Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.
Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.
I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.
Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."
L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.
L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.
Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.
Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).
Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.
Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro.
Dr Antonio Giangrande
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ABOLIZIONE DEI CONCORSI TRUCCATI E LIBERALIZZAZIONE DELLE PROFESSIONI
(pagine) GIANGRANDE LIBRI
WEB TV: TELE WEB ITALIA
NEWS: RASSEGNA STAMPA - CONTROVOCE - NOTIZIE VERE DAL POPOLO - NOTIZIE SENZA CENSURA
L’ITALIA ALLO SPECCHIO
IL DNA DEGLI ITALIANI
LO SPETTACOLO
E LO SPORT
OTTAVA PARTE
DI ANTONIO GIANGRANDE
L’APOTEOSI
DI UN POPOLO DIFETTATO
Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2022, consequenziale a quello del 2021. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.
Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.
IL GOVERNO
UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.
UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.
PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.
LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.
LA SOLITA ITALIOPOLI.
SOLITA LADRONIA.
SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.
SOLITA APPALTOPOLI.
SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.
ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.
SOLITO SPRECOPOLI.
SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.
L’AMMINISTRAZIONE
SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.
SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.
IL COGLIONAVIRUS.
SANITA’: ROBA NOSTRA. UN’INCHIESTA DA NON FARE. I MARCUCCI.
L’ACCOGLIENZA
SOLITA ITALIA RAZZISTA.
SOLITI PROFUGHI E FOIBE.
SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.
GLI STATISTI
IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.
IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.
SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.
SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.
IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.
I PARTITI
SOLITI 5 STELLE… CADENTI.
SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.
SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.
IL SOLITO AMICO TERRORISTA.
1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.
LA GIUSTIZIA
SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.
LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.
LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.
SOLITO DELITTO DI PERUGIA.
SOLITA ABUSOPOLI.
SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.
SOLITA GIUSTIZIOPOLI.
SOLITA MANETTOPOLI.
SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.
I SOLITI MISTERI ITALIANI.
BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.
LA MAFIOSITA’
SOLITA MAFIOPOLI.
SOLITE MAFIE IN ITALIA.
SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.
SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.
SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.
LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.
SOLITA CASTOPOLI.
LA SOLITA MASSONERIOPOLI.
CONTRO TUTTE LE MAFIE.
LA CULTURA ED I MEDIA
LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.
SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.
SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.
SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.
SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.
LO SPETTACOLO E LO SPORT
SOLITO SPETTACOLOPOLI.
SOLITO SANREMO.
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.
LA SOCIETA’
AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.
I MORTI FAMOSI.
ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.
MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?
L’AMBIENTE
LA SOLITA AGROFRODOPOLI.
SOLITO ANIMALOPOLI.
IL SOLITO TERREMOTO E…
IL SOLITO AMBIENTOPOLI.
IL TERRITORIO
SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.
SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.
SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.
SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.
SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.
SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.
SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.
SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.
SOLITA SIENA.
SOLITA SARDEGNA.
SOLITE MARCHE.
SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.
SOLITA ROMA ED IL LAZIO.
SOLITO ABRUZZO.
SOLITO MOLISE.
SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.
SOLITA BARI.
SOLITA FOGGIA.
SOLITA TARANTO.
SOLITA BRINDISI.
SOLITA LECCE.
SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.
SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.
SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.
LE RELIGIONI
SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.
FEMMINE E LGBTI
SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.
LO SPETTACOLO E LO SPORT
INDICE PRIMA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Il Vintage.
Le prevendite.
I Televenditori.
I Balli.
Il Jazz.
La trap.
Il musical è nato a Napoli.
Morti di Fame.
I Laureati.
Poppe al vento.
Il lato eccentrico (folle) dei Vip.
La Tecno ed i Rave.
Alias: i veri nomi.
Woodstock.
Hollywood.
Spettacolo mafioso.
Il menù dei vip.
Il Duo è meglio di Uno.
Non è la Rai.
Abel Ferrara.
Achille Lauro.
Adria Arjona.
Adriano Celentano.
Afef Jnifen.
Aida Yespica.
Alan Sorrenti.
Alba Parietti.
Al Bano Carrisi.
Al Pacino.
Alberto Radius.
Aldo, Giovanni e Giacomo.
Alec Baldwin.
Alessandra Amoroso.
Alessandra Celentano.
Alessandra Ferri.
Alessandra Mastronardi.
Alessandro Bergonzoni.
Alessandro Borghese.
Alessandro Cattelan.
Alessandro Gassman.
Alessandro Greco.
Alessandro Meluzzi.
Alessandro Preziosi.
Alessandro Esposito detto Alessandro Siani.
Alessio Boni.
Alessia Marcuzzi.
Alessia Merz.
Alessio Giannone: Pinuccio.
Alessandro Haber.
Alex Britti.
Alexia.
Alice.
Alfonso Signorini.
Alyson Borromeo.
Alyx Star.
Alvaro Vitali.
Amadeus.
Amanda Lear.
Ambra Angiolini.
Anastacia.
Andrea Bocelli.
Andrea Delogu.
Andrea Roncato e Gigi Sammarchi.
Andrea Sartoretti.
Andrea Zalone.
Andrée Ruth Shammah.
Angela Finocchiaro.
Angelina Jolie.
Angelina Mango.
Angelo Branduardi.
Anna Bettozzi, in arte Ana Bettz.
Anna Falchi.
Anna Galiena.
Anna Maria Barbera.
Anna Mazzamauro.
Ana Mena.
Anna Netrebko.
Annibale Giannarelli.
Antonella Clerici.
Antonella Elia.
Antonella Ruggiero.
Antonello Venditti e Francesco De Gregori.
Antonino Cannavacciuolo.
Antonio Banderas.
Antonio Capuano.
Antonio Cornacchione.
Antonio Vaglica.
Après La Classe.
Arisa.
Arnold Schwarzenegger.
Asia e Dario Argento.
INDICE SECONDA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Barbara Bouchet.
Barbara D'urso.
Barbra Streisand.
Beatrice Quinta.
Beatrice Rana.
Beatrice Segreti.
Beatrice Venezi.
Belen Rodriguez.
Bella Lexi.
Benedetta D'Anna.
Benedetta Porcaroli.
Benny Benassi.
Peppe Barra.
Beppe Caschetto.
Beppe Vessicchio.
Bianca Guaccero.
BigTittyGothEgg o GothEgg.
Billie Eilish.
Blanco.
Blake Blossom.
Bob Dylan.
Bono Vox.
Boomdabash.
Brad Pitt.
Brigitta Bulgari.
Britney Spears.
Bruce Springsteen.
Bruce Willis.
Bruno Barbieri.
Bruno Voglino.
Cameron Diaz.
Caparezza.
Carla Signoris.
Carlo Conti.
Carlo Freccero.
Carlo Verdone.
Carlos Santana.
Carmen Di Pietro.
Carmen Russo.
Carol Alt.
Carola Moccia, alias La Niña.
Carolina Crescentini.
Carolina Marconi.
Cate Blanchett.
Catherine Deneuve.
Catherine Zeta Jones.
Caterina Caselli.
Céline Dion.
Cesare Cremonini.
Cesare e Mia Bocci.
Chiara Francini.
Chloe Cherry.
Christian De Sica.
Christiane Filangieri.
Claudia Cardinale.
Claudia Gerini.
Claudia Pandolfi.
Claudio Amendola.
Claudio Baglioni.
Claudio Cecchetto.
Claudio Lippi.
Claudio Santamaria.
Claudio Simonetti.
Coez.
Coma Cose.
Corrado, Sabina e Caterina Guzzanti.
Corrado Tedeschi.
Costantino Della Gherardesca.
Cristiana Capotondi.
Cristiano De André.
Cristiano Donzelli.
Cristiano Malgioglio.
Cristina D'Avena.
Cristina Quaranta.
Dado.
Damion Dayski.
Dan Aykroyd.
Daniel Craig.
Daniela Ferolla.
Daniela Martani.
Daniele Bossari.
Daniele Quartapelle.
Daniele Silvestri.
Dargen D'Amico.
Dario Ballantini.
Dario Salvatori.
Dario Vergassola.
Davide Di Porto.
Davide Sanclimenti.
Diana Del Bufalo.
Dick Van Dyke.
Diego Abatantuono.
Diego Dalla Palma.
Diletta Leotta.
Diodato.
Dita von Teese.
Ditonellapiaga.
Dominique Sanda.
Don Backy.
Donatella Rettore.
Drusilla Foer.
Dua Lipa.
INDICE TERZA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Eden Ivy.
Edoardo Bennato.
Edoardo Leo.
Edoardo Vianello.
Eduardo De Crescenzo.
Edwige Fenech.
El Simba (Alex Simbala).
Elena Lietti.
Elena Sofia Ricci.
Elenoire Casalegno.
Elenoire Ferruzzi.
Eleonora Abbagnato.
Eleonora Giorgi.
Eleonora Pedron.
Elettra Lamborghini.
Elio e le Storie Tese.
Elio Germano.
Elisa Esposito.
Elisabetta Canalis.
Elisabetta Gregoraci.
Elodie.
Elton John.
Ema Stokholma.
Emanuela Fanelli.
Emanuela Folliero.
Emanuele Fasano.
Eminem.
Emma Marrone.
Emma Rose.
Emma Stone.
Emma Thompson.
Enrico Bertolino.
Enrica Bonaccorti.
Enrico Lucci.
Enrico Montesano.
Enrico Papi.
Enrico Ruggeri.
Enrico Vanzina.
Enzo Avitabile.
Enzo Braschi.
Enzo Garinei.
Enzo Ghinazzi in arte Pupo.
Enzo Iacchetti.
Erika Lust.
Ermal Meta.
Eros Ramazzotti.
Eugenio Finardi.
Eva Grimaldi.
Eva Henger.
Eva Robin’s, Eva Robins o Eva Robbins.
Fabio Concato.
Fabio Rovazzi.
Fabio Testi.
Fabri Fibra.
Fabrizio Corona.
Fabrizio Moro.
Fanny Ardant.
Fausto Brizzi.
Fausto Leali.
Federica Nargi e Alessandro Matri.
Federica Panicucci.
Ficarra e Picone.
Filippo Neviani: Nek.
Filippo Timi.
Filomena Mastromarino, in arte Malena.
Fiorella Mannoia.
Flavio Briatore.
Flavio Insinna.
Forest Whitaker.
Francesca Cipriani.
Francesca Dellera.
Francesca Fagnani.
Francesca Michielin.
Francesca Manzini.
Francesca Reggiani.
Francesco Facchinetti.
Francesco Gabbani.
Francesco Guccini.
Francesco Sarcina e le Vibrazioni.
Franco Maresco.
Franco Nero.
Franco Trentalance.
Francis Ford Coppola.
Frank Matano.
Frida Bollani.
INDICE QUARTA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Gabriel Garko.
Gabriele Lavia.
Gabriele Salvatores.
Gabriele Sbattella.
Gabriele e Silvio Muccino.
Geena Davis.
Gegia.
Gene e Charlie Gnocchi.
Geppi Cucciari.
Gérard Depardieu.
Gerry Scotti.
Ghali.
Giancarlo Giannini.
Gianluca Cofone.
Gianluca Grignani.
Gianna Nannini.
Gianni Amelio.
Gianni Mazza.
Gianni Morandi.
Gianni Togni.
Gigi D’Agostino.
Gigi D’Alessio.
Gigi Marzullo.
Gigliola Cinquetti.
Gina Lollobrigida.
Gino Paoli.
Giorgia Palmas.
Giorgio Assumma.
Giorgio Lauro.
Giorgio Panariello.
Giovanna Mezzogiorno.
Giovanni Allevi.
Giovanni Damian, in arte Sangiovanni.
Giovanni Lindo Ferretti.
Giovanni Scialpi.
Giovanni Truppi.
Giovanni Veronesi.
Giulia Greco.
Giuliana De Sio.
Giulio Rapetti: Mogol.
Giuseppe Gibboni.
Giuseppe Tornatore.
Giusy Ferreri.
Gli Extraliscio.
Gli Stadio.
Guendalina Tavassi.
Guillermo Del Toro.
Guillermo Mariotto.
Guns N' Roses.
Gwen Adora.
Harrison Ford.
Hu.
I Baustelle.
I Cugini di Campagna.
I Depeche Mode.
I Ferragnez.
I Maneskin.
I Negramaro.
I Nomadi.
I Parodi.
I Pooh.
I Soliti Idioti. Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio.
Il Banco: Il Banco del Mutuo Soccorso.
Il Volo.
Ilary Blasi.
Ilona Staller: Cicciolina.
Irama.
Irene Grandi.
Irina Sanpiter.
Isabella Ferrari.
Isabella Ragonese.
Isabella Rossellini.
Iva Zanicchi.
Ivan Cattaneo.
Ivano Fossati.
Ivano Marescotti.
INDICE QUINTA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
J-Ax.
Jacopo Tissi.
Jamie Lee Curtis.
Janet Jackson.
Jeff Goldblum.
Jenna Starr.
Jennifer Aniston.
Jennifer Lopez.
Jerry Calà.
Jessica Rizzo.
Jim Carrey.
Jo Squillo.
Joe Bastianich.
Jodie Foster.
Jon Bon Jovi.
John Landis.
John Travolta.
Johnny Depp.
Johnny Dorelli e Gloria Guida.
José Carreras.
Julia Ann.
Julia Roberts.
Julianne Moore.
Justin Bieber.
Kabir Bedi.
Kathy Valentine.
Katia Ricciarelli.
Kasia Smutniak.
Kate Moss.
Katia Noventa.
Kazumi.
Khadija Jaafari.
Kim Basinger.
Kim Rossi Stuart.
Kirk, Michael (e gli altri) Douglas.
Klaus Davi.
La Rappresentante di Lista.
Laetitia Casta.
Lando Buzzanca.
Laura Chiatti.
Laura Freddi.
Laura Morante.
Laura Pausini.
Le Donatella.
Lello Analfino.
Leonardo Pieraccioni e Laura Torrisi.
Levante.
Liberato è Gennaro Nocerino.
Ligabue.
Liya Silver.
Lila Love.
Liliana Fiorelli.
Liliana Cavani.
Lillo Pasquale Petrolo e Greg Claudio Gregori.
Linda Evangelista.
Lino Banfi.
Linus.
Lizzo.
Lo Stato Sociale.
Loredana Bertè.
Lorella Cuccarini.
Lorenzo Cherubini: Jovanotti.
Lorenzo Zurzolo.
Loretta Goggi.
Lory Del Santo.
Luca Abete.
Luca Argentero.
Luca Barbareschi.
Luca Carboni.
Luca e Paolo.
Luca Guadagnino.
Luca Imprudente detto Luchè.
Luca Pasquale Medici: Checco Zalone.
Luca Tommassini.
Luca Zingaretti.
Luce Caponegro in arte Selen.
Lucia Mascino.
Lucrezia Lante della Rovere.
Luigi “Gino” De Crescenzo: Pacifico.
Luigi Strangis.
Luisa Ranieri.
Maccio Capatonda.
Madonna Louise Veronica Ciccone: Madonna.
Mago Forest: Michele Foresta.
Mahmood.
Madame.
Mal.
Malcolm McDowell.
Malena…Milena Mastromarino.
Malika Ayane.
Manuel Agnelli.
Manuela Falorni. Nome d'arte Venere Bianca.
Mara Maionchi.
Mara Sattei.
Mara Venier.
Marcella Bella.
Marco Baldini.
Marco Bellavia.
Marco Castoldi: Morgan.
Marco Columbro.
Marco Giallini.
Marco Leonardi.
Marco Masini.
Marco Marzocca.
Marco Mengoni.
Marco Sasso è Lucrezia Borkia.
Margherita Buy e Caterina De Angelis.
Margherita Vicario.
Maria De Filippi.
Maria Giovanna Elmi.
Maria Grazia Cucinotta.
Marika Milani.
Marina La Rosa.
Marina Marfoglia.
Mario Luttazzo Fegiz.
Marilyn Manson.
Mary Jane.
Marracash.
Martina Colombari.
Massimo Bottura.
Massimo Ceccherini.
Massimo Lopez.
Massimo Ranieri.
Matilda De Angelis.
Matilde Gioli.
Maurizio Lastrico.
Maurizio Pisciottu: Salmo.
Maurizio Umberto Egidio Coruzzi detto Mauro, detto Platinette.
Mauro Pagani.
Max Felicitas.
Max Gazzè.
Max Giusti.
Max Pezzali.
Max Tortora.
Melanie Griffith.
Melissa Satta.
Memo Remigi.
Michael Bublé.
Michael J. Fox.
Michael Radford.
Michela Giraud.
Michelangelo Vood.
Michele Bravi.
Michele Placido.
Michelle Hunziker.
Mickey Rourke.
Miku Kojima, anzi Saki Shinkai.
Miguel Bosè.
Milena Vukotic.
Miley Cyrus.
Mimmo Locasciulli.
Mira Sorvino.
Miriam Dalmazio.
Monica Bellucci.
Monica Guerritore.
INDICE SESTA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Nada.
Nancy Brilli.
Naomi De Crescenzo.
Natalia Estrada.
Natalie Portman.
Natasha Stefanenko.
Natassia Dreams.
Nathaly Caldonazzo.
Neri Parenti.
Nia Nacci.
Nicola Savino.
Nicola Vaporidis.
Nicolas Cage.
Nicole Kidman.
Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko.
Nicoletta Strambelli: Patty Pravo.
Niccolò Fabi.
Nina Moric.
Nino D'Angelo.
Nino Frassica.
Noemi.
Oasis.
Oliver Onions: Guido e Maurizio De Angelis.
Oliver Stone.
Olivia Rodrigo.
Olivia Wilde e Harry Styles.
Omar Pedrini.
Orietta Berti.
Orlando Bloom.
Ornella Muti.
Ornella Vanoni.
Pamela Anderson.
Pamela Prati.
Paola Barale.
Paola Cortellesi.
Paola e Chiara.
Paola Gassman e Ugo Pagliai.
Paola Quattrini.
Paola Turci.
Paolo Belli.
Paolo Bonolis e Sonia Bruganelli.
Paolo Calabresi.
Paolo Conte.
Paolo Crepet.
Paolo Rossi.
Paolo Ruffini.
Paolo Sorrentino.
Patrizia Rossetti.
Patti Smith.
Penélope Cruz.
Peppino Di Capri.
Peter Dinklage.
Phil Collins.
Pier Luigi Pizzi.
Pierfrancesco Diliberto: Pif.
Pietro Diomede.
Pietro Valsecchi.
Pierfrancesco Favino.
Pierluigi Diaco.
Piero Chiambretti.
Pierò Pelù.
Pinguini Tattici Nucleari.
Pino Donaggio.
Pino Insegno.
Pio e Amedeo.
Pippo (Santonastaso).
Peter Gabriel.
Placido Domingo.
Priscilla Salerno.
Pupi Avati.
INDICE SETTIMA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Quentin Tarantino.
Raffaele Riefoli: Raf.
Ramona Chorleau.
Raoul Bova e Rocio Munoz Morales.
Raul Cremona.
Raphael Gualazzi.
Red Canzian.
Red Ronnie.
Reya Sunshine.
Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni.
Renato Zero.
Renzo Arbore.
Riccardo Chailly.
Riccardo Cocciante.
Riccardo Manera.
Riccardo Milani.
Riccardo Scamarcio.
Ricky Gianco.
Ricky Johnson.
Ricky Martin.
Ricky Portera.
Rihanna.
Ringo.
Rita Dalla Chiesa.
Rita Rusic.
Roberta Beta.
Roberto Bolle.
Roberto Da Crema.
Roberto De Simone.
Roberto Loreti, in arte e in musica Robertino.
Roberto Satti: Bobby Solo.
Roberto Vecchioni.
Robbie Williams.
Rocco Papaleo.
Rocco Siffredi.
Roman Polanski.
Romina Power.
Romy Indy.
Ron: Rosalino Cellamare.
Ron Moss.
Rosanna Lambertucci.
Rosanna Vaudetti.
Rosario Fiorello.
Giuseppe Beppe Fiorello.
Rowan Atkinson.
Russel Crowe.
Rkomi.
Sabina Ciuffini.
Sabrina Ferilli.
Sabrina Impacciatore.
Sabrina Salerno.
Sally D’Angelo.
Salvatore (Totò) Cascio.
Sandra Bullock.
Santi Francesi.
Sara Ricci.
Sara Tommasi.
Scarlett Johansson.
Sebastiano Vitale: Revman.
Selena Gomez.
Serena Dandini.
Serena Grandi.
Serena Rossi.
Sergio e Pietro Castellitto.
Sex Pistols.
Sfera Ebbasta.
Sharon Stone.
Shel Shapiro.
Silvia Salemi.
Silvio Orlando.
Silvio Soldini.
Simona Izzo.
Simona Ventura.
Sinead O’Connor.
Sonia Bergamasco.
Sonia Faccio: Lea di Leo.
Sonia Grey.
Sophia Loren.
Sophie Marceau.
Stefania Nobile e Wanna Marchi.
Stefania Rocca.
Stefania Sandrelli.
Stefano Accorsi e Fabio Volo.
Stefano Bollani.
Stefano De Martino.
Steve Copeland.
Steven Spielberg.
Stormy Daniels.
Sylvester Stallone.
Sylvie Renée Lubamba.
Tamara Baroni.
Tananai.
Teo Teocoli.
Teresa Saponangelo.
Tiberio Timperi.
Tim Burton.
Tina Cipollari.
Tina Turner.
Tinto Brass.
Tiziano Ferro.
Tom Cruise.
Tom Hanks.
Tommaso Paradiso e TheGiornalisti.
Tommaso Zanello alias Piotta.
Tommy Lee.
Toni Servillo.
Totò Cascio.
U2.
Umberto Smaila.
Umberto Tozzi.
Ultimo.
Uto Ughi.
Valentina Bellucci.
Valentina Cervi.
Valeria Bruni Tedeschi.
Valeria Graci.
Valeria Marini.
Valerio Mastandrea.
Valerio Scanu.
Vanessa Scalera.
Vasco Rossi.
Vera Gemma.
Veronica Pivetti.
Victoria Cabello.
Vincenzo Salemme.
Vinicio Marchioni.
Viola Davis.
Violet Myers.
Virginia Raffaele.
Vittoria Puccini.
Vittorio Brumotti.
Vittorio Cecchi Gori.
Vladimir Luxuria.
Woody Allen.
Yvonne Scio.
Zucchero.
INDICE OTTAVA PARTE
SOLITO SANREMO. (Ho scritto un saggio dedicato)
Solito pre Sanremo.
Terza Serata.
Quarta Serata.
Quinta Serata.
Chi ha vinto?
Simil Sanremo: L’Eurovision Song Contest (ESC)
INDICE NONA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
I Superman.
Il Body Building.
Quelli che...lo Yoga.
Wags e Fads.
Il Coni.
Gli Arbitri.
Quelli che …il Calcio I Parte.
INDICE DECIMA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
Quelli che …il Calcio II Parte.
INDICE UNDICESIMA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
I Mondiali 2022.
I soldati di S-Ventura. Un manipolo di brocchi. Una squadra di Pippe.
INDICE DODICESIMA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
I personal trainer.
Quelli che …La Pallacanestro.
Quelli che …La Pallavolo.
Quelli che..la Palla Ovale.
Quelli che...la Pallina da Golf.
Quelli che …il Subbuteo.
Quelli che…ti picchiano.
Quelli che…i Motori.
La Danza.
Quelli che …l’Atletica.
Quelli che…la bicicletta.
Quelli che …il Tennis.
Quelli che …la Scherma.
I Giochi olimpici invernali.
Quelli che …gli Sci.
Quelli che si danno …Dama e Scacchi.
Quelli che si danno …all’Ippica.
Il Doping.
LO SPETTACOLO E LO SPORT
OTTAVA PARTE
SOLITO SANREMO. (Ho scritto un saggio dedicato)
Striscia: Sanremo non è della Rai, una sentenza apre all’ipotesi di un bando pubblico per assegnare il Festival. Ilaria Minucci il 30/09/2022 su Notizie.it
Notizia bomba da Striscia la Notizia: il Festival di Sanremo non è appannaggio della Rai ma potrebbe essere trasmesso anche da altre emittenti.
L’inviato di Striscia la Notizia Pinuccio ha lanciato un appello alle emittenti sollecitandole a chiedere che la trasmissione del Festival di Sanremo venga assegnata tramite apposito bando sottolineando che la kermesse della musica italiana non è di proprietà della Rai.
Striscia, Sanremo non è della Rai
Alle ore 20:35, è andata in onda una nuova puntata di Striscia la Notizia su Canale 5 durante la quale è stata trasmessa la rubrica di Pinuccio sugli sprechi Rai battezzata “Rai Scoglio 24”. In questo contesto, l’inviato ha fatto un annuncio estremamente provocatorio affermando che, teoricamente, il Festival di Sanremo non dovrebbe essere appannaggio esclusivo della tv pubblica ma l’organizzazione del Festival dovrebbe essere assegnata tramite un bando al quale dovrebbero poter gareggiare tutte le emittenti interessate all’evento.
Pertanto, la Rai potrebbe anche perdere il suo primato e dire addio a uno dei suoi programmi di punta.
Tutto è cominciato dopo la richiesta dell’Associazione Fonografi italiani (Afi) al comune di Sanrmo con la quale hanno sollecitato la visione di alcuni documenti sulla rinomata kermesse musicale. L’istanza è stata negata e per questo motivo l’Afi ha deciso di fare ricorso al Tar che si è pronunciato sulla questione con una sentenza tanto importante quanto rivoluzionaria.
Una sentenza apre all’ipotesi di un bando pubblico per assegnare il Festival
“Per la prima volta il tribunale amministrativo ha aperto alla possibilità di vedere gli atti del Festival della canzone italiana”, ha spiegato l’avvocato Fabio dell’Aversana che ricopre anche il ruolo di presidente della Società Italiana Esperti di Diritto delle Arti e dello Spettacolo (Siedas). “Pur non pronunciandosi direttamente sulla possibilità dell’ente comunale di mettere a bando la gestione del Festival, perché non era quello l’oggetto del giudizio, mette in chiaro una serie di principi che potrebbero essere richiamati per sostenere questa eventualità”, ha precisato.
A questo punto, quindi, l’inviato di Striscia Pinuccio ha lanciato una sfida a tutte le emittenti, ponendo la seguente domanda: “Perché non chiedete che il Festival sia assegnato con un bando aperto a tutti?”.
Amadeus, Sanremo è suo per altri due anni: “Felice e onorato, subito al lavoro”. Silvia Fumarola su La Repubblica il 5 Marzo 2022.
Il direttore artistico indicato dall'ad Rai Carlo Fuortes anche per le edizioni 2023 e 2024. Come lui solo Pippo Baudio e Mike Buongiorno.
La moglie Giovanna ci sperava ("Io lo vorrei vedere ancora sul palco dell'Ariston"), l'amico fraterno Fiorello era sicuro che avrebbe fatto la quarta e la quinta edizione. Amadeus condurrà il Festival di Sanremo nel 2023, e nel 2024. L'amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes lo blinda per due anni; almeno per Sanremo, il servizio pubblico avrà un pensiero in meno. Lo annuncia Viale Mazzini, il sì arriva dopo "un lungo e cordiale colloquio". "Squadra che vince non si cambia, la qualità è stata la chiave del successo" aveva detto un mese fa Fuortes commentando l'ultima edizione trionfale (13 milioni 380 mila spettatori, 64.9% di share per la serata finale, numeri che non si vedevano da 22 anni). E non ha perso tempo. Ha convocato il conduttore-direttore artistico per fargli la proposta che non poteva rifiutare. Chiuso il festival Amadeus aveva spiegato che voleva pensarci, Fuortes aveva detto subito che lo avrebbe convocato per parlarne. Detto fatto. "Sono felice e onorato della proposta dell'amministratore delegato Carlo Fuortes e del direttore del prime time Stefano Coletta. Averla ricevuta adesso mi permette di lavorare da subito. Non vedo l'ora di iniziare" il commento di Amadeus, che a 59 anni è destinato a eguagliare il record di Mike Bongiorno e Pippo Baudo con cinque Festival consecutivi. Mike condusse Sanremo ininterrottamente tra il 1963 e il 1967 e Pippo tra il 1992 e il 1996.
L'impronta di Amadeus, che con le sue scelte musicali ha conquistato i giovanissimi, è risultata decisiva. "Amadeus ha dimostrato una forte comprensione degli scenari musicali attuali e dell'importanza di connettere il pubblico televisivo con le generazioni dello streaming. Un risultato che ha premiato in termini di ascolti e classifiche musicali" dice Enzo Mazza, ceo della Fimi, la Federazione dell'industria musicale. Fiorello non aveva mai dubitato che l'amico avrebbe detto sì. "Certo che lo farà, ne sono sicuro, lui a Sanremo ha preso casa, ha già fatto il rogito" aveva spiegato a Porta a porta subito dopo Sanremo, con Amadeus che chiariva di non voler rinunciare all'amico, nell'ipotesi del quarto festival.
Qualche giorno dopo, Amadeus è ospite a Che tempo che fa e Fiorello lo chiama in diretta. "È tutto a posto" spiega "Ama farà il quarto e anche il quinto festival... Dico solo una cosa: ha già accettato. Dai, l'hai detto ieri! Ha parlato con tutti, tutto a posto". Mentre Amadeus smentiva ridendo, Fazio chiedeva a Fiorello: anche tu tornerai all'Ariston? "Come no! - la risposta dello showman - Forse vado due mesi prima addirittura". Amadeus negava ancora, ma Fazio chiosava: "Se Fiorello dice una cosa così vuol dire che è vero. Io mi fido". Il doppio mandato sanremese blinda Amedeo Umberto Rita Sebastiani, che compirà 60 anni a settembre. L'ex disc jockey innamorato della musica ha realizzato il suo sogno con la tv. Ormai è diventato un congiunto: è in onda tutti i giorni su Rai 1 con I soliti ignoti e il sabato con Affari tuoi - Formato famiglia. Il quarto festival è un impegno e anche un rischio, visti gli ascolti dell'ultima edizione. Ma non solo sotto il punto di vista dell'Auditel: continuare sulla strada dell'innovazione è un'esigenza, migliorare ancora il cast una doppia sfida. Un'impresa cercare nuovi talenti e convincere le glorie che non hanno mai voluto provare il brivido della gara. Perché una cosa è certa, nella formula magica di Amadeus, il mix vincente è "nessuno escluso".
Gianni Morandi co-conduttore a Sanremo 2023. Redazione Spettacoli il 12 Luglio 2022 su Il Giornale.
Amadeus punta sull'usato sicuro: il cantante ha già calcato il palco dell'Ariston in tutti i ruoli.
L'annuncio, come ormai da stucchevole abitudine, un po' anni Ottanta, del festival di Sanremo, è arrivato in diretta durante il Tg1 delle 20, con sette mesi d'anticipo sul via. Il co-conduttore del prossimo festival, accanto ad Amadeus, sarà Gianni Morandi.
«Caro Amadeus, non sono con Jovanotti, stasera sono a casa ma mi sono messo lo smoking. La proposta che mi hai fatto mi ha prima sorpreso e poi entusiasmato. Poi mi sono fatto una domanda: hai fatto festival straordinari ma anche impegnativi. Nel 2023 avrai fatto 60 anni: hai bisogno - ha detto Morandi in collegamento al Tg1 - di qualcuno giovane, che ti dia una mano. Scherzo Ama: accetto con entusiasmo».
Amadeus ha subito elogiato Morandi «amato da tutti, è la storia della musica ma anche il presente, amatissimo da intere generazioni». Ospite fisso del Jova Beach Party, Gianni Morandi ha già condotto due festival di Sanremo, quello del 2011 e quello del 2012, e lo ha vinto soltanto una volta nel 1987 con Si può dare di più insieme a Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri. Poi è arrivato sul podio, terzo, nell'ultima edizione 2022, condotta da Amadeus, con il brano Apri tutte le porte scritta proprio da Lorenzo Cherubini.
Quello che è certo è che Amadeus vuole un Sanremo 2023 da record.
Nonostante manchino ancora molti mesi, il direttore artistico è già in trattativa per avere alcuni dei nomi più importanti sul palco del Festival, e tra questi spunta la pop star Britney Spears. Dopo l'annuncio della presenza di Chiara Ferragni, come co-conduttrice delle serate di apertura e chiusura, Amadeus non si ferma. Vuole sul palco del Festival di Sanremo artisti internazionali di fama mondiale: inizialmente il direttore artistico era indeciso se chiamare Lady Gaga o Britney Spears, ma nelle ultime ore si è sparsa la voce che Amadeus abbia deciso di puntare tutto su Britney Spears con un gettone per la presenza di almeno 200mila euro.
Amadeus come Mike e Pippo. Tutti i vantaggi (e gli svantaggi). Paolo Giordano il 5 Marzo 2022 su Il Giornale.
Dopo il megasuccesso, il presentatore condurrà il Festival per altri due anni. Una sfida, tante incognite.
Adesso finalmente è sicuro (e meritato): Amadeus condurrà il Festival di Sanremo anche nel 2023 e nel 2024. Lo ha confermato l'Amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes che ieri ha ricevuto Amadeus insieme con il direttore del Prime Time Stefano Coletta ricevendo uno stentoreo «sono felice e onorato, non vedo l'ora di iniziare». È la rapidissima conclusione di un'incertezza durata neanche un mese dopo la finale del 5 febbraio all'Ariston. Penta-Amadeus si siede quindi di fianco a Mike Bongiorno e a Pippo Baudo, gli unici che, nei sette decenni di storia del Festival, siano stati i padroni di casa per un lustro consecutivo. Curiosità: entrambi i suoi predecessori hanno occupato la parte centrale del decennio di riferimento, Mike dal 1963 al 1967, Baudo dal 1992 al 1996.
Inutile dire che, dopo i sontuosi risultati di ascolto e di consenso critico (media di ascolto 58% di share, giovani sempre più coinvolti, raccolta pubblicitaria record e utile di 25 milioni circa) nessuno si aspettava una soluzione diversa. Squadra che vince non si cambia. E anche la discografia applaude: «Amadeus ha dimostrato una forte comprensione degli scenari musicali attuali e dell'importanza di connettere il pubblico televisivo con le generazioni dello streaming», conferma Enzo Mazza, ceo della Fimi, la Federazione dell'industria musicale. In poche parole, per Amadeus è davvero un trionfo di fiducia che arriva ai confini della favola. Dopo una bella carriera in tv e un periodo di appannamento ai margini della scena, «il conduttore della porta accanto» trova la consacrazione che lo consegna alla storia della Rai e di quel crocevia di italianità e tradizioni che è il Festival di Sanremo. E la trova in una delle fasi più difficili di sempre, proprio nel passaggio tra la peggior pandemia da un secolo e il peggior conflitto armato dopo la Seconda guerra mondiale. Però ora viene il bello.
Di solito la regola consiglia di lasciare il campo quando si è raggiunto il massimo e, obiettivamente, i risultati degli ultimi tre Festival sono euforici. Il rischio di non poter fare meglio è concreto, non certo per sfiducia nei confronti di Amadeus ma perché, specialmente nel feroce turnover cui ci stiamo abituando, la «resistenza» dei personaggi si è drasticamente ridotta. Il gradimento è sempre meno ancorato e sempre più volatile, i gusti cambiano alla velocità della luce (anzi, della fibra) e le mode si esauriscono non appena sono diventate, appunto, di moda. Quindi quella di Amadeus è la madre di tutte le sfide televisive, molto diversa da quella dei suoi predecessori penta-sanremesi. Mike Bongiorno ha guidato il Festival in una fase sostanzialmente statica, lasciandolo dopo il suicidio di Luigi Tenco e alla vigilia del '68 musicalmente e socialmente rivoluzionario. Pippo Baudo è stato il condottiero dell'Ariston in una Italia che ribolliva per Tangentopoli e il post Tangentopoli ma che musicalmente e televisivamente resisteva in una bolla praticamente intoccabile.
Ora Amadeus si prepara ai prossimi due Festival mentre tutto sta cambiando. La musica, innanzitutto. Grazie a Baglioni e a lui, Sanremo è tornato in sintonia con la parte di ascoltatori più golosa di musica, ossia i giovanissimi. È stata una sfida (vinta) che si è rivelata il miglior investimento possibile anche per la Rai che, anche grazie a quelle da molti tuttora definite «canzonette», si ritrova una platea rinnovata e competitiva. Oggi si sa che domani il Festival sarà seguito anche da tanti giovanissimi, quelli che fino a pochi anni fa manco sapevano cosa fosse il Festival di Sanremo oppure, per carità, quella è «roba da vecchi». E poi si stanno trasformando anche le «modalità di fruizione» dei grandi eventi televisivi, sempre più seguiti a spizzichi e bocconi, ossia a piccoli spezzoni ritagliati e setacciati dai social. In poche parole, mentre tv e musica cambiano, Amadeus rimane. E la sua potrebbe rivelarsi un'impresa chiave per capire come e dove andranno il pop e i telespettatori nel futuro prossimo venturo.
Ci manca Pasolini ma il suo mondo è morto con lui…
Amadeus al lavoro per Sanremo: "Non avrò super ospiti italiani". Redazione Spettacoli su La Repubblica il 25 Novembre 2022.
Il direttore artistico: "Ci saranno quelli che hanno compiuto 70 anni. Preferisco celebrare un personaggio storico della nostra musica. Quest'anno mi piacerebbe recuperare la presenza internazionale". Il 4 dicembre saranno svelati i nomi dei cantanti in gara
"Non avrò super ospiti italiani quest'anno, se non quelli che hanno compiuto i 70 anni di età. Preferisco, come è giusto, celebrare un personaggio storico della musica italiana che deve essere giustamente presentato come super ospite, tutti gli altri sarò onorato di averli in gara". Amadeus svela qualche dettaglio della prossima edizione del Festival di Sanremo di cui è direttore artistico e conduttore, a un evento della Milano Music Week.
Il 4 dicembre l'annuncio dei cantanti in gara
Una decisione, quella di concentrarsi sui cantanti in gara, in linea con il suo "mandato", ovvero "far sì che la musica sia la cosa più importante del festival". Ed è proprio di questi giorni la "fase più calda" della scelta dei brani: i cantanti in gara, ha detto lo stesso Amadeus, verranno svelati "il prossimo 4 dicembre nell'edizione delle 13.30 del Tg1". Una selezione fatta, secondo Amadeus, "con grande onestà". "Scelgo sulla base di quello che penso possa piacere al pubblico - dice ancora - partendo dai giovani che hanno una velocità pazzesca dal punto di vista musicale. E a loro va dato spazio, a cominciare dalla musica del festival di Sanremo".
"Tutto deve partire dalle canzoni"
Quello che più conta, al festival, è la scelta delle canzoni. "Gli ospiti, gli artisti, sono fondamentali. Ma tutto deve partire dalle canzoni in gara perché i festival si ricordano per le canzoni in gara".
Ospiti internazionali
E se le due edizioni appena passate sono state caratterizzate dall'assenza di ospiti provenienti dall'estero, per via della pandemia, "quest'anno mi piacerebbe recuperare la presenza internazionale, ci stiamo lavorando". Ma niente nomi, per il momento. Infatti scherza: "Se vi dico a chi sto pensando mi direte 'allora lo stai contattando'. E se poi non viene, direte 'lo hai voluto, ma ti ha detto di no'".
I conduttori del PrimaFestival
Questa sera Amadeus ha anche svelato i conduttori della striscia tv che anticipa Sanremo per una settimana PrimaFestival: si tratta di Andrea Delogu, e tra gli inviati, gli Autogol e Jody Cecchetto.
L'aneddoto: l'ascolto del brano dei Måneskin
Tra i ricordi delle edizioni passate, un pensiero va ai Måneskin, vincitori dell'edizione 2021, la 71esima. "Io non mi sbilancio mai quando mi fanno ascoltare un brano, ma quando ho sentito i Måneskin mi sono detto: 'Loro sono a Sanremo'. Una volta sentiti - racconta ancora - mi chiesero se volevo fare delle modifiche al brano visto che c'erano delle parolacce, ma io ho risposto 'No, questa canzone non va toccata di una virgola'".
Una canzone "non male"
E infine, strappando un sorriso in sala, Amadeus ha ironizzato ancora: "Mi chiesero anche se mi fosse piaciuto il brano, ma non mi sono sbilanciato: ho solo detto 'Non è male'".
(ANSA il 17 dicembre 2022) - Cambio in corsa per il titolo del brano che Madame presenterà in gara al prossimo Festival di Sanremo (7-11 febbraio). Originariamente era 'Puttana', come confermato nell'intervista che la cantante ha concesso alla 'Lettura' del Corriere della Sera - si legge sul sito del quotidiano - in edicola il 18 dicembre. Ma sul palco della finale di Sanremo Giovani, la sera del 16 dicembre, Madame ha annunciato che la canzone si intitola 'Il bene nel male'.
"E' stata una scelta artistica dell'ultimo minuto - spiegano dall'entourage della cantautrice - condivisa con la direzione artistica". Con il brano, scritto e composto da lei stessa con Bias e Brail, Madame - nata a Vicenza, classe 2022 - torna all'Ariston dopo la partecipazione nel 2021 con 'Voce', canzone che ha vinto anche il Premio Lunezia e il Premio Bardotti, entrambi per il miglior testo. E' la più giovane vincitrice della Targa Tenco per il miglior album d'esordio, 'Madame', e per la miglior canzone, sempre 'Voce'.
Luca Dondoni per “la Stampa” il 17 dicembre 2022.
Madame parteciperà al festival di Sanremo 2023 e, ancor prima di gareggiare, è al centro della prima polemica. Il titolo della canzone in gara avrebbe dovuto essere Puttana. Ma all'ultimo è stato deciso di cambiarlo ne Il bene nel male.
I titoli dei brani del prossimo Festival sono stati annunciati ieri nella serata di Sanremo Giovani. Il giallo nasce dal fatto che la lista è stata cambiata in extremis: tanto è vero che il titolo originario, stampato, è stato cancellato con una riga e sostituito a matita con quello nuovo. Non è chiaro se l'abbia deciso l'organizzazione del Festival oppure l'artista. Certo è che un titolo così forte a Sanremo, non si era mai visto e non si può escludere che il timore di una polemica a mesi dall'inizio della gara abbia portato a una scelta più prudente.
Ieri su Rai 1, Amadeus ha impalmato i sei giovani che entreranno tra i big a febbraio in diretta su Rai 1, in una serata aperta con il ricordo toccante di Sinisa Mihajlovic, di cui è stata mandata in onda la clip dell'ospitata dell'anno scorso al festival: «Un grande uomo e un grande allenatore - ha detto l'interista Amadeus - che investiva sui giovani».
Sul testo di Madame, così come sugli altri, nulla sui saprà fino a poco prima del festival. Sappiamo che la canzone di Leo Gassmann, Terzo cuore, è stata scritta dai Pinguini Tattici Nucleari. Ma per il resto l'amore si può solo presumere dietro i titoli di Modà, Lasciami, e dei Coma Cose, L'addio.
La palma dei più curiosi va a Colapesce Dimartino con Splash, e senza dubbio ai Cugini di Campagna con Lettera 22, nome della mitica macchina da scrivere Olivetti. Ariete sta in un Mare di guai, gli Articolo 31 propongono Un bel viaggio, per i patiti della matematica torna tre volte il numero due: Elodie è in gara con Due, Mengoni con Due vite e si sale con Mara Sattei a Duemilaminuti, brano scritto da Damiano David dei Måneskin.
Citazione da Steinbeck per Paola e Chiara con Furore, Tananai va a ritmo di Tango, mentre il primo festival con i sovranisti al potere avrà anche il suo brano Made in Italy, lo canta Rosa Chemical. E ancora: Levante ha il titolo più sintetico, Vivo, qualche lettera in più per Cenere di Lazza, quello più lungo è di Grignani, Quando ti manca il fiato, mentre Ultimo parte all'Alba. Nella speranza che non siano Parole dette male, come canta Giorgia e che non debbano intervenire i Supereroi del pezzo di Mr. Rain.
Parlando di ritorni, Anna Oxa sarà in gara con Sali (canto dell'anima), brano scritto da Ivano Fossati: proprio come al suo esordio nel '78 con l'indimenticabile Un'emozione da poco. Ma proprio di Anna Oxa era circolata via social la notizia della sua presenza in dubbio per via di un contenzioso giudiziario con la Rai, relativo al suo incidente da concorrente di Ballando con le Stelle e ieri Amadeus ha voluto chiarire: «Nel mio ruolo di direttore artistico ho la facoltà di invitare gli artisti in gara e da questo punto di vista l'azienda non ha posto nessun problema o dubbio quando ho fatto il nome di Anna Oxa».
Ma la polemica è sempre in agguato con Sanremo e con Ama che ha voluto replicare anche a chi lo aveva criticato per il numero giudicato troppo esiguo di soltanto due artiste donne tra i 12 in gara a Sanremo Giovani: «Non ho mai scelto il cast in base alle quote rosa, lo trovo offensivo. Va in gara il meglio che ho potuto ascoltare tra i Giovani. E non ho mai pensato di mettere due donne in più, solo per farci dire che siamo bravi».
A proposito di cast, nessuna novità sui nomi delle due presentatrici che affiancheranno Ama e Morandi nelle serate di mercoledì e giovedì: «Abbiamo belle idee, stiamo lavorandoci». Smentite le voci sui superospiti stranieri: «Ho saputo che si parla di trattative in corso per Lady Gaga e Britney Spears ma non c'è nulla di vero. Avremo super ospiti internazionali (si parla di Muse, One Republic o Rosalia, ndr), ma i miei superospiti sono tutti in gara».
Maria Egizia Fiaschetti e Maria Volpe per corriere.it il 17 dicembre 2022.
Amadeus, affiancato da Gianni Morandi, ha condotto la serata (con un ricordo di Siniša Mihajlovic) che ha decretato i sei giovani (su 12) che saranno in gara il 7 febbraio 2023. Il vincitore è Gianmaria. I 22 big hanno comunicato i titoli dei loro brani al Festival
Ormai il Festival di Sanremo è vicino e Amadeus distilla di tanto in tanto notizie fresche. Venerdì, dal Teatro del Casinò di Sanremo, ha condotto la serata che ha decretato i sei vincitori dei giovani che parteciperanno di diritto alla kermesse canora che inizierà martedì 7 febbraio 2023. E oltre ai sei giovani vincitori, venerdì sera, Amadeus ha svelato i titoli delle canzoni in gara. Presenti tutti i 22 big, i quali hanno dunque comunicato il proprio brano. Con un giallo.
La canzone di Madame avrebbe dovuto intitolarsi «Puttana», come confermato nell’intervista che l’artista ha concesso alla Lettura (inserto del Corriere) in edicola domenica. Però, al momento dell’annuncio sul palco, Madame ha detto: «Il bene nel male». Titolo cambiato in corsa? Da Madame stessa? O qualcuno l’ha obbligata a farlo per poter salire sul palco? Si volevano evitare polemiche? I vertici Rai hanno imposto la scelta? I motivi al momento non si conoscono, c’è massimo riserbo sulle ragioni. Nessuno conferma, nè smentisce. Come da tradizione, il Festival di Sanremo ancor prima di cominciare ha la sua prima polemica.
Madame - pseudonimo di Francesca Calearo, nata a Vicenza, il 16 gennaio 2002 - è una cantautrice e rapper diventata famosa nel 2018 grazie al brano «Sciccherie». Poi ha partecipato in gara al Festival di Sanremo 2021 con«Voce», vincendo il “Premio Lunezia per Sanremo” per la qualità musical-letteraria. Madame aveva già fatto parlare di sè, dichiarandosi bisessuale, attratta sia da donne che da uomini
.Un anno fa su Instagram si vedeva lei che baciava una ragazza, ma Madame si era affrettata a chiarire che non si trattava della sua fidanzata: «Sono affari miei, tutto quello che vedete sui social è tutto materiale condivisibile: amicizie, viaggi che faccio, cose che trovo. Ma tutto ciò che riguarda la mia vita privata, è privato. Non sarà vostro perché è mio, è mio patrimonio».
A mezzanotte e quaranta i verdetti: grande trepidazione per i 12 giovani. Solo sei di loro andranno a Sanremo. Il vincitore di «Sanremo giovani» 2022 è stato Gianmaria con il brano «La città che odi». I sei che sono passati e si esibiranno al Festival come big sono: Shari (canterà «Egoista»); Colla Zio («Non mi va»); Gianmaria («Mostro); Sethu (Cause perse»); Will («Stupido»); Olly («Polvere»).
La serata sanremese si era aperta con Amadeus e Gianni Morandi sottotono: erano davvero tristi per la notizia della morte del grande Siniša Mihajlovic. “Da allenatore ha sempre investito tanto sui giovani” ha detto Amadeus mostrando una clip con la partecipazione dell’allenatore al Festival di Sanremo che cantava con Ibra, Fiorello e Amadeus. Un addio inaspettato perché il guerriero ci aveva illuso di poter vincere la sua lotta contro la leucemia. Un momento commovente e toccante.
Poi è cominciata la sfilata degli artisti che hanno dato il titolo dei propri brani. Si parte con un artista da 53 dischi di platino, Ultimo, che canterà «Alba»; a seguire Tananai che proporrà «Tango». Arriva Madame che ha annunciato il suo «Il bene nel male» come brano sanremese. Poi ha inizio la gara tra i giovani, emozionatissimi: sono dodici. Sei di loro si esibiranno al Festival di Sanremo, gli altri sei dovranno ritentare.
Nuova big, una grande artista, stra premiata: Giorgia che mostra il tweet del figlio che scrive: “Mamma io non tifo te, tifo Lazza”. Poi il suo titolo: «Parole dette male». Segue Mr. Rain che canterà «Supereroi»; mentre la bellissima Elodie proporrà «Due» e Gianluca Grignani «Quando ti manca il fiato». Ancora gara tra i giovani. Arriva Marco Mengoni, che infila un successo dietro l’altro; lui si esibirà a febbraio con «Due vite».
Poi attesissima Anna Oxa (14 Festival di Sanremo all’attivo) bionda, bionda, lei canterà «Sali (Canto dell’anima)». Arriva Lazza amatissimo dai ragazzini, che proporrà «Cenere»; e Mara Sattei : il suo brano si intitola: «Duemilaminuti». Tornano anche i Modà che canteranno «Lasciami»; mentre Paola e Chiara proporranno «Furore». La coppia Colapesce DiMartino, che ha fatto ballare l’Ariston, presenterà «Splash», mentre Leo Gassmann - che nel 2020 ha partecipato al Festival di Sanremo nella categoria Nuove Proposte, vincendo con il brano «Vai bene così» - canterà «Terzo cuore».
Articolo 31, ovvero J-Ax e DJ Jad, si esibiranno con il brano «Un bel viaggio»; Ariete canterà «Mare di guai»; mentre i mai dimenticati Cugini di Campagna hanno un brano dal titolo «Lettera 22». Levante proporrà «Vivo» e Coma-Cose proporrà «L’addio». Arriva anche LDA (nome d’arte di Luca D’Alessio, figlio di Gigi) , ragazzo umile che canterà «Se poi domani»; e infine - ultimo big in passerella - Rosa Chemical con il brano «Made in Italy»
Sanremo cambia il titolo della canzone di Madame: i motivi. Ci stanno le provocazioni e anche gli stratagemmi per far parlare di sé ma entro certi limiti: l'ha capito anche Madame, che ha cambiato il titolo della sua canzone di Sanremo. Francesca Galici il 17 Dicembre 2022 su Il Giornale.
Osannata dai giovanissimi, soprattutto per la sua fluidità di genere, Madame ha già trovato il modo per far parlare di sé prima ancora che il festival di Sanremo abbia inizio. Come? Lasciando trapelare l'indiscrezione che il titolo della sua canzone sarebbe stato "Puttana", per poi cambiare pochi secondi prima dell'inizio in "Il bene nel male". Un trucchetto ormai noto che fa comunque presa sui social, dove risiede la vera forza di Madame.
Per seguire il flusso della moda e per non essere additati come "diversi", nonostante rivendichino questa loro prerogativa, i giovani post Millennials vogliono essere tutti alternativi e contro il sistema. Madame è diventata un personaggio amato sui social per la sua immagine androgina e per aver in più occasioni criticato il centrodestra, che da questa sinistra social, a tratti radicale, viene visto come il "nemico" da attaccare. Figuriamoci, poi, se fosse salita sul palco del festival di Sanremo, quello più istituzionale del nostro Paese dopo quello del teatro alla Scala di Milano, con una canzone dal titolo "Puttane".
La tragressività non significa volgarità
C'era già chi immaginava Amadeus annunciare la canzone di Madame in diretta mondiale e, soprattutto, in prima serata su Rai1, vantando la spregiudicatezza e la trasgressività della giovanissima cantante, senza nascondere un certo godimento per questa sorta di "attacco al sistema". Ma per essere trasgressivi serve avere coraggio non è necessario presentarsi sul palco del festival di Sanremo con una canzone dal titolo così volgare.
Certo, forse il paragone è azzardato e non regge, ma i ragazzini di oggi potrebbero prendere esempio da due icone (tra le tante) che a Sanremo hanno realmente provocato e stupito senza mai insultare il buon senso dell'istituzione: Loredana Bertè e Anna Oxa. Specialmente la prima, negli anni Ottanta, è stata davvero un'icona della trasgressione contro i costumi italiani del tempo, senza mai sfociare dell'arroganza della volgarità.
Paolo Giordano per ilgiornale.it il 18 Dicembre 2022.
Mica solo Madame e il testo della sua canzone cambiato all’ultimo. Come si capisce dall’intervista dell’artista a La Lettura del Corriere della Sera (“chiusa” prima dell’annuncio ufficiale di Amadeus in diretta venerdì 16 su Raiuno a Sanremo Giovani) il brano si intitolava “Puttana”. All’improvviso è diventato “Il bene nel male” ed è stato un cambiamento così frettoloso da essere fatto poco prima della diretta.
“È stata una scelta artistica dell'ultimo minuto – hanno spiegato dall'entourage della cantautrice - condivisa con la direzione artistica". Pare che sia stata la stessa Madame a non “ritrovarsi” più nel titolo e a cambiarlo poco prima dell’annuncio. La “parolaccia” comunque resta nel testo proprio come fu per “Signor tenente” che aveva la parola “Minchia” nel titolo ma che Giorgio Faletti, su consiglio di Pippo Baudo, decise di togliere pur lasciandolo ripetutamente nel testo.
In ogni caso la storia del Festival di Sanremo è piena di variazioni in corsa. Chiamatele come volete: censure, autocensure, eccessi di zelo oppure cambiamenti che resistono nel tempo. Ad esempio, il testo originale di "Vado al massimo" (esordio di Vasco al Festival nel 1982) comprendeva i versi “Vado in Messico, voglio andare a vedere se come dice il droghiere, laggiù masticano tutti foglie intere” che da allora diventarono “laggiù vanno tutti a gonfie vele”.
C’è chi, come Enzo Jannacci e Paolo Rossi, cambiò il testo della canzone in modo estemporaneo. Il loro brano in gara nel 1994 (I soliti accordi) aveva nel testo questi versi: “In fondo alla strada ci son tre ladroni, sembravano onesti sembravano buoni, eran solo furboni. Il primo gridava Forza Italia!". Però poche settimane dopo erano in programma le elezioni politiche con il neonato partito di Silvio Berlusconi così, per evitare pericolose allusioni, durante le esibizioni sul palco il gigantesco Jannacci cambiò all’occorrenza con “Forza Thailandia!” e persino con un epocale “Viva Baudo”.
Ma questi sono episodi più o meno recenti, come quelli legati a “Luca era gay” di Povia (2009) o ‘Sulla porta” di Federico Salvatore che nel 1997 fu caldamente consigliato di sostituire “Sono un diverso, mamma, un omosessuale” con il più neutro “Sono un diverso, mamma, e questo ti fa male”.
Molto più spettacolare, come sempre, Loredana Bertè che nel 1997 avrebbe voluto iniziare il pezzo “Luna” con un “Vaffanculo Luna” che, solo per la gara, fu trasformato in un inspiegabile “Occhiali neri, Luna”. In realtà la “censura” (o chiamatela come volete) al Festival è vecchia quasi come il Festival visto che già nel 1959 gli organizzatori fecero cambiare i versi originali di Tua di Jula De Palma “Tua sulla bocca tua, dolcemente mia” con i più neutri “tua ogni istante tua, dolcemente tua”.
Però lei dal vivo fu troppo “passionale” nell’interpretazione. Risultato: ricevette migliaia di lettere di insulti e, su pressione anche del Vaticano, il brano fu vietato in radio. Roba dell’altro mondo, se vista con gli occhi di oggi. Naturalmente non fu l’unico caso. Tutti ricordano il meraviglioso pezzo di Lucio Dalla e Paola Pallottino “4/3/1943” che avrebbe dovuto intitolarsi Gesù Bambino e fu molto cambiato prima della gara.
Ad esempio “Giocava alla Madonna, con il bimbo da fasciare” diventò “Giocava a far la donna” e infine “E ancora adesso che bestemmio e bevo vino, per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino” fu disinnescato con i più innocui “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto sono Gesù Bambino”.
Ma nello stesso anno (1971) pure i Nuovi Angeli subirono la scure festivaliera. Il loro pezzo “Donna Felicità” (con il testo di Roberto Vecchioni) scatenò la commissione selezionatrice grazie a “Scommettiamo che lo so a chi darà la rosa” e “La divertiremo noi col gioco delle noci intorno al fuoco”. Addio Festival per i Nuovi Angeli, anche se il brano poi fu uno dei più grandi successi dell’anno.
Un po’ meno fortunato come vendite è stato l’anno dopo “I giorni dell’arcobaleno” di Nicola Di Bari che parlava della scoperta delle sessualità da parte di una ragazzina. Figurarsi la reazione della commissione selezionatrice. Era il 1972 e subito i 13 anni del testo diventarono 16 e si cambiarono anche i versi “giacesti bambina, ti alzasti già donna” nel più innocuo “tu eri bambina”. Alla fine tutti contenti, pure Nicola Di Bari che tra l’altro vinse l’edizione.
Diverso il caso di "A me mi piace vivere alla grande" di Franco Fanigliulo che nel 1979 avrebbe voluto cantare “Foglie di cocaina, voglio sentirmi male" e invece si accontentò di un surreale “Bagni di candeggina, voglio sentirmi uguale". Droga nel mirino anche per “Voglio l’erba voglio” del dimenticato Francesco Magni che si è presentato a Sanremo con l’inequivocabile “Chi si tira una pera solamente il dì di festa” ma poi giustamente cantò solo un incomprensibile “Chi fa il gallo solamente il dì di festa” (però nella serata finale rispolverò il verso originale e la Rai non se lo dimenticò).
Insomma, la “Puttana” di Madame è soltanto l’ultimo cambio repentino di testi e titoli al Festival di Sanremo. E chissà quante altre “censure”, piccole o grandi, non sono mai state rivelate. È giusto? È sbagliato? Difficile da dire. Di certo ora si tratta di decisioni volontarie o quantomeno “concordate” e non più imposte dall’alto. Però rimane il fatto che nei film e nei libri, tanto per fare due esempi, il linguaggio ha spesso molta più libertà di quello consentito alle canzoni pop. Forse urge un rinnovamento anche qui.
Paola Italiano per la Stampa l’11 Dicembre 2022.
Tu chiamale se vuoi esclusioni, ma a Sanremo più spesso il loro nome è cantonate.
La storia del Festival è costellata di brani che non sono stati accettati in gara e poi si sono rivelati dei successi eclatanti. Il festival a volte ci ha visto lungo, altre volte non ha saputo riconoscere nemmeno il tormentone che si sarebbe imposto e i brani sanremesi li avrebbe sbaragliati tutti. Un esempio? Dammi tre parole: sole, cuore, amore.
Dammene una quarta: successo. Il pezzo di Valeria Rossi nel 2001 fu il singolo italiano più venduto dell'anno e prese due dischi di platino. Questo solo dopo aver bussato alle porte dell'Ariston dove le risposero no, tu non entri.
Sono cose che succedono, magari fosse facile riconoscere al primo ascolto un grande successo. Ma che nella lista degli illustri messi alla porta ci sia anche Francesco Guccini, questo un po' fa sobbalzare. Lo ha raccontato lui stesso venerdì sera in tv a PropagandaLive su La7, ospite di Diego Bianchi. È successo due volte. E passi la prima, perché erano gli anni Sessanta e mostro sacro non lo era ancora. In più, fu un sollievo anche per lui: «Credo si chiamasse Una storia d'amore, ma sono arrivati due parolieri e hanno leggermente cambiato il testo con alcuni versi vergognosi. Per fortuna non è entrata», ha detto. Il pezzo uscì nel 1967, inciso da Caterina Caselli.
La seconda volta è più imbarazzante: «Una canzone sull'immigrazione, anche questa è stata bocciata. L'avrebbe cantata Enzo Iacchetti, che poi effettivamente la incise». Il conduttore a quel punto ha commentato sui migranti, tema che divide, ma oibò: il pezzo era stato rifiutato da Claudio Baglioni, proprio lui che sul tema si è mostrato particolarmente sensibile e che si era pure inventato «O' Scià», il Festival a Lampedusa: Claudio subito disse che era bellissima, ma - lo ha raccontato Iacchetti - lui voleva fare un festival pop, più leggero, «e allora era meglio se fossimo andati come ospiti». Non ci andarono.
Tra gli esclusi del prossimo Sanremo ci sarebbero Francesca Michielin, Michele Bravi (ma forse nel suo caso è un complotto per boicottare il Fantasanremo) e non c'è nemmeno Luigi Strangis, vincitore di Amici, e questo è curioso: l'account twitter della Rai ha lanciato un sondaggio nei giorni scorsi chiedendo al pubblico chi vorrebbe vedere al Festival e per Strangis è stato quasi un plebiscito, per la tristezza del ragazzo e delle compagnie telefoniche che gestiranno il traffico del televoto.
C'è poi chi, escluso dalla gara, lo ha fatto sapere via social: «Sono contenta così. Nella vita c'è altro» ha detto Marcella Bella. Cerca di prenderla con filosofia anche il rapper Shade: «Non esserci non è un dramma». Più dispiaciuto Paolo Vallesi, un figlio di Sanremo per nulla prodigo: «In bocca al lupo a chi va, dispiaciuto per chi non va.
A questo punto ogni considerazione è inutile, la libertà e le convinzioni di Amadeus sono onorevoli». Ma come si diceva, gli esclusi sono tutti in buona compagnia. Il no del 2007 a Bruci la città cantata da Irene Grandi e scritta da Francesco Bianconi dei Baustelle è così clamoroso che la commissione giudicatrice si sente di difendersi dicendo che il pezzo non l'aveva ricevuto. Paola e Chiara nel 2000 ci provano con Vamos a bailar. Sanremo le scarta, il resto del mondo non se ne libererà più: qui il successo è addirittura internazionale (e il videoclip, nota a margine, lo girò un giovanissimo Luca Guadagnino).
E sono le stesse Paola e Chiara che il festival aveva lanciato e incoronato tra i giovani con Amici come prima, nel 1997, che in quanto ad abbagli è davvero un'annata da incorniciare. I respinti illustri sono ben due: Max Gazzè e Tiziano Ferro. Cara Valentina non passa, ma a volte il tempo fa il suo dovere, e pure il festival: Gazzè a Sanremo poi ci va, parecchie volte, non vince ma quando c'è lui sul palco è sempre una festa e spesso anche un premio della critica.
Quanto a Tiziano, ha fatto un giro immenso e poi ci è arrivato all'Ariston, ma da superospite, vent' anni dopo. Mentre in quel 1997 vinsero le meteore Jalisse con Fiumi di parole. Da allora ci hanno ostinatamente e inutilmente riprovato a entrare a Sanremo ogni anno, compreso il 2023, ma se si tratti di 26 cantonate consecutive o di un clamoroso abbaglio all'origine dovrebbe deciderlo il televoto. Che nel '97 non c'era.
Dagospia il 4 Dicembre 2022.
SANREMIX - ANCHE QUEST’ANNO I JALISSE HANNO PRESENTATO UN BRANO PER SANREMO E SONO STATI RESPINTI: “26 NO, MA NON CI FERMIAMO” – “CON GRIGNANI, PAOLA E CHIARA E GLI ARTICOLO 31 SANREMO 2023 SEMBRA IL FESTIVALBAR DEL 1996” – E POI ULTIMO, MARCO MENGONI, IL FIGLIO DI GIORGIA CHE TIFA LAZZA, LA PROMESSA DI TANANAI: “A ‘STO GIRO MI FACCIO SQUALIFICARE”
ANCHE IO SONO GIORGIA MA NON ROMPO I COGLIONI A NESSUNO! Il ritorno di Giorgia a Sanremo dopo 22 anni passa sotto in traccia in famiglia: “Mi scrive mio padre: Giorgia ho visto che vai a Sanremo. Ma come ospite? A seguire, mio figlio: mamma io tifo Lazza non te, te lo dico subito. Sò soddisfazioni"
MAI DIRE TANANAI: “Andiamo a fare un po’ di casino. A ‘sto giro mi faccio squalificare”
ULTIMO SARA’ PRIMO? Il cantautore romano guida il pattuglione dei cantanti della Capitale a Sanremo: “Ho 26 anni, la mia storia devo ancora scriverla e sento che mettermi in gioco è un bel modo per farlo. Ho una canzone e un disco in cui credo più di qualsiasi altra cosa al mondo e sentivo il bisogno di presentare questa canzone sullo stesso palco da cui sono partito”
FIUMI DI PAROLE E DI TENTATIVI (A VUOTO) - Anche quest’anno i Jalisse hanno presentato un brano per Sanremo e sono stati respinti: “26 no, ma non ci fermiamo. In bocca al lupo al ricco e variegato cast di Sanremo 2023 e buon lavoro ad Amadeus. Viva il Festival!”
MANCA SOLO CORONA - “Con Grignani, Paola e Chiara e gli Articolo 31 Sanremo 2023 sembra il Festivalbar del 1996” (da twitter)
Da Un Giorno da Pecora il 5 dicembre 2022.
Siamo stati rifiutati per la 26esima volta? “Si vede che era sbagliato il testo ma andava bene la melodia, oppure il contrario. Quest’anno ce la sentivamo bene, pensavamo fosse quello buono visto che l’anno scorso si era parlato molto della nostra esclusione. Quando hanno annunciato Gianluca Grignani, e abbiamo sentito ‘Gia..’ abbiamo avuto un sussulto…Ma non c’è problema fino al 2040 noi continuiamo a provarci e anche l’anno prossimo presenteremo un nostro nuovo brano”.
A parlare, ospiti di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, i Jalisse, al secolo Alessandra Drusian e Fabio Ricci. A Sanremo andreste a fare i super ospiti? “Certo, e rifaremmo anche tutta la trafila per partecipare a Sanremo giovani…” Amadeus vi ha chiamato per dirvi che eravate stati scartati? "No, non ci pare proprio...però noi facciamo un in bocca al lupo a tutti gli artisti presenti e anche lui, che ha fatto tre festival uno più bello dell'altro":
I Jalisse non mollano: “Scartati di nuovo, ci proveremo fino al 2040”. Per la ventiseiesima volta di fila, niente da fare per Fabio Ricci e Alessandra Drusian. L'amarezza c'è: "Pensavamo fosse la volta buona". Massimo Balsamo il 6 Dicembre 2022 su Il Giornale.
Tutto si può dire, tranne che i Jalisse non siano tenaci. Per la ventiseiesima volta di fila, il duo composto da Fabio Ricci e Alessandra Drusian deve fare i conti con l’esclusione dal festival di Sanremo. A differenza dell’anno scorso, però, nessuna polemica. “26 no, ma non ci fermiamo”, il messaggio postato su Instagram dalle voci di “Fiumi di parole”, canzone che vinse la kermesse canora nel 1997. Edizione che rappresenta la prima e unica partecipazione nel concorso big dei due coniugi, speriamo non l’ultima.
26esimo no per i Jalisse
I Jalisse hanno preso con filosofia l’ennesimo no giunto dalla direzione artistica del Festival. Raggiunti da Un Giorno da Pecora, in onda su Rai Radio1, i due cantanti hanno spiegato: “Siamo stati rifiutati per la 26esima volta? Si vede che era sbagliato il testo ma andava bene la melodia, oppure il contrario”. Eppure questa volta le impressioni erano positive: “Quest'anno ce la sentivamo bene, pensavamo fosse quello buono visto che l'anno scorso si era parlato molto della nostra esclusione. Quando hanno annunciato Gianluca Grignani, e abbiamo sentito 'Gia..' abbiamo avuto un sussulto…”. Su un aspetto non ci sono dubbi o dilemmi, i Jalisse continueranno a provarci: “Fino al 2040 noi continuiamo a provarci e anche l'anno prossimo presenteremo un nostro nuovo brano”.
Il precedente (con polemiche)
Disponibili a sbarcare all’Ariston in veste di ospiti – ma anche attraverso la trafila per Sanremo Giovani – i Jalisse hanno precisato di non avere niente contro Amadeus. Anzi, è arrivato un messaggio distensivo nei confronti del direttore artistico: “Facciamo un in bocca al lupo a tutti gli artisti presenti e anche lui, che ha fatto tre festival uno più bello dell'altro”.
Parole al miele, dicevamo, una situazione molto diversa rispetto a quella di un anno fa. Furiosi per l’ennesima esclusione, i due coniugi non lesinarono frecciatine: “La famosa ripartenza non è per tutti; noi Jalisse non abbiamo spazio sul pentagramma del Festival di Sanremo, ma si può parlare di noi e fare citazioni”. Non mancò il battibecco a distanza, con la replica piccata di “Ama”: “Credo che la cosa più importante sia quella di lavorare e non di lamentarsi perché la lamentela non rende mai merito alla storia di un cantante. Mi hanno sempre insegnato di lavorare sodo e non pensare che ci sia sempre un complotto contro qualcuno. Lavora e le cose possono migliorare”.
Da Elodie alla Ferragni: sarà il Festival delle "kompagne". Francesca Galici il 6 Dicembre 2022 su Il Giornale.
"Violenta e poco donna", "programma non democratico", "fa paura": sul palco di Sanremo vanno in scena artiste di sinistra che non hanno mai nascosto l'odio per la Meloni
Domenica scorsa Amadeus ha annunciato i cantanti in gara nella categoria big del prossimo festival di Sanremo. Annuncio in pompa magna, con tanto di smoking all'ora di pranzo, per il conduttore, che ha anticipato l'elenco durante il telegiornale delle 13.30 di Rai1. Un modo per sottolineare la solennità dell'evento, che infatti ha avuto grande seguito e risonanza anche sui social. Considerando i nomi in gara, tra i quali spuntano Paola e Chiara, Anna Oxa, Articolo 31 e Gianluca Grignani, Sanremo 2023 sarà per molti una riedizione di un qualunque Festivalbar che si è tenuto tra il 1993 e il 1997.
Il Festival delle "kompagne"
A guardare bene i nomi emerge anche un altro elemento, fatto notare per primo dal sito Dagospia: sul palco del teatro Ariston di Sanremo, Amadeus ha invitato la frangia più dura delle kompagne che hanno fatto campagna elettorale contro Giorgia Meloni la scorsa estate. Ariete, Elodie, Giorgia e Levante saranno sul palco dell'Ariston, un quartetto agguerrito al quale manca il quinto elemento, Francesca Michielin, che il 26 settembre ha invocato la Resistenza. E ancora ci si domanda a cosa.
"Nelle Marche di FdI impossibile abortire": la Ferragni diffonde fake news
Ma manca anche Loredana Bertè, che si è esibita con una bizzarra invettiva sulla fiamma nel simbolo del partito vincitore a distanza di giorni dalla decisione di ammissibilità (com'era ovvio che fosse) da parte del Quirinale. E a loro si aggiunge anche Chiara Ferragni, notoriamente vicina alla sinistra dei salotti milanesi, che prese un "abbaglio", chiamiamolo così, sul tema dell'aborto. La signora Ferragnez condurrà al fianco di Amadeus alcune puntate.
Immancabili i commenti sui social: "Requisito per partecipare a Sanremo: aver criticato aspramente Giorgia Meloni. Et voilà, les jeux sont faits". Non mancano i commenti sarcastici: "Leggo che Giorgia ed Elodie parteciperanno al festival di Sanremo. Non dovevano lasciare l'Italia se avesse vinto la Meloni?". E ancora: "In concorso al festival di Sanremo Elodie, Ariete, Levante e Madame. Ho come l'impressione che Amadeus non abbia votato Giorgia Meloni"
L'accusa di Ariete a Meloni
Partiamo con la prima: Ariete. Gli over 20 probabilmente non sanno nemmeno chi sia. Da Wikipedia si scopre che è nata nel 2002 e che il suo vero nome è Arianna Del Giaccio. Lo scorso agosto per strappare due applausi in più durante un'esibizione a Gallipoli, Ariete dal palco esclama: "Avete letto il programma di Giorgia Meloni? Io penso che la politica debba essere ovviamente democratica e quel programma lì non lo è. Non facciamoci mettere i piedi in testa. Lo dico anche se c'è qualche genitore o qualcuno che lavora qui che ha la malsana idea di portare avanti il voto nei confronti di quella persona lì: siamo un po' tutti contro". Cosa ci fosse di antidemocratico in quel programma resta un mistero, ma come hanno dimostrato le elezioni (e i sondaggi post-elettorali) la maggior parte non è contro il presidente del Consiglio.
Elodie più a sinistra di Letta
Se si dovessero elencare tutte le volte che Elodie ha attaccato Giorgia Meloni, non basterebbe un articolo. Si potrebbe fare quasi un saggio a puntate. L'ha accusata di essere "violenta e poco donna", di parlare "come un uomo del 1922". Ha detto che il premier le fa "paura", ha preso uno sfondone quando ha aizzato le folle contro Giorgia Meloni durante la campagna elettorale, non accorgendosi che stava commentando (faziosamente) il programma elettorale del 2018. Parlando del premier ha parlato di "fascismo" e si potrebbe continuare a oltranza. È stata forse l'alleata più affidabile di Letta nella sua campagna elettorale quasi da kamikaze, con buona pace di Fratoianni & co., che ci hanno comunque messo del loro per far vincere Fratelli d'Italia.
Giorgia nervosa contro Meloni
Giorgia e Meloni non hanno niente in comune, se non il nome di battesimo. Entrambe lo sfoggiano con orgoglio, visto che la cantante ha deciso di omettere completamente il suo cognome e il presidente del Consiglio, nei giorni della sterile polemica sul maschile o femminile della carica ricoperta tagliò corto dichiarando: "Chiamatemi come volete, anche Giorgia". Ma qualche mese prima, a fine luglio, Giorgia (la cantante) si è scagliata contro Giorgia (il premier): "Anche io sono Giorgia ma non rompo i coglioni a nessuno". Viene da chiedersi se il leader di Fratelli d'Italia sia mai andata a bussare a casa sua per ricevere un simile commento o se alla cantante abbia dato semplicemente fastidio che in un Paese democratico la Meloni abbia deciso di candidarsi e quindi di fare campagna elettorale.
Levante e il trattato "anti-meloniano"
Poi c'è Levante, che ha "asciugato" i suoi seguaci con un papiro infarcito di luoghi comuni, di banalità e di populismo spiccio nel tentativo di spiegare perché a lei Giorgia Meloni non piace ma non ci è riuscita. In quel post il presidente del Consiglio non viene mai nominato ma al suo posto viene citata una frase Elly Schlein, la candidata alla segreteria del Pd dei salotti radical-chic che non piace nemmeno al Pd, ma che si spera piaccia alle persone che piacciono. Il classico cortocircuito di sinistra.
Sanremo 2023, il figlio di Giorgia: "Non tifo per te". La reazione della cantante. Alice Antico su Il Tempo il 06 dicembre 2022
“Mi scrive mio padre: ‘Giorgia ho visto che vai a Sanremo, ma come ospite?’. A seguire, mio figlio: mamma io tifo Lazza non te, te lo dico subito. So' soddisfazioni”. Così la cantante ha esordito su Twitter. Questo è accaduto dopo il seguitissimo annuncio di Amadeus riguardo i Big ufficiali in gara a Sanremo 2023; ecco che il suddetto annuncio è stato accolto da una pioggia di commenti sui social, tra cui appunto quello di Giorgia, che ha ironicamente riportato su “Twitter” le osservazioni dei parenti al suo ritorno al festival.
La cantante non è stata quindi l’unica a celebrare il momento con una reazione divertente. Claudia Lagona, in arte Levante, ha filmato il momento dell'annuncio di Amadeus. In fibrillazione sul divano di casa, il video su Instagram riprende la sua ansia per essere stata chiamata per penultima su 22 nomi, con tanto di pausa del conduttore dopo i primi 11. “Ma sei pazzo che mi metti per penultima!? Mi sta venendo un infarto!”. Ma non finisce qui, perché anche gli Articolo 31 hanno lasciato tutti a bocca aperta con una grande Reunion. J-Ax per l’occasione ha archiviato tutti i suoi post su Instagram, postando il video di una canzone per celebrare il ritorno del gruppo, spiegandolo a modo suo. L’artista ha anche aggiunto “Articolo 31” alla descrizione della sua pagina, e la caption del video recita: “Ah…e stiamo facendo l’album”. Grande ritorno anche dei Cugini di Campagna, che in perfetto stile social taggano il “Fantasanremo” nella foto di annuncio della presenza all’Ariston, e di Paola e Chiara, che scelgono di commentarla con una foto insieme e la didascalia “Festival”, in omaggio all’omonimo tormentone estivo del 2002, loro grande successo.
Lazza, nel frattempo, ricondivide il tweet di Giorgia sulle preferenze del figlio e Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, scrive su Instagram: La mia storia devo ancora scriverla e sento che mettermi in gioco è un bel modo per farlo. Ho una canzone e un disco in cui credo più di qualsiasi altra cosa al mondo e sentivo il bisogno di presentare questa canzone sullo stesso palco da cui sono partito”. Altro nome controverso è quello di Gianluca Grignani, il cui ritorno all’Ariston ha suscitato l’ironia social da parte di coloro che hanno ricordato la sua esibizione a Sanremo l’anno scorso con Irama.
Ultimo, Oxa, Cugini. L'Amadeus quater soddisfa tutti (anche i nostalgici). Il cast del Festival rappresenta tutte le "musiche" italiane, a parte il rock. Attesa per il ritorno di Mengoni e Giorgia. Lazza è il vero outsider in quota rap. Paolo Giordano il 5 Dicembre 2022 su Il Giornale.
Difficile rinnovare il rinnovamento e quindi questo cast di Sanremo è meno rivoluzionario degli altri di Amadeus. Ma è stato lui, soffiando con benemerito intuito su di una scintilla accesa da Claudio Baglioni, a celebrare la più riuscita rinascita musicale della storia del Festival di Sanremo, quindi ora gli è bastato solo confermarla. Arginato lo scivolamento di Sanremo verso la geriatria musicaltelevisiva, ora il Festival gioca alla pari con l'attualità. E così, quando ieri Amadeus ha annunciato il cast al Tg1 delle 13.30, più che le novità hanno paradossalmente fatto più effetto i nomi «ripescati» come quelli di Anna Oxa o Gianluca Grignani o quelli di debuttanti imprevisti come i Cugini di Campagna che, a Sanremo per la prima volta, celebreranno quantomeno i cinquant'anni di Anima mia.
Ma tra i ventidue artisti in gara, ai quali il 16 dicembre si aggiungeranno per la prima volta altri 6 giovani, ci sono molte linee guida che fanno della settantatreesima edizione una delle musicalmente più sfaccettate degli ultimi anni (anche se il rock è il grande assente). C'è il ritorno di due vincitori, ossia gli attesissimi Giorgia e Marco Mengoni e c'è quello di Elodie e di Ultimo quattro anni dopo aver polemizzato per il secondo posto del 2019: scelta coraggiosa la sua, se non altro perché, con un tour negli stadi appena finito e un altro già in prevendita, non ha certo bisogno di un rilancio. Di sicuro ne hanno bisogno i Modà, spariti dai radar del grande pubblico e senza dubbio in cerca di nuova luce.
Poi c'è il capitolo «reunion», forse il meno inedito di tutti. Arrivano Paola e Chiara, appena viste a San Siro con Max Pezzali, e gli Articolo 31 di J-Ax e Dj Jad che già avevano fatto concerti insieme nel 2018 ma stavolta hanno le idee più chiare, visto che hanno anche un disco pronto. J-Ax aveva detto mai a Sanremo ma «lo sai chi non cambia mai idea? Gli ottusi o i morti. Avevo detto mai Sanremo e ci vedremo all'Ariston». La conferma che il Festival è tornato davvero a essere decisivo per tutti gli artisti, nessuno escluso. Non poteva rinunciarci Tananai, ultimo classificato a febbraio ma prontissimo a salire in classifica magari superando la sua compagna nel tormentone di Fedez La dolce vita, ossia Mara Sattei, vero nome Sara Mattei. Fase decisiva per lei. L'aveva attraversata bene Madame, che si ripresenta molto più quotata e conosciuta di quando ha cantato Voce nel 2021. Passo inevitabile, il ritorno al Festival, anche per i Coma Cose, che all'Ariston l'anno scorso avevano davvero acceso a tutti le Fiamme negli occhi e stavolta arrivano in stato di grazia (almeno a giudicare dall'ultimo disco Un meraviglioso modo di salvarsi). Anche per Levante questo Festival sarà decisivo perché, dopo esser diventata mamma di Alma Futura, torna in pista e vedremo come.
E poi c'è la quota rap. Se Mr. Rain ha già quattro dischi e un seguito affezionato al suo personalissimo modo di scrivere, Rosa Chemical è stato intravisto dal pubblico del Festival solo a febbraio cantando con Tananai una versione piuttosto stralunata di A far l'amore comincia tu. Ma è una sorpresa in gara. Vero nome Manuel Franco Rocati, torinese classe 1998, prova a fare il vero salto da una popolarità «verticale» a una più trasversale: tutto come sempre dipenderà dalla canzone. Per Lazza è diverso: è nella posizione di Rkomi nell'ultima edizione (disco più venduto dell'anno) ma si spera abbia un altro esito. In fondo, la sorpresa è il bello dei Festival più riusciti. Ricordate cosa capitò a Colapesce e Dimartino, arrivati a Sanremo senza troppe chances (sulla carta) e poi vincitori di fatto con Musica leggerissima? Stavolta ritornano, l'effetto sorpresa non c'è più ma la qualità è garantita. Idem per Leo Gassmann, voce e garbo sicuri. Meno certezze invece per Ariete (Arianna Del Giaccio, classe 2002) e per Lda, ossia Luca D'Alessio figlio di Gigi. La prima si impegnerà a far uscire dalla cameretta il suo pop introspettivo. Il secondo a sganciarsi definitivamente, dopo aver iniziato a farlo con Amici, dal ruolo di figlio d'arte. Insomma, ventidue concorrenti e ventidue sfide diverse. E non sempre la vera vittoria è arrivare primi.
Festival di Sanremo, Amadeus annuncia i big in gara: cast pazzesco. Libero Quotidiano il 04 dicembre 2022
Il cast del Festival di Sanremo forse più eclettico e pieno di stelle "vere" degli ultimi anni. Amadeus ha svelato in diretta sul Tg1 l'elenco dei 22 big che animeranno la prossima edizione all'Ariston. Sono Anna Oxa, Lazza, Tananai, Paola e Chiara, Lda, Madame, Gianluca Grignani, Rosa Chemical, i Coma Cose, Levante, Ultimo e ancora Giorgia, Articolo 31, Elodie, Colapesce-Di Martrino, Ariete, Moda', Mara Sattei, Leo Gasmann, Mr.Rain, i Cugini di Campagna e Marco Mengoni. A questi si aggiungeranno i 6 giovani usciti dalle selezioni delle scorse settimane. Un cast stellare che mescola nomi storici della canzone italiana, dalla Oxa ai Cugini, giganti degli ultimi 20 anni consacrati proprio a Sanremo (da Giorgia a Grignani e Mengoni), nomi "indie" (da Di Martino e Colapesce a Levante, dai Coma Cose a Madame e Ariete) e super-pop (Elodie), giovani volti usciti dai talent e una clamorosa, rumorosa reunion (Articolo 31).
"Il Festival di Sanremo deve puntare sulla tradizione imprescindibile per la sua forza, ma anche, se non soprattutto, sui giovani. In modo concreto: dandogli una vera opportunità - è il messaggio "politico" di Amadeus -. Mettendoli in campo e facendoli giocare da titolari". Nella terza serata, quella del giovedì, i 28 Campioni si esibiranno tutti insieme, mentre venerdì, nella quarta serata, interpreteranno un brano tratto dal repertorio della musica italiana e internazionale degli anni 60/70/80/90 (ciascun cantante con un altro artista). Poi nuova esibizione il sabato durante la serata finale. Sempre sabato, dopo le votazioni, finalissima a 3 per contendersi la vittoria nella categoria Campioni. "Sono questi i miei superospiti", ha rivendicato con orgoglio Amadeus. "E' stata una scelta difficile, ma sono felicissimo di questi 22 cantanti. Ringrazio tutti coloro che mi hanno fatto ascoltare una loro canzone, o più di una canzone, la discografia, i cantanti, tutti. E' stato un lavoro meraviglioso. Pensate che ho ricevuto almeno 300 brani". Ora "c'è tanto da fare, questa era una tappa importante, poi venerdì 16 dicembre ci sarà la finale di Sanremo Giovani per completare il cast dei Big e poi tante novità che racconteremo come da tradizione al Tg1",
Sanremo 2023, è già polemica sui big: “Chi torna con la destra al governo…”. Libero Quotidiano il 04 dicembre 2022
Neanche il tempo di annunciare la lista dei cantanti del prossimo Festival di Sanremo e già si registra la prima polemica per le scelte di Amadeus. Naturalmente c'entra la politica e il fatto che al governo, a differenza di un anno fa, ci sia il centrodestra e a Palazzo Chigi Giorgia Meloni. A lanciare il sasso sui social è un giornalista del Post, Luca Misculin, che su Twitter ha scritto: “Torna la destra al governo e Ultimo viene incluso fra i partecipanti a Sanremo, solo una coincidenza?”. Un commento probabilmente dall'intento ironico che ha creato una vivace discussione tra gli utenti e i fan del cantante romano, che nel 2019 era dato come sicuro vincitore del Festival alla fine vinto da Mahmood.
Sulla scia della polemica c'è chi ricorda il tweet di Matteo Salvini, all'epoca del trionfo di "Soldi" al Festival. “Mahmood, mah, la canzone italiana più bella? Io avrei scelto Ultimo, voi che dite?”. Con ogni probabilità, questa non sarà l'ultima polemica destinata ad accendere la discussione sul Festival.
Amadeus oggi ha annunciato la lista dei Big. Sul palco dell’Ariston vedremo Anna Oxa, Articolo 31, Ariete, Coma_Cose, Colapesce e Dimartino, Elodie, Giorgia, Gianluca Grignani, I Cugini di Campagna, Lazza, LDA, Levante, Leo Gassmann, Madame, Mara Sattei, Marco Mengoni, Modà, Mr. Rain, Paola & Chiara, Rosa Chemical, Tananai e lo stesso Ultimo che sui social sottolinea subito: "Ho 26 anni, la mia storia devo ancora scriverla e sento che mettermi in gioco è un bel modo per farlo".
Sanremo, "una coincidenza?": il cantante che torna col governo di destra. Libero Quotidiano il 04 dicembre 2022
Il Festival di Sanremo 2023 è ancora lontano nel tempo, eppure già sono iniziate le polemiche. Tutto nella norma, anzi sarebbe stato strano il contrario. Stavolta è bastato l’annuncio di Amadeus, che al Tg1 ha svelato i big in gara nella prossima edizione (e che big), per scatenare qualche commento sui social con sfondo politico, ovviamente tra il serio e il faceto.
E così con un’ironia un po’ ambigua Luca Misculin, giornalista del Post, ha dato il via alle danze: “Torna la destra al governo e Ultimo viene incluso fra i partecipanti a Sanremo, solo una coincidenza?”. Un commento che ha raccolto subito un migliaio di “mi piace”, d’altronde il caso-Ultimo è stato a suo tempo clamoroso. Era il 2019 quando il noto cantante si sentiva praticamente già vincitore di Sanremo e invece finì alle spalle dell’allora semi-sconosciuto Mahmood. Quest’ultimo ha poi avuto una brillante carriera, che lo ha portato a rivincere Sanremo in coppia con Blanco proprio nel 2022.
Adesso Ultimo avrà l’opportunità di rifarsi, e qualcuno - come Misculin - si chiede se il cambio di governo c’entri qualcosa con il suo reintegro al Festival (non si era comportato benissimo dopo la sconfitta, ndr). Tra l’altro si ricorda l’intervento di Matteo Salvini: “Mahmood, mah, la canzone italiana più bella? Io avrei scelto Ultimo, voi che dite?”. Insomma, non è Sanremo senza un po’ di polemica, anche a sfondo politico.
Amadeus sa bene che un brano diventa popolare solo con la radio. Prima di annunciare il cast al completo, Amadeus ha tenuto a sottolineare ancora una volta che sceglie le canzoni del Festival di Sanremo con un criterio radiofonico. Paolo Giordano il 27 Novembre 2022 su Il Giornale.
Prima di annunciare il cast al completo, Amadeus ha tenuto a sottolineare ancora una volta che sceglie le canzoni del Festival di Sanremo con un criterio radiofonico: «Penso se quella canzone potrà avere un successo radiofonico. Se uno pensa che io mi chiuda in una sala di incisione con le casse, no. Io salgo in macchina e scelgo le canzoni ascoltandole mentre guido e a volte mi faccio anche dei viaggi apposta per ascoltare le canzoni».
E non a caso ha annunciato che il Prima Festival, in onda su Raiuno prima della gara, sarà condotto da nomi essenzialmente radiofonici ossia Andrea Delogu (Radio2), gli Autogol (anche loro su Rai Radio2) e Jody Cecchetto (foto) che anche durante la settimana sanremese continuerà a trasmettere su Rtl 102.5 e Radio Zeta (Suraci dixit). Vedremo che cosa si inventeranno.
Ma nel frattempo loro rappresentano un altro tassello della visione di Amadeus (finora premiata dai risultati). Nell'epoca in cui si parla di piattaforme streaming e del volano Tik Tok come degli unici motori di popolarità della musica, perché Amadeus continua a guardare alla radio? È un nostalgico? I cosiddetti beneinformati dicono che la radio sia alla fine ma lui continua a costruirci sopra le canzoni del futuro? In realtà Amadeus è perfettamente cosciente della distinzione tra quantità (i miliardi di streaming) e qualità (gli ascolti mirati, selezionati, raccontati). I primi fanno quasi soltanto fatturato. Gli altri fanno soprattutto opinione e poi successo e talvolta pure fatturato. E se, partendo dalla radio, si può anche diventare «virali», è meno frequente il percorso inverso. La radio e la tv sono ancora (non si sa per quanto) detonatori del successo trasversale che serve a raggiungere il maggior numero di persone. La cosiddetta «musica liquida» crea il successo «verticale», che ha numeri altissimi ma difficilmente diventa «nazionalpopolare». Ma per essere di tutti, una festa deve essere per forza popolare.
Ama&Chiara. Sanremo 2023, comunque vada, sarà un successo perché Ferragni è Ferragni. Guia Soncini su L'Inkiesta il 21 Giugno 2022.
La star di Instagram ha accettato la proposta di presentare il Festival. Perché questa volta ha detto di sì e perché Amadeus, scegliendo una co-conduttrice che guadagna più di lui, ha fatto il colpo più importante della tv di questi anni.
Dicono quelli che la sanno lunga che i Sanremo con lo stesso conduttore funzionano solo se tutto il resto cambia (inserite qui la vostra citazione da quel romanzo di Tomasi di Lampedusa che non avete letto).
Dicono quelli che la sanno lunghissima che il corteggiamento di Amadeus e di chi lavora con lui a Chiara Ferragni parta da lontano, e che lei abbia sempre cortesemente declinato spiegando che la tv non è il suo mezzo e non se la sente. Questa volta no.
È perché prima era una scusa? Una telecamera è una telecamera, stai in onda tutti i giorni e certo non può spaventarti una settimana di Sanremo? Non mi convince, come spiegazione: di recente ho sentito Chiara Ferragni dire che TikTok non è tanto il suo mezzo, e – se fa differenze tra piattaforme – figuriamoci tra una piattaforma su cui sei la regista del tuo kolossal, e una diretta televisiva dove la scaletta e le inquadrature le decidono altri.
È perché tra l’ultima volta che gliel’avevano proposto (cioè: per l’edizione di quattro mesi fa) e ora (per l’edizione che ci sarà tra otto mesi) c’è stata la serie a puntate sulla sua famiglia, e una volta che la assaggi la tv ti seduce e hai voglia di fare quella vera, quella da vagonate di spettatori, non la nicchia della nicchia delle piattaforme? È perché un autore di quella serie smania da decenni per fare l’autore di Sanremo e l’ha convinta ad accettare? Ma può qualcuno convincere Chiara Ferragni di qualcosa di cui non sia già convinta da sola?
(Mesi fa il marito andò ospite a Radio Deejay a promuovere qualcosa, lei chiese quanti ascoltatori facesse il programma, nessuno dei presenti lo sapeva, qualcuno azzardò un milione, e Chiara disse qualcosa tipo: ma va’, un milione in Italia non lo fa nessuno. Nella frammentazione dei pubblici, Sanremo ultimo rifugio d’una madre della patria che voglia l’unità nazionale ad ammirarla).
O magari è perché nel frattempo il marito è stato male, e quando pensi che potresti morire o che potrebbe morire la persona che ami riconsideri tutto? Questa stucchevolissima interpretazione è, mi faccio schifo da sola, quella che mi convince di più. Perché no? Perché una non dovrebbe dire se sopravviviamo a questa allora pure Sanremo, se superiamo questa non ho più paura di niente, in cambio di questo lieto fine qui come fioretto mi metto un Dior delle grandi occasioni scendo la scala e dico «dirige l’orchestra il maestro Peppe Vessicchio» – perché no, è una trama perfettamente credibile, gli snodi sono tutti giusti, il carattere della protagonista ha senso e la curva dei suoi cambiamenti anche.
Chiara Ferragni a Sanremo è una situazione in cui hanno tutti da guadagnare.
Gli stilisti, che per una volta mettono i loro abiti sul palco più visto in Italia addosso a una delle donne più osservate del mondo.
Gli sponsor tutti, che possono contare sul rimbalzo dal palco più nazionalpopolare a quella piattaforma che le aziende si ostinano a considerare all’avanguardia, e sulla quale la bionda ha ventisette milioni di follower (che per febbraio saranno, boh, ventotto?).
Le coconduttrici delle tre serate scoperte (Chiara Ferragni presenterà il martedì e il sabato), che potranno stare serene: tutti i critici saranno seduti sulla riva del fiume ad aspettare un inciampo qualunque della Ferragni, a loro non baderà quasi nessuno, a parte quelli pronti a dire «Lei sì che è una grande professionista, mica come la Ferragni che non s’è mai capito perché sia famosa» (loro faranno finta di credere agli elogi e di sentirsi fuoriclasse invece che mediane: anni di fatiche, botte, presenti casomai il festival).
Amadeus, che ha messo a segno il più gran colpo che si potesse fare nella tv di questi anni: convincere la Ferragni a comparire nel programma più importante di quel mezzo che i cretini hanno deciso di considerare residuale e non degno di quel simbolo postmoderno che è lei (qualunque cosa si pensi della Ferragni, non si può essere così cretini da considerarla altrettanto cretina: certo che vuole fare Sanremo, certo che vuole dire a quel pubblico, oltre che a quello di Instagram, quanto soffra una madre lontana dai suoi bambini per lavoro, ma quanto sia importante che i bambini abbiano una madre realizzata).
I direttori dei rotocalchi, che come loro solito non si sono svegliati per tempo (la foto con Amadeus a casa Ferragni instagrammata ieri sera chissà di quand’è, chissà quand’è che i paparazzi dormivano e non si sono accorti del conduttore di Sanremo che arrivava a City Life), ma ora potranno riempire le pagine di «La prossima conduttrice di Sanremo bisticcia col marito, porta a scuola i figli, esce dal parrucchiere» senza sembrare derivativi di Instagram.
E Lucio Presta, l’uomo dietro ad Amadeus, l’uomo che quest’anno a Sanremo ci ha portato Zalone (e quest’autunno lo porta a teatro), e l’anno prossimo ci porta la Ferragni (e dopo Sanremo chissà), e spero qualcuno stia mettendo questa stagione di Presta nei piani di studi delle facoltà di comunicazione.
Chiara Ferragni a Sanremo è un’edizione già fatta, con otto mesi d’anticipo, e adesso resta solo da capire se il marito porta una canzone (come l’anno di Fiorello cantante e Anna Falchi bionda di Baudo, con in più le polemiche perché i follower pesano sul televoto) o se la lascia brillare da sola piangendo un po’ dietro le quinte: più commosso di lei, più emotivo di lei, più valletta di lei.
È la loro formula di coppia, è il loro marchio, è la cosa più moderna che abbiano inventato: la coppia in cui lei è l’uomo di casa e – a volte la vita è una sceneggiatrice che benedice certi cast – persino la bambina si rifiuta d’imparare a dire «papà», da tanto mamma è la capofamiglia.
Chiara Ferragni a Sanremo renderà ridicolo chiunque si azzardi a fare la solita polemica su Amadeus che riduce le donne a vallette: per essere valletta devi guadagnare meno del conduttore. Non è mai questione di generi, è sempre una questione di capitale, e nessuno incarna questo concetto che il pubblico postmoderno è così refrattario ad apprendere quanto Chiara Ferragni.
Striscia la Notizia, bomba atomica a poche ore da Sanremo 2022: "Lo scandalo impunito". Libero Quotidiano l'01 febbraio 2022.
Oggi, martedì 1 febbraio, inizia il Festival di Sanremo 2022. Fari puntati sull'Ariston e su Rai 1, dove a condurre le operazioni sarà ancora Amadeus. E a puntare i riflettori sulla kermesse canora trasmessa da Viale Mazzini, ovviamente, ci pensa anche Striscia la Notizia. Un format collaudatissimo, quello di Antonio Ricci: quando c'è Sanremo, si apre il fuoco. Cannoneggiamento continuo da che Striscia fu.
E in questi giorni il tg satirico condotto da Enzo Iacchetti ed Ezio Greggio sta dedicando una sorta di "speciale storico" al Festival. Ovviamente molto polemico, corrosivo, durissimo. Sin dal titolo, che recita: "Gli scandali impuniti di Sanremo".
L'ultima puntata dello specialone, nell'edizione di Striscia di lunedì 31 gennaio. Come spiegano dalla redazione di Canale 5, "Striscia ripercorre la storia di magheggi, malefatte e ingiustizie della kermesse canora. Una storia di composizioni non inedite, vincitori annunciati (il tg satirico anticipò poi anche Giorgia nel '95, Ron nel '96 e Alexia nel 2003), voti comprati e venduti. Fino al punto più basso, con l'avvento di Claudio Baglioni e del suo manager Ferdinando Salzano", concludono le anticipazioni. E il bombardamento continua.
Eni, l’abito verde non fa il monaco dell’energia fossile più sostenibile. ALESSANDRO PENATI, economista, su Il Domani il 07 dicembre 2021
Il caso Eni è pero sintomatico di una grande mistificazione che non riguarda solo la società del cane a sei zampe che sputa fuoco (a proposito, a quando un logo più “verde”?).
La pressione di opinione pubblica e investitori perché le società energetiche diventino “verdi” crea il convincimento che la transizione energetica debba passare principalmente da una riduzione dell’offerta di energie fossili da parte delle società.
Se però non cade anche la domanda (dal carburante per le auto al gas per il riscaldamento), o le società energetiche mantengono l’offerta di energia fossile, e si creano solo incentivi al green washing.
ALESSANDRO PENATI, economista. Presidente e fondatore della Quaestio Capital Management. Ha alle spalle una lunga carriera accademica in Economia e Finanza (University of Pennsylvania, Università Bocconi, Padova e Cattolica di Milano) e di editorialista per i principali quotidiani italiani.
Sanremo, la Rai non risponde su quanto vale la sponsorizzazione di Eni. VANESSA RICCIARDI su Il Domani il 31 gennaio 2022
Il 31 gennaio la conferenza stampa degli sponsor con l’a.d. di Eni Gas e Luce Guberti seduto accanto al conduttore Amadeus. L’accordo, ha risposto la Rai a Domani, non prevede limiti per gli artisti, che possono lamentarsi del greenwashing e criticare il petrolio e il gas
La Rai non risponde su quanto vale la partnership per Sanremo che ha stretto con Eni. Come anticipato da Domani, il 31 si è svolta la conferenza stampa dal teatro Ariston per presentare gli sponsor del Festival, e Amadeus era seduto proprio accanto all’amministratore delegato di Eni gas e luce, Stefano Goberti. Gli ambientalisti hanno lanciato l’allarme per la possibile operazione di greenwashing dell’azienda, cioè l’intenzione di sembrare più verde nonostante si occupi in via prioritaria di petrolio e gas.
Nessun dettaglio è stato offerto sul compenso che ha spinto la tv di stato non solo a concedere spazi promozionali ma anche a cambiare il tradizionale tappeto rosso in un “green carpet”, un tappeto di erba finta davanti alle porte del teatro Ariston per porre l’accento sulle attività verdi di Eni: «Preferisco non dare numeri», ha risposto l’amministratore delegato di Rai pubblicità, Gian Paolo Tagliavia. Dal «punto di vista scaramantico è meglio non fare numeri, li facciamo domenica», quando Sanremo 2022 sarà finito.
Eni, e nello specifico Eni gas e luce, la società che si occupa di vendita al dettaglio di energia, rinnovabili e mobilità elettrica, si prepara al lancio del suo nuovo nome e marchio Plenitude, anche in vista anche della quotazione in borsa.
Proprio Plenitude sarà al centro della sponsorizzazione. La partnership con Rai e Rai Pubblicità, hanno spiegato l’ad di Rai pubblicità e Amadeus, darà vita durante il Festival «a un processo per analizzare, per la prima volta, l’impatto dell’evento in termini di consumi ed emissioni di CO2 correlate all’organizzazione e allo svolgimento dell’evento stesso, attraverso strumenti innovativi».
Il tappeto verde, ha detto invece il dirigente Eni Goberti «rappresenta il colore del nostro nuovo logo e racconta del nostro percorso verso la transizione energetica». Un’operazione che secondo gli ambientalisti punta a mettere in secondo piano le reali operazioni dell’azienda, l’Eni infatti nonostante Plenitude (Eni gas e luce) macina utili in larghissima parte grazie all’estrazione di petrolio e metano, nulla a che fare con le attività verdi.
Oltre al “green carpet”, visibile ormai da giorni a Sanremo, non sono stati dati ulteriori dettagli sugli spazi che verranno concessi all’azienda.
Domani ha chiesto ad Amadeus se l’accordo prevede dei limiti per gli artisti o se saranno liberi di esprimere il loro dissenso nei riguardi dell’operazione pubblicitaria o se potranno criticare petrolio e gas.
Alla domanda ha voluto rispondere l’amministratore delegato di Rai pubblicità, Tagliavia: «Ci mancherebbe pure, non ci sono dei vincoli rispetto a quello che gli artisti possono dire. Gli artisti possono dire tutto».
GIÀ PRONTO IL “GREEN CARPET”. Sanremo, l’Eni prova a usare il palco dell’Ariston per far dimenticare il petrolio. VANESSA RICCIARDI su Il Domani il 31 gennaio 2022
L’Eni sarà il principale sponsor di Sanremo per lanciare “Plenitude”, il nome della nuova società che unisce vendita al dettaglio di elettricità e gas, rinnovabili e mobilità elettrica.Un’operazione per fare attecchire il suo nuovo simbolo dai colori verdi nelle simpatie del pubblico, ma anche in vista della quotazione in borsa entro l’anno. Già il 31 è prevista una conferenza stampa con Amadeus.
Greenpeace lancia l’allarme: «Questo è un esempio perfetto di come funziona il greenwashing, mettere in mostra la propria componente apparentemente più sostenibile mentre si occupa di tutt’altro»
VANESSA RICCIARDI. Giornalista di Domani. Nasce a Patti in provincia di Messina nel 1988. Dopo la formazione umanistica tra Pisa e Roma e la gavetta giornalistica nella capitale, si specializza in politica, energia e ambiente lavorando per Staffetta Quotidiana, la più antica testata di settore.
Eni sponsor a Sanremo e Cosmo dice «stop al greenwashing» sul palco. VANESSA RICCIARDI su Il Domani il 05 febbraio 2022.
Il cantautore Cosmo sul palco mentre accompagnava la Rappresentante di Lista al mixer ha lanciato il suo messaggio contro le operazioni per fare apparire verdi le attività che non lo sono. Gli ambientalisti avevano chiesto di prendere posizione contro la campagna pubblicitaria di Eni
Alla fine è successo: il cantautore Cosmo sul palco di Sanremo mentre accompagnava la Rappresentante di Lista al mixer nella serata delle cover ha lanciato il suo messaggio per l’ambiente: «Stop greenwashing» ovvero alle operazioni costruite per far sembrare verde quello che verde non è. Il video dell’esibizione ha cominciato a circolare sul web messaggio ambientalista incluso.
Quest’anno, come raccontato da Domani, tra gli sponsor del Festival c’è Eni, anzi, il Cane a sei zampe è il finanziatore principale dell’evento musicale per lanciare il suo nuovo marchio Plenitude che a breve andrà a sostituire il nome di una delle società di Eni, Eni gas e luce, mantenendo le stesse attività: vendita al dettaglio di luce e gas, energie rinnovabili e mobilità elettrica.
Un’operazione che per Greenpeace e Fridays for future è appunto greenwashing. Qualche giorno fa avevano lanciato anche su queste pagine un appello agli artisti per prendere posizione che finora era rimasto inascoltato.
Come risposto a Domani durante la conferenza stampa di lancio degli sponsor gli artisti hanno piena libertà di esprimere la loro opinione.
Finora la Rai non ha rivelato quanto vale la sponsorizzazione di Eni e in questi giorni oltre all’ormai celebre “green carpet” di erba finta che accompagna tutti gli artisti fino alla porta, per sottolineare «la sostenibilità», sono andate in onda ripetute pubblicità, lo spazio radio vede campeggiare come sfondo il Cane a sei zampe con il nuovo colore verde e il presentatore Amadeus ha ringraziato Eni dal palco.
Il nuovo marchio Plenitude dovrà essere quotato in borsa entro l’anno, in un periodo in cui i mercati prestano molta attenzione alle iniziative green.
Per gli ambientalisti si tratta di puro marketing, visto che la gran parte delle attività di Eni resta focalizzata su petrolio e gas.
VANESSA RICCIARDI. Giornalista di Domani. Nasce a Patti in provincia di Messina nel 1988. Dopo la formazione umanistica tra Pisa e Roma e la gavetta giornalistica nella capitale, si specializza in politica, energia e ambiente lavorando per Staffetta Quotidiana, la più antica testata di settore.
FESTIVAL VIETATO PER GLI AMBIENTALISTI. Il vero vincitore di Sanremo è il greenwashing. FERDINANDO COTUGNO su Il Domani il 05 febbraio 2022.
Agli attivisti di Greenpeace che giovedì sera hanno manifestato pacificamente fuori dal teatro Ariston contro la sponsorizzazione di Eni-Plenitude, è stato dato un foglio di via da Sanremo per tre anni. Meglio non tenere il problema lontano dal Festival
Al Festival di Sanremo il main sponsor Eni – Plenitude ci racconta la sua svolta tutta rinnovabili e ambiente. Tra auto e crociere, tra gli sponsor va in scena il mondo delle emissioni di Co2.
Agli attivisti di Greenpeace che giovedì sera hanno protestato fuori dal Teatro Ariston è stato dato il foglio di via per tre anni da Sanremo.
Sembra quasi un messaggio in codice: tenere la crisi climatica lontana dal Festival. L’unica storia da raccontare deve essere quella di Plenitude. FERDINANDO COTUGNO
Sanremo 2022, dramma-Beppe Vessicchio: "Da quanto sono positivo al Covid", panico in Rai a pochi giorni dal via. Libero Quotidiano il 28 gennaio 2022.
Il Festival di Sanremo è ormai alle porte, con Amadeus che è pronto a dar via allo spettacolo a partire da martedì 1 febbraio e fino a sabato 5. C’è però sempre il Covid sullo sfondo che non consente di programmare tutto con serenità, dato che da un momento all’altro qualche positività può creare non pochi disagi. In questo senso l’ultima brutta notizia riguarda Beppe Vessicchio, che ha contratto il Covid.
Il maestro non potrà quindi salire sul palco del teatro Ariston, a meno che non si negativizzi entro lunedì. “Sono a casa positivo - ha dichiarato con amarezza - ho dovuto mandare un sostituto a fare le prove con Le Vibrazioni. Spero entro lunedì di riacquisire la libertà e poter raggiungere Sanremo in tempo per il Festival”. Contattato dall’Adnkronos, Vessicchio ha rivelato di essere positivo al Covid da diversi giorni e per fortuna senza grandi sintomi.
“Ho ancora un po’ di raucedine - ha rivelato - e quindi voglio aspettare a fare il tampone ancora un paio di giorni. Non voglio rischiare di risultare ancora positivo”. Nel frattempo in quarantena Vessicchio sta seguendo anche l’elezione del prossimo presidente della Repubblica: curiosamente anche lui ha preso un voto in uno dei primi quattro scrutini.
Porte chiuse e tutti zitti. Il vero tesoro del Festival sono le prove dei "Big". Paolo Giordano l'1 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Dopo il "caso Irama" del 2021, ieri per la prima volta ogni artista era vestito come fosse in tv.
Ormai l'unico vero segreto del Festival di Sanremo va in scena solo al lunedì pomeriggio all'Ariston, prima del debutto della sera successiva (cioè oggi), quando ci sono le prove definitive e il rodaggio delle canzoni è praticamente finito. I cantanti al loro meglio o presunto tale. Silenzio in sala. Concentrazione. Tutto il resto della macchina una volta nota come Festival della Canzone è anticipato, sezionato, slabbrato dalle indiscrezioni social, dalle stories Instagram, dalle lenzuolate web, dalle pagelle istantanee, dalle discussioni su due piedi, anzi due dita. Una processione che pedina implacabilmente ogni minuto secondo della settimana più musicale dell'anno. Il Festival delle dirette al posto della diretta di Sanremo, ossia l'evento più seguito dal popolo televisivo italiano salvo non ci si siano Mondiali od Europei in braghette bianche e tacchetti. Tutto per tutti in tempo reale.
Però ci sono le «prove del lunedì».
Fino all'anno scorso, le fatidiche verifiche finali erano molto più, diciamo, déshabillé perché gli artisti ci arrivavano alla bell'e meglio, vestiti come capitava tanto li vedevano solo i critici musicali e gli addetti ai lavori. Stavolta no. Dopo il «caso Irama», che risultò positivo e andò in gara solo con il video delle «prove del lunedì», ora tutti si presentano (gliel'ha consigliato Amadeus) vestiti di tutto punto come se fosse la serata in diretta tv. Sia mai che un tampone ferisca e tutta la baracca finisca in isolamento, lasciando in eredità soltanto una svogliata performance in maniche di camicia.
Perciò, dopo 71 anni di prove pomeridiane molto impegnative ma spesso poco impegnate, per la prima volta ieri i Big del Festival si sono presentati sul palco in assetto di guerra. A proposito: la scenografia è davvero da competizione, molto profilata, con scalinata principale e quattro gradini di «uscita» in direzione platea. Una scenografia «social», come ormai è d'obbligo, ossia condivisibile nel senso di inclusiva, senza barriere, ostacoli, nessun grado di separazione tra artisti e pubblico. Prima o poi si tornerà a sentire il bisogno della sacralità dell'artista e della necessaria distinzione tra chi fa spettacolo e chi lo applaude.
In ogni caso, l'effetto è garantito e stasera in diretta su Raiuno chiunque potrà essere d'accordo. Dopotutto ieri pomeriggio lo spettacolo all'Ariston è stato sontuoso, magari troppo dilatato (tanti artisti hanno ripetuto due volte le proprie esecuzioni) ma comunque entusiasmante. Massimo Ranieri ha rivoltato la sala con quel perfetto esemplare di «belcanto» che è la sua Lettera al di là del mare, che probabilmente non vincerà nulla ma è spettacolare anche se lui la cantasse con la voce sinistra. D'accordo che va per i 71 anni, ma avercene. E che l'Ariston sia comunque un crocevia di voci riconoscibili lo conferma anche Emma, tra l'altro raramente così consapevole e focalizzata come in questi giorni. Arriva vestita «Gucci customized» e canta la sua Ogni volta è così come se davvero ci fossero le telecamere accese per tutti i tinelli d'Italia. Così intensamente da prendersi un applauso all'improvviso mentre la canta scendendo i quattro gradini davanti al palco (poi la rifarà un'altra volta). Intensa e convincente. Lo era stata a modo suo anche Giusy Ferreri qualche minuto prima. Vestita da sera con i fianchi scoperti, sempre timidissima, inizia a cantare Miele con un megafono prima di sfoderare la sua voce roboante dentro un pezzo in levare. Forse manca la forza del ritornello ma non la capacità di creare atmosfera. Vorrebbe farlo anche Ana Mena, minuta e rossissima e scintillante con stivaloni da valchiria.
La sua Duecentomila ore sa di estate e di poco altro, ma almeno il titolo rischia di essere azzeccato perché è il più vicino alla durata di questo Festival delle ore piccole. «Ho iniziato fuori tempo, possiamo ripetere», chiede lei. E se Gianni Morandi ha fatto davvero sobbalzare tutti stile geghegè con Apri tutte le porte («Lui sta sopra al mio brano come un surfista di Maui», ha scritto Jovanotti), La Rappresentante di Lista ha riportato in sala il clima da piccolo club, preferibilmente alternativo: la loro Ciao Ciao è bella e Veronica Lucchesi la canta come si deve. Lo fa anche Elisa, super eterea sul palco con un abito morbido e candido. Se qualcuno ha le carte in regola per vincere a bocce ferme, lei è la persona giusta e la sua O forse sei tu è caricata a pallettoni. Vedremo.
In ogni caso, canzone dopo canzone, prova dopo prova, tra un Irama concentratissimo e chiodo con frange nere alla Ozzy Osbourne e un Michele Bravi etereo e sofisticato, viene fuori un racconto musicale unico al mondo con 25 cantanti che, uno dopo l'altro, cantano il proprio brano inedito per vincere una gara. Se ci pensate, a questo livello non capita da nessun'altra parte (neppure sui social). Paolo Giordano
Chi veste cosa a Sanremo. Daniela Fedi il 30 Gennaio 2022 su Il Giornale.
Sussurri, grida e indiscrezioni sui look del Festival. Dal clamoroso post che ha causato la rottura tra Giorgio Armani e Ornella Muti al crescente potere dei due stylist che curano l'immagine degli artisti italiani.
A spartirsi la torta dell'immagine durante il Festival di San Remo come alle sfilate non sono tanto gli stilisti quanto gli stylist, ovvero quegli addetti ai lavori della moda capaci di costruire una storia intorno a un abito. I più accreditati dietro alle quinte dell'Ariston sono la leggendaria Susanna Ausoni che ha esordito in questo difficile mestiere alla fine degli anni '90 curando il look dei giovani artisti per MTV e il bravissimo Nicola (detto Nick) Cerioni che ha cominciato al suo fianco qualche anno fa come assistente e adesso è una vera e propria autorità del settore. Alle cure di lei che in mezzo a tutto ha appena pubblicato il libro L'arte dello styling (223 pagine, Vallardi Editore) scritto a quattro mani con il giornalista Antonio Mancinelli, si affidano artisti come Elisa, Mahmood, Carmen Consoli, Francesco Gabbani, Giusi Ferreri, Noemi e Ditonellapiaga. Quest'ultima canta in coppia con Donatella Rettore che invece si affida alle capaci mani di Nick Cerioni autore anche dei look di Morandi, Tananai, Cesare Cremonini, Orietta Berti e Rkomi, il ragazzo che nel 2021 ha fatto più strem su Spotify.
Per lui, che è dato tra i possibili vincitori del Festival, ci sarà un solo brand, Etro, prepotentemente balzato agli onori della cronaca canora per aver vestito i Manneskin sia quando hanno vinto Sanremo, sia per l'entusiasmante vittoria di Eurovision. Adesso invece vestono Gucci come per altro fanno fin dall'esordio Achille Lauro e come farà per questa edizione Emma Marrone che avrà addirittura delle creazioni “costume made”, cioè disegnati e confezionati apposta per lei.
Non è la sola. Pare che Sangiovanni, il cantante-rivelazione di Amici, avrà degli abiti in linea con il suo brano intitolato Farfalle. In buona sostanza il marchio Diesel adesso disegnato da Glenn Martens dovrebbe interpretare con i vestiti le varie fasi di vita di una farfalla: dall'uovo al bruco, dalla crisalide al lepidottero adulto. Del resto una delle tendenze di questo Festival sta proprio nella decisione dei brand di concentrarsi su uno massimo due artisti per dare il massimo sul fronte della creatività.
Sanremo ormai è come il Met Gala: una vetrina irrinunciabile dove però non si possono commettere errori
dicono in coro gli uffici stampa delle case di moda con la sola eccezione di Dolce & Gabbana che non vogliono più vestire nessuno nonostante gli applausi ricevuti lo scorso anno per i magnifici look d'archivio sfoggiati da Noemi. Gira nel frattempo la voce che ad accaparrarsi l'esclusiva di Valentino sia stata tra i cantanti Elisa e tra gli ospiti Lorena Cesarini, l'attrice di Suburra. Quella di Dior Homme se l'è accaparrata Tananai o meglio il suo stylist, mentre Moschino vestirà La Rappresentante di lista, ovvero il duo composto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina che lo scorso anno vestivano Valentino. Sembra che Versace si occupi dello smoking di Massimo Ranieri in omaggio alla passione dell'indimenticabile Gianni per la sua voce potente. Quelli di Amadeus saranno invece firmati da Gai Mattiolo per una forma di rispetto e gratitudine del presentatore che veniva vestito dal designer romano quando era poco più di un signor nessuno.
Invece Fiorello atterrato a sorpresa sul palco dell'Ariston vestirà come sempre Giorgio Armani e non è certo l'unico. Sono infatti moltissimi gli ospiti che hanno scelto il più famoso dei nostri stilisti: da Maria Chiara Giannetta (protagonista di Blanca e della nuova edizione di Don Matteo) a Luca Argentero, dalla cantante Ana Mena a Cremonini. Sarà invece in Emporio Matteo Romano mentre Ornella Muti per la prima serata avrebbe dovuto vestire un modello Privè (l'alta moda di Armani), ma un disgraziato post sulla discussa pagina Instagram della figlia Naike Rivelli ha incrinato i rapporti tra l'attrice e la griffe.
Sarà dunque Francesco Scognamiglio (leggi l'intervista in esclusiva qui) a vestirla tanto per la prima quanto per la seconda serata di Festival. Si dice che la Ferilli abbia scelto per l'ultima sera Numero 21, il brand di Alessandro Dell'Acqua con cui l'attrice ha da sempre ottimi rapporti di stima e amicizia. Non si sa invece chi vestirà Laura Pausini, mentre Drusilla Foer promette di essere “eleganzissima” con un progetto di upcycling dei suoi abiti di scena e con un paio di modelli appositamente creati per lei dalla sarta fiorentina Rina Milano. Daniela Fedi
Sanremo, non solo festival: tutte le curiosità sulla città della musica e dei fiori. Mari Mollica su Il Corriere della Sera il 31 gennaio 2022.
Sanremo, non solo festival: cosa fare e vedere
Sapevate, ad esempio, che a Sanremo ci si può fare un selfie con Mike Bongiorno? O scoprire, letteralmente sotto i piedi, la canzone che ha vinto il festival nell'anno in cui si è nati?
Sapevate che il Festival di Sanremo non è affatto nato al teatro Ariston? Che qui ci si può fare un selfie con Mike Bongiorno e scoprire, letteralmente sotto i piedi, la canzone vincitrice nel proprio anno di nascita? Che ne "Il sentiero dei nidi di ragno" rivive, sotto lo sguardo di Italo Calvino, la Pigna, il centro storico della città? E che qui è vissuto in esilio e morto l'ultimo sultano dell'Impero Ottomano? Scoprite tutte le curiosità su Sanremo nella nostra gallery
Sanremo: le curiosità
Sanremo, oltre il Festival. I riflettori nazionali (ed internazionali) si accendono sulla città ligure una volta all'anno, a suon di musica. Ma oltre alle note c'è di più.
Un mondo di curiosità da scoprire, che portano lontano, dalla Russia a Istanbul. Perché tra fine Ottocento e inizio Novecento, nel suo periodo d'oro, Sanremo era al centro del mondo. O meglio, al centro del mondo del turismo, sicuramente più di adesso.
Ecco perché passare davanti al Teatro Ariston, al Casinò di Sanremo, a Villa Nobel e a Villa delle Magnolie con uno sguardo più attento significa fare un viaggio nella storia e nella società del secolo scorso. E anche divertirsi a caccia di aneddoti.
Il Teatro Ariston
È forse il cine-teatro più fotografato d'Italia, perché il nome Ariston fa rima da decenni con il Festival di Sanremo. Eppure il festival della canzone italiana non è affatto nato qui, dove ha trovato casa solo dal 1977.
Il Teatro Ariston, che si affaccia su Corso Matteotti, è stato inaugurato, dopo varie vicissitudini, nel 1963 dalla famiglia Vacchino, che da tre generazioni scrive la storia del cinema a Sanremo, essendo proprietaria anche di altre sale cittadine.
La più bella non è, paradossalmente, l'Ariston, bensì il Cinema “Centrale”, edificato nel 1925: merita una visita la sala a croce latina, coperta da una cupola apribile che corona un soffitto dalle raffinate decorazioni firmate da Galileo Chini.
Del complesso fa anche parte il “Tabarin Florida”, sala minore ma un vero gioiellino in stile Liberty.
Casinò di Sanremo
La culla del Festival non fu il Teatro Ariston ma il Casinò di Sanremo. Qui, nel Salone delle feste, si svolse la prima edizione, il 29 gennaio 1951. E anche tutte le edizioni successive, fino al 1976.
Il Casinò di Sanremo si trova su corso Inglesi, a pochi passi dalla Passeggiata Imperatrice. Venne inaugurato il 14 gennaio 1905 con il nome di "Kursal" ed è un notevole esemoio di architettura Liberty, progettato dall'architetto francese Eugène Ferret.
Un selfie con Mike
Dal 2013 farsi un selfie con Mike Bongiorno è diventato uno dei riti più diffusi tra i turisti. Basta andare all'incrocio tra corso Matteotti e via Escoffier per "incontrare" il celebre presentatore che, tra il 1963 e il 1997, ha condotto ben 11 edizioni del Festival di Sanremo.
La statua è stata donata dalla Fondazione Mike Bongiorno alla città di Sanremo ed è stata inaugurata da Fabio Fazio il 15 febbraio del 2013.
Ogni anno, una canzone
Curiosi di scoprire quale canzone vinse il Festival di Sanremo nel vostro anno di nascita? Basta farsi una passeggiata lungo via Matteotti, la via principale di Sanremo su cui si affaccia anche il Teatro Ariston.
La pavimentazione è decorata da una serie di targhe in bronzo con i titoli dei brani vincitori del Festival della Canzone Italiana dal 1951 ad oggi, accompagnati dai nomi dei rispettivi interpreti.
La doppia Primavera
Sanremo vanta due statue quasi gemelle. La prima, la "Primavera", star indiscussa del Lungomare Imperatrice, è divenuta simbolo della città.
Quasi identica - e firmata dalla stessa mano artistica, quella dello scultore toscano Vincenzo Pasquali (visse a Sanremo dal 1915 alla morte, nel 1940) - la statua in stile Liberty su corso Augusto Mombello.
Viene definita la "sorella della Primavera" ma in realtà si tratta di un'altra figura femminile, "Ondina".
Tra le due sorelle, la prima è sicuramente la più famosa e fotografata, anche per la location: si trova sulla splendida Passeggiata Imperatrice, così chiamata in omaggio all’imperatrice di Russia Maria Alexandrovna (1824-1880) che soggiornò a Sanremo tra il 1874 e il 1875 e che donò alla città una somma destinata all'acquisto di una partita di palme per ornare l'allora corso di Ponente. Oggi, Lungomare Imperatrice.
La Chiesa Russa
Proprio all'inizio della Passeggiata Imperatrice si trova un altro segno della forte presenza russa a Sanremo fra fine Ottocento e inizio Novecento: la Chiesa Russa.
La zarina Maria Aleksandrovna, moglie di Alessandro II, non fu la sola a svernare a Sanremo: la città ligure diventò meta privilegiata dell'aristocrazia russa e ben presto si sentì la necessità di costruire un luogo di culto ortodosso.
La costruzione della chiesa di Cristo Salvatore iniziò nel 1912.
Una villa... da sultano
Non solo aristocrazia russa: Sanremo, nel suo periodo d'oro, fu buen retiro di teste coronate e diplomatici. Non tutti sanno che, addirittura, fu l'ultima residenza di Mehmet VI, trentaseiesimo e ultimo sultano dell'Impero ottomano, che qui morì in esilio il 16 maggio 1926.
La sua ultima casa fu Villa delle Magnolie (via delle Magnolie, 6): dopo anni di abbandono, è stata restaurata diversi anni fa e, attualmente, ospita una parte delle classi del Liceo "G.D Cassini".
Una villa... da Nobel
Altra casa che vanta un ospite illustre è Villa Nobel (corso Cavallotti 116): qui visse (e morì, il 10 dicembre 1896) Alfred Nobel, l'inventore della dinamite, che nel suo testamento istituì il lascito per i famosi Premi Nobel.
La villa, oggi di proprietà della Provincia di Imperia, è stata trasformata in un museo dedicato al chimico-filantropo svedese e in una location per eventi.
La città di Italo Calvino
"Della mia nascita d'oltremare conservo solo un complicato dato anagrafico (che nelle brevi note bio-bibliografiche sostituisco con quello più "vero": nato a Sanremo)": così Italo Calvino spiegava l'essere nato fisicamente a Cuba ma l'essere "venuto al mondo" e cresciuto a Sanremo, città natale paterna.
Il suo legame con la città ligure è vivido nelle pagine dei suoi libri, a cominciare dalla Villa Meridiana e dal suo lussureggiante giardino (dove Calvino ha vissuto coi genitori, fino ai vent'anni), che viene evocata in Eremita a Parigi e in altri scritti. Oggi ne resta solo una targa commemorativa.
Altro luogo chiave, il Regio Liceo “Gian Domenico Cassini” di Sanremo, uno dei più prestigiosi ed antichi d’Italia. Calvino vi entrò nel 1934. Tra i suoi compagni di classe, c'era Eugenio Scalfari.
Con il fondatore de “La Repubblica”, Calvino ricorda le lunghe chiacchierate sulle panchine della passeggiata Imperatrice, i film al Cinema Centrale o le nuotate allo stabilimento balneare Morgana, ritrovo dei giovani sanremesi.
Ne Il sentiero dei nidi di ragno, la "città vecchia" è la Pigna, che deve il nome alla sua forma: una collina su cui si accalcano case separate da strettissimi vicoli, i carruggi. Un labirinto di scale, passaggi segreti, archi e muri scrostati dalla salsedine. Dove il sole gioca a nascondino.
E il "sentiero dei nidi di ragno" rappresenta tutti quei sentieri dell'entroterra del Ponente Ligure, quei boschi alle spalle di Sanremo (tra cui il Parco di San Romolo) che furono teatro delle Resistenza partigiana cui Calvino stesso aderì.
Il percorso letterario su Calvino
Sanremo, in ogni suo scorcio, dal lusso del Casinò alla povertà dei carruggi (nella foto, uno scorcio della Pigna), evoca la presenza di Calvino e in città si può costruire un vero percorso di turismo letterario.
Nella Biblioteca Civica "Francesco Corradi" (via Carli, 1) vi sono alcuni pannelli che raccontano il rapporto tra lo scrittore e la città e che illustrano le tappe fondamentali del percorso.
La biblioteca, inoltre, ospita il grande Fondo Mario Calvino-Eva Mameli Calvino, donato alla città dai figli Italo e Floriano nel 1979: circa 1000 volumi monografici, 200 periodici, 10.000 opuscoli, numerose fotografie e un archivio dei fiori. Un tesoro inestimabile anche per gli studi di carattere agricolo sulla Liguria, raccolto negli anni dal padre di Calvino, Mario, noto agronomo e fondatore della Stazione Sperimentale di floricoltura di Sanremo.
La sardenaira, una pizza non-pizza
Il piatto tipico di Sanremo è una pizza. Ma guai a chiamarla pizza. Per i Sanremesi la sardenaira è unica e diversa da ogni altra "pizza".
Si tratta di una focaccia dal morbido impasto (qualcuno vi mette anche il latte) ricoperta da una sorta di sugo alla cipolla. Vi si aggiungono sopra acciughe, olive (rigorosamente Taggiasche) e abbondante aglio in camicia.
Con nomi diversi, è diffusa in tutto il Ponente Ligure e persino nella vicina Costa Azzurra, specialmente a Nizza.
La ricetta, antica di secoli e legata alla tradizione marinara, ha molte varianti: la sardenaira tradizionale di Sanremo, che ha ottenuto il marchio Denominazione Comunale di Origine nel 2012, nella sua versione "ufficiale" non contempla la cipolla.
Diffidare, comunque, dalle versioni "light" prive di aglio, che vengono sfornate per andare incontro ai gusti dei turisti.
Le spiagge di Sanremo
Dove fare un bagno a Sanremo? Le spiagge della città sono quasi tutte occupate dagli stabilimenti balneari. Quelli più gettonati sono quelli che si trovano lungo la Passeggiata Imperatrice, dalla vecchia stazione alla zona Foce.
Nei pressi del porto, si va allo storico stabilimento Morgana, che con la sua rotonda sul mare per anni ha animato la movida della città.
Più fuori mano, verso est, la spiaggia dei Tre Ponti è un grande classico dei Sanremesi.
Festival. Tutto il cibo che abbiamo cantato a Sanremo. Stefania Leo su L'Inkiesta il 27 Gennaio 2022.
Pizza, spaghetti, caffè, gelato e il famoso bicchiere di vino per “Felicità”: abbiamo fatto un po’ di archeologia della canzone italiana raccogliendo per voi tutto il cibo cantato sul palco più famoso d’Italia.
È di nuovo quel momento dell’anno. Dall’1 al 5 febbraio l’Italia si beccherà il suo settantaduesimo Festival di Sanremo. Che lo si ami o lo si odi, è innegabile che sarà tra i principali argomenti di conversazione della settimana. Sarà un’occasione per riunirsi – anche in forma ristretta – con altri fanatici dell’Ariston, intenti a ricordare quanto erano belle le canzoni di una volta, a chiedersi «ma che fine hanno fatto i Jalisse?» oppure a twittare commenti sagaci sulla cover di Emma che promette una versione da urlo (speriamo non di terrore) di “…Baby, one more time”. A quelle serate ci sarà sicuramente un divano, tanta allegria e spirito critico, e qualcosa da mangiare. Ma visto che Sanremo è la cartina al tornasole della cosiddetta Italia nazionalpopolare, volete che tra i versi delle canzoni non ci sia del cibo? Abbiamo fatto un po’ di archeologia della canzone italiana per voi.
Non sono tantissime le canzoni sanremesi che hanno messo in musica temi gastronomici. Si tratta piuttosto di citazioni di simboli, come la pizza, gli spaghetti o il caffè. Ad esempio, durante il Festival del 1964, presentato da Aurelio Ferro, il Quartetto Cetra cantò “Sole, pizza e amore”. Gli autori Giacobetti e Savona sintetizzarono in quelle tre parole un po’ tutto lo spirito di una nazione e del vivere all’italiana. Così, scrivendo all’amico emigrato in Germania, gli dicevano: «Caro Doll,/ come va la birreria di Dusseldorf, caro Doll?/ Come mai sempre chiuso in Kaiserstrasse te ne stai, come mai?/ Lascia tutto per favore, prendi l’auto in poche ore,/ arrivare qui potrai,/ troverai tanto sole, tanta pizza e tanto amore».
Rimanendo in tema italianità, non esiste brano più rappresentativo de “L’italiano”. Cantata dall’eterno secondo Toto Cutugno, nei versi si coglieva uno spaccato di cultura nazionale del tutto incontestabile, in cui non potevano mancare gli spaghetti cotti al punto giusto («Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente»), né ovviamente il caffè («Buongiorno Italia, col caffè ristretto»).
Anche se nel titolo è citato un frutto, di stereotipi si parla anche in “La terra dei cachi”. Elio e le storie tese la portarono sul palco dell’Ariston, nel 1996, mettendo insieme il caffè («Prepariamoci un caffè, non rechiamoci al caffè»), la pasta («Italia sì, Italia no, Italia gnamme, se famo du spaghi») e la pizza («Una pizza in compagnia, una pizza da solo/ Un totale di due pizze e l’Italia è questa qua»).
Il caffè piace molto agli artisti che vanno a Sanremo. Sarà che sono costretti a berne a litri per sopravvivere a quella settimana intensa. Nel 1969, Riccardo del Turco si chiedeva «Cosa hai messo nel caffè», mentre nel 1981, in “Caffè nero bollente” Fiorella Mannoia cantava «Ammazzo il tempo bevendo caffè nero bollente». Nel brano “Nu juorno buono” (Sanremo 2014) Rocco Hunt spiegava che: «È nu juorno buono/ Stamattina mi ha svegliato il sole/ L’odore del caffè». Ma il vero coffee addicted è Alex Britti, che in “7000 caffè” si sfogava così: «7000 caffè,/ Li ho già presi perché/ Sono stanco di stare al volante/ E vorrei arrivare entro sera da te».
La pizza torna anche in “Yanez” di Davide Van De Sfroos. Piazzatosi al 4° posto nel 2011, cantava i “Pirati” della Riviera romagnola, dove si respirava «Uduu de frituura de pèss e de pizza de purtà via», odore di frittura di pesce e di pizza da asporto, e dove al tavolo non mancano mai «Stuzzichini, moscardini e una bibita de quatru culuur». Chi non ha ricordi di vacanza simili a questo, sta mentendo.
Presentata al Festival di Sanremo del 1961 da Wilma De Angelis, “Patatina” poneva ironicamente il focus sul nostro tubero preferito: «un tiepido raggio di sole, frugando nel verde dell’orto, trovò una cosina piccina così, patata, patatì, patatina come te».
Un altro pallino gastronomico del Festival è il pane, o meglio le sue briciole, come quelle cantate da Povia nella canzone “Vorrei avere il becco”, vincitrice del Sanremo 2006. La protuberanza gli serviva «Per accontentarmi delle briciole». In più: «Più o meno come fa un piccione/ Lo so che è brutto il paragone/ Però vivrei con l’emozione/ Di dare fiducia a chi mi tira il pane». Col suo becco, Povia deve aver mangiato quelle briciole che servivano a I Future, voci del brano “Bricole di pane”, arrivata seconda a Sanremo 1987, dietro Michele Zarrillo («Briciole di pane in un sentiero che sai/ prima non avevi visto mai»).
Sulle patatine e sul pane non può mancare il sale. A cantarlo, negli anni, sono in tanti. Claudio Villa e Dominico Modugno, co-interpreti di “Addio… Addio”, vincitrice del Sanremo 1962, gorgheggiavano: «Il nostro amore, acqua di mare, è diventata sale». Per Marco Carta in “La Forza mia” (vincitrice di Sanremo 2009) l’ingrediente arricchiva «un bacio ad acqua salata che ancora più sete di te mi dà». Se vi sembra troppo, possono sempre passarlo a Luca Barbarossa, che nel 2018 sul palco dell’Ariston presentava la bellissima “Passame er sale”, aggiungendo però che «er sale fa male».
C’è anche spazio per l’alimentazione plant based. Infatti, nel 1952, Nilla Pizzi cantava “Papaveri e Papere”, chiedendo «Papà, pappare i papaveri come si fa?». La risposta: «Non puoi tu pappare i papaveri. Che cosa ci vuoi far, così è la vita». È la seconda edizione di Sanremo e la cantante gareggia con ben tre canzoni: “Vola Colomba”, che arriva prima, “Papaveri e Papere”, seconda, “Una donna prega”, terza. Forse dietro questi successi c’erano «campi di grano che dirvi non so» e «insalata da beccare». Rimanendo in tema vegetale ma più vicino al fine dining, nel 1978 Rino Gaetano svelava che Gianna «aveva un fiuto eccezionale per il tartufo».
C’è anche un po’ di beverage. Nella sua “Soldi”, brano vincitore di Sanremo 2019, Mahmood cantava di chi «beve champagne sotto Ramadan». Ma, scavando un po’ nel passato, abbiamo scovato una perla risalente al primo Festival: “Al mercato di Pizzighettone”, interpretata dal Duo Fasano ft. Achille Tognani. I cantanti raccontavano di questo luogo e di un liquore «che i dolori fa scomparir/ Non per mille, non per cento, ma per poco io ve lo do/ È per tutti, per sani e malati, borghesi e soldati/ Vi posso giurar, la mia nonna lo volle assaggiare/ Si mise a gridare, “Mi voglio sposar”».
Parola intraducibile, proprio come la pizza, il gelato non poteva mancare nella nostra rassegna gastro-musicale. Scopriamo così nel 1989, un giovanissimo Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, in “La mia moto” cantava e chiedeva «Per me una birra media e per te un gelato». Nel 2018 Gianna Nannini presentava a Sanremo “Fenomenale”. Tra i versi, ce n’era uno che ancora oggi ci scatena un’immediata voglia di gelato e di amori appassionati: «Ballo in mutande, ingannerò l’attesa/ Di un nostro incontro con un gelato all’amarena/ Quello che ieri dalla mia schiena è soffiato via».
In “Non lo faccio più” Peppino Di Capri confessava di amare «Quei confettini alla frutta/ Che prima di dormire/ Ti mangi tu». Ma occhio a esagerare con quella roba perché «Nel mio pancino goloso/ Li sento andar su e giù/Non lo faccio più!». Tra i dessert non poteva mancare il babà, che come cantava Marisa Laurito «è una cosa seria». Ma nella sua filosofia, il dolce non era il solo a poter consolare. C’è «l’addore d’a pummarola/ Perché quel che mi tira su/ Songo ‘e zite con il ragù». Del resto, «La fortuna è fugace, si sa/ L’amor, l’amor, l’ammore viene e va/ Ma il maccherone resta/ Non c’è sta niente ‘a fa’». Come darle torto.
A Sanremo si parla anche di cibo che non c’è, come accadeva in “Piazza grande” di Lucio Dalla, cantata durante Sanremo 1972: «Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è sulle panchine in Piazza Grande ma quando ho fame di mercanti come me qui non ce n’è». In “Un grande amore e niente più” (Sanremo 1988), Peppino Di Capri si disperava: «Io, chiedo da bere/ Da una fonte asciugata dal sole». La fame diventa politica in “Non è l’inferno”, brano vincitore Sanremo 2012 cantato da Emma: «Se tu che hai coscienza guidi e credi nel paese/ Dimmi cosa devo fare/ Per pagarmi da mangiare,/ Per pagarmi dove stare,/ Dimmi che cosa devo fare». Una delle opzioni potrebbe essere lavorare. Come sa bene Adriano Celentano, “Chi non lavora non fa l’amore”, ma nemmeno mangia. Il messaggio veniva cantato forte e chiaro nel 1970, quando Adriano Celentano sottolineava come, non lavorando, le cose potessero mettersi male: «A casa stanco ieri ritornai/ Mi son seduto, niente c’era in tavola/ Arrabbiata lei mi grida che ho scioperato due giorni su tre».
Insomma, il cibo è felicità, e noi italiani, da sempre, siamo bravissimi a raccontarla. Nel 1982, pur arrivano secondi, Al Bano e Romina Power hanno sintetizzato la ricetta della “Felicità” in un «bicchiere di vino con un panino». È successo a tutti, pur con questo pranzo apparentemente frugale, di sentire la voglia di urlare di felicità e, magari, di cantare in ogni fibra del corpo. Questa è la vostra settimana: sgolatevi con le cover, polemizzate sui concorrenti e sulle giacche di Amadeus. La felicità arriverà da sola.
Dario Salvatori per Dagospia il 26 gennaio 2022.
Morandi-Ranieri. La storia della canzone italiana a partire dagli anni Sessanta. Diciamo subito che hanno sempre votato comunista, almeno fino a che è esistito il Pci. Forse anche un po’ dopo. Entrambi di origini umilissime: a 13 anni Morandi vendeva gelati e mostaccioli nell’unico cinema di Monghidoro; Ranieri cantava nei ristoranti turistici al Pallonetto, Santa Lucia, come Gianni Rock.
Tante le similitudini, in assenza di talent. E allora perché rivali? Vox populi, l’Italia che tifa e si schiera, per un ciclista, una squadra, perché non un cantante, tanto più se canta bene, ha un sorriso che spacca e piace alle teenagers, alle mamme e dopo qualche anno addirittura alle nonne. Quest’anno Sanremo li vedrà schierati, molto motivati, sicuramente ben piazzati nella classifica provvisoria, fino a quando la notte di sabato, con i social sempre più organizzati, sconvolgerà la classifica.
All’inizio ci fu “Canzonissima”, programma televisivo del sabato sera, a partire dal 1956 (all’inizio “Le canzoni della fortuna”), dal 1958 “Canzonissima”, in grado di far sognare gli italiani due volte: con le canzoni più popolari pronte da cantare e con il miraggio di vincere la Lotteria di Capodanno. Nel 1964 Gianni Morandi vince a braccia alzate il Cantagiro, manifestazione itinerante, mutuata dal Giro d’Italia, con tanto di tappe giornaliere e l’obbligo contrattuale di entrare nella città ospitante a bordo di auto scoperte e consegnarsi direttamente alle follie dei fans che bloccano il traffico. Morandi vince con “In ginocchio da te”, la sua prima canzone a stampo melodico e ad ampio rilascio orchestrale.
Non c’è tempo di partecipare a “Canzonissima” 1964-’65 dove trionfa Claudio Villa con “’O sole mio”. Ma l’anno dopo stravince con “Non son degno di te”, della rodata coppia Migliacci-Zambrini (arrangiamenti equamente divisi fra i due futuri Premio Oscar, Ennio Morricone e Luis Bacalov). Si accende la rivalità con Claudio Villa, che si piazza solo terzo con “La canzone dell’amore”. I cantanti gareggiavano da settembre al 6 gennaio, una gara lunga, con autotreni carichi di cartoline postali (si vinceva con quelle) che attraversavano l’Italia. Le case discografiche erano ricche, con ampi margini di guadagno e dunque un investimento di qualche tonnellata di cartoline poteva starci. L’Italia che và, che spera, ride, canta, spende soldi e tifa.
Nell’estate del 1966 Gianni Morandi vince il suo secondo Cantagiro con “Notte di Ferragosto”, praticamente senza rivali. Arriva “Canzonissima” 1966-‘67 e torna la rivalità con il Reuccio. Quest’ultimo azzecca la canzone, “Granada”, un brano messicano del 1932 scritto da Augustin Lara, Morandi la sbaglia. “La fisarmonica”, la canzone che ha sempre odiato, anche perché fu costretto a cantarla nella serata finale con la morte del cuore. Era nata la sua prima figlia, Serena, che visse soltanto poche ore.
La rivalità fra i due cantanti si ripresenta nella “Canzonissima” 1968-’69 e stavolta la scelta sbagliata si capovolge: Morandi vince con “Scende la pioggia”, secondo Claudio Villa, che però cozza con “Povero cuore”, decisamente un brano trascurabile del suo repertorio.
Siamo alla “Canzonissima” 1969-’70. La rivalità fra i due cantanti si ripropone. Morandi vince la sua terza “Canzonissima” con “Ma chi se ne importa”, impostando il suo naturale agonismo sul cantante romano, ancora secondo con “Il sole caldo del mattino”. E’ evidente che il pubblico vuole da Villa i classici, italiani o napoletani che siano, poco gradisce i brani di nuovo conio. L’errore strategico del cantante emiliano è quello di non avvedersi del diciannovenne Massimo Ranieri, che nel 1967 aveva trionfato al Cantagiro, girone B, con “Pietà per chi ti ama” e nell’estate 1969 vincendo fra i big con “Rose rosse”. Si piazza al terzo posto con “Se bruciasse la città”, sicuramente la canzone migliore del podio. Sarà proprio lui a dargli filo da torcere.
La “Canzonissima” 1970-’71 decreta di fatto il passaggio di consegne. Massimo Ranieri, che ha 20 anni, riceve una canzone dal suo gruppo di lavoro, Bigazzi-Polito-Savio, “Vent’anni”, autobiografismo sfacciato; mentre Morandi porta in gara “Capriccio” (Migliacci-Lusini-Farina-Pintucci), un secondo posto da canto del cigno.
Per l’edizione 1971-1972 entrano in ballo le majors, la Rca e la Cgd (ex Cbs) e il gioco di squadra si fa duro. Vincitore del Festival di Sanremo 1971, con “Il cuore è uno zingaro”, per la Rca Nicola Di Bari sembra il cavallo giusto per contrastare Ranieri in gara con “Via del Conservatorio”. E’ infatti vince il cantante di Zapponeta, secondo posto per l’interprete napoletano. Anche se la Rca chiede e ottiene che Di Bari non entri in eliminatoria con Ranieri. Ma l’anno dopo, 1972-’73, Ranieri depone definitivamente Morandi vincendo la sua seconda “Canzonissima” con “Erba di casa mia”. Declinante Morandi anche se al secondo posto con “Il mondo cambierà”.
Da quel momento la gara tra i due sembra sospesa. Manco per niente. I due prediligono il ruolo di attore: Ranieri diretto da registi importanti, quali Steno, Giorgio Strehler, Giorgio De Lullo, Giuseppe Patroni Griffi, Mauro Bolognini; Morandi alle prese con un rilancio con le fiction e con la sua rinascita con “Canzoni stonate” (1981, Mogol e Aldo Donati gli autori).
Oggi, Morandi (77 anni), Massimo Ranieri (71 e prossimo padre) tornano in gara: Morandi ancora in fissa con Jovanotti con “Apri tutte le porte” (echi Tamla Motown, ritmica sostenuta, molto Sixty); Ranieri con un titolo che sembra strappato da una canzone sanremese degli anni Cinquanta, “Lettera al di à del mare”. In realtà carico di emotività e rimandi esistenziali, scritto da Fabio Ilacqua, l’autore di “Occidentali’s karma”.
Non credo che a nessuno dei due piaccia arrivare alle spalle dell’altro. Dunque una fiera contesa. Vedremo. Peccato che certe sfide non piacciano ai giovani artisti, per esempio Achille Lauro e Mahmood. Sono giovani, è vero, ma conoscono alla perfezione i veleni, il business e gli schieramenti di questo mestiere. Del resto, come diceva Ennio Flaiano: “In Italia non ci sarà mai la rivoluzione, perché ci conosciamo tutti”. Figuriamoci a Sanremo.
Sanremo, i vincitori: da Claudio Villa alla carneade Gilda fino ai Pooh. Ma ve li ricordate tutti? Redazione Spettacoli su Il Corriere della Sera l'1 febbraio 2022.
Dalla prima edizione del 1951 ai Maneskin l’anno scorso una carrellata sui trionfatori al Festival.
1951: Nilla Pizzi («Grazie dei fior») e 1952: Nilla Pizzi («Vola colomba»)
Sanremo è arrivato alla 71 edizione: l’hanno vinto cantanti celeberrimi e carneadi buoni per una stagione. Ma ve li ricordate tutti? Eccoli, dal primo all’ultimo. La prima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo nel 1951. Tre i cantanti in gara: Nilla Pizzi, che si aggiudica il primo premio con la canzone “Grazie dei fiori”, il celebre Achille Togliani e il Duo Fasano, 20 le canzoni in concorso. L’anno successivo vengono inviate alla commissione esaminatrice 300 inediti dalle case discografiche, ne vengono selezionate 20. Il concorso se lo aggiudica “Vola colomba”, ma la canzone di maggior successo sarà la seconda classificata “Papaveri e papere”, entrambe interpretate da Nilla Pizzi
1953: Carla Boni e Flo Sandon’s («Viale d’autunno»)
Nel 1953 il Festival vedrà trionfare “Viale d’autunno” interpretata da Carla Boni e Flo Sandon’s. La doppia esecuzione viene accompagnata da due orchestre, una più tradizionale guidata dal maestro Cinico Angelini e una più moderna diretta da Armando Trovajoli. Nella foto si riconoscono da destra: Carla Boni, Flo Sandon’s e il presentatore Nunzio Filogamo
1954: Giorgio Consolini («Tutte le mamme»)
Nel 1954 Giorgio Consolini interpreta “Tutte le mamme”, vincitrice del 4° Festival della Canzone
1955: Claudio Villa («Buongiorno tristezza»)
Claudio Villa con Maria Teresa Ruta, presentatrice del Festival. La canzone vincitrice nel 1955 è “Buongiorno tristezza” interpretata da Villa e da Tullio Pane
1956: Franca Raimondi («Aprite le finestre»)
Il Festival del 1956 è stato dedicato ai cantanti debuttanti e sarà proprio Franca Raimondi ad aggiudicarsi con “Aprite le finestre” il primo posto
1957: Claudio Villa («Corde della mia chitarra»)
Nel 1957 si torna alla doppia interpretazione e ai grandi nomi della musica leggera, vincerà “Corde della mia chitarra” cantata da Claudio Villa e da Nunzio Gallo, nella foto “ il Reuccio” circondato dalle ammiratrici
1958: Domenico Modugno («Nel blu dipinto di blu»)
L’ottava edizione del Festival vede il trionfo di “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno autore e interprete, in abbinamento con Johnny Dorelli
1959: Domenico Modugno-Johnny Dorelli («Piove-ciao ciao bambina»)
Nel 1959 l’abbinamento vincente Modugno-Johnny Dorelli replica il grande successo con “Piove (Ciao ciao bambina)”
1960: Tony Dallara e Renato Rascel («Romantica»)
“L’urlatore” Tony Dallara e il romantico Renato Rascel si aggiudicano il primo posto nel 1960 con “Romantica”
1961: Betty Curtis («Al di là»)
Luciano Taioli bacia Betty Curtis dopo la vittoria nel 1961 con “Al di là”
1962: Domenico Modugno e Claudio Villa ( «Addio...addio»)
1963: Tony Renis («Uno per tutte»)
Vincitore del Festival nel 1963 è Tony Renis con “Uno per tutte”, nella foto con le sue ammiratrici
1964: Gigliola Cinquetti («Non ho l’età»)
Una giovanissima Gigliola Cinquetti raggiunge il successo con “Non ho l’età”, 1964
1965: Bobby Solo («Se piangi, se ridi»)
Reduce del successo di “Una lacrima sul viso”, vince il Festival Bobby Solo con “Se piangi, se ridi”, 1965
1966: Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti («Dio, come ti amo»)
Domenico Modugno in abbinata con Gigliola Cinquetti torna a vincere il Festival con la canzone “Dio, come ti amo”, 1966. Celentano porterà al successo “Il ragazzo della via Gluck” e Caterina Caselli “Nessuno mi può giudicare”
1967: Claudio Villa-Iva Zanicchi («Non pensare a me»)
Il “Leone di Sanremo” se lo aggiudicano Claudio Villa e Iva Zanicchi con “Non pensare a me”, 1967; è l’ anno in cui Luigi Tenco si toglie la vita nell’albergo dove era ospite per il Festival dopo che la sua canzone “Ciao amore ciao”, fu esclusa dalla finale
1968: Sergio Endrigo e Roberto Carlos («Canzone per te»)
Il diciottesimo Festival vede protagonisti Sergio Endrigo e Roberto Carlos con “Canzone per te”. Ospite d’onore Louis Armstrong e prima edizione condotta da Pippo Baudo
1969: Bobby Solo e Iva Zanicchi («Zingara»)
Bobby Solo e Iva Zanicchi vincitori con “Zingara”, in gara la sola e unica volta Lucio Battisti con “Un’avventura”
19 di 71
1970: Adriano Celentano e Claudia Mori («Chi non lavora non fa l’amore»)
La coppia più bella del mondo, Adriano Celentano e Claudia Mori, vince con la canzone “Chi non lavora non fa l’amore”, 1970
1971: Nada e Nicola Di Bari («Il cuore è uno zingaro»
“Il cuore è uno zingaro” vince il Festival del 1971 cantata da Nada e da Nicola Di Bari
1972: Nicola Di Bari («I giorni dell’arcobaleno»)
Nicola di Bari vince la ventiduesima edizione con “I giorni dell’arcobaleno”
1973: Peppino di Capri («Un grande amore e niente più»)
Mike Bongiorno presenta Peppino di Capri, primo classificato con “Un grande amore e niente più”
1974: Iva Zanicchi («Ciao cara come stai?»)
Iva Zanicchi canta “Ciao cara come stai?” e vince il ventiquattresimo Festival
1975: Gilda («Ragazza del sud»)
La meteora Gilda vince nel 1975 con “Ragazza del Sud”
1976: Peppino di Capri («Non lo faccio più»)
Il ventiseiesimo festival vede in gara una divisione a squadre dei cantanti, vince Peppino di Capri con “Non lo faccio più”
1977: Homo Sapiens («Bella da morire»)
Il gruppo Homo Sapiens vince l’edizione del 1977 con la canzone “Bella da morire”. Il Festival, traslocato al Teatro Ariston, è per la prima volta trasmesso in televisione a colori
1978: Matia Bazar («...e dirsi ciao»)
I Matia Bazar vincono con la canzone “…e dirsi ciao”, 1978
1979: Mino Vergnaghi ( «Amare»)
“Amare”, cantata dall’outsider Mino Vergnaghi, vince senza molto clamore nel 1979
1980: Toto Cutugno («Solo noi»)
Nella trentesima edizione del Festival non ci fu l’orchestra i cantanti si esibirono su basi registrate. Vinse Toto Cutugno con “Solo noi”
1981: Alice («Per Elisa»)
Nel 1981 trionfa Alice con “Per Elisa”, torna al Festival come presentatrice Nilla Pizzi che affianca nella conduzione Eleonora Vallone e Claudio Cecchetto
1982: Riccardo Fogli («Storie di tutti i giorni»)
Vince l’edizione del 1982 Riccardo Fogli con “Storie di tutti i giorni”, Romina Power e Al Bano trionfano nelle vendite con “Felicità”. Il premio della critica viene assegnato a Mia Martini con “E non finisce mica il cielo”
1983: Tiziana Rivale («Sarà quel che sarà»)
Tiziana Rivale canta “Sarà quel che sarà” e vince il 33° Festival della Canzone italiana. Per la prima volta, il voto popolare viene collegato al concorso Totip
1984: Al Bano e Romina («Ci sarà»)
Pippo Baudo, nel 1984, torna a condurre il Festival che vede vincitori Al Bano e Romina Power con “Ci sarà”. Per la prima volta è prevista una gara dedicata agli artisti emergenti nella categoria “Nuove proposte” vinta da Eros Ramazzotti
1985: Ricchi e Poveri («Se m’innamoro»)
Vincono, dopo 15 anni di presenza al Festival, i Ricchi e Poveri con la canzone “Se m’innamoro”, 1985
1986: Eros Ramazzotti («Adesso tu)
Il trentaseiesimo Festival viene affidato a Loretta Goggi, prima conduttrice femmina, i cantanti riprendono a esibirsi dal vivo e vince il giovane Eros Ramazzotti con “Adesso tu”
1987: Morandi-Ruggeri-Tozzi («Si può dare di più»)
L’ edizione del Festival del 1987 viene interrotta da Pippo Baudo per dare l’annuncio della morte di Claudio Villa. Vincono Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi che cantano insieme “Si può dare di più”
1988: Massimo Ranieri («Perdere l’amore»)
Massimo Ranieri vince l’edizione del Festival di Sanremo del 1988 con “Perdere l’amore”
1989: Anna Oxa e Fausto Leali («Ti lascerò»)
Anna Oxa alla sua settima performance al teatro Ariston vince, in coppia con Fausto Leali, il trentanovesimo Festival con la canzone “Ti lascerò”
1990: Pooh («Uomini soli»)
Nel 1990 trionfano al Festival i Pooh con la canzone “Uomini soli”, è l’edizione del ritorno al passato con l’orchestra che accompagna nuovamente le esibizioni e con l’accoppiata artisti italiani e stranieri
1991: Riccardo Cocciante («Se stiamo insieme»)
Viene premiato Riccardo Cocciante con la canzone “Se stiamo insieme”, 1991
1992: Luca Barbarossa («Portami a ballare»)
1993: Enrico Ruggeri («Mistero»)
“Mistero” è il brano che porta alla vittoria per la seconda volta Enrico Ruggeri nel 1993
1994: Enrico Ruggeri («Passerà»)
Aleandro Baldi porterà alla vittoria del festival la canzone “Passerà”
1995: Giorgia («Come saprei»)
Il quarantacinquesimo Festival è quello dei record, Giorgia con “Come saprei” vince il primo posto, il Premio della Critica, il Premio radio/TV e il Premio autori
1996: Ron e Tosca («Vorrei incontrarti fra cent’anni»)
Vince l’edizione del 1996 il brano “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, cantato da Tosca e Ron
1997: Jalisse («Fiumi di parole»)
I Jalisse vincono con “Fiumi di parole” il Festival del 1997
1998: Annalisa Minetti («Senza te o con te»)
Annalisa Minetti vince con la canzone “Senza te o con te” entrambe le sezioni del Festival “Giovani” e “Campioni”
1999: Anna Oxa («Senza pietà»)
Anna Oxa trionfa al Festival con il brano “Senza pietà”
2000: Avion Travel («Sentimento»)
Nel 2000 sarà la Piccola Orchestra Avion Travel a vincere con “Sentimento”
2001: Elisa («Luce»)
Elisa vincitrice del cinquantunesimo Festival con “Luce”, coinvolge in un ballo scatenato la conduttrice Raffaella Carrà
2002: Matia Bazar («Messaggio d'amore»)
I Matia Bazar trionfano al Festival con “Messaggio d’amore” nel 2002
2003: Alexia («Per dire di no»)
Nel 2003 vince la categoria Campioni: Alexia con il brano “Per dire di no”, secondo classificato Alex Britti con “7000 caffè”, terzo arriva Sergio Cammariere con “Tutto quello che un uomo”
2004: Marco Masini («L’Uomo Volante»)
Simona Ventura presenta il vincitore del 54° Festival di Sanremo: Marco Masini, con il brano “L’uomo volante”
2005: Francesco Renga («Angelo»)
Vince il Festival del 2005 Francesco Renga che presenta “Angelo”
2006: Povia («Vorrei avere il becco»)
Il 2006 è l’anno di Povia con “Vorrei avere il becco”
2007: Simone Cristicchi («Ti regalerà una rosa»)
Pippo Baudo abbraccia il vincitore del 57° Festival di Sanremo Simone Cristicchi primo con il brano “ Ti regalerò una rosa”
2008: Giò di Tonno e Lola Ponce («Colpo di fulmine»)
Giò Di Tonno e Lola Ponce cantano “Colpo di Fulmine”, vincono il Festival del 2008
2009: Marco Carta («La forza mia»)
Il giovane Marco Carta trionfa con il brano “La forza mia”
2010: Valerio Scanu («Per tutte le volte che...»)
Valerio Scanu vince la categoria Artisti con la canzone “Per tutte le volte che…”
2011: Roberto Vecchioni («Chiamami ancora amore»)
Con “Chiamami ancora amore” Roberto Vecchioni vince il 61° Festival della Canzone italiana e riceve il premio dal presentatore Gianni Morandi
2012: Emma («Non è l’inferno»)
Emma portata in trionfo dai due presentatori Rocco Papaleo e Gianni Morandi, dopo aver vinto con il brano “Non è l’inferno”
2013: Marco Mengoni («L’essenziale)
Marco Mengoni canta “L’essenziale”: è il vincitore del 63° Festival di Sanremo
2014: Arisa («Controvento»)
Arisa trionfa con “Controvento” al Festival di Sanremo del 2014
2015: Il Volo, «Grande amore»
Il trio Il Volo vince la 65esima edizione del Festival di Sanremo con la canzone “Grande amore”
2016: Stadio («Un giorno mi dirai»)
Nel 2016 vincono un po’ a sorpresa gli Stadio con un «Giorno mi dirai»
2017: Gabbani («Occidentali’s Karma»)
Nel 2017, il trionfo di Gabbani «Occidentali’s Karma»
2018: Ermal Meta e Fabrizio Moro («Non mi avete fatto niente»)
Il 2018 è l’anno della coppia Ermal Meta e Fabrizio Moro con «Non mi avete fatto niente»
2019: Mahmood («Soldi»)
Nel 2019, Mahmood sorprende tutti e si aggiudica il Festival con «Soldi»
2020: Diodato («Fai rumore»)
Diodato vince nel 2020 con «Fai rumore»
2021: Måneskin («Zitti e buoni»)
E l’anno scorso sono i Måneskin a iscrivere per la prima volta il rock nell’albo d’oro del Festival con «Zitti e buoni», prima tappa di un’incredibile scalata che li ha portati prima a vincere l’Eurovision e poi a conquistare l’America. Nel 2022 saranno ospiti alla prima serata: chi se lo aggiudicherà quest’anno?
Sanremo 2022, il passato e il presente: tutta la storia del festival. Rita Celi su La Repubblica il 25 Gennaio 2022.
Oltre sette decenni di musica, polemiche e fiori, dal debutto alla radio nel 1951 all'edizione del 2021, la prima senza pubblico.
Gli anni Cinquanta: le grandi voci
È il 29 gennaio 1951 quando dal salone delle feste del Casino di Sanremo Nunzio Filogamo dà il via alla prima edizione del Festival della canzone italiana (ma solo nel '52 aprirà con il suo consueto saluto "Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate"). Per tutti gli anni 50 sono venti i brani in gara interpretati da tre, poi cinque, poi sempre più cantanti. Ecco quindi perché nelle prime edizioni Nilla Pizzi conquista primo e secondo posto (nel '52 anche il terzo), ma a vincere sono le canzoni. Tra i protagonisti del decennio ci sono Achille Togliani, Gino Latilla, Natalino Otto e Teddy Reno. Nel '55 il festival arriva in tv e il debuttante Claudio Villa vince con Buongiorno tristezza. L'anno successivo tra gli autori appare il nome di Domenico Modugno (la sua Musetto cantata da Gianni Marzocchi arriva ottava) ma nel '58 nessuno vuole la sua canzone. Modugno diventa così il primo cantautore del festival e le sue braccia spalancate infiammano il palco: Nel blu dipinto di blu entra nella storia della musica italiana, anche se da subito per tutti diventa Volare. Per lui il bis nel '59 con Piove, sempre in coppia con Johnny Dorelli.
"Non solo canzonette";: l'Italia del boom attraverso Sanremo
Da Modugno a Celentano, da Mina a Gigliola Cinquetti: le prime, seguitissime edizioni del Festival di Sanremo riflettono il percorso dell’Italia dal dopoguerra al boom, dalla povertà al benessere, da società contadina a moderna potenza industriale. "Non solo Canzonette", il libro di Leonardo Campus edito da Le Monnier racconta questo momento di passaggio della società italiana utilizzando una categoria di fonti storiche inconsueta e formidabile: le canzoni di Sanremo. Di seguito alcune foto storiche del Festival
1961: Adriano Celentano dà le spalle al pubblico all’inizio della sua interpretazione di Ventiquattromila baci. Ed è subito scandalo
Gli anni Sessanta: arrivano gli urlatori
Il 1960 si apre con Romantica di Renato Rascel affiancato da Tony Dallara ma in gara c'è anche Mina in coppia con Teddy Reno con Le mille bolle blu. Il 1961 è segnato da una flotta di debuttanti che cambia i connotati del festival: in una sola edizione salgono sul palco Adriano Celentano e Little Tony che arrivano secondi con 24mila baci, e poi tra gli altri Milva, Edoardo Vianello, Gino Paoli, Jimmy Fontana, e un giovane autore, Mogol, che arriva dritto in cima con Al di là cantata da Betty Curtis e Luciano Tajoli. Il 1964 è l'anno in cui i cantanti in gara vengono accoppiati con artisti stranieri, la sedicenne Gigliola Cinquetti vince con Non ho l'età, due anni dopo di nuovo al primo posto insieme a Modugno con Dio, come ti amo, seguita al secondo posto da un'altra giovane esordiente, Caterina Caselli che canta Nessuno mi può giudicare. Il 1967 è stravolto dal suicidio di Luigi Tenco, il '68 vede sul podio Sergio Endrigo con Roberto Carlos, Ornella Vanoni e Marisa Sannia, Celentano con Milva. Il decennio si chiude con Zingara cantata da Bobby Solo e Iva Zanicchi, Una giovanissima Nada si piazza al quinto posto e al nono arriva Lucio Battisti, in coppia con Wilson Pickett, ma per lui il festival rimane solo Un'avventura.
Gli anni Settanta: i cantautori
La prima edizione del nuovo decennio vede nelle prime tre posizioni Adriano Celentano con Claudia Mori, Nicola di Bari con i Ricchi e Poveri, Sergio Endrigo con Iva Zanicchi. Nel '71 i vincitori sono Nada e Nicola Di Bari con Il cuore è uno zingaro e, al terzo posto, Lucio Dalla con 4/3/'43. Nel corso del decennio Mike Bongiorno è quasi il conduttore fisso e nel '77 è lui a celebrare la nuova sede al teatro Ariston insieme al debutto della tv a colori. Sono gli anni dei cantautori (Lucio Dalla torna nel '72 e arriva ottavo con Piazza Grande) . Quella del '78 è l'edizione condotta da Beppe Grillo, vincono i Matia Bazar con E dirsi ciao seguiti da due debuttanti: al secondo posto una giovanissima Anna Oxa e al terzo Rino Gaetano con Gianna. Ma i 70 sono gli anni dei gruppi, dai Camaleonti ai Pandemonium, Schola Cantorum, Giardino dei semplici e molti altri: nel '77 ai primi tre posti ci sono gli Homo Sapiens, i Collage e i Santo California.
Sanremo, da Conchita Wurst a Boy George: 30 anni di ospiti "pericolosi"
E' il festival italiano per antonomasia. Quello, che almeno una volta, calamitava l'attenzione delle famiglie davanti al piccolo schermo. Su quel palco si comprendevano gli umori di un Paese e talvolta si anticpavano le mode grazie anche gli ospiti stranieri. Sono tantissimi quelli che negli anni hanno calcato il palco dell'Ariston, scatenando talvolta discussioni e polemiche. E accade anche questa volta dopo l'annuncio della partecipazione di Conchita Wurst. Ma la drag queen austriaca non è certo la prima ad essere considerata "ingombrante" per il bon-ton dell'Ariston. Ricordiamo gli anni '80, quando sul palco di Sanremo arrivarono i Culture Club e un giovanissimo Boy George, oltre ai Queen e Bob Geldof. In tempi recenti, ha fatto discutere invece l'esibizione di Dita von Teese, la regina del burlesque che, coperta solo di diamanti (per un valore di 2,5 milioni di dollari) fu la regina del Festival nel 2010. Nelle foto che seguono, ecco alcuni degli ospiti "pericolosi" (ovviamente non tutti) che, tra polemiche e dibattiti, si sono esibiti a Sanremo degli ultimi 30 anni
1984, Queen
Gli anni Ottanta: musica e paillettes
Il decennio si apre con Roberto Benigni alla conduzione (insieme a Claudio Cecchetto e Olimpia Carlisi) e il famoso monologo in cui parla di 'Wojtylaccio'. Vince Toto Cutugno con Solo noi, al terzo posto arriva Pupo con Su di noi, seguito da Gianni Morandi con Mariù, brano scritto da Ron e De Gregori e arrangiato da Lucio Dalla. Il 1981 è l'anno di Maledetta primavera di Loretta Goggi, Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri, Ancora di Edoardo De Crescenzo, ma a vincere è Alice con Per Elisa firmata Franco Battiato. L'anno successivo vince Felicità di Al Bano e Romina e in gara tra gli esordienti al festival ci sono anche Vasco Rossi (Vado al massimo), Zucchero (Una notte che vola via) e Mia Martini che vince il premio della critica con E non finisce mica il cielo scritta per lei da Ivano Fossati. Nell'84 torna Pippo Baudo, viene introdotta la sezione Nuove proposte dove vince Eros Ramazzotti con Terra promessa (e due anni dopo trionfa anche tra i Campioni con Adesso tu). L'edizione 1989 è quella condotta dai 'figli d'arte' (Danny Quinn, Paola Dominguin, Gianmarco Tognazzi e Rosita Celentano) ed è segnata dalle polemiche per gli interventi comici di Beppe Grillo e del trio Marchesini-Lopez-Solenghi. Debutta Jovanotti che arriva quinto con Vasco e il decennio si chiude con Raf, quindicesimo, con Cosa resterà degli anni Ottanta.
Sanremo, tutte le signore dell'Ariston
"Bastiamo io e Maria De Filippi". L'assenza della figura delle vallette a Sanremo è stata spiegata così da Carlo Conti, al timone del festival per il terzo anno consecutivo. In molti si sono mostrati perplessi di fronte all'eliminazione di questa figura storica dall'edizione 2017 dell'appuntamento musicale più atteso e discusso in Itala. Le hanno sempre chiamate vallette, ma nel corso degli anni sono diventate qualcosa di più. Accanto a storici conduttori del Festival di Sanremo come Mike Bongiorno, che ha presentato la manifestazione undici volte, o Pippo Baudo, che detiene il record con tredici edizioni, ci sono sempre state loro: le signore del teatro Ariston. Modelli di fascino e bellezza della loro epoca, da semplici e graziose comparse si sono col tempo trasformate in vere e proprio spalle fino a ottenere ruoli di co-conduzione. Gli esempi più recenti sono quelli di Antonella Clerici, Gabriella Carlucci e Luciana Littizzetto, ma non deve essere dimenticata nemmeno Gabriella Farinon, pioniera della conduzione al femminile. Ecco alcune delle più famose figure femminili che, dal 1951 ad oggi, hanno conquistato il palco dell'Ariston
Gli anni Novanta: debuttanti di successo
Nel 1990 si torna a cantare dal vivo con l'orchestra, vincono i Pooh con Uomini soli, Marco Masini debutta e vince tra le Novità con Disperato. L'anno seguente il duello è tra Riccardo Cocciante, che arriva primo, e Renato Zero al secondo posto tra le proteste del pubblico dell'Ariston, Masini al terzo accontenta tutti. Dal '92 torna Pippo Baudo, nel '93 Laura Pausini debutta e vince tra le Novità con La solitudine e nell'edizione successiva arriva terza tra i Campioni dopo Aleandro Baldi e Signor tenente di Giorgio Faletti. Tra i giovani debuttano Giorgia, che l'anno seguente trionfa tra i Big con Come saprei, e Andrea Bocelli che vince le Nuove proposte con Il mare calmo della sera e nel '95 arriva quarto con Con te partirò. Nel '96 Elio e le Storie Tese danno spettacolo con La terra dei cachi che arriva seconda tra Ron e Tosca che vincono con Vorrei incontrarti tra cent'anni e Giorgia. L'edizione del '97 è condotta da Mike Bongiorno con Piero Chiambretti e Valeria Marini ed è l'anno dei Jalisse che vincono con Fiumi di parole. Tra le Nuove proposte vincono Paola e Chiara con Amici come prima, seguite da Alex Baroni, Niccolò Fabi e, al quarto posto, uno sconosciuto Mikimix che si farà notare in seguito col nome di Caparezza. Il decennio si chiude con l'arrivo di Fabio Fazio e tre donne sul podio: Anna Oxa, Antonella Ruggiero e Mariella Nava. Daniele Silvestri vince il premio della critica con Aria. Tra i Giovani debutta Max Gazzè e vince Alex Britti con Oggi sono io.
Tutti i presentatori di Sanremo: da Nunzio Filogamo a Fazio-Littizzetto
Fabio Fazio e Luciana Littizzetto sono stati i protagonisti del Festival di Sanremo negli ultimi due anni. Ma la storia di Sanremo, che è lunga 64 anni, ha visto di tutto e di più nel ruolo del "bravo presentatore". In tutte le sue possibili varianti: dalla monoconduzione alla Nunzio Filogamo degli albori del festival ("cari amici vicini e lontani...") fino alle improbabili conduzioni di gruppo dei figli d'arte del 1989. Dagli "untouchables" Bongiorno e Baudo agli innovatori Bonolis, Chiambretti e lo stesso Fazio con florilegio di partner femminili. Vi proponiamo un viaggio per immagini attraverso i presentatori di Sanremo, dal 1951 al 2014. Pronti ad aggiungere la foto di Carlo Conti all'album di famiglia...
Gli anni Duemila: si cambiano le regole
La prima edizione del nuovo millennio è segnata dalla vittoria degli Avion Travel e vede tra i campioni Irene Grandi che arriva seconda con La tua ragazza sempre di Vasco Rossi e Gaetano Curreri, Max Gazzè, Samuele Bersani con Replay, una canzone firmata da Lucio Dalla, Carmen Consoli e Subsonica. Nel 2001 Raffaella Carrà vede il trionfo dell'esordiente Elisa tra i campioni e i Gazosa tra i Giovani. Poi torna Pippo Baudo che viene strapazzato da Benigni che torna all'Ariston da superospite. Silvestri vince il premio della critica con Salirò mentre tra i giovani debutta e vince la quindicenne Anna Tatangelo. Nel 2005 il debuttante è Paolo Bonolis che cambia le regole, introduce nuove categorie dividendo la gara tra uomini, donne, gruppi, classic e giovani, e vince Francesco Renga con Angelo. Stesse categorie anche nell'edizione successiva presentata da Giorgio Panariello che vede anche la serata dei duetti (con Tiziano Ferro che accompagna Michele Zarrillo) e viene vinta da Povia con Vorrei avere il becco. Nel 2007 torna Pippo Baudo (insieme a Michelle Hunziker) che ripristina lo schema classico. Tra i Campioni vince Simone Cristicchi e tra i Giovani Fabrizio Moro. Il decennio si chiude con il ritorno di Paolo Bonolis, con la polemica per la canzone di Povia Luca era gay che arriva seconda e per l'arrivo sul palco dell'Ariston dei protagonisti dei talent: da Amici arriva Marco Carta, e vince. Nel 2009 sono i giovani a duettare con i big: tra gli autori che accompagnano i pupilli ci sono Lucio Dalla in coppia con Iskra, Pino Daniele suona la chitarra per Silvia Aprile, e Zucchero si esibisce con la figlia Irene. Tra le Proposte vince Arisa con Sincerità seguita da Malika Ayane con un brano scritto da Giuliano Sangiorgi, Come foglie.
Verso Sanremo: i vincitori del Festival ieri e oggi
Dal 1951 ad oggi il Festival di Sanremo è un'appuntamento imperdibile per chi ama la musica italiana. La manifestazione, che dal 1976 si svolge al teatro Ariston del comune rivierasco, ha cambiato più volte formula nel corso degli anni. Trasmesso in radio fino al 1954, il Festival è diventato, con lo sbarco in tv l'anno successivo, un evento mediatico capace di trasformare molti dei suoi vincitori in veri e propri "big" della canzone italiana. Non manca moltissimo al prossimo Sanremo, condotto da Carlo Conti con l'aiuto di Arisa ed Emma Marrone (due che il festival l'hanno vinto). In questa gallery vi proponiamo un "ripasso" particolare, mostrandovi come sono, oggi, coloro che hanno trionfato sul palco dell'Ariston in passato: dalla stessa Arisa, vincitrice dell'ultima edizione, a Iva Zanicchi, passando per Jalisse, Eros Ramazzotti e Homo Sapiens
Arisa, Controvento, Sanremo 2014
Gli anni Dieci: avanzano i Giovani
Il 2010 si apre con Antonella Clerici in un'edizione segnata dall'invasione di ex talent e le proteste per la classifica finale, quando anche gli orchestrali esprimono il proprio dissenso lanciando in aria gli spartiti. Vince Valerio Scanu, Marco Mengoni arriva terzo e al secondo posto si piazza l'insolito trio formato da Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici. Roberto Vecchioni vince l'edizione 2011 condotta da Gianni Morandi che torna anche l'anno successivo quando sul podio salgono Emma, Arisa e Noemi. Il 2012 segna anche l'ultima apparizione in tv di Lucio Dalla che dirige l'orchestra per Pierdavide Carone in gara tra i big con Ninì. Nel 2013 torna Fabio Fazio con Luciana Littizzetto e di nuovo anche Elio e le Storie Tese che arrivano secondi con La canzone mononota dopo Marco Mengoni che trionfa con L'essenziale. Dopo un'altra edizione targata Fazio, nel triennio successivo arriva Carlo Conti: nel 2015 vince Il Volo, l'anno seguente tocca agli Stadio e tra le Nuove proposte spuntano Francesco Gabbani al primo posto con Amen (e l'edizione successiva vince tra i big con Occidentali's Karma), Ermal Meta (che vincerà nel 2018 insieme a Fabrizio Moro) e Mahmood che nel 2019 trionfa a Sanremo Giovani e poi tra i big con Soldi. Il biennio 2018-2019 è segnato dalla rivoluzione di Claudio Baglioni che riporta le canzoni (anche le sue) e gli artisti in primo piano.
Gli anni Venti: l'Ariston senza pubblico
Il 2020 si cambia formula con la coppia Amadeus-Fiorello: l'edizione che festeggia i 70 anni del Festival è un successo e un trionfo di ascolti (11 milioni 476 mila spettatori con il 60.06% di share per la serata finale), anche grazie alla clamorosa eliminazione di Bugo e Morgan dalla gara. La vittoria di Diodato chiude una lunga festa di musica, gag e assembramenti: dopo pochi giorni l'Italia è stravolta dall'arrivo del coronavirus, una pandemia che costringerà gli italiani in casa e colpirà duramente il settore dello spettacolo. Il 2021 si apre in piena emergenza Covid ma il Festival si farà, anche se con la platea vuota: così decide Amadeus che torna al timone affiancato da Fiorello. I due affrontano un'edizione anomala, senza pubblico e con gli applausi finti, ed è un successo (anche se gli ascolti della finale sono in calo rispetto all'edizione precedente: 10 milioni 715 mila spettatori con il 53.5% di share). La vittoria dei Maneskin sancisce lo strappo con il passato, è la vera rivoluzione sul palco dell'Ariston insieme alle esibizioni di Achille Lauro e anche l'inizio di una carriera sfolgorante per la band romana. Nella notte del 6 marzo cala il sipario del festival, pochi giorni dopo si entra in lockdown, gli italiani sono costretti in casa in attesa dei vaccini. Nell'aria rimane solo un po' di musica, lontana e "leggerissima" come quella cantata da Colapesce e Dimartino.
Quando il festival di Sanremo si ascoltava tra un bicchiere di vino e una tartina. Elisabetta Pagani su La Repubblica il 31 gennaio 2022.
Dal 1951 al 1976 la manifestazione si tenne al Casinò e nelle prime due edizioni, radiofoniche, il pubblico assisteva dal Salone delle feste, una sorta di café chantant. I cantanti? Mangiavano tutti insieme nei ristoranti degli alberghi
«Miei cari amici vicini e lontani, buonasera, ovunque voi siate». Basta una frase, questa, per ricreare l’atmosfera - vera o diventata tale a furia di ricostruirla - di quei lontani Festival di Sanremo dell’Italia del Dopoguerra.
Salone delle feste del Casinò di Sanremo, dove la manifestazione si tiene dall’esordio del 1951 fino al 1976, per poi spostarsi all’Ariston: sul palco si alternano pochi cantanti che interpretano decine di canzoni e nelle prime due edizioni la sala assomiglia a un café chantant in cui sono disposti tavolini con piattini, calici e vasi di rose e garofani (che torneranno utili per un mazzo di fortuna con cui omaggiare la vincitrice Nilla Pizzi).
Sanremo 2022, ricordo tutto del Festival perché alla fine non mi ricordo niente. Maurizio Crosetti su La Repubblica il 26 Gennaio 2022.
Ero bambino quando giurai solennemente: un giorno andrò al Festival di Sanremo e conoscerò Gianni Morandi.
Il Festival di Sanremo è bello perché quando passi in treno in qualche pezzo d'Italia notturna, magari proprio per andare a Sanremo, e le case scorrono all'improvviso in quei tratti veloci tra niente e niente, si capisce che tutti i televisori sono accesi per guardare il Festival e la luce che emettono pare l'aureola di un santo (San Remo?), o il pallido cristallo di un acquario dove i pesci muoiono giovani.
Se il Festival lo guardi sei pop, se non lo guardi sei snob, se lo conosci sei chic, se lo schifi sei nerd, se lo ami sei dark, se lo canticchi sei rock o sei tua nonna.
Il Festival puoi anche non guardarlo ma tanto lui guarda te, e a un bel momento tu smanetti sull'autoradio e parte una musichetta che sei sicuro di conoscere ma il titolo no, quello non lo ricordi proprio, e allora metti Shazam (però tieni le mani sul volante, perdio!) e scopri che è una hit dell'ultimo Sanremo che tu non avevi visto manco per niente, ma ce l'hai lo stesso nelle vene come il plasma e i leucociti che non hai mai visto, del resto chi cavolo l'ha mai visto un leucocita?
Il Festival è importante perché tiene compagnia agli anziani e ai malati, perché piace ai bambini anche se il mio povero papà non lo guardava mai.
Io il Festival lo scrivo maiuscolo come Papa, Juve, Presidente. Perché sì.
Il Festival è il gioco di ricordare chi lo vinse nel 1962 (il mio amico Ignazio lo sa, e pure chi arrivò secondo, lui del Festival sa tutto).
Il Festival è quella cosa che una volta lo vinsero i Jalisse e Tiziana Rivale, e io vorrei sapere come funziona quel nostro mistero chiamato cervello se dopo una bella razione di anni, e avendoci messo dentro un bel po' di romanzi e film e partite di pallone e persone e parole dette viste sentite sprecate, insomma vorrei capire perché diavolo ci sia ancora in quell'angolo del mio cervello, sotto il cassetto dei calzini, un motivetto che fa: "Sarà, sarà quel che saràaaa/del nostro amore che saràaaa/prendiamo oggi quel che dàaaa/e quel che avanza per domani basteràaaa". Perché lo ricordo? Che razza di persona sono?
Però secondo me Sanremo come città è sopravvalutata.
Del Festival è divertente quando su Internet mettono quella cosa che dice "titolo testo e significato della canzone Taldeitali" che magari poi è Pistolero di Elettra Lamborghini che purtroppo non è mai stata cantata a Sanremo.
Poi ci sono i servizi della tivù che secondo me mandavano in onda uguali tutti gli anni, cioè tutti gli anni sempre lo stesso, con le signore (zie? Mamme? Nonne?) dietro le transenne (prima della pestilenza) che parlavano dei cantanti e poi accennavano il ritornello. Ma chi le prende in giro non ha capito niente della vita.
Del Festival ricordo tutto perché alla fine non mi ricordo niente, e ricordo specialmente quelli che non ho visto, e tutte le volte che nella finale del sabato mi sono addormentato che era ancora venerdì.
Il Festival è Pippo, è Raffaella, ma è soprattutto quel momento in cui sul palco della premiazione chiamano uno che forse è il sindaco di Sanremo o l'assessore a qualcosa e non se lo fila nessuno.
Il Festival mi piace tantissimo quando dicono "dirige l'orchestra il maestro Vince Tempera".
Ma, soprattutto, Sanremo la amo perché vuol dire Milano-Sanremo, la corsa in bicicletta più stupida e dunque più bella del mondo, e che emozione la prima volta che la seguii da giornalista per Tuttosport e ci fermammo a mangiare a Ovada e poi tutti in macchina a capofitto sul Turchino e verso il mare e io vomitai anche l'anima dal finestrino.
A Sanremo ci andava Gianni tutti gli anni, ma per il Premio Tenco, e ogni pensiero di lui mi manca.
Il Festival quand'ero piccolo aveva un cugino che si chiamava Cantagiro, e una volta mamma e papà mi portarono a vedere il Cantagiro che passava tipo in corso Giulio Cesare a Torino e noi abitavamo lì dietro l'ospedale dov'era appena morta la nonna (l'aprirono, la chiusero, dissero che non c'era niente da fare, mamma gridò), e insomma io volevo vedere Gianni Morandi e però Gianni Morandi non passava mai, e i grandi prendevano in giro questo bambino che aspettava lì sullo stradone, e ogni macchina scoperta che passava con sopra un cantante come un astronauta di ritorno dalla Luna gridavano "vieni, Mauri, che c 'è Gianni Morandi!" e io allora correvo, mi sporgevo emozionato e c'era sempre un altro, che so, forse Nicola Di Bari o Peppino Gagliardi o anche meno (spero non Claudio Villa, che detestavo poco più dei balletti di Canzonissima), e io dico che non si prendono in giro, anzi in Cantagiro, i bambini che aspettano Gianni Morandi. Però ricordo che quel giorno solennemente giurai: un giorno andrò al Festival di Sanremo e conoscerò Gianni Morandi!
Tony Damascelli per "il Giornale" il 21 gennaio 2022.
Finalmente si comprende il ritornello: perché Sanremo è Sanremo. Annuncio al popolo italiano: il teatro Ariston sarà esaurito al limite della capienza (Sandro Ciotti), nessun distanziamento del pubblico in sala, duemila poltrone rosse e tutte occupate, obbligo di esibire abbonamento da mille e trecento euro ma soprattutto super green pass, controlli rigorosi agli ingressi, prima, durante e dopo, non è data notizia se sia obbligatorio l'uso della mascherina in corso di festival, canzoni e gag varie, nessun tampone per gli spettatori in sala, riassunto: la famosa rassegna canora si sottrae a regolamenti che invece incombono su altre strutture, edifici, cinematografi, teatri, palazzetti.
Ma si sa, il festival è l'evento assoluto, della Rai in particolare che ha previsto il noleggio di una Costa Toscana, in rada, sulla quale, è stato precisato, verrà allestito uno studio tecnico-regia mentre non è prevista la ristorazione, dunque la truppa televisiva vivrà una settimana non proprio di stenti ma corroborata da qualche solito privilegio. L'Ariston senza limitazioni è in controtendenza con gli stadi ci calcio aperti soltanto a 5.000 spettatori e tutti distanziati, almeno questo sta scritto.
Ma l'arte del compromesso o della furbata fa parte del sistema Italia, dunque il festival va salvato, Covid o non Covid che piaccia, inimmaginabile una inquadratura delle prime file con una poltrona occupata dal capo di Rai 1 e nessuno al suo fianco, né un congiunto (Conte Giuseppe dixit) né una delle tante belle figure dell'ente, la carrellata dei primi piani è doverosa, John Lennon invitò il pubblico in piccionaia a battere le mani e quello in platea a scuotere i gioielli.
Così sarà ancora Sanremo, con il suo passaporto diplomatico che gli permette di superare qualunque dogana, un lasciapassare da collezionisti, con un direttore artistico e presentatore che conta più presenze del monoscopio che fu e sta lanciando l'evento con uno slogan che comporta un errore grammaticale di italiano.
Ma questi sono asterischi cattivi di chi non vuole bene al festival e che non ne comprende l'importanza, sociale, economica, istituzionale. Potrei prevedere anche un saluto al nuovo capo dello Stato, dinanzi a quindici e più milioni di telespettatori, un'occasione unica, storica, con applauso e standing ovation. Sanremo non è divisivo, le sue proposte non sono inaccettabili, si prende tutto il pacco, senza guardarci dentro, che pure è meglio, il tronfio e trionfale annuncio di ieri, sull'Ariston aperto al cento per cento, è come se nulla sia accaduto e nulla possa ancora accadere. È lo spettacolo di chi vive un'altra vita e pensa soltanto che esista quella. Un festival asintomatico.
"Quella canzone è mia": scoppia il caso a Sanremo. Francesca Galici il 30 Gennaio 2022 su Il Giornale.
Prima lite pubblica per Sanremo 2022: Junior Cally accusa Highsnob di essersi impossessato del brano che porterà sul palco dell'Ariston.
Mancano pochi giorni all'inizio del festival di Sanremo e il clima al teatro Ariston sembra si stia già scaldando. Archiviata l'elezione del presidente della Repubblica, il Paese è pronto a immergersi a pieno nel clima sanremese. E cosa c'è di meglio di una lite per trascinare il Paese nel più nazionalpopolare degli eventi? Ecco, quindi, che a due giorni dallo start da parte di Amadeus, Junior Cally ha ben pensato di dare contro a Highsnob. Il primo non è in gara a Sanremo, il secondo sì, ma accusa il collega di avergli "rubato" la canzone, che sarebbe anche sua.
Junior Cally non ha fatto scrivere un comunicato al suo ufficio stampa e non ha fatto un post sui social per rivendicare ciò che afferma sia suo. Ha deciso di realizzare un "dissing" per l'occasione e di pubblicarlo su YouTube. Solo dopo, per dargli visibilità, ha pubblicato un estratto sui social. "Con che coraggio, hai portato a Sanremo un brano, frate, scritto da me. Sei un poveraccio", canta Junior Cally nel brano Caro Mike.
Parole al vetriolo contro Highsnob, accusato di essersi impossessato della canzone Abbi cura di te, che verrà portato sul palco del Festival insieme alla cantante Hu. "È giusto che sappiate, signori e signori: quel brano è pure mio. E non ha pagato neanche i produttori", prosegue Cally nel brano-invettiva contro l'ex amico Highsnob. Stando a quanto riporta l'Adkronos, i due avevano fatto delle session insieme per un progetto che poi non è mai nato perché i rapporti tra i due si erano interrotti per dissapori.
Questa la genesi della lite e della canzone contro Highsnob: "Ho il nostro brano sopra il cellulare. Posso farti male ma ne faccio a meno. Oggi ti salvo merda, ché non sono infame. Potrei pubblicarlo, metterti sul treno". La minaccia di Junior Cally al suo ex amico non è nemmeno troppo velata e la chiusura del brano non è da meno rispetto al resto della canzone: "Ora ti lascio. Non ho più appetito. Moscerino. Tu Sei un poverino. Goditi pure i minuti a Sanremo. Ti do l'occasione di sentirti vivo. Adesso vai, corri sul palco. Stavolta ti grazio. Con te ho finito. Basta che lo sai che dura 3 sere. Sanremo finisce. E ritorni un fallito".
Nel post pubblicato sui social, Junior Cally ha spiegato: "Caro Mike, a malincuore ho dovuto farlo. Potevo fare molto di peggio e assomigliare a te, ma no, non mi appartiene, il tuo male sei tu stesso e le tue scelte. Puoi raccontare balle a chi ti sta intorno, ma a me no. Adesso vai, corri sul palco".
Sanremo 2022 la rivoluzione della generazione Z. Gino Castaldo su La Repubblica il 24 Gennaio 2022.
Si chiamano Aka7even, Blanco, Ana Mena. Sono nati a cavallo del nuovo millennio e sono pronti a prendersi la scena.
Chiamiamoli Centellian, Digitarian, oppure meglio Generazione Z, anche se quella "z" ha uno sgradevole retrogusto vagamente apocalittico perché sembrerebbe indicare l'ultima possibile generazione della storia. Di lettere nell'alfabeto non ce ne sono più ma per esorcizzare le ansie "fin du monde" già si pensa a ricominciare con una generazione Alpha (i nati dopo il 2010) che ripartendo dall'inizio ci rispamierebbe ulteriori fosche previsioni sull'andamento del pianeta.
Rita Vecchio per leggo.it il 18 febbraio 2022.
«I numeri dello streaming parlano da soli. Basti pensare che in gara al Festival c’erano artisti con 280 platini (singoli con oltre 100mila copie vendute, ndr) e da prime posizioni in classifica». La voce è di Enzo Mazza, CEO di FIMI (Federazione dell’Industria Musicale Italiana). Cifre che crescono in modo esponenziale, con la generazione Z che ha ridisegnato i contorni di Sanremo con i suoi 72 anni di storia, e la musica in generale.
Un cambiamento la cui risposta arriva proprio dalle posizioni (in poche ore dalla proclamazione, Mahmood & Blanco, seguiti da Irama, La Rappresentante di Lista, sono in vetta alle Global internazionali). «In dieci anni gli artisti in top ten sono scesi come età media del 34% - sottolinea Mazza - e dal 2019 al 2021 l’età degli artisti in top ten è passata da 36,4 anni a 26,2. Il 95% dei giovani in Italia tra i 16-24 anni usa piattaforme audio streaming per 23 ore alla settimana, contro una media di 19».
Un vero e proprio cambio di scena, veicolato dal Festival?
«Le case discografiche hanno proposto una nuova generazione di artisti e Amadeus ha avuto l’intuito di sceglierli. Artisti che nonostante fossero in testa alle classifiche, si sono messi in gioco andando in gara. Artisti abituati alla competizione, attenti ai dischi di platino. Fino a pochi anni fa, questo non sarebbe accaduto. Il ricambio generazionale vale anche per l’approccio. Uno come Blanco? Non lo avremmo avuto tra i big. Ed essere in gara con un Morandi o un Ranieri è diventato un grande confronto».
Come si traduce in numeri?
«Grazie allo streaming sono cresciute notevolmente le vendite. Nel 2021, 479 album, e 302 artisti, hanno superato 10 milioni di copie vendute con un incremento del 40% rispetto a dieci anni fa. Nel 2011 erano appena 134 gli album e 105 artisti. Un segnale importante l’economia del mercato».
Oggi la musica è fast. E la qualità?
«Non è intaccata. Siamo in piena evoluzione globale. Le playlist hanno sostituito l’album, i fruitori di musica si aspettano novità ogni settimana. E TikTok è un’alternativa alla promozione radiofonica».
E lo streaming abbatte anche le barriere geografiche.
«Quando i Måneskin hanno vinto, in 24 ore erano in prima posizione in 32 paesi. Lo stream è una grande opportunità per la musica italiana».
Sanremo 2022, le canzoni: ecco le pagelle. Elisa fa venire i brividi (voto 8), Iva Zanicchi polverosa (voto 4,5). Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 14 Gennaio 2022.
I voti ai brani del Festival 2022 compilati dal nostro critico musicale, dopo averli preascoltati per voi.
Elisa, "O forse sei tu": voto 8
Ha il vestito per uccidere. Una ballad con pianoforte e archi a guidare una voce che fa venire i brividi. Restando in metafora cinematografica sotto il vestito c’è molto
Le Vibrazioni, “Tantissimo”: voto 6
Le Vibrazioni ammorbidiscono il rock con dosi di melodia pop, ma sono l’unica band, e nel suono di «Tantissimo» si sente
Emma, “Ogni volta è così”: voto 7
Torna a 10 anni dalla vittoria di «Non è l’inferno»: la produzione di «Ogni volta è così» pizzica, un crescendo musicale la invoglia a spingere con la voce, un racconto che cita la «Sei bellissima» della Berté
Irama, “Ovunque sarai”: voto 6,5
Irama cambia ancora, molla il reggaeton, sceglie una ballad classica e svuotata in cui si rivolge con intensità all’ultraterreno
Donatella Rettore e Ditonellapiaga, «Chimica»: voto 6,5
Incalza con gli anni 80 la «Chimica» di Ditonellapiaga e Donatella Rettore
La rappresentante di lista, “Ciao ciao”: voto 7,5
Fa bene guardare a quello che accade intorno: La rappresentante di lista fa «Ciao ciao» a crisi e visioni apocalittiche da fine del mondo con un disco-funk leggero
Giusy Ferreri, “Miele”: voto 5,5
«Miele» ha una chitarrina acustica e un ritmo che latineggiano malinconicamente, ma senza meta, in attesa che lui fugga da lei nel cuore della notte
Achille Lauro, “Domenica”: voto 6,5
Achille Lauro torna sul luogo del delitto: «Domenica» è una «Rolls Royce» in versione fischiettante da risveglio con brunch ma chissà che è successo la sera prima e chissà che farà l’Harlem Gospel Choir assente su disco
Iva Zanicchi, “Voglio amarti”: voto 4,5
Delude Iva Zanicchi: «Voglio amarti» ha un arrangiamento polveroso, per l’assolo di chitarra anni 80 ci vorrebbe Baudo a presentarla
Gianni Morandi, “Apri tutte le porte”: voto 6/7
Per Morandi ci sono ancora la firma di Jova e la leggerezza twist anni 60, ma rispetto a «L’allegria» della scorsa estate qui Gianni è a suo agio con la voce
Sangiovanni, «Farfalle»: voto 6
Nei singoli è stato l’anno di Sangiovanni, il più streammato con «Malibù», che resta a presidiare l’adolescenza (e l’estate) con «Farfalle»
Massimo Ranieri, “Lettera di là del mare”: voto 7,5
Racconta di quei viaggi che facevano «tremare» verso quell’America simbolo di «fortuna» e «libertà»: pianoforte e orchestra al servizio di un’interpretazione intensa. Non è cronaca, ma il passato può essere uno specchio del presente
Noemi, «Ti amo non lo so dire»: voto 5,5
Con «Ti amo non lo so dire», firma di Mahmood, sceglie un modo solare ma poco convincente per raccontare l’accettazione dei propri difetti
Ana Mena, “Duecentomila ore”: voto 4
Non c’è bisogno che il brano scritto da Rocco Hunt per Ana Mena duri, come da titolo, «Duecentomila ore» per essere una tortura unza unza con immancabile citazione di un cocktail (cuba libre questa volta)
Dargen D’Amico, “Dove si balla”: voto 7,5
Uno spiraglio di attualità, quella di un mondo di «mascherine» e vita sul «divano» con la sparizione della musica come aggregazione, è lo spunto ironico di Dargen D’Amico: farà muovere piedi e culo più di tutti gli altri con l’ irresistibile cassa dritta di «Dove si balla». La gara al meme virale sulla frase «Ciao zio Pino» è aperta
Michele Bravi, «Inverno dei fiori»: voto 5,5
Michele Bravi proietta la sua sensibilità emotiva nelle immagini di «Inverno dei fiori» ma la sua malinconica ricerca della felicità è troppo fragile
Fabrizio Moro, «Sei tu»: voto 6/7
La voce di Fabrizio Moro. settima volta in gara, trova nuovi equilibri senza esagerare con la rabbia in «Sei tu», ballad classica in cui non c’è nulla fuori posto
Mahmood e Blanco, «Brividi»: voto 7
Blanco è stato uno dei casi del 2021: qui viene con Mahmood, ma invece che ritrovarsi in un territorio urban scelgono «Brividi», una ballad pianoforte e archi che trova l’accento contemporaneo negli effetti sulle voci
Rkomi, “Insuperabile”: voto 7
Rkomi, album più venduto dell’anno con «Taxi Driver», cerca il consenso nazionalpopolare: ex rapper convertito alla musica suonata, con «Insuperabile» gioca con gli stereotipi rock: un riff, una batteria che fa pestare i piedi, fiamme e motori potenti
Giovanni Truppi, “Tuo padre, mia madre, Lucia”: voto 6,5
Giovanni Truppi è il panda a testimonianza del cantautorato: «Tuo padre, mia madre, Lucia» punta sull’intensità e sulla costruzione di un testo poetico
Aka 7even, “Perfetta così”: voto 7
Il ritmo e la metrica incalzante sono protagonisti di «Perfetta così» di Aka 7even, in arrivo da «Amici», un orecchio ai Coldplay seconda fase, e un testo sottile
Highsnob e Hu, “Abbi cura di te”: voto 5
«Abbi cura di te» di Highsnob e Hu, lui rapper con passato turbolento, lei voce nata nel mondo della pubblicità, è una di quelle canzoni che non si capisce da che parte prendere, originale però il punto di vista della storia malata, fra ansia e tagli sulle mani
Matteo Romano, «Virale»: voto 7
Tra le novità, arriva dai Giovani, la più fresca è Matteo Romano che applica le logiche dei social all’amore
Tananai, “Sesso occasionale”: voto 6
Tananai si è fatto beccare con un’altra ma si diverte in chiave dance
Yuman, “Ora e qui”: voto 6
Elegante, ma molto già sentito «Ora e qui», la soul ballad di Yuman
Tanto amore, zero Covid. Il "pagellone" di Sanremo. Paolo Giordano il 15 Gennaio 2022 su Il Giornale.
Abbiamo ascoltato i 25 brani in gara: spiccano Elisa, Rkomi e Fabrizio Moro. La classe di Morandi e Ranieri.
Per fortuna niente Covid, almeno qui. I brani in gara al Festival di Sanremo sono «Covid free», non c'è nessun riferimento alla pandemia salvo una (timida) in Ciao Ciao de La rappresentante di Lista. «E neanche le canzoni che abbiamo scartato affrontavano questo argomento» conferma Amadeus che ieri ha fatto ascoltare le 25 che si giocheranno il Festival dal 1 febbraio. Prima impressione generale: non c'è la stessa ondata di novità dello scorso anno, non c'è quella musica leggerissima (non solo quella di Colapesce e Dimartino) che nel 2021 ha portato il Festival in radio fino all'estate. Ci sono però almeno due o tre grandi pezzi e su tutti spicca quello di Elisa, O forse sei tu, che è «dressed to kill», costruito per vincere e convincere (voto: 9). Anche Rkomi stupisce con Insuperabile, il brano dall'attitudine più rock di tutte, con chitarrone in evidenza e batteria incalzante e obbligatoria citazione portafortuna di Taxi Driver (voto: 8). Piacerà molto. Anche Fabrizio Moro non sbaglia e in Sei tu ha una intensità clamorosa mescolata a un testo che è un film (voto: 8).
Il filo conduttore è comunque l'amore. In un Festival le cui coconduttrici sono state selezionate con il manuale Cencelli, neanche in gara ci sono provocazioni ma solo sporadiche parolacce, timide allusioni, nessun accenno evidente a temi divisivi come Lgbt oppure eutanasia e, figurarsi, manco un riferimento piccolo così alla politica. Amadeus li presenta uno per uno come se fosse sul palco dell'Ariston: cita il titolo, gli autori (Petrella e La Cava su tutti, poi Paolo Antonacci, Federica Abbate eccetera) e fa sintetica presentazione dell'artista. «Manca solo che dica dirige il maestro... e poi saremmo come sul palco», commenta qualcuno. Dopotutto questo sarà un Festival delicatissimo, praticamente concomitante con l'elezione del Presidente della Repubblica, e previsto nella fase più delicata dell'ondata Omicron: «Ci vuole leggerezza», fanno notare in tanti. E quindi calza a pennello il Dove si balla, il brano del maestoso e irriverente Dargen D'Amico che contiene il potenziale slogan di questa 72esima edizione: «Fottitene e balla». Gran bel pezzo che merita un 8 per intuizioni musicali e scelta testuale (compreso il già leggendario «Ciao Zio Pino!», che ricorda il surrealismo di Francesco Salvi). A proposito: sono almeno cinque i brani che potrebbero «riempire la pista», a conferma che cresce la voglia di ritmo e di allegria. Aka 7even, ad esempio, è incalzante con Perfetta così, che sconta un testo piuttosto anonimo ma compensa con il ritmo (voto: 6-). In quota «leggerezza» rientrano anche Sangiovanni, che con Farfalle è un post adolescente innamorato pazzo (voto: 7), la nuova proposta Tananai (Sesso occasionale è da 6) e Yuman, che potrebbe fare molto di più ma con Ora e qui rimane incatenato a formule prevedibili (voto 5/6).
In gara ci sono anche le conferme. Noemi si concentra sulla crescita artistica anche se il testo di Ti amo non lo so dire graffia molto poco, nonostante una parolaccia: stronza (voto 6/7). Emma è invece davvero Emma: complicata, potente, irrequieta. In Ogni volta è così ci sono dolori e speranze d'amore («Ogni volta è così, siamo sante o puttane») e fa venir voglia di riascoltarlo perché complesso e pieno di riflessi tra le parole (voto: 7, in gara sarà «diretta» da Francesca Michielin). Anche Le Vibrazioni si confermano. La canzone Tantissimo (voto 6,5) si apre con una chitarra che ha lo stesso suono di quella degli Ac/Dc e poi si apre in un bel pop rock con curiosi (e molto «sarcineschi») salti di rima:«Guarda che cosa ti è successo mentre salvavi quello che comunemente chiamiamo amore». Bravo Irama, che in Ovunque sarai trova il suo perfetto equilibrio (voto 7,5). Rimandati Highsnob e Hu che con Abbi cura di te al momento sono senza identikit preciso (voto: 5/6).
Come sempre in questo Festival ci sono corsi e ricorsi. Achille Lauro senza dubbio è un ricorso perché Domenica, che interpreta con la Harlem Gospel Choir, è sulla falsariga di Rolls Royce, gronda immagini forti come «Romanzo rosa no, piuttosto un porno» o ancora «M'ingoia come un boa», ma non ha lo stesso effetto shock del suo esordio al Festival. Ora siamo alla quarta volta consecutiva e il voto non va oltre il 6,5. E se Michele Bravi mette la sua voce al servizio di un testo complicato («Ma nell'ipotesi e nel dubbio di aver disimparato tutto») e con l'Inverno dei fiori non va oltre una timida primavera dei voti (6), c'è chi rimane salda sulla propria posizione come Giusy Ferreri che fa Miele della propria canzone a base di ritmi in levare e voce come sappiamo, insomma un pezzo da 7 anche se non è estate.
Tra una canzone e l'altra, Amadeus fa battute («A Telelombardia sono arrabbiati? Checco Zalone mi ha detto che se non mi prendono lì, mette una buona parola con TeleNorba»), lascia porte aperte a Maneskin e Fiorello e conferma che le serate del Festival finiranno più o meno quando si alzano i fornai.
Nel frattempo ci sono i grandi classici. Dopo Orietta Berti dell'altra edizione, arrivano i più o meno coetanei Iva Zanicchi con un'atmosfera da balera anni '70, una grande interpretazione vocale e persino un assolo di chitarra (Voglio amarti vale 6/7), Massimo Ranieri gigantesco in Lettera al di là del mare perché quando uno canta bene un bel pezzo merita 8. Diverso il discorso per Gianni Morandi, che è una sorpresa. Apri tutte le porte è un «northern soul» che riporta agli anni '60 con un gran testo di Jovanotti perfetto per questo tempo: Apri tutte le porte merita 8. Anche Ciao Ciao di Rappresentante di Lista funzionerà molto bene come possibile tormentone (voto: 7,5). Una sorpresa è Mahmood con Blanco, una ballata d'amore che andrà forte (voto a Brividi: 6,5). Chi delude, diciamola tutta è Ana Mena, che non va oltre il 5 con Duecentomila ore. E chi vincerà se arriverà ultimo è Giovanni Truppi, complicato e introverso: voto festivaliero 0, voto in assoluto 8. Infine menzione speciale per Ditonellapiaga con Rettore: Chimica è un gran pezzo che magari farà arrabbiare le suore per una citazione nel testo ma farà ballare tutti gli altri: voto 7,5. Paolo Giordano
Festival di Sanremo: Ornella Muti, Sabrina Ferilli, Maria Chiara Giannetta, Lorena Cesarini e Drusilla Foer al fianco di Amadeus. Renato Franco su Il Corriere della Sera l'11 gennaio 2022.
Il conduttore ha annunciato al Tg1 le quattro donne (più un uomo) che lo affiancheranno nelle cinque serate del Festival.
Cinque donne (una en travesti), una per ogni sera, ogni volta una protagonista diversa. È questa la scelta di Amadeus per il Festival di Sanremo in programma dall’1 al 5 febbraio. Il nome che fa più rumore è quello di Ornella Muti, l’attrice che è uscita dagli schermi dei cinema per entrare nell’immaginario collettivo degli italiani lavorando per Monicelli e Risi, per Verdone e Scola, per Francesca Archibugi e Paolo Virzì. A lei tocca l’apertura del Festival (martedì), mentre il giorno dopo sul palco dell’Ariston salirà Lorena Cesarini che si è fatta conoscere grazie a Suburra; nella terza serata tocca a Drusilla Foer, il personaggio web pensato, ideato e inventato da Gianluca Gori, il suo alter ego. Maria Chiara Giannetta — esplosa grazie alla fiction di Rai1 Blanca dove interpreta un’intuitiva profiler non vedente — è la protagonista della quarta giornata. La chiusura è con un’altra attrice tanto nazionale quanto popolare come Sabrina Ferilli cha fa dell’ironia il tratto più vivo della sua intelligenza.
Scelte che rispondono a criteri equilibrati e anche politicamente corretti: le due star che non hanno bisogno di presentazioni, l’attrice di origini africane (Cesarini, nata a Dakar da papà italiano), la prima conduzione en travesti (Foer), l’attrice del momento (Giannetta). Il cast di Sanremo insomma prende quasi la forma definitiva. Pochi giorni fa Amadeus aveva annunciato la presenza (per una sera) di Checco Zalone, oggettivamente un grande colpo perché l’uomo d’oro del cinema italiano — oltre 16o milioni di euro incassati con gli ultimi tre film (Sole a catinelle, Quo vado? e Tolo Tolo) — non si concede facilmente (anche nell’ultima reunion di Zelig aveva dato buca). Rimane invece il dubbio Fiorello, che dopo il doppio Festival a fianco del conduttore non ha ancora sciolto la riserva, ma è difficile immaginare che possa disertare del tutto il palco. Un’incursione, almeno per una serata, sembra probabile.
Pronto da tempo anche il cast musicale, 25 i cantanti in gara con un mix che cerca di accontentare tutti i gusti e allargarsi il più possibile ai diversi tipi di pubblico: ci sono i grandi nomi pop che fanno classifica; i cantanti storici richiesti dal pubblico di Rai1; i fenomeni dello streaming che cercano visibilità nazionalpopolare; gli sconosciuti che servono a far numero.
Dopo le polemiche dell’anno scorso con l’ipotesi poi affondata, sembra tornare in auge la nave da crociera sponsorizzata attraccata nelle acque di fronte a Sanremo (da capire come e se entrerà nella diretta delle serate): maestra di cerimonie Orietta Berti che a quasi 80 anni sta vivendo la sua terza o quarta giovinezza (ormai abbiamo perso il conto). Non ci sarà — ed è la terza volta — Jovanotti, che nonostante l’amicizia che lo dovrebbe legare al conduttore ha fatto sapere di saltare anche in quest’occasione l’appuntamento: «Io devo fare l’autore di Morandi (che è tra i cantanti in gara, ndr), sono concentrato su questo e non ho la testa. Sarò a casa. Magari mi prendo un alberghetto a 30 chilometri da lì e ci vediamo con Morandi come clandestini all’alba». Insomma con amici così, Amadeus non ha bisogno di nemici.
Da corriere.it il 14 gennaio 2022.
«Non si potrebbe avere tra i co-presentatori un normale papà (uno eh, non due)?». Con queste parole, il senatore della Lega Simone Pillon si è espresso contro la scelta di Amadeus di avere Drusilla Foer, nome d’arte di Gianluca Gori, tra le cinque co-conduttrici del Festival.
Un attacco su cui in molti avrebbero scommesso, arrivato come consueto attraverso i social, su cui il politico ha scritto: «Com’era ampiamente prevedibile, al festival di Sanremo sempre più LGBT è stata assegnata la quota gender-inclusive già nella fase di scelta dei conduttori.
Una domanda: ma sempre in rispetto delle quote, non si potrebbe avere tra i co-presentatori un normale papà (uno eh, non due), e magari di ispirazione conservatrice? Sarebbe un bel segnale, se non altro a tutela delle specie a rischio estinzione televisiva».
I consensi
Un lamento che sembra essere isolato, in confronto poi alla valanga di consensi per la scelta, piuttosto inaspettata, di avere sul palco dell’Ariston l’attrice, sceneggiatrice e cantante che 165mila persone seguono sui social.
Il personaggio en travesti? Nuovo cavallo di battaglia della sinistra. Francesca Galici il 17 Gennaio 2022 su Il Giornale.
Il personaggio en travesti di Drusilla Foer sarà al festival di Sanremo: ma perché in Italia si sente sempre l'esigenza di rivendicare qualcosa?
L'Italia in queste ore freme per due importanti appuntamenti che, agli occhi dell'opinione pubblica popolare hanno lo stesso peso: l'elezione del presidente della Repubblica e il festival di Sanremo. Le due scadenze saranno quasi coincidenti, soprattutto se da Montecitorio le operazioni verranno tirate per le lunghe. C'è già chi immagina che sarà Amadeus dal palco del teatro Ariston di Sanremo ad annunciare il successore di Sergio Mattarella, magari con tanto di mazzo di fiori. Un cross-over impossibile, o forse no, che agita i sogni degli appassionati della kermesse canora più nota d'Italia, che quest'anno vedrà sul palco la prima valletta en travesti della sua storia, Drusilla Foer.
Specifichiamo, la prima sul palco del teatro Ariston, perché di personaggi en travesti in tv ce ne sono tanti ma, soprattutto, ce ne sono stati moltissimi anche in passato. Vi dice nulla il nome di Emma Coriandoli? Dai su, la signora Coriandoli... Ecco. Erano gli anni Ottanta e l'Italia di quel periodo non aveva bisogno di lotte e rivendicazioni, di parlare di muri abbattuti per godersi la simpatia di Maurizio Ferrini nei panni caricaturiali della casalinga degli anni 80 su Rai1 a Domenica In.
Quel personaggio, a tratti svampito ma profondo, divenne quasi un'icona di quegli anni senza che ci fossero rivendicazioni politiche, esultanze e imposizioni. Era normale vedere la signora Coriandoli fare promozione negli spot, come quello Fiat o Amadori. Era normale guardarla ogni sera dietro il bancone di Striscia la notizia su Canale5 nelle sue prime edizioni, fino al 1994, anche al fianco e in contrapposizione con Alba Parietti.
Che dire, poi, della signora Leonida, altro personaggio en travesti di straordinario impatto mediatico, presentato da Leo Gullotta al Bagaglino negli anni Ottanta. Un personaggio entrato nell'immaginario collettivo senza forzature, semplicemente perché piaceva e faceva divertire. Ed erano gli anni Ottanta, quelli della prima Repubblica e della Dc. Ora, il personaggio en travesti di Drusilla Foer è diventato l'ariete per perorare la causa del ddl Zan, una bandierina da sventolare per gridare all'Italia che si affaccia nella modernità.
Cosa è accaduto al nostro Paese negli ultimi 30 anni? Nulla da togliere a Gianluca Gori, che la interpreta, ma perché ora la presenza di Drusilla Foer deve diventare un manifesto? Perché ci dev'essere sempre qualcuno che rivendica qualcosa? Drusilla Foer è una novità per la televisione italiana? No, è un già visto, di qualità, ma pur sempre già visto. Quindi perché tutto questo clamore? Alla fine, a dare la percezione di straordinario a qualcosa che, invece, è già ordinario, sono gli stessi che dicono di voler abbattere i muri e che con il loro atteggiamento contribuiscono a sollevarli. Francesca Galici
Sanremo da cinema Amadeus scatena il politically correct. Laura Rio il 12 Gennaio 2022 su Il Giornale.
Da Ornella Muti all'"inclusiva" Drusilla Foer: le 5 partner che saliranno sul palco. Cinque attrici. Giovani e meno giovani. Di cinema e di fiction. Icone ed emergenti. Saranno le protagoniste femminili di Sanremo, una per sera. Così Amadeus ha deciso e annunciato ieri sera al Tg1. E sono, in ordine di serata, a partire da martedì primo febbraio: Ornella Muti, che non ha bisogno di presentazioni; Lorena Cesarini, giovane attrice diventata famosa per la serie Suburra («Una ragazza brillante che porterà energia», dice il conduttore); Drusilla Foer, un personaggio ideato e interpretato da Gianluca Gori; Maria Chiara Giannetta, protagonista di Blanca, rivelazione di questa stagione tv e per la finale di sabato Sabrina Ferilli, che pure tutti conoscono. Il mondo dei social ha subito acclamato la scelta di Drusilla Foer come una «rivoluzione», parlando di «messaggio di inclusività»; c'è chi ha addirittura scritto su Twitter: «Non abbiamo avuto il Ddl Zan ma almeno abbiamo Drusilla Foer a Sanremo»...
Insomma Amadeus non ha pescato le «sue» donne in tutti i campi lavorativi, come l'anno scorso, ma ha puntato tutto sul mondo della «finzione», dell'immaginazione. E ne ha tanto bisogno per affrontare un altro Festival in trincea. Se l'anno scorso si era calato l'elmetto e - nonostante tanti dubbi e paure - si era portato a casa un'edizione vittoriosa, non pensava di ritrovarsi anche quest'anno nella stessa situazione, non si immaginava un altro picco della pandemia proprio nei giorni della kermesse. E, così, per sorridere e far sorridere gli italiani, oltre alle cinque «bellezze» del cinema, ha imbarcato nell'avventura anche Checco Zalone. Nella speranza che, all'ultimo minuto, si aggiunga anche il sodale di sempre, l'amico che l'ha salvato negli ultimi due anni, e cioè Fiorello. Grande ospite musicale sarà invece Cesare Cremonini.
Capitolo Checco Zalone è proprio quel che ci vuole per risollevare gli animi: se veramente Sanremo sarà spettrale o quasi spettrale come lo scorso anno, lui saprà spazzare via un po' di tristezza e preoccupazione. Non per nulla ha fatto furore con il fantastico brano Vacinada. Campione di risate e del politicamente scorretto, grande osservatore dei vizi e delle debolezze degli italiani, su quel palco incarnerà il peggio e il meglio dell'italianità e gli italiani ne rideranno con lui. Perché lui prende in giro, si prende in giro e soprattutto non si schiera politicamente. Ma è riuscito subito a far arrabbiare qualcuno (il direttore di Telelombardia) con quello sketch al Tg1 insieme ad Amadeus di sabato scorso che sanciva l'accordo per lo sbarco all'Ariston («Dopo la mia partecipazione non lavorerai più... al massimo a TeleLombardia»). Un annuncio da maestro di marketing arrivato proprio il giorno prima della messa in onda televisiva di Tolo, Tolo che, infatti, ha fatto buoni ascolti su Canale 5.
Capitolo Fiorello Ancora non ha sciolto le riserve sulla sua presenza. O, piuttosto, non vuole che si sappia. Vuole giocarci sopra, come fa sempre. Amadeus ha detto che «Fiore non mi dice mai quello che vuol fare, decide all'ultimo, se vuole venire le porte ovviamente sono spalancate». Probabile che non ci sia nella serata in cui parteciperà Zalone: due campioni della risata sarebbero troppi, però è proprio difficile pensare che Fiore abbandoni il suo amico in questa situazione. Un qualche forma di presenza la troverà. Del resto, il suo tour teatrale non prevede date nella settimana festivaliera.
Capitolo sicurezza In attesa di sapere se la Regione Liguria passerà in zona arancione o addirittura rossa, in Rai stanno mettendo a punto i protocolli per evitare per quanto possibile i contagi. Le misure sono simili a quelle dello scorso anno con l'aggiunta del super green pass per gli addetti ai lavori. Tamponi frequenti, obbligo di mascherina Ffp2, accessi e percorsi diversificati per cast, artisti, orchestrali, tetti di affollamento. Allo stato attuale, la capienza del teatro è considerata piena e i biglietti, salvo contrordini, saranno messi in vendita nei prossimi giorni. Se uno dei cantanti in gara risulterà positivo, non verrà eliminato, ma verranno mandate in onda le immagini delle prove. Nella città ligure non ci saranno concerti o manifestazioni all'aperto. Ancora non si è deciso invece sulla nave della Costa Crociere ormeggiata al largo.
Le associazioni commerciali sanremesi avevano chiesto il rinvio della kermesse per garantire maggiore afflusso di turisti (e maggiori guadagni), ma non se ne parla proprio. E Rai Pubblicità sta cercando più di un partner per sostituire lo sponsor unico Tim che si è defilato. Laura Rio
Candida Morvillo per il "Corriere della Sera" l'1 febbraio 2022.
«Ho preparato la valigia degli anziani: prima di tutto, col sacchetto delle medicine. Sono talmente emozionata e con tracce di terrore che mi dico che non sto andando a Sanremo, ma a teatro in compagnia di un signore gentile e che devo solo cambiarmi spesso ed essere bellina».
Qualcuno, vedendola condurre il festival con Amadeus giovedì, si chiederà «Drusilla chi?» e qualcuno invece, quella sera, guarderà il festival solo per lei. Drusilla Foer è diventata un fenomeno web per i video virali in cui è un'anziana e ricca vedova fiorentina, irresistibile per perfidia e sagacia. È considerata un'icona di stile, riempie i teatri cantando e raccontandosi. Il tour di Eleganzissima che riprende il 9 febbraio è già quasi tutto sold out.
Il primo a notarla fu Ferzan Ozpetek che la volle nel film Magnifica presenza. Drusilla sarebbe l'alter ego dell'attore Gianluca Gori, che lei ha condannato a una vita anonima, avendo scelto di raccontarsi, anche nelle interviste, solo come Drusilla, figlia di un diplomatico, infanzia a Cuba, gioventù a New York vendendo abiti usati a Andy Warhol e Bruce Springsteen («sì, passavano Freddie Mercury, Loredana Berté, ci si vedeva in giro, si mangiava pane e olio nel mio magazzinaccio, ma era meno interessante di quanto s' immagini»).
Che farà all'Ariston?
«Cercherò di divertirmi, poi mi agiterò, poi mi passerà. Annuncerò i cantanti. Adorerò dire "dirige Beppe Vessicchio". Purtroppo, non si usa più leggere la sintesi della canzone: "Una ragazza si trova nel vortice conflittuale della vita, ma ne uscirà con l'amore". Canterò se proprio è necessario e molto criticherò Amadeus, lo stuzzicherò».
Lui che le ha chiesto di fare?
«Mi ha solo chiesto "ti va di venire?". Chiaro che, alla mia età, con un piede nella bara, ho detto subito sì. Poi, è stato lui a domandarmi cosa mi andava di fare. In teatro, le persone che mi guardano ridono, piangono... Spero di non essere responsabile io della bipolarità del mio pubblico, ma la mia comicità è un po' una spremuta delle mie parti riflessive, sagaci, snob, seduttive. Gli ho raccontato questo, si è divertito e così faremo, condividendo il senso della mia presenza a Sanremo».
E qual è questo senso?
«So di essere un personaggio poco tranquillizzante. Ho avuto a che fare coi diritti Lgbtq, con la meritocrazia per le donne, il bullismo: fra queste cosine che mi piastrellano come mattonelle del bagno, se qualcuno trova uno spunto di riflessione, se posso essere portabandiera di qualcosa, sono contenta».
Il senatore leghista Simone Pillon ha detto che era meglio invitare un padre di famiglia.
«Era una bella idea anche mettere un nonno, una zia, ma il proprio pensiero non può essere sostitutivo del pensiero di un altro. Mi aspettavo la polemica. Ricordo negli anni '70 Leopoldo Mastelloni, Paolo Poli Incasellare ciò che vediamo ci dà la sensazione di avere tutto sotto controllo. Se fossi stata una drag queen sarebbe stato più semplice: finché si vede un'estremizzazione, riusciamo a prendere le distanze, mentre per certe persone un'interpretazione è meno comprensibile. Ma io tendo a pensare che un artista prima lo si ascolta, poi si esprime un'opinione».
Lei ama dire parolacce, riuscirà a non dirle all'Ariston?
«Non credo. "Che pae" si può dire a Sanremo?».
Temo neanche sul «Corriere».
«Starò attenta, il festival deve essere un luogo di esempio. Sì, forse mi ha convinta: non ne dirò».
Che rapporti ha con Gianluca Gori, l'attore che l'ha creata?
«Ma la presunzione di questo qua! Vabbè. Non ci amiamo del tutto. Ci sono momenti di sovrapposizione pacifica e di conflitto. Lui è anche civile, perbene, ma pesante, pignolo: uno che non le consiglio di frequentare».
Lei ha dichiarato di aver avuto due mariti. Ora è libera, impegnata?
«Ho chiuso bottega, ma ho dato moltissimo: sentimenti, amore, sesso, mi sono divertita. Provo ancora a sedurre, ma come esercizio di stile».
Con Amadeus ci proverà?
«A me i bruttacchioli sono sempre piaciuti, amo il nasone. E di un uomo mi seducono gentilezza, cortesia, galanteria. Quindi mi ha in pugno».
Da diva del palcoscenico immagino non tema la scalinata dell'Ariston, o sì?
«Se casco, mi raccatteranno. Se non casco, sarò sublime».
L'attrice sul palco dell'Ariston. Chi è Drusilla Foer, alter ego di Gianluca Gori che condurrà Sanremo con Amadeus. Redazione su Il Riformista il 12 Gennaio 2022.
Cinque donne per cinque serate. Sono Ornella Muti, Lorena Cesarini, Drusilla Foer, Maria Chiara Giannetta e Sabrina Ferilli le co-conduttrici di Amadeus nel Festival di Sanremo che si aprirà sul palco del teatro Ariston dall’1 al 5 febbraio prossimo.
I nomi sono stati ufficializzati dal conduttore della kermesse musicale martedì sera, in collegamento in diretta col Tg1.
Amadeus ha annunciato i nomi delle cinque co-conduttrici seguendo l’ordine delle serate: martedì 1 febbraio ci sarà Ornella Muti, “icona del cinema italiano, con più di 90 film con i più grandi registi”; mercoledì 2 febbraio Lorena Cesarini, “una giovane attrice che ha avuto grande successo con Suburra, una ragazza brillante che porterà la sua energia sul palco dell’Ariston”; giovedì 3 febbraio Drusilla Foer, “un’attrice di cinema, teatro, cantante, star dei social, frequentatrice di jet set, pungente e ironica”; venerdì 4 febbraio Maria Chiara Giannetta, “la protagonista di Blanca, vera rivelazione di questa stagione tv”; quindi il gran finale di sabato 5 febbraio con Sabrina Ferilli, “una delle attrici più amate dal pubblico italiano, una donna che unisce bellezza, talento e simpatia”.
Chi è Drusilla Foer
Il nome ‘meno noto’ al grande pubblico televisivo tra le cinque co-conduttrici è sicuramente quello di Drusilla Foer, scelta da Amadeus per la serata di giovedì 3 febbraio. Il vero nome all’anagrafe di Drusilla è Gianluca Gori, fotografo toscano che ha reso questo suo personaggio popolare in particolare sul web.
Definita sui giornali “Nobildonna”, ironicamente preferisce farsi chiamare “anziana soubrette”. Dopo che il suo personaggio ha spopolato sul web, anche sostenendo cause social di grande importanza, Drusilla è approdata al cinema e in tv: ha recitato nel film “Magnifica Presenza” di Ferzan Ozpetek, è stata giudice a Strafactor, lo speciale di XFactor, ha preso parte al Maurizio Costanzo Show ed è ospite fissa nel salotto di CR-La Repubblica delle Donne.
Altri dettagli sulla sua vita privata emergono da una intervista concessa a Libero nel 2017. Già all’epoca il sogno era quello di poter partecipare al Festival di Sanremo: “Farei volentieri la valletta a Sanremo, adorerei, ma forse sono troppo alta, 1 e 85”, diceva con ironia.
Sempre in una intervista ha raccontato la scelta di dare vita al personaggio di Drussila, il suo alter ego: “Quando ho scoperto un personaggio così chiaro, così libero, ho pensato che tutti dovessero conoscerla e ho spinto la signora a farsi più visibile”.
Un nome scelto, racconta Gori-Drusilla, dopo una notte di amore in America a bordo di un battello chiamato appunto Drusilla: “Il battello è diventato monumento storico, una sorta di pezzo d’antiquariato, come me insomma”, ha raccontato ancora a Libero nel 2017.
Dal profilo di Alberto Dandolo su Instagram il 13 gennaio 2022.
Ornella Muti e Sabrina Ferilli sono due scelte impeccabili e geniali per aprire e chiudere il Festival di Sanremo. Due icone vere, simbolo di italianità.
Come è intelligente far salire sul palco dell'Ariston anche due attrici giovani e amate da pubblici diversi come Maria Chiara Giannetta e Lorena Cesarini. Trovo invece un filino infelice, seppur mediaticamente efficace, scegliere come personaggio di rottura Drusilla Foer.
Una "signora" dall' aura radical chic che per lavoro fa l'alto borghese progressista e irriverente. Perché non fare allora una cosa più coraggiosa e davvero "eversiva" ? Ossia portare sul palco una una signora con la S maiuscola, una transessuale dei carruggi di Genova che ha vissuto e vive la vita nei suoi angoli più spigolosi e reali? Una di quelle meravigliose e drammatiche creature cantare dall' immenso Fabrizio De André.
Simonetta Sciandivasci per “La Stampa” il 13 gennaio 2022.
Siamo un paese che presta attenzione al chi e non al cosa. Ascoltiamo le cariche, le figure, i titoli e naturalmente i generi. Le persone sempre dopo, il più delle volte in ritardo, oppure mai. Ed è per questo che Drusilla Foer a Sanremo è una notizia che fa scrivere a qualche giornale «c'è un travestito tra le vallette di Amadeus» e dire a Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, che «al festival si collezionano figurine per inculcare la teoria gender».
E così si scaldano i progressisti, che nella sua scelta vedono la rottura di un tabù - Luxuria ha detto: «arriverà una bel messaggio di inclusività» - oppure un tentativo di prevenire le accuse di rappresentazione stereotipata della femminilità. Nella sua appassionante inconcludenza, quest' attorcigliata polemica trascura il dettaglio che la smonta e declassa: Drusilla Foer non esiste.
È un personaggio di fantasia come Rossella O' Hara, una maschera come Pierrot: non c'è niente di vero, in lei, se non l'attore che se l'è inventata e la interpreta, Gianluca Gori. E quindi stiamo facendo il processo alle intenzioni di un fatto artistico, proprio noi che vogliamo l'arte libera. E quindi, soprattutto, stiamo non vedendo che la presenza di Drusilla Foer sul palco di un festival di canzoni non fa alcuna rivoluzione: se mai, del festival garantisce la vocazione principale. L'intrattenimento. Dopotutto, di sè dice: «Tendo a qualificarmi come un'anziana soubrette».
«L'artista vince quando ha il coraggio di provocare e spaccare il pubblico», dice alla Stampa Piero Chiambretti, che Drusilla è stato il primo a portarla in tv, nella prima edizione della Repubblica delle donne, il programma che Rete4 gli affidò nel 2018, quando tentò di diventare una Rai3 con il senso del frisson.
La vedemmo in quel programma ed era chi sarà anche all'Ariston: un'aristocratica che vorrebbe essere altezzosa ma non ci riesce, una snob mancata, una mitomane che si disinnesca da sé - ieri al TG1, ripresa come sempre al telefono, diceva che cadrà di certo dalle scale, e lo diceva muovendosi con la flessuosità da Totò e la timidezza maliziosa da Charlot che l'hanno resa virale su YouTube.
La provocazione alla quale pensa Chiambretti non è il travestitismo, ma il doppio: il fatto appunto che Drusilla Foer non esiste ma c'è, balla, canta, guadagna, ha scritto anche un libro sulla sua vita, spassoso e arguto, Tu non conosci la vergogna (Mondadori), dove racconta la sua vita tra Cuba, New York, Siena, le navi, e altre vite inventate oltre la sua, quella dei genitori, dei nonni, della tata e scrive che è importante fare molto sesso, incluso quello occasionale, perché «è sempre un'occasione».
A Sanremo con lei arriva il doppio, una figura che divide perché non si sa dove inizia e dove finisce, quando recita e quando no, quali parti siano in debito e quali in credito: non si capisce se Drusilla inizia dove finisce Gianluca, o viceversa. E non si sa se riferirsi a lei al maschile o al femminile non perché sia transessuale o perché sia doppia: è un doppio. Questo è teatro, non c'entra con il travestitismo.
«Spesso gli chiedo, ridendo, se non soffre di uno sdoppiamento della personalità», dice alla Stampa Nunzia De Girolamo, che Foer l'ha voluta nel suo Ciao, maschio!, su Raiuno, dopo essersene innamorata subito, a cena con anche l'autrice del programma, Annalisa Montaldo. A quella cena, Drusilla era Gianluca, vestito come sempre con un lupetto a mezzo collo, come uno chansonnier, e disse a De Girolamo: «Lei piace tanto alla mia mamma». E così chiusero gli affari e principiarono l'amicizia. La scissione tra Gori e Foer l'ha sempre notata anche Chiambretti: «La prima volta che entrai nel suo camerino, pensai di aver sbagliato stanza.
Mi ritrovai davanti a un bellissimo, elegantissimo ragazzo di campagna toscano, interessante e colto. La seconda volta che lo vidi era Drusilla e sembrava Wanda Osiris, con valigette, guanti e piedi da alpino dentro scarpe lustratissime. Sono felice di aver scommesso su di lei dopo averla vista al teatro Colosseo, a Torino, e aver vinto i dubbi degli addetti ai lavori, terrorizzati che il pubblico non capisse chi fosse: cosa fosse».
E allora è a questo che gli italiani si spera siano pronti: a godersi uno spettacolo che non c'entra con l'anagrafe di chi lo fa, ma con la sua vita, che nel caso di un artista è la sua arte, quella cosa che fa mangiare patatine e gin tonic, il menù preferito di Gianluca e pure di Drusilla: su questo concordano, l'ha detto lui a un party dell'ultimo Salone del Libro, fumando una sigaretta in un cortile dove non si poteva, ammaliando il portiere con un siparietto delizioso per non farsi cacciare via.
Sanremo, Morandi ha rischiato la squalifica: cosa è successo. Novella Toloni il 4 Gennaio 2022 su Il Giornale. Nelle scorse ore il video della canzone è stato pubblicato per sbaglio su Facebook. Lo scorso anno la stessa cosa era successa a Fedez, ma il regolamento vieta la diffusione del brano prima dell'inizio del Festival. A un mese esatto dall'inizio del festival di Sanremo si apre il primo caso dell'edizione, che vede protagonista Gianni Morandi. Il suo inedito - Apri tutte le porte - è finito per sbaglio sui social network e il cantautore bolognese ha rischiato l'esclusione dalla kermesse canora.
Secondo quanto riportato dal sito All Music Italia un video contenente gran parte del brano, scritto da Jovanotti per Gianni Morandi, sarebbe stato pubblicato nelle scorse ore sulla pagina Facebook del cantante. A segnalarlo al portale di musica sono stati i lettori e i numerosi cinguettii comparsi su Twitter, che hanno scatenato la polemica. "Secondo quanto ci viene riportato questa mattina - riporta AMI - presto sulla pagina Facebook dell'artista sarebbe apparso un video backstage in cui era possibile ascoltare gran parte della canzone. Dopo circa una mezz'ora il video in questione sarebbe stato eliminato dal profilo di Morandi".
Nelle decine di segnalazioni si parla di un video di tredici minuti (poi rimosso) nel quale compariva Gianni Morandi insieme al produttore musicale dj Mousse T. Nel filmato i due avrebbero parlato di come è nata la canzone insieme a Jovanotti. Il tutto mentre in sottofondo si poteva sentire il brano per intero. Secondo quanto previsto dal regolamento della 72esima edizione del Festival - in programma dall'1 al 5 febbraio - pubblicato sul sito della Rai il 14 dicembre scorso, però, diffondere la canzone prima dell'inizio di Sanremo rappresenta una violazione.
Ecco i 22 big in gara a Sanremo. Non mancano le sorprese...
"Tutti gli aventi diritto a qualsiasi titolo - si legge nel regolamento - sulle canzoni (autori, Artisti, Case discografiche, compositori, editori, etc.) si obbligano a non eseguire o far eseguire, diffondere, utilizzare e/o sfruttare direttamente e/o indirettamente le canzoni partecipanti a Sanremo 2022 – in tutto o in parte – su qualsiasi rete di comunicazione elettronica e/o con qualsiasi mezzo e/o supporto, in qualsiasi forma e/o modo e/o tecnologia (e così, esemplificativamente ma non esaustivamente: per radio, televisione, telefonia, via internet, etc.) sino alla loro prima esecuzione nel corso di Sanremo 2022".
Un episodio simile era avvenuto anche lo scorso anno con protagonisti Fedez e Francesca Michielin. Il video delle prove del rapper era stato caricato nelle storie del suo profilo Instagram prima senza audio, poi con audio, svelando alcuni secondi della canzone ai milioni di follower di Fedez. In quell'occasione Amadeus decise di non applicare il regolamento, spiegando che la durata del video non rivelava la musicalità della canzone, mantenendo invariata la caratteristica di novità richiesta dal regolamento.
Visto il clamore suscitato dal caso Amadeus ha subito affrontato la polemica, mettendo a tacere le voci su una possibile esclusione di Gianni Morandi dal Festival. "La direzione artistica in accordo con Rai1 - si legge in una nota ufficiale - non ritiene di dover escludere la suddetta canzone perché si è trattato di un puro inconveniente tecnico, dovuto alla necessità di Morandi di portare un tutore alla mano destra che ha subito diversi interventi a seguito dell'incidente occorsogli alcuni mesi fa. L'impedimento al movimento della mano ha determinato l'errore per cui Morandi ha messo in rete il back stage che stava vedendo privatamente. Morandi non è mai ricorso a social media manager per la gestione del suo profilo Facebook e ha quindi commesso l'errore tecnico sopra menzionato. Restano quindi in gara la canzone e l'artista Morandi". Morandi, che gestisce personalmente i suoi profili social, avrebbe dunque pubblicato involontariamente il video, utilizzando la mano ancora invalidata dall'incidente di cui è stato vittima quasi un anno fa.
Sanremo, il Codacons denuncia la Rai: "Non squalificare Morandi è un illecito". Novella Toloni il 5 Gennaio 2022 su Il Giornale. L'associazione dei consumatori ha presentato un esposto in Procura e una diffida in commissione Vigilanza Rai dopo la mancata squalifica di Gianni Morandi. È durissima la presa di posizione del Codacons contro la Rai, rea di non avere squalificato Gianni Morandi dopo che il cantautore ha pubblicato per sbaglio sul web un estratto della sua canzone Apri tutte le porte. L'associazione dei consumatori ha presentato in giornata una diffida alla Commissione di Vigilanza Rai e un esposto alle procure di Imperia e Roma in cui si chiede di intervenire per "grave violazione del regolamento del Festival di Sanremo".
Le richieste del Codacons sono chiare e pesanti: apertura di un procedimento istruttorio contro la Rai (per valutare se ci siano illeciti penali) e la squalifica immediata di Gianni Morandi. "In assenza di interventi, il Codacons ricorrerà al Tar chiedendo la sospensione di Sanremo 2022", si legge nella nota ufficiale dell'ente trasmessa alla stampa. Il tutto a meno di un mese dall'inizio del festival di Sanremo.
Il caso si è aperto pochi giorni fa, quando Morandi ha condiviso per sbaglio - sulla sua pagina Facebook- un video di tredici minuti nel quale era ascoltabile gran parte del suo brano per Sanremo. La direzione artistica del Festival, in accordo con la Rai, non ha riscontrato però una violazione al regolamento, chiudendo il caso come un incidente. "Si è trattato di un puro inconveniente tecnico, dovuto alla necessità di Morandi di portare un tutore alla mano destra che ha subito diversi interventi a seguito dell'incidente occorsogli alcuni mesi fa. L'impedimento al movimento della mano ha determinato l'errore per cui Morandi ha messo in rete il back stage, che stava vedendo privatamente". Il cantautore si è scusato pubblicamente sui social network, ma questo non ha placato l'ira del Codacons che è passato al contrattacco.
Per il Codacons la Rai non avrebbe agito regolarmente "salvando" Gianni Morandi dalla squalifica, creando un precedente pericoloso in termini di par condicio. In una nota ufficiale l'associazione, citando il regolamento del festival di Sanremo ha chiarito: "La canzone di Gianni Morandi è stata ascoltata dopo la pubblicazione del brano sia sul web che sui social network, situazione che si pone in netto contrasto con il regolamento della kermesse che vieta categoricamente che le canzoni in gara siano pubblicate prima dell'esecuzione all'Ariston. La decisione della Rai di non escludere Morandi dalla gara nonostante la sua canzone non sia più inedita non solo potrebbe realizzare possibili illeciti (dall'omissione e abuso di atti d'ufficio fino alla truffa), ma annullerebbe la par condicio tra i cantanti in gara, violando gli articoli 20, 21 e 22 del Codice del consumo e il Codice etico Rai, ponendo il cantante in una situazione di evidente vantaggio rispetto agli altri artisti in gara, con ripercussioni sul fronte del televoto e delle scommesse".
Il Codacons ha sottolineato "l'incapacità della Rai di ottenere il pieno rispetto del regolamento" suggerendo la necessità di "modificare le regole della kermesse, prevedendo la possibilità per ogni artista di pubblicare sui propri social un estratto del brano che porteranno in gara, prima dell'esibizione all'Ariston". Per questo ha invitato i cantanti in gara a un'azione di gruppo, spingendoli a pubblicare sui propri social "30 secondi della canzone in gara, non potendo la Rai squalificarli per non creare disparità con Morandi e con gli altri artisti graziati negli anni precedenti". Chiaro il riferimento a quanto successo lo scorso anno con Fedez e Francesca Michielin anche loro mantenuti in gara nonostante il video delle prove fosse stato caricato su Instagram.
Oltre alla squalifica di Morandi, con l'esposto alle procure della Repubblica di Imperia e Roma il Codacons chiede l'apertura di una indagine che accerti se la decisione della Rai di mantenere in gara l'artista possa configurare ipotesi penalmente rilevanti, soprattutto per ciò che concerne il televoto e le scommesse legate a Sanremo 2022.
Novella Toloni. Toscana Doc, 40 anni, cresco con il mito di "Piccole Donne" e del personaggio di Jo, inguaribile scrittrice devota a carta, penna e macchina da scrivere. Amo cucinare, viaggiare e non smetterò mai di sfogliare riviste perché amo le pagine che scorrono tra le dita. Appassionata di social media, curiosa per natura, il mio motto è "Vivi e lascia vivere", perché non c’è niente di più bello delle cose frivole e leggere che distolgono l’attenzione dai problemi
· Prima Serata.
Sanremo: prima serata, 10,9 milioni e 54.7%. (ANSA il 2 febbraio 2022) - Sono stati 10 milioni 911 mila, pari al 54.7% di share, i telespettatori che hanno seguito in media ieri su Rai1 la prima serata del festival di Sanremo 2022. L'anno scorso l'ascolto medio della prima parte era stato di 8 milioni 363 mila spettatori pari al 46.6%. La prima parte della prima serata del festival ha avuto il 54.5% con 13 milioni 805 mila spettatori, la seconda il 55.4% con 6 milioni 412 mila. Nel 2021 la prima parte della prima serata del festival aveva fatto segnare 11 milioni 176 mila spettatori con il 46.4%, la seconda 4 milioni 212 mila con il 47.8%.
Sanremo, il confronto tra i dati di ascolto delle prime serate dal 2010 ad oggi. Il Quotidiano del Sud il 4 Febbraio 2022.
2010 Antonella Clerici 10.717.000
2011 Gianni Morandi 14.175.000
2012 Gianni Morandi 14.378.000
2013 Fabio Fazio 14.196.000
2014 Fabio Fazio 10.938.000
2015 Carlo Conti 13.210.000
2016 Carlo Conti 11.134.000
2017 Carlo Conti 11.374.000
2018 Claudio Baglioni 11.603.000
2019 Claudio Baglioni 10.860.000
2020 Amadeus 10.058.000
2021 Amadeus 8.363.000
2022 Amadeus 10.911.000
Riccardo Pirrone, Pubblicitario & Social Media strategist, per ilsole24ore.com il 3 febbraio 2022.
Sanremo costa. Il presentatore costa: Amadeus guadagnerà circa 600 mila euro (dicono). Le presentatrici costano: solo Ornella Muti prenderà 25 mila euro. I tecnici e le maestranze costano, i truccatori costano. I cantanti percepiscono 48 mila euro l'uno come rimborso spese. Il teatro Ariston costa, gli alberghi costano, pensate che solo il comune di Sanremo riceve 5 milioni di euro. Per non parlare dei super ospiti: tra Laura Pausini e i Maneskin, alla Rai partiranno circa 150 mila euro. Il costo complessivo di Sanremo 2022 supererà di poco i 17,3 milioni di euro.
Vi starete chiedendo se vale la pena di spendere tutti questi soldi per vedere Achille Lauro farsi il battesimo in Tv. Tranquilli, me lo sono chiesto anche io.
Partiamo dal fatto che la Rai, come diceva Mahmood, pensa solo ai soldi, anche perché ha un debito di 523 milioni di euro e un costo del personale di circa 800 milioni l'anno. Ma questa è un'altra storia. Per mantenersi in vita, il servizio pubblico deve farsi due conti. La Rai, com'è noto, guadagna soprattutto dal canone, un terzo delle entrate invece arriva dalle pubblicità ed è qui che il Festival le canta a tutti.
Sanremo incide per il 5% sugli introiti pubblicitari, nel 2021 ha portato nelle casse Rai ben 38 milioni di euro grazie agli investimenti dei brand durante la kermesse. Insomma il doppio rispetto alle spese. Sanremo offre agli sponsor una vetrina televisiva immensa e da pochi anni anche uno spazio web e social enorme grazie a Rai Play eYouTube (nel 2021 oltre 30 milioni di interazioni online e 72 milioni di visualizzazioni web).
La prima serata del festival di Sanremo andata in onda martedì 1° febbraio è stata seguita da 10.911.000 spettatori e ha raggiunto il 54% di share. Uno share così alto non si vedeva da 17 anni. Visti i risultati, Rai pubblicità ha fatto bene ad alzare il tariffario del 15%: a oggi, uno spot standard da 30 secondi può arrivare a costare fino a 370.380 euro per singolo passaggio e una telepromozione con Amadeus che balla male costa 440 mila euro.
Grazie al cielo, Tim dopo 4 anni di “scivola scivola” è scivolata via e si è portata con sé Mina, il ballerino con il cappello e 8,5 milioni di euro di investimento pubblicitario. Per non rischiare di scivolare ancora, il nuovo main sponsor, Eni, ha cercato di rendere tutta l'edizione sostenibile realizzando un green carpet con erba vera, che fa sembrare tutti i cantanti dei pastorelli vestiti strani.
E invece è scivolata dentro al greenwashing. Gli adepti di Greta Thunberg, i ragazzi di Fridays for Future Italia, fanno sapere che sono solo #ParoleParoleParole, mentre nella realtà dei fatti Eni continuerà a puntare principalmente su combustibili fossili come il gas e il petrolio.
Tutti i brand oggi vogliono suonare per forza sostenibili. Le vetture ufficiali di Sanremo saranno le super green Suzuki Hybrid. Lavazza fornirà al Festival le prime capsule di caffè realizzate a zero impatto di Co2, sarà ormeggiata nel mare di fronte alla città la Costa Toscana, la nuova“nave green” della compagnia, alimentata a gas naturale liquefatto. Sbagliatissimi invece i testimonial di Costa Crociere, Orietta Berti e Fabio Rovazzi, che mi fanno pensare a una nave piena di signore anziane e ragazzini con i baffi. Brividi. E non intendo quelli di Mahmood e Blanco. Sky WiFi, invece, non avendo Sanremo, ha sponsorizzato il FantaSanremo, gridato persino da Gianni Morandi a fine esibizione. Mi è sembrata l'unica scelta sostenibile.
Questi brand hanno investito molto per rendere possibile il festival e lo stipendio di Amadeus, ma avranno fatto la scelta giusta? Dipende. A volte è meglio stare zitti e buoni. La Tv e nello specifico Sanremo ha un pubblico spurio, composto da donne, uomini, giovani e meno giovani. Hanno interessi diversi e possibilità di spesa diverse.
Quindi, tutti quei brand che offrono un prodotto/servizio trasversale, che può interessare a un target disomogeneo, hanno fatto bene a puntare su Sanremo. Per tutti gli altri brand che hanno dei target specifici è meglio puntare sul digital e sui social, dove il pubblico si può selezionare e si può parlare solo con chi è davvero interessato al nostro prodotto, magari con una comunicazione promozionale, ma anche emozionale. Insomma, l'importante è investire su Sanremo con uno spot che spacchi, che emozioni. Non dico che diventi un tormentone, ma almeno che non sia come la canzone di Ana Mena.
Sanremo 2022, irruzione al Festival: "Volevano salire sul palco", paura a teatro. Chi entra a pochi minuti dal via. Libero Quotidiano il 03 febbraio 2022.
Paura al Festival di Sanremo: un gruppo di attivisti di Greenpeace ha fatto irruzione all'interno del teatro Ariston a pochi minuti dall'inizio dello show di Rai 1. I manifestanti avevano intenzione di salire sul palco per farsi sentire da tutti. La loro, quindi, voleva essere un'azione dimostrativa, bloccata però sul nascere.
Prima dell'intervento della polizia, gli attivisti sono riusciti a imbrattare l'ingresso del teatro. Alla fine, però, l'intervento delle forze dell'ordine ha impedito che loro arrivassero sul palco di Sanremo. A quel punto sarebbe stato più difficile bloccarli. Gli agenti ne hanno fermati 9 in totale. Tutti, poi, sono stati portati in commissariato.
I manifestanti di Greenpeace avevano già annunciato la loro protesta prima di entrare in azione. Il loro obiettivo? Denunciare Eni (uno dei principali sponsor della kermesse) che - a loro dire - avrebbe messo in piedi un'operazione di greenwashing. Secondo loro, infatti, "il colosso del gas e del petrolio sta sfruttando la vetrina di Sanremo per rifarsi un’immagine di azienda attenta all’ambiente che non corrisponde alla realtà".
Achille Lauro e l’auto-battesimo a Sanremo 2022: la polemica e le critiche. Alice Scaglioni su Il Corriere della Sera l'1 Febbraio 2022.
Alla sua quarta volta consecutiva sul palco dell’Ariston, Achille Lauro ha stupito ancora, auto-battezzandosi durante l’esibizione. Non poteva non stupire ancora, per la sua quarta volta consecutiva sul palco dell’Ariston (tre in gara, una come ospite). A torso nudo, vestito dei suoi tatuaggi, Achille Lauro ha aperto la serata inaugurale della 72esima edizione del Festival di Sanremo. Accompagnato dall’Harlem Gospel Choir, si è esibito sulle note della sua Domenica e sul finale si è auto-battezzato, bagnandosi il viso con dell’acqua fatta cadere da una conchiglietta.
Il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta, aveva chiesto «responsabilità» alla Rai e ad Amadeus per questo Festival di Sanremo. E Lauro non se lo è fatto dire due volte. Il gesto è stato spiegato con un video su Instagram, proprio come con i quadri dell’edizione scorsa: il battesimo per l’inizio, il primo istante. Ma non è servito (ovviamente) e la polemica e i social si sono subito scaldati.
Su Twitter Achille Lauro è in trending topic, con oltre 25 mila tweet: battute, elogi, il pubblico e i fan applaudono al performer. Ma sul social è intervenuto anche Lucio Malan, senatore di Fratelli d’Italia, che ha cinguettato contro il cantante: «Achille Lauro profana il sacramento del battesimo mentre il coro gospel canta “AlleluXX”. Ma che bravo! Quelli che chiedono il rispetto e la tolleranza. Pagato con il canone! Vergogna!».
Achille Lauro profana il sacramento del battesimo mentre il coro gospel canta? AlleluXX?. Ma che bravo! Quelli che chiedono il rispetto e la tolleranza. Pagato con il canone! Vergogna!
Lo stesso Fiorello , nel suo primo intervento sul palco dell’Ariston, ha voluto commentare il gesto con una battuta: «Chissà cosa dirà l’Osservatore romano della sua performance».
Ma Achille Lauro non è nuovo a esibizioni che fanno discutere: nella scorsa edizione del Festival uno dei suoi «quadri» era stato oggetto delle critiche del vescovo Suetta, che si era scagliato anche contro Fiorello. «Una sconcezza», l’aveva definito. L’accusa? Sempre quella: offesa al mondo cattolico e blasfemia. In una delle performance infatti lo showman che accompagnava il cantante si era presentato con la testa cinta di una corona di spine, in un richiamo a Cristo.
Achille Lauro ormai è un veterano dell’Ariston. «Le quattro edizioni sono state come i sacramenti - raccontava ad Andrea Laffranchi su Corriere -. La prima volta con “Rolls Royce” è stato il battesimo. Con “Me ne frego” l’eucaristia. L’anno scorso la confessione. E questa sarà la confermazione». Non si è smentito, al sacro non rinuncia. «Fuori dal palco sono credente, ma qui faranno spettacolo con un ruolo da protagonisti».
Dal foulard di Achille Lauro alla cappa di Elisa, primi dettagli di stile da Sanremo. Primo green carpet e primi look per i protagonisti di Sanremo 2022. Molto ammirati Achille Lauro in total look Gucci, Elisa in Valentino e Mahmood in Balenciaga. Anna Lupini su La Repubblica l'1 febbraio 2022.
Elisa, in bianco avorio, appare come una visione sul green carpet di Sarnemo. Il rito della passerella ritorna dopo la sospensione dello scorso anno, e i primi dettagli sui look fanno sperare in una grande edizione, almeno dal punto di vista dello stile.
La cantante indossa un abito Valentino couture in crêpe avorio disegnato per lei dal Direttore Creativo Pierpaolo Piccioli; mantella Valentino e guanti Valentino Garavani. I guanti in particolare sono l'accessorio tornato prepotentemente in auge sulle passerelle.
Enigmatico e affascinante come sempre, con capelli platino cortissimi, Achille Lauro in Gucci è una visione anni 70. Per il Green Carpet, Achille Lauro ha scelto un tuxedo in velluto nero con giacca a due bottoni, blusa in tulle nero con dettaglio foulard, pantaloni flare, booties in pelle nera. Make-up Gucci Beauty.
Mahmood e Blanco, una delle coppie più attese sul palco, non deludono quanto a look.
Mahmood ha uno stile sofisticato e genderless, curato dalla stylist Susanna Ausoni che per la prima apparizione ha scelto una felpa Balenciaga, con giacca oversize e gonna lunga con borchie, visto nella collezione estate 22 del marchio.
Aka 7even ha indossato un completo bespoke sartoriale giacca e pantalone color cammello in lana tracciabile e sostenibile e stivale nero ispirati alla collezione Womenswear Autunno 2021 di Stella McCartney abbinati a un cappotto nero oversize in lana tracciabile e sostenibile della collezione Womenswear Inverno 2021 di Stella McCartney.
Emma, in occasione del Green Carpet, ha indossato un cappotto a doppiopetto bianco con revers a lancia, camicia in seta color crema, pantaloni flare ghiaccio, sandali con platform a tacco alto in pelle stampa pitone naturale. A completare il look, anelli della collezione Gucci Link to Love in oro giallo e rosa 18kt con pietre e diamanti. Make-up Gucci Beauty.
Divertente e sognante il look de La Rappresentante di Lista Veronica indossa un abito in spugna bianca con drappeggio sul davanti e strass incastonati in oro all over applicati a mano, della collezione Moschino Primavera/Estate 2015. Completano il look una maxi stola cipria in eco-fur e un turbante in spugna bianca. Dario indossa un pigiama in seta bianca abbinato ad una eco pelliccia oversize color ghiaccio.
Noemi indosserà Alberta Ferretti a Sanremo: una selezione di abiti speciali scelti per le sue performances sul palco dell’Ariston, oltre che in occasione del red carpet che anticipa la kermesse musicale. “È sempre un piacere collaborare con artisti musicali di talento come Noemi. - ha detto la stilista - Mi piace molto la sua energia e la sua musica. Abbiamo fatto una scelta di abiti senza tempo in puro stile Alberta Ferretti che esaltano la fisicità di Noemi e valorizzano la sua presenza sul palco”
I vestiti di Sanremo 2022 e i voti ai look: Achille Lauro a petto nudo (8), Ornella Muti sensuale con gli occhiali ( 7/8). Maria Teresa Veneziani su Il Corriere della Sera l'1 Febbraio 2022.
Ora è chiaro: Sanremo 2022 punta sul sex appeal maschile: trasparenze, smoking a pelle e bagliori. Il teatro dell’Ariston è una passerella potente e inclusiva.
Achille Lauro punk romantico, voto 8
Ma quali smoking, Achille Lauro continua la sua metamorfosi e apre la 72ma edizione del Festival di Sanremo 2022 a torso nudo e jeans seconda pelle. Si fa un battesimo in diretta e la sua sottrazione conquista il web («L’Italia è una Repubblica fondata su Achille Lauro nudo sul palco di #Sanremo»). E c’è chi arriva a paragonarlo al David... Punk romantico (Gucci e gioielli Bulgari: anelli e orecchino) voto 8
Amadeus, esordio sicuro, voto 7
Sarà un Sanremo improntato alla gioia, aveva annunciato Amadeus. E tutti vogliono brillare anche lui, assicura Gai Mattiolo, al quale il presentatore è legatissimo visto che ormai da sette anni sfoggia sempre le sue creazioni: «Ho preparato venti smoking, tra i quali sceglierà poi i dieci da indossare nelle cinque serate in base all’umore del momento». E’ l’anno dei colori, ma Amadeus va sul sicuro e sceglie lo smoking nero percorso da cristalli (20 ore di ricami). E brilla anche il papillon. Voto 7
Ornella Muti, sensualona con gli occhiali, voto 7/8
Ornella Muti, 66 anni portati da (quasi) teenager, scatena un caso politico dichiarandosi a favore della liberalizzazione della cannabis, ma poi sul palco torna a giocare quella carta della seduzione che negli anni ‘70 l’ha resa la più desiderata d’Italia. E già che c’è fa anche sapere di avere chiesto la cittadinanza russa, origini della madre. Scende le scale con l’abito nude tempestato di brillanti di Francesco Scognamiglio che enfatizza le curve. Della serie, si riaccendano i riflettori, la Russia può attendere. Peccato per gli occhiali da prof. Voto 7/8
Noemi delicata e vibrante, voto 9
«Scusatela è scesa dall’Olimpo», commentano su Twitter. Noemi è eterea e vibrante allo stesso tempo. Bellissima in Alberta Ferretti. Tocco brillante il bracciale (Bulgari), voto 9
Gianni Morandi, un po’ rigido 6--
Gianni Morandi sfoggia un completo con giacca in seta jacquard e disegno cravatteria con dettagli in velluto. L’eleganza è fuori discussione, ma l’aspetto è un po’ ingessato. Voto 6--
Fiorello, booster comico, voto 7
Fiorello è un ciclone, elegantissimo: entra mascherato, camicia glitterata. «Sono la vostra terza dose. Sono il booster dell’intrattenimento». E mi chiedo: «Che voto darà l’«Osservatore Romano» ad Achille Lauro?». Voto 7
Yuman, scatola, volto 4
Il 27enne romano Yuman in gara con «Ora e qui» è stato promosso tra i big dopo aver vinto lo scorso dicembre Sanremo Giovani. Ma sul look a scatola di Sanremo 2022 non si può che bocciarlo. Voto 4
La Rappresentante di lista: coniglietta in frac, voto 7
Veronica Lucchesi si presenta sul palco in versione coniglietta insieme con Dario Mangiaracina. Indossano entrambi frac Moschino by Jeremy Scott e spaccano con il brano in gara: «Ciao Ciao». Ironia al potere, ovvero eleganza allegra. Voto 7
Michele Bravi, Tarzan al party, voto 5
Michele Bravi pirata o Tarzan vestito da sera? Gli uomini si sono davvero liberati dal punto di vista stilistico, ma il risultato qualche volta lascia perplessi. Voto 5
Måneskin, la tuta a pelle, voto 9
Volete capire in che direzione va la moda maschile e femminile? Ecco il nuovo spirito del tempo incarnato perfettamente dai Måneskin, la band dei record. La tuta, la pelle, il revers sul petto nudo (tutto Gucci by Alessandro Michele). Lui con il top, lei con la camicia aperta, stessi pantaloni oppure no. Poco importa. Conta l’intenzione. La forza, l’energia. Voto 9
Blanco nude look e Mahmood in top, voto 7
Con Blanco, pseudonimo di Riccardo Fabbriconi, e Mahmood, all’anagrafe Alessandro Mahmoud, ora abbiamo una certezza: la tendenza tra gli uomini è il nude look. O in alternativa, sotto il blazer puoi sempre indossare un top bianco tagliato sopra il seno (Mahmood). Voto alla coppia 7
Matteo Berrettini, velluto sensuale, voto 8
Abbiamo anche chiaro che Sanremo 2022 punta sul sex appeal maschile. Il campione della racchetta Matteo Berrettini in smoking di velluto e papillon (tutto Boss) non fa rimpiangere i consueti pantaloncini, voto 8
Ana Mena Rojas, pin up in rosso (voto 5)
La cantante Ana Mena Rojas sembra aver scambiato Sanremo per il Grande Fratello Vip. Voto 5
Ornella Muti, spacco o azzardo? Voto 7
Ornella Muti cambia abito e osa. Il secondo vestito scultura (in materiali ecosostenibili, assicura lo stilista Francesco Scognamiglio) ha il bustier in neoprene ricamato e uno spacco infinito al limite dell’azzardo e dell’inciampo. Occhiali, orecchini, collana, un po’ troppo. Voto 7
Måneskin, eleganza gentile: voto 10
Semplimente pazzeschi. I Måneskin si esibiscono sul palco che nel marzo scorso li ha visti vincitori con il nuovo brano Coraline, struggente. Sono tutti in completo impeccabile e tocco romantico sul blazer: un fiore delicato in tessuto omaggio a Sanremo. E Damiano si emoziona. Voto 10
Dargen D’Amico bomboniera, N.C.
Dargen D’Amico, completo rosa, camicia rossa, occhiali futuristici, scarpe da skater. Voto: N.C. In compenso si è guadagnato il secondo posto della prima classifica.
Giusy Ferreri e gli oblò, voto 5/6
Giusy Ferreri, scende le scale con l’abito con spacco pieno e oblò. Le asimmetrie sono sempre pericolose. Voto 5/6--
Orietta Berti è Ufo Robot
Orietta Berti e Fabio Rovazzi dalla nave crociera Toscana presentano l’esibizione di Colapesce Dimartino. Orietta come ti sei vestita? chiede Amadeus. «Con rose e spine», risponde pronta la Regina della stile libero. Per i fan dei social Orietta è già Ufo Robot: «Si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole»...
Rkomi, centauro, voto 6/7
Rkomi è in gara con «Insuperabile». Per entrare meglio nella parte si presenta vestito (da Etro) come ad una gara motociclistica. Voto 6/7
Massimo Ranieri con bottone dorato, voto 5/6
Massimo Ranieri sfoggia un completo scuro d’ordinanza. Ma il bottone dorato? Voto 5/6
Federico Rocca per vanityfair.it il 2 febbraio 2022.
Pronti, partenza, via! Il Festival di Sanremo edizione numero 72 taglia i nastri di partenza. In diretta, ecco tutti i look di conduttori, cantanti, ospiti, star (e meno star) sul palco dell'Ariston. E i nostri (in)sindacabili voti.
Tra gli highlights della serata, in ordine sparso: tanta pelle nera, dal total look di Rkomi all'half look di Achille Lauro, che a petto (e che petto) nudo si autobattezza sul palco; il petto velato di Blanco che fa coppia con un trendissimo Mahmood; Noemi Fiordipesco che sulle nuance di rosa se la gioca con Dargen D'Amico; gli smoking fuori misura di La Rappresentante di Lista e quello superchic di Matteo Berrettini, il bis di mise da diva divissima di Ornella Muti e quello di look coordinatissimi dei Maneskin… e molto, molto altro.
Amadeus in Gai Mattiolo
Sbrilluccico di (prima) sera, bel Festival si spera.
Voto: 7
Achille Lauro in Gucci
Lo stilista è il suo istruttore di acquagym.
Voto: 6 1/2 (non di più perché sono verde d’invidia per la remise en forme)
Ornella Muti in Francesco Scognamiglio
Quindi alle dee può mancare anche qualche diottria…
Voto: 7/8
Yuman
Un doppiopetto che è peggio di una raccomandata di Equitalia.
Voto: 5
Noemi in Alberta Ferretti
Ti vedo diversa. Più bella.
Voto: 8 1/2
Gianni Morandi in Giorgio Armani
Fatti mandare da Re Giorgio a prendere un 8.
Voto: 8
Fiorello in Giorgio Armani
Fiorello non abbisogna di effetti speciali. Li genera lui medesimo from inside.
Voto: 7+
La rappresentante di Lista in Moschino
Reference: Fantozzi e Filini a cena dalla Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare. Amiamo.
Voto: 7
Michele Bravi in Roberto Cavalli
Michele, siediti qui un attimo vicino a me che dobbiamo parlare…
Voto: 5/6
I Maneskin in Gucci
Anche loro in raso nero. Yuman (vedi sotto, per i più distratti) ha fatto tendenza.
Voto: 7
Blanco in Valentino e Mahmood in Prada
Come caschi, caschi bene.
Voto: 9
Massimo Ranieri in Versace
Poco sforzo, il giusto sfarzo.
Voto: 6/7
Matteo Berrettini in Boss
6-0, 6-0, 6-0.
Voto: 9
Ana Mena in Emporio Armani
I cuissardes andrebbero fermati alla frontiera di Mentone.
Voto: 5 ½
Rkomi in Etro
Canta: Edward Mani di Forbice!
Voto: 6 ½
I Maneskin in Gucci
Dai, due fiori a Sanremo è sempre una bella idea.
Voto: 7
Ornella Muti in Francesco Scognamiglio
E adesso tutti Muti!
Voto: 7½
Dargen D’Amico in Alessandro Vigilante
La quota rosa.
Voto: 5
Claudio Gioè
Uno smoking ogni tanto, così per ricordarci che esistono pure quelli.
Voto: 7
Meduza in Moschino con Hozier
Toda joia.
Voto: 6 +++
Giusy Ferreri in Philipp Plein
Giusy mia, noi ti si ama. Ma come t'è venuto in mente?!
Voto: 5
Raoul Bova
Nei panni di Don Massimo. A sto punto, almeno in quelli di San Francesco.
Sanremo, Day 1. I cabbasisi di Achille Lauro, l’un sacco bello di Coletta e la terza dose di Fiorello. L'Inkiesta il 2 Febbraio 2022.
Prima serata che parte trash e poi viene trascinata dal duo comico composto dal direttore di Raiuno e da quello che porta idee e fa ridere
Se posso darvi un consiglio: cercate di tenervi per voi i vostri pareri, a trent’anni; altrimenti fate la mia fine: passate i cinquanta a scusarvene. Passate i cinquanta ad assistere a dimostrazioni di quanto non capivate niente di niente.
Per dire: ieri sera, a un’ora non tarda della prima serata del festival di Sanremo 2022, è salito sul palco l’innominato. L’innominato, di cui per rispetto della letteratura ma soprattutto perché mi vergogno della me trentenne non faremo il nome, è senza discussioni il più bravo in Italia a salire su un palco e, solo essendoci, cambiare l’umore della platea. Naturalmente a trent’anni mi faceva schifo. Ma chi è questo che arriva e porta i guizzi, porta le idee, porta la voglia di vivere e lo scazzo a volte nella stessa battuta, ma che vuole, ma che noia. Mi scuso per la me trentenne. A sua discolpa: era trentenne.
«Io sono la vostra terza dose», dice l’innominato, che sta in effetti su quel palco per il terzo Sanremo, sebbene per una sera sola, mentre Amadeus Tramaglino si accarezza soddisfatto i capponi.
A proposito di gente che s’accarezza i capponi: una mezz’ora prima, il festival s’era aperto con una delle esibizioni più trash ch’io ricordi. Non nello slittamento semantico con cui viene usata la parola in Italia, quello di «volgare» (magari: la volgarità almeno è un carattere). Nel senso tecnico: emulazione fallita di modello alto.
Non ho niente contro il trash, mi piace Las Vegas più di Venezia. Però qualcuno dovrà dire ad Achille Lauro che sono esistiti Billy Idol, Iggy Pop, persino Jim Morrison, che per carità puoi salire a torso nudo e pantaloni di pelle, accarezzarti lascivo i cabbasisi mentre fai la copia della tua stessa canzone di tre anni fa, rovesciarti l’acquasantiera addosso con la voluttà con cui Madonna mescolava un pompino e un Cristo nero trentatré anni fa (pure l’Harlem Gospel Choir ti sei portato: una specie di Postalmarket delle idee derivative); però, piccino, tutto questo non puoi farlo con l’aria di chi stia inventando qualcosa. (Magari sono io che proietto, eh, aiutata dalle interviste in cui Achille Lauro parla di sé stesso come «uno che divide», corrente albapariettista).
E Coletta?, diranno i miei piccoli lettori, memori di come l’anno scorso il direttore di Rai 1 fosse stato l’eroe del Sanremo mattutino, quella conferenza stampa in cui sembrava un incrocio tra il personaggio di Giovanna Ralli in C’eravamo tanto amati, quella che non poteva mangiare idrocarburi, e quello di Ingrid Bergman in Assassinio sull’Orient Express, alla quale Poirot diceva «Non pronuncia bene parole come “vestaglia” ma capisce “emolumento”».
Quest’anno Coletta è anche star del serale (ma non quanto avrei voluto, poi ci torniamo), ma la mattina è sempre il suo regno. Elenco non esaustivo di solo ieri mattina.
A proposito di Amadeus e dell’innominato: «Questo linguaggio che si dicono l’uno con l’altro, Freud direbbe il famoso motto di spirito, tu non sai in realtà bene qual è il fil rouge tra i due, la gavetta, le estati insieme, ma c’è questo motto di spirito che non è dato ontologicamente all’occhio» (chissà cosa pensa voglia dire «ontologicamente»). «Ci sarà finalmente questa terza parete che potrà percepire il gioco dei detti, dei non detti» (temo intendesse la quarta: l’esame di storia dello spettacolo glielo facciamo dare nella prossima sessione).
Ai giornalisti: «Vorrei che le vostre penne si connaturasse [sì, singolare] a questo sentimento di letizia». «Prendiamoci questa quota di sorrisi di cui nutrirsi».
Le mie uscite preferite però sono quando l’aspirante citatore di Freud si lascia andare ai raddoppi consonantici e agli strascinamenti vocalici di Isabella De Bernardi, la stupenda fidanzata di Verdone in Un sacco bello. Io Stefano Coletta lo amo sempre, amo i suoi «errore metodologggico» e i suoi «ce ne sono alcune che balleremo perché anche il nostro corpo è stato intrappolato in una prigggionia di movimento»; ma specialmente lo amo quando dice «proprio», che pronuncia non esattamente come Carmelo Bene.
I testi delle canzoni in concorso? «Ho ritrovato pròpo il senso della vita». Le coconduttrici? «Cinque donne importanti, ognuna con il pròpo portato». La filosofia spicciola? «Vorrei che dietro la consapevolezza di ognuno di noi ci fosse pròpo una volontà di ognuno di noi».
C’è stato un momento, qualche settimana fa, tra un’indiscrezione sanremese e un’altra (le indiscrezioni sanremesi sono come i fidanzati dei vent’anni: certezze per due giorni, che al terzo diventano «non viene più, è in America e con la pandemia non gli va di tornare»), c’è stato un momento in cui ho visto una cosa che in tv si vede pochissimo: un’idea.
Era fatta così. L’innominato, dicevano, non si decideva, faccio solo una puntata, no le faccio tutte, no non vengo. Finché, l’idea. Ci mettiamo io e Coletta in prima fila, dice, e commentiamo la serata, tipo Muppets. Il tizio che me l’ha raccontato credeva fosse caduta la linea, ma era solo che non stavo respirando, immobile come quando hai paura di svegliarti da un sogno troppo bello. E infatti poi non è successo, chissà perché.
L’innominato sa riconoscere un altro grande uomo di spettacolo, quando lo incontra. E infatti ieri è entrato, con un termometro, l’ha posato sulla fronte di Coletta, «c’hai 35, dovresti essere morto», e poi gli ha fatto mettere la mascherina con le labbra rosse e baciare Amadeus. L’innominato lo sa, che Coletta è una grande risorsa per il festival, per la Rai, per il paese. Innominato, non è che puoi fermarti in riviera? Ti teniamo due posti in prima fila. Per favore?
I VOTI. Sanremo 2022, prima serata: le pagelle di Selvaggia Lucarelli. SELVAGGIA LUCARELLI su Il Domani il 02 febbraio 2022.
Arrivo a petto nudo che non l’ha mai fatto nessuno. Mi battezzo da solo così porto la blasfemia su un palco. Gli sono cresciute le spalle perché l’ego era già alla sua espansione massima. Achille Lauro merita un 4.
Loro sono riusciti a insegnare ad Achille Lauro ad essere moderni senza battesimi, cresime, stimmate e crocifissioni. Magari portando al festival una bellissima canzone e cantandola pure bene: Mahmood e Blanco meritano un 10.
Le pagelle di Selvaggia Lucarelli ai personaggi del Festival di Sanremo. Artisti, conduttori e ospiti.
ACHILLE LAURO
Gli sono cresciute le spalle perché l’ego era già alla sua espansione massima. Io in fondo lo ammiro perché sembra sempre uno caduto sul pianeta terra dentro un uovo alieno che pensa dunque di fare tutto lui per la prima volta. Arrivo a petto nudo che non l’ha mai fatto nessuno. Mi battezzo da solo così porto la blasfemia su un palco. Porto un coro gospel che è proprio un guizzo inedito. E il bello è che pensava fosse inedita pure la sua Rolls Royce e quindi l’ha ricantata, cambiandole il titolo. Voto 4
NOEMI
Lei è un fenomeno e meriterebbe qualcosa di diverso dal processo di normalizzazione verso il quale sembra avviata a Sanremo. La sua canzone fa un po’ l’effetto che faceva l’abito su di lei: rischia di confondersi con con la musica di sottofondo, ottenendo l’effetto nude look: resta solo la voce. Voto 6-
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GIANNI MORANDI
Interessante che con una mano fasciata canti “Apri tutte le porte”, insinuando il dubbio che per farlo abbia usato le nocche. Tornando seri, la canzone è giusta, la giacca anche e, soprattutto, riesce miracolosamente a scampare l’effetto boomer. Voto 8
MASSIMO RANIERI
Non è riuscito a scampare l’effetto boomer, appunto. Voto 5
MICHEL BRAVI
Scartato ingiustamente dal Festival lo scorso anno, si è riscattato con una canzone originale e aggraziata, come lui. Voto 9
ANA MENA
Non si sa come ma sembrando un po’ Jlo, un po’ la Lamborghini, un po’ Lola Ponce alla fine canta e ti viene in mente Soleil del Gf. La canzone è molto bella. Se sei in birreria a Ferragosto a Tenerife. Ubriaco. Voto 2
MAHMOOD E BLANCO
Ovvero come insegnare ad Achille Lauro ad essere moderni senza battesimi, cresime, stimmate e crocifissioni. Magari portando al festival una bellissima canzone e cantandola pure bene. Quando il vero talento è meglio della finta trasgressione. Voto 10
FIORELLO
Questa cosa che tutti gli anni se la tira e si fa desiderare che manco il papa in visita in Siria è francamente insopportabile. Tanto più che le battute su allungamento del pene, “ti saluta stocazz..” e i baci con mascherina sono trovate più bollite della canzone di Giusy Ferreri. È perfino riuscito a salire sul palco mentre c’era Berrettini e a sembrare lui il sesto tennista al mondo, il conduttore di Sanremo, Ornella Muti e la violinista mora. Dice che si sente Mattarella al secondo mandato ma sembra più Salvini che cerca di fare e disfare tutto lui, non azzeccandone una. Voto 4
Qui tutti gli articoli su Sanremo 2022
MANESKIN
Sono passati da Fallon e il Saturday Night Live ad Amadeus che li va a prendere in golf cart col cappellino “driver”. Sono passati da aprire il concerto dei Rolling Stones ad arrivare prima della performance di Dargen D’Amico. Eppure hanno sempre sorriso, modestia e gentilezza. Se li invitassero ad una puntata di Linea Verde in uno speciale sulla transumanza abruzzese loro, per educazione, accetterebbero. Li amiamo anche per questo. Voto 10
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA
Sempre interessanti, ma meglio nel 2021. Quest’anno sembrano più una lista civica: c’è dentro un po’ di tutto ma alla fine non sai di che colore sia il miscuglio. Voto 6 e mezzo.
ORNELLA MUTI
Una presenza scoppiettante. Legge (male) il nome dei cantanti, non fiata per tutta la serata, arriva il suo momento e in un soporifero susseguirsi su schermo di volti noti del cinema con cui ha lavorato deve sostenere un ruolo d’avanguardia: elogiare gli attori, tutti uomini, con cui ha recitato in varie pellicole. Le donne, nei suoi film, evidentemente al massimo reggevano la giraffa. Voto 1
SELVAGGIA LUCARELLI
Selvaggia Lucarelli è una giornalista, speaker radiofonica e scrittrice. Ha pubblicato cinque libri con Rizzoli, tra cui l’ultimo intitolato “Crepacuore”. Nel 2021 è uscito “Proprio a me", il suo podcast sulle dipendenze affettive, scaricato da un milione di persone. Ogni tanto va anche in tv.
I CANTANTI AL FESTIVAL. Mahmood e Blanco a Sanremo con la loro canzone “Brividi”, ecco il testo su Il Domani il 31 gennaio 2022
Il vincitore di Sanremo 2019 Mahmood torna in gara con Blanco, rapper dall’esordio d’oro. Entrambi sono reduci da milioni di ascolti su Spotify e collaborazioni con i più noti artisti della scena contemporanea
Il vincitore di Sanremo 2019 Mahmood torna in gara con Blanco, rapper dall’esordio d’oro. Insieme canteranno Brividi.
Entrambi sono reduci da milioni di ascolti su Spotify e collaborazioni con i più noti artisti della scena contemporanea.
LA STORIA
Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, è nato a Milano nel 1992 da madre italiana e padre egiziano. Nella sua storia artistica è stato autore per Elodie, Michele Bravi – che quest’anno sfiderà sul palco dell’Ariston -, Marco Mengoni, e ha firmato ritornelli per Fabri Fibra (Luna), Gué Pequeno (Doppio Whisky) e Marracash (Non sono Marra). Appassionato di musica pop, urban e R&B, studia canto, pianoforte e solfeggio.
Nel 2016 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo nella sezione Giovani con il brano Dimentica, classificandosi quarto. Nel dicembre del 2018 partecipa a Sanremo Giovani con Gioventù Bruciata (certificata disco d’oro), aggiudicandosi il primo posto, e guadagnandosi l’accesso alla gara dei big: nel 2019 arriverà così a vincere con il brano Soldi. Diventa così il primo artista in assoluto a vincere sia nella categoria Giovani che in quella Big nello stesso anno.
Blanco, all'anagrafe Riccardo Fabbriconi, a giugno 2020 pubblica il suo singolo d'esordio Belladonna (adieu), a cui seguono Notti in Bianco e Ladro di Fiori, certificato Oro. A ottobre dello stesso anno viene selezionato per Radar Italia, il programma globale di Spotify (per la prima volta in Italia) nato per supportare i migliori talenti della scena musicale emergente del nostro paese.
Segue la collaborazione con i rapper Mace e Salmo ne La canzone nostra, che ha dominato per sette settimane la classifica Fimi/GfK.
A febbraio 2021 esce Paraocchi, seguito dalla collaborazione con Madame nel brano Tutti muoiono. Con Blu Celeste, il suo album d'esordio, Blanco è diventato il più giovane artista italiano ad essersi posizionato per 18 settimane al primo posto della classifica Fimi/GfK dei singoli più venduti e il secondo artista del 2021 più ascoltato su Spotify.
BRIVIDI
Ho sognato di volare con te
Su una bici di diamanti
Mi hai detto sei cambiato,
Non vedo più la luce nei tuoi occhi
La tua paura cos’è?
Un mare dove non tocchi mai
Anche se il sesso non è
La via di fuga dal fondo
Dai non scappare da qui
Non lasciarmi così
Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
E pagherei per andar via,
Accetterei anche una bugia
E ti vorrei amare ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi
Tu, che mi svegli il mattino
Tu, che sporchi il letto di vino
Tu, che mi mordi la pelle
Con i tuoi occhi da vipera
E tu, sei il contrario di un angelo
E tu, sei come un pugile all’angolo
E tu scappi da qui, mi lasci così.
Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
E pagherei per andar via,
Accetterei anche una bugia
E ti vorrei amare ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi
Dimmi che non ho ragione
Vivo dentro una prigione
Provo a restarti vicino
Ma scusa se poi mando tutto a puttane
Non so dirti ciò che provo, è un mio limite
Per un ti amo ho mischiato droghe e lacrime
Questo veleno che ci sputiamo ogni giorno
Io non lo voglio più addosso
Lo vedi, sono qui,
Su una bici di diamanti, uno fra tanti.
Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
E pagherei per andar via,
Accetterei pure una bugia
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi
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La Rappresentante di Lista a Sanremo con la canzone “Ciao ciao”, ecco il testo. su Il Domani il 31 gennaio 2022
Nel 2021 avevano gareggiato con Amare. Il duo approdato all’etichetta di Mogol è nato a Palermo e ama essere musicalmente trasversale. Nel loro curriculum una canzone usata nella serie “The New Pope” di Paolo Sorrentino
La Rappresentante di Lista torna a Sanremo. La “queer pop band” come ama definirsi per la sua versatilità musicale, nel 2021 era approdata al festival con la canzone Amare, una brano che invitava ad attaccarsi con passione alla vita nonostante la pandemia. Adesso il duo porta in gara la sua nuova canzone: Ciao ciao.
Qui puoi leggere tutti gli articoli di Domani su Sanremo 2022
IL PROGETTO ARTISTICO
Il progetto nasce nel 2011 dall’incontro tra la cantante Veronica Lucchesi e il polistrumentista Dario Mangiaracina. Prendono in prestito dai dibattiti sull’identità sessuale il termine “queer” (strambo, oltre il genere, trasversale). Il cantautore Giorgio Canali, qualche tempo dopo, li definirà “obliqui”.
Il primo album de Lrdl che verrà pubblicato nel 2014 dall’etichetta bolognese Garrincha Dischi. Da Palermo parte il primo tour del duo e (Per la) Via di Casa viene candidato alle Targhe Tenco come miglior disco d’esordio.
A dicembre del 2015 esce Bu Bu Sad (candidato alle Targhe Tenco come miglior disco dell’anno). Poi la scrittura e la creazione di Go Go Diva. A gennaio 2020 il brano Questo corpo, estratto dal disco Go Go Diva, è stato inserito all’interno della colonna sonora della serie TV “The New Pope”, creata e diretta da Paolo Sorrentino, sequel della fortunatissima “The Young Pope” sempre a firma del regista Premio Oscar.
A febbraio 2020 Lrdl sale sul palco del Teatro Ariston di Sanremo al fianco di Rancore e Dardust, nella serata dei duetti, esibendosi nel brano “Luce” di Elisa, poi l’ingresso nell’etichetta di Mogol, il paroliere di Lucio Battisti, e nel 2021 il ritorno a Sanremo, questa volta in gara con Amare, e il nuovo album, My Mamma, contaminato dalla creatività di quello che inizia a prendere la forma di un vero e proprio collettivo artistico.
CIAO CIAO
Come stai bambina?
Dove vai stasera?
Che paura intorno…
È la fine del mondo.
Sopra la rovina sono una regina,
Mammamma…
Ma non so cosa salvare.
Sono a pezzi, già mi manchi
Occhi dolci, cuori infranti.
Che spavento,
Come il vento,
Questa terra sparirà.
Nel silenzio della crisi generale
Ti saluto con amore
Con le mani, con le mani, con le mani
Ciao ciao
Con i piedi, con i piedi, con i piedi
Ciao ciao
E con la testa, con il petto, con il cuore
Ciao ciao
E con le gambe, con il culo, coi miei occhi
Ciao!
Questa è l’ora della fine,
Romperemo tutte le vetrine.
Tocca a noi, non lo senti, come un’onda arriverà.
Me lo sento esploderà, esploderà!
La fine del mondo è una giostra perfetta.
Mi scoppia nel cuore la voglia di festa.
La fine del mondo, che dolce disdetta.
Mi vien da star male, mi scoppia la testa!
Con le mani, con le mani, con le mani
Ciao ciao
E con i piedi, con i piedi, con i piedi
Ciao ciao
E con le gambe, con il culo, coi miei occhi
Ciao ciao
E con la testa, con il petto, con il cuore
Buonanotte, bonne nuit
E bonne nuit e ciao ciao.
Buonanotte, è la fine, ti saluto,
Ciao ciao
Buonanotte, bonne nuit
E bonne nuit e ciao ciao
Ciao ciao
Ciao ciao
Mentre mangio cioccolata in un locale,
Mi travolge una vertigine sociale.
Mentre leggo uno stupido giornale,
In città è scoppiata la guerra mondiale.
E con le mani, con le mani, con le mani
Ciao ciao
E con i piedi, con i piedi, con i piedi
Ciao ciao
Con le mani, con le mani, con le mani
Ciao ciao
Con i piedi, con i piedi, con i piedi
Ciao ciao
E con la testa, con il petto, con il cuore
Ciao ciao
E con le gambe, con il culo, coi miei occhi
Ciao
Sanremo, Amadeus esalta Fiorello: «Il Mattarella dell'intrattenimento». SAVERIO ALBANESE su Il Quotidiano del Sud il 2 Febbraio 2022.
È iniziato con uno sketch come consuetudine pieno di ironia il primo ingresso dello showman Fiorello, tornato sul palco dell’Ariston insieme ad Amadeus per il 72esimo Festival di Sanremo.
Il conduttore e direttore artistico trova la missiva dello showman sul palco, piena zeppa di messaggi in codice, alcuni dei quali non possono essere nemmeno letti.
Nella lettera Fiorello indugia sull’essere stato costretto a tornare anche quest’anno, nonostante abbia provato fino all’ultimo a evitarlo: «Voglia di stare qui stasera zero». Dopo la presentazione lo showman siciliano arriva sul palco direttamente dall’esterno del teatro, in stile Matrix, con una maschera nera glitterata, occhiali da sole neri e mantello, con in mano ha un rilevatore di temperatura, accompagnato dal refrain di San Martino, sua celebre canzone.
«Ecco a voi il Mattarella dell’intrattenimento – annuncia Amadeus – il mio ex amico Rosario Fiorello». «Quest’anno ti avrei visto volentieri da casa, ma tu hai voluto farmi venire – ha esordito Fiorello – che poi saluta il pubblico in sala: «Buonasera a tutti!» dice con sottofondo musicale, e subito dopo: «Quanto mi siete mancati! Sono la vostra terza dose, sono il booster».
Poi ha continuato a scherzare con il pubblico: «Mi tamponano tutti i giorni, io sarei dovuto stare a casa con il plaid sulle gambe, ma perché a Sanremo tamponano così tanto?». Un accenno ironico al voto della sala stampa: «Quanto avrà dato il giornalista dell’Osservatore Romano ad Achille Lauro?». «La prima volta – dice Ama – sono venuto per amicizia, la seconda volta per confermare l’amicizia, la terza per romperla l’amicizia. La prossima volta ci dobbiamo vedere al funerale. Tanto se nostro Signore fa l’appello tu sei con la A».
E poi prosegue: «Lui ride, fa l’amico – aggiunge Amadeus – ma è il male assoluto, mi ha stalkerizzato ai limiti del bullismo. Poi ogni volta che ha una cosa da dire va al Tg1, ormai la gente penserà che è un virologo». Per la prossima edizione aggiunge «non vi fidate di lui quando dice che non lo vuole fare» dice ai vertici Rai «ma ce l’ho io il nome per il direttore artistico: il generale Figliuolo».
Fiore è un fiume in piena con il giusto mix di simpatia e ironia: «Lui per farmi venire ha fatto di tutto, una volta in una giornata freddissima, c’era suo figlio sotto casa mia con un cartello con scritto ‘Non abbandonare papà’. Che poi dice che mi fa venire qui perché gli porto fortuna. Ma che sono un portafortuna io?», ha concluso.
Inevitabile un passaggio anche sulla rielezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Gli hanno scombinato i piani, lui l’anno prossimo voleva fare The Voice Senior, ma niente». Poi chiede a tutto il pubblico di intonare un coro per il presidente della Repubblica. Fiorello ironizza anche sul Presidente del Consiglio dei Ministri: «A Draghi sarebbe piaciuto fare il presidente della Repubblica, aveva già preparato il discorso di fine anno a banche unificate».
Quindi ricorda un intervento dello scorso anno, in cui parlava di chi avrebbe condotto questo Festival, augurandogli andasse malissimo. Quindi propone la rottura dell’anatema facendo quello che aveva fatto lui anni fa: baciare il direttore di Rai1. Al tempo era Fabrizio Del Noce, oggi è Stefano Coletta.
Un bacio propiziatorio e con le mascherine anche se con tanto di labbra rosse sulle punte: è quello che Fiorello in qualche modo impone – la minaccia è ‘altrimenti il Festival andrà malissimo, peggio del Festival della canzone cristiana che si sta svolgendo qui vicino!’ – ad Amadeus e al direttore di Rai1, Stefano Coletta sul palco dell’Ariston. Il modello storico di riferimento è alla famosa fotografia del ‘kiss in time square’.
Il rituale si chiude infine con un medley di canzoni notoriamente tristi, cantate su una base gioviale. Un intervento che riporta alle atmosfere di due anni fa e sveglia l’Ariston.
Sanremo in pillole: pagelle e cattivi pensieri (prima serata). PARIDE LEPORACE su Il Quotidiano del Sud il 2 Febbraio 2022.
In ordine di classifica a partire dal vertice. Mamhood e Blanco voci bianche che spaccano con una canzone da brividi che con merito va in pool position. Sono da 9. Seguiti a ruota da La Rappresentante di Lista, tecnocabaret un po’ dada e “con le gambe e con il culo” si guadagnano il mio 8. Sul podio anche Dargen D’Amico con un “Cuore matto” che adopera bene la dance e sa far festa. Merita 7 e mezzo.
Dietro la vecchia guardia da “Canzonissima” un po’ maltrattata dalla giuria specialistica. Gianni Morandi si ricorda la lezione di Morricone suo primo arrangiatore e la contamina con Jovanotti proponendo una bella canzone sussurrata con un filo di emozione. Gioca anche al Fantasanremo. Come non dargli 8. Un gradino sotto Massimo Ranieri con un pezzo da teatro che ricorda “partono i bastimenti”. La voce c’è. Anche per lui 8 come Morandi. Cresceranno andando avanti. A centro classifica Noemi. Da risentire. Non mi è sembrata alla sua altezza. Voto 6. Michele Bravi lo dimentichi subito tranne il look alla mani da forbice. Voto 5. Rkomi troppo atteso e troppo confuso. Anche lui 5. Achille Lauro mescola ancora sacro e profano, fa Iggy Pop con il Gospel, resta un innovatore. I colleghi della sala stampa si saranno stufati ma per me è ancora da 8. Giusy Ferreri si è incartata nell’esibizione e prende un 6-. Di Yuman ne potevamo fare a meno e anche di Ana Mena con la fisarmonica. Senza voto per non troppo infierire.
AMADEUS– Buona conduzione, sta entrando nella storia del Festival. Dovrebbe accorciare ma gli sfugge la misura causa spot. Inizia da 7 ma sarà un crescendo. La signora in giallo in prima fila forse si poteva evitare.
FIORELLO– Resta un fuoriclasse da terza dose. Ne sbaglia poche. Battute molto godibili. Con Ama ha avuto la capacità di dissacrare Tenco cantando canzoni ossimore tristi con ritmo allegro. Il pubblico ritrovato ha galvanizzato l’ex intrattenitore da villaggio turistico e l’Ariston diventa curva sud. Voto 8. Lo rivedremo?
ORNELLA MUTI– Bella e affascinante, voce roca tra Maria De Filippi e Tom Waits, anticonvenzionale non solo per le canne ma anche per gli occhiali da vista. Regala anche alberi. Purtroppo deludente nel commento al grande cinema che ha incontrato. Un dignitoso 6 e mezzo.
MANESKIN– Mandano ancor di più fuori di testa. Strepitosi per look, esecuzione, e carisma. Le lacrime di Damiano dopo “Coraline” incorniciano una ballata struggente. Il suggello ad un ritorno sul palco dove tutto è iniziato. E’ ancora tutto molto rock. Un 10 da leggenda.
BERRETTINI– Dice dieci parole, carrambata di famiglia con Fiorello. Sarà bello, sarà bravo nel tennis ma non ho capito che ci stava a fare. Aridatece Ibra. Voto 5 a chi l’ha chiamato.
MEDUZA– A tarda ora il ritmo dell’elettronica da discoteca anima l’Ariston. Divertenti e capaci. Al contrario del tennista una buona operazione di visibilità per italiani che trionfano in tutti i club mondiali. 8 e mezzo legittimo e dichiarato.
BATTIATO– Il maestro non si vota. 5 a chi ha confinato a tarda notte l’omaggio ad un gigante della musica. Ci si continua a chiedere se è previsto un omaggio anche alla Carrà. Credo che faccia parte del gioco.
GIOE’– Malriuscita promozione della fiction Rai Makari. Purtroppo 4 ad un attore che stimo.
BOVA E FRASSICA– La promozione dell’epigono di don Matteo è invece salvata dal nonsense di Frassica. Bova pesce lesso e monocorde. Tutto quasi sufficiente.
BERTI E ROVAZZI SU NAVE– Nonostante Colapesce e Dimartino, il set sulla pubblicitaria Concordia mi sembra da rivedere. Neanche il vestito di Orietta mette allegria, Rovazzi assente. Molto Capodanno alla Fantozzi. Sono ritornate le crociere.
PUBBLICO– C’è voglia di vivere in mezzo alla pandemia. Spettatori scatenati anche in settori di solito mummificati. Un dieci che fa sperare.
Vincenzo Russolillo, l'inventore di Casa Sanremo e dell'Hospitality del festival. Il promoter lucano da 15 anni è il patron della gemella dell'Ariston. PARIDE LEPORACE su Il Quotidiano del Sud l'1 Febbraio 2022.
Vincenzo Russolillo, un promoter con i fiocchi. Originario di Lagonegro, in Basilicata, una sede operativa a Salerno insieme a quella centrale di Roma.
Dal 2001 il suo Consorzio Gruppo Eventi gestisce celebri manifestazioni di spettacolo. Miss Italia, David di Donatello, concerti. Difficile tracciare una mappa completa di un imprenditore meridionale di successo. Il suo fiore all’occhiello è Casa Sanremo, il contenitore gemello del Teatro Ariston, che dal 2007 accompagna il Festival come campo base di addetti ai lavori e curiosi da Festival.
Siamo riusciti ad intervistarlo nel giorno dell’inaugurazione.
Vincenzo, spieghiamo ai non addetti ai lavori che non frequentano il festival cosa è Casa Sanremo, una idea geniale nata 15 anni fa..
“Casa Sanremo è un contenitore di eventi e ormai da 15 anni rappresenta l’area hospitality del Festival. All’interno della Casa, per tutta la settimana dedicata alla canzone italiana, avvengono incontri culturali, show case di artisti, conferenze stampa e programmi tv. Inoltre, dal 2020, si è andato consolidando un rapporto sinergico con Rai Pubblicità che ci ha portato, proprio in quell’anno, a produrre uno degli eventi più significativi degli ultimi decenni, ovvero “Tra palco e città”. Per la prima volta, infatti, il Festival, considerato universalmente “di tutti”, lo è diventato davvero, soprattutto di chi vive Sanremo in quei giorni. Un mega-palco nella piazza che idealmente lega il Teatro Ariston a Casa Sanremo, collegato da un lungo Red Carpet che gli artisti hanno attraversato per andare a esibirsi. È stata un’esperienza straordinaria, in tutte le accezioni del termine, che speriamo di poter riproporre di nuovo il prossimo anno”.
La pandemia crea grandi problemi organizzativi e logistici ad una manifestazione come la Tua? Come vi siete organizzati quest’anno per la seconda edizione con il virus?
“Be’ sì, come a tutti gli eventi. Più sono grandi e complessi, più aumentano le difficoltà legate alla pandemia. Io, con la mia squadra di lavoro, ho però inteso non fermarmi. Né lo scorso anno né questo. Certo, abbiamo dovuto rinunciare al grande numero di presenze al quale eravamo abituati, ma abbiamo cercato di trasformare in opportunità la situazione e abbiamo trasformato Casa Sanremo in un vero e proprio hub digitale, con studi televisivi che mandano in streaming contenuti diversi in tutti i momenti della giornata, attraverso Casa Sanremo TV”.
Ci sarà la possibilità di offrire musica live?
“In piccolissima parte e garantendo la sicurezza e il rispetto rigoroso delle norme anti-covid, sì. Sono previsti dei momenti live che man mano comunicheremo attraverso i nostri social e il sito”.
Quanti collaboratori hai con la pandemia e quanti ne avevi nelle edizioni normali?
“Siamo passati da circa 1000 collaboratori pre pandemia a 150 post pandemia. Questo la dice lunga sul danno che, purtroppo, il Covid ha inflitto a questo settore. Quelle cifre non sono, appunto, solo numeri, ma persone, intere famiglie in difficoltà. La mia azienda è solo una delle tante che ha dovuto ridurre esponenzialmente i collaboratori negli eventi. È ancora un momento difficile e pagheremo uno scotto altissimo anche quando tutto questo sarà finito perché moltissimi professionisti bravi hanno dovuto reinventarsi per sopravvivere e non li ritroveremo più al ritorno della normalità. Avremo bisogno di un cambio generazionale che prenda in eredità quella professionalità persa e non sarà affatto semplice”.
Come hai avuto l’intuizione di “Casa Sanremo” nel 2009? Un meridionale che arriva in Liguria e riesce a creare un grande successo commerciale e mediatico.
“Frequentando Sanremo durante la settimana del Festival ho sempre notato la mancanza di un luogo che facesse da collettore per addetti ai lavori, artisti e per chi, a vario titolo, segue il Festival. Una sorta di racconto unico, diciamo così. Da questo nasce l’idea, prima condivisa con il grande amico Pepi Morgia che mi piace sempre ricordare perché, probabilmente, senza di lui non sarebbe nata Casa Sanremo e poi con Mauro Marino. Insomma, l’intuizione si è effettivamente rivelata giusta considerato che siamo ancora qua”.
Ho letto che quest’anno i tuoi molti amici in gara ti doneranno un loro capo di abbigliamento per un’asta benefica. A favore di chi?
“Sì, si chiama #unregaloperlamusica. L’idea è quella di chiedere agli artisti in gara un capo di abbigliamento o un accessorio, possibilmente indossato duramente l’esibizione all’Ariston, e donarlo per un’asta di beneficenza a favore di un’associazione o organizzazione che possa sostenere il mondo dei professionisti dello spettacolo, ovvero quelle persone che, dietro le quinte e senza mai apparire, fanno in modo che gli eventi si realizzino”.
Tra le numerose iniziative quest’anno apri un concorso dedicato alle serie tv, con un presidente di giuria come lo scrittore Maurizio de Giovanni
“Sì, è un onore per me averlo “in squadra”. Gli avevamo proposto di diventare il Presidente di Giuria di Writers, il nostro consueto concorso letterario che permette a molti scrittori emergenti di avere una vetrina durante una delle settimane più attenzionate dell’anno dal punto di vista mediatico e da un colloquio con lui è venuta fuori l’idea di dedicare una sezione alla nuova scrittura creativa, legata proprio alla serialità e alla trasposizione delle opere letterarie in prodotti televisivi di grande successo. Proprio come è capitato con i suoi libri. Da Il Commissario Ricciardi a I Bastardi di Pizzofalcone, a Mina Settembre e, tra un po’, anche con la serie di Sara, un altro suo personaggio. Credo sia un record per uno scrittore di serie (gialle nel suo caso) avere tante trasposizioni televisive. Siamo molto felici di averlo a bordo”.
Il più bel ricordo di Casa Sanremo?
“È una domanda difficile alla quale rispondere. Farei torto a tanti, troppi ricordi che mi legano a doppia mandata a questo evento. È come chiedermi a quale dei miei due figli rivolgo più amore. L’amore è amore. Casa Sanremo è il mio amore professionale. Ricordo e ricorderò tutto con la stessa intensità. Gioie e dolore, indistintamente”.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
Sanremo 2022. Fiorello “Sono la vostra terza dose” ed il Teatro Ariston si accende! Il Corriere del Giorno l'1 Febbraio 2022
Nella gag di Fiorello anche le fake news sul vaccino. “E’ il vaccino… Il microchip, i poteri forti… Non sono io, è il grafene… E’ Draghi… Non sono io…”, dice Fiorello agitando il braccio in maniera incontrollata. “E’ il vaccino… il microchip… il grafene”, dice elencando tutte le fake news associate alla vaccinazione contro il Covid.
Sanremo 2022, al via la 72esima edizione del Festival della canzone italiana. “Bentornati! Bentornati!” dice Amadeus visibilmente commosso, salutando il pubblico del teatro Ariston. E lo confessa lui stesso: “Forse sarà per l’età, sto per compiere 60 anni… ma la presenza del pubblico mi commuove: ci siete mancati tantissimo!“.
Ornella Muti co-conduttrice della prima serata “una meravigliosa attrice, una donna fantastica: per me è un grande onore iniziare il Festival di Sanremo con Ornella Muti” come la presenta Amadeus, a meno di un’ora dal via, nel corso del Tg1.
Il gruppo dei Maneskin che lo scorso anno ha trionfato con Zitti e buoni, conquistando un successo internazionale, è tornato sul palco dell’Ariston per riproporre il brano che li ha portati alla vittoria nel 2021. Amadeus in versione autista è andato a prendere il gruppo guidando una sorta di golf car. I quattro artisti hanno scelto outfit total black glam rock, confermando il sodalizio artistico con Gucci, brand disegnato da Alessandro Michele e indossato dalla band nelle occasioni internazionali più prestigiose degli ultimi mesi.
I Maneskin hanno entusiasmato e fatto ballare il pubblico riproponendo Zitti e buoni, il brano che li ha fatti diventare un vero e proprio fenomeno internazionale. “Che emozione è tornare qui?” ha chiesto Amadeus. “A noi sembra l’altroieri – ha spiegato Damiano, il frontman del gruppo – è bellissimo, e questa accoglienza meravigliosa lo rende ancora più speciale”. Immancabile il post su Instagram della band, ad immortalare la serata. “One year later, same exact feelings” (un anno dopo, le stesse sensazioni” hanno scritto sul social.
Ornella Muti ha fatto il suo ingresso sul palco dell’Ariston in abito lungo fasciato, dorato con piccoli intarsi di seta rosa pallido. “Il Sanremo che ricordo con più affetto è quello che ci fece vedere mio papà, che ci ha lasciato presto: Gigliola Cinquetti cantava ‘Non ho l’età’ e lui ci diceva di fare quello che diceva lei nel testo” il ricordo sanremese che l’attrice romana affida ad Amadeus.
Fiorello irrompe sul palco dell’Ariston e accende il Festival. “Mi siete mancati. Qui, per la terza volta: sono la vostra terza dose, sono il booster dell’intrattenimento”. “Mi stai rovinando la vita”, dice Fiorello rivolgendosi ad Amadeus. “3 giorni, mi hanno tamponato 8-9 volte tutti i giorni. Avrei dovuto essere a casa col plaid a guardarti. Qui c’è da fare un tampone in continuazione, infilano e ravanano… Mi hanno tirato giù una parte della materia cerebrale… La prima volta sono venuto per amicizia. La seconda volta sono venuto per confermare l’amicizia, questa volta vengo per rompere l’amicizia. La prossima volta ci dobbiamo vedere al funerale: chi se ne va prima, va a trovare l’altro. Se Nostro Signore fa l’appello, tu sei alla A…”.
“Quest’uomo non è un amico, è il male assoluto: gli dici un segreto e lui va al Tg1 a dirlo. Sta sempre al Tg1, sembra un virologo…. Il prossimo anno non ti azzardare: non credetegli quando dice che non farà il quarto Sanremo. Vertici Rai, non glielo chiedete. Il direttore artistico del prossimo anno, posso dare un consiglio? Il generale Figliuolo… dal teatro AstraZeneca… prima cantano gli over 80. Io domani me ne vado, se cominci a dirmi di tornare, io vengo la terza-quarta serata e ti percuoto…”.
Nella gag di Fiorello anche le fake news sul vaccino. “E’ il vaccino… Il microchip, i poteri forti… Non sono io, è il grafene… E’ Draghi… Non sono io…”, dice Fiorello agitando il braccio in maniera incontrollata. “E’ il vaccino… il microchip… il grafene”, dice elencando tutte le fake news associate alla vaccinazione contro il Covid.
Non mancano i riferimenti al voto per il Quirinale. Il presidente Mattarella, “lui voleva fare ‘The Voice Senior, questa è la verità!”, mentre il premier Draghi al contrario ambiva a salire sul Colle: “Aveva già pronto il discorso di fine anno a… banche unificate”, dice Fiorello.
LA GARA. L’ordine di uscita dei 12 artisti della prima serata vede in sequenza: Yuman, Noemi, Gianni Morandi, La Rappresentante di Lista, Michele Bravi, Massimo Ranieri, Mahmood & Blanco, Ana Mena, Rkomi, Dargen D’Amico e Giusy Ferreri. Achille Lauro indossando solo dei pantaloni di latex nero, a torso nudo, tatuaggi in bella vista e scalzo, è il primo cantante a dare il via alla gara di Sanremo per intonare ‘Domenica‘ insieme all’Harlem Gospel Choir e sul finale inscena un autobattesimo facendosi cadere dell’acqua da una grande conchiglia sul volto.
Quando Gianni Morandi scende la scalinata del teatro Ariston correndo, accolto dal pubblico con un lungo applauso, un autentica ovazione che lo fa commuovere, dopo 50 anni dal suo esordio a Sanremo.
Mahmood e Blanco già in testa, ecco la prima classifica di Sanremo. Il Tempo il 02 febbraio 2022.
Mahmood e Blanco guidano la classifica provvisoria di Sanremo 2022. Con la loro "Brividi" si sono piazzati in testa alle preferenze della sala stampa. Sul podio ci sono anche La Rappresentante di Lista al secondo posto e Dargen D'Amico al terzo. Poi seguono Gianni Morandi (4), Massimo Ranieri (5), Noemi (6), Michele Bravi (7), Rkomi (8), Achille Lauro (9), Giusy Ferreri (10), Yuman (11) e Ana Mena (12).
Ecco, dunque, la prima classifica provvisoria del Festival di Sanremo 2022. Dopo la prima serata i cantanti hanno mostrato i loro primi punti di forza e debolezza. Ma il cammino verso la finale di sabato 5 febbraio è ancora lungo e ci sarà tempo per risalire le posizioni perse alla prima uscita sul palco del Teatro Ariston. Intanto l'appuntamento è fissato per la seconda serata che vedrà l'esibizione degli altri 13 cantanti in gara.
Sanremo 2022, la prima serata e quella paura della normalità. Beatrice Dondi su La Repubblica il 2 Febbraio 2022.
Tra il ciclone Maneskin, la solida conduzione di Amadeus e l’imbarazzo di Ornella Muti lo spettacolo va, come la barca. Anche se tornare a godere della leggerezza si fa una certa fatica.
Ci vorrebbe una donna, ma non una donna giusto per dire, ci vorrebbe una donna di forte personalità, di alto profilo, una donna in grado di ricoprire il suo ruolo, una donna capace, in gamba, tipo una donna come se fosse un uomo. E se non si trova pazienza, chiamiamo Ornella Muti che è famosa e a conoscono tutti. Così dopo romanzo Quirinale tocca alla telenovela Sanremo mettere in scena sempre la solita solfa della donna a caso, confidando nel fatto che a furia di fare tentativi a caso prima o poi qualcosa di buono possa uscirne. Magari la prossima volta.
Così la piccola star paralizzata dal terrore, aggrappata al gobbo neanche fosse il cellulare di Casellati, si impegna a non smettere di respirare fino al momento in cui viene interrogata sugli uomini, tutti morti, con cui ha recitato nei novantanove film della sua carriera. Ma dura poco, e Amadeus prova a non lasciarsi contagiare dal virus della paralisi. Tira dritto, dall'inizio alla fine, come i bravi presentatori, e quest'anno è bravo sul serio, senza la stampella Fiorello che lo costringe all'unico siparietto trascurabile, quell'inutile bacio forzato col direttore Coletta.
Per il resto ha le redini ben strette e lo spettacolo va, come la barca di Orietta, anche se quest'anno sta sulla nave nel nulla. E questo senso di lontananza resta un po' nell'aria, quasi che fosse troppo rilassarsi davanti alla leggerezza del festival, che ricomincia tra i tamponi. E fa una certa impressione vedere l'Ariston pieno zeppo, con la stolida platea in abito da sera e mascherina che fa finta di impazzire per gli inutili Medusa, dimenandosi come in gioco aperitivo di prima serata. Così il sacro rituale si svolge con dovizia guardinga, avanti e indietro tra le generazioni sparse, che riportano in scena i grandissimi vecchi e qualche volta regalano l'emozione dei nuovi di zecca. Anche quel filo di noia alla fine va bene, perché sembra un rientro nel quotidiano perduto, tanto qualche brivido non si nega a nessuno, figuriamoci a Sanremo, tra la sontuosità dei Maneskin, il battesimo di Achille Lauro vestito di tatuaggi e il brivido dei “Brividi” di Mamhood e Blanco.
E perfino la scaletta viene rispettata, con aria sospetta, come se il fatto che tutto sia andato liscio faccia un po' strano, perché in fondo, nonostante l’enfasi dell’attesa, l’euforia del telegiornale, l’entusiasmo inusitato, è ancora difficile lasciarsi andare davvero. Come se fossimo in un tempo normale che ancora normale non è.
Estratto dell'articolo di Silvia Fumarola per la Repubblica il 2 febbraio 2022.
Su il sipario, finalmente. Con Fiorello che prende in giro l'amico di una vita e dice di sentirsi come il presidente Mattarella («Neanche lui voleva tornare»), i Måneskin che infiammano il teatro. Il Festival «della gioia» può iniziare. C'era quasi da emozionarsi con Amadeus, commosso, e gli spettatori tornati all'Ariston che lo applaudono. «Ci siete mancati tantissimo: bentornati». Meno male che c'è Achille Lauro, sempre sobrio, pantaloni di nappa neri, torso nudo tatuato, piedi scalzi - Billy Idol de noantri - che canta Domenica e si autobattezza, a ricordarci che il festivalone è un grande show in cui si mescola tutto, lo spettacolo e il ricordo affettuoso di Tito Stagno.
(...). Gianni Morandi è emozionatissimo, dopo 22 anni torna in gara con Apri tutte le porte scritta da Jovanotti; anche l'eterno rivale Massimo Ranieri lo è, porta Lettera al di là del mare . Bellissimo il duetto di Mahmood e Blanco, con Brividi e l'abbraccio. È la serata dell'amico ritrovato Fiorello, che entra dalla platea misurando la temperatura a tutti, direttore di Rai 1 Stefano Coletta compreso: «Ha 35: è morto?».
«Quanto mi siete mancati. Sono qui per la terza volta», esordisce, «sono il booster dell'intrattenimento. La prima volta sono venuto per amicizia, la seconda per confermarla, stavolta invece per romperla. Sai quando ci rivediamo io e te? Al funerale, il primo che se ne va l'altro lo va a trovare. Tanto se nostro Signore fa l'appello, tu arrivi prima con la A». Poi si rivolge al pubblico: «Non gli credete se dice che non farà la quarta edizione. Io un direttore artistico ce l'ho: il generale Figliuolo. Certo lui farà cantare prima gli over 80, poi gli over 70, poi i 60, e via via tutti gli altri». Confessa di sentirsi un po' come il presidente Sergio Mattarella: «Anche lui non voleva fare un altro mandato, si era preparato i suoi piani, voleva partecipare a The voice senior.
Un applauso per il nostro presidente, evviva». Tutto il pubblico scandisce il nome del presidente della Repubblica. Poi ironizza su Draghi: «Ci voleva andare al Quirinale, aveva già preparato il discorso di fine anno a banche unificate». Con la gag del braccio che parte - lo alza, dice che gli fa male - prende in giro i complottisti no vax. «Attenzione, è il vaccino, sono i poteri forti, è il grafene...». Poi la gag propiziatoria: «Nel 2004 baciai il direttore di Rai 1 Del Noce, tu per annullare l'anatema dello scorso anno, che un altro festival sarebbe andato male, devi baciare il direttore di Rai 1». Gli fa mettere la mascherina con una bocca rossa e la fa indossare anche a Coletta: mimano il bacio nella famosa foto del marinaio a Times Square. (...)
Sanremo 2022, gli ascolti della prima serata. Quasi 11 milioni, Amadeus supera se stesso. La Repubblica il 2 febbraio 2022.
Più spettatori davanti alla televisione rispetto allo scorso anno in piena pandemia e con l'Ariston vuoto, ma anche rispetto alla prima edizione firmata da direttore artistico.
La prima serata del festival di Sanremo fa 10.911.000 spettatori e il 54% di share. Lo scorso anno, quello della pandemia più dura, dell'Ariston vuoto, dei palloncini in platea, l'ascolto medio della prima parte era stato di 8 milioni 363 mila spettatori pari al 46.6%, mentre la seconda 10 milioni e 417 mila con il 45,0%. Un buon risultato quindi per Amadeus e il suo festival della rinascita che batte i suoi ascolti precedenti, infatti per la serata inaugurale del 2020 la media era stata del 52.2 % con 10 milioni e 58mila spettatori.
Sanremo 2022, nella prima serata vincono Mahmood e Blanco. Grandi ritorni: Fiorello, i Maneskin, il pubblico. Carlo Moretti su La Repubblica l'1 febbraio 2022.
Festival al via, si chiude con la prima classifica provvisoria. Amadeus si commuove guardando gli spettatori in sala. Incursione dell'amico showman, poi la band che riconquista il palco a un anno dalla vittoria. Con i Meduza a sorpresa sul palco anche Hozier.
Il Festival è partito. Prima serata della 72esima edizione, Amadeus torna in scena e si commuove rivedendo il pubblico. In gara dodici dei venticinque Big, apre la gara Achille Lauro, Ornella Muti madrina della serata. Fiorello c'è, ci sono tanti ospiti. A votare saranno soltanto i giornalisti della sala stampa. Tra gli ospiti più attesi, i Maneskin, vincitori del Festival dello scorso anno.
I testi "Domenica" di Achille Lauro • "Ora e qui" di Yuman • "Ti amo non lo so dire" di Noemi •"Apri tutte le porte" di Morandi • "Ciao ciao" di La rappresentante di lista • "Inverno dei fiori" di Michele Bravi • "Lettera al di là del mare" di Massimo Ranieri • "Brividi" di Mahmood e Blanco
Mahmood e Blanco in testa alla classifica provvisoria
Vincono Mahmood e Blanco con Brividi. Il voto della sala stampa, un voto per testata di giornali, radio e tv e siti accreditati al Festival premia al secondo posto La rappresentante di lista con Ciao ciao e piazza sul podio Dargen D'amico con Dove si balla. Questo il resto della classifica della prima serata:
4. Gianni Morandi - Apri tutte le porte
5. Massimo Ranieri - Lettera di là del mare
6. Noemi - Ti amo non lo so dire
7. Michele Bravi - Inverno dei fiori
8. Rkomi - Insuperabile
9. Achille Lauro - Domenica
10. Giusy Ferreri - Miele
11. Yuman - Ora e qui
12. Ana Mena - Duecentomila ore
L'omaggio a Franco Battiato
Si riparte con l'omaggio a Franco Battiato, scomparso il 18 maggio dello scorso anno, l'orchestra suona La cura. Amadeus dice "ci è sembrato giusto ricordarlo così con l'orchestra che ha intonato parte della Cura" ma sbaglia la data della scomparsa del cantautore siciliano e dice 28 maggio. Poi mentre il sindaco di Sanremo premia Amadeus con il premio della città, Fiorello scherza: "Sindaco ma quando la rifacciamo la strada per arrivare a Sanremo? La gente passa la quarantena in coda". Poi loda Amadeus: "Hai fatto un cast bellissimo: ci sono insieme Morandi e Aka7even, l'Highlander e il Pokemon".
Giusy Ferreri e poi la dance dei Meduza
(ansa)L'ultima a esibirsi dei 12 artisti in gara nella prima serata è Giusy Ferreri con Miele. Poi arriva il trio dei Meduza, e Amadeus invita tutti gli spettatori dell'Ariston ad alzarsi in piedi e a ballare. Sulle note di Piece of your heart si scatenano anche i maestri dell'orchestra. A sorpresa per Tell it to my heart li raggiunge sul palco anche il cantautore irlandese Hozier, voce potente passata dalle atmosfere acustiche a uno dei successi mondiali del trio milanese.
Orietta, la rosa e le spine
Vestita con un guizzo carnevalesco come un petalo di rosa rossa con grosse spine, Orietta Berti chiede il collegamento dalla Costa Toscana, la nave ormeggiata di fronte alla costa sanremese, e invita sullo speciale palco marittimo Colapesce e Dimartino per la loro Musica leggerissima. Primo dei collegamenti che ogni sera proporranno successi e artisti sanremesi dalle scorse edizioni.
All'Ariston si balla
(ansa)Entra Dargen D'amico e si rivolge ironicamente ad Amadeus: "Sei stato un po' perfido a mettermi dopo i Maneskin". E Amadeus: "Ma ora l'ascolto è altissimo". "Ah, allora vediamo" ribatte Dargen D'Amico vestito rosa, camicia rossa e occhiali a specchio. Canta Dove si balla, un pezzo dance che offre lo spunto ad Amadeus per lanciare un appello e una speranza: "Speriamo di tornare presto a ballare nelle discoteche, luoghi di grande aggregazione".
Le lacrime di Damiano
Cambio d'abito per i Maneskin che tornano per la gotica Coraline e Damiano sul finale si emoziona fino alle lacrime mentre il pubblico li saluta con una standing ovation.
La corsa di Rkomi
Divisa rock in pelle per Rkomi che con Insuperabile staboilisce una similitudine tra un rapporto d'amore complicato e una fuoriserie lanciata a tutta velocità e alla fine ingovernabile.
I "Brividi" con Mahmood e Blanco
Bello il duetto tra Mahmood e Blanco su Brividi, entrando Amadeus calpesta involontariamente il mantello di Blanco e glielo fa cadere. I due intrecciano le voci in modo perfetto. Uno dei pezzi più belli della serata, grande melodia che l'orchestra sostiene con un arrangiamento d'archi di grande atmosfera.
Fiorello e il sogno da tennista
Arrivo sul palco Matteo Berrettini, reduce dagli Open in Australia. Amadeus rivela la passione di Fiorello per il tennis, lo chiama sul palco per incontrare il campione, sesto nella classifica mondiale. Piccola carrambata: lo showman saluta Luca Berrettini, il padre di Matteo, seduto in platea con la moglie e il fratello del campione e rivela di averlo conosciuto 35 anni quando faceva l'istruttore di tennis nei villaggi turistici. Poi invita tutti i ragazzi a praticare il tennis, "uno sport oggi alla portata di tutti, mentre quando ero giovane io mio padre mi disse che se avessi voluto fare il tennis avremmo dovuto smettere di mangiare".
Fiorello e la presa in giro dei complottisti No Vax: "Il braccio va da solo! È il microchip!"
Massimo Ranieri, un lungo viaggio "di là dal mare"
Massimo Ranieri torna all'Ariston in gara dopo 25 anni: Lettera di là dal mare parla di un viaggio lungo e straziante, quello dei migranti in cerca di una vita migliore lontano dalla disperazione e dalla fame, e segna la settima volta dell'artista al Festival, la più importante nel 1988 quando vinse con Perdere l'amore.
Amadeus guida la golf car per l'arrivo dei Maneskin all'Ariston
"L'anno scorso ho invitato un gruppo rock, ed è successo qualcosa di clamoroso e meritatissimo per 12 mesi che li ha portati sul tetto del mondo". Così Amadeus ha presentato i Maneskin primi ospiti musicali della serata, all'Ariston a un anno dalla vittoria dell'edizione 2021. Gag con la band: il conduttore e direttore artistico ha ricordato di aver fatto la promessa di andare a prenderli ovunque fossero, pur di averli ospiti al Festival nella prima serata. Così Amadeus indossa il cappotto e il cappello con la scritta "Driver", esce dall'Ariston e a bordo di una golf car elettrica preleva i quattro per portarli in teatro. Un'esibizione trascinante che si conclude con Victoria, Thomas e Damiano che suonano sdraiati sul palco.
Fiorello incalza Amadeus da dietro le quinte. Manda un tecnico sul palco con alcuni fogli e chiede ad Amadeus di leggerli: "Sono il tuo ex amico, quello che quest'anno voleva seguirti dalla televisione. Ora leggi il gobbo". Amadeus declama la presentazione per "Il Mattarella dell'intrattenimento, il mio ex amico Rosario Tindaro Fiorello". Fiorello, mascherina glitterata, entra dall'ingresso principale dell'Ariston, attraversa la sala prendendo la temperatura a tutti, direttore di Rai1 Coletta in prima fila, compreso.
"Buonanotte, me ne vado, buonanotte, quanto mi siete mancati. Qui per la terza volta, sono il booster dell'intrattenimento". Poi zittisce Amadeus: "Zitto, non parlare, avrei dovuto essere a casa con il plaid. Ma quanto tamponano a Sanremo? Ràvanano, mi hanno tolto parte della materia cerebrale...". Incalza Amadeus: "La prima volta sono venuto per amicizia, la seconda per confermarla, questa volta invece per romperla. Sai quando ci rivediamo io e te? Al funerale, il primo che se ne va l'altro lo va a trovare. Tanto se nostro signore fa l'appello, tu arrivi prima con la A".
Parla al pubblico: "Non gli credete se dice che non farà la quarta edizione. Io comunque ce l'ho un nome per farla: il generale Figliuolo. Certo lui farà cantare prima gli over 80, poi gli over 70, poi gli over 60 e via via tutti gli altri". Poi agita il braccio, non riesce a controllarlo, ironizza sui complottisti, parla al microchip che gli sarebbe stato iniettato con il vaccino, dice che gli fa male: "Attenzione, è il vaccino, sono i poteri forti, è il grafene...".
"Costretto" a esibirsi al Festival, confessa di sentirsi un po' come Mattarella, "anche lui non voleva fare un altro mandato, si era preparato i suoi piani, voleva partecipare a The voice senior". Quindi Fiorello convince il pubblico a intonare in coro il nome di Mattarella. La gag più divertente: per alzare l'asticella della gioia tra il pubblico invita tutti a ballare sulle note di canzoni tristi, e propone brani come Quando sei disperato, Com'è triste Venezia, Canzone Triste o Perdere l'amore.
(agf)Noemi torna al Festival per la settima volta, la seconda di fila dopo l'esperienza della scorsa edizione con Glicine. Canta Ti amo non lo so dire, un brano scritto (anche) da Mahmood, anche lui in gara in questa 72esima edizione. "Nel pezzo canto quanto è difficile risettare i rapporti dopo un cambiamento, la cosa bella è che alla fine forse ci riusciremo a dire 'Ti amo', che è la cosa più coraggiosa che si possa dire a qualcuno".
Dopo Achille Lauro è la volta di Yuman, artista che si è aggiudicato un posto tra i big in gara grazie alla vittoria di Sanremo Giovani. Yuri Santos, così all'anagrafe, 26 anni, mamma romana e papà capoverdiano, canta Ora e qui, un brano scritto insieme a Tommaso Di Giulio, altro cantautore del circuito indie, già autore anche per artisti del calibro di Max Gazzè.
Amadeus apre la serata accogliendo sul palco il primo dei cantanti in gara, Achille Lauro con Domenica. Il cantante romano si è presentato a petto nudo sfoggiando il fisico palestrato e coperto di tatuaggi. Sul finale, sull'Halleluja dell'Harlem gospel Choir che lo ha accompagnato nell'esecuzione, Lauro si è inginocchiato e a simulato un auto-battesimo, versandosi sulla testa dell'acqua raccolta in un vaso.
Sanremo 2022, Achille Lauro e il battesimo del festival che fa impazzire il pubblico
Emozionato anche Gianni Morandi, tornato sul palco a dieci anni dalla edizione in cui il festival l'ha presentato, per cantare Apri tutte le porte scritta per lui da Jovanotti. Dopo il brano ha urlato "Fantasanremo".
Ornella Muti a Sanremo: il ricordo va al papà
"Il Sanremo che ricordo con più affetto è quello che ci fece vedere mio papà, che ci ha lasciato presto: Gigliola Cinquetti cantava Non ho l'età e lui ci diceva di fare quello che diceva lei nel testo". È il ricordo sanremese che Ornella Muti affida ad Amadeus sul palco del teatro Ariston.
"Sara che sto per compiere sessant'anni, o forse sono davvero felice di rivedere il pubblico": un commosso Amadeus, accolto dagli applausi dell'Ariston, ha aperto la 72esima edizione del festival si Sanremo.
Fiorello contro i complottisti No Vax: "Il braccio va da solo! È il microchip!". La Repubblica il 2 febbraio 2022.
Un monologo pieno di ironia sui due anni di pandemia, quello di Fiorello: entra all'Ariston, con look da 007 armato della pistola-termoscanner, sale al palco e saluta il pubblico: "Quanto mi siete mancati, sono qui per la terza volta: sono la vostra terza dose, il booster dell'intrattenimento", dice lo showman che, tra una gag e l'altra, ha lancaito una stoccata verso i complottisti no vax. All'improvviso ha finto che il braccio che si muovesse da solo: "È il vaccino! È il microchop, non sono io, è il grafene, sono i poteri forti", ha detto citando le più inflazionate teorie No vax.
Fiorello saluta Sanremo: "La mia avventura finisce qui". La Repubblica il 2 febbraio 2022.
Lo showman si congeda al termine della prima serata e sembra non raccogliere la richiesta di proseguire. "L'anno scorso è stato un po' pesantuccio, tornare e trovare la platea piena mi ha emozionato moltissimo".
"Vi saluto, la mia avventura finisce qui". Mentre il pubblico in platea intona un coro di "nooooo", Fiorello lascia presagire che la sua presenza a Sanremo si esaurisca con la prima serata e si congeda dal terzo Festival di Sanremo condotto dall'amico Amadeus, a cui consegna il trofeo del Comune di Sanremo. "Difficilmente vengo premiato: meravigliosi questi tre anni, non li dimenticherò mai", ha detto il conduttore. E Fiorello: "Neanche io...".
Poi il comico regala un altro momento di grande divertimento, tra l'imitazione di un pitbull e la trasformazione di una mamma siciliana che richiama il figlio dalla finestra sulla base di uno dei più famosi riff hard rock, Back in black degli AC/DC.
Fiorello e l'imitazione di un pitbull (ansa)"L'anno scorso è stato un po' pesantuccio, tornare qui e trovare la platea piena mi ha emozionato moltissimo", ha detto Fiorello. Che non è sembrato volere raccogliere l'appello a restare, neanche quando Amadeus gli ha consegnato un appello delle maestranze Rai. "Ho da fare, ho il mio spettacolo teatrale", ha detto.
E ha poi augurato un buon proseguimento ad Amadeus e al pubblico: "Sarà un grande festival e domani sarà una puntata strepitosa con Checco Zalone", ha detto, prima di affiancare Amadeus e Ornella Muti nella lettura della classifica parziale che ha chiuso la serata.
ANTONIO BRAVETTI per la Stampa il 2 febbraio 2022.
Altro che federazioni di centrodestra o alleanze da rifondare sotto il vessillo di Giorgia Meloni. La sfida all'O.K. Corral tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio? Può attendere anche quella. Archiviato il Quirinale, per la politica non c'è nulla di meglio del festival di Sanremo. Un riflesso pavloviano che ogni anno, all'aprirsi del sipario del Teatro Ariston, fa scattare la vis polemica di leader e peones.
Saviano vuol parlare di Falcone e Borsellino? Al deputato parte automatico il comunicato, meglio del martelletto sul ginocchio. Impossibile resistere alla polemica. Il partito di Giorgia Meloni chiede addirittura «l'esclusione» di Saviano dal Festival.
«La sua presenza per parlare dei 30 anni dalla strage di Capaci è un oltraggio al tema stesso- s' inalbera Federico Mollicone, deputato di Fdi e membro della commissione di Vigilanza Rai, che annuncia un'interrogazione - Sanremo è un festival nazionalpopolare che tutti amiamo, non possiamo permettere che si trasformi nel Festival della telepredica progressista». Replica dei 5 stelle: «Scioccante che si veda una minaccia in uno scrittore e giornalista che ha saputo raccontare a tutti gli italiani la realtà e l'orrore delle mafie». Pari e patta? Neanche per sogno.
Antonio Vullo, l'unico agente di scorta sopravvissuto alla strage di via D'Amelio, si domanda: «Perché dare voce a Saviano? Io avrei preferito che a parlarne fosse il presidente Mattarella». Che giovedì, giorno di Saviano, ha già un impegno: deve giurare in Parlamento. C'è un'interrogazione parlamentare pronta anche per Ornella Muti, rea di aver sponsorizzato la cannabis. Per dire: mentre Pd e Leu ne presentano una alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese sulle manganellate agli studenti, c'è chi ne prepara una sull'attrice. Il peccato? Ostentare, insieme alla figlia Naike, una collana decorata con foglie di cannabis.
L'interrogazione porta la firma di Mollicone. Sempre lui, in trance agonistica: «Depositerò oggi stesso un quesito in commissione di Vigilanza Rai» contro «il lancio di messaggi impropri che possano riguardare la cannabis e l'uso di sostanze stupefacenti che possano fuorviare il pubblico». Meglio di due interrogazioni in un giorno c'è solo il test anti-droga per conduttori e musicisti. «Chiedo ai vertici Rai se non ritengano necessario sottoporre all'esame tossicologico i conduttori e gli artisti che si esibiranno».
Sex, drugs & Mollicone. A settembre, val la pena sottolineare, Ornella Muti e figlia hanno lanciato una no profit, Ornella Muti Hemp Club, che commercia prodotti a base di cannabis. Viene il dubbio che forse si tratti di pubblicità. Ma per Matteo Salvini l'argomento è serio, il gioiello a forma di cannabis è pericolosissimo: «La droga è morte, e sempre e comunque la combatterò», grida sui social. In teoria negli stessi minuti in cui sbotta su Facebook, il segretario della Lega è impegnato, a Milano, in un importante consiglio federale. Deve convincere i suoi, e gli alleati, a dar vita a una federazione di centrodestra. Non un'impresa facile.
Ma vuoi mettere? Lo sanno tutti: tira più una foglia di cannabis che una polemica con Toti o «i governatori del nord-est», altra categoria dello spirito che, nei giorni di Sanremo, potrebbe benissimo essere il nome di una boy band. A Maurizio Gasparri, invece, non gliela si fa: «L'attrice va esclusa da Sanremo subito, soprattutto per il possibile uso a scopo commerciale del Festival».
Poi, con eleganza, aggiunge: «Siccome siamo garantisti non estendiamo le polemiche nei confronti di sua sorella Claudia, coinvolta in una maxiretata relativa a sostanze stupefacenti». Dall'interrogazione all'esposto. «Monitorerò con attenzione e sono pronto a un esposto se Muti promuove la cannabis in diretta. Lo farei per i minori» annuncia l'ex parlamentare Carlo Giovanardi, quello del cuscino rosso di Federico Aldovrandi («Mica è sangue») e di Stefano Cucchi «morto per droga».
Neanche il governo tace. Muti «stimola una discussione meno bacchettona e meno bigotta», si sbilancia il ministro Andrea Orlando. «Grazie Ornella Muti», dice il radicale Riccardo Magi. Enrico Aimi, senatore di Fi, prova col calembour: «Dalla Muti parole 'stupefacenti'», con tanto di apici, magari qualcuno non cogliesse il gioco di parole. Intanto si fa sera, tutti davanti alla tv.
Luca Dondoni per "la Stampa" l'1 febbraio 2022.
«I Måneskin? Non capitava una cosa così dai tempi di Modugno. Mi auguro che il vincitore del Festival di quest' anno abbia lo stesso successo mondiale». Amadeus è felice come una Pasqua di poter aprire il Festival con i quattro ragazzi romani che dopo l'Ariston non ne hanno sbagliata una, dalla vittoria all'Eurovision Song Contest i alla trasferta americana. «Sono tanta roba - ammette -, c'è qualcosa di forte, sono bravissimi a gestirsi. Però la musica italiana può tranquillamente avere successo in tutto il mondo e lo auguro ai vincitori di quest' anno». E dunque Sanremo può essere grata ai Måneskin, sebbene la kermesse sia famosa in tutto il mondo e sia uno degli eventi televisivi che molti Paesi ci invidiano, bisogna ammettere che la band ne ha amplificato enormemente la nomea.
La gratitudine, naturalmente, è reciproca: il festival di Sanremo ha acceso il motore del successo dei Måneskin e loro ringraziano fermando per 48 ore la macchina che li sta portando in giro per il mondo ed è ora parcheggiata in Riviera. «Sarà una grandissima emozione tornare - hanno detto -. Vogliamo ringraziare tantissimo Amadeus per aver creduto nel nostro pezzo: è stato il punto di svolta perché è da lì che abbiamo avuto queste grandissime opportunità».
Victoria (basso), Damiano (voce), Thomas (chitarra) ed Ethan (batteria), sono arrivati domenica sera e subito Amadeus li ha accolti con una gag a favore di telecamere. Appena entrati in albergo infatti, i quattro ragazzi invece di trovarsi di fronte il portiere hanno visto spuntare il direttore artistico del Festival che si è detto felice di poter dare loro le chiavi delle camere. Il conduttore per prima cosa ha chiesto il green pass, e tra sorrisi e battute c'è stato anche un grande abbraccio che ha dimostrato quanto l'affetto e la riconoscenza siano reciproche.
Damiano è stato immortalato nei dintorni del teatro con una felpa che ribadisce le loro posizioni: «No homophobia, No transphobia, No sexism, No violence, No abuse of power». La band si ferma a Sanremo solo per lo show di stasera, dove non può mancare la Zitti e buoni, che li ha resi famosi e dove vestiranno il loro glam rock con abiti Gucci. Poi si riparte: l'agenda del gruppo è davvero impressionante.
Domani a Roma, giusto per dare la possibilità ai familiari di rivedere i loro figli - si tratta in fondo di quattro ventenni da poco usciti dal liceo dove si sono incontrati - ma già domenica saliranno su un volo per Londra dove l'8 sera sono attesi su palco della O2 Arena per lo show di consegna dei famosi e prestigiosi Brit Awards. Nominati in due categorie, «Best International Group» e «Best International song» con la loro I Wanna Be Your Slave, i Måneskin sono tra i favoriti per la vittoria. Mentre il «Loud kids on tour '22» e il tour italiano nei Palasport è stato posticipato (le nuove date saranno pubblicate il 1° marzo), ad aprile li attende il Festival di Coachella.
Ilaria Ravarino per “il Messaggero” l'1 febbraio 2022.
Chi può, metta il volume al massimo. Perché se c'è una serata da ballare, sia pure nel salotto di casa, è questa. Sarà il rock dei superospiti Maneskin e l'electro-house dei Meduza ad aprire stasera alle 20.45 su Rai1 la 72esima edizione del Festival di Sanremo, il terzo della direzione Amadeus e il secondo dell'era Covid, con i suoi primi 12 cantanti in gara: Gianni Morandi (Apri tutte le porte), Massimo Ranieri (Lettera di là dal mare), Noemi (Ti amo non lo dire), La Rappresentante di Lista (Ciao ciao), Yuman (Ora e qui), Giusy Ferreri (Miele), Dargen D'Amico (Dove si balla), Achille Lauro (Domenica), Rkomi (Insuperabile), Mahmood e Blanco (Brividi), Michele Bravi (Inverno dei fiori) e Ana Mena (Duecentomila ore).
Un festival «della gioia» a priori, con il pubblico tornato a riempire il teatro Ariston, i fan ad assediare il tappeto verde, i bookmaker a dare i numeri (favoriti Elisa e la coppia Mahmood - Blanco) e una raccolta pubblicitaria che supererà, secondo la Rai, i 38 milioni di euro.
«L'anno scorso è stato come andare al ristorante e trovare solo dieci tavoli. Mancava la festa, l'allegria. Tanti italiani hanno dovuto vedere il festival da soli: è stato tristissimo» ha detto ieri Amadeus, ringraziando «l'eroico» Fiorello, sul palco stasera e poi chissà, «che fino alla settimana scorsa non pensavo venisse. Avevo fatto preparare una sagoma per sostituirlo».
Del Covid, che ieri ha colpito altri due addetti ai lavori, non si ha molta voglia di parlare: il cosiddetto piano B, per sostituire Amadeus con un altro conduttore in caso di contagio, «esiste ma non su carta - ha spiegato il direttore di Rai1 Stefano Coletta - preferiamo reagire sul momento in caso di emergenza».
E Amadeus minimizza: «Se mi ammalo? Non ci voglio pensare. In caso resterete qui 10 giorni con me». Quanto ai vaccini per gli artisti, varranno le regole applicate nei teatri a livello nazionale, e cioè, ha precisato Coletta, «l'essere non vaccinato non può pregiudicarne la presenza in gara».
Ad aprire le danze, nel vero senso della parola, sarà la prima delle cinque co-conduttrici di Amadeus, la 66enne Ornella Muti, a Sanremo con un look ecologico e vestiti in fibra naturale, un peplo nero e un tulle color carne, scelti dalla figlia Naike Rivelli. «Muti è una donna iconica - ha detto di lei Amadeus - l'ho voluta perché rappresenta il cinema italiano e può dire molto di sé».
Quello dell'attrice sarà uno stile decisamente verde erba, in linea con il suo impegno per la legalizzazione della cannabis: un tema - oggetto di un referendum, sulla cui ammissibilità si pronuncerà il prossimo 15 febbraio la Corte Costituzionale - che Muti potrebbe affrontare oggi, durante un evento in città, fuori dall'ufficialità del festival. E che già ieri serviva la polemica su un piatto d'argento: «Non vorremmo che il festival diventasse il megafono dell'antiproibizionismo», è stato il commento di Fratelli d'Italia, allertati dalle foto pubblicate su Instagram dalla figlia.
Sempre stasera sul palco dell'Ariston arriverà, dopo l'Australian Open e la sconfitta contro Rafael Nadal, il tennista romano Matteo Berrettini, a coprire la casella sportiva ricorrente nei festival di Amadeus. La durata dell'evento sarà come sempre fiume («Non finiremo prima dell'una e mezzo»), e consentirà ad Amadeus di portare sul palco i protagonisti di tutte le fiction Rai, presenti e future.
Si comincia stasera con Nino Frassica, in divisa da carabiniere insieme a Raoul Bova, in toga per promuovere la tredicesima stagione di Don Matteo in partenza a marzo. Assente giustificato il veterano della serie Terence Hill, in questi giorni negli Stati Uniti: «Ma nella nuova stagione lui ci sarà - ha detto Frassica - farà quattro puntate e il personaggio di Raoul (Don Massimo, ndr) sei. Ma la storia è sempre quella: c'è la canonica e c'è la provincia, con il mio personaggio che all'inizio fa qualche resistenza, ma poi piano piano si lascia conquistare dal nuovo prete».
Una passerella, quella della fiction Rai, che se da un lato dimentica di celebrare il recente successo di Serena Rossi ne La sposa (6 milioni e 925.000 telespettatori domenica), ripesca in zona Cesarini il siciliano Claudio Gioè, protagonista della fiction Makari in arrivo il 7, annunciato solo ieri all'Ariston.
Falsa la notizia, rimbalzata ieri ovunque dopo la pubblicazione sui social della parrocchia di Capurso (paese d'origine di Checco Zalone) secondo cui l'attore pugliese si sarebbe esibito mercoledì insieme a un gruppo di compaesani: «Per lui c'è un po' di agitazione, con la responsabilità della prima volta all'Ariston - ha commentato Amadeus - ma Checco è un artista che si mangia il palco. Sarà una grande emozione».
E se il conduttore ha benedetto ieri l'esibizione di Cesare Cremonini, pronto per cantare giovedì con un possibile omaggio a Lucio Dalla a dieci anni dalla scomparsa, restano ancora in attesa di conferma i nomi quasi certi di Marco Mengoni - da poco al sessantesimo Disco di platino della carriera, con l'album Materia (Terra) - e Alessandro Cattelan, ieri ancora a Milano, probabile conduttore dell'Eurovision Song Contest con Laura Pausini («L'Eurovision? Me lo guardo da casa, io non so le lingue», il commento di Amadeus). Chiusa in un nulla di fatto la polemica tra il rapper Junior Cally e Highsnob, definita ufficialmente da Rai «infondata e diffamatoria», il festival può dunque cominciare.
Con una sola nota stonata nell'inno alla gioia generale: «Mancano gli ospiti internazionali - ha ammesso Amadeus - Per averli servono accordi mesi prima, da conciliare con le tournèe e con la pandemia. Ci abbiamo provato, ma è impossibile».
La "manologa" di Morandi. Paolo Giordano il 2 Febbraio 2022 su Il Giornale.
I Maneskin hanno conquistato l'Ariston. Voci sospette su Fiorello e apprensione per la mano di Morandi.
ZITTI E MUTI
Ieri sera i Maneskin hanno vinto di nuovo il Festival di Sanremo. Mentre Ornella Muti l’ha perso. Fascinosa è fascinosa, per carità. E’ parte della storia del nostro cinema e nessuno lo può negare. Ma la conduttrice no. Neanche coconduttrice. E neanche co e basta. Non ha il passo, è troppo pacata, sinuosa, notturna. Va bene per i David di Donatello, non per l’Ariston di Amadeus. Come mettere un centometrista alla maratona di New York o, meglio, come mettere un maratoneta nello show più in diretta della tv italiana. Muti e rassegnati.
TRE STILISTI E UNA STAR
Stasera sul palco di Sanremo verrà definitivamente annunciato il trio di conduttori dell’Eurovision Song Contest in onda questa primavera da Torino. Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika, proprio lui. In fondo era prevedibile e ampiamente previsto. Ciò che forse non si conosce è il dietro le quinte. Ossia le interminabili discussioni tra i loro stilisti per concordare gli abiti di scena per la foto ufficiale. Questo colore no, quell’abito sì, l’altro forse. Una lotta continua. Se le premesse sono queste.
LA RAPPRESENTANTE FA CIAO CIAO
Durante l’esibizione del duo più infotografabile del Festival (cambiano sempre look), la sala stampa ha applaudito battendo le mani come si faceva con Soldi di Mahmood. Buon segno. Immediatamente dopo la Sisal li ha messi in testa alla lista dei favoriti della prima serata. Buonissimo segno. Ieri sera la Sala Stampa li ha messi al secondo posto. Buonissimissimo segno. I successi partono così. Senza che nessuno se li aspetti.
M’AMA NON M’AMA
A soìfogliare le voci che girano intorno a Fiorello si diventa matti. Tutti dicono tutto. E spesso dicono il contrario di ciò che avevano appena detto. Di certo Fiorello è amatissimo dentro il Festival come lo è fuori dal Festival. Però gira voce che non sia molto amato dagli addetti ai lavori. Per carità, nessuno sgarbo subito. Ma Fiorello è così incontenibile da diventare spesso una “minaccia” per chi costruisce un grande show sul filo dei secondi. Esagera. Si dilunga. Improvvisa. E fa deragliare la scaletta. Mandando fuori tempo il programma e fuori di testa gli autori.
LA MANO DI GIANNI
L’infortunio alla mano è di quasi un anno fa ma non è ancora dietro le spalle. Chi ha visto la mano infortunata di Gianni Morandi rimane ancora senza parole per la profondità delle ferite e la diffusione delle cicatrici. L’ha proprio scampata bella ma non può ancora dimenticare. Al mattino qui a Sanremo i suoi appuntamenti fissi sono due. Al mattino presto va a correre sul lungomare. E poi arriva la sua “manologa”, un fisioterapista specializzata che cura il recupero post traumatico. La mano di Gianni è nelle sue manie, ammettiamolo, tutti tifiamo per lei. Paolo Giordano
Lacrime, no vax e pugni chiusi: ma le star di Sanremo sono i Maneskin. Francesca Galici il 2 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Amadeus sul palco con Ornella Muti per la prima puntata del Festival. Fiorello attacca i no vax, mentre i Maneskin infiammano l'Ariston. Mahmood e Blanco in cima alla classifica provvisoria.
Con Amadeus emozionato ha preso il via la 72esima edizione del festival di Sanremo. Il mattatore della serata è stato Fiorello ma la standing ovation è stata per i Maneskin, tornati all'Ariston a 11 mesi dal trionfo che ha segnato l'inizio della loro marcia trionfale. La prima serata si è chiusa con il primo posto di Mahmood e Blanco, il secondo de La rappresentante di lista e il terzo di Dargen D'Amico.
All'Ariston come co-conduttrice, per la prima puntata, Amadeus ha chiamato Ornella Muti. Prima serata ricca di emozioni e di colpi di scena per una kermesse che cerca di ritrovare la normalità persa con la pandemia. Protocolli Covid serratissimi per il Festival, che quest'anno introduce la novità della nave da crociera in rada davanti alla costa, dove la mattatrice Orietta Berti intratterrà gli ospiti insieme a Fabio Rovazzi in costante collegamento con il palco principale. È il Sanremo del ritorno del pubblico in studio dopo un anno di assenza. "Bentornati", dice il conduttore alla platea dove tutti (o quasi) indossano la mascherina.
Torso nudo per Achille Lauro sul palco dell'Ariston
Pronti via, Amadeus non perde tempo e subito dopo i ringraziamenti per lo staff lancia il primo cantante in gara. Achille Lauro torna a stupire il teatro Ariston di Sanremo presentandosi sul palco a petto nudo, con i tatuaggi in vista. Pantaloni in lattex nero, al termine della canzone, su sottofondo del coro gospel che intona "alleluia", Achille Lauro ha messo in scena un autobattesimo facendosi cadere dell'acqua da una grande conchiglia sul volto. Ed è polemica.
Gianni Morandi torna all'Ariston
Con il tutore alla mano bruciata, Gianni Morandi ha fatto il suo ritorno sul palco di Sanremo con un brano scritto da Jovanotti. Dopo aver condotto un'edizione del Festival 10 anni fa, il cantante emiliano è tornato in gara dopo 22 anni di assenza dalla gara. Web impazzito su Gianni Morandi che si congeda dalla prima serata gridando "Fanta Sanremo'", competizione alla quale probabilmente il cantante partecipa.
L'"ex" amico Fiorello
"Voglia di stare qui... Zero": è con questa presentazione che Amadeus ha presentato il suo "ex" amico Fiorello. La presenza dello showman siciliano sul palco dell'Ariston è stata in forse fino alla fine, ma poi si è presentato, con tanto di termometro in mano e mascherina, entrando al teatro Ariston dall'ingresso principale.
"Sono la vostra terza dose", ha esordito Fiorello, scherzando sulla sua terza presenza a Sanremo con Amadeus. Diversi i riferimenti di Fiorello all'ultimo periodo pandemico. Secondo lo showman siciliano, il prossimo direttore artistico di Sanremo sarà il generale Figliuolo, che ordinerà la lista d'uscita dei cantanti in base all'età: "Over 70, over 60, over 50...".
Gag anche contro i no vax da parte di Fiorello, che scherza su microchip e grafene dopo la somministrazione del vaccino. Non sono mancati cenni da parte di Fiorello anche a Mario Draghi e a Sergio Mattarella. "Sono un po' il tuo Mattarella, neanche lui voleva, non ci pensava proprio. Sai cosa voleva fare lui? The Voice senior", ha scherzato Fiorello.
Il "pugno" de La rappresentante di Lista
Sul palco dell'Ariston sale anche la propaganda comunista con La Rappresentante di lista. I cantanti del gruppo, al termine della gara, hanno sollevato il pugno chiuso, simbolo del comunismo militante.
Il ritorno "a casa" dei Maneskin
Dopo l'anno strepitoso vissuto conquistando successi in tutto il mondo, i Maneskin sono tornati al festival di Sanremo. Ovazione del pubblico per le strade della cittadina ligure e al teatro Ariston per la band romana, che ha fatto scatenare il pubblico. Applausi a scena aperta e tutti in piedi per i Maneskin dopo l'esibizione di Zitti e buoni, canzone che li ha portati sul tetto d'Europa un anno fa.
Alla seconda uscita, i Maneskin hanno portato sul palco una versione inedita di Coraline. Al termine dell'esibizione, davanti agli applausi del pubblico, il frontman Damiano non ha trattenuto l'emozione.
Ranieri a Sanremo dopo 5 anni
La vecchia scuola della musica di Sanremo è tornata sul palco con Massimo Ranieri, di nuovo in gara dopo 25 anni. Indimenticabile la sua partecipazione nel 1988 con Perdere l'amore.
Berrettini a Sanremo dopo gli Australian open
"Non ho la racchetta e non mi sento a mio agio", ha esordito Matteo Berrettini dopo aver sceso le scale del teatro Ariston. Il numero uno del tennis azzurro, sesto nella classifica mondiale, ha scherzato con il conduttore e con Fiorello, che ha rivelato di aver lavorato nei villaggi turistici insieme al padre.
Si balla al teatro Ariston
È polemica sul web per il momento discoteca del teatro Ariston. Durante l'esibizione dei Meduza, su invito di Amadeus, il pubblico si è alzato in piedi per ballare al ritmo della musica elettronica del gruppo internazionale: "Ballate pure, con le mascherine". Tra le critiche più diffuse contro il conduttore c'è soprattutto il fatto che i locali da ballo non riapriranno prima del 10 febbraio.
Il silenzio di Ornella Muti
Dopo le polemiche di giornata sulle dichiarazioni di Ornella Muti sulla cannabis, arrivata sul palco del teatro l'Ariston, l'attrice non ha fatto cenno a quanto accaduto. Il monologo sulla natura non è piaciuto al pubblico a casa, che si aspettava qualcosa di più dopo il polverone sollevato in conferenza stampa.
Francesca Galici. Giornalista per lavoro e per passione. Sono una sarda trapiantata in Lombardia. Amo il silenzio.
Coraline dei Maneskin, testo e significato. Asia Angaroni l'01/02/2022 su Notizie.it.
Coraline dei Maneskin, la canzone intensa e struggente presente nell'album "Teatro d'ira – Vol 1", ha un significato profondo e un testo da scoprire.
I Maneskin a Sanremo 2022 cantano Coraline: Damiano si commuove e il pubblico regala una stending ovetion. Qual è il testo e quale il significato della canzone.
Coraline dei Maneskin, il testo della canzone
Ma dimmi le tue verità
Coraline, Coraline, dimmi le tue verità
Coraline, Coraline, dimmi le tue verità
Coraline, Coraline, dimmi le tue verità
Coraline Coraline
Coraline bella come il sole
Guerriera dal cuore zelante
Capelli come rose rosse
Preziosi quei fili di rame amore portali da me
Se senti campane cantare
Vedrai Coraline che piange
Che prende il dolore degli altri
E poi lo porta dentro lei
Coraline, Coraline, dimmi le tue verità
Coraline, Coraline, dimmi le tue verità
Coraline, Coraline, dimmi le tue verità
Coraline, Coraline
Però lei sa la verità
Non è per tutti andare avanti
Con il cuore che è diviso in due metà
È freddo già
È una bambina però sente
Come un peso e prima o poi si spezzerà
La gente dirà: “Non vale niente”
Non riesce neanche a uscire da una misera porta
Ma un giorno, una volta lei ci riuscirà
E ho detto a Coraline che può crescere
Prendere le sue cose e poi partire
Ma sente un mostro che la tiene in gabbia
Che le ricopre la strada di mine
E ho detto a Coraline che può crescere
Prendere le sue cose e poi partire
Ma Coraline non vuole mangiare no
Sì Coraline vorrebbe sparire
E Coraline piange
Coraline ha l’ansia
Coraline vuole il mare ma ha paura dell’acqua
E forse il mare è dentro di lei
E ogni parola è un’ascia
Un taglio sulla schiena
Come una zattera che naviga
In un fiume in piena
E forse il fiume è dentro di lei, di lei
Sarò il fuoco ed il freddo
Riparo d’inverno
Sarò ciò che respiri
Capirò cosa hai dentro
E sarò l’acqua da bere
Il significato del bene
Sarò anche un soldato
O la luce di sera
E in cambio non chiedo niente
Soltanto un sorriso
Ogni tua piccola lacrima è oceano sopra al mio viso
E in cambio non chiedo niente
Solo un po’ di tempo
Sarò vessillo, scudo
O la tua spada d’argento e
E Coraline piange
Coraline ha l’ansia
Coraline vuole il mare
Ma ha paura dell’acqua
E forse il mare è dentro di lei
E ogni parola è un’ascia
Un taglio sulla schiena
Come una zattera che naviga
In un fiume in piena
E forse il fiume è dentro di lei, di lei
E dimmi le tue verità
Coraline, Coraline, dimmi le tue verità
Coraline, Coraline, dimmi le tue verità
Coraline, Coraline, dimmi le tue verità
Coraline, Coraline
Coraline, bella come il sole
Ha perso il frutto del suo ventre
Non ha conosciuto l’amore
Ma un padre che di padre è niente
Le han detto in città c’è un castello
Con mura talmente potenti
Che se ci vai a vivere dentro
Non potrà colpirti più niente
Non potrà colpirti più niente
Coraline dei Maneskin, il significato
“Coraline” fa parte dell’album “Teatro d’ira – Vol 1”, lo stesso che contiene il brano “Zitti e buoni”: è una delle canzoni più intense e struggenti della band romana, ospite nella prima serata di Sanremo 2022.
La canzone racconta una favola sull’adolescenza, che si conclude senza un lieto fine.
Luca Dondoni per “La Stampa” il 2 febbraio 2022.
Amadeus gliel'aveva promesso l'anno scorso dopo la vittoria con Zitti e Buoni: «La prossima volta che venite qua vi vengo a prendere». E ieri in diretta si è messo il cappello da autista e li ha caricati sul go kart, tutti in nero, glitter e stelle sui capezzoli compresi, per portarseli sul palco dell'Ariston a cantare, naturalmente, Zitti e buoni.
Per poi salutare con la ballata Coraline e scoppiare in lacrime: Damiano non trattiene l'emozione, Amadeus con la tenerezza e l'orgoglio di un padre gli prende la testa tra le mani.
Cosa provate ragazzi a tornare dove tutto è incominciato?
«È sempre bello tornare a casa. Anzi per noi è vitale, ci fa rimanere con i piedi ancorati a terra. Sanremo è casa: siamo arrivati un anno fa senza alcuna aspettativa, ma da quel momento in poi è cambiato tutto, improvvisamente.
È passato un anno, abbiamo fatto il giro del mondo e siamo di nuovo qui a festeggiare tutto quello che ci è successo, sullo stesso palco di un anno fa, con il pubblico di Sanremo e con Amadeus, il primo a credere in noi. Senza di lui tutto questo non sarebbe successo».
Cosa vi ha colpito di più dell'esperienza americana?
«È un posto incredibile, tutto va veloce e per noi lo è stato ancora di più. Quando arrivavamo nei posti dove ci siamo esibiti eravamo sempre "gli Italiani" e ne siamo orgogliosi. Ritrovarci sul palco degli American Music Awards accanto a Bruno Mars, Olivia Rodrigo, Coldplay, ricevere un invito dai Grammy e dopo solo pochi mesi ritrovarci sul palco del Saturday Night Live è stato incredibile e velocissimo.
Gli Stati Uniti sono il paese delle opportunità, come si dice di solito e forse è vero. Lo è per noi, in questo momento ce ne sta dando tante, non vogliamo perderne nemmeno una e stiamo lavorando tutti i giorni per questo».
Un aneddoto vissuto durante questo giro del mondo?
«Un sacco di incontri inaspettati e bellissimi. Dai consigli di Ed Sheeran davanti ad una birra, al pranzo con Chris Martin, alla serata con Beck in giro per Los Angeles e un sacco di altre cose che però è meglio non raccontare (scherziamo! )».
Sarete ai più importanti festival internazionali, poi le date in Italia e i concerti evento all'Arena di Verona e al Circo Massimo. Come vi sentite all'idea di un nuovo tour?
«Diciamo subito che siamo amareggiati e dispiaciuti per aver dovuto spostare le date italiane ed europee. Il live è il momento di vera unione con i fan e il nostro modo preferito di esprimerci.
Per fortuna abbiamo l'occasione di suonare ai festival quest' estate e siamo fortunati e felici di poterlo fare con il nostro team tecnico che ci accompagna sempre e ci ha seguito quest' anno in giro per il mondo. Il 9 luglio poi sarà una grandissima festa per noi, torneremo a suonare a Roma, a casa, in un posto bellissimo, il più bello del mondo».
Dove andrete domani?
«Casa a Roma dai nostri genitori e un ultimo impegno a Londra per i Brit Awards, per i quali siamo candidati in due categorie (International Group e International Song con I Wanna Be Your Slave, ndr). Tornati in Italia ci concentreremo sulla scrittura dei nuovi brani, useremo il tempo forzatamente lontano dai live per scrivere»
Sanremo 2022, la terza dose di Amadeus ha effetti sconvolgenti: share, cifre da matti (e caroselli in Rai). Libero Quotidiano il 02 febbraio 2022.
Ascolti record per la "terza volta" di Amadeus alla conduzione del Festival di Sanremo. La media di 10 milioni e 911 mila spettatori, pari al 54.7 per cento di share, raccolta dalla prima serata della kermesse migliora anche la performance del 2020, quando il debutto del primo festival targato Amadeus aveva fatto segnare 10 milioni 58 mila spettatori, pari al 52.2 per cento di share. La prima parte della prima serata del festival di due anni fa aveva avuto 12 milioni 480 mila spettatori con il 51.2 per cento di share, la seconda 5 milioni 697 mila con il 56.2 per cento.
L'hashtag #sanremo2022 è stata menzionata in rete 1.4 milioni di volte in meno di 24 ore dall'inizio della prima serata, secondo l'analisi della rete prodotta da Identità Digitale per Adnkronos. Il sentiment è positivo per il 25 per cento e solo il 13 per cento è negativo. I cantanti più citati sulla rete sul teatro dell'Ariston sono i Maneskin, Mahmood, Blanco, Achille Lauro, Amadeus e Fiorello.
Un pubblico giovanissimo che ha fatto volare le tendenze anche di twitter portando i Maneskin al top influencer della serata con un engagment dei loro tweet di 165K, al secondo posto Michele Bravi che ha coinvolto oltre 46 mila persone su twitter e Noemi che ha alzato il coro della rete per la sua esibizione e l'abito indossato per la serata.
Sanremo 2022, Mahmood e Blanco sbronzi dopo la prima serata: "Mi stavo cag***...". Intervista surreale. Libero Quotidiano il 02 febbraio 2022.
Cala il sipario sulla prima serata del Festival di Sanremo 2022 e in testa alla classifica c'è uno che la kermesse dell'Ariston la ha già vinta, ossia Mahmood, che questa volta si è presentato in coppia insieme a Blanco.
E a tarda sera, ecco che i due vengono intercettati dalle telecamere di Corriere.it. Peccato che con discreta approssimazione abbiano alzato un po' il gomito per celebrare questo primo successo (assolutamente legittimo, anzi... corretto). E lo confermano i due diretti interessati. Come state? "Bene bene molto bene", spiega Mahmood con fare un poco strano. "Ve lo aspettavate?", "No no...". "Questa complicità...".
Ed ecco che a questo punto Mahmood, ridanciano, confessa: "Eh, come dire in parole semplici... rido perché ho brindato un po'", ammette. "Lui invece ha giocato alla Playstation?". E Blanco: "Sì, ho giocato alla Playstation, me la sono sciallata, diciamo".
L'intervistatore ricorda: "Davanti al pubblico finalmente...". "Quello sì eh, davanti al pubblico, una grandissima emozione. Prima di salire avevamo il mood oratorio... felicioni, come fossimo due bambini. È stato bello", replica Blanco con frase un poco avventurosa. "Io mi stavo un attimino cag*** all'inizio. Quindi ho...", conclude Mahmood. Buonanotte...
Sanremo 2022, il "vaffa" di Fiorello: "Come Mattarella, voglia di stare qui zero". "Ci vediamo al funerale".
Libero Quotidiano l'01 febbraio 2022.
Non ha sciolto le riserve fino all’ultimo, ma alla fine Fiorello sul palco del teatro Ariston ci è salito davvero per il terzo anno consecutivo. E come sempre ha dato spettacolo, improvvisando un siparietto con Amadeus, che innanzitutto è stato costretto a presentare l’ingresso al Festival di Sanremo dell’amico in una maniera piuttosto bizzarra.
“Voglia di stare qui stasera, zero - ha letto il conduttore sul gobbo - lui è il Mattarella dell’intrattenimento, un ex amico, è Rosario Fiorello”. Lo showman non ha sceso le scale, ma ha fatto la sua comparsa tra il pubblico, misurando la temperatura a caso. Poi è salito sul palco e ha subito zittito Amadeus, che ha provato a dire “siamo felici che tu sia qui”. “Non parlare”, gli ha intimato Fiorello, che ha poi fatto una battuta sulla prima esibizione di Achille Lauro: “Sono curioso di sapere che voto gli ha dato l’Osservatorio Romano. Achille, la devi finire, per colpa tua ho avuto le guardie svizzere che mi seguivano l’anno scorso”.
“La prima volta sono venuto per amicizia - ha spiegato Fiorello - la seconda per confermare l’amicizia, la terza per romperla. La prossima volta ci vediamo direttamente al funerale”. E sull’ipotesi di fare anche un quarto Sanremo: “No, il prossimo direttore artistico deve essere il generale Figliuolo. Darebbe di sicuro priorità prima agli over 80…”.
Fabrizio Biasin per Libero Quotidiano il 2 febbraio 2022.
Oggi sapremo. Come "cosa", sapremo come sono andati gli ascolti no? Come "chissenefrega", sono la cosa più importante da quando Sanremo è Sanremo! Soprattutto quelli della prima serata. Ecco, diciamo pure che non abbiamo la minima idea di come possa essere andata, ma di sicuro... è andata. La "prima" della 72esima edizione, che poi è la terza griffata Amadeus, ha zigzagato tra canzoni più o meno belle, ospiti più o meno brillanti, ammennicoli vari e, non poteva andare altrimenti, "lei e lui".
Lei è la prima co-conduttrice dell'ambaradan, Ornella Muti, finita al centro delle- si fa per dire- polemiche per una questione di "droghe leggere libere" che lei ha liquidato in conferenza con- va detto - lucidità invidiabile: «Non giro certo per i Festival fumando canne... Io sono per la cannabis terapeutica, non per la canna ludica». La protagonista di capolavori come "Stasera a casa di Alice" (oh, a noi è piaciuto quello...) e vero idolo della Grande Madre Russia (i figli di Putin la amano) scende le scale dell'Ariston alle 21.05 e sembra parecchio a suo agio (nel 2022 non si può dire perché è un attimo che ti danno del sessista ma, oh, è sempre una gran bella donna).
Un paio di impicci tecnici le tolgono la voce, il pubblico si fa sentire («non sentiamoooo!»), Ama ordina di sistemare i microfoni («altrimenti cosa l'ho fatta venire a fare la gente fino a qua...»), Ornella tiene botta e chiede di sentire il ritornello di "Non ho l'età". Insomma, se la cava con la semplicità che è sempre un bel modo per portare a casa la pagnotta. Ma c'è pure un "lui" da celebrare, questa volta molto più abituato a siffatto palco, se è vero come è vero che, anche questa volta, ha scelto di non lasciare solo il "fratello" Amadeus. E uno dice «sì ma al terzo anno filato chissà che barba Fiorello, farà il solito gioco aperitivo da Villaggio Turistico, le solite gag, ormai lo conosciamo».
IL DIVERTIMENTO È SERVITO E infatti è così, Rosario fa Rosario, ma a differenza dell'eroica edizione 2021, quella senza pubblico, questa volta l'ex Karaoke può esaltarsi con le signore e i signori della platea e ne trae vantaggio a tonnellate. La gag è servita: Amadeus fa da spalla e legge dei fogli scritti a mano dal siculo, butta dentro la storica gag «sai chi ti saluta tantissimo» (e il coro: «StocaSSoooo!»), quindi arriva lui, Rosario dalla Trinacria sulle note di "Fra Martino", prova la febbre a tutti, Amadeus dice «è il Mattarella dell'intrattenimento!» e il pubblico è in visibilio, praticamente a costo zero. «Sono qui per la terza volta, sono la terza dose, sono il booster dell'intrattenimento!». Osanna. «Sono qui per rompere l'amicizia con te. Per convincermi a venire qui hai mandato persino tuo figlio Josè a dirmi "non lasciare solo papà!" Vergogna!».
Cazzeggia con l'amico di una vita, butta dentro il coro per il Presidente rieletto («Maaat-tarellaaaa!»), trattasi di risate facili («non credete ad Amadeus quando dice che il quarto non lo farà! L'anno prossimo chiamate il Generale Figliuolo al posto suo!»), ma ben assortite. E in fondo l'Italia dopo due anni di rotture di maroni, pandemie, crisi, tamponi, elezioni presidenziali grottesche, aveva bisogno di questa roba qua. Risate facili. E del bacio "mascherato" tra il direttore di Rai1 e Ama.
La classifica e le votazioni della prima serata del 72esimo festival della canzone. Sanremo, la classifica della prima serata: in pole Mahmood e Blanco con “Brividi”. Elena Del Mastro su Il Riformista il 2 Febbraio 2022.
La prima serata del 72esimo Festival di Sanremo si è conclusa con la prima classifica parziale dei primi 12 artisti in gara. Con il voto della sola sala stampa, e solo sui primi 12 artisti in gara (gli altri 13 gareggeranno nella seconda serata), è in testa il duo Mahmood e Blanco con ‘Brividi’, seguiti da La Rappresentante di Lista, Dargen D’Amico, Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Noemi, Michele Bravi, Rkomi, Achille Lauro, Giusy Ferreri, Yuman, ultima provvisoriamente Ana Mena.
Sanremo, la classifica della prima serata
1) Mahmood e Blanco
2) La rappresentante di lista
3) Dargen D’Amico
4) Gianni Morandi
5) Massimo Ranieri
6) Noemi
7) Michele Bravi
8) Rkomi
9) Achille Lauro
10) Giusy Ferreri
11) Yuman
12) Ana Mena
Il 72esimo Festival di Sanremo è iniziato martedì 1 febbraio e durerà fino a sabato 5 febbraio. Saranno 25 gli artisti in gara per 25 canzoni inedite. La votazione vedrà il debutto di un nuovo sistema integrato, durante le prime due serate, con tre giurie autonome di giornalisti accreditati: carta stampata, Radio e Tv, Web.
Nella quarta e nella quinta serata voteranno come unica componente la Giuria della Sala Stampa, Tv, Radio e Web. Poi interverranno il Televoto e la Giuria “Demoscopica 1000”. La Giuria “Demoscopica 1000” sarà composta da mille componenti selezionati “secondo selezionati con criteri specifici, che voteranno attraverso un’applicazione ad essi dedicata”.
Come funzionano le votazioni di Sanremo 2022
Durante le prime due serate si esibiranno 12 o 13 artisti in gara e voteranno i giornalisti divisi per l’occasione in tre componenti diverse e autonome, tutte con il peso di un terzo sul risultato complessivo delle votazioni. A fine serata ci sarà una prima classifica delle canzoni eseguite. Durante la terza serata gli artisti in gara si esibiranno nelle loro canzoni e voteranno il pubblico tramite il televoto e la giuria Demoscopica 1000, entrambi con un peso del 50% sul risultato complessivo delle votazioni. La media delle percentuali di voto complessive determinerà una nuova classifica generale.
Durante la quarta serata il voto sarà articolato al 34% del risultato sul Televoto, 33% giuria della Sala Stampa unita, 33% Demoscopica 1000. La nuova classifica generale sarà definita sulla base delle percentuali di voto complessive ottenute dagli artisti nella serata con quelle ottenute nelle serate precedenti. Alla serata finale voterà solo il pubblico tramite il Televoto. Le prime tre canzoni classificate saranno riproposte e le votazioni precedenti azzerate. Peserà il pubblico con il televoto al 34%, la Sala stampa al 33%, la Demoscopica 1000 al 33%.
Saranno conferiti, oltre alla canzone e all’artista vincitori del Festival, l’Interpretazione della Cover più votata, il Premio al Miglior Testo, il Premio alla Migliore Composizione Musicale, il Premio della Critica. L’Artista vincitore del 72° Festival della Canzone Italiana parteciperà, in rappresentanza dell’Italia, all’edizione 2022 dell’Eurovision Song Contest, su richiesta di RAI.
Sanremo, il programma della seconda serata
Seconda serata, mercoledì 2 febbraio, della alla 72esima edizione del Festival di Sanremo. Partirà, alle 20:40 sul palco dell’Ariston e in diretta su RaiUno. Per la terza volta consecutiva il direttore artistico e conduttore dell’evento è Amadeus. 25 gli artisti big in gara.
Si esibiranno 13 cantanti in gara dopo i primi 12 di ieri. Amadeus sarà accompagnato alla conduzione dall’attrice Lorena Cesarini. Gli ospiti saranno la cantante Laura Pausini e il comico e attore Checco Zalone. Dovrebbe essere confermata la presenza anche di Fiorello. Dalla nave, in collegamento Ermal Meta. La scaletta dei cantanti in gara, per ordine alfabetico in attesa dell’ufficializzazione dell’ordine. Gli artisti big che si esibiranno nella gara con le loro canzoni inedite saranno i seguenti:
Aka 7ven – Perfetta così
Ditonellapiaga con Rettore – Chimica
Elisa – O forse sei tu
Emma – Ogni volta è così
Fabrizio Moro – Sei tu
Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia
Highsnob e Hu – Abbi cura di te
Irama – Ovunque sarai
Iva Zanicchi – Voglio amarti
Le Vibrazioni – Tantissimo
Matteo Romano – Virale
Sangiovanni – Farfalle
Tananai – Sesso Occasionale
Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.
La rubrica sulla 72esima edizione della kermesse. Quiz Sanremo, prima serata del Festival: si piange forte, dove ci porta la Papamobile di Amadeus? Antonio Lamorte su Il Riformista il 2 Febbraio 2022.
E “io non guardo Sanremo, perché è una merda” e ci mancherebbe. E pazienza per tutti quelli che vedono lo stato del Paese in cinque giorni di Festivàl, per le rime cuore-amore ormai estinte, per la “Città dei Fiori”, per la “kermesse” lemma altrimenti inesistente, per chi si spende a scrivere tweet divertenti o intelligenti. Quelli che “io non guardo Sanremo” non saranno neanche mossi a compassione dalle lacrime di Amadeus e di Damiano dei Maneskin.
Quelli lì, i franchi tiratori del Festivàl, non si smuovono ma a Sanremo non interessa: perché Sanremo aspira, insiste a farsi metafora del Paese, compendio della Penisola, anche di quella parte che si ostina o non si sforza nemmeno per ignorarlo. La kermesse persiste a fornire rappresentanza: una Balena Bianca. E tutti i complimenti per il cast “ben assortito” tra giovani e vecchi, il ricambio generazionale che manca al Paese e che qualcuno vede in Amadeus che va a prendere i Maneskin in golf cart, il maschio virile e patriarcale fatto a pezzi dai maschi sul palco. Sarà. È intanto canzoni che oggi arrivano da domani saranno ovunque o quasi, e uno show che si rinnova per non cambiare mai, e un finale sempre a sorpresa almeno negli ultimi anni.
È lo stesso Paese che per la seconda volta consecutiva, senza precedenti, ha costretto il Presidente della Repubblica in carica a restare per un altro mandato. L’Amater, la terza dose di Amadeus da conduttore e direttore artistico, altro segno di continuità, era stato annunciato come l’evento della gioia. Si è pianto soprattutto, e forse pure dalla gioia, per cominciare. Le canzoni, in qualche modo, faranno anche quelle piangere da qui alla fine. “Festival di Sanremo”, come genialmente realizzava Gianni Mura, resta pur sempre l’anagramma di “Rime Sfonda Stivale”. Questa è una rubrica.
Quiz Sanremo 2022
Amadeus ha pianto per:
a. Il pubblico greenpassato e di nuovo all’Ariston
b. L’operazione di chirurgia plastica al pene
c. Quelle due battute in inglese con l’Harlem Gospel Choir
d. Per le maledizioni dei Jalisse (esclusi dalla gara)
L'”imprevedibilità”, parole di Amadeus, di Achille Lauro è:
a. Assolutamente disarmante
b. Vera: se da quattro anni non vedi la tv e non apri i social
c. Provata: non ha baciato alcun uomo in diretta su Rai1
d. Un altro risultato della cancel culture
Fiorello per il Festival di Sanremo è:
a. Indispensabile
b. Il kingmaker
c. Lo zio ubriaco al pranzo di Natale
d. L’animatore capo del villaggio
Massimo Ranieri, noi non perdiamo l’amore ma lei, prima della fine del Festival:
a. Faccia gli addominali sul palco
b. Faccia gli addominali sul palco
c. Faccia gli addominali sul palco
d. Faccia gli addominali sul palco mentre canta Perdere l’amore
L’indie (La Rappresentante di Lista, Dargen D’Amico) a Sanremo rappresenta:
a. La quota acqua gym
b. Diversamente giovani vestiti coloratissimi
c. “Ma chi è questo?”
d. Quello che è stata la rubrica di Mastella nella maratona Mentana
Trova l’intruso:
a. Michele Bravi per il suo look si è ispirato Edward Mani di Forbice
b. Gianni Morandi canta una canzone che sembra una sigla dei cartoni animati scritta da Jovanotti
c. Rkomi ha una vaga fissazione per le automobili
d. Il Partito Repubblicano di Salvini non è un sogno ma una solida realtà
Ornella Muti, promossa per:
a. Il padre che le faceva ascoltare Non ho l’età come una regola da seguire
b. I ricordi del grande cinema
c. Il promemoria: “a che ora finisce? Abbiamo sonno”
d. La legalizzazione della marijuana
La papamobile (un golf-cart in realtà) che Amadeus ha usato per andare a prendere i Maneskin è stata:
a. Il momento Pippo Baudo (“l’ho inventato io”) di Amadeus
b. La voglia di ripartire, insieme, del Paese
c. Il siparietto più trash del Festivàl, di già (l’arrivo in motocicletta di Raoul “Don Massimo” Bova ha riaperto subito la partita)
d. Una citazione di “Cado dalle nubi di Checco Zalone”
Sì, va bene tutto, ma IL momento saliente è stato:
a. La platea a ballare in piedi (e preghiamo per le discoteche)
b. Gli opposti, il nero e il bianco, dei favoriti Mahmood e Blanco, occhi negli occhi
c. I Maneskin che hanno incendiato le cariatidi in sala
d. Le rose e le spine dell’abito di Orietta Berti
RISULTATI! (corrispondono alla maggioranza delle risposte date alle domande):
a. L’artista big primo in classifica vincerà il Festival – e quindi Mahmood e Blanco
b. Piangerai anche tu, prima o poi: stiamo a cocci
c. Sanremo è una merda
d. Desideri che Amadeus avesse dirottato la papamobile (o come si chiama) e via, con dietro un inseguimento alla OJ Simpson, il sequestro delle star più star – un colpo di scena vero, ispirato soltanto dalle canzoni, queste canzonette: grottesca e gioconda forma del tempo
Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
La prima polemica della 72esima edizione della kermesse. Ornella Muti e la marijuana, la polemica sulla cannabis a Sanremo: “Non rollo nel backstage”. Antonio Lamorte su Il Riformista l'1 Febbraio 2022.
Ornella Muti ha scatenato un piccolo caso a Sanremo: il primo caso dell’edizione, sulla marijuana. L’attrice sarà la madrina della prima serata della del Festival. La kermesse al via stasera, fino a sabato 5 febbraio, vedrà in gara 25 artisti big, niente categoria giovani, una serata cover e tante sorprese. Gli ospiti di stasera saranno Fiorello, i Måneskin, Matteo Berrettini, Raoul Bova, Nino Frassica, Claudio Gioè e i Meduza. “Sono molto emozionata e anche onorata … Certo, un po’ di paura ce l’ho!”, ha detto l’attrice – 50 anni di cinema alle spalle, debuttante al Festival – in conferenza stampa.
Il caso era iniziato con una fotografia: Muti e la figlia Naike Rivelli, in posa, con due collanine con dei ciondoli a forma di foglie di marijuana. Le due sostengono la legalizzazione della cannabis e sono attive con un’associazione che ha come obiettivo quello di “fornire supporto ai malati e dar vita a iniziative di green economy”. Mamma e figlia lo scorso settembre avevano lanciato una nuova linea di prodotti realizzati con la cannabis. Un vero e proprio impegno politico insomma. È bastata quella foto a far esplodere il primo caso.
I deputati di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, commissario di Vigilanza Rai, e Maria Teresa Bellucci, capogruppo in commissione Affari Sociali hanno denunciato: “Riconosciamo in Ornella Muti una grande icona del cinema italiano, ma riteniamo improprio il sostegno alla liberalizzazione della cannabis espresso in un post da parte della co-conduttrice di Sanremo – hanno dichiarato – non vorremo che Sanremo possa diventare il megafono delle posizione del fronte della cannabis libera e del referendum. Tanto più di fronte ai recenti fatti di cronaca che vedono coinvolta la sorella di Ornella Muti, Claudia, in una maxiretata per smercio di sostanze stupefacenti. La riteniamo un’esternazione impropria. L’uso della cannabis in Italia è illegale, se non per uso terapeutico”. E puntuale è arrivato anche il tweet del segretario della Lega Matteo Salvini: “La droga è morte, e sempre e comunque la combatterò. Onore ai ragazzi e alle ragazze che, a San Patrignano e in tutta Italia, lottano per la vita e per la libertà dalle dipendenze”. Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha chiesto l’espulsione dal Festival dell’attrice.
Muti ha quindi risposto in conferenza stampa: “Quando parlo di cannabis mi riferisco a quella legale. Non giro nel backstage rollando canne”, ha detto l’attrice. “Spingo l’aspetto terapeutico della cannabis, non spingo assolutamente l’aspetto ludico della canna. Mi curo omeopaticamente ed è una mia scelta, che grazie a Dio non è vietata ma ci sono testi e persone più giuste di me per parlare di questi temi, dell’uso della cannabis per i bambini epilettici, per le persone malate: non è che un bambino debba fumare una canna, la cannabis è una pianta che dà oli, estratti, è una scelta del paziente se usarla o no”.
Ha parlato anche della sua esperienza personale – “Mia mamma ha avuto anni difficili prima di morire e non sono riuscita a darle la cannabis terapeutica, ho dovuto rimpinzarla di psicofarmaci che annebbiavano la coscienza, l’ho persa senza poterle dire ciao perché non mi riconosceva più. Ognuno deve fare quello che si sente, io mi sento bene così, mi spiace che venga confuso, tutto qua” – e sul referendum sulla cannabis legale – “La questione del referendum è una cosa più complicata per me da gestire anche se penso che oggi legalizzare la cannabis forse sarebbe la cosa migliore visto che girano droghe più pesanti e pericolose. È come il bere, beviamo tutti, ma poi ci sono ragazzini che vanno in coma etilico. Bisogna stare attenti, vedere legalizzando cosa succede”.
Sull’ammissibilità del referendum sulla Cannabis legale (che prevede la depenalizzazione per la coltivazione e l’uso personale) si esprimerà la Corte Costituzione il prossimo 15 febbraio. La co-conduttrice della serata inaugurale ha ricevuto un mazzo di cannabis mandatole dal Comitato Promotore Referendum Cannabis. A consegnarglielo Antonella Soldo di Meglio Legale, co-promotore del Referendum Cannabis Legale insieme all’Associazione Luca Coscioni, che questa estate, in una sola settimana ha raccolto oltre 600.000 firme. Radicali che hanno risposto alle accuse di Gasparri. A lanciare segnali sulla questione anche il cantante in gara Dargen D’Amico: che ha calcato il carpet con le foglie di marijuana stampate sui calzini.
Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
Da adnkronos.com l'1 febbraio 2022.
"Sono emozionata, spaventata e felice: spero di far bene quello che devo fare...". Queste le prime parole di Ornella Muti, ospite d'onore a Sanremo 2022 nella prima serata del Festival, durante la conferenza stampa dal Casinò di Sanremo, al fianco del conduttore Amadeus.
L'attrice torna quindi sulla polemica a tema marijuana dopo le foto con la figlia Naike pubblicate ieri su Instagram. "Non giro certo per i Festival fumando canne..."., risponde piccata sulle immagini con la medaglietta con il simbolo della marijuana. "Io sono per la cannabis terapeutica, non per la canna ludica - tiene a specificare -.
Difendo il diritto delle persone di dire 'io mi voglio curare così, io mi sento bene così'. Mi dispiace che venga confuso, tutto qua".
Quanto alle polemiche sollevate da alcune parti politiche, ultima Fdi, "la cannabis per scopo terapeutico è già legale, non è tema di alcun referendum. La cannabis viene associata alla canna e mi dispiace per questa polemica".
Da leggo.it l'1 febbraio 2022.
Due collanine con dei ciondoli a forma di foglie di marijuana e la prima polemica politica del festival di Sanremo è servita. Ci ha pensato Ornella Muti a porgere su un vassoio d'argento, sui social, lo spunto per far gridare allo scandalo gli antiproibizionisti. Con una foto postata sul profilo Instagram, dove l'attrice, che è la coconduttrice scelta da Amadeus per la prima serata del festival, appare in bigodini in una pausa delle prove al Teatro Ariston con accanto la figlia Naike Rivelli.
Entrambe indossano una collanina con le foglie di erba messe volutamente in evidenza. E se ne accorgono subito i deputati di Fratelli d'Italia Federico Mollicone, commissario di Vigilanza Rai, e Maria Teresa Bellucci, capogruppo in commissione Affari Sociali. «Riconosciamo in Ornella Muti un'autorevole artista e grande icona del cinema italiano ma riteniamo improprio il sostegno alla liberalizzazione della cannabis espresso in un post da parte della co-conduttrice di Sanremo», affermano i due parlamentari.
«Non vorremmo che il Festival di Sanremo possa diventare il megafono delle posizioni del fronte della cannabis libera e del referendum», aggiungono. «Tanto più di fronte ai recenti fatti di cronaca che vedono coinvolta la sorella di Ornella Muti, Claudia, in una maxiretata per smercio di sostanze stupefacenti. Manteniamo certo un atteggiamento garantista ma la riteniamo un'esternazione impropria. Ricordiamo che l'uso della cannabis in Italia è illegale, se non per uso terapeutico», concludono.
Sanremo preso di mira dalla Lega: interrogazione a Fuortes (Rai). VANESSA RICCIARDI su Il Domani il 02 febbraio 2022.
Per i leghisti il festival si sarebbe macchiato di oltraggio alla religione cattolica, «ideologia comunista» e ammiccamento alle droghe. Già il giorno prima il segretario Salvini se l’era presa con Ornella Muti, la conduttrice che ha affiancato Amadeus nella prima serata
Matteo Salvini ha cominciato con un post contro la conduttrice della prima serata di Sanremo, Ornella Muti, e il giorno dopo la Lega ha deciso di rilanciare la crociata contro Sanremo annunciando un’interrogazione in commissione di vigilanza Rai all’indirizzo all’amministratore delegato Carlo Fuortes. Per loro c’è di mezzo l’oltraggio alla religione cattolica, l’«ideologia comunista» e l’ammiccamento alle droghe: «Rappresentare l'Italia attraverso un oltraggio alla religione cattolica, con il pugno chiuso dell'ideologia comunista o con pericolosi ammiccamenti alla liberalizzazione delle droghe è offensivo nei confronti della stragrande maggioranza degli italiani».
I PASSAGGI
I riferimenti sono alla prima serata del Festival. Il gruppo La Rappresentante di lista ha infatti chiuso l’esibizione con il pugno alzato: «Si è confusa l'espressione artistica con la sua più grottesca caricatura» prosegue il comunicato Lega. Il rapper Achille Lauro invece ha inscenato un “autobattesimo” dopo aver cantato il suo brano Domenica con un gruppo gospel.
E ancora il caso Muti. La presentatrice infatti ha difeso l’uso della cannabis terapeutica durante la conferenza stampa di Sanremo e pubblicato un post con un ciondolo con una foglia di marijuana: «Anche un tema delicato come l'uso terapeutico della cannabis –dicono i parlamentari - è stato piegato a favore di chi vorrebbe far circolare liberamente qualsiasi droga, per di più illudendo qualcuno sulla possibilità di pericolose auto-terapie fuori dalle prescrizioni mediche».
Il segretario della Lega ha dettato la linea con un post su Instagram facendo i complimenti a Fiorello e lamentandosi dei «saluti comunisti», «battesimi a petto nudo» e «spot alle droghe».
Per i leghisti bisogna fare chiarezza: «La prossima settimana l'amministratore delegato Fuortes dovrà rispondere a queste e altre domande: «Il successo di pubblico del Festival non si può comprare prostituendo la sua natura». Questa mattina infatti è stato reso noto che il programma condotto e diretto da Amadeus ha toccato il 54 per cento di share, con oltre dieci milioni di spettatori.
VANESSA RICCIARDI. Giornalista di Domani. Nasce a Patti in provincia di Messina nel 1988. Dopo la formazione umanistica tra Pisa e Roma e la gavetta giornalistica nella capitale, si specializza in politica, energia e ambiente lavorando per Staffetta Quotidiana, la più antica testata di settore.
La guerra in Rai non si placa. Ornella Muti crocifissa per un ciondolo di marijuana, polemiche inutili a Sanremo. Marco Zonetti su Il Riformista il 2 Febbraio 2022.
Sanremo 2022 non è ancora iniziato e già infuriano le polemiche, scoppiate tutte assieme dopo una settimana mediatica dedicata all’altra kermesse – quella quirinalizia. In primis la foto pubblicata su Instagram da Ornella Muti, co-conduttrice della prima serata a fianco di Amadeus. Foto nella quale sfoggia un ciondolo con l’effigie della cannabis. Subito è insorto Fratelli d’Italia con l’on. Federico Mollicone che ha annunciato un quesito in Vigilanza Rai invitando chi di dovere all’Ariston a richiedere «il certificato tossicologico a chi salirà sul palco». L’attrice si è schermita dichiarando di spingere «l’aspetto terapeutico della cannabis» ma non quello “ludico”, specificando che: «addirittura pensano che io giri per il backstage donando canne».
L’autodifesa non ha convinto Maurizio Gasparri (Forza Italia), che ha annunciato interrogazione in Vigilanza. Muti «parla di cose che non conosce dicendo autentiche castronerie». E il senatore aggiunge: «I dirigenti della Rai riservino Sanremo per le canzoni, non per far dire assurdità a ruota libera da chi, inoltre, è promotrice dell’attività della “Ornella Muti hemp club” che si occupa di uso terapeutico della cannabis… L’attrice va esclusa da Sanremo subito, soprattutto per questo possibile uso a scopo commerciale del Festival». Sia Gasparri sia Mollicone hanno ricordato la «maxiretata per smercio di stupefacenti» che ha visto l’arresto della sorella della Muti, Claudia Rivelli.
Michele Anzaldi (Iv), Segretario della Vigilanza, ha invece parlato al Riformista di «inutile polemica» su una vicenda in fase di risoluzione dopo il successo della raccolta firme per il referendum per la legalizzazione della cannabis, in attesa della decisione della Corte Costituzionale prevista il 15 febbraio sulla data della consultazione. «Se la foto della Muti serve a far parlare di droga, ben venga. Per la prima volta il Festival di Sanremo avrà prodotto qualcosa di buono».
Oliviero Toscani ha dichiarato all’Adnkronos che si tratta della «polemica tipica di chi è peccatore e vede solo peccati degli altri». Puntualizzando che il crocefisso lo «scandalizza di più del ciondolo a forma di foglia di marijuana. La croce mi ha sempre fatto molta impressione». Sempre all’Adnkronos, Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini, agenzia nazionale di Croce Rossa Italia per le dipendenze patologiche, ha commentato: «Quella di Ornella Muti è una mossa studiata, una vecchia attrice che così ritorna a far parlare di sé e ad andare sui giornali… Non credo che la gente inizierà a fumare marijuana perché vede il ciondolo. Dobbiamo vedere queste cose con tolleranza, non dargli un’importanza che non hanno». Ma le polemiche non fiscono qui. Il tweet del direttore di Rai1 Stefano Coletta, secondo cui la Muti è «una donna che oltre la bellezza ha anche una bellissima testa» ha invece suscitato l’ironia, fra gli altri, di Annalisa Cuzzocrea che ha commentato: «Ma tu pensa che cosa rara».
Restando in odore di sessismo, la deputata dem Chiara Gribaudo ha deplorato invece l’assenza di donne nella conferenza stampa del Festival. «E niente, nonostante il protocollo no women, no panel, ecco come viene raffigurato il più grande evento della Rai. In conferenza stampa tutti uomini. Ma com’è possibile? Poi però tutti indignati della politica eh mi raccomando». Chiosa finale che palesa la ferita ancora aperta dell’accusa di “sconfitta della politica” per il Mattarella bis. E fa discutere la presenza di Roberto Saviano all’Ariston per parlare della strage di Capaci. Presenza che, per l’on. Mollicone di Fdi, è «un oltraggio al tema stesso». Il Commissario in Vigilanza annuncia quesito all’Ad e alla Presidente Rai e specifica: «Sanremo è un festival nazionalpopolare che tutti amiamo, non possiamo permettere che si trasformi nel Festival della telepredica progressista».
Poteva mancare in questa rapsodia una polemica sui vaccini? Il direttore di Rai1 ha precisato che per i cantanti in gara non esiste obbligo di vaccino e che la selezione degli artisti non può discriminare tra vaccinati e no vax, in quanto «dati sensibili che la Rai non può chiedere». Il tutto il 1 febbraio, quando scatta l’obbligo vaccinale per gli over 50 e il green pass rafforzato è obbligatorio per l’accesso a spettacoli aperti al pubblico in locali d’intrattenimento dal vivo e in altri locali con capienza al 100% (ovvero l’Ariston durante il Festival). Inutile dire che i no green pass stanno facendo fuoco e fiamme.
Ps: In pieno fermento per Sanremo, il direttore della Tgr Casarin, d’accordo con l’Ad Rai Fuortes, ha comunicato che resta valido il piano editoriale illustrato il 13 gennaio 2022. Piano bocciato dai giornalisti della testata (in polemica soprattutto con il taglio all’edizione notturna) e che verrà senz’altro ribocciato. Da Viale Mazzini ci dicono che la decisione di Casarin nasca per sfregio ai sindacati e in parte al Cda Rai. Incurante delle canzonette, la guerra continua. Marco Zonetti
ANTONIO BRAVETTI per la Stampa il 2 febbraio 2022.
Altro che federazioni di centrodestra o alleanze da rifondare sotto il vessillo di Giorgia Meloni. La sfida all'O.K. Corral tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio? Può attendere anche quella. Archiviato il Quirinale, per la politica non c'è nulla di meglio del festival di Sanremo. Un riflesso pavloviano che ogni anno, all'aprirsi del sipario del Teatro Ariston, fa scattare la vis polemica di leader e peones.
Saviano vuol parlare di Falcone e Borsellino? Al deputato parte automatico il comunicato, meglio del martelletto sul ginocchio. Impossibile resistere alla polemica. Il partito di Giorgia Meloni chiede addirittura «l'esclusione» di Saviano dal Festival.
«La sua presenza per parlare dei 30 anni dalla strage di Capaci è un oltraggio al tema stesso- s' inalbera Federico Mollicone, deputato di Fdi e membro della commissione di Vigilanza Rai, che annuncia un'interrogazione - Sanremo è un festival nazionalpopolare che tutti amiamo, non possiamo permettere che si trasformi nel Festival della telepredica progressista». Replica dei 5 stelle: «Scioccante che si veda una minaccia in uno scrittore e giornalista che ha saputo raccontare a tutti gli italiani la realtà e l'orrore delle mafie». Pari e patta? Neanche per sogno.
Antonio Vullo, l'unico agente di scorta sopravvissuto alla strage di via D'Amelio, si domanda: «Perché dare voce a Saviano? Io avrei preferito che a parlarne fosse il presidente Mattarella». Che giovedì, giorno di Saviano, ha già un impegno: deve giurare in Parlamento. C'è un'interrogazione parlamentare pronta anche per Ornella Muti, rea di aver sponsorizzato la cannabis. Per dire: mentre Pd e Leu ne presentano una alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese sulle manganellate agli studenti, c'è chi ne prepara una sull'attrice. Il peccato? Ostentare, insieme alla figlia Naike, una collana decorata con foglie di cannabis.
L'interrogazione porta la firma di Mollicone. Sempre lui, in trance agonistica: «Depositerò oggi stesso un quesito in commissione di Vigilanza Rai» contro «il lancio di messaggi impropri che possano riguardare la cannabis e l'uso di sostanze stupefacenti che possano fuorviare il pubblico». Meglio di due interrogazioni in un giorno c'è solo il test anti-droga per conduttori e musicisti. «Chiedo ai vertici Rai se non ritengano necessario sottoporre all'esame tossicologico i conduttori e gli artisti che si esibiranno».
Sex, drugs & Mollicone. A settembre, val la pena sottolineare, Ornella Muti e figlia hanno lanciato una no profit, Ornella Muti Hemp Club, che commercia prodotti a base di cannabis. Viene il dubbio che forse si tratti di pubblicità. Ma per Matteo Salvini l'argomento è serio, il gioiello a forma di cannabis è pericolosissimo: «La droga è morte, e sempre e comunque la combatterò», grida sui social. In teoria negli stessi minuti in cui sbotta su Facebook, il segretario della Lega è impegnato, a Milano, in un importante consiglio federale. Deve convincere i suoi, e gli alleati, a dar vita a una federazione di centrodestra. Non un'impresa facile.
Ma vuoi mettere? Lo sanno tutti: tira più una foglia di cannabis che una polemica con Toti o «i governatori del nord-est», altra categoria dello spirito che, nei giorni di Sanremo, potrebbe benissimo essere il nome di una boy band. A Maurizio Gasparri, invece, non gliela si fa: «L'attrice va esclusa da Sanremo subito, soprattutto per il possibile uso a scopo commerciale del Festival».
Poi, con eleganza, aggiunge: «Siccome siamo garantisti non estendiamo le polemiche nei confronti di sua sorella Claudia, coinvolta in una maxiretata relativa a sostanze stupefacenti». Dall'interrogazione all'esposto. «Monitorerò con attenzione e sono pronto a un esposto se Muti promuove la cannabis in diretta. Lo farei per i minori» annuncia l'ex parlamentare Carlo Giovanardi, quello del cuscino rosso di Federico Aldovrandi («Mica è sangue») e di Stefano Cucchi «morto per droga».
Neanche il governo tace. Muti «stimola una discussione meno bacchettona e meno bigotta», si sbilancia il ministro Andrea Orlando. «Grazie Ornella Muti», dice il radicale Riccardo Magi. Enrico Aimi, senatore di Fi, prova col calembour: «Dalla Muti parole 'stupefacenti'», con tanto di apici, magari qualcuno non cogliesse il gioco di parole. Intanto si fa sera, tutti davanti alla tv.
Federica Macagnone e Francesco Persili per Dagospia l'1 febbraio 2022.
ARIDATECE BUKOWSKI – Il delirio di Emis Killa su Twitter: “Voglio morire ubriaco per vomitare davanti alle porte dell’Ariston. La cosa più brutta delle persone, è tutta la saccenza e la spocchia che mettono nell’esprimere sprezzo su personalità vincenti di ogni ambito. Il 99% di questi vive nella mediocrità (e non si parla di soldi), non ha gusto per abbinare due calzini ma parla”. Il gran finale: “Bukowski in confronto a me era affabile”
LA NONNA PIU’GNOCCA D’ITALIA – Ornella Muti show in conferenza stampa. Parla di cannabis terapeutica (“Sciocco riferirsi alla canne”) e replica al teatro di Pordenone che chiede il cachet di Sanremo come risarcimento (“Si diede malata ma era da Putin”). “Avranno la risposta che devono avere ma non certo da me. La cittadinanza russa? Mi è stata offerta ma non ho ancora deciso. La canzone del cuore di Sanremo? Ne vorrei parlare questa sera…”
DELL’ELMI DI SCIPIO – “Maria Giovanna, ti sei rincoglionita?”, Iva Zanicchi a “Storie italiane” dà vita a un gustoso siparietto con Maria Giovanna Elmi che giustamente le ricorda: “Quando io ho presentato nel ’77 hanno vinto gli Homo Sapiens. “Iva, non mi confondere”. L’aquila di Ligonchio si arrende: “Tesoro, hai ragione”
MARRON(E) GLACE’ – Durante le prove un tecnico annuncia il “Maestro Michielin” ed Emma lo fredda: “Maestra!”. Il femminismo è questione di vocali? La Marrone meglio della Boldrinova e della Murgia.
SE NON KOBRA, QUANDO? Rettore a “Storie italiane” sibillina su Achille Lauro: "Sembra un ragazzino cresciuto. C'ha una testina piccola piccola ed è lungo, lungo, lungo". Non è un pitone, ma un gustoso boccone etc…
IO PENSO POSITIVO – Il direttore di Rai1 Stefano Coletta: “Abbiamo bisogno di positività”. Intanto il sottosegretario Sileri tranquillizza Amadeus: “Se asintomatico può stare sul palco e condurre Sanremo”
RE E REGINE – Avvisate i Maneskin! Loredana Bertè rivendica di aver cantato il primo pezzo rock al Festival nel 1986. Il brano, Re, fu scritto da Mango. Lei salì sul palco con il pancione finto. “Per molti è stato un errore, ma per me no. Volevo dimostrare che una donna quando è incinta non è malata ma è ancora più forte! Solo Sting mi capì e mi disse passando: "Wow that’ s amazing!" Invece la casa discografica mi strappò addirittura il contratto discografico…”
TI MANDO UN VOCALE DI DIECI MINUTI – Roberto Saviano ha mandato ad Amadeus un vocale con il monologo (sulla rivoluzione civile di Falcone e Borsellino) che porterà all’Ariston giovedì sera. In conferenza stampa il conduttore assicura che il vocale durava comunque meno di 10 minuti. Saviano puntualizza: “Interverrò a titolo gratuito”
CANTA, PREGA…AMA! Canna-gate, filosofia gender e il bikini della Santissima Trinità esibito sui social da Victoria dei Maneskin. Meno male che il vescovo di Sanremo, mons. Antonio Suetta, tra i più duri oppositori della legge Zan, aveva chiesto ad Amadeus, alla Rai e agli artisti di “evitare di essere amplificatori di mode e ideologie”. La risposta del conduttore del festival non è tardata ad arrivare: "Io sono molto credente, ma dobbiamo essere consapevoli di lasciare la libertà agli artisti di esprimersi"
NOI SIAMO ANCORA QUA - Marinella Venegoni vintage. Ecco cosa scriveva la giornalista su “Stampa Sera” 40 anni fa. “Il personaggio più interessante della serata è stato sicuramente Vasco Rossi. C’entra con questo Festival come i cavoli a merenda, interpreta un personaggio scanzonato, beffardo, irriverente”.
Giuseppe Candela da Sanremo per Dagospia l'1 febbraio 2022.
Ventisei milioni di follower e un potere mediatico non indifferente. L'imprenditrice digitale Chiara Ferragni è da tempo corteggiata dal piccolo schermo da cui si tiene parecchio lontana, forse per evitare di bruciarsi. Gira voce che la moglie di Fedez abbia fornito due gentili ma netti no alla Rai che l'avrebbe voluta sul palco dell'Ariston ma anche, in alternativa, alla conduzione dell'Eurovision 2022. E la Ferragni costa parecchio, cifre che oggi solo le piattaforme possono permettersi.
Scorretto, anzi scorrettissimo. Il fenomeno Checco Zalone salirà domani per la prima volta nella sua carriera sul palco dell'Ariston. Dopo i tanti no degli anni scorsi ha ceduto alle lusinghe di Amadeus. Cosa farà? Un monologo legato all'attualità e lancerà una nuova canzone. Di cosa si tratta? Gira voce che il brano in questione dovrebbe occuparsi di pandemia. Alla Zalone style.
"Apri tutte le porte" è il titolo del brano cantato da Morandi e scritto da Jovanotti. L'artista di Cortona le porte invece le ha chiuse per ben tre volte al Festival dell'amico Amadeus. Rumors, chiacchiericci, è quasi fatta e per tre volte ha deciso di non salire sul palco come ospite. Gira voce che il direttore artistico, al netto delle dichiarazioni di rito, non avrebbe fatto i salti di gioia.
Brutta esperienza per Giovanni Pietro Damian: per tutti Sangiovanni. Nei giorni scorsi il cantante di Amici, reduce dal tormentone Malibù, prima di recarsi alle prove si è sottoposto, come da prassi, a un tampone rapido che ha fornito esito positivo. Per il cantante e il suo staff ore di panico e preoccupazione: il molecolare dopo ore è risultato negativo. Si era trattato di un falso allarme.
I vertici Rai sbarcano in Riviera per l'evento più importante della tv. È arrivata a Sanremo nelle scorse ore la presidente Marinella Soldi, un sostegno in vista del grande debutto. Nei prossimi giorni arriverà in Liguria, molto probabilmente per la finale, anche l'amministratore delegato Carlo Fuortes.
La pandemia concede una piccola tregua? Il trash esplode prepotente a Sanremo! Al Victory Morgana Bay, noto locale della città, questa sera per una serata dedicata al Festival ospiterà personaggi del calibro di Alex Belli, Adua Del Vesco, Paola Caruso, Gilles Rocca e tanti altri tronisti e habituè dei reality. Guest star della serata cipollino Massimo Boldi.
Torna il pubblico al teatro Ariston per la gioia del padrone di casa della kermesse. Quanto spendono gli spettatori per assistere alle serate? Per le prime quattro serate per un posto in platea servono 180 euro, si scende a 100 per la galleria. Costi che salgono per la finale: in platea si arriva 660 euro e 320 euro per la galleria. Con possibilità di abbonamento: 672 euro per le cinque serate viste dall'alto della galleria mentre per la platea bisogna sborsare 1.290 euro.
Gianni Morandi torna al Festival in gara, una notizia non di poco conta. L'artista di Monghidoro sfiderà nella gara dei big anche suo nipote Paolo Antonacci, figlio di Biagio Antonacci e Marianna Morandi. Paolo non è un cantante ma un autore e ha firmato il brano di Tananai dal titolo Sesso occasionale.
Altro che vita da nababbi! Amadeus e Fiorello, hanno scelto di soggiornare per il terzo anno consecutivo all'Hotel Globo. L'albergo sanremese ha dalla sua solo tre stelle ma con un grande e utilissimo pregio: è adiacente al Teatro Ariston, a circa 50 metri. Un passaggio veloce tra prove ed hotel comodo e senza troppe rotture.
Vi ricordate della bombastica Sylvie Lubamba? La showgirl per mancanza di show fuori al Teatro Ariston si è dimenata per diversi minuti per convincere gli addetti alla sicurezza a farla passare per poter fingere un passaggio sul red carpet (ora green per ragioni di sponsor). Alla fine l'ha spuntata e con un paparazzo già pronto lo scatto è stato portato a casa.
1) Quale nome della musica, non proprio irrilevante, ha il braccino corto. Dicono che per il Festival ha chiesto ai suoi collaboratori di lavorare gratis o solo con un rimborso spese. Di chi stiamo parlando?
2) Lei deve salire suo palco dell'Ariston ma tutti sono preoccupati per quello che combina una persona al suo fianco a dir poco svalvolata. Sorvegliata a vista dall'organizzazione per evitare altri casini. Chi è?
Da Ansa il 2 febbraio 2022.
"Chiamati in causa da Fiorello alla cui simpatia non si può resistere, eccoci qui a dire la nostra, come richiesto, su Achille Lauro. In punta di piedi. Perché Sanremo è Sanremo. L'Osservatore è L'Osservatore". Così il direttore Andrea Monda. "Volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all'immaginario cattolico.
Niente di nuovo. Non c'è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo. Da questo punto di vista difficilmente dimenticheremo la recita del Padre Nostro, in ginocchio, di un grande artista rock come David Bowie. Non ci sono più i trasgressori di una volta".
Dagospia il 2 febbraio 2022. Da Un Giorno da Pecora.
“Fiumi di legnate, fiumi di legnate tra noi, prima o poi ti daremo Amadeus”: a canticchiare ironicamente sulle battute fatte ieri da Fiorello ad Amadeus riguardo l'assenza dei Jalisse a Sanremo, è stato proprio il duo composto dai cantanti Fabio Ricci ed Alessandra Drusian, che oggi a Un Giorno da Pecora, su Radio1, sono stati allo scherzo e hanno intonato il loro brano più celebre in versione 'aggiornata'. “Noi in realtà siamo buoni e vogliamo bene al Festival, siamo felici del grande successo che ha avuto la puntata di ieri.
Noi non eravamo lì ma ci siamo 'virtualmente', pazienza”. Ieri avete seguito la prima serata del Festival? “Si, tutta. Il pezzo che ci è piaciuto di più è stato quello di Mahmood e Blanco, un pezzo stupendo, loro sembravano cantassero insieme da sempre”. Magari tornerete l'anno prossimo. “Noi siamo artisti e non vogliamo sostituirci ad altri colleghi. Abbiamo sempre detto che se ci sono 25 cantanti noi potevamo essere i 26esimi. Ma non c'è problema – hanno concluso scherzando i due a Un Giorno da Pecora -, abbiamo già pronti 25 pezzi per i prossimi 25 anni...”
Federica Macagnone e Francesco Persili per Dagospia il 2 febbraio 2022.
CANTA, BACIA…AMA – Del siparietto al bacio tra Coletta e Amadeus si parla anche durante la conferenza stampa. Il direttore di Rai assicura che non c’era nulla di preparato: “Mi avevano avvisato che Fiorello mi avrebbe coinvolto. Lui sa che amo il karaoke, pensavo di dover cantare…”. Amadeus salta i preliminari e va dritto al punto: “E comunque il direttore bacia bene”
UN FESTIVAL GRANDE GROSSO E...VERDONE – Fonti di ispirazioni verdoniane per i cantanti del Festival. Dargen è vestito come il Manuel Fantoni di Borotalco (rosa su rosa fa chic). E Achille Lauro che fa scivolare la mano sulla patta ricorda Christian De Sica-Tony Brando in Compagni di scuola: “Collant, collant mi fanno diventare pazzo i tuoi collant”.
La performance del cantante che si autobattezza sul palco accende Riccardo Fogli (“Se avessi il fisico di Achille Lauro, andrei a cantare in mutande”) e scatena il cattolicone Mario Adinolfi che sui social va giù piatto: “Una volta Sanremo era lo specchio del Paese. Ora pare un manicomio dove sono tutti omosessuali o “fluidi” e vanno in giro mezzi nudi e coi capelli pitturati”. E con ste bocce de fori! Don Alfio docet.
CANALIS AL PESTO – L’ex velina finisce nella bufera per lo spot per Sanremo che promuove la Regione Liguria. “Perché lei e non Sabrina Salerno?”, si chiedono sui social rimarcando le origini sarde di una “sassarese che vive in America”. Sui social si scatena una gazzarra contro la Canalis (“Lei che dice la mia Liguria. Allora facciamo anche Sabrina Ferilli che fa ‘il mio Sudtirol’ e Gigi D’Alessio ‘la mia pianura padana’?”). Il governatore ligure Toti chiarisce: “Elisabetta Canalis è la prima dei tanti testimonial famosi che ci racconteranno le emozioni della loro vacanza in Liguria”
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera" il 2 febbraio 2022.
C'è la commozione dei sopravvissuti nell'applauso che apre la serata, c'è una verità incontrovertibile: non c'è spettacolo senza pubblico. Sanremo è sempre un passo più avanti del Paese: al Mattarella bis oppone l'Amadeus tris.
Stavamo per correre il rischio di una sovrapposizione tra il Quirinale e il Festival, poi per fortuna l'indole che ci spinge a scegliere sempre l'eterno ritorno dell'uguale ha fatto il suo corso.
Gli scatoloni del trasloco hanno avuto la stessa forza scaramantica del «vi deve andare malissimo», l'anatema lanciato lo scorso anno da Fiorello. Partenza sprint con il simil gospel di Achille Lauro per rompere il ghiaccio e dar modo a Ornella Muti di schiarirsi la voce (a volte al cinema è stata doppiata).
Ma quando arriva Fiorello? Gianni Morandi potrebbe fare anche il Capo dello Stato. Intanto noi, però, non abbiamo più il coraggio di attingere al repertorio delle metafore sanremesi, specie quelle che tiravano sul sociologico.
Ormai Sanremo è sempre più la festa patronale della Rai (Amadeus ha iniziato ringraziando l'azienda e la presidente Marinella Soldi, presente in sala), la celebrazione degli sponsor e degli ascolti allietata dalle canzoni. È diventato un format, molto annunciato, molto svelato e, quest' anno, molto attento a non dispiacere ai più suscettibili fra i correttisti.
Ma quando arriva Fiorello? Ormai X Factor ha fatto scuola, le scenografie sono giochi di luce, allegorie avveniristiche, dinamismo sintattico (servirebbe anche una regia, magari), ma alla prima pausa arriva lui, termometro in mano: «Sono il vostro booster».
In realtà, Fiorello è prima di tutto una grande lezione di ritmo, un cambio di marcia, un'esplosione di gioia qualunque cosa dica, anche le ironie sui no vax. Gli basta poco poi, come ai veri artisti: cambiare le canzoni tristi in modo allegro (come fa Salvini).
Amadeus ha il grande pregio di conoscere i suoi limiti: sa che senza Fiorello il festival sarebbe stato un'altra cosa. Sanremo è anche la sfida pop alla pandemia, una settimana per cercare un diversivo alla conta quotidiana dei contagiati, dei morti e dei «moriremo tutti», alle risse dei talk, al neo-divismo dei virologi. Per questo Amadeus non ha fatto altro che inneggiare alla leggerezza (per fortuna senza citare Calvino, come fanno quelli che dicono di aver fatto il classico) investendo il Festival di una missione sociale: svagare, sbinariare, radunare attorno ai social anche i più insospettabili, in distribuzione anagrafica estesa. Si conferma l'impressione che il Festival sia diventato ancor più che in passato una summa di largo e stretto (non alto e basso), un porto franco dove mainstream e nicchia si toccano sempre di più, a livello musicale, di immaginari, di personaggi. Cioè i Måneskin. Prima o poi vedremo Matteo Berrettini in una fiction Rai, sicuro.
Da “liberoquotidiano.it” il 2 febbraio 2022.
Sotto a chi tocca con la polemica. E così dopo Ornella Muti, nel mirino ci finisce Achille Lauro. Stiamo ovviamente parlando del Festival di Sanremo 2022, aperto proprio da Lauro con la canzone Domenica: sul palco dell'Ariston a petto nudo, ecco che nelle battute finali dell'esibizione Lauro De Marinis, questo il vero nome dell'artista, si è auto-battezzato.
Apriti cielo. Ad intuire che sarebbe scoppiato un putiferio, per primo, era stato Fiorello, che nel corso del suo irresistibile show aveva affermato: "Chissà cosa dirà l'Osservatore romano della sua performance". Già, quell'acqua fatta cadere sul volto dalla conchiglietta fa discutere. Ecco infatti che apre il fuoco, in mattinata, il cardinale Gianfranco Ravasi, il tutto in una serie di tweet pesantissimi: "II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio.
Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d'immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso". Insomma, il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura non cita direttamente Achille Lauro, ma ogni riferimento non è affatto casuale. Da par sua, Ravasi si schiera con Massimo Ranieri, rilanciando una strofa della sua canzone: "Questo mare troppo grande per non tremare", cinguetta Ravasi.
Ma contro Achille Lauro si scaglia anche Lucio Malan, senatore di Fratelli d'Italia. Gli affondi, va da sé, viaggiano sempre su Twitter: "Achille Lauro profana il sacramento del battesimo mentre il coro gospel canta AlleluXX. Ma che bravo! Quelli che chiedono il rispetto e la tolleranza. Pagato con il canone! Vergogna!", si scatena Malan. E risuonano nell'aria le parole di monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo, che prima dell'inizio del Festival aveva richiamato Amadeus e la Rai alla "responsabilità".
Forse, l'auto-battesimo di Achille Lauro non è piaciuto neppure a lui. Non è la prima volta che De Marinis finisce nel mirino per quanto fatto a Sanremo: fece polemica anche uno dei suoi "quadri", definito "una sconcezza dal vescovo Suetta. L'accusa era sempre la stessa: offese al mondo cattolico e blasfemia. Achille Lauro, infatti, si era presentato sul palco dell'Ariston con una corona di spine. E fu subito caos...
Morgan sferza Lauro: "Un atto senza senso". Luca Sablone il 7 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Morgan interviene sul gesto di Achille Lauro, che si è auto-battezzato sul palco di Sanremo: "Non bisogna dargli importanza, non mi stupisce e non mi scandalizza. Provocare è molto diverso".
Torso nudo, tatuaggi in mostra, pantaloni neri attillati e in ginocchio: così Achille Lauro si è auto-battezzato sul palco del Festival di Sanremo al termine di "Domenica", il brano con cui ha gareggiato e che è stato interpretato insieme all'Harlem Gosperl Choir. Il web si è diviso tra chi ha esplicitato apprezzamenti per la sua performance e chi invece lo ha accusato di blasfemia. Morgan non ha dubbi: non ha difeso a spada tratta la sua esibizione, ma allo stesso tempo ha invitato a non dare eccessiva importanza agli atti - spesso provocatori - che il cantante veronese compie davanti al pubblico.
Morgan, intervenuto a Non è l'arena su La7, ha voluto ridimensionare quanto accaduto: "Il battesimo così, fatto da soli, non ha un senso. Per cui non è un battesimo, mica uno se lo fa da solo. Ora faccio la confessione e mi auto-confesso? Ci vuole il ministro di Dio per farlo...". Proprio per questo motivo ha sollecitato tutti a "non dare importanza" al gesto del cantante veronese: "A me non stupisce, non mi scandalizza. Non è questa una provocazione". Morgan ritiene infatti che il concetto di provocazione sia molto diverso e che significhi portare fuori la voce per dire qualcosa di forte ma sensato. "Questo è un atto senza senso, non mi fa né caldo né freddo", ha fatto notare.
Gli ha fatto eco Luca Telese, che ha sottolineato come il battesimo non sia un rito esclusivamente cattolico. Detto ciò, ha sostenuto che "questa è la provocazione gratuita". A suo giudizio si è trattato solo di una messa in scena per apparire e per far parlare di sé, e non a caso sul suo profilo Twitter qualche giorno fa l'aveva bollata come una "puttanata para-battesimale".
A prendere le difese di Achille Lauro è stato Massimo Giletti, che lo reputa un artista "innovativo e interessante". Anche Vladimir Luxuria in studio ha ricordato che poi il cantante ha spiegato il motivo di quel gesto sul palco: si trattava del giorno in cui la mamma compieva il 61esimo anno di età e le ha voluto fare un omaggio in stile stravagante. Una versione che però ha innescato la reazione di Telese: "È una puttanata pure questa, non mettere in mezzo la madre". Ironicamente Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ha dichiarato che magari le avrebbe potuto regalare un mazzo di fiori: "Era gratis, non pagava neanche, riciclava...".
Luca Sablone. Classe 2000, nato a Chieti. Fieramente abruzzese nel sangue e nei fatti. Estrema passione per il calcio, prima giocato e poi raccontato: sono passato dai guantoni da portiere alla tastiera del computer. Diplomato in informatica "per caso", aspirante giornalista per natura. Provo a raccontare tutto nei
«Achille Lauro? Niente di nuovo: nulla è più trasgressivo del Vangelo». Il direttore del quotidiano cattolico L'Osservatore entra nella polemica sull'auto-battesimo messo in scena da Lauro al Festival: «Non ci sono più i trasgressori di una volta...» Il Dubbio il 2 febbraio 2022.
«Chiamati in causa da Fiorello alla cui simpatia non si può resistere, eccoci qui a dire la nostra, come richiesto, su Achille Lauro. In punta di piedi Perché Sanremo è Sanremo, L’ Osservatore è L’ Osservatore». Così il direttore del quotidiano cattolico Andrea Monda entra nelle polemiche sanremesi per la performance di Lauro, che nella prima serata del Festival ha messo in scena una sorta di auto-battesimo sul finale del suo brano Domenica.
«Volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all’immaginario cattolico. Niente di nuovo. Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo. Da questo punto di vista difficile dimenticheremo la recita del Padre Nostro, in ginocchio, di un grande artista rock come David Bowie. Non ci sono più i trasgressori di una volta», replica Monda.
Ma c’è da dire che non tutti nel mondo cattolico l’hanno presa con la stessa ironia. A cominciare dal vescovo di Sanremo che si è scagliato contro l’artista e la Rai stessa, che a suo dire, non «può permettere» che vengano «profanati segni sacri». «Una triste apertura del Festival della Canzone Italiana 2022 ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso – scrive mons. Antonio Suetta sul sito della diocesi riferendosi all’esibizione di Lauro -. La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante. Il brano presentato, già nel titolo – Domenica – e nel contesto di un coro gospel, alludeva al giorno del Signore, celebrato dai cristiani come giorno della fede e della risurrezione, collocandolo in un ambiente di parole, di atteggiamento e di gesti, non soltanto offensivi per la religione, ma prima ancora per la dignità dell’uomo».
Da parte sua, Amadeus, pur «rispettando il parere del vescovo», non ne condivide il giudizio. «Anche io sono molto credente – dice il conduttore – ma da cattolico non sono stato affatto turbato». «Non credo che abbia voluto mancare di rispetto – aggiunge Amadeus – Un artista deve agire liberamente, se no – avverte il conduttore e direttore artistico – i giovani si allontanano, non solo da Sanremo ma anche dalla Chiesa…».
Ciclone Achille Lauro: l’ Osservatore Romano lo irride, i Papaboys lo difendono. Legnate da FdI. Angelica Orlandi il 02 febbraio 2022 su Il Secolo d'Italia.
“Per il battesimo, come per altri sacramenti, 360 milioni di Cristiani sono perseguitati nel mondo: uccisi, incarcerati senza processo, privati dei più elementari diritti umani. Questa è la tragedia oggetto di dileggio da parte di Achille Lauro a Sanremo. Siamo oltre l’indecenza. Ancora una volta i menestrelli del nulla attaccano tutto ciò che odiano: fede, identità e valori. La consolazione è che la penosa esibizione non entrerà nella Storia, ma sprofonderà nella cronaca del già visto e già vissuto di personaggi in cerca d’autore”. Lo dichiara il deputato di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro. Un attacco non certo solitario. Fratelli d’Italia, associazioni, cattolici e alte autorità vaticane hanno biasimato la performance di Achille Lauro. Quel gesto a simulare il battesimo è stato “troppo violento”, come ha dichiarato pure un uomo aduso ai gesti eclatanti in tanti festival come Pippo Baudo.
Fazzolari: “Sarebbe stato crocifisso, se avesse offeso un’altra religione”
Tornando alla politica, molto duro e calzante il giudizio di Giambattista Fazzolari: ” Se Achille Lauro invece della religione cristiana avesse irriso una qualsiasi altra religione; il mondo arcobaleno, o le ong immigrasioniste; o il variegato mondo del politicamente corretto, sarebbe stato crocifisso dai grandi media. Ma è solo un burattino del sistema”. “A giudicare l’aspetto musicale di Achille Lauro ci penseranno la giuria e il pubblico. Ma la performance di Lauro non solo è blasfema e offensiva della sensibilità di milioni di credenti, senza nessun bigottismo; ma è una retroguardia da vintage anni ’70″. Lo dichiara il commissario di Vigilanza Rai, deputato FdI Federico Mollicone. Non è bigottismo: “Ricordo che nel contratto di servizio è espressamente previsto nei principi generali che la Tv pubblica deve essere rispettosa dell’identità religiosa e delle diversità”. Per cui l’esibizione di Lauro ha violato il Contratto di Servizio e ha perfino portato il vescovo di Ventimiglia a emanare un comunicato di dura accusa, a cui va la nostra solidarietà”.
I Papaboys: “Achille Lauro non si tocca”
Il mondo è bello perché vario: non ti aspetteresti che a difendere Achille Lauro ci si siano messi i Papaboys. “Achille Lauro non si tocca. Il satanismo è altro”, esordisce con l’Adnkronos Daniele Venturi, leader del gruppo. “Lauro – argomenta- è più evangelizzatore dei preti di oggi. E’ l’unico che parla con un pubblico giovanissimo”. Contenti loro, che aggiungono: “Tantissimi quindicenni di periferia da ieri sera sanno che esiste una cosa che si chiama battesimo. In tanti non sapevano che cosa fosse fino a ieri: o perché non vanno al catechismo o perché non hanno mai avuto il primo annuncio. Achille Lauro è più evangelizzatore dei nostri preti di oggi”. E se la prendono con i Maneskin. Dice Venturi che il vero satanismo di Sanremo arriva da altri. Il riferimento è ad una foto della musicista dei Maneskin, postata alcuni giorni fa, con la scritta in inglese ‘padre’, ‘figlio’ e ‘spirito santo’ nelle parti intime: “E la cosa peggiore – osserva Venturi – è che ha un milione di like. Questo è satanismo puro”.
L’Osservatore Romano: “Per essere trasgressivo, si è rifatto all’immaginario cattolico”
Arriva poi la saggezza dell’Osservatore Romano, che in punta di piedi si limita ad osservare che: “volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all’immaginario cattolico. Niente di nuovo”. E precisa: “Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo. Da questo punto di vista difficilmente dimenticheremo la recita del Padre Nostro, in ginocchio, di un grande artista rock come David Bowie. Non ci sono più i trasgressori di una volta”, commenta il quotidiano d’Oltretevere.
Daniela Seclì per fanpage.it il 2 febbraio 2022.
Don Fabrizio Gatta, ex conduttore Rai e ora vice parroco a Sanremo, ha detto la sua sulla prima serata del Festival e sulla scelta di Achille Lauro di inscenare il suo battesimo sul palco dell'Ariston.
Legato ad Amadeus da una lunga amicizia, lo ha rimproverato bonariamente per non aver vigilato. La sua opinione è in linea con l'indignazione espressa dal Vescovo di Sanremo, Monsignor Suetta. Ecco cosa ha dichiarato Don Fabrizio Gatta a Fanpage.it.
Achille Lauro è stato aspramente criticato, dopo avere inscenato il suo battesimo sul palco dell'Ariston. Qual è la tua impressione a riguardo?
Ieri, guardandolo, pensavo si stesse lavando i capelli in diretta e che in sottofondo ci fosse la canzone Rolls Royce del 2019. La canzone è identica, ha cambiato solo il titolo, l'ha chiamata Domenica.
A parte le battute, se Achille Lauro si fosse presentato vestito e non avesse fatto quella messinscena di cattivo gusto, oggi parleremmo soltanto di quanto la sua canzone sia una copia di Rolls Royce.
È rimasto a tre anni fa, anche nelle provocazioni è vecchio. Non dice niente di nuovo, il suo è conformismo.
A me dispiace, è un coniglio che fa il leone con i simboli del cattolicesimo.
Porta delle provocazioni fini a se stesse, che non fanno riflettere, non hanno alcun obiettivo, se non quello di far parlare di lui.
Ieri la sala stampa lo ha relegato in fondo alla classifica. Di che cosa vogliamo parlare, valore musicale zero.
È anche ignorante sui sacramenti, non ci si può battezzare da soli. È triste parlare oggi di Achille Lauro che ha un brano penoso e che ormai ruota attorno a se stesso. A me dispiace, poi magari è un ragazzo che starà cercando Dio. Da amico tiro le orecchie anche ad Amadeus.
Lo ritieni responsabile di quanto andato in onda?
Quando si ha la responsabilità della direzione artistica di un programma del genere, non si possono avallare ancora una volta le buffonate di Lauro.
Capisco che non si possa censurare, anche perché io per primo sono contro ogni tipo di censura, ma da direttore artistico puoi consigliare, dirgli: "Achille, evitiamo cadute di stile quest'anno".
Vedendo la buffonata che è stata messa in scena ieri, sono rimasto profondamente deluso e anche un po' sconsolato con Amadeus. Gli direi: "La prossima volta vigila o ti mando le Guardie svizzere" (ride, ndr).
Hai avuto modo di sentire Amadeus in mattinata, magari per commentare il successo negli ascolti?
No, immagino che non lo sentirò. Ieri ha finito che erano quasi le due. Stamattina ha la conferenza stampa. Ci siamo visti l'ultima volta due domeniche fa, quando è venuto ad assistere alla Messa.
So che tra voi c'è una bella amicizia.
Tra colleghi non sempre scorre buon sangue, ma con lui c'è sempre stata grande intesa, così come l'avevo con Fabrizio Frizzi.
Persone che si rispettano, si vogliono bene e magari sono accomunate dalla stessa fede, si guardano con un occhio dolce, di relazione. C'era una dimensione affettuosissima con Frizzi e c'è anche una profondità con Amadeus.
Hai già una canzone preferita tra le dodici che abbiamo ascoltato nel corso della prima serata del Festival di Sanremo?
Mi sono piaciuti Gianni Morandi e Massimo Ranieri. Hanno una sacralità musicale, che non possiamo mischiare con la volgarità di Lauro.
Ranieri ha cantato una preghiera profonda, meravigliosa, che si rivolge a tutti i disperati, ai migranti.
E noi ci troviamo a parlare di Achille Lauro che si tocca i genitali. Poi il brano di Morandi è meraviglioso.
Davvero splendido. Gianni è il simbolo di una generazione che non si arrende, che attraverso le ferite della vita, fa passare anche la grazia dello Spirito Santo. Evviva Morandi, evviva Ranieri e abbasso Achille Lauro.
II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d'immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso. — Gianfranco Ravasi 2 Febbraio 2022
Da Ansa il 2 febbraio 2022.
Il vescovo di Sanremo, mons. Antonio Suetta, critica l'esibizione di Achille Lauro che "ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso. La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante".
"Ho ritenuto doveroso -dice-denunciare ancora una volta come il servizio pubblico non possa e non debba permettere situazioni del genere, sperando ancora che, a livello istituzionale, qualcuno intervenga".
Da Ansa il 2 febbraio 2022.
"Ma è possibile che tutta la cattolicità vi viene fuori quando canta Achille Lauro? Scandalizzatevi per altro e fatevela una risata ogni tanto!". Lo dice in un tweet don Carmelo La Magra, ex parroco di Lampedusa, e attualmente sacerdote a Racalmuto (Agrigento), parlando della esibizione del cantante e del gesto dell'auto-battesimo.
Lo scorso anno il vescovo aveva criticato Lauro per la sua canzone. All'Ansa ha aggiunto: "Basta pagare il canone Rai. Non possiamo, infatti, trovarci di fronte a un canone obbligatorio sulla bolletta della luce, per poi essere offesi a domicilio e questo sarebbe servizio pubblico?".
Pugno chiuso a Sanremo, si ribella anche l'Associazione Partigiani. Il Tempo il 02 febbraio 2022.
La Rappresentante di Lista fa il pugno chiuso sul palco dell'Ariston. E si ribella anche l'Associazione Nazionale Partigiani Italiani. «Il pugno chiuso è un gesto storico, l’occasione mi sembra sprecata. Il pugno chiuso ha un significato storico-politico, quindi ha un significato per il momento in cui è giusto usarlo, comunicare in quel modo lì. Ma collocato in una sede come Sanremo mi sembra fuori posto». A dirlo all’AdnKronos è Carlo Smuraglia, presidente emerito dell’Anpi, partigiano e politico, commentando il pugno chiuso esibito sul palco dell’Ariston dal duo Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina de La Rappresentante di Lista.
«Poi, certo - aggiunge - ognuno fa come gli pare, se vogliono salutare in quel modo lì, sono liberi, non è vietato, non è un’usurpazione, ma ogni cosa ha il suo posto, non è un’occasione politica, e in un’occasione come Sanremo io lascerei perdere, quel saluto non lo farei mai».
I comunisti tornano alla carica per un "pugno chiuso" a Sanremo. Massimo Balsamo il 2 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Prc, torna sulla polemica legata al gesto de La Rappresentante di Lista al festival di Sanremo 2022.
Non si placano le polemiche sul web per il pugno chiuso de La Rappresentante di Lista a Sanremo 2022, ma il duo composto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina può contare sul sostegno del Partito della Rifondazione Comunista. Un plauso, infatti, è arrivato dal segretario nazionale Acerbo, tranchant sulle critiche ricevute dagli artisti queer pop.
“Non possiamo che apprezzare”, ha esordito Maurizio Acerbo ai microfoni di Adnkronos. Il leader del Prc ha sottolineato di non aver mai smesso di salutare con il pugno chiuso e quello de La Rappresentante di Lista è “un gesto che è entrato in milioni di case”. Il politico ha ricordato che tanti esponenti di sinistra, da Sanders e Corbyn, continuano a salutare in questo modo, a differenza dei politici italiani, a partire dal segretario dem Enrico Letta.
“Anche Nelson Mandela quando uscì dal carcere salutò col pugno chiuso il suo popolo in festa”, ha messo in risalto Acerbo. Polemiche sterili e inutili, a suo avviso, per un gesto che non è legato unicamente a socialismo e comunismo: il segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista ha evidenziato che si tratta in primis di“un saluto antifascista che si diffuse in tutto il mondo durante la guerra di Spagna come saluto delle Brigate Internazionali che combattevano in difesa della Repubblica contro Hitler e Mussolini”.
Solidarietà totale, dunque, a La Rappresentante di Lista, anche se il dibattito sulla rete non cenna a sopirsi: c’è anche chi non legge il pugno chiuso come simbolo di lotta e vicinanza tra gli oppressi. Complimentandosi con Fiorello per la sua performance Matteo Salvini ha lanciato la stoccata: "Fra polemiche, spot alle droghe, saluti comunisti e “battesimi” a petto nudo, l’unica certezza è lui: unico, semplice, inimitabile Fiorello".
Massimo Balsamo. Nato nel Torinese diversi anni fa. Collaboro con giornali cartacei e online: mi occupo di cinema, ma anche di politica e di cronaca. Ho lavorato a vari progetti nel mondo della comunicazione e ho scritto il libro "Cinema - Riflessioni e proiezioni". Vietato criticare in mia presenza The Office, Camera
Sanremo, “La Rappresentante di Lista” alza il pugno chiuso e si fa criticare pure dall’Anpi. Eleonora Guerra mercoledì 2 Febbraio 2022 su Il Secolo d'Italia.
L’unico che sembra averla presa con favore è il segretario del Partito della Rifondazione comunista – Sinistra europea, Maurizio Acerbo. Per il resto, il duo “La Rappresentante di Lista”, che ha concluso la propria esibizione a Sanremo alzando il pugno chiuso, ha raccolto critiche trasversali, riuscendo nell’impresa di mettere d’accordo, per esempio, l’Anpi e Marcello Veneziani.
Il segretario del Prc entusiasta: li paragona a Mandela
«Noi che non abbiamo mai smesso di salutare così non possiamo che apprezzare», ha detto Acerbo, per il quale «la vera sinistra, da Sanders a Corbyn, saluta a pugno chiuso, Letta no». «Anche Nelson Mandela quando uscì dal carcere salutò col pugno chiuso il suo popolo in festa», ha aggiunto il leader del Prc, aggiungendo che «il pugno chiuso non è solo simbolo di socialismo e comunismo. È in primo luogo un saluto antifascista».
Pure l’Anpi critica “La Rappresentante di Lista”
Perfino l’Anpi, però, ha criticato la scelta del duo di concludere la sua Ciao Ciao in quel modo. «Il pugno chiuso è un gesto storico, l’occasione mi sembra sprecata. Il pugno chiuso ha un significato storico-politico, quindi ha un significato per il momento in cui è giusto usarlo, comunicare in quel modo lì. Ma collocato in una sede come Sanremo mi sembra fuori posto», ha detto il presidente emerito dell’Anpi, Carlo Smuraglia. «Poi, certo – ha aggiunto – ognuno fa come gli pare, se vogliono salutare in quel modo lì, sono liberi, non è vietato, non è un’usurpazione. Ma ogni cosa ha il suo posto, non è un’occasione politica, e in un’occasione come Sanremo io lascerei perdere, quel saluto non lo farei mai».
Veneziani: «Al “minchiometro” di Sanremo mancava solo quello»
Insomma, con quel gesto, oltre a ottenere il risultato di guadagnare posizioni nei trend di Twitter, i due de “La Rappresentante di Lista” hanno ottenuto anche l’inedito effetto di far trovare dalla stessa parte, almeno sul fatto di criticarli, chi proprio non s’è mai trovato in sintonia. «Sanremo è il “minchiometro” nazionale, è il luogo in cui c’è la rassegna delle minchiate, ci sono tutte quelle previste, politicamente corrette, ma proprio tutte. Mancava solo quella, era giusto che si aggiungesse», ha detto all’Adnkronos Marcello Veneziani. «Ormai tutto è possibile. Non so – ha proseguito – quale sia peggio tra Saviano, Speranza, Sanremo, alla solita tirata sui gay, sui neri e quella del pugno chiuso, che rientra in questa specie di carnevale permanente che viviamo e che si chiama politicamente corretto, che comprende ai suoi estremi anche i nostalgici del pugno chiuso». «Reperti archeologici da tutelare», ha chiosato Veneziani.
L’ironia di Buttafuoco sul conformismo del duo
Anche Pietrangelo Buttafuoco, poi, utilizzando l’ironia, ha ridicolizzato la trovata. «Sto lavorando e qui accanto a me ho il busto di Stalin, mi conforta. Mi auguro – ha detto – che il loro pugno chiuso sia ortodosso alla linea Stalin, in direzione dell’acciaio, quella del “padre dei popoli”». «Se invece sono di sinistra è preoccupante, sarebbe solo un esercizio di conformismo», ha aggiunto il giornalista, rincarando la dose: «Se sono solo di sinistra è triste, fanno una certificazione di fedeltà al conformismo».
CHE RACCHETTATA! Il giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Roncone mena duro su Matteo Berrettini, il tennista gentiluomo che dice di essere italiano e paga le tasse a Montecarlo. Mica come noi italiani scemi che le paghiamo qui. Evitate di commentare che è invidia: io invidio Bob Woodward, Lorenzo Pellegrini o Don Winslow”, che nel suo romanzo “Non farmi male” ha omaggiato con una citazione: “Nessuno sa come ha fatto lo scimpanzé a prendere la pistola”.
ALLARME ROSSO - “Comunque non vorrei dire ma il termometro di Fiorello ha segnato rosso, non potrebbe entrare all’Ariston”, scrive la Lucarelli durante la gag dello showman. Diversi utenti sui social sottolineano come l’indicatore possa diventare rosso “anche quando non riesce a leggere la temperatura" oppure “se lo avvicini agli occhiali". In questo caso si trattava probabilmente di un riflesso degli schermi.
FINCHE L’ORIETTA VA – Meno male che c’è la Berti. Nel giorno in cui tutti si improvvisano critici musicali e azzardano pagelloni sulla prima serata, Oriettona dice che gli so piaciuti tutti perché dalla nave dove ha seguito il festival non si sentiva una mazza: "Achille Lauro? Mi è piaciuto perché non ho capito una parola"
NEXT STOP, SANGIOVANNI – La profezia di Enrico Silvestrin, attore ed ex vj di MTV, a “Storie Italiane”: “Sangiovanni è il nome forte, potrebbe essere l’equivalente dei Maneskin lo scorso anno”
LA GAG-ATA DI MAHMOOD E BLANCO Dopo Fiorello con i bigodini, Massimo Ranieri in pigiama e infradito, Blanco si nasconde seminudo in un carrello del cibo che Mahmood porta in giro per l’albergo. Una gag che ricorda quella di Josè Altafini che si nascose nudo nell’armadietto di Liedholm. Il Barone quando lo vide non fece un plissè: “Guarda che questo non è il tuo armadio. Il tuo armadio è l’altro”
AL DI LA’ DEL BENE E DEL MARE – L’endorsement di Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, per il brano di Massimo Ranieri. Su Twitter il cardinale pubblica stralci del suo pezzo sanremese: “Questo mare/ Troppo grande per non tremare…”
LA PRIMA VOLTA DI CHECCO Questa sera non ci sarà Fiorello ma arriverà per la prima volta al Festival Checco Zalone che a “Oggi è un altro giorno” ha incrociato il direttore di Rai 1 Coletta: “Mi paga uno che mi porta i vestiti la prossima volta?”
Michele Monina per tag43.it il 2 febbraio 2022.
È cominciato il Festival della Canzone italiana numero 72. Il terzo targato Amadeus. Amadeus che, conscio che ripetere «Questo sarà il Festival della rinascita e della ripartenza» avrebbe scatenato legittime accuse di essere uno che in fondo ce la tira dietro, ha tenuto più volte a ripetere, nei giorni e le ore precedenti l’inizio della kermesse canora più famosa d’Italia che l’edizione del 2022 sarebbe stata «l’edizione della gioia».
L’edizione della gioia. Strana scelta di parole, a partire dai look messi in scena, praticamente una lunga carrellata di total black, sempre che si possa definire total anche il torso nudo di Achille Lauro, impegnato da anni a cercare di stupire andando a pescare nel repertorio altrui, quest’anno in quello di Iggy Pop e di San Giovanni Battista, uniche eccezioni al nero il rosa lieve di Noemi e quello un po’ più acceso di Dargen D’Amico.
Per continuare con le canzoni portate in gara, si segnalano un paio di guizzi: il già citato Dargen D’Amico, a cantare sì di ripartenza con la sua Dove si balla, con lo stesso atteggiamento di chi canta le osterie al quinto litro di vino, e La Rappresentante di Lista, portatori sanissimi di un funkettone in salsa queer che a sua volta prova a raccontare l’oggi in mezzo a un filotto di canzoni d’amore.
E per finire alle gag di Fiorello, sempre e costantemente nel déjà-vu di quando faceva l’animatore turistico, con il punto più alto quando, per giocare su canzoni tristissime qui riproposte su musiche allegre ha tirato in ballo anche Luigi Tenco, che giusto 55 anni fa in riviera ci si è ammazzato, vedi tu le risate. Discorsi a parte meriterebbero Gianni Morandi, in una cover non dichiarata di Sono tremendo di Rocky Roberts e Ana Mena, cantante spagnola di tormentoni estivi che abbandona il reggaeton per sposare la neomelodica, della serie a volte è possibile toccare un fondo più fondo del fondo.
In mezzo Amadeus che prima si prende gioco di noi, infilando una dietro l’altra le prime quattro canzoni, salvo poi iniziare a chiamare dentro ospiti a caso, lasciando che la gara si dilati. L’ultimo passaggio è quello di Miele di Giusy Ferreri, chiamata a cantare circa un’ora dopo il concorrente precedente. Strepitoso lo scambio di battute col presentatore. Lui a chiedere: «La tua bambina ti starà vedendo»; lei che risponde: «A quest’ora credo sia a dormire».
Dormire, del resto, è dove vorremmo essere stati noi, devastati da esibizioni discutibili come quelle di Rkomi, a presentare in gara una versione italiana di Personal Jesus di Gahan e Martin, vestito come un mashup tra Batman e un motociclista, seppur nel brano dice di guidare una coupé, con addirittura Massimo Ranieri che è riuscito nell’impresa di cantare male, stasera, come a voler ammantare di tristezza quella che alla fin fine si è dimostrata una menzogna bella e buona.
Perché se è vero che nessuno si è azzardato di parlare di ripartenza, a parte il sindaco di Sanremo, poco avvezzo alle telecamere, vedere l’Ariston ballare sulle note dei superospiti Meduza, quelli che davvero sono campioni di vendite in giro per il mondo alla faccia dei Maneskin, 2 mila persone a muoversi a ritmo mentre tutte le discoteche sono chiuse da agosto 2020, vedi tu le risate, anche parlare di gioia ci è sembrato davvero fuori luogo.
Mestizia, forse, malinconia, anche, struggimento, pure, immane rompimento di palle, pure, ma gioia proprio no. Dire #maiunagioia, a questo punto, farebbe di me un bimbominkia, almeno potrei dire di essere un fan di Blanco o di uno dei tanti ragazzini in gara quest’anno, senza per questo risultare un boomer che prova a fingersi giovane.
Ma forse, a dirla tutta, aveva proprio ragione Franco Califano, uno che non ha mai escluso il ritorno, un po’ come il Fiorello che dopo aver giurato di non tornare quest’anno si è piazzato sul palco e non voleva saperne di scendere, costringendoci tutti a fare notte. Aveva ragione Califano quando ormai una vita fa, quando la musica era ancora musica, cantava: «Tutto il resto è noia, no, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia, maledetta noia».
Marco Giusti per Dagospia il 2 febbraio 2022.
Devo dire che ieri sera, di fronte a un Sanremo fotocopia (con pubblico) dell’anno scorso, con presenze femminili quasi inesistenti, a parte le venerande Muti-Berti, a favore di esplosioni di tossicità maschile gay o simil gay alla “The Power of the Dog” sparsi ovunque, dopo aver retto per tre ore, a mezzanotte in punto non ho resistito.
Sti cazzi. Ho cambiato canale. E mi sono visto la prima puntata della potente serie coreana “Noi non siamo più vivi” su Netflix, con il virus che ti fa diventare zombie che circola tra i ragazzini di una scuola modello dove tutti indossano la divisa bianca e verde.
Curiosamente si alternano scene lente da soap da teenager, amorazzi, bullismo, con grandi momenti splatter di irruzioni zombesche nelle classi, nel refettorio, in palestra, sui campi. E’ come se la fiction, cioè la situazione teen, fosse invasa dalla realtà, il virus, o la paura del virus, come accade col Covid in tutto il mondo.
Il tutto in un’esplosione di collettività esibita, e ormai bollata come altamente pericolosa, che da due anni non frequentiamo più. Sull’ultimo morso e l’aspirante suicida che si ferma perché dalle finestre vede volare i suoi compagni di classe, sono tornato a Sanremo per vedere quello che mi ero perso. Brividi.
Sono in testa Mahmood e Blanco con un duetto d’amore tra maschi che ben si lega al bacio Coletta-Amadeus, alle lacrime di Damiano e a tutti i numeri di femminilità esibita da maschi. Come se le donne facessero parte del secolo scorso. Come Nilla Pizzi.
Marco Molendini per Dagospia il 2 febbraio 2022.
Il Daniele Piombi del ventunesimo secolo, argonauta della banalità, cerimoniere della canzone che non c’è (ma che importa), giocoliere dell’aggettivo scontato, che in mancanza di quid si appoggia al lucicchio delle sue giacche e al sostegno dell’amico che il quid ce l’ha, c’è l’ha fatta di nuovo, al terzo tentativo.
Ce l’ha fatta a radunare undici milioni di guardoni festivalieri e, a questo punto, nulla impedisce che ce la possa fare per il quarto, quinto e così via. Il fatto è che Amadeus è perfetto per Sanremo, è come l’acqua che scivola sul vetro e lascia trasparire il miracolo che non c’è.
Il Festivalone è un mistero e l’unica soluzione per spiegarlo aveva provato a darla un’antica sigla (a proposito, quella nuova è davvero brutta) che cantava “perché Sanremo è Sanremo”. E lí si chiude. Poi si può stare a chiacchierare sulla singola edizione, sulla singola serata. Ma che altro si può dire su una maratona insensata che si autodefinisce Festival della canzone e dura quattro ore e mezza a sera, quando va bene (270 minuti), con lo scopo dichiarato di far ascoltare, come è successo ieri sera, 12 nuove canzoni, una ogni 22 minuti? Che devono fare quei 12 cantanti se non inventarsi qualcosa per farsi notare?
Le canzoni sono quello che sono, riff banali, piccole invenzioni, grandi furti, molte nenie (stile dominante dell’italian song), vecchie glorie, nuove glorie sconosciute ai più (anche se Daniele Amadeus Piombi lancia imperturbabile cataloghi di dischi d’oro, di platino, di diamante conquistati), aspiranti glorie che si sentono grandi glorie. Così si vestono, si travestono, sì tatuano, si riempiono di orecchini e kajal, giocano sulle trasparenze, sulle scollature, sulle parrucche. Insomma, fanmo ammuina.
Cosa resta da dire? Fanno tenerezza il ragazzo Morandi che fa il Jovanotto, Ranieri che dopo aver perduto l’amore perde per strada l’intonazione, Achille Lauro che si sente Jim Morrison, si tocca il pacco e si autobattezza per dare peso a una canzone che non c’è, Michele Bravi che sembra arruolato dalla Famiglia Addams, la coppia (già data per vincitrice) Mahmood-Blanco, Al Bano e Romina dei tempi nostri e del sesso fluido, che si cantano “Ho sognato di volare con te su una bici di diamanti”, eccetera, eccetera. Per fortuna sul palco ha svolazzato Fiorello, tornato per la terza volta consecutiva, ma con una bella differenza: stavolta è libero e leggero, è solo ospite volontario che fa quello che vuole, viene quando vuole, punge e scappa, promette di non tornare, ma forse torna.
E in questa situazione Fiorello dà il meglio del suo notevole talento da intrattenitore e dà una mano robusta all’amico sperduto fra piccoli viaggi sul trenino e il difficile compito di spalleggiare una first lady imbalsamata (ma che cosa le è accaduto ai denti?) e incapace di un guizzo. A proposito di guizzi mancati e di povertà lessicale, esemplare il loro dialogo sui partner dell’attrice: a proposito, e Celentano?. E così il Festival è andato, mettendo sul piatto anche la gloria raccolta coi Maneskin, ma soprattutto confermando di essere luogo fuori dal mondo e dalla realtà. E forse per questo piace o quanto meno spinge a guardarlo, è la stesa sensazione di irresistibile attrazione di quando si guarda il vuoto, non c’è nulla da guardare ma non si può fare a meno di guardarlo.
Spettatori record: "È la voglia di ripresa". Laura Rio il 3 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Share storico del 54,7 per cento e boom nella partecipazione dei giovani.
«Questo Festival è vissuto dalla gente come una festa di fine pandemia, quasi come un segnale di liberazione. Anche se non siamo ancora fuori dal pericolo». Giorgio Simonelli, esperto di tv, docente di Teoria e tecnica del giornalismo alla Cattolica di Milano, spiega così i motivi del grande successo di ascolti della prima serata del Festival di quest'anno. Un risultato storico, il più alto in termini di share degli ultimi 17 anni, superiore a quello dello scorso anno e anche a quello già ottimo del 2019, il primo dell'accoppiata Amadeus/Fiorello. In media gli spettatori sono stati 10 milioni 911 mila, pari al 54,7 per cento.
A prima vista sembra strano che abbia ottenuto più seguito del 2020, quando la gente era costretta a restare in casa. «Le persone anche ora non escono molto, sono ancora prudenti, cinema e teatri restano vuoti - continua Simonelli - Però hanno voglia di allegria e spensieratezza e vedono in Sanremo la celebrazione collettiva della ripartenza. Proprio come ha fatto Fiorello nello sketch sulle canzoni tristi trasformate in allegre». Molto ha fatto anche la visione della platea piena, simbolo della ripresa in contrasto con l'immagine glaciale delle poltroncine vuote dello scorso anno. «Infatti nel 2020 c'era un clima di depressione, la gente era infastidita nel vedere la festa in tv quando fuori c'era la desolazione».
I vertici Rai (direttore del primo canale Stefano Coletta in testa) esultano per la forte partecipazione dei giovani, aumentati del 44 per cento rispetto alla scorsa edizione. Basta un dato: tra i 15-24 anni si è raggiunto il 78 per cento di share. Merito certamente della presenza in gara di giovani cantanti come Aka 7even e Rkomi e del ritorno trionfale dei Maneskin, ma anche del ritmo dello spettacolo e dell'esuberante performance di Fiorello. «È certamente un festival ringiovanito, i ragazzi hanno trovato un momento di incontro che può sostituire la discoteca o il bar. Certo non è facile, dopo, tenerli ancorati alla tv di Stato perché Sanremo è un evento unico, e i ragazzi mica guardano le fiction. Ma la strada è segnata». Il direttore di Raiuno ha sottolineato il fatto che il Festival parla a tutti, in maniera trasversale. «Vero, c'era chi aspettava di ascoltare Blanco e chi aspettava Ranieri, un pubblico dai 10 agli 80 anni. Inoltre lo spettacolo aveva molto più ritmo, è passato pochissimo tempo, per esempio, tra l'incipit e il primo cantante in gara». Ora si vedrà se manterrà questi dati di ascolto. «Chi ben comincia... è a metà dell'opera. E poi Amadeus si è aggiudicato i due più grandi campioni della risata, Fiorello e Checco Zalone». Laura Rio
· Seconda Serata.
(ANSA il 3 febbraio 2022) - La seconda serata del Festival di Sanremo (dalle 21.29 alle 24.50) ha raccolto in media su Rai1 11 milioni 320 mila telespettatori pari al 55.8%. L'anno scorso la seconda serata del festival aveva avuto in media 7 milioni 585 mila spettatori con il 42.1%. La prima parte della seconda serata /21.29-23.33) ha raccolto 13 milioni 572 mila telespettatori pari al 55.3%, la seconda (23.38-24.50) 7 milioni 307 mila con il 57.4%. Nel 2021 la prima parte della seconda serata era stata seguita da 10 milioni 113 mila persone con il 41.2%, la seconda da 3 milioni 966 mila con il 45.7%
Da Ansa il 2 febbraio 2022.
Tuona il sindacato dei locali da ballo contro l'appello rivolto da Amadeus al pubblico dell'Ariston, nella serata inaugurale del festival di Sanremo, ad alzarsi e a ballare. "Il mondo della televisione non riesce ad avere rispetto per le nostre attività", dice il presidente del Silb-Fipe Emilia-Romagna, Gianni Indino, che già aveva duramente criticato il Capodanno di Mediaset.
"Per noi è inaccettabile in un momento come questo, in cui è stata appena prorogata la chiusura di discoteche e sale da ballo per altri dieci giorni, dopo che le attività sono chiuse per decreto da due anni e si trovano sull'orlo della chiusura definitiva per i problemi economici che ne sono derivati". Una frase, quella pronunciata dal palco di Sanremo, che ha fatto storcere il naso agli imprenditori del settore.
"Mi auguro — prosegue Indino — che l'intenzione di Amadeus fosse quella di riabilitare il ballo dal palco più importante d'Italia, e me lo conferma l'appello fatto poco prima in favore della riapertura delle discoteche come luoghi di grande aggregazione". L'effetto però, conclude il presidente, "è stato quello di mettere l'ennesimo dito nella piaga di un comparto in grave crisi".
Dopo il Covid Beppe Vessicchio non è al Teatro Ariston per Sanremo 2022. "Ci sarò", aveva scritto qualche giorno fa annunciando di essersi negativizzato, ma non ha potuto salire sul palco per dirigere l'orchestra per Le Vibrazioni. La Repubblica il 02 febbraio 2022.
Quando è arrivato il momento dell'esibizione delle Vibrazioni i social si sono animati: "Finalmente Beppe Vessicchio!". Invece sul palco del Teatro Ariston per dirigere l'orchestra non c'era il Maestro volto familiare del Festival di Sanremo. La scorsa settimana aveva annunciato di essersi contagiato e diceva di sperare di negativizzarsi in tempo per salire sul palco. Fino a domenica scorsa, quando aveva annunciato "Ci sarò", finalmente negativo al test del Covid 19. Ma non è bastato ad arrivare in forma alla serata di mercoledì 2 febbraio e quindi ha dovuto cedere il podio.
A dirigere l'orchestra per il brano Tantissimo (tra i coautori della canzone anche Roberto Casalino, già collaboratore di Tiziano Ferro e firma per Emma, Francesca Michielin, Fedez tra i tanti) c'era invece Simone Bertolotti, che era sul podio anche due anni fa per il famoso duetto di Morgan e Bugo Sincero, di cui era anche coautore.
Prima di salire sul palco Le Vibrazioni hanno postato sui social un'immagine della batteria vuota, dedicando la serata a Stefano D'Orazio dei Pooh, scomparso nel 2020: "Un uomo questa sera salirà con noi sul palco dell’Ariston, e ci salirà anche tutte le altre sere; quell’uomo è Stefano D’Orazio, che ha battuto incessantemente il tempo per oltre 50 anni, rendendo grande assieme alla sua band la storia della musica italiana".
Striscia la notizia, Fiorello con la febbre a Sanremo 2022? "Guardate il termoscanner", caso clamoroso all'Ariston. Libero Quotidiano il 03 febbraio 2022.
Qualche telespettatore di Striscia la notizia con l'occhio lungo ha notato un dettaglio piuttosto imbarazzante nell'ingresso di Fiorello al Festival di Sanremo, per la prima puntata della kermesse. Amadeus introduce l'ospite d'onore (e di fatto co-conduttore aggiunto per una sera), e "Fiore" si presenta con occhiali da sole, mascherina e giubbotto di pelle neri e termoscanner in mano, da "agente segreto anti-Covid". Ma qualcosa non torna.
"Appena posiziona il termometro sulla sua fronte, diventa rosso, come se avesse la febbre!", sottolinea il conduttore Roberto Lipari, tornato a Striscia insieme a Sergio Friscia per sostituire Enzo Iacchetti, positivo al Covid, ed Ezio Greggio fermato anche lui ai box per motivi precauzionali. Ma il giallo si ingrossa, perché quando Fiorello inizia a passare il termoscanner sulla fronte degli spettatori seduti nella platea del teatro Ariston, il sensore fa accendere ora la luce verde, ora la luce rossa.
"Sia Fiorello sia uno spettatore avrebbero la febbre. Non sappiamo se il rosso è dato da un malfunzionamento dello scanner o da altri problemi. E se invece il termoscanner fosse perfetto? Allora Fiorello e lo spettatore non dovevano essere lì". D'altronde, lo stesso showman sul palco aveva scherzato: "Io sarei dovuto restare a casa con il plaid sulle gambe". Per fortuna, conclude Lipari, "Fiorello ci ha contagiato. Con la sua simpatia".
Dagospia il 2 febbraio 2022. Dal profilo Facebook di Marco Molendini
Sanremo repubblica libera? Tutti sono obbligati al Green Pass tranne chi canta a Sanremo. Ma chi ha autorizzato la Rai?
Da adnkronos.com il 2 febbraio 2022.
Nessun obbligo di vaccino per i cantanti in gara al Festival di Sanremo 2022, a meno che ovviamente non abbiano più di 50 anni e ricadano dunque nell'obbligo di legge previsto dal Governo. "La Rai segue le leggi nazionali - spiega Stefano Coletta, direttore di Rai1, dalla sala stampa del Casinò di Sanremo -.
Come il teatro Ariston si collega alle norme generali previste per i teatri, con la piena capienza, il super green pass e le mascherine Ffp2, così vale la regola che sotto i 50 anni non c'è un obbligo di vaccino. La selezione degli artisti sul palco non può essere dirimente distinguendo vaccinati e no vax: si tratta di dati sensibili, che la Rai non può chiedere
Checco Zalone a Sanremo: fiaba Lgbtq con trans brasiliane, brano rap sul «poco ricco» e la parodia dei virologi. Maria Volpe su Il Corriere della Sera il 02 febbraio 2022.
Il comico pugliese attesissimo ha preso in giro Amadeus, ha raccontato una favola ambientata in Calabria, ha cantato un rap e ha vestito i panni del dott Oronzo Carrisi.
Amadeus aveva avvisato: «È arrivato il momento del comico più irriverente. Non so cosa dirà e farà Checco Zalone. Potrebbe essere la mia ultima serata» alludendo al fatto che il comico pugliese è imprevedibile, provocatorio, «scorretto». E Zalone in un crescendo (il terzo e ultimo intervento è senz’altro il più convincente) diverte il Teatro dell’Ariston. Amadeus Lo chiama alle 21.35, nel corso della seconda serata del Festival. Ma lui non arriva. È seduto in galleria «Volevi un altro Bugo, non ti accontenti mai». «Volevo partire da quassù perchè io amo il popolino».
Arriva sul palco «È commovente , questo palco ti strega - dice fingendo commozione - qui tutti piangono. Mi sento un Maneskin. Io vengo da un piccolo paese, da Capurzo. Mi chiedo: Mi merito tutto questo? Poi vedo te e Amadeus e dico “si”, me lo merito. Grazie a nome di tutti gli italiani perché ci fai sentire tutti geni. Prende di mira il conduttore: «L’ho conosciuto in questi tre giorni, pensavo fosse incapace invece ha ritmo, la scelta nelle canzoni. Bella l’idea di Ornella Muti doppiata da Maria De Filippi. Brave anche le altre conduttrici che ti ha imposto Giovanna (la moglie). Però manca la scema». E ancora «massacra» Ama riferendosi a una sua battuta infelice dell’anno scorso dove disse che una donna stava un passo indietro dall’uomo famoso. «Amadeus un giorno capirai il tuo maschilismo, i tempi sono cambiati. Qui c’è una nuova generazione che vuole l’amore universale. Per questo voglio proporvi una storia lgbtq». Ed è una vera rilettura della favola di Cenerentola in chiave lgbtq
«Una fiaba narrata in Calabria così anche al sud sono contenti e possiamo dire terroni». E così, accompagnato da Amadeus, voce narrante al leggio, racconta la sua storia lgbtq ambientata in Calabria: protagonista è Oreste, trans brasiliano che viene invitato al ballo a corte. È colpo di fulmine con il principe, ma il re omofobo non vuole: peccato però che il sovrano sia un «cliente affezionato» di Oreste. «Stiamo facendo servizio pubblico», graffia Zalone. Rilegge Mia Martini con «Che ipocrisia nell’universo» e conclude con l’ennesimo doppio senso: «Se ci sono denunce, querele interrogazioni parlamentari, il foro di competenza è di Amadeus».
Ecco il secondo round. Il comico pugliese si presenta come un trapper un poco più in là negli anni e a rivelarlo è già il nome scelto: Ràgadi; con evidenti sofferenze, sin dalla seduta al pianoforte su un cuscino a ciambella. Dunque Checco Zalone lancia dal palco dell’Ariston la sua canzone tra il rap e il trash dal titolo «Poco ricco», perché il protagonista del brano non era povero e neanche disagiato, semmai «poco agiato»... «Con questo brano, vincerò io il Festival», assicura ad Amadeus. «Non sono nato povero, sono poco ricco», rappa. È il disagio di chi «ha la Playstation 2 quando già c’era la tre», o «vede le insegne di Prada, ma sente una voce amara che dice Zara», «compra i croccantini per il cane Bracco da Cracco», ha «la madre devastata perché in casa ha una sola filippina», e «un padre eccezionale che va a puttane dentro il Bosco verticale» e pensa «il duomo lo compro io, si può sfrattare Dio».
Terzo round, il più divertente . Zalone veste i panni del virologo, dottor Oronzo Carrisi,cugino di Al Bano. Amadeus lo intervista «Tutti i virologi hanno un agente e il mio agente è stato chiaro: non voglio parlare di Al Bano mio cugino. Lui mi ha oscurato tutta la vita. Invece oggi a Ciellino, Al Bano è il cugino di Oronzo. Prima a Ciellino il virologo stava sotto il podologo, ma oggi c’è stato il riscatto. Lo dico a tutti quelli che intraprendono carriere difficili. Prima o poi Fabio Fazio chiama anche voi. Dovete crederci, io stavo per abbandonare la virologia poi mi è cambiata la vita.» Oronzo al collo porta il primo tampone di Ciellino San Marco. Confida che Al Bano lo ha chiamato quando aveva il Covid «ma io non gli ho risposto, lui non mi ha cagato per 50 anni, chiamasse Burioni». Amadeus gli chiede se è d’accordo con altri virologi e lui dice: «Impossibile. Unica cosa su cui siamo d’accordo tutti e che non abbiamo capito un caz.. e che sta pacchia sta per finire. Ma anche per te Amadeus. La gente ora uscirà alle otto, mica sta a vedere quella caz.. che fai tu ». E conclude amaro: «Nessuno pensa a noi virologi adesso se finisce la pandemia». E via il brano (testi di tutti i virologi che abbiamo conosciuto in questi due anni). Titolo: «Pandemia ora che vai via»
Checco Zalone, pseudonimo di Luca Pasquale Medici, 44 anni, è un comico davvero poliedrico: showman, attore, cabarettista, imitatore, cantautore, musicista, sceneggiatore e regista. I cinque film che ha girato hanno incassato complessivamente 220 milioni di euro e 4 di questi compaiono nella lista dei 10 film con maggiori incassi in Italia. Sposato con Mariangela, ha una figlia, Gaia. Ha fatto una lunga gavetta: Telenorba, Zelig di Bari, Zelig Off e infine Zelig Circus. Si comincia a parlare di lui quando nell’estate del 2006, prima dell’inizio del Mondiale di Germania, dedica alla Nazionale italiana di calcio la canzone «Siamo una squadra fortissimi». Il pezzo, trasmesso quasi per scherzo, riscuote un grande successo di pubblico, decisamente inaspettato. Continua con vari programmi tv, fino al suo primo film Cado dalle nubi , che è un successo strepitoso e Viene candidato ai David di Donatello 2010 per la miglior canzone. L’anno dopo nuovo film, Che bella giornata , altro grande successo. Proseguono i suoi lavori sul grande schermo, sempre seguitissimi, nel 2013 con Sole a catinelle, nel 2016 Quo vado?, nel 2020 Tolo Tolo. Quello che fin dall’inizio ha reso unico Checco Zalone è stato il suo modo provocatorio di fare umorismo, il suo politically un-correct, la voglia di rompere gli schemi tradizionali e il falso buonismo. Specie all’inizio la sua comicità è stata divisiva e ha suscitato polemiche, ma alla fine la sua capacità di ridere di ogni cosa è stata travolgente. E ha convinto tutti.
Lorena Cesarini a Sanremo con il monologo sul razzismo: «Ho scoperto di non essere italiana come tutti gli altri». Barbara Visentin su Il Corriere della Sera il 02 febbraio 2022.
L'attrice ha parlato delle offese ricevute sui social e ha poi letto un estratto del libro «Il razzismo spiegato a mia figlia» di Tahar Ben Jelloun.
Sono bastati pochi minuti per Lorena Cesarini e poi subito, senza esitazioni, il suo formidabile monologo ha ammutolito e commosso tutto l'Ariston. L'attrice, 34 anni, co-conduttrice della seconda serata del Festival di Sanremo, ha esordito presentandosi: «Sono nata a Dakar e sono cresciuta a Roma, mia mamma è senegalese e mio papà è italiano. Ho una laurea in storia contemporanea, ho lavorato all'Archivio di Stato e poi ho iniziato a recitare, è diventato il mio lavoro. Sono un'attrice». Un percorso tranquillo, ha raccontato, in cui si è inserito come un fulmine l'invito di Amadeus al Festival.
Oltre alla gioia, è arrivata però anche una scoperta ben più amara: «A 34 anni scopro che non è vero che sono una ragazza italiana come tante, io resto nera. Fino ad oggi a scuola, all'università, al lavoro, sul tram anche, nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmelo. Invece appena Amadeus dà questa notizia certe persone hanno sentito proprio questa urgenza. Evidentemente per alcuni il colore della mia pelle è un problema, al punto che hanno voluto dirlo a tutti. Vi leggo alcune frasi che sono uscite sui social. La prima: "non se lo merita l’hanno chiamata lì perché è nera". "È arrivata l’extracomunitaria" (che brutta parola). "Forse l’hanno chiamata per lavare le scale e annaffiare i fiori"».
Cesarini si commuove, ma va avanti decisa. Dal pubblico dell'Arison le gridano: «Sei italiana». E lei risponde: «Sì, e ne sono anche molto fiera». Per poi procedere a raccontare le sue reazioni ai commenti degli hater: «Lavare le scale è un lavoro come tanti e non c’è nulla di svilente. Però ovviamente un pochino all’inizio, lo ammetto, ci sono rimasta male perché non ci ero abituata. Mi sono arrabbiata, poi mi è passata. Ma mi è rimasta dentro una domanda: perché? Perché alcuni sentono la necessità di pubblicare certi post? Perché alcuni si indignano per la mia presenza? Perché c’è della gente che ha un problema con il mio colore della pelle? Io ora non sono qui per darvi una lezione, non ne sarei neanche capace. Sono una che legge e che si informa, cerco di chiedermi perché».
A quel punto l'attrice ha preso un libro: «Il razzismo spiegato a mia figlia» dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun e ne ha letto di passaggi. Perché, ha concluso, «la cosa più importante è chiedersi perché, per andare verso la libertà da frasi fatte, giudizi precostituiti, insulti, giudizi sul tram».
Pagelle Sanremo 2022 seconda serata. I voti a canzoni, cantanti e ospiti. Renato Franco e Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 02 febbraio 2022.
SANGIOVANNI - FARFALLE Voto 6,5
Arriva da Amici, «Malibu» è stato il singolo più streammato del 2021 su tutte le piattaforme e con questa mossa cerca il dominio totale sul target teen. Il ritornello portato a Sanremo 2022 funziona, perfetto per le condivisioni social, ma la strofa ha bisogno di tempo. L’arroganza nella musica non è un peccato, ma anche mostrarsi semplici non lo è. Un «più» per lui.
GIOVANNI TRUPPI - TUO PADRE, MIA MADRE, LUCIA Voto 6,5
C’è un eccesso di fashion nel mondo della canzone. Si ha la sensazione che conti di più un cambio d’abito che una bella idea musicale. Allora o sei Achille Lauro o meglio presentarsi con una canottiera nera. Se hai un testo come questo l’attenzione se la prendono le parole.
LE VIBRAZIONI Voto 6
Se Truppi è il panda del cantautorato, qui c’è il panda delle rockband. Il suono di un gruppo è qualcosa che va oltre una hit. L’omaggio sulla batteria a Stefano D’Orazio è un gesto sensibile
Checco Zalone Voto 8
Il principe che si innamora del trans che «calzava il 48», il rapper da discount che pensa solo al «cash», il virologo cugino di Al Bano: Checco Zalone non ne sbaglia una, ogni esibizione è da applausi. Come la battuta finale quando Amadeus lo richiama sul palco: «Ah così, senza cachet aggiuntivo?»
EMMA Voto 7
Usa il palco come se fosse il palco e non uno studio televisivo. Esibizione a tutto female empowerment: il testo che aggiorna il «Sei bellissima» della sua mamma rock Loredana, la direzione affidata a Francesca Michielin.
Amiche geniali Voto 4,5
Le «amiche geniali» Gaia Girace e Margherita Mazzucco durano come un gatto in tangenziale. Trenta secondi di marchetta pro fiction, presentazione di Fabrizio Moro e ciao e arrivederci. Quando troveranno il modo di inserire in modo decente la promozione di RaiFiction sarà sempre troppo tardi
Amadeus Voto 7
Non che nella prima serata sembrasse teso, ma la forza dell’Auditel regala serenità. Amadeus è un treno, riesce a schivare anche le polemiche. A chi lo accusava di aver usato Ornella come valletta Muta replica: «Da 3 anni, ormai, invito alcune signore sul palco, che sono libere di fare ciò che vogliono. Io chiedo di dirmi cosa piacerebbe loro fare sul palco, portando un momento che ritengono giusto. Non sono io a dover suggerire cosa fare». Insomma: se non fanno niente è colpa loro...
MATTEO ROMAN0 Voto 7
Sei un esordiente e non puoi sbagliare perché la prima impressione è quella che conta. Soprattutto quando ti guardano 11 milioni di persone. Concentrati sull’esibizione a rischio di sembrare ingessato e lasciati andare quando sei dentro al pezzo. Ha fatto tutto
Lorena Cesarini Voto 5,5
Tema del monologo: il razzismo. Ragionamento: ineccepibile. Svolgimento: zoppicante. Con l’aggravante che fa l’attrice e la sua interpretazione è stata ansiogena. Basta rivedersi Rula Jebreal (un pugno nello stomaco) o Elodie (commovente e trascinante) per capire la (grossa) differenza
IVA ZANICCHI Voto 4
Non è che le si chiede di fare la chica mala della trap. C’è gia Orietta Berti che dopo «Mille», poverina, si è fatta trascinare nel gorgo di un inutile giovanilismo. Iva spacca, graffia, appoggia la voce sul sentimento giusto. Peccato perché una voce così si merita una canzone senza tutta quella polvere sopra
Orietta Berti Voto 4
Orietta Berti insite e si veste in stile «Via col vento». Domani è un altro giorno e purtroppo ci toccherà un altro vestito agghiacciante (certo speriamo non finisca nella rete come Irama)
DITONELLAPIAGA E RETTORE Voto 7
Drin, anzi Chi-chi-chi-chi-chimica, suona la sveglia in una serata monotona. Travolgente, peccato che non si possa andare domani a ballarla
ELISA Voto 8,5
Potrebbe cantare anche l’elenco telefonico… per quanti artisti lo abbiamo sentito dire? Anche ieri sera con Elisa. Solo che «O forse sei tu» non è l’elenco del telefono ma un brano che ha tutto al posto giusto. Eleganza, dolcezza, misura, e quando si apre il ritornello si liberano sostanze positive nel corpo. Vince lei o Mahmood e Blanco?
FABRIZIO MORO Voto 6
Non grida e non tira fuori la rabbia come in una scazzottata a San Basilio. E’ un complimento. La ballad non prende troppi rischi e sta dove non ci sono rischi ma nemmeno scintille
TANANAI Voto 3
Intonazione occasionale come il sesso della canzone
IRAMA Voto 7
Non è qui che si giudicano i look, per sua fortuna. Una ballad dove si lavora per sottrazione e l’unica aggiunta è quella dell’autotune. Il contrasto ci sta
AKA 7EVEN Voto 5,5
Se non sapessi l’italiano sarebbe oltre la sufficienza. Il testo non è un punto debole, è un buco nero
Arisa e Malika Voto 4,5
Il contest tra le due canzoni orrende in gara per rappresentare l’inno di Milano-Cortina è un momento che rientra nella categoria dell’inutile. L’idea originale poteva essere quella di lasciare aperte le votazioni fino all’inizio dei giochi. Quattro anni, il tempo necessario per dimenticarle
HIGHSNOB e HU Voto 4
E qui verrebbe da chiedere ad Amadeus: ma proprio 25 dovevano essere?
Sanremo Day 2. Amadeus Forlani e l’arte di Checco Zalone di farci ridere delle cose che ci stanno a cuore. Guia Soncini su L'Inkiesta il 3 Febbraio 2022.
Il conduttore fa il Cencelli delle vallette e sfora con il monologo dolente della coconduttrice. Ma per fortuna c’è il comico che prende in giro tutti: sceme, intellettuali, virologi e rapper poco ricchi
LaPresse
«Vi ricordate quando potevano uscire alla televisione le sceme?»: Checco Zalone arriva alle nove e trentotto, quando la scaletta è saltata. Il monologo dolente se lo conosci non riesci comunque a evitarlo, se lo conosci non solo ti uccide ma nel farlo sfora pure.
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Il monologo dolente che ha fatto slittare una pubblicità e restringere il blocco successivo, che finisce con quello che tecnicamente si chiama «tassativo», il blocco pubblicitario che deve finire per forza entro le dieci. Insomma qualcosa tocca tagliare, e quindi Emma canterà dopo (se è una donna a far slittare nella scaletta una donna, è comunque sessismo e patriarcato?).
Zalone entra e fa un numero favolosamente novecentesco in cui prende in giro gli intellettuali che vanno coi trans («sai la gente colta è la prima che si volta»), nel festival che mette in quota erudita un uomo travestito da donna chiamandolo «coconduttrice». Non sto spiegando quale fosse stato il monologo dolente a chi ieri sera fosse svenuto dalla noia, lo so. È che prima devo parlare del naturale erede di Forlani, cioè Amadeus.
Riepiloghiamo. Prima Amadeus fa il Cencelli delle vallette (che abbiamo iniziato a chiamare coconduttrici, tipo gli operatori ecologici): la nera, la travestita, le ancora belle ma mica ventenni ché il postmodernismo poi ti cazzia.
La prima sera apre il concorso con uno mezzo nudo che si rovescia addosso un’acquasantiera. La mattina dopo – ieri – qualcuno gli riporta le rimostranze di qualche religioso (vorrei pure vedere), e lui, precisando d’essere credente, d’andare a messa persino a Sanremo, dice che, se ci permettiamo di dire che quella di Lauro è una pecionata fatta per épater, «teniamo i giovani lontani non solo dal festival ma anche dalla Chiesa» (poi gli resta solo la Playstation). A quel punto interviene il magnifico Coletta che, a gara di forlanismo, nega che se ti rovesci addosso un’acquasantiera tu abbia smanie blasfeme, o per dirla in colettese «che il linguaggio di Lauro ammetta un significante che possiamo riportare noi a interpretazioni automatiche ma non è detto che sia così».
La sera, Amedeo Forlani fa fare alla coconduttrice (vabbè) nera uno sproloquio di venti minuti (che manda a meretrici la scaletta, e immagino il buonumore di Emma che canta tre quarti d’ora dopo l’orario previsto: se non riuscite a immaginarvi con venti centimetri di tacchi e la tensione per un’esibizione che viene differita di tre quarti d’ora, pensatevi in attesa fuori da una sala operatoria). Un monologo che pare riassunto in «Andy Warhol diceva: quindici minuti di catastrofe nella vita prima o poi arrivano», battuta che Checco Zalone farà due ore dopo (che cos’è il genio: sembrare uno che prende per il culo la catastrofe di due ore prima in un testo preparato un mese fa).
Lo sproloquio dovrebbe essere (il condizionale è perché, quando il tutto è costruito malino e tu sei negatissima a parlare in pubblico, il bersaglio va fuori fuoco) contro il razzismo. Include lettura di Tahar Ben Jelloun (la ragazza ha un dottorato, ci viene ripetuto varie volte facendoci ogni volta chiedere: ma allora perché fa così fatica a leggere un testo semplice?), giacché gli anni Novanta non finiscono mai mai mai. Più che altro lo sproloquio è basato su tre tweet maleducati. Un modulo così noioso che ha ammazzato un monologo di Ricky Gervais (ma, d’altra parte, se neanche Gervais ha un autore che gli dica «ma chi se ne frega se t’insultano su Twitter», ci si può aspettare che ce l’abbia un’esordiente non particolarmente brillante?). Anche l’anno scorso ci fu la dolenza «m’hanno insultata sui social» di Matilda De Angelis, ma avvenne altrove: a Sanremo la ragazza fu brillante come decide d’esserlo una ragazza intelligente che voglia sfruttare l’occasione di quel palco.
Naturalmente tutte queste mie notazioni sono irrilevanti; lo sono per loro natura, ma soprattutto lo sono perché la nera sul palco che dice che il razzismo è brutto non serve a fare una cosa fatta bene: serve a fare una cosa che compiaccia i buoni (i buoni non pretendono mai una qualità minima, solo che ci sia buona volontà: è un eterno asilo Montessori). C’era quella vecchia battuta: il razzismo sarà finito quando si potrà dire che un nero è uno stronzo. Quando poco dopo (più adiacente di quanto dovrebbe: i venti minuti dovevano essere otto, ma quando non sei esattamente Monica Vitti ti emozioni molto e ti attieni ai tempi di scena poco) arriva Checco Zalone, e si lamenta che tra le donne di quest’edizione manchino le sceme, è il primo autentico antirazzista su quel palco.
E a quel punto Zalone fa agli italiani quel che Dave Chappelle ha fatto agli americani: dimostrar loro che si può ridere di tutto. I postmodernisti di qui la prendono male quanto quelli di lì. Quale che sia la loro immedesimazione rispetto al suo testo: l’oggetto, la marchetta transessuale; o il bersaglio, il professore di greco antico che la mattina spiega e «la sera poi si piega». (Quale sarà, due ore dopo, il riferimento che coglieranno nell’avere Zalone chiamato il suo virologo «Oronzo»: Lino Banfi o Temptation Island?).
Ma, poiché sono la Cassandra che vi potete permettere, so che Amedeo Forlani oggi, giovedì, in conferenza stampa si sentirà rinfacciare che il popolo delle consonanti è offeso, e risponderà che se diciamo queste cose teniamo lontani i giovani da Sanremo ma anche dalla legge Zan (l’ontologia dei significanti di Coletta non riesco a predirla con esattezza, ma la pregusto).
Dev’essere terribile vivere la vita di chi pensa che se una cosa gli sta a cuore non se ne possa ridere: le cose che ci stanno a cuore sono quelle di cui dà più gusto ridere. Io per esempio canticchio da un mese Love, quella canzone di Marracash che ricorda i suoi inizi in periferia, gli amici morti, «Per gli amici veri che ho, per tutte le storie che so, pregherò per chi nuota ancora nei guai, chi vuole scappare e non può, per tutte le strade in cui sto, le donne che ho avuto e che avrò», e proprio per questo mi ha fatto scompisciare il secondo intervento di Zalone, la canzone di Ragadi, rapper dolente che rievoca il dramma di quand’era «poco ricco», il dolore che risale mentre scende dalla barca, «quando scendo do la mancia allo sceicco, mamma zio com’ero poco ricco», la madre com’era prima che lui la ricoprisse di dobloni «devastata dopo yoga la mattina, dentro casa una sola filippina», il padre che frequentava mignotte orrende, «quelle a venti euro, basse con la panza», non come adesso che «va a puttane dentro il bosco verticale».
E con l’identico tono con cui Marracash dedica la sua dolenza «a chi vuole scappare e non può», lui si rivolge alla balconata e fa la sua dedica: «Al bonus facciate, ai conduttori di programmi su Rai che fanno le televendite: buon pnrr a tutti». E, là dove Marracash giura «Vuitton e Prada non contan nada se tu non sei con me», Zalone rievoca il dolore di «quando cammini per strada vedi l’insegni di Prada ma senti una voce amara che ti dice: Zara». Secondo me Marracash ha riso, secondo me gli propone un duetto: vi ricordate quando, invece di offendersi con apposito cancelletto, Andreotti chiedeva l’originale delle vignette?
Sanremo 2022, seconda serata: le pagelle di Selvaggia Lucarelli. SELVAGGIA LUCARELLI su Il Domani il 03 febbraio 2022.
Quel «carina sei» di Iva Zanicchi a lei rivolto quando si sono incrociate sul palco è il sunto del travolgente disastro a cui abbiamo assistito. Lorena Cesarini voto: 1.
Zalone nel tentativo di non essere Chapelle, finisce per inciampare nello stereotipo degli stereotipi: ci invita a non avere pregiudizi cavalcando un pregiudizio facile, ovvero trans=prostitute. Che a me non irrita, ma delude un po’. Perché Zalone è molto di più. Voto, comunque, 7 e mezzo.
Amadeus, Orietta Berti e Rovazzi, Sangiovanni, Highsnob e Hu. Tutte le pagelle della seconda serata di Sanremo di Selvaggia Lucarelli
LORENA CESARINI
Quel «carina sei» di Iva Zanicchi a lei rivolto quando si sono incrociate sul palco è il sunto del travolgente disastro a cui abbiamo assistito. Lorena Cesarini ha esordito ringraziando l’uomo che l’ha scelta, quel magnanimo di Amadeus che, pensate, le è apparso all’improvviso il primo gennaio, come una specie di Dio Giano, per comunicarle che lei, proprio lei era una delle prescelte.
E chissà, la Rai magari l’ha pure pagata. Le hanno pure prenotato un hotel. Ringraziava commossa, Lorena, piangeva, rideva, sospirava. Pensavamo che potesse bastare così, con l’immagine della fortunata eletta chiamata a fare da ancella al suo signore, e invece no. Invece s’è aggiunta pure la lettura dei tweet cattivi sull’Italia razzista, e non è che non sia vero che sia un paese pieno di gente razzista, ma perché tutto sulle spalle gracili di questa donna?
Perché non poteva godersi il suo momento e la sua serata come Fiorello, Amadeus, Zalone anziché indossare il vestito della vittima che deve dire per forza qualcosa che scuota le coscienze, perché una donna che sale sul palco non può essere semplicemente brava e divertente? No, deve avere l’investitura della missione.
Pure se non ha l’impalcatura, la struttura per sostenerla. Come Lorena Cesarini. Che alla fine di quello sgangherato discorso retorico e quel vittimismo scolastico da prima serata a Sanremo è finita per sembrare non chi combatte, ma chi soccombe.
E quindi, appunto, torniamo all’inizio, al saluto della donna d’altri tempi, dell’Iva nazionale che la saluta con la genuinità disarmante dell’italiano medio che stava appunto pensando: «Carina sei». Un disastro. Voto: 1
SANGIOVANNI
Sangiovanni (Foto Matteo Rasero/LaPresse)
Inserito nel cast solo in nome dell’inclusività: sempre lo stesso santo, Sanremo, per 72 anni era un evidente abuso di posizione dominante. Invece, di San Giovanni nella storia, stando a Wikipedia, ce ne sono almeno 64.
Vari martiri, qualche vescovo, molti dottori della chiesa. Nessun cantante. Quello del festival non interrompe questa bellissima tradizione. Tra l’altro non esiste nessun santo di nome Remo. Voto 4
LE VIBRAZIONI
Le Vibrazioni (Foto Matteo Rasero/LaPresse)
Il fatto che la loro canzone sia stata, fino alle 22.55 circa, la migliore della serata è un buon indicatore della qualità media delle composizioni. Non ho altro da aggiungere a riguardo ma non potevo lasciare questo paragrafo troppo più corto degli altri. Adesso comunque dovremmo esserci, a occhio e croce. Voto 6
Qui tutti gli articoli su Sanremo 2022
ROVAZZI E ORIETTA BERTI
Chiamati a sorridere serafici da una nave da crociera a 10 anni estati dal naufragio di Costa crociera e dunque per questo già da ammirare, il sospetto è che la Costa Toscana, la scintillante nave-sponsor da cui i due conducono una specie di cambio palco con ospiti dell’edizione dell’anno scorso, sia in realtà la famosa nave quarantena su cui, se vi ricordate, dovevano essere reclusi tutti, pubblico e partecipanti, per due settimane prima di fare ingresso all’Ariston.
Orietta e Rovazzi sembrano proprio rimasti lì per un anno intero, come in uno degli universi paralleli di Ritorno al Futuro in cui tutto è destinato ad accadere di nuovo ma con delle clamorose differenze. Biff presidente degli Stati Uniti, Rovazzi conduttore, robe così. La coppia ha però il pregio di far sentire le canzoni migliori: quelle dello scorso anno. Voto 5.
HIGSNOB E HU
Highsnob e Hu (Foto Matteo Rasero/LaPresse)
La canzone mi ha risvegliato dal torpore indotto dall’assuefazione alla mediocrità delle precedenti, e non è poco. Qualche giorno fa hanno dichiarato che nella serata delle cover canteranno Mi sono innamorato di te, con “rispetto del valore di quel brano e dell’importanza che Tenco ha per la cultura italiana”. Dopo il trenino da villaggio turistico di Fiorello sulle parole disperate di “Vedrai Vedrai”, è un barlume di speranza. Voto 7.
La musica: l’anno scorso c’erano i Maneskin, Musica leggerissima, il pezzone de La rappresentante di Lista, ma anche Voce di Madame, i Coma Cose. Quest’anno, a parte un paio di pezzi, sembrano esserci solo Mahmood e Blanco. Ed è un po’ pochino. Voto 4.
CHECCO ZALONE
Tra la trans calabrese, il rapper milanese e il virologo di Cellino il personaggio meglio riuscito è stato il secondo. Il rapper che non ha una storia di riscatto da raccontare e al massimo era solo poco ricco. Il virologo era divertente ma aveva un difetto: cavalcava e rimasticava quelle idee facili e un po’ populiste secondo le quali i virologi sono dei cazzoni litigiosi senza futuro e senza presente se non c’è una pandemia che li porti in tv.
Ed è bizzarro, perché Zalone non sceglie quasi mai strade facili, forse aveva bisogno di “sanremizzarsi” un po’. Sula trans calabrese ci sarebbe molto da dire e sono certa che il plotone degli indignati non mancherà, io ho trovato che per la prima volta Zalone indossasse al maschera sbagliata.
Lui non è mai moralista, e invece era moraleggiante. Lui non è mai il discriminato, è sempre quello che discrimina più o meno volontariamente. Non è mai sul pulpito di chi ci spiega con fare didascalico quanto siamo pieni di pregiudizi, lui è sporco e cattivo come noi, è la nostra parte peggiore, quella vile, meschina dell’italiano medio.
E invece ieri era la trans buona che racconta quanto siano ipocriti i suoi clienti dalla doppia vita, che ci racconta quanto siamo tutti diversi oltre le apparenze, che siamo incoerenti come un Luca Morisi qualunque. Però poi quando c’è da fare un nome scomoda Lapo, bersaglio più facile, più polveroso.
E nel tentativo di non essere Chapelle, finisce per inciampare nello stereotipo degli stereotipi: ci invita a non avere pregiudizi cavalcando un pregiudizio facile, ovvero trans=prostitute. Che a me non irrita, ma delude un po’. Perché Zalone è molto di più. Voto, comunque, 7 e mezzo.
AMADEUS
Lui sì, è la maschera meglio riuscita dei film di Checco Zalone, ovvero quella dell’italiano medio che ha capito cosa è giusto, cosa va fatto, cosa è corretto, ma non lo ha ancora interiorizzato. Quello che “Gli uominisessuali sono gente come noi normali”, per intenderci.
Per lui le donne sono gente come lui, è gentile, è davvero convinto di trattarle come sue pari e di averle scelte con criteri ineccepibili, ma continua a specificare che sono anche intelligenti, hanno anche studiato, che hanno frequentato centri sperimentali, che mica solo lì per caso, che insomma, sono quasi all’altezza degli uomini. Quasi normali. Appunto. Voto 6 e mezzo. Per la buona fede.
Selvaggia Lucarelli è una giornalista, speaker radiofonica e scrittrice. Ha pubblicato cinque libri con Rizzoli, tra cui l’ultimo intitolato “Crepacuore”. Nel 2021 è uscito “Proprio a me", il suo podcast sulle dipendenze affettive, scaricato da un milione di persone. Ogni tanto va anche in tv.
Federico Rocca per vanityfair.it il 3 febbraio 2022.
Seconda serata del Festival di Sanremo edizione numero 72. Altro giro, altra corsa, altri cantanti in gara, altri ospiti e altre sorprese. Restano, però, i nostri voti ai look.
A farsi notare sul palco dell'Ariston sono l'affinità cromatica di Amadeus e Sangiovanni - sostenitori del pink power - ma anche la co-conduttrice Lorena Cesarini, che sfonda il muro dei 5 look in una sola serata (brava, è così che si fa).
E poi ancora le nemicheamiche Elisa ed Emma, che giocano di opposti in tutto - candida e algida la prima, maliarda e black la seconda, le coordinatissime Rettore e Ditonellapiaga, un Irama che pare crochettato da una nonna e invece veste Givenchy e, ancora, Giovanni Truppi. Che ricorderemo, ahilui, per una canottiera che non gli rende affatto giustizia.
Amadeus in Gai Mattiolo
State tutti molto tranquilli, non è viola.
Voto: 6/7
Sangiovanni in Diesel
Ma dentro tiene la ciliegina, come il Mon Cheri?
Lorena Cesarini in Valentino (e gioielli Bulgari)
Eh beh, tante grazie.
Giovanni Truppi
Sdoganato pure il magutlook (questa la capiscono da Bergamo in su).
Voto: 4
Le Vibrazioni in Gaëlle Paris
Le Vibrazioni vestite da Vibrazioni. Bon.
Voto: 6
Checco Zalone in Giorgio Armani
Datemi un lupetto nero e io vi dirò che c'è dello charme.
Voto: 7
Laura Pausini in Atelier Versace
Ecco come ci piace la Pau. Chic. O, alla romagnola: sic!
Voto: 8
Mika
Più Blu Balestra che Klein Blue.
Voto: 6
Alessandro Cattelan in Giorgio Armani
E come ti sbagli?
Voto: 7 ½
Lorena Cesarini in Valentino (e gioielli Bulgari)
Bello. Ma non il migliore della serata.
Voto: 7
Emma in Gucci
Le sorprese (spaccone compreso), quelle che ci piacciono.
Voto: 7+++
Matteo Romani in Emporio Armani
Coccolino.
Voto: 6/7
Iva Zanicchi
La coerenza è una dote da non sottovalutare mai.
Voto: Cento, cento!
Amadeus in Gai Mattiolo
E improvvisamente siamo nel 1954.
Voto: 5 ½
Lorena Cesarini in Roberto Cavalli (e gioielli Bulgari)
Un abito già indossato a suo tempo da Cindy Crawford. Una scelta furba ma non furbissima.
Voto: 6 ½
Rettore in Stefano De Lellis e Ditonellapiaga in Philosophy di Lorenzo Serafini
Lezioni di gla gla gla, gla gla glamour!
Voto: 8
Fabrizio Moro in Philipp Plein
Sfila la truz-couture del cantautore. Che ci piace proprio per la sua ruspantezza.
Voto: 6++
Margherita Mazzucco in Giorgio Armani e Gaia Girace in Valentino
L'amica è geniale. Lo stylist diligente.
Voto: 6 ½
Elisa in Valentino
Questa scollatura non richiede, ma pretende esige reclama il capello raccolto. L'ABC!
Voto: 6 ½
Tananai in Dior Men
Considerato l'orario, pure noi ci saremmo già infilati nella giacca da camera.
Voto: 6/7
Irama in Givenchy
Ha fatto centro. Anzi, ino.
Voto: 6
Aka7en in Stella McCartney
Fantasia bresaola? Dubito, considerato lo spirito vegan della stilista.
Voto: 7
Lorena Cesarini in Valentino (e gioielli Bulgari)
Più cambi d'abito che presentazioni per la co-conduttrice.
Voto: 6/7
Highsnob e Hu, in Zegna
Non saprei. O forse sì.
Voto: 5
Lorena Cesarini in Valentino (e gioielli Bulgari)
Ohibò che oblò.
Voto: 8
Malika Ayane in Giorgio Armani
Manca il brivido, però.
Voto: 6 ½
Arisa in Act N.1
Mai vista così sontuosa all'Ariston. Che succede?
Voto: 7+
Sanremo 2022, cosa scappa a Lorena Cesarini. Selvaggia Lucarelli la impallina: "Altra serata femminista...". Il Tempo il 02 febbraio 2022.
Una storia tormentata quella tra Amadeus e la tanto decantata presenza femminile al Festival di Sanremo, iniziata alla prima edizione della kermesse da lui diretta, quando le co-conduttrici erano "tutte bellissime" e poco altro, fino all'amarcord cinematografico con Ornella Muti di ieri sera, un po' appiattito sui grandi attori - maschi - accanto ai quali ha recitato. Mercoledì 2 febbraio la donna della serata è l’attrice Lorena Cesarini che ha denunciato gli insulti razzisti che hanno raggiunta sui social e ha letto, in lacrime, alcuni brani del libro "Il razzismo spiegato a mia figlia" di Tahar Ben Jelloun.
Un monologo che ha messo d'accordo molti, ma non tutti, a partire da Selvaggia Lucarelli che ha isolato una frase non proprio centrata della Cesarini rivolta ad Amadeus che l'ha scelta per la co-conduzione della seconda serata del Festival. "Sei tu quello che mi ha voluta, per cui ogni volta guardarti mi fa emozionare, mi riempie di gioia. Sei stato qui a volermi accanto a te e la cosa mi commuove" è la dedica affettuosa al direttore artistico di Sanremo 2022 che alla giornalista di Domani appare frutto di una certa sudditanza. "'Tu mi hai scelta, ti guardo e mi commuovo'. Dopo la Muti, un’altra serata femminista" è la stoccata della Lucarelli su Twitter che scatena il dibattito tra i follower.
"Dopo la performance di stasera e quella della Muti ieri è probabile che la migliore presenza femminile a Sanremo 2022 sarà Drusilla Foer", s rive un utente. Ma tant non sono d'accordo: "Stavolta sei stata troppo intempestiva. È una grande donna e lo sta dimostrando", "Vabbè è stata scelta in una prima serata importantissima, ci sta che sia riconoscente! Cosa centra il femminismo?", si legge tra i commenti in calce al post.
Checco Zalone show a Sanremo, così punta sulla fiaba "scorretta". Il Tempo il 02 febbraio 2022.
Inizia con la Calabria, vira sui trans brasiliani e alla fine arriva a meta: la condanna dell’omofobia. Checco Zalone sceglie la modalità "favola" per il suo incipit e poi prosegue sulle note del celebre brano di Mia Martini, "Almeno tu nell’universo", rivisto e... scorretto, sul palco dell’Ariston come ospite d’onore di Sanremo 2022. Parla benissimo della Calabria, per poi concludere con uno spiazzante «ne ho detto bene, così non possono offendersi questi terroni!». Quindi, inizia la fiaba con il mitico «c’era una volta» ambientata «in un calabro villaggio», alternando la lettura del testo da parte di Amadeus con i dialoghi che Zalone rende con forti accenti calabrese e "brasileiro" dei personaggi coinvolti. Per arrivare al finale fra un vecchio professore di greco antico e un trans brasiliano, che alla fine sentenzia: «Di me si sa che io sono metà e metà, ma tu sei un coglione intero!».
Il comico ha poi preso in giro Amadeus per la sua gaffe dello scorso anno quando definì Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, donna in grado di fare un «passo indietro». «C’è un maschilismo endemico ma stiamo cambiando, i pregiudizi non si scrostano con un detersivo», dice il comico rivolto al conduttore, «non siamo mica tutti donne». Per poi inchiodarlo: «Non lo hai detto ma lo hai pensato». Infine complimenti anche "per Ornella Muti doppiata dalla De Filippi", così Zalone ha apostrofato la co-conduttrice della prima serata del Festival.
A cosa somiglia la canzone di Ana Mena, sui social scoppia il caso. Il Tempo il 02 febbraio 2022.
A Sanremo scoppia un'altra polemica. Questa volta sotto i riflettori ci finisce la cantante spagnola Ana Mena che ha proposto all'Ariston il brano intitolato "Duecentomila ore". In molti sui social hanno notato la somiglianza tra il brano scritto anche da Rocco Hunt e uno dei brani portati al successo da Gianna Nannini.
Si tratta di "Amandoti", brano originariamente composto da Giovanni Lindo Ferretti dei CCCP e portato poi al successo da Gianna Nannini. Sui social si susseguono le frasi polemiche scritte dagli utenti. "Ecco Ana Mena ha cantato la versione remix di Amandoti”. E ancora: "“Solo a me la canzone di Ana Mena ricorda ‘vagamente’ Amandoti di Gianna Nannini? Chiedo“. “Ana Mena ha detto: "Amandoti" dei CCCP col retrogusto del Mojito servito in balera” o ancora: “Ana Mena è un mix tra ‘Matrimone napulitane’ e ‘Amandoti'”. In tutti i Festival c'è spazio per qualche accusa di plagio. E Sanremo 2022 non fa eccezione
Sanremo 2021, classifica generale: in testa Elisa. Secondi Mahmood e Blanco. Ha votato la Sala Stampa, una classifica molto contestata. MARIA ASSUNTA CASTELLANO su Il Quotidiano del Sud il 3 Febbraio 2022.
Seconda serata del festival, seconda metà degli artisti ad esibirsi, ancora una volta la giuria della Sala Stampa a votare, suddivisa nelle tre categorie carta stampata e tv, web, radio con un peso, rispettivamente del 33, 33 e 34%.
E se ieri il pubblico è stato per la maggior parte d’accordo, questa seconda classifica parziale invece ha visto molte contestazioni.
Ci eravamo lasciati ieri con una classifica parziale che vedeva in vetta Mahmood e Blanco con “Brividi”. Quella parziale di stasera dà invece ‘vincitrice’ Elisa con “O forse sei tu”.
A classifica generale provvisoria, il podio si discosta di poco dai risultati precedenti. Ma è nel resto che ci sono le vere sorprese e ovviamente i mormorii di disappunto dalla platea non si sono fatti attendere.
Ecco la prima classifica generale parziale del 72esimo Festival di Sanremo:
1. Elisa – O forse sei tu
2. Mahmood e Blanco – Brividi
3. La rappresentante di lista – Ciao ciao
4. Dargen D’Amico – Dove si balla
5. Gianni Morandi – Apri tutte le porte
6. Emma – Ogni volta è così
7. Ditonellapiaga e Rettore – Chimica
8. Massimo Ranieri – Lettera di là dal mare
9. Irama – Ovunque sarai
10. Fabrizio Moro – Sei tu
11. Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia
12. Noemi – Ti amo non lo so dire
13. Sangiovanni – Farfalle
14. Michele Bravi – Inverno dei fiori
15. Rkomi – Insuperabile
16. Achille Lauro ft. Harlem Gospel Choir – Domenica
17. Matteo Romano – Virale
18. Highsnob e Hu – Abbi cura di te
19. Giusy Ferreri – Miele
20. Iva Zanicchi – Voglio amarti
21. Aka 7even – Perfetta così
22. Le vibrazioni – Tantissimo
23. Yuman – Ora e qui
24. Tananai – Sesso occasionale
25. Ana Mena – Duecentomila ore
A votare domani sarà invece la giuria demoscopica, quest’anno Demoscopica 1000: un campione di 1000 persone selezionate in base alla fruizione di musica.
Sanremo 2022, la seconda serata. Elisa in testa nella classifica generale, Zalone show. Giovanni Gagliardi su La Repubblica il 02 febbraio 2022.
Amadeus inizia nel ricordo di Monica Vitti. La co-conduttrice Lorena Cesarini racconta delle offese razziste che l'hanno colpita via social. L'annuncio: Laura Pausini, Mika e Alessandro Cattelan condurranno l'Eurovision Song Contest. Successo del Fantasanremo. Checco Zalone superstar con la favola 'scorretta'.
Dopo il grande successo di ascolti della prima serata, il 72esimo Festival della canzone italiana prosegue con una scaletta fitta di ospiti prestigiosi e con tredici artisti in gara. Amadeus ha iniziato con un omaggio a Monica Vitti, la grande attrice scomparsa. Tra gli ospiti dell'Ariston ci sono Laura Pausini, che presenta l'inedito Scatola, scritto con Madame. Poi, molto atteso, Checco Zalone che prima racconta una favola scorretta contro l'omotransfobia, poi porta in scena il trapper Ragadi e Oronzo Carrisi, virologo cugino del più celebre Al Bano Carrisi. Ad affiancare Amadeus è l'attrice italo-senegalese Lorena Cesarini, protagonista nella serie televisiva italiana Suburra, che ha emozionato con un monologo sul razzismo di cui anche lei si è detta vittima. Ama intanto ha annunciato che sono Mika, Laura Pausini e Cattelan i conduttori dell'Eurovision 2022 che si terrà il 12, il 13 e 14 maggio a Torino.
La diretta
Classifica generale della sala stampa: decimo posto Fabrizio Moro, nono Irama, ottavo Massimo Ranieri, settima Ditonella piaga & Rettore, sesta Emma. Le prime 5 posizione: quinto Gianni Morandi, quarto Dargen D'Amico, terzo posto Mahmood & Blanco. Prima Elisa.
Classifica parziale della sala stampa: prima Elisa, poi Ditonellapiaga & Rettore ed Emma. Seguono Irama, Fabrizio Moro, Giovanni Truppi, Sangiovanni, Matteo Romano, Highsnob & Hu, Iva Zanicchi, Aka 7even, Le Vibrazioni, Tananai.
Arisa e Malika Ayane cantano due pezzi, uno dei quali sarà votato per diventare l’inno ufficiale delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026.
Highsnob & Hu, Abbi cura di te (il testo della canzone). Anche loro pronunciano 'Papalina'. Con l'esibizione dei due cantanti il cui vero nome è Michele Matera, 37 anni da Avellino e Federica Ferracuti, nata nel 1994 a Pesaro, si conclude la sfilata dei brani di questa edizione del Festival di Sanremo. Nei giorni scorsi Highsnob è stato ferocemente attaccato dal collega Junior Cally (in gara al Festival nel 2020) che lo ha accusato in un dissing di avergli rubato la canzone.
Aka7even, Perfetta così (il testo della canzone). Anche il giovane cantante partecipa al Fantasanremo e lancia la sua battuta "saluto Zia Mara": nel regolamento del gioco ci sono infatti anche 20 punti bonus per chi lancia un saluto a Mara Venier. Aka7even arriva al Festival dopo il successo dei tormentoni estivi Mi manchi e Loca, pluricertificati di platino entrambi. Il brano che porta al Festival è romantico ma sviluppato con sonorità rock e una presenza fissa e notevole di batteria e chitarra elettrica.
Irama, Ovunque sarai (il testo della canzone). Nell'edizione dello scorso anno, l'artista aveva portato La genesi del tuo cuore, ma un contatto con un positivo, anche se non lo ha ufficialmente eliminato dalla gara, lo ha comunque tenuto lontano dal palco; al suo posto un video delle prove. Quest'anno torna con una ballad nostalgica, un brano che gioca su tonalità orchestrali e che affronta di petto l'attesa, tradizionalmente una delle molteplici altre facce dell'amore.
Tananai, Sesso occasionale (il testo della canzone). Alberto Cotta Ramusino, questo il suo vero nome, 26 anni da Cologno Monzese, è l'ultimo artista proveniente dalla categoria Nuove Proposte, dove si è classificato secondo lo scorso dicembre. Deve la notorietà a Baby Goddamn, brano che ha scalato la classifica Viral di Spotify; vengono dopo i singoli Maleducazione e Le madri degli altri che vanta la collaborazione di Fedez. Il brano che porta al Festival è scritto a quattro mani con Paolo Antonacci, figlio di Biagio e nipote di Gianni Morandi.
In collegamento dalla Costa Toscana Ermal Meta canta Un milione di cose da dirti.
Amadeus chiede a Checco Zalone di cantare il suo successo Angela, il tormentone del film Cado dalle nubi.
Nuova scenetta con Checco Zalone che si presenta come il dottor Oronzo Carrisi, un virologo cugino di Al Bano che viene da Cellino San Marco.
Fabrizio Moro, Sei tu (il testo della canzone). Il brano è già parte della colonna sonora del primo film che l'artista ha girato da regista, Ghiaccio.
Margherita Mazzucco e Gaia Girace, le interpreti della fiction Rai L'amica geniale, salgono sul palco dell'Ariston per presentare un artista in gara. Le due attrici introducono l'esibizione di Fabrizio Moro e presentano la nuova stagione della serie tratta dal fortunato ciclo di romanzi di Elena Ferrante, la cui prima puntata verrà trasmessa domenica 6 febbraio, esattamente il giorno dopo la conclusione del Festival.
Elisa, O forse tu (il testo della canzone). È la seconda volta che la cantante di Monfalcone si presenta a Sanremo, la prima volta, nel 2001, la convinse Zucchero a cantare Luce (tramonti a nord est). Da lì è iniziata la carriera di una delle maggiori rappresentanti del pop moderno italiano.
Sanremo 2022, Elisa torna in gara dopo 21 anni e conquista i social: "Un angelo"
All'ennesimo cantante che sul palco pronuncia 'Papalina', insiste per dargli in cinque, o nomina il FantaSanremo, Amadeus si è interrogato in diretta: "Ma perché dite tutti Papalina?". Il gioco conta attualmente oltre 500mila squadre partecipanti.
Ditonella piaga & Rettore, Chimica. A 66 anni l'immagine della cantante di Splendido splendente non ha perso la sua forza dissacrante e provocatoria, ora si rimette in gioco, al Festival di Sanremo presenta in coppia con la cantautrice romana Ditonellapiaga, dice di sentire che sono "più spudorate che mai". E anche lei dice la parola magica: 'Papalina', che garantisce 50 punti a chi ce l'ha in squadra al Fantasanremo. Prima di lei l'avevano pronunciata Sangiovanni, Le vibrazioni e Iva Zanicchi.
Non si può andare a Sanremo e non cantare. E allora anche Lorena Cesarini si improvvisa cantante, sulle note di 'Non amarmi', vecchio successo sanremese, con il pubblico a cantare con lei il ritornello.
Nuova scenetta con Checco Zalone che si presenta: "Mi chiamo Ragadi". Il personaggio, un po' sofferente, canta Poco ricco in stile trap.
Iva Zanicchi, Voglio amarti (il testo della canzone). Standing ovation all'Ariston per la cantante: a 82 anni appena compiuti, unica donna con tre vittorie al festival, nel 1967, nel 1969 e nel 1974, è tornata in gara con Voglio amarti. "Il mio festival - dice commossa - può finire qua, altro che papalina!".
Matteo Romano canta Virale (il testo della canzone). Classe 2002 da Cuneo è uno dei tre ragazzi che vengono inclusi nella lista dei big del Festival grazie al risultato ottenuto a dicembre nella sezione Giovani. Si presenta al teatro Ariston da star del web, la sua Concedimi ha riscosso notevole successo su TikTok dove il giovane cantautore posta suoi brani o cover.
L'annuncio
Amadeus accoglie sul palco dell'Ariston Laura Pausini, Mika e Alessandro Cattelan ufficializzando la loro conduzione all'Eurovision Song Contest, che partirà tra 100 giorni a Torino (il countdown è iniziato sulla cupola della Mole Antonelliana). La manifestazione torna in Italia, a Torino dal 10 al 14 maggio, grazie alla vittoria dei Maneskin l'anno scorso.
Laura Pausini sul palco
Dopo il ciclone Zalone, è il momento di Laura Pausini, che presenta il suo nuovo singolo Scatola, scritto da Madame: "Un contenitore di ricordi". La cantante annuncia il suo primo film Piacere di conoscerti (in uscita ad aprile) che racconta quello che sarebbe potuta diventare la vita dell'artista se non avesse vinto a Sanremo. Poi canta con Mika e Alessandro confermando che saranno loro tre a condurre la prossima edizione dell'Eurovision in programma a maggio a Torino.
21.38, è il momento di Checco Zalone
Checco Zalone prende in giro il conduttore sulla scelta delle donne al festival: "Ma perché non hai chiamato almeno una scema?". "C'è un maschilismo endemico ma stiamo cambiando, i pregiudizi non si scrostano con un detersivo", dice il comico rivolto al conduttore, "non siamo mica tutti donne". Per poi inchiodarlo: "Non lo hai detto ma lo hai pensato". E annuncia una storia Lgbtq ambientata in Calabria: una sorta di favoletta con protagonisti calabresi e trans brasiliane per condannare l'omofobia.
Sanremo 2022, la fiaba di Checco Zalone contro l'omofobia divide i social: "Geniale". "Non fa ridere"
Amadeus annuncia Checco Zalone rivolgendosi verso la scalinata, ma il comico pugliese si fa trovare in platea: "Sto qui, con la gente vera!". Checco Zalone lo urla dalla galleria del teatro Ariston, prima di scendere e raggiungere il palco, dove lo attende Amadeus. "Amo il popolino", spiega il comico pugliese. Poi finge di piangere: "Mi sento un Maneskin. Io sono un ragazzo di provincia, mi chiedo: mi merito tutto questo? Poi ti guardo e dico, sì, lo merito". "Bella l'idea di Ornella Muti doppiata da Maria De Filippi".
Emma canta Ogni volta è così (il testo della canzone), Francesca Michielin dirige l'orchestra dell'Ariston. E anche Emma si lascia andare all'emozione alla fine della sua esibizione, quando Amadeus l'ha raggiunta per il consueto mazzo di fiori. Fiori anche per la maestra Francesca Michielin che ha ringraziato e poi ha donato il suo mazzo a un violinista uomo dell'orchestra.
Il ritorno delle Vibrazioni
Tornano sul palco del Festival Le Vibrazioni con il brano Tantissimo (il testo della canzone). Aveva assicurato che ci sarebbe stato, ma il maestro Beppe Vessicchio ha dovuto dare ancora forfait per la prima uscita de Le Vibrazioni questa sera. Nonostante sia tornato negativo al Covid, non sta bene. Potrebbe rientrare non prima di venerdì, per la serata delle cover.
Le offese razziste a Lorena Cesarini
Monologo di Lorena Cesarini. I suoi studi, l'incontro e l'annuncio di Ama. "Eccomi qua. Però dopo questo annuncio, a 34 anni, scopro che non è vero che sono una ragazza italiana come tante. Io resto nero. Fino ad oggi a scuola, sul tram nessuno ha sentito l'urgenza di dirmelo. Ma dopo che Ama ha dato questo annuncio alcune persone hanno sentito l'urgenza di dirlo. Vi leggo alcune frasi uscite sui social: 'Non se lo merita', 'L'hanno chiamata perché nera'. Poi: "È arrivata l'extracomunitaria'. 'Forse l'hanno chiamata per lavare le scale e annaffiare i fiori'. Ora, a parte che lavare le scale è un lavoro come tanti e non ci trovo nulla di svilente".
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"Però un pochino all'inizio, lo ammetto, ci sono rimasta male - dice ancora la giovane attrice - perché non ci ero abituata, poi mi sono arrabbiata, poi mi è passata. Ma mi è rimasta dentro una domanda: perché alcuni sentono la necessità di scrivere certe cose sui social. Perchè c'è chi si indigna, perché c'è gente che ha un problema con il mio colore della pelle. Io non sono qui per dare lezioni, non se sono capace. Ma mi informo da persone che ne sanno più di me, come l'autore di questo libro Tahar Ben Jelloun, tradotto in 25 libre che si intitola Il razzismo spiegato a mia figlia. E inizia con la figlia che chiede: 'Babbo cos'è il razzismo?'. E la risposta: È la cosa meglio distribuita al mondo".
Sanremo 2022, Lorena Cesarini contro il razzismo emoziona i social: "Una lezione da brividi"
Canottiera e chitarra, è il momento di Giovanni Truppi, Tuo padre, mia madre, Lucia (il testo della canzone).
Lorena Cesarini scende la scala dell'Ariston.
Proteste del pubblico in sala che dice di non sentire il conduttore sul palco.
Amadeus si è detto "preoccupatissimo" dalla attesissima performance di Checco Zalone, il super ospite della seconda serata di Sanremo. "Con lui non si sa mai quello che può succedere", ha scherzato il conduttore, "la mia serata finisce qui". Nulla si sa del contenuto dell'esibizione del comico pugliese, che ha mantenuto il massimo riserbo.
Sangiovanni, esibizione con dedica al Fantasanremo
Il primo cantante in gara è Sangiovanni, 19 anni, con Farfalle (il testo della canzone). "È incredibile poter iniziare la seconda serata di Sanremo". Anche il giovane cantante ha voluto ricordare Monica Vitti. Poi una battuta dedicata al Fantasanremo. Dopo Morandi, Michele Bravi e Dargen D'Amico nella prima serata, Sangiovanni ha lasciato il palco gridando 'FantaSanremo' e 'Papalina', due delle 'mosse' che fanno guadagnare punti nel gioco, rispettivamente 25 e 50.
Il saluto dell'Ariston e di Amadeus a Monica Vitti
Standing ovation all'Ariston per Monica Vitti: "Una grande donna, una delle più grandi attrici della storia del cinema", dice Amadeus. "La sua scomparsa è un lutto per l'intero Paese. Con le sue interpretazioni sempre diverse ci ha fatto piangere, pensare, ridere anche tantissimo quando al cinema per le donne i ruoli comici erano una rarità".
Perché è sbagliato indignarsi per Checco. Stefano Bartezzaghi su La Repubblica il 03 febbraio 2022.
Il 2 febbraio è il "Giorno della marmotta". È la festa del presagio primaverile in Nord America, ma dopo il film Ricomincio da capo è anche il giorno che si ripete ciclicamente, l'emblema narrativo di un eterno ritorno allucinato. Il 2 febbraio di quest'anno era ieri e già le cifre con cui si poteva scrivere la data mostravano una ripetitività ossessionata: 2/2/2022. Ieri sera Checco Zalone è salito sul palco dell'Ariston ed è stato subito marmotta.
Il meccanismo è di grande semplicità. La comicità si basa su stereotipi e li deforma, da che mondo è mondo: il pagliaccio è un adulto che però si mostra goffo, commette strafalcioni e pasticci peggio di un bambino. I bambini ridono. Non è che si offendono perché il fatto che commettano strafalcioni e pasticci è uno stereotipo su cui è inaccettabile scherzare.
Viviamo però in un mondo in cui pronunciare una certa parola o non pronunciarla è già schierarsi. Così il semplice meccanismo della comicità manda in crisi il sistema, perché oggi mettere in scena lo stereotipo significa già aderirvi, anzi promuoverlo. Significa: cioè viene interpretato come se. Il senso comune viene così promosso a buon senso e il fatto platealmente evidente che lo scopo della messinscena è quello di riderci sopra non solo non scongiura l'interpretazione drammatizzante, ma la rafforza, diventa un aggravio. Chiusura del cerchio: il comico viene esaltato da chi condivide lo stereotipo anziché da chi dovrebbe godere della sua messa in ridicolo.
TU CHE SEI DIVERSO
Sao, c’è gente strana
che vuole a fragola e a banana
viene da me continuamente
poi dopo un si pente ma poi torna daccapo, chiediglielo a Lapo
sai la gente è colpa, e la prima che si volta
c’è un professao di storia greca che la mattina spiega a sera poi si piega e vuole che gli dico sporcacciao fammi mao in greco antico
Io sarei un diverso, che ipocrisia, nell’universo, io soy metà e metà ma tu sei coglione intero
e per questo pagherai di più
Ps. Se ci sono denunce, il foro di competenza è di Amadeus
“Poco ricco”, il testo della canzone di Checco Zalone a Sanremo 2022. La Repubblica il 02 febbraio 2022.
In uno dei suoi interventi il comico pugliese si è trasformato nel rapper Ragadi cantando un brano ideato per l'occasione.
Protagonista della seconda serata del Festival di Sanremo Checco Zalone, che ha affiancato Amadeus in tre momenti divertenti. Nel secondo degli sketch si è trasformato nel rapper Ragadi per intonare il brano 'Poco ricco' in cui si lamenta del suo status... "da povero?" "no, da poco ricco".
Ecco il testo di “Poco ricco”
Che ne sai di me?
Della mia Playstation 2 quando già c'era la 3?
Che ne sai di me?
Delle gioie mie represse del mio iPhone 5 senza la s
Quando cammini per strada
Vedi l'insegna di Prada
Ma senti una voce amara
Che ti dice Zara
Quando nell'autosalone
Scusi un'informazione?
Quel Porche nero c'è anche a chilometro zero?
Quando ti senti prigioniero nel tuo quartiere galera
Perché vivi a tre chilometri da Brera
E lì la sera
Guardavo la ringhiera
Stavolta m'impicco
Ahhh..
(Senti dolore?) No...
Sento ancora il dolore di quando ero
Poco ricco
Sai ci penso quando attracco con il mio caicco
Mamma mia com'ero poco ricco
Quando scendo do la mancia allo sceicco
Minchia zio com'ero poco ricco
Quando compro i croccanti del mio cane bracco
(Da chi li hai comprati?)
Da Cracco
Uno glielo scrocco
Per rispetto di mia madre
Devastata dopo yoga alla mattina
Dentro casa una sola filippina
Dolce botulina
Adesso ne hai 44 in fila
Col resto di due e il permesso a Manila
E ricordo mio padre con le puttane in viale Monza
Quelle a 20 euro, basse, con la panza
Adesso ho un padre eccezionale
Va a puttane dentro il Bosco Verticale
E lì ci ho preso un trilocale
Ci vado a meditare
E dal terrazzo dietro corso Como guardo il Duomo
Lo compro io
Si può sfrattare dio?
E lì il morale cade a picco
Ahhh..
(Dolore?) No, no, no, no, no
Il cash non mi ha cambiato
Sono ancora
Poco ricco
Poco ricco
Poco ricco
E c'ho le ragadi
È dedicata a voi
A tutti i poco ricchi del mondo
Alle aliquote al 20
Ai bonus facciata lissù
A quelli che con una macchina indietro pago la maxi rata
Ai conduttori di programmi serali che fanno le televendite
Buon Pnrr a tutti, ciao
Checco Zalone canta a Sanremo “Pandemia ora che vai via” e prende in giro i virologi. Il Domani il 02 febbraio 2022.
Il comico si è esibito sul palco dell’Ariston: «Pandemia quanta nostalgia, pandemia io sarò brutale, ma col ca**o vado lavorare in un ospedale». E ancora: «Anche Fazio mi ha tolto l’amicizia». Il testo completo
Checco Zalone nelle vesti di Oronzo Carrisi, una parodia di Albano Carrisi, ha preso in giro i virologi che in Tv hanno parlato di Covid-19 con una canzone. Durante la gag con Amadeus, il comico si è detto pronto a condividere i proventi con gli esperti più noti e che adesso, ha ironizzato, resteranno senza lavoro.
Ecco il testo:
La curva è andata giù
sta per finire il sogno
nessuno si spaventa più
manco a Codogno
il bollettino non fa più notizia
e Fazio già mi ha tolto l’amicizia
Sono un virologo sincero
E chiedo al cielo
Pandemia ora che vai via
che ci faccio con la rosolia
Pandemia quanta nostalgia
delle conferenze in Lombardia
se tene vai via lavo i piatti
in qualche pizzeria
Pandemia quanta nostalgia
Pandemia io sarò brutale
ma col ca**o vado lavorare
in un ospedale.
(Il coro “virus”)
Ciao a tutti vi auguro salute e felicità
Se vi capita un morbillo
una varicella
un fuoco di sant’antonio
tenetevelo almeno quello.
"Checco Zalone per Sanremo cerca parrocchiani di Capurso", ma è uno scherzo del prete. "Siamo stupiti del clamore". Anna Puricella su La Repubblica il 31 gennaio 2022.
L'appello era stato lanciato attraverso la pagina Facebook della chiesa di San Salvatore a Capurso che a distanza di qualche ora comunica la smentita.
Forse era troppo bello per essere vero. Ed era pure in perfetto stile Checco Zalone. L’attore e regista aveva lanciato un appello per portare con sé al Festival di Sanremo sette parrocchiani dalla sua Capurso, ma era tutto uno scherzo. Uno scherzo partito dalla pagina ufficiale di Facebook della parrocchia Santissimo Salvatore della cittadina a ridosso di Bari.
Sanremo 2022, la seconda serata e il razzismo spiegato al mio Ariston. Beatrice Dondi su La Repubblica il 03 febbraio 2022.
Il monologo di Lorena Cesarini e l’intervento scorrettissimo di Checco Zalone contro l’omotransfobia: e all’improvviso il Festival diventa un manuale educativo
Tra canottiere e grandi dive, all’improvviso Sanremo, si trasforma in Dipartimento Scuola Educazione. Erano i tempi in cui in Rai c’erano solo tre canali e i programmi educativi, quelli un po’ imbolsiti e noiosi che facevano divulgazione culturale zompettando di qua e di là per sobillare il popolo all’epoca catodico al benessere del sapere, erano a cura del DSE. Praticamente la seconda serata del Festival.
Sanremo 2022, Sangiovanni interrompe Amadeus: "Posso chiederti un favore?", cosa gli ha detto all'orecchio. Libero Quotidiano il 02 febbraio 2022
"Posso chiederti un favore?". Sangiovanni, rivelazione della scorsa edizione di Amici di Maria De Filippi, ha appena finito di cantare la sua Farfalle sul palco dell'Ariston, primo artista in gara nella seconda serata del Festival di Sanremo. Il conduttore Amadeus, che lo stava congedando, è costretto a fermarsi. Il giovane cantante, concittadino e "allievo" dell'altra giovanissima star della trap nazionale Madame, gli si avvicina e poi gli mette una mano all'orecchio.
Il sorriso di Amadeus è incerto, poi chiede al pubblico di non applaudire perché il rumore non gli fa comprendere cosa gli stia chiedendo il ragazzo. Le telecamere li inquadrano, dai microfoni accesi si intercetta qualcosa: "Così faccio vincere...". Quindi Amadeus acconsente e insieme a Sangiovanni esclamano ad alta voce: "Fantasanremo e Papalina". Mistero svelato: si tratta infatti delle due parole legate al fantagioco sul Festival che sta appassionando milioni di italiani, con tanto di hashtag su Twitter. Ai cantanti che hanno il coraggio di pronunciarle durante la gara vengono assegnati punti bonus che fanno molto gola ai giocatori che hanno puntato su di loro. A lanciare il tormentone era stato Michele Bravi, nella prima puntata.
"Volevo liberarmi e poter dare una scossa, spero di esserci riuscito - ha confessato Sangiovanni a esibizione conclusa, ai microfoni di RaiRadio2 nel backstage dell'Ariston -. Madame mi ha scritto prima e mi ha detto di divertirmi".
Ecco perché i cantanti dicono "Papalina" e "Fantasanremo". La Repubblica il 3 Febbraio 2022.
Mentre la maggior parte degli spettatori si gode il festival della canzone italiana ascoltando i brani in concorso, c'è una fetta di pubblico interessata più al contorno di Sanremo: come sono vestiti gli artisti, cosa dicono, che gesti compiono. Sono i giocatori del "Fantasanremo", un gioco online in cui si scelgono cinque artisti in gara da mettere nella propria squadra e si guadagnano punti in base a fantasiose regole.
Un esempio? Se un cantante è completamente vestito di bianco ottiene 10 punti, se riceve una standing ovation dall'orchestra i punti sono 30. Dire "Fantasanremo" e "Papalina" fa parte del gioco e molti artisti hanno voluto accontentare i fan.
Giuseppe Candela da Sanremo per Dagospia il 2 febbraio 2022.
Il suo arrivo al Festival è stato preceduto da polemiche anche politiche, domani Drusilla Foer affiancherà Amadeus sul palco dell'Ariston. Gira voce che l'alter ego di Gianluca Gori per la sua partecipazione abbia detto due no molto importanti a marchi che pesano nella moda: Valentino e Armani, rinunciando dunque a un bel po' di soldini. Un no per scelta, quella di affidare il suo look allo storico atelier fiorentino che la veste da sempre.
Questa sera Laura Pausini salirà, ancora una volta, sul palco dell'Ariston. Una promozione musicale ma soprattutto l'annuncio ufficiale della sua conduzione all'Eurovision 2022 di Torino con Mika e Alessandro Cattelan. Gira voce che la cantante dal curriculum internazionale avrebbe preferito una ospitata e un lancio in solitaria. Sarà vero o saranno le solite voci messe in giro dai maligni sanremesi?
L'aquila di Ligonghio questa sera tornerà al Festival con il brano "Voglio amarti". A produrre la canzone è un'etichetta discografica speciale: la Luvi Records, fondata da sua figlia Michela. Quando si dice tutto in famiglia...
Dalle parti di Radio Rai, in particolare zona Radio 2, in molti non avrebbero gradito la presenza al Festival di Paola Di Benedetto. L'ex concorrente del Grande Fratello Vip è stata scelta alla conduzione del PrimaFestival con Roberta Capua e Ciro Priello. La Di Benedetto è una voce del gruppo Rtl 102,5, competitor di Radio 2. Cosa che non sarebbe passata inosservata.
Sanremo non si fa certamente per soldi ma gli artisti in gara ricevono ovviamente un cachet. Quanto intascano i venticinque big di questa edizione? Le case discografiche ricevono dalla Rai circa 50 mila euro per ogni cantante in gara, fino allo scorso anno per i partecipanti nella sezione nuove proposte ottenevano 25 mila euro.
Il comico Saverio Raimondo, voce anche di Radio Rai, è stato letteralmente rimbalzato all'ingresso dalla sala stampa. In Riviera è giunto per raccontare il Festival a modo suo per Il Foglio ma è rimasto fuori dalla sala del Casinò che quest'anno ospita un numero ridotto di giornalisti.
Nino Frassica, Raoul Bova e Claudio Gioè nella prima serata. Spazio nelle prossime a Luca Argentero, Lino Guanciale, Anna Valle ma anche a Margherita Mazzucco e Gaia Girace de L'Amica Geniale. Rai1 usa l'evento degli eventi per lanciare le sue nuove fiction e prova a riempire i buchi in scaletta con volti noti e amati dal pubblico della prima rete del servizio pubblico. In promozione dunque in Riviera tutti gratis, senza percepire alcun cachet.
Le vie di Sanremo sono infinite. Superano anche le reti. Anche Tv2000 darà spazio alla città ligure, l'emittente della Cei accenderà le sue telecamere in diretta questa sera alle 20.50 per trasmettere il Santo Rosario, precisamente dal Santuario Madonna della Costa e la preghiera sarà presieduta da monsignor Antonio Suetta. Mentre sul palco dell'Ariston salirà il primo cantante in gara, su Tv2000 in contemporanea si pregherà dalla città dei fiori. Effetto Sanremo sui palinsesti italiani.
"Fottitene e balla" canta Dargen D'Amico. Un brano che sembra scritto per Serena Bortone, una canzone che potrebbe crescere in classifica con il passare delle serate. C'è chi teme l'effetto Ferragni-Fedez, l'artista in gara è infatti amico e collaboratore del rapper-imprenditore-influencer. L'endorsement dei Ferragnez potrebbe spingerlo moltissimo al televoto.
1) In un noto hotel della città, situato nella lunga via Matteotti, dove si trovano numerosi addetti ai lavori, non è passato inosservato il continuo viavai di bellissime signorine messe in tiro. Escort di professione, assicurano. Chi dovevano incontrare?
2) E' salita sul palco dell'Ariston nel corso della prima serata e molti si sono soffermati sui suoi denti. "Se li è rifatti all'estero, nell'Europa dell'est pagando pochi spicci", ci fa sapere una signora dei salotti milanesi. Di chi stiamo parlando?
Elisa in testa alla classifica. Ma il mattatore di Sanremo è Zalone. Francesca Galici il 3 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Seconda puntata caratterizzata dal lungo monologo contro il razzismo della Cesarini. Annunciati i conduttori dell'Eurofestival. Standing-ovation per la Zanicchi.
Per la prima volta in tre edizioni del festival di Sanremo, Amadeus è sul palco teatro Ariston senza la spalla di Fiorello, che dal 2020 ha supportato il suo amico anche nelle situazioni più complesse. Impossibile dimenticare il fondamentale apporto di Ciuri, come lo chiama amichevolmente Amadeus, durante l’affar Bugo-Morgan. Non si esclude un ritorno dello showman siciliano, ma almeno in questa seconda serata Fiorello non c'è stato. "Ciao, Ciuri: se tu vuoi noi siamo qua...", ha detto il presentatore dal palco dell'Ariston verso la fine della puntata. Alla conduzione Amadeus è dalla giovane attrice Lorena Cesarini. Apertura di serata con un ricordo per Monica Vitti, che si è spenta a 90 anni. Pubblico in piedi e lungo applauso per l'artista. Prima della classifica generale è Elisa, secondo è Mahmood e Blanco, terzo è La rappresentante di lista
Ancora Fantasanremo
Il Fantasanremo sembra aver preso il sopravvento sui cantanti di questa edizione. Sangiovanni, alla sua prima partecipazione, ha rotto il protocollo e coinvolto Amadeus per pronunciare "papalina", parola che fa guadagnare punti alle squadre in gara. Forse, sarebbe stato meglio evitare di tirare in ballo il conduttore, lasciandogli, per quanto possibile, il ruolo istituzionale. Quasi tutti i cantanti in gara hanno pronunciato la parola "papalina". Ma, come si dice, il gioco è bello finché dura poco. E anche Amadeus, con modi gentili, ha fatto notare che si sta esagerando in questa serata.
Lacrime per Lorena Cesarini
Inizio di puntata con le lacrime agli occhi per la co-conduttrice della serata, emozionata per essere sul palco di Sanremo. Lungo monologo di Lorena Cesarini contro il razzismo e lettura di un passo dal libro Il razzismo spiegato a mia figlia, di Tahar Ben Jelloun. L'attrice ha denunciato offese razziste sui social dopo l'annuncio della sua presenza all'Ariston.
Checco Zalone conquista l'Ariston
"Tu volevi un altro Bugo eh?", così è cominciato il monologo di Checco Zalone al festival di Sanremo, parlando col conduttore dal loggione del teatro Ariston, quello in cui solitamente i biglietti costano meno. "Mi merito tutto questo? Poi ti vedo e sì, me lo merito", scherza ancora Zalone con il comico, apparso in gran forma.
Il comico pugliese ha fatto brandelli di tutti gli stereotipi e ha parlato senza filtri sul palco del teatro di depilazione e omosessualità ma non ha risparmiato nemmeno Amadeus per quando definì Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, donna in grado di fare un "passo indietro" prima di iniziare il Festival nel 2020. "C'è un maschilismo endemico ma stiamo cambiando, i pregiudizi non si scrostano con un detersivo", ha poi aggiunto Zalone, concludendo la gag con un deciso "non siamo mica tutti donne". Davanti alle proteste di Amadeus, Zalone ha chiosato: "Non lo hai detto ma lo hai pensato".
Momento canzone poi per Checco Zalone, che ha reinterpretato Almeno tu nell'Universo per una denuncia omofoba. "Sao la gente è strana, c'è chi vuole la banana, chi la fragola", uno dei versi della canzone di Zalone.
Terza uscita sul palco dell'Ariston per Checco Zalone, che interpeta il "cugino virologo" di Al Bano Carrisi. Gag sulla pandemia e sul protagonismo dei virologi da parte di Checco Zalone, che ha portato al Festival il brano "Pandemia ora che vai via", dedicato all'epidemia di coronavirus.
Tre nomi per l'Eurovision
Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika saranno i conduttori dell'Eurovision a maggio, in diretta da Torino. I tre, presenti sul palco del teatro Ariston, sono stati incoronati da Amadeus.
Emma canta, Michielin dirige
Terza volta a Sanremo per Emma Marrone, che nel 2011 si classificò seconda in classifica, vincendo poi l'anno successivo. Quest'anno è tornata con Ogni volta è così e con lei c'è Francesca Michielin, non in veste di cantante ma di direttrice d'orchestra, a un anno dalla partecipazione sul palco in coppia con Fedez.
Standing ovation per Iva Zanicchi
Pubblico in piedi per Iva Zanicchi, che con la sua canzone ha emozionato il teatro Ariston. Applausi a scena aperta per l'Aquila di Ligonchio, tornata al Festival dopo lunghi anni di attesa. Per Iva Zanicchi è l'undicesima partecipazione al festival di Sanremo. "Per me il festival può finire qua, altro che papalina!", ha detto la cantante dopo aver intonato 'Voglio amarti'. Questo le varrà 50 punti al Fantasanremo.
Elisa strega l'Ariston dopo 21 anni
Seconda partecipazione di Elisa a Sanremo che, dopo 21 anni da Luce - (tramonti a nord-est) con la quale vinse nel 2001, ha nuovamente incantanto il teatro di Sanremo. Da sottolineare che, tra gli applausi più calorosi del Festival in sala stampa, c'è stato quello per Elisa.
Francesca Galici. Giornalista per lavoro e per passione. Sono una sarda trapiantata in Lombardia. Amo il silenzio.
Emma Marrone e il gesto femminista della vagina. Perché oggi serve più che mai. Anna Lupini su La Repubblica il 3 Febbraio 2022.
La cantante accompagna il testo della sua canzone con il gesto simbolo di protesta e liberazione femminista che ha avuto origine negli anni settanta. E che oggi più che mai è necessario riaffermare.
In tempi come i nostri, dove anche la memoria più recente scompare al primo soffio di vento, dobbiamo essere grate a Emma Marrone per aver dato spazio, visibilità e gloria anche social a un gesto di protesta antico ma più che mai attuale. Perché anche le ragazze di oggi, così libere e simili a quelle degli anni 70, vi si riconoscano e lo facciano proprio. Perché ancora necessario.
"E' sempre la stessa storia, siamo sante o puttane" canta Emma, incantevole nel suo vestito Gucci custom made, e nel farlo unisce le mani a triangolo sulla fronte, nel gesto che ha rappresentato un simbolo di appartenenza ai movimenti femministi.
Alle molte fotografie di questo gesto di sfida e ribellione alla cultura patriarcale delle società capitaliste possiamo aggiungere quello della cantante di origine salentina, che ha fatto delle battaglie femmiste una costante della sua enorme popolarità mediatica. Si è battuta per affermare concetti che dovrebbero essere pacifici e condivisi, come il fatto di non venire giudicati per il proprio aspetto fisico, eppure ancora molto in bilico.
Quel gesto, nato probabilmente da un'illustrazione apparsa sulla copertina del giornale femminista Le torchon brûle e poi ripetuto all'infinito, non solo nelle manifestazioni politiche militanti, ma anche nei linguaggi artistici, dal cinema alla letteratura, dal teatro all'arte visiva alla body art, significa l'affermazione della sessualità femminile al di fuori degli schemi imposti dalla società patriarcale, l'appropriazione della sessualità libera e consapevole, il rifiuto dell'oggettivizzazione femminile. Ed è stato anche un simbolo delle manifestazioni che hanno portato all'approvazione della legge sull'aborto, oggi di nuovo messa a rischio in Italia da tanti, troppi, medici obiettori. Che impediscono di fatto alle donne una libera scelta.
Emma Marrone, con gli occhi deliziosamente truccati da un eyeliner nero che ricordava una grande attrice come Monica Vitti, scomparsa proprio lo stesso giorno, lo ha ripetuto con rabbia e convinzione, nel 2022, mentre purtroppo la cronaca racconta ogni giorno di donne uccise, violentate, oppresse.
Il rap è morto, viva il pop. Ora l'Ariston fa tendenza. Paolo Giordano il 3 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Una volta celebrava il passato, ora da questo show esce la musica del futuro. Con pregi e difetti (vero Ana Mena?)
Poi uno dice che il Festival è da vecchi. Tutt'altro. Se gli spettatori non sono mai stati così giovani (e basta leggere i dati per capirlo) il motivo è soltanto uno: la musica. E, al di là della stucchevole polemica sul presunto outing, la coppia Mahmood e Blanco è lo specchio di ciò che accade. Rappresenta il nuovo dizionario della musica popolare, come conferma pure la Sisal che li vede tra i favoriti.
Dopo l'ondata rap stile invasione delle cavallette che fanno piazza pulita, la melassa «urban» garantisce un codice espressivo più universale, buono per i piccoli club di tendenza ma anche per le grandi platee tv. Non a caso loro due sono stati i più votati della prima serata e saranno per tutta la settimana tra i più applauditi, convincendo stampa specializzata, giurie varie e telespettatori demoscopici o no. Una volta si diceva: la musica in tv funziona solo se ci sono Al Bano o Bobby Solo o comunque qualche ultrasettantenne di lungo corso e grande memoria. Ora è esattamente il contrario: se in tv ci sono Mahmood e Blanco oppure Sangiovanni oppure Achille Lauro, gli ascolti crescono, si dilatano, occupano social e on demand, streaming e piattaforme varie.
Vent'anni fa quasi tutti chiedevano la chiusura definitiva del Festival, quella patetica sagra del vecchiume in bianco e nero. Ricordate i titoloni sul Sanremo anacronistico da mandare in pensione? Oggi molti, specialmente nel settore musicale, sarebbero contenti se ce ne fosse uno al mese. Non c'è nulla di più giovane di uno spettacolo che determina tutti gli spettacoli del futuro prossimo venturo. Di uno show che spiega come saranno gli show da qui a venire.
Il Sanremo di quest'anno è musicalmente lo spartiacque definitivo tra futuro e passato remoto. Dopo un purgatorio lungo decenni, dalla direzione artistica di Baglioni in avanti il Festival di Sanremo è cambiato più velocemente di un'alleanza dei Cinque Stelle. È diventato attuale, ha mollato la nostalgia per sedersi al timone delle tendenze.
Ecco, quali sono?
Beh senza dubbio il rap si è un po' appassito, anzi ha traslocato e ora lo troviamo dappertutto, tranne che dov'era prima. Anche qui ce n'è poco e preso a piccole dosi nel brano di Highsnob e Hu oltre che in altri. Dopo lo tsunami Måneskin, funziona la riscoperta, consapevole oppure no fa lo stesso. Gianni Morandi è quasi geghegè come sessant'anni fa ma oggi sembra nuovo. Con Al di là del mare Massimo Ranieri (che l'altra sera è inciampato in una delle sue peggiori performance sanremesi di sempre) avrebbe potuto essere vincente anche nel 1970, eppure oggi non sembra vecchio. Invece i ritmi in levare e quelli sudamericani ormai meritano una sosta ai box perché basta grazie, ne abbiamo sentiti troppi in questi anni. Prendete Giusy Ferreri: ha una voce enorme e selvaggia che brani come Miele appiattiscono. Oppure Ana Mena così bella e vocalmente dotata da essere quasi imbattibile sulla carta, però a febbraio 2022 un pezzo estivo come Duecentomila ore è come bucare la gomma sul rettilineo finale: tutti ti passano davanti.
Perciò, a prescindere dal risultato finale, vincono le grandi canzoni. Quella di Elisa, ad esempio. La sua O forse sei tu è probabilmente da inserire nel manuale del concorrente perfetto di Sanremo: ha un bel testo, una ottima costruzione armonica ed è cantata come pochi altri potrebbero fare. Idem Fabrizio Moro con la (quasi identica come titolo) Sei tu: la ascolti e riconosci la cifra di questo artista poliedrico che sfugge la popolarità un tanto al chilo, ma ha un pubblico di una fedeltà estrema. Se non vince, Moro ci arriva vicino, vedrete. In poche parole la rifondazione di Sanremo è sul punto di equilibrio perfetto. Ditonellapiaga con Rettore sono una novità piacevole e dirompente per chi è nato e cresciuto con la musica liquida che sgorga dalle piattaforme streaming. Idem Achille Lauro, che è favoloso ma déjà-vu per chi ha più di quarant'anni ed è cresciuto con Iggy Pop o Marc Bolan o, manco a dirlo, Renato Zero.
Per capirci, dopo 72 anni Sanremo è più nuovo di prima e, in qualche modo, rappresenta l'eterna gioventù della musica. Aldo Grasso ha scritto che «Sanremo è sempre un passo avanti: al Mattarella bis oppone l'Amadeus tris». Però i conduttori passano, la musica resta e adesso Sanremo ha ritrovato il passo giusto per dettare la linea. Come settant'anni fa. Paolo Giordano
La favola di Zalone che smaschera il politicamente corretto. Laura Rio il 3 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Dopo l'apertura col monologo antirazzista di Lorena Cesarini, il comico spiazza tutti.
E doveva arrivare Checco Zalone all'Ariston per osare l'inosabile: prendere per i fondelli il politically correct portato all'eccesso, la tirannia ideologica che impedisce qualsiasi critica. E lo fa a suo modo, dissacrante, divertente, irriverente, ironico. Prendendo in giro Amadeus e le donne di talento messe a Sanremo al posto delle vallette e trasformando Cenerentola in una favola di trans ambientata in Calabria. Poi si lancia in un Almeno tu nell'universo che se la prende con i clienti bigotti dei viados.
Ma non finisce qui. Luca Medici in arte Zalone verso fine serata fa ammazzare dal ridere nei panni del virologo Oronzo Carrisi. E si congeda sulle note di Pandemia non andare via, facendo il verso a Baglioni. Insomma è stata una gara di bravura tra lui e Fiorello. Due fuoriclasse lanciati nella prime due sere di Sanremo per acchiappare più pubblico possibile, per tirare fuori dalla gente la voglia di allegria, di spensieratezza dopo le restrizioni di questi mesi di Covid. Per il resto la serata ha visto l'apparizione di Laura Pausini che ha avuto soprattutto il compito di presentare l'Eurovision Song Contest, la grande manifestazione musicale europea che presenterà a maggio a Torino assieme a Mika e Alessandro Cattelan, anche loro all'Ariston per l'occasione. La responsabilità di affrontare un messaggio impegnato è stata invece affidata a Lorena Cesarini, giovane, bella e fresca attrice (anche modella e bibliofila) che si è fatta conoscere come protagonista della serie Suburra. Figlia di padre italiano e madre senegalese, nata a Dakar, cittadina italiana, romana de Roma, è la prima ragazza di colore a salire sul palco di Sanremo. Insultata sui social non appena il suo nome è stato annunciato tra le cinque co-conduttrici accanto ad Amadeus, ha letto i commenti velenosi che le sono stati riservati sullo stile «Non se lo merita? L'hanno messa lì solo perché nera» oppure «forse l'hanno chiamata per lavare le scale». «Prima di essere scelta da Amadeus - ha raccontato - non ho mai avuto problemi a scuola e all'università. Non sono mai stata vittima di razzismo e di bullismo, l'ho provato solo ora sui social. Prima mi sono arrabbiata, poi mi sono domandata: perché c'è chi si indigna che sono su questo placo, perché c'è gente che si indigna per il colore della mia pelle?». La sua riposta la legge in un passo ne Il razzismo spiegato a mia figlia di Tahar Ben Jelloun.
Il suo intervento appassionato insieme al ciclone Zalone, così come il turbine Fiorello la sera precedente, hanno fatto dimenticare le altre polemiche che vorticavano fuori dall'Ariston. Smorzato l'eco del polverone sollevato dalle dichiarazioni di Ornella Muti sulla depenalizzazione della droga leggera, ieri è divampato l'incendio sulla performance di Achille Lauro che al termine del brano Domenica si è auto-battezzato versandosi in testa dell'acqua. Apriti cielo. Social impazzati, vescovi che lanciano anatemi, parte dei cattolici sulle barricate. Insomma si replica il copione dello scorso anno quando il cantante che ha fatto della provocazione il suo stile aveva inscenato un bacio gay con corona di spine. Ci ha pensato il vescovo di Sanremo monsignor Antonio Suetta a dare fuoco alle polveri, dicendo che l'artista ha «profanato i segni sacri della fede cattolica, evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante». Lo seguono la onlus Pro Vita («milioni di cristiani vengono perseguitati a causa del battesimo che lui ha vilipeso») e il cardinal Ravasi («II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio»). Amadeus e il direttore di Raiuno Stefano Coletta difendono Lauro. «Rispetto il parere del vescovo, ma io, molto credente, non mi sono sentito turbato dall'esibizione. Un artista deve potersi esprimere liberamente, altrimenti i giovani si allontanano non solo dal festival, ma anche dalla chiesa», ha detto il presentatore. A chiudere la questione ci ha pensato l'Osservatore Romano: «Non c'è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo».
Ma a Sanremo tutto fa scalpore. Il tribunale dei social giudica tutti e tutti, una prateria libera in cui scaricare odio. Fortuna che sul palco dell'Ariston ci sono Zalone e Fiorello, i due numero uno della comicità italiana. Laura Rio
Tra Calabria e trans, Checco Zalone zittisce i buonisti. Massimo Balsamo il 2 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Lo showman fa denuncia sociale sul palco dell'Ariston con una favola priva di buonismo, ma con messaggi altrettanto forti.
Era l’uomo più atteso e non si è smentito: Checco Zalone show a Sanremo 2022. Ospite di punta della seconda serata del Festival, lo showman barese ha portato sul palco dell’Ariston una favola a dir poco originale, trattando temi delicati senza fare i conti con i dogmi del politicamente corretto. E, anche per questo, sui social è esplosa la Zalone-mania.
Il 44enne non ha risparmiato stoccate ad Amadeus e ad alcuni siparietti della prima serata (“bellissima l’idea della Muti doppiata dalla De Filippi”), ma il fulcro dello show è certamente legato alla favola anti politically correct per prendere in giro l’ipocrisia omofoba. La parodia di Checco Zalone, accompagnata in parte da “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini, ha dimostrato che è possibile affrontare argomenti sensibili senza dover affondare le mani nel buonismo.
Partendo dalla Calabria, Checco Zalone ha raccontato una storia con protagonisti un vecchio professore di greco antico e un trans brasiliano per condannare l’omofobia. "Di me si sa che io sono metà e metà, ma tu sei un coglione intero!", la conclusione della favola Lgbtq. Prima di lasciare il palco, conscio delle possibili polemiche, ha sottolineato con l’ennesimo doppio senso: "Se ci sono denunce, querele interrogazioni parlamentari, il foro di competenza è di Amadeus".
Il primo intervento sanremese di Checco Zalone ha acceso l’entusiasmo del popolo della rete: tanti utenti Twitter hanno messo in risalto l’importanza di fare denuncia sociale anche con il sorriso. Da registrare l'endorsement anche di Rita Dalla Chiesa: "Chi non capisce la genialità della denuncia sociale, travestita da comicità, di Checco Zalone è in malafede. Lui è un grande, grandissimo".
Massimo Balsamo. Nato nel Torinese diversi anni fa. Collaboro con giornali cartacei e online: mi occupo di cinema, ma anche di politica e di cronaca. Ho lavorato a vari progetti nel mondo della comunicazione e ho scritto il libro "Cinema - Riflessioni e proiezioni". Vietato criticare in mia presenza The Office, Camera Cafè, i bassotti e Aldo, Giovanni e Giacomo.
Checco Zalone sbertuccia i virologi: "Fazio vi chiama..." Massimo Balsamo il 2 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Lo showman barese è il mattatore della seconda serata del festival di Sanremo 2022, il leader della Lega non nasconde la sua ammirazione.
Prima la favola priva di buonismo, poi il rapper Ragadi e il virologo cugino di Al Bano: Checco Zalone è il mattatore della seconda serata di Sanremo 2022. Complice l’assenza di Fiorello, lo showman barese ha fatto impazzire i telespettatori con le sue gag anti politicamente corrette e con i suoi lampi di genio, raccogliendo grandi celebrazioni sui social. Tra i tanti commenti apparsi sul web, registriamo anche quello del leader della Lega, Matteo Salvini: “Checco Zalone, numero 1 assoluto”.
Accompagnato dai produttori Cisti e Fellea, Checco Zalone ha vestito i panni di Ragadi, un rapper seduto sul cuscino a ciambella, evidentemente a causa delle profonde erosioni cutanee. Il comico si è preso gioco del “poco ricco”: "Non sono nato povero, sono poco ricco". Battute taglienti che hanno lasciato il segno: dalla “madre devastata perché in casa ha una sola filippina" al "padre eccezionale che va a puttane dentro il Bosco verticale”.
Come evidenziato in precedenza, Checco Zalone ha poi interpretato un personaggio nuovo di zecca, il virologo Oronzo Carrisi, cugino del celebre Al Bano. Dopo un’intervista rilasciata ad Amadeus, “l’esperto” ha cantato il brano “Pandemia ora che vai via”, scritto tra gli altri da Bassetti, Brusaferro, Galli, Fauci e Locatelli. Una canzone satirica per fare ironia sulla sovraesposizione mediatica di medici e professori, destinata a diventare virale sul web nel giro di poche ore.
"Prima a Cellino il virologo stava sotto il podologo e l'estetista, poi c'è stato il riscatto: vorrei dirlo a tutti i giovani vulcanologi, tornadologi, marematologi: non vi preoccupate, prima o poi Fabio Fazio vi chiama pure a voi”, l’analisi di Oronzo Carrisi. Un’altra frecciatina, invece, quella legata alla perenne diversità di vedute tra i virologi: "Chiedi se un virologo è d'accordo con un altro virologo? Vuol dire non capire un cazzo di virologia”. Checco Zalone scatenato, semplicemente.
Massimo Balsamo. Nato nel Torinese diversi anni fa. Collaboro con giornali cartacei e online: mi occupo di cinema, ma anche di politica e di cronaca. Ho lavorato a vari progetti nel mondo della comunicazione e ho scritto il libro "Cinema - Riflessioni e proiezioni". Vietato criticare in mia presenza The Office, Camera Cafè, i bassotti e Aldo, Giovanni e Giacomo.
Sanremo 2022, Checco Zalone ridicolizza Bassetti e i virologi: "Non capiscono un ca***". Libero Quotidiano il 03 febbraio 2022
Gag esilarante di Checco Zalone al Festival di Sanremo di ieri sera 2 febbraio quando nei panni del virologo Oronzo Carrisi, cugino di Al Bano, prende in giro Matteo Bassetti, Massimo Galli e Roberto Burioni e canta il brano Pandemia ora che vai via, composto insieme a un lungo elenco di virologi, appunto: "Ho voluto dividere la Siae con tutti, questi muoiono di fame tra due mesi...".
"Prima a Cellino il virologo stava sotto il podologo e l'estetista, poi c'è stato il riscatto: vorrei dirlo a tutti i giovani vulcanologi, tornadologi, marematologi: non vi preoccupate, prima o poi Fabio Fazio vi chiama pure a voi", ironizza Zalone. "Stavo per abbandonare la virologia, poi è arrivato il primo tampone positivo di Cellino San Marco e mi ha cambiato la vita". Quindi Amadeus chiede: "Questa variante segnerà la fine della pandemia, è d'accordo?".
"Chiedi se un virologo è d'accordo con un altro virologo? Vuol dire non capire un ca*** di virologia. Purtroppo", osserva Oronzo Carrisi, "la pandemia sta per finire, è brutto pure per te, perché secondo te alle 8 quando finisce la pandemia la gente guarda quella cazz*** dei Soliti ignoti? Non ti prende più neanche Tele Cellino".
Sanremo 2022, Lorena Cesarini piange e singhiozza: "Io resto nera". Insultata dai razzisti, e dopo di lei...Libero Quotidiano il 02 febbraio 2022
Un lungo monologo anti-razzista: Lorena Cesarini, co-conduttrice della seconda serata del Festival di Sanremo al fianco di Amadeus non trattiene singhiozzi e lacrime, raccontando la sua dolorosa vicenda personale. "Dopo l'annuncio di Amadeus scopro che a 34 anni non è vero che sono una ragazza come tante, io resto nera".
Inizia così il suo intervento, che sui social ha raccolto molti complimenti per emozione e profondità, ma pure qualche critica per lo scarso ritmo e la "prevedibilità" del tema. "Fino ad oggi a scuola, all'università, al lavoro o sul tram nessuno aveva mai sentito l'urgenza di dirmelo, invece appena Ama dà questa notizia splendida per me certe persone hanno sentito proprio questa urgenza: evidentemente per qualcuno il colore della pelle è un problema", dice l'attrice di Suburra, nata a Dakar ma cresciuta a Roma da mamma senegalese e papà italiano.
La Cesarini legge poi alcune delle frasi razziste che le sono state rivolte sui social mentre tra il pubblico qualcuno le urla "sei bellissima" e "sei italiana". "Sì, lo sono e ne vado anche molto fiera", risponde lei, che chiude il suo intervento tra le lacrime. "La cosa più importante per me - conclude leggendo alcuni passaggi dello scrittore Tahar Ben Jelloun - è chiedersi dei perché per andare verso la libertà, la libertà dalle frasi fratte, dai giudizi precostituiti e dai giudizi sul tram". Subito dopo la Cesarini, Amadeus ha presentato l'ospite più atteso della serata, Checco Zalone, con la sua comicità un po' sboccata e irriverente. E c'è chi ha notato come la scelta di accostare i due momenti così diversi, "alto" e "basso", non sia stata azzeccatissima.
Da corrieredellosport.it il 22 febbraio 2022.
In un'intervista al settimanale F Lorena Cesarini - vista di recente accanto ad Amadeus al Festival di Sanremo 2022 - ha parlato di un incontro con Daniele De Rossi che ha cambiato la sua passione per il calcio.
L'attrice è una tifosa sfegatata della Roma. "Andavo sempre allo stadio, seguivo le partite in casa, in trasferta, sapevo i cori a memoria. Ero veramente presa. Però a un certo punto mi sono allontanata. Per fortuna, perché lo vivevo in modo troppo intenso: se la domenica l'arbitro non ci dava un rigore mi rovinavo tutta la settimana", ha spiegato.
L'incontro con Daniele De Rossi
Lorena Cesarini si è allontanata dopo aver incontrato Daniele De Rossi per strada. "Lo volevo abbracciare ma non me lo ha permesso - ha ricordato l'attrice di Suburra - Credo fosse il 2011.
Allora non c'era il Covid e il suo rifiuto sul momento mi era sembrato assurdo, ma forse il fatto che una ragazza carina dimostrasse tanto entusiasmo nei suoi confronti lo aveva messo in imbarazzo". Successivamente De Rossi ha fatto recapitare un messaggio di scuse a Lorena tramite l'amico in comune Diego Bianchi. "Oggi gli sono grata perché, anche se involontariamente, mi ha fatto prendere un po' di sano distacco dal calcio", ha sottolineato la Cesarini.
"Scopro di non essere italiana": i messaggi choc alla Cesarini. Novella Toloni il 2 Febbraio 2022 su Il Giornale.
In apertura di serata l'attrice ha fatto un monologo sul razzismo, raccontando un episodio del quale è stata vittima proprio per la sua presenza a Sanremo. Ma le sue parole hanno diviso i social
L'arrivo sul palco della seconda co-conduttrice del festival di Sanremo è stato nel segno della riflessione. Lorena Cesarini, attrice italo-senegalese protagonista della serie Suburra, ha parlato di razzismo nel suo esordio sanremese, invitando pubblico e telespettatori a riflettere su quanto accadutole subito dopo l'annuncio della sua partecipazione al Festival.
"A scuola e all'università non avevo mai subito razzismo, mi sono sempre considerata una normale ragazza italiana - ha esordito un po' impacciata la Cesarini - e ora a 34 anni scopro che non è vero che sono un'italiana come tante, che resto una nera". Nonostante l'evidente imbarazzo per l'emozione di calcare l'importante palco dell'Ariston, Lorena ha raccontato dei messaggi di odio ricevuti sui social network dopo l'annuncio fatto da Amadeus al Tg1 sulla sua partecipazione come co-conduttrice.
Con la voce rotta dall'emozione l'attrice ha ricordato alcune delle frasi ricevute, che il pubblico ha potuto leggere sul maxi schermo: "Non se lo merita, l'hanno chiamata perché è nera", "E' arrivata l'extracomunitaria", "L'hanno chiamata per lavare le scale e annaffiare i fiori". E da qui è partito il suo lento monologo tra lacrime, lunghe pause di imbarazzo e tentennamenti, che hanno portato il suo intervento oltre i tempi stabiliti dalla scaletta.
"Nessuno prima aveva sentito l'urgenza di dirmi queste cose - ha detto Lorena Cesarini tra le lacrime - ma da quando Amadeus mi ha chiamato ho scoperto che evidentemente il colore della pelle è ancora un problema". Nonostante dal pubblico qualcuno abbia provato a farle superare l'imbarazzo della scena con un "sei bellissima", l'attrice è apparsa più volte in difficoltà e questo ha prolungato notevolmente il suo intervento, che si è concluso con una lunga citazione tratta dal libro Il razzismo spiegato a mia figlia di Tahar Ben Jelloun.
La Cesarini ha ammesso di avere cercato una risposta alle azioni degli hater nell'opera dello scrittore marocchino e nel finale ha abbracciato Amadeus prima di lasciare il palco alla musica, rimasta ai margini della seconda serata del Festival fino alle 21.30. Come era prevedibile, l'intervento di Lorena Cesarini ha diviso il popolo dei social tra chi ha apprezzato la sua riflessione e chi, invece, si è scagliato contro l'attrice. Critiche e pensieri che hanno visto protagonisti anche Rula Jebreal a Mario Adinolfi.
Novella Toloni. Toscana Doc, 40 anni, cresco con il mito di "Piccole Donne" e del personaggio di Jo, inguaribile scrittrice devota a carta, penna e macchina da scrivere. Amo cucinare, viaggiare e non smetterò mai di sfogliare riviste perché amo le pagine che scorrono tra le dita. Appassionata di social media, curiosa per natura, il mio motto è "Vivi e lascia vivere", perché non c’è niente di più bello delle cose frivole e leggere che distolgono l’attenzione dai problemi
Da liberoquotidiano.it il 3 febbraio 2022.
La co-conduttrice italo-senegalese Lorena Cesarini racconta la sua vita dal palco dell'Ariston. A scuola e all'università non aveva mai subito razzismo, spiega. «E ora a 34 anni scopro che non è vero che sono un'italiana come tante, che resto una nera», prosegue riferendosi ai messaggi di odio ricevuti sui social dopo la notizia della sua partecipazione a Sanremo, «nessuno prima aveva sentito l'urgenza di dirmelo, da quando Amadeus mi ha chiamato ho scoperto che evidentemente il colore della pelle è ancora un problema». Se esistesse veramente il razzismo però lei non sarebbe a Sanremo... Ennesima predica.
Fabrizio Biasin per Libero Quotidiano il 3 febbraio 2022.
Doveva essere il giorno di Checco Zalone e, infatti, così è stato. Anzi, di più. Ieri sera non è andato in scena il Festival della canzone italiana, bensì il Festival di Luca Medici, unico e solo. Era una previsione facile, ma si trattava della sua prima volta sul palco che tanti e tanti ha fatto tremare e, quindi, pensavamo «chissà se riuscirà ad essere se stesso». Ci è riuscito, e pazienza se qualcuno non ha apprezzato (è impossibile piacere a tutti, figuratevi nel 2022). "L'altro Fiorello" (quello originale in teoria non tornerà. In teoria...) appare per la prima volta che sono da poco passate le 21.30. Amadeus lo presenta come se fosse Iddio sceso in terra e non ha mica tutti i torti. È lì, in mezzo al pubblico, in galleria, gli dice «tu vorresti un altro Bugo eh?» e «io parto da qui perché amo il popolino!».
Finge di commuoversi («qui piangono tutti», stilettata alle precedenti lacrime della Cesarini), dice al presentatore «non so se mi merito tutto questo, poi vedo te...», azzanna la co-conduttrice del giorno prima («bellissima l'idea della Muti doppiata dalla De Filippi»), sfida le femministe («manca una scema, di quelle che vanno a prendere l'acqua»), parla apertamente di «terroni», racconta una fiaba simil-Cenerentola in salsa calabrese con la/il protagonista che deve tornare a casa entro mezzanotte perché altrimenti le/gli rispunta il pomo d'Adamo e «non so cosa accade là sotto» e ha addirittura una scarpa numero 48.
SUONA AL PIANO E, niente, Checco se ne fotte delle possibili accuse di omofobia, si mette al piano e suona "Almeno tu nell'universo" tira in mezzo pure Lapo, sfotte i padri di famiglia che «insegnano greco di giorno e si piegano in avanti alla sera» e se ne va ben sapendo che qualcuno si sarà offeso e gli darà dell'animale insensibile. Ne ha dette abbastanza per ringraziarlo, ma si tratta solo dell'antipasto, perché il nemico giurato del politicamente corretto torna in scena alle 22.45 per esibirsi ancora una volta al pianoforte. Titolo della canzone: "Poco Ricco". Si ride, si riflette, si ride ancora. E tu dici «ok, ha finito».
COLPI BEN ASSESTATI Neanche un po': il Zalone-ter si manifesta poco prima della mezzanotte, veste i panni del virologo Oronzo Carrisi e, niente, ci siamo capiti: con le risate e colpi ben assestati Zalone ci vendica di due anni di prediche firmate da questo e quel virologo. Quindi ecco l'ennesima chicca, con il mattatore che intona "Pandemia non andare via", altro compendio di sarcasmo e frecciate per nulla indirette. Amadeus gli chiede un ultimo sforzo, vuole ascoltare la mitica "Angela", Zalone esegue, saluta e se ne va. Meno virologi, più Zalone per tutti.
Sanremo 2022, le Vibrazioni e il colpo di scena sul palco: "Omaggio a Stefano D'Orazio", Amadeus spiazzato. Libero Quotidiano il 02 febbraio 2022
Uno dei momenti più inattesi ed emozionanti di questo Festival di Sanremo: le Vibrazioni, band milanese guidata da Stefano Sarcina, omaggiano Stefano D'Orazio, indimenticato e indimenticabile batterista dei Pooh scomparso per Covid nell'autunno del 2020. Un lutto che ha travolto i compagni di band nei Pooh, da Dodi Battaglia a Red Canzian e Roby Facchinetti, ma in generale tutto il mondo della musica italiana.
Il batterista delle Vibrazioni ha pensato bene di far riprodurre sulle pelli del suo strumento la riproduzione del volto di D'Orazio, e al termine dell'esibizione di Tantissimo, il brano presentato all'Aristom, il padrone di casa Amadeus fa notare l'omaggio, ringraziandoli nell'applauso generale. Su Twitter, molti commentano il gesto. "Delle Vibrazioni mi è piaciuto l'omaggio a Stefano D'Orazio. Solo quello". "Ciao Carmelita (Barbara D'Urso, ndr) anch'io come te dico grazie alle vibrazioni per aver ricordato il tuo amico e fratello per sempre Stefano D'Orazio ti mando un abbraccio grandissimo col cuore".
Non mancano però critiche un po' cattivelle. "Amo Sanremo per la disinvoltura con cui passa dal monologo sul razzismo alla canzone delle vibrazioni e poi Checco Zalone col pezzo sul trans brasiliano e la ceretta con Amadeus che guarda Giovanna in prima fila per vedere se è tutto ok. Ma a che serve ciao2021 se abbiamo questo?". "Ma solo per me il cantante delle Vibrazioni, ha stonato? Non mi sembrava fosse molto sul pezzo". E un pensiero per Beppe Vessicchio, assente per Covid: "Non c’è. Doveva accompagnare le Vibrazioni ma non sta bene, pur essendosi negativizzato. Era sintomatico".
Da liberoquotidiano.it il 2 febbraio 2022.
Cala il sipario sulla prima serata del Festival di Sanremo 2022 e in testa alla classifica c'è uno che la kermesse dell'Ariston la ha già vinta, ossia Mahmood, che questa volta si è presentato in coppia insieme a Blanco.
E a tarda sera, ecco che i due vengono intercettati dalle telecamere di Corriere.it. Peccato che con discreta approssimazione abbiano alzato un po' il gomito per celebrare questo primo successo (assolutamente legittimo, anzi... corretto). E lo confermano i due diretti interessati. Come state? "Bene bene molto bene", spiega Mahmood con fare un poco strano. "Ve lo aspettavate?", "No no...". "Questa complicità...".
Ed ecco che a questo punto Mahmood, ridanciano, confessa: "Eh, come dire in parole semplici... rido perché ho brindato un po'", ammette. "Lui invece ha giocato alla Playstation?". E Blanco: "Sì, ho giocato alla Playstation, me la sono sciallata, diciamo".
L'intervistatore ricorda: "Davanti al pubblico finalmente...". "Quello sì eh, davanti al pubblico, una grandissima emozione. Prima di salire avevamo il mood oratorio... felicioni, come fossimo due bambini. È stato bello", replica Blanco con frase un poco avventurosa. "Io mi stavo un attimino cag*** all'inizio. Quindi ho...", conclude Mahmood. Buonanotte...
Da leggo.it il 2 febbraio 2022.
Morgan a gamba tesa sul Festival di Sanremo e su Amadeus. Il cantautore ha pubblicato un post social nel quale ha criticato senza filtri la kermesse: «Prima di morire curerò un'edizione del Festival di Sanremo come direttore artistico e quando succederà non solo si avrà la stessa sensazione di liberazione da una dominazione tirannica ma, e non ci si potrà quasi credere, tornerà la musica in questa povera patria», le sue parole.
Nel 2020 era stato protagonista di un litigio in diretta con Bugo, che aveva lasciato il palco durante l'esibizione del brano "Sincero". Un evento che gli era costato la squalifica. Nel 2021 invece era stato escluso sia dalla giuria di Sanremo Giovani, che dalla competizione dei "Big". Una decisione che aveva scatenato le proteste della artista: «Se Amadeus dovesse annunciare che mi ha escluso dalla gara e che ha preso Bugo sarebbe la cosa più disonorevole, squallida e scorretta che io abbia mai subito nella vita. Va bene non essere meritocratici, ma offendere così gravemente una persona come me - meritevole e disponibile - sarebbe una cosa gravissima sia da un punto di vista umano che professionale».
Le parole contro il razzismo. Il monologo di Lorena Cesarini a Sanremo sul razzismo: “Colore della pelle è ancora un problema”. Fabio Calcagni su Il Riformista il 2 Febbraio 2022.
In lacrime ha raccontato al pubblico del teatro Ariston di Sanremo cosa vuol dire essere una ragazza di colore in Italia a 34 anni. È il monologo tenuto da Lorena Cesarini, una delle cinque donne che affianca Amadeus nella conduzione della 72esima edizione della kermesse canora.
Dopo aver ricordato al pubblico di esser nata a Dakar da mamma senegalese e papà italiano, di essere cresciuta a Roma e di essere “molto fiera” di sentirsi italiana, Lorena ha spiegato come da quando Amadeus l’ha scelta per Sanremo ha sperimentato l’odio degli hater.
Se infatti a scuola e all’università non aveva mai subito razzismo, l’attrice rivela come “ora a 34 anni scopro che non è vero che sono un’italiana come tante, che resto una nera”. Lorena legge in diretta i messaggi di odio ricevuti sui social network dopo la notizia della sua partecipazione a Sanremo, che compaiono alle sue spalle sul maxischermo.
“Non se lo merita, l’hanno chiamata lì perché nera”, “è arrivata l’extracomunitaria”, “forse l’hanno chiamata per lavare le scale e innaffiare i fiori”, il tono dei messaggi.
“Un pochino all’inizio ci sono rimasta male, poi mi sono anche arrabbiata, poi mi è passata, ma mi è rimasta dentro una domanda: perché? Perché c’à chi si indigna per la mia presenza su questo palco, perché c’è gente che ha problema con il mio colore della pelle“, sono le parole di Lorena
Tra il pubblico qualcuno le urla “sei bellissima” e “sei italiana“. “Sì, lo sono e ne vado anche molto fiera“, risponde lei, che chiude il suo intervento tra le lacrime leggendo un brano di “Il razzismo spiegato a mia figlia” di Tahar Ben Jelloun: “La cosa più importante – dice piangendo Lorena – è chiedersi perché, per andare verso la libertà da frasi fatte, giudizi precostituiti, insulti, giudizi sul tram“.
Chi è Lorena Cesarini
Romana, classe 1987, laureata in Storia contemporanea, Lorena Cesarini si è fatta notare nel ruolo di Isabel Mbamba, la prostituta di cui il protagonista Aureliano (interpretato da Alessandro Borghi) si innamora nella prima stagione della celebre serie targata Netflix del 2017.
In un’intervista rilasciata a The Italian Reve, ha raccontato di essere affascinata dal mondo del cinema fin da piccola, ma che non pensava potesse accadere non essendo figlia d’arte “a meno che qualcuno non mi avesse fermata per strada e così è stato”. Un sogno che si è realizzato nel 2014, quando ha debuttato nel film di Diego Bianchi Arance e Martello. Lorena Cesarini ha lavorato anche con Leonardo Pieraccioni nel lungometraggio Il professor Cenerentolo del 2015, in cui dà vita al personaggio di Sveva.
Di recente ha interpretato la fidanzata di Matilde Gioli nel film È per il tuo bene (2020) di Rolando Ravello, con Marco Giallini.
Fabio Calcagni. Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.
La rubrica sulla 72esima edizione della kermesse. Quiz Sanremo, la seconda serata del Festival: Checco Zalone kingmaker, “per me quello che ha preso Donatella Rettore”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 3 Febbraio 2022.
“Per me quello che ha preso Donatella Rettore“, che alla seconda serata si fa sentire già il sonno e insomma, da qui a sabato, è lunga. Alla seconda serata serve più di un booster insomma. Prima quello di Checco Zalone, quello di Zanicchi e di Rettore, Laura Pausini fa Laura Pausini, basta. La madrina Lorena Cesarini, italiana nata in Senegal, in un monologo sincero ed emozionato contro il razzismo. Si procede per lampi, strappi, highlights. E intanto si è fatta una certa, di già.
Zalone protagonista assoluto (manca Fiorello d’altronde), fa un po’ quello che vuole: le canta a omofobi, cantanti trap e rap tutti uguali o quasi, No Vax e virologi. Si procede scosse improvvise, si piange ancora spesso e volentieri, si guarda l’orario spesso e volentieri preoccupati, invasione barbarica di FantaSanremo. Elisa ha lanciato la sua “operazione scoiattolo”, una sfida a Mahmood e Blanco: in pole position sono loro. Come dalle previsioni dei bookmaker.
Memento: gli ultimi Sanremo hanno sempre avuto finali a sorpresa. Come cantato sul palco: “È questione di chimica”. La deciderà il televoto. Questa è una rubrica.
Quiz Sanremo 2022
Ti ha emozionato di più:
a. Lo “Strapaese” ogni sera a meno 100 sere dall’Eurovision
b. Giovanni Truppi in canotta
c. La maglia stile centrino all’uncinetto di Irama
d. Mahmood che lo chiamano “Mammut” e: recuperatela
Lorena Cesarini, madrina senza filtri:
a. L’emozione non ha voce
b. Monologo necessario
c. Momento politico telefonato
d. Autentica
Checco Zalone e la sua favola di trans e ipocriti di Calabria:
a. È solo un’altra “gli uominisessuali”
b. A Lapo Elkann non piace questo elemento
c. Ha usurpato Almeno tu nell’universo
d. Pio e Amedeo chi?
Laura Pausini meritava:
a. L’oscar
b. Che Marco tornasse, a questo punto
c. Partecipare lei e non condurre l’Eurovision (con Mika e Alessandro Cattelan)
d. Un testo scritto da Madame
Poco ricco di Checco Zalone in arte Ragadi:
a. Ha polverizzato tutte le interviste ai trapper
b. Ha polverizzato tutte le interviste ai rapper
c. A mezzo cast di Sanremo non piace questo elemento
d. Avrebbe vinto il Festival
Iva Zanicchi non si accontenta e (scova quella falsa):
a. Piazza pure l’acuto
b. Fa come se fosse a casa sua
c. Si prende la standing ovation
d. “Faccio sesso a 82 anni con mio marito”
La trovata più bella della serata:
a. Far dirigere l’orchestra a Francesca Michielin (Emma)
b. Intitolare una canzone Virale (Matteo Romano)
c. Riportare sul palco Donatella Rettore
d. Gridare bello e buono: “Papalina”
“Pandemia ora che vai via” del virologo Zalone da Cellino San Marco:
a. È stata meno imbarazzante di “Sì sì Vax” del trio Bassetti-Crisanti-Pregliasco
b. È il capolavoro mancato di Albano
c. Avrebbe vinto il Festival
d. Rappresenta l’anelato ritorno dei virologi in tv dopo una settimana di Quirinale e un’altra di kermesse
Risultati! (corrispondono alla maggioranza delle risposte date alle domande):
a. Fino a sabato dovremo far finta di non sapere chi vincerà, davvero?
b. Era meglio Fiorello di Checco Zalone
c. Era meglio Checco Zalone di Fiorello
d. Siamo ancora a mercoledì. Coraggio.
Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
Marina Corradi per “Avvenire” il 4 febbraio 2022.
Nelle due parole del comico un'umanità annoiata e invidiosa Nella moltitudine di parole, nel frullatore di parole che il Festival è, l'altra sera due parole mi hanno colpito. Due parole di Checco Zalone, che è riuscito prima a fare arrabbiare gli Lgbt e insieme gli omofobi e poi, forse, i virologi, col suo gusto del politicamente scorretto. (Gusto di cui non mi lamenterei troppo.
Siamo ormai, tutti o quasi, su determinati argomenti così disciplinatamente 'corretti', che il fatto che qualcuno stoni non dispiace). Le due parole sono quelle di 'Poco ricco', dove Zalone è un rapper dolente: ha la Play Station 2 quando c'è già la 3, sogna i vestiti di Prada, ma poi gli tocca entrare da Zara. 'Poco ricco' è la fotografia di una fetta d'Italia. Non ricca e non povera.
Un'Italia dai redditi discreti, fatta di single o magari di 'dink', double incoms no kids, due stipendi e nessun bambino: l'iPhone sì, ma non l'ultimo, le grandi firme sognate ma proibite. Non poveri: 'poco ricchi'. L'istantanea è acuta. Racconta le folle ai centri commerciali, all'alba del Black Friday, e i falchi/falche dei saldi, in fila, golosi, il primo giorno di ribassi.
Niente di male nel cercare sconti, ma il 'poco ricco' ci si applica come a una professione. Perché vuole, assolutamente vuole l'ultimo iPhone - il penultimo è già imbarazzante - ma, non può. La 'poco ricca' compra, furtiva, le copie clandestine delle borse di Montenapoleone ai mercati rionali.
Ciò che conta per il 'poco ricco' è apparire. I suoi armadi esplodono, lui continua ad acquistare. Sogna, magari con un Gratta e vinci. Ignora cosa sia essere poveri veri, non arrivare a fine mese. E in questa stato sazio ma non del tutto appagato osserva, confronta, e l'invidia si fa largo. E anche una noia di ciò che ha. Il 'poco ricco' disprezza il suo vecchio smartphone: non sa vedere che gioiello è ancora, né vede tutti quei vestiti e quelle scarpe, nel guardaroba.
Se avesse dei bambini forse penserebbe meno agli iPhone e sarebbe più felice, ma non lo sa. Ciò che lo consuma in fondo è una sorta di accidia, di tedio, nel non riconoscere quanto ha. Il 'poco ricco' è un frustrato. Non è grato d'essere nato nella parte 'giusta' del mondo, nemmeno se ne rende conto. Se viaggia, è solo per andare alle Maldive, offerta last minute: e dunque non vedrà quei confini d'Europa, a mille chilometri da qui o anche meno, dove si muore pur di passare il muro. (L'invisibile muro che divide noi da 'loro').
Il 'poco ricco' cambia canale se vede i morti di freddo al confine fra la Turchia e la Grecia (altri ne sono stati trovati, ieri, ancora). Se poi sente delle prigioni per migranti in Libia alza le spalle, «mica possono venire tutti qui». L'idea che si possa essere profughi per disperazione proprio non lo tocca, non capisce, non ce la fa a immedesimarsi.
Nei testi universitari di criminologia si parlava una volta di «delinquenti per mancanza di immedesimazione», per un'impossibilità a percepire la sofferenza altrui. Ora certo il 'poco ricco' non è un delinquente, anzi è spesso un cittadino modello. Solo, nel suo soffocato orizzonte, si annoia. Brava gente, intendiamoci.
Quanto però le farebbe bene vedere, una volta nella vita, un campo profughi in Siria. O passare la frontiera con la Francia, d'inverno, sulle Alpi - in scarpe da tennis, e senza giacche a vento firmate. Con i loro occhi, dovrebbero vedere. In tv non basta. In tv non si sente il freddo, o il sole che picchia, e i bambini che piangono, e quanto minaccioso è il mare. In tv non si percepisce la fame, e l'odore della paura. Le immagini scivolano via: era un film, era vero? Il 'poco ricco' tornerebbe da un simile viaggio sconvolto, ma forse più umano. Viaggi impossibili, certo. Intanto, però, chissà che in quelle due parole di Zalone qualcuno non si sia riconosciuto. E un dubbio, almeno, non lo abbia traversato.
Massimiliano Castellani per “Avvenire” il 4 febbraio 2022.
Caro megadirettore Coletta, preferiamo non sapere il quantum del cachet messo a disposizione da mamma Rai per il figliol prodigo Checco Zalone. Qualsiasi cifra sarebbe sempre troppo per il poco ascoltato e visto.
Il ragazzo di Capurso ha fatto dell'avidità un cavallo di battaglia e giustamente avrà scucito il massimo, anche perché con una presentazione da premio Oscar, come quella che gli ha elargito il piccolo "dittatore artistico" Amadeus III, non poteva certo scendere di prezzo. Se vi diciamo che a noi Checco Zalone non è piaciuto rischiamo di beccarci più insulti della povera Lorena Cesarini? (plaudita giustamente anche dal cardinal Ravasi).
Checco è un bravissimo comico, forse il migliore in circolazione, anche perché come disse una volta Gianni Mura a Maurizio Crozza, «tu sei il più bravo, ma anche perché segni sempre a porta vuota». Pare che Crozza consideri Checco un «genio», e non è l'unico a valutarlo come il Chaplin delle Puglie. I suoi guizzi di solito sono originali, ma quelli sanremesi no: sono stati un furbesco riciclaggio di cose di altre case.
Gag da sagra delle orecchiette con cui riempiva il palinsesto di Telenorba (vedi il trans cenerentolo brasiliano), canzoncine osé del suo periodo d'oro aZelig. Uno spettacolino dai, merce trash pari a quella dei cuginetti, gli "emigratis" foggiani Pio e Amedeo. Zalone all'Ariston dopo la finta partenza in mezzo al «popolino» ha mostrato un pizzico di spocchia da fenomeno di incassi al botteghino.
Quello è e non cadiamo dalle nubi. Giorni fa, un bravo attore teatrale che per vivere e farsi riconoscere per la strada fa le fiction, mi confidava: «Fare la televisione mi piacerebbe, ma è difficile, lì devi essere semplice, trovare un linguaggio che arrivi a tutti». Vero, ma il crinale tra il semplice e il superficiale è assai labile. Scendere nel triviale con una sequela di «c...o» bip e dissertare di emorroidi al popolo di Sanremo, vuol dire aver ormai barattato - per lo share - lo sterco con la nutella.
Analizzare un pezzo, cantato o recitato di Zalone, non può e non deve diventare un'analisi sociologica, certo, però il Paese reale che descrive, da sempre, è fatto esclusivamente di «poco ricchi» che sognano di arricchirsi per comprare «l'ultimo modello della playstation al figlio» e di professionisti sposati che alla sera vanno a cena con dei trans chiamati Desiderio. Un mondo così malato di sesso, rap e ipocrisia, è destinato a morire Checco mio.
O nella migliore delle ipotesi non guarirà mai, anche se da domani sparisse la pandemia - ce lo auguriamo - assieme a tutti i virologi colleghi del suo Oronzo Carrisi «cugino di Al Bano». In questo sproloquio provinciale, niente affatto da Eurovisione, la musica passa in secondo o terzo piano. L'equivoco è grave, e lo capisci quando tuo figlio dopo le una di notte ti sveglia per chiedere: «Ma Ragadi (Zalone) perché non è tra i 25 in classifica?».
Virologi tv, perbenisti e rapper impegnati: a Sanremo Checco Zalone si fa in tre e li asfalta tutti. Luisa Perri giovedì 3 Febbraio 2022 su Il Secolo d'Italia.
Nella seconda serata di Sanremo è stato Checco Zalone show. Tre interventi a destabilizzare la messa cantata del festival dei fiori. Il comico pugliese, tra una battuta e una canzone, ha affrontato temi come diversità, transessualità con la sua personale versione di “Almeno tu nell’universo”. Ma anche ha messo alla berlina rapper, trapper, presuntamente impegnati. Lo ha fatto nei panni del rapper Ragadi che, insieme ai produttori Cisty e Felea, in “Poco ricco” canta il disagio di chi ha “la madre devastata perché in casa ha una sola filippina e un padre eccezionale che va a puttane nel Bosco verticale”. L’ultima maschera di Zalone è il virologo Oronzo Carrisi, cugino di sangue di Al Bano, che intona “Pandemia ora che vai via”: “La curva è andata giù sta per finire il sogno”. Sono stati i momenti top della seconda serata del Festival di Sanremo 2022, dove Checco Zalone è stato mattatore indiscusso.
Cenerentola Lgbtq ambientata in Calabria
Contro i perbenisti, gli ipocriti e i falsi. Checco Zalone arriva per la prima volta al Festival di Sanremo e prende di mira la società che si scandalizza parafrasando una la più classica tra le favole, Cenerentola, e facendo la sua personale versione di “Almeno tu nell’universo”. “I tempi adesso stanno cambiando, stanno cadendo i pregiudizi e io racconto una storia LGBTQ ambientata in Calabria, così non si possono offendere”, dice Zalone la cui Cenerentola è Oreste do Brasil, depilato magicamente dalla fata di Cosenza. C’è anche il principe innamorato osteggiato dal re che poi si scopre cliente dell’Oreste già citato. E poi tocca ad “Almeno tu…” con il ritornello che diventa “Io poi io sarei il diverso, che ipocrisia nell’universo”.
Il comico pugliese era entrato dalla galleria (“Questa è la mia gente, Amadeus, la gente vera. E’ voglio partire da qui per venire lì, perché io amo il popolino”) ha fatto gag sul “passo indietro” delle donne, tormentone del primo Sanremo di Amadeus, sulle donne “scelte da Giovanna (la moglie di Amadeus, nda), però manca quella scema”. E, infine, ha rimandato per ogni controversia rimanda al “foro di competenza… che non è il mio, ma quello di Amadeus”.
Checco Zalone ridicolizza i rapper “trasgressivi”
Nel secondo intervento Luca Medici, nome all’anagrafe del comico pugliese, si presenta invece come un trapper un poco più in là negli anni e a rivelarlo è già il nome scelto: Ràgadi. Con evidenti sofferenze, sin dalla seduta al pianoforte su un cuscino a ciambella. Checco Zalone lancia dal palco dell’Ariston nella seconda serata di Sanremo 2022 la sua canzone tra il rap e il trash dal titolo ‘Poco ricco’, perché in effetti il protagonista del brano non era povero e neanche disagiato, semmai ‘poco agiato’… “Con questo brano, vincerò io il Festival”, assicura ad Amadeus, pronto a ‘soccorrerlo’ durante i suoi ripetuti e sofferti piegamenti.
Oronzo Carrisi, il virologo cugino di Al Bano
“Il Covid mi ha salvato la vita!”. Può sembrare una affermazione stonata di questi tempi, ma se a pronunciarla è il dottor Oronzo Carrisi cugino di Al Bano, allora può essere quanto meno verosimile. E’ il personaggio che propone Checco Zalone, super ospite della seconda serata di Sanremo 2022; e si propone come il noto cantante, pugliesi entrambi: cappello bianco in testa, sciarpa bianca al collo, acuti anche mentre parla e una confessione: “io lo detesto! Mi ha oscurato la vita, a Cellino siamo tutti identificati in riferimento ad Al Bano, anche mia mamma si chiama ‘zia di Al Bano’…”. Però con il Covid arriva la rivincita: “Ora lui è ‘nu fesso di cantante e io un grande virologo!”.
Il virologo Carrisi: “Prima ero meno considerato del podologo”
Ricorda il dottor Carrisi: “Prima il virologo era sotto il podologo e poco sopra l’estetista e a Natale anche sotto l’estetista. Poi, il primo tampone positivo mi ha salvato l’esistenza”. Quanto al rapporto con gli altri virologi, “ognuno deve andare contro l’altro, c’è scritto sul patto di Ippocrate. L’unica cosa su cui siamo d’accordo tutti è che non abbiamo capito ‘nu cazz…”.
Ma, si lamenta il ‘virologo’ Checco Zalone, “purtroppo questa pacchia sta per finire. Sarà un guaio anche per te – avverte rivolgendosi ad Amadeus – La gente alle otto di sera uscirà di casa e non vedrà più il tuo programma!”. Quindi, canta il suo nuovo brano, dal titolo ‘Pandemia ora che vai via’, testo scritto da tutti i virologi più o meno noti per i passaggi frequenti in tv, mentre a dirigere l’orchestra viene chiamato il maestro Virussicchio…
Vladimir Luxuria s’indigna contro Checco Zalone: “A Sanremo ha deriso i trans, non mi fa più ridere”. Davide Ventola giovedì 3 Febbraio 2022 su Il Secolo d'Italia.
Vladimir Luxuria contro Checco Zalone dopo la performance del comico pugliese al Festival di Sanremo. “Mi è sembrata intanto una performance un po’ scarsa, da Zalone ci saremmo aspettati di più. E’ anche un po’ una ripetizione, questa volta più fallita, rispetto alla canzone sugli uomini sessuali che invece aveva fatto tanto ridere”. Vladimir Luxuria commenta così all’Adnkronos la ‘favola’ sui trans brasiliani recitata ieri sul palco dell’Ariston.
“I trans non sono tutte prostitute con il pomo d’Adamo e 48 di piedi”
“Apprezzo la finalità di condanna all’ipocrisia dei falsi moralisti, di quelli che ci cercano e poi fanno finta che non sono mai stati con noi. Però una trans si può cercare anche in un locale, in un luogo di lavoro, su un autobus – spiega – non è che per avere un contatto con una trans si debba per forza andare nel vicoletto buio. Poi una trans brasiliana che si chiama Oreste: lo sketch era tutto improntato sulla impossibilità e sulla ridicolizzazione del tentativo di essere femminile da parte di una trans. Tutto un mix di pomo d’Adamo, numero di scarpe 48, la rima con ‘azzo’, il fatto che un uomo che va con una trans si piega e vuole la banana: tutta una ossessione sul ridicolizzare la femminilità di una trans. Una persona in quanto trans è una potenziale prostituta o una dalla femminilità impossibile”.
E aggiunge Luxuria su Zalone: “Sarebbe un po’ come se, poiché esistono delle donne che si prostituiscono, tutte le volte che si parla di donne si deve parlare di prostitute. La prostituzione non è un reato, ovviamente, e non c’è alcun moralismo sulla prostituzione ma è un corto circuito che viene fatto troppo spesso. E come se Zalone avesse voluto fare lui, stavolta, l’ipocrita: da una parte condannare il falso perbenismo di quelli che ci condannano, dall’altro però far ridere il popolino su tutti quegli stereotipi che ci vogliono ad esempio col 48 di piedi. Vorrei dire a Checco che sono alta 1.78 e porto il 41 di piedi. Non ho neanche il pomo d’Adamo. Non sono per la censura ma rivendico il diritto alla critica di sketch che più che far ridere deridono”, conclude.
"Operazione paracula...". Ora Luxuria attacca Zalone. Luca Sablone il 7 Febbraio 2022 su Il Giornale.
L'attivista Lgbt critica lo show del comico pugliese a Sanremo: "È stata un'operazione paracula. Ha voluto far ridere chi ha i pregiudizi contro le trans".
Lo show di Checco Zalone a Sanremo continua a dividere l'opinione pubblica. Alcuni pensano che abbia esagerato con i toni delle battute e con gli stereotipi, altri ritengono invece che abbia trattato il tema con ironia portando così gli italiani a riflettere effettivamente sulla questione. Tra quelli che si sono mostrati critici verso il comico pugliese c'è sicuramente Vladimir Luxuria che ieri, ospite a Non è l'arena su La7, non ha fatto mancare parole di condanna al discorso. Lo definisce un'operazione "paracula" perché, a suo giudizio, avrebbe agito contemporaneamente su due piani per non scontentare nessuno.
Luxuria contro Zalone
L'attivista Lgbt ha fatto notare che da una parte "si è voluto strizzare l'occhio contro l'ipocrisia dei falsi moralisti" (ovvero coloro che di notte vanno alla ricerca di persone trans e di giorno le criticano e le condannano), mentre dall'altra "ha voluto far ridere gli stessi che hanno i pregiudizi nei confronti delle trans". Luxuria sostiene che Zalone abbia usato le classiche battute che avevano come intento quello di confermare l'impossibilità per una trans di essere femminile.
"E quindi la banana, la rima con 'azzo', il pomo d'Adamo, le scarpe numero 48. L'idea che una trans o è una presunta prostituta o è una donna mancata, sempre questa roba...", è stata la critica mossa dall'attivista Lgbt. Secondo cui avrebbe potuto impostare il monologo in maniera differente, ad esempio dicendo che l'uomo aveva incontrato la trans su un tram o in un locale: "E invece no, in un vicolo buio. Sempre questa storia della prostituzione".
Luxuria non si è mostrata affatto affascinata dagli interventi del comico pugliese sul palco del Festival di Sanremo: "A me ha dato fastidio questo monologo, anche perché queste battute non mi fanno ridere perché sai quante volte le ho sentite dire... 'Metà e metà, la banana, la rima con azzo'. Penso che uno come Chezzo Zalone poteva fare di più". L'attivista Lgbt ha rivendicato il diritto di criticare e commentare anche la satira a Sanremo. Infine ha comunque specificato che non porterà il broncio verso Zalone e che anzi continuerà ad andare a vedere i suoi film.
L'intervento di Gasparri
Anche Maurizio Gasparri si è mostrato critico nei confronti del comico pugliese. Il senatore di Forza Italia ha fatto notare che un conto è essere contro le discriminazioni di atteggiamento e di lingua, un altro è imporre di trattare un argomento. Ma non ha gradito la favola-parodia che Zalone ha portato sul palco di Sanremo: a suo modo di vedere si è trattato di "un racconto da caserma, uno stereotipo antico".
Luca Sablone. Classe 2000, nato a Chieti. Fieramente abruzzese nel sangue e nei fatti. Estrema passione per il calcio, prima giocato e poi raccontato: sono passato dai guantoni da portiere alla tastiera del computer. Diplomato in informatica "per caso", aspirante giornalista per natura. Provo a raccontare tutto nei minimi dettagli, possibilmente prima degli altri. Cerco di essere un attento osservatore in diversi ambiti con quanta più obiettività possibile, dalla politica allo sport. Ma sempre con il Milan che scorre nelle vene. Incessante predilezione per la cronaca in tutte le sue sfaccettature: armato sempre di pazienza, fonti, cellulare, caricabatterie e… PC.
Da "Un Giorno da Pecora" il 4 febbraio 2022.
“Sono particolarmente arrabbiata” ha detto la giornalista transessuale Manila Gorio a La Zanzara su Radio 24 commentando quando successo sul palco di Sanremo ieri sera. “Ogni volta che si parla di transessuali, in questo paese dobbiamo farli vedere come sesso, droga e rock n’roll. Io sono una giornalista, ho una marea di amiche che fanno altri lavori, questo modello retrò delle trans che battono va lasciato”.
“Per me Checco è un amico - ha aggiunto la Gorio - siamo nati nello stesso paese e gli voglio bene. Ma Amadeus prima invita Drusilla Foer per un messaggio di inclusione, si dà spazio al monologo bellissimo sul razzismo e poi però si deve spiegare a chi ha scritto il testo di Checco Zalone che non dobbiamo far passare il messaggio che le trans sono mignotte. È stato ignobile”.
E sulla presenza come co-conduttrice della crossdresser Drusilla Foer, la Gorio ha aggiunto: “Con tutto il rispetto, ma non è una trans. Se fossi scesa io da quella scalinata, o qualche collega, avremmo dato un messaggio diverso. È giusto invitarla, ma spero che in futuro ci sia spazio per ragazze transessuali che lo fanno di lavoro”.
E ancora sullo sketch di Checco Zalone ha concluso: “È una ironia da anni '80, mi ha anche fatto ridere, ma appartiene a quegli anni: il mondo trans non è più quello. I Golden Globe li ha vinti una ragazza trans, gli Usa ci superano sempre perché noi dobbiamo rappresentare la famiglia del Mulino Bianco e ridicolizzare il mondo trans”.
Gianmarco Aimi per mowmag.com il 4 febbraio 2022.
Checco Zalone come super ospite di Sanremo ha scatenato polemiche su più fronti nella seconda serata: dai virologi ai trapper, fino al mondo Lgbt+. Nello stile irriverente che lo contraddistingue (“Sto qui, con la gente vera!” urla dalla galleria del teatro Ariston, prima di scendere e raggiungere il palco, dove lo attende il presentatore) ha prima preso in giro chi in tv ha la lacrima facile: “Tutti si commuovono, mi sento un Maneskin” e poi ha recitato una favola-scorretta sul tema dell’omofobia e piena di stereotipi ambientata in Calabria che ha fatto insorgere i social e moltissimi commentatori.
La fiaba parte con il classico “c'era una volta” ambientata “in un calabro villaggio” e ha alternato la lettura del testo da parte di Amadeus con i dialoghi che Zalone rende con forte accento calabrese e brasileiro dei personaggi coinvolti. Il finale fra un vecchio professore di greco antico e un trans brasiliano ha fatto particolarmente discutere: "Di me si sa che io sono metà e metà, ma tu sei un coglione intero!". E al termine, con la canzone “Almeno tu nell’universo” adattata al tema ha salutato Amadeus: “Ciao e buon licenziamento”.
Una esibizione che avrebbe dovuto svelare le ipocrisie degli eterosessuali, che in pubblico discriminano i transessuali o gli omosessuali e in privato si appartano con quelli che si prostituiscono, ma che non è piaciuta né ai diretti interessanti né in generale al mondo Lgbtq+.
A farsi portavoce di questo dissenso è stata Efe Bal, la trans più famosa (e desiderata) d’Italia, che ci ha spiegato come mai la favola-scorretta di Zalone non l’ha per niente convinta: “È un monologo stupido e inutile, perché parla ancora di nazionalità brasiliana, della ceretta per diventare più bella o più donna, del numero di piede 48. Io non ho peli sulle gambe, porto il 40 come numero di scarpe, sono originaria di Istanbul in Turchia e non del Brasile, vivo in Italia da più di 20 anni, sono trans e non ho mai avuto problemi di razzismo e omofobia perché ho rispettato la cultura e le persone di questo bel Paese.
Ho creato un impero con il mio lavoro – ha proseguito Efe -, sono una delle trans più famose d’Italia, non bevo, non fumo, a volte vado in tv e credo che questo tipo di teatro che abbiamo visto a Sanremo non aiuti contro i pregiudizi, anzi, peggiora la situazione sul fronte omofobia. Non credo che gli italiani siano omofobi – ha poi concluso -, ma che questi spettacoli possano aumentare la quota di omofobia. Lasciateci in pace. L’unico modo per vivere bene è rispettare le regole, la cultura e la gente di un Paese. Sono molto delusa da Checco Zalone”.
Da "Un Giorno da Pecora" il 4 febbraio 2022.
“Sanremo ieri non l'ho visto, non lo vedo mai. Ma dopo l'esibizione di Zalone mi hanno chiamato parecchi amici che mi hanno detto: 'non ne possiamo più, ormai vediamo il tuo faccione persino al Festival'...”.
Lo dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da pecora, l'infettivologo ed ex primario del Sacco di Milano Massimo Galli. Zalone ha ironizzato sui virologi sostenendo che la pandemia sia stata un po' il vostro riscatto... "Io sono un professore di malattie infettive, ho lavorato per una vita su questioni come l'Aids, l'infezione dell'HIV, l'epatite, la Tbc o la malaria. Non mi sento sotto ad altri, sono un anziano signore che la sua carriera se l'era già fatta tutta e non aveva bisogno di notorietà”.
Insomma, le è piaciuta l'intervento del comico? “Checco Zalone è capace di cogliere il modo di atteggiarsi e pensare di una fetta di popolazione - ha detto il professore a Un Giorno da Pecora - con botte di genialità comica come 'la Vacinada' dello scorso anno, uno spot per la vaccinazione”.
Secondo lei c'è stata, effettivamente, un'overdose di virologi? “Ci ho pensato molte volte”. E a cosa è arrivato? “Io stesso declino la grande maggioranza delle proposte di intervento nei programmi. Ma ho l'impressione che dopo un breve periodo di respiro dopo la vicenda Quirinale, quando i media parlavano solo del Colle, ora si sta tornando a riempire i palinsesti di Covid. La domanda è: i media fanno questo perché impazziti - ha chiesto Galli a Rai Radio1 - o perché c'è un pubblico che domanda di avere continuamente chiarimenti su questi temi?”
Zalone ha detto che ormai tutti i virologi hanno un agente. Le risulta? “Assolutamente no”. A proposito di presenza sui media, Galli, infine ha aggiunto: “Proprio ieri ho aperto per la prima volta, una mia pagina ufficiale su Facebook, una cosa che non avevo mai fatto prima. Ma non ho ancora pubblicato il mio primo post...”
Libero Checco. Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera il 03 febbraio 2022.
Nei suoi tre monologhi sanremesi Checco Zalone ha preso in giro virologi, rapper e puttanieri. Nessuna di queste categorie si è offesa, almeno pubblicamente. A offendersi è stato chi, come Vladimir Luxuria e Monica Cirinnà, ha accusato Checco di avere raccontato le persone transessuali attingendo ai luoghi comuni che le vogliono dedite alla prostituzione e a una faticosa ricerca della femminilità. Il fatto è che, da Aristofane a Totò, la comicità si basa sui luoghi comuni, con una spiccata prevalenza per i più beceri. Li mette alla berlina in un contesto grottesco, non per rassicurare il pubblico sulla loro veridicità, ma al contrario per suscitare dubbi. Nel momento stesso in cui ridiamo, capiamo di stare ridendo di qualcosa che il più delle volte è uno stereotipo. Non solo la tragedia, anche la commedia ha la sua catarsi e scherzare sull’indicibile aumenta il livello di consapevolezza di una comunità.
Checco ha fatto il suo sporco lavoro. Anzi, se vogliamo muovergli una critica, non lo ha fatto abbastanza. Sembrava quasi titubante nell’affondare i colpi. Con il risultato che, dei suoi tre monologhi, quello è sembrato il meno divertente. Ha fatto rimpiangere la satira estrema della canzone sugli «uomini sessuali» che proprio perché estrema era piaciuta a tutti, gay compresi. Stavolta le preoccupazioni dell’attore Luca Medici hanno prevalso sulla maschera del suo Checco. Ma una maschera non deve tenere conto di tutte le sensibilità. Mica è un Presidente che parla alle Camere riunite.
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Festival di Sanremo, Checco Zalone insegna cos’è la comicità. Aldo Grasso su Il Corriere della Sera il 4 febbraio 2022.
Con la sua scorrettezza ha scompigliato le regole della liturgia dell’Ariston
Non vorrete mica che dica «quanto è stato bravo Checco Zalone» o «viva la scorrettezza». Come suggeriva quel grande, se guardo Checco Zalone, non mi interessa giudicarlo, né, fondamentalmente, capirlo; mi interessa sapere che cosa significa il fatto che io lo guardi. L’attesa è stata più lunga del solito perché preceduta da un monologo che ha messo in crisi l’orario dei treni del Festival che nella prima serata aveva addirittura fatto arrivare il convoglio in anticipo. Non dirò nulla del monologo, salvo che un’attrice dovrebbe pur avere una maggior confidenza con quello che legge e con i tempi drammaturgici. Le buone cause sono ancora più buone se realizzate bene. C’era il rischio che questo Sanremo finisse per essere un inno al torbido prestigio del correttismo con le vallette (il ruolo rimane), scelte per categorie ed elevate, solo nominalmente, a ruolo di co-conduttrici: «Brave anche le altre conduttrici che ti ha imposto Giovanna (la moglie). Però manca la scema».
Molti non hanno capito, pazienza. Poi Checco si esibisce in una fiaba calabrese, una rilettura di Cenerentola in chiave lgbtq. Amadeus è un bravo presentatore, ma come spalla fa quel che può. Già prima poteva intervenire ad asciugare tempi e lacrime al monologo, ma far ridere con un copione in mano è impresa impossibile. Di fronte alle canzoni «Che ipocrisia nell’universo» e «Poco ricco» («vede le insegne di Prada, ma sente una voce amara che dice Zara», «un padre eccezionale che va a puttane dentro il Bosco verticale») è la coscienza che mi interroga. Perché rido, perché Checco Zalone libera la brutta persona che alberga in me, perché capisco che c’è una differenza tra l’intelligente e l’intellettuale? Perché? Anch’io ho tentato invano di far emergere il senso del ridicolo sul presenzialismo dei virologi, ma Checco insegna cos’è la comicità . Spero che «Pandemia ora che vai via» vinca il Festival.
Sanremo 2022, Al Bano Carrisi monumentale su Checco Zalone: "Cosa ne penso?". Lo schiaffo a Bassetti, Burioni e Gismondo. Libero Quotidiano il 03 febbraio 2022
Al Bano sapeva tutto. Sapeva che Checco Zalone, al Festival di Sanremo, lo avrebbe in qualche modo preso in giro. "Checco Zalone mi ha scritto, anticipandomi che mi avrebbe fatto un omaggio durante il Festival. Grazie a lui, anche io sono stato in qualche modo presente in questa edizione con Morandi e Ranieri...", ha detto il cantante di Cellino San Marco che si trova a Budapest per esibirsi in una festa privata, Ma a differenza dei virologi che sembrano aver preso con poco senso dell'umorismo lo sketch del comico - che in versione virologo cugino di Al Bano ha ironizzato su di loro - Albano Carrisi è al tempo stesso soddisfatto e incuriosito di vedere la parodia di Checco Zalone. Insomma, dal mitico leone di Cellino una sonora lezione ai vari Bassetti, Burioni e Gismondo che hanno criticato quanto visto all'Ariston.
"Oggi rientrerò in Italia e la prima cosa che farò sarà quella di rivedere queste serate del festival e soprattutto la gag di Checco: lui mi aveva scritto qualche giorno prima, annunciandomela e dicendo che mi avrebbe fatto un omaggio", rivela il cantante.
Carrisi veva dichiarato in precedenza che se avesse saputo della contemporanea presenza sul palco dell'Ariston di Gianni Morandi e Massimo Ranieri - ai quali da tempo propone un tour a tre voci - avrebbe chiesto anche lui di partecipare. "Ma ora, grazie a Checco Zalone, in qualche modo è come se ci fossi stato anche io lì a Sanremo e sono lo stesso contento".
Enzo Bonaiuto per adnkronos.com il 3 febbraio 2022.
"Checco Zalone mi ha scritto, anticipandomi che mi avrebbe fatto un omaggio durante il Festival. Grazie a lui, anche io sono stato in qualche modo presente in questa edizione con Morandi e Ranieri...". Al Bano, raggiunto dalla AdnKronos a Budapest dove si trova perché chiamato a esibirsi in una festa privata, è al tempo stesso soddisfatto e incuriosito, dal momento che ancora non ha potuto vedere le prime due serate di Sanremo 2022 e soprattutto l'intervento di ieri sera di Checco Zalone che ha parodiato il personaggio di un suo presunto cugino virologo a Cellino San Marco, stessa voce e stesso cappello in testa.
"Oggi rientrerò in Italia e la prima cosa che farò sarà quella di rivedere queste serate del festival e soprattutto la gag di Checco: lui mi aveva scritto qualche giorno prima, annunciandomela e dicendo che mi avrebbe fatto un omaggio", rivela Al Bano. Il cantante aveva dichiarato in precedenza che se avesse saputo della contemporanea presenza sul palco dell'Ariston di Gianni Morandi e Massimo Ranieri - ai quali da tempo propone un tour a tre voci - avrebbe chiesto anche lui di partecipare. "Ma ora, grazie a Checco Zalone, in qualche modo è come se ci fossi stato anche io lì a Sanremo e sono lo stesso contento".
Silvia Mancinelli per adnkronos.com il 3 febbraio 2022.
"Mi è sembrata intanto una performance un po' scarsa, da Zalone ci saremmo aspettati di più. E' anche un po' una ripetizione, questa volta più fallita, rispetto alla canzone sugli uomini sessuali che invece aveva fatto tanto ridere". Vladimir Luxuria commenta così all'Adnkronos la 'favola' che Checco Zalone ha raccontato sul palco di Sanremo 2022.
"Apprezzo la finalità di condanna all'ipocrisia dei falsi moralisti, di quelli che ci cercano e poi fanno finta che non sono mai stati con noi. Però una trans si può cercare anche in un locale, in un luogo di lavoro, su un autobus - spiega - non è che per avere un contatto con una trans si debba per forza andare nel vicoletto buio. Poi una trans brasiliana che si chiama Oreste: lo sketch era tutto improntato sulla impossibilità e sulla ridicolizzazione del tentativo di essere femminile da parte di una trans. Tutto un mix di pomo d’Adamo, numero di scarpe 48, la rima con ‘azzo’, il fatto che un uomo che va con una trans si piega e vuole la banana: tutta una ossessione sul ridicolizzare la femminilità di una trans. Una persona in quanto trans è una potenziale prostituta o una dalla femminilità impossibile".
E aggiunge: "Sarebbe un po’ come se, poiché esistono delle donne che si prostituiscono, tutte le volte che si parla di donne si deve parlare di prostitute. La prostituzione non è un reato, ovviamente, e non c’è alcun moralismo sulla prostituzione ma è un corto circuito che viene fatto troppo spesso. E' come se Zalone avesse voluto fare lui, stavolta, l’ipocrita: da una parte condannare il falso perbenismo di quelli che ci condannano, dall’altro però far ridere il popolino su tutti quegli stereotipi che ci vogliono ad esempio col 48 di piedi. Vorrei dire a Checco che sono alta 1.78 e porto il 41 di piedi. Non ho neanche il pomo d’Adamo. Non sono per la censura ma rivendico il diritto alla critica di sketch che più che far ridere deridono", conclude.
Checco Zalone a Sanremo, Crisanti reagisce alla parodia: “Stavo meglio prima del Covid”. Cecilia Lidya Casadei il 03/02/2022 su Notizie.it.
Checco Zalone a Sanremo, Crisanti reagisce alla parodia di "Pandemia ora che vai via". Il noto virologo dice la sua sulla performance del comico.
Checco Zalone a Sanremo, Crisanti reagisce alla parodia “Pandemia ora che vai via”. La canzone cantata dal comico sul palco dell’Ariston, che per l’occasione ha vestito i panni di un virologo, ha scatenato diverse reazioni.
Checco Zalone a Sanremo ha interpretato il virologo Oronzo Carrisi di Cellino San Marco, cugino del celebre Al Bano. “Chiedi se un virologo è d’accordo con un altro virologo? Vuol dire non capire un c… di virologia”, ha risposto Zalone a una domanda di Amadeus, presentatore della serata.
“Penso che sia la prima volta nella storia di Sanremo che uno stonato come me viene menzionato fra gli autori di una canzone”, ha dichiarato Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, all’Adnkronos Salute.
“Non vedo Sanremo forse da quando avevo 14 anni, comunque da un’eternità”, ha proseguito il virologo, “Non sto seguendo dunque quest’ultima edizione e mi sono purtroppo perso il momento dedicato da Checco Zalone ai virologi”.
Sanremo, la parodia di Checco Zalone che ironizza su Crisanti (e non solo)
“Se mi piace questo tipo di ironia sui virologi? Ma certo, assolutamente”, ha risposto il noto virologo, commentando la parodia del comico, “Spero non mi chiamino a cantare.
Ma comunque so che non accadrà mai. Vorrei spiegare una cosa: io, in verità, prima della pandemia facevo una vita che è molto più gratificante di quella di adesso”. Non solo Crisanti, anche altri virologi e infettivologi hanno commentato la canzone sanremese di Checco Zalone.
Checco Zalone a Sanremo, le reazioni dei virologi
Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ha dichiarato: “Zalone è fantastico, eccezionale.
Io sono un grande estimatore è un numero uno e ho visto i suoi film. Ha colto nel segno. ‘Pandemia ora che vai via’ speriamo davvero che vada via e insomma ha colto questo anno dei virologi”.
Anche Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie Infettive del Sacco di Milano, ha parlato della parodia del comico pugliese. “Zalone ha fatto delle cose che definire divertentissime è poco, penso alla canzone ‘La Vacinada’”, ha detto, “Immagino che ieri abbia voluto raccogliere un sentimento generale degli italiani che non ne possono più della pandemia. Sorrido e basta, non starei a farci dei castelli di carta sopra”.
Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera" il 4 febbraio 2022.
«Chiara e Francy, mia moglie e mio figlio, quando sul palco dell'Ariston è comparsa la mia faccia insieme a quelle di Galli, Lo Palco e Burioni, hanno cominciato a ridere e a prendermi in giro: "Oh, ammazza, sei arrivato pure a Sanremo..."».
In effetti, professor Matteo Bassetti, chissà che invidia avranno provato mercoledì sera gli altri vostri colleghi: da Crisanti a Pregliasco, dalla Viola alla Capua.
«Eh però che foto orribile: sembravamo quattro Mangiamorte di Harry Potter! Comunque Checco Zalone è un genio, noi in famiglia lo adoriamo, abbiamo visto tutti i suoi film. Festival bellissimo, il teatro pieno, tutti con le mascherine, mentre fuori i contagi calano. Insomma, piano piano si torna a vivere».
Però Zalone, a pensarci bene, non è stato mica tanto tenero con voi virologi: «Pandemia ora che vai via» è una sorta di canto di liberazione dalla vostra sovraesposizione mediatica.
«Io non sono un virologo, sono un infettivologo...».
Sì, ma non era lei che a Natale scorso insieme con Pregliasco e Crisanti cantava in un video «Sì sì vax, vacciniamoci»? Insomma, non vi è parso di esagerare?
«Abbiamo girato quel video in cinque minuti e il messaggio era importante: non voglio dire, ma subito dopo Natale in Italia abbiamo avuto un boom di prime dosi. D'accordo la stretta del governo, ma forse il messaggio della canzoncina era passato».
Il motivetto diceva così: «Se vuoi mangiare il panettone, vai a fare l'iniezione». Ma Zalone, nella sua canzone dedicata ai virologi, è spietato: «Pandemia se te ne vai via, lavo i piatti in qualche pizzeria». Perderete il lavoro?
«Sono il primo ad augurarmi di sparire dalle tv, vorrebbe dire davvero che il Covid è alle nostre spalle. Però a proposito della sovraesposizione, voglio dire due cose: nel primo anno di pandemia il nostro ruolo in tv fu prezioso, noi medici rappresentavamo la borraccia nel deserto, non c'erano ancora i vaccini contro il Covid, c'era tanta paura, la gente voleva sapere. E anche nell'ultimo anno, quando le tv hanno avuto l'idea scellerata di cominciare ad ospitare i no vax, noi scienziati siamo stati il presidio contro le fake news. Grazie a noi è andata in onda la competenza. Eppoi quante balle sui nostri presunti ingaggi, io non ho mai preso un euro e anzi in questi due anni ho portato via tanto tempo alla famiglia. E continuo a vivere sotto scorta, perché le minacce dei no vax non si sono mai fermate, solo che non ne parlo più per non dare visibilità ai delinquenti».
Il virologo Oronzo Carrisi, cugino di Al Bano, protagonista della canzone di Checco Zalone, dice che prima il virologo stava sotto il podologo e l'estetista, poi c'è stato il riscatto: ma adesso chissà se Fabio Fazio vi inviterà più.
«Adesso non vorrei citarmi ma... Il mondo è dei microbi . É il titolo del mio ultimo libro. Chiaro, no? Della scienza c'è sempre bisogno».
Gianfranco Ferroni per “Il Tempo” il 4 febbraio 2022.
CHECCO ZALONE SHOW 2009. COME SI CAMBIA, PRIMA PER ZALONE IL FESTIVAL ERA DELLA "VERDURA".
Cosa diceva una volta Checco Zalone del festival? Basta fare un giro su internet e rintracciare un vecchio spezzone di una trasmissione televisiva di Mediaset, con Checco insieme a Teresa Mannino: “Purtroppo Sanremo non è più quello di una volta. Sanremo una volta era il festival dei fiori, era la città dei fiori, le canzoni parlavano di fiori.
Adesso è diventato il festival della verdura: si parla solo di finocchi. Se non hai la canzone sul finocchio, non puoi andare al festival”. E incalzato dalla Mannino, continuava così: “Sto tentando da tanti anni di trovare una uomosessualità in me, purtroppo non la trovo.
Diciamoci le cose come stanno: oggi se non hai una bisessualità, una ricchionezza intera, non vai avanti”. E poi si metteva a cantare uno dei suoi cavalli di battaglia “I bambini fanno oh”, parodia della canzone dei Povia. E ora lo hanno chiamato a condurre il festival insieme ad Amadeus.
IVA ZANICCHI PIACE AGLI SCOMMETTITORI
Iva Zanicchi con il suo fascino e la sua esperienza guadagna una standing ovation dal pubblico di Sanremo. La sua quota resta alta, 75, ma adesso c'è chi è molto più indietro di lei.
Per esempio Ana Mena, che si colloca a 150. A proposito, si può scommettere anche sull'ultimo posto: la regina dei tormentoni estivi in questo caso è la prima opzione di Snai, a 2,25 in compagnia di Tananai. Segue Yuman a 5,50.
Amadeus, Fiorello, i Maneskin, Zalone: cosa mangiano i vip a Sanremo. BENEDETTA MORO su Il Corriere della Sera il 4 Febbraio 2022.
I protagonisti del palco chiedono leggerezza e semplicità per mantenersi in forma. Il principale conduttore opta per lo spaghetto, come il comico. Morandi va matto per il risotto con crema di parmigiano. Lo chef Pino Bucci ha inventato il piatto pesce dedicato allo showman siciliano
Chef e piatti a Sanremo
Piatti tendenzialmente light. Vino o birra? Nah. Pare che a Sanremo si beva solo acqua. Fa eccezione qualcuno, come Alessandro Deidda, il batterista delle Vibrazioni, che si è visto aggirare per i corridoi con un bicchiere di vino rosso in mano. Bisogna stare leggeri, perché c’è la prova abito da superare. «Mangerò qualcosina, perché stasera c’ho un vestito tutto...muah», diceva ieri Arisa, risucchiando le guance prima di esibirsi con la canzone «Fino all’alba», candidata a inno per Milano-Cortina2026. Ma soprattutto non si possono fare figuracce né guastare la digestione. Così, al 72° festival della canzone italiana, gli chef devono cucinare basando le ricette su una parola: semplicità. Il pranzo infatti per gli ospiti è leggero, come la cena, prenotata esclusivamente dopo l’esibizione. Si ordinano soprattutto primi piatti, ma poco elaborati: dagli spaghetti al pomodoro al risotto con crema di parmigiano. Unico sfizio: il risotto allo zafferano con polvere d’oro e tartare di gamberi. Ma c’è anche un piatto che ha una dedica particolare: il polpo alla Fiorello, ideato dallo chef Pino Bucci. Vediamoli tutti nel dettaglio nelle prossime pagine.
Amadeus ordina spaghetti al pesto
Talmente tanta semplicità che Bucci, 40 anni, chef ambassador all’hotel Globo, albergo dove alloggiano diversi protagonisti della kermesse, ha accontentato il conduttore dei conduttori, Amadeus, assieme alla moglie Giovanna con uno spaghetto semplice al pesto. «Mi chiedono piatti poco elaborati e io così faccio e lo capisco visto il momento: artisti e massimi conduttori devono stare leggeri».
Morandi e il risotto con crema di parmigiano
«Chef, confermo il risotto con crema di parmigiano». Così Gianni Morandi allo chef molisano Bucci che, in cucina assieme al suo staff di altre tre persone, ha già servito il piatto a ora di pranzo, per due giorni consecutivi, al cantante che si è esibito durante la prima serata con «Apri tutte le porte».Mentre lunedì sera, dopo l’esibizione, Morandi ha preferito andare dritto in camera saltando così la cena. Ma non solo lui ha scelto il risotto con crema di parmigiano. «È un piatto che va a ruba, perché è un alimento leggero , che ha solo un tocco in più, quello che gli do io», spiega Bucci, che si è specializzato in particolare nella cottura del chicco bianco. E non con un maestro qualsiasi bensì con Gualtiero Marchesi . «Ho avuto la possibilità di conoscerlo e imparare. Mi ha dato consigli di vita quotidiana e di cucina», racconta il cuoco che dopo Sanremo, dove nella stessa veste di chef ambassador all’hotel Globo ci era stato nel 2020, tornerà al bistrot Yoummi a Giulianova (Abruzzo), ma solo per poco perché in ballo c’è una trattativa con un ristorante stellato in Toscana. E quali erano allora i segreti del Maestro? «Innanzitutto il rispetto per le persone — continua l’ex allievo —. E poi, per la riuscita di un buon risotto, è importante la tipologia di riso, che può cambiare il piatto, anche partendo dalla sua tostatura. Io comunque continuo a studiare e mi sento molto preparato per cucinare un menù dall’antipasto fino al dessert».
Ai Maneskin piace il risotto allo zafferano con polvere d’oro
Dorato, come la giacca di Damiano, è stato invece il piatto scelto dai Måneskin, dopo la performance pregna di emozioni vissuta la prima serata. Il gruppo rock ha chiesto del risotto allo zafferano con tartare di gamberi di Sanremo. Con il tocco finale: la polvere d’oro. Un elemento che non produce effetti alle papille gustative ma solo estetici. Anche questa creazione prende spunto da Gualtiero Marchesi. «Che però io ho leggermente rivisitato senza cambiarne il gusto - spiega lo Bucci -. Il Maestro metteva la foglia d’oro sul risotto, io no, ho optato per la polvere, perché ho il massimo rispetto per lui ma la foglia è improponibile».
Il polpo alla Fiorello
Si scopre a Sanremo che Fiorello ama il polpo: non poteva essere diversamente viste le sue origini siciliane. Ed è stato proprio lui a dare l’idea a Bucci di utilizzare determinati ingredienti per accompagnare il mollusco. «Mi suggerì alcuni abbinamenti ancora nel 2020 — spiega il cuoco — e io poi con il mio sapere li ho abbinati per tirare fuori un piatto ad hoc, dedicandolo a lui: il polpo alla Fiorello». Ma quali sono questi ingredienti? «Il polpo va cotto a bassa temperatura con pinoli tostati e pomodorini essiccati». Lo showman ha provato per la prima volta questa settimana la ricetta «ed è rimasto molto contento», conferma il capo cucina.
Le trofie al pesto vanno a ruba
Nella ristorante dell’hotel Globo sono molto gettonate anche le trofie (fatte a manon da n pastificio locale) al pesto, rigorosamente senza aglio, fatto direttamente la mattina da Bucci a partire dal basilico pestato, a cui aggiunge altri sapori. «Utilizzo l’olio ligure — specifica lo chef, che ha anche frequentato un’altra accademia, dove il massimo esponente era Cannavacciuolo, e dei corsi con vari big, tra cui Massari e Knam — e aggiungo fagiolini, patate e gamberi di Sanremo».
Checco Zalone e gli spaghetti al pomodoro
E così anche Checco Zalone, ospite della seconda serata in cui ha preferito ha preferito apparire sedendosi in mezzo al pubblico anziché scendendo la celebre scalinata, ha optato per un semplicissimo spaghetto con il pomodoro.
Alberto Busacca per “Libero quotidiano” il 5 Febbraio 2022.
«E ora, a 34 anni, scopro che non è vero che sono un'italiana come tante, che resto una nera». Così ha parlato, dal palco dell'Ariston, durante la seconda serata, la co-conduttrice italo-senegalese Lorena Cesarini, che poi ha letto alcune delle frasi razziste che le sono state rivolte sui social quando si è saputo della sua partecipazione al Festival di Sanremo: «non se lo merita», «l'hanno chiamata lì perché è nera», «è arrivata l'extracomunitaria», «forse l'hanno chiamata per lavare le scale e innaffiare i fiori».
Però, come ha notato Mauro Suttora sull'Huffington Post, solo sei giorni prima, in un colloquio col settimanale Oggi, la Cesarini sembrava pensarla in maniera diversa: «Gli attacchi sui social? E vabbè, parlare di odio razziale per un paio di post mi sembra una montatura. (...) La mia italianità viene prima del colore della pelle, non sono mai stata vittima di razzismo». La verità sta suo giù dal palco?
Sanremo 2022, Lorena Cesarini e gli insulti razzisti? Poche ore prima del debutto al Festival... Una clamorosa presa in giro. Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022.
Lorena Cesarini non ha convinto da co-conduttrice della seconda serata del Festival di Sanremo 2022. L’attrice, molto apprezzata per il suo ruolo in Suburra, è stata criticata da più parti per il debole intervento sul razzismo, non apparendo del tutto a suo agio. Che ci sia stato un problema con gli autori del Festival?
Il sospetto è avanzato da Selvaggia Lucarelli, rimasta interdetta dinanzi all’intervista della Cesarini rilasciata evidentemente prima della sua apparizione al teatro Ariston e pubblicata nell’ultimo numero del settimanale F. “La questione è seria - ha dichiarato la Lucarelli - perché Lorena Cesarini ha detto una cosa così tranchant e poi ha detto e fatto il contrario a Sanremo? Boh. Almeno mettersi d’accordo con se stessi. O con gli autori del Festival. O con il proprio ufficio stampa”.
Il passaggio a cui si riferisce la Lucarelli è il seguente: “Non ha senso che io al Festival faccia la predica sull’integrazione, non perché non ci creda, ma perché non sarei credibile: non sono mai stata vittima di discriminazioni, forse mi ha protetta la bellezza. Poi nei panni della paladina dei diritti civili sarei ridicola. Per me la vera integrazione è non essere tenuta a parlare del colore della mia pelle ogni volta che sono su un palco, come se mi dovessi giustificare. Tra l’altro sono italiana”.
Lorena Cesarini, il suo monologo sul razzismo scatena Selvaggia Lucarelli: “La Rai l’ha pure pagata?”. Penelope Corrado giovedì 3 Febbraio 2022 su Il Secolo d'Italia.
«Quel «carina sei» di Iva Zanicchi a lei rivolto quando si sono incrociate sul palco è il sunto del travolgente disastro a cui abbiamo assistito. Lorena Cesarini ha esordito ringraziando l’uomo che l’ha scelta, quel magnanimo di Amadeus che, pensate, le è apparso all’improvviso il primo gennaio, come una specie di Dio Giano, per comunicarle che lei, proprio lei era una delle prescelte. E chissà, la Rai magari l’ha pure pagata». Con un velenoso commento su Instagram, Selvaggia Lucarelli commenta la performance dell’attrice di Suburra, ieri conduttrice della seconda serata sanremese e protagonista di un monologo contro il razzismo.
Il post velenoso della Lucarelli: «Discorso sgangherato. Voto 1»
«Le hanno pure prenotato un hotel – prosegue perfidamente la blogger – Ringraziava commossa, Lorena, piangeva, rideva, sospirava. Pensavamo che potesse bastare così, con l’immagine della fortunata eletta chiamata a fare da ancella al suo signore, e invece no. Invece s’è aggiunta pure la lettura dei tweet cattivi sull’Italia razzista, e non è che non sia vero che sia un Paese pieno di gente razzista, ma perché tutto sulle spalle gracili di questa donna? Perché non poteva godersi il suo momento e la sua serata come Fiorello, Amadeus, Zalone anziché indossare il vestito della vittima che deve dire per forza qualcosa che scuota le coscienze? Pure se non ha l’impalcatura, la struttura per sostenerla. Come Lorena Cesarini».
«Che alla fine – prosegue il post della Lucarelli – di quello sgangherato discorso retorico e quel vittimismo scolastico da prima serata a Sanremo è finita per sembrare non chi combatte, ma chi soccombe. E quindi appunto, torniamo all’inizio, al saluto della donna d’altri tempi, dell’Iva nazionale che la saluta con la genuinità disarmante dell’italiano medio che stava appunto pensando: «Carina sei». Un disastro. Voto: 1».
Boldrini: “Critiche indegne e razziste. Sono solidale con Lorena Cesarini”
Decisamente diversa la posizione di Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato della Camera sui diritti umani nel mondo.« L’hanno chiamata perché nera, è arrivata l’extracomunitaria, forse è lì per innaffiare le piante’. Ignobili le offese a Lorena Cesarini: giusto mostrare come si manifesta il razzismo in rete. A lei la mia solidarietà. Denunciare sempre ogni forma di odio e discriminazione!».
Coletta: “Lei e Zalone sono arrivati al cuore degli italiani”
Orgoglioso anche il commento del direttore di Raiuno, Stefano Coletta, che accomuna lo show di Checco Zalone a quello della giovane attrice romana. “Atti di denuncia coraggiosi, che hanno incontrato il favore del pubblico: questo è essere contemporanei, sia nel caso di Lorena Cesarini che nella satira di Checco Zalone”. Il direttore di Rai1, Stefano Coletta, promuove a pieni voti le due performance della attrice conduttrice e dell’attore e regista comico, nella seconda serata di Sanremo 2022. “Sono arrivati al cuore delle persone”, sottolinea il dirigente Rai.
Ottavio Cappellani per mowmag.com il 4 febbraio 2022.
Lorena Cesarini, ha detto testualmente a Sanremo, “a trentaquattro anni ho scoperto di essere nera”.
In effetti, dopo la sua prima apparizione, e come ha giustamente fatto notare Selvaggia Lucarelli, sembrava una donna bianca sottomessa, anzi direi di più, sembrava una afroamericana degli anni Sessanta, di quelle che si stiravano i capelli per sembrare donne bianche sottomesse.
Intendiamoci, io sono siciliano, nelle vene mi scorre sangue vichingo, israelita, nero, e forse per questo, pur non volendomi appropriare di nessuna cultura (sono già tutte mie) coltivo una certa passioncella per il black power e per tutti i comedian neri a partire dallo splendido Dave Chappelle, che se avesse sentito il monologo “white trash” della Cesarini ci avrebbe messo su almeno una stripe di quindici minuti.
Cara Lorena, purtroppo la tua posizione è ancora più difficile di quella degli afroamericani, che almeno hanno avuto Richard Prior, Eddie Murphy, Dave Chappelle, e poi Chris Rock e Kevin Hart.
Cara Cesarini, hai detto che gli hater “hanno voluto far sapere a tutti che ero nera”.
Ti svelo un segreto: tutti si sono accorti che eri nera dalla tua nascita. Che sia motivo di orgoglio! Non diventare una stupida donna bianca. Con amore.
Non è l'arena, Tezeta Abraham cancella Lorena Cesarini a Sanremo: "Non me l'aspettavo da lei..." Libero Quotidiano il 07 febbraio 2022.
L'intervento di Lorena Cesarini sul tema del razzismo al Festival di Sanremo è al centro di una discussione a Non è l'arena, su La7, nella puntata di ieri 6 febbraio. Ospite di Massimo Giletti, l'attrice Tezeta Abraham con poche frasi cancella il discorso della Cesarini sul palco dell'Ariston arrivando subito al cuore della discussione: la legge sulla cittadinanza.
"Io non me l'aspettavo che Lorena facesse questo monologo. È stato davvero inaspettato. Mi ha colpito la sua emozione, abbiamo assistito pubblicamente a uno choc che milioni di ragazzi nel nostro Paese vivono a casa", tuona Tezeta. "Mi chiedo cosa si aspetta ad aggiornare la legge di cittadinanza", prosegue la giovane attrice romana di origine etiope. "Ci credo che si sia resa conto a 35 anni di sentirsi straniera in casa propria. Il punto è: forse doveva accorgersene prima? O forse non se ne sarebbe mai dovuta accorgere?", si chiede.
Un breve discorso il suo che colpisce tutti. "In due minuti di Giletti, abbiamo già detto di più di mezz'ora di Sanremo. Era tutto artefatto, tu sei andata al punto dirimente, lei invece l'ha solo sfiorato", commenta Luca Telese. Tezeta Abraham ha tutto un altro piglio rispetto a Lorena.
La lezioncina buonista di Drusilla. Novella Toloni il 4 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Drusilla Foer ha conquistato il pubblico social, ma l'imprecazione e il monologo finale hanno intaccato la sua performance.
Non c'è dubbio. Drusilla Foer ha scalzato le performance di Ornella Muti e Lorena Cesarini, non fosse altro che per la parlantina. La terza co-conduttrice del festival di Sanremo ha convinto il pubblico, soprattutto quello dei social network, per l'estro e la presenza scenica. Ma uno scivolone deve pur toccare anche a lei e quell'imprecazione, sfuggitale durante la gag di Zorro, non è passata inosservata.
Qualcuno parla di "giallo". Altri invocano il var e propongono l'espulsione. Pochi hanno capito davvero cosa sia successo e non è una novità. A scatenare la discussione è stato il video di uno spezzone della gag, in cui Drusilla Foer ha vestito i panni di Zorro per giocare sul suo personaggio "en travesti". Alla fine dell'ironico siparietto, l'artista si è tolta il mantello, il cappello e la maschera, dimenticando in finti baffi. Quando Amadeus ha invitato la co-conduttrice a togliersi il posticcio è successo il fattaccio ed è partita l'imprecazione.
In pochi minuti sui social si è scatenato il delirio. L'ha detto, non l'ha detto? "Drusilla Foer ha bestemmiato in diretta sul palco dell'Artiston?", hanno titolato alcuni siti, mentre Selvaggia Lucarelli postava: "Annoiata a morte dai vostri "che classe" ha tirato giù un mezzo porcone. La amiamo così. Grazie Drusilla. Il momento migliore di questo Festival". L'imprecazione è sfuggita, ma si sa i toscani giocano sul filo di lana in fatto di parolacce.
A braccetto con ironia e sarcasmo, Drusilla Foer ha proseguito la serata con lo scambio di battute a bruciapelo con Iva Zanicchi ("È più alta di me. Ha anche altre cose più di me", "Sì, sono colta"). Ma poi ha cambiato registro con il monologo in chiusura di puntata e il buonismo è tornato protagonista come al solito: "Forse dovrei parlare di integrazione o diversità ma è una parola che non mi piace, è qualcosa di comparativo, esprime una distanza che non mi convince. Come gli amanti, quando non funzionano, vanno cambiati subito. Quindi ho cercato di trovare termini per sostituire una parola non completa e ne ho trovato uno molto convincente: unicità. Mi piace, è una parola che piace a tutti perchè tutti noi siamo capaci di notare l'unicità degli altri e pensiamo di essere unici. L'ascolto è il più grande atto rivoluzionario". Ancora una lezioncina di cui non sapevamo di avere bisogno.
Novella Toloni. Toscana Doc, 40 anni, cresco con il mito di "Piccole Donne" e del personaggio di Jo, inguaribile scrittrice devota a carta, penna e macchina da scrivere. Amo cucinare, viaggiare e non smetterò mai di sfogliare riviste perché amo le pagine che scorrono tra le dita. Appassionata di social media, curiosa per natura, il mio motto è "Vivi e lascia vivere", perché non c’è niente di più bello delle cose frivole e leggere che distolgono l’attenzione dai problemi
Estratto dell'articolo di Selvaggia Lucarelli per editorialedomani.it il 3 febbraio 2022.
Quel «carina sei» di Iva Zanicchi a lei rivolto quando si sono incrociate sul palco è il sunto del travolgente disastro a cui abbiamo assistito. Lorena Cesarini ha esordito ringraziando l’uomo che l’ha scelta, quel magnanimo di Amadeus che, pensate, le è apparso all’improvviso il primo gennaio, come una specie di Dio Giano, per comunicarle che lei, proprio lei era una delle prescelte.
E chissà, la Rai magari l’ha pure pagata. Le hanno pure prenotato un hotel. Ringraziava commossa, Lorena, piangeva, rideva, sospirava. Pensavamo che potesse bastare così, con l’immagine della fortunata eletta chiamata a fare da ancella al suo signore, e invece no. Invece s’è aggiunta pure la lettura dei tweet cattivi sull’Italia razzista, e non è che non sia vero che sia un paese pieno di gente razzista, ma perché tutto sulle spalle gracili di questa donna?
Perché non poteva godersi il suo momento e la sua serata come Fiorello, Amadeus, Zalone anziché indossare il vestito della vittima che deve dire per forza qualcosa che scuota le coscienze, perché una donna che sale sul palco non può essere semplicemente brava e divertente? No, deve avere l’investitura della missione.
Pure se non ha l’impalcatura, la struttura per sostenerla. Come Lorena Cesarini. Che alla fine di quello sgangherato discorso retorico e quel vittimismo scolastico da prima serata a Sanremo è finita per sembrare non chi combatte, ma chi soccombe.
E quindi, appunto, torniamo all’inizio, al saluto della donna d’altri tempi, dell’Iva nazionale che la saluta con la genuinità disarmante dell’italiano medio che stava appunto pensando: «Carina sei». Un disastro.
Dal profilo Facebook di Christian Raimo il 4 febbraio 2022.
Il modo con cui Sanremo tratta le questioni problematiche, dal razzismo alle disparità di genere, è sempre lo stesso: la delegittimazione delle questioni stesse che vengono ridotte a pretesti per monologhi pedanti moralisti esteticamente imbarazzanti o sketch e parodie da scuola media del novecento.
Qualunque cosa non abbia a che fare con il paternalismo, il vittimismo, il familismo, il moralismo, viene espulsa come un corpo estraneo. Se c'è un elemento artisticamente puro viene affogato da una grandissima abbuffata di nazionalpopolare fuori tempo massimo che è semplicemente la paura della morte, e quindi della vita.
A Sanremo non c'è mai l'arte perché non è mai possibile il tragico. Non è possibile nessuna catarsi. Il fantasma di Tenco sta lì a ricordarlo ogni istante.
Del resto non avevo mai capito il senso inconscio di tutta questa profluvie di fiori. Ma è come portare mazzi e mazzi di fiori a un moribondo in ospedale pensando così di trasformare la malattia in una festa.
A un certo un punto arriverà la notte e non avrà nessuna musica a confortarlo.
È che per fare i riti occorre darsi la possibilità di trasformazione. E invece Sanremo è Sanremo.
Giovanni Ferrari per vanityfair.it il 3 febbraio 2022.
Due colleghe sul palco, pronte a sostenersi a vicenda. L'esibizione di Emma non è stata solo l'occasione per ascoltare, per la prima volta, il suo inedito Ogni volta è così. Ma è stata la (bella) dimostrazione di un'alleanza possibile. Di un supporto sincero e pieno di gesti. Una storia di empowerment femminile che non è per nulla scontata.
Per questo suo ritorno in gara al Festival della Canzone italiana, infatti, Emma ha voluto l'amica Francesca Michielin come sua direttrice d'orchestra. Finalmente abbiamo potuto vederle insieme sul palco e, ammettiamolo, è stata una grande emozione.
Le due artiste, continuamente in contatto durante la performance, si sono scambiate sorrisi e baci. E non hanno perso l'occasione per mostrare che tra artiste è possibile sostenersi con sincerità e passione. La stessa che le ha fatte incontrare e che le rende così unite anche nell'affrontare questa avventura sanremese (come dimostrano i loro divertenti contenuti social in questi giorni).
La stessa canzone di Emma (scritta insieme a Davide Petrella e Dario Faini) parla proprio delle difficoltà che molte donne sono costrette a subire, come se il loro essere donne possa essere considerato come un motivo per cui doversi scusare, giustificarsi. La forza del brano (che presenta una Emma vocalmente più matura e ben disposta a mostrarci nuove sfumature della sua voce) è stata quindi amplificata dalla presenza sul palco dell'amica Michielin, con tanto di cuffie e bacchetta in mano. L'artista veneta, laureanda in Conservatorio, ha poi salutato il pubblico dell'Ariston cedendo il tradizionale mazzo di fiori di Sanremo a un orchestrale.
Una curiosità: per la serata delle cover di venerdì 4 febbraio, Francesca Michielin lascerà la direzione dell'orchestra al Maestro Carmelo Patti perché si esibirà al fianco di Emma in una versione speciale di …Baby One More Time di Britney Spears.
A fine esibizione Emma e Francesca Michielin si sono abbracciate, coscienti di essere state protagoniste di un momento speciale sul palco dell'Ariston.
A Sanremo è un’offesa dare fiori alle donne: al festival dell’ipocrisia la Michielin fa la Boldrini…Luca Maurelli giovedì 3 Febbraio 2022 su Il Secolo d'Italia.
“Grazie dei fior, fra tutti gli altri li ho riconosciuti, mi han fatto male eppure li ho graditi, son rose rosse e parlano d’amor. E grazie ancor…“. Povera Nilla Pizza. Oggi una qualsiasi Francesca Michielin, al festival di Sanremo, l’avrebbe bacchettata, accusandola di – udite udite – aver accettato dei fiori da un uomo.
Nell’era del politicamente corretto e nei giorni del festival dell’ipocrisia, dove insieme alle canzonette si prova a gettare in pasto alla gente l’impegno su temi che meriterebbero scenari più credibili della paillette di Amadeus e delle battute di Zalone, anche il gesto più antico e “sanremese” del mondo viene utilizzato per lanciare messaggi ai più incomprensibili. Ieri sera la cantante Francesca Michielin, in versione direttrice d’orchestra per la canzone di Emma, ha rifiutato di accettare i fiori donati da Amadeus devolvendoli al primo violinista (uomo) dell’orchestra. Il bis di quanto fatto lo scorso anno, quando aveva porto il mazzo di fiori al suo compagno di esibizione Fedez, commentando “Facciamo una volta per uno”, come aveva fatto anche Damiano dei Maneskin regalando i fiori a Manuel Agnelli e non alla donna del gruppo, Vittoria.
Mistero sul profondo e intrinseco significato del gesto: i fiori devono accettarli anche gli uomini altrimenti sono omofobi e sessisti? La donna merita ben altro dei fiori? Il fiore va declinato al femminile, in stile Boldrini, “la fiora”, altrimenti è discriminante? O se il fiore lo regala un uomo implicitamente si dice che l’eterosessualità è dominante nel mondo becero e si offende l’universo Lgbt? O più semplicemente, non ho vasi a casa, la domestica è in ferie?
Intanto, però, la Michielin si è guadagnata la ribalta dei giorni con il “clamoroso” gesto senza che nessuno, però, abbia ben capito in cosa consista la maestosità del rifiuto. Ma non importa: il gesto è già stato consacrato dai media come bellissimo. A prescindere. Qualcosa vorrà dire, evviva le donne che rifiutano i fiori, magari anche gli abbracci, le carezze, le coccole degli uomini che le amano e le rispettano…
Intanto, ieri sera, mentre a Sanremo si celebrava l’ipocrisia della difesa delle donne dai fiori, a Napoli arrestavano l’assassino di Rosa Alfieri, 24 anni, di Grumo Nevano, violentata e strangolata dal vicino di casa.
Magari rifiutare un selfie con Amadeus per chiedere di passare una foto della ragazza uccisa sarebbe stato più utile alla causa femminile.
Sanremo 2022, Francesca Michielin rifiuta i fiori? "Cosa c'è dietro lo sfregio ad Amadeus", robe da matti. Libero Quotidiano il 03 febbraio 2022
Il femminismo portato all'esasperazione. Questo è quanto andato in scena a Sanremo nella serata di mercoledì 3 febbraio. Qui Francesca Michielin è stata direttrice d'orchestra di Emma Marrone per il brano Ogni volta è così. A fine esibizione però qualcosa è accaduto: Amadeus ha consegnato i fiori alle due cantanti e, per tutta risposta, la Michielin li ha consegnati al primo violino del festival della musica.
Nulla di nuovo, l'anno prima la stessa Michielin aveva regalato il mazzo a Fedez. "Una volta per uno", era stato il suo commento prima di cedere i fiori al collega. E anche questa volta non è stata da meno. A non andare giù all'artista il fatto che i fiori vengano regalati solo alle donne. Insomma, la Michielin deve trovare l'ennesimo pretesto per dimostrare un maschilismo che non c'è.
In tanti però prendono le difese della ragazza: "Francesca Michielin che con un solo gesto ribadisce che i fiori non vanno dati solo alle donne, va amata" scrive un utente mentre un altro gli fa eco: "90 minuti di applausi per la Michielin". E ancora: "Francesca Michielin finché non date i bouquet a tutti e tutte, i vostri fiori del ca** non li accetta". Ma il gesto è sicuramente destinato a sollevare la polemica.
Dario Salvatori per Dagospia il 3 febbraio 2022.
Con “Ogni volta è così” Emma è in gara a Sanremo e per la direzione orchestrale del brano ha scelto la sua amica Francesca Michielin, che lo scorso anno arrivò seconda in coppia con Fedez. La Michielin sembra una ragazza molto determinata, al punto di salire sul podio direttoriale. Mi sono incuriosito e ho fatto un giro nei suoi siti e nelle ultime dichiarazioni rilasciate.
Da un anno segue un corso per vocalist jazz al Conservatorio di Castelfranco Veneto e da poco ha iniziato a seguirne un altro di improvvisazione. Certo, sarebbe stato meglio conseguire questi diplomi (che non sono diplomi) prima di dirigere cinque dozzine di professori d’orchestra che hanno studiato musica un po’ più professionalmente di lei.
Non si arriva alla direzione orchestrale ipso facto, occorre diplomarsi in uno o più strumenti (viola, violoncello, oboe, tromba, ecc.), poi diplomarsi in composizione (visto che si vuole concertare musica altrui), il diploma in piano è scontato, poiché si tratta di uno strumento complementare, che comunque prevede il diploma obbligatorio. Infine, se si vuole completare l’iter orchestrale, occorre lo specifico diploma. Apprezzabile il perfezionamento all’estero. Per esempio a Darmstadt .
Ma le due ragazze all’Ariston vogliono divertirsi e tutto resto conta poco. Su quel podio sono saliti dozzine e dozzine di maestri, dai premi Oscar Ennio Morricone e Luis Bacalov, fino a Lelio Luttazzi, Gianni Ferrio, Armando Trovajoli, Bruno Canfora, Cinico Angelini, Alberto Semprini, Francesco Ferrari, Willy Brezza, Gianfranco Intra e tanti altri nomi storici che alla Michielin non direbbero nulla.
La tecnica direttoriale prevede una responsabilità totale, visto che non si deve solo dirigere ma anche concertare l’intera esecuzione musicale. Ennio Morricone, per esempio, arrivò alla direzione delle sue colonne sonore in tarda maturità, visto che la direzione era quasi sempre affidata a Bruno Nicolai.
Giusto dieci anni fa, Lucio Dalla scrisse un brano per Pierdavide Carone, “Nanì”, ma non volle cantarlo, preferì dirigere l’orchestra, ovviamente a modo suo. Dalla era un genio, a volte un po’ prepotente, ma fortunatamente era microfonato e di fatto fece da seconda voce. Ma la canzone non fece strada. Fu l’ultima esibizione di Lucio, che dopo qualche giorno morì improvvisamente. La scelta della Michielin potrebbe aver un seguito.
Oggi i ragazzi non vogliono più studiare musica, preferiscono i talent e il rap, genere in cui non è previsto nessun talento: mezzo vocale, elementi coreutici, studio, gavetta. Zero assoluto. La (a)morale rischia di essere quella di salire su un podio. E’ così difficile?
Federica Macagnone e Francesco Persili per Dagospia il 4 febbraio 2022.
MAH-MOOD – Durante un’intervista radiofonica alla domanda chi è più pazzo tra i due, Blanco risponde divertito con il nome del suo sodale sanremese. Mahmood ribatte in versione poetica: “Ma non è vero zio, ma stai pazzo in culo…”
MAI DIRE TANANAI – Il cantautore milanese, che a Sanremo ha portato il brano “Sesso occasionale”, è stato accusato di aver stonato. Lui replica con ironia (ad alta gradazione etilica?) in un video già stracult sui social: "Raga, Sanremo è strano, io ero lì ero convinto di avere fatto una figata, torno a casa... na merda... stupenda ‘sta roba, tu vivi in una dimensione parallela, capito. Folle. Io ero lì tutto felice sul palco, cazzo, tiravo le stecche. Bellissimo"
ELEGANZISSIMA – “Mi chiederanno che numeri di piedi ho? Risponderò 32”, Drusilla Foer, alter ego dell’attore Gianluca Gori, ironizza sulle possibili domande dei giornalisti e quando Amadeus dice di aver proposto che l’anno prossimo ci siano solo donne a condurre il Festival, replica: "Sarebbe molto ganzo, ammesso che queste signore siano brave. Perché io sono per la meritocrazia. Sarebbe bello avere 12 vallettoni belli sul palco". Sulla performance di questa sera bocche cucite: “Mi voglio divertire e il divertimento non è un luogo stupido”.
MARATONA ZALONE - La classifica di Enrico Mentana dopo aver sentito tutte le canzoni: 1 Elisa 2 Oronzo Carrisi 3 Ragadi Ps. "La canzone satira sulla pandemia segna l’uscita psicologica dell’Italia dalla paura del Covid"
SALA STAMPA MARINATA – Marino Bartoletti arriccia il baffo davanti alla classifica provvisoria e bacchetta i colleghi della sala stampa “soprattutto sulla valutazione data a Sangiovanni e a altri giovani, un po’ mortificate, proposte”. Gli strali sono riservati, soprattutto, per “la parte radio, che ha tutelato in maniera gracile, la pattuglia dei giovani”. E per la vittoria finale? “Non è difficile immaginare un (peraltro previsto) duello fra Elisa e la coppia Blanco-Mahmood”.
GIANNI, BE GOOD – Jovanotti, autore del brano "Apri tutte le porte" che Morandi ha portato a Sanremo, punta il podio: “Cazzo, Gianni nella classifica provvisoria è quarto”. Il cantante emiliano non rinuncia alle sue abitudini e si concede una corsetta mattutina sul lungomare. Go, Gianni go
ANA MENA (SU BRAHIM DIAZ) – L’andalusa che sognava di essere Laura Pausini smentisce la storia con il milanista Brahim Diaz da Serena Bortone a “Oggi è un altro giorno”: “Sono fake news. Non ho un fidanzato, sono single”.
SO’ RAGAZZI - Il FantaSanremo sta scappando di mano ai cantanti. Sangiovanni sfida Michele Bravi: “Farò talmente tante cose che non ti resterà che cagare sul palco”
Novella Toloni per ilgiornale.it il 4 febbraio 2022.
C'è un Festival che corre parallelo a quello nazional popolare e del quale il pubblico si è accorto sin dalle battute iniziali di questa 72esima edizione. È il Fantasanremo. Il concorso virtuale a punti tiene banco tra cantanti e fan del Festival da anni sulla falsa riga del Fantacalcio.
Ma il gioco che da sempre domina il dietro le quinte della manifestazione, quest'anno sta rubando la scena alla competizione. Anzi, sta letteralmente sfuggendo di mano un po' a tutti. E alla fine è sbottato anche Amadeus, che tra parole in codice e gesti misteriosi, non ci ha capito più nulla (figuriamoci il pubblico).
Da Gianni Morandi a Michele Bravi e Dargen D'Amico, tanti artisti in gara sono stati al gioco già nella prima serata del Festival, urlando a sorpresa (prima o dopo l'esibizione) parole come "Fantasanremo" e "Papalina", che consentono di conquistare bonus e punti per il gioco.
Peccato che a capirlo siano stati in pochi. L'assurdo si è raggiunto, però, nella seconda serata della kermesse canora, quando quasi tutti i cantanti in gara hanno pronunciato le fatidiche parole e compiuto gesti inconsulti, cercando addirittura di coinvolgere Amadeus.
All'ennesimo concorrente che sul palco ha pronunciato la parola "Papalina", insistendo con il direttore d'orchestra per dargli un cinque (altro gesto che consente di ottenere punti), Amadeus non ha potuto fare altro che frenare gli entusiasmi.
Della serie, il gioco è bello finché dura poco. Al grido di "Papalina", pronunciato in coro da Donatella Rettore e Ditonellapiaga, Amadeus ha sgranato gli occhi esausto: "Ma perché dite tutti Papalina?".
A questo punto c'è da chiedersi quanti, tra gli oltre dieci milioni di telespettatori davanti allo schermo, abbiano capito (e gradito) cosa sta succedendo sul palco. Di certo c'è solo che questa tiritera ce la porteremo dietro, ahi noi, fino alla finalissima.
Sanremo 2022, Gianni Morandi-choc: "La vita che mi scorre davanti agli occhi". Le strane parole dopo l'Ariston. Libero Quotidiano il 03 febbraio 2022
Gianni Morandi si è presentato in grande forma al Festival di Sanremo, tanto è vero che con la sua “Apri tutte le porte” si è posizionato nella parte alta della classifica stilata dalla sala stampa. A 77 anni il cantante si è rimesso in gioco come pochi hanno il coraggio di fare: “Mi ha dato una scossa straordinaria - ha raccontato al settimanale Oggi - l’emozione è stato il grande applauso dell’Ariston. In quegli istanti ho visto scorrere davanti agli occhi i miei 60 anni di musica”.
“Per un attimo mi sono commosso - ha svelato - poi è partita l’introduzione e mi sono sbloccato”. Morandi però non vuol sentir parlare di “eterna giovinezza” e predica calma: “Andiamoci piano, perché come dice Fiorello dall’eterna giovinezza all’eterno riposo passa un attimo. Il segreto è reinventarsi ogni giorno, essere felici di affrontare un nuovo giorno, una nuova esperienza. Finché c’è questa fiamma dentro vale la pena di continuare a fare questo mestiere”.
Mestiere che, a giudicare dalla prima esibizione sul palco del teatro Ariston, Morandi sa fare ancora benissimo: “Se comincio a sedermi sul divano, davanti alla tv, col plaid sulle ginocchia, è finita. Lo dico anche nella mia canzone, ‘abitudine è una brutta bestia, un parassita che lentamente infesta’… bisogna svegliarsi, andare!”.
Sanremo 2022, "è bastato un bacio": l'impensabile rivelazione di Amadeus sugli ascolti. Libero Quotidiano il 03 febbraio 2022
Boom di ascolti per Sanremo. Nelle ultime due serate il festival della musica in onda su Rai 1 ha addirittura superato il record detenuto da Amadeus e il conduttore si augura che il successo possa essere replicato anche nella terza serata. "È bastato un bacio con il direttore di Rai1 ed è andato tutto alla grande!", ha commentato scherzando il direttore artistico collegato con il Tg1.
D'altronde il bacio è un gesto propiziatorio voluto da Fiorello in apertura di Sanremo 2022 - con il bacio portafortuna fra il conduttore e Stefano Coletta, con tanto di mascherina e labbra rosse disegnate sulle punte - per esprimere la sua soddisfazione per i numeri record degli ascolti tv stabiliti sia nella prima che nella seconda serata del Festival.
Lo share del 55.8 per cento raggiunto ieri, mercoledì 2 febbraio, è il più alto della seconda serata del festival dal 1995, quando il festival di Pippo Baudo (con Anna Falchi e Claudia Koll) segnò il 65.42. Non solo, perché con il risultato di ieri la seconda serata del festival fa superare gli ascolti della prima (10 milioni 911 mila, pari al 54.7 per cento di share) evitando il tradizionale calo fisiologico.
Sanremo 2022, Iva Zanicchi e la voce più inquietante: "Dovete tutelarla", chi supplica i giornalisti e perché. Libero Quotidiano il 04 febbraio 2022
Indiscrezioni inquietanti su Iva Zanicchi. A riferirle Alberto Dandolo, "re del gossip" di Dagospia, secondo cui nei corridoi del Festival di Sanremo girerebbero certe voci sull'Aquila di Ligonchio. A 82 anni, l'amatissima Iva è tornata sul palco dell'Ariston con un brano poco apprezzato dalla critica, ma che innegabilmente ha confermato le sue strabilianti doti di interprete.
La sua chiacchieratissima Voglio amarti, dal testo piuttosto esplicito, si è meritata la standing ovation degli spettatori in sala in virtù di una interpretazione passionale e potentissima, un esercizio di classe "old style". La sala stampa non l'ha però premiata, relegandola al ventesimo posto complessivo e regalando qualche giudizio piuttosto sprezzante. Questo, spiega Dandolo su Oggi, nonostante "i suoi amici più cari si stanno rivolgendo ai giornalisti che conoscono, pregandoli di tutelarla durante il prossimo Festival di Sanremo a cui parteciperà… Perché?". L'indovinello degli scorsi giorni ha ora nome e cognome: la concorrente in questione sarebbe, appunto, proprio la Zanicchi.
Forse perché nella sua ultima partecipazione Sanremo era arrivata in fondo alla classifica, provocandole certo un bel dispiacere. C'è da dire che Iva, a livello personale, sta vivendo un momento non facile a causa delle condizioni di salute del marito, che sta combattendo contro un tumore ai polmoni. Martedì sera anche per questo ha tradito la sua emozione, di fronte all'applauso scrosciante del pubblico dell'Ariston: "Il mio Festival di Sanremo può finire qua". Per ora, però le suppliche dei suoi amici non sembrano aver mosso a pietà i giornalisti. Uno a caso tra di loro, Marco Mangiarotti, sul Quotidiano nazionale stroncandola di fatto di lei ha scritto: "La rispetto ma non chiedetemi di più".
Sanremo 2022, Emma inseguita dai carabinieri nel cuore della notte: "Sono fott***". Il dramma, spunta il video. Libero Quotidiano il 04 febbraio 2022
Cose mai viste che arrivano dritte dritte da Sanremo, dove è in corso il Festival di Sanremo, appunto, giunto alla sua 72esima edizione e, per ora, accolto con un successo con ben pochi precedenti. Ma le "cose mai viste", in questo specifico caso, non arrivano dall'Ariston, ma dalle strade della cittadina ligure.
Protagonista della scenetta, rilanciata sui social, è Emma Marrone, in gara con Francesca Michielin direttrice d'orchestra, scelta che ha scatenato qualche polemica e perplessità. Ma qui si parla di altro, della scena che arriva dal cuore della notte dopo la terza serata.
Già, perché Emma Marrone si riprende con la testa fuori dal finestrino mentre è tallonata da una volante dei carabinieri. Ed ecco che la cantante afferma: "Raga, l'inseguimento da parte dei carabinieri. Quanto valeva al Fantasanremo? Mi sa che sono fott***. Mi sa che mi devo pure fermà...". Già, meglio fermarsi. Mistero, però, su che cosa diavolo sia successo.
Da fanpage.it il 4 febbraio 2022.
Emma Marrone ha cantato la canzone Ogni volta è così sul palco di Sanremo 2022. Il testo recita "Ogni volta è così, siamo sante o puttane. E non vuoi restare qui e neanche scappare" che, come lei stessa ha spiegato, "sottolinea che non parla di relazioni tossiche bensì di relazioni complesse. Molti amici stanno insieme in una bolla di finzione e per non stare da soli. Non si rischia. Io mi rivolgo alle donne ma il messaggio è per tutti".
Il gesto femminista di una vagina che ha accompagnato quel particolare passaggio ha colpito il pubblico dell'Ariston e dei social, che hanno apprezzato ancora una volta il modo in cui Emma si è spesa a favore della causa di genere.
Com'è nato il simbolo della rivoluzione sessuale
Il gesto della vagina con le dita rivolte verso l'alto o verso il basso rappresenta in modo stilizzato una vulva. Questo gesto è divenuto popolare negli anni settanta durante le proteste per la parità e i diritti delle donne, anche se non si è certi della sua esatta origine. Pare sia stato usato per la prima volta da Giovanna Pala a Parigi nel 1971 durante un convegno che trattava in modo evocativo la violenza sulle donne, un triangolo fatto con le dita, unendo le punte dei pollici e quelle degli indici, lasciando un vuoto nel mezzo che simboleggiasse lo spiraglio di libertà attraverso cui potesse avere sfogo quella rivoluzione sessuale.
In una folta schiera di manifestanti, la giovane femminista lanciò al cielo questo segno di protesta, confessando di averlo visto sulla copertina di una rivista femminista francese chiamata Le torchon brûle.
Di lì in poi, fu usato prima in Francia e poi in tutta Europa come simbolo per liberare dell'organo sessuale femminile dai tabù e dai vincoli culturali che lo portavano a essere funzionale solo alla riproduzione. Ha acquisito sempre di più un significato profondo, a tal punto da stimolare la riflessione sull'utilizzo dei contraccettivi e sull'autonomia della donna nei confronti della sua sessualità.
I punti bonus per il Fantasanremo 2022
Sta di fatto che al di là del nobile intento, c'è un particolare nel regolamento del Fantasanremo 2022 che desta qualche sospetto: portare sul palco dell'Ariston "Dichiarazioni, gesti o simboli pro femminismo" vale +10 punti.
In una serata in cui il gioco legato al Festival ha preso il sopravvento con la parola "papalina" e lo stesso "fantasanremo", non stupirebbe che Emma si sia lasciata tentare per unire le due cose e appagare così l'entusiasmo dei milioni di fan che la seguono sui social.
Il regolamento
Bonus & Malus
Punti posizione in classifica della serata finale:
+50
1° classificato
+35
2° classificato
+25
3° classificato
+15
4° e 5° classificato
+10
6°, 7°, 8°, 9° classificato
+5
10°, 11°, 12°, 13° classificato
0
14°, 15°, 16°, 17° classificato
-5
18°, 19°, 20°, 21° classificato
-10
22°, 23°, 24° classificato
+25
25° classificato
+20
Bonus Podio (valido per ogni artista che arriva nelle prime tre posizioni)
Punti posizione in classifica della seconda, terza e quarta serata (da assegnare ogni serata)
+30
1° classificato
+25
2° classificato
+20
3° classificato
+15
4° e 5° classificato
+10
6°, 7°, 8°, 9° classificato
+5
10°, 11°, 12°, 13° classificato
0
14°, 15°, 16°, 17° classificato
-5
18°, 19°, 20°, 21° classificato
-10
22°, 23°, 24° classificato
+15
25° classificato
+6
Sesto Sangiovanni (bonus assegnabile solo per la classifica finale)
+7
Settimo Aka 7even (bonus assegnabile solo per la classifica finale)
+22
Iva al 22 (bonus assegnabile solo per la classifica finale)
+20
Premi della Critica (Premio della critica Mia Martini, Premio della Sala Stampa Lucio Dalla, Premio Sergio Bardotti (miglior testo), Premio Giancarlo Bigazzi (miglior composizione musicale), Premio Sergio Endrigo (miglior interpretazione)
+10
Canzone più trasmessa da Radio Italia durante la settimana del Festivàl - (bonus assegnato nella serata finale)
+10
Altri premi non citati sopra
+10
Primo artista ad esibirsi (ogni serata)
+5
Artista presentato da una co-conduttrice
+10
Artista presentato da un ospite
+15
Artista presentato da un vincitore di una competizione sportiva internazionale
+15
Artista presentato da Zlatan Ibrahimovic
+20
Artista presentato da Cristiano Malgioglio
+25
Dirige l’orchestra il Maestro Beppe Vessicchio (bonus assegnato all’artista la prima volta che, durante la sua esibizione, l’orchestra verrà diretta dal Maestro Beppe Vessicchio)
+10
Dirige l’orchestra il Maestro Enrico Melozzi (bonus assegnato all’artista la prima volta che, durante la sua esibizione, l’orchestra verrà diretta dal Maestro Enrico Melozzi)
+20
Dirige l’orchestra l’artista stesso (bonus assegnato all’artista la prima volta che il cantante e/o uno dei membri del gruppo dirigerà l’orchestra durante la propria esibizione)
Bonus Sky WiFi:
+10
Semplice: Outfit monocromo (vestito monocromo eslusi scarpe/accessori/gadget/finiture)
+30
Potente: Mic drop al termine dell'esibizione
+10
Spettacolare: Ballerini durante l'esibizione
+10
Scapezzolata (capezzolo in vista, il vedononvedo non conta, +10 per ogni capezzolo)
+5
L'artista si esibisce con l'ombelico in bella vista
+20
Tatuaggio in zone pubiche in bella vista
+10
L'artista si esibisce indossando solo indumenti intimi
+10
L’artista indossa maschere durante l’esibizione
+25
L’artista indossa capesante o raffigurazioni di esse come ornamento
+10
L'artista consegna fiori sul palco ad un'altra persona
+10
L’artista indossa un capo d’abbigliamento o un accessorio con motivo o fantasia floreale
+10
L’artista indossa come ornamento o porta con sé sul palco uno o più fiori veri
+10
L’artista (nei gruppi il bonus è valido solo per il cantante, non per gli eventuali coristi) suona anche uno strumento (bonus assegnato soltanto la prima volta che suonerà)
+10
L’artista viene sollevato e rimane sospeso in aria durante l’esibizione
+10
L’artista cambia o trasforma completamente outfit durante l'esibizione
+10
L’artista si scaccola durante l’esibizione (se estrae una pepita il bonus raddoppia, se l’assaggia quadruplica)
+20
Artista dignitosamente brillo, veramente euforico e/o particolarmente allegro
+25
Insulti o gesti provocatori contro il pubblico
+10
Animali veri sul palco durante l’esibizione
+10
Twerking
+10
L’artista balla eseguendo un’evidente coreografia inequivocabilmente associata al proprio brano (ad esempio: valido per Gabbani nel 2017, non valido per Gaia nel 2021)
+15
Altri tipi di esibizioni con la partecipazione di performer non in gara (esclusi i ballerini)
+10
Fiamme e/o fuoco durante l’esibizione
+5
Bacio sulla guancia durante l’esibizione (sulla bocca raddoppia, alla francese triplica)
+10
L’artista scende in platea durante l’esibizione
+100
Bonus Tamberi: artista salta più di 2,37m
+100
Bonus Jacobs: artista corre 100 metri sul palco in meno di 9,80s
+30
L'artista esegue flessioni, piegamenti o altri esercizi a corpo libero sul palco
+10
L’artista salta in modo evidente
+15
L’artista batte il cinque con Amadeus
+20
Standing ovation del pubblico dell’Ariston
+30
Standing ovation dell’orchestra
+10
Saluto, dedica o discorso in memoria di Raffaella Carrà
+20
L'artista dice o espone la scritta "Un saluto a Zia Mara" sul palco (al di fuori del testo della canzone)
+10
L'artista lancia baci al pubblico dell'Ariston o al pubblico da casa
+20
L'artista bacia la telecamera (deve esserci il contatto tra labbra e apparecchio)
50+iva
L’artista defeca sul palco dell’Ariston
+50
Invasione di palco non programmata durante l’esibizione
+75
Invasione di palco di Pedro durante l'esibizione
+100
Invasione di palco di Papalina durante l’esibizione
+5
Parole di ringraziamento post-esibizione
+10
Parole di ringraziamento post-esibizione ai musicisti e/o direttore d’orchestra
+10
Commozione con evidente lacrimazione durante o al termine dell’esibizione
+10
Ultimo artista ad esibirsi (ogni serata)
+10
Parolacce (non contano le parolacce nel testo)
+10
Dichiarazioni, gesti o simboli pro femminismo
+10
Dichiarazioni, gesti o simboli pro LGBTQ+
+10
Dichiarazioni, gesti o simboli che esprimono solidarietà ai lavoratori del mondo dello spettacolo
+5
L'artista inizia ad esibirsi dopo la mezzanotte
+10
L’artista dice espressamente la parola FantaSanremo durante interviste, comunicazioni social e/o ospitate (bonus assegnato soltanto la prima volta che l’artista dirà espressamente la parola FantaSanremo al di fuori del palco dell’Ariston)
+25
L’artista dice espressamente la parola FantaSanremo sul palco dell’Ariston (bonus assegnato soltanto la prima volta che l’artista dirà espressamente la parola FantaSanremo sul palco)
+50
L’artista dice espressamente la parola Papalina sul palco dell’Ariston (bonus assegnato soltanto la prima volta che l’artista dirà espressamente la parola Papalina sul palco)
+25
Artista scrutinato alle elezioni del presidente della Repubblica
+50
Artista inseguito dalle forze dell'ordine durante la settimana del Festivàl (il bonus raddoppia se l'artista viene arrestato)
+500
Morte durante la settimana del Festivàl (da martedì a sabato, ma non durante l'esibizione)
+1000
Morte durante l'esibizione
-10
Il presentatore sbaglia il titolo della canzone durante la presentazione pre-esibizione
-10
Il presentatore sbaglia il nome dell’artista durante la presentazione pre-esibizione
-5
Il presentatore sbaglia il nome degli autori, compositori e/o del direttore d’orchestra durante la presentazione pre-esibizione
-5
L’artista non scende le scale dell’Ariston (pre-esibizione)
-30
Inciampo sulla scala (pre-esibizione)
-50
Caduta sulla scala (pre-esibizione)
-10
Artista scalzo
-10
L'artista, i coristi o altri cantanti sul palco annunciano il nome, il nome d'arte o il soprannome dell'artista stesso all'inizio del brano (malus assegnato all’artista la prima volta che, durante la sua esibizione, verrà annunciato il proprio nome all’inizio del brano)
-10
Il cantante dimentica parole del testo della propria canzone in gara facendo scena muta o farfugliando per qualche secondo
-10
Utilizzo dell’autotune (malus assegnabile una sola volta ad artista, al primo utilizzo)
-10
Artista si siede sulle scale o a terra durante l’esibizione (non vale se si siede per sdraiarsi)
-5
Artista si esibisce con cappello o occhiali da sole (con entrambi il malus raddoppia)
-20
Rottura o strappo involontari dell'abito
-20
Inciampo o caduta durante l'esibizione
-25
Artista rompe strumenti volontariamente sul palco durante o post esibizione
-10
Artista beve acqua durante l'esibizione
-10
All'artista cade il microfono o l'asta del microfono
-25
Caduta o spostamento vistoso della dentiera
-30
Caduta del parrucchino o spostamento del riporto
-25
L’artista sputa volontariamente sul palco
-30
Fischi chiaramente udibili di disapprovazione del pubblico dell’Ariston
-20
Discorso e/o battute di carattere discriminatorio
-50
Problemi tecnici che causano l’interruzione del brano
-50
Artista positivo al Covid-19 durante la settimana del Festivàl
-66.6
Bestemmia in diretta
-100
Canzone e/o artista squalificati
(ANSA il 4 febbraio 2022) - Sono stati 9 milioni 360 mila, pari al 54.1% di share, gli spettatori che hanno seguito ieri su Rai1 la terza serata di Sanremo 2022 (dalle 21.30 alle'1.46). L'anno scorso la terza serata del festival - dedicata alle cover - aveva ottenuto in media 7 milioni 435 mila spettatori pari al 44.4% di share. La prima parte della terza serata (dalle 21.30 alle 23.42) ha avuto 12 milioni 849 mila spettatori con il 53.2% di share; la seconda (dalle 23.46 all'1.46) 5 milioni 455 mila con il 56.8%. Nel 2021 la prima parte della terza serata del festival aveva raccolto 10 milioni 596 mila telespettatori pari al 42.4% di share, la seconda 4 milioni 369 mila con il 50.6%.
Davide Desario per leggo.it il 4 febbraio 2022.
Quando si dice: fare carte false per Sanremo. Ieri sera al teatro Ariston è scattato l'allarme quando un agente di polizia addetto ai controlli ha smascherato una persona che stava cercando di accedere esibendo un pass contraffatto. L'uomo è stato subito bloccato e portato in commissariato.
Ma il caso ha fatto immediatamente alzare il livello di allerta delle forze di polizia per la vigilanza del festival. E, infatti, non era il solo. I poliziotti hanno scoperto altre due persone, provenienti dalla Sicilia, entrambe con un pass apparentemente vero ma dopo i dovuti controlli sono risultati anch'essi contraffatti in maniera molto precisa.
Tutte e tre le persone sono state portate in commissariato per l'identificazione. Nei loro confronti è scattata una denuncia per truffa.
Da corriere.it il 4 febbraio 2022.
Martedì si era presentato senza camicia, a torso nudo e con i tatuaggi in bella vista. Poi , l’autobattesimo sul palco. Durante la sua seconda esibizione, mercoledì sul palco dell’Ariston, al termine della canzone, si è slacciato i primi bottoni dei pantaloni e ha infilato una mano nelle mutande. Una specie di striptease, che non è passato inosservato.
Provoca ancora, dunque.
Già dopo la sua prima performance, il vescovo di Sanremo, monsignor Antonio Suetta, aveva parlato di uno spettacolo «penoso», sicuro che il cantante avesse «profanato i segni sacri della fede cattolica, evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante». Il senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan su Twitter aveva azzardato un «Achille Lauro profana il sacramento del battesimo mentre il coro gospel canta “AlleluXX”. Ma che bravo! Quelli che chiedono il rispetto e la tolleranza. Pagato con il canone! Vergogna!».
E l’Osservatorio Romano, chiamato in causa da Fiorello sempre sul palco dell’Ariston, aveva liquidato la polemica con poche parole: «Ci limitiamo a osservare che, volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all’immaginario cattolico. Niente di nuovo. Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo».
Renato Franco per il “Corriere della Sera” il 4 febbraio 2022.
L'omaggio a Mattarella, il treno infinito delle 25 canzoni in gara, Cesare Cremonini che se li mangia tutti, Drusilla Foer al fianco di Amadeus, una scelta rivoluzionaria per lo spettacolo televisivo più nazionalpopolare. La terza serata del Festival di Sanremo lascia meno spazio all'intrattenimento, tantissima musica, ma anche l'impegno civile di Roberto Saviano.
Amadeus il patriota ha acceso le luci con l'omaggio al rieletto Mattarella: una vera sviolinata (ci pensa l'orchestra) per il presidente della Repubblica a cui il conduttore dedica «Grande grande grande» di Mina («come te, sei grande solamente tu»). Intelligente, ironica, il dubbio come approccio alla realtà che in tempi di tuttologi è un segno di salutare apertura mentale. Gianluca Gori nasce come fotografo toscano, ma poi si è trovato meglio nel suo alter ego, Drusilla, anziana e ricca vedova fiorentina, pungente e glamour.
Un personaggio nato sul web e poi arrivato a riempire i teatri con i suoi spettacoli. E ieri sul palco più importante di tutti. Drusilla scende le scale e pretende di cantare, quando capisce che non è il caso protesta: «Se sapevo che dovevo fare la valletta mi mettevo qualcosa di scosciato, ho un koala tatuato proprio qua». Altro che farfallina di Belén.
Non riesce nemmeno a credere che Amadeus sia il direttore artistico del baraccone, si appella al direttore di Rai1 Coletta, gli promette «dei bacini» per sbloccare la situazione. Poi si rassegna a introdurre un cantante vero, Massimo Ranieri.
Quando si rivede, Drusilla si presenta nei panni di Zorro: «Volevo tranquillizzare quelli che temevano una donna en travesti, così mi sono travestita da uomo».
Ha la battuta pronta: «Se vuole Amadeus le affetto un pezzo di naso, tanto ne rimane ancora un bel po'». Si toglie la maschera e graffia: «Tranquillo, non mi spoglio completamente, se no potrei mostrare grandi sorprese». Forse le sfugge pure un'imprecazione, ma in attesa del Var dei social non è che se ne siano accorti in molti. Insomma le bastano pochi minuti per esibire una personalità profonda e una presenza scenica nient' affatto banale.
Poco sfruttata Ornella Muti, troppo fragile Lorena Cesarini, delle tre co-conduttrici salite all'Ariston finora è quella che, senza storia, ha convinto di più. Prima di debuttare sul palco si era commossa con delicatezza: «Grazie di avermi dato questa possibilità che mi emoziona e diverte. E mi fa provare tenerezza verso me stessa, un sentimento che mi piace».
Drusilla l'impegnata, femminista ma non a prescindere: «Sarebbe molto ganzo avere delle donne conduttrici al Festival. Ammesso che la signora prescelta sia brava nel farlo perché io sono prima di tutto per la meritocrazia. E vado oltre, perché non un Papa donna?». Aveva risposto così a chi aveva giudicato transfobica la performance di Checco Zalone: «Checco ha fatto un'operazione molto forte, ha voluto smuovere le acque e laddove ci sono acque smosse sono sempre contenta, significa una tv irrorata di civiltà e di positività».
Non solo Drusilla Foer, ancora impegno civile con Roberto Saviano e la sua orazione dedicata a Falcone e Borsellino nel trentennale delle stragi di Capaci e via D'Amelio. L'Ariston si alza in piedi per omaggiare i due magistrati «simbolo del coraggio di cambiare e di andare contro gli haters, loro che sono stati sommersi dagli odiatori, gente che li delegittimava, che creava diffidenza in chi credeva in loro. Falcone e Borsellino sono stati screditati e ricoperti di fango, accusati di spettacolarizzare le imprese dei giudici antimafia».
Quindi Saviano ricorda Rita Atria, testimone di giustizia che si è uccisa a 17 anni, lasciata sola, «che ha rinunciato alla propria libertà e con la sua scelta in favore della legalità ha cambiato la propria vita e quella di chi gli stava accanto». Chiude lanciando un appello alla politica che ormai non parla più di mafie, «un silenzio che fa male a chi le contrasta».
Un'atmosfera irreale, spezzata alla fine dall'applauso del pubblico. Intanto l'Amadeus 3 quanto ad ascolti viaggia più forte delle due precedenti edizioni: la seconda serata è stata vista da 11.320.000 spettatori (con il 55,8% di share). Un dato notevole per due aspetti. Perché storicamente la serata di debutto è più seguita di quella successiva e perché per trovare un dato di share più alto bisogna risalire al 1995, praticamente il paleolitico della tv.
Maria Corbi per “La Stampa” il 4 febbraio 2022.
Caro Presidente. Inizia così, con un messaggio a Sergio Mattarella, nel giorno del suo secondo insediamento, la terza serata del Festival. Amadeus esprime «gratitudine e affetto» per il Capo dello Stato, quale «punto di riferimento del paese» e per aver sottolineato nel suo discorso «l'importanza della cultura e dell'arte, del teatro, del cinema e della musica.
Per lui un «dono»: «Abbiamo saputo che lei, assieme a sua moglie, nel 1978 fu tra i fortunati spettatori dell'ultimo concerto di Mina alla Bussola di Viareggio. Vogliamo dedicarle una canzone che rappresenta bene quello che pensiamo di lei». E l'Orchestra suona Grande grande grande. Inizia la gara e il rosa si conferma il colore preferito dagli uomini in gara in sintonia con il messaggio di questo festival che cavalca anche attraverso una nuova estetica la battaglia dei diritti, dell'inclusione, dell'etica; mai come stasera, con il super ospite Roberto Saviano e la sua orazione civile dedicata a Falcone e Borsellino nel trentennale delle stragi di Capaci e via D'Amelio.
«Siamo qui a ricordare, ma non è un atto passivo, ricordare viene dal latino e significa "rimettere nel cuore", perché per gli antichi era il cuore la sede della memoria non stiamo semplicemente provando nostalgia, perché riportare al cuore significa rimetterli in vita sentendoli battere in noi, nel profondo».
Saviano ricorda anche Rita Atria la giovane collaboratrice di giustizia che si uccise 7 giorni dopo la strage di Via D'Amelio dove perse la vita Paolo Borsellino che la stava accompagnando nel suo percorso.
Note alte e basse, leggere e profonde, questo è Sanremo, dove convivono Saviano, Orietta Berti vestita da piumino da cipria e Achille Lauro che ieri ha sentito l'urgenza di slacciarsi i pantaloni.
Ma per fortuna alla terza sera abbiamo avuto un valletto nell'istante in cui è apparsa Drusilla Foer che si prende la scena e riscatta le sue compagne di avventura di questo Festival, Ornella Muti e Lorena Cesarini, schiacciate dagli autori in un ruolo ormai stantio, quello della bella donna accanto al conduttore e comunque della spalla.
Invece sul palco è Drusilla a condurre, mentre «Amedeo» (lo chiama così anche la Rettore) fa la spalla. Finalmente il riscatto. Sarà perché la Foer è bravissima, ma anche perché è ancora più facile accettare maschi che si vestono da donne (crossdressed), che si liberano dai loro lacci, che se ne fregano delle etichette, piuttosto che guardare al mondo femminile, al genere femminile, con occhi nuovi, inclusivi, complici.
E allora la battuta di Checco Zalone della scorsa serata - «un giorno Amadeus capirà che la donna può stare un passo in avanti» - non è più solo una battuta. Ma comunque, grazie Drusilla per l'ironia intelligente: «Cosa dovrei fare come sua compagna? - dice ad Amadeus -. Dovrei co-presentare con lei per tutta la sera? Ma lei è pazzo. Se lo sapevo mi mettevo qualcosa di scosciato». Invece era elegantissima in un lungo abito di seta cruda cucito dalla sua sarta di Firenze perché «l'economia bisogna farla ripartire dal basso, dalle sartorie dei piccoli atelier», ha detto, spiegando i suoi no alle grandi griffe. E diventa anche Zorro per «tutti quelli che avevano paura di un uomo travestito». Cesare Cremonini è da standing ovation, su questo palco per la prima volta regala un medley dei suoi 20 anni di successi. Anche per Mahmood e Blanco si scatena l'Ariston, in un entusiasmo contagioso, collettivo che ha tutti colori di un mondo libero e fa venire i Brividi.
Dagonews il 7 febbraio 2022.
Come nasce il personaggio di Drusilla Foer? Bisogna tornare a 12 anni fa, quando Gianluca Gori, mondano bon vivant, frequentava i salotti della nobiltà fiorentina.
Tra una cena e un vernissage, l'attore si dilettava a intrattenere i suoi amici dal sangue blu con la parodia della nobildonna di mezza età: eloquio forbito, modi affettati, vezzi e capricci.
Il nome del personaggio, Drusilla, fu ispirato da quelli, un po' inusuali, che la nobiltà toscana si tramanda da generazioni (Drusa, appunto, poi Urania, Ranuccio, Panfilo).
Una sera, durante una cena di beneficenza, Gori en travesti, venne notato da un agente che gli propose di realizzare uno spettacolo con la sua riuscitissima "maschera". Da allora, il personaggio è stato affinato e rivisto, riscuotendo un tale successo da approdare, con unanime approvazione, al palco di Sanremo.
Su Youtube è presente un video datato 2011, che mostra Drusilla in una delle sue primissime "apparizioni".
E' un videomessaggio di auguri per il compleanno dell'amico Diego di Sangiuliano (che, tra l’altro, quest'anno ha vinto con la sua barca la traversata delle Canarie fino a Santa Lucia).
Simona Antonucci per “il Messaggero - Cronaca di Roma” il 7 febbraio 2022.
Si prepara ai debutti tirando di scherma («adoro la sciabola perché è così pesante che mi tiene in forma e mi fa dimagrire»); gira in camerino con i pesi alle caviglie perché «sembra che gli uomini restino sempre con i piedi per terra, io invece tendo a svolazzare», e prima di entrare in scena «mi faccio la barba».
Si chiama Daniela Barcellona, è triestina, 52 anni, ed è l'uomo più famoso della lirica. È stata Tancredi e Arsace, Romeo e Malcom... «Ho cantato quasi tutti i protagonisti en travesti dell'opera. Quelli di Rossini in particolare. Lui preferiva affidare a un contralto, la più grave delle voci femminili, i ruoli maschili nobili.
Pensava che una donna fosse più adatta ed espressiva per interpretare le sfumature dell'animo di un eroe», spiega il mezzosoprano che da domani al Teatro dell'Opera sarà Federica («non vedo l'ora che mi mettano le ciglia finte»), in Luisa Miller di Verdi, regia di Damiano Michieletto, con il maestro Michele Mariotti appena nominato nuovo direttore musicale del Costanzi.
Debutto nei panni di Arsace nella Semiramide con il maestro Gelmetti nel 98, trionfo al Rossini Opera Festival cantando Tancredi, vent' anni vissuti nei panni di uomini epici, con incursioni, sempre più frequenti e di prestigio nel repertorio femminile e in quello del Novecento.
«Nella lirica la fluidità non è un tabù», spiega Barcellona che fino al 17 febbraio sarà una donna ferita dall'amore con Michele Pertusi (conte di Walter), Antonio Poli (Rodolfo), e Roberta Mantegna (Luisa) che erano stati i protagonisti della Luisa Miller in forma di concerto nel maggio scorso.
«La contessa», dice «è un personaggio intenso, ferito, aggressivo, direi quasi un po' maschile», scherza, mentre racconta la sua carriera trasversale e inclusiva: dal giovane eroe con baffi e spada all'eroina romantica, sui palchi del mondo, dalla Scala al Covent Garden.
Finalmente donna? O no?
«Le eroine dell'opera spesso sono molto maschili. Parlo dei ruoli per mezzosoprano. Aggressive, arrabbiate, ferite. Quasi da rimpiangere i miei uomini».
Un viaggio nell'altro sesso lungo vent' anni: in quale modo l'ha arricchita?
«Ho potuto sviscerare umanità e dolcezza, i sentimenti più nobili. I ruoli en travesti sono spesso eroici, come nei Capuleti, o nelle opere barocche. Tutti personaggi che si distinguono in battaglia, che offrono la propria vita per la donna amata. Ho avuto il privilegio di calarmi nella parte migliore dell'animo maschile, quella che non a caso veniva interpretata da donne».
Un bagaglio utile per affrontare le eroine romantiche?
«Per essere credibile come uomo ho dovuto studiare, lezioni di scherma, portamento, lunghe camminate con le cavigliere, mentre nel repertorio femminile ho potuto dare fiato alla mia personalità. Il mezzo soprano ha caratteristiche forti. Ho dovuto cercare l'aggressività, la gelosia e sentimenti negativi. Abbiamo tutto dentro, basta scavare».
L'arte va più veloce della società? Drusilla Foer a Sanremo qualche perplessità l'ha sollevata. Perché?
«Chiusura mentale, retaggi del passato. Presto ognuno di noi sarà libero di esprimersi come vuole».
I ruoli en travesti non sono sempre stati esempio di libertà.
«Nascono come eredità dei ruoli affidati ai castrati. Con uomini nei panni di donne, cui è stato a lungo precluso il teatro, e poi donne in panni maschili perché ritenute più adatte. Rossini e Donizetti preferivano donne en travesti, volevano femminilità per esprimere l'amore di un uomo, ma con vocalità maschile. Personaggi ibridi».
In futuro, sul palco, si augura di essere uomo o donna?
«Sogno Azucena, nel Trovatore. Ma anche nuovi ruoli en travesti. Le incursioni nell'altro sesso ti aiutano a capire tante cose. E a liberarti dell'esteriorità». Teatro dell'Opera, piazza Gigli. Da domani al 17
Sanremo Day 3. Sul palco del Festival, la rappresentatività di genere femminile fa ciao ciao alle donne. Guia Soncini su L'Inkiesta il 4 Febbraio 2022.
Drusilla Foer e il cortocircuito tra chi considera un uomo travestito da donna avanguardia culturale e chi considera oltraggioso che un uomo vestito da donna si trovi all’Ariston.
Alle nove di giovedì sera, mentre Sergio Mattarella si consultava coi suoi legali per chiedere se Amadeus potesse essere incriminato per vilipendio al capo dello Stato per avergli dedicato la canzone in cui Mina dice «sei peggio di un bambino capriccioso, la vuoi sempre vinta tu, sei l’uomo più egoista e prepotente che abbia conosciuto mai», io pensavo a quanto sta facendo questo Sanremo per le donne.
Ho passato una vita a non capire perché il genere sessuale venisse percepito come una cosa così importante. Cioè, esattamente perché dovrebbe importarmi d’essere donna, a parte i fastidi di sanguinare e di non poter fare pipì in piedi? No, tu non capisci, l’identità, l’importanza, le battaglie: mi sembrava parlassero un’altra lingua. Poi è arrivato il Sanremo 2022, e finalmente ho saputo d’avere ragione.
È arrivato il Sanremo 2022, e ho capito che le donne non esistono.
La terza sera, quando la prima donna che sale sul palco è lì teoricamente perché è campionessa di ciclismo, e in pratica per dar modo ad Amadeus di dire che Suzuki è lo sponsor del festival.
La seconda sera, quando la donna di turno è una che poi ci permetterà di dire: lo vedi come sono le donne, fragili di nervi, le metti su un palco e piangono, gli fai i tweet maleducati e piangono, gli dici di essere sé stesse e piangono.
La prima sera, quando chiedi a un’attrice che ha lavorato con chiunque, da Ugo Tognazzi ad Alain Delon, di dirti qualcosa di loro, e lei non riesce a dire una cosa interessante che sia una, e lo vedete come sono le donne, non hanno spirito d’osservazione, non vengon buone neanche per gli aneddoti.
Il principale problema della minore presenza delle donne in alcuni settori, siano essi la presidenza della repubblica o la direzione artistica di Sanremo, è che poi scatta il tic della rappresentatività. Se un maschio fa un record sportivo o vìola una legge o scopre un vaccino o dice una stronzata, l’ha fatto lui; se una femmina esiste, lo fa a nome delle donne, ci rappresenta. Ma chi, ma cosa, ma stai a vedere che Angela Merkel e Valeria Marini hanno qualcosa in comune per il solo fatto d’avere una vagina, ma Helena Christensen se le dite che mi rappresenta vi denunzia per vilipendio estetico.
Se praticamente tutti i cantanti maschi, a Sanremo, si prestano a quella stronzata chiamata Fantasanremo, l’illusione dell’orizzontalità fatta gag, il cantante che sul palco dice «ciao zia Mara» per far fare punteggio al disadattato che da casa l’ha inserito nella sua fantasquadra, allora vuol dire che tutti i maschi sono scemi? E due femmine che non sono apparse esattamente fulmini di guerra alla coconduzione erano quindi meno rappresentative del loro genere, o di più, o uguale? Quanti fantasanremi idioti ci vogliono per pareggiare con una valletta che non sa leggere dal gobbo?
Ed è qui che arriva il genio sanremese. Nel ribaltare questo problema e farlo diventare un’opportunità. La terza donna alla coconduzione sanremese? È un uomo. No, non sto dicendo una cosa da femminista vecchia scuola contraria a chiamare donne gli uomini che ci si sentono. Sto parlando di Drusilla Foer, che non è una trans. È Gianluca Gori – trentenne, se le informazioni che si trovano in rete sono esatte – che di mestiere interpreta una nobildonna settantenne. Gianluca Gori ha il pisello, che i postmoderni vi diranno non basti per far di te un uomo neanche in uno spogliatoio della palestra, figuriamoci su un palco. Tuttavia non risulta egli si percepisca detentore di vagina, e l’autopercezione è tutto, no?
Quindi Gianluca si traveste da Drusilla e, poiché abitiamo il più stupido dei secoli, la polarizzazione è tra chi considera un uomo travestito da donna avanguardia culturale, e chi considera oltraggioso che un uomo vestito da donna sia a Sanremo. Nessuno sceglie di collocarsi nello spicchio di ragionevolezza in cui domandare: certo che avrei adorato sentire Paolo Poli che diceva «dirige l’orchestra il maestro Vince Tempera», ma qualcuno sarebbe mai stato così picchiatello da definire Paolo Poli «una donna»?
Ieri mattina, Gianluca vestito da Drusilla era in conferenza stampa, e lo spettacolo era osservare il capufficio stampa Rai, cui proprio non veniva da declinarla al femminile, epperò temeva di passare per transfobico o autore di Harry Potter o Checco Zalone rivolgendosi al maschile a un essere umano acconciato e vestito da signora. Quindi si produceva in impossibilità fonetiche, dato che l’italiano è una lingua coi generi. A un certo punto, invitando i giornalisti a far domande a Drusilla, non sapeva se dire «fargli» o «farle»: ha risolto con «chi volesse farli domande». Era tenerissimo, povero.
Va detto che Gori e il personaggio che ha creato appaiono meno fessi di quanto l’appropriazione del personaggio da parte della militanza cancelletta li vorrebbe far sembrare. All’inizio della conferenza stampa hanno chiesto a Drusilla di esprimersi su Zalone, la domanda era di vibrante dolenza, principiava con «La comunità LGBTQ è spaccata, divisa» (quando dici «comunità» il concetto di cui qualcuno si fa portavoce dovrebbe sembrare meno scemo: poche illusioni sono più fragili). Cosa poteva dire, un personaggio invitato dallo stesso festival che aveva invitato Zalone? Il povero Gori ha fatto inerpicare la Foer per forlanismi quali «se questo solleva un dibattito che porta qualcuno ad avere una convinzione credo che questo sia comunque un valore», come se il problema fosse che non abbiamo abbastanza convinzioni, e non che ne abbiamo troppe.
Poi però hanno domandato qualcosa sui Sanremo visti da giovane, e Drusilla Foer per un attimo ha fatto quella cosa di farci dire «oddio quant’è vero», ricordando che da giovane trovava più intelligente atteggiarsi a io-Sanremo-non-lo-guardo, e riassumendo il sé d’epoca quasi guccinianamente: «Pensi come si è deficienti a certe età». L’età di quelli che corrono sui social a commentare che loro Sanremo lo schifano, amano solo Drusilla – ma questo secondo me lo sa (la cosa più difficile ma inevitabile per chiunque abbia un mestiere pubblico è rendersi conto che i propri tifosi son ben più scemi dei propri detrattori).
Che poi io, a un uomo che di lavoro si traveste da donna, condannandosi a scarpe col tacco e altre scomodità, chiederei sempre e solo chi glielo faccia fare, mentre capisco la comodità d’essere uomo con vagina: tanto per cominciare puoi farti crescere la barba a coprire il doppio mento. Forse a un certo punto ha voglia di star comodo anche Gori, e quindi Drusilla Foer la fa uscire sul palco vestita da Zorro, e le fa dire una cosa tipo: visto che c’erano le polemiche per il personaggio en travesti, mi sono travestita.
Sembra molto più vera lì che alla fine, quando mette in fila i penzierini sulla diversità e l’unicità. Che sono meglio dei penzierini contro il razzismo della sera prima, per la banale ragione che Gori ha un qualche senso della scena e parla per sei minuti, mica per venti. Ma era meglio il guizzo con cui faceva perdere il filo a polemisti e difensori che al mercato mio padre comprò: è un uomo che si traveste da donna travestita da uomo. Altro che unicità, tre ore prima Drusilla aveva dimostrato il teorema d’un certo cantautore casualmente su quello stesso palco nella stessa serata: gli uomini e le donne sono uguali.
Pagelle Sanremo 2022 terza serata. I voti a canzoni, cantanti e ospiti. Renato Franco e Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 3 febbraio 2022.
I giudizi ai protagonisti del Festival tra i 25 big in gara, conduttori e ospiti
GIUSY FERRERI Voto 5,5
Latineggia con malinconia, la trovata del megafono più che creare spettacolo sembra infastidirla e più che lei in attesa di un lui che arriva nella notte come nel testo sembra lei a voler scappare via dal palco di Sanremo. Non cresce rispetto alla prima esecuzione
HIGHSNOB e HU Voto 5
L’abbraccio sul palco sembra l’antidoto alle storie malate che raccontano. C’è molto stacco fra le strofe e la melodia del ritornello. Si fatica a trovare non solo la chiave per entrare ma proprio la porta
FABRIZIO MORO Voto 6
C’è tanta retorica nella canzone, nel testo e nella melodia. Se Fabrizio Moro fosse stato il Fabrizio Moro che conosciamo sarebbe stato troppo. Qui fa downsizing senza caricare l’interpretazione con la rabbia e l’urlo che erano la sua firma
AKA 7EVEN Voto 5
Adolescenziale. Non è un aggettivo per forza negativo. La freschezza del pezzo è coinvolgente. La leggerezza del testo è inconsistenza
MASSIMO RANIERI Voto 6,5
Martedì abbiamo fatto il funerale di una grande voce. Sbagliato. Il vecchio leone tira la zampata e carica della giusta emozione questo viaggio di speranza verso il sogno americano.
IRAMA Voto 7
È partito da dietro in questo festival ma ha messo la freccia...
CESARE CREMONINI Voto 9,5
Il palco è lo stesso per tutti. Dipende da come lo usi, che tu sia in gara o ospite. La mia prof di italiano del liceo diceva che 10 lo dava soltanto a Dio (o a lei stessa).
MICHELE BRAVI Voto 5
La fragilità di Michele si riflette nel testo. Il problema è che è fragile anche la canzone. Peccato perché lui ha un mondo da raccontare e raramente trova il brano che lo aiuta
DITONELLAPIAGA e RETTORE Voto 6,5
C’è Moroder e gli anni 80, c’è l’intesa sul palco (dietro le quinte pare di no) ma il ritornello mono-parola rischia più sesso di stancare in fretta che diventare tormentone
BLANCO e MAHMOOD Voto 9
Non sbagliano nulla. Il gesto liberatorio del buttarsi sul palco alla fine mette in fila tutto
MORANDI Voto 7,5
Com’era? «Hey boomer»? C’è qualcuno che il coraggio di dirlo a Morandi che tra l’altro è un pre-boomer?
RKOMI Voto 5,5
Peccato. Una serata no può capitare a tutti. Il pezzo però è solido
TANANAI Voto 5
Dopo il disastro della prima esibizione questa volta i problemi tecnici gli hanno fatto lo sgambetto
ELISA Voto 8,5
Ascoltarla cantare è come andare a fare un massaggio: trasmette vibes positive
Orietta Berti Voto 4
«Non si parla altro che dei tuoi vestiti che sono bellissimi»: Amadeus sembra quasi credibile quando dice una balla colossale sull’ennesimo outfit tremendo di Orietta Berti. Peccato che il naso da Pinocchio lo tradisca
LRDL Voto 7,5
Il pezzo uno dei più solidi del pacchetto. E’ una canzone furba senza essere paracula con quel suo andamento funk anni 80. Però fra quello che succede sul palco e gli outfit si crea una sovrapposizione di livelli che diventa rumore
Roberto Saviano Voto 7
Un’atmosfera irreale, un silenzio sospeso. Roberto Saviano ha sempre la capacità di catturare occhi e cuori, il suo monologo dedicato a Falcone e Borsellino nel trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio ricorda ancora una volta che la memoria è un muscolo da tenere in continuo allenamento perché senza passato non c’è presente
Amadeus Voto 7
È il suo Festival ma si mette sempre a disposizione dei suoi ospiti. Si è fatto prendere in giro da Fiorello, si è fatto perculare da Checco Zalone, non ha fatto un piega alle ironie di Drusilla Foer. Sta a vedere che finisce che l’anno prossimo c’è di nuovo lui…
Drusilla Foer Voto 7,5
Poco sfruttata Ornella Muti, troppo fragile Lorena Cesarini, delle tre co-conduttrici salite all’Ariston Drusilla finora è quella che, senza storia, ha convinto di più. Intelligente, ironica, il dubbio come approccio alla realtà, forse le sfugge pure un’imprecazione, ma in attesa del Var dei social chissenefrega
IVA ZANICCHI Voto 4,5
Orietta Berti che si lascia prendere dal giovanilismo e Iva Zanicchi passatista hanno deciso di essere i piccioni dei loro stessi monumenti
Elisabetta Canalis Voto 4,5
«La mia Liguria». La sarda Elisabetta Canalis che fa lo spot alla regione in cui non è nata. Fa già ridere così
ACHILLE LAURO Voto 6
L’idea che qualcosa debba accadere prima o poi, come il battesimo della prima sera, ti distrae. Aspetti e non ascolti. Il pezzo gira bene
MATTEO ROMANO Voto 7
E’ fresco come la canzone che ha portato. E’ sicuro nel canto, può provare a rischiare qualcosa in più con la performance e uscire dai pochi centimetri quadrati della comfort zone
ANA MENA Voto 3,5
Al peggio non c’è fine.
EMMA Voto 7
Si capisce tutto dagli occhi, Emma canta anche con quelli. Mette il guinzaglio alla canzone e la porta dove vuole
YUMAN Voto 5,5
Non c’è niente fuori posto. E forse ci vorrebbe qualcosa di imprevedibile. Tutto finisce nel già sentito
SANGIOVANNI Voto 6,5
Quando vedi qualcosa da lontano e ti piace e poi una volta che arrivi vicino trovi quel dettaglio che non ti convince. Il testo in questo caso
GIOVANNI TRUPPI Voto 7
Sanremo e l’amore. Quando la tragica abbinata si stacca dai cliché e dalla banalità. Una canzone dove si può cercare in tante direzione, senza perdersi
VIBRAZIONI Voto 6,5
C’era intensità. E quando c’è quella, il rock va nella direzione giusta
NOEMI Voto 6,5
In crescita. Sembra aver preso il tempo alla canzone che sembrava scapparle di mano
I vestiti di Sanremo 2022, le pagelle ai look: da Drusilla Foer, imbustata 6 a Massimo Ranieri incravattato 5. Gian Luca Bauzano su Il Corriere della Sera il 3 febbraio 2022.
Terza serata, grande attesa per la co-conduttrice Drusilla. Ma la sua apparizione è senza colpi di scena. Compreso il suo primo look. La kermesse ha inizio con un saluto al Presidente Mattarella
Drusilla Foer, imbustata 6
L’ora fatidica sono state le 21.30: Amadeus, subito ribattezzato Amedeo e “Coso” da Drusilla, annuncia l’arrivo di quella che avrebbe dovuto essere una presenza scomoda sul palcoscenico dell’Ariston. Drusilla Foer avanza e scende dalla famigerata e temutissima scalinata sanremese. Imbustata in un abito in raso nero con strascico a trapezio dal fascino d’antan. Ma la sfida della discesa la vince solo guardando i gradini. E così non dovrebbe essere: lei stessa in uno dei suoi tanti video aveva dichiarato, all’incirca: «Una donna che non sa scendere una scalinata e senza guardare non la merita». Lei ha scelto le juste milieu. La prima apparizione è stata basica. Dal rigore fin troppo monacale. Come lo scambio di battute con Amadeo/Coso. Ma la serata stava iniziando...
Amadeus: tempestato, 5/6
Amadeus abbina lo sfavillio del sorriso ai cristalli che tempestato lo smoking blue midnight. Papillon compreso. Il tutto su un tessuto a spina di pesce forse più adatto per un completo da giorno. Ma il risultato finale, non è argentino come il timbro di voce del presentatore. Doveroso e apprezzato l’omaggio al presidente Sergio Mattarella dopo l’elezione e il suo discorso ufficiale. Cita la passione del Capo dello Stato per Mina. La kermesse inizia
Highsnob & Hu: over size, 5
Highsnob & Hu, tradotto il duo vocale Michele Matera, in arte Highsnob e Federica Ferracuti, l’altra metà di nome Hu, salgono on stage per ricordarci che l’amore può essere tossico con «Abbi cura di te». Gioco facile dire che i due solisti la cura del loro look non si sa bene quanto se la siano presa. Ma l’effetto over size dei completi, un po’ taglio pigiamone, con la ciliegina del guantino nero di Highsnob, di snobbish sembra davvero abbiano non molto se accordati con loro. Accordare le armonie in pentagramma, equivale anche a pensare alle proporzioni dell’abito che si indossa
Massimo Ranieri: incravattato 5
Nulla da dire sul fatto ci sia la presenza di Massimo Ranieri all’Ariston. Qualche riserva sulla scelta della cravatta sì. La fantasia by Versace con il completo di e su Ranieri non è proprio che siano così sintonizzati. Colore? E che colore sia. L’azzardo si azzardi allora
Dargen D’Amico: stampato 6,5
Over size, macro stampe, fiori veri, occhialoni. Fa un po’ più serata in spiaggia, ma il look è ben abbinato e giocato sui contrasti. Del resto la canzone si intitola: «Dove si balla» e l’artista è pronto al canto e al ballo
Cesare Cremonini: notturno 7, 5
Tra gli ospiti attesissimi della serata ecco Cesare Cremonini. Performance impeccabile. Come il look. Il blu notte del velluto incrostato di cristalli del completo by Giorgio Armani gli calza a pennello. Bravo: l’idea di presentarsi con camicia blu cobalto/lapislazzulo aperta, ma senza sbavatura crea un bel contrasto. In sintonia le stringate in vernice nera by Santoni. Sulle scelte azzeccate di look, Cremonini lo si era già visto nel foyer della Scala in occasione della serata inaugurale del 7 dicembre 2021. Fittato in uno smoking sempre armaniano vinceva il palmares dell’eleganza
Aka 7even: dolce 6,5
Inizia a prendere persino forma una tendenza sanremese: e vai di over size. C’è chi ci azzecca e chi no. Aka 7even rientra nella prima categoria. E il suo completo dal rosa zuccheroso di Stella McCartney ben gli si abbina. Ben, bene
Ditonellapiaga con Rettore, black & white, 1: 4/5
Verrebbe davvero da dire: uno poi un po’ se le va a cercare. Proponi una canzone dal titolo «Chimica» e una delle interpreti è Ditonellapiaga. Ecco, azzardo: offri il fianco. Così le due interpreti che giocano per i loro look sull’optical (o quasi), appaiono un po’ confuse. E la chioma di Rettore che alla mente sembra quasi ricordare quella di Crudelia De Mon alla fine non fa scaturire quella che si dice è una giusta chimica
Mahmood & Blanco, black & white, 2: 7/8
Stessi colori (vedi Ditonellapiaga con Rettore) ma risultato diverso e vincente. Ma sì, da «Brividi» come la canzone di Mahmood e Blanco. Le folle di fan che li rincorrono per Sanremo, confermano che se sai duettare il duetto è da brivido (Blanco in total look Valentino creato per Sanremo; Mahmood con orecchini e anello by Swarovski)
Tananai: verniciato 6/7
L’effetto pennellata di vernice sul tessuto, tra quelle molto amate dagli stilisti, specie per gli accessori, crea un effetto tutta’altro che occasionale, rispetto al «Sesso» di cui canta Tananai. Azzeccato il total look “pitturato” per Sanremo, ma se si sceglie un completo come questo per la propria quotidianità basta un solo elemento. Che fa la differenza e ti dà personalità
La Rappresentante di Lista, think pink 1: 6/7
Non solo cristalli, dunque. Ma anche Think Pink. Ed ecco anche il duo La Rappresentante di Lista performare in total pink post incendio. Ma l’effetto è ben dosato. Anche con la canzone dal testo “brillante”
Orietta Berti: perchè? 2/3
Certo, il Festivalissimo porta acqua al suo mulino (citando gli adagi popolari) e su Twitter definisce Oriettissima nostra «Sei il nostro sole». Lei dal collegamento sulla nave da crociera dice che si è vestita da piumino. Perché le dive usano la cipria. Il problema è che di Moira Orfei una ne abbiamo vista, come Wanda Osiris. Meglio non imitarle, tanto per farlo. Con spirito corporate Amadeus trova bellissimi gli abiti di Orietta. Invece verrebbe da dire: C’era una volta Orietta Berti... E non a caso il collegamento Orietta nazionale l’ha fatto da una nave... Come a dire: fin che la barca va
Drusilla Foer 2: imprigionata, 6,5
Anche Drusilla conferma che il rosa è chic. E opta per un modello con le maniche imperiali effetto abiti della corte russa. ma anche dive del tempo che fu. Forse uno di quelli tenuti nella cabina armadio in cui periodicamente la chiude la domestica carnefice Ornella. Evidentemente la scelta, ben studiata, per la sua presenza è: trasgressione? Certo, non trasgredisco proprio nulla. Alla fine sembra un po’ imprigionata nel personaggio e nei suoi look
Achille Lauro: affabulante, 7
Achille Lauro continua sul: «Palcoscenico non ti temo» e lo calpesta a piè nudo. Continua l’affabulante gioca del nude look e resta coerente al total look Gucci by Alessandro Michele. Dal giacchino luminescente all’intimo in tulle nero, come la camicia very trasparente
Anna Valle: total red, 7
Sia un Ritorno al Futuro, questa edizione di Sanremo? Rispetto al passato sempre più sfoggio di uno stile d’antan in risposta ai look da performance degli interpreti. Ed ecco Anna Valle, tutto di rosso vestita con fiocco e scollatura coda di rondine by Alberta Ferretti. Discesa della scalinata andata... Accolta da Amadeus che, invidioso di Morandi, cambia lo smoking e ne mette un altro sempre blu, ma più elettrico nella sfumatura con i revers luminescenti di cristalli. Pensa un po’: blu e neri (o un blu così cupo da apparire nero). Un doveroso omaggio alla squadra del cuore?
Ana Mena: proporzionata, 7
Sorridente, Ana Mena con tre moduli ben assestati: top, mini e sandalo con plateau trova un’aurea proporzione di stile. E non c’è stonatura alcuna
Sangiovanni, think pink 2: 6+
Probabile che da domani la vendita diu capi nelle sfumature di rosa, salirà in modo esponenziale. Et voilà, Sangiovanni con le sue «Farfalle» si presenta di rosa spennellato vestito. E ci aggiunge anche una bella taglia over size. Più di tendenza di così!
Emma: grintosa 7
Titolo della canzone: «Ogni volta è così». Non è detto. Questa volta però sì. Emma in total look Gucci mixa grinta e seduzione con una collatura provocante incorniciata da pizzo e spacco, giusto quel giusto vertiginoso. Un suggerimento? Continuare sul sentiero: ogni volta azzecchiamo il look così
L'eleganza di Drusilla Foer e tutti i look della terza serata. Stile lady like per la co-conduttrice della terza serata. Vince il black & white in tanti look: da Blanco e Mahmood a Rettore e Ditonellapiaga. Anna Lupini La Repubblica il 3 febbraio 2022.
"Dovevo essere una figura scandalosa, ma mi pare non ne manchino. Sono forse la donnina più normale come idea, sono solo molto alta". Con ironia sopraffina, Drusilla Foer ha introdotto così la sua presenza alla terza serata del Festival di Sanremo.
La sua idea di eleganza, ci aveva raccontato, "comprende saper ripescare dall'armadio" e per il resto si sarebbe fatta fare un paio di abiti dal suo atelier di fiducia a Firenze.
La sua prima uscita è stata in uno splendido abito di taglio sartoriale blu dell'Atelier Rina Milano, con coda doppiata in bianco. "Come una stella di Broadway" il bianco dello strascico richiamava il platino del suo bob vaporoso. Simpatia, classe ed eleganza con pochi eguali.
Il completo pantalone è il motivo dominante dell'abbigliamento dei primi cantanti in gara. Con oblò sulla schiena e sui fianchi quello di Giusy Ferreri, black & white quelli di Highsnob e Hu, nero e brillante quello di Fabrizio Moro e rosa confetto firmato Stella Mc Cartney quello indossato da Aka7even.
Divertente e colorato, con occhiali da sole come tutta l'orchesta, il look di Dargen D'amico.
Inconfondibile blu per l'abito spezzato firmato Giorgio Armani indossato dall'ospite Cesare Cremonini.
Per Irama, completo pantalone con gilet smanicato di Givenchy.
Coordinato in black & white per Ditonellapiaga e Rettore.
Look genderless per Michele Bravi, che richiama alcuni trend di stagione: il gilet doppiopetto con ciondoli a corno, i guanti lunghi con applicazioni di fiori, trucco in nuance e anfibi di Roberto Cavalli by Fausto Puglisi.
Secondo abito per Drusilla Foer un completo pantalone in raso nero con foliage oro, salutata da Michele Bravi come "il trionfo della meritocrazia".
Look rock, pantaloni in pelle con frange e borchie, t-shirt bianca e guanti lunghi per Rkomi, tutto firmato Etro.
Black & White per Mahmood e Blanco, acclamati dal pubblico. Valentino per il giovanissimo Blanco con mantello stavolta trasparente e completo bianco con lunghe frange nere per Mahmood di Ann Demeulemeester.
La terza uscita di Drusilla è da Zorro, con una tuta pantalone nera con cintura alta a segnare la vita. "Mi sono travestita perché avevano paura di un uomo en travesti"
Per la seconda esibizione, culminata con 50 special, Cesare Cremonini indossa ancora Giorgio Armani, un bomber marrone scintillante su pantaloni da smoking.
Abito candido di Valentino per Elisa
Look particolarissimo con effetto bruciato, ispirato alla fine del mondo, coordinato in rosa e nero per La Rappresentante di Lista, firmato Moschino.
Achille Lauro sceglie ancora un look Gucci per la sua seconda esibizione sul palco dell’Ariston: ha indossato un giacchino in pelle nera shiny effetto pitone, camicia in tulle nero, pantaloni slim in raso nero e underwear in tulle nero. Make-up Gucci Beauty e gioielli Bulgari, in particolare una collana in oro rosa rubellite e pavè di diamanti, bracciali, anelli e orecchini in oro rosa e pavé di diamanti della collezione Bulgari Serpenti.
Il cambio d'abito di Drusilla è un favoloso pigiama avorio "mi sono portata avanti" scherza la co conduttrice, che nel frattempo i social acclamano come meritevole della conduzione del Festival.
Ancora Gucci, custom made, per Emma Marrone, top in pizzo chantilly nude, con profondo scollo a V e ricamo in paillettes dégradé, bustier in duchesse cipria, gonna longuette in velluto ciliegia con profondo spacco laterale, collant a rete nude, sandali con platform a tacco alto in pelle stampa pitone. A completare il look, anello con pietra in resina verde, anelli in oro giallo 18kt con diamanti e opale rosso, collane Lariat della collezione Gucci Link to Love in oro giallo 18kt. Make-up Gucci Beauty e gioielli Bulgari: una collana Bulgari Collezione Fiorever in oro bianco con diamante centrale e pavé di diamanti, un anello Bulgari Collezione Serpenti Viper in oro bianco e diamanti e un orologio Bulgari Collezione Serpenti in oro bianco e diamanti.
Noemi chiude la lista dei cantanti in gara con un abito nero con oblò sulla pancia di Alberta Ferretti che mette in risalto la sua linea perfetta.
E gran finale con il monologo sull'unicità di Drusilla Foer, per l'occasione in smoking nero con revers in raso. Unica e adorabile.
Federico Rocca per vanityfair.it il 4 febbraio 2022.
Terza serata del Festival di Sanremo edizione numero 72. Ci sono tutti i 25 campioni in gara quest'anno a esibirsi all'Ariston, per una serata monstre magistralmente condotta dal solito sbrilluccicante Amadeus accompagnato da una superbamente rétro Drusilla Foer. Di look da commentare ne abbiamo? E di voti da dare? Pure, e li trovate tutti qui di seguito, più sotto.
A colpirci, in questa terza serata, innanzitutto il persistere sempre più deciso del rosa come new black per la compagine maschile del cast: se le donne snobbano il colore più romantico per antonomasia. gli uomini - da Sangiovanni ad AKA 7even - proprio non riescono a resistere al suo canto di sirene.
A far chiacchierare i bar - ci sembra di sentirli - sono però l'ombelico di Noemi - che cita senza tanti troppi giri di parole quello, epico, targato Anna Oxa 1986 - e la canottiera di Giovanni Truppi, ormai capo scult di questo Festival. E per un Achille Lauro che sceglie di non sconvolgere con outfit scenografici (delusi alcuni, rassicurati altri, sorpresi pochi, deliziati molti), ecco un'Elisa che prosegue con coerenza la sua strada lastricata di outfit total white, in dichiarato omaggio a quello che la vestì nel 2001, anno della sua vittoria.
Occhio però: in bianco era anche Mahmood, al fianco di un Blanco velato di seduttive trasparenze. Che il colore porta fortuna, questa volta, conceda i suoi favori al duetto da Brividi?
Amadeus in Gai Mattiolo
E niente, io alla 46esima giacca con strass dei suoi tre Festival non so più che scrivere.
Voto: 7
Giusy Ferreri in Philipp Plein
Attenzione, in Riviera si aggira un pericoloso maniaco feticista dotato di forbici.
Voto: 5/6
Highsnob in Zegna e Hu in Maison Margiela
Chiamato?
Voto: 5 1/2
MICHELE BRAVI
Fabrizio Moro in Philipp Plein
Con le giacche scartate da Ama.
Voto: 5
Aka7even in StellaMcCartney
C'è rosa e rosa. Questo è dolce dolce.
Voto: 6 ½
Drusilla Foer
Tra Rita Levi Montalcini e Carmen Dell’Orefice. Superlike.
Voto: 7
Dargen D’Amico in Federico Cina
Se devi farla, falla grossa.
Voto: 8
Massimo Ranieri in Versace
Il Boss delle Cerimonie è lì che fa cucù.
Irama in Givenchy
Nel gilet esche e lenze. Metti che c'hai un pomeriggio libero per la pesca al sarago del golfo…
Voto: 6 ++
Cesare Cremonini in Giorgio Armani
Ha ispirato più giacche questa scenografia di quante se ne potessero immaginare.
Voto: 7 1/2
Ditonellapiaga in Philosophy di Lorenzo Serafini e Rettore in Avaro Figlio
Nei panni dei Maneskin che vestono i Cugini di campagna che vestono gli Abba che al mercato mio padre comprò.
Voto: 6 1/2 (il look, ma l’insieme dieeesci!)
Rkomi in Etro
Capisco le precauzioni. Ma basta il gel igienizzante.
Voto: 7
Michele Bravi in Roberto Cavalli
La canzone cresce ascolto dopo ascolto.
Voto: 5 ½
Mahmood in Ann Demeulemeester e Blanco in Valentino
Complementari.
Voto: 7
Gianni Morandi in Giorgio Armani
Se non hai manco due strass sui revers sei un poraccio e ti mandato diretto a Castrocaro.
Voto: 7
Tananai in The Nick
Tutto inzaccherato, chi non ci farebbe un giro di rodeo, su?
Voto: 6
Elisa in Valentino
Plié, relevé, pirouette!
Voto: 6/7
La Rappresentante di Lista in Moschino
Hanno messo a fuoco e fiamme l'Ariston.
Voto: 8
Achille Lauro in Gucci
E adesso che non abbiamo di vestiti di cui parlare, di che parliamo?
Voto: 6
Anna Valle in Alberta Ferretti (e gioielli Crivelli)
Un vestito. Niente di più e niente di meno.
Voto: 6 +
Ana Mena in Emporio Armani
Ma beata gioventù.
Voto: 6
Matteo Romano in Emporio Armani
Una semplicità che fa quasi notizia.
Voto: 6—
Sangiovanni in Diesel
Un plagio di AKA 7even? O viceversa? O entrambi un plagio dello Svicolone?
Voto: 6
Yuman in Federico Cina
Poi uno si chiede a cosa servano gli stylist.
Voto: 5-
Emma in Gucci
Per lei è l'edizione dello spacco. Che non spacca (il pubblico).
Voto: 7
Giovanni Truppi
Almeno, ALMENO, che la canottiera sia stata lavata, stirata e profumata.
Voto: 5
Le Vibrazioni
Lasciatemi vibrare, con la chitarra in mano…
Voto: 6
Amadeus in Gai Mattiolo
Mai visto revers più interisti di questi.
Voto: 6
Noemi in Alberta Ferretti
Citazione? Omaggio? Copia? La Oxa del 1986 e il suo ormai mitologico ombelico non si possono non evocare.
Voto: 8
Sanremo 2022, terza serata. Trionfo Drusilla, Mahmood e Blanco si riprendono il primo posto nella classifica. Giovanni Gagliardi La Repubblica il 3 febbraio 2022.
Ecco la scaletta. Il conduttore affiancato da Drusilla Foer. "Ma devo presentare il festival tutto il tempo accanto a lei fino alla fine? Un inferno!". E sui social impazza il botta e risposta con Iva Zanicchi. All'Ariston fenomeno Fantasanremo
Terza serata del Festival di Sanremo 2022: si esibiscono tutti i 25 big in gara. Forte degli ascolti della seconda serata, che superano quelli del debutto grazie agli interventi di Checco Zalone. Al fianco di Amadeus questa sera c'è Drusilla Foer, la nobildonna toscana che conquista subito l'Ariston: per lei un trionfo in sala e sui social. In apertura il direttore artistico, a nome di "tutti quelli che lavorano al Festival" ha augurato buon lavoro al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Show di Cesare Cremonini superospite, con una performance da stadio.
>> Segui la serata in tempo reale <<
Scaletta: i cantanti in gara in ordine di apparizione
Sul palco tutti i 25 Big propongono le canzoni in gara. Vota il pubblico tramite televoto (con un peso del 50 per cento sul risultato complessivo) e la Demoscopica 1000 (sempre al 50 per cento). La media delle percentuali di voto complessive ottenute dalle canzoni nel corso della terza serata e nelle prime due determinerà una nuova classifica generale.
Ecco l'ordine ufficiale di uscita dei cantanti nella terza serata del festival di Sanremo con i codici di televoto:
01 Giusy Ferreri - Miele
02 Highsnob e Hu - Abbi cura di te
03 Fabrizio Moro - Sei tu
04 Aka 7even - Perfetta così
05 Massimo Ranieri - Lettera di là dal mare
06 Dargen D'Amico - Dove si balla
07 Irama - Ovunque sarai
08 Ditonellapiaga con Rettore - Chimica
09 Michele Bravi - Inverno dei fiori
10 Rkomi - Insuperabile
11 Mahmood e Blanco - Brividi
12 Gianni Morandi - Apri tutte le porte
13 Tananai - Sesso occasionale
14 Elisa - O forse sei tu
15 La Rappresentante di Lista - Ciao ciao
16 Iva Zanicchi - Voglio amarti
17 Achille Lauro - Domenica
18 Matteo Romano - Virale
19 Ana Mena - Duecentomila ore
20 Sangiovanni - Farfalle
21 Emma - Ogni volta è così
22 Yuman - Ora e qui
23 Le Vibrazioni - Tantissimo
24 Giovanni Truppi - Tuo padre, mia madre, Lucia
25 Noemi - Ti amo non lo so dire
LA TERZA SERATA DI SANREMO 2022 IN DIRETTA
Pagelle: i voti alle canzoni
La classifica generale della terza serata
Arriva il momento più atteso, quello della classifica generale alla quale, questa sera, contribuisce anche il televoto. Che ribalta il risultato della seconda serata: Mahmood e Blanco con Brividi riconquistano il primo posto, al secondo posto Elisa, terzo Gianni Morandi.
Drusilla e il monologo sulla unicità
Nuovo ingresso in scena di Drusilla Foer che con Ama presenta Giovanni Truppi che canta Tuo padre, mia madre, Lucia. Poi tocca a lei, la co-conduttrice, intrattenere il pubblico con un intenso monologo sul senso e il valore della parola "unicità".
Stop al televoto.
Lo scambio Iva-Drusilla tiene banco sui social
Il festival di Sanremo e Drusilla Foer guidano stabilmente i trending topic di Twitter. Su tutti, tiene banco lo scambio tra la co-conduttrice e Iva Zanicchi sul palco dell'Ariston. "Quanto sei alta!", ha detto la cantante rivolta a Drusilla. La replica: "Più di te". Iva: "Ha anche altre cose più di me". E Drusilla: "Tante cose. Sono colta". Tre gli endorsement per Drusilla, quelli di Antonella Clerici, Vladimir Luxuria, Barbara D'Urso, Nunzia De Girolamo che l'ha voluto accanto a sé in Ciao maschio su Rai1
Finisce la gara
Ultima cantante in gara Noemi con la sua Ti amo non lo so dire.
Le Vibrazioni eseguono Tantissimo. Quinta volta al Festival per l'unica band in gara convocata da Amadeus.
Yuman, flessioni e saluto a zia Mara per il Fantasanremo
Yuman con la sua Ora e qui. Il cantante si è aggiudicato un posto tra i big in gara grazie alla vittoria di Sanremo Giovani. Il brano è scritto insieme a Tommaso Di Giulio, altro cantautore del circuito indie, già autore anche per artisti del calibro di Max Gazzè. Flessioni e un saluto a zia Mara per Yuman che convince Amadeus a mimare anche lui una sorta di 'squat' per ottenere il bonus 'flessione' del Fantasanremo. Poi aggiunge: "Un saluto a zia Mara. Me l'ha chiesto lei", si giustifica lasciando il palco.
Per la prima volta un brano presentato da una donna in divisa
In uniforme, emozionata, Martina Pigliapoco, carabiniera, sul palco del teatro Ariston a Sanremo ha raccontato la storia di come è riuscita a salvare una madre che aveva deciso di suicidarsi. La carabiniera è stata premiata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Poi con Amadeus presenta Emma e la sua Ogni volta è così diretta da Francesca Michielin.
Amadeus inciampa
Torna in scena Drusilla, in pigiama, "pronta per andare a letto, mi porto avanti", spiega lei e porta un caffè ad Amadeus. Il conduttore scende nella buca dell'orchestra ma davanti a una musicista inciampa e la tazzina gli sfugge dalle mani: "Meno male che era vuota", ha detto Amadeus sorridendo e cercando, poi, di non far cadere le chitarre. Poi, Ama e Drusilla annunciano Sangiovanni che canta Farfalle.
L'attrice e cantante spagnola Ana Mena si è fatta già conoscere dal pubblico italiano grazie ad una serie di collaborazioni nel nostro Paese in cliccatissimi tormentoni estivi. Al festival canta Duecentomila ore.
Ancora un super ospite al Festival: Anna Valle. L'ex Miss Italia, debutterà con una nuova fiction Lea-Un nuovo giorno proprio al termine della kermesse. L'attrice romana ha presentato Matteo Romano al festival con il brano Virale.
Scandaloso Achille Lauro
Dopo l'autobattesimo della prima sera, il finale con la patta dei pantaloni aperta per la seconda prova in gara a Sanremo di Achille Lauro con la sua Domenica. Sul finale della canzone, circondato dall'Harlem Gospel Choir, Lauro si è aperto la camicia e ha slacciato i bottoni dei pantaloni per accennare alla discesa di una mano nelle mutande.
L'omaggio di Drusilla a Iva Zanicchi
Drusilla Foer presenta Iva Zanicchi, in gara a Sanremo a 82 anni con Voglio amarti, e accenna un inchino e un baciamano. Dopo la standing ovation di ieri e i mugugni che avevano accompagnato il basso piazzamento del brano classifica parziale della sala stampa, il pubblico mostra di nuovo il suo affetto per la cantante con un caloroso applauso.
La Rappresentante di Lista, Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina con Ciao ciao tornano al Festival per il secondo anno di fila.
L'omaggio dell'Ariston alle vittime di mafia
Pubblico in piedi all'Ariston per l'omaggio a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a 30 anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio. Mentre Amadeus ricorda i nomi dei giudici, della moglie di Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti di scorta morti nei due attentati il pubblico si alza in piedi per applaudire. Il conduttore presenta quindi Roberto Saviano, incaricato di ricordare le stragi di mafia.
Elisa ancora vestita di bianco
Elisa, O forse sei tu. È la seconda volta che la cantante si presenta al Festival, la prima volta, nel 2001, la convinse Zucchero a cantare Luce (tramonti a nord est). Il nuovo brano sarà inserito in Ritorno al futuro/Back to the future, il doppio album che uscirà subito dopo la chiusura del Festival, una parte sarà in italiano e una in inglese.
Tananai, vero nome Alberto Cotta Ramusino, 26 anni da Cologno Monzese, canta Sesso occasionale brano in salsa pop scritto a quattro mani con Paolo Antonacci, figlio di Biagio e nipote di Gianni Morandi. Qualche problema di audio: nella prima parte del pezzo c'è stato qualche secondo di buio sonoro.
Torna Cesare Cremonini
Cesare Cremoni esegue il suo nuovo brano La ragazza del futuro. "Sono molto contento di tornare finalmente a cantare dal vivo, negli stadi. È finalmente arrivato, speriamo tutti, il momento di ripartire", ha detto Cremonini parlando del tour negli stadi italiani, rinviato per la pandemia e che prenderà il via il prossimo 9 giugno. Il cantautore bolognese conclude la sua seconda uscita sul palco con il primo grande successo ottenuto con i Lunapop, 50 Special. E prima che inizi la canzone Amadeus invita tutti ad alzarsi in piedi e ballare.
Sanremo 2022, Cesare Cremonini entusiasma i social: "Il suo medley la cosa più bella del Festival"
Impazza il Fantasanremo
Tutti che portano i fiori ad Amadeus, Mahmood & Blanco che si sdraiano sul palco a fine esibizione, Morandi che chiede al conduttore del Festival se gioca al FantaSanremo. Ormai il gioco sul festival è parte del festival.
Standing ovation del pubblico del teatro Ariston per Gianni Morandi. Quando termina la sua esibizione, gli spettatori in platea e in galleria si alzano in piedi ad applaudire.
Drusilla vestita da Zorro
Drusilla Foer torna sul palco della terza serata del Festival di Sanremo vestita da Zorro, e scherza con Amadeus: "L'ho fatto per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura, 'un uomo travestito', sicché mi sono travestita". Poi quando si toglie il vestito da Zorro, Amadeus le chiede: "Si deve spogliare completamente?". E lei replica: "Avrei delle grandi sorprese". Poi presenta Gianni Morandi che canta Apri tutte le porte.
I 'Brividi' di Mahmood e Blanco
Mahmood e Blanco, favoriti dai bookmaker con Brividi. Amadeus, come dichiarato in conferenza stampa, avrebbe rivolto un invito ai due cantanti in maniera singola, i due invece hanno risposto proponendosi in coppia e il direttore artistico ha gradito la scelta. Blanco, all'anagrafe Riccardo Fabbriconi, classe 2003, è il più giovane artista in gara quest'anno.
Rkomi, vero nome Mirko Manuele Martorana, milanese classe '94, canta Insuperabile, metafora dai riff vagamente rock in cui l'amore diventa una spericolata corsa in auto.
I complimenti di Michele Bravi a Drusilla
"Che bello che tu sia qui: con te vince la meritocrazia". È il complimento che Michele Bravi rivolge a Drusilla Foer che ha appena presentato l'artista e la sua canzone Inverno dei fiori. E lei ricambia, con un innocente bacetto sulla guancia.
Ditonellapiaga e Rettore. Un'esordiente quasi totale e una delle donne più all'avanguardia della storia della musica italiana, cantano Chimica. Ditonellapiaga, vero nome Margherita Carducci, che è anche autrice del pezzo, ha da poche settimane esordito con il suo primo disco dal titolo Camouflage. Rettore, fuori dal circuito discografico da dieci anni, sta preparando il rientro in primavera, forte del successo della partecipazione al Festival.
La Bologna di Cesare Cremoni
È il momento di Cesare Cremonini. Una straordinaria scenografia ha teletrasportato l'Ariston sotto i portici di Bologna, ricreando la suggestiva ambientazione del capoluogo emiliano, e sulle note di Nessuno vuole essere Robin è entrato il super ospite in una passeggiata solitaria tra le ombre dei vicoli bolognesi dove il percorso del cantautore è iniziato. Al termine standing ovation del pubblico.
Irama torna con la sua ballad nostalgica Ovunque sarai, un brano che gioca su tonalità orchestrali e che affronta di petto l'attesa, tradizionalmente una delle molteplici altre facce dell'amore.
Ecco Drusilla
Primo intervento di Drusilla Foer, co-conduttrice della serata. Elegantissima in abito lungo, scherza con Amadeus: "Ma devo presentare il festival tutto il tempo accanto a lei fino alla fine? Un inferno!", commenta. Ma poi si 'rassegna' e presenta il cantante successivo: Massimo Ranieri, con la sua bella Lettera al di là del mare. Netto cambio di tono con Dove si balla e D'Argen D'Amico con orchestrali e coristi con gli occhiali da sole.
Fabrizio Moro porta all'Ariston Sei tu, prima vera dedica d'amore della sua vita, il brano accompagna l'uscita di Ghiaccio, l'esordio da regista che avverrà proprio nel weekend successivo alla fine del Festival.
La sfilata dei brani prosegue con Highsnob e Hu, in coppia con il brano Abbi cura di te. Si tratta di un debutto, sia per il rapper, vero nome Michele Matera, 37 anni da Avellino, sia per Hu, che in realtà si chiama Federica Ferracuti, ed è nata nel 1994 a Pesaro. Nei giorni scorsi Highsnob è stato ferocemente attaccato dal collega Junior Cally (in gara al Festival nel 2020) che lo ha accusato in un dissing di avergli rubato la canzone.
Sanremo 2022, al via la terza serata con Giusy Ferreri
Il ritorno di Giusy Ferreri con Miele. Sono sempre Takagi&Ketra ad accompagnarla in questa nuova avventura sanremese, occupandosi della produzione del brano che rievoca atmosfere vintage e ci presenta una Giusy Ferreri inedita.
Parte il televoto: come funziona e come votare i Big
Al via la terza serata del Festival di Sanremo. In apertura il direttore artistico, Amadeus, a nome di "tutti quelli che lavorano al Festival" ha augurato buon lavoro al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, "esprimendo affetto e gratitudine" nel giorno del giuramento. "Per tutti noi lei è un punto di riferimento, e lo è stato anche oggi, quando nel suo discorso ha citato l'importanza della cultura e dello spettacolo". Poi gli ha reso omaggio facendo ascoltare Grande grande grande, di Mina, e sottolineando che nel 1978 il presidente della Repubblica era tra gli spettatori dell'ultimo concerto della cantante.
"È bastato un bacio con il direttore di Rai1 ed è andato tutto alla grande!". Amadeus, collegato con il Tg1, gioca con il gesto propiziatorio voluto da Fiorello in apertura di Sanremo 2022 - con il 'bacio' portafortuna fra il conduttore e Stefano Coletta, con tanto di mascherina e labbra rosse disegnate sulle punte - per esprimere la sua soddisfazione per i numeri record degli ascolti tv stabiliti sia nella prima che nella seconda serata del Festival.
Verso la terza serata: positivo un orchestrale
Nei controlli ordinari per le persone che partecipano o lavorano al festival (ripetuti ogni 48 ore) è risultato positivo un orchestrale, oltre a un vigile del fuoco. Nel caso della nave Costa Toscana, in rada a Sanremo, per salire a bordo sono addirittura necessari: un test molecolare, eseguito nella settantadue ore precedenti e un tampone antigienico, prima dell'imbarco. Il fatto che gli addetti ai lavori debbano eseguire i tamponi, ma non anche gli spettatori delle serate, ha scatenato un pò di polemica.
Drusilla Foer e il monologo sull’unicità: “Le convinzioni non siano solo delle convenzioni”. Nex Quotidiano il 4/2/2022
Drusilla Foer e il suo bellissimo discorso sull’abbandono della parola diversità. L’unicità è quello che ci rende speciali.
“Non voglio ammorbarvi a quest’ora con parole sulla fluidità, sull’integrazione, sulla diversità. Diversità non mi piace perché ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che proprio non mi convince”. Il monologo di Drusilla Foer alla terza serata del Festival di Sanremo è un’elogio dell’unicità, un invito ad apprezzare se stessi e le cose che ci rappresentano meglio.
Drusilla Foer e il monologo sull’unicità: “Le convinzioni non siano solo delle convenzioni”
“Quando verbalizzo la diversità sento sempre di tradire qualcosa che penso o sento. Le parole sono come le amanti quando non si amano più vanno cambiate subito. Un termine in sostituzione potrebbe essere unicità, perché tutti noi siamo capaci di coglierla nell’altro e pensiamo di esserlo. Per niente, perché per comprendere la propria unicità è necessario capire di cosa è composta, di cosa siamo fatti. Di cose belle: le ambizioni, i valori, le convinzioni, i talenti”.
“Ma talenti e convinzioni – prosegue Drusilla – devono essere curati. Non è facile entrare in contatto con la propria unicità ma un modo lo avrei: si prendono per mano tutte le cose che ci abitano e si portano in alto, si sollevano insieme a noi, nella purezza dell’aria, in un grande abbraccio innamorato e gridiamo: ‘che bellezza tutte queste cose sono io’. Sarà una ficata pazzesca e sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità e a quel punto io credo che sarà più probabile aprirsi e uscire da questo stato di conflitto che ci allontana”.
La sua presenza dirompente accanto ad Amadeus ha rinnovato l’energia di un Festival che alla terza serata rischiava di diventare un qualcosa di “già visto”: “Sono una persona molto fortunata a essere qui ma vi chiederei un altro regalo: date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo il vero atto rivoluzionario, che è l’ascolto, di se stessi e degli altri”.
“Promettetemi che ci doneremo agli altri – ha concluso – che accogliamo il dubbio anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà e senza pregiudizio e senza vergogna. Facciamo scorrere i sentimenti con libertà e liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità. Immaginate se il mondo non ruotasse e fisso stesse, se tutto il buio fosse nero pesto”.
Drusilla Foer a Sanremo 2022, chi è l’artista che ha co-condotto la terza serata: il suo monologo su diversità e unicità. Barbara Visentin su Il Corriere della Sera il 3 febbraio 2022.
Chi è Drusilla Foer, personaggio ideato da Gianluca Gori che stasera è sul palco di Sanremo. L’esordio: «Senta Amedeo, lei mi fa fare la valletta. Un inferno». E il finale con il monologo.
Elegante abito scuro, ha sceso le scale con sicurezza ed è andata dritta verso il microfono iniziando a cantare senza dire nulla ad Amadeus che la accoglieva. Drusilla Foer è apparsa al Festival di Sanremo e si è subito presa la scena. «Come non sono in gara? Senta coso, senta Amedeo, lei non è informato: io sono una grande interprete, voglio cantare, quindi se ne vada» ha detto al conduttore che l’ha bloccata nel mezzo della canzone.
«Amadeus lei mi fa fare la valletta»
E poi, appreso che doveva fare da co-conduttrice della terza serata, ha protestato: «Un inferno, ma lei è pazzo, lei mi fa fare la valletta. Se lo sapevo mi mettevo qualcosa di scosciato, ho anche un bel koala tatuato qua», ha detto, evocando la famosa «farfallina» di Belen. Per poi rivolgersi al direttore di Rai1, seduto in platea: «C’è Coletta? Lei non può far niente? Nemmeno se le do dei bacini?». E via a presentare Massimo Ranieri, con cui scambia uno sguardo di intesa, da persona di teatro a persona di teatro. Michele Bravi, invece, non trattiene l’emozione: «Posso dire una cosa? Sono felicissimo che sei qua. La tua presenza racconta proprio la meritocrazia». E Drusilla un po’ si commuove, gli sfiora la guancia, anche se poco prima aveva sbuffato: «Ma quanti sono i cantanti in gara? E quanti ne abbiamo fatti? Io alle 23.30 vado a letto, sono anziana».
Il travestimento da Zorro
Invece torna sul palco vestita da Zorro e, dietro l’ironia, il messaggio è chiaro: «Ho pensato di fare qualcosa di un po’ eccentrico, per mettere allegria - spiega a uno spaesato Amadeus -. Ma anche per gentilezza, per tranquillizzare quelli che avevano paura, sai un uomo travestito. Sicché mi sono travestita». E mentre si toglie la maschera Amadeus le chiede: «Si deve spogliare completamente?» «Avrei delle grandi sorprese», risponde prima che le scappi un’imprecazione, levandosi i baffi. Le battute a bruciapelo continuano con Iva Zanicchi che osserva: «È più alta di me. Ha anche altre cose più di me». Ma viene immediatamente asfaltata: «Sì, sono colta».
Il monologo: dalla diversità all’unicità
Vistosa chioma argentata, classe e ironia come biglietto da visita, sofisticata, ma anche colorita, Drusilla, fattasi una certa, passa direttamente al pigiama: porge il caffè ad Amadeus, chiede all’orchestra se vogliano «uno spago di mezzanotte», si comporta da padrona di casa. Peccato che per il suo monologo si debba attendere proprio la fine, anzi il «gran finale», come dice Amadeus. Drusilla parte dal concetto di diversità: «È una parola che proprio non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che non mi convince. Quando la verbalizzo sento sempre che tradisco qualcosa - esordisce -. Io trovo che le parole siano come gli amanti: quando non funzionano più vanno cambiati subito. Ho cercato un termine che potesse sostituirlo e ne ho trovato uno molto convincente: unicità»
«Non è facile capire di che cosa siamo fatti»
È su questa parola che prosegue il suo ragionamento: «Unicità è una parola che piace a tutti e tutti noi pensiamo di essere unici. Per comprendere la propria unicità, però, è necessario capire di che cosa è composta. Di che cosa siamo fatti noi. Certamente di cose belle: le ambizioni, i valori, i talenti. Ma non è facilissimo. E queste sono le cose fighe. Immaginatevi i dolori, le paure, le fragilità, una roba pazzesca, non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme queste cose che ci compongono?».
«Ascoltiamoci, doniamoci agli altri»
Drusilla passa a esporre la sua proposta: «Io un modo ce l’avrei. Si prendono per mano tutte le cosa che ci abitano: quelle belle, quelle che pensiamo essere brutte, e si portano in alto. Si sollevano nella purezza dell’aria in un grande abbraccio innamorato e gridiamo “che bellezza, tutte queste cose sono io, sono io”. Sarà una figata pazzesca. E a quel punto io credo sarà anche più probabile aprirci all’unicità dell’altro e uscire da questo stato di conflitto». Il suo invito, a questo punto, è rivolto a tutti: «Date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto rivoluzionario, il più grande che si possa fare oggi, che è l’ascolto. Ascoltiamoci, doniamoci agli altri. Liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità, vi prego», esorta. E poi si congeda con una canzone.
Fenomeno Drusilla Foer: «Piaccio perché sono simpatica. In cucina? Più donne e meno “machi”». CHIARA AMATI su Il Corriere della Sera il 19 luglio 2021.
Papà era un diplomatico, lei la ragazza con la valigia. I ricordi più belli a Cuba, insieme ai figli dei domestici: gioia pura per Drusilla Foer, attrice e nobildonna toscana, frutto della fantasia di Gianluca Gori. Che rivela: «La cucina? Roba forte dove solo noi donne sappiamo resistere, tra cattiverie indicibili e alleanze indissolubili»
«La cucina? Come il teatro: richiede studio, disciplina, passione. E rispetto delle parti. Cosa che agli uomini, spesso, non viene bene. Loro ai fornelli sono impudenti. Confondono il rigore, necessario, con il machismo: cielo, anche no! Noi donne non abbiamo bisogno di prevaricare. Siamo solidali nelle criticità, che si smorzano se affrontate insieme. Ci è chiaro, facciamo squadra. In cucina ho assistito alle cattiverie più esecrabili. E vissuto alleanze indissolubili che durano ancora oggi».
Se a dirlo è Drusilla Foer, raffinata nobildonna senese, che nella realtà è un personaggio di scena nato dalla fantasia di Gianluca Gori, ma che brilla di luce propria — «Drusilla è Drusilla, punto!» —, c’è da crederci. Perché lei, cantante, sceneggiatrice e attrice — per dimensione artistica un po’ come Dorothy Michaels nel film Tootsie —, la cucina l’ha sperimentata.
Lo rivela nella sua personalissima storia, sempre narrata con il genio dell’artista tra una pièce e l’altra. Foer è ora in tour con Eleganzissima summer edition e Una sera con... Drusilla! Chiacchiere, domande, canzoni. In attesa, a fine settembre, di approdare al Teatro Olimpico di Vicenza dove sarà la voce narrante ne L’histoire du soldat di Igor Stravinskij (drusillafoer.com).
«Mio padre faceva il diplomatico. Ho trascorso buona parte della mia esistenza in giro per il mondo. I ricordi più belli a Cuba, L’Avana, Plaza de Armas». Là dove risiedevano le autorità civili e militari.
Drusilla Foer, l’adolescenza a Cuba
Ha 12 anni Drusilla. Una ragazzina dal portamento aristocratico: alta, un collo da cigno, lunghi capelli biondi e occhi azzurri. Così diversa dalle coetanee, ragazze dalla pelle dorata con le quali instaura legami granitici nonostante l’atmosfera che si respira per le calles della capitale. «Città affatto tranquilla, soprattutto per la figlia di un diplomatico — ricorda Drusilla —, Cuba era oltretutto il lunapark dell’America puritana. I miei hanno sempre cercato di sottrarmi a ogni sorta di (presunta) immoralità. Qualsiasi cosa pur di tenermi impegnata, persino un corso su come pulire l’argenteria e rammendare gli indumenti».
«La mia (vera) giovinezza con i figli dei domestici»
Drusilla? Elude. Preferisce trascorrere la sola mezz’ora di spensieratezza concessale al giorno insieme ai figli del personale di servizio, giù al primo piano. Là, conosce la bellezza di camminare scalza, di cadere e sporcarsi. Per poi rialzarsi, più forte. «Per indole mi sentivo molto più aderente a quella realtà: fatta di complicità, schiettezza, generosità. Con i figli dei domestici ho sempre condiviso moltissimo. Ricordo ancora oggi le merende a base di ghiaccio tritato. Lo mettevamo dentro a uno strofinaccio. Poi, con un martello, lo riducevamo in pezzetti e ne facevamo una specie di granita che “condivamo” con limone, sale e pepe. E mangiavamo tutti insieme dallo stesso piatto».
La cucina, una scuola di vita
Una sorta di iniziazione all’autenticità e all’autostima che Drusilla affina in quella stanza immensa, con pareti gremite di pentole e stoviglie di ogni dimensione e foggia, regno delle quattro cocineras creole di famiglia. «Ho sempre disdegnato il mio corpo: secco da far spavento. Una cuoca, quella sulla quale papà aveva poggiato gli occhi, attratto da quel polpaccio un tantino arrogante e dal seno rigoglioso, l’aveva colto. Mi preparava la sua “crème blanche” con latte di capra, lardo e farina in quantità. “Così metterai peso”, diceva. Solo poi ho capito che era un’astuzia. Quella roba, ribattezzata “planche blanché” (tavola bianca), faceva ribrezzo. Prima o dopo avrei imparato ad apprezzarmi per ciò che ero: non secca, ma meravigliosamente snella come diceva mia nonna. Soprattutto apprezzata dai miei compagni di sventure proprio perché diversa da loro. Mi ha cambiato la vita. Cosa avrebbe fatto un uomo in quel frangente? Non saprei. Con il tempo sono diventata “equiparatista”, voglio pensar bene. Ma qualche dubbio mi resta...».
Drusilla Foer: «Sempre grata ai miei genitori»
Profonda, tormentata, riflessiva, a tratti «mattacchiona» e sfaccettata, Drusilla deve molto a quel periodo trascorso a L’Avana. «Mi ha regalato gli strumenti per vivere serenamente il presente e, in un certo senso, mi ha forgiato. Ho consumato esperienze con una voracità bulimica. A Cuba e in molti altri angoli del mondo. Mai abbastanza grata ai miei genitori per avermi permesso di saggiare estetiche a ogni latitudine: Parigi, Chicago, Bruxelles, Madrid, Viareggio, New York... E sperimentare, in maniera anche randagia: oggi qua, domani là. Apre agli altri. Anche per questo oggi sono una donna consapevole, capace di affrontare les vicissitudes de la vie con lievità senza mai essere superficiale. Pregi dell’età? Può darsi. Sa, ho un certo numero di anni che tendo a non considerare». Ci scherza su Drusilla. Che piace proprio per quella capacità di non prendersi mai troppo sul serio. E di non essere mai uguale a se stessa.
Drusilla Foer e gli amori di una vita
E quando le si chiede se sia felice, la risposta fuga ogni dubbio: «Sono passata da una vita nomade, ma agiata, a momenti in cui mangiavo pane e olio sulla carta, ma sempre con lo stesso entusiasmo. Oggi vivo il mio buen retiro alla maniera degli elefanti, assorbita dalla mia vita artistica. Lavoro con persone alle quali voglio bene. Per cui sì, sono felice: ho tutto quel che ho sempre desiderato. ».
Anche un uomo? «Non più. C’era, se n’è andato in un’altra dimensione. Difficile da accettare. Ho ritrovato la serenità grazie a un mio nipote. Sa una cosa?».
No, mi dica... «Io ho sempre avuto un certo talento per la cucina. Trovo che preparare da mangiare — anche solo un uovo al pomodoro, che adoro, o del roast beef all’inglese Anni Venti come solo mia nonna napoletana sapeva fare — sia una grande dimostrazione d’amore. Per lui l’ho fatto.
Dopo è successo un’altra volta soltanto, ma mi sono fermata prima. Paura di soffrire di nuovo? Chissà. Il “secondo lui” era un mio vicino di casa. Un signore distinto, bello come il sole e molto a modo. L’ho conosciuto quando mi sono trasferita in questa piccola casa, qui a Firenze. Allora era sposato a una donna sopraffina. Poi è rimasto vedovo. Solo, disorientato, senza riferimenti. Passava il suo tempo a scrutare l’orizzonte in attesa di chissà che. O, forse, chissà chi... E preparava brodo, brodo e ancora brodo. La sola cosa che sapesse cucinare. Me ne offriva a litri, io ricambiavo con i miei piatti del cuore. Ci passavamo portate e bottiglie sotto le foglie di un glicine con la stessa ritrosia di due badesse manzoniane. Temevamo di piacerci. E forse era così. Non ne avrò mai certezza, è volato via anche lui».
Ornella, il gin tonic e la guerra agli stereotipi
Oggi Drusilla continua a vivere nella piccola casa in Toscana, insieme a Ornella, la sua perfida domestica: «A lei devo tutta la solidità che posseggo. Che è direttamente proporzionale alla crudeltà che la caratterizza. Praticamente un mostro anaffettivo che sa riportarmi alla dignità delle cose. Persino più di quelle pseudo amiche — anche in versione maschile — con due neuroni soltanto: uno per indossare un filo di perle, l’altro per sfilarle. Sto bene, rendo conto a me stessa, studio, sperimento, indago. Alimento la mia curiosità, meglio se con un gin tonic alla mano: ne bevo con la stessa facilità con cui respiro l’aria. Purché sia eccellente. Gli aperitivi? Quelli invece non fanno per me. Passo direttamente alla cena, perfetta se in sei. E odio gli stereotipi: li combatto tutte le volte che posso».
Drusilla Foer: «Vi spiego che cosa penso del ddl Zan»
Il fil rouge di un’esistenza: scardinare preconcetti e convenzioni per andare oltre le apparenze. Soprattutto quando i temi scottano. Come nel caso del ddl Zan su cui Foer ha un’idea precisa. «Alle volte mi chiedo che cosa significhi l’espressione “Paese civile”. Ebbene per me un Paese civile è quel luogo dove ogni individuo ha la libertà di vivere come vuole nel rispetto di sé e degli altri. Ecco, questo è il tratto della civiltà. Mi aspetto che un Paese civile, in quanto tale, combatta per difendere tutti coloro che sono aggrediti verbalmente, e anche no, solo per avere una visione diversa degli altri. Invito il Senato — conclude Foer — a darsi una mossa su questa legge Zan che esiste già, ma che va attivata. Subito perché si tratta di una normativa che punisce ogni violenza contro l’orientamento sessuale, l’identità di genere e anche la disabilità. Dio solo sa quanto vorrei che non fosse necessaria, ma siccome ci sono persone becere, è giusto che lo Stato garantisca comportamenti civili con una legge ad hoc. Che è ferma in Senato da troppo tempo. Non è il momento di procedere in tal senso? Io credo che in tempi difficili come questi sentire la protezione da parte di chi ci governa è un segnale molto importante. Forse mi sbaglio, ma tenderei a escluderlo».
«Io e Drusilla siamo due unicità. So che è felice del successo». Renato Francodi e Nino Luca su Il Corriere della Sera il 5 Febbraio 2022.
L’attore Gianluca Gori: non riesco a starle dietro, abbiamo pessimi rapporti. «Siamo due unicità». Incastrato sulla porta girevole della hall dell’albergo di Sanremo Gianluca Gori fa i conti con sé stesso e la sua ombra. Gori e Drusilla sono un po’ come Dottor Jekyll e Mister Hyde in versione meno horror e violenta ma più ironica e sofisticata.
A Gori piace giocare sul paradosso. Schivo al limite dello scontroso nel custodire l’anonimato del suo vero sé (almeno quello sulla carta d’identità perché poi ognuno è ciò che si sente di essere) Drusilla Foer ha condannato Gianluca Gori a una vita senza nome, non firmata, sempre dietro le quinte, uomo senza volto perché Gori nelle interviste si racconta solo come Drusilla, educazione antiborghese «che tende all’essere liberi», figlia di un diplomatico, infanzia a Cuba, gioventù a New York, consacrazione a Sanremo: «Tornerà ancora? E chi lo sa cosa fa quella donna, non riesco a starle dietro» spiega telegrafico lui. I due insomma non si parlano nemmeno allo specchio («siamo in pessimi rapporti — conferma lei — Gori è un rompiscatole, pignolo, insopportabile»).
È il gioco dell’incomunicabilità pur essendo inscindibili l’uno dall’altra. Il tema del doppio è antico, la psicanalisi poi ci ha costruito significati profondi, l’inconscio dice tutto di noi. L’austriaco Otto Rank parlava di «doppelganger», tradotto con sosia, ma più correttamente sarebbe «il doppio che cammina a fianco» come Gori e Drusilla. I due sono in continuo conflitto anche se l’attore ha trovato in lei la persona che è riuscita a realizzare tutte le sue aspirazioni nascoste, la propria ombra che rende concrete tutte le possibilità non realizzate dell’Io: è grazie a Drusilla — un compagno immaginario che diventa più reale di quello vero — che Gori può diventare immortale, la miglior rassicurazione al proprio narcisismo.
Nato nel 1967 a Firenze (Gigo per amici) Gori ha studiato all’Istituto d’Arte, ha un passato da fotografo ma è come attore e cantante che ha trovato la sua realizzazione artistica nel suo alter ego, Drusilla, anziana e ricca vedova fiorentina, pungente e glamour. Un personaggio nato sul web e poi arrivato a riempire i teatri con i suoi spettacoli. Il palco del Festival di Sanremo come luogo del definitivo e unanime successo.
«Credo che Drusilla sia contenta della sua performance a Sanremo ma tendo a non parlare con lei», dice lui. Il suo monologo (di lei) è stato in effetti strepitoso, parlava Drusilla ma anche Gori, per una volta uniti: «La parola diversità non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che non mi convince. Ho cercato un termine per sostituirla e ho trovato unicità, mi piace, piace a tutti, perché tutti noi siamo capaci di notare l’unicità dell’altro e tutti pensiamo di essere unici. Ma per comprendere e accettare la propria unicità è necessario capire di cosa è fatta, di che cosa siamo fatti noi. Certamente di cose belle: le ambizioni, i valori, i talenti. E queste sono le cose fighe. Immaginatevi però anche i dolori, le paure, le fragilità, una roba pazzesca. Non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme queste cose che ci compongono?». Magari con un alter ego... Rifletteva ancora: «Tentiamo insieme l’atto più rivoluzionario che c’è, l’ascolto di se stessi, delle nostre unicità, per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni, facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizio, senza vergogna, liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità».
Nei panni in cui è nato non ci si ritrova proprio, risponde fiero, teatrale e un po’ megalomane: «Non sono Gianluca Gori, sono Camillo Benso conte di Cavour» a uccidere metaforicamente ancora una volta sé stesso e rendere immortale Drusilla. Così il monologo è anche il modo per chiarire il rapporto con lei: «Siamo due unicità» aggiunge fuggendo da Sanremo come un Gori qualunque.
Il cappotto di Drusilla. Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera il 5 Febbraio 2022.
Mi piace pensare che tra le tante ragioni dell’innamoramento collettivo per Drusilla Foer ci sia la riscoperta della lingua italiana. Sul palco di Sanremo, Drusilla ha dato voce alle solite cose belle e buone che si devono dire sul palco di Sanremo. Ma lo ha fatto con una eleganza nella postura e una musicalità nell’eloquio a cui non eravamo più abituati. Il potere vero, l’economia, parla un gergo grottesco a base di «governance». Il potere finto, la politica, sfodera un vocabolario più smilzo di quello di un adolescente: duecento parole abbinate male. L’ultimo caso è la portavoce dei Cinquestelle a cui hanno rubato il cappotto a Montecitorio. Ha scritto di essere «indignata su quanto mi è accaduto». Il cappotto è stato ritrovato, ma la preposizione «per» risulta ancora dispersa.
Un linguaggio misero e stereotipato è ritenuto più rispettoso dei gusti popolari, mentre chi osa mettere insieme due subordinate di senso compiuto viene tacciato di snobismo. È’ in questo contesto che Drusilla e il suo parlare alto ma non oscuro si sono intrufolati nei tinelli di milioni di italiani, concedendosi persino il lusso di un’imprecazione a mezza bocca quando la nobildonna toscana si è strappata i baffetti alla Zorro. Dopo avere visto sul nostro sito l’intervista di Nino Luca al bravo Gianluca Gori che la interpreta, mi sono convinto che sia proprio la sua trasformazione in Drusilla a compiere il miracolo. Diventare altro da sé per ritrovare il meglio di sé. Non solo il cappotto.
Drusilla "gela" Iva Zanicchi che le dice "tu hai qualcosa più di me". La replica: "Sì, sono colta". La Repubblica il 4 febbraio 2022.
Scambio di battute sul palco di Sanremo tra la co-conduttrice e la cantante che ammicca ma viene "freddata" con grande eleganza
Drusilla Foer "gela" con ironia Iva Zanicchi sul palco dell'Ariston. E' accaduto nel corso della terza serata del Festival di Sanremo, quando la co-conduttrice si apprestava a presentare l'esibizione della cantante, in gara con Voglio amarti.
Scambio di battute tra le due, Iva Zanicchi che le dice "quanto sei alta", Drusilla che risponde "parecchio più di te" e la cantante che insiste: "...ma hai anche altre cose più di me". A quel punto Drusilla decide di troncare la conversazione con grande eleganza e con un asciutto "sono colta".
Dagospia il 4 febbraio 2022. Da R101.
Drusilla Foer è stata ospite di “Facciamo finta che”, il programma di Maurizio Costanzo e Carlotta Quadri in onda su R101.
Costanzo: “Ieri sera ero molto orgoglioso di lei che ha una rubrica fissa nel nostro programma. La diversità intelligente fa colpo pure sul pubblico largo di Sanremo”.
Drusilla: “Grazie, mi fa molto piacere detto da lei. Io credo in generale che il pubblico sia molto più pronto di quello che si pensi ai personaggi un po' trasversali, un po’ eccentrici”.
A proposito del travestimento da Zorro, “Ma come stavo bene? Finalmente mi sono vestita da Zorro perché da bambina mi volevano vestire da spagnola, da fatina, io invece mi volevo vestire da Zorro, da cowboy, da Pinocchio. Si è capito che mi ha fatto tanto male strappare i baffi finti?”
“Ieri devo dire che all'Ariston c'era un'atmosfera affettuosa con gli autori, con i coordinatori, i tecnici; poi io parlerei anche con i muri, io chiacchieravo con tutti. Si era bellini con Amedeo, vero? Amedeo suonava bene vero? Ho fatto un po' un omaggio a Nicoletta Orsomando, a leggere un po' affettata, con la dizione perfetta”
“ A proposito del malinteso con la Zanicchi.: “Il giornalismo è un po' miope, affrettato e ha pensato che io facessi la s****** con la Zanicchi. Invece noi ci siamo dette delle cose e io ho solo ripetuto una cosa che lei ha detto di me.
A parte che siamo amiche e ci diciamo le peggio cose perché Iva è come me uno spirito libero, siamo delle donne di temperamento e quindi ci diciamo le peggio cose fra di noi.
Non era intenzione mia dire quella cosa anche perché non è il mio modo offendere una grande signora della musica italiana che va onorata.
Lei questa mattina mi ha telefonato e mi ha detto ‘Ma la gente non capisce nulla’ e io le ho risposto ‘Vabbè Iva, basta che lo sappiamo io e te’.
Io posso essere un po’ abrasiva, un po’ sarcastica, ma non con una signora così che ha appena cantato, una grande signora della musica italiana come Iva Zanicchi”.
Sanremo 2022, Iva Zanicchi e la battuta a Drusilla: "Cosa le stava dicendo davvero". Si ribalta tutto. Libero Quotidiano il 04 febbraio 2022.
Drusilla Foer è stata la grande protagonista della terza serata del Festival di Sanremo. Con la sua ironia e intelligenza ha colpito e convinto tutti ed è stata molto più di una semplice “valletta”: unica macchia è organizzativa, dato che il suo splendido intervento sull’unicità meritava un passaggio in una fascia oraria più centrale e non verso chiusura.
Sui social è però divampata la polemica su uno scambio sul palco tra Drusilla e Iva Zanicchi. “Quanto sei alta”, ha esclamato la cantante. “Più di te”, è stata la risposta. “Hai anche altre cose più di me”, ha scherzato la Zanicchi. E qui si crea un caso: secondo Selvaggia Lucarelli, Drusilla avrebbe replicato “sono colta”. Ma non è dello stesso parere Luca Bizzarri: “Poi vai a sentire e ti accorgi che ‘sei colta’ lo dice la Zanicchi a Drusilla (che ricordo a tutti è un personaggio inventato da un bravissimo attore. Non viceversa. Come siamo bravi qui a esaltare delle storie che ci inventiamo”.
La Lucarelli però non c’è stata e ha replicato sempre via social: “Iva Zanicchi ha fatto una battutaccia, con evidente allusione. Dopo il ‘nooo’ di Amadeus ha realizzato di aver dato una cosa squallida e ha accennato un ‘no è col…’. Al che Drusilla, gran signora, ah detto ‘sono colta, intelligente’ per aiutarla. E su, quale fake news”. La diretta interessata ha negato dissidi con Drusilla: “Siamo amiche, sono stata io a dirle che è più colta di me”.
"Gli unici ignoranti sono quelli che non capiscono le battute". Laura Rio il 5 Febbraio 2022 su Il Giornale.
La cantante risponde alle critiche sui social: "Io zittita da lei? Era un gioco, c'è amicizia. Ma la verità non interessa"
Allora, Iva Zanicchi, lei è colta o no?
«Certo che no. La colta è Drusilla ma non è mica vero quello che hanno messo in giro».
Cioè che Drusilla Foer, in quel siparietto all'Ariston volesse offenderla, come è circolato a partire dai social
«Figuriamoci. Siamo amiche da anni. Ci stimiamo. Il nostro era solo un giochino ed è venuto fuori un pandemonio. Hanno voluto travisare».
Facciamo il riassunto. Iva dice riferendosi a Drusilla: «Lei ha altre cose in più di me.. Lei è co». «Si, io sono colta, molto colta», risponde Drusilla.
«Appunto. Non è vero che lei intendeva Io sono colta e lei no. Lei ha ribadito quel che avevo detto io. Ma non si è sentito perché avevo messo male il microfono. Comunque, se per una sciocchezza del genere fanno tutto questo casino, pazienza, tanto la verità non la vogliono sapere, questi preferiscono continuare a parlar male».
In ogni caso è stato il momento più commentato via web della serata di giovedì.
«Almeno abbiamo fatto parlare ma non c'è nessuna polemica tra me e lei, solo amicizia e stima. Ci conosciamo da anni».
Però lei è state messa alla gogna per battute che parevano omofobe.
«Incredibile. Quel che scandalizza è che io non sono allineata con i discorsi corretti sugli omosessuali. Tutte sciocchezze, io ho tanti amici gay, per me è tutto naturale».
Comunque, altro che cultura, lei per «co..» intendeva le parti maschili, che Drusilla ha al contrario di lei
«Certo, e allora? Non è così? Lei si traveste quando lavora, quando si trasforma nella elegantissima signora Foer. Altrimenti è Gianluca, un bellissimo uomo, e sotto c'ha quelle cose lì. Ma questo non l'ho detto sul palco eh, mi sono fermata in tempo, figuriamoci accanto a me c'era Amadeus».
Cose o non cose, la primadonna del Festival è lei
«Ma certo. È stata bravissima Lei è un'artista vera. Avete sentito come canta? Io a teatro mi sono innamorata di lei. Finora è stata la più affascinante, ironica e intelligente. Lei gioca, può fare qualsiasi cosa, da Marilyn alla Loren».
Insomma un uomo vestito da donna più bravo delle donne
«Ma è l'arte che conta. Non l'abito. Quando ho sentito che Amadeus aveva scelto Drusilla ne sono stata felicissima. L'ho chiamata e le ho fatto i complimenti. Io sono una sua fan da quando l'ho conosciuta».
Da quando frequentavate la trasmissione di Chiambretti
«Ma già prima la stimavo, lì ci siamo conosciute meglio. Poi ho visto il suo spettacolo al Manzoni (Eleganzissima), strapieno di gente, era fantastica».
Il direttore di Raiuno le vorrebbe affidare un programma in seconda serata, dal lunedì al venerdì
«E farebbe bene».
Come sta vivendo questa edizione del Festival? Più emozionata di quando lo vinse per tre volte (Nel 76, '69 e '74)?
«No, adesso sono più serena, più consapevole. E poi mi sto divertendo un mondo perché Amadeus è una persona dolce e sempre disponibile e sta facendo un Festival bellissimo».
Tanto che è stato praticamente già designato per condurre anche l'anno prossimo, per la quarta volta.
«Giustissimo E quando si vorrà riposare, mi candido io a presentare. Ho già qualche idea rivoluzionaria, mi porterei sul palco due caprette».
Non le ha dato un po' fastidio trovarsi nella parte bassa della classifica votata dalla sala stampa?
«Io ho già vinto questo Festival con la standing ovation del pubblico in teatro. Il voto dei giornalisti in effetti mi ha meravigliato un po', non mi sono piaciuti certi giudizi. Come chi ha scritto che l'arrangiamento di Celso Valli è polveroso, non lo accetto».
In Voglio amarti, la sua canzone in gara, hanno visto un inno all'erotismo.
«Figuriamoci. È una canzone che parla d'amore, l'amore che non muore mai, i sentimenti che non si spengono. Per tutti e a tutte le età e in tutte le forme. Io ho 82 anni e faccio l'amore con mio marito. E non capisco perché sia così disdicevole dirlo.. Io lo faccio come e quando voglio, anche se sono nonna e ai miei nipoti non piace tanto che ne parli».
Quali altri brani le sono piaciuti?
«Quello di Mahmood e Blanco e quello di Irama»
E Orietta Berti sulla nave?
È stata fantastica, con questi vestiti lì poi». Laura Rio
Drusilla Foer, a Sanremo la serata della nobildonna. L'ironia, l'eleganza e il monologo sulla "unicità". La Repubblica il 3 febbraio 2022.
La co-conduttrice della terza serata scherza con Amadeus. Scambio di battute con Iva Zanicchi. La cantante: "Ha cose più di me". E l'attrice: "Tante cose. Sono colta". Poi il monologo: "Parlare di diversità? Meglio l'unicità"
Ad affiancare Amadeus nella terza serata di Sanremo c'è Drusilla Foer. L'ironica nobildonna toscana, star del web e della tv, si presenta vestita in blu e intenzionata a cantare. Ma Amedeus la ferma subito 'spiegandole' che non è in gara. "Lei è la mia compagna di viaggio".
Sanremo 2022, Drusilla Foer: "Prossima conduzione femminile? Magari, e vorrei anche un Papa donna"
Drusilla scherza con "Amedeo": "Senta, coso... come si chiama?"
"Senta, coso: come si chiama? Amedeo? Se ne vada oppure mi chiami il direttore artistico!". Peccato che sia lo stesso Amadeus... "E cosa dovrei fare, stare qui tutta la sera? Fare la valletta? - replica - Se lo sapevo mi mettevo più scosciata e con un koala tatuato qua....", dice indicando il punto in cui lo aveva Belen Rodriguez nella 'celebre' discesa dalla scala dell'Ariston nel 2012. Poi si 'rassegna' e insieme presentano Massimo Ranieri.
Nella seconda uscita Drusilla, nei panni di Zorro, gioca con l'idea del personaggio 'en travesti': "Ho pensato a qualcosa di eccentrico, per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura di un uomo en travesti, sicché mi sono travestita". "Gli uomini con il naso piccolo sono come le Ferrari senza volante secondo me", dice rivolgendosi ad Amadeus mentre si sfila cappello, maschera e mantello. "Che fa, si spoglia completamente?", chiede il conduttore. "Farei delle grandi sorprese", la risposta sul filo dell'ironia.
Drusilla nasce come alter ego di Gianluca Gori, versatile 54enne attore fiorentino. "Qualcuno mi definisce un'icona di stile, ma tenderei a lasciar perdere. Altri credono che sia una fashion icon, figuriamoci", si presenta così nella propria biografia pubblicata sul suo sito. "La stampa adora definirmi una nobildonna - ma precisa - non lo sono affatto. Provengo certamente da una famiglia privilegiata, ma ho ricevuto un'educazione antiborghese che tende all'essere liberi".
E sui social tiene banco lo scambio di battute tra la co-conduttrice e Iva Zanicchi sul palco dell'Ariston. "Quanto sei alta!", ha detto la cantante rivolta a Drusilla. La replica: "Più di te". Iva: "Ha anche altre cose più di me". E Drusilla: "Tante cose. Sono colta".
Tre gli endorsement per Drusilla, quelli di Antonella Clerici, Vladimir Luxuria, Barbara D'Urso, Nunzia De Girolamo che l'ha voluto accanto a sé in Ciao maschio su Rai1.
Drusilla e il monologo sulla "unicità"
Poi, a fine serata il monologo. "La parola diversità non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che non mi convince", dice. "Ho cercato un termine per sostituirla e ho trovato unicità, mi piace, piace a tutti, perché tutti noi siamo capaci di notare l'unicità dell'altro e tutti pensiamo di essere unici. ma per comprendere e accettare la propria unicità è necessario capire di cosa è fatta, di che cosa siamo fatti noi, certamente delle cose belle, ambizioni, valori, convinzioni, talenti".
"Non è affatto facile ma vanno prese per mano tutte le cose che ci abitano e portate in alto, nella purezza della libertà", dice, salutata da lungo applauso del pubblico. "Sono una persona molto fortunata a essere qui, ma date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l'atto più rivoluzionario che c'è, l'ascolto di se stessi, delle nostre unicità, per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni, facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizio, senza vergogna, liberiamoci dalla prigionia dell'immobilità".
"Promettiamo che ci proveremo, confrontiamoci gentilmente, accogliamo il dubbio anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano convenzioni". Poi ha cantato, tra gli applausi.
Il tripudio di Drusilla Foer all’Ariston visto dai Social. Pier Luca Santoro su La Repubblica il 4 febbraio 2022.
Nella terza serata del Festival di Sanremo, al fianco di Amadeus Drusilla Foer, la nobildonna toscana che conquista subito l'Ariston: per lei un trionfo in sala e sui social. Il suo monologo sulla “unicità”, in contrapposizione al concetto di diversità, ottiene il plauso quasi unanime. Da quello di Ermal Meta a quello di Vladimir Luxuria, passando per quello persino della più tradizionalista Antonella Clerici, tra gli altri.
Sanremo 2022, social scatenati per Drusilla Foer: "Merita la conduzione del Festival"
Ed è proprio il termine “unicità” quello maggiormente utilizzato nel suo intervento, seguito da “essere” e convinzioni, come mostra la word cloud del testo integrale, che si conclude con l’invito a una promessa: «Promettetemi che ci doneremo agli altri, che accogliamo il dubbio anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà e senza pregiudizio e senza vergogna. Facciamo scorrere i sentimenti con libertà e liberiamoci dalla prigionia dell'immobilità. Immaginate se il mondo non ruotasse e fisso stesse, se tutto il buio fosse nero pesto».
Durante la terza serata online (social + news online + blog e forum) sono state più di 15mila le citazioni di Drusilla Foer, da parte di oltre 1.500 autori unici i cui contenuti hanno coinvolto (like + reaction + commenti e condivisioni) poco meno di 100mila soggetti.
Il picco massimo di citazioni si è avuto tra le 22:45 e le 23:00 con più di 2mila mention in un solo quarto d’ora. E, nonostante l’ora, un altro picco si è avuto tra le 01:30 e le 01:45. Naturalmente la performance della presentatrice in chiave anti-omofobia è stato commentato e rilanciato online proprio su questo. Numerosissimi i post e i tweet contro Pillon, noto per le sue posizioni “tradizionaliste”. E infatti il post che ha generato maggior coinvolgimento è un tweet di Fabio, attivista LGBT e direttore di “GayLex”, associazione che offre consulenza e supporto per difendere i diritti delle persone lesbiche, gay, bisex e trans.
Sanremo 2022, Drusilla si commuove: "L'atto più rivoluzionario è ascoltare se stessi e gli altri"
Notevole eco anche per lo scambio di battute con Iva Zanicchi sul palco dell'Ariston. "Quanto sei alta!", ha detto la cantante rivolta a Drusilla. La replica: "Più di te". Iva: "Ha anche altre cose più di me»". E Drusilla: "Tante cose. Sono colta", come mostra la word cloud con i termini maggiormente ricorrenti in associazione alle citazioni online relative a Drusilla Foer. Ampiamente positivo il sentiment, cioè le emozioni associate alle verbalizzazioni online delle persone, sulla performance della presentatrice. E anche quando questo è negativo si tratta di una “falsa positività” dovuta alle citazioni in chiave anti-Pillon.
Una positività che viene confermata, se necessario, dalla “emoji cloud”, dalla nuvola delle emoji più ricorrenti in associazione alle citazioni della Foer, con ampio utilizzo di applausi, cuori e altre di chiaro apprezzamento. Drusilla è stata esattamente quello di cui il Festival, e gli italiani, avevano bisogno. Ironia, personalità e talento al servizio di un messaggio del quale c’è ancora tanto bisogno.
Sanremo 2022, Drusilla e coso: il passo indietro di Amadeus. Alla divina è bastato un niente per prendersi il palco della terza serata e surclassare il conduttore. Beatrice Dondi su La Repubblica il 4 febbraio 2022.
Amedeo Umberto Rita Sebastiani detto Amadeus ha iniziato alla radio negli anni Ottanta, ha praticamente inventato il preserale, cercato di dare dignità al binocolone ogni santa sera e ha portato a casa tre Festival consecutivi di cui uno con Bugo che scompare, uno senza pubblico in un mondo ostaggio della pandemia e il terzo più visto degli ultimi mila anni. Dopodiché arriva Drusilla, lo appella con «Senta coso» e in un attimo il sogno da numero uno si infrange fragorosamente. Basta un nulla e Ama precipita nel fatidico passo indietro trasformandosi al suo cospetto in una valletta qualsiasi. Un ingiustizia, avrebbe detto Calimero.
Ma la dura legge del palco, la meritocrazia, la santità o come altro si voglia definire quel dono assurdo che ti fa muovere con un riflettore sulla testa racconta una storia semplice: se sei diverse spanne sopra vinci a mani basse.
Così la divina scende le scale senza guardare «Perché basta contare i gradini», si abbandona ai rutilanti cambi d'abito, fa le facce, gli occhiolini, presenta con l'intonazione di chi capisce davvero quello che sta leggendo, si emoziona con i suoi preferiti, guarda malissimo tutti gli altri, si lascia scappare un'imprecazione, poggia la mano sul fianco, usa i congiuntivi, ha la battuta nata pronta e alla Zanicchi che le dice «Lei ha qualcosa che io non ho» risponde secca: «La cultura». Insomma tiene in tasca tutto quello che deve fare il bravo presentatore ma molto meglio del titolare che ha l'etichetta appuntata sul petto e vive di gobbo. E fa un po' tenerezza, Amadeus, di fronte a uno scippo del trono così plateale, dopo tutto quello che avevamo speso per farlo studiare.
Perché è evidente che Drusilla dovrebbe condurre in solitaria tutta la serata ma anche un intero palinsesto, senza fronzoli, armata solo del mestiere innato, scostandosi semplicemente il ciuffo platino dalla fronte con noncuranza e regalando doppi salti mortali travestendosi da uomo «per quelli che avevano paura di un uomo travestito» in un altissimo gioco teatrale. Ma Amadeus ha il copione dalla sua, il monologo della signora fiorentina viene relegato al cantar del gallo, e la sua performance resta lì, come da contratto, nei panni della donna del Festival che legge il cartoncino. E al massimo si fa togliere i guanti. Da coso.
Drusilla (s)cade col monologo. E Achille Lauro provoca ancora. Francesca Galici il 4 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Amadeus omaggia Mattarella, Cremonini infiamma l'Ariston. Per Morandi e Zanicchi è standing ovation alla terza serata.
Venticinque cantanti in gara contemporaneamente nella terza serata del festival di Sanremo. Mattatore è ancora Amadeus, che ha scelto di accompagnarsi a Drusilla Foer, personaggio en travesti inventato dal performer Gianluca Gori. Dopo le due serate introduttive, in cui la classifica veniva stilata solo con i voti della sala stampa, per la prima volta in questa 72esima edizione il voto è stato aperto anche al pubblico a casa e alla giuria demoscopica. Da segnalare che, nel pomeriggio, la polizia ha indagato in stato di libertà un uomo per truffa, a seguito della produzione di falsi pass per l'accesso alle aree del festival di Sanremo. Al primo posto al termine della terza serata si sono piazzati Mahmood & Blanco, al secondo posto Elisa e al terzo Gianni Morandi.
L'omaggio a Sergio Mattarella
In apertura di puntata Amadeus si è rivolto direttamente a Sergio Mattarella, ringraziandolo per il suo impegno e per aver accettato il bis. Il conduttore e direttore artistico del Festival ha espresso "gratitudine e affetto" per il capo dello Stato, quale "punto di riferimento. Anche oggi nel suo discorso di insediamento pronunciato in parlamento", in cui Mattarella ha sottolineato anche "l'importanza della cultura e dell'arte, del teatro, del cinema e della musica".
Nel 1978 Sergio Mattarella era presente all'ultimo concerto di Mina, per questo motivo Amadeus ha deciso di dedicare al presidente della Repubblica il brano Grande, grande, grande, suonato dal vivo dall'orchestra, perché "per noi lei, presidente, è grande, grande, grande". Amadeus ha poi chiosato: "Grazie signor presidente e buon lavoro".
Tormentone Fantasanremo
Nessuna "papalina" nella terza giornata del festival di Sanremo ma il Fantasanremo torna sul palco con Highsnob e Hu che al termine dell'esibizione hanno salutato "zia Mara" con un inchino. Quest'anno più che alla gara, i cantanti sembrano più attenti ad accumulare punti che al piazzamento in classifica. L'effetto sorpresa del Fantasanremo è ormai svanito e da casa è svanito anche l'entusiasmo per questo gioco.
Addirittura Dargen D'amico ha modificato il testo della sua canzone pur di pronunciare "ciao zia Mara" per guadagnare punti al Fantasaremo. Il testo originale, infatti, prevede la locuzione "zio Pino". Il cantante ha totalizzato anche un malus, indossando gli occhiali da sole, ma li ha fatti indossare anche a tutta l'orchestra. Malus comunque ampiamente compensato con una sequela di gesti da bonus come il vestito floreale, indossato anche da Irama, e dalla discesa in platea.
Anche la quota senior dei cantanti in gara porta il Fantasanremo sul palco. Gianni Morandi lo fa a modo suo, rivolgendosi direttamente ad Amadeus: "Tu lo fai Fantasanremo?". E anche Sangiovanni butta lì la sua raccolta punti: "Un saluto a zia Mara per il Fantasanremo, non si sa mai". Yuman è riuscito a coinvolgere anche Amadeus, facendogli salutare "zia Mara" e facendogli fare i piegamenti sulle gambe.
Drusilla Foer esordisce all'Ariston
La co-conduttrice en travesti ha esordito sul palco del teatro Ariston fingendo di essere in gara per Sanremo. "Lei signora non deve cantare", l'ha ripresa Amadeus. "Non sono in gara? Amedeo sono una grande interprete e voglio cantare, dovrei copresentare con lei? È un inferno, lei è pazzo, mi fa fare la valletta, se lo sapevo mi mettevo qualcosa di scosciato", ha replicato stizzita Drusilla Foer. Uscita con l'abito da Zorro per la co-conduttrice, che ha scherzato sulle polemiche che hanno accompagnato la sua partecipazione al Festival. Nel momento di togliersi il baffo finto, alla co-conduttrice stava scappando un'imprecazione, fermata appena in tempo. Superata la mezzanotte, la co-conduttrice ha deciso di mettersi comoda, indossando un elegante pigiama bianco.
Spazio finale all'1.30 del mattino per la co-conduttrice, che dopo quasi 5 ore di spettacolo ha ben pensato di imbastire un monologo sulla diversità col pubblico ormai sonnecchiante sui divani a casa e sulle poltrone del teatro Ariston. Per 10 minuti, Drusilla Foer è salita sul pulpito per pontificare e catechizzare dopo una serata di risate e divertimento. Tutto questo, all'alba delle 2 del mattino. Era proprio necessario?
Blitz di Greenpeace
Non manca anno in cui l'associazione ambientalista non tenta il blitz al teatro Ariston durante il festival di Sanremo. Anche quest'anno un manipolo di attivisti di Greenpeace è stato fermato dalle forze dell'ordine. Sono stati identificati dalla polizia. Hanno tra i 26 e i 44 anni di età e sono tutti italiani, provenienti da Bologna, Roma, Biella, Venezia, Torino, Como, Bitonto, Latina, Livorno e Salerno. Sono accusati di danneggiamento, getto pericoloso di cose, resistenza passiva.
Cesare Cremonini accende l'Ariston
Mini concerto per Cesare Cremonini, che per la prima volta è salito sul palco del festival di Sanremo. Il cantante bolognese ha incantato l'Ariston con un medley dei suoi successi, tanto che al termine tutto il pubblico si è alzato per una standing ovation. "Quest'estate sono convinto di tornare negli stadi, questo vuol dire che l'Italia torna a vivere e a respirare per bene", ha detto Cremonini prima di lasciare il palco.
Standing ovation all'Ariston
Seconda standing ovation per un cantante in gara alla 72esima edizione del festival di Sanremo. È Gianni Morandi che, stavolta, raccoglie l'applauso a scena aperta del teatro Ariston, al termine della sua Apri tutte le porte.
Per il secondo giorno di fila, Iva Zanicchi conquista la platea del teatro Ariston di Sanremo con la sua canzone e guadagna un'altra standing ovation.
"Brividi" per Mahmood e Blanco
Grande emozione per Mahmood e Blanco, che con il loro duetto hanno infiammato l'Ariston ma anche il pubblico a casa. Grande successo sui social per la coppia con la loro Brividi, candidata alla vittoria.
Il ricordo delle vittime di mafia a 30 anni dalle stragi di via D'Amelio e di Capaci
Teatro Ariston in piedi per il ricordo dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a 30 anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio. Il conduttore ha elencato tutti gli uomini e le donne della scorta dei due giudici uccisi dalla mafia. Subito dopo l'intervento di Amadeus e l'applauso del pubblico, ha fatto il suo ingresso dalle scale del teatro Roberto Saviano, che ha tenuto il palco con un monologo sulla mafia. "Delegittimati per coprirli di fango, ma il fango non è riuscito a sporcare il loro esempio", ha detto Saviano.
Achille Lauro hot
Achille Lauro non ha fatto l'autobattesimo per la sua seconda uscita sul palco del teatro Ariston ma in compenso ha ben pensato di infilare una mano proprio lì. Dove? Nei pantaloni. O meglio, li ha slacciati portando la mano molto vicino al limite. Un gesto provocatorio per il cantante, che stavolta si è presentato sul palco almeno con una giacca. Per mettere anche una t-shirt o una camicia, oltre che le scarpe, ci sono altre due puntate.
Incidenti sul palco
Serata caratterizzata dagli incidenti sul palco dell'Ariston. Il pubblico dei social si è accorto della caduta di un cameraman che stava seguendo l'esibizione di Cesare Cremonini. Indietreggiando, il professionista è inciampato con un ruzzolone all'indietro. Anche Amadeus ha rischiato, mentre portava una tazzina a una componente dell'orchestra. Il conduttore è stato vittima di un inciampo che gli ha fatto cadere la tazzina, per fortuna vuota.
Francesca Galici. Giornalista per lavoro e per passione. Sono una sarda trapiantata in Lombardia. Amo il silenzio.
"Tutti avevano paura di un uomo travestito da donna". Novella Toloni il 3 Febbraio 2022 su Il Giornale.
L'attrice, prima "en travesti" sul palco dell'Ariston, ha ironizzato sul suo personaggio e sui timori sorti alla vigilia del suo esordio a Sanremo
Drusilla Foer ha scelto la terza uscita sul palco dell'Ariston per giocare sull'ambiguità del suo personaggio. All'esordio nel ruolo di co-conduttrice al fianco di Amadeus nella terza serata del festival di Sanremo, l'attrice toscana - al secolo Gianluca Gori - non ha avuto paura di pronunciare la parola "travestito" e vestendo i panni di Zorro ha scherzato su se stessa.
Nella terza serata del Festival è toccato a Drusilla Foer calcare il palco di Sanremo e l'attrice lo ha fatto con toni ironici e canzonatori sin dal suo ingresso in avvio di puntata, quando ha provato a prendersi il palco come cantante piuttosto che da co-conduttrice: "Senta, coso: come si chiama? Amedeo? Se ne vada oppure mi chiami il direttore artistico! Io sono qui per cantare". Le rimostranze del conduttore non l'hanno però fermata. "Cioè devo presentare il festival tutto il tempo accanto a lei fino alla fine? Un inferno!", ha scherzato la Foer, che alla vigilia della serata aveva rivendicato il suo ruolo di valletta.
A metà serata è arrivata la gag che nessuno si aspettava. "Ho pensato a qualcosa di eccentrico, per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura di un uomo en travesti, sicché mi sono travestita", ha esordito Drusilla Foer, scendendo la scalinata dell'Ariston nelle insolite vesti del celebre giustiziere mascherato, nel tentativo scherzoso di rassicurare tutti. E mentre Amadeus si fingeva sorpreso, ha proseguito: "Si diceva tanto di un travestito a Sanremo e allora io mi sono travestita... da Zorro".
Un travestimento nel travestimento - sfruttando anche il gioco di parole - che ha divertito il pubblico e che ha consentito alla Foer di giocare con l'idea del personaggio "en travesti", che tanto ha fatto parlare nei giorni precedenti alla sua partecipazione al Festival. Che Drusilla volesse divertirsi all'Ariston lo aveva annunciato in conferenza stampa ed è quello che ha fatto con la gag sul suo personaggio, che richiama alla memoria quello della signora Coriandoli degli anni '80. "Guardi che le affetto un pezzettino di naso", ha scherzosamente minacciato Drusilla, rivolgendosi al conduttore per poi proseguire: "Gli uomini con il naso piccolo, per me, sono come le Ferrari senza il volante".
Mentre si sfilava cappello, maschera e mantello da Zorro, Drusilla Foer ha poi concluso la sua gag riportando l'attenzione su se stessa e sul suo personaggio tanto chiacchierato. "Che fa, si spoglia completamente?", ha chiesto Amadeus, servendo la replica all'attrice: "Farei delle grandi sorprese. E ogni riferimento è puramente... voluto!". Una scelta artistica, la sua, che l'ha ripagata in termini di gradimento social.
Novella Toloni. Toscana Doc, 40 anni, cresco con il mito di "Piccole Donne" e del personaggio di Jo, inguaribile scrittrice devota a carta, penna e macchina da scrivere. Amo cucinare, viaggiare e non smetterò mai di sfogliare riviste perché amo le pagine che scorrono tra le dita. Appassionata di
Elena Loewenthal per “la Stampa” il 5 Febbraio 2022.
Drusilla standing ovation. Più Drusilla per tutti. Lei/lui il Festival di Sanremo l'ha già vinto a mani basse con un'unanimità di consensi quasi senza precedenti. Finalmente una donna (si fa per dire) con le palle, capace di rubare la scena, rispondere a tono, farsi valere. L'hashtag più pop del web. Drusilla è una felice eccezione in un festival tanto nazionalpopolare quanto divisivo: del resto è una bella gara, e non solo fra canzoni. Una gara è divisiva per definizione, ma lei/lui è piaciuta proprio a tutti.
Drusilla Foer è strepitosa da ben prima del Festival. Divertente, arguta, intelligente. Imperdibile. Ma è un uomo, non una donna. Non ha bisogno dell'articolo determinativo prima del nome, come «la» Muti che l'ha preceduta sul palco. Drusilla è elegante, ha classe, è bella e dice parole importanti, tutte al posto giusto nella frase. Ci ha insegnato che ognuno di noi è unico, che bisogna avere rispetto degli altri e dignità di se stessi. Questo è il messaggio.
Ma ce n'è un altro, assai meno incoraggiante: e cioè che gli uomini fanno le donne meglio delle donne. Che la donna più brava, elegante e intelligente è un uomo. Le altre donne che si sono avvicendate, sono impostate, comprimarie, fragili, accessorie. Ancillari. Lei/lui invece no: è stata, ha detto e fatto quel che una donna dovrebbe essere, dire e fare - però è un uomo. Adoro Drusilla da ben prima che calasse giù dalla scalinata di Sanremo. Sono al mondo abbastanza da aver apprezzato Paolo Poli quando faceva la donna.
Lui, a dire il vero, era sempre un poco più fuori dalla parte di quanto non sia Drusilla, più tagliente, ironico, soprattutto autoironico. Più complesso del personaggio Drusilla, e non solo perché erano altri tempi. Se Drusilla interpreta un personaggio, Poli lo creava, il personaggio. Ma ben venga, la nostra Drusilla.
Teniamocela cara, di personaggi così bene interpretati ce n'è fin troppo pochi. Ma il punto è che Drusilla è, nell'universo Sanremo, l'unica donna che riesce a tener testa a un uomo. Ed è un uomo. Tutti ne dicono un gran bene. È piaciuta anche a me, ma non perché è o fa una donna. Perché è un bravo attore. Non perché si sia dimostrata la donna più tosta di tutto il festival. È un uomo, mica una donna!
Ostinarsi a definirlo una donna implica una conseguenza fastidiosa, insopportabile, profondamente maschilista. E cioè che solo un uomo possa essere una donna che val la pena ascoltare, ammirare, apprezzare per quel che è, fa, dice. Drusilla può insomma insegnare a noi donne come dovremmo essere e comportarci, perché è un uomo. Se questo è il Paese dove l'unica a fare una bella figura a Sanremo - nei panni di valletta, il che meriterebbe un discorso a parte - è un uomo travestito da donna, significa che siamo ancora messi piuttosto male. Donne e uomini.
Da leggo.it il 3 febbraio 2022.
«Dovevo essere la figura più scandalosa del Festival, ma mi pare che io sia la 'donnina' più normale, forse solo un pò più alta...». Drusilla Foer, nella sala stampa del Casinò, ironizza così sulle attese polemiche della vigilia riguardo alla sua partecipazione a Sanremo 2022 e sulle performance che - da Achille Lauro a Lorena Cesarini fino a Checco Zalone - hanno contrassegnato le prime due serate all'Ariston.
Natalia Aspesi per “il Venerdì di Repubblica” il 3 febbraio 2022.
Peccato che la più grande attrice italiana sia un uomo!». Lo diceva Giorgio Strehler di Felice Musazzi, la pettegola Teresa della compagnia dei Legnanesi, attori dialettali usciti dagli oratori, tutti uomini anche nei ruoli di donne, come appunto la Teresa e la Mabilia di Tony Barlocco, diventati il massimo successo teatrale di gran divertimento dagli anni Cinquanta.
Più o meno la stessa cosa potremo dire quando Gianluca Gori, attore di mezza età, in arte Drusilla Foer, sarà la valletta promossa co-conduttrice della terza serata del prossimo Festival di Sanremo - così rappresentando il debito Rai alla famosa "inclusione", una delle tante ipocrisie di questi tempi luttuosi (e le altre delle altre serate? Colore, età, danni chirurgici, una qualsiasi?).
A parte la nostalgia imperitura di noi centenari per la divina e mai eguagliata Nilla Pizzi, ma anche per le bellissime giovani donne con abiti, come direbbero gli esperti, "da sogno", da cui si intravedeva una farfallina vicino all'inguine, osiamo chiederci perché uno spettacolo rasserenante, e per alcuni persino divertente, debba essere considerato come un concorso per bidelli e quindi includere, includere, includere.
Colpo di genio di Amadeus che, chiamando l'elegante celebrità social alla laurea d'onore del Festival, ha evitato sommosse d'includenti, essendo il personaggio donna in scena ma uomo a casa sua, quindi incluso in sé stesso, quasi quasi una bandiera trans pur non essendo trans.
Il giusto pressapochismo tipico di noi italiani. almeno un po' di buonumore Noi del gruppo "Non Incluse", sappiamo che almeno quella sera, se non censurata dai legionari della famiglia che abbondano in Rai, la signora Foer ci metterà se non altro di buonumore: e sul palcoscenico rutilante del Festival (questa volta Iva Zanicchi! Irama!) non è che capiti spesso.
La beneaugurante notizia ha come ovvio scatenato opposti deliri: il Pillon della Lega che vorrebbe come valletta al posto di Foer un buon papà, non specifica se uomo, e i giovani esperti di disforie che conducono la loro battaglia culturale affinché, se Drusilla pare donna e dice di sentirsi donna, è donna e non altro, anche se sotto la parrucca bianca si cela il Gori maschio che tiene ben segreta la sua vita da maschio.
E guai se qualche stupidello osa dire "travestito", beata ignoranza, perché oggi i filosofi del gender ritengono ingiuriosa la parola, anche se indica una delle professioni artistiche più antiche e gloriose della storia delle sacre rappresentazioni e del teatro. Ma per fortuna tra gli indignati abituali non c'è nessun collettivo di brave ragazze che critichi l'elegante vacuità di Foer, specchio dei tempi fragili.
Niente a che fare, per esempio, con l'intelligenza crudele di Franca Valeri che sapeva farci ridere di noi. Ma prova adesso, a parte il ricorso obbligatorio al bonus psicologo: siamo diventate così insicure e presuntuose che sfuggendo a noi stesse accettiamo Foer perché è un tipo di donna anni Ottanta, come la racconta un uomo che delle donne sa molto poco, come tutti gli uomini del resto.
E penso a quel giovanotto elegante, alto e sottile, biondo e gentile, di bellezza angelica, che parlava di sé sempre al femminile, in anni in cui l'omosessualità era taciuta, ed era ai suoi spettacoli, come a quelli dei Legnanesi, che vedevi una platea di maschi un po' truccati, con sciarpe di chiffon, molti con accanto la loro signora perché così si viveva con meno angoscia.
Penso a Paolo Poli, che sapeva essere sul palcoscenico una donna bellissima, circondato da un piccolo stuolo di attori-ballerini molto maldestri e quindi irresistibili: e lui, la giovinezza sotto il fascismo omofobo, a raccontare di quando frequentava a Firenze «un cinema tenuto dai frati a Santa Maria Novella e in questo cinema ci si trovavano dei froci che portavano i pantaloni con la chiusura lampo dietro».
E sul palcoscenico, più donna delle donne, delicata, inquieta, cattiva, con la sua alta e sottile figurina dentro costumi fastosi: Santa Rita da Cascia, Caterina de' Medici, La vispa Teresa della filastrocca, la Nemica di Niccodemi, Carolina Invernizio.
Nello spettacolo Sei brillanti giornaliste del Novecento rappresentò anche me e per la sola volta nella vita ebbi l'illusione di essere bella. tutti sul lettino Il bel libro dedicato al suo scenografo, Lele Luzzati, è anche un itinerario nell'immensa cultura letteraria, pittorica e popolare di Poli, un bagaglio che certo non pesa su Drusilla: Apuleio e Diderot, Guido Reni e Carrà, Pinocchio e Ai romani piaceva la biga.
«Volevo molto bene a Paolo Poli anche se i nostri incontri erano intermittenti» dice Simona Argentieri, psicoanalista che si occupa anche di identità di genere, bersaglio di colleghi e social che la sanno più lunga sulla confusione sessuale che tra i giovani si è talmente ingigantita da impegnare psicologi, poeti, psicoanalisti, cartomanti, chirurghi, sarti, truccatrici, siti web, parlamentari, giornalisti, e persino i non binari stessi, tanto, dicono, da non dar loro tempo per la pratica.
«Lui non aveva alcun bisogno di modificare il suo corpo, faceva della femminilità un gioco restando se stesso, al di là della biologia».
Anche Foer pare trovarsi bene così, ma non i nuovi confusi di genere che scoprono sempre più disforie chiedendo di ribaltarle. Svillaneggiata dal popolo che è o pensa di non essere nel corpo che vorrebbe (altro che body shaming), la psicoanalista pensa che «queste persone dovrebbero essere aiutate ad affermare se stesse nella dimensione psichica, simbolica e relazionale, senza la coazione verso una concretezza corporea comunque impossibile». ragazze e ragazzi Sta girando a teatri pieni, malgrado Omicron, la compagnia Nina' s Drag Queen, che alterna Il giardino dei ciliegi di Cechov al Re Lear shakespeariano, 6 attori, 2 etero e 4 gay, tutti cross dressing, cominciando dal personaggio di Queen Lear.
Dice Sax Nicosia, attore cresciuto alla scuola di Luca Ronconi, con esperienza nel teatro classico, adesso assistente del regista Livermore e appassionato drag queen con la compagnia invitata anche alla Biennale Teatro dove ha portato Le gattoparde: «La drag queen, il travestito, sono solo un fatto, un gesto teatrale, che certo nasce dall'omosessualità, da un desiderio di femminilità, di mostrare quella parte di sé, per stare al mondo come uno si percepisce: però nel tempo breve di una interpretazione, in un solo luogo, il palcoscenico, con l'esagerazione di trucco e costumi. Io per esempio non so chi sono davvero e non voglio saperlo, mi sento una ragazzina ma anche profondamente maschio. E tutto resta nell'area del gioco, non ho mai pensato che il mio corpo fosse sbagliato».
Oggi lo pensano soprattutto alcuni giovanissimi. Un film del 2018, il belga Girl, considerato un film per ragazzi, racconta di un bellissimo quindicenne che studia da ballerina classica e inizia il percorso di transizione che nel suo Paese è a carico dello Stato: quasi quasi ci convince, ma non troppo. l'epoca delle brasiliane Uno psicoanalista come Vittorio Lingiardi, per esempio, pensa che «quando anche prima dei diciotto anni, in casi adeguatamente diagnosticati, la condizione di incongruenza di genere produce una sofferenza psichica intollerabile, è giusto cominciare a sospendere lo sviluppo sessuale.
Se dovessi occuparmene in quanto psicoanalista, per prima cosa ascolterei la storia, la sofferenza, i progetti, le paure, le esperienze, il lutto per ciò che si perde e l'investimento in ciò che si acquisisce. Ma non farei mancare la mia disponibilità a pensare che se la strada dovrà essere quella della transizione, quella strada andrà imboccata».
Avrò una memoria corrotta, ma quello che mi viene in mente a proposito di questa folla di giovani è che forse una volta, disinformati di tutto ciò che riguardava il sesso, davano la colpa della loro infelicità al brutto naso o alle caviglie grosse, adesso ce l'hanno con i dintorni del pube che non è come loro vorrebbero. E penso agli anni in cui le donne più belle reperibili sul mercato erano le trans brasiliane che facevano impazzire i maschi italiani, soprattutto perché non si erano liberate del loro ingombro maschile. Causarono anche scandali politici, ma di quelli ne abbiamo così tanti che ora non me li ricordo più.
È il giorno di Drusilla Foer: “Dovevo essere la figura più scandalosa, ma sono la più normale…” La madrina della terza serata del Festival smorza i toni e plaude a Zalone. Una donna a condurre il prossimo anno? «Sarebbe ganzo. Io vorrei anche un Papa donna». Il Dubbio il 3 febbraio 2022.
«Dovevo essere la figura più scandalosa del Festival, ma mi sembra che non ne manchino. È venuta fuori la volontà e la determinazione a parlare di certi temi». Drusilla Foer, madrina della terza serata del Festival, ironizza così sulle attese polemiche della vigilia riguardo alla sua partecipazione a Sanremo 2022 e sulle performance che – da Achille Lauro a Lorena Cesarini fino a Checco Zalone – hanno contrassegnato le prime due serate all’Ariston.
In particolare per la performance del comico pugliese, che ieri ha cantato un brano sull’omofobia, che ha suscitato alcune perplessità in una parte della comunità Lgbtq. «La mia opinione – dice Foer – è che ognuno con la propria arte può esprimere il proprio pensiero. Se il lavoro di Zalone solleva un dibattito che porta qualcuno ad avere una convinzione, credo che sia comunque una cosa di valore. Io sono spesso disposta a cambiare le mie convinzioni. Credo che Checco abbia fatto un’operazione molto forte, abbia voluto smuovere le acque e dove ci sono acque smosse sono sempre contenta. Una televisione di Stato che permetta di muovere le acque è irrorata di civiltà e sono contento che sia successo». Quindi la replica sull’ipotesi di una donna alla conduzione per l’edizione del 2023: «Sarebbe ganzo, sarebbe molto carino. Ma non solo a Sanremo, anche in altri campi: io vorrei anche un Papa donna», dice Foer. «A patto che la scelta cada su persone capaci. Io sono per la meritocrazia».
«Questa esperienza di Sanremo – sottolinea – fa parte della mia voracità di esperienza nella vita, della mia curiosità verso ciò che la vita mi mette di fronte. È un passo verso il tesoro, perché la vita è una caccia al tesoro in cui il bello è la caccia. Tante persone hanno approvato il fatto che fossi qui, perché si sentono rappresentate da quello che dico e da quello che penso, e questa è una bella responsabilità. Ma io non mi sottraggo alla responsabilità, e mi spendo per certi temi, non solo quelli Lgbt, ma anche la violenza contro le donne, la meritocrazia sul lavoro». Non alza mai la voce, Drusilla, l’artista ’creatà da Gianluca Gori, che Amadeus ha voluto fortemente sul palco dell’Ariston per rappresentare il teatro. È affabile, disponibile, straordinariamente elegante. Ma anche determinata a «onorare l’invito che mi è stato fatto, vorrei dire delle cose. Non faccio mai lo spettacolo per l’insieme del mio pubblico, lo faccio per il singolo. Faccio così in teatro e spero funzioni anche stasera. Penserò a una sola persona a casa sul divano e mi tranquillizzerò. Spero». In generale, si dice «molto contenta di essere in questo luogo musicale, Sanremo, che è anche un luogo di aggregazione dell’Italia che ama la musica, che ama stare insieme davanti alla tv a guardare una manifestazione piena di amore, e di amore per la musica. E poi finalmente mi posso mettere otto vestiti da sera, non mi capiterà mica più».
Drusilla era già stata a Sanremo: si chiamava Gianluca Gori ed era un corista degli O.R.O. Grande successo sul palco dell’Ariston per la conduttrice della terza serata del Festival. Ecco i suoi trascorsi sanremesi. PARIDE LEPORACE su Il Quotidiano del Sud il 4 Febbraio 2022.
Che successo per la conduttrice della terza serata Drusilla Foer.
Leggerezza divertita di chi con studiato rovesciamento dei ruoli ambiva da tempo ad essere valletta sanremese, si ritrova conduttrice di serata e prova a cantare, si traveste da Zorro per asfaltare Pillon, si strappa i baffi finti bestemmiando, annichilisce di battuta Iva Zanicchi, prende il caffè sul palco.
Eleganza raffinata nei vestiti, eloquio moderno, ha trionfato sui social e nel gradimento. Peccato che il suo monologo sia stato piazzato dalla scaletta all’una di notte: “Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano, quelle belle e quelle brutte, e si portano in alto, si sollevano insieme a noi, alla luce del sole”.
Non tutti sanno che Drusilla Foer è l’alter ego di Gianluca Gori, attore e fotografo toscano che sulla scena offre mirabilmente le sue capacità artistica per plasmare una nobildonna fiorentina, figlia di un diplomatico, amica di Tina Turner. Gianluca detto “Gigo”, figlio di una costumista, semplice profilo Facebook contro l’imponente Instagram di Drusilla.
Gianluca Gori potrebbe essere il replicante in vita del Dustin Hoffman nell’esilarante “Tootsie” in cui l’attore che non trova lavoro si trasforma in Dorothy Micheals conquistando un incredibile successo.
Gori, nei panni di Gori, era già stato a Sanremo negli anni Novanta nei panni di un anonimo corista degli O.R.O. come racconta su un giornale fiorentino la sua compagna di scuola Nadia Fondelli all’Istituto d’Arte (LEGGI QUI)
Veniva da Firenze anche il magnifico Paolo Poli, campione di recitazione “en travesti” che con una Rita da Cascia fece imbestialire Oscar Luigi Scalfaro. Poli è stato il primo gay dichiarato dello spettacolo italiano, mentre di Gori, riservatissimo, non si conoscono gli orientamenti sessuali e lo stato civile.
Tanti uomini hanno messo la gonna per recitare. Non manca all’appello Totò, la romantica donna inglese di Montesano non ancora no vax, Arbore e Benigni che si prendono a borsettate e si potrebbe per infinite righe continuare.
Ma la novità oggi è un’altra. A Sanremo vince e convince un uomo travestito da donna.
Lunga vita a Drusilla Foer. Applausi a Gianluca Gori l’anonimo corista degli O.R.O. diventato mattatrice.
DRUSILLA FOER HA BESTEMMIATO IN DIRETTA AL FESTIVAL DI SANREMO 2022? IL GIALLO. IL VIDEO INCRIMINATO
Da leggo.it il 4 febbraio 2022.
Giallo a Sanremo 2022: Drusilla Foer ha bestemmiato in diretta sul palco dell'Artiston? Secondo quanto scrivono diversi utenti su twitter, la co-conduttrice della terza serata del Festival avrebbe bestemmiato, imprecato secondo alcuni, nel momento in cui si è "tirata via" i baffetti di Zorro utilizzati in un momento dello show di questa sera.
Tra gli altri Selvaggia Lucarelli ha postato su Twitter il video del momento incriminato. Si vede la co-conduttrice della terza serata levarsi velocemente i baffi di zorro e la si sente imprecare, per il dolore, chianado il capo. Per molti utenti avrebbe detto una bestemmia. Altri dicono che si sarebbe fermata in tempo.
Seguiranno polemiche. Garantito.
DRUSILLA FOER HA VERAMENTE BESTEMMIATO IN DIRETTA A SANREMO?
Gianmarco Aimi per rollingstone.it il 4 febbraio 2022.
Anticipata da un mare di polemiche, la co-conduzione di Drusilla Foer a Sanremo è filata liscia fino a quando, durante una gag con il direttore artistico Amadeus, l’artista non ha rischiato di pronunciare una bestemmia. O almeno così sembra da una brevissima clip già diventata virale sui social.
Nella terza serata del Festival, anche per rispondere a chi aveva criticato la sua presenza sul palco dell’Ariston, l’artista ha deciso di camuffarsi da Zorro come pretesto «per tranquillizzare quelli che avevano paura di me travestita», ha chiarito. Ma è stato nel momento di togliere i baffi finti che Drusilla si sarebbe lasciata andare a una imprecazione tutt’altro che “eleganzissima” (dal titolo del suo spettacolo teatrale).
Ascoltando bene l’audio del video che sta circolando, avrebbe infatti pronunciato una mezza bestemmia: «Ahia, Dio Crist…». Fortunatamente sembra essersi fermata prima del patatrac. Insomma, se la co-conduttrice avesse aggiunto la vocale mancante, probabilmente sarebbe incappata in un peccato che la Chiesa cattolica ritiene tra i più gravi e che viola il secondo comandamento che proibisce di nominare il nome di Dio invano.
Ma i social non perdonano, con la pioggia di meme che sta circolando, così come i detrattori di Drusilla che hanno passato alla moviola ogni frame per capire se abbia mancato di rispetto alla religione o meno. Tra i primi a sollevare il dubbio su Twitter è stato Mario Adinolfi: «Io non l’ho sentito, ma se fosse accaduto sarebbe un atto gravissimo e mi dispiace davvero molto perché la performance di Gianluca Gori era più che gradevole».
Ma nonostante il quasi scivolone, l’artista sembra aver messo d’accordo tutti se, sempre Adinolfi, poche ore prima aveva twittato: «Drusilla travestita da Zorro, piccolo colpo di genio. Bravissimo Gianluca Gori».
Valerio Palmieri per “Chi” il 10 febbraio 2022.
«Basta parlare di diversità, parliamo dell’unicità che contraddistingue ciascuno di noi e ci permette di riconoscere l’unicità degli altri». Con questo messaggio, andato in onda sul palco di Sanremo alla una e trentadue della notte fra giovedì e venerdì, Drusilla Foer ha impreziosito un'ottima prova come spalla femminile di Amadeus per una sera.
Drusilla è un personaggio di fantasia nato dal talento di Gianluca Gori, che la interpreta da una decina d'anni e che nasce, come ha spiegato Dagospia, dalle frequentazioni dei nobili salotti fiorentini dove Gori ha messo a punto la parodia di un'attempata nobildonna.
Poi il musicista e produttore Franco Godi l'ha notato e trasformato in uno straordinario personaggio teatrale (è in tour con Eleganzissima). In tv Drusilla è stata ospite fissa a Strafactor, a Ciao maschio e a #CR4-La Repubblica delle Donne, prima di approdare a Sanremo. La nobildonna ha vita propria: risponde alle interviste, ha una sua biografia. «Che noia quel Gori», dice, scherzando.
Dagospia il 9 febbraio 2022. Pillole di "Tu non conosci la vergogna. La mia vita eleganzissima", l'autobiografia di Drusilla Foer (ed. Mondadori), pubblicate da “il Fatto quotidiano”.
Essere o non essere. Io, Drusilla Foer, cosa sono? Non lo so del tutto. Attrice, cantante, autrice, icona di stile. Mah Io tendo a qualificarmi come "anziana soubrette".
Onomastica. Livia Drusilla Claudia, moglie dell'imperatore Augusto. Donna colta ed emancipata, partecipò in modo attivo alla vita politica del suo tempo, e fu la prima matrona romana a cui fu permesso di gestire il proprio patrimonio personale.
Piselli. Quando chiesi alla nonna Tolo che nome avessero quelle zone del corpo così speciali, mi rispose in modo salomonico. "Il nome cambia col tempo per ora si chiamano Pisello e Pisella".
Gioie. Il sesso è bello e lo consiglio moltissimo. Fa bene, è rigenerante e ha una sua intelligenza, trovo.
Bidè. Regina dei salotti internazionali? Semi-errore gravissimo L'unica cosa che approvo dei salotti sono i divani. La cucina è la stanza senza dubbio più sincera della casa, fatta eccezione del bagno, che è il luogo più democratico, dove tutti facciamo le stesse cose e per la stessa necessità. Quindi, la regina dei salotti abdica in favore dei bidè.
La nonna. Invitato un noto antiquario fiorentino interessato ad acquistare un busto romano della nonna, il malcapitato chiese a metà colazione: "Le dispiace se fumo?". "Non lo so, nessuno l'ha mai fatto" Prima di stabilire una tregua con la memoria della nonna Gera, voglio ricordare quanto noi nipoti ne fossimo terrorizzati, tanto da chiamarla "signora nonna" Per molti anni ammetto di aver pensato che Gera fosse il diminutivo di "Megera" "Tu non conosci la vergogna, brava. Non devi mai vergognarti di te, mai". Da allora ci riconoscemmo e, anche se per poco, divenimmo alleate.
Regali azzeccati. Una amica indimenticabile mi diede un consiglio geniale per arrivare in una casa popolata da molti bambini: scatole di cerotti. I bambini adorano giocare con i cerotti.
Doni nuziali. Matrimoni, che palle. Mai faccio doni per il matrimonio il giorno stesso del matrimonio Non dimenticate di festeggiare i divorzi. Per lei, del make-up di qualità per rimettersi sul mercato. Per lui, un paio di calzini per camminare da solo.
Mio marito. Hervé si ammalò, il male che aveva lo divorò velocemente. Quei giorni furono assurdamente bellissimi. Eravamo uno. Di più non so dire di quel tempo insieme. So solo che Monsieur Foer è il mio uomo, il mio amore "Sei il mio amore, Drusilla, e sei forte. Non piangere, io non muoio. Me ne vado come una farfalla".
Turismo per caso. Il primo giorno a Madrid (con l'amica Sara, ndr) facemmo l'ennesimo giro al Prado Dopo la cultura, servono cibo o sesso. Andammo a cena in un ristorante simpaticamente lussuoso, dove trovammo entrambi. Amici d'infanzia. Quanto amavo le mie tende. Fin quando ho potuto, le ho portate con me nei miei molti traslochi, che si inginocchiassero o no. Il colore di fondo era il burro ed era abitato da decine di papaveri rossi in posizioni diverse. Erano i miei compagni di stanza. Li conoscevo tutti, tanto da aver dato ad alcuni di loro un nome: Spampano il più grosso, Rubizzo il più simpatico, Svirgolo il più dinamico e Clementino il più timido, Joséphine il più sculettante perché mi ricordava Joséphine Baker nel celebre numero del gonnellino di banane.
Nomignoli. La "Stambecca", così mi chiamavano per la mia magrezza.
Basta che brilli. I gioielli sono sempre belli, anche quando sono brutti.
Sì, viaggiare. I taxi sono il mio fetish. E con essi i tassisti. I tassisti, visti dal posto dietro a destra, mi piacciono quasi tutti.
(ANSA il 4 febbraio 2022) - "Trovo un po' surreale che al festival di Sanremo si possa insultare Dio e non si possa scherzare sull'omosessualità, mi pare che Checco Zalone l'abbia fatto con una chiusura molto difensiva nei confronti della realtà".
Così la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni parlando delle polemiche sull'intervento di Checco Zalone a Sanremo, ospite di Radio 24. Ha aggiunto di rispettare la satira e di aver considerato "eccessive" le critiche mosse dalla comunità omosessuale e ha concluso: "Mi colpisce perché ci sono sempre gerarchie particolari: quello si battezza sul palco e si dice 'O che bravo' (riferendosi alla performance di Achille Lauro, ndr) ma mi chiedo che sarebbe successo se invece di deridere un sacramento, avesse deriso i provvedimenti sul green pass? Dio si può deridere ma la nostra nuova religione del green pass no ".
Cesare Cremonini, il momento della consacrazione sul palco di Sanremo 2022. Un medley con alcune delle sue più belle canzoni per la sua prima esibizione al Teatro Ariston. La Repubblica il 3 febbraio 2022.
È salito sul palco del Teatro Ariston poco prima delle 22, per la terza serata del Festival di Sanremo. Per la prima volta di Cesare Cremonini dopo ventitré anni di carriera sono bastati 12 minuti di esibizione per convincere il pubblico del teatro, tutto in piedi per una lunga standing ovation, e gli spettatori a casa, che hanno inondato i social network di elogi per il cantante bolognese, 41 anni.
Sanremo 2022, Cesare Cremonini entusiasma i social: "Il suo medley la cosa più bella del Festival"
Il medley con cui Cremonini ha illuminato l'Ariston è iniziato con una versione intima e intensa di Nessuno vuole essere Robin, dall'album del 2017 Possibili scenari. Le strade sono quelle della sua Bologna. "E quanti inutili scemi per strada o su Facebook che si credono geni, ma parlano a caso, mentre noi ci lasciamo di notte, piangiamo e poi dormiamo coi cani". Subito dopo si è alzato il sipario mostrando la band - al basso il fedele amico Ballo - che si è lanciata nei suoni di Marmellata #25, 2005, primo singolo del secondo album solista, Maggese, con cui inaugurava un nuovo capitolo della sua carriera solista, iniziata in salita dopo la veloce fine dell'esperienza clamorosa dei Lunapop, oltre un milione e mezzo di copie vendute con l'unico album pubblicato, ...Squérez?, grazie a singoli come 50 Special e Qualcosa di grande. "Ora vivo da solo in questa casa buia e desolata. Il tempo che davo all'amore lo tengo solo per me. Ogni volta in cui ti penso mangio chili di marmellata. Quella che mi nascondevi tu. L'ho trovata".
Terzo brano del medley, Logico #1, dall'album Logico che segnò un nuovo punto di svolta nella carriera di Cremonini, proiettandolo poco dopo verso gli stadi. Quindi La nuova stella di Broadway, ballata da La teoria dei colori, e infine Poetica, coraggioso primo singolo dell'album Possibili scenari. "Abbracciami. Troveremo il modo anche quando poi saremo stanchi". Che per ora rimane l'ultimo pubblicato da Cesare Cremonini, in attesa di La ragazza del futuro atteso per il 25 febbraio. Applausi. Tutti in piedi. E un abbraccio liberatorio con Amadeus. Poi torna per la festa: prima il nuovo singolo, appunto La ragazza del futuro, e poi 50 Special. L'Ariston si alza di nuovo per ballare sul posto. Trionfo. Finalmente la consacrazione per un cantautore che non ha mai smesso di puntare in alto, senza cercare scorciatoie per il successo.
In attesa del suo nuovo tour negli stadi, che partirà il 9 giugno a Lignano, poi il 13 giugno a Milano, San Siro, il 15 a Torino, Stadio Olimpico, il 18 a Padova, Stadio Euganeo, il 22 a Firenze, Stadio Artemio Franchi, il 25 a Bari, Stadio Arena Della Vittoria, il 28 a Roma, Stadio Olimpico e infine il 2 luglio a Imola, Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari.
Cesare Cremonini a Sanremo: «Fui bocciato, ora potrei andare in gara. Con La ragazza del futuro non punto all’io ma al noi». Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 3 febbraio 2022.
Cremonini racconta il suo nuovo album, La ragazza del futuro: «Spero che segni un passo nuovo nella musica italiana». E sul festival: «A Sanremo in gara ci vai due volte: una prima di avere i capelli bianchi e una quando hai i capelli bianchi. Alla prima ci sono arrivato ora che spunta qualche pelo bianco nella barba....»
Rispetto ai più giovani in gara ha iniziato quando almeno un paio di loro non erano ancora nati. Cesare Cremonini di anni ne ha 41, ha debuttato a 19 nei Lùnapop come idolo teen da un milione di copie e poi è ripartito da zero con una carriera solista che ha dovuto ricostruire passo dopo passo fino ad arrivare ai concerti negli stadi. Senza mai passare da Sanremo, né in gara, né come superospite. Questa sera — la terza serata del Festival — è stata la prima volta di Cesare all’Ariston. E se quel palco è democratico, uguale per tutti, lui ha dimostrato che tutto dipende da come lo usi.
Come mai non ci era mai venuto prima?
«La mia vita artistica è stata guidata da un dialogo col pubblico basato sulle canzoni. Per evitare che la comunicazione superasse le canzoni ho sempre tenuto la musica in parallelo rispetto alla tv che ho frequentato poco. Il parallelismo si incontra solo adesso in un momento in cui sento che il centro del racconto non è più il singolo brano, ma la mia storia».
Come ha pensato allo show?
«Ho pensato a uno spettacolo nello spettacolo, una sintesi fra un grande concerto da stadio e lo spazio piccolo, ma importante, dell’Ariston».
Come spiega che su «50 Special» si scatenino tutti?
«Mi ricordo quando mamma mi ruppe la chitarra sulla schiena perché studiavo per la patente invece di Platone e mi misi al pianoforte a scriverla. Mi ci riconosco ancora, è un riempipista e non è ancora il momento di farla da seduto... Non è giovanilista, ma giovane: è stata scritta da un ragazzo senza guida, in totale libertà».
Mai tentato da Sanremo?
«Dopo il successo di “50 Special” nel 2000 (c’era Fazio ndr) pensammo al Festival come mezzo per raccontare che c’era anche un album e non solo una canzone. Nella commissione c’era Enrico Silvestrin, vabbè... Scartarono “Mary seduta in un pub”. A me è andata bene, ero immaturo, e reputo giusta la scelta. Non so se fu giusta per la manifestazione».
Cosa rappresenta per lei?
«Un album dei ricordi belli: momenti di unione in famiglia. È l’ultimo evento che mantiene lo spirito dei primi momenti della tv italiana, quelli in cui ci si trovava dove c’era un televisore. Ancora oggi di Sanremo si dice “da chi andiamo a vederlo? con chi?”. È lo specchio del Paese reale».
Adesso che ha perso la verginità ci tornerà?
«A Sanremo in gara ci vai due volte: una prima di avere i capelli bianchi e una quando hai i capelli bianchi. Alla prima ci sono arrivato ora che spunta qualche pelo bianco nella barba....».
È in arrivo un album, «La ragazza del futuro», trainato dall’omonimo singolo.
«Spero che segni un passo nuovo nella musica italiana. Negli ultimi 10 anni, in particolare nell’indie, la canzone si è legata all’introspezione intima, alla camera da letto, alle piccole cose, ha cercato l’empatia con l’autoreferenzialità. Provo a puntare non all’io e al tu ma al noi, dal mono allo stereo, altrimenti si rischia di essere ripetitivi. È la pandemia che ci impone una riflessione in questo senso».
"Sono arrivato su questo palco senza accettare compromessi". Paolo Giordano il 4 Febbraio 2022 su Il Giornale. L'artista super ospite con un medley di canzoni fa ballare l'Ariston: «Da due anni aspettavo questo momento»
A dirla tutta, lui mai avrebbe pensato «di arrivare come super ospite a Sanremo». E invece ieri sera Cesare Cremonini - definito da Amadeus un «vero poeta» - è stato il più super degli ospiti perché si è ritagliato due momenti tutti per sé. Il primo con un medley (Nessuno vuole essere Robin, Marmellata #25, Logico, La nuova stella di Broadway, Poetica) e il secondo con il nuovo singolo La ragazza del futuro (titolo dell'album in uscita a fine mese) e 50 Special. Già proprio quella. La canzone da dove è partito tutto.
Sembra ieri, Cremonini.
«Ho scritto quella canzone a 17 anni e oggi non è ancora diventata una canzone "giovanilista". Resta una canzone giovane e credo lo sarà per sempre».
Ieri sera sembrava mangiarsi il palco.
«Sarà l'energia che ho accumulato in questi due anni di stop».
Prima sensazione?
«Non esiste alcun posto come il Festival di Sanremo. Perciò mi sento di dire che ieri sera, proprio come il mio primo concerto a San Siro, è stato uno dei momenti cardine della mia carriera».
Una carriera poco televisiva.
«Sì, il mio percorso è soprattutto legato ai dischi».
A fine mese ne esce uno molto atteso.
«È il primo per Universal, un'altra fase della mia storia».
Si intitola La ragazza del futuro, un titolo quasi battistiano.
«Il brano ha un sottotesto piuttosto ingombrante e il disco, nel suo complesso, è un passo in avanti come penso lo siano stati tutti i miei dischi».
Qual è il soggetto di questo disco?
«La musica pop italiana degli ultimi 10 o 15 anni è stata molto introspettiva e anche il cosiddetto "indie" si è guardato spesso allo specchio. I soggetti delle canzoni sono quasi sempre stati "io" o "tu", comunque egoriferiti».
E Cremonini come risponde?
«La ragazza del futuro passa dalla modalità mono a quella stereo. Mi sono stancato del gioco nel quale le canzoni sono belle soltanto se parlano espressamente di me».
Quanto dipende dalla pandemia che ha frenato tutto?
«Questa situazione impone a chi fa il mio mestiere di cercare strade "larghe" che portino a riflessioni collettive e generali, non soltanto riferite al proprio pubblico».
Che cosa porterà la sovrapposizione dell'ascoltatore con il follower?
«Trasforma noi artisti in juke box a imbuto. E mi riferisco specialmente alla generazione come la mia, che non fa gli stessi numeri di chi produce musica per under 18».
Anche i giovanissimi ora seguono Sanremo.
«Oggi è un boom di numeri eccezionali che tutti abbiamo potuto constatare dopo la prima puntata. Ma mi ricordo che a Sanremo c'è stato un momento nel quale non c'era l'orchestra e i cantanti cantavano in playback. Però è sempre stato uno dei pochi spettacoli per i quali si può dire "ma da chi lo guardiamo stasera in tv?". Ma i Lùnapop non avevano pensato a Sanremo? «In realtà abbiamo fatto le selezioni ma siamo stati scartati con Mary seduta in un pub».
Finì nel suo primo disco solista ma non nell'unico disco dei Lùnapop, ...Squérez?.
«Pochi mesi dopo la nostra esclusione da Sanremo, ...Squérez ha venduto oltre un milione di copie».
Rimpianti?
«No di certo. Fu una scelta giusta perché io ero molto immaturo. Circa un anno dopo la nostra bocciatura, è uscito Un giorno migliore e lì esplosero i Lùnapop».
Adesso è arrivato davvero a Sanremo.
«Uno come me a Sanremo ci va solo due volte: quando ha i capelli bianchi e quando sono molto bianchi. Io ci sono arrivato prima».
Merito di chi?
«Di Amadeus e Lucio Presta che sono venuti a Bologna per invitarmi».
Cremonini, faccia un bilancio 23 anni dopo l'esordio.
«Per la libertà bisogna saper rinunciare a qualcosa, e io l'ho fatto. E bisogna sempre lavorare in prospettiva. E io continuo a farlo». Paolo Giordano
Mattia Marzi per "il Messaggero" il 4 febbraio 2022.
«Sono forse l'unico che va a Sanremo direttamente da superospite senza aver prima messo piede al Festival in altre vesti», sorride Cesare Cremonini. Sembra incredibile, perché in fondo per quel crocevia quasi obbligato per le star della musica italiana ci sono passati tutti, e quelli che non ci sono mai stati si contano davvero sulle dita di una mano (Guccini, De Gregori, per dirne due), eppure è così: il cantautore bolognese ci ha messo vent' anni per trovare l'occasione giusta per esordire sul palco dell'Ariston, a 41 anni. Amadeus lo è andato a trovare a Bologna.
Lui, che il 25 febbraio tornerà sulle scene con un album, La ragazza del futuro, ambizioso e coraggioso, «scritto senza seguire l'abc della musica pop» (e in estate suonerà negli stadi), gli ha detto sì. Da quella 50 Special che nel 99 catapultò i Lunapop in cima alle classifiche a Poetica, passando per Marmellata #25, Logico e Nessuno vuole essere Robin, ieri sera Cremonini ha ripercorso vent' anni di canzoni.
Un evento nell'evento: perché non la si vede così spesso in tv?
«Non ho mai fatto affidamento sulla tv perché ho sempre preferito far parlare i dischi che ho fatto. Quello che avevo da dire l'ho messo nelle canzoni».
Cosa l'ha convinta ad accettare l'invito di Amadeus?
«La sua generosità, intanto: mi ha dato carta bianca. E poi arrivato a questo punto della mia carriera sento di avere sulle spalle una storia che merita di essere raccontata: Sanremo mi sembrava il posto giusto per farlo, al momento giusto».
Possibile che in questi vent' anni non abbia nemmeno una volta sfiorato quel palco?
«L'ho sfiorato, invece. È successo ai tempi dei Lunapop, dopo il boom di 50 Special. Avevamo un disco da promuovere, Squérez? e presentammo una canzone per il Festival del 2000, condotto da Fazio: Mary seduta in un pub. In giuria c'era anche Enrico Silvestrin. Fummo scartati. Meglio così».
Perché?
«Eravamo immaturi, acerbi, forse non all'altezza. Comunque Squérez? vendette un milione di copie e fu primo in classifica per otto mesi».
Quando scrisse 50 Special aveva 17 anni: ci si riconosce ancora?
«Sì. Non sono pronto a cantarla seduto su uno sgabello con le stampelle. Si distingue da altre perché non è una canzone giovanilistica, ma giovane, genuina. Fa la differenza, nella longevità di un brano».
Oggi potrebbe riscriverla?
«In questa fase della mia carriera, non credo. In un momento in cui la mia generazione, per un fatto puramente anagrafico, non può ambire a fare i numeri che fa sullo streaming chi ha un pubblico di adolescenti, io mi sono detto di dare una ragione a quello che faccio.
La frammentazione del pubblico in follower fa diventare il ruolo del cantante una specie di jukebox a imbuto. A me questa cosa va stretta. La musica pop italiana di oggi ricerca empatia attraverso l'autoreferenzialità: c'è sempre un io che parla. Io con La ragazza del futuro volevo provare a ritornare a un racconto collettivo, guardando agli Anni '70».
Rischioso?
«Sì, ma anche più entusiasmante. Nessuno di noi sa qual è il vero valore dei dischi di platino: io credo che la libertà di espressione nel mondo della musica pop sia il valore che rende ancora oggi il mercato interessante. E poi ormai sono un adulto e la vita degli adulti, artisticamente o no, è fatta di scelte e responsabilità. Non c'è più nessuno che ti protegge: ci sei tu e basta».
Quando è così si diventa papà.
«Non si fa un figlio da soli. Se arrivasse una proposta».
Parteciperebbe al Festival in gara?
«Uno come me al Festival ci va due volte. La prima quando non ha ancora i capelli bianchi. La seconda quando li ha. Però di capelli bianchi io ne ho già due o tre (ride), quindi l'ultimo anno per farlo era questo».
Incidente sul palco: cameraman cade durante il medley di Cremonini. Novella Toloni il 4 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Mentre l'ospite si esibiva all'Ariston uno dei cameraman è finito giù dal palco e sui social network il video dell'incidente è diventato virale
Quando si dice il potere dei social. Un imprevisto che, in altri periodi, sarebbe passato inosservato è finito col diventare un vero e proprio cult della terza serata del Festival. Perché Sanremo è Sanremo e gli imprevisti piacciono sempre, soprattutto se fanno ridere. Ma non ditelo al malcapitato cameraman che, suo malgrado, è stato protagonista di un volo giù dal palco.
L'inatteso fuoriprogramma è avvenuto poco prima della mezzanotte. Cesare Cremonini, atteso super ospite della serata, era già salito sul palco dell'Ariston proponendo al pubblico un medley dei suoi successi più grandi collezionati nel corso della ventennale carriera. Quando la serata era ormai entrata nel vivo, l'artista è stato chiamato ancora una volta sul palco da Amadeus e si è esibito con altri due brani. Ma mentre intonava Poetica è avvenuto l'incidente, che nessuno si aspettava.
Uno dei cameraman della Rai lo stava seguendo da vicino a pochi passi dall'arena, dove si trovano i musicisti dell'orchestra, che rimane leggermente più bassa rispetto al palco. Cremonini si è rivolto verso la telecamera, ma il suo primo piano è durato solo qualche istante prima che le immagini schizzassero sul soffitto, costringendo la regia a cambiare inquadratura.
Sul momento i telespettatori non hanno potuto comprendere quanto realmente successo. A svelare l'accaduto è stato un breve video registrato da una persona nel pubblico e condiviso su Twitter. Nel filmato si vede il cameraman - che per l'occasione indossa una steadycam, una sofisticata telecamera agganciata a un corpetto indossabile - avvicinarsi a Cremonini, che si piega verso di lui. Nel tentativo di indietreggiare, però, l'operatore non si è reso conto di essere sul bordo del palco ed è scivolato all'indietro, rischiando di piombare nell'arena tra i musicisti. Come stia l'operatore non è dato saperlo, ma il filmato del suo incidente è diventato virale in pochi minuti, ricondiviso da decine di utenti divertiti dal fuoriprogramma.
Novella Toloni. Toscana Doc, 40 anni, cresco con il mito di "Piccole Donne" e del personaggio di Jo, inguaribile scrittrice devota a carta, penna e macchina da scrivere. Amo cucinare, viaggiare e non smetterò mai di sfogliare riviste perché amo le pagine che scorrono tra le dita. Appassionata di social media,
A Sanremo 2022 Roberto Saviano ricorda le stragi. VANESSA RICCIARDI su Il Domani il 03 febbraio 2022.
Quest’anno il trentennale delle stragi di Capaci e di via D’Amelio in cui sono stati uccisi i giudici Falcone e Borsellino. «Recordare significa rimettere nel cuore» ha detto il giornalista: «La loro storia è parte della memoria collettiva, per tutti noi sono simboli di coraggio, il coraggio è una scelta».
Roberto Saviano a Sanremo ha ricordato il trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio in cui persero la vita i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. «Recordare significa rimettere nel cuore» ha detto il giornalista: «La loro storia è parte della memoria collettiva, per tutti noi sono simboli di coraggio, il coraggio è una scelta».
Non scegliere «finisce solo per rendere complice». Saviano ha ricordato anche altre vittime, il giudice Rocco Chinnici, Rosario Livatino. Quando le organizzazioni criminali uccidono «contano sul fatto che non se ne parli più», la mafia, ha detto, era convinta di questo: «Falcone e Borsellino avevano subito il miglior alleato del silenzio, la delegittimazione, erano stati screditati».
Falcone e Borsellino necessitavano della scorta, ed erano accusati di spettacolarizzare il loro ruolo antimafia. Già all’epoca subivano gli «haters», il «fango li aveva isolati».
Saviano ha ricordato anche la storia di Rita Atria, cognata di Piera Aiello, quest’ultima oggi parlamentare del Movimento 5 stelle dopo essere vissuta a lungo sotto copertura. Atria aveva deciso di collaborare con la giustizia ma si uccise a 17 anni una settimana dopo la strage di via D'Amelio perché, per la fiducia che riponeva nel magistrato italiano Paolo Borsellino, si era decisa a collaborare con gli inquirenti, ma poi lo aveva improvvisamente perso.
«Credevano di seppellirti, ma quello che hanno fatto è seppellire un seme. Hanno creduto di seppellire Rita Atria o Paolo Borsellino, ma loro erano semi».
Poche settimane prima di morire, Rita aveva scritto un tema dedicato al giudice Falcone, e Saviano lo ha letto: «Con la morte di Falcone quegli uomini ci hanno voluto dire che loro vinceranno sempre. L’unico sistema di eliminare tale piaga è convincere i ragazzi che fuori c’è un altro mondo. Forse, un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse, se ognuno di noi prova a cambiare. Forse, ce la faremo».
Il silenzio «finisce per collaborare con la mafia e lasciare solo chi la combatte» e «credevano di seppellirti, ma hanno seppellito un seme». Il seme è il coraggio delle vittime di mafia.
VANESSA RICCIARDI. Giornalista di Domani. Nasce a Patti in provincia di Messina nel 1988. Dopo la formazione umanistica tra Pisa e Roma e la gavetta giornalistica nella capitale, si specializza in politica, energia e ambiente lavorando per Staffetta Quotidiana, la più antica testata di settore.
Sanremo, Saviano ricorda Rita Atria: «Se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo». SAVERIO ALBANESE su Il Quotidiano del Sud il 4 Febbraio 2022.
Con un monologo di otto minuti dedicato ai due giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio, lo scrittore Roberto Saviano ha raccontato “il sacrificio di due uomini che hanno cambiato radicalmente non solo le modalità del contrasto alle organizzazioni criminali, ma anche la loro narrazione.
Mentre Amadeus ricorda i nomi dei giudici, della moglie di Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti di scorta morti nei due attentati il pubblico del teatro Aristo è tutto in piedi per omaggiare con fragorosi applausi la memoria la memoria di questi due straordinari magistrati eroi, che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la mafia.
«Sono passati trent’anni dagli attentati ai giudici Falcone e Borsellino – ha esordito lo scrittore partenopeo –. Siamo qui a ricordare, che vuole dire rimettere nel cuore perché per gli antichi era il cuore la sete nella memoria. Ricordare Falcone e Borsellino significa rimetterli in vita».
«Molti di noi ancora non c’erano quanto sono stati uccisi eppure la loro storia è parte della storia collettiva. Per molti sono il simbolo del coraggio. Il coraggio è una scelta. Il non scegliere non significa rimanere neutrali ma significa rendere complici chi vi si rifugia».
«A scegliere di costituire il pool antimafia era stato Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia. Il giudice che si occupò del processo dell’omicidio di Chinnici fu ammazzato. Sono solo alcuni dei numerosi uomini di giustizia uccisi dalle mafie. Prima delle stragi di Capaci e Via d’Amelio c’era sempre stato silenzio. Il miglior alleato del silenzio è la delegittimazione. Falcone e i colleghi del pool venivano esibiti di spettacolarizzare i processi antimafia. Non c’erano i social, ma c’erano già gli hater, gli odiatori. Non essendo alla loro altezza si preferiva affossarli per creare diffidenza per chi era dalla loro parte. E questo la mafia lo sapeva».
«La loro azione ha portato a capire che era possibile tramite il diritto fare scelte coraggiose e avere una vita diversa. Rita Atria era una ragazza di 17 anni nel 1992, che aveva denunciato quello che sapeva della mafia che le aveva ucciso il padre e il fratello diventando la più giovane testimone di giustizia d’Italia. Ad accompagnarla in quel percorso c’era Paolo Borsellino. Per Rita, Borsellino era guida. Sette giorni dopo la strage di via D’Amelio, Rita si tolse la vita. Rita era stata una ragazza piena di energia e la sua testimonianza descriveva dall’interno ciò che i magistrati potevano vedere solo da al di fuori».
«Il coraggio dei testimoni di giustizia è il coraggio di chi sa che scegliendo di denunciare sa che rovinerà la sua vita e quella di chi gli sta accanto. Ogni volta che noi non denunciamo, rinunciamo alla nostra dignità. Il silenzio finisce per favorire le mafie. Credevano di seppellirti, ma quello che hanno fatto è seppellire un seme. Hanno creduto di seppellire Rita Atria o Paolo Borsellino, ma loro erano semi. Poche settimane prima di morire, Rita aveva sostenuto un tema dedicato al giudice Falcone».
«Con la morte di Falcone quegli uomini ci hanno voluto dire che loro vinceranno sempre. L’unico sistema di eliminare tale piaga è convincere i ragazzi che fuori c’è un altro mondo. Forse, un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Se ognuno di noi prova a cambiare – la chiosa finale di Roberto Saviano – forse, ce la faremo».
L'Ariston in piedi per le vittime di Capaci e via D'Amelio. Massimo Balsamo il 4 Febbraio 2022 su Il Giornale.
A 30 anni dalle due stragi di mafia, il Festival ha voluto dedicare un ricordo a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: teatro in piedi per i due eroi
Sono passati trent’anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, lunga e calorosa standing ovation a Sanremo 2022 per ricordare le vittime di mafia. Tutto il pubblico dell’Ariston si è alzato in piedi alla lettura dei nomi delle persone che hanno perso la vita, a partire dai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, passando per Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Ospite della terza serata del Festival, Roberto Saviano ha voluto ricordare le stragi mafiose con un lungo intervento, citando anche il caso di Rita Atria, la giovane collaboratrice di giustizia uccisasi a 17 anni, una settimana dopo la morte di Borsellino.“La loro storia è parte della nostra memoria collettiva”, ha ricordato lo scrittore: "Per tutti noi sono simboli di coraggio, che è sempre una scelta, di fronte alla necessità di cambiare le cose si può scegliere o lasciar perdere, ma non scegliere è rendersi complice".
Celebrati come eroi, Falcone e Borsellino, ma anche accusati all’epoca di spettacolarizzare il loro lavoro. “Di Falcone si arrivò a dire che la borsa con 58 candelotti all'Addaura se l'era messo da solo: non c'erano i social ma c'erano gli haters”, le parole dell’autore di Gomorra. La neutralità non tiene in sicurezza, ha proseguito Saviano, rimarcando che il silenzio favorisce le mafie e chi le contrasta. Ma c’è speranza verso il futuro, ha concluso: “Se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo”.
Grande, grandissima commozione nel ricordo di Falcone e Borsellino, omaggiati con un altro lungo applauso.
Massimo Balsamo. Nato nel Torinese diversi anni fa. Collaboro con giornali cartacei e online: mi occupo di cinema, ma anche di politica e di cronaca. Ho lavorato a vari progetti nel mondo della comunicazione e ho scritto il libro "Cinema - Riflessioni e proiezioni". Vietato criticare in mia presenza The Office, Camera Cafè, i bassotti e Aldo, Giovanni e Giacomo.
Cosa Nostra le uccise il papà e il fratello: ripudiata dalla madre che distrusse la sua lapide. Chi è Rita Atria, la testimone di giustizia che si ribellò alla Mafia e morì suicida a 17 anni. Giovanni Pisano su Il Riformista il 4 Febbraio 2022.
Figlia di un piccolo boss siciliano, divenne testimone di giustizia a 17 anni ma poche settimane dopo si tolse la vita dopo la strage di via D’Amelio a Palermo dove il 19 luglio del 1992 la mafia uccise il magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta. La storia di Rita Atria, rilanciata nel corso della 72esima edizione del festival di Sanremo dal giornalista e scrittore Roberto Saviano, è stata ispirazione per film e rappresentazioni teatrali oltre che per un libro (Rita Atria. La picciridda dell’antimafia) realizzato da Petra Reski, giornalista e scrittrice tedesca famosa per la sua produzione letteraria “di denuncia” sulla criminalità organizzata.
Rita era la figlia di un pastore di Partanna, paesino in provincia di Trapani, in Sicilia. Suo padre, Vito Atria, venne ucciso nel 1985 in un agguato. Era affiliato a Cosa Nostra così come Nicola, il fratello maggiore di Rita. Da lui raccoglie le più intime confidenze sugli affari e sulle dinamiche mafiose a Partanna. Nel giugno 1991 anche Nicola Atria viene ucciso e sua moglie Piera Aiello, che era presente quando è avvenuto l’agguato, denuncia i due assassini e collabora con la polizia. Non possono essere considerate pentite di mafia perché a differenza dei loro familiari non hanno commesso alcun reato. Sono invece testimone di giustizia, figura questa che è stata legislativamente riconosciuta con la legge 45 del 13 febbraio 2001.
Cinque mesi dopo, nel novembre 1991, Rita ha 17 anni e decide di seguire la strada intrapresa dalla cognata, cercando nella magistratura giustizia per quegli omicidi. Una decisione che non venne accettata dalla madre che ripudiò la figlia e la nuora. Il primo a raccogliere le sue rivelazioni è il giudice Paolo Borsellino (all’epoca procuratore a Marsala), al quale si lega come ad un padre. Le deposizioni di Rita e di Piera, unitamente ad altre testimonianze, permettono di arrestare numerosi mafiosi di Partanna, Sciacca e Marsala e di avviare un’indagine sull’onorevole democristiano Vincenzino Culicchia, per trent’anni sindaco di Partanna.
Rita si toglie la vita il 26 luglio del 1992, un mese e mezzo prima che compisse 18 anni e una settimana dopo la strage di via D’Amelio dove morì Paolo Borsellino, suo vero punto di riferimento. Rita era sotto choc e si lanciò dal settimo piano di un palazzo di viale Amelio. Dopo la sua morte, la madre, successivamente, distrusse a martellate la sua lapide. Anna, invece, sorella di Rita, andò a vivere a Roma lasciando Partanna.
La storia di Rita Atria è la storia di una dolorosa presa di coscienza. Il lungo e doloroso percorso di rigetto e denuncia delle logiche mafiose lo raccontava nei suoi diari, dai quali emergeva la paura e la sfiducia che stavano prendendo il sopravvento su di lei. Poi grazie all’aiuto della cognata Piera e del magistrato Paolo Borsellino, che in pochi mesi divenne un punto di riferimento per lei, riuscì a trovare il coraggio di denunciare tutto e allontanarsi da quell’ambiente fino al drammatico epilogo dopo la sconvolgente strage di via D’Amelio.
Giovanni Pisano. Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.
La 72esima edizione della kermesse. Quiz Sanremo, la terza serata del Festival: l’interregno di Cesare Cremonini e Drusilla Foer, la “donna in gamba”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 4 Febbraio 2022.
La terza serata del Festival di Sanremo è la più difficile. È un confine, il limes tra quello che era sconosciuto e la resa dei conti. L’attraversamento della prima metà della kermesse. La serata della prima carrellata con tutti gli artisti uno dopo l’altro. La serata della seconda classifica generale. La prima serata senza incursioni dei comici. La prima serata in cui gli artisti sono più sciolti e disinvolti. E soprattutto è la serata in cui si comincia a fare una certa.
È stata l’interregno di Cesare Cremonini: il ragazzo dall’argento vivo addosso, un medley di successi e il singolo La ragazza del futuro, un vero e proprio concerto. Date a Cesare quel che è di Cesare. Ed è l’interregno della madrina e co-conduttrice Drusilla Foer. Tutti pazzi anche per lei, ricorda un’idea la “donna in gamba” – quella Quirinabile è stata bruciata da Salvini, e amen. Il momento politico affidato a Roberto Saviano, sugli attentati mafiosi a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, 30 anni dopo. Infuria il FantaSanremo al grido: “Ciao Zia Mara”.
Serata lunga ma passata senza troppi fronzoli. Per quanto riguarda la gara è sempre più testa a testa Elisa-Mahmood & Blanco. Corsa per il podio apertissima: occhio alle sorprese Morandi-Dargen D’Amico-Rappresentante di Lista. Domani serata di cover: sempre friccicarella. Questa è una rubrica.
Quiz Sanremo 2022
Grande Grande Grande dedicata a Mattarella (oggi il giuramento del Presidente della Repubblica) per quel verso lì:
a. Con te dovrò combattere, non ti si può pigliare come sei
b. Sei peggio di un bambino capriccioso, la vuoi sempre vinta tu
c. C’è di buono che al momento giusto tu sai diventare un altro
d. Poi ti odio, poi ti amo, non lasciarmi mai più
Tutti pazzi per Drusilla Foer perché:
a. Co-conduttrice migliore per distacco
b. Amadeus=Coso
c. A Simone Pillon non piace questo elemento
d. La freddura a Iva Zanicchi: “Hai anche altre cose più di me”, “Sono colta”
Il Quiz della prima serata
Sbilanciamoci, vincerà:
a. Il bianco e il nero, Mahmood e Blanco
b. Elisa tra le luci di mille città
c. La Rappresentante di Lista che saluta con il culo
d. Gianni “Rocky Roberts” Morandi: con tutte le ragazze lui è tremendo (foto di Anna)
Cesare Cremonini a neanche metà serata:
a. È bullismo verso i cantanti in gara
b. Ha staccato già tutti i sold out per il prossimo tour
c. Perfetto: si va a nanna presto
d. Anzi no: torna dopo
Trova l’intruso:
a. C’è chimica non solo tra Ditonellapiaga e Rettore ma anche con il pubblico
b. Michele “Il Corvo” Bravi
c. Tananai è lo stuntman di Rocco Casalino
d. C’è uno spettro che si aggira per l’Ariston: è lo spettro della “vecchia che balla” de Lo Stato Sociale. Lo ha riconvocato Dargen D’Amico
Ho visto cose che voi umani:
a. Quei guanti da killer in un thriller sessuale anni ’80 di Rkomi
b. Achille Lauro è riuscito a vestirsi a ‘sto giro, anzi no
c. Ana Mena, che animava come alla sagra della pannocchia di Tavernelle
d. Niente da fare: Saviano ricorda sempre Zalone
Il Quiz della seconda serata
Cesare Cremonini è tornato per:
a. Svegliare la gente in sala
b. Quelle mossette alla Freddy Mercury
c. Ricordarci che 50 Special l’ha scritta a neanche 18 anni
d. Far ribaltare il cameraman sul palco
Bene, tirando le somme:
a. Dopo Omicron la variante Ariston?
b. L’endorsement di Drusilla a Giovanni Truppi puzza di Premio della Critica
c. Facciamoli sbarcare, Rovazzi e Orietta e tutta la compagnia, da quella nave, su
d. Ci saranno petizioni su Change.org per far tornare Drusilla Foer
Risposte! (corrispondono alla maggioranza delle risposte date alle domande):
a. Sfangata la metà, daje!
b. “Vi ricordiamo che domani c’è gente che lavora”
c. “Ma è mai possibile tutta questa pubblicità?”
d. Per chi è durato fino alla fine domani mattina spareranno i cannoni del Gianicolo come per Mattarella
Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
Sanremo 2022, la classifica della terza serata con il voto del pubblico. Il Domani il 04 febbraio 2022.
Guidano la classifica Mahmood & Blanco con la loro Brividi. Nella terza serata di Sanremo si è espresso anche il pubblico da casa. I dati possono ancora cambiare, venerdì sera ci sarà la serata delle cover e sabato la finale
Guidano la classifica di Sanremo Mahmmod & Blanco con la loro Brividi. Nella terza serata del Festival 2022, giovedì 3 febbraio, hanno votato il pubblico tramite televoto (con un peso del 50 per cento sul risultato complessivo) e la giuria Demoscopica 1000 (sempre al 50 per cento). La media delle percentuali di voto e nelle prime due determina una nuova classifica generale.
Qui tutti gli articoli su Sanremo 2022 e i testi delle canzoni
LA CLASSIFICA
Mahmood & Blanco, Brividi
Elisa, O forse sei tu
Gianni Morandi, Apri tutte le porte
Irama, Ovunque sarai
Sangiovanni, Farfalle
Emma, Ogni volta è così
Massimo Ranieri, Lettera di là dal mare
Fabrizio Moro, Sei tu
La Rappresentante di Lista, Ciao ciao
Dargen D’Amico, Dove si balla
Michele Bravi, Inverno dei fiori
Ditonellapiaga e Rettore, Chimica
Aka 7even, Perfetta così
Achille Lauro,Domenica
Noemi, Ti amo non lo so dire
Rkomi, Insuperabile
Matteo Romano, Virale
Iva Zanicchi, Voglio Amarti
Giovanni Truppi, Tuo padre, mia madre Lucia
Hghsnob e Hu, Abbi cura di te
Giusy Ferreri, Miele
Le Vibrazioni, Tantissimo
Yuman, Ora e qui
Ana mena, Duecentomila ore
Tananai, Sesso occasionale
Nella serata delle cover, venerdì 4 febbraio, a votare sarà il pubblico attraverso il televoto (che vale il 34 per cento del risultato complessivo), la Sala Stampa, Tv, Radio e Web (33 per cento) e la Demoscopica 1000 (33 per cento). La media delle percentuali complessive di voto ottenute durante la serata, e quelle delle serate precedenti determinerà una nuova classifica generale.
Il vincitore verrà proclamato sabato sera con un meccanismo che coinvolge pubblico a casa, giuria demoscopica e stampa. La canzone con la percentuale complessiva più alta vincerà il festival.
La classifica. La classifica di Sanremo dopo la terza serata: tornano in testa Mahmood e Blanco. Redazione su Il Riformista il 4 Febbraio 2022.
Si smuove la classifica del Festival di Sanremo dopo la terza serata andata in onda giovedì 3 febbraio. Rispetto infatti alla parziale di mercoledì molte sono le posizioni cambiate, col telefoto che ha interessato diversi artisti in gara.
Questa, in ordine di posizioni, la classifica generale alla fine della terza serata (dopo il voto della stampa le prime due sere e del televoto e demoscopica 1000 stasera): Mahmood & Blanco, Elisa, Gianni Morandi, Irama, Sangiovanni, Emma, Massimo Ranieri, Fabrizio Moro, La Rappresentante di Lista, Dargen D’Amico, Michele Bravi, Ditonellapiaga e Rettore, Aka 7even, Achille Lauro feat. Harlem Gospel Choir, Noemi, Rkomi, Matteo Romano, Iva Zanicchi, Giovanni Truppi, Highsnob & Hu, Giusy Ferreri, Le Vibrazioni, Yuman, Ana Mena, Tananai.
Per la classifica vota il pubblico tramite televoto (con un peso del 50 per cento sul risultato complessivo) e la Demoscopica 1000 (sempre al 50 per cento). La media delle percentuali di voto complessive ottenute dalle canzoni nel corso della terza serata e nelle prime due determinerà una nuova classifica generale.
Giovedì ad affiancare Amadeus è stato il turno di Drusilla Foer, la nobildonna toscana alter ego dell’attore fiorentino Gianluca Gori, che ha conquistato l’Ariston e i social. Tanto lo spazio dedicato al superospite Cesare Cremonini, il cantautore bolognese che ha emozionato il pubblico del teatro Ariston con un vero e proprio show.
Dalla terza serata i voti da casa. Sanremo 2022, come funziona il televoto: i numeri di telefono e i codici dei cantanti. Elena Del Mastro su Il Riformista il 3 Febbraio 2022.
Fin ora si era espressa solo la giuria della sala stampa con tre giurie autonome di giornalisti accreditati: carta stampata, Radio e Tv, Web. Dalla terza serata parte invece il voto dal pubblico li artisti in gara si esibiranno nelle loro canzoni e voteranno il pubblico tramite il televoto e la giuria Demoscopica 1000, entrambi con un peso del 50% sul risultato complessivo delle votazioni. La media delle percentuali di voto complessive determinerà una nuova classifica generale.
Durante la quarta serata il voto sarà articolato al 34% del risultato sul Televoto, 33% giuria della Sala Stampa unita, 33% Demoscopica 1000. La nuova classifica generale sarà definita sulla base delle percentuali di voto complessive ottenute dagli artisti nella serata con quelle ottenute nelle serate precedenti. Alla serata finale voterà solo il pubblico tramite il Televoto. Le prime tre canzoni classificate saranno riproposte e le votazioni precedenti azzerate. Peserà il pubblico con il televoto al 34%, la Sala stampa al 33%, la Demoscopica 1000 al 33%.
Come votare da casa a Sanremo 2022
Si può votare da casa attraverso due numeri di telefono: 894.001 (da telefono fisso) e 475.475.1 (da telefono mobile).
I telespettatori potranno esprimere la propria preferenza inviando tramite sms il codice a 2 cifre abbinato a ciascun artista comunicato durante la trasmissione o digitando il codice sulla tastiera nel caso si stia chiamando da telefono fisso.
Per chi invece non volesse inviare un sms ma televotare chiamando, potrà farlo unicamente dalle utenze fisse site in Italia e coperte da Tim, Wind Tre, A2A Smart City, Convergenze, Tiscali, Uno Communications, Brennercom, Irideos e Sky Wifi. Non sarà invece possibile farlo da un telefono pubblico, dai cellulari o da utenze fisse estere.
Il numero per utilizzare questo metodo è l’894.001. Dopo aver composto le cifre, basterà seguire le istruzioni indicate da un messaggio telefonico preregistrato, digitando infine il codice a due cifre abbinato all’artista prescelto. Ogni chiamata da utenza fissa, indipendentemente dalla distanza, dall’orario e dalla durata della telefonata, costerà 0,51 euro, Iva inclusa.
Il televoto mediante sms, invece, può essere effettuato unicamente da utenze mobili degli operatori telefonici Tim, Vodafone, Wind Tre, Poste Mobile, Coop Italia, iliad e ho.mobile verso il numero 475.475.1. Per ciascun messaggio inviato da Tim, Poste Mobile, CoopVoce e iliad verrà addebitato 0,50 euro, Iva inclusa, mentre se si utilizzerà Vodafone, ho.mobile e Wind Tre il costo sarà di 0,51 euro, Iva inclusa. L’utente pagherà, tuttavia, soltanto i voti validi, cioè quelli andati a buon fine. Il numero massimo di voti effettuabili da ciascuna utenza telefonica è 5.
I codici del televoto della terza serata di Sanremo
01 Giusy Ferreri – Miele
02 Highsnob e Hu – Abbi cura di te
03 Fabrizio Moro – Sei tu
04 Aka 7even – Perfetta così
05 Massimo Ranieri – Lettera di là dal mare
06 Dargen D’Amico – Dove si balla
07 Irama – Ovunque sarai
08 Ditonellapiaga con Rettore – Chimica
09 Michele Bravi – Inverno dei fiori
10 Rkomi – Insuperabile
11 Mahmood e Blanco – Brividi
12 Gianni Morandi – Apri tutte le porte
13 Tananai – Sesso occasionale
14 Elisa – O forse sei tu
15 La Rappresentante di Lista – Ciao ciao
16 Iva Zanicchi – Voglio amarti
17 Achille Lauro – Domenica
18 Matteo Romano – Virale
19 Ana Mena – Duecentomila ore
20 Sangiovanni – Farfalle
21 Emma – Ogni volta è così
22 Yuman – Ora e qui
23 Le Vibrazioni – Tantissimo
24 Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia
25 Noemi – Ti amo non lo so dire
I premi di Sanremo
Saranno conferiti, oltre alla canzone e all’artista vincitori del Festival, l’Interpretazione della Cover più votata, il Premio al Miglior Testo, il Premio alla Migliore Composizione Musicale, il Premio della Critica. Non ci sarà quest’anno una gara dei giovani: tre delle Nuove Proposte hanno ottenuto l’accesso al Festival a dicembre partecipando alla gara dei Big. Non ci saranno eliminazioni nel corso delle serate fino alla proclamazione del vincitore. Venerdì 4 febbraio si terrà la consueta serata delle cover durante la quale gli artisti eseguiranno, soli o accompagnati da altri, brani altrui, quest’anno anche internazionali. Il limite parte dal primo gennaio 1960 fino al 31 dicembre 1999. Le interpretazioni delle cover fanno parte della gara.
Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.
Post, like e commenti, l'altro Sanremo gioca sull'effetto influencer. Carlo Antini. Testi e musica le mie ascisse e ordinate. Il Tempo il 03 febbraio 2022
Milioni di interazioni con l’hashtag #sanremo2022. Instagram Stories, post Facebook, like e commenti. Esiste un vero e proprio altro Festival che si gioca su Twitter, TikTok e YouTube. E che diventa più ingombrante del Festival che vediamo in tv. Cantanti, fan e addetti ai lavori si danno appuntamento in rete e da lì muovono le fila per influenzare la scelta del vincitore. Soprattutto se pensiamo che sabato la classifica che determinerà il podio si baserà sul televoto. Sala stampa e giuria demoscopica entreranno in gioco in un secondo momento.
Basta fare un giro sui social per rendersi conto che i più attivi sono Morandi, Emma, Elisa, Maneskin, Michele Bravi, Irama e Mahmood. Una valanga di like e commenti dei fan a cavallo delle loro esibizioni all’Ariston. Ma chi sono gli artisti più forti sui social e quindi al televoto? Gianni Morandi e Emma Marrone sono in pole position. Per motivi diversi. Emma Marrone ha il maggior numero di follower: oltre 12 milioni. In questa speciale classifica la cantante salentina è seguita da Elisa (oltre 5 milioni), Gianni Morandi (4 milioni e mezzo), Irama (3 milioni e mezzo) e Mahmood (più di 3 milioni). Morandi sarà un avversario temibilissimo al televoto finale perché è l’asso pigliatutto in tema di engagement. Secondo le rilevazioni dell’osservatorio digitale, negli ultimi tre mesi Morandi ha registrato oltre 5 milioni e 380mila interazioni tra commenti, like e condivisioni. Il podio per coinvolgimento social è completato da Emma Marrone con 3 milioni e 900mila interazioni e Sangiovanni con 2 milioni e 800mila.
Secondo l’analisi della rete prodotta da Identità Digitale per Adnkronos, i cantanti più citati sulla rete sono i Maneskin con circa 20 mila citazioni correlati all’hashtag del Festival e un sentiment positivo del 40%, seguono poi Mahmood, Blanco, Achille Lauro, Amadeus e Fiorello. Il pubblico social di Sanremo è per il 60% donna e 40% uomo e la fascia di età più attiva è quella tra i 25/34 anni per il 47% e 18/24 anni per il 43%. Un pubblico giovanissimo che ha fatto volare le tendenze anche di Twitter portando i Maneskin al top influencer della prima serata con un engagement dei loro tweet che ha raggiunto le 165mila interazioni, al secondo posto Michele Bravi che ha coinvolto oltre 46 mila persone su Twitter e Noemi che ha alzato il coro della rete per la sua esibizione e l’abito indossato per la serata. Nelle top tendenze di Twitter al primo posto Mamhood con 67 mila citazioni.
L’anno scorso il peso massimo Chiara Ferragni ha mobilitato la sua community social in favore del marito Fedez e di Francesca Michielin, facendoli balzare al secondo posto nell’ultima serata. Quest’anno sono partiti nuovamente alla carica come dimostrano le ultime stories in favore di Dargen D’Amico e Michele Bravi. Chissà se quest’anno il vincitore di Sanremo dovrà dire grazie all’effetto influencer.
Marco Giusti per Dagospia il 3 febbraio 2022.
Bomba! Matrimoni gay? Allungamento del pene? Temi nuovi? No. Tutto era già stato raccontato nei due capolavori stracult dei primissimi anni ’80 “Arrapaho” e “Uccelli d’Italia” con gli Squallor, ideati e diretti da Ciro Ippolito.
Visto che il nuovo corso a Sanremo è tutto dedicato a temi LGBT, il produttore Ciro Ippolito propone a Rai Uno di trasmettere i due film in prima serata dopo il festival.
“Uccelli d’Italia” è già in diritti Rai e l’altro glielo può vendere a basso prezzo. Intanto regala a Dago due spezzoni del film.
Sanremo 2022, Gianni Morandi e Massimo Ranieri veterani e eterni rivali. Carlo Moretti La Repubblica il 4 febbraio 2022.
Una lunga storia di musica, di amicizia e di competizione. Per entrambi il ritorno al Festival dopo anni di assenza.
Gianni Morandi ha 77 anni, Massimo Ranieri 70. Il primo è cresciuto a Monghidoro, l’altro al Pallonetto del Borgo Santa Lucia di Napoli. Estrazione popolare per entrambi, l’odore della colla per riparare le suole delle scarpe per Morandi, figlio di un ciabattino. Il caos e le difficoltà di una famiglia numerosa per Ranieri, quinto di otto figli. Le loro strade si sono incontrate per la prima volta più di mezzo secolo fa, erano i favolosi anni Sessanta, da allora si sono incrociate tante volte mentre uno cantava sognando i Beatles e i Rolling Stones e l’altro inseguiva la nostalgia dell’erba di casa sua.
Eterni rivali non per scelta ma per esigenze di scena, come fossero il Coppi e il Bartali della canzone italiana. Una rivalità che parte con Canzonissima, tre mesi di sfide e un solo vincitore: “Vincevamo immancabilmente ad anni alterni”, dice Morandi seguendo le prove dell’amico all’Ariston in vista della prima sera. I due ragazzi dividevano il pubblico delle famiglie italiane, rappresentavano già il futuro della canzone, predestinati a prendere il posto della vecchia guardia rappresentata dalle grandi voci classiche, quella di Claudio Villa prima tra tutte. Dopo la rivalità, l’intesa, la competizione che si scioglie in una stretta di mano. Oggi che il Festival li mette per l’ennesima volta uno contro l’altro, dicono di tifarsi a vicenda. Chissà se poi le cose stanno veramente così.
Nel tempo le loro strade si dividono: uno, Gianni, resta concentrato sulla musica, anche quando negli anni Settanta tutto sembra offuscato lui si iscrive al Conservatorio, studia contrabbasso; l’altro, Massimo, si dedica al teatro. Oggi anche lui è alla settima presenza al Festival, anche lui l’ha vinto, con Perdere l’amore, guarda il caso ancora una volta l’anno successivo rispetto al rivale. Anche lui ha fatto l’ospite, anche lui è uscito tante volte sconfitto. A differenza di Gianni, però, Massimo il Festival non l’ha mai presentato, anche se si è più volte proposto.
Tante immagini nella memoria di entrambi, come quelle della semifinale mancata nel 1969: la trasmissione quel 13 dicembre venne annullata perché il giorno prima c’era stata la strage di Piazza Fontana: “Io dovevo cantare Ma chi se ne importa e lui Se bruciasse la città”, racconta ancora Morandi mentre Ranieri sta per salire sul palco per le prove. “Il 20 dicembre passammo il turno, il 6 gennaio 1970 vinsi io. Quanto tempo... e quanti misteri ancora su quella bomba”.
Morandi aveva trionfato anche nella Canzonissima del 1968 con Scende la pioggia, Ranieri rispose nel ’71 con Vent’anni e nel ’73 con Erba di casa mia, quando si lasciò il rivale alle spalle, secondo. Erano anni in cui le ragazzine ancora impazzivano per loro, loro prima delle sfide al Teatro Delle Vittorie passavano i pomeriggi a giocare a scopa.
Sanremo 2022, focolaio Covid in sala stampa: emersi casi positivi tra i giornalisti. Debora Faravelli il 04/02/2022 su Notizie.it.
Nella sala stampa del teatro Ariston sono emersi alcuni casi positivi: ad annunciarlo è stato l'ufficio stampa del direttore artistico del Festival di Sanremo.
L’ufficio stampa di Amadeus ha reso noto che tra giovedì 3 e venerdì 4 febbraio 2022 è stato riscontrata la presenza di un focolaio Covid all’interno della sala stampa dell’Ariston. Si tratta in particolare di due soggetti risultati contagiati.
Queste le parole dell’Ufficio Stampa Rai durante la consueta conferenza stampa delle 12: “Ci sono stati dei casi positivi. Niente di cui impancarsi, ma la mia raccomandazione è di non fare assembramenti. Le distane vanno rispettate, le mascherine vanno sempre indossate e dobbiamo evitare di fare incidenti. É assurdo prendere le precauzioni se quando siamo insieme ci comportiamo in questo modo“.
(ANSA il 5 Febbraio 2022) - Vola la serata delle cover di Sanremo 2022: (dalle 21.29 all'1.41) è stata seguita da 11 milioni 378 mila spettatori pari al 60.5%. di share. L'anno scorso la quarta serata del festival, che ospitò la finale dei Giovani, fu seguita in media da 7 milioni 880 mila spettatori pari al 44.7% di share.
La prima parte della quarta serata del festival (dalle 21.29 alle 23.39) ha raccolto su Rai1 14 milioni 731 mila spettatori pari al 59.2% di share; la seconda (dalle 23.44 all'1.41) ha ottenuto 7 milioni 543 mila spettatori con il 63.5%. Nel 2021 la quarta serata del festival aveva avuto 11 milioni 115 mila spettatori pari al 43.3% nella prima parte e 4 milioni 980 mila con il 48.2% nella seconda.
Sanremo2022, con le cover gli ascolti della quarta serata volano: più di 11 milioni ( + 60,5% di share). Il Corriere del Giorno il 6 Febbraio 2022.
La quarta serata in un Teatro Ariston esaltato e danzante, ha avuto 14,731 milioni di spettatori e il 59,2% nella prima parte e 7,517 milioni e il 63,54% nella seconda. La media così è stata di 11,4 milioni e il 60,5%. Amadeus ha fatto meglio della sua stessa edizione del 2020, arrivata al 53,3%.
di Redazione Spettacoli
La serata delle cover, con la “sorpresa” e la vittoria di Gianni Morandi con Jovanotti , con la coconduzione in punta di piedi, elegante e solare di Maria Chiara Giannetta, l’omaggio di Achille Lauro a Loredana Berté da parte e il ritorno del maestro Beppe Vessicchio è stata vista 11 milioni 378 mila spettatori pari al 60.5%. di share, quasi il doppio della quarta serata del festival dell’anno scorso, che ospitò la finale dei “Giovani”, venendo seguita in media da 7 milioni 880 mila spettatori pari al 44.7% di share. Amadeus ha fatto meglio della sua stessa edizione del 2020, arrivata al 53,3%.
In un Teatro Ariston esaltato e danzante, il Festival di Sanremo nella prima parte della serata è stato visto da 14,731 milioni di spettatori di spettatori con il 59,2% di share e nella seconda parte 7,517 milioni e il 63,54%. Sanremo Start è stata vista da 12,9 milioni e 47,8% di share.
Meglio di ieri sera, per share c’è stata solo un’edizione condotta da Pippo Baudo del 1995 con Anna Falchi e Claudia Koll, che ottenne il 65,80%. Ma lo scenario televisivo era completamente diverso. In termini di numero di spettatori, dal 2000 ad oggi Amadeus si colloca su un virtuale terzo posto del podio. Anche se va tenuto conto che nelle edizioni 2000 e 2013 condotte da Fabio Fazio, la durata delle quarte serate erano state più contenute.
Sono stati raggiunti da Achille Lauro e Jovanotti i picchi d’ascolto della quarta serata di Sanremo 2022. Il momento di maggiore ascolto, in numero di spettatori è stato toccato alle 22.15, con 16.388.000 spettatori, quando Achille Lauro regalava un mazzo di rose rosse a Loredana Bertè e chiedeva ad Amadeus di leggere la sua dedica alla cantante che sta vivendo una meritata seconda giovinezza musicale. In termini di share, il picco è stato invece toccato alle 23.25, con 67.3%, mentre Jovanotti svelava la passione di Amadeus per la pittura.
Positiva la presenza sul palcoscenico dall’attrice pugliese Maria Chiara Giannetta, co-conduttrice della serata che al ruolo di base ha aggiunto anche alcuni importanti momenti artistici di spessore e riflessione. La Giannetta terza donna che affianca Amadeus, porta in dote un emozionante monologo sulla disabilità. Invita sul palco dell’Ariston i non vedenti che le hanno fatto da consulenti per il personaggio interpretato nella fiction «Blanca», su una donna che ha perso la vista a 12 anni e vuole entrare in polizia, e racconta le loro storie.
L’attrice esorta tutti il pubblico ed i presenti nel Teatro Ariston a chiudere gli occhi e “ascoltare, con tutti i sensi”. “Quando è iniziata questa avventura, cinque persone sono state i miei guardiani, parola che sul dizionario della lingua italiana che viene da “guardia” e vuol dire custodire, sorvegliare, eppure i miei guardiani erano ciechi“, spiega la Giannetta, presentando Michela, che le aveva inviato dei video che la mostravano mentre eseguiva le attività quotidiane, come preparare il caffè. “Michela vive con un tempo dettato solo da lei: non corre, non ha fretta e ho scoperto grazie a lei che quando voglio mi posso fermare”.
Subito dopo Maria Chiara presenta “Marco e Sara, conosciuta in un teatro di posa, luoghi pieni di posti assurdi dove si muovevano con attenzione e calma e non avevano difficoltà a chiedere di aiutarli e ho pensato a quante volte per orgoglio o non apparire debole ho chiesto aiuto”. E Maria, “che odiava che le dicessero quello che non potesse fare e un giorno prese un treno per Roma senza nemmeno il bastone e trovò l’amore in un call center“. E infine Veronica, la campionessa nazionale di scherma per non vedenti, che non ha potuto presenziare e, spiega Giannetta, “mi ha insegnato molto sul mondo dei cani da guida”. “Blanca è tutti loro, è bello andare oltre ciò che si vede, quello che non conosco mi dà una ricchezza infinita che mi rende umana“, conclude la Giannetta. Michela, da parte sua, ringrazia l’attrice per aver “interpretato in maniera reale e sentita il personaggio di Blanca e ‘Mamma Rai’ per aver dato voce a tutti noi“.
Dopo aver raccontato la storie dei suoi “guardiani” , l’attrice pugliese che a breve tornerà sul set per la seconda stagione di “Blanca” per RaiUno ha concluso: “Blanca è tutti loro, io ho imparato che è bello mettersi un vestito elegante e truccarsi, ma anche andare oltre che ciò che si vede, oltre pregiudizi, imbarazzi e paure. Ho scoperto che quello che non conosco è una ricchezza infinita che mi rende umana. Ed è stata una figata”.
Jovanotti è rientrato in scena per celebrare con Amadeus “il festival degli amici” nella quarta serata di Sanremo 2022. Amadeus debuttò in tv nel 1988 proprio nel suo ‘Uno due tre Jovanotti’ .
Insieme ricordano gli anni di Radio Deejay quando il vero “guru” Claudio Cecchetto si circondò di un gruppo di giovani tra cui appunti loro due e Fiorello. Amadeus confessa: “Non ci vediamo da qualche anno. Ci sentiamo al telefono ma non ci vediamo da un po’. E la prima volta che rivedi un amico viene da chiedere: come stai?“. “Sto bene e sono molto felice di essere qui”, risponde commosso Jovanotti che abbraccia a lungo l’amico e poi ne svela un ‘segreto’: “Durante la pandemia abbiamo riscoperto talenti nascosti: come te con il disegno e la pittura. Amedeo Sebastiani (il vero nome di Amadeus n.d.r.) come Amedeo Modigliani“, dice mentre entra una scrivania con fogli e colori e Jovanotti gli dà un tema per un disegno che Amadeus realizza in diretta: “Il mio Sanremo“.
Mentre Amadeus disegnava, Jovanotti ha confessato che in questi due anni di chiusure e pandemia la poesia gli ha fatto compagnia . “Perché la poesia risponde a domande che tu non ti sei neanche fatto. E vorrei dirvi una poesia di Mariangela Gualtieri ‘Bello mondo‘“. Jovanotti ne recita il testo che è un inno alla vita ed è molto nelle sue corde. Poi intona ‘Che sarà’ dei Ricchi e Poveri. Quindi torna dall’amico per svelarne il disegno su Sanremo: “Per me Sanremo è la musica, il teatro Ariston, un sole a forma di cuore che scalda in nostri cuori e tutti noi abbracciati che entriamo in teatro, perché questo è il festival della gioia e dell’amicizia”, dice Amadeus prima di salutare Jovanotti dandogli appuntamento al “Jova Beach Party” per questa estate.
Dopo la vittoria, Jova urla felice: ‘Abbiamo vinto, Gianni!’ e celebra “Il Festival degli amici”. “Gianni, con cui ho vissuto una bellissima esperienza, Fiore che ci guarda col plaid e il mio amico Amadeus. Se mi avessero chiesto come saresti stato 35 anni fa quando facevamo un programmino su Rai1, avrei detto: “Amadeus sarà così: preciso, professionale, simpatico, sorridente, bellissimo, in una sola parola: bravo”. Questo Sanremo è proprio il Festival degli amici, e c’è spazio anche per un saluto da parte di Amadeus al campione dei Dj, Gigi D’Agostino che vive da mesi un tempo molto difficile, per gravi problemi di salute, ma il suo allievo non lo dimentica nemmeno nel suo momento più felice.
Stasera sabato 5 febbraio il gran finale. Sul palco per l’ultima serata, accanto ad Amadeus, ci sarà Sabrina Ferilli. Per lei sarà la terza volta al Festival, a suggello di una carriera piena di successi sia nel cinema che in televisione e in teatro. L’attrice romana, protagonista di tante trasmissioni televisive, ha condotto il Festival di Sanremo nel 1996 con Pippo Baudo e Valeria Mazza. E poi nel 2012, come ospite della quarta serata, intervistata dall’allora padrone di casa Gianni Morandi. E’ tra i protagonisti del film Premio Oscar ‘La Grande bellezza’ di Paolo Sorrentino, vincitrice di ben sei Nastri d’argento, un Globo d’oro e sei Ciak d’oro. Il suo talento si è declinato spesso in ruoli drammatici, e in innumerevoli commedie italiane.
Arrivati alla serata finale della settimana sanremese del Festival numero 72, la curiosità comincia a spostarsi sull’edizione 2023. La Rai lo affiderà ancora ad Amadeus? “Avremo modo di parlarne, ora è prematuro dirlo”, ha tagliato corto il presentatore, alla guida del Festival dal 2020. “Prima c’è da finire questo festival, perché siamo a partita in corso. Finiamo, e poi avremo modo di incontrarci e parlare”. “Perché no?”, ha commentato il direttore di Rai1, Stefano Coletta, “A parte me, anche l’ad Fuortes sta riflettendo sulla ovvia possibilità che Amadeus continui questo viaggio”.
Giuseppe Candela per Dagospia il 4 febbraio 2022.
Il boom di ascolti di Sanremo 2022 fa gongolare la Rai. Merito di Amadeus che ha costruito un cast musicale forte e trasversale. Il carrozzone festivaliero si è svecchiato, i numeri parlano chiaro: circa il 70% di share tra i giovanissimi. Tutto bello, tutto felici ma c'è un però: l'incognita televoto e l'effetto social sulla classifica finale. Il peso dei televotanti è motivo di dibattito da anni: favoriva l'exploit dei ragazzi dei talent, metteva in difficoltà i pezzi più complessi e così via.
Nel 2019 dopo la vittoria di Mahmood con Soldi scese in campo addirittura il ministro Luigi Di Maio: "L'anno prossimo il vincitore deve essere scelto solo dal televoto". Le cose con la gestione Amadeus sono andate diversamente, con il tentativo di porre un freno ma il problema torna a galla. Perché nel 2022 l'argomento è ormai caldo, anche in sala stampa, e (forse) di non facile soluzione.
Le prime due serate ha votato la sala stampa (cartacei, web e radio), la terza serata hanno espresso il proprio giudizio la giuria demoscopica e il televoto, nella quarta serata la serata cover sarà votata da tutte e tre le giurie mentre per la finalissima conterà il televoto al 100% (seppur nella somma delle classifiche nelle serate precedenti) fino alla formazione del podio, quando poi entreranno in gioco le altre due giurie. Nelle intenzioni una divisione equa tra le tre parti, in sostanza qualcosa che porta il televoto a pesare più del 40%.
Il televoto, dicevamo, può stravolgere la classifica. Chi prima della finalissima si trova a metà classifica con l'ondata di giovanissimi può salire sul podio. Il caso Fedez-Michielin dello scorso anno è forse l'esempio migliore: quarti alla prima, settimi alla seconda, fuori dalla top dieci nelle altre due serate.
La chiamata alle armi di Chiara Ferragni con i suoi 26 milioni di follower: la coppia si classifica al secondo posto, non superando di poco i fenomeni Maneskin. Queste manovre potrebbero non essere utili per la vittoria, dove Mahmood-Blanco ed Elisa sembrano conquistare le diverse giurie, ma per l'ingresso sul podio sì.
Se i Ferragnez puntassero sull'amico Dargen D'Amico o su Michele Bravi, che ha già ricevuto l'endorsement di Fedez nelle ultime ore? Oppure sul collega Achille Lauro con cui ha cantato "Mille"? Quanto incidono su televoto e gara i 12 milioni di follower di Emma o i 5 di Elisa?
E il fenomeno dei ragazzini Sangiovanni gioca un altro campionato? Perché se è vero che i follower non per forza corrispondono ai voti, è anche vero che un freno e delle soluzioni devono essere studiate. In queste condizioni Iva Zanicchi (334.000 mila follower) o Giovanni Truppi (53 mila follower) possono sperare sul podio? La risposta è no. E il talentuoso Massimo Ranieri dall'infinita carriera ha un seguito differente, amato dal pubblico non proprio incline al televoto.
Mercoledì 2 febbraio Brividi di Mahmood e Blanco è diventata la canzone più ascoltata di sempre in un giorno su Spotify in Italia. Sui social in coppia contano 4 milioni di follower. L'allarme c'è, richiede una soluzione. Non facile, sia chiaro. Non si può togliere totalmente il televoto ed escludere il pubblico. Non si può vietare a un influencer di esprimere una preferenza. Si possono però studiare delle soluzioni per il futuro. Prima delle polemiche post-gara.
Federica Macagnone e Francesco Persili per Dagospia il 4 febbraio 2022.
TUTTI PAZZI PER IL FANTASANREMO – Non c’è solo Emma inseguita nella notte dai carabinieri (“Quanto valeva al Fantasanremo? Sono fottuta, mi sa che mi devo pure fermà”), AKA7EVEN nel video dei The Jackal spiega il regolamento del gioco sul Festival ad Arisa e le dice che se caga sul palco totalizza 50 punti. “Si può anche morire, 1000 punti. Ma è difficile”. Rkomi in radio minaccia: “Stasera voglio essere un po’ come mamma mi ha fatto: quindi, daje de scapezzolata”.
E CE L’AVRA’ LEI LA CLASSE – Christian De Sica ironizza sulla somiglianza tra Drusilla e la sua Lisa Sandrelli in “Amici come Prima”: “Drusilla, Christian. Già dato”. Florilegio di commenti social: “Ma stai a rosicà?”. “Stai sempre avanti e sei più bello tu..”. “Se è per questo allora l'ha fatto molto prima Robin Williams in Mrs Doubtfire”
TIRA ‘NA GIANNETTA – Il terrore di Maria Chiara Giannetta, co-conduttrice stasera del Festival, è la scalinata dell’Ariston. L’ansia sta divorando l’attrice di "Blanca" e "Don Matteo" al punto che per esorcizzare l’incubo di cadere esibisce i suoi piedoni sui social “Non mi tradite”. E ancora: “Mi gratto per tutte le volte che ho letto le parole “scale di Sanremo” spero di riuscire a scenderle e di non rimanere nella storia per esserci rimasta secca”
TE LO DO IO LO SCAZZO – Erano solo battute tra due vecchie amiche. Drusilla e Iva spiegano cosa è successo sul palco dell’Ariston. Nessuna insinuazione volgare, nessuna risposta al veleno: “Stavamo solo scherzando senza malizia”. Andrea Scanzi sulla sua pagina Facebook aggiunge: “Non vorrei rovinare il clima di retorica generale, Drusilla Foer e Iva Zanicchi si conoscono, si stimano, hanno lavorato insieme a Rete4 con Chiambretti e ieri tutto è accaduto fuorché uno “scontro clamoroso”. Da qui a far passare il loro duetto (normalissimo e sanremese in tutto) per “asfaltata epica” ce ne passa parecchio, eh”
FESTIVAL STUPEFACENTE – Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, la tocca piano ai microfoni di Radio Roma: “Mi pare evidente che qualche tipo di sostanza stupefacente possa circolare dietro le quinte: basta vedere alcune esibizioni. Purtroppo mi dispiace perché sono ragazzi giovani, giovanissimi, ma l’evidenza è sotto gli occhi di tutti”
DIAMO A CESARE QUEL CHE E’ DI CESARE – “Vorrei farvi volare”, l’auspicio di Cesare Cremonini è stato raccolto al volo dal cameraman finito giù dal palco ieri sera sulle note di “Poetica”. Oggi il cantante bolognese posta la foto con lui sui social: “Credo che mi abbia preso sul serio…”
AI PIEDI DEI FERRAGNEZ – L’endorsement di Fedez per i suoi amici Dargen e Michele Bravi: “Vai patatone, ti dedico i piedi di mia moglie, che ti possano portare fortuna come l’hanno portati a me”. Dalla posizione numero 14 Bravi è risalito (per ora) all’undicesimo posto.
FINCHE L’ORIETTA VA – L’altra sera il look della Berti aveva acceso l’ironia anche di Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova ("Era vestita da coronavirus. Il colore era quello e aveva anche la proteina spike”). Ieri Oriettona è stata di nuovo bersagliata sui social per il look: “Lei e Rovazzi sembrano Elton John e Freddie Mercury”
ANA MENA (MA NON TROPPO) - Francesco Monte, escluso dal festival, al veleno sulla cantante andalusa: “Ma non era il festival della canzone italiana e dei cantanti italiani? Signora Rai, ricordo che gli artisti stranieri non potevano essere in gara ma solo esibirsi come ospiti. Cambiato il regolamento a scapito di noi italiani?” La replica diplomatica della cantante: “Non sono a conoscenza delle sue dichiarazioni, avevo letto un pochino di cose, non tante…”
TURBO EM(M)A – Duetto pieno di bollori tra Ema Stokholma e Emma in diretta su Radio 2: “Sei una turbo F…”. La risposta della cantante salentina è fulminante: “Allora si può dire F pesante, tu pesantissima, amore…”. Qualsiasi cosa voglia dire.
I MIGLIORI GIANNI DELLA NOSTRA VITA – Mahmood e Blanco rivelano in radio l’incontro ravvicinato con Morandi: “Mentre stavamo dicendo a tutti che eravamo qui per divertirci, lui è arrivato e ci ha smerdato: “Ehi, ragazzi, non diciamo cazzate. Nessuno è qui per divertirsi. La cosa più trap che abbiamo sentito è Gianni che diceva: “ehi bro…”
Carlo Massarini per “La Stampa” il 4 febbraio 2022.
Sanremo è come un centro commerciale, un gigantesco mall che per visitarlo tutto servono, non a caso, 5 giorni e quasi 30 ore. Apparentemente extralusso sbrilluccicante che ti accoglie come un Black Friday. Venghino signori, e non ve ne pentirete. Entri e incontri subito Amadeus, il capo-gruppo-con- bandierina dei 10 milioni che sciamano all'interno.
Ti porta in giro, e puoi passare tutto di fila da una commemorazione a una televendita, da una canzone a un monologo antirazzista a uno spottone, perché in vetrina c'è di tutto, di più. A suo agio con il nazionalpopolare (per n-p si intende che tutto, anche il peggio, è comunque bello e meritevole di applausone), Amadeus è l'uomo giusto al posto giusto, e con l'amico giusto.
Il «booster del divertimento» è l'unico intrattenitore italiano capace di spaziare con stile dal Valtur al Quirinale, e ormai gode di un credito da domatore di leoni o di scimmiette ammaestrate: può fare tutto, dal coro da stadio per Mattarella alla pomiciata-meme fra il direttore di rete e il presentatore.
Poi c'è anche l'amico fijo de' na mignotta, Checcozalone, una versione italiana di Ricky Gervais (quello che dopo aver presentato i Golden Globes prende l'areo per tornare in GB lasciando alle spalle fumanti macerie di polemiche) lui fa satira al contrario, mettendosi nei panni del becerume (il gioco inganna, il primo a cascarci ai tempi ovviamente Salvini), e andando proprio oltre i limiti del bon ton.
«Poco Ricco», però, è un colpo di genio e il cuggino virologo di Albano grandioso. Si dice che il FdS è «familiare», ma in un senso nuovo. Essendo, come dice Gipo Di Napoli, un pendolo che oscilla fra il «chi cazzo è questo?» e il «minchia, se è invecchiato», devi schierare due se non tre generazioni per capire.
Fortunatamente Marco ha 16 anni, vive sui social, e quindi quando arriva uno che non hai mai sentito neanche nominare, lui sa. Questo viene da Tik Tok, quello ha vinto quel contest lì, quell'altro ha 2 milioni di follower. Lui poi, ti chiede smarrito: ma chi è Ranieri? E questa signora Zanicchi? Morandi lo conosce via Jova, e quando tu gli dici «sai, il mio primo idolo pop» lui ti guarda... «Ma davvero? È così vecchio?».
L'altro S-Factor è che una volta gli uomini si vestivano e le donne si scollavano e si scosciavano. Ora i regazzetti (come si dice a Roma) arrivano con sotto il vestito niente o direttamente semi-nudi (dal Billy Idol de noantri a Irama vestito con un centrino), e le donne avvolte da abiti che sembrano principesse orientali. C'è evidentemente un attimo di cui non mi sono accorto in cui Sanremo è diventato il Red Carpet degli Oscar, forse perché Milano Moda la continuano a rimandare.
Se non sei griffato (possibilmente di rosa, «colore dell'anno» dice mia moglie - vedete come serve l'ascolto familiare?) non ti fanno neanche salire sul palco. Tanto che quando arriva Giovanni Truppi l'anti-look, vestito con chitarra e canotta come un campeggiatore, Amadeus si sente in dovere di dire «spesso ci dicono di uscire così come siamo», come se uno arrivasse all'Ariston di corsa e si dimenticasse la giacca in macchina.
Ah, poi c'è anche la musica. Il problema è che avendo ormai il pop sintetico invaso le classifiche, ed essendo tutti i «machicazz' è» ventenni e cresciuti nello stesso contesto musicale, tutti trasmessi dalle stesse playlist, è dura differenziarsi. Devi avere una grande canzone e una grande interpretazione (Elisa, per capirci), se no è un po' come le vetrine del Sanremall, dopo un po' tutto sembra uguale, si è fatta notte e cerchi solo di trovare l'uscita. Il FdS rappresenta la musica italiana? Una volta si diceva «sì, ma il meglio sta fuori» ora tocca dire «sì, più o meno».
Più internazionale di prima - perché il trap-rap-pop ha omogeneizzato tutto, dall'America all'Asia - ma senza il colpo di scena artistico. Poi arriva l'anomalia Måneskin, affinata da un anno di tour mondiali, e la differenza la senti subito: Coraline avrebbe vinto anche quest' anno, e l'interpretazione è toccante. È raro, non succede, ma se succede Sanremo è (ancora) Sanremo.
Da it.mashable.com il 4 febbraio 2022.
Sanremo 2022. Sangiovanni, primo sulla scaletta, finisce di cantare, va da Amadeus, gli sussurra all'orecchio - cosa starà per succedere? No, niente scandalo, solo cringe, perché insieme guardano in camera e gridano "Fantasanremo!".
Il gioco, nato nel 2019, versione musicale del Fantacalcio, con la piattaforma adesso sostenuta da Sky e mezzo milione di squadre iscritte, ormai ha conquistato il Festival ed è perfetto da fare tra amici: a ogni performance in gara viene attribuito agli artisti un punteggio in positivo o negativo a seconda di tutta una serie di variabili, dai vestiti agli inconvenienti a specifiche parole. Ma se qualcuno dice "Fantasanremo" (o "papalina") è già jackpot.
Così gli artisti negli anni hanno iniziato a strizzare l'occhio ai fan su Instagram e Twitter, con qualche easter egg per fargli guadagnare più punti e sconfiggere gli altri avversari.
Per dire, in risposta a Sangiovanni, Michele Bravi ha iniziato un dissing sui social: "La competizione si fa ardua".
Ma è durante la terza serata che la situazione degenera. Perché gridare o bisbigliare parole a sproposito non è l'unica cosa a far guadagnare punti. Ci si mettono anche i fiori. E se è vero che da un lato il bel gesto di Francesca Michielin di donarli a un uomo, ripetuto anche quest'anno, sembra puro, Aka7even che dona una rosa ad Amadeus o Dargen D'Amico che gli porta un bouquet intero non sono altro che stratagemmi per guadagnare posizioni nella gara parallela.
Con alcuni, come Hu e Highsnob, è Amadeus stesso a consegnare l'omaggio floreale a entrambi i cantanti, e non è chiaro se la scelta di a chi darli o meno faccia parte di un accordo prima dell'esibizione, sempre in vista del Fantasanremo; sia invece una risposta alle critiche sul darli solo alle donne; o la reazione di uno spaesato Amadeus che per alcuni ha un bouquet, per altri no, o risponde se gli viene donato. Per non parlare dello sperticarsi di ringraziamenti, anch'essi generatori di punti.
Aleggia sempre questo dubbio: ma sono sinceri o stanno giocando al Fantasanremo?
Insomma, tutto molto divertente - persino Gianni Morandi ha sussurrato la parolina fortunata durante la prima serata -, forse troppo, perché già dopo l'uscita di Sangiovanni, in seconda serata di Sanremo 2022, Twitter si è ribellato: "Ormai ai cantanti interessa solo vincere il Fantasanremo" è la sintesi di molti tweet. Si dirà, "hater", ma non proprio.
Certo viene da chiedersi quando un gioco smetta di essere divertente: il Fantasanremo all'inizio era uno scherzo per pochi, seguiva le linee di faglia generazionali di chi è o non è su Instagram. Poi è diventato famoso, almeno una volta l'abbiamo fatto (quasi) tutti, specie l'anno scorso in piena pandemia. E adesso, stando ai commenti, è così onnipresente che diventa fastidioso. Il troppo stroppia, si dice: tanti artisti ci giocano, persino dopo esibizioni mediocri, come se fosse più importante il punteggio del fantagioco e non di Sanremo. E se lo fanno tutti, ma proprio tutti, che gusto c'è.
Ad altri tutto questo diverte molto. È bene notare che forse buona parte degli ascolti record tra i giovani si deve al cortocircuito del gioco parallelo. Si può essere d'accordo su una cosa: che ormai "domina". Suggerisce un utente: "La competizione tra gli artisti per il FanataSanremo è talmente palpabile che l'anno prossimo lo chiameranno 'Festival del FantaSanremo' e gli artisti dovranno dire Sanremo dopo l'esibizione".
Da adnkronos.com il 4 febbraio 2022.
"E' una cosa che non dimenticherò mai, avrei voluto registrare la telefonata per farla sentire in futuro ai nipoti. Il presidente ha usato un tono diretto, di affetto: mi ha emozionato questo", dice Amadeus. In generale "ricevo tantissimi messaggi e tante telefonate, moltissime manifestazioni d'affetto. Fiorello mi chiama in continuazione, ricevo messaggi dagli ospiti. E' un sogno che diventa realtà, voglio godermi questo momento", aggiunge.
Il Festival va verso il traguardo. "Non credo che Fiorello torni, non è detto che ci siano altri ospiti. Molti ospiti del resto già li abbiamo, sono in coppia con i cantanti in gara. Domani, poi, è la serata delle canzoni e queste saranno i veri ospiti del sabato", dice il conduttore.
Il palco dell'Ariston è stato ormai 'invaso' dal FantaSanremo, il gioco 'parallelo' al Festival che replica lo schema del fantacalcio, con i cantanti schierati al posto dei calciatori. Gesti e parole degli artisti corrispondono ad un punteggio che premia i 'proprietari' delle squadre virtuali. Tutto questo non rischia di condizionare il Festival? "Non credo si stia oltrepassando il limite. Mi piace quando gli schemi, che non devono essere chiusure, vengono rotti", dice Amadeus.
"Nessuno di loro manca di rispetto a se stesso o alla gara -dice riferendosi ai cantanti-. Non c'è una modifica reale del brano o qualcosa possa creare un problema. C'è un tam-tam che può avvicinare milioni di ragazzi al Festival. E’ diventato un gioco che coinvolge 25 cantanti in gara, non solo 2 o 3, ed è molto bello: rispecchia il cambiamento, non è un Festival chiuso in una scatola".
PAPALINA E ZIA MARA. Sanremo 2022, cos’è il FantaSanremo e perché ci giocano tutti. Emma è per ora la regina del FantaSanremo. DANIELE ERLER su Il Domani il 04 febbraio 2022.
Vent’anni fa la Gialappa’s band si è inventata un modo per creare scompiglio sul palco del Festival di Sanremo, facendo ripetere la parola “situation” ai cantanti, alle spalle di un inconsapevole Pippo Baudo.
Oggi gli artisti ripetono formule apparentemente senza senso – come “Papalina” o saluti “alla zia Mara” – con l’obiettivo di far guadagnare punti a chi ha deciso di scommettere su di loro.
Oggi come allora ne guadagna il festival, probabilmente l’unico evento in Italia che può avere questa presa nazionalpopolare.
Per capire perché molti artisti sul palco del teatro Ariston dicono “Papalina”, perché c’è chi saluta la “zia Mara” e perché altri danno il cinque ad Amadeus, è utile fare un salto indietro nel tempo, per raccontare una storia che sembra totalmente scollegata. Nei primi anni Duemila la Gialappa’s band faceva una sorta di commento alternativo al Festival di Sanremo, su radio2.
Aveva degli inviati nel retro del palco, poteva accedere ai camerini e intervistare gli artisti poco dopo che si erano esibiti. Nel 2003, dopo una chiacchierata surreale con Sergio Cammariere e Gianmarco Tognazzi, architettarono un progetto diabolico: far impazzire Pippo Baudo.
SITUATION
L’idea era molto semplice. Siccome l’allora presentatore del Festival era un maniaco del controllo, con ogni cosa che doveva passare dalla sua approvazione, loro avrebbero portato sul palco un elemento di disturbo, qualcosa di apparentemente senza senso. Avvicinandoli nel backstage, convinsero decine di artisti a pronunciare sul palco la parola “situation”, totalmente a caso.
Ci fu chi inserì la parola all’interno del proprio intervento, come fece Massimo Ghini, uno degli ospiti. Dopo aver sceso le scale, disse: «Non mi aspettavo questa situation qui». Qualcuno simulò una prova microfono prima di cantare, dicendo «Sa-sa-sa-situation». I Negrita avevano un adesivo con la scritta “situation”. Alla fine, a forza di sentirlo dire, anche Pippo Baudo iniziò a ripetere (forse inconsapevolmente, forse no) la parola “situation”. Per la Gialappa’s band fu un trionfo.
IL FANTASANREMO
Ma il senso di trionfo era in un certo senso condiviso anche da chi aveva deciso di ascoltare alla radio il loro commento. E sapeva perfettamente la genesi e l’evoluzione del fenomeno “situation”, ignoto invece agli altri. Ancora oggi la Gialappa’s band commenta a suo modo il Festival, ma lo fa su un canale Twitch (un servizio di streaming video di proprietà di Amazon). Non ha lo stesso seguito del passato e soprattutto non ha più stessa capacità di creare scompiglio. Altri ne hanno però seguito le orme, probabilmente senza saperlo.
Così si arriva ad oggi e alla storia di Papalina, soprannome del leggendario gestore del bar Corva, un piccolo locale di Porto Sant’Elpidio, nelle Marche. È stato lui a inventarsi qualche anno fa il FantaSanremo, una sorta di riedizione musicale del fantacalcio. Funziona così: ogni concorrente ha a disposizione 100 baudi, con i quali può “acquistare” cinque artisti del festival. Ognuno di loro è quotato diversamente e riceve poi una valutazione, sulla base di una serie di bonus (che aumentano il punteggio) e di malus (che lo diminuiscono). I punteggi si basano sulla posizione in classifica, ma anche su particolari comportamenti che i vari artisti hanno sul palco.
UN EVENTO NAZIONALE
Per qualche anno il gioco era uno degli eventi proposti dal bar, si dice con un prosciutto messo a disposizione del vincitore. Poi c’è stata la pandemia e la decisione di trasferire il FantaSanremo (e poi il FantaEurovision) in una versione virtuale ne ha aumentato la popolarità.
Quest’anno Sky ha fiutato l’affare e si è offerto come sponsor. Il resto lo ha fatto il passaparola e una forte campagna pubblicitaria sui social (TikTok compreso). Al termine delle iscrizioni si erano registrate quasi 500mila squadre, secondo uno degli organizzatori. Il FantaSanremo – da piccolo evento goliardico di un bar di provincia – è diventato un evento nazionale. Anche gli artisti se ne sono accorti, cercando di far guadagnare punti a chi li aveva scelti.
IL COINVOLGIMENTO DEL PUBBLICO
Ed è così che si è ripetuto, vent’anni dopo, l’effetto “situation”. Migliaia di “fantagiocatori” seguono il festival anche per vedere quale sarà il cantante che farà guadagnare più punti. Come Emma che ne ha ottenuti 50 facendosi inseguire dai carabinieri o Highsnob e Hu che ne hanno presi 30 facendo esercizi a corpo libero sul palco. Tutte circostanze già previste nell’elenco dei bonus e dei malus.
Come ai tempi della Gialappa’s band, il pubblico si sente coinvolto nel vedere quello che succede sul palco, apparentemente alle spalle di Amadeus e di coloro che non sanno e non capiscono. Oggi come allora ne guadagna il festival, probabilmente l’unico evento in Italia che può avere questa presa nazionalpopolare. Anche nei suoi risvolti goliardici.
DANIELE ERLER. Giornalista trentino, in redazione a Domani. In passato si è laureato in storia e ha fatto la scuola di giornalismo a Urbino. Ha scritto per giornali locali, per la Stampa e per il Fatto Quotidiano. Si occupa di digitale, tecnologia ed esteri, ma non solo. Si può contattare via mail o su instagram.
"Mi pare una str...": Morgan si scaglia contro il Fantasanremo. Francesca Galici il 4 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Tra saluti, parole bizzarre e gesti inusuali, il Fantasanremo ha conquistato l'Ariston: la reprimenda di Morgan contro il gioco.
La 72esima edizione del festival di Sanremo rischia di essere ricordata più per il gioco parallelo del Fantasanremo che per le canzoni in gara. Fin dalla prima puntata, i cantanti si sono impegnati a racimolare punti compiendo azioni bizzarre o pronunciando frasi strane sul palco dell'Ariston. Due concorrenti hanno indossato abiti floreali per guadagnare punti, la maggior parte ha pronunciato la parola "papalina" o salutato "zia Mara" e qualcuno ha perfino cambiato il testo della sua canzone. Altri hanno addirittura fatto piegamenti sulle gambe e li hanno fatti fare anche al conduttore. Tra tutti quelli che criticano l'invadenza di questo gioco su palco come quello dell'Ariston durante Sanremo c'è anche il cantante Morgan.
Ma Amadeus non sembra essere infastidito da tutto questo, anzi: "Nessuno dei cantanti che giocano ha mai voluto mancare di rispetto al festival della canzone italiana. C'è un gioco, c'è un tam tam che coinvolge milioni di persone, milioni di ragazzi. E questo li avvicina al festival. È un gioco che coinvolge tutti i 25 cantanti in gara e molti si divertono proprio perché sanno che io non so bene cosa stia accadendo".
Il Fantasanremo ci ha stancato
Di diversa opinione è Morgan fin dall'inizio critico con la gestione di Amadeus: "Ma perché un artista, anche di valore come Dargen D'Amico, dovrebbe esclamare un 'Ciao, zia Mara!' piuttosto che 'Ciao, zio Pino!' durante l'esecuzione del suo brano? O gridarlo all'inizio o alla fine come fatto da altri? Francamente, mi pare una stronzata". Come sempre, Morgan non usa mezzi termini per esporre le sue opinioni e va diretto al punto che vuole contestare.
Visto che ormai il Fantasanremo sta procedendo come una sorta di effetto domino in questa 72esima edizione, e rischia di invadere anche le successive, Morgan ha deciso di lanciare una controproposta: "Se avessero pensato di obbligare a dire un verso della 'Divina Commedia' a testa a tutti i cantanti, in modo che alla fine delle cinque serate si sarebbe arrivati a dire tutto il primo canto dell'Inferno, allora sì che avrebbe avuto un senso". E su questa ipotesi, il cantautore milanese ha ipotizzato lo scenario: "Usciva Gianni Morandi e diceva 'nel mezzo del cammin di nostra vita...', poi usciva la Rettore e diceva 'mi ritrovai per una selva oscura...' e via così, un metaverso a testa".
Francesca Galici. Giornalista per lavoro e per passione. Sono una sarda trapiantata in Lombardia. Amo il silenzio.
Alberto Francavilla per blitzquotidiano.it il 4 febbraio 2022.
C’è la scaletta ufficiale della quarta serata del Festival di Sanremo 2022. Ecco quale sarà l’ordine di apparizione dei cantanti in gara e dei loro ospiti, con i duetti e le cover.
Scaletta ufficiale quarta serata Festival di Sanremo 2022
Le vibrazioni – Live and let die (di Paul McCartney) con Sofia and The Giants
Ditonellapiaga e Rettore – Nessuno mi può giudicare (di Caterina Caselli)
Michele Bravi – Io vorrei, non vorrei ma se vuoi (di Lucio Battisti)
Massimo Ranieri – Anna verrà (di Pino Daniele) con Nek
Fabrizio Moro – Uomini soli (dei Pooh)
Rkomi – Medley Vasco Rossi con Calibro 35
Giovanni Truppi – Nella mia ora di libertà (di Fabrizio De André) con Vinicio Capossela
Tananai – A far l’amore comincia tu (di Raffaella Carrà) con Rose Chemical
Noemi – You Make Me Feel Like a Woman (di Aretha Frankylin)
Ana Mena – Medley con Rocco Hunt
Iva Zanicchi – Canzone (di Don Backy e Detto Mariano nella versione di Milva)
Gianni Morandi – Medley con Mousse T
Achille Lauro – Sei bellissima con Loredana Bertè
Dargen D’Amico – La bambola (di Patty Pravo)
Emma – Baby one more time (di Britney Spears)
Mahmood e Blanco – Il cielo in una stanza (di Gino Paoli)
Matteo Romano – Your songs (di Elton John) con Malika Ayane
Yuman – My way (di Frank Sinatra) con Rita Marcotulli
Aka7even – Cambiare (di Alex Baroni) con Arisa
Sangiovanni – A muso duro (di Pierangelo Bertoli) con Fiorella Mannoia
La rappresentante di lista – Be my baby (di The Ronettes) con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra
Highsnob e hu – Mi sono innamorato di Te (di Luigi Tenco) con Mr Rain
Giusy Ferreri – Io vivrò senza te (di Lucio Battisti) con Andy dei Bluvertigo
Irama – La mia storia tra le dita (di Gianluca Grignani) con Gianluca Grignani
Elisa – What a feeling (di Irene Cara)
Ospiti quarta serata Sanremo 2022
Stasera ci saranno meno ospiti, visto che ci saranno tanti ospiti per i duetti. Ci sarà l’attore Lino Guanciale. Sulla nave della Costa Toscana, invece, si esibiranno i Pinguini Tattici Nucleari. La conduttrice di serata, al fianco di Amadeus, sarà Maria Chiara Giannetta.
Baciati da Sanremo, i cantanti che hanno conquistato i social grazie al festival. Lorenzo Nicolao su Il Corriere della Sera il 4 Febbraio 2022.
Outfit, nuovi album e anche qualche critica. Fantasanremo, storie Instagram, tweet e video su TikTok. Il riscontro del pubblico visto dalla rete
Feedback della rete
La classifica ufficiale dei 25 cantanti in gara, dalla terza serata, è frutto della somma dei voti della sala stampa, di quelli espressi dal pubblico da casa tramite televoto e della giuria «demoscopica 1000». C’è però un’altra graduatoria, in parte simile, in parte no, che rispecchia l’impatto effettivo avuto da ogni cantante in gara sui social network. Perché se da una parte il festival è ormai uno degli eventi televisivi e musicali più seguiti sulle piattaforme digitali, spingendo in alto anche lo share tv, dall’altra Sanremo è una grande opportunità per la popolarità 2.0, un riscontro che si traduce per ogni cantante i tweet, storie Instagram, post, engagement e la possibilità di essere conosciuti e di conseguenza seguiti. Ci sono poi interpreti più famosi di altri, non solo tra quelli in gara, come Gianni Morandi e Fabio Rovazzi, che non hanno conosciuto una particolare crescita sui social, perché sono già popolarissimi. L’interesse cresce ulteriormente, se si pensa al gioco dedicato al festival, il Fantasanremo al quale stanno partecipando moltissime persone. Cantante dopo cantante, ecco il riscontro social della Top Ten, secondo i megatrend di TikTok e i numeri di Inflead, piattaforma di influencer marketing intelligence.
Mahmood & Blanco
Con la loro “Brividi” al momento dominano la scena e sono in testa a tutte le classifiche, anche sui social. Mahmood e Blanco sono tra i preferiti, con la loro performance che ha fatto letteralmente impazzire gli utenti. Per il cantante e rapper vincitore del festival nel 2019 con “Soldi” i numeri sono vertiginosi: 90mila follower in più su Instagram, 16mila su TikTok e 4mila su Twitter. Ancora meglio il compagno di esibizione Blanco con +260mila follower su Instagram (+27%), 30mila su Facebook e altrettanti su TikTok (+15%), colui che di fatto fino a questo momento ha guadagnato più fan sui social (numeri riportati da Inflead e DeRev).
Elisa
Aveva esordito all’Ariston giovanissima ed è tornata in gara dopo 21 anni. Elisa conquista certamente per la sua performance, ma anche per il suo outfit. I fan sui social non hanno esitato a definirla un angelo, creando grande engagement intorno alla cantautrice. Per alcuni ribatezzata addirittura come “entità sovrannaturale” per la performance della sua «O forse sei tu». L’apprezzamento non ha riscontri evidenti di crescita social, ma tutti grossomodo sapevano già chi fosse Elisa, non solo in campo nazionale.
Gianni Morandi
Per molti ha già vinto. Forse non una battaglia canora sul palco dell’Ariston ancora molto aperta, ma certamente per il successo che aveva già e che continua ad avere sulle piattaforme digitali. Gianni Morandi era famoso ben prima della nascita dei social network eppure, soprattutto su Facebook, anche con una gaffe che poteva compromettergli la partecipazione al festival è riuscito a farsi amare e apprezzare da tutti. Per i fan di ogni età non ha eguali, ma la sua attività social non si è mai limitata ai giorni di Sanremo. Un’attitudine alla condivisione che ha certamente pagato.
Irama
Ha attirato l’attenzione con il suo abito dark firmato Givenchy, ma anche con il pezzo “Ovunque sarai”. Per la sala stampa era nono in classifica, grazie al voto del pubblico sta scalando diverse posizioni. Sui social network ovviamente non può mancare la polemica. Se alcuni criticano i suoi look, altri se la prendono con la classifica generale, convinti che la sua canzone meriti molto di più. L’uscita del suo nuovo album appena annunciata gli ha dato un ulteriore endorsement 2.0.
Sangiovanni
Giovanni Pietro Damian, in arte Sangiovanni, sta invece cavalcando direttamente l’onda del Fantasanremo, sfidando a colpi di tweet e Instagram story il collega in gara Michele Bravi. Per entrambi un picco social che permette loro di piazzarsi tra i più popolari, nonostante una partenza incerta sul palco dell’Ariston. Grazie al gioco che sta appassionando tutti, insieme a un aumento consistente dei contenuti condivisi, anche per loro un significativo aumento dei social.
Emma
Grinta, femminismo ed eleganza sul palco dell’Ariston. Sui social tuttavia in molti si sono chiesti cosa volesse dire il gesto del triangolo, simbolo femminista che spopolava, anche in Italia, negli Anni Settanta. Oltre il nobile gesto, tanti punti anche sul Fantasanremo per tutti i giocatori che hanno deciso di credere nella cantante, inserendola nella propria squadra di interpreti.
Massimo Ranieri
Una stonatura sul palco del festival poteva compromettere la sua esibizione, eppure al suo rispondere «colpa dell’emozione», per un veterano della canzone italiana che si esibisce da sempre i social sono letteralmente impazziti. Dimostrazione che Sanremo sa far tremare le gambe veramente a chiunque, anche dopo moltissimi anni. Per un cantante celebre come lui, la crescita si arresta comunque al 3% di follower in più, essendo già popolarissimo, proprio come il rivale e amico Gianni Morandi.
Fabrizio Moro
Ha vinto nel 2007 con il brano «Pensa» tra le nuove proposte, nel 2018 tra i big con Ermal Meta, cantando «Non mi avete fatto niente». La popolarità di Fabrizio Moro all’Ariston ha conosciuto alti e bassi, eppure lui sa sempre farsi trovare pronto a questo appuntamento. L’interesse intorno al cantautore nel corso di questa edizione cresce grazie all’uscita del suo nuovo album (4 febbraio) e di Ghiaccio (7 febbraio), film che lo vede come regista insieme ad Alessio De Leonardis, due elementi che fanno certamente crescere le ricerche online degli utenti.
La Rappresentante di Lista
La performance di “Ciao Ciao” è stata definita travolgente. Veronica Lucchesi e il suo collega Dario Mangiaracina tornano in gara dopo il successo dello scorso anno. «Orecchiabile e divertente», così hanno definito gli utenti la loro canzone. In molti hanno apprezzato i suoi ritmi, espressamente dichiarato a colpi di tweet, ma non solo. Oltre a Twitter è significativo anche l’avvento di TikTok. «Penso a quanti balletti si potranno fare sulle note di questa canzone», ha scritto più di un utente con l’hashtag #larappresentantedilista. Non è un caso quindi il +808,70% di follower sul social cinese grazie al festival.
Dargen D’amico
Il 41enne Dargen D’Amico, pseudonimo di Jacopo D’Amico, è rapper, cantautore, produttore discografico e disc jockey, ma a livello social niente ha raggiunto la popolarità del caso scoppiato intorno a lui, relativamente al televoto (+20% di follower). Quanto pesa il parere dei vip, o meglio, degli influencer? L’amico Fedez, marito di Chiara Ferragni, ha incoraggiato gli utenti a votarlo condividendo delle storie su Instagram. Una crescita di voti giudicata quindi da alcuni dopata dall’esternazione del rapper, che avrebbe portato, secondo alcuni, D’Amico a conquistare la TopTen. Anche il cambio di alcune parole della canzone “Dove si Balla” è stato criticato, si racconta per far ottenere più punti al Fantasanremo.
Jovanotti show a Sanremo, vince il premio come miglior cover con Morandi. Barbara Visentin su Il Corriere della Sera il 4 Febbraio 2022.
Jovanotti, autore della canzone «Apri tutte le porte» che Gianni Morandi porta al Festival, in occasione della serata dei duetti, e si è esibito proprio con Morandi
Amadeus li ha presentati come «la strana coppia del Festival 2022»: Gianni Morandi e Jovanotti - che hanno vinto a Sanremo la serata delle cover — hanno regalato una carica di energia al pubblico dell’Ariston e anche agli spettatori a casa.
Entrambi in giacca bianca e papillon nero, per la serata delle cover hanno portato un medley cantando due successi del repertorio di ciascuno: «Occhi di ragazza» e «Un mondo d’amore» lato Morandi, ma poi anche «Ragazzo fortunato» e «Io penso positivo» di Jova. Un duetto che li ha visti scatenati sul palco, due eterni ragazzi, felici e sorridenti: «l’orchestra di Sanremo è pazzesca», ha esclamato Lorenzo, ballando tra una nota e l’altra. Abbraccio finale fra i due, standing ovation, abbracci con Amadeus, fiori che cadono e il pubblico è in delirio. E alla fine hanno vinto il premio come miglior cover.
Dopo le indiscrezioni e gli avvistamenti arrivati poche ore prima della serata, Jovanotti era uno degli ospiti più attesi di questo venerdì, accorso a sostenere l’amico Morandi per cui ha anche scritto il brano con cui è in gara, «Apri tutte le porte», insieme al produttore Mousse T. «Apri tutte le porte» è ora al secondo posto della classifica . (Qui il pezzo sugli ascolti della serata di ieri)
Ma poi Jova è tornato sul palco, super ospite e soprattutto «super amico», l’ha presentato Amadeus. I due sono tornati indietro nel tempo, a 35 anni fa, quando si sono conosciuti, tra i «ragazzi di via Massena» che ruotavano intorno a Radio Deejay: «Invitai il mio amico Amadeus a fare una gag su Italia 1, arrivò con una giacca rosa. Se mi avessero chiesto come sarà da grande Amadeus, avrei risposto “sarà così”; cioè preciso, professionale, simpatico, sorridente, bellissimo. In una sola parola, bravo».
Dopo gli scambi di complimenti e di ricordi, Jova mette Ama seduto su un banco di scuola e Amedeo Sebastiani diventa Amedeo Modigliani: «Abbiamo passato tutti un paio d’anni complicati, però bisogna sempre cercare di capire cosa c’è dentro le cose che accadono e cosa puoi tirare fuori. Per molti sono stati anche anni di riscoperta, per esempio di talenti nascosti. Tu per esempio lo so che hai riscoperto questo tuo talento legato all’arte, alla pittura - gli dice -. Stasera è successo di tutto, ma credo che nessuno abbia mai dipinto o disegnato in scena. Stamattina abbiamo cercato un banco di scuola e quindi lo farei entrare. Approfitto per salutare gli studenti, sono anni tosti anche per la scuola, speriamo di metterceli alle spalle».
Ad Ama il compito di disegnare «il tuo Sanremo», a Jova il compito di recitare una poesia: la scelta ricade su «Bello mondo» di Mariangela Gualtieri. E poi Lorenzo canta «Che sarà». Infine torna da Amadeus, che spiega: «In classe ero il peggiore della classe a disegnare e sono rimasto tale. Sono anche daltonico, ma ci tenevo a dire che per me il Festival è un sole a forma di cuore, il Festival è gioia e amicizia, è musica, è voglia di stare insieme» e mostra il disegno, effettivamente piuttosto scolastico. Ma il messaggio è chiaro.
Pagelle Sanremo 2022 quarta serata. I voti a cover e duetti, cantanti e ospiti. di Renato Franco e Andrea Laffranchi, inviati a Sanremo su Il Corriere della Sera il 4 Febbraio 2022.
I giudizi delle canzoni proposte dai 25 big in gara e di tutti i protagonisti della quarta puntata.
NOEMI Voto 8
La rossa dalla voce nera (così quel nerazzuro di Amadeus si prende male) gioca in casa, si piazza al pianoforte e via con “You Make Me Feel Like a Natural Woman”. E chi si aspettava una versione a tutta potenza si trova spiazzato da un’interpretazione piena di misura. Terza serata, terzo abito azzeccato (e in un’edizione di Sanremo in cui si è visto di tutto non è poco)
GIOVANNI TRUPPI con Vinicio Capossela e Mauro Pagani Voto 8
Capossela guarda Amadeus come un alieno e forse il sentimento è reciproco… Come aliena al mondo del Festival è una canzone di ragionamento sociale sul potere come “Nella mia ora di libertà” di De André. Il cameo di Pagani all’armonica è prezioso.
YUMAN con Rita Marcotulli Voto 6
Ha incrociato valore della canzone e interpretazione. Era più sicuro sul suo brano in gara, che non ha nulla di speciale, di quanto non lo fosse con questo capolavoro. La pronuncia non aiuta
LE VIBRAZIONI con Sophie and The Giants e Peppe Vessicchio Voto 8
Il più bel pezzo della storia di James Bond. Una sana dose di quel rock teso che prende il volo quando gli metti sotto un’orchestra. Un ben tornato a Peppe Vessicchio
SANGIOVANNI con Fiorella Mannoia Voto 7
Sangio ha chiesto alla persona giusta. Fiorella non ha mai negato una spalla solida a cui appoggiarsi a tanti esordienti. E lui è uno che sa rispettare il passato
EMMA con Francesca Michielin Voto 7
Partono con una versione seriosa e fanno un po’ paura. Poi si lasciano andare alla leggerezza di quella hit di Britney che ha cambiato il pop. Peccato per l’assenza delle treccine…
GIANNI MORANDI con JOVA Voto 8,5
La storia della canzone italiana, di quella parte della canzone italiana divertente, fresca e disimpegnata. Che però vale come quella impegnata. Gli anni 60 spensierati di Morandi e la positività di Lova. Lorenzo fisicamente travolge Gianni, ma travolgerebbe anche il più pischello fra quelli in gara
ELISA Voto 7
Elisa è una che gioca a tutto campo: italiano e inglese, ballad e uptempo, contemporaneo e vintage
ACHILLE LAURO con Loredana Bertè Voto 6
L’attualità del messaggio di rispetto delle donne si perde un po’ con un’interpretazione non sempre in bolla. Il primo piano sugli occhi di Lauro però ci regala una profondità umana
Maria Chiara Giannetta Voto 7,5
Frammenti di brani della storia della musica italiana che diventano un dialogo tra due innamorati: si prendono e si lasciano, si dichiarano amore eterno e subito dopo litigano, respingono Amadeus perché «il triangolo no, non l’avevo considerato». Maria Chiara Giannetta e Maurizio Lastrico hanno messo in piedi un’esibizione da urlo
MATTEO ROMANO con Malika Ayane Voto 8
Il sorriso ammirato di Matteo Romano quando Malika apre bocca su Elton John. Lui dimostra che è sbagliato giudicare un cantante in base alla provenienza: una volta era «Amici» il nemico, oggi TikTok dove è nato questo ragazzo..
IRAMA con Gianluca Grignani Voto 7
Bello rivedere Gianluca Grignani che non si fa del male (grazie a Irama). Quando Ama gli augura di tornare qui presto si becca un sano «quando si farà un po’ più di rock»
DITONELLAPIAGA e RETTORE Voto 5,5
Tutto al posto giusto, ma manca un pizzico di follia: didascaliche
IVA ZANICCHI Voto 5
Non è una questione anagrafica. Ci sono cose senza tempo, ma se le rifai buttando i suoni in un’epoca che non c’è più non rendi loro un bel servizio
ANA MENA con Rocco Hunt Voto 3
Ana Mena che viaggia nella musica italiana con Rocco Hunt è da segnalare alla Farnesina, una buona occasione per ritirare il nostro ambasciatore dalla Spagna
MICHELE BRAVI Voto 5
È vero che se fai Battisti come Battisti diventa una noia. Bravi prova a dare una versione teatrale di “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi” ma l’inceretezza del titolo si rispecchia nella voce
MAHMOOD&BLANCO Voto 9,5
Non ha senso commentare, andate a rivederla su RaiPlay (sul perché non è 10, guardate la pagelle di Cremonini ieri)
ORIETTA BERTI Voto 4
I suoi abiti valgono tre edizioni complete di «Ma come ti vesti?!». Spinoza trova la sintesi fulminante perfetta: «Orietta Berti è vestita da incapacità di intendere e volere»
AMADEUS Voto 7
Si fa cinque ore di diretta con la serenità di chi sta sul divano a casa. Non sbaglia praticamente mai e se succede fa leva sull’errore e ne esce in piedi. Mattarella l’ha pure chiamato per fargli i complimenti, è in totale trance agonistica, sta a vedere che tra 7 anni ci fa un pensierino
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra Voto 8,5
Il wall of sound di Phil Spector portato nei club alla Prodigy. Ecco come si fa un omaggio. Ronnie Spector è lassù che balla
MASSIMO RANIERI con Nek Voto 6
Ranieri – complice Nek - porta Pino Daniele nel suo territorio, quello della tradizione
LINO GUANCIALE Voto 6,5
«In cinque giorni di Festival dici più parole che un italiano medio in tutta la vita... ma almeno a casa stai zitto?». Il temutissimo momento marchetta fiction è meno peggio del solito. Canta (A Hard Day’s Night dei Beatles) meglio di 4 o 5 «artisti» in gara
RKOMI con Calibro 35 Voto 5,5
Con una band – e i Calibro 35 sono una superband – l’ex rapper occupa meglio il palco. Vasco, anzi Skova come si è ribattezzato facendo lo stesso gioco sulle sillabe, benedice. I fan un po’ meno
AKA 7EVEN con ARISA Voto 6
Aka riesce a stare in equilibrio fra il ricordo di baroni e la voce di Arisa. Si salva
HIGHSNOB & HU Con Mr. Rain Voto 6
Possono sembrare i più lontani da Tenco, ma alla fine riescono a mettere emozione
DARGEN D’AMICO Voto 6,5
Prova a fare girare la bambola di Patty Pravo con un altro passo. L’effetto è curioso ma manca l’effetto wow. Le strofe rappate non aggiungono molto
GIUSY FERRERI con Andy dei Bluvertigo Voto 5,5
Un Battisti in versione dopata, Giusy sente la prova
FABRIZIO MORO Voto 6
Una versione che non aggiunge nulla all’originale
TANANAI con Rosa Chemical Voto 5
L’’arrangiamento parte con delle buone idee, ma alla fine prevale il caos. E le nuove barre del testo sono povere nelle immagini e nel linguaggio
I vestiti di Sanremo 2022, pagelle ai look: da Maria Chiara Giannetta, barcollante (5) ad Amadeus, in-broccato (7). Tutti i voti della quarta serata. Gian Luca Bauzano su Il Corriere della Sera il 4 Febbraio 2022.
Serata complessa in materia di scelte di stile: abbinare gli abiti tra i cantanti in gara e quelli ospiti per i duetti delle “cover”. E come co-conduttrice on stage l’attrice Maria Chiara Giannetta
Maria Chiara Giannetta: barcollante 5
Il post Drusilla Foer, perché ormai di questo si sta già parlando, ha visto la simpaticissima Maria Grazia Giannetta raccogliere il testimone da co-conduttrice di Sanremo. Il banco di prova della scalinata risolto con barcollante ironia. E la discesa di corsa terrorizzata, spiazza. E la scelta dell’abito era azzeccata. Un corto total black incrostato effetto tutù Giorgio Armani Privé ad hoc per l'apertura di serata. Ma non è bastato per sortire un bell’effetto. Ma la serata è ancora lunga
Giovanni Truppi: coerente 6
Tiene fede al brano scelto: «Nella mia ora di libertà» di De André e si presenta, coerente, con l’ennesima canotta. Tonalità geranio/ruggine coordinata con il fiocco del duettante Vinicio Capossela e la pochette della giacca di Mauro Pagani. Quello che va detto che la sua valigia sanremese, Truppi l’ha risolta in fretta. E intanto su Twitter si scatena l’effeto: dove acquistare la canotta colorata, perfetta per la disco estivo
Amadeus: in-broccato, 7
Forse una scelta un po’ d’antan il broccato lamé bronzo dalle rifrangenze rosa (colore di tendenzissima), scelto da Amadeus per il suo smoking. Ma visto che questa è la penultima serata del Sanremissimo nazionale, l’effetto shining ci sta. Del resto il tema filo conduttore sono le “cover”, a dire i grandi successi di ieri re-interpretati dagli artisti in gara. Con eventuali star in duetto. E la gara ha avuto inizio
Beppe Vessicchio: rassicurante 7,5
Accolto da un applauso affettuoso il Maestro Beppe Vessicchio è apparso con volto pacato e un look di memoria professorale. Tra libro Cuore e Ateneo universitario è stato come una presenza rassicurante. Solista al pianoforte durante la performance di «Live and let die» di Le vibrazioni con Sofia and The Giants. Così Mastro Beppe ha quasi voluto far giungere il messaggio che Sanremo resta un evergreen. Come quello di (quasi) tutti i docenti il suo stile funzionava perché sorta di non stile. Senza tempo.
Sangiovanni & Fiorella Mannoia, black&white, 1: 6
Il rosa è il colore, i colori non colori di quest’edizione di Sanremo sono invece il nero e il bianco, o viceversa. Mahmood&Blanco sono stati i portabandiera. Così ecco arrivare Sangiovanni e Fiorella Mannoia in duo con il primo black&white della serata. Interessante il risultato, bisogna ancora lavorarci sopra.
Emma e Francesca Michielin, black&white, 2: 7/8
Mozzafiato la performance di Emma e Francesca Michielin di «Baby one more time» di Britney Spears. Altrettanto impattante il loro black&white luminescente. Total look di Miu Miu per Michielin, mentre made in Gucci quello per Emma con tuxedo incrostato. In realtà il completo era di un verde petrolio scurissimo. Talmente scuro da sembrare nero. L’effetto funzionava ancora di più. E va così nella categoria bianco e nero e con premio. Ormai chiaro è il messaggio Bianco e nero, come si usa dire negativo e positivo, ma senza accezione negativa. A dire la vita, lo stile, le scelte si possono vedere da due punti di vista differenti. Ma che possono dialogare in armonia. Senza pregiudizi
Gianni Morandi e Jovanotti, total white, 1: 8
Oltre agli abiti rosa, le giacche bianche e i tuxedo bianchi saranno tra poco introvabili. Fuoco d’artificio la performance del “duo” Gianni Morandi e Jovanotti. E vederli piroettare in scena in tuxedo (quello di Morandi by Giorgio Armani), come se indossassero una comoda tuta da atletica, da standing ovation. E c’è stata. Palmares in anticipo per la bravura (Jovanotti con mocassini in vernice nera by Santoni)
Elisa ed Elena D’Amario, total white, 2: 5/6
L’idea ci stava: canto e danza con «What a feeling» da Flashdance. L’hanno portata in scena Elisa e la danzatrice Elena D’Amario. Total white anche per loro. Ma l’effetto non è così riuscito come quello del duo Morandi&Jovanotti. Piede scalzo entrambe Achille Lauro style, sovrapposizioni e morbidezze. Un po’ oversize, un po’ Isadora Duncan. Che altro?
Achille Lauro e Loredana Berté, black&white 3: 6/7
Tutto ben coordinato, anche la dichiarazione di scuse e amore di Achille Lauro (in un nuovo look by Gucci) a Loredana Berté (in Gianluca Saitto). «Sei bellissima» la canzone interpretata, sei bellisima dice Laura a Berté. Anche per loro combinazione black&white. Forse l’abito di Loredana era un blu notte, ma anche qui on stage si può giocare. Loro in sintonia. I dettagli da sistemare... Pazienza
Ditonellapiaga e Rettore: re-mixate 5/6
Qui c’è il dolo. Se scegli di duettare in un successone di sempre come:«Nessuno mi può giudicare» , diciamo che provochi? Così il duetto di Ditonellapiaga e Rettore era la canzone “ritratto” del “caschetto d’oro” del passato Caterina Caselli. Ma il giudizio arriva. Mon proprio positivo se on stage appaiono look che sembrano il re-mix di tanti mondi (troppi) diversi. Dalle spalle galaxy Kiss style, alla giacca con camelia e alla gonna pantalone o allo scampanato anni ‘70 rosso lipstick. Va bene che la serata è stata concepita come viaggio nel tempo. Però forse meglio affrontarlo con meno fretta. Anche nella scelta dei capi. Presi singolarmente anche d’effetto
Massimo Ranieri e Neck, black&(quasi)white, 4: intonati 7
Emozionanti Massimo Ranieri e Neck in duetto su «Anna verrà» di Pino Daniele. E anche loro come duetto maschile giocano sul black&white: tuxedo portati in modo informale senza papillon e cravatte, color notte. Il risultato del molto black con un tocco white (la camicia di Ranieri) è armonioso e intonato
Michele Bravi: alternativo, 6/7
La speranza, come il verde, che ci siano altri colori oltre al rosa, al bianco e al nero, protagonisti del palcoscenico dell’Ariston. La offre Michele Bravi con un completo over e e morbido con top trasparente ricamato in argento.
Mahmood e Blanco: sinergici 7/8
Squadernano le aspettative. Nessun bianco e nero per i loro look. Cambiano rotta, ma l’effetto contrasto è vincente. Blanco con un completo dalle sfumature azzurro glicine di Attico dai taglia simmetrici che incorniciano i tatuaggi; Mahmood con un completo Fendi con pantalone al ginocchio nelle sfumature viola melanzana. In perfetta in sintonia nel duettare «Il cielo in una stanza» di Paoli. Raccolti proprio come in quella stanza segreta dove come dice il titolo della canzone si può anche contenere, ma anche vedere il cielo
Highsnob e Hu, total black: 6
Espressione forse un po’ sofferente per aver scelto un colore così tradizionale come il nero. Ma in questa quarta serata dedicata alle cover in coppia Highsnob e Hu hanno optato per un prudente e tranquillizzante total black
Aka7even e Arisa, total white 3: 6
Aka7even cambia colore da rosa a bianco, mantiene però lo stile quello di Stella McCartnmey, per duettare giustappunto Cambiare di Alex Baroni con Arisa. Versione quasi Follie di Ziegfeld con strascico e maniche tutti plumetis. E anche il capello (parrucca) rosa laminato ci sta
Dargen D’Amico, black&white, 5: 5/6
In scaletta tra le performance finali di serata Dargen D’Amico decide di non fare una scelta univoca. Nero o bianco? Meglio un solo abito black&white. Ma il risultato fa un po’ troppo “informale”
Lino Guanciale, total black, 2: inamidato 6
Accolto da un’ovazione per la sua prestanza estetica dal pubblico femminile all’Ariston, Lino Guanciale si presenta on stage in total look nero by Giorgio Armani. Gli dona... Però. Capello inamidato e viso pallido. Gioca la carta della recente paternità e fa anche lo spottone dei prossimi programmi sul piccolo schermo. E canta pure una hit dei Beatles. Non si (e ci) fa mancare nulla. Una manciata di minuti. O infiniti secondi? Ma un ventata di disinvoltura in più?
Maria Chiara Giannetta: think pink 6
Si è impegnata così all’ultima discesa dalla scalinata dell’Ariston in Armani Privé rosa carico e trionfo di cristalli Maria Chiara Giannetta è un po’ migliorata. Vince la simpatia, quella sì. Ci ha anche ricordato che il rosa è tra i colori sanremesi e non solo di tendenza. E plauso ad Amadeus per l’unico smoking scelto che si è abbinato con tutto e tutti
Tutti i look di coppia della serata dei duetti a Sanremo 2022. Anna Lupini su La Repubblica il 4 Febbraio 2022.
La co conduttrice, l'attrice Maria Chiara Giannetta, in Armani Privè e tutti i look della serata dei duetti dedicata alle cover. I più fantasiosi, divertenti e azzeccati sono stati quelli degli uomini.
A Sanremo è la serata dei duetti, e spesso anche i look dei cantanti in gara e dei loro accompagnatori musicali sono coordinati.
Al fianco di Amadeus invece, dopo il trionfo mediatico di Drusilla, c'è l'attrice Maria Chiara Giannetta, che per la sua prima uscita sceglie un abito corto a tutù firmato Armani Privè.
Noemi, vestita sempre da Alberta Ferretti, scegli un abito color ciclamino con spacco e drappeggio sul fianco.
Rosso e nero sono i colori scelti da Giovanni Truppi e Vinicio Capossela, ma la camicia rossa fa scattare qualche paragone storico.
Black & white per la coppia Sangiovanni (Diesel) e Fiorella Mannoia.
Emma ha indossato un tuxedo one of a kind in velluto verde petrolio con ricamo in cristalli, camicia bianca, bustier in duchesse nera. Sandali con platform a tacco alto in pelle metal argento. A completare il look, anello in oro bianco 18kt con diamanti e acquamarina, anello in oro bianco 18kt con diamanti e berillo, orecchini a catena della collezione Gucci Link to Love in oro bianco 18kt con pendente Gucci. Make-up Gucci Beauty.
Completo due pezzi con gonna pareo e motivo a rombi firmato Miu Miu per Francesca Michielin.
(ansa)Elisa e Elena Damario hanno dato vita a un duetto con balletto sulle irresistibili note di Flashdance. Pierpaolo Piccioli parte dall’idea di creare un guardaroba per la sua amica e artista Elisa che fosse un inno alla vita. Per la cantante una giacca dal taglio maschile e gonna svasata avorio. Camicia di georgette avorio, per Elena D’Amario un abito di chiffon avorio con profondo decolleté, gonna ampia composta da quattro ruote che accompagna ed esalta i movimenti fluidi. Tutto Valentino.
Smoking bicolore per Jovanotti (Brioni) e Gianni Morandi (Giorgio Armani). Scatenatissimi nonostante gli abiti super formali.
Achille Lauro e Loredana Berté danno vita a un duetto pieno di poesia. Lui indossa completo bianco e camicia in tulle bianco. Make-up Gucci Beauty. Loredana Berté sfoggia le sue leggendarie gambe grazie a un abitino mini con grandi spalline imbottite e stivaletti bianchi.
Look da pirata dei Caraibi per Gianluca Grignani, che ha accompagnato Irama, in Givenchy, sulle note delle sue stesse canzoni.
Cambio d'abito, stavolta uno smoking Armani Privè per Maria Chiara Giannetta
Strepitoso look metallizzato per La Rappresentante di Lista, Veronica indossa un mini abito in stile biker a maniche lunghe in pelle argento, con cintura in vita e zip sul davanti, ispirato alla collezione Moschino Donna Primavera/Estate 2018. Completano il look stivali alti argento in pelle con lacci coordinati e occhiali da sole a forma di cuore, Moschino Primavera/Estate 2022. Dario indossa giacca biker e shorts in pelle nera con dettagli di lacci e fibbie bondage su schiena e gambe. Completano il look anfibi e tracolla porta chitarra in pelle nera. La Rappresentante di Lista interpreta “Be my baby” dei Ronettes insieme a Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra, anch’essi in Moschino.
Abito verde e top in paillettes per Michele Bravi, sempre più genderless nel look
Elegantissima la coppia di Brividi. Completo azzurro cielo Valentino per Blanco, completo bermuda color melanzana firmato Fendi per Mahmood.
Completo di Etro color cuoio per Rkomi, che si libera presto della giacca per una performance a petto nudo sulle note di Vasco anni '80.
Ultimo cambio d'abito per Maria Chiara Giannetta, in rosa
Bianco e nero optical per Dargen D'amico
Tananai con Rosa Chemical sono l'ultimo duetto della serata sulle note di A Far l'Amore Comincia Tu. In fatto di look gli uomini hanno fatto la parte del leone.
Federico Rocca per vanityfair.it il 5 Febbraio 2022.
Quarta (e penultima) serata del Festival di Sanremo edizione numero 72. Anche questa sera tutti i 25 campioni in gara quest'anno, che sul palco dell'Ariston si affrontano a colpi di cover celebri, taluni giocando persino il jolly di guest di tutto prestigio.
Le tendenze glamour già delineate nelle prime serate diventano ora ancora più evidenti. Quali? L'uso (abuso?) del bianco, del nero, e del bianco&nero (Dargen, ci senti?), per dire la più macroscopica. Ma anche una certa sensualità diffusa e friccicarella, ben distribuita tra le generazioni e i generi.
Se le donne giocano con malizia, solleticando per ammiccamenti e sottrazioni, gli uomini si spogliano senza indugi e tanto meno pentimenti. Il più spavaldo? Rkomi, la cui giacchetta dura il tempo che impiega l'ormone per mettersi in circolo. Tutti i look, e i nostri voti, nelle foto più in basso. E per chi se lo chiedesse, vi anticipiamo: sì, Truppi indossava la sua bella canottiera. Udite udite: rossa.
Amadeus in Gai Mattiolo
Uno smoking pralinato
Voto: 6
Noemi in Alberta Ferretti (e gioielli Bulgari)
E tre. Noemi ha azzeccato anche questa.
Voto: 7
Maria Chiara Giannetta in Giorgio Armani Privé (e gioielli Crivelli)
Nel vestito piccolo ci sta il vino buono.
Voto: 7
Giovanni Truppi e Vinicio Capossela
La canotta si fa garibaldina.
Voto: 4 (ma Capossela spinge su verso il 6)
Sangiovanni in Diesel e Fiorella Mannoia
L'ennesima coppia festivaliera in bianco e nero. In trend.
Voto: 6/7
Yuman
A capirlo, questo look.
Voto: 5-
Emma in Gucci e Francesca Michielin in Miu Miu
Tra le due, non sappiamo per chi pro-pendere.
Voto: 6/7 di media
Beppe Vessicchio
King of style.
Voto: 9
Gianni Morandi e Jovanotti in Brioni
Appena attraccati con la Costa Toscana.
Voto: 8
Le vibrazioni
Di tutto lo si può accusare, tranne che di non essere coerente.
Voto: 6
Sophie & The Giants
Solo per fare chiarezza: non è una cosplayer.
Voto: 6
Elisa in Valentino
Ci volete onesti o ci volete entusiasti delle proporzioni di questo look?
Voto: 5 o 8, dipende da come ci volete
Loredana Bertè in Gianluca Saitto e Achille Lauro in Gucci (e gioielli Bulgari)
Lei ha gli stivaletti bianchi, come il look di lui. E guarda caso lui è scalzo…
Voto: 7+
Maria Chiara Giannetta in Giorgio Armani Privé
Qui si gioca in difesa.
Voto: 6
Matteo Romano in Emporio Armani
Zuava revival.
Voto: 5 ½
Malika Ayane in Giorgio Armani
Ad accompagnare sul palco Romano, questo distillato di pura classe.
Voto: 8
Irama in Givenchy e Gianluca Grignani
Il make up di Grignani è sbavato quanto il completo di Irama.
Voto: 5
Iva Zanicchi in Artemio Cabassi
Ha scrostato un pezzo della scenografia e ne ha fatto un abito. Se non è riciclo questo!
Voto: 6 1/2
Lorenzo Jovanotti in Brioni
C'è gente che qualsiasi, letteralmente qualsiasi cosa indossi, è sempre pazzescamente figa. Quella gente è lui.
Voto: 9
Ditonellapiaga e Rettore in Philosophy di Lorenzo Serafini
Il diavolo e l'acqua santa.
Voto: 6 ½
La Rappresentante di lista in Moschino
Così trasformisti che Arturo Brachetti scansate.
Voto: 7
Ana Mena in Emporio Armani e Rocco Hunt in Boss
Ma ripartiamo da qui.
Voto: 6
Massimo Ranieri in Versace e Nek
Nek è l'ennesima riprova di quanto il blu&nero possa essere super chic.
Voto: 6/7
Mahmood in Fendi e Blanco in Valentino
Sul palco dell’Ariston pensavamo di avere visto tutto. Ma il reggicalze da uomo, quello forse ancora no. Anche questo è un primato.
Voto: 6/7
Maria Chiara Giannetta in Giorgio Armani Privé (e gioielli Crivelli)
Da archiviare nella categoria vestiti belli che però non regalano il brivido lungo la schiena.
Voto: 6/7
Rkomi in Etro
Il gubbino è durato tre, due, uno…
Voto: 7 (sì, è il più sexy di SanremoVentiVentidue)
Michele Bravi in Roberto Cavalli
Daje che te ridaje, vuoi vedere che ci piace pure lui?
Voto: 6/7
Lino Guanciale
Bello, bravo, elegante, scopriamo intonato. Ok, aggiudicato.
Voto: 7
Aka7even in Stella McCartney e Arisa in Antonio Grimaldi
Qui immortalati prima del lancio del bouquet.
Highsnob in Zegna e Hu in CHB
Voto disgiunto.
Voto: 5 ½ lui, 8 lei
Dargen D'Amico in Wayerob
Al quale presta la mise l'amica Rettore (agevolo prova fotografica qui).
Voto: 5
Giusy Ferreri in Philipp Plein
In crescendo.
Voto: 6
Fabrizio Moro in Philipp Plein
Pitone selvaggio.
Voto: 5
Maria Chiara Giannetta in Giorgio Armani Privé (e gioielli Crivelli)
ELISA
Tutto sotto controllo. Anche troppo.
Voto: 7
Tananai e Rose Chemical
Tananai ci piace assai.
Voto: 8 a lui, 5/6 a Rose Chenical
Sanremo 2022: i beauty look della quarta serata, all’insegna dei grafismi occhi in stile Euphoria. Nella serata dedicata alle cover sono le più giovani a saper giocare con i beauty look: dagli eye liner grafici di Emma Marrone e Francesca Michielin fino al lob mosso e sbarazzino della co-presentatrice Maria Grazia Giannetta. LUCIANA CARAMIA su iodonna.it il 4 Febbraio 2022.
A Sanremo 2022 è la serata delle cover duettate, forse tra le più attese e amate, insieme alla finale. Accanto ad Amadeus fa il suo debutto sul palco del Festival una Maria Chiara Giannetta per nulla emozionata (almeno all’apparenza) e super frizzante. E dei beauty look che decretano la maxi tendenza trucco di questo Sanremo 2022: i cat e winged eye, a tutto eyeliner.
Il makeup tutto occhi: grafismi in stile Euphoria per Emma Marrone e Francesca Michielin
La performance più attesa della serata è stata sicuramente quella di Emma Marrone, che ha scelto di rendere il suo personale omaggio a Britney Spears, insieme a Francesca Michielin. Come ha rivelato in un’intervista lei stessa, il suo è stato un omaggio al pop e a un’artista che ha saputo esprimersi appoggiando anche le cause più importanti, come quella per la comunità LBGTQ+.
Per Emma, il makeup artist Simone Giammino ha creato un cat eyes super rock, slanciato verso la tempia quasi a seguire la linea delle spalline importanti, caratterizzanti il tailleur in velluto Gucci (come il makeup).
Per Francesca Michielin invece, il MUA Luca Cianciolo ha creato un doppio gioco di grafismi da manuale, esaltato ancora di più dall’hair look pulito e minimal.
Il beauty look di Maria Chiara Giannetta
Vestita in un abito corto di tulle e strass, l’attrice di Blanca porta in prima serata l’eleganza vivace di un taglio corto, caratterizzato da wave morbide e molto naturali.
Lo styling, firmato da Domenica Ricciardi per Cotril, è perfetto per valorizzare il caschetto midi dell’attrice e la scollatura dell’abito. La riga è centrale e alle radici è conferito un po’ di volume per rendere l’insieme ancora più naturale.
Il make up firmato Armani Beauty invece è all’insegna della naturalezza: l’incarnato è molto naturale, le guance riscaldate da un blush color pesca, gli occhi con un velo di eyeliner sono intensificati dall’uso strategico di ciglia finte che aprono lo sguardo “a ventaglio”.
Niente colpi di testa quindi, ma un beauty look che rispecchia appieno la sua età e il suo appeal giovane e frizzante, senza risultare sopraffatto dalla formalità della serata.
Sanremo, da Blanco a Damiano, i tagli da uomo che anticipano i trend di primavera. Martina Manfredi La Repubblica il 5 Febbraio 2022.
Dal Caesar Cut di Highsnob all'Italian Slickback lungo con capelli tirati all'indietro di Damiano, fino al Messy Cut di Blanco: le teste più di tendenza di Sanremo commentate da un esperto
Non solo i tormentoni musicali: gli artisti sul palco del Festival di Sanremo sempre più spesso anticipano molto più delle canzoni che intoneremo nei prossimi mesi. Anticipano le mode, anche beauty. E quest'anno tocca soprattutto agli uomini guidare le tendenze di bellezza, con l'uso del make-up ma anche con i tagli di capelli, che mostrano alcuni degli haircut maschili più di tendenza per la primavera. Di seguito ne abbiamo identificati quattro, che abbiamo analizzato con l'aiuto di Emanuele Giannini, marketing manager di Bullfrog.
Slickback e lungo naturale
Sanremo conferma il nuovo amore per i tagli medio lunghi, soprattutto da parte dei ragazzi più giovani della Generazione Z. "Sangiovanni, Irama, Tananai, hanno tutti sfoggiato capigliature fluenti e lasciate molto naturali, con i loro volumi e asimmetrie spontanee e spesso a coprire leggermente il viso", nota Emanuele Giannini di Bullfrog. "È sicuramente un look adatto a ragazzi molto giovani come loro e richiede sicuramente più cura nel lavaggio e asciugatura che non nello styling".
Tra i tagli lunghi merita una nota a parte l'hairstyle di Damiano David dei Maneskin, con i capelli pettinati all'indietro e lasciati asciugare naturalmente. "Damiano porta un taglio italian slickback, quindi un taglio tradizionale a forbice in questo caso con laterali medio lunghi e una riga centrale", continua Giannini. "È un look molto ricercato, che richiama alcune icone del cinema italiano degli anni 50 e 60, rivisitato in modo più fluido e rock, non poteva essere più adatto per lui. Bisogna ammettere però che si tratta di uno stile non facile da replicare e non adatto a tutti".
Caesar Cut
Quello di Highsnob è il classico Caesar Cut o taglio alla Cesare, che si caratterizza per la frangetta corta sulla fronte, che ha una posizione orizzontale rispetto al piano di riferimento, perfetto per chi ha un viso ovale e con la fronte larga. Highsnob lo porta in una versione grunge biondo platino e abbastanza lunga. Ispirato al Caesar Cut ma in versione corta è anche il taglio di Mahmood, più preciso e rigoroso, realizzato a macchinetta, sia sui lati sfumati che sopra. "Mahmood per quest’anno ha optato per una sfumatura molto alta e molto netta, che arriva praticamente a zero sulla base del collo. Un Razor Fade che noi amiamo molto e che non si vedeva da un po’, abbinato in questo caso a un Caesar Cut molto corto", spiega Emanuele Giannini. "I capelli sono portati in avanti e tagliati nettamente in una linea che segue i contorni della fronte".
Messy Cut
I migliori riferimenti per il taglio di capelli messy, ovvero scomposto, sono Blanco e Achille Lauro. "Si tratta di un taglio spettinato, senza sfumature, con i capelli portati in avanti e lasciati nel loro volume e movimento naturali", spiega l'esperto, confermandone la popolarità. "È un taglio spesso richiesto in barberia che, quando ben eseguito, può dare molta personalità e che può essere finito con prodotti malleabili ed elastici, come le paste a effetto naturale". Come dimostra Achille Lauro, il messy cut si sposa benissimo con una tendenza colore del momento: il biondo platino. "La decolorazione sull’uomo è un trend importante degli ultimi tempi, una scelta forte e che richiede un po’ di manutenzione con il ritocco della ricrescita e l’uso di shampoo appropriati anti-giallo".
Easy Mullet
Alessandro Cattelan ha stupito sul palco dell'Ariston per il suo mullet in versione corta, molto easy, più facile da copiare e portare nella vita di tutti i giorni. "Il mullet è un taglio tipico degli anni 80, che si caratterizza per essere corto davanti, sopra e sui lati e lungo dietro, con capelli molto corposi, ben texturizzati. La versione scelta da Cattelan ci è sembrata molto interessante perché, nonostante conservi il suo aspetto 'ribelle', non è particolarmente estrema e può essere replicata comodamente anche nella vita di tutti i giorni", commenta Emanuele Giannini di Bullfrog. "Interessante anche il giro delle orecchie sfumato più corto che dona un punto luce ai lati del viso".
Sanremo 2022, il Fantasanremo conquista l'Ariston: flessioni sul palco per Rkomi e Amadeus. La Repubblica il 4 Febbraio 2022.
Durante la serata delle cover, Rkomi ha stupito il pubblico invitando, con successo, Amadeus a fare le flessioni sul palco. Dopo il medley di Vasco Rossi - accompagnato dai Calibro 35 - il giovane cantante ha eseguito numerosi flessioni sul palco, una performance improvvisata per guadagnare ben +30 punti nella classifica di Fantasanremo, il fenomeno social nato quest'anno.
Sanremo 2022, Morandi e Jovanotti vincono la serata cover. Nella classifica generale sempre primi Mahmood e Blanco
di Giovanni Gagliardi
Il cantante di Monghidoro sale al secondo posto, terza Elisa. La co-conduttrice Maria Chiara Giannetta commuove con le sue "guide" non vedenti. Standing ovation dell'Ariston per Achille Lauro con Loredana Bertè. Applausi e cori per Vessicchio. Flessioni sul palco, spopola il Fantasanremo
Penultima serata del Festival di Sanremo. È stata la 'serata delle cover', nella quale i 25 cantanti in gara hanno duettato sul palco in compagnia di un ospite prestigioso e interpretato alcuni tra i più grandi successi della musica nazionale e internazionale scelti dal repertorio compreso tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta. Ad affiancare Amadeus nella conduzione c'è stata l'attrice Maria Chiara Giannetta, nota al pubblico per i ruoli di Anna Olivieri in Don Matteo e Blanca Ferrando in Blanca. È intervenuto anche Jovanotti prima per cantare con Gianni Morandi e poi come ospite.
La scaletta della quarta serata:
01 Noemi (You make me feel like) A natural woman (Aretha Franklin) - 02 Giovanni Truppi con Vinicio Capossela Nella mia ora di libertà (Fabrizio De André) - 03 Yuman con Rita Marcotulli My way (Frank Sinatra) - 04 Le Vibrazioni con Sophie and the Giants e Peppe Vessicchio Live and let die (Paul McCartney) - 05 Sangiovanni con Fiorella Mannoia A muso duro (Pierangelo Bertoli) - 06 Emma con Francesca Michielin Baby one more time (Britney Spears) - 07 Gianni Morandi con Mousse T Medley - 08 Elisa What a feeling (Irene Cara da Flashdance) - 09 Achille Lauro con Loredana Bertè Sei bellissima (Loredana Bertè) - 10 Matteo Romano con Malika Ayane Your song (Elton John) - 11 Irama con Gianluca Grignani La mia storia tra le dita (Gianluca Grignani) - 12 Ditonellapiaga con Rettore Nessuno mi può giudicare (Caterina Caselli) - 13 Iva Zanicchi Canzone (di Don Backy e Detto Mariano nella versione di Milva) - 14 Ana Mena con Rocco Hunt Medley - 15 La Rappresentante di Lista con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra Be my baby (The Ronettes) - 16 Massimo Ranieri con Nek Anna verrà (Pino Daniele) - 17 Michele Bravi Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi (Lucio Battisti) - 18 Mahmood e Blanco Il cielo in una stanza (Gino Paoli) - 19 Rkomi con Calibro 35 Medley Vasco Rossi - 20 Aka 7even con Arisa Cambiare (Alex Baroni) - 21 Highsnob e Hu con Mr Rain Mi sono innamorato di te (Luigi Tenco) - 22 Dargen D'Amico La bambola (Patty Pravo) - 23 Giusy Ferreri con Andy dei Bluvertigo Io vivrò senza te (Lucio Battisti) - 24 Fabrizio Moro Uomini soli (Pooh) - 25 Tananai con Rosa Chemical A far l'amore comincia tu (Raffaella Carrà)
La diretta
La classifica generale
In classifica generale sono primi Mahmood e Blanco con Brividi, secondo Gianni Morandi con Apri tutte le porte, terza Elisa con O forse sei tu.
Morandi e Jovanotti vincono la serata cover
Gianni Morandi con Jovanotti e il medley dei loro successi hanno vinto la serata delle cover. Al secondo posto Mahmood e Blanco con Il cielo in un stanza e terzo posto per Elisa con What a feeling dalla colonna sonora del film Flashdance. Il premio a Morandi è stato consegnato dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Poi Morandi e Jovanotti hanno concesso il bis, replicando il medley che li ha portati sul gradino più alto del podio. "Abbiamo vinto Gianni, siamo primi", ha urlato Jovanotti a Morandi, mentre il pubblico in piedi ha ballava sulle note delle loro canzoni.
La classifica della quarta serata
Tananai con Rosa Chemical, A far l'amore comincia tu di Raffaella Carrà, un omaggio alla grande artista morta lo scorso 5 luglio.
Fabrizio Moro canta Uomini soli dei Pooh. Poi, anche lui ha giocato al Fantasanremo, che prevede punti per chi offre dei fiori ad Amadeus. In realtà, il cantautore romano ha in mano una piantina grassa: "Questa sarebbe per te, ma la do a lei", si rivolge al conduttore prima di consegnare l'omaggio 'floreale' all'attrice Maria Chiara Giannetta. Varrà per assegnare punti a Fabrizio Moro e a chi lo ha scelto in squadra per il Fantasanremo? O si chiederà l'intervento del Var?
Giusy Ferreri con Andy dei Bluvertigo Io vivrò senza te di Lucio Battisti.
Lino Guanciale, giunto all'Ariston per presentare Sopravvissuti e Noi, le prossime fiction Rai che lo vedranno impegnato, si cimenta in A hard day's night dei Beatles. L'attore spiega di aver scelto questa canzone perché esprime "due valori enormi e due grandi fortune: avere un lavoro e avere una casa dove tornare con qualcuno che ami".
Dargen D'Amico interpetra La bambola di Patty Pravo. Il cantante inserisce parti rap scritte per l'occasione e anche stasera non rinuncia a flirtare con il FantaSanremo e, alla ricerca di bonus, scende in platea e si concede un giro tra le poltrone dell'Ariston.
Maria Chiara Giannetta torna sul palco con i suoi coach per Blanca, "cinque persone, cinque guardiani", dice l'attrice, che le sono stati vicini nella preparazione della fortunata fiction di Rai1 nella quale interpreta una profiler non vedente ma dotata di uno sguardo 'diverso' ed efficace sul mondo. Invita il pubblico dell'Ariston a chiudere gli occhi e ad ascoltare, respirare, ascoltare i battiti, sentire i sapori al buio. Poi presenta Michela, Marco, Sara, Maria, Veronica. Ognuno di loro - dice - le ha insegnato qualcosa come la determinazione, potersi fidare, l'ironia e la capacità di fare salti nel vuoto.
Highsnob e Hu con Mr Rain eseguono Mi sono innamorato di te di Luigi Tenco.
Aka7even con Arisa canta Cambiare di Alex Baroni, un omaggio a 20 anni dalla morte dell'artista. "Sono felicissima di essere qui", dice la cantante che fa un riferimento al Fantasanremo e promuove a pieno voti il suo compagno di serata: "È un ragazzo di grande valore".
I complimenti di Vasco a Rkomi
Rkomi con Calibro 35 in un medley del repertorio anni 80 di Vasco Rossi. Il suono delle colonne sonore dei poliziotteschi anni 70, riportato in auge dalla band milanese, è alla base degli arrangiamenti che danno nuova vita a scampoli di classici come Quante deviazioni hai e Fegato, fegato spappolato. E il verso "Ormai ci sono abituato, sono vaccinato, sono controllato", in tempi pandemici, torna ironicamente d'attualità. Al termine dell'esibizione, Amadeus e Rkomi fanno un paio di flessioni insieme in 'omaggio' al Fantasanremo. "Forza Rkomi. Firmato SkoVa. Kom..plimenti anche ai Calibro 35". Vasco Rossi fa arrivare via social il suo apprezzamento per Rkomi e il medley dedicato ai successi del Blasco, nella serata delle cover al festival di Sanremo.
Due voci emozionanti e una canzone leggendaria
Momento intenso con Mahmood e Blanco che cantano Il cielo in una stanza di Gino Paoli. Il brano è un'esplosione di violini che vibrano sul palco dell'Ariston dopo l'irruzione di Mahmood e Blanco alle spalle di Amadeus. Si siedono, si abbracciano e 61 anni dopo la melodia di Gino Paoli torna più che attuale che mai.
Michele Bravi e le fedi dei nonni
Michele Bravi canta Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi di Lucio Battisti e Mogol. Al termine il cantante mostre due fedi: "Sono dei miei nonni, che non ci sono più, ma stasera hanno cantato con me". E i lucciconi compaiono anche sugli occhi di Amadeus.
Collegamento con la nave Costa dove Fabio Rovazzi e Orietta Berti lanciano i Pinguini Tattici Nucleari che cantano Ringo Starr.
Jovanotti super ospite
Dopo l'esibizione con Gianni Morandi, Jovanotti torna da super ospite e ricorda come "35 anni fa io facevo un programma su Italia1 e gli dissi 'vieni a fare una gag', arrivò con una giacca rosa. Se mi avessero chiesto come sarebbe stato Amadeus da grande, avrei detto così, sorridente, simpatico, professionale, in una parola bravo. Era il 1987 e Claudio Cecchetto aveva riunito un gruppo intorno a sé, i ragazzi di via Massena, dove c'è Radio Deejay. C'eravamo noi, Linus, Albertino, Gerry Scotti, gli 883, Pieraccioni... eravamo degli scappati di casa ma regalavamo bombe di allegria". Lorenzo ha poi recitato Bello mondo, una poesia di Mariangela Gualtieri e ha cantato Che sarà, il brano scritto da Jimmy Fontana, Franco Migliacci, Carlo Pes e Italo Greco.
Massimo Ranieri con Nek canta Anna verrà di Pino Daniele. Una standing ovation e un applauso scrosciante seguono la cover che rende omaggio alla memoria del cantautore napoletano e a quella di Anna Magnani, a cui il brano era dedicato.
(agf)La Rappresentante di Lista con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra eseguono Be my baby delle Ronettes.
(ansa)Ana Mena con Rocco Hunt in un medley della musica italiana. Ha iniziato da sola la cantante spagnola, in una delicata interpretazione de Il mondo. Ma è quando al suo fianco è arrivato Rocco Hunt che il pubblico dell'Ariston si è acceso con una versione rap dei Figli delle stelle. A chiudere Se mi lasci non vale. "Questo palco mi ha cambiato la vita - ha detto al termine dell'esibizione Rocco Hunt, vincitore di Sanremo Nuove Proposte nel 2014 - Tornare è sempre un'emozione".
Il duetto virtuale di Iva Zanicchi e Milva
Omaggio di Iva Zanicchi a Milva sulle note di Canzone, brano che arrivò terzo al Festival nel 1968, e che rivive all'Ariston anche in un duetto virtuale della voce di Iva con quella di Milva, scomparsa l'anno scorso. Le due portano a casa una standing ovation: "Questa è per Milva", dice Iva lasciando il palco.
Ditonellapiaga con Donatella Rettore Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli.
Irama sceglie come cover La mia storia tra le dita di Gianluca Grignani ed è Grignani stesso a esibirsi in duetto con lui nel brano che è stato presentata dal cantautore milanese a Sanremo giovani nel 1994. "Vorremmo vederti più spesso a Sanremo", dice Amadeus a Grignani, che si è progressivamente allontanato dai riflettori dopo i grandi successi di inizio carriera. Finale con bagno di folla in platea per i due artisti.
La storia della musica italiana in pochi minuti
Un mondo di canzoni, per dirsi 'ti amo' ma anche no. È un medley particolare, fatto non di brani cantati ma di titoli di canzoni infilati come una collana, quello scelto dagli attori Maria Chiara Giannetta e Maurizio Lastrico, lei protagonista della fiction Blanca e co-conduttrice, lui comico di Zelig, in un intermezzo della serata delle cover a Sanremo 2022. In una manciata di minuti, i due si sono presi e lasciati, si sono dichiarati amore eterno e subito dopo hanno litigato, hanno persino respinto Amadeus perché "il triangolo no, non l'avevo considerato...". "C'è tutta la storia della musica italiana", ha esclamato Amadeus al termine della loro performance teatrale. Alla fine della scenetta, su uno schermo appaiono i volti di tutti gli artisti tirati in ballo, da De André a Rino Gaetano, e viene accennata Pedro in memoria di Raffaella Carrà.
Matteo Romano con Malika Ayane cantano Your song di Elton John.
Lauro e Bertè: Sei bellisssima
Achille Lauro e Loredana Bertè eseguono il più importante tra i tanti cavalli di battaglia di lei, quella Sei bellissima con cui Loredana arrivò al successo. Una versione classica, che l'orchestra rende un po' meno elettrica dell'originale ma in cui Lauro canta con voce riverente e Bertè si diverte, come sempre.
Elisa e Flashdance
Nella serata delle cover e dei duetti, Elisa porta sul palco dell'Ariston la ballerina Elena D'Amario e un brano leggendario degli anni 80, What a feeling, colonna sonora del film Flashdance scritta da Giorgio Moroder e Irene Cara. Una versione travolgente, con Elisa perfetta nell'intonazione e una coreografia rispettosa e ispirata.
Tutta l'energia di Jovanotti e Morandi
E la sorpresa alla fine è arrivata: Lorenzo Jovanotti è arrivato a dare la scossa al festival e soprattutto a dare man forte a Gianni Morandi per il quale ha firmato il brano in gara Apri Tutte le porte. Ariston in visibilio (e in piedi a ballare) per i gemelli diversi, stessa energia, stessa forza, stessa voglia di divertirsi, che si scambiano favori intonando alcuni successi dell'uno e dell'altro. Da Occhi di ragazza a Penso Positivo, passando per Un mondo d'amore e Ragazzo fortunato.
Il finale è suggellato da un abbraccio di Jova con l'amico di una vita Ama.
Emma regala fiori
Emma con Francesca Michielin eseguono Baby one more time di Britney Spears.
Sanremo 2022, Emma e Francesca Michielin versione Britney Spears: entusiasmo sui social per "Baby One More Time"
Mannoia, Sangiovanni e Bertoli: il festival un ponte fra generazioni
Fiorella Mannoia si unisce a Sangiovanni per l'esecuzione di A muso duro di Pierangelo Bertoli. I due si abbracciano a fine brano e la cantante afferma che "canzoni come queste annullano qualsiasi barriera, qualsiasi età anagrafica". "Poteva sembrare un'accoppiata stramba ma questa canzone l'ha scelta lui", ha aggiunto Mannoia, che non è stupita da un artista così giovane che sceglie un brano così datato. "Se non sappiamo da dove veniamo, non possiamo sapere dove andiamo", spiega la cantante che ricorda: 35 anni fa "nel 1987 salivo su questo palco, proprio il 4 febbraio per cantare per la prima volta Quello che le donne non dicono".
Ovazione per il maestro Vessicchio
Le Vibrazioni con Sophie and the Giants e Peppe Vessicchio eseguono Live and let die, il brano scritto da Paul McCartney per la colonna sonora dell'omonimo film di James Bond. Applausi e coro 'Vessicchio Vessicchio' di tutto il teatro Ariston per il maestro bloccato fino a ieri dal Covid, anche se da qualche giorno era tornato negativo. Vessicchio ha accompagnato al piano l'interpretazione del gruppo.
È il momento di Yuman accompagnato al piano da Rita Marcotulli canta My way di Frank Sinatra.
Maria Chiara Giannetta e la telefonata di Amadeus
Esordio di Maria Chiara Giannetta. L'eroina di Blanca stasera è la co-conduttrice di Sanremo. Con Amadeus, ha sceso la scala
di corsa per ingannare l'ansia da prestazione. Poi ha raccontato della telefonata ricevuta dal direttore artistico e conduttore del festival con la proposta di condurre con lui una serata del festival, dopo un divertente incontro a I Soliti Ignoti. I due hanno 'recitato' la telefonata, con l'attrice che alla proposta ha avuto quasi un mancamento.
L'omaggio a De André
Omaggio a Fabrizio De André di Giovanni Truppi, con il brano Nella mia ora di libertà, affiancato da Vinicio Capossela e Mauro Pagani. Per l'occasione, Truppi ha cambiato il colore della 'canotta' indossata finora nelle due serate sul palco dell'Ariston: dal nero è passato al rosso.
È stata Noemi, al pianoforte, ad aprire la serata. Noemi ha interpretato il brano (You Make me feel) A natural woman di Carole King, portata al successo da Aretha Franklin.
Iniziata la quarta serata. "Amadeus, Amadeus". Cori e applausi, in apertura per il conduttore e direttore artistico della rassegna. Amadeus ha ringraziato e poi, come in ogni serata, ha ringraziato l'orchestra e ha dato il via, con la lettura dei codici, alla serata delle cover.
Aka7even e Arisa nella serata delle cover omaggiano Alex Baroni: il ricordo dell'artista scomparso. A 20 anni dalla morte dell'artista, Aka7even e Arisa ha reinterpretato 'Cambiare'. La Repubblica il 5 Febbraio 2022.
Evento nell'evento a Sanremo 2022. Nella quarta serata del festival dedicata a duetti e cover, Aka7even e Arisa hanno omaggiato Alex Baroni a 20 anni dalla morte cantando Cambiare.
Il cantante era nato a Milano il 22 dicembre 1966. Aveva iniziato la sua carriera negli anni Novanta cantando nei vari locali della città, poi era diventato corista per altri (Ramazzotti, Ivana Spagna, Rossana Casale) fino a debuttare come solista nel 1997 con un album che portava il suo nome. Dopo quello ne sono seguiti altri sette compreso uno postumo, C'è di più, e diverse raccolte.
L'esordio a Sanremo
Nel 1996 è a Sanremo come corista poi, nel 1997 partecipa a Sanremo Giovani, vincendo il premio assegnato dalla giuria di qualità. Nel 1998 il ritorno a Sanremo, stavolta nel girone 'Big' con Sei tu o lei (quello che voglio).
L'incidente e il coma
Il 19 marzo del 2002 l'artista, mentre percorreva ad alta velocità una strada romana è rimasto vittima di un incidente con la sua moto, sbalzato dopo l'impatto con una macchina che stava facendo un'inversione di marcia vietata. Subito le sue condizioni erano sembrate gravissime ed era entrato in coma. Dopo lo schianto era stato ricoverato all'ospedale Santo Spirito, dove moriva il 13 aprile, senza essersi mai ripreso.
Il ricordo di Giorgia
Giorgia, che è stata la sua compagna tra il 1997 e il 2001, lo ha tante volte ricordato pubblicamente e sui social. "In quell'angolo deserto del cuore risuona l'eco delle tue parole delle note di un tempo fermo immobile che non sente ragione e che niente vuol dimenticare, mai" scriveva la cantante in occasione dei 51 anni di Baroni, a cui ha dedicato molte canzoni tra cui Per sempre, Gocce di memoria, Marzo.
La dedica di Achille Lauro a Loredana Bertè: con 'Sei bellissima' chiede scusa alle donne. La Repubblica il 4 Febbraio 2022.
Nella quarta serata di Sanremo 2022 il cantante ha scelto di cantare 'Sei bellissima' insieme all'interprete del brano, dedicandole poi alcune parole.
Per la quarta serata del Festival di Sanremo 2022 Achille Lauro - in gara con Domenica eseguita insieme all'Harlem Gospel Choir - ha scelto di avere come ospite speciale Loredana Bertè, coinvolgendola in una intensa interpretazione di Sei bellissima. Alla fine dell'esecuzione del brano Lauro ha fatto recapitare alla Bertè un mazzo di fiori e un biglietto con queste parole, poi pubblicate anche in un post su Instagram, che riscrivono al maschile il testo di Sei bellissima (scritto da Claudio Daiano sulle musiche di Gian Pietro Felisatti, il singolo uscì nel 1975) interpretandolo come un momento di scuse nei confronti delle donne.
Che strano uomo sono io,
incapace di chiedere scusa,
perché confonde il perdono con la vergogna.
Che strano uomo sono io,
che ti chiama pagliaccio
perché pensa di dover combattere ciò che non riesce a raggiungere.
Che strano uomo sono io,
capace solo di dire “sei bellissima”
perché ancora ha paura di riconoscere il tuo valore.
Stasera, “per i tuoi occhi ancora”,
Chiedo scusa
e vado via.
Poi sui social la risposta di Loredana Bertè: "La tua lettera mi ha davvero commossa, sei un’anima sensibile. Questo ricordo lo porterò per sempre con me".
Loredana Berté ringrazia Achille Lauro: "Mai ricevuto scuse da nessun uomo 'perbene'". L'artista replica alla lettera che gli ha dedicato il cantante in gara a Sanremo nella serata dedicata alle cover in cui insieme hanno cantato 'Sei bellissima'. La Repubblica il 5 febbraio 2022.
"Nessun uomo 'perbene' mi ha mai chiesto scusa". Comincia così il messaggio che Loredana Bertè ha dedicato ad Achille Lauro con cui ha condiviso il palco dell'Ariston nella serata delle cover interpretando insieme Sei bellissima. "Né io né mia sorella abbiano mai vinto Sanremo in gara. Eppure questo trasgressivo, anticonformista, da alcuni definito addirittura 'blasfemo', giovane uomo in un solo colpo ha dedicato tutto il suo festival a me e, in un certo modo, forse anche a mia sorella (Domenica) chiedendo scusa a me e a tutte le donne".
"Di quanto amore è capace questo 'strano uomo'? E quanta capacità ha di esprimerlo? Grazie Achille Lauro" scrive in un post su Twitter, rispondendo così alla lettera che gli ha dedicato il cantante in diretta dopo la loro esibizione.
"Nessuno ha mai chiesto scusa a me e Mimì": l'ira della Bertè. Massimo Balsamo il 6 Febbraio 2022 su Il Giornale.
La regina del rock ha ringraziato Achille Lauro per il bellissimo gesto fatto sul palco dell'Ariston e non ha risparmiato stoccate.
“Nessun uomo ha mai chiesto scusa a me e a Mimì”: Loredana Bertè, come suo solito, mezzi termini. La regina del rock italiana ieri è stata protagonista al festival di Sanremo 2022 per duettare con Achille Lauro: la loro interpretazione di “Sei bellissima” ha conquistato il teatro Ariston per intensità ed emozione, ma anche per la bellissima dedica dell’artista nato a Verona.
Achille Lauro si è inginocchiato davanti alla Bertè e le ha donato un fascio di rose rosse con un biglietto: “Per l'immensa artista e incredibile donna che è […] che strano uomo sono io, incapace di chiedere scusa, confonde il perdono con la vergogna, è capace solo di dire sei bellissima perché ancora ha paura di dire sei bellissima. Stasera, per i tuoi occhi ancora, chiedo scusa e vado via”. E pochi minuti fa è arrivata la risposta pubblica della Bertè, senza risparmiare frecciatine.
In un post pubblicato su Facebook, Loredana Bertè ha affermato che nessun uomo “perbene” le ha mai chiesto scusa: “Né io né mia sorella abbiamo mai vinto Sanremo in gara”. La rocker, dunque, tiene a ricordare Mia Martini e le ingiustizie che ha dovuto affrontare. Ma non è tutto. L’artista ha elogiato il bel gesto di Achille Lauro, parlando della sua capacità di amare: “Questo trasgressivo, anticonformista, da alcuni definito addirittura 'blasfemo', giovane uomo in un solo colpo ha dedicato tutto il suo festival a me e, in un certo modo, forse anche a mia sorella (Domenica) chiedendo scusa a me e a tutte le donne”. Una replica piena di affetto dopo aver emozionato tutti sul palco dell'Ariston, senza mai dimenticare Mimì.
Massimo Balsamo. Nato nel Torinese diversi anni fa. Collaboro con giornali cartacei e online: mi occupo di cinema, ma anche di politica e di cronaca. Ho lavorato a vari progetti nel mondo della comunicazione e ho scritto il libro "Cinema - Riflessioni e proiezioni". Vietato criticare in mia presenza The Office,
Sanremo 2022, Gianni Morandi e Jovanotti insieme all'Ariston. Carlo Moretti su La Repubblica il 4 Febbraio 2022.
A sorpresa Lorenzo Cherubini si è unito a Morandi per un travolgente medley.
Giacca bianca e farfallina nera ecco la strana coppia: Lorenzo Jovanotti arriva nella serata delle cover a dar man forte al suo amico Gianni Morandi in gara con la canzone che Jova ha scritto per lui. Un bella dose booster a suon di successi di ieri e di oggi, cioè di uno e dell’altro: Occhi di ragazza, Un mondo d’amore, Ragazzo fortunato e Penso positivo.
I due sono in sintonia, si abbracciano, Lorenzo poi ritrova il vecchio amico Amadeus con il quale ha condiviso gli anni nella scuderia di Cecchetto e a Radio Deejay. Una scarica di energia, un set travolgente e non poteva essere altrimenti con brani entrati nella memoria collettiva di tante generazioni diverse.
Chi era Pierangelo Bertoli, portato sul palco di Sanremo nella cover di Sangiovanni e Fiorella Mannoia. Valeria Rusconi su La Repubblica il 4 Febbraio 2022.
Uno dei brani più potenti della sua carriera, 'A muso duro', che dà il titolo all'album del cantautore del 1980, è stato reinterpretato nella serata delle cover dal giovanissimo artista con una compagna d'eccezione.
Come Pierangelo Bertoli non ne hanno fatti più: serio, integerrimo, immediato, capace di coniugare l'impegno politico con una grande umanità e una positività non comune. Portatore di handicap, colpito da bambino dalla poliomielite che l'ha costretto sulla sedia a rotelle, è stato un autore di grandissimo spessore. La sua era una famiglia operaia, imparò da solo a suonare una vecchia chitarra prestata dagli amici e la prima parte della sua storia lo ha visto impegnato nella canzone politica militante. È in quel frangente che viene notato da Caterina Caselli e incide, nel 1976, per la Cgd, l'album Eppure soffia, brano anticipatore delle lotte ambientaliste di questi anni: non era da tutti questo grado di consapevolezza.
Il suo disco più famoso però è A muso duro, uscito nel 1980, da cui è stato tratto il brano omonimo, quello che questa sera è stato interpretato dal giovanissimo Sangiovanni con Fiorella Mannoia. Racconta il difficile rapporto che Bertoli aveva con i produttori discografici: non si arrese mai alle pressioni, rimase fedele alle sue idee e alle sue passioni, alle parole che voleva cantare. "Ho sempre scritto i versi con la penna/ non ho ordini precisi di lavoro/ Ho sempre odiato i porci ed i ruffiani/ e quelli che rubavano un salario/ I falsi che si fanno una carriera/ con certe prestazioni fuori orario", cantava appunto in A muso duro. Fa piacere vedere come una canzone così forte, e vera, si trasmetta tra generazioni. Come Pierangelo Bertoli non ne fanno più. Grazie a Sangiovanni per avercelo ricordato.
La quarta serata. Classifica Sanremo, Morandi vince la serata cover con Jovanotti: Mahmood e Blanco ancora in testa. Redazione su Il Riformista il 5 Febbraio 2022.
È il duo composto da Gianni Morandi e Jovanotti a conquistare la quarta serata del Festival di Sanremo, quella dedicata alle cover. Il medley dei loro successi ha conquistato il premio speciale dedicato alle cover, arrivando davanti a Mahmood e Blanco con “Il cielo in un stanza” e al terzo posto per Elisa con “What a feeling”. A votare è stata la terna di televoto, Demoscopica 1000 e sala stampa.
Mahmood e Blanco che continuano invece a essere in testa alla classifica generale, dopo la quarta serata. Questa la classifica: Mahmood & Blanco, Gianni Morandi, Elisa, Irama, Sangiovanni, Emma, La Rappresentante di Lista, Massimo Ranieri, Fabrizio Moro, Michele Bravi, Achille Lauro feat. Harlem Gospel Choir, Matteo Romano, Dargen D’Amico, Aka 7even, Noemi, Ditonellapiaga e Rettore, Iva Zanicchi, Giovanni Truppi, Rkomi, Le Vibrazioni, Yuman, Highsnob e Hu, Giusy Ferreri, Ana Mena, Tananai.
Mattatore della serata è proprio Lorenzo Cherubini, che sale sul palco dell’Ariston per duettare col “super amico” Gianni per cui ha scritto il suo brano in gara, “Apri tutte le porte”, e poi regalando al pubblico un intenso momento di poesia, con i versi di “Bello mondo” di Mariangela Gualtieri.
“In quest’ora della sera, da questo punto del mondo, ringraziare desidero il divino labirinto delle cause e degli effetti, per la diversità delle creature che compongono questo universo singolare“, è stato l’incipit della composizione che ha recitato.
Altra grande protagonista della quarta serata di Sanremo è Maria Chiara Giannetta, la co-conduttrice di Amadeus nota al grande pubblico per ‘Don Matteo’ e ‘Blanca’, la fiction Rai tratta una serie di romanzi che vede protagonista la profiler ipovedente di Blanca.
L’attrice supera l’ansia iniziale scendendo di corsa le scale dell’Ariston, quindi dà lezioni di foggiano ad Amadeus. Giannetta quindi porta sul palco “i suoi guardiani”, ovvero alcune persone ipovedenti che l’hanno aiutata nella realizzazione della fiction Blanca.
Presentando Michela, Marco, Sara, Maria e Veronica, Maria Chiara Giannetta ha spiegato al pubblico dell’Aristone che “ognuno di loro” le ha insegnato “qualcosa come la determinazione, potersi fidare, l’ironia e la capacità di fare salti nel vuoto“. “E’ bello andare oltre ciò che si vede e oltre i pregiudizi – ha spiegato l’attrice – perché quello che non conosciamo è ricchezza infinita che ci rende umani. L’ho fatto per mesi e, vi assicuro, è stato una figata“.
Precedentemente anche Maria Chiara Giannetta si è esibita in un suo personalissimo medley, composto da titoli e versi di canzoni infilati uno dietro l’altro assieme all’attore Maurizio Lastrico. I due in cinque minuti si sono presi e lasciati, si sono dichiarati amore eterno e subito dopo hanno litigato, hanno persino respinto Amadeus perché “il triangolo no, non l’avevo considerato“.”C’è tutta la storia della musica italiana“, è stato il commento ironico di Amadeus alla performance dei due attori.
Sanremo Day 4Ha vinto chi canta il cielo in una stanza con le giarrettiere o il ragazzo fortunato che mente con il sorriso? Guia Soncini su L'Inkiesta il 5 Febbraio 2022.
Chi ci strappa più lacrime, più mutande e più madeleine con le cover vince il televoto di noi sdraiati sul divano. Ma c’è chi ha sé stesso in repertorio e chi no
E quindi chi ha vinto Sanremo 2022? Lo si è deciso stasera, non è che serva uno studioso di mezzi di comunicazione di massa per saperlo: Sanremo si vince la sera delle cover, la sera in cui ci fai squarciagolare quella che sappiamo invece di costringerci a capire se ci piace quella nuova. Sanremo si vince quand’è Furore (quello di Alessandro Greco, no quello di John Steinbeck).
I più saperlalunghisti pensano di poter dire chi vincerà già la mattina della sera delle cover: basta guardare i brani, vince il più strappalacrime, strappamutande, strappamadeleine.
Certo che è così: gli Stadio nel 2016 vincono perché fanno Lucio Dalla, facendo piangere come vitelle noialtre sui divani a chiederci perché muoiano quelli bravi e ci lascino con quelli che invece del repertorio hanno lo stylist.
Però non è così: fecero La sera dei miracoli, una delle più brutte canzoni di Dalla, la canzone che piace a quelli cui non piace Dalla (d’accordo, non quanto Caruso: La sera dei miracoli è la Caruso dei socialmente presentabili).
È che erano amici di Dalla davvero, è che la fecero con struggimento vero, è che c’è una ragione per tutto il sestessismo che infelicita la comunicazione di questo secolo: che la verità passa dagli schermi. E quindi non basta fare My Way (forse la più bella canzone della storia del mondo) se sei nato nel ’95 e ti copri di ridicolo a cantare il bilancio d’un uomo abbastanza vecchio da prendere in considerazione con una certa qual serenità la morte.
Non basta fare Sei bellissima, se la fai dolente e inginocchiato e ci fai pensare solo: spostati e lasciami sentire la Berté.
Ci vuole una cosa in più, e quella in cosa più nessuno sa cosa sia (nobody knows anything, diceva uno sceneggiatore americano quando qualcuno pensava ci fosse la ricetta sicura per i successi).
Ci va carattere, fisarmonica, senso del brivido, solitudine, ma pure il repertorio che non ci faccia dire «Tu prima di toccarmi la mia canzone del cuore devi farne di strada con le tue scarpine Chicco».
È interessante il modo in cui questo festival parla del proprio cast. Nella conferenza stampa dell’altro giorno Drusilla Foer aveva lodato la ricerca di Amadeus delle nuove tendenze musicali, dicendo poi che però era giusto anche essere grati alle vecchie glorie. Guardavo il televisore allibita: ma quindi Massimo Ranieri starebbe lì in quota gratitudine e quello con la faccia tatuata invece in quota arte?
Nella conferenza di ieri, Coletta (quanto tempo, Coletta, come l’abbiamo trascurato quest’anno, ha continuato a dire meraviglie e io non le ho catalogate come avrei dovuto) ha citato «l’entusiasmo di Gianni Morandi e la bellezza di Sangiovanni». Se una cantante con vagina fosse stata citata solo per il suo aspetto, si sarebbe aperto il cielo. (A proposito: la coconduttrice della serata delle cover è la prima vaginomunita ad avere un piglio da vivente. Ci son volute quattro sere, ormai pensavo di poter sperare solo nella Ferilli, da cui mi aspetto moltissimo).
Se devi sottolineare tutti i giorni che hai mescolato i vecchi e i giovani, non sarà che il mix è forzato? E poi cosa ce ne facciamo dei giovani, che si appropriano di immaginari non loro, di canzoni che non stavano nella radio nella prima macchina in cui limonavano, che non hanno mai messo al juke-box della spiaggia, sul cui 45 giri non hanno mai rimesso daccapo la puntina. Amadeus, a proposito di “A muso duro”, dice a Fiorella Mannoia «molti dei giovani hanno scelto canzoni importanti come questa perché le conoscono e le amano»: no, Amade’, è che Sanremo si vince con le canzoni che noi vegliarde a casa conosciamo. È che questi le canzoni non sanno scriverle: sanno solo sbiottarsi per fare punti al Fantasanremo.
E quindi, sulla carta, Sanremo lo vinci con Il cielo in una stanza, che oltretutto è cantato da due che smuovono l’ormone delle vegliarde (se i miei coetanei sbavassero platealmente per una ventenne come le mie coetanee sbavano per i ventenni sanremesi, si aprirebbe il cielo). Ma se, mentre canti Il cielo in una stanza, ti guardo solo le giarrettiere, vale uguale?
Fuori dalla carta (fuori menu), a un certo punto della serata arrivano Lorenzo Jovanotti e Gianni Morandi, vestiti come due anziani camerieri d’un ristorante di pesce. Amadeus presenta Lorenzo come «il padre nobile del funky italiano», e per un attimo c’è un effetto ma come cazzo, padre nobile, quello col cappellino all’indietro, io me lo ricordo, era un giovane stronzo.
Ma ha ragione Amadeus. Gli anziani camerieri fanno due pezzoni di Morandi più vecchi di me, cioè due fondamenta della storia d’Italia. E poi fanno quella canzone lì, quella del più gran anno di Lorenzo, trent’anni fa, l’anno del tour con Carboni ma soprattutto l’anno di Ragazzo Fortunato. «Se io fossi capace, scriverei Il cielo in una stanza, ma se devo dirla tutta qui non è il paradiso: all’inferno delle verità io mento col sorriso». Se sei capace, trent’anni dopo puoi cantare te stesso come classico, invece del Cielo in una stanza.
Quando un’ora e mezzo dopo Lorenzo torna, vestito da adulto, e gioca alla quarta elementare dicendo la poesia a memoria mentre Amadeus disegna coi pennarelli, io mi sto ancora facendo moltissime domande.
Se per caso la mattina avesse ragione Coletta, nel suo delirio da tesista anziano del Dams: «È come se quest’anno la narrazione fosse, consentitemi il termine, soappizzata, cioè come se chi è entrato nel viaggio della prima puntata del Festival di Sanremo davvero percorre questo viaggio complessivo» – e io debba quindi ineditamente aspettare la finale per sapere chi vince il festival.
Perché diavolo Massimo Ranieri non abbia portato, come argomento a piacere, la cover di sé stesso, di quell’inarrivabile sé stesso che è Se bruciasse la città.
Se Amadeus che in conferenza stampa dice che l’ha ricevuto Mattarella sia il tentativo di pareggiare Fazio che ha ospite il Papa.
Se la vivente che dice ad Amadeus «Sanremo càpita una sola volta nella vita» costituisca provocazione. Se il sabato mattina sarà costellato di polemiche perché se quello con cui duetti nella sera delle cover poi un’ora dopo rientra a dire la poesia influenza il televoto. Se la frase di Lorenzo «Se trentacinque anni fa mi avessero chiesto come sarà Amadeus da grande, avrei detto: così» sia un complimento o un insulto.
E quindi, chi ha vinto?
Da leggo.it il 5 Febbraio 2022.
Mahmood si è sentito male. Infatti il cantante cinque minuti prima di esibirsi con Blanco in questa quarta serata del Festival di Sanremo 2022 ha avuto un mancamento. Prontamente soccorso dai sanitari e da un medico presenti dietro le quinte del teatro Ariston, il cantante si è poi ripreso, riuscendo a scendere sul palco per cantare "Il cielo in una stanza" insieme al suo compagno di viaggio.
Da leggo.it il 5 Febbraio 2022.
E' polemica su Jovanotti e la scelta di farlo tornare sul palco di Sanremo 2022 come superospite dopo che Lorenzo aveva cantato in duetto con Gianni Morandi (di cui è anche autore della canzone con cui è in gara) nella serata delle cover.
in questa quarta serata del Festival Jovanotti ha prima cantato, con Gianni Morandi, un medley dei loro successi, per poi tornare sul palco dell'Ariston in un secondo momento, a televoto ancora aperto, come superospite. Lorenzo, insieme al suo amico Amadeus, ha dato vita ad un momento di show incentrato sulla loro lunga amicizia. I due hanno ricordato gli inizi della loro carriera, insieme a Claudio Cecchetto, agli albori di Radio Deejay. In seguito Jovanotti ha declamato la poesia "Bello Mondo" di Mariangela Gualtieri.
Da leggo.it il 5 Febbraio 2022.
Lubrificanti e profilattici. Tananai esorcizza e vivacizza il brano presentato al Festival regalando a stampa e addetti ai lavori dei sexy gadget. L’artista milanese (all’anagrafe Alberto Cotta Ramusino), finalista a Sanremo Giovani ed entrato a piede fermo nella kermesse insieme ai “big”, è in gara con “Sesso Occasionale” brano scritto e composto a otto mani con Davide Simonetta, Paolo Antonacci e Alessandro Raina.
In copertina? Restando in tema, l’immagine di un condom arancione. «“Sesso occasionale” in realtà non parla del sesso occasionale. - racconta in modo simpatico Tananai, che dall’elettronica approda all’urban pop collaborando anche con Fedez, Calcutta e Jovanotti - È un racconto d’amore d’altri tempi, quasi arcaico: “Troviamoci una casa e non finiamoci più nel sesso occasionale”. È il guardare negli occhi l’altra persona e dichiararsi pronto a lasciare da parte l’involucro da ragazzo dissoluto per mostrare e donare la propria anima antica». Dal 25 febbraio uscirà in edizione limitata autografata e baciata un LP 7”/45 giri con i brani sanremesi, “Sesso occasionale” e la cover “Comincia tu” (di Raffaella Carrà) feat. Rosa Chemical.
Malore per Mahmood prima dell’esibizione: soccorso dai sanitari del Teatro Ariston. Mahmood, in gara al Festival di Sanremo 2022 con Blanco, è stato colpito nel pomeriggio da un malore, poche ore prima dell’esibizione nella quarta serata del Festival. A cura di Gennaro Marco Duello su Fanpage.it il 4 febbraio 2022.
Mahmood, in gara al Festival di Sanremo 2022 con Blanco, è stato colpito nel pomeriggio da un malore, poche ore prima dell'esibizione nella quarta serata del Festival. La notizia è stata confermata a Fanpage.it da fonti vicine all'artista. Il cantante, che nella serata dedicata alle cover ha cantato "Il cielo in una stanza" con Blanco avrebbe avuto un lieve malore, un mancamento. Sono stati necessari i soccorsi dei sanitari presenti al Teatro Ariston. Il malore, però, non ha impedito Mahmood di esibirsi con Blanco: "Il cielo in una stanza" è stata una grande performance.
Mahmood e Blanco sono tra i grandi favoriti di questa edizione del Festival di Sanremo. La classifica generale li premia per adesso: sono al primo posto davanti a Elisa, l'altra grande favorita di questa kermesse. Tutto lascia supporre che – a meno di clamorose sorprese – proprio Mahmood e Blanco, alla fine, si fregeranno del titolo di vincitori del Festival di Sanremo. Intanto, stanno già superando tutti i record di visualizzazioni e streaming sui supporti digitali.
Nella quarta serata del Festival di Sanremo hanno scelto di cantare Il cielo in una stanza di Gino Paoli. La loro esibizione è stata straordinaria. In una intervista a Fanpage.it, Mahmood e Blanco hanno rivelato che la canzone "Brividi" era la loro unica opzione, l'unica scelta per presentarsi a Sanremo con una buona canzone: Siamo andati dritti come un treno perché era l'unica opzione. Ci abbiamo messo 5 mesi per fare ‘sto pezzo, figurati se ce n'era un altro, avremmo dovuto iniziare tre anni fa per prendere in considerazione altre opzioni. Comunque è incredibile, sai, quando non hai dubbi su una canzone, cioè a me è successo così, proprio io non avevo nessun dubbio, l'ho ascoltata e già dentro di me sapevo che era una canzone che mi dava tanto anche a riascoltarla, per questo siamo andati dritti come un treno.
Beppe Vessicchio con papillon e gilet: il direttore d’orchestra più amato di Sanremo è anche il più cool. L’eleganza è nei dettagli: Beppe Vessicchio sfoggia con una sana dose di autoironia uno stile quasi ottocentesco ed è diventato ormai un’icona pop. A cura di Beatrice Manca su Fanpage.it il 4 febbraio 2022.
Non ci sono dubbi: il maestro Beppe Vessicchio ormai è una leggenda. Non solo di questo Sanremo 2022, ma di tutti i Festival. La frase di rito "dirige l'orchestra…Beppe Vessicchio" è diventata un tormentone e ha ispirato una serie di meme sui social. La notizia della sua positività al Covid, arrivata a poca distanza dall'inizio del Festival, ha fatto tremare il pubblico, che aspettava con ansia di rivederlo. Ma alla fine,Vessicchio è arrivato a Sanremo tra gli applausi: durante la serata delle cover è salito sul palco, al pianoforte, e ha sfoggiato un look colorato molto diverso dal solito, che lo ha fatto eleggere all'unanimità come "direttore d'orchestra più stiloso dell'Ariston".
Negli anni abbiamo visto come Beppe Vessicchio interpretava il suo ruolo con un tocco di originalità: i suoi folti baffi bianchi sono diventati iconici, così come i suoi piccoli tocchi di stile. Il direttore d'orchestra infatti ha spesso aggiunto un dettaglio "personale" al classico completo nero. Per il ritorno nella 72esima edizione ha scelto di vivacizzare l'abito con un panciotto satinato da dandy, sui toni del bronzo, con una stampa cravatta. Un capo con un fascino di altri tempi, perfettamente abbinato al papillon verde bosco.
Beppe Vessicchio ha ricevuto poi i fiori di Sanremo, oltre che un caloroso tributo dal pubblico dell'Ariston. L'eleganza è nei dettagli: Beppe Vessicchio sfoggia con una sana dose di autoironia uno stile quasi ottocentesco ed è diventato ormai un'icona pop. Non solo è il direttore d'orchestra più amato dal pubblico di tutte le età, è anche il più cool!
Oltre 20 partecipazioni al Festival. Beppe Vessicchio torna a Sanremo dopo il Covid: è il direttore d’orchestra più amato. Giovanni Pisano su Il Riformista il 4 Febbraio 2022.
Beppe Vessicchio torna a Sanremo. Il celebre direttore d’orchestra parteciperà alla quarta serata della 72esima edizione del Festival della canzone italiano dopo essere guarito dal Covid-19 nelle scorse ore. “Beppe Vessicchio ci sarà, ma fate finta di non saperlo”. La conferma è arrivata oggi dal vicedirettore di Rai 1 Claudio Fasulo.
Vessicchio dirigerà Le Vibrazioni nella serata delle cover: il gruppo milanese canterà ‘Live and let die’, il brano di Linda e Paul McCartney. Il maestro più amato dal pubblico sarà dunque sul palco dell’Ariston dove ha collezionato oltre venti partecipazioni a partire dagli anni ’90 ad oggi.
“Sto bene da giorni, l’unico problema è che mi sono negativizzato soltanto ieri“, ha dichiarato in giornata il musicista napoletano che ha 65 anni. Vessicchio, rassicurando i suoi fan, ha spiegato che ha risolto con successo le pratiche burocratiche necessarie alla sua partecipazione al Festival di Sanremo. “Oggi provo a raggiungere Sanremo, e spero proprio di poter salire anche io questa sera sul palco del Teatro Ariston”.
Prima dell’inizio della quarta serata è passato anche davanti alle telecamere di “Prima Festival” confermando che “sto bene”.
Prima dell’inizio del Festival, il direttore d’orchestra aveva reso pubblica la notizia della sua positività al Covid: “Sono a casa positivo. Ho dovuto mandare un sostituto a fare le prove con Le Vibrazioni. Spero entro lunedì di riacquisire la libertà e poter raggiungere Sanremo in tempo per il Festival”.
Il primo Sanremo a cui ha partecipato Vessicchio risale al 1990: nel 1994, 1997, 1998 e 2000 ha ricevuto il premio come miglior arrangiatore. Ha vinto quattro Festival di Sanremo come direttore d’orchestra (nel 2000 dirigendo la canzone Sentimento degli Avion Travel, nel 2003 dirigendo la canzone Per dire di no di Alexia, nel 2010 dirigendo la canzone Per tutte le volte che di Valerio Scanu e, nel 2011, dirigendo Chiamami ancora amore di Roberto Vecchioni).
Giovanni Pisano. Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.
Michele Monina per tag43.it il 4 febbraio 2022.
«Un percento è amore, tutto il resto è stringere i denti». Partiamo da qui, da quelli che sono indubbiamente i versi più poetici e al tempo stesso più concreti di questa 72esima edizione del Festival della Canzone italiana di Sanremo, presi di forza da quel gioiello che risponde al titolo di Tuo padre, mia madre e Lucia, di Giovanni Truppi.
Versi che racchiudono la fatica, fisica, mentale e emotiva di tenere in piedi un rapporto amoroso, la parola amore viene sanremesamente ripetuta più e più volte in questo che è, a tutti gli effetti, un riuscito incontra tra la musica d’autore, quella altissima dei grandi della nostra canzone, e quell’orecchiabilità dei ritornelli che fa tanto kermesse della città dei fiori.
Versi che sono un’ottima sintesi di quello cui milioni e milioni di spettatori si stanno sottoponendo una sera dopo l’altra, sul divano di casa, di fronte alla televisione sintonizzata su Rai1.
Perché se nelle prime due giornate, incoronate dallo share, abbiamo tutti esultato di stupore per una snellezza assolutamente inedita nelle edizioni amadeusiane, la seconda serata è finita addirittura prima di mezzanotte e mezza, la terza serata ha presentato il suo conto salato proponendo una scaletta da corazzata Potemkin, le 25 canzoni in gara eseguite nella loro completezza, più gli ospiti, le gag, le promozioni Rai, chi più ne ha più ne metta.
Chiusura programma alle 2 che si affacciavano timidamente sulle nostre vite devastate, noi ostaggi di un serial killer dal naso pronunciato. Qualcosa cui ci eravamo velocemente disabituati, andare a dormire tardi, come un carcerato che di colpo torna all’aria aperta, e che quindi ci ha preso di sprovvista, lasciandoci feriti a morte.
Perché se è poi vero che a volte un secondo ascolto ci fa ricredere su giudizi tranchant che abbiamo dato un po’ sommariamente alle canzoni sanremesi, mai come questo anno ciò che ci era parso brutto al primo ascolto è stato in grado, se possibile, di amplificarne la portata, noi come il comandante Kurt nella penombra della notte tarda a dire tra noi: «L’orrore, l’orrore».
A poco sono valsi gli sforzi di Amadeus di indorarci la pillola amara, il passaggio decisamente riuscito di Cesare Cremonini, e la verve e bravura di Drusilla Foer, su cui un giorno andrebbe aperto un dibattito serio, perché mi sfugge in cosa chi rivendica il ruolo di alter ego femminile di un maschio – lei si è definita “un uomo en travesti”, subito prima di cristare per aver strappato male i baffi da Zorro che si era messi, poco importa se etero o gay – stia facendo a favore dei diritti della comunità LGBTQ+ più di quanto non facesse a suo tempo la signora Coriandoli di ferrettiana memoria.
Sarò io che sono anziano ma mi sembra ne sia solo una versione più elegante e meglio vestita, e a dirla tutta dimostra che per vedere una donna in grado di tenere il palco tocca chiamare un uomo, diavolo di un patriarca Amadeus.
Davvero brava a tenere la scena, fortunatamente per noi, perché 25 canzoni di fila più Saviano che ci spiega la vita, più Amadeus che fa Amadeus ucciderebbero anche un supereroe Marvel (esempio sbagliato, ultimamente muoiono come mosche), inutile pensare di sopravvivere.
Certo, c’è il sollievo di sapere che si è superata la metà, che la quarta serata sarà infarcita di duetti e di cover, quindi quantomeno sarà diversa dalle altre e che la finale, bè, la finale è la finale, si potrà pur pensare di guardarla in compagnia, lasciandosi andare a tifo da stadio.
O magari andare a dormire scoprendo la mattina chi ha vinto alla fine. Due notazioni di colore, una che fa ridere e una piangere. Amadeus ha evidentemente poco capito la faccenda del dare i fiori anche agli uomini, perché quando si ricorda di darli ai cantanti maschi si affretta a dire che sono per la loro fidanzata.
Sempre Amadeus sembra aver capito anche meno in che condizioni versa la filiera dello spettacolo e dell’intrattenimento, o gliene frega davvero poco, infatti anche ieri sera, come coi Meduza, durante il finale dello show di Cremonini ha invitato il pubblico a alzarsi e ballare, le discoteche e i locali dove si fa musica chiusi da agosto 2020.
Ci penso e penso che mancano ancora altre due serate sfinenti e mai come adesso mi viene da augurarvi altri versi di un brano che di questa edizione mi sta particolarmente a cuore, quello de La Rappresentante di Lista, penalizzata dal voto da casa, come del resto lo stesso Truppi.
Canzone destinata a fare comunque sfaceli a Sanremo, mi auguro, gli auguro e vi auguro, come nel post-Festival, i cui versi che spero si avverino di qui a breve, diciamo nelle prossime ore, senza lasciarci alcuno scampo recitano: «Bonne Nuit. È la fine del mondo, ciao ciao».
Fabrizio Biasin per Libero il 5 Febbraio 2022.
A un certo punto, ieri, è comparsa una clip lunga 30 secondi: sul terrazzo di un albergo "vista mare" i possibili (probabili) vincitori della 72esima edizione del Festival, Mahmood e Blanco, cantano la loro Brividi con tanto di accompagnamento di chitarra. Pochi metri più giù, in strada, una distesa di ragazze e ragazzi intona questo brano "nato" quattro giorni fa e già imparato a memoria da tutti quanti. Bellissimo.
E questa cosa di Brividi cantata un po' ovunque sta diventando un caso, un bellissimo caso, perché un tempo le canzoni sanremesi nascevano e morivano lì, o comunque ci mettevano un po' per esplodere; oggi, grazie alla tecnologia, certo, ma soprattutto grazie alla "forza" del pezzo, riescono a fare il giro del mondo in un attimo. Ecco, questi due tizi qui ci sono riusciti eccome (per intenderci, sono arrivati al quinto posto della classifica mondiale, mica quella dell'oratorio) e stanno macinando record che è una meraviglia.
Ebbene, ieri nella serata delle cover, forse la più bella, la più ricca, la più "cantata", quella che ha visto l'eterno Morandi fare il giovanotto insieme a Jovanotti che a sua volta faceva benissimo il Morandi (e qui allunghiamo la parentesi perché questi due qui, di bianco vestiti, sono stati realmente fenomenali, ma tanto e tanto), quella del ritorno sul palco di una marea di grandi artisti, da Vinicio Capossela a Loredana Bertè, da Gianluca Grignani a Malika Ayane, da Arisa a Fiorella Mannoia, quella del maestro Vessicchio che si è preso una meritatissima standing ovation, loro due, i "papabili", si sono esibiti sulle note de Il cielo in una stanza di Gino Paoli e, banalmente, ci hanno fatto venire i brividi. Ancora una volta. Ed è francamente pazzesco se si pensa a quello che capitò solo tre anni fa allo stesso Mahmood.
Ricordate? Vince il Festival con Soldi anche grazie al voto della sala stampa e fa incazzare mezzo mondo, da Ultimo stizzito per il secondo posto, all'allora vice-premier e Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, che poco dopo disse così: «Più che sulle canzoni preferite di ognuno, vedo che c'è un gran dibattito sul vincitore di Sanremo perché la giuria e la sala stampa hanno totalmente ribaltato il risultato del televoto.
Non ha vinto quello che voleva la maggioranza dei votanti da casa, ma quello che voleva la minoranza della giuria, composta in gran parte da giornalisti e radical chic. E qual è la novità? Questi sono quelli sempre più distanti dal sentire popolare e lo hanno dimostrato anche nell'occasione di Sanremo.
Faccio i miei complimenti a Mahmood, a Ultimo e a tutti gli altri. E ringrazio Sanremo perché quest' anno ha fatto conoscere a milioni di italiani la distanza abissale che c'è tra popolo ed "élite". Tra le sensibilità dei cittadini comuni e quelle dei radical chic. Per l'anno prossimo, magari il vincitore si potrebbe far scegliere solo col televoto, visto che agli italiani costa 51 centesimi facciamolo contare!».
Ebbene, da quel momento Mahmood non ha più sbagliato un colpo, neanche per sbaglio, è finito nell'iperispazio, ha rischiato di vincere l'Eurovision, ha conquistato le classifiche italiane, ora anche quelle globali e vedremo se stasera si porterà a casa un altro Sanremo. Se vogliamo, ha provato a fermarlo solo il fuoco (lo scorso agosto ha perso la casa nell'incendio della Torre del Moro a Milano), ma neppure quello, il fuoco, è riuscito nel suo intento. Figuriamoci se poteva riuscirci Di Maio.
Amadeus vincitore morale. La gara? Ecco i top e i flop. Paolo Giordano il 5 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Mahmood e Blanco convincono, Ranieri cupo, Truppi è il «panda» del Festival. Co-conduttrici da rivedere.
La gara ok, si vedrà stasera come va a finire. Ma il Festival di Sanremo numero 72 ha già il proprio pagellone bello che pronto, fatto di consacrazioni, rivelazioni, stecche e steccati. C'è chi vince, chi convince e chi perde ma ci sono zero pareggi perché all'Ariston è come una finale dei Mondiali e la X non è prevista.
IL VINCITORE PIÙ DI TUTTI. È Amadeus, inutile negarlo. Non a caso si parla già di un «Amadeus Quater» che conta già sul liberatorio «perché no?» del direttore Coletta. I dati d'ascolto fanno impressione tanto sono lusinghieri quindi il ritorno d'immagine e di budget per la Rai è imponente. Il caravanserraglio sanremese finora ha prodotto solo qualche polemichetta piccola così e pure il Covid si è inchinato alla sacralità dell'unico vero parlamento italiano con una maggioranza stabile da settant' anni: il Festival. Non a caso ieri, durante la conferenza stampa delle 12, Mattarella lo ha chiamato per congratularsi, roba mai accaduta prima. Ora manca solo il Papa, ma non è escluso che chiami durante la finale.
L'OSPITE PIÙ GRADITO. Sono i giovani. Ricordate fino a sette od otto anni fa quante volte avete sentito dire «basta Sanremo, chiudetelo, è uno show per case di riposo»? Parole sprecate. Oggi Sanremo lo guardano più i ragazzini dei pensionati, essenzialmente per un motivo molto semplice. Ridotta la quantità di paccottiglia travestita da super ospite, dimenticate le farfalline o le interviste a Tyson, è rimasta la musica. E la musica attira i giovani, i giovanissimi, i bambini. È vero, le superstar come Ed Sheeran o Coldplay vanno a X Factor e non a Sanremo. Ma, tanto per dire, pure loro si scordano lo streaming fulmineo di Mahmood e Blanco. Il pop è il primo linguaggio che crea comunità tra i giovani. Averlo portato a Sanremo dopo decenni di immobilismo è un merito di Baglioni e di Amadeus che donerà lunga vita al Festival.
LA STECCA PIÙ DOLOROSA. Massimo Ranieri aveva la canzone perfetta per lui, un sontuoso trampolino per i suoi carpiati vocali. E invece la sua Lettera al di là del mare è rimasta senza destinatario. Gravi incertezze nella prima esecuzione e un atteggiamento all'apparenza rassegnato lo hanno penalizzato ben oltre i momentanei demeriti.
IL «COCONCORSO» DI COLPA. Abbiamo fior fiore di coconduttrici eppure ci siamo impegolati con Ornella Muti che brava è brava, icona chi può negarlo, ma nella prima sera ha annunciato i concorrenti con lo stesso brio di una centralinista annoiata dell'Agenzia delle Entrate. Ma che colpa abbiamo noi (poveri telespettatori). Lorena Cesarini ha voluto vincere facile giocandosi la carta del «discorso impegnato» ma, a parte la magrezza ritenuta da molti eccessiva, non ha lasciato molte altre tracce e dispiace persino scriverlo. Non a caso Drusilla se le è mangiate a colazione. Maria Chiara Giannetta è stata quantomeno briosa, ma a tratti sopra le righe. Non resta che la Ferilli che stasera confermerà ancora una volta perché lei è lei e le altre co-conduttrici, beh, almeno qui le restano parecchio dietro.
ATTENTI A QUEI DUE. Mahmood e Blanco li capisci per la strada e sui social: si parla solo di loro, si canticchiano solo loro, sono il «fenomeno» di questo Festival ben oltre la possibile vittoria. Con i dati streaming dei primi giorni (già primo posto in classifica, oltre 10 milioni di views, primo e secondo in tendenza su YouTube, che volete di più) i veri Brividi sono venuti ai discografici visto che, con cifre del genere, il brano si candida già a essere uno dei più venduti dell'anno. E, se sbarcasse all'Eurovision, ha già un full di assi. Vi sembra poco?
TRUPPI FUORI DALLA TRUPPA. Salvate il soldato Giovanni Truppi, l'unico cantautore della legione sanremese. Atipico e coraggioso già dal titolo del brano (Tuo padre, mia madre, Lucia) è stato sopraffino anche ieri sera con Vinicio Capossela in Nella mia ora di libertà di De André. La sua vera vittoria sarebbe arrivare ultimo perché tanto sarà sempre fuori gara ma pure fuoriclasse.
PER ELISA. Dopo venticinque anni di carriera è la più coraggiosa di tutte: si è rinnovata, è cresciuta, non ha mai avuto barriere e, accettando la gara 21 anni dopo la prima volta, conferma di avere ciò che è indispensabile per un artista con la A maiuscola: giocare per migliorarsi e non per accontentarsi.
IL MOMENTO PIÙ TRASH. Amadeus sulla macchinina con i Maneskin passerà alla storia dei «nuovi mostri sanremesi». Per lui (e i suoi autori) una caduta di stile, e vabbè. Per la band la conferma che neppure le scenette più folcloristiche possono intaccarne il fascino perché, alla fine, conta sempre la musica che fai e non come ti vesti per farla. Paolo Giordano
Maria Chiara Giannetta a Sanremo 2022, chi è l'attrice che questa sera co-conduce il Festival. Barbara Visentin su Il Corriere della Sera il 4 Febbraio 2022.
Maria Chiara Giannetta è accanto ad Amadeus sul palco di Sanremo per la quarta serata, quella dedicata ai duetti. L'attrice è la protagonista della serie «Blanca» e ha recitato in «Don Matteo».
Ha sceso le temutissime scale a tutta velocità, abito corto nero pailettato, pronta a divorare la sua serata. Maria Chiara Giannetta, quarta co-conduttrice del Festival di Sanremo 2022, ha portato all’Ariston una ventata di energia. Il primo botta e risposta è stato con Amadeus, che l’ha invitata non solo dopo averla vista come protagonista della serie Rai «Blanca», ma anche dopo averla avuta ospite a «I soliti ignoti».
«Quando mi ha chiamata e mi ha invitata a Sanremo gli ho detto “ci penso”. Ho detto ad Amadeus “ci penso!” - esordisce l’attrice pugliese, 29 anni -. Ma poi ti ho richiamato dopo due secondi e ti ho detto “certo che vengo” perché Sanremo capita una sola volta nella vita». Giannetta fa parlare Ama in foggiano, presenta il primo cantante parlando (apposta) a macchinetta, non ha esitazioni.
Ma a tirare fuori tutta la sua abilità di attrice è il «Dialogo fra innamorati» che sfodera insieme al comico di Zelig Maurizio Lastrico: un tira e molla fra una coppia, composto interamente di parole di canzoni famose, da De André a Rino Gaetano, da Mina a Calcutta, scritto, concatenato e recitato benissimo, che si conclude con un omaggio a Raffaella Carrà su «Pedro», mentre il palco si colora con i volti di tutti i protagonisti delle canzoni citate.
E poi Maria Chiara diventa Blanca, il personaggio con cui è entrata nel cuore degli spettatori: «Per prepararmi ho passato tanti momenti in casa completamente al buio», racconta, chiedendo al pubblico dell’Ariston di chiudere gli occhi per qualche istante e di ascoltare. Non solo i rumori, ma anche tutte le sensazioni. Poi l’attrice presenta quelli che chiama i suoi guardiani, cinque persone cieche che l’hanno aiutata a capire come entrare i panni di qualcuno che non ci vede. Da ciascuno di loro, elenca, ha imparato qualcosa: «Ho scoperto che Michela vive con un tempo dettato solo da lei, non dal mondo o dagli altri. E io invece? Quanto mi affanno dietro al tempo. Ho scoperto grazie a lei che quando voglio mi posso fermare». Da Marco e Sara, invece, Giannetta dice di avere imparato a chiedere aiuto: «Quante volte per orgoglio e per non apparire debole non ho mai chiesto aiuto?». Poi c’è Maria che «a 19 anni sale su un treno senza cane e bastone e finisce che vince i giochi paralimpici ad Atlanta», e Veronica che l’ha portata nel mondo dei cani guida e «supera gli ostacoli bassi grazie al suo cane, ma quelli alti, mi ha detto ridendo, li prendi dritti in faccia».
«Blanca è tutti loro e io ho imparato in quest’anno che è bello mettersi un vestito elegante e truccarsi ma è anche bello andare oltre ciò che si vede. Ho imparato ad ascoltare oltre ciò che vedo, oltre i miei pregiudizi, i miei imbarazzi, i miei disagi, le mie paure. Ho scoperto che quello che non conosco è una ricchezza infinita che mi rende umana. Stare nei panni dei miei guardiani per diversi mesi è stato una figata», conclude. E da una di loro, Michela, arriva un ringraziamento, a lei «per aver interpretato in maniera reale e sentita il personaggio Blanca», ma anche alla Rai «per avere dato voce a tutti noi. Perché bisogna fare tanta cultura».
Maria Chiara Giannetta invita sul palco i non vedenti che l'hanno trasformata in Blanca: "Sono i miei guardiani, eppure sono ciechi!". L'attrice e co-conduttrice ha voluto accanto a sé i suoi cinque 'guardiani' che le hanno fatto da coach per entrare nel personaggio di Blanca, non vedente. La Repubblica il 5 Febbraio 2022.
"Quando è iniziata questa avventura, cinque persone sono state i miei guardiani, parola che vuol dire custodire, sorvegliare, eppure i miei guardiani erano ciechi": così Maria Chiara Giannetta, Blanca in una delle fiction più seguite, ha presentato Michela, che le aveva inviato dei video che la mostravano mentre eseguiva le attività quotidiane, come preparare il caffè. "Michela vive con un tempo dettato solo da lei: non corre, non ha fretta e ho scoperto grazie a lei che quando voglio mi posso fermare", ha continuato Giannetta. Michela è solo una dei "cinque guardiani", come li ha definiti l'attrice e co-conduttrice nella serata delle cover accanto ad Amadeus, che l'hanno aiutata a entrare nel personaggio, non vedente.
Sul palco dell'Ariston ci sono poi "Marco e Sara, conosciuta in un teatro di posa, luoghi pieni di posti assurdi dove si muovevano con attenzione e calma e non avevano difficoltà a cheider aiutarli", spiega l'attrice, "e ho pensato a quante volte per orgoglio o non apparire debole ho chiesto aiuto". E c'è poi Maria, "che odiava che le dicessero quello che non potesse fare" e "un giorno prese un treno per Roma senza nemmeno il bastone e trovo' l'amore in un call center". E infine Veronica, la campionessa nazionale di scherma per non vedenti, che non ha potuto presenziare e, spiega Giannetta, "mi ha insegnato molto sul mondo dei cani da guida".
"Blanca è tutti loro, è bello andare oltre ciò che si vede, quello che non conosco mi dà una ricchezza infinita che mi rende umana", conclude Giannetta. Michela, da parte sua, ringrazia l'attrice per aver "interpretato in maniera reale e sentita il personaggio di Blanca e 'Mamma Rai' per aver dato voce a tutti noi". "E non perdiamoci di vista!", conclude.
Blanca, storia di una donna che ha perso la vista a 12 anni e vuole entrare in polizia, forse non sarebbe stata possibile senza l'aiuto di Michela, Marco, Maria, Sara e Veronica. Così, l'attrice, ha invitato per prima cosa i presenti a chiudere gli occhi e "ascoltare, con tutti i sensi".
È la Giannetta la vera rivelazione di questo Festival. Massimo Balsamo il 5 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Spigliata, ironica e spontanea: l'attrice di "Blanca" ha conquistato tutti al fianco di Amadeus nella quarta serata di Sanremo 2022.
Nessun monologo buonista o alla ricerca di facili applausi, ma nemmeno una presenza così minimal da risultare trasparente. Una delle note migliori del quarto appuntamento con Sanremo 2022 è legata a Maria Chiara Giannetta, co-conduttrice per la serata cover/duetti. Nota al grande pubblico per i ruoli di Anna Olivieri nella serie "Don Matteo" e di Blanca Ferrando nella fiction "Blanca", l'attrice ha dimostrato come sia possibile fare la differenza con naturalezza, senza strafare o cercare il “twist” ad ogni costo.
Al suo esordio all’Ariston, la Giannetta non ha patito l’emozione, non si è lasciata sopraffare dalle vertigini del Festival. Tra scalinate e cambi d’abito, l’interprete 29enne ha fornito il suo contributo in vivacità e simpatia ad una serata frenetica, senza sosta. Le gag, le improvvisazioni e il momento dedicato alla cecità hanno convinto ed emozionato, senza mai annoiare o risultare artificiale.
Nessun soliloquio sulla diversità per catechizzare alla Drusilla Foer e nessun racconto strappa-lacrime (forzato) alla Lorena Cesarini, dunque, ma nemmeno l’insapidità targata Ornella Muti: Maria Chiara Giannetta è la co-conduttrice – o conduttrice, perché no – che vorremmo vedere ogni sera sul palco dell’Ariston. Pensiamo alla grande performance nello sketch con le frasi delle canzoni italiane più famose insieme a Maurizio Lastrico: un saggio di recitazione, di teatro, con il sorriso sulle labbra.
Da brividi, invece, il monologo sui guardiani di Blanca, emozionante e coinvolgente, senza fare lezioncine a destra e sinistra. La Giannetta ha invitato sul palco i non vedenti che le hanno fatto da consulenti per il personaggio interpretato nella fiction "Blanca”: "Quando è iniziata questa avventura, cinque persone sono state i miei guardiani, parola che vuol dire custodire, sorvegliare, eppure i miei guardiani erano ciechi". Momenti di grande commozione e coinvolgimento, senza filtri. Un contributo importante per un tema di cui non si parla molto, o comunque non abbastanza. Certamente lo spazio dedicato alla cecità e alla disabilità è inferiore a quello riservato al gender fluid.
Massimo Balsamo. Nato nel Torinese diversi anni fa. Collaboro con giornali cartacei e online: mi occupo di cinema, ma anche di politica e di cronaca. Ho lavorato a vari progetti nel mondo della comunicazione e ho scritto il libro "Cinema - Riflessioni e proiezioni". Vietato criticare in mia presenza The Office, Camera Cafè, i bassotti e Aldo, Giovanni e Giacomo.
Maria Chiara Giannetta, da Foggia al palcoscenico di Sanremo: il successo dopo una lunga gavetta. Daniela Guastamacchia Il Corriere del Giorno il 4 Febbraio 2022.
“Grazie a tutti per i messaggi, mi gratto per ogni volta che ho letto le parole ‘scale di Sanremo’. Spero di riuscire a scenderle e di non rimanere nella storia per esserci rimasta secca“, ha scritto quando è stata ufficializzata la sua presenza accanto ad Amadeus. La sua faccia è ormai familiare, apprezzata ed amata dal pubblico italiano.
Nella quarta serata venerdì 4 febbraio 2022 del 72° Festival della Musica Italiana dedicata ai duetti, accanto ad Amadeus come co-conduttrice è stato il turno di Maria Chiara Giannetta, 29 anni, che ha affiancato Amadeus. Giovane attrice pugliese, da bambina sognava di fare la veterinaria, ma coltivava la sua passione per la recitazione nel piccolissimo comune di Sant’Agata di Puglia dove è nato il suo amore per il teatro. Dai 14 anni in poi ha seguito diversi laboratori teatrali della sua città, per quanto si radicava in lei la convinzione di non andare molto lontano a livello professionale con questa passione, partecipando per tutta la durata degli studi a spettacoli amatoriali. L’attrice pugliese non dimentica le sue origini e spesso e volentieri ritorna nella sua Foggia per proseguire la collaborazione con il Teatro dei Limoni.
Maria Chiara Giannetta dopo l’università, laureandosi in Lettere e Filosofia, ha frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, mantenendosi facendo la baby sitter. La recitazione però è qualcosa che sentiva scorrere nelle sue vene e l’esperienza con il Teatro dei Limoni di Foggia, iniziata nel 2009, è determinante per farle prendere coraggio e per lei sono arrivati i primi ruoli recitando a teatro, in alcuni spot pubblicitari e nel film “La ragazza del mondo“, diretto da Marco Danieli ed uscito nel 2016. La sua prima esperienza musicale è stata la partecipazione al videoclip del singolo ‘Sembro matto’ di Max Pezzali per la regia di regia di Cosimo Alemà.
Nel 2019 ha preso parte a diversi film, compreso “Bentornato Presidente!”, con Claudio Bisio. Nel 2021, invece, l’abbiamo vista anche protagonista della fiction Mediaset “Buongiorno Mamma” con Raoul Bova che ora ritroverà nella nuova serie di “Don Matteo“. Ultimo successo della Giannetta è stato il suo ruolo di brillante investigatrice non vedente, protagonista in “Blanca“, la fiction di RaiUno andato in onda alcune settimane fa. Il 2018 è stato l’anno in cui ha iniziato ad assumere le vesti ed il ruolo del capitano dei carabinieri Anna Olivieri nella serie “cult” “Don Matteo” su Rai1, con un personaggio nuovo grazie al quale ha conquistato l’affetto del pubblico.
“Quando mi hanno detto che ero stata presa al provino per Blanca non ci credevo neanche io. Non mi aspettavo tutto questo successo, possiamo dire che sia stato il primo vero grande ruolo”. La sua faccia è ormai familiare, apprezzata ed amata dal pubblico italiano.
“Grazie a tutti per i messaggi, mi gratto per ogni volta che ho letto le parole ‘scale di Sanremo’. Spero di riuscire a scenderle e di non rimanere nella storia per esserci rimasta secca“, ha scritto quando è stata ufficializzata la sua presenza accanto ad Amadeus. Il banco di prova della scalinata è stato risolto con barcollante ironia. E la discesa di corsa terrorizzata, spiazza. La scelta dell’abito corto total black firmato Giorgio Armani Privé creato ad hoc per l’apertura di serata, si è rivelato perfettamente azzeccato.
Sul palcoscenico del Teatro Ariston Maria Chiara Giannetta ha raccontato della telefonata ricevuta dal direttore artistico e conduttore del festival con la proposta di condurre con lui una serata del festival, dopo un divertente incontro a “I Soliti Ignoti“. I due hanno “recitato” la telefonata, con l’attrice che ha confessato che alla proposta ha avuto quasi un mancamento.
Una tribù di "cover" che ballano. Paolo Giordano il 5 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Con Morandi arriva Jovanotti in una sarabanda di storie e stili (troppi).
Sanremo. Avanti prego, ce n'è per tutti i gusti. Da Noemi che canta You make me feel like a natural woman di Aretha Franklin fino alla Bambola di Patty Pravo spogliata e rivestita da Dargen D'Amico o A far l'amore comincia tu di Raffaella Carrà malmenata da Tananai con Rose Chemical. Nella «serata delle cover» (iniziata dal bravissimo deejay Massimo Alberti) si sono aperti i recinti musicali fino a comprendere tutta la produzione italiana e internazionale degli anni '60/70/80/90. Troppo.
La serata delle «cover» è stata inventata da Tony Renis nel Festival del 2004 per omaggiare la «canzone italiana» nel Festival. Un'idea vincente che quasi vent'anni dopo mostra le corde. Non certo perché, come si è visto anche durante le prove nel pomeriggio all'Ariston, il livello delle interpretazioni fosse basso. Anzi. Anche alla sera, sul palco Achille Lauro e Loredana Bertè sono stati scintillanti in Sei bellissima mentre Emma e Francesca Michielin hanno davvero cambiato pelle a ...Baby one more time di Britney Spears. Fabrizio Moro, poi era a suo agio in Uomini soli dei Pooh, La Rappresentante di Lista non hanno sbagliato a sfidare le Ronettes di Be my baby e persino Il cielo in una stanza di Gino Paoli ha resistito al restyling di Mahmood e Blanco. Anche il giovanissimo Matteo Romano con Malika Ayane non si è nebulizzato cantando l'immensa Your song di Elton John.
E Gianni Morandi? L'arrivo a (quasi) sorpresa di Jovanotti è stato un colpo vincente per un medley di loro brani che ha funzionato dall'inizio alla fine. Poi loro due in smoking bianco chi li rivede più? Favolosi. Insomma, prese una per una ciascuna versione aveva un senso, una dignità, persino una luce nuova. Ma è la serata in sé che ha perso quella forza innovativa e sorprendente che ha conservato per anni. Da una parte si assottiglia il repertorio italiano non ancora portato sul palco. Dall'altra mettere in scaletta le canzoni straniere è quasi una contraddizione in termini in quello che dovrebbe essere l'omaggio alla nostra memoria pop.
Se c'è la bellissima Live and let die di Paul McCartney si può senza dubbio applaudire Le Vibrazioni che l'hanno interpretata bene con Sophie and the Giants. Ma che c'azzecca all'Ariston si chiedono in molti. E d è difficile dare una risposta. Paolo Giordano
E il "caso" Jovanotti scalda gli animi. Laura Rio il 6 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Respinti i sospetti di violazione del regolamento. È boom di ascolti.
Sanremo. Il colpo perfetto. È quello che hanno messo a segno Amadeus, Jovanotti, Morandi e la Rai. Bottino acchiappato, colpevoli nessuno, pubblico in estasi. Solo Amadeus che perde le staffe per qualche domanda di troppo dei giornalisti.
Il colpo è noto: Lorenzo che arriva a sorpresa all'Ariston e insieme a Morandi fa il botto e vince la serata delle cover di venerdì. Avrete visto: prima hanno incantato il pubblico con uno stupendo medley di brani del repertorio di entrambi, da Occhi di ragazza a Penso positivo. Più tardi, Jova è riapparso da solo e ha declamato la poesia Bello Mondo di Mariangela Gualtieri mentre Amadeus compilava disegnini da scuola elementare al banchetto. Qual è il problema? La sua presenza odora un po' di scorrettezza. Perché? Lui firma la canzone in gara dell'amico Morandi e nel contempo è anche un superospite. E quindi? Può influenzare la classifica finale della gara del Festival. È contro il regolamento? Non pare, ma tanto il regolamento lo può cambiare il direttore artistico. Conclusione? Scoppia la polemica, ma intanto la Rai fa il botto con più del 60 per cento di share nella quarta serata, risultati mai raggiunti da 25 anni. Però non si festeggia, questa vicenda farà rimanere l'amaro in bocca un po' a tutti. Anche se nessuno crede che non l'avessero messo in conto. Amadeus in conferenza stampa si arrabbia come poche volte nella sua vita, soprattutto quando si mette in dubbio la sua onestà. «Basta vedere il marcio in ogni cosa - ha sbottato - Jovanotti non è venuto come super-ospite ma come super-amico. La sua non era una presenza concordata: lo ha fatto per amicizia, erano tre anni che cercavo di portarlo all'Ariston e voi (rivolgendosi ai giornalisti in sala stampa), invece di plaudire al bellissimo spettacolo che ha regalato al pubblico, cercate il pelo nell'uovo». Poi ha aggiunto a chi faceva notare che il duetto con Jovanotti è arrivato a sorpresa rischiando di avvantaggiare Morandi: «Ogni cantante in gara è libero di portare chi vuole e libero di interpretare la canzone che vuole, anche un suo successo. E di annunciarlo o meno e quando vuole». Stando a quanto raccontato da Amadeus, inoltre, neanche lui sarebbe stato a conoscenza dell'arrivo di Jovanotti fino a quando non lo ha visto la mattina nell'hotel in cui alloggia, accanto all'Ariston. «La sua ospitata non è stata concordata. Probabilmente si sarà sentito con Morandi all'ultimo momento e hanno programmato questo intervento a sorpresa. Per noi sarebbe stato meglio annunciarlo settimane fa». E, una volta deciso di salire sul palco, Amadeus lo avrebbe invitato anche a fare un intervento tutto suo: «Credo che avrei fatto la stessa cosa con Rkomi, faccio un esempio, se si fosse presentato con Vasco Rossi. Ho chiesto a Lorenzo di restare cinque minuti e mi ha detto di sì. Credetemi, è stato un mio desiderio di avere un super amico, che l'ha fatto per amicizia». Alla fine, gli altri cantanti si sono risentiti per questo diverso trattamento? No, almeno non ufficialmente. Mahmood e Blanco, primi in classifica fino a ieri, chiosano: «Jovanotti e Morandi hanno spaccato. Dire che a Gianni serve una mano è una cavolata». Fine. Colpo perfetto. Laura Rio
Jova autore e super ospite: è "conflitto di interessi"? Laura Rio il 5 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Grande esibizione di Jovanotti e Morandi. Ma era davvero opportuno?
Ma è giusto che Jovanotti sia nello stesso tempo autore delle canzone in gara di Morandi e super ospite o meglio “super amico” come l’ha definito Amadeus? Subito in sala stampa, ma anche su Twitter ci si è fatti questa domanda quando è riapparso a sorpresa dopo aver dueattato con il cantante di Monghidoro. E il dubbio si è fatto ancora più forte quando Morandi e Jovanotti hanno vinto la serata delle cover che ha fatto balzare l'interprete di "Apri tutte le porte" alla seconda posizione nella classifica generale del Festival.
Certo il loro medley era spettacolare. Da "Occhi di ragazza" a "Penso positivo" sono riusciti a infiammare l'Ariston e il pubblico a casa. Quindi non potevano che trionfare. Certo, lo spazio che è stato dato a Jovanotti - quando ha recitato la poesia di Mariangela Gualtieri "Bello mondo" - è stato superlativo. Però - si è ragionato - il suo show a sorpresa potrebbe aver influenzato il televoto e la giuria demoscopica. E, in ogni caso, gli altri artisti in competizione non hanno avuto lo stesso trattamento. Il regolamento non vieta il doppio ruolo. Ma ci sarà da discutere. Laura Rio
Sanremo 2022, Amadeus sotto accusa: "Classifica falsata". Televoto, il clamoroso caso Jovanotti. Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022
Gianni Morandi e Jovanotti, con il loro medley, hanno vinto la serata del Festival di Sanremo dedicata alle cover. Secondo il giudizio delle tre giurie (sala stampa, televoto e demoscopica), al secondo posto si sono classificati Mahmood e Blanco con Il cielo in una stanza di Gino Paoli. In terza posizione Elisa con What a Feeling. Ma è subito scoppiata la polemica.
Ad essere contestata dai telespettatori è stata la scelta di far tornare sul palco di Sanremo 2022 Jovanotti come super ospite dopo che aveva cantato in duetto con Gianni Morandi (di cui è anche autore della canzone con cui è in gara) nella serata delle cover mentre il televoto era ancora aperto. E quindi la sua esibizione, è la tesi, potrebbe aver avuto un peso nel riposizionamento di Morandi nella classifica, che infatti è passato dal terzo al secondo posto, sorpassando Elisa.
Tant'è. In questa quarta serata del Festival Jovanotti ha prima cantato, con Gianni Morandi, un medley dei loro successi, per poi tornare sul palco dell'Ariston in un secondo momento come super ospite. Lorenzo Cherubini, insieme al suo amico Amadeus, hanno inscenato un siparietto incentrato sulla loro lunga amicizia. I due hanno ricordato gli inizi della loro carriera, insieme a Claudio Cecchetto, agli albori di Radio Deejay. In seguito Jovanotti ha declamato la poesia Bello Mondo di Mariangela Gualtieri.
Morandi e Jova "schiacciano" i giovani: sono loro i mattatori della serata. Francesca Galici il 5 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Achille Lauro in ginocchio chiede scusa alla Bertè. L'Ariston si scatena con Irama e Gianluca Grignani. Una donna finisce in ospedale.
Quarta serata del festival di Sanremo dedicata alle cover. La maggior parte dei cantanti in gara è tornata sul palco accompagnato da altri cantanti per un omaggio musicale ai grandi successi della musica mondiale, dagli anni Sessanta agli anni Novanta. Per la penultima serata del festival di Sanremo, Amadeus ha scelto di farsi accompagnare sul palco del teatro Ariston dall'attrice Maria Chiara Giannetta, nota al pubblico per i ruoli di Anna Olivieri in Don Matteo e Blanca Ferrando in Blanca. Serata cover vinta da Gianni Morandi con Jovanotti ma ora è polemica per un possibile conflitto d'interessi per il cantautore toscano, in gara oltre che super ospite. In classifica generale Mahmood e Blanco mantengono la prima posizione, Gianni Morandi sale al secondo posto ed Elisa scende sul terzo gradino del podio.
Applausi a scena aperta per il maestro Vessicchio
Finalmente sul palco dell'Ariston è salito il maestro Vessicchio, atteso fin dalla prima puntata. A causa del Covid e di alcuni strascichi, il direttore d'orchestra ha dovuto dare forfait ma per la serata cover si è seduto al pianoforte per accompagnare la band. Standing ovation in ingresso sul palco e all'uscita per il maestro, osannato da tutto il pubblico in sala.
Standing ovation per Jovanotti e Gianni Morandi
Jovanotti e Gianni Morandi insieme sul palco per la serata cover. Il cantautore toscano ha scritto il brano di Morandi in gara a Sanremo 72 ed è arrivato quasi a sorpresa sul palco per accompagnare il cantante bolognese in un medley di loro canzoni. Pubblico in sala in piedi per ballare alcuni dei più grandi successi di Morandi e di Jovanotti, che hanno portato sul palco una ventata di energia. Da segnalare lo stesso smoking per i due artisti sul palco dell'Ariston.
What a feeling per Elisa ed Elena D'Amario
Standing ovation per Elisa ed Elena D'Amario nell'interpretazione di What a feeling, colonna sonora di Flashdance, film simbolo di un'intera generazione cresciuta negli anni Ottanta.
Lauro in ginocchio per la Bertè
Interpretazione da brividi (non la canzone di Mahmood e Blanco) per Loredana Bertè e Achille Lauro sulle note di Sei bellissima. La cantante ha sfoderato la sua miglior voce, incantando il teatro Ariston e Lauro si inginocchia davanti a lei. Il cantautore alla fine del brano dedica un biglietto a Loredana Bertè. "Per l'immensa artista a incredibile donna che è Loredana - dice l'artista - mi sono permesso di scrivere un biglietto che forse sono le parole che tutti avremmo dovuto dirle da tempo: che strano uomo sono io, incapace di chiedere scusa, confonde il perdono con la vergogna, è capace solo di dire sei bellissima perché ancora ha paura di dire sei bellissima. Stasera, per i tuoi occhi ancora, chiedo scusa e vado via", queste sono le parole lette da Amadeus davanti ai due cantanti emozionati.
Maria Chiara Giannetta e Maurizio Lastrico show
Un lungo monologo, titolato Dialogo tra innamorati, scritto con frammenti delle più grandi canzoni italiane di sempre: così la co-conduttrice e il comico hanno fatto ridere il pubblico al teatro Ariston, che ha loro dedicato un lungo applauso. In chiusura un omaggio a Raffaella Carrà con la sua Pedro.
Grignani tra il pubblico
Dopo le voci su una possibile discussione tra Irama e Gianluca Grignani per divergenze sulla scelta del brano, il pubblico ha tenuto il fiato sospeso per alcuni secondi quando, sul palco, si è presentato solo l'ex cantante di Amici. Grignani è arrivato in un secondo momento, entrando a canzone in corso. Fuori programma con coinvolgimento del pubblico sul finale di esibizione.
L'omaggio a Milva
Nella serata delle cover, Iva Zanicchi ha scelto di omaggiare la sua grande amica Milva, scomparsa pochi mesi fa. Sulle note di Canzone, Iva Zanicchi ha portato sul palco un duetto virtuale con Milva la rossa. "Questa è per Milva", ha detto Iva lasciando il palco.
Ranieri e Nek ricordano Pino Daniele e Anna Magnani
Massimo Ranieri e Nek hanno scelto di dedicare la loro cover a Napoli e a Pino Daniele, il cantante scomparso alcuni anni fa. La coppia sul palco dell'Ariston ha portato la canzone "Anna verrà", dedicata dal cantautore napoletano ad Anna Magnani.
Festival degli amici
Amadeus che disegna su un banco di scuola sul palco dell'Ariston e Jovanotti che, nel frattempo, declama Bello il mondo, una poesia di Mariangela Gualtieri. Momento fuori scaletta per il conduttore e il cantante, amici da sempre, che sul palco si ritrovano con un lungo abbraccio. "Un disegno fatto con le mie mani con un sole disegnato a forma di cuore, perchè il sole riscalda i nostri cuori e ne avevamo tanto bisogno. Con tanta gente abbracciata che entra all'Ariston per questo Festival di gioie a amicizia vera", ha detto Amadeus mostrando il suo disegno, che contiene un errore. Infatti, il conduttore non ha scritto la "l" in "Festival".
Flessioni sul palco per Amadeus
Rkomi si è presentato sul palco dell'Ariston completamente a torso nudo per eseguire un medley di canzoni anni Ottanta dedicato a Vasco Rossi. Energia pura per il giovanissimo cantante che, su invito di Amadeus e dopo la solita solfa del Fantasanremo, si è cimentato nell'esecuzione di alcuni piegamenti sulle braccia insieme al conduttore. Evidente la differenza di forma fisica tra i due, tanto che dopo pochi secondi Amadeus ha chiamato rapidamente la pubblicità.
L'appello al voto di Dargen
Nonostante le polemiche di ieri per l'endorsement di Fedez a Dargen D'Amico, oggi è lo stesso cantante che, dal palco di Sanremo, si rivolge direttamente al pubblico chiedendo di essere votato. Ma l'appello di Dargen D'Amico ha una vena polemica, non con il Festival ma con la politica: "Mi raccomando col voto che in Italia col voto facciamo sempre i cialtroni, avete visto col presidente della Repubblica...".
Incidenti all'Ariston
Durante una diretta con Davide Maggio, l'inviata Rosanna Cacio de La vita in diretta ha raccontato di un incidente accaduto al teatro Ariston. Pare che l'obiettivo di un fotografo che si trovava in galleria sia caduto giù in platea, colpendo una signora. La donna è stata portata in ospedale per essere medicata e non si hanno al momento notizie. La macchina dei soccorsi ha funzionato al meglio e, nonostante qualche momento di concitazione, non ci sono stati contrattempi. Ma anche Mahmood ha avuto bisogno dei sanitari prima della sua esibizione a causa di un malore dovuto a un colpo di freddo.
Francesca Galici. Giornalista per lavoro e per passione. Sono una sarda trapiantata in Lombardia. Amo il silenzio.
INTERVISTA AL CANTANTE. Sanremo, Michele Bravi: «La mia canzone preferita è di Rettore e Ditonellapiaga». SELVAGGIA LUCARELLI su Il Domani il 04 febbraio 2022.
«Per me l’argomento del corpo è un tema fortissimo. Io ho una dismorfofobia importante. Non riesco a calibrare l’idea che ho del mio corpo con la persona che appare agli altri». Però «voglio che il mio corpo e il mio cantare siano il veicolo per far fare agli altri un’esperienza creativa».
Ha giocato con tutti gli altri autori sul palco: «FantaSanremo mi aiuta a sdrammatizzare e crea aggregazione con altri concorrenti, ora ci scriviamo per chiedere “oh,quanti punti hai fatto?”, c’è meno tensione».
Canzone preferita del Festival? «Chimica! Rettore e Ditonellapiaga tirano fuori il graffio pop che è quello che vorrei cantare, se avessi la personalità giusta».
SELVAGGIA LUCARELLI. Selvaggia Lucarelli è una giornalista, speaker radiofonica e scrittrice. Ha pubblicato cinque libri con Rizzoli, tra cui l’ultimo intitolato “Crepacuore”. Nel 2021 è uscito “Proprio a me", il suo podcast sulle dipendenze affettive, scaricato da un milione di persone. Ogni tanto va anche in tv.
Sanremo 2022, Michele Bravi ricorda commosso i nonni e mostra le loro fedi. Valentina Mericio il 05/02/2022 su Notizie.it.
Il cantante Michele Bravi, nel corso della serata cover di venerdì 4 febbraio ha mostrato sul palco dell' Ariston le fedi dei nonni.
Sul palco del teatro Ariston c’è stato spazio per l’emozione. Nel corso della serata cover di venerdì 4 febbraio Michele Bravi ha portato con sè due oggetti a lui molto cari: si tratta delle fedi dei nonni, ormai scomparsi.
“Sono sempre qui con me”, ha dichiarato visibilmente emozionato.
Sanremo Michele Bravi nonni, il ricordo emozionato dl cantante
Il cantante classe 1994, mostrando le fedi nuziali ha spiegato che per lui hanno un significato speciale, proprio legato al festival di Sanremo: “Sanremo lo guardavo sempre da casa con due persone che mi hanno insegnato che è impossibile che uno scoglio possa arginare il mare. Questi sono i miei nonni che non ci sono più, ma sono sempre qui con me”.
“Io vorrei…non vorrei…ma se vuoi”
Michele Bravi in questa edizione del festival di Sanremo 2022, ha portato nella serata delle cover il brano “Io vorrei…non vorrei…ma sei vuoi” di Lucio Battisti. Si tratta di un piccolo gioiellino di scrittura nato dal duo “Mogol-Battisti” e pubblicato nel 1972 in uno degli album più belli della storia della musica italiana: “Il mio canto libero”.
Nel frattempo il cantante Morgan, con un post su Instagram ha elogiato il giovane artista.
Questa è stata tuttavia anche l’occasione per mandare frecciatine al veleno ad altri artisti in gara: “Ho visto Michele Bravi e ho visto un artista con la A maiuscola. Commovente, elegante, profondo, originale, disperato, pieno di vita di dolcezza, mille spanne sopra a tutti. Roba che chiunque altro sul quel palco, da Morandi a tutti i Jovanotti del mondo se la può scordare manco se si impegna cent’anni. Ho visto Michele Bravi e ho finalmente visto un artista a Sanremo.
Dio sia lodato, bravo figlio mio”.
Sanremo 2022, Emma pubblica la foto dei piedi sui social: l’invito a votarla. Asia Angaroni il 04/02/2022 su Notizie.it.
A Sanremo 2022 Emma piace per il suo carisma e la sua canzone, ma a conquistare i fan è anche la sua simpatia: con la foto dei piedi invita i fan a votarla. Sul palco dell’Ariston, in occasione della sua partecipazione a Sanremo 2022, Emma si sta esibendo sulle note di “Ogni volta è così”, una canzone intensa come la sua voce e travolgente come la sua personalità. Sorridente, bella e determinata: al Festival di Sanremo Emma è un successo, indipendentemente da quale sarà la classifica finale.
Non mancano i momenti più ironici e simpatici. Tra questi, non passa inosservata la foto ai piedi pubblicata sui suoi social: così ha invitato i fan a votarla in occasione della serata cover.
A poche ore dalla serata cover, dove presenta “Baby one more time”, ha invitato i suoi “amici feticisti” – come si legge nella sua Instagram story – a votare per lei.
L’invito è stato chiaro: è bastato scattare una foto ai suoi piedi e pubblicarla poi sui social.
LA QUARTA PUNTATA. Sanremo 2022, Gianni Morandi vince la serata delle cover con Jovanotti e Mousse T. Il Domani il 04 febbraio 2022.
Al secondo posto Mahmood e Blanco, Il cielo in una stanza e al terzo Elisa con What a feeling.
Gianni Morandi con Jovanotti e Mousse T hanno vinto la serata delle cover. Sanremo 2022 ha i suoi primi vincitori, ma solo per venerdì sera, sabato ci sarà la finale delle 25 canzoni in gara. Le tre giurie hanno votato le prime tre cover:
Gianni Morandi, Medley insieme a Jovanotti e Mousse T
Le canzoni portate nel medley sono «Occhi di ragazza» e «Un mondo d’amore» di Morandi, e «Ragazzo fortunato» e «Io penso positivo» di Jovanotti.
Sabato riprende la gara con la nuova classifica.
"Irama canta e insegue Grignani": social in visibilio per il duo. Massimo Balsamo il 4 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Protagonista della quarta serata del Festival al fianco di Irama, l'artista milanese è diventato subito virale in rete.
Nessun caso Bugo-Morgan, ma il ritorno di Gianluca Grignani a Sanremo 2022 al fianco di Irama non è passato inosservato. Dopo le voci su una presunta lite, i due artisti sono saliti sul palco dell’Ariston per interpretare “La mia storia tra le dita” nella serata del Festival dedicata alle cover: l’esibizione è stata parecchio movimentata e ha coinvolto anche il pubblico, trascinato dall’energia del duo.
Salito sul palco a canzone già iniziata, Gianluca Grignani è stato accolto con affetto dal pubblico dell’Ariston e l’interpretazione è stata decisamente passionale, basti pensare al finale con bagno di folla in platea oppure ai diversi inviti rivolti al pubblico a partecipare con la voce, a mo' di karaoke. Un entusiasmo che ha contagiato anche il popolo della rete, letteralmente in visibilio per il ritorno dell’artista milanese a Sanremo.
Molti utenti su Twitter hanno commentato l’impegno profuso da Irama per cercare di contenere il collega. Quest’ultimo, infatti, ha smesso di cantare in certi punti del brano ed è andato a trovare il pubblico. Ecco qualche commento sulla vicenda: “Grignani che scappa nel pubblico e Irama che lo insegue come le best babysitter”, “Grignani che va in mezzo alla gente e smette di cantare e Irama che non sa che cosa fare e cammina random senza una vera meta e inizia a fare vocalizzi per riempire il vuoto”, “Irama che deve cantare e contemporaneamente contenere Grignani, gli sta venendo una sincope”.
L'esibizione si è conclusa con un abbraccio e con grande affetto tra i due artisti e un messaggio di Amadeus rivolto proprio a Gianluca Grignani: "Vorremmo rivederti più spesso a Sanremo".
Massimo Balsamo. Nato nel Torinese diversi anni fa. Collaboro con giornali cartacei e online: mi occupo di cinema, ma anche di politica e di cronaca. Ho lavorato a vari progetti nel mondo della comunicazione e ho scritto il libro "Cinema - Riflessioni e proiezioni". Vietato criticare in mia presenza The Office, Camera Cafè, i bassotti e Aldo, Giovanni e Giacomo.
Sanremo 2022, Gianluca Grignani travolto da voci vergognose: "Il codice per votarlo è...". Oltre ogni limite. Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022.
"Torna all'Ariston è l'ultimo ricordo che ha". Gianluca Grignani al centro di una gigantesca tempesta sui social. Fin dalla sua esibizione al Festival di Sanremo in duetto con il giovane Irama sulle note del suo vecchio successo La mia storia tra le dita, il 49enne cantautore milanese famoso per il talento e il carattere fumantino e imprevedibile è stato oggetto di critiche e commenti al vetriolo. Sotto accusa il suo atteggiamento svogliato e una performance vocale non all'altezza delle aspettative. Ma il veleno social è andato oltre, ricordando i suoi problemi personali e gli eccessi privati che ne hanno condizionato notevolmente la carriera negli ultimi 15 anni.
Tra le parole di pessimo gusto spese dai telespettatori/commentatori nei suoi confronti, spiccano per malignità parole come "Il codice per votarlo è Scotch84". Ma dopo poche ore, l'aria è cambiata del tutto. Sono migliaia i commenti di chi lo difende dall'assalto. Di seguito, qualcuno dei tweet dei suoi sostenitori.
"La verità è che Gianluca Grignani é stato immenso. Spiace dirlo ma ha offuscato parecchio Irama, ma in fondo avrebbe dovuto metterlo in conto scegliendo di duettare con lui". "Quando vi divertite con Grignani ricordate che la oggi tanto giustamente osannata Bertè era in condizioni simili fino a qualche anno fa... Meno cattiveria ed una mano di aiuto". "Giovedì ad applaudire Drusilla e la sua unicità, oggi a ridere di Grignani, una persona molto fragile che cerca di venire fuori da un passato oscuro e complicato". "La sensibilità non vi appartiene, vi illudete di averla solo quando la passano in tv". Guai ad una battuta su Drusilla Foer ma sfondare un uomo in difficoltà come Grignani va bene!!!". "Leggo diversi tweet e mi sorprendo ancora una volta. Grignani si è preso la scena fot***ndosene di Irama , e le sue qualità non sdoganano tutto verso tutti . Rispetto è tolleranza dei suoi pensieri e comportamenti non che li debba condividere per forza". "Oggi tutti esperti di Gianluca Grignani, ma chi davvero conosce Gianluca Grignani? Nessuno! Però la gggente si sente in diritto di giudicare, sbeffeggiare, deridere, umiliare, sentenziare".
Sanremo 2022, Gianluca Grignani e Irama: volano insulti. "Mani al collo dietro le quinte". Libero Quotidiano il 04 febbraio 2022.
Un disastro in diretta sul palco del Festival di Sanremo. Il duetto tra Irama e Gianluca Grignani era il più atteso della serata delle cover, ma su Twitter i giudizi sono per la stragrande maggioranza negativi. Motivo? La brutta performance del grande cantautore milanese, rivelatosi negli anni 90 giovanissimo con un piccolo capolavoro, Destinazione Paradiso.
In quell'album di debutto, era il 1995, spiccava la ballata La mia storia tra le dita, riproposta all'Ariston con il giovane collega ex di Amici di Maria De Filippi. Grignani, 49 anni, non è apparso in formissima ed è sembrato appannato dal punto di vista vocale. Certo, ha però sopperito con carisma e con quella auto-ironia che lo aveva fatto eleggere, da debuttante, erede designato di Vasco Rossi. Anche Irama è apparso in difficoltà, e l'alchimia col partner non era al massimo. D'altronde, fino a pochi minuti dal via si sono rincorse le voci di litigi e screzi vari, tanto che molti pronosticavano una fine alla "Morgan e Bugo" stile 2020, anche per il carattere notoriamente fumanti no di Grignani. Per fortuna, è andato tutto liscio. Ma dopo l'esibizione, su Twitter via alle critiche fin troppo feroci con qualcuno che addirittura chiede a Grignani di "vergognarsi".
Qui di seguito, alcuni dei tweet più "morbidi" e ironici. "Qualcuno vada a controllare che Grignani respiri ancora che per me Irama gli ha messo le mani al collo dietro le quinte", "Irama ha ripensato tutte le sue scelte di vita durante l’esibizione", "Irama sembra il figlio che è stato abbandonato all'orfanotrofio da Grignani che l'ha riconosciuto dopo anni e ora stanno provando a riallacciare il rapporto con questa canzone", "Io me lo immagino Irama che si raccomanda con Grignani prima dell’esibizione per poi vedere Grignani che fa il ca***o che gli pare e scambia Sanremo per il Festivalbar", "Ma non era Zucchero con Irama nerisssimo???", "Ma nessuno sta facendo la diretta su ig del dietro le quinte di Sanremo? Secondo me Irama sta lanciando i tavoli per aria"
Sanremo 2022, Gianluca Grignani scappa dall'Ariston e Irama lo insegue: cala il gelo. Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022.
Un Gianluca Grignani fuori controllo. Finisce in delirio puro l'esibizione in duetto con Irama sul palco del Festival di Sanremo. Il 49enne cantautore milanese e il giovane ex di Amici di Maria De Filippi si sono esibiti nella cover di La mia storia tra le dita, e la loro performance, oltre a essere una delle più attese della vigilia, è stata anche la più commentata sui social in tempo reale.
Tante le critiche a Grignani e tanti i tweet ironici, con cui si è sottolineato l'atteggiamento un po' svogliato e assente, con Irama costretto letteralmente a "trascinarlo". In realtà, dopo una partenza freddina, con cappello allo Zucchero e look che ricorda da vicino un mix tra Axl Rose e Johnny Depp "maturi", Grignani si è sciolto ed è "esploso". Prima seduti, poi in piedi, Gianluca e Irama hanno deciso di prendere in mano la situazione da veri rocker concedendosi un bagno di folla tra gli spettatori. Ma l'autore della mitologica e maliziosa L'aiuola ci ha preso forse troppo gusto, fuggendo per i corridoi dell'Ariston con Irama distanziato e allibito.
Dopo aver scambiato la sala per il parterre di San Siro, Grignani è tornato a più miti consigli concludendo la canzone abbracciato al giovane collega. Deluso chi si aspettava un "disastro" alla Morgan e Bugo nel 2020, e un po' irritato anche per chi tifava per le polemiche plateali. Le tensioni della vigilia (si parlava di un Irama addirittura "terrorizzato" e di una sua richiesta, respinta, di poter duettare su Destinazione Paradiso) si sono risolte in un duetto forse non stellare, ma sicuramente dignitoso.
Sanremo 2022, Gianluca Grignani e il "no" a Irama: dietro le quinte, così è scoppiato tutto. Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022.
Alla fine non si sono né picchiati né insultati, Gianluca Grignani e Irama. Era questo, tristemente, che metà di Twitter si augurava alla vigilia del loro duetto sul palco del Festival di Sanremo, e non a caso molti commentatori in tempo reale si sono detti "delusi". Al di là delle provocazioni, l'interesse per la loro versione aggiornata di La mia storia tra le dita, grande successo del 1994 di Grignani, era anche artistico. E in questo senso, sì, lo spettacolo è stato un po' deludente.
Secondo il Quotidiano nazionale, le tensioni tra i due artisti sono esplose quando Irama, ex protagonista di Amici di Maria De Filippi, aveva chiesto al più esperto collega di poter eseguire un altro suo grande successo, Destinazione Paradiso, dall'omonimo album di debutto del milanese. Ma Grignani avrebbe rifiutato seccamente, e così la scelta è caduta sulla pur ottima La mia storia tra le dita. Il risultato però è stato freddino: Grignani è sembrato svogliato, senza la consueta carica emotiva e quel pizzico di follia che, quando è riuscito a tenere a bada, gli ha regalato le pagine migliori della sua carriera.
Perlomeno, nessuna scena alla "Morgan e Bugo": i due hanno cantato fino alla fine, sorridendosi e abbracciandosi, come in una festa liberatoria dopo, forse, troppe ore di tensione. I retroscena dall'Ariston parlavano addirittura di un Irama "terrorizzato" dal 49enne, protagonista in passato di performance finite male per via del suo carattere fumantino. Ma Sanremo ha fatto, almeno in questo senso, un piccolo "miracolo".
Sanremo 2022, "c'è troppo odio": Irama racconta la verità sul dietro le quinte con Gianluca Grignani. Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022.
Ma quale tensione, dietro le quinte di Sanremo Irama e Gianluca Grignani si sono divertiti come pazzi. Parola dello stesso Irama che ha confessato quanto accaduto nelle scorse ore. "Hanno detto un sacco di cose cattive e stupide, soprattutto in un momento così difficile, c'è troppo odio. Dobbiamo stare uniti, noi ci teniamo a fare una cosa buona, non siamo cattive persone. Ci siamo divertiti come pazzi, diciamo la verità". Le sue parole rilasciate a Rtl 102.5 fanno riferimento a quanto fatto emergere dal Messaggero.
Il quotidiano romano aveva detto che tra i due era nato uno screzio circa la canzone da cantare: Irama avrebbe voluto puntare su Destinazione Paradiso, Grignani invece su quella poi cantata, ossia La mia storia tra le dita. A smentire l'indiscrezione ci ha pensato il Big in gara per la kermesse musicale in onda su Rai 1.
Intanto Irama ha potuto varcare il palcoscenico dell'Ariston, dopo l'edizione sfortunata dello scorso anno. Nel 2021, infatti, il cantante non ha potuto partecipare al festival perché aveva contratto il Covid. Quest'anno invece è tornato a con Ovunque Sarai, una ballad romantica che gli ha permesso di conquistare il quarto posto nella classifica generale. E proprio a ridosso della finale.
Sanremo 2022, Gianluca Grignani e la denuncia di Selvaggia Lucarelli: "La foto più brutta e impietosa". Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022.
Irama è in lizza almeno per il podio in questa 72ª edizione del Festival di Sanremo. Con il passare delle serate il gradimento nei suoi confronti sta aumentando, come si evince dalla classifica che lo proietta per il momento a ridosso delle prime tre posizioni. Nelle ultime 24 ore si è però parlato moltissimo di Gianluca Grignani, che ha duettato proprio con Irama nella serata delle cover.
Il cantautore italiano, il cui talento è fuori discussione, è stato bersagliato da una serie di critiche e commenti cattivi sui social, tanto che è stato montato un vero e proprio caso: “Che belle tutte le anime buone che ‘basta battute sullo stato di Grigrani’ - ha twittato Selvaggia Lucarelli - scegliendo accuratamente a corredo dell’apologia la foto più brutta e impietosa di Grignani”. Effettivamente sul cantautore si è venuto a creare un cortocircuito incredibile, frutto della stupidità umana.
Come se non bastasse, sono anche circolate voci di una lite dietro le quinte tra Grignani e Irama sulla scelta del pezzo da cantare nella serata delle cover. A smentire tutto è stato proprio Irama: “Hanno detto un sacco di cose cattive e stupide, soprattutto in un momento così difficile, c’è troppo odio. Dobbiamo stare uniti, noi ci teniamo a fare una cosa buona, non siamo cattive persone. Ci siamo divertiti come pazzi, diciamo la verità”.
Sanremo 2022, Gianluca Grignani massacrato: "Cose orribili, dovete vergognarvi", accusa pesantissima. Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022.
Contro Gianluca Grignani hanno scritto di tutto. La grande vergogna si è scatenata in tempo reale, mentre il 49enne cantautore milanese si stava esibendo sul palco del Festival di Sanremo in duetto con il giovane Irama, ex rivelazione di Amici di Maria De Filippi. I due artisti stavano eseguendo la cover di La mia storia tra le dita, storico successo di Grignani datato 1995, e su Twitter i telespettatori hanno iniziato a bombardarlo senza ritegno. Battute cattivissime sulla forma fisica, su un suo presunto stato di alterazione, su una performance da rivedere. In generale, il clima è quello pesante del body shaming, delle insinuazioni, degli indiscreti che sfociano nell'offesa personale.
In poche ore, il messaggio di inclusività lanciato da Drusilla Foer su quello stesso palco è andato a farsi benedire, e l'impressione è che se a venire preso ferocemente in giro sia un uomo, tutti si sentano in diritto di infierire.
Ma qualcuno, tra gli addetti ai lavori, ha avuto il coraggio di alzare il dito, uscire dal silenzio e dire come stanno le cose. "Io mi vergognerei. Non se fossi in lui. Se fossi in voi", scrive su Instagram Massimo Cotto, decano del giornalismo musicale e rock italiano. "Voi che avete scritto cose orribili, che vanno oltre il legittimo diritto di critica - è la sua invettiva al popolo di Twitter -. Voi che l'avete deriso e offeso senza capire. Siete dei miserabili. Ha più dignità lui nel farsi vedere così, sofferente, esagerato e incerto, che voi nel massacrarlo. Non si distrugge chi non sta bene. Io oggi sto dalla parte di Gianluca Grignani. E grazie a Irama per essere stato anche lui dalla sua".
Il ritorno di Gianluca Grignani a Sanremo che ha diviso i social. Irama: "Le persone sono cattive e stupide". Con Irama nella serata delle cover ha cantato 'La mia storia tra le dita'. Una performance movimentata che ha suscitato critiche ma anche consensi. La Repubblica il 5 febbraio 2022.
Non è stato un nuovo caso Bugo-Morgan, ma quello che è accaduto tra Irama e Gianluca Grignani nella quarta serata del Festival di Sanremo, dedicata alle cover, non è passato inosservato ai social. Già nelle ore precedenti l'esibizione ci sarebbero stati dei dissensi fra i due cantanti sulla scelta del brano: Irama avrebbe voluto cantare Destinazione Paradiso del 1994, presentata nello stesso anno a Sanremo Giovani, che aveva dato a Grignani la possibilità di partecipare al Festival l'anno successivo, nella categoria Nuove Proposte piazzandosi sesto.
In quell'anno la carriera di Grignani esplose e proseguì lungo binari poco scontati con album di culto come La fabbrica di plastica e Campi di popcorn. Ma il successo e la notorietà lo trascinarono in un tunnel di eccessi dal quale impiegò anni per uscire. In un'intervista a Vanity Fair, per esempio, aveva definito il suo uso di cocaina in quei tempi "Un errore incredibile". Dopo il '95, Grignani ha partecipato al Festival altre cinque volte, senza mai aggiudicarsi la vittoria: l'ultima nel 2015 con Sogni Infranti.
Ma per il suo ritorno a Sanremo, il cantautore aveva voluto (e poi ottenuto) che fosse eseguito La mia storia tra le dita. In molti, con buona dose di cattiveria, avevano iniziato a chiedersi come stesse prendendo questa differenza di vedute con il suo partner il cantautore milanese, noto per le esibizioni imprevedibili e il carattere irascibile. E quello che è poi accaduto sul palco dell'Ariston ha fatto esplodere i social.
Entrato in scena a canzone già iniziata, Gianluca Grignani è stato accolto con affetto dal pubblico dell'Ariston e l'interpretazione è stata decisamente passionale, basti pensare al finale con bagno di folla in platea e agli inviti rivolti al pubblico per partecipare al brano. L'esibizione si è poi conclusa con un abbraccio fra i due artisti e con l'invito di Amadeus a tornare a Sanremo. Ma sui social la bomba era esplosa.
"Io non mi riprenderò più da questa esibizione e dall'orrore che Irama ha negli occhi appena vede Grignani sparire nel nulla dietro il pubblico è tutto così surreale", scriveva una spettatrice del Festival.
E avanti così: "Grignani che scappa nel pubblico e Irama che lo insegue come le best babysitter", "Grignani che va in mezzo alla gente e smette di cantare e Irama che non sa che cosa fare e cammina random senza una vera meta e inizia a fare vocalizzi per riempire il vuoto", "Irama che deve cantare e contemporaneamente contenere Grignani, gli sta venendo una sincope".
Molti hanno difeso la performance: "E smettetela di insultare Grignani e dire povero Irama, Filippo sapeva a cosa andava incontro ma ha deciso comunque di farlo, cosa che molti non avrebbero avuto il coraggio di fare. Gli ha dato un'altra occasione, e si è visto come Grignani avesse voglia di tornare sul palco", ha scritto un altro utente.
E anche altri si sono schierati a favore: "La verità è che Gianluca Grignani è stato immenso. Spiace dirlo ma ha offuscato parecchio Irama, ma in fondo avrebbe dovuto metterlo in conto scegliendo di duettare con lui". "Quando vi divertite con Grignani ricordate che la oggi tanto giustamente osannata Bertè era in condizioni simili fino a qualche anno fa... Meno cattiveria ed una mano di aiuto". "Giovedì ad applaudire Drusilla e la sua unicità, oggi a ridere di Grignani, una persona molto fragile che cerca di venire fuori da un passato oscuro e complicato". "Oggi tutti esperti di Gianluca Grignani, ma chi davvero conosce Gianluca Grignani? Nessuno! Però la gggente si sente in diritto di giudicare, sbeffeggiare, deridere, umiliare, sentenziare".
Nel 2016 Grignani era finito al centro delle polemiche per essersi presentato ubriaco sul palco di Bari accanto a Gigi D'Alessio, per il concerto di fine anno trasmesso da Canale 5, una scena molto simile a quella accaduta due anni prima durante un concerto di Omar Pedrini. Ancora zuffe e polemiche in scena anche nel 2011 durante un concerto a Bari.
Poi, agli inizi di maggio, Grignani era stato ricoverato in ospedale. "Si tratta di un forte stress dovuto all'uscita del nuovo album", aveva fatto sapere il suo staff. Poi lo stesso cantautore aveva scritto sui social di soffrire di crisi di panico "con tutto quello che ne consegue". E qualche settimana dopo aveva improvvisamente annunciato il ritiro dalle scene, annullando il suo instore tour per la promozione dell'album Una strada in mezzo al cielo.
In precedenza, nel 2014, Il cantautore era stato arrestato per resistenza e lesioni nei confronti di due carabinieri. "L'ansia è la mia nemica, vivo a Lexotan", aveva raccontato nel 2016, "I miei eccessi? Sono sfoghi, esagerazioni, come capita a tutti. La vita ci compime, ognuno ha la sua valvola per rimanere a galla. Credo che sia un meccanismo anche accettato dalla società: esageriamo e poi torniamo nei binari".
Grignani ha poi scritto su Instagram: "Grazie Sanremo, grazie Irama, grazie a tutti… e come sempre rock'n'roll". "L'unica rockstar vivente italiana, eccetto Vasco, è Gianluca Grignani", ha postato Emis Killa su Twitter. "Una bellissima serata, un'esibizione speciale, grazie", il commento di Shablo. E quindi sono arrivate anche le parole di amicizia di Irama intervistato da Rtl: "Le persone sono cattive e stupide, soprattutto in un momento così difficile, in cui c'è tanta sofferenza, c'è tanto odio sempre. Cerchiamo di essere vicino uno con l'altro, aiutiamoci. Non siamo cattive persone. Ci siamo divertiti come pazzi, diciamo la verità".
Da leggo.it il 5 Febbraio 2022.
Gianluca Grignani è tornato ieri sera sul palco di Sanremo, per il duetto con Irama che ha scelto lui (e una sua canzone, La mia storia tra le dita) per la serata cover. La sua esibizione era molto attesa, soprattutto per le gaffe recenti - si fa per dire, dato che si parla di qualche anno fa - che avevano visto Grignani sul palco in condizioni non perfette, come in occasione del Capodanno 2016.
I telespettatori, al momento dello start, un po' hanno tremato nel vedere che Irama stava iniziando a cantare il brano da solo, con un microfono davanti e un altro al suo fianco. «Dov'è finito Grignani?», era spontaneo chiedersi. Pochi secondi dopo, un sospiro di sollievo: in giacca, vistosi bracciali, trucco sul viso e un cappello tutt'altro che banale, ecco un Gianluca in grande forma.
L'esibizione - come prevedibile - ha un po' oscurato Irama: Grignani, evidentemente carico e motivato dal suo ritorno sul palco dell'Ariston, in pochi minuti ha cercato di aizzare il pubblico come fosse a un suo concerto. Missione riuscita, perché gli spettatori hanno apprezzato lo show e anche la "zingarata" in platea. Alla fine, un emozionato Amadeus gli ha regalato un mazzo di fiori: «Spero che tu possa ricevere presto questi fiori ancora una volta, ma da concorrente. Ti vogliamo bene». «Volentieri, quando rivorrete il rock and roll», la risposta scherzosa di Grignani, applauditissimo all'uscita.
Grignani, come detto, era carico per lo show. Ma sui social in tanti, in modo anche poco carino, hanno scambiato la sua adrenalina per qualcosa di diverso. E il dibattito si è acceso: migliaia i tweet di commento, tra chi lo prendeva in giro per la presunta ubriachezza o alterazione, a chi ne difendeva la dignità di artista, indignandosi per la facile ironia. Un'ironia probabilmente esagerata, perché al netto dei presunti problemi di Grignani (a patto che ne abbia), lo show di ieri è stato tutt'altro che una figuraccia. «Tanto di me, non ti devi preoccupare: me la saprò cavare», cantava Gianluca nel pezzo scelto da Irama, e che lo portò fino al palco dell'Ariston e al successo, nel lontano 1995. La speranza è che vada proprio così.
Michele Monina per tag43.it il 5 Febbraio 2022.
Italiani, popolo di santi, navigatori e gente che applica la coerenza in maniera assolutamente personale, lasciando le maglie più larghe di quelle del maglione a ragnatela indossato al suo primo passaggio sanremese di quest’anno da Irama. E proprio da Irama vorrei partire, per sottolineare uno dei momenti più avvilenti di questa che, ci continuano a dire, è l’edizione del Festival della Gioia, ma che vista da vicino appare tutt’altro.
Perché Irama ha scelto Grignani? Non pensiamo male, è il Festival della gioia…
Irama partecipa per il secondo anno di fila al Festival di Sanremo, non è il solo, e nel suo caso si pensa a una sorta di risarcimento per la sfiga che l’anno scorso l’ha colpito, un positivo al Covid nel suo entourage ha comportato che non calcasse mai una volta il palco, sempre sostituita la sua performance dal video delle prove.
Tanto per non lasciare che la seconda chance fosse irrilevante, il cantautore decide di stupire, presentandosi con una ballad intensa, lui che negli ultimi anni si è più fatto ricordare per le canzoni estive. Nella sera delle cover, poi, decide di fare un colpaccio, chiamando a duettare con lui un artista che ha lasciato un segno importante nella recente musica leggera, e che da tempo vive un po’ ai margini, per mere faccende di mercato, certo, ma anche per problemi personali mai taciuti, Gianluca Grignani.
La scelta di Irama può essere letta in due modi: un voler aiutare a tornare un artista di indubbio valore da troppo fuori dai giochi o un voler in qualche modo ambire a prenderne il ruolo, come se fosse un passaggio di consegne. Vogliamo credere alla prima ipotesi, è l’anno della Gioia.
Nel pomeriggio di ieri, però, cominciano a rincorrersi notizie allarmanti: sembra che i due abbiano avuto un brutto litigio, dovuto alla scelta del brano, e sembra che Grignani se ne voglia andare, lasciando Irama a solo. Si parla di una querelle Morgan-Bugo 2.0 e molti cominciano a giocarci su. Anche lo stesso Irama, forse, con Amadeus, perché a inizio esibizione viene annunciato Grignani, ma il cantautore non è davanti all’asta del suo microfono, un vuoto che apre molte ipotesi.
Il tempo di iniziare La mia storia tra le dita che ecco comparire Grignani, un cappello in testa, il trucco sugli occhi, l’aria un po’ sfatta, ma un entusiasmo palpabile. Inizialmente si ruba la scena, come è giusto e normale che sia, l’ha fatto anche la Bertè con Achille Lauro, per dire. Ma poi Irama riprende le redini, anche se sul finale Grignani deborda, prova a coinvolgere il pubblico, si vede che il palco gli manca.
Finisce l’esibizione e Amadeus, uno che ha invitato come super-ospiti nelle edizioni scorse anche il vicino di casa che aveva una volta fischiettato una canzone mentre stava facendo pisciare il cane in strada, e che comunque ha avuto a disposizione circa un’ottantina di posti nel cast delle sue tre edizioni, ma si è guardato bene da invitare Grignani, lo saluta dicendo che spera di rivederlo presto da quelle parti, perché se lo merita.
Ipocrisia portami via. Ma è solo l’inizio del peggio. Perché Sanremo è Sanremo anche per tutto quello che succede sui social. I commenti, le battute, le gif, i meme. Ecco che il popolo del web – lo stesso che si è esaltato per il discorso sulla diversità che va letta in realtà come unicità di Drusilla Foer, quello che ha gridato al miracolo per come il passaggio elegante e professionale del personaggio creato da Gianluca Gori sia stato un chiaro messaggio di inclusività, senza stare a ragionare troppo sul fatto che forse era più un discorso che un fatto – mette l’abito da cecchino e prende di mira il povero Grignani.
Ecco quindi le battute sul suo stato di lucidità, quello sull’essere imbolsito, tutti a dire che sembra Johnny Depp che si è mangiato Zucchero, o viceversa. Tutti a sfottere chi in passato è stato bello e di successo, e oggi appare in difficoltà. Una specie di inversione a U sull’autostrada dei buoni sentimenti che proprio il passaggio di Drusilla aveva in qualche modo incorniciato, il voler ferire chi già ferito è, così, senza pietà e soprattutto senza un motivo reale.
Perché colpire chi è caduto, o si pensa sia caduto, è non solo da vili, ma da inumani, e perché comunque, ridere di chi era in alto e ora pensiamo sia nel fango non fa di noi esseri migliori, semmai ci identifica come chi in alto non ci finirà mai. Siamo sempre pronti a celebrare la sensibilità degli artisti, spesso a piangerli nel momento in cui detta fragilità ce li porta via, poi siamo lì a tifare perché chi è sensibile crolli, i meme, le battute, le carognate.
Si pretende che un artista si metta a nudo, per dirla citando un bel film con Kim Rossi Stuart, sia Senza pelle, perché così le sue canzoni saranno pulsanti, vivide, tormentate e quindi in grado di raccontare i nostri momenti no, le nostre anime ferite, e poi lo si sbertuccia se quel suo essere senza pelle si manifesta con comparsate magari non proprio canoniche.
Siamo pronti, cioè, a guardare con sdegno chi alza muri, di qualsiasi tipo questi muri siano, fisici o spirituali, ma poi di fronte a chi ci sembra diverso, diverso in quanto unico, per dirla con Drusilla, e in quanto fuori dalla nostra omologata visione del mondo, non sappiamo far altro che affondargli la testa sotto il pelo dell’acqua nella quale sta cercando a fatica di rimanere a galla.
Forse per questo Amadeus ha così successo, perché quella sottile ipocrisia che gli fa dire «speriamo di vederti presto su questo palco», palco nel quale non lo ha invitato potendolo fare, è la nostra stessa ipocrisia. Lì a commuoverci per i monologhi che inneggiano all’accoglienza ascoltati mentre costruiamo steccati.
E comunque, non siamo certo noi a aver scritto Destinazione Paradiso o La mia storia tra le dita, Falco a metà o Bambine dallo spazio, Il giorno perfetto o Lacrime dalla luna, per non dire di un album ritenuto unanimemente un capolavoro come La fabbrica di plastica. È stato quello su cui oggi ci si sta accanendo senza alcun motivo e alcuna pietà.
Il post del professor Saraceni: “Giù le mani da Grignani”. Giampiero Casoni il 06/02/2022 su Notizie.it.
Diventa un durissimo atto d'accusa contro la superficialità del giudizio il post social del professor Guido Saraceni: “Giù le mani da Gianluca Grignani”
Il post del professor Guido Saraceni non lascia adito a dubbi ed è riassumibile in una frase: “Giù le mani da Gianluca Grignani”. Sui social l’accademico ha pubblicato un durissimo scritto contro quanti hanno fatto ironia social dopo l’esibizione di Gianluca a Sanremo 2022.
“Giù le mani da Grignani”, perché forse “Destinazione Paradiso” non era una trovata pubblicitaria
Ha esordito Saraceni: “Nel 1995, quando portò a Sanremo ‘Destinazione paradiso’ dichiarò senza mezzi termini che gli era capitato di pensare al suicidio. ‘L’ho scritta perché mi volevo ammazzare‘, disse con tutta l’ingenuità del mondo, raggelando la sala stampa”. E ancora: “In molti pensarono che fosse una trovata pubblicitaria di cattivo gusto. È passato molto tempo prima che raccontasse in televisione di essere stato molestato e picchiato da un pedofilo, quando aveva solo dieci anni.
Poi Saraceni ha fatto un sunto del disagio esistenziale del rocker: “In questi anni l’abbiamo visto cambiare, soffrire e combattere contro i suoi demoni. Anche per questo motivo trovo veramente sgradevoli e inopportune le critiche che gli stanno piovendo addosso”. “Grignani è un cantautore di primissimo livello, incoronato esplicitamente da Vasco e da tanti altri per le sue qualità artistiche”.
Ma è soprattutto un essere umano al quale dobbiamo lo stesso rispetto che meritano tutte le persone che stanno attraversando un periodo difficile”. Poi la chiosa da applauso: “Come recitava Stefano Accorsi, chiudendo il suo monologo, in un bel film di tanti anni fa: ‘Non puoi giudicare la vita degli altri. Perché comunque non puoi sapere proprio un c…o della vita degli altri’. Teniamolo sempre a mente. Forza Gianluca, siamo tutti con te”.
Sanremo 2022, gli insulti a Gianluca Grignani e il silenzio su Michele Bravi: vergogna a senso unico. Avete notato che...Gianluca Veneziani Libero Quotidiano il 06 febbraio 2022.
Ne abbiamo viste di tutti i colori al Festival, in senso letterale, però ve la prendete con Gianluca Grignani, che forse era uno dei più normali in quella combriccola di artisti strambi. Gli avete dato del pagliaccio, del cappellaio matto, dell'ubriacone, perfino del cocainomane. Lo avete deriso, sui social soprattutto, per il modo in cui si è presentato e si è atteggiato all'Ariston l'altro ieri. Su Twitter leggevi sfottò come quello di Spinoza, celebre blog satirico, che diceva di lui «Grignani si mantiene benissimo. Come tutte le cose immerse nell'alcol» o post strafottenti che davano il cantante positivo a tutto, compresa la cannabis e la cocaina, tranne che al Covid. Forse un po' più di tatto ci vorrebbe, dato che Grignani ultimamente non se l'è passata proprio bene, certo anche per una volontà di autodistruzione.
Ma ogni vicenda di dolore, fosse anche di alcol, droga o divorzi, merita rispetto. E poi, cosa aveva di così strano Grignani da farvi sogghignare? Sì, è vero, era un po' su di giri, invitava il pubblico a cantare con lui e si è fatto un bagno di folla scendendo in platea, ma davvero non avete mai visto un artista farlo durante un concerto? Quanto al suo aspetto poi, aveva un cappello bizzarro, d'accordo, e gli occhi truccati, ma per il resto era vestito in modo normalissimo, anche piuttosto elegante. Dite che era visibilmente grasso? E questa vi sembra una buona ragione per prenderlo in giro, forse la lotta alla discriminazione non vale nei confronti delle persone sovrappeso? Guardatevi attorno, piuttosto, e vedete quanti "nuovi mostri" hanno fatto la loro apparizione a Sanremo in questi giorni. C'è chi si è spogliato a metà restando a torso nudo, come Achille Lauro prima di autobattezzarsi, o come Rkomi, solo per mettere in mostra tatuaggi e muscoli.
E c'è chi ha fatto la sua comparsata in canotta con giro ascellare, credendo di stare in palestra o alla sagra della porchetta, tipo Giovanni Truppi o Irama, il quale aveva già dato prova di cattivo gusto, indossando il giorno prima un mega-centrino della nonna. E vogliamo parlare di Michele Bravi che si presentava con un inguardabile tailleur verde di quattro taglie più grande e una sottoveste brillantinata? Odi Tananai con addosso un abito che sembrava sporco di farina? O volete puntare l'attenzione su Lorena Cesarini vestita con abitino stile savana, vista la faccia di tigre stampata sopra, o su Orietta Berti, impresentabile presentatrice con i suoi outfit carnevaleschi? Il capolavoro però lo ha fatto Sangiovanni che indossava giacca bianca su tunica bianca, con tanti saluti all'eleganza italica, mentre cantava i versi di A muso duro di Pierangelo Bertoli che recitano così: «Adesso dovrei vestirmi come un fesso e fare il deficiente nei concerti». In effetti, è stato fedele al testo... Vi abbiamo risparmiato la mise rosa dei La rappresentante di lista, quasi più oscena dei loro pugni chiusi comunisti, i capelli blu della Bertè (ormai un classico) e il travestimento da Zorro della già travestita Drusilla Foer (ma almeno lei lo faceva con autoironia).
In generale abbiamo visto un appello continuo alla trasgressione e alla fluidità di genere nel portamento e nel comportamento, negli abiti e nei gesti, ma poi alla fine, nella serata delle cover hanno trionfato, anche per classe e sobrietà, Gianni Morandi e Lorenzo Jovanotti, vestiti in modo impeccabile con smoking bianco e papillon nero. Vince chi appare autentico, e non chi si esibisce con una maschera. Anche Grignani è stato vero, drammaticamente vero, nella sua esibizione, e forse anche uno dei meno trasgressivi. E noi preferiamo di gran lunga il suo dramma alla farsa dei buffoni di corte che fingono scorrettezza, ma sono tremendamente conformisti.
Da leggo.it il 7 febbraio 2022.
L'esibizione di Gianluca Grignani sul palco dell'Ariston ha scatenato i commenti dei social, in molti casi poco carini, se non vergognosi, ai suoi danni. E Marco Conidi, in un post sui social, difende Grignani, pur specificando di conoscerlo ma di non essere suo amico, e di non prendere le sue parti per amicizia ma solo per empatia. «Non sono amico di Gianluca. Ci siamo incrociati a volte e abbiamo amicizie in comune, quindi questo post non è per amicizia», spiega Conidi sul suo profilo Facebook.
«Mi dispiace molto leggere le battute e le prese in giro di un grandissimo cantautore che tra l'altro era bellissimo e gli e le stesse che oggi lo deridono lo invidiavano o ne erano innamorate prima. Facciamo un lavoro pubblico ed è normale e anche ovvio essere giudicati, poi tanti ti aspettano li al varco per vedere se ti sei inquartato o altro anche perché è rassicurante vedere che non solo per noi passa la bellezza il tempo e la salute», scrive Conidi.
«Però qui si parla di fragilità e sofferenza, quella stessa che ci ha permesso di godere di meravigliose canzoni che Gianluca ha scritto mettendosi senza filtri o corazze. Io per primo conosco bene cosa sia l'autodistruzione e per anni quei demoni che ti mangiano dentro mi hanno fatto distruggere il mio corpo e la mia anima, e i segni che si vedevano sono simili a quelli per cui ora deridono Grignani», continua Conidi.
«Ho dovuto spingere il pedale fino a giocarmi veramente la vita e la salute e se sono ancora qui lo devo all'amore a qualcuno che lassù mi ha messo una mano in testa e alla fortuna. Ma soprattutto lo devo alla mia scelta di scegliere la VITA e la SALUTE. Così ora tutto magicamente sta tornando a posto compreso una nuova gioventù e una nuova bellezza e forma fisica», conclude il suo post. «Quindi auguro a Gianluca di scegliere la Vita e ritrovare l'Amore per se stesso. E Voi che avete goduto pianto e cantato le sue canzoni, fategli sentire un abbraccio, non misere battute da bar. Che se vi guardate bene, non siete neanche voi gli stessi di venti anni fa. Auguri Gianluca e viva la Tua Musica?».
Non siamo davvero più buoni. I guai veri nessuno li tocca...Tony Damascelli il 5 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Missione compiuta. Sanremo ha la coscienza pulita, ha svolto e presentato i compiti in classe.
Missione compiuta. Sanremo ha la coscienza pulita, ha svolto e presentato i compiti in classe, scritti, con proprietà, sui fogli protocollo forniti dalla Rai, tutte le caselle del politicamente corretto sono state occupate, il lavoro svolto ha raccolto applausi ma ha anche aperto qualche dibattito: il tema sul razzismo è stato ben svolto dalla Cesarini, quello dei migranti dal testo dolce e commovente di Ranieri, la diversità di genere con lo stile e l'eleganza di Drusilla, ovviamente la mafia è stata di competenza esclusiva del serissimo scrittore Saviano, una provocazione sul tema religioso è arrivata dal cantante, si fa per dire, Achille Lauro.
Il quadro è completo, nessuno può dire che la scolaresca non sia stata disciplinata e non meriti, dunque, un bel voto in pagella. Però. Però, rileggendo gli elaborati è facile accorgersi che è stata trascurato, direi evitato, l'argomento pedofilia-chiesa che è all'ordine del giorno e riguarda un mondo miserabile e violento però assai delicato da affrontare, sviluppare, approfondire. Probabilmente sarà al centro dell'intervista che papa Francesco concederà domani a Fabio Fazio o forse qualcuno ha dei dubbi? Perché l'intervistatore non ne avrà il coraggio o il pontefice tratterà altri temi?
Sta di fatto che al festival è stato severamente proibito accennare a vicende tragiche che si affiancano ai femminicidi e riguardano i minori, vittime della soggezione psicologica e fisica nei confronti di chi dovrebbe occuparsi dell'apostolato e invece si preoccupa degli apostoli.
Ne avrebbe potuto parlare la stessa Drusilla o avrebbe dovuto scuotere la coscienza assai sensibile dell'autore di Gomorra o, ancora, eccitare Zalone ampliando la sua performance sull'omofobia. Forse non ci hanno pensato, forse erano concentrati su argomenti di maggiore share, hanno scelto il distanziamento dal problema, per non indispettire troppo tonache e altri poteri. Se Saremo è Sanremo, la Chiesa è la Chiesa.
C'è sempre la possibilità di un ravvedimento, magari alla prossima edizione della famosa rassegna musicale.
Andate in pace il festival è finito. Tony Damascelli
La rubrica sulla 72esima edizione della kermesse. Quiz Sanremo, la quarta serata delle cover: il “FESTIVA” degli Amici Geniali e la Repubblica del karaoke. Antonio Lamorte su Il Riformista il 5 Febbraio 2022.
Italiani popolo di santi navigatori navigator cantanti e indignati dalle cover della serata delle cover del Festival di Sanremo. Altrimenti detta la serata “com’eravamo giovani” o “è questa la vera musica” oppure “(ARTISTA X DEFUNTO) si sta rivoltando nella tomba” e di chi confonde le cover con le cover band. La quarta serata, che arriva prima della grande finale di sabato, è anche la serata dei feat. (facoltativi) che porta sul palco un sacco di gente da potersi fare a meno degli ospiti. È andata che senza l’orchestra diversi pezzi sarebbero andati bene manco alla sagra della porchetta. Ed è andata che Lorenzo Jovanotti Cherubini ha fatto un po’ il padrone di casa ipotecando un futuro da conduttore – niente male affato d’altronde quel suo viaggio in Patagonia in bicicletta Non voglio cambiare pianeta proprio per la Rai.
Questo è il Festival degli amici, ha detto sempre Jovanotti: e ricordato gli esordi con Amadeus e cantato con Gianni Morandi come ragazzini. “Il mio Sanremo” la traccia del disegnino affibbiata al conduttore: sole cuore (e vabbé) e un refuso già cult: “FESTIVA” ha scritto Amadeus. E quindi visto che in Italia sono tutti amici o tutti parenti, niente rivoluzione ma sempre Repubblica del karaoke. Pochi amici invece per Maria Chiara Giannetta che si è dovuta conquistare centimetro per centimetro il palco dopo il ciclone Drussila Foer il cui fantasma ancora aleggiava: davvero poteva essere la “donna in gamba” quirinabile per Salvini, a questo punto.
Scelta delle cover: si inciampa nell’hybris e si gongola nel divertentismo. So’ ragazzi. Jovanotti legge una poesia della poeta (poeta?) Mariangela Gualtieri che però è la riscrittura di Otro poema de los dones di Jorge Luis Borges – meglio l’originale. Il testa a testa nella gara è disturbato da Morandi: Mahmood e Blanco convincono con Il cielo in una stanza, Elisa rispolvera Flash Dance. Morandi spicca il volo: grazie a Jova si prende la standing ovation, vince la serata, secondo posto. A questo punto lancia “l’operazione scoiattolo” per domani. Cosmo contesta il maggiore sponsor della kermesse, Eni: “Stop greenwashing!”. Senza senso il siparietto dance prima delle classifiche: sembra il concertone di Capodanno, manca giusto Buccirosso che dice alle cubiste: “Te chiavass!”. Domani la finale. Sarà lunga. Questa è una rubrica.
Quiz Sanremo 2022
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato ad Amadeus per:
a. Complimentarsi per i record di ascolti
b. I Pinguini Tattici Nucleari, ancora, e no dai
c. Informarlo di aver promulgato: le cover di Lucio Battisti sono vietate
d. Aggiornarlo che il momento engagé non è obbligatorio
Vota l’accoppiamento più azzeccato:
a. Pierangelo Bertoli-San Giovanni (e non è una bestemmia)
b. Gianluca Grignani-Johnny Depp
c. Noemi-Jessica Rabbit
d. Amedeo Sebastiani-Amedeo Modigliani (Jovanotti dixit)
Il quiz della prima serata
Giovanni Truppi, Vinicio Capossela, Mauro Pagani in Nella mia ora di libertà meritavano per:
a. Il pianoforte che Truppi si è costruito da solo
b. Il Buono, il Brutto e il Cattivo
c. Canzone inestimabile
d. Tutti a invocare sempre i grandi e al primo omaggio “De André non si tocca”
Non potrò mai dimenticare:
a. Lo spettro di Milva
b. Rocco Hunt l’animatore capo è arrivato perché come lo fa lui il karaoke nessuno
c. Irama ha portato il piccolo alle giostre ed è terrorizzato che gli scappi
d. “It’s Britney bitch!”
Super Maria Chiara Giannetta:
a. Me la ricordavo diversa Blanca di Street Fighter
b. A Fabrizio Moro piace questo elemento
c. Sketch “ancora tu” but gold
d. Si può dire meglio di Drusilla Foer?
Il quiz della seconda serata
Trova l’intruso:
a. Morandi-Jovanotti amici geniali
b. Quel senso di onnipotenza dei LRDL dopo l’endorsement di Paolo Sorrentino
c. Mariangela Gualtieri ha scritto questa poesia come Berlusconi è stato kingmaker
d. Cantare My Way a 26 anni è come scrivere un’autobiografia a 18 anni
Paura eh:
a. Ridete ridete, poi vediamo da qui all’estate con Ana Mena ovunque nelle orecchie
b. Lino Guanciale ha cantato i Beatles meglio di alcuni in gara
c. Gli schiaffi delle mamme a pensare ai figli che si scrivono sulle giacche come Aka 7even
d. Dargen D’Amico pronto per il Palio
Grazie:
a. A Pino Daniele per noi che ci emozioniamo ancora davanti al mare
b. A Elton John per Your Song e a Gino Paoli per Il cielo in una stanza
c. A Jovanotti che ci ricorda quanto è bella la vita, la vita tutta: pure bestemmiare per esempio
d. Dei fiori, pure ai maschietti: ma quanto avranno speso?
Premio “Ma che freddo fa” a:
a. Paul McCartney che non ha ancora querelato Le Vibrazioni
b. Non si può dire poetessa?
c. Achille Lauro che poteva sparire dignitosamente vicino a Loredana Bertè e invece il biglietto e: leggilo!
d. Loredana Bertè che lo avrebbe letto quel biglietto, sicuramente
Il quiz della terza serata
Sì ma meritava di vincere:
a. La ballerina Elena D’Amario che accompagnava Elisa
b. Sei bellissimǝ
c. La cover delle flessioni di Albano di Rkomi feat. Amadeus
d. Elisabetta Canalis che guarda in camera e: la mia Liguria!
Risultati! (corrispondono alla maggioranza delle risposte date alle domande):
a. Almeno non hanno storpiato Paolo Conte, per esempio
b. Già esaurito il primo stock di poster con il disegnino di Amadeus
c. Non voglio cambiare pianeta ma sì, visto che Paul McCartney è morto di nuovo, stasera
d. Per me un po’ di quel “tipo di sostanza stupefacente che circola dietro le quinte” secondo Mario Adinolfi
Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
· Quinta Serata.
(ANSA il 6 febbraio 2022) - La finale del festival di Sanremo, che ha incoronato vincitori Mahmood & Blanco con Brividi, ha ottenuto su Rai1 (dalle 21.22 all'1.48) 13 milioni 380 mila telespettatori pari al 64.9%. L'anno scorso l'ultima serata del festival aveva fatto segnare in media 9 milioni 970 mila telespettatori con il 54.4% di share. La prima parte della serata finale del festival (dalle 21.22 alle 23.54) ha raccolto 15 milioni 660 mila spettatori pari al 62.1% di share; la seconda (dalle 23.58 all'1.48) 10 milioni 153 mila con il 72.1%. Nel 2020 la prima parte della serata finale del festival aveva fatto segnare 13 milioni 203 mila telespettatori con il 49.9% di share, la seconda 7 milioni 730 mila con il 62.5%.
Sanremo 2022: la finale aperta dalla Banda Musicale della Guardia di Finanza diretta dal Maestro avetranese Leonardo Laserra Ingrosso. Redazione de La Voce di Maruggio il 5 Febbraio 2022.
La serata conclusiva della 72esima edizione del Festival di Sanremo, questa sera sabato 5 febbraio, sarà aperta da “Il canto degli italiani”, l’inno nazionale scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847. L’inno sarà eseguito dalla Banda Musicale della Guardia di Finanza, diretta per l’occasione dal Maestro Leonardo Laserra Ingrosso originario di Avetrana.
Le origini della Banda Musicale della Guardia di Finanza
Nasce ufficialmente nel 1926, riunendo in un’unica compagine strumentale le diverse Fanfare che fin dal 1883 erano state istituite presso alcuni Reparti del Corpo. Attualmente è un complesso artistico stabile composto da un Maestro Direttore, un Maestro Vice Direttore e 102 esecutori provenienti dai diversi Conservatori italiani ed incorporati, attraverso una accurata selezione, tramite concorso nazionale.
Durante la sua lunga ed intensa attività concertistica, la Banda si è esibita presso le più prestigiose istituzioni musicali italiane tra le quali l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, la Scala di Milano, il San Carlo di Napoli, il Teatro dell’Opera di Roma, il Massimo ed il Politeama di Palermo, la Fenice di Venezia, il Bellini di Catania, il Flavio Vespasiano di Rieti ed il Petruzzelli di Bari.
Numerosi ed apprezzati sono stati i concerti nella Basilica di Massenzio a Roma e reiterate le collaborazioni con alcune delle più affermate orchestre sinfoniche italiane ed internazionali quali la RAI di Roma, il Maggio Musicale Fiorentino e il Festival dei Due Mondi di Spoleto. L’intero Complesso Bandistico si è recato ripetutamente all’estero ove ha effettuato fortunate tournée in Germania, Lussemburgo, Svizzera, Belgio, Francia, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti.
In particolare nel 2002 a New York, in occasione delle celebrazioni per il Columbus Day, ha tenuto un coinvolgente ed emozionante concerto a Ground Zero, luogo simbolo della coscienza nazionale americana dopo i tragici fatti dell’11 settembre 2001.
Le doti di fusione, la qualità del suono e la sensibilità interpretativa rendono il Complesso Bandistico uno dei più prestigiosi a livello internazionale e gli assicurano il costante successo di pubblico e di critica.
Il suo vasto repertorio, comprendente brani originali e trascrizioni, consente di spaziare dalla musica classica a quella contemporanea e può essere considerato tra i più significativi e completi.
Prestigiosi e professionali i Maestri Direttori succedutisi nel tempo tra i quali si ricordano Giuseppe Manente, Antonio D’Elia, Olivio Di Domenico, Fulvio Creux e Gino Bergamini.
Dal 16 aprile del 2002 il Direttore della Banda Musicale è il Ten. Col. Leonardo Laserra Ingrosso
Un po’ di Amiata a Sanremo Galella ha suonato al Festival. Il primo clarinetto della banda musicale della Guardia di finanza si è esibito sul mitico palco. Il luogotenente Antonio Galella, che ricopre il ruolo di primo clarinetto. Nicola Ciuffoletti su La Nazione il 5 Febbraio 2022.
La serata conclusiva della 72esima edizione del Festival di Sanremo è stata aperta dall’esibizione della Banda Musicale della Guardia di Finanza, diretta dal colonnello e maestro Leonardo Laserra.
Tra i meriti per l’ottima esibizione eseguita dalla banda c’è anche quello di un talentuoso arcidossino, il luogotenente Antonio Galella, che ricopre il ruolo di primo clarinetto.
Galella, 53 anni, vive adesso a Sasso d’Ombrone (nel comune di Cinigiano) ma le sue origini sono di Arcidosso. Ha conseguito gli studi al conservatorio L. Cherubini di Firenze e collaborato con vari gruppi ed orchestre come quella del Festival di Sanremo. Con la guardia di finanza ha partecipato anche a diverse trasmissioni televisive come Buona Domenica e Domenica In. Antonio Galella è figlio d’arte, il babbo Franco Galella è un ottimo musicista e ha diretto per tanti anni la banda arcidossina "Per rallegrar le genti".
È stato il babbo ad aver trasmesso al figlio la grande passione per la musica. Un talento affermato, il finanziere amiatino è persona molto conosciuta sul monte e ad Arcidosso, suo paese d’origine, è fonte di profondo orgoglio. Tanto più in una edizione del festival di Sanremo che sta ottenendo consensi praticamente unanimi per qualità delle serate e dello spettacolo in generale con ottimi ascolti. Nicola Ciuffoletti La Nazione
Il Maestro di Cassino apre l’ultima serata di Sanremo. Francesca Messina il 5 Febbraio 2022 su Leggo Cassino.
Al Festival della Canzone italiana la Banda della Guardia di Finanza ha suonato l’inno di Mameli. Sul palco Marcello Bruni, direttore della Banda Musicale “Don Bosco” e Daniele Masella di Cervaro. Le congratulazioni e l’orgoglio del territorio. I Maestri, Marcello Bruni di Cassino e Daniele Masella di Cervaro hanno suonato l’Inno di Mameli, insieme alla Banca Musicale della Guardia di Finanza diretta per l’occasione dal Maestro e Tenente Colonnello Leonardo Ingrosso, aprendo la serata finale della 72esima edizione del Festival di Sanremo.
È stata una grande soddisfazione vedere il direttore della Banda Musicale Don Bosco “Città di Cassino” M. Bruni e il Maestro di Tromba D. Masella sul Palco dell’Ariston. Intanto sui social si è scatenata una vera e propria gara di congratulazioni e di like. Con grande entusiasmo in tantissimi da casa, davanti alla televisione, hanno cantato l’Inno Nazionale “Fratelli d’Italia”.
“Orgoglio per la città di Cassino – si legge in una nota scritta dal Presidente del Consiglio Comunale di Cassino Barbara Di Rollo - rappresentata al Festival di Sanremo dal nostro grandissimo Maestro Marcello Bruni, direttore della Banda Musicale Don Bosco! Un’emozione unica e un momento per celebrare chi fa tanto per promuovere la musica nella nostra città”. Francesca Messina
È marsicana l’unica donna della Banda della finanza che ha aperto la serata finale di Sanremo. Tra i musicisti del complesso stabile anche altri due musicisti tagliacozzani. Redazione Cronaca Marsica Live il 5 Febbraio, 2022.
La Banda della Guardia di finanza apre il Festival di Sanremo e sul palco tra i musicisti c’è anche la marsicana Claudia Arduini. È di Tagliacozzo infatti l’unica donna della banda presente sul palco dell’Ariston e suona il sax contralto. La serata conclusiva della 72esima edizione del Festival è stata aperta da “Il canto degli italiani”, l’inno nazionale scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847.
La Banda musicale della Guardia di finanza, complesso stabile costituito da 102 elementi provenienti da vari conservatori italiani, era diretta per l’occasione dal Maestro Leonardo Ingrosso. Tra i musicisti c’erano anche il maestro Fabrizio Guadagnoli al Flicorno baritono e Federico Cotturone alla tromba. Tre musicisti che rendono orgogliosi i marsicani e più in particolare i tagliacozzani.
Sanremo 2022: il meglio e il peggio della finale. Panorama il 6 febbraio 2022.
La vittoria più annunciata degli ultimi anni è arrivata nel Sanremo tra i meno scontati di sempre. È il trionfo di Mahmood e Blanco, che sbancano con Brividi e ora corrono veloci alla conquista di Eurovision 2022, ma anche il trionfo di Amadeus che sbaglia poco quanto a scelte musicali. E lo dimostrano i numeri di questi giorni con i vincitori e Elisa subito in cima alle classifiche degli streaming. Il Festival numero 72 si chiude dunque mettendo tutti (o quasi) d’accordo, con una finalissima che scivola veloce, punteggiata da una Sabrina Ferilli in grande forma e da un Marco Mengoni che torna all’Ariston da super ospite e si emoziona come un esordiente. Ecco il meglio e il peggio della finalissima.
SANREMO 2022, IL TRIS DI AMADEUS È stata la mano di Amadeus. Chi tifava per un flop, ha perso la scommessa. Chi pensava a un effetto rimbalzo dopo lo scorso anno, non poteva comunque immaginare ascolti così importanti. Ha funzionato tutto, o quasi (bocciate la Muti e la Cesarini), soprattutto le canzoni che a colpi di streaming record e boom radiofonici sono già dei successi (in particolare Elisa e Mahmood & Blanco). Visti i risultati, Amadeus/Amedeo/Amedeus/Ama/Coso (per dirla alla Foer) rischia di subire il pressing della Rai anche per il 2023. Il consiglio della Ferilli è cult: «Se non lo vuoi rifare, stasera falla brutta brutta brutta così magari lo chiedono a un altro, altrimenti ti toccano altri 7 anni», dice riferendosi al Mattarella Bis. Voto: 9
L’ANTI MONOLOGO DELLA FERILLI
Da anni ormai c’è una “tassa occulta” per chi co-conduce Sanremo: il monologo, che spesso si trasformano in lezioncine ipocrite ed esercizi di retorica. Fedele al suo stile, Sabrina Ferilli lo dribbla in maniera sublime: «Ma perché la presenza mia deve essere associata per forza un problema. Perché devo dare per forza un senso al mio essere qui?», dice elencando i temi che ha scartato, dall’inclusione ai cambiamenti ecologici, dal divario salariale al body shaming. «Sto qua per il mio lavoro, per le mie competenze. Ognuno parla attraverso la propria storia. E io ho scelto la strada della leggerezza perché, come diceva Calvino, bisogna saper planare sulle cose con un cuore senza macigni e perché la leggerezza non è superficialità». In pratica ha sfanculato l'ossessione monologhista della tv italiana. Finalmente. Voto: 8
L’OMAGGIO ALLA CARRÀ
«Guarda questa Carrà, è riuscita a emozionarmi un’altra volta». Ed è difficile non emozionarsi di nuovo ascoltando la voce di Raffaella Carrà risuonare all’Ariston, dove condusse il Festival del 2001. Ventuno anni dopo non c’è più e ancora non pare vero. Dopo tanti omaggi non proprio riusciti, da quello a Battiato a quello a Dalla, il colpo di coda arriva con quello curato da Valeria Arzenton e le coreografie di Laccio dedicato all’immensa Raffa: il salto di qualità che meritava. Voto: 9
TORMENTONE FANTASANREMO
A colpi di “papalina”, “un saluto a Zia Mara”, flessioni, fiori, bonus ordinari o irraggiungibili, il FantaSanremo è esondato come un fiume che esonda (cit. Ventura) dal web fino al palco dell’Ariston con i cantanti impegnati a portare a casa punti a tutti i costi. La faccia perplessa di Amadeus diceva tutto. Il divertimento delle prime sere diventa presto tormentone stucchevole. Voto: 3
LA RETROCESSIONE DELLA PARIETTI
Non ci sono più i Sanremo di una volta, signora mia. «Sabato sera sarò seduta in prima fila all'Ariston», aveva annunciato urbi et orbi Alba Parietti. Invece al fianco dell’ad Rai Carlo Fuortes c’era Mara Venier e così, colpo di scena, l’ex coscia lunga della sinistra si è dovuta accontentare della seconda fila. È la Rai draghiana, bellezza. Voto: 4
LO SQUID GAME DELLA SALA STAMPA
Lontani i tempi della sala stampa affollata e festaiola, là dove c’erano assembramenti e caffè, oggi è tutto un igienizzante mani, sanificazione e tamponi ogni 48 ore. Per una settimana la sfida vera è stata però un’altra: schivare la variante Omicron, con tanto di scene alla Squid Game. Ogni tanto casca un pannello di plexiglass tra un giornalista e l'altro. Chi lo schiva in tempo va avanti e spera di arrivare intero a domenica. Voto: 3
Federica Macagnone e Francesco Persili per Dagospia il 5 Febbraio 2022.
AMADEUS EX MACHINA – Sabrina Ferilli sul possibile Ama quater a Sanremo: "Ma poi te va de fermatte? Hai detto che te fermi? No, a parte che l'aveva detto anche Mattarella ma vedi puoi dire quello che te pare, poi ci sono cause di forza maggiore che rimettono tutto in discussione”
FORMIDABILI QUEI GIANNI – Sabrina Ferilli on fire in conferenza: “Sta ancora in vita er poro Morandi? L’avete fatto esibì alle due della mattina, come sta? Me sò dimenticata di chiederlo. Poraccio, già moveva de meno la mano, ieri sera boccheggiava…”
RICORDA UN UOMO VA ANCHE PERDONATO – Irama a Rtl 102.5 smentisce scazzi con Gianluca Grignani: “La lite per la scelta della canzone nella serata delle cover? Tutte fake news. Ho letto notizie orribili, mi dispiace. Le persone sono cattive e stupide. In un momento così non mi spiego tutto quest’odio. Noi vogliamo solo divertirci”.
RKOMI C’HA ‘RFISICO (E I COMPLIMENTI DI VASCO) - Dopo le flessioni con Amadeus e l’esibizione a torso nudo arrivano i complimenti di Vasco per il medley dei successi del Blasco nella serata delle cover: "Forza Rkomi. Firmato SkoVa. Kom..plimenti anche ai Calibro 35".
COTTO A PUNTINO – Il giornalista e dj Massimo Cotto scende in campo per difendere Grignani sbeffeggiato sui social dopo l’esibizione con Irama a Sanremo: “Io mi vergognerei. Non se fossi in lui. Se fossi in voi. Siete dei miserabili. Ha più dignità lui nel farsi vedere così, sofferente, esagerato e incerto, che voi nel massacrarlo. Non si distrugge chi non sta bene”. Maurizio Crosetti (Repubblica) rincara: “Tutte queste battute su Grignani, di uomini e purtroppo anche di donne. Che la vita non vi si metta mai di traverso”. Andrea Scanzi (Il Fatto) chiosa: “Resisti, amico fragile. E torna a volare, stavolta sul serio e non più a metà”
EMA VS EMMA – Ancora un duetto pieno di bollori a Radio 2 tra Ema Stokholma e Emma: “Adesso ti meno con queste bacchette”. E la cantante salentina: “Non vedo l’ora…”
POMICIATA DA BRIVIDI – Mahmood e Blanco in una intervista a Whoopsee: “Un bacio in diretta? Lo faremo però di gruppo. Vogliamo limonare con tanta gente sul palco, 10-20 persone". Un figlio insieme? "No, quello era uno scherzo. Questa canzone è già un mezzo parto, ci abbiamo messo diversi mesi per scriverla". La prima reazione in caso di vittoria a Sanremo? "Ci svegliamo tutti sudati”....
I vestiti di Sanremo 2022, le pagelle ai look della finale: Sabrina Ferilli color nudo (8), Giusy Ferreri vai con il liscio (5), Noemi «spacca» (9): le pagelle. Michela Proietti su Il Corriere della Sera il 5 febbraio 2022.
I look degli artisti in gara la sera della finale: Aka 7even e il suit da manuale, Massimo Ranieri effetto vecchio frack. Promossi e bocciati sul palco dell’Ariston.
Sabrina Ferilli, color carne: 8
Squadra che vince non si cambia: Sabrina Ferilli quando c’è da colpire nel segno sceglie il color nudo, come quando al Circo Massimo mandò in tilt la tifoseria romana con lo spogliarello dedicato allo scudetto. Twitter impazzisce, anche per la sua dizione: «Grazie hai portato la caciara a Sanremo». Caciara «candeggiata» e super chic però, grazie a un abito perfetto firmato Alessandro Dall’Acqua, direttore creativo di N 21, e gioielli da sogno di Pasquale Bruni.
Noemi gioco di specchi: 9
L’ abito più bello della finale: neppure «Ama» resiste e si spertica in complimenti. Noemi interpreta perfettamente l’idea di Alberta Ferretti, che sogna di far diventare diva ogni donna che indossa un abito da sera. Missione compiuta con Noemi, che ci ricorda vagamente Jessica Chastain: anche i gioielli sono da diva, della Collezione Bulgari Serpenti Viper.
Aka 7even suit da manuale: 8
«Grazie Aka che mi risollevi dopo la Zanicchi», scrive un fan su Twitter. E risolleva anche l’eleganza maschile, con un suit davvero impeccabile, reso contemporaneo da una camicia effetto «strobo».
Massimo Ranieri vecchio frack: 5
«Un papillon di seta blu s’avvicina lentamente con incedere elegante, ha l’aspetto trasognato, malinconico e assente, non si sa da dove vien, nè dove va»: chissà perché a vedere il tuxedo di Massimo Ranieri (che si guadagna comunque una standing ovation, a prescindere dal look) ci viene in mente questa canzone di Modugno...
Giusy Ferreri, vai con il liscio : 5
Sarà il vedo non vedo del tulle, sarà lo smalto glitterato, ma il look di Giusy Ferreri ci porta alla Romagna in fiore del grande Raoul Casadei: il vestito (e anche la pettinatura) c ricorda affettuosamente le coriste del compianto re del liscio.
Amadeus, il bello del talento: 7,5
Il talento rende belli: non sfugge a questa regola del sex appeal neppure Amadeus, «talented man» che si avvia trionfalmente verso la conclusione di un Festival da record, anche senza Fiorello. Così anche la giacca un po fru fru creata per lui da Gai Mattiolo diventa chic.
I fiori agli uomini: 6
Bello, anzi bellissimo questo gesto che cancella le «diversità» di genere. Ma ci si chiede, legittimamente, se non sia una leziosità politically correct che non supererà mai il palco dell’Ariston, almeno per ora. Ecco Matteo Romano, impeccabile in Emporio Armani, che riceve il suo bouquet, tutto contento, mentre le ragazze ora li respingono. Ci torna in mente la frase di Luciana Littizzetto: ma quali mazzi di fiori, alle donne regalate mazzi di scarpe...
Irama e i lucchetti di Moccia: 4
Irama è indimenticabile sia per la voce che per l’outfit: adesso sappiamo dove sono finiti tutti i lucchetti che gli innamorati lasciavano a Ponte Milvio dopo l’ubriacatura romantica di Tre Metri Sopra al cielo e poi all’improvviso rimossi....
Elisa rimane a terra: 7
Controcorrente e certo non premiante la scelta di Elisa in Valentino di indossare imperterrita le ballerine sotto l’abito da sera: eppure non sembra neppure scomporsi anche di fianco al sedanone Amadeus. Anche questa è consapevolezza.
La rappresentante di lista, notte rosa: 6
L’ispirazione di Moschino è tenera, fa pensare ad abat jour soffuse e camerette di bambini all’ora della buonanotte. Bambini però un po’ Pierini che dicono anche le parolacce...
Mahmood e Blanco, che brividi: 10
I più belli, senza se e senza ma, di questa edizione del Festival. Vincitori di Sanremo e primi anche in fatto di look: Mahmood e Blanco giocano con i codici del bianco e del nero in modo egregio, senza una sbavatura (anche se qualcuno su Twitter vorrebbe chiedere il conto a Mahmood-cameriere). Ma in realtà la sua gonna lunga nera abbinata alla camicia bianca (tutto Burberry di Riccardo Tisci) si candida a diventare uno degli outfit memorabili della storia dell’Ariston.
Emma, che pizza il pizzo: (7-)
Ne abbiamo già visti tanti di abiti così, in pizzo, con la corsetteria a vista e le ruches. Emma in Gucci «one of a kind»- in pizzo nero interamente ricamato in paillettes con bustier con scollo a cuore, guanti lunghi e collant a rete neri - è bella ma dejavù. E rischia di annoiare un po’.
Michele Bravi, tra Klimt e zia Mara: 7,5
Michele Bravi è istrionico nell’interpretare il look pensato per lui da Fausto Puglisi, che qualcuno vede come un omaggio al ritratto di Adele Bloch-Bauer di Klimt. Tanta sciccheria si scioglie alla vista di Zia Mara, alias Mara Venier, che Bravi corre ad abbracciare a fine esibizione, come un groupie.
Sangiovanni, finalmente tu: 8
Finalmente Sangiovanni trova la quadra del look: dopo le prime apparizioni troppo «candy», indovina l’abito della finale, che è un suit con losanghe di cristalli di Diesel. E sfida anche la tifoseria, mettendo una sciarpa del Milan sulle spalle dell’interista Amadeus. Coraggioso...
Achille Lauro sottotono: 6,5
Forse ci ha abituati ai suoi giochi pirotecnici, tra Billy Idol e Gesù Cristo nella Pietà, ma in tre pezzi rosa Gucci ci pare un po’ sottotono. Splende grazie ai gioielli della collezione Serpenti di Bulgari.
Ditonellapiaga e Rettore, «anche meno»: 5
A Milano si direbbe «anche meno»: ovvero quando si tende a esagerare, si viene richiamati alla moderazione con questo monito. Ci pare perfetto per il duo Ditonellapiaga e Donatella Rettore, con la prima (in Philosophy), che sembra guardare l’altra come quando si osserva una zia scatenata e vestita in modo un po’ eccentrico....
Sabrina Ferilli basica: 6,5
Non convince il secondo look di Sabrina Ferilli che sceglie la via del minimal-chic: l’abito è troppo severo e poco festivaliero. Ma pare che Sabrina giochi a spezzare i cliché: dopo il non-monologo eccola con il non-abito di Sanremo.
Ana Mena, l’anno della tigre: 6
Ana Mena, il fenomeno che viene dalla Spagna, è un esperanto di citazioni: movenza flamenca, sonorità partenopee e un abito glitterato che sembra un omaggio al Capodanno Cinese ...
Gianni Morandi evergreen:7,5
A 77 anni dimostra che il «giovanilismo» è un altro pregiudizio da abbattere, al pari di tutti quelli che sono stati messi sotto processo in questi 5 giorni di Festival: il terzo classificato indossa con grazia la giacca del tuxedo glitterata e fa ballare con la sua canzone tutto l’Ariston. Proprio come Orietta Berti.
Orietta Berti al Bacio: 5
Tra la fata Turchina e un Bacio Perugina, Orietta Berti conclude così la sua marcia poco trionfale (almeno in fatto di look) in questo Sanremo. Oramai icona pop, la Berti non vuole deludere la sua platea volubile e richiedente e spinge pericolosamente sempre l’asticella un po’ più in alto.
Tutti i look della finale di Sanremo 2022: l'era dei nuovi maschi inizia dalla musica. Nella 72 edizione del Festival della Canzone Italiana trionfa lo stile maschile. Da Michele Bravi a Blanco e Mahmood, da Aka 7even ad Achille Lauro i cantanti incarnano la nuova tendenza genderless con naturalezza e fantasia, e per una volta i look maschili la fanno da padroni. Anna Lupini su La Repubblica il 5 febbraio 2022.
La serata finale di Sanremo 2022 inizia con un classico: Amadeus, condottiero di un'incredibile cavalcata trionfale, indossa una versione blu e brillante di uno dei suoi smoking, ma la classifica, anche se provvisoria, parla chiaro: in testa ci sono Mahmood e Blanco, che dominano la classifica anche degli outfit. Insieme cantano l'amore senza barriere e confini e sono incredibilmente giusti e cool.
Insieme hanno incarnato alla perfezione la tendenza genderless della moda uomo. Attuali, moderni, convincenti anche nel look.
Genderless come la scelta di Amadeus di dare fiori a tutti i 25 artisti in gara: "E' un gesto d'amore".
Dopo Matteo Romano, elegante e molto sobrio nel suo completo Emporio Armani total black, con i pantaloni infilati negli anfibi, è la volta di Giusy Ferreri con un azzardato abito cut-out: ci sono spacchi, bretelle, oblò.
Rkomi prosegue nel suo percorso lastricato di pelle nera, a segnare la sua svolta rock.
Sabrina Ferilli indossa uno abito color carne dalle linee scivolate, molto chic, quasi minimalista. La carica invece è tutta nelle battute e consiglia Amadeus di fare una finale brutta brutta, "altrimenti visto come butta in Italia ti confermano per altri 7 anni".
Super classica in nero con trasparenze Iva Zanicchi, che completa il tutto con una vistosa collana annodata. Il particolare dei pantaloni infilati negli anfibi caratterizza anche il look di Aka 7even, anche lui in "nerofinale" ma con un crystal top ispirato alla collezione Womenswear Summer 2022 di Stella McCartney a ravvivare il completo. Total black anche per Massimo Ranieri, con una decorazione di strass sul rever della giacca (tipo sommelier), che cede al rito collettivo del "papalina" per il gioco collettivo del Fantasanremo.
Abito rosa carne ricoperto di specchietti per Noemi, che è stata una delle artiste che ha giocato di più, vincendo, con i suoi look. Nero con paillettes il look di Fabrizio Moro. Dargen D'Amico, che indirizza qualche frase polemica al Governo per la gestione della musica dal vivo in relazione alla pandemia, ha un look gemello a quello di Aka 7even: giacca nera e maglia glitterata. Immancabili gli occhiali da sole, che, informa, toglie "solo per fare la pipì".
Il look di Elisa per la finale è sul filone candido scelto dalla cantante quest'anno. L'abito della finale è scollato e lungo, sempre ideato da Pierpaolo Piccioli e sembra un abito da sposa: di chiffon avorio, con lavorazione plissé organetto. Ballerina Valentino Garavani Roman Stud e bijoux Valentino Garavani.
Look incatenato per Irama, che incassa i complimenti di Sabrina Ferilli: "Sei sempre bellissimo".
"C'è voglia di raccontare tutta la libertà individuale che portiamo sul palco" racconta Michele Bravi rispondendo ai complimenti di Amadeus sull'outfit davvero spettacolare: una mantella nera e un body color carne con decorazioni floreali, un leit motiv dei suoi look in questo Sanremo 2022.
La palma del divertimento nel look va senza dubbio ai look coordinati de La Rappresentante di Lista, che grazie alla maison Moschino mette in scena una divertente e stralunata regina di cuori. Veronica indossa una camicia con maniche a sbuffo e gonna panier abbinata, in popeline di cotone bianco con fiori ricamati a mano e impreziositi da cristalli. Completano il look stivali alti in satin rosa con lacci in seta. Dario indossa un frac in broccato rosa con camicia bianca da smoking e papillon coordinato. Completano il look una tracolla porta chitarra in duchesse bianca e ricamo a mano in filo nero “Miss the End” e pantofole in broccato rosa.
Pizzo, trasparenze, volant: ha tutto l'abito creato da Alessandro Michele per Emma Marrone, ma tutto dosato alla perfezione e la cantante appare al top. Emma ha indossato un abito lungo One of a Kind in pizzo nero interamente ricamato in paillettes con bustier con scollo a cuore, ruches in chiffon sulle spalle e guanti lunghi in pizzo, collant a rete neri. Sandali con platform a tacco alto in pelle nera.
Blanco e Mahmood, anche nella finale, vanno a segno con il look. Bianco con camicia trasparente a mostrare il busto per Blanco, Mahmood è rigoroso con camicia bianca, cravatta stretta in pelle e gonna lunga. La chicca del look sono le due bici ricoperte di fiori che i due portano in scena.
Highsnob e Hu, la più genderless delle coppie, indossano completi pantalone color mattone e nero.
Intermezzo contro tutti gli haters a cura di Filippo Scotti e Marco Mengoni. Anche Mengoni indossa una maglia glitterata sotto al completo. Ormai è un must. Signori, prendete nota.
Sangiovanni indossa un completo con motivo a losanghe di paillettes, non altrettanto azzeccato lo smalto azzurro.
Gianni Morandi versione gran serata finale con un magnifico smoking con giacca brillante, firmato Giorgio Armani. Sobrio ed elegante come il secondo cambio d'abito di Sabrina Ferilli, nero in chiffon.
Look di rottura, come sempre, quello di Rettore, che opta per un pagliaccetto in vinile, calze nere con decoro animalier e stivaletti dorati. per Ditonellapiaga invece abito bianco lungo e giacchino corto nero in stile goth.
Achille Lauro, in completo a tre pezzi rosa con giacca con revers a lancia in raso color avorio, camicia da sera bianca, piedi scalzi e un cocktail in mano è il lato sexy della nuova mascolinità. Ma con il suo omaggio commovente a Loredana Berté durante la serata dei duetti è andato ben oltre la gara. Così si primeggia, a prescindere.
Tananai indossa un completo in raso, stretto da una cintura in vita. Giovanni Truppi commenta il suo look, tutto fatto di canotte, con Amadeus, spiegando che si è sempre esibito così, e dunque "perché cambiare?" e di aver fatto confezionare, per rispetto all'Ariston, delle canotte da un'artigiana.
Con Francesco Sarcina de Le Vibrazioni con chiodo piumato si chiude l'esibizione dei cantanti in gara, prima della proclamazione dei vincitori.
Federico Rocca per vanityfair.it il 6 febbraio 2022.
E cinque. Ci siamo. Arrivati a sabato, alla serata finale del Festival di Sanremo edizione numero 72. Anche ieri sera hanno sfilato tutti i 25 campioni in gara - vincitori e vinti - di quest'anno: sul palco dell'Ariston si sono affrontati a colpi di canzoni (molte già diventate tormentoni), ma anche a colpi di look.
I trend dell'anno, ormai, li abbiamo capiti: molto nero, molto bianco, anche abbinati tra di loro in un trionfo optical. Moltissimo rosa, ma per gli uomini, che sulle signore suona banale. Molta pelle e molti guanti… chissà, forse uno strascico della pandemia. Moltissimi sdoganamenti: la canottiera per lui, il pizzo per lui, le gonne per lui… insomma tutto quello che lui abbia voglia di indossare. Sbrilluccichii a piene mani per tutti, democratici come poche cose oggi al mondo. Poche le eccentricità, forse perché non esistono davvero più, non essendoci più un centro attorno al quale gravitare.
Amadeus in Gai Mattiolo
Io scommetterei che i brillantini ce li ha pure nelle mutande
Voto: 6/7
Matteo Romano in Emporio Armani
Il cipiglio è impiegatizio.
Voto: 6
Giusy Ferreri in Philipp Plein
Amadeus l’ha introdotta con un: “Elegantissima, elegantissima….”
Voto: chiedetelo ad Ama
Rkomi in Etro
Eh no. No no no. L’escalation prevedeva perizoma di pelle nera. E invece.
Voto: 5/6
Iva Zanicchi in Artemio Cabassi
Il poncho couture.
Voto: 6 ½
Sabrina Ferilli in N° 21 (e gioielli Pasquale Bruni)
AMADEUS
Si può dare di più. Molto ma molto di più.
Voto: 6
Massimo Ranieri in Versace
E beccateli due brillantini pure te
Voto: 7
AKA 7even in Stella McCartney
Blazer nero e maglia metal silver. Ricordatevi la combo…
Voto: 6 ½
Dargen D'Amico
Plagio clamoroso!
Voto: 6 ½
Noemi in Alberta Ferretti
A qualsiasi critica potrebbe risponderci “specchio riflesso”. E allora, a questo punto…
Voto: 7+
Fabrizio Moro in Philipp Plein
Non so giustificare il mio no. Ma resta un no.
Voto: 5 ½
Elisa in Valentino
In diretta dal Festival dell'Acropoli.
Voto: 6 ½
Irama in Givenchy
Ci vorrà dire che se non sale sul podio si incatena al palco?
Voto: 6
Michele Bravi in Roberto Cavalli
Prendi Zorro e cesellalo tutto.
Voto: 6---
La Rappresentante di Lista in Moschino
Maria Pretty Woman Antonietta.
Voto: 7
Emma in Gucci
E col vestito, col vestito ciao ciao!
Voto: 9
Mahmood in Burberry e Blanco in Valentino
Sì, quella è una gonna. E va benissimo così.
Voto: 8+
Highsnob in Zegna e Hu
Ma puoi sgommare sopra un big in gara?
Voto: 5 ½ lui, 7 lei
Marco Mengoni e Filippo Scotti
Cose ben fatte.
Voto: 6/7
Sangiovanni in Diesel
Sono gli strass a unire le generazioni, altro che valori e ideali.
Voto: 6 ½
Gianni Morandi in Giorgio Armani
Io prendo quello che ha preso lui.
Voto: 8
Sabrina Ferilli in N°21 (e gioielli Pasquale Bruni)
Ammetto una certa delusione. Capita.
Voto: 6
Yuman
Se a perculare il look è anche Sabrina Ferilli che lo presenta, be' io faccio un passo indietro.
Voto: 4
DitonellaPiaga in Philosophy di Lorenzo Serafini e Rettore in Stefano De Lellis
Se Rettore cita se stessa, Ditonellapiaga cita Madame Curie.
Voto: 6 1/2
Achille Lauro in Gucci
In rosa. Ormai fai notizia se NON ci sei vestito.
Voto: 6/7
Ana Mena in Emporio Armani
Ancora qualche sera e sarebbe arrivata a un 7 pieno.
Voto: 6/7
Giovanni Truppi
Amadeus asserisce che “la canotta è elegantissima”. Meno male che è l’ultima serata, perché io adesso sento che devo cambiare lavoro.
Voto: 5
Tananai in Dior Men
Con la giacchetta da sesso occasionale, quella che non devi manco sbottonare per togliertela.
Voto: 6 ½
Le Vibrazioni
Piuttosto che niente, di rosa si è fatto la chitarra.
Voto: 5/6
Orietta Berti
Un promo vivente a Il cantante mascherato.
Voto: fuori concorso
Marco Mengoni
Piace a tutti. Potrebbe non piacere a noi?
Voto: 6/7
Mahmood e Blanco da "brividi": loro sono Sanremo. Francesca Galici il 6 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Elisa si piazza al secondo posto e conquista il premio dell'orchestra, Gianni Morandi al terzo posto ma vince il premio della sala stampa. Sabrina Ferilli protagonista della serata.
Il festival di Sanremo è giunto alla sua ultima serata. Amadeus per la chiusura della kermesse canora, edizione di maggior successo degli ultimi anni, ha voluto insieme a sé Sabrina Ferilli. Trionfano Mahmood e Blanco, seconda Elisa, terzo Gianni Morandi.
Inno nazionale con la banda della guardia di finanza
Inizio di serata diverso dal solito per la serata finale della 72esima edizione del festival di Sanremo, aperta della banda della guardia di finanza con l'inno nazionale. Esecuzione da manuale per i militari con tutto il pubblico in piedi. Grande applauso al termine e ingresso di Amadeus.
La replica di Rkomi
Accusato da più parti di non avere una buona intonazione, nell'ultima serata Rkomi ha replicato con ironia: "Magari non prendo tutte le note ma ci metto tutto il cuore".
Sabrina Ferilli padrona del palcoscenico
Ingresso dalla scalinata per Sabrina Ferilli, con un elegante abito lungo nude. L'attrice ha subito preso possesso della scena e ha divertito il pubblico con la sua verve e ironia romanesca. Rivolgendosi ad Amadeus, in vista di un possibile quater per il 2023, ha scherzato: "Tu surclassi pure Mentana con 'sta maratona. Dove ce l'hai le pile? Dì la verità, quando vai li dietro non vai a bere, c'hai la colonnina: sei un presentatore ibrido. La forza tua ce l'hanno in pochi: Iva Zanicchi, Morandi e Mattarella. Ti posso dire una cosa? Se tante volte tu decidessi di non fare più il Festival, questa serata falla brutta, brutta, brutta perché sennò poi te chiedono di rifallo per altri 7 anni. Hai visto Mattarella?".
Monologo diverso dal solito per Sabrina Ferilli, che ha voluto sottolineare il concetto di essere lì per quello che è, per l'artista e la donna che è, non perché deve dimostrare qualcosa a qualcun altro. Sabrina Ferilli ha porta sul palco dell'Ariston un "non monologo", perché "bisogna parlare delle cose su cui si è competenti" e sui "temi importanti lasciare parlare chi si sporca le mani per cercare soluzioni veramente a quei problemi". L'attrice spiega dunque che lei lascia parlare la sua "storia" e conclude citando Calvino: "Non è che dico questo perché non so cosa succede nel mondo. È che semplicemente ho scelto questa strada della leggerezza perché, come diceva Calvino, in tempi così pesanti bisogna planare sulle cose dall'alto e non avere macigni sul cuore. Perché la leggerezza non è superficialità".
Complimenti alla co-conduttrice sono arrivati anche da Fiorella Mannoia, all'Ariston nel giorno della serata delle cover. "Sabrina Ferilli ha vinto il settantaduesimo festival di Sanremo", ha scritto la cantante su Twitter.
In chiusura di serata, Sabrina Ferilli ha recitato l'ode ad Amadeus, una poesia (quasi) in rima in onore del conduttore di Sanremo che ha polverizato i record di ascolti con quest'ultima edizione.
Ancora una standing ovation per Iva Zanicchi
Ogni uscita una standing ovation per Iva Zanicchi, che anche nella serata finale ha raccolto l'applauso a scena aperta di tutto il teatro Ariston. Voce potente e interpretazione di gran carriera per l'Aquila di Ligonchio, che ha dimostrato ancora una volta di avere una delle voci più belle del nostro Paese.
Anche Ranieri cede al Fantasanremo
Si è dovuti arrivare alla finalissima del festival di Sanremo per vedere anche Massimo Ranieri, il più istituzionale dei cantanti in gara, fare la sua parte al Fantasanremo. Dopo la sua esibizione, infatti, ha detto la parola d'ordine "papalina". Grandi applausi dal pubblico per Ranieri, che raccoglie la sua prima standing ovation di questa edizione.
Dargen D'Amico porta la polemica sul palco
Prima di esibirsi col suo pezzo, Dargen D'Amico ha portato sul palco di Sanremo la polemica contro il governo e contro le restrizioni per chi lavora nel mondo dello spettacolo della musica dal vivo. "Grazie al governo italiano che tende a dimenticarsi delle piccole realtà musicali, così troviamo alternative", ha detto Dargen D'Amico. Pubblico scatenato sulle note della sua canzone.
La rappresentante di lista non rinuncia al pugno
Ultima esibizione folkloristica per La rappresentante di lista, che dal palco del teatro Ariston ha fatto ballare tutto il pubblico in sala. Il duo, facilmente riconoscibile dalle nuance rosa dei loro outfit, anche nella serata finale ha alzato il pugno chiuso alla fine dell'esibizione. Gesto ripetuto in ogni serata in cui si sono esibiti con la loro Ciao ciao, canzone nata dopo un incontro con Greta Thunberg durante la manifestazione di Milano a settembre.
Mahmood e Blanco sul palco con la bici per il Fantasanremo
Nella corsa a chi guadagna più punti al Fantasanremo, Mahmood e Blanco hanno portato sul palco una bicicletta ciascuno. Nessun intento scenico per i due, che hanno ben pensato di abbellire le loro due ruote con decorazioni argentate.
L'elogio della gentilezza di Mengoni
Marco Mengoni è stato il super ospite della serata finale e prima di esibirsi con la sua hit L'essenziale ha fatto un elogio della gentilezza insieme a Filippo Scotti, il protagonista del film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio, candidato all'Oscar per il miglior film internazionale. I due hanno preso alcuni messaggi di odio comparsi sui social nei giorni precedenti e ne hanno condannato la violenza, che dev'essere combattuta con la gentilezza, secondo il cantante.
L'eterno ragazzo osannato dall'Ariston
Energia allo stato puro per Gianni Morandi, grande trascinatore del teatro Ariston anche nella serata finale. Con la sua Apri tutte le porte fa cantare l'intera platea. Applausi e cori per l'eterno ragazzo, che è tornato sul palco dopo l'incidente della scorsa estate in campagna.
Cocktail in mano per Achille Lauro
All'esordio si è battezzato, alla seconda uscita si è infilato la mano dentro i pantaloni, nella serata cover si è inginocchiato davanti a Loredana Bertè e durante la finalissima ha sceso le scale con un cocktail in mano. Achille Lauro, artista o provocatore, ha fatto parlare di sé durante la 62esima edizione del Festival.
Omaggio a Raffaella Carrà
Il 72esimo festival di Sanremo ha omaggiato Raffaella Carrà con l'anteprima del musical Ballo Ballo, che ha portato in scena le coreografie create sui grandi successi dell'inimitabile conduttrice. Il musical è tratto dal film Explota Explota (prodotto da Tornasol, Indigo e Rai Cinema). L'omaggio è stato fortemente voluto da Amadeus e dal direttore Coletta. Applausi a scena aperta da parte del pubblico in sala.
La canotta di Giovanni Truppi
Uno dei tormentoni di questa edizione è stato il look di Giovanni Truppi, che in ogni serata si è presentato sul palco con una semplice canottiera, senza nemmeno la giacca. Oggi Amadeus ha voluto svelare il mistero dietro il suo look. "La canotta? Ce l'ho da quando da ragazzo ho iniziato a esibirmi. Perché cambiare? Per me era importante non mancare di rispetto all'Ariston e per questo me le sono fatte fare da un'artigiana".
Il bacio di Amadeus a sua moglie
Sempre in prima fila per seguire da vicino il marito, Giovanna Civitillo nell'ultima serata ha ricevuto l'omaggio floreale da suo marito in diretta al teatro Ariston. "Ho dato i fiori a tutte le donne, stasera li do alla mia donna", ha detto il conduttore prima di baciare sua moglie.
Premi a Ranieri, Morandi, Moro ed Elisa
Massimo Ranieri conquista il premio della critica Mia Martini con la sua canzone Lettera di là del mare. A lui, 27 voti dei giornalisti accreditati presso la Sala Stampa. Al secondo posto Giovanni Truppi con 15 voti, al terzo Elisa con 7. Voti ricevuti: 72. Voti validi: 65. Gianni Morandi, invece, ha vinto il premio della sala stampa Lucio Dalla con Apri tutte le porte. Il premio Sergio Bardotti per il miglior testo, assegnato dalla commissione musicale, è andato a Fabrizio Moro con Sei tu. Il premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale è stato assegnato dall'orchestra è stato vinto da Elisa.
Francesca Galici. Giornalista per lavoro e per passione. Sono una sarda trapiantata in Lombardia. Amo il silenzio.
A Mahmood e Blanco il Festival di Sanremo 2022. Daniela Guastamacchia su Il Corriere del Giorno il 6 Febbraio 2022.
La serata finale di Sanremo 2022 ha preso il via con l’esecuzione dell’Inno Nazionale da parte della Banda della Guardia di Finanza, sul palco dell’Ariston. Al fianco di Amadeus a condurre il Festival della Musica Italia la nota attrice romana Sabrina Ferilli amata dal grande pubblico, che come si è contraddistinta e fatta apprezzare per la sua semplicità e spontaneità.
Mahmood e Blanco, con la canzone ‘Brividi‘, sono i vincitori del festival della musica italiana Sanremo 2022. Seconda Elisa con “O forse sei tu”, terzo Gianni Morandi con “Apri tutte le porte”. Massimo Ranieri, con il brano “Lettera di là dal mare“, riceve 27 voti dei giornalisti accreditati presso la Sala Stampa e vince il Premio della Critica “Mia Martini”. Al secondo posto Giovanni Truppi con 15 voti, al terzo Elisa con 7. In totale sono stati espressi 72 voti, 65 dei quali validi.
Gianni Morandi con il brano “Apri Tutte le Porte” che porta la firma di Jovanotti e Riccardo Onori, ha conquistato il “Premio Sala Stampa Lucio Dalla“. L’eterno ragazzo di Bologna ha conquistato il riconoscimento con 12 voti, battendo Elisa (10) e la coppia Mahmood & Blanco (9). I voti ricevuti sono stati 52, tutti validi. “Devo ringraziare tutti, prima te, Amadeus, Lorenzo Jovanotti che ha scritto un bellissimo brano, i musicisti. E’ un podio veramente fantastico, siamo tre generazioni: gli anziani, lei (Elisa, ndr) di mezzo e i giovani (cioè Mahmood e Blanco, ndr)” il commento a caldo di Gianni Morandi.
Fabrizio Moro con il brano “Sei tu” si è aggiudicato il Premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo assegnato dalla Commissione Musicale del festival di Sanremo 2022) .
Sabrina Ferilli entra in scena ed è subito show, fasciata in un abito color cipria, bella e splendente, scende le scale del Teatro Ariston, arriva sul palco ed è subito un fiume in piena di battute rivolgendosi al conduttore e direttore artistico Amadeus: “Tu surclassi pure Mentana con ‘sta maratona. Dove ce l’hai le pile? Di’ la verità, quando vai lì dietro non vai a bere, c’hai la colonnina: sei un presentatore ibrido. La forza tua ce l’hanno in pochi: Iva Zanicchi, Morandi e Mattarella. Ti posso dire una cosa? Se tante volte tu decidessi di non fare più il festival, questa serata falla brutta brutta brutta perché sennò poi te chiedono di rifallo per altri 7 anni. Hai visto Mattarella?“, scherza la madrina della finale entrata in scena dalle scale con un abito leggero beige che valorizza la scollatura. “Ma impossibile non farla bella bella bella con te accanto”, dice Amadeus.
Sul palco dell’Ariston volteggiano le ‘farfalle azzurre’, il gruppo dell’Aeronautica Militare formato dalle atlete della nazionale di ginnastica ritmica Martina Centofanti, Agnese Duranti, Alessia Maurelli, Daniela Mogurean e Martina Santandrea che hanno ballato sulle note di “Upside down” di Diana Ross.
Sabrina Ferilli dopo tanti interventi impegnati di chi l’ha preceduta, nelle precedenti serate di Sanremo 2022, alle 22 arriva il suo momento. Amadeus vorrebbe lasciarle spazio da sola, ma lei invita il conduttore a sedersi sugli scalini per chiacchierare, e non fa un discorso sulla famiglia e neanche uno sul riscaldamento globale, o sulla body positivity, portando sul palco del Teatro Ariston un “non monologo“, perché dice “bisogna parlare delle cose su cui si è competenti” e sui “temi importanti lasciare parlare chi si sporca le mani per cercare soluzioni veramente a quei problemi”. L’attrice romana spiega che lei lascia parlare la sua “storia” e conclude citando Calvino: “Non è che dico questo perché non so cosa succede nel mondo. È che semplicemente ho scelto questa strada della leggerezza perché, come diceva Calvino, in tempi così pesanti bisogna planare sulle cose dall’alto e non avere macigni sul cuore. Perché la leggerezza non è superficialità”, dice l’attrice che prima di lasciare il palco ingaggia un siparietto con José Sebastiani il figlio di Amadeus, seduto in prima fila accanto alla mamma Giovanna Civitillo: “Lui ha un potere disumano, se io sono qui e pure Fiorello è perchè ci ha scelti lui”. E dice a José: “Se ho problemi in Rai, chiamerò te, noi d’ora in avanti staremo sempre insieme“., dice raggiungendolo per un abbraccio e una foto scattata dalla “paparazza” improvvisata Mara Venier.
Divertente anche il “siparietto” tra la Ferilli ed Iva Zanicchi, prima dell’esibizione della cantante. Le due si scambiano complimenti e convenevoli, finché Poi un siparietto tra la Ferilli e la Zanicchi, prima dell’esibizione della cantante. Le due si scambiano complimenti e convenevoli, finché Amadeus che prima aveva chiesto “Vi lascio sole?” esorta la Zanicchi: “Iva, devi cantare!“.
Accogliendo Massimo Ranieri sul palco dell’Ariston , Amadeus dice “Non penso assolutamente di influenzare il parere e il voto di nessuno: ma voglio dirti che sono onorato di averti qui a Sanremo 2022“. E dopo la sua esecuzione, il cantante raccoglie l’ennesima ovazione del pubblico e subito dopo esclama “papalina” partecipando così anche lui al nuovo gioco che impazza sul web, il “FantaSanremo“. Massimo Ranieri quasi si giustifica: “Me lo hanno chiesto i miei pronipoti: ieri sera ero nel pallone e allora lo faccio questa sera”. E Amadeus di rimando: “Chissà quanto vale ‘papalina‘ detto da Ranieri…“.
Anche un ex-vincitore del festival, Marco Mengoni scende sul palco della finale di Sanremo 2022 con un elogio della gentilezza, articolato tra parole di odio, parole della Costituzione, poesia e musica. Insieme a lui sul palco Filippo Scotti, il giovane protagonista dell’ultimo film di Paolo Sorrentino “È stata la mano di Dio” candidato all’Oscar come miglior film internazionale, pellicola con cui l’attore ha già vinto il “Premio Mastroianni” alla Mostra del Cinema di Venezia. Con lui Mengoni inizia un dialogo che è una escalation di commenti negativi, che arriva fino al linguaggio di odio. Poi i due richiamano gli art. 21 e 3 della Costituzione, che sanciscono la libertà di espressione e la contrarietà alle discriminazioni in base al sesso dei cittadini, la razza, la lingua, la religione, le opinioni politiche, le condizioni personali e sociali.
Poi Filippo Scotti legge “A un certo punto“, scritta dal poeta campano Franco Armini, i cui versi finali recitano: “Tu devi solo la più grande dolcezza possibile a chi verrà e a chi andrà via. È festa nel tuo cuore, festeggia in qualche modo il cuore degli altri”. E qui, Marco Mengoni attacca “L’essenziale“, il brano con cui vinse il Festival di Sanremo nel 2013.
Il Festival di Sanremo 2022 ha celebrato Raffaella Carrà autentico mito della tv e della musica, scomparsa di recente: “Semplicemente, la più grande di tutti”, afferma Amadeus. “Aveva una personalità pazzesca, una grande intelligenza, sapeva arrivare al cuore della gente. Ed era una cantante straordinaria – ricorda – con 60 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, con canzoni che continuano a essere ascoltate e ballate”. Il tributo alla Carrà è legato all’anteprima mondiale del musical ‘Ballo Ballo‘, tratto dal film ‘Explota Explota‘, prodotto da Tornasol, Indigo e Rai Cinema. Sulle note delle canzoni portate al successo da Raffaella Carrà, in scena al Teatro Ariston le coreografie firmate per l’occasione da Laccio, sotto il coordinamento artistico di Sergio Japino.
Sul finale, l’Ode ad Amadeus declamata da Sabrina Ferilli per celebrare le tra edizioni di cui Amadeus ha curato conduzione e direzione artistica. “Non sono né scrittrice né poetessa – premette l’attrice romana – e con le rime c’ho pure dei problemi. Ma mi pareva giusto celebrare questo signore e i suoi tre Sanremi. Quindi procederò senza imbarazzo e se nun ve piace nun rompete…“. “Quelle con Amadeus, lo voglio dire, so’ tre edizioni – prosegue la Ferilli – che hanno fatto storia. Anche volendo non le puoi scordare, se so’ incastrate dentro la memoria. Luci, canzoni, ospiti, colore e le puntate che durano otto ore. Ce le ricorderemo anche per questo“.
Quindi ripercorre le tre edizioni “firmate” e condotte da Amadeus: “Il primo, quello del 2020, Ama e Fiorello. ‘Na coppia trascinante. In gara c’era Lamborghini, però vinse Diodato perché più toccante. Ma ancora adesso le lacrime mi asciugo, pensando pensando a Morgan che sfancula Bugo“, dice l’attrice tra le risate dell’Ariston. “Poi l’anno scorso, in piena pandemia, c’è stato il festival della rivoluzione con tanti artisti giovani e gagliardi, di cui purtroppo nun ricordo un nome. E che sorpresa quando poi alle fine vinsero a mani basse i Maneskine. L’Ariston era deserto, vuota la platea eppure ‘sto ragazzo insieme a Fiore se so donati senza risparmiasse ed essere qui al suo fianco stasera per me è un vero onore. E ancora adesso il petto qui me vibra, se penso ai pettorali, non tuoi ma che c’ha Ibra“, prosegue. Quindi il finale: “2022, che gran trionfo. Cinque serate belle, emozionanti, tutto su questo palco ha funzionato, pure le giacche tue con gli abbaglianti. Un festival così non nasce a caso, per fare certe cose ce vole naso“, conclude Sabrina Ferilli.
Sabrina Ferilli non è nuova al Festival di Sanremo. Nel 1996 la chiamò Pippo Baudo, quando si diceva ancora “valletta” insieme alla modella argentina Valeria Mazza, la mora e la bionda, e funzionò a meraviglia. In seguito è tornata all’Ariston nel 2012, ospite speciale di Gianni Morandi. La Ferilli chiarisce che non condurrebbe mai il Festival, a lei “piace fare l’attrice. Anche qualche divagazione al tema, ma presentare è un’altra cosa. Non mi piace la confusione di ruoli di questo periodo, la trovo pericolosa: ognuno deve fare il suo, e migliorarsi nel suo. Saltare di palo in frasca non incontra il mio parere positivo”.
“È stata la festa della musica ma anche il racconto del Paese“, gongolava il direttore di Rai1 Stefano Coletta.
Amadeus a Sanremo 2022 sorprende la moglie Giovanna Civitillo, le porta i fiori e la bacia. Fanpage.it il 6 febbraio 2022.
Un Amadeus super romantico è sceso in platea ed ha regalato i fiori a sua moglie Giovanna Civitillo nel corso della finale del Festival di Sanremo 2022.
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Amadeus è uno dei conduttori più amati dal pubblico televisivo ma anche un romantico marito. Tra il pubblico dell'Ariston non poteva mancare sua moglie, Giovanna Civitillo, seduta in prima fila in tutte le serate del Festival di Sanremo 2022 con il figlio Josè al suo fianco. Nel corso della finalissima che decreterà il vincitore della 72esima edizione della kermesse il direttore artistico e conduttore ha voluto rubare un minuto per omaggiare la donna della sua vita regalandole dei fiori e stampandole un bacio.
Amadeus consegna i fiori a Giovanna Civitillo
Nel corso dell'ultima puntata del Festival una scena più che romantica ha conquistato un grande applauso. Amadeus dopo aver consegnato i fiori agli artisti in gara a Sanremo 2022, ha scelto di omaggiare anche sua moglie, Giovanna Civitillo. Il conduttore e direttore artistico l'ha raggiunta in platea e le ha consegnato il bouquet profumato, sorprendendola: poi le ha abbassato la mascherina per stamparle un dolce bacio. La showgirl emozionata lo ha ringraziato tra gli applausi del pubblico a Teatro.
Era già accaduto nel 2018 con Pierfrancesco Favino e Michelle Hunziker
Una scena analoga si è verificata nel 2018 quando il Festival di Sanremo era diretto e condotto da Claudio Baglioni. Al suo fianco aveva Pierfrancesco Favino e Michelle Hunziker: il famoso attore raggiunse la moglie, l'attrice Anna Ferzetti, e la figlia Greta in platea per consegnare loro fiori e non solo. "Tu sei la donna più invidiata dell'Ariston, e sai perché? Perché ti ho portato questo", le disse porgendo poi ad entrambe, dopo il bouquet, anche un panino. Anche Michelle Hunziker nella serata d'apertura del Festival di Sanremo del 2018 scese in platea per baciare il suo, ormai ex, marito Tommaso Trussardi, per dargli un romantico bacio sulle labbra: "Prima di ritornare sul palco voglio dare un bacio a mio marito…".
Sanremo, brividi e ciao ciao. Il miracolo di Sabrina Ferilli che decostruisce il modulo della bella donna che fa monologo tanto intenso. Guia Soncini su L'Inkiesta il 5 Febbraio 2022.
Blanco e Mahmood hanno vinto il Festival, seguiti da Elisa e Morandi, ma in una rassegna popolata di figuri circensi in balìa di stylist scellerati e di gente tatuata in faccia che se la incontri per strada di sera stringi la borsetta, è stata l’attrice romana a fare la rivoluzione
Se ne stavano lì, seduti su un gradino della scenografia dell’Ariston, tutti e tre: Sabrina, Amadeus, e quell’aporia che è il monologo sanremese. Ci puntavo tantissimo, sulla Ferilli. Facevo bene (devo metter su uno sportello scommesse).
È arrivata con un vestito di squisita sciccheria nel contesto a esso meno adatto: l’estetica sanremese è così Roma nord, così Gai Mattiolo, che anche quando sei in Alexander McQueen sembri in Renato Balestra. Lei no, lei – l’unica tettona elegante nella storia di noialtre tettone – era perfetta, in cipria senza balze senza gonfiori senza sanremesità guardarobiere.
Ma, prima di arrivare alla derridiana Ferilli, vorrei perorare la causa della maggioranza. C’è una ragione se a ogni benedetta conferenza stampa ci dicono che questo Sanremo ha i migliori ascolti da quello del 1997 (quello strepitoso di Bongiorno/Chiambretti/Marini), cioè del Sanremo che vinsero i Jalisse (e lo vinsero contro roba come …E dimmi che non vuoi morire). E la ragione è che la maggioranza siamo noi: quelli che Sanremo lo guardano per gli errori, gli orrori, i vestiti, i disastri, i comici – per tutto tranne che per le canzoni, durante le quali vanno a prendersi da bere. Costoro, quando Amadeus dice che le canzoni sono i piatti (Sanremo è il ristorante, nella ficcante metafora), si rendono conto d’essere stati a digiuno una settimana (meno un giorno: la sera delle cover le canzoni vecchie si ascoltano).
Le uniche canzoni che costoro notano, nella sordità da cui vengono pervasi durante la settimana di Sanremo, sono quelle di cui si vergognano. Quella con il culo ciao ciao, per esempio: così moschicida che t’infili sotto la doccia per staccartela, non vuoi sorprenderti a canticchiarla e vergognarti di te e dei tuoi consumi culturali. Soprattutto non vuoi sapere come il paese di Lucio Dalla e Francesco Guccini sia diventato un posto dove devono mettercisi in sei per scrivere «con il culo ciao ciao».
Fetide appiccicosità e venerati maestri a parte, costoro, alla quinta sera, ancora si chiedono: e questo chi è? Hanno quindi trovato modi di aiutarsi tra loro, individuando i cantanti tramite qualcosa che non siano le canzoni.
Uno domanda: e questo? L’altra risponde: è quello che giovedì era vestito con una rete da pesca e stasera sembra una cozza incrostata. Una domanda: e questo? L’altro risponde: è quello che l’anno scorso doveva portare una canzone scritta da Recalcati. Lo psicanalista? Lui. Ah, vedi l’interdisciplinarietà. A volte una domanda: e questo che ha detto «magari non prendo tutte le note ma ci metto il cuore», questo chi è?, e l’altro risponde: un candidato alle parlamentarie. Altre volte una domanda: e questo col martini in mano?, l’altro risponde: quello che l’altro giorno esibiva gli addominali, e in coro concludono: quindi il martini è finto.
Poiché Sanremo è Sanremo – cioè: è Roma nord – quando entrano questi figuri circensi in balìa di stylist scellerati, questa gente tatuata in faccia che se la incontri per strada di sera stringi la borsetta, questi con un cerotto sul naso che dichiarano essere metafora del loro cuore spezzato, questi in canotta da muratore ma «era molto importante per me non mancare di rispetto all’Ariston, quindi abbiamo fatto fare delle canotte da un artigiano», Amadeus dice che hanno intappi (bolognesismo per: look) «ricercati, c’è spettacolo, c’è sentimento», ed è un attimo immaginarsi la Ferilli cui qualcuno dietro le quinte dice ma questo color cipria non sarà un po’ spento, ma almeno un volant un fiore un trullallà.
Sabrina, non potevi anche tu vestirti come Emma, con la versione pornosoft dell’abito da lutto con cui Rossella O’Hara decideva di partecipare comunque al ballo? Invece di stare qui e fare lo strapaese (la foto col figlio di Amadeus: come sai farlo bene, lo strapaese) vestita da parigina?
Sabrina, così rassicurante, non ha alcuna intenzione di rassicurarci; arriva e decostruisce un modulo sanremese: bella donna fa monologo tantintènzo. Si permette anche di dire «maddeché» a un precedente monologo della stessa gestione sanremese: quello in cui Diletta Leotta diceva che sì, insomma, la bellezza, che sarà mai, càpita. «La bellezza càpita, è vero che càpita, ma ce se lavora pure parecchio, non è una cosa così estemporanea», svela la Ferilli, sullo stesso gradino dal quale ci svela un’altra cosa che facevamo finta di non sapere: che sono quattro giorni che «magno radici per entrare in ’sto vestito».
Naturalmente gli autori non imparano nulla, da lei. E quindi due ore dopo piazzano un micidiale crescendo di Marco Mengoni e Filippo Scotti. All’inizio sembra stiano parodiando Elena Capparelli, la povera direttrice di RaiPlay che ogni mattina deve far finta che i social non siano i social, cioè posti dove disadattati insolentiscono gente che guadagna meglio di loro, e va a cercare tweet che dicono «Guarda Amadeus che dolcino, si merita tutto il successo che ha». È una cernita che non è abbastanza pagata per fare, Capparelli, qualunque sia la cifra.
Ma poi no, Mengoni e Scotti non hanno alcuna intenzione d’essere ironici. La loro è la quota-dolenza della serata. Sono bianchi, non hanno recitato il ruolo dei ciechi, come possono adempiere alla dolenza? Leggono i tweet cattivi. Quella cosa che il programma di Jimmy Kimmel fa dal 2012, sì. Ma lì la si fa ridendo. Il tempo d’esportazione dei format americani è di dieci anni, nel corso dei quali le idee s’appiattiscono, come il soufflé se apri il forno. (A loro merito: la Cesarini di tweet stronzi ne aveva tre, loro ne hanno decine ma il siparietto dura la metà. Se dovete annoiarci, almeno fatelo in fretta).
Ma tutto questo non è importante, così come non è importante chi abbia vinto (Non l’eterno ragazzo fortunato Morandi, non Elisa: Mahmood, assieme a quello vestito come André di Lady Oscar). Voglio concentrarmi sul piccolo miracolo di questo Sanremo. Su Sabrina che sì, all’una passata propone anche lei il modulo-Robertetti («ora diche un poèsia»), ma a quell’ora se devi ancora tenere i tacchi tutto è perdonato.
Il miracolo era quattr’ore prima. Quando Sabrina, dopo essersi seduta sulle scale e aver fatto l’elenco delle dolenze possibili che aveva preso in considerazione e scartato per il suo monologo, aveva detto la frase conclusiva dopo la quale, su quel palco, voglio sperare che nessuna resti mai più seria illustrandoci dolenze: «Ma perché la presenza mia dev’essere per forza legata a un problema?».
Da leggo.it il 5 Febbraio 2022.
Stasera conosceremo il vincitore di Sanremo 2022, e per la finalissima al fianco di Amadeus ci sarà Sabrina Ferilli, presente nella conferenza stampa in corso. L'attrice romana, davanti ai microfoni, ha applaudito ai risultati di questi giorni in termini di ascolti: «Stasera non si fa un c***», ha scherzato la Ferilli. «Magari Amadeus mi farà uscire alle 3, faremo corsi di sopravvivenza, per fortuna è previsto qualche piccolo snack. Tutt'al più mi vedrete sul finale quando si dirà chi ha vinto».
È, quello di Sabrina, un vero e proprio show in sala stampa a Sanremo. Ironica, diretta, cambia registro e strappa risate. «Ho applaudito a questo grande successo - le sue parole - Sono contenta quando si fa centro, è una tv di Stato e in questo dovrebbe unirci tutti: un risultato buono per un'azienda pubblica è un risultato buono per tutti. Stasera - ha scherzato Sabrina - non se fa un c***o». «Sono molto felice - dice ancora - di essere qua, dove rivedo persone con cui ho iniziato la mia carriera 30 anni fa».
L'attrice romana alle prese con la mascherina 'metti e togli' e i separatori in plexiglas nella conferenza stampa al Casinò, alla fine allarga le braccia ed esclama, nel suo romanesco verace: «Se poi s'ammalamo tutti, che ce frega? Oramai 'Sanremo' sarà finito, vorrà dì che ce ricoveranno tutti in gruppo...». «Non canterò e non ballerò, ho proposto ad Amadeus di fare un trenino, tutti e due nudi, ma non ha accettato. Chissà, in un prossimo Sanremo...». Magari, al prossimo scudetto della Roma? «Ma c'è il rischio - risponde al cronista di fede giallorossa - che quando accadrà, la "impalcatura" non reggerà più!».
Sanremo 2022, fuorionda di Sabrina Ferilli: "Pezzo de mer***". Poi rifiuta la mano ad Amadeus: cosa è successo? Libero Quotidiano il 06 febbraio 2022.
Giallo al Festival di Sanremo nella serata finale della 72esima edizione. Un clamoroso fuorionda tradisce la vulcanica, bellissima e impareggiabile Sabrina Ferilli. Siamo nelle battute conclusive della lunghissima puntata, in cui la Ferilli si è lasciata andare a uno sfogo dietro le quinte, catturato però dai microfoni accesi (in verità si è udito più di uno sfogo, ma questo di cui vi diamo conto è assolutamente nitido, chiarissimo, insomma si sente alla perfezione).
Sul palco Amadeus sta annunciando i premi della critica. E sotto la voce del presentatore, che stava chiamando accanto a sé proprio la Ferilli, ecco che si sente la voce di Sabrina affermare: "Pezzo de mer***". Imbarazzo per Amadeus, che ha ovviamente dissimulato. Difficile, anzi impossibile sapere con chi ce l'avesse la Ferilli.
Come detto, anche poco prima la Ferilli si lamentava dietro le quinte con microfono aperto. Mentre Amadeus la cercava per portarla sul palco, ecco che si sente: "Ma nun ce sto!". Anche in questo caso mistero, l'ipotesi è che non fosse prevista la sua presenza sul palco. Ma non solo: successivamente, nota davidemaggio.it, la Ferilli ha anche ritratto la mano mentre Amadeus gliela chiedeva. E il sospetto, insomma, è che tra i due sia accaduto un qualcosa dietro alle quinte in grado di determinare quel tipo di tensione. Insomma, giallo finale a Sanremo. Fino a qul momento era andato tutto alla grande. Ma quasi tutti hanno notato che nelle fasi finali dell'ultima serata di Sanremo, oltre agli improperi, la Ferilli sembrava meno "carica" rispetto a come si era mostrata in precedenza.
Sanremo: fuori onda della Ferilli, "non si riferiva a nessuno" .
(ANSA il 6 febbraio 2022) - Il giorno dopo la finale dei record, a Sanremo scoppia il caso di un fuori onda di Sabrina Ferilli. Nel breve frammento di video, condiviso sui social, si sente l'attrice e co- conduttrice della serata sussurrare "... pezzo di merda". Nella clip l'audio sembra coincidere con il momento in cui Amadeus chiama la Ferilli sul palco nei minuti finali della serata.
A quanto si apprende dall'entourage dell'attrice, si sarebbe trattato di un'imprecazione sfuggita alla Ferilli mentre dal camerino tornava appunto in scena: sul suo cammino si è trovata davanti un ostacolo che prima non c'era, probabilmente un cavo, per cui ha rischiato di inciampare. Solo un attimo di stanchezza - viene spiegato - nulla che si riferisca alle persone presenti, impegnate, come la stessa Ferilli, dal primo pomeriggio nel teatro Ariston per la finale del festival.
Amadeus in conferenza stampa ha smontato la polemica: "Sabrina è una persona di una simpatia incredibile, parlava con tutti dietro le quinte. Non c'era alcun riferimento a nessuno con il suo linguaggio. Commentava tutto. La terminologia colorita che si è sentita penso fosse riferita a un cavo nel quale è inciampata prima di rientrare in scena".
Sanremo 2022, il fuorionda di Sabrina Ferilli è un caso. Amadeus legge l'sms in diretta: "Mi dicono che..." Il Tempo il 06 febbraio 2022.
Tutto un grosso equivoco, Sabrina Ferilli è "inciampata su un cavo" e per quello si è lasciata andare dicendo "pezzo di m..." (al cavo, eh), espressione captata da un microfono e finita nella diretta della serata finale del Festival di Sanremo 2022. È la ricostruzione di Amadeus sui presunti dissidi con l'attrice romana, co-conduttrice ieri sabato 5 febbraio. I dubbi restano. L'intesa tra i due, nelle battute iniziali, era stata buona poi qualcosa era andato via via guastandosi. Complice l'uso in qualche frangente un po' da "valletta" della partecipazione della carismatica attrice da parte del direttore artistico.
Prima il fuorionda "nun ce sto", quando Amadeus la chiamava sul palco. Nel finale la mano negata al conduttore. Nel mezzo l'episodio che più fa discutere, ossia quandola Ferilli da dietro del quinte si è scagliata contro uno anonimo "pezzo di m..." e si è sentito tutto in diretta. Sui social c'è chi giura di aver sentito il nome di Gianni Morandi, ma in ogni caso è difficile contestualizzare. Per molti telespettatori che ne hanno scritto sui social è chiaro che c'entrano le "scintille" tra i due.
Mentre la Ferilli non ha commentato, il direttore artistico è stato costretto perché presente alla conferenza stampa finale del Festival. L'attrice "è stata di una simpatia e di un’ironia travolgente e ha animato anche il dietro le quinte" dice Amadeus. Con lei però "non c’è stato nessun nervosismo. Lei è simpaticissima e non è mai stata nervosa ieri. È sempre voluta rimanere su uno sgabello e dietro le quinte, dove parlava con tutti, con il suo linguaggio colorito. Questa espressione che mi dite si sia sentita era riferita sicuramente a qualcosa che accadeva dietro le quinte" spiega il conduttore. Poi il colpo di scena: "Mi hanno scritto ora i miei autori - ha aggiunto poi Amadeus, dopo aver ricevuto un messaggio sul telefono - che lei era inciampata su un cavo nel dietro le quinte ed è andata avanti cinque minuti a dire qualsiasi cosa. Ma ce l’aveva con il cavo, non con una persona". Sarà.
Alice Scaglioni per corriere.it il 6 febbraio 2022.
Ci ha pensato Amadeus, nel corso della conferenza stampa al termine del Festival di Sanremo, a gettare l’acqua per spegnere la polemica del giorno, quella che sui social è stata ribattezzata il «Sabrina Ferilli Gate».
A una domanda che chiedeva se ci fosse stata della tensione con la co-conduttrice che lo ha affiancato nella finale e a chi fosse riferito l’insulto catturato in un audio andato in onda durante la serata («F il pezzo di m**a»), il direttore artistico del Festival ha smentito tutto, dando anche una sua versione dei fatti: «Le altre presenze femminili, finito il loro momento sul palco, tornavano nel camerino. Sabrina invece è sempre rimasta su uno sgabello, dietro le quinte, intrattenendo chiunque e parlando con tutti.
Lei è una persona di una simpatia incredibile e parlava come parla normalmente, quindi senza che fosse riferito a nessuno credo. La terminologia colorita, che apprendo ora si è sentita in audio, sarà stata riferita a qualcosa che è accaduto dietro le quinte, per ridere». Subito dopo ha poi aggiunto che l’attrice era inciampata dietro al palco e si era lasciata andare a cinque minuti di imprecazione, facendo ridere tutti.
Eppure, mettendo insieme i pezzi, l’impressione è che Sabrina Ferilli sia stata (perlomeno in qualche momento) realmente infastidita. Sembrerebbe tutto sia iniziato al momento della presentazione di Iva Zanicchi, quarta a esibirsi sul palco. Qui Ferilli avrebbe fatto notare ad Amadeus, con una risata, che avrebbe voluto dire anche lei «due parole» per introdurre l’artista in gara.
E poi è continuata in modo molto simile, al momento dell’esibizione di Emma, in gara con la canzone «Ogni volta è così»: Sabrina era pronta a presentare la cantante, con tanto di cartoncino stretto tra le mani e accenno di parola più di una volta. Ma Amadeus ha tirato dritto, presentando Marrone, il titolo della canzone, la maestra Francesca Michielin e gli autori del testo e della musica. «Con il codice numero…», ha proseguito Amadeus ed è stato lì che l’attrice l’ha interrotto e il conduttore si è reso conto di averle forse rubato le parole di bocca: «Scusami! Ci mancherebbe altro» e le ha fatto cenno di continuare. Ferilli ha detto il codice per il Televoto e si è congedata dal palco con un «Buon lavoro», dando le spalle al pubblico in sala.
Ma non sarebbe stato che l’inizio del «Ferilli Gate». Poco prima di annunciare i vincitori dei premi speciali, il conduttore cerca l’attrice per chiederle di accompagnarlo sul palco e la si sente dire qualcosa di non chiaro, accompagnato da una imprecazione che non lascia però dubbi: «fa er pezzo de m…». «Sabrina ci sei?», ha chiesto Amadeus, sporgendosi dietro le quinte. Lei non si è palesata sul palco e anzi, si è sentito un «Nun ce sto», flebile, appena accennato, come riportato da alcuni spezzoni pubblicati su Twitter.
Infine, poco dopo l’annuncio del vincitore (o meglio, i vincitori, Mahmood e Blanco) della 72esima edizione, Amadeus si è avvicinato a Sabrina e ha cercato di prenderle la mano, prima di lasciare il palco ai due cantanti per l’esibizione finale. Lei, visibilmente fredda, ha rifiutato di ricambiare il gesto, e anzi, ha pronunciato «Sanremo» all’unisono con il conduttore, come se volesse ricordargli la sua presenza sul palco. Sabrina Ferilli non ha commentato la vicenda, ma poco dopo la fine della conferenza stampa ha pubblicato su Instagram una sua foto durante la serata, accompagnata da un «Grazie a Sanremo. Amadeus ti voglio bene» e un cuore rosso.
M.Tamb. per “la Stampa” il 6 febbraio 2022.
«Vengo al Festival di Sanremo a portare me stessa. Mi sono detta, ma perché devo associare la mia presenza a un problema? Perché devo giustificare il mio essere qui oltre quello che sono e basta? Io sono qui per portare quello che sono, la mia storia e va bene così. La leggerezza non è superficialità». Sabrina Ferilli è la ciliegina su una torta ben riuscita .
Ha sentito? Ascolti record.
«Un risultato unico nella storia del Festival, mi dicono. Questo grande successo che non mi appartiene mi rende felice. Sono sempre contenta quando le cose funzionano, il risultato buono per un'azienda pubblica è buono per tutti. Sono felice di essere qui e di rivedere persone con cui ho iniziato la carriera 30 anni fa».
Amadeus ha detto che a sceglierla non è stato lui.
«È stato suo figlio. Ha detto al padre che glielo chiedevano i compagni di scuola. Vi rendete conto? Io sto qui per lui che ha 13 anni, è la generazione zero che mi ha voluta».
È il terzo Festival, ancora emozione o assuefazione?
«Per chi fa il mio mestiere è sempre un momento straordinario e rischioso. L'emozione c'è, bisogna stare attenti».
Ha accettato subito?
«La faccenda è stata complessa. Avevo la cervicale a Natale, mi sono riempita di farmaci e sono stata per qualche giorno rintronata. In quel frangente mi chiama Lucio Presta, mi invita a Sanremo e io dico subito di sì. Poi mi viene in mente che quella telefonata sia frutto della mia immaginazione malata sotto farmaci».
E che ha fatto allora?
«Quando ti chiamano per Sanremo ti fanno giurare di non parlarne con nessuno, peggio del Kgb, muti e chiusi in casa fino al debutto. Ho passato giorni in trance, poi ho chiamato Presta e gli ho detto: "Che bello che faccio Sanremo"... Ha risposto, "Sì che bello". E ho capito che era vero».
La sua canzone sanremese preferita?
«Maledetta primavera ha accompagnato la mia adolescenza, i primi amori. Ma anche tante altre. Per questo chi attacca il Festival a sproposito mi fa dispiacere. C'è poco di cui andare orgogliosi, arte, moda, musica. I giudizi approssimativi fanno male».
Amadeus vede in futuro una conduzione al femminile. Lei la farebbe?
«Ma figuriamoci se Amadeus se ne va. Lo dice, come Mattarella, poi resta. Io sono un'attrice e voglio fare l'attrice. Non mi piace la confusione di questo periodo che ognuno fa di tutto. Lo trovo pericoloso».
Qual è il colore che si abbina di più alle sue emozioni?
«Il rosso. È il mio colore».
"Tutto è iniziato così". "Solo colpa di un cavo". Cosa è successo tra Amadeus e Sabrina Ferilli. Novella Toloni il 6 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Dopo la notizia sulla tensione tra conduttore e attrice nel corso della finale, alcuni video sono iniziati a circolare sul web portando l'attenzione sul momento della presunta "rottura" tra i due.
È giallo su quanto successo nel corso della finalissima del festival di Sanremo tra Sabrina Ferilli e Amadeus. La coppia ha portato a casa un ottimo risultato in termini di ascolti, ma sembra che sul palco non siano state tutte rose e fiori, soprattutto nella parte finale della serata. La notizia che tra conduttore e attrice ci fosse del malumore è iniziata a circolare poche ore fa, ma è quando Striscia la notizia ha intercettato l'audio di un colorito fuori onda della Ferilli che si è scatenato il tam tam in rete. Il caso è esploso ma i diretti interessati hanno negato.
Secondo i rumor, la rottura tra Sabrina Ferilli e Amadeus sarebbe avvenuta al momento della presentazione di Emma. Un video, che è iniziato a circolare sul web negli ultimi minuti, punterebbe l'attenzione su quanto successo intorno alle ore 23. La cantante, quattordicesima in gara, ha sceso la scalinata del teatro Ariston ed è stata introdotta da Amadeus. Sabrina Ferilli tiene il cartoncino in mano e sembra pronta a prendere la parola, ma il conduttore prosegue nella sua presentazione.
Sabrina Ferilli, lezione di stile: "Io leggera, non superficiale"
Nel breve filmato si vede l'attrice rivolgere lo sguardo verso Amadeus un paio di volte nel tentativo di inserirsi nella presentazione. Ma Amadeus prosegue fino a quando Sabrina Ferilli prende la parola di forza. Il conduttore tentenna, poi si scusa, mentre l'attrice con voce decisa annuncia il codice di Emma prima di lasciare il palco. Se questo sia il momento in cui gli animi si sono raffreddati tra i due protagonisti della finale non è chiaro, ma il video mostra tensione e sul web si sono moltiplicati i commenti all'episodio.
Nell'ultima conferenza stampa del festival di Sanremo Amadeus ha voluto chiarire la questione: "Con Sabrina Ferilli non c'è stato nessun nervosismo. Lei è simpaticissima e non è mai stata nervosa ieri. È sempre voluta rimanere su uno sgabello e dietro le quinte, dove parlava con tutti, con il suo linguaggio colorito. Questa espressione che mi dite si sia sentita era riferita sicuramente a qualcosa che accadeva dietro le quinte". Il conduttore ha poi raccontato che l'esternazione della Ferilli sarebbe scaturita da un piccolo incidente avvenuto nel backstage, quando l'attrice sarebbe inciampata in un cavo.
Anche dall'entourage dell'attrice è arriva la smentita sui dissapori tra i due. "L'unico caso è che non esiste nessun caso", hanno fatto sapere dal suo staff, che ha ricostruito quanto avvenuto dietro le quinte: "Sabrina tornando dal camerino verso il palco ha trovato un ostacolo che prima non c'era e le è scappata un'imprecazione". E sulla scaramuccia durante la presentazione di Emma, lo staff ha spiegato: "Chi conosce Sabrina sa che quel registro impertinente e ironico è la sua cifra. Ma vi pare che Sabrina si arrabbia davvero con Amadeus? Era felicissima di essere al festival. Ma anche un po' stanca dopo tante ore". Sul web però l'argomento ancora impazza e i commenti si moltiplicano lasciando aperto il caso.
Novella Toloni. Toscana Doc, 40 anni, cresco con il mito di "Piccole Donne" e del personaggio di Jo, inguaribile scrittrice devota a carta, penna e macchina da scrivere. Amo cucinare, viaggiare e non smetterò mai di sfogliare riviste perché amo le pagine che scorrono tra le dita. Appassionata di social media, curiosa per natura, il mio motto è "Vivi e lascia vivere", perché non c’è niente di più bello delle cose frivole e leggere che distolgono l’attenzione dai problemi
"Quello mi ha sfan...?": Bugo attacca la Ferilli. Francesca Galici il 6 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Un passaggio del monologo di Sabrina Ferilli a Sanremo ha infastidito Bugo, che dal suo profilo Twitter ha puntato il dito contro l'attrice.
Dopo il Ferilligate che si è aperto nel cuore nella notte per il presunto nervosismo della co-conduttrice dell'ultima serata di Sanremo, ecco che il popolo dei social ha un'altra polemica alla quale aggrapparsi. Bugo, cantatore milanese che ha partecipato ai primi due Festival di Amadeus, non ha gradito il monologo di Sabrina Ferilli, in cui viene citato insieme a Morgan per l'ormai ben nota performance del 2020 quando i due sono stati squalificati dalla kermesse. Con un tweet al veleno, il cantante ha attaccato Sabrina Ferilli e ha ricevuto tantissimi attestati di stima da parte dei suoi seguaci.
Ma cos'ha detto Sabrina Ferilli di così grave da far irrigidire Bugo? Durante l'ode ad Amadeus, un momento che l'attrice si è voluta prendere durante la serata per un dialogo col pubblico, più che in un monologo, Sabrina Ferilli ha menzionato proprio quel momento in cui Bugo ha lasciato il palco del teatro Ariston dopo che Morgan aveva completamente rivoluzionato il testo della loro canzone in gara. Il passaggio "incriminato" e non gradito da Bugo è questo: "Il primo, quello del 2020, Ama e Fiorello. 'Na coppia trascinante. In gara c'era Lamborghini, però vinse Diodato perché più toccante. Ma ancora adesso le lacrime mi asciugo, pensando pensando a Morgan che sfancula Bugo".
Niente di scandaloso, trascendentale oppure inedito. Quel momento è entrato nella storia del festival di Sanremo e ha contribuito ad accrescere la popolarità di Bugo così come di Morgan. Eppure, Bugo stavolta ha dimostrato di non avere una vena particolarmente autoironica e ha attaccato frontalmente Sabrina Ferilli, sentendosi offeso per il modo divertente con il quale l'attrice ha raccontato quel momento che, volente o nolente, è entrato nella storia del festival di Sanremo: "Che dici Ferilli!? Fino a 5 minuti prima parlavate di haters, di rispetto e di come le parole possano ferire e poi giochi con le rime e dici che quello mi ha sfanculato? Io me ne sono andato proprio per difendermi da un attacco stile haters, per rispetto di quel palco!". Sabrina Ferilli difficilmente replicherà, visto che per il momento ha ignorato anche la polemica, ben più corposa, sul Ferilligate.
Francesca Galici. Giornalista per lavoro e per passione. Sono una sarda trapiantata in Lombardia. Amo il silenzio.
Se ho problemi con la Rai ti chiamo, valanga Ferilli a Sanremo col figlio di Amadeus. Il Tempo il 05 febbraio 2022.
L’abbraccio col figlio tredicenne di Amadeus, seduto in prima fila, è il momento clou del monologo di Sabrina Ferilli, accompagnato dalle risate e dagli applausi del pubblico. «Sono qui per presentare un piccolo ragazzo che diventerà uomo, il figlio di Giovanna e Amadeus. Devo conoscerlo perché quando Amadeus gli ha chiesto un nome da suggerirgli di chi poteva affiancarlo ha fatto il mio». Così si è diretta verso il ragazzino e l’ha abbracciato dicendogli: «Sei bellissimo, lo sai che da questo momento resteremo sempre insieme». E poi si è fatta scattare una foto con lui da Mara Venier, che in precedenza aveva preso in giro per il colore dell’abito. «Mara mi avevi detto che ti mettevi in fucsia e sei in bianco, ti cercavo ma non ti vedevo...».
Ma Sabrina Ferilli ne ha avute anche per il presentatore. «Ma come fai a stare ancora in vita, tu non sei normale, Mentana ti fa un baffo. Ci eravamo tutti meravigliati di lui, ma tu lo sorpassi a sinistra, ma dove ce l’hai le pile?». Lo dice Sabrina Ferilli scherzando con Amadeus nella serata del suo ritorno al Festival di Sanremo. L’attrice ha sceso con prudenza ma senza problemi le scale dell’Ariston e ha iniziato subito a scherzare con il direttore artistico, tra le risate del pubblico. «Quando va dietro le quinte non lo fa per bere ma perché c’ha la colonnina, sei un presentatore ibrido, la forza tua ce l’hanno in pochi: Iva Zanicchi, Morandi e Mattarella. Anzi, se tante volte non dovessi fare più il festival, stasera questa falla brutta brutta brutta, perché se tante volte questi della Rai non decidono con chi sostituirti ti rifai sette anni: hai visto come butta in Italia...», ha detto Ferilli, che poi si è intrattenuta proprio con Iva Zanicchi prima della sua esibizione, richiamata da Amadeus: «Deve cantare».
Sanremo 2022, Sabrina Ferilli: "Il figlio di Amadeus ha un potere enorme". Clamoroso: così è tornata in Rai. Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022.
“La leggerezza non è superficialità”. È la lezione data da Sabrina Ferilli sul palco del teatro Ariston. L’attrice, co-conduttrice della quinta e ultima serata del Festival di Sanremo 2022, è stata semplicemente perfetta nel suo intervento: nessun “pippone” moralistico, ma ha espresso se stessa con la leggerezza e l’intelligenza che da sempre la contraddistinguono.
Tra l’altro nel corso del suo intervento la Ferilli ha regalato un paio di perle che hanno fatto impazzire i milioni di telespettatori. Il siparietto più simpatico è stato certamente quello con il figlio di Amadeus, additato in qualità di vero direttore artistico del Festival: “‘Sto ragazzino ha un potere enorme, io sono qui per lui. Lo stesso Fiorello… lui appartiene alla generazione di quelli che hanno una capoccia così, ha suggerito il mio nome. Sei un fenomeno - ha dichiarato rivolgendosi direttamente a lui - d’ora in avanti io parlerò solo con te. Se ho problemi con la Rai ti chiamo, dammi il tuo numero”.
“È un ammutinamento, che devo fare?”, ha scherzato Amadeus mentre il figlio e la Ferilli si abbracciavano e poi si facevano scattare una foto da Mara Venier, presente in prima fila. “Noi da questo momento staremo sempre insieme”, ha chiosato l’attrice nei confronti del figlio di Amadeus.
Il figlio di Amadeus, José Sebastiani, protagonista di Sanremo 2022. José Sebastiani sempre presente in sala è stato coinvolto prima da Fiorello poi da Sabrina Ferilli: "Tu sei il motivo per cui io, Fiore e Zalone siamo qui". La Repubblica il 6 febbraio 2022.
Si chiama José Sebastiani, è il figlio piccolo di Amadeus, ha 13 anni ed è stato uno dei protagonisti di questo Festival di Sanremo, anche suo malgrado. José, che si chiama così prendendo spunto da Mourinho dato che Amadeus è un grande tifoso dell'Inter di cui il tecnico è stato allenatore dal 2008 al 2010, è seduto ogni sera in prima fila in platea all'Ariston, accanto alla mamma Giovanna Civitillo. Ogni sera, alla fine dello spettacolo, quando le telecamere si spengono, assiste o posa per la foto ricordo di famiglia sul palco con i genitori.
Amadeus con la moglie Giovanna Civitillo e il figlio Josè Alberto Sebastiani e la figlia Alice Sebastiani (agf)Fiorello aveva detto che Amadeus, pur di averlo ancora al suo fianco sul palco del Festival, aveva spedito in una giornata freddissima il piccolo José sotto la sua finestra con il cartello 'Non lasciare da solo papà', una boutade per ironizzare sull'essere disposto a tutto di Ama pur di riavere al suo fianco l'amico e complice Ciuri.
(ansa) Nell'ultima sera è stata la volta di Sabrina Ferilli, indicata al papà come coconduttrice del Festival proprio da José perché amata anche dal suo gruppo di amici per la sua spontaneità e le sue uscite veraci, parolacce incluse. "Tu sei il motivo per cui io, Fiorello e Zalone siamo qui, fatti abbracciare", ha detto Ferilli invitando José a lasciare la poltrona per farsi fotografare insieme a lei.
Sanremo 2022, Mara Venier in imbarazzo: "Ma perché lo fanno tutti?", l'accordo dietro le quinte. Francesco Fredella su Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022.
In prima fila. Omaggiata da tutti, Mara Venier è la vera regina di Sanremo 2022. Perchè la amano cantanti e colleghi. E in occasione della finale viene chiamata continuamente in causa durante la gara: Sabrina Ferilli, ad esempio, le chiede come mai avesse scelto un outfit bianco e non fucsia (come aveva promesso). “Ma dov’è zia Mara. Mi avevi detto un abito fucsia, sei vestita di bianco. Non ti vedevo mica…”, scherza l’attrice romana.
La quale poi scende in prima fila per un selfie con il figlio di Amadeus e zia Mara. Ma l'endorsement arriva anche quando si esibisce Michele Bravi, che a fine canzone dice: “Zia Mara non vedo l’ora di venire da te domani”. Emozioni allo stato puro. La Venier sorride, ma sicuramente è molto emozionata. Da anni sta collezionando l’affetto di tutti, mondo della tv e pubblico che premia il suo Domenica in con uno share altissimo.
Ma il saluto a Mara Venier da parte dei cantanti diventa un vero caso. Come mai? #ZiaMara è andato in tendenza: si tratta del Fantasanremo, simile al Fantacalcio. In una diretta Instagram la conduttrice dice: “Ma perché mi salutano? Hanno tutti una zia che si chiama Mara?”, E Davide Maggio, nel corso della diretta, spiega: “È il FantaSanremo, poi ti spiego”. Zia Mara è la vera protagonista per antonomasia. Omaggiata sin da subito da Amadeus con un applauso caloroso. Domani, come sempre, Domenica in andrà in onda da Sanremo.
Sabrina Ferilli e il non-monologo a Sanremo: "Sono qui per la mia storia, e ho scelto la leggerezza che non è superficialità". L'attrice è la madrina e co-conduttrice della serata finale del Festival. La Repubblica il 5 febbraio 2022.
Scherzi e battute con Amadeus, Sabrina Ferilli fa il suo esordio sul palco dell'Ariston nel ruolo di madrina e co-conduttrice della quinta e ultima serata del Festival di Sanremo. A lei tocca presentare Iva Zanicchi, in gara con Voglio amarti, ma prima si rivolge al conduttore: "Come fai a stare ancora in vita? - chiede a Amadeus - Tu non sei normale, fai delle maratone di dieci, quindici ore al giorno... Mentana ti fa un baffo!" scherza l'attrice. Poi toglie la giacca al conduttore: "Dove ce le hai? Dove hai le pile? Secondo me, tu vai nel camerino e ti ricaricano, anzi: quando lui va lì dietro - dice rivolgendosi al pubblico - non ci va per bere ma perché lo ricaricano, c'è la colonnina. E' un ibrido, un fenomeno!". E prima di presentare Iva Zanicchi, una battuta riferita alla rielezione del Presidente della Repubblica. "Amadeus, se decidi di non fare più il Festival, questa serata la devi fare brutta brutta brutta perché se questi della Rai non decidono chi ti può sostituire, ri richiedono di tornare e ti fai altri sette anni, perché hai visto come butta in Italia".
Ma è più tardi che l'attrice si produce in un monologo, anzi, un non-monologo che presenta dicendo, appunto, "Non ho monologhi stasera". Seduta sui gradini della scalinata del palco, accanto a lei Amadeus, Sabrina Ferilli spiega: "Sono stati due anni molto duri, monologhi ce ne siamo fatti anche tanti, molti temi anche fra i più belli sono stati già toccati dalle mie bravissime colleghe. E allora - continua - mi sono messa a pensare che cosa avrei potuto dire".
Sanremo 2022, Sabrina Ferilli show: dal 'non monologo' sulla leggerezza allo sketch con il figlio di Amadeus
"Ho pensato che avrei potuto parlare di famiglie, di donne che fanno tanto, hanno i figli, lavorano, educano, una roba articolata, ma io figli non ce li ho, sono un'attrice avviata, c'ho pure un marito benestante, perché devo andare sulle palle a loro", spiega Sabrina. "Avrei potuto parlare di uomini che hanno troppo potere ancora, decidono pe le donne, occupano tutti i livelli della gerarchia lavorativa: allora, ho pensato, chiedo se posso far fare un monologo agli uomini che comandano, non mi sembrava il caso".
Altra ipotesi, "la bellezza, quella più profonda, quella interiore, delle imperfezioni fisiche, ma io sono quattro giorni che magno radici per entrare in questo vestito, non avrei avuto credibilità. La bellezza càpita, è vero, ma ce se lavora pure parecchio. Allora - continua - avrei potuto parlare di amori, quelli asfissianti, delle dipendenze amorose, mi sembrava interessante, ma poi ho pensato che Amadeus ha il profilo social di coppia, se non sono dipendenze quelle... E pure Morandi senza Anna non riesce a postare niente su Instagram, quest'anno appena si è mosso da solo un altro po' lo squalificavano".
"Allora - continua l'attrice - ho pensato a problemi più importanti, il femminismo, la body positivity, l'inclusione, ma io penso che per parlare di questi argomenti bisogna che lo faccia chi ci si sporca le mani, studia, conosce e da palcoscenici meno scintillanti di questo. Sono molto rispettosa delle competenze altrui. E invece sui social non c'è persona che non faccia un commento su qualsiasi cosa". Ci sono anche i temi come "il riscaldamento globale, la sovrappopolazione, la disparità salariale... ma perché la presenza mia deve per forza essere legata a un problema grosso, cosmico? Io sto qua per il mio lavoro, le mie scelte, la cosa migliore che mi poteva accompagnare su questo palco è la mia storia, credo che sia la cosa più bella che possa accompagnare le donne ovunque".
"Non è che non sappia quante cose ci sono da cambiare, da aggiustare, ma io sto nella mia linea, ho scelto la strada della leggerezza. In tempi così pesanti bisogna planare sulle cose con un cuore senza macigni, la leggerezza non è superficialità".
Da iltempo.it il 9 febbraio 2022.
A bocce ferme, e ora che non si parla più della gaffe di Sanremo, Selvaggia Lucarelli svela che dietro il non-monologo di Sabrina Ferilli c'era lei. In un posto su Instagram la giornalista infatti scrive: ""Adesso che il volume è più basso e le luci sono spente, ringrazio Sabrina Ferilli per la fiducia che mi ha dato.
E' stato bello aiutarla a trovare le parole per dare il giusto vestito ai suoi pensieri limpidi e mai banali".
Sabrinona aveva portato se stessa sul palco dell'Ariston. Non un discorso sulla famiglia e nemmeno uno sul riscaldamento globale, o sulla body positvity.
Dopo tanti interventi impegnati di chi l’ha preceduta, la Ferilli aveva optato per un "non monologo", perché "bisogna parlare delle cose su cui si è competenti" e sui "temi importanti lasciare parlare chi si sporca le mani per cercare soluzioni veramente a quei problemi".
L’attrice aveva spiegato dunque che lei lascia parlare la sua "storia" e aveva concluso citando Calvino: "Non è che dico questo perché non so cosa succede nel mondo. È che semplicemente ho scelto questa strada della leggerezza perchè, come diceva Calvino, in tempi così pesanti bisogna planare sulle cose dall’alto e non avere macigni sul cuore.
Perché la leggerezza non è superficialità", aveva detto l’attrice che prima di lasciare il palco aveva ingaggiato un siparietto con il figlio di Amadeus, José, seduto in prima fila: "E' lui il vero deus ex machina del festival, è lui che ha suggerito al padre il mio nome", aveva detto Sabrina raggiungendolo per un abbraccio e una foto.
Sanremo, il monologo di Sabrina Ferilli: il testo integrale. Il Domani il 05 febbraio 2022.
«Perché devo cerca' un senso alla mia presenza oltre quello che sono, che faccio, che mi ha portata fin qui?». L’attrice sul palco dell’Ariston: «Come scrisse Italo Calvino in tempi così pesanti bisogna saper planare sulle cose con leggerezza»
Volevo subito tranquillizzare tutti, perché vi vedo già sull’attenti, carichi di preoccupazione, con lo sguardo, l’orecchio protesi verso l’orizzonte scuro di ciò che sto per dire.
Ecco, rilassatevi, perché ho una notizia da darvi: non ho un monologo. M’hanno detto: vai a Sanremo, fai un monologo! So’ due anni che famo monologhi dentro casa chiusi, soli, coi lockdown e io arrivo e faccio un monologo.
Io non ho niente contro i monologhi eh, le mie colleghe qui hanno detto delle cose splendide, importanti, l’ho applaudite insieme a voi, ma io il monologo non ce l’ho. Giuro che c’ho pensato tanto a cosa dire, a quale grande tema scomodare, di quale inarrestabile tragedia dell’umanità parlarvi, su quale grande tema sociale espormi, ma non ne ho trovato uno giusto. Oppure so’ stati già fatti tutti in passato.
M’hanno detto: parla di famiglie, un tema altrettanto importante, di donne che fanno tanto per mandarle avanti, c’hanno figli, lavorano, educano, è roba articolata. Ma figli non ce l’ho, sono un’attrice avviata, ho pure un marito benestante. Perché devo andare a tutti sulle palle così, de botto. Ma chi me lo fa fa’.
M’hanno detto: parla degli uomini che non va bene che abbiano ancora il potere di decidere anche per noi donne, che ricoprono tutti i ruoli della gerarchia nel lavoro. Ho detto, “bella idea”, chiedo se lo posso fa’ sto monologo sugli uomini agli uomini che comandano, e non mi pare il caso.
M’hanno consigliato: parla della bellezza. No la bellezza dell’asino, quella più profonda, bellezza interiore, dell’imperfezione… ma so’ quattro giorni che mangio radici pe’ entra dentro sto vestito, bisogna essere credibili. «La bellezza capita», dicevano, ma ci si lavora anche parecchio.
M’hanno suggerito: parla di amori troppo asfissianti, di dipendenze amorose, di quelle coppie ma qui c’è Amedeo che sui social c’ha il profilo di coppia co’ Giovanna, che voi di’, meglio sorvolare su sto tema, no? Se non so’ dipendenze queste. Poi c’è Morandi che quello senza Anna manco sa mette un post su instagram e a momenti si fa squalifica’ da Sanremo, altro che dipendenze.
M’hanno detto: parla di femminismo, di body positivity, di mansplaining, di schwa, ma poi me so’ detta che di inclusione. Per parlare ‘sti temi bisogna che lo faccia chi si sporca le mani tutti i giorni da palcoscenici un po’ meno scintillanti di questo, chi queste cose le studia seriamente.
E io sono rispettosa delle competenze altrui, sennò qui a Sanremo nel sottopancia mi sarei fatta scrivere attrice, e poi virologa, allenatrice di calcio, esperta di calamità naturali, tutti i temi dell’italiano medio sui social. Sanno parlare di tutto.
E poi m’hanno detto parla di riscaldamento della terra, di sovrappopolazione, di disparità salariale, ma alla fine mi so’ detta: ma perché la presenza mia deve essere legata a un problema? Non basto, io?
Perché devo cerca' un senso alla mia presenza oltre quello che sono, che faccio, che mi ha portata fin qui? La mia storia, le mie scelte, i mie affetti, la mia professione, la tenacia con cui mi sono presa quello che mi dovevo prendere sono le cose migliori che mi possano accompagnare su questo palco e che possano accompagnare ogni donna, ovunque, la nostra storia.
Se io ho scelto questa strada non è che non sappia cosa succede, quante cose sono da cambiare, non sono uno di quegli stolti tanto ben raccontati nel film "Don’t look up” che mentre la cometa punta dritta verso la terra si gira dall’altra parte o crede a quello che ha letto su Telegram.
Ho scelto questa strada, stasera perché, come scrisse Italo Calvino, in tempi così pesanti bisogna saper planare sulle cose con leggerezza, senza macigni sul cuore, perché la leggerezza non è superficialità.
Sanremo, Sabrina Ferilli e l’ode ad Amadeus: il testo. Il Domani il 06 febbraio 2022.
L’attrice ultima co-conduttrice della gara ha recitato i versi per il presentatore: «2022, che gran trionfo cinque serate belle, emozionanti tutto su questo palco ha funzionato, pure le giacche tue con gli abbaglianti». Ecco il testo integrale
Sabrina Ferilli è stata la co-conduttrice dell’ultima serata del Festival di Sanremo, dopo un “non-monologo” sull’importanza della leggerezza nonostante i tempi duri, ha recitato uno stornello per Amadeus, il presentatore e direttore artistico di Sanremo 2022:
Non sono né scrittrice né poetessa
e con le rime… c’ho pure dei problemi
ma me pareva giusto celebrare
questo signore…e i suoi tre Sanremi.
Quindi, procederò senza imbarazzo
se nun ve piace… non rompete …(non lo dico).
Quelle con Amadeus, lo voglio dire,
son tre edizioni che hanno fatto storia
e anche volendo…non le poi scordare
se so’ incastrate dentro la memoria…
luci..canzoni..ospiti.. colore
e le puntate che durano otto ore.
Il primo… quello del 2020
Ama e Fiorello una coppia trascinante
in gara c’era Lamborghini
però vinse Diodato… perché più toccante
Ma ancora adesso le lacrime mi asciugo
pensando a Morgan che sfancula Bugo.
Poi, l’anno scorso.. in piena pandemia
c’è stato il Festival della rivoluzione
con tanti artisti giovani e gagliardi
di cui purtroppo non ricordo un nome
e che sorpresa, quando poi alla fine
vinsero a mani basse i Maneskine
L’Ariston era deserto… vuota la platea
eppure, sto ragazzo insieme a Fiore,
si so’ donati senza risparmiasse
…essere al suo fianco è un vero onore
e ancora adesso il petto qui me vibra
se penso ai pettorali - non i tuoi - che c’ha Ibra.
2022, che gran trionfo
cinque serate belle, emozionanti
tutto su questo palco ha funzionato
pure le giacche tue con gli abbaglianti
Un Festival così non nasce a caso,
per fare certe cose ci vuole naso
Sabrina Ferilli, lezione di stile: "Io leggera, non superficiale". Laura Rio il 6 Febbraio 2022 su Il Giornale.
L'attrice regina del palco rifugge il moralismo: "Ci siamo fatti tanti di quei monologhi.,..Sono qui per il mio lavoro".
Sanremo. Ed eccola, la vera primadonna del Festival. Quella che incarna in un sol corpo ironia, fascino, sex appeal e tanta, tanta schiettezza. Senza polemiche e travestimenti. Insomma, Sabrina Ferilli sbarca a Sanremo ed è subito show. Si prende la scena anche più delle quattro colleghe co-conduttrici che l'hanno preceduta. Con la battuta sempre pronta e la capacità di sdrammatizzare, di buttarla in caciara ma con rispetto. «Aho, ma n'do c'hai le pile - travolge Ama appena scende le scale dell'Ariston - stai qui ogni giorno 14, 15 ore, hai sorpassato Mentana a sinistra, dietro il palco non bevi l'acqua ma ti ricarichi alla colonnina...»
Poi nel non-monologo («ce ne siamo fatti tanti...») viene fuori tutta la sua essenza. «Mi sono chiesta di cosa potevo parlare qui sul palco, di famiglia, ma di figli io non ce ne ho, di uomini che hanno troppo potere, di bellezza interiore, ma insomma - per riassumere - tutti argomenti in cui non ho molta credibilità, meglio lasciare parlare chi ne sa... Ma poi, alla fine, perché devo per forza parlare di qualcosa per giustificare la mia presenza? Io sono qua per quello che sono, per la mia storia. La leggerezza non è superficialità e, come diceva Calvino, in tempi così pesanti bisogna sapere planare sulle cose con un cuore senza macigni...».
Un turbine di simpatia. Già prima di entrare all'Ariston per tenere a battesimo la finale di un Festival trionfante, scherzava sulla lunghezza della serata, «qui faremo le tre de' notte, in pratica un corso de' sopravvivenza». Maratona da sfinimento. «Ma l'avete visto quel povero Morandi? Alle due di notte stava lì che boccheggiava e l'hanno fatto ricantà un'altra volta? Ma come sta?».
Lei su quel palco avrebbe voluto fare a modo suo: «Avevo proposto ad Amadeus di fare un bel trenino, tutti e due nudi, uno dietro l'altro, ma non ha accettato. Chissà, in un prossimo Sanremo...». Esilarante è il racconto di quando l'hanno cercata per proporle la conduzione. «Stavo con una cervicale orribile. Mi avevano riempito di medicine, ero rintronata, non capivo nulla». La chiama il manager Lucio Presta per chiederle la disponibilità. «E io dico subito sì. Dopo due o tre giorni sono tornata lucida e mi è venuto il dubbio che me lo fossi sognata, ma come facevo? Mica potevo chiamare Presta e chiedergli se quella telefonata fosse vera... Alla fine l'ho chiamato e gli ho detto: Io sono contenta, tu sei contento? E mi ha detto sì, così ho capito che non me lo ero sognato». Ma, poi, quando accetti di fare Sanremo è «come essere catturati da una squadra del Kgb: sta' zitta, mi dicevano, non parla' con nessuno, manco coi tuoi genitori, non fiatà, non uscì di casa».
Ma non è arrivato il momento di pensare a una conduzione vera? Magari in coppia con l'amica Maria De Filippi... «Ma qui abbiamo Amadeus - risponde - pronto per un settennato. Che fai ti fermi? Figuriamoci, l'aveva detto pure Mattarella...». Infatti, come il presidente della Repubblica, è stato già convocato anche per il prossimo anno. Lei potrebbe tornare, ma solo come spalla, perché Sabrina è un'attrice e tale vuole restare. «Io voglio continuare a recitare. Magari ogni tanto qualche divagazione al tema, ma presentare è un'altra cosa. Non mi piace la confusione di ruoli di questo periodo, la trovo pericolosa, ognuno deve stare e migliorarsi nel suo». E allora lei, che a marzo rivedremo al cinema nel film di Pieraccioni Il sesso degli angeli, sa che Amadeus nel suo ruolo c'è. E lo ha dimostrato bene. «Ogni artista ha sempre un margine di crescita - dice per una volta seria -. Amadeus si è strutturato in modo unico, è diventato molto più di un conduttore, conosce la musica, i tempi comici, è una spalla eccezionale e ha la gentilezza di chi sa accogliere e questo è un valore unico». Laura Rio
Sanremo 2022, ospite della finale Marco Mengoni. Dall'omaggio a Lucio Dalla al ricordo di Raffaella Carrà. Ecco cosa succederà nella serata conclusiva. MARIA ASSUNTA CASTELLANO su Il Quotidiano del Sud il 5 Febbraio 2022.
La voce circolava già dalle prime giornate del Festival, ma la risposta è sempre stata: “ci stiamo lavorando”. Oggi l’ufficialità: ospite dell’ultima serata sarà Marco Mengoni.
L’artista, che nel 2013 vinse il Festival di Sanremo con “L’essenziale”, torna da super ospite. Un modo per festeggiare i suoi successi, tra cui il 60esimo platino conquistato proprio di recente con il suo ultimo album “Materia (terra)”. Ma soprattutto si esibirà in un omaggio a Lucio Dalla.
A Sanremo, questa sera, anche la banda musicale della Guardia di Finanza. Fabio Rovazzi e Orietta Berti abbandoneranno Costa Toscana per recarsi sul palco dell’Ariston dove a quanto pare, regaleranno al pubblico una performance insieme.
Notizia di ieri, data proprio dal direttore artistico Amadeus, è quella della presenza di Fiorello per la serata conclusiva. Previsto inoltre un omaggio a Raffaella Carrà.
A condurre la serata accanto ad Amadeus, Sabrina Ferilli che si è detta molto emozionata e felice per i successi che questa edizione, record di ascolti, sta raggiungendo.
Ad esibirsi saranno ovviamente tutti e 25 i cantanti in gara. A votare le esibizioni, gli spettatori da casa con il Televoto. Una volta stilata la classifica definitiva, si azzererà tutto e sottoposto a voto sarà solo il podio. A questo punto a votare sarà sia il pubblico con il televoto sia la Demoscopica 1000 che la Sala Stampa; queste ultime, per il quarto anno consecutivo, gestite dalla Noto Sondaggi.
Marco Mengoni a Sanremo 2022, elogio della gentilezza tra Costituzione e hater. Il cantante sul palco con Filippo Scotti lancia un monito contro l'odio online: "La tastiera può essere un'arma". La Repubblica il 5 febbraio 2022.
Marco Mengoni porta la gentilezza al Festival di Sanremo. "Gentilezza e verità, che è quello che voglio io dalla vita. Essere il meno giudicante possibile", dice poco prima di salire per la quarta volta nella sua carriera sul palco dell'Ariston, ospite della serata finale. Accompagnato da Filippo Scotti, giovane protagonista del film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio, Mengoni inizia un dialogo che è un escalation di commenti giocosi, ironici e poi sempre più negativi, fino al linguaggio di odio. Poi i due richiamano gli art. 21 e 3 della Costituzione, che sanciscono la libertà di espressione e la contrarietà alle discriminazioni in base al sesso dei cittadini, la razza, la lingua, la religione, le opinioni politiche, le condizioni personali e sociali. "La libertà di parole non deve violare la dignità altrui", ammonisce Mengoni, "una tastiera può essere un'arma". "Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti", gli fa eco Scotti, citando De Andrè di Storia di un impiegato. Infine Filippo legge A un certo punto, del poeta campano Franco Armini prima di lasciare il palco a Mengoni che attacca L'essenziale, il brano con vinse nel 2013 il Festival di Sanremo.
Ecco il dialogo tra i due e la poesia declamata da Filippo Scotti:
Filippo: "Menomale che ogni tanto c'è la pubblicità"
Marco: "Sanremo è quella cosa che accade tra un tweet e l'altro"
Filippo: "No, ma dateli due mazzi di fiori"
Marco: "Finalmente la finale di Sanremo quindi: con le mani con il culo ciao ciao"
Filippo: "Sentite che belle parole: ultimo cantante in gara"
Marco: "Siamo nel 2022 e ancora non esistono le vacanze per la settimana di Sanremo?"
Filippo: "A Sanremo Mattarella canterebbe Senza fine"
Marco: "Questo è l'anno in cui i concorrenti si mettono a fare le flessioni sul palco solo per vincere il Fantasanremo"
Filippo: "Offresi servizio di sveglia alle 01:50. Per il momento: classifica finale"
Marco: "Sanremo 2022 è come la mia vita, ogni anno dico: 'quest'anno sarà megliò e poi fa sempre schifo uguale"
Filippo: "Sono contro il razzismo e i razzisti, ma quei commenti razzisti l'hanno resa celebre, oltre quello è priva di contenuto"
Marco: "Ancora un esercizio di inclusività forzata che riesce a far sentire più diverso chi vuole essere invece normale"
Filippo: "Che arroganza, speriamo che il tuo talento duri per tanto perché come omino sei davvero piccolo"
Marco: "Peccato, prima era una bellissima donna, ora con tutto quel silicone non si può guardare"
Filippo: "Più vado avanti e più trovo una giustificazione all'omosessualità maschile: il 90%& delle donne è veramente inchiavabile"
Marco: "Che cesso... Spero che il cesso non si offenda"
Filippo: "Figlio di una granm bastarda"
Marco: "Maledetto"
Filippo: "Perché parli? Mi fai vomitare"
Marco: "Ma sta terrorista non l'ammazza mai nessuno?"
Filippo: "Figlio di puttana, devi svegliarti morto domani"
Marco: "Tu meriti una pallottola in bocca, bacarozzo vomitevole. Stai attento a tua moglie"
Filippo: "Tu dovresti morire in una maniera lentissima e superdolorosa, handicappato obeso"
Marco: "Finalmente una buona notizia: è morto! Come godo, giustizia è fatta"
Filippo: "Così ai tuoi figli ci piglia un infarto"
Marco: "Se voglio dire che mi fa schifo e che vorrei vederlo morto, lo dico. Siamo in Italia, c'è libertà di parola, non mi dovete rompere il cazzo"
Costituzione, articolo 21: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione"
Tradotto: puoi dire quello che vuoi.
Ma non puoi dire il cazzo che vuoi.
C'è un limite.
Articolo 3: "Tutti hanno pari dignità sociale senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni sociali".
Puoi dire quello che vuoi se rispetti gli altri, altrimenti non stai esercitando il tuo diritto di parola, stai violando la dignità di qualcuno.
Una tastiera può essere un'arma.
Va usata con umanità, sempre.
Pensare che certe cose non le scriveremmo mai, non è abbastanza...
Anche se noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti.
Dovremmo provare a essere gentili...
E non perché il bersaglio potrebbe essere nostra sorella, il nostro migliore amico, nostra madre...
Bisogna farlo e basta.
Franco Arminio, A un certo punto
A un certo punto
devi capire
che il dolore che hai subito
non lo devi subire
all'infinito.
Mettiti in vacanza,
la povera vita adulta
non può pagare a oltranza
i debiti dell'infanzia.
Dichiara finite le tue colpe,
scontata la pena.
D'ora in poi ogni giornata
sarà come prima
ma dentro di te
più netta e vera, più limpida
e sincera.
Tu devi solo la più grande dolcezza possibile
a chi verrà e a chi andrà via.
È festa nel tuo cuore,
festeggia in qualche modo
il cuore degli altri.
La rubrica sulla 72esima edizione della kermesse. Quiz Sanremo, la finale del Festival: l’edizione telefonata tra i vincitori e il ciclone FantaSanremo. Antonio Lamorte su Il Riformista il 6 Febbraio 2022.
Alla finale sembrano sempre buone tutte, manco fossero fritte. Ci sono degli studi scientifici, anche molto accurati, secondo i quali meglio si conosce una canzone più alte sono le possibilità di apprezzarla. Amen. Certo al Festival di Sanremo c’è un’orchestra niente male, che non guasta. E quindi la quinta serata, tutte le canzoni in gara, Sabrina Ferilli e il suo anti-pippone e la sua ode ad Amadeus all’1:30, Marco Mengoni che canta L’essenziale con la quale vinse il Festival, Amadeus e i fiori alla moglie in platea con bacio, l’omaggio a Raffaella Carrà stroncato dai social, Orietta Berti e Rovazzi prima della classifica finale.
È andata avanti fino alle 2:00 quasi. Ed è andata che hanno vinto Mahmood e Blanco con la loro Brividi. Un successo annunciato, calcolato ampiamente dai pronostici e dai bookmakers. Davanti a O forse sei tu di Elisa. Ciao ciao quindi all’effetto sorpresa che aveva caratterizzato le ultime edizioni – Mahmood allora sconosciuto, Diodato, Maneskin. Fordr è che si tratta sempre di più di un Festival Eurovision oriented. Gianni Morandi, spietato come il vecchietto di Squid Game, dopo il trionfo targato Jovanotti alla serata delle cover ha fatto fuori uno dopo l’altro gli altri big che ambivano al podio: terzo.
È stato un Festival all’insegna dell’informalità. E nelle presentazioni e nella postura e nelle esibizioni. E quindi l’invasione barbarica del FantaSanremo che per lo stesso motivo ha perso smalto: se la trasgressione è normalizzata non ha più graffio. Edizione da record per quanto riguarda i numeri. Già si parla di Amadeus trattenuto a restare come Mattarella al Quirinale: sarebbe il quarto Festival consecutivo. Ci vorranno mesi per sciogliere la riserva. Quest’anno la “Festivalgia” di cui alcuni giurano di soffrire da quando viene proclamato il vincitore sarà forse attenuata dall’Eurofestival che si terrà in Italia, a Torino, a maggio.
Se l’anno scorso era stato, senza pubblico all’Ariston, il Festival della chiusura; quest’anno si è lasciato intendere che si va verso un’altra fase: segnali incoraggianti proprio per il comparto della musica e dello spettacolo. Questa rubrica si era aperta con un anagramma (Rime Sfonda Stivale da Festival di Sanremo, di Gianni Mura) e così si chiude: Sanremo è l’anagramma di Ramones – così, perché ce va. E, oh, Achille, non è “come fosse”: è domenica.
Quiz Sanremo 2022
Trova l’intruso:
a. Michele “Manolete” Bravi
b. La miglior co-conduttrice è stata un personaggio inventato e interpretato da un uomo
c. La ragazza con la pistola di Tananai è una citazione
d. La SIAE scintillante di Ana Mena
Il non monologo di Sabrina Ferilli:
a. Una boccata d’aria
b. Benaltrismo
c. “Sì ma su quel palco/la visibilità/l’occasione/dire qualcosa importante/lanciare messaggio”
d. La leggerezza di Calvino non era manco quotata guarda
Il quiz della prima serata
Premio momento “Cringe”:
a. Al bacio tra il direttore artistico Amadeus e il direttore di Rai1 Coletta
b. Al bicchiere da cocktail di Achille Lauro
c. Ai Maneskin in golf cart
d. Alla parola “cringe”
Premio al gadget dell’edizione:
a. Le biciclette di Mahmood e Blanco
b. La box con tutti i tamponi di Amadeus
c. Le catenelle di Irama
d. La canotta di Giovanni Truppi
Il quiz della seconda serata
Premio sagra della porchetta di Ariccia:
a. Ana Mena
b. Ana Mena la prima sera
c. Ana Mena la seconda sera
d. Ana Mena con Rocco Hunt
Premio “Sfranti i Gabbasisi”:
a. Papalina
b. “Colleghiamoci con la Nave”
c. L’endorsement di Fedez
d. Ciao Zia Mara
Il quiz della terza serata
Sentence of the Festival:
a. “Le parole, come le amanti, quando non funzionano vanno cambiate subito” (Drusilla Foer)
b. “Come stai?” (Amadeus a Jovanotti)
c. “Perché la presenza mia deve essere legata a un problema stasera?” (Sabrina Ferilli)
d. “Sou Oreste do Brasil” (Checco Zalone)
Sì però meritava:
a. “Màkari è casa mia”
b. L’inno di Mameli della Guardia di Finanza
c. “Tu mi fai girar, tu mi fai girar”
d. Ana Mena
Cosa resterà di questo Festival:
a. I record
b. L’idea rivoluzionaria di donare fiori ai maschietti
c. Tutta questa voglia di ripartire: ripartire?
d. Il figlio di Amadeus direttore artistico
Il quiz della quarta serata
Ha vinto davvero:
a. I “peones” del Parlamento
b. Amadeus
c. Drusilla Foer
d. FantaSanremo
Risultati! (corrispondono alla maggioranza delle risposte date alle domande):
a. Finiti il Romanzo Quirinale, e il Festival: liberi tutti che Omicron langue
b. Chi non ha sognato Antonio Capuano che si alza in platea mente
c. Quanto brilla e puzza di morte il nazionalpopolare?
d. Ciao amore ciao.
Antonio Lamorte.
Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
Sanremo 2020 – Diodato vince tutto: Festival e premio della critica. VIVIANA MASTROPIETRO l'8 Febbraio 2020 su Stonemusic
Il giovane cantautore fa il miracolo, accaparrandosi tutto (anche il prestigioso premio della critica Mia Martini, assegnato dai giornalisti della sala stampa). È mistero però sulla fuga di notizie.
Già all’1:45 la fuga di notizie, ad opera di Sky Tg24: Diodato vince il Festival con “Fai Rumore”, mettendo d’accordo tutti: giuria demoscopica, giornalisti, orchestra e televoto. Con la commovente canzone, il cantautore ha toccato il cuore di tutti. Una vittoria “dal basso”, di un artista umile, che ha fatto molta gavetta e che è rappresentato da un’etichetta discografica come Carosello Records (non certo una major come Sony, Warner e Universal).
La vincita del Festival, tra l’altro, si tradurrà nella partecipazione di Diodato al prossimo Eurovision, che si terrà a Rotterdam.
Inoltre, durante l’ultima serata del Festival, Amadeus ha premiato l’artista anche con un riconoscimento importante che mira ad evidenziare i meriti della canzone in gara con il brano dalla migliore costruzione: il premio della critica Mia Martini, assegnato dai giornalisti della sala stampa Ariston. L’anno scorso, nell’edizione 2019, era stato vinto da Daniele Silvestri con “Argento Vivo”.
Da Ansa il 6 Febbraio 2022.
Mahmood & Blanco vincono il festival di Sanremo 2022 con il brano Brividi. Al secondo posto si è classificata Elisa, con O forse sei tu; al terzo Gianni Morandi con Apri tutte le porte.
Questa la classifica finale del festival di Sanremo 2022 dal quarto al 25/o posto: Irama, Sangiovanni, Emma, La Rappresentante di Lista, Massimo Ranieri, Dargen D'Amico, Michele Bravi, Matteo Romano, Fabrizio Moro, Aka 7even, Achille Lauro feat. Harlem Gospel Choir, Noemi, Ditonellapiaga e Rettore, Rkomi, Iva Zanicchi, Giovanni Truppi, Highsnob e Hu, Yuman, Le Vibrazioni, Giusy Ferreri, Ana Mena, Tananai.
Sanremo 2022 classifica finale, premio critica, sala stampa e miglior testo. Chi ha vinto ieri sera la 72esima edizione. ALBERTO FUSCHI su spettacoloitaliano.it il 6 Febbraio 2022.
Arriva il verdetto più atteso. Dopo la classifica delle cover che ha visto la vittoria discussa di Gianni Morandi, e quella generale con in testa Mahmood e Blanco, ieri sera i voti della sala stampa, della giuria demoscopica 1000 e del televoto, hanno decretato il vincitore della 72esima edizione del festival di Sanremo che accede direttamente all’Eurovision che si terrà proprio in Italia il prossimo maggio. Non mancano ovviamente altri riconoscimenti. Il primo è stato già assegnato al conduttore Amadeus che ha conseguito il premio alla carriera “Città di Sanremo”. Ci sono, inoltre, premi collaterali come il Premio della Critica Mia Martini a Massimo Ranieri, il premio per il miglior testo a Fabrizio Moro, il premio sala stampa “Lucio Dalla” a Gianni Morandi, il premio Lunezia vinto da Giovanni Truppi, il premio Sergio Endrigo per la miglior interpretazione, il premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale a Elisa e il premio Nilla Pizzi alla miglior interpretazione. A seguire, il podio e la classifica finale di Sanremo 2022.
Sanremo 2022 chi ha vinto ieri sera. La classifica completa del 5 febbraio
Classifica generale 5 febbraio e podio dal venticinquesimo al primo: Tananai, Ana Mena, Giusy Ferreri, Le Vibrazioni, Yuman, Highsnob e Hu, Giovanni Truppi, Iva Zanicchi, Rkomi, Ditonellapiaga e Rettore, Noemi, Achille Lauro, Aka7even, Fabrizio Moro, Matteo Romano, Michele Bravi, Dargen D’Amico, Massimo Ranieri, La Rappresentante di Lista, Emma, Sangiovanni, Irama. Finalisti: Mahmood e Blanco (primo posto), Elisa (secondo posto), Gianni Morandi (terzo posto).
Mahmood e Blanco vincono Sanremo 2022 con la canzone 'Brividi', seconda Elisa, terzo Gianni Morandi. La Repubblica il 6 febbraio 2022.
I favoriti della vigilia trionfano all'ultima manche. Per Mahmood è la terza volta, dopo aver vinto tra i Giovani e poi tra i Campioni nel 2019
Sono Mahmood e Blanco con Brividi i vincitori della 72esima edizione del Festival di Sanremo. Seconda Elisa con O forse sei tu, terzo Gianni Morandi con Apri tutte le porte. Per Mahmood è la terza volta, dopo la vittoria a Sanremo Giovani nel 2018 con Gioventù bruciata seguita da quella del 2019, tra i Campioni, con Soldi. Mahmood e Blanco si guadagnano anche la partecipazione all'Eurovision Song Contest in progamma a Torino dal 10 al 14 maggio.
Elisa conquista il secondo posto a 21 anni dalla vittoria con Luce. Per Gianni Morandi invece si tratta della seconda vittoria all'Ariston dopo quella del 1987, insieme a Umberto Tozzi e Enrico Ruggeri con Si può dare di più. Ma Morandi è stato anche conduttore del Festival, nel 2011 e nel 2012.
A Massimo Ranieri e alla sua Lettera al di là del mare (ottava nella classifica generale) va il premio della Critica "Mia Martini" assegnato dalla sala stampa. Gianni Morandi si aggiudica anche il premio "Lucio Dalla" della sala stampa radio-tv-web. Il Premio "Sergio Bardotti" per il miglior testo va a Fabrizio Moro con Sei tu, infine il Premio "Giancarlo Bigazzi" per la migliore composizione musicale viene assegnato a Elisa e alla sua O forse si tu.
Sanremo 2022, il trionfo da record di Mahmood e Blanco: "Di solito, i favoriti...", riscritta la legge del Festival. Libero Quotidiano il 06 febbraio 2022.
Reggere la pressione dell’essere favoriti fin dalla prima sera non è semplice. Mahmood e Blanco lo hanno fatto con la naturalezza dei veri talenti, facendo proprio il palco del teatro Ariston con “Brividi” e alla fine vincendo meritatamente il Festival di Sanremo 2022. La loro canzone è arrivata al pubblico fin dal primo ascolto, sia a quello presente in platea e in galleria che a quello della tv e dei social. Nel corso della settimana l’inedito duo ha collezionato record su record a livello di ascolti sulle piattaforme di streaming.
I bookmaker li davano strafavoriti e a ragion veduta: Mahmood e Blanco hanno fatto gara a parte (hanno perso oltre il 50% dei voti finali, più di Elisa e Morandi messi insieme) e hanno conquistato l’onore e l’onere di rappresentare l’Italia all’Eurovision 2022, che si terrà a Torino il prossimo maggio grazie al trionfo dello scorso anno firmato dai Maneskin. Sul gradino più basso del podio Gianni Morandi, che con la sua “Apri tutte le porte” (scritta da Lorenzo Jovanotti, ospite a sorpresa della quarta serata, quella delle cover che ha fatto registrare uno storico 60% di share) ha sorpreso tutti, confermandosi un artista eterno.
Secondo posto per Elisa, splendida e impeccabile come sempre, che ha regalato un ritorno al Festival meraviglioso. Il premio della critica Mia Martini è andato a Massimo Ranieri: d’altronde il testo della canzone “Lettera di là dal mare” è il più impegnato di questo Festival. Il premio della sala stampa Lucio Dalla se lo è aggiudicato Gianni Morandi. Il premio Sergio Barzotti per il miglior testo è stato vinto da Fabrizio Moro con “Sei tu”.
Sanremo 2022, vincono Mahmood e Blanco. Seconda Elisa. Terzo classificato Gianni Morandi. MARIA ASSUNTA CASTELLANO su Il Quotidiano del Sud il 6 Febbraio 2022.
Sono Mahmood e Blanco i vincitori di questa 72esima edizione del Festival di Sanremo. Con il brano “Brividi” si aggiudicano la vittoria.
La seconda su due partecipazioni al Festival per Mahmood, che già nel 2018 vinse con “Soldi”. La prima per Blanco, che è anche alla sua prima volta a Sanremo.
Seconda classificata invece Elisa con “O forse sei tu”, che si è aggiudicata anche il Premio Bigazzi per la miglior composizione musicale
Terzo classificato, Gianni Morandi con “Apri tutte le porte”, che ha conquistato anche il Premio Lucio Dalla assegnato dai giornalisti delle radio, tv e web.
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Sanremo 2022, Massimo Ranieri vince il Premio della Critica "Mia Martini". Il Premio Lucio Dalla, assegnato dai giornalisti delle radio, tv e web, va invece a Gianni Morandi. MARIA ASSUNTA CASTELLANO su Il Quotidiano del Sud il 6 Febbraio 2022.
È Massimo Ranieri, con la canzone “Lettera di là dal mare”, il vincitore del Premio della Critica “Mia Martini” assegnato dai giornalisti della carta stampata.
Dopo 25 anni torna al Festival di Sanremo e conquista, con il testo del suo brano portato in gara, i consensi della critica. A lui sono andati 27 voti, su 75 ricevuti, dei giornalisti accreditati in Sala Stampa.
Il Premio Sala Stampa Lucio Dalla va invece a Gianni Morandi con il brano “Apri tutte le porte”. Il Premio Lucio Dalla viene conferito ogni anno dai giornalisti delle radio e del web.
Morandi torna a Sanremo dopo 22 anni dalla sua partecipazione in gara e dopo 10 anni dalla sua ultima conduzione. Ne ha condotti due.
Premio Sergio Bardotti, per il miglior testo assegnato dalla Commissione musicale presieduta da Amadeus, va a Fabrizio Moro con “Sei Tu”.
Il Premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale, assegnato dai musicisti dell’Orchestra del Festival, assegnato invece a Elisa con “O forse sei tu”.
Sanremo 2022, il premio della critica Mia Martini è stato vinto da Massimo Ranieri. Asia Angaroni il 05/02/2022 su Notizie.it.
Nella quinta e ultima serata del Festival di Sanremo, è stato assegnato il premio della critica Mia Martini: il vincitore è Massimo Ranieri.
Nella serata finale del Festival di Sanremo viene assegnato il premio Lucio Dalla – assegnato dalla sala stampa – e il premio della critica Mia Martini. Quest’ultimo, in occasione della settantaduesima edizione della kermesse, è stato vinto da Massimo Ranieri. Per il quarto anno consecutivo le giurie della sala stampa e demoscopica sono gestite da Noto Sondaggi.
Dopo anni lontano dall’Ariston, come cantante in gara e non come ospite, Massimo Ranieri torna a Sanremo 2022 con il brano “Lettera al di là dal mare”.
Sanremo 2022, assegnato il premio per la miglior composizione musicale: l’orchestra ha premiato Elisa. Asia Angaroni il 06/02/2022 su Notizie.it.
A Sanremo 2022 è Elisa la vincitrice del premio Bigazzi, dedicato alla migliore composizione musicale. La cantante si è classificata seconda.
Il Premio Bigazzi, quello per la migliore composizione musicale, è stato assegnato a Elisa, seconda classificata della settantaduesima edizione del Festival di Sanremo, alle spalle di Mahmood e Blanco. Il premio è stato consegnato in occasione della serata finale della kermesse, quella di sabato 5 febbraio.
In occasione della finale sono stati assegnati anche il premo della critica Mia Martini, il premio Lucio Dalla e quello per il miglior testo.
A Sanremo 2022 Elisa ha conquistato il pubblico con il suo brano inedito, “O forse sei tu”. Esibizione travolgente anche quella proposta per la serata cover, sulle note di “What a Feeling”.
Sanremo 2022, il premio per il miglior testo è stato vinto da Fabrizio Moro. Asia Angaroni il 06/02/2022 su Notizie.it.
Nella serata finale del Festival di Sanremo, sabato 5 febbraio 2022, è stato assegnato anche il premio per il miglior testo. A vincere è Fabrizio Moro.
Nella serata finale del Festival di Sanremo, che ha visto trionfare Mahmood e Blanco (seguiti da Elisa e Gianni Morandi), è stato assegnato anche il premio Bardotti per il miglior testo: ad aver vinto è Fabrizio Moro.
Sanremo gli ha sempre portato fortuna. Il suo cantautorato è un equilibrio perfetto di impegno, riflessione, intensità e poeticità. Alla settantaduesima edizione della kermesse ha presentato “Sei tu”.
Per la serata cover, invece, ha offerto una sua versione sensazionale di “Uomini soli”, successo con cui i Pooh hanno trionfato al Festival nel 1990.
Sanremo, a Massimo Ranieri il premio della critica: Un’altra perla che aggiungo alla mia carriera. Il Denaro il 6 febbraio 2022.
“Una nuova perla che si aggiunge al filo che mi porto dietro idealmente”. Un emozionatissimo Massimo Ranieri riceve il Premio della Critica Mia Martini assegnato dalla sala stampa. “Nel mio filo di perle ci sono tutti coloro che mi hanno amato e che hanno fatto crescere come uomo: Giorgio Strelher, Bolognini, De Sica, Damiano, Steno, Lelouche. Oggi ne aggiungo una particolare, molto importante, inimmaginabile. Non me lo aspettavo, è una sorpresa meravigliosa”, ha detto Ranieri aggiungendo che “la Befana e’ arrivata tardi, ma meglio tardi che mai”. Il brano parla di migranti “ed e’ un problema che viviamo drammaticamente ancora oggi. Anche io sono stato emigrante, anche solo per un mese a 13 anni: ero la spalla di Sergio Bruni. Ho attraversato l’oceano ed ero terrorizzato. Attraverso questa canzone ho rivisto quella scena e ho pensato penso a questi poveri cristi che viaggiano su questi barconi, senza acqua, senza cibo, alle intemperie”. E prima di sciogliersi in un pianto liberatorio, fa un appello ai giornalisti: “abbiamo bisogno di voi, la canzone va difesa, sperando che presto si riprenda a lavorare”.
La 72esima edizione della kermesse. Mahmood e Blanco vincono Sanremo, “Brividi” è la canzone campione del Festival. Antonio Lamorte su Il Riformista il 6 Febbraio 2022.
Mahmood e Blanco vincono la 72esima edizione del Festival di Sanremo. La loro Brividi ha trionfato su O forse sei tu di Elisa, seconda, e Stai andando forte di Gianni Morandi. La canzone era data per favorita da pronostici e bookmaker dall’inizio della 72esima edizione del Festival.
Il premio della critica Mia Martini è andato a Massimo Ranieri con la sua Lettera di là dal mare. Il premio assegnato dalla Sala stampa Lucio Dalla è andato invece a Gianni Morandi con Apri tutte le porte. Il premio Sergio Bardotti per il miglior test assegnato dalla Commissione musicale presieduta dal direttore artistico Amadeus è andato a Fabrizio Moro con Sei tu. Premio Giancarlo Bigazzi per la migliore composizione assegnato dai musicisti dell’orchestra a Elisa per O forse sei tu.
Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
Sanremo 2022, ti vorrei amare ma sbaglio sempre. La vittoria giusta di Blanco e Mahmood con “Brividi” chiude il festival dei record. Che ha regalato una parentesi di inusitato ottimismo e cavalcato la voglia di leggerezza. Beatrice Dondi su L'Espresso il 6 febbraio 2022.
Sanremo si chiude con semplicità: regalando la vittoria a chi doveva vincere dalla prima nota della prima sera. Uno scettro giusto, come i sorrisi di Blanco e Mahmood, che in una giostra di coriandoli, tra i veli di Elisa e l’euforia di Gianni Morandi cercano la mamma tra il pubblico, col premio stretto tra mani, uomini bellissimi e giovani e sontuosamente bravi, capaci con “Brividi” di scompigliare le carte a colpi di emozione.
E forse anche per questo è stato il Sanremo più amato da mille mila anni, da quelli per capirci in cui imperava Toto Cutugno al secondo posto e c’era una liturgia impettita da rispettare. Presentazione glaciale per non influenzare il voto, esibizione, codice, pausa e poi eventualmente un sorriso di circostanza. Quest’anno con l’Amadeus ter invece è andato tutto a rotoli e una volta tanto è meglio così. Perché non si sa bene come in questa ultima sera in particolare ci si è ritrovati in una grande festa di fine anno, come quando si buttano i diari dalla finestra della classe e ci si permette di fare le battute anche al prof più ingessato. È stato il festival della scioltezza, della sciarpa del Milan, di papalina, dei bis, delle imprecazioni, delle risate a caso, dei fiori a tutti, della mia Liguria, delle canzoni spoilerate, dei testi cambiati, è stato il festival delle libertà, dove ognuno ha fatto un po’ come meglio credeva senza neppure pensarci troppo. È stato anche il festival scoperto da una generazione che fino a ieri guardava i genitori che lo seguivano come degli alieni in salotto e che invece all’improvviso si è ritrovato a considerarlo come plausibile.
Così siamo finiti in una sorta di bolla di inusitato ottimismo, una grande parentesi per far finta che anche fuori si potesse dire a cuor leggero “Fottitene e balla”.
E si è ballato, persino nella platea insolitamente scapigliata dell’Ariston che ha accolto con il medesimo entusiasmo l’inno al sesso gioioso di Rettore e la banda della finanza che intonava “Armi e brio”. Come se un desiderio folle di inutile leggerezza si fosse fatto strada con la forza, sera dopo sera, un rilassamento collettivo capace di montare come un’onda, sulla cui cresta milioni di persone si sono ritrovate a guardare la solita solfa che prendeva un colore diverso e perdeva i suoi riti per diventare un gioco comune. D’altronde come ha detto Sabrina Ferilli, la leggerezza non è superficialità, liquidando l’infinito dibattito sulla presenza delle donne con una sola impeccabile frase: «Perché devo parlare di qualche problema per giustificare il fatto di essere qui?».
Sanremo si è concesso a un pubblico che aveva fisicamente bisogno di una pausa di rimozione anche se per liberarsi da quel filo di senso di colpa che va sempre a braccetto con l’evasione si è obbligato a mettere dei puntelli educativi, costellando lo spettacolo dai messaggini di buon senso.
E tra gli abbracci e qualche sospiro di sollievo si chiude così, la lunga maratona elettorale sanremese, e si vorrebbe rimanere chiusi lì in quel teatro. Anziché ricominciare a guardare al domani per dire ti vorrei amare, ma sbaglio sempre.
Marco Molendini per Dagospia il 6 febbraio 2022.
Non potevano che vincerlo loro il Sanremo più fluido della storia, il Festival dove il genere maschile si è preso la rivincita sulla parità di genere sparigliando le carte. Certo, Mahmood e Blanco avevano il pezzo migliore e meglio costruito in mezzo a tanta mediocrità.
Ma, soprattutto, sono stati gli interpreti simbolo di un fronte corposo che ha occupato il palco dell'Ariston: il maschio fieramente e talmente convinto della propria identità sessuale autosufficiente che canta il suo amore sofferto per un altro lui («Tu che mi mordi la pelle/Con i tuoi occhi da vipera») è il maschio che rivendica la propria superiorità facendo a meno della donna.
Che riesce addirittura a sostituirla travestendosi (Drusilla) e ad avere successo più delle signore chiamate ad adornare il palco agitando lo slogan “spazio alle donne” (purchessia), anche queste scelte con il bilancino, relegate a un ruolo tutto di contorno dell’onnipresente conduttore. Luogo paradossale Sanremo, nella sua storia è stato il depositario delle convenzioni, teatro del conformismo pronto a scandalizzarsi per una spallina caduta o una pancia finta, adesso vira in modo massiccio, con il suo tatto elefantiaco, nella zona protetta dei diritti e delle uguaglianze di ogni tipo.
Sanremo che finalmente ha capito che il mondo sta cambiando, ma lo fa senza temere di svelare l'uso strumentale, consapevole che spostandosi su quel territorio si entra in zona protetta, dove è spericolato lanciarsi in critiche, pena essere bollati come intolleranti, razzisti, omofobi e via dicendo (basta osservare con quale cautela è stata trattata la presenza di Lorena Cesarini).
Stavolta, comunque, ad incassare è soprattutto Amadeus, il conduttore ha fatto un capolavoro, un Festival della canzone che trionfa senza le canzoni, in gran parte collage rabberciati messi assieme da pletore di autori (a volte cinque, sei) a cui ognuno contribuisce con un pezzetto e l'ultimo con la colla. Amadeus piace perchè è uno che sgobba, che sorride a tutti, che dice grazie e abbraccia come nessun altro, che è pieno di amici. E piace perchè è gia stato visto al lavoro. L'Italia è un paese che ama le conferme. Mattarella e Draghi sono rimasti: meno male, che sospiro di sollievo.
Ora, alla lista dei confermati, si aggiunge Amadeus, neopatriarca della tv all'antica, rassicurante cerimoniere a cui tutti vogliono bene. Amadeus ha vinto, ha stravinto, per di più si è svincolato dal vassallaggio rispetto a Fiorello, dimostrando che può fare il Festival anche senza il tutor, anzi senza di lui può fare addirittura ascolti migliori (e ne farà: già si parla del quarto, poi arriverà il quinto, il sesto Sanremo, fino ad esaurimento, o suo o del pubblico).
E ha vinto, Amadeus, perchè ha raggiunto la pace dei consensi: ormai nessuno più critica il Festival, basta vedere il coro dei giornali, inginocchiati ai numeri dell'Auditel, un termometro antico chiamato a misurare le modalità fluide della fruizione dello spettacolo casalingo, fra il vecchio televisore, le piattaforme, i vari device, gli smartphone, gli ascolti differenziati.
Sanremo 2022, fischi e "buu" contro la classifica: cosa non torna, la rivolta dell'Ariston. Libero Quotidiano il 06 febbraio 2022.
La quinta e ultima serata della 72ª edizione del Festival di Sanremo è andata via veloce, con tutti i 25 artisti in gara che si sono esibiti per l’ultima volta. La tensione è ovviamente salita nel momento della classifica generale, l’ultima stilata prima del televoto che sancisce il vincitore di questa edizione, la terza diretta e condotta da Amadeus con un successo strepitoso e da record a livello di ascolti.
Come accade praticamente ogni anno, il pubblico del teatro Ariston ha espresso apertamente dissenso per alcune posizioni: grandi mugugni per Ditonellapiaga e Rettore soltanto sedicesime con “Chimica”, per molti avrebbero meritato la parte alta della classifica per il livello delle loro tre esibizioni a Sanremo 2022. Applausi invece per la giovane promessa Matteo Romano, piazzatosi undicesimo con “Virale”. Dargen D’Amico con “Dove si balla” è risalito al nono posto e anche in questo caso il pubblico ha protestato, essendo stato coinvolto dalle esibizioni di Dargen.
I mugugni più intensi - addirittura con qualche 'buuu' - si sono però registrati sul settimo posto de La rappresentante di lista: più di qualcuno voleva gli autori di “Ciao ciao” in zona podio, unica canzone di tutto il Festival ad essere stata protagonista di un bis spontaneo a cappella con il pubblico. Nelle prime tre posizioni si sono invece classificati Mahmood e blanco, Elisa e Gianni Morandi: ora si azzera tutto, con il vincitore che uscirà da questa rosa di tre concorrenti.
Sanremo, "Mahmood ha rubato la vittoria a Elisa": accuse estreme, contro il Festival si muove la politica. Libero Quotidiano il 06 febbraio 2022.
No, la vittoria di Mahmood e Blanco al Festival di Sanremo con Brividi, canzone che di fatto ha dominato la kermesse dal primo all'ultimo secondo, non mette tutti d'accordo. C'è infatti che urla al "furto", c'è chi punta il dito. Per esempio Mario Adinolfi, che cannoneggia contro Mahmood proprio come fece ai tempi della sua prima vittoria con Soldi.
Il leader del Popolo della Famiglia passa all'attacco su Twitter, laddove cinguetta quanto segue: "Dopo aver rubato la vittoria a Ultimo, sulla spinta dell’ideologia immigrazionista allora da contrapporre a Salvini, stavolta Mahmood opera il furto ai danni di due giganti (Elisa e Morandi) che han la sfortuna di essere etero quando dominano gli Lgbt. Non esistono poteri buoni", conclude Adinolfi.
Insomma, parla senza giri di parole di "furto" ai danni di Elisa e Gianni Morandi. Il tutto perché, a suo parere, a Sanremo deve vincere chi non è etero. Almeno quest'anno. Sempre secondo Adinolfi, la prima vittoria di Mamhood arrivò per le sue origini musulmane, "ideologia immigrazionista da contrapporre a Salvini", per usare le sue parole. Una polemica, a spanne, decisamente esagerata...
Sanremo 2022, chi è Michelangelo il fautore della vittoria di Mahmood e Blanco. Valentina Mericio il 07/02/2022 su Notizie.it.
Dietro all'incredibile vittoria di Mahmood e Blanco al Festival di Sanremo c'è anche quella di un terzo artefice: si tratta del produttore Michelangelo.
Mahmood e Blanco, grazie al loro brano “Brividi” sono riusciti a convincere tutti ipotecando una vittoria speciale al festival di Sanremo, la prima per il giovanissimo Blanco e la seconda per Mahmood che aveva già nel 2019 aveva trionfato con Soldi.
In pochi sanno che dietro al successo di questa “coppia d’oro”, c’è una terza persona, colui che è stato artefice del loro trionfo. Si tratta del produttore e co-autore Michelangelo (al secolo Michele Zocca ndr). Il giovane ha avuto anche il merito di far incontrare i due cantanti, come ha raccontato Blanco in conferenza stampa.
Sanremo, chi è Michelangelo
Michelangelo, giovane produttore di soli 28 anni è una figura poliedrica.
Oltre a produrre, il giovane che collabora con Blanco fin dagli albori della carriera è compositore, ingegnere del suono e polistrumentista. A spiegare nel dettaglio quelle che sono probabilmente le maggiori difficoltà di realizzazione di un brano come “Brividi” è l’ingegnere Stefano Boeri che su Instagram ha spiegato:
“Mahmood e Blanco hanno due registri stilistici profondamente diversi; farli funzionare insieme non era per niente semplice. Eppure questa difficoltà non si è percepita.[…] La canzone cambia almeno cinque volte (parte cantata da Mahmood, parte cantata da Blanco, ritornelli con due voci così diverse che si fondono così bene, il bridge di Blanco che è stato cantato seguendo al 100% il suo marchio di fabbrica, più lo scambio prima dell’ultimo ritornello).
L’arrangiamento è sanremese ma tutto il resto non lo era affatto. L’operazione era difficilissima ma quel signore al centro l’ha resa del tutto naturale”.
Proprio parlando di naturalezza e spontaneità il produttore, intervenuto in conferenza stampa ha spiegto che la realizzazione del brano è avvenuta in modo fluido e veloce: “È stato tutto molto naturale. È nata in un giorno: ci siamo messi al piano, l’abbiamo cantata, registrata e poi limata“.
"Che onore noi davanti a leggende pop. Volevamo convincere, non vincere". Paolo Giordano il 6 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Con la loro "Brividi" hanno raggiunto numeri da record in poche ore. "Gino Paoli ci ha fatto i complimenti. Cosa possiamo volere di più?".
Sanremo. Ieri pomeriggio davanti all'Hotel De Paris, poco distante dal Casino, c'era una folla che manco per il Papa. Sui social una critica non la trovi neppure con il lanternino. In classifica, poi: Mahmood e Blanco con Brividi hanno già accumulato milioni di stream viaggiando altissimi anche nella global chart di Spotify, stabilendo il primato di brano con il maggior numero di riproduzioni in streaming raccolte in Italia in un solo giorno. Per riassumere, soltanto il videoclip ufficiale e quello della performance al Festival hanno totalizzato fino a ieri pomeriggio 14 milioni di visualizzazioni. Sono cifre enormi e si capisce senza aggiungere altro. Alessandro Mahmoud, classe 1992, ha già vinto due volte a Sanremo (Giovani 2018, Big 2019 con Soldi) ed è uno dei trend setter del nuovo pop. Riccardo Fabbriconi detto Blanco, bresciano di 19 anni, è stato al primo posto per otto settimane consecutive con il singolo Mi fai impazzire e adesso è il nuovo fenomeno della scena musicale italiana. Insomma, attenti a questi due. «E chi si sarebbe mai aspettato tutto quello che sta succedendo?» spiegano loro due prima di salire sul palco di una finale già vinta perché numeri così chi se li ricorda a un Festival di Sanremo.
Quindi avete sempre pensato di arrivare primi.
«Ma no per carità. Sappiamo benissimo che chi è favorito, si sa, non vince mai alla fine. Non ci pensiamo e non ci aspettiamo niente, ma ci godiamo tutto questo affetto, anche se probabilmente realizzeremo tutto una volta tornati a casa. Intanto speriamo di non deludere chi ci sostiene anche attraverso l'affetto sui social oppure lo streaming sulle piattaforme».
Prima dell'esibizione di venerdì sera Mahmood non è stato molto bene.
Mahmood: «Una mezza congestione, ho preso freddo dopo aver mangiato e mettici pure un po' di ansia e stress. Ma poi si è tutto risolto prima di salire sul palco».
In ogni caso, le giurie vi hanno messo subito ai primissimi posti.
«Intanto diciamo che ci sembra strano essere sopra tanti altri artisti di cui siamo fan, ad esempio Massimo Ranieri che è un gigante».
Qualcuno dice che l'apparizione di Jovanotti nella serata delle cover abbia drasticamente aiutato Morandi anche per salire in classifica.
«In realtà ci sembra una cavolata pensare che a Gianni Morandi serva una mano. Ma ci rendiamo conto di chi è? Lui e Jovanotti hanno vinto la serata delle cover perché l'esibizione è stata figa. Hanno spaccato perché sono due mostri sacri e basta».
Caro Mahmood, lei ha già vinto nel 2019 con Soldi. Arrivò tra i Big da outsider ma alla fine batté tutti.
«Ma stavolta è tutto nuovo perché non sono da solo e in tutta la mia carriera non avevo mai cantato con un altro artista all'interno di un progetto complesso e decisivo come Sanremo. Di certo c'è un'energia nuova. E ho la possibilità di vivere il festival in maniera totalmente diversa e praticamente inattesa».
E lei, Blanco?
«Avere Mahmood di fianco per me è una fonte insostituibile di tranquillità. Qui va tutto veloce. In queste settimane, tra le prove e le attese o i perfezionamenti, il ritmo è talmente stringente che non hai neppure il tempo di fermarti in bagno. Però da Mahmood ho imparato tante piccolezze che nell'insieme diventano un tutt'uno e sono insegnamenti importanti».
Nella serata delle cover avete osato interpretare Il cielo in una stanza di Gino Paoli, uno dei brani chiave della canzone d'autore italiana. E lui, che di solito è molto riservato, vi ha fatto i complimenti.
«Cosa si può aggiungere d'altro?».
In poche parole siete al settimo cielo.
«Non è tutto così come appare. In questi giorni si sono alternati tanti alti e bassi, qualcosa che davvero non era possibile prevedere prima di arrivare qui a Sanremo».
Bilancio finale, a prescindere dal risultato?
Mahmood: «Questa esperienza con Ricky mi sta insegnando un sacco di cose, anche a livello di come stare sul palco ed essere sempre un pelo più imprevedibile del solito: è stata proprio un training per me questa settimana».
Blanco: «Ale mi ha dato la tranquillità sul palco che da solo non avrei avuto. E poi sono felice perché ho baciato Amadeus». Paolo Giordano
Mahmood e Blanco a Sanremo 2022: vincono con la canzone «Brividi», storia della loro collaborazione. Barbara Visentin su Il Corriere della Sera il 6 febbraio 2022.
Ventinove anni il primo 18 il secondo, hanno conquistato tutti con la loro ballad contemporanea, in grado di includere tutte le sfaccettature dell’amore.
Sono arrivati al Festival di Sanremo tra i favoriti, ma forse nessuno si aspettava un consenso così unanime e trasversale nei loro confronti. Una vera e propria ondata di amore per Mahmood e Blanco, trionfatori di questa edizione ancor prima della vittoria vera e propria: la loro «Brividi», con cui hanno conquistato il 72esimo Festival davanti a Elisa e Gianni Morandi (qui la classifica completa e qui le pagelle) , è balzata subito al primo posto della classifica Fimi dei singoli più venduti in Italia e ha «sbancato» anche gli ascolti in streaming, segnando il record italiano assoluto di ascolti nelle prime 24 ore su Spotify ed entrando nella top 10 della chart mondiale. «Io non sto capendo bene cosa sta succedendo, è come se fossimo in una bolla qui», aveva confessato Mahmood venerdì sera, durante una diretta Instagram con il «Corriere».
L’affetto che li ha travolti - proveniente dal loro pubblico, quello dei giovani e della Generazione Z, ma in grado di coinvolgere anche fasce più adulte, da chi li conosceva poco a chi finora, magari, li aveva liquidati con un «è tutto autotune» - è stato spiazzante, ha detto Blanco: «Ora ci sentiamo in dovere di ricambiarlo, in un certo senso la cosa ci dà anche una certa ansia». Quel che è indubbio è che il loro duo ha funzionato e che entrambi la voce ce l’hanno e la sanno usare (come si è sentito anche durante la delicata interpretazione di «Il cielo in una stanza» nella serata delle cover).
Per Alessandro Mahmud, 29 anni, vincitore anche nel 2019 con «Soldi», si è trattato di una conferma. Per Riccardo Fabbriconi (questo il vero nome di Blanco), 18 anni che diventeranno 19 il 10 febbraio, più giovane concorrente in gara di questa edizione, nonché più giovane cantante maschio di sempre a vincere, si tratta di una vera e propria consacrazione al pubblico nazionalpopolare dopo il successo dirompente del suo album di debutto «Blu celeste», uscito la scorsa estate, e dopo i primi singoli da record come «La canzone nostra», «Notti in bianco» o «Mi fai impazzire».
La nascita di «Brividi», avevano raccontato al Corriere prima di Sanremo, è avvenuta in maniera spontanea e quasi inattesa: «Ci siamo incontrati quest’estate per caso nello studio di Michelangelo (il produttore Michele Zocca, con loro sul palco ad accompagnarli al pianoforte) a Vescovato, in provincia di Cremona. Da un accordo sbagliato al pianoforte è nato il ritornello. Poi ognuno di noi ha lavorato sulle strofe per raccontare non solo di amore ma di sentimenti secondo i nostri rispettivi punti di vista», aveva detto Blanco. Rivedendosi dopo qualche mese, i due cantautori avevano trovato subito la giusta chimica, nonostante la differenza di età e i diversi approcci, più tranquillo Mahmood, più scatenato e imprevedibile, benché incredibilmente centrato per la sua età, Blanco.
Nella canzone, anche le loro diverse visioni dei sentimenti, più eterea l’una, più carnale l’altra, si sono amalgamate alla perfezione, incastonando in una ballad contemporanea e dal giusto tocco urban l’idea che si possa amare in senso universale, libero e senza etichette, con tutti i timori e le sofferenze del caso. Così se nel video di «Brividi» Mahmood abbraccia un ragazzo e Blanco rincorre una ragazza, ridurre l’amore a una visione binaria, suddividendolo fra omo ed etero, è irrilevante e ormai ampiamente superato, sembrano ricordarci: «Il tema è quello della libertà in senso universale. Nel 2022 non si può più stare appresso ai retrogradi, bisogna riuscire a dare dignità a tutte le scelte e spero che lo faccia più che noi artisti chi ha un ruolo di guida nell’Italia. La nostra generazione vive e pensa in modo libero, siamo stanchi di persone che cercano di ghettizzarne altre, il giudizio è come la morte», aveva detto Alessandro.
Entrambi avevano sottolineato di non voler essere dei portavoce: «Non ci sentiamo paladini di niente. Siamo contenti che le persone dicano che abbiamo trattato temi importanti, ma non ci sembra di aver fatto niente di speciale: abbiamo parlato di cose che per noi sono la quotidianità e che dovrebbero essere date per scontate, anche se ancora non lo sono. Non ci sembra però di aver fatto chissà che». La loro vittoria, però, ci ha mostrato che almeno una parte del Paese (magari non quella che approva le leggi) vive nel Terzo millennio.
Blanco e l’abbraccio alla mamma dopo l’annuncio della vittoria a Sanremo: «I miei? Li facevo dannare, bello ora vederli piangere di gioia». Luca Bertelli su Il Corriere della Sera il 6 febbraio 2022.
Riccardo Fabbriconi in arte Blanco, 19 anni il prossimo 10 febbraio, ex calciatore, è il più giovane cantante maschile a imporsi a Sanremo. Brescia torna a vincere tra i big 17 anni dopo Francesco Renga: il primo fu Fausto Leali in coppia con Anna Oxa.
Per una volta, chi entra a Sanremo da Papa non esce da cardinale.
Mahmood e Blanco , super favoriti sin dalla vigilia del Festival, hanno vinto con merito e in modo netto la 72esima edizione della più importante rassegna canora italiana. La loro canzone «Brividi» è stata apprezzata da tutti, senza distinzioni: il pubblico, non solo dei più giovani, li ha votati con percentuali bulgare e sta già scaricando la canzone su tutte le piattaforme web; la sala stampa li aveva indicati al secondo posto, dietro solo ad Elisa, le giurie demoscopiche li hanno premiati senza esitazione. Elisa termina seconda, Gianni Morandi terzo: hanno vinto i giovani (Mahmood bissa il successo del 2019 con “Soldi”), ma il podio abbraccia tre generazioni e mette tutti d’accordo.
Il record: è il più giovane cantante di sempre a vincere il Festival
Per il giovane Riccardo Fabbriconi, in arte Blanco, 19 anni il prossimo 1o febbraio, un trionfo da record: è il più giovane cantante maschile ad aver vinto il Festival (il record spettava prima di oggi a Valerio Scanu, che vinse a 19 anni, 10 mesi e 8 giorni nel 2010) e riporta Brescia sul gradino più alto del podio, tra i big, a 17 anni dalla vittoria di Francesco Renga con “Angelo” nel 2005. Prima ancora fu Fausto Leali a rompere il tabù nel 1989, in coppia con Anna Oxa sulle note di “Ti lascerò”.
La dedica per Calvagese, il tweet della sua Roma
La prima dedica in diretta è stata per la sua Calvagese della Riviera, il paese di tre mila anime dove è cresciuto con la passione della musica e del pallone: il Corriere-Brescia ha svelato in settimana il suo fresco passato da calciatore della Vighenzi, di cui è stato capitano nelle giovanili sino al lockdown di due anni fa quando scelse di dedicarsi solo alla musica. Due anni dopo, ha vinto a Sanremo e tra a congratularsi con lui, tra i tanti ammiratori, c’è stata anche la Roma di cu è grande tifoso (il padre è romano e giallorosso).
L’abbraccio con la mamma e il papà
Blanco ha festeggiato con tutta la famiglia presente in platea («Devo salutare la mia mamma», ha detto, per poi completare la dedica in sala stampa: «Da piccolo li facevo dannare, vederli piangere e abbracciarli è stato bellissimo: sono stati loro a spingermi a venire a Sanremo con questa canzone»), inclusa la fidanzata Giulia, e ora si preparerà per il nuovo impegno guadagnato sul campo: insieme a Mahmood rappresenterà l’Italia, con «Brividi», al prossimo Eurovision Song Contest che si disputerà a Torino il prossimo 14 maggio. Un sogno dopo l’altro. Ed è solo l’inizio.
Mahmood e Blanco, il giorno dopo: «Abbiamo chiesto alla mamma se il brano andava bene. E ha detto sì». Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 07 febbraio 2022.
I due trionfatori di Sanremo 2022 raccontano le emozioni che hanno accompagnato la loro vittoria. E come è nata la loro fortunata collaborazione: «Naturali fin da subito»
Striscia la Notizia, terrificante gaffe a Sanremo: come chiamano Mahmood in conferenza stampa, cala il gelo. Libero Quotidiano il 06 febbraio 2022.
Si chiude con gran successo la 72esima edizione del Festival di Sanremo. Mahmood e Blanco con la canzone “Brividi” hanno superato Elisa, seconda con “O forse sei tu”, e Gianni Morandi, terzo con “Apri tutte le porte”. La conferenza stampa di conclusione è stato un peana per Amdeus per la sua direzione artistica e per gli ascolti stratosferici raggiunti, ma si è conclusa con una clamorosa gaffe da parte di Stefano Marroni, direttore dell’ufficio stampa Rai. Marroni è intervenuto per leggere un "messaggio di felicitazioni del ministro degli esteri Di Maio, per Maud e per Blanco", sbagliando completamente il nome del duo canoro vincitore della kermesse. Intervento che ha creato il gelo in sala stampa e che Striscia la Notizia è riuscita a cogliere e postare sul proprio profilo Twitter.
Dopo si è proseguito con nonchalance con Amadeus, che ha tirato le somme e ha anche ricordato le sue precedenti edizioni del festival e si è lasciato andare a una serie di ringraziamenti: "È una giornata speciale, una di quelle che voglio ricordare per sempre. Questi tre anni, il triplete, è una sensazione particolare. Il 2020 era il compleanno del Festival, il Sanremo dei sogni. Il Sanremo dell’anno scorso è stato molto importante perché è stata la svolta musicale. Ho deciso di dare al pubblico e ai giovani il loro festival, ho dato priorità ai giovani più che a tutte le altre fasce d’età. In un anno di tristezza è chiaro che non hai la testa per seguire, poi però ci sono stati i Måneskin e anche le aziende hanno capito che sono i giovani ad andare avanti", ha spiegato.
"Quest’anno ho avuto grande affetto, una dimostrazione di stima enorme. Tutti erano felici di essere al Festival, da lì ho capito che erano loro, i cantanti in gara, i miei superospiti. Mi sono segnato una frase che diceva Vittorio Salvetti, ideatore del Festivalbar che per me è stato come un padre e per primo mi ha messo su un palcoscenico: 'Ricordati che noi non ci occupiamo di cose serie in modo leggero, ma di cose leggere in modo serio'. Chiudo con un’altra citazione, questa volta mia: 'Il mio primo festival ha fatto rumore, il secondo ha fatto stare zitti e buoni ma il terzo ha fatto venire i brividi'. Grazie di cuore a tutti", raccogliendo l'applauso dell'intera sala stampa e facendo dimenticare la clamorosa gaffe di poco prima.
Sanremo 2022, la struggente confessione di Blanco: "Li ho fatti dannare". E se non ci fosse stato il lockdown... Libero Quotidiano il 06 febbraio 2022.
Per Mahmood due partecipazioni e due vittorie al Festival di Sanremo. Il secondo trionfo, quello di poche ore fa alla 72esima edizione della kermesse, con Brividi e in coppia con Blanco. Vittoria meritatissima, i due venivano dati per favoriti fin dalla vigilia. È stato un plebiscito: votati con percentuali bulgare. Secondo posto per Elisa, terza piazza per l'intramontabile Gianni Morandi.
Ma chi è Blanco? In primis, il più giovane cantante di sempre, 19 anni, a vincere Sanremo. All'anagrafe Riccardo Fabbriconi, che supera così per una manciata di settimane Valerio Scanu, che vinse a 19 anni, 10 mesi e 8 giorni nel 2010. Blanco è di Brescia, fucina di vincitori di Sanremo: in passato Francesco Regna e Fausto Leali in coppia con Anna Oxa.
Dopo la vittoria, la prima dedica in diretta tv è stata per la sua Calvagese della Riviera, il paese di tre mila anime dove è cresciuto con la passione della musica e del pallone: il Corriere-Brescia ha svelato in settimana il suo passato da calciatore della Vighenzi, di cui è stato capitano nelle giovanili sino al lockdown di due anni fa. Con la complicità della pandemia ha scelto di dedicarsi solo alla musica. Mai scelta fu più azzeccata.
Blanco ha celebrato la vittoria con l'intera famiglia, presente in platea. "Devo salutare la mia mamma", ha detto. Poi, in sala stampa: "Da piccolo li facevo dannare, vederli piangere e abbracciarli è stato bellissimo: sono stati loro a spingermi a venire a Sanremo con questa canzone", una dedica che riguardava anche Giulia, la sua fidanzata. E ora, per Blanco, l'Eurovision, a Torino il prossimo 14 maggio. Ovviamente in tandem con Mahmood.
Blanco, dal calcio al Festival di Sanremo. La Feralpi Salò: «Tifate con noi per "Fabbro"». Chi è Riccardo Fabbriconi. Salvatore Riggio su Il Corriere della Sera il 4 febbraio 2022.
Lotta insieme a Mahmoud per la vittoria al Festival, ma fino a poco tempo fa aveva una carriera da calciatore davanti e giocava contro l'Under 21 Scalvini
Dai campi di calcio con la maglia del Feralpi Salò e della Vighenzi al palco di Sanremo con la canzone «Brividi», che canta in coppia con Mahmoud . Ma se all’Ariston si chiama Blanco, su un campo di calcio è per tutti Riccardo Fabbriconi, nato il 10 febbraio 2003, grande tifoso della Roma, passione ereditata dal padre.
Fino a due anni fa era il capitano degli Allievi della Vighenzi, squadra di Padenghe del Garda, tra le migliori nella provincia bresciana. All’epoca guidava la difesa, adesso è primo – nella classifica provvisoria – al Festival in attesa delle ultime due serate. Magari ha sì un fisico poco strutturato, ma è dotato di grande intelligenza, che sa applicare a qualsiasi cosa faccia, calcio compreso.
Questo ragazzo, che per tutti resta «Fabbro» (il soprannome, come capita a tanti, è il diminutivo del cognome) è cresciuto nelle giovanili della Feralpi Salò, per poi spostarsi a Padenghe, per completare il percorso giovanile con la Vighenzi. Una promessa, poi l’addio al pallone (comunicato al suo allenatore, Vittorio Sandrini) e la voglia di intraprendere un nuovo percorso, la musica. Se ormai tutti conosciamo Blanco, pochi conoscono «Fabbro».
Era il 15 novembre 2015 quando Riccardo Fabbriconi sfidava Giorgio Scalvini – suo coetaneo e difensore bresciano oggi all’Atalanta (sette presenze, sei in serie A e in Nazionale Under 21) – in Feralpi Salò-Atalanta 0-6 . Se il primo è il talento del momento nella musica, il suo coetaneo gioca in serie A con la Dea e nell’Under 21 di Nicolato.
«I Leoni del Garda» oggi sono in Lega Pro, con una storia unica nel panorama calcistico italiano. Hanno adottato un cane, un setter, di nome Leo, mascotte della società. E in passato, appunto, hanno cresciuto Blanco. Ma con il passare degli anni è sfumata la passione per il pallone e il ragazzo ha sposato la musica. Un coraggio, come mostrava anche in campo quando aiutava ed esortava i suoi compagni di squadra, guidandoli anche nelle partite più delicate. Perché non è da tutti lasciare una strada che gli dava prospettive e percorrerne un’altra. E adesso tutti sostengono il «Fabbro»: «Tifa con noi per la vittoria di Blanco a Sanremo», ha scritto sui social il suo vecchio club, la Feralpi Salò. E ancora: «Che “Brividi” vederti su quel palco. Forza Blanco!», giocando con il titolo della canzone presentata all’Ariston. Con nessun rimpianto.
La 72esima edizione del Festival. Chi è Blanco, il cantante in gara a Sanremo con Mahmood e la canzone “Brividi”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 31 Gennaio 2022.
Blanco ha spaccato tutto con la canzone Mi fai impazzire, hit della scorsa estate cantata con Sfera Ebbasta. Sarà alla 72esima edizione del Festival di Sanremo con Mahmood – 29 anni, nome d’arte di Alessandro Mahmoud, è stato il vincitore a sorpresa dell’edizione 2019 con Soldi. I due porteranno Brividi sul palco dell’Ariston, nella serata delle cover invece il capolavoro di Gino Paoli pubblicato nel 1960 Il cielo in una stanza.
Riccardo Fabbriconi, quasi 19 anni, si è avvicinato quasi per caso alla scrittura. Il suo primo brano dedicato a una ragazza. Ha pubblicato a giugno 2020 il suo singolo d’esordio Belladonna (adieu), seguito da Notti in Bianco e da Ladri di Fiori. Ha collaborato con Madame in Tutti Muoiono ed è esploso con Mi fai impazzire con Sfera Ebbasta.
Notti in Bianco è stata certificata doppio disco di Platino con oltre 47 milioni di stream. Ladro di Fiori disco d’Oro. È stato selezionato per Radar Italia, il programma globale di Spotify per la prima volta in Italia per supportare i migliori talenti emergenti della scena
È stato selezionato per far parte delle unplugged session Amazon Music Breakthrough. Il suo album d’esordio Blu Celeste è uscito venerdì 10 settembre: triplo platino. La coppia Mahmood-Blanco è data dai bookmaker come la favorita alla vittoria finale. Loro si smarcano al momento. “Ci siamo incontrati quest’estate per caso nello studio di Michelangelo (il produttore Michele Zocca) a Vescovato, in provincia di Cremona. Da un accordo sbagliato al pianoforte è nato il ritornello. Poi ognuno di noi ha lavorato sulle strofe per raccontare non solo di amore ma di sentimenti secondo i nostri rispettivi punti di vista”, hanno raccontato a Il Corriere della Sera.
Il testo ripercorre un dialogo a distanza dove un uomo si mette a nudo, anche fisicamente, davanti a un altro. “Il tema – ha raccontato Mahmood – è quello della libertà in senso universale. Nel 2022 non si può più stare appresso ai retrogradi, bisogna riuscire a dare dignità a tutte le scelte e spero che lo faccia più che noi artisti chi ha un ruolo di guida nell’Italia. La nostra generazione vive e pensa in modo libero, siamo stanchi di persone che cercano di ghettizzarne altre, il giudizio è come la morte”.
Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
Fabrizio Biasin per “Libero quotidiano” il 7 febbraio 2022.
Hanno (stra)vinto loro, si sa. Da una parte Mahmood, quello di Soldi: è riuscito a fare il bis sanremese e ora chi lo ferma più. Nessuno, neppure Di Maio che pure ci provò nel 2019 con il suo appello a favore del popolo, costretto a digerire il trionfo di questo signore qui. Ebbene, da quel momento, era il 2019, Mahmood ha vinto qualunque cosa, anche la sagra della polpetta.
Sarà per questo che nessuno ha osato dire niente, se non parole buone, a proposito dell'altro vincitore, Blanco, vero nome Riccardo Fabbriconi, giovane rapper di soli 18 anni con alle spalle già un'invidiabile carriera. Del resto, oh, piace a tutti: ragazzine, ragazzini, mamme, padri, figli, etero, omo, fluidi di ogni genere.
Sarà per quello sguardo da bravo ragazzo, sarà per il capello arruffato, sarà per l'abbigliamento angelicato, sarà per quella voce "rara" che si ritrova, sarà per i testi delle sue canzoni, sarà quel che vi pare, ma questo qui non ne sbaglia una da almeno un paio d'anni e ora si è preso pure Sanremo all'età in cui i suoi coetanei è già tanto se ci vanno al mare, a Sanremo.
È "avanti", il ragazzo, e subito dopo essere stato eletto vincitore del Festivàl non ha detto «ora conquisto il mondo», ma è andato a festeggiare con mamma e papà («da piccolo li facevo disperare, subito dopo la proclamazione il babbo mi ha detto "li mortacci tua"»), ma pure con Gianni Morandi che ha preso in braccio come se si trattasse del suo migliore amico (se accadesse, non ci stupiremmo).
'Sto ragazzo nato nella provincia di Brescia, a Calvagese della Riviera, paesino di 3000 anime, si è - come si suol dire - fatto da solo, da ragazzino acchiappava le basi su YouTube e rappava, poi i primi pezzi su Spotify, ma anche l'addio al calcio per star dietro alla sua passione (era una discreta promessa della Feralpi Salò, ruolo difensore, nonché tifoso della Roma).
Inizia a collaborare con la Ecletic Music, si mette sotto, scrive la hit Notti in bianco, al termine del primo lockdown fa uscire l'Ep d'esordio, Quarantine Paranoid (titolo decisamente evocativo), lo nota la Universal e gli propone un sontuoso contratto.
Lo accetta, ovvio. A ottobre 2020 è il momento di un altro singolo di grande successo, Ladro di Fiori, che gli apre la porta delle collaborazioni con artisti prestigiosi, Salmo, per dire.
Con il rapper sardo pubblica il singolo La canzone nostra, un trionfo che lo consegna al grande pubblico. A Marzo 2021 pubblica il singolo Tutti Muoiono insieme a Madame, poi, la scorsa estate, arriva Tu mi fai impazzire con Sfera Ebbasta, che invade le radio per mesi e mesi.
A settembre 2021 ecco il suo primo album, Blu Celeste, un trionfo fatto di primati in classifica e singoli a raffica, ora la consacrazione a Sanremo. Fidanzato con Giulia, pare proprio un bravo ragazzo, soprattutto è capace di mettere insieme rime come quelle di Brividi, canzone che in una settimana ha fatto il giro del mondo e verrà riproposta al prossimo Eurovision, la Champions della musica in programma a maggio a Torino.
«Volete partecipare» gli hanno chiesto dopo la proclamazione, «sììì!» ha risposto lui con la voce emozionata di chi fino a due anni fa neanche immaginava una cosa del genere, al punto che lasciando il palco dell'Ariston ha gridato «Vado a ubriacarmi!». Ci sembra giusto. È un grande talento, e anche nell'era dei cantanti "usa e getta" con lui ce la sentiamo di osare: ne parleremo a lungo, magari non a lungo come con Morandi, ma anche la metà del tempo non sarebbe.
Esplode il fenomeno Blanco. E spuntano le foto da "Brividi" con la fidanzata Giulia. Il Tempo il 07 febbraio.
Mahmood e Blanco trionfano a Sanremo 2022, un'edizione - la terza targata Amadeus - che ha battuto ogni record in termini di ascolti e popolarità, anche grazie alla partecipazione di tanti giovani. La coppia che già era data tra i favoriti alla vigilia si conferma in testa dopo l'ultima serata al teatro Ariston e prenota un posto all'Eurovision Song Contest di Torino. Mahmood c'era già stato nel 2019, dopo la vittoria a Sanremo con il brano 'Soldi'. Stavolta, nell'edizione made in Italy porta con sé anche il 18enne Riccardo Fabbriconi, in arte Blanco che ha già fatto impazzire tutti soprattutto le giovani fan che adesso sulla nuova stella vogliono sapere tutto.
Nato a Calvagese della Riviera, un piccolo paese della provincia di Brescia, il 10 febbraio 2003, il cantante che nei suoi appena diciannove anni scarsi è stato anche un promettente calciatore (due anni fa era difensore e capitano della squadra giovanile di Padenghe) è fidanzato da circa un anno e mezzo con Giulia Lisioli, una ragazza del bresciano come lui conosciuta prima di diventare famoso. I due sono apparsi insieme per la prima volta ai Seat Music Awards 2021, dove si sono presentati mano nella mano. Per l'occasione, il cantante aveva aggiornato il suo profilo Instagram con una foto di coppia. Ma a raccontare via social il loro amore ci pensa soprattutto la studentessa Giulia, che posta spesso foto e video assieme al fidanzato.
Anche lui le ha dedicato un tenero saluto, al termine dell’esibizione sul palco dell’Ariston il giorno della vittoria. “Ciao Giulia”, ha detto Blanco sollevando il mazzo di fiori che gli aveva appena consegnato Amadeus.
Sanremo 2022, Blanco rischia di "soffocare" sul palco: ciò che pochissimi hanno notato. Subito dopo la vittoria... Libero Quotidiano il 06 febbraio 2022.
Vittoria annunciata e meritatissima, quella di Mamhood e Blanco alla 72esima edizione del festival di Sanremo. Primi, primissimi in classifica, alle loro spalle Elisa e, a chiudere il podio, Gianni Morandi. Bellissima, apprezzatissima la loro Brividi.
E così Blanco diventa il più giovane vincitore di sempre nella storia della kermesse. Mamhood, da par suo, può vantare un record clamoroso: due partecipazioni, due vittorie. Insomma, giù il cappello davanti ad entrambi.
Fari puntati su Mamhood e Blanco insomma. Ed ecco che su Twitter è diventato virale un breve estratto video, molto curioso, relativo all'ultimissima esibizione dei due, quella rituale dopo la proclamazione, dopo la vittoria. Il palco dell'Ariston è invaso dai coriandoli piovuti durante la proclamazione. Ed ecco che Blanco si lascia andare a un calcio contro i coriandoli, che si alzano in volo e finiscono dritti dritti nella sua bocca. Tra gli utenti che rilanciano il video si sprecano commenti ironici: "Blanchito he stava per regalarci la botta finale di punti al fantasanremo soffocandosi con i coriandoli 10 secondi dopo aver vinto il festival", fa notare per esempio Nic.
Sanremo 2022, il crollo emotivo di Gianni Morandi con Irama: dietro le quinte, un video sconvolgente. Libero Quotidiano il 06 febbraio 2022.
Cala il sipario sulla 72esima edizione del Festival di Sanremo, un Festival da record: gli ascolti parlano chiaro, per Amadeus un trionfo. Dunque l'altro trionfo, quello di Mamhood e Blanco, che si sono aggiudicati la meritatissima vittoria finale con la loro Brividi.
A chiudere il podio della kermesse dell'Ariston, ecco Elisa in seconda posizione con O forse sei tu e dunque "bronzo" per Gianni Morandi, assolutamente intramontabile, con la sua orecchiabile Apri tutte le porte.
E una volta concluso il Festival, ecco spuntare un toccante video che arriva direttamente da dietro le quinte di Sanremo. I protagonisti del breve filmato sono proprio Gianni Morandi e Irama, arrivato quarto in classifica con Ovunque sarai. Insomma, fuori dalla top-three proprio per "colpa" di Gianni Morandi. E quest'ultimo sembra quasi in difficoltà, tanto che nel video si scusa con Irama per averlo scalzato dal podio. "Mi dispiace", afferma. Pura umanità, da parte di Gianni Morandi, una persona semplicemente splendida. "Macché, macché", risponde Irama, un pizzico stupito.
Sanremo 2022, “Chiara Ferragni è scesa in campo”: bomba sul televoto della finale. Libero Quotidiano il 05 febbraio 2022.
“Chiara Ferragni è scesa in campo per Dargen D’Amico”. Ai twittaroli della 72ª edizione del Festival di Sanremo - giunta alla sua quinta e ultima serata - non è sfuggita la storia su Instagram in cui l’imprenditrice digitale invita i suoi follower a votare per Dargen. Il quale idealmente potrebbe vincere il premio del “più simpatico” di questo Festival.
La sua canzone “Dove si balla” è stata apprezzata dai telespettatori, ma anche dal pubblico del teatro Ariston, che si è fatto coinvolgere dalle sortite in platea dell’artista. Dopo la sua esibizione, non è passato inosservato “l’endorsement” di Chiara Ferragni, che però difficilmente potrà incidere più di tanto sulla gara: non essendo direttamente coinvolta lei o il marito Fedez (che pure nelle sere precedenti aveva pubblicato alcune storie a favore di Dargen), l’appello diventa molto meno incisivo.
Tra l’altro Dargen - dopo essersi esibito con “Dove si balla” - ha anche mandato un messaggio “politico” dal palco del teatro Ariston, prendendosela con le istituzioni che “non fanno niente per le piccole realtà della musica”: non ha torto quando ricorda che il mondo della notte, dei piccoli club, è stato il più colpito dalla pandemia di Covid e non ha ancora ripreso la sua attività a pieno regime.
Sanremo 2022, le pagelle del Festival. Today.it il 6 febbraio 2022.
Conduttori, ospiti e cantanti, ecco i nostri voti alla 72esima edizione del Festival di Sanremo.
Titoli di coda per Sanremo 2022. Un'edizione, la 72esima, che si è presa il giusto riscatto dalla precedente, blindata a causa del Covid. Platea piena, gente in festa fuori dall'Ariston e ascolti da capogiro per il terzo Sanremo firmato Amadeus, che con dei numeri così - non si vedavano dal '95 - si avvicina sempre di più a un poker che la Rai non può non proporgli (per non scrivere che lo ha già fatto). Cinque serate perfette, giusto le prime due a tratti un po' lente ma comunque premiate dal pubblico. Forse il cast più forte di sempre, impeccabile il padrone di casa, ospiti (non tutti) che hanno fatto la differenza. Peccato solo per Ornella Muti e Lorena Cesarini che abbassano la media delle co-conduttrici.
Amadeus, la consacrazione (senza Fiorello)
Capitano coraggioso. Traghetta il suo terzo Festival con esperienza e abilità, costruendo uno spettacolo esemplare, sostenuto da una scelta musicale premiante. L'assenza di Fiorello, che ha fatto capolino solo nella prima serata, non si è fatta sentire, alla faccia di chi pensava che il vero mattatore fosse lui. Amadeus ha dimostrato di saper affrontare benissimo anche da solo una maratona televisiva del genere e al contrario di quanto forse neanche lui immaginava, la mancanza dello showman siciliano lo ha premiato. Stavolta il merito di tanto successo non è da dividere con nessuno, quantomeno davanti alle telecamere. Per lui è la consacrazione definitiva. Voto 10.
Ornella Muti e Lorena Cesarini da dimenticare
La nota dolente di questo Festival. Ingessata e poco generosa Ornella Muti, non si è concessa nemmeno nell'unico momento in cui ha avuto i riflettori puntati addosso ma non per annunciare un cantante. Si è limitata a fare la valletta dal nome grosso, il resto "ma chi me lo fa fare?" avrà pensato. E infatti poteva non farlo proprio. Un'occasione sprecata per Lorena Cesarini, paralizzata forse da troppa emozione e quasi fuori luogo su un palco così importate che non è mai riuscita a domare. Il monologo sul razzismo, banale e pieno di luoghi comuni, poteva essere sostituito con un momento che l'avrebbe valorizzata di più, in fondo è pur sempre un'attrice. Voto 5.
Drusilla Foer e Maria Chiara Giannetta le scelte azzeccate
Due belle rivelazioni. Il palco dell'Ariston per Drusilla Foer è stato senza dubbio un modo per farsi conoscere a un pubblico più ampio - e anche più agè - poco avvezzo ai social, dove spopola da tempo, e ha saputo farlo egregiamente. Una signora del teatro, non era scontato fosse così a suo agio a giocare 'fuori casa', con tutta una serie di polemiche che si è tirata dietro nelle settimane precedenti a questo importante debutto. Brillante, divertente, autoironica, il suo monologo sulla diversità è stato 'inspiegabilmente' relegato a fine serata, prima dei titoli di coda, ma per lei potrebbe aprirsi un futuro in Rai - parola del direttore di rete Coletta -, dunque alla fine se l'è giocata più che bene. Se nella realtà si senta più Drusilla o più Gianluca ancora non lo abbiamo capito, ma onestamente davanti a un talento poco importa. Già nota al grande pubblico grazie alla fiction 'Blanca', la sua protagonista Maria Chiara Giannetta, anche lei dieci passi avanti rispetto alle due colleghe di cui sopra. E' riuscita a ritagliarsi i giusti spazi in una serata - quella delle cover - con ritmi serratissimi e occhi puntati sulla gara. Scelta azzeccata. Voto 8
Sabrina Ferilli show
Trent'anni di carriera sul palco si vedono tutti, ma oltre all'esperienza c'è anche quel talento naturale che appartiene a pochi. Sbaraglia tutte le altre senza fare fatica, diverte e rompe il cerimoniale con la sua inarginabile improvvisazione, fino a raggiungere Josè in platea - che ha suggerito il suo nome al papà - e via alla foto di famiglia con Giovanna. Asfalta ogni monologo pieno di retorica fatto sul palco dell'Ariston negli ultimi anni da quasi tutte le donne passate di là, ammettendo di esserci per quella che è e per il lavoro che fa, non per lanciare messaggi importanti di cui dovrebbe parlare chi ne sa. Il suo è un elogio alla leggerezza, non solo in quei dieci minuti ma ogni volta che è in scena. E "che je voi dì"? Voto 10.
Gli ospiti, in&out
Chi ben comincia è a metà dell'opera. Chi parte coi Maneskin ha già fatto il capolavoro. Basterebbe questo colpaccio per un bel 10, ma cinque serate sono lunghe e qualche toppa, qui, Amadeus l'ha presa. Il ritorno all'Ariston della rockband romana, vincitrice della scorsa edizione e finita in una manciata di mesi sul tetto della musica mondiale, è stato il vero asso nella manica, sbattuto sul palco dalle 4 star rimaste coi piedi per terra e il cuore pieno di gratitudine nei confronti di Sanremo, tanto da piangere dopo l'esibizione di 'Coraline', la loro nuova canzone. Non sono mancate le emozioni neanche con Cesare Cremonini, immenso e generoso al suo debutto assoluto a Sanremo, né con Marco Mengoni, che si è commosso e ha commosso dopo aver ricantato 'L'essenziale' su quel palco che nel 2013 gli ha regalato la vittoria, mentre dei momenti 'revival' durante i collegamenti con la nave, con i protagonisti dell'anno scorso che si sono riesibiti - da Ermal Meta ai Pinguini Tattici Nucleari - non se ne sarebbe sentita la mancanza. Per quanto riguarda i comici, chapeau. Fiorello, unico, ha fatto il suo show, così come Checco Zalone ha fatto Checco Zalone (con tanto di critiche del giorno dopo per le sue gag dissacranti). Un grande 'mah' per Roberto Saviano, di spessore il suo ricordo di Falcone e Borsellino e della giovane testimone di giustizia Rita Atria, per carità, ma questa lectio magistralis sulla mafia, a tratti poco comprensibile, è stato solo il pretesto per lanciare il suo nuovo programma in Rai, così come tutta una serie di attori e attrici presentati giorno dopo giorno come 'guest star', che in realtà si sono passati il testimone per un'ospitata di qualche minuto finalizzata alla promozione di fiction. Raoul Bova, Nino Frassica, Lino Guanciale, Anna Valle, e sicuramente qualcuno lo abbiamo anche dimenticato. Voto 7.
Sanremo 2022: dai vincitori ad Amadeus, le pagelle di Selvaggia Lucarelli. SELVAGGIA LUCARELLI su Il Domani il 06 febbraio 2022.
Con Mahmood all’Eurovision mezzo mondo si convincerà che tutti i maschi italici siano così. Prevedo cocenti delusioni da parte delle turiste alla prossima vacanza a Lignano Sabbiadoro. Voto 10+
Dargen D’Amico sponsorizzato con la consueta correttezza dai Ferragnez voleva essere quello col pezzo ballabile, ma alla fine è risultato evanescente. Voto 5.
Parafrasando una famosa metafora calcistica: se guardi il Festival non vedi Amadeus, ma se guardi Amadeus vedi il Festival. Voto 10. Da Giusy Ferreri a Rkomi, tutte le pagelle di Selvaggia Lucarelli
Giusry Ferreri è la dimostrazione che non è vero che dopo una canzone di successo, se il dopo non va bene, il mondo della musica ti brucia in fretta. Con lei le case discografiche insistono dalle guerre puniche. Non è neppure più tenacia, è un amore tossico. Voto 4
RKOMI
Detto anche “RKovid” (cit. Lundini) perché speri che dopo la prima ondata sia finito, invece torna anche la seconda e la quinta sera. Vende comunque tantissimo, quindi tocca rassegnarsi: è endemico. Voto 6
BLANCO
Gigantesca presenza scenica, giovanissimo ma carismatico, una bellezza sfolgorante, vestito da Dio, capace di reggere il confronto con la miglior voce in circolazione, quella di Mahmood. Voto 10
MAHMOOD
La vittoria lo porta dritto ad Eurovision assieme a Blanco. Considerato che il pubblico internazionale li vedrà su quel palco insieme, un anno dopo Damiano dei Maneskin, mezzo mondo si convincerà che tutti i maschi italici siano così. Prevedo cocenti delusioni da parte delle turiste alla prossima vacanza a Lignano Sabbiadoro. Voto 10+
DARGEN D’AMICO
Sponsorizzato con la consueta correttezza dai Ferragnez che più chiedevano di votarlo e più scendeva giù in classifica, voleva essere quello col pezzo ballabile, un po’ pinguino tattico, un po’ scimmia di Gabbani, ma alla fine è risultato evanescente. Almeno quanto la frasetta buttata lì sul governo cattivo in pandemia. Voto 5
ELISA
È tornata. Voto 10
TANANAI
Con lui abbiamo finalmente il trionfo della meritocrazia. Merita indiscutibilmente il fondo della classifica. Voto 4
ANA MENA
Con lei abbiamo finalmente il trionfo delle quote rosa nella meritocrazia. Merita indiscutibilmente il fondo della classifica assieme a Tananai. Voto 4
GIOVANNI TRUPPI
Il pezzo è bello e colto. La canottiera, indossata per una pur apprezzabile sorta di fedeltà a se stesso, è stata il suo limite. Ci si è concentrati, colpevolmente, più su quella che sulla sua musica. Ed è un vero peccato, perché è un artista che merita attenzione e silenzio per essere compreso. Il prossimo Sanremo con un lupetto. E con un pubblico ancora più preparato ad accoglierlo. Voto 8
GIANNI MORANDI
A quasi 80 anni Gianni Morandi è riuscito ad essere non giovanile, ma giovane. Non “al passo con i giovani”, ma moderno. Ad arrivare terzo. E a portare Jovanotti a Sanremo, che non lo sposti da casa neppure se gli dici che sta prendendo fuoco il quadro elettrico. Voto 10
ACHILLE LAURO
Tolte le forzature e gli orpelli di cui abbiamo già detto abbastanza, merita una menzione d’onore per essersi sottratto - solo lui - a quell’immane idiozia collettiva del FantaSanremo. Anzi, presentandosi scalzo sul palco, è costato 40 punti di malus a chi lo aveva nel suo team. Più trasgressivo questo che l’auto-battesimo. Voto 7
MICHELE BRAVI
A 27 anni è uno dei cantanti più talentuosi e ricercati del panorama musicale. La sua canzone, Inverno dei fiori, è un piccolo gioiello di poesia e delicatezza. Voto 9
AMADEUS
È riuscito a ringiovanire il Festival, a togliere la puzza sotto al naso a chi non ci voleva più tornare, a portarci chi non ci voleva mettere piede. Ha imparato a regalare fiori alla tizia in abito trasparente come al tizio in canotta, ha sopportato i personalismi e i capricci di un numero indefinito di primedonne e tutto questo senza aver mai la tentazione di fare un monologo pure lui.
Non vuole mai essere il centro, ma tutto- alla fine- ruota intorno a lui. Parafrasando una famosa metafora calcistica: se guardi il Festival non vedi Amadeus, ma se guardi Amadeus vedi il Festival. Voto 10
SELVAGGIA LUCARELLI. Selvaggia Lucarelli è una giornalista, speaker radiofonica e scrittrice. Ha pubblicato cinque libri con Rizzoli, tra cui l’ultimo intitolato “Crepacuore”. Nel 2021 è uscito “Proprio a me", il suo podcast sulle dipendenze affettive, scaricato da un milione di persone. Ogni tanto va anche in tv.
Pagelle Sanremo 2022: i voti a cantanti e ospiti della 72a edizione. Renato Franco e Andrea Laffranchi, inviati a Sanremo, su Il Corriere della Sera il 5 febbraio 2022.
I giudizi finali ai principali protagonisti del Festival, dopo le cinque serate.
Fiorello, voto 7
Si trova meglio sul palco del Festival di Sanremo che a casa sua dove rimane tristemente sul divano con plaid e tisana al tiglio. Quando c’è da improvvisare rimane il numero uno, l’amicizia con Amadeus fa il resto.
Ornella Muti, voto 5
Tutto qui? Fedele al cognome che invoca silenzio, la sua presenza passa inosservata. Oscar però come attrice protagonista di un vecchio film di Woody Allen: «Prendi i soldi e scappa».
Lorena Cesarini, voto 4,5
Umanamente dispiace, ma il palco dell’Ariston è fuori misura per lei. Troppo fragile per resistere alla pressione, il suo monologo trasmette ansia (arriverà alla fine?) piuttosto che commozione.
Checco Zalone, voto 7,5
Il principe che si innamora del trans che «calzava il 48», il rapper da discount che pensa solo al cash, il virologo che si sente una star: nessuno come lui sa ironizzare su qualunque tema in totale libertà.
Cesare Cremonini, voto 9,5
Il palco è lo stesso per tutti. Dipende da come lo usi, che tu sia in gara o ospite. Trasforma l’Ariston con l’energia di un live allo stadio. La mia prof del liceo diceva che 10 lo dava solo a Dio (o a se stessa).
Maria Chiara Giannetta, voto 7
Squaderna i suoi talenti da attrice e mostra di saper usare il doppio registro: brillante nel dialogo tra i due innamorati che si prendono e si lasciano; toccante nel monologo sulla disabilità.
Drusilla Foer, voto 7,5
Ironica quando serve, disincantata quanto basta, cinica il giusto, colta sopra la media, elegante con classe, intelligente all’occorrenza, originale senza eccessi. In una parola: applausi.
MATTEO ROMANO VIRALE Voto 7
La più bella sorpresa fra i tre usciti da Sanremo Giovani. Lineamenti da buono dei manga, voce centrata, dimostra che Tik Tok – ha iniziato lì – non è il male come non lo erano i talent. Sono autostrade e ci puoi guidare sopra bene o fare il pirata. La canzone applica le logiche dei social all’amore, rischia di essere virale come da titolo ma non banale.
GIUSY FERRERI MIELE Voto 5
È stata sotto le aspettative. La canzone è quello che è, l’attesa di un amore clandestino con gusto musicale retrò, e anche la sua interpretazione non è mai stata delle migliori. Quel megafono come espediente scenografico sembrava innervosirla.
RKOMI INSUPERABILE Voto 6,5
L’ex rapper convertito al pop-rock è stato il fenomeno del 2021, è venuto al Festival per allargare la sua popolarità oltre la fascia delle teen generazione Z. Il riff alla Personal Jesus graffia e sta facendo grandi numeri in streaming. «Sono un cantante atipico e non becco tutte le note» ha riconosciuto con grande umiltà in finale quando ha mollato il palco dove non sembrava a suo agio e si è buttato in platea.
IVA ZANICCHI, Voto 4
«Voglio amarti» ha così tanta polvere sopra che non la togli manco con il Dyson o il Folletto. Però Iva, che porta i suoi anni con un energia da fare invidia a chi ne ha venti in meno, non si merita la gogna mediatica che si è scatenata sui social perché qualcuno ha interpretato male uno scambio di battute con Drusilla Foer.
AKA 7EVEN Voto 6
Un pop rock che guarda ai Coldplay (quelli della svolta giovanilista). C’è voglia leggerezza, di accettarsi con difetti e e imperfezioni ma quelle del testo lo fanno volare via al primo soffio.
MASSIMO RANIERI Voto 6,5
Gli errori della prima serata non possono certo macchiare una carriera così, ma nemmeno la sua presenza a questo Festival. Il racconto di quando eravamo noi a cercare il sogno e la ricchezza al di là del mare è uno dei pochi momenti di tensione sociale delle canzoni in gara. Classica ma non polverosa. Una finale con grinta.
NOEMI Voto 7
E’ andata in crescendo. La prima sera inseguiva quel treno di parole che le ha scritto Mahmood, poi ha trovato il passo giusto per raccontare questa storia di nuova consapevolezza. Sul palco ci si perdeva fra la luce dei suoi occhi e l’eleganza degli abiti.
FABRIZIO MORO Voto 6
Una ballad che si chiude troppo fra gli stretti binari del già sentito e della retorica. L’interpretazione di Fabrizio trova una nuova chiave che non passa per forza dall’esplosione di rabbia e dall’urlo a tutta gola.
DARGEN D’AMICO Voto 7,5
E’ il pezzo più divertente, con quella cassa dritta che ti fa subito scattare un prurito ai piedi. Peccato non poterlo sfogare tornando a ballare perché, lo dice la canzone, se non ci muove si ferma anche il cervello e non solo un settore fatto da professionisti che non lavorano da due anni.
ELISA Voto 8
Potrebbe cantare anche l’elenco telefonico… Vero. «O forse sei tu» però non è una lista vuota di nomi e numeri, ma un brano che «tra la solita pubblicità» sprigiona energie positive e sostanze dopanti. Sul palco lei è dolcezza…
IRAMA Voto 7,5
La sua presenza qui non è soltanto il risarcimento della sfortunata edizione dello scorso che lo vide andare in onda registrato per cinque sere, causa contatto con un positivo. Un dialogo ultraterreno, una dedica a qualcuno che non c’è più, ha i tempi e i sentimenti della classicità cui l’autotune regala un tocco di contemporaneità.
MICHELE BRAVI Voto 5
Un Sanremo fuori equilibrio. La canzone è debole e alla fine frena anche le performance di Michele. Lui ha una fragilità che meriterebbe brani più curati.
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA Voto 8
La canzone in gara e la cover (con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra) sono state fra le migliori. La voce di Veronica Lucchesi se la gioca, su piani diversi, con quella di Elisa. Se bisogna cercare il pelo nell’uovo è quello che accadeva sul palco: movimenti, coreografie, abiti… troppo caos che finiva per distrarre.
EMMA Voto 7
La versione aggiornata di Sei bellissima, il female empowerment che non si riconosce nel binomio “sante o puttane”, Francesca Michielin alla direzione… ma soprattutto Emma. Lei era ogni sera su un palco, che poi ci fossero anche le telecamere è un altro discorso. Faceva venire voglia di musica dal vivo.
MAHMOOD E BLANCO Voto 8,5
«Ti vorrei amare ma sbaglio sempre» è una frase perfetta da meme (se la gioca con “e mando tutto a puttane”, dipende da quanti anni avete) ma anche una piccola poesia. Brano da record su Spotify. L’emozione oltre la musica: Blanco che prende Mahmood per la giacca la prima sera.
HIGHSNOB e HU Voto 6
E’ una canzone faticosa. Non solo per il racconto dell’uscita da un amore malato, ma anche perché ha una struttura non immediata. Però cresce con gli ascolti.
SANGIOVANNI Voto 7
Una finale con una sicurezza che non si era vista nelle altre serate. Il pezzo ne esce con tutta altro forma, sostanza e forza. Gli interisti gli perdonino lo scherzo della sciarpa rossonera.
MORANDI Voto 7,5
I profumi anni 60, stasera mi butto a 100 all’ora a casa di Otis Redding... C’è tanto vintage in «Apri tutte le porte» ma nessuno ha il coraggio di dargli del boomer (anzi lui è nato prima ancora): verrebbe travolto dall’energia. Un’altra pagina di una carriera infinita con la nota a pie’ di pagina di Jova.
Sabrina Ferilli Voto 7,5
«Romanaccia», impegnata (del resto è figlia di un dirigente del Pci), ironica e disillusa che sono tratti di un’intelligenza argentata: ha la capacità, unica, di essere la diva della porta accanto.
DITONELLAPIAGA e RETTORE Voto 6
E’ proprio una questione di chimica, che sembra non esserci fra le due. Per il resto il pezzo cita un po’ troppo gli anni 80, ma funziona.
YUMAN Voto 5,5
Non c’è nulla che vada verso l’abisso, ma si ferma tutto un passo prima di catturarti. Innocuo.
ACHILLE LAURO Voto 6,5
«Domenica» è una «Rolls Royce» con qualche cavallo in meno, ma funziona. Sul palco non c’è stata la linea narrativa chiara delle altre volte, ma sembra che gli si chieda di stupire per poi criticarlo. Bella la lettera per Loredana Bertè sugli uomini che hanno «paura di riconoscere» alle donne il giusto «valore».
MARCO MENGONI Voto 8
L’escalation di hating nel dialogo con Filippo Scotti per ricordare che il diritto di parola non è diritto all’insulto mostra un Marco più consapevole del suo ruolo. “L’essenziale” è un gioiellino nato all’Ariston, la voce c’è.
ANA MENA Voto 3
TANANAI Voto 5,5
GIOVANNI TRUPPI Voto 6,5
Amadeus Voto 8
LE VIBRAZIONI Voto 6,5
Perché una band esiste? Per suonare dal vivo. Dopo due anni di concerti fermi, sentire il sound di una band arrivare da un palco è una bella sensazione.
Tanta moda italiana e abiti ricercati per la 72esima edizione del festival di Sanremo. Francesca Galici l'1 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Personalità e look indimenticabili: queste sono le parole d'ordine dei cantanti per calcare il palco del teatro Ariston al festival di Sanremo.
Il festival di Sanremo è prima di tutto la kermesse della canzone italiana ma è innegabile che ci sia grande attenzione anche verso gli outfit dei cantanti in gara, degli ospiti e dei conduttori. Se è vero che è "l'abito non fa il monaco" è anche vero che l'impatto visivo ha una sua importanza. Nei mesi precedenti i protagonisti hanno trascorso lunghe ore negli atelier per le prove abito, per trovare l'outfit che meglio di tutti possa rappresentare la loro immagine.
La rappresentante di lista in Moschino
Per la sua seconda volta al Festival, il gruppo La rappresentante di lista, che salirà sul palco con il brano "Ciao ciao" vestirà Moschino. Il brand spiega che "i dieci outfit rispettano appieno le personalità del progetto e lo spirito creativo e dissacrante di Moschino con un crescendo ironico e couture che, dal red carpet alla finale, crea un vero e proprio prolungamento visivo del testo della canzone". Saranno di Moschino anche gli abiti della serata cover del giovedì, durante la quale La rappresentante di lista canterà riporterà sul palco dell'Ariston le atmosfere vintage degli anni Sessanta. Sempre di Moschino gli occhiali da sole che il gruppo sfoggia in Riviera durante la kermesse.
Ditonellapiaga in Philosophy by Lorenzo Serafini
Atmosfere diverse, invece, per Ditonellapiaga, che al suo debutto sul palco dell'Ariston ha scelto di indossare abiti Philosophy di Lorenzo Serafini. "Il Neo Romanticismo di Philosophy si accenderà sul palco del teatro Ariston di una vena sartoriale arricchita da dettagli iper femminili e seducenti", spiegano dalla maison. Quella tra Ditonellapiaga e Philosophy non è una collaborazione occasionale, perché la cantante ha scelto il brand italiano anche per le riprese del videoclip Chimica, il brano che verrà presentato a Sanremo durante la seconda serata. Gli occhiali da sole indossati durante il green carpet, invece, sono una creazione Polaroid Eyewear.
Noemi in Alberta Ferretti
Sono classiche ed eleganti, ma non banali, le scelte di Alberta Ferretti per Noemi sul palco di Sanremo. La cantante, che ormai può definirsi una veterana del Festival, si è affidata a una delle maison di moda italiane più note all'estero. "Mi piace molto la sua energia e la sua musica. Abbiamo fatto una scelta di abiti senza tempo in puro stile Alberta Ferretti che esaltano la fisicità di Noemi e valorizzano la sua presenza sul palco", ha spiegato Alberta Ferretti, anticipando lo stile degli abiti che verranno indossati da Noemi.
Rkomi in Etro
Il giovanissimo Rkomi, alla sua prima esperienza sul palco del festival di Sanremo, ha scelto di indossare abiti di Etro, creati appositamente per lui da Kean Etro.
Ornella Muti in Francesco Scognamiglio
Dall'eleganza senza tempo di Alberta Ferretti allo scintillio di Francesco Scognamiglio, stilista napoletano che per Ornella Muti, prima co-conduttrice di Amadeus ha disegnato due abiti destinati a lasciare il segno. Per il primo vestito, lo stilista ha scelto "tulle di seta naturale color nude, che ha ricamato in tutta la sua lunghezza di Swarovski e li ha uniti a un’esplosione di cristalli in 3d sulle coppe della scollatura". Per il secondo abito, invece, Scognamiglio ha pensato a un "jersey di seta nero rigorosamente green, drappeggiato come fosse un peplo romano per costruire un abito che, con il suo profondo scollo sul decolté enfatizzato dal bustino in neoprene ricamato jet e lo spacco laterale, celebra alla perfezione la fisicità di una donna e di un’artista unica".
Maria Chiara Giannetta e Fiorello in Armani
Dalle linee luccicanti di Francesco Scognamiglio all'eleganza intramontabile di Giorgio Armani. Maria Chiara Giannetta, co-conduttrice della quarta serata del festival di Sanremo ha deciso di indossare le creazioni di Re Giorgio. L'attrice non sarà l'unica a vestire gli abiti di Armani, scelto anche da Rosario Fiorello per la sua partecipazione alla kermesse per il secondo anno consecutivo.
Sabrina Ferilli con gioielli Pasquale Bruni
Anche Sabrina Ferilli ha scelto di brillare e per la sua partecipazione come co-conduttrice all'ultima serata del festival di Sanremo indosserà gioielli Pasquale Bruni. Gli anelli sono parte della collezione Giardini segreti, in oro rosa con diamanti bianchi e champagne. Gli orecchini, invece, saranno della collezione Petit garden, sempre realizzati in oro rosa con diamanti bianchi e champagne.
Francesca Galici. Giornalista per lavoro e per passione. Sono una sarda trapiantata in Lombardia. Amo il silenzio.
M. Tamb. per "la Stampa" il 7 febbraio 2022.
Sul palco dell'Ariston trionfa il rosa maschile. Che il look faccia tendenza è un fatto senza tempo. Solitamente si combattono due scuole di pensiero che guidano le scelte, o un omaggio all'eleganza italiana e alla nostra moda regina nel mondo o al contrario una risoluzione decisamente spettacolare, un abito di scena che caratterizzi l'apparizione. Paladina di quest' ultimo genere è sempre stata Donatella Rettore, è così si è regolata stavolta dalla nave Orietta Berti.
Ma spesso, come in questo caso, a diventare tendenza sono dettagli che all'inizio appaiono marginali. Quest' anno si parla del rosa maschile. Sì perché quello femminile è abbastanza scontato, i capelli di Arisa, il color carne di Sabrina Ferilli. No qui si tratta di ben altro, molto oltre la canotta di lana che Giovanni Truppi ha sfoggiato come emblema di libertà e di appropriazione di identità. Qui il rosa sta a significare fluidità di genere, incursione legittimata in campo altro.
La rappresentante di lista ne è un esempio paradigmatico. Mentre Veronica Lucchesi si è vestita d'argento come il capitano di una navicella spaziale, Dario Mangiaracina si è messo giacca e pantaloni a sbuffo rosa con tanto di capelli in tinta. Così Aka 7even che ha giocato sulle variazioni: dal rosa confetto della terza sera al damascato acceso dell'ultima.
Lo stesso per Achille Lauro che per cantare Domenica nella serata finale del Festival si è vestito di rosa totale, anche qui di una sfumatura baby. E che dire di Dargen D'Amico, che invece opta per un rosa carico, evidentemente piaciuto molto ai Ferragnez che si sono battuti via social per la sua vittoria. Rosa è segno di rinascita e di purezza infantile. E a Sanremo 2022 era nel suo.
I look indimenticabili di Sanremo 2022: dallo stile di Drusilla Foer alle canotte di Giovanni Truppi. Da today.it il 6/2/2022.
La 72esima edizione del Festival lascia un cospicuo bagaglio in fatto di dettagli, mode e modi di apparire sul palco. Nel bene e nel male
Cosa resterà di questo Festival di Sanremo? Ai posteri la sentenza di un giudizio neutrale su un’edizione che a oggi, numeri alla mano, entra nella storia per gli ascolti eccezionali registrati all’indomani di ogni serata. Musica e canzoni sono state protagoniste, certo, ma più delle precedenti annate stavolta l’attenzione all’immagine, allo stile, è sembrata più acuta, più esigente. Da parte del pubblico, particolarmente propenso a scorgere peculiarità caratterizzanti, e pure da parte di chi è stato illuminato dalle luci del proscenio più nazionalpopolare che ci sia. Sarà l’effetto Maneskin che ha riversato molta più curiosità internazionale verso la kermesse italiana, sarà il comprensibile desiderio di recuperare il tempo lontano dalle scene, fatto è che pochi sono stati coloro che quel palco lo hanno calcato senza dimostrare la velleità di lasciare un segno anche per il look, curato e studiatissimo per restare impresso anche solo per un dettaglio.
Cosa resterà di questo Festival di Sanremo, dunque, lo scopriremo solo vivendo, ma per adesso, sempre restando in tema canoro, si parafrasa Raf constatando che intanto la fotografia l’abbiamo scattata e questi ci sembrano i protagonisti che con i loro look, nel bene o nel male, si faranno ricordare.
I look da ricordare
Drusilla Foer. È in assoluto la vera protagonista di questa edizione per un modo di essere, di raccontarsi, di stare sul palco che altro che “anziana valletta”... Aveva promesso di indossare “vestitini un po’ così”, alcuni già visti “perché la gente deve vedere che le persone si rimettono le cose”, altri realizzati dalla sua sarta di Firenze. Tuttavia, osservandola uscita dopo uscita nel corso della serata, austera come una diva e pure affabile come la vicina di pianerottolo, la pregiata stoffa è passata decisamente in secondo piano, offuscata com’è stata dall’espressione di una femminilità intimamente interpretata e meravigliosamente regalata al pubblico.
Sabrina Ferilli. La sua presenza nella serata finale ha attestato la convinzione che quando c’è sostanza, carattere, personalità l’abito conta fino a un certo punto. L’attrice prestata alla conduzione (e, soprattutto, autrice di un “non monologo” che ha fatto scuola a molti/e), ha illuminato un color sabbia difficile da portare senza rischiare l’effetto esangue e altrettanto ha fatto quando è stato il nero a vestirla. I fronzoli non servono. E lei lo ha ribadito, con un carisma che è passato anche dalle parole.
Gianni Morandi e Jovanotti. Hanno vinto il podio della serata delle cover con il loro medley, ma non solo. La loro eleganza è stata apologia dell’allegria per un modo di indossare smoking bianchi in tandem, veicolo di un’energia deflagrata in tutte le case con la tv sintonizzata. Un gemellaggio che entra di certo nella storia dei costumi del Festival.
Amadeus. Di lui restano le giacche luccicanti che, al terzo anno consecutivo, sono segno distintivo. Ora i suoi capi non si individuano più facendo riferimento allo stilista Gai Mattiolo che le ha realizzate, ma a lui in persona(ggio), a lui presentatore televisivo: sono, molto semplicemente, ‘le giacche di Ama’. Una bella vittoria per il designer ma anche per il conduttore del Festival, fermo in uno stile ormai ben delineato.
Noemi. È la dimostrazione che la Bellezza ha la B maiuscola quando la grazia incontra l’eleganza. Dal delicato rosa cipria al nero più sensuale, dal fucsia all’argento spaziale della finale, sera dopo sera Noemi ha vestito il climax di una femminilità mai ammiccante, mai volgare, potentissima.
Emma. Matura, ormai consapevole del proprio fascino, ha fatto del collant ricamato sotto alle gonne più o meno corte (pazzesco lo spacco dell’abito in velluto nero) un dettaglio proprio del suo stile. Strategica la scollatura appena accennata sotto alla giacca del tailleur verde bottiglia. Seduzione alle stelle nella finale.
Achille Lauro. Provocazione e scandalo sono le parole più associate al cantante che quando va in scena, comunque vada, fa discutere. Molto, moltissimo, deve al suo stylist Nick Cerioni, stratega raffinatissimo di un’immagine così ben costruita da far passare quasi in secondo piano le decine di tatuaggi sparsi qua e là.
Elisa. È tornata all’Ariston, come 21 anni fa, in bianco. Allora Luce era il testo della canzone che portò in gara e le valse la vittoria. In questa edizione luce è stata lei, vestita con una semplicità servita a rendere il colore più incolore che ci sia non appannaggio esclusivo di donne pronte a pronunciare il fatidico sì. Da oggi, probabilmente, di total white se ne vedranno parecchi in giro, in un’occasione importante come tra i corridoi di un supermercato.
Ditonellapiaga e Donatella Rettore. Di loro resta il bianco e il nero dei pizzi trasparenti, delle bande sui pantaloni, delle maniche ampie che hanno alimentato la nostalgia dei tempi in cui la moda era estro geniale. Energiche, insieme un colpo di vitalità ben assestato.
Iva Zanicchi. Di una signora della musica come lei si ricorda la promessa fatta alla vigilia del debutto: “Sarò sobria, ma elegante”. Giuramento mantenuto fino alla fine.
Massimo Ranieri. Anche lui lascia un segno per il look non urlato, solo vivacizzato da dettagli utili a un tocco di brio.
Dargen D’Amico. Gli occhiali da sole hanno fatto parte di lui e pure dei coristi che hanno partecipato alla sua allegria. suonando con indosso le lenti scure. Una trovata che merita menzione.
Michele Bravi. Abiti come sculture che trasmettono il messaggio prima sotteso e poi dichiarato nella finale: “E’ il Festival della libertà individuale” è stato il commento con cui ha risposto ai complimenti di Amadeus per un outfit che serata dopo serata ha interpretato la sua rinascita. Ecco, di lui resta questo: la bellezza di un’anticonvenzionalità garbatamente espressa.
La Rappresentante di Lista. Divertenti abiti di scena quelli indossati dal duo composto da Veronica Luccesi e Dario Mangiaracina: immancabile coroncina, abiti rosa in pendant con i capelli di lui, ogni esibizione stata uno show.
Mahmood e Blanco. L’intesa era negli sguardi più che nei look, eccentrici ma comunque diversi come a voler rimarcare la personalità distinta di ognuno. In ogni esibizione è passata una bella sintonia maschile che resterà impressa.
… e quelli così e così
Giovanni Truppi. Ha fatto delle canottiere una divisa. “Tante volte, per la fretta, ci dimentichiamo di indossare la giacca…” ha scherzato (ma mica tanto) Amadeus presentandolo al pubblico che, forse, ha avuto il suo stesso pensiero. Nella serata finale, poi, la domanda più schietta: “Perché?” La risposta che le sue canotte siano state cucite per l’occasione da artigiane non è sembrata convincere molto il conduttore... Nepppure noi, ma è questione di gusti.
Orietta Berti. L’anno scorso per lei erano stati applausi a scena aperta per un look geniale che la lasciava uguale a sempre nonostante le licenze di capesante sui seni. Ora, però, pare che la direzione sia quella di renderla personaggio. Lei dice di divertirsi e, in effetti, è sempre meravigliosamente sorridente. Ed è questo che conta.
Giusy Ferreri. Poco valorizzata da abiti che hanno puntato su trasparenze e squarci ad altezza vita penalizzanti, di lei resta solo il ricordo di un megafono portato sul palco.
Irama. Si ricorderà per una camicia che è parsa a metà tra un centrino sferruzzato dalla nonna e una rete da pesca. Ma pure per le catene sparse sull’abito della finale. Il cantante è stato tra quelli che in questa edizione molto hanno demandato all’immagine, al centro della scena tanto quanto la sua voce (se non di più).
Luca Beatrice per “Libero quotidiano” il 6 febbraio 2022.
Gianni abbraccia Lorenzo che poi abbraccia Amadeus. Sono quasi avvinghiati Mahmood e Blanco, si abbracciano Emma e Francesca Michielin dopo l'intensa cover da Britney Spears. Achille preferisce il baciamano alla sua musa Loredana. Massimo e Filippo, che nell'arte fa Nek, si danno pacche sulle spalle, si toccano le braccia per finire con un caldo abbraccio, ricordando Pino che non c'è più.
Sanremo 2022 si porterà dietro diversi primati: gli ascolti record, una conduzione pressoché perfetta, questioni importanti come l'identità sessuale affrontate con leggerezza ma senza superficialità, qualche polemica e una mezza dozzina almeno di ottime canzoni. Soprattutto, sarà ricordato come il Festival degli abbracci, mai così tanti come in questi giorni, mai così sentiti e spontanei oltre le leggi dello spettacolo.
Un gesto tanto semplice ha assunto un significato importante, figura simbolica che davvero si potrebbe dipingere o disegnare per scacciar via quella paura dell'altro, il timore del contatto, schivare, nascondersi, proteggersi. Tutto giusto per carità, però poche cose alla specie umana suonano naturali come un abbraccio. Chi lavora nel campo della creatività, la musica, l'arte, il teatro e mettiamoci anche lo sport, ne conosce e ne avverte l'energia e la necessità: è rito propiziatorio, un in bocca al lupo, il sentirsi parte di una comunità, l'uno a fianco dell'altro.
Dopo la triste edizione 2021, che solo la professionalità di Amadeus e del suo staff riuscì a portare a casa con risultati lusinghieri, il simulacro della sala vuota, le poltrone rosse disabitate, la mancanza degli applausi e del calore del pubblico sono sembrate, in queste sere, un brutto ricordo da allontanare il prima possibile. Qualcuno, nei giorni scorsi, ha avvisato del pericolo che l'abbassamento del livello di guardia avrebbe potuto causare nuovi problemi (leggi contagi).
Sai che c'è, mi vien da rispondere, non importa: la musica celebra la vita, è sempre stato così e mi auguro continui a lungo. Fedele specchio dei cambiamenti e degli umori di un Paese, il Festival di Sanremo ci ha restituito un'Italia che ha voglia di primavera, di musica dal vivo, di feste di piazza. Magari c'è chi pensa siano sciocchezze, che queste sono solo le regole dello show e invece per una volta è bello crederci davvero. Crederci e persino commuoversi per quello scambio di battute tra Lorenzo e Amadeus: quando incontri un amico dopo tanto tempo, qual è la prima cosa che gli vuoi chiedere? Come stai. E lo abbracci.
La festa (canora) della liberazione. Andrea Cuomo il 7 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Domenica 9 febbraio 2020 il Covid non era ancora Covid: si chiamava Coronavirus ed era una sindrome cinese.
Domenica 9 febbraio 2020 il Covid non era ancora Covid: si chiamava Coronavirus ed era una sindrome cinese. Noi ci preoccupavamo, al più, dei bambini che erano stati in Estremo Oriente e chiedevamo alle famiglie di tenerli a casa garantendo loro una maxigiustificazione di 14 giorni. Altro che Dad. A riempire i giornali era il festival di Sanremo conclusosi poche ore prima. Non tanto per la bella Fai rumore del vincitore Diodato, ma per il rumore dello scazzo tra Morgan e Bugo, un divorzio artistico in diretta televisiva.
Quando non eravamo immunologi.
Due anni dopo, domenica 5 febbraio 2022, aka ieri, i giornali raccontano la fine del Sanremo numero 72, il terzo di Sant'Amadeus, un successone televisivo e social, e ci piace pensare che non sia stato soltanto il festival di Mahmood e Blanco, ma quello della liberazione dopo una guerra con un nemico che ha bussato alle nostre porte qualche giorno dopo quella domenica di due anni fa.
Da Wuhan a Sanremo passando per Codogno, per Alzano, per Nembro, per le mille storie di dolore e coraggio, di stupidità e sgomento, per le 148mila croci piantate in un cimitero che prima nemmeno esisteva.
Sanremo 2022 aveva una ventiseiesima canzone in gara, il testo raccontava la voglia di leggerezza di un intero Paese. Anche dei No Sax, quelli che «io Sanremo proprio no». Abbiamo ballato scatenati e sghembi la dance di tanti brani (l'amore ombelicale è stato surclassato dalla voglia di muovere il culo). Abbiamo assistito ad abbracci sul palco, in platea, senza mascherina, dapprima timidi e poi entusiasti, quasi carnali. Abbiamo ascoltato ridendo la parodia del virologo Checco Zalone e i medici si sono offesi, ma solo un po'. Siamo rimasti a casa a seguire le serate, ma perché ci andava e non perché non potessimo uscire, tanto potremo farlo oggi, domani, forse sempre. Abbiamo perfino ascoltato Jovanotti e Morandi cantare a squarciatonsille «io penso positivo» senza trovare la parola inopportuna o contagiosa.
Sanremo sa da sempre essere l'anima di questo Paese, anche quella malmostosa, mediocre o puritana. Stavolta ha dato voce semplicemente alla nostra voglia di vita. Roba, questa sì, da brividi. Andrea Cuomo
Da ilmessaggero.it il 6 febbraio 2022.
Donatella Rettore e Ditonellapiaga hanno divertito a Sanremo 2022 con il loro brano "Chimica". Eppure di chimica, a inizio Festival, non sembrava essercene troppa nella coppia.
E i rumors di un litigio tra le due aveva fatto pensare a un Bugo-Morgan bis. Invitate da Mara Venier a Domenica In, nello speciale post Sanremo, sono state incalzate proprio con una domanda su quel presunto litigio. Secca la risposta della Rettore: «Litigio? Non siamo Morgan e Bugo...».
Rettore e la polemica con la Rai
Eppure a confermare qualche incomprensione nel duo - classificato sedicesimo a Sanremo - ci ha pensato Amadeus. Il conduttore, nell'ultima conferenza stampa, ha risposto sulla polemica alimentata da Donatella Rettore, sul "no" della direzione alla richiesta di presentare un medley di sue canzoni: «Non è andata così - ha risposto in conduttore -. È stata Ditonellapiaga ad opporsi ad un medley di canzoni della Rettore. Il "no" è partito da dentro la coppia artistica». Donatella Rettore era entrata in gamba tesa sulla Rai: «Fanno figli e figliastri».
Sanremo: Tagliavia, record raccolta spot a 42 milioni.
(ANSA il 6 febbraio 2022) - Sanremo 2022 festeggia il record storico della raccolta pubblicitaria: "Il fatturato complessivo è di 42 milioni, un dato che rappresenta il record in relazione a tutte le edizioni del festival", annuncia in conferenza stampa l'ad di Rai Pubblicità, Gian Paolo Tagliavia.
Sanremo: Fuortes, squadra che vince non si cambia.
(ANSA il 6 febbraio 2022) - "Squadra che vince non si tocca". Lo afferma l'ad della Rai Carlo Fuortes, rispondendo a una domanda in conferenza stampa sul futuro del festival e di un possibile Ama quater, "Sarebbe pazzesco non partire da qui, è ovvio con questo successo - ha aggiunto l'amministratore delegato -. Ma dobbiamo parlarci e il primo a volerlo deve essere Amadeus. Per ora non c'è niente di definito".
Sanremo: Ama, su quater ragioniamo a menti riposate.
(ANSA il 6 febbraio 2022) - "Sono onorato della proposta dell'amministratore delegato di rimanere per il prossimo festival. Lo ringrazio, ma come ha detto Fuortes dobbiamo ragionare a menti riposate". E' la risposta di Amadeus sulla possibilità di accettare un nuovo mandato, il quarto consecutivo, alla direzione del festival. "Fare Sanremo per me è un lavoro molto lungo, ma vale per tutte le cose che faccio. C'è bisogno di idee, di forza, di prendere le cose in maniera molto seria - ha aggiunto -. Avremo modo di vederci e chiacchierare serenamente. Rai è casa mia".
Sanremo: Amadeus, la mia più grande paura era contagiarmi.
(ANSA il 6 febbraio 2022) - "Alla vigilia avevo detto in maniera sbruffona che se mi fossi ammalato, saremmo rimasti tutti qui per dieci giorni. Ma la mia più grande paura era contagiarmi. Non c'era un piano B e ogni volta che facevo il tampone ed era negativo, uscivo dalla stanza che sembrava avesse segnato Lautaro". Amadeus, a conclusione del suo terzo Sanremo in conferenza stampa, non nasconde che il suo timore più grande era legato al covid.
Andrea Scarpa per “il Messaggero” il 6 febbraio 2022.
Amadeus è bravo, bello e buono. Stefano Coletta, il direttore di Rai1, anche di più. Il successo, però - quest' anno meritato e indiscutibile - spesso porta fuori strada. È un classico. Ieri mattina, per esempio, quando in conferenza stampa abbiamo chiesto ai due se non fosse stato violato il regolamento, accettando all'ultimo momento Jovanotti come superospite duettante al fianco di Gianni Morandi (ha deciso di andare solo venerdì mattina, come gli altri avrebbe dovuto iscriversi entro il 24 gennaio), non ci hanno più visto.
Amadeus: «Sono dispiaciuto, siamo qui a fare le pulci alla presenza di Jovanotti. Oggi con il 60.5% di share me la voglio proprio godere». Coletta: «Basta con questa maniacalità, ho seguito e condiviso tutto io. È stato uno show meraviglioso. L'arte va normata?».
No, certo. La battuta lascia il tempo che trova, ma la gara sì. È proprio la Rai che ogni anno fissa regole poi interpretate sempre con grande disinvoltura. Morandi è stato favorito da Jovanotti? Non ne ha bisogno, ovvio, ma forse sì. Lo spettacolo dei due è stato bello? Sì. Il regolamento è stato violato? Sembra proprio di sì. Noi abbiamo solo fatto domande. Le risposte non sono state all'altezza. Che peccato.
Dario Salvatori per Dagospia il 6 febbraio 2022.
Musicisti e cantanti italiani hanno maledetto la pandemia fin dal nascere. Si sono chiusi, negando ogni forma di creatività e di risposta al dramma. E’ stato così a questo Sanremo 72° ma già lo scorso anno si respirava aria di lutto e del resto la direzione artistica suggeriva di non portar in gara brani a tema pandemia.
In altri Paesi è andata diversamente. Per esempio in Inghilterra, colpito più di altri, eppure la difesa artistica è stata immediata, laboratoriale, un autentico muro di spinta al covid. Proviamo a vedere, tra Inghilterra e Irlanda, quello che hanno prodotto musicisti di varie generazioni nel corso di questi ultimi mesi.
Elvis Costello ha registrato in piena pandemia il suo 32° album, “The boy named if”. Lo ha fatto con una concentrazione fuori del normale, sguainando la sua vecchia Fender Jazzmaster con qualche assolo più che efficace. Sentite cosa ha scritto Daryl Easlea su “Record Collector”, la più autorevole testata musicale inglese: “A causa della pandemia, Elvis Costello ha registrato a distanza con la sua band. Lo ha fatto con tutto il vigore di un gruppo che suona guardandosi dritto negli occhi.”
C’è stata anche la possibilità di far debuttare un gruppo, Yard Act, band post punk, con l’album “The overland”. Una formazione che non nasconde l’accento del West Yorkshire, misto a suoni synthpop e batteria digitale africana, tutto questo mentre l’Inghilterra aveva il maggior numero di morti e contagiati dal covid. Di loro ne ha parlato Ethan Stewart su “Pop Matters” . webzine internazionale dal 1999: “Il suono degli Yard Act si basa sullo –spoken word- e sui testi culturalmente critici che non fanno alcuno sforzo per nascondere le loro derive attraverso uno sperimentalismo dilagante.”
NOEMI
E che dire dei Silverbacks, quintetto dublinese che con l’album “Archive material” hanno trovato un modo piacevole di usare la pandemia per accelerare i loro progetti. Dal punto di vista tematico al centro dei brani ci sono le persone, con i sentimenti scaturiti dalla pandemia.” Ne parla Jamie Wilde su “Clash”: “Quello che colpisce di più dei Silverbacks è la capacità di fondere armoniosamente diversi stili, anche nello spazio di pochi secondi. Un album affascinante e un bel passo avanti per la band irlandese.”
La serata delle cover ha messo in scena un uso scellerato dello “strumento a corde ben percosse”. E’ la struttura stessa del piano a suggerire una postura difensiva, sovente solo a mezzo busto, in cui alle volte è facile barare. Con il piano si bara nel cinema, in televisione, nei servizi fotografici, persino in sala di registrazione.
Anche a Sanremo non si scherza. La serata di venerdì riservata alle cover si è aperta con Noemi, che si è presentata in perfetta solitudine, alle prese con “You make me feel” ( A natural woman), un classico di Carole King del 1968. Un brano potente, sensuale, una canzone che afferma e richiede. La King la scrisse insieme a suo marito, Gerry Goffin, e la destinataria era Aretha Franklin. Il top. Ma in studio albergava tristezza e non si riusciva a cambiare mood. Alla fine si decise di utilizzare la band di Wilson Pickett e ad Aretha spuntò subito il sorriso in bocca.
La sua interpretazione fu da manuale di musica soul. Suonò lei stessa il piano, soprattutto dal vivo, permettendo al brano di gonfiarsi e di evolversi, alzando il tono laddove era necessario. Quando la King ne propose la sua versione, riportò il clima del brano in un ambito folk californiano - del resto, lei di New York, scelse prima San Francisco poi Los Angeles - consentendo alla canzone di esprimersi in tono “naturale”. Ecco, la versione sanremasca di Noemi non possedeva né la ”blue note” di Aretha, né il relax dell’ autrice. Il piano andava decisamente evitato.
Con la presenza e l’uso del piano si rincorre l’autorevolezza, che spesso non si materializza. Giovanni Truppi, ormai la più famosa canotta dopo quella di Bossi, si è seduto al piano con Vinicio Capossela che se lo guardava. Brano scelto: “Nella mia ora di libertà”, tratto dall’album “Storia di un impiegato”(1973).La canzone di Fabrizio De Andrè ne ha risentito. E anche noi.
Aka 7even si è seduto al piano, come se fosse il gesto più naturale, solleticando Alex Baroni, scegliendo “Cambiare”(1997). Accanto a lui Arisa, che ha dato l’impressione di voler chiudere il brano prima del previsto.
Veniano ai brani valorizzati dal pianoforte. Certamente “My way”(1969), canto del cigno di Frank Sinatra, scelta da Yuman, accompagnato da Rita Marcotulli, la miglior pianista italiana di jazz, la quale in due minuti è stata in grado di esporre il tema e di improvvisare in velocità. Straordinaria musicista.
Infine Le Vibrazioni, che hanno proposto “Live and let die”(1973) di Paul Mc Cartney e gli Wings. E’ bastato che al piano si sedesse il maestro Peppe Vessicchio (malamente amplificato), il quale fresco di covid ha fornito nobiltà al brano.
Ma usare qualche strumentista dell’orchestra no? Non c’è stato neanche un assolo di quei meravigliosi musicisti, solo un paio di intro di chitarra. Un pò poco.
Domenica In, Emma Marrone fuori controllo: "A che ora ho bevuto l'ultimo gin tonic", Mara Venier di sasso. Libero Quotidiano il 06 febbraio 2022.
Emma Marrone, dopo la partecipazione la festival, è stata ospite a Domenica In. A dieci anni dalla vittoria a Sanremo ha spiegato alla conduttrice Mara Venier di aver vissuto liberamente quest'ultima esperienza, senza un album alle spalle o un progetto particolare. "Quello del festival è un richiamo a cui non può non rispondere e l'aver avuto accanto Francesca Michielin è stato un valore aggiunto. Era l'unica ad avere una direttrice d'orchestra donna, ma per Emma non ci possono essere più distinzioni di genere", ha spiegato il quotidiano Leggo.
Alla domanda di Alba Parietti sulla sua scelta di portare una donna alla direzione dell'orchestra precisa con la solita schiettezza: "Non ho portato una donna direttrice, ho portato un’artista. Dobbiamo superare queste barriere di genere, però è vero era l'unica donna a Sanremo", ha replicato.
Sulla sua carriera ha svelato: "Rispetto a Emma di dieci anni fa mi è rimasta la purezza. Devo ringraziare i miei genitori che mi hanno trasmesso dei valori. Sono una persona che non si è fatta macinare da certi meccanismi...". Fuori dagli schemi la battuta alla Venier sui pazzi orari di questi giorni: "L’ultimo gin tonic l'ho bevuto alle 7 di mattina", scatenando l'ilarità della conduttrice e del pubblico in sala.
Maurizio Caverzan per “La Verità” il 7 febbraio 2022.
Gianni Morandi, Renato Zero, Enzo Jannacci, Paolo Conte, Nada, Riccardo Cocciante: sono solo alcune delle star per le quali Mimma Gaspari ha lavorato. Come press agent, autrice, consulente per l'immagine. Insomma, è stata la consigliera dei grandi della musica italiana.
Dopo ‘’Penso che un «mondo» così non ritorni mai più’’, sempre per Baldini+Castoldi ha appena pubblicato ‘’La musica è cambiata?! Dite la vostra che io ho detto la mia’’, quasi 600 pagine di ritratti, aneddoti, interviste.
Le è piaciuto Sanremo?
«A tratti sì. Alcune canzoni mi sono piaciute molto. Mi è piaciuta Drusilla Foer. E poi, ovviamente Gianni Morandi, la più bella voce italiana; la seconda è quella di Blanco».
Che voto, da 0 a 10?
«Darei un sette e mezzo, anche otto».
Il merito principale di Amadeus è stato mescolare generazioni musicali diverse?
«Direi di sì. Però, non ho capito se sceglie da solo le canzoni, con l'aiuto di Gianmarco Mazzi o di una commissione. In passato c'era una commissione, mi chiedo se sarebbe meglio che ci fosse ancora».
Perché questa domanda?
«Parlando in questi giorni con Pippo Baudo, mi raccontava che ai suoi tempi, dopo un'iniziale scrematura, una commissione sceglieva un certo numero di canzoni da mandare al Festival. Gianni Ravera voleva avere nel cassetto sempre sette o otto pezzi forti».
La selezione di questo Festival era modesta?
«No, il pregio di Amadeus è avere mescolato. Ma Sanremo deve avere grandi canzoni, come per esempio Brividi. In passato c'erano interpreti come Riccardo Cocciante, Renato Zero Quando nel 1968 Sergio Endrigo vinse con Canzone per te si rammaricò: "Era meglio se arrivavo secondo"».
Ha avuto anche lei la sensazione che l'esibizione di Cesare Cremonini fosse una spanna sopra quelle di molti concorrenti?
«Senz' altro. Cremonini è bravissimo, è un animale da palcoscenico, ha bei testi. Ma io sono bolognese e dunque di parte. Morandi, Lucio Dalla, Francesco Guccini, Luca Carboni, gli Stadio, Ligabue, anche Samuele Bersani, che è di Cattolica diciamo che la scuola emiliano-romagnola ha dato molto alla canzone italiana».
Lei è stata vicina a star come Renato Zero, Conte e Morandi, ma nel suo libro parla con competenza di Salmo, Marracash, Rkomi, Achille Lauro... Perché è così interessata al rap e alla trap?
«La curiosità per la musica non muore mai. Voglio capire perché questi rapper hanno tanto successo».
E come si risponde?
«Ancora non l'ho capito bene. Ci sono situazioni diverse. Per esempio, Blanco ha una voce eccezionale. Alcuni testi sono interessanti, ma è molto difficile cantarli, mentre Poesia di Cocciante la canto anche ora dopo 50 anni».
Quindi non si spiega il successo del rap?
«Ai giovani piace molto questo genere, ma non sanno chi sono Lucio Battisti e Adriano Celentano. I ragazzi di oggi sono insicuri, déracinés, sradicati. Perciò si riconoscono in questi "fiumi di parole". Dove si trovano bei testi come L'Albatro di Marracash, che però è incantabile. Forse è musica da ascolto».
Da ascolto?
«Indie e trap più del rap».
Tornando alla domanda del libro che accompagna con punto interrogativo ed esclamativo, la musica è cambiata in meglio o in peggio?
«Probabilmente in peggio, non poter cantare le canzoni è un grande difetto. I rapper cantano troppo velocemente».
Come si fa a cantare un rap sotto la doccia?
«Impossibile, per questo dico che è musica da ascolto».
Come il jazz o Ludovico Einaudi?
«Non ascolto nel senso classico. A volte il rap ha testi pesanti, come Suicidio di Faust' O, difficile da cantare per noi adulti».
Ecco, per gli adulti è più difficile il salto dalla canzone classica al rap o quello dal mondo analogico al digitale?
«Domandona. Ormai si è obbligati a diventare digitali, almeno un po'. Entrare nella metrica rap invece è facoltativo e facciamo più fatica perché abbiamo sentito tanta musica importante. Invece, i rapper non conoscono Quando finisce un amore di Cocciante, per dire. Per questo nel libro ho suggerito 250 canzoni da ascoltare prima di lanciarsi come autori».
Condivide il tifo della critica per Mahmood e Blanco?
«Non sono una giornalista, ma condivido. Certo, preferisco Morandi, però Mahmood e Blanco sono affascinanti ed esprimono una fusione molto forte».
È davvero la migliore canzone del Festival o piace perché contiene altri messaggi?
«Può darsi, ma non ne sono sicura. In questo Festival ne abbiamo visti parecchi di questi messaggi. Avrei scelto canzoni più propriamente italiane, forse non ce n'erano abbastanza. Ma non voglio giudicare chi sceglie le canzoni. Non mi hanno mai coinvolto nella selezione del Festival, anche se me ne intendo, lo dico senza falsa modestia».
Nel 2019 la giuria di qualità sovvertì l'esito del televoto che aveva scelto Ultimo facendo vincere Mahmood.
«Ultimo ottenne il 49% dei voti, Mahmood il 15%».
In una prospettiva generazionale, il televoto premia sempre i concorrenti più giovani?
«È anche una delle mie curiosità: il televoto si concentrerà sui rapper?».
Perché l'hip hop nato nei ghetti neri ora, diventato urban, conquista un palco nazionalpopolare come l'Ariston?
«Il gangsta rap è espressione della protesta dei neri contro i bianchi, tanto che i neri si arrabbiarono parecchio quando Eminem se ne impadronì. Adesso il rap è diventato un ritmo più che l'espressione di una protesta antirazzista».
Non sarà anche perché i rapper italiani sono sensibili alle sirene del mercato e dei media?
«Molti si affermano perché si postano su Spotify e vengono segnalati alle case discografiche. È un sistema per sfondare molto diverso da quello di una volta. Oggi le canzoni sono meno verificate».
Fedez, J-Ax, Sfera Ebbasta nati nei centri sociali sono diventati fenomeni mediatici.
«A 51 anni J-Ax è considerato lo zio del rap. Dai centri sociali alle prime serate tv il salto è vertiginoso. Molti di questi ragazzi sono figli di operai che arrivano dal Sud. Studiano informatica, ma quasi nessuno finisce la scuola. Con i social la strada per il successo è più breve».
Sbaglio o Achille Lauro è uno di quelli che le piace meno?
«Non sbaglia. Ho lavorato dieci anni con Renato Zero che è sempre stato molto scenografico. Mi diceva: "Non penseranno che ho copiato David Bowie Ho cominciato prima di lui". Soffriva perché non superava mai il provino per andare in televisione. Prima o poi mi chiamerete per fargli fare dieci sabati sera, dicevo ai capi della Rai. Infatti. A differenza di Renato che scriveva sempre grandi testi, Lauro fa passare canzoni modeste attraverso la messa in scena».
Prevalgono l'immagine e il glamour sulla qualità della musica?
«A volte mi sono occupata anche dell'immagine. Ai tempi di Il cuore è uno zingaro, copiandolo da Via col vento, suggerii a Nada un vestito bianco che andò su molte copertine. L'immagine deve aiutare la canzone, non sovrapporsi».
Cosa pensa dei Måneskin?
«Li trovo bravissimi, Coraline dimostra che sanno fare anche canzoni diverse».
Ritiene giustificata questa estasi diffusa?
«Mi chiedo perché hanno successo in tutto il mondo. Forse non sono il vero rock, ma in Italia è tanto che non c'è un vero gruppo rock e loro riempiono questo vuoto».
Un tempo il successo di un artista si costruiva in anni di studio e con il lavoro di produttori, autori, arrangiatori, discografici: oggi?
«Oggi più che costruire ci si posta. Se va va, se no pazienza».
I followers sui social hanno preso il posto di casting e provini?
«Morandi ha 2 milioni di followers, ma sono persone che lo amano. Io ho fatto tanti provini alla Rca con produttori, musicisti e arrangiatori, era un lavoro d'équipe. Se non si era tutti d'accordo, la canzone non passava».
Che cosa ha pensato quando ha visto Francesca Michielin dirigere l'orchestra del Festival?
«Non ho ben capito come mai fosse in grado di farlo. Io ho studiato tre anni pianoforte, ma poi ho smesso perché non me la sentivo. Mi chiedo se abbia seguito dei corsi di composizione o di direzione d'orchestra».
Consegnarle il podio di Sanremo squalifica il ruolo dei direttori e legittima la presunzione dei millennial?
«Ho sentito Enrico Melozzi, il direttore d'orchestra dei Måneskin, dire che ha imparato studiando su Internet. S' impara a dirigere con il computer».
Con dei tutorial?
«Forse. Il direttore dei Måneskin ha fatto tante direzioni, so che suona anche il violoncello. Io ho sempre sognato di suonare, vedo che tanti ci riescono, ma a volte mi sembrano dei miracoli».
Che ricordo ha di Ennio Morricone conosciuto alla Rca?
«È uno degli uomini più adorabili che ho incontrato».
Parlando di umiltà e applicazione...
«Lo incontravo al bar della Rca, dove passavano musicisti, autori, artisti. Lui aveva ascoltato la mia traduzione di Exodus e mi chiese: "Signorina, sarebbe disposta a fare una canzone con me?". Pensavo di sognare, era il 1966. Mi precipitai e insieme scrivemmo Occhio per occhio che fu portata al Cantagiro da Maurizio Graf».
Ha visto il documentario che gli ha dedicato Giuseppe Tornatore?
«Ancora no. È rimasto solo due giorni, ma appena tornerà al cinema andrò a vederlo».
Ha mai tentato di convincere Paolo Conte a partecipare a Sanremo?
«Impossibile. Però Conte ha scritto per altri. Azzurro l'aveva scritta da solo, ma poi fu Vito Pallavicini a farla cantare a Celentano. Il Clan era molto selettivo nella scelta delle canzoni. Pallavicini andò con un registratore Geloso a farla ascoltare ad Adriano attraverso la finestra aperta mentre faceva la doccia».
Tra i tanti con i quali ha collaborato a chi è più affezionata e perché?
«Ero diventata grande amica di Jannacci. Un po' perché parlavamo in dollari».
In che senso?
«I dirigenti della Rca la ritenevano una gag, ma io li convinsi a pubblicare Vengo anch' io. Vendette 600.000 copie e Jannacci diventò ricco. Così quando gli telefonavo mi diceva: "Parliamo in dollari?"».
Con Conte che rapporto ha?
«Affettuoso. Mi chiama la dama en bleu marine, alla sua maniera. Ci scriviamo e telefoniamo ancora».
Tre canzoni che porterebbe in un'isola deserta?
«Vieni via con me, Un mondo d'amore e Vengo anch' io».
E l'artista con cui conversare per ingannare le lunghe giornate?
«Con Morandi, anche lui bolognese, mi sembrerebbe di tornare alle origini».
Alessandro Ferrucci per “il Fatto quotidiano”- Estratto il 7 febbraio 2022.
Renato Zero.
(Ride) Una delle prime volte che lo vidi fu all'inizio del 1968. Non aveva ancora 18 anni. Ma entrò al bar della RCA come se fosse già un grande personaggio, uno noto a tutti, coperto da una tuta leopardata di velluto aderente, con le piume intorno al collo. Era l'ora di pranzo, accanto avevo tre muratori in pausa: a uno di loro cadde dalle mani la michetta con la mortadella.
Mia Martini.
Intorno a lei c'è stato il vero orrore; (cambia tono) negli anni Ottanta stavo in Fonit Cetra e lei era una delle artiste del gruppo; un giorno la vado a trovare: viveva nell'appartamento del suo parrucchiere, un luogo molto modesto, spoglio; lei giù di morale, senza soldi né voglia di ragionare sulle prospettive. Poi andammo a Sanremo con Almeno tu nell'universo, ma per portarla fu una lotta incredibile: non la volevano.
Patty Pravo
Negli anni Sessanta ho visto Patty Pravo spendere un milione e mezzo tra rossetti e occhiali da sole. Proprio per la Pravo ho rischiato il licenziamento; dopo aver conquistato la classifica, iniziò ad affidarsi a una maga-astrologa. Tutto passava da questo soggetto, ogni decisione, pure quotidiana; i cantanti, specialmente le donne, sono molto soli e si affidano a soggetti strani.
Gianni Morandi.
‘’Canzoni stonate’’ l'ho scovata io e quel brano l'ha salvato; (pausa) non trovavo qualcuno che scrivesse per lui. Si tiravano tutti indietro; lo stesso Lucio Dalla veniva da me e pensava di dovermi sollecitare: "Mimma trova un repertorio per Gianni". "Mi dai una tua canzone?". Macché. Erano tutti bravi a parole, e poi c'era De Gregori che era in causa con Gianni. Gianni incise un medley con dentro un minuto di un pezzo di Francesco che per questo lo ha portato in tribunale: "I miei brani vanno cantati interi". Il giudice s' incazzò: "Non ho tempo da perdere".
La vita in RCA .
C'era sempre il conflitto tra noi e il reparto vendite: per loro ovviamente contavano solo i risultati immediati, così volevano cacciare Lucio Dalla, oppure arrivavano pessimi feedback su Rimmel di De Gregori e Margherita di Cocciante. Per loro Vengo anch' io non era una canzone.
De Gregori e Venditti
Ognuno controllava quanto vendeva l'altro. Erano diventati una leggenda eppure non fu semplice portarli in RCA. Erano di estrema sinistra, quindi non rappresentavamo il loro ideale; anche in quel caso fu fondamentale Melis: "Ci penso io, basta un pranzo". Al caffè avevano firmato.
Frank Sinatra.
Pessimo carattere, faticammo anche a riempire la sala per il concerto. Ma una volta sul palco capii perché era il numero uno.
G-Max per “la Repubblica - Roma” il 7 febbraio 2022.
Anche quest' anno è fatta. Me so fatto cinque albe per vedere il festival della canzone. Ammazza. Ogni volta ci si ricasca, quasi per dovere. O pe vedè gli amici, così uno c'ha un motivo, una scusa. E invece si finisce sul divano, co le vene gonfie pe non di' nantra cosa... Ao ma questo chi è? Ma che ha detto? Ma hai sentito? Non ho sentito che ha detto. Alza. Abbassa. Alzaa.
Abbassi? Poi è finito e che m' è restato oggi? Il buon Truppi detto Er canotta che me ricordava Rude (il socio mio) nei tempi migliori. Solo che Rude se la metteva pe fa vede' i bicipiti che pompava due minuti prima de entra' in scena, Truppi perché non c'ha voja de sta a Sanremo figuramose de vestisse. E quella cosa di Grignani. A lui non je se deve vole' bene, de più.. se deve ama'.. è nfratello.
E basta. Perché so tutti boni a ditte quanto sei bello e bravo a 20 anni quando sei primo in classifica. E poi quegli altri. Sì, pe la rappresentate voglio allunga' n'attimo. Te devo dire una cosa. Seria. Ma come? M' era presa bene a vederli, a sentirli, dajeeee 'co le mani ciao ciao co la testa ciao ciao cor culooooo ciao ciaooo' hanno spaccato questiii.
Poi me arriva "Con il petto". Booom me' calato tutto. Ma come?? C'hai le palle pe di' culo ma poi non t' aregge de di' tette e me dici petto?! Pe me er petto è quello de pollo.. Triste.. Alla griglia.. Co l'insalatina.. Che me tocca magnamme pe la dieta. E poi ce stanno i vincitori. Mahmood-Blanco, grandi loro, grande er pezzo e grande ritornello, co tanto de strizzata de falsetto.. I Bee Gees je fanno na pippa. "Brividiiiiiiiiiiii".
Ce toccherà fino a natale dell'anno prossimo. Sicuro. E poi la faccia de Amadeus a rallenti quando Sangiovanni (ha sfiorato il sesto posto, peccato, sarebbe stato Sesto Sangiovanni) gli ha messo al collo a tradimento la sciarpa rossonera. Je se leggono le mejo bestemmie ultrà nelle pupille. Cosa altro mi resta? De finimme de vede' la sesta puntata de Book Of Boba Fett che è da mercoledì che è online ma pe colpa de Sanremo ancora non me so sparato! "This is the way".
Da leggo.it il 7 febbraio 2022.
Ospite a “Oggi è un altro giorno”, Morgan ha attaccato Sanremo 2022: «A me sembra il 40° festival di Amadeus: è dittatura. Dietro ci sono interessi economici enormi». E la conduttrice Serena Bortone lo zittisce: «Dai basta, andiamo avanti». «Numeri e soldi. Basta fare i numeri e va tutto bene, il resto non conta» dice il cantante che, soltanto due anni fa, è stato il protagonista indiscusso di Sanremo 2019 per il litigio sul palco con Bugo.
Morgan non ha mai nascosto la sua avversione verso Sanremo. Difatti, già all'inizio del Festival 2022, ha pubblicato un post su Instagram in cui sottolineava l'incompetenza degli organizzatori e del conduttore: «Prima di morire - scriveva - curerò un'edizione del Festival di Sanremo come direttore artistico e quando succederà non solo si avrà la stessa sensazione di liberazione da una dominazione tirannica ma, e non ci si potrà quasi credere, tornerà la musica in questa povera patria».
Alla domanda della Bortone su chi avesse preferito tra i cantanti in gara nella kermesse 2022, Morgan ha risposto: «Quello che ho preferito di più è stato Michele Bravi, ma non ho ancora sentito la sua canzone, ho visto la cover». E aggiunge: «Non è il suo contesto, lo limita, si sforza di essere adeguato: educato, perfettino. Deve gestire la sua emotività, ma attorno lui ha una casa discografica, che ovviamente non capirà cosa sto dicendo, che lo invoglia a fare qualcosa di costruito» dice di fronte alla conduttrice che cerca di limitarlo nelle espressioni.
Morgan non ha filtri. Si scaglia anche contro Jovanotti: «E' stato l'unico, nei duetti, a cantare le sue canzoni con Gianni Morandi. Ma nessuno ha detto niente! nessuno! Bisogna sempre nascondere tutto: è bravo Jovanotti, wow» dice alzando il tono di voce.
Grazia Sambruna per mowmag.com il 7 febbraio 2022.
Più di 13 milioni di telespettatori hanno seguito la finale del Festival di Sanremo 2022. Tra loro c’era anche Morgan Castoldi in arte Morgan che, in diretta su Youtube nel format Let’s spend the night together ideato e condotto da Red Ronnie, si è sottoposto a un esperimento: ha sentito per la prima volta e commentato live Brividi di Mahmood e Blanco, la canzone che con ogni probabilità (e come infatti è accaduto) avrebbe vinto la kermesse. Se gli è piaciuta? Beh, non proprio.
Dopo aver bastonato a dovere il pezzo per tutta la durata dell’esibizione, va detto, ha chiosato mettendosi davanti lo scudo della satira.
Ma l’idea generale che traiamo da questo breve intervento è che l’ex Bluvertigo non sia grandissimo fan della canzone (e nemmeno dei suoi due interpreti). Curiosi di sapere come li sciabola in collegamento con Red Ronnie? Iniziamo subito con un piccolo antipasto: “Se il loro pezzo è una battuta, sono veramente ironici!”.
Si parte da un’ammissione: “Non ho visto né la loro canzone né la cover de Il cielo in una stanza che hanno fatto a Sanremo”. Poi, la domanda: “Ma chi è Blanco?” a cui Red risponde prontamente: “Uno che fa molti numeri su Spotify”. “Ah, infatti pensavo di presentare mia figlia l’anno prossimo al Festival. È nata nel 2021”. E le presentazioni sono fatte, ma la voglia di ascoltare il brano resta straripante: “No dai, ero riuscita a scamparmela! Sono un cantante impegnato, scusa, devo andare!”. Poi, invece, rimane. E da qui comincia a picchiare duro davvero.
Prima di tutto, appena lo sente intonare i primi versi, Morgan si mostra preoccupato rispetto alle condizioni di salute di Mahmood: “Sento un tipo che… ma… sta bene?”, questo dubbio non lo abbandonerà per l’intera esibizione. Seguito poi da una seconda perplessità: “Mi chiedo: sono convinti o ridono dentro quando cantano in questo modo? È come se fossero delle caricature del canto!”.
E se Mahmood fosse stato nel suo team ai tempi di X Factor (o di The Voice)? “Ah, non sopporto ‘ste cose: gliele avrei tolte tutte! Gli avrei detto fin da subito: “Comincia a togliere i versi che fai quando canti, poi ne parliamo”. “Però se alla gente piace ‘sta roba, va bene: fatevi pure incetta di cantanti caricatura!”.
Non mancano certo, comunque, le dovute congratulazioni: “Hanno scoperto il fa minore! Pensate che noi siamo in un’epoca dove il fuoco e la ruota sono stati scoperti. Ma ora anche il fa minore! L’hanno scoperto questi due al Festival di Sanremo!”. E all’ultima domanda di Red Ronnie sul fatto che Brividi con ogni probabilità avrebbe vinto il Festival, Morgan verga l’epitaffio finale: “Giusto così. Perfetto che vinca questa roba: se no non sarebbe un Festival di merda!”. Infine, lo scudo dell’ironia: “Insomma, non si può scherzare su Sanremo? Si fa satira sulla politica, sul Papa… ma sui cantanti al Festival non è possibile? Io su Amadeus la faccio eccome, perché so che lui ha senso dell’umorismo”. E chissà se ne avranno abbastanza anche Blanco e Mahmood, verrebbe da chiedersi…
Barbara Alberti per Dagospia il 7 febbraio 2022.
Alcune pagelle dei giornali su Sanremo mi sono parse avare. Questo Festival ha avuto una enorme importanza catartica: ha rubato la scena al Covid. Finalmente! Da tempo, ascoltata con interesse dal mio cane, chiedevo una moratoria a tutti i mezzi di comunicazione: non parlare di Covid per 24 ore, per disintossicarci dalla follia univoca del virus superstar, che è ormai diventato l’unico argomento, l’unica musa. Ci voleva un gesto per spezzare questa epidemia della chiacchiera, peggiore dell’altra, che dissecca lo spirito. Quel gesto è stato Sanremo.
Per 5 giorni e 5 notti l’Ariston ha sgominato l’epidemia. Più efficiente del generale Figliuolo. Da giovani, quando eravamo dreamers come nel film di Bertolucci, fuggivamo il festival quale simbolo del salotto buono, roba da vecchi (nonostante i cantanti di cui andavamo pazzi, fra cui Mina Modugno Celentano). Non mancarono in passato momenti di surrealtà - la veemente eresia di Grillo, Chiambretti che scende volando dal soffitto dell’Ariston con un paio d’ali. Ma più spesso si indulgeva al perbenismo rituale.
Di soppiatto, a passi di clown, con Amadeus e Fiorello è entrata la poesia (etimologia della parola è fare, creare, scombinare il gioco). L’anno scorso crearono quel capolavoro dell’assenza col teatro deserto, specchio delle nostre case dove stavamo rinchiusi, e quei due disperati si inventavano un continuo fuoco d’artificio per salvare la festa. Riuscirono ad animare il vuoto, trasformando in personaggi le sedie spoglie. L’animatore è quello che dà l’anima alle cose. Calarono un poco gli ascolti, ma resterà un miracoloso unicum nella storia dello spettacolo.
Il festival del 2022 è un festival con l’anima. Ce l’hanno tutti. Ce l’ha Amadeus che crede in Sanremo come in una fede. Ce l’ha Fiorello che irrompe, Diòniso di paese, porta la vita e il gioco, impone baci farseschi e maliziosi. Ce l’ha Zalone maestro dell’atellana, la farsa sboccata della latinità, l’unico che può essere pecoreccio senza mai essere volgare, perché ha la sfrontata finezza dell’innocenza.
E cantando Pandemia ora che vai via, la canzone del virologo (cugino sfigato di Albano, finché il Covid non ne fa una star), col suo inno liberatorio ci vendica tutti. Ce l’hanno - l’anima- le coconduttrici (nonostante la parola ridicola, che evoca un chiocciar di poll).
Ce l’ha l’amabile filosofa Sabrina Ferilli ilare e profonda, Maria Chiara Giannetta mobile e spiritosa, la toccante Lorenza Cesarini, Ornella Muti che confonde i maschi, nonna all’anagrafe, fanciulla nel sembiante. E il grande evento del festival: Drusilla Foer, gentildonna fiorentina che tratta tutti come maggiordomi, a cominciare dal padrone di casa.
Signora aristocratica di un tempo che forse non c’è mai stato, di un garbo impertinente, viene dalla luna. E’ impaziente, snob, populista e classista, assolutista e dubbiosa. Drusilla è inammissibile, vola sopra ogni correttezza. Di una simpatia a un passo dalla commozione. Uno scandalo dell’intelligenza. Cosa mi piace in un uomo? Le donne dicono sempre lo sguardo, la voce…a me interessano le natiche e la casa.
Nel canto la sua voce può essere limpida, femminile, o roca e potentissima, può farle fare tutto, dal jazz alla canzone napoletana. Drusilla è così diversa da rifiutare la parola diversità, preferisce Unicità. Diversa fra i diversi, Drusilla non è la bandiera glbt, non è la bandiera di nessuno.
Per questo ci riguarda tutti. Così è l’arte. Non è la bandiera nemmeno di se stessa. Difatti sono due, la nobildonna e Gianluca Gori, suo autore e interprete, il suo alter ego, un giovanotto alto e gentile. Nato in una famiglia di teatranti, la sua baby-sitter fu il teatro. Noi folle disperate ingannate sfruttate contagiate abbiamo bisogno della follia e del meraviglioso. In Drusilla lo troviamo. Nei commenti si è insistito molto su un festival come dichiarazione di libertà creativa e sessuale. Un festival della metamorfosi.
Le canzoni da molto tempo sono solo l’ornamento della traversata del costume che è Sanremo, ultimo rito liturgico collettivo, dopo lo stadio. Momenti di pieno godimento con Pausini, Elisa, Morandi sedicenne per sempre nell’entusiasmo e nella voce, Ranieri con la sua bella canzone romanzesca. Con Donatela Rettore e La Rappresentante di lista, una lezione di rock, pura vitalità ritmo sfrenato e giocoso, ma sempre con qualcosa di tremendo.
Per stemperare l’agiografia, qualche critica. Achille Lauro è bravissimo ma si crede un ribelle, mentre sta diventando una copertina di Vogue. Lauro, Lauro, Mick Jagger se lo tirava fuori in concerto, non faceva quei gestini timidi di ravanare vagamente alla sommità della zeep, alludendo allo sbottonamento, restando a metà. Voglio ma non posso. E allora sarebbe meglio tenere le mani a posto.
Come sono per bene i nostri nipoti. E’ molto più rock Orietta Berti, con le sue mises sfrenatamente teatrali. Anche i I Maneskin, travolgenti, magnifici, musicalmente superbi. Normali. I discendenti educati dei Rolling stones. Quelli erano pericolosi. I Maneskin sono dei bravi ragazzi travestiti da nonni, cioè come ai miei tempi. Dei Rollng stones formato famiglia.
Ora che il festival è finito, invece del cugino di Albano ci ritroveremo i virologi veri. Pazienza. Intanto abbiamo ripreso fiato, una tregua c’è stata.
Da open.online l'8 febbraio 2022.
L’Eurovision Song Contest è un festival democratico. Non importa quanti abitanti abbia uno Stato, tutti hanno diritto a una rappresentanza. Per questo da 2008 fra i Paesi che partecipano alla competizione europea c’è anche San Marino, il micro-Stato da 33 mila abitanti e 61 km² (il quinto più piccolo al mondo). Per scegliere il suo campione, San Marino si affida al concorso canoro Una voce per San Marino, il festival organizzato da San Marino RTV. Per adesso il miglior piazzamento è stato raggiunto nel 2019.
In questa edizione Serhat, cantante di origine turca scelto come voce di San Marino, era arrivato 19° con la sua Say Na Na Na. Quest’anno però le possibilità di vittoria potrebbero essere più alte. Reduce da un settimo posto a Sanremo, la Rappresentante di Lista ha cominciato a scherzare su una possibile partecipazione all’Eurovision Song Contest come rappresentante di San Marino.
Sul Telegram hanno scritto: «Stiamo veramente e seriamente pensando di candidarci all’Eurovision Song Contest a San Marino. Dai, sì. Penso che lo faremo». A metà tra scherzo e progetto serio, su Twitter hanno continuato la conversazione proponendo di suonare la loro Ciao ciao? per un altro Stato: «Ieri il Papa a Che tempo che fa ha detto qualcosa su Ciao ciao? Perché in caso invece di San Marino potrebbe anche essere stato Vaticano. In caso pronti a fare la versione clean…». Al momento Città del Vaticano non ha ancora fatto il suo esordio all’Eurovision.
Matteo Sacchi per "il Giornale" il 9 febbraio 2022.
Alla fine se uno non riesce a farsi battezzare dalla vittoria ad un Festival può sempre provare a farsi incoranare campione in un altro. Soprattutto se porta comunque all'Eurovision Song Contest, traguardo sempre più appetibile, basti pensare quanto questa vetrina internazionale abbia contato per i Måneskin. Ecco spiegato come mai quest' anno ci sarà grande affollamento di big della musica, o aspiranti tali, a Una voce per San Marino, la gara canora della piccola città stato ai piedi del monte Titano. La Serenissima Repubblica, che stenta a sfiorare i 34mila abitanti, non ha probabilmente mai visto una concentrazione così alta di cantanti e musicisti come quella in arrivo.
La finale che si terrà sabato 19 febbraio al Teatro nuovo nella curazia (si legge frazione) di Dogana non sarà l'Ariston ma è, comunque, una porta verso la visibilità continentale. E così per il Talent organizzato da San Marino Rtv, Media Evolution e Segreteria del turismo arriverà Achille Lauro con Domenica, quanto vestito e quanto battezzante non si sa, e poi: Valerio Scanu, Ivana Spagna. La serata prevede, con modalità simil sanremese la partecipazione sia di concorrenti «Emergenti» sia di «Big». Comprensibilmente (ma anche furbamente) «senza limitazioni di cittadinanza e di scelta della lingua nell'interpretazione del brano presentato».
Del resto, come è chiaro a tutti, per il piccolo Stato non si tratta solo di note e noterelle. «È una novità assoluta in Repubblica commenta il segretario di Stato per il Turismo, Federico Pedini Amati - È una sfida nella sfida, perché è un modo per far conoscere San Marino a tantissimi artisti». E così molta varietà tra i "big" in gara. C'è Cristina Ramos, vincitrice di Got Talent Espana nel 2016. C'è Francesco Monte, che partecipa dopo l'esclusione da Sanremo. Monte tra l'altro, alla vigilia del Festival, aveva protestato per l'inserimento nel cast della «straniera» Ana Mena: ora si presenta lui per un grazioso Paesino straniero.
Poi ci sono in duo il romagnolo Alessandro Coli con il dj turco BurakYater; Blind, rapper scoperto dopo la partecipazione a X Factor 2020; Matteo Faustini, che ha partecipato al Festival di Sanremo tra le nuove proposte nel 2020; il batterista Tony Cicco assieme alla band romana Deshedus in featuring con Alberto Fortis. Gli unici a giocare veramente in casa sono Fabry & Labiuse feat Miodio. Quanto alla conduzione: la serata sarà guidata da Senhit, artista italo-eritrea che ha rappresentato San Marino all'Eurovision nel 2021, e dal presentatore israeliano Jonathan Kashanian.
Il vincitore della tenzone verrà indicato tramite il giudizio di «professionisti del settore che saranno annunciati alla vigilia», così come «i componenti di una giuria ad hoc istituita per valutare il brano più radiofonico». Ovviamente al momento il cantante di cui si parla di più è di Achille Lauro che potrebbe riuscire, qui, a portarsi a casa un accesso a tutti i televisori d'Europa che il festival gli ha negato. Ma è difficile fare previsioni: una volta da San Marino è arrivata all'Eurovision una canzone vagamente pubblicitaria che si intitolava Facebook Uh Oh Oh.
Quando l'Unione europea di radiodiffusione ha storto il naso si è passati alla meno specifica versione Social Network Song (Oh Oh Uh Oh Oh). E dire che anche i La rappresentante di lista a Sanremo avevano scherzato sulla possibilità di partecipare al "festival" di San Marino. Loro, hanno fatto «ciao, ciao», scherzavano. Altri no.
Sanremo 2022, vergogna de La rappresentante di lista: "Rompiamo tutte le vetrine". Amadeus che dice? Libero Quotidiano il 07 febbraio 2022.
Sono stati tra i partecipanti che hanno fatto più scalpore a Sanremo: il duo de La Rappresentante di Lista, che si è classificato settimo nella classifica finale, continua a far parlare di sé anche adesso che la kermesse è finita. Il cuore del problema starebbe proprio nel testo della loro canzone, "Ciao ciao". Il brano, nonostante lo stile ritmato e divertente, ha ad oggetto un argomento davvero poco allegro, la fine del mondo.
Si è scoperto pure che questa canzone - come scrive il Giornale - sarebbe nata dopo le manifestazioni organizzate da Greta Thunberg a Milano lo scorso settembre. I componenti del duo, Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, in un'intervista al settimanale Oggi hanno rivelato: "Quando l'abbiamo scritta eravamo a Milano per partecipare alle manifestazioni contro il riscaldamento globale. Abbiamo incontrato Greta Thunberg". Il nesso con un verso della canzone sarebbe molto chiaro, secondo il quotidiano diretto da Minzolini: "Questa è l’ora della fine, romperemo tutte le vetrine. Tocca a noi, non lo senti, come un’onda arriverà. Me lo sento esploderà, esploderà". In molti non hanno potuto non notare quel "romperemo tutte le vetrine". Un invito che non suona affatto come un messaggio di pace.
Altra polemica risale alla serata delle cover, quando La rappresentante di Lista insieme a Cosmo hanno urlato "Stop greenwashing". Si tratta di uno slogan spesso urlato dagli attivisti di Greenpeace contro uno degli sponsor della kermesse, Eni, accusato di voler far apparire come "green" un prodotto che in realtà non lo è. Il Giornale, però, si chiede: "Se anche dalle parti de La rappresentante di lista hanno un pensiero simile, perché salire su quel palco, pagato e finanziato anche da un'azienda "accusata" di mettere in atto queste pratiche?". Difficile non notare l'incoerenza.
La Rappresentante di Lista: "Per il Vaticano o per San Marino, vogliamo andare all'Eurovision". Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina hanno proposto di correre per gli altri due possibili stati italiani su Twitter con ironia. E poi il riferimento al FantaSanremo: "Dire papalina sarebbe un attimo". La Repubblica il 7 febbraio 2022.
Nella classifica di Sanremo sono arrivati settimi eppure La Rappresentante di Lista non ha perso le speranze di andare all'Eurovision. Da questa mattina infatti, un po' in forma di battuta ma poi chissà, hanno cominciato a proporre la propria Ciao ciao come canzone prima per San Marino e poi per Città del Vaticano.
Su un profilo ufficiale Telegram del gruppo hanno scritto: "Stiamo veramente e seriamente pensando di candidarci all’Eurovision Song Contest a San Marino. Dai, sì. Penso che lo faremo". Più tardi invece il tweet ironico che tagga direttamente Papa Francesco: "Ieri il Papa a Che tempo che fa ha detto qualcosa su Ciao ciao? Perché in caso invece di San Marino potrebbe anche essere stato Vaticano. In caso pronti a fare la versione clean...". Poi un secondo tweet con riferimento al FantaSanremo: "a quel punto dire papalina sarebbe un attimo".
Mattia Marzi per "il Messaggero" l'8 febbraio 2022.
«Ci vediamo all'Eurovision», aveva detto sul palco, sabato sera, naturalmente scherzando, sapendo già di essere destinato all'ultimo posto nella classifica del Festival con la sua Sesso occasionale, dopo le stonature e le stroncature ricevute nel corso delle serate della kermesse. All'Eurovision, però, Tananai, milanese, 26 anni, potrebbe andarci sul serio. In gara. Non per l'Italia, che a Torino - la città scelta dalla Rai per ospitare l'evento, in programma dal 10 al 14 maggio, dopo la vittoria dei Maneskin a Rotterdam - sarà rappresentata da Mahmood e Blanco, che con Brividi sono già fenomeno internazionale (ieri erano quinti nella classifica quotidiana relativa ai brani più ascoltati su Spotify nel mondo, 3,3 milioni di streams in 24 ore). Ma per San Marino, tra i 41 paesi che partecipano alla kermesse.
LA MOBILITAZIONE A spingere Tananai verso l'Eurovision è una vera e propria mobilitazione social che chiede a Media Evolution, la società che cura la partecipazione dello stato indipendente al festival, di invitare il cantante a partecipare a Una voce per San Marino, il concorso con il quale il 19 febbraio al Teatro Nuovo di Dogana la San Marino RTV, il network radiotelevisivo sammarinese, sceglierà il rappresentante tra emergenti iscritti al contest e big invitati direttamente dalla direzione artistica (i dettagli saranno svelati oggi con una conferenza stampa a Milano).
L'artista designato può essere di qualsiasi nazionalità (l'anno scorso a gareggiare fu la bolognese Senhit in duetto con il rapper statunitense Flo Rida): «Ho visto tutti i tweet, ma non credevo si potesse davvero fare. Io avevo detto ironicamente che contavo sulle 24 rinunce degli altri big di Sanremo che sono sopra di me in classifica, ma a questo punto aspetto la chiamata di San Marino. Certo, dovrei prendere qualche lezione di canto, ma ho tre mesi di tempo», dice lui, che il 24 marzo sarà in concerto al Largo Venue di Roma e il 28 marzo ai Magazzini Generali di Milano.
SECONDA VITA Chissà che la sua Sesso occasionale all'Eurovision non viva una seconda vita da tormentone. Tananai non è però l'unico sanremese che si è fatto avanti, fanno sapere da San Marino RTV. Se la candidatura social de La Rappresentante di Lista è stata definita dal gruppo come una boutade, alcune indiscrezioni vorrebbero Achille Lauro disposto anche a rappresentare San Marino a Torino («All'Eurovision potrei fare qualcosa di importante, diceva prima di Sanremo), pur di provare a ottenere quel successo internazionale che insegue da tempo.
A Quarta Repubblica distruggono Sanremo 2022: “trionfo dell'asterisco”, “ipocriti”, “pedagogia obbligata". Il Tempo il 08 febbraio 2022.
Il Festival di Sanremo è finito sabato sera della scorsa settimana, ma inevitabilmente come ogni anno si continua a discutere dei temi affrontati durante la kermesse Rai. Il dibattito è infuocato nella puntata del 7 febbraio di Quarta Repubblica, talk show di Rete4 condotto da Nicola Porro. Sono in molti ad intervenire sul tema, in primis Mauro Coruzzi, più noto per la sua interpretazione di Platinette: “Fino a ieri pensavo che fluido fosse solo il sapone. Sono abituato ai paradossi, ormai sono considerato l’omosessuale omofobo più famoso d’Italia. Sanremo è l’omologazione di quello che prima era differente e oggi è accessibile. Oggi questa alternativa non spaventa nessuno. Se sei allineato ideologicamente allora va tutto bene. Checco Zalone dice la verità usando il paradosso, non ci si scandalizza più è questo il vero guaio del Festival”.
Duro anche Pietrangelo Buttafuoco: “Questo Sanremo è stata una mappazza di pedagogia obbligata”. Ci va già pesante anche Vittorio Sgarbi: “Le persone più eleganti erano le persone antiche, tutto è un’allusione ad una indeterminatezza sessuale e non c’è niente di male ad essere eterosessuali. È un conformismo della verità ribaltata, mai vista una edizione così ipocrita!”. Chiude poi Simona Branchetti: “Sul monologo sul razzismo sembra esserci una discriminazione quasi al contrario, è come il discorso di Zalone che normalizza quello che gli altri non riescono a dire. Sanremo è stato il trionfo dell’asterisco. Sul palco c’erano creature piene di narcisismo”.
Sanremo 2022, inizia il tormentone sui plagi: accuse a Blanco-Mahmood e Irama. Il Tempo il 07 febbraio 2022.
"Brividi è copiata da Another Love di Tom Odell". Un grande classico di Sanremo, che non poteva mancare nell'edizione 2022 del Festival della musica, è quella dei plagi e delle accuse rivolte ai cantanti in gara. A finire nel mirino di qualche critico è anche la canzone vincitrice della competizione, cantata da Blanco e Mahmood. Oltre a loro si è puntato il dito anche contro Irama, che per la sua "Ovunque sarai" avrebbe preso "troppa" ispirazione da "Lighters" brano cantato da Bruno Mars e Bad Meets Evil. Il video toglie ogni dubbio.
Mattia Rossi per "il Giornale" l'8 febbraio 2022.
Se il «musichicidio» fosse un reato, i primi giorni di febbraio, nella riviera dei fiori, sarebbero tutto un tintinnar di manette. Il punto di vista di un classicista, durante e dopo Sanremo, è desolante. Ma Sanremo è anche questo: impossibile da non vedere, anche per il critico più intransigente. Premettiamo subito che, naturalmente, non ci è parso tutto da buttare. Anzi.
Oltre ai «garanti» dell'italianità sanremese (Gianni Morandi, Iva Zanicchi, Massimo Ranieri, ad esempio) consola quel secondo posto del podio. Perché, per dirla con il tweet del maestro Nazzareno Carusi, la musica è la musica e la cantante/compositrice triestina conferma di saper maneggiare come si deve il pentagramma: «E allora prima Elisa, seconda Elisa Toffoli e terza Toffoli Elisa». Però, c'è un però: esiste un'anomalia - quantomeno per un festival che si dica della canzone ed è la sempre più scarsa qualità tecnica delle composizioni musicali. Intendiamoci, non stiamo parlando di gusti - su quelli non si discute - ma di grammatica: trovare una canzone che rispetti l'abc della composizione è un'impresa titanica.
Eppure, ogni brano è scritto, molto spesso, da tre, quattro, cinque, anche sei autori: non si direbbe... Sorvoliamo sulle armonie, spesso di una banalità tale per cui anche un accordo di settima o una timida modulazione provoca piacere, ma non si può tacere su quegli erroracci da matita blu di composizione vocale come il non far coincidere gli accenti tonici con quelli musicali (soprattutto quando, in certi casi, le linee melodiche sarebbero pure carine).
Risultati? Solo qualche esempio: «Un cielò di perle», «vivo dentrò una prigione» (Brividi, Mahmood&Blanco), «ovunque saraì, iò ti cercherò, iò ti ascolterò» (Ovunque sarai, Irama), «sei una boccata d'arià-ià-ià» (Farfalle, Sangiovanni), «non vuoi rèstare qui» (Ogni volta è così, Emma), «l'acquà del mare», «insegnami comè si fa» (Inverno dei fiori, Michele Bravi), «non ho niente da perderè» (Ti amo non lo so dire, Noemi), «chimica, chimicà» (Chimica, Ditonellapiaga con Rettore), «un treno presò di domenica» (Miele, Giusy Ferreri), e si potrebbe proseguire.
Sanremo 2022 ha anche ufficializzato una prassi assai cara alla musica cosiddetta leggera degli ultimi tempi, ovvero dell'epoca in cui si è persa la cantabilità delle canzoni: l'estrema scarnificazione della melodia - e siamo all'estremo opposto dell'iperornamentazione con abbellimenti di Ana Mena - e la reiterazione del medesimo gruppo di note.
Ne è un esempio lampante Sei tu di Fabrizio Moro: pressoché tutto il brano è costruito su uno schema di tre note discendenti ad altezze differenti. Tutto qui? Perché non provare a utilizzare qualche altra nota in qualche altra combinazione? Quello che è sicuro è che, specchio dei tempi, Sanremo certifica senza appello il sempre più incancrenito immiserimento armonico e melodico della composizione cosiddetta leggera. Spiace per Achille Lauro, ma l'unico «battesimo» davvero anticonformista, per Sanremo, sarebbe quello in un buon manuale di solfeggio.
Blanco e Mahmood, è già finita? "Non voglio vederlo". Dopo Sanremo, ognuno per la sua strada. Libero Quotidiano l'08 febbraio 2022.
La coppia di Sanremo è già scoppiata. Blanco e Mahmood hanno unito forze, voci e sguardi al Festival, trionfando con la loro Brividi, canzone già diventata un inno per la generazione "fluida" che non si riconosce più in alcun stereotipo e che soprattutto ha voglia di abbattere steccati e pregiudizi. Ma le strade dei due artisti sembrano già destinate a separarsi.
Le rispettive carriere soliste, d'altronde, andavano a gonfie vele prima dell'Ariston e c'è da giurare che continueranno a farlo anche nei prossimi mesi. Blanco, giovane trapper bresciano, è stato insieme ai Maneskin il dominatore delle classifiche degli ultimi sei mesi. Il più maturo Mahmood invece ha consolidato la fama ottenuta proprio a Sanremo con la vittoria a sorpresa con la hit Soldi. Ed è lo stesso Mahmood, intervistato da Tv Sorrisi e Canzoni a gelare i fan che, vista l'alchimia creatasi a Sanremo, speravano in un sodalizio artistico più duraturo: "Per adesso insieme basta un po’, non voglio vederlo". Una battuta, certo, legata probabilmente alla folle "macchina-Sanremo", una centrifuga che per una settimana sballotta i protagonisti da una parte all'altra in un vero e proprio tour de force mediatico. Logico, dunque, che nei reduci ci sia voglia di staccare, andare in vacanza, cambiare aria.
Ma per i due l'addio dovrà aspettare ancora qualche settimana. Saranno loro infatti a rappresentare l'Italia all'Eurovision Song Contest di maggio, quando a Torino dovranno cercare di bissare il clamoroso successo dei Maneskin nel 2021. “La nostra idea è quella di cantare Brividi in italiano", ammettono i due ancora a Tv Sorrisi e canzoni. D'altronde, mai come in questo momento il Made in Italy è garanzia di successo.
La rappresentante di lista, pugno chiuso e "spaccare le vetrine"? Ora l'appello al Vaticano: roba da non credere. Libero Quotidiano l'08 febbraio 2022
Altro che coerenza. Dopo essersi presentati sul palco di Sanremo con il pugno chiuso, i cantanti di La Rappresentante di Lista ora sperano di presentarsi all'Eurovision Song Contest per San Marino o, addirittura, per il Vaticano. "Stiamo veramente e seriamente pensando di candidarci all’Eurovision Song Contest a San Marino. Dai, sì. Penso che lo faremo", sono state le parole del gruppo per poi lasciarsi andare all'ironia.
"Ieri - ha cinguettato -il Papa a Che tempo che fa ha detto qualcosa su Ciao ciao? Perché in caso invece di San Marino potrebbe anche essere stato Vaticano. In caso pronti a fare la versione clean…". Una proposta un po' azzardata se si considera che nella canzone portata alla kermesse musicale, Ciao Ciao, la band dice di rompere e vetrine ("Romperemo tutte le vetrine. Tocca a noi, non lo senti, come un'onda arriverà. Me lo sento esploderà, esploderà").
Ma se la candidatura per il Vaticano è impossibile, dato che mai ha partecipato all'Eurovision, non si può dire lo stesso per San Marino. Il più piccolo Stato al mondo partecipa infatti alla competizione dal 2008 e fa ricadere la scelta del proprio campione sulla giuria del concorso canoro "Una voce per San Marino", il festival organizzato da San Marino RTV.
Sanremo 2022, saluto comunista di Veronica Lucchesi sul palco? Salvini la demolisce: "L'unica certezza...", esplode la polemica. Libero Quotidiano il 02 febbraio 2022.
Pugno chiuso sul palco di Sanremo. È questa la trovata de La Rappresentante di Lista, il duo composto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, che subito ha ricevuto il sostegno del Partito della Rifondazione Comunista. Più che sostegno, quello di Maurizio Acerbo è un vero e proprio plauso. "Non possiamo che apprezzare", ha commentato all'Adnkronos il leader del Prc. Lui stesso ha detto di continuare a salutare con "quel gesto che è entrato in milioni di case" e che, a suo dire, è "un saluto antifascista che si diffuse in tutto il mondo durante la guerra di Spagna come saluto delle Brigate Internazionali che combattevano in difesa della Repubblica contro Hitler e Mussolini".
Eppure sono in molti a non aver apprezzato l'uscita della cantante che dal palco della tv di Stato ha iniziato a fare propaganda politica. "È da squalifica! Una che fa il pugno chiuso della politica di sinistra a Sanremo non la voglio vedere… Pago il canone e pubblicità politiche non ne voglio vedere", scrive un utente su Twitter mentre un altro gli fa eco: "Il pugno chiuso a Sanremo è qualcosa di vergognoso. Com’è possibile che in Italia sia ancora accettata una cosa simile?". Sdegno è stato espresso anche dal leader della Lega, Matteo Salvini: "Fra polemiche, spot alle droghe, saluti comunisti e 'battesimi' a petto nudo, l’unica certezza è lui: unico, semplice, inimitabile Fiorello".
Critiche sono arrivate anche sull'altro fronte, quello dell'Anpi: "Il pugno chiuso è un gesto storico, l’occasione mi sembra sprecata. Il pugno chiuso ha un significato storico-politico, quindi ha un significato per il momento in cui è giusto usarlo, comunicare in quel modo lì. Ma collocato in una sede come Sanremo mi sembra fuori posto", è stato il commento di Carlo Smuraglia, presidente emerito.
Sanremo 2022, Achille Lauro "tradisce" Amadeus, Festival e Italia: con chi proverà ad andare a l'Eurovision Song. Libero Quotidiano l'8 febbraio 2022.
Pronti a "tradire" Sanremo e l'Italia. Achille Lauro, Ivana Spagna e Valerio Scanu proveranno a partecipare all'Eurovision Song Contest, a maggio a Torino, in gara con San Marino. La finalissima per decretare il concorrente che volerà a Torino a maggio in rappresentanza della piccola Repubblica, si terrà sabato 19 febbraio. Il progetto, in sinergia sia con la Segreteria di Stato per il Turismo, Poste, Cooperazione ed Expo della Repubblica di San Marino, sia con la Radiotelevisione di Stato San Marino RTV, vede la partecipazione sia di concorrenti emergenti, che di artisti big del settore musicale, senza limitazioni di cittadinanza e di scelta della lingua nell'interpretazione del brano presentato per il concorso.
"È una novità assoluta in Repubblica - commenta il Segretario per il Turismo Pedini Amati -. È una sfida nella sfida, perché è un modo per far conoscere San Marino a tantissimi artisti". I big che competeranno sabato 19 febbraio 2022 sono: Cristina Ramos (Spagna ), Francesco Monte, Alessandro Coli e DJ Burak Yeter, Valerio Scanu, Blind, Ivana Spagna, Matteo Faustini, Tony Cicco & Deshedus e Alberto Fortis, Fabry & Labiuse Feat Miodio (Repubblica di San Marino) e Achille Lauro. La serata sarà condotta da Senhit e Jonathan e sarà sottoposta al giudizio di 5 professionisti del settore che saranno annunciati venerdì 18 febbraio 2022. Sarà inoltre istituita una giuria ad hoc (anch'essa sarà annunciata il 18 febbraio) per valutare il brano in concorso più radiofonico.
Sanremo come una tavolata familiare. Perché Sanremo siamo tutti noi. ANDREA MAZZOTTA su Il Quotidiano del Sud l'8 Febbraio 2022.
Perché Sanremo è Sanremo? Spente luci, tornati a casa artisti e compagnia cantante, mentre le radio rombano delle canzoni che abbiamo ascoltato in questi cinque giorni di musica e qualche sterile coda polemica lascia aperta la porta su ciò che è stato e non è già più, porsi questa domanda diviene necessità ineluttabile. D’altronde se qualche decina di milioni di italiani fa la stessa cosa, e la fa contemporaneamente, e la far ripetutamente, anno dopo anno, vuol dire che ci troviamo di fronte a qualcosa che non è un più solo un fenomeno di costume, che trascende il seppur immenso potere iconico di una tradizione.
Dunque, per rispondere alla nostra prima domanda, ce ne dobbiamo porre una seconda: cos’è Sanremo? L’unicità, caratterista fondamentale del Festival della Canzone Italiana, sfugge alle definizioni. Cioè che può essere definito può essere ricompreso in un sistema, in un insieme, in una categoria. Ma nel momento in cui ti concretizzi come qualcosa di unico e irripetibile, fai sistema e insieme a parte, ne sei l’unico aspetto e ogni aspetto. Come Sanremo, nessuno. Mai.
Allora, se non possiamo dare una definizione, non resta che il metodo della similitudine. Sanremo è come una tavolata calabrese, familiare, per un pranzo di Natale. Partiamo da un presupposto: nel male e nel bene, tra mille errori, forti di una grande diseducazione al dialogo, questo paese cerca un linguaggio comune e un luogo, virtuale, in cui parlarlo.
Sanremo è questo: una tavola, immensa, attorno alla quale tutti ci sediamo (o alla quale rifiutiamo di sederci, riconoscendone in questo modo comunque l’esistenza e l’importanza) per parlare del più e del meno, delle cose importanti e delle sciocchezze, di cosa è cambiato in un anno e di cosa non cambia non mai, per scherzare e per dire le cose serie… anche per ricordare chi non c’è più e chi c’è ancora. Sanremo unisce e appassiona gli italiani, e permette loro di confrontarsi sui temi che il paese avverte di più, con uno stile totalmente italico, quello di prendere tutto troppo seriamente e al tempo stesso con superficialità.
“Questa è l’Italia del futuro: un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”: lo scriveva Mattia Torre e gli altri sceneggiatori della serie televisiva Boris. Ma è davvero ancora così? Forse sì. Ma se le canzonette sono quelle di Sanremo e se la “morte” non è solo un fenomeno fisico, ma è la morte del confronto, dei diritti sociali, o quanto meno delle discussioni ad esse legate, possiamo dire che Sanremo fa suo il suggerimento di Dargen d’Amico quando canta “Fottitene e balla”?.
Torniamo alla nostra tavola natalizia, con tutti parenti: il vino scalda i cuori, il cibo gratifica il corpo, i freni inibitori si allentano, e si inizia a discutere. Di cosa di parla? Di tutto. Dall’amica che ha scoperto che il figlio è gay, dalla moglie dell’estetista che è scappata con l’amica per iniziare una nuova relazione, o dell’amica di quell’amica che ha sposato un ragazzo di colore. Si ricordano i parenti che non ci sono più, si evocano le amicizie che finiscono, di quelle che sono più forti che mai. Si parla del reale.
A tavola siede lo zio simpatico, quello che ha problemi di alcool, ma al quale non riesci a non volere bene, la zia anziana e zitella che si veste come se avesse 19 anni. C’è il cugino strano, tutto tatuato, che fa il provocatore, quello che ad un certo punto si alza e va abbracciare la mamma. C’è tutta l’Italia seduta a quel tavolo, con le sue contraddizioni, i suoi perché, le sue circostanze, il proprio essere dinamica, rivoluzionare e tradizionale. Non troverete in nessun dove un’agorà più viva, alla fine della quale ognuno non farà altro che restare della propria opinione, per quanto influenzato dalle parole altrui.
Sanremo è la stessa, identica cosa. È uno specchio genuino della nostra realtà, non influenzato dallo show business, perché riuscire a fingere difronte ad un concentrato tale di emozioni è impossibile. Sanremo è Amadeus che si fa un profilo instagram condiviso con la moglie proprio come quel nostro caro amico. Sanremo è Grignani che arriva alterato sul palco, come lo zio che arriva brillo a tavola, che non riesci a non guardare con affetto. È Drusilla che si ricorda che non è tutto bilavante… o trivalente. È la Ferilli, che a un certo punto, ed un punto certo, ti dice che però con la pesantezza anche basta. È il ricordo della Carrà e di Battiato. È le canzoni che, proprio come la nostra società rappresentata nella nostra tavolata, parlano di cose serissime e di sciocchezze, esattamente con la stessa, serietà teatralità e passione.
Insomma, alla fine di tutto, Sanremo siamo noi. Tutti noi. Né più, né meno. E proprio per questo motivo, Sanremo è Sanremo, perché noi, noi italiani, siamo così… Santi, poeti e cantanti. O, in una sola parola, Sanremesi.
Cara Rai, non esiste soltanto Sanremo: non devi ignorare i grandi eventi del Sud. Trasmettere una manifestazione vuol dire promuovere il territorio che la ospita ma il Mezzogiorno viene sempre “oscurato”. PIETRO MASSIMO BUSETTA su Il Quotidiano del Sud l'8 Febbraio 2022.
Chiusa la bellissima kermesse di Sanremo, tante domande sorgono spontanee. Il prodotto confezionato è stato di grande livello artistico e commerciale. Ovviamente i mezzi a disposizione sono stati consistenti e l’organizzazione della Rai eccellente. Sono convinto peraltro che l’intera operazione della Rai, anche di fronte a cachet milionari, quali quelli che certamente avranno avuto Fiorello e Zanone, Ferilli e Maneskin, il risultato economico sarà stato positivo. Anche se il calcolo non è facile perché vi sono molti costi indiretti difficilmente imputabili.
Ma un grande evento come Sanremo ha anche dei ricavi importanti per il territorio che lo ospita, sia in termini di indotto per le attività commerciali, alberghi, ristoranti, sia come immagine propagandata per tutto il Paese. L’intera Liguria ne trae giovamento come attività turistica: gli spot trasmessi all’interno del festival hanno un enorme valore.
CONCENTRAZIONE AL NORD
A breve ci sarà il contesto europeo a Torino, che pur se non avrà l’eco di Sanremo, certamente sarà di rilievo. Infatti, poiché i Maneskin hanno vinto l’Eurovision Song Contest 2021 con il brano “Zitti e buoni”, la manifestazione quest’anno si svolgerà in Italia. Si è scelta Torino come sede e certamente sarà seguita in modo attento dalla Rai. Anche sull’Arena di Verona, sul Teatro alla Scala o sul Festival del Cinema di Venezia la Rai continua negli anni a puntare. E poi nel 2026 l’Olimpiade invernale Milano-Cortina, un richiamo dell’Expo del 2015, sarà certamente ben seguita.
La prima domanda che viene spontanea è come mai tutti questi eventi sono concentrati al Nord. Le risposte sono tante. Tra queste certamente l’esistenza di strutture importanti, quali palazzi dello sport che consentono eventi con migliaia di persone, la tradizione di alcuni spettacoli come quelli dell’Arena di Verona che, grazie anche alla posizione geografica vicina alla Germania, consente stagioni con grandi numeri. Per la Scala la storia che ne ha fatto uno dei teatri lirici più importanti del mondo. Per Sanremo una manifestazione ultrasettantenne che ha rappresentato la celebrazione della canzone italiana.
Ed è anche naturale che le realtà sviluppate hanno maggiori motivazioni per ospitare grandi eventi, così come eventi consolidati da lanciare.
Tutto condivisibile. Ma se la logica giusta è questa, l’Expo di Siviglia la Spagna avrebbe dovuto farla svolgere a Madrid o a Barcellona. La Louis Vuitton Cup certamente non a Valencia. Invece i grandi eventi, come il sostegno a eventi tradizionali, hanno proprio il senso di lanciare nuovi territori, di valorizzare aree marginali di un Paese, con lo scopo di infrastrutturare certi territori e, ad esempio, distribuire il turismo su più mete nel Paese, anche per evitare di dover mettere il numero chiuso in alcune destinazioni.
A maggior ragione quest’opera dovrebbe farla una Tv come la Rai che svolge servizio pubblico. La Rai non ha responsabilità nella scelta delle localizzazioni e quindi segue quelle che il governo nazionale, insieme al Coni, decide per le manifestazioni sportive.
LA PROMOZIONE
Per quanto attiene invece a manifestazioni di altro genere forse uno sforzo maggiore per sostenere quelle che avvengono nei territori più periferici potrebbe essere un modo per aiutare le realtà marginali a essere promosse.
Dalle rappresentazioni classiche di Siracusa, un must del mondo, al festival internazionale del folklore di Agrigento, in una valle incantata con i mandorli fioriti, al festival “La Notte della Taranta”, il più grande festival d’Italia e tra le più significative manifestazioni sulla cultura popolare in Europa, molte di queste manifestazioni potrebbero decollare e rilanciare i territori che le ospitano, rendendole eventi nazionali importanti.
Non dimentichiamo, per esempio, che quello che era un festival di grande identità, quello della canzone napoletana, è scomparso nel nulla malgrado una tradizione prestigiosa e certamente potrebbe essere ripreso.
Se lo sviluppo del Sud è un progetto prioritario per tutto il Paese non vi sono ambiti nei quali non vada considerata tale priorità. E in particolare tutte le aziende che sono partecipate dallo Stato, anche se quotate in Borsa, devono tener presente tale priorità. Così come Poste italiane non può abbandonare i villaggi periferici e l’Enel deve dare energia anche alle realtà dove non converrebbe portare l’elettricità, anche la Rai deve fare la sua parte.
Tale convinzione non è condivisa da tutti. Alcuni pensano che essendo alcune aziende quotate in Borsa debbano seguire solo le regole del mercato. Ovviamente questa posizione ha le sue ragioni, ma in tal caso non si capisce perché lo Stato dovrebbe mantenere quote importanti e impiegare risorse consistenti in queste società. Nel progetto di sviluppo del Sud molto possono fare certamente le Ferrovie dello Stato piuttosto che Fincantieri e mettere a regime il cantiere di Palermo può essere un obiettivo importante per aiutare a far crescere il tasso di occupazione che come si sa, al Sud è particolarmente basso.
Purtroppo ciò non avviene e, nel caso Rai, sembra che l’azienda sia finanziata solo dagli utenti del Nord, perché si ritrova particolarmente concentrata sulle realtà che stanno sopra Roma. Anche nell’individuazione dei commentatori ospiti dei talk show sembra che tutta la parte meridionale «non esprima altro che sfinimento» come diceva Ceronetti nel suo “Viaggio in Italia”.
IL RUOLO CHIAVE DELLA RAI
Un atteggiamento coloniale abbastanza diffuso ma che certamente una Tv pubblica non può consentirsi, soprattutto quando gli strumenti esistenti sono tali che la distanza dal centro di produzione diventa assolutamente irrilevante.
Per essere corretti e onesti bisogna anche dire che molte fiction, come quella di Montalbano e adesso Makari e la serie “Un posto al sole”, che continua la sua programmazione ormai decennale, sono ambientate al Sud promuovendone territorio e bellezze.
Ma in un Paese nel quale tutta l’informazione più importante ha sede e localizzazione nel Nord, a cominciare dai cosiddetti “giornaloni” fino alle Tv commerciali e generaliste, il ruolo della Rai diventa ancor più importante. Lo è stata nell’omologare il linguaggio in tutto il Paese, nella formazione con trasmissioni tipo “Non è mai troppo tardi”, lo è ancora oggi con la sua proposta di assetto sociale tipo, lo deve essere anche nel progetto di unificazione economica del Paese.
Gli spettacoli i festival, lo sport in tale opera possono contribuire in modo determinante, perché le esigenze sono quelle di fare in modo che anche le realtà periferiche meridionali vengano promosse.
Sanremo 2022, la donna che travolge Amadeus: "Pestata una cacca, hai scordato la morte dio mio padre". Libero Quotidiano il 07 febbraio 2022.
Nonostante la 72ª edizione del Festival di Sanremo sia stata un successo clamoroso, continuano a non mancare le polemiche. Stavolta ad attaccare direttamente Amadeus e gli organizzatori della kermesse è stata Mirna Casadei, che ha lamentato la mancanza di un omaggio a suo padre Raoul, l’autore di “Romagna mia” - considerato il “re del liscio” - che è scomparso lo scorso anno a causa del Covid.
“Ho seguito tutte le serate di Sanremo, come faccio ogni hanno - ha scritto Mirna Casadei - ma quest’anno aspettavo di sentire il suo nome, non dico una cover, non chiedo tanto, sarebbe bastato anche solo un applauso, un omaggio, una parola. Ad ogni puntata ero sempre più delusa, incredula e triste. Raoul è stato e sarà sempre un artista e un uomo amatissimo dalla gente, da tutta l’Italia, dagli italiani di tutte le regioni, delle città e dei più piccoli paesini, di tutti i ceti sociali, dagli italiani emigrati all’estero, dagli addetti ai lavori, dalla stampa, da tutti. Al di là dei gusti musicali. È una questione umana e culturale”.
Poi la figlia di Raoul Casadei ha chiamato direttamente in causa il direttore artistico e conduttore del Festival: “Mi dispiace, ma stavolta avete pesato una cacca, che non ha deluso solo me e probabilmente la mia famiglia, ma ha offeso gli italiani, legati alla loro terra, alle loro radici e alle tradizioni”.
Michele Merlo. Il Corriere della Sera l'8 febbraio 2022. C’è delusione tra i molti fan del cantautore bassanese Michele Merlo, in arte Miki Bird, che non è stato ricordato sul palco del Festival di Sanremo nonostante le richieste, inviate tanto al direttore artistico Amadeus quanto alla produzione. Ma le polemiche via social, sulle pagine Facebook dei fans, vengono smorzate sul nascere. «Se si voleva ricordare Michele il modo e lo spazio si trovavano, il punto è che nessuno lo ha voluto fare» scrive Giuliana, in uno dei non messaggi critici, qui verso cantanti e artisti sul palco. «Possiamo evitare le polemiche? A Michele i battibecchi non sono mai piaciuti», scrive Ana. «Ognuno ha vissuto il mancato omaggio a modo suo... Certe dinamiche della tv, dello spettacolo e della musica dimostrano di non cambiare mai», commenta Azzurra.
Le richieste ad Amadeus
I fan di Merlo, morto nel giugno scorso a Bologna, per emorragia cerebrale scaturita da leucemia fulminante, avevano chiesto ad Amadeus, con un post su Instagram, di «portare avanti il suo singolo inedito “Farfalle” e dedicare un piccolo spazio, anche di pochi secondi, al ricordo di Michele». Che aveva tentato di arrivare all’Ariston con «Mare» e «Non mi manchi più», senza essere selezionato. Serata dopo serata, le attese sono state disilluse. «C’è stata una grande mobilitazione. Tanti si aspettavano che Michele fosse ricordato ma io non tanto, infatti non hanno speso una parola», dice il papà dell’ex concorrente di «Amici» e «X Factor», sulla cui morte è in corso un’indagine per omicidio colposo in merito a condotte mediche. «Non lo ha ricordato come doveva la trasmissione Amici, dove Miki aveva fatto la storia della 16esima edizione, non me lo aspettavo da Sanremo», continua Domenico Merlo. Che precisa subito: «Non voglio fare polemiche, sarebbero sterili, non servirebbero. E poi Michele non lo avrebbe voluto».
«Costava poco farlo»
Nelle parole del genitore c’è comunque un fondo di amarezza, che traspare: «Costava poco farlo. Ci sarebbe stato anche qualche artista che poteva ricordarlo dal palco ma così non è stato. Non si è voluto; del resto mio figlio è morto a causa della malasanità, vittima di una tragica ingiustizia». Non manca una sottolineatura del titolo del brano portato dal vicentino Sangiovanni, quinto alla fine, sul palco dell’Ariston: «Farfalle», proprio come l’inedito del figlio che i fan avevano chiesto di far sentire a Sanremo. «Credo poco alla coincidenza del titolo con tutto il clamore che ha avuto “Farfalle” di Michele negli ultimi mesi – dice –. Era il brano che mio figlio aveva registrato a Modena nei suoi ultimi giorni di vita, che uscirà presto, con la sua voce appunto». Ci sono altri pezzi che il cantautore di Rosà non ha fatto in tempo a registrare. «Ci sono artisti già pronti a cantarli ma è uno dei progetti ai quali stiamo lavorando assieme a quello di un evento, vediamo cosa si concretizzerà».
Gianni Morandi, la rivelazione-choc: "Quando era in crisi...", nei suoi giorni bui lo sfregio al mattatore di Sanremo. Libero Quotidiano il 07 febbraio 2022.
Si parla ancora di Gianni Morandi, anche a Sanremo finito. A rompere il silenzio è Mimma Gasparri, importante discografica che dei vip della musica conosce ogni segreto. "Morandi resta la più bella voce italiana, mentre Blanco è il più bravo tra gli emergenti; tra i giovani, anche se non è al Festival, il migliore resta Ultimo e lo apprezzo per due ragioni: primo, è un artista sincero nelle sue composizioni; secondo, per lanciarsi, non si è mai appoggiato a Renato Zero nonostante lo conoscesse per ragioni famigliari", dice senza mezzi termini al Fatto Quotidiano.
Gasparri racconta che "Canzoni stonate l’ho scovata io e quel brano l’ha salvato". Stando alle sue parole, non si riusciva a trovare qualcuno che scrivesse per Morandi. "Si tiravano tutti indietro; lo stesso Lucio Dalla veniva da me e pensava di dovermi sollecitare: 'Mimma trova un repertorio per Gianni'. 'Mi dai una tua canzone?'. Macché. Erano tutti bravi a parole, e poi c’era De Gregori che era in causa con Gianni. Gianni incise un medley con dentro un minuto di un pezzo di Francesco che per questo lo ha portato in tribunale: 'I miei brani vanno cantati interi'".
A salvare il cantante arrivò poi Aldo Donati, ma per lui il successo non fu in discesa. Anzi, "nel 1968 era convinto di aver finito, mentre io lo vedevo come il crooner italiano; lui non ci credeva e ripeteva: 'Ormai ci sono i cantautori'".
Sanremo 2022, il vero vincitore del Festival è il FantaSanremo. Carlo Antini, Testi e musica le mie ascisse e ordinate, su Il Tempo il 06 febbraio 2022.
Flessioni già sono diventate già cult, testi modificati in diretta, papaline, zie Mara e scapezzolate, bonus e malus. Le parole d’ordine di Sanremo 2022 sono state queste. Il vero vincitore del Festival è il FantaSanremo. In tre anni il gioco nato per scherzo in un bar di Porto Sant’Elpidio (il «Bar Corva da Papalina») è diventato un fenomeno che ha coinvolto quasi tutti i cantanti in gara. Ai nastri di partenza 500mila squadre composte da 5 cantanti pagati con la moneta principe del Festival: il «baudo». Un sito e un’app dedicati e tanta voglia di guadagnare punti con un po’ di fiuto e tanta fortuna.
La mania si era diffusa già dalla prima serata. Tra l’incredulità generale. Il primo a rompere il ghiaccio è stato l’eterno ragazzo di Monghidoro, Gianni Morandi, che ha pronunciato per primo davanti ad Amadeus la fatidica parola «FantaSanremo». Da quel momento è stato un fiume in piena che in pochi capivano perfino tra gli addetti ai lavori. La stessa Mara Venier (il cui bonus regalava 20 punti) non ne era a conoscenza. «Quando ho sentito Aka 7even chiedere ad Amadeus il permesso di salutare la zia Mara ho pensato: però vedi, ha una zia che si chiama Mara. Poi ho cominciato a ricevere tantissimi messaggi. Mi hanno spiegato cos’era il FantaSanremo e l’ho trovato stupendo. Adoro questa cosa. Sono divertitissima. A questo punto, domenica 6 febbraio, nella puntata di “Domenica In” in onda da Sanremo, oltre al vincitore vero e proprio di Sanremo 2022, festeggeremo anche quello del FantaSanremo. E vi dico una cosa, anche io lancio un “bonus”, l’artista che accumula più “saluti alla zia Mara” vince un buono per un’ospitata a “Domenica In”».
Nel corso delle cinque serate, il FantaSanremo è diventato talmente ingombrante che alcuni hanno avanzato perfino dubbi sulla sua opportunità. «Ma perché un artista dovrebbe esclamare un “Ciao, zia Mara!” piuttosto che “Ciao, zio Pino!” durante l’esecuzione del brano? Francamente mi pare una stron****!», ha tuonato Morgan. Ma il gioco è stato difeso dallo stesso Amadeus che lo ha «benedetto» così: «Nessuno dei cantanti ha mai voluto mancare di rispetto al Festival. È un gioco che coinvolge tutti i 25 cantanti in gara e molti si divertono proprio perché sanno che io non so bene cosa stia accadendo. Non possiamo tenere il Festival chiuso in una scatola. A me qualche scatola piace romperla ogni tanto».
Chi non se le rompe le scatole sono gli inventori del gioco, Giacomo Piccinini e Nicolò «Papalina» Peroni, che parlano perfino della necessità del Var. «Morandi ci ha scritto in privato su Instagram: “Ho anche battuto il cinque ad Amadeus, datemi altri 15 punti”. E come possiamo non credere alla parola di Gianni?». Per ora al FantaSanremo non si vince nulla. «La gloria eterna», assicura Papalina. Tutto sommato mica male.
Giovanni Gagliardi per “la Repubblica” il 5 Febbraio 2022.
Non ha più voce Giacomo Piccinini. E i suoi "complici" del Fantasanremo sono più o meno nella stessa condizione, ma al settimo cielo. Il gioco che hanno inventato è il vero vincitore, con placet di Amadeus: «Nessuna mancanza di rispetto, non possiamo fare un festival chiuso in una scatola, sempre uguale a se stesso, mi piace quando certe scatole vengono rotte. È un gioco che coinvolge milioni di persone», ha detto il conduttore e direttore artistico sostenendo i cantanti che all'Ariston cercano di guadagnare bonus con piccoli blitz come il "saluto alla zia Mara" (Venier) o gridando "Papalina!".
Il gioco, infatti, è ispirato al Fantacalcio ma qui le regole sono folli, fra punti guadagnati o persi a seconda che un artista perda la dentiera, cada sul palco, si esibisca ubriaco, mostri un capezzolo oppure dica parole come, appunto, "Papalina". Per partecipare bisogna formare una squadra con 5 artisti, di cui uno capitano, acquistati con la moneta ufficiale: i Baudi.
Loro, gli amici del bar Papalina di Porto S. Elpidio in provincia di Fermo, fan della manifestazione e musicisti, se la godono: «L'anno prossimo vogliamo farlo in uno stadio, l'Ariston ci va stretto" dice Giacomo, fedele allo spirito goliardico che anima il gioco. I numeri gli danno ragione: il Fantasanremo, rispetto all'edizione 2021, ha decuplicato il numero di squadre, ora sono 500 mila, e coinvolge i cantanti «che stanno dando tanti punti - dice Giacomo - agli allenatori che li hanno schierati, anche perché aiuta a stemperare la tensione della gara».
Si tenta un bilancio parziale alla vigilia della quarta serata: «In testa c'è Emma Marrone con 235 punti, ha postato un video su Instagram dove finge di essere inseguita dai Carabinieri. Era un bonus messo per Orietta Berti, ma va bene così. Poi ci sono Highsnob e Hu con 225 punti, Sangiovanni 210, Michele Bravi 200, Aka7even 195».
Dargen D'Amico nella terza serata ha preso "un botto di punti", è sceso tra il pubblico, ha portato le fiamme con l'accendino sul palco, ha salutato Zia Mara. Il plauso degli organizzatori a lui e «a tutti quelli che si divertono a partecipare, come Yuman che ha fatto fare gli squat ad Amadeus e ha guadagnato 30 punti». Più hard il capitolo "scapezzolate". Giacomo precisa: «Quelle di Irama, nel corso della prima serata, erano "scapezzolate" perché il suo outfit era bucato e i capezzoli uscivano, mentre quelle di Blanco no, perché il vestito era trasparente e il vedo- non-vedo non vale».
Insomma, un regolamento severo «e a prova di anatomia: ci siamo messi a tavolino, abbiamo guardato le immagini ed emesso il verdetto». Ora i ragazzi pensano al futuro e hanno già altri progetti: "Il Fantasanremo dell'anno prossimo, se sopravviremo a quello di quest' anno - dice Giacomo - sarà molto meno invasivo e soprattutto dipenderà molto di più dalla casualità e meno dalla volontà dei cantanti. Così tutto diventerà più inaspettato e non sarà possibile, agli artisti, influenzare così tanto il punteggio».
«Il FantaSanremo è nato nel mio bar. Papalina? È il nome di un pesce». Benedetta Moro il 6 Febbraio 2022 su Il Corriere della Sera.
Papalina l’hanno pronunciata tutti sul palco dell’Ariston e fuori dal teatro. Perfino il giornalista sportivo Pierluigi Pardo durante il derby del Milan, che con Sanremo non c’entrava nulla. Amadeus guardava esterrefatto mentre i cantanti dicevano quel nome, ma alla fine ci è cascato pure lui nel circo del FantaSanremo: il gioco che simula il Fantacalcio, nato al bar Corva di Porto Sant’Elpidio, un paesino di 3.500 abitanti nella provincia di Fermo, nelle Marche, dove ora chiunque passi davanti vuole farsi il selfie. Un selfie perché sono fieri di conoscere «il Papalina», come viene chiamato il titolare del locale. Nicolò Peroni, 34 anni, da lunedì scorso ha chiuso apposta il bar per trasformarlo nella base della Federazione italiana FantaSanremo (Fif) e venerdì è andato in missione a Sanremo per partecipare questo pomeriggio a Domenica In. Lo ha invitato «zia Mara» (Mara Venier), altra parola iper inflazionata, equivalente a un bonus di 20 punti (Papalina ne vale 50) previsto dal regolamento e che durante questo festival serviva per vincere il FantaSanremo: quello che è diventato a tutti gli effetti il Festival parallelo, il cui vincitore è stato annunciato domenica sera.
La storia nella storia
Ma Nicolò Peroni mica poteva immaginare che il suo soprannome avrebbe fatto storia. Anche se una storia questo soprannome ce l’ha. «Mio papà – racconta – faceva il venditore ambulante di pesce e vendeva anche la papalina, che dalle nostre parti è il pesce ghiaccio. Lo chiamavano per questo Papalina. Purtroppo l’anno scorso se n’è andato e quindi il nomignolo è passato a me». Ed è il 2019 quando Papalina e alcuni suoi amici s’inventano il FantaSanremo per gioco, mentre guardavano Sanremo al bar. «Ci siamo improvvisati organizzando 47 squadre, tutte composte da affezionati al bar. Abbiamo messo 3 euro a testa per comprare salami e bibite. E l’anno successivo abbiamo affittato il teatro del nostro paese. Si sono formate 47mila squadre». Che sono diventate 500mila quest’anno. « Abbiamo fatto anche il sito, pubblicizzato al massimo. Siamo riusciti a spostare gli algoritmi di Sanremo, non so se ce ne rendiamo conto. Ma la cosa che mi colpisce ancora di più è un’altra». Quale? «Che il FantaSanremo è la rivincita delle donne sugli uomini e sul Fantacalcio: la partecipazione è per il 70% femminile».
Il pubblico giovane di Sanremo
Donne e anche giovani. Lo hanno detto anche domenica mattina alla conferenza stampa di Sanremo. E nei giorni scorsi con i dati dello share: « Il pubblico giovane quest’anno ha seguito moltissimo il festival. E forse è anche merito un po’ nostro», dice Nicolò, «perché tantissimi coetanei mi hanno scritto che partecipavano a questo gioco non avendo mai visto prima Sanremo». Sul dopo non sa che cosa succederà il giovane marchigiano, che a casa ha lasciato la moglie e la figlia di 3 anni. «Siamo storditi, ora siamo a Domenica In, domani andiamo a Roma ospiti di un altro programma — dice —, il telefono squilla 12mila volte al giorno, però siamo felici, soprattutto dopo due anni terribili. È la rivincita dopo due anni brutti, di pandemia e anche dopo la morte del mio papà».
Emma vince il FantaSanremo
Le classifiche del FantaSanremo (con Sky Wifi) sono state elaborate da un team di una decina di persone, che in parte ha inventato questo gioco e si è occupato di creare i meme e seguire i social. Il gruppo è stato impegnato per tutto il weekend a calcolare i punteggi, riguardando l’ultima serata per tre volte a caccia di tutti i dettagli, ascoltando le battute dei cantanti e pure osservando il loro vestiario. L’artista che ha guadagnato 525 punti ed è quindi risultato il vincitore del FantaSanremo è la cantante Emma (che ha subito fatto un post su Instagram). Ha partecipato alla diretta in cui sono stati annunciati gli esiti, visibili sul sito fantasanremo.com (per chi ha partecipato al gioco). La 37enne diventata famosa con il talent Amici ha anche chiarito l’episodio dell l’inseguimento dei Carabinieri avvenuto nella cittadina ligure durante la kermesse (che valeva pure 50 punti dopo l’episodio simile di Orietta Berti dell’anno scorso): «Mi hanno inseguita, ero l’unica che circolava per Sanremo, ma poi mi hanno lasciato andare». A seguire Dargen D’Amico (395 punti), che aveva addirittura cambiato il testo della sua canzone «Dove si balla» pur di citare zia Mara. Sul podio c’è anche Tananai (365 punti), che a Sanremo è arrivato invece ultimo. Al quarto posto Elisa con 360 punti. Pari merito, al quinto posto, con 350 punti, Highsnob e Hu assieme Sangiovanni.
Dopofestival. Il FantaSanremo, gli intellettuali cinquantenni e la catastrofe inevitabile. Guia Soncini su L'Inkiesta il 7 Febbraio 2022.
Amadeus, gli umoristi romani, Drusilla Foer, Checco Zalone, Sabrina Ferilli e io, tutti rovinati dall’avere un pubblico che non capisce un cazzo di niente (fatto di gente della nostra età che non ha mai capito un cazzo di niente) e dal doverlo assecondare giacché da esso dipende il nostro sostentamento.
Ho capito che la stupidità umana era inarginabile qualche giorno prima del festival, quando un ultracinquantenne di buone letture (leggere non serve a niente, neanche a capire quel che si legge) mi ha parlato con sovreccitazione del FantaSanremo. Compri i cantanti con una valuta che si chiama “baudi”, puntesclamativo. Se il cantante che hai scelto si presenta scalzo perdi punti, se ringrazia l’orchestra ne guadagni. Ah, è un premio alle buone maniere? No, non si vince niente.
Ho pensato che solo i maschi potevano scaldarsi per una simile stronzata, poi il palco di Sanremo ha iniziato a popolarsi di gente che diceva «papalina» o faceva flessioni (se – beati voi – ne siete ignari: due cose che facevano prendere punti), e mi è venuto il dubbio che la catastrofe fosse inevitabile.
Il secondo giorno di festival, un’ultraquarantenne mi ha chiesto come facessi a non esaltarmi per la democraticità del FantaSanremo. Sapevo che me ne sarei pentita quanto Gassman si pentiva d’essersi voltato quando Aldo Fabrizi gli urlava «Sei democratico? E allora m’hai da fa’ parla’», eppure ho domandato di che cosa stesse parlando. La signora mi ha spiegato che il FantaSanremo era la rivalsa del popolo, per la gioia e la vittoria del quale l’élite sul palco faceva cose ridicole.
Ah, le parlamentarie. Ho borbottato «ma che v’aveva fatto di male il Novecento con la sua comunicazione verticale», e la signora ha risposto «ci faceva cagare», ed è stato lì che ho avuto la millesima conferma che il problema non sono i ventenni: il problema sono i miei coevi smaniosi, che non puoi neanche sperare che crescano e gli passi la scemenza. Il problema è il voler piacere a tutti, la comunicazione orizzontale, la democrazia partecipativa (Aldo Fabrizi l’aveva capito prima).
E quindi, quando ieri, alla conferenza stampa conclusiva di Sanremo, una giornalista ha chiesto se il grande successo per il pubblico giovane dipendesse dal FantaSanremo, e Amadeus ha risposto manifestando entusiasmo per il più fesso dei giochini, ho capito che siamo rovinati.
Tutti: io, Amadeus, gli umoristi romani, Drusilla Foer, Checco Zalone, Sabrina Ferilli. Tutti rovinati dall’avere un pubblico che non capisce un cazzo di niente, e dal doverlo assecondare giacché da esso dipende il nostro sostentamento.
Zalone, va detto, è un privilegiato. Ha il dono di venire equivocato soprattutto dai detrattori. Una fortuna impagabile, invidiatissima da chi ha ogni giorno modo di verificare che i propri odiatori sono meno fessi dei propri amatori.
Quando è arrivato Zalone, primo equivoco della settimana sanremese, ci siamo illusi che il non capire un accidente fosse una simulazione, una manovra dialettica: non sanno su cosa attaccarlo, e fingono di non capire l’ovvio.
Sarebbe stata la perfetta spiegazione del come diavolo un’intellettuale, una nelle classifiche della saggistica, una che dovrebbe essere in grado di distinguere il cazzo dall’equinozio (questo è il traduttore di “Cent’anni di solitudine”, quindi non potete conteggiarmelo in quota volgarità), del come diavolo una militante con uso di subordinate avesse criticato il rap di “Poco ricco” accusandolo di infierire sui migranti: «Sai ci penso quando attracco con il mio caicco, quando scendo do la mancia allo sceicco». Il caicco chiara allusione alle navi dei profughi, se non sono caicchi son caravelle. Accusandolo di infierire sui poveri («poco ricco» lo dice lui, d’altra parte). Di non saper fare satira, quella cosa che infierisce sui potenti, «Presente Fantozzi? Ecco». L’ha scritto davvero. Non può non aver mai visto Fantozzi, dai. Non può neanche averlo visto e aver pensato che non se la prendesse con gli impiegati. È un trucco dialettico, su.
(A margine: perché “Poco ricco” non sta più né sull’Instagram di Zalone né tra le clip sanremesi su Raiplay? È per costringerci a rivedere tutta la seconda serata per risentirlo – è intorno a un’ora e mezza, mi sono sacrificata io per voi – o perché sta per uscire il disco?).
E invece non era un trucco dialettico da detrattori.
E invece poi sono arrivati quelli che non capivano niente ma tifavano a favore, mica contro.
Quelli che tifavano Drusilla riportando distorto uno scambio di battute con Iva Zanicchi. Erano intellettualmente disonesti? Macché: quasi tutti allegavano il video, acciocché potessimo verificare che il dialogo che avevano trascritto non era avvenuto in quei termini. Ho iniziato a pensare a una truffa ai danni dello Stato: stavano cercando di dimostrarsi sordi per scroccare una pensione d’invalidità?
Quelli che tifavano Ferilli contro i monologhi dolenti, avendo fino alla sera prima applaudito fino a spellarsi le mani i monologhi dolenti; quelli che tifavano Ferilli che diceva di voler stare su quel palco solo per i suoi talenti, avendo fino alla sera prima invocato che su quel palco ci si stesse in nome della propria etnia o della propria disabilità.
Nel frattempo un umorista romano scriveva, della Ferilli, «questo dialetto che usa, voi lo capite?», e io avrei voluto gongolare per la mia egemonia (sono passati tre mesi dall’affaire Zerocalcare, la permalosità dei romani è a lunga conservazione), ma ero impegnata a contare quanti, nel suo pubblico, non capissero il secondo livello di lettura, e lo accusassero di – come osi – criticare la parlata romana.
L’ho sentito vicino: anche i miei tifosi non capiscono mai niente di quel che scrivo, e meno capiscono più tifano, e meno capiscono più io mi dispero. Tra le maledizioni che ci hanno lanciato sulla culla, non avevamo tenuto nel dovuto conto «ti guadagnerai da vivere con le parole in un’epoca in cui nessuno capisce quel che sente, che legge, che vede».
Quando ieri mi hanno riportato l’impermalimento di tifosi illetterati per una certa mia frase sul mettercisi in sei per scrivere una canzone con un testo scarso, nel Paese in cui Lucio Dalla scriveva “Com’è profondo il mare” da solo, ho pensato che è una vita difficilissima.
Quella di chi s’impermalisce perché «tu a me che ascolto musica di merda non me lo dici capitoooo», certo. Ma anche quella di chi rimarca che i parolieri d’oggidì sono perlopiù analfabeti (uno sabato sera voleva dire ad Amadeus che avrebbe successivamente preso coscienza di tante cose; ha detto: «Tante cose che prenderanno coscienza») e viene accusata d’essere una nostalgica.
Ho in effetti moltissima nostalgia di quando, usciti dalle elementari, si sapeva distinguere tra soggetto e complemento. Anche se ho il sospetto che sia nostalgia di quelle quattro persone alfabetizzate che mi circondavano da piccola. Ho il sospetto che già a quei tempi, fuori dalle pareti di casa mia, ci fosse un pieno di parolieri analfabeti, lettori senza comprensione del testo, ascoltatori di sketch televisivi che non sanno riconoscere chi abbia detto una battuta (figuriamoci se sanno capire chi ne sia il bersaglio). Gente della mia età.
Che poi è cresciuta, e s’è entusiasmata per il FantaSanremo.
Marco Zonetti vigilanzatv.it il 9 febbraio 2022.
Grande successo del Festival di Sanremo 2022, la cui finale ha ottenuto 13.380.000 spettatori con il 65% di share, mentre la media delle cinque serate non era risultata così alta fin dal 1997.
Dopo essere stato immortalato in prima fila all'Ariston, l'Ad Rai Carlo Fuortes è comparso - per la prima volta dalla sua nomina avvenuta nel luglio 2021 - in conferenza stampa per omaggiare il successo della kermesse, tessendo le lodi di Amadeus e avanzando scherzosamente la proposta di sostituire il cavallo morente simbolo della sede di Viale Mazzini con una statua equestre del conduttore. "Se fosse ancora vivo Francesco Messina, gli avremmo chiesto una nuova statua".
Il grande successo dell'edizione 2022 è stato sottolineato anche dal Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Iv) che ha tuttavia puntualizzato su Twitter: "Onestà intellettuale impone che si ricordi che la decisione di affidargli il Festival si deve alla ex direttrice di Rai1 Teresa De Santis, sebbene io l'abbia criticata su alcune scelte".
L'On. Anzaldi allude al fatto che De Santis, durante il suo incarico, si impuntò per assegnare il timone dell'edizione 2020 ad Amadeus, osteggiata dall'ex Ad Fabrizio Salini, che invece avrebbe voluto Alessandro Cattelan, in seguito artefice del flop di Da Grande. Infine prevalse la linea dell'allora direttrice e le redini della kermesse furono affidate al conduttore dei Soliti Ignoti ma Teresa De Santis, tuttavia, non potè godersi i meriti della sua scelta. Il 14 gennaio 2020, infatti, a poco più di due settimane dall'inizio del Festival, fu sostituita alla direzione di Rai1 con Stefano Coletta.
Magari sarebbe opportuno - ma anche soltanto educato - che quest'ultimo, anche solo una volta, ringraziasse la lungimiranza di chi l'ha preceduto... E visto che adesso la Rai parla tanto di inclusività e di pari opportunità, addirittura di no women no panel, è lecito ricordare che defenestrare senza pietà nell'indifferenza generale (e, a conti fatti, senza validi motivi...) la prima donna alla direzione di Rai1 sia stata - concedeteci il termine - un'autentica "porcata".
Da liberoquotidiano.it il 9 febbraio 2022.
"Sanremo? Quando lo facevo io avevamo contro la guerra civile, ora è tutto più facile". La punzecchiatura nei confronti di Amadeus arriva da Paolo Bonolis, anche lui direttore artistico della kermesse negli anni scorsi. Il conduttore di Canale 5 si è lasciato andare a queste dichiarazioni durante Facciamo finta che, la trasmissione condotta da Maurizio Costanzo e Carlotta Quadri su R101.
In molti ci hanno visto una vera e propria frecciatina contro Amadeus, che negli ultimi tre anni ha riscosso un grande successo, portando gli ascolti a livelli altissimi. Quando Costanzo gli ha chiesto: "Che memoria hai dei tuoi Sanremo?", lui ha risposto: "Piacevolissimi. Erano Sanremo nei quali bisognava darci dentro per organizzarli, per creare qualcosa di veramente nuovo, spettacolare, perché avevamo contro tutto. Nel 2005 e nel 2009 avevamo contro la guerra civile perché tutti i programmi migliori di Mediaset erano accesi".
La strada per Amadeus, insomma, sarebbe stata più facile. Bonolis poi ha proseguito: "Le cose ora sono cambiate, sono contento per loro perché la strada è più semplice, però bisogna impegnarsi meno ora a farlo. Ora non c'è proprio programmazione contro e quindi diventa un po' più facile, per quanto poi la cosa devi farla bene, hanno saputo farla bene tutti, ci mancherebbe altro, però non c'è più quella tigna che ci vuole per trovare qualcosa che possa sconfiggere anche le velleità dell'avversario".
Quirino Conti per Dagospia il 12 febbraio 2022.
Mentre l’intero pianeta recita come un mantra o un benefico scioglilingua antipandemico “Wilderness, rewilding, wrongness…” preparandosi ad affrontare nuovi (ma non del tutto inattesi) demoni chiamati Decrescita, Sostenibilità, Capitalismo Ecologico, Ecofuturo ecc., la Moda nella sua transizione liquida ingrassa i suoi portafogli più pingui con vendite record per i due massimi gruppi francesi del lusso (Kering, con i marchi Gucci, Balenciaga, Yves Saint Laurent, Alexander McQueen e Bottega Veneta; e LVMH, con Dior, Fendi, Louis Vuitton, Celine, Loewe, Givenchy, Marc Jacobs tra gli altri).
Dalle più recenti analisi parrebbe infatti che il settore, incurante della crisi – anzi, proprio grazie a questa –, continui a crescere esponenzialmente. Vini pregiati, gioielli e, soprattutto, borse e orologi restano in cima alla lista dei desideri dei più ricchi Epuloni.
E gli abiti? “E chi li compra più! Ormai servono solo per la notte degli Oscar, i festival del Cinema, o tutt’al più Sanremo. Ma non è Moda quella, piuttosto la sua caricatura. Un’orgia, un baccanale!” sibilava una vecchia volpe dell’ambiente scorrendo le pasticciatissime immagini del Festival appena concluso.
Tant’è che un rovente fremito di concupiscenza sembra abbia infuocato quelle serate di protettiva auto-segregazione: regalando consensi televisivi da record non certo per adesioni frutto di libera determinazione, quanto piuttosto perché procacciate dal venefico virus.
Pressoché tutti immobilizzati per astenia e pronti a sorbirsi (persino con consensi da destra) il nuovo corso “socratico-platonico” imbastito dall’onnipresente, ineffabile Coletta: lui il vero Ganimede della nuova estetica televisiva.
Dunque, tanto per cominciare, freschi fanciullini canterini imbanditi come innocenti Giacinto. E, per contrasto, innocue fanciulle ridotte a disperate probande in sciatti paludamenti elaborati contro ogni bollore (perché, nonostante vertiginose scolature e spacchi un po’ ovunque, il cuore del momento purtroppo non è più il loro).
Il centro dell'attimo fuggente è, infatti, nella secretata notizia che, dopo averlo forgiato come un mistico taoista, Riccardo Tisci costituirebbe con l’imbronciato Mahmood il primo sodalizio sentimental-canoro-stilistico della storia del Festival.
Insomma, un felice legame pubblico e privato tra il maestro di ogni eleganza Burberry e il suo ombroso modello. Mentre intorno si agitava una masnada di giovani, avventurosi Antinoo intercambiabili, stracarichi di fronzoli e vezzi.
Tra i molti torsoloni in pigiamini super-ricamati con ogni genere di fantasia, conciati a quel modo chissà da chi e perché, un ferramenta che esponeva tutto il suo campionario di catene e catenelle, e un loquace infiorettato, pettinato come la indimenticata Orsomando.
Comunque, l'assunto del programma non era stupire (roba vecchia, quella), piuttosto confermare che Maschilità e Stile sono finalmente la vera, lussuosa e redditizia novità del tempo. Giovani efebi sfiatati pazzi per uno smanicato.
Come nella Londra elisabettiana o, sotto lo sfrenato impulso di Monsieur, il fratello del Re Sole, a Versailles (e in entrambi i casi fu necessario intervenire per frenare una effeminatezza che faceva perdere guerre di terra, di mare e di letto).
Ma un simile palcoscenico, finalmente scostumato, se la suonava e se la cantava per un archeologico parterre conciato, come per dispetto, all’opposto. Mentre “l’eterno immusonito” (alias Achille Lauro-Rimbaud) questa volta aveva scelto per sé gestuali massaggi inguinali (meglio solo, si sarà detto, che male accompagnato) invece delle precedenti monumentalità vestimentarie. Per poi pentirsi in un outfit di ispirazione Giovannea (il Battista, appunto), in pelle nera.
E le cosiddette co-conduttrici? Per il nuovo corso, senza possibilità d'uso. E abbandonate a bestemmiare dietro le quinte. Mentre la nuova maschilità televisiva si consentiva trasparenze e velature come solo l’impudica Salomè della celebre danza; e depilazioni scarnificanti; e make-up e smalti e tattoo per completare il belvedere.
Rare le minigonne. Piuttosto tristi su qualche impenitente. In un caso, poi, un vero disastro ortopedico. Quindi, un po’ per tutti, la novità di décolleté bene in vista: comunque infiocchettati, tra teschi e disegni etnici (ma anche patetiche chiazze rossastre a causa di rasature affrettate e mal riuscite).
Insomma, la prima rete Rai, l'Ammiraglia, da sempre nel cuore del Centro e persino del Vaticano, finalmente svela il suo nuovo palinsesto: donne per il potere, maschi per il piacere. E superato l’antico Sanremo, c’è già chi sogna un bel Festival di San Sebastiano, il vero, ambiguo protettore del nuovo corso televisivo.
Da il sussidiario.net il 13 febbraio 2022.
Vittorio Sgarbi torna a Dedicato e finisce per seminare polemiche parlando del Festival di Sanremo 2022 e di alcuni dei protagonisti. «Drusilla Foer è il vero Achille Lauro». Fin qui niente di male, ma poi arriva ad attribuire la “nascita” a Nunzia De Girolamo, dimenticando che Drusilla Foer aveva ottenuto notorietà su YouTube e che, prima di partecipare a ‘Ciao Maschio’, era approdata in tv nel 2012 a ‘The Show Must Go Off’ di Serena Dandini e aveva partecipato nel 2017 a StraFactor e nel 2018 a CR4 – La Repubblica delle Donne. Ma il “meglio” deve ancora arrivare: «È un personaggio riuscito, è una versione più elegante e meno sciatta dal punto di vista dell’immagine di Platinette».
A proposito, invece, di Achille Lauro: «Lui è formidabile e divertente come performer, ma non si capisce perché debba andare nudo e tatuato a Sanremo. Fa il personaggio, ma se sei a Sanremo devi cantare».
Ecco, a Vittorio Sgarbi non è andata giù «tutta questa gente nuda. Quello che ha vinto, che mi pare sia eterosessuale, era vestito di pizzo, forse perché voleva dialogare con Saviano». Il riferimento probabilmente a Blanco. Si va avanti tra le risate dei presenti, a partire dalla conduttrice Serena Autieri: «Incredibile che a Sanremo l’unica donna fosse un uomo. C’era un’altra donna, Iva Zanicchi, che ha fatto una canzone normale rivolta ad un uomo, ma è un’altra generazione», ha proseguito Vittorio Sgarbi. In questo caso deve aver dimenticato Ornella Muti, Lorena Cesarini, Maria Chiara Giannetta e Sabrina Ferilli…
«C’era uno, tutto vestito male, che cantava La bambola essendo un uomo», ha aggiunto Vittorio Sgarbi a Dedicato. Il riferimento è a Dargen D’Amico. Ma ne ha anche per Michele Bravi: «Poi c’era quell’altro, che cantava la canzone di Battisti, che si chiama Bravi, tutto femmina». Reazione? Risate. Poi Serena Autieri prova a intervenire, ma la pezza è peggio del buco: «Non si può dire… Adesso i cantanti hanno un po’ questo modo di vestirsi in maniera stravagante». Il concetto è stato ribadito anche in seguito e per fortuna Serena Autieri dà cenni di rinsavimento: «Non c’è niente di male», ha detto infatti quando Vittorio Sgarbi ha rilanciato «Michele Bravi molto elegante, tutto femmina».
Ha gradito invece l’eleganza di Noemi, paragonata alla Venere di Botticelli e apprezzata anche perché «non c’è quella volontà di dover scandalizzare, ma una naturale eleganza». Pur riconoscendo la bravura di Blanco e Mahmood (pensate un po’, ndr), Vittorio Sgarbi guardando un frame della loro esibizione al Festival di Sanremo ha pensato di citare L’urlo di Munch.
«Questi due che cercano di baciarsi vanamente. Non capisco perché due che vanno a cantare devono stringersi, toccarsi… canta e basta». Infine, su Jovanotti ha rivelato: «Ho una naturale antipatia perché ha scritto una canzone contro di me nel 1992 perché gli stavo sulle scatole, ma quel dialogo con Morandi era molto riuscito e aveva eleganza».
Da open.online il 14 febbraio 2022.
Il parlamentare e critico d’arte Vittorio Sgarbi, ospite nella trasmissione Dedicato su Rai 1, ha dato il suo parere sull’esibizione di Michele Bravi al Festival di Sanremo. In studio si stava discutendo sull’interpretazione di Battisti che il cantante 27enne ha fatto nella serata cover. Sgarbi, per descriverlo, ha usato l’espressione «tutto femmina». Il discorso, nel corso della trasmissione, sembra vertere sul fatto che esisterebbe un «clima» in Italia per cui la fluidità di genere possa essere trattata alla stregua di una moda. Il parlamentare, in un video diventato virale su internet, dice esattamente queste parole: «C’era quell’altro che cantava una canzone di Battisti, che si chiama Bravi, tutto femmina. E cantava rivolgendosi a una donna come se fosse un maschio. La canzone è fatta da Battisti per una donna e lui era un uomo e la declinava al maschile».
Vista la diffusione della clip, Bravi ha deciso di rispondere – senza citarlo – al critico d’arte: «Non amo dare spazio o voce a persone che ignorano la bellezza della libertà di espressione individuale, né tantomeno demonizzare una risata imbarazzata dovuta all’imprevisto di una diretta. Non farò nomi e vi invito a non andare a scavare». E aggiunge: «Colgo però lo spunto, visto che da ieri mi state mandando un video di una trasmissione dove accusa la mia eccessiva femminilità, per dire che sono orgoglioso di dare voce a un approccio non giudicante dell’individualità.
Non smetterò mai di dire con la mia musica “siate completamente voi stessi”. Questa non è una lotta che riguarda la comunità Lgbtqi+ ma ha a che fare con la possibilità di tutti di raccontare al mondo i propri colori». E conclude: «È un segno di civiltà rispettare e accettare opinioni diverse dalla propria, ma è un peccato lasciare che giudizi medievali limitino la vostra creatività. Siate creativi sempre».
Maria Volpe per corriere.it il 14 febbraio 2022.
Drusilla Foer, il personaggio creato da Gianluca Gori , è tornata in tv dopo Sanremo e ha rilasciato un’intervista domenica pomeriggio a Silvia Toffanin durante «Verissimo», su Canale 5. Come sempre garbata e raffinata, Foer è stata se stessa rispondendo a tutte le domande della conduttrice. Una su tutte, è diventata il momento più commovente dell’intervista. Toffanin ha chiesto «Il tuo vero cognome è Foer? E da dove viene questo cognome?».
Un attimo di pausa poi Drusilla risponde: «È la prima volta che mi fanno questa domanda. Foer è il cognome del mio ultimo marito . Mi sento ancora sposa di Hervé Foer». Spiega ancora l’attrice: «Il mio cognome non è di famiglia, in effetti di Foer a Siena non ce n’è, il mio cognome da nubile è Gori, Foer è il cognome del mio ultimo marito, Hans de Foer ho tolto il “de” perché mi dicono già che sono nobile. Lui appartiene al ramo belga della famiglia Dufour, quella delle caramelle, io sono tuttora madame Foer anche se lui non c’è più. Ci siamo conosciuti a New York e poi abbiamo vissuto a Bruxelles, un periodo bellissimo».
Il lutto
Un periodo bellissimo che purtroppo si spezza prima del previsto. «Hervé è venuto a mancare — il mio concetto di amore, ma soprattutto si è evoluto il suo rapporto con la morte. Quando muore qualcuno io tendo a rafforzare tutto, ho uno strano rapporto con la morte». Una Drusilla inedita dunque che forse per la prima volta ha lasciato spazio alle sue fragilità, dimenticando l’ironia e il sarcasmo che la contraddistingue.
Amore unico e irripetibile
Toffanin le ha poi chiesto se dopo Hervé ci fosse stato un altro uomo, Drusilla replica: «Dopo un amore potente in tarda età, fatto di condivisione e partecipazione e sentimento bisogna portare rispetto, eppure se mi corteggiano con insistenza e garbo scatta l’occhiolino. Ho conosciuto un signore e abbiamo condiviso questa assenza dei proprio amati». Infine alla domanda «Come risponde a chi dice che dietro una grande donna c’è un grande uomo?»
Drusilla risponde: «Dietro una persona c’è un grande uomo e grande donna, ovvero la nostra parte maschile e la nostra parte femminile». E il finale non lascia spazio a interpretazioni, rivelando la profondità dei sentimenti di questo personaggio così tanto amato dopo il successo del Festival di Sanremo: «Qualunque grande amore merita rispetto. Io sarò per sempre madame Foer».
«Non sono la regina dei salotti»
L’intervista era cominciata all’insegna invece dell’ironia. Drusilla si definisce un «personaggio, una signora agée , stupita delle cose della vita. Sono contenta quando sento lo stupore delle cose, questo è il sentimento che mi fa essere in vita. Quando smetterò di emozionarmi non potrò piu definirmi viva».
L’attrice confessa che «gioisce di affetto per la comprensione e l’ascolto di tante persone disposte ad accoglierla e questo è un valore. E spero sia un valore per questa società dove parole come gentile ed educato sembrano essere smarrite». Chiarisce e confessa che non ama affatto essere definita «regina dei salotti» poiché a lei dei salotti «non frega niente. Io adoro la cucina vero luogo autentico».
Don Parade. Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera il 21 Febbraio 2022.
Un prete canta i successi dell’ultimo Sanremo durante la Messa, viene rilanciato da Gianni Morandi sui social e ottiene il suo quarto d’ora di celebrità televisiva: si chiama pure don Matteo. Niente di male né di grave, intendiamoci. Anzi, ha persino strappato un sorriso quando si è inerpicato sulle note per intonare dal pulpito « brividi, brividii, brividii», attribuendoli a un dialogo immaginario tra San Pietro e San Remo (che tra l’altro non esiste) su cui Fiorello potrebbe campare per anni. Niente di grave, ripeto. Ma è sulla motivazione del prete canterino che avrei qualcosa da eccepire, là dove afferma di averlo fatto per avvicinarsi ai giovani. È la frase più conservatrice che si possa sentire, nel senso che mi risuona falsa nelle orecchie fin da quando «i giovani» ero io. Da Bach a Mozart, un tempo erano i musicisti che componevano per i preti, non i preti che scimmiottavano i musicisti. La Chiesa si limitava a fornire la materia prima: il senso del sacro, quello di cui i ragazzi hanno più fame, e basta affacciarsi a un qualsiasi convegno ad argomento spirituale per trovarli nelle prime file. Ma davvero qualcuno crede che lo svuotamento delle chiese dipenda dalla musica d’organo e non piuttosto dall’evanescenza di certe omelie? Al di là del concertino di don Matteo, non so quanto sia giusta questa idea che, per piacere ai giovani, si debba fare qualcosa che i giovani fanno meglio degli adulti, anziché qualcosa che loro non sanno fare e si aspettano proprio dagli adulti. Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. . Chi non è ancora abbonato , e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.
Da rollingstone.it il 21 Febbraio 2022.
È virale il video che vede protagonista un parroco, Don Matteo, che celebra messa presso la basilica di San Giovanni a Lonato del Garda in provincia di Brescia. Domenica 6 febbraio i fedeli hanno assistito a una messa canterina: Don Matteo ha intonato una parte del brano che ha vinto Sanremo prima di darne la sua personale lettura.
«Ti vorrei amare ma sbaglio sempre. E mi vengono i brividi. Chissà cosa pensava San Pietro, quando ha incontrato Gesù. È bella la vita di Pietro, che assomiglia alla nostra». E ancora: «Siamo fragili, e cadiamo. Ma c’è quel brivido che ci riporta a lui. È il brivido del primo gesto, con il quale da lui ci siamo sentiti amati»
Ma Don Matteo non si è fermato al successo della canzone di Mahmood e Blanco. Nel video, poco dopo, intona O forse sei tu di Elisa, seguita dalla canzone di Gianni Morandi, Apri tutte le porte. «Fai entrare il sole, fai entrare Gesù». Festival di Sanremo, ma a questo punto pure di San Pietro. Amen.
Lucia Landoni per “la Repubblica” il 21 Febbraio 2022.
(...) Don Matteo, la sua interpretazione di "Brividi" in chiesa le ha procurato critiche?
"Tutti hanno capito il messaggio che volevo lanciare, ovvero che la musica può aiutarci a comprendere la parola di Dio. Ho accostato l'attualità al Vangelo, proprio come faceva Gesù quando trasformava in parabole episodi di vita quotidiana. Ho ricevuto complimenti da tutta Italia. Le critiche, anche feroci, sono arrivate quando ho parlato sui social di un altro cantante".
Ovvero?
"Achille Lauro. Dopo aver visto il suo finto battesimo sul palco dell'Ariston ho scritto un post in cui spiegavo che non condivido il suo gesto, ma che l'ho usato come spunto di riflessione. Noi cristiani dobbiamo ripensare il nostro modo di vivere la fede, concentrandoci sulla sua bellezza anziché attaccare chi la pensa diversamente. Ecco: per questo mi hanno scritto di tutto, compreso che dovrei restituire il collarino perché non sono degno di essere un prete".
Cita Mahmood nelle prediche e utilizza Achille Lauro come spunto per riflessioni teologiche. Possiamo dedurne che ha seguito con grande attenzione il Festival.
"Sì, da sempre. La musica è vita e in passato mi è capitato spesso di usare canzoni nelle omelie per rendere più chiari alcuni concetti. È un linguaggio universale, che mi permette di raggiungere tutte le generazioni. Quello che è successo negli ultimi giorni è emblematico".
Cioè?
"Blanco, che è delle nostre parti e ha una fidanzata proprio di Lonato, ha visto su TikTok un video della predica e l'ha definito "incredibile". Dopo quella dichiarazione, sono stato sommerso dai messaggi di ragazzi entusiasti perché il loro idolo mi aveva fatto i complimenti. Qualche giorno dopo è stato Gianni Morandi a notare la clip e a condividerla su Facebook. A quel punto mi hanno scritto i genitori e i nonni. È bellissimo, specialmente perché diffondendo quel video si parla del Vangelo".
Ha una canzone preferita tra quelle che ha citato dal pulpito?
"Sono un grande fan di Elisa e mi è capitato in varie occasioni di usare i suoi successi. Anzi, ora sto aspettando con impazienza la sua reazione al video: dopo Blanco e Morandi, manca solo lei. A parte gli scherzi, la canzone da cui ho tratto più volte ispirazione è "Via del Campo" di Fabrizio De André, in particolare per i versi "Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior". È molto profonda".
Si aspettava tanto successo per la sua omelia musicale?
"Assolutamente no. Chi conosce la mia passione per la musica trova ormai queste mie uscite assolutamente normali, e i parrocchiani hanno imparato ad aspettarsele. Avevo già preparato la predica di domenica 6 febbraio prima che si concludesse il Festival, ma quando ho visto la classifica mi è venuto spontaneo pensare che dalle canzoni vincitrici si potevano trarre spunti interessanti. Così ho inserito le frasi dei vari brani".
Come vive la sua improvvisa popolarità?
"La butto sul ridere e quando serve mi allontano dal cellulare, che squilla in continuazione. Non voglio che i riflettori siano puntati su di me, però sono felice perché chi mi scrive non parlano delle canzoni, ma del Vangelo e questo è sempre un bene. È Gesù il vero figo e l'ha dimostrato anche stavolta".
· Simil Sanremo: L’Eurovision Song Contest (ESC)
Da lastampa.it l'11 maggio 2022.
Ci siamo, si accendono le luci del palco del Pala Olimpico di Torino per la prima semifinale dell’Eurovision Song Contest 2022, 17 Paesi in gara per 10 posti nella finale di sabato. Al termine della serata, le votazioni hanno decretato che a passare il turno sono Svizzera, Armenia, Islanda, Lituania, Portogallo, Norvegia, Grecia, Ucraina, Moldavia e Paesi Bassi.
La serata
Lo show inizia con un omaggio all’opera e un accenno di Nessun dorma di Puccini, poi fiamme e rock, e dance sulle note di The Sound of Beauty, claim di questa edizione, affidata alla voce dell’ex concorrente di X Factor Sherol Dos Santos. Sul palco con lei i ballerini.
Ed ecco i conduttori: Laura Pausini inizia con «Ciao Italia» al quale fa eco Alessandro Cattelan con «Ciao Torino» e Mika che ricorda quanto sia visto nel mondo Eurovision. Il regolamento di voto viene spiegato in inglese e ripetuto da Mika in francese.
La prima ad esibirsi è l’albanese Ronela Hajati che propone un brano dance dal sapore orientaleggiante, Sekret facendo ballare il palazzetto. Dopo, spazio all’inno vegetariano della Lettonia e dei colorati Citi Zeni con il brano Eat your salad, un funkettino che strizza gli occhi agli Anni 70. Ed ecco dalla Lituania l’elegante e raffinata Monika Liu che propone Sentimentai, non proprio una canzone che resterà nella storia delle musica. Il ritmo è incessante, tocca allo svizzero Marius Bear che canta Boys do Cry, una canzone d’amore molto classica. I giovanissimi sloveni LPS ci vorrebbero portare in discoteca con il brano Disko, un altro funkettino leggero leggero.
Il palco adesso è dell’Ucraina con Stefania, azzeccatissimo mix di rap e musica folk. La Kalush Orchestra è la favorita per la vittoria finale, secondo i bookmaker. Finalmente arriva sul palco anche il rock grazie ai bulgari Intelligent Music Project che con Intention ci riportano agli Anni 80. De diepte di S10 è una ballad pop classica, sebbene cantata in olandese. I Paesi Bassi hanno vinto Eurovision già 5 volte, ed è proprio in Olanda, a Rotterdam, che lo scorso anno i Måneskin hanno conquistato il titolo.
Fa molto festa di paese la canzone dei moldavi Zbod si Zdub & Fratii Advahov che hanno dedicato una canzone alle ferrovie che hanno riaperto tra Moldavia e Romania, con Trenuletul si salta e si balla. Divertenti. Delicatissima è Saudade di Maro che arriva dal Portogallo, ma ha anche origini italiane. E siamo all’undicesima concorrente, è la croata Mia Dimsic, che si accompagna con la chitarra per Guilty pleasure, canzone pop facile facile ma con un suo perché. Molto radiofonica. Le danesi Reddi offrono il loro The Show, che inizia piano voce e pianoforte per poi aprirsi in piacevole pop-rock. Il palco si riaccende poi sull’Austria rappresentata dal dj-produttore LUM!X accompagnato dalla voce di Pia Maria per Halo. Il Pala Olimpico balla. L’Islanda è rappresentata da tre sorelle, brave e belle, le Systur che portano una canzone con echi country intitolata Meo haekkandi sol.
La gara corre veloce, mancano ancora tre esibizioni prima di dare il via alle votazioni. Dalla Grecia arriva la bellissima Amanda Georgiadi Tenfjord, che propone una canzone eterea Die together. Bella voce ma brano non particolarmente originale. Ed è di nuovo dance, con una voce che ricorda Ed Sheeran, la Give that wolf a banana dei norvegesi Subwoolfer. Loro sono divertenti (e mascherati), Torino balla. A chiudere c’è l’Armenia che ha portato Rosa Linn e la sua Snap. Anche qui nulla di nuovo sotto al sole. Adesso si vota.
Mentre l’Europa vota, la scena è dei primi ospiti: Dardust, Benny Benassi e Sophie and The Giants, che ci fanno fare un viaggio nella storia della dance. Segue un piccolo omaggio a Raffaella Carrà. Alle 22.49 arriva lo stop al televoto e subito dopo Diodato, al piano, per una intima e intensa versione di Fai rumore. Il pubblico del Pala Olimpico canta tutto con lui. Pelle d'oca. Strepitosa anche la coreografia con i ballerini. Vengono presentati due dei Big Five, i Paesi che hanno diritto all'accesso in finale: la Francia con Alvan e Ahez e l'Italia con Mahmood e Blanco sul palco.
In tv
Appuntamento alle 21.00 su Rai1 e sulla piattaforma TivùSat sul canale 110, con la traduzione in italiano di Carolina Di Marco, Gabriele Corsi e Cristiano Malgioglio (quella sul palco è infatti inglese) Lo show sarà trasmessa anche su Rai Radio 2 ed è disponibile su RaiPlay.
Renato Franco per corriere.it l'11 maggio 2022.
Altro che Mika. Altro che Pausini. Altro che Cattelan. Il vero protagonista di Eurovision è stato Cristiano Malgioglio, «la Malgy» come si autodefinisce lui stesso quando inizia a parlare in terza persona in un delirio di onnipotenza e di ego, di strass e lustrini, di specchi in cui si guarda. Come Giulio Cesare o Maradona, siamo a quei livelli. La Malgy ha il compito di criticare le esibizioni e sa essere efficace: la musica la conosce, si può non essere d’accordo su certi giudizi generali, ma non su quelli tecnici.
Quasi sempre ironico: «Io ci andrei a fare un viaggio in treno con loro, ma se dovessero cantare questa canzone, io mi butto dal finestrino»; due le parole preferite: «pazzesco» e «adoro» con corredo di «o» finali, almeno due chili. Sempre megalomane: «Aaaah adoroooo, beh tutte le canzoni che avevo detto io che erano pazzesche hanno vinto. Ma te ne rendi conto? Gabriele, tesoro, ne capisco di musica, vero?». Si fa la domanda e si dà pure la risposta. Altro che Marzullo.
La parte migliore della radiocronaca della Malgy però è quando comincia a raccontare aneddoti personali che diventano interessanti solo perché totalmente fuori luogo. Verrebbe da dire, «chissenefrega», ma è proprio quello invece il meccanismo che muove il sorriso di chi ascolta. Dopo aver elencato tutti i Paesi in gara — come se fosse la cosa più normale del mondo (e in fondo lo è anche) — dice che ha avuto un amante in ogni nazione. Aneddoto generale: «Sono un infedele di natura, andrò all’inferno».
Aneddoto elvetico: «Ho avuto un fidanzato svizzero che mi ha lasciato». Aneddoto sessuale: «Gabriele mi devo togliere una curiosità, ma i Lupi mangiamo le banane? Solo Malgioglio mangia le banane». Il tutto condito da quell’inflessione — «digiamo» esotica — che gli viene dalle origini siciliane. Tutto fa dimenticare la sua età (ha 77 anni) anche perché ormai ha quel look straordinario — il vezzo del ciuffo bianco — da animale impagliato che lo rende senza tempo, pronto per il museo delle cere. È nato a Ramacca (in provincia di Catania) ma è diventato cittadino globale, perché «io amore ho doggado dudde le derre del monto».
Dario Salvatori per Dagospia l'11 maggio 2022.
Gli oltre cinque milioni di spettatori di Eurovision avranno creduto di essere a Las Vegas dei tempi d’oro, quando ancora sotto i neon non stazionavano gli homeless. La Las Vegas del “Sand” e del “Caesar Palace”, quando Frank Sinatra canticchiava e Mick Jagger era un bambino. Proprio così. Nel 1952 Blue Eyes era sgonfio come un pallone dell’oratorio ma all’improvviso lo chiamarono per interpretare il ruolo del sergente Maggio nel film “Da qui all’eternità”. Paga al minimo sindacale. Oscar per il ruolo non protagonista.
Fu quel brutto ceffo di Sam Giancana a procurargli quel ruolo. Negli stessi giorni a Dartford, trenta chilometri da Londra, Jagger conobbe il brutto ceffo della sua vita: Keith Richards. “Bisognerebbe sempre giocare onestamente quando si hanno le carte vincenti”, diceva Oscar Wilde e dunque bisogna essere audaci. La città di Torino ne è un esempio. Per anni la Rai ha temuto di vincere l’Eurovision per poi doverla organizzare l’anno dopo, salvata da molte piazze d’onore, secondo e terzo posto, poi sono arrivati i Maneskin e tutti si sono dovuti rimboccare le maniche. Ottenere un risultato del genere, con un cast di diciassette sconosciuti, almeno per il target di Raiuno, non era uno scherzo, eppure è andata.
Un pubblico attratto da tuoni e fulmini, da trovate equestri, esagerate, kitsch di repertorio, citazioni anni Ottanta e Novanta, coreografie mutuate da Sergio Japino e Franco Miseria, generici col pass e pubblico pagante. Stesse reazioni. Si dirà: ma non era già così trenta anni fa? Non del tutto. Come si può inneggiare al sesso libero di Chanel, in corsa per la Spagna, quando la barbuta Conchita Wurst vinse per l’Austria nel 2014? Per ora c’è poco da ascoltare, molto da dimenticare. “Milano è vicino all’Europa”, cantava Lucio Dalla. Eccola la risposta, alle prese con l’omologazione totale. Anche le nazioni poco attrezzate, con una discografia mai partita, con sguarnite tradizioni popolari, riescono a fare la loro porca figura. Sempre porca, però.
Vederli sfilare uno dopo l’altro con la base, con i tappeti musicali, sembra che abbiano preso alla lettera il comandamento di Achille Lauro: andare prima dal costumista poi semmai dall’arrangiatore. Già, perché in fondo l’app non si nega a nessuno e forse nemmeno una vittoria. Quella della Kalush Orchestra, data dagli allibratori al 49%, con tanto di standing ovation e con un pensiero per la devastata Ucraina, mentre “Brividi” di Blanco e Mahmood e ancora ferma all’11%. Il brano della Kalush Orchestra poteva essere un “instant song”, un pezzo a caldo contro Putin, invece “Stefania” è una canzone dedicata alla mamma del leader, Oleh Psiuk.
Quando l’Ucraina vinse per la prima volta nel 2016 con “1944”, eseguita da Jamala. Il testo toccava l’occupazione russa ed era molto evidente, anche se mascherato da un titolo che poteva richiamare la fine delle ostilità. Sono canzoni che non canteremo e nemmeno balleremo. Nata nel 1956, di cinque anni più giovane di Sanremo, l’Eurovision doveva essere il primo mattoncino per l’Europa. Coetanea della Coppa dei Campioni, come si chiamava all’epoca, che proprio da quell’anno consegnò il trofeo per cinque edizioni di seguito al Real Madrid, che poteva contare su un tridente offensivo stellare: Di Stefano, Puskas, Gento.
Non si può dire lo stesso per il Festival di Sanremo, anche se “Aprite le finestre” di Franca Raimondi metteva di buon’umore solo a sentirla. Nello stesso anno vinceva il Festival di Napoli “Guaglione”, cantata da Aurelio Fierro, questa si che fece il giro del mondo. Le visualizzazioni le avrebbero messe tutti gli altri interpreti che l’avrebbero cantata in tutte le lingue.
Aldo Grasso per corriere.it l'11 maggio 2022.
L’Eurovision Song Contest (ESC) è l’evento non sportivo più seguito al mondo. Sono un po’ stupito del clamore che da un po’ di tempo si sta creando attorno alla manifestazione. Il leggero smarrimento nasce dal fatto che per anni l’Eurofestival (un tempo si chiamava così) è stato sempre considerato alla stregua di «Giochi senza frontiere»: per creare un immaginario europeo condiviso, l’European Broadcasting Union si affidava a giochi da spiaggia e al kitsch più sfacciato in fatto di musica. Insomma, un fenomeno simile al successo dei cantanti italiani all’Est.
Poi è successo qualcosa che ha ribaltato le carte in tavola, esattamente come al Festival di Sanremo (di cui una volta bisognava parlare male), tanto che un finissimo osservatore della pop culture come Claudio Giunta ha subito registrato questo balzo: «Ed ecco che l’ESC diventa una cosa seria, prestigiosa, una bella passerella, un bel trampolino, parla pur sempre al più ambito dei pubblici, i teen-ager europei di medio cattivo gusto».
Cos’è successo? Il medio cattivo gusto è diventato il gusto dominante? La musica leggera è il gioioso esperanto che ci unisce, l’unico soft power che l’Europa riesce a esportare? ESC è ormai un format sicuro e snello, nonostante la faraonica scenografia, capace di coinvolgere una quarantina di paesi (con audience al seguito). Difficile dire se le canzoni favoriscano anche processi di integrazione economico-politica. I presentatori non devono suggerire «percorsi» o «emozionare». Devono solo svolgere il loro compito con professionalità, come hanno fatto Laura Pausini, Mika e Alessandro Cattelan.
Per Rai1 contano di più le voci fuori campo rispetto ai tre conduttori, voci scelte per limitare l’effetto di «corpo estraneo» che un evento del genere rischia di generare sul pubblico più tradizionale e rappresentare al contempo tutte le anime della manifestazione. C’è Gabriele Corsi come esponente del pop familiare, Malgioglio rappresentante del camp, Carolina di Domenico in quota veejay cresciutelli.
Da leggo.it l'11 maggio 2022.
L'Eurovision 2022 è partito ufficialmente ieri a Torino, con l'Italia che ospita la kermesse musicale continentale grazie alla vittoria dei Maneskin nella passata edizione. Ed è proprio l'Eurovision dell'anno scorso che torna prepotentemente d'attualità, grazie ad una clamorosa rivelazione sul 'droga-gate' che aveva coinvolto il frontman della band romana, Damiano David.
Quella polemica furente coinvolse addirittura il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. Lo ha rivelato, a un anno di distanza, Stéphane Bern, commentatore francese dell'Eurovision.
La vicenda è arcinota: durante i festeggiamenti, Damiano David stava festeggiando con il resto della band e, in diretta tv, aveva abbassato la testa in modo strano sul tavolino davanti a lui.
Sui social, specialmente dagli utenti francesi, le accuse erano fin troppo chiare: il cantante dei Maneskin aveva assunto cocaina in diretta, e quindi doveva essere squalificato. In quel modo, la vittoria sarebbe andata a Barbara Pravi, la cantante francese giunta seconda. Damiano David, tra l'altro, si era sottoposto a un test antidroga, risultato negativo.
«Ero in diretta e mi arrivarono decine di messaggi che chiedevano la squalifica immediata dei Maneskin, era davvero un bel casino. Tanti mi chiedevano di intervenire, di fare qualcosa. Ma io cosa potevo fare? Non stavo ospitando né ero io il presidente dell'Eurovision» - ha spiegato Bern alla BBC - «Addirittura, dallo staff di Emmanuel Macron mi chiesero di intervenire e di bloccare la diretta. Lui segue sempre l'Eurovision, è una cosa molto patriottica per noi».
La polemica si concluse solo quando Delphine Ernotte, presidente francese dell'Unione europea di radiodifusione (Ebu), intervenne così, spiegando a Stéphane Bern: «Se vinciamo, vogliamo essere i vincitori per merito, non perché chi è arrivato primo viene squalificato. Meglio non avanzare alcuna protesta ufficiale». Tutto risolto, nonostante una 'intercessione eccellente' come quella di Macron.
La vegliarda di nicchia. Ci voleva l’Eurovision per avere uno spettacolo che finisse a un’ora decente. Guia Soncini su L'Inkiesta il 12 Maggio 2022.
In una televisione ormai dominata da trasmissioni allungate per gonfiare le medie dei dati Auditel, la competizione un tempo più kitsch del continente attira spettatori probabilmente perché realizza il loro più grande desiderio inespresso: andare a dormire presto.
La più grande ostinazione degli italiani non è quella a non pagare le tasse. Non è quella a farsi fare falsi certificati di malattia, d’invalidità, di gravidanza a rischio. Non è quella a parcheggiare in doppia fila. Non è quella a credere che tutti quelli che fanno più carriera di loro siano raccomandati. La più grande ostinazione degli italiani è quella a ritenere normale che le prime serate televisive durino quattro ore.
Non è sempre stato così, noi vegliarde ce lo ricordiamo. Ho imparato metà dell’inglese che so (la metà che non ho imparato da Deejay Television) dalle rassegne cinematografiche di seconda serata di Rai 3, le domeniche in cui mandavano in onda Howard Hawks. Sì, c’è stato un tempo (un secolo fa) in cui la tv pubblica mandava i film degli anni Trenta sottotitolati, in seconda serata, e la seconda serata iniziava alle dieci e mezza.
Era un altro secolo, certo. Un secolo in cui le prime serate iniziavano alle otto e mezza, dopo il tg, perché non sentivamo il bisogno di quella mostruosità chiamata “access time” (quando c’inventiamo nomi inglesi per tipicità italiane non è mai buon segno); una fascia oraria fatta o di Gabibbo o di quiz in cui ti chiedono se Paolo e Francesca siano due personaggi di Dante, di Moccia, o di Lucio Dalla, e se indovini vinci un sacco di soldi perché i tuoi sacrifici intellettuali e le sudate carte vanno premiati.
Quelli della televisione ti dicono: eh, ma il dato. Eh-ma-il-dato, tradotto dal frasifattese di settore, significa: se i quattordici spettatori che mi hanno guardato tra le dieci e le undici io li tengo lì non mandandogli i titoli di coda fino all’una di notte, se quei quattordici navigator io li tengo lì anche quando la gente normale (quella che la mattina si sveglia per andare a lavorare) ha spento, i quattordici che alle dieci erano un uno per cento saranno – all’una – il venti per cento, e facendo la menzognera media io domani potrò inviare comunicati stampa in cui dico che il dieci per cento degli italiani mi guardava.
Ci sarebbero mille domande da fare, a partire da questa truffa concordata. La principale delle quali è: a chi importa? Posto che l’Auditel serve agli investitori pubblicitari – e quelli scemi non sono, e guardano quante persone c’erano neanche davanti alla tua trasmissione, ma proprio davanti al loro spot nella tua trasmissione – il comunicato stampa a chi serve? Alla vanità, come le presentazioni dei libri?
Oppure: in un mondo in cui i numeri sono andati definitivamente a puttane, e spacciamo per grandi successi produzioni di Netflix o di Prime delle quali nessuno conosce il numero di spettatori (tranne le piattaforme stesse), e assistiamo allo spettacolo d’arte varia di dirette Instagram con ottanta spettatori (sulle dirette Instagram c’è l’impietoso contatore ben visibile) fatte da gente che devi supplicare perché venga ospite nel tuo programma televisivo visto da tot milioni di persone però sta lì male illuminato a parlare in pubblico sì e no ai parenti, in un mondo in cui i numeri non dicono più niente o dicono quel che abbiamo deciso di proiettargli addosso noi, com’è possibile che ancora ci occupiamo di quante persone con la macchinetta dell’Auditel in salotto abbiano visto il tal programma?
Oppure: ma è possibile che in tutto il mondo abbiano le prime serate da un’ora e quasi solo noi no, noi che pure se compriamo la sitcom ucraina da venticinque minuti poi sfiniamo il volenteroso spettatore mandandone in onda quindici puntate in una sera pur di finire a un’ora mannara?
Oppure: ma questa cosa del dato che-lo-fai-solo-allungando-allo-sfinimento è vera? No, ovviamente. Lo sappiamo ma di solito stiamo zitti (Crozza fa parecchi più spettatori di Propaganda con un’ora di trasmissione invece di quattro, ma è antipaticissimo e quindi non sarò certo io a dirlo: in Italia non si può fare la rivoluzione perché ci conosciamo tutti).
Solo che poi arriva l’Eurovision. Questo, ci tengo a dirlo, non è un articolo sull’Eurovision. Perché io, ci tengo a dirlo, non ho mai visto un minuto di Eurovision in vita mia. Perché a me, ci tengo a dirlo, le canzoni dei viventi fanno schifo, ascolto solo roba di quando c’era la lira, e a Sanremo quando cantano ne approfitto per lavare i bicchieri (avrei detto «per andare a prendermi da bere», ma per la reputazione da alcolizzata vorrei aspettare la settimana prossima, questa qui ne ho già una da putiniana – domani ne parliamo, fa piuttosto ridere).
L’Eurovision è tutto ciò che detesto: le baracconate (se non sei Renato Zero, fai il piacere di vestirti come una persona sana di mente), il tifo del Twitter, il kitsch che diventa mainstream, l’intelligentismo percepito. Non lo guardo, e avrei scommesso che – come tutti i fenomeni da Twitter, da Calenda in su – il paese reale lo ignorasse. E invece: cinque milioni e mezzo di spettatori, che vuol dire che le vegliarde hanno scelto il nuovo che avanza; mi hanno tradito, smaniose com’erano di lanciare le mutande a Blanco (ne avevano tenute un paio di riserva rispetto a quelle che già gli avevano lanciato guardando Sanremo). Credevo d’essere paese reale, mi scopro vegliarda di nicchia.
Evidentemente le altre vegliarde sapevano una cosa che io ignoravo: che l’Eurovision aveva quasi gli orari della tv con cui siamo cresciute. Che sì, i lustrini, le canzoni brutte, gli sconosciuti per cui non si sa perché dovresti tifare, ma: hanno cominciato prima delle nove, e alle undici e un quarto avevano già finito. E il giorno dopo hanno potuto fare il comunicato «ventisette per cento», che c’è gente che è una vita che va in onda fino all’ora alla quale alle feste della nostra gioventù arrivavano le brioche della colazione, e il ventisette per cento continua a sognarselo.
Sì, la tv che diventa evento, sì, la scaletta ritmata, sì, la rava, sì, la fava (quella con le vegliarde funziona sempre moltissimo); ma: a mezzanotte si dormiva. Una cosa che gli spettatori di prima serata non potevano fare da tanti di quegli anni che l’altro giorno riportavo proprio qui un dibattito di vent’anni fa, quando il problema della tv era che il varietà di Morandi e quello della De Filippi, pur di racimolare un punticino percentuale, finivano a orari sempre più mannari.
C’è una sola grande lezione che dobbiamo trarre dal successo della prima delle serate dell’Eurovision (la seconda è stasera), e non è che Cattelan su Rai 1 può funzionare, e non è che gli adulti debbano sapere chi siano i Maneskin, e non è che abbiamo nostalgia di quando se rispondevi «Europa Europa» al telefono potevi vincere dei gettoni d’oro: è che sono molti anni che desideriamo di poter andare a letto presto, la sera.
Malgioglio all'Eurovision 2022: altro che Cattelan, la vera star è lui. Renato Franco su Il Corriere della Sera l'11 Maggio 2022.
I commenti di Cristiano Malgioglio all’Eurovision in un delirio di onnipotenza e di ego.
Altro che Mika. Altro che Pausini. Altro che Cattelan. Il vero protagonista di Eurovision è stato Cristiano Malgioglio, «la Malgy» come si autodefinisce lui stesso quando inizia a parlare in terza persona in un delirio di onnipotenza e di ego, di strass e lustrini, di specchi in cui si guarda. Come Giulio Cesare o Maradona, siamo a quei livelli. La Malgy ha il compito di criticare le esibizioni e sa essere efficace: la musica la conosce, si può non essere d’accordo su certi giudizi generali, ma non su quelli tecnici. Quasi sempre ironico: «Io ci andrei a fare un viaggio in treno con loro, ma se dovessero cantare questa canzone, io mi butto dal finestrino»; due le parole preferite: «pazzesco» e «adoro» con corredo di «o» finali, almeno due chili. Sempre megalomane: «Aaaah adoroooo, beh tutte le canzoni che avevo detto io che erano pazzesche hanno vinto. Ma te ne rendi conto? Gabriele, tesoro, ne capisco di musica, vero?». Si fa la domanda e si dà pure la risposta. Altro che Marzullo.
La parte migliore della radiocronaca della Malgy però è quando comincia a raccontare aneddoti personali che diventano interessanti solo perché totalmente fuori luogo. Verrebbe da dire, «chissenefrega», ma è proprio quello invece il meccanismo che muove il sorriso di chi ascolta. Dopo aver elencato tutti i Paesi in gara — come se fosse la cosa più normale del mondo (e in fondo lo è anche) — dice che ha avuto un amante in ogni nazione. Aneddoto generale: «Sono un infedele di natura, andrò all’inferno». Aneddoto elvetico: «Ho avuto un fidanzato svizzero che mi ha lasciato». Aneddoto sessuale: «Gabriele mi devo togliere una curiosità, ma i Lupi mangiano le banane? Solo Malgioglio mangia le banane». Il tutto condito da quell’inflessione — «digiamo» esotica — che gli viene dalle origini siciliane. Tutto fa dimenticare la sua età (ha 77 anni) anche perché ormai ha quel look straordinario — il vezzo del ciuffo bianco — da animale impagliato che lo rende senza tempo, pronto per il museo delle cere. È nato a Ramacca (in provincia di Catania) ma è diventato cittadino globale, perché «io amore ho doggado dudde le derre del monto».
Achille Lauro eliminato (e molto deluso) parla solo sui social: «Sbattetemi giù dal toro se riuscite». Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 13 Maggio 2022.
Il cantante è sparito dopo la bocciatura alla seconda semifinale di Eurovision.
La delusione è tanta, ma si va avanti. Achille Lauro non è riuscito a superare lo scoglio della semifinale. Ci sarà da capire, ma i risultati di televoto e giurie nazionali verranno ufficializzati soltanto sabato notte, se non essere passato fra i 10 su 18 è stata colpa di alleanza geopolitiche fra i Paesi, e quindi la debolezza di San Marino, oppure se sono stati i fan europei a non apprezzare Stripper e la performance sul palco del PalaOlimpico di Torino fra fiamme, eccesso glam, e un bacio col chitarrista Boss Doms che ha acceso i commenti sui social.
Unico segnale è un post notturno di Lauro. «Grazie Bellezze sbattetemi giù dal toro se riuscite. Ci vediamo in tour vi amo». Il riferimento è al toro meccanico della performance, velluto rosso e corna tempestate di swarovsky. Come a dire, questo sogno europeo svanito non mi ferma. «Grazie a tutti, tutti quelli che come me hanno creduto in questo progetto. Nessuno farà su quel palco quello che ha fatto Lauro. Una costruzione meticolosa, pensata e soprattutto preparata per tre mesi con quotidiana dedizione», commenta sempre sui social il suo manager Angelo Calculli. Fra i commenti al post di Lauro, anche quello di Mara Venier: «Comunque eri pazzesco… amore de zia». Il prossimo passa sarà proprio qui, alle porte di Torino. La prima data del tour di Lauro è prevista infatti il 3 luglio da Nichelino allo Stupinigi Sonic Park.
Dario Salvatori per Dagospia il 13 maggio 2022.
I quotidiani di questa mattina sono listati a lutto per via dell’esclusione di Achille Lauro da Eurovision. A fronte di una radiosissima Victoria in bikini sulla copertina di “7”, illuminata mente dei Maneskin. Dopo la mediocre figura al Festival di Sanremo (14°), il cantante ha fatto il saltafila a S.Marino, sbattendo il grugno sul monte Titano. Anche a Torino ha ripetuto i suoi minuetti: il bacio in bocca, mani dove non andrebbero messe, varie stonature.
Ma questo conta poco. Possibile che nessuno gli abbia detto che Mick Ronson, storico chitarrista di David Bowie, mimava ad ogni concerto un decoroso blow job, o che Gene Simmons dei Kiss, approfittando della maschera (c’erano già la maschere, proprio così) slinguazzava tutti gli altri, con una lingua a tenuta gastroscopia. “Si, è vero - confermò Diana Ross, che ebbe una lunga storia con il musicista - Gene ha una lingua proprio lunga!”. Per non parlare di Lou Reed e John Cale quando militavano nei Velvet Underground. Il loro mentore, Andy Warhol, fu il primo a notare che i due musicisti dividevano lo stesso camerino.
I termini non erano gli stessi di oggi: queer, fluidi. Stili di vita fashion all’interno di disco dedicate al glam rock. Anche i più bolsi, Gary Glitter, Bay City Rollers, Slade. Sembravano rozzi, eppure sapevano ravanare nell’altra moda di quel momento: LeGaspi, Norma Kamali. Il lurex prese il posto del lamè, i leggins non esistevano, si chiamavano jumsuit oppure bollersuit. Questi eroi preferivano accompagnarsi a un rocker intossicato piuttosto che a un esteta incorruttibile. I Maneskin hanno studiato per un anno inglese total immersion per dialogare con i loro divi di riferimento.
E questo gli ha permesso di entrare nel grande giro americano. Mahmood, Blanco e Achille Lauro per mettere due parole in croce hanno dovuto ricorrere all’interprete. Non eravamo al Cantagiro, bensì alla più grossa vetrina musicale al mondo. Quello che Achille Lauro propone sul palco è stato tutto già fatto. Meglio,ovviamente. Live, ovviamente. E il toro meccanico? Nel 1973 la Rca italiana provò a lanciare il country&western in Italia. Ospite d’onore Ronnie Milsap, nato a Robbinsville, North Carolina, in quel momento l’artista country emergente. Organizzarono la conferenza stampa in un country club, con cavalli di tutte le razze.
Ma un attimo prima Milsap disse che in vita sua non era mai salito su un cavallo. Panico. Ci misero una pezza la sera e all’Hotel Hilton, dove alloggiava il cantante, piazzarono un toro meccanico. Ma rifiutò anche quello. Virginia Raffaele racconta che nel Luneur gestito dai genitori, il toro meccanico c’era già alla fine degli anni Sessanta. “Era vicino un bruco-mela”.
Comunque, tanti auguri ad Achille Lauro, sperando che non ci appioppi altri “quadri”. Meglio quelli di Petrovic Musorgskij anche se sono del 1886. Almeno lui, di secondo nome faceva “Modest”.
Da dilei.it il 13 maggio 2022.
Dagli outfit della Pausini ai look più trash, dalle coreografie più spettacolari a quelle decisamente pacchiane: i momenti indimenticabili della seconda serata dell’Eurovision
Non è bastata la scenografia incredibile, tra fiamme e tori meccanici. Non è bastata la performance sempre sopra le righe di Achille Lauro, più gasato e lanciato che mai (con tanto di immancabile bacio a Boss Doms sul palco). La sua "stripper" non ha convinto il pubblico ed è stata eliminata. Ma twitter (italiano) era tutto per lui
La reazione di Achille Lauro alla sua l'eliminazione all'Eurovision non si è fatta aspettare. Sui social il cantante ha scritto: "razie Bellezze sbattetemi giù dal toro se riuscite ? Ci vediamo in Tour??? Vi amo"
I look scelti da Laura Pausini per la seconda serata dell'Eurovision, firmati Alberta Ferretti: partita con un abito mikado rosso drappeggiato su una voluminosa gonna di tulle in plissé, con tanto di cintura gioiello con fibbia scintillante e collana di diamanti. Per il duetto con Mika è passata a un look total white e sparkling, composto da mantella ricamata con pioggia di cristalli e bordata di frange, sopra un corsetto abbinato con un pantalone a palazzo. Infine gran finale in total black con un un abito a sirena in satin con ricami di maxi volant in taffettà plissettato
Dalla Romania con furore: WRS, pseudonimo di Andrei Ionut Ursu, cantante e ballerino, che sembra Ricky Martin e tenta il tormentone latino. Un po' di confusione, come la sua coreografia e i costumi. Momento trash
Un po' Britney, un po' Katy Perry, Brooke ( dalI'Irlanda) sembra una icona pop arrivata con 15 anni di ritardo. Come i suoi costumi
Finalmente il rock vero, quello dei The Rasmus, quelli del mitico "In the Shadows". Arrivano vestiti com impermeabile giallo e palloncino alla It, poi sfoderano tutta la loro energia. Per farci sentire un po' meno la mancanza dei Maneskin
Momento bellezza grazie a Cipro, che ci regala Andromache, che canta simil Venere di Botticelli. Lei è un'opera d'arte, la canzone decisamente meno
Dal Belgio, Jérémie Makiese, calciatore professionista riciclato cantante. Ritmo, energia, sembra una rivisitazione di Justin Timberlake. Momento Déjà vu
Sheldon Riley, padre filippino e mamma australiana, gay dichiarato e autistico, il suo brano è un inno per accettare la diversità. E noi non possiamo che applaudire ( e perdonare il vestito). Momento emozione
Emma Muscat, per Malta, vecchia conoscenza italiana ( fu concorrente di Amici) canta in piedi sul pianoforte e si presenta vestita di specchi. Ma non basta tutto questo a far emergere un brano troppo musical. Momento: "Avanti la prossima"
Vladana dal Montenegro. Di tutta l'esibizione, la cosa che resta di più è la domanda che si sono fatti tutti: "Ma perché il cerchione dietro?" (voce bellissima, per carità). Momento mistico
Ospiti della seconda serata, il Volo (dimezzato: perchè Gianluca positivo al Covid e in presenza da remoto sul maxi schermo). E la domanda di tendenza sui social era: "Perché in inglese, PERCHE'?"
Laura Rio per “Il Giornale” il 13 maggio 2022.
In pizzo nero in sella a un toro. Achille Lauro a Torino s' è inventato di tutto per riprendersi la scena dopo il pallido risultato raccolto a Sanremo. E invece non si è qualificato. Uno smacco totale. Domani guarderà in tv Mahmood e Blanco gareggiare per l'Italia.
Per cercare di qualificarsi Achille è stato mirabolante: ha preso il simbolo della città che ospita l'Eurovision, l'ha fatto montare sul palco, ci è salito sopra fasciato in una tutina trasparente e s' è denudato cantando l'amore tra uno spogliarellista e una donna cowboy.
Non il contrario, attenzione. Perché bisogna stupire, sempre di più. Perché se l'Italia ingrata non l'ha premiato nel più grande Festival musicale tricolore, allora lui si era fatto invitare nel più grande Festival europeo dalla piccola San Marino. Nulla poteva essere lasciato al caso, ma nulla è servito: il brano Stripper, un viaggio di citazioni tra Beatles, Britney Spears e Caterina Caselli, l'inno all'amore libero, il look perfetto.
E, ieri sera, nella seconda semifinale che ha decretato gli altri dieci paesi (in tutto 25, ieri via libera a Belgio, Repubblica Ceca, Azerbaigian, Polonia, Finlandia, Estonia, Australia, Svezia, Romania e Serbia) che parteciperanno alla finale di domani, neanche Emma Muscat si è qualificata. Lei è maltese, ma da noi è conosciutissima per la partecipazione ad Amici. Fasciata in specchietti luccicanti, canta anche lei la libertà d'amare. Italianissimi, invece, i ragazzi del Volo che, come ospiti, riescono a cantare tutti e tre insieme You are my Everything nonostante Gianluca Ginoble, positivo al Covid, sia in collegamento.
I tre chiudono la serata e la lunga carrellata di brani melodici, pop e rock dei 18 artisti che, come i finlandesi The Rasmus (con il pezzo Jezebel scritto da Desmond Child) e la svedese Cornelia Jakobs, alzano il livello musicale rispetto a martedì. Ma, a vincere, su tutti è la mega scenografia. Se la cavano i tre presentatori, Mika, Pausini (che hanno duettato sulle note di Sting e Patti Smith) e Cattelan, più sciolti della prima sera.
E, dunque senza l'italiano in corsa per San Marino e l'italiana d'adozione, domani sera a gareggiare per noi ci saranno il sardo/egiziano Mahmood e il bresciano Blanco. Se la dovranno vedere con la Kalush Orchestra, simbolo della riscossa ucraina e data per vincente.
Sentimento dilagante: è diventata virale la foto del commentatore Timur Miroshnychenko che dall'Ucraina commenta l'Eurovision direttamente da un bunker e si è collegato pure con il Tg1.
Intanto i fan della Kalush Orchestra a Torino si arrabbiano perché si è visto Kirkorov, uno dei cantanti pro Putin più famosi in Russia, sugli spalti del Palaolimpico. Comunque agli italiani non dispiacerebbe troppo far vincere gli ucraini, la Rai correrebbe altrimenti il rischio di sobbarcarsi per il secondo anno un'operazione così gigantesca. Anche perché, se martedì in Italia gli ascolti sono andati bene (27%), nel resto d'Europa si registra, dai primi dati, un calo di spettatori. In Germania sono stati solo 500.000 (per uno share del 2,2%).
Eurovision song contest 2022, chi sono i finalisti: il cast completo in gara a Torino. Antonio Lamorte su Il Riformista il 13 Maggio 2022.
Dopo la semifinale di giovedì 12 maggio è tutto pronto per la finalissima dell’Eurovision Song Contest prevista domani al Pala Olimpico di Torino. Altri dieci finalisti decisi nella seconda serata dell’evento. A passare il turno sono stati i concorrenti di Belgio (Jérémie Makiese con Miss You), Repubblica Ceca (We Are Domi con Lights Off), Azerbaijan (Nadir Rustamli con Fade To Black), Polonia (Ochman con River), Finlandia (The Rasmus con Jezebel), Estonia (Stefan con Hope), Australia (Sheldon Riley con Not The Same), Svezia (Cornelia Jakobs con Hold Me Closer), Romania (WRS con Llámame) e Serbia (Konstrakta con In Corpore Sano).
I dieci si andranno ad aggiungere ai cosiddetti “Big Five”, i cinque Paesi qualificati di diritto: Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Germania; e ai dieci artisti che si erano qualificati nella prima serata in rappresentanza di Svizzera, Armenia, Islanda, Lituania, Portogallo, Norvegia, Grecia, Ucraina, Moldavia e Paesi Bassi. Delusione per Achille Lauro, il cantante romano in rappresentanza di San Marino dopo il contest “Una voce per San Marino”, non è riuscito a conquistare il pass per la finale. Niente da fare anche per Emma Muscat, rappresentante di Malta, che in Italia era conosciuta per la sua partecipazione al talent show di Mediaset “Amici”.
La serata si è aperta con un Alessandro Cattelan in versione ballerino. Gli altri due conduttori, Laura Pausini e Mika, hanno dato il via alla gara e hanno cantato per la pace in Ucraina Fragile di Sting e People have the power di Patti Smith. Ospiti della serata anche i cantanti del trio Il Volo, con Ignazio Boschetto e Piero Barone al Pala Olimpico e Gianluca Ginoble positivo al Covid collegato da remoto. Il trio ha proposto You are my everything (Grande amore), nuova versione internazionale del brano con cui nel 2015 vinsero il Festival di Sanremo.
I finalisti di Eurovision 2022:
Alvan & Ahez con ‘Fulenn’ (Francia)
Mahmood & Blanco con ‘Brividi’ (Italia)
Malik Harris con ‘Rockstars’ (Germania)
Chanel con ‘SloMo’ (Spagna)
Sam Ryder con ‘SPACE MAN’ (Regno Unito)
Marius Bear con ‘Boys do cry’ (Svizzera)
Rosa Linn con ‘Snap’ (Armenia)
Systur con ‘Meo haekkandi sol’ (Islanda)
Monika Liu con ‘Sentimentai’ (Lituania)
Maro con ‘Saudade, Saudade’ (Portogallo)
Subwoolfer con ‘Give that wolf a banana’ (Norvegia)
Amanda Georgiadi Tenfjord con ‘Die together’ (Grecia)
Kalush Orchestra con ‘Stefania’ (Ucraina)
Zbod si Zdub & Fratii Advahov con ‘Trenuletul’ (Moldavia)
S10 con ‘De diepte’ (Paesi Bassi)
Jérémie Makiese con ‘Miss You’ (Belgio)
We Are Domi con ‘Lights Off’ (Repubblica Ceca)
Nadir Rustamli con ‘Fade To Black’ (Azerbaijan)
Ochman con ‘River’ (Polonia)
The Rasmus con ‘Jezebel'(Finlandia)
Stefan con ‘Hope’ (Estonia)
Sheldon Riley con ‘Not The Same (Australia)
Cornelia Jakobs con ‘Hold Me Closer’ (Svezia)
WRS con ‘Llámame'(Romania)
Konstrakta con ‘In Corpore Sano (Serbia)
Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
"Questa vittoria è per tutti gli ucraini". All'Eurovision trionfano i Kalush Orchestra. Laura Rio il 15 Maggio 2022 su Il Giornale.
I Kalush Orchestra sono i nuovi eroi dell’Ucraina. Loro hanno vinto, sul palco dell’Eurovision a Torino, la guerra della solidarietà planetaria.
"Questa vittoria è per tutti gli ucraini. Slava Ukraini, gloria all’Ucraina!”. I Kalush Orchestra sono i nuovi eroi dell’Ucraina. Loro hanno vinto, sul palco dell’Eurovision a Torino, la guerra della solidarietà planetaria. Uno schiaffo a Putin. E tutta l’Ucraina ieri notte ha cantato con loro “Stefania”, il brano dedicato alla madre dal frontman della band Oleh Psiuk e diventato il simbolo della madrepatria. La loro vittoria è un’invocazione mondiale a fermare i carri armati.
“Noi continueremo a combattere e combatteremo fino alla fine”, ha detto Oleh Psiuk nella sala stampa del PalaOlimpico pochi minuti dopo la proclamazione della vittoria. Con la musica. Ma anche con le armi. “Ringraziamo tutti quelli che hanno votato per noi -ha continuato -. Ogni vittoria in questo momento è di grandissima importanza per il nostro paese. Ogni aspetto della nostra cultura è sotto attacco e noi siamo qui per dimostrare che è viva”. “Non ho potuto parlare con Zelensky”, risponde a chi gli chiede se il presidente ucraino gli ha fatto le congratulazioni e neanche “con mia madre (cui è dedicata la canzone “Stefania”) , ci siamo solo messaggiati e mi ha detto che è orgogliosa e felice per me”.
Già nelle prossime ore i ragazzi della Kalush ripartiranno per il loro paese perché hanno avuto un permesso speciale dal Governo per uscire dall’Ucraina solo per pochi giorni. Lì Oleh gestisce un’organizzazione che porta medicinali ai malati. Un membro della loro band è al fronte. Si portano dietro un consenso gigantesco. Mai in nessuna edizione nella storia dell’Eurovision il televoto era stato così alto per un cantante. Un giudizio popolare che ha ribaltato la classifica degli esperti (cinque per ogni nazione) che avevano fermato l’Ucraina al quarto posto. Un’onda emotiva che è andata molto al di là del valore qualitativo della canzone, che comunque ha un ritmo che rimane nelle orecchie.
La band ha rischiato anche l’esclusione. Da regolamento Oleh non avrebbe potuto pronunciare sul palco le parole urlate al termine del brano: “Aiutate l’Ucraina, aiutate Mariupol”. Ma l’Ebu (European Broadcasting Union) l’ha ritenuto un messaggio umanitario e non politico. “La situazione è così drammatica che abbiamo rischiato l’espulsione, ma dovevamo farlo”. Grazie alle vittoria dei Kalush il prossimo anno l’Eurovision si dovrebbe svolgere in una città ucraina, spetta al paese vincitore l’organizzazione. Chissà se ci saranno le condizioni. Certamente mezzo mondo si metterà ad aiutare il governo a costruire l’evento. Loro ne sono certi: “L’Eurovision si terrà nella nostra nazione integra, ricostruita, prospera e felice», ripetono come un mantra. Speriamo.
Anche il leader ucraino ha festeggiato la vittoria sui social: "Il nostro coraggio impressiona il mondo, la nostra musica conquista l'Europa. L'anno prossimo l'Ucraina ospiterà l'Eurovision. Per la terza volta nella sua storia. E credo non per l'ultima volta", ha scritto Zelensky sui suoi social. "Faremo di tutto - ha aggiunto - per accogliere i partecipanti e gli ospiti a Mariupol. Libera, tranquilla, restaurata! Grazie per la vittoria della Kalush Orchestra e a tutti quelli che ci hanno votato".
Mattia Marzi per "il Messaggero" il 15 maggio 2022.
Tutto come da copione. D'altronde da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, nelle previsioni degli scommettitori non avevano praticamente mai avuto rivali: stanotte al PalaOlimpico di Torino gli ucraini Kalush Orchestra hanno vinto con il combat folk in salsa rap della loro Stefania l'Eurovision Song Contest 2022, portando sul tetto d'Europa i colori della bandiera di Kiev con 631 voti totali. Vincitore morale il britannico Sam Ryder con la sua Space Man, arrivato secondo.
Boom della Beyoncé spagnola Chanel, che chiude il podio con SloMo.
Delusione per i nostri Mahmood e Blanco: con Brividi si sono classificati solamente sesti, nonostante alla vigilia fossero secondi solo al gruppo ucraino. «Slava Ukraini», «Gloria all'Ucraina!», hanno urlato i Kalush Orchestra al momento della proclamazione. E pensare che avevano pure rischiato di essere squalificati: «Salvate Mariupol, salvate Azovstal. Fatelo adesso», avevano detto. Il regolamento dell'Eurovision dice espressamente che il palco della manifestazione «non può essere politicizzato o strumentalizzato». Ma l'Ebu, che organizza lo show, ha deciso di chiudere un occhio.
I PROBLEMI A pochi minuti dall'inizio dell'evento il presidente dell'Ucraina Zelensky aveva pubblicato un video su Telegram lanciando un appello a sostenere il gruppo (che oggi sarà ospite di Fazio a Che Tempo Che Fa): «A breve nella finale dell'Eurovision, il continente e il mondo intero ascolteranno le parole della nostra lingua. E credo che, alla fine, questa parola sarà Vittoria!». Contemporaneamente l'intelligence denunciava «un possibile imminente attacco» di hacker filorussi Mosca è stata esclusa dalla competizione «per impedire il conteggio di voti online», che poi non si è verificato. Ma l'Ebu ha ammesso con una nota arrivata a mezzanotte e mezza di aver comunque riscontrato non meglio specificati problemi con le votazioni di sei paesi, indipendenti dagli hacker, e di essere stato costretto a trovare un altrettanto non meglio specificata soluzione per individuare il vincitore. Non si può dire che sia andato tutto liscio. Laura Pausini, durante lo spoglio delle votazioni, scompare: avrebbe avuto un piccolo calo di pressione, probabilmente per la tensione e per il caldo.
«Scusate, ero troppo emozionata», ha spiegato in inglese. Torna alla fine, riprendendosi il palco, che aveva conquistato in apertura con un medley dei suoi successi, da La solitudine a Io canto, prima di omaggiare Modugno con Nel blu dipinto di blu, all'unisono con i 7 mila del PalaOlimpico: uno dei momenti più belli. Tra il collegamento dallo spazio con Samantha Cristoforetti e il soporifero passaggio di Gigliola Cinquetti con Non ho l'età (fu la prima vincitrice italiana, nel 64), a tenere svegli gli spettatori ci pensano i Maneskin. Suonano il nuovo singolo Supermodel.
E confermano la partecipazione alla colonna sonora del film su Elvis di Baz Luhrmann con una cover un'altra? di If I Can Dream. «Non avvicinatevi troppo al tavolo», dice Damiano ai cantanti in gara, ironizzando sulle polemiche che sollevarono i francesi l'anno scorso, quando lo accusarono di aver consumato stupefacenti, prima di essere smentiti dal risultato negativo del test antidroga. Gli stessi francesi che quest' anno si devono accontentare del penultimo posto, subito prima della Germania, ultima con soli 6 punti.
IL PRECEDENTE Give peace a chance, Date una possibilità alla pace: il classico di John Lennon, con il quale i Rockin'1000 hanno aperto la lunga maratona finale, diventa la colonna sonora ideale di questa edizione della kermesse, tra messaggi di pace, solidarietà e fratellanza. I temi tornano anche nell'esibizione di Mika con le hit Love Today e Grace Kelly mentre un gonfiabile a forma di cuore sovrasta il palco e un esercito di ballerini sventola bandiere con dei cuori stampati.
«L'Eurovision è una gara canora, qui niente politica», è da sempre il motto degli organizzatori: il caso dei Kalush Orchestra rappresenterà un precedente importante. I fan della kermesse, dentro e fuori di un coloratissimo PalaOlimpico, con le bandiere dei vari paesi europei esposte sugli spalti o usate come mantelli, devono aver ascoltato le parole di Zelensky. Dopo aver conquistato un risultato modesto nelle votazioni delle giurie, il gruppo ucraino ha rimontato con un plebiscito popolare: solo al televoto ha preso 439 voti. A Torino l'Europa ha davvero dato alla pace una possibilità.
Ilaria Ravarino per "Il Messaggero" il 15 maggio 2022.
Come i conquistadores del XVI secolo, che piegarono i nativi con la loro presenza modernizzatrice, i funzionari europei dell'Ebu colonizzano il Palaolimpico di Torino imponendo un grado di efficienza del tutto inedito. Ma le regole sono calate dall'alto, la Rai ne soffre e i dirigenti scelgono il basso profilo. La prima serata è commissariata: se va male è colpa di Ebu, ma va tutto bene e fino all'ultimo nessuno pare crederci davvero. Voto Ebu: 7. Voto Rai: 5 Da quando è stato eliminato nella semifinale di giovedì, Lauro affida a Instagram il suo senso di rivalsa: selfie sopra al toro, senza il toro, con il cappello di traverso e la chitarra in mano.
IL POST Nel suo ultimo post dice «Non escludo il ritorno», citando Califano, augura «buona fortuna» agli italiani in gara e ricorda «le notti spese a immaginare questo spettacolo». Ma la sua performance è stata dimenticata rapidamente, sulla stampa internazionale non lo rimpiange nessuno: le ambizioni da star si riducono a sogni da stellina. La strada per lui adesso è in salita. Voto: 3
I CONDUTTORI È la dura legge del gobbo: tutto scritto, guai a improvvisare, anche i «porca vacca» di Laura Pausini sono farina del sacco degli sceneggiatori. I tre fanno del loro meglio: Cattelan ha studiato (l'inglese) e si scopre ballerino, Mika esplode ugola ed ego nel suo show finale, Pausini dà il massimo, anche troppo, e alla fine crolla. Promossi. Voto: 6. Il trio Malgioglio, Corsi e Di Domenico addomestica il pubblico a casa, traducendo in gag normalizzanti la manifestazione aliena. «Per i bambini sono un cartone animato», dice Malgioglio. Voto: 6 (ai bambini).
I FAN Si mettono in fila fin dal pomeriggio davanti al Palaolimpico, fotografandosi mascherati come cosplayer a una fiera di manga. Arrivano dall'Europa, dagli Stati Uniti, c'è pure un nutrito contingente australiano: i fan dell'Eurovision si sentono, così dicono, «una grande famiglia». Affollano i mezzi pubblici la sera per raggiungere l'Eurovillage, applaudono a qualsiasi cosa attraversi il palco, non si lamentano, non protestano per i ritardi. «Siamo solo felici di essere qui, dopo tanto tempo». Autentici. Voto: 8 Tra insulti reciproci e accuse di aver rubato il posto in finale, i commenti che le tifoserie affidano alla rete fanno sembrare la fratellanza e la solidarietà propugnate dall'Ebu più un'utopia che una realtà. Anche la vittoria dell'Ucraina, che a parole tutti sostengono, è un tema caldo che nei corridoi del palazzetto irrita e divide.
TUTTI UGUALI Ma sul palco siamo tutti uniti e tutti uguali, e nelle gelaterie di Torino impazza il gusto Euro Skin (pelle europea). C'è tanta strada da fare, ma da qualche parte si deve pur cominciare. Voto: 6
Da leggo.it il 15 maggio 2022.
Le mani degli hacker russi su Eurovision, ma ogni tentativo di attacco informatico è stato neutralizzato. Gli hacker del collettivo di killnet hanno provato a infiltrarsi sia nella serata inaugurale che durante la finale, ma grazie alla collaborazione e alla partnership tra Polizia di Stato e Rai per garantire la sicurezza durante lo svolgimento delle manifestazioni di carattere internazionale - Eurovision compreso - tutto si è svolto per il meglio.
L’attivazione di una sala operativa dedicata all’evento di Eurovision nella quale tecnici e poliziotti specialisti del CNAIPIC (Centro Nazionale Anticrimine Informatico Protezione Infrastrutture Critiche) della Polizia Postale hanno lavorato nelle ultime settimane fianco a fianco h24, ha permesso la neutralizzazione di attacchi informatici del collettivo di killnet e la sua propaggine “Legion”.
L’attività info-preventiva condotta dal personale del CNAIPIC della Polizia Postale sulla base dell’analisi delle informazioni tratte a partire dai canali Telegram del gruppo filo-russo, ha consentito altresì di desumere importanti informazioni di sicurezza, già condivise con la RAI per la prevenzione di ulteriori eventi critici. La sala operativa del CNAIPIC ha svolto più di 1000 ore di monitoraggio; con oltre 100 specialisti della Polizia Postale è stata monitorata l’intera rete e analizzato miliardi di dati informatici provenienti anche dalle diverse piattaforme social.
Durante le attività sono state eseguite milioni di analisi di dati relativi agli IP di compromissione che hanno consentito di emanare importanti procedure, grazie alle quali gli attacchi sono stati mitigati e respinti. Sono stati mitigati in collaborazione con la direzione Ict Rai e Eurovision TV diversi attacchi informatici di natura DDOS diretti verso le infrastrutture di rete durante le operazioni di voto e l’esibizione canora. Dall’analisi delle evidenze sono stati individuati dal CNAIPIC della Polizia Postale numerosi “PC-Zombie” utilizzati per l’attacco informatico. Le ulteriori analisi e approfondimenti hanno delineato la mappatura geografica degli attacchi provenienti dall’estero.
"Come vincere una battaglia". Se il televoto musicale diventa un'arma di guerra. Paolo Giordano il 16 Maggio 2022 su Il Giornale.
Ma adesso? Come previsto, l'Ucraina ha vinto l'Eurovision Song Contest con una ragionevole quantità di voti delle giurie ma soprattutto con una massa gigantesca di voti popolari.
Ma adesso? Come previsto, l'Ucraina ha vinto l'Eurovision Song Contest con una ragionevole quantità di voti delle giurie ma soprattutto con una massa gigantesca di voti popolari. In 27 nazioni è stata la canzone più televotata (459 voti), in sostanza un plebiscito mitteleuropeo che ha portato il paese sotto attacco dal quarto posto all'irraggiungibile primo. Un risultato che non è scandaloso dal punto di vista musicale ma è altamente simbolico da quello politico.
Già in passato, specialmente la vittoria dell'austriaca Conchita Wurst (2014) e dell'ucraina Jamala (2016) avevano accesso la luce sulla rilevanza geopolitica del voto dell'Eurovision. Nel primo caso, la canzone Rise like a phoenix non era irresistibile (e difatti non ha resistito neanche un minuto nelle classifiche) ma è diventata secondo molti la calamita dei voti chi lotta per i diritti della comunità Lgbtq+. Nel secondo, che ci interessa ancor più da vicino, la canzone di Jamala, intitolata 1944, è ispirata dalla deportazione dei Tartari della Crimea sotto il regime di Stalin. Attuale allora perché la regione era appena stata invasa da Putin. Quell'anno, l'Ucraina se la giocò fino alla fine con il russo Lazarev che, secondo molti, aveva una canzone più convincente dal punto di vista artistico. Però la Russia perse. È l'ennesima conferma di come spesso i risultati delle competizioni popolari abbiano una rilevanza geopolitica che, per snobismo o disinteresse, molti analisti colpevolmente sottovalutano. Ma adesso?
Dopo il plebiscito pro-Ucraina, c'è da attendersi altre dimostrazioni analoghe in altre manifestazioni legate al voto popolare? Ed è giusto mescolare in modo così nitido la musica con la politica, l'arte con la guerra? Le responsabilità, le sorti e i destini di un artista o di un atleta con le vicende dello Stato nel quale è nato? Da una parte, d'istinto, verrebbe da dire di sì. Dall'altra ci sono molte ragioni più argomentate per dire di no. Se fosse accaduto così in passato, dal 1945 in avanti le opere di Wagner, il preferito di Hitler, non avrebbero più dovuto essere rappresentate e invece lo sono state giustamente ovunque, anche alla Prima della Scala. Ed è solo un esempio tra tantissimi. Uno dirà: ma all'Eurovision c'entra il televoto, che misura la «pancia» dei votanti. Non a caso, praticamente tutti i paesi confinanti con l'Ucraina hanno votato in massa per la Kalush Orchestra, a dimostrazione che è stata non soltanto la solidarietà ma anche la paura a rendere così muscoloso e preponderante il verdetto a favore di «Stefania», una canzone che, come ha confermato ieri la moglie di Zelesnky, ha un sensibile valore politico: «È una vittoria per l' Ucraina nella guerra» ha scritto su Telegram. Senza questarilevanza, probabilmente il brano si sarebbe piazzatoa metà classifica oppure un po' più alto, ma difficilmente avrebbe vinto. In ogni caso, al di là dell'apprezzamento in sé, sia i social che l'uomo della strada manifestano un po' di smarrimento di fronte a questa miscela inedita nelle dimensioni, non nello spirito. Come abbiamo visto anche in Italia, spesso la musica ha sposato oppure è diventata simbolo di battaglie politiche. ma quasi mai nel mondo quest'arma è stata così esplosiva e deflagrante. Se la Nato, non le giurie di esperti musicali, dice che questa vittoria rappresenta il sostegno a Kiev di tutta l'Europa e dell'Australia, è evidente che l'Eurovision sia stato un referendum con un esito evidentissimo. Ma adesso?
È stato un caso oppure in tempi stretti le competizioni affidate al voto popolare saranno sottoposte anche a questa variabile? È corretto? La pancia dice sì. Ma la testa è convinta di no.
Lo show da sempre è anche propaganda. Marco Gervasoni il 16 Maggio 2022 su Il Giornale.
La vittoria dell'Ucraina all'Eurovision non ne varrà una militare, ma politica sì.
La vittoria dell'Ucraina all'Eurovision non ne varrà una militare, ma politica sì. E che ciò sia avvenuto in Italia, nel paese Nato dall'opinione pubblica più filoputinista, è quasi una nemesi. E un ottimo segnale. Dimostra che la guerra della comunicazione l'ha già vinta Zelensky. C'è chi si è scandalizzato che il presidente ucraino abbia invitato a votare per il suo gruppo, che poi esso abbia vinto, e che gli ucraini abbiano festeggiato. Che leggerezza, che volgarità, sotto le bombe, per delle canzonette. E poi la musica non dovrebbe essere separata dalla politica e dalla guerra? Niente di più vero. Musica e propaganda sono sempre state intrecciate in guerra: vogliamo ricordare l'impegno di Arturo Toscanini, già allora uno dei massimi direttori del mondo, che durante la Grande guerra si recava in trincea a dirigere l'orchestra (ridotta) e si faceva pure applaudire dagli austriaci? Vogliamo ricordare, a proposito di canzoni, il ruolo che svolse, nella Londra bombardata dai tedeschi, una canzone come We'll meet again di Vera Lynn, citata anche da Churchill? E dagli anni Sessanta tutti i festival dei musicisti rock, contro la guerra del Vietnam, contro il nucleare, contro l'apartheid in Sud Africa, e poi dopo la caduta del Muro, e poi la tournée contro Bush jr e la guerra in Irak? Certo, i Kalush Orchestra, i vincitori, non valgono un capello di Bob Dylan e dei Clash e le canzoni dell'Eurocontest sono robetta: e però, mica ci sono più Ronald Reagan o Bettino Craxi, tocca accontentarsi. Poi la politicizzazione della musica iper leggera è cominciata molto tempo fa, basti pensare agli ultimi due decenni di Sanremo, quando si trasformò in un festival controBerlusconi. In che mondo vivono quelli che sono sorpresi o che fanno finta di esserlo? Che guerra e intrattenimento siano ormai orizzonti sovrapposti lo scrissero già Jean Baudrillard e Paul Virilio tra la guerra in Kuwait del 1991 e le Torri Gemelle. E allora non c'erano i social, che hanno accentuato il carattere di spettacolo quotidiano della guerra, in cui peraltro chiunque può illudersi di intervenire, se non di partecipare. Tanto che parlare di propaganda non ha più senso: servirebbe un nuovo vocabolo. Ma certo, questa cosa Zelensky la gestisce assai meglio di Putin. Tanto il primo è smart, elastico, liquido, iper digitale, tanto il secondo è hard, pesante, rigido e analogico: con le sue infermiere che posano accanto ai carri armati, fotografie che ricordano il genere erotico trash del nostro cinema anni Settanta. Le canzoncine insulse non fanno vincere la guerra ma accendono il sentiment (senza la e finale): per tutto il resto, servono le armi vere, che bisogna continuare a inviare in Ucraina.
"E l'anno prossimo tutti a Mariupol..." Laura Rio il 16 Maggio 2022 su Il Giornale.
La Rai si offre per aiutare l'Ucraina a organizzare l'edizione 2023.
L'anno prossimo tutti a Mariupol. Un sogno. Speriamo una realtà. Perché significherebbe che l'Ucraina avrebbe ricominciato a vivere. Se così sarà, la Rai e la città di Torino saranno in prima linea per aiutare il Paese devastato dalla guerra a realizzare l'Eurovision 2023. Perché, avendo trionfato la Kalush Orchestra, lo show dovrebbe essere organizzato dalla televisione pubblica ucraina in collaborazione con l'Ebu (l'Unione delle emittenti europee). Cosa difficile, a oggi, vista la situazione in cui si trova l'Ucraina. Ma il presidente Zelensky è sicuro: subito dopo la vittoria della band ha twittato: «Faremo di tutto per accogliere l'Eurovision in una Mariupol libera, tranquilla restaurata». «In caso di chiamata collettiva - ci ha risposto il direttore di Raiuno Stefano Coletta nella conferenza stampa di bilancio della manifestazione - la Rai metterà a disposizione dei colleghi ucraini il proprio know-how e la grande esperienza che ha dimostrato in questa edizione». Stessa disponibilità arriva dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Del resto la Rai e la città di Torino hanno dimostrato non solo di essere in grado di realizzare quasi alla perfezione una manifestazione gigantesca come quella dell'Eurovision, ma di superare tutte le edizioni precedenti per importanza e per qualità.
Certo questa manifestazione entrerà nella storia per la vittoria della Kalush Orchestra, per l'appello alla resistenza lanciato in diretta mondiale, ma rappresenta anche una svolta dal punto di vista musicale e televisivo. A dimostrarlo il forte apprezzamento del pubblico italiano che, per decenni, ha snobbato l'evento. Per la serata finale di sabato si sono collegati su Raiuno 6 milioni 590 mila spettatori pari al 41,9% di share. Tanti in assoluto e tantissimi rispetto allo scorso anno quando - nonostante la vittoria dei Maneskin - la serata da Rotterdam aveva avuto il 25% di share. Tutto ciò significa - come spiega il direttore Coletta - che c'è una grande attenzione sulla manifestazione. Soprattutto da parte dei giovani «per cui il primo canale Rai non è più un'entità evanescente».
Anche i canali social sono esplosi: l'Eurovision è il terzo programma più discusso dell'anno, dopo due serate di Sanremo. Tik Tok, partner ufficiale, ha raggiunto ben 1,2 miliardi di visualizzazioni. Una risposta entusiasta che porta naturalmente a un confronto con Sanremo. Perché, si chiedono i critici, non applicare anche al festival i ritmi serrati, i tempi ridotti delle serate del Contest? E soprattutto perché non puntare solo sullo show musicale, eliminando tutto il contorno di scandali, presenze di attori, sportivi, e altro che non c'entrano? «Ricordo - spiega Coletta - che sono due mondi diversi, il festival è made in Italy, l'Eurovision segue logiche internazionali».
In conclusione l'Eurovision si è trasformato in un supporto planetario alla pace e all'Ucraina. Ma avrà una ricaduta positiva anche sul nostro Paese. Prima di tutto su Torino, dove la manifestazione ha portato importanti risultati dal punto di vista del turismo e dell'immagine (costi che si aggirano sui 13,5 milioni di euro e introiti ancora da calcolare) e ha risvegliato la città dal torpore di questi due anni di pandemia.
Certo, non tutto è funzionato alla perfezione: code immense si sono formate fuori dall' EuroVillage al parco Valentino e alcune ragazze hanno raccontato di essere state molestare durante l'after party inaugurale alla Venaria Reale (ma il sindaco risponde che non risultano gli episodi riportati dalla stampa).
In ogni caso, ora il pensiero vola all'anno prossimo e alla speranza di riascoltare la Kalush Orchestra a Mariupol. Anche con l'aiuto del Belpaese.
L'Ucraina ha vinto l'Eurovision: basta con le (inutili) polemiche. Francesca Galici il 16 Maggio 2022 su Il Giornale.
La democrazia è una e le sue regole valgono sempre, non solo quando il risultato è quello gradito. Anche all'Eurovision song contest.
All'Eurovision song contest ha vinto l'Ucraina dei Kalush orchestra e sì, era una vittoria prevedibile. Ogni parte in gioco ha fatto la sua parte in questo carosello, consegnando quella che, già dalla vigilia, è stata una vittoria annunciata. No, non è stata una vittoria politica ma figlia di uno slancio sentimentale da parte degli europei. Non ha vinto la musica? Non è del tutto vero. Sì, c'erano canzoni sicuramente più belle in gara, ma l'Eurovision è anche questo e anche la musica, quando necessario, diventa questo.
Spiegare la vittoria dei Kalush orchestra all'Eurovision song contest di Torino, che si è svolto mentre in Ucraina cadono le bombe non è difficile. Il primo posto è stato conquistato grazie a un plebiscito popolare, che ha espresso la sua preferenza attraverso un televoto: si chiama democrazia. Un tempo si diceva che la volontà del popolo era sovrana ma, ultimamente, si direbbe che per alcuni lo è solo se il risultato è quello di gradimento. Facile farla così, una democrazia. La giuria di qualità dell'Eurovision, per intendersi quella chiamata a valutare la musica, non aveva premiato i Kalush orchestra mossa da un sentimento di pietas. Infatti, al termine della votazione dei 40 Paesi chiamati a esprimere la propria opinione, al primo posto non c'era l'Ucraina ma il Regno unito.
Il voto popolare ha poi ribaltato la situazione con oltre 400 punti assegnati ai Kalush orchestra, che hanno consegnato la vittoria all'Ucraina. Il pubblico a casa non sceglie la buona musica, per quella c'è una giuria appositamente selezionata. Creare una polemica e lamentarsi per la vittoria dei Kalush orchestra perché "c'erano canzoni migliori", non ha senso. Il pubblico a casa si è lasciato guidare dall'empatia e ha voluto lanciare un segnale di solidarietà a un popolo sotto le bombe. Per molti questo è un "vergognoso pietismo per lavarsi la coscienza", inutile nell'ottica del conflitto. Intanto i Kalush orchestra hanno annunciato che metteranno in palio il trofeo vinto a Torino e il ricavato verrà interamente devoluto per supportare le truppe ucraine impegnate nella resistenza contro l'esercito dell'invasore russo. Quindi, forse, non è stata una vittoria totalmente inutile.
Certo, probabilmente il prossimo anno l'Ucraina non riuscirà a organizzare nuovamente l'Eurovision song contest, ma questo al momento è l'ultimo dei problemi, anche perché il regolamento ha previsto questa eventualità. All'Eurovision song contest hanno vinto i Kalush orchestra e ha vinto la democrazia. Tutto il resto è solo noise, inutile disturbo acustico da divano, mentre Oleh Psjuk, il frontman dei Kalush orchestra, a poche ore dalla vittoria di Torino, ha salutato la sua ragazza per unirsi alla prima linea dell'esercito ucraino.
Eurovision all’Ucraina e scatta la polemica più stupida del mondo. Insulti e teorie del complotto sulla vittoria della “Kalush Orchestra”. Ma i premi culturali sono (quasi) sempre una questione politica. Lanfranco Caminiti su Il Dubbio il 17 maggio 2022.
«La Russia non ha alcun problema con la Finlandia e con la Svezia, reagiremo all’espansione delle infrastrutture militari della Nato». Così Vladimir Putin durante la riunione del Csto, l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva che si è svolta ieri a Mosca. La decisione del governo svedese di presentare domanda formale alla Nato seguendo le orme del vicino finnico ridisegna la mappa geopolitica del nord Europa.
Tramonta infatti lo status di neutralità che durava dal secondo dopoguerra e che la stessa Russia con la sua aggressività ha contribuito a mutare. Non a caso a Stoccolma la convergenza politica su questo passo è stata notevole accomunando maggioranza e opposizione. «C’è un’ampia maggioranza nel parlamento svedese per l’adesione alla Nato», ha assicurato il primo ministro Magdalena Andersson dopo un dibattito sulla politica di sicurezza in parlamento. E i risvolti sono immediati. Ieri sono iniziate imponenti manovre militari in Estonia già programmate da tempo, ma che sono tra le più grandi mai realizzate dall’alleanza occidentale quasi ai confini con la Russia. I soldati che parteciperanno all’esercitazione, chiamata in codice Hedgehog, saranno 15mila e arrivano da dieci paesi (tra loro Regno Unito, Stati Uniti e proprio Finlandia e Svezia).
Intanto Putin ha affermato che “nel corso dell’operazione speciale in Ucraina sono state ottenute prove documentali che dimostrano che, in violazione delle convenzioni che vietano le armi batteriologiche e tossiche, sono state effettivamente create componenti di armi di questo tipo nelle immediate vicinanze dei nostri confini e sono stati testati i modi per destabilizzare la situazione epidemiologica nelle ex repubbliche sovietiche”. Al momento queste evidenze non sono state mostrate ma il senso dell’annuncio è esplicitamente diretto contro gli Usa.
Il Cremlino infatti ha denunciato di aver “lanciato da tempo l’allarme sull’attività batteriologica degli Stati Uniti nello spazio post- sovietico. Come sapete, il Pentagono ha decine di laboratori e centri specializzati nella nostra regione comune. E non sono affatto impegnati a fornire assistenza medica pratica alla popolazione dei Paesi in cui hanno avviato le loro attività”. L’agente sul campo incaricato di sviluppare queste armi secondo il capo delle Forze armate russe per la Difesa chimica, biologica e radioattiva, Igor Kirillov, sarebbe la multinazionale farmaceutica Pfizer.
A Mariupol potrebbe essere arrivata una svolta per quanto riguarda la situazione dei civili e dei feriti ancora presenti nei sotterranei delle acciaierie Azovstal; La notizia arriva direttamente dal ministro della difesa russo Sergej Shoigu. “Il 16 maggio, a seguito di negoziati con i rappresentanti del personale militare ucraino bloccato sul territorio dell’impianto metallurgico, è stato raggiunto un accordo sulla rimozione dei feriti” ha spiegato Shoigu il quale ha anche illustrato i termini dell’accordo: “Attualmente è stato introdotto un regime di silenzio nell’area dell’impianto ed è stato aperto un corridoio umanitario, attraverso il quale i militari ucraini feriti vengono consegnati a una struttura medica a Novoazovsk nella Repubblica popolare di Donetsk per fornire a tutti loro l’assistenza necessaria”.
Se sul piano militare la situazione sembra in continuo movimento, sul fronte delle sanzioni invece l’impasse regna sovrana. In sede Ue infatti non c’è ancora nessun accordo circa un embargo per il petrolio russo. Ad ammetterlo è stato l’Alto rappresentante Josep Borrell: “Faremo il massimo per sbloccare la situazione, ma non posso garantire che si arrivi ad un accordo perché le posizioni sono abbastanza forti”. Il riferimento corre all’Ungheria che afferma di non avere ancora ricevuto alcuna nuova proposta seria dalla Commissione europea dopo che Budapest ha chiesto mitigazioni sul costo dell’abbandono del greggio russo.
Eurovision, il retroscena della moglie di Zelensky sui vincitori ucraini: "Chi è davvero Stefania". Libero Quotidiano il 15 maggio 2022
Alla fine i pronostici sono stati confermati e la Kalush Orchestra ha trionfato all’Eurovision Song Contest 2022: ciò significa che l’anno prossimo l’evento si trasferirà dall’Italia all’Ucraina, guerra permettendo. Nonostante fosse ampiamente prevista, la vittoria della band ucraina è stata sorprendente per il mondo in cui è maturata: le giurie dei Paesi in gara non hanno fatto calcoli politici, piazzando l’Ucraina lontana dal podio.
Il televoto del pubblico ha però stravolto l’esito della gara: più di 400 punti sono andati a favore della Kalush Orchestra, che è così riuscita a stravincere. Ciò significa che in tutti i Paesi votanti l’Ucraina è stata tra le prime due preferenze espresse: una sorta di plebiscito a favore del Paese invaso dalla Russia, dietro cui si cela un messaggio politico forte. Non a caso Volodymyr Zelensky si è subito congratulato con la band ucraina, e lo stesso ha fatto la moglie Olena Zelenska. “Signora Stefania - ha scritto su Telegram - mamma di Oleh Psiuk (il frontman della band, ndr), insieme a te siamo orgogliosi di tuo figlio. Insieme a te ci rallegriamo per l’incredibile vittoria della Kalush Orchestra all’Eurovision”.
La moglie di Zelensky ha sottolineato che un trionfo in un evento musicale è comunque “una vittoria per l’Ucraina nella guerra”. “Stefania - ha aggiunto - è stata cantata da musicisti provenienti da Polonia, Lettonia e Francia. È stata cantata dai The Rasmus. Ora il mondo intero canterà un brano su una madre ucraina, in ucraino”.
Da “La Stampa” il 16 maggio 2022.
La reazione spropositata e massimamente aggressiva della Russia alla vittoria ucraina all'Eurovision è riassunta nel post su Twitter di una giornalista, Yuliya Vityazeva, che ha proposto di far esplodere la finale al Pala Olympic Arena di Torino con un missile. Ha scritto: «Bomba con un missile Satana».
Vityazeva è un volto tv, giornalista putiniana e conduttrice di un talk-show che va in onda su Russia-1, la televisione nazionale russa.
In un articolo di opinione pubblicato sul sito web del quotidiano AiF di Mosca, l'editorialista Vladimir Polupanov ha definito lo spettacolo «noiosa televisione politicizzata» e «falso». Ha scritto che «la competizione ha un cattivo odore di palude in decomposizione» e ha affermato che «quasi nessuno dei vincitori ad eccezione degli Abba» è diventato «grande star».
Nel frattempo, immagini inquietanti pubblicate dai canali Telegram Pro-Cremlino mostravano l'hashtag Eurovision2022 scritto su una bomba insieme a riferimenti alla Kalush Orchestra. Sul palco, il frontman del gruppo, Oleg Psiuk, ha detto: «Chiedo a tutti voi, per favore, aiutate l'Ucraina, Mariupol. Aiutate l'Azovstal, in questo momento».
Anna Zafesova per “La Stampa” il 16 maggio 2022.
«Help Mariupol, help Azovstal, right now»: l'appello della Kalush Orchestra nella serata finale del concorso dell'Eurovision è stato scritto sulle fiancate di missili e bombe da lanciare sull'acciaieria, con la postilla «Kalush, facciamo quello che avete chiesto». La foto con la «risposta dei russi» è stata postata da Vladimir Solovyov, uno dei più popolari e sguaiati propagandisti putiniani.
Anche altri commentatori chiedono di «vendicare» la vittoria ucraina, e la giornalista nazionalista Yulia Vityazeva scrive ai suoi centomila follower su Telegram «non resta che colpire l'Eurovision con un missile atomico Satana» (dopo essere finita sui siti di notizie internazionali, ora sostiene di aver scherzato, ma in altri post propone di bombardare Kiev).
Perfino la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha reagito alla vittoria dei Kalush Orchestra, prendendo in giro i «costumi nazionali di due streghe con chitarre e breakdance».
L'Eurovision è un affare politico, o almeno lo è sempre stato per la Russia, che per anni ha visto come missione di Stato quella di conquistare la vittoria al concorso.
Un'ansia alimentata anche dalla gelosia verso gli ucraini, che avevano vinto nel 2004 - l'anno della «rivoluzione arancione» a Kiev - con Ruslana e nel 2016 con Dzhamala, una tartara della Crimea che ha cantato la deportazione del suo popolo.
Anno dopo anno, Mosca ha inviato sul palcoscenico europeo le star più acclamate, e investito risorse mediatiche cospicue, tutto in cambio di una sola vittoria, nel 2008, a firma di Dima Bilan. Lo show business russo faticava a trovare un format azzeccato, al contrario della folk-pop-dance ormai marchio di fabbrica della musica ucraina.
Per i commentatori russi però rimaneva sempre il sospetto di un complotto politico. Il popolarissimo cantante ucraino Andrey Danilko - un russofono di Luhansk che si traveste da personaggio comico femminile di Verka Serdiuchka - ha raccontato di essere stato messo nella lista nera del Cremlino dopo aver preso il secondo posto all'Eurovision 2008, con una canzone nella quale, secondo i critici russi, era stata criptata la frase «Russia Goodbye».
Danilko ha ora condannato la guerra ed è finito nella lista dei musicisti, blogger e attori ucraini ai quali la Russia ha vietato l'ingresso per i prossimi cinquant'anni: «Peccato, non potrò godermi i funerali di Putin», è stato il suo commento.
La guerra ha reso la Russia una reietta nei concorsi internazionali, e quello che era un senso di frustrazione e gelosia ora è diventato rabbia e odio. I propagandisti russi - il concorso ovviamente non è stato trasmesso ufficialmente dalla televisione di Stato - hanno sostenuto che i concorrenti ucraini sono stati salutati da una delle conduttrici polacche con il saluto nazista, e si sono scagliati contro il «baraccone europeo» e la «gayvisione».
Le battute sui «depravati europei», inclusi i «fr... italiani», si sono sprecate, non soltanto a livello di chat private, ma anche da parte di molti personaggi con uno status ufficiale. Il vicepresidente della Duma Boris Chernyshov, per esempio, ha accusato il concorso di essere «truccato dalla politica e dai bot di Internet», denunciando la cancel culture occidentale che «premia gli idioti» e sostenendo che gli ucraini siano «i nuovi Black Lives Matters».
In Russia il BLM è un insulto, e il fenomeno della battaglia per i diritti degli afroamericani è considerato una delle prove del decadimento definitivo dell'Occidente una volta preso a modello. «In questa cultura fake, gli americani e gli europei presto dovranno inginocchiarsi di fronte agli ucraini», scrive la popolarissima anchorwoman Tina Kandelaki.
Allusioni alle presunte «inferiorità» razziali o sessuali, che non fanno che approfondire l'abisso che separa oggi la Russia dall'Europa, e che solo pochi commentatori - prevalentemente dell'intellighenzia ormai in esilio - ritengono drammatico.
«La Russia non aveva nulla da fare all'Eurovision», scrive la critica Elena Rykovzeva, notando che la furia contro un'Europa che apre le braccia agli ucraini massacrati sia quasi liberatoria per quella parte dell'anima russa da sempre convinta di essere odiata dall'Occidente.
La vittoria musicale dei Kalush Orchestra si fonde in questa visione con la Finlandia e la Svezia che "tradiscono" il vicinato neutrale con la Russia per farsi proteggere dalla Nato.
È quella faccia dell'orgoglio nazionale che Emmanuel Macron si preoccupa di "salvare", temendo che un putinismo che si sente rifiutato - indipendentemente dalle proprie colpe - possa sognare una vendetta nucleare perfino contro il palco musicale di Torino. Ma intanto il produttore Igor Prigozhin propone di consolarsi con un concorso canoro autoctono, dove le regole le detta Mosca, una Eurovision senza più l'Europa.
Da leggo.it il 16 maggio 2022.
Dopo la vittoria all’Eurovision Song Contest, per la Kalush Orchestra è tempo di rientrare a casa. Ma soprattutto è tempo di tornare al fronte per difendere il proprio Paese dall'invasione russa. È il caso di Oleh Psjuk, il frontman della band, che ha salutato la sua ragazza per unirsi alla prima linea nella guerra in Ucraina.
Secondo quanto riportato dal Daily Mail, Psjuk dopo aver vinto l'Eurovision ha salutato la sua ragazza per unirsi alla prima linea nella guerra in corso in Ucraina contro la Russia. Il frontman del gruppo folk rap è stato fotografato mentre abbracciava la sua ragazza Oleksandra fuori dal suo hotel a Torino, mentre era in partenza per difendere l'Ucraina dalla Russia di Vladimir Putin.
Indossando il suo caratteristico cappello rosa e portando uno zaino, gli effetti personali di Psjuk sono stati messi in un taxi pronto per dirigersi verso l'aeroporto. Ieri sera, il presidente Zelensky ha promesso di tenere l'Eurovision a Mariupol l'anno prossimo, nonostante attualmente la città sia assediata dalle forze russe.
Zelensky ha dichiarato: «Il nostro coraggio impressiona il mondo, la nostra musica conquista l'Europa. Il prossimo anno l'Ucraina ospiterà l'Eurovision. Per la terza volta nella sua storia e, credo, non l'ultima. Faremo del nostro meglio per ospitare un giorno i partecipanti e gli ospiti dell'Eurovision a Mariupol ucraino. Libera, pacifica, ricostruita. Ringrazio la Kalush Orchestra per questa vittoria e tutti coloro che ci hanno dato i voti. Sono sicuro che il suono della vittoria nella battaglia con il nemico non è lontano. Gloria all'Ucraina».
I risultati dell'Eurovision sono un messaggio di sfida a Vladimir Putin vista anche l'esclusione della Russia dalla Kermesse musicale.
Luca Dondoni per “La Stampa” il 16 maggio 2022.
«A breve, durante la finale dell'Eurovision, il continente e il mondo intero ascolteranno le parole della nostra lingua. E credo che, alla fine, questa parola sarà "Vittoria"! Europa, vota la Kalush Orchestra, sosteniamo i nostri connazionali! Sosteniamo l'Ucraina!».
Il presidente Zelensky poco prima della finale dell'Eurovision Song Contest aveva spostato l'interesse per la gara musicale sul piano politico postando un messaggio sui social che pochi minuti dopo, alla fine dell'esibizione, la band ucraina ha ribadito per bocca del suo leader Oleg Psyukh sfidando il regolamento della manifestazione: «Vi chiediamo di aiutare Mariupol, aiutate l'Azovstal adesso! Slava Ukraïni».
Subito si è temuto che la band potesse essere squalificata per aver portato un messaggio politico su un palco che non prevede nessun tipo di dichiarazione legata a bandiere o a partiti, anche se gli organizzatori hanno chiarito a gara in corso che non ci sarebbe stata alcuna esclusione.
Oleg, non avete avuto paura che dopo il vostro proclama l'European Broadcasting Union potesse squalificarvi?
«Prima di tutto vogliamo ringraziare tutti gli ucraini che hanno votato per noi in tutto il mondo e quest'anno è stato davvero speciale per noi, per cui gloria all'Ucraina. Non abbiamo nemmeno pensato alla squalifica anche perché abbiamo paura, molta più paura per quelle migliaia di soldati che sono bloccati nella Azovstal circondata da 21mila soldati russi piuttosto che per noi.
Il nostro compito era ed è quello di informare più gente possibile su ciò che sta accadendo. Vogliamo riuscire a raggiungere le persone che siedono sugli scranni dei governi occidentali così da poter ricevere il maggior numero di aiuti possibili e i soldati possano e le famiglie ucraine possano essere salvate».
Il presidente Zelensky vi ha già chiamato per complimentarsi?
«Non ho ancora avuto ancora la possibilità di chiamarlo e di parlarci perché, lo immaginerete, ha cose più importanti da a fare. Dico solo una cosa però: spero, come ha detto parlando di una prossima Mariupol ricostruita, che l'anno prossimo la nostra nazione possa organizzare l'Eurovision in pace e tranquillità».
Pensate che il pubblico vi abbia votato per la situazione attuale che sta vivendo il vostro Paese o per la bontà vostra canzone? Dai primi dati sommari avete primeggiato in quasi tutte le nazioni.
«"Stefania", il nostro pezzo, era numero uno in parecchie classiche prima dell'Eurovision e secondo i bookmakers era nella top five di chi scommetteva sulla nostra vittoria.
In ogni nazione che abbiamo visitato prima dell'evento siamo stati accolti benissimo e dobbiamo ringraziare tutti perché ci hanno portato in vetta».
Avete vinto ricevendo il più alto numero di voti nella storia dell'Eurovision Song contest con un pezzo rap. Un genere che in questa rassegna non aveva mai veramente sfondato.
«Rap e hip hop sono la musica numero uno nel mondo e fra otto anni magari sarete sorpresi se in gara ci saranno canzoni pop classiche come la maggior parte di quale che avete ascoltato qui. Il cambiamento è in atto e il rap sarà il genere dominante».
Oleg, lei è il leader del gruppo e oggi compirà 28 anni ma fra 24 ore dovrà tornare in Ucraina perché per tutti voi cessa il permesso speciale di espatrio che lo Stato vi ha accordato per l'Eurovision. Tornerete in patria per combattere?
«Siamo pronti a combattere e andare avanti sino alla fine se serve, perché le nostre famiglie sono là e anche in questo momento siamo preoccupati come fossimo con loro perché ci fa male sapere che stanno soffrendo».
Sua madre Stefania, alla quale è dedicata la canzone che ha vinto, è qui con lei. Cosa le ha detto appena saputo della vittoria?
«Che è molto orgogliosa di men e non vediamo l'ora di passare del tempo insieme».
Qual è stato il momento più eccitante qui a Torino?
«Quando ci siamo riuniti e siamo riusciti a ritrovarci davanti a un microfono tutti insieme. Per parecchio tempo non abbiamo nemmeno avuto la possibilità tra noi di provare la canzone abbiamo dovuto fare tutto via zoom o al telefono. Qui abbiamo avuto la possibilità di usare dei microfoni, provare le luci, la nostra performance tutti insieme. Una cosa normale ma che per noi non lo era più da un pezzo».
Con questa vittoria avete capito che l'Europa vi ama, ma come farete a continuare ed essere creativi in questi tempi così difficili?
«La cultura ucraina e le nostre radici non sono state sradicate. Abbiamo testimoniato che sono vivissime. Speriamo che da oggi la gente voglia scoprire la musica, i film ucraini e appena si potrà e sarà tutto finito vorrà visitare l'Ucraina. Questo è il messaggio più importante, insieme a quello sulla fine della guerra che abbiamo portato al mondo».
Chi avreste votato fra i concorrenti delle altre nazioni?
«Mahmood e Blanco e quindi l'Italia, ma anche la Moldavia, l'Inghilterra e la Polonia».
Francesco Borgonovo per “La Verità” il 16 maggio 2022.
C'è chi rischia la vita sul campo, o nelle viscere di una acciaieria di Mariupol. E c'è chi rischia la squalifica da un festival musicale per aver gridato: «Aiutate il popolo ucraino, aiutate Mariupol!».
Il nuovo fronte della guerra è ormai il fronte del palco, e in fondo non stupisce perché le armi più efficaci fornite dall'Europa a Kiev sono quelle della propaganda. Così può accadere che pure l'Eurovision - kermesse musicale dai più considerata ridicola, almeno fino a quando non l'hanno vinta i Maneskin e allora vai con le celebrazioni per la loro carica «draghiana» - divenga occasione per fare cantare alle folle il coro «Forza Ucraina».
No, non stupisce, anzi tutto rientra nel grande spettacolo del conflitto immaginario che da quasi tre mesi si combatte qui in Occidente.
Le nostre imprese eroiche consistono nell'acquisto delle magliette con la bandiera azzurra e gialla su Amazon o presso altri rivenditori, magari prodotte da qualche disgraziato sottopagato in qualche sperduto angolo del mondo che ha la sfortuna di essere bombardato e non da Putin, dunque nessuno se lo fila. Il gesto guerriero è quello di Damiano dei Maneskin, mezzo nudo, che grida «Fuck Putin» suscitando l'eccitazione del pubblico, e guadagnandosi l'ennesima patacca da ribelle, come se ci volesse del coraggio a seguire la corrente. Infine, l'Eurovision di Torino col suo patriottismo plastificato.
Vince, pensa un po', un gruppo ucraino, la Kalush Orchestra, che invoca - anche giustamente - il sostegno delle folle per la propria causa. L'elemento grottesco lo fornisce Volodymyr Zelensky in persona, con un videomessaggio trasmesso via Telegram poco prima dell'esibizione dei suoi compatrioti musicisti.
«A breve nella finale dell'Eurovision, il continente e il mondo intero ascolteranno le parole della nostra lingua. E credo che, alla fine, questa parola sarà "Vittoria!". Europa, vota la Kalush Orchestra», ha scandito il presidente ucraino, al quale - a questo punto - manca soltanto di intervenire in collegamento a sagre della porchetta e feste private.
Immancabile t-shirt verde militare, perché deve essere simbolicamente evidente il suo status di belligerante, il nostro si è comportato come fece Chiara Ferragni quando invitò i suoi numerosi follower a sostenere il marito Fedez nel televoto. E in effetti la strategia ha pagato.
«Il nostro coraggio impressiona il mondo, la nostra musica conquista l'Europa!
Per la terza volta nella sua storia. E credo non per l'ultima volta», ha aggiunto poi Zelensky in un post su Instagram. «Faremo di tutto per accogliere i partecipanti e gli ospiti dell'Eurovision a Mariupol. Libera, tranquilla, restaurata! Grazie per la vittoria della Kalush Orchestra e a tutti quelli che ci hanno votato».
A stretto giro, ecco arrivare anche il commento di Olena Zelenska, la First lady, che si è complimentata con il fondatore del gruppo vincitore: «Signora Stefania, mamma di Oleh Psiuk, insieme a te siamo orgogliosi di tuo figlio. Insieme a te ci rallegriamo per l'incredibile vittoria della Kalush Orchestra all'Eurovision». E ancora: «Stefania è stata cantata da musicisti provenienti da Polonia, Lettonia e Francia. È stata cantata dai The Rasmus. Ora il mondo intero canterà una canzone su una madre ucraina - in ucraino. Congratulazioni alla Kalush Orchestra e tutti noi per una vittoria così importante».
Fin qui, tutto bello e sacrosanto. La parte straniante sta in un commento che i nostri media hanno recepito senza un plissé: la vittoria all'Eurovision, per la Zelenska, è «una vittoria per l'Ucraina nella guerra».
Capito? Non una vittoria simbolica che sicuramente può giovare al morale, ma proprio una vittoria nella guerra. E il pubblico grida mentre il sorridente Volodymyr parla di un Eurovision a Mariupol, che attualmente è controllata dai russi. Avete idea dello spargimento di sangue che servirebbe per consentire il concretizzarsi di una simile proposta? Forse no. Anzi, sicuramente no, da queste parti non ce ne rendiamo conto, perché la guerra vera - che macina ossa e sangue e tendini e denti - non la sfioriamo nemmeno.
La faremo pagare economicamente fra qualche mese a un po' di poveri cristi delle fasce sociali italiane più basse, ma per il resto la combattiamo con l'immaginazione, convinti che sia roba da Netflix, che prendere parte alla battaglia sia come mettere mi piace su Facebook. Sì, che eroismo ci vuole a votare gli ucraini al festival! Clicchiamo tutti contro il perfido Putin! Pensate, apprendiamo dal Corriere della Sera che c'erano perfino temibili hacker russi pronti a sabotare il televoto! Che rischio abbiamo corso!
Ci affanniamo da tempo a ripeterlo: quella in corso non è una guerra di civiltà. Ma anche qui, ancora più che in Russia, si sta facendo di tutto per renderla tale. L'Eurovision, in questo quadro, è la risposta occidentale alla parata moscovita del Giorno della Vittoria. Solo che qui si esibiscono paillettes, lustrini, ridicoli e stereotipati baci gay, e un po' di tette e culi per gradire, come se la tanto decantata libertà europea fosse tutta lì, nel baraccone.
È per questo che dovremmo combattere? Milan Kundera, in un bel testo del 1983, si chiedeva quale fosse la grandezza che l'Europa aveva da opporre al comunismo sovietico dopo il crollo della religione prima e della cultura tradizionale poi. Ecco la risposta: noi offriamo giovani di sessi vari ed eventuali che ripetono slogan come i piccoli pionieri, e ancheggiano esattamente come quelli marciavano.
A ognuno la sua ideologia, come no. E a noi tocca la fase terminale dell'individualismo, il liberalismo reale, in cui la democrazia è televoto, la comunità è solo folla, l'amor patrio è una bandierina comprata al chiosco, il coraggio è una posa. Gloria all'Ucraina, mille like. L'anno prossimo, Eurovision a Mariupol? Fantastico. Ma che lo organizzi Azov, per carità.
Vittoria, polemiche e accuse. Kalush Orchestra, la propaganda (“bombe russe con frasi band”) e il video a Bucha: “Stefania inno vittoria mamma Ucraina”. Redazione su Il Riformista il 15 Maggio 2022.
Vittoria, polemiche e propaganda. Il giorno dopo il trionfo agli Eurovision 2022 di Torino della band ucraina Kalush Orchestra, sui social a tenere banco è la canzone “Stefania“, il video girato nelle zone segnate dalla guerra e le reciproche accuse tra Kiev e Mosca.
Se da una parte i media russi accusano l’Europa di aver dato in là a una vittoria politica nel contest musicale, dall’altra le autorità ucraine rilanciano e accusano l’esercito russo di lanciare bombe sull’acciaieria Azovstal con sopra le frasi pronunciate dal leader della band Oleh Psjuk subito dopo la vittoria agli Eurovision. La denuncia arriva dal consigliere del sindaco di Mariupol Petro Andriushenko che pubblica su Telegram alcune immagini, rilanciate puntualmente dai media ucraini.
Immagini, è bene sottolinearlo, la cui autenticità è impossibile da verificare. Nelle foto si vedono bombe, non ancora sganciate, con delle scritte in inglese e in russo con un pennarello nero. “Aiutate Mariupol, aiutate l’Azovstal, ora“, è scritto in inglese su un ordigno, ovvero le parole pronunciate dal frontman dei Kalush dopo la performance. Su tutte le bombe è riportata la data di ieri, “14.05”. Su un’altra bomba, secondo quanto riporta Ukrinform, appare la scritta in russo “Kalush, come hai chiesto. Su Azovstal” “Questa è la reazione dell’esercito russo alla nostra vittoria all’Eurovision 2022”, scrive nel testo che accompagna le tre fotografie il portavoce del vicesindaco.
Nel giro di poche ore sfiora le due milioni di visualizzazioni, su Youtube, il video della canzone “Stefania” girato successivamente tra le macerie della guerra e nello specifico a Borodyanka, Irpin, Bucha e Gostomel, le città ucraine dell’Oblast di Kiev martoriate dall’occupazione delle forze russe.
“Una volta ho dedicato questa canzone a mia madre e, quando è scoppiata la guerra, la canzone ha assunto molti nuovi significati” si legge nella didascalia del filmato. “Sebbene nella canzone non ci sia una parola sulla guerra, molte persone hanno iniziato ad associare la canzone alla madre Ucraina. Inoltre, la società iniziò a chiamarlo l’inno della nostra guerra. Ma se Stefania è ora l’inno della nostra guerra, vorrei che diventasse l’inno della nostra vittoria”.
“È un brano su mia madre – ha raccontato Oleh Psiuk – Non le ho mai dedicato una canzone e non sono affatto sicuro che la nostra relazione sia stata particolarmente intensa in passato, ma so che si merita questa canzone. Questa è la cosa migliore che abbia mai fatto per lei“. Le origini della band ucraina appaiono anche nei loro outfit, con i tradizionali giubbotti ‘hutsul keepar’, il cappello da pescatore rosa su misura in tipico stile ucraino e il travestimento da Hutsul molfars, ovvero maghi e sciamani e guaritori tra il popolo Hutsul dell’Ucraina occidentale. L’abito di ogni membro della band presenta anche elementi di colore nero, simbolo di oscurità e di fertilità della terra, e rosso, a indicare amore e sofferenza.
Parole di “Stefania” che dopo l’invasione russa hanno assunto un significato diverso come ha sottolineato anche la moglie del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Olena Zelenska. “Signora Stefania, mamma di Oleh Psiuk, insieme a te siamo orgogliosi di tuo figlio. Insieme a te ci rallegriamo per l’incredibile vittoria della Kalush Orchestra all’Eurovision” perché si tratta di “una vittoria per l’Ucraina nella guerra”. E ancora: “Stefania è stata cantata da musicisti provenienti da Polonia, Lettonia e Francia. È stata cantata dai The Rasmus. Ora il mondo intero canterà una canzone su una madre ucraina – in ucraino. Congratulazioni alla Kalush Orchestra e tutti noi per una vittoria così importante”.
La traduzione di ‘Stefania’
Madre Stefania, Stefania mia madre
Il campo è in fiore, ma i suoi capelli stanno diventando grigi
Madre, cantami la ninna nanna
Voglio sentire la tua cara parola
Mi cullava da piccola, mi dava un ritmo
E non puoi togliere la forza di volontà in me
Come l’ho presa io da lei
Penso che ne sapesse più di re Salomone
Troverò sempre la strada di casa
Anche se tutte le strade sono distrutte
Non mi sveglierebbe nemmeno se fuori ci fosse un temporale
O se c’è stata una tempesta tra lei e la nonna
Si fidava di me più di tutti gli altri
Anche quando era stanca, continuava a cullarmi
Ninna nanna, ninna nanna
Madre Stefania, Stefania mia madre
Il campo è in fiore, ma i suoi capelli stanno diventando grigi
Madre, cantami la ninna nanna
Voglio sentire la tua cara parola
Non sono più un bambino,
Ma mi tratterà sempre come tale
Non sono più un bambino
Ma continua a preoccuparsi per me, ogni volta che esco
Madre, sei ancora giovane
Se non apprezzo la tua gentilezza
Sto andando verso un vicolo cieco
Ma il mio amore per te non ha fine
Madre Stefania, Stefania mia madre
Il campo è in fiore, ma i suoi capelli stanno diventando grigi
Madre, cantami la ninna nanna
Voglio sentire la tua cara parola
Mahmood & Blanco all’Eurovision: perché non è andata bene fra gli zero punti delle giurie e la freddezza del televoto. Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 15 maggio 2022.
Nell’analisi dei voti pesa anche la capacità di coinvolgimento degli artisti e alla coppia è stato rimproverato un atteggiamento distaccato.
Non è andata bene all’Italia, che fosse quella ufficiale di Mahmood e Blanco o quella sotto mentite spoglie di Achille Lauro in gara per San Marino. Lauro non ha passato la semifinale di Eurovision, 14esimo posto su 17: è andato male sia con le giurie (13esimo, 12 punti solo dal Belgio, briciole da Romania, Polonia e Finlandia) e 12esimo al televoto senza particolari picchi.
La coppia vincitrice del Festival di Sanremo non è riuscita a fare la doppietta e a replicare il successo italiano dei Måneskin della scorsa edizione. «Non siamo qui per vincere. Nel 2019 sono arrivato secondo e grazie a questa esperienza ho fatto il mio primo tour europeo», ricordava Mahmood in questi giorni. Eppure i bookmaker li davano fra i favoriti: nelle prime settimane di avvicinamento subito dietro l’Ucraina, un po’ in calo negli ultimi giorni.
Nella classifica generale si sono piazzati al sesto posto . Sul voto delle giurie non ha pesato l’interpretazione imprecisa della finale. Gli esperti si riuniscono e votano durante la prova generale del giorno prima. L’Italia ha avuto i 12 punti, il massimo, soltanto da Albania e Slovenia. Montenegro, Spagna, Azerbaijan, Georgia, Estonia e Armenia ci hanno messi al secondo posto. «Brividi» non è piaciuta proprio in Germania, Portogallo, Serbia e Francia, forse ancora avvelenata dalla sconfitta dello scorso anno, quando tentarono anche di far squalificare i Måneskin - pare anche con l’interessamento diretto del presidente Macron, ha confessato alla BBC lo storico conduttore dell’Esc francese - accusando Damiano David, il cantante della band, di aver sniffato cocaina in diretta: da loro zero punti. Non è rincuorante, ma comunque i francesi sono arrivati penultimi.
All’Esc pesa anche la capacità di coinvolgimento degli artisti e alla coppia sono stati rimproverati un atteggiamento distaccato e l’assenza di Blanco a una delle prove. Forse la stanchezza – confessata dai due – ha frenato l’entusiasmo e la capacità di trascinare la stampa e le delegazioni degli altri Paesi ma capita spesso, sembra paradossale, che gli ospitanti finiscano per non essere risucchiati dalla bolla. E, anzi, erano anni che la rappresentanza locale non arrivava così in alto.
Anche il televoto è stato freddo. L’Ucraina era imbattibile: ha vinto in 27 nazioni. L’Italia non ha mai portato a casa i 12 punti, ne sono arrivati 10 da Svizzera e Malta e 8 dall’Albania, Paesi in cui arrivano più facilmente la nostra musica e la nostra tv. Per il resto qualche punto qua e là.
Quel malore era dovuto al Covid. Laura Pausini positiva dopo l'Eurovision. Il Tempo il 18 maggio 2022
«Ebbene sì, c'era qualcosa che non andava. Non mi sento bene da sabato. Ho pensato che fosse causato dalla stanchezza accumulata, ma non era così». In una storia pubblicata sul suo profilo Instagram, Laura Pausini annuncia di essere risultata positiva al Covid.
La cantante aveva accusato un malore durante l'Eurovision a Torino. Nel corso della finale, Pausini si era sentita male dietro le quinte, spiegando in seguito che si trattava di un «calo di pressione». Per circa venti minuti Mika e Alessandro Cattelan hanno condotto lo show da soli.
«Ho appena scoperto di essere positiva al Covid e per questo motivo sono isolata e non posso viaggiare», ha aggiunto la cantante che dovrà rinunciare a un concerto negli Stati Uniti. «Sono molto dispiaciuta di non potermi esibire - ha scritto poi in un post - avevo preparato uno spettacolo molto speciale e non vedevo l'ora di vedere i miei fan in Florida».
La cantante conclude così: «Ora ho solo bisogno di guarire di nuovo e cercare nuove opportunità per riunirci in America... Spero presto! Vi amo tutti!».
Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per “Oggi” il 19 maggio 2022.
[…] Cristiano Malgioglio è stato grande protagonista di questo Eurovision Song Contest 2022, almeno per quel che riguarda il racconto italiano della manifestazione. Malgioglio, affiancato da Gabriele Corsi e Carolina Di Domenico, commentava la manifestazione a un anno di distanza dalla vittoria dei Måneskin: «Non sarà facile avere un bis già quest’anno, ma se Mahmood e Blanco vincono sfilerò in reggiseno e perizoma».
Non ha sfilato, ma i suoi commenti non sono passati inosservati e hanno acceso un dibattito sui social che ancora continua. Se una canzone non gli piaceva non riusciva a trattenersi, spesso con commenti al vetriolo.
Ma ha parlato di omosessualità, spiegando con un linguaggio estremamente semplice e senza giri di parole quanto ancora possa essere difficile per una persona omosessuale sentirsi accettato da una società troppo spesso arretrata. Mesi e mesi di annunci su Cattelan, Mika e Laura Pausini e poi alla fine si è scoperto che, in pratica, il conduttore della manifestazione è stato Cristiano. Un Malgioglio è per sempre. […]
Antonio Di Noto per Open.online il 20 maggio 2022.
«Un’irregolarità di tali proporzioni è inaudita». Sono queste le parole che si leggono nel comunicato dell’Ebu (la European Broadcasting Unit) sullo scandalo che è nato in seguito alle irregolarità dei voti riscontrate nella finale e nella semifinale dell’Eurovision. Le irregolarità hanno coinvolto sei Paesi: Azerbaijan, Georgia, Montenegro, Polonia, Romania e San Marino. C’è il sospetto che questi Paesi si siano accordati per votarsi a vicenda.
Nel comunicato si legge: «Nella seconda semifinale è stato osservato che quattro delle sei giurie coinvolte hanno piazzato gli altri cinque Paesi nella loro top 5 (considerando che non è possibile votare per sé stessi). Una delle giurie ha messo gli stessi Paesi nella top 6, mentre un’altra ha messo quattro dei cinque Paesi nella top 4 e uno nella top 7. Quattro dei sei hanno ricevuto almeno un set da 12 punti, che è il massimo che può essere attribuito». Il voto è stato considerato irregolare anche alla luce del fatto che cinque dei sei stati coinvolti non sono stati inseriti nella top 8 da nessuno degli altri 15 Paesi votanti. Inoltre, quattro dei sei sono stati piazzati negli ultimi sei posti dagli stessi 15.
Il ricalcolo e le accuse di complotto
In seguito alle irregolarità riscontrate, la Ebu ha deciso di sostituire il voto dei sei Paesi in questione con uno calcolato sulla base dei loro comportamenti di voto precedenti, sia nella semifinale che nella finale. A causa di ciò si sono levate le proteste della Romania, che fanno notare che i 12 punti di Bucarest erano andati alla Moldavia, e non all’Ucraina come apparso nella classifica finale. La notizia era circolata sui social, alimentando la teoria che l’Eurovision sia stato truccato per fare vincere l’Ucraina. Tuttavia, come dimostrato da Open in un fact-check, la Kalush Orchestra avrebbe trionfato ampiamente anche se i voti originali fossero stati mantenuti.
La conferma della decisione
Alla luce dei dati presentati nel comunicato, l’Ebu ha confermato le irregolarità e difeso il ricalcolo dei voti. Nel documento, si legge anche che l’emittente «ha discusso delle irregolarità con le televisioni nazionali coinvolte dando loro l’opportunità di investigare più a fondo il comportamento della giuria del loro Paese».