali di Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Lettonia, tutti paesi membri Nato. 

Estratto dell’articolo di Mauro Evangelisti per “Il Messaggero” il 12 aprile 2023.

L'Egitto è pronto a produrre armi per l'amico Putin. L'Ungheria, Paese dell'Unione europea, sigla un nuovo accordo con Mosca non solo per l'importazione del gas, ma anche per ampliare una centrale nucleare. Gli Stati Uniti e la Ue guardano con timore alla capacità della Russia di trovare sostegno sullo scenario internazionale. Perfino da Victor Orban, che guida un Paese che fa parte sia della Nato sia dell'Unione. Secondo i media internazionali gli Stati Uniti sono pronti a varare nuove sanzioni per colpire diversi leader ungheresi.

Andiamo per ordine. Prima di tutto c'è il caso della fuga di documenti segreti degli Stati Uniti partita - per quanto possa apparire incredibile - da Discord, un sistema di chat popolare tra gli amanti dei videogame. In un'animata discussione sull'Ucraina qualcuno ha messo in rete quei file che dovevano restare riservati e che poi sono rimbalzati anche su 4chan., su varie chat e su alcuni canali Telegram.

 […] tra questi documenti riservati trafugati dal Pentagono, ce ne è uno - racconta il Washington Post - che chiama in causa il presidente egiziano Abdel Fatah Al Sisi, alleato in Medio Oriente degli Usa: il file dell'intelligence risale al 17 febbraio scorso. Racconta, sulla base delle intercettazioni di alcune conversazioni tra il leader e diversi funzionari, che Al Sisi ha pianificato di produrre segretamente per l'esercito russo 40.000 razzi. Al Sisi ha detto al ministro degli Armamenti di mantenere segreta l'operazione, anche con i subordinati, per «evitare problemi con l'Occidente».

Una fonte anonima ha comunque precisato al Washington Post che non ci sono ancora conferme che i razzi siano stati realmente prodotti e inviati, mentre un rappresentante del Ministero degli Esteri egiziano ha ribadito che il suo Paese è neutrale nel conflitto tra Russia e Ucraina e che invita i due Paesi a cessare le ostilità.

  Dice un funzionario del Cairo citato dai media americani: quei documenti sono falsi, non è vero che l'Egitto sta producendo armi per la Russia. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sostiene che questa notizia è «una bufala».

Che i rapporti tra Il Cairo e Mosca siano sempre più intensi non è una novità, ma la fornitura di armi rappresenterebbe un salto molto pericoloso. Va anche ricordato, come spiega la Cnn, che «l'Egitto è uno dei maggiori destinatari al mondo di aiuti militari statunitensi, ricevendo annualmente 1,3 miliardi di dollari di finanziamenti».

[…]Ma dalla diffusione di documenti dell'intelligence Usa si scopre anche altro. In alcuni file emerge la sfiducia degli Stati Uniti sulla possibilità che la controffensiva ucraina possa portare a risultati soddisfacenti. […]

Egitto pronto a produrre 40.000 razzi per la Russia. Stefano Piazza su Panorama l’11 Aprile 2023

Secondo quanto pubblicato oggi dal Washington Post è quello che emergerebbe da un documento classificato «top secret» pubblicato su Discord. Egitto e Russia smentiscono ma i dubbi restano

Secondo quanto pubblicato oggi dal Washington Post «l’Egitto è pronto ad avviare la produzione di 40mila razzi per la Russia». In sintesi, è questo quello che emerge da un documento classificato «top secret» che è stato pubblicato sulla piattaforma di messaggistica istantanea Discord, un'app americana che viene utilizzata da coloro che giocano online. Secondo il Wall Street Journal (WSJ) i file classificati come sarebbero apparsi prima in una piccola chat di membri anonimi a gennaio, poi le informazioni sarebbero sbarcate su altri social come Telegram e Twitter. Nel suo approfondimento il WSJ scrive che «l’indagine federale sull'importante fuga di documenti Usa altamente riservati ha puntato i riflettori su Discord, dove gli utenti parlano in gruppi per lo più privati, solo su invito. Come altri social media, l'azienda a volte ha faticato a tenere a freno i contenuti pericolosi». Ora se è vero quanto pubblicato stamani, allora il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, uno dei più importanti alleati degli Stati Uniti in Medio Oriente e uno dei principali beneficiari degli aiuti americani, avrebbe accettato di produrre i razzi da inviare attraverso delle triangolazioni con qualche Paese africano (ad esempio il Mali) in Russia. Nel documento non c’è scritto perché la Russia voglia acquistare i razzi ma è evidente che finirebbero al fronte vista la penuria di munizioni utilizzate nella guerra in Ucraina. Ma c’è di più: in una parte del documento datato 17 febbraio 2023 ci sono le trascrizioni di alcune (presunte) conversazioni tra al-Sisi e alti funzionari militari egiziani nelle quali si parla anche di produrre per la Russia proiettili di artiglieria e polvere da sparo che sarebbe prodotta dalla Fabbrica 18, che è il nome di un vecchio impianto di produzione chimica. Il documento racconta di come al-Sisi abbia impartito istruzioni il 1° febbraio 2023 «per mantenere segreta la fornitura di razzi in modo da evitare problemi con l'Occidente» e dicendo a una persona indicata solo come Salah al-Din che «agli operai della fabbrica dovrebbe essere detto che i proiettili sono destinati per l'esercito egiziano». Chi è Salah al-Din? Molto probabilmente Mohamed Salah al-Din, il ministro di Stato per la produzione militare. Nel documento si legge poi che Salah al-Din avrebbe detto «che avrebbe ordinato alla sua gente di lavorare a turni se necessario perché era il minimo che l'Egitto potesse fare per ripagare la Russia per un aiuto non specificato in precedenza». Di quale aiuto si tratta? Il documento non lo spiega, tuttavia si legge che Salah al-Din avrebbe detto che «i russi erano disposti a comprare qualsiasi cosa». Non appena il Washington Post ha pubblicato l’articolo sono iniziate le verifiche della stampa internazionale nei confronti delle autorità egiziane che dovranno spiegare se quanto scritto nel documento sia vero, anche perché se così fosse l’Egitto perderebbe il sostegno economico americano e verrebbe anche sottoposto a sanzioni. Fonti ufficiali egiziane hanno smentito alla stampa locale quanto affermato dal Washington Post secondo cui l'Egitto avrebbe prodotto fino a 40mila missili da spedire segretamente in Russia. La fonte ha aggiunto che «quanto pubblicato dal giornale è manomissione informativa che non ha alcun fondamento di verità. L'Egitto segue una politica equilibrata con tutte le parti internazionali sulla pace, la stabilità e lo sviluppo» stesso concetto espresso dall'ambasciatore Ahmed Abu Zeid, portavoce del Ministero degli Esteri egiziano, che ha affermato «la posizione dell'Egitto fin dall'inizio si basa sul non coinvolgimento in questa crisi e sull'impegno a mantenere la stessa distanza con entrambi parti, pur affermando il sostegno dell'Egitto alla carta delle Nazioni Unite e al diritto internazionale nelle risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Continuiamo a sollecitare entrambe le parti a cessare le ostilità e raggiungere una soluzione politica attraverso i negoziati».

Un funzionario del governo degli Stati Uniti, che ha parlato a condizione di non essere citato, ha dichiarato: «Non siamo a conoscenza dell'esecuzione di quel piano. Non abbiamo prove che ciò sia avvenuto»; poi la portavoce del Pentagono, Sabrina Singh, ha precisato che il Dipartimento di Giustizia «ha aperto un'indagine interna sulla fuga di documenti riservati». Quello che è certo in questa storia è che la Russia e l’Egitto nel corso dell’ultimo biennio hanno stretti importanti accordi commerciali, uno tra tutti la costruzione di un'enorme officina ferroviaria in Egitto. Inoltre Rosatom, la società statale russa per l'energia atomica, ha iniziato con la gettata del «primo calcestruzzo» il 19 novembre 2022presso il cantiere di El Dabaa in Egitto, la costruzione dell'Unità 2 della Centrale Nucleare di El Dabaa, segnando così l'inizio della principale fase di costruzione di Unità 2 del progetto della centrale nucleare omonima. La rivelazione di questi documenti starebbe spingendo gli ucraini a rivedere i loro piani per la controffensiva di primavera e secondo Il Pentagono le rivelazioni delle circa 100 pagine pubblicate finora sono un «grave rischio di sicurezza». La CNN ha esaminato 53 documenti trapelati, tutti prodotti tra metà febbraio e inizio marzo 2023 e contengono una vasta gamma di informazioni altamente classificate, «fornendo una rara finestra su come gli Stati Uniti spiano alleati e avversari allo stesso modo». In alcuni documenti ritenuti veri dai funzionari americani mostrano l'entità delle intercettazioni USA su alleati chiave, tra cui la Corea del Sud, Israele e l’Ucraina. Altri rivelano il grado in cui gli Stati Uniti sono riusciti a penetrare nel Ministero della Difesa russo e nell'organizzazione mercenaria russa Wagner Group, in gran parte attraverso comunicazioni intercettate e fonti dirette, che ora potrebbero essere interrotte o messe in pericolo. Ci sono poi le considerazioni sulle le principali debolezze delle armi ucraine, della difesa aerea, delle dimensioni e della prontezza dei battaglioni «in un momento critico della guerra, mentre le forze ucraine si preparano a lanciare una controffensiva contro i russi e proprio mentre gli Stati Uniti e l'Ucraina hanno iniziato a sviluppare un rapporto di fiducia reciproca maggiore rispetto alla condivisione dell'intelligence».A proposito di Israele: nel documento si racconta di come la CIA avrebbe prodotto un report nel quale afferma che la principale agenzia di intelligence israeliana, il Mossad, «ha incoraggiato le proteste contro il nuovo governo del Paese compresi diversi espliciti inviti all'azione». Sia il governo di Gerusalemme che il Mossad hanno immediatamente smentito con sdegno la notizia. Sarà molto difficile sapere quale siano i documenti veri e quelli falsi, tuttavia la loro diffusione non farà che guastare i rapporti tra gli alleati spiati senza contare che è lecito domandarsi se a Washington sono ancora in grado di tenere segrete le informazioni. Altro aspetto non certo secondario è che ora l’intelligence russa sa come gli americani hanno penetrato le loro strutture e a quali agenzie abbiano accesso così da intervenire. Tutte cose che fanno capire che quanto accaduto è stato molto probabilmente ordito a Mosca.

La fuga dei documenti segreti del Pentagono: che cosa riguardano e quali sono le conseguenze. Vivia Mazza su Il Corriere della Sera il 10 aprile 2023.

La timeline del Pentagono, le comunicazioni interne di Zelensky, lo stato della difesa ucraino. Cosa c'è dentro i documenti e quali saranno i danni maggiori?

Cosa c’è dentro i documenti segreti americani sulla guerra in Ucraina rivelati su internet?

Il centinaio di documenti (metà dei quali sono stati visionati da alcuni giornali americani) sembrano autentici, nonostante ad un certo punto almeno uno di essi sia stato modificato rispetto all’originale. Sembrano tratti da un dossier compilato dal Capo di Stato Maggiore del Pentagono usando rapporti di varie agenzie di intelligence, inclusa la Cia. La maggioranza delle informazioni segue le dichiarazioni pubbliche di Washington sulla guerra, ma c’è un livello di dettaglio maggiore. I leak confermano l’altissimo livello di coinvolgimento americano nel fornire dati quotidiani sugli obiettivi russi da colpire ; dimostrano come gli Usa abbiano penetrato in maniera massiccia l’intelligence di Mosca e passino i piani a Kiev (in uno dei documenti si discute di come lo Stato Maggiore Russo punti a contrastare le vulnerabilità dei diversi tipi di tank forniti dai paesi Nato; in un altro si preannuncia la data di un raid contro specifici depositi di droni e altre armi a Odessa e Mykolaiv). Ci sono anche le previsioni di Washington sul probabile stallo cui si arriverà nel Donbass con delusione sia di Putin che di Zelensky . Un documento del Pentagono del 28 febbraio esprime preoccupazione per lo stato della difesa ucraina, in particolare lo “scudo” aereo, dal momento che i missili per i sistemi di era sovietica S-300 e Buk si potrebbero esaurire tra metà aprile e il 3 maggio. Alcune delle informazioni in questi documenti erano riservate ai “Five Eyes” (Usa, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda e Canada) che hanno un patto di non spionaggio reciproco che non si applica ad altri alleati. Dal leak emerge che gli Stati Uniti monitorano le comunicazioni interne di Zelensky e quelle di alleati come la Corea del Sud.

Chi c’è dietro il buco nell’intelligence?

Centinaia - se non migliaia - di funzionari del governo con il “nulla osta di sicurezza” ricevono via email ogni giorno documenti di questo tipo e qualcuno potrebbe averli inoltrati al altri. Trovare la fonte originale del leak potrebbe essere difficile. I documenti trafugati esaminati dal New York Times sono fotografie di fogli, alcuni dei quali posizionati su una rivista di caccia. Probabilmente qualcuno ha piegato il dossier cartaceo, se l’è messo in tasca, portandolo in un’area sicura per fotografarlo. Le indagini sono ancora in corso, ma un’ipotesi che circola è che potrebbe essere un’operazione meno “ideologica” di Wikileaks nel 2010. Julian Assange e Chelsea Manning puntavano a denunciare la condotta degli Stati Uniti, mentre Dmitri Alperovitch, esperto di cybersecurity di origine russa, osserva che in questo caso i “leak”, prima di finire su Twitter e Telegram, sono apparsi inizialmente su una piattaforma usata dagli appassionati di videogiochi. La sua ipotesi è che potrebbero anche essere stati diffusi nell’ambito di un dibattito online sullo stato della guerra in Ucraina. «Pensa, una lite su internet che finisce con un disastro per l’intelligence».

Quali sono i danni maggiori?

Si tratta di documenti recenti, risalenti ad appena 40 giorni fa. Ci sono previsioni, per esempio, di dove le difese aeree di Kiev potrebbero localizzarsi il mese prossimo. Ma i timori maggiori riguardano in realtà due punti:

1) L’intelligence russa potrebbe evincere come gli americani abbiano penetrato i piani del Gru, l’intelligence di Mosca, e a qual agenzie abbiano accesso, tagliando così le fonti.

2) Il leak complica i rapporti con gli alleati e solleva dubbi sulla capacità di Washington tenere segrete le informazioni. Pur non essendo una novità che Washington spii gli alleati, renderlo pubblico è sempre problematico. In un dispaccio che ricorda le rivelazioni di Wikileaks, si riportano discussioni interne tra funzionari sud-coreani sulle pressioni Usa per inviare artiglieria a Kiev in tempo per l’offensiva di primavera; il presidente Yoon Suk Yeol – si legge – temeva che Biden lo chiamasse per chiedere maggiori aiuti. Un tema sensibile, poiché l’invio di armi letali in zone di guerra viola le regole di Seul. Ora il mondo ha visto la “timeline del Pentagono” per mandare 330mila munizioni dalla Sud Corea con il costo stimato di 26 milioni di dollari. Le informazioni sono state raccolte dalla Cia, intercettando telefonate e messaggi elettronici. Dopo Wikileaks, alla fine Usa e alleati hanno continuato a parlare, ma rivelazioni come queste sono sempre fonte di imbarazzo. Douglas London, ex alto funzionario della Cia, autore del saggio The Recruiter, dice al Corriere che i leak siano devastanti per gli Stati Uniti, ma lo sono anche per i russi: mostrano i tentativi mediocri di alterare le informazioni in alcuni di questi documenti, come pure la vulnerabilità del loro intero sistema militare e di intelligence, in contrasto con la narrazione di Putin sul suo successo sul campo. «Putin userà i leak per dividere gli alleati, ma l’incompetenza russa evidenziata dallo stesso leak è forse tanto dannosa per il leader russo di quanto lo sia per gli Stati Uniti».

Dagospia il 10 aprile 2023. Estratto da “La cortina di vetro”, di Micol Flammini (ed. Mondadori – Strade Blu)

 […] Da giovane, Suskevic si era sempre tenuto distante dalla politica, eppure la sua vita ha incrociato per ben due volte le dinamiche mondiali. La prima fu quella battuta di caccia che determino la caduta dell’Unione Sovietica e la seconda fu quando gli venne ordinato di insegnare la lingua russa a un americano, un ex marine che si era trasferito in Unione Sovietica.

 Si chiamava Lee Harvey Oswald e, una volta arrivato a Mosca, aveva chiesto la cittadinanza sovietica: gli fu negata. Aveva espresso il desiderio di studiare all’Università di Mosca e fu mandato a lavorare in una fabbrica a Minsk: addetto alla catena di montaggio della Garizont, una fabbrica che produceva radio e televisori.

Suskevic aveva imparato qualche parola di inglese e gli incontri con l’americano si tenevano in presenza di agenti del KGB. Il ragazzo, invece, non imparava il russo, ma stabilirono che sarebbe potuto rimanere lo stesso, anche se lo zelo sovietico non era supportato né dalla dedizione allo studio né da una sufficiente curiosità per il mondo dell’Est.

 Continuo a lavorare a Minsk, si sposo con una studentessa di farmacia e i due andarono a vivere in un appartamento in centro, lussuoso per essere l’abitazione di un semplice operaio.

Il prezzo che Oswald doveva pagare per tanta comodità era la sorveglianza, le pareti erano estremamente sottili e dall’appartamento accanto un agente dei servizi segreti teneva costantemente sotto controllo la coppia, ogni parola, ogni litigio, e poteva anche osservarli attraverso uno spioncino che offriva la visuale della camera da letto.

L’appartamento si trova ancora oggi in un palazzo lungo Prospettiva dell’Indipendenza e non si può visitare; al suo interno vive una famiglia non si sa quanto consapevole del suo passato e del fatto che fosse la residenza dell’uomo che anni dopo avrebbe ucciso il presidente americano John Fitzgerald Kennedy.

 Oswald si era stancato dell’Unione Sovietica, di un lavoro mal pagato e dell’assenza di discoteche, piste da bowling e night club, e nel 1962 torno negli Stati Uniti con sua moglie e la figlia appena nata. Di lui Suskevic aveva detto che gli era sempre sembrato un sempliciotto: «L’omicidio del presidente Kennedy era al di sopra delle sue capacita. E se davvero e stato lui, qualcuno deve averlo aiutato. Ne sono fermamente convinto».

Il primo presidente della Bielorussia indipendente e morto il 3 maggio 2022, a pochi giorni di distanza da Leonid Kravcuk e diversi mesi prima di Michail Gorbacev. Nonostante la guerra, l’ucraino e stato commemorato con sentiti funerali di Stato, al bielorusso non e stato riservato alcun onore presidenziale, mentre al russo sono state destinate esequie controverse, proprio come e percepita la sua figura in patria. I tre parteciparono alla costruzione di un nuovo mondo, che non a tutti sarebbe piaciuto. […]

Flaminia Camilletti per “la Verità” il 10 aprile 2023.

Il New York Times ha aggiunto un nuovo capitolo alla vicenda delle carte segrete statunitensi. Gli analisti affermano che potrebbero essere stati rivelati più di 100 documenti sensibili. La fuga di notizie è di portata enorme e per la sensibilità dei contenuti, secondo i funzionari statunitensi, potrebbe essere particolarmente grave. Nei leak emerge che l’intelligence statunitense spiava anche i suoi alleati, ad esempio leader politici e militari ucraini e della Corea del Sud. «Un incubo per i Five Eyes» ha detto un alto funzionario dell’intelligence, riferendosi ai cinque Paesi che condividono le notizie dei servizi segreti: Stati Uniti, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Australia e Canada.  […]

(ANSA il 10 aprile 2023) - I sistemi di difesa aerea ucraini stanno esaurendo le munizioni e senza l'arrivo di ingenti forniture occidentali non saranno in grado di contrastare gli eventuali attacchi dell'aviazione russa, la cui forza è ancora intatta. E' la previsione di ufficiali americani e di alcuni dei documenti classificati del Pentagono finiti sui social, secondo quanto riporta il New York Times.

 Le scorte di missili per i sistemi di difesa aerea S-300 e Buk dell'era sovietica, che costituiscono l'89% della protezione dell'Ucraina contro la maggior parte degli aerei da combattimento e alcuni bombardieri, saranno completamente finite tra metà aprile e il 3 maggio, secondo uno dei documenti trapelati. Il testo, che risale al 28 febbraio, basava la valutazione sui ritmi di consumo dei missili del momento.

Non è chiaro se tali ritmi siano cambiati. Lo stesso documento valutava che le difese aeree ucraine progettate per proteggere le truppe in prima linea, dove è concentrata gran parte della potenza aerea russa, saranno "completamente esaurite" entro il 23 maggio, con conseguenti difficoltà sulla rete di difesa aerea più in profondità nel territorio ucraino.

 L'amministrazione Biden ha annunciato la scorsa settimana l'invio di ulteriori munizioni e intercettori per la difesa aerea come parte di un pacchetto di aiuti da 2,6 miliardi di dollari, parte del quale sarà utilizzato per aiutare Kiev a prepararsi per l'offensiva di primavera. Se ciò sarà sufficiente dipende, dicono i dirigenti Usa contattati dal Nyt, da una serie di fattori, tra cui se gli alleati della Nato effettueranno le proprie consegne e se Putin continuerà a non rischiare i suoi preziosi aerei da guerra. "L'esercito russo è stato fatto a pezzi ma l'aviazione russa no", aveva detto il capo dello Stato maggiore congiunto Mark Milley a febbraio a Msnbc.

(ANSA il 10 aprile 2023) - Un jet da combattimento russo ha quasi abbattuto un aereo di sorveglianza britannico lo scorso 29 settembre: è quanto emerge da uno dei documenti militari Usa finiti online, rivelando un incidente più significativo di quanto precedentemente ammesso dalle autorità di Londra e che avrebbe potuto trascinare gli Stati Uniti e i suoi alleati della Nato direttamente nella guerra in Ucraina, sottolinea il Washington Post.

 L'episodio si verificò al largo della costa della Crimea, la penisola ucraina annessa da Mosca nel 2014 usata come base della flotta russa del Mar Nero. Il documento si riferisce all'incidente come a un "quasi abbattimento di un Uk Rj", dove Rj allude al soprannome "Rivet Joint" comune per gli aerei da ricognizione Rc-135. L'aereo viene utilizzato per raccogliere trasmissioni radio e altri messaggi elettronici.

(ANSA il 10 aprile 2023) - Un gruppo di hacker, sotto la guida dei servizi di sicurezza russi (Fsb), potrebbe aver compromesso l'indirizzo ip di una società di gasdotti canadese in febbraio e causato danni alla sua infrastruttura: è quanto emerge da uno dei documenti trapelati del Pentagono, scrive il New York Times. Se l'attacco del gruppo criminale informatico Zarya avesse avuto successo, secondo il documento, "sarebbe la prima volta che" la comunità dell'intelligence americana "osserva un gruppo di hacker filorusso eseguire un attacco distruttivo contro i sistemi di controllo industriale occidentali".

(ANSA il 10 aprile 2023) - I leader del Mossad avrebbero fatto pressione sui funzionari dell'agenzia di intelligence e sui cittadini israeliani perché protestassero contro le riforme giudiziarie proposte dal nuovo governo israeliano, inclusi diversi espliciti inviti all'azione che denunciavano l'esecutivo israeliano. E' quanto emerge da uno dei documenti dell'intelligence Usa (in questo caso della Cia) trapelati sui social, secondo quanto riporta il New York Times. Una rivelazione "mendace e senza alcun fondamento" à stata definita in una nota diffusa dall'ufficio del premier israeliano per conto del Mossad.

(ANSA il 10 aprile 2023) - Emissari del gruppo russo di mercenari Wagner si incontrarono segretamente in febbraio con "contatti turchi", non esitando ad andare in un paese Nato per reperire armi ed equipaggiamento per la sua battaglia in Ucraina. E' quanto emerge da uno dei documenti top secret Usa trapelati sui social. Il documento, scrive il New York Times, suggerisce che lo stato africano del Mali, dove la Wagner conta una presenza significativa, poteva essere usato in una triangolazione per acquistare le armi dalla Turchia per conto dell'organizzazione di mercenari.

Estratto dell’articolo di Marta Serafini per corriere.it il 10 aprile 2023.

È caccia alla talpa in Usa dopo la nuova fuga di documenti top secret finiti sui social, una falla clamorosa - nonostante i sospetti di manipolazioni russe - che ha colto di sorpresa la Casa Bianca e messo in allerta l’intelligence per il timore di bruciare le proprie fonti e di suscitare ripercussioni diplomatiche. Dozzine di documenti riservati sono stati rilasciati su Twitter, Telegram, Discord e altri social network negli ultimi giorni e continuano a emergere nuovi documenti.

 Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un’indagine per cercare di identificare la fonte delle fughe di documenti.

Secondo i primi accertamenti, queste fughe di notizie riguardano non solo rapporti e documenti sul conflitto in Ucraina, ma anche analisi molto delicate sugli alleati degli Stati Uniti.

 […]

 L’esistenza dei documenti è stata segnalata per la prima volta dal New York Times dopo che un certo numero di canali russi di Telegram hanno condiviso cinque file fotografati relativi all’invasione dell’Ucraina il 5 aprile. Secondo la piattaforma investigativa Bellingcat, questi documenti sembrano essere datati all’inizio di marzo, nel periodo in cui sono stati pubblicati per la prima volta online su Discord, una piattaforma di messaggistica popolare tra i giocatori.

[…]  Il portavoce presidenziale russo, Dmitry Peskov, ha dichiarato alla Cnn che i documenti mostrano l’entità del coinvolgimento degli Stati Uniti e della NATO in Ucraina.

 Sempre secondo Bellingcat, nessun documento è stato scansionato, ma è stato fotografato. Nelle immagini diffuse, si possono vedere pieghe sui documenti con oggetti. Ciò sembra indicare che almeno alcuni dei documenti sono stati fotografati nello stesso luogo.

Il contenuto dei documenti condivisi varia, tra cui mappe di hotspot in Ucraina come Bakhmut e Kharkiv, un calendario di consegna di munizioni occidentali all’Ucraina, nonché mappe e cataloghi delle risorse di difesa aerea ucraine, incluso un calendario delle spese di munizioni . Nelle immagini è incluso anche un «Aggiornamento dell’intelligence del Centro operativo della CIA» contrassegnato come «Top Secret» del 2 marzo, sebbene gran parte delle informazioni in questi documenti fossero state precedentemente rese pubbliche attraverso i resoconti dei media.

Dato che si tratta di foto (come ai tempi della guerra fredda) di mappe e slide di presentazione stampate e che i documenti classificati possono essere stampati solo su sistemi approvati, è probabile che esista qualche traccia documentale su chi li ha gestiti.

 Il secondo «leak» comprende oltre 100 documenti apparsi su 4chan, piattaforma anonima di messaggistica, e poi su altri social tra cui Twitter, provenienti da varie agenzie, anche se tutti compilati dallo stato maggiore del Pentagono: dal dipartimento di Stato alla Nsa, dalla Cia all’agenzia di intelligence geospaziale che analizza le immagini satellitari.

Il 5 aprile, i documenti hanno iniziato a diffondersi attraverso i canali Telegram filo-russi, con la prima versione trovata da Bellingcat sul canale Telegram «Donbass Devushka».

 […]

 Dal secondo filone di leaks emerge che le carte, in alcuni casi così classificate da non poter essere condivise neppure con gli alleati più stretti, non riguardano solo i piani per l’Ucraina ma anche altri delicati dossier al centro della sicurezza Usa: la Cina, l’Indo-Pacifico, il Medio Oriente (in particolare Israele e i capi del Mossad) e il terrorismo.

E se da un lato confermano la forte capacità di penetrazione americana degli apparati militari e di sicurezza russi, dall’altro - scrive il New York Times - rivelano che l’intelligence statunitense spia i suoi alleati: ad esempio leader politici e militari ucraini (un riflesso della difficoltà di Washington ad avere una visione chiara delle strategie di combattimento ucraine, secondo il quotidiano) e Seul, quest’ultima in relazione alle sue decisioni sugli aiuti letali a Kiev.

Per quanto riguarda i documenti su Kiev, secondo un dirigente della sicurezza nazionale contattato dal New York Times, è probabile che i documenti non siano stati diffusi dagli ucraini perché non hanno accesso ai piani specifici, che recano il timbro degli uffici dello stato maggiore del Pentagono.

[…]

È solo la «punta dell’iceberg», ha ammonito un analista sul Nyt. Per Mick Mulroy, un ex alto dirigente del Pentagono, «sembra che si tratti di una fuga di notizie deliberata fatta da qualcuno che desidera danneggiare gli sforzi dell’Ucraina, degli Stati Uniti e della Nato». […]

I documenti del Pentagono e la fuga di notizie: cosa sappiamo e perché ora si cerca una talpa. Storia di Marta Serafini su Il Corriere della Sera il 9 aprile 2023.

È caccia alla talpa in Usa dopo la nuova fuga di documenti top secret finiti sui social, una falla clamorosa - nonostante i sospetti di manipolazioni russe - che ha colto di sorpresa la Casa Bianca e messo in allerta l’intelligence per il timore di bruciare le proprie fonti e di suscitare ripercussioni diplomatiche. Dozzine di documenti riservati sono stati rilasciati su Twitter, Telegram, Discord e altri social network negli ultimi giorni e continuano a emergere nuovi documenti.

Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un’indagine per cercare di identificare la fonte delle fughe di documenti. Secondo i primi accertamenti, queste fughe di notizie riguardano non solo rapporti e documenti sul conflitto in Ucraina, ma anche analisi molto delicate sugli alleati degli Stati Uniti. Venerdì, anche il Pentagono ha detto che stava indagando sulla questione.

L’esistenza dei documenti è stata segnalata per la prima volta dal New York Times dopo che un certo numero di canali russi di Telegram hanno condiviso cinque file fotografati relativi all’invasione dell’Ucraina il 5 aprile. Secondo la piattaforma investigativa Bellingcat, questi documenti sembrano essere datati all’inizio di marzo, nel periodo in cui sono stati pubblicati per la prima volta online su Discord, una piattaforma di messaggistica popolare tra i giocatori.

I funzionari ucraini hanno messo in dubbio la veridicità dei documenti, con Mykhailo Podolyak, il consigliere del capo del presidente ucraino, che ha dichiarato su Telegram come dietro la presunta fuga di notizie ci sia la Russia. Ma i funzionari della sicurezza statunitense citati dal sembrano suggerire la loro autenticità. Il portavoce presidenziale russo, Dmitry Peskov, ha dichiarato alla Cnn che i documenti mostrano l’entità del coinvolgimento degli Stati Uniti e della NATO in Ucraina.

Sempre secondo Bellingcat, nessun documento è stato scansionato, ma è stato fotografato. Nelle immagini diffuse, si possono vedere pieghe sui documenti con oggetti. Ciò sembra indicare che almeno alcuni dei documenti sono stati fotografati nello stesso luogo. Il contenuto dei documenti condivisi varia, tra cui mappe di hotspot in Ucraina come Bakhmut e Kharkiv, un calendario di consegna di munizioni occidentali all’Ucraina, nonché mappe e cataloghi delle risorse di difesa aerea ucraine, incluso un calendario delle spese di munizioni . Nelle immagini è incluso anche un «Aggiornamento dell’intelligence del Centro operativo della CIA» contrassegnato come «Top Secret» del 2 marzo, sebbene gran parte delle informazioni in questi documenti fossero state precedentemente rese pubbliche attraverso i resoconti dei media.

Dato che si tratta di foto (come ai tempi della guerra fredda) di mappe e slide di presentazione stampate e che i documenti classificati possono essere stampati solo su sistemi approvati, è probabile che esista qualche traccia documentale su chi li ha gestiti.

Il secondo «leak» comprende oltre 100 documenti apparsi su 4chan, piattaforma anonima di messaggistica, e poi su altri social tra cui Twitter, provenienti da varie agenzie, anche se tutti compilati dallo stato maggiore del Pentagono: dal dipartimento di Stato alla Nsa, dalla Cia all’agenzia di intelligence geospaziale che analizza le immagini satellitari.

Il 5 aprile, i documenti hanno iniziato a diffondersi attraverso i canali Telegram filo-russi, con la prima versione trovata da Bellingcat sul canale Telegram «Donbass Devushka». Solo un paio d’ore prima, un utente su 4chan aveva pubblicato il primo di otto messaggi in un thread sulla bacheca Politicamente scorretto (/pol/), tre dei quali avevano allegato immagini di documenti apparentemente simili. C’è solo un’immagine in comune tra i post di Telegram e 4chan: una mappa che mostrava una serie di statistiche, incluso il numero cumulativo di soldati KIA (kill in action, uccisi in azione) dalla parte russa e ucraina nel corso della guerra. Tuttavia, i numeri differiscono, con la prima fonte (4chan) che mostra più perdite russe rispetto a quelle ucraine, e la seconda fonte (Donbass Devushka) il contrario. Un esame più attento della seconda immagine, con i numeri KIA ucraini molto più alti, pubblicata su Telegram, mostra una grezza manipolazione delle immagini. Anche la spaziatura tra alcuni numeri e lettere è troppo grande per essere coerente con il carattere. Sembra quindi che l’account Donbass Devushka Telegram, o una fonte precedente pubblicata da questo account, abbia alterato l’immagine originale per far sembrare le perdite ucraine come più pesanti.

Dal secondo filone di leaks emerge che le carte, in alcuni casi così classificate da non poter essere condivise neppure con gli alleati più stretti, non riguardano solo i piani per l’Ucraina ma anche altri delicati dossier al centro della sicurezza Usa: la Cina, l’Indo-Pacifico, il Medio Oriente (in particolare Israele e i capi del Mossad) e il terrorismo. E se da un lato confermano la forte capacità di penetrazione americana degli apparati militari e di sicurezza russi, dall’altro - scrive il New York Times - rivelano che l’intelligence statunitense spia i suoi alleati: ad esempio leader politici e militari ucraini (un riflesso della difficoltà di Washington ad avere una visione chiara delle strategie di combattimento ucraine, secondo il quotidiano) e Seul, quest’ultima in relazione alle sue decisioni sugli aiuti letali a Kiev.

Per quanto riguarda i documenti su Kiev, secondo un dirigente della sicurezza nazionale contattato dal New York Times, è probabile che i documenti non siano stati diffusi dagli ucraini perché non hanno accesso ai piani specifici, che recano il timbro degli uffici dello stato maggiore del Pentagono. Un’ipotesi che sarebbe corroborata dal fatto che la seconda fuga di notizie coinvolge anche altri dossier non ucraini. Un alto dirigente dell’intelligence Usa ha definito la fuga di notizie «un incubo per i Five Eyes», come è chiamata l’alleanza per la condivisione dell’intelligence tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda e Canada. È solo la «punta dell’iceberg», ha ammonito un analista sul Nyt. Per Mick Mulroy, un ex alto dirigente del Pentagono, «sembra che si tratti di una fuga di notizie deliberata fatta da qualcuno che desidera danneggiare gli sforzi dell’Ucraina, degli Stati Uniti e della Nato».

Mosca e Kiev si accusano reciprocamente di disinformazione: per i blogger russi pro guerra c’è lo zampino degli 007 occidentali, per l’Ucraina è un tentativo del Cremlino di minare l’imminente controffensiva nemica. Ma Volodymr Zelensky non sottovaluta la nuova minaccia e quando venerdì ha convocato i vertici militari ha discusso non solo le prossime mosse ma anche le nuove «misure per prevenire fughe di informazioni sui piani delle forze ucraine».

Gli Usa hanno in mano I piani interni della Wagner: scandalo sulle armi dal Paese Nato. Il Tempo il 09 aprile 2023

Dalla fuga online di documenti top secret Usa sulla situazione in Ucraina, risulta che gli Stati Uniti hanno ottenuto l’accesso ai piani interni del famigerato gruppo di mercenari russi Wagner, che, tra le altre cose, ha cercato di acquistare armi dalla Turchia, un Paese membro della Nato. Come riporta il Washington Post, riferendosi ai documenti classificati emersi online, all’inizio di febbraio il personale della Wagner «ha incontrato contatti turchi per acquistare armi e attrezzature dalla Turchia per le operazioni in Mali e Ucraina». Il rapporto afferma, inoltre, che il presidente ad interim della giunta militare del Mali, Assimi Goita, «ha confermato che il Mali può acquisire armi dalla Turchia per conto della Wagner». 

Non è chiaro dai documenti se e a che livello il governo turco fosse a conoscenza dei tentativi dei mercenari russi o se questi si siano rivelati fruttuosi. «Ma la rivelazione che un alleato della Nato potrebbe aver assistito la Russia nella sua guerra contro l’Ucraina potrebbe rivelarsi esplosiva», scrive il Washington Post, «in particolare perché la Turchia ha cercato di bloccare l’adesione della Svezia all’Alleanza». 

Un portavoce del governo turco ha rifiutato di commentare le indiscrezioni del quotidiano. L’ambasciata del Mali a Washington non ha risposto a una richiesta di commento del giornale americano. Altre due pagine del file dell’intelligence trapelato parlano dei piani di Wagner per l’arruolamento di prigionieri russi da spedire al fronte in Ucraina e sottolineano che l’esercito russo è ormai dipendente dai mercenari. Come il rapporto sugli incontri che coinvolgono la Turchia, anche questi file fanno riferimento a fonti come provenienti da «segnali di intelligence», un riferimento alle intercettazioni elettroniche e di comunicazioni. I funzionari generalmente li considerano tra le forme più produttive di raccolta di informazioni, ma sono potenzialmente deperibili se vengono rivelate.

(ANSA l’8 aprile 2023) La seconda fuga di documenti Usa top secret sui social rivela non solo la forte capacità di penetrazione americana degli apparati militari e di sicurezza russi ma anche che l'intelligence statunitense spia i suoi alleati, ad esempio leader politici e militari ucraini e della Corea del Sud, quest'ultima in relazione alle sue decisioni sugli aiuti letali a Kiev. Lo riferisce il New York Times.

(ANSA il 7 aprile 2023) Si allarga la fuga di carte top secret sulla sicurezza Usa mettendo in allerta l'intelligence americana. Mentre il Pentagono sta indagando sulla fonte, una seconda tranche di documenti classificati è apparsa su 4chan, un website anonimo, e poi su altri social. Ma i documenti trapelati sembrano andare ben oltre il materiale segreto sui piani di guerra dell'Ucraina. Gli analisti della sicurezza contattati dal New York Times ritengono che ci siano anche slide informative sensibili sulla Cina, sul teatro militare indo-pacifico, il Medio Oriente e il terrorismo.

Un alto dirigente dell'intelligence Usa ha definito la fuga di notizie "un incubo per i Five Eyes", come è chiamata l'alleanza per la condivisione dell'intelligence tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda e Canada. Mick Mulroy, un ex alto dirigente del Pentagono, ritiene che sia "una significativa violazione nella sicurezza" che potrebbe ostacolare la pianificazione militare ucraina: "poiché molte di queste sono foto di documenti, sembra che si tratti di una fuga di notizie deliberata fatta da qualcuno che desidera danneggiare gli sforzi dell'Ucraina, degli Stati Uniti e della Nato".

Un analista ha descritto al Nyt ciò che è emerso finora come la "punta dell'iceberg". Una slide, datata 23 febbraio, è etichettata "Secret/NoForn", il che significa che non doveva essere condivisa con Paesi stranieri.

(ANSA l’8 aprile 2023) Il dipartimento di Giustizia americano ha aperto un'inchiesta sulla fuga di apparenti documenti classificati Usa sull'Ucraina e su altri dossier di sicurezza, comparsi sui social. Lo riferisce la Cnn. Anche il Pentagono ha aperto un'investigazione.

Guerra e controspionaggio: cosa hanno imparato i servizi russi dall’Ucraina. Paolo Mauri il 7 Aprile 2023 su Inside Over.

I servizi di sicurezza e di controspionaggio della Russia hanno ottenuto in Ucraina un successo maggiore rispetto al suo esercito, afferma il Rusi (Royal United Service Institute) un importante istituto di ricerca della difesa del Regno Unito.

Nonostante le evidenti lacune iniziali, che hanno sottostimato una serie di fattori rivelatisi determinanti nella condotta della guerra, Svr e Fsb, rispettivamente le agenzie di intelligence esterna e interna, stanno avendo un ruolo determinante nella stabilizzazione delle regioni ucraine occupate.

Nel rapporto di 39 pagine, intitolato “Lezioni preliminari dalle operazioni non convenzionali della Russia durante la guerra russo-ucraina” si afferma che il capo dell’Svr avrebbe detto al presidente russo Vladimir Putin che avevano bisogno di più tempo per prepararsi e ha chiesto di ritardare l’invasione, ma tale richiesta sarebbe stata respinta dal Cremlino.

Dove hanno sbagliato gli 007 russi

Effettivamente, guardando all’esito di un anno di conflitto, possiamo affermare che i servizi di sicurezza russi hanno commesso grossolani errori di valutazione: innanzitutto hanno ritenuto altamente improbabile che gli Stati Uniti fossero intenzionati a sostenere militarmente l’Ucraina, aspettandosi solo una risposta di tipo diplomatico/economica, secondariamente hanno sottostimato la capacità di resistenza dell’esercito ucraino e quella della popolazione, che veniva erroneamente ritenuta insofferente verso il governo di Kiev e simpatizzante della causa russa. Poi a operazioni in corso hanno sottovalutato l’effetto dei dati di intelligence forniti da Usa e Regno Unito all’esercito ucraino, che hanno avuto un effetto dirompente permettendo, ad esempio, di bloccare il tentativo di blitz con truppe elitrasportate sull’aeroporto di Hostomel nelle prime ore del conflitto.

Colpo di mano che avrebbe permesso all’esercito russo di avere una base avanzata per far affluire rapidamente equipaggiamento pesante per via aerea e così poter puntare sui palazzi governativi della capitale per rovesciare il governo Zelensky, mossa che, nei piani del Cremlino, avrebbe portato allo sfaldamento delle forze armate ucraine.

Secondo quanto affermato dal Rusi, le agenzie di sicurezza russe avrebbero cominciato a preparare il terreno dell’invasione già a giugno 2021, ma evidentemente il tempo non è stato sufficiente per favorire un’operazione militare sostanzialmente rapida e indolore per Mosca.

“È evidente”, afferma il rapporto, “che i servizi speciali russi sono riusciti a reclutare una vasta rete di agenti in Ucraina prima dell’invasione e che gran parte dell’apparato di supporto è rimasto vitale dopo l’invasione, fornendo un flusso costante di intelligence umana alle forze russe”. L’agenzia di controspionaggio della Russia, l’Fsb, è stata in grado di farlo formando gruppi operativi temporanei che si sono concentrati su città bersaglio, come Melitopol.

Man mano che le forze russe avanzavano, gli ufficiali del controspionaggio russo sequestravano i registri del governo ucraino dagli uffici pubblici locali e scaricavano gli hard disk dei computer per creare elenchi di chi lavorava per lo Stato conoscendone tutti i dati sensibili, come indirizzi e recapiti telefonici.

Le mosse dei servizi

Questo ha permesso di svolgere un’azione di rastrellamento e deportazione sistematica: le perquisizioni casa per casa si sono concluse con arresti e interrogatori, e risulta anche che si sia fatto ricorso alla tortura non tanto per estorcere informazioni quanto piuttosto a scopo intimidatorio, per scoraggiare la popolazione dal resistere all’occupazione. La Russia ha costantemente negato le accuse di violazione dei diritti umani in Ucraina, ma la liberazione dei territori occupati nelle controffensive estive ha permesso di venire a conoscenza dei brutali metodi usati dagli occupanti per estorcere informazioni o semplicemente per costringere gli abitanti legati a Kiev a scappare dalle proprie case. Il rapporto riferisce che almeno 800 funzionari ucraini sono stati cooptati per lavorare per l’Fsb, alcuni volontariamente, altri costretti.

Allo stesso tempo, le unità da guerra elettronica (Ew- Electronic Warfare) dell’esercito russo si sono attivate, seguendo l’avanzata, per bloccare i segnali televisivi, radio e internet provenienti dall’Ucraina, isolando la popolazione nelle aree occupate dal punto di vista “informativo”.

Secondo il rapporto, l’Fsb ha valutato che è necessario controllare solo l’8% della popolazione per sottomettere un’intera area e nel quadro della russificazione dei territori questa attività si è accompagnata al ritiro dei passaporti, all’introduzione del rublo, alla distruzione dei simboli dell’identità ucraina insieme alla formazione di un governo di occupazione, retto da funzionari ucraini filorussi.

Quest’attività, facente capo principalmente all’Fsb coadiuvato dalla Rosgvardia, la Guardia Nazionale della Federazione russa, è stata particolarmente efficace in alcune aree, ma non ha impedito sia l’insorgere di attività partigiana – soprattutto nell’area di Kharkiv e di Melitopol – sia la possibilità di infiltrazione da parte delle SoF (Special Operation Forces) ucraine che hanno dato il via ad attività di guerriglia dietro le linee con anche l’uccisione di funzionari collaborazionisti.

Il quadro generale, però, è che le agenzie di intelligence e di sicurezza russe abbiano ottenuto un maggior grado di successo in Ucraina rispetto all’esercito, che ha subito numerose battute d’arresto, ma va ricordato come nella catena gerarchica russa si tenda a non ammettere fallimenti o a nascondere situazioni sfavorevoli per compiacere i superiori: un fattore che è stato la chiave dell’insuccesso iniziale dell’operazione militare, nata per rovesciare il governo di Kiev e sfaldare la compagine delle sue forze armate, e che soprattutto nell’intelligence ha avuto effetti disastrosi, come già accennato. I servizi di controspionaggio russi hanno avuto, e stanno ancora avendo, un ruolo chiave nella de-ucrainizzazione dei territori occupati dalla Russia eliminando oppositori, controllando i media (e quindi avviando l’attività di propaganda pro russa) e fungendo da deterrente contro possibili reazioni dei civili con la loro stessa presenza permeata da metodi brutali. PAOLO MAURI

Il colpo degli 007 di Mosca. Sui social le carte Usa-Nato. I network russi pubblicano documenti di guerra classificati. Washington: "Falsi". Indaga il Pentagono. Valeria Robecco l’8 Aprile 2023 su Il Giornale.

New York. Le carte segrete di Usa e Nato sull'Ucraina finiscono sui social, ed è giallo su chi possa esserci dietro la fuga di notizie che rischia di compromettere la condivisione dell'intelligence tra Washington e Kiev. Mentre il Pentagono ha aperto un'inchiesta sull'accaduto, Russia e Ucraina si scambiano reciproche accuse di disinformazione. Secondo quanto rivelato dal New York Times, sono stati diffusi su Twitter e Telegram (piattaforma con oltre mezzo miliardo di utenti e disponibile in Russia) screenshot di documenti di guerra classificati, e in particolare i piani per rafforzare l'esercito di Kiev in vista dell'annunciata controffensiva nell'est del Paese. Carte che contengono grafici e dettagli su consegne di armi, lo stato di truppe e battaglioni, piani strategici e altre informazioni sensibili.

Gli analisti militari ritengono che le carte, prima della divulgazione, siano state modificate, ad esempio per ridurre la stima delle vittime di Mosca e aumentare quella dei soldati ucraini, ma nonostante i forti sospetti di manipolazione da parte russa, sembrano almeno in parte autentiche. In tal caso si tratterebbe del primo, imbarazzante colpo pubblico dell'intelligence di Mosca, dopo che finora sono stati gli 007 americani a condurre il gioco, anticipando i piani del Cremlino e passando informazioni a Kiev per colpire gli obiettivi nemici. Per gli esperti potrebbe essere difficile valutare l'impatto della divulgazione sui combattimenti in prima linea ora e nei prossimi mesi, ma sta di fatto che si tratta di un danno piuttosto significativo all'intelligence di Usa e Nato.

L'amministrazione Biden ha tentato finora inutilmente di cancellare i documenti dalla rete, e la vice portavoce del Pentagono, Sabrina Singh, non si è pronunciata sulla loro autenticità, limitandosi a dire che il dipartimento della Difesa è «a conoscenza delle segnalazioni di post sui social media e sta esaminando la questione». Il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha assicurato che le carte diffuse non hanno «nulla a che fare con i veri piani» del suo paese e si basano su «una grande quantità di informazioni fittizie. Sono un bluff, polvere negli occhi...se la Russia avesse davvero ricevuto i preparativi per scenari reali, difficilmente li avrebbe resi pubblici», ha sottolineato. Mentre da Mosca, blogger militari accusano Kiev, avvertendo che probabilmente si tratta di «false informazioni per distrarre le forze russe prima della controffensiva ucraina». E il Cremlino ha ribadito che «non abbiamo il minimo dubbio sul crescente coinvolgimento diretto o indiretto degli Stati Uniti e della Nato nel conflitto tra Russia e Ucraina». «Lo teniamo d'occhio - ha commentato il portavoce Dmitri Peskov - Certo, questo rende l'intera storia più complicata, ma non può influenzare l'esito finale dell'operazione speciale».

I documenti risalgono ad almeno cinque settimane fa, con il più recente datato primo marzo, giorno in cui ufficiali ucraini erano nella base americana di Wiesbaden, in Germania, per una sessione di war game, con la partecipazione del capo dello stato maggiore congiunto Usa Mark Milley e del comandante supremo delle Forze alleate in Europa Christopher Cavoli. Tra gli elementi che hanno suscitato sospetti di manipolazione c'è la stima delle vittime: tra i 16 mila e i 17,5 mila russi e 71.500 ucraini. Finora il Pentagono e altri analisti avevano parlato di circa 200 mila tra morti e feriti nell'esercito di Putin e oltre 100 mila in quello ucraino. Comunque per gli esperti parte dei documenti appaiono autentici e hanno fornito informazioni preziose a Mosca sui tempi di consegna degli aiuti bellici, sul numero delle truppe ucraine ed altri dettagli militari. Tra cui i tassi di spesa per le munizioni fornite dagli Usa, compresi i sistemi missilistici Himars. E ancora - ha spiegato il Nyt - in una delle carte si riassumevano i programmi di addestramento di 12 brigate da combattimento ucraine, si diceva che nove di loro erano state addestrate dalle forze statunitensi e della Nato e che avevano bisogno di 250 carri armati e più di 350 veicoli meccanizzati.

Estratto dell’articolo di Andrea Marinelli,Guido Olimpio per il “Corriere della Sera” l’8 aprile 2023.

Alcuni documenti classificati che descriverebbero i «piani segreti» di Stati Uniti e Nato per aiutare l’Ucraina in vista dell’offensiva di primavera sono apparsi su Twitter e Telegram questa settimana. Si tratta di una serie di slide datate 1° marzo contenenti tabelle e grafici sulla consegna di armi a Kiev e sulla composizione dei battaglioni, che potrebbero rappresentare una grave breccia oppure un depistaggio.

L’indagine ordinata dalla Difesa americana può rappresentare la conferma indiretta del colpo subito, il controspionaggio vuole scoprire la fonte: potrebbe essere al Pentagono, in uno dei centri di coordinamento in Europa, in qualche comando. Le schede ricordano le tabelle per le presentazioni durante i meeting. Sembrano essere state fotografate, tecnica usata di recente da spie russe: invece di trafugare il file, lasciando una traccia indelebile, impiegano dei normali cellulari.

È un modus operandi emerso in Italia — con il caso Biot — e in altri episodi. Ma può anche essere semplicemente un militare che per scelta ideologica o altro decide di far girare informazioni. I dettagli delle schede sono ritenuti in apparenza interessanti. Costi e cadenza e di tiro degli Himars […] la composizione e l’addestramento delle brigate ucraine, le date entro cui potrebbero essere pronte al combattimento quelle addestrate negli Stati Uniti, valutazioni ampie sul conflitto.

E i numeri dei morti in battaglia: qui una mano avrebbe alterato il dato originale per dimostrare le perdite considerevoli nelle file degli ucraini e sminuire quelle russe, appena 17.500 secondo il documento contro i 150 mila circa delle stime ufficiali. È un dettaglio, questo, che lascerebbe supporre un’attività di disinformazione da parte di Mosca, ma gli indizi possono essere lasciati là proprio per ingannare.

Il «leak» può rappresentare una carenza grave, con rischi di crisi di fiducia tra gli alleati.

Il New York Times ricorda come gli americani si fossero lamentati delle reticenze ucraine su alcune operazioni, atteggiamento determinato dalla volontà di avere grande autonomia ma anche dal timore di fughe di notizie. Kiev ha subito reagito per parare la provocazione e i vertici militari hanno convocato una riunione per studiare misure di sicurezza aggiuntive. Potrebbe contemporaneamente essere il risultato di una penetrazione da parte di Mosca, ma anche la spinta di un soldato o funzionario ostile all’impegno nella crisi.

[…] Secondo siti russi, tuttavia, l’operazione sarebbe «un falso», per distrarre l’Armata. Muovendoci nella terra delle ombre non va escluso nulla, tanto più in un momento in cui l’avanzata degli invasori su Bakhmut si somma alle cento ipotesi sulle iniziative future dell’Ucraina. […]

Estratto dell'articolo di Andrea Marinelli e Guido Olimpio per corriere.it il 30 marzo 2023.

I servizi segreti russi hanno fatto il loro lavoro a metà. Hanno preparato con grande anticipo l’operazione speciale, hanno infiltrato uomini in Ucraina e in Europa, erano convinti di un’accoglienza favorevole nel paese invaso. Ma quando è stato il momento dell’ora X hanno chiesto di rinviare l’attacco in quanto era necessario più tempo. Suggerimento respinto da Vladimir Putin.

 Queste sono le principali conclusioni di un interessante rapporto dell’istituto britannico RUSI, uno dei migliori nel seguire la crisi. Con a disposizione un budget rilevante e un’esperienza del teatro, l’intelligence ha agito su più livelli cercando di sfruttare molte sponde, nuove e antiche. In alcuni casi ha comprato i complici, in altri li ha costretti a collaborare, in altri ancora ha semplicemente sfruttato la «semina» precedente all’assalto e la componente filo-russa presente nel Paese.

Sempre secondo l’inchiesta britannica, i russi avrebbero potuto contare su circa 800 funzionari. Un’azione iniziata fin dal giugno 2021 e poi proseguita ad ampio raggio nei mesi successivi. Intense le incursioni elettroniche, per tagliare fuori la catena di comando nemica, per «isolare» le comunicazioni radiotelevisive, per saccheggiare database nel quale pescare informazioni utili a creare liste di proscrizione. Frequente l’uso della tortura nei territori, sia per estorcere notizie, sia per creare un regime di terrore. Le indicazioni del RUSI coincidono con quanto emerso in diverse zone dove hanno agito gli invasori.

 Lo spionaggio ha dunque ottenuto risultati concreti, sapeva che la missione sarebbe stata comunque difficile e per essere certo del successo avrebbe preferito attendere. Atteggiamento prudente che non ha però convinto i vertici politici decisi a lanciare i battaglioni oltre confine, certi di potersi sbarazzare dell’Ucraina ad un costo accettabile. E qui i servizi hanno commesso – secondo il RUSI – l’errore di valutazione accompagnando l’illusione di una vittoria sul campo rapida, con la disgregazione del governo Zelensky e il crollo rapido di Kiev.

Un’interpretazione peraltro espressa anche dai «colleghi» americani che hanno previsto tutte le mosse della Russia, hanno avvisato la comunità internazionale sul pericolo imminente ma dicevano al Congresso che i russi avrebbero potuto prendersi l’Ucraina in poche settimane. Per gli analisti britannici, gli agenti – cosi come i generali dell’Armata – hanno mancato di onestà e trasparenza, preferendo alla fine assecondare i progetti della leadership con report «positivi» o rosei. C’è stato peraltro un momento, svoltosi sotto gli occhi delle telecamere, che ha evidenziato alla perfezione le dinamiche. Alla vigilia dell’invasione Putin ha umiliato in tv un balbettante Sergey Naryshkin, il capo del servizio esterno, perché aveva osato suggerire un passo diplomatico.

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Ivana Trump. 

Guerra fredda e sospetti: così l’Fbi spiò Ivana Trump. Massimo Gaggi su Il Corriere della Sera il 29 Marzo 2023

Pubblicati (con omissis) i file sulla ex moglie del magnate statunitense. Iniziata il 14 febbraio 1989, l’indagine ha prodotto un dossier di 900 pagine

Per almeno due anni Ivana Trump fu al centro di indagini segrete della divisione di controspionaggio dell’Fbi mentre era ancora moglie dell’immobiliarista che sarebbe poi diventato presidente degli Stati Uniti. Non sono per ora chiari i motivi che hanno spinto i federali ad accendere un faro sulla ex campionessa di sci cecoslovacca naturalizzata americana morta l’anno scorso, a 73 anni, per le ferite riportate cadendo dalle scale della sua casa di New York.

Dalle carte pubblicate dall’agenzia Bloomberg, che le ha ottenute facendo appello al Freedom of Information Act, pare che a insospettire i detective siano state alcune frequentazioni di Ivana (ma i nomi sono stati coperti con omissis per motivi di sicurezza nazionale e per non rivelare le proprie fonti). Secondo il giornale ceco Prague Daily Monitor un altro elemento che avrebbe compromesso la reputazione della madre di Donald Jr, Ivanka ed Eric, i tre figli adulti di Trump, sarebbe stata la sua indisponibilità ad aiutare i dissidenti e gli esuli dei regimi comunisti dell’Est europeo.

Sui sospetti legami d’affari di Donald Trump con l’Unione sovietica, e poi con la Russia di Putin, sono stato scritti fiumi d’inchiostro. Ma è chiaro che episodi controversi della sua presidenza — dalla rivelazione, forse involontaria, di segreti di Stato al ministro degli Esteri di Mosca, nel 2017, fino alla dichiarazione resa in pubblico di credere più a Putin che ai servizi di intelligence Usa — non hanno nulla a che fare col caso in questione. Del resto l’ex presidente, che è stato sposato con Ivana, cognome da nubile Zelnickova, dal 1977 al 1992, è citato solo occasionalmente nei documenti resi noti. I rapporti, anche d’affari, di Donald con l’Urss, comunque, sono antichi: il primo viaggio con Ivana a Mosca e San Pietroburgo risale al 1987. E, secondo ex agenti del Kgb, il Cremlino ha considerato per 40 anni Trump un patrimonio prezioso per il modo in cui indeboliva le istituzioni Usa.

In ogni caso molte altre informazioni sul caso dovrebbero essere fornite tra un mese. Sapendo che il diritto alla riservatezza dei dati cade con la morte dell’interessato, Bloomberg chiese nella scorsa estate tutte le informazioni archiviate su Ivana. L’Fbi ha risposto ammettendo di aver indagato su di lei in seguito ai rapporti di informatori. Iniziata il 14 febbraio 1989, alla vigilia del crollo del muro di Berlino e della caduta dei regimi comunisti, l’indagine ha prodotto un dossier di 900 pagine. Inizialmente la polizia federale ha sostenuto di aver bisogno di 5 anni per preparare i documenti. I giornalisti hanno denunciato l’Fbi e il tribunale ha dato ordine di pubblicare immediatamente. Ecco così arrivare ieri le prime 190 pagine; e l’impegno a rilasciarne altre 710, «ripulite» dalle informazioni che devono restare segrete, entro 30 giorni.

Evan Gershkovich.

Gli spettri di Lefortovo. La prigione dove hanno rinchiuso il reporter del Wsj dice molto della storia della Russia. Matteo Castellucci su L’Inkiesta l’8 Aprile 2023

Gershkovich si trova nello stesso carcere dove era finito l’ultimo giornalista americano arrestato prima di lui, nel 1986. Già epicentro delle purghe staliniane, la struttura è progettata per esasperare l’isolamento

Dalle finestre della prigione di Lefortovo si vede solo il cielo di Mosca. Sono molto in alto, così i detenuti non possono guardare la città né interagire con i vicini. Serve ad acuire l’isolamento. Il carcere risale all’epoca degli zar. Aperto nel 1881, prende il nome da un aristocratico francese, François Le Fort, che fu stretto consigliere di Pietro il Grande. È l’imperatore a cui Vladimir Putin si è accostato, lo scorso giugno, per i trecentocinquant’anni della sua nascita. È rinchiuso lì Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal accusato pretestuosamente di spionaggio.

Lefortovo dice molto della storia russa: dapprima galera militare, al tempo delle purghe di Stalin, l’Nkvd antenato del Kgb ci tortura (e giustizia) i «nemici del popolo». Fuori l’Unione sovietica crolla, dentro le sue celle no. Sotto gli eredi della polizia politica, i servizi segreti dell’Fsb, è uno di quei luoghi dove l’oscurantismo non è mai finito. I prigionieri vengono spaventati con racconti sugli spettri che lo infestano, tra loro Lavrentiy Beria, il cerimoniere delle epurazioni totalitarie. Con Putin, quei fantasmi hanno varcato le inferriate e si sono ripresi lo Stato.

L’ultima volta che il Cremlino ha arrestato un corrispondente americano era il 1986, ultimi fuochi della Guerra fredda. Nicholas Daniloff lavorava per U.S. News & World Report, ha trascorso venti giorni a Lefortovo prima di venire liberato in uno scambio con Gennadi Zakharov, impiegato della missione dell’Urss alle Nazioni unite fermato a New York perché ritenuto una spia. Sul Wall Street Journal (Wsj) Daniloff ha ricordato che la prigione veniva scelta da Mosca per i casi esemplari. Come il suo, come il trentunenne Gershkovich.

Il suo collega, e amico, Joshua Yaffa ha descritto sul New Yorker l’erosione del tacito patto per cui ai cronisti internazionali, che parlano al pubblico straniero, veniva lasciata una certa libertà mentre la censura strangolava la società. «Il Paese si spostava in una direzione inequivocabilmente repressiva, passando da un’autocrazia che fingeva, anche se debolmente, di essere una democrazia a uno Stato che non si preoccupa di nascondere gli artigli. La Russia è diventata sempre di più una scatola nera». Per questo è imprescindibile il lavoro sul campo di giornalisti come Gershkovich. Per le stesse ragioni, è temuto dal regime.

È la prerogativa – politica – di chi viene dirottato a Lefortovo. In età sovietica, quel nome esercita una minaccia per i detenuti di altre strutture. «Se non fate i bravi, vi portiamo là». Fino alla Rivoluzione d’ottobre, è uno dei quattro carceri militari (gli altri erano a San Pietroburgo, Varsavia e Riga) dove scontano le pene, di solito brevi, i ranghi dell’esercito. Per un po’ i bolscevichi cercano di spacciarlo come un centro avanzato, dopo il 1936 scompare dai documenti ufficiali. Diventa uno degli epicentri del terrore staliniano.

Vengono interrogati dissidenti presunti e reali, commissari del popolo e ufficiali caduti in disgrazia. «Interrogati» include pestaggi e tortura, molto spesso è l’antefatto dell’uccisione, quando non coincide con essa. Fanno questa fine pure gli altri quadri, nonché fondatori, della Čeka: Gleb Bokii, Jēkabs Peterss e Józef Unszlicht. Sono in pochi, in quegli anni, a sopravvivere a Lefortovo. Le condanne a morte sono eseguite nei sotterranei, con il rumore meccanico dei motori di trattori per coprire gli spari, ha denunciato Evgenija Ginzburg nel suo memoriale del 1967.

L’autore di “Arcipelago Gulag”, Aleksandr Solženicyn, ricorderà una cella nera, illuminata giorno e notte da una lampadina da venticinque watt. Chi si lamenta riceve un «calcio punitivo». Un altro dissidente, Anatoly Sharansky, non scorderà questo avvertimento da parte di uno dei suoi carcerieri: «Vuoi giocare all’eroe? Va bene, fallo. Ma ricordati che non lasciamo uscire vivi gli eroi da Lefortovo!», come ha riportato il Washington Post. Era il 1977.

Molte prigioni russe sono simili a com’erano negli anni Quaranta o Cinquanta. «Il sistema non è mai stato riformato davvero. Non viene compreso che si tratta di monumenti del passato che dovrebbero essere chiusi», ha detto a Time Anne Applebaum. Nel 1994, fase di caos amministrativo, la prigione di Mosca passa al ministero dell’Interno. Dura poco. Due anni dopo, un decreto presidenziale restituisce all’Fsb il plesso insieme ai suoi poteri inquisitori. Nel 2005 è assegnato alla giurisdizione militare, ma di fatto resta controllato dai Servizi.

Il dipartimento investigativo dell’Fsb ha sede in un edificio adiacente, per facilitare il percorso degli agenti. Il loro quartier generale, nel palazzo della Lubyanka, è a una fermata di metro. Un’analisi del Wsj traccia la pianta di Lefortovo e le sue condizioni attuali. Ospita chi è accusato di tradimento, spionaggio, corruzione; non di reati qualunque. Ogni interrogatorio, racconta il quotidiano, comincia con il clangore del metallo. I secondini sbattono le chiavi, è il segnale che gli altri detenuti devono girare alla larga.

Le celle sono di 2,7 metri per tre e mezzo, circa. Le finestre, semitrasparenti, sono collocate sopra al livello degli occhi, così i reclusi possono vedere solo il cielo della capitale. Una delle poche aggiunte è stata una cappella ortodossa, con lo stesso accorgimento e cabine per impedire loro di incontrarsi. All’interno, un’illuminazione elettrica già abbacinante di giorno sale d’intensità alla notte. Non si spegne mai. Il Wsj ha scritto di una struttura «ingegnerizzata per evitare che i detenuti si incrocino, un isolamento che rende Lefortovo difficile da sopportare».

Alle persone è consentito solo un bagno alla settimana. Non possono ricevere chiamate né visite (se non quelle degli avvocati) e la corrispondenza viene consegnata in ritardo. «Sei completamente solo. Non c’è un rumore, nulla… Ti fa diventare matto», ha spiegato il giornalista Andrei Soldatov, interrogato più volte nella struttura, sempre al Wall Street Journal. Gershkovich, che i suoi legali hanno trovato «in buona salute», probabilmente è sottoposto a quarantena. Dopo il suo arresto a Ekaterinburg, un tribunale di Mosca ha disposto il fermo in attesa dell’udienza.

È in calendario per il 18 aprile, sarà a porte chiuse. I pubblici ministeri non hanno condiviso il materiale del caso con la difesa di Gershkovich. Il presidente americano Joe Biden ha già chiesto a Putin di lasciarlo andare. Sul New Yorker Yaffa ha fatto notare un particolare: alle domande su un arresto politico, di solito il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov glissa, bolla l’accaduto come una questione da legulei. Sul reporter del Wsj, invece, è stato tranciante: «Non parliamo di sospetti, l’abbiamo colto in flagrante».

Dal 1996 la Cia non può, per legge, arruolare giornalisti. Fare il corrispondente in Russia, poi, è un mestiere sufficientemente pericoloso. Perché un cronista dovrebbe aggiungere alla sua esistenza già resa precaria dalla distopia putiniana un ulteriore fattore di rischio? Probabilmente Gershkovich dovrà attendere il prossimo baratto di prigionieri, ma in questo momento, da quanto si sa, gli Stati Uniti non hanno in custodia agenti russi. La plusvalenza sulla cestista Brittney Griner, scambiata con il trafficante d’armi Viktor Bout, ha segnato un precedente pericoloso per l’ingordigia del regime dell’ex funzionario del Kgb.

La Russia arresta Evan Gershkovich, il giornalista americano è accusato di essere una spia. Stefano Piazza su Panorama il 31 Marzo 2023

Nei confronti del giornalista, i servizi segreti russi, hanno aperto un procedimento penale per spionaggio e per questo Gershkovich rischia fino a 20 anni di carcere

La Corte di Lefortovo (Mosca) ha deciso che il 31enne Evan Gershkovich, figlio di immigrati russi negli Stati Uniti, corrispondente del quotidiano americano The Wall Street Journal (WSJ), arrestato ieri Ekaterinburg (Russia) con l'accusa di «spionaggio a favore degli Usa», dovrà restare in carcere (almeno) fino al 29 maggio 2023. Nei confronti del giornalista che è cittadino americano il dipartimento investigativo del Federál'naja služba bezopásnosti Rossijskoj Federáci (FSB), i servizi segreti russi, ha aperto un procedimento penale «ai sensi dell'articolo 276 del Codice penale della Federazione russa» ovvero per spionaggio e per questo Gershkovich rischia fino a 20 anni di carcere. Per il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov il giornalista «è stato colto in flagrante», mentre per la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova «quello che faceva a Ekaterinburg non aveva nulla a che fare con il giornalismo». Il WSJ ha «smentito con forza» le false accuse di spionaggio chiedendo l'immediato rilascio del suo giornalista. La Casa Bianca ha condannato «con la massima fermezza l'arresto» definendo «inaccettabile che il governo russo prenda di mira cittadini americani» e invitando «tutti i connazionali a lasciare subito la Russia». Il segretario di Stato Usa Antony Blinken si è detto «estremamente preoccupato per i tentativi del Cremlino di intimidire, reprimere e punire i giornalisti e le voci della società civile». Dichiarazione che fa sorridere visto che tutto questo accade da decenni ormai. In un comunicato l’FSB spiega di aver «fermato le attività illegali del cittadino statunitense Gershkovich Evan, classe 1991, corrispondente da Mosca del quotidiano americano The Wall Street Journal, accreditato presso il ministero degli Esteri russo, sospettato di spionaggio a vantaggio del governo americano». Sempre secondo l’FSB «Gershkovich ha raccolto informazioni coperte da segreto di Stato sulle attività di una delle imprese del complesso militare/industriale russo». Stando alla testimonianza pubblicata da Vechernie Vedomosti, giornale di Ekaterinburg, il corrispondente del WSJ è stato arrestato alle 20.00 di mercoledì sera vicino al ristorante Bukowski Grill «da alcuni poliziotti o agenti di altre forze in borghese che lo hanno caricato a bordo di un pullmino e gli hanno tirato sulla testa il pullover che indossava, in modo da non far vedere la sua faccia ai passanti». Evidente che si tratta dell’ennesima montatura dei Servizi segreti russi che da sempre costruiscono storie inventate per colpire chiunque sia in patria che all’estero. In Russia viene spesso utilizzato il «Kompromat» ovvero si costruiscono uno più dossier contenentiinformazioni, documenti, o altri materiali riguardanti un uomo politico, o un altro personaggio di rilevanza pubblica, il cui contenuto, se rivelato, è in grado di denigrarne la figura o metterla in cattiva luce; oppure si passa all’eliminazione fisica dell’individuo (giornalisti, oppositori) dando l’incarico alla criminalità organizzata che con l’FSB ha stretti rapporti d’affari. Grazie a questo sistema sono centinaia le persone eliminate senza che mai un colpevole sia stato trovato: vedi gli assassini della giornalista Anna Politkovskaja uccisa il 7 ottobre 2006, oppure quelli che uccisero Boris Nemcov, ex capo dell'opposizione russa ammazzato per strada il 27 febbraio 2015, solo per citarne due. Sempre a proposito delle attività dell’FSB occorre ricordare i fatti di sangue avvenuti nel 1999 con le bombe nei palazzi di Mosca e Volgodonsk (Russia meridionale) che fecero 293 morti dei quali vennero accusati i ribelli islamici che reagirono all’occupazione militare in Daghestan da parte delle forze armate russe. Si scoprì in seguito che era stato tutto orchestrato dai Servizi segreti russi in modo da scatenare la seconda campagna contro i separatisti ceceni e giustificare il successivo intervento in Cecenia(1999-2009).I tribunali russi non sono altro che delle strutture che mettono il timbro alle montature dell’FSB e condannano degli innocenti a lunghissime pene detentive senza alcuna prova reale e senza che gli imputati possano difendersi. All’estero l’FSB corrompe singoliesponenti politici, finanzia i partiti, foraggia gruppi editoriali e giornalisti (specie quelli molto presenti in televisione), paga militari, docenti universitari, finanzia personaggi televisivi e chiunque serva a difendere le posizioni del Cremlino e a diffondere la propaganda putiniana. Pagamenti in contanti in euro è la formula più utilizzata ma se occorre l’FSB usa anche i dollari, con le ambasciate russe a fare da bancomat per chi si fa corrompere. Per tornare a Evan Gershkovich che per il suo giornale si occupa di Russia dell'Ucraina e dei Paesi dell'ex impero sovietico potrebbe essergli stato fatale il suo ultimo articolo datato 28 marzo 2023 intitolato «Russia's Economy Is Starting to Come Undone» (L'economia russa sta iniziando a crollare). Nel pezzo tra i più letti del WSJ (che è stato commentato da oltre 1.600 lettori) Gershkovich scrive che «gli investimenti sono in calo, la manodopera scarseggia, il bilancio pubblico si riduce», confermando le dichiarazioni dell'oligarca Oleg Deripaska che nelle scorse settimane aveva detto che «il prossimo anno non ci saranno soldi in Russia». L’arresto di Gershkovich, che è il primo giornalista americano arrestato in Russia con l'accusa di spionaggio dai tempi della Guerra Fredda, è un macigno sulla strada del dialogo già fragilissimo tra Mosca e Washington.Mentre Evan Gershkovich si dichiarava non colpevole davanti alla Corte di Lefortovo una serie di commentatori hanno iniziato a ipotizzare che il suo arresto serva a mettere pressione sugli Stati Uniti che potrebbero iniziare a voler discutere di un nuovo scambio di prigionieri tra Washington e Mosca, come avvenuto nel dicembre scorso quando la cestista Usa Brittney Griner fu rilasciata da Mosca (era stata arrestata con accuse inventate di sana pianta) in cambio della liberazione del mafioso e trafficante d'armi Viktor But, detenuto negli Stati Uniti. Quindi il corrispondente del WSJ è stato arrestato solo per scambiarlo con uno dei tanti delinquenti russi vicini al Cremlino?

Difficile crederlo perché in realtà la Russia da tempo discute segretamente con gli Stati Uniti (più volte si sono incontrati alti dirigenti del Pentagono con funzionari russi) per trovare una soluzione al conflitto in Ucraina ma Joe Biden e la NATO non considerano nessuna ipotesi che non preveda il ritiro totale e incondizionato della Russia dall’Ucraina, oltre al pagamento dei danni di guerra e il mantenimento delle sanzioni. Quindi l’arresto di un giornalista americano non sarebbe altro che una ritorsione nei confronti del governo americano che non solo non tratta sull’Ucraina, ma continua ad armare pesantemente gli ucraini. Intanto Vladimir Putin tira dritto tanto che ieri ha firmato un decreto sulla chiamata di primavera per il servizio militare che riguarda 147.000 persone dai 18 ai 27 anni che sarebbe solo una parte della prevista campagna di reclutamento per arruolare altri 400.000 soldati da mandare a morire in Ucraina.

Estratto dell’articolo di Marco Imarisio su Il Corriere della Sera il 30 marzo 2023.

Alle 20 di ieri sera il giornale Vechernie Vedomosti di Ekaterinburg pubblica un breve testo sulla sua homepage. «Un nostro lettore è stato testimone di un fermo (o di un sequestro) di persona nel centro di Ekaterinburg, vicino al ristorante Bukowski Grill in via Karl Liebknecht.

 Presumibilmente poliziotti o agenti di altre forze in borghese hanno caricato un uomo a bordo di un pullmino. Alla persona in questione è stato tirato sulla testa il pullover che indossava, in modo da non far vedere la sua faccia ai passanti. Al momento della pubblicazione non siamo riusciti ad avere un commento ufficiale dai servizi di sicurezza. Se siete a conoscenza di particolari, scriveteci».

Quella persona si chiama Evan Gershkovich, è un giornalista americano che da anni si occupa di Russia per il Wall Street Journal - che adesso chiede il rilascio immediato del reporter. E il suo arresto, motivato con un’accusa di spionaggio, che potrebbe costargli vent’anni di reclusione, sta diventando in fretta un caso internazionale.

 La Russia, che intanto ha confermato che lo stato d’arresto durerà 2 mesi, ha ottenuto un’altra pedina di scambio con altri prigionieri detenuti negli Usa, come accadde con la cestista Brittney Griner, scambiata con il celebre mercante di armi e prossimo candidato alla Duma Viktor Bout, dopo avere scontato quasi dieci mesi di detenzione ed essere stata condannata per il possesso di un olio di hashish, legale in America.

Ma le accuse di spionaggio rivolte a Gershkovich, primo giornalista straniero arrestato in Russia, dicono molto anche del clima di guerra, fredda e senza fine, che ormai si respira al Cremlino. «Non è la prima volta che una persona accreditata come corrispondente straniero camuffa la propria attività» scrive sul suo canale Telegram Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri. «Ci sono già stati altri casi di noti giornalisti occidentali colti in flagrante».

Sui social di Ekaterinburg è stato diffuso anche il racconto del blogger e specialista di pubbliche relazioni della città uraliana Yaroslav Shirshikov. «[…] A lui interessava sapere cosa pensava la società russa del Gruppo Wagner. […] Non è mia abitudine fare dell’allarmismo, ma secondo me sta succedendo qualcosa di molto grave». […]

(askanews il 31 marzo 2023) – Gli Stati Uniti sono preoccupati per la detenzione di un giornalista del Wall Street Journal, cittadino statunitense, in Russia per sospetto spionaggio e sono in contatto con il quotidiano. Lo ha annunciato il segretario di stato americano Antony Blinken.

 […] L’amministrazione Biden continua a sollecitare i cittadini statunitensi in Russia a partire immediatamente, ha aggiunto Blinken. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti è stato in contatto diretto con il governo russo in merito alla detenzione del giornalista americano Evan Gershkovich e sta lavorando per garantirgli accesso consolare. Lo ha indicato la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre. […]

(ANSA il 31 marzo 2023) - La Russia "lasci andare" il reporter del Wall Street Journal arrestato ieri. Lo ha detto Joe Biden rispondendo ad una domanda dei giornalisti al seguito prima di partire per il Mississippi.

(ANSA il 31 marzo 2023) - Duro botta e risposta tra il Wsj e il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dopo l'arresto in Russia del giornalista Evan Gershkovich. L'edizione americana del Wall Street Journal ha chiesto in un editoriale l'espulsione dagli Stati Uniti dell'ambasciatore russo e dei giornalisti russi presenti negli Usa.

 Una richiesta "assurda", reagisce il Cremlino. Per il Wsj, "l'espulsione dell'ambasciatore russo negli Stati Uniti, così come di tutti i giornalisti russi che lavorano qui, è il minimo su cui contare. Il primo dovere del governo degli Stati Uniti è proteggere i propri cittadini, e troppi governi oggi ritengono di poter arrestare e incarcerare gli americani impunemente". Il portavoce presidenziale Dmitry Peskov, commentando il Wsj, distingue tra giornalisti 'buoni' e 'cattivi'.

"Dal momento che questo giornalista è stato colto in flagrante, la situazione è ovvia. Il giornale - afferma Peskov come riporta la Tass - è libero di chiedere l'espulsione di tutti i giornalisti russi, ma questo non dovrebbe accadere. Non c'è alcun motivo per farlo". "Sarebbe assurdo e sbagliato limitare i diritti dei giornalisti in buona fede", ha aggiunto sottolineando che tutti i giornalisti stranieri con un accreditamento valido "possono e continuano a svolgere le loro attività giornalistiche nel nostro Paese". "Non subiscono alcuna restrizione e lavorano perfettamente bene. Ma in questo caso ci troviamo di fronte ad attività di spionaggio mascherate da giornalismo", ha aggiunto.

Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio” il 31 marzo 2023.

[…] Gershkovich è stato arrestato mentre si trovava a Ekaterinburg, negli Urali. […]

Nella lotta di Vladimir Putin contro il dissenso, Ekaterinburg ha un ruolo importante, frequentemente dalla cerchia del Cremlino viene definita il centro dei “disgustosi liberali”, ha  avuto una classe dirigente contraria al presidente russo e uno degli ex sindaci della città, Evgeni Roizman, è accusato di diffamazione delle Forze armate per essersi pronunciato contro la guerra. 

 Secondo alcuni racconti dei media locali, Gershkovich sarebbe stato arrestato al Bukowski Grill, locale alla moda specializzato in carne alla brace e cocktail, condotto con il capo coperto  in un piccolo autobus partito nella direzione di Mosca. […]

[…]  Gershkovich potrebbe essere punito con vent’anni di carcere e molti dettagli fanno pensare che l’ordine di arrestarlo sia arrivato direttamente dal presidente russo. […] l’arresto […] ha un fortissimo valore internazionale e il giornalista poco più che trentenne si ritroverà probabilmente impigliato nelle richieste e nei ricatti di Mosca che potrebbe usarlo per uno scambio di prigionieri.

 Il Cremlino ha già visto con il caso della cestista Brittney Griner, arrestata lo scorso anno,  le forti pressioni dell’opinione pubblica americana sul presidente Joe Biden,  che alla fine ha acconsentito a uno scambio sproporzionato, cedendo alla Russia il trafficante di armi Viktor Bout, l’uomo che per anni è stato il più ricercato dagli Stati Uniti secondo soltanto al capo di al Qaida Osama bin Laden. Da oggi Gershkovich è diventato un ostaggio nelle mani del Cremlino […]

[…]  Mosca,  nella gestione delle relazioni internazionali, anche nell’arresto di cittadini stranieri, si comporta senza seguire quei trattati che lei stessa ha firmato. Va dietro a una giurisprudenza asservita al putinismo e sarà questa la Russia che da oggi assumerà la guida del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, un organo incaricato di preservare la pace e l’armonia nel mondo.

 La presidenza del Consiglio di sicurezza viene assegnata a rotazione e da oggi sarà nelle mani di un paese che ha un presidente ricercato per crimini di guerra. Lo stridore è forte, e la Russia […] assumerà questa carica con l’implicito consenso degli altri membri permanenti: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Cina.

 Non è soltanto un danno a livello simbolico, i rischi sono grandi anche sul piano pratico, perché con i suoi veti, in questi anni, la Russia ha preparato le basi per la sua guerra. […]

Repressione cremliniana. Putin non si accontenta di arrestare i giornalisti russi, adesso se la prende anche con quelli americani. Alessandro Cappelli su L’Inkiesta il 30 Marzo 2023

L’Fsb ha arrestato a Ekaterinburg il corrispondente del Wall Street Journal Evan Gershkovich, accusandolo di spionaggio: rischia vent’anni di carcere

Alla Russia non basta più silenziare i reporter russi, ora vuole colpire anche la stampa internazionale. L’Fsb ha arrestato a Ekaterinburg, città a circa millecinquecento chilometri a Est di Mosca, il corrispondente del Wall Street Journal Evan Gershkovich. Il Cremlino ha costruito ad arte un’accusa di spionaggio e vuole probabilmente usare il giornalista per uno scambio di prigionieri. Al momento Gershkovich rischierebbe vent’anni, secondo l’agenzia di stampa Interfax, che ha lanciato la notizia riprendendo il comunicato proprio dei servizi russi.

Nel suo annuncio, infatti, l’Fsb spiega di aver «fermato le attività illegali del cittadino statunitense Gershkovich Evan, classe 1991, corrispondente da Mosca del quotidiano americano The Wall Street Journal, accreditato presso il ministero degli Esteri russo, sospettato di spionaggio a vantaggio del governo americano». Insomma, per i servizi russi Gershkovich avrebbe raccolto informazioni coperte da segreto di Stato sulle attività di una delle imprese del complesso militare-industriale russo.

Gershkovich lavora per il Wall Street Journal a Mosca da prima dell’invasione russa dell’Ucraina, più precisamente dal gennaio 2022. In precedenza aveva lavorato come corrispondente, sempre dalla Russia, per Agence France-Presse e The Moscow Times.

Negli ultimi anni nessun giornalista occidentale è mai stato processato per spionaggio in Russia. Adesso l’arresto di Gershkovich rappresenta chiaramente un elemento di novità sostanziale nel rapporto tra Mosca e i media stranieri. Molte testate, tra l’altro hanno portato via i loro giornalisti dalla Russia a marzo 2022.

A dicembre Gershkovich aveva pubblicato un articolo sui report russi sulla guerra, quelli che arrivano direttamente sulla scrivania di Vladimir Putin: si tratterebbe di documenti modificati direttamente dal Fsb e dal Consiglio di sicurezza nazionale guidato da Nikolay Patrushev, che dipingono un quadro decisamente diverso rispetto a quello che rivelano tutte le altre agenzie internazionali.

A gennaio, invece, aveva pubblicato questo lungo reportage sui russi che «piangono gli ucraini uccisi in guerra ai piedi della statua di un poeta ucraino a Mosca». La statua è quella della poetessa e scrittrice ucraina dell’inizio del ventesimo secolo, Larysa Kosach-Kvitka, nota con lo pseudonimo di Lesya Ukrainka. Un’opera realizzata nel 2006. «Ogni pochi minuti, le persone in lutto si recano, da sole, in coppia o in famiglia, alla statua di una scrittrice ucraina nel centro della capitale russa, depongono fiori e animali imbalsamati ai suoi piedi di bronzo», scriveva Gershkovich nell’introduzione del suo articolo.

L’ambasciata americana a Mosca non ha ancora commentato la notizia. Tanto meno ha commentato un portavoce di Dow Jones, l’editore del Wall Street Journal, alla richiesta di commento da parte di Daniel Michaels, giornalista del WSJ. Al momento c’è stato solo una risposta da parte del quotidiano: «Il Wall Street Journal è profondamente preoccupato per la sicurezza del signor Gershkovich», si legge in una nota.

"L'americano è una spia". Reporter arrestato dai russi. Gli Usa ai suoi: via da Mosca. Storia di Roberto Fabbri su Il Giornale il 31 marzo 2023.

Un altro brutto passo verso i tipici cliché della guerra fredda, e un ulteriore brusco aggravamento della tensione tra Mosca e Washington. Evan Gershkovich, 32 anni, corrispondente del quotidiano economico americano Wall Street Journal, è stato arrestato sotto la grave accusa di spionaggio su incarico degli Stati Uniti in un ristorante a Ekaterinburg dagli uomini dei servizi segreti russi Fsb, che lo hanno caricato su un pulmino dopo avergli coperto il volto. Subito trasferito a Mosca, un tribunale ha confermato l'arresto in una seduta durata cinque minuti e stabilito che il giornalista statunitense che si è dichiarato non colpevole - dovrà rimanere detenuto in attesa di processo almeno due mesi. Gershkovich rischia una condanna durissima, fino a vent'anni di reclusione.

Il caso è top secret: non sono state presentate prove. All'avvocato di Gershkovich, Daniil Berman, è stato negato l'accesso in tribunale e la visione delle accuse. È stato assegnato un legale d'ufficio, che non ha fornito alcun aiuto. Secondo Berman, Gershkovich dovrebbe essere stato portato nel famigerato carcere di Lefortovo, dove in epoca sovietica venivano detenuti i prigionieri politici.

Il Wall Street Journal ha protestato con molta decisione l'innocenza del suo reporter, figlio di emigrati sovietici che lavora in Russia già da sei anni, chiedendone l'immediato rilascio. Subito dopo il segretario di Stato Antony Blinken ha condannato «nei termini più duri i continui tentativi del Cremlino di intimidire e reprimere i giornalisti»: è frequente per i reporter in Russia ricevere pesanti messaggi anonimi di minaccia e subire condanne con i più vari pretesti. La Casa Bianca ha chiesto ai cittadini statunitensi di lasciare subito la Russia per il concreto rischio di ritrovarsi oggetto di sequestri arbitrari. Le prime dichiarazioni delle autorità di Mosca lasciano pochi dubbi. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peshkov si è detto convinto che Gershkovich sia stato «arrestato in flagranza di reato», mentre la sua aggressiva collega del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha detto che «ciò che Gershkovich stava facendo a Ekaterinburg non aveva nulla a che fare con il giornalismo».

Secondo l'agenzia giornalistica russa Meduza (messa fuorilegge da Putin e costretta a trasferire la propria sede in Europa orientale), il corrispondente del Wall Street Journal stava lavorando a un'inchiesta sui legami tra l'organizzazione di mercenari Wagner e la guerra in Ucraina. A Ekaterinburg una città degli Urali nota come roccaforte dell'opposizione politica liberale a Putin, oggi fuorilegge si era recato due volte e stava raccogliendo interviste e commenti. Aveva anche visitato la vicina città industriale di Nizhny Tagil, sede della fabbrica di carri armati Uralvagonzavod, e questo potrebbe essere il motivo (o il pretesto) del suo arresto.

Evan Gershkovich è un reporter coraggioso che ha svolto inchieste scomode per il Cremlino. È il primo giornalista americano arrestato per spionaggio in Russia dai tempi della guerra fredda con l'Urss. Nel 1986 era stato arrestato con un'accusa simile Nick Daniloff, che lavorava per Us News and World Report. Daniloff ieri ha detto alla Cnn «nel mio caso, l'Fbi aveva arrestato un sovietico a New York per spionaggio e loro arrestarono me». Il caso Daniloff fu risolto solo grazie all'interessamento personale dell'allora presidente Usa Ronald Reagan e dopo che il reporter era stato tenuto in cella d'isolamento per settimane.

In quell'occasione, Daniloff fu scambiato con la spia sovietica e anche adesso c'è il sospetto che Gershkovich possa essere stato scelto come pedina per un'operazione simile che potrebbe riguardare Sergei Cherkasov, un russo detenuto in Brasile e incriminato negli States per spionaggio. Peshkov e il capo di Wagner Evgeny Prigozhin hanno detto di non saperne nulla, ma il viceministro degli Esteri Ryabkov ha invece notato che «di un possibile scambio di prigionieri che coinvolga Gershkovich non si è ancora discusso». E in quell'«ancora» potrebbe esserci la chiave del caso.

«È una spia», Mosca arresta l’inviato del Wall street journal. La Casa Bianca: “Gli americani lascino la Russia”. Evan Gershkovich, fermato a Ekaterinburg, è stato portato al tribunale di Mosca. Si è dichiarato innocente, ma resterà in custodia fino al 29 maggio. Rischia 20 anni. Alessandro Fioroni su Il Dubbio il 30 marzo 2023

Una storia che sa di Guerra fredda, quando il conflitto sotterraneo tra Stati Uniti e Unione Sovietica veniva combattuto a colpi di spie che a volte venivano arrestate, a volte scambiate in operazioni nascoste. La cronaca di quegli anni è piena di avvenimenti del genere ma ora con la guerra in Ucraina il confronto tra Usa e Russia torna ad essere caratterizzato dalla paura di perdere segreti, e una guerra è il campo privilegiato di agenti stranieri veri o falsi che siano.

In questa chiave può essere vista la vicenda che ha come protagonista Evan Gershkovich, il giornalista americano del Wall Street Journal arrestato dai russi con l'accusa di spionaggio. Al momento del fermo il reporter, esperto, si trovava a Ekaterinburg che, oltre ad essere famosa per lo sterminio della famiglia dello zar ai tempi della rivoluzione bolscevica, ora torna alla ribalta della cronaca attuale. Secondo Mosca il giornalista sarebbe stato colto in flagrante, almeno a detta della versione dell'intelligence russa, l'FSB, mentre svolgeva un'operazione illegale (raccolta di informazioni segrete di Stato) in territorio straniero su istruzioni dirette degli Stati Uniti. Dopo l'arresto Gershkovich è stato portato presso il tribunale distrettuale di Lefortovo a Mosca per la convalida formale del fermo e la condanna ad una detenzione, per il momento, fino al 29 maggio. In seguito è stato visto essere scortato fuori dall'edificio. Il suo avvocato ha raccontato alla stampa che non gli è stato permesso di entrare in aula mentre il giornalista negava ogni addebito. Desta comunque sospetti il fatto che il tribunale era stato precedentemente sgomberato dal personale e dai visitatori causa una presunta minaccia di un attentato dinamitardo.

Ora l'attenzione si concentra sul lavoro che il cronista stava svolgendo effettivamente. Il servizio segreto russo ha confermato nella sua dichiarazione che Evan Gershkovich aveva l'accreditamento regolare del ministero degli Esteri per lavorare a 1800 km da Mosca. I suoi ultimi articoli si occupavano dell'economia russa descritta in declino a causa delle spese militari sempre piu ingenti dovute alla guerra contro Kiev. All'FSB è bastato questo per accusare il giornalista che si stava documentando sullo stato di una azienda che lavora per il dipartimento della Difesa, per l'intelligence la prova inequivocabile di spionaggio per conto del governo americano.

Dal Cremlino, che ha ammesso l'arresto, sono arrivate poche e lapidarie parole da parte del portavoce Dmitry Peskov: «...la responsabilità è dell'FSB che ha già rilasciato una dichiarazione. L'unica cosa che posso aggiungere è che, per quanto ne sappiamo, è stato colto sul fatto».

La vicenda rientra nella censura feroce che Mosca sta conducendo contro l'informazione indipendente. I giornalisti non allineati con il regime sono stati etichettati come agenti stranieri, la Russia ha introdotto un nuovo reato penale di discredito dell'esercito tramite notizie ritenute false, in base a ciò decine di russi sono stati condannati per aver criticato l'invasione sui social. Molti media sono stati messi a tacere, chiusi o bloccati, compresi i principali canali TV Rain, la radio Eco di Mosca e il quotidiano Novaya Gazeta.

Non stupisce che l'attività di Gershkovicvenga considerata spionaggio. In realtà raccogliere informazioni, ritenute segrete, equivale a cercare semplicemente commenti da esperti, mentre agire su istruzioni degli Stati Uniti potrebbe solo significare che il reporter ha fatto riferimento ai suoi editori del Wall Street Journal. Non così per l'ineffabile portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova secondo la quale ciò che un dipendente del WSJ stava facendo a Ekaterinburg non aveva «nulla a che fare con il giornalismo. Non è infatti la prima volta che lo status di corrispondente straniero viene usato per coprire attività diverse». Il problema è che ora per la sua accusa, se non interverranno altri attori, Evan Gershkovich rischia fino a 2o anni di carcere.

Artem Uss.

Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica” il 21 aprile 2023.

Alla fine qualcuno ha pagato per l’evasione di Artom Uss: Vladimir Putin ha rimosso il padre Aleksander dalla carica di governatore di Krasnoyarsk, la regione della Siberia ricchissima di materie prime. Lo ha comunicato lui stesso sul suo canale Telegram: «Ho avuto un incontro con il presidente e ho ricevuto un’offerta per continuare a lavorare a livello federale».

Probabilmente Aleksander Uss paga i pubblici ringraziamenti rivolti al Cremlino per il ritorno in patria del figlio, interpretati come il riconoscimento del ruolo di Putin nella fuga dall’Italia: diversi esponenti nazionalisti lo hanno subito criticato per quell’omaggio maldestro. Ma non solo. Da tempo il governatore viene accusato di avere accumulato un tesoro grazie alla sua attività politica, che aveva reso il giovane Artem milionario attraverso allo sfruttamento di miniere di carbone e di foreste.

Inoltre gli elementi usati nella difesa legale davanti ai magistrati milanesi si sono trasformati in un boomerang: l’erede del governatore si stava trasferendo stabilmente in Italia, acquistando una casa di lusso e ammettendo di essere il titolare delle società cipriote impiegate per spostare i fondi. 

Un “tradimento” della causa russa proprio mentre tanti altri ragazzi vengono mobilitati e mandati a morire al fronte: davanti a questo argomento neppure il suo sponsor principale, il concittadino ministro della Difesa Sergej Shoigu, ha potuto fare nulla.

L’altro padrino politico della carriera di Uss senior, il boss della società petrolifera Rosneft ed ex colonnello del Kgb Igor Sechin, oggi ha visto ridursi l’influenza su Putin che manteneva da trent’anni. E il grande alleato economico, l’oligarca dell’alluminio Oleg Deripaska — citato negli atti d’accusa statunitense come il referente del contrabbando di petrolio gestito dal figliolo — da mesi è in rotta di collisione con il Cremlino. 

Alexander Uss cadrà comunque in piedi, con un incarico federale e forse la posizione di senatore: il suo silenzio è troppo prezioso. Come lo era quello del figlio […] La famiglia Uss […] da anni è protagonista delle relazioni commerciali con la Cina da cui adesso dipende la sopravvivenza del regime. Ma dietro la rimozione del governatore c’è anche il segnale di una manovra a vasto raggio che Putin sta architettando per insediare ai vertici del potere figure più giovani, meno corrotte e ancora più fedeli […] L’ennesima testimonianza di come il nuovo Zar si stia preparando a una campagna prolungata nel tempo, destinata a proseguire anche nel 2024.

Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera” il 21 aprile 2023. 

[…] nell’informativa del ministro della Giustizia alla Camera sul caso Artem Uss […] zero parole sul (non) ruolo dei servizi segreti, nemmeno nel controspionaggio di un russo al centro dei tanti allarmi americani che per Nordio «inondavano» gli atti.

Zero parole sul (non) sequestro — al momento dell’arresto a Malpensa — dei telefonini e pc del russo, benché nelle date dia asettico conto che il ministero dell’Interno avesse ricevuto dagli Usa, e comunicato alle polizie, l’interesse americano al sequestro: un sorvolo che esime così dal dire se sia vero o no che, quando gli Usa richiesero il sequestro con una rogatoria al ministero della Giustizia il 12 gennaio 2023, riflessi non proprio da ghepardo fecero sì che il ministero la inoltrasse alla Procura di Milano il 17 febbraio, e che la Procura la eseguisse il 13 marzo.

Tipografica è poi la cancellatura che il ministro fa di parte della controversa ordinanza della Corte d’Appello il 25 novembre 2022 di arresti domiciliari a Uss con braccialetto elettronico dopo 40 giorni di carcere, in modo da giustificare con quest’asserita totale assenza di motivazione la «grave e inescusabile negligenza» dei tre giudici, incolpati disciplinarmente per la prima volta per il contenuto di una sentenza, per di più collegiale.

Nordio infatti paragona il «motivatissimo, articolatissimo, fittissimo parere contrario della Procura generale» alle invece «cinque righe in cui la Corte diceva che questo signore ha una casa e una moglie, può usare il braccialetto ed essere scarcerato»: non legge però anche le venti righe soprastanti, nelle quali la certo scheletrica ordinanza della Corte elencava (giusto o errato che si ritenga il bilanciamento) i fatti che in base alle produzioni difensive risultavano discordanti rispetto alla prospettazione americana. 

E non è forse un caso che Nordio sull’azione disciplinare dica il poco e l’ovvio, e cioè che l’ha avviata ma che istruirla «spetta al procuratore generale della Cassazione», nel quale «solennemente» afferma di «riporre piena fiducia».

Su un altro tema (l’estradizione chiesta anche dai russi ma prima degli americani, e con il consenso di Uss), nuovo è il dettaglio di Nordio sulla nota del 22 novembre 2022 in cui «il Dag del ministero evidenziava al consigliere diplomatico del ministero che “sembrano esistere solide ragioni giuridiche, e non giuridiche, a sostegno dell’estradizione verso gli Usa”» anziché verso Mosca: scelta però o non adottata o non comunicata dal governo, se poi la Corte d’Appello ancora il 21 marzo 2023, nell’occuparsi dell’estradizione agli Usa per 2 accuse su 4 (ma non sul traffico d’armi), richiamerà la pendenza della richiesta russa per ricordare che su essa toccava al ministero esprimersi.

E se proprio Nordio ieri ironizza sulla beffarda rinuncia il 5 aprile di Mosca all’estradizione di Uss ormai evaso il 22 marzo e già in patria, ciò comporta che a quella data il governo non avesse comunicato a Mosca il rigetto, o anche magari il congelamento della richiesta a causa dello stop alla cooperazione giudiziaria dopo l’invasione dell’Ucraina.

 Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco e Fabio Tonacci per repubblica.it il 21 aprile 2023.

Il Viminale sapeva che il russo Artem Uss era a rischio fuga, eppure non ha predisposto alcuna misura di vigilanza particolare per impedire che scappasse dai domiciliari. A rivelarlo, nella lingua formale e burocratica della informativa al Parlamento e senza mai nominare il collega di governo che di quel dicastero è titolare, è proprio il ministro Carlo Nordio. 

Che ieri, davanti a una Camera desolatamente semivuota, ha spiegato che tutte le informazioni arrivate dal Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti sulla pericolosità del detenuto e sull’alta possibilità che evadesse dall’appartamento di Basiglio sono state condivise, passo dopo passo, con la divisione Interpol del Viminale. […]

[…] Il punto che sta più a cuore al Guardasigilli è quello relativo al potere che ha di chiedere una misura coercitiva superiore ai domiciliari per i soggetti sottoposti a estradizione. Secondo i magistrati di Milano, ne ha facoltà, ma ha deciso di non fare niente. 

"Non è così", replica Nordio. "Il principio fondamentale è che il ministro della Giustizia non ha alcuna competenza, e men che mai oneri di controllo, sulla esecuzione di un provvedimento adottato da una Corte. Ho rispettato i dettami dell’articolo 716 del codice di procedura penale con la nota del 20 ottobre con la quale ho comunicato alla Corte d’Appello, al ministero dell’Interno divisione Interpol e al Maeci (Farnesina, ndr) la mia volontà di richiedere il mantenimento della misura cautelare in carcere di Uss".

Il convitato di pietra della sua narrazione è, di nuovo, il Viminale. E il suo titolare Matteo Piantedosi. Che al Copasir, alcuni giorni fa, ha riferito con una lettera che nessuno lo aveva allertato del pericolo di evasione di Uss. Interpellate da Repubblica, fonti ministeriali ribadiscono che "per quanto riguarda la competenza del Viminale, nessun alert è arrivato alle articolazioni centrali, né a quelle periferiche", dunque a prefettura e questura di Milano. 

Insomma, le note sono state ricevute dalla divisione Interpol, ma lì si sono fermate. E questo perché — è la tesi — è normale che rimangano a livello della divisione cooperazione-Interpol in quanto attinenti solo al procedimento di estradizione. Resta il fatto che Artem Uss non era sorvegliato. E quando ha saputo che sarebbe stato consegnato agli Usa, è scappato.

 Estratto dell’articolo di Davide Milosa per "il Fatto quotidiano” il 21 aprile 2023.

Il caso del braccialetto elettronico malfunzionante o meno apre ora un secondo filone d’indagine rispetto alla fuga dell’imprenditore russo Artem Uss. Sì, perché è di importanza rilevantissima capire il motivo delle decine di alert (ben più di 20) partiti durante gli oltre tre mesi di domiciliari che l’uomo d’affari di Mosca ha passato nella sua villa di lusso a Basiglio. All’orizzonte c’è una ipotesi di favoreggiamento che, va detto, al momento non è stata messa su carta e resta solamente teorica. […] 

Sul tavolo, dunque, il braccialetto elettronico il cui tracciamento è gestito dalla società Fastweb. Pochi giorni fa sono circolate notizie sulle decine di allarmi partiti dal dispositivo e arrivati alla centrale operativa dei carabinieri. Inizialmente […] gli investigatori hanno attribuito questi alert a una sorta di malfunzionamento del dispositivo privo del sistema Gps.

Ben diversa la versione di Fastweb, secondo la quale tutti quegli alert hanno rappresentato o un tentativo di manomissione o di tentata evasione. La società telefonica […] ha infatti spiegato che “non risulta alcun malfunzionamento […]. Gli allarmi […] indicherebbero, al contrario, la piena funzionalità del dispositivo  […]. Fastweb sottolinea che i propri tecnici al momento non hanno fornito alcuna informazione agli inquirenti in merito al funzionamento del braccialetto”. 

E se così fosse sarebbe un dato di rilevanza enorme. La Procura generale, infatti, dopo la concessione dei domiciliari del 25 novembre, non ha fatto ricorso in Cassazione per chiedere gli arresti proprio perché Uss non avrebbe violato la legge durante i domiciliari.

Versione motivata dal fatto che sul tavolo della Procura generale presso la Corte d’appello annotazioni sugli alert, casomai ci fossero, non sono mai arrivate. […] 

Ieri, lo stesso ministro Carlo Nordio […] ha fatto riferimento anche al braccialetto, spiegando che questi presunti alert arrivati prima di quello definitivo del 22 marzo (erano le 13,52), sono ora sotto indagine da parte del Viminale e del ministro Matteo Piantedosi. Dal 2 dicembre, data in cui Uss e stato scarcerato, i carabinieri sono passati nella sua villa due volte al giorno. E non – così pare di comprendere da versioni non ufficiali – per gli alert emessi dal braccialetto. Che […] potrebbero essere legati all’allontanamento dalla centralina all’interno del domicilio, un allontanamento, che pur se non “necessariamente un’evasione” può essere definito “un allontanamento superiore a quello programmato”. […] 

Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “la Verità” il 20 aprile 2023.

La Serbia è l’unico Paese europeo insieme alla Bielorussia a non aver aderito al programma di sanzioni contro la Russia. E proprio in Serbia il gruppo armato mercenario Wagner tenta di fare proselitismo. Di certo alcuni cittadini originari del Paese slavo hanno fatto parte del commando che il 22 marzo ha organizzato l’evasione della presunta spia russa Artem Uss, il quarantenne figlio di un governatore vicinissimo a Vladimir Putin. 

I nostri servizi segreti non avrebbero preso in carico il faccendiere russo, accusato a New York di contrabbando di petrolio (dal Venezuela a Cina e Russia) e di tecnologie militari (dagli Usa alla Russia) perché la Cia non ha inviato segnalazioni specifiche. A muoversi è stato l’Ufficio affari internazionali della divisione criminale del Dipartimento della giustizia americano che ha chiesto l’estradizione del cittadino russo direttamente al nostro ministero della Giustizia. 

Ma se il misterioso Uss, nonostante il mandato di arresto e la richiesta di estradizione da parte degli Usa, è stato colpevolmente ignorato dai nostri 007, occorre ricordare che l’Aisi, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna, è abitualmente molto attenta nel controllo sul territorio nazionale, anche attraverso l’uso delle intercettazioni preventive degli spostamenti e delle attività di diplomatici, oligarchi e businessman russi in generale.

In questo caso, però, non è scattato nessun alert e, probabilmente, da Mosca hanno potuto agire indisturbati.

[…] gli investigatori hanno individuato, grazie alla rete di telecamere pubbliche, a partire da quella di Autostrade, identità e spostamenti dei membri del commando che ha utilizzato almeno tre auto prima di arrivare al confine sloveno, passare in Serbia e far raggiungere all’evaso, forse in aereo, Mosca. […] una delle macchine è stata abbandonata a Soiano del lago (paesino di 2.000 abitanti sul Garda), in provincia di Brescia. Probabilmente si trattava di una vettura di «comodo», non intestata agli uomini della banda. 

[…] sono finiti nella rete dei militari quattro uomini, tre serbi e un quarto sloveno o slovacco, tutti trapiantati da anni in Lombardia. Due dei serbi sono imparentati tra di loro. Le loro fedine sono macchiate da numerosi reati contro il patrimonio. […] qualcuno, forse dalla Russia, è riuscito a ingaggiare in Italia malviventi slavi noti alle forze dell’ordine. Almeno due di questi, dopo le prime verifiche, risultano essere in questo momento all’estero […] La prima cosa da capire sarà se questi signori fossero una cellula dormiente di spie al soldo di Serbia e Russia o dei semplici malviventi ingaggiati in modo estemporaneo per l’«esfiltrazione» di Uss.

Nei giorni scorsi, con un videomessaggio, Alexander Uss, […] ha pubblicamente lodato il Cremlino per il rientro in patria del figlio: […] «Il nostro Paese ha molti amici e persone oneste che lo sostengono e che al momento giusto sono pronte ad aiutare. So di cosa parlo…». […]

Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica” il 20 aprile 2023.  

[…] A Mosca gli esperti della nomenklatura sanno chi è il nume tutelare al Cremlino di Aleksander Uss, il padre del fuggitivo di Basiglio: Sergej Shoigu, il potente ministro della Difesa. Un legame che nasce alla fine degli anni Settanta nell’università a Krasnoyarsk — Sergej al Politecnico, Aleksander a Legge — quando hanno iniziato a fare politica nel Pcus.

Poi entrambi hanno lavorato nell’industria dell’alluminio, la grande risorsa di quelle terre che ha poi creato la ricchezza di oligarchi come Oleg Deripaska. Il vento della Perestrojka scatenato da Gorbaciov ha spinto la carriera di Shoigu, che nel 1990 si è trasferito nella capitale e poi ha scalato le posizioni di governo. Ma i due sono rimasti vicini, tanto che nel 2017 sarebbe stato proprio il ministro della Difesa a suggerire a Putin la promozione di Uss al vertice della regione siberiana, scrigno delle materie prime più preziose.

Aleksander Uss non manca di omaggiare il suo sponsor. […] Chissà se nel ringraziamento formulato al ritorno in patria dall’evaso Artem Uss non ci fosse anche un riferimento al vecchio amico di famiglia. Il giovane ha parlato di «persone forti e affidabili» che gli erano state al fianco «nei giorni drammatici» della detenzione italiana. Non bisogna dimenticare che agli ordini diretti di Shoigu c’è il Gru, il servizio segreto militare protagonista delle azioni più temerarie in Europa: gli agenti che hanno avvelenato i dissidenti, corrotto a Roma un ufficiale della Marina e infiltrato una donna sotto falso nome nel comando Nato di Napoli. Insomma, i professionisti migliori per organizzare l’esfiltrazione del giovanotto dagli arresti domiciliari milanesi. 

[…] L’ultima trasferta nota di Shoigu a Krasnoyarsk risale allo scorso agosto: si è recato nella fabbrica Kramash per ispezionare la produzione dei nuovi missili intercontinentali Sarmat. Si tratta dell’ultima “arma dell’Apocalisse”, che può scagliare dieci testate atomiche — come ha dichiarato Putin due mesi fa — «in qualunque angolo della Terra, senza venire intercettata ». Guarda caso, secondo il mandato di cattura statunitense, tra le strumentazioni che Artem Uss avrebbe contrabbandato in Russia ci sarebbero stati anche sistemi destinati a questo mostruoso ordigno hi-tech, così micidiale da venire ribattezzato “Satan” dalla Nato.

Estratto dell'articolo di Davide Milosa e Valeria Pacelli per "il Fatto quotidiano” il 20 aprile 2023.

Esistono a volte dei paradossi. Nella politica soprattutto. E così può succedere che un ministro metta nel mirino alcuni magistrati per non aver chiesto il carcere di un soggetto poi evaso, quando in realtà quello stesso ministro avrebbe potuto chiedere uguale misura, ma non lo ha fatto. 

[…] Per Nordio, […] i giudici “tenevano un comportamento connotato da grave e inescusabile negligenza”. Ma in questa storia come si è comportato il ministro che oggi punta il dito contro i magistrati?

Partiamo proprio da uno dei poteri di Nordio: in base all’articolo 714 del codice di procedura penale avrebbe potuto chiedere una misura coercitiva (anche il carcere) per l’imprenditore. Cita il codice: “In ogni tempo la persona della quale è domandata l’estradizione può essere sottoposta, a richiesta del ministro della Giustizia, a misure coercitive”. 

Certo l’ultima parola sarebbe sempre stata dei giudici, ma questa richiesta, dopo la concessione dei domiciliari, non è mai arrivata. Nell’atto dell’azione disciplinare, Nordio, tra i punti che i giudici non avrebbero presero in considerazione, cita anche una sua richiesta del 19 ottobre per “il mantenimento della misura cautelare della custodia in carcere”: richiesta che però è arrivata quando Uss era già in cella a Busto Arsizio.

[…] Il 29 novembre 2022, quattro giorni dopo l’ordinanza dei giudici sui domiciliari, negli uffici di Via Arenula arriva una nota degli Stati Uniti in cui si esortano le autorità italiane a disporre la custodia cautelare in carcere proprio per il pericolo di fuga. L’alert arriva alla V sezione della Corte d’appello di Milano il 19 dicembre 2022, ossia 20 giorni dopo l’invio al ministero. 

Alla nota americana aveva già risposto, il 6 dicembre 2022, il Dipartimento per gli Affari di giustizia: “Questo ministero rappresenta come sia di esclusiva spettanza della competente Corte d’appello italiana (...) stabilire quale sia la misura cautelare più idonea anche nell’ambito della procedura di estradizione”: quindi a decidere sono i giudici.

Via Arenula assicura anche che “la misura cautelare degli arresti domiciliari – che nel caso di Uss è resa più sicura dall’applicazione del braccialetto elettronico – è in tutto equiparata alla misura cautelare della custodia in carcere”. Questa nota di risposta viene ricevuta dalla Corte d’appello il 9 dicembre. 

[…] C’è poi la questione dei telefonini di Uss. Già nella richiesta degli Stati Uniti per l’arresto provvisorio del 21 ottobre, le autorità Usa chiedevano “il sequestro dei dispositivi elettronici e altri oggetti pertinenti in possesso del latitante”. Uss è stato fermato il 17 ottobre a Malpensa e condotto in carcere.

Quando va ai domiciliari (il 2 novembre) quei cellulari gli vengono restituiti. E se da una parte la polizia non ha effettuato il sequestro subito dopo il fermo, dall’altra il ministero della Giustizia non si è affrettato a inoltrare il sollecito americano proprio su questo aspetto. La rogatoria infatti arriva a dicembre e resta ferma in Via Arenula fino al 17 febbraio, quando viene ricevuta dalla Procura di Milano. I cellulari alla fine saranno sequestrati dalla procura solo il 13 marzo scorso, nove giorni prima dell’evasione di Uss e dopo tre mesi che ne disponeva tranquillamente.

(ANSA il 20 aprile 2023) E' "stravagante" che il ministero avrebbe potuto impugnare la decisione della magistratura. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio nel corso dell'informativa alla Camera sulla fuga di Artem Uss, l'uomo di affari russo evaso dagli arresti domiciliari in provincia di Milano prima della sua estradizione negli Stati Uniti

"Il ministero non ha competenza" nè oneri di "controllo" su provvedimenti giurisdizionali adottati da una corte" ed è "singolare" che da taluni "si affermi" che proprio il Ministero della giustizia "sarebbe dovuto intervenire" per limitare la decisione della Corte di Appello di Milano sul caso di Artem Uss. Lo ha detto il Guardasigilli Carlo N ordio nella informativa urgente del governo alla Camera sul caso della fuga dell'imprenditore russo dai domiciliari.

 "Non è mai accaduto che un ministro si sia intromesso nelle decisioni della magistratura". Lo ha detto il Guardasigilli Nordio nell'informativa alla Camera sul caso Uss.

"Non vi è alcuna disposizione normativa che attribuisce al ministro il potere di sostituire una misura" cautelare "con un'altra". Il Guardasigilli ha solo il potere di avanzare "richiesta di revoca" di una misura limitativa della libertà personale. Tale diritto appartiene "solo alle parti processuali". Lo ha detto il ministro della giustizia Carlo Nordio nella informativa urgente sul caso di Artem Uss, il cittadino russo evaso dai domiciliari.

E' un "eresia" dire che il ministero della Giustizia aveva competenza sulla concessione degli arresti domiciliari a Uss. Lo ha sottolineato Nordio nell'informativa alla Camera.

"Questo ministro ha pienamente rispettato i dettami di legge esercitando il proprio potere di iniziativa con una nota attraverso cui comunicava alla Corte di Milano la propria volontà di richiedere il mantenimento della custodia cautelare in carcere nei confronti di Uss per assicurare la consegna di costui alle autorità statunitensi". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio nell'informativa alla Camera sul caso Uss.

La Corte d'appello di Milano che ha concesso i domiciliari a Artem Uss era stata "inondata di osservazioni sul pericolo di fuga". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio nell'informativa alla Camera sul caso.

Gli americani si sono dimostrati "esterrefatti" dalla concessione degli arresti domiciliari al cittadino russo Artem Uss, a seguito della decisione presa dalla Corte di Appello di Milano lo scorso 22 novembre, nonostante le tante note di allarme inviate dall'amministrazione statunitense sulla 'caratura' di Uss e delle sue relazioni internazionali che lo connotavano ad alto rischio di fuga. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio parlando alla Camera durante l'informativa urgente del governo sul caso Uss, dopo la sua evasione dai domiciliari.

"Nessuno può permettersi di imputare al ministro interferenza quando esercita le sue preorgative per verificare la conformità del comportamento dai magistrati ai doveri di diligenza". Lo ha detto il ministro Nordio alla Camera parlando dell'azione disciplinare nei confronti die magistrati di Milano.

Artem Uss, l'imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Putin ed evaso dai domiciliari mentre c' era la richiesta di estradizione avanzata dagli Usa, "è stato messo ai domiciliari con un provvedimento di 5 righe" solo perchè aveva "una moglie e una casa" a fronte del provvedimento di 4 pagine "documentatissimo" e "ampiamente motivato" con il quale la Procura della Corte di Appello di Milano si era opposta alla richiesta dei domiciliari facendo presente che Uss aveva "conti bancari in tutto il mondo" e "appoggi internazionali" che lo mettevano ad alto rischio di fuga. Lo ha detto il ministro della giustizia Carlo Nordio parlando alla Camera nel corso della informativa urgente del governo sul caso Uss.

"E' dovere del ministero procedere con gli stessi criteri con cui i pm inviano l'informazione di garanzia ai cittadini nei cui confronti svolgono le indagini". Lo ha detto il ministro Nordio riferendosi all'avvio dell'azione disciplinare nei confronti dei giudici di Milano, sottolineando che se non fosse così non sarebbe rispettato il principio di uguaglianza.

 "Così come nessuno può addebitare al procuratore della Repubblica un intento intimidatorio nei confronti degli indagati -ha aggiunto Nordio- nessuno può permettersi di imputare al ministro interferenza quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dei magistrati ai doveri di diligenza, tra i quali campeggia il dovere di motivazioni dei provvedimenti. Perchè in democrazia vige il principio di uguaglianza.

In caso contrario dovremmo domandarci se le migliaia di cittadini sottoposti a procedimenti penali con accuse rivelatesi poi infondate siano meno uguali rispetto a chi indossando la toga dovrebbe essere il principale garante di questa uguaglianza".

"Sono in corso ulteriori accertamenti da parte del ministero degli Interni sul braccialetto elettronico" di Artem Uss il cittadino russo evaso dai domiciliari - mentre pendeva richiesta di estradizione negli Usa - nonostante il braccialetto elettronico. 

Lo ha detto il ministro della giustizia Carlo Nordio parlando alla Camera nell'informativa urgente del governo sul caso Uss. (ANSA)

Un nuovo documento inguaia la nostra magistratura sul caso di Artem Uss.  Stefano Piazza su Panorama il 20 Aprile 2023

Ecco la lettera in cui il Dipartimento di Stato avvisava la nostra magistratura dei reale pericolo di fuga. Lettera rimasta inascoltata

«Solo in Italia poteva accadere una cosa del genere», così commenta a Panorama un funzionario del Pentagono che protetto dall’anonimato rincara la dose: «I magistrati italiani che hanno gestito la vicenda di Artem Uss hanno fatto un danno irreparabile. Speriamo che si tratti solo di negligenza ma su questo è lecito avere più di un dubbio». È questa l’atmosfera che regna a Washington D.C. in merito alla vicenda dell’imprenditore russo Artem Uss, fuggito lo scorso 22 marzo dalla casa di Bosco Vione di Basiglio (Milano). L’uomo figlio di Aleksandr Uss governatore della regione di Krasnoyarsk, fedelissimo di Vladimir Putin, era stato arrestato all’aeroporto di Malpensa il 17 ottobre 2022 perché inseguito da un mandato di cattura emesso dalle autorità americane per una serie di reati: contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia con elusione delle sanzioni e di frode bancaria, contrabbando di tecnologie militari dagli Usa verso la Russia e riciclaggio di denaro. Il 22 novembre 2022 nonostante i pareri negativi del Ministero della Giustizia, e le pressanti richieste del Dipartimento della Giustizia americana che volevano che USS rimanesse in carcere, al 40enne russo vennero incredibilmente concessi gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico poi facilmente manomesso. Gli americani preoccupati che i servizi segreti di Mosca, con hanno solidi agganci in Italia ad ogni livello, potessero organizzare la fuga prima dell’estradizione, scrissero una lettera il 19 ottobre 2022 (due giorni dopo l’arresto) nella quale si fa riferimento «all’altissimo rischio di fuga» di Uss. Poi il dipartimento di Giustizia americano il 29 novembre 2022 (lettera protocollata il 19 dicembre 2022) scrisse di nuovo al nostro ministero della Giustizia chiedendalle autorità di Romdi assumere «tutte le misure possibili» per la custodia cautelare nei confronti di Artem Uss.

Nella lettera si legge «Le autorità statunitensi hanno recentemente appreso che nei confronti di Artem Uss, ricercato per l'estradizione negli Stati Uniti, è stato o sarà presto disposta la misura degli arresti domiciliari in seguito ad un provvedimento della Corte d'Appello di Milano. Dato l'altissimo rischio di fuga che Uss presenta- come indicato nella lettera del sostituto procuratore statunitense del 19 ottobre 2022- esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l'intera durata del procedimento di estradizione, compreso un ricorso alla Corte di Cassazione contro il provvedimento degli arresti domiciliari della Corte d'Appello di Milano». Ma non è tutto perché il Dipartimento USA ricorda nella sua missiva che i domiciliari «non garantiscono efficacemente la disponibilità del latitante per un’eventuale consegna» e per rafforzare il concetto gli americani avevano anche allegato i nomi di altri sei fuggitivi negli ultimi tre anni. Si tratta di Laura Virginia Fernandez Ibarra, cittadina spagnola fuggita da Firenze, il nigeriano Efeturi Simeon, sospettato di gravi truffe informatiche, il cittadino americano Christopher Charles Garner, ricercato per reati sessuali che venne arrestato e mandato agli arresti domiciliari a Genova, il greco Christos Panagiotakoupolos scomparso in Veneto, la svizzera Daisy Teresa Rafoi-Bleuler, originaria delle Isole Fiji e residente in Svizzera, colpita da un mandato di cattura internazionale emesso dal Tribunale degli Stati Uniti per corruzione e riciclaggio e fuggita da Milano, infine il tedesco Uwe Bangert, mandato ai domiciliari dai giudici di Trento nel 2019 che poi scomparve nel nulla. Insomma gli americani avevano i loro buoni motivi per dubitare del sistema giudiziario italiano ma nonostante tutti i rilievi Artem Uss uscì dal carcere per andare agli arresti domiciliari. Ovvio che da quel momento l’imprenditore russo iniziò a organizzare la sua fuga ( aveva i suoi telefoni almeno fino al 13 marzo 2023) scoperta il 22 marzo 2023 e che secondo fonti investigative sarebbe stata organizzata nei minimi dettagli, tanto che USS «è riuscito a lasciare l’Italia cambiando la macchina più volte». Altro aspetto incredibile è che la moglie di Artem Uss aveva lasciato l’Italia il 13 marzo (autorizzata dalle autorità italiane), ma nemmeno in questo caso a nessuno (forse) è venuto in mente. Altro aspetto che doveva far scattare l’allarme era il fatto che se Maria Yagodina Uss che si occupava del marito durante gli arresti domiciliari stava partendo qualcosa di grosso era in preparazione e qui non occorre essere degli 007 peraltro non pervenuti in questa storia, per capirlo. Bastava solo un po’ di buonsenso.

Evidente che la fuga sia stata possibile grazie una vasta rete di complici (probabilmente anche italiani) che hanno coperto la fuga dell’imprenditore russo che non ha certo problemi economici. Come è fuggito? Secondo le ricostruzioni della Procura Uss sarebbe fuggito in auto con un complice (i ROS hanno le immagini), poi avrebbe cambiato più volte veicolo fino alla frontiera slovena «raggiunta in poche ore, da qui in Serbia e infine in Russia dove è riapparso agli inizi di aprile. Ma chi ha organizzato l’interazione operazione? A Washington non hanno dubbi in proposito: «L’FSB russo ha solidi legami in Italia da decenni e grazie alla capacità di corrompere ad ogni livello fare un’operazione come questa è fin troppo facile magari aiutata dalla mafia serba (molto presente a Milano, n.d.a) con la quale l’FSB ha importanti e consolidati rapporti». A proposito di complici: 4-5 persone risulterebbero al momento indagate per aver favorito l'evasione. Sul fronte politico-giudiziario c’è da registrare che il ministero della Giustizia ha avviato un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d'Appello di Milano, incolpandoli di «grave e inescusabile negligenza» per aver concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico al 40enne imprenditore russo. Come scrivono il Corriere della Sera e La Repubblica, il Ministro Carlo Nordio addebita ai tre giudici Monica Fagnoni, Micaela Curami e Stefano Caramellino di aver deciso i domiciliari «senza prendere in considerazione», quelle circostanze che, indicate nel parere della Procura generale di Milano, contraria ai domiciliari, avrebbero potuto portare a disporre il carcere. In sintesi Nordio accusa i giudici di «non aver valutato elementi dai quali emergeva l'elevato e concreto pericolo di fuga». Immediate le reazioni della magistratura che attacca a palle incatenate il Ministro della Giustizia. All'ANSA il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia ha affermato che «Una regola fondamentale della materia disciplinare, immediata traduzione del principio della separazione dei poteri è che il Ministro e il Consiglio superiore della magistratura non possono sindacare l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella valutazione del fatto e delle prove. Sarebbe assai grave se questo limite, argine a tutela della autonomia e della indipendenza della giurisdizione, fosse stato superato. Da quanto leggo da un informato articolo di stampa - prosegue - l'addebito disciplinare muove censure al merito della decisione, contesta gli apprezzamenti dei fatti operati dal Collegio giudicante e non pare focalizzare l'attenzione sui profili di potenziale responsabilità disciplinare che, secondo la legge, sono costituiti esclusivamente dalla negligenza inescusabile». A lui ha fatto eco il leader delle toghe progressiste di Area, Eugenio Albamonte: «È un esercizio dell'azione disciplinare a furor di popolo, anzi di governo, che crea un precedente molto grave in termini di invadenza del potere esecutivo sull'autonomia e indipendenza della giurisdizione ed un modo per scaricare sugli altri le proprie responsabilità». Per Magistratura democratica quella di Nordio «è una inedita, non consentita e pericolosa interferenza nel lavoro dei giudici. Per Magistratura Democratica (MD) «è gravissima l'iniziativa del ministro Nordio nei confronti dei giudici del caso Uss.Usare la leva del disciplinare per operare pericolosi condizionamenti dei giudici rende i cittadini più esposti ed indifesi, costituendo, una sostanziale aggressione alle libertà costituzionali fondamentali». Infine MD auspica «tutta la comunità giuridica riconosca la gravità del momento e reagisca compatta. Sotto attacco non ci sono solo i giudici di Milano, ma la libertà e l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla giustizia». Il premier Giorgia Meloni sul caso ha affermato lo scorso 15 aprile mentre trovava in visita istituzionale in Etiopia: «La fuga di Artem Uss del 22 marzo è un fatto abbastanza grave, quando tornerò in Italia ne parlerò con il Ministro Carlo Nordio per capire bene come sono andate le cose. Sicuramente ci sono delle anomalie, e l'anomalia principale credo sia la decisione della Corte di Appello di offrire arresti domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere quella decisione anche quando c'era un'iniziativa sull'estradizione, perché ovviamente in quel caso il rischio di fuga diventa più evidente». Fin qui la cronaca di un brutto cortocircuito tra gli apparati italiani che rischia di compromettere i rapporti fin qui ottimi tra il governo di Roma inizialmente guardato con sospetto, e l’amministrazione americana ma non solo; il rischio è che anche tra i rispettivi apparati (i Governi passano mentre i Funzionari governativi restano) si sia creata una crepa pericolosa anche perché negli Stati Uniti (e non solo) c’è chi è convinto che Artem Uss «sia stato messo nelle condizioni ideali per poter fuggire per fare un favore a Vladimir Putin». Ora per sgombrare il campo da sospetti e pericolose insinuazioni c’è solo un modo: scoprire e rimuovere i colpevoli grazie ai quali Artem Uss è fuggito dall’Italia.

Quei buchi nella fuga di Uss. Rita Cavallaro su L'Identità il 20 Aprile 2023 

Se Roma non batte un colpo, il caso di Artem Uss è destinato a cambiare gli assetti geopolitici e i rapporti di forza alla base del patto atlantico. Perché alla premier Giorgia Meloni non basterà assicurare a Washington che i servizi segreti italiani non erano stati informati sulla caratura criminale del trafficante d’armi vicino a Vladimir Putin. Non solo non sarà sufficiente fornire tali giustificazioni, ma aggraverà ancor più la credibilità dell’Italia, la cui intelligence, ormai da diversi mesi, è isolata dalle altre agenzie straniere e vive in un momento critico per l’interruzione dello scambio di informazioni con le spie internazionali. Una situazione di caos della quale noi de L’Identità vi raccontiamo da diverso tempo, senza che i vertici dell’intelligence si scompongano. E che oggi è confermata proprio da coloro che avrebbero dovuto correre ai ripari, per ripristinare una questione di sicurezza nazionale che non può essere ignorata. Soprattutto quella del rafforzamento del controspionaggio italiano, ormai fuori dai territori che contano. Fuori dall’Africa, la polveriera del mondo dalla quale si imbarcano verso le nostre coste migliaia di clandestini al giorno. Fuori dal Medio Oriente, il cui flusso di informazioni è del tutto gestito dagli agenti segreti turchi di Erdogan. E soprattutto fuori dalla Russia, la nazione che con il conflitto in Ucraina ha spaccato il mondo come ai tempi della guerra fredda. Sul fronte Occidentale, l’Italia di Giorgia Meloni ha saputo finora fornire alla causa di Joe Biden rassicurazioni fattuali, nonostante sull’esecutivo si siano addensate fin da subito le ombre russe, con i dossier dei Paesi al soldo di Putin e l’incidente diplomatico con Washington, scoppiato a settembre scorso proprio durante un visita dell’allora presidente del Copasir, Adolfo Urso. Una situazione che l’ex premier Mario Draghi aveva saputo gestire, parlando della pressione di Mosca, del dossier Usa sui fondi russi ad alcuni Stati in cui l’Italia non c’era e facendo riferimento addirittura a “pupazzi prezzolati”. Da allora sono passati sette mesi e, alla luce dei nuovi accadimenti, quelle allusioni che facevano presagire strane movimentazioni di agenti segreti deviati al soldo dei russi sembrano diventare quasi una realtà.

DISTRAZIONE DI MASSA

Perché la fuga di Artem Uss, esfiltrato senza che la nostra sicurezza nazionale se ne accorgesse, apre a scenari inquietanti che, più che incompetenza, delineano condotte che meritano certamente nuovi profili investigativi. Senza contare che l’errore madornale fa il paio con la nomina di Paolo Scaroni all’Enel, sulla quale gli Stati Uniti avevano messo in assoluto il veto, in quanto l’immagine del manager è ormai marchiata dalle sue aperture a Vladimir Putin e dai favori concessi a Gazprom. Due macigni crollati inesorabilmente sulle relazioni tra Italia e Usa, di fronte alle quali sono emerse le difficoltà dell’esecutivo di Giorgia Meloni, la quale, forte del suo atlantismo, era riuscita fino ad ora a contenere le perplessità da oltreoceano sulle pulsioni filo russe della Lega e di Silvio Berlusconi. Gli Stati Uniti, infatti, sono inviperiti, tanto da rinviare la visita a Washington della premier, annunciata da tempo. A poco serve, dunque, una difesa a spada tratta dei vertici dell’intelligence, di fronte agli alert degli americani sulla pericolosità di Uss e perfino alla sfilza di articoli sui giornali riguardo alle gesta del trafficante d’armi. Non basta l’incredibile giustificazione sul fatto che i servizi segreti non erano stati informati. A nulla, inoltre, servirà la macchinosa distrazione di massa sulle eventuali responsabilità nella vicenda del ministro della Giustizia Carlo Nordio e sui magistrati che avevano disposto la misura degli arresti domiciliari per il russo, arrestato a Malpensa dalla Polaria il 17 ottobre scorso, dopo aver girato in lungo e in largo il nostro Paese, senza che nessuno se ne accorgesse. Eppure era colui il quale, dai report di Washington, era a tutti gli effetti un uomo di Putin in missione speciale in Italia per operazioni strategiche volte a influire positivamente sulla guerra dello Zar, visto che acquistava dagli Stati Uniti componenti elettronici destinati ad equipaggiare aerei, radar e missili per poi rivenderli a compagnie russe ed eludere così le sanzioni in vigore. I nostri servizi di intelligence non se n’erano neanche accorti, o almeno così dicono, della presenza di quell’imprenditore russo sul suolo italiano. Il che rappresenta un gravissimo buco nella sicurezza nazionale, considerando il fatto che il compito di segnalare spie sul territorio è di competenza del controspionaggio italiano, come prevede la legge 124 del 2007. Dunque, se la giustificazione è che l’intelligence non era a conoscenza dell’esistenza di Uss è già di per sé un fallimento, ormai così evidente agli occhi degli americani, i quali volevano a tutti i costi che il russo fosse estradato per scambiarlo con il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, arrestato per spionaggio da Putin. Tanto più che avevano ampiamente segnalato all’Italia l’elevato pericolo di fuga. Le indagini sull’esfiltrazione del trafficante di armi, però, stanno portando alla luce uno scenario ancor più grave, in grado di minare la credibilità italiana non solo sotto il profilo della competenza, ma sotto quello della lealtà agli ideali alla base dell’alleanza atlantica.

SEGNALI IGNORATI

Sotto la lente c’è la questione del braccialetto elettronico che Uss indossava durante la reclusione domiciliare nella villa di Basiglio e che, nel giorno della fuga, ha tagliato per poi darsela a gambe senza alcuna difficoltà, a bordo di suv neri in processione, degni dei migliori Men in black di Hollywood. Quel dispositivo, privo di Gps e non ancora trovato dagli inquirenti, suonò decine di volte prima dell’evasione del 22 marzo scorso. Almeno venti i segnali di allarme che, in quasi tre mesi, avevano costretto le forze dell’ordine a intervenire. E così, il giorno della fuga, l’allarme di manomissione del braccialetto elettronico era stato ignorato, con la convinzione che si trattasse di un malfunzionamento, circostanza ora esclusa dall’azienda che ha fornito il dispositivo. Che gli alert di un criminale russo a elevato rischio di fuga siano stati sottovalutati per indolenza o se dietro ci siano agenti deviati in concorso con gli 007 di Mosca, che hanno architettato l’esfiltrazione di Uss nei minimi dettagli, lo accerterà l’inchiesta in corso. Ma quei segnali ignorati, di fumo ne addensano molto sul nostro Paese e, suo malgrado, su Giorgia Meloni, che avrebbe dovuto essere informata dai servizi segreti dell’esistenza a casa nostra di una spia russa di nome Artem Uss.

DAGOREPORT il 19 aprile 2023.

La rocambolesca fuga di Artem Uss, imprenditore russo evaso il 22 marzo da Milano, dove era ai domiciliari, si inserisce in un contesto complesso e frastagliato di affari, soldi e relazioni. 

A partire dal 24 febbraio del 2022, scoppio della guerra in Ucraina, gli imprenditori russi, tra cui lo stesso Uss e suo padre, Alexander, erano coccolati e omaggiati dalle grandi aziende italiane. Le possibilità di business offerte dagli oligarchi vicini al Cremlino erano allettanti e non c’era ragione per non approfittarne. 

In questo contesto Artem Uss ha costruito un’ampia rete di relazioni in Italia, dove sosteneva di risiedere (ed ecco perché gli hanno concesso i domiciliari a Basiglio) con uomini d’affari, capitani d’impresa e furbacchioni di vecchio conio.

Le vagonate di rubli piovute sul nostro paese erano indirizzate a progetti molto diversi: prima della guerra i russi hanno investito in ville, aziende vinicole, villaggi vacanze come il Forte Village (rilevato nell’ottobre 2014 dai fratelli Bazhaev per 180 milioni di euro). 

Ma il boccone grosso era un altro: il mega progetto ''Vostok Oil'', una “cornucopia da mille miliardi di dollari. Un eldorado di giacimenti da sfruttare e di impianti da costruire, superiore alla megalomania di qualunque sceicco: 115 milioni di tonnellate di idrocarburi, decine di raffinerie, ottomila chilometri di condotte”, come ha scritto su “Repubblica” Gianluca Di Feo.

Un visionario piano di conquista energetica dell’Artico, dietro cui c’era proprio il padre del fuggitivo Artem Uss, insieme a Igor Sechin, ex colonnello del Kgb e boss di Rosneft, ritenuto da molti la persona più vicina a Vladimir Putin. 

''Vostok Oil'' era un’occasione troppo ghiotta per molte imprese italiane, che infatti si sono lanciate a capofitto per accaparrarsi un posticino al tavolo delle trattative.

Scrive Di Feo: “Un mese prima dell'attacco contro Kiev, Putin in persona ne ha parlato agli imprenditori della Camera di commercio italo-russa: ‘I produttori italiani di attrezzature ad alta tecnologia stanno anche contribuendo attivamente al progetto Vostok Oil, che Rosneft sta realizzando nel territorio di Krasnoyarsk’. […] Tutti questi affari dovevano passare dagli uffici di Alexander Uss, che avrebbe personalmente incontrato gli emissari di aziende come Eni, Danieli e Saipem oltre a promuovere attraverso l'Istituto per il Commercio Estero altri piani di sviluppo nella sua regione.

Aggiunge un po' di pepe "Il FattoQuotidiano.it": "Fu il direttore generale per la promozione del Sistema Paese del ministero degli Esteri, l’ambasciatore Enzo Angeloni, che nel 2020 prospettava “importanti ricadute per numerose imprese del nostro Paese. Vostok Oil prevede la costruzione di 15 città industriali, due aeroporti, un porto, 5.500 chilometri di strade e ponti”. Putin in persona ne parlò con gli imprenditori della Camera di commercio italo-russa, con la milanese Maire Tecnimont che veniva indicata come vincitrice della commessa da 1,1 miliardi per la costruzione di una raffineria".

Continua il sito diretto da Peter Gomez: "... il principale artefice della presenza italiana in Vostok Oil è sempre stato Antonio Fallico, compagno di classe di Marcello Dell’Utri, uomo di Fininvest in Russia dalla fine degli anni Ottanta e il banchiere che può essere considerato il punto di collegamento tra le aziende italiane e la Federazione. 

Fallico è soprattutto l’uomo delle fortune di Banca Intesa a Mosca. I rapporti tra l’istituto italiano e Rosneft sono radicati: “Nel 2016 – scrive Repubblica – ha partecipato alla privatizzazione del colosso energetico russo e l’anno dopo ha guidato un pool di banche che ha finanziato con 5,2 miliardi di euro l’acquisto del 19,5% delle quote. Un’operazione così importante per il Cremlino da avere convinto Putin a consegnare onorificenze di Stato ai vertici dell’istituto”.

Tant'è che Fallico, dal 2008 è console onorario della Federazione Russa, nonché   presidente dell'associazione "Conoscere Euroasia". Fino al punto che, lo scorso ottobre, a guerra iniziata, il potentissimo boss di Rosneft Sechin ha parlato - in teleconferenza perché bersaglio delle sanzioni internazionali - subito dopo Fallico al Verona Eurasian Economic Forum, davanti alla platea degli irriducibili putiniani d'Italia: "Lo sviluppo procede secondo i piani stabiliti. Saremo lieti di vedere tutti i nostri amici tra i partecipanti a Vostok Oil".

La centralità della famiglia Uss all’interno del grande e appetibile piano “Vostok Oil” deve aver creato non poche difficoltà a molti uomini d’affari del nostro Paese, preoccupati che la detenzione di Artem potesse compromettere future buone occasioni di business. Chi è abituato a fatturare vive la guerra in Ucraina come una fastidiosa zavorra ai bilanci e lancia già lo sguardo alla fine del conflitto. 

Ecco perché l’incredibile fuga di Artem Uss deve aver rallegrato chi nella Russia in questi anni, e in quelli a venire, vede solo un partner preziosissimo. Ha masticato amaro, invece, chi immaginava che Uss, usato da Putin per acquistare componenti tecnologiche militari da usare nella guerra in Ucraina, venisse giudicato per i suoi crimini. 

A rendere più indigesta l’evasione sono i dettagli emersi in questi ultimi giorni, elementi talmente surreali da suscitare più di un interrogativo sulla reale efficacia dei controlli e delle misure adottate. 

Come scrivono Davide Milosa e Valeria Pacelli sul “Fatto quotidiano” di oggi, “prima dell’evasione del 22 marzo il braccialetto elettronico di Uss ha inviato segnali per decine di volte. […] Tradotto: Uss, a partire dal 2 dicembre, ha tentato di manomettere il braccialetto o è uscito di casa”.

Tra i più incazzati per la fuga di Uss ci sono ovviamente gli americani. Da Washington, ben prima che i buoi scappassero, avevano tentato in ogni modo di alzare la soglia dell’attenzione italiana sull’ingombrante detenuto. 

Dalla richiesta di estradizione alla segnalazione sull’inopportunità di concedere a Uss i domiciliari, fino ai due caccia F-16 fatti alzare in volo da Aviano dopo la fuga del russo, gli americani hanno fatto capire quanto ci tenessero ad avere nelle loro mani l’imprenditore. 

Dagospia è in grado di rivelare il motivo: Uss poteva essere una pedina di scambio di alto livello per riportare in patria il giornalista del “Wall Street Journal”, Evan Gershkovich, arrestato in Russia con l’accusa di spionaggio. 

Il reporter, che stava indagando sul complesso industriale e militare russo, viene indicato dal Cremlino, ma non solo, come molto vicino alle agenzie di intelligence statunitensi, alis Cia. Artem Uss poteva essere sfruttato come il “mercante di morte”, Viktor Bout, consegnato a Putin in cambio della cestista Brittney Griner. E invece, nisba! Sarà difficile convincere la Casa Bianca che la colpa non è né del governo né dei magistrati, né delle agenzie di sicurezza, ma di un combinato disposto di sfortuna e imperizia.

Come notava ieri, su “Repubblica”, Stefano Folli, “forse è solo un caso o un problema di calendario, ma la visita a Washington (di Giorgia Meloni, ndR) di cui si parla da tempo non si è ancora realizzata”. Come a dire, la ritorsione diplomatica di Washington è già in corso. E non si sa a cosa potrà portare… È questo che preoccupa maggiormente il governo della turbo-atlantista Giorgia Meloni che gia sognava di atterrare alla Casa Bianca a fine maggio, primi di giugno.

Estratto dell’articolo di Davide Milosa e Valeria Pacelli per “il Fatto quotidiano” il 19 aprile 2023. 

Un mistero dentro a un mistero. È la storia dell’evasione dell’imprenditore russo Artem Uss dalla sua villa di Basiglio, nel Milanese. A partire dal braccialetto elettronico (privo di Gps e allo stato non trovato) disposto in aggiunta ai domiciliari. Strumento che se manomesso o portato fuori dal perimetro della casa, manda un alert alla centrale operativa dei carabinieri.

Per quel che risulta agli inquirenti, prima dell’evasione del 22 marzo il dispositivo ha inviato segnali per decine di volte. Uss, su disposizione della Corte d’appello, lascerà il carcere il 2 dicembre dopo essere stato arrestato il 17 ottobre. Ora, secondo quanto spiegato dalla Procura, gli allarmi derivano da un malfunzionamento del tracciamento gestito in appalto da Fastweb. I carabinieri avrebbero avuto questa spiegazione, non si comprende se informale o ufficiale, dai tecnici della società telefonica.

Ma l’ultimo alert quello partito alle 13,52 del 22 marzo poteva essere l’ennesimo malfunzionamento? Pochi minuti dopo Uss era già fuggiasco. In realtà in una nota nella serata di ieri Fastweb ha fatto sapere che “non risulta alcun malfunzionamento né del braccialetto elettronico né di altri dispositivi in uso […]”.

Tradotto: Uss, a partire dal 2 dicembre, ha tentato di manomettere il braccialetto o è uscito di casa. […] Intanto ieri la Procura ha risposto alle domande della Procura generale sul tardivo sequestro dei cellulari. Sequestro chiesto dagli Usa già nella loro richiesta d’arresto eseguita il 17 ottobre a Malpensa. Domani il ministro Nordio terrà un’informativa alla Camera.

Uss, l’affare da mille miliardi e gli amici italiani di Vostok Oil

Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica” il 19 aprile 2023. 

Se si vuole comprendere pienamente l'affaire Uss allora bisogna spiegare che il padre del fuggitivo non è solo il governatore di una ricca regione siberiana ma è soprattutto l'artefice del più grande progetto di sviluppo petrolifero del mondo: il programma Vostok Oil, una cornucopia da mille miliardi di dollari.

Un eldorado di giacimenti da sfruttare e di impianti da costruire, superiore alla megalomania di qualunque sceicco: 115 milioni di tonnellate di idrocarburi, decine di raffinerie, ottomila chilometri di condotte. In pratica, la testa di ponte per colonizzare l'Artico, presentando però tutto come green […]. 

Vostok Oil è stato inventato da Alexander Uss e dal numero uno della compagnia energetica Rosneft: Igor Sechin, l'ex colonnello del Kgb ritenuto la persona in assoluto più vicina a Vladimir Putin, così temuto in patria e all'estero da venire chiamato Darth Vader, come il principe delle tenebre di Guerre Stellari. 

Possibile che i nostri apparati di sicurezza ignorassero tutto questo? Artem Uss anche negli atti giudiziari è stato trattato come un normale imprenditore che voleva investire nel nostro Paese mentre decine di siti investigativi russi […] lo considerano il prestanome a cui il padre ha affidato i forzieri accumulati nella sua carriera politica.

E il fatto che nessuno controlli chi sono gli oligarchi che acquistano beni e trasferiscono fondi attraverso società cipriote - come ha fatto Artem Uss per comprare alberghi e terreni in Sardegna - è forse ancora più preoccupante della mancata vigilanza sugli arresti domiciliari nella cascina di Basiglio. A meno che non sia stata proprio "Vostok Oil" la parola magica che ha fatto chiudere gli occhi sul giovane recluso. 

[…] Prima dell'invasione dell'Ucraina, tutte le grandi aziende italiane hanno cercato di ritagliare una fetta di questa torta.  "Ci saranno importanti ricadute per numerose imprese del nostro Paese - magnificava nel dicembre 2020 l'ambasciatore Lorenzo Angeloni, uno dei direttori generali del ministero degli Esteri […]".

Un mese prima dell'attacco contro Kiev, Putin in persona ne ha parlato agli imprenditori della Camera di commercio italo-russa: "I produttori italiani di attrezzature ad alta tecnologia stanno anche contribuendo attivamente al progetto Vostok Oil, che Rosneft sta realizzando nel territorio di Krasnoyarsk". […] 

Tutti questi affari dovevano passare dagli uffici di Alexander Uss, che avrebbe personalmente incontrato gli emissari di aziende come Eni, Danieli e Saipem oltre a promuovere attraverso l'Istituto per il Commercio Estero altri piani di sviluppo nella sua regione.

Ma il principale alfiere dello sbarco tricolore nel futuro di Vostok Oil è sempre stato Antonio Fallico, l'arbitro delle fortune di Banca Intesa a Mosca. Ha continuato a farlo anche dopo l'inizio della guerra. Lo scorso ottobre il boss di Rosneft Sechin ha parlato - in teleconferenza perché bersaglio delle sanzioni internazionali - subito dopo di lui al Verona Eurasian Economic Forum, davanti alla platea degli irriducibili putiniani d'Italia: "Lo sviluppo procede secondo i piani stabiliti. Saremo lieti di vedere tutti i nostri amici tra i partecipanti a Vostok Oil".

I rapporti tra Banca Intesa e Rosneft sono stati molto profondi: nel 2016 ha partecipato alla privatizzazione del colosso energetico russo e l'anno dopo ha guidato un pool di banche che ha finanziato con 5,2 miliardi di euro l'acquisto del 19,5 per cento delle quote.

[…] Affari così importanti non possono limitarsi ad accordi tra banche o aziende: sono questioni di Stato. Come probabilmente - a sentire le parole spese dal vertice della Farnesina - è accaduto pure per il programma petrolifero siberiano. E così diventa più facile comprendere quanti amici influenti potevano interessarsi alla sorte del rampollo di Alexander Uss, a cui il padre - secondo denunce dell'opposizione russa - ha donato anche una piccola quota della stessa Vostok Oil: il passaporto per attraversare qualsiasi frontiera.

Estratto dell'articolo di Sandro De Riccardis per repubblica.it il 19 aprile 2023.

Artem Uss ha cercato di fuggire altre volte prima della mattina del 22 marzo, un giorno dopo il via libera alla richiesta di estradizione, quando è scomparso dalla sua abitazione di Basiglio? E' certo che nei tre mesi e venti giorni in cui è stato ristretto nella casa affittata dalla moglie a Basiglio, dov'era ai domiciliari dal 2 dicembre scorso, il dispositivo ha suonato più volte. 

Decine di volte, hanno ricostruito i carabinieri di Milano che stanno indagando coordinati dal procuratore capo Marcello Viola e dal pm Giovanni Tarzia. Per la procura, che ha affidato delle verifiche a un proprio esperto, non sarebbero stati tentativi di fuga ma casi di malfunzionamento del braccialetto. 

[…] 

Proprio grazie a un alert dello scorso 22 marzo, i carabinieri avevano scoperto la fuga di Uss. L'allarme scatta il 13.52 del 22 marzo. I carabinieri arrivano nell'abitazione dopo la comunicazione della centrale operativa di Milano alla compagnia di Corsico, fissato alle 14.07. Ma l'imprenditore russo è già lontano. 

Fastweb, che gestisce i dispositivi per conto del ministero della Giustizia, esclude con una nota malfunzionamenti. E parla di una possibilità teorica di allontanamenti dal perimetro in cui il detenuto deve restare o tentativi di manomissione.

"In relazione ai numerosi allarmi che sarebbero stati riscontrati nel periodo in cui Uss è stato sottoposto ai domiciliari - scrive l'azienda - Fastweb precisa che non è corretto parlare di malfunzionamento in caso di allarme che non si traduce in evasione. Il dispositivo è congegnato per segnalare l'allontanamento del soggetto sottoposto a misura restrittiva dalla centralina che è posizionata nel domicilio. […]". 

[…]

Il procuratore Viola ha inoltrato alla procura generale, guidata da Francesca Nanni, una relazione per rispondere alla richiesta di chiarimenti sul sequestro dei due telefoni di Artem Uss, richiesto dagli Usa e che è stato effettuato, sulla base di una rogatoria arrivata ai pm il 17 febbraio, il 13 marzo scorso. Resta un mistero il motivo per cui al momento dell'arresto a Malpensa, il 17 ottobre, i cellulari (insieme alle carte di credito) non siano stati sequestrati, anche se li Usa lo avevano chiesto sulla base di una norma prevista nel trattato bilaterale Italia-Usa sulle estradizioni.

Estratto dell’articolo di Davide Milosa e Valeria Pacelli per “il Fatto quotidiano” il 18 aprile 2023.

Sul caso di Artem Uss si apre l’ennesimo scontro sotterraneo tra magistrati e ministero della Giustizia. Dopo l’alert degli Usa, ora la questione si sposta sui due cellulari dell’imprenditore russo, figlio di un governatore della Siberia molto vicino a Putin. Telefonini, che stando al mandato di cattura internazionale eseguito il 17 ottobre dovevano essere sequestrati in quella data. Ma così non è stato. 

I cellulari saranno sequestrati dalla Procura di Milano solo il 13 marzo scorso, nove giorni prima della sua fuga dalla villa di Basiglio avvenuta dopo il via libera della Corte d’appello alla sua estradizione negli Stati Uniti dove è accusato di traffico di materiale bellico, di petrolio, frode e riciclaggio. Il sequestro tardivo avviene in base a una rogatoria americana, inviata parallelamente a quella più complessa sull’estradizione. 

Secondo quanto risulta al Fatto […] il documento Usa redatto dal Dipartimento di giustizia presso l’Ambasciata di Roma atterra sul tavolo del ministero in dicembre. Rispetto a questo, gli uffici di via Arenula non spiegano che la rogatoria americana fu solo un sollecito rispetto al mancato sequestro di ottobre. Allora il fermo, era il 17 ottobre, fu eseguito dalla Polaria. Come per l’alert americano rispetto al pericolo di fuga, quindi siamo di nuovo nel rimbalzo delle responsabilità. 

In ogni modo, la rogatoria di dicembre resta ferma al ministero fino al 17 febbraio, quando viene ricevuta dalla Procura di Milano e dall’aggiunto Fabio De Pasquale, che il 20 iscrive il procedimento chiedendo gli atti alla Corte d’appello. La Guardia di finanza dà esecuzione il 27 febbraio, studiando le carte.

Il 13 marzo vi sarà il sequestro. I cellulari al momento sono a Milano, ma gli americani, in un incontro in Procura hanno fatto richiesta di averne una copia. Ma perchè il ministero, consapevole che il sequestro doveva avvenire già a ottobre (cosa che la polizia non fa), invia la rogatoria a Milano solo a febbraio? 

Il risultato è che dal 2 dicembre, quando va ai domiciliari, Uss ha di nuovo in mano i due cellulari che gli erano stati tolti il 17 ottobre. Per oltre tre mesi potrà disporne (al momento non risultano intercettazioni), così come per oltre tre mesi riceverà le visite autorizzate dalla Corte, come quella dei legali o del console russo a Milano, Alexander Nurizade, visita quest’ultima definita in Procura di routine.

E che gli americani, dopo il mancato sequestro di ottobre, abbiano agito velocemente nelle comunicazioni con il nostro governo, lo dimostra il fatto che già il 29 novembre, quattro giorni dopo l’ok ai domiciliari, inviano una nota a Nordio in cui si legge: “Dato l’altissimo rischio di fuga che Uss presenta esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare”. 

[…]Questa nota arriva alla V sezione della Corte d’Appello di Milano il 19 dicembre (lo dimostra il timbro), 20 giorni dopo l’invio dagli Usa al Dipartimento per gli affari di giustizia. Che risponde il 6 dicembre 2022 spiegando che è l’autorità giudiziaria a decidere sulle misure cautelari e che “nell’ordinamento giuridico italiano la misura cautelare degli arresti domiciliari (...) è in tutto equiparata alla misura cautelare della custodia in carcere”.

Dal timbro si vede che la Corte d’Appello di Milano riceve questa nota di risposta il 9 dicembre scorso. Ora Giorgia Meloni parla di “anomalie” e punta il dito contro i giudici che hanno deciso per gli arresti domiciliari. Eppure il suo ministro Nordio, tramite gli uffici, nella risposta agli americani non critica questa misura e successivamente non ne chiede una differente, come pure era in suo potere.

Estratto dell’articolo di Sandro De Riccardis, Giuliano Foschini e Fabio Tonacci per “la Repubblica” il 18 aprile 2023.

Più si va avanti e più la storia della fuga di Artem Uss […] assomiglia […] a un campionario di “italianità”: scaricabarili, ritardi, mezze verità, errori e sottovalutazioni. L’ultima questione ha riguardato la trasmissione della nota americana con la quale gli Stati Uniti chiedevano all’Italia di non mandare ai domiciliari Uss perché sarebbe potuto fuggire, come effettivamente poi è accaduto. Washington l’ha mandata al ministero della Giustizia il 29 novembre, quando la Corte d’Appello di Milano aveva già deciso, ma non depositato, per gli arresti domiciliari. 

Il ministro Carlo Nordio aveva detto a Palazzo Chigi di averla trasmessa immediatamente in tribunale a Milano. La Corte di Appello di non averla ricevuta. […] la nota del Dipartimento di giustizia americana è stata infatti inviata alla Corte come dice Nordio. Ma soltanto il 19 e il 23 dicembre: venti giorni dopo la ricezione da Washington, quando i giochi erano chiusi. Ma c’è di più: la trasmissione avviene non autonomamente, ma in seguito a una richiesta degli avvocati di Uss, Vinicio Nardo e Fabio de Matteis.

La rogatoria in ritardo a Milano

L’invio differito a Milano della nota americana non è il solo ritardo in questa storia. Un caso è il mancato sequestro dei due cellulari (e delle carte di credito) di Uss. Il perché è da leggersi, secondo i magistrati, nella non tempestiva trasmissione della rogatoria arrivata da Washington da parte del ministero.

Nel mirino era finita la Procura, accusata di aver agito in ritardo. Ma, leggendo le date, le cose sarebbero andate diversamente. Una prima richiesta di sequestrare i telefoni arriva, infatti, il 19 ottobre dopo l’arresto […] La questione cambia il 2 dicembre quando va ai domiciliari. Gli Usa chiedono nuovamente all’Italia il sequestro delle carte e del telefono. Che non avviene. Perché nessuno informa la procura della nuova rogatoria. La lettera finisce infatti sul tavolo della procura di Milano due mesi dopo, il 17 febbraio. A quel punto i pm chiedono gli atti alla Corte d’Appello e delegano la Finanza a eseguire il provvedimento. Siamo arrivati al 13 marzo. Troppo tardi.

Cellulari liberi

Uss ha così potuto utilizzare liberamente i suoi cellulari per oltre tre mesi senza che mai sia stata estratta quella che tecnicamente si chiama “una copia forense”, cioè un backup da mettere a disposizione degli investigatori. Dopo l’arresto a Malpensa del 17 ottobre, i suoi dispositivi sono stati presi in custodia al momento dell’ingresso in carcere. Sarebbero stati fotografati senza estrarre i numeri Imei che identificano l’apparecchio.

Poi gli vengono restituiti e Uss nella casa di Basiglio ha potuto non solo usarli, ma teoricamente anche formattare cancellandone dati, contatti e conversazioni via mail e chat. Nelle settimane ai domiciliari, Uss è stato autorizzato a incontrare […] una dozzina di persone, tra cui il padre e la moglie a Mosca. 

La procura generale, che […] aveva depositato parere negativo ai domiciliari per le disponibilità economiche e la rete di relazioni di Uss, aveva dato parere contrario anche a un paio di contatti, poi invece autorizzati dalla Corte. E anche il ritardo nell’inoltrare a Milano la rogatoria ha così dato ampio spazio a Uss di organizzare quella che si è rivelata finora una fuga perfetta. Grazie anche al fatto che la sua abitazione non fosse sorvegliata con presidi speciali: da via Arenula c’è che dice che il Viminale fosse a conoscenza degli alert americani su una possibile evasione, ma dagli Interni smentiscono.

Certo è che il 22 marzo, il giorno dopo la concessione dell’estradizione, Uss spacca il braccialetto elettronico e scompare in un’auto che lo conduce in Slovenia. Alla guida c’è un croato […] Il segnale gps del braccialetto smette di dare segnali alle 13.52 del 22 marzo. Scatta subito l’allarme, con il comandante in servizio della centrale operativa di Milano comunica alla compagnia di Corsico la necessità di un intervento immediato […] I carabinieri corrono sul posto, dove erano stati già due ore prima la fuga per uno dei controlli quotidiani intorno all’abitazione del russo. Ma Uss è già lontano.

Artem Uss, azione disciplinare del ministro Nordio sui giudici di Milano. Storia di Luigi Ferrarella su Il Corriere della Sera il 18 aprile 2023.

Giudici messi per la prima volta sotto processo disciplinare dal ministro della Giustizia non per una intervista o un asserito affronto istituzionale (come nei già rari casi all’epoca dei più accesi scontri tra i governi Berlusconi e i magistrati dei suoi processi), ma per il contenuto di una loro sentenza «non opportunamente ponderato». Il ministro della Giustizia del governo Meloni, l’ex pm Carlo Nordio, ha avviato un’azione disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello milanese Monica Fagnoni, Micaela Curami e Stefano Caramellino, incolpandoli di «grave e inescusabile negligenza» per aver concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico al 40enne imprenditore russo Artem Uss. Cioè al figlio del governatore di una regione siberiana caro a Putin, che dall’arresto provvisorio a Malpensa il 17 ottobre 2022 era in carcere in attesa di decisione sulla sua estradizione chiesta dagli Stati Uniti per esportazione illegale di tecnologie militari e contrabbando di petrolio in Venezuela; e che il 22 marzo 2023, all’indomani del primo e non operativo via libera di altri tre giudici della Corte d’Appello all’estradizione solo per il contrabbando di petrolio e non per il traffico di componenti d’armi, è poi evaso dai domiciliari, semplicemente portandosi via la cavigliera.

Nell’atto veicolato dal procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato, il ministro della Giustizia addebita ai tre giudici di aver deciso i domiciliari «senza prendere in considerazione» sette circostanze che, indicate nel parere del xx novembre della procuratrice generale milanese Francesca Nanni e del suo pg Giulio Benedetti contrari ai domiciliari, «se opportunamente ponderate avrebbero potuto portare a una diversa decisione».

Video correlato: Evasione Artem Uss, il ministro Nordio dispone un'ispezione (Mediaset)

L’elenco, però, non è altro che la trasposizione, a tratti tautologica, degli elementi d’accusa per i quali gli Stati Uniti avevano chiesto all’Italia l’arresto e l’estradizione di Uss. Vi figura il fatto che fosse stato fermato a Malpensa in partenza per Istanbul. Che godesse di appoggi internazionali che per gli americani «gli avevano consentito di allontanarsi dal luogo di commissione dei reati», il distretto di New York. Che fosse «figlio di un politico russo» con «rilevanti interessi economici» in società in Germania e Russia. Che controllasse due società in Russia e due negli Emirati Arabi Uniti. Che disponesse di «rilevanti consistenze economiche». Che all’inizio della procedura estradizionale il Ministero della Giustizia avesse chiesto il mantenimento della custodia cautelare in carcere il 19 ottobre (giorno successivo a quando la Corte d’Appello aveva convalidato l’arresto provvisorio e deciso già la custodia cautelare in carcere, poi protrattasi quasi 40 giorni sino appunto al 25 novembre). E che altrettanto avesse chiesto il 25 ottobre il Dipartimento di Giustizia americano.

L’accusa del ministro ai tre giudici è «non aver valutato questi elementi dai quali emergeva l’elevato e concreto pericolo di fuga». Se si legge l’ordinanza che concesse i domiciliari, tuttavia, è facile constatare come i tre giudici non avessero ignorato gli elementi che dagli atti potevano far propendere per la custodia in carcere, ma li avessero soppesati e bilanciati con altre circostanze prodotte dalla difesa, concludendo che il pericolo di fuga continuasse a essere concreto, ma anche che potesse essere contenuto aggiungendo agli arresti domiciliari la (ritenuta) sicurezza del braccialetto elettronico. Tra queste altre circostanze (che compaiono nel testo del ministro) c’erano ad esempio l’osservazione della difesa circa il fatto che «dalla documentazione americana non si arguisce risponda al vero la circostanza, anch’essa riportata a sostegno del pericolo di fuga, che Uss si sia allontanato dal luogo di commissione del reato, non risultando infatti si sia mai recato a New York». O che «la moglie, in regime patrimoniale di comunione dei beni con il marito, ha acquistato nel giugno 2022 un immobile a Basiglio, peraltro in regime di cosiddetta “prima casa”».

A posteriori si può naturalmente criticare e ritenere non adeguati, o proprio sbagliati, questo bilanciamento e la relativa decisione, ma il sistema giudiziario funziona con decisione e motivazione impugnabile nel grado successivo, e qui la motivazione (condivisibile o meno) c’era: tanto che neppure la procuratrice generale milanese Nanni (pur contraria ai domiciliari) impugnò poi in Cassazione la concessione dei domiciliari, evidentemente ritenendo anch’ella che nell’ordinanza dei tre giudici non vi fossero quei «vizi di legge» che soli potevano legittimare il ricorso in Cassazione, ma che vi fosse invece una diversa (e da lei certo non condivisa) valutazione del merito degli atti.

Artem Uss, il Garda come «via di fuga» e quell'auto trovata a Soiano. Valerio Morabito su Il Corriere della Sera il 16 Aprile 2023 

Il condizionale è d’obbligo, ma la fuga del 40enne ricercato negli Usa avrebbe riguardato anche il bresciano 

Una fuga tra le strade della Valtenesi e poi un’auto abbandonata a Soiano. Quello accaduto nelle ultime settimane potrebbe sembrare un episodio come tanti, ma a quanto pare a bordo della macchina intercettata dalle telecamere della videosorveglianza ci sarebbe stato Artem Uss, l’imprenditore russo evaso dai domiciliari nella sua casa a Milano dove era sorvegliato con il braccialetto elettronico. Il condizionale è d’obbligo, ma la fuga del 40enne ricercato negli Usa (accusato di contrabbando di tecnologie militari dagli Stati Uniti alla Russia e di petrolio dal Venezuela a Cina e Russia) avrebbe riguardato anche il bresciano, diventato una «tappa» per guadagnarsi la fuga. 

Dopo il rinvenimento dell’automobile a Soiano, con grande probabilità una vettura di «comodo», dell’uomo a bordo si sono perse le tracce nonostante le ricerche da parte delle forze dell’ordine e della Squadra Catturandi di Milano. Forse Artem Uss è stato aiutato da qualcuno che vive in zona. Poi, come ormai è noto, Uss è tornato in Russia su un jet privato. Resta il mistero per un ricercato internazionale e per una fuga che avrebbe riguardato anche le zone del Garda bresciano.

Artem Uss, ecco come si è arrivati alla fuga: date, pasticci e troppi imbarazzi. Luigi Ferrarella su Il Corriere della Sera il 17 Aprile 2023. 

L'imprenditore russo arrestato a Malpensa per accuse degli americani. La richiesta di estradizione di Mosca, prima di quella Usa, creò il dilemma per il governo italiano. L'evasione il 22 marzo mentre era ai domiciliari 

Quarantotto ore di differenza il 9 novembre 2022, a vantaggio dei russi sugli americani, e la combinazione fra queste 48 ore e una norma di legge in tema di estradizioni, disvelano quale sia stato, fino all’evasione il 22 marzo 2023 dell’uomo d’affari russo Artem Uss dagli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, il vero imbarazzo politico da gestire per il governo Meloni-Nordio: superiore persino a quello ora per la beffarda fuga del magnate russo, perché impossibile da tentare di spartire con i giudici milanesi.

Uss viene arrestato il 17 ottobre a Malpensa per accuse americane di associazione per delinquere, truffa e riciclaggio, e il giorno successivo (in attesa che dagli Stati Uniti arrivi la richiesta di estradizione) i giudici convalidano la custodia cautelare in carcere, sposando la tesi americana di Uss in fuga da New York, solo di passaggio a Malpensa, e senza dimora in Italia.

Il blitz di Mosca

L’11 novembre arriva dagli Stati Uniti la richiesta di estradizione, alla quale Uss non presta consenso, sicché si avvia il normale iter giudiziario che prevede che siano la Corte d’Appello (che lo farà il 21 marzo 2023) e poi la Cassazione (che nelle prossime settimane dovrà valutare il ricorso della difesa di Uss) a verificare se esistano le basi giuridiche per concedere l’estradizione: la quale poi però, per diventare esecutiva, deve per legge passare dalla scelta di responsabilità squisitamente politica solo del governo, che può negarla anche se i giudici l’abbiano ritenuta ammissibile. 

Sinora era già noto che dopo l’arresto di Uss anche la Russia paradossalmente ne aveva domandato l’estradizione per una propria inchiesta per malversazione, parsa a molti un pretesto per provare a mettere in salvo il figlio di un governatore di una regione siberiana caro a Putin. Ma quello che non si è sinora considerato è che i russi bruciarono sul tempo gli americani e chiesero l’estradizione 48 ore prima, il 9 novembre. Uss ovviamente prestò subito consenso: e quando c’è consenso, i giudici non hanno alcun ruolo nell’estradizione, ma è solo il governo a quel punto a dover decidere il sì o no. Questo vuol dire che dal 9 novembre, e poi per oltre quattro mesi, il governo Meloni-Nordio ha preferito non prendere questa decisione. 

Nel frattempo, dopo quasi 40 giorni di carcere a Busto Arsizio, i difensori di Uss, in una istanza ai giudici mostrano che era stato arrestato a Malpensa non di passaggio, ma in quanto dopo un soggiorno di qualche giorno a Milano stava rientrando via Turchia in Russia; che nel giugno 2022 sua moglie aveva comprato una villa a Basiglio in regime di «prima casa»; e che dagli atti americani non risulta si fosse mai recato a New York.

Il braccialetto

E il 25 novembre 2022 ottengono dai giudici Fagnani-Curami-Caramellino gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico operativo dal 2 dicembre, nonostante il parere contrario del procuratore generale Francesca Nanni e del pg Giulio Benedetti, i quali avevano evidenziato come già l’anno precedente il braccialetto non avesse evitato la fuga di un arrestato richiesto dagli Stati Uniti. Il 29 novembre gli americani scrivono al ministero per ribadire «l’elevatissimo pericolo di fuga» di Uss, additando negli ultimi tre anni già sei scappati dagli arresti domiciliari ottenuti nelle Corti di Firenze, Genova e Milano in attesa di estradizione.

La lettera del ministero

Il ministero risponde il 6 dicembre tranquillizzando gli americani sul fatto che «gli arresti domiciliari, resi più sicuri dal braccialetto, sono in tutto equiparati al carcere». E il 9 dicembre trasmette alla Corte d’Appello questa propria risposta, senza allegare la lettera degli americani ma comunque indicandola alla prima riga: sia i giudici sia gli avvocati di Uss apprendono così dell’esistenza della lettera degli americani del 29 novembre, e la richiedono al ministero, che gliela trasmette il 19 dicembre 2022, senza ritenere di esercitare la facoltà di chiedere il ripristino del carcere riconosciutagli in ogni momento del procedimento dall’articolo 714 del codice di procedura.

​Un ok e un dilemma

Il 22 marzo l’altro collegio di Corte d’Appello formato dai giudici Nova-Barbara-Arnaldi concede l’estradizione di Uss agli Stati Uniti ma per il contrabbando di petrolio dal Venezuela in violazione dell’embargo, non per le esportazioni illegali di tecnologie militari sensibili: «Nonostante l’indicazione del nome di Uss nel capo di imputazione», negli atti americani per i giudici «non si fa cenno al contributo che egli avrebbe fornito». Se Uss non fosse evaso, e una volta che la Cassazione avesse confermato l’ok della Corte d’Appello all’estradizione, il governo avrebbe dovuto decidere a chi darlo: agli Stati Uniti o alla Russia, che lo aveva chiesto prima, e per giunta in forza della convenzione europea sull’estradizione. Un imbarazzo che, dopo l’evasione di Uss, non avrà più.

Artem Uss e la fuga, cosa non ha funzionato. Dagli Usa dati ambigui e «decisivi» per la concessione dei domiciliary. Luigi Ferrarella su Il Corriere della Sera il 16 Aprile 2023

 Dal Dipartimento di giustizia americano l’indicazione «senza fissa dimora in Italia» e la scarsa chiarezza sui reati contestati. L'imprenditore russo evaso con il braccialetto elettronico dalla sua casa di Basiglio lo scorso marzo

Tra sbavature, sottovalutazioni e autogol che hanno punteggiato le scelte dei vari soggetti istituzionali intorno alla richiesta di estradizione negli Stati Uniti dell’uomo d’affari russo Artem Uss fermato a Malpensa il 17 ottobre 2022 (magistrati milanesi, ministero della Giustizia, servizi segreti, forze dell’ordine, gestori di braccialetti elettronici), gli atti mostrano che a dare il proprio contributo sono stati paradossalmente anche gli americani: proprio all’inizio di tutto, e proprio su quelle circostanze che, una volta risultate o non vere o non documentate, per converso hanno costituito il presupposto sul quale poi il 25 novembre 2022 il primo collegio della Corte d’Appello (Fagnoni-Curami-Caramellino) ha fondato la decisione di accogliere dal 2 dicembre l’istanza difensiva di arresti domiciliari con braccialetto elettronico nella villa di Basiglio. Quella da cui Uss il 22 marzo scorso, all’indomani del primo parziale via libera all’estradizione comunque non operativa perché sottoposta a ricorso pendente in Cassazione, è fuggito con grande facilità, per beffa portandosi via il braccialetto elettronico.

Quando infatti il 18 ottobre la Corte d’Appello (in attesa che dagli Stati Uniti tramite Ministero arrivino solo l’11 novembre la richiesta di estradizione e gli atti allegati) convalida l’arresto provvisorio di Uss emesso «il 26 settembre dal Dipartimento di giustizia americano per associazione per delinquere, truffa e riciclaggio», lo fa per il (prospettato dagli americani) «concreto pericolo di fuga evidente nel fatto che Uss era in partenza per Istanbul insieme alla propria compagna», «per l’assenza di una fissa dimora in Italia», «per gli appoggi internazionali che gli hanno consentito di allontanarsi dal luogo di commissione del reato» indicato in New York. Tre circostanze però non esatte o quantomeno non documentate dagli americani.

Dopo quasi 40 giorni di carcere a Busto Arsizio, infatti, i difensori Vinicio Nardo (allora presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano) e Fabio De Matteis in una istanza di arresti domiciliari hanno buon gioco a rappresentare ai giudici che, «contrariamente a quanto indicato nella convalida dell’arresto, Uss è stato arrestato a Malpensa non perché di passaggio nel nostro Paese, ma in quanto, dopo aver soggiornato qualche giorno a Milano, stava rientrando via Turchia in Russia»; e che «dalla documentazione americana non si arguisce risponda al vero la circostanza, anch’essa riportata a sostegno del pericolo di fuga, che Uss si sia allontanato dal luogo di commissione del reato, non risultando infatti si sia mai recato a New York». 

E quanto all’assenza di dimora in Italia, «la moglie, in regime patrimoniale di comunione dei beni con il marito, ha acquistato nel giugno 2022 un immobile a Basiglio, peraltro in regime di cosiddetta “prima casa”», segno per la difesa che Uss avrebbe «intrapreso un percorso di progressivo spostamento del centro dei propri interessi economici e familiari in Italia». Produzioni difensive recepite dai giudici per concludere in tre scheletriche righe che «in questa situazione familiare non è più necessario il mantenimento della misura più afflittiva, e si ritengono concedibili i domiciliari con braccialetto elettronico».

Peraltro quell’iniziale punto debole americano verrà additato persino dal differente collegio d’Appello Nova-Barbara-Arnaldi che il 21 marzo pur concederà agli Usa l’estradizione del figlio del governatore di una regione siberiana, sebbene per solo 2 accuse su 4: «Giova evidenziare che, aldilà della generica attribuzione a Uss delle stesse condotte ascritte al suo socio in Germania Yuri Orekhov, fra cui le esportazioni illegali di tecnologie militari sensibili a duplice uso dagli Stati Uniti alla Russia, quando l’“agente speciale Fbi” Ryan Boron passa a illustrare nel dettaglio le diverse condotte attribuite a Uss, si comprende che Uss sarebbe coinvolto solo nel contrabbando di petrolio venezuelano in violazione dell’embargo, ma non nella compravendita di tecnologie militari: nonostante l’indicazione del suo nome nel capo di imputazione, nella “relazione sommaria dei fatti“ non si fa cenno al contributo che avrebbe fornito nel reato».

(Agenzia Nova il 15 aprile 2023) - Sul caso Artem Uss “ci sono delle anomalie, e la principale credo sia la decisione della Corte di appello di offrire gli arresti domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenerla anche quando c’era un’iniziativa sull’estradizione”.

 Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso di un punto stampa ad Addis Abeba. “Credo abbia fatto bene il ministro Nordio ad avviare un’azione disciplinare”, ha aggiunto. “Quando torno – ha concluso Meloni – un approfondimento su questa vicenda va fatto”.

Estratto dell'articolo di Liana Milella per repubblica.it il 17 aprile 2023.

"L'anomalia è una sola: che una presidente del Consiglio, un ministro o vari parlamentari ritengano di poter sindacare il merito e le motivazioni delle decisioni di una Corte d'Appello". L'ex procuratore di Torino Armando Spataro "rivede" il film del caso Uss e su quelle parole di Giorgia Meloni - "le anomalie" della vicenda - parte l'intervista con Repubblica perché "un conto è il legittimo diritto di critica, altro è ipotizzare colpe dei giudici, a rischio di scatenare il furor di popolo". 

Nessun dubbio sui suoi colleghi?

"L'episodio, piuttosto, dovrebbe far riflettere tutti sull'infondatezza della tesi secondo cui i giudici si conformerebbero sempre alla linea dei pm, sicché sarebbe necessario separarne le carriere. In questo caso, il Procuratore generale aveva chiesto il carcere, ma la Corte ha scelto gli arresti domiciliari con sorveglianza elettronica" 

Meloni li accusa proprio di questo, "domiciliari con motivazioni discutibili" con l'estradizione in corso e "il rischio di fuga".

"[…] Dopo l'arresto del 17 ottobre e il primo periodo di detenzione in carcere, la Corte d'Appello, il 25 novembre, ha sostituito la misura con gli arresti domiciliari, smentendo alcuni fatti dati per certi: Artem Uss non stava affatto fuggendo quando è stato fermato a Malpensa, ma si apprestava a raggiungere il figlio minore a Mosca. Inoltre, aveva ormai stabile dimora a Basiglio con la famiglia, dopo aver concentrato nel nostro Paese i suoi interessi economici tra cui investimenti immobiliari".

Quindi il braccialetto era una misura sufficiente?

"La Corte ha deliberato che gli fosse applicato, che non avesse contatti personali, telefonici o elettronici con altre persone e che della sorveglianza su tutti gli obblighi imposti fosse incaricata la stazione dei carabinieri di Basiglio. Provvedimento ineccepibile, tanto che il ministro Nordio, al pari del Pg, non lo ha impugnato come avrebbe potuto, ma anzi ha tranquillizzato gli americani sul fatto che la misura applicata garantiva la sicurezza detentiva. 

E sia ben chiaro che, al di là del fatto che Uss si era comportato in modo ineccepibile per oltre tre mesi, la Corte d'Appello, che ha concesso l'estradizione solo per due dei quattro reati contestatigli, non avrebbe potuto ordinare d'ufficio il ritorno in carcere senza una richiesta del ministro o della Procura Generale. Quanto ai controlli, se Uss era una spia, avrebbero potuto in parte occuparsene anche le Agenzie d'informazione. Ma ho letto che non sarebbero mai state al corrente della situazione, il che non depone per l'efficienza del nostro sistema di sicurezza". 

Nordio ha promosso un'ispezione. Ma le scelte dei giudici possono essere contestate disciplinarmente e provocare una "punizione"?

"Assolutamente no, se sono scelte che, pur discrezionali, rispettano la legge. Per essere più chiari, il codice disciplinare in vigore, nel prevedere i doveri dei magistrati e  oltre 25 ipotesi di illeciti commessi nell'esercizio delle funzioni giudiziarie, come la grave violazione di legge per ignoranza o negligenza inescusabile, afferma in modo insuperabile che "l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove non danno luogo a responsabilità disciplinare". Una scelta diversa sarebbe folle e darebbe luogo a violazioni costituzionali". 

[…] 

Il presidente della Corte d'Appello Ondei sostiene che a Milano non è mai giunta la lettera degli Usa. Nordio dice di averla mandata. Un simile disguido è possibile?

"È accertato che il ministro ha inizialmente inviato all'autorità giudiziaria solo la sua rassicurante risposta agli Usa e che solo su istanza del difensore di Uss, accolta dalla Corte, è stata inviata la lettera degli americani, mai accompagnata, però, da una richiesta di custodia in carcere da parte del ministro. Ma ciò non integra un disguido significativo, perché certo le mere aspettative americane, come di qualsiasi Paese, non potevano avere rilevanza ai fini della decisione". 

[…]

Nordio, sollecitato dagli Usa, sarebbe potuto intervenire con una sorta di diktat, tecnico o politico che fosse, per imporre la detenzione in cella?

"Per quanto negli Usa il rapporto tra giustizia e politica non è certo uguale al nostro che esalta l'indipendenza della magistratura, nessun diktat del genere sarebbe possibile, anche se ad alcuni cultori di abnormi riforme del nostro sistema piacerebbe una tale possibilità". 

Una richiesta di Nordio avrebbe potuto riportare Uss in carcere solo grazie alla sua sola firma?

"Assolutamente no. Il ministro non avrebbe potuto disporre lui il carcere, ma solo chiedere ai giudici di disporlo. Anche quando arresti in flagranza e fermi vengono effettuati dalla forze di polizia giudiziaria occorre sempre la convalida di un giudice che può anche disattendere le richieste dei pm".

Ammetterà però che dopo anni di ossessiva propaganda a favore del braccialetto questo caso ne rivela tutta l'effimera debolezza come misura coercitiva.

"Quello che ho letto o sentito in questi giorni è frutto di equivoci e disinformazione. Gli Usa avrebbero lamentato che, prima del caso Uss, in altri sei casi vi sarebbero state in Italia simili fughe di estradandi. Sembra che il problema riguardi solo costoro. Gli arresti domiciliari, in realtà, costituiscono - braccialetto elettronico o meno - una misura detentiva meno sicura del carcere, ma è prevista dal nostro ordinamento in presenza di minori esigenze cautelari e di minore gravità dei reati per cui è disposta. […]"

Per il caso Abu Omar lei è espertissimo di rapporti con gli Usa. I suoi sono stati difficili. Loro possono pretendere, dalla nostra giurisdizione, che un detenuto stia chiuso in carcere?

"Le due vicende sembrano unite, quanto alla reazione politica italiana, da una comune caratteristica, quella di non deludere gli americani, i quali sono evidentemente ancora convinti del fondamento della teoria dell'Esecutivo unificato che tutto decide e dispone: era il pensiero di Dick Cheney, vice presidente Usa durante l'amministrazione di George W. Bush. Ma, purtroppo per chi la pensa diversamente, la nostra magistratura è un potere costituzionale e non riceve ordini dagli altri due". [..]

Estratto dell’articolo di Sandro De Riccardis e Fabio Tonacci per repubblica.it il 17 aprile 2023. 

A giudicare dalla libertà di cui Artem Uss ha potuto godere durante i domiciliari, la domanda da porsi non è tanto come abbia fatto a scappare, piuttosto perché ha aspettato tanto a farlo. 

Al russo ricercato dagli Stati Uniti sono stati lasciati i telefoni, l'accesso a Internet, la possibilità di incontrare persone, di movimentare denaro, di ospitare per un mese la sorella nella casa di lusso di Basiglio affittata dalla moglie e individuata dalla Corte d'Appello di Milano come luogo di detenzione.

Tre mesi e venti giorni di arresto dorato fino al 22 marzo scorso quando, saputo che l'avrebbero estradato, Uss ha spaccato il braccialetto elettronico, si è fatto venire a prendere in macchina e portare in Slovenia. 

Dunque, a conti fatti e con Uss a Mosca, suona imbarazzante la risposta che il ministro Carlo Nordio a dicembre ha dato al dipartimento di Giustizia americano che aveva scritto al governo italiano segnalando "l'altissimo pericolo di fuga" ed esprimendo perplessità sulla decisione della Corte. "Nell'ordinamento italiano la misura cautelare degli arresti domiciliari - che nel caso di Artem è resa più sicura dal braccialetto elettronico - è in tutto equiparata al carcere", sostenne Nordio. 

Non risulta però che in carcere i reclusi possano utilizzare il servizio di videochiamata Teams come faceva Uss […]. Il 40enne parlava non solo con gli avvocati, russi e americani, […] ma anche con il padre Alexander, governatore della regione siberiana di Krasnojarsk ed esponente di Russia Unita, il partito di Putin. […] 

Uss ha inoltre avuto a disposizione i suoi telefoni e le sue carte di credito per oltre tre mesi. Nonostante una prima richiesta di sequestro da parte Usa, al momento del fermo a Malpensa a Uss non vengono sequestrati né i due cellulari, né le carte che aveva con sé.

Il 2 dicembre, quando viene scarcerato e trasferito nell'appartamento di Basiglio, tutto gli viene restituito. Sarà solo dopo una rogatoria degli americani che gli verranno tolti, il 13 marzo. Su questa strana tempistica la procura generale ha chiesto lumi ai colleghi della procura, anche perché dopo il 13 marzo, pare che Uss abbia continuato a usare un cellulare. 

Dall'indagine sulla fuga condotta dai carabinieri emerge poi che quel "radicamento in Italia" alla base del provvedimento della Corte d'Appello sia più di forma che di sostanza. Artem Uss non ha mai vissuto nel nostro Paese. Nel giugno 2022 la moglie Maria Yagodina ha acquistato in regime di comunione dei beni l'appartamento di Basiglio come prima casa, dichiarando di trasferire entro 18 mesi la residenza nello stesso Comune. Al momento della richiesta di domiciliari, la casa era ancora in ristrutturazione e gli avvocati Vinicio Nardo e Fabio De Matteis hanno informato i giudici che Yagodina aveva affittato un'altra casa nello stesso complesso immobiliare, in via Cascina Vione. In realtà la presenza dell'imprenditore russo in Italia sarebbe stata limitata negli ultimi anni a pochi viaggi di una settimana o poco più. La moglie, ancora meno di lui.

Francesco Grignetti e Ilario Lombardo per “La Stampa” il 17 aprile 2023.

Chi è davvero Artem Uss, l'imprenditore fuggito dai domiciliari italiani mentre era in attesa di estradizione negli Usa? Una spia dei russi […] oppure è semplicemente un criminale di alto bordo […]? 

È uno dei nodi di fondo. E la risposta è che Artem Uss – almeno a quanto risulta finora – non è un agente segreto. Due diverse fonti di intelligence confermano quanto detto dalla premier due giorni fa in Etiopia: l'intelligence americana non ha mai interessato gli 007 italiani perché, banalmente, Uss ai loro occhi non era «un target».

Certo, nel pieno di una guerra, ogni aiuto sottobanco può essere considerato degno di attenzione dai servizi segreti occidentali. Tanto più se la persona da tenere sotto osservazione è un russo incriminato negli Usa, durante i mesi in cui il Cremlino scatena l'inferno in Ucraina. 

[…] Qui va chiarito un punto. Se il governo italiano era stato informato presso il ministero della Giustizia, com'è possibile che le notizie giunte da oltreoceano riguardassero solo un reato limitato, e per giunta minore rispetto agli altri, come la frode fiscale?

Ripercorrendo le ricostruzioni di questi giorni, infatti, non è così. Il ministero e dunque i magistrati conoscevano i reati per i quali gli americani volevano giudicare in patria Uss. In realtà, quello di Meloni è il tentativo di difendere gli apparati di intelligence che riferiscono direttamente a Palazzo Chigi, a due persone che considera di estrema fiducia, come la direttrice del Dis – dipartimento che coordina gli 007 – Elisabetta Belloni, e il sottosegretario che è anche Autorità delegata sui servizi, Alfredo Mantovano. 

Giovedì scorso siedono entrambi accanto a Meloni, quando la premier parla al Copasir, il comitato di controllo parlamentare sull'intelligence. È lì che matura la linea difensiva del governo, sintetizzata in una frase che però non sarebbe mai stata pronunciata in quella sede – «La colpa è di un altro organo dello Stato» –, e riportata dall'Agi, agenzia il cui ex direttore è l'attuale capo ufficio stampa della premier Mario Sechi.

Sta di fatto che 48 ore dopo, in Etiopia, Meloni ribadisce il concetto, con parole diverse. A suo avviso «l'anomalia principale» va ricercata nella decisione della Corte d'Appello di Milano che ha mantenuto il faccendiere ai domiciliari. Nella giornata di sabato, però, […] ormai anche Meloni sa che era nei poteri del ministro della Giustizia […] imporre il carcere dopo la segnalazione dagli Usa. Per questo, aggiunge, presto vedrà Carlo Nordio, per «approfondire la vicenda e capire meglio». 

Nel rimpallo di responsabilità c'è così un terzo attore di cui va tenuto conto, ed è l'intelligence. Gli 007 non ci stanno a finire sul banco dei sospetti. L'Fbi – è la spiegazione offerta dalle nostre fonti – nel momento in cui si è rapportato agli italiani, per il tramite del loro ministero della Giustizia, operava come forza di polizia. […] Fuori dagli Usa a fare intelligence è la Cia che nel caso Uss non c'entra.

In verità tutti gli atti portano ad altro. C'era il rinvio a giudizio a opera del Gran Giurì Federale degli Stati Uniti. C'era un mandato di cattura internazionale che la polizia italiana ha eseguito a ottobre, mentre Uss tentava di raggiungere Istanbul. Il percorso, insomma, era quello classico della cooperazione giudiziaria. Ed è qui che qualcosa s'è inceppato. 

L'attaché legale dell'ambasciata americana s'è dannato per avvertire il ministero della Giustizia che Uss sarebbe scappato se lo mandavano ai domiciliari. C'è una sua nota inviata a Via Arenula del 29 novembre esplicita, e ultimativa nei toni. «Ai sensi del codice di procedura penale italiano – scriveva – le misure coercitive devono tenere conto delle esigenze di garantire che la persona della quale è domandata l'estradizione non si sottragga all'eventuale consegna». La nota è arrivata ai magistrati tre settimane dopo, e il ministro non ha disposto alcunché.

 Da “la Stampa” il 17 aprile 2023. 

Dagli Stati Uniti sono arrivati due avvertimenti a non concedere gli arresti domiciliari a Artem Uss. La prima nota è del 19 ottobre e non viene tenuta in alcuna considerazione. Dagli Stati Uniti, quindi, decidono di inviare una seconda lettera, questa volta firmata da un funzionario dell'ambasciata americana e indirizzata a Gianfranco Criscione, direttore della Cooperazione giudiziaria del ministero della Giustizia. Non solo si ripete la richiesta, ma si ricordano a via Arenula i sei precedenti negli ultimi tre anni di detenuti arrestati in Italia e scappati dai domiciliari in attesa dell'estradizione negli Stati Uniti. Nonostante gli appelli, Uss diventerà il settimo.

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per lastampa.it il 17 aprile 2023.

Secondo le carte dell’inchiesta americana riassunte nell’«atto d’accusa» contro Artem Uss e il suo socio russo, Yuri Orekhov, Uss e il socio (proprietari al 50% ciascuno della società NDA GmbH, con sede in Germania, ad Amburgo), utilizzavano la società – tra le tante attività illegali, tra le quali c’era anche far arrivare in Russia tecnologia militare sotto sanzioni, come semiconduttori, radar, satelliti – per spedire milioni di barili di petrolio dal Venezuela ad acquirenti in Russia e Cina, collaborando con altri due imputati, Juan Fernando Serrano e Juan Carlos Soto, due trader assai spregiudicati che mediavano gli accordi con la compagnia petrolifera statale venezuelana PDVSA, su cui gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni già nel 2019.

Tuttavia nelle intercettazioni contenute nell’inchiesta americana, emerge che la società di Uss era a sua volta collegata a un gigante dell’alluminio di stato della Russia, una società che non viene nominata ma sembra corrispondere […] a quella dell’oligarca Oleg Deripaska, uno dei più grandi oligarchi a cavallo tra affari, Cremlino e, secondo diverse accuse americane, malavita russa e servizi. 

In uno degli scambi di messaggi intercettati, il 4 dicembre 2021, Orekhov (il socio di Uss, che tiene Uss informato passo passo) scriva a “Juanfe” Serrano (il trader) «questa è la nostra società madre», e gli posta il link al sito della società di alluminio russa e un link alla pagina Wikipedia di quello che nelle carte viene chiamato “l’Oligarca”.

Orekhov dice: «Anche lui (“l’Oligarca”) è sotto sanzioni. Ecco perché noi stiamo agendo attraverso questa società [NDA GmbH]. Come front». E Serrano risponde: «Anche il mio partner, ah ah ah… È molto vicino al governo. È una delle persone più influenti in Venezuela. Vicinissimo al vicepresidente». 

E gira a sua volta il link di un avvocato e uomo d’affari venezuelano ricercato dagli americani per corruzione internazionale e riciclaggio. Più tardi, Orekhov e Serrano trattano un contratto da un milione di barili di petrolio al mese, e chiariscono che «con la società di alluminio è un contratto annuale, ogni mese, ogni mese… Stabile, di sicuro». 

Nelle carte ufficiali, gli Usa non scrivono chi sia “l’Oligarca”. ma sanno chi è, e ne scrivono l’identikit davvero molto preciso: le carte dicono testualmente che la società dell’alluminio «è stata sottoposta a sanzioni statunitensi il 6 aprile 2018 e il 27 gennaio 2019. Cosa che coincide perfettamente con le due date in cui è stata sanzionata la società russa di alluminio Rusal. I commerci illegali, secondo gli americani, sono continuati anche dopo l’aggressione russa all’Ucraina. 

[…] Uss e Orekhov parlano apertamente dell’Oligarca. Orekhov ha dei dubbi se continuare apertamente a trattare affari con la Russia dopo l’aggressione di Putin all’Ucraina. Il 30 marzo del 2022, discutendo apertamente dei loro affari illegali con la società di alluminio della Russia, Uss scrive a Orekhov: «Se dici seriamente… Incontrerò [e Uss scrive le iniziali dell’Oligarca] quando torno a Mosca… e gli comunicherò personalmente il tuo desiderio di saldare tutti i debiti… se non vuoi lavorare con la Russia ora e è davvero tossico, allora non ci lavorare. Seguirò da vicino questa vicenda». 

È come se, nella piramide, Orekhov riferisca a Uss, che a sua volta riferisce all’Oligarca. E non è chiaro se le parole di Uss abbiano sapore rassicurante o minaccioso per Orekhov – se parliamo di Deripaska, gli americani sono convinti sia uno snodo tra affari, servizi russi e criminalità organizzata – fatto sta che i traffici del tandem Uss-Orekhov continuano, e Orekhov alla fine non si tira indietro affatto. Anzi.

Trasferiscono petrolio venezuelano illegale non solo alla Russia, ma anche alla Cina, dalla società venezuelana (PDVSA) a una società cinese a Hong Kong, non nominata nelle carte, ma che gli americani conoscono. Ai cinesi mandano petrolio Boscan (un particolare tipo di greggio). 

[…]  Vengono a volte usate criptomonete per nascondere i soldi. O altre volte banche opache (viene citata la “Melissa Bank”, degli Emirati), o altre a Panama. Pronte a riversare contati anche il giorno dopo un trasferimento milionario. Uss faceva tutto questo dall’Italia, viaggiando spesso a Istanbul. Orekhov dalla Germania.

Ma anche da altre parti si arriva all’Italia, Dettagli interessanti riguardano il trader spagnolo Serrano. Si occupa, secondo i documenti americani che abbiamo letto, oltre che di mediare servizi coi venezuelano, o col Medio Oriente, anche di fornire i «portafogli» in criptomonete (con pagamenti, ripetiamo, a botte di milioni). 

Serrano ha una società, che nelle carte americane non è nominata ma si dice che è una società con sedi in Emirati Arabi, Spagna e indovinate dove? In Italia, ovviamente. Secondo quanto risulta a La Stampa, al nome Juan Fernando serrano Ponce, risulta in Italia solo una srl che fornisce servizi, si trova a Bergamo, e è stata messa in liquidazione (al telefono listato nei documenti della società non risponde nessuno).

Abbastanza difficile pensare che di tutte queste ricorrenze “italiane”, i poteri dello stato italiano – che adesso fanno a scaricabarile sulla fuga di Artem Uss - non sapessero niente.

«Uss è un faccendiere, non una spia». La Cia non allertò i servizi italiani. GIOVANNI TIZIAN su Il Domani il 18 aprile 2023

L’uomo d’affari trafficava in tecnologie militari destinate all’esercito di Putin anche per la guerra in Ucraina. Ma per Langley non c’erano rischi di sicurezza nazionale. Gli Usa critici per la concessione dei domiciliari.

Lo scontro è tra il ministro Carlo Nordio e i giudici che hanno autorizzato gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per Uss, il quale due giorni dopo la sentenza sul via libera all’estrazione negli Stati Uniti per essere processato, è fuggito dall’abitazione di Basiglio, nel Milanese, manomettendo il dispositivo di controllo.

Nell’indagine condotta dall’Fbi su Uss un capitolo è dedicato all’esportazione di tecnologia militare in Russia e il suo utilizzo nella guerra in Ucraina.

In teoria lo scenario in cui si muove il cittadino russo Artem Uss è di estrema pericolosità per la sicurezza nazionale non solo americana. Soprattutto perché al di là delle frodi e del contrabbando di petrolio con il Venezuela, nell’atto di incriminazione del dipartimento di giustizia americano è ricostruito nei dettagli il traffico di tecnologia militare destinato alla Russia e usato nella guerra in Ucraina.

Materia che avrebbe dovuto allertare le intelligence europee, incluso quella italiana. Eppure i nostri 007 nulla sapevano. Il motivo è semplice: per la Cia Uss, spiegano fonti autorevoli dell’intelligence, «non è mai stato una spia», ma “solo” «un faccendiere incriminato dall’Fbi»: dunque trattato non come un problema di sicurezza nazionale ma un semplice delinquente, e perciò mai segnalato ai servizi segreti italiani.

Chi ha commesso l’errore fatale sul caso di Uss? Chi ha sottovalutato il ruolo e la caratura del cittadino russo, figlio del potente governatore di Krasnoyarsk in Siberia, legatissimo alla cerchia più stretta di Vladimir Putin? Il rimpallo di responsabilità per ora è tra ministero della giustizia e corte d’Appello di Milano, con la procura generale nel mezzo, l’unica ad aver sostenuto con forza la necessità di mantenere la custodia in carcere fino all’estradizione negli Stati Uniti proprio per le relazioni estese ai massimi livelli di Uss.

Lo scontro è tra il ministro Carlo Nordio e i giudici che hanno autorizzato gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per Uss, il quale due giorni dopo la sentenza sul via libera all’estrazione negli Stati Uniti per essere processato, è fuggito dall’abitazione di Basiglio, nel Milanese, manomettendo il dispositivo di controllo.

Sullo sfondo di questo scaricabarile istituzionale, che imbarazzo il governo di Giorgia Meloni, sempre molto attenta a non deludere gli alleati di Washington, sta emergendo però un clamoroso cortocircuito sulla gestione da parte americana del caso Uss. Gli Stati Uniti (e in particolare l’Fbi) sono molto adirati per la fuga del cittadino russo. Avevano scritto al ministro Nordio, che aveva risposto spiegando che il braccialetto elettronico configura comunque una detenzione.

L’esito ha dato ragione agli Usa, che non hanno digerito quello che loro vedono come una gestione dilettantesca della nostra burocrazia e del nostro sistema. In questo caso però la competenza è passata attraverso più poteri dello stato, giudiziario e esecutivo, autonomi e indipendenti l’uno dall’altro. 

UN BUCO NELL’INTELLIGENCE

È un fatto però che l’intelligence italiana, in tutte le sue articolazioni, nulla sapeva del potenziale pericolo rappresentato da Uss per la sicurezza nazionale. Non per colpa loro. Ma perché non erano stati messi al corrente dagli omologhi della Cia della caratura criminale del cittadino russo incriminato a New York, arrestato a Malpensa il 20 ottobre ed evaso dai domiciliari per rientrare in Russia il 22 marzo, due giorni dopo la decisione con cui i giudici di Milano accordavano al dipartimento di giustizia statunitense l’estradizione.

La Cia non ha, dunque, segnalato Uss come target agli apparati italiani, questo è certo, confermano più fonti qualificate. Né l’Fbi poteva farlo, perché è una struttura che ha poteri di controspionaggio solo in patria, ma non fuori dai confini nazionali, competenza esclusiva della Cia. Di fronte a obiettivo di interesse sul territorio italiano, l’agenzia americana è sempre molto solerte nel coinvolgere l’intelligence alleata. Nel caso Uss non è mai arrivata alcuna comunicazione, nessun alert, neppure dopo l’evasione di Uss, riferiscono più fonti dell’intelligence.

Possibile che sia sfuggito un bersaglio così grosso alla Cia? Dell’assenza di comunicazioni da parte dell’intelligence americana è certo anche il Copasir, il comitato che vigila sull’attività dei servizi segreti. Nessuna evidenza, nessuna segnalazione.

Anche perché se fosse esistito uno scambio informativo chi di dovere, in questo caso l’Aisi (Agenzia per la sicurezza interna, ndr), avrebbe predisposto un’operazione di monitoraggio sul target e per il russo sarebbe stato impossibile lasciare il paese. Invece né prima né dopo l’evasione gli 007 italiani hanno avuto informazioni privilegiati dalla Cia.

Anche sulla fuga sono state dette e scritte molte cose sul ruolo di spie russe che avrebbero agevolato Uss nella fuga. Tuttavia, da quanto risulta a Domani, ai nostri servizi non hanno alcuna evidenza su un commando di spioni di Putin nell’esfiltrazione del figlio del governatore siberiano.

LA GUERRA IN UCRAINA

Nell’indagine condotta dall’Fbi su Uss un capitolo è dedicato all’esportazione di tecnologia militare in Russia e il suo utilizzo nella guerra in Ucraina. Tra i capi di imputazione contestati dalla corte del distretto est di New York uno in particolare riguarda l’esportazione illegale di tecnologia militare per milioni di dollari verso la Russia.

«Questi articoli includevano semiconduttori avanzati e microprocessori utilizzati negli aerei da combattimento, sistemi missilistici, munizioni intelligenti, radar, satelliti e altre applicazioni militari spaziali. Componenti fabbricati da diverse società statunitensi sono stati trovati in sequestri di piattaforme di armi russe in Ucraina», è scritto nell’atto di incriminazione.

Può sembrare incredibile che business di questa portata, peraltro con la guerra in corso e le minacce di Putin contro l’Occidente, sia stato trattato solo come materia giudiziaria e non di intelligence dalla Cia. Ma così è andata, da quanto risulta dalle conferme ottenute da Domani. La profezia dell’uomo d’affari Uss si è, dunque, realizzata, quando intercettato scherzava con il socio russo: «Vuoi essere un fuggitivo internazionale?», diceva ironico il figlio del potente governatore, «Vorresti? Posso organizzarmi molto facilmente», rispondeva il compagno di traffici.

GIOVANNI TIZIAN. Classe ’82. A Domani è capo servizio e inviato cronaca e inchieste. Ha lavorato per L’Espresso, Gazzetta di Modena e ha scritto per Repubblica. È autore di numerosi saggi-inchiesta, l’ultimo è il Libro nero della Lega (Laterza) con lo scoop sul Russiagate della Lega di Matteo Salvini. 

Estratto dell’articolo di Conchita Sannino per “la Repubblica” il 15 aprile 2023

"Prima chiediamo ai giudici di considerare il carcere come estrema possibilità. Poi accade l’evasione, che purtroppo è accaduta, e siamo pronti a dire che è colpa loro, che hanno sbagliato i giudici. Ma così non va". In più, ragiona con Repubblica Giuseppe Santalucia, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, emerge un paradosso dal caso Uss. "Da quella parte politica non si accusano spesso i magistrati di ricorrere troppo alle catture, e alle celle dei penitenziari?". Un velo di ironia. "Stavolta ci si accusa del contrario. Ma mi pare che, in ogni caso, il ministro della Giustizia conoscesse il caso, in tutti i suoi vari passaggi".

Presidente Santalucia, stiamo dicendo che sul caso di Artem Uss c’è uno scaricabarile da parte del ministro Nordio o della struttura di via Arenula?

"Metto i fatti in fila. Vedo un po’ una caccia al colpevole. E noto una sottile contraddizione, ecco, mettiamola così".

[...] Facile scaricare ora sui magistrati?

"Si dice: il potere e la discrezionalità sono dei giudici. Vero. Ma quel potere viene esercitato osservando le regole, applicando le norme". [...]

Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini e Fabio Tonacci per “la Repubblica” il 15 aprile 2023

 Quella di Artem Uss è la storia di una fuga. Di una lunga catena di errori e di sottovalutazioni. Ma anche di una indiavolata ricerca […] di un capro espiatorio. Il più possibile lontano dal Governo. [...]

 Il cerchio ristretto di Meloni capisce che la situazione è politicamente sfuggita di mano all’inizio di aprile, un paio di settimane dopo la fuga del russo. Nei giorni precedenti gli Stati Uniti, utilizzando i tradizionali canali diplomatici, hanno segnalato al governo italiano l’irritazione per quanto accaduto, ricevendo però, come riscontro, solo il silenzio.

 Fino a quel momento infatti nessuno ha veramente aperto “il dossier Uss”, né con la presidente del consiglio né tantomeno con l’Autorità delegata, Alfredo Mantovano. [...]

L’oligarca, per i nostri apparati, era [...] poco più di un detenuto qualsiasi. «L’Italia, nonostante gli sforzi della premier, è comunque un’osservata speciale visto il rapporto di alcuni partiti della maggioranza con la Russia», ragiona una fonte di intelligence. «La vicenda ha spinto qualcuno a farsi qualche domanda: c’è stato davvero un errore o invece qualcuno ha voluto fare un favore alla Russia di Putin?».

 È a questo punto che a Palazzo Chigi è scattato l’allarme: non si può dare nemmeno la percezione [...] che l’Italia possa subire l’influenza di Mosca, soprattutto in un momento in cui la premier fa del rapporto con gli Stati Uniti il principale asset della sua politica internazionale.

[…] Il Governo, comunque, ha la possibilità di esplicitare la propria posizione il 4 aprile, quando il Copasir, allertato dall’eco internazionale del caso, chiede spiegazioni all’esecutivo. All’ufficio di presidenza del Comitato parlamentare arrivano tre lettere. La prima porta la firma di Mantovano. Il sottosegretario riferisce che l’intelligence non ha avuto alcun ruolo nella partita: Uss non è una spia, dice, non c’era nessun fascicolo su di lui e nessuno da Washington ha chiesto l’intervento dei nostri agenti. Dunque: servizi segreti incolpevoli.

 Dall’Interno scrive anche il ministro Matteo Piantedosi. Il Viminale ricostruisce i controlli effettuati dai carabinieri presso il domicilio di Uss, sottolineando che nessun sistema di sorveglianza speciale è stato organizzata perché nessuna richiesta in questo senso era arrivata dal Tribunale. Dunque: forze di polizia incolpevoli.

 La terza lettera è firmata dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Riporta correttamente la corrispondenza avuta con gli Usa, informa il Copasir di averla trasmessa alla Corte di Appello di Milano per sensibilizzarla delle preoccupazioni del Paese che ha chiesto l’estradizione, ma, spiega, quell’invito non è stato raccolto. Perciò è stato costretto a predisporre un’indagine interna. Dunque: ministero assolto e magistrati sotto accusa.

Una posizione che, secondo alcune fonti, davanti al Copasir avrebbe dovuto sostenere anche la premier nell’audizione successiva. Cosa che invece non fa. [...] Al termine dell’audizione, l’Agi (il cui ex direttore è il portavoce della Meloni, Mario Sechi) batte però questa dichiarazione, attribuita alla premier: «L’evasione di Uss non è stata colpa del Governo, ma di un altro organo dello Stato». Il riferimento, chiaramente, è alla magistratura. [...]

Corte Milano,Nordio non ci inviò nota Usa su Uss ma risposta. (ANSA il 15 aprile 2023) - Il ministro Carlo Nordio non inviò alla Corte d'appello di Milano la nota del Dipartimento Usa della Giustizia che chiedeva di far tornare in carcere Artem Uss, a cui erano stati concessi i domiciliari. Ai giudici il Guardasigilli si limitò a girare il 9 dicembre la risposta che lui stesso aveva dato a quella nota 3 giorni prima con cui spiegava che la competenza a decidere sul carcere è dell'autorità giudiziaria e che la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, è equiparabile alla custodia in carcere. E' quanto emerge dalla relazione inviata dalla Corte al ministero.

Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per corriere.it il 15 aprile 2023

«Questo ministero rappresenta che nell’ordinamento giuridico italiano la misura cautelare degli arresti domiciliari, che nel caso di Artem Uss è resa più sicura dall’applicazione del braccialetto elettronico, è in tutto equiparata alla misura della custodia in carcere».

 La risposta, che attraverso «accertamenti ispettivi» sui giudici milanesi il ministero della Giustizia va cercando sul perché il 40enne uomo d’affari russo (accusato dagli americani di contrabbandare petrolio e tecnologie) fosse rimasto nella sua villa di Basiglio agli arresti domiciliari concessigli dalla Corte d’Appello di Milano il 25 novembre 2022, dopo quasi 40 giorni nel carcere di Busto Arsizio dal 17 ottobre, sta in un documento che il ministero della Giustizia è immaginabile conosca bene perché ne fu l’autore: la lettera di risposta il 6 dicembre 2022 alle doglianze con le quali il 29 novembre il dipartimento di Giustizia statunitense aveva «esortato le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili» per evitare «l’altissimo rischio di fuga di Uss»: poi davvero evaso dai domiciliari il 22 marzo all’indomani del primo via libera in Appello all’estradizione, banalmente staccando dalla piattaforma wi-fi il braccialetto elettronico e portandoselo via nella fuga organizzatagli dai favoreggiatori in auto verso Slovenia e Serbia, e da qui in Russia.

 La rassicurazione fu data dal ministero anche se gli americani nella loro lettera avevano elencato «negli ultimi tre anni sei casi di latitanti fuggiti dall’Italia mentre era in corso una richiesta di estradizione negli Stati Uniti» […].

[…] Del resto, mentre per legge la Corte d’Appello avrebbe potuto autonomamente ripristinare il carcere solo in caso di violazioni da parte di Uss, a chiederle di rimetterlo in carcere avrebbero potuto essere sia la Procura generale, sia il ministero, che aveva chiesto il carcere all’inizio il 19 ottobre quando Uss già vi si trovava, e al quale l’articolo 714 del codice di procedura conferisce questa facoltà «in ogni tempo» del procedimento: ma neanche il ministero ritenne di chiedere ai giudici di far tornare Uss dai domiciliari al carcere.

E se è intanto evidente che in generale andrà meglio tarato l’utilizzo dei braccialetti elettronici […], da capire resta anche la ragione per cui cellulari e computer di Uss, di cui gli americani sin da ottobre 2022 chiedevano all’Italia il sequestro insieme al suo arresto a Malpensa, non siano stati sequestrati dalla polizia operante all’aeroporto, ma solo il 13 marzo 2023 dalla Procura della Repubblica di Milano, alla quale ora chiede lumi la Procura generale.  […]

Evasione di Artem Uss, il ministero disse agli Usa: «Il braccialetto sicuro come il carcere». Luigi Ferrarella su Il Corriere della Sera il 14 Aprile 2023.

La lettera al dipartimento di Giustizia è del 6 dicembre. Il cellulare sequestrato solo il 13 marzo

«Questo ministero rappresenta che nell’ordinamento giuridico italiano la misura cautelare degli arresti domiciliari, che nel caso di Artem Uss è resa più sicura dall’applicazione del braccialetto elettronico, è in tutto equiparata alla misura della custodia in carcere». La risposta, che attraverso «accertamenti ispettivi» sui giudici milanesi il ministero della Giustizia va cercando sul perché il 40enne uomo d’affari russo (accusato dagli americani di contrabbandare petrolio e tecnologie) fosse rimasto nella sua villa di Basiglio agli arresti domiciliari concessigli dalla Corte d’Appello di Milano il 25 novembre 2022, dopo quasi 40 giorni nel carcere di Busto Arsizio dal 17 ottobre, sta in un documento che il ministero della Giustizia è immaginabile conosca bene perché ne fu l’autore: la lettera di risposta il 6 dicembre 2022 alle doglianze con le quali il 29 novembre il dipartimento di Giustizia statunitense aveva «esortato le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili» per evitare «l’altissimo rischio di fuga di Uss»: poi davvero evaso dai domiciliari il 22 marzo all’indomani del primo via libera in Appello all’estradizione, banalmente staccando dalla piattaforma wi-fi il braccialetto elettronico e portandoselo via nella fuga organizzatagli dai favoreggiatori in auto verso Slovenia e Serbia, e da qui in Russia. 

La rassicurazione fu data dal ministero anche se gli americani nella loro lettera avevano elencato «negli ultimi tre anni sei casi di latitanti fuggiti dall’Italia mentre era in corso una richiesta di estradizione negli Stati Uniti»: una spagnola giudicata dalla Corte d’Appello di Firenze, un greco da magistrati di Venezia, un tedesco da giudici di Trento, un americano da toghe di Genova, un nigeriano e una svizzera a Milano. E già in udienza il 9 novembre 2022 il sostituto procuratore generale milanese Giulio Benedetti nel parere contrario agli arresti domiciliari aveva evocato come «l’anno passato», allorché una persona richiesta dagli Usa era appunto evasa dai domiciliari, «la sottoposizione al braccialetto elettronico non ha costituito un impedimento per l’illegittimo allontanamento». 

Peraltro le procedure estradizionali sono sempre molto lunghe, sicché non di rado pesa la prospettiva di tenere in carcere molti mesi una persona in vista di decisioni che infine potrebbero magari negare l’estradizione e così determinare una ingiusta detenzione da risarcire. Del resto, mentre per legge la Corte d’Appello avrebbe potuto autonomamente ripristinare il carcere solo in caso di violazioni da parte di Uss, a chiederle di rimetterlo in carcere avrebbero potuto essere sia la Procura generale, sia il ministero, che aveva chiesto il carcere all’inizio il 19 ottobre quando Uss già vi si trovava, e al quale l’articolo 714 del codice di procedura conferisce questa facoltà «in ogni tempo» del procedimento: ma neanche il ministero ritenne di chiedere ai giudici di far tornare Uss dai domiciliari al carcere. 

E se è intanto evidente che in generale andrà meglio tarato l’utilizzo dei braccialetti elettronici (da cui di recente a Milano era scappato anche un killer di ‘ndrangheta), da capire resta anche la ragione per cui cellulari e computer di Uss, di cui gli americani sin da ottobre 2022 chiedevano all’Italia il sequestro insieme al suo arresto a Malpensa, non siano stati sequestrati dalla polizia operante all’aeroporto, ma solo il 13 marzo 2023 dalla Procura della Repubblica di Milano, alla quale ora chiede lumi la Procura generale. Gli americani risollecitarono la questione intorno al 20 febbraio, l’ufficio affari internazionali del procuratore Fabio De Pasquale chiese a fine mese gli atti per capire se e dove fosse stato eseguito il sequestro, ai primi di marzo ebbe gli atti e quindi la certezza che non c’era mai stato sequestro, e il 13 marzo mandò la GdF a eseguirlo a casa di Uss.

(askanews il 14 aprile 2023) - La presidente del consiglio Giorgia Meloni ha lasciato palazzo San Macuto al termine dell'audizione al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), durata oltre due ore.

 All' audizione hanno partecipato anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi Alfredo Mantovano e la Direttrice generale del Dis Elisabetta Belloni. Meloni sta rientrando a Palazzo Chigi per incontrare per un saluto il presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno Nechirvan Barzani.Poi, alle 19, la premier incontrerà il commissario Ue al mercato interno Thierry Breton.

(AGI il 14 aprile 2023) - "Non e' stata colpa del Governo, ma di un altro organo dello Stato". Lo avrebbe affermato la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al Copasir sull'evasione di Artem Uss, l'uomo di affari russo che era ai domiciliari a Basiglio. La linea di Meloni e' stata riferita da diversi esponenti del Copasir.

 Secondo quanto ricostruito dalla procura di Milano, Uss e' riuscito a lasciare l'Italia in poche ore in macchina il 22 marzo, cambiando piu' auto e con documenti falsi, attraverso il confine triestino ed e' entrato in Slovenia. Da li' e' arrivato in Serbia, da dove avrebbe preso un volo per la Russia.

 Investigatori e inquirenti hanno appurato che il 40enne, figlio del governatore di una regione siberiana molto vicino a Putin, sarebbe stato aiutato nell'evasione da un gruppo operativo composto da meno di dieci persone, pare 6 o 7 in tutto, dell'Est Europa, alcune gia' indagate e altre da identificare. La procura sta indagando pure su un "secondo livello", probabilmente uomini dei servizi segreti russi, che avrebbero organizzato il blitz.

 Primi indagati nell'inchiesta sull'evasione di Artem Uss, l'uomo d'affari russo evaso dai domiciliari a Basiglio, il 22 marzo, il giorno dopo che la Corte d'Appello aveva dato il via libera alla sua estradizione negli Usa. Secondo quanto ricostruito dalla procura di Milano, Uss e' riuscito a lasciare l'Italia in poche ore in macchina, cambiando piu' auto e con documenti falsi, attraverso il confine triestino ed e' entrato in Slovenia.

 Da li' e' arrivato in Serbia, da dove avrebbe preso un volo per la Russia. Investigatori e inquirenti hanno appurato che il 40enne, figlio del governatore di una regione siberiana molto vicino a Putin, sarebbe stato aiutato nell'evasione da un gruppo operativo composto da meno di dieci persone, pare 6 o 7 in tutto, dell'Est Europa, alcune gia' indagate e altre da identificare. La procura sta indagando pure su un "secondo livello", probabilmente uomini dei servizi segreti russi, che avrebbero organizzato il blitz.

"Sono in Russia! In questi ultimi giorni specialmente difficili persone forti e affidabili mi sono state vicine. Grazie a loro!", aveva fatto sapere lo stesso Uss il 4 aprile scorso dalla Russia. E suo padre, Alexander Uss, in un video non piu' disponibile a causa delle polemiche suscitate in Russia, ha espresso la sua riconoscenza nei confronti di Vladimir Putin. "Ci sono molte versioni su come sia andata, ma non faro' commenti. Sono solo contento che mio figlio Artem sia tornato a casa. E per questo ringrazio Vladimir Putin: non e' solo il nostro presidente, e' soprattutto un uomo con un cuore grande e generoso"

 Il Pd ha attaccato duramente il Governo sull'evasione di Uss. Il responsabile Esteri del Pd, Giuseppe Provenzano, aveva affermato nei giorni scorsi: "Sul caso Artem Uss il silenzio del Governo era inquietante, ora e' intollerabile.

Oggi il padre ringrazia Putin e 'amici' stranieri per l'evasione milanese. Il Pd depositera' un'interrogazione. Spieghino cosa e' successo. Ne va della credibilita' internazionale dell'Italia".

 Lia Quartapelle aveva aggiunto: "Il governo deve chiarire: come e' possibile che una persona su cui pendevano 12 capi di accusa gravi (da riciclaggio a traffici internazionali) in attesa di estradizione evada senza che ci sia impegno a fare piena luce su cosa e' accaduto?". Enrico Borghi, uno dei rappresentanti del Pd al Copasir, tiene la bocca cucita con i cronisti all'uscita da palazzo San Macuto: "Io non parlo sul Copasir. Potete seguirmi anche per un chilometro".

Giovanni Donzelli (Fdi) e' categorico: "Non parlo". Ettore Rosato (Italia viva) si limita ad affermare: "La relazione di Giorgia Meloni e' stata soddisfacente e ha riguardato tutto l'universo mondo". Licia Ronzulli, rappresentante di Forza Italia al Copasir, afferma: "Io non parlo. La notte voglio dormire tranquilla". Claudio Borghi (Lega), uscito insieme a Donzelli, sceglie la linea di non fare alcuna dichiarazione.

Estratto dell’articolo di Francesco Olivo e Andrea Siravo per “La Stampa” il 14 aprile 2023.

Di chi è la responsabilità della fuga di Artem Uss? Davanti al Copasir Giorgia Meloni avrebbe respinto ogni responsabilità del governo sull'evasione dell'uomo di affari russo, fuggito il 22 marzo dagli arresti domiciliari per approdare in Russia.

 Sulle parole della premier si è generato un giallo ieri: i lavori della commissione parlamentare di controllo sui servizi sono secretati, ma secondo un'indiscrezione pubblicata dall'agenzia Agi, Meloni avrebbe detto «non è colpa del governo, ma di un altro organo dello Stato».

 Parole interpretate come un attacco alla magistratura, che aveva il compito di vigilare il presunto trafficante di armi e petrolio, sollevando dalle responsabilità i servizi e quindi di fatto Palazzo Chigi. La premier era accompagata dalla responsabile del Dis Elisabetta Belloni e dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, ha smentito: «Tali frasi non sono mai state pronunciate in seduta e pertanto sono prive di fondamento». Claudio Borghi, membro leghista del Copasir, si meraviglia: «È l'unico argomento di cui non si è parlato».

 C'è però un altro elemento che è emerso: poco prima di Pasqua, il Guardasigilli ha avviato un'azione ispettiva nei confronti del palazzaccio di Milano chiedendo che il presidente della Corte d'Appello e il procuratore generale scrivano delle relazioni su quanto accaduto.

[…] L'attenzione è puntata in particolare sulla Corte d'Appello di Milano, che nell'attesa di decidere sull'estradizione richiesta dagli Usa […] aveva concesso al sospettato trafficante di armi e petrolio […] gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico. Misure che evidentemente a poco sono servite per impedire una fuga che i dettagli successivi hanno rivelato essere stata studiata minuziosamente e aiutata dall'intelligence russa.

 Il governo italiano era però perfettamente informato della situazione, tanto che il 29 novembre scorso l'ambasciata americana aveva inoltrato una lettera al Ministero di Grazia e Giustizia chiedendo che la sorveglianza di Uss fosse aumentata, anzi che all'uomo non venissero concessi gli arresti domiciliari.  […]

Estratto dell’articolo di Luca Roberto per “il Foglio” il 14 aprile 2023.

Secondo la deputata del Pd Lia Quartapelle l’esfiltrazione illegale dall’Italia alla Russia di Artem Uss è un danno grave alla reputazione internazionale del nostro paese. “E’ incredibile che il governo sia rimasto zitto per tre settimane. Viene da pensare che più che imbarazzati siano conniventi. Se fosse capitato a noi quando eravamo al governo ci sarebbe stata una rivolta generalizzata. Questa è l’idea di sicurezza che hanno?”.

 Il caso riempie da giorni le pagine dei giornali italiani. Artem Uss, figlio di Alexander, governatore della regione siberiana di Krasnoyarks e uomo vicino al presidente russo Vladimir Putin, era stato arrestato a Malpensa lo scorso ottobre dietro mandato di cattura spiccato dagli Stati Uniti.

[…] Era stato messo in custodia cautelare in una struttura a Bosco Vione di Basiglio, periferia di Milano. Il 22 marzo è sparito dall’Italia, il giorno dopo che la Corte d’Appello di Milano aveva dato l’ok alla sua estradizione negli Usa.

 “Già dalla scelta del luogo in cui scontava la detenzione preventiva, c’è qualcosa di molto strano”, dice Quartapelle al Foglio. “Si sapeva che era un residence che aveva già ospitato personale dell’ambasciata russa”.

 Per questo uno dei nodi da capire è per quale ragione non sia stata predisposta una sorveglianza nei confronti dell’uomo, sospettato di essere una spia nel nostro paese.

 “Che ci sia stata una sottovalutazione è sotto gli occhi di tutti, e coinvolge diversi livelli di responsabilità. In primis chi non ha rispettato le indicazione della magistratura”, dice la parlamentare del Pd. “E poi chi non ha predisposto una vigilanza adeguata, concedendo anzi una custodia cautelare molto lasca. Forse per questo governo fanno notizia solo le evasioni dei poveracci, dei tossicodipendenti, da San Vittore, per cui sono intervenuti ministri, sottosegretari. Adesso tutti silenti”.

 Nelle prossime ore i dem presenteranno un’interrogazione nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Pronta a trasformarsi in un’interpellanza urgente qualora non arrivassero risposte rapide. Perché l’altro dettaglio che inquieta di questa vicenda è il ringraziamento che Alexander Uss ha rivolto, oltre al presidente Putin, anche “agli amici della Russia, che al momento giusto sono pronti a sostenerla”.

Così come l’emersione del presunto coinvolgimento, nell’esfiltrazione, di un ex militare italiano in congedo ora residente sul suolo russo, attenzionato dalla nostra intelligence: “Dicono che faranno le dovute verifiche, bene. Ma forse ci arrivano un po’ tardi”, è il commento della vicepresidente della commissione Esteri alla Camera.  “[…] dobbiamo capire se c’è stato disinteresse o dolo. Perché il sospetto è che oltre all’imbarazzo per la vicenda ci sia dell’altro”. […]

Estratto dell’articolo di Floriana Bulfon per repubblica.it il 13 aprile 2023.

“Ci sono molte versioni su come sia andata, ma non farò commenti. Sono solo contento che mio figlio Artem sia tornato a casa. E per questo ringrazio Vladimir Putin: non è solo il nostro presidente, ma è soprattutto un uomo con un cuore grande e generoso”.

 Con un videomessaggio Alexander Uss, ricchissimo governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk ed esponente politico di Russia Unita, ha pubblicamente lodato il Cremlino per il rientro in patria del figlio, evaso a fine marzo dagli arresti domiciliari a Basiglio in provincia di Milano.

Il giovane Artem Uss era stato fermato a Malpensa lo scorso ottobre per un mandato di cattura statunitense: gli Usa lo accusano di essere il regista del traffico di componenti elettroniche che permettono alle industrie russe di proseguire la produzione di missili, droni e bombardieri usati in Ucraina oltre che di un colossale contrabbando di petrolio.

 Poche ore dopo la sentenza della Corte d’Appello di Milano che accoglieva la richiesta di estradizione negli Usa, Artem ha lasciato la residenza extralusso dove si trovava ai domiciliari con il braccialetto elettronico ed è sparito. Nonostante le segnalazioni formali e ufficiose delle autorità statunitensi, non c’erano misure di vigilanza: una figura chiave per la macchina bellica russa è stata trattata come un ladruncolo.

Le indagini fanno ipotizzare che la sua fuga sia stata gestita come un’operazione militare di esfiltrazione, pianificata dai servizi segreti russi con l’aiuto di esperti di sicurezza europei. Quattro auto scure di grande cilindrata, identiche, lo attendevano e sono partite in direzioni diverse, impedendo così di seguirlo con droni o satelliti. Poi Artem Uss è ricomparso a Mosca il 4 aprile e ha lodato l’aiuto di “persone forti e affidabili”.

 Ora il padre ha pubblicamente ringraziato Putin, con cui ha rapporti personali da anni, per il ritorno a casa del figlio. Una mossa che ha irritato alcuni organi nazionalisti, tra cui il sito Zapad24, secondo i quali le sue dichiarazioni espongono inutilmente il Cremlino alle accuse occidentali.

Ma il governatore Uss ha pronunciato un’altra frase sibillina: “Il nostro Paese ha molti amici e persone oneste che lo sostengono e che al momento giusto sono pronte ad aiutare. So di cosa parlo…”. La lettura di alcuni siti russi è che si riferisse al ruolo di italiani per la condotta della fuga: un altro media nei giorni scorsi ha parlato di contractor italiani - ex militari - coinvolti nell’operazione. Ma non si può escludere che invece Uss parlasse di figure di altre nazioni che hanno dato supporto al fuggitivo, ad esempio nei Balcani.

 Uss dal 2018 è il governatore della regione di Krasnoyarsk, una zona della Siberia ricca di materie prime: carbone, petrolio, alluminio, metalli pregiati e legname. Professore di diritto - è anche presidente dell’università locale - sin dalla stagione di Eltsin è stato una sorta di rappresentante politico dei potenti oligarchi locali, tra cui Oleg Deripaska - citato pure nell’indagine Usa sul figlio - e poi ha aderito al partito di Putin.

Numerose inchieste giornalistiche nel 2021 hanno accusato Alexander Uss di corruzione, con una rete di società in patria e all’estero gestite pure dai familiari, indicandolo come titolare di beni per centinaia di milioni di euro. Anche per questo, la vicenda del figlio ha reso scomoda la sua posizione per il Cremlino e potrebbe essere presto sostituito. Su un sito nazionalista è stato inserito un commento al video di ringraziamento al Cremlino che pare accennare alla guerra in Ucraina: “Il suo ragazzo è stato salvato, gli altri no…”.

 DAGOREPORT il 13 aprile 2023.

L’estratto dell’articolo di ‘’Repubblica’’ sulla incredibile fuga della spia russa Artem Uss mira ad addossare le responsabilità alla magistratura milanese smarcando l’intelligence italiana. Tant’è che il ministro della Giustizia Nordio, in seguito a una lettera del presidente del Copasir Lorenzo Guerini, ha spedito gli ispettori alla procura di Milano.

 Vabbé, la magistratura potrebbe essere stata, come dire, negligente sulla vigilanza, concedendo ‘’i domiciliari a Uss nelle more del verdetto della Cassazione sull’estradizione chiesta dagli Stati Uniti’’. Ma Elisabetta Belloni, capo del Dis che coordina Aisi e Aise, rispetto a una spia russa, con una guerra in corso in Ucraina e una richiesta di estradizione dell’intelligence americana, non può non occuparsene.

Scrive ‘’Repubblica’’: “non è stato organizzato alcun servizio speciale di controllo nei confronti di un detenuto che, non fosse altro per la capacità economica di cui disponeva, non era “comune”. La vigilanza era affidata ai carabinieri di Basiglio, piccolo centro nella provincia di Milano, che lo controllavano a casa ogni 72 ore”. Bene, qualche anima pia avvisi la Belloni e company che i servizi segreti non sono all’ordine della magistratura.

  (AGI il 13 aprile 2023) "Non e' stata colpa del Governo, ma di un altro organo dello Stato". Lo avrebbe affermato la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al Copasir sull'evasione di Artem Uss, l'uomo di affari russo che era ai domiciliari a Basiglio. La linea di Meloni e' stata riferita da diversi esponenti del Copasir.

Fabio Tonacci e Giuliano Foschini per “la Repubblica” il 13 aprile 2023.– ESTRATTO 

Per come è stata ricostruita fino a oggi, la fuga di Artem Uss è una lunga catena di errori e di sottovalutazioni che ha regalato all’Italia, per usare le parole di Enrico Borghi, il senatore del Partito democratico membro del Copasir, «una figuraccia internazionale». 

 La Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati i nomi di almeno quattro slavi che hanno contribuito alla fuga ma dalle indagini che stanno svolgendo i carabinieri — coordinati dal procuratore Marcello Viola e dal pm Giovanni Tarzia — emerge chiaramente che le responsabilità sono anche di chi avrebbe dovuto vigilare sul detenuto e invece non lo fatto.

Primo punto: dopo la decisione del tribunale di Milano di concedere i domiciliari a Uss nelle more del verdetto della Cassazione sull’estradizione chiesta dagli Stati Uniti, non è stato organizzato alcun servizio speciale di controllo nei confronti di un detenuto che, non fosse altro per la capacità economica di cui disponeva, non era “comune”.

 La vigilanza era affidata ai carabinieri di Basiglio, piccolo centro nella provincia di Milano, che lo controllavano a casa ogni 72 ore. Nessun uomo dei nostri Servizi era stato interessato della vicenda e questo perché, spiegano a Repubblica fonti di intelligence, «nessuno, né tantomeno il governo americano, ci aveva informato che Uss rappresentasse un problema per la sicurezza nazionale».

Per l’imprenditore russo la Corte d’Appello milanese aveva concesso l’estradizione chiesta dagli Stati Uniti per reati di tipo finanziario: è contestata la violazione dell’embargo sul petrolio del Venezuela, venduto in Cina e in Russia, e la frode bancaria, per alcune transazioni avvenute negli Stati Uniti. Non era stata però riconosciuta l’accusa cruciale per delinearne il profilo criminale: un presunto traffico di materiale “dual use”, uso civile ma anche militare, anche all’inizio della guerra in Ucraina. 

Gli avvocati di Uss hanno fatto ricorso in Cassazione e la procedura per la consegna agli Stati Uniti si è bloccata. Ecco perché fuori dalla casa di Basiglio — in un complesso già utilizzato dall’ambasciata russa per ospitare dei funzionari — a vigilare non c’erano nostri agenti.

Caso Artem Uss, Nordio dispone accertamenti sui giudici di Milano. Claudio Del Frate su Il Corriere della Sera il 13 aprile 2023

Il cittadino russo accusato di spionaggio era riuscito a evadere dai domiciliari e raggiungere Mosca

Il ministro della giustizia Carlo Nordio ha disposto accertamenti nei confronti dei magistrati di Milano in relazione alla fuga di Artem Uss, il cittadino russo accusato di spionaggio e che è evaso dagli arresti domiciliari.

Fonti di via Arenula indicano che il guardasigilli ha ordinato le verifiche di natura ispettiva nei giorni scorsi. In particolare sotto la lente di ingrandimento ci sarebbe la decisione di sostituire la misura della detenzione in carcere con gli arresti domiciliari (con il braccialetto elettronico) per il cittadino russo per il quale era stata disposta l’estradizione negli Stati Uniti.

Si profila dunque un duro scontro tra governo e magistratura, in particolare la Corte d’Appello di Milano che da un lato aveva concesso l’estradizione di Artem Uss ma dall’altro aveva attenuato le restrizioni nei suoi confronti.

Proprio oggi al Copasir il caso è stato oggetto di un dibattito. Secondo quanto ricostruito dalla procura di Milano, Uss è riuscito a lasciare la sua abitazione di Basiglio, alle porte del capoluogo lombardo il 22 marzo scorso; cambiando più auto e con documenti falsi, ha attraverso il confine triestino ed è entrato in Slovenia. Da lì è arrivato in Serbia, da dove avrebbe preso un volo per la Russia.

Investigatori e inquirenti hanno appurato che il 40enne, figlio del governatore di una regione siberiana e molto vicino a Putin, sarebbe stato aiutato nell’evasione da un gruppo operativo composto da meno di dieci persone, pare 6 o 7 in tutto, dell’Est Europa, alcune già indagate e altre da identificare. La procura sta indagando pure su un «secondo livello», probabilmente uomini dei servizi segreti russi, che avrebbero organizzato il blitz. Per eludere i controlli, affidati ai carabinieri della stazione di Basiglio, Uss era riuscito a «oscurare» il segnale Gps del suo braccialetto elettronico facendo scattare in ritardo l’allarme.

Poche ore dopo l’evasione il padre del fuggiasco aveva ringraziato tutti coloro che avevano collaborato alla clamorosa evasione con un video pubblicato su Telegram.Lo stesso Artem si era felicitato poi per la buona riuscita del blitz con una dichiarazione all’agenzia Novosti: «Sono in Russia. In questi giorni particolarmente drammatici, persone forti e affidabili sono state con me. Grazie a loro».

Il ministro Nordio vorrebbe ora appurare come mai, nonostante i pericoli di fuga di Uss fossero concreti, gli fosse stato concesso il beneficio dei domiciliari e non fossero stati disposti adeguati controlli attorno alla sua abitazione.

Artem Uss era stato arrestato il 17 marzo all’aeroporto di Malpensa su mandato delle autorità giudiziarie Usa; era accusato di frode bancaria e e di contrabbando di petrolio in violazione ad alcune misure di embargo. L’estradizione era stata concessa pochi giorni dopo; nel frattempo gli Usa avevano avvertito l’Italia del possibile tentativo di fuga.

Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per repubblica.it il 10 aprile 2023.

Cosa era disposto a fare il governo americano per fermare la fuga di Artem Uss, il giovane oligarca russo scappato dagli arresti domiciliari a Basiglio lo scorso 22 marzo? Per la magistratura statunitense Uss è il regista del traffico di componenti elettronici che ha permesso al Cremlino di proseguire la produzione di caccia, missili e droni persino dopo l'invasione dell'Ucraina. […]

Così quando nel pomeriggio del 22 marzo il consolato americano di Milano ha appreso della scomparsa di Uss, la notizia è stata accolta con ira e ha provocato la massima allerta per tentare di impedire il rientro in Russia del fuggitivo. Una mobilitazione a tutti i livelli. Dall'esame di Flightradar24 - il sito che monitora il traffico aereo - risulta che due caccia F-16 statunitensi sono decollati dalla base di Aviano (Pordenone).

I due jet - contrariamente a quanto avviene in genere per le esercitazioni Nato - hanno tenuto il trasmettitore di posizione acceso: il loro volo infatti si è mosso per oltre due ore attraverso i cieli più frequentati del Nord, spingendosi fino al lago di Garda. Uno dei caccia del 31mo Stormo ha compiuto diversi pattugliamenti lungo la frontiera austriaca e slovena, incrociando le rotte che puntano verso Oriente. L'altro è rimasto a "orbitare" sul Veneto.

 Stavano cercando di intercettare un velivolo con a bordo l'evaso? E se lo avessero identificato, lo avrebbero obbligato all'atterraggio? Impossibile stabilirlo: ufficialmente i due caccia erano impegnati in un'esercitazione. […]

Proprio per evitare sorprese da parte dei caccia americani, ora si ritiene che il fuggitivo possa avere preso la strada dei Balcani, in auto o con un velivolo diretto in cieli meno sorvegliati dalla Nato: da lì esiste la possibilità di arrivare in Serbia o Turchia per concludere il viaggio verso Mosca con un volo di linea.

DAGONOTA l’8 aprile 2023.

C'è alta tensione tra l'intelligence americana e quella italiana per l’assurda fuga del russo Artem Uss da Milano, dove era ai domiciliari.

 Gli americani avevano chiesto che l’oligarca, accusato di crimini finanziari e considerato dagli States il regista della rete che procurava componenti hi-tech per gli armamenti più moderni usati dai russi in Ucraina, venisse spedito dietro le sbarre e invece era domiciliari, da cui è riuscito a fuggire facilmente, in barba al braccialetto elettronico.

 La Cia sospetta che gli 007 russi, per portare a termine un’operazione delicata come l’esfiltrazione di Uss, si siano avvalsi della collaborazione di pezzi di apparati italiani…

Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica” l’8 aprile 2023.

Enrico Borghi, senatore del Partito democratico e membro del Copasir, dice di essere sorpreso dal silenzio. «Perché nessuno parla di una vicenda importante e inquietante come quella di Artem Uss?

 Perché il governo non sente il dovere di spiegare? Non parliamo di un’evasione di un detenuto qualsiasi. Ma di una figuraccia internazionale sulla quale ci devono essere delle parole della politica. E invece tutti fanno gli indifferenti. Io lo trovo incredibile».

 […] nessun esponente del governo Meloni ha sentito il bisogno di spiegare cosa è accaduto a Basiglio, provincia di Milano, quando all’indomani dell’ordinanza con cui la Corte d’Appello di Milano autorizzava la sua estradizione negli States, sospesa in attesa della Cassazione, Uss – il giovane oligarca accusato di crimini finanziari e considerato dagli States il regista della rete che procurava componenti hi-tech per gli armamenti più moderni usati dai russi in Ucraina riusciva a scappare grazie a un’esfiltrazione probabilmente organizzata da Servizi russi e ancora avvolta nel mistero.

Una vicenda grave e forse senza precedenti sui quali è in corso un’inchiesta giudiziaria. […]

 Borghi, perché ritiene così grave questa vicenda?

«[…] qualcosa non ha funzionato e ritengo che vada ricostruita la catena delle responsabilità, la trafila da quando sono stati disposti i domiciliari alla fuga. […] voglio capire, per esempio se c’è un baco nel sistema in modo da poter intervenire. Dopodiché esiste une secondo piano, politico».

 Che c’entra scusi la politica?

«È una questione di postura. Sono tutti zitti come se non ci riguardasse, sembra essere tornati agli anni ’70 quando il nostro era un Paese a sovranità limitata e ci rassegniamo all’idea che possano accadere cose come questa, che possiamo non essere in grado di ottemperare a un processo di estradizione. […]». […] «[…]la premier Meloni che ha spinto l’Italia in una posizione come quella della Polonia: un atlantismo assertivo e non dialettico che fa rima con uno scetticismo europeo».

Che significa “atlantismo assertivo”?

«Che essere alleati non significa dire sempre di sì. Perché non facciamo bene ai nostri amici se non offriamo anche un altro punto di vista. […]

 Temo che Meloni stia commettendo questo errore gravissimo, spostando in questa maniera l’Italia dall’asse con Germania e Francia che, per esempio, nella vicenda ucraina potrebbero davvero essere i costruttori della pace. Mentre però Meloni commette questo errore i suoi alleati di Governo, Lega e Forza Italia, non perdono occasione per ricordare la loro amicizia con la Russia». […]

(ANSA il 7 aprile 2023 ) – “I ministri dell'Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, spieghino come è stata possibile la fuga dall'Italia di Artem Uss, cittadino russo che stava scontando gli arresti domiciliari in provincia di Milano e arrestato all'aeroporto di Malpensa nell'ottobre del 2022, in esecuzione di un mandato di arresto internazionale dell'autorità giudiziaria di New York".

 Lo chiedono in un'interrogazione parlamentare Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi, deputati di +Europa. "Il 21 marzo - spiegano i deputati di +Europa - la Corte di Appello di Milano ha autorizzato l'estradizione di Artem Uss negli USA; il giorno successivo, Artem Uss, aiutato da persone provenienti dall'estero secondo le ricostruzioni della stampa, è sparito dal suo domicilio e, indisturbato, ha lasciato l'Italia per trasferirsi in Russia grazie a documenti falsi".

In particolare, Della Vedova e Magi chiedono a Piantedosi se "siano state adottate tutte le misure di sicurezza adeguate nei confronti di un soggetto accusato di gravi reati internazionali, per i quali era stata autorizzata l'estradizione negli USA; se risponde al vero che il braccialetto elettronico era sprovvisto di trasmettitore GPS e se non ritenga, in ogni caso, che la fuga di Artem Uss, a fronte di una omessa adeguata sorveglianza, costituisca un grave vulnus per i nostri sistemi di sicurezza".

Per Della Vedova e Magi, il ministro della Giustizia Nordio, invece, dovrebbe chiarire se "fosse giustificata l'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, in sostituzione della custodia in carcere, alla luce degli elementi giudiziari all'esame della magistratura, e in relazione alle specifiche esigenze cautelari da soddisfare nel caso concreto".

Estratto dell’articolo di Floriana Bulfon, Giuliano Foschini per “la Repubblica” il 5 aprile 2023.

Non una fuga, ma un’esfiltrazione. La ricostruzione delle ultime tracce italiane di Artem Uss, il giovane oligarca scappato dagli arresti domiciliari a fine marzo e ricomparso ieri a Mosca, fanno ipotizzare l’intervento diretto di apparati di intelligence: «In questi ultimi giorni particolarmente difficili persone forti e affidabili mi sono state vicine…», ha dichiarato all’agenzia statale Ria Novosti . E il riferimento alle “persone forti e affidabili” sembra confermare la pista investigativa che punta sul ruolo degli 007 russi.

 Non sarebbe una sorpresa: le autorità statunitensi ritengono che Uss sia il regista della rete che procurava componenti hi-tech per gli armamenti più moderni usati dai russi in Ucraina e il quarantunenne è figlio del governatore di Krasnojarsk, politico e magnate molto vicino al Cremlino.

Quello che stupisce – e che avrebbe irritato non poco l’ambasciata Usa – è la totale assenza di misure di vigilanza intorno a lui, sorvegliato come un ladruncolo e non come una figura strategica per l’impegno bellico russo.

 Così all’indomani dell’ordinanza con cui la Corte d’Appello di Milano autorizzava la sua estradizione negli States, sospesa in attesa della Cassazione, Uss è uscito dalla cascina nei dintorni di Basiglio, ristrutturata in maniera lussuosa e affittata dalla moglie, dove più volte era stato visitato dai diplomatici russi.

Aveva l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico, sprovvisto però di trasmettitore Gps: ha dato l’allarme quando si è allontanato, senza permettere di seguirlo. L’ultima immagine risale alle 14,07. Le telecamere lo hanno immortalato mentre sale su una Punto nera: l’utilitaria è intestata a un cittadino bielorusso che è stato interrogato e dice di non sapere nulla.

 Più inquietante quello che accade dopo soli tre chilometri: ad aspettare la Punto di Uss ci sono ben quattro Suv scuri, praticamente identici. Lui sale su una delle vetture, che partono subito. Ma stando all’ipotesi degli investigatori non procedono in corteo: come in un film di spionaggio, prendono strade diverse, in modo da depistare eventuali inseguitori. Nemmeno un drone avrebbe potuto stargli dietro. Due le possibili destinazioni: la vicinissima Svizzera o la più lontana Slovenia.

Adesso si stanno valutando i voli di jet privati nelle ore successive da piccoli aeroporti di entrambi i Paesi. Noleggiare un velivolo per Artem Uss non è un problema. Ha gestito a lungo la Swiss Avia di Cham sul lago di Zurigo, controllata tramite una sigla delle Cayman, e ha posseduto un’ azienda aeronautica tedesca con una filiale elvetica che per anni ha mosso Falcon ed elicotteri attraverso l’Europa. […]

Estratto dell’articolo di Angelo Allegri per “il Giornale” il 5 aprile 2023.

Tutto sommato era prevedibile: Artyom Uss, l’imprenditore-spia russo fuggito dagli arresti domiciliari in Italia, è ricomparso ufficialmente ieri a Mosca. «In questi ultimi giorni particolarmente difficili mi sono state vicine persone forti e affidabili. Le ringrazio», ha dichiarato all’agenzia di stampa semi-ufficiale Ria-Novosti. Un riferimento per nulla velato alla complessa operazione dei servizi di sicurezza che ha riportato in madrepatria Uss, pedina evidentemente non trascurabile, e figlio del governatore della Regione di Krasnoyarsk.

 Secondo il canale Telegram VChK-OGPU, considerato vicino alle forze di sicurezza russe e spesso attendibile, la liberazione di Uss è stata un’avventura in stile James Bond. Dopo che il 21 marzo la Corte d'Appello di Milano aveva approvato l'estradizione di Uss negli Stati Uniti, l’imprenditore ha rimosso il braccialetto elettronico ed è fuggito dal complesso residenziale di Basiglio dove aveva trascorso gli ultimi mesi.

A prenderlo in consegna un gruppo di 6 o 7 persone dell’Europa dell’Est che avrebbero utilizzato per la fuga macchine con targhe croate. Allo stesso Uss sarebbe stato fornito un passaporto russo con una falsa identità e il ritorno a casa sarebbe avvenuto attraverso la Turchia.

 La parte più clamorosa della ricostruzione riguarda la presunta partecipazione alla fuga di «un ex ufficiale delle forze speciali dell’esercito italiano che ha vissuto a Mosca per più di 6 anni», perché «dopo aver lasciato l'esercito, si è trasferito in Russia, dove ha sposato una donna del posto». Sarebbe stato proprio l’Italiano, secondo VChK-OGPU, uno degli organizzatori dell’intera operazione. […]

Nelle dichiarazioni all’agenzia Ria-Novosti Uss ha spiegato la sua fuga: «Il tribunale italiano, sulla cui imparzialità inizialmente contavo, ha dimostrato la sua chiara parzialità politica. Purtroppo è pronto a piegarsi alle pressioni delle autorità statunitensi», ha aggiunto. […]

 Nell’autunno scorso Uss era stato messo sotto accusa dalla Corte distrettuale di New York, insieme al suo socio Yuri Orekhov e ad altri tre cittadini russi. Secondo i magistrati americani, grazie allo schermo della loro società di trading con sede ad Amburgo e succursali in varie parti del mondo (da Dubai alla Malesia), Uss e Orekhov avevano messo in piedi un sistema per fornire la Russia di microprocessori e componenti tecnologici utilizzabili a scopi bellici per aerei, missili, radar e satelliti.  […]

All’apparenza nessuno sorvegliava l’uomo d’affari russo e anche l’allarme del braccialetto elettronico è scattato con sospetto ritardo.

Artem Uss è tornato in Russia: «Sono fuggito perché non mi fido del sistema giudiziario italiano». Cesare Giuzzi su Il Corriere della Sera il 4 Aprile 2023

L’imprenditore era evaso il 22 marzo dai domiciliari a Basiglio. La notizia è stata rivelata dallo stesso Uss all'agenzia ufficiale Ria Novosti

È accaduto quello che tutti sospettavano. Artem Uss l’imprenditore evaso il 22 marzo dai domiciliari a Basiglio è tornato in Russia. Sarebbe stato lui stesso a comunicarlo spiegando di essere fuggito perché non aveva fiducia nel sistema giudiziario italiano dopo la concessione dell’estradizione negli Usa. Non ci sono ancora conferme ufficiali alla notizia, ma visto il contesto internazionale è difficile che ne arrivino. La notizia è stata rivelata dallo stesso Uss all'agenzia ufficiale Ria Novosti. Il manager, figlio del governatore di Krasnoyarsk Aleksander Uss, ha spiegato che non si fidava più dei giudici italiani che avevano dato il via libera all'estradizione: «Il tribunale italiano, sulla cui imparzialità inizialmente contavo - ha chiarito Uss -, ha dimostrato la sua chiara partigianeria politica e di essere pronto a piegarsi alle pressioni delle autorità statunitensi».

Sulla sua evasione è aperta un’inchiesta della procura di Milano coordinata dal procuratore Marcello Viola e dal pm Giovanni Tarsia. I carabinieri del nucleo investigativo di via della Moscova sono al lavoro per identificare tutti gli uomini del comando che intorno alle 14 del 22 marzo aiutarono il quarantenne a fuggire dalla abitazione di Borgo Vione e a raggiungere il confine italiano a Est. Dai Paesi dell’ex Jugoslavia, Uss avrebbe poi raggiunto probabilmente per via aerea la Russia.

Estratto dell’articolo di Cesare Giuzzi per “il Corriere della Sera – Edizione Milano” il 31 marzo 2023.

«Abbiamo ricevuto informazioni da whistleblowers nei Servizi di intelligence: Uss è stato fatto scappare con l'aiuto di agenti russi». Vladimir Osechkin, attivista per i diritti umani e dissidente anti-Putin, indica nell'Fsb, il servizio segreto russo, la mente del piano di «esfiltrazione» dell'imprenditore russo Artem Uss, evaso da Borgo Vione (Basiglio) mercoledì 22 marzo.

 La notizia, riportata da Bloomberg, non ha per ora trovato altri riscontri anche se le indagini dei carabinieri e della procura di Milano non escludono affatto quella direzione. Anzi, tra i filoni dell'indagine c'è anche la verifica della presenza di possibili 007 di Mosca a Milano in quei giorni. Del resto l'evasione del 40enne, figlio del governatore della regione di Krasnoyarsk nella Siberia centrale, ha ormai tutti i contorni di un intrigo internazionale.

Se così fosse, ossia se venisse confermato un ruolo dei Servizi segreti russi in terra italiana, il caso sarebbe non solo un notevole incidente diplomatico ma qualcosa di più. Anche perché Uss era in attesa di essere estradato - dopo il sì arrivato il giorno prima della scomparsa dai giudici della Corte d'Appello - negli Usa.

 Un'operazione di guerra a bassa intensità, verrebbe da pensare, vista la situazione geopolitica tra Putin e l'occidente nel pieno del conflitto ucraino. Per assurdo, proprio il fatto che la vicenda abbia avuto finora un clamore molto limitato, sembra una implicita conferma di scenari ben più complicati e delicati di una semplice evasione.

Finora solo il membro del Copasir Enrico Borghi (Pd) ha chiesto chiarimenti. Ma la sua richiesta sembra caduta nel vuoto. Il vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha anzi rapidamente cercato di smorzare le polemiche caso: «Se la Corte d'Appello aveva deciso per i domiciliari, è giusto che i provvedimenti siano rispettati. La politica deve fare la politica, la giurisdizione la giurisdizione, senza interferenze».  […]

 C'è poi da chiarire quante persone - si parla di «numerose persone» - abbiano avuto in questi mesi il permesso di frequentare quella casa nonostante il divieto di comunicazione imposto dai giudici. Sicuramente i suoi legali (di diritto) e il traduttore (Uss non parla una parola di italiano), ma anche un fantomatico tuttofare bulgaro di Borgo Vione che si è occupato di lui nei periodi di assenza della moglie (che rientrava in Russia ad accudire il figlio), personale diplomatico del consolato russo di Milano e diverse altre figure.

Riletta oggi la circostanza appare molto suggestiva, visto che parliamo di una persona ristretta ai domiciliari e per la quale il Dipartimento di Giustizia americano aveva indicato «una elevata pericolosità» e «un elevato rischio di fuga». C'è poi da capire cosa Uss facesse in Italia prima di essere fermato a Malpensa il 17 ottobre dalla Polaria mentre si imbarcava per la Russia via Turchia. Pare fosse entrato in Italia solo pochi giorni prima, ma a fare cosa? E dove ha soggiornato?

 Gli americani avevano emesso nei suoi confronti un mandato di arresto il 29 settembre, ben prima quindi che arrivasse a Milano. Possibile che nessuno lo abbia bloccato al suo ingresso alla frontiera di Malpensa, né lo abbia «monitorato» durante il suo soggiorno in Italia per fermarlo solo mentre stava per imbarcarsi sul volo di ritorno?

Che ruolo hanno avuto i Servizi segreti italiani? Possibile che la Cia o le autorità americane non abbiano avvertito che Uss - accusato di vari reati tra i quali l'aver acquistato tecnologie per uso militare dagli Stati Uniti - poteva trovarsi in Italia, visto che qui ha due società ed è solito trascorrere periodi di vacanza e viaggi d'affari? Misteri e domande ancora senza risposta.  […]

Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera - Edizione Milano” il 30 marzo 2023.

L’ex cascina Vione di Basiglio è un puntino sulla mappa a 2.700 chilometri da Mosca. Eppure è qui, tra un ristorante di lusso, fossi e strade di campagna che s’è consumato un giallo che assume sempre più i contorni di un intrigo internazionale.

 Perché con il passare dei giorni si stringe il cerchio sulla «batteria» di uomini — sembrerebbe tutti dell’Est — che ha «liberato» dagli arresti domiciliari il ricchissimo imprenditore russo Artem Uss, accusato dagli americani di aver acquistato tecnologie statunitensi utilizzate per la guerra in Ucraina.

L’inchiesta ruota attorno ad (almeno) quattro macchine, due di grossa cilindrata, utilizzate da un gruppo di 6 o 7 persone per portare il 40enne oltre il confine. Una fuga verso Est iniziata con un’utilitaria usata forse come specchietto per le allodole.

 Ma gli inquirenti lavorano anche sul «secondo livello» perché è impensabile che Uss abbia potuto organizzare un piano così «chirurgico» da solo, considerato che i suoi contatti nel nostro Paese sarebbero limitati. C’è il forte sospetto che dietro ci sia una rete strutturata. Che tradotto potrebbe significare: i Servizi segreti di Mosca.

 Anche perché — mentre in Italia il membro del Copasir Enrico Borghi (pd) chiede chiarimenti al governo — gli inquirenti stanno verificando anche la presenza di altre persone di origine russa che vivono a Borgo Vione.

Si scopre così che l’ex cascina persa nel Parco Sud è in realtà una meta molto gradita a Mosca e San Pietroburgo. Durante i domiciliari Uss riceveva diverse visite, tutte autorizzate dai giudici della Corte d’Appello, tra le quali i vertici del consolato russo a Milano e altre figure diplomatiche. Ma non solo.

Estratto dell'articolo di Monica Serra per lastampa.it il 29 Marzo 2023

Artem Uss non è il primo ricercato per l’estradizione dagli Stati Uniti che riesce a evadere dai domiciliari in Italia. Era già successo in passato, almeno altre sei volte. Ma nel caso del ricchissimo imprenditore russo 40enne la consegna per gli Usa era di vitale importanza.

 Per questo, il 29 novembre scorso, tre giorni prima dell’uscita di Uss dal carcere su decisione della corte d’Appello, il Department of Justice americano ha scritto una lettera ufficiale al ministero della Giustizia per esortare una misura più rigida nei confronti dell’indagato, accusato di associazione criminale, frode in danno dello Stato, commercio illegale del petrolio venezuelano sotto embargo, frode bancaria e riciclaggio, e considerato molto vicino al Cremlino.

“Le autorità statunitensi - si legge nel testo della missiva - hanno recentemente appreso che nei confronti di Artem Uss, ricercato per l'estradizione negli Stati Uniti, è stato o sarà presto disposta la misura degli arresti domiciliari in seguito a un provvedimento della Corte d'Appello di Milano”.

 La preoccupazione manifestata dalle autorità americane già all’epoca era molta: “Dato l'altissimo rischio di fuga che Uss presenta, come indicato nella lettera del sostituto procuratore statunitense del 19 ottobre 2022 esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l'intera durata del procedimento di estradizione, compreso un ricorso alla Corte di Cassazione contro il provvedimento degli arresti domiciliari della Corte d'Appello di Milano”.

E in effetti la possibilità era stata vagliata dalla procura generale, che si era opposta agli arresti domiciliari richiesti dalla difesa e che alla fine però ha rinunciato, calcolando che i tempi dell’eventuale decisione della Cassazione sarebbero stati probabilmente più lunghi di quelli del procedimento per l’estradizione.

 […]  perché gli americani sottolineano l’esistenza di “uno schema consolidato di latitanti che sono fuggiti dall'Italia mentre era in corso una richiesta di estradizione dagli Stati Uniti” che “rafforza il fatto che gli arresti domiciliari non garantiscono efficacemente al disponibilità del latitante per un'eventuale consegna”.

 A dimostrazione della tesi, nella mail vengono elencati nomi e cognomi di sei ricercati che negli ultimi anni sono riusciti a evadere in attesa di estradizione: una spagnola, un tedesco, una svizzera, un nigeriano e uno statunitense. […]

Gli americani mettono nero su bianco i loro timori che di fatto si sono poi verificati. “Pertanto richiediamo rispettosamente che le autorità italiane si assicurino che Uss sia rimesso in custodia cautelare per l'intera durata del procedimento di estradizione - concludono -, in modo che possa affrontare la giustizia negli Stati Uniti se l'estradizione dovesse essere concessa”.

 Tutte queste cautele però, di fatto, sono servite a poco. Uss è riuscito a fuggire grazie a una rete di persone su cui oggi i carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Corsico stanno indagando. Dietro queste persone c’è l’ombra dei servizi segreti russi.

 Del resto già a ottobre il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, lo aveva annunciato: “Le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss”.

Estratto dell’articolo di Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera” il 24 marzo 2023.

E adesso che il 40enne uomo d’affari russo Aleksandrovich Artem Uss è fuggito dagli arresti domiciliari, rompendo il braccialetto elettronico ed evaporando nel nulla all’indomani del primo via libera dato dalla V Corte d’Appello milanese alla sua estradizione negli Stati Uniti per due dei quattro capi d’accusa contestatigli al momento dell’arresto il 17 ottobre 2022 a Malpensa, viene fin troppo facile elucubrare ironicamente su quanto davvero «del loro meglio» siano magari riuscite a fare quelle «missioni diplomatiche russe» evocate il 21 ottobre dal portavoce di Putin, Dmitri Peskov, per assicurare appunto che avrebbero «fatto del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss».

Cioè del facoltoso imprenditore delle miniere di carbone […] che gli Stati Uniti accusano non solo di aver contrabbandato in violazione dell’embargo milioni di barili di petrolio dal Venezuela a beneficio di utenti finali russi e cinesi paganti in criptovalute; ma anche di essersi procurato illecitamente presso industrie di New York, e inviato a società russe, proprio quei microprocessori e semiconduttori americani utilizzati poi paradossalmente per rendere «intelligenti» alcuni sistemi missilistici e radar trovati su piattaforme di armamenti russi sequestrate in Ucraina.

[…] Ma in una storia che ha tutti i connotati del giallo spionistico — a cominciare dal fatto che Uss si opponesse all’estradizione chiesta dagli Stati Uniti, e invece prestasse consenso alla parallela estradizione pure chiesta all’Italia […] dalla Russia, apparentemente intenzionata a processarlo (o a metterlo in salvo?) per un indefinito riciclaggio perseguito dalla Corte moscovita di Meshehanskij – sembrano solo suggestioni destinate a restare tali.

 Perché l’unica traccia concreta […] sono le telecamere che inquadrano l’auto venuta a portarlo via: un’auto non rubata, una targa non clonata, eppure intestata a un teorico proprietario (non di Milano) la cui identificazione nulla propizierà.

Più istruttivo, a posteriori, il fatto che fosse rientrata da giorni in Russia […] la moglie Maria Ivanovna Yagodina: ossia colei che i giudici Fagnoni-Curami-Caramellino, concedendo a Uss il 25 novembre scorso i domiciliari dopo 40 giorni di carcere, indicava «moglie resasi disponibile ad assicurare tutte le esigenze di vita» pratiche del marito.

 L’allarme del braccialetto spezzato è suonato alle 14.07 di mercoledì, e i carabinieri […] sono arrivati a casa in una decina di minuti, trovando chiusa la porta blindata d’ingresso e alto il volume della tv. L’ultima beffa di una evasione che ora tocca al pm di turno Giovanni Tarzia indagare, coi paradossi a volte buffi delle norme italiane: come il fatto che l’evasione, essendo punita fino a 3 anni, non consenta intercettazioni, possibili solo per reati con pena da almeno 5 anni.

Estratto dell’articolo di Floriana Bulfon per “la Repubblica” il 27 marzo 2023.

Jurij Orekhov si sentiva tranquillo. Guardava le immagini del conflitto in Ucraina con soddisfazione: nei missili che piovevano sulle città c’era il frutto del suo lavoro. Dopo l’invasione stava più attento: aveva aperto una nuova società negli Emirati Arabi e spostato la residenza lì […]. Al suo amico e socio Artem Uss aveva spiegato di essere pronto alla latitanza. Senza escludere un’altra opzione: fingersi un dissidente anti-Putin e chiedere asilo.

 A Jurij è andata male e da fine ottobre è in un carcere tedesco in attesa dell’estradizione negli Usa, mentre Artem mercoledì scorso ha scassinato il braccialetto elettronico ed è scappato dagli arresti domiciliari a Milano.

 Le autorità italiane hanno sottovalutato l’importanza di questo quarantenne muscoloso, figlio di un governatore siberiano vicinissimo al Cremlino. Perché è su questa coppia che si stanno concentrando le indagini dell’intelligence americana per ricostruire la rete che ha permesso alla Russia di ottenere componenti elettroniche fondamentali per incrementare la produzione di armi hi-tech pure dopo l’inizio della guerra.

Se Orekhov era più esperto negli aspetti manageriali, Uss era al centro dei rapporti più importanti per il futuro: quelli con la Cina. […] Quanto sia stato incisivo il ruolo dei due lo dimostrano gli atti. Attraverso ditte tedesche e norvegesi Orekhov ha acquistato legalmente di tutto: nel 2019 ha cercato persino di ottenere parti del caccia F-22 Raptor, il più moderno intercettore stealth statunitense.

 Le sue aziende esibivano credenziali ottime, incluse quelle di Roscosmos, l’agenzia spaziale russa che poteva importare tecnologia satellitare per proseguire le missioni orbitali assieme alla Nasa. Per anni […] ha portato legalmente in Russia elicotteri Usa ed è riuscito a ottenere dalla francese 3D Plus microprocessori molto speciali: li ha pagati 3,6 milioni di dollari e potrebbero servire per lo stadio finale del super-missile nucleare Sarmat.

[…] La coppia unisce affari privati e missioni statali, tutti però protetti dai servizi di sicurezza russi. Il contrabbando di petrolio e materie prime triangolate tra Venezuela e Cina con il coinvolgimento del magnate Oleg Deripaska — che non risulta indagato — pare servisse soprattutto a creare riserve finanziarie. Il socio di Uss non aveva problemi a muovere soldi: usava corrieri che consegnavano pacchi di contanti, transazioni in criptovalute e bonifici da istituti pronti a chiudere un occhio: «Non c’è da preoccuparsi — diceva al telefono — Questa è la banca più sporca degli Emirati, mandano denaro a chiunque».

[…] Questo network con l’inasprimento delle sanzioni ha solo cambiato pelle. Uno dei terminali dello shopping di Uss e Orekhov — la Radioavtomatika — sta continuando a reperire microprocessori attraverso società in Uzbekistan, Armenia e Cina. La Repubblica Popolare è l’ultima terra promessa dove i russi possono comprare chip e lì Artem Uss ha ereditato i rapporti del padre, governatore della regione di Krasnojarsk che traffica oltre la frontiera siberiana da decenni. Storie su cui adesso nessun giudice statunitense potrà interrogarlo.

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per lastampa.it il 27 marzo 2023.

Artem Uss  – il manager russo che era agli arresti domiciliari vicino a Milano con l’accusa di acquisto illegale di tecnologie militari violando le sanzioni alla Russia, rivendita illegale di petrolio al mercato nero e riciclaggio di milioni di dollari – non sarà facile da trovare per la polizia, la guardia frontiera, i servizi segreti italiani.

 Non solo perché con ogni probabilità avrebbe lasciato già l’Italia, diretto a Mosca, forse con un volo privato da Linate, ma anche perché la foto che di Uss sta girando non corrisponde all’identità di Uss, ma a quella di Anton Natarov, ex consigliere del padre di Artem Uss, il governatore di Krasnoyarsk Alexandr Uss. Natarov in questa storia non c’entra, ma cosa può sognare di più un evaso (Artem Uss) di una sua foto su tutti i media che non corrispondente alla sua vera identità?

La storia merita di essere raccontata meglio. Nella foto che pubblichiamo, Artem Uss è quello a sinistra, quello a destra è appunto Anton Natarov – che nel 2017 fu nominato consigliere del governatore Alexandr (il padre di Artem, l’evaso).

 Natarov ha preso di buon grado queste confusioni, e non ha fatto nulla per chiedere che venissero corrette, nemmeno con i media internazionali più visibili. Qualcosa che evidentemente non deve aver dato fastidio ad Artem. Ma le cose strane di questa storia non finiscono qui.

 Due giorni prima della fuga, la Corte d’appello aveva dato il via libera all’estradizione di Uss negli Stati Uniti (il russo era stato arrestato su mandato del Fbi), sia pure solo per due dei quattro capi d’imputazione (la «violazione dell'embargo" nei confronti del Venezuela in una vicenda di contrabbando di petrolio verso Cina e Russia, e per «frode bancaria»).

 La difesa italiana di Uss ha inserito un altro elemento inquietante, se fosse vero: aveva sostenuto che l’arresto di Uss sarebbe stato mirato, dissero i legali, a uno «scambio di prigionieri», dato che gli Stati Uniti vorrebbero ottenere il rilascio di Paul Whelan, un uomo d’affari americano condannato a Mosca a 16 anni nel 2020. Nulla di tutto ciò è stato indipendentemente verificabile per La Stampa, ma aiuta a capire la cortina di fumo che è stata generata attorno a questa vicenda già prima della fuga del russo. […]

Evasione di Artem Uss a Milano, l'auto che passa davanti alle telecamere e gli allarmi disinnescati: si indaga per depistaggio. Cesare Giuzzi su Il Corriere della Sera il 29 Marzo 2023.

L'ipotesi di un disturbatore di frequenze per il braccialetto elettronico e delle tracce seminate ad arte. Irritazione dagli Stati Uniti: «L'imprenditore russo doveva stare in cella»

È come un gioco di specchi. Una macchina che s’allontana in fretta da Borgo Vione stando ben attenta a passare sotto agli obiettivi delle telecamere. Disseminando tracce e indizi, per esser certa d’attirare su di sé le attenzioni degli investigatori. E poi un vuoto improvviso, con il passeggero che sparisce e quell’auto che riprende a muoversi senza un «percorso coerente» con l’azione di chi, infrangendo la legge, ha appena fatto evadere l’uomo che gli Usa reclamano dall’Italia. Un depistaggio, quasi certamente, studiato e pianificato per rallentare le indagini. 

Come l’allarme del braccialetto elettronico che scatta quando ormai Artem Uss è lontano da Basiglio, con cinque o sei minuti di vantaggio che nelle strade della provincia possono voler dire aver preso qualsiasi direzione. E a più di una settimana dalla clamorosa fuga dell’imprenditore russo c’è il «fondato sospetto» che sia stato utilizzato un jammer, un disturbatore di frequenze, per accecare il segnale d’allarme. Nell’inchiesta sulla caccia a Uss e ai suoi complici (almeno sei o sette) ogni dettaglio va visto e rivisto di continuo, come succede leggendo le pagine di una spy story. 

Lunedì c’è stato un vertice con il procuratore Marcello Viola e il pm Giovanni Tarzia e personale diplomatico, tra cui il console generale e magistrati di collegamento. Con gli americani che si sono detti disponibili a fornire ai carabinieri di Milano tutto l’aiuto necessario. Compreso quello della Cia. Perché nonostante il clamore mediatico finora modesto, quella ad Artem Uss non è solo la caccia a un ricercato ma la trama di un intrigo internazionale. Gli americani non hanno gradito la «mano morbida» della giustizia italiana che ha concesso i domiciliari all’imprenditore prima dell’esito dell’udienza di estradizione. Per loro Uss è un pericoloso criminale che acquistava tecnologie militari in America per conto del governo di Putin.

 L’accusa però è stata «ridimensionata» dai giudici milanesi che per questo specifico capo d’imputazione non hanno concesso l’estradizione. Quando il Dipartimento di giustizia Usa ha saputo dell’ipotesi dei domiciliari ha recapitato una lettera urgente al ministero della Giustizia italiano: «Dato l’altissimo rischio di fuga che Uss presenta, esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l’intera durata del procedimento di estradizione». 

Era il 29 novembre e i giudici in realtà avevano già deciso due giorni prima. Ma Uss era ancora in carcere, in attesa che si completasse la procedura per installare nella sua casa di Basiglio il sistema di controllo del braccialetto elettronico. Nella loro comunicazione gli ricordano «uno schema consolidato di latitanti che sono fuggiti dall’Italia» prima della consegna agli Usa. A sostegno di queste parole un elenco con nomi e cognomi di «sei fuggitivi solo negli ultimi tre anni»: «Ognuno di questi latitanti ha compromesso il rispettivo procedimento di estradizione italiano, ha vanificato risorse giudiziarie e processuali sia dell’Italia che degli Stati Uniti e si è sottratto alla giustizia. Concedere la misura degli arresti domiciliari aumenta indebitamente il rischio sostanziale che egli faccia lo stesso».

Estratto dell’articolo di Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera - Edizione Milano” il 28 marzo 2023.

Non un solo complice, quello che le immagini delle telecamere immortalano mentre accompagna Artem Uss nella sua fuga dai domiciliari a Borgo Vione. Ma una «rete», con ruoli e compiti ben precisi, che ha messo in atto un piano organizzato nei minimi dettagli.

 […] Un’azione «chirurgica» che fa sospettare agli inquirenti un ruolo decisivo dei servizi segreti di Mosca. […] Del resto già a ottobre il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, aveva affermato che «le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss». Una frase sibillina che riletta oggi fa pensare a una missione di «esfiltrazione» dall’Italia, quei blitz degli 007 in territorio straniero per recuperare un agente o un connazionale in pericolo.

[…] Artem Uss viene scarcerato a fine novembre dai giudici della quinta sezione della Corte d’Appello su richiesta dei legali italiani Vinicio Nardo e Fabio De Matteis. I giudici gli concedono i domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento che la moglie Maria Yagodina affitta per lui a Basiglio. […] La donna possiede una casa nell’ex cascina Vione trasformata in un compound di lusso, ma l’appartamento è in ristrutturazione. Così ne affitta uno solo per i domiciliari del marito. Poi il 13 marzo (la sentenza che dà l’ok alla consegna agli Usa è del 21) sparisce e torna in Russia. È da qui che Uss si allontana intorno alle 14 di mercoledì 22.

Un uomo con un’utilitaria si presenta a Basiglio e le telecamere lo inquadrano mentre aiuta Uss a salire nell’auto parcheggiata in un punto isolato. La macchina è «buona», anche se l’intestatario, un uomo dell’Est, non è il reale utilizzatore. Le immagini fissano il momento preciso: le 14.07. Ma l’allarme del braccialetto scatta con qualche minuto di ritardo. […]

 L’imprenditore, figlio del governatore di una regione siberiana, non parla una parola d’italiano. Ora gli inquirenti sono al lavoro sui tabulati di quel telefono e sul sospetto che fosse in contatto con la rete di complici. Di certo più d’uno visto che è possibile che il 40enne abbia usato diverse auto nella sua fuga. Il «cambio macchina» sarebbe stato effettuato pochi chilometri dopo, magari per raggiungere il confine svizzero o sloveno via terra.

 Le due società di Uss, la Luxury sardinia e la Hotel don Diego avevano sede fino al 2016 in piazza Cavour 3 a Milano. Gli inquirenti sono risaliti a numerosi conti in tutto il mondo: hanno disponibilità per milioni di euro. Le indagini ora seguono una pista precisa, anche se Uss sarebbe già all’estero. E ben protetto.

Estratto dell'articolo di Monica Serra per lastampa.it il 28 marzo 2023.

Artem Uss non è il primo ricercato per l’estradizione dagli Stati Uniti che riesce a evadere dai domiciliari in Italia. Era già successo in passato, almeno altre sei volte. Ma nel caso del ricchissimo imprenditore russo 40enne la consegna per gli Usa era di vitale importanza.

 Per questo, il 29 novembre scorso, tre giorni prima dell’uscita di Uss dal carcere su decisione della corte d’Appello, il Department of Justice americano ha scritto una lettera ufficiale al ministero della Giustizia per esortare una misura più rigida nei confronti dell’indagato, accusato di associazione criminale, frode in danno dello Stato, commercio illegale del petrolio venezuelano sotto embargo, frode bancaria e riciclaggio, e considerato molto vicino al Cremlino.

“Le autorità statunitensi - si legge nel testo della missiva - hanno recentemente appreso che nei confronti di Artem Uss, ricercato per l'estradizione negli Stati Uniti, è stato o sarà presto disposta la misura degli arresti domiciliari in seguito a un provvedimento della Corte d'Appello di Milano”.

 La preoccupazione manifestata dalle autorità americane già all’epoca era molta: “Dato l'altissimo rischio di fuga che Uss presenta, come indicato nella lettera del sostituto procuratore statunitense del 19 ottobre 2022 esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l'intera durata del procedimento di estradizione, compreso un ricorso alla Corte di Cassazione contro il provvedimento degli arresti domiciliari della Corte d'Appello di Milano”.

E in effetti la possibilità era stata vagliata dalla procura generale, che si era opposta agli arresti domiciliari richiesti dalla difesa e che alla fine però ha rinunciato, calcolando che i tempi dell’eventuale decisione della Cassazione sarebbero stati probabilmente più lunghi di quelli del procedimento per l’estradizione.

 […]  perché gli americani sottolineano l’esistenza di “uno schema consolidato di latitanti che sono fuggiti dall'Italia mentre era in corso una richiesta di estradizione dagli Stati Uniti” che “rafforza il fatto che gli arresti domiciliari non garantiscono efficacemente al disponibilità del latitante per un'eventuale consegna”.

 A dimostrazione della tesi, nella mail vengono elencati nomi e cognomi di sei ricercati che negli ultimi anni sono riusciti a evadere in attesa di estradizione: una spagnola, un tedesco, una svizzera, un nigeriano e uno statunitense. […]

Gli americani mettono nero su bianco i loro timori che di fatto si sono poi verificati. “Pertanto richiediamo rispettosamente che le autorità italiane si assicurino che Uss sia rimesso in custodia cautelare per l'intera durata del procedimento di estradizione - concludono -, in modo che possa affrontare la giustizia negli Stati Uniti se l'estradizione dovesse essere concessa”.

 Tutte queste cautele però, di fatto, sono servite a poco. Uss è riuscito a fuggire grazie a una rete di persone su cui oggi i carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Corsico stanno indagando. Dietro queste persone c’è l’ombra dei servizi segreti russi.

 Del resto già a ottobre il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, lo aveva annunciato: “Le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss”.

Criminale di Guerra.

Così l'esercito di Hitler lasciò l'Ucraina senza ebrei. Fiamma Nirenstein il 25 Aprile 2023 su Il Giornale.

Ecco il breve testo del 1943 in cui Vasilij Grossman narra lo sterminio del suo popolo da parte dei nazisti 

Vasilij Grossman (1905-64) entra nel 1941 con l'Armata Rossa nei villaggi della riva sinistra Ucraina; e persino le oche che «nelle aie si staccano da terra sbattendo le loro enormi ali bianche» hanno qualcosa di «strano», che «turba», e «urlano», e «esortano» i soldati dell'Armata Rossa a «non perdersi le scene tristi e tremende della vita», «e sembrano felici che i soldati siano lì... ma intanto «piangono e gemono e gridano per le disgrazie tremende...».

Rotto il patto fra URSS e Germania di Hitler, la guerra nazista contro il bolscevismo diventa subito sterminio degli ebrei. Cominciano quelle che Leon Poliakov in Il nazismo e lo sterminio degli ebrei (1954) chiama «le eliminazioni caotiche». Adolf Eichmann valuta a due milioni gli ebrei fatti a pezzi nel 1942 durante l'avanzata tedesca verso Stalingrado e il Caucauso. Nel 1941 mancano dati complessivi, proprio per la confusione in cui gli ebrei si rastrellavano, si ammassavano, si fucilavano a strati in fosse scavate sotto la minaccia delle armi da loro stessi, si bruciavano, si sterminavano a botte, si gasavano nei camion: però dati locali ce ne sono a bizzeffe, e tutti terribili. Per esempio, restando in Ucraina, si sa di 33771 ammazzati solo a Babij Yar vicino a Kiev tra il 29 e il 30 settembre, 34mila a Ponary, 175mila ebrei lituani, per non parlare della Polonia. Sono gocce nel mare di come gli ebrei uno a uno venivano cacciati, inquadrati, macellati in tutta l'Unione sovietica non solo dalle SS, ma da tutti i corpi dell'esercito tedesco più i volenterosi carnefici antisemiti dei Paesi occupati. L'ispettore degli armamenti tedeschi in Ucraina in un rapporto confidenziale racconta che «la milizia ucraina partecipava alle fucilazioni sistematiche in modo ufficiale... si raggiunse facilmente il numero di 150mila, 200mila arresti di ebrei nella zona occupata dell'Ucraina...» cui seguiva la «soppressione». Dove arrivavano i tedeschi, con l'aiuto qui degli Ucraini, là dei Polacchi, gli ebrei furono eliminati, uccisi uno a uno e tutti insieme. Si fa fatica a staccarsi dalle prime pagine del libro Ucraina senza ebrei di Vasilij Grossman - un lungo articolo pubblicato nel 1943 - in uscita da Adelphi, a cura di Elisabetta Zevi. È una lettura ipnotica. La scrittura di Grossman è un dono metafisico. Parola dopo parola i suoi scritti, quando era comunista per amore e per forza e quando finalmente approda al sé stesso più onesto con Vita e destino e con Tutto scorre, ci spalancano davanti l'abisso in cui l'uomo può sprofondare. Lui, il Vassilij trentaseienne che entra nella sua natale Ucraina devastata, cerca insieme alla verità anche la madre Ekaterina Savel'evna, lasciata nel paese natale di Berdicev, dove venticinque SS e una torma di ucraini uccisero 30mila ebrei. La cerca, e non la ritroverà mai più. Saprà con certezza che è morta solo nel 1944.

Un grande scrittore parla sempre di sé, e in Ucraina senza ebrei Vasilij Grossman descrive l'annichilimento della popolazione ebraica dell'Ucraina: rompe così la legge del silenzio imposto dallo stalinismo. Ma è ancora comunista. Questo crea una specie di esplosione atomica di espressione nel descrivere insieme, poi, a un contraddittorio sforzo teorico di conciliazione con l'Ucraina, il mondo sovietico, e con una spiegazione dell'antisemitismo che funzioni coll'universalismo comunista: Grossman paga il conto del suo inquieto essere comunista mentre tuttavia descrive, da ebreo, l'indescrivibile, come non l'abbiamo letto nei pur tanti testi sulla Shoah. Dopo il grande gesto di audacia di porgere la verità nuda e cruda ai lettori del giornale Krasnaja Zvezda (Stella Rossa), per cui scrive da corrispondente di guerra, cerca di porgere una più sovietica elaborazione teorica della realtà: ma il testo parla soprattutto del suo dolore, della sua incredulità, del suo essere ebreo. Krasnaja Zvezda infatti lo censurerà: la stampa sovietica maggiore rifiuterà l'articolo. Esso troverà spazio marginale solo su pagine minori.

Vasilij è già qui lo scrittore epico che nasce comunista e entusiasta poeta della lotta sovietica e dell'anima russa contro il nemico nazifascista e che negli anni cambia. Arriverà gradualmente dopo un terribile corpo a corpo con la sua coscienza a descrivere per intero la perversione totalitaria, a descrivere la sofferenza desolante che nasce dall'identità del nazismo e del fascismo con l'ideologia e la politica comunista. Nel breve prezioso testo Ucraina senza ebrei, ovviamente suscitando nel lettore pensieri sulla situazione attuale, paragona allo sterminio degli ebrei la distruzione e la morte dell'Ucraina cristiana che ha trovato nelle città e i villaggi, e li chiama tutti per nome: «Starobel'sk, Svatovo, Kupjansk, Valujki, Vporosilovgrad...» e molti altri. In tutti trova le efferatezze tedesche, le ferite del popolo che piange: «... centinaia di paesini sulle rive della Desna e del Dnepr nella steppa circondata da pascoli, nelle casette sperdute dei cavatori di resina...», tutti hanno sofferto e sanguinano ancora per il «lavoro coatto, balzelli inauditi, bambini presi e portati in Germania. Case incendiate, granai saccheggiati, forche nelle piazze...». Orfani, vedove, vecchi: le loro «lacrime fluiscono come ruscelli nel fiume immenso del dolore e dell'ira di tutto un popolo». E tuttavia ecco, c'è qualcosa di molto di più di questo: «In Ucraina ... ci sono villaggi in cui regnano il silanzio e la quiete». In uno di essi, a Kozary sulla strada per Kyev, Vasilij vede le rovine in cui sono arse le famiglie che vivevano nelle 750 case cui i nazisti hanno dato fuoco: «Le fiamme non avevano risparmiato nessuno, né i vecchi, né le donne, né' i bambini». E qui Grosmann dice la cosa proibita dal regime comunista: «Mi sono scoperto a pensare che il silenzio di Kozary è il silenzio degli ebrei. Non ci sono più ebrei in Ucraina. Da nessuna parte: a Poltava, Char'kov, Kremencug, Borispol...».

In poche righe lo scrittore assomma tutto l'orrore di quella parte della Shoah in cui gli ebrei furono uccisi a casa loro uno a uno a milioni, ignari della sorte che li aspettava. La stessa censura che vieta a Grossman di scrivere aveva bloccato ogni notizia sulle stragi di ebrei già in corso. Il regime sovietico nascose lo sterminio, in parte a causa della confusa politica del patto Ribbentrop-Molotov poi abbandonato; in parte perché il vittimismo sovietico a fronte dell'invasione nazista non deve essere spezzato dalla specificità della Shoah, il «bene sovietico» si erge contro il «male nazista», non vuole ebrei fra i piedi; in parte perché Stalin praticherà in massa l'antisemitismo comunista.

Scrive Grossman, in poche righe, il compendio della Shoah: «... un popolo ucciso. Uccisi vecchi artigiani: maestri d'eccezione, sarti, cappellai, ciabattini, stagnai, orafi, imbianchini, pellicciai, rilegatori. Uccisi gli operai: scaricatori, meccanici, elettricisti, muratori, fumisti fabbri; uccisi i balagula, i trattoristi, gli autisti, gli ebanisti... i dottori: i medici generici, dentisti, chirurghi... uccisi gli esperti di biochimica e di batteriologia... Gli insegnati di storia algebra e trigonometria, gli assistenti di facoltà, dottorandi e dottorati, le maestre, le sartine, le nonne che facevano le calze... le belle ragazzi e le studentesse, le cantanti... i ciechi e sordi, uccisi i bambini di due anni e quelli di tre, uccisi gli ottantenni, i neonati che urlavano bramosamente attaccati ai seni delle madri fino all'ultimo... Hanno ucciso un popolo i suoi usi, i ricordi, le canzoni tristi, la poesia di una vita allegra e amara insieme...». Grossman è implacabile: «Se in una cittadina c'erano cento ebrei, furono giustiziati tutti e cento: non uno di meno mai... se erano cinquantacinquemila, tutti e cinquantacinquemila, non uno di meno». E spiega la differenza: «Nei territori occupati, i tedeschi uccidono per qualunque supposto misfatto, per un sorso d'acqua a un partigiano, per un saluto mancato... Gli ebrei invece solo perché sono ebrei».

La descrizione si avventura e svilupperà più avanti in altre implacabili pagine. Poi, quando Grossman si avventura nell'atteggiamento russo e ucraino, la sua fede comunista lo porta a un'analisi contraddittoria: da Gogol a Cechov, al popolo ucraino, alla Russia sovietica... gli ebrei sono cari a tutti fuorché al nemico nazi-capitalista: «Gli ebrei ci sono sempre... chi nato e cresciuto in Ucraina non si è nutrito delle scene di vita del popolo ebraico?». La descrizione della propria parte è nostalgica e a tratti dolce come lo può essere quella di un figlio, che, infatti, cerca la madre. Il suo avventurarsi sulla strada della definizione di antisemitismo come di un portato del fascismo capitalista, il suo avvicinamento ideale fra Ucraina e Russia, dimentico dell'Holodomor e della storia vera dell'antisemitismo come dell'odio più antico e diffuso, nulla toglie al suo coraggio di esporsi per raccontare la Shoah. È Grossman, sempre troppo grande per essere parte di una storia sola. 

Educazione cremliniana. L’ascesa di Putin, tra spie, mazzette e il ruolo di due italiani. Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci su L'Inkiesta il 22 Aprile 2023

La scalata ai gangli fondamentali dell’apparato statale da parte del dittatore russo è soprattutto una storia di corruzione, come raccontano Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci in “Il tesoro di Putin” (Laterza)

Il 26 settembre 2022, il giorno dopo le elezioni che portano al potere la destra italiana con cui, in varie forme, la Russia ha intrattenuto canali preferenziali spesso opachi, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov non riesce a dissimulare la sua gioia. Il fatto che alla guida della coalizione vi sia Meloni – che si professa atlantista, sia pure di un atlantismo trumpiano, venato di collaborazioni con Steve Bannon e Viktor Orbán – e non Salvini-Berlusconi appare a Mosca un dettaglio. Intanto, è stato buttato giù l’odiato Draghi. Ma sarebbe un errore pensare che il Cremlino abbia scoperto il rutilante e variegato mondo della destra italiana soltanto adesso. Anzi.

«In quegli anni in Russia funzionava così. O facevi così o non lavoravi. Io di società così ne avevo una decina, una dozzina. Poi le cose sono cambiate e le ho chiuse». Chi parla è Pasquale Vladimiro Natale. Calabrese, classe 1967, è arrivato in Russia la prima volta alla fine degli anni Ottanta da giovane militante comunista, quando ancora si chiamava Unione sovietica. Si troverà bene, al punto che si stabilisce definitivamente a Mosca e, con la caduta del muro, avvia un proficuo business di import-export. Con Bruno Giancotti, calabrese anche lui, è uno dei “leghisti di Mosca” che accompagnano Matteo Salvini durante le sue prime visite nella capitale russa, nel decennio passato.

Gianluca Savoini, protagonista della trattativa all’hotel Metropol e “ufficiale di collegamento” di Salvini con Mosca, è a lui che si rivolge quando decide di aprire una sua attività nella capitale russa, la Orion, che condivide con la Italagro di Natale l’indirizzo e il numero di telefono. «È l’indirizzo giuridico. Mi hanno chiesto dove potevano rivolgersi per aprire una società e gli ho dato l’indirizzo del mio avvocato che ha seguito la pratica», spiega l’imprenditore.

La storia che qui raccontiamo risale però ancora più indietro nel tempo e coglie un momento fondativo del sistema del Kgb e della sua revanche, che ha a che fare con l’ascesa al potere di Putin e con la sua scalata ai gangli fondamentali dell’apparato statale russo. Aiutato sorprendentemente dai soldi americani. Una delle storie di nascita della cleptocrazia di Putin. È una storia di corruzione. Siamo nel 1999 e Putin, che già era salito durante la presidenza Eltsin alla guida dell’Fsb, è primo ministro.

Ci arriva a sorpresa nell’agosto di quell’anno, dopo una vicenda dai contorni oscuri ma cruciale per capire la Russia di oggi. Il 18 marzo precedente, la tv russa trasmette un filmato sconvolgente per tutta la nazione: un uomo che sembra il procuratore generale Yuri Skuratov, il massimo grado della magistratura inquirente, è in una camera d’albergo con due donne, protagonista di un’allegra partouze. Non sono io, assicura Skuratov, è una montatura. Le immagini sono in bianco e nero, sgranate, i protagonisti del video sono bene attenti alle posizioni delle telecamere. A fugare i dubbi arriva però il capo dell’Fsb in persona, Putin, appunto. Che in una intervista televisiva dice che le indagini condotte hanno permesso di accertare che l’uomo nudo nel video è proprio il procuratore generale Skuratov. Il magistrato è costretto alle dimissioni.

Putin in sostanza va in tv a calargli la mannaia sul capo. E il vecchio Eltsin può tirare un respiro di sollievo. Il perché è presto spiegato: gli uffici di Skuratov stavano infatti indagando su una montagna di soldi provenienti dal Fondo monetario internazionale e finiti in Svizzera, fondi destinati alla ristrutturazione del Cremlino e del Parlamento squassato dai carri armati durante il tentato golpe del 1993 e spesi dalle figlie dell’allora presidente in viaggi e beni di lusso.

Un’indagine potenzialmente devastante, sulla quale stavano indagando da qualche tempo anche le autorità elvetiche. Skuratov dunque si dimette, Eltsin ringrazia e, nell’agosto di quell’anno, nomina Putin primo ministro. Prima dei cinquant’anni l’ex colonnello del Kgb a Dresda diventa capo del governo con il paese allo sbando. Le province dell’ex impero sovietico sono in rivolta, le città sono scosse da attentati terroristici dal sapore oscuro, le “bombe negli appartamenti” per le quali è fortemente sospettato l’Fsb. Eventi ominosi, come l’assedio del teatro Dubrovka nel 2002.

La crisi economica è devastante, gli scioperi paralizzano il paese, con i lavoratori pubblici che non ricevono gli stipendi dopo il default del 1998. Nel caos di quegli anni sono scomparsi anche 4,8 miliardi di dollari di aiuti del Fondo monetario internazionale destinati a rianimare le esangui casse statali e molto probabilmente finiti in tasca a funzionari pubblici e criminalità organizzata sui quali, a distanza di 25 anni, non si è mai fatta piena luce.

Appena insediato, Putin fa due cose destinate ad avere un impatto decisivo nelle vicende degli anni successivi. La prima è nota: il 1° ottobre fa partire l’offensiva militare della seconda guerra cecena, per rappresaglia contro gli attentati dei separatisti islamici della provincia del Caucaso, attentati sui quali c’è però più che un’ombra dell’Fsb, probabilmente operazioni coperte di false flag per far salire la tensione e giustificare l’intervento armato.

La seconda, meno appariscente: il 14 novembre firma un decreto per rimodernare il sistema informatico delle procure russe. Un appalto da 35 milioni di euro, poca cosa che arriva però in un momento in cui le casse statali sono vuote. A finanziare l’operazione dovrà essere una banca straniera. E comunque, saranno soldi ben spesi per Putin. Nel giugno del 2000, con Putin già presidente, arrivano al vertice della procura generale Vladimir Ustinov e Yuri Biryukov come suo vice. Ci resteranno per sei anni, fino al 2006. Anni cruciali per consolidare la struttura di potere di Putin della quale i due saranno protagonisti in episodi chiave, sancendo la saldatura e la sottomissione tra potere politico (Putin stesso e il suo circolo) e il potere giudiziario.

Il primo episodio è la vicenda nota come “scandalo delle Tre balene”, e sembra ripetere gli schemi che Putin aveva attuato quando, da giovane vicesindaco di San Pietroburgo, aveva presieduto la commissione per gli scambi esteri della città, in una serie di meccanismi corruttivi di cui lo scandalo “Oil for Food” fu il caso più eclatante. Anche nel caso che stiamo per raccontare, il servizio russo delle dogane contesta a una catena di articoli per la casa, le Tre balene appunto, una serie di frodi relative all’importazione di beni dall’estero. Le indagini del servizio delle dogane riveleranno che tra i soci dei negozi ci sono uomini dei servizi segreti. E non funzionari qualunque. Nikolai Patrushev, allora capo dell’Fsb e tuttora uno degli uomini più vicini a Putin, con un ruolo chiave anche nelle decisioni che hanno portato all’invasione dell’Ucraina. E Yevgeny Zaostrovtsev, ex ufficiale del Kgb ma soprattutto padre di Yuri, all’epoca numero due di Patrushev e capo del Consiglio per la sicurezza economica. Un’indagine potenzialmente devastante, nella quale alcuni analisti vedono lo scontro tra il circolo degli eltsiniani e i rampanti siloviki, gli uomini dei servizi legati come in una consorteria al nuovo inquilino del Cremlino. Ma viene subito trovata la soluzione per proteggere questi ultimi.

Nel novembre del 2000, l’ufficio del procuratore generale Ustinov stoppa l’indagine e sequestra gli atti raccolti dal servizio delle dogane. L’ufficiale responsabile dell’inchiesta viene accusato di abuso di potere. L’anno successivo sarà Biryukov a firmare il decreto con il quale, citando la mancanza di prove, l’indagine viene definitivamente archiviata. Nel 2003, sarà ancora Biryukov a firmare il mandato di arresto contro Mikhail Khodorkovski, l’oligarca ribelle che non accetta il compromesso di Putin di stare lontano dalla politica e cerca di contrastare l’ascesa dello zar. Il resto è una storia conosciuta: Khodorkovski finisce prima in prigione per anni e poi in esilio, i suoi beni confiscati, la Yukos, all’epoca uno dei principali gruppi industriali del paese, smembrata e assegnata agli uomini più fedeli al presidente o venduta con aste farlocche. Il prezzo per essersi ribellato. Ustinov sarà invece il grande sponsor della legge sulla confisca dei beni, che darà una copertura pseudo-legale agli arresti indiscriminati di imprenditori e uomini d’affari e alla confisca dei loro beni. Le pieghe di questa storia sono però molto meno note. E portano anche in Italia, perché soggetti italiani giocano un ruolo importante in questa vicenda. Ecco come. Nel mezzo di quegli eventi tumultuosi, il piano del Cremlino per i nuovi computer delle procure russe va avanti con i tempi della burocrazia. L’appalto viene vinto dagli americani di Hewlett-Packard (Hp), all’epoca uno dei colossi mondiali del settore. Anche se, si chiarirà poi, la sua offerta non era quella più vantaggiosa. Nei memo interni del gruppo Usa la commessa viene presentata come una grande opportunità per far lievitare le vendite nel paese. A finanziare l’acquisto doveva essere l’Agenzia federale per l’export, ma l’operazione non passa i controlli dell’ente Usa. Così si ripiega sulla Germania, dove Hp ha da poco acquisito gli impianti del concorrente Compaq.

L’Agenzia tedesca dell’export dà il via libera, il ministero del Commercio anche, l’operazione può partire. Operazione che sarà chiara solo qualche anno più tardi, quando le autorità tedesche e quelle americane chiuderanno le rispettive inchieste, partite come spesso accade da un piccolo episodio: una verifica fiscale su un rivenditore tedesco di Hp da parte degli uffici fiscali della Sassonia. Si scopre così che dei 35 milioni della commessa, almeno 7,6 milioni, il 20% circa del totale, sono finiti in mazzette. Percentuali che fanno apparire i numeri della Tangentopoli italiana degli anni Novanta una cosa da ragazzini. Secondo gli atti dell’indagine americana, che abbiamo consultato integralmente, la filiale russa di Hp ha creato una provvista di fondi all’estero attraverso un sistema di false consulenze. I soldi transitano dai conti nelle banche baltiche di due società di Londra, Bracefield Builders e Burwell Consulting.

Gli apparatchiki (i funzionari statali) da soddisfare sono molti e da lì i fondi prenderanno la via di svariate società di comodo in vari paradisi fiscali, da Panama al Belize alle Isole Vergini britanniche, senza neppure una causale inventata per giustificare il bonifico. Saranno spesi, accertano le indagini, in gioielli, viaggi, auto di lusso, arredamenti. Ci sono anche l’impianto di una piscina e un soggiorno da 108mila euro in un lussuoso hotel del centro di Berlino. Soggiorno particolarmente lungo e certamente agiato: all’epoca la suite più lussuosa dell’hotel costava 1800 euro a notte.

Una di queste società attira l’attenzione degli inquirenti tedeschi. Si tratta della Kotrax, sede in Bosnia. È quella che paga il soggiorno nel lussuoso hotel di Berlino. Secondo i magistrati tedeschi, la società è di fatto dell’Fsb. I documenti americani non contengono i nomi dei protagonisti ma fanno riferimento a un “senior government official”, un alto funzionario governativo, come colui che ha la disponibilità del conto. I soldi della stecca continuano a girare almeno fino al 2007. Qui però torniamo in Italia, ai “leghisti di Russia” Natale e Giancotti. Perché nelle due società inglesi, Bracefield e Burwell, importante snodo di questa storia, ci sono proprio loro come azionisti, amministratori o entrambi. Le due società vengono messe in liquidazione e poi definitivamente chiuse nel 2010. Tutti e due, interpellati, hanno detto di non ricordare la vicenda. Natale ha dato la risposta più articolata, che abbiamo riportato all’inizio di questo capitolo. Non è stato possibile chiarire il loro ruolo nella vicenda. Intermediari dell’affare o forse semplici “teste di legno” che hanno fornito le proprie scatole societarie all’estero per gli scopi di altri in cambio di una commissione per il disturbo? In una delle due società figurava, con un ruolo di rilievo, uno stretto parente di uno dei funzionari che avrebbe beneficiato della stecca. Nel 2014 Hewlett-Packard si è dichiarata colpevole di corruzione ed è stata condannata in Usa a pagare una sanzione di 108 milioni di dollari.

La società americana, che in effetti ha realizzato ottimi affari in Russia per almeno due decenni, dopo l’invasione dell’Ucraina ha annunciato l’uscita da quel mercato. I legami tra quella Germania e la Russia, sovietica e post-sovietica, sono ovviamente notevoli. E non solo perché Putin occupava, assieme a Sergey Chemezov – poi diventato amministratore delegato del colosso statale della Difesa Rostec –, la stazione del Kgb di Dresda. Hilmar Lorenz, ex manager di Hewlett-Packard in Russia e figura cruciale per la gestione dell’affare e dello schema corruttivo, ha lavorato per la Stasi, il servizio segreto della ex Ddr. Dopo gli studi in Unione sovietica, ha lavorato all’Istituto centrale di astrofisica di Babelsberg, nei pressi di Potsdam. Ha fornito informazioni alla Stasi tra il 1980 e il 1990. Non sono emersi rapporti diretti tra lui e Putin in quegli anni. Anche se c’è stato almeno un incontro tra i due nel 1999.

Tra i funzionari russi beneficiari dei fondi, l’unico nome trapelato dalle autorità tedesche è quello dell’ex viceprocuratore generale Yuri Biryukov. Le autorità tedesche hanno chiesto assistenza giudiziaria a quelle russe, ma le risposte non sono mai arrivate e non risulta che siano stati avviati procedimenti a carico delle persone a vario titolo coinvolte. In questa storia di potere, denaro, soprusi e violenze è giusto lasciare un po’ di spazio anche agli affetti. Come avviene in tutti i circoli chiusi di potere, dai clan criminali fino alle grandi dinastie europee, anche nel clan del Cremlino un matrimonio sembra essere il modo migliore per stabilire alleanze o cementare rapporti. Come Katerina, la seconda figlia di Putin, ha sposato il figlio di uno degli amici più fidati di Vladimir Vladimirovich, così il figlio del procuratore generale Ustinov, l’ufficiale dell’Fsb Dmitry Ustinov, sposerà in quegli anni in prime nozze Inga Sechina, figlia del potentissimo Igor Sechin. Anche la cleptocrazia di Putin è una storia di famiglia. 

Politico: Zelensky, l'autocrate. Piccole Note (filo Putin) il 18 Aprile 2023 su Il Giornale.

Impossibile rinvenire sui media d’Occidente critiche a Zelensky, essendo egli ormai diventato un’icona vivente, della democrazia, della resistenza e di tanto altro. Così sorprende l’articolo di Politico, autorevole media statunitense, che non solo lo raffigura come un autocrate, ma ne prospetta l’allontanamento dalla scena politica alla fine della guerra, redde rationem rimandato solo perché in questo momento tutti i cittadini ucraini si “stringono attorno alla bandiera”.

In una insolita visita a Kiev, Jamie Dettmer ha incontrato Inna Sovsun, deputata dell’opposizione che milita tra le fila del partito liberale filoeuropeo Holos, la quale ha confidato al cronista di Politico che, passati dieci anni dalla rivoluzione di Maidan (del 2014) “sono in arrivo sconvolgimenti politici”

“Maidan potrebbe accadere di nuovo”, ha ribadito al cronista un ex ministro ucraino, aggiungendo: che “navigare nelle tempestose acque politiche del dopoguerra è difficile per qualsiasi leader, lo sarà ancor più per il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, poiché è diventato parte del problema: è un leader con tendenze autocratiche”.

Zelensky e i suoi soci in affari

Di seguito, Politico rincara la dose e, ricordando che prima della guerra aveva un gradimento dell’11% dei cittadini, spiega che tale indice, ora alle stelle, potrebbe ritornare a quel livello, perché la sua immagine di “presidente del popolo”, risultata vincente nella campagna elettorale, si è offuscata.

E spiega: “Dopo aver licenziato un primo ministro riformista, ingolfato il governo con amici ed ex soci in affari, non è andato da nessuna parte con la sua campagna anticorruzione. Invece, il presidente ucraino è stato accusato di diventare sempre più autocratico e di violare le leggi emanando decreti presidenziali per sanzionare i nemici, tutto in nome della lotta all’aggressione russa, ma, secondo alcuni critici, anche con l’obiettivo di distruggere i suoi oppositori politici”.

Quindi Politico ricorda quanto emerso dai Pandora Papers prima della guerra, cioè che “il leader ucraino aveva fondato società offshore prima di diventare presidente e ha continuato a trarne profitto dopo aver ottenuto l’incarico”.

“[…] I politici dell’opposizione e i leader della società civile intervistati da POLITICO hanno affermato che Zelensky finirà sotto tiro per come lui e il suo affiatato team fatto di vecchi amici ed ex soci in affari hanno governato durante la guerra, in un modo non dissimile da come governavano prima dell’invasione, nel tentativo di instaurare una ‘democrazia gestita’ con un partito dominante”.

E ancora: “Mykola Knyazhytsky, un parlamentare dell’opposizione, spiega che Zelensky sta approfittando dell’autorità presidenziale in tempo di guerra e della legge marziale per prendere più potere, controllare i media televisivi, esautorare il parlamento e ignorare il controllo legislativo su come vengono erogati i fondi del governo – e a chi – e sui beneficiari [di tali fondi], che potrebbero essere i soci in affari del presidente ucraino o aziende legate a uomini del partito al governo”.

La folie de grandeur del presidente

“Alcuni – prosegue Politico – temono anche che l’adulazione globale che Zelenskyj sta ricevendo possa alimentare una folie de grandeur . ‘Pensa di essere il politico numero uno al mondo e che Joe Biden sia molto, molto al di sotto di lui, e ancora più in basso [ci siano] leader come Macron e Scholz’, ha detto ancora l’ex ministro, aggiungendo che non è salutare e fa pensare molto male” per il futuro.

Quindi Politico conclude con un commento di un ex diplomatico americano, che confida: “Non abbiamo visto sforzi significativi per affrontare la corruzione, al di là, forse, di un’importante eccezione”.

“Quindi l’ex diplomatico – continua Politico – ha affermato che ciò che lo ha colpito nei recenti incontri con i politici dell’opposizione e i leader della società civile di Kiev è come ‘da un lato, apprezzano sinceramente la forza di Zelenskyy come leader di guerra’, ma sono ‘anche profondamente preoccupati per la corruzione e il suo stile autoritario‘. Nei loro pensieri, prevedono che ci sarà una resa dei conti non appena la guerra finirà. E penso che probabilmente ciò si avvererà”.

Ovviamente Politico non poteva non interpellare qualche politico prossimo al leader ucraino, da qui la replica di Tymofiy Mylovanov, consigliere informale del governo, che ha difeso a spada tratta il suo presidente, spiegando che “Zelensky sta costruendo uno stato-nazione e quindi non ha altra scelta che eludere le istituzioni perché troppo spesso sono preda di interessi personali”. Smentita che però conferma lo stile autocratico del presidente e la corruzione dilagante nel Paese, che evidentemente non è stata intaccata nonostante i proclami.

L’autocrate che ha in mano i destini del mondo

En passant, sulla corruzione, si può riportare quanto riferiva al Jazeera lo scorso febbraio: “Secondo l’ultimo indice di percezione della corruzione di Transparency International, nel 2022 l’Ucraina si è classificata al 116° posto su 180 paesi”.

Se si pensa che il Paese è inondato di soldi e che recentemente il Congresso Usa ha respinto una proposta di legge per istituire un organo di controllo sugli aiuti destinati a Kiev, si può comprendere l’enormità del fenomeno.

Peraltro, si può ricordare che, nonostante le parole di Mylovanov, quando Zelensky, a seguito di una campagna stampa mirata, è stato costretto a fare un repulisti, ha dovuto infierire su alcuni dei suoi più stretti collaboratori. Le cose da allora potrebbero essere cambiate, ma evidentemente a Kiev non la pensano tutti così.

Ma al di là della corruzione, che ha un’importanza relativa (anche se poi a finire in direzioni sbagliate sono soldi dei contribuenti dei Paesi occidentali), quel che va più sottolineato è la denuncia delle derive autoritarie di Zelenky, che smentiscono in maniera netta la propaganda che descrive la guerra ucraina come una lotta tra democrazia ed autocrazia.

Inoltre, va ricordato come i leader d’Occidente stiano ripetendo che sta all’Ucraina decidere quando aprire i negoziati con la Russia. Argomento capzioso, dal momento che a decidere sarà l’America. Ma, se tale affermazione fosse vera, vorrebbe dire che stanno lasciando nelle mani di un singolo individuo, peraltro preda di un’incontrollabile folie de grandeur, le sorti di milioni di persone e del mondo intero.

Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera” il 18 aprile 2023.

[…] A sottolineare la crudeltà della guerra giungono anche i titoli del sito d’informazione Ukrainska Pravda , che riprende le notizie diffuse da quello della dissidenza russa Gulagu.net , secondo il quale due ex commando della milizia mercenaria Wagner avrebbero confessato gli omicidi brutali di bambini ucraini nelle cittadine contese di Bakhmut a Soledar, situate poche decine di chilometri a nord di qui. 

I due sono Azamat Uldarov e Alexei Savichev, entrambi ex detenuti di colonie penali in Russia liberati per decreto presidenziale l’anno scorso in cambio del loro reclutamento tra i ranghi della Wagner. I due avrebbero ammesso di avere ucciso una ventina di bambini, oltre ad avere fatto saltare in aria una fossa con 50 prigionieri feriti e alcuni dei loro che rifiutavano di obbedire all’ordine di uccidere gli ucraini appena catturati.

Uno dei due spiegherebbe anche di avere assassinato una bambina di cinque anni con un con un colpo alla testa. Il padrone-comandante della Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha immediatamente reagito smentendo che i suoi uomini «sparino a donne e bambini» e riservandosi di affrontare meglio la vicenda dopo avere visionato il video. Troveremo e puniremo chi uccide i bambini», promette invece il capo dell’ufficio presidenziale a Kiev, Andriy Yermak.  […]

«Nel Donbass la nostra lotta è resa più complicata da due fattori: i russi vi si sono trincerati sin dal 2014, e dunque risulta difficile scacciarli; in secondo luogo, dopo la fuga di massa verso occidente negli ultimi anni degli strati di popolazione legata al governo di Kiev, nel Donbass ormai i filorussi superano l’80 percento. I nostri soldati sono continuamente costretti a guardarsi alle spalle, le spie al servizio di Mosca collaborano col nemico», ammettono apertamente tra le unità dei Marines dispiegate nel settore di Bakhmut e sino a Marinka. […]

Estratto da corriere.it il 17 aprile 2023.

I mercenari russi del Gruppo Wagner hanno ucciso bambini a Bakhmut e Soledar. Lo hanno confessato a Gulag.net, organizzazione russa per i diritti umani, due appartenenti alla milizia, entrati nella Wagner attraverso il reclutamento effettuato nelle prigioni. 

Uno dei due, Azamat Uldarov, ha dichiarato di aver «sparato alla testa a una bambina di 5 anni». «Ho eseguito l’ordine con questa mano, ho ucciso i bambini, compresi i bambini di cinque anni», ha detto il miliziano. Insieme a lui ha confessato anche Alexei Savichev. 

Azamat Uldarov e Alexei Savichev hanno confessato al fondatore di Gulagu.net, Vladimir Osechkin, i dettagli sull’esecuzione di oltre 20 bambini e adolescenti ucraini, l’esplosione di una fossa con più di 50 prigionieri feriti e la «pulizia» di edifici residenziali attraverso l’uccisione di tutti, compresi i bambini. Secondo i due appartenenti al Gruppo Wagner, l’ordine di «ripulire» Bakhmut senza risparmiare nessuno sarebbe arrivato dal capo Yevgeny Prigozhin.

A Soledar è andata anche peggio. Savichev ha spiegato che c’era un ordine per il quale «tutti coloro che hanno più di 15 anni dovevano essere fucilati in una volta sola, senza una parola. Sono state uccise 20-24 persone, di cui 10 avevano 15 anni». Alla domanda sui civili uccisi in Ucraina nel febbraio del 2023, Savichev ha risposto che gli ucraini di 15 anni «difficilmente possono essere definiti civili» e ha anche affermato che i militanti di Wagner sarebbero stati minacciati di morte se avessero comunicato con i giornalisti.

Ucraina, miliziani Wagner confessano: "Abbiamo ucciso bambini". Lavrov: "La Russia vuole che la guerra finisca al più presto". Storia di Redazione Tgcom24 Reporti Rai

La guerra in Ucraina giunge al giorno 419. Il ministro degli Esteri russo Lavrov ammette: "La Russia vuole che il conflitto finisca il prima possibile". I mercenari russi del Gruppo Wagner hanno ucciso bambini a Bakhmut e Soledar. Lo hanno confessato due appartenenti alla milizia. Uno dei due ha dichiarato di aver "sparato alla testa a una bambina di cinque anni". Dai file segreti degli Usa trapelano le conversazioni telefoniche del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres con altri funzionari delle Nazioni Unite. Il presidente Mattarella si dice inorridito "da alcuni comportamenti disumani che nella guerra vengono utilizzati da parte delle forze armate russe". Il tribunale di Mosca condanna il dissidente Vladimir Kara-Murza a 25 anni di prigione. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sottolinea che l'Italia "sta lavorando per aiutare l'Ucraina ad adeguarsi ai requisiti europei e a raggiungere l'obiettivo dell'adesione all'Ue".

«Il mandato di arresto per Putin può accelerare la caduta del suo regime». Mark Ellis, direttore esecutivo di Iba. «Il presidente russo limiterà i suoi viaggi, poiché rischia di essere catturato a consegnato alla Cpi ogni volta che metterà piede fuori dal Paese». Gennaro Grimolizzi Il Dubbio il 13 aprile 2023

La giustizia internazionale interviene con tempi un po’ più lunghi, ma interviene sempre. Di questo è certo Mark Ellis, direttore esecutivo dell’International Bar Association (IBA), organizzazione fondata nel 1947 che riunisce avvocati e ordini forensi di oltre 170 paesi.

«L'arresto e la consegna di Putin alla Corte penale internazionale – spiega al Dubbio Ellis - non dovrebbero avvenire a breve. La storia però ci insegna che i leader accusati di crimini atroci alla fine si trovano sempre al cospetto dei giudici. Lo dimostra quanto accaduto con capi di Stato diventati poi criminali di guerra, come Slobodan Milosevic, Charles Taylor, Muammar Gheddafi e Omar Al Bashir».

Secondo l’esponente dell’IBA, il provvedimento della Corte penale internazionale del 17 marzo scorso sta cambiando anche «la narrativa attorno a Putin all'interno della stessa Russia». «Per gli oppositori del suo regime – aggiunge -, il mandato d'arresto potrebbe rafforzare lo scenario futuro, vale a dire quello di una Russia post- Putin».

Direttore Ellis, il mandato d'arresto internazionale contro Putin è un primo, grande risultato per la giustizia internazionale?

Sicuramente ed è un fatto che riguarda tanto l’Ucraina quanto la comunità internazionale. Per il popolo ucraino Putin è considerato il principale responsabile dei crimini che si sono consumati e che si stanno consumando in quel paese, aggredito più di un anno fa. Per la comunità internazionale il mandato d'arresto ribadisce che i principi di giustizia e di responsabilità sono alla base dell'ordine legale mondiale e che meritano di essere sempre difesi. Il mandato d’arresto nei confronti di Putin è una pietra miliare nel percorso per individuare le responsabilità connesse a crimini atroci. Inoltre, il mandato d’arresto rafforza il principio secondo cui, indipendentemente dalla loro influenza, grado o posizione, anche i più potenti possono essere ritenuti responsabili di gravi crimini.

È stato attivato dunque un meccanismo irreversibile?

Non si torna indietro dal mandato d'arresto contro Putin. Il presidente russo limiterà i suoi viaggi, poiché rischia di essere arrestato e consegnato alla Corte penale internazionale ogni volta che metterà piede fuori dalla Russia. I 123 Stati firmatari dello Statuto di Roma sono obbligati ad eseguire il mandato. Inoltre, l’Aja può chiedere a qualsiasi Stato non facente parte della Cpi di fornire assistenza sulla base di un accordo ad hoc.

Dallo scoppio della guerra, l'International Bar Association ha chiesto l'intervento della giustizia internazionale. La sua organizzazione ha svolto un ruolo importante?

La giustizia penale internazionale va ben oltre i Tribunali penali internazionali. La Cpi fungerà da Tribunale di ultima istanza, complementare alla giurisdizione nazionale, e perseguirà i maggiori responsabili dei crimini di guerra. La stragrande maggioranza dei casi sarà trattata dai Tribunali nazionali ucraini. Inoltre, in base al principio della giurisdizione universale, gli Stati che hanno implementato il principio nel proprio ordinamento giuridico interno possono anche portare avanti indagini e azioni penali contro gli autori di crimini atroci. A questo proposito, si potrebbe paragonare la situazione attuale come quella verificatasi all'indomani della Seconda guerra mondiale. Mentre i capi del regime nazista vennero portati davanti al Tribunale militare internazionale, durante il processo di Norimberga, migliaia di processi “minori” ebbero luogo in paesi come Germania, Francia, Polonia e Australia, svolti dai Tribunali nazionali.

L’avvocatura ucraina, sin dallo scoppio della guerra, ha chiesto di perseguire Putin. L’incriminazione di Putin è anche merito di un lavoro costante degli avvocati?

Quando le forze russe si sono ritirate dalla regione di Kiev alla fine di marzo 2022, sono emerse rapidamente le prove di tanti crimini. In quella occasione è stata creata una rete di collaborazione ad hoc, comprendente entità nazionali e internazionali, incluso il progetto dell’app “eyeWitness to Atrocity” dell'IBA ( si veda anche Il Dubbio dell’ 8 marzo 2022, ndr), che ha iniziato a documentare i numerosi casi di crimini consumati sul territorio dell’Ucraina. Ad oggi, tramite l'app sono state ricevute più di 35.000 segnalazioni, tra fotografie e video, con fascicoli inviati alla Commissione internazionale d'inchiesta sull'Ucraina incaricata dalle Nazioni Unite.

La rete degli avvocati dell'IBA ha offerto supporto per l'Ucraina fornendo consulenza pro bono in varie aree, come antitrust, danni ambientali, crimini di guerra e recupero di beni, oltre ad ospitare discussioni in webinar e intervistare, per conoscere le loro esigenze, gli avvocati ucraini che continuano a lavorare nel loro paese.

Insomma, un grande gioco di squadra?

Proprio così. Si aggiunga pure che gli avvocati stanno lavorando per raccogliere prove di potenziali crimini, supportati da squadre investigative internazionali e dalla Corte penale internazionale. In un discorso ai delegati dell'IBA, nell'ottobre 2022, il presidente dell’Ucraina, Zelensky, ha sottolineato il ruolo degli avvocati. Emblematiche furono le sue parole: “Gli avvocati porranno fine a questa guerra, dopo i militari, dopo i politici. Proprio loro, gli avvocati'. È necessario che gli avvocati siano attrezzati e abbiano le competenze necessarie anche per condurre le difese contro i presunti autori di crimini nei processi interni. Il diritto a un giusto processo è fondamentale, come è essenziale garantire gli standard internazionali di equità e imparzialità. L’Ucraina ha tutto l’interesse a dimostrare pure alla comunità internazionale che i processi celebrati lì siano equi. La Russia invece non ha questo interesse.

Massacri di civili, bombe sugli ospedali: anatomia dei raid russi in Ucraina. Oltre 32 mila attacchi contro bambini, donne e uomini disarmati. Il bilancio completo dell’offensiva di Mosca contro la popolazione, dalle scuole ai depositi alimentari, dalle chiese ai centri medici. L’inchiesta dell’Espresso con Disclose e altre testate europee. Paolo Biondani su L’Espresso il 7 Aprile 2023

Anatomia di un massacro. Bombe, missili e carri armati russi continuano a colpire la popolazione, in Ucraina, dall'inizio della guerra. Dal 24 febbraio 2022 le stragi di persone inermi non si sono mai interrotte. Solo nel primo anno di combattimenti sono morti almeno 468 bambini, secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhcr), che ha diffuso un primo bilancio delle vittime non militari, ancora incompleto, alla data del 13 febbraio scorso: 7.199

Estratto dell'articolo di Jacopo Iacoboni per lastampa.it il 12 aprile 2023.

«Lavoriamo, fratelli! Tagliategli la testa! Spezzategli la spina dorsale! Che c'è, non hai mai tagliato una c... di spina dorsale prima d’ora? Fino alla fine, c…!».

 […] un altro squarcio sulla mostruosità del male nella guerra della Russia all’Ucraina. Le immagini sono state filmate da quello che sembra essere un soldato russo, mentre un suo commilitone taglia la testa – in un lago di sangue – a quello che secondo i canali telegram che hanno postato la storia, si ritiene sia un prigioniero di guerra ucraino. La vittima, all’inizio della scena, urla, grida «fa maleeee!», supplica «non farlo». Poi ovviamente non parla più. Diciamo “sembra” perché l’autenticità del video non è stata ancora confermata indipendentemente.

Queste immagini segnano un altro passo nella discesa finale nell’orrore, e sicuramente rappresentano uno degli elementi che andranno portati a L’Aja, per capire con esattezza i responsabili e il contesto. Sono state pubblicate e diffuse nel canale Telegram da un propagandista estremista russo già tristemente noto, Vladislav Pozdnyakov. Il canale si chiama Muzhskoye gosudarstvo, “Uno stato di maschi”, è conosciuto per incitare alla violenza, in particolare contro le donne e la comunità LGBT+

Per capire il livello di violenza del personaggio, il canale è stato bannato persino da VKontakte, il social media più diffuso in Russia. Che non è già di per sé esattamente un giardino fiorito. Pozdnyakov ha anche aggiunto, di suo, un commento sarcastico, definendo il suo campo, quello russo, contrario alla brutalità contro i prigionieri di guerra ucraini.

 […] Nel filmato un uomo in uniforme militare con una fascia gialla (apparentemente ucraina) al braccio giace a terra, e su di lui si accanisce un uomo in mimetica con il volto coperto e una benda bianca intorno alla gamba. Il taglio della testa avviene con un coltellaccio.

[…] Quando la testa viene separata dal corpo, l’uomo che filma il video dice «mettetela in un sacco. E mandatela al comandante». Alcuni canali telegram suggeriscono che il crimine sarebbe stato commesso nell’estate 2022.

[…] Kyiv sta già ufficialmente avvalorando come autentico il filmato, perché si è espresso direttamente e personalmente il capo dello staff del presidente ucraino, Andriy Yermak: «Ci sarà una risposta e responsabilità per tutto». E Zelensky stesso ha deciso di parlarne.

Vitaly, l’uomo che contava i morti della Wagner è fuggito dalla Russia «Mi hanno offerto un posto al cimitero». Marta Serafini su Il Corriere della Sera il 10 aprile 2023

L’attivista Votanovsky si trova ora in Armenia. E racconta: se i russi sapessero la verità sul numero di morti in Ucraina, impazzirebbero

Alla fine, è fuggito dopo aver ricevuto minacce di morte. Ma per mesi Vitaly Votanovsky, un attivista russo, ha rivelato dettagli sulle sepolture dei mercenari della Wagner uccisi in Ucraina.

Dopo essere scappato a Yerevan, capitale dell’Armenia, Votanovsky ha raccontato la sua storia alla Bbc. Originario della regione russa meridionale di Krasnodar ed ex ufficiale dell’esercito russo, l’attivista è stato arrestato e incarcerato il 24 febbraio 2022, quando inizia l’invasione russa dell’Ucraina. Quel giorno era uscito per indossando, in segno di protesta, una maglietta con scritte a pennarello le parole “No a Putin!” e “No alla guerra!”, un gesto che gli è costato 20 giorni di reclusione. Ma a Krasnodar, Vitaly non è noto per le proteste di piazza, ma per la documentazione delle tombe. È stato il primo a scoprire l’ormai famigerato cimitero nel piccolo villaggio di Bakinskaya nella regione di Krasnodar, da allora noto come il cimitero della Wagner. È qui che il gruppo di mercenari seppellisce molti dei suoi morti dall’Ucraina, uomini che non hanno parenti o i cui corpi non sono stati reclamati.

Questo luogo di sepoltura nei mesi è cresciuto diventando un enorme cimitero, con diverse nuove zone per accogliere il numero sempre crescente di morti che ora viene pattugliato dalle guardie. Giovedì, il capo di Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha visitato il cimitero nel villaggio di Bakinskaya e ha detto che intende trasformarlo in un memoriale «per le generazioni future». Il capo del gruppo mercenario ha ammesso che il cimitero si è ampliato, aggiungendo «è così che va la vita».

Vitaly ha iniziato a viaggiare nella regione di Krasnodar nel maggio 2022, visitando ogni singolo cimitero per registrare il numero dei caduti. «Avevo bisogno di dimostrare alla gente che stava accadendo una catastrofe», spiega alla Bbc. Quando è fuggito dalla Russia all’inizio di questo mese, il suo database conteneva oltre 1.300 nomi, che includevano solo i morti della regione di Krasnodar. Attraverso le ghirlande, le foto sulle tombe e i racconti della gente del posto, Vitaly ha identificato le tombe degli uomini che erano morti in guerra - al contrario delle normali morti civili. Nel dicembre 2022, l’attivista va a Bakinskaya per fotografare le tombe dei soldati regolari. Ma mentre è lì, i lavoratori del cimitero gli spiegano che stanno seppellendo i mercenari Wagner uccisi in battaglia. «All’epoca cerano già 48 tombe di miliziani della Wagner. Poi,quando ci siamo tornati pochi giorni dopo, erano già diventate 95. Poi 164. Poi circa 270», dice.

Vitaly ha anche ricostruito la provenienza dei morti. «Era ovvio che erano detenuti e mercenari. Sono stati reclutati dalle carceri. I giornalisti hanno esaminato i nomi e scoperto per cosa erano finiti in prigione». Ma non erano solo i combattenti Wagner deceduti nel cimitero di Bakinskaya che Vitaly documenta. Stava monitorando tutti i militari morti in tutti i cimiteri della regione di Krasnodar. E quello che trova lo sciocca profondamente. «Il fatto è che, dal dicembre 2022, le perdite sul campo di battaglia della Russia si sono moltiplicate», afferma Vitaly, citando le statistiche che ha raccolto a Krasnodar. «Le morti sono semplicemente salite alle stelle. E recentemente, nei cimiteri, le tombe sono state tutte di soldati mobilitati e ragazzi di Wagner. Pochissimi i soldati professionisti».

Diverse agenzie di intelligence occidentali hanno affermato che l’esercito russo è a corto di uomini. L’anno scorso, il presidente Putin ha annunciato una «mobilitazione parziale» in Russia: centinaia di migliaia di uomini sono stati arruolati nelle forze armate e inviati al fronte in Ucraina. L’ultimo bilancio ufficiale delle vittime fornito dall’esercito russo è stato nel settembre 2022, quando il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha dichiarato che 5.937 soldati erano morti in Ucraina. Le stime sulle perdite totali variano, ma la maggior parte dei funzionari statunitensi ed europei stima il bilancio delle vittime russe a ben oltre 60.000.

Fare questo censimento si trasforma in un rischio per l’attivista. E non appena scrive il primo post sulle tombe, iniziano le minacce. «A gennaio qualcuno mi ha telefonato e mi ha offerto “un posto al cimitero”», spiega Vitaly. «Ci sono state tre chiamate di questo tipo: ne ho ricevute due e il mio autista Viktor ne ha ricevuta una». Poi la goccia che fa traboccare il vaso e convince l’uomo ad andarsene. «Stavo passando davanti a una stazione di polizia a Krasnodar e un agente di polizia dopo avermi riconosciuto mi ha detto “Preparati. Sta arrivando”. Intendeva la reazione delle autorità alle interviste che stavo rilasciando. Ne avevano già abbastanza per aprire un serio procedimento penale contro di me».

Vitaly è fuggito in Armenia e ora intende chiedere asilo politico in Germania. Alla Bbc ha detto: «Per il nostro governo queste sono statistiche terrificanti, il popolo russo semplicemente non conosce i numeri veri. Se le persone dovessero scoprire i veri numeri delle perdite sul campo di battaglia, impazzirebbero».

«L’omicidio di Andy Rocchelli è un crimine di guerra: non rimanga impunito». Elisa Signori su L’Espresso il 13 aprile 2023

Il fotoreporter italiano fu ucciso in Ucraina nel 2014. Per la magistratura italiana, a colpirlo furono le forze di Kiev. Ora la Corte penale internazionale, che indaga sulle violazioni commesse nel conflitto con la Russia, ha ammesso l’esposto della famiglia. Che chiede giustizia

Il mandato d’arresto contro Vladimir Putin e Maria Lvova-Belova, incriminati per il trasferimento forzato di migliaia di bambini ucraini in Russia, ha aggiunto un nuovo attore istituzionale, la Corte penale internazionale dell’Aja (Cpi), nel conflitto tra Kiev e Mosca. Alla violazione del diritto internazionale, per l’aggressione militare a uno Stato sovrano, si affianca la denuncia di responsabilità per crimini di guerra e contro l’umanità. Istituita nel 1998 con lo Statuto di Roma, la Cpi sposta dunque sul terreno giuridico il confronto/scontro con la Russia. Perché, come ha dichiarato il procuratore Karim Khan, «nessuno nella vicenda ucraina ha licenza di commettere crimini nell’ambito della giurisdizione della Corte».

Non stupisce che l’interlocutore russo abbia ridicolizzato, con parole triviali, l’incriminazione. Non solo l’Urss prima e la Russia poi non hanno mai aderito allo Statuto di Roma, ma si può ricordare che l’Urss si astenne anche sulla Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948.

In tanta passività europea, a rimorchio della Nato, nell’assenza di una politica estera condivisa nell’Ue che identifichi fini, mezzi e limiti del proprio intervento nel contesto bellico continentale, il protagonismo della Cpi costituisce una corposa anomalia. Anche da parte ucraina è stata assicurata stretta cooperazione, per bocca del procuratore generale Andriy Kostin. È un impegno importante che fa ben sperare nella volontà di guardare senza pregiudizi e parzialità a tutti i crimini di guerra commessi in Ucraina. Perché lo sguardo su tale casistica è stato saggiamente esteso dalla Corte agli anni compresi tra la fine del 2013 e il presente.

La deportazione dei bambini è, infatti, solo la punta dell’iceberg di una fenomenologia di violenze sui civili, diventate la cifra di questo conflitto. Come degli altri recenti o in corso nel mondo (gli esperti discutono nel contarne almeno 17 ad alta intensità). Il confine che separava eserciti in armi e popolazione è caduto quando la tecnologia militare, coi bombardamenti aerei prima, le armi a lunga gittata, i missili o i droni poi, ha consentito di radere al suolo come obiettivi strategici ospedali, scuole, interi quartieri. E quando, affermatasi l’equazione civile=partigiano/nemico o civile=terrorista/spia, si sono potuti colpire con tiro mirato civili presunti sospetti.

Così è accaduto che il 24 maggio 2014, a Sloviansk, nell’Ucraina orientale, dei giornalisti inermi siano stati bersaglio di un lungo micidiale attacco dell’artiglieria ucraina. Il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, l’attivista russo dei diritti umani, Andrei Mironov, e il fotografo francese William Roguelon non erano nemici né spie. Erano lì per capire e documentare quel sisma geopolitico che, dopo Euromaidan, stava aprendo una guerra fratricida tra ucraini. Avevano capito che la popolazione locale soffriva – ostaggio dei due contendenti, il governo di Kiev e la Russia – e che non si trattava di una crisi locale, ma che si giocava gran parte del futuro del continente.

Rocchelli e Mironov sono stati assassinati; Roguelon, ferito, sopravvisse e raccontò l’accanimento dell’attacco. Anche quello è un crimine di guerra, la cui responsabilità grava, per la magistratura italiana, sulle forze armate ucraine. E anch’esso è stato segnalato alla Cpi, che ha recepito la pertinenza e l’ammissibilità dell’esposto. Il duplice omicidio, tuttora impunito per un difetto formale nel processo italiano, ha voluto eliminare testimoni coraggiosi, ma scomodi, di una realtà taciuta dai media ufficiali. I quali ammantavano di patriottismo eroico la violenta riconquista ucraina del Donbass, già in mano ai separatisti. Era il preludio, quasi nove anni fa, del lungo calvario della popolazione civile, sacrificata alla geopolitica.

*Elisa Signori è la madre di Andrea Rocchelli, il fotoreporter ucciso in Ucraina il 24 maggio 2014 mentre documentava la vita dei civili intrappolati nella guerra in Donbass. A colpirlo fu una granata di mortaio sparata, secondo la ricostruzione della magistratura italiana, dalle forze armate di Kiev

Così Prigožin ha costruito il suo esercito di galeotti d’assalto tra decapitazioni e torture. MATTEO PUGLIESE su Il Domani il 13 aprile 2023

È lecito chiedersi chi sia davvero Evgeny Prigožin e come sia diventato così potente. Pur venendo da San Pietroburgo, la città della cerchia di Vladimir Putin, non ha conosciuto il presidente russo negli anni Novanta, né frequentava gli ambienti del Kgb da cui sono emersi i siloviki del Cremlino. Tantomeno era legato ai potentissimi clan mafiosi dell’allora Leningrado.

Prigožin ha un passato da galeotto, proprio come le sue reclute del gruppo Wagner mandate al massacro in Ucraina. Nel 1981 fu condannato a 13 anni di carcere per una rapina a mano armata insieme a dei complici, in cui lui soffocò una donna sino a farla svenire per derubarla, e per sei furti in appartamento a Leningrado.

Ma anche tra i detenuti ci sono caste e alcuni mafiosi russi accusano il capo dei mercenari di essere un ex “intoccabile”, categoria rifiutata da Wagner. In un anno, la cosiddetta “orchestra” ha cambiato radicalmente natura e ha influenzato l’esercito di Mosca.

È lecito chiedersi chi sia davvero Evgeny Prigožin e come sia diventato così potente. Pur venendo da San Pietroburgo, la città della cerchia di Vladimir Putin, non ha conosciuto il presidente russo negli anni Novanta quando era vicesindaco, né frequentava gli ambienti del Kgb da cui sono emersi i siloviki del Cremlino. Tantomeno era legato ai potentissimi clan mafiosi dell’allora Leningrado, come la Tambovskaya bratva che controllavano il porto e faceva affari con Putin.

Nel 1981 fu condannato a 13 anni di carcere per una rapina a mano armata insieme a dei complici, in cui lui soffocò una donna sino a farla svenire per derubarla, e per sei furti in appartamento a Leningrado. Perciò Prigožin non entrò in prigione da grande criminale o mafioso, bensì come un ladruncolo ventenne di bassa lega.

L’assenza dei tradizionali tatuaggi porta a pensare che non fosse un vor-v-zakone, letteralmente ladro-nella-legge, i criminali russi con un codice d’onore e una struttura interna. Me ne ha dato conferma il professor Federico Varese, docente a Oxford tra i massimi esperti mondiali di mafie e criminalità russa, il quale esclude che Prigožin fosse un esponente dei vory prima di entrare in prigione o che sia stato iniziato al gruppo da galeotto.

Anzi, a novembre 2022 sono emersi due video di un tale Saša Kurara, questo sì un vor a giudicare dagli ampi tatuaggi che mostra fiero sul petto, che sostiene di aver abusato di Prigožin in carcere, definendolo un “obiženniy”, il livello più basso nella brutale gerarchia dei detenuti russi. Questa è suddivisa in “patsany”, i “ragazzi” che hanno commesso reati più seri e comandano, i “mužiki”, prigionieri con dignità ma meno importanti, e infine gli “obižennie”, intoccabili anche definiti “petužamy”, relegati a dormire vicino alla latrina (per questo chiamati anche “paráša”) e spesso vittime di abusi sessuali da parte dei compagni di cella. Non c’è conferma che Prigožin sia stato effettivamente un obiženniy, ma il suo basso rango nel mondo criminale lo rende possibile.

I “SUOI” GALEOTTI

In un comunicato rilasciato il 16 novembre 2022 sul canale Telegram della sua società Concord, Prigožin risponde alle lamentele di alcuni detenuti della città siberiana di Tyumen, i quali sostengono di essere stati scartati dal reclutamento di Wagner in quanto appartenenti agli obižennie.

Prigožin afferma che sarebbe molto difficile creare unità separate, come «una batteria di obici di patsany, una squadra di ricognizione di mužiki, o una di mitraglieri obižennie». Per evitare questi inconvenienti, ha chiarito Prigožin, Wagner non ha per ora ammesso gli obižennie tra le reclute in Ucraina, ma ha raccomandato la creazione di un’unità esclusivamente per loro affinché non si mischino agli altri ex galeotti.

Tutto questo sarebbe paradossale se Prigožin fosse effettivamente, come sostiene Saša Kurara, un ex obiženniy. Per lanciare accuse di una tale gravità e metterci la faccia, il criminale deve sentirsi potente, giacché ha rivelato persino di trovarsi nella città turca di Alanya. D’altra parte, anche altri vory-v-zakone mobilitati con la forza hanno sfidato i loro superiori davanti ai commilitoni.

Prigožin ha più volte difeso i “suoi” galeotti dalle critiche dell’opinione pubblica russa, che li considera feccia della società e carne da cannone per l’offensiva nel Donbass. Sino al punto da chiedere al presidente della Duma di introdurre pene per chi tenta di «screditare i prigionieri che combattono in Ucraina».

È più volte tornato sull’argomento, come a settembre 2022 quando in un video si è rivolto ai russi dicendo che a combattere «o ci vanno i prigionieri o i vostri figli, decidete». Ha provocato scandalo il rilascio dell’ex imprenditore di San Pietroburgo Alexander Tyutin, condannato a 23 anni nel 2021 per aver commissionato gli omicidi di sua moglie, il figlio di 10 anni, la figlia quattordicenne e di un socio.

Dopo aver scontato meno di un anno, Tyutin è stato reclutato da Wagner e ha combattuto vari mesi in Ucraina, tornando poi in Russia da uomo libero e viaggiando in Turchia per una vacanza a gennaio 2023. Prigožin lo ha difeso sostenendo che Tyutin «in guerra vale per tre o quattro ragazzi con il latte sulle labbra, figli dei fiori come vostro figlio, vostro padre e vostro marito» che cercano di evitare la mobilitazione e l’arruolamento.

IL CODICE D’ONORE

I timori dei russi sono in parte giustificati da fatti di cronaca, come nel caso dell’ex galeotto Pavel Nikolin, un rapinatore che dopo aver combattuto per Wagner in Ucraina ha disertato e ha sparato a dei poliziotti in Russia. Secondo un canale Telegram russo, il viceministro dell’Interno di Mosca avrebbe istruito la polizia di monitorare discretamente quegli ex carcerati che sono tornati in patria dopo aver servito in Ucraina.

Un caso riguarda Pavel Zakharov, che dopo aver assassinato la suocera a coltellate è tornato uomo libero per aver combattuto in Donbass. Un altro vor-v-zakone, Griša Moskovsky, ha registrato un video diventato virale per criticare Prigožin e ha messo in guardia i russi dalla massa di ex galeotti tornati in libertà nel paese, mostrando disprezzo per Wagner e per i ceceni di Kadyrov.

La ragione di questo astio dei vory nei confronti dei “musicisti” deriva dal codice d’onore che impedisce ai ladri-nella-legge di collaborare con lo stato russo. Si tratta di un elemento che ricorre dalla storia sovietica, quando Stalin istituì i battaglioni penali nell’Armata rossa e i vory perseguitarono coloro che accettarono di combattere per il regime, ritenuti “suki”, infami e collaborazionisti.

Dopo aver scontato 9 anni in un carcere di media sicurezza, Prigožin fu rilasciato nel 1990 con la concessione della grazia. Da quel momento cominciò una carriera imprenditoriale di successo con l’apertura di casinò e un ristorante di lusso sulle rive del fiume Vyatka, dove pranzarono anche Chirac e Bush insieme a Putin, il quale vi festeggiò il suo compleanno. Questa fiducia si tradusse in contratti governativi per la fornitura di servizi di catering e mense agli impiegati statali e militari, con la società Concord divenuta l’ombrello finanziario di Wagner e dell’Internet research agency, sua fabbrica di troll.

IL SISTEMA PENITENZIARIO

Nel 2022 il consorzio globale di giornalismo investigativo Occrp sulla corruzione e il crimine organizzato ha nominato Prigožin “persona dell’anno”, per il suo impegno – si legge nella motivazione – a estendere nel mondo la corruzione russa e rubare in nome di Putin, con riferimento alla presenza di Wagner in Africa.

Alla luce di questo profilo non stupisce che il Tesoro americano abbia designato Wagner come un’organizzazione criminale transnazionale, ma il parlamento europeo e le autorità americane stanno considerando anche di inserirla nella lista dei gruppi terroristi. Queste designazioni, oltre al valore politico importante, permettono alle autorità occidentali di contrastare meglio le operazioni di Wagner in Africa e altrove con sanzioni a persone e aziende legate a Prigožin.

Il ruolo dei prigionieri dell’assalto a Bakhmut è divenuto un elemento emblematico della guerra in Ucraina. La Russia è il primo paese europeo per numero di detenuti ogni 100mila abitanti, circa 300 secondo i dati del World Prison Brief, e in totale ospita una popolazione carceraria di quasi mezzo milione di persone (l’Italia circa 56mila), subito dopo Cina, Stati Uniti, India e Brasile, pur avendo una popolazione di soli 143 milioni.

Dal 1998 il sistema penitenziario è stato trasferito dal ministero dell’Interno a quello della Giustizia, ma resta organizzato diversamente da quello europeo, con le colonie penali dove, al posto delle celle, i detenuti sono stipati in grandi camerate e vige un rigido sistema interno.

La distribuzione delle colonie penali ricalca ancora la logica sovietica per cui si trovano nelle regioni ricche di risorse naturali, come il Krai di Krasnoyarsk o quello di Perm, oppure laddove i prigionieri vengono impiegati nell’economia locale come nella repubblica di Komi, la Mordovia e la Čuvasia, regioni in cui il Servizio penitenziario federale (Fsin) dispone di una forza lavoro predominante.

È interessante notare che il direttore del Fsin dal 2019 al 2021, Alexander Kalašnikov, è stato un silovik a capo dell’Fsb proprio a Komi e Krasnoyarsk, prima di guidare il Dipartimento M dell’Fsb, incaricato di fornire supporto di controspionaggio alla polizia russa. Le ragioni che hanno portato Putin a licenziarlo nel 2021 non sono note, mentre il successore Arkady Gostev è un ex dirigente della polizia di Mosca già viceministro dell’Interno. Gostev è stato inserito tra i destinatari delle sanzioni occidentali per aver permesso il reclutamento dei detenuti da mandare in Ucraina.

IL FSIN

Il Fsin impiega oltre 300mila funzionari e ha un budget annuale di oltre 4 miliardi di dollari, ponendo la Russia in cima alla classifica dei paesi europei per bilancio speso per le prigioni. Inoltre, il Fsin ha proprie entrate extra grazie alla manifattura organizzata nelle colonie penali per quasi un milione di dollari annui, ma i dirigenti del servizio penitenziario alimentano un mercato illecito parallelo e si arricchiscono sulle spalle dei detenuti. L’Fsin ha proposto di introdurre un preavviso di 48 ore alla notifica dei garanti dei detenuti di ispezione in carcere, mossa che permetterebbe ai funzionari di nascondere abusi e situazioni illecite.

Secondo Meduza, il reclutamento di detenuti da parte dell’esercito è avvenuto nelle cosiddette colonie penali «rosse», queste si distinguono da quelle definite «nere» per il fatto che nelle prime il regime carcerario è rispettato ed è qui che vengono mandati anche ex poliziotti o militari condannati per qualsiasi reato.

Nelle prigioni «nere», invece, le condizioni sono peggiori e i gruppi criminali hanno il controllo della vita interna, oltre che una certa influenza sul personale penitenziario. I detenuti musulmani delle regioni del Caucaso russo hanno anche iniziato a parlare di prigioni «verdi», in cui la comunità islamica ha il controllo della colonia penale e ha sviluppato un sistema di solidarietà interno, malvisto dai criminali delle «nere».

Il sito indipendente iStories ha riferito che a settembre 2022 il ministero della Difesa russo ha formato un’unità chiamata Storm con i prigionieri di colonie penali «rosse», come la 3ª colonia di Ryazan, la 4ª di Stavropol e la 11ª di Nižny Novgorod, dove sono incarcerati anche ex poliziotti.

Secondo alcune testimonianze di detenuti e familiari raccolte da Gulagu.net, un centinaio di detenuti hanno fatto domanda e a ottobre circa sessanta sono stati reclutati nell’unità Storm, inquadrata nel Distretto militare meridionale. I reclutatori hanno offerto le medesime condizioni di Wagner, ma hanno detto che le probabilità di sopravvivenza sarebbero state più alte.

Si tratta di numeri bassi rispetto a quelli raccolti dal gruppo mercenario, ma segnalano una competizione per le risorse umane tra l’esercito e Prigožin, perché a inizio 2023 i candidati hanno cominciato a scarseggiare. Meduza ha riportato che il totale dei carcerati reclutati da Wagner ammonterebbe a circa 50mila uomini, di cui 40mila sarebbero morti, feriti o catturati nell’assalto a Bakhmut e Soledar, mentre i restanti 10mila sarebbero ancora sul campo o congedati, secondo i calcoli di Olga Romanova dell’organizzazione Russia Dietro le Sbarre.

RECLUTAMENTO E PROMESSE

La Cnn ha riportato le analisi dell’intelligence militare ucraina (Gur) basate su intercettazione delle comunicazioni e l’osservazione delle tattiche nemiche, secondo le quali ai galeotti di Wagner è stato vietato ritirarsi senza un ordine esplicito, pena la fucilazione sul posto.

È stato anche proibito soccorrere i feriti perché la priorità era continuare l’assalto e se questo fosse fallito sarebbero potuti tornare alle proprie posizioni solo di notte. Anche l’esercito russo si è gradualmente adeguato alle tecniche di Wagner, sostituendo i gruppi tattici di battaglione e le formazioni meccanizzate con unità di fanteria d’assalto composte dai mobilitati, usati come carne da cannone in ondate contro le posizioni ucraine.

Quando le ondate di coscritti hanno logorato le difese ucraine, Wagner fa avanzare unità veterane armate di lanciagranate, che mandano in ricognizione droni e usano visori notturni o termici di cui l’esercito russo è invece largamente sprovvisto. Nonostante Motorola abbia sospeso le vendite in Russia, i mercenari utilizzano questi apparecchi per le comunicazioni sul campo.

È stato riportato che nella visita dello chef di Putin fatta ad agosto 2022 nelle colonie penali della regione di Rostov ci sarebbe stato anche Dmitry Utkin, l’ex ufficiale dell’intelligence russa con gli alamari da SS tatuati sul petto.

Secondo quanto descritto da Gulagu.net e Vot so, i due sono arrivati con l’elicottero personale di Prigožin alla prigione IK-15 di Bataysk e il direttore ha ordinato agli agenti penitenziari di spegnere le proprie bodycam. Circa 600 prigionieri avrebbero fatto domanda e la metà sono stati arruolati, stessa cosa nell’altra colonia. Simili visite sono state fatte nelle prigioni di Konstantinovka, Krasnodar, Novočerkassk, la n. 9 di Šakhty e quella di Tlyustenkhabl in Adighezia.

Ai galeotti è stata promessa l’amnistia dopo sei mesi di servizio al fronte, ma con l’avvertimento che i disertori sarebbero stati fucilati. Secondo Arseny Dronov, del sito Russky Kriminal, Prigožin avrebbe mostrato spesso alle reclute anche un video dal suo cellulare in cui un disertore viene scuoiato vivo e messo sotto una doccia come tortura.

Questo come monito per i criminali che avessero la tentazione di ribellarsi o aggredire i comandanti di Wagner al fronte. Un altro macabro video fatto circolare dai “musicisti” è l’omicidio di Evgeny Nužin, un ex assassino reclutato da Wagner, che si è arreso agli ucraini e poi è stato scambiato con altri prigionieri di guerra.

I mercenari gli hanno fracassato il cranio con un martello e hanno diffuso il filmato su Telegram. Secondo Arseny Dronov la brutale pratica risale all’epoca in cui i cosacchi di Wagner operavano in Siria e avevano l’abitudine di uccidere a martellate i disertori di Assad, ma anche di tagliare la testa come trofeo ai jihadisti dell’Isis catturati. Un caso conclamato è quello del disertore siriano Hamadi Bouta, torturato a morte nel 2017 da quattro russi di Wagner con una mazza e decapitato con una vanga. I mercenari ripresero tutto e poi giocarono a calcio con la sua testa.

ANDREY MEDVEDEV

Anche il timore di Andrey Medvedev è dunque più che lecito. Si tratta di un 26enne, ex comandante di Wagner in Ucraina, che ha raggiunto la Norvegia dopo una fuga rocambolesca e due falliti tentativi in Finlandia. In base al suo racconto, ha attraversato il filo spinato nell’estremo nord della Scandinavia inseguito dai cani delle guardie di frontiera russe.

Ha chiesto asilo politico ma è stato arrestato e portato dai servizi norvegesi in una località segreta per un “debriefing” su tutto ciò che sapeva. Ha riferito di aver assistito a esecuzioni e torture, la sua testimonianza è ritenuta importante per futuri processi per i crimini di guerra.

Medvedev è un ex galeotto che ha firmato con Wagner da luglio a novembre 2022 ed è stato posto al comando di un’unità per la sua esperienza di servizio militare, ma quando il suo contratto è stato esteso senza limiti ha deciso di disertare.

L’orchestra di Prigožin è notevolmente cambiata nel corso del 2022, sino a comprendere una componente aerea e meccanizzata, ma il suo rapporto con il potere di Mosca resta controverso e conflittuale. Lo chef di Putin sta giocando una partita a scacchi e se farà le mosse giuste potrà assicurarsi un ruolo politico negli scenari futuri. Alcuni segnali arrivano da governatori regionali e oligarchi che, evidenzia Mark Galeotti, hanno iniziato ad avvicinarsi a Prigožin.

Questo testo è un estratto dal libro di Matteo Pugliese “Kiev, Occidente. Perché l’invasione russa ha rivoluzionato la guerra e gli equilibri in Europa” (Ledizioni) in libreria dall’11 aprile.

MATTEO PUGLIESE. Ricercatore associato all'ISPI di Milano. Esperto di sicurezza internazionale ed estremismo. Svolge un dottorato di ricerca all'Università di Barcellona su intelligence e antiterrorismo. All’Osce si è occupato di prevenzione della radicalizzazione giovanile. 

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per lastampa.it il 13 aprile 2023.

«Lavoriamo, fratelli! Tagliategli la testa! Spezzategli la spina dorsale! Che c'è, non hai mai tagliato una c... di spina dorsale prima? Fino alla fine, c…!».

 Il video diffuso ieri è oltre l'orrore, ma la storia merita di essere raccontata e ricostruita perché è un altro squarcio sulla mostruosità del male nella guerra della Russia all'Ucraina.

 Le immagini sono state filmate da quello che sembra essere un soldato russo, mentre un suo commilitone taglia la testa - in un lago di sangue - a un uomo ancora vivo, che secondo i canali Telegram che hanno postato la storia, si ritiene sia un prigioniero di guerra ucraino. La vittima, all'inizio della scena, urla, grida «fa maleeee!», supplica «non farlo». Poi ovviamente non parla più.

 Sono diversi i canali Telegram russi che ieri hanno rilanciato questo orrore. Che non va confuso con un secondo video […] dove si vedono due soldati ucraini già decapitati. Il secondo potrebbe esser stato filmato dai mercenari del Gruppo Wagner vicino a Bakhmut.

[…] Evgheny Prigozhin, il fondatore del Gruppo Wagner, i cui combattenti sono già stati visti tagliare teste in Siria, ieri ha commentato: «È brutto quando le teste delle persone vengono tagliate, ma non ho trovato da nessuna parte che ciò stia accadendo vicino a Bakhmut e che i combattenti del Wagner Pmc siano coinvolti», ha detto. Ma il capo di Wagner non ha parlato del primo video: quello con l'esecuzione in diretta di un uomo mentre è vivo.

Andrey Medvedev, l'ex combattente di Wagner che era fuggito in Norvegia (ma ora è agli arresti in Svezia per essersi allontanato illegalmente da Oslo), ha dichiarato in serata al dissidente Vladimir Osechkin, fondatore del sito Gulagu, di aver riconosciuto le voci di mercenari di Wagner nell'esecuzione. Ma non si hanno altre prove a confermarlo.

 Sono immagini […] pubblicate e diffuse nel canale Telegram da un propagandista estremista russo già tristemente noto, Vladislav Pozdnyakov. Il canale si chiama Muzhskoye gosudarstvo, "Uno stato di maschi", è conosciuto per incitare alla violenza, in particolare contro le donne e la comunità Lgbt+. Per capire il livello di violenza del personaggio, il canale è stato bannato persino da VKontakte, il social media più diffuso in Russia. Che non è già di per sé esattamente un giardino fiorito.

Non è stato possibile per ora geolocalizzare il filmato, che rappresenta la prima decapitazione filmata in diretta durante la guerra della Russia all'Ucraina. Probabilmente è accaduto nell'estate del 2022. […] Non si sa chi l'abbia passato al propagandista estremo Pozdnyakov. La Stampa - che ha visionato il suo canale (che è chiuso) - è a conoscenza della spiegazione data dall'estremista: dice di aver pubblicato il video alle 22,40, ma che già girava in non meglio precisate chat russe dalle 22,20. […]

Secondo il collettivo di giornalisti indipendenti russi The Insider, in sottofondo si sente il nome "Varyag" nelle conversazioni radio. Quando la testa viene separata dal corpo, l'uomo che filma il video dice «mettetela in un sacco. E mandatela al comandante». Alcuni canali Telegram suggeriscono che il crimine sarebbe stato commesso nell'estate 2022.

[…] Un'altra organizzazione paramilitare che ha quasi subito commentato il video è il gruppo di neonazisti russi Rusich: «Rimarrete sorpresi da quanti di questi video appariranno gradualmente». Il gruppo combatte nel Donbass dal 2014, è famoso per ogni efferatezza, come il suo fondatore, il neonazista Alexei Milchakov.

 

Tuttavia Kyiv ha ufficialmente avvalorato come autentico il filmato, si è espresso prima il capo dello staff del presidente ucraino, Andriy Yermak, e poi ha deciso di parlarne direttamente Zelensky, facendo appello al mondo e alla Corte Penale de L'Aia. C'è chi dice che gli ucraini abbiano già identificato lo sventurato che è stato macellato e filmato.

L'orrore senza fine della guerra tra Russia e Ucraina. Stefano Piazza su Panorama il 13 Aprile 2023

Il video della decapitazione diffuso su Telegram apre nuovi scenari sullo scontro. Zelensky: «La sconfitta del terrore è necessaria»

«Lavoriamo, fratelli! Tagliategli la testa! Spezzategli la spina dorsale! Che c'è, non hai mai tagliato una c... di spina dorsale prima d’ora? Fino alla fine, c…!». Così dice un uomo che sembra essere un soldato russo - ad un suo commilitone mentre taglia la testa con un coltello a quello che secondo i canali Telegram che hanno diffuso il video, dovrebbe essere un prigioniero di guerra ucraino. La malcapitata vittima, all’inizio, urla a più non posso, grida «fa maleeee!», e supplica il suo carnefice «non farlo». Poi è solo sangue e orrore. Il video è spaventoso anche per noi che di questi video ne abbiamo visti a decine (e continuiamo a farlo), per poter raccontare il pericolo sempre attuale dello Stato islamico. A proposito dell’Isis: in queste ore si sono letti molti pareri - talvolta espressi da persone che parlano di cose che non conoscono - nei quali si dice che quanto diffuso ieri «assomiglia ai video che lo Stato islamico faceva una volta». Non credetegli. Lo Stato islamico non ha mai smesso neppure per un giorno di sgozzare, di decapitare, di bruciare vive le persone fatte prigioniere, oppure di sparargli alla testa e tutto questo in favore delle telecamere. Non passa giorno che sulle piattaforme jihadiste non vengano diffusi i resoconti delle loro attività sparse in tutto il mondo e va ricordato che queste produzioni mediatiche si sono fatte sempre più sofisticate.

Fin dall’inizio vi abbiamo raccontato gli orrori di questa guerra cominciata con l’invasione russa dell’Ucraina ma quanto visto ieri (e chissà cosa non ci viene mostrato) rappresenta qualcosa che non si può descrivere perché è un crimine troppo grande. E che dire di coloro che gioiscono su Telegram: «Ottimo lavoro!»; «Avanti fino in fondo!», e tutta una serie di frasi che fanno letteralmente mancare il fiato Per tornare al video, il primo a diffonderle è stato il canale Muzhskoye gosudarstvo (Uno Stato di maschi) del propagandista estremista russo identificato in Vladislav Pozdnyakov, già condannato a due anni con sospensione della pena nel dicembre 2019 per incitamento all'odio verso le donne. La sua pagina Male State sul social network Vkontakte che abbraccia il nazionalismo e il patriarcato vantava più di 150.000 membri prima di essere chiusa al pubblico. La condanna succssivamente è stata annullata dal tribunale distrettuale di Nizhny Novgorod nell’ambito di una legge controversa su cui le forze dell'ordine avevano fatto affidamento per perseguire gli utenti di Internet. Vladislav Pozdnyakov è noto per essere un implacabile nemico delle donne della comunità LGBT+. Ad oggi non si sa dove e quando (pare l’estate scorsa) sia stato girato il video e secondo il collettivo di giornalisti indipendenti russi The Insider si sente in sottofondo il nome «Varyag» nelle conversazioni radio. Poi quando la testa viene separata dal corpo, l’uomo che filma il video dice «mettetela in un sacco. E mandatela al comandante».

Chi sono gli autori di questa mostruosa azione? Vladimir Osechkin, fondatore di Gulagu.net, al canale YouTube Khodorkovsky Live ha detto di essere certo che sarebbero due mercenari del Wagner Group gli autori: ma sua quale base lo afferma? Osechkin ha contattato Andrei Medvedev, un ex mercenario della compagnia di proprietà di Yevgeny Prigozhin da tempo riparato in in Norvegia, che gli ha riferito di aver riconosciuto i suoi ex colleghi nel filmato: «Identifica inequivocabilmente i suoi i combattenti del Wagner Group dai loro caratteristici segnali di chiamata, dal modo in cui parlano, da quello che dicono», ha detto Osechkin che ha anche promesso una ricompensa di tremila euro per ulteriori informazioni sulle persone del video. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha definito «orribili» i video (sono due) della decapitazione di soldati ucraini prigionieri da parte di militari russi e ha ha invitato «a verificarne l'autenticità». Nel corso di una conferenza stampa Peskov ha detto che «ovviamente, questi sono video terribili e prima ne va verificata l'autenticità. Prima occorre verificare se è successo davvero o no. E se è successo, allora dove e chi lo ha commesso». Per il governo ucraino non ci sono dubbi sull’autenticità dei video e il capo dello staff del presidente ucraino Andriy Yermak ha affermato: «Ci sarà una risposta e responsabilità per tutto». L’intelligence ucraina (SBU) ha avviato un'indagine su questi atroci crimini di guerra. Il capo della SBU, Vasyl Malyuk, ha promesso di consegnare i responsabili alla giustizia, affermando: «Troveremo questi mostri. Se necessario, li inseguiremo ovunque si trovino, sottoterra o nell'aldilà. Saranno senza dubbio ritenuti responsabili delle loro azioni». Il presidente ucraino non ha dubbi e chiede una reazione della comunità internazionale contro i russi. «C'è qualcosa che nessuno al mondo può ignorare: con quanta facilità queste bestie uccidono. Questo video... L'esecuzione di un prigioniero ucraino... Il mondo deve vederlo. Questo è un video della Russia così com'è», ha sentenziato Volodymyr Zelensky. Gli ha fatto eco il suo ministro degli Esteri Kuleba che si domanda come la Russia possa presiedere il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Come scrive Euronews la missione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Ucraina è «inorridita» ma sono numerose le reazioni di sdegno che vengono anche da Bruxelles. «Al momento non abbiamo informazioni aggiuntive sulla veracità del video che mostrerebbe la decapitazione di un soldato ucraino da parte di soldati russa -afferma un portavoce della Commissione Europea -Dovesse essere confermato, sarebbe un'altra prova della natura disumana dell'aggressione russa in Ucraina: sarebbe una grave violazione della convenzione di Ginevra, secondo la quale si deve garantire il trattamento in condizioni dignitose dei prigionieri di guerra. L'Ue coglie l'occasione per ribadire il suo impegno a portare davanti alla giustizia chi si è macchiato di crimini». Zelensky in un videomessaggio ha espresso il suo sdegno: «Non dimenticheremo nulla. Né perdoneremo gli assassini Questo video, l'esecuzione di un prigioniero ucraino. Questo è un video che dimostra la Russia così com'è. Che tipo di persone sono. Questo non è un incidente, non è un episodio isolato. Era così già prima. È stato così a Bucha. Migliaia di volte. Tutti devono reagire. Ogni leader. Perché è necessario agire ora e nessuno capirà se i leader non reagiranno». Poi Zelensky si è rivolto ai russi e ha detto: «Non aspettatevi che venga dimenticato. Il tempo passerà, ma non dimenticheremo nulla. Né perdoneremo gli assassini. Ci sarà responsabilità legale per tutto. La sconfitta del terrore è necessaria».

Il tagliagole russo ha reciso anche la via della Pace. Andrea Soglio su Panorama il 13 Aprile 2023

Cosa resta dopo il terribile video diffuso nelle ultime 24 ore in cui si vede un militare ucraino decapitato, come facevano i terroristi dell'Isis

C'è una cosa che il soldato russo (quasi sicuramente ceceno, stando alle opinioni degli analisti di intelligence) ha tagliato oltre alla testa del povero militare ucraino le cui grida di dolore resteranno per lungo tempo nelle mente di chi ha guardato al video della sua decapitazione. Quella lama, quella ferocia brutale, si è portato via il significato vero e profondo della parola «Pace». Pace non sarà anche in caso di stop ai combattimenti, anche in caso di firma di questo o quel trattato, anche in caso di stretta di mano tra Putin (che comunque non ha commentato, condannato, preso le distanze da questa decapitazione) e Zelensky. Quello al massimo sarà un accordo, tra due sconfitti che non sono riusciti a prevalere sull'altro. La Pace, con la P maiuscola, è una cosa diversa. Un imprenditore italiano ci riportava alcuni giorni fa le parole dei dipendenti ucraini di una delle sue aziende appositamente aperta in Polonia per dare lavoro a chi era in fuga dalla propria terra. «Non vogliono la pace, vogliono vedere morti tutti i russi, tutti, fino all'ultimo, fino a che non se ne saranno andati via». Quale pace costruire, quale pace si può imporre ad un popolo la cui maggioranza ha questa idea? Un pensiero che poi, alla luce di questo video, sarà ancora più forte, profondo e radicato. Perché tutti sanno, chi combatte e chi no, che la guerra porta dolore, porta la morte, la fame, la distruzione., che ci sono le bombe, gli aerei, i missili ipersonici ed i droni. Ma tagliare la testa ad un prigioniero beh, è una cosa che va oltre.

Avevamo già visto scene simili nell'epoca d'oro dell'Isis. Non c'era settimana in cui non venivano girati con maestria e cura fotografica, i video con le decapitazioni di ribelli, stranieri, infedeli. Era lo spregio verso le più elementari regole civili ed umane sbattuto in faccia al resto del mondo. Beh, quel soldato russo si è posto al livello di quei tagliagole con la tuta arancione e con questi il mondo occidentale non ha nemmeno provato a cercare la Pace, nemmeno a dialogare. Da parte nostra, sempre presi nel dibattito futile tra presunti pacifisti e altrettanto presunti guerrafondai (nessuno, ma proprio nessuno vuole davvero la guerra) dovremmo provare, magari ogni tanto, a metterci nei panni degli ucraini. Quella testa tagliata, quelle grida disumane di dolore e morte fanno impressione da sole, anche se riguardano un ragazzo di un paese comunque lontano. Dovremmo provare a pensare a cosa scatenerebbe dentro di noi sapere che, invece di un Igor qualsiasi, fosse un Marco, o Luca, insomma, uno di noi, un giovane ragazzo italiano. E solo allora potremmo giudicare o dare dei consigli in maniera un po' più sensata.

Soldati ucraini decapitati, i video che ricordano l’Isis. Zelensky: «Sono bestie». Lorenzo Cremonesi su Il Corriere della Sera il 12 Aprile 2023

Il Cremlino: «Scene orribili, ma dobbiamo verificarne l’autenticità»

Il coltello che scava nel collo della vittima, il sangue, le grida, sino alla decapitazione con la testa del nemico brandita dal suo carnefice a trofeo e minaccia. Purtroppo, non sono nuove le immagini dello scempio dell’avversario ucciso, ma la novità sta adesso nel fatto che arrivano dallo scenario del conflitto russo-ucraino. Improvvisamente, è come se un poco degli orrori che l’estremismo islamico aveva imposto nell’ultimo ventennio nel Medio Oriente allargato giungano ora ad avvelenare lo scontro tra Mosca e Kiev.

Le autorità ucraine hanno aperto ufficialmente un’inchiesta per fare luce sulla veridicità ed eventualmente identificare i responsabili di quella che appare come una vera e propria decapitazione di un soldato ucraino da parte di militari russi, che secondo le prime stime potrebbe essere avvenuta l’estate scorsa nelle zone di guerra del Donbass. Le accuse contro le brutalità dei soldati russi sono apparse da parte ucraina sin dai giorni appena dopo l’inizio dell’invasione il 24 febbraio 2022.

Poche settimane fa il Tribunale internazionale dell’Aia ha addirittura emesso il mandato d’arresto contro lo stesso Vladimir Putin per «crimini di guerra». E l’estate scorsa ancora da parte ucraina si imputavano i russi di metodiche torture contro i prigionieri di guerra, accusa che in seguito Mosca ha rivolto contro Kiev per i maltrattamenti dei propri prigionieri nelle celle ucraine. Di recente l’Onu ha ribadito che abusi sono avvenuti da parte di entrambi.

Ma adesso il video della decapitazione torna decisamente a rilanciare le accuse contro la Russia. Le immagini, pare riprese da un cellulare, mostrano quello che sembra un soldato in divisa con la benda gialla degli ucraini che si lamenta e urla mentre un militare, che ha legata alla gamba la benda bianca usata dai russi per riconoscersi tra loro, conficca un lungo coltello nel collo del suo prigioniero. Un secondo militare con la benda bianca mostra la giacca della vittima. I tre parlano tra loro in russo. A terra si vede quella che sembra una carta d’identificazione militare ucraina.

Volodymyr Zelensky ha subito lanciato un accorato appello alla comunità internazionale. «C’è qualcosa che nessuno al mondo può ignorare: con quanta facilità queste bestie uccidono. Tutti devono reagire», ha tuonato il presidente ucraino. I responsabili dei suoi servizi d’informazione militare specificano che stanno investigando questo «crimine di guerra» e non manca chi paragona i soldati russi ai carnefici tagliagole di Isis.

Anche il Cremlino definisce «orribile» il video, ma chiede che la sua autenticità venga verificata il più velocemente possibile. «Nel mondo dei falsi in cui viviamo abbiamo necessità di controllare che anche queste immagini non siano state costruite», ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov. Il video era apparso inizialmente sui siti dei blogger nazionalisti russi, sembra «cliccato» da oltre 300.000 follower.

Il nuovo scambio di accuse avviene mentre nel Donbass continua serrata la battaglia per il possesso della cittadina di Bakhmut. Ieri i comandi ucraini hanno negato le affermazioni del capo della milizia mercenaria russa Wagner, Yevgeny Prigozhin, secondo il quale i suoi uomini controllerebbero oltre l’80 per cento di Bakhmut.

Soldati ucraini decapitati: i punti oscuri dietro i filmati, cosa si vede e chi li ha diffusi? Alessandra Muglia su Il Corriere della Sera il 12 Aprile 2023

L’estremista russo Vladislav Pozdnyakov ha pubblicato la clip sui suoi canali, ma non si sa chi l’abbia girata e quando

Una decapitazione in diretta dal fronte ucraino, la prima. Il conflitto in Europa ha oltrepassato una nuova soglia dell’orrore.

1 Cosa si vede nei due video sulla decapitazione di soldati ucraini?

Nel primo video si vedono cadaveri senza testa a terra accanto a un mezzo militare distrutto. Portano al braccio la fascia gialla usata dai soldati ucraini. Si sente una voce che abbozza ridendo una ricostruzione dell’accaduto: «Li hanno uccisi. Qualcuno si è avvicinato a loro. Sono andati da loro e gli hanno tagliato la testa». Gli uomini che perlustrano l’area portano indumenti pesanti e indossano i guanti, segno che la scena potrebbe essere stata ripresa di recente o nello scorso inverno. Pare che i soldati decapitati siano anche senza mani. Sui social russi si ipotizza che il video possa essere stato girato vicino a Bakhmut, nell’Ucraina orientale, teatro di recente di scontri violenti.

2 Nel secondo video, quello dell’esecuzione in diretta, cosa indica che è stato girato in Ucraina?

Questo video (che il Corriere ha visionato ma non pubblicato) presenta immagini cruente di un prigioniero a terra sovrastato da un uomo in mimetica con il volto coperto che si accanisce contro di lui con un coltello e gli sega via la testa. Pubblicata dall’estremista russo Vladislav Pozdnyakov, la clip ha iniziato a circolare su Telegram martedì sera, ma non si sa ancora chi l’abbia girata e quando. L’amministrazione ucraina lo considera autentico. La vittima porta una fascia gialla su un braccio, l’aggressore una fascia bianca intorno a una gamba: indizi che riportano al conflitto in corso, dove le fasce di diverso colore sono usate dalle forze rivali come segno di riconoscimento. Nel video c’è una zoomata sul giubbotto della vittima, con una toppa che raffigura il tridente ucraino. A terra si vede un passaporto ucraino chiuso. Entrambi i soldati indossano divise piuttosto leggere. Anche la presenza di foglie verdi intorno segnala che il filmato non è recente: potrebbe essere stato girato tra la primavera e l’estate scorse. Nel video non si vede il volto della vittima e nemmeno del boia. Si sente una voce fuori campo, forse dell’uomo che sta filmando, che lo incita e gli domanda se sia la sua prima volta, poi gli ordina di mostrare alla telecamera la testa e di “metterla in un pacco e mandarla al comandante”».

3 Quali i punti oscuri?

Non è ancora noto chi abbia fornito a Vladislav Pozdnyakov il filmato della decapitazione. Lui è un ex allenatore di fitness di 32 anni diventato celebre per aver fondato nel 2016 su Vk — il più grande social network russo — e su Telegram il canale «Muzhskoye gosudarstvo» (uno Stato di maschi), che inneggia al patriarcato e al nazionalismo russo. Non è possibile confermare che gli uomini del primo video siano del gruppo Wagner come ipotizzano alcuni: non mostrano alcun segno identificativo.

4 Queste decapitazioni sono casi isolati?

Probabilmente no. Immagini che li documentano circolano in gruppi Telegram riservati e a volte ci sono dei «leak». In alcuni casi questi video vengono trovati nei telefonini di soldati catturati o uccisi. Lunedì l’Institute for the Study of War ha documentato che Wagner «sta continuando a commettere crimini di guerra decapitando militari ucraini a Bakhmut», riferendosi a una foto condivisa su social filorussi che mostrava la testa di un soldato ucraino montata su una punta. L’Isw ha riferito di incidenti simili a Popasna, nella regione di Luhansk. Continuano a emergere prove fotografiche di corpi di soldati mutilati, con teste e arti mozzati, a volte infilati su pali e staccionate, con un modus operandi già visto durante l’avanzata russa a Popasna.

Russia, l'orrore dei soldati ucraini decapitati: "Peggio dell'Isis". Libero Quotidiano il 12 aprile 2023

L’ultimo orrore della guerra in Ucraina è rappresentato da due video che mostrano la decapitazione di soldati ucraini: diffusi nei giorni scorsi sui social network, hanno scatenato oggi la reazione furiosa del presidente ucraino Volodymyr Zelensky:  "C’è qualcosa che nessuno al mondo può ignorare: con quanta facilità queste bestie uccidono", ha denunciato, riferendosi alle terribili immagini, il leader di Kiev.

Secondo quanto riferisce Cnn, il primo video potrebbe essere girato di recente, forse dai mercenari del gruppo Wagner, ed è stato pubblicato sul canale social di un media filorusso lo scorso 8 aprile: mostrerebbe i cadaveri decapitati di due soldati ucraini a terra accanto a un veicolo militare distrutto. Una voce distorta dietro la videocamera spiega in russo che il veicolo è stato distrutto da una mina e con una risata aggiunge che i soldati sono stati decapitati.  Secondo i social media, il video è stato girato nei pressi di Bakhmut, ma non ci sono conferme. Quanto al secondo video, è stato pubblicato su Twitter, è molto sfuocato e risale all’estate scorsa a giudicare da quello che si può vedere della vegetazione. Si tratta dell’immagine di un combattente russo che taglia con un coltello la testa di un soldato ucraino. Già due giorni fa, l’americano ISW aveva parlato della decapitazione di soldati ucraini a Bakhmut, dopo aver visto immagini come quelle dei video di cui parla Cnn sui social media filorussi.

Ma su questi canali, c’è anche chi ipotizza che siano gli stessi ucraini ad aver attuato crimini di questo tipo, e lo stesso capo di Wagner Yevgeny Prigozhin aveva accusato nei mesi scorsi i militari ucraini di tagliare teste e mani ai nemici. E a sorpresa da Mosca non arrivano smentite immediate sulla clip. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha definito "orribili" i video della decapitazione di soldati ucraini prigionieri da parte di militari russi che circolano sui social e ha invitato a verificarne "l’autenticità". Nel corso di una conferenza stampa, Peskov ha detto che "ovviamente, questi sono video terribili e prima ne va verificata l’autenticità. Prima occorre verificare se è successo davvero o no. E se è successo, allora dove e chi lo ha commesso", ha detto Peskov.

Stasera Italia, “purtroppo non si può escludere che…”. Rampini e gli atroci video della Guerra. Il Tempo il 12 aprile 2023

Sui social network circolano due video che sembrano mostrare la decapitazione di soldati ucraini. Il primo filmato, pubblicato su un social filorusso l’8 aprile, è stato presumibilmente filmato da mercenari russi del gruppo Wagner e sembra mostrare i cadaveri decapitati di due soldati ucraini che giacciono a terra accanto a un veicolo militare distrutto. Per quanto riguarda il secondo video, è stato pubblicato su Twitter ed è piuttosto sfocato. Pare essere girato in estate e mostra un combattente russo che usa un coltello per tagliare la testa a un soldato ucraino. Una voce all’inizio del video suggerisce che la vittima potrebbe essere ancora viva quando è iniziato l’attacco. 

Le immagini mostruose della guerra tra Russia e Ucraina vengono commentate da Federico Rampini, giornalista del Corriere del Sera, nel corso della puntata del 12 aprile di Stasera Italia, il talk show di Rete4 condotto da Barbara Palombelli: “Il comportamento dell'armata russa di invasione e di occupazione in Ucraina ci ha abituato a degli orrori e a delle atrocità, quindi non possiamo escludere che siano immagini purtroppo vere. A prescindere da queste immagini la sofferenza del popolo ucraino è innegabile, è una sofferenza estrema e ingiusta, su questo dovremmo concentrare l’attenzione. Negli ultimi giorni sembrava quasi che il grande colpevole fosse l’America dopo queste ultime fughi di notizie, ma bisogna ricordare come sono andate le cose”.

I segreti di Putin svelati da un’ex guardia del corpo: «È paranoico, teme patologicamente per la sua vita».  Redazione Esteri su Il Corriere della Sera il 4 aprile 2023.

Gleb Karakulov, ex capitano del Servizio federale di protezione, è scappato dalla Russia a ottobre con la sua famiglia. Ora racconta al sito «Dossier Center» quello che ha visto al Cremlino e nei cerchi più ristretti dei fedelissimi del presidente

È in condizioni di salute «migliori di quelle di molte persone della sua età», ma «teme patologicamente» per la sua vita. Non utilizza internet, si informa attraverso la tv di Stato. La sua paura per una infezione da Covid è ancora «paranoica» e per questo pretende che il personale al suo servizio continui a sottoporsi a lunghe quarantene.

A raccontare questi dettagli così intimi della vita di Vladimir Putin è una persona che gli sarebbe stata al fianco per anni. Fino a quando, pochi mesi fa, ha deciso di fuggire dal Cremlino e dalla Russia.

Gleb Karakulov ha servito Putin per tredici anni. Come ingegnere della squadra delle comunicazioni dell’Fso (il Servizio federale di protezione, responsabile delle scorte del presidente e degli alti ranghi dello Stato) ha raccontato di aver seguito lo Zar in oltre 180 viaggi, sempre pronto a garantire a lui e ai suoi immediati sottoposti linee di comunicazione sicure in qualsiasi circostanza.

L’ultima trasferta in ordine di tempo, ad Astana, a metà ottobre. Poi la fuga con la sua famiglia, dopo mesi di pianificazione: prima la Turchia, ora un luogo sicuro (e segreto).

Quando ancora era rintracciabile, la confessione al sito Dossier Center, finanziato dall’esule miliardario Mikhail Khodorkovsky: un’ora di domande, un’ora di risposte, per entrare nel «bozzolo» che Putin si è costruito attorno e in cui vive ormai da anni.

Un «bozzolo, isolato da una serie di barriere» nel quale la realtà è distorta dalle uniche fonti di informazione che lo Zar consulta: niente internet, niente smartphone. Solo i canali statali, che devono essere disponibili anche quando si trova all’estero. Selezionatissimi anche i contatti. Dopo tre anni di pandemia, Putin - secondo Karakulov — avrebbe ancora una terribile paura di essere contagiato, e per essere ammessi alla sua presenza sono necessari quattordici giorni di quarantena. E pensare che, stando a quanto afferma l'ex guardia del corpo (e contrariamente a quanto ipotizzato da diverse fonti), Putin sarebbe piuttosto in forma: «Non soffre di nessuna patologia, non ha segreti clinici». La «buona salute», però, non rassicura il capo del Cremlino: «La sua patologia è che teme continuamente per la sua vita».

Vita che trascorre nelle numerose residenze (compreso il faraonico palazzo sulle sponde del mar Nero la cui esistenza è stata svelata da Aleksej Navalny): in ognuna di esse Putin avrebbe fatto costruire repliche dell’ufficio di Mosca, così da poter fingere di essere sempre collegato dalla capitale. A fargli compagnia in ogni buen retiro sono i familiari, altro «segreto poco segreto» dello Zar che avrebbe figli e amanti più o meno noti nelle ristrette cerchie del Cremlino.

Gleb Karakulov

L’ultima domanda a cui risponde Karakulov è: perché? Perché lasciare un ruolo di alto profilo – secondo Dossier, è l’ufficiale dei servizi di più alto grado mai che abbia disertato nella storia recente della Russia – per scappare?

«Considero Putin un criminale di guerra», spiega, «e sarebbe stato un reato ancora peggiore della defezione rimanere al lavoro come se nulla fosse». Anche lui teme per la sua vita. «Non mi stanno ancora cercando con il Novychok, ma sono andati a far visita a più di un mio familiare».

Giustizia per l’Ucraina. I tre modi per condannare Putin e i suoi gerarchi davanti a un tribunale internazionale. Serhiy Sydorenko su L’Inkiesta il 4 Aprile 2023

C’è un crimine inconfutabile da cui sono discesi tutti gli altri: scatenare una guerra d’aggressione. Per superare i limiti dell’Aja e le mancate ratifiche della Russia, scrive Serhiy Sydorenko (direttore editoriale di Evropeiska Pravda), va definita la formula per una nuova Corte speciale

AP Photo/Alastair Grant

All’inizio di marzo 2022, pochi giorni dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte delle truppe della Federazione Russa, si è tenuto un dibattito a porte chiuse alla Chatham House di Londra, alla quale ha assistito un corrispondente di Evropeiska Pravda: diplomatici e avvocati internazionali hanno discusso su come creare un «nuovo Tribunale di Norimberga» per i crimini commessi (e ordinati) dalla classe dirigente russa.

Allora, però, i fautori di questa idea non sapevano come raggiungere questo obiettivo. Soltanto in seguito i partecipanti a quel dibattito hanno ammesso a Evropeiska Pravda che nelle discussioni con le capitali occidentali, nei primi mesi, si erano sentiti rispondere in modo categorico: «Non ci pensate nemmeno, è una cosa impossibile che non potrà mai accadere».

Gli alleati adducevano alcune ragioni per le loro obiezioni. L’argomento più semplice era: e se la Russia e i suoi satelliti rispondessero al «tribunale contro Putin» creando un proprio «tribunale contro Biden (Macron, eccetera)»? Come garantire che l’avvio di questo tribunale non scoperchiare il vaso di Pandora?

Un anno di discussioni ha convinto molti scettici. Oggi in Occidente c’è consenso sulla necessità di istituire un tribunale, ma non si è ancora capito come. Sul tema, i punti di vista di Kyjiv e degli alleati sono divergenti, per cui si valutano diverse opzioni. Questo articolo di Evropeiska Pravda spiega perché la questione è così urgente, come questo tribunale dovrebbe funzionare e chi, oltre a Vladimir Putin, potrebbe finire sul banco degli imputati.

L’intoccabile Putin e la fine dell’impunità

Il presidente Vladimir Putin è un criminale di guerra responsabile di migliaia di vite perdute, di crimini contro l’umanità commessi in Ucraina e, secondo molti avvocati ucraini, di genocidio. Per noi ucraini queste affermazioni possono sembrare un assioma. Perché dimostrare l’ovvio?

Ma per molti altri nel mondo – avvocati, politici e cittadini comuni, anche nei Paesi europei – non è così. Basti ricordare che prima del 24 febbraio, quando l’immagine della Russia per gli ucraini era già inequivocabile, essa rimaneva un partner perfettamente accettabile per molti leader e imprese straniere.

L’invasione su larga scala e le rivelazioni dei crimini dell’esercito russo a nord di Kyjiv e in altre regioni hanno portato a un cambiamento nella comprensione dell’Occidente su chi sia il presidente russo. Ma per molti occidentali tuttora non è un criminale perché, secondo i principi del diritto, ciò può essere affermato solo dopo una sentenza di colpevolezza da parte di un tribunale e questo tribunale fino ad ora non c’è stato.

Ma esiste anche una particolarità. Uno dei principi non scritti del diritto internazionale è l’immunità dai procedimenti giudiziari per capi di Stato, primi ministri e ministri degli Esteri in carica. Si ritiene che questi funzionari durante il mandato godano di un’immunità quasi assoluta nei confronti delle forze dell’ordine di altri Stati.

Un dettaglio importante: questo principio non è definito in documenti come le convenzioni delle Nazioni unite, ma viene considerato nel mondo come incondizionatamente valido. E questa è la sfida più grande davanti ai tentativi dell’Ucraina di ottenere la condanna penale di Putin.

Tuttavia, esiste un tribunale permanente nel sistema giuridico internazionale che ha il diritto di aggirare l’immunità: la Corte penale internazionale (Cpi), con sede all’Aja in Olanda. Lo Statuto di Roma, il documento istitutivo della Corte, ratificato da centoventitré Paesi, prevede un articolo specifico, l’articolo 27, che stabilisce che il tribunale può perseguire anche i capi di Stato in carica e qualsiasi altro funzionario che abbia commesso crimini internazionali.

È stato proprio questo articolo a permettere al procuratore dell’Aja di emettere un mandato d’arresto per il presidente russo a metà marzo. Ma il problema è che non è sufficiente. Un mandato d’arresto rappresenta soltanto un sospetto, non una prova di colpevolezza. E il compito dell’Ucraina è quello di portare il caso a una sentenza.

Perché è necessario un altro tribunale?

L’attuale accusa contro Putin riguarda solo un tipo di crimine tra quelli di cui è complice e mandante: il procuratore della Corte ha raccolto prove del suo coinvolgimento nella campagna di rapimento e deportazione dei bambini ucraini in Russia.

Perché è stato scelto questo particolare crimine tra i tanti commessi dai russi in Ucraina? Perché è qui che il coinvolgimento di Putin è più facile da dimostrare. Il presidente ha firmato personalmente un decreto che stabilisce la base legale (si fa per dire) del rapimento dei bambini, e quindi ha partecipato a quel crimine.

Non è l’ultimo, né l’unico, di cui il dittatore russo può e deve essere accusato. Ma per gli altri i crimini di guerra è molto più complicato trovare prove che indichino la sua colpevolezza. Difficilmente esistono degli ordini messi per iscritto del padrone del Cremlino di stuprare e uccidere civili a Kyjiv e in altre regioni. Non esiste un decreto pubblico del presidente russo sulla distruzione delle infrastrutture civili dell’Ucraina, e così via.

Una questione a parte è il crimine di genocidio. In questo caso, il coinvolgimento di Putin può essere provato sulla base delle sue dichiarazioni pubbliche che negano l’esistenza dell’Ucraina come nazione. Ma provare il genocidio presenta altre difficoltà e l’attuale procuratore della Corte penale internazionale non ha ancora aperto un’indagine su questo. È piuttosto una questione per il futuro (si spera, il prossimo futuro).

Ma c’è un altro crimine in cui la colpa di Putin è evidente e semplicemente innegabile. Si tratta del crimine di aggressione. Anche scatenare una guerra di aggressione è un crimine di diritto internazionale, punibile secondo l’ultima versione dello Statuto di Roma. Dopo tutto, questo crimine sta alla base anche di tutti gli altri: senza l’invasione dell’Ucraina la Russia non avrebbe potuto commettere lì nessun crimine di guerra.

Allora perché non è stato emesso un mandato di arresto per Putin per aggressione? Perché la Corte risente di alcuni limiti. L’articolo sul crimine di aggressione può essere applicato solo contro i capi di quegli Stati che hanno ratificato non solo lo statuto stesso, ma anche la relativa clausola aggiuntiva sul crimine di aggressione (solo quarantaquattro Stati lo hanno fatto e quasi la metà sono membri dell’Ue). La Russia, ovviamente, non è tra le firmatarie dello Statuto. Pertanto, la Corte penale internazionale è impotente in questa materia.

Ma il crimine di aggressione di Putin non smette per questo di essere un crimine! Per punirlo è necessario creare un nuovo organo internazionale che indaghi su questo crimine. È proprio questo che l’Ucraina sta promuovendo con il nome di «Tribunale speciale per il crimine di aggressione».

L’obiettivo è ottenere una sentenza contro la classe dirigente russa, il che significherebbe che Putin e molti dei suoi seguaci verrebbero definiti criminali internazionali. Si tratterebbe di un riconoscimento legale e ufficiale che eliminerebbe tutte le obiezioni di coloro che invocano la presunzione di innocenza. Inoltre, la creazione di questo tribunale speciale potrebbe superare i limiti e le difficoltà della Corte penale internazionale.

In altre parole, il tribunale speciale dovrebbe essere ancora più efficace della Corte dell’Aja.

Un tribunale per un solo crimine

L’idea chiave del tribunale speciale è la giustizia nei tempi brevi. Deve esserci un tribunale speciale istituito appositamente per indagare un unico crimine: l’aggressione. Gli altri crimini, quali quelli di guerra, contro l’umanità e le accuse di genocidio dovranno rimanere nella competenza della Corte penale internazionale.

Questo permetterebbe di arrivare alla condanna in tempi molto brevi. Sarebbe già di per sé un enorme vantaggio rispetto alle abituali procedure della Corte, al contrario, molto lunghe. Un esempio esplicativo è la persecuzione dell’ex presidente della Jugoslavia Slobodan Milošević. Ebbene sì, Milošević fu consegnato all’Aja nel 2001 ed è deceduto lì, prima che la condanna fosse ancora stata emessa.

Un altro leader serbo, Radovan Karadžić, è stato arrestato e consegnato all’Aja nel 2008. La sentenza di primo grado è stata pronunciata soltanto otto anni dopo, nel 2016. Ci sono voluti altri tre anni per il ricorso in appello che ha confermato tutte le accuse.

Sulla salute di Putin, ora settantenne, ci sono molti rumors fondati. Arriverà mai davvero anche solo ipoteticamente alla condanna, se mai dovesse comparire al banco degli imputati? Ci sono tanti dubbi.

Invece, per quanto riguarda il crimine di aggressione, di fatto non c’è nulla da indagare. Qui è tutto chiaro: esiste la fattispecie indubbia del crimine, ci sono delle prove evidenti di chi ha impartito l’ordine di invadere. Putin ha, inoltre, personalmente ammesso la propria responsabilità nel discorso nella notte del 24 febbraio, mandato in onda quando l’invasione era già iniziata.

L’essenziale è far partire il processo. Dopodiché il riconoscimento della colpa del leader russo può avvenire nell’immediato, visti gli standard della giustizia internazionale. Eppure c’è un altro problema che, speriamo, la Corte possa superare. La Corte penale internazionale non avvia il processo prima che l’imputato venga arrestato e condotto all’Aja. Siamo onesti: le probabilità di arrestare Putin sono davvero scarse.

Questo è un altro motivo per cui anche se il mandato di arresto contro il presidente russo per il rapimento dei bambini ucraini è un buon traguardo, sarà più difficile provare altri filoni della sua condotta a livello giuridico. Per questo, l’Ucraina chiede che il tribunale speciale debba avere il diritto di processo in contumacia.

È teoreticamente possibile. Sicuramente è complicato. Infatti vari Paesi, che rigettano la giustizia penale in contumacia nei propri sistemi di diritto (come ad esempio Stati Uniti e Gran Bretagna), vi si oppongono. Tuttavia, questo è un elemento di cruciale importanza. Altrimenti il sospetto nei confronti dei pubblici ufficiali russi rimarrà tale fino alla loro morte, e tutti gli sforzi di istituire la «corte per Putin» sarebbero vani.

Chi sono gli altri imputati?

Il tribunale speciale non dovrebbe condurre il processo solo per Putin. L’elenco di quelli che devono finire alla sbarra insieme a lui (in presenza o a distanza) per ora non è definito e non potrà esserlo finché il tribunale speciale non sarà creato una volta per tutte. La lista degli imputati dovrebbe essere stilata da una procura o dall’equivalente organo incaricato di sporgere le accuse secondo i capi di imputazione.

Però nel processo di organizzazione del tribunale speciale questa lista dovrebbe essere formulata almeno in grandi linee. Una delle possibilità alla base delle accuse verso gli imputati può essere il delitto dell’aggressione a uno Stato sovrano codificato del testo dello Statuto di Roma. Secondo questo articolo, gli imputati per l’aggressione possono essere le persone che hanno «pianificato, preparato ed eseguito l’atto di aggressione», specificando che non si tratta di semplici esecutori ma delle persone cui faceva capo «il controllo sulle azioni militari e politiche dello Stato aggressore».

Di conseguenza oltre a Putin nella lista possono finire i nomi del ministro della difesa Sergej Shoigu, gli alti comandi dell’esercito e degli altri organi militari, il capo del governo della Federazione Russa in carica. Non è escluso che insieme ai vertici politici della Russia sul banco degli imputati possono finire anche i loro colleghi bielorussi con in prima linea l’autoproclamato presidente Aleksandr Lukashenko. Né la possibilità di allargare ulteriormente la lista.

In tutte le discussioni al livello internazionale riguardo al tribunale speciale, spunta anche il nome di Sergej Lavrov, il ministro degli Esteri russo che cerca tuttora di raggranellare consensi sul piano internazionale per giustificare l’aggressione. L’attenzione del tribunale speciale potrebbe essere anche attirata dai propagandisti russi che gestiscono la campagna di mistificazione e sostegno all’aggressione tra il pubblico domestico.

Per ora questi nomi sono solo supposizioni, con assoluta certezza possiamo parlare solo delle accuse nei confronti del presidente russo e dei suoi gerarchi militari. Ma anche solo un nome, quello di Putin, basterebbe per far sorgere il problema che abbiamo affrontato all’inizio, cioè l’immunità dei capi di stato. La questione più importante sta nel come aggirare questa immunità.

Agire sotto l’egida Onu, come vorrebbe Kyjiv

La variante più corretta e giuridicamente ideale sarebbe creare il tribunale speciale con una decisione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Però questa possibilità per l’Ucraina è preclusa, dal momento che l’ambasciatore russo occupa la poltrona di membro permanente del Consiglio e quindi porrà il veto a qualsiasi proposta di questo tenore.

Kyjiv continuerà a sostenere la sua linea: la Russia dovrebbe essere esclusa dal Consiglio di sicurezza, e anche dall’Onu, ma questo non cambierebbe il fatto che sarebbe comunque una strada senza via d’uscita per l’Ucraina. Quindi ci restano alcune opzioni abbastanza «problematiche», cioè non ideali dal punto di vista giuridico.

La prima opzione sta nel creare il tribunale speciale con una decisione dell’Assemblea generale dell’Onu. Questa è la via che preferisce l’Ucraina. Promesse che l’Assemblea generale avrebbe votato una decisione sono trapelate in continuazione, da tutte le parti, ma per ora non si è visto nemmeno un progetto di tale risoluzione. Anche la frequenza con la quale i diplomatici e i politici la annunciavano è diminuita drasticamente.

L’idea di passare attraverso l’Assemblea generale ha riscontrato incomprensioni e mancato sostegno da parte degli alleati chiave dell’Ucraina. La questione sta non nel raccogliere i voti necessari per approvare la risoluzione, anche se questa è una sfida tutta da combattere, ma nella semplice risposta alla domanda di quanti voti servano per approvare una risoluzione come quella sul tribunale speciale.

Una tale risoluzione potrebbe essere contrassegnata come «importante» e allora servirebbero i due terzi dei voti degli Stati membri presenti e votanti all’Assemblea. In pratica, corrisponde a più di cento nazioni. È un numero cospicuo, ma tuttora raggiungibile se gli Stati Uniti e i Paesi chiave dell’Ue si spendessero in prima persona e facessero pressioni.

Per la maggioranza delle nazioni africane e dell’America latina, nonostante i legami con la Russia, sarebbe molto opportuno introdurre un meccanismo di giustizia, e far pagare al Cremlino l’aggressione, per avere anche solo una minima sicurezza di non diventare un giorno il bersaglio dei loro vicini più forti.

Il loro consenso nell’approvazione di una tale decisione all’Assemblea generale dell’Onu, senza passare per il Consiglio di Sicurezza, potrebbe creare un precedente, in cui le decisioni sulla sicurezza vengono accolte senza prendere in considerazione la posizione del Consiglio di Sicurezza. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, che godono del veto, non sono molto favorevoli.

L’Ucraina comunque sta continuando a lavorare in questa direzione proponendo anche una seconda opzione per creare il tribunale speciale. Si tratta di un accordo multilaterale. Nel diritto internazionale esiste un concetto: un accordo firmato e ratificato da più di sessanta Paesi viene riconosciuto come «l’opinione della società mondiale» senza passare per l’Assemblea generale e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Potrebbe bypassare le immunità anche senza la ratificazione del Palazzo di vetro.

È un approccio abbastanza contraddittorio, però la gran parte dei giuristi ucraini lo preferiscono, contando sul fatto che un tale accordo potrebbe comunque ricevere il sostegno dell’Assemblea generale. Vediamo quali sono le difficoltà in questo caso.

Ratificare il testo nei Parlamenti dei vari Stati, anche in quelli pronti a firmarlo, può diventare un incubo prolungato, con il rischio di eliminare nel corso dell’iter tutti i punti positivi di un tale accordo. Andrebbe poi evitata l’eventualità di identificare il nuovo tribunale come quello dei Paesi occidentali contro la Russia, rovinando l’idea originale alla base della sua esistenza.

Alcune potenze occidentali ritengono questa seconda opzione ancora più pericolosa della prima. Dopo aver accolto sessanta firme dai Paesi che sosteranno un «tribunale antirusso», la Russia e la Cina potrebbero a loro volta cercare sottoscrizioni per un «tribunale antiamericano» per avviare un processo «internazionale» a distanza su Biden o George W. Bush, o altri ancora.

Tra gli argomenti contro il processo (e la condanna) la Russia potrà “trovare” senz’altro il mantra propagandistico che «l’Ucraina per otto anni ha bombardato i figli del Donbas». Credo che ci siano dei Paesi che firmerebbero entrambi gli accordi, quello «antirusso» e quello «antiamericano».

L’opzione numero due porta con sé una minaccia potenziale, però i partner dell’Ucraina la considerano reale. Per questo all’Ucraina viene chiesto di accettare una terza opzione.

La terza via, il tribunale ibrido

I primi a parlare dell’idea di un cosiddetto «tribunale ibrido» sono stati gli alleati dell’Ucraina; stando ad alcune informazioni, soprattutto la Francia e la Germania. A fine gennaio gli europei già insistevano su questa opzione come l’unica e priva di alternative. La presentavano proprio così ai giornalisti durante gli incontri a porte chiuse.

Tuttavia, dopo qualche settimana di valutazioni l’Ucraina si è espressa del tutto contraria. Il primo a chiarirlo è stato il capo dell’Ufficio del presidente, Andrii Yermak, che presiede la commissione sull’istituzione del tribunale speciale. Durante la conferenza di Monaco sulla sicurezza ha respinto come inaccettabile tale idea. Poi l’ha ribadito anche alla conferenza «United for Justice» tenutasi a Leopoli.

Nonostante tutto questo, e nonostante l’opposizione dell’Ucraina, la Commissione europea ha risposto che il «tribunale ibrido» non è stato rimosso dall’ordine del giorno. Il colpo più duro, però, lo hanno assestato in questi giorni gli Stati Uniti, che hanno pubblicamente appoggiato tale opzione.

Stando alle fonti di Europravda, il sostegno di Washington esisteva già prima, anche se tacito. Ma cosa vuol dire «tribunale ibrido»? Non esiste una definizione precisa, tuttavia ora nel dialogo con i partner si parla di una Corte che agirebbe secondo la legislazione ucraina e potrebbe condannare i criminali sulla base del Codice penale dell’Ucraina, però si terrebbe all’estero (si parla proprio dell’Aja) e tra i giudici ci sarebbero sia i rappresentanti dell’Ucraina sia i giudici internazionali.

Gli ideologi di questa proposta sostengono che per l’Ucraina, in quanto vittima dell’aggressione, il tema dell’immunità delle alte sfere russe non si porrebbe. Inoltre, questa variante rimuove la questione di rapidità del processo e della possibilità di giudizio in contumacia, che nel Codice penale ucraino è già presente.

A Kyjiv non sono d’accordo con queste affermazioni. Sostengono che la rimozione dell’immunità non è un tabù, si può discutere; la legittimità internazionale della Corte fa invece sorgere delle domande. Se l’Ucraina dovesse condannare Putin, chi sarebbe d’accordo con il fatto che si tratti di una condanna internazionale? E non ci sarebbe una contro argomentazione su un presunto conflitto di interessi dell’Ucraina?

Ci sono, inoltre, importanti quesiti sulla legittimità di istituire un tribunale. La Costituzione dell’Ucraina vieta esplicitamente l’istituzione di tribunali speciali (e qui si tratta proprio di un tribunale speciale per un solo crimine), inoltre obbliga la sua magistratura a pronunciare le sentenze «a nome dell’Ucraina». Quindi per avviare un simile tribunale si dovrebbe cambiare la Costituzione, ma ciò è impossibile fino a quando non finiranno lo stato di emergenza e legge marziale attualmente in vigore.

In poche parole, tutte e tre le opzioni sono problematiche. La decisione finale non è stata ancora presa. Dipende molto dai diplomatici ucraini e dai leader del Paese, dalla loro capacità di convincere gli alleati. La cosa più importante, però, è che abbiamo varcato il Rubicone: se ancora un anno fa la risposta dell’Occidente sulla questione del tribunale era «assolutamente no», ora invece la risposta è «assolutamente sì, dobbiamo solo trovare la giusta via».

 Con le deportazioni dei bambini Putin manipola l’anima degli ucraini. Il crimine per il quale il presidente russo è accusato dalla Corte penale internazionale. Ennio Amodio l’1 aprile, 2023 su Il Dubbio.

È per certi versi orribile e disumana come i campi di sterminio nazisti.

La deportazione in massa di bambini e ragazzi ucraini in Russia è un vero genocidio bianco che sostituisce alla eliminazione fisica, la cancellazione della identità di un popolo. Patria, famiglia e lingua sono valori sradicati per essere poi artificiosamente rimodellati sulla pelle di esseri umani.

La Corte penale internazionale ha il merito di aver scoperto, grazie alle indagini della Procura che persegue i crimini di guerra, una spietata manipolazione della appartenenza, cresciuta dietro le quinte del conflitto scaturito dall’aggressione alla Ucraina. Da quel che si è finora appreso dalle carte processuali, si capisce che la cattura nelle scuole e negli orfanotrofi e il successivo trasferimento forzato di migliaia di giovanissimi ucraini in Russia integrano realmente un crimine contro l’umanità.

Nella galleria degli orrori del nazismo, si è dovuta registrare, come tutti ricordano, una sistematica violenza sui bambini finalizzata a compiere assurdi esperimenti genetici.

Il nome tristemente noto di Josef Mengele evoca l’uso di un mostruoso alambicco che sacrificava gli organi dei minori in un folle percorso proteso al miglioramento della razza. E anche più recentemente si è saputo di una crudele attività criminosa che fa mercato dei corpi dei più piccoli per ricavarne organi sani da trapiantare su persone gravemente malate.

Questa mercificazione degli innocenti assume ora una inedita forma nella deportazione dei giovanissimi ucraini. Dalla violenza fisica si passa alla violenza morale. Nel programma di Vladimir Putin è l’anima delle vittime ad essere manipolata.

Qualcosa di simile a ciò che avveniva nel mondo antico in coda agli scontri bellici.

Il vincitore a capo delle legioni romane trasformava i vinti, prigionieri nelle sue mani, in schiavi, così da espropriarli dei loro diritti civili e ridurli a semplici cose da vendere o comprare per i servizi richiesti dalle famiglie o dalle attività economiche. La vittoria in guerra per i popoli antichi, riposte le armi, continuava ad essere celebrata dal possesso dei vinti ridotti in schiavitù.

Il progetto ideato dall’attuale zar di Russia sembra quindi riecheggiare davvero il costume delle genti dell’antichità. Si vogliono esibire come trofei i figli del Paese nemico che sono già nelle mani dei russi prima ancora di aver vinto sui campi di battaglia.

E si avverte nitidamente un messaggio che anticipa l’esito del conflitto mostrando coloro che rappresentano il futuro del popolo aggredito come persone ormai soggiogate e vestite di una nuova identità che ne sottolinea l’appartenenza alla cultura dei presunti vincitori.

Viene così ad emergere, dallo sradicamento dei giovani ucraini dalla loro terra, il reale obiettivo perseguito dai russi con l’invasione dell’Ucraina.

Al di là dei propositi di espansione territoriale e di rafforzamento dei confini rispetto al mondo occidentale, Putin mira ad assoggettare l’Ucraina alla supremazia politica e culturale della grande Russia.

Ed è proprio per questo che il mandato di cattura appena emesso dalla Corte penale internazionale vuol far capire a tutti che l’invasione russa viola non soltanto l’ordinata convivenza dei popoli, secondo le norme del diritto internazionale, ma anche i valori insiti negli human rights.

Le Convenzioni sui diritti dell’uomo garantiscono il diritto di conservare la propria identità sociale e nazionale e bandiscono ogni forma di coercizione ispirata dall’intento di imporre ad altri una fisionomia simile a quella del Paese che sa far sentire più forte il fragore dei suoi cannoni.

(ANSA il 30 marzo 2023) Solo tre o quattro persone nella cerchia ristretta del dittatore russo Vladimir Putin erano a conoscenza dei preparativi per l'invasione dell'Ucraina. Insieme al leader russo, ha preso in particolare la decisione di iniziare la guerra il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev. Lo ha dichiarato in un'intervista a Gazeta.ua il portavoce dell'intelligence della Difesa ucraina Andriy Yusov. "La decisione di scatenare una guerra - ha affermato - è la conseguenza del modello di governo russo. La Russia è una società chiusa, anche all'interno del verticismo dittatoriale. Le conseguenze sono catastrofiche", ha detto Yusov.

Secondo i media russi le autorità si stanno preparando ad avviare una grande campagna di reclutamento per arruolare 400.000 soldati, le amministrazioni regionali cercano di raggiungere l'obiettivo costringendo gli uomini ad arruolarsi. Lo scrive nel suo report postato su Twitter l'intelligence del Ministero della Difesa britannico, spiegando che Mosca ha scelto un "modello di volontariato" anche per minimizzare il dissenso. Ma, è altamente improbabile che la campagna possa attirare 400.000 veri volontari. Tuttavia, per ricostruire la potenza di combattimento in Ucraina non basterà solo il personale. (ANSA)

La mia verità su Putin. Adolfo Spezzaferro su L’Identità il 30 Marzo 2023

“Dopo che è stato abbattuto il Muro di Berlino, l’Occidente sta facendo di tutto per creare il Muro di Kiev. Un qualcosa di anti-storico, voluto dagli Stati Uniti e che sta andando contro gli interessi dell’Europa. Non a caso, se Trump dice che con lui Presidente la guerra finirebbe in 24 ore, ecco che lo vogliono incriminare ed arrestare. Un concetto particolare di democrazia”. Parola di Lanfranco Cirillo, 64 anni, originario di Treviso ma bresciano di adozione, seconda cittadinanza presa in Russia nel 2014, uno dei businessman italiani più noti di Mosca, che in collegamento ci ha raccontato la guerra, l’Occidente e gli affari visti dal punto di vista russo.

 Per la stampa lei è “l’architetto di Putin”…

Guardi, la villa che ho progettato, che tutti chiamano la villa di Putin, non è di Putin. E’ un errore che la stampa ormai ripete da anni, sulla scorta delle affermazioni del blogger Navalny, oppositore di Putin. E’ di sicuro anche a causa sua se per la giustizia italiana io sono una persona poco affidabile. Mentre come expat, come cittadino russo, rilascio interviste e mi chiedono pareri su come si vive qua a Mosca.

Anche se la Cassazione ha disposto il dissequestro di 141 milioni di euro, se lei dovesse tornare in Italia subirebbe un processo. Ma se lei ha fatto fortuna in Russia, cosa c’entra l’Italia?

E’ una domanda molto intelligente, ma la dovrebbe fare al pm di Brescia che mi sta accusando. Volevo chiarire che oggi io sono accusato di esterovestizione dal 2013 al 2019, periodo in cui secondo i magistrati non risiedevo all’estero, per cui avrei dovuto pagare le tasse in Italia. Tutto questo implica che altri fondi che io ho mosso, in conseguenza di quelli che ho mosso in Italia, sarebbero illegali. Però è una contestazione prettamente fiscale. Ma nel mio caso specifico, io sono un cittadino russo. Suona un po’ strano che io non risieda in Russia, dunque. Hanno condotto indagini per due anni, pedinamenti, interrogatori, 85mila intercettazioni: tutto questo rende il caso un po’ anomalo. L’accusa che è stata fatta a me, è stata fatta a Valentino Rossi, a Pavarotti, a Dolce e Gabbana. Ma nessuno di loro ha avuto l’attenzione che ho ricevuto io. E non finisce qui.

Cosa è successo?

Ad un certo punto hanno emesso un ordine di custodia cautelare perché in questi 141 milioni che hanno confiscato – la cui grandissima parte a mia moglie – hanno trovato 500mila euro che io ho mandato dal mio conto russo al conto di mia moglie, che sono stati usati per riparare il tetto di un’azienda agricola di mia moglie. E secondo i pm questo è autoriciclaggio. Oltre all’ordine di arresto italiano per una cifra del genere, quantomeno sproporzionata rispetto ai fondi che muovo io, è stato emesso un ordine di arresto dell’Interpol con tanto di red notice, la stessa per Matteo Messina Denaro, i terroristi e i narcotrafficanti.

E quindi?

Non posso viaggiare, non posso lasciare la Russia, perché per tutelarmi le autorità mi hanno ritirato il passaporto. Mi sto dedicando a tante cose. Sto facendo un podcast che si chiama Radio Mosca, insieme a Fiammetta Cucurnia, che è la moglie di Giulietto Chiesa, che sta andando molto bene. In classifica siamo sopra il Corriere della Sera. Dove racconto la vita da expat qui in Russia e cosa si dice all’interno delle mura del Cremlino.

E cosa si dice? Come viene vissuto dai cittadini il conflitto nel Donbass?

La Russia per la prima volta sta facendo una guerra un po’ all’americana. Una guerra in un altro territorio mentre a casa la vita procede come sempre. Nei primi due mesi c’è stata un’ondata di grande timore, soprattutto per i più abbienti, abituati alla vicinanza con l’Europa, dal punto di vista della cultura, della religione, del commercio, degli affari, delle vacanze, dei soldi spesi in Italia e in Europa. C’è stata una iniziale svalutazione del rublo con un momento di panico macroeconomico. Poi ci si è resi conto di un qualcosa che l’Occidente sembra ancora non aver capito.

Che cosa?

Nel mondo, l’Occidente è un piccolo pezzetto, un ventesimo del territorio, un miliardo di persone su otto totali, il 35% dell’economia. La Russia quindi ha diretto il business verso l’Oriente e il Medio Oriente. Dalla Cina, all’India ai Paesi del Golfo. Che non hanno sanzionato la Russia.

Ma la guerra come viene considerata in tale ottica?

Stiamo parlando di un mondo che fa affari e che è neutrale rispetto al conflitto, inspiegabile, insensato, illogico. Stiamo parlando di una guerra civile provocata, perché gli ucraini e i russi sono popoli fratelli. Ora, con l’incontro epocale Xi-Putin, sono state messe le basi per un nuovo ordine mondiale multipolare. Ormai in Russia non si usano più i dollari. Sono trent’anni che vivo qui e faccio affari nel real estate, ora si usano gli yuan, le rupie. L’Italia, l’Europa, l’Occidente sono rimasti indietro e si sveglieranno in un nuovo mondo.

Rischia di sparire anche l’euro, dalla Russia…

A me fa paura pensare che in Italia ci siano rappresentanti che non siano liberi di rispettare i cittadini che li hanno votati, perché devono seguire le direttive della Ue e degli Stati Uniti. Ma anche le direttive di Londra, la madre di tutte le battaglie occidentali. Un qualcosa di anti-democratico, insomma. Io ho una fondazione che si occupa di charity e sono molto attivo anche in Africa, in Congo soprattutto. Ebbene, anche in Africa, la Russia sta facendo affari, anche perché non si pone con l’atteggiamento post-colonialista, come fa la Francia di Macron, per intenderci. A luglio a San Pietroburgo ci sarà il secondo vertice Brics-Paesi africani. Il mondo è cambiato definitivamente.

Come si può arrivare a una soluzione diplomatica del conflitto? In Occidente neanche il Papa è stato ascoltato…

Io ho incontrato sia il Santo Padre che il Patriarca Kirill e sono convinto che i popoli si possono unire sulla base di tre concetti: religione, cultura e sport. All’aprile dell’anno scorso era praticamente deciso un incontro tra Francesco e Kirill, poi c’è stato un aut aut da parte degli Usa, che hanno bloccato l’iniziativa. Dopo questo si è arrivati alla scissione della Chiesa ucraina dal Patriarcato di Mosca, voluta sempre dagli Stati Uniti. Anche l’unione culturale è ostacolata. Basti pensare alla russofobia contro scrittori, direttori d’orchestra, musicisti, artisti. Per non parlare dello sport, con gli atleti russi che non possono partecipare ad alcuna competizione.

Ma sul fronte economico, l’Italia recupererà il terreno perduto con la Russia, dopo la guerra?

Guardi, c’è tanta ipocrisia con queste sanzioni. Perché alla fine business is business: il 92 per cento delle aziende italiane attive in Russia prima dell’inizio del conflitto sono ancora qui a fare affari. Il governo italiano fa affari con Mosca: l’Enel a ottobre 2022 ha venduto la proprietà di Enel Russia alla Gazprombank. Idem con la vendita di Lukoil Sicilia. Non ci dimentichiamo che compriamo petrolio russo tutti i giorni, solo che non lo compriamo direttamente dai russi ma tramite l’India (che lo compra con il 20% di sconto). Il caro energia sta realizzando il sogno anglosassone della deindustrializzazione dell’Europa. Sul fronte del commercio, anche in Russia è tutto come prima: la mozzarella di bufala campana a Mosca arriva, così come i completi Armani o i nostri mobili. In Russia volano Boeing e Airbus e i pezzi di ricambio arrivano normalmente.

Com’è possibile?

Un mio caro amico ha una compagnia di cargo, con un po’ di aerei. E lui tutti i giorni fa un volo dagli Stati Uniti, con scalo in Egitto. Portando pezzi di ricambio e tecnologia. Ci sono una marea di aziende Usa che fanno affari in Russia ancora oggi. I russi poi amano gli italiani. Come ha detto il ministro degli Esteri Lavrov, “i governi passano, i cittadini rimangono”. Da Draghi alla Meloni c’è stato un primo cambiamento di atteggiamento, almeno non in modo ufficiale. Ma rispetto agli inizi del conflitto, quando l’Italia aveva chiuso tutto – ambasciate, scuole, centri di cultura – oggi è finito tutto a “tarallucci e vino”, grande tradizione del nostro Paese. In Occidente c’è una grande russofobia: io mi definisco un effetto collaterale della guerra. Se fossi stato l’architetto di Biden, mi avrebbero costruito una statua in centro a Brescia. Invece sono messo alla gogna come latitante. Ma le dirò una cosa…

Che cosa?

In Russia non c’è l’eurofobia. La guerra è sullo sfondo, la vita va avanti normalmente. L’Occidente rischia di rimanere indietro, avvinghiato all’idea che c’è un invasore e un invaso. O un invasato, non si capisce bene.

Trump ha detto: “Se venissi rieletto Presidente, la guerra finirebbe in 24 ore”. Cosa ne pensa?

Secondo il concetto democratico occidentale, quello di Trump è un esempio lampante: se dichiara certe cose lo vogliono incriminare e arrestare. E’ sintomatico: gli Usa sono un Paese estremamente diviso, con grandissimi problemi sociali. E’ più facile che scoppi una guerra civile negli Usa che ci sia una rivolta in Russia per rovesciare Putin. Comunque questa guerra andrà avanti fino al prossimo anno.

Perché?

Perché ci saranno le elezioni europee e la von der Leyen, insieme a Biden, è il principale fautore della guerra nel Donbass. Le racconto un fatto divertente, per chiudere, a proposito del presidente Usa: il sindaco di Mosca ha lanciato una campagna di sensibilizzazione in difesa degli anziani, con pubblicità sulle metropolitane: “Lasciate il posto agli anziani”. E sotto sa che foto c’è? Quella di Biden.

Putin si ricandiderà?

Assolutamente sì, è il suo dovere. Deve finire il lavoro da liberale quale è sempre stato: portare il multipolarismo nel mondo.

(ANSA il 29 Marzo 2023)  Sono 19.514 i bambini ucraini deportati illegalmente in Russia: è quanto emerge dall'ultimo aggiornamento pubblicato dal Ministero della reintegrazione ucraino sul sito statale 'Children of War': lo riportano i media nazionali. A questo dato vanno aggiunti i 4.390 bambini orfani, con un solo genitore o privi di cure parentali che secondo lo stesso ministero - come annunciato ieri - si trovano nei territori occupati o in Russia. Ad oggi, solo 327 bambini sono stati rimpatriati in Ucraina.

(V. 'Kiev, sono quasi 20.000 i bambini...' delle 7:27)

(ANSA il 29 Marzo 2023) Sono almeno 465 i bambini uccisi in Ucraina dall'inizio dell'invasione da parte delle forze russe: è quanto emerge dai dati forniti dalle Procure per i minorenni, secondo quanto riporta Kyiv Independent. Allo stesso

Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per “Il Corriere della Sera” il 29 Marzo 2023

«Ho cominciato ad avere paura quando, la sera del 21 ottobre 2022, mi hanno detto che non potevo più avere opinioni mie, dovevo smettere di pensare e invece unirmi al loro coro delle canzoni nazionaliste russe.

 Poi ho visto che picchiavano chi non cantava con un tubo di gomma dura e allora ho capito che non eravamo più ospiti in vacanza: ormai si era diventati tutti prigionieri».

 Ha solo 16 anni Vitaly Vertash, però racconta la sua versione di «1984» riadattata al conflitto russo-ucraino contemporaneo con lucidità ponderata, attento ai minimi dettagli. […]

 Non è stato facile parlargli: Vitaly è uno delle migliaia di bambini e ragazzi minorenni provenienti dalle zone ucraine occupate dai soldati russi che il regime di Vladimir Putin ha cercato di rapire dalle famiglie originarie per fare loro il lavaggio del cervello, farli adottare da famiglie o istituzioni russe e trasformarli in propri cittadini a tutti gli effetti. […]

 «Inizialmente furono i collaborazionisti ucraini locali con le autorità russe a convincerci che poteva essere una buona idea acconsentire di mandare i nostri figli a trascorrere due settimane di vacanze in una località balneare della Crimea.

Nel caso di Vitaly fu la rettrice del suo liceo, Tamara Miroshnichenko, a proporci il progetto. Vitaly sarebbe partito con 36 compagni di scuola a bordo di un bus pagato dallo Stato russo. Però, già il giorno dopo mi pentii, chiesi che potesse rientrare a casa, ma era ormai troppo tardi», ricorda Inessa.

 Il racconto va inserito nel contesto di quei giorni. Era il 7 ottobre 2022, il loro villaggio di Berislav, vicino al nucleo urbano di Kherson sulla sponda occidentale del Dnipro, era stato occupato dai russi sin dal 25 febbraio. I

Intanto, però, l’esercito ucraino premeva per riprenderlo (ci sarebbe riuscito l’11 novembre), i combattimenti si stavano avvicinando di giorno in giorno: i genitori erano ben contenti di mandare i figli più giovani lontani dal pericolo delle bombe.

 Il filo della memoria lo riprende Vitaly: «[…]. Si mangiava vario e abbondante, il mare era pulito, potevamo giocare sulla spiaggia e ci portavano a fare lunghe gite sulle colline boscose. Trovammo altri 400 bambini arrivati da varie parti dell’Ucraina occupata. Ma la situazione mutò drasticamente al quindicesimo giorno […]

Fummo portati a Drusba, un luogo molto brutto, sembra un campo di prigionia, ci dissero che avremmo dovuto pulire le spiagge per guadagnarci il pane, non c’erano letti o lenzuola pulite, il cibo era pessimo, mangiavamo solo a cena una brodaglia nera che qualcuno chiamava minestra. Non potevamo uscire senza permesso, a tutti gli effetti eravamo prigionieri» .

 Il ragazzo non ci sta, si ribella, assieme a Tania, una diciassettenne inquieta come lui, scappano dal campo, ma la polizia li trova: vengono portati indietro.

Continua la storia: «Fu allora che apparve il nostro aguzzino: Astrakav, il capo del campo. Prima cercando di blandirci con le buone, poi con le minacce e violenze, ci disse che in verità noi eravamo russi a tutti gli effetti, dovevamo accettare la realtà, non c’erano alternative. Per quasi sei mesi, ogni sera, ci è stata imposta l’ora di dottrina, la “razgovor o vashnom ”, […]».

Una nuova Norimberga. Nessuno è al di sopra del diritto internazionale, neanche Putin. Simone Baglivo su L’Inkiesta il 29 Marzo 2023.

L’ex presidente della Corte Penale Internazionale Chile Eboe-Osuji spiega a Linkiesta che i 123 paesi membri della Corte Penale Internazionale «hanno l'obbligo di arrestare il dittatore russo nel caso in cui entri nel loro territorio. Non potrà più viaggiare liberamente nel mondo»

Venerdì 17 marzo, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso un mandato di arresto contro il presidente russo Vladimir Putin accusandolo di essere «responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di bambini». La Corte – che ha sede all’Aja nei Paesi Bassi – è il primo e unico tribunale internazionale permanente con la giurisdizione di perseguire individui per crimini contro l’umanità. Fondata a Roma nel 1998, ha portato alla sbarra i più feroci dittatori, come il serbo Milošević. Tra il 2018 e il 2021, il presidente della Corte Penale Internazionale è stato Chile Eboe-Osuji. Prima di assumere il prestigioso incarico, in passato ha diretto l’ufficio legale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e ha guidato l’accusa nel Tribunale penale internazionale per il Ruanda e nella Corte speciale per la Sierra Leone. Dopo aver lavorato come giudice dell’Aja per un decennio, oggi Eboe-Osuji insegna legge alla Toronto Metropolitan University. 

Giudice, cosa pensa del mandato di arresto emesso dai suoi colleghi nei confronti di Putin?

È uno sviluppo molto importante nel diritto internazionale. Stabilisce che nessuno è al di sopra della legge, per quanto potente sia. Alcuni capi di stato si ritengono immuni alla giustizia, ma questo mandato d’arresto afferma il contrario. Come ha correttamente osservato anche il Cancelliere tedesco Scholz, la Corte penale internazionale è l’istituzione giusta per indagare sui crimini di guerra: nessuno è al di sopra della legge e ciò sta diventando chiaro in questo momento. Nel 2022, l’ultimo successore dello zar non ha fatto alcuno sforzo per esplorare una soluzione giudiziaria per qualsiasi problema avesse con l’Ucraina. Ha semplicemente invaso il paese confinante in una palese guerra di aggressione. Putin e i suoi colleghi al Cremlino hanno scelto di ignorare il diritto internazionale. 

Il mandato di arresto ha solo un valore simbolico?

Ha più di un valore simbolico. Nell’era moderna della giustizia internazionale, nessun capo di stato o capo di governo è mai sfuggito a un’eventuale azione penale, una volta incriminato. Questo è stato il destino, ad esempio, di Théoneste Bagosora e Jean Kambanda (rispettivamente presidente e primo ministro del Ruanda, entrambi responsabili del genocidio ruandese), del presidente della Serbia Slobodan Milošević e del presidente della Liberia Charles Taylor. Sono stati tutti perseguiti davanti a un tribunale penale internazionale. Inoltre, bisogna ricordare che verso la fine della Seconda guerra mondiale, gli Alleati (Unione Sovietica compresa) hanno previsto che Adolf Hitler fosse sottoposto a un procedimento penale, dal quale è sfuggito semplicemente suicidandosi. Ma il suo successore a capo del Reich, Carl Dönitz, fu processato davanti al Tribunale militare internazionale di Norimberga. 

Cosa pensa che accadrà ora?

Ci sono 123 paesi membri della Corte Penale Internazionale che ora hanno l’obbligo di arrestare il presidente Putin nel caso in cui entri nel loro territorio. Ciò significa che il presidente Putin non potrà più viaggiare liberamente nel mondo. È la forza del diritto internazionale. Un capo di stato che non può viaggiare e non può godersi il trattamento da tappeto rosso, ma che invece dovrà gestire lo stress del battito cardiaco ogni volta che si muove, guardandosi sempre le spalle. Non c’è dignità in questo.

Arriveremo a vedere Putin alla sbarra nel tribunale dell’Aja?

È una domanda difficile. Ma è esattamente la stessa domanda che è stata posta quando Milošević è stato incriminato dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. Alla fine, il mondo lo ha visto seduto nell’aula del tribunale dell’Aja.

Saranno formulate nuove accuse in futuro contro Putin?

Ricordo che la domanda è stata posta quando Putin ha ordinato alle forze russe di invadere l’Ucraina e il presidente Biden lo ha definito un criminale che deve essere ritenuto responsabile. La gente chiedeva: “Ci saranno mai accuse contro il presidente russo?” Ora che nei suoi confronti è stato emesso un mandato di cattura, la gente si chiede se possano essere mosse ulteriori accuse. La mia risposta è che non vedo perché no. Se l’indagine rivelasse un caso credibile, giustificherebbe la presentazione di altre accuse. Spetta al procuratore della Corte penale internazionale decidere. Ma un’accusa ovvia che può essere mossa è il reato di aggressione. Anche se ciò richiederebbe la creazione di un tribunale ad hoc – come stanno esortando gli ex primi ministri britannici Gordon Brown e John Major e molti altri – perché quel crimine non può essere imputato a Putin alla Corte penale internazionale, secondo l’attuale Statuto di Roma. Se sarà creato quel nuovo tribunale, allora sarà formulata una nuova accusa contro Putin”.

La Russia ha descritto il mandato di arresto come un “rotolo di carta igienica” e ha minacciato di attaccare il tribunale dell’Aja con dei missili ipersonici Onyx.

Questa minaccia comunica al mondo la disperazione che il mandato d’arresto ha provocato al Cremlino. Tuttavia, questa non è una scusa per la minaccia. In quanto esperto di relazioni internazionali, dovrei fare due osservazioni, prima di affrontare la questione giuridica sollevata da quella minaccia. La mia prima osservazione è che non ho potuto fare a meno di notare che la strategia di minacce è molto simile al Mein Kampf di Hitler. La seconda osservazione è che è proprio questo tipo di calcoli sbagliati che ha portato la miseria in Russia. Pensavano di poter invadere l’Ucraina senza conseguenze, ora si stanno pentendo di quell’errore di calcolo. È sciocco per loro continuare ad aggravare i loro problemi con minacce del genere. È importante ricordare che la minaccia dell’uso di armi nucleari è illegale nel diritto internazionale. Più specificamente, una minaccia fatta per intimidire i giudici o altri funzionari della Corte penale internazionale nell’esercizio delle loro funzioni è un reato ai sensi dello Statuto di Roma. Coloro che fanno questo tipo di minacce si espongono al rischio di essere perseguiti dalla Corte. Non spetta a me commentare se la minaccia dell’attacco avrà implicazioni per il coinvolgimento della NATO (perché la Corte ha sede nei Paesi Bassi, che è un paese membro della NATO). Né ho bisogno di commentare il fatto che la Corte si occupa degli interessi collettivi dei 123 paesi che ne fanno parte, e molti dei quali hanno cittadini che lavorano presso la Corte. Infine, non spetta a me commentare quanti sostenitori la Russia vincerà o perderà alle Nazioni Unite se intraprendesse un simile attacco contro la Corte. Posso solamente dire che la minaccia russa è estremamente imprudente, illegale e criminale.

Ci sono somiglianze tra Slobodan Milošević e Vladimir Putin?

Non esistono mai due casi uguali. Ma ciò che è comune a tutti è l’imperativo della responsabilità sotto lo stato di diritto. Significa che la legge deve valere per tutti. A questo proposito, ci sono somiglianze tra Milošević e Putin.

Durante il suo mandato alla Corte penale internazionale ha gestito casi importanti. Quale è la sua più grande soddisfazione? E il più grande rimpianto?

Sono orgoglioso di essere stato in grado di ricollegare i leader africani alla loro visione originale dell’importanza della Corte. Ricordo che il presidente della Nigeria ha tenuto un discorso programmatico alla Corte nel luglio 2018 durante il quale ha invitato gli Stati che non sono ancora membri dello Statuto di Roma a rendere l’adesione alla Corte una questione prioritaria nella loro politica estera nazionale. Durante il mio mandato, la Corte ha emesso una giurisprudenza che ha chiarito che i capi di Stato non godono dell’immunità di diritto internazionale davanti a un tribunale penale internazionale. Vediamo il valore di quella decisione in questo mandato d’arresto che è stato emesso contro il presidente Putin. Il mio più grande rammarico è stato vedere che alcuni stati – anche firmatari dello Statuto di Roma – non hanno fornito alla Corte il sostegno di cui aveva bisogno. 

Come finirà la guerra in Ucraina?

Non posso prevederlo. Ma deve finire. Non avrebbe neanche dovuto iniziare. Si tratta di una condotta criminale. A mio avviso non vi è alcun aspetto delle uccisioni, dei feriti e delle distruzioni di proprietà che sia consentito dal diritto internazionale. Questa è una guerra di aggressione, un’azione illegale, significa che ogni soldato ucraino che i russi hanno ucciso in questa guerra è una vittima di omicidio. I soldati russi non hanno alcun diritto di uccidere nessun soldato ucraino in questa guerra, figuriamoci i civili… I soldati russi non hanno il diritto di distruggere nulla in Ucraina. I soldati russi catturati devono essere trattati con umanità; ma non hanno il diritto di essere trattati come prigionieri di guerra, che possono semplicemente essere detenuti e poi semplicemente rimandati a casa alla prima occasione, senza processo. I soldati russi catturati possono essere processati per omicidio, lesioni illegali o distruzione illegale di proprietà. Perché si tratta di una guerra di aggressione. I soldati russi non hanno alcun diritto di comportarsi in questo modo. I russi dovrebbero semplicemente fermare la guerra e tornarsene a casa.

Bisogna avere fiducia nella giustizia?

Si, dobbiamo avere fiducia. Ma non è sufficiente semplicemente incrociare le mani e avere fede, sperando che la giustizia risolva i problemi per noi senza che noi facciamo assolutamente nulla per aiutarla. In una famosa melodia orecchiabile degli anni ’80, la celebre Janet Jackson cantava: “Cosa hai fatto per me ultimamente?” C’è una profonda filosofia in quella domanda, anche per la giustizia. Ricordiamo le parole del famoso giurista inglese del XVII secolo, Francis Bacon: “Se non sosteniamo la giustizia, la giustizia non sosterrà noi”. In tempi più moderni, il presidente Kennedy ha esortato i suoi connazionali americani a non chiedere cosa può fare il loro paese per loro, ma cosa possono fare loro per il loro paese. Lo stesso vale per la giustizia. Per tutti noi che ci chiediamo se possiamo avere fiducia nella giustizia, una domanda a cui dobbiamo prima rispondere è la domanda che poneva Janet Jackson: “Cosa abbiamo fatto per [la giustizia] ultimamente?”.

Si è mai chiesto come reagirebbe se avesse la possibilità di giudicare Putin in un tribunale per i crimi di guerra?

I giudici vedono gli imputati come esseri umani, né più né meno. Questi sono esseri umani che devono rispondere delle accuse formulate contro di loro e ai quali devono essere concesse tutte le opportunità che la legge concede loro per dare piena risposta e difesa alle accuse. Non c’è altro modo di agire per un giudice.

Chi è Nikolai Patrushev, il consigliere di Putin. Emanuel Pietrobon il 12 luglio 2021 su Inside Over.

Quando si scrive e si parla di strateghi, diplomatici ed eminenze grigie che hanno contribuito in maniera determinante alla rinascita della Federazione russa nel dopo-Eltsin, ovvero durante la lunga e complessa era Putin, spesso e volentieri, almeno qui in Occidente, viene citato quasi esclusivamente il navigato Sergej Lavrov.

L’elenco dei Padri fondatori della nuova Russia, però, è di gran lunga più esteso e sfaccettato, perché Lavrov a parte, include strateghi come Valerij Gerasimov, consiglieri come Vladislav Surkov – il teorico della cosiddetta “democrazia sovrana” – e Dmitrij Kozak, economisti come Alexei Kudrin – il padre del miracolo economico dei primi anni Duemila –, capi militari come Sergej Shoigu, Richelieu ortodossi come i metropoliti Hilarion e Tikhon e pensatori visionari come Igor Panarin – l’ideatore dell’Unione Economica Eurasiatica. Nel novero di cui sopra, per quanto completo, manca un potere dietro al trono rispondente al nome di Nikolai Patrushev.

Patrushev durante la Guerra fredda

Nikolai Patrushev nasce l’11 luglio 1951 nell’odierna San Pietroburgo – all’epoca nota come Leningrado. Segue le orme del padre – un ufficiale della Marina sovietica iscritto al Partito Comunista –, iscrivendosi all’Istituto di costruzione navale di Leningrado – presso il quale si laurea nel 1974 e dal quale viene assunto come ingegnere nel dopo-licenziatura.

Avrebbe ricoperto l’incarico di ingegnere soltanto per pochissimo tempo, per un anno, perché nel 1975 viene reclutato dal Комитет государственной безопасности, volgarmente e universalmente noto come KGB. E sarebbe stato all’interno dei potenti servizi segreti sovietici che Patrushev avrebbe fatto carriera, non uscendone più e scalandone progressivamente e gradatamente i vertici.

Il Kgb aveva visto qualcosa in Patrushev, evidentemente. Strappato all’Istituto di costruzione navale di Leningrado grazie alle prospettiva di una carriera al servizio dell’Ideale comunista, il giovane ingegnere sarebbe stato istruito alle arti dello spionaggio, dell’analisi geopolitica e della strategia presso le scuole del Kgb di Minsk e Mosca. Terminato il periodo di formazione, l’ingegnere divenuto agente segreto viene inviato a prestare servizio a Leningrado, la sua città natale.

La carriera nei servizi segreti

Inviato a Leningrado per combattere corruzione e traffici illeciti, Patrushev attrae l’attenzione dei superiori per la dedizione al lavoro e i riguardevoli risultati conseguiti. Di lì a poco, da agente semplice sarebbe stato promosso a capo dell’unità; ruolo, quest’ultimo, mantenuto fino al collasso dell’Unione Sovietica.

Dopo un biennio passato nella Repubblica di Carelia, occupando il titolo prestigioso di ministro della sicurezza, nel 1994 viene richiamato a Mosca per guidare il direttorato della sicurezza interna del neonato FSK (acronimo di Федера́льная Слу́жба Контрразве́дки), concepito per succedere al Kgb ma soppresso l’anno seguente.

Nel 1995, riorganizzata definitivamente la macchina spionistica, Patrushev viene investito del ruolo di vicecapo del Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa (FSB, Федера́льная слу́жба безопа́сности Росси́йской Федера́ции). Come già accaduto in passato, quello di Patrushev è un percorso in salita, più ricco di opportunità che di ostacoli. Nel 1999, invero, viene nominato alla direzione del Fsb da Boris Eltsin a mezzo di decreto presidenziale.

L'ascesa politica durante l'era Putin

Patrushev ha guidato il Fsb fino al 2008, cioè per quasi un decennio. Un decennio durante il quale ha diretto la decapitazione delle organizzazioni terroristiche e separatiste del Caucaso settentrionale e del Volga, ha assistito il Cremlino nella lotta agli oligarchi, ha favorito il riciclo della classe politica – diversificata e ringiovanita dall’afflusso di ex agenti segreti – e ha gettato le basi per la costruzione di un sistema securitario funzionale ad evitare delle nuove stragi di Beslan.

Profondo conoscitore della realtà domestica, ma anche di quella internazionale, Patrushev, nel 2008, viene chiamato da Vladimir Putin a ricoprire l’incarico di segretario del Consiglio di sicurezza della Russia (Совет безопасности Российской Федерации), l’ente deputato all’erogazione di suggerimenti e proposte di politiche su argomenti attinenti alla sicurezza nazionale. A partire dal 2008, in breve, Patrushev entra a far parte della cerchia ristretta ed esclusiva dei consiglieri del Cremlino.

Il suo contributo al grande ritorno della Russia nell’arena internazionale è stato notevole. Indicato come l’uomo del Cremlino nei Balcani, Patrushev è colui al quale si deve il rientro in forze dei russi tra ex Iugoslavia ed ex patto di Varsavia, ed è colui al quale si deve l’irrobustimento dell’asse con l’Iran.

Ritenuto un simpatizzante del cospirazionismo – perché, ad esempio, crede che gli Stati Uniti anelino alla disintegrazione della Russia –, Patrushev viene annoverato tra le menti dietro al tentato colpo di Stato in Montenegro del 2016 e dietro all’arresto in Thailandia di Anastasia Vashukevich – una figura controversa legata al Russiagate –, ed è un “attenzionato speciale” in Occidente, essendo uno dei bersagli del regime sanzionatorio euroamericano. Un titolo, quello di attenzionato speciale, che non sorprende affatto: quest’uomo sconosciuto ai giornali, ma conosciuto nelle stanze dei bottoni, è uno dei più importanti, preparati e capaci consiglieri al servizio del Cremlino.

I Pacefondai.

È iniziata la raccolta firme per i referendum contro l’invio di armi all’Ucraina. Stefano Baudino su L'Indipendente il 22 aprile 2023.

Il 23 aprile è cominciata ufficialmente su tutto il territorio nazionale la raccolta firme per i referendum abrogativi “Italia per la pace“, in favore della sanità pubblica e contro l’invio di armi in Ucraina. La campagna referendaria è organizzata dal Comitato di Generazioni Future presieduto dal giurista Ugo Mattei e sostenuta da influenti personalità del mondo accademico e culturale. Il suo motto è “Ferma il dolore, firma la pace”.

Attraverso il primo quesito, in cui si denuncia il progressivo indebolimento della sanità pubblica in favore delle spese militari, si intende escludere le strutture private da alcuni piani sanitari territoriali e porre fine al conflitto di interessi nell’allocazione dei fondi pubblici per la sanità. Il testo recita: «Vuoi tu abrogare l’art. 1 (Programmazione sanitaria nazionale e definizione dei livelli uniformi di assistenza), comma 13, decreto legislativo n. 502/1992 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’art. 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421 (Gazzetta Ufficiale n. 305 del 30 dicembre 1992 – Supplemento ordinario n. 137)) limitatamente alle parole “e privati e delle strutture private accreditate dal Servizio sanitario nazionale”?».

Il secondo quesito è invece volto a cancellare le attuali basi giuridiche del trasferimento di armi in Ucraina. Nel suo dettato si legge: «Vuoi tu che sia abrogato l’art. 1 del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185 (Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina), convertito in legge n. 8 del 27 gennaio 2023 nelle parole: “E’ prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, di cui all’art. 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite.”?».

Con il terzo e ultimo quesito, presentato dal Comitato Ripudia la Guerra, si vuole togliere all’Esecutivo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi ai Paesi coinvolti nei conflitti attraverso la semplice informativa al Parlamento, come invece accade oggi. Se andasse in porto – affermano i promotori – “ogni decisione futura volta a inviare armi in teatri di guerra, richiederebbe una legge formale e dunque la piena assunzione di responsabilità politica del Parlamento“. Dice il testo: «Volete voi che sia abrogato l’art. 1, comma 6, lettera a), legge 09 luglio 1990, n. 185, rubricata “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, e successive modificazioni (che prevede: “6. L’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere” limitatamente alle parole “o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere”?».

I cittadini potranno firmare questi referendum direttamente ai banchetti organizzati nelle principali città italiane, che si potranno facilmente individuare consultando la mappa sul sito generazionifuture.org, aggiornata in tempo reale. Inoltre, le persone potranno raggiungere gli uffici elettorali dei comuni di residenza, dove troveranno i moduli vidimati per la firma. Vi è ancora una possibilità: firmare digitalmente sulla piattaforma Itagile.it, che per ritardi nella predisposizione di quella pubblica permette la raccolta e l’identificazione certificata dietro pagamento di 1 euro e 50 centesimi per ogni firma.

Il comitato promotore avrà 90 giorni di tempo per raccogliere 500 mila firme da parte degli elettori al fine di presentare ufficialmente il referendum. Alla scadenza del termine, se il risultato sarà raggiunto, la Corte di Cassazione valuterà la conformità alla legge delle richieste di referendum ricevute, poi la palla passerà alla Corte Costituzionale, che si pronuncerà sull’ammissibilità dei quesiti ricevuti entro il successivo 10 febbraio. In seguito, “ricevuta comunicazione della sentenza della Corte costituzionale” e “su deliberazione del Consiglio dei ministri”, ad indire il referendum sarà il Presidente della Repubblica, il quale è chiamato a fissare la data di convocazione degli elettori “in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno”. Se la campagna referendaria dovesse avere successo e superare il “filtro” delle Corti, dunque, i cittadini sarebbero chiamati al voto sui quesiti il prossimo anno. A quel punto, affinché i referendum siano validi, dovrà votarli il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. [di Stefano Baudino]

Titanomachia. San Marino, l’ex paradiso filorusso che ora difende la libertà dell’Ucraina. Marco Fattorini su L'Inkiesta il 22 Aprile 2023

Vaccini, aerei di lusso e oligarchi col passaporto diplomatico. Negli ultimi anni la piccola Repubblica aveva spalancato le frontiere a Mosca, ma l’aggressione a Kyjiv ha cambiato tutto: la Serenissima ha approvato le sanzioni contro il Cremlino diventando «Paese ostile». Il Segretario di Stato Beccari: «Questa volta non potevamo rimanere indifferenti»

«Da oggi Sergej Lavrov sarà annoverato fra gli amici più autentici e cari di questa gloriosa Repubblica». Era il marzo del 2019 e la Reggenza di San Marino accoglieva così, tra lo stupore della comunità internazionale, il ministro degli Esteri russo in visita ufficiale nel terzo Stato più piccolo d’Europa. Un rapporto fino a quel momento sconosciuto ai più. Eppure i lussuosi jet privati su cui viaggiavano il patriarca Kirill e la moglie di Dmitry Medvedev appartenevano a una società con sede nella Serenissima Repubblica. Lo stesso fazzoletto di terra in cui i trentaquattromila cittadini si sono vaccinati con Sputnik. E a Mosca sono rappresentati da un console onorario che si chiama Vladimir Lisin, l’oligarca più ricco di Russia con un patrimonio di 27 miliardi di dollari.

Fino all’invasione dell’Ucraina, San Marino è stato uno dei Paesi più aperti nei confronti della Federazione russa. Un’amicizia coronata da decine di migliaia di turisti che ogni anno salivano sul Titano. Nell’ultimo decennio l’ex paradiso fiscale incastonato tra Romagna e Marche ha rafforzato i suoi legami con il regime di Putin, grazie alla decisione di non seguire l’Unione europea nelle sanzioni a Mosca dopo l’annessione illegale della Crimea nel 2014. «Apprezziamo molto la realizzazione da parte del vostro Paese di un linea di politica estera indipendente e autonoma», applaudiva l’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov che proprio in questi giorni sta per tornare a Mosca.

Il 24 febbraio 2022 è cambiato il mondo, anche nel microstato. Nonostante la sua neutralità secolare, San Marino ha deciso di allinearsi alle sanzioni europee nei confronti della Russia. Il Parlamento monocamerale, che qui si chiama Consiglio Grande e Generale, le ha votate all’unanimità. Una svolta epocale, confermata dal sostegno alle risoluzioni di condanna dell’Assemblea delle Nazioni Unite. «Non potevamo restare indifferenti» spiega a Linkiesta Luca Beccari, Segretario di Stato agli Esteri. «Ci siamo schierati a difesa di un principio non negoziabile: il diritto di uno Stato di mantenere la propria integrità territoriale. Difendendo l’Ucraina difendiamo anche noi stessi. San Marino ha ottenuto l’indipendenza grazie al riconoscimento della sua sovranità da parte degli altri Stati».

La libertà di San Marino è stata salvaguardata nei secoli, da quando i balestrieri presidiavano la rocca. Due i tentativi di annessione sventati, molti gli attestati di stima. Abramo Lincoln lodò «la più antica Repubblica costituzionale del mondo». In segno di amicizia, Napoleone offrì alla Repubblica l’estensione del territorio fino al mare. Alle pendici del Titano ha trovato asilo Giuseppe Garibaldi in fuga dagli austriaci. E durante la Seconda guerra mondiale sono stati accolti migliaia di sfollati italiani. Un anno fa i sammarinesi hanno aperto le porte a 400 profughi ucraini. In proporzione è come se l’Italia ne avesse presi 600mila.

Dal governo biancoazzurro sono partite 350 tonnellate di aiuti umanitari. A cui si aggiungono le donazioni del terzo settore locale. Rita Berardi è la presidente dell’associazione “Carità senza confini”, che dai primi giorni dell’invasione ha organizzato spedizioni di cibo, vestiti e medicine per Bakhmut, Dnipro e Lviv. «Aiutiamo le famiglie dei militari ucraini al fronte, la resistenza del popolo ucraino ci ha sorpreso e commosso».

San Marino non ha inviato aiuti militari a Kyjiv. Per una scelta precisa, che qui chiamano neutralità attiva. «Ma se anche avessimo voluto mandare armi, non ne avremmo avuto la possibilità», racconta Beccari. La Serenissima Repubblica non ha un vero esercito. I suoi corpi militari, formati da poche decine di uomini, svolgono compiti di polizia. Con buona pace del sito satirico Lercio che un anno fa annunciava: «San Marino invia 12 alabarde all’Ucraina».

A Mosca non l’hanno presa benissimo. Dopo anni di amicizia, il governo della Federazione ha inserito la Repubblica nella lista dei Paesi ostili. «Con la Russia avevamo rapporti eccellenti», racconta a Linkiesta Marco Nicolini, ex capitano reggente di San Marino, oggi vicepresidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. «Noi siamo molto piccoli e non possiamo permetterci di avere nemici, ma di fronte alla terribile violazione dei confini ucraini non potevamo fare diversamente».

Sembrano passati secoli da quando Sergei Lavrov veniva accolto in piazza della Libertà col picchetto d’onore, insignito della Gran Croce dell’Ordine di Sant’Agata. Era il 2019. La visita del potente ministro degli esteri russo, che all’aeroporto di Rimini non volle le autorità italiane ad attenderlo, destò un certo stupore alla Farnesina e fu ricambiata dal viaggio a Mosca dell’omologo sammarinese Luca Beccari.

Formalmente la bandiera bianca e azzurra c’era già. Dal lontano 2002, il console onorario di San Marino in Russia si chiama Vladimir Lisin. Re dell’acciaio e amico di Putin, è l’uomo più ricco della Federazione secondo Forbes. Di fatto l’oligarca si fa vivo con l’enclave solo per il rinnovo del suo passaporto diplomatico. «Sembra l’unica cosa che lo interessi del nostro Paese», spiega una fonte vicina al governo del Titano.

Ex cassaforte per evasori e faccendieri, ora San Marino non è più un paradiso fiscale. La piccola Repubblica si è faticosamente messa in regola uscendo dalle black list al costo di una crisi economica durissima. Ha rischiato il default e si è indebitata all’estero per la prima volta nella sua storia. Qui nel giro di un decennio i depositi bancari sono passati da 15 a 5 miliardi di euro. Ai tempi d’oro, oltre a sessanta finanziarie, c’erano 12 banche a San Marino. Oggi ne sono rimaste quattro. I capitali russi avrebbero potuto dare una mano. E sul Titano ci hanno sperato.

Nel 2018 il Segretario di Stato agli Affari Interni Guerrino Zanotti si era sbilanciato: «Vogliamo diventare la finestra per l’Europa per le aziende russe». Un anno dopo Il Sole 24 Ore titolava: «La Russia marcia su San Marino». Eppure tra molte speranze locali e pochi investimenti russi, il rapporto con Mosca non è decollato sul fronte economico-commerciale. A prendere il volo, invece, sono stati i jet privati di una compagnia sammarinese, la Skyline Aviation, che per alcuni anni hanno trasportato a 7mila euro l’ora figure di primo piano del Cremlino come il patriarca Kirill e la moglie di Dmitry Medvedev. La Skyline, in liquidazione dal 2021, è finita nella lente del Dipartimento di Stato statunitense poiché ritenuta una società di copertura della principale banca pubblica russa Vtb, oggi sanzionata dall’Occidente, e guidata da Andrej Kostin, tra le persone più vicine a Putin.

Nei primi giorni della guerra ha fatto discutere anche un altro aereo, un lussuoso Hawker 800XP del valore di 2 milioni di euro immatricolato a San Marino. Secondo il governo americano appartiene al capo dei mercenari Wagner Evgenij Prigozhin. A mancare però sono le decine di voli settimanali che prima della pandemia atterravano all’aeroporto di Rimini pieni di turisti russi. Poi la pandemia ha fermato tutto..

Nel 2021, nonostante un protocollo d’intesa firmato col ministro della Salute italiano, a San Marino non era arrivata una sola fiala di Pfizer, AstraZeneca o Moderna. «Eravamo disperati, non avevamo potuto vaccinare nemmeno un medico», racconta il parlamentare riminese Marco Nicolini. Il primo insieme a Beccari a sondare i russi sulla possibilità di ottenere Sputnik. «In poco tempo da Mosca ci hanno mandato migliaia di dosi con cui abbiamo vaccinato la popolazione».

Le conseguenze geopolitiche erano innegabili: la Federazione aveva ottenuto una vetrina per il suo vaccino nel cuore dell’Europa, causando più di un imbarazzo. Ma sul Titano professano laicità in fatto di relazioni internazionali. «Abbiamo sempre avuto ottimi rapporti con tutti senza i limiti che hanno gli altri», spiega il segretario di Stato Beccari. In primis con gli Stati Uniti: oltre il 10 per cento dei cittadini sammarinesi ha il passaporto americano.

«La Russia dà per scontato che San Marino resterà neutrale nell’orbita atlantica. Il suo interesse per il microstato è sempre stato puramente politico. Riguardo i grandi capitali russi non hanno mai preso in reale considerazione San Marino. Per attrarli bisogna essere un paese alleato della Russia, non solo amico», riflette Igor Pellicciari, professore ordinario di Relazioni Internazionali all’Università di Urbino, ma anche diplomatico sammarinese e tra i fautori materiali dell’arrivo del vaccino Sputnik sul Titano.

Nella piccola Repubblica l’obiettivo è quello di perfezionare entro il 2023 l’accordo di associazione con l’Unione Europea. L’amicizia con la Russia è congelata. Il ministro degli Esteri di San Marino spera in una soluzione diplomatica, nonostante tutto. «Se oggi dovessi mandare un messaggio a Lavrov gli consiglierei di ritirare le truppe dall’Ucraina e sedersi al tavolo delle trattative». Il Titano resta neutrale, ma non indifferente.

Washington Post: gli Usa avevano suggerito il ritiro da Bakhmut. Piccole Note (filoPutin) il 21 Aprile 2023 su Il Giornale.

“Mesi dopo i terribili avvertimenti di Washington sul fatto che l’Ucraina non sarebbe stata in grado di tenere Bakhmut contro l’assalto di mercenari russi, le forze ucraine sono ancora asserragliare al margine occidentale della città in una battaglia che si è protratta fino a diventare più lunga e mortale della guerra”. Inizia così l’articolo di testa del Washington Post che aggiunge come le valutazioni Usa fossero “fosche fin da gennaio”, tanto che aveva “suggerito che Kiev dovesse ridurre le sue perdite e lasciare la città”.

La tragedia di Bakhmut nei documenti top secret

Quanto rivelato dal Wp era già stato scritto dai media Usa, ma se in precedenza si trattava di indiscrezioni anonime la conferma è arrivata dai documenti top secret trafugati di recente dal Pentagono e messi in circolo in questi giorni.

Ma Kiev non ha ascoltato, continua il Wp, perché tenere Bakhmut rappresentava “un imperativo di gran lunga più importante del valore strategico della città, perché era necessario per mantenere alto il morale della nazione e negare alla Russia la possibilità di vantare qualsiasi guadagno territoriale”. Da cui l’inutile macelleria di questi giorni.

Resta che Kiev, nonostante il Wp non possa riferirlo, non ha alcuna possibilità di sottrarsi alle indicazioni americane, sia perché ne dipende militarmente e politicamente sia perché il suo esercito è subordinato a una capillare tutela della Nato (anche se negata).

Come resta che Kiev ha ignorato un suggerimento tanto ragionevole non solo per i motivi addotti, ma soprattutto per ottemperare a input ancora più autorevoli, discendenti dai circoli internazionali iper-atlantisti che stanno alimentando questa guerra allo scopo di “far sanguinare la Russia”, come da titolo di un articolo del New York Times dello scorso maggio; a costo di usare i militari ucraini come carne da cannone.

Allo stesso tempo, il fatto che grazie a tali documenti sia stata resa pubblica la divergenza Washington – Kiev fa il gioco degli Stati Uniti. Ciò perché conferma la narrativa fallace di un’autonomia ucraina rispetto ai suoi sponsor d’oltreoceano, ma soprattutto perché elude le responsabilità americane sull’inutile macelleria in corso, che in futuro potrebbe diventare di pubblico dominio (in tutta la sua catastrofica dimensione). Ma molto più perché l’esito nefasto di questa battaglia rimane tutto a carico di Kiev.

Peraltro, nell’articolo del Wp si spiega che per puntellare le difese della città, spesso l’esercito ucraino ha dovuto inviare in loco le sue unità d’élite, che certo non saranno uscite indenni dal mattatoio, con le relative conseguenze per quanto riguarda il degrado delle forze ucraine.

Si può annotare, a latere di tale notizia, che le unità d’élite ucraine spesso si avvalgono di militari stranieri di esperienza, come si può evincere anche da un articolo di Haaretz dal titolo: “Gli israeliani stanno combattendo e morendo per l’Ucraina. In Israele, le loro morti non vengono dichiarate”. Ovviamente, oltre agli israeliani, a dar man forte ai militari ucraini ci sono statunitensi, inglesi, europei, australiani etc. Tutto noto, semplicemente non si può dire.

Una rete internazionale per la pace

Mentre prosegue la mattanza di Bakhmut e in attesa della mistica controffensiva ucraina, si registra la ripresa di contatti internazionali per avviare negoziati. In particolare, ha suscitato reazioni avverse l’elogio di Macron dell’iniziativa di pace cinese.

Una presa di posizione coraggiosa e sorprendente quella del presidente transalpino, se si considera la scarsa levatura del personaggio. Le sue dichiarazioni, peraltro, sembrano avere un seguito concreto, dal momento che avrebbe “incaricato un importante diplomatico francese di lavorare con una controparte cinese per creare un quadro da utilizzare per futuri negoziati” (Express).

Non solo Macron, anche il brasiliano Lula ha appoggiato pubblicamente l’iniziativa cinese, ma, cosa più importante perché meno scontata, partendo da Pechino per giungere in Medio oriente, questi ha proposto agli Emirati e a quanti vorranno di dar vita a “un gruppo di leader che ‘preferiscono parlare di pace piuttosto che di guerra’”, per tentare di porre fine al conflitto (Reuters),

Inutile coltivare illusioni, all’orizzonte non si intravede ancora alcuno spazio per aprire un negoziato; quel che va però registrato è la genesi di una vera e propria rete internazionale di Paesi e leader che iniziano a dialogare seriamente in prospettiva. Quando sarà il momento, tale rete può avere e aprire opportunità.

Spiace che l’Italia si sia posizionata altrove, nonostante ci fosse spazio, pur se limitato, per possibilità altre e più consone alla nostra tradizione politica. E, in particolare, che il presidente Mattarella abbia scelto il campo di battaglia come mezzo per la risoluzione del conflitto, in aperto contrasto con la Costituzione della quale dovrebbe essere garante e tradendo in tal modo le sue radici democristiane, cosa altrettanto drammatica a motivo della sua storia personale. Parabola dolorosa quanto tragica.

Stasera Italia, Rampini demolisce Santoro: “Pace? Ipocrisia, non è credibile”. Il Tempo il 19 aprile 2023

Michele Santoro ha presentato la sua staffetta per la pace definita nel manifesto "una staffetta dell’umanità da Aosta a Lampedusa per unire l’Italia contro la guerra, per riaccendere la speranza”. L’iniziativa sulla guerra tra Russia e Ucraina viene commentata da Federico Rampini, giornalista del Corriere della Sera, nel corso della puntata del 19 aprile di Stasera Italia, il programma televisivo pre-serale di Rete4 con Barbara Palombelli alla conduzione: “Non la considero credibile. Quando noi eravamo ragazzi le piazze di tutto l’Occidente era pieno di manifestazioni pacifiste, quelle manifestazioni avevano uno slogan chiaro ‘Yankee go home’, ovvero ‘Americani andatevene a casa’. C’era la guerra del Vietnam, l’opinione pubblica e quella americana progressista avevano deciso che c’era un aggressore e un aggredito e lo slogan era sugli americani che se ne dovevano andare. Nessuno si sognava di dire che Cina e Unione Sovietica, che armavano quotidianamente il Vietnam del Nord, aizzavano la guerra. C’era un aggressore, un aggredito, l’aggressore se ne doveva andare a casa, come è successo nel 1975. Questi che chiamano manifestazioni della pace e poi usano espressioni come ‘la guerra russo-ucraina’, non è una guerra così, qui c’è un’aggressione della Russia, un’invasione della Russia. Dov’è lo slogan ‘Putin go home’? Solo con quello slogan una manifestazione pacifista è credibile, sennò è una manifestazione di ipocrita equidistanza”.

Estratto dell’articolo di Paolo Manzo per “il Giornale” il 20 aprile 2023.  

Non ha pace Luiz Inácio Lula da Silva. In dieci giorni prima sono usciti i numeri che dimostrano che nei suoi primi 100 giorni ha disboscato il 50% in più di Amazzonia e Cerrado di Jair Bolsonaro. 

Poi si è guadagnato il soprannome di ChamberLula nel suo tentativo megalomane di trasformarsi nel paggio della pace mondiale in versione di novello Chamberlain, schierandosi apertamente con Cina e Russia.

Come reazione il dipartimento di Stato statunitense che pure con Biden alla Casa Bianca lo ha appoggiato in ogni modo, lo ha accusato di «ripetere la propaganda di Russia e Cina», […]. Ma anche perché non ha smentito il cancelliere di Putin, Sergei Lavrov, che ha ripetuto durante la sua visita di tre giorni fa che «Brasile e Russia condividono la stessa visione», sia del mondo che ; per «la pace a favore dei poveri». 

A poco è servito il comunicato […] che Lula ha recitato durante la visita del presidente rumeno Klaus Iohannis. 

«Condanno la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina», ha detto, tirando in ballo il nuovo mondo multipolare e le nazioni più povere del pianeta senza neanche citare la Russia. […] Non bastasse, l’altroieri è venuto fuori che non solo Lavrov è stato accolto a Brasilia con il tappeto rosso, ma è stato addirittura invitato a tenere una master class nella scuola di formazione diplomatica, l’Istituto Rio Branco, poco prima dell’incontro con Lula.

Inoltre Lavrov ha «informato» in uno splendido inglese i diplomatici brasiliani che «l’informazione dell’Europa occidentale sull’Ucraina è la stessa usata dal ministro della Propaganda nazista, Joseph Goebbels». 

Un altro […] colpo alla credibilità e alle aspirazioni globali di Lula è un video trasmesso ieri dalla Cnn Brasil in cui si vede il generale Gonçalves Dias, […] da lui nominato a capo dell’Ufficio Sicurezza Istituzionale della Presidenza della Repubblica, il GSI, che l’8 gennaio scorso non solo era con i vandali che invasero i palazzi del potere di Brasilia ma sembra addirittura che li orienti mentre depredano il palazzo presidenziale di Planalto.

Guido Santevecchi per Corriere.it il 24 aprile 2023.

Lu Shaye parla un ottimo francese, perciò non ci sono dubbi: ha espresso chiaramente il suo pensiero mentre discuteva del possibile ruolo di Pechino in una mediazione sulla guerra in Ucraina. E alla domanda sui confini ucraini e sulla Crimea occupata dai russi nel 2014, l’ambasciatore Lu ha risposto: «Dipende da come si percepisce il problema. C’è la Storia. La Crimea era parte della Russia, è stato Krusciov ad offrirla all’Ucraina all’epoca dell’Urss».

Poi, l’ambasciatore di Xi Jinping ha invitato la comunità internazionale a smetterla di «chicaner», cavillare sulla questione delle frontiere ex sovietiche: «Ora è urgente realizzare il cessate il fuoco». Quindi, i confini sono un cavillo e gli Stati usciti dal crollo dell’impero sovietico restano in una linea grigia, nella visione diplomatica di Sua Eccellenza Lu Shaye. 

È seguita una pioggia di contestazioni. Il ministero degli Esteri di Parigi si è detto «costernato», sollecitando la Cina a precisare se le parole del suo ambasciatore riflettano la posizione del governo — e convocandolo. 

La posizione francese è imbarazzata e imbarazzante, perché il presidente Emmanuel Macron a fine marzo è volato a Pechino dicendosi sicuro che Xi Jinping sia il leader giusto per mediare sulla guerra in Europa, offrendo la propria volta neutralità per la questione taiwanese. 

Il discorso di Lu Shaye è «inaccettabile» anche per l’Europa, ha detto Josep Borrell, Alto rappresentante della politica estera della Ue: «Possiamo solo supporre che queste dichiarazioni non rappresentino la politica ufficiale della Cina», ha concluso.

La domanda è arrivata a Pechino, durante il briefing quotidiano per la stampa del ministero degli Esteri. La portavoce Mao Ning ha spiegato che «dopo la disintegrazione dell’Urss la Repubblica popolare cinese fu uno dei primi Paesi a stabilire relazioni diplomatiche con gli Stati interessati e rispetta la loro sovranità». Le è stato chiesto ancora se il ministero intendesse ritrattare le parole incendiarie dell’ambasciatore Lu e la signora ha risposto: «Quel che posso dirvi è che la mia dichiarazione rappresenta la posizione formale del governo cinese».

Mao Ning ha ripetuto anche la formula ormai di rito pronunciata dai cinesi a proposito della guerra: pronti a continuare a dare il nostro contributo alla comunità internazionale per la soluzione della crisi ucraina (senza chiamarla invasione, per non dispiacere Putin). Ha dovuto correggere il tiro anche l'ambasciata cinese a Parigi, che in una dichiarazione citata dalla France Presse ha affermato che le frasi pronunciate dall'ambasciatore rappresentano il suo punto di vista e non debbono essere interpretate in modo esagerato. 

Una presa di distanza che però è arrivata solo il 24 aprile, mentre l'ambasciatore Lu ha esternato venerdì 21: ci sono voluti tre giorni per la precisazione, mentre in Europa si accumulavano le proteste.

Lituania, Estonia e Lettonia, i tre Paesi Baltici tornati sovrani dopo la dominazione sovietica, hanno alzato la voce. «Se qualcuno ancora si chiede perché non crediamo che la Cina sia mediatrice di pace, ecco un ambasciatore cinese che nega la base giuridica per i nostri confini», ha detto il ministro degli Esteri lituano Landsbergis. Gli ambasciatori cinesi nelle tre capitali baltiche sono stati convocati per «chiarimenti urgenti». Proprio oggi a Lussemburgo si riuniscono i ministri degli Esteri dell’Unione europea e la questione sarà discussa, dice Borrell.

Che cosa significa allora l’uscita di Lu Shaye? Si tratta di un ambasciatore esperto, basato a Parigi da quattro anni, fluente in francese e sempre pronto a battersi. Lo hanno definito «lupo guerriero», un soprannome assegnato ai diplomatici cinesi più duri. Lui si descrive «un soldato contro iene furiose». Se è da quattro anni in una capitale così importante per la strategia di Xi Jinping, significa che le sue esternazioni servono bene il gioco di Pechino.

L’uscita sui confini degli Stati ex sovietici è evidentemente una forzatura. Ma non una gaffe. È possibile che Lu Shaye abbia voluto gettare un po’ di confusione nel campo europeo, mettendo in dubbio la legittimità dei confini e facendo un favore all’amico Vladimir Putin, per pareggiare i conti con gli occidentali sul fronte taiwanese. In sostanza, dopo che Josep Borrell ha affermato che la sicurezza e la libertà di Taiwan sono «cruciali» per l’Europa, Pechino avrebbe sguinzagliato il suo capobranco dei lupi guerrieri per lanciare un messaggio trasversale: vietato intromettersi negli «affari interni».

L’ambasciatore Lu ha idee chiare anche su Taiwan. Lo scorso agosto, mentre l’esercito cinese conduceva le prime grandi manovre che simulavano un attacco all’isola, ha osservato che dopo l’inevitabile riunificazione «dovremo naturalmente rieducare la popolazione taiwanese al patriottismo cinese». 

Conclusione: anche quando parlano di Ucraina, Xi Jinping e compagni cinesi hanno a cuore solo Taiwan.

Brasile, Lula fa arrabbiare gli Usa strizzando l'occhio a Cina e Russia. Il Tempo il 19 aprile 2023

Poche settimane dopo il suo drammatico, nuovo, insediamento, segnato dall’assalto ai palazzi del potere di Brasilia da parte dei sostenitori dello sconfitto Yair Bolsonaro, Luiz Inácio Lula da Silva era volato a Washington. Ed insieme a Joe Biden, che aveva vissuto lo stesso trauma con l’assalto al Congresso pochi giorni prima la sua inaugurazione nel 2021, aveva promesso di «lavorare insieme per rafforzare le istituzioni democratiche e continuare a rifiutare l’estremismo e la violenza in politica». Sembrava l’inizio di una solida cooperazione tra i due presidenti progressisti, a contrastare il sodalizio ideologico di estrema destra tra Donald Trump e Bolsonaro, ma invece nel giro di pochi mesi è apparsa sempre più pronunciata la distanza tra Brasilia e Washington, e non solo sul fronte della guerra in Ucraina. Lula, che ha disertato il secondo summit virtuale per la democrazia di Biden e non si è unito alla dichiarazione per condannare l’invasione dell’Ucraina, invece la scorsa settimana ha fatto un’importante missione in Cina da dove ha esortato Stati Uniti ed Europa a «smettere di incoraggiare la guerra» ed «iniziare a parlare di pace». Parole e toni che hanno fatto sensibilmente aumentare il nervosismo degli Usa. 

«Il Brasile ha affrontato, in modo formale e sostanziale, la questione suggerendo che Stati Uniti ed Europa siano in qualche modo non interessati alla pace o che noi condividiamo la responsabilità della guerra: in questo caso, il Brasile ripete a pappagallo la propaganda russa e cinese senza guardare ai fatti», è stata la secca replica del portavoce del portavoce per il consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby. Alla missione cinese di Lula ha fatto seguito, nei giorni scorsi quella di Sergei Lavrov a Brasilia, nell’ambito di un tour in America Latina del capo della diplomazia russa entusiasta, ovviamente, della posizione di Lula. «Per quanto riguarda l’Ucraina, siamo grati ai nostri amici brasiliani per l’eccellente comprensione della genesi della situazione», ha detto lodando gli sforzi del presidente brasiliano per «un club per la pace». La situazione geopolitica mondiale è sempre più nebulosa.

(ANSA il 15 Aprile 2023) - Gli Stati Uniti devono smettere "di incoraggiare la guerra" in Ucraina e "iniziare a parlare di pace". E' quanto ha detto il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva in visita di Stato a Pechino. "Gli Stati Uniti devono smettere di incoraggiare la guerra e iniziare a parlare di pace, l'Unione europea deve iniziare a parlare di pace", ha detto Lula ai giornalisti prima di partire per gli Emirati Arabi Uniti.

Ieri, nel bilaterale avuto nella Grande sala del popolo, Lula e il presidente cinese Xi Jinping "hanno convenuto che il dialogo e il negoziato sono l'unica via d'uscita praticabile per risolvere la crisi ucraina", nel resoconto dei media statali di Pechino. I due leader, inoltre, hanno ritenuto che "tutti gli sforzi per risolvere pacificamente la crisi dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti". Per questo, Lula e Xi "hanno invitato più Paesi a svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere la soluzione politica della crisi e hanno deciso", allo stesso tempo, "di mantenere aperte le loro comunicazioni sul merito" della questione.

Estratto dell’articolo di Lorenzo Lamperti per “La Stampa” il 15 Aprile 2023

Dopo le navi e i jet da guerra, in Cina è di nuovo tempo di diplomazia. E di tappeti rossi, come quello srotolato di fronte alla Grande Sala del Popolo per accogliere Luiz Inácio Lula da Silva. […] «Vogliamo che la relazione Brasile-Cina trascenda la questione commerciale», ha detto subito Lula a Xi Jinping, il quale lo ha definito «un grande amico del popolo cinese».

 Dall'incontro non emerge nessuna proposta concreta sull'Ucraina. Alla vigilia del viaggio, il leader brasiliano ha lodato l'iniziativa di Pechino sulla guerra e aveva detto di voler creare un "club della pace" con Xi. La sua soluzione sarebbe la restituzione dei nuovi territori invasi, ma non della Crimea. Ma non c'è traccia dell'idea, peraltro già bocciata da Kiev, nel resoconto finale. […] Così come con Macron, grande spazio agli affari.

 Firmati una ventina di contratti per oltre 9 miliardi di euro. Gli accordi riguardano infrastrutture, agricoltura e allevamento (nel 2022 il 36% dell'export brasiliano di soia è andato in Cina), elettrodomestici, innovazione. Via libera a un protocollo per produzione e gestione congiunta di satelliti. In sospeso l'acquisto dell'ex stabilimento Ford a Bahia da parte del colosso delle auto elettriche Byd. Lula ha visitato uno showroom di Huawei, colosso tecnologico da anni nel mirino di Washington, con tanto di elogio ai progressi sul 5G.

Luce verde per un memorandum d'intesa tra i rispettivi ministeri delle Finanze, dopo che a fine marzo c'è stato l'accordo per utilizzare lo yuan cinese nelle transazioni transfrontaliere.

 Partecipando alla cerimonia d'insediamento di Dilma Rousseff a capo della Nuova Banca di Sviluppo dei Brics, Lula ha chiesto di insistere sulla "dedollarizzazione": «Ogni sera mi chiedo perché tutti debbano basare il loro commercio sul dollaro. Perché non possiamo commerciare in base alle nostre valute?».

Lula ha mandato altri messaggi politici, manifestando l'intenzione di «bilanciare insieme alla Cina la geopolitica mondiale», avvisando che «nessuno vieterà al Brasile di migliorare le sue relazioni con Pechino». Ulteriore successo d'immagine per Xi dopo quello ottenuto con Macron, nel tentativo di presentare la Cina come un partner più conveniente rispetto agli Usa. […]

L’alleanza tra Brasile e Cina per cambiare l’ordine mondiale. Stefano Baudino su L’Indipendente il 15 Aprile 2023

Un’accoglienza con tutti gli onori, il timbro su una ventina di accordi commerciali, una lunga serie di stoccate lanciate all’indirizzo degli Stati Uniti e del Fondo Monetario Internazionale. È stata una due giorni cinese intensa e significativa quella del Presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, ospitato a Pechino dal suo omologo Xi Jimping con tanto di tappeto rosso di fronte alla Grande Sala del Popolo e parata di 400 militari del picchetto d’onore. Lula ha rilanciato con forza l’obiettivo di «cambiare la governance globale» attraverso un’alleanza alternativa all’occidente, sfruttando proprio i solidi rapporti tra i due Paesi.

Sul versante squisitamente commerciale, l’incontro tra i presidenti di Brasile e Cina è stata l’occasione per sottoscrivere 20 accordi dal valore di 9 miliardi di euro di investimenti. Tra i settori coinvolti ci sono l’agricoltura, l’allevamento, la lotta alla povertà e al cambiamento climatico, le infrastrutture e lo sviluppo dei satelliti Cbers-6. Lula ha peraltro visitato il centro Huawei di Shanghai, colosso tecnologico cinese sanzionato dagli Stati Uniti in quanto minaccia alla sicurezza nazionale, plaudendo ai progressi dell’azienda sulle infrastrutture di rete 5G.

Ma l’oggetto dell’intesa è andato oltre, riguardando in particolare le prospettive finanziarie dei Paesi che rappresentano le economie emergenti. Lula ha assistito all’insediamento dell’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff come nuova dirigente della banca dei BRICS – di cui il Brasile fa parte insieme a Cina, Russia, India e Sud Africa -, scagliandosi nuovamente contro l’egemonia del dollaro: «Ogni sera mi chiedo perché tutti i paesi debbano basare il loro commercio sul dollaro. Perché non possiamo commerciare in base alle nostre valute? Chi è stato a decidere che il dollaro fosse la valuta dopo la scomparsa dello standard aureo?». Nel mirino del presidente brasiliano c’è anche la politica di austerity del Fondo monetario internazionale: «Nessun leader – ha detto riferendosi in particolare alla situazione dell’Argentina – può lavorare con un coltello alla gola perché il paese deve dei soldi».

Riguardo alla guerra in Ucraina, nel comunicato pubblicato a margine dell’incontro si legge che Brasile e Cina “hanno convenuto che il dialogo e il negoziato sono l’unica via d’uscita praticabile per risolvere la crisi e che tutti gli sforzi per risolverla pacificamente dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti”. Lula non ha risparmiato forti critiche a Washington e all’Ue: «Gli Stati Uniti devono smettere di incoraggiare la guerra e iniziare a parlare di pace. È necessario che l’Unione europea cominci a parlare di pace, per convincere Putin e Zelensky che la pace è nell’interesse di tutti e che la guerra, per il momento, interessa solo a loro due», ha dichiarato poco prima di lasciare la Cina, affermando di non temere una reazione negativa da parte degli Usa rispetto alle sue posizioni sul conflitto e all’asse con Pechino. «Quando parlo con gli Stati Uniti, non sono preoccupato di ciò che la Cina penserà della mia conversazione con gli Stati Uniti. Quando vengo a parlare con la Cina non mi preoccupo di quello che penseranno gli Stati Uniti. Sto parlando degli interessi sovrani del mio Paese», ha concluso.

In questi primi mesi di presidenza, Lula ha assunto posizioni molto nette in politica estera e in ambito economico e finanziario. Dopo aver lanciato il progetto di una moneta unica per l’America Latina, si è rifiutato di votare le sanzioni contro la Russia e di spedire armi a Kiev; la settimana scorsa, poi, ha annullato le procedure di privatizzazione avviate dal suo predecessore Bolsonaro per tre importanti società statali (Conab, Telebras e Petrobras). Il viaggio di Lula in Cina e l’intesa con Xi rappresentano solo gli ultimi tasselli di un percorso già avviato che, specie alla luce del conflitto russo-ucraino, potrebbe contribuire al riallineamento di uno scacchiere mondiale in rapida mutazione. Con un “sud globale” sempre più protagonista. [di Stefano Baudino]

Foreign Affaires: la Cina non vuole rovesciare l'ordine internazionale. Piccole Note (filo-Putin) su Il Giornale il 15 Aprile 2023

Su Foreign Affairs un articolo a firma di Bilahari Kausikan, ex ambasciatore di Singapore a Mosca negli anni ’90, approdato poi, col medesimo incarico, all’ONU. La sua nota, molto articolata, offre un giro d’orizzonte alquanto originale e spiega che il mondo non sta entrando in una nuova Guerra Fredda, cioè in un sistema bipolare, ma in un ambito di competizione tra potenze come è sempre stato nella storia. Da questo punto di vista, si starebbe tornando alla “normalità”.

Usa – Cina: competitori globali di un mondo multipolare

Ciò perché Cina e Stati Uniti, i due veri competitor globali, sono troppo interconnessi, soprattutto nell’ambito economico, a differenza della precedente Guerra Fredda che vedeva la competizione di due mondi opposti e quindi preda di un conflitto esistenziale. Tra i vari esempi di tale interconnessione Kausikan cita Il volume totale del commercio USA-Cina del 2022, che ha raggiunto la cifra monstre  “di oltre 690 miliardi di dollari”…

In questa competizione tra le due grandi potenze i vari Stati sono chiamati a rapportarsi senza legarsi totalmente a uno dei due competitor globali, conservando un approccio bilanciato. La Russia, in tale competizione, avrebbe un ruolo secondario, con Washington alquanto defilata perché concentrata sul confronto con Pechino che, per l’interconnessione di cui sopra, non dovrebbe precipitare in una guerra globale.

Questa l’analisi di Kausikan, più o meno condivisibile, che, anche se lascia da parte tante variabili decisive – anzitutto l’ossessione neocon a conservare la primazia globale, con tutti i rischi del caso -, resta di grande interesse perché, di fatto, anche senza farne menzione, dà come ormai irrevocabile la prospettiva di un mondo multipolare.

Ma, al di là, appare due passaggi dell’articolo appaiono più interessanti di altri. Così su Foreign Affaires: “Mettendo da parte la questione se la Cina abbia la capacità di sostituire il sistema esistente con il proprio [cioè il comunismo ndr], non è proprio nel suo interesse farlo. La Cina è forse il principale beneficiario dell’economia globale del periodo post Guerra Fredda”.

“Pechino potrebbe voler spostare gli Stati Uniti dal centro dell’economia globale, ma questa è una questione diversa dal voler rovesciare del tutto il tavolo. Il comportamento della Cina nei mari della Cina orientale e della Cina meridionale e nell’Himalaya, dove i suoi militari hanno rivendicato provocatoriamente il territorio, è certamente aggressivo e revanscista nelle sue ossessioni territoriali. Ma definire la Cina una potenza revisionista che cerca di sconvolgere completamente l’ordine internazionale significa esagerare enormemente le cose”.

Democrazia e autoritarismo, una propaganda che isola gli Usa

“Altrettanto esagerata è l’idea che la rivalità di Washington con Pechino e l’attuale guerra in Ucraina facciano parte di una più ampia competizione tra democrazia e autoritarismo. I funzionari statunitensi spesso invocano tale retorica, esibendo una tendenza a concentrarsi sulle apparenze piuttosto che sull’essenziale. Questo binario semplicistico è sia inappropriato che inefficace”.

“È inappropriato perché sia ​​democrazia che autocrazia sono termini proteiformi. Esistono molte varianti della democrazia e molte varianti dell’autocrazia, e la distinzione tra loro non è così netta come fingono gli Stati Uniti, come rivela uno sguardo al controverso elenco di invitati al Summit per la democrazia del 2021 dell’amministrazione Biden”.

“È inefficace perché non tutti gli aspetti delle tante varianti occidentali della democrazia attirano ammirazione assoluta, né si possono considerare tutti gli aspetti delle tante varianti dell’autocrazia con orrore. Inquadrare la contesa in questo modo può attirare i già convertiti dell’Occidente, ma limita il sostegno nel resto del mondo”.

Su quest’ultimo punto si può richiamare un recente articolo di Ross Douthat pubblicato sul New York Times, che spiegava appunto come la semplicistica crociata per la libertà in cui si è imbarcata l’amministrazione Biden abbia suscitato diffidenza del mondo, allontanando dall’America tanti Paesi, perplessi sulle finalità e l’utilità, per essi, di tale crociata o che si sentono minacciati dalla stessa.

Il rischio, secondo Douthat, è che, perseverando su questa strada, piuttosto che isolare i nemici di Washington, si vada a isolare gli Stati Uniti, tanto che l’articolo titolava: “Il mondo potrebbe orientarsi verso Cina e Russia”.

Al di là del dibattito sulla crociata Usa, che suscita grandi perplessità anche in seno all’establishment americano, ci sembrava interessante rilanciare la tesi del Foreign Affaires sul fatto che la Cina non abbia alcun interesse a rovesciare l’ordine internazionale, né ha aggressive pulsioni di primazia globale. La retorica opposta, utile per l’altra crociata Usa, indetta contro Pechino, non ha alcun fondamento.

L'anomalia Budapest. L’Ungheria di Orban rompe con l’Europa, su nucleare e gas firma gli accordi con la Russia di Putin. Carmine Di Niro su Il Riformista l’11 Aprile 2023

L’Ungheria di Viktor Orban si conferma “avamposto” filorusso nel cuore dell’Europa. Il Paese guidato dal populista e sovranista di destra, da sempre ‘amico’ della premier Giorgia Meloni e del leader della Lega Matteo Salvini, ha certificato ancora una volta la spaccatura in seno all’Unione Europea sull’Ucraina.

La crepa nel fronte unitario europeo è arrivato con la firma di una serie di accordi energetici con la Russia di Vladimir Putin, in aperta contrapposizione alle scelte di Bruxelles di isolare Mosca proprio sul cruciale business dell’energia.

Per la terza volta negli ultimi dodici mesi, il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szjjiarto, si è recato a Mosca dove ha incontrato il vice premier Alexander Novak, responsabile per l’Energia, e l’ad del colosso energetico russo Rosatom Alexey Likhachev, entrambi soggetti a sanzioni da parte di Kiev e di alcuni suoi alleati, ma non dell’Unione Europea.

Un viaggio nella capitale russa che è ovviamente una anomalia: Szjjiarto è uno dei pochi politici europei ad aver messo piede a Mosca da quando nel febbraio dello scorso anno le truppe russe hanno invaso l’Ucraina.

Szjjiarto negli scorsi mesi si era recato anche a Minsk, nella Bielorussia di Lukashenko, l’autocrate alleato-vassallo del Cremlino nelle guerra in Ucraina: una mossa quella che era poi culminata in una risoluzione del Parlamento europeo in cui si deplorava la decisione del ministro di recarsi nel Paese.

Orban e il suo ministro hanno provato a difendersi dalle accuse piovute da Bruxelles definendo l’accordo con Mosca “non una questione ideologica o politica” ma piuttosto un mezzo per garantire la “sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Ungheria” che richiede “un trasporto ininterrotto di gas, petrolio e combustibile nucleare. Per soddisfare queste tre condizioni – hanno spiegato – la cooperazione energetica ungherese-russa deve essere ininterrotta“.

A Mosca Szjjiarto è quindi riuscito nel suo intento. Come riferisce l’Ansa, la società energetica statale russa Gazprom ha accettato di consentire all’Ungheria, se necessario, di importare quantità di gas naturale superiori ai volumi concordati in un contratto a lungo termine siglato lo scorso anno. Budapest potrà quindi acquistare il gas, che raggiungerà il Paese attraverso il gasdotto Turkstream, ad un prezzo limitato a 150 euro al metro cubo, pagandolo in differita se i prezzi di mercato saliranno oltre questo livello. Nel vertice di Mosca inoltre il governo ungherese ha anche pianificato la ristrutturazione della sua centrale nucleare di Paks con Rosatom.

Il governo Orban ha criticato a più riprese le sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia, sanzioni a cui attribuisce la crisi energetica e l’elevata inflazione: ciononostante Budapest finora ha aderito a tutti i pacchetti di sanzioni dei Ventisette.

Carmine Di Niro.  Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia

Estratto dell’articolo di Sergio Romano per il “Corriere della Sera” il 9 aprile 2023.

[…] la bomba atomica […] ebbe […] l’effetto di rendere molti Paesi più cauti. Uno sguardo all’attualità può essere utile perché esiste oggi il caso particolarmente interessante della guerra ucraina. Il Paese era divenuto uno pseudo Stato quando, anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre e la sua ascesa al potere, Stalin aveva voluto farne una Repubblica socialista e sovietica.

Ma fu rispettato come tale soprattutto da quando le Repubbliche democratiche dell’Occidente vollero riconoscere l’esistenza di un nuovo Stato, ai confini della Russia, per evitare che Mosca ne facesse il disciplinato satellite di una sua costellazione. Non credo che la mossa moscovita avrebbe potuto estendersi all’intero continente; e non credo quindi che giustificherebbe oggi l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Il Patto Atlantico fu creato quando la patria del comunismo disponeva ancora di una quinta colonna (i partiti comunisti di molti Paesi dell’Europa occidentale) e quando l’esistenza di una istituzione militare in Occidente avrebbe persuaso Mosca a muoversi con prudenza. Il risultato è stato raggiunto e la Nato ha perduto ormai la sua originale funzione. Non credo che il suo allargamento ad altri Paesi della Europa Orientale gioverebbe alla pace del continente; e credo che la renderebbe piuttosto afflitta da una pericolosa precarietà.

Farsi riconoscere. Ogni tanto dovremmo chiederci cosa diranno di noi coloro che lottano davvero per verità e giustizia. Francesco Cundari su L’Inkiesta il 7 Aprile 2023

Un cittadino taiwanese appena uscito da cinque anni di carcere duro in Cina ha raccontato di quando, durante le ore di rieducazione maoista, l’Italia veniva lodata per gli accordi sulla Via della seta. Chissà se nelle carceri moscovite guardano i nostri talk show

Lee Ming, attivista taiwanese che si è fatto cinque anni di carcere duro in Cina, ha raccontato ai giornali italiani che ieri lo hanno intervistato (il Corriere della sera e il Foglio) il trattamento riservato dal regime di Pechino ai detenuti politici, chiusi in celle sovraffollate e costretti a durissimi lavori forzati, ma anche a sorbirsi due ore al giorno di rieducazione maoista, in cui si insegna soprattutto a odiare l’occidente. Con una significativa eccezione: l’Italia.

«Il vostro Paese – ha spiegato – è quello che deve essere criticato di meno, perché ha sottoscritto la Belt and Road Initiative». Cioè gli accordi commerciali per la cosiddetta nuova Via della seta, firmati nel 2019 dal governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte.

Si potrà giudicarla prova di accortezza o di debolezza, sapiente difesa dell’interesse nazionale o insipiente cedimento ai nemici dell’occidente e della democrazia, e conseguentemente compiacersene o vergognarsene. Tutti dovremmo però concordare sul fatto che venire portati a esempio dai tenutari di simili luoghi di reclusione, in questi contesti, non è il modo più glorioso di essere ricordati.

Figuriamoci cosa dovrebbero pensare di noi i dissidenti russi incarcerati per avere solo pronunciato la parola guerra o perché la figlia a scuola ha fatto un disegno per la pace, i manifestanti bielorussi massacrati dalla polizia di Lukashenko, i tanti giornalisti, scrittori e intellettuali arrestati o ammazzati da Putin, se sentissero cosa scrivono e cosa dicono quotidianamente giornalisti e intellettuali italiani. Se vedessero cosa va in onda, ogni giorno, sulle nostre tv.

Se sentissero con le loro orecchie, dopo essere appena sfuggiti alle grinfie di quei regimi, i comizi a talk show unificati dei nostri mille Orsinishenko e Santoroshenko, per la gioia dei loro generosi anfitrioni. Cosa direbbero di quel mondo alla rovescia in cui le peggiori montature della propaganda russa vengono presentate come verità scomode, la libertà come schiavitù e i pupazzi dei peggiori tiranni del pianeta come coraggiosi anticonformisti, campioni della libertà di pensiero, come se fossero – loro – i dissidenti del regime. Me lo domando spesso.

Forse impazzirebbero. O forse rivaluterebbero i propagandisti del Cremlino, i conduttori dei talk show russi e bielorussi, che al contrario dei loro omologhi bieloitaliani hanno almeno la scusante di dire certe cose per salvare la pelle, mica per salvare l’indice di ascolto.

"Rappresentano 4 miliardi di persone". “C’è tutto un mondo che odia l’America e vuole stare con Russia e Cina”, intervista a Dario Fabbri. Umberto De Giovannangeli su Il Riformista l’1 Aprile 2023

La guerra d’Ucraina, l’Europa, il disordine globale. E la Cina alla finestra. Il Riformista ne discute con Dario Fabbri, direttore di Domino, tra i più autorevoli analisti italiani di politica estera.

La guerra d’Ucraina è entrata nel secondo anno. Che guerra è?

La si può definire da un lato una guerra di logoramento e dall’altro una guerra di stallo. Di logoramento per volontà russa, nel senso che i russi l’hanno portata su questo piano da quando hanno capito, ormai quasi un anno fa, che il blitz militare non ci sarebbe stato, che non avevano le capacità per prendersi Kiev. A quel punto hanno spostato la guerra sul logoramento, sull’attrito, cioè sul loro vantaggio demografico. Le perdite sono molto ingenti ma, in questo schema di ragionamento, di solito vince chi ha la capacità di assorbirle meglio, quindi una popolazione più densa. Che poi è la vecchia dottrina militare che fu già sovietica. L’Urss ha sempre avuto un ritardo tecnologico rispetto all’Occidente, però diceva: noi siamo di più e disposti a morire. Dall’altro lato è anche di fatto una guerra di stallo. Sono concentrati su Bakhmut da tre mesi. È diventata ormai una cittadina distrutta, martoriata, quasi un macabro trofeo assoluta. E non si capisce il perché. Nessuno, neanche i russi, se domani controllassero tutta Bakhmut, avrebbero vinto la guerra, in nessun modo. Ha acquistato una valenza simbolica. Certo, Bakhmut è su un asse viario importante ma non è che una volta conquistata puoi dire di avere tutto il controllo dell’oblast di Donestsk. Una guerra di stallo che è ferma sugli stessi luoghi da mesi, in attesa da un lato di un’offensiva russa che ancora non si è materializzata per come annunciata e una controffensiva ucraina che viene altrettanto annunciata in questi giorni e che staremo a vedere con l’arrivo dei nuovi macchinari ed equipaggiamenti, in cosa consisterà in tarda primavera, più o meno.

Una “tregua” immediata sulle linee attuali in Ucraina è stata proposta ieri dal presidente Alexander Lukashenko in un messaggio al Parlamento bielorusso. Come leggere questa uscita?

Vi sono, a mio avviso, due possibili chiavi di lettura. O Lukashenko si è mosso deliberatamente invocando una tregua per far vedere che lui ha un margine di manovra esterno a Putin, peraltro nei giorni successivi al trasferimento annunciato di armi nucleari tattiche russe proprio in Bielorussia. Per “smarcarsi” o per lo meno per mostrarsi più indipendente di quanto in realtà non sia, invoca una tregua senza peraltro precondizioni. Oppure, e questo sarebbe più rilevante, può essere che faccia il poliziotto buono proprio di Putin, nella consapevolezza russa che lo stallo di cui ho parlato in precedenza è difficilmente risolvibile, e allora si propone una sorta di tregua che possa cristallizzare le posizioni raggiunte in questo momento. Se fosse solo una iniziativa di Lukashenko, tanto per dire noi non siamo degli ascari del Cremlino ma tifiamo per la pace, avrebbe un valore pressoché nullo. Altra cosa, e questo va tutto verificato, se fa la voce buona di Putin. Resta che il Cremlino ha affermato che l’operazione speciale continua.

La guerra è nel cuore dell’Europa, ma l’Europa, sul piano politico-diplomatico, non resta la “grande assente”?

Se l’intendiamo come voce unica, assolutamente sì. I Paesi europei sono sempre divisi su tutto e lo sono tendenzialmente anche su questa guerra. Se noi prendiamo i Paesi dell’Europa centro-orientale, dalla Polonia ai tre Stati baltici e in più la Romania – sono l’avanguardia nella difesa dell’Ucraina. Per loro questa è l’occasione per chiudere i conti con la Russia e per imporle finalmente un ordine al quale non può più sfuggire. Poi ci sono i Paesi occidentali, che siamo noi. Noi, soprattutto i francesi e i tedeschi, che in realtà siamo stati e in parte continuiamo ad esserlo vagamente per il dialogo, senza però perseguirlo fino in fondo. Un po’ per colpa loro, i russi, perché non è che Putin abbia tanta voglia di dialogo, tutt’altro, e un po’ perché comunque comprendiamo che in questo momento non siamo noi europei a dare le carte, ma sono americani e russi. Le divisioni in ambito europeo sono evidentissime. Per ora il fronte occidentale regge perché c’è consapevolezza, più o meno condivisa, che una vittoria russa non può essere nel nostro interesse. D’altro canto, il fronte occidentale regge perché gli americani riescono ancora a tenerlo insieme. Pensiamo alle sanzioni…

Vale a dire?

Le sanzioni hanno sempre un duplice obiettivo: uno è quello di colpire il nemico, dunque la Russia. E noi le applichiamo. Perché ci crediamo, più o meno, ma senza nasconderci dietro un dito: sono tutte di ispirazione statunitense. Partono gli americani e noi dietro. L’altra funzione delle sanzioni, interpretata così dagli statunitensi, è tenere insieme il fronte. Colpiscono il nemico ma dicono anche: se voi fate affari con il nemico le sanzioni colpiscono anche voi. Se ci provate incappate immediatamente in penalità dirette, commerciali, economiche. Il fronte occidentale continua a reggere per queste due ragioni, tuttavia le divisioni sono ampie e lo conferma il fatto che una voce europea non c’è mai stata in questa guerra.

Un attore protagonista non solo sul fronte ucraino ma sullo scenario globale è la Cina. “La Cina alla finestra” è il titolo del volume di Domino in edicola e nelle librerie. Quali sono i propositi del Dragone cinese?

Il Dragone cinese si è trovato questa guerra da un giorno all’altro. Inizialmente l’ha temuta. Nel senso che ha temuto che fosse controproducente per sé. Perché la Cina era per l’Ucraina il primo partner commerciale. Per l’Ucraina dovevano passare le nuove vie della seta. Negli anni i cinesi si erano presi, attraverso il cosiddetto “land grabbing,” grandi appezzamenti di latifondo per sfamare la loro popolazione in quello che una volta era il granaio d’Europa. Ma superata questa paura, a guerra cominciata, i cinesi sono entrati nella fase attuale, cioè quella di considerare questo conflitto vantaggioso per i loro interessi.

Perché?

Perché da un lato distrae gli americani che guardano meno all’indopacifico di quanto potrebbero fare se non fossero così impegnati in Europa. Dall’altro lato, occorre ricordare che russi e cinesi non sono alleati, non sono amici. Sono uniti da un nemico comune: gli Stati Uniti, ma i cinesi sono ben felici di vedere la Russia impantanata in un conflitto come questo, quindi Mosca è adesso costretta a vendere sottocosto il gas, il grano, il petrolio, ai cinesi ed è diventata a tutti gli effetti una sorta di junior partner del sistema cinese. Questo avvantaggia Pechino. Se la Cina dovesse scegliere, questa guerra la farebbe prolungare, possibilmente a bassa intensità, senza che muoiano o guariscano i due principali sfidanti: la Russia e gli Stati Uniti. Potrebbero anche intestarsi un cessate-il-fuoco, perché servirebbe ai cinesi per dire al mondo: noi siamo i buoni in questa vicenda, abbiamo favorito la tregua, a differenza degli americani, direbbero i cinesi, che sono in questa guerra con tutte le scarpe mentre noi no. Tuttavia per la Cina l’obiettivo principale è che non crolli la Russia. Un cessate-il-fuoco che favorisca Mosca, come dimostra il piano cinese in 12 punti. Proseguire il conflitto per avvantaggiarsene o al massimo favorire un cessate-il-fuoco inclinato a favore della Russia.

All’ordine bipolare ha fatto seguito un disordine globale e non una nuova governance multilaterale.

È così. Troppo spesso ci chiudiamo all’interno del nostro recinto, il recinto occidentale, pensando di interpretare e rappresentare tutto mondo. Ma le cose non stanno così. Pensiamo, ad esempio, ai due voti principali svolti nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, all’inizio di questa guerra e lo scorso 23 febbraio, quasi ad un anno dall’inizio, e vediamo i Paesi che si sono astenuti o addirittura si sono schierati con l’invasione russa, un calcolo a spanna dice che su questo fronte sono schierati governi che rappresentano 4 miliardi di esseri umani. C’è un mondo là fuori che anche se non ha alcuna simpatia per la Russia in quanto tale, tuttavia ha un sentimento di opposizione all’ordine statunitense, all’ordine occidentale, che è fortissimo. In una guerra come questa, anche se è l’aggressore, anche se è un usurpatore di territori, quel mondo vede in Mosca il soggetto da sostenere. Pensiamo all’India, che si è astenuta. L’India fa 1,4 miliardi di abitanti ed è anche una democrazia. Sono tutti soggetti che dicono: noi tra l’Occidente che conosciamo molto bene, purtroppo, che è coloniale, gli Stati Uniti che sono guerrafondai, e la Russia, in questa guerra scegliamo quest’ultima. Emerge chiaramente uno spazio che la Cina cerca di occupare, quello di un contrordine ai danni degli Stati Uniti. La narrazione cinese di queste settimane è dire: noi rappresentiamo il sud del mondo. Noi non siamo con la Russia in quanto tale, noi siamo contro gli Stati Uniti. Il monopolarismo americano, a livello di narrazione, con questa guerra sta subendo una battuta d’arresto. Gli Stati Uniti hanno dimostrato una grande capacità di aggregare, con le buone e un po’ con le cattive, l’Occidente attorno a sé. Ma faticano altrove. Ed è un “altrove” di 4 miliardi di persone. La visita di Xi Jinping a Mosca è avvenuta nel giorno in cui cadevano i vent’anni dell’invasione americana dell’Iraq. Gli Stati Uniti con la guerra al terrore, in quella fase schizofrenica di monopolarismo hanno lasciato in giro per il mondo, fuori dall’Occidente, una pessima immagine di sé che questa guerra sta rilanciando, anche se stavolta gli americani sono dalla parte dell’aggredito. Ma fuori dall’Occidente se ne infischiano perché dicono: qualcuno, la Russia, è contro l’Occidente “americano” e questo per noi basta.

Umberto De Giovannangeli. Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.

Estratto dell'articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa” il 31 Marzo 2023

Matteo Salvini, vicepremier di un Paese del G7, allude a valigette cinesi che potrebbero aver corrotto parlamentari a Bruxelles. Lo dice a Udine, nel giorno della chiusura della campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia.

 [...] ha voglia di criticare quello che non gli piace dell’Europa. Per esempio, la decisione presa sulle auto elettriche, contro la richiesta italiana di inserire i biocarburanti: «Mi viene il dubbio che, siccome all’Europarlamento hanno trovato qualcuno guarda caso di sinistra che aveva le valigie piene di denaro contante dei paesi islamici, chissà se fra un po’ non ne troveranno anche altre piene di denaro contante che arriva dalla Cina, per votare certe leggi che sono anti-italiane anti-europee e favoriscono solo il gigante Oltreoceano (che in realtà per l’Italia oltreoceano non è, ndr)».

Di fatto Salvini sta ipotizzando una corruzione, come quella presunta che secondo gli inquirenti in Belgio è partita dal Qatar e dal Marocco e ha coinvolto parlamentari europei del Pd.

 Un dichiarazione che susciterà polemiche, decisamente impegnativa per un vice presidente del Consiglio, capo del secondo partito della coalizione di centrodestra, a sostegno di una tesi critica verso l’Ue: «L’Europa che vuole tutelare l’ambiente non può legarci mani e piedi ai cinesi. Perché l’Europa che vuole imporre le auto elettriche a tutti è una roba priva di senso, che licenzia in Italia e aiuta la Cina».

Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per la Stampa l’1 aprile 2023.

Chiudete gli occhi. Ve lo ricordate Michele Geraci, economista di casa in Cina che la Lega elevò a sottosegretario del governo gialloverde con la missione specifica di aprire il cuore di Pechino agli affari italiani?

 (...)

 Ora riaprite gli occhi e guardate il video di Salvini ieri, sul palco di Udine, dove il leader allude alla corruzione cinese, lasciandosi andare così contro la decisione di Bruxelles di sfavorire l'uso dei biocarburanti per le auto green: «Siccome all'Europarlamento hanno trovato qualcuno, guarda caso di sinistra, che aveva le valigie piene di denaro contante dei paesi islamici, chissà se fra un po' non ne troveranno anche altre piene di denaro contante che arriva dalla Cina, per votare certe leggi che sono anti-italiane e favoriscono solo il gigante Oltreoceano». A parte che dall'Italia alla Cina di oceani non ce n'è una goccia, è comunque notevole osservare il battito d'ali in Italia del vicepremier di un Paese del G7 provocare un cataclisma diplomatico dall'altra parte del mondo.

Dagospia l’1 aprile 2023. SALVINI PARLA DI “CINA-GATE” DA TEMPO – IERI, NON PER LA PRIMA VOLTA, IL CAPITONE HA EVOCATO UN GIRO DI MAZZETTE DIRETTE ALLE ISTITUZIONI EUROPEE PROVENIENTI DALLA CINA PER FAVORIRE LE AZIENDE PRODUTTRICI DI AUTO ELETTRICHE DEL DRAGONE – GIÀ A FEBBRAIO, SU “QUATTRORUOTE” SALVINI DISSE: NON “VORREI CHE DOPO IL QATAR-GATE SALTASSE FUORI UN CINA-GATE: STANNO ARRIVANDO LE AUTOMOBILI. NON MI STUPIREI SE...”

SALVINI SUL CINA-GATE DA “QUATTRORUOTE” DI FEBBRAIO

(…) “Stanno arrivando le automobili, con modelli che costano assai meno di quelli europei. Il consumatore rischia di andare inevitabilmente in quella direzione e, quindi, non mi stupisco che qualcuno ci possa guadagnare.

 Ecco, non vorrei che dopo il Qatar-gate saltasse fuori un Cina-gate. La transizione, poi, porta un altro aspetto da non sottovalutare, sempre a proposito di costi: l’intenzione di molte Case di trasformare i concessionari in agenti, prendendosi una quota dei loro ricavi e i dati dei clienti. Anche lì bisognerà essere attenti. Saranno anni delicati”

Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per lastampa.it l’1 aprile 2023.

Matteo Salvini, vicepremier di un Paese del G7, allude a valigette cinesi che potrebbero aver corrotto parlamentari a Bruxelles. Lo dice a Udine, nel giorno della chiusura della campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia. Il leader leghista sente la vittoria in tasca. E’ euforico, e ha voglia di criticare quello che non gli piace dell’Europa.

 Per esempio, la decisione presa sulle auto elettriche, contro la richiesta italiana di inserire i biocarburanti: «Mi viene il dubbio che, siccome all’Europarlamento hanno trovato qualcuno guarda caso di sinistra che aveva le valigie piene di denaro contante dei paesi islamici, chissà se fra un po’ non ne troveranno anche altre piene di denaro contante che arriva dalla Cina, per votare certe leggi che sono anti-italiane anti-europee e favoriscono solo il gigante Oltreoceano (che in realtà per l’Italia oltreoceano non è, ndr)». […]

Gli eurocinesi. Adolfo Spezzaferro su L’Identità il 31 Marzo 2023

Meglio tardi che mai: Ursula von der Leyen ammette che l’Unione europea non può fare a meno della Cina e deve tenersi caro questo partner commerciale di vitale importanza. In una sorta di presa di coscienza, la presidente della Commissione Ue cerca di smarcarsi il giusto dalle ingerenze degli Stati Uniti, che vogliono che Bruxelles rispetto al conflitto russo-ucriano sia contro il blocco Russia-Cina, senza distinzioni. Ma gli analisti fanno presente che come la Cina non se ne fa niente di un’eurozona in ginocchio per via degli effetti della guerra e delle sanzioni e quindi punta a una rapida soluzione diplomatica del conflitto, così la Ue dovrebbe sganciarsi dagli Usa, che rischiano una crisi gravissima, che neanche i profitti dell’industria bellica può risollevare. Gli States sono indebitati per 1.400 miliardi di dollari oltre il massimo consentito dal Congresso, hanno un’inflazione galoppante hanno speso 100 miliardi per la guerra di Zelensky e stanno perdendo sempre più piede nei mercati globali, anche a causa della de-dollarizzazione.

In questo quadro, ossia in un mondo multipolare, il cosiddetto nuovo ordine mondiale di Pechino, dove appunto Cina e Russia fanno affari a Oriente, in Africa e in Medio Oriente, in un mondo che non crede e non sostiene la contrapposizione Occidente baluardo della democrazia contro i “cattivi”, la Ue deve riuscire a scindere e tenere separate la guerra e gli affari. Perché Bruxelles non è in guerra con Pechino. E il fatto che la Cina sia alleata della Russia e non abbia condannato l’operazione militare speciale nel Donbass non significa che la Ue possa permettersi di fare a meno del dragone.

Ecco perché la von der Leyen propone rivedere, almeno in parte, le relazioni Ue-Cina, suggerendo anche strumenti restrittivi, ma sempre nel contesto di una rete di relazioni politiche e soprattutto economiche irrinunciabili. Ciò di cui la von der Leyen prende atto – che poi è il nodo principale – è che Pechino ha cambiato postura sul fronte internazionale. La presidente della Commissione Ue parla di “fusione dei settori del commercio e della difesa”, e ricorda che il presidente Xi Jinping ha parlato di recente della necessità di trasformare la difesa cinese in “un grande muro d’acciaio che salvaguardi efficacemente la sovranità nazionale, la sicurezza e lo sviluppo degli interessi nazionali”. La Cina non promuove più “apertura e riforme, ma sicurezza e controllo”, sottolinea la von der Leyen. Ciononostante, Bruxelles propone ai 27 di puntare sugli interessi comuni: il cambiamento climatico e la difesa della biodiversità. “Non credo sia fattibile – né è nell’interesse dell’Europa – sganciarsi dalla Cina”, spiega la presidente della Commissione. Ma soprattutto bisogna puntare a una pace giusta per Kiev.

La Cina, che è un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha la “responsabilità” di lavorare perché in Ucraina si arrivi ad una pace “giusta”, fa presente la governante europea. Il rapporto tra Ue e Cina “è uno dei più intricati e importanti al mondo. E il modo in cui lo gestiamo sarà determinante per la nostra futura prosperità economica e per la sicurezza nazionale”. Il raggio d’azione della Cina, che ha fatto uscire 800 milioni di persone dalla povertà dal 1978 a oggi, “si estende a tutti i continenti e alle istituzioni globali, e le sue ambizioni sono maggiori. Attraverso la Belt and Road Initiative, è il più grande finanziatore dei Paesi in via di sviluppo.

Una potenza economica di tale grandezza va in qualche modo contenuta, nelle relazioni commerciali con la Ue. “Le nostre relazioni sono sbilanciate e sempre più influenzate dalle distorsioni create dal sistema capitalistico statale cinese, dobbiamo quindi riequilibrare queste relazioni sulla base della trasparenza, della prevedibilità e della reciprocità e garantire che le nostre relazioni commerciali e di investimento promuovano la prosperità in Cina e nella Ue”, spiega la von der Leyen.

Business is business, d’altronde. Nel 2020, la Ue aveva accumulato investimenti in Cina per 201,2 miliardi di euro (67,3 miliardi gli investimenti cinesi in Europa). Il fronte commerciale mostrava nel 2021 un saldo sfavorevole all’Europa di 249,2 miliardi di euro. L’accordo bilaterale dedicato agli investimenti e raggiunto nel dicembre 2020 appare ormai superato dagli eventi, tanto più che “il modo in cui la Cina continuerà a valutare la guerra russa in Ucraina sarà un fattore determinante per le relazioni UE-Cina”. “Dobbiamo riconoscere che il mondo e la Cina sono cambiati negli ultimi tre anni e dobbiamo rivalutare l’Accordo alla luce della nostra più ampia strategia per la Cina”, precisa.

La presidente della Commissione Ue si recherà a Pechino la settimana prossima insieme al presidente francese Emmanuel Macron. Tra le altre cose sarà l’occasione per fare pressione sulla Cina perché faccia da mediatore nel conflitto tra Mosca e Kiev. A tal proposito esiste il precedente della proposta di pace di Pechino, respinta dagli Usa e dalla Nato e quindi dalla Ue. Proposta ritenuta irricevibile in virtù dell’alleanza tra Pechino e Mosca. Ma gli affari sono affari.

La mattanza di Bakhmut e la controffensiva messianica. Piccole Note (filo-Putin) il 28 Marzo 2023 su Il Giornale.

 “L’Ucraina sta perdendo fino a 200 soldati al giorno” a Bakhmut, scriveva il Times tre giorni addietro, facendo eco a un precedente articolo del Guardian che spiegava: “Le autorità ucraine insistono sul fatto che continueranno a tentare di tenere la città nonostante subiscano circa 100-200 vittime al giorno; il motivo di tale decisione, affermano, è più politico e simbolico che pratico. Ritirarsi dalla città adesso, dopo che tanti soldati sono morti combattendo per tenerla, sarebbe duro da affrontare”.

Troppi morti per ritirarsi…

Così abbiamo finalmente il riscontro numerico alla carneficina in atto a Bakhmut, anche se approssimativo e per difetto, e la motivazione della scelta strategica, che però appare del tutto stralunata, dal momento che chi oggi afferma che non si può dar l’impressione che quei ragazzi siano morti invano sono le stesse persone, anzi la stessa persona (Zelensky), che ha deciso di far proseguire a oltranza tale mattanza, rifiutando persino i suggerimenti di segno opposto pervenuti dagli americani.

La follia al potere. Detto questo, la scorsa settimana Kiev ha annunciato che si appresta a lanciare una controffensiva per riprendere la città. Non sappiamo se tale annuncio abbia un fondamento reale o serva solo a rilanciare la posta per evitare un calo di tensione tra i militari e soprattutto tra gli sponsor di Kiev, ai quali deve essere venduta la certezza della vittoria sui russi perché continuino nel loro sostegno.

Tale la macchina infernale che si muove attorno alla guerra ucraina: se l’Ucraina non avesse reali speranze di vittoria è ovvio che tra i suoi sponsor più riluttanti si moltiplicherebbero i dubbi sul continuare a inviare armi e soldi, dal momento è folle portare avanti una guerra che non va da nessuna parte.

Così tocca alla propaganda spiegare che Kiev non ha affatto perso la sua spinta vittoriosa, anzi, perché anche se adesso deve subire, bisogna considerare che i russi muoiono a frotte, sono demoralizzati, i loro capi sono frustrati, odiano Putin che li ha ficcati in questo pasticcio, e presto le sanzioni inizieranno a mordere nel profondo le carni dell’economia russa. Di vero c’è molto meno della metà della metà, ma pompare tali notizie alimenta a dovere lo spirito guerriero degli sponsor di Kiev.

Certo, i media non possono più utilizzare la storiella che i russi hanno finito le munizioni e che, se anche non le hanno finite, le finiranno a breve; storiella ripetuta allo stremo fino a poco tempo fa, ma ormai superata dalla realtà dei fatti. Ma si può sempre ricorrere ad altro materiale, come si può notare.

La controffensiva dell’attore di avanspettacolo

Ma al di là dell’annuncio sull’imminente attacco contro le forze russe a Bakhmut, necessario appunto a riempire un vuoto narrativo, sembra che la controffensiva si stia preparando veramente, nonostante le lamentele di Zelensky sugli scarsi aiuti pervenuti a Kiev, che servono solo a sollecitarne di nuovi.

A indicare che la controffensiva si sta materializzando – anche se non c’è ancora certezza sulla sua effettiva realizzazione né sull’area nella quale eventualmente si dispiegherà – è il fatto che i carri armati di penultima generazione promessi da Germania e Regno Unito sono ormai arrivati ufficialmente a Kiev, insieme ad altri ammennicoli vari (jet, veicoli corazzati etc) provenienti da altri Paesi dell’alleanza e dalla Francia (anche dall’Italia, sì, ma siamo nel campo del residuale).

La controffensiva annunciata da mesi ha tutti i tratti del simbolismo messianico, data la connotazione salvifica che ha assunto, che la pone a un livello altro da quello militare, per cui è impossibile anche dare una tempistica, essendo anch’essa consegnata all’ambito misterico.

Per inciso, secondo fonti russe, che pure tendono a sminuire gli aiuti pervenuti all’Ucraina (diminutio che serve a relativizzare il sostegno internazionale del nemico), a Kiev sono arrivati armamenti da 54 Paesi e si tratta di oltre 1.000 carri armati e altri veicoli corazzati, 800 obici, 50 moderni sistemi di razzi a lancio multiplo e 2 milioni di proiettili di artiglieria.

Numeri che rendono l’idea delle vere forze che si stanno scontrando in Ucraina, che sono molto diverse dall’immagine del Davide ucraino contro il Golia russo col quale si dipinge il conflitto.

Un’immagine cara a Zelensky, ma tanto lontana dalla realtà che è invece quella di una vera e propria guerra mondiale, che oggi è limitata al Donbass e domani potrebbe divampare a livello globale. Anche perché non si fermano le spinte per alzare l’asticella del conflitto, come dimostra il nefasto annuncio britannico sulla fornitura di proiettili all’uranio impoverito, che “sicuramente susciterà una forte reazione da Mosca, prevedibile come la notte segue il giorno”, come si legge su Indian Punchline. 

A complicare le cose il fatto che a condurre le danze, in qualità di portavoce dei suoi agguerriti sponsor, sia un personaggio di dubbia lungimiranza politica come Zelensky, più adatto a calcare le scene dell’avanspettacolo che a reggere le redini di un Paese nel quale si giocano i destini del mondo.

Su internet un suo spettacolo del tempo, nel quale si esibiva in una parodia dei cosacchi. Per il mondo sarebbe stato meglio che continuasse nella via intrapresa.

L'atto di accusa contro lo Zar. “Putin ci ha seppellito, ha fottuto l’intero Paese”, l’audio degli oligarchi russi contro Putin. Carmine Di Niro su Il Riformista il 27 Marzo 2023

Vladimir Putin “ha seppellito la Russia, ha fottuto tutti e tutto, l’intero Paese, l’intera popolazione”. Sono le parole al veleno che si scambiano nel corso di una conversazione telefonica l’oligarca russo Farkhad Akhmedov, ex membro del Consiglio della Federazione russa, e il produttore musicale Iosif Prigozhin.

Una conversazione il cui audio è stato diffuso dai media ucraini e dalla Novaya Gazeta Europa, intercettata e poi diffusa sui media probabilmente dai servizi segreti di Kiev che desta scalpore perché evidenzia un fatto nuovo: il sostegno interno tra le “alte sfere” dell’imprenditoria russa nei confronti dello Zar sta scemando dopo oltre un anno di guerra in Ucraina, che sta costando al Paese un pesante isolamento internazionale e dure sanzioni.

Durante la conversazione, che sarebbe avvenuta circa due mesi fa, Akhmedov e Prigozhin si mostrano scettici e preoccupati per le prospettive del Paese di fronte alle sanzioni internazionali, mostrando inoltre una elevata insoddisfazione per quanto sta accadendo da ormai 13 mesi in Ucraina, sottolineando nel corso della telefonata che il loro timore è condiviso tra l’élite russa.

“Non c’è dubbio che abbiano mandato a put….e il Paese”, dice l’interlocutore identificato come Iosif Prigozhin riferendosi al presidente russo Putin e alla sua cerchia più ristretta di fedelissimi consiglieri.

“Stanno incolpando Sergei Shoigu per tutto. Lo stanno chiamando un pezzo di m….a, ovviamente alle sue spalle”, aggiunge ancora l’oligarca Akhmedov. Il miliardario quindi consiglia a Prigozhin di “vendere tutto” e lamenta che la sua carta è stata bloccata, mentre la sua barca “marcisce” e i media “scrivono che sono un caro amico di Putin! Fan….o. L’ultima volta che ho visto Putin è stato nel 2008”.

La telefonata è stata smentita da Iosif Prigozhin, che ha detto che la sua voce è stata in parte ricreata usando l’intelligenza artificiale e i network neurali. “Mentre ascoltavo l’audio, anch’io quasi credevo di essere io, le tecnologie odierne, le reti possono essere utilizzate per falsificare non solo una voce ma una conversazione”, ha detto il produttore musicale.

Una smentita a cui non crede neanche l’Fsb, il servizio segreto russo. Una fonte interna avrebbe infatti ammesso che la registrazione della telefonata “è autentica, la dirigenza dell’Fsb ha recentemente tenuto una riunione e ha ordinato ai subordinati di agire”.

Carmine Di Niro. Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia

Dimartedì, Sallusti travolge Santoro: combatti Meloni e lasci soli gli ucraini. Il Tempo il 28 marzo 2023

"Ma sulla base di quale legge, di trattato internazionale, di quale interpretazione del diritto?". Michele Santoro torna a tuonare contro l'invio di armi e il sostegno all'Ucraina nella guerra scatenata dall'invasione russa. "Chi siamo noi per decidere di andare a fare questa guerra?", afferma con veemenza ospite di Giovanni Floris a Dimartedì, il programma di La7 in onda il 28 marzo. In collegamento c'è il direttore di Libero, Alessandro Sallusti, che replica: "A me fa piacerete prendere atto che Santoro non è disposto a combattere per la libertà di qualcuno. È un uomo fatto così". 

Insomma, Santoro "per la libertà degli altri non combatte, e pensa di combattere con Giorgia Meloni perché pensa che gli tolga la sua, di libertà", è la stoccata di Sallusti che manda su tutte le furie l'ex volto Rai evidentemente toccato sul vivo. "Combatto per la libertà, ma non con le armi", replica Santoro (viene da pensare con che cosa dovrebbero opporsi gli ucraini ai missili di Putin se non con le armi, ma tant'è). 

"Pensi di combattere contro Meloni e lasci solo gli ucraini?", rimarca il direttore con Santoro che la butta in tribuna: "Tu combatti per la libertà delle donne iraniane? E gli americani? Hanno dato l'Iraq in mano all'Iran...". Affermazioni che lasciano tutti un po' interdetti, con l'ex conduttore di Annozero che chiosa: "Eh, certe cose non le volete sentire...":  

Alla canna del gas. Un libro radicale sui vent’anni di putinismo politico-energetico dell’Italia. Carmelo Palma su L’Inkiesta il 28 Marzo 2023

Non è un mistero che l’autocrate russo sia sempre piaciuto a molti dalle nostre parti, anche dopo il 24 febbraio 2022. Un grande abbaglio collettivo che va oltre il tradizionale equilibrismo diplomatico di Roma, raccontato da Igor Boni in “L’Italia e l’Europa alla canna del gas. Energia, armi, propaganda. Il ricatto di Putin e le risposte dei Radicali” (Reality Book)

Anche senza contare i lacchè, come Matteo Salvini e i compari, come Silvio Berlusconi, Vladimir Putin in Italia è sempre piaciuto a (quasi) tutti. Anche dopo il 24 febbraio 2022 le schiere dei suoi estimatori si sono assottigliate e impermalosite per l’accusa di avere tenuto bordone per vent’anni a un delinquente, ma non si sono del tutto disperse, come dimostra il collateralismo tenace, sub specie pacifista, di larga parte del nostro sistema politico e mediatico.

In ogni caso, continua a mancare una spiegazione convincente di questo abbaglio collettivo e di questo amore, rumorosamente corrisposto, per il banditore dei malumori e delle frustrazioni della Russia post-imperiale. Perché? Perché in realtà il putinismo italiano non è stato affatto un abbaglio, ma un disegno: non un errore, ma una colpa.

Nessuno dei grandi sponsor e amici di Putin ha mai pensato che questi fosse davvero diverso da come si mostrava, ma tutti hanno ritenuto che l’Italia potesse trarre grandi vantaggi da un patto col diavolo del Cremlino, che la dipendenza energetica dalla Russia fosse in realtà una imperdibile occasione di business per le imprese pubbliche e parapubbliche intrecciate al sistema capitalistico-mafioso moscovita e che la compromissione politica con il regime putiniano fosse addirittura una garanzia di autonomia strategica, in un sistema internazionale apparentemente unipolare.

Dietro al putinismo italiano, insomma, c’era qualcosa di molto più mefistofelico della vecchia ostpolitik andreottiana e della storica condiscendenza farnesiniana verso la Russia: qualcosa di più sofisticato del tradizionale equilibrismo dell’Italia amica di tutti e nemica di nessuno, che aveva attraversato la Guerra Fredda senza fare, né ricevere affronti dai grandi della terra.

Dietro al putinismo italiano c’era l’idea di un’occasione di business parassitario, sia economico, sia politico, che avrebbe dovuto mettere l’Italia al riparo dalle responsabilità e dai rischi globali. C’era il miraggio di un “affarone”, che si è alla fine rivelato per quello che era: un ricatto strategico in cui le classi dirigenti italiane sono cadute per un misto di stupidità e superbia.

È questa, in grande sintesi, la tesi di libro di Igor Boni “L’Italia e l’Europa alla canna del gas. Energia, armi, propaganda. Il ricatto di Putin e le risposte dei Radicali” uscito a gennaio di quest’anno da Reality Book, con la prefazione di Anna Zafesova.

Boni è uno storico dirigente radicale (oggi presidente di Radicali italiani) e racconta in modo preciso, con date e nomi, i passaggi di questa discesa all’inferno. Putin con il gas a prezzo di saldo e le condizioni di favore offerte ai partner politicamente condiscendenti con la sua etica criminale è stato il modo in cui l’Italia ha evitato di fare i conti con l’assenza di una strategia energetica nazionale e, allo stesso tempo, il partner con cui le grandi aziende energetiche hanno pensato di ottenere vantaggi competitivi sul mercato globale. Pure gli ambientalisti hanno potuto prosperare al riparo delle forniture russe e fare le loro eroiche campagne contro le trivelle, il Tap e ogni iniziativa finalizzata a ridurre la dipendenza da Mosca, a sfruttare il gas e il petrolio nazionale e a diversificare le fonti di approvvigionamento. Quella Russia così “amica” sembrava una pacchia per tutti.

Dieci anni fa, nel 2013, l’Ad dell’Eni Paolo Scaroni – ricorda Boni nel suo libro – giustificava infatti così il rapporto con la Russia: «Non dobbiamo pensare al rapporto con Putin, ma alla situazione tra vent’anni. Abbiamo una lunga storia comune e la forza di gravità ci avvicina». Quale profezia avrebbe potuto essere più chiara e più sbagliata di questa?

Per quale ragione l’establishment italiano ha creduto che la strategia putiniana, che aveva propositi dichiarati e che conduceva le sue compagne criminali a volto scoperto, potesse avere esiti positivi per l’ordine internazionale e la stabilità europea e perfino riequilibrare i rapporti di forza con l’ingombrante alleato americano? Perché i nostri presunti realisti sono finiti vittima di un machiavellismo così ostinatamente cieco di fronte alla realtà? Perché i pochi – come i radicali – che a partire dalla guerra cecena dicevano a chiare lettere che i sogni di vendetta di uno Stato fallito non potevano che avere esiti nichilisti passarono per delle anime belle che giocavano a fare le Cassandre?

La risposta che Boni nel libro dà è la più semplice e la più impietosa. L’establishment italiano non ha mai creduto che, come recita una famosa e negletta formula pannelliana, dalla strage di diritto discenda indefettibilmente una strage di persone e di popoli e che il potere criminale non abbia limiti interni – magari nella prudenza e “saggezza” del tiranno – ma possa trovarne solo di esterni, tanto più drammatici e costosi, quanto più precipitosi e tardivi. Invece l’Italia che conta, quella che sa come va il mondo, quella che capisce il gioco del potere – con i modi curiali di Romano Prodi, quelli confidenziali di Berlusconi, quelli servili di Salvini e di Giuseppe Conte – pensava di potere addomesticare a proprio vantaggio il genio maligno uscito dalla lampada della Russia post-sovietica.

Troppe volte, in questi decenni, abbiamo sentito irridere gli allarmi sulla marcia di Putin verso ovest, prima nella forma della corruzione, poi dell’infiltrazione ideologica e infine dell’aggressione militare. Ancora più spesso abbiamo sentito ripetere che Putin non era un pazzo e non avrebbe fatto pazzie, malgrado la realtà si incarichi ogni volta di dimostrare il contrario, cioè che ogni potere criminale è folle e illimitato nella sua follia, proprio perché criminale.

Infatti, oggi, la spiegazione dell’impazzimento di Putin, da parte dei suoi vecchi e nuovi amici, è quella di una reazione irrazionale, ma comprensibile, a una serie di provocazioni subite: dall’Ue, dalla Nato, dagli Stati Uniti e da Volodymyr Zelensky, che avrebbe solo voluto sostituire, come dice il suo vecchio sodale di Arcore, con un governo di persone perbene.

L’Italia putiniana ha insomma conservato una spiccata attitudine alla menzogna, di cui il libro di Boni ha, se non altro, il merito di documentare i precedenti.