Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.
Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.
I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.
Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."
L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.
L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.
Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.
Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).
Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.
Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro.
Dr Antonio Giangrande
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WEB TV: TELE WEB ITALIA
NEWS: RASSEGNA STAMPA - CONTROVOCE - NOTIZIE VERE DAL POPOLO - NOTIZIE SENZA CENSURA
L’ITALIA ALLO SPECCHIO
IL DNA DEGLI ITALIANI
ANNO 2022
LO SPETTACOLO
E LO SPORT
QUARTA PARTE
DI ANTONIO GIANGRANDE
L’APOTEOSI
DI UN POPOLO DIFETTATO
Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2022, consequenziale a quello del 2021. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.
Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.
IL GOVERNO
UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.
UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.
PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.
LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.
LA SOLITA ITALIOPOLI.
SOLITA LADRONIA.
SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.
SOLITA APPALTOPOLI.
SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.
ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.
SOLITO SPRECOPOLI.
SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.
L’AMMINISTRAZIONE
SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.
SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.
IL COGLIONAVIRUS.
SANITA’: ROBA NOSTRA. UN’INCHIESTA DA NON FARE. I MARCUCCI.
L’ACCOGLIENZA
SOLITA ITALIA RAZZISTA.
SOLITI PROFUGHI E FOIBE.
SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.
GLI STATISTI
IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.
IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.
SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.
SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.
IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.
I PARTITI
SOLITI 5 STELLE… CADENTI.
SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.
SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.
IL SOLITO AMICO TERRORISTA.
1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.
LA GIUSTIZIA
SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.
LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.
LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.
SOLITO DELITTO DI PERUGIA.
SOLITA ABUSOPOLI.
SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.
SOLITA GIUSTIZIOPOLI.
SOLITA MANETTOPOLI.
SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.
I SOLITI MISTERI ITALIANI.
BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.
LA MAFIOSITA’
SOLITA MAFIOPOLI.
SOLITE MAFIE IN ITALIA.
SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.
SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.
SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.
LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.
SOLITA CASTOPOLI.
LA SOLITA MASSONERIOPOLI.
CONTRO TUTTE LE MAFIE.
LA CULTURA ED I MEDIA
LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.
SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.
SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.
SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.
SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.
LO SPETTACOLO E LO SPORT
SOLITO SPETTACOLOPOLI.
SOLITO SANREMO.
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.
LA SOCIETA’
AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.
I MORTI FAMOSI.
ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.
MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?
L’AMBIENTE
LA SOLITA AGROFRODOPOLI.
SOLITO ANIMALOPOLI.
IL SOLITO TERREMOTO E…
IL SOLITO AMBIENTOPOLI.
IL TERRITORIO
SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.
SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.
SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.
SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.
SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.
SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.
SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.
SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.
SOLITA SIENA.
SOLITA SARDEGNA.
SOLITE MARCHE.
SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.
SOLITA ROMA ED IL LAZIO.
SOLITO ABRUZZO.
SOLITO MOLISE.
SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.
SOLITA BARI.
SOLITA FOGGIA.
SOLITA TARANTO.
SOLITA BRINDISI.
SOLITA LECCE.
SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.
SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.
SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.
LE RELIGIONI
SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.
FEMMINE E LGBTI
SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.
LO SPETTACOLO E LO SPORT
INDICE PRIMA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Il Vintage.
Le prevendite.
I Televenditori.
I Balli.
Il Jazz.
La trap.
Il musical è nato a Napoli.
Morti di Fame.
I Laureati.
Poppe al vento.
Il lato eccentrico (folle) dei Vip.
La Tecno ed i Rave.
Alias: i veri nomi.
Woodstock.
Hollywood.
Spettacolo mafioso.
Il menù dei vip.
Il Duo è meglio di Uno.
Non è la Rai.
Abel Ferrara.
Achille Lauro.
Adria Arjona.
Adriano Celentano.
Afef Jnifen.
Aida Yespica.
Alan Sorrenti.
Alba Parietti.
Al Bano Carrisi.
Al Pacino.
Alberto Radius.
Aldo, Giovanni e Giacomo.
Alec Baldwin.
Alessandra Amoroso.
Alessandra Celentano.
Alessandra Ferri.
Alessandra Mastronardi.
Alessandro Bergonzoni.
Alessandro Borghese.
Alessandro Cattelan.
Alessandro Gassman.
Alessandro Greco.
Alessandro Meluzzi.
Alessandro Preziosi.
Alessandro Esposito detto Alessandro Siani.
Alessio Boni.
Alessia Marcuzzi.
Alessia Merz.
Alessio Giannone: Pinuccio.
Alessandro Haber.
Alex Britti.
Alexia.
Alice.
Alfonso Signorini.
Alyson Borromeo.
Alyx Star.
Alvaro Vitali.
Amadeus.
Amanda Lear.
Ambra Angiolini.
Anastacia.
Andrea Bocelli.
Andrea Delogu.
Andrea Roncato e Gigi Sammarchi.
Andrea Sartoretti.
Andrea Zalone.
Andrée Ruth Shammah.
Angela Finocchiaro.
Angelina Jolie.
Angelina Mango.
Angelo Branduardi.
Anna Bettozzi, in arte Ana Bettz.
Anna Falchi.
Anna Galiena.
Anna Maria Barbera.
Anna Mazzamauro.
Ana Mena.
Anna Netrebko.
Anne Hathaway.
Annibale Giannarelli.
Antonella Clerici.
Antonella Elia.
Antonella Ruggiero.
Antonello Venditti e Francesco De Gregori.
Antonino Cannavacciuolo.
Antonio Banderas.
Antonio Capuano.
Antonio Cornacchione.
Antonio Vaglica.
Après La Classe.
Arisa.
Arnold Schwarzenegger.
Asia e Dario Argento.
INDICE SECONDA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Barbara Bouchet.
Barbara D'urso.
Barbra Streisand.
Beatrice Quinta.
Beatrice Rana.
Beatrice Segreti.
Beatrice Venezi.
Belen Rodriguez.
Bella Lexi.
Benedetta D'Anna.
Benedetta Porcaroli.
Benny Benassi.
Peppe Barra.
Beppe Caschetto.
Beppe Vessicchio.
Bianca Guaccero.
BigTittyGothEgg o GothEgg.
Billie Eilish.
Blanco.
Blake Blossom.
Bob Dylan.
Bono Vox.
Boomdabash.
Brad Pitt.
Brigitta Bulgari.
Britney Spears.
Bruce Springsteen.
Bruce Willis.
Bruno Barbieri.
Bruno Voglino.
Cameron Diaz.
Caparezza.
Carla Signoris.
Carlo Conti.
Carlo Freccero.
Carlo Verdone.
Carlos Santana.
Carmen Di Pietro.
Carmen Russo.
Carol Alt.
Carola Moccia, alias La Niña.
Carolina Crescentini.
Carolina Marconi.
Cate Blanchett.
Catherine Deneuve.
Catherine Zeta Jones.
Caterina Caselli.
Céline Dion.
Cesare Cremonini.
Cesare e Mia Bocci.
Chiara Francini.
Chloe Cherry.
Christian De Sica.
Christiane Filangieri.
Claudia Cardinale.
Claudia Gerini.
Claudia Pandolfi.
Claudio Amendola.
Claudio Baglioni.
Claudio Cecchetto.
Claudio Lippi.
Claudio Santamaria.
Claudio Simonetti.
Coez.
Coma Cose.
Corrado, Sabina e Caterina Guzzanti.
Corrado Tedeschi.
Costantino Della Gherardesca.
Cristiana Capotondi.
Cristiano De André.
Cristiano Donzelli.
Cristiano Malgioglio.
Cristina D'Avena.
Cristina Quaranta.
Dado.
Damion Dayski.
Dan Aykroyd.
Daniel Craig.
Daniela Ferolla.
Daniela Martani.
Daniele Bossari.
Daniele Quartapelle.
Daniele Silvestri.
Dargen D'Amico.
Dario Ballantini.
Dario Salvatori.
Dario Vergassola.
Davide Di Porto.
Davide Sanclimenti.
Diana Del Bufalo.
Dick Van Dyke.
Diego Abatantuono.
Diego Dalla Palma.
Diletta Leotta.
Diodato.
Dita von Teese.
Ditonellapiaga.
Dominique Sanda.
Don Backy.
Donatella Rettore.
Drusilla Foer.
Dua Lipa.
INDICE TERZA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Eden Ivy.
Edoardo Bennato.
Edoardo Leo.
Edoardo Vianello.
Eduardo De Crescenzo.
Edwige Fenech.
El Simba (Alex Simbala).
Elena Lietti.
Elena Sofia Ricci.
Elenoire Casalegno.
Elenoire Ferruzzi.
Eleonora Abbagnato.
Eleonora Giorgi.
Eleonora Pedron.
Elettra Lamborghini.
Elio e le Storie Tese.
Elio Germano.
Elisa Esposito.
Elisabetta Canalis.
Elisabetta Gregoraci.
Elodie.
Elton John.
Ema Stokholma.
Emanuela Fanelli.
Emanuela Folliero.
Emanuele Fasano.
Eminem.
Emma Marrone.
Emma Rose.
Emma Stone.
Emma Thompson.
Enrico Bertolino.
Enrica Bonaccorti.
Enrico Lucci.
Enrico Montesano.
Enrico Papi.
Enrico Ruggeri.
Enrico Vanzina.
Enzo Avitabile.
Enzo Braschi.
Enzo Garinei.
Enzo Ghinazzi in arte Pupo.
Enzo Iacchetti.
Erika Lust.
Ermal Meta.
Eros Ramazzotti.
Eugenio Finardi.
Eva Grimaldi.
Eva Henger.
Eva Robin’s, Eva Robins o Eva Robbins.
Fabio Concato.
Fabio Rovazzi.
Fabio Testi.
Fabri Fibra.
Fabrizio Corona.
Fabrizio Moro.
Fanny Ardant.
Fausto Brizzi.
Fausto Leali.
Federica Nargi e Alessandro Matri.
Federica Panicucci.
Ficarra e Picone.
Filippo Neviani: Nek.
Filippo Timi.
Filomena Mastromarino, in arte Malena.
Fiorella Mannoia.
Flavio Briatore.
Flavio Insinna.
Forest Whitaker.
Francesca Cipriani.
Francesca Dellera.
Francesca Fagnani.
Francesca Michielin.
Francesca Manzini.
Francesca Reggiani.
Francesco Facchinetti.
Francesco Gabbani.
Francesco Guccini.
Francesco Sarcina e le Vibrazioni.
Franco Maresco.
Franco Nero.
Franco Trentalance.
Francis Ford Coppola.
Frank Matano.
Frida Bollani.
INDICE QUARTA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Gabriel Garko.
Gabriele Lavia.
Gabriele Salvatores.
Gabriele Sbattella.
Gabriele e Silvio Muccino.
Geena Davis.
Gegia.
Gene e Charlie Gnocchi.
Geppi Cucciari.
Gérard Depardieu.
Gerry Scotti.
Ghali.
Giancarlo Giannini.
Gianluca Cofone.
Gianluca Grignani.
Gianna Nannini.
Gianni Amelio.
Gianni Mazza.
Gianni Morandi.
Gianni Togni.
Gigi D’Agostino.
Gigi D’Alessio.
Gigi Marzullo.
Gigliola Cinquetti.
Gina Lollobrigida.
Gino Paoli.
Giorgia Palmas.
Giorgio Assumma.
Giorgio Lauro.
Giorgio Panariello.
Giovanna Mezzogiorno.
Giovanni Allevi.
Giovanni Damian, in arte Sangiovanni.
Giovanni Lindo Ferretti.
Giovanni Scialpi.
Giovanni Truppi.
Giovanni Veronesi.
Giulia Greco.
Giuliana De Sio.
Giulio Rapetti: Mogol.
Giuseppe Gibboni.
Giuseppe Tornatore.
Giusy Ferreri.
Gli Extraliscio.
Gli Stadio.
Guendalina Tavassi.
Guillermo Del Toro.
Guillermo Mariotto.
Guns N' Roses.
Gwen Adora.
Harrison Ford.
Hu.
I Baustelle.
I Cugini di Campagna.
I Depeche Mode.
I Ferragnez.
I Maneskin.
I Negramaro.
I Nomadi.
I Parodi.
I Pooh.
I Soliti Idioti. Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio.
Il Banco: Il Banco del Mutuo Soccorso.
Il Volo.
Ilary Blasi.
Ilona Staller: Cicciolina.
Irama.
Irene Grandi.
Irina Sanpiter.
Isabella Ferrari.
Isabella Ragonese.
Isabella Rossellini.
Iva Zanicchi.
Ivan Cattaneo.
Ivano Fossati.
Ivano Marescotti.
INDICE QUINTA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
J-Ax.
Jacopo Tissi.
Jamie Lee Curtis.
Janet Jackson.
Jeff Goldblum.
Jenna Starr.
Jennifer Aniston.
Jennifer Lopez.
Jerry Calà.
Jessica Rizzo.
Jim Carrey.
Jo Squillo.
Joe Bastianich.
Jodie Foster.
Jon Bon Jovi.
John Landis.
John Travolta.
Johnny Depp.
Johnny Dorelli e Gloria Guida.
José Carreras.
Julia Ann.
Julia Roberts.
Julianne Moore.
Justin Bieber.
Kabir Bedi.
Kathy Valentine.
Katia Ricciarelli.
Kasia Smutniak.
Kate Moss.
Katia Noventa.
Kazumi.
Khadija Jaafari.
Kim Basinger.
Kim Rossi Stuart.
Kirk, Michael (e gli altri) Douglas.
Klaus Davi.
La Rappresentante di Lista.
Laetitia Casta.
Lando Buzzanca.
Laura Chiatti.
Laura Freddi.
Laura Morante.
Laura Pausini.
Le Donatella.
Lello Analfino.
Leonardo Pieraccioni e Laura Torrisi.
Levante.
Liberato è Gennaro Nocerino.
Ligabue.
Liya Silver.
Lila Love.
Liliana Fiorelli.
Liliana Cavani.
Lillo Pasquale Petrolo e Greg Claudio Gregori.
Linda Evangelista.
Lino Banfi.
Linus.
Lizzo.
Lo Stato Sociale.
Loredana Bertè.
Lorella Cuccarini.
Lorenzo Cherubini: Jovanotti.
Lorenzo Zurzolo.
Loretta Goggi.
Lory Del Santo.
Luca Abete.
Luca Argentero.
Luca Barbareschi.
Luca Carboni.
Luca e Paolo.
Luca Guadagnino.
Luca Imprudente detto Luchè.
Luca Pasquale Medici: Checco Zalone.
Luca Tommassini.
Luca Zingaretti.
Luce Caponegro in arte Selen.
Lucia Mascino.
Lucrezia Lante della Rovere.
Luigi “Gino” De Crescenzo: Pacifico.
Luigi Strangis.
Luisa Ranieri.
Maccio Capatonda.
Madonna Louise Veronica Ciccone: Madonna.
Mago Forest: Michele Foresta.
Mahmood.
Madame.
Mal.
Malcolm McDowell.
Malena…Milena Mastromarino.
Malika Ayane.
Manuel Agnelli.
Manuela Falorni. Nome d'arte Venere Bianca.
Mara Maionchi.
Mara Sattei.
Mara Venier.
Marcella Bella.
Marco Baldini.
Marco Bellavia.
Marco Castoldi: Morgan.
Marco Columbro.
Marco Giallini.
Marco Leonardi.
Marco Masini.
Marco Marzocca.
Marco Mengoni.
Marco Sasso è Lucrezia Borkia.
Margherita Buy e Caterina De Angelis.
Margherita Vicario.
Maria De Filippi.
Maria Giovanna Elmi.
Maria Grazia Cucinotta.
Marika Milani.
Marina La Rosa.
Marina Marfoglia.
Mario Luttazzo Fegiz.
Marilyn Manson.
Mary Jane.
Marracash.
Martina Colombari.
Massimo Bottura.
Massimo Ceccherini.
Massimo Lopez.
Massimo Ranieri.
Matilda De Angelis.
Matilde Gioli.
Maurizio Lastrico.
Maurizio Pisciottu: Salmo.
Maurizio Umberto Egidio Coruzzi detto Mauro, detto Platinette.
Mauro Pagani.
Max Felicitas.
Max Gazzè.
Max Giusti.
Max Pezzali.
Max Tortora.
Melanie Griffith.
Melissa Satta.
Memo Remigi.
Michael Bublé.
Michael J. Fox.
Michael Radford.
Michela Giraud.
Michelangelo Vood.
Michele Bravi.
Michele Placido.
Michelle Hunziker.
Mickey Rourke.
Miku Kojima, anzi Saki Shinkai.
Miguel Bosè.
Milena Vukotic.
Miley Cyrus.
Mimmo Locasciulli.
Mira Sorvino.
Miriam Dalmazio.
Monica Bellucci.
Monica Guerritore.
INDICE SESTA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Nada.
Nancy Brilli.
Naomi De Crescenzo.
Natalia Estrada.
Natalie Portman.
Natasha Stefanenko.
Natassia Dreams.
Nathaly Caldonazzo.
Neri Parenti.
Nia Nacci.
Nicola Savino.
Nicola Vaporidis.
Nicolas Cage.
Nicole Kidman.
Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko.
Nicoletta Strambelli: Patty Pravo.
Niccolò Fabi.
Nina Moric.
Nino D'Angelo.
Nino Frassica.
Noemi.
Oasis.
Oliver Onions: Guido e Maurizio De Angelis.
Oliver Stone.
Olivia Rodrigo.
Olivia Wilde e Harry Styles.
Omar Pedrini.
Orietta Berti.
Orlando Bloom.
Ornella Muti.
Ornella Vanoni.
Pamela Anderson.
Pamela Prati.
Paola Barale.
Paola Cortellesi.
Paola e Chiara.
Paola Gassman e Ugo Pagliai.
Paola Quattrini.
Paola Turci.
Paolo Belli.
Paolo Bonolis e Sonia Bruganelli.
Paolo Calabresi.
Paolo Conte.
Paolo Crepet.
Paolo Rossi.
Paolo Ruffini.
Paolo Sorrentino.
Patrizia Rossetti.
Patti Smith.
Penélope Cruz.
Peppino Di Capri.
Peter Dinklage.
Phil Collins.
Pier Luigi Pizzi.
Pierfrancesco Diliberto: Pif.
Pietro Diomede.
Pietro Valsecchi.
Pierfrancesco Favino.
Pierluigi Diaco.
Piero Chiambretti.
Pierò Pelù.
Pinguini Tattici Nucleari.
Pino Donaggio.
Pino Insegno.
Pio e Amedeo.
Pippo (Santonastaso).
Peter Gabriel.
Placido Domingo.
Priscilla Salerno.
Pupi Avati.
INDICE SETTIMA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Quentin Tarantino.
Raffaele Riefoli: Raf.
Ramona Chorleau.
Raoul Bova e Rocio Munoz Morales.
Raul Cremona.
Raphael Gualazzi.
Red Canzian.
Red Ronnie.
Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni.
Renato Zero.
Renzo Arbore.
Riccardo Chailly.
Riccardo Cocciante.
Riccardo Manera.
Riccardo Milani.
Riccardo Scamarcio.
Ricky Gianco.
Ricky Johnson.
Ricky Martin.
Ricky Portera.
Rihanna.
Ringo.
Rita Dalla Chiesa.
Rita Rusic.
Roberta Beta.
Roberto Bolle.
Roberto Da Crema.
Roberto De Simone.
Roberto Loreti, in arte e in musica Robertino.
Roberto Satti: Bobby Solo.
Roberto Vecchioni.
Robbie Williams.
Rocco Papaleo.
Rocco Siffredi.
Roman Polanski.
Romina Power.
Romy Indy.
Ron: Rosalino Cellamare.
Ron Moss.
Rosanna Lambertucci.
Rosanna Vaudetti.
Rosario Fiorello.
Giuseppe Beppe Fiorello.
Rowan Atkinson.
Russel Crowe.
Rkomi.
Sabina Ciuffini.
Sabrina Ferilli.
Sabrina Impacciatore.
Sabrina Salerno.
Sally D’Angelo.
Salvatore (Totò) Cascio.
Sandra Bullock.
Santi Francesi.
Sara Ricci.
Sara Tommasi.
Scarlett Johansson.
Sebastiano Vitale: Revman.
Selena Gomez.
Serena Dandini.
Serena Grandi.
Serena Rossi.
Sergio e Pietro Castellitto.
Sex Pistols.
Sfera Ebbasta.
Sharon Stone.
Shel Shapiro.
Silvia Salemi.
Silvio Orlando.
Silvio Soldini.
Simona Izzo.
Simona Ventura.
Sinead O’Connor.
Sonia Bergamasco.
Sonia Faccio: Lea di Leo.
Sonia Grey.
Sophia Loren.
Sophie Marceau.
Stefania Nobile e Wanna Marchi.
Stefania Rocca.
Stefania Sandrelli.
Stefano Accorsi e Fabio Volo.
Stefano Bollani.
Stefano De Martino.
Steve Copeland.
Steven Spielberg.
Stormy Daniels.
Sylvester Stallone.
Sylvie Renée Lubamba.
Tamara Baroni.
Tananai.
Teo Teocoli.
Teresa Saponangelo.
Tiberio Timperi.
Tim Burton.
Tina Cipollari.
Tina Turner.
Tinto Brass.
Tiziano Ferro.
Tom Cruise.
Tom Hanks.
Tommaso Paradiso e TheGiornalisti.
Tommaso Zanello alias Piotta.
Tommy Lee.
Toni Servillo.
Totò Cascio.
U2.
Umberto Smaila.
Umberto Tozzi.
Ultimo.
Uto Ughi.
Valentina Bellucci.
Valentina Cervi.
Valeria Bruni Tedeschi.
Valeria Graci.
Valeria Marini.
Valerio Mastandrea.
Valerio Scanu.
Vanessa Scalera.
Vasco Rossi.
Vera Gemma.
Veronica Pivetti.
Victoria Cabello.
Vincenzo Salemme.
Vinicio Marchioni.
Viola Davis.
Violet Myers.
Virginia Raffaele.
Vittoria Puccini.
Vittorio Brumotti.
Vittorio Cecchi Gori.
Vladimir Luxuria.
Woody Allen.
Yvonne Scio.
Zucchero.
INDICE OTTAVA PARTE
SOLITO SANREMO. (Ho scritto un saggio dedicato)
Solito pre Sanremo.
Terza Serata.
Quarta Serata.
Quinta Serata.
Chi ha vinto?
Simil Sanremo: L’Eurovision Song Contest (ESC)
INDICE NONA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
I Superman.
Il Body Building.
Quelli che...lo Yoga.
Wags e Fads.
Il Coni.
Gli Arbitri.
Quelli che …il Calcio I Parte.
INDICE DECIMA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
Quelli che …il Calcio II Parte.
INDICE UNDICESIMA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
I Mondiali 2022.
I soldati di S-Ventura. Un manipolo di brocchi. Una squadra di Pippe.
INDICE DODICESIMA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
I personal trainer.
Quelli che …La Pallacanestro.
Quelli che …La Pallavolo.
Quelli che..la Palla Ovale.
Quelli che...la Pallina da Golf.
Quelli che …il Subbuteo.
Quelli che…ti picchiano.
Quelli che…i Motori.
La Danza.
Quelli che …l’Atletica.
Quelli che…la bicicletta.
Quelli che …il Tennis.
Quelli che …la Scherma.
I Giochi olimpici invernali.
Quelli che …gli Sci.
Quelli che si danno …Dama e Scacchi.
Quelli che si danno …all’Ippica.
Il Doping.
LO SPETTACOLO E LO SPORT
QUARTA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Da liberoquotidiano.it il 24 novembre 2022.
Ci mancava Gabriel Garko. Nella sua esplosiva intervista a Belve, da Francesca Fagnani su Rai2, Nancy Brilli ha regalato perle e rivelazioni a tratti sconcertanti sulla sua vita e il rutilante mondo dello spettacolo italiano. Chiamando in causa colleghe e colleghi con dettagli, spezzo, compromettenti e imbarazzanti.
Dal punto di vista del gossip, un momento chiave è stato il passaggio dell'attrice romana dalla scuderia dell'agente dei vip Lele Mora alla potentissima (allora) Ares, l'agenzia creata da Alberto Tarallo che per molti anni ha di fatto dato le carte alla tv, producendo le fiction di maggior successo di Mediaset e creando da zero (e a volte distruggendo in poche settimane) le carriere di tanti divi. Tra questi, per esempio, Manuela Arcuri e Gabriel Garko, coppia su alcuni fortunati set e anche nella vita per qualche anno. Due anni fa però è venuta a galla la verità: Garko, dopo anni di voci sussurrate, ha ammesso di essere gay.
Su Tarallo invece è piovuta l'accusa di averlo manovrato e messo in scena finti fidanzamenti etero (dalla Arcuri alla giovane Adua Del Vesco - al secolo Rosalinda Cannavò) solo per fare pubblicità. La Arcuri ha sempre negato che la sua storia con Gabriel fosse falsa, ma la Brilli a Belve regala un passaggio "illuminante", per così dire: "Mi è stato proposto di fare un finto fidanzamento con Gabriel Garko, ma dissi di no. Non so neanche se Gabriel lo sapeva. Tarallo li chiamava ‘scoop’. Ma rifiutai. Me lo offrì anche con Garko, ma non so se lui lo sapesse. Gabriel veniva offerto come fidanzato a tutte? Sì".
Gabriel Garko: «Ho tolto alcune delle mie maschere. Il coming out? Ora sono sereno». Chiara Maffioletti su Il Corriere della Sera l'1 novembre 2022.
L’attore, tra i favoriti di «Ballando con le Stelle», si racconta: «Le persone mi cercano sempre ma una volta mi lanciarono un bambino. L’esposizione va saputa dosare»
L’altro giorno, ad aspettarlo fuori dal cancello di casa c’era Marilyn Monroe. Cose che capitano se ti chiami Gabriel Garko. «Devo ammettere che succede spesso di trovare qualcuno fuori da casa mia. Qualche sera fa stavo rientrando e ho visto questa donna biondissima, con abiti vistosi, proprio all’ingresso. Così ho tirato dritto e ho chiamato la polizia ma lei agli agenti ha detto questo, che era Marilyn Monroe». La storia dell’attore non è tra le più comuni, così come non lo è mai stata la sua bellezza, capace di renderlo non solo popolarissimo ma venerato, con gente disposta a tutto pur di riuscire a toccarlo anche solo un istante. «Ho vissuto la coda del divismo, che con i social è un po’ morto. Confesso che le persone mi cercano sempre molto, ma certe serate, certi eventi non esistono più. Una volta, in una di quelle occasioni, mi hanno anche lanciato un bambino. Per fortuna la persona della sicurezza vicino a me lo ha preso al volo».
È uno dei concorrenti di «Ballando con le Stelle», dove ha dimostrato di essere bravissimo in pista, anche infortunato.
«Erano 17 anni che Milly (Carlucci, ndr.) me lo chiedeva, ora è arrivato il momento giusto, anche per una questione di tempi: prima ero sempre sul set. Mi criticano dicendomi che avevo già studiato danza, ma non è così. Ho solo girato un film, Valentino, in cui danzavo, ma questo non fa di me un ballerino, anche perché nella mia carriera ho sparato a chiunque e questo non fa di me un assassino. Il dato è che quando fai male qualcosa sono tutti pronti ad attaccarti, ma anche quando la fai bene, pare».
Se è anche una questione di impegni, che effetto le fa, dopo tanti anni, aver trovato il tempo per fare questo show?
«Ho festeggiato 30 anni di carriera e penso che in ognuna ci sia un’ascesa e poi, dopo un po’, un declino. Prima che arrivi quel momento devi riuscire a mantenere la quota, e quella è la parte difficile. Per me vale la regola della Nutella: se la mangi una volta a settimana ti piacerà per tutta la vita, se finisci un barattolo in un colpo non la vuoi più vedere. L’esposizione va saputa dosare e io sono stato molto esposto. Così, per un po’, ho deciso di prendermi del tempo e mi sono levato dai riflettori. Adesso mi volevo mettere alla prova, dando qualcosa di me e non stando dietro un personaggio».
Quando ha sentito di essere troppo esposto?
«Dopo Sanremo, nel 2016. Più popolare di così non potevo essere. Ricordo di aver ricevuto la chiamata da Carlo Conti mentre ero in autostrada e pensavo a uno scherzo. Gli ho chiesto quanto tempo avessi per pensarci e mi rispose: cinque minuti. In quella occasione ho cercato di non pensare a quello che la gente si aspettava da me, di non farmi bloccare dall’idea di dire qualcosa pensando che fosse quello che gli altri volevano sentire e ho iniziato ad essere me stesso. Se sbaglio, ho pensato, almeno sarà per qualcosa in cui credo. Il patto con chi mi stava vicino in quei giorni era di non leggermi nessun commento, nessuna critica».
Fu un successo.
«Prima ero molto preoccupato dal dover dimostrare qualcosa. Col tempo ho imparato ad abbandonare questo pensiero. Sono timido ma penso che tutti, sempre, indossino qualche maschera, in ogni lavoro e anche inconsapevolmente. Negli anni però ho scelto di abbandonarne qualcuna».
Una scelta molto forte, in questo senso, fu la sua decisione di fare coming out in tv, durante il «Grande Fratello».
«A un certo punto mi sono staccato da tutto: avevo bisogno di fare chiarezza con tutto e con tutti e quindi ho preferito così. Anche in quel caso, non lo avrei fatto prima e nemmeno dopo».
Davvero non avrebbe anticipato?
«No, era il momento giusto. Da lì ho fatto un cambio di passo in generale: magari avessi avuto a vent’anni la testa di oggi. Certe cose avvengono con la maturità, è normale».
Quindi è felice di aver preso quella decisione? Nessun pentimento?
«Si, sono felice, molto felice di tutto. Anzi, ancora meglio, sono sereno e soddisfatto, specie delle persone che mi circondano oggi».
Sente di essere stato compreso nei suoi talenti, in generale?
«Assolutamente no, ma non ho la presunzione di dover essere capito. Sto notando che sempre più persone oggi mi dicono: ah, però sei anche un bravo attore... Ho avuto la fortuna di vivere quella fase molto formativa della gavetta, che ti insegna da dove vieni e non te lo fa dimenticare. Ma se oggi dovessi dare dei consigli a delle persone che vogliono intraprendere questa carriera, non saprei cosa dire: è un altro mondo».
Il fatto di aver fatto tante fiction l’ha un po’ allontanata da un certo cinema?
«Non rinnego nulla e non mi va di fare la parte di chi si lamenta, nemmeno della bellezza: mi è servita e l’ho sfruttata. Certo, rischi di finire in uno stereotipo da cui non è facile uscire. Io venivo giudicato come prima cosa per quello quindi dovevo dimostrare sempre un po’ di più, ma poi qualcuno si è accorto che qualcosa di buono potevo fare».
Ha recitato per Ozpetek, per Zeffirelli... e poi?
«E poi hanno mollato la presa — ride —. Dopo Le fate ignoranti probabilmente mi aspettava un percorso con dei film diversi, questo non è successo per tantissimi fattori ma il principale è che ero sempre impegnato nelle fiction. E non ti accorgi neanche del tempo che passa, nel mentre».
Quando ha capito di essere bello?
«Nel tempo. A casa mia non è mai stato un tema, i miei genitori non me lo hanno mai detto. E anche dopo il successo, per loro restavo quello di prima. A volte ci rimanevo anche male, perché magari nemmeno avevano visto un mio film, una mia serie. Ma poi ho capito che consideravano il mio come un lavoro, che peraltro a me piaceva ma a loro no. Più che altro erano orgogliosi che avessi realizzato un mio sogno. Ricordo una volta in cui ero con loro e si era creata la folla attorno a noi, tanto da dover scappare dal retro di un negozio. Mio padre mi disse: “Mah, io proprio non capisco cosa ci trovi la gente in te... sarà che ti vedo da quando sei piccolo...”».
Dopo «Ballando» ci sono nuovi progetti?
«Due molto grossi, poi un terzo a teatro. Inoltre tra qualche mese uscirà il mio nuovo libro, un romanzo dopo la mia autobiografia, che mi piacerebbe diventasse anche un film. Amo il mio lavoro e mi piacciono le sfide, più sono grandi e più le preferisco».
Dopo averla vista ballare, si dice che potrebbe fare un musical...
«Mi piacerebbe perché dovrei mettermi alla prova. Dopo che da bambino sognavo di volare sugli aerei militari ora sto prendendo il brevetto di pilota, per dire. Sono un perfezionista, infatti tra i complimenti che preferisco ci sono quelli di chi mi dice che sono un grande lavoratore».
Le piacerebbe diventare papà?
«L’ho pensato tante volte e d’istinto direi di sì, ma la società di oggi non mi piace proprio, quindi no, al momento l’idea mi fa un po’ paura».
Gabriel Garko compie 50 anni. Da seduttore delle serie tv al coming out. Silvia Fumarola su La Repubblica il 12 luglio 2022.
L’uomo che visse due volte compie 50 anni oggi, 12 luglio. Gabriel Garko, torinese, all’anagrafe Dario Gabriel Oliviero, dopo il coming out ha raccontato di sentirsi finalmente libero. Divo delle serie più popolari e seguite di Canale 5, da Il bello delle donne a L’onore e il rispetto a Il peccato e la vergogna, il Rodolfo Valentino della fiction è stato per anni il sogno proibito di milioni di spettatrici. Divo formato tv, al cinema è stato scelto, tra gli altri, da Ferzan Ozpetek per Le fate ignoranti, in un ruolo drammatico molto bello, quello di un malato terminale di Aids. Tinto Brass l’aveva spogliato in Senso 45, Asia Argento lo ha diretto in Incompresa trasformandolo in un padre tossicodipendente.
Garko biondo per Tinto Brass Ha giocato a fare il bel tenebroso ma Garko è molto simpatico. Qualche anno fa, dopo essere apparso a Domenica in, il web era impazzito perché sembrava sfigurato dal botox, gonfio e irriconoscibile. Bisognava verificare. Di persona era normalissimo, aveva spiegato che era un po’ gonfio per via di una cura e aveva raccontato di sé. “Sono narcisista non lo nego, sono anche una grandissima mignotta ed è giusto che un attore lo sia, in senso lato non fisico: devi sedurre la macchina da presa. Quando mi chiedono: ‘Ti senti bello?’, mi chiedo: ora devo fare la figura del cretino o dell'arrogante? Non c'è mai la risposta giusta. Se sono qua è grazie al mio fisico". Gli avevamo chiesto: a 50 anni come s'immagina? E lui, ridendo, aveva spiegato: "A 50 anni sarò con una bocca così e gli zigomi che superano gli occhi".
Non è così, ma oggi il Garko che negli anni è apparso sui rotocalchi con fidanzate appiccicate come in un album di figurine, "donne dello schermo", dopo il coming out è più felice. La rivelazione il 25 settembre 2020, durante una puntata de Il grande fratello vip. l'attore aveva preparato una lettera aperta alla ex "fidanzata" Adua Del Vesco, in cui ha parlato della loro storia come di "una favola, bella, ma una favola". Senza mai pronunciare la parola "gay" aveva parlato di "segreto di Pulcinella", alludendo alla sua vita privata. Visibilmente commosso, come Adua che lo ascoltava, ha spiegato: «Ho ritrovato il bambino dentro di me, gli ho fatto ripercorrere tutta la mia vita fino a oggi. Il mio bambino nonostante tutto si è accorto che non ero felice. Dopo anni mi sento libero, ho voglia di vivere la mia vita con te come amica. La verità scavalcherà ogni segnale di omertà». Poche ore prima di entrare nella casa del Grande Fratello Garko aveva pubblicato su Instagram questo messaggio ai fan: "Sono sicuro che sentirete delle cose che non vorreste sentire... Sono sicuro che molta gente giudicherà... Sono sicuro che tante persone non capiranno... E sono sicuro che per me sarà dura, molto dura... Ma l’unica cosa che posso promettervi e che da me avrete solo la verità.... Adua sarà nella mia vita da oggi in un altro modo, e non ci perderemo più".
Così, con i social impazziti, in modo plateale, aveva ripreso in mano la sua vita. Gran chioma color castoro, aveva dato il meglio di sé al Festival di Sanremo nel 2016, quando Carlo Conti lo aveva voluto come co-conduttore. «La chiamata di Conti - raccontava - è stata una sorpresa, forse perché ho l’abitudine di sottovalutarmi. Per me è un’esperienza nuova, normalmente sono protagonista, qui sarò al servizio dello spettacolo. Di solito sono protetto da un ruolo, sono timido anche se non si direbbe perché mi spoglio sempre. Stavolta ho deciso di essere me stesso, come sono a casa. Non voglio preparami, spero di riuscire a dare qualcosa di diverso di me, forse è pericoloso ma vorrei arrivare sul palco e sorprendermi». E così fu.
Quel festival iniziò con un evento tragico: ci fu un’esplosione nella villa che lo ospitava. Morì la proprietaria, lui si salvò per un soffio. Uno choc terribile. Così il divo statuario, un po’ ingessato, sempre impostato a seconda dei ruoli, scoprì che poteva essere se stesso, Gabriel l’imbranato faceva ridere. L’intervista doppia, surreale, con Nino Frassica, resta uno dei momenti più divertenti di quell’edizione. Quanto siete alti? “1.92 senza scarpe” risponde Garko; “un metro e 73 a stomaco vuoto” replica Nino. “Vi conoscevate?” chiede Conti. “No” risponde Frassica, “però conoscevo la mamma: Greta Garko”.
Da "Oggi" il 12 maggio 2022.
«Desideravo uscire, divertirmi, avere un compagno. Ma non puoi perché devi mantenere il personaggio che è il tuo opposto: duro, inaccessibile, sciupafemmine. È durata 30 anni questa “condanna”: quasi un ergastolo… Un giorno mi sono guardato allo specchio, e al posto della mia faccia ho visto la copertina di un rotocalco che celebrava uno dei miei amori inventati»», dice Gabriel Garko in un’intervista al settimanale OGGI in edicola da domani.
L’attore ha già rivelato da qualche tempo di essere gay, ma per la prima volta racconta con grande onestà la sua esistenza “bugiarda” da finto latin lover, fatta di copertine con finte fidanzate e fidanzati veri da tenere nascosti. Questa doppia vita l’aveva spinto 17 anni fa a comprare una villa a Zagarolo (Roma).
«Un posto lontano da tutti, dove poter essere me stesso… Avevo una relazione con un ragazzo che si chiama Riccardo. Qui eravamo liberi, anche se quando veniva qualcuno dovevamo nasconderci. Invitavo degli amici a cena? A fine serata lui fingeva di andarsene, si faceva mezza passeggiata a poi rientrava. Quando al mattino arrivava la donna delle pulizie, si faceva trovare nel letto della stanza degli ospiti anche se avevamo dormito insieme».
E di Manuela Arcuri, che invece sostiene che la loro storia fu vera e passionale, dice: «Non si è ancora liberata da certi condizionamenti. Spero lo faccia presto».
Alessandro Penna per "Oggi" il 16 maggio 2022.
La casa di Gabriel Garko inizia come una fortezza, con un recinto alto quattro metri e il cancello che svetta per altri due. Continua dentro un parco che tende al selvaggio e finisce in una bella villa con i pavimenti in pietra lavica, un’infilata di saloni a tema (c’è la stanza giapponese, quella barocca, lo studio consacrato all’arte) e una mano di bianco che va rischiarando qualche parete e un paio di soffitti scuri.
Garko è fatto alla stessa maniera: guardingo, sulle prime, e poi spontaneo, quasi felice di aver attraversato tanto buio - «E voi che vedevate solo le luci della ribalta!» - se la ricompensa sono questi sprazzi di verità, queste mani di bianco. La frase che lo mette più a fuoco, e fotografa meglio il momento, la dice a fine intervista, a registratore spento, in mezzo a una risata che è un fuoco d’artificio.
Sembra il rifugio di uno che vuole proteggersi dal mondo.
«E invece è stato il mio grande gesto di libertà. L’ho comprata 17 anni fa, quando buttai giù il primo dei tanti muri che mi tenevano prigioniero».
Quale muro?
«Diciamo che non ero autonomo. Mi ribellai e presi questa villa: avevo bisogno di un posto lontano da tutti (la casa è nel verde di Zagarolo, a mezz’ora da Roma, ndr), dove poter essere me stesso. E vivere in pace la mia vera relazione, mentre sulle copertine si alternavano le mie finte fidanzate, e si “pianificava” la mia fama di latin lover».
Con chi aveva questa «vera relazione»?
«Con un ragazzo che si chiama Riccardo. Qui eravamo liberi, anche se quando veniva qualcuno dovevamo nasconderci. Invitavo degli amici a cena? A fine serata lui fingeva di andarsene, si faceva una mezza passeggiata e poi rientrava. Quando al mattino arrivava la donna delle pulizie, si faceva trovare nel letto della stanza degli ospiti anche se avevamo dormito insieme. È durata 11 anni, mi ha salvato».
Salvato da cosa?
«Era in una goccia di verità in un mare di menzogne».
Il suo agente era Alberto Tarallo.
«È il passato, non voglio parlarne».
Qui va fatta una digressione. Garko è stato la punta di diamante di Ares Film, società che per anni ha fornito a Mediaset fiction “chiavi in mano”. Nel suo organigramma c’erano il produttore (Tarallo), lo sceneggiatore Teodosio Losito (compagno di Tarallo), una scuderia di artisti che comprendeva anche Manuela Arcuri, Eva Grimaldi e Adua Del Vesco (che si sono succedute nel ruolo di finte fidanzate di Gabriel).
Una macchina sforna-successi franata in un amen: nel 2019 Losito è morto in circostanze poco limpide (si sarebbe impiccato con una sciarpa legata a un termosifone); nel 2020 è fallita la società; durante l’ultimo Gf vip due suoi attori – la Del Vesco e Massimiliano Morra – parlando fra loro hanno espresso dubbi sulle fine di Teo Losito, spingendo la procura ad aprire un fascicolo per istigazione al suicidio prima contro ignoti, poi contro Tarallo.
A luglio compirà 50 anni.
«Ma ne festeggerò sei. Il mio nuovo “me” è nato a Sanremo, nel 2016, in quel Festival che iniziò con una tragedia».
Ci fu un’esplosione nella villa che la ospitava: morì la proprietaria, lei si salvò per un soffio.
«L’incidente mi fece saltare le prove, allora decisi di buttarmi: non sarei stato perfetto, sarei stato me stesso. Con la mia imbranataggine, l’autoironia».
Funzionò?
«Sì, anche come terapia. Fino ad allora non ero quasi esistito: ero un personaggio che aveva la mia faccia, ma era stato “pensato” da altri. Io inciampo, faccio gaffe, non so leggere il “gobbo” (lo schermo su cui scorre il testo dei conduttori, ndr), un animale che odio, perché si muove e le parole ci ballano sopra, e mi sfuggono.
Sono stato così naturale, che dietro le quinte hanno iniziato a farmi gli scherzi: acceleravano il gobbo, me lo spegnevano... Con il Garko di prima non si sarebbero mai permessi. Sanremo è stata la mia dichiarazione d’indipendenza».
Da cosa?
«Dal perfezionismo, anzitutto. Poi mi dissi: “Vedi, Gabriel, anche se decidi da solo, non fai stronzate”. Mi avevano abituato a pensare che, se non seguivo le loro direttive, avrei combinato disastri. Ero una marionetta, da allora sono un uomo».
L’anno dopo, nel 2017, diede l’addio alle scene. Perché?
«Mi fermai per chiedermi: “Sei arrivato in cima. E se inizia la discesa come starai?”. Volevo un tempo mio: dovevo imparare a camminare, è stata come una vacanza-studio».
Vacanza meritata: lavorava dal 1989.
«Esordii con Vita con i figli, di Dino Risi».
Su quel set c’era la Bellucci. Com’era?
«Inguardabile, tanto era bella. Monica fu la conferma di quel che avevo appena capito: se non mi viene di saltare addosso a una donna così, mi dissi, vuol dire che preferisco altro».
Prima di quella conferma ha avuto dei flirt con qualche ragazza?
«Sì, ho avuto due o tre storielle etero. A 17 anni mi sono accorto che c’era qualcosa che, per come è fatta questa società, “non andava”. Non è un passaggio facile, è una scoperta che ti “chiude” tantissimo: ed è dannatamente pericoloso, perché puoi incontrare qualcuno che sfrutta quel tuo momento di debolezza.
Sei totalmente da solo a dover affrontare questo mostro che ti sta uscendo da dentro... Oggi, forse, è diverso, più facile. Anche se tutta ‘sta differenza non la vedo: la differenza vera si vedrà quando non ci sarà bisogno di fare coming out. Quando quelle due parole – venire fuori – ci suoneranno ridicole: quale crimine ho commesso, per dovermi costituire?».
Dopo Risi ha fatto il modello.
«Cose piccole, sfilate di paese. In una di quelle occasioni, il tizio che mi stava accompagnando e mi faceva da agente si fermò a metà tragitto, e disse che doveva passare a salutare degli amici che stavano cenando in un appartamento di Asti. Mi pregò di salire, ma non c’era nessuno».
Un’imboscata.
«Mi saltò addosso. Mi salvai perché nel pericolo tiro fuori una strana freddezza. Trovai un varco in quel flusso di spavento e di orrore, e gli dissi: “Sono minorenne!”. Mi lasciò scappare».
Nel 1991 vinse Il più bello d’Italia.
«Mi fermarono per strada, a Torino, e mi chiesero se volevo partecipare. Dissi: “Manco morto”. Poi pensai che almeno sarebbe stata una vetrina: non c’era Instagram, all’epoca, per farti vedere dovevi andare a bussare alle porte».
Che esperienza fu?
«Surreale. Io, che sono timidissimo, improvvisai una cosa a metà tra la sfilata e lo striptease. Solo che non mi accorsi che il palco stava finendo, rischiai di cadere sulla giuria».
Presieduta da Marina Ripa di Meana.
«Che mi chiamò per il suo film Cattive ragazze, ma dovetti partire per il militare che, lo dico sapendo che verrò lapidato, vorrei tornasse obbligatorio. Io lo feci da carabiniere, fu un anno felice».
Uno spartiacque.
«Sì, perché poi mi trasferii a Roma. Ricordo la sera prima della partenza: in discoteca a Torino, con gli amici. Ci mettemmo in cerchio, mano nella mano, e cantammo a squarciagola Vita spericolata. È l’ultima cosa che ho fatto con spensieratezza. Avevo 18 anni».
Iniziò la sua seconda vita.
«Partivo da Torino “iper tranquillo”, io mi ero accettato, la mia famiglia idem. A casa si parlava in libertà di sesso, e i miei mi dissero: “L’importante è che tu sia felice”. Ma per la società, e per il lavoro che intendevo fare, mi sono dovuto richiudere. Fu tremendo, ma inevitabile».
Perché inevitabile?
«Se bruci dal desiderio di recitare, ti entra dentro la convinzione che alcune cose le devi nascondere. Molti mi dicono: “Non è giusto, ci hai preso in giro”».
E lei cosa risponde?
«La verità. Che c’è solo una persona che ho preso in giro: me stesso».
Le fan come hanno reagito? Lei è stato per lungo tempo un incomparabile oggetto del desiderio.
«Non è cambiato niente. Mi saltano ancora addosso. Sarebbe stupido il contrario: ho detto che sono gay, mica che ho la lebbra. Mi divertono, i loro assalti mi fanno piacere. Qualcuna pensa di potermi convertire, qualcuna lo fa per gioco o per passione».
Ha lavorato anche per Tinto Brass in Senso 45.
«Il provino più divertente della mia carriera. A un certo punto del colloquio, dal nulla, Tinto mi ha detto: “Fammi vedere il culo” (Garko imita alla perfezione la voce e l’accento di Brass, ndr). Io sono rimasto di sasso, ma il modo in cui me l’ha detto ha abbattuto tutte le barriere. Mi sono girato e ho tirato giù i jeans».
E Tinto?
«“Ora fammi vedere il pisello”. Io avevo già i pantaloni abbassati e mi sono ri-girato. Da quel provino ho imparato una cosa fondamentale».
Quale?
«Che il sesso va vissuto così, come lo vede Tinto, in una cornice naturale, semplice, divertente. Noi abbiamo questa voglia di etichettare tutto, ma l’etichetta si mette solo alle cose.
Le faccio un esempio: a una ragazza “normale” - parola che odio perché viene da norma, e cioè regola - può “partire la brocca” per un’altra ragazza. Poi magari finisce, e si innamora un’altra volta di un uomo. Sa come chiamerebbero quella ragazza? Lesbica. Invece siamo tutti fluidi, a qualunque uomo è successo di provare qualcosa per un amico. Solo che ti freni molto prima perché te lo impone la società»
Con L’onore e il rispetto, nel 2006, la sua popolarità raggiunse l’apice.
«Non me lo sono mai goduto, il successo. Non me ne sono proprio reso conto: ero così preso dal set, e dal proteggermi per non essere scoperto... Nascondermi è stato un altro lavoro. La cosa che posso dirle è che la qualità della mia vita peggiorò. Mi chiudevo qui, a guardare La carica dei 101.
Non rinnego nulla, ma si immagini un uomo giovane, in giro per l’Italia, con le guardie del corpo, la folla che strepita, ragazze e ragazzi che urlano il suo nome. E poi pensi alla scena immediatamente successiva».
Com’è?
«Sei da solo, in una camera d’albergo, col telecomando in mano. C’è una “forbice” così devastante tra quel che vuoi e quel che puoi fare».
Lei cosa desiderava?
«Uscire, divertirmi, avere un compagno. Ma non puoi, perché devi mantenere il personaggio, che è il tuo opposto: duro, inaccessibile, sciupafemmine. È come girare una scena al mare, col sole: chi guarda vede tutto bello, ma tu che sei lì sai che è marzo. Fa freddo, stai male, però ti butti lo stesso in acqua. È durata 30 anni, questa “condanna”: quasi un ergastolo».
Perché non ha mollato prima?
«Perché ho il senso del sacrificio e una pazienza infinita. E ambizione, ma è stato più un portare avanti il lavoro, come uno che sta chino sui libri. Finché giravo, mi sentivo da dio. Ma ero isolato, fuori dalla realtà. Un giorno mi sono guardato allo specchio, e al posto della mia faccia ho visto la copertina di un rotocalco che celebrava uno dei miei amori inventati».
La Arcuri è ancora convinta che la storia tra voi due sia stata vera, e passionale.
«Non vorrei parlare di Manuela. Non si è ancora liberata da certi condizionamenti. Spero lo faccia presto».
Ora come sta?
«Bene, ma mi sto ancora assestando. Ho sempre messo davanti a me il personaggio Garko, perché ho sempre pensato che fosse migliore di me. Ora ho capito che sono meglio io: sono più “vario”, ho più colori».
Selvaggia Lucarelli ha scritto che per fare coming out al Gf vip lei ha preteso 30 mila euro.
«Per il coming out avrei potuto chiedere un “botto” di soldi in più, ma ho preso il cachet che prendo sempre quando vado in televisione: anzi, di meno perché la pandemia ha imposto dei tagli consistenti».
Ha paura che la sua carriera di sex symbol televisivo sia finita?
«No, perché i copioni continuano ad arrivare, anche con quel ruolo di macho. Che differenza c’è se sei etero o gay? Perché un attore etero che fa il gay è bravissimo, e un attore gay che fa l’etero non è credibile?».
È fidanzato?
«Sono single. E penso questo: se da solo sto bene, in coppia devo stare meglio. Di sicuro non metterò sulle copertine la mia vita privata: stavolta sarà amore, non lavoro».
Che regalo vorrebbe per i 50 anni?
«Voglio - e uso l’imperativo perché è una parola che ci viene vietata fin da bambini, per castrare i desideri forti - voglio un po’ serenità. Voglio fare il bagno, che ci sia il sole e che sia agosto».
Sulla strada per la stazione di Zagarolo, Garko mi informa che la villa in cui abita era di Angelo Litrico, mitico sarto che nei primi anni ‘60 vestì sia John Kennedy sia Nikita Kruscev.
«Che ne sa, magari li ha messi d’accordo lui, gli americani e i sovietici, e se non scoppiò la guerra il merito è suo». Per scherzo gli suggerisco di organizzare a casa sua un summit tra Putin e Biden. Garko si tira giù gli occhiali da sole e ride: «Sa come mi tratterebbe Putin, ora che sono frocio!».
Gli 80 anni di Gabriele Lavia: «Mi spogliai per Strehler al primo provino. Le mie compagne? In scena le ho trattate male». Emilia Costantini su Il Corriere della Sera il 3 ottobre 2022.
L’attore-regista l’11 ottobre celebra il suo ottantesimo compleanno. Intanto si prepara a tornare in scena l’8 novembre al Teatro Quirino con «Il berretto a sonagli»
Pur di recitare è andato in scena a lume di candela. «In quel periodo ero direttore del Teatro Argentina - racconta Gabriele Lavia - ed era in programma il mio spettacolo La trappola di Pirandello. A causa di una agitazione sindacale, i tecnici delle luci dichiarano all’improvviso lo sciopero, senza il dovuto preavviso. La sala però era piena di pubblico e decido di fare la rappresentazione, per rispetto a chi aveva pagato il biglietto. Accusato di condotta antisindacale, ho recitato non proprio a lume di candela, ma quasi: solo con il riverbero delle luci di platea. Gli spettatori avranno pensato a uno stratagemma pirandelliano. Al pubblico piacciono gli imprevisti». È una delle tante avventure che l’attore-regista vive da sempre fra teatro, cinema e televisione. Sessant’anni di carriera e 80 anni che sta per compiere, mentre tornerà in scena l’8 novembre al Teatro Quirino con «Il berretto a sonagli» di Pirandello.
Perché ufficialmente è nato l’11 ottobre, mentre la vera nascita è il giorno prima?
«L’errore fu fatto per non pagare una multa. Bisognava annunciare la nascita entro e non oltre un certo numero di giorni, ma all’epoca c’era la guerra, non era un periodo tranquillo e i miei genitori non erano riusciti ad andare in tempo all’anagrafe. Ma non festeggerò il compleanno... o forse sì come mia moglie Federica e forse con i figli, ammesso che se lo ricordino».
Oltre 60 anni di teatro e lei non è figlio d’arte...
«Ho avuto la fortuna di avere dei “padri artistici” putativi: grandi maestri, a cominciare da Renzo Ricci. Ricordo quando una volta gli dissi: maestro, perché usa sempre il suggeritore? Lei la parte la sa a memoria! E lui rispose mettendomi una mano sulla spalla: Pallino... - così amava chiamarmi - hai ragione, la parte la so, ma non l’ho ancora dimenticata. Voleva dire che, per interpretare bene un personaggio, bisogna dimenticare la parte, dimenticare sé stesso in quanto attore».
Da dove nasce la sua passione per il palcoscenico?
«In verità, la prima volta che mi portarono a teatro, a Catania, la città dove vivevamo, mi annoiai mortalmente. Avrò avuto 3 o 4 anni e Gino Cervi interpretava il “Cyrano de Bergerac”. Non capivo niente, smaniavo e mia madre indispettita disse categorica: non ti ci porto più. La curiosità mi venne in seguito, quando una compagnia amatoriale veniva a casa nostra a fare le prove. Mi mettevo in un angolo: ero affascinato da ciò che facevano e, credo, di aver capito in quelle occasioni che fare teatro mi piaceva».
Quando decise di iscriversi all’Accademia d’arte drammatica, i suoi ne furono contenti?
«Annunciai la mia partenza per Roma una sera a cena: mio padre, seduto a capotavola, mi tirò un bicchiere enorme, lo schivai per miracolo e finì contro il muro. Aveva capito che non c’era niente da fare e che avrei rovinato la mia vita. Dopo la sua morte, ho scoperto che aveva custodito gelosamente in un armadio i ritagli di giornali in cui si parlava di me: mi fece tenerezza».
Perché al suo primo provino con Giorgio Strehler lei si spogliò nudo?
«Volevo convincerlo che ero giusto per il ruolo di Edgar nel Re Lear che stava preparando. Al termine della mia folle performance, si convinse a tal punto che sentenziò: Rita Renoir, la più grande spogliarellista del Crazy Horse, ti fa un baffo...».
Nato a Milano, per caso, vissuto a Catania e poi a Torino: a quale città si sente più legato?
«Catania, essendo figlio di siciliani. Ricordo la città bombardata e noi ragazzini che giocavamo tra le macerie, cercando le armi abbandonate dai soldati. E quella volta che, trionfante, ne portai una a mia madre come fosse un trofeo, mi corse appresso prendendomi a legnate».
Si sente un mattatore?
«Non è nella mia natura e il migliore spettacolo lo devo ancora fare. Sono felice quando non devo, oltreché recitare, firmare anche la regia: avere entrambi i ruoli è un’ammazzata».
Ha lavorato prima con la compagna Monica Guerritore, ora con la moglie Federica Di Martino: non sarebbe meglio fare scelte artistiche diverse?
«No, va benissimo. Forse le ho trattate un po’ peggio degli altri e loro, a volte, si sono ribellate dicendo: ma come, proprio tu mi tratti così?».
Quando dirige i suoi figli attori, Lorenzo e Lucia, è stato mai contestato?
«Il regista insegna quello che può. Non si permettono di contestarmi».
Con Lucia, nel ruolo della Figliastra nei «Sei personaggi in cerca d’autore», era imbarazzato nel ruolo del Padre da lei incontrato in un bordello?
«Nessun imbarazzo. Quando sei sul palco, sei un personaggio, non hai tempo di pensare a questioni familiari o psicologiche».
Ha detto che, quando sarà il fatidico momento, vuole essere seppellito con la camicia di forza che ha indossato nel «Sogno di un uomo ridicolo».
È uno spettacolo che ho amato molto, proprio per l’ostacolo delle braccia legate: un attore più ostacoli ha e meglio riesce a recitare. Vorrei quindi rifarlo prima di morire... e anche dopo».
Renato Franco per il “Corriere della Sera” il 25 giugno 2022.
«Quando Sylvester Stallone ha annunciato il film vincitore ha detto "Italy" ma io ho capito "Ilary". Ho subito pensato che nella cinquina ci fosse un sesto film di cui non avevo mai sentito parlare». Gabriele Salvatores ha cresciuto con il suo cinema fatto di amicizia e ironia, di viaggi e illusioni, di fuga e malinconia, di sogni e inganni, una generazione che si è riconosciuta nel suo immaginario; l'incontro di tante solitudini che si sono ritrovate unite in una speranza collettiva, perché in fondo non siamo così diversi, ognuno con le sue fragilità e le sue aspettative. L'Oscar per Mediterraneo come punto più alto, quella statuetta che ti fa svoltare nella percezione «non di te stesso, ma degli altri».
Agli Oscar il suo è forse stato il discorso più breve dei discorsi brevi: 27 secondi.
«C'erano due problemi. Il primo è che non so l'inglese; il secondo che non pensavo di vincere. Il favorito era Lanterne Rosse di Zhang Yimou, e anche io ero convinto che lo avrebbero premiato. È un film bellissimo, ancora adesso non capisco come sia possibile che abbia vinto io».
Cosa ricorda di quella sera?
«Diversi momenti, come la faccia di Warren Beatty in prima fila che mi fissava e l'incontro con Zhang Yimou in bagno. Io sono con l'Oscar in mano perché te lo consegnano senza nemmeno una scatola, lui sta sommessamente piangendo; ne è nato un dialogo dove io quasi mi scusavo e lui non capiva; poi lui ha guardato l'Oscar e mi ha detto qualcosa che per fortuna non ho capito».
Nel backstage ci fu anche l'abbraccio con Abatantuono...
«Io ormai ero già fidanzato con la sua ex moglie, Rita. Lo raggiungo in una saletta con l'Oscar quando vediamo una porta che si apre e una donna che corre inseguita dalla security; è Rita e io e Diego urliamo insieme: no, no, lasciate passare, è mia moglie, è nostra moglie ...».
Per arrivare a Hollywood era partito da Napoli. Cosa le ha lasciato la sua città natale?
«Napoli mi ha insegnato la sua grande verità, saper ridere delle disgrazie, la capacità di unire tragedia e commedia che ha alimentato il mio modo di essere e il mio cinema. Un'altra lezione è quel senso molto greco, antico, di aspettare la fortuna, di affidarsi a quel che succede: quel che sarà, sarà».
Quando lei aveva sei anni vi siete trasferiti a Milano, fu accolto da «terrone»?
«Mio padre si trasferì a Milano prima di Rocco e i suoi fratelli , era la Milano con le scritte "Non si affitta ai meridionali", ma è una città che mi ha accolto e mi ha permesso di essere quello che sono, anche "calcisticamente". Io ovviamente tifavo Napoli, ma a furia di mazzate - vere, fisiche - i compagni di classe mi costrinsero a scegliere una delle due squadre di Milano. Decisi di tifare Inter perché nella maglia c'era l'azzurro del Napoli».
Suo papà cosa le ha insegnato?
«Mio padre - avvocato napoletano, crociano, formazione super classica e democratica -, voleva che facessi Legge. Quando gli ho detto che volevo dedicarmi al teatro è stato zitto per una giornata, poi la sera mi disse: la vita è la tua, se vuoi fare l'idraulico fallo, ma cerca di essere il miglior idraulico del quartiere. Vincere l'Oscar è stato come prendersi la laurea; la prima telefonata la feci ai miei genitori. Lui non mi ha mai costretto a fare nulla, quando qualcosa non gli andava applicava un dissenso ironico. Sembra incredibile a vedermi adesso ma da ragazzo avevo i capelli lunghi fino alle spalle, lui mi ammoniva: quando camminiamo insieme per strada per favore vai sull'altro marciapiede».
Sua mamma?
«Faceva un sotterraneo e continuo tifo per le mie scelte. Nei miei primi anni a teatro batteva a macchina i nostri copioni, cuciva i costumi, invitava a casa Silvio Orlando che allora non aveva una lira e mangiava spesso da noi. Era una casalinga con tre figli, faceva un lavoro fondamentale che non viene retribuito, ha tenuto insieme la famiglia, era il collante».
È sempre di sinistra?
«La militanza di sinistra - allora la sinistra c'era, oggi non c'è più - è sempre rimasta sia nel lavoro sia a livello personale. Sono cresciuto con una mentalità fortemente collettiva del lavoro, odio dire "il mio film", "il mio cinema". Gli attori per me sono anche autori, sono fondamentali, non sono gli strumenti di una sinfonia, sono "la" sinfonia, sono importanti quanto il testo. Per questo con gli attori con cui ho lavorato ho cercato di creare se non una famiglia, una specie di tribù».
Il suo è uno stretto intreccio tra cinema e amicizia.
«Sono affezionato profondamente a tutti gli attori con cui ho lavorato. Silvio Orlando, Antonio Catania, Gigio Alberti, Elio De Capitani, Paolo Rossi, Claudio Bisio: è un legame che è rimasto forte nonostante gli anni che passano».
«Marrakech Express» fece decollare la sua carriera.
«Nacque sotto una buona stella, intercettando emozioni, desideri e sogni di tanti. Un film divertente ma che ha anche dei lati malinconici, di riflessione e poesia».
Il set non fu solo lavoro...
«Una sera si giocava Bayern Monaco-Inter di Coppa Uefa, quella del famoso gol di Berti che si fa tutto il campo. Diego era l'unico che aveva la radiolina e continuava a dire che eravamo zero a zero».
Poi ci fu la svolta di «Mediterraneo».
«Doveva chiamarsi Lasciateci perdere, giocando su un doppio significato: nel senso di perdersi e nel senso di lasciateci stare. Anche se è ambientato durante la Seconda guerra mondiale, raccontava anche l'Italia di allora, quella disillusione di chi pensava di poter cambiare la società. Erano gli anni di Berlusconi, delle tv private, di quell'abbassamento del gusto - anche visivo - che è stato rovinoso. È la fine del sentimento collettivo e la vittoria dell'individualismo, dell'edonismo della Milano da bere, un isolamento che poi si è amplificato con i social, che in realtà sono luoghi di falsa condivisone».
Quel film (l'altro era «Turné») concludeva la sua «trilogia della fuga»...
«A proposito di fuga, Diego diceva che per entrare nella storia del cinema per sempre bisognava cambiare una vocale... La fuga andava intesa non come evasione, come vacanza, se no l'avrei chiamato Méditerranée... La fuga non è il rifiuto della responsabilità ma la ricerca della libertà e di un posto nuovo».
Ha avuto tanti riconoscimenti dal pubblico. E la critica?
«Brecht diceva che un artista deve sempre stare almeno un passo davanti al suo pubblico.
Non dieci, però, senza perderlo di vista. Ho sempre cercato di sperimentare nuove forme di racconto, ma non mi piace pensare di dover insegnare qualcosa a nessuno, di dover dimostrare di essere più intelligente del pubblico. Oltre ai grandi Maestri che ammiro, amo anche registi che non sempre vengono considerati "Maestri": Peckinpah, Germi, Cassavetes, De Palma, Rafelson, Bogdanovich, Altman... Forse è questo mio stare un po' in mezzo tra la ricerca e la voglia di comunicare. Ho sempre considerato il Cinema un'arte popolare».
L'Oscar dove lo tiene?
«Ho avuto un rapporto strano con quella statuetta. L'Oscar non è un microchip che ti infili in testa e diventi più bravo; quando lo vinci sei esattamente come prima, ma sia gli spettatori sia gli addetti ai lavori si aspettano da te qualcosa di speciale. Però io non volevo entrare in competizione con me stesso, così per un po' di tempo l'ho tenuto in bagno, poi in ufficio, adesso ci ho fatto pace e fa da reggi-libri a una serie di libri sul cinema».
Fisicamente diversi, lei magro e aria zen, lui debordante e carnale. Abatantuono ha praticamente fatto tutti i suoi film, cosa vi lega?
«Abatantuono è più di un amico, è un parente. Questo ricordo sintetizza più di ogni altro il nostro rapporto. Una volta, eravamo a Lucca, e portavo a scuola Marta - sua figlia, avuta da Rita l'ex moglie diventata mia compagna - che andava in prima elementare. Scendevamo dai tornanti, lei era assorta. Dopo un paio di curve mi fa: "Gabriele, che cosa vuol dire frocio?". No, guarda, allora, ti spiego: frocio è una parolaccia, è un insulto. Tu puoi dire gay, omosessuale... Si tratta di uomini a cui piacciono altri uomini, è amore ed è rispettabile. Altri tre tornanti e Marta: "Gabriele, ma a te la mamma piace?". E certo che mi piace, mi piace molto, ci sto insieme. "E allora perché papà dice che sei frocio?"».
Che attore è Abatantuono?
«Se lo metti in mezzo a dieci persone, tutti istintivamente guarderanno lui. Ha un talento enorme che non coltiva. Un po' per una sua naturale pigrizia, un po' perché è stato bollato come il terrunciello dei film. Ha presenza, carisma, sarebbe un meraviglioso Re Lear».
Chi altro secondo lei non ha sfruttato fino in fondo il suo talento?
«Penso a Paolo Rossi. Tra noi nacque subito una grande simpatia, una sintonia immediata grazie a Comedians , il testo di Trevor Griffiths, un autore trozkista che ancora oggi mi scrive Caro compagno.... Ma senza divagare, Paolo Rossi se non avesse quel demone autodistruttivo che lo perseguita sarebbe diventato come Gaber, come Jannacci, ha una stoffa speciale, da attore e poeta».
Ha 71 anni, l'età che avanza...
«...fa girare le palle. Il poeta Mario De Andrade descriveva la vita come un pacchetto di caramelle date a un bambino. All'inizio le mangi avidamente, quando stanno per finire vedi che il sacchetto di caramelle si sta riducendo e diventi più riflessivo: io mi voglio gustare le caramelle che restano».
Tommaso Moretto per bologna.corriere.it l'1 maggio 2022.
L’«Uomo Gatto» ha scritto un libro, è uscito il 21 aprile (Te lo ricordi… L’uomo gatto? Edito da Santelli, nrd). Gabriele Sbattella, 51 anni, diventato un personaggio televisivo a Sarabanda vent’anni fa, ha raccontato il periodo che ha preceduto il suo debutto in tv.
«Da quando ho smesso di fare la stagione come animatore ai Lidi Ravennati — spiega —, fino al 12 novembre 2002, è andata in onda la mia prima puntata al programma condotto da Enrico Papi su Italia1». È stato tra i personaggi entrati nella storia della fortunata trasmissione condotta da Enrico Papi per diversi anni su Italia 1, e della televisione in generale.
Il geniale concorrente ha conquistato il cuore dei telespettatori non solo per la sua straordinaria capacità di individuare le canzoni dopo pochissimi istanti, sebbene nei vari tornei dei campioni non sia mai riuscito a imporsi, ma anche per il suo particolarissimo modo di fare. La sua imbattibilità durò da quel 12 novembre 2002 al 19 febbraio 2003, quando venne sconfitto da un altro volto iconico del programma, Tiramisù.
Perché proprio quei due mesi?
«Avevo avuto proposte lavorative come interprete e traduttore, perché sono laureato in traduzione, da e verso l’inglese, da e verso il tedesco (non sono uno scemo come qualcuno ama definirmi in maniera irrispettosa). Poi ecco, visite mediche perché avevo dei problemi fisici e poi l’attesa per la chiamata a questo quiz televisivo che guardavo».
Proponevano giochi difficili a Sarabanda?
«Quello in cui bisognava indovinare più titoli possibile di canzoni sentendo poche note in 60 secondi era tremendo».
Come mai ci teneva tanto a partecipare?
«Per passare una giornata diversa, vedere com’era il mondo della televisione. Volevo arrivare in finale con il campione in carica. Poi sono diventato campione e ci sono rimasto 79 puntate. Alla fine diventa una sfida con te stesso».
Con Papi ha un rapporto d’amicizia?
«Non ho il suo numero, quando ci vediamo ci salutiamo. So che adesso sta facendo un programma su Canale5 che è molto divertente, lo sto guardando. Mi piace, il pubblico è protagonista».
E dopo Sarabanda cos’ha fatto?
«Sarei dovuto andare a fare l’animatore turistico in Egitto ma mi invitavano nei locali per le serate. Con due ore si guadagnava quello che nei villaggi si prendeva in un mese quindi ho abbandonato quel mondo».
Ha ancora l’Emilia-Romagna nel cuore?
«Sì perché ho vissuto a Cento e ho studiato alla scuola interpreti di Misano Adriatico (Rimini)».
Ora cosa fa nella vita?
«Il giornalista e non scrivo solo di sport, anche di musica, ho seguito tre Festival di Sanremo. Lavoro per un’agenzia».
È ancora tifoso del Milan?
«Sì. Ho due squadre, Milan e Bayern Monaco, le ho elette a mie squadre del cuore nell’autunno del 1979. Rai Tre stava facendo trasmissioni sperimentali e trasmetteva le partite dei Mondiali di calcio del 1970 e del 1974. E sappiamo della semifinale tra Italia e Germania del 1970, sono diventato milanista per il gol di Rivera. Il Bayern perché erano del Bayern i giocatori che componevano l’ossatura della Germania che ha vinto i Mondiali nel 1974».
Mancano quattro giornate alla fine del campionato, pensa che il Milan ce la farà a vincere lo scudetto?
«Lo spero, sarei contento. Però vorrei tirare le orecchie alla classe arbitrale. Sta facendo troppi errori, non so se siano voluti o in buona fede. Il Milan nella storia ha subito diversi torti, dal 1973 quando Concetto Lo Bello ha annullato ingiustamente quel gol valido a Chiarugi a Roma contro la Lazio, e alla fine il Milan perse il campionato».
Laura Rio per “il Giornale” l'8 giugno 2022.
«Il mio obiettivo, di uomo e di artista, è togliere le pietre dall'anima che bloccano il flusso di acqua fresca». Gabriele Muccino, dopo anni di immensi successi, di cadute e di risalite, non smette di girare film che nessun altro è capace di fare e, nel contempo, di provocare, postare pensieri scomodi, dire quel che pensa senza filtri. A Napoli ha ricevuto il Nastro d'Argento per A casa tutti bene, la sua prima serie televisiva, andata in onda su Sky, di cui proprio oggi al Gianicolo comincia a girare la seconda stagione.
Muccino, il successo della serie e il prestigioso riconoscimento la ripagano delle ingiustizie di cui si è lamentato da quando è tornato da Hollywood: pregiudizi, cattiva critica, poca considerazione ricevuta da altri premi?
«La pace l'ho fatta con me stesso perché il primo a stare male ero io. Non ho più voluto soffrire: ero stanco non di non vincere, ma di essere totalmente ignorato da un premio come il David. Così ho voluto uscire da quella giuria e stare fuori da questi giochi. E sono molto contento di questo premio».
Perché ritiene ce l'abbiano con lei?
«Ancora non lo capisco. Forse è invidia. Non c'è stato nessun italiano negli ultimi 50 anni che ha avuto un successo come il mio, che ha incassato centinaia di milioni di dollari. Record che qui evidentemente non sono andati giù. E questo non fa onore al mondo a cui mi onoro di appartenere perché io amo visceralmente il cinema italiano, io esisto grazie a Zavattini, De Sica, Germi, Leone».
Lei non risulta simpatico anche perché non frena la lingua
«Il pubblico mi ha compreso e amato, in tutto il mondo. E ora ha apprezzato il film e la serie. Questo mi rende felice soprattutto dopo gli anni americani che sono stati dolorosi perché Hollywood è una bestia feroce dalle lame taglienti. Per curare quelle ferite sono dovuto tornare in Italia».
In America si è trovato immerso nel clima del politicamente corretto estremo che pochi giorni fa su Instagram ha definito «nemico di una visione illuminata, provocatrice, rivoluzionaria».
«E ho aggiunto che c'è un grande fraintendimento tra i diritti civili e una spirale perversa di retorica pericolosa. Quando 15 anni fa giravo La ricerca della felicità vedevo le prime avvisaglie di un clima che ora è diventato insopportabile ed è arrivato anche in Italia».
Cosa succedeva?
«Prima di iniziare le riprese una signora ci spiegò le regole sulle molestie sul posto di lavoro: totalmente assurde, non c'era confine tra corretto e scorretto. Ci fece l'esempio di una donna che si sentiva molestata perché pensava che il suo capo le guardasse il seno. Mi consigliavano di tenere aperte le porte dell'ufficio quando incontravo un'attrice per non incorrere nel pericolo di essere accusato di nefandezze».
Ma è capitato a milioni di donne. Non trova che nei suoi eccessi il movimento #MeToo abbia dato una grande scossa al mondo maschilista del cinema e non solo?
«Non credo. Secondo me non è cambiato nulla e nulla cambierà perché purtroppo le pulsioni umane sono sempre quelle. Il problema è una società che, per paura di vivere, implode, diventa robotica. E che arriva all'abominio della Cancel culture che abbatte le statue e riscrive i film della Disney. O che impone regole nella scelta del cast sulla base delle minoranze. Proprio quell'ondata che io avevo avvertito nel 2005 e che poi è arrivata in Italia. Un meccanismo aberrante che ci riporterà al Medioevo, in un abisso che deve essere fermato».
Per questo ha scritto quel post?
«Certo. Non posso stare zitto quando sento che nelle università si rifiutano di insegnare Dostoevskij perché c'è la guerra in Ucraina. E questa la linea oltre cui non si può andare».
E, quindi, cos' è rimasto secondo lei della campagna di Asia Argento che ha scatenato il #MeToo?
«L'ho trovato una cosa violenta. Perché se non vuoi mangiare da un piatto non lo fai, se invece ti ci nutri per anni poi non puoi dire che il cibo ti è stato messo in bocca a forza».
Asia l'ha raccontata in maniera più complessa. Invece, cosa pensa dello tsunami che ha travolto Fausto Brizzi?
«Gli è capitato quello che, per altri motivi, è accaduto anche a me. Dai tempi di Nerone, l'umanità vuole abbassare o alzare il pollice, vuole vedere qualcuno vittorioso cadere ed essere ucciso nella pubblica arena».
Nell'America del multiculturalismo e del politicamente corretto, all'improvviso accadono incidenti come il pugno dato da Will Smith a Chris Rock agli Oscar. Will è suo grande amico e protagonista del suo film di maggiore successo (La ricerca della felicità), vi siete sentiti?
«Gli ho scritto. Conoscendolo, so che sta molto male. Quelle frasi sulla moglie sono state una scintilla che ha fatto crollare fragorosamente l'impalcatura di una vita tesa a mostrare di essere moralmente inattaccabile e con una famiglia perfetta. È crollato il tempio nel tempio del cinema. Mi dispiace tantissimo per lui e per la sua carriera».
Muccino: «Con mio fratello Silvio ho vissuto un lutto, tra noi è finita. “L’ultimo bacio” parlava di me». Chiara Maffioletti su Il Corriere della Sera il 5 giugno 2022.
Il regista: «L’amicizia senza interessi in America non l’ho trovata. A una serata super allegra con Giovanni Veronesi, a Roma, ho capito che non ridevo più».
Quello di Gabriele Muccino è il racconto non di una, ma di tante vite. Mentre parla, inizia a girare il nastro di una pellicola con protagonista un ragazzo del 1967 con sogni più grandi delle sue insicurezze. «All’epoca ero privo di grandi conferme e volevo affermare di esistere a un mondo che era abbastanza distratto. Balbettavo — molto più di oggi — e questa cosa distraeva: che si trattasse della persona che volevo affascinare o di una che volevo anche solo semplicemente intrattenere».
La balbuzie ha avuto un ruolo così determinante nel renderla la persona che è?
«Di fatto questa sorta di frustrazione nella comunicazione e nella socialità ha fatto in modo che creassi un mio osservatorio delle relazioni umane e della vita che è stato poi riutilizzato e riciclato nel mio modo di fare cinema. I piani tra realtà e vita ricostruita così si fondono. Ho schierate davanti a me tutte le declinazioni dell’animo umano, dalle più fosche alle più pure, e me ne faccio portatore sano. Ma mentre giro, poi, questo viaggio mi possiede totalmente».
Nel restituire nei suoi film quello che ha osservato, finisce per raccontare sé stesso?
«Certo, mi metto io per primo a nudo in questa sorta di esposizione del sentimento e delle contraddizioni che in noi risiedono. Siamo governati da un subconscio che sceglie quasi tutto al posto nostro: quale colore ci piaccia o che persona ci attragga. Ci fa compiere insomma tutte quelle scelte che definiscono la nostra vita».
Un po’ come capita a Stefano Accorsi quando sconvolge la sua esistenza ne «L’ultimo bacio», il suo primo grande successo.
«Quel personaggio ero io, completamente. Dopo il mio primo film “Ecco fatto” e, soprattutto, dopo “Come te nessuno mai”, ero io a ritrovarmi in una storia che richiedeva delle responsabilità, improvvisamente circondato da tante Martina Stella. Quello che però non sapevo era che molte altre persone fossero simili a me. La mia unicità non era così straordinaria: ero solo più propenso a raccontare in maniera scarnificata i miei sentimenti e le mie zone d’ombra. Quel film scatenava un’esplosione emotiva nello spettatore che spesso litigava con il partner con cui era andato al cinema, perché scoprivi che uno la vedeva come Accorsi e l’altro come Mezzogiorno... ci sono persone che dopo averlo visto si sono lasciate e ancora oggi mi ringraziano della fuga che hanno compiuto. Per quanto mi riguarda, L’Ultimo bacio fu una sorta di tsunami».
Uno tsunami che trasformava un ex ragazzo introverso in una celebrità.
«Ero cresciuto in solitudine e stavo bene da solo, ma quando ho voluto cercare di misurarmi con il resto della società ho sentito che avevo delle lacune molto grandi, che non avevo idea di come riempire. A 14 anni non sapevo nemmeno chi fossero i Beatles: questo per dire quanto mi fossi alienato da solo da quella che era la realtà. Il cinema mi ha dato la possibilità di esistere, ovvero di portare quello che io sono alla fruizione degli altri. Il tasto più dolente della mia adolescenza era non riuscire a comunicare me stesso: mi impauriva, mi faceva sentire mediocre e profondamente irrisolto. Ho cercato di risolvermi e raccontarmi attraverso il cinema».
È sempre stato così?
«È un meccanismo che si è ripetuto film dopo film. E sono riuscito a raccontare tantissimo di me, anche i traumi, i dispiaceri, i grandi disincanti, le delusioni. Ho usato il cinema come strumento per sciogliere quella che sarebbe stata un’esistenza implosa. Ho sfruttato la drammaturgia per dare ordine al caos della vita».
Se deve pescare tra i suoi ricordi prima che arrivasse il cinema?
«Penso all’estate dopo la maturità. Avevo 18 anni ed ero a Rodi: andavo sempre su una spiaggetta dove avevo conosciuto una ragazza inglese di cui non ricordo il nome. Una notte caddi con il motorino in un burrone: fu molto brutta, tra quelle rocce andai vicino alla morte e ho ancora addosso le cicatrici, sulla testa. Pieno di sangue riuscii a tirarmi fuori di lì, forse grazie all’adrenalina, e trovai un medico in paese che mi chiese dei soldi per ricucirmi le ferite: non ne avevo abbastanza e ne medicò solo una. Per questo dopo quella sera andavo in spiaggia con un cappello di paglia: lì vedevo sempre un catamarano e poco dopo scoprii che era di David Gilmour dei Pink Floyd. Una volta si ribaltò e io non persi l’occasione: corsi subito in acqua con il mio cappello di paglia per aiutarlo».
Allora non poteva immaginare che di celebrità nella sua vita ne avrebbe conosciute tante.
«Quando ho girato “La ricerca della felicità” non pensavo di avere la capacità di emozionare una platea così vasta, globale. Lì è iniziata la mia vita americana: da un lato è stata nutritissima di incontri, sogni, speranze, ambizioni... finché ho avuto vicino Will Smith, mi ha protetto dalle ingerenze degli studios. Poi ho capito che Hollywood è un posto sempre più pieno di gente insicura, che conosce poco il cinema e non sa più cosa fare da quando è arrivata la tv di qualità».
Vedere Will Smith che disintegra la sua carriera agli Oscar l’ha fatta soffrire, sembra.
«Sono rimasto senza parole per giorni. Lui che nella vita si controlla in modo maniacale... Hollywood non lo perdonerà mai, essendo puritana e bigotta in un modo che non possiamo immaginarci. Ha fatto una cosa così sbagliata e così umana, in fondo. Ma in un tempio del politically correct, in cui sono tutti dei robot».
Cosa non ha amato dei suoi anni in America?
«Ho patito moltissimo l’assenza del convivio, di quel momento in cui conosci davvero le persone e ti lasci andare. Lì, la vita che ho condotto per 12 anni era guidata dal business: incontravi solo chi poteva darti qualcosa, che ti vedeva solo se tu potevi essere interessante da un punto di vista affaristico. Al di fuori di questo, l’amicizia con assenza di interessi in America non l’ho mai conosciuta. Così, quando mi sono ritrovato a casa di Giovanni Veronesi, a Roma, in una serata super allegra, in cui eravamo tutti con le lacrime al viso per le risate, mi sono accorto — ridendo così tanto — che erano anni che non lo facevo. In quel momento ho capito che se era vero, come era vero, che in America avevo smesso di ridere, allora non era il posto dove potevo più stare e sono venuto via. Mi stava uccidendo l’anima, mi stava uccidendo anche la voglia di vivere».
Ora sta girando la seconda stagione di «A casa tutti bene» (disponibile su Sky e su Now). Con la prima stagione ha vinto il Nastro D’Argento per la miglior serie: è un territorio che vuole continuare a esplorare?
«L’esperienza con un racconto elaborato come quello della serie mi ha permesso di portare sul piccolo schermo il mio linguaggio, i miei personaggi e i loro codici di comportamento. L’ambizione di fare cinema in tv era una sfida per nulla scontata, che mi ha insegnato cose che ancora non conoscevo. Il linguaggio esteso della serie permette di analizzare le disfunzioni dell’animo umano con tempi meno compressi rispetto a quelli a cui ero abituato».
Lì torna su uno dei suoi temi: la famiglia.
«La famiglia corrisponde alla società, ha gli stessi meccanismi e le stesse dinamiche. La famiglia non è altro che un microcosmo. I pregi e i difetti dell’animo umano nascono, crescono e vengono replicati attraverso certe formule di comportamento all’interno della famiglia, per cui tutti ci ritroviamo ad avere ruoli da cui poi non esci più. E non c’è quasi la voglia di aprirsi, di raccontarsi veramente perché quando emerge il nostro vero io può destabilizzare: la famiglia non è pronta a gestire le nostre reali vulnerabilità perché nessuno le conosce davvero, non ne abbiamo mai parlato per pudore o incapacità. Motivo per cui le anomalie a volte diventano macroscopiche e le famiglie disfunzionali sono frequentissime, con uno spettro di disfunzioni che sono a volte gestibili e a volte ingestibili, dipende da come si sono combinati gli elementi».
Il rapporto con suo fratello Silvio sembra appartenga alla seconda categoria.
«Con lui ho vissuto un lutto, un lutto di una persona vivente, che non vedo dal 2007. È stata una esperienza per me aberrante da un punto di vista psicologico: mi ha scarnificato. Rimane una delle cose più incomprensibili, ingiustificabili e forse anche imperdonabili. A un certo punto quando questo lutto si è elaborato, quando ho smesso di soffrire, sono passati ormai 15 anni. Lì ti rendi conto che quella persona non la vuoi più incontrare, non hai più nulla da raccontare perché fondamentalmente non la stimi, non la ammiri e non la conosci più. Se mancano questi tre elementi, il resto cosa è? Forma?».
Non c’è la possibilità di un chiarimento?
«Quando tuo fratello scompare senza neanche dirti perché per una vita intera, il corpo soffre, soffri psicologicamente, ti svegli nel cuore della notte come se ti mancasse l’aria, perché hai voglia di tuo fratello. Era un pezzo di me. Mi ha tolto una parte enorme della mia vita e ora quella parte lì se ne è andata. La nostra difesa naturale nell’elaborazione delle sofferenze fa in modo che si crei uno spessore sulla cicatrice tale da far diventare quella cicatrice insensibile. È lì, la vedi ma è talmente spessa la carne che la riveste che siamo diventati insensibili, a dispetto di quello che vorremmo. Ma è fisiologico difendersi da un dolore così penetrante».
In uno dei suoi film farebbe ritrovare questi due fratelli?
«Non potrei mai fare un film così perché è troppo vicino a qualcosa di troppo doloroso. Ad ogni modo no, una situazione così irrisolta e così inspiegabile non trova una soluzione facile, nemmeno al cinema, perché il cinema è giusto quando è onesto. Il cinema disonesto è quello che vuole farti felice, darti una pacca sulla spalla e dirti: dai che la vita è bella. Io questo non lo faccio quasi mai: i miei finali sono agrodolci o amari. Faccio fatica, nella mia visione della vita, a credere che le cosi siano così facili da infiocchettare: ci sono sempre dei pezzi di stoffa che vengono tranciati. Rimangono brandelli della nostra esistenza e non sono più rammendabili: sono tutti gli errori che abbiamo fatto».
Silvio Muccino compie 40 anni: l’esordio a 16 anni, il rapporto con il fratello Gabriele, 8 segreti su di lui. Arianna Ascione su Il Corriere della Sera il 14 Aprile 2022.
L’attore, sceneggiatore, regista (e oggi anche scrittore) è nato a Roma il 14 aprile 1982.
«Come te nessuno mai» e il successo
Considerato ai tempi del suo esordio l’enfant prodige del cinema italiano Silvio Muccino - che proprio oggi compie 40 anni - nasce a Roma il 14 aprile 1982. Il debutto sul grande schermo avviene molto presto, a soli 16 anni, in un film diretto da suo fratello Gabriele (con il quale ha anche scritto la sceneggiatura): «Come te nessuno mai» (1999). In seguito al grandissimo successo ottenuto la sua carriera come attore prenderà il volo: dopo aver interpretato Paolo, il figlio ribelle di Laura Morante e Fabrizio Bentivoglio in «Ricordati di me» (2003), nel 2004 Silvio si dividerà tra la commedia sentimentale «Che ne sarà di noi» di Giovanni Veronesi (con il quale scrive la sceneggiatura) e il thriller di Dario Argento «Il cartaio».
L’esordio come regista
Nel 2005 l’attore partecipa al film a episodi «Manuale d'amore», sempre diretto da Veronesi, sul cui set conosce Carlo Verdone. Con lui, nel 2006, scrive e gira «Il mio miglior nemico». Due anni dopo arriverà «Parlami d'amore», pellicola che segnerà l’esordio di Silvio alla regia, che otterrà un grande successo di pubblico. Nel 2010 Muccino tornerà al doppio ruolo di attore-regista in «Un altro mondo».
Ha prestato la voce ad Astro Boy
Silvio Muccino nel 2009 presta la voce al protagonista del film di animazione di David Bowers «Astro Boy», adattamento cinematografico della famosa serie di manga fantascientifici di Osamu Tezuka.
Dove vedere i suoi ultimi film
«Non ho provato l'astinenza da set - raccontava Silvio Muccino al Messaggero a proposito della sua lontananza dal cinema negli ultimi anni -. Ho la fortuna di potermi esprimere non solo come attore ma anche come regista, sceneggiatore, scrittore. E posso permettermi il lusso di aspettare il progetto giusto, quello in cui credo veramente, prendendomi il meglio del mestiere». Nel 2015 esce nelle sale la sua terza opera da regista, «Le leggi del desiderio» (ora disponibile sulla piattaforma streaming Prime Video), scritta insieme a Carla Vangelista e interpretata con Nicole Grimaudo, Carla Signoris e Maurizio Mattioli. In seguito Muccino lavorerà come attore in «The Place» (2017) di Paolo Genovese (recuperabile su Netflix) e in «Security» (2021) di Peter Chelsom (attualmente visibile su Prime Video), ispirato al romanzo omonimo di Stephen Amidon.
Il ritiro? «Fake news»
Nel 2019 si è diffusa la notizia del ritiro definitivo di Silvio Muccino dal mondo del cinema: avrebbe lasciato tutto per fare il falegname in Umbria. Il tutto è stato poi smentito dalla sua agenzia: «Non si è mai ritirato, non ha aperto una falegnameria e sta valutando molti progetti cinematografici».
Il rapporto con il fratello Gabriele
«Non lo vedo dal 2007»: così raccontava lo scorso anno Gabriele Muccino al Corriere. Da 15 anni il rapporto tra i due fratelli si è interrotto («Dopo questo tempo si elabora una sorta di lutto, non ha voluto incontrare me, in nessuna occasione, i miei figli, i miei genitori, mia sorella, ma anche Giovanni Veronesi, Carlo Verdone, ha fatto terra bruciata intorno a sé, lontano da tutti quelli che lo hanno amato. La sua scomparsa ha lacerato il tessuto familiare, a ognuno manca un fratello o figlio. Rimane inspiegabile, farà lui il bilancio della sua vita»). Nel gennaio 2020 il regista che aveva querelato per diffamazione Silvio (che tempo addietro in tv a L’Arena aveva fatto alcune pesanti dichiarazioni sul fratello maggiore, descrivendolo come un uomo violento) alla prima udienza del processo ha ritirato la sua denuncia: «Non volevo che mio fratello fosse condannato. Se Silvio torna, sa dove trovarmi. Io sono qui e l’aspetto», aveva spiegato Gabriele al settimanale Oggi.
Vita privata
Della vita sentimentale di Silvio Muccino si sa molto poco (anche perché lui non ne parla mai). In passato è stato legato all’attrice Laura Chiatti conosciuta sul set di uno spot Vodafone nel 2006 (per andare a cena con lui lei lasciò il suo fidanzato dell’epoca). Anche il rapporto con la scrittrice e sceneggiatrice 68enne Carla Vangelista agli inizi è stato molto chiacchierato (lei è più grande di 30 anni).
Silvio Muccino scrittore
Nel 2018 è uscito l’ultimo romanzo di Silvio Muccino, che da diversi anni ormai si dedica anche alla scrittura: «Quando eravamo eroi», una storia di amicizia, ma anche di transizione dall'adolescenza all'età adulta. In precedenza aveva pubblicato insieme a con Carla Vangelista «Parlami d'amore» (2006, da cui è stato tratto il film omonimo uscito nel 2008) e «Rivoluzione nº 9» (2011). «Sto incontrando tante persone che si aprono a me, grazie a ciò che ho scritto - ha raccontato nel 2018 l’attore a Rolling Stone - e non mi sono mai sentito così a mio agio. Credo sia la conseguenza di aver ridimensionato, anzi ritarato la mia geometria vitale. Questo senso di rinascita è una bellissima sensazione, è la prima volta che mi succede. Non mi sono mai sentito così a fuoco».
Geena Davis: i cartoon? Ci sono tante ingiustizie di genere. Francesca Scorcucchi su Il Corriere della Sera il 2 Settembre 2022.
L’attrice: «Anni fa commissionai uno studio sulla figura femminile nei programmi per bambini, e i risultati furono imbarazzanti: noi donne eravamo all’11%. Oggi si è raggiunta la parità ».
Los Angeles Forse oggi se ne parla anche troppo e tutto sembra nato con il caso Weinstein e i movimenti Metoo e Time’s Up, ma la discussione sulla condizione femminile al cinema, il superamento dell’assioma per cui la donna doveva essere quasi sempre figura di contorno, ipersessualizzata o in una posizione di costante debolezza, nasce da un seme gettato molto tempo prima dalle donne di Hollywood.
Una su tutte: Geena Davis 66 anni, una carriera lunga quaranta (il suo primo film fu Tootsie, 1982) e due Oscar in bacheca, uno ottenuto nel 1989 per Turista per caso e un altro nel 2020 per i suoi impegni umanitari. «Se vuoi davvero iniziare il cambiamento devi partire dai bambini», dice l’attrice di film femministi e di grande successo come Thelma & Louise e Ragazze vincenti che tempo fa ha deciso di fondare, insieme a Madeline DiNonno, il «Geena Davis Institute on Gender in Media» che a settembre, durante gli Emmy Award, gli Oscar della televisione, riceverà il Governors Award per meriti filantropici.
Ora dunque è tempo di bilanci e di un libro di memorie, che uscirà a ottobre Morire di gentilezza, titolo che spiega così: «Sono cresciuta in una famiglia in cui si rischiava davvero di morire di gentilezza. I miei avrebbero lasciato che venisse imboccata l’autostrada contromano piuttosto che criticare l’autista e io ero come loro ma sono diventata più assertiva grazie miei film e l’esempio delle colleghe con cui ho lavorato». Fra queste c’è Susan Sarandon, la coprotagonista di Thelma & Louise : «Dice sempre quello che pensa, con gentilezza e senza nessun tipo di aggressività ma lo fa e ottiene quello che vuole. Ho imparato molto da lei».
Entrambe sono attiviste impegnate, Davis lo è diventata soprattutto dopo la nascita della sua prima figlia: «Mi sono accorta ben presto che i programmi per bambini erano pieni di ingiustizie di genere. Nei cartoon di mia figlia l’uomo andava al lavoro e la donna restava a casa. Cominciai a parlarne con più persone possibili nell’ambiente ma tutti mi dicevano che non era vero e mi facevano esempi di protagoniste femminili di film di animazione, così commissionai uno studio sulla figura femminile nei programmi per bambini, e i risultati furono imbarazzanti. Oggi si è raggiunta la parità. Ai tempi della mia ricerca nella programmazione per ragazzi noi donne eravamo all’11%».
Quindi il Metoo è servito. «Eccome, ora nessun agente ti manderebbe a fare un’audizione in una camera d’albergo».
Alessio Poeta per “Chi” il 3 luglio 2022.
Sul muro di un palazzo storico a pochi passi da casa di Gegia, al secolo Francesca Antonaci, c’è scritto che l’infelicità non è altro che la somma delle scuse che ci raccontiamo.
Al contrario, Gegia, alle scuse preferisce le sfide. «Sono arrivata a Roma che mi dicevano ignorante, terrona, burina. Così, nel momento più difficile della mia esistenza, mi sono rimboccata le maniche, ho studiato, ho preso due lauree e oggi, finalmente, mi godo la vita. Lo scriva: ho vinto io».
Domanda. Sembra sincera.
Risposta. «Ho smesso di raccontarmi balle e il risultato di questa calma apparente è frutto dell'accettazione, ma anche dell'esperienza. Ho passato anni meravigliosi, tra successi e conferme, e momenti che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Ho perso lavori, papà, mamma, compagni, tutto. Improvvisamente, dal giorno alla notte, mi sono ritrovata sola. Poi, pian piano e con non poca fatica, dal fondo mi sono rialzata».
D. Come?
R. «Diciamo che il tempo ha fatto il suo. Avevo perso la voglia vivere, di ridere e di far sorridere. Proprio io, che ho sempre puntato tutto sull'allegria. Nino Manfredi, ai tempi dei nostri spot per la Lavazza — rimasti dei veri e propri cult — mi ripeteva sempre: "Non devi mai andare sopra le righe, perché tu sei già nata sopra le righe"».
D. Lei ci si sentiva?
R. «Sempre, del resto la mia vita è un cabaret senza sosta».
D. Delusa quando si parla di lei più al passato che al presente?
R. «A conti fatti sono soddisfatta. Ho iniziato da ragazzina e se esisto ancora, a quasi 63 anni, è già un traguardo. Poi, per strada, mi fermano ancora tutti. Mi dicono che sono un'icona degli Anni 80 e nessuno rinuncia a farsi un selfie. L'ultimo film, quello con Pio e Amedeo (Belli ciao, ndr), mi ha ridato forza e voglia di fare».
D. Con tutta la simpatia, stiamo comunque parlando di Pio e Amedeo, non di Paolo Sorrentino...
R. «Come avrei potuto riprendermi dopo un film con Sorrentino? Suvvia! E poi, battute a parte, non ho quella snobberia di dividere il cinema in serie A e serie B. La gogna per il mio percorso cinematografico l'ho già subita in passato».
D. Ci racconti.
R. «Da personaggio televisivo con due Telegatti in mano, sono stata fatta fuori da tutto. Via la trasmissione per ragazzi Big! per fare spazio prima a Solletico, poi a La vita in diretta. Stessa cosa per il cinema: con l'avvento de La piovra è iniziata una serie di polizieschi che ha spazzato via, d'emblée, la commedia all'italiana.
Di punto in bianco eravamo diventati la feccia del cinema. Così ho messo in piedi il piano B: mi sono laureata prima in Lettere, poi in Psicologia e, successivamente, ho fondato una scuola di recitazione basata sul metodo Stanislavskij. Per fare questo lavoro servono talento, fortuna, ma anche nervi saldi. Il cinema è vita, ma è anche un ambiente molto difficile».
D. Al cinema lavorano sempre le stesse?
R. «Sì: del resto più conosci, più inciuci. Io lo dico sempre ai miei allievi: se vi sposate con un macellaio, la sera, mangerete carne fresca. Se vi sposate con un regista, è normale che avrete più chances e occasioni».
D. Capitolo molestie...
R. «Avevo 16 anni quando ho iniziato. Faccia un po' lei...».
D. Come se ne esce?
R. «Denunciando. Io non ho mai avuto questo tipo di problemi perché ho sempre fermato tutto prima, ma non siamo tutte uguali».
D. Le donne sono sempre state solidali con lei?
R. «Le dirò: sì».
D. Lei, invece?
R. «Sì, anche con Cristina D'Avena, che, per un certo periodo, era considerata la mia rivale. Ho sbagliato una sola volta con Mara Venier e ne approfitto, pubblicamente, per scusarmi.
Durante le riprese di Professione vacanze mi fidanzai con Maurizio Motta, il miglior amico di Jerry Calà. Io con Maurizio e Jerry con Mara. Eravamo un quartetto niente male. Nel giro di sei mesi da quell'incontro decidemmo di sposarci.
Loro invece si lasciarono e così invitammo, per una serie di complicanze, soltanto Jerry, visto che, dei due, era anche il testimone. Ci fu un misunderstanding, una serie di telefonate interrotte e, da quel giorno, non ho più avuto modo di raccontarle la verità».
D. Lei, in amore, ha avuto più gioie o più dolori?
R. «Dolori! Ho amato solo tre persone: mio marito Maurizio, un ex politico con il quale sono stata sedici anni e Sandro, un ingegnere, con cui ho passato vent' anni della mia vita».
D. Di quel matrimonio che cosa ne resta?
R. «Un grande vuoto visto che Maurizio, nel 2012, è venuto a mancare. Il nostro matrimonio finì per colpa dei suoi problemi con l' alcool e per la sua infedeltà. Quest' ultima una costante in tutte le mie relazioni».
D. Lei ha mai tradito?
R. «Sì, certo».
D. E lo rivendica?
R. «L'ho fatto per ripicca. Poi, visto che oggi ho un'età dove posso per-mettermi di dire tutto, confesso che ho tradito anche per secondi fini. Se trovavo un produttore che mi piaceva, non mi sono mai tirata indietro, unendo, così, l'utile al dilettevole. Ultimamente, invece, credevo di aver trovato la pace dei sensi, ma giusto un mese fa ho capito di essere ancora viva».
D. Grazie a chi?
R. «A Mehmet: un uomo, turco, conosciuto per puro caso all'aeroporto di Istanbul. Io ero ferma per via di uno scalo per andare a Dubai, mentre lui attendeva il suo volo per Amsterdam. È stato un vero e proprio colpo di fulmine. Lui, mentre ci guardavamo imbarazzati, mi ha detto di avere 43 anni e io gli ho detto di averne 49. Lo so: ho bluffato, ma per una giusta causa. Ci scambiamo foto e video ogni giorno, ma niente sexting (lo scambio di foto sexy, ndr). Per ora è solo un flirt».
D. Mi rivela, piuttosto, un suo flirt passato?
R. «Con Pupo, ma parliamo di tantissimi anni fa. Non mi ricordo più l'atto in sé, ma quell'uomo piccolino, tutto bianco. Sembrava un piccolo bignè. Eravamo due ragazzini, bellissimi entrambi».
D. Oggi, quando si guarda allo specchio, si piace?
R. «Molto».
D. Mi dica un suo punto forte.
R. «Seno e gambe».
D. Nel 2018, il suo calendario sexy ha spopolato in Polonia.
R. «Ha avuto successo anche in altri Paesi dell'Est Europa. E pensare che a 18 anni mi dissero "sei bella, simpatica, ma non ispiri sesso"».
D. Oggi ha dei rimpianti?
R. «In tutta sincerità non mi manca nulla: ho avuto tutto».
D. L'idea di non essere diventata madre le pesa?
R. «No, perché quando vedo le mie amiche soffrire per i loro figli penso che, sotto sotto, mi sono salvata. I ragazzi, oggi, hanno tutto, ma non hanno voglia di vivere. A ogni modo, ai tempi del mio matrimonio con Maurizio rimasi incinta, ma persi il bambino dopo sole due settimane. Fu un colpo al cuore, ma ora è il momento di guardare soltanto avanti».
D. E, se guarda al futuro, oggi, che cosa vede?
R. «Una morte, improvvisa, sul set. Speriamo solo non ora».
Davide Di Francesco per noidegli8090.com il 13 febbraio 2022.
Gegia (pseudonimo di Francesca Carmela Antonaci), è l’attrice pugliese che negli anni ’80 abbiamo visto in moltissimi film cult: Acapulco, prima spiaggia… a sinistra, Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, Il tassinaro, Professione vacanze e Bomber.
Il primo film del quale ti volevamo chiedere è “Bomber”. Che rapporto avevi con Bud Spencer?
“Bud Spencer era uno molto all’americana. Una persona molto riservata, aveva la sua roulotte, la signora che gli cucinava. Lui arrivava la mattina sul set, dava il ‘Buongiorno’ con un sorriso. Non ti diceva quello che dovevi fare o che non dovevi fare. Quando se ne andava poi altri sorrisi e via. Mangiava per conto suo, faceva la sua vita. Era molto riservato. Era un gran signore”.
Parliamo di Gigi e Andrea, “Acapulco, prima spiaggia… a sinistra” e Lino Banfi in “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio”
“Gigi e Andrea, altri due fratelli. Risate e divertimento, Gigi serissimo, Andrea un po’ meno ma simpaticissimo, una persona adorabile. Mi ricordo bene la scena in accappatoio dove eravamo tutti bagnati, ci siamo divertiti molto. Lino Banfi è una persona dolcissima con il quale si lavora benissimo, non è cattivo, non ti rompe le scatole come altri che a volte ti trattano male.
Ti ricordi quello spot della Lavazza che hai girato con Manfredi?
“Nino Manfredi era un mostro sacro e una persona meravigliosa, ma quando era nervoso alla fine diceva “Ahò chi ce l’ha mandata questa…”. Ho girato con lui circa 50 spot che erano veri e propri film. Quell’uomo era un genio.
Ero giovanissima e l’unica cosa che ricordo è che lui era molto forte di carattere, un leader, ci insegnava tanto. Mi diceva sempre: ‘A te te ce vole er bromuro. Non devi mai andare sopra le righe perché tu sei già nata sopra le righe‘. . Andavamo spesso tutti a pranzo fuori tutti insieme con la sua famiglia e i suoi amici. Arrivavo alla fine delle riprese tutte le sere con un grande mal di testa, talmente ero concentrata, tutta tirata, tesa per paura di sbagliare”.
Che ricordo hai di Professione Vacanze e del tuo rapporto con Jerry Calà?
“Come ho sempre detto, Jerry in un’altra vita secondo me è stato un fratello. Perché lui, come notoriamente si sa, è stato da giovane un donnaiolo ma a me ha voluto sempre bene. Una persona generosissima. In Professione Vacanze mi innamorai perdutamente del suo fraterno amico, Maurizio, che è morto nel 2012 dopo che ci eravamo separati da 20 anni: era più grande di me. Faceva l’assistente alla regia era un bel ragazzo, moro con gli occhi verdi e mi innamorai perdutamente e pare anche lui. In quei sei mesi ci fidanzammo, vennero i miei genitori e anche i suoi. Poi ci siamo sposati, rimasi anche incinta ma persi il bimbo dopo due settimane. La troupe mi fece una festa, ma era una cosa sbagliata perché i primi tre mesi non si fanno feste, si dice che porta male.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho fatto due puntate di una serie con Neri Marcorè e Carlotta Natoli che si chiama Le Più belle Frasi di Osho, faccio un personaggio carino, molto particolare e divertente. Poi ho finito un film di Davide Ferrandini, un’opera prima e sto preparando un nuovo spettacolo teatrale.
Marco Castoro per leggo.it il 10 gennaio 2022.
Vi ricordate Gegia? Attrice, comica, cantante, conduttrice tv che spopolava negli anni '80? «Certo che si ricordano. A me capita spesso per strada di essere fermata da qualcuno che mi dice: Lo sai che ero piccolo quando ti vedevo in tv. E io rispondo: scusa ma quanti anni hai? E lui: 66. E allora come fai a dire che eri piccolo se io sono più giovane di te!».
La verità è che Gegia ha cominciato prestissimo la sua carriera. Che ora sta rivivendo un clamoroso ritorno di popolarità grazie all'interpretazione nel film Belli Ciao con Pio e Amedeo. «Sono due persone squisite. Nel film sono la mamma di Pio, l'unica che dice le parolacce».
Gegia, riavvolgiamo il nastro. Sotto le stelle con Gianni Boncompagni, inizio anni '80
«Avevo 19 anni quando mi presentai per un provino nel quale mi esibivo in un mio spettacolino: cantavo, ballavo, facevo giochi di prestigio vestita da clown. Boncompagni mi telefonò e mi disse che voleva prepararmi per il prossimo provino. Facevamo l'alba a studiare, s'inventò Gegia con Bracardi. Un gran signore Gianni, stava sempre a 5 metri da me. E io invece che speravo mi baciasse perché mi ero innamorata di lui. Ma niente. Mai nemmeno sfiorata. Solo in seguito ho capito che devono essere le donne a saltare addosso all'uomo. Poi è arrivata Isabella Ferrari e bella com'era se l'è preso tutto per lei».
E di Nino Manfredi? Quegli indimenticabili spot
«Abbiamo girato 50 spot in 5 anni. Avevo 22 anni ma ero un po' cretina come una quindicenne e, quando sbagliavo, Nino borbottava ad alta voce: Ma chi ce l'ha mandata questa?!. Poi però mi voleva bene e mi portava a mangiare con lui».
L'abbiamo vista sul set con Bud Spencer, Bombolo, Franco e Ciccio e tanti altri Fino alle più recenti fiction. Alcune in uscita.
«Ho avuto molta fortuna nel lavorare con tutti questi grandi attori. Purtroppo erano alla fine della loro carriera e alcuni se ne sono andati».
Ha fatto pure un calendario sexy!
«Sexy per modo di dire. Avevo un grembiolino ma non mi presero. Mi dicevano Non sei brutta ma non attizzi. Trasmettevo simpatia e comunicavo allegria pure da nuda. Comunque, non era bello sentirsi la sosia di Tina Pica a 18 anni».
Ultimamente è stata un po' nascosta
«Diciamo che ho sofferto di depressione poco prima del Covid. Nel 2019 ho perso mia madre e desideravo restare a casa a leccarmi le ferite. Per fortuna ci hanno pensato Pio e Amedeo e quel grande genio artistico della comicità che si chiama Gennaro Nunziante a ridarmi la carica».
Poi però è arrivata la pandemia
«Già. Con una doppia sofferenza durante il lockdown, da persona e da artista. I No vax proprio non li capisco. Siamo stati chiusi dentro casa mesi e mesi ad attendere il vaccino e poi, ora che c'è, non ti vaccini? Tutti avevamo un po' paura, ma l'abbiamo fatto per noi stessi e per gli altri».
Charlie Gnocchi, dagli esordi con il fratello Gene alle canzoni su Youtube. Federica Bandirali su Il Corriere della Sera il 27 Ottobre 2022.
E’ uno dei concorrenti più discussi in quest’edizione del Grande Fratello Vip: laureato in legge, lavora in radio ma ha fatto anche parte del cast di “Striscia La Notizia”
La radio
Charlie Gnocchi, pseudonimo di Carlo Ghiozzi, classe 1963, è una delle voci più note della radiofonia italiana e ora tra i protagonisti del Grande Fratello Vip. Laureato in Legge, nel 1992 intraprende la sua carriera radiofonica a Radio 105, ma ottiene maggior successo tra il 1993 e il 1999 con il programma di punta Alto Gradimento trasmesso su RTL 102.5. Figlio di Ercole ed Adriana, quarto di sei fratelli (tra cui il famoso Gene Gnocchi), ha lavorato anche come cameriere nei ristoranti di famiglia.
Vita privata
Papà di Carolina, avuta dal matrimonio con la sua ex moglie, Charlie attualmente è impegnato con Elisabetta da cui ha avuto due figli: Antonio e Maria.
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Il fratello Gene e la passione per la chitarra
Mentre studiava i codici civile e penale sognava di diventare Keith Richards. “Io e Gene schitarriamo spesso insieme e ogni tanto ci esibiamo in diretta Instagram. Ci piace vederci, e farci vedere, come dei rocker sfigati che non ce l’hanno fatta” ha detto in un’intervista la scorsa estate. Hanno lavorato insieme sin dagli inizi della carriera del gieffino: dopo aver collaborato nel gruppo Desmodromici, hanno scritto e cantato la canzone “Capalbio”.
In libreria
Tra i suoi vari lavori svolti nel corso della sua carriera, Charlie Gnocchi ha scritto anche diversi libri. Il primo nel 1998 dal titolo “Alto godimento. Gli italiani in classifica” , Poi "È record", ”Alto godimento", "Anche i Formigoni nel loro piccolo s'incazzano con Berlusconi", uscito nel 2004, "Culi & culatelli" nel 2013, infine "Giovedì gnocchi… e gli altri giorni?" pubblicato nel 2022.
“Charliendario"
Ogni anno il conduttore radiofonico pubblica il "Charliendario": si tratta di un calendario molto ironico con disegni divertenti e proverbi da lui inventati.
I video su Youtube
Charlie Gnocchi da sempre esprime la sua vena creativa scrivendo anche delle canzoni demenziali, per esempio nel 2019 ha pubblicato il singolo “Infradito”, disponibile anche su Youtube
A “Striscia”
“Striscia la Notizia” lo porta nelle case di tutti gli Italiani, nei panni di Mister Neuro, inviato contro i pubblici sprechi. La sua popolarità sale alle stelle con la presenza nel tg satirico di Ricci.
Adriana Marmiroli per “La Stampa” il 2 settembre 2022.
Gene Gnocchi for President. Coerentemente con il titolo del suo ultimo spettacolo, «Se non ci pensa Dio, ci penso io», il comico e opinionista ex calciatore ha deciso di scendere in campo ed esporsi. Qualche giorno fa ha presentato il partito del Nulla: «Dove tutti andiamo verso» e «Non manteniamo le promesse. Ma lo diciamo prima». Prima proposta di «un milione di fili interdentali per tutti».
Come mai, Gnocchi? Finora sui suoi social si era occupato quasi solo di sport: calcio con l'Inter in primo piano e tennis con pillole quotidiane dal suo «Tennispedia».
«Giocoforza farlo. La politica si è imposta su tutto. E poi, sta crescendo il numero dei comici politici: Grillo oggi è forse un po' in difficoltà ma Zelensky è sulla cresta dell'onda. Perché non io? Io "sono pronto". Ho un sacco di proposte per questa campagna elettorale».
A partire da cosa?
«Dall'osservazione che Il Nulla è ciò che ci guida tutti. Il Nulla ha la forza di un asteroide che tutto resetta».
Filo interdentale a parte, dobbiamo non aspettarci proposte, quindi?
«Partiamo da una delle maggiori difficoltà di questa campagna elettorale: l'astensionismo. I sondaggi dicono che per il 25 settembre molta gente, pur di non andare a votare, ha organizzato proiezioni fotografiche del proprio matrimonio o delle vacanze in Messico. E trova pure adesioni. Noi risponderemo arruolando scrutatori buttadentro come per le discoteche: chi c'è c'è, chi passa passa».
Non divaghi, per piacere. Avevo chiesto i punti salienti del programma del suo gruppo (sempre che ci siano).
«Cominciamo con le devianze. Se Meloni dice di essere contro, noi ci porremo ancora oltre. Dal violentatore al giocatore di Subbuteo, saranno tutti monitorati da un'app che, sul genere di Immuni (ma meglio funzionante), ti avvisa se ce n'è uno nelle vicinanze, così si guadagna un sacco di tempo a denunciarli o anche solo evitarli. La famiglia è un altro tema: noi siamo per quella allargata il più possibile, con anche cani e gatti nello stato di famiglia.
Aperta a tutti e a ogni tipologia di persona. Mica come Salvini e Berlusconi irreprensibili modelli di famiglia mononucleare e fedeltà coniugale. E poi vogliamo l'abolizione dei 10 euro: conieremo monete da 9,99, così la smettiamo di avere le tasche sempre piene di quegli inutili centesimi».
Vuol dire che non chiederete l'uscita dall'area euro?
«Non ce n'è bisogno. Noi vogliamo abolire non l'euro, ma l'Italia. Apporre un cartello "nuova gestione cercasi" per attrarre possibili investitori pronti a rifare il Paese. Trovare chi se la compri non dovrebbe essere difficile, piena di belle cose com' è».
Ha già pensato anche alla composizione del suo governo?
«Io potrei come Renzi fare un passo di lato e come presidente mettere Cetto Laqualunque. Quindi: ministro degli Interni Palamara, che potrebbe però anche essere alla Giustizia. In questo caso agli Interni metterei Aboubakar Soumahoro: sui migranti ne sa, è bravo, piace, sarà un piacere portarlo al nostro livello.
Agli Esteri ovviamente Di Maio: è perfetto (un inciso: su lui, quando lo cito nel mio show, sempre ovazioni dal pubblico, che lo percepisce come - eufemisticamente - "fortunato": ha abolito la povertà, la sua).
A Salvini, altro benedetto dalla politica e "an fame prodige" (tradotto: un prodigio della fame), il neonato Ministero del Credo. Alla Cultura i Me contro Te: una diarchia che copre anche le quote rosa, perfetta sintesi dell'azzeramento delle complessità e per la costruzione delle generazioni future. Diarchie anche alle attività produttive, I Ferragnez, e alla Salute, Vanna Marchi (in quota sì vax) e il Maestro Do Nascimento (no vax). Al ministero della Guerra Alessandro Orsini; all'Ecologia il generale Pappalardo (un nome che pare inventato da Arbore).
Quel che resta più sottosegretariati vari e posti nei consigli d'amministrazione degli enti pubblici alla mia famiglia, che è numerosa assai».
Lei ha scritto un illustre saggio: "Il gusto Puffo". C'azzecca con le elezioni?
«Ma certo, simboleggia perfettamente la mia creatura politica: non si sa da cosa sia composto ma intanto azzera il palato... (pausa e sospiro)... Mamma mia che roba... per un attimo ho visto la realtà...».
E allora torniamo a noi, anzi a lei, attore e commentatore televisivo. Che farà prossimamente?
«Alcune serate teatrali, riprendendo sia "Se non ci pensa Dio"(a Milano) sia "Sconcerto Rock" (a Verona). Poi da lunedì, con una settimana di anticipo, torno a "Quarta Repubblica" su Rete4: ogni sera una serie di brevi interventi, che definirei incursioni, collocati tra un blocco e l'altro del programma. Lo spunto offerto da ospiti e argomenti affrontati».
Niente di scritto, quindi, o di concordato con Porro?
«Devo solo "stare sul pezzo". Improvvisare è più stimolante e permette di prendere meglio per i fondelli opinionisti e politici. Però ho già qualche domanda pronta. A Berlusconi: cosa cavolo ha scritto su quei fogli che tiene sempre in mano se poi non li legge mai? A Meloni: è vero che quando faceva la babysitter raccontava alla figlia di Fiorello la favola di "Cappuccetto Nero"?».
Alberto Mattioli per “Specchio - la Stampa” il 25 luglio 2022.
Se non ci pensa Dio ci penso io, cioè Eugenio Ghiozzi in arte Gene Gnocchi da Fidenza, uomo dal multiforme ingegno come Odisseo, che nei suoi primi 67 anni è stato, di volta in volta, calciatore, avvocato, musicista, cabarettista, attore, conduttore televisivo, scrittore, giornalista e chi più ne ha più ne faccia. È il titolo dello spettacolo di Gnocchi che va in scena il 24 luglio a Bormio per La Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi.
Gene, di che si tratta?
«Molto semplice. Il mio personaggio ha saputo che Dio è una frequenza quantistica, quindi ingaggia un elettricista per parlarGli tramite una vecchia radio. Ha bisogno di capire se Dio ha voglia di scusarsi oppure no».
Perché dovrebbe scusarsi?
«Facciamo l'elenco? Guerra, pandemia, monopattini scatenati per le strade, bitcoin, Elon Musk. Diciamo che magari non voglio le Sue scuse, ma qualche giustificazione dovrebbe comunque portarla».
Intanto lei imperversa anche in televisione, un'altra invenzione della quale qualcuno prima o poi dovrà pentirsi. A "Quarta Repubblica" com' è finito e come ci si trova?
«Ci sono finito dopo la mia esperienza con Floris, terminata perché non mi hanno rinnovato il contratto. Pensavo da un po' che la copertina classica avesse fatto il suo tempo. Meglio degli interventi nel corso della trasmissione, spiazzanti e brevi, massimo un minuto. A Porro l'idea è piaciuta e sono due anni che andiamo d'amore e d'accordo».
Però fa un po' strano vederla in uno dei talk più destrorsi e populisti.
«Prendo in giro gli ospiti che ci sono lì, che rappresentano tutte le opinioni. Sì, all'inizio qualche perplessità l'avevo, poi ho visto che funzionava e che il pubblico apprezza».
Più faticoso fare battute in televisione o inventarsene tutti i giorni una per il "Rompipallone", il suo corsivo sulla prima pagina della "Gazzetta dello Sport"?
«No, è molto più difficile la televisione. Anche perché gli argomenti da qualche tempo sono sempre gli stessi: la pandemia, la guerra, poi la pandemia, poi di nuovo la guerra. Il "Rompipallone" va avanti ormai da quattordici anni, è diventato il mio divertimento quotidiano».
A proposito di pallone, quello vero: gioca ancora?
«Purtroppo no. Ho una protesi al ginocchio. Mi sono convertito al tennis».
Tennis o padel?
«No, no, tennis, per carità».
Sembra di capire che sia d'accordo con Nicola Pietrangeli quando dice che il padel è il trionfo delle pippe.
«D'accordissimo. In sostanza, si tratta di buttarla di là. Nessuna finezza».
È meglio come tennista o come calciatore?
«Diciamo diverso. Come calciatore, ero un raffinato di piedi buoni. Come tennista, un pedalatore, uno che gioca da fondocampo».
Confessi che il calcio le piace ancora di più.
«Certo. Chi nasce calciatore muore calciatore».
Faccia allora i nomi di calciatori che le piacciono.
«Rivera, Platini, Zidane, Van Basten, Maradona quelli che potevano fare cose che agli altri non erano concesse».
Tutti pensionati, però. Uno in attività?
«Messi, allora».
Si gioca meglio oggi o ai tempi dei signori che ha elencato sopra?
«Oggi sono tutti più fisici e più tattici. Infatti si allenano molto di più: quando io giocavo in serie D, si facevano tre allenamenti alla settimana, adesso sono sei o sette. Però mi sembra che il livello tecnico sia calato. Una volta gli scarsi erano l'eccezione, oggi sono quasi la regola».
Che differenza c'è fra uno sportivo e un tifoso?
«Lo sportivo riconosce i meriti dell'avversario, il tifoso no. Se la sua squadra perde, è subito complotto, congiura, arbitro venduto».
Dato che siano in tema di rimembranze, meglio la televisione di oggi o quella in cui ha debuttato lei?
«Io ormai la tivù la faccio da trentacinque anni, un'eternità. Iniziai nell'89 con Emilio, c'erano Zuzzurro & Gaspare, Teocoli, Orlando, Faletti. Una bella squadra di talenti, mi sembra. La differenza è che era una televisione molto scritta, e di conseguenza pensata. Anche a Quelli che il calcio le trasmissioni uscivano dalla scrittura, da lunghe riunioni per analizzare l'attualità della settimana. Mi sembra che oggi sia tutto più facilone, non c'è tanta voglia di inventare. I format sono sempre quelli, i reality, i giochi: molti adattamenti, poche idee».
Beh, i reality danno molta resa con poca spesa. E la gente li guarda.
«Infatti. È tutta una chiacchiera su dinamiche sviluppate artificialmente, il tizio del Grande fratello 6 che tradisce la fidanzata con quella della Pupa e il secchione 8 ammetto di fare un po' fatica a seguirli».
Insomma, all'"Isola dei famosi" non andrebbe.
«Sì, se avessi bisogno di soldi per rifare la cucina o i bagni».
Qual è il personaggio televisivo di cui si sente di più la mancanza?
«Direi Raimondo Vianello».
Come mai?
«Perché era un fuoriclasse vero. Gli bastava alzare un sopracciglio per dare la svolta a una trasmissione».
Il programma che farebbe volentieri?
«X Factor. Beninteso come giurato, anche se ho sempre la mia band».
E quello che rifarebbe?
«Mai dire goal. Mi sembra che in questo momento nel mondo del calcio ci sia bisogno di ironia e soprattutto di autoironia. Sono tutti così seriosi».
Ma la tivù la guarda?
«Tutta. Soprattutto Netflix».
Dell'overdose di talk show cosa pensa?
«Che ha ragione Confalonieri quando dice che vanno rinnovati. Poi ormai sono soltanto talk politici. Sì, poi ogni tanto qualcuno ci prova, come Carofiglio che ha rifatto Match di Arbasino. Solo che Arbasino era Arbasino e Carofiglio è Carofiglio. E, a parte questo, Arbasino metteva Bene contro Bonito Oliva o Montanelli contro Bocca. Oggi di personaggi così ne vedo pochi».
Domanda classica: Sanremo lo farebbe?
«Certo. In realtà lo rifarei, perché ne condussi uno con la Ventura. Per chi fa il mio mestiere è un traguardo».
D'accordo: rifarlo, ma come?
«Mi piacerebbe un Sanremo che, per cercare di evitare le polemiche, le crea. Dunque, dichiarerei che vorrei una valletta eterosessuale anzi lesbica anzi bisessuale anzi fluida anzi gender per coprirmi su tutti i lati sarei attaccato da tutte le parti».
Ma poi valletta è politicamente scorretto.
«Vede? Coconduttrice, allora».
Magari l'immancabile influencer.
«Purtroppo è un mestiere in via d'estinzione per colpa della crisi demografica, come spiego nello spettacolo».
Spieghi anche a noi.
«L'Ocse ha stimato che ormai in Italia ogni mille abitanti ci sono cinquecento influencer, e di conseguenza in media ogni influencer ha un solo follower. Considerato poi che ogni follower vuole diventate influencer e che ricambi non ce ne sono perché non si fanno più figli, sempre l'Ocse prevede che presto ogni influencer avrà un unico follower: sé stesso. La stessa cosa, fatalmente, succederà anche con i gialli».
I gialli?
«Sì, ormai in libreria e in televisione ci sono più commissari che omicidi. Il passo successivo sarà che i commissari si dovranno assassinare a vicenda per avere finalmente un caso su cui indagare. Come vede, è sempre colpa della crisi delle nascite e del mancato ricambio generazionale».
A proposito di libri: continua a scriverne?
«Sì, ormai sono una ventina. Iniziai nel '91 con una raccolta di racconti per Garzanti, Una lieve imprecisione, che vendette moltissimo perché tutti pensavano che fosse un libro comico e invece era serissimo. Ma si sa che scrivere un libro divertente è più difficile che farne uno drammatico.
Mi ricordo che all'epoca ci fu un episodio buffo. Un lettore di Napoli comprò il libro convinto che fosse quello di Giobbe Covatta. Quando si accorse dell'errore, mi scrisse per lamentarsi. Io gli mandai il libro di Giobbe ma, siccome costava più del mio, lui mi rispedì la differenza di prezzo. Ne è nata un'amicizia».
E l'ultimo?
«È uscito da un paio di settimane, s' intitola Tennispedia - Tutto quello che dovreste sapere sul tennis spiegato da chi ne sa meno di noi (Pendragon). È dedicato alla cultura del tennis. Anche perché a forza di giocare, e non bene come gioco io, rischi di diventare una specie di ultras: se perdi, è sempre colpa della racchetta, delle palle, del campo, dell'arbitro».
Da scrittore di tennis, un ricordo di Gianni Clerici.
«Come lui non ne nasceranno più, nel bene e nel male. Anzi, sì: per me il nuovo Clerici è Stefano Semeraro della Stampa, al quale infatti ho chiesto la prefazione del libro».
Mettiamo che si rifaccia "Quelli del calcio". Scelga i tre politici da invitare subito.
«Il primo è Carlo Calenda. È quello che ha sempre la soluzione pronta per tutto, la ricetta per ogni problema. Rimetterebbe subito in carreggiata qualsiasi squadra in crisi di gioco».
Il secondo?
«La seconda: ovviamente, Giorgia Meloni. Perfetta come ultras con il suo frasario in romanesco stretto. La manderei subito allo stadio con una sola missione: inc...rsi».
Il terzo?
«Beh, Danilo Toninelli sarebbe stato il non plus ultra, non tanto come politico quanto come raffinato intellettuale. Chiedergli cosa ne pensa del saggio di Thomas Bernhard su Il tunnel del Brennero, divertentissimo».
Capitolo confessioni. Il suo rimpianto più grande?
«Facile: non aver mai giocato in Nazionale».
E quello meno grave?
«Non aver mai giocato in serie A».
E la soddisfazione?
«Aver lavorato con Teo Teocoli. Mi ha dato tanto. Di recente sono stato ospite dalla Toffanin che ha riesumato qualche pezzo in cui siamo insieme: non eravamo niente male».
Chi è stato il più grande umorista italiano di tutti i tempi?
«Achille Campanile. Anzi, no».
Allora chi?
«Ennio Flaiano. Anzi, Campanile. No, Flaiano. Beh, insomma, loro due».
Per finire il dubbio che ci attanaglia da sempre: ma a Fidenza la sua "erre" ce l'hanno tutti? «Tutti».
Quindi l'aveva anche Verdi, che di Fidenza era il deputato (anche se si chiamava ancora Borgo San Donnino)?
«Certamente. La mia è la "erre" di Verdi. Anzi, la "non erre" di Verdi».
Emilia Costantini per il “Corriere della Sera” il 5 luglio 2022.
Doveva fare l'avvocato, poi il calciatore. E invece da anni Gene Gnocchi calca le scene, teatrali, televisive e cinematografiche, da attore comico. Il 24 luglio è protagonista della Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, con Se non ci pensa Dio ci penso io , in piazza del Kuerc a Bormio.
«L'idea - spiega Gene - è nata dal fatto che, dopo aver saputo che Dio è una frequenza quantistica, decido di parlare con lui tramite una vecchia radio. Ho bisogno di chiedere al Supremo parecchie cose. Per esempio la questione monopattini da cui siamo invasi, il calo delle nascite, l'affollamento degli influencer e soprattutto le ragioni della pandemia, della guerra, e poi farmi spiegare cose vuole veramente Putin...
Mescolo tematiche divertenti e drammatiche. Se non ci pensa Dio, ci penso io a dare qualche spiegazione. Così come quando gli avevo chiesto di aiutarmi a non andare al mare con mia suocera e, siccome lui non mi ha risolto il problema, ho assoldato la banda della Magliana per romperle il femore».
Dalla laurea in Legge ai campi di calcio, al palcoscenico, com' è avvenuta la trasformazione?
«Appena finita l'università ho fatto l'avvocato per sei anni. Però in provincia, dove vivevo, era un'attività poco remunerativa, perché non ci si occupa delle grandi cause penali o civili, ma tutta robetta: separazioni matrimoniali, sfratti esecutivi, incidenti stradali. Poi è arrivata la passione per il pallone.
Ero bravo, forse tecnicamente un po' lento. Tuttavia ho svolto una discreta carriera, senza superare il limite del semiprofessionista. Mi pagavano bene, ma bazzicavo solo i tornei minori, senza accedere alle vaste platee. Solo una volta a 52 anni riuscii a firmare un contratto con il Parma: sulla maglietta avevo messo il numero 52 e mi ero dato il nome di Gnoccao per un tocco di esotismo. Stavo per raggiungere la Serie A, però il Parma, che era a rischio retrocessione, non ce l'ha fatta e neppure io. Un destino segnato».
I primi passi nel cabaret allo Zelig di Milano segnano la svolta: «Iniziai con un monologo in una saletta minore del locale e, quando videro che funzionavo, che il pubblico veniva, si divertiva, applaudiva, venni promosso alla sala grande. I timori non mancavano: all'epoca ero già padre di due figli e un mestiere così precario sollevava parecchi dubbi in famiglia».
A cominciare dalla suocera?
«E come no? Mi diceva: dove vai a fare il coglione stasera? Quando poi venni scritturato da Zuzzurro e Gaspare in tv, e ho potuto pagarle il dentista, la signora ha cominciato a credere che qualcosa di buono lo stavo facendo».
Non solo avvocato, calciatore, attore, ma anche scrittore: di libri ne ha scritti quasi una ventina, il più recente Il gusto puffo (Solferino editore). «La passione della scrittura nasce dal liceo classico, dove il professor Giovanni Petrolini, un glottologo, ci dava i temi con argomenti a piacere e mi ha sempre incoraggiato: mi consigliava gli autori da leggere, tipo Flaiano, Gadda, Brancati, e mi spronava a continuare a scrivere, sostenendo che avevo talento. E, come diceva Carmelo Bene, "il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può"».
Progetti futuri?
«Vorrei realizzare una scuola per opinionisti che intendo intitolare: Martiri di Daniele Capezzone. Ormai l'opinionista è una pietra fondante della tv, sono sempre gli stessi in tutti i programmi, una specie di compagnia di giro. C'è il tuttologo, il geopolitico, il virologo e poi c'è quello che non sa dov' è il Donbass, però ne parla».
Geppi Cucciari, troppo brava per vincere. Beatrice Dondi su L'Espresso il 18 Luglio 2022.
La tv di Guglielmi è finita. Oggi non si sperimenta, non si investe, non si scommette. E anziché puntare su chi è in grado di tenere il palco e gestire una diretta con agio, ci si ostina a scegliere sempre e soltanto i soliti noti.
Nell’episodio del film “L’oro di Napoli” intitolato “I giocatori”, Vittorio De Sica prova a vincere in tutti i modi contro il piccolo Gennarino. E rilancia, e si infuria, e alza la posta, ma il piccolo avversario non si scompone, lo guarda dal basso verso l’alto, mentre fuori i suoi amichetti giocano in cortile, lui resta lì con le manine piccole e le carte ben strette conta punti su punti, primiera, settebello, scopa, non c’è gara. «Mi gioco l’intero palazzo, dalle cantine al tetto, e la mia tenuta di Sparanise con il frutteto, vigneto, bosco e tutto. E aggiungo anche la giacca», strepita l’inutile nobile. Ma anche se il conte è un conte, Gennarino vince sempre. Come Geppi Cucciari.
Quando è apparsa in abito da sera con l’ombrello alla tristanzuola serata del Premio Strega dicendo: «La buona notizia è che è finita la siccità, la cattiva è che è finita stasera», e ha continuato tenendo strette le briglie della difficile diretta con questo livello di ironia e intelligenza a secchi come la pioggia, è stata accolta tra lo stupore generale.
Ma tu pensa, una strepitosa comica votata alla conduzione che riesce a portare avanti una serata con agio. Come se fosse chissà quale novità, che Maria Giuseppina Cucciari, capace di passare dal teatro alla radio, da Mattia Torre al panel di “Che Succ3de”, tanto un palco vale l’altro, con la stessa agilità con cui si schiaccia a canestro, è un’artista di razza. A cui si potrebbe affidare persino qualcosa di più dell’assegnazione di premi dal 2 per cento di share.
Ma togliere lo scettro ai soliti noti, che si contano al solito sulle dita di una mano, è un compito arduo e a volte sembra quasi un reato di lesa maestà il solo pensarlo. Datele Sanremo, regalatele un palinsesto, un reame, fatele guidare anche gli autobus, si leggeva in questi giorni nell’entusiasmo generale.
Poi, finita la pioggia, tutto è tornato nei ranghi e per la prossima stagione si assisterà senza scossoni a una televisione in cui i conti squattrinati continueranno a tenere la scena, millantando possedimenti già perduti. D’altronde la stagione del mai compianto abbastanza Angelo Guglielmi è passata da un pezzo, quell’epoca d’oro in cui si investiva e si prendevano rischi per lasciare allo spettatore il gusto del piacere di una tv ben fatta, capace di guardare in avanti. Anziché affidarsi all’usato sicuro, in cui è estremamente più semplice ogni volta che si assiste a una partita giocata come si deve, far finta che sia un caso. Anche se le carte lo sanno a chi devono andare.
Geppi Cucciari, Chiara Ferragni e Katia Follesa, quando la «dieta miracolosa» è falsa. BENEDETTA MORO su Il Corriere della Sera il 20 febbraio 2022.
Su alcuni siti web sono stati pubblicati articoli in cui si racconta di regimi alimentari e integratori grazie ai quali le tre donne, in un mese, avrebbero perso diversi chili. Su Instagram la smentita di Cucciari e Follesa che avvertono: «Non fatevi imbrogliare, affidatevi ai professionisti».
Giù dieci chili in un mese: falso
Hanno scritto che aveva perso 10 chili in quattro settimane, pubblicando pure quello che doveva essere il suo piano alimentare dettagliato e il nome degli integratori che avrebbe utilizzato. Ma dietro al dimagrimento della 48enne Geppi Cucciari, attrice, conduttrice e comica sarda, c’è uno sforzo di gran lunga maggiore, iniziato addirittura nel 2010. La smentita di alcune notizie girate sul web a questo proposito è arrivata dalla diretta interessata che, sul proprio profilo Instagram, ha pubblicato la foto del fantomatico menu settimanale accompagnato da un messaggio molto chiaro: «Non so chi siano questi deficienti — ha scritto nel post —, non si perdono 10 chili in 4 settimane, sono solo menzogne, non uso nessun integratore, non do consigli a nessuno, soprattutto non ne sponsorizzo, non fatevi imbrogliare da chi usa una qualsiasi nostra debolezza contro di noi». Un commento che ha riscosso subito approvazioni da diversi suoi follower, con tanto di standing ovation. A Geppi i suoi fan hanno anche suggerito di denunciare gli autori della fake news.
Dimagrire sì ma dopo tanta fatica
Crossfit, Trx, ma anche Zumba e Tabata. Che Geppi Cucciari non si sia affidata a una dieta rapida lo testimoniano le immagini di lei spesso in palestra tra pesi e altri macchinari. O le diverse interviste che ha rilasciato in questi anni, in cui ha spiegato la sua passione per lo sport (la madre era insegnante di educazione fisica), in particolare per il basket: quand’era più giovane ha persino militato in una squadra di A2. Il suo percorso di dimagrimento, ha raccontato in passato, è iniziato in realtà nel 2010, in particolare per risolvere un problema al ginocchio. Per 40 giorni quindi ha seguito una dieta particolare: ha eliminato buona parte dei lipidi e quasi tutti i carboidrati per lasciare spazio a un alto quantitativo di proteine. Con il regime alimentare successivo invece è poi tornata alla normalità, tagliando comunque lieviti e latticini, fonte di intolleranza. E aumentando le dosi di verdure, aggiungendo latte di soia, un po’ di pasta, pane al minimo (non oltre le 3-4 volte al mese) e carne una volta a settimana. Alla fine aveva perso 8 chili. Diete a parte, Cucciari non si è mai dimostrata fissata con il proprio fisico e quindi con il modello Instagram, dove sempre più spesso con i filtri in un attimo le immagini possono essere modificate a piacimento. Al contrario, ha optato piuttosto per l’accettazione di sé, ridendoci anche su, se necessario. Celebre infatti rimarrà la sua frase «il problema non siamo noi che siamo grasse, sono le taglie che sono piccole». E anche di recente, per una puntata del suo programma «Che succ3de?», in onda su Rai 3 il venerdì, si è nuovamente mostrata a favore dei corpi morbidi, presentandosi con un vestito e le calze a rete. Una contro-mossa per gli «amici delle gambe importanti». Il riferimento è al commento, messo alla gogna dai più, di Davide Maggio. Il titolare dell’omonimo blog, durante una diretta Instagram, aveva criticato la scelta della cantante Emma d’indossare delle calze a rete durante la sua esibizione al Festival di Sanremo: «Se hai una gamba importante — aveva scritto — eviti di mettere le calze a rete».
Chi è Geppi Cucciari
Cagliaritana, classe 1973, Maria Giuseppina Cucciari, in arte Geppi Cucciari, è nota soprattutto per le diverse partecipazioni a Zelig a partire dal 2001. In quegli anni si laurea in Giurisprudenza. All’inizio alterna il lavoro in uno studio notarile al cabaret. Ha partecipato anche a Sanremo nel 2012 ed è stata parte del programma Le Iene. Da ottobre 2020 conduce il programma Rai «Che succ3de?», dove prende a pretesto i social e i fatti accaduti in Italia attraverso un panel di persone rappresentative di tutte le venti regioni per raccontare l’attualità con satira e comicità.
Di fantomatiche diete lampo, che non hanno mai fatto, sono rimaste vittime anche altre donne. Una su tutte Chiara Ferragni: su alcuni siti è comparsa la dieta con tanto di capsule che avrebbe ingerito per perdere peso dopo il parto. Un’immagine un po’ distorta da quelle che posta sui social, dove invece mostra di non aver tolto dalla propria alimentazione pasta o pizza.
Nel mirino delle fake news è finita anche un’altra comica, Katia Follesa. Di lei girano sul web immagini promozionali con prodotti dimagranti, tanto che la 46enne di Giussano ha messo la faccenda in mano ai propri avvocati. Per evitare che si crei confusione ha pubblicato anche lei su Instagram un post in cui si dissocia da qualsiasi news che accosta la sua persona a pillole miracolose per dimagrire. «Non ho mai sponsorizzato nessun prodotto dimagrante», ha specificato postando una delle fotografie incriminate. «Non ho mai dato l’autorizzazione — ha continuato — a usare la mia immagine associata a gocce miracolose per perdere peso velocemente! NON ESISTONO!!!! Sono vittima di una truffa. Gli avvocati stanno esaminando il caso ma non è cosa semplice in quanto, purtroppo, non si tratta di persone fisiche perseguibili giuridicamente, ma di ALGORITMI».
Di fatto Follesa è dimagrita di recente ma non con metodi poco affidabili. Anzi, a proposito di questo ha voluto spiegare meglio la questione: «Per perdere peso e preservare la mia salute mi sono rivolta a un medico specialista che, dopo una serie di accurati esami, mi ha indicato il percorso migliore per stare bene. Associo a una sana alimentazione il movimento fisico, blando per giunta. Ogni persona è diversa, non esiste una dieta uguale per tutti. Consiglio di divulgare il più possibile questo messaggio affinché non si cada in truffe paradossali. Grazie».
· Gérard Depardieu.
«Gérard Depardieu mi svelò l’amore tra la nonna materna e suo nonno paterno». Aldo Cazzullo su Il Corriere della Sera il 5 Dicembre 2022.
L’incontro con il grande attore, il francese più famoso del mondo: «Di Macron disse che è come il bianco dell'uovo: non sa di niente. Di Le Pen, che non era una minaccia, ma una sciocchezza. Insomma: odia la politica, però la capisce bene»
Gerard Depardieu, 73 anni
Avevo il sospirato appuntamento con Gérard Depardieu, atteso da anni; e non avevo una bottiglia di vino da portargli.
Certo, l’appuntamento era alle 11 del mattino; ma questo non risolveva il problema. Non mi aveva forse raccontato Stefania Sandrelli che alle nove del mattino, sul set di Novecento, il giovane Gérard aveva già scolato una bottiglia di rosso?
A giudicare dalla mole, con l’età non aveva cambiato abitudini. Mentre mi affrettavo verso Montparnasse sotto una fastidiosa pioggia primaverile, guardavo le vetrine delle enoteche chiedendomi quale vino avrei potuto portare, per ingraziarmi il personaggio dal carattere notoriamente difficile. Uno Chateau-Petrus era da escludere: troppo caro, e inadatto all’ora della giornata. Va bene l’appetito da orco del grande attore; ma mica si può aprire un bordeaux a mezza mattina. Meglio un vino più leggero. Pensai che un Saumur-Champigny, rosso molto alla moda a Parigi, sarebbe potuto andare. E quindi, un po’ in ritardo, bagnato, ma provvisto di regalo, fui ammesso in casa.
Solo che Gérard Depardieu detestava il Saumur-Champigny, e in genere i vini leggeri, e comunque i vini alla moda. L’ora della giornata, precisò subito, non rappresentava un ostacolo: quando girava con Jean Gabin, mi disse con il celebre tono burbero, alle undici del mattino avevano già mangiato selvaggina e bevuto una bottiglia di rosso; nonostante il décalage di due ore rispetto ai tempi di Novecento, una prestazione notevole. Però, piuttosto di un vinello leggero, tanto valeva bere un succo di frutta.
Inizio difficile. Depardieu di malumore, e succo di frutta.
Mi appellai quindi alla vecchia regola. Quando devi intervistare una persona che non conosci, in una lingua che conosci ma comunque non è la tua, meglio cominciare dalle origini, dalla famiglia. Un po’ tutti gli esseri umani parlano volentieri delle origini, della famiglia. Di solito si inizia dai nonni. Avevo letto che la nonna di Depardieu lavorava all’aeroporto di Parigi Orly. Da qui la prima domanda: sua nonna lavorava all’aeroporto di Parigi Orly, vero?
Attimo di silenzio.
Grugnito.
«Sì, è vero. Ma detta così sembra che facesse la hostess. Invece faceva la dame-pipi». Prego? «Ha capito benissimo: la signora della pipì. E lo stipendio erano le monetine che le davano i passeggeri per aver pulito il bagno prima e dopo l’uso».
Ma era pur sempre la nonna, una figura tenera...
«Sì. Però aveva una storia con mio nonno». Be’, certo, era la nonna... «Cos’ha capito? Mia nonna paterna aveva una storia con mio nonno materno. Quando mia madre scoprì che suo padre se la faceva con sua suocera, non voleva più un figlio nato da un simile intreccio mostruoso, e tentò di abortirmi con un ferro da calza».
Non riuscì. Per fortuna, altrimenti non avremmo avuto Cyrano, Cristoforo Colombo, Danton, Tartufo, Vatel, il colonnello Chabert, Vidocq, Porthos (ma anche Mazzarino), Fouché, Jean Valjean, Rasputin, il conte di Montecristo, Strauss-Kahn — «sarebbe stato un buon presidente» —, financo Obelix, e ora Maigret. Insomma, l’attore più versatile di tutti i tempi. E poi, certo, anche l’Olmo di Novecento.
Mi raccontò che aveva preteso di essere pagato come De Niro, che era già una star: «Quanto prende l’americano? Centoventi milioni di lire? Li voglio pure io». Altrimenti? «Altrimenti me ne vado».
Dal quartiere dov’era cresciuto, la sua famiglia era stata cacciata a calci. Lui faceva le vacanze a Orly, con la nonna, in una baracca in fondo alla pista di atterraggio: passava l’estate a guardare i viaggiatori di passaggio. Il padre vendeva L’Humanité, il quotidiano comunista, ma non lo leggeva: era analfabeta. Il Sessantotto Gérard lo fece da ladro: alleggeriva i contestatori di orologi e catenine. Fu arrestato per furto d’auto. «Non ho imparato niente, ho vissuto tutto. La mia scuola è stata la gendarmeria».
Quella mattina piovosa eravamo alla vigilia del primo ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, quello del maggio 2017, e ovviamente volevo parlare di politica. Depardieu rispose che odiava la politica. Disse male di entrambi i candidati. Macron per lui era come il bianco dell’uovo: anche montato ad arte, non sa di niente. «La sua voce non mi arriva, non mi entra dentro. Non lo conosco e non lo capisco». Marine non era una minaccia, bensì una connerie: una sciocchezza cui avevano creduto i francesi, insoddisfatti del presente e nostalgici di un passato nazionalista impossibile da ritrovare nel mondo globale.
Insomma, pur odiandola, Dépardieu capiva la politica. Finì per parlarne a lungo, anche di Putin, di Sarkozy, di Chirac, di leader cui era considerato vicino, per poi concludere: «Non ho mai conosciuto un uomo di potere che fosse davvero onesto. Mai». L’unica soluzione era far eleggere dal popolo il presidente degli Stati Uniti d’Europa.
In realtà era della Francia, non solo della politica, che si era costruito un’immagine nera, funebre, devastante. Non aveva il mito della Rivoluzione: Robespierre e Saint-Just per lui erano due criminali, le esecuzioni di Luigi XVI e di Maria Antonietta due crimini. Non aveva il mito di Napoleone, che aveva lastricato le vie del mondo di cadaveri. Non aveva ovviamente il mito del colonialismo francese, «un altro crimine». Ma non aveva neppure il mito del Generale De Gaulle: la borghesia che lo votava gli appariva classista e reazionaria. Lui aveva votato una sola volta in vita sua, nel 1981, per François Mitterrand; e non l’avrebbe fatto mai più. Gli stavano sulle scatole pure Bernard-Henri Lévy e Tintin. Salvava solo Houellebecq, la sua amica Fanny Ardant e Barbara, di cui aveva portato le canzoni a teatro: «Si lasciò morire. Mi disse: il mio cuore non mi appartiene più. Meglio finire così che non come Sting, a fare il Sangiovese». Pensai dentro di me che per fortuna non gli avevo portato una bottiglia di Sangiovese.
Per essere il francese più famoso del mondo, aveva insomma un’idea tragica della Francia, e pure della fama, «la palestra degli egocentrici». La Francia chiamata a scegliere tra Macron e Le Pen gli ricordava quella del 1940 che si era offerta a Hitler: «Abbiamo ricominciato a guardare il mondo e la storia da dietro le persiane chiuse».
La libertà era scomparsa, l’uguaglianza pure; restava un po’ di fraternità, perché secondo Depardieu l’uomo in fondo è buono. Qui nacque una lunga discussione, perché secondo me l’uomo non è buono né cattivo; è egoista, talora nella variante peggiorativa del narciso; ma può essere indotto al bene, se questo lo fa sentire migliore. Insomma andammo avanti a parlare, perdendo la cognizione del tempo, fino a quando fuori spiovve, e capimmo senza dircelo che era tempo di salutarci. La bottiglia di Saumur-Champigny era sempre lì, intonsa. Non avevamo avuto bisogno del lubrificante del vino per confrontarci e in qualche modo incontrarci.
Anni dopo lessi un articolo in cui si diceva che Depardieu adorava il Saumur-Champigny, ed era stato a trovare i vigneron che lo producevano. Dire il contrario era stato forse il suo modo di prendere un vantaggio nella conversazione, cui però aveva rinunciato quasi subito.
Al momento dell’addio ci abbracciammo.
Non l’ho mai più rivisto.
Chiara Maffioletti per il "Corriere della Sera" il 24 novembre 2022.
Gerry Scotti si definisce un ragazzo fortunato, la cui vita è stata ben più incredibile dei suoi sogni. Per merito - ma quasi sempre anche un po' per caso - questo ex bambino timido della periferia di Milano ha vinto una serie di sfide che, però, ancora oggi fatica a definire tali. «Non avevo spirito di rivalsa e non ho mai desiderato diventare chi sono: non era il mio obiettivo. Semplicemente sono successe molte cose che sembravano perfino a me al di là della mia portata».
È in assoluto tra gli uomini più popolari d'Italia. Ma per errore?
«Facevo la radio e mi sembrava il massimo. Sentiamo Linus da 30 anni: se non avessi preso la mia strada, oggi sentireste lui e me, perché quello volevo fare, la radio».
Poi, però, è arrivata la televisione.
«Cecchetto si è preso la briga per primo di dirmi che quello che facevo in radio potevo farlo, allo stesso modo, in tv: aveva inventato la radio visione con Deejay television . Mi sembrava il massimo allargamento della mia professionalità: lo vivevo come una protesi, come un abusivismo che prima o poi avrei condonato. Non vedevo l'ora di tornare a fare solo e soltanto la radio».
Invece, dopo qualche anno, si è ritrovato a condurre anche il Festivalbar.
«Non posso dire che mi sia capitato per caso, ma quasi: sempre Cecchetto mi aveva proposto di fare le telepromozioni al posto suo, così ho passato l'estate del 1987 dietro le quinte del Festivalbar. La serata della finale, all'Arena di Verona, davanti a 30mila persone, esco per fare la mia pubblicità delle patatine. Salvetti, il patron della manifestazione, aveva una stanzina grande un metro per due, da dove supervisionava tutto.
Sente il boato e urla: vi avevo detto di non far salire sul palco nessun cantante. Al che, imbarazzati, gli dicono che ero uscito io a fare le telepromozioni. Appena finisco mi chiamano, bianchi in volto: devi andare da Salvetti. Ecco, ho pensato, è successo il patatrac. Entro nella sua stanza e mi dice: "Gerry Scotti? L'anno prossimo il Festivalbar lo presenti tu"». (Qui il conduttore si commuove, succederà altre volte ndr ).
Una sorpresa totale.
«Non era nemmeno nelle mie speranze. Questo è stato il primo grande atto contro la mia previsione e anche contro la mia volontà».
Davvero non si era mai immaginato presentatore in tv? Nemmeno da bambino?
«Ero un ragazzino timido. Se c'era la recita di fine anno non alzavo certo la mano per partecipare, nemmeno per presentare, quindi dire che ce l'avevo nel dna sarebbe raccontare una frottola. Quando avevo 12 anni mio zio Paolino mi regalò il magnetofono geloso, per registrare le canzoni che passavano in radio: era il nostro Spotify. Quando ho sentito per la prima volta la mia voce registrata con quello strumento mi ha dato un tale fastidio che ho cancellato il nastro».
Eppure è stata un'escalation...
«In tv conducevo programmi musicali. Un giorno, nel parcheggio di Mediaset incontro Fatma Ruffini, la signora della tv. Mi guarda e mi dice: "Ti devo parlare; domani alle 11 in ufficio da me". Una volta lì, mi chiede: "Sei contento di fare quello che fai?". "Non mi sembra vero signora", rispondo. Ma lei fa cenno di no con il dito e dice: "Tu sei adatto per essere formato famiglia: l'anno prossimo condurrai Il gioco dei Nove ».
Felice?
«Macché. È un po' come se a uno che oggi conduce X Factor dicessero di andare a fare il giochino tv delle sette di sera. Ma anche per Vianello ero la persona giusta. Per me era una notizia ferale: non mi sentivo all'altezza, non mi sentivo nel ruolo. Non avevo idea, quando sono entrato in quello studio, che per 35 anni sarebbe diventato il mio lavoro, la mia vita e il modo in cui tutti gli italiani mi hanno conosciuto».
Oggi ha fatto pace con questa dimensione?
«Ora è il mio momento di pace, in cui stacco e mi diverto. Poi ho fatto tante altre cose, prime serate, e sono continuate a capitarmi eredità che andavano oltre le mie necessità. Quando mi hanno proposto La Corrida pensavo a una candid camera. Come la volta in cui mi hanno detto di fare con Delia Scala la sitcom Io e la mamma ».
È vero che i suoi amici sono quelli di sempre?
«Ho perso quelli delle elementari: mi ero trasferito dalla periferia sud alla periferia nord di Milano e allora era come spostarsi da Los Angeles a New York. Ma da lì in poi gli amici sono sempre stati gli stessi, sì. Si sono aggiunti quelli della radio e pochissimi della tv. Il nostro gioco era stare seduti sul marciapiede e indovinare il colore delle prima macchina che sarebbe passata da viale Zara. Il fatto di poter riatterrare ogni volta tra loro mi ha tenuto ben legato al Gerry Scotti che ero e che sono sempre stato».
Se fosse nato a Milano centro sarebbe stato la stessa persona?
«Ho sfiorato Milano centro: sono andato al liceo classico Carducci e non era proprio pieno di figli di operai, anzi. Eravamo solo io e il signor Villa (che è da sempre il suo ufficio stampa). La nostra presenza faceva arrabbiare alcuni professori retrogradi. Alle mie prime difficoltà in greco e latino avevano detto a mia mamma: dovevate mandarlo a fare una scuola professionale».
E i suoi compagni? Come erano?
«Arrivavano a scuola con le Maserati, le Jaguar, perfino una Lamborghini. Il nostro sfogo era fidanzarci con le figlie della Milano bene. Eravamo ben voluti, andavo anche a fare i compiti da loro. Entravo in queste case e vedevo maggiordomi, sei, sette stanze... Io vivevo in due stanze più servizio con i miei genitori. Ogni tanto qualche compagna veniva a studiare da me e il giorno dopo, in classe, mi chiedevano tutti: ma veramente a casa tua c'è la torta ogni giorno? Ho scoperto che questi figli della Milano più ricca avevano forme di ristrettezze che io, figlio di operai, non avevo. Da me la ciambella di mia mamma non mancava mai. E lì ho capito che i benefit della vita sono altri».
Non era a disagio di fronte a tanta ricchezza?
«No, non ho mai vissuto la mia differenza con rabbia. Venivo da un ambiente umile ma dignitoso, dove se andavi in cortile senza merenda qualcuno che te la offriva lo trovavi e se volevi andare a fare un giro in bici ma non l'avevi, c'era chi te la prestava. Non mi è mai mancato niente mentre in quelle famiglie di classi sociali più agiate credo mancassero un sacco di cose».
Come è andata con l'Università?
«Volevo studiare Architettura ma era una delle facoltà più sulle barricate allora, sempre occupata. Mi rivedo con mio papà al Politecnico, pronto per iscrivermi: c'erano ragazzi con spinelli sulle scale, cartelloni con frasi irriferibili. Mio padre disse solo: "Non farmi questo" (e, ancora una volta, la voce si spezza, ndr ). Pensava a tutti i sacrifici per farmi fare il liceo... Così, dopo una riunione di famiglia con gli zii, su votazione si optò per Giurisprudenza. Sarei diventato notaio, sono arrivato a due esami dalla tesi».
Poi la strada ha preso un altro corso. Parlando di bivi: avrebbe mai potuto diventare attore?
«A un certo punto ai piani alti di Mediaset si erano fissati di farmi fare la fiction. Era arrivata la sitcom Finalmente soli, poi un film di Natale con Banfi... È stato doloroso rinunciare: recitare mi piaceva anche se era un altro lavoro».
Qualche rammarico?
«Due. Enzo Garinei, sapendo che il mio mito è Johnny Dorelli, mi chiese di fare un grande Aggiungi un posto a tavola. Mi pareva una cosa enorme e non ho avuto nemmeno il coraggio di rispondergli, non me lo perdono. Un altro grande che si era inventato una cosa per me era Bud Spencer: avrei pagato, anche in quel caso, per accettare ma erano proposte che mi avrebbero portato via mesi, come potevo? Però non ho nulla di cui mi vergogno o che non rifarei».
Compresa la politica?
«Ah no, parlavo della mia professione. Quando ho accettato di essere il candidato dei giovani socialisti di Milano - senza essere iscritto al partito - non pensavo di prendere 10mila voti. Come non pensavo che non mi dessero niente da fare, cosa che mi lasciava sgomento. Se nella mia carriera sento di aver ricevuto molto perché ho dato molto, nella mia esperienza politica ho ricevuto poco perché ho dato poco. Poi, per 10 anni non sono più andato alle assemblee di condominio e non ho più votato. Ero disgustato».
Ora ha ripreso a votare?
«Sì, ma ho vissuto male quella esperienza. Mi restano i famosi mille euro di pensione a cui voglio rinunciare: l'ho già detto a tre presidenti del consiglio e lo dirò anche a Giorgia Meloni. Mi suggeriscono di darli in beneficenza: c'ero arrivato. Ma vorrei non essere costretto a ritirarli. Da quando ne parlo sa quanti altri ex onorevoli mi hanno scritto per unirsi a questa idea? Zero».
Dica: a casa sua oggi c'è la torta tutti i giorni?
«C'è, c'è. Quando avevo quarant' anni, in poco tempo sono morti i miei genitori e c'è stato il mio divorzio. Parevano bruciate di colpo tutte le statuine del presepe che rappresentava il mio concetto di famiglia. Poi, assieme ai miei amici, a mio figlio e alla famiglia che ho ricostruito con Gabriella e i suoi figli, sono riuscito a portare avanti i valori in cui credo.
A gennaio Edoardo mi renderà di nuovo nonno e sono riconosciuto come figura paterna anche dai figli della mia compagna: sono il rompiscatole che dice di spegnere la luce o non far scorrere l'acqua in casa. Ora sono grandi, ma quante notti sono stato sveglio aspettando uno o l'altro che rientrasse... loro sono la mia ancora di salvezza, mi fanno sentire un uomo vivo e una persona qualsiasi».
Perché Gabriella non è diventata sua moglie?
«Ci stiamo studiando (ride). Non so quante sarebbero riuscite a stare tanti anni con un uomo nazionalpopolare come me, io so che avevo assolutamente bisogno di una donna come lei. Non ama il clamore, quasi la infastidisce».
Il complimento più bello che le fanno?
«Fino a pochi anni fa era che ero come apparivo in tv. Oggi sempre più ragazzi mi dicono: siamo cresciuti con te (occhi lucidi). Mi fanno sentire di avere una famiglia grandissima».
Da ilnapolista.it il 7 agosto 2022.
Il Messaggero intervista Gerry Scotti. Nel 2015 aveva detto che a 60 anni si sarebbe ritirato e invece non l’ha ancora fatto.
A parte le quattro edizioni da conduttore del Festivalbar, dal 1989 al 1992, ha sempre lavorato in studio: non s’è stufato?
«Un po’, sì. Dopo 39 anni di carriera in tv vorrei uscire e mettermi a fare il divulgatore».
L’anno prossimo gli anni di tv saranno quaranta: quale super potere c’è voluto per arrivare fin qui?
«Non avere la puzza sotto il naso. Ho fatto un calcolo: all’ora di cena, sono entrato nelle case degli italiani almeno diecimila volte. In quella fascia oraria devi essere in sintonia con la gente. E poi c’è voluta un po’ di follia».
La sua è stata rinunciare ad andare a Los Angeles per frequentare un corso di regia per gli spot pubblicitari e accettare invece la possibilità datagli da Claudio Cecchetto a Radio Deejay.
«Tre giorni prima di partire cambiai programma e rinunciai all’America e tutto il resto. Il più grande azzardo della mia vita».
Registrando il suo podcast, con lei ospite, Fedez ha detto di non aver mai sentito il nome di Giorgio Strehler, fra i più importanti uomini di teatro italiani. Vuole aggiungere qualcosa?
«Questi ragazzi hanno un ego enorme. Diventati popolari in pochissimo tempo, Fedez e gli altri sono bravi nel loro campo, come gli sportivi. Peccato che parlino di presente e futuro senza sapere nulla del passato. Sono molto ignoranti».
Scotti è stato deputato del Partito Socialista dal 1987 al 1992. Che ricordo ha della sua esperienza parlamentare?
«Era un Paese alla deriva e c’era tanta impunità. Tanti, in certi ambienti, pensavano di essere al di sopra della legge. Io da estraneo fui subito messo in disparte. Quando passavo si giravano e mi ridevano dietro, smettevano di parlare. Pensavo di poter fare qualcosa di buono, discutere, organizzare. Volevo la presidenza della Commissione condizione giovanile, me l’avevano promessa ma non l’ho mai avuta. Non mi facevano fare nulla, e quando provai a dare le dimissioni non le accettarono. Non è stata un’esperienza eclatante».
Ha firmato 33 proposte di legge: se ne ricorda una?
«Certo. Sono stato il primo in assoluto a proporre una legge “green” per non usare la plastica per gli alimenti, i giornali eccetera. Ero avanti».
Prende il vitalizio?
«Sì. Dopo aver chiesto a tre premier di fare una regola per poter rinunciare a quei soldi, l’ultimo a cui l’ho chiesto è stato Matteo Renzi, mi sono arreso: li prendo e li do in beneficenza».
A quanto ammonta e da quanto tempo lo incassa?
«Mille euro da settembre dell’anno scorso. A novembre per la Giornata della ricerca darò l’importo di un anno come borsa di studio. Se aspetto che cambino le regole…».
L’ultimo sfizio tolto?
«I miei risparmi, tolto il totem della casa, vanno tutti in auto e moto. Ne comprerei una al mese. Mi piacciono le Porsche. L’ultima che ho preso ha dieci anni. Ogni tanto la pulisco, l’abbraccio, me la bacio, l’accendo, faccio un giro e via. Alla mia età un oggetto di culto fa bene».
L’errore più grande che ha fatto?
«Non essermi laureato in Giurisprudenza. Mi mancavano due esami. Ho mancato di rispetto ai miei genitori che per me avevano fatto tanti sacrifici»
Gerry Scotti: "I miei genitori morti lo stesso giorno. In obitorio mi chiesero un autografo". La Repubblica il 23 Giugno 2022.
Il conduttore e l'intervista a 'Muschio selvaggio', il podcast di Fedez e Luis Sal. "Non ho potuto aiutare mia madre e mio padre. I soldi non ti comprano ciò di cui hai davvero bisogno".
"Col tempo ho imparato che i soldi non ti comprano ciò di cui hai bisogno veramente". Chi vuol esser milionario se poi ti mancano i fondamentali? Questo sembra chiedersi Gerry Scotti in un'intervista rilasciata a Muschio Selvaggio, il podcast di Fedez e Luis Sal in cui ha raccontato alcuni passaggi importanti della sua vita privata e si è lasciato andare a un ricordo commosso di sua madre e suo padre.
Sessantacinque anni, nato nel Pavese, trent'anni di carriera fortunata in tv dopo gli inizi in radio, una laurea mancata in Giurisprudenza, Scotti ha ricordato i genitori, che ha perso quando era già un conduttore televisivo di successo. "Nello stesso giorno ho perso mio papà e mia mamma - ha detto commosso - uno se ne è andato di notte, l'altro di giorno". E quel che più lo addolora è che "pur essendo io già benestante, non ho potuto fare niente per loro. E' uno dei più grandei rimorsi che mi resta addosso e mi fa capire che il vero valore dei soldi: aiutano, sì, ma solo a togliersi qualche sfizio".
Poi, la cronaca di un episodio da dimenticare: "Non ho vergogna a dirvi che quando ero nell’obitorio da mia madre – quando è venuta a mancare venti anni fa non c'erano ancora i cellulari – una chiassosa compagnia di parenti del feretro vicino mi ha visto. Così sono venuti dentro con dei pezzi di carta e mi hanno detto: “Ci fai un autografo?” Io non sapevo se dargli una testata o mettergli le mani addosso… poi ho guardato mia mamma e ho firmato". E Fedez: "Io gli avrei dato una testata".
Il padre Mario era un operaio che lavorava alle rotative del Corriere della Sera, la mamma era casalinga. Gerry era nipote di un contadino e un panettiere e suo padre aveva deciso di fare un lavoro diverso. "Ai tempi in cui ero ragazzo - racconta il conduttore - avere un lavoro fisso e una casa era già un sogno, non aspiravo di certo ad avere quello che ho ora. Passavamo le giornate con gli amici seduti sui marciapiedi a scommettere su che macchina sarebbe passata di lì, ma ciò nonostante i miei genitori mi hanno sempre sostenuto. Mio padre lavorava di notte, ma di giorno era sempre lì a sostenermi".
Gerry Scotti: «Una delle cose più spiacevoli mai successe? Quando mi chiesero gli autografi al funerale di mia madre». Teresa Cioffi su Il Corriere della Sera il 21 Giugno 2022.
Il conduttore si racconta a «Muschio Selvaggio» il podcast con Fedez e Luis Sal.
«Se ne sono andati insieme, lo stesso giorno». Gerry Scotti parla dei suoi genitori senza filtri nello studio di Muschio Selvaggio, il podcast diretto da Fedez e da Luis Sal. Nella puntata di lunedì l’allegria che contraddistingue il noto conduttore televisivo si smorza, lasciando spazio al rimpianto: «Non ho potuto fare niente per loro». Cresciuto nella provincia di Pavia, Virginio Scotti, in arte Gerry, racconta la sua famiglia. Quando gli viene chiesto se da ragazzo voleva diventare milionario ride e poi risponde: « Non lo avrei mai immaginato. Sono nipote di un contadino e di un panettiere, mia madre era casalinga e mio padre operaio alle rotative del Corriere. Quando i miei genitori sono morti, uno la mattina e uno la sera dello stesso giorno, io ero già famoso. Mi sono reso conto che per loro non ho potuto fare nulla». E ha raccontato un episodio spiacevole che gli capitò in occasione del lutto: «Quando ero nell’obitorio da mia madre – purtroppo quando è venuta a mancare 20 anni fa e non c’erano i cellulari – una chiassosa compagnia di parenti del feretro vicino mi ha visto. Così sono venuti dentro con dei pezzi di carta e mi hanno detto: «Ci fai un autografo?» Io non sapevo se dargli una testata o mettergli le mani addosso… poi ho guardato mia mamma e ho firmato».
La stessa estrazione di Fedez
La voce un po’ trema quando dice: «È una forma di rimorso che mi resta addosso». Non si addentra nei dettagli di quel momento ma non nasconde il forte legame con i suoi genitori. <« Mi hanno sempre sostenuto, negli studi come nella carriera. Non ho finito l’università, ero iscritto alla facoltà di Giurisprudenza. È il più grosso dispiacere che ho dato loro » spiega a Fedez, con il quale condivide l’esperienza di essere cresciuto nel contesto operaio della periferia. Non è l’unica cosa che li accomuna. Quando Fedez aveva condiviso l’esperienza della malattia con i suoi fans aveva dichiarato che le sue priorità erano cambiate. Una dichiarazione che anche Gerry Scotti ha voluto fare durante la puntata di Muschio Selvaggio, forse volendo mandare un messaggio al suo pubblico: «Ho imparato che i soldi non comprano ciò di cui hai bisogno veramente».
Francesca D'Angelo per “Libero quotidiano” il 28 marzo 2022.
Gerry Scotti, ormai lei è diventato il Casanova di Striscia la notizia...
«Ha visto, eh? Robe da matti! A causa della positività di Francesca Manzini, in tre settimane mi hanno affiancato Valeria Graci, Lorella Cuccarini e ora, stabilmente, Michelle Hunziker».
Non dovevamo essere fuori-pandemia?
«L'allentamento delle misure ha generato una ventata di ottimismo ma mi pare che i numeri, purtroppo, siano inconfutabili. C'è poi questa sensazione, che è figlia dell'ignoranza, secondo la quale il Covid si sarebbe ridotto a una brutta influenza... Io capisco che abbiamo tutti bisogno di buone notizie ma non è ancora il momento di fare i fenomeni».
Lei non avrebbe allentato le misure?
«Non spetta a me deciderlo. Personalmente però continuerò a tenere la mascherina e a osservare il distanziamento anche a emergenza terminata».
Insomma, non si fida.
«Sa com' è... ci sono passato e non vorrei bissare l'esperienza. Ho dato, grazie».
C'è chi ha scritto: «Fedez si è ammalato perché è vaccinato». Come abbiamo fatto a ridurci così?
«Ah, guardi, non me ne capacito! Bisognerebbe prendere, una per una, le persone che hanno scritto queste cose e fare loro uno screening total body, cervello compreso. Qui probabilmente troveremmo solo un criceto, e pure malconcio. Tra l'altro ci tengo a cogliere l'occasione per rivolgere un abbraccio a Fedez».
Certo che questa sua stagione di Striscia è decisamente in salita: oltre a Covid, pure la guerra in Ucraina. Di nuovo, le chiedo: quando ne usciremo?
«Temo che la convalescenza sarà lunga, proprio come per la pandemia. Anche se oggi stesso si firmasse un armistizio, dovremo fare i conti con gli effetti della guerra almeno per un anno e mezzo. È un disastro, una tragedia. Riesco a trovare solo un aspetto positivo».
Quale?
«Grazie a Internet, la guerra non è più qualcosa di lontano, sul quale ti aggiorna il Tg la sera. Non puoi più ignorarlo. È un problema che riguarda tutti».
Ma non è sempre stato così?
«Direi proprio di no. In passato, per esempio, siamo stati ciechi e insensibili quando, al di là dell'Adriatico, avveniva uno dei più grandi stermini nell'ex Jugoslavia. Andavamo tranquillamente al mare e guardavamo le luci all'orizzonte pensando fossero fuochi d'artificio».
Cosa pensa della decisione di escludere gli artisti russi dalle manifestazioni?
«Ho difficoltà ad accettare una cosa del genere perché l'arte e lo sport sono il primo passo per educare alla pace e all'integrazione. Capisco, semmai, se si decide di escludere uno sportivo sostenuto da grossi sponsor di oligarchi ma è una situazione che si potrebbe verificare giusto nella F1, come è successo».
Tra l'altro non è detto che i cittadini la pensino come Putin, anzi.
«Esatto! Prenda per esempio il ragazzo con la Z sulla maglietta: ho la netta sensazione che non sia stata certo sua madre a cucirla per lui...».
Torniamo a Striscia: è uno dei pochi show dove la conduzione è paritaria. Possibile che altrove ci si incarti invece miseramente, invocando "protagoniste" e "co -conduttrici"?
«Ho capito: parla di Amadeus e cerca la polemica. In realtà se c'è una persona che ha dimostrato che le donne non devono essere ridotte ad ancelle, è proprio lui».
Sabrina Ferilli non sembra così d'accordo.
«Eh, lo so! Qualcuno ha avuto qualche discussione... Comunque se c'è un mondo che, nell'ultimo decennio, ha fatto passi da gigante nell'emancipazione femminile, è proprio la tv. Ben più del cinema, peraltro. Lei allora mi vorrai chiedere: ma tu, Gerry, cosa hai fatto?».
In realtà no, ma già che ci siamo: lei che fa per le donne?
«Ho vissuto l'epopea delle vallette e delle letterine, con grande leggerezza e gioia. Però poi, da quel momento lì in poi, non ho più voluto quelle figure nei miei programmi. La persona accanto a me deve essermi equivalente, come succede a Striscia, altrimenti non mi interessa».
Sbaglio o, negli ultimi tempi, ha scelto an che di lavorare solo con gli amici, sia dietro che davanti alle telecamere?
«È la mia unica concessione al divismo: lavorare con lo stesso team. Stesso discorso per le conduzioni: finalmente è accaduto quello che non succedeva nei 30 anni precedenti della mia carriera, ossia che mi sento con i colleghi anche finita la trasmissione. Maria, Zerbi, Mara, Amadeus... sono tutti degli amici».
Però non è andato dall'amico Amadeus a Sanremo. Rimedierà l'anno prossimo?
«Avevo avuto un problema logistico, perché mi trovavo in Polonia. Ora, però, sì: credo proprio che "mi inviterei" a Sanremo 2023».
Amadeus ha fatto bene ad accettare il doppio rinnovo Sanremese?
«Dalle mie parti si dice Ados, ados, che el muntun l'è gross! Battere il ferro finchè è caldo, soprattutto se, come Amadeus, ne hai le qualità».
Il sodalizio tra lei e Ricci è storico. E lui è un genio indiscusso. Non sarebbe però ora di punzecchiarlo un po' e spingerlo a fare show diversi da Striscia e Paperissima?
«Le idee non gli mancano! Ma Striscia è una macchina complessa, mastodontica, che assorbe energie e risorse. Il problema è solo quello».
Lei non ha mai lavorato per la Rai: una mera casualità?
«Mediaset è sempre stata molto brava a offrirmi il rinnovo giusto, alle condizioni giuste. È dura che qualcuno possa offrirmi una comfort zone come quella che mi sono costruito qui».
Però non è mai stato berlusconiano. A Mediaset c'è quindi davvero posto per tutti? «Confermo, compreso per gli juventini e gli interisti. Tra l'altro ormai per Berlusconi nutro un affetto quasi filiale: nelle occasioni comandate ci sentiamo, mi dà consigli, anche se sa che non sono berlusconiano».
Va ancora a votare?
«Sì, anche se faccio fatica a trovare il simbolo giusto: non ne riconosco più uno. Ormai di volta in volta scelgo il meno peggio, ragionando sulla persona che mi ispira al momento più fiducia. Mi oriento meglio in ambito locale».
Intende nelle elezioni regionali?
«No: nelle votazioni di condominio. Lì so come muovermi e chi mi piace. Già in ambito rionale faccio più fatica, in città diventa ancora più complicato, in Regione proprio non saprei».
Andiamo bene.
«Beh, vogliamo parlare dell'incapacità dei partiti di eleggere il capo dello Stato? Cortesemente evitiamo altre figure del genere in futuro».
Ultima domanda. Si aspettava ascolti più alti dal ritorno de Lo show dei record?
«Riuscire a fare più di così, alla domenica sera, voleva dire uscire dal campo dei record e entrare in quello dei miracoli! Quando ho accettato la conduzione del programma sapevo dove andavamo e contro chi. Come obiettivo avevamo il 12%, che abbiamo superato in più occasioni. Più di così...».
Ghali esce con il nuovo disco, «Sensazione Ultra»: «A Sanremo? Ci andrei cantando in arabo. Marracash dice che Salvini ha fatto una figura di m... in Polonia? Lui dice sempre la verità». Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 19 Maggio 2022.
Il rapper presenta il suo terzo lavoro e, come sempre, non le manda a dire.
«E’ da un po’ che si vede una nuova Italia, nelle strade e anche nel panorama musica italiano. Spesso viene ostacolata ma è attiva e cerca di crearsi uno spazio”» Ghali questa Italia la rappresenta bene. Sia nella musica, è stato fra i primi a portare la trap in Italia e a sfruttare le opportunità delle piattaforme streaming. Sia per l’inclusione sociale, classe 1993 è nato a Milano da genitori tunisini e passato dalla periferia di Baggio alle sfilate di Gucci. Esce ora «Sensazione Ultra», terzo album della carriera, il cui racconto riflette il cambiamento. «Tu sogni l’America, io l’Italia, la nuova Italia», dice in Bayna, brano che apre la scaletta e la cui prima parola in italiano, che comunque è «mediterraneo», arriva ben oltre i temuti 30 secondi, quelli in cui se l’ascoltatore schiaccia skip è come una sentenza di morte per la canzone. La strofa è in arabo, in italiano una rima che spiega tutto “immagina il corano nella radio/ non parla bene di noi il notiziario”.
E anche nelle rime di Wallah, uscito a ottobre e scelto da McDonald’s per una campagna pubblicitaria, si incontravano italiano, arabo e francese: “Per me è una figata il fatto che McDonald’s usi un brano così. E’ un tema importante nelle mie collaborazioni con i brand: avvicinare un pubblico nuovo e fare cose nuove”. Nei mesi scorsi è andato a fare un viaggio in Tunisia: “Ho conosciuto Rat Chopper, produttore che stava lavorando con Med Guesmi, un ragazzo povero che arriva dal sud del Paese e ha una voce incredibile. Li ho convolti nel mio disco proprio su Bayna, sono venuti in Italia e il ragazzo è sparito. Non sappiamo dove sia finito. Aveva un’occasione per cambiare la sua vita e forse adesso consegna pizze in qualche punto dell’Europa. Evidentemente la situazione in Tunisia è così grave che fuggi anche quando hai un’opportunità”.
Lui l’opportunità l’ha offerta anche ad Axell e Digital Astro, due rapper figli di quella stessa nuova Italia, uno di origini senegalesi, l’altro marocchine che lo affiancano in due brani. Non ci sono feat internazionali come va di moda nella trap da qualche tempo. Che spesso, lo sottolinea Ghali in “Free Solo”, l’ospite è “pagato e non sa chi tu sia”. “Non ne avevo la necessità. Ho preferito cercare il suono dei produttori internazionali come London On Da Track (Young Thugg) e Ronny J (The Weeknd, Kanye West). Più in generale, i brani col feat internazionale non hanno avuto grande successo o lo avrebbero avuto anche senza”. E’ forse per questo che c’è più ricerca di atmosfere e meno corsa alla hit pop rispetto al precedente. Anche i big ospiti, quindi, sono italiani. In Free Solo c’è Marracash che cita “la figura di m…” di Salvini con il famoso viaggio in Polonia. Con il leader della Lega c’erano già state frizioni. “Questa volta la citazione è di Marra, ma mi è piaciuta. Lui sa sempre essere fresco, attuale, e racconta la verità”.
Madame (e una presenza non ufficiale di Massimo Pericolo) lo accompagna in Pare, brano che torna (come Turbococco nel precedente disco) sul tema del bullismo: “Volevamo lanciare un messaggio, penso sempre ad artisti che lo facevano facendo anche ballare come Stromae o Michael Jackson, e ci è venuto in mente il tema della violenza, del bullismo e dei traumi. Entrambi abbiamo iniziato a fare musica per superare dei traumi”. I pregiudizi razziali sono sullo sfondo Walo, ritmica che sa di deserto. “Ho pensato al film Fuga di Mezzanotte. La sensazione che prova quel ragazzo all’aeroporto io la provo senza avere la droga addosso. Mi fermano spesso in dogana, ti mettono in una stanza, ti fanno domande assurde. Io ho paura alle dogane, alle file, so che mi fermeranno, mi porto dietro dati sensibili senza avere altro addosso”. E anche se cita Peter Parker, l’Uomo Ragno senza costume , fa notare come “non esista un supereroe arabo. C’è nero, c’ gay, ma non arabo. Anzi, c’è Lanterna Verde. Il suo potere, però, è fabbricare armi. Ne dovrei parlare con la Disney”. Diceva non aver mai visto Sanremo, poi ci è andato come ospite. Ora guarda con occhio diverso anche alla gara. “Non lo escluso, ma mi piacerebbe andarci portando un brano con una parte in arabo”.
Estratto dell’articolo di Silvia Fumarola per “la Repubblica” il 27 novembre 2022.
Sulla terrazza del Teatro Eliseo di Roma, Giancarlo Giannini fuma sigarette sottili e sorride. Giacca scozzese verde e blu da gentiluomo inglese, la cravatta regimental («Portare la cravatta è un fatto di rispetto: mi sono guardato intorno, sono l'unico»), nella serie Il grande gioco di Fabio Resinaro e Nico Marzano, prodotta da Eliseo Entertainment, otto episodi su Sky e in streaming su NOW, interpreta un procuratore di calcio, il vecchio leone Dino De Gregorio.
Re del calciomercato, padre-padrone (dà la linea ai figli, Elena Radonicich e Lorenzo Cervasio, è in concorrenza con l'ex genero Francesco Montanari) e fa i conti con una progressiva demenza senile. «Ha un nome complicato, la demenza a corpi di Lewy, a momenti è lucido, in altri non controlla il corpo. Da attore è stata la cosa più complessa. Anche se vista l'età non è stato così difficile Per il resto, di calcio non so nulla».
Non si è ispirato a nessuno?
«A Milano da Giannino , ristorante frequentato da calciatori e procuratori, oltre che da Silvio Berlusconi, una sera ho parlato con un paio di loro. Gli ho detto che non capisco nulla di quello che fanno. Mi hanno risposto: neanche noi capiamo molto. Allora ho inventato. Per me Il grande gioco è soprattutto una tragedia familiare».
A febbraio sarà a Los Angeles per la cerimonia della stella sulla Walk of fame.
«Ho avuto una nomination all'Oscar per Pasqualino sette bellezze , Lina Wertmuller era un genio, le devo tutto. La stella è un Oscar per sempre: per tutti i film, non per uno».
In Italia pochi riconoscimenti?
«Una volta ho detto che a Venezia non mi hanno mai dato neanche un gatto nero, ha fatto scalpore. Ma è la verità. Se mi chiede il perché, non lo so. Mi sembra di aver fatto qualcosa nella vita. Un ministro - non dico chi - una volta mi ha proposto di fare il direttore della Mostra, ma faccio l'attore, non scelgo i film. Però ho detto chi lo doveva fare».
(…)
Teatro, cinema, tv, doppiaggio: che ha capito di sé recitando?
«Tante cose. A educare il corpo e la voce. Sali sul palco e ti cachi sotto, non devi mai farlo vedere. Capisci un attore quando entra in scena».
Chi ricorda tra le star?
«Marlon Brando. Gli chiesi: "Il tuo segreto?". "Non leggere il copione". Si scriveva le battute sulle mani ».
Ha compiuto da poco 80 anni, che rapporto ha con l'età?
«Non ho paura della morte, mi incuriosisce ma vorrei vivere 700 anni per leggere quello che mi interessa. L'età invece mi dà fastidio, arrivano gli acciacchi. Non voglio sapere l'età di nessuno, neanche la mia. Dico: sono del 1942 fate i calcoli».
Il cinema ha un futuro?
«Mi piace vedere i film del passato, ma il cinema è morto. Lo diceva già Fellini quando girava E la nave va : "Giancarlino, il cinema è morto", si presentò all'alba con la stagnola tra le mani: ho il parmigiano appena fatto».
(…)
Giancarlo Giannini compie 80 anni: «Il dolore più grande? La morte di mio figlio a 19 anni, per un aneurisma». Valerio Cappelli su Il Corriere della Sera il 23 luglio 2022.
Il grande attore si racconta: «Non festeggerò, penso sempre al futuro». E racconta di Lorenzo, il figlio primogenito morto a 19 anni nel 1987: «Un giorno mi chiese cosa c’è dopo la morte, gli risposi con una favola».
«Quando prendi una cipolla e cominci a rosolarla, senti come cambia l’odore…». Se volete far contento Giancarlo Giannini, l’attore della grande manualità, della cura del dettaglio, di racconti a volte estremi e paradossali, aggiungete un posto a tavola e parlate di cibo. Ma gli anniversari… «No, non festeggerò, non sono tipo da anniversari, non mi importa del passato, penso al futuro, alle cose che posso ancora fare», dice Giancarlo Giannini, 80 anni il primo agosto. Una delle sue parole più ricorrenti, accanto a formule matematiche, numeri e fede, è «normale». L’elogio della semplicità. «I miei film, alla luce dei grandi temi, sono piccole cose». Trovate un altro attore che si mette a parlare prima dei colleghi e poi di se stesso…
Non deve essere difficile lavorare con lei…
«Credo di sì, una delle poche richieste è di avere una stanza d’albergo con il cucinino, mi piace prepararmi da mangiare a fine giornata sul set. Da mia nonna Luisa ho preso l’abitudine di non buttare mai gli avanzi. Una volta in America volevano intervistarmi per un film, invece ho parlato per un’ora della mia pasta al pesto, da allora mi chiamano The king of pesto. Lo considero un nettare divino».
E la riporta alle sue radici.
«Sì, mi riporta alla mia Liguria, ai contadini della mia terra, gente splendida, tenace, tosta. Hanno un motto che è anche il mio: se ho poco, devo vivere con poco. Il mio mondo, come dico nella mia autobiografia, Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi), è fatto di cose semplici e di sogni. Ho raccontato anche il mio più grande dolore, la perdita di Lorenzo, mio figlio primogenito, morto nel 1987, a 19 anni, per aneurisma…Voglio cancellare questa parola. Un giorno, stranamente, mi aveva chiesto cosa c’è dopo la morte. Non sapevo come rispondere, gli raccontai una favola, immagina tanti colori nello spazio, esistono ma poi finiscono, è come una montagna da scalare, raggiungi altri colori…Gli raccontai la morte come una sensazione di conoscenza. Ero disperato ma non ho pianto, mi sono fatto forza anche per gli altri familiari, ho pensato che ha raggiunto la conoscenza, che sta meglio di noi che ci poniamo domande e non era solo una luce consolatoria».
Lei ha lavorato con i più grandi attori…
«Li ho visti morire tutti. A volte, quando vengo fermato per strada e magari qualcuno riconosce il volto ma non gli viene il mio nome, e mi scambia per Gassman, Mastroianni, Tognazzi, Manfredi, faccio l’autografo al posto loro».
Di Vittorio Gassman era molto amico.
«Il nostro primo film insieme, nel 1987, fu “I picari”. Aveva un’umanità straordinaria, fragile, dolcissimo, mi aveva preso come confidente, mi parlava della sua depressione, è come se avessi la luce spenta, diceva. Aveva paura della solitudine. Lo assecondavo quando si rattristava. Aveva una memoria straordinaria, una volta gli confessai che non sapevo la parte e mi rispose: basto io per tutti e due. E mi sul set mi suggerì le battute come un ventriloquo».
Lei è legato a tanti film e attori americani…
«Jack Nicholson è quello che più mi ha impressionato. L’ho doppiato non so quante volte, a volte bloccavo il doppiaggio dall’incanto con cui lo guardavo. E’ uno imprevedibile, folle, l’ho detto altre volte, con lui entri in un mondo parallelo. Un amico è Dustin Hoffman, ogni tanto ci mettiamo a parlare al telefono della decadenza del cinema, ma i talenti anche da noi non mancano: Toni Servillo, Paolo Sorrentino… Mi sono divertito con i miei due 007, ho inventato da zero il mio agente segreto, ma leggendo il copione non capivo se ero con James Bond o contro, produttore e regista mi dissero che dovevano ancora decidere. Con l’America è sempre stato un rapporto di amore e distacco. Dopo “Pasqualino settebellezze”, a me e Lina volevano tutti incontrarci».
Capitolo Lina Wertmüller.
«Mi ha regalato ironia, libertà, leggerezza, la felicità di fare questo mestiere anche se non ho mai avuto il sacro fuoco dell’attore. Aveva una visione grottesca della vita. E con Mariangela Melato, la sua grazia, intelligenza, intensità, ho passato i miei più importanti momenti di cinema».
Chi è Giancarlo Giannini?
«Vengo da studi scientifici, tra noi non umanisti ci riconosciamo, siamo umili. Ancora oggi mi sento un perito elettronico mancato. Sono un uomo libero che non ha mai avuto santi in Paradiso, che continua a lavorare giocando, che ama la discrezione e la solitudine. Orazio Costa, il primo maestro, mi disse: sei bravo ma non dormire mai sugli allori. Visconti, un genio, mi vedeva silenzioso e serio, mi disse: tu sei abituato a lavorare nel casino, bene, ci penso io, e chiese alla troupe di fare più rumore. Zeffirelli, un altro a cui devo dire grazie. Fellini, un grande ispiratore, a seconda dell’umore mi chiamava Giancarlino perché ero piccolo e giovane, o il pipistrello della notte perché piombavo sui suoi set di notte con la macchina fotografica. Una volta chiesi a Marlon Brando di rivelarmi il suo segreto, mi disse, urlando mentre attraversava una porta girevole: è semplice, non leggere le sceneggiature».
Giancarlo Giannini e il figlio morto a 19 anni: «Un dolore terribile». Redazione Spettacoli su Il Corriere della Sera il 10 Maggio 2022.
L’attore è tornato a raccontare il dramma della scomparsa del suo primogenito per un aneurisma a «Ti Sento», il programma di Rai 2 condotto da Pierluigi Diaco.
«Quando morì mio figlio dissi: ora sta meglio lui di noi»: così Giancarlo Giannini intervistato da Pierluigi Diaco a «Ti sento» (nella puntata in onda il 10 maggio alle 23.35 su Rai2), ha ricordato Lorenzo, il primogenito scomparso a nemmeno 20 anni per un aneurisma. «Se n’è andato per un aneurisma, non so neanche come si chiami, voglio anche cancellare questa parola, è una vena che scoppia», ha aggiunto, specificando che quando successe «ero a Milano, stavo facendo un film con Gassman. Presi un aereo e capii che forse non c’era più nulla da fare. L’unica cosa che potevo fare era quello in cui credo, io credo nel mistero, io credo in Dio, prego la notte sempre, sono fatto così. E quindi credo anche che la morte non sia questa cosa terribile. Certo è terribile per chi ci lascia, che è quello che si dice sempre “perché lui e non io?”. Vedere morire un figlio è una cosa terribile, però devi anche scontrarti con chi hai vicino. Mi ricordo che dissi a Flavia “sta meglio lui di noi”, perché ci credo, ci credo nelle cose, quindi l’ho detto anche con sincerità. E lì se non hai, quello che si dice in semplici parole “i piedi per terra”? Noi siamo degli uomini, siamo delle piccole cose, meravigliose però eh, meravigliose! Se tu riesci a stabilire dentro di te un mistero, il senso del mistero? Che cos’è il mistero? Una parola difficile... però non devi penetrarlo, perché non ce la farai mai».
I ricordi
L’attore nel corso dell’intervista ha anche lasciato affiorare i ricordi di quando da bambino fuggiva dalla guerra: «L’ho vissuta, nel modo più violento: cannonate da una parte, bozzoli di cannoni? Sono immagini, avevo solo 2 o 3 anni io, però le ho vissute, ce le ho ancora negli occhi» e a proposito del conflitto in Ucraina dichiara: «Le guerre, se uno vuole la pace, non si fanno con le armi». Alla domanda di Diaco se riesce in questi giorni, in queste settimane a guardare le immagini che arrivano dall’Ucraina, Giannini risponde: «Da un po’ di tempo le guardo di meno, preferisco non vederle, perché so cosa vuol dire e perché la guerra è una delle cose più stronze che si possa fare, ecco l’uomo non può? Eppure c’è e non è che è nata ieri, è da quando è nato l’uomo che si fanno le guerre, no? L’unica cosa che posso dire è che la pace, se uno la vuole, non si fa con le armi. Tutto lì, quindi non voglio neanche giudicare, però continui a mandare armi perché? Perché sparino? E poi ci sono i morti? Scusa è normale, no? Quindi cerchiamo di trovare un altro modo, più semplice, per evitare di attizzare quel carbone di mia nonna per accendere il fuoco, se non c’è il carbone?».
Chiara Maffioletti per il "Corriere della Sera" il 19 gennaio 2022.
«Da qualche tempo, quando la gente mi guarda per strada mi chiedo se lo faccia perché sono un nano o perché mi ha riconosciuto». Gianluca Cofone della sua ironia ha fatto un mestiere. Affetto dalla nascita da nanismo acondroplasico, oggi, che ha 28 anni, è un attore, uno youtuber e un «creatore di contenuti digitali» seguito da migliaia di persone sui social.
Lo scorso mese è stato nel cast di due film: Io sono Babbo Natale e Chi ha incastrato Babbo Natale. In entrambi aveva il ruolo di un elfo. «Che dire, per me sono state delle esperienze bellissime, non smetterò mai di ringraziare. Poi, certo, la speranza è che arrivino sempre più dei ruoli dove non ruoti tutto attorno agli stereotipi legati al mio aspetto».
Eppure, con quegli stereotipi ha giocato anche lei, no?
«Tutto è iniziato non pensando potesse diventare un lavoro: volevo pubblicare sul web dei video autoironici per tentare di togliere alcuni dei pregiudizi che ci sono sui nani. Qualcosa che non si fermasse solo all'estetica, ma puntasse sulla capacità di intrattenere, di far sorridere. Nel tentativo di scardinare certi convincimenti in passato forse ho anche ceduto al trash, ma il messaggio è sempre stato uno e cioè che se ne può uscire, si può andare oltre, specie se qualcuno si prende la briga di darci una voce».
Chi lo ha fatto con lei?
«Siani mi ha dato per la prima volta un ruolo più completo. Non solo, quando stavamo per girare il film ho avuto il Covid: lui mi ha aspettato, mi chiedeva come stessi, si informava... mi ha dato una bella opportunità, che non mi aspettavo di poter avere».
Adesso le piacerebbe quindi sperimentare anche altri ruoli?
«Molto e penso sarebbe anche utile: è difficilissimo cancellare lo stereotipo che c'è su di noi. Ci è riuscito Peter Dinklage (protagonista del «Trono di Spade», ndr.), che ammiro davvero molto. Io ho solo la mia gavetta alle spalle, non ho scuole di recitazione e sono agli inizi, quindi cerco di vivere al meglio le opportunità che mi arrivano, non posso fare troppo lo schizzinoso. Ma spero di andare sempre un pochino oltre».
Ha avvertito spesso il pregiudizio?
«Non posso dire di no. Specie nell'adolescenza mi è pesato. Ho sempre avuto molti amici e una bellissima famiglia alle spalle, senza di loro non sarebbe stato semplice. Arrivi a un certo punto dove ti rendi conto che, apparentemente, molte cose non le potrai fare.
Ero appassionato di calcio, per dire, ed ero anche bravino. Ma un giorno mi hanno detto che non sarei mai potuto diventare un calciatore. E così, il primo a non sostenermi ero diventato io, ragionando come tutte le persone che giudicano per l'apparenza».
Ne ricorda una su tutte?
«La mamma di una mia fidanzata che non riusciva proprio a digerire che la figlia volesse uscire con uno come me. Solo per il mio aspetto. Anche se cerchi di non darci peso sono cose che ti segnano. Come pesanti sono state anche le prime uscite in gruppo, con gli amici: ricordo i gruppetti di persone che mi fissavano, mi guardavano male... tutti momenti, però, che hanno formato il mio carattere: mi sono fatto le ossa».
Prima dei social che lavoro pensava di fare?
«Per uno come me quello ideale sarebbe l'impiegato, si direbbe. Ma no, non fa proprio per me. Mio padre vende auto e mi avrebbe voluto con lui, ma amo troppo il contatto con la gente, quindi ho fatto il cameriere, poi l'animatore... non credevo di poter fare anche l'artista invece ora portare avanti questo messaggio mi affascina. Mi piacerebbe anzi farlo in tv, per raggiungere il maggior numero di persone possibili».
Se Amadeus la chiamasse a Sanremo, per una sera sul palco?
«Eh sarebbe un sogno. Ho lavorato qualche anno fa per una radio web ed ero stato a Sanremo, intervistavo i cantanti. Certo, essere sul palco sarebbe bellissimo».
Ha recitato nell'ultimo film di Gigi Proietti.
«Di lui ho un ricordo bellissimo. Ha avuto una parola gentile per ognuno di noi sul set, ci faceva domande, voleva conoscerci... poi vedere recitare lui e Marco Giallini era qualcosa di unico: sono bravissimi».
De Sica?
«È uno dei miei idoli e conoscerlo è stata un'emozione. Ancora adesso, sui social, ogni tanto scambiamo qualche battuta. Devo dire solo cose belle anche su Siani, ci ha fatto divertire ogni giorno sul set e su Diletta Leotta che non è solo molto bella ma anche una persona di cuore. Nelle incursioni che ho fatto in tv, poi, sono rimasto impressionato da Maria De Filippi per la sua grandissima umanità, la reputo patrimonio dell'Unesco, una vera icona».
Cosa le scrive il suo pubblico?
«Tanti che hanno la mia stessa malattia mi chiedono come faccia ad affrontarla così. Ma i miei vogliono essere proprio messaggi di forza e speranza. In tanti non si sanno accettare e mi spiace moltissimo. È bello però che attraverso i social - un luogo in cui l'apparenza e l'effimero regnano - sia riuscito a far capire a qualcuno che è possibile andare oltre l'immagine».
Come è stata la sua infanzia?
«Ho avuto la fortuna di vivere in una cittadina di provincia, Chieri, vicino Torino, dove quasi tutti sanno chi sono. Da bambino non mi sentivo diverso dagli altri: facevo tanti sport, mio fratello più grande mi coinvolgeva sempre, mi faceva giocare con i suoi amici... le cose sono cambiate un po' dopo, crescendo».
In che modo?
«Beh, dopo i primi approcci con la gente che ti guarda con occhi diversi: lì ho iniziato a capire che c'era qualcosa che non andava. E ancora adesso capitano situazioni che mi fanno male: se vado a fare la spesa con mia mamma, ad esempio, non posso aiutarla con i pacchi pesanti e mi dico "se non fossi così l'aiuterei". Per fortuna ho un carattere forte abbastanza per superare questi pensieri».
Ma chi questo carattere non ce l'ha?
«Non è facile. Anche per me ci sono colpi non semplici da digerire. Se ripenso alla mamma di quella mia fidanzata di un tempo il dolore è ancora piuttosto forte. Si dovrebbero compiere molti passi a livello di società se dei genitori sono ancora disposti a lottare contro una relazione non perché il "genero" tratti male la figlia ma per il suo aspetto. Preferendo magari un ragazzo belloccio ma con meno sentimenti. Credo però che l'ignoranza è ben peggio della mia condizione. E aggiungo anche che una parte di me capisce che un genitore possa avere dei pensieri se la figlia decide di frequentare uno come me: pensi che la gente di colpo la giudichi. Però poi bisognerebbe fare un passo in più, andare oltre».
Come sono state le sue relazioni d'amore?
«Ne ho avute quattro, tutte nate da un rapporto di amicizia e non da un incontro fulmineo per strada: non ho le qualità necessarie perché accada, lo so. Capita però che mi conoscano e vedano che sono una brava persona, simpatico... e l'aspetto fisico passa in secondo piano, un po' come accade in tutte le relazioni, in fondo, dopo qualche tempo. E se non c'è sostanza...».
Inizialmente, sui social si era dato come nome «Nano cafone». Non le dà fastidio che la si identifichi con quella parola?
«Era il mio nome d'arte, in un certo senso. Un modo per farmi conoscere. Ora ho optato per il mio vero nome. Quanto alla parola "nano" io l'ho accettato: mi guardo allo specchio e so di esserlo. Certo, cambia tutto in base al tono con cui viene detto. Devo dire che se me lo hanno scritto in modo dispregiativo sui social, dal vivo non mi è mai successo, per fortuna».
La malattia è spesso un tabù tanto che quando diventa «popolare» si parla di spettacolarizzazione del dolore. Che ne pensa?
«Mi è stata fatta questa critica in passato, dicendomi che sfruttavo la mia disabilità. Ma non è sfruttamento del dolore, piuttosto è far capire che la realtà ha orizzonti più ampi. Certi temi sono ancora trattati con le pinze, ed è un peccato, a mio avviso. Lo vedo anche quando parlo con certi autori cinematografici o televisivi... anni fa stavo per partecipare a un reality, avevano visto i miei video, il mio modo di fare intrattenimento... poi hanno cambiato idea: mi hanno fatto capire che non si sentivano pronti a mettere una figura come la mia all'interno del programma. Esistono ancora molti muri ma spero di abbatterne almeno qualcuno, con il mio esempio e anche scegliendo di non cedere più a strade più semplici».
Ad esempio?
«Non è facile trovare contesti in cui esprimermi per quello che sono. Da sempre sono il giullare del gruppo, faccio ridere tutti. Ma il più grande ostacolo è superare chi invece vorrebbe che io mi fermassi alla macchietta. Ancora oggi mi arrivano richieste di ogni genere. Mi chiedono di partecipare a eventi privati in cui mi vorrebbero veder vestito in modi improbabili, per poi "portarmi in giro". Ovviamente rifiuto tutte queste proposte, comprese quelle osé che, tristemente, ci sono. Oggi ci faccio su due risate. Il mio scopo però è cercare di fare davvero l'artista, con progetti che me lo permettano».
Durante l'adolescenza per la prima volta ha pensato che non avrebbe potuto realizzare dei suoi sogni per via del suo aspetto. Oggi, quando pensa al futuro, è ancora così?
«Sarebbe ipocrita dire che non ho dei pensieri e dei dubbi sul mio domani. Da sempre uno dei miei desideri è quello di avere una bella famiglia e se ci penso oggi, la paura di non farcela c'è. Poi però scelgo di andare oltre: vorrei un figlio e se non potrò portarlo a lungo in braccio, vorrà dire che lo metterò su un passeggino. Mi sono accorto che tutte le persone che per me contano - dai miei amici ai miei amori fino alla mia famiglia -, mi hanno sempre detto che per loro ero una persona normale. La mia altezza, a un certo punto, non era più un tema per loro. Con la famiglia che mi auguro di avere in futuro spero accada esattamente lo stesso».
Gianluca Grignani: «Ho 50 anni e me li sento tutti, non ho mai amato davvero. Il paradiso? Birre e donne». Roberta Scorranese su Il Corriere della Sera il 26 Settembre 2022.
Il cantautore: «Pensavano fossi morto, giravo il Sudamerica. Volevo fare la scuola d’arte e i miei genitori me lo impedirono, temevano che lì girassero le canne. Ma io con le canne avevo iniziato poco più che bambino»
I cinquant’anni di Gianluca Grignani. Sembra quasi una notizia falsa.
«Ci sono e me li sento tutti. Ma non è un periodo di buio, è un periodo di raccolta. Ho cominciato a seminare quasi trent’anni fa e adesso eccomi, voglio i frutti».
Semina artistica?
«Certo. Oggi finalmente ho capito che sono un artista, nonostante per anni abbiano fatto di tutto per farmi sembrare qualcosa d’altro».
Però, Grignani, lei ci ha messo del suo.
«Indubbiamente. Ma l’ho fatto perché mi volevano così. Vengo fuori nel 1994 con Destinazione Paradiso e se i musicisti, quelli veri, apprezzano il mio talento, comincia subito la denigrazione dei media. Ha un bel faccino ma niente di più, dicevano di me. Sono sempre stato fuori asse: troppo bello per essere un rocker, troppo ribelle per essere un bravo musicista, troppo bizzarro per seguire le regole. Ma lei lo sa che dopo Destinazione Paradiso avevo deciso di smettere?».
E perché?
«Avevo capito che mi si chiedeva di essere un personaggio, ma io volevo fare altro. Volevo fare musica, sperimentare. Feci Fabbrica di plastica, dopo, proprio per denunciare il sistema dello spettacolo, che ci vuole fatti con lo stampino».
Lei è nato il 7 aprile del 1972, a Precotto, periferia milanese. Com’è stata la sua infanzia?
«Palazzoni di cemento, un campetto di calcio, una famiglia non facile. Papà se ne andò di casa e si fece una famiglia a parte, mamma fece di tutto per crescere me e mia sorella, ma a me l’affetto è mancato. Oggi, in fondo, capisco i miei. Li ritrovo nelle stesse ansie che ho io da genitore, in quella paura di non essere all’altezza. Ma non sempre loro mi hanno capito. Esempio: io volevo fare la scuola d’arte ma loro me lo impedirono perché, pensi un po’, erano convinti che lì giravano le canne. Non sapevano che io le canne avevo cominciato a farmele che ero poco più di un bambino e me le facevo altrove».
Cosa cercava in quelle fughe dalla realtà?
«Ero già un artista, la mia prima poesia l’ho scritta a sei anni, la prima canzone a tredici. Avevo la fissa di Elvis, ma ascoltavo anche Lucio Battisti. Il problema era che non sapevo come rendere concreto tutto questo. E allora la rabbia, l’inadeguatezza, i casini a scuola. Ho fatto tante scuole ma le ho mollate tutte. Quella in cui sono rimasto di più è stato l’istituto per il Turismo. In classe con me c’era anche Filippo Solibello, quello che oggi fa Caterpillar. Io lo chiamo ma lui fa il fenomeno. Vabbé. Poi quando ci trasferimmo a Lesmo, in Brianza, cominciai a fare musica sul serio».
Vasco Rossi ha detto che «Gianluca Grignani è il John Lennon italiano».
«Sì, però voglio ricordare anche che ragazzi più giovani come Rkomi o Irama mi chiamano leggenda e mi rispettano. La musica è stata sempre dalla mia parte».
In ventisei anni di carriera lei ha venduto qualcosa come cinque milioni di dischi. Eppure, lei viene ricordato sempre e soltanto per i suoi eccessi. Perché?
«Intendiamoci: io ho provato di tutto. E ho fatto di tutto. Ma perché additare sempre il Grignani ribelle quando la mia carriera dimostra che c’è dell’altro? Esempio. All’Arena di Verona, l’altro giorno, sono sceso tra il pubblico a dare la mano a un signore che cantava La mia storia tra le dita. Per me è normale, ma quando nell’inverno scorso sul palco di Sanremo, assieme a Irama ho fatto la rockstar, tutti hanno scritto semplicemente che ero ubriaco. Nella mia vita ci sono stati e ci sono dei momenti di nulla, lo so. Mi sono rifiutato di cantare in playback, qualche volta ho fatto cazzate come dare in escandescenze. Però nessuno parla del Grignani che legge Calvino o Pirandello. Del Grignani che conosce l’opera incompiuta di Kafka e che è in grado di fare paragoni con Dostoevskij. Del Grignani che ha debuttato con Destinazione Paradiso ma che poi, per fare Fabbrica di plastica, ha messo su un vero studio di produzione».
Me lo racconta il giorno più brutto della sua vita?
«Un’immagine precisa. Io da solo in questa grandissima casa (una villa-studio a San Colombano al Lambro, tra Pavia e Lodi, ndr). Nel salotto, letteralmente aggrappato a una sedia. Aggrappato per non cadere in chissà quale abisso. Guardo fuori dalla finestra, un tempo uggioso, aspetto qualcuno. Non una persona particolare, qualsiasi persona. Ma passano le ore e non arriva nessuno. Non c’è nessuno e io mi sento solo come non mai. La separazione è qualcosa che fa male dopo un po’. E siccome io non ho stretti contatti con i miei genitori, quando mi sono separato ho sentito una solitudine dolorosissima, la consapevolezza di essere senza nessuno. Non ero in me quel giorno, è chiaro. Ma non era lontananza dalla realtà, era dolore».
Lei si è separato da Francesca Dall’Olio dopo diciassette anni insieme e quattro figli.
«La più grande ha scelto di vivere con me, pensi un po’».
Ginevra, Giselle, Giosuè e Giona. Che padre è Gianluca Grignani?
«Pieno di paure. Non so se sarò all’altezza, se riuscirò a fare bene. Una volta Giselle mi ha chiesto se essere un artista voleva dire essere come me. Come fai a spiegare a una bambina che un artista è libero per natura? E che certe canzoni nascono da un dolore indicibile? E che qualche volta le canzoni migliori mi vengono mentre sono a tavola o in viaggio? E che una volta, tanti anni fa, mentre tutto il mondo mi credeva morto, io stavo girando l’America Latina? Impiegherò anni a spiegare tutto questo ai miei figli e spero di avere ancora molto tempo davanti».
Oltre a Vasco, lei ha avuto e ha tanti estimatori nella musica. Se le dico Lucio Dalla?
«Sta nominando uno dei più grandi artisti italiani che abbiamo avuto. Quando lo incontrai per la prima volta, a casa sua, ci mise un po’ a venire allo scoperto, quasi si nascondeva dietro a una poltrona, forse, chissà, temeva il mio giudizio sulle sue scelte erotiche, ma figuriamoci. C’è però un aneddoto curioso che non ho mai raccontato a nessuno. Quando io feci il primo disco, Dalla chiamò a casa mia. Io ero fuori, rispose mia madre. Lucio disse che avrebbe voluto invitarmi in barca con lui e con il suo team. Mia madre rispose: “Signor Dalla, Gianluca non è mica il tipo”. Cioè capisce che mia madre, anche se involontariamente, stava azzoppando la mia carriera sul nascere? Penso che se Dalla avesse continuato a starmi vicino la mia vita sarebbe stata diversa».
Una figura paterna?
«Un amico che sa dare consigli. Non sempre sono stato circondato da persone amiche e che hanno fatto i miei interessi. Non posso fare nomi, ma in passato ho avuto collaboratori che mi hanno danneggiato molto. Sono scomparsi tanti soldi intorno a me. Oggi scelgo con maggiore cura la mia squadra, ho un team fantastico. Ma lo sa che mi hanno ricomprato le chitarre?»
Perché lei le aveva rotte?
«No, me le avevano rubate. Per un musicista come me il furto delle chitarre è come la morte. Io poi ho alcuni pezzi rari, ci tengo molto, do loro dei nomi assurdi, ci vivo insieme. Un giorno me ne rubarono diverse e mi sembrò di impazzire. Qualche volta mi sembra di impazzire, sa? Forse è perché ho paura di non avere il tempo di riuscire a dire tutto quello che ho ancora da dire. E, mi creda, è tanto. Io devo ancora fare tutto».
Quando si innamora, com’è Gianluca Grignani?
«Non ho mai amato in vita mia».
Ma se ha scritto canzoni d’amore che conosciamo tutti.
«Ho scritto canzoni d’amore per trovare qualcuno da amare. Ma io sono vergine su quel territorio, non credo di aver mai amato nei modi che ho in testa. Non voglio parlarne, però».
Me lo racconta un sogno ricorrente?
«Sogno di comporre un numero di telefono preciso, ma dall’altra parte non risponde nessuno. Il numero è questo 33...».
E a chi appartiene quel numero?
«Non glielo dico».
Un incubo surrealista, comunque.
«Ma la villa in cui vivo è inquietante. Il colle di San Colombano è intriso di leggende esoteriche. A volte mettermi a pensare non mi fa bene. E se suono la chitarra mi incazzo perché la musica per me è rabbia, vita, sangue. E ho paura».
Di che cosa?
«Ho una cazzo di paura di non esserci più. Ma non parlo della morte. Del non esserci, del perdermi, del diventare qualcosa d’altro. È difficile da spiegare, gli artisti ci sono e non ci sono. Qualche tempo fa mi ero rassegnato: verrò capito solo dopo morto, mi dicevo. Oggi però so che non è così, che io posso vivere e fare ancora tanto».
Che cosa diceva la poesia che lei scrisse a sei anni?
«Un piccolo fiore splende alla luce del sole, sembra dire al sole: splendi, oh sole, sempre più in alto, col suo piccolo cuore giallo e i suoi petali rosa».
È una poesia luminosa, quasi estiva.
«Lo sa qual è un altro mio sogno? Immensi campi di grano. Amo Van Gogh, sì».
E ricorda a memoria quella poesia così lontana.
«Sì, ma le mie canzoni me le scordo. Qualche volta non mi viene l’incipit, qualche volta è per il fatto che durante i concerti io cambio il testo. Ce ne sono state alcune che ho cantato sempre diverse. Mi diverte così, sono Joker, no?».
Abbiamo parlato del giorno più brutto. E il giorno più bello della sua vita qual è stato?
«Quando è nato il mio primo figlio maschio. Non c’entra il sessismo: quel giorno avevo appena finito un disco, è stato un parto doppio in famiglia. Sono stato felice quel giorno».
E il suo Paradiso, quello alla fine della Destinazione, come se lo immagina?
«Pieno di birra e di donne. Ma non è mia: l’ho rubata a Sean Penn».
Estratto dell'articolo di Mattia Marzi per il Messaggero il 13 luglio 2022.
La cosa più punk che abbia mai fatto? «Sputare sulle dita della mano e poi passarle sulle corde della chitarra, davanti al pubblico», dice Gianluca Grignani che stasera suonerà al Rock in Roma: «L'altra sera a Iglesias sono stato più tra la gente che sul palco», dice.
È quello che ha fatto anche a Sanremo, con Irama.
«Hanno detto che ero gonfio: vero, avevo preso il cortisone per un abbassamento della voce. Alla fine si è parlato solo di me: è come se il Festival lo avessi vinto io. Per me non esistono regole quando si sale sul palco».
Sui social è tornato a circolare il video di una disastrosa esibizione alla finale del Festivalbar '95 con Falco a metà: litigò con il pubblico, sbraitò contro il cameraman, si voltò e se ne andò. Ricorda cosa accadde?
«Arrivai sul palco già nervoso. Fiorello (in gara con un remix di Un mondo d'amore, ndr) nel backstage mi aveva provocato, dicendomi cose che non posso riferire. Corsi sul palco. Mi introdussero dicendo le solite sciocchezze. Io volevo cantare e avevo chiesto di poterlo fare dal vivo. Avevo preparato un'esibizione particolare. Scoprii invece che c'era il playback. Mi infuriai».
Perché se la prese con il pubblico?
«Uno mi tirò una biglia: mi prese sotto l'occhio. Lo puntai. Volevo scendere e prenderlo a pizze, la sicurezza mi fermò».
Amadeus l'ha invitata anche al prossimo Sanremo?
«Non ancora. Se mi chiedesse di farlo da ospite, ci andrei. In gara no».
(..)
Vasco l'ha omaggiata durante i suoi concerti citando L'aiuola su Ti taglio la gola: ha apprezzato?
«Certo. Siamo simili: c'è una base di ribellione comune. E poi ci piace ad entrambi godere tantissimo. E poi è furbo: cita l'aiuola nella sua canzone proprio per eludere le polemiche. Ha usato me per non essere messo alla gogna. Chi lo conosce bene dice che è un serpente ammaliatore».
I Maneskin?
«Vediamo cosa faranno. Io onestamente non li ho ancora compresi, musicalmente parlando: conosco due o tre canzoni, troppo poco per giudicare».
Chi è Grignani a 50 anni?
«Sono come il vino: più passa il tempo e più migliora».
Le Iene, il monologo di Gianluca Grignani e il coraggio (vero) di raccontare la dipendenza, la fragilità, un altro futuro possibile: “La bottiglia di vodka ondeggia…”. Ieri sera il cantautore ha fatto un monolgo durante la puntata de Le Iene che c'è solo da mettersi buoni, ascoltare e provare imbarazzo se si è tra quelli che in passato hanno deriso una dipendenza, lui sul palco e così via. Quelli che lo hanno fatto non sapendo minimamente che mostro sia, una dipendenza. Claudia Rossi su Il Fatto Quotidiano il 28 aprile 2022.
Uno dei più grandi talenti che siano mai ‘passati di qua’, Gianluca Grignani. Due album, forse tre, che restano. Alcune canzoni che sono capolavori. Bellissimo, talentuoso, aveva il mondo ai suoi piedi e poi ‘si è perso via’. Ieri sera il cantautore ha fatto un monolgo durante la puntata de Le Iene che c’è solo da mettersi buoni, ascoltare e provare imbarazzo se si è tra quelli che in passato hanno deriso una dipendenza, lui sul palco e così via. Quelli che lo hanno fatto non sapendo minimamente che mostro sia, una dipendenza. “La bottiglia di vodka ondeggia nella mia mano, lungo il soppalco della villa che si affaccia sui vigneti. Indosso una vestaglia blu. La sostanza è nascosta sapientemente in bagno, ogni tanto la vado a visitare, per non cedere a qualcosa che neanche io so cos’è”. “La sostanza“, dice Grignani. Il demone. Così radicato da non svolgere nemmeno la sua finta funzione di inibitore della memoria, dei sensi, della sofferenza. “L’alcol non mi fa effetto – ancora il cantautore – non mi calma. Sono solo. Lo spazio che separa il soppalco dal pavimento è come la caduta libera dalla cima dell’Everest fino infondo alla fossa delle Marianne. La mia immaginazione srotola immagini e pensieri in quest’ordine: padre, madre, figli, lavoro, amici. Mi sento cadere ma il mio corpo è ancora lì, fermo, immobile. Grido. Aiuto“. Lo vedete anche voi? Il mare di fragilità che sta in queste parole, dico. “Questo è un episodio del mio passato – prosegue Grignani – mi sono messo a nudo, vi ho raccontato quello che ho lasciato alle spalle. Spero così di avere guadagnato la vostra fiducia, almeno quanto a sincerità”. E sì, si che c’è riuscito. C’è un che di impacciato nel suo modo di stare davanti a quella telecamera, c’è un’autenticità poche volte vista. “Ora vorrei dirvi quello che penso io del futuro. Fatemi partire da una massima che è un po’ che tengo nel cassetto. Non date mai ad un poeta in mano una chitarra, vi racconterebbe quello che i poeti nascondono infondo al fiume della tristezza, e il resto del mondo potrebbe scambiarlo per un grido di guerra. Ecco, questo siamo noi, il resto del mondo. Confusi, influenzabili, bramosi di trovare una risposta su cosa è il bene e cosa è il male. Passati anche attraverso una pandemia che non avevamo mai visto. Siamo alieni che non si riconoscono gli uni dagli altri. Poi c’è la Generazione Z che io ho ribattezzato “V”, come Vittoria, quelli che identifico come una mano tesa… Quelli che non hanno mai avuto bisogno dei libri perché hanno sempre avuto un computer, quelli per cui è normale che un telefono faccia tutto tranne il caffè, loro che vengono indicati come la generazione dispersa, quella che non ha radici. Invece è la prima generazione che non è stata educata col motto mors tua vita mea, loro non credono che tutto sia lecito, che la vittoria sia di uno solo e che vinca solo il più forte. È la generazione dell’inclusività, capace di rendere tutti uguali nelle differenze. La generazione del cambiamento, la famosa mano tesa verso il futuro, la mano del futuro. E da musicista voglio immaginare per loro, e per noi mi auguro, un finale diverso di una canzone famosissima degli Eagles, Hotel California. In questo finale, anziché rimanere incastrati in un futuro senza immaginazione come nella versione originale, ci troveremo tutti, nessuno escluso, di nuovo nel deserto. Liberi, con l’orizzonte davanti e con un inferno di fuoco ormai alle spalle. Ecco il mio augurio. Un finale diverso e un nuovo miraggio. Una nuova Hotel California. Hotel California 2022″. Che finale, Grignani. Si sente la musica che è in lui, si capisce il rock’n’roll, si capisce la strada in salita che sta percorrendo. E sì, ha conquistato la nostra fiducia.
Renato Franco per corriere.it il 7 aprile 2022.
«Sono arrivato a mezzo secolo. Mi sento l’uomo che volevo essere da bambino, finalmente». I 50 anni di Gianluca Grignani sono stati un giro sull’ottovolante, ascese e cadute, tonfi e risalite, successi ed eccessi, tormenti e dubbi. Il suo parlare assomiglia a un flusso di coscienza, tra domande irrisolte (chi non ne ha?) e dilemmi, un modo di ragionare che sembra abolito in questa società che ormai rifiuta i toni dei grigi (o di qua o di là, la complessità come se fosse un disvalore).
«È la prima volta che festeggerò un compleanno, ma lo farò da solo, la festa importante verrà più avanti. Mi sono comprato una torta gigante che poi mangeranno i miei figli che mi verranno a salutare». Così all’inizio della conversazione. Poi ci riflette, alla fine, forse non sarà così: «Tra auguri e mica auguri volevo star da solo, ma andrà a finire che non ci starò».
«Non sono una persona equilibrata / Ed ho l’anima sdoppiata / Che ogni tanto viene su». Più di 20 anni fa ha scritto «The Joker» e se lo è anche tatuato sulla spalla. Quest’anima doppia è ancora parte di lei?
«Sì, non ci posso fare niente, è come un tarlo. C’è il Joker buono e quello cattivo; quello cattivo l’ho chiuso in una gabbia e rimane lì; quello buono ogni tanto esce, soprattutto sul palco. Io sono uno che pensa molto, quando sono da solo a volte parlo come se fossi due persone, ma non sono bipolare. Sono anche andato da uno psichiatra tre volte per essere sicuro di non esserlo. Però forse lo psichiatra lo era...».
Il Joker cattivo non esce più?
«Se esce lo rimetto dentro, ma ormai è anni che non si fa vedere. Io l’ho visitata la parte oscura, non è quella che ti fa fare le cazzate, è proprio un’anima stronza che bisogna tenere a bada».
Nel giorno del suo compleanno esce il nuovo singolo «A Long Goodbye» in cui racconta l’esperienza personale ed emotiva legata alla separazione.
«Ho scritto questo brano in quindici minuti di sofferenza capitalizzati al massimo. Mi sono separato dopo 25 anni e quattro figli, ho fatto un cambio di vita radicale, è una canzone di distacco reale, toccante e crudo. Oggi mi sento come se fossi vergine della vita che arriva».
Ho fatto musica soffrendo.
«Non pensavo che un artista riuscisse a soffrire così tanto. Tutti noi, quando ascoltiamo una canzone che ti rende nostalgico, proviamo una sensazione di piacevole fastidio. Oggi è come se fossi particolarmente a fuoco sul mio lavoro, aperto a una nuova energia che non pensavo esistesse: sentire così tanto l’emozione è una sensazione che non pensavo di poter provare, è una cosa che fa anche paura, come una doccia di dolore».
Musicalmente che brano è?
«Una ballata rock che è stata lavorata con attenzione, precisione, con spunti blues che sono in grado di traghettare il mio rock in maniera molto feroce e veloce su un piano differente rispetto alle mie ballate precedenti; un po’ come Harlem Shuffle dei Rolling Stones ma meno paracula».
Con i figli che padre è?
«Li lascio fare, lascio loro la libertà entro certi crismi di rispetto per sé e gli altri. Sanno che io per loro ci sarò sempre, glielo ripeto in continuazione. Se sbagliano glielo faccio notare, ma non facendo leva sul senso di colpa cattolico con cui è cresciuta la mia generazione, ma piuttosto sottolineando che se tu ti comporti in un certo modo le persone che ti stanno intorno avranno lo stesso tipo di reazioni. Penso che abbia funzionato. Mia figlia ha 17 anni, vive con me, non beve, non fuma e va benissimo a scuola. I tre più piccoli abitano a un chilometro da me. Per loro non sono bravo come papà, ma come angelo custode».
Il successo enorme poco più che ventenne l’ha travolta?
«Mi facevo raccontare le cazzate da chi era nell’ambiente; all’epoca io non avevo né la struttura né le spalle larghe per contrastarli e sono stato fagocitato da questi personaggi. Non ho iniziato a scrivere canzoni per piacere alle ragazze, perché già piacevo, non ne avevo bisogno. Scrivevo canzoni per vedere se gli altri la pensavano come me, per sentirmi più vicino agli altri: un tempo mi sentivo l’emarginato, adesso mi sento di far parte di un gruppo, e va bene così».
L’alcol, la droga: non ha mai avuto paura a raccontarsi.
«Non ho bisogno di nascondere niente. Ho parlato del tentato stupro nei miei confronti quando ero ragazzino, ho raccontato degli attacchi di panico, ha parlato di tutto quello che ritenevo necessario senza mai schierarmi, né con me stesso né con gli altri. So che nessuno può avere il plauso del 100 per cento delle persone. A me che pensavo di essere un uomo di mondo, un viveur, la vita ha dimostrato che è andata diversamente. Eccomi qua con 4 figli. È una fortuna, ma sono anche spaventato».
Gianluca Grignani compie 50 anni: fan di Elvis e Battisti, sei volte in gara a Sanremo, i quattro figli, 8 segreti su di lui. Arianna Ascione su Il Corriere della Sera il 7 Aprile 2022.
Una raccolta di aneddoti e curiosità sul cantautore di «Destinazione Paradiso» e «La mia storia tra le dita», nato a Milano il 7 aprile del 1972
I miti musicali
«Sono tanti. Secondo me sono troppi. Ma per gli altri, voglio dire. I cinquant’anni che ho io…Provate a venirmi dietro». Così Gianluca Grignani ha descritto i suoi primi 50 anni - li compie proprio oggi - in una recente intervista a Vanity Fair. Il cantautore, nato a Milano il 7 aprile del 1972 (e cresciuto - dai 17 anni - in Brianza, a Correzzana), ha iniziato a scrivere le prime canzoni quando era adolescente, influenzato da artisti come Beatles e Police. I suoi miti? Elvis Presley e Lucio Battisti. Ma queste non sono le uniche curiosità su di lui.
Quando sparì al culmine del successo
Nei primi anni Novanta Gianluca Grignani inizia ad esibirsi dal vivo nei locali della provincia, e nel 1994 l'etichetta discografica Polygram gli fa firmare il suo primo contratto. Esce il singolo «La mia storia tra le dita», e il cantautore sarà travolto dalla popolarità. Tempo pochi mesi e sarà sul palco del Festival di Sanremo, nella categoria Nuove Proposte, con «Destinazione Paradiso». Il suo primo album, uscito proprio durante la sua partecipazione alla kermesse, in un anno venderà più di due milioni di copie ma dopo il successo Grignani scomparirà improvvisamente dalle scene, per poi riapparire in occasione della pubblicazione del disco «La fabbrica di plastica» (1996).
In gara (e ospite) a Sanremo
Al Festival di Sanremo - in gara - Gianluca Grignani tornerà altre cinque volte: nel 1999 con «Il giorno perfetto» (13mo posto nella classifica finale), nel 2002 con «Lacrime dalla Luna» (12mo), nel 2006 con «Liberi di sognare» (non finalista), nel 2008 con «Cammina nel sole» (ottava posizione) e nel 2015 con «Sogni infranti» (8° posto). Ha partecipato alla kermesse anche come ospite: l’ultima volta il 4 febbraio 2022 (ha duettato con Irama su «La mia storia tra le dita»).
Attore in «Branchie»
Nel 1999 Gianluca Grignani si è cimentato con la recitazione: ha interpretato il protagonista, Marco Donati, nel film «Branchie» di Francesco Ranieri Martinotti, liberamente tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Amman
Premi e riconoscimenti
Nei suoi quasi 30 anni di carriera Gianluca Grignani ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui un Telegatto come artista rivelazione dell'anno nel 1995, la Grolla d'oro nel 2005 per la canzone «Che ne sarà di noi» (contenuta nell’omonimo film di Giovanni Veronesi, per cui ha ottenuto anche una nomination ai Nastri d’argento), il Premio Mia Martini e tre Premi Lunezia per il valore musical-letterario dei suoi album. Nel 2020 RTL 102.5 gli ha conferito un premio alla carriera.
Il soprannome Joker
Il soprannome del cantautore - molti suoi fan lo chiamano così ancora oggi - è «Joker» (dal brano omonimo contenuto nell'album «Campi di popcorn» del 1998, che descrive le personalità combattute che vivono in Grignani). Sul braccio sinistro dell’artista campeggia anche un tatuaggio che rappresenta questo personaggio.
Momenti difficili
«Io non sono nella condizione di poter insegnare qualcosa - scrive Grignani nella sua biografia La mia storia tra le dita -. Posso solo raccontare in musica l'unicità e la complessità dell'essere umano. L'uomo è da sempre in eterno contrasto con se stesso. La sua è una natura binaria, fatta di forza e debolezza contemporaneamente». Lo scorso anno, in un’intervista a Verissimo, Grignani ha parlato di alcuni grandi dolori della sua vita, dal trauma subito a 10 anni («Ho incontrato un pedofilo. Questa persona aveva 18 anni e non riuscendo a ottenere ciò che voleva da me mi picchiava e i miei genitori preferirono, sbagliando, di non andare avanti legalmente. Non è una cosa facile da dire, ma certa gente non va perdonata») alla perdita della sua cara amica Stefania morta a soli 12 anni di leucemia («È morta in maniera tragica. Non mi sono dimenticato di lei. Questo mi fa male, mi fa veramente male. Lei è morta… mi ha insegnato tanto»). Il cantautore in passato ha vissuto anche molti periodi difficili legati all’uso di alcol e droghe. Nel 2014 è stato arrestato a Riccione per resistenza a pubblico ufficiale. «Ero stanco, nervoso, ansioso, mi è venuto un attacco di panico, ho avuto paura, e ho perso il controllo», ha raccontato su Facebook Grignani che si è poi scusato per quanto accaduto: «Su tutto voglio scusarmi con i Carabinieri intervenuti sul posto, e con chi ieri sera se l'è dovuta vedere col peggio di me. Che c'è, è sempre li, da doverci fare i conti tutti i giorni. E a volte esagera».
Vita privata
Gianluca Grignani, che in passato è stato legato ad Ambra Angiolini («Quella con Ambra è stata una relazione che ho troncato io. Non ero pronto ad affrontare una storia vera» svelò a Chi nel 2008), nel 2003 è convolato a nozze - arrivando in chiesa su una moto insieme all’amico Max Pezzali - con la fotografa Francesca Dall'Olio conosciuta sul set del videoclip del brano «La fabbrica di plastica», da cui ha avuto quattro figli (Ginevra, Giosuè Joshua, Giselle e Giona). «Uno dei miei figli vuole fare l’architetto, l’altra mi piacerebbe che facesse letteratura, l’altro è ancora troppo piccolo e l’altro è intelligentissimo e bravo a scuola - raccontava l’artista lo scorso anno a Verissimo -. Che papà sono? Non lo so, però riesco a farlo. La mia più grande soddisfazione è vedere che mia figlia prende un bel voto. Sono un padre permissivo, ma la libertà la devi considerare come la considero io. Se sei libero a casa mia, puoi fare quello che vuoi, ma devi considerare la libertà con i suoi valori e problemi e mia figlia l’ha capito. Sono molto fiero di lei». Il matrimonio negli ultimi anni è andato in crisi e la coppia nel 2020 si è separata: «La fine della relazione con la mia ex non è stato un dolore. Lo è stato per i miei figli, ma stiamo bene così. Non sono stato un buon marito, ma sono stato sempre onesto. Sarei andato avanti per la responsabilità nei confronti dei miei figli. Lei mi ha dato la libertà e io l’ho presa».
Da ilnapolista.it il 9 aprile 2022.
Su La Repubblica un’intervista a Gianna Nannini. Ad aprile torna a cantare nei teatri con un tour elettrico ed acustico.
«Mi sto preparando come un’atleta e sono ascetica come una suora, perdo chili che è una meraviglia»
Racconta quanto è stata influenzata dall’opera lirica in carriera.
«Puccini mi ha ispirato più del rock. L’opera è visione, racconta sempre una storia. La sua melodia è eterna, quella musicalità invece è un po’ antica. Ascoltando imparo alcune parti per i duetti, e per il resto amo i concerti sinfonici di pianoforte. Da bambina ero una pianista stalinista, studiavo sempre anche se babbo avrebbe preferito il tennis, tipo Agassi ma senza la macchina spara palle».
Come si riemerge dai due anni di pandemia?
«Ho combattuto il lockdown con il vino, bianco di giorno e rosso di sera, è un antidepressivo, ora ho smesso per dovere: la dieta prima dei concerti non lo ammette. Sono tirata a lucido, lo sport mi svuota la mente: bisogna allenarsi anche per restare immobili, per liberare l’energia del pensare a nulla. Dei salti non m’importa più niente. Per me conta la melodia larga, lunga e ciclica con i suoi giri, il bel canto all’italiana che diventa rock. Un urlo organizzato».
Sulla sua voce: «È unica, è vero. Produce armonici naturali quando metto tre o quattro note nel chiudere una vocale. Eppure, all’inizio cantavo e non la sentivo questa voce, non ci riuscivo, così volevo spaccare e gridavo. Può darsi che l’abbia ridotta così apposta».
Parla della gestazione dei brani. Ce ne sono alcuni nati da un guizzo:
«Un guizzo che io chiamo “la fulminata”: viene quando vuole, a volte bastano cinque minuti. Lo vede quel pianoforte nero? Lì nacque di getto Sei nell’anima, poi però si percorre una strada che può durare settimane. La fulminata è inspiegabile, la strada invece no».
Continua: «A volte parto dal titolo e ci lavoro sopra, come uno slogan da srotolare. Anche per le famose notti magiche andò così: mi chiamarono Caterina Caselli e Moroder, io non volevo farla, poi telefonai a Bennato che ama il calcio e venne fuori una cosa che non finisce mai: appartiene a chi se la gode ogni volta che vinciamo qualcosa. L’hanno sparata a palla pure a Wembley, la sera dell’Europeo. Certo non è Volare, Volare è una canzone pazzesca. La moglie di Modugno mi raccontò che Mimmo l’aveva composta sul Tevere in una notte di temporale».
Gianni Amelio: «Io come Aldo Braibanti, essere gay è ancora difficile». Fabrizio Dividi su Il Corriere della Sera il 17 Settembre 2022.
Il regista, in città con «Il signore delle formiche», si racconta: «Voglio tornare a girare a Torino dove è nato “Così ridevano”». «L’omosessualità oggi? C’è una falsa verità per cui la condivisione sui social della propria sessualità può sembrare sinonimo di accettazione pubblica, non è così»
«Non ho avuto bisogno di leggere alcun testo per prepararmi su Aldo Braibanti: io sono omosessuale, ed è stato sufficiente interrogare me stesso per comprendere il suo stato d’animo: ancora oggi ti fanno sentire colpevole, anche se non c’è nessuna colpa». Così Gianni Amelio presenta a Torino Il signore delle formiche , reduce da 12 minuti di applausi al festival di Venezia dove ha partecipato in concorso.
«Sono come Aldo — continua — e anche se non ho la sua capacità dialettica e di scrittura, ne conosco i gesti di seduzione, come accarezzare le spalle di chi ami e di “resistere” ai processi cui ti sottopongono».
Amelio precisa di parlare in senso metaforico: «Ha presente quando nel film viene detto che un omosessuale deve curarsi o uccidersi? Quella frase me la sbatterono in faccia a 16 anni e fu in quel momento che capii quanto la mia condizione fosse costantemente oggetto di giudizio degli altri».
E oggi? «C’è una falsa verità per cui la condivisione sui social della propria sessualità sia sinonimo di accettazione pubblica, ma che cosa mi dite di quella signora che pochi giorni fa ha chiamato i carabinieri per denunciare due ragazze che si stavano baciando su una panchina? Diciamolo, oggi al massimo si parla di tolleranza, parola che aborro perché fa pensare che gli uomini non siano tutti uguali come nell’utopica società delle formiche dove sembra invece essere possibile».
Ma la ricostruzione del caso Braibanti (oggi avrebbe compiuto un secolo) che con il pretesto della legge sul plagio fu condannato in terzo grado a quattro anni di reclusione e che, di fatto, fu processato «per omosessualità», mette in scena anche la paura per le idee libere e non omologate. «È evidente che quel processo “per plagio” nascondeva ignoranza e pregiudizi ed è anche per questo motivo che ho disseminato nel testo dei tributi a Pier Paolo Pasolini, figura di intellettuale molto simile a quella di Aldo».
Il regista fa notare alcuni nomi vicini all’universo del poeta — «Ennio, Ettore, Caterina» — che ha dato ai suoi personaggi. E a questi si aggiungono i rapporti ruvidi con il Pci («il partito allora era bigotto come una chiesa, solo che almeno i cattolici ti perdonavano») e l’emozione di una sequenza — l’ultima — che richiama la poetica surrealtà de La ricotta con un gruppo di ragazzi che giocano a calcio vestiti da antichi egizi.
A fianco di Gianni Amelio alla Mole, un sorridente Luigi Lo Cascio, completamente immerso nel ruolo del protagonista, ascolta le parole del «maestro» con rispettosa ammirazione. «Quando mi chiamò nel suo ufficio di Roma e mi propose di interpretare Aldo Braibanti, lo confesso e un po’ me ne vergogno, gli dissi di non conoscerlo: ma nel cinema, come nella vita, credo che l’onestà paghi sempre. Cosa mi ha colpito del personaggio? Come Gianni, amava “parlare in versi” ed era caratterizzato da brillante creatività. Poi, leggendo i pochi libri esistenti su di lui, ho appreso la natura di una figura immensa. Quella di un uomo coerente, che non era un mostro, ma non voleva neppure essere martire. Aveva solo una grande utopia: quella di “vivere senza nemico”».
Amelio dedica una carezza al «suo» attore, poi concede un paio di battute: «Io mi sento torinese e desidero fortemente, sottolineo fortemente, tornare qui a lavorare. Qui ho girato Così ridevano, credo il mio film più importante, e ho diretto il miglior festival d’Italia dedicato al cinema giovane».
Poi chiude sull’attualità: «Che cosa penso delle prossime elezioni? Raramente ho assistito a campagne elettorali così incerte, irrazionali, confuse. Per il voto mi farò ispirare al mattino: spero che da tutto questo, qualcosa di serio possa uscire fuori».
Amelio attacca il critico Fabio Ferzetti: "Con te non parlo, infame il tuo titolo sul mio 'Hammamet'". La Repubblica il 6 Settembre 2022.
Alla Mostra del cinema di Venezia, alla conferenza stampa di 'Il signore delle formiche' il regista si è rivolto al giornalista ricordando un articolo di due anni fa. A Ferzetti la solidarietà dell'Espresso
Non si può dire che non se la sia legata al dito. A distanza di due anni, Gianni Amelio - nel corso della conferenza stampa de Il signore delle formiche, il suo film in gara che ricostruisce il caso Braibanti - si è rivolto al giornalista e critico dell'Espresso, Fabio Ferzetti, che gli aveva rivolto la prima domanda, dicendogli: "Il titolo del tuo articolo era infame e io non rispondo alle tue domande. Non voglio avere più rapporti con te per il resto della mia vita. Ho cancellato anche il tuo numero di telefono". Il risentimento di Amelio era per l'articolo, firmato da Ferzetti, apparso su L'Espresso il 14 gennaio del 2020, dal titolo "Hammamet, un grande Pierfrancesco Favino per un piccolo film", che recava nel sottotitolo "Superba la prova dell'attore che interpreta Bettino Craxi. Ma il resto lascia a desiderare".
(ansa)Ferzetti ha fatto presente che la frase del titolo "non era contenuta" nel testo dell'articolo e si è lamentato che nessun giornalista durante la conferenza stampa abbia espresso solidarietà nei suoi confronti prendendo le distanze dall'attacco del regista, che peraltro non ha più risposto alla sua prima domanda. L'Espresso ha espresso solidarietà nei confronti di Ferzetti, "collaboratore e critico cinematografico del nostro giornale, per l’inqualificabile attacco subito in conferenza stampa alla Mostra del cinema di Venezia dal regista Gianni Amelio. Amelio si è rifiutato di rispondere alle domande di Ferzetti accusandolo di aver scritto un 'titolo infame' in un vecchio articolo, ribadendo la propria volontà di non avere rapporti con lui e aggiungendo che l'Espresso avrebbe fatto bene a mandare un altro giornalista al suo posto. Riteniamo - continua la nota dell'Espresso - che queste affermazioni siano molto gravi e sottolineino ancora una volta quanto l'esercizio del diritto di critica sia diventato un insopportabile fastidio in un settore che, con poche eccezioni, si limita al ricalco di trionfali comunicati stampa. A Fabio l'abbraccio di tutta la redazione, certa che continuerà a svolgere il suo lavoro con la sua abituale competenza e professionalità".
Pierfrancesco Favino è Craxi in 'Hammamet' di Gianni Amelio
In un successivo incontro con i giornalisti, Amelio è tornato sull'episodio: "Nella conferenza stampa di stamattina è successo un incidente: sono stato sorpreso in modo anche emotivo perché è stata la prima domanda che mi è arrivata appena mi sono seduto, da un critico cinematografico che non ha usato rispetto in occasione di un altro film. È scattato in me un fatto personale. Ho un passato rispettabile, un cinema importante, fatto con passione. Mi sono sentito ferito. Succede quasi sempre che con i critici e i giornalisti - ha proseguito il regista - ci si possa parlare direttamente, si litiga e poi si riprende un rapporto. In questo caso non c'è stata possibilità, il punto dolente era un orribile titolo di cui il giornalista e il critico non è mai responsabile. Se tu non condividi il titolo, puoi scrivere un messaggino oppure dire alla persona che il titolo è infelice. Penso che per civiltà di rapporti anche un piccolo messaggio avrebbe potuto risolvere la cosa. Poi è ovvio che nella recensione poteva scrivere quello che voleva, ci mancherebbe".
L’attacco di Gianni Amelio al nostro critico Fabio Ferzetti: la solidarietà dell’Espresso. Comitato di Redazione dell'Espresso il 6 Settembre 2022
La redazione esprime la sua vicinanza al giornalista per le reazioni inqualificabili del regista in occasione della conferenza stampa de “Il signore delle formiche” a Venezia
La redazione dell'Espresso esprime la sua totale solidarietà a Fabio Ferzetti, collaboratore e critico cinematografico del nostro giornale, per l’inqualificabile attacco subito in conferenza stampa alla mostra del cinema di Venezia dal regista Gianni Amelio. Amelio si è rifiutato di rispondere alle domande di Ferzetti accusandolo di aver scritto un "titolo infame" in un vecchio articolo, ribadendo la propria volontà di non avere rapporti con lui e aggiungendo che l'Espresso avrebbe fatto bene a mandare un altro giornalista al suo posto.
Riteniamo che queste affermazioni siano molto gravi e sottolineino ancora una volta quanto l'esercizio del diritto di critica sia diventato un insopportabile fastidio in un settore che, con poche eccezioni, si limita al ricalco di trionfali comunicati stampa.
A Fabio l'abbraccio di tutta la redazione, certa che continuerà a svolgere il suo lavoro con la sua abituale competenza e professionalità.
Gianni Amelio alla Mostra con il caso Braibanti: "Alle elezioni pensate ai diritti, non solo all'economia". Arianna Finos su La Repubblica il 6 settembre 2022. In concorso 'Il signore delle formiche' film sul processo del '68 che ufficialmente condannò lo studioso per plagio, ma in realtà perché omosessuale. Con Luigi Lo Cascio e Elio Germano.
"Capisco che la situazione economica è grave, ma quando andrete a votare ricordatevi anche dei diritti civili", dice Gianni Amelio. La storia del film Il signore delle formiche, quarto italiano in concorso alla Mostra, è iniziata quando il regista, nel 1968, allora 23enne, assiste al processo ad Aldo Braibanti per il reato di plagio, ma il crimine contestato è quello di amare un altro uomo, Ettore. "Sul banco degli imputati avrei potuto esserci io". Ora quella storia è diventata un film, "che solo per coincidenza arriva alla vigilia delle elezioni, non era certo prevedibile, ma che serve a far pensare e riflettere su una storia ingiustamente dimenticata", racconta Amelio, che al Lido è accompagnato dagli interpreti del film, Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco e il sorprendente co-protagonista esordiente, Leonardo Maltese. Il film, prodotto da Kavac film, Ibc movie, Tenderstories, Rai Cinema, arriva in sala l'8 settembre con 01 Distribution.
Braibanti unico caso di condanna per plagio
Figlio del medico condotto di Fiorenzuola d'Arta, una giovinezza da antifascista, poi partigiano - torturato dalla banda Carità, e nel dopo guerra un periodo di impegno politico con il Pci - Aldo Braibanti è stato l'unico, nella storia della Repubblica, a essere condannato per il reato di plagio, inteso come la riduzione al proprio potere "e in totale stato di soggezione di un'altra persona", come recitava la legge ereditata dal codice Rocco dell'Italia fascista. Viene in realtà incarcerato e processato in quanto omosessuale e il giudizio cui fu sottoposto tra il '64 e il '68 racconta un'Italia lontana solo nel tempo. Il reato verrà dichiarato incostituzionale solo nel 1981, Braibanti è stato il primo e unico a subirne le conseguenze, condannato a nove anni in prima istanza, ne dovette scontare due in carcere. Il suo compagno, malgrado fosse maggiorenne, fu rinchiuso in manicomio dai genitori, "curato" con gli elettroshock e infine abbandonato dalla famiglia in povertà perché non era riuscito a rientrare "nella normalità".
Amelio: "Noi giovani del '68 non siamo riusciti a cambiare le cose"
Amelio ragiona su quanto sia importante oggi questo film, in un momento storico in cui il segretario di quello che nei sondaggi è il primo partito, Giorgia Meloni, parla di "devianza". "Quanto è cambiato è cambiato in Italia dal caso Braibanti a oggi? Io mi auguro che sia cambiato qualcosa. Però non abbiamo fatto il cammino che speravamo di fare noi giovani, che adesso siamo dei vecchi, persone mature, di età e anche di cervello. Nel Sessantotto scendevamo per strada per cambiare le cose, per uscire dalla ristrettezza mentale che albergava soprattutto nelle famiglie. Non ci siamo riusciti. Mentre scendevamo nelle strade si consumava la tragedia, nelle aule giudiziarie di Aldo Braibanti, condotto con una violenza verbale enorme contro un uomo mite, fortemente intelligente, aperto alla vita, studioso di una società perfetta che era quello delle formiche. E lo si fa perché la famiglia di uno dei due, lo studente, decide di portare in tribunale il cosiddetto seduttore di un figlio maggiorenne. La legge va incontro a quelle richieste, addirittura punendo con una pena terribile: Il pubblico ministero aveva chiesto 14 anni, un anno in meno rispetto a un omicidio". Spiega, Amelio: “Nei miei film c’è sempre lo scontro e incontro tra generazioni. E’ iniziato in un film, avevo 27 anni, La città del sole sul filosofo Tommaso Campanella e gli ho messo di fronte un contadino ignorante e Colpire al cuore e Hammamet. Questo film è una storia d’amore tra un uomo e un ragazzo, ed è molto autobiografica".
"Braibanti è stato dimenticato"
Il motivo per cui il regista ha sentito il dovere di raccontare questa storia oggi, "è perché Braibanti è stato dimenticato. Dimenticato in vita e anche ora che è morto. Poi volevo raccontare la vicenda del ragazzo amato da lui. La madre per guarirlo voleva mandarlo da padre Pio, invece, gli hanno consigliato di mandarlo in un istituto per malattie mentali, dove è stato curato, si fa per dire: gli hanno distrutto il cervello". Ma la genesi della storia è oggetto di un aneddoto divertente in conferenza stampa: “Non voglio essere quello che smonta la retorica di certe situazioni, la conferenza stampa bella è quella sincera. Io in genere faccio un film se qualcuno me lo offre, non perché lo penso io seduto da solo in una stanza. No, io aspetto che mi chiamino. Ne ho diritto perché ho un’età. Mi chiama un regista, Marco Bellocchio, mi invita nel suo ufficio di produzione, la Kavac, che ha un solo difetto, è sulla Nomentana. Vado e mi propongono un documentario su Braibanti. Avevo fatto un film, mi consideravano specialista, Felice chi è diverso. Nell’occasione avevo chiamato Aldo e ci eravamo parlati tante volte perché io andassi a trovarlo. Non stava bene, non si è potuta fare. Io avevo trovato documenti, ma non eccezionali, suo suo interesse malsano per le formiche. Ho detto non lo so fare. Ma perché non facciamo un film ? Il giorno dopo ricevo una telefonata da Simone Gattoni che mi dice “ti va di venire di nuovo, ti paghiamo noi il taxi? Io uso i mezzi, qualunque mezzo per arrivare, che ha anche un altro significato. Sono andato e mi hanno detto “aggiudicato, facciamo i film”. E io dico si chiamerà Il signore delle formiche”.
Il dibattito sui diritti civili
Il film racconta di chi, come Emma Bonino, che compare in un fotogramma, si impegna con altri per sollevare il dibattito, ma anche di una sinistra "in realtà Bonino non era ancora nei radicali nel '68, ma volevo rendere omaggio al Partito Radicale che è stato quello che si è piùs speso per le battaglie dei diritti civili. E di un giornale "del più grande partito di massa", il Pci, insensibile ai diritti civili, con qualche componente omofoba. Oggi la partita dei diritti civili è una di quelle che si gioca alle imminenti elezioni. "Io sono ottimista, perché credo nell'intelligenza degli umani, perché non possiamo essere sempre, costantemente, masochisti. Fare harakiri tutti i giorni no. Quindi io non sapevo che il film uscisse durante un periodo di elezioni. Chi me lo avrebbe detto? Ma c'entra con i cervelli che andranno a votare. Io mi auguro che votino per migliorare le cose, ma migliorarle non solo economicamente. Siamo in un periodo in cui l'economia è allo sfascio, ma non pensiamo solo a quello. Pensiamo anche ai diritti civili, alla nostra libertà, al nostro bisogno di essere noi stessi".
Luigi Lo Cascio: "È stato un artista totale e uno scienziato"
Luigi Lo Cascio, bravo come sempre sullo schermo, confessa che non conosceva la storia di Braibanti prima del film, "cosa che mi dispiace molto per due motivi importanti: quella di essere l'unico condannato in un processo per plagio, che a guardare gli atti ha qualcosa di incredibile, ha subito l'enorme torto di vedere troncata una storia d'amore importante, essere perseguitato dalla famiglia, sprofondare economicamente. Ancor di più mi spiace il fatto che non conoscevo la sua importanza politica e culturale. Non ha voluto, dopo, farsi bandiera di quanto subito, reclamare qualcosa in cambio. Parlava della vicenda solo se gli veniva chiesto. Come del resto del suo essere stato antifascista e partigiano. C'è stata nei suoi confronti una dimenticanza strana, ha inventato il teatro di avanguardia, è il primo a Roma a cominciare quella stagione, dove ci sono tutti: Memè Perlini, Giancarlo Nanni, Carmelo Bene. Era scrittore e filosofo con pensieri soprattutto adesso da ascoltare, è stato uno dei primi a parlare di ecologia, un artista totale e uno scienziato, mirmecologo. Mi spiace non averlo conosciuto e incontrato quando c'era ancora, è morto nel 2014 a novant'anni, tra le difficoltà economiche, sfrattato dalla casa al ghetto di Roma. Gli ultimi anni sono stati tristi. Spero che ci sia un ritorno di considerazione per la sua opera".
Elio Germano: "La giustizia dalla parte dei potenti"
Elio Germano interpreta il giornalista che segue il processo e si batte per raccontare la verità. "Abbiamo tante volte assistito a una giustizia che si accanisce contro la parte più fragile e spesso tutela i vari potentati e gli speculatori del nostro Paese che non solo non riescono a essere puniti in nessun modo, ma cascano sempre in piedi. Vediamo anni e anni inflitti, per esempio, alle persone che fanno le manifestazioni con questo reato di devastazione e saccheggio che colpisce soltanto i manifestanti e non colpisce le grandi industrie che speculano sulla salute delle persone. Come dire, la giustizia servirebbe a tutelare gli anelli più fragili della nostra società, invece si mette dalla parte dei potenti e questa è una prima cosa che vediamo non essere cambiata, così come lo stigmatizzare con le etichette a bullizzare pubblicamente degli individui, discriminandoli per le proprie scelte sessuali, religiose o addirittura peggio per il colore della propria pelle. Insomma, sono questioni che siamo abituati a vedere e come poi la politica sfrutta queste cose per il proprio tornaconto personale". Il film, prosegue l'attore, "è uno spaccato dell'epoca dove sicuramente c'era maggiore libertà, dove c'era un giornalista che è quello che interpreto, che con un'etica ancora pulita del proprio mestiere sceglie di voler raccontare quello che avviene, invece di guardare il proprio tornaconto. Questa distanza tra i rappresentanti della politica e il popolo, per esempio. E quindi un film che ci parla di tante cose, al di là del fatto in sé, del racconto, della storia, di un viaggio. Braibanti ci apre una finestra su quello che siamo noi come italiani e quello che è che che la nostra società ha prodotto. Questo è un momento in cui i diritti civili sono a rischio, ma le cose dobbiamo impegnarci in prima persona, ogni giorno, per cambiarle, non basta mettere una croce sulla scheda elettorale".
Quando i gay erano "malati". Amelio rilancia il caso Braibanti. Luigi Mascheroni il 24 Agosto 2022 su Il Giornale.
Il regista dedica Il signore delle formiche al celebre processo per plagio del '68. Ma dimentica la vera vittima...
Le domande sono due. La prima: chi è Aldo Braibanti? E la risposta è semplice: un intellettuale, poeta, chiamato il Professore, anche se in realtà non insegnò mai, fu piuttosto un attivissimo organizzatore culturale che si occupava di arte, cinema, teatro e letteratura ma anche - con intuizioni profetiche sulla scia di Pier Paolo Pasolini - di ecologia e di società dei consumi; nato a Fiorenzuola d'Arda, famiglia risolutamente antifascista, partigiano, arrestato due volte, nel '43 e nel '44, anche torturato, poi comunista critico (dichiaratamente omosessuale non era gradito neppure nella sentina omofoba e bigotta della cosiddetta sinistra ormai di poca lotta e molto potere), anima del laboratorio artistico-comunitario di Castell'Arquato, nel piacentino, Aldo Braibanti divenne famigeratamente celebre negli anni '60 allorché unico caso nella storia della Repubblica italiana - fu condannato per il reato di plagio, ossia riduzione in proprio potere «e in totale stato di soggezione» di un'altra persona, come recitava la legge 603 ereditata dal Codice Rocco.
Braibanti dal 1962 convive a Roma con un ragazzo, peraltro già maggiorenne, fino a quando il padre-padrone di una famiglia ultracattolica rapisce il figlio e denuncia alla Procura di Roma il Professore, il quale alla fine di un lungo processo, durato dal '64 al '68 - anno di contestazioni mondiali per ottenere più libertà e maggiori diritti - viene condannato a nove anni di carcere, ridotti a sette e infine a due in Corte d'Appello per riconosciuto merito patriottico di partigiano. Braibanti, al quale nel 2006 fu concesso dal governo Prodi l'assegno mensile previsto dalla «legge Bacchelli», è morto nel 2014, a 92 anni, lasciando in eredità alla biblioteca di Fiorenzuola i suoi 15mila libri e le carte personali, ancora tutte da studiare.
La seconda domanda, invece, è più delicata. Chi era il suo giovane compagno e, soprattutto, che fine ha fatto? La risposta è laconica e lacunosa. Si chiamava Giovanni Sanfratello, era un ragazzo al quale piaceva il disegno e aveva 24 anni quando fu riacciuffato dalla sua famiglia, rinchiuso in manicomio, a Verona, dove fu sottoposto a 40 elettroshock e 19 trattamenti di coma insulinico con l'intenzione di farlo guarire da quella che era considerata una malattia, cioè l'omosessualità; poi liberato ma con la proibizione di uscire di casa e leggere libri che avessero meno di cent'anni. Al processo cercò inutilmente di difendere l'amante-Professore. E poi, una volta chiuso il caso, di lui non si seppe più niente, se non che cambiò città e morì nel 2018, risucchiato nel vortice del peggiore oblio. Non ci resta né un documento, né un disegno, né una foto, solo quelle scattate durante le udienze. Una vita nullificata.
Chi ha cercato di fare parlare questo «nulla» è stato l'autore napoletano Massimiliano Palmese il quale già nel 2011 a Il caso Braibanti dedicò un testo teatrale «Gli atti del processo, così grotteschi, erano una pièce già fatta e finita», racconta al Giornale - e poi a partire da quello spettacolo ha realizzato nel 2020 un documentario tanto antisentimentalistico quanto inquietante, dallo stesso titolo, girato con Carmen Giardina, che ha debuttato in agosto alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro di Pedro Armocida, osannato dalla critica e poi vincitore del Nastro d'Argento 2021 come Miglior Docufiction. Un'opera che continua a girare: è su Sky Documentaries e Prime video e la sera del 31 agosto sarà proiettato a Roma, a «L'Isola del Cinema». «Sono felice di avere riacceso una luce su Braibanti dice il regista e spero che ora la tv pubblica compri il documentario per tenerlo su RaiPlay. Servirebbe a due cose: ricordare Aldo Braibanti, un uomo definito da Carmelo Bene un genio; e documentare l'omofobia di uno dei peggiori scandali della storia italiana».
È vero. Il caso Braibanti, una delle macchinazioni più mostruose e lasciate impunite del dopoguerra, assieme al caso Tortora, fu lo specchio di quel Paese e uno scandalo non solo giudiziario, ma politico e civile, come disse Umberto Eco. Anche se in realtà l'indignazione degli intellettuali arrivò dopo: gli Eco, i Moravia, le Morante, le Maraini, i Bellocchio, lo stesso Pasolini intervennero più tardi, a lottare sì per Braibanti ma anche per loro stessi, mentre il primo a correre in soccorso del Professore fu, come sempre, rischiando del suo, Marco Pannella.
E comunque, ora, aperta la strada da Massimiliano Palmese, omosessuale militante, arriva il regista Gianni Amelio, omosessuale dichiarato: alla Mostra del cinema di Venezia porterà, in concorso, il film Il signore delle formiche (tra le varie passioni di Braibanti c'era anche quella per la mirmecologia) con Luigi Lo Cascio nella parte del Professore (ruolo e attore sono di quelli già in profumo di David di Donatello, almeno guardando i due minuti di trailer) e Elio Germano in quella di Ennio, giornalista di fantasia che segue l'inchiesta. Curiosamente e c'è da chiedersi come mai nella scheda del film di Amelio, «basato su fatti realmente accaduti», il personaggio di Giovanni Sanfratello, la vera vittima di tutta la vicenda, più di Braibanti, ancora una volta, sparisce: il suo nome non c'è (Per evitare querele? Autocensura? Scelta autoriale? Paura della reazione della famiglia, visto che Agostino, fratello di Giovanni, è ancora vivo?). E così il ragazzo amante di Braibanti nel film è chiamato Ettore (interpretato dall'attore Leonardo Maltese), ma a lui è riservata la battuta centrale: «Il processo è assurdo: non c'è nessun colpevole perché non c'è nessuna colpa».
Sparito il vero nome del convitato di pietra - un ragazzo che in una lettera scritta quando è rinchiuso nell'ospedale psichiatrico chiede ad Aldo di raccontargli le tecniche che usava per disegnare, perché non ricorda più nulla - speriamo, ma dubitiamo, ci siano almeno quelli dei magistrati che compirono lo scempio.
Gianni Amelio: "Sono un gay a cui l'adozione ha cambiato la vita. Ora sono nonno, papà e marito. Ed è straordinario". Giuseppe Fantasia su huffingtonpost.it il 25 Marzo 2018.
Uno dei registi italiani più apprezzati affida al romanzo "Padre Quotidiano" il suo racconto più intimo, quello della paternità
"La vita ti sorprende sempre, ma dal punto di vista umano, la mia conferma l'ho avuta negli anni Novanta". Inizia così la conversazione dell'HuffPost con Gianni Amelio, 73 anni da poco compiuti, uno dei simboli del nostro cinema, regista e scrittore di romanzi di successo. Il suo piatto di riso è troppo fumante per poter essere mangiato all'istante e lui, con quella calma che lo contraddistingue, ne approfitta per lasciarsi andare ai ricordi fissandoci sempre con i suoi occhi scuri.
"Stavo girando "Lamerica" (uno dei suo film che ha avuto più successo, ndr), era il 1993 ed eravamo in Albania. Ad un certo punto si avvicina a me un uomo di nome Ethem che mi prende il braccio, lo stringe forte e mi dice: "Fino a oggi questo figlio è stato mio. Da domani sarà figlio tuo". Il figlio in questione era uno dei ragazzini che vediamo nella scena finale del film, la più toccante, quella che è rimasta nella memoria di chiunque l'abbia vista, perché ogni altra reazione è impossibile. Una proposta sconcertante quella di quel padre che è stata un ordine e una preghiera insieme, un gesto che fece risvegliare nel "regissore" italiano – come veniva chiamato dagli altri ragazzini della troupe, tutti albanesi –" le tracce di un'antica ferita, l'assenza di un altro padre" – il suo – conosciuto troppo tardi.
Quell'episodio così intimo, tragico e poetico insieme, Amelio ha deciso di raccontarlo non con la sua cinepresa – come è solito fare - ma attraverso le parole e la scrittura che sono poi diventate un libro, "Padre Quotidiano", appena uscito per Mondadori, il quarto dopo Il vizio del cinema (2004), Un film che si chiama desiderio (2010) - entrambi Einaudi - e Politeama (2016). Si è deciso tardi, venticinque anni dopo, "perché ho avuto la necessità di prendere una certa distanza da un'esperienza come questa, un atto d'amore – da un lato – ma anche un atto di abbandono allo stesso tempo", ci spiega. "Quel padre anziano e malato, ha pensato a garantire un futuro al figlio, ben sapendo che lì in Albania non poteva averlo e ha deciso di separarsene portandosi per sempre dentro di sé il trauma del distacco", aggiunge. Amelio ha deciso di dargli voce e allo stesso tempo di far sentire la sua nelle pagine di questo libro dal profondo respiro corale e ben scandagliato in momenti. C'è quello del suo "apprendistato da padre"- come lo definisce - quello della lavorazione del film – non certo facile – e quello dedicato alla descrizione di un Paese come l'Albania schiacciata dalle macerie della dittatura e molto simile alla Calabria del dopoguerra, la regione dove lui ha vissuto la sua infanzia.
Cosa le ha insegnato e cosa le ha dato questa esperienza?
"Sono estremamente innamorato di questo libro. Tengo più a questo libro che a tutti i film che ho fatto e non sto esagerando. Ho scritto quattro libri in totale e anno dopo anno ho trovato una scrittura che non credevo di possedere. Sono un regista – ho pensato più volte - e non so scrivere, invece da un romanzo all'altro so che ho fatto dei passi avanti. Il libro ha una sua valenza letteraria, c'è molto romanzo dentro, ma la materia è estremamente autobiografica. È la mia storia, la storia di quella che oggi è la mia famiglia. Il contenuto è l'adozione che nel mio caso mi ha cambiato la vita radicalmente e mi ha permesso di avere una famiglia incredibile. Non ho adottato solo lui, ma ho portato a Roma, dall'Albania, anche i suoi genitori naturali. All'inizio, non lo nego, ero terrorizzato: cosa ne sapevo io di come si faceva il padre? Poi però ho deciso di mettercela tutta e, passo dopo passo, abbiamo costruito quello splendido rapporto che abbiamo oggi. Lui ha conosciuto la sua compagna con cui è da ventiquattro anni, hanno avuto tre figlie e sua madre abita con me. Sono nonno, papà e marito, perché è mancato il padre naturale di mio figlio che mi ha scelto come futuro padre di suo figlio. Non è straordinario?
Dal 2014 – anno in cui lei realizzò il documentario "Felice chi è diverso", raccontando diversi episodi di omosessualità più o meno dolorosi – qualcosa è cambiato anche in Italia. Lei che non ha mai nascosto di essere gay, che opinione ha in merito?
"Ha ragione lei, non c'è dubbio, la situazione è cambiata molto, ma c'è ancora tanto, tantissimo da fare. Nel documentario da lei ricordato, ho raccontato di quando gli omosessuali erano mandati al confino: in Italia non c'era una legge contro l'omosessualità, però cercavano sempre con un'altra scusa di isolare e di cacciare dalla vita comune chi, secondo loro, era portatore di disturbo. Si inventavano di tutto. Dal carcere per il disturbo della quiete pubblica alla corruzione e molto altro. Per Aldo Braibanti ("l'intellettuale mite" secondo Pasolini, "un genio straordinario" secondo Carmelo Bene, ndr) si inventarono il reato di plagio, poi tolto dalla legge italiana, qualcosa di assurdo. Perché applicarlo a un omosessuale e non ad un eterosessuale? Si cercava un'altra via perché in Italia non c'era una legge che proibisse l'omosessualità tra adulti consenzienti e questo perché Mussolini non volle far promulgare una legge. Se lo avesse fatto, avrebbe ammesso che in Italia esistevano gli omosessuali. È stata una fortuna da un certo punto di vista, perché negli stessi anni c'erano tanti omosessuali che venivano ricattati, soprattutto in Inghilterra, come venne spiegato in Victim, un film dell'epoca, molti attori e registi vennero imprigionati e una legge in tal senso fu attiva fino al 1975. Da non credere".
Lei è mai stato ricattato?
"Assolutamente no, ci mancherebbe! Ho una vita sentimentale e sessuale molto aperta, molto libera, ma alla luce del sole
Oggi, soprattutto tra i più giovani, si parla spesso di fluidità sessuale: per lei cos'è la sessualità?
"La sessualità è per me un fatto di libertà, ognuno sceglie la propria idea e tendenza, il proprio gusto, purché non da fastidio agli altri e non commetta delitto. Non vedo perché debba essere combattuto o imprigionato".
Vive bene in Italia? è soddisfatto delle ultime elezioni politiche?
"Sì, ci sono sempre stato bene da queste parti (sorride, ndr) e sinceramente non vedo pregiudizi, ma non mi faccia parlare di politica. Pensi che soprattutto al sud, la società contadina non ha mai avuto pregiudizi nei confronti di un gay. C'è stato però un modo di spingerlo a nascondersi con un concetto di tolleranza che trovo completamente sbagliato. La tolleranza, quando noi la accettiamo, implica che esista l'intolleranza. Perché non le cancelliamo tutte e due diciamo libertà"?
La libertà, oggi, si manifesta in mille modi, ad esempio scrivendo frasi e pensieri sui social network: che idea ha al riguardo? Usa Facebook?
"So che esistono, ma non li uso, perché sono mentalmente incapace di farlo. Mi piacciono altre cose, tutto qui. Non mi verrebbe mai in mente l'idea di scrivere i fatti miei su Facebook che ha la sua pericolosità. Sui social si leggono cose e frasi insultanti e prive di contenuto reale. Tutti si arrogano il diritto di scrivere e dire quello che vogliono e pensano. Non mi piacciono perché danno parola a chi potrebbe tacere".
Lei è una persona che nella sua vita non ha mai taciuto, ma denunciato ciò che non andava e non va con i suoi film, i suoi libri, i suoi documentari. L'ultimo, "Casa d'altri", premiato con il primo cortometraggio racconto dell'anima ferita di Amatrice dopo il terremoto del 24 agosto 2016 premiato al Festival Cortinametraggio con un Nastro D'Argento speciale dal Sindacato dei Giornalisti Cinematografici. Perché quella storia?
"Il mio è stato un gesto di protesta contro certi silenzi che riguardano la tragedia del terremoto di Amatrice, ma non solo. Sono partito da questa domanda: perché certe tragedie accadono periodicamente? Non si deve piangere dopo la tragedia, ma un riparo, una soluzione, vanno trovate prima perché le vittime, una volta che ci sono, non possono più protestare".
Nella sua vita ha avuto più delusioni o sconfitte?
"Non me ne ricordo nemmeno una di sconfitte, ma di delusioni sì e anche tante, soprattutto quando faccio un film di cui non posso ovviamente mai saperne prima l'esito".
Quale è stata la usa più grande conquista?
"Oltre ad essere diventato padre, la mia conquista più grande è fare questo lavoro con una serenità che prima non avevo. Per il primo lungometraggio, avevo anni di tv e gavetta come aiuto e sceneggiatore, ma ero nel panico da prestazione. Nel 1982 parlavo di terrorismo quando era una realtà di tutti i giorni e lo facevo in termini particolari: la storia di un figlio che sospetta un padre terrorista, un cattivo maestro come si diceva allora. Farlo mentre a Milano dove ogni giorno c'erano sempre attentati, mi turbava molto in rapporto al mio lavoro. Accadeva quello che raccontavo nel film. Poi con "Porte Aperte", altro mio film, il macchinista mi disse che gli ricordavo Monicelli e da quel momento qualcosa cambiò. Ho iniziato a lavorare accettando anche di poter sbagliare".
L'ultimo suo film, "La tenerezza", è stato molto apprezzato ed amato dal grande pubblico, ha ricevuto premi, tra cui il recente David al suo interprete, Renato Carpentieri. Dopo aver preso il premio ha detto che la tenerezza "è un virtù rivoluzionaria". Per lei, Amelio, cos'è la tenerezza?
"Prima di me e di Carpentieri c'è stata la voce di sua santità, Papa Francesco, che ha ricordato in un'omelia che l'uomo ha bisogno di tenerezza. La tenerezza è per me un bisogno che noi esseri umani cerchiamo di nascondere. In genere, soprattutto noi uomini, non abbiamo quel coraggio di fare il gesto perché scambiamo la tenerezza per debolezza, o abbiamo paura che un'altra persona ci consideri fragili perché chiediamo scusa dopo qualcosa che ci ha divisi, o sembriamo arrendevoli, deboli...no, non siamo affatto così, lo ha detto anche il Papa che è una mente politica straordinaria oltre che un uomo di chiesa. La tenerezza è necessaria, è uno stato d'animo che ci rende felici, non scordiamolo mai".
VENEZIA 79. Le Favolose, ribelli senza rimpianti, e il tema Lgbtq+ che attraversa il Festival. Teresa Marchesi su huffingtonpost.it l'1 Settembre 2022
Le amiche transessuali riunite da Roberta Torre in un film delle Notti Veneziane sono testimoni di un’epoca di rivoluzione sessuale, tra gli anni ’70 e gli ’80, consegnata al passato.
"Noi siamo fantasmi. Non madri, non mogli, non figlie, non lavoratrici riconosciute, non donne, non uomini: persone che non esistono, per la società civile": è bella la dichiarazione in margine di una de "Le Favolose", le amiche transessuali riunite da Roberta Torre in un film delle Notti Veneziane che va in sala il 5, 6 e 7 settembre con Europictures.
Sono ribelli senza rimpianti, testimoni di un’epoca di rivoluzione sessuale, tra gli anni ’70 e gli ’80, consegnata al passato. Si riuniscono nella casa dei loro incontri giovanili per ricordare Antonia, una di loro che la famiglia ha sepolto vestita da uomo, per vergogna della sua identità scelta. C’è una seduta spiritica, anche, ma senza barriere tra i vivi e i morti. È una fiaba nostalgica e vitale insieme, quella intessuta da Roberta Torre, con il filtro della memoria a guidare i racconti, perché “il tempo fa vedere le cose, non le cancella”. Hanno vissuto di prostituzione (ma senza protettori), ”perché senza la prostituzione, in un mondo che non ci prevedeva, non saremmo sopravvissute". Diverse perché hanno scelto il corpo che si sentivano, capaci di godere, ora che l’età su molte di loro ha lasciato il segno, della leggerezza contagiosa di un ballo: è “Ain’t Misbehavin” di Fats Waller, memoria di una indimenticabile Gena Rowlands per John Cassavetes. Storia inseguita da tempo dalla regista, partendo dalla vicenda di una famiglia che si era ‘appropriata’ in morte del corpo del figlio trans, dopo una vita trascorsa a inseguire la femminilità. Ma c’è una parte ‘privata’ e personale della regista nei super 8 che corredano il film: vecchie riprese di suo padre bambino, “che tra le vecchie foto delle mie ragazze trovavano la loro giusta collocazione emotiva”. “Le Favolose” hanno un nome: Porpora Marcasciano (autrice di saggi su argomento trans), Sofia Mehiel, Mizia Ciulini, Veeth Sandeh, Nicole De Leo, Massimina Lizzeri. Sono non-attrici con il carisma da attrici.
Parlo di “Le Favolose”, al di là del merito, anche perché il tema LGBTQ+, ovvero lesbian, gay, bisexual and transgender è il vero tema-guida di Venezia 79. E’ trasversale, attraversa tutte le sezioni della Mostra. È al centro di tre dei cinque film italiani: ne “L’immensità” Emanuele Crialese affronta per la prima volta la sua formazione di uomo in un corpo di ragazza; Gianni Amelio rievoca il clima da Inquisizione del processo Braibanti, dove il crimine non detto era l’omosessualità; Andrea Pallaoro, con “Monica”, racconta una bellissima trans americana e la sua riconciliazione con la famiglia. Ancora: “Tàr” di Todd Field, in concorso, mette in scena un one-woman-show di Cate Blanchett, direttrice d’orchestra in un universo maschile, che cade in disgrazia per omosessualità e accuse di molestia (e viene in mente anche il suo “Carol”, con Todd Haynes). Preciso che il film, nonostante i miracoli di Cate, è di un tedio infernale. Già nei primissimi giorni, è un tema che dilaga in “Three nights a week”, alla Settimana della Critica, e poi in “L’Origine du Mal”, a Orizzonti extra, con la magnifica Laure Calamy. Battaglie civili di integrazione, dunque, e complicati rapporti tra genitori e figli: sono i due fili rossi da seguire in questa Mostra.
Venezia 79, gender e libertà: la Mostra racconta il coraggio di scegliere. Arianna Finos su La Repubblica il 3 settembre 2022.
Da “Monica”, accolto da undici minuti di applausi, a “Le favolose”, la rassegna declina in tanti modi il tema dell’identità sessuale
Venezia - Monica torna a casa dopo vent'anni ad accudire la madre che aveva rifiutato la sua transizione, Adriana è un'adolescente che negli anni Settanta veste da maschio e vuole essere chiamata Andrea, le favolose sono un gruppo di amiche riunite al festoso "funerale" risarcitorio dell'amica trans, seppellita dalla famiglia in abiti maschili. Alla Mostra quest'anno, sparsi tra le sezioni, ci sono tanti film - alcuni interessanti, altri brutti, altri ancora sorprendenti, e poi sentimentali, comici o rabbiosi - affrontano i temi dell'orientamento sessuale e quello dell'identità di genere. E ci sono storie in cui personaggi gay, lesbiche e trans non sono il centro o la questione, ma il semplice riflesso della nostra realtà quotidiana, alla vigilia di un possibile cambio di matrice conservatrice.
L'orizzonte narrativo, si è allargato. E da quanto visto (finora), se Trace Lysett fosse, con Monica, ritratto delicato di un personaggio femminile - accolto da undici minuti di applausi - la prima trans a vincere la Coppa Volpi, lo dovrebbe all'intensità della sua interpretazione, senza dover scomodare il politicamente corretto. "Ho fatto il provino a trenta attrici trans, ho capito subito che Trace era Monica", dice il regista Andrea Pallaoro. Grande attesa, tra gli italiani in gara, per Emanuele Crialese, che racconta l'adolescenza anni '70, tra crisi familiari e momenti musicali di una ragazza che si sente maschio (e si veste come tale), un film "non strettamente autobiografico, ma basato sulla mia esperienza personale", dice Crialese. Affermazione che dovrebbe bastare: al di là della curiosità suscitata, fuori dal racconto sullo schermo il regista è libero di non condividere le proprie scelte di genere.
Nelle sezioni collaterali Pinned into a dress, storia di Kurtis, cresciuto queer dentro una famiglia di abusi e dipendenze, ha creato l'alter ego Miss Fame, super modella drag, ma il successo che non ripara le ferite. Alle Giornate degli autori, Le favolose di Roberta Torre affronta la cancellazione dell'identità subita da molte transgender: la famiglia di Antonia si è impossessatw dei suoi beni e distrutto le foto, seppellendola con il nome maschile: "Antonia - dice Roberta Torre - rappresenta le persone trans che hanno perso la battaglia del riconoscimento della propria identità nel momento della morte". Sempre più spesso nelle biografie degli artisti emerge la volontà di identificarsi come persone non binarie: è il caso, alla Mostra di Tessa Thompson, la Valchiria di Thor, in giuria del premio Opera prima e Quintessa Swindell, 22 anni, coprotagonista di Master Gardener di Paul Schrader: "Essere non binari significa esplorare sé stessi al di fuori dei confini della società eteronormativa. Combattere per i sottorappresentati è allo stesso tempo un dovere e un privilegio. Essendo dove sono oggi, niente significa più per me che essere una voce per la mia famiglia prescelta".
Natalia Aspesi per “Il Venerdì – la Repubblica” il 29 agosto 2022.
Ho chiesto a una coppia di trentenni serenamente omosessuali e a un paio di loro coetanei serenamente etero, se sapessero chi era Aldo Braibanti e tutti, serenamente, mi hanno risposto di no. È vero, la sua è una storia nera italiana di più di cinquant' anni fa, estranea a quel '68 in cui i giovani erano certi di cambiare il mondo, e forse avrebbero potuto farlo, di prendersi il potere, e invece furono sconfitti, di liberarsi da ogni oppressione compresa quella sessuale, oggi con qualche risultato.
Forse anche chi aveva vent' anni allora, i nonni di oggi, ne seppero poco, e in ogni caso in tanti se ne sono dimenticati. Ma non Gianni Amelio, che ha 77 anni ed è nonno appassionato di tre ragazze, due gemelle adolescenti e una di 19 anni che vive con lui.
«Avevo 23 anni, ero arrivato a Roma da un paio d'anni deciso a uscire dalla mia nullità, avevo grandi sogni, e avevo fatto i primi passi nel mondo del cinema, come aiuto di Vittorio De Seta per Un uomo a metà. Il processo contro Aldo Braibanti, che allora aveva 46 anni, era iniziato in Corte d'Assise a Roma il 12 giugno 1968, e io ebbi il coraggio di assistere, in mezzo al pubblico, a una sola udienza.
Fuori c'era la grande confusione delle manifestazioni studentesche, interessate ad altro. Lo vedevo solo di spalle, perché era rivolto verso i giudici, così fragile, così forte, deciso a non difendersi, a non rispondere alle domande provocatorie. E mi batteva il cuore. L'atmosfera era allucinante, colpevolizzante, la ritrovai poi al processo del Circeo, contro quei giovani fascisti stupratori, torturatori, assassini. Ero inquieto, immaginavo cosa avrei potuto provare se fossi stato al suo posto, se come tanti, allora, quasi tutti, non avessi continuato a negarmi».
Quel ricordo crudele, quel senso di colpa, il destino umiliante e l'orgoglio dell'imputato, la ferocia stupida di quell'Italia di potere, solo adesso sono diventati un suo film, che sarà tra i cinque italiani in concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia e in sala dall'8 settembre.
«Se sono arrivato oggi a questa storia così italiana è stato per un percorso naturale che mi ha sempre spinto, anche attingendo al passato, a parlare dell'aria che sentivo attorno. Ed è proprio dall'aria che respiriamo oggi che è nata in me l'esigenza di riproporre la figura di Braibanti, rispettando quello che lui dice in una scena: "Non voglio essere considerato un martire. Né mostro né martire"».
Titolo quasi fantasy, Il signore delle formiche, perché Braibanti era un appassionato mirmecologo, le nutriva, le studiava, le teneva con sé dentro una teca di vetro, e gli studenti che lo amavano cercavano per lui nei prati le regine ancora alate.
Ma era soprattutto un intellettuale rispettato, un Maestro amato e temuto, un poeta, artista plastico e figurativo, drammaturgo e regista teatrale con un suo laboratorio a Castell'Arquato, nel piacentino. Figlio del medico condotto di Fiorenzuola d'Arda, aveva avuto una giovinezza di impegno politico, antifascista sotto il fascismo, arrestato e torturato dalla terribile banda Carità, partigiano, e nel dopoguerra per un certo tempo impegnato col Pci. E omosessuale. Ho visto al Teatro Parenti lo spettacolo ideato da Massimiliano Palmese sul processo, poi in parte incluso nel bel documentario Il caso Braibanti, 2020, di Carmen Giardina e dello stesso Palmese.
La sua immagine è quella di un uomo rimasto ragazzo, troppo magro, una gran testa di capelli neri, occhiali da vista enormi con grossa montatura nera: molto somigliante a Pasolini, di cui era coetaneo. Amelio gli ha dato la faccia ancora giovane di Luigi Lo Cascio e del suo personaggio il vestire trasandato e l'inflessione emiliana.
Dice: «Il crimine di Braibanti era l'omosessualità, anche se per la nostra legge il reato di omosessualità non era previsto nemmeno allora, quando ancora vigeva il codice Rocco, perché secondo Mussolini il maschio italiano non poteva essere che virile.
Eppure il Pubblico ministero chiese per lui 14 anni di reclusione, precisando che era un anno in meno della pena per l'omicidio premeditato, "perché comunque di un omicidio si è trattato, quello della coscienza di un ragazzo innocente"».
Il "ragazzo innocente" era Giovanni Sanfratello, un giovane di 23 anni che, questa l'accusa formale, Braibanti aveva "plagiato". Alla fine la Corte ridusse gli anni di carcere a nove, e dopo qualche tempo a due "per meriti partigiani".
Racconta ancora Amelio: «Per girare il film in quello stesso Palazzo di Giustizia di Roma dovevo mostrare la sceneggiatura e quindi ho limitato le parole infamanti e vergognose dell'accusa. Ma mi restano vaghi ricordi di invettive come "Voi donne siete fortunate, perché se non siete consenzienti con le vostre fauci potete stritolarglielo"; o anche "L'accusato si vantava di essere stato con un negro, una razza che ve la raccomando"».
Allora non esisteva ancora il coming out, la ribellione scoppiò un paio d'anni dopo. E lei non fu certo tra i primi, dichiarò la sua omossessualità nel 2014. Un mio amico gay con consorte, una coppia felice, mentre raccontavo loro del nostro incontro, mi ha urlato: «Troppo facile fare coming out a 80 anni!»...
«A parte che non è vero, ognuno ha la sua storia. Io sono nato in Calabria, a San Pietro Magisano, nel centro della Sila. Mio nonno era emigrato in Argentina lasciando mia nonna incinta e non tornò mai più, forse si era fatto un'altra famiglia.
Anche mio padre se ne era andato e fui io, da adulto, 15 anni dopo, ad andarlo a riprendere. Il nostro era un paese di vedove bianche, anche la mia famiglia era di sole donne e solo le donne hanno contato per me.
Io ero il loro riscatto. Per farmi uscire dal paese e studiare hanno affrontato qualunque sacrificio. Mia madre mi mandò a Catanzaro dalla nonna perché frequentassi le medie. Mia nonna mi spinse al liceo, mia zia all'università a Firenze: lei era cresciuta in orfanotrofio e, quasi analfabeta, era riuscita a diplomarsi infermiera e a diventare caposala operatoria.
Diciamo che già da allora il trastullo del pisello non era la mia priorità: prima dovevo sfamarmi, e non sempre era facile, poi dovevo studiare, dovevo farcela, per me, per le mie donne. E per il mio sogno, che era quello di diventare maestro, di insegnare. Anche se ben presto capii che così come ero non me lo avrebbero mai permesso».
Nel gruppo creativo attorno a Braibanti c'erano i giovani Agostino e Giovanni Sanfratello, che appartenevano a una famiglia del piacentino tradizionalista, ultraclericale e di estrema destra. E forse Agostino non accettò la preferenza di Braibanti verso il fratello o immaginò che quel legame fosse una diavoleria.
La famiglia perse la testa, doveva salvare il suo ragazzo dall'inferno del peccato mortale, e maestro e allievo furono costretti ad andarsene insieme a Roma, a dividere la stessa stanza in una pensioncina. Era l'ottobre del 1964, Giovanni era maggiorenne (allora lo si era a 21 anni) quando una notte quattro maschi Sanfratello piombarono in quel rifugio dove il letto era uno solo, matrimoniale, e riuscirono con la forza a rapire Giovanni che fu rinchiuso contro la sua volontà in una casa di cura per malattie mentali.
Meglio pazzo che frocio?
«Nel film ci sono anche momenti della mia vita davvero crudeli. Quando avevo 16 anni un insegnante mi disse: "Se sei omosessuale o ti curi o ti ammazzi!". In quegli anni i giovani contestavano anche la famiglia, il suo potere senza scampo. Quella di Giovanni si dimostrò esemplare nella sua furia distruttiva: per "curarlo" consentirono che gli praticassero 40 elettroshock e ottennero di tenerlo prigioniero in casa».
Dal paio di clip e dal trailer del film a disposizione di noi curiosi, ho visto la bella, fiduciosa, faccia dell'innocente Giovanni che si contorce nell'orrore degli elettroshock.
Una faccia sconosciuta, chi è l'attore?
«Per i due fratelli non ho voluto attori, ma ho cercato le facce giuste, di quegli anni e di quei luoghi, girando per bar, con gli avventori che portavano ancora la mascherina. Giovanni è Leonardo Maltese, Agostino è Davide Vecchi. Li vedrà, hanno una carriera assicurata».
Nei giornali d'epoca la loro madre, seduta in tribunale, massiccia, col cappello da gran signora calato sugli occhi e sulle ginocchia, la borsa stretta tra le mani, è già una immagine da film.
«Vedrà la mia! È Anna Caterina Antonacci, il soprano che mi ha conquistato per il suo fisico forte e il modo di interpretare Verdi, perché è la musica di Verdi, così melò, carica di amore, a percorrere tutto il film. Anche lei non ha mai fatto cinema».
Elio Germano, nelle poche immagini viste, ha sempre il cappello in testa (mi ricorda Italo Pietra quando era direttore del Giorno) e sotto il braccio la mazzetta dei giornali.
Figura davvero anni 60 del rude cronista: nel film lavora all'Unità e rappresenta quella parte della stampa di allora che non titolava "Il demonio in Corte d'Assise".
«Però il giornale comunista era anche molto prudente, la cronaca del processo non finiva in prima pagina, altri erano gli interessi della classe operaia...».
Con Braibanti stavano i Radicali, che poi nel 1981 riuscirono a far cancellare il reato di plagio, in parte i socialisti, e gli intellettuali: Moravia, Elsa Morante, la Maraini, Piergiorgio Bellocchio e Pasolini, Maria Monti, Carmelo Bene...
«Ma erano ingenui, certi che Braibanti sarebbe stato assolto perché l'accusa di plagio era assurda. Non tenevano in conto che quella vecchia Italia era già furiosa per la contestazione, e aveva l'ossessione di difendere la famiglia come massimo potere».
Lei, come dicevamo, scelse il coming out nel 2014, e non so perché lo fece con me (in un'intervista a Repubblica il 28 gennaio 2014, ndr) parlando del documentario in cui raccolse le storie di persone che erano state giovani quando l'omosessualità era clandestina: titolo bellissimo dalla poesia di Sandro Penna, Felice chi è diverso.
«Ripeto, avevo altre priorità. La mia omosessualità, che non metto in discussione, non è mai stata il motore principale della mia vita. Questo film su Braibanti l'ho fatto con onestà e partecipazione sincera, ma non perché volessi tirare in ballo, come fosse una mia autobiografia traslata, i miei gusti sessuali o quelli di Aldo. Se c'è un elemento che mi ha colpito della sua esistenza, è stato l'accanimento su una persona indifesa, la carcerazione, la prepotenza dell'ingiustizia. Senza dimenticare la spinta dei sentimenti che hanno caratterizzato la sua storia, la tensione morale, la tenacia con cui ha affrontato le avversità senza farsi piegare. E il suo studio sulle formiche non è già una metafora bellissima di quanto lui tenesse all'umanità? Quanto al mio silenzio, non volevo essere "un gay che fa il regista".
Ero e sono un regista, e mi riconosco solo come tale, perché il sesso, per quanto importante, non è il mio tutto. E poi senta, non mi piacciono le etichette: la parola gay mi fa pensare quando si chiamavano "donnine allegre" le puttanelle. Ancor meno "non binario": ma se la ricorda Binario, la canzone di Claudio Villa, "...triste e solitario / tu che portasti via col treno dell'amore, la giovinezza mia". Allora mi pare più simpatico "culatòn", come era scritto in lettere nere, giganti, sulla casa materna di Braibanti a Fiorenzuola...».
Nel 2008, intervistato da Andrea Pini, il poeta si era espresso più o meno nello stesso modo e già preoccupato per il clima: «Il mio mestiere di vivere è stato ed è la poesia, e non posso dimenticare i miei interessi verso i gravi e attuali problemi ecologici. E voglio subito togliere di mezzo un possibile equivoco: io credo nella libertà sessuale e per questo penso sia giusto abolire ogni forma di etichetta».
Pini, da quell'incontro, così lo descrive nel suo bel libro Quando eravamo froci (2011, Il Saggiatore): "Un meraviglioso signore dolce e gentile ma dal carattere assai fermo. È agile nei movimenti per la sua età, veste in modo semplice, non è molto alto di statura, una testa di capelli bianchi. Viveva col cane Lado in una vecchia casa popolare del ghetto di Roma sostenuto dalla legge Bacchelli".
Il direttore della fotografia di Il signore delle formiche è Luan Amelio Ukai, che è già stato premiato per altri film e che è suo figlio adottivo.
«L'ho conosciuto quando giravo Lamerica in Albania, il ragazzo aveva 17 anni, ci aiutava in tutto sul set, e emanava la gioia di scoprire una vita magica. Diventai amico di suo padre, pieno di malanni dovuti al carcere per motivi politici. Mi disse: "Fa che diventi figlio tuo". Mi spaventai, non ero preparato.
Ma poi mi convinsi. Gli trovai un piccolo alloggio vicino a casa mia a Roma e cominciai le pratiche di adozione. Dopo tre mesi incontrò una ragazza polacca e vivono insieme da 27 anni con tre figlie splendide. Il mese prossimo si sposeranno. Sono fiero di lui, del suo talento e del suo doppio cognome...».
Aldo e Giovanni si sono incontrati ancora dopo quella tragedia?
«Nella realtà no, l'ultima volta è stato in tribunale mentre il ragazzo stroncato dalle cure non cadde mai nelle domande-trappola, difese sempre sia la sua libera scelta d'amore che l'innocenza del compagno. Ma i film consentono immaginazione».
E lei, ha più visto Braibanti dopo il processo?
«L'ho incontrato spesso negli anni 70 per strada, ma non ci siamo mai palesati. Una volta mi sono infilato nella cantina dove lui dirigeva un gruppo di attori, tra i quali c'era un mio amico. Ero sulle spine, oggi benedico quella intrusione perché mi ha permesso di raccontarlo "al lavoro" in una scena del mio film: brusco, duro, sgarbato, feroce, ai limiti di una arroganza che mi ha turbato. Era tutto tranne che simpatico».
Da tempo ormai film e fiction raccontano allegrissime storie gay anche con scene di sesso che se le vede Pillon si sente male: lei le ha osate nel suo film?
«C'è un nudo frontale in campo lungo e tanti abbracci che sono ormai abituali. Nient' altro. In tutti i miei film non c'è un bacio. Il sesso sullo schermo è difficile da rappresentare. Meglio che stia fuori campo».
Il signore delle formiche esce nelle sale negli ultimi giorni di una orribile campagna elettorale, in cui si confondono l'Italia che è approdata a FdI e Lega e quella che ha disperso la sua forza in mille rivoli, tutti di poca e inconciliabile sinistra: secondo lei quale schieramento potrebbe esserne avvantaggiato?
«Non credo che un film abbia questo potere, soprattutto oggi. Piuttosto penso che sarà il film ad essere avvantaggiato da questo clima furibondo».
Marco Giusti per Dagospia il 6 settembre 2022.
“Ah, noi… birbanti… Braibanti…”. Così Paolo Poli, travestito da Rita da Cascia, con tanto di parrucca con i treccioni, accennava a teatro negli anni '60 a un caso celebre e doloroso come quello di Aldo Braibanti che ora, sessant’anni o quasi dopo Gianni Amelio porta sullo schermo con “Il signore delle formiche” a risarcimento di una tragedia tutta italiana e di un processo farsa vergognoso che vedeva il professor Braibanti assurdamente accusato di plagio seconda una legge fascista che copriva indecorosamente la presenza dell’omosessualità nel nostro paese.
E quindi non prevedeva un processo e una punizione, come accadeva in Inghilterra, per l’omosessualità dichiarata. Nel caso specifico la “colpa” di Braibanti era quella di aver plagiato un suo giovane allievo, col quale viveva a Roma, ripreso prontamente dalla famiglia e massacrato con elettroshock, mentre a lui la nostra legge, dopo quattro anni di processi, sentenziò ben nove anni di carcere, che diventarono sei in appello e vennero poi ridotti a due per meriti partigiani.
Film difficile da fare, ancor più da scrivere presumo, non tanto per la storia in sé, quanto per la ricostruzione esatta del personaggio di Aldo Braibanti e il suo complesso ruolo nella cultura italiana del tempo. Studioso di insetti, poeta, commediografo, cineasta, scrittore, amico di Sylvano Bussotti, che nel film diventa un certo “Vanni Castellani”, di Alberto Moravia, di Alberto Grifi, di Carmelo Bene, legato a esperimenti teatrali come quelli del Living, attivissimo inchiestista politoc su Quaderni Piacentini, cosa che qui scompare del tutto, ma anche provinciale a Roma come già lo era stato Pasolini.
Luigi Lo Cascio ne dà un ritratto preciso di intellettuale chiuso in se stesso, quasi in una torre di superiorità, cosciente della sua intelligenza ma che sentenzia un filo troppo. Ma forse, a ben ricordare, allora, gli intellettuali isentenziavano tutti un po' troppo, con le frasi a effetto, cosa che faceva davvero effetto sui giovani del tempo. E, parlo per esperienza. L'idea di plagio altro non era, in fondo, che il fascino un bel po' predatorio che tanti di questi intellettuali spargevano fra i loro giovani amici e amiche. Pratica diffusa al di là dell'essere omo o etero.
Anche perché la differenza tra gli omosessuali alla Bussotti o alla Paolo Poli, più esibiti, più chiari, e alla Braibanti, più chiusi, in giacca e cravatta, era piuttosto chiara. Anche se la giacca e la cravatta, a teatro come alla Rai come nei giornali anche non di partito, mascheravano parecchio. Certo, la grande ventata libertaria sessantottina avrebbe cambiato un po’ le cose, ma nella prima metà degli anni ’60 non era facile capire come muoversi e cosa aspettarsi in ambienti non così protetti come quelli del teatro d’avanguardia o del cinema di Pasolini-Visconti-Bolognini o delle piccole comunità gay a Roma.
E comunque, e in questo il film di Amelio ci prende, pure un partito come il PCI o un giornale come “l’Unità”, aveva un problema di evidente imbarazzo a difendere Braibanti omosessuale partigiano e dirigente di partito. Anche se la ricostruzione della redazione del giornale non mi sembra riuscita. Detto questo “Il signore delle formiche” ci racconta, con qualche omissis e qualche nome cambiato una storia che andava raccontata trenta-quarant’anni fa, ma siamo fatti così, arriviamo sempre in ritardo, colpa dei produttori, si dirà, ma anche colpa di una certa codardia nel tentare imprese difficili da raccontare e da far digerire nel sistema maschilista e patriarcale della cultura italiana.
Del resto siamo ancora impegnati sul caso Moro e chissà quando spiegheremo al cinema il ritorno del fascio-sovranismo di meloni e Salvini. Uno sguardo meno lontano dalla storia, avrebbe potuto coprire qualche ingenuità. O spingere su qualche bertoluccismo in più, che da Amelio magari avremmo gradito, specialmente nella parte emiliana, dove brilla pur senza dire una battuta il Francesco Barilli protagonista di “Prima della rivoluzione” o la Adua di Gina Rovere che ci rimanda invece all’Adua di Pietrangeli, e dove si muove con grande attenzione e partecipazione il Braibanti di Lo Cascio, che poteva diventare un po’ più personaggio bertolucciano alla Gianni Amico.
Personaggi, ahimé, che da anni non esistono più, come non esiste più Gianni Amico e tutto quel mondo di intellettuali di provincia che fecero la nostra nouvelle vague e la nostra rivoluzione, anche teatrale (come Bussotti) . Non mi piace tanto, confesso, una sorta di messa in scena col personaggio che apre bocca come fossimo in uno sceneggiato anni ’60, che forse è una cosa voluta da Amelio per riportarci a quel mondo.
E trovo estremamente curioso il momento, importante nella storia, della vecchia madre di Braibanti che legge sotto i portici della sua città la lettera del figlio, finalmente un editore gli pubblicherà un libro, mentre la macchina da presa scopre la scritta terribile ma anche un po’ comica “la casa del culatòn”, che fa un po’ troppo Nando Cicero e che sembra assolutamente voluto. Un gesto di volgarizzazione di una storia che nella realtà comunque ne ebbe parecchia.
Strutturato in due parti, la storia d’amore e la fuga a Roma e il terribile processo-gogna, che è ricostruito fedelmente dagli atti e dalle cronache del tempo, il film è pieno di figure interessanti, a cominciare dal giornalista comunista Elio Germano, l’unico che prende davvero a cuore la vicenda, a sua cugina Sara Serraiocco, dall’esordiente Leonardo Maltese, che ritroveremo nel nuovo film di Marco Bellocchio, a Valerio Binasco. Forse, ripeto, avremmo voluto qualche bertolucciata in più, qualche travelling, un po’ più cinema rispetto alla storia. Ma forse la storia, stavolta, era la più importante da raccontare.
Gianni Amelio: «Essere gay per tanti è ancora un tabù o una malattia». Stefania Ulivi, inviata a Venezia, su Il Corriere della Sera il 6 Settembre 2022.
Il regista in gara a Venezia con «Il signore delle formiche», storia del processo al poeta e scrittore Aldo Braibanti.
«Ho fatto questo film dare voce a chi non la ha. Le cose sono cambiate dal 1968, il reato di plagio non esiste più ma ci sono ancora persone che non possono dichiarare apertamente il loro essere gay, per tanti è ancora un tabù, o peggio una malattia». Gianni Amelio torna in gara a Venezia (dove vinse nel 1998 il Leone d’oro con «Così ridevano») con «Il signore delle formiche», il racconto dello sconvolgente processo al poeta, scrittore e drammaturgo Aldo Braibanti, che nel 1968 fu condannato a nove anni di prigione, accusato di plagio (un reato del Codice Rocco, poi abolito) ai danni di un giovane, Giovanni Sanfratello, con cui conviveva a Roma.
Il ragazzo fu rinchiuso dalla famiglia in ospedale psichiatrico e sottoposto a cure atroci tra cui l’elettroshock. «È un film sulla violenza e sulla ottusità della discriminazione. E sull’indifferenza. Io c’ero, sono andato a assistere a un paio di udienze, e posso dire che era ancora più doloroso per me sentire l’indifferenza generale, a parte i radicali e un gruppo sparuto di socialisti che protestavano nei giardinetti di fronte al Palazzaccio a Roma, come mostro nel film. E alcuni appelli sui giornali in favore. Il tema del processo contro un invertito, come si diceva allora, faceva paura. E non è finita». «Il Signore delle Formiche», prodotto da Kavac film, Ibc Movie, Tenderstories con Rai Cinema, uscirà in sala dall’8 settembre con 01 Distribution
Braibanti è Luigi Lo Cascio, il ragazzo («ma era maggiorenne») a cui Amelio ha cambiato il nome in Ettore è interpretato da Leonardo Maltese, Elio Germano è un giornalista dell’Unità, personaggio di fantasia e Sara Serraiocco è Graziella, sua cugina. «Per me il caso Braibanti ma soprattutto la storia d’amore tra un uomo e un ragazzo. Durante la lavorazione io ho vissuto una storia d’amore molto tormentata. Forse il film si è giovato di questo, ho scoperto le stesse fragilità del protagonista che è diventato molto autobiografico». Anche la conferenza stampa lo è stata quando il regista se l’è presa con un giornalista, rinfacciandogli il titolo a una critica su «Hammamet». Si è tornati all’attualità grazie a Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay: «La questione omosessuale non è risolta — ha detto mentre Amelio e il cast lo applaudivano — basti pensare al vergognoso applauso in Senato per lo stop alla legge Zan».
Luigi Lo Cascio in 'Il signore delle formiche'. "I diritti meriterebbero una rivoluzione". Arianna Finos su La Repubblica il 7 Settembre 2022.
E' il protagonista del film di Gianni Amelio che ripercorre il caso Braibanti. "Forse l'arte può sensibilizzare chi ancora parla di devianze".
Non erano le folle di Harry Styles, ma ad attendere Luigi Lo Cascio all'arrivo in motoscafo all'Excelsior c'erano due ammiratori speciali: "I miei figli, dalla terrazza urlavano "papà, papà!". Da quando è venuto la prima volta con I cento passi, che ha dato il via alla carriera cinematografica ogni edizione "è una festa di famiglia, vengono da tutta Italia mamma e i fratelli, quest'anno anche i ragazzi". In Il signore delle formiche, il toccante film di Gianni Amelio in concorso, presta il volto a Aldo Braibanti, filosofo, docente, mirmecologo, condannato per plagio al carcere nel 1968, per aver "rubato l'anima" (parole del pubblico ministero) al giovane studente di cui era innamorato e con il quale era andato a convivere, contro il volere della famiglia.
Conosceva la storia di Braibanti prima del film?
"No, cosa che mi dispiace molto per due motivi importanti. Il primo è che è stato l'unico condannato in un processo per plagio che aveva l'intento di distruggere un diverso: ha subito l'enorme torto di vedere troncata una storia d'amore importante, essere perseguitato dalla famiglia, sprofondare economicamente. Ancor di più mi spiace il fatto che non conoscevo la sua importanza politica e culturale. Non ha voluto, dopo, farsi bandiera di quanto subito, reclamare qualcosa in cambio. C'è stata nei suoi confronti una dimenticanza strana, ha inventato il teatro di avanguardia, è il primo a Roma a cominciare quella stagione, dove ci sono tutti: Memè Perlini, Giancarlo Nanni, lo stesso Carmelo Bene dice che è stato lui a insegnargli adii diversi. Era scrittore e filosofo con pensieri soprattutto adesso da ascoltare, è stato uno dei primi a parlare di ecologia, un artista totale e uno scienziato, mirmecologo. Mi spiace non averlo conosciuto e incontrato quando c'era ancora, è morto nel 2014 a novant'anni, tra le difficoltà economiche. Spero che ci sia un ritorno di considerazione per la sua opera".
Nel film, sul caso Braibanti, la sinistra e l'Unità non fanno una bella figura.
"Rispetto ai diritti civili la sinistra si preoccupava di altre cose: del lavoro, dell'economia, delle ingiustizie sociali. Non è stata capace di stare vicina alla vita reale, legata dall'identità, alla vita intima delle persone, considerandola secondaria".
Oggi il tema dei diritti civili ha un ruolo importante nel dibattito politico.
"È vero, l'asse si è spostato sui diritti civili, ma lasciando indietro conquiste del lavoro - flessibilità, disparità sociale - perché oggi si pensa che il mondo non si possa più cambiare, che la gabbia sia d'acciaio. Si lotta sul punto dei diritti civili perché è come se nel resto i partiti si equivalessero, oscillando nella quantità dentro un unico registro un unico canone, che sembra impossibile e da cambiare. Dando per scontato che non ci sarà più una rivoluzione, che il mondo in mano a certi gruppi economici: dentro un mondo guasto cerchiamo di stare meglio che possiamo, ma senza grandi orizzonti. Lo dimostra il disinteresse per la politica, lo scontento generalizzato, in cui è scomparsa la dimensione del futuro e del comune".
Braibanti non era un personaggio empatico, spesso scelse il silenzio. Ha pagato anche per questo?
"Non si poneva il problema di come porgersi. Era quel che era, con i suoi difetti, limiti caratteriali nel rapporto con gli altri. Era una persona netta. Secondo lui - ed è vero - il processo è stato costruito. La sentenza era già scritta. Ripeteva che la vera vittima era il compagno Ettore, coma insulinici e una quarantina di elettroshock, esce dall'ospedale psichiatrico e ha una vita segnata dal programma dalla famiglia, che poi lo abbandona in malattia e povertà perché 'non raddrizzabile'".
Giorgia Meloni parla di devianza, parola non lontana da quelle del processo.
"Difficile dire cose che non suonino ovvie. Queste persone vivono nel nostro stesso mondo, ma non sono attrezzati affettivamente, cognitivamente, per capire il carico di sofferenza di chi è discriminato per la sua identità, affettività. L'arte forse, con parole e immagini riesce forse adaarrivare al cuore di chi queste cose non le ha ancora pensate. Spero che il film dia il suo contributo".
Alla Mostra arriva con tre film. È anche il cardinale/papa Ugolino nel film Chiara, in gara di Susanna Nicchiarelli e in Spaccaossa di Vincenzo Pirrotta.
"Mi piaceva la sceneggiatura di Susanna Nicchiarelli, e le figure di Santa Chiara e San Francesco, un mondo rivoluzionario. Braibanti è su quell'onda lì, la sua vita era francescana, non solo per la povertà, ma per l'unione con gli altri, l'amore per la vita in tutte le sue forme, l'ecologismo. Oggi nessuno di noi potrebbe vivere un solo giorno nella nuda povertà. In Spaccaossa sono "Machinetta", giocatore di videopoker vittima della banda che proponeva a chi era in difficoltà, di farsi spaccare le ossa per incassare dalle assicurazioni, che incassavano loro".
È stato un anno pieno di cinema, per lei.
"Sì, complice la pandemia e i teatri chiusi. Ho avuto anche Delta di Michele Vannucci a Locarno, e a dicembre sono protagonista della seria Amazon The bad guy. Sono un giudice integerrimo, barbuto, cento chili di peso. Vengo incastrato, condannato al carcere. All'uscita decido di vendicarmi, cambio identità, mi trasformo fisicamente, entro nel mondo dei mafiosi spacciandomi per uno di loro. È una comicità assurda, ma funziona".
Il cinema la vede più in ruoli impegnati.
"Sì, ma io vengo dal cabaret. Da studente di medicina facevo teatro da strada e cabaret nel gruppo 'Le ascelle', sketch sulle secrezioni del corpo umano, dal sudore al resto. Eravamo un gruppo di palermitani a Bologna, ex atleti e supporter della nazionale atletica leggera. Ci pagammo il viaggio a Helsinki con spettacolini a ogni tappa del viaggio. All'Accademia ho portato Petrolini, facevo parti comiche. I cento passi e Luce dei miei occhi, entrambi a Venezia, sono stati i film che hanno acceso l'interesse dei registi. A Venezia sono venuto dieci volte, per me è ogni volta è un ritratto di famiglia che si allarga".
Amelio, storia d'amore, di plagio e d'autobiografia. "Il signore delle formiche" racconta il caso Braibanti, quando (nel '68...) l'omosessualità era una malattia. Pedro Armocida il 7 Settembre 2022 su Il Giornale.
La storia è stata raccontata con precisione nel bel documentario di due anni fa di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese dal titolo Il caso Braibanti. E cioè il processo, nel fatidico 1968, al drammaturgo, poeta e mirmecologo Aldo Braibanti con l'accusa di plagio per aver sottomesso alla sua volonta, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia che portò Braibanti dietro il banco degli imputati, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché «guarisse» da quell'influsso «diabolico». Braibanti fu condannato a nove anni di detenzione.
Ora la vicenda, che ripropone uno spaccato dell'Italia in cui le persone omosessuali venivano definite «invertiti» o «pederasti» e ovviamente il processo basato sul reato di plagio voleva colpire questo tipo di «devianza» , è diventato un film presentato in concorso a Venezia 79, Il signore delle formiche, diretto da Gianni Amelio che fa un'operazione simile a quella del Craxi in Hammamet, innestando una vicenda reale nella sua (auto)biografia più politica o personale. Perché è vero che il racconto del personaggio di Aldo Braibanti, interpretato con straordinaria aderenza da Luigi Lo Cascio, segue esattamente quello storico dal laboratorio artistico di Castell'Arquato in provincia di Piacenza, agli anni romani e al processo ma Amelio, insieme agli sceneggiatori Edoardo Petti e Federico Fava, poi inizia a inventare la realtà siamo pur sempre in un film di finzione cambiando il nome e cognome alla giovane vittima di tutta questa vicenda, che qui si chiama Ettore (bravissimo l'esordiente Leonardo Maltese) mentre nella realtà è Giovanni Sanfratello, e costruendo un peculiare personaggio, il giornalista dell'Unità Ennio impersonato da Elio Germano. «Non potevo tacere il nome di Braibanti che è il focus del film spiega il regista ma ho cambiato i nomi della famiglia vera perché non volevo che la storia diventasse un fatto personale mentre invece volevo che rappresentasse una famiglia simbolica classica della provincia italiana». Questa invenzione, se da una parte esclude dal ricordo, e dalla denuncia di quanto gli è accaduto, la principale vittima, lobotomizzata, della vicenda, dall'altra apre il film agli spunti più autobiografici del settantenne Gianni Amelio che, solo qualche anno fa, ha fatto coming out: «Certe parole sono state dette a me, quando avevo 16 anni, e nel film le faccio ripetere ad un personaggio in calabrese, perché io sono calabrese: L'omosessuale ha due scelte, o si cura o si ammazza» sottolinea il regista de Il signore delle formiche che uscirà nelle sale domani.
Sembra proprio che Amelio abbia voluto chiudere alcuni conti personali con il suo passato perché, attraverso il personaggio del giornalista dell'Unità ossia, ricordiamolo ora che non c'è più, il quotidiano organo del Partito Comunista italiano attacca proprio quell'area politica. Spingendosi a mettere in scena un caporedattore, anche qui interpretato con grande efficacia da Giovanni Visentin, che censura gli articoli del suo giornalista sul caso Braibanti spingendolo addirittura alle dimissioni. Sui titoli di testa del film campeggia la scritta «Liberamente ispirato a fatti accaduti negli anni Sessanta» per cui è indubbio che Amelio abbia voluto raccontare la «sua» esperienza di realtà celebrando invece il Partito Radicale che, grazie a Pannella omaggiato con l'immagine di una Emma Bonino ripresa al giorno d'oggi che però ha iniziato a fare politica successivamente, nel '74, è stato quello che ha capeggiato la protesta di tanti intellettuali, da Moravia a Pasolini a Marco Bellocchio che ora è il produttore del film con Ibc Movie, Tenderstories e Rai Cinema, contro un processo scandaloso, arrivando poi, nel 1981, alla cancellazione del reato di plagio.
Un film dunque molto personale come evidenziato dallo stesso Amelio che, all'inizio della conferenza stampa, prima di aver avuto un diverbio con il critico dell'Espresso Fabio Ferzetti per un titolo di due anni fa su Hammamet, si è confidato così con i giornalisti: «Ci sono in me delle fragilità umane che io ho rivissuto con questo film. Ho scoperto le stesse fragilità di Aldo Braibanti, questo ha giovato al film ma non a me come persona. Penso di aver dato il massimo come regista. Braibanti si è innamorato, mi sono innamorato anch'io. Non mi è andata male come a Braibanti, non sono andato in carcere come lui ma sono chiuso in un mio carcere personale. Sono l'uomo più disperato del mondo».
Gianni Mazza, confessione clamorosa: "Se è viva è solo grazie a Berlusconi". Francesca D'Angelo su Libero Quotidiano l’8 novembre 2022
Il suo cv recita: pianista, compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra. Poi però chiedi a lui e ti dice: «Mano, sono solo un anziano che si è sempre rifiutato di crescere!». A parlare è il Maestro Mazza: il sodale compagno di avventure tv di Renzo Arbore, Corrado, Michele Guardì, Fabrizio Frizzi, Nanni Loy (giusto per citarne alcuni) e, prima ancora, il pianista di Little Tony. Sue sono le sigle di tantissimi show televisivi, come Scommettiamo che?, e, ora, il nostro ha dato alle stampe il suo primo libro: l'autobiografico "Non ricordo una Mazza" (Bertoni Editore).
Soddisfatto?
«Molto. Però, lo prometto: basta, non ne scriverò un altro! È stato faticosissimo! Potrei essere tentato giusto dall'idea di un'opera postuma, per dire quello che non ho detto finora. Tanto a quel punto sarei morto: fatemi pure causa!».
Ha dei sassolini che vorrebbe togliersi?
«Chi non ne ha? Per la verità la mia è più che altro sabbiolina. Però la tentazione c'è».
Come è nata l'idea del libro?
«È stata tutta "colpa" della pandemia. Ero in un momento di stanca, non avevo programmi tv e mi sono intristito. Ho sentito quindi il desiderio di fare il punto sulla mia vita».
Voleva lasciare una traccia?
«Na' traccia de che? No, no: mica l'ho fatto per divulgare la mia opera nel mondo! Semmai è stato una sorta di regalo che ho voluto fare a me stesso: sono sempre stato schivo, amante delle retrovie. Mo' mi sono concesso un libro!».
Nella biografia, per dimostrare che è nato a Roma ha inserito la foto di una buca! Ormai è più rappresentativa del Colosseo?
«Eh be'! Tra l'altro proprio in quella buca ci ho rimesso la ruota anteriore destra della mia macchina. Pensavo di fare causa al Comune, ma poi ho lasciato perdere perché sarebbe stata una rogna. Per cosa, poi? Cento euro scarse?».
Le piace il nuovo sindaco Gualtieri?
«Lo devo ancora capire. Inizialmente ho pensato: "Che sta' a fa? Non è cambiato molto". Ora però Roma è piena di cantieri. Spero quindi che qualcosa, finalmente, si stia muovendo. Poi, certo, anche noi romani dobbiamo migliorare».
In che senso?
«Le pare possibile che mollano i materassi davanti ai cassonetti?».
Per otto anni è stato pianista di Little Tony: qual è la cosa più pazza che avete fatto?
«In realtà lui era un ragazzo tranquillo, molto educato, rispettoso. Pensi che ha sempre pagato, di tasca propria, i contributi a tutti quanti! Quanto alle follie, ne abbiamo fatte poche: giusto le corse in macchina. Quelle, davvero, sono state un azzardo».
Mi racconti.
«Tony aveva dei macchinoni prestanti e, all'epoca, non c'era l'obbligo delle cinture di sicurezza né il limite di velocità. Ricordo che una volta Tony si ingarellò e facemmo, a tutto gas, il tratto appenninico sulla sua Ferrari California».
Poi ha conosciuto Corrado e ha debuttato, per la prima volta, in video. Erano gli anni dell'ascesa di Berlusconi: Fininvest ha rivoluzionato la tv come oggi Netflix?
«Certo! Berlusconi ha dato una sveglia al servizio pubblico che, diversamente, sarebbe ancora al bianco e nero. La Rai era madre e padrona: un broadcaster molto serio, a tratti noioso. I canali di Berlusconi erano invece più scanzonati e giovanilistici. Era un modo nuovo di fare tv, che ha cambiato anche il costume. Non sempre in meglio, a onor del vero. Alcune logiche dell'intrattenimento sono state peggiorative».
Oggi Berlusconi è tornato sulla scena politica: ha fatto bene?
«Mi fa piacere che ci sia perché penso che lui non riesca a fare a meno della politica. Forza Italia tra l'altro è il Cavaliere: se va via, chi ce' sta? Boh... Detto questo, non sono d'accordo con alcune dichiarazioni di Berlusconi, mi suonano assai strane, ma secondo me nemmeno lui ci crede veramente».
In che senso?
«È un uomo molto intelligente. Probabilmente dice certe cose per fare notizia ma poi col cavolo che le fa! (ride, ndr)».
Le piace la Meloni?
«Sì, molto. Non l'ho votata ma sono felice che abbia vinto».
Ma questo è un ragionamento da paraculi!
«Eh, be'! Non l'ho votata per stare in pace con la mia coscienza, ma tanto ero sicuro che avrebbe vinto lei! (ride, ndr) Penso sia la donna giusta per l'Italia. L'unica mia riserva è... sugli altri: spero che la lascino lavorare senza romperle troppo le scatole, in modo che possa realizzare quello che ha promesso. Tra l'altro la Meloni fa bene anche al Pd: sta dando la sveglia alla sinistra».
Torniamo a lei. Dopo Corrado, è stata la volta di Renzo Arbore con Quelli della notte e Indietro tutta... cosa resta di quel mondo?
«Poco. Quanto mi piacerebbe infatti tornare a quell'epoca! Ci divertivamo tantissimo! Eravamo degli "intrusi" all'interno del palinsesto Rai: andavano in onda quando il canale, teoricamente, doveva essere spento. Eravamo liberi di poter dire tutto, abbiamo sperimentato molto».
Secondo lei, oggi, i conduttori tv si divertono ancora così tanto?
«Insomma. La mia impressione è che non siamo più onesti come prima. Abbiamo imparato a sorridere, a far finta di essere felici di vederci: baci, abbracci ma alla fine è tutto finto! Non è vero nulla. Io, Arbore, Frassica e gli altri eravamo invece amici per davvero. Non ci preoccupavamo di proporre contenuti alti: giocavamo insieme, e basta. "Tanto chi ci vede?", pensavamo. Invece poi siamo diventati un fenomeno».
A quel punto vi siete montati la testa?
«Qualcuno sì, ma è stata una cosa momentanea. Di certo non io, anche perché non sono mai diventato un personaggio. Non mi è cambiato granché: è sempre stato difficile sbarcare il lunario, oggi come allora».
Non è un uomo agiato?
«Vivo della mia musica e questa è la ricchezza più grande. Però non sono agiato: sono un uomo normale».
Secondo lei Arbore ha eredi?
«Uno sì: Fiorello».
Lei ha lavorato pure con Michele Guardì. Ha dato a Rai2 l'unico programma che funziona pure oggi, I Fatti vostri.
«È un programma molto popolare, che tiene compagnia senza fare danni. Mi piace molto».
Da quando è scoppiato il "caso Adriana Volpe", Giancarlo Magalli non è più nel team de I fatti vostri: le risulta che sia effettivamente così spiacevole nei riguardi delle donne?
«Non so se sia vero... Più che altro Magalli è un uomo po' impetuoso che invece di mozzicarsi la lingua fa la battuta. Alla fine, quindi, è scivolato ed è da un po' che non lo vedo in tv».
Anche Claudio Lippi è finito in panchina.
«È un vero peccato! Lippi è simpaticissimo e talentuoso ma, inspiegabilmente, non lo stanno facendo lavorare».
E lei?
«Io cosa?».
Quando torna in tv?
«Boh, e che ne so'!».
Non è dispiaciuto?
«Diciamo che la tv serve per dire: "Ciao, io sto qua: esisto ancora e ora vi dico quello che sto facendo a teatro o in concerto" ».
I suoi colleghi over70 hanno ceduto ai reality: una svolta possibile anche per lei?
«No, grazie. In passato mi invitarono al Grande fratello ma ho rifiutato: non ce la farei. Voglio dire: hanno un solo bagno - uno solo! - per tutte quelle persone! Non fa per me».
Marco Morandi: «Sanremo? Finché ci va mio padre Gianni non posso andare». Barbara Visentin su Il Corriere della Sera il 3 Novembre 2022.
Il cantante torna alla musica a 10 anni dall’ultimo singolo con un omaggio a Rino Gaetano: «Un brano nato in sogno»
Cosa si sarebbero detti Rino Gaetano e la sua fidanzata storica Amelia Conte se quell’incidente d’auto del 2 giugno 1981 non se lo fosse portato via ad appena 30 anni? Marco Morandi li immagina dialogare in «Centonove», brano con cui omaggia il grande cantautore e con cui torna alla musica a 10 anni dall’ultimo singolo. «L’anno scorso ricorrevano i 40 anni dalla sua scomparsa, avevo trascorso una serata parlando di lui, immaginando che cosa avrebbe potuto dire oggi. Poi, quasi in un sogno, ho scritto di getto quel che avevo nella mia testa — racconta Morandi —. Il mattino dopo ho scoperto che anche Piji, l’amico cantautore con cui ne stavo parlando, aveva scritto qualcosa e sono rimasto sconvolto dalla coincidenza».
La fusione dei due testi è diventata «Centonove», dove il titolo riprende un verso di Rino Gaetano, «prendo il 109 per la rivoluzione»: «La canzone immagina la storia d’amore con Amelia che continua, d’altra parte avevano preso casa insieme, si dovevano sposare, avevano fatto i progetti di una coppia felice», dice Morandi. Proprio la compagna, insieme a fan, amici e collaboratori storici di Gaetano, compare nel video del brano: «Ho avuto la fortuna di conoscerla tempo fa, è una persona deliziosa, molto riservata».
La figura di Rino Gaetano è sempre stata centrale per Marco Morandi, 48enne figlio di Gianni che ha collezionato esperienze nella musica, in tv e a teatro: «Porto in giro la sua opera da molti anni, mi è stato concesso di cantarne la canzone inedita “Nuoto a farfalla” e abito anche in via Rino Gaetano» racconta. Secondo lui, è un artista in grado di parlare più che mai alle nuove generazioni: «Ci sono un sacco di giovani che trovano in Rino spunti e riflessioni, lo vedo ai concerti, quando arrivano ragazzi di 15-17 anni che sanno le sue canzoni a memoria. È vivo e attuale». Negli artisti nuovi manca una figura simile alla sua: «Trovare qualcuno con una visione fuori dal coro è difficile. Forse manca un po’ di coraggio, forse siamo distratti da mille cose e facciamo fatica a focalizzarci sulle cose importanti».
Marco Morandi nei prossimi mesi sarà in tour nei teatri con lo spettacolo «20 canzoni da portare su un’isola deserta», una collezione di pezzi che lui ritiene fondamentali, tra cui non possono mancare certo anche alcuni titoli di Rino Gaetano. Negli scorsi anni, tra le sue produzioni teatrali, c’è stato anche «Nel nome del padre storia di un figlio di…», spettacolo con cui ha deciso di mettere in scena oneri e onori dell’essere figlio di Gianni Morandi: «Mi sono reso conto che le domande della gente sono inevitabili così ho deciso di scherzarci su e raccontare io stesso degli aneddoti — spiega —. È stato anche un modo per esorcizzarlo. All’inizio potevo soffrire un po’ l’incombenza di avere un genitore come lui, ma ora sono sereno».
Per arrivare a questa serenità, racconta, «c’è un equilibrio da trovare con se stessi. Io mi sono fatto le mie esperienze e ho avuto le mie soddisfazioni». Gianni, con cui ha lavorato anche in tv, «è stato un padre abbastanza normale, certo non poteva essere molto presente, ma riusciva a esserlo con i principi di base. Non mi ha dato più di tanti consigli, ma vederlo lavorare sul campo mi ha fatto capire molte cose». Tornerà a Sanremo, dov’è stato l’ultima volta 20 anni fa? «La battuta che faccio sempre è che finché ci va mio padre non posso andare io. Quindi aspetto che lui non ci vada per andare».
Serena Grandi e l'ex Gianni Morandi: Perché l'ha lasciata. Da twnews.it e velvetgossip.it l'11 luglio 2022.
Selena Grandy e Gianni Morandi erano insieme quando il cantante era all'apice del suo successo. Improvvisamente, la feroce storia d'amore era finita.
Serena Grandi e Gianni Morandi non sono durati a lungo, ma è rimasto uno dei ricordi più belli dell'attrice che ha fornito i dettagli. Una storia d'amore da Barbara d'Urso qualche anno fa. È facile abbandonarsi con sicurezza al soggiorno di un presentatore napoletano e Grundy ne sa qualcosa. In effetti, è stata proprio lei a parlare dietro le quinte della sua relazione con Morandy che ha attirato molta attenzione sulle pagine della rubrica di gossip. Anni dopo, la storia d'amore, nata nel lontano1983, continua oggi a stimolare la curiosità tra i fan. Visibilmente emozionata, Serena Grandi ha raccontato a D'Urso della sua trama di amore giovanile con il famoso cantautore bolognese. .. Oltre a poter contare su una carriera di successo nel campo della musica, artista poliedrico che si è cimentato come attore e ha condotto diverse edizioni del Festival della Canzone Italiana. ..
Serena Grandi e Gianni Morandi: differenza di età 14 anni
Lei aveva solo24 anni. E non era ancora Femme Fatale che ha fatto tanti film della commedia italiana. 38È sempre stato una delle voci più famose della musica italiana. Per Serena Grandi è stato un amore importante, anche se è durato pochi mesi, ma nonostante un periodo così breve l'attrice ne ha fatto una delle emozioni che ha davvero commosso qualcosa nella sua vita. Sente una classica farfalla sulla pancia, "svolazza" proprio accanto a lui, e se la relazione continua, anche lei ha intenzione di sposarlo. Ho ammesso che lo sarebbe stato.. Ma il lieto fine non è stato il destino di questa storia. Infatti, qualche mese dopo, Serena e Gianni erano già lontani. Capisco davvero qual è il motivo dello scioglimento finché Serena Grandi (Il Salotto di Barbara Duso) non apre lo scrigno dell'amore sepolto in altri ricordi e svela altri dettagli molto importanti. Non ne ho avuto l'occasione.
Grandi di Barbara d'Urso: "Perché ci siamo lasciati"
In un modo più appropriato posto come lo studio di una conduttrice a Napoli che non è successo. Non molto tempo fa, l'ospite della D'Urso Serena Grandi ha raccontato perché ha portato a una rottura decisiva tra lei e Gianni Morandi. "Ci siamo lasciati perché lui era un po' più grande e io non ero pronto per entrare nella famiglia allargata. Ero molto giovane", ha detto l'ospite. .. Ma non è tutto! In un'intervista al settimanale DiPiù , ha anche parlato della sua intenzione di sposare una cantante e delle sue sfortunate conseguenze. " Ad un certo punto Gianni ha chiuso tutti i ponti. C'erano anche bambini al centro", dichiarando ancora Grundy, ma non nascondeva il fatto che era molto malato.
Anticipazione da “Oggi” il 6 luglio 2022.
In un’intervista a OGGI, in edicola da domani, Gianni Morandi racconta la sua esperienza al Jova Beach Party: «Sarò in quasi tutte le date del tour, questa estate non ho preso impegni. Lorenzo per me è stato una botta di giovinezza».
Nell’anno in cui celebra i 60 anni di carriera e a pochi giorni dall’uscita di «La ola», terzo brano scritto da Jovanotti, scherza sul successo delle origini: «“Fatti mandare dalla mamma”.
Ho provato a toglierla dal mio repertorio: cavolo, era un po’ un incubo, mi troverò sul palco col bastone a cantarla! Poi però la gente ci rimaneva male. Mi immagino quando il telegiornale dirà: se n’è andato Gianni Morandi.
E metteranno Fatti mandare dalla mamma… Sdrammatizziamo. Io vorrei morire sul palco, un colpo secco, magari!».
Su che cosa abbia imparato nel tempo dice: «Che non bisogna mai abbattersi, ma andare sempre avanti, inventarsi qualcosa… Io non sono mai stato il più bravo. Tanta gente cantava meglio di me, scriveva meglio di me, stava sul palco meglio di me e non ha avuto quello ho avuto io. Sono nato con la camicia. Non ho fatto la storia, l’ho attraversata, come Forrest Gump».
Morandi e l'ucraina ospitata: "Non parlavamo, stava chiusa in stanza". Edoardo Sirignano il 9 Aprile 2022 su Il Giornale.
L’artista ha ospitato per quindici giorni nella propria abitazione una profuga in fuga dalla guerra.
Gianni Morandi ospita una profuga ucraina per quindici giorni. É quanto ha rivelato il noto cantante in un’intervista con Massimo Giletti su Rtl 102,5. L’artista questa volta, come dice il testo della canzone che è arrivata seconda a Sanremo, ha davvero aperto le porte. L’ospite della villa a Bologna è stata a una 69enne in fuga dalla guerra.
“Si chiudeva in camera – rivela Morandi – piangeva e cercava di parlare al telefono con alcuni familiari che erano là. Non riuscivamo a comunicare molto bene con lei perché parlava solo ucraino o russo”. Pur non comprendendone i contenuti, comunque, non sono passate inosservate al compositore le lunghe conversazioni tra la signora e i suoi parenti. L’autore di “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” fino a ora solo con la musica aveva raccontato i momenti tragici di un conflitto.
Non a caso, però, come da lui stesso rivelato, quell’incontro gli ha ricordato di essere nato appunto durante un momento simile alle immagini che oggi vengono trasmesse dai telegiornali. “Un soldato americano – racconta il nativo di Monghidoro – portò una coperta a mia madre che stava partorendo. Per questo americano, mi chiamavo Little John, chissà dove è finito”.
Ecco perché il cantante ha voluto instaurare un rapporto speciale, sin da subito, con la sua ospite che “è voluta tornare a casa sua, nonostante le bombe”. Lo stesso volto noto della musica, però, ha sottolineato come quei giorni non li dimenticherà mai. Ha tenuto a restare in contatto con la 69enne fino a quando non si è accertato che il suo ritorno in patria fosse andato nel migliore dei modi.
Per il cantautore è stata “un’emozione indescrivibile” quando la signora lo ha ringraziato per l’ospitalità ricevuta. Quegli attestati di stima lo avrebbero riportato alla sua infanzia e ai ricordi della famiglia quando ci fu lo sbarco degli alleati. Mai, però, si sarebbe aspettato un altro conflitto dopo il 25 aprile del 1945.
Per quanto riguarda la crisi in Ucraina, Morandi ha evidenziato come “non si può andare avanti così, prima o poi finirà”. Secondo la colonna portante della canzone italiana, Putin non vuole mostrare al mondo di essere stato sconfitto: “Mi sembra – ha sottolineato – che si stia comportando in maniera folle”. Il cantante bolognese lascia intendere di non essere contrario neanche all’invio delle armi a Kiev, qualora fosse necessario. “Io – ha sostenuto - sto dalla parte dei più deboli, degli ucraini che mi sembrano e sono i più deboli. Se hanno bisogno di aiuti da parte nostra, io sono da quella parte lì”.
Gianni Morandi operato alla mano: «Se non mi fossi ustionato, io e Jovanotti non saremmo amici». Chiara Maffioletti su Il Corriere della Sera il 24 Marzo 2022.
Il cantante parla un anno dopo l’incidente: «Da eventi brutti possono nascere cose belle. Sanremo? Molto più emozionante cantare in gara che condurlo».
Ci vuole pazienza, ha scritto Gianni Morandi sui suoi social, nel pubblicare l’immagine della sua mano destra, dopo l’ultima operazione. Fasciata e «appesa» a una piantana, in una posizione che, a occhio, non sembra comodissima. E di pazienza il cantante ne ha avuta davvero molta.
È passato più di un anno dall’incidente che le ha procurato queste gravi ustioni. Non è ancora un capitolo chiuso.
«Anche questa operazione è una conseguenza di quell’11 marzo del 2021. All’inizio mi ero spaventato moltissimo, ma poco dopo ho cominciato a pensare che mi era andata veramente bene: potevo rimanerci dentro quella buca piena di rami bruciati e braci».
Non c’è scampo: ottimisti come lei si può solo nascere.
«Beh, mi è solo venuto spontaneo iniziare a dirmi: mah, tutto sommato ho salvato la faccia... ho salvato la vita. Poteva andare molto peggio. Ho passato trenta giorni in ospedale, al Bufalini di Cesena. Ma le cicatrici da ustione vanno avanti quasi fino due anni, si muovono continuamente».
Eppure in questo anno è riuscito a cantarci l’importanza dell’allegria. Come ci riesce?
«Bisogna credere che dalle cose brutte possono nascerne altre belle. In quei giorni in ospedale mi chiamò Jovanotti per chiedermi come stavo. Forse nel sentirmi un po’ depresso ha deciso di mandarmi quel primo brano, L’allegria. Inciderla è stato terapeutico per me. Senza contare che è nato così un altro tipo di rapporto tra noi».
Prima non eravate amici?
«L’amicizia si è sviluppata moltissimo in questo anno. Prima ci eravamo visti alcune volte, incontrati in varie occasioni, qualche trasmissione. Io andavo sempre a vedere i suoi concerti, lo trovavo veramente molto bravo. Insomma, c’era un rapporto di simpatia ma non di grandissima amicizia. Nell’ultimo anno le cose sono cambiate, grazie alla sua grande sensibilità nel chiamarmi quando ero malato. Da allora è partito tutto, fino all’esperienza di Sanremo».
Come è stata?
«Fantastica, bellissima. Ero davvero molto emozionato. Tornare in gara dopo aver condotto il Festival due volte, essere stato ospite non so quante volte è stato entusiasmante. L’idea all’inizio era che io e Lorenzo andassimo al Festival a cantarla assieme una volta, come ospiti. Poi abbiamo deciso che la cantassi solo io, ma devo dire che quando conducevo la tensione era minore».
Si è emozionato di più a gareggiare a Sanremo piuttosto che nel condurlo?
«Ma sì, assolutamente. Oltre alla mia, vedevo la tensione dei cantanti che debuttavano e mi ricordavo tante cose (festeggia 60 anni di carriera, ndr). Trovarmi dall’altra parte poi, mi preoccupava anche. Credevo che si potesse pensare: che bisogno c’era di ributtarsi? Ma alla fine il bello della vita è proprio questo: ributtarsi, rischiare, giocare».
E quindi ora cosa avrebbe voglia di fare?
«Non vedo l’ora di andare al Jova Beach Party, questa estate. Speriamo che si possa fare, più che altro. Anni fa ci sono andato e mi sono esaltato... ma magari quello (inteso Jovanotti, nd r ) si rompe le scatole di avermi sempre lì vicino. No dai, non so. Però posso dire che forse, senza quell’incidente non sarei nemmeno finito a Sanremo, insomma non sarebbero successe tante cose».
Nell’ultimo anno però ne sono successe anche tante non belle. Pensava che «C’era un ragazzo che come me amava...» sarebbe tornata tanto attuale?
«Non siamo più quelli di due anni e mezzo fa: abbiamo più paura, non siamo più sicuri di niente. Siamo tutti indeboliti. Che C’era un ragazzo... potesse tornare attuale sembrava impossibile. È passato un mese dallo scoppio della guerra e ogni giorno vediamo immagini di città devastate, morti, bambini in fuga. Certo, è molto più difficile cantare l’allegria. L’anno scorso sembrava che la pandemia si stesse allentando: era un grido di speranza, del tipo “non voglio dimenticarmi quanto è bello essere allegri”. Oggi è più difficile essere ispirati».
La sua operazione come è andata?
«Bene. È stata fatta per raddrizzare un dito che era assolutamente inutilizzabile, piegato. Dovrò stare molto attento, fare fisioterapia, stare un po’ tranquillo. Ma per il Jova Beach voglio essere pronto».
E riecco l’ottimismo.
«Non possiamo abbandonarci alla tristezza perché se no è finito tutto. Bisogna continuare a credere che il sole torna, la primavera torna, che si andrà al mare e magari senza mascherine. Si deve sperare, se no che facciamo?».
Ma nel mentre li abbandona i lavori agricoli?
«Ma come faccio? Vivo in campagna. E poi è come quando uno si butta in acqua e rischia di affogare: se torna a galla non è che poi non si ributta più».
Sanremo 2022, la confessione di Gianni Morandi sulla moglie: "Mi diceva di stare a casa". Quanta paura per il Festival. Il Tempo il 09 febbraio 2022.
“Mi diceva di stare a casa, altro che Festival di Sanremo”. La confessione è di Gianni Morandi, reduce dal terzo posto della kermesse canora campione d’ascolti. In un’intervista a “Repubblica”, l’artista, 77 anni, ha ripercorso i giorni precedenti la gara: la mano ancora fasciata dopo le gravi ustioni riportate in un incidente domestico a marzo 2021, la lunga convalescenza, il confronto con un nuovo modo di fare musica e con gli sfrontati millenials e la paura della moglie che rimanesse prigioniero dell’old style.
Mai profezia fu più sbagliata. Morandi con Apri tutte le porte, scritta da Jovanotti, si è messo la medaglia di bronzo al collo, ha vinto il premio della sala stampa Web e Tv intitolato a Lucio Dalla e ha trionfato nella serata delle cover. “E dire che prima del Festival mia moglie quasi piangeva, mi diceva ‘ma cosa vai a fare a Sanremo, stai a casa’ - ha rivelato Morandi a Repubblica - Il momento più difficile? Il primo giorno, non sapevo come avrebbero preso la mia canzone all'Ariston e il pubblico da casa. Ma Apri tutte le porte ha preso il volo piano piano fino a essere cantata per strada, una grande soddisfazione”.
Il cantante ha ironizzato anche sul suo soprannome: “Da eterno ragazzo a eterno riposo è un attimo! Ora me la godo, stare vicino a Elisa e Mahmood e Blanco è un onore. Progetti futuri? Il Jova Beach Tour. Non voglio essere pagato, voglio esserci per il piacere di farlo. E magari un tour con Al Bano Carrisi e Massimo Ranieri “anche se quei due mi ammazzano con le loro voci” ha concluso Gianni Morandi.
Gianni Morandi, la prima moglie Laura? Impensabile, ecco il suo volto oggi (e come campa). Libero Quotidiano il 09 febbraio 2022.
Gianni Morandi tra i protagonisti di questo Sanremo. Il cantante durante la kermesse musicale non ha solo fatto ballare i suoi tanti fan, ma si è anche lasciato andare a diversi sfoghi. D'altronde la sua vita privata non è mai stata un mistero. Morandi, nato a Bologna nel 1944, è sposato in secondo nozze con Anna Dan, dalla quale ha avuto il 25enne Pietro.
Prima di Anna però nella vita dell'artista c'era Laura Efrikian. Lui e l'attrice sono stati sposati dal 1966 al 1979 e hanno avuto 3 figli, Serena (nata nel 1967 ma vissuta poche ore), Marianna e Marco. Ma che fine ha fatto oggi Laura? Ospite di Oggi è un altro giorno, il programma di Rai 1 condotto da Serena Bortone, la Efrikian ha spiegato i motivi dietro la loro separazione: "Sei giovane e lo vivi con una tale passione e un tale entusiasmo".
E ancora: "Io ho mollato tutto anche se ero un’attrice emergente. Poi cresci e inizi a farti delle domande, cominci a capire che quella botta d’amore è stata importante ma forse non ti accompagnerà fino alla fine dei tuoi giorni. Non parliamo di colpe, nessuno ha colpe". Oggi Laura è felicemente fidanzata con un altro uomo, si dedica ancora alla beneficenza e vive tra l’Italia e il Kenya.
Uno su mille. La persona giusta per unire gli italiani è Gianni Morandi, mandiamolo al Colle (non solo a Sanremo). su L'Inkiesta il 27 Gennaio 2022. Sempre sorridente, mai lamentoso. È l’incarnazione di una generazione che non si lagna su TikTok, non frigna scrivendo memoir, ma supera con una tempra smarrita gli ostacoli, il fuoco e Mogol.
Il volume sui caratteri italiani della storia d’Italia Einaudi conta mille e sessantaquattro pagine, quindi ora non è che io mi metto qui e vi riassumo in cinquanta righe lo spettacolo di Gianni Morandi, che è la storia d’Italia.
Gianni Morandi è nato nel 1944, figlio d’un ciabattino di Monghidoro, un paesino fuori Bologna dove c’erano solo le elementari. Per continuare gli studi bisognava andare a Bologna, ma il padre diceva «Se vai a Bologna diventi delinquente».
È una delle cose che racconta a teatro, in uno spettacolo in cui racconta la sua vita. L’altra sera sono tornata a vederlo, due anni dopo. La domenica in cui l’avevo visto, due anni fa, Stefano Bonaccini vinceva le elezioni regionali, e le Sardine parevano qualcosa di cui tener conto. Poi le repliche sono state interrotte dalla pandemia, e sono riprese la settimana scorsa, a mondo cambiato e sardine scadute. Quando martedì un tizio dal fondo della platea ha urlato «Vogliamo te presidente», io mi sono chiesta come avevo fatto a non pensarci. Gianni, l’unica unità nazionale che abbiamo.
Con un tempismo che se lo metti in un film non ci crede nessuno, in quel momento Morandi si stava sedendo al pianoforte a suonare l’unico inno che questo povero paese abbia mai avuto: “Uno su mille”.
«Il passato non potrà tornare uguale mai: forse meglio, perché no, tu che ne sai. Non hai mai creduto in me, ma dovrai cambiare idea». Uno su mille è la “Born to Run” d’un paese di mitomani, e se vi sembra d’aver già sentito questa battuta è perché l’ho fatta un milione di volte, così come un milione di volte ho detto che la sua residenza bolognese al teatro Duse è uno Springsteen on Broadway a più alto tasso ormonale.
Martedì ci mancava poco gli lanciassero le mutande, le vecchie in platea. Lui faceva lo spiritoso, riferiva che Fiorello gli dice che da «eterno ragazzo» a «eterno riposo» è un attimo, diceva che se facesse un tour delle case di riposo farebbe il tuo esaurito. Intanto noialtre in platea squarciagolavamo «ciunga ciunga ciù ciunga ciunga ciù», e ci chiedevamo se, davvero, esistesse un’autorità morale superiore a quella di Gianni Morandi, una migliore guida per il paese.
Uno che imita Mogol con la precisione con cui Paolo Guzzanti imitava Pertini. Uno che quando fa le canzoni con gli acuti dice: «Quando arrivo a quella nota là, alla Al Bano, dico: ma ce la faccio?» – e intanto a Roma qualcuno «Al Bano» sulla scheda lo scrive: è un’evidente manovra di avvicinamento all’elezione di Gianni. Uno che – nel paese in cui tutti dicono di soffrire di sindrome dell’impostore soffrendo invece d’eccesso d’autostima – dice che di canzoni «ne ho incise seicento: son mica tutte belle». E poi si mette lì e sciorina le più brutte, ma le vecchie le cantano tutte, sanno pure quella che fa «se un somaro si mette un pigiama una zebra non è». Uno con le rughe un po’ feroci sugli zigomi. Uno che poi alla fine a Bologna ci andò, a cantare nel coro della maestra Scaglioni, ma solo il sabato e la domenica, ché durante la settimana il padre lo voleva a Monghidoro a imparare un mestiere, «quella roba lì dura mica».
Un Gianni Morandi dodicenne d’oggi si aprirebbe un TikTok sul quale lamentarsi del padre che non lo valorizza e non ne capisce il genio e si permette di pretendere che si alzi presto la mattina. Un Gianni Morandi che nascesse oggi non sopravviverebbe al primo calo di carriera, al primo Mogol che gli dice io ti scrivo una canzone ma non devi cantarla come cantavi tu, «se alla radio capiscono che sei Gianni Morandi siamo rovinati», sarebbe troppo impegnato a frignare per tirarsi su e poi raccontarci che sì, uno su mille ce la fa, ma quant’è dura la salita.
Un Gianni Morandi che nascesse oggi non sarebbe, tra settantasette anni, su un palco a raccontare ridendo che dal padre ha preso «certi smatafloni». Sugli smatafloni – che temo sia un bolognesismo, ma è praticamente onomatopeico e quindi non abbisogna di traduzione – un Morandi d’oggi scriverebbe memoir dolenti da andare a raccontare in talk-show con le luci basse. E invece, quella generazione lì, che tempra, che tenuta, che solidità.
Morandi cantava «Non ho barato né bluffato mai, e questa sera ho messo a nudo la mia anima: ho perso tutto, ma ho ritrovato me», e io pensavo a una signora che tempo fa mi chiedeva come mai noialtre pappemolli avessimo bisogno del bonus psicologo per essere state sul divano con Netflix, considerato che loro non ne avevano avuto bisogno dopo la seconda guerra mondiale.
Morandi tornava da Sanremo dove aveva provato la canzone con cui gareggerà la settimana prossima, veniva a Bologna a fare tre ore di concerto, ripartiva per andare a provare il duetto del venerdì sanremese, tornava per fare (stasera) un altro concerto bolognese, e poi il festival di Sanremo, e per la settimana dopo ha già fissato un altro spettacolo al Duse.
Morandi pur di non stare sul divano con Netflix si è buttato nel fuoco: che cos’è il suo ustionarsi dando fuoco alle sterpaglie se non una testimonianza del fatto che l’indolenza salta una generazione (o forse due)?
Mica lo so cos’aspettiamo a eleggere Gianni. Aveva ragione il tizio che urlava al Duse. Abbiamo diritto a un presidente che sorrida anche mentre suona la chitarra con una mano ustionata e ancora non del tutto rimarginata, abbiamo diritto a un presidente con un repertorio d’aneddoti su Lucio Dalla che gli lascia un alano in casa, sul bar di Monghidoro nel cui televisore vide Modugno, sulla madre che si rifiutava di ascoltare Volare perché esisteva solo Claudio Villa. Abbiamo diritto a un presidente che sia la storia d’Italia. «Tu non sai che peso ha questa musica leggera: ti ci innamori e vivi, ma ci puoi morire quando è sera».
GIUSEPPE FANTASIA per ilfoglio.it il 20 gennaio 2022.
“Penso da sempre che le donne – dice Gianni Morandi - siano meglio degli uomini, anche perché sono più sincere. In una famiglia è la donna che tiene in piedi il tutto ed è più equilibrata, almeno nella mia. Le idee di mia moglie Anna sono sempre più sagge e meno cialtrone delle mie”, aggiunge ridendo.
Una donna al Quirinale? “Perché no? Non mi dispiacerebbe affatto, sarebbe una bellissima scelta. Sono tante quelle che hanno avuto ruoli importanti dimostrando di saper fare molto bene il loro lavoro, nonostante le critiche: penso alla Thatcher, alla Merkel e alla von der Leyen. Le donne sono brave: diamo loro delle responsabilità e staremo meglio tutti”.
In un momento come questo in cui il Covid va di pari passo con la bagarre istituzionale relativa proprio all’elezione di colui o di colei che dovrà salire al Colle, “convergere su un nome solo” – aggiunge il cantante di Monghidoro, in Emilia Romagna – non è facile, ma una donna potrebbe mettere d’accordo tutti”.
“Qualcuno parlava di Marta Cartabia e credo che abbia tutta l’autorità, la competenza e l’esperienza per poter fare il presidente. Hanno fatto anche il nome della Casellati o della Bonino, ma staremo a vedere. In ogni caso, una donna al Quirinale non ci starebbe male, sarebbe la prima volta in Italia”, ragiona via Zoom dal Teatro Duse di Bologna, dove sta per esibirsi in concerto a una decina di giorni dalla partecipazione al Festival di Sanremo. Negli anni, Morandi lo ha vissuto da artista in gara – da solo e in gruppo – da ospite e da conduttore. Ma soprattutto lo ha vinto.
Solo due donne sono riuscite a condurlo - Antonella Clerici e Simona Ventura – ma nessuna è mai stata nominata direttrice artistica, il ruolo che da tre edizioni, compresa questa che sta per iniziare, ricopre Amadeus. “Al suo posto ci vedrei molto bene Laura Pausini o Fiorella Mannoia. Possono benissimo presentare e scegliere le canzoni e, come loro, anche Elisa o Mara Maionchi che iniziò con Battisti e Mogol e che ha tanto ancora da insegnare”.
Una donna a tutti i costi e un eccessivo politicamente corretto, dalla politica alla musica, dal cinema alla tv, non le sembra esagerato – gli chiediamo – non rischia di portare a un altro tipo di eccesso? “Ovviamente sì – fa lui – basti pensare ai Premi Oscar e a cosa è successo lì. Viva il rispetto della parità di genere e delle minoranze, ma in certi casi come in altri, che si tratti della presidenza della Repubblica o di Sanremo, bisogna restare sulla qualità della persona. A mio parere le donne che Amadeus ha scelto, per esempio, le ha volute non per essere corretto, ma per dare una panoramica diversa, una scelta che non mi dispiace. Bisogna guardare alla qualità, ripeto, e soprattutto alla misura, e non è facile”.
Sul palco dell’Ariston Morandi sarà tra i big in gara con il brano Apri tutte le porte che gli ha scritto appositamente Jovanotti. Una collaborazione, quella con il collega di Cortona, nata dopo che Morandi è caduto su un fuoco di sterpaglie nel suo giardino. “Senza la mia mano bruciata", precisa, "non sarei andato all’ospedale, non avrei ricevuto la telefonata preoccupata di Jovanotti e non mi avrebbe proposto di cantare al suo posto prima L'allegria e poi Apri tutte le porte; forse, l’idea di Sanremo non ci sarebbe proprio stata”.
Molte delle 25 canzoni in gara ascoltate in anteprima hanno come tratto in comune proprio questa voglia di reagire a quello che è successo negli ultimi due anni e mezzo e che continua a succederci. Lui dice “Apri le porte”, un altro cantante dice “Fottitene e balla”, un altro ancora “muoviamo il culo e le mani anche se sta per finire il mondo”. Quella di Morandi, dunque, può essere anche un esorcismo per una speranza? “Uno cerca di cantare anche la realtà che sta vivendo”, precisa.
“Credo che tutti noi abbiamo la necessità di tirarci su e di venire fuori da tutto questo. Apri le porte è una canzone di speranza e per me è stata quasi una terapia, visto che avevo passato 27 giorni in ospedale. Volevo ricominciare a vivere. Ha un ritmo formidabile che dà la carica, ma non è la classica canzone di Sanremo. Jovanotti è uno splendido rapper, ci sono i suoi ritmi, le sue parole, quel suo pensare positivo che ci accomuna oltre allo sport: lui in bici, io con la mia corsa. Le scarpe da running saranno le prime cose che metterò in valigia, perché correrò anche a Sanremo.
Come lui, amo il rischio e amo fare cose diverse, anche lontane da me, ma siamo molto simili soprattutto in quella capacità che abbiamo di trovare anche nelle difficoltà una strada per venirne fuori”. Il brano è prodotto dal musicista tedesco di origine turca Mousse T che gli sarà a fianco come direttore d'orchestra. In gara troverà anche l'eterno "rivale" Massimo Ranieri. “L'Italia da sempre è fatta di dualismi: Coppi e Bartali, Del Piero e Baggio. Anche io e Massimo eravamo così, ma alla fine siamo diventati amici. Al Bano invidioso? Eh, prima o poi faremo quel tour a tre di cui parliamo da tanto".
Morandi ci confida di non aver visto È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino e sa poco, quindi, della frase – ripetuta noiosamente da troppe persone - “Non ti disunire” che il regista Antonio Capuano rivolge al giovane Fabietto, protagonista del film, “ma prima di quella frase – tiene a precisare - io avevo già detto “Restiamo uniti”, che è stato e che continua ad essere il mio mantra”. “Ho cantato Si può dare di più e oggi, quella frase, la dedicherei a tutti noi: dobbiamo darci più fiducia e dovremmo cercare pensare in alcuni ambiti allo stesso modo per il bene di tutti, invece le battaglie politiche non hanno come obiettivo il senso dell’insieme”.
“La musica – aggiunge - mi mantiene giovane. Volevo fare un pezzo più divertente e più ritmico, visto che ne ho fatte troppe di canzoni melodiche con l’acuto finale". Nonostante sia per lui la settima volta in gara su quel palco (più due da conduttore), non nasconde l’emozione ("Mi viene la tremarella e mi suderanno le mani, lo so”), anche perché quest’anno festeggerà i 60 anni dalla sua prima canzone registrata, Andavo a cento allora – “sono coetaneo dei Beatles e il loro singolo, Love me do, uscì a pochi giorni di distanza dal mio” – e i 50 anni dalla sua prima volta proprio a Sanremo. “Nonostante fossi già conosciuto, per dieci anni non ci andai, perché impegnato a fare Canzonissima da settembre a gennaio. Riuscii ad andarci solo nel 1972 con Vado a lavorare. Cochi e Renato mi mandarono un telegramma su cui scrissero che a lavorare dovevo andarci io. Avevano ragione, perché quella non è stata certo la mia miglior canzone (ride, ndr)”.
A lavorare – come dice – poi ci è andato e a parte qualche episodio che ricorda ancora con grande dispiacere (“quando aprii il concerto dei Led Zeppelin a Milano, il 4 luglio del 1971, una data che non dimenticherò mai, mi tirarono i pomodori”), ci è riuscito e anche molto bene. “Nella vita ci vuole culo, è inutile negarlo, e io l’ho avuto”, dice prima di salutarci. “Dieci anni dopo quell’episodio, ritrovai la mia strada nel 1981 grazie a Mogol, che si era appena separato artisticamente da Battisti. Mi disse se sapevo giocare a pallone e poco dopo mi chiese perché non ricominciassi a cantare. Mi fece tornare quella voglia di ricominciare, di ributtarmi nella mischia e nella musica che non mi ha mai più abbandonato. Nella vita ci vuole fortuna, lo ripeto: poi sta ad ognuno di noi saperla gestire, ma – soprattutto – saperla mantenere”.
Il Sanremo ottimista di Gianni. "La rinascita dopo l'infortunio". Paolo Giordano il 20 Gennaio 2022 su Il Giornale.
Al Festival con "Apri tutte le porte": "I Beatles ed io siamo usciti nel 1962, ho avuto fortuna a incontrare Morricone".
La manona è sempre fasciata: «Gaber suonava la chitarra con tre dita, Nek, anche lui infortunato alla mano, ora suona il basso con tre dita, insomma si può fare». Il resto però vola libero. Dopo quasi un anno da quel maledetto 11 marzo nel quale ha rischiato di perdere mano, faccia e vita nel fuoco, Gianni Morandi sprigiona un'energia che fa sembrare vecchio pure un ventenne. Sarà in gara al Festival di Sanremo con un brano scritto da Lorenzo Jovanotti e festeggerà i cinquant'anni dalla (non memorabile) prima volta: «Nonostante tutto la tremarella potrà venire pure a me che ne ho viste di cotte e di crude. Magari i giovanissimi lo sentono di meno. Ma per me Sanremo è sempre Sanremo». Ha appena compiuto 77 anni, ieri sera è ritornato a esibirsi al Teatro Duse della sua Bologna (ultima data il 17 febbraio, per ora) e dal primo febbraio sarà sul palco dell'Ariston: «Per me è come un ricominciare con una canzone di speranza, senza dubbio senza l'infortunio non avrei collaborato con Jovanotti e magari non avrei neanche progettato di andare al Festival».
Il brano si intitola Apri tutte le porte, ha un ritmo figlio del northern soul e della Motown, di Wilson Pickett e del geghegè e ha pure una straordinaria forza contagiosa. «Mica è facile cantarlo, ha le parole incastrate una dentro l'altra come dico sempre a Lorenzo». All'Ariston ritroverà in gara anche Massimo Ranieri ossia il suo «rivale» preferito ai tempi di Canzonissima: «In una Italia fondata sul dualismo come con Bartali e Coppi era inevitabile diventassimo rivali. Un tour con lui e Al Bano? Ne sento parlare, perché no?». Ora Morandi e Ranieri si ritrovano di nuovo in gara come mezzo secolo fa: «Allora ci scambiavamo le vittorie. Ora se mi dicessero che lui vince e io arrivo secondo ci metterei la firma. Ma più probabilmente io arrivo 12esimo e lui chissà».
Quando parla, Morandi è una sorta di romanzo popolare che si sfoglia pagina dopo pagina. Se in questi ultimi anni i pesi massimi della canzone d'autore si sono avvicinati al Festival di Sanremo, una parte del merito è anche sua: «Mi inginocchiai per avere Vecchioni al Sanremo che dirigevo io, ora l'atmosfera sta cambiando ma mi dispiace che per tanti anni non sia stato considerato un palcoscenico all'altezza. Credo che per artisti come Venditti o De Gregori sarebbe una bella opportunità. E comunque penso che sia meglio essere in gara che arrivarci da ospite». E se lo dice lui c'è da crederci, visto che ha attraversato la musica italiana da vincente («Come quando feci il provino a Roma con Morricone, Bacalov e Migliacci, cioè come essere al posto giusto nel momento giusto») e anche da perdente come quando fu ricoperto di fischi sul palco dei Led Zeppelin al Vigorelli il 4 luglio 1971: «Un incubo. Quando toccò a me, sentii un boato, ma non era di gioia, era un boato all'incontrario, un gigantesco invito ad andarmene».
Da quel momento Gianni Morandi entrò nel vivo di una crisi che già il Sessantotto aveva iniziato a celebrare. Il crollo di vendite. L'iscrizione consolatoria al Conservatorio. Le incertezze sul futuro. Poi la rinascita. «Ho avuto culo a ritrovare la strada dopo 10 anni di crisi, ho incontrato Mogol alla fine del suo rapporto con Battisti, abbiamo iniziato la Nazionale Cantanti, insomma sono ripartito».
Ora è un padre della patria pop al quale si chiede cosa pensa di un presidente della Repubblica donna («Le donne sono senza dubbio superiori agli uomini e, al Quirinale, una Cartabia, una Casellati o anche una Bonino potrebbero mettere d'accordo tutti») e di un possibile direttore artistico al femminile proprio a Sanremo: «Penso che Pausini o Mannoia o Elisa o Mara Maionchi non avrebbero problemi a farlo».
In sostanza, tutto passa tranne Morandi. E, tornando al Festival di Sanremo mezzo secolo dopo la prima volta, conferma una vitalità che tanti se la scordano. «Dopotutto - dice ridendo - ho esordito in contemporanea con i Beatles, Fatti mandare dalla mamma è uscito poche settimane prima di Love me do». E lui è ancora qui. In pole position. Paolo Giordano
Sandra Cesarale per il “Corriere della Sera” il 3 ottobre 2022.
E guardo il mondo da un oblò...
«A vent' anni andai via di casa. Il papà della mia ragazza, conosciuta al liceo, si era separato e voleva stare con la nuova fiamma. Poiché la figlia da sola non poteva rimanere, decise che dovevamo convivere nel suo appartamento di piazza Bologna, a Roma. Il primo verso di Luna mi riporta a quel periodo, eravamo giovani, liberi e squattrinati. Mia madre non mi parlò per mesi».
Il suo primo successo è nato lì?
«Sì, in parte. Avevo un giorno per cantare l'intero album, a Milano. Non ci credeva nessuno. Passai una nottataccia prima di entrare in studio, ero nervoso. Uscii dall'albergo, poco prima dell'alba, con le stelle ancora in cielo. E la canzone che si doveva chiamare Anna si trasformò in una dichiarazione d'intenti alla luna».
Gianni Togni, 66 anni, è un cantautore prestato al successo (negli anni Ottanta e Novanta non solo in Italia) con canzoni come Semplice , Giulia , Per noi innamorati e Luna. Ha abbandonato la frenesia del pop commerciale per percorrere strade artistiche più impervie.
Dopo più di 14 anni ha vinto la sua ritrosia e la scorsa primavera è tornato a salire sul palco per un affollatissimo mini-tour dal quale è stato registrato il suo primo album live. «Sono schivo, non amo la mondanità e vado poco in tv, la vita della popstar non fa per me. Non metto in piazza i sentimenti sui social. Negli ultimi anni ho perso parecchie persone care, per pudore sono stato zitto».
Era molto legato a Fabrizio Frizzi.
«Lo conobbi che non si era nemmeno affacciato in tv. Stava in radio. La sera invitavamo a cena gli amici. In terrazza avevamo un tavolo da ping pong. Agguerritissimi, organizzavamo tornei, con un fitto calendario di incontri. Il mio nome di battaglia era Smithson, Fabrizio si faceva chiamare Rogers».
È anche amico di Rita Dalla Chiesa?
«Lo sono diventato dopo la fine del suo matrimonio con Frizzi. Era rimasta sola a ristrutturare quello che avrebbe dovuto essere il loro appartamento. Fabrizio mi chiese di aiutarla. Io: "Mica sono un architetto". Mi convinse. Così mi trovai in mezzo a muratori e calcinacci. Fu divertente però, con Rita non ci siamo più persi di vista, anche se politicamente abbiamo idee diverse».
A 18 anni si era iscritto all'università?
«Facoltà di Lettere, alla Sapienza. La mia fidanzata dava lezioni di ginnastica e poi trovò un posto in banca. Io frequentavo i corsi e le passavo gli appunti. Presi in affitto un pianoforte verticale e quando non studiavo componevo canzoni con Guido Morra. Ma avevo un piano B: insegnare, diventare giornalista o scrittore. Il successo mi ha impedito di laurearmi, nonostante i voti alti. Avrei fatto felice mio padre».
Che famiglia era la sua?
«Atipica. Mamma Marianna, detta Anna, era un personaggio particolare, una bellissima donna. Veniva da una famiglia abruzzese la cui ricchezza si è dissolta negli anni. Papà Franco era figlio di un capostazione, studiava ingegneria, ma, per non farlo partire in guerra, mio nonno gli trovò un posto nelle Ferrovie dello Stato».
Personalità opposte.
«Lui era un gran lavoratore, molto impegnato; lei affabile, generosa ma possessiva e un po' snob. Quando mio padre le diede il primo stipendio, mamma lo spese in un giorno».
Un episodio della sua adolescenza?
«Un rumore più che altro. Papà, che diventò un dirigente, a casa c'era poco, ma doveva avere un telefono collegato con le stazioni di tutta Italia, così ci trasferimmo in un appartamento sopra la Tiburtina. Dalla mia stanza sentivo lo sferragliare dei treni. Con il tempo li riuscivo a distinguere: merci, accelerato, espresso. Mi hanno aiutato a scrivere con ritmi diversi le canzoni».
In casa giravano parecchi artisti.
«Mia nonna paterna suonava il piano e cantava lirica per passione. Zia Edda, sorella di mio padre, era scultrice e pittrice. Avevo uno zio avvocato e pianista jazz, viveva a Lanciano, suonava da dio. E poi c'è mio fratello Pierlorenzo, cinque anni più grande di me. Un bel rockettaro che è diventato un fotografo musicale. Gli rubai la mia prima chitarra».
Fratelli-coltelli?
«No, siamo legatissimi. Però i miei gliene avevano regalata una che lui aveva abbandonato in giro per casa. E io ne approfittai».
Imparò da solo a suonare?
«Per forza. Anche perché quando mi iscrissero a lezioni di pianoforte fui cacciato. A mia madre dissero che ero indisciplinato, perché appena imparavo un accordo mi lanciavo a comporre e non seguivo più l'insegnante.
Andò meglio con la scuola di canto, ad Ancona, dove abbiamo abitato per un anno. A volte lisciavo il corso perché mi perdevo nella nebbia. Avevo 8 anni. Ma cominciai molto prima, cantando Morandi, Fatti mandare dalla mamma , e sui dischi di Little Tony. Mi avevano pure preso per lo Zecchino d'Oro. Non andai perché uno zio si ammalò».
Ha cominciato giovanissimo.
«A 16 anni, la domenica pomeriggio, cantavo al Folkstudio giovani. Dovevo portare una canzone nuova ogni settimana. Salivo sulla pedana con la chitarra e appoggiavo il testo su una botte, perché non c'era tempo di impararlo a memoria. Molti di quei brani finirono nel primo disco.
Mio padre firmò la giustificazione per farmi saltare un mese di liceo e lasciarmi incidere per la It In una simile circostanza. Andò malissimo».
Non era che l'inizio.
«In quegli anni Rino Gaetano, della stessa casa discografica, era un po' il mio supervisore. Abitavamo vicini, lui sulla Nomentana e io alla stazione Tiburtina. Mio fratello lo aveva fotografato per la copertina del suo primo disco. Avevo 18 anni. Quando si facevano le interviste o c'erano delle feste alle quali non potevo mancare, Rino mi passava a prendere, mi suggeriva con chi parlare, mi offriva una Coca Cola».
Ha aperto i concerti di Amanda Lear.
«Ad Albenga la sbirciai mentre riposava nel giardino dell'hotel, su una sdraio, circondata da boys, musicisti, amici in adorazione. Rideva. Era una signora allegra e una superdiva».
E quelli dei Pooh.
«Dovevo stare tre giorni, sono rimasto tre anni; siamo stati pure in tour negli Stati Uniti. Viaggiavo con loro in macchina. Guidavano o Red o Dodi. Dietro sedevamo io, l'ultimo a destra, in mezzo Roby e a sinistra Stefano, un maniaco della perfezione, da cui ho appreso molto. Pretendeva che, alla fine dei concerti, la scritta Pooh si alzasse in scena, perfettamente orizzontale.
Era compito di una coppia di tecnici che dovevano girare due manovelle in sincro. Io, dalla platea, dovevo controllare che l'operazione venisse eseguita con precisione chirurgica. Gli dicevo sempre che tutto era filato liscio. Mentivo per non farlo arrabbiare. Ogni tanto il nome veniva su sbilenco».
Mai avuto imprevisti?
«Sì tanti, ma quello che ricordo ancora oggi, ridendo, è quando intrapresi un lungo tour di interviste nelle radio libere. Il primo della musica italiana. A volte bisognava raggiungere posti immersi nel nulla. Un giorno arrivammo con un'ora di ritardo perché la macchina rimase bloccata in mezzo a un branco di pecore».
A Sanremo non è mai andato. Perché?
«Le gare nell'arte sono ridicole, non è uno sport. Un anno la casa discografica mi costrinse a presentare una canzone. Inviai a Pippo Baudo Stanotte tienimi con te. La scartò, per fortuna. Lo bacio ancora quando lo vedo».
Jovanotti ha inciso Luna e l'ha voluta sul palco del suo beach party. Com' è andata? «Semplice, non mi ha avvertito. L'ho saputo da un mio amico e io non gli ho nemmeno creduto. Qualche giorno dopo mi arriva un messaggio da Lorenzo: mi aveva nascosto tutto perché temeva il mio giudizio».
Invece?
«Invece è stato bravo, ha una grande umiltà e umanità. L'ha riletta senza stravolgerla. Poi mi ha invitato a cantarla con lui, davanti a quarantamila persone. Abbiamo provato in spiaggia, il pomeriggio. La sera dritti sul palco. Era un po' di anni che non cantavo live, però quando entro in scena non mi rendo conto di niente».
Con il regista Patroni Griffi qualche scaramuccia c'è stata.
«Quando arrivavo durante le prove del musical Hollywood, ritratto di un divo , si scaldava: "È arrivato il diavolo", perché gli rubavo gli attori per portarli in studio di registrazione».
Dopo il successo di «Hollywood» anche Lucio Dalla le chiese un parere.
«A cena, dopo la prima del suo musical su Tosca, Lucio si mise di fronte a me e volle un giudizio. Io, imbarazzato, risposi che il primo quarto d'ora era strabiliante, poi si perdeva. Mi fulminò: "Ovvio, non amo i musical"».
Quando non canta?
«Leggo, ascolto la nuova musica indipendente, vado a teatro, viaggio con la mia compagna Maria Romana. Sono un collezionista di vinili, ne ho più di tremila. Il primo che ho acquistato è dei Rokes, ce l'ho ancora. Mi è costato 1.700 lire più Ige, non c'era l'Iva».
È vero che con De Gregori vi incontravate a comprare dischi?
«A Roma si andava da Consorti perché ascoltavi gli album in una cabina. Quando usciva il nuovo lavoro di Dylan, Francesco era lì. A volte si ponevano scelte terribili. Ricordo l'indecisione davanti al primo lp solista di Paul McCartney e a Let it be . Vinsero i Beatles».
È anche uno sportivo?
«Da ragazzino ho conosciuto Lorenzo, il figlio di Oscar Mammì. Con lui giocavo a hockey su prato. Poi più niente per parecchio tempo. A trent' anni ho scoperto la passione il tennis. Quando stavo migliorando ho dovuto smettere per un problema alla retina di un occhio: non vedevo arrivare la pallina».
La lezione più importante?
«Quella di papà: qualcuno è più bravo di te? Studialo. Non invidiarlo, metteresti in evidenza la tua mediocrità».
Gianni Togni: torno in concerto e racconto la mia storia pop. Sandra Cesarale su Il Corriere della Sera il 10 Maggio 2022.
Il cantautore e compositore romano sabato salirà sul palco dell’Auditorium per l’ultima tappa del tour che festeggia i quarant’anni di «Luna».
«Erano quarant’anni di Luna... adesso sono diventati i quarant’anni di Vivi». Scherza Gianni Togni tornato a esibirsi live con un mini tour che, dopo essere stato posticipato per la pandemia, il 2 maggio è partito da Torino, è passato per Milano e sabato si chiuderà al Parco della Musica. Biglietti sold out. Ma da questi tre live potrebbe nascere un album dal vivo. «Il primo della mia carriera», racconta Togni. Sul palco sarà accompagnato dalla band formata da Aidan Zammit (tastiere), Massimiliano Rosati e Giovanni Di Caprio (chitarre elettriche), Luca Trolli (batteria), Marco Siniscalco (basso).
Chiude il tour nella sua Roma, che qualche volta ha criticato.
«Ma sta anche in tante mie canzoni. Mi dà fastidio la gente che butta le cicche per terra, le strade zozze. Però quando sono all’estero, alla fine, non vedo l’ora di tornare a casa. Roma ha delle luci e degli scorci fantastici. Non potrei vivere in nessun’altra parte del mondo. Ricordo, con passione, il mio primo concerto qui. Era l’81 o l’82, al Teatro Olimpico. Era strapieno».
È tornato a esibirsi dopo più di 15 anni passati a incidere dischi e a comporre musical. Come è andata?
«È stato complicato. Avevo perso l’attitudine e l’abitudine di provare dalle 10 del mattino fino alle 7 di sera. Stavo lavorando al nuovo album e sono stato catapultato in un altro mondo. Ansia ed emozione mi hanno accompagnato fino a quando sono salito sul palco di Torino. Ma quando sei lì tutto passa».
Per lo spettacolo dal vivo sono stati anni di sofferenza. Com’è ora la situazione?
«Il 30 per cento delle persone che lavoravano dietro le quinte ha cambiato mestiere. E con i tour che sono partiti insieme è stato difficilissimo trovare tecnici e anche i musicisti. Io ho con me una band fantastica. E li ringrazio».
Che concerto sarà?
«Teatrale, intimo. Perché odio il vorrei ma non posso. Luci ferme come se fossero dei quadri. E tanta musica».
Questo tour era nato due anni fa.
«L’idea era di festeggiare 40 anni di Luna, non tanto per la canzone, quanto per il pubblico che mi segue sempre. Così mi sono buttato in questa impresa, perché amo stare in sala di registrazione, è più creativo».
Ha cambiato qualcosa rispetto all’idea iniziale?
«Soprattutto è stata tagliata qualche canzone. Altrimenti sarebbe diventato un concerto epico». Ride Togni e aggiunge: «Questi live sono un racconto anche per far capire a chi conosce solo la prima parte della mia storia cosa è venuto dopo. Quello degli artisti è un cammino, bisogna andare avanti, reinventarsi».
È una costante della sua carriera.
«Sì. Il prossimo album sarà diverso dal precedente. Io sono pop e la grandezza del pop sta nel suo essere inclusivo. Ci puoi mettere jazz, folk, classica».
Quali sono le sue influenze?
«Non sono italiano, musicalmente. Ascolto The National, Bon Iver, i Black Country, New Road, gli American Football. Non è musica da classifica, ma è quella che a me piace».
Lei fa solo quello che ama?
«Sì. E mi trovo benissimo. Nel 2003, tornato da Stoccolma dove misero in scena il mio musical su Greta Garbo, decisi che non avrei più firmato per una major e fondai la mia etichetta. La creatività di un artista non può essere comandata. E una grande casa discografica non sborserebbe le cifre che spendo io per incidere un album».
Quindi ai giovani non rimangono che i talent?
«Per tanti di loro l’album è un mezzo per la fama. Chi comincia vuole andare a Sanremo, in tv». Come i Måneskin? «Ho ascoltato il loro disco e sono veramente bravi. Come tutto il rock si basano sui riff. E puntano moltissimo sull’estetica, cosa lontana da band come i Deep Purple o Led Zeppelin. Per molti giovani, i Måneskin o i Greta Van Fleet sono una novità. Per chi ama i vecchi gruppi, sono un richiamo al passato. Ma preferisco la loro musica ad alcuni rapper poco preparati».
Gigi D’Agostino e la malattia, nuova foto sui social con il deambulatore: «Voglio un po’ di pace e forza». Eva Cabras su Il Corriere della Sera il 15 Gennaio 2022.
Il dj e producer Gigi D’Agostino aveva annunciato mesi fa di avere una «grave malattia» che lo ha colpito in maniera aggressiva.
Dopo pochi mesi dall’amaro annuncio della sua malattia, Gigi D’Agostino torna a farsi vedere sui canali social, con una foto che lo ritrae a casa mentre cammina con un deambulatore.
La salute del celebre dj, noto per aver accompagnato la giovinezza di molti con la sua musica dance, sta certamente a cuore a milioni di fan, ringraziati nel nuovo post, dove D’Agostino scrive: «Spero che questo nuovo anno mi doni un po’ di pace e di forza».
«Gigi Dag», all’anagrafe Luigino Celestino Di Agostino, ha da poco compiuto 55 anni. Non si è mai sbilanciato sulla natura della sua condizione, ma ha spiegato che il male che lo affligge si è presentato in maniera piuttosto aggressiva.
L’annuncio della malattia
Alla fine del 2021, dopo mesi di assenza dalla scena pubblica, fu lo stesso D’Agostino a rivelare la motivazione per il suo recente silenzio: «Purtroppo da alcuni mesi sto combattendo contro un grave male che mi ha colpito in modo aggressivo… È un dolore costante… non mi da pace… La sofferenza mi consuma… mi ha reso molto debole… ma continuo a lottare… spero di trovare un pochino di sollievo».
Già nel 2017 — come scritto da Alessandro Vinci qui — il dj aveva annullato due date del suo tour per sottoporsi a una «terapia di alcuni giorni». «Il mio problema questa mattina si è aggravato», aveva specificato.
Nelle sue parole c’erano preoccupazione e dolore, ma con il nuovo scatto pare almeno che l’amatissimo musicista si trovi nel comfort della propria casa, sebbene aiutato nella mobilità dal deambulatore. La speranza è senza dubbio che D’Agostino si trovi sulla via della guarigione.
LDA raccomandato a Sanremo? La replica del cantante. LDA ha replicato contro chi lo ha criticato per la sua partecipazione a Sanremo 2023 in quanto figlio di Gigi D'Alessio. Alice Coppa il 13 Dicembre 2022 su Notizie.it.
LDA, ex volto di Amici e figlio di Gigi D’Alessio, ha replicato via social contro chi lo ha accusato di essere raccomandato per via della sua partecipazione a Sanremo 2023.
LDA: la replica alle critiche
Fra i big in gara al Festival di Sanremo 2023 vi sarà anche LDA, alias Luca D’Alessio, figlio di Gigi D’Alessio e Carmela Barbato. In queste ore il cantante ed ex volto di Amici ha voluto replicare via social contro coloro che lo hanno criticato in quanto “figlio di”. Per molti infatti il cantante sarebbe stato selezionato per prendere parte al Festival in quanto raccomandato da suo padre, il celebre cantante Gigi D’Alessio.
Lui stesso ha replicato a questo genere di commenti scrivendo via social:
“Ci tenevo a togliermi un attimo un sassolino dalla scarpa. Intanto grazie a tutti l’ho detto anche prima, sono ufficialmente a Sanremo. C’è gente che giustamente già ha iniziato a parlare, mi sembra di rivivere la stessa cosa in loop. Ma a noi non ce ne f.tt. proprio, almeno a me non me ne f.tt.. Potete immaginare quello che stanno dicendo.
A me non è che interessa moltissimo. Il problema sapete qual è, è che quando non riescono a criticare la musica che uno fa, devono per forza criticare altro perché non sanno dove attaccarsi. Questo è un consiglio che do anche a voi, penso ognuno di noi abbia un sogno, ci sarà sempre qualcuno di invidioso. Uagliù f.ttetevi altamente di quello che dicono, perché l’importante è che vi svegliate di prima mattina e vi guardate allo specchio e vi sentite bene con voi stessi, il resto veramente non conta nulla.”
Al momento non è dato sapere con quale brano LDA parteciperà a Sanremo 2023 e in tanti sono in attesa di scoprire altri dettagli.
Sulla questione suo padre Gigi D’Alessio non ha rotto il silenzio e in tanti si chiedono se lo farà.
Il cantante napoletano. Gigi D’Alessio: “A Sanremo era come fossi sceso da un barcone, contro di me razzismo culturale”. Vito Califano su Il Riformista il 3 Dicembre 2022
Lo scorso giugno Gigi D’Alessio ha festeggiato con due serate, in diretta sulla Rai, i trent’anni di carriera a Piazza Plebiscito. Il ragazzo nato Luigi che da giovane si addormentava con le cuffie e le canzoni di Claudio Baglioni nelle orecchie fino a quando la madre non le spegneva lo stereo, si è raccontato in una lunga intervista a Il Corriere della Sera. “A 5 anni già suonavo la fisarmonica di mio fratello Pietro. Troppo grande per me: lui la reggeva e muoveva il mantice, io premevo i tasti. Poi papà Franco mi regalò un organetto Bontempi, bianco e arancione. La musica ti moltiplica l’anima, ti rende più sensibile. A 10 anni entrai in conservatorio e andai a vivere con nonna Maria, perché era più comodo. I miei, che avevano un negozio di abbigliamento, mi comprarono il primo pianoforte, pagato 1 milione e 900 mila lire in circa 400 comode rate”, ha raccontato.
La gavetta ai matrimoni con un quartetto, lui alle tastiere. Dal 1989 al 1992 pianista di Mario Merola. “Un personaggio unico, di grande carisma, eravamo come padre e figlio. Un pezzo di pane, l’uomo più buono al mondo, anche se nei film faceva il cattivo, il guappo, il carcerato, il mammasantissima. Girare a Napoli con lui era come passeggiare a New York con Sinatra”. La svolta con Cient’anne, scritta e cantata in duetto proprio con Merola: “Appena uscì, in tre ore a Napoli era diventato come Yesterday dei Beatles. E quando al mio debutto in concerto, nel 1993, al teatro Arcobaleno di Secondigliano, vidi i bagarini davanti all’ingresso, capii che era successo qualcosa di bello”. Ai critici musicali che l’hanno sempre piazzato tra i neomelodici solo ringraziamenti.
“Quando sono andato a Sanremo, anno 2000, sembrava che fossi appena sceso dal barcone, contro di me c’era razzismo culturale, come se potessi cantare soltanto di vicoli e sceneggiate. Che poi in Non dirgli mai c’era una sola frase in napoletano. E oggi in molti conservatori la studiano come trattato di armonia“. Con Pino Daniele invece un rapporto turbolento. “Ce ne siamo dette di tutti i colori. Eppure eravamo nati a venti metri di distanza nel quartiere Santa Chiara, i nostri genitori giocavano a carte insieme. Avevamo pure la stessa casa discografica, però non eravamo amici, anzi. Finché un giorno, nel 2008, Pino mi telefonò: ‘Prima ca’ ci amma appiccicare (che finiamo per litigare) ci vulimme conoscere?’. E poi mi invitò al suo concerto. Mai preso tanti fischi come quella sera. Però da allora non ci siamo più persi, spesso passava il Natale a casa mia, tra risate e bicchieri di vino”.
Indimenticabile l’incontro con Diego Armando Maradona. “Nel 2013, quando gli feci ascoltare la canzone Si turnasse a nascere — che parlava di quando diventi famoso e non sai più se le persone ti stanno accanto per affetto o per interesse — si mise a piangere. ‘L’hai scritta per me?’ In realtà era autobiografica. Se il problema lo avevo io, figuriamoci lui, il più grande al mondo. Volle fare il protagonista del videoclip, per girarlo mi invitò due settimane a Dubai. Giocammo a calcio tennis in quattro, di là Cannavaro e Bruscolotti, di qua io e Diego, eh eh, indovinate chi ha vinto?”.
Di recente D’Alessio è diventato padre per la quinta volta. Un figlio avuto con la compagna Denise Esposito dopo la fine della storia con Anna Tatangelo. Con lei “va bene, comunque abbiamo un figlio insieme. Le storie cominciano e finiscono, oggi sono felice, lo auguro anche a lei. No, non provo amarezza, è così che va la vita”.
Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.
Gigi D’Alessio: «Mi vestivo come Baglioni, era il mio idolo. Anna Tatangelo? Le storie finiscono, oggi sono felice, lo auguro anche a lei». Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 3 Dicembre 2022.
Il cantautore: «Amadeus è mio vicino di casa, gli preparo il ragù». Ramazzotti: «Una sera mi portò in auto alla festa di Radio Italia e disse alla sicurezza che era il mio autista». Maradona: «Nel 2013 gli feci ascoltare: "Si turnasse a nascere" e lui si mise a piangere»
Quella sera con Eros Ramazzotti chauffeur.
«Cena a casa sua, a Milano, prima della festa di Radio Italia. "Ti accompagno io", dice Eros. Monta in auto. Mi siedo al suo fianco, un altro amico dietro. Arrivati all’arena, ci ferma la sicurezza. "Sono l’autista del signor D’Alessio", si presenta Eros, abbassando il finestrino e indicando me. "Controlli pure". Il tizio mi guarda, annuisce, ma in compenso non riconosce lui. "Ok, potete andare"».
Non proprio sveglissimo, quel bodyguard.
«Eh... Con Eros c’è un’amicizia antica. Nella musica più o meno ci si conosce tutti, ci si frequenta per forza di cose, ma lo capisci subito quando nasce un feeling speciale».
Il suo idolo post-adolescenziale però era Claudio Baglioni.
«Ogni notte mi addormentavo con le cuffie e le canzoni di Claudio nell’orecchio, poi arrivava mamma a spegnere lo stereo. Ero in fissa: mi compravo pure le camicie di jeans come la sua. A un concerto mi infilai dietro le quinte. Scambiandomi per un tecnico, mi chiesero di portargli il microfono, a momenti collassavo per l’emozione. Oggi siamo amici, cantiamo o spesso mangiamo insieme, ci divertiamo».
Con Pino Daniele non andò altrettanto bene, almeno all’inizio.
«Rapporto turbolento, ce ne siamo dette di tutti i colori. Eppure eravamo nati a venti metri di distanza nel quartiere Santa Chiara, i nostri genitori giocavano a carte insieme. Avevamo pure la stessa casa discografica, però non eravamo amici, anzi. Finché un giorno, nel 2008, Pino mi telefonò: "Prima ca’ ci amma appiccicare (che finiamo per litigare) ci vulimme conoscere?". E poi mi invitò al suo concerto. Mai preso tanti fischi come quella sera. Però da allora non ci siamo più persi, spesso passava il Natale a casa mia, tra risate e bicchieri di vino».
Storie di musica, di cene e di amicizia di Gigi D’Alessio, 55 anni — che poi sarebbe Luigi ma confidenzialmente suona Giggi («A casa però mi hanno sempre chiamato Gino, pure i miei nipoti, quando esco metto il mantello e divento Gigi») — 30 di carriera festeggiati a giugno con il doppio live in piazza del Plebiscito, nuovo appuntamento per il 26 e 27 maggio 2023, stesso posto, altro show.
La fotografia del cuore di Gigi-Gino.
«La mia prima recita, terza elementare. Facevo Zappatore — era destino — con la coppola, un fazzoletto al collo e la giacchetta marrone, me li aveva cuciti mamma Antonietta».
Baby musicista.
«A 5 anni già suonavo la fisarmonica di mio fratello Pietro. Troppo grande per me: lui la reggeva e muoveva il mantice, io premevo i tasti. Poi papà Franco mi regalò un organetto Bontempi, bianco e arancione. La musica ti moltiplica l’anima, ti rende più sensibile. A 10 anni entrai in conservatorio e andai a vivere con nonna Maria, perché era più comodo. I miei, che avevano un negozio di abbigliamento, mi comprarono il primo pianoforte, pagato 1 milione e 900 mila lire in circa 400 comode rate».
Suonava ai matrimoni.
«Ero un bambino già vecchio, ultimo di tre fratelli, Pietro aveva 10 anni più di me, Maria 11, stavo sempre con persone più grandi. Quando mi chiamavano per i matrimoni — eravamo un quartetto, io stavo alle tastiere, quindi ero il capo orchestra anche se il più piccolo, e a molti, per questo, giravano le scatole — non mi davano nemmeno i soldi, soltanto la bomboniera degli sposi che per me era un trofeo».
La più brutta di sempre?
«Un pierrot con la lacrima disegnata».
Non si batte, in effetti.
«Erano ricevimenti interminabili, arrivavamo all’una e non andavamo via prima delle tre del mattino. Solo per suonare la marcia nuziale dovevamo aspettare almeno due ore, perché la sposa andava a rifarsi il trucco e l’acconciatura».
Una volta però, aspetta, aspetta, ma la sposa non si è più vista.
«Fuggita con il testimone, portandosi via pure le buste con i soldi. E alla festa è scoppiata la rissa. I parenti si sono presi a mazzate, volavano sedie e bottiglie, ce ne siamo scappati pure noi».
Dal 1989 al 1992 pianista di Mario Merola.
«Un personaggio unico, di grande carisma, eravamo come padre e figlio. Un pezzo di pane, l’uomo più buono al mondo, anche se nei film faceva il cattivo, il guappo, il carcerato, il mammasantissima. Girare a Napoli con lui era come passeggiare a New York con Sinatra».
E una sera d’inverno, nella Grande Mela...
«C’era un suo concerto e, in contemporanea, uno di Lucio Dalla, poco lontano. Davanti al teatro, con trenta centimetri di neve, si formò una fila chilometrica. A un certo punto arrivò pure Lucio. "Tanto da me non è venuto nessuno". Grande Lucio, generoso. Parlava bene di me. "Questo sa leggere la musica come nessuno"».
Sarà capitato anche a lei un concerto sfigato, con pochi spettatori.
«E invece no. Perché la gavetta, tanta, l’ho fatta da musicista, componevo pezzi per gli altri, ero un piccolo Mogol, un "Mogolino". Una sera, in auto con Merola, gli chiesi: "Se scrivo una canzone per voi, la cantereste con me?". "Perché guagliò, tu saje pure cantà?". Il duetto, che infilai nel mio primo disco, si chiamava Cient’anne. Appena uscì, in tre ore a Napoli era diventato come Yesterday dei Beatles. E quando al mio debutto in concerto, nel 1993, al teatro Arcobaleno di Secondigliano, vidi i bagarini davanti all’ingresso, capii che era successo qualcosa di bello. Certo, era una fama circoscritta, un chilometro dopo Caianello non mi conosceva nessuno».
I critici musicali con lei erano piuttosto schizzinosi, la relegarono nella categoria dei neomelodici e arrivederci.
«E li ringrazio, mi hanno dato la forza di non mollare. Quando sono andato a Sanremo, anno 2000, sembrava che fossi appena sceso dal barcone, contro di me c’era razzismo culturale, come se potessi cantare soltanto di vicoli e sceneggiate. Che poi in Non dirgli mai c’era una sola frase in napoletano. E oggi in molti conservatori la studiano come trattato di armonia».
Che ricorda di quel Festival?
«Per farmi volere bene dall’orchestra portai duecento sfogliatelle. Per me era come andare a Lourdes. In gara con Gianni Morandi, con Giorgia. "Sarò all’altezza?". Nelle pagelle dei critici il voto più bello fu zero. Mi piazzai decimo».
Manco male, dai.
«Però il lunedì successivo ero già disco di platino, restai per 54 settimane in classifica, di cui 13 al primo posto, vendetti 1 milione e 200 mila copie. Un attimo sei niente, quello dopo sei tutto. E di colpo tutti ti cercano, tutti ti apprezzano, da c... diventi cioccolata».
Quanto ci mette a scrivere una canzone? Ore, giorni, mesi?
«La butto giù in un’ora e poi aggiungo qualche ritocco, ma non troppo, sennò non è più anima e cuore, diventa finta, di plastica».
Ce l’ha un compagnuccio d’infanzia?
«Come no. Si chiama Luigi Orefice, lavora alle poste, da ragazzino suonava la batteria nel mio primo complesso. Dagli 11 ai 15 anni dormivo sempre a casa sua. Un bravissimo ragazzo, educato, quando ci vediamo si sente in soggezione e mi fa tenerezza, non osava chiedermi una foto con suo figlio, mitico Luigi».
Invece, tra i Ricchi & Famosi amici ne ha quanti ne vuole.
«Morandi, Biagio Antonacci, Massimo Ranieri, Clementino, Paolo Bonolis, Giorgio Panariello, Pippo Baudo, ma se attacco con l’elenco non finisco più. Sono amico di tutti, quello che tutti vorrebbero avere, ai più giovani do consigli, con i più grandi mi confronto, non diranno mai: "Gigi è un pezzo di...". O almeno credo».
Con Fiorello siete super-affiatati.
«Ci piace fare scherzi, stesso grado di pazzarìa, insieme siamo una bomba atomica. Ci siamo intrufolati alle prove di Sanremo Giovani. Sono salito sul palco, tra gli altri concorrenti. "Ciao, io sono Gigi e vengo da Napoli". Preso a guardare dei fogli, Amadeus non se n’è accorto subito. Povero Ama. Quest’estate in spiaggia io e Rosario lo abbiamo messo in mezzo. Aveva ordinato una fetta di cocomero. D’accordo con il cameriere, gli abbiamo fatto portare uno scontrino da 120 euro. Però so farmi perdonare».
Come?
«Io e Ama abitavamo vicini. Quando tornava tardi, d’inverno, passava da me tutto incappucciato a ritirare la cena. La soglioletta per il bambino. O la pasta al forno, la mia specialità».
Che ci mette di buono?
«Eh... il ragù che deve pippiare (sobbollire) almeno sette ore, le polpettine fritte, le uova, il fiordilatte, il pecorino, tanto pepe».
Cene su cene, però resta magro.
«È il dna di mamma e papà».
Diego Armando Maradona.
«Nel 2013, quando gli feci ascoltare la canzone Si turnasse a nascere — che parlava di quando diventi famoso e non sai più se le persone ti stanno accanto per affetto o per interesse — si mise a piangere. "L’hai scritta per me?" In realtà era autobiografica. Se il problema lo avevo io, figuriamoci lui, il più grande al mondo. Volle fare il protagonista del videoclip, per girarlo mi invitò due settimane a Dubai. Giocammo a calcio tennis in quattro, di là Cannavaro e Bruscolotti, di qua io e Diego, eh eh, indovinate chi ha vinto?»
Loredana Bertè?
«A volte a The Voice Senior abbiamo litigato, ma le voglio tanto bene, meravigliosa, però è fatta così, devi sempre tenerti pronto a pararla».
Con Anna (Tatangelo) come va?
«Eh... va bene, comunque abbiamo un figlio insieme. Le storie cominciano e finiscono, oggi sono felice, lo auguro anche a lei. No, non provo amarezza, è così che va la vita».
È diventato papà per la quinta volta.
«Il primo l’ho avuto a 19, il quinto a 54, un’emozione straordinaria, spero di avere tutto il tempo di vederlo crescere. Ogni figlio è diverso, ma stanno tutti qui, nello stesso cuore».
Gigi D’Alessio, quel che colpisce è il grande amore dei fan. Aldo Grasso su Il Corriere della Sera il 19 Giugno 2022.
Grande serata evento venerdì su Rai1 per il concerto da piazza del Plebiscito a Napoli per festeggiare i 30 anni di carriera del cantautore con tantissimi ospiti.
Gigi D’Alessio non lascia mai indifferenti. Di solito, si dice: piacciano o non piacciano le sue canzoni ma lui… Ecco, l’interessante è il «ma lui». Perché tutti gli manifestano così tanto affetto?
Venerdì sera è andato in onda da Piazza del Plebiscito a Napoli «Uno come te - Trent’anni insieme», il concerto-evento che celebra i primi 30 anni di musica e di grandi successi di Gigi D’Alessio (Rai1). C’erano tantissimi ospiti e tutti, senza distinzioni, da Fiorello ad Alessandra Amoroso, da Vanessa Incontrada a Fiorella Mannoia, da Eros Ramazzotti a Vincenzo Salemme gli hanno manifestato amicizia, hanno tessuto le lodi della sua generosità, si sono permessi di prenderlo in giro come segno d’affetto.
«Napoli è la mamma. Abbiamo gioito insieme e sofferto insieme», dice sul palco Gigi, ringraziando più volte il suo pubblico, anche per averlo difeso dai pregiudizi. Nella mia playlist non ho una canzone di Gigi D’Alessio, ma è solo colpa della mia pigrizia musicale; infatti, l’aspetto che più mi ha colpito della trasmissione è che ogni suo brano era ripetuto in coro dall’immensa platea, anche quando faceva i duetti con canzoni non sue.
«Non potevo dirgli di no. Siamo come fratelli – dice Fiorello in pigiama griffato – e poi il sole di Napoli: arrivi Ed Sheeran ed esci Koulibaly». Insieme cantano “Tu vuo’ fa l’americano”, “Torero”, “o’Sarracino” e poi “Como suena el corazon”, ma con un mash-up in chiave Pink Floyd.
Insomma, la vita artistica di Gigi D’Alessio è molto più interessante di quanto ci venga tramandata dai luoghi comuni, a partire dagli inizi con Mario Merola e poi i concerti ai matrimoni, i momenti «difficili» della sua carriera, le sue cinque partecipazioni al Festival di Sanremo. Gran finale con «Napule è»: omaggio a Pino Daniele che Gigi definisce «il più grande di tutti» mentre il cielo s’illumina di fuochi d’artificio.
Da stylo24.it il 23 maggio 2022.
S’intitola «Ti voglio bene» la canzone che Luigi Giuliano dichiara di aver scritto e musicato per Gigi D’Alessio. E che il nostro giornale pubblica in esclusiva nella versione cantata proprio dall’artista napoletano. La canzone, dichiara l’ex boss oggi collaboratore di giustizia, sarebbe stata scritta per partecipare al Festival di Sanremo agli inizi degli anni Novanta, ed è stata ritrovata recentemente in una vecchia audiocassetta. Il nostro giornale la pubblica come testimonianza giornalistica.
Del rapporto artistico tra Luigi Giuliano e Gigi D’Alessio si parlerà, inoltre, nella collana «Nuova famiglia», scritta dal collaboratore insieme al giornalista Simone Di Meo, direttore di Stylo24. Il primo numero, intitolato «Combattere o morire», edito da Stylo24 Edizioni, è acquistabile esclusivamente su Amazon.
Il cantante napoletano. Gigi D’Alessio papà per la quinta volta, il figlio con la compagna Denise: “Benvenuto Francesco”. Vito Califano su Il Riformista il 24 Gennaio 2022.
Fiocco azzurro in casa D’Alessio. È nato Francesco, quinto figlio del cantante napoletano Gigi, avuto con la compagna Denise Esposito. Lo ha reso noto lo stesso D’Alessio con un post su Facebook. “Francesco, benvenuto alla vita”, ha scritto postando il cartellino della nascita. Il bambino è nato a Napoli, alla clinica Ruesch. La notizia della maternità era stata data al settimanale di gossip e spettacolo Chi lo scorso luglio. Denise Esposito ha 28 anni, 26 in meno del compagno, avvocato e fan di D’Alessio. Il primo incontro tra i due a Capri, in occasione di un concerto del cantante napoletano. Il primo avvistamento segnalato dai paparazzi a inizio 2021.
Gigi D’Alessio è padre di Claudio, Ilaria e Luca – avuti dall’ex moglie Carmela Barbato – e di Andrea – nato dalla relazione con Anna Tatangelo. La cantante di Sora è stata anche lei paparazzata in spiaggia da Chi con il cantante e attore napoletano Livio Cori. Una relazione della quale si parlava da tempo. “Innamorata è un parolone, però sto bene. Non mi va di rispondere a questa domanda e non mi va di fare nomi. Me la voglio vivere con calma. Non smentisco e non confermo”, aveva detto in un’intervista a Belve la cantante Tatangelo.
D’Alessio è appena reduce dal successo alla trasmissione The Voice Senior, il talent show vinto dal suo concorrente Annibale Giannarelli. Lo scorso novembre il cantante napoletano è stato assolto dal tribunale monocratico di Roma dall’accusa di reati fiscali. Cadute le accuse anche nei confronti di altri quattro imputati. “Il fatto non sussiste”. Per D’Alessio la procura capitolina aveva chiesto una condanna a 4 anni: un processo che nasceva dall’inchiesta dei pm romani per una presunta evasione fiscale di circa 1,7 milioni di euro fra Ires e Iva non versata, fatti che risalivano al 2010.
Una sentenza d’assoluzione che “rende giustizia all’uomo prima che all’artista”, avevano commentato a caldo gli avvocati Pierpaolo Dell’Anno, Giuseppe Murone e Gennaro Malinconico, difensori del cantante. Secondo i due legali il tribunale monocratico di Roma con la sentenza “ristabilisce la verità a distanza di dieci anni dalle ipotesi accusatorie, rimaste prive di riscontro, riconoscendo la legittimità dell’operato dell’artista, che ha sempre creduto che la giustizia riconoscesse l’assoluta legittimità del suo agire. Il tempo è galantuomo”. Un’altra notizia grandiosa, nel giro di pochi mesi, e di pochi giorni, per il cantante napoletano.
Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.
"Le interviste? Come i gelati. Non posso farne a meno". Laura Rio il 24 Marzo 2022 su Il Giornale.
Gigi Marzullo pubblica un libro di aneddoti sui suoi incontri più importanti: "Ricomincerei tutto da capo".
Con lui non si può che cominciare così. Gigi Marzullo, si faccia una domanda e si dia una risposta...
«Certo. Ecco: Come sto? Sto bene, sono contento, per quello che si può essere in questo momento drammatico con una pandemia ancora in corso e una guerra che speriamo finisca presto».
E ora si chieda il perché di questa intervista.
«Perché mi faccio intervistare io che non amo parlare di me e preferisco far parlare gli altri? Perché è uscito il mio ultimo libro La vita è un sogno (Rai Libri) che raccoglie i retroscena di alcuni dei miei incontri più importanti. Già che ci sono mi chiedo anche perché ho scritto un altro libro».
Dunque?
«Completa la trilogia Si faccia una domanda e Non ho capito la domanda. Insieme a Rai Libri abbiamo pensato, invece di trascrivere le tante interviste che ho realizzato per Sottovoce, di raccontare quello che è successo prima, durante e dopo, compresi aneddoti, riflessioni e sprazzi della mia vita. Ci sono i grandi nomi del cinema, della cultura e dello spettacolo, la maggior parte internazionali: da Troisi a Depardieu, da Delon a Peter Fonda, da Claudia Cardinale a Charles Aznavour».
Quale di questi le è rimasto più nel cuore?
«Se devo proprio scegliere, dico Fanny Ardant, Woody Allen e Laetitia Casta. La prima perché è il mio sogno di donna, ho visto venti volte La signora della porta accanto. Come racconto nel libro, sono riuscito a intervistarla dopo un corteggiamento serrato. Allen perché ha mostrato sensibilità regalandomi i suoi occhiali. Laetitia perché mi ha impressionato a Sanremo, così giovane e così lucida».
Chi invece l'ha delusa?
«Le persone che non mi piacciono o a cui non piaccio non vengono proprio nelle mie trasmissioni».
Per lei vita e sogno sono le pagine di uno stesso libro?
«Penso che la vita abbia due binari: uno è il lavoro, l'altro l'amore. L'importante è riconoscerli entrambi. Io ho avuto la fortuna di capire il lavoro che volevo fare e di averlo potuto fare. Amo il mio lavoro, come il gelato: ogni giorno mangio un gelato, ogni giorno lavoro...»
Non immagina, prima o poi, di riuscire a spegnere le telecamere?
«Assolutamente no. Se non mi costringerà qualcuno, non lo farò mai».
Oltre a Sottovoce, Cinematografo, Applausi, Milleeunlibro con cui da molti anni intrattiene gli spettatori nottambuli, è ospite fisso a Che tempo che fa e Dedicato. Non sembra che la stiano cacciando...
«Sono realista: nella vita chiedere non è un problema, bisogna vedere se ti danno le risposte».
Sono passati quarant'anni da quando ha cominciato...
«Ho iniziato con un concorso per annunciatore radiofonico, poi collaboratore, consulente e vari giri per entrare in Rai. Fosse per me, ricomincerei tutto daccapo...».
Un sogno lo ha ancora?
«Quello che ho è il mio sogno. Sono già contento che sto bene, che campo serenamente».
Un incubo?
«La morte. La considero proprio una cosa ingiusta, non mi piace, mi fa schifo. Vorrei continuare a vivere così altri diecimila anni».
L'amore?
«Ho amato, sono stato amato e ho sofferto per amore quando ero più giovane perché non avevo capito cos'era l'amore. Poi quando arrivi a un'età come la mia capisci che amore è voler bene all'altra persona. Mi sono sposato (con Antonella De Iuliis) dopo vent'anni, ci ho pensato un po'...».
Il dolore più grande?
«La morte di mio fratello, a soli 41 anni, per un infarto, una tragedia per me e per i miei genitori. Non avendo io figli, la perdita delle persone care è ancora più forte. Lui era una persona colta e sensibile, ma la vita gli faceva paura».
Laureato in Medicina, non ha mai pensato di condurre programmi di salute?
«Mi sono laureato a 40 anni, ad Avellino, la mia città, per far contenti i miei genitori: se non fossi già stato assunto in Rai mi sarei specializzato in psichiatra. I programmi di medicina? Magari li farò, c'è tempo...»
Un medico che in casa sua non cucina...
«Non sopporto gli odori. Uso solo il microonde, anche per fare la pasta. Mia moglie ogni tanto va a casa sua a cucinare».
Le sue interviste sono semplici o banali, come qualcuno dice?
«Non sono banali, sono semplici. Non so neanche cosa significhi banalità. Le cose semplici sono le cose che appartengono a tutti noi, amore e sofferenza. La semplicità forse è una profondità nascosta».
Infine, cosa si chiederebbe ancora?
«Quanto durerà quello che ho? Domanda che mi faccio sempre perché può finire da un momento all'altro... Mi vengono i brividi all'idea. Come faccio a non pensarci? Vado al cinema, a teatro, lavoro tanto, sto con Antonella, salgo a Milano - che mi piace tanto - da Fazio e... mi mangio un gelato al giorno».
Gigliola Cinquetti: «La mia vita è cambiata in tre minuti. Ancora oggi non ho l’età, sono un’immatura». di Renato Franco su Il Corriere della Sera il 6 Maggio 2022.
La cantante si esibirà nella serata finale dell’Eurovision Song Contest sabato 14.
Nel 1964 aveva 16 anni e vinse Sanremo con «Non ho l’età». Come fece a non montarsi la testa?
«La testa ce l’avevo già montata di mio, a prescindere». Gigliola Cinquetti a metà anni Sessanta era già una diva internazionale, due volte vincitrice a Sanremo, trionfatrice all’Eurovision, strattonata dalle tv di mezza Europa. «In tre minuti è cambiata la mia vita perché da ragazza qualunque sono diventata una piccola celebrità. Me ne sono resa conto subito, proprio lì a Sanremo dopo la prima apparizione televisiva: fuori dall’albergo in un attimo fui assalita da una torma di persone. Fu una sorta di aggressione, ai limiti dell’isteria. Io, i miei genitori, i miei discografici, tutti, percepivamo però quell’epoca come l’epoca dei successi effimeri: pensavo durasse mesi, invece è durata anni».
Lei era in coppia con la cantante Patricia Carli, in quell’edizione c’erano anche Milva, Claudio Villa, Gino Paoli, Modugno, Gaber, Tony Renis, le star americane. Un’adolescente che batte i giganti... Che emozione provò?
«Non mi fece nessun effetto, perché io ero assolutamente consapevole di me stessa, nella mia presunzione di ragazzina. Oltre a me c’erano altri esordienti, non avevamo nessun rispetto o timore riverenziale di fronte a fame che noi ritenevamo già tramontate. Ai nostri occhi loro erano i “vecchi”. Sapevamo perfettamente di essere noi i vincenti».
Il cliché della ragazzina timida non le apparteneva?
«Io ero sì timida, non mi piaceva per niente essere esposta agli assalti del pubblico, né essere costretta a parlare, a dire qualcosa. Io volevo solo cantare. Cantavo proprio per quello: perché non mi andava di parlare. Ma c’era la consapevolezza che noi eravamo una generazione nuova, che eravamo per la prima volta — in quanto giovanissimi — i veri protagonisti. Dentro di noi ci sentivamo protagonisti e quando uno crede una cosa è anche facile che diventi vera. Così siamo diventati padroni del nostro destino, come generazione abbiamo segnato un epoca».
Come fu gestire quella popolarità violenta, improvvisa?
«La testa ce l’avevo già montata di mio, a prescindere. Ero molto orgogliosa di quello che ero, non per il successo. Ero impegnata a vivere la mia vita e a cercare di non sprecare nulla, a non sbagliare i miei passi. Ero anche terrorizzata dalla responsabilità che avevo verso me stessa. Volevo le cose che contano, volevo l’amore; del successo mi importava molto poco anche se ero sicura della mia vocazione artistica; cercavo l’autenticità, cercavo di capire chi ero, una ricerca di estrema difficoltà in quel turbine di vicende che ti travolgevano, di aggressione fisica del proprio spazio e del proprio tempo. Tutti ti chiedono qualcosa, tutti ti vogliono usare, anche se non ho mai dato un’accezione negativa al “farsi usare”: farsi usare è anche bello, ma bisogna permetterlo rispettando la propria essenza. Ma dove stava questa essenza? Ti dicono: sii te stesso. Provaci te? Ma che cazzo vuol dire? Ti mette in una vertigine di panico quest’idea di essere te stesso».
Dopo Sanremo arrivò prima anche all’Eurovision.
«In poche settimane vinsi Castrocaro, Sanremo, poi mi chiamarono a cantare all’Olympia di Parigi, tutto il giorno alle Galeries Lafayette suonavano la mia canzone, mi esibii alla tv tedesca: ero già una cantante internazionale, l’Eurovision fu quasi la naturale conseguenza, non c’era più da stupirsi di niente. Non ho l’età fu un successo davvero globale, i miei dischi sono arrivati anche a Kinshasa».
A Sanremo fu seconda nel 1965, poi l’anno successivo di nuovo prima con «Dio, come ti amo» in coppia con Modugno.
«Fu un riconoscimento entusiasmante perché fu una scelta esclusivamente di Mimmo. Mi chiese di incontrarlo e di ascoltare questa canzone da soli in una stanza, prese la chitarra e me la cantò. Io ero una bambina che leggeva tanti libri d’avventura e sognavo una vita di avventure. La sua musica per me rappresentava quel mondo di avventura che avevo sognato da bambina».
Però Modugno andò da solo all’Eurovison. Lei ci rimase male?
«No. Mi sembrava giusto che chi aveva scritto la canzone ne facesse ciò che voleva; già mi sentivo più che riconoscente a Mimmo per Sanremo. Che altro potevo volere di più?».
La canzone arrivò ultima. A lei quindi è andata bene non esserci...
«Magari io non arrivavo ultima... ma non prima probabilmente, era un pezzo che richiese tempo per diventare un evergreen».
A un certo punto, nel pieno successo, lasciò la musica per dedicarsi alla famiglia. Perché questo passo indietro?
«Sono stata per 15 anni con la valigia in mano, ricordo ancora la fatica e l’intensità di quelle esperienze. Ma quando mi sono sposata nel 1979 (con il giornalista Luciano Teodori) e ho fatto due figli mi sono detta che non potevo continuare ad andare in giro per il mondo. Soprattutto non volevo. Volevo godermi la vita. Lavorando e basta tutto ti passa davanti, un giorno sei qua, un altro là, non costruisci relazioni, non costruisci niente per te. Io invece volevo costruire, volevo divertirmi, volevo godere la mia vita. Con mio marito abbiamo girato l’Italia, abbiamo fatto tanti viaggi all’estero per far vedere il mondo ai bambini. Mi sono concessa quei lussi che prima non potevo concedermi. Era uno spreco vedere posti belli, vivere esperienze intense ma non poterle condividere con nessuno; oppure con persone di cui non mi fregava niente, come il promoter di turno. Il successo è stato un mezzo, non un fine».
Nel giorno della finale, sabato 14, salirà sul palco dell’Eurovision a Torino per cantare ancora «Non ho l’età».
«Pasolini diceva che il successo è l’altra faccia di un’aggressione, un’aggressione che per me si è trasformata in un abbraccio, in una cosa bella, dolce, intima. Quando quel successo repentino e per sua natura violento viene smaltito, e svanisce, rimane una traccia, che è quella che mi riporta oggi a cantare all’Eurovision. La gratitudine per il successo che ho avuto è totale; se non ci fosse stato non avrei questo dono straordinario di cantare una canzone dolcissima che è stata il talismano della mia vita, ogni parola di quel brano l’ho introiettata. E quel successo così trasversale ha finito per legarmi intimamente anche a persone che non conosco personalmente».
In gara ci sono Mahmood e Blanco.
«Sono deliziosamente teneri, mi piacciono nella loro grazia, sono molto bravi».
L’anno scorso vinsero i Måneskin: le piacciono?
«Mi riprometto sempre di ascoltare più a largo raggio questi artisti “nuovi”, conosco quello che hanno fatto a Sanremo ma non conosco molto altro del loro repertorio. Capisco la grande forza della loro immagine, mi piace la loro giovinezza, la loro bellezza, mi piace questa estetica molto italiana applicata al rock. In questo vedo la novità. È un superamento di certi cliché».
Oggi per cosa non ha l’età?
«Per tutto. Mi sento ancora immatura, e mi piace questa sensazione».
· Gina Lollobrigida.
Gina Lollobrigida, la lettera e il mistero in ospedale: cosa sta succedendo. Francesco Fredella su Libero Quotidiano il 13 settembre 2022
C'è un retroscena raccapricciante sul ricovero di Gina Lollobrigida, che è stata operata ieri dopo un incidente domestico che le ha provocato la rottura del femore. Il retroscena che siamo in grado di raccontarvi riguarda una lettera inviata dall'avvocato di Milko Skofic (figlio della Lollo) al legale di Andrea Piazzolla, il factotum di Gina, accusato in tribunale di aver sperperato il denaro dell'attrice.
La notizia buona è che Gina Lollobrigida sta bene e che tra pochi giorni sarà dimessa dalla clinica romana dov'è ancora operata. Secondo indiscrezioni, però, Skofic avrebbe incaricato il suo legale di inviare una lettera all'avvocato di Piazzolla per chiedere dove si trovi Gina, chi l'ha operata e l'orario delle visite previsto dalla clinica. Si tratta di un'indiscrezione che giunge alle nostre orecchie subito dopo l'intervento a cui si è sottoposta l'attrice. Intanto, Piazzolla - denunciato proprio da Mirko Skofic, che lo accusa di aver dilapidato il patrimonio di Gina - avrebbe inviato un messaggio a Dimitri per informarlo sulle condizioni di sua nonna. Ma non ci sarebbero state risposte fino ad ora. Come mai? Messaggio letto e non visualizzato? Potrebbe trattarsi, però di una casualità.
In ogni caso sembra essere di fronte all'ennesimo scontro in famiglia che stavolta si non si consuma in tribunale, ma attraverso le Pec degli avvocati. Da una parte ci sono Gina e Andrea Piazzolla - ci dicono che non l'abbia mollata un attimo dopo l'incidente domestico - dall'altra Mirko e Dimitri Skofic. Padre e figlio preferirebbero, a quanto pare, percorrere la strada della formalità senza rivolgere parola a Piazzolla, che in tribunale dovrà rispondere delle accuse a suo carico nel corso del processo che si sta svolgendo nella Capitale.
Francesco Merlo per “la Repubblica” il 29 agosto 2022.
C'era già prefigurato, nella parola "maggiorata", l'eccesso della candidatura a Latina (e a Catania e in Veneto) della Bersagliera che, a 95 anni, da sola maggiora la lista di Antonio Ingroia, il suo avvocato, e la falce e martello di Marco Rizzo: «Avanti Lollo, alla riscossa, bandiera rossa».
E, a riprova che il soprannome "maggiorata" non solo ha imprigionato il suo corpo nelle famose forme prosperose, ma le ha pure imposto il destino di una vita spericolata (altro che Steve McQueen), c'è pure la battaglia di Gina Lollobrigida e del suo tuttofare innamorato Andrea Piazzolla contro la Cassazione: «Ci arrendiamo solo se ci ammazzano».
Esagerati? I giudici hanno nominato un tutore per aiutare il figlio Mirko a "proteggere" i soldi della mamma che, sempre più maggiorandosi con enormi parrucche e smodati gioielli, è spesso superospite in tv ma solo nell'ora del pensiero meridiano, quello maggiorato dal patetico.
La parola "maggiorata" fu inventata dallo sceneggiatore Continenza, un nome che esaltava o meglio maggiorava il bel gioco dei contrari. Vittorio De Sica interpretava, come oggi Ingroia, l'avvocato trombone dell'adultera Gina che aveva avvelenato la suocera: «Signor giudice, se la legge ritiene innocenti i minorati psichici, perché non si dovrebbe fare altrettanto con una maggiorata fisica»?.
Fu assolta grazie all'opulenza delle forme che elevò l'adulterio da reato penale e peccato mortale a necessità naturale giustificando, con la geometrica potenza di tette, fianchi e sedere, anche il crimine: omicidio sì, ma solo della suocera. Vale oggi più di allora quell'arringa di De Sica perché la vecchia Lollobrigida è molto maggiorata: per età, per la roba, per Rizzo e Ingroia che sembrano Franco e Ciccio nel film "I due comunisti-sovranistinovax- noeuro-noNato".
Ed è maggiorata per il figlio e l'amante che se la contendono e per le opache perizie sulla sua lucidità. Nel 1982, all'Avana, intervistai Fidel Castro e gli chiesi se fosse vero che l'aumentada, l'incrementada, lo avesse conquistato sfrecciando in topless sul motoscafo. Eugenio Scalfari raccontò ( Grand Hotel Scalfari, Marsilio): «Non l'avevo mai incontrata. Perciò, vedendola, le ho detto: 'Mi dispiace non averla conosciuta quarant' anni fa, perché lei, signora Lollobrigida, era splendida'. Dandomi una lezione, mi rispose: 'Lei, Scalfari, è ancora splendido'».
Eppure, Orio Vergani ( Diario - Baldini & Castoldi), facendo parte della giuria di Miss Italia nel 1947, la bocciò: «Non era una statua ma una statuina». Le fece pure un esame di cultura: «Mi disse che studiava pittura ma non aveva mai sentito nominare Amerigo Bartoli. Volevo troppo bene al vecchio Amerigo e non le diedi la spintarella che le avrebbe evitato il terzo posto". Direbbe, 75 anni dopo, don Abbondio: "Amerigo Bartoli, chi era costui?".
Erika Chilelli per “il Messaggero” il 14 luglio 2022.
«Quando Gina Lollobrigida è stata ricoverata io non ho impedito al figlio Mirko Skofic di vederla, lei non li voleva vedere». Sono le parole che Andrea Piazzolla ha riferito ieri al giudice, durante l'udienza del processo che lo vede accusato di circonvenzione di incapace per aver sottratto beni per milioni di euro dal patrimonio dell'attrice 95enne tra il 2013 e il 2018.
«Le dicevo che doveva vedere il figlio e lei non voleva - ha spiegato Piazzolla - mi rispondeva: se mi vuoi far sentire male continua a parlare». Sul rapporto della diva con il nipote, Dimitri, ha aggiunto: «Si sono allontanati per via di alcune foto che Dimitri aveva sui social. Lo ritraevano mentre aveva rapporti sessuali con delle ragazze».
Di questa circostanza sarebbe stato proprio Piazzolla ad avvertire la Lollo: «Non volevo che si rovinasse la sua reputazione». A presentare querela contro il tuttofare 34enne della diva è stato proprio il figlio Mirko, difeso dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri. In una deposizione resa a marzo, ha riferito di aver notato un cambiamento nella madre quando nella sua vita è entrato Andrea: «È una persona che si è approfittata delle sue debolezze, prima di incontrarlo aveva una personalità forte».
I SEI MILIONI SPARITI Da tuttofare con delega alla tintoria, Piazzolla era diventato amministratore della Vissi d'Arte, la società che gestiva il patrimonio milionario dell'attrice. Ma alla domanda sul valore di tale patrimonio, l'uomo ha detto di non averne contezza.
Fatto sta che alcuni quadri della diva stavano per essere messi all'asta, le sue auto di lusso (ultima una Jaguar da 130mila euro) sono state vendute e i conti correnti svuotati. Secondo l'accusa - sostenuta dal pm Eleonora Fini - è stato l'uomo, definito dalla Lollo il suo angelo custode, l'artefice di queste operazioni.
Eppure, nel momento in cui il giudice tutelare ha deciso di nominare un amministratore di sostegno per la 95enne - decisione che Piazzolla ritiene ingiusta - nei conti della Lollobrigida c'erano solamente 117 euro; nonostante la vendita di gioielli della diva per 3,8 milioni di euro e tre appartamenti in via San Sebastianello, vicino a piazza di Spagna, per 2 milioni e 100mila euro.
Sulla misteriosa sparizione del denaro, l'imputato giura di non sapere nulla: «Non avevo accesso ai conti di Montecarlo e quando parlava con i banchieri non ero presente - ha riferito in aula - Mi ha fatto dei bonifici, ma non so quantificarne il valore. Non so cosa ne ha fatto Gina dei soldi, probabilmente sono serviti per la gestione della villa e per il suo tenore di vita».
La villa, a cui si riferisce è l'abitazione dell'attrice sull'Appia Antica: «Il valore commerciale si aggira intorno ai 7 milioni, ma essendo la villa di Gina Lollobrigida c'è chi ha offerto fino a 20 milioni». Tentativi di vendita che Piazzolla ha ricondotto al desiderio della Bersagliera di ricongiungersi alla famiglia: «Mirko doveva pagare 18mila euro al mese l'ex moglie e Gina lo voleva aiutare.
Le macchine - una Ferrari venduta nel 2014 e una Porche nel 2015 - mi ha chiesto di venderle per non inasprire i rapporti con lui». Solo la Porche ha fruttato 90mila euro; mentre i soldi della Ferrari sono stati versati sul conto dei genitori dell'imputato.
Un tesoretto, quello guadagnato dalla conoscenza con la Lollobrigida, che Piazzolla non riconduce a un'attività lavorativa. «Non ho mai percepito uno stipendio», ha precisato al giudice. Però risultano numerosi bonifici effettuati dai conti dell'attrice in suo favore. Per non parlare dei 117mila euro confluiti nella Prosound srl, società aperta dal 34enne. Ma lui si è difeso così: «Era una donazione».
Federica Bandirali per corriere.it il 4 luglio 2022.
Icona di bellezza ma anche grande attrice italiana: Gina Lollobrigida compie il 4 luglio 95 anni. Soprannominata “la Lollo”, è stata una delle più importanti presenze cinematografiche europee ma anche sex symbol negli anni 1950 e 1960 a livello internazionale. Nella sua agenda non è fissato al momento di festa vero e proprio ma c’è un appuntamento speciale: è pronta infatti a tornare a Subiaco, sua città natale, per ricevere un premio cinematografico speciale.
La questione patrimonio
L’attrice è stata ritenuta non in grado di amministrare il suo patrimonio. Di lei si occupa un amministratore di sostegno, lo stesso che ha allertato la Procura quando Andrea Piazzolla (il factotum della star,) e un complice, secondo gli inquirenti, avrebbero cercato di vendere tramite una casa d’asta 350 beni della Lollobrigida. Piazzolla è a processo con l’accusa di circonvenzione d’incapace.
La testimonianza figlio Milko Skofic
Il figlio della Lollo Andrea Milko Skofic ha testimoniato proprio nel processo a carico del 35enne Andrea Piazzolla. «Ho visto un forte cambiamento nel comportamento di mia madre, una persona si è approfittata della sua debolezza — ha detto Skofic al giudice— Ho deciso di denunciare perché mia madre, dopo la conoscenza di Piazzolla, è cambiata, è diventata fuori controllo. Mia madre era molto attenta a come spendeva i soldi, una persona semplice, non faceva feste”.
La Lollo in difesa di Piazzolla
«Per me è come un figlio, mi sta accanto come un figlio, mi ha aiutato ad andare avanti. La sua figlia Gina si chiama come me, è una tigre», ha detto affettuosa Gina Lollobrigida a “Domenica In” riferendosi a Piazzolla «Andrea non ha mai sbagliato. È una persona brava ed il fatto che mi ha aiutato, sta avendo dei guai terribili. La vita è mia ed io decido cosa farne. Fare dei regali ad Andrea e la sua famiglia è una cosa che riguarda me, nessun'altro.», ha aggiunto. Per poi scoppiare a piangere in diretta.
“Morire in pace”
“Alla mia età dovrei avere un po’ di pace, ma non ce l’ho ancora” ha detto la Lollo a Venier “Più che stanca, mi sento umiliata. Dovrebbero lasciarmi morire in pace. Non ho fatto niente di male, capito?“.
Val.Err. per il Messaggero il 2 marzo 2022.
«Non riuscivo a parlare più con mia mamma, lei prendeva tempo, parlava sottovoce come se non volesse farsi sentire da qualcuno. Il cancelletto che dalla dependance, dove vivevo con la mia ex moglie e mio figlio, portava alla sua villa era chiuso e, quando chiesi spiegazioni al giardiniere, mi disse che Piazzolla aveva disposto che fosse saldata la serratura».
Ha parlato a lungo ieri in aula Milko Skovic, figlio di Gina Lollobrigida e parte civile nel processo a carico dell'ex factotum dell'attrice, Andrea Piazzolla, accusato di avere approfittato della debolezza dell'anziana donna, oggi novantaquattrenne, e tentato, tra il 2013 e il 2018, di sottrarle i beni, vendendone 350 all'asta. Risponde di circonvenzione di incapace.
LA TESTIMONIANZA Skovic, rappresentato dagli avvocati Michele e Alessandro Gentilo Silveri, ha ricostruito le dolorose fasi che lo hanno portato in Tribunale: «Ho visto un forte cambiamento nel comportamento di mia madre e ho deciso di chiedere un tutore perché, dopo la conoscenza di Piazzolla, era cambiata, era fuori controllo. Quando me ne sono reso conto - continua - ho iniziato la procedura. Volevo che ci fosse una persona super partes a controllare la gestione dei suoi soldi. Lei si arrabbiò e mi disse che Piazzolla era un santo, che era intelligentissimo. I rapporti si sono interrotti, io ero diventato un suo nemico perché volevo rovinarla».
Fino al 2009, invece, tra la Lollobrigida e Skovic non c'erano attriti: «Lei era felice di stare con mio figlio. Tutto è cambiato quando è arrivato Piazzolla, intorno al 2009». Nel corso della lunga testimonianza, l'uomo ha precisato che inizialmente l'imputato svolgeva mansioni di tuttofare e che si era reso conto del cambiamento della madre nel 2011, dopo un viaggio negli Usa.
«A un certo punto mi arrivò una fattura ,per l'acquisto di un'auto da 120 mila euro, intestata a una società di mia madre di cui Piazzolla era diventato amministratore. «Le ho detto: Ma che fai? - ha ricordato l'uomo - lei rispose che Andrea l'avrebbe rivenduta. Capii che era fuori controllo,. A quel punto ho deciso di avviare la pratica al Tribunale civile per tutelarla»
LE BUGIE L'uomo davanti al giudice ha chiarito di avere chiesto all'attrice perché i suoi rapporti con il nipote, che aveva sempre amato, fossero cambiati: Mi disse che Piazzolla le aveva riferito che mio figlio faceva filmati e foto porno. Tempo dopo, grazie a un parente, ho preso visione delle foto: erano immagini normali di mio figlio vestito che fumava».
Luca Valtorta per “Robinson - la Repubblica” il 13 marzo 2022.
Inerpicata sulla collina e immersa nel sole: è la casa di Gino Paoli a Genova, alla quale si accede da una porta su cui non c'è nome. Solo un adesivo, tondo, con un gatto nero dalla schiena inarcata, il pelo dritto e una scritta: "Attenti al gatto". È già tutto lì. Chiaro. Paola, la moglie di Gino, ci accompagna in una stanza: libri, foto, locandine, un pianoforte, chitarre. Oggetti che raccontano una vita. Poi, una voce inconfondibile. Paola serve un caffè con focaccia, come si usa a Genova.
(...)
Com' è una sua giornata tipica?
«Mi sveglio e mi faccio un uovo alla coque. E poi un cafè (con una "f" sola, ndr). Poi due cafè. Poi tre cafè. Poi quattro cafè. E a quel punto comincio a essere al mondo. Poi vengo qui, guardo un po' di cose e poi magari faccio anche due note al pianoforte. Insomma, vivo. Ma dove sono le sigarette? (si mette a cercarle, ndr) ».
Lei all'inizio faceva il pittore.
«Sono andato avanti fino a 27 anni, non ho mai pensato alla musica prima. Per mangiare lavoravo come grafico ma al 20 del mese non c'erano soldi così ho fatto lavori di tutti i tipi».
I peggiori?
«Portare un pianoforte sulle scale fino al quarto piano e scaricare un camion di carbone: ti trovi carbone nel c**o per dieci giorni. Quando mi hanno offerto dei soldi per cantare ho accettato subito».
E scrisse "La gatta".
«Che non ebbe successo: il 45 giri vendette 80 copie. Però mi salvò lo stesso la vita: stavo in una casa senza riscaldamento, per cui avevo una stufa con la bombola a gas. Mentre dipingevo la mia gatta, si chiamava Ciàcola, che mi stava sempre addosso. Una volta inizia a fare "miao", così la metto giù e lei - "paf!" - cade a terra! Allora capisco. Chiudo subito la bombola e apro la finestra».
Lei porta la sua gatta anche tatuata sull'avambraccio.
«Questo tatuaggio l'ho fatto a Hong Kong, ero lì per una tournée».
E quello sull'altro avambraccio?
«Questo l'ho fatto a Torre Annunziata. Da uno che si è tolto la giacca e fa: "Mo me levo pur 'o fierro" e - bam! - butta lì la pistola sul tavolo. Era uscito da poco di galera».
Ma come l'ha conosciuto?
«Conoscevo molta gente a Napoli, la più disparata. Venivano a sentirmi e diventavamo amici».
Cosa rappresenta quel disegno?
«Un'aquila. Questo tipo mi fa: "Tu vai a comprare undici spilli e un tappo" (imita l'accento napoletano, ndr). Poi lega insieme questi spilli, brucia il tappo, "puh!", ci sputa sopra, fa asciugare e m' ha fatto "'o tatuagg". "Te piac?", dice. E io: "Certamente"».
Altro che i rapper di oggi. A proposito, com' è che in uno dei suoi pezzi più famosi, "Quattro amici al bar", alla fine c'è Vasco che canta "Vita spericolata"?
«Abbiamo preso insieme un aereo che ci portava a Roma per qualche premio, mi stava simpatico e gli ho detto: "Perché non fai tu il finale? È come un passaggio di testimone: io ero quello che mandava a fan***lo tutti ieri. E tu sei quello che li manda oggi". È venuto e l'ha fatto, tutto qui».
Con Ornella Vanoni ha avuto molto in comune. Tra l'altro, a proposito di malavita, lei agli inizi era diventata famosa proprio come quella che cantava "le canzoni della mala".
«Ornella la mala non l'ha mai vista e neanche Giorgio Strehler né Gino Negri che quelle canzoni se le erano inventate, erano tutte finte. Ornella però era brava. Non è una grande cantante, è una grande interprete.
È così matta da mettersi in lizza con Mina: Mina è una cantante, non è una grande interprete, sono due cose completamente diverse e di interpreti in Italia nu ghe n'è! Pensi a Édith Piaf: aveva una voce sgraziata ma oggi la imitano, pensa te!».
Imitano anche Bob Dylan.
«Bob Dylan non è un cantante».
Su questo un suo collega, Francesco De Gregori, non sarebbe per niente d'accordo.
«Infatti lui odia quella che io considero la sua canzone più bella, La donna cannone. È un bravo ragazzo, a me piace, ma ho l'impressione che quando vede che un suo pezzo comincia a piacere a troppa gente, a lui non piace più».
Comunque poi con "La gatta" il successo arrivò.
«D'estate la sentivi dappertutto. Si vede che quando la gente è tornata dalle vacanze è andata a comprarla».
Poi, sempre nel 1960, esce "Il cielo in una stanza". Di cosa parlava?
«È una canzone sull'orgasmo. Sulla assoluta identità dell'orgasmo avuto con una puttana o con tua moglie: non cambia niente. È uguale. E questo ti pone delle domande: c'è in quell'atto qualcosa che non ha niente a che fare con la persona con cui lo fai. Prima e dopo è tutto diverso ma quel momento lì no. Perché? Boh».
Parlando di risposte difficili da trovare, lei nel 1963, all'apice del successo, si sparò. Perché?
«Penso che ci siano varie maniere per interpretare il suicidio ma che siano tutte sbagliate al di fuori di quella tua. Oggi posso dire che è stata una cazzata. Per due ragioni: perché non era destino e perché da allora ho passato cinquant' anni bellissimi. Io in quel momento avevo tutto».
E quindi?
«E quindi basta! Vaffan***o! Quello che dovevo avere ce l'ho, chiudiamo, vediamo cosa c'è da un'altra parte».
La pallottola le è rimasta nel cuore: le dà fastidio?
«Ho mirato benissimo. Mi hanno portato a Torino, dal più grande cardiologo del tempo, che mi disse che poteva togliermela. Chiedo: "Come?". Dice: "Si apre qua, poi le costole, e la si va a prendere". Ho detto: "Se la tengo cosa mi succede?".
"Che un giorno si sposta e lei muore entro un quarto d'ora". "Bene. Aspettiamo quel momento lì". Finora non s' è spostata (ride, ndr) ».
Ma non le fa male?
«No, niente. Mi dava fastidio anni fa, quando viaggiavo all'estero: ogni volta il metal detector dell'aeroporto suonava e lì vai a spiegare».
E non le manca il palco?
«Il palco è una droga. Una droga e un combattimento. Tu stai da una parte e il pubblico dall'altra: tu devi buttare un ponte e speri di creare un legame tra mille, duemila solitudini che parlano con te. Il palco ti fa sentire talmente finto che diventi vero».
E quando si scende?
«Sei esausto. Ma ne vuoi ancora e ancora. Difficile riuscire a smettere».
E la musica? Cos' è per lei?
«È la miglior compagna che ci sia».
Più di una donna?
«No. Infatti ho diviso i miei interessi: 50 e 50. Però la musica è un grande aiuto, ti fa uscire da te stesso e ti fa entrare in un altro mondo, un mondo gentile. Perché lì non esiste il male».
Gino Paoli: «Senza mia moglie sarei morto. E l’amica Ornella Vanoni parla troppo...» Matteo Cruccu su Il Corriere della Sera il 23 febbraio 2022.
Il cantautore si racconta a vent’anni dal suo ultimo Sanremo e dopo un Covid fastidioso: «Tenco? Era cotto di psicofarmaci. Grillo? Voleva cambiare le cose, è uscito massacrato».
La risata, una di quelle che nella sua interminabile carriera gli abbiamo visto fare poco, è fragorosa e arrochita dalle mille sigarette (l’unico vizio che, a 87 anni, gli è rimasto). Eppure Gino Paoli, mentre ci riceve nella sua splendida casa sulle alture di Quinto, alla fine di Genova, dovrebbe avere altri motivi per essere ombroso. Per esempio, il Covid che l’ha intrappolato mesi fa e ancora lo tormenta.
Già, come sta?
«Il virus mi ha lasciato delle conseguenze pesanti, sono sempre affaticato. Ma cerco di reagire con ironia».
In che misura ha contribuito al suo buonumore l’omaggio che le hanno fatto Mahmood e Blanco a Sanremo con «Il cielo in una stanza»?
«Mi è sembrata una cosa fatta bene, gentile. Rispettava la canzone, l’hanno immersa nel loro mondo che è diverso, ma senza fare porcherie».
Chissà se i due sapevano il vero significato di questo capolavoro...
«Semplicissimo: volevo descrivere un orgasmo. Che tu lo faccia con una persona che ami o con l’ultima delle prostitute, non cambia mai, stacco e riattacco che avviene nella tua testa. E le pareti non ci sono più e via dicendo....».
Loro come altri, provengono dall’hip hop, genere dominante ora in Italia.
«Puoi usare qualsiasi mezzo, se hai qualcosa da trasmettere. E con i rapper non mi pare accada sempre».
Tornando a Sanremo, l’ultima volta ci andò esattamente vent’anni fa, da Baudo. Perché mai più, dopo?
«Peccati di gioventù e seguenti, sempre colpa degli amici. Uno di questi è Pippo, carissimo. Da allora nessun amico mi ha più chiamato».
E, a Sanremo, esattamente 55 anni fa, un altro suo amico si toglieva la vita, Luigi Tenco. Qual è la sua idea definitiva, oggi, di quella tragedia ?
«Oltre alle cose che sono solo di Luigi, mi limito a dire che era cotto come una zucca, aveva preso psicofarmaci pesanti. Si capì subito, quando cantò, che non era lui. E, se sei fuori, può succedere di tutto. Ma se ci fossi stato io con lui gli avrei dato due pedate nel culo e non avrebbe fatto niente. Questione di attimi».
Qualche anno prima ci provò lei a togliersi la vita. Col distacco del tempo, come vede oggi il sé stesso di allora?
«Nella mia testa mi ero rotto i coglioni, non mi stavo divertendo più. Siccome poi mi sono divertito molto, meno male che è andata male...».
La pallottola è ancora incapsulata vicino al cuore?
«Sempre lì, nel pericardio posteriore. Mi rompeva le scatole all’inizio perché suonava sempre al metal detector. Adesso non succede più, si deve essere arrugginita».
Il cuore, le donne, la sua grande passione. Ha ancora tre fedi al dito a simboleggiare i suoi grandi amori?
«Ora ne ho solo una. Mia moglie Paola ha “ammazzato” tutte le altre: stiamo insieme da 50 anni, il mio grande amore è lei. Non so come non scappi, soprattutto ora...».
Dalle mogli ai figli: Amanda Sandrelli ha detto che con l’età è diventato più tenero. E che se in una cosa le assomiglia è che ogni tanto si fa prendere dalle sabbie mobili, l’immobilità.
«L’immobilità è il rifiuto di accettare la realtà. L’illusione di fermare il tempo: ci sono tanti modi, come abbiamo detto. Tenero? Non me ne accorgo... (ride)».
Una sua vecchia amica che oggi si vede spesso in tv è Ornella Vanoni.
«Si è smollata con l’età, perché ora sente l’urgenza di raccontare. Anche cose che sarebbe meglio non dicesse».
Come quando ha detto che lei era poco ironico?
«Io sono talmente ironico che nessuno lo capisce».
Una cosa su cui ha fatto i conti sono le dipendenze: a parte le sigarette, ha saputo smettere con alcool e coca.
«Posso fare qualsiasi cosa, se mi lascia il senso critico. Con l’alcol a un certo punto mi sono ritrovato che non ricordavo più cosa avevo fatto il giorno prima. La droga è stupida. E basta».
Un’altra delle sue grandi passioni è stata la politica, deputato indipendente per il Pci alla fine degli anni ’80.
«Il partito mi inguaiò: mi chiese una mano poi invece della commissione cultura, mi mandarono in quella dei trasporti. Non credo di aver servito la gente, ma ho capito cose che non sapevo».
Al suo amico Beppe Grillo aveva detto di non farla, la politica. Pensa che oggi seguirebbe il suo consiglio?
«Ha creduto di cambiare le cose, ma ne è uscito massacrato, una fregatura enorme».
In definitiva qual è la cosa più brutta di quest’ultimo periodo della sua vita?
«Vedere gli amici che se ne vanno».
E la più bella?
«Di nuovo mia moglie. Se non ci fosse lei, non ci sarei già più, perché, ora sì, mi sarei rotto anche i coglioni».
Gianni Santoro per “il Venerdì di Repubblica” il 21 Febbraio 2022.
«Io non venderei mai il mio catalogo». Gino Paoli, 87 anni, è categorico. Il Covid da cui è uscito recentemente lo ha indebolito, ma è determinato: «Mi sembra una stronzata. A mia moglie e ai miei figli cosa lascio? La mia ricchezza è il mio repertorio, perché anche quando sarò morto potrà fruttare dei soldi. Il capitale di un autore è il suo catalogo».
Si parla di grandi cifre: centinaia di milioni di dollari per Bob Dylan. «Ma bisogna vedere: quanto rende ogni anno il catalogo di Dylan? Se rende molto è una stronzata la vendita». Stanno sbagliando questi artisti che vendono?
«Bisognerebbe capire di cosa si parla, perché la riscossione dei crediti per autore è fatta in maniera particolare, di solito metà va all'edizione e metà agli autori di musica e parole. Però la questione è: tu l'unica cosa che puoi vendere è la tua parte».
Springsteen ha ceduto anche il controllo dei master e le registrazioni.
«Se è proprietario dei suoi master può venderli. L'edizione è soggetta a regole diverse: puoi anche aprire una società di edizioni in cui depositi tutti i tuoi pezzi. Evidentemente è gente che preferisce avere i soldi che non la proprietà delle canzoni».
Gli acquirenti possano fare di quei brani quello che vogliono?
«Più o meno, anche se l'ultima parola nell'uso di un pezzo è sempre dell'artista. Nel senso che se quest' uso danneggia la sua immagine o la sua vita artistica allora può dire no».
Quindi lei proprio non venderebbe?
«Il mio catalogo di allora l'ho già venduto, tanto tempo fa, nel senso che era editato da altri, prima Ricordi, poi Cbs... Poi ho iniziato a usare una mia società di edizioni per depositare i brani (la Senza Fine, ndr)».
Quindi se vogliono usare Il cielo in una stanza in una colonna sonora o in uno spot pubblicitario glielo chiedono prima, oppure eventualmente può rivalersi dopo?
«No, a me lo chiedono prima, non so agli altri. Io ho un agreement con la casa discografica per cui ascoltano prima me per sapere se va bene. Ma non ho mai detto di no perché non erano cose che potevano danneggiarmi».
A cosa direbbe di no?
«Posso dire una cosa buffa, per capirci: se vogliono usarle come pubblicità di una carta da cesso posso dire di no. Perché non mi piacerebbe la cosa, ma non è detto che l'abbia vinta io».
Ha sempre seguito in prima persona l'evoluzione dei suoi affari?
«No, ho sempre delegato. Io sono uno che non fa niente (ride). Ho persone di cui mi fido e alle quali delego tutto. La fiducia per me è tutta o niente».
Ma ad esempio, sa quali sono le sue tre canzoni che fruttano di più a livello di diritti d'autore?
«Più o meno. Ci sono canzoni come La gatta che fa ancora l'ira di Dio. E poi Il cielo in una stanza, Sapore di sale e via via fino a Una lunga storia d'amore. Almeno una decina di brani danno ancora un grosso incasso Siae».
A proposito. Lei è stato presidente della Siae: mai avuto lamentele di autori che non riuscivano ad avere il controllo sulla propria arte?
«No, il controllo della Siae è semplicissimo. I soldi vengono distribuiti molto chiaramente tra autori di musica e parole. Pensi che il diritto d'autore è nato ai tempi di Mozart: non aveva nessun diritto su quello che scriveva, per cui doveva comporre in continuazione per guadagnare dalle esibizioni.
Finché un paio di filosofi del tempo cercarono di risolvere la questione, praticamente istituendo il diritto d'autore. E da allora è usato in tutto il mondo, perché è un diritto sul prodotto che fai: come un falegname fa un mobile e gli viene pagato, così tu scrivi una canzone e paga chi la usa».
Neil Young ha tolto la sua musica da Spotify perché sulla piattaforma c'era anche un podcast di un No Vax.
«Noi siamo quelli con un faro addosso e il nostro compito certe volte è portare quel faro su un problema preciso in modo che la gente lo veda. È un compito che ci spetta».
La preoccupa l'uso che potrebbe essere fatto in futuro della sua musica senza il suo controllo?
«No, perché sarò presuntuoso ma la mia musica ha un livello che impone un certo rispetto. Prendi Papaveri e papere, canzone bellissima di tanti anni fa, ma forse puoi anche sporcarla in qualche maniera. Prendi però Il cielo in una stanza: sono cazzi tuoi se provi a sporcarla, no?».
All'ultimo festival di Sanremo è stata cantata da Mahmood e Blanco.
«È stata una cosa molto rispettosa della canzone. E nello stesso tempo l'hanno tirata dentro in un mondo che non le appartiene, ma in cui può sopravvivere. Un'operazione che non mi è dispiaciuta per niente».
E lei, il catalogo di quale artista comprerebbe?
«Bisognerebbe vedere quanto rende e per quanti anni. Ma dovessi rispondere con il cuore direi Umberto Bindi».
La musica dal vivo le manca? «Molto, è un anno che non canto in giro. E ho paura a ricominciare: ho sempre avuto paura di andare sul palco, non mi sono mai veramente abituato.
Al festival di Sanremo del '64 ero con Modugno, bevevamo alcolici. Io lo guardo e gli dico: "Ma tu ti caghi ancora addosso? Sono anni che canti". E lui: "Guarda, o ti caghi addosso tutta la vita oppure non ti caghi addosso mai".
In quel momento passava la Cinquetti, tutta carina, tranquilla. "Vedi lei? Non ha paura". E infatti quando siamo usciti sul palco abbiamo fatto un casino. Prima è toccato a lui, e mi fa: "Hai della segatura? Perché mi son cagato addosso". Si era dimenticato le parole della canzone, aveva inventato lì per lì le prime due strofe. Quando ho cominciato a cantare io la gente pensava che il microfono non funzionasse, invece non mi usciva la voce. Figura di merda niente male, tutti e due».
Giorgia Palmas compie 40 anni: il successo a Striscia (e su Instagram), gli amori a tutto sport e altri 7 segreti su di lei. Arianna Ascione su Il Corriere della Sera il 5 Marzo 2022.
Aneddoti e curiosità poco note sull’ex velina, nata a Cagliari il 5 marzo 1982, che ha mosso i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo nei primi anni Duemila.
L’esordio in tv dopo Miss Mondo 2000
Giorgia Palmas oggi compie 40 anni: l’ex velina e conduttrice infatti è nata a Cagliari il 5 marzo 1982. Ha sempre sognato fin da giovanissima il mondo dello spettacolo: appena 18enne partecipa a Londra al concorso Miss Mondo 2000 e riesce ad arrivare al secondo posto, ottenendo il titolo di Miss Queen Europe 2000. L’esordio in tv invece risale all’anno successivo: nella primavera del 2001 partecipa al programma 125 milioni di caz..te condotto da Adriano Celentano su Rai 1, e successivamente è nel cast di Buona Domenica condotto su Canale 5 da Maurizio Costanzo, con il ruolo di «microfonina». Ma queste non sono le uniche curiosità su di lei.
La popolarità con Striscia
La grande popolarità per Giorgia Palmas arriva nel 2002: il 23 settembre vince la prima edizione del programma Veline e diventa, in coppia con Elena Barolo, la nuova velina mora di Striscia la notizia al posto di Elisabetta Canalis. La coppia avrà molto successo e sarà confermata fino al 2004. Negli anni successivi Palmas, oltre a posare per il calendario sexy del mensile Max (2005), conduce programmi televisivi come CD: Live (Rai 2, 2005-2007) e TRL On Tour (MTV, 2007), partecipa a Buona la prima! (Italia 1, 2008) e recita in alcuni episodi della fiction «Carabinieri».
Il calciatore e la velina
Quello con l’ex centrocampista Davide Bombardini per Giorgia Palmas è stato un rapporto importante: i due, che ai tempi incarnavano alla perfezione il binomio «velina e calciatore», sono riusciti a mantenere il loro rapporto lontano dai riflettori. Dal loro amore nel 2008 è nata Sofia, ma nel 2011 la coppia ha annunciato la separazione: «Per quanto possa essere dolorosa una rottura- confessò Giorgia a Gente - nulla giustifica il mettere di mezzo i figli. Per me e il mio ex, il bene di Sofia è sempre stato la priorità».
La vittoria all’Isola dei Famosi
Dopo alcuni anni di assenza dalla televisione causa maternità nel 2011 Giorgia Palmas torna in televisione, per partecipare all’Isola dei Famosi: arriva in finale e risulta la vincitrice dell’edizione. In seguito, in estate, le viene affidata la conduzione di Paperissima Sprint, con Vittorio Brumotti e il Gabibbo, e nello stesso anno interpreta se stessa nel cinepanettone «Vacanze di Natale a Cortina» con Christian De Sica e Sabrina Ferilli.
Vittorio Brumotti, galeotta fu «Paperissima Sprint»
Le strade di Vittorio Brumotti e Giorgia Palmas, prima di condurre insieme «Paperissima Sprint» nel 2011, si erano già incrociate dietro le quinte dello Show dei Record. In quel periodo però l’ex Velina era incinta (e ancora innamorata di Bombardini), come ha ricordato lei nel 2013 a Domenica Live. C’è voluto qualche anno prima di incontrarsi di nuovo, e avvicinarsi, grazie alla complicità nata sul set: «Lavorativamente ci siamo trovati subito - ha raccontato Palmas a Barbara D’Urso - ci siamo avvicinati nel corso del tempo». Nel 2016 a proposito di un possibile matrimonio, l’ex velina raccontava a Vanity Fair: «Abbiamo il nostro equilibrio, siamo una coppia rock'n roll che funziona bene». In realtà un anello Brumotti glielo aveva già regalato: per sorprenderla lo aveva nascosto in una scarpa da tennis (lei lo aveva trovato indossandola). Ma i sogni di nozze, dopo sei anni di relazione adrenalinica, sono sfumati. Già nell’estate 2017 si mormorava di un loro allontanamento: le immagini insieme sui social, fino a poche settimane prima onnipresenti, si erano diradate, e per la prima volta i due trascorrevano le vacanze in luoghi diversi. Un anno dopo, a Verissimo, è arrivata la conferma definitiva: «Non ho mai detto nulla sulla fine della storia con Vittorio Brumotti che è finita quasi un anno fa, inizio di giugno 2017. È una storia che aveva un termine, era da molto tempo già che le cose non andavano bene».
L’esperienza in radio
Giorgia Palmas ha alle spalle anche qualche esperienza come speaker radiofonica a Radio 105 (2016-2017) e Radio LatteMiele (2017-2019).
La proposta sotto l’albero di Natale
«Filippo è entrato in punta di piedi nella nostra vita, ma è diventato subito imprescindibile»: il campione dei 100 metri stile libero, single da tempo dopo la fine della sua storia con Federica Pellegrini, ha incontrato Giorgia Palmas per caso nel 2018 durante la settimana della moda milanese. Magnini, non volendo forzare le tappe (come ha raccontato in un’intervista a Chi), ha letteralmente dato il tormento a Alessandro Martorana e Elena Barolo (amici comuni di entrambi) per organizzare un’uscita a quattro. Si dice sia riuscito a conquistare il cuore di Giorgia con un tiramisù preparato con le sue mani, ma in realtà l’ex velina è capitolata vedendolo rapportarsi con sua figlia Sofia: «Lei è molto timida e con lui non lo è mai stata. Sono complici, si coalizzano contro di me!». Dopo aver dato il benvenuto alla loro prima figlia, Mia (nata il 25 settembre 2020), Filippo Magnini e Giorgia Palmas sono convolati a nozze il 12 maggio 2021: la proposta di matrimonio era arrivata già nel 2019, la sera della vigilia di Natale, ma la coppia è stata costretta a rinviare più volte la cerimonia a causa della pandemia.
Ritorno al calcio
Negli ultimi anni Giorgia Palmas si è dedicata al mondo del calcio: nella stagione televisiva 2017-2018 ha condotto su 7 Gold lo storico talk Il processo di Biscardi insieme all'ex collega velina Elena Barolo. Dal 2018 al 2020 invece è stata al timone del programma pre e postpartita di Milan TV. Per che squadra tifa? Ovviamente è tifosa milanista.
Profilo da influencer
Giorgia Palmas ha un profilo su Instagram, @giopalmas82, molto seguito (1.8 milioni di follower). Lo scorso ottobre ha lanciato, sempre su Instagram e insieme a Filippo Magnini, un format social di cucina: Assaggi (@assaggiofficial).
Concetto Vecchio per il Venerdì – la Repubblica il 10 Giugno 2022.
L'avvocato Giorgio Assumma, 87 anni, è piccolo e scattante. «Qui c'è la mia vita» dice aggirandosi con il sigaro tra le labbra nel suo studio dietro la Rai. Alle pareti, quadri di valore e foto ricordo con le star del cinema e della canzone di cui per sessant' anni è stato il legale e il confidente.
Ricorda il primo cliente?
«Giacomo Rondinella detto ‘o chiagnazzaro’ per il suo repertorio lacrimevole».
Ha appreso tanti segreti?
«Quando litigavano con le mogli o con le compagne si rifugiavano da me».
Chi?
«Non glielo dico. Però Pino Daniele preferì dormire da me dopo un'operazione delicata. Claudio Baglioni si ruppe il labbro in un incidente e per un po' decise di non farsi vedere in giro, così venne nella mia casa in campagna».
Il più simpatico?
«Forse Renato Zero. Guardi questa sua foto con dedica. Mi ha scritto: "Pensandoci su non avrò altro io al di fuori di te"».
È difficile trattare con i fuoriclasse?
«Naturalmente sono degli egocentrici e questo è un bene: perché se non sei concentrato totalmente sulla tua arte è difficile che tu possa poi realizzare grandi cose».
Chi è stato il più accanito di tutti?
«Ennio Morricone. Ripeteva sempre: "Io ogni giorno devo mettermi dinanzi allo spartito bianco anche se non ho la minima idea di come riempirlo"».
Il più avaro?
«Non Alberto Sordi».
Aveva questa fama.
«Era oculato, non tirchio. Il Campus Biomedico di Roma nasce grazie a un suo lascito. Ogni mese faceva recapitare una busta a un collega indigente. Un pomeriggio mi trovai in un istituto di bambini poveri gestito dalle suore e chiesi loro perché tenessero la foto di Alberto alla parete: "Tutto questo è merito suo", risposero».
Sordi era complesso?
«Embé, basti pensare che da cattolico andava a messa ogni domenica, ma decise di non mettere su famiglia».
Non voleva estranei in casa?
«Non si fece mai mancare le donne, ma accanto a sé volle solo sua sorella Aurelia, che visse per lui, rinunciando anche agli amori».
Lei ha assistito anche Renzo Arbore.
«Mi raccontò che sua madre ospitava una modista che da Bologna raggiungeva la Puglia per proporre alle signore di Foggia i cappelli che disegnava. Portò con sé il figlio, che però faceva i capricci. La madre allora disse a Renzo di andare a prendergli un gelato. Tanti anni dopo, a Roma, quel bambino, ormai uomo fatto, avvicinò Renzo: "Buonasera, sono Lucio Dalla"».
I suoi clienti erano cattolici o democristiani, come Pippo Baudo.
«Baudo è un genio. La Rai lo dovrebbe coinvolgere ancora. Facciamo spesso delle sfide intellettuali e non lo trovo mai impreparato».
Circolavano tanti soldi?
«Enormemente. Il mondo dello spettacolo negli anni del Boom fu un'industria grandiosa, gli attori incassavano anche le percentuali sugli incassi».
Oggi non è più così?
«Ma non abbiamo nemmeno più Sordi, Tognazzi, Gassman».
Frequentava via Veneto?
«Mi tenevo a distanza, costava tutto tantissimo. D'estate per rendermi più indipendente andavo a fare il cameriere a Ischia».
Non era sorprendente per un figlio della borghesia?
«Sì, ma furono esperienze formative. Servivo ai tavoli di "O' rangio fellone": mi davano solo la cena, però incassavo le mance dei turisti americani e tedeschi».
E dove dormiva?
«In tenda. Una mattina arrivò un signore atletico, faceva esercizi ginnici. Gli chiesi se volesse una tazzina di caffè: era Burt Lancaster».
Lei lavora ancora?
«Come un pazzo, ma con immutato piacere».
Come mantiene l'entusiasmo?
«Edilio Rusconi, con cui ci siamo sentiti ogni sera per più di vent'anni, mi ha insegnato che bisogna sempre porsi degli obiettivi nuovi: amare le sfide».
Vi sentivate ogni sera?
«Sì, e ci siamo sempre dati del lei. Rusconi come tanti grandi uomini era molto solo».
Volle produrre un film su De Gasperi.
«La regia venne affidata a Roberto Rossellini, che giunse dall'America e lo montò in un solo giorno. Venne proiettato in appena due sale. Un flop totale».
Perché farlo allora?
«Glielo aveva chiesto Fanfani; l'Italnoleggio, che lo distribuiva, per mezzo della Dc, coprì i costi di produzione. Rusconi non ci rimise».
Lei ha sempre votato Dc?
«Non sempre. Un po' più a destra all'inizio».
Cioè?
«Nel Dopoguerra una volta votai Movimento sociale italiano, stimavo Pino Romualdi».
È vero che Cossiga la chiamava alle sei del mattino?
«Quando divenni presidente della Siae, mi buttò giù dal letto per dirmi "Ricordati che in Italia c'è un solo presidente: sono io", poi mise giù».
Lei è dell'Opus Dei?
«Sì, mi piace la raccomandazione del fondatore Escrivá De Balaguer per cui bisogna santificare il lavoro con allegria».
L'Opus Dei è visto spesso con sospetto.
«È giudicato, a torto, un mondo di relazioni, una massoneria, ma è pieno di gente che invece fa bene il proprio lavoro. E coltiva il sentimento dell'amicizia».
Come diventò l'avvocato di Enzo Bearzot?
«Mi chiamò lui spaventatissimo, perché era stato citato come testimone nell'inchiesta sui presunti fondi neri agli azzurri che avevano vinto il Mundial 1982. Andai a Milano, lo tranquillizzai, ma quando entrò dal magistrato era pallido come un cencio; quando uscì disse: "Questo giudice capisce di calcio più di me"».
Com'era Bearzot?
«Onestissimo. Mi chiese di accompagnarlo al Coni per la festa di congedo da ct, nel 1986. Gli regalarono una penna. Uscendo la diede a me: "La conservi lei". Quando arrivai a casa la tolsi dall'astuccio e vidi che mancava il pennino».
È vero che ha fatto conoscere Maria De Filippi a Maurizio Costanzo?
«Indirettamente. Maria mi chiese un esperto della comunicazione che presentasse un noioso convegno sul diritto d'autore che lei aveva organizzato a Venezia. Suggerii Maurizio Costanzo».
Lei ha scritto anche il necrologio di Morricone.
«No, l'ha scritto lui: "Io, Ennio Morricone, sono morto". Io l'ho solo diffuso».
Eravate molto legati.
«Un giorno Ennio fu chiamato a rendere una testimonianza in tribunale, a Roma. Gli dissi di aspettarmi all'ingresso, che lo avrei raggiunto lì, finita la mia udienza, perché là dentro si sarebbe perso. Nel frattempo scoppiò un temporale mondiale. Uscii per andarlo cercare e Morricone era fermo laddove gli avevo chiesto di aspettarmi: tutto inzuppato».
Qual è la sua giornata tipo?
«Mi sveglio alle quattro e lavoro, studio, leggo, dirigo una rivista sul diritto d'autore».
A che ora va a letto?
«Alle nove e mezzo. Dopo i 40 anni ho smesso di mangiare i dolci, poca carne, tante verdure, soprattutto zucchine».
Perché continua a lavorare così tanto?
«Perché altrimenti muoio. Vorrei finire i miei giorni su questa scrivania, con un ultimo ruggito di orgoglio e con un sorriso di gratitudine verso il Signore».
Emanuela Griglié per la Stampa il 6 Agosto 2022.
Assieme a Geppi Cucciari è autore e conduttore di Un Giorno da Pecora, ormai storica (l'anno prossimo compie 15 anni) trasmissione di satira politica in onda su Rai Radio1, freschissima di premio Biagio Agnes per il miglior programma radiofonico della stagione.
Giorgio Lauro, 54 anni, milanese vero ma felicemente trapiantato a Roma, ha iniziato tantissimi anni fa a Radio Popolare con Sergio Ferrentino e quella che sarebbe diventata la Gialappa' s Band.
Oggi è intervistatore seriale di politici italiani: oltre 10mila gli ospiti conteggiati. Da Giorgia Meloni a Lamberto Dini (che, a 91 anni, gli ha confessato di fare ancora molto sesso), c'è la fila per passare sotto la tagliola dei loro microfoni. Tranne rare eccezioni. Tipo Maria Elena Boschi.
«Non vuole venire: l'ho incontrata alla cerimonia del premio Agnes e le ho detto che stava facendo il più grande errore della sua carriera. Ma non mi pare di averla convinta». In ogni caso se ne riparla a settembre, dato che Un Giorno da Pecora è fermo per la pausa estiva, in attesa di tornare in onda dal lunedì al venerdì alle 13,30.
Come ha preso la notizia della caduta del governo?
«Con un po' di senso di colpa. Mi voglio scusare con Mario Draghi: prima gli abbiamo ostacolato la corsa al Quirinale facendola spoilerare dal suo barista. E poi, quando il professor Domenico De Masi ci ha raccontato che il premier parlava male di Giuseppe Conte con Beppe Grillo, abbiamo fatto scattare la crisi».
Si sente più in colpa di Salvini, Berlusconi e i 5 Stelle?
«Non mi pare che loro si sentano in colpa.
Quindi si può godere le vacanze.
«Iniziate nel modo peggiore. Appena terminato il programma mi è venuto il Covid, dopo che lo avevo schivato per due anni, facendomi prendere universalmente in giro per le precauzioni maniacali. Ho tolto la mascherina mezzo minuto ed è successo. Avevo ragione io».
Ora che si è ripreso può recuperare, che cosa fa quando non lavora?
«Tendenzialmente lavoro sempre. Sennò seguo il Milan, l'Olimpia (dove nelle giovanili giocava da ragazzo, ndr), bagno le piante. Vedo tutti i talk show politici in tv e guardo Maurizio Crozza, che mi fa molto ridere».
Neppure una fidanzata?
«Al momento nessuna - e giustamente - ho ancora fatto questa scelta kamikaze».
Praticamente zero interviste e ospitate in tivù.
«Tendenzialmente non interessa neanche a me quello che penso, quindi perché dovrebbe importare agli altri? E poi mi piace di più fare domande che dare risposte».
La domanda preferita di quest' anno?
«Ho chiesto al fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, se è davvero perennemente così felice come sembra. Ma non mi ricordo che mi ha detto. In generale le risposte dei politici non sono importanti. Oggi dichiarano una cosa e domani un'altra. E se glielo fai notare, svicolano. È tutto un gioco. Anche se quest' anno la scena l'hanno rubata i virologi: successo clamoroso della nostra hit di Natale Si si vax cantata dai tre tenori Matteo Bassetti, Andrea Crisanti e Fabrizio Pregliasco».
Cosa ha scoperto sui politici italiani in questi anni?
«Che non vedono l'ora di raccontarti cose personali, tipo se in camera da letto usano l'aria condizionata o se fanno sesso, che vogliono cantare o darti la loro ricetta del brodo. A volte hai la sensazione che non ne possano più neppure loro della politica. Quello che mi sconvolge sempre è che alcuni un attimo prima sono di una correttezza squisita, ma in cinque minuti si trasformano ed esplodono in affermazione violentissime. Affrontano i problemi del Paese con la stessa foga degli opinionisti di quelle trasmissioni sportive delle tivù locali in cui si scannano per partite minori».
Tanti ci hanno preso gusto a venire da voi e a esibire i loro talenti meno noti.
«Maurizio Gasparri ogni lunedì fa un'ode sul campionato di calcio. Dario Nardella rilegge l'attualità politica suonando il violino. Paola Binetti commenta le partite della Roma. Alessandro Dibattista una volta ha cantato la Bamba, il ministro Andrea Orlando ci ha raccontato di quanto è bravo con i surgelati e il ministro Alfonso Bonafede ha fatto il dj in trasmissione.
Abbiamo fatto mangiare prosciutto e melone a Giorgia Meloni e le sardine alla sardina Mattia Santori. Andrea Romano ci ha fatto la rassegna stampa in russo durante la guerra. Romano lo abbiamo anche rasato in diretta: aveva scommesso che non sarebbe mai nato un governo Pd-M5S e invece…Ma nonostante questo mi è riconoscente perché gli ho fatto conoscere la sua attuale moglie. E una volta ho anche cercato di mettere le manette a Silvio Berlusconi in diretta, ma non ha voluto».
Chi vorrebbe ospitare, ma vi ha sempre detto picche?
«Massimo D'Alema sarebbe favoloso, perché quelli antipaticissimi danno il meglio. Anche Beppe Grillo non è mai venuto, ma lui non lo vorrei perché con i comici è più difficile. A me piacciono quelli istituzionali. Sogno Mattarella, Conte, Draghi. A Conte per esempio vorrei chiedere perché ha sempre l'orologio fermo su un orario sbagliato ma ogni volta diverso. Rocco Casalino ci ha detto che è un suo vezzo, mah».
Un personaggio che rimpiange?
«Francesco Cossiga, che da noi interpretava il disc jockey Dj K. Sapeva tutto di tutti e aveva frequentazioni che spaziavano da Michelle Hunziker alla cugina di Elisabetta Canalis».
È amico dei politici? Ci va a cena insieme?
«No, non li vedo fuori. Non ho quasi nessun tipo di contatto, preferisco così. Del resto non esco mai. In generale. Però anni fa feci una cena a casa mia con Meloni e Roberto Giacchetti quando erano entrambi candidati a sindaco di Roma, perché entrambi avevano condotto con me una puntata».
Per chi vota?
«Ho smesso da anni. Da quando la sinistra ha cominciato a candidare gente di centrodestra, come l'ex prefetto Bruno Ferrante».
Mai stato tentato di trasferirsi in televisione?
«Non particolarmente, anche perché spesso chi passa dalla radio alla tv non va benissimo. Io poi so fare la radio: che è molto a misura d'uomo.
Il passaggio tra decidere una cosa e andare in onda è breve, la macchina televisiva mi pare più complessa».
Come nasce la passione per la radio?
«Il primo ricordo che ho è un aneddoto strappalacrime: a 14 anni andavo a vedere il basket al palazzone di San Siro con mio papà e mi portavo il registratore. Facevo la radiocronaca da solo come un cretino mentre guardavo la partita.
Poi un giorno le radiocronache le ho fatte per davvero, a Radio Peter flowers Milano, sostituendo Flavio Tranquillo che era dovuto partire per il militare. Mi sono innamorato della radio ascoltando Bar Sport a Radio Popolare.
Ero al liceo scientifico, che per me è durato sei anni, perché sono stato pure bocciato. La trasmissione andava in onda alle 11 di sera della domenica, io la registravo e la riascoltavo a ripetizione per tutta la settimana. La imparavo a memoria. Un giorno in diretta fecero un appello: non abbiamo alcune puntate, per caso qualche ascoltatore le ha registrate? Mi sono presentato lì con tutte le mie cassettine». E c'è rimasto. «Fui soprannominato Archivio Vivente, sapevo tutte le battute del programma. Avevo 17 anni, Sergio Ferrentino che mi ha accolto è stato il mio mentore, insieme a mio zio, il giornalista sportivo Tullio Lauro, e a Claudio Sabelli Fioretti poi. In quegli anni a Bar Sport ci lavorava anche quella che sarebbe diventata la Gialappa' s Band. E nel 1990 ho debuttato da conduttore commentando i Mondiali di calcio, appuntamento diventato fisso e che si è ripetuto fino al 2006, quando l'Italia ha vinto. Noi eravamo in diretta dal PalaTrussardi davanti a 10mila persone.
Nel 1996 intanto avevo iniziato anche a fare l'inviato per Caterpillar su Radio2. La mia scuola è stata quella. Tutto quello che ho imparato lo devo a Radio Popolare: mi piace fare una radio un po' sporca, non formale, che usa un linguaggio vicino a quello parlato di tutti i giorni». Nel 2008 è arrivato Un Giorno da Pecora, inizialmente in coppia con Sabelli Fioretti e ormai da un lustro con Geppi. «L'anziano Sabelli mi ha insegnato tutto quello che so su come si fa e come si prepara un'intervista, anche se non sarò mai al suo livello.
Geppi è uno dei più grandi talenti che ci sono in Italia, è velocissima a fare la battute ed è molto accogliente con gli ospiti, sa metterli a loro agio ed entrare subito in sintonia. Poi siamo agli antipodi: funzioniamo perché - come dice lei - siamo sicuri che io non direi mai quello che direbbe lei, e viceversa».
Come si fa ridere?
«Si deve fare, per me è un bisogno di sopravvivenza. Con la politica è facile. Basta stare fermi, il racconto si fa da solo. Noi, in realtà, siamo dei parassiti».
Giorgio Panariello: «La mia infanzia difficile e mio fratello Franco morto per ipotermia. Conti e Pieraccioni? Due anziani». Emilia Costantini su Il Corriere della Sera il 25 Ottobre 2022.
L’attore fiorentino è protagonista e autore dello spettacolo «Favola mia», e torna in scena al Teatro Verdi di Firenze dal 26 ottobre
La smania del protagonismo gli spunta addirittura alle elementari. «Quando la maestra spiegava o interrogava qualche compagno — racconta Giorgio Panariello — riempivo i quaderni con la mia firma: era già la prova del mio gusto per l’autografo. E poi mi chiudevo in bagno e, con la spazzola dei capelli di mia nonna, facevo finta che fosse un microfono e mi intervistavo, farneticando su quello che facevo o volevo fare...Però, quando alla fine delle medie gli insegnanti mi indicavano la scuola che avrei dovuto fare, ho sbagliato».
Perché?
«Mi consigliavano uno studio relativo al contatto con il pubblico e ho capito male: mi iscrissi alla scuola alberghiera, pensando che fossi portato a fare il cameriere».
Da domani lei torna in scena al Teatro Verdi di Firenze con «Favola mia»...
«È il racconto della mia vita, personale e professionale. Una chiacchierata col pubblico, per svelare chi è il Giorgio dietro al Panariello. Per questo l’ho intitolato come la canzone di Renato Zero, al quale rendo un doveroso omaggio, dove c’è una frase che dice: dietro questa maschera c’è un uomo...».
È vero che Zero, all’inizio, non fu contento della sua imitazione?
«Proprio così. Una volta, quando ancora non ero molto noto, andò in farmacia a Roma. Una signora lo avvicina e gli chiede: scusi, ma lei è Renato Zero? Lui risponde sì, sono io. E la signora ribatte: mi saluti tanto Panariello!».
Ci rimase male?
«Beh, sì... Un’altra volta, anni dopo, lo imitai talmente bene in una finta intervista organizzata con Pieraccioni, che quando Renato la vide in tv, c’è cascato pure lui! Telefonò al fratello, chiedendogli: ma quando l’abbiamo fatta ‘st’intervista?».
Dalla scuola alberghiera al cantiere navale di Viareggio: la passione per le imitazioni dove nasce?
«Mi ero stufato di fare il cameriere e mio zio mi portò a fare l’elettricista nel suo cantiere: altro mestiere assolutamente sbagliato, per me. Nessuna nave sarebbe riuscita a partire grazie al mio intervento elettrico. Nel frattempo avevo cominciato a fare pratica nelle radio libere dove ho scoperto la mia passione e mi sono posto il dilemma: continuare a svolgere un mestiere che non sapevo fare oppure lanciarmi in un’avventura? Ho scelto di rischiare, d’altronde la vis comica non la impari a scuola di recitazione: o ce l’hai dentro o non ce l’hai e spesso i grandi comici nascono dai loro travagli interiori, da storie familiari difficili, a volte drammatiche...».
Le sue vicende drammatiche quali sono state? Chi è l’uomo dietro la maschera?
«Un’infanzia difficile, non infelice, l’ho raccontata in un libro, Io sono mio fratello. Sono stato abbandonato da mia madre, che era troppo giovane per crescere un figlio, e non ho mai saputo chi fosse mio padre. Sono stato allevato dai nonni materni. Un anno dopo la mia nascita, è nato mio fratello Franco, anche lui abbandonato... però i miei nonni avevano già da crescere, oltre a me, i loro cinque figli e lui venne affidato a un istituto di suore. Ogni tanto veniva a casa da noi, poi spariva e io, i primi anni, non sapevo che fosse mio fratello, lo credevo un amichetto con cui giocavo. Col passare degli anni, lui ebbe problemi con la droga e l’ho aiutato: lo portai a San Patrignano per farlo disintossicare. All’inizio tutto procedeva per il meglio, poi è scappato... in seguito è tornato ed era uscito dal suo faticoso percorso, totalmente “ripulito”. Ma una sera va a cena con degli amici, forse gli hanno offerto qualcosa... una pasticca, non so... ebbe un malore e quelli che erano con lui, invece di portarlo in ospedale, lo abbandonano sul lungomare di Viareggio: è morto per ipotermia».
Carlo Conti o Pieraccioni: con chi è più in sintonia?
«È proprio necessario parlare di quei due anziani? — ride — Abbiamo caratteri diversi, per questo siamo compatibili, i contrari si attraggono. Leonardo è pigro, vive nel suo eremo sulle colline fiorentine. Carlo è tutto casa e bottega: quando va a lavoro timbra il cartellino come gli statali».
Mai liti fra voi?
«Con Carlo impossibile litigare. Con Leonardo, una volta litigammo di brutto, sull’impostazione di uno spettacolo. Aveva ragione lui e ci siamo riavvicinati ancora di più».
È più difficile far ridere oggi rispetto a ieri?
«Certo! Prima, la comicità era ragionata, sia aveva il tempo per costruirla. Oggi è diventata un fast food».
Dagospia il 5 luglio 2022. Da “I Lunatici - Radio2”.
Giorgio Panariello è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format "I Lunatici", condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte dalla mezzanotte alle quattro, live anche su Rai 2 tra l'una e un quarto e le due e trenta circa.
Panariello ha parlato un po' di se: "Da piccoletto, alle elementari o alle medie, io riempivo i quaderni, i fogli, i libri e il banco con le mie firme. Firmavo in continuazione. Sembrava una prova d'autografo. A 8 anni mi chiudevo in bagno e con la spazzola di mia nonna mi intervistavo. La verve comica è venuta dopo. Io all'inizio dovevo far casino. Non tanto per il gusto di disturbare, ma perché volevo attirare l'attenzione. Dovevano guardare me, per quale motivo non lo so. La cosa delle imitazioni è nata dopo. Negli anni '80 imitavo Zucchero, Renato Zero, Benigni. Prima di fare quello, imitavo i personaggi del paese. Quelli del bar, persone reali che incontri per strada. Ho vissuto in Versilia da ragazzo, sono stato adottato dai nonni, sono cresciuto con loro. In inverno quando i turisti se ne vanno e rimane la secca dei personaggi del posto, io andavo al bar e me li studiavo. Memorizzavo questi personaggi, li interiorizzavo, li rivedevo alla mia maniera, e poi li ho ritirati fuori. Un giorno Carlo Conti mi chiese se avessi dei personaggi da proporre per uno spettacolo, non imitazioni, e io risposi che avevo il cassetto pieno".
Sulla sua storia personale: "Io sono stato adottato dai miei nonni perché mia madre se ne è fregata di me. Era una ragazza madre, non sapeva come gestire la cosa, mi ha lasciato all'ospedale. I miei nonni sono venuti a prendermi e mi hanno portato in Versilia con loro. L'anno dopo è nato mio fratello, loro avevano già cinque figli, non potevano tenere in casa un altro ragazzino, perché mia madre aveva lasciato anche lui, non potevano adottarlo, e lo hanno messo in un collegio.
Poi nel tempo ci siamo ritrovati. Vedevo questo ragazzino che veniva a casa per le feste comandate, per il suo compleanno. Pensavo fosse un amichetto. Poi col tempo ho iniziato a fare domande, e mi hanno detto che era mio fratello. Franco ha preso con grande dolore questo abbandono doppio, ho convissuto con la sua vicenda, che poi ho anche raccontato in un libro. Però devo essere sincero. Ho avuto un'infanzia dura, difficile, ma non infelice. I miei nonni non mi hanno fatto mancare niente. Purtroppo non hanno potuto fare la stessa cosa con mia fratello".
Sulla popolarità: "Non è arrivata dal giorno alla notte. Due momenti fondamentali della mia vita sono stati quando ho incontrato Carlo Conti, l'ho conosciuto in Calabria, Carlo ha ideato Vernice Fresca, una sorta di Zelig dell'epoca, e lì per strada hanno iniziato a gridarmi i tormentoni per strada, a chiedermi i primi autografi. Fu una cosa grossa. E poi dopo questo successo ho dovuto capitalizzarlo a livello nazionale, ma era difficile, perché eravamo molto regionali. Poi ho iniziato a fare i miei spettacoli e al teatro Parioli di Roma mi vide Agostino Saccà, e mi disse se avrò l'occasione ti farò lavorare in Rai. Appena diventò direttore mi chiamò. Lì iniziò Torno Sabato. E cambiò davvero la mia carriera. E' stata una cosa meravigliosa".
Su Carlo Conti e Pieraccioni: "Siamo amici da tanto tempo. Pieraccioni? Ci unisce la stima l'uno dell'altro. Alla fine possiamo essere amici perché abbiamo iniziato insieme, Conti e Pieraccioni sono cresciuti insieme, io no, ma da fine anni '80 abbiamo sempre lavorato insieme. La cosa che ci lega, oltre all'amicizia, è la stima. Siamo due battitori liberi, due cani sciolti, fare spettacoli insieme se non c'è stima sarebbe molto difficile. E non siamo competitivi l'uno con l'altro.
Io Conti e Pieraccioni abbiamo anche in comune una storia che è fatta di no, di risate alle spalle, di gente che non ci credeva, che non ci dava fiducia. Alla fine però la volontà paga. Questo era il nostro destino. Una volta, all'inizio della nostra carriera, io Conti e Pieraccioni facevamo il nostro primo spettacolo insieme. Una sera, a Grosseto, abbiamo fatto 32 paganti e in più ci hanno fatto la multa alle macchine a tutti e tre. Perché le avevamo messe male".
Sull'imitazione di Renato Zero: "Sono andato avanti con gente che mi diceva 'facce Renato Zero' per anni. Lui all'inizio questa imitazione non l'aveva presa bene. Poi nel tempo ho avuto la fortuna di diventargli amico, quando ha capito l'onestà e l'amore che metto nella mia imitazione. La prima volta che ha visto la mia imitazione era in un albergo.
Pieraccioni voleva fare uno scherzo a Cecchetto, mi chiese di vestirmi da Renato Zero, di andare in Versilia, con lui che mi avrebbe intervistato. Io dovevo sembrare Renato Zero. Io e Pieraccioni registriamo questa cosa, Leonardo la porta a Cecchetto, che ci casca e la manda in onda. Renato la vede mentre era in un albergo chiama suo fratello e gli fa 'A Giampiè ma quando cavolo l'abbiamo fatta st'intervista che sto vedendo in tv?'. Poi tra me e Zero è nata una grande amicizia, siamo nati lo stesso giorno, ci sono tante affinità".
Panariello ha fatto un sacco di complimenti a 'I Lunatici': "Vi seguo sempre, soprattutto in tv su Rai 2, andate in onda nell'orario della giornata che per me è comodo. Mi si realizza un sogno. Io quando sono un fan di qualcuno lo incontro sempre. E' successo con Renato Zero, con quelli della Casa di Carta, quando stimo qualcuno poi lo conosco. Quindi sono particolarmente felice di essere con voi questa notte".
Panariello è pronto a tornare a teatro con lo spettacolo 'La favola mia': "Quando subito dopo il lockdown siamo ripartiti con lo spettacolo io avevo paura. Nel senso che salire su un palcoscenico e vedere la gente con le mascherine, i controlli, storie varie, l'aria non era la solita. Per un comico, dove la gente doveva divertirsi e rilassarsi, è stato difficile. E invece la gente si divertiva e si rilassava comunque. Noi comici siamo un po' come i virologi dell'anima. C'è bisogno di ridere in questo spettacolo. Infatti nel mio spettacolo non parlo di attualità. I comici servono a far staccare per un paio d'ore il cervello alle persone".
Sul politicamente corretto: "E' un disastro. Ci sono quelli che sono sempre stati politicamente scorretti, per cui anche essere politicamente scorretto premia. Se lo sai fare o hai la patente per farlo. Zalone può dire qualsiasi cosa. Benigni ai suoi tempi poteva dire qualsiasi cosa. E' difficile, certe battute non si possono fare, certe cose non si possono dire, con tutta onestà devo dire che ci sia una autoregolamentazione, io cerco di non offendere nessuno, però ho dovuto cambiare molto, essendo toscano, il cinismo toscano è una parte fondamentale della mia comicità quindi qualche volta può capitare di scivolare in una battuta. Anche mettere un post sui social è un casino".
Da leggo.it il 19 agosto 2022.
Giovanna Mezzogiorno si racconta a 360°. E lo fa rivelando innanzitutto un dettaglio importante sulla propria vita privata: «Mi sono separata di recente». L'attrice, 47 anni, in un'intervista a Oggi ha rivelato di essersi separata dal marito, Alessio Fugolo. La coppia si era conosciuta sul set del film Vincere, dove lui lavorava come macchinista, e aveva avuto due figli gemelli, Leone e Zeno.
Di loro, Giovanna Mezzogiorno ha raccontato: «Sono nati prematuri, al settimo mese. Nei loro primi anni di vita ho pensato solo a loro, non al lavoro. Ciò che vorrei per loro è non vederli mai soffrire, cerco sempre di proteggerli dal brutto che c'è fuori». Sulla famiglia, l'attrice ha spiegato: «Per me è il luogo dell'amore e delle sofferenze più grandi che ci possano essere. Ma non voglio rivelare dettagli sulla separazione con Alessio».
Giovanna Mezzogiorno, lo sfogo
Al Festival di Venezia, Giovanna Mezzogiorno sarà protagonista del film Amanda, in cui interpreta la mamma di una figlia complicata da gestire. «È una vita che mi fanno fare questo ruolo, evidentemente mi viene bene. Sono stata lontana dal cinema per dedicarmi ai miei figli, ma questa spiegazione forse non basta mai» lo sfogo dell'attrice.
«Appena lavoro di meno, partono le leggende metropolitane. Dicono che sto male, che mi drogo, che sono alcolizzata, che prendo gli psicofarmaci. Fra un po', faccio pure le rapine... Senza contare i commenti sul fisico, come quando dicevo che ero ingrassata troppo. E allora? Per me è un colossale chissenefrega».
Giovanna Mezzogiorno: «Il mio passato complicato»
L'attrice ha poi parlato di uno dei periodi più delicati della sua vita, l'adolescenza. «I miei avevano fiducia in me, cercavo di non deluderli ma ero scontenta e arrabbiata. Quando mio padre è morto a 51 anni, mia madre mise su in casa un santuario con le sue foto. Non potevo rimanere a Milano, sentivo il bisogno di andare via di casa perché quel contesto per me sarebbe stato pericoloso», ha spiegato la figlia di Vittorio Mezzogiorno e Cecilia Sacchi.
«Quando avevo 14 anni, mio padre ebbe una figlia da una donna statunitense. All'epoca fu un trauma per tutta la famiglia, oggi invece mia sorella Marina è uno degli affetti più cari che ho. Non ho mai sopportato certe voci sulla droga: ai tempi delle droghe sintetiche, vedevo i miei amici trasfigurati, con la faccia storta. Non le ho mai volute provare. Mai. Mi facevano terrore. Oggi cerco solo serenità e giustizia su ciò che viene detto di me. La cattiveria è faticosa da sopportare e non sono mai stata cattiva».
Giovanna Mezzogiorno: «La mia Torino è verde e civile. E discreta proprio come me». Francesca Angeleri su Il Corriere della Sera il 26 Maggio 2022.
L’attrice si racconta: i due figli gemelli, il dolore per la morte del padre e l’insonnia, la sua Roma e le passeggiate lungo il Po torinese. Sabato 28 e domenica 29 sarà al Gru Kids Festival per parlare ai bambini di cinema.
«E daje». È un attimo. Mentre parliamo, in un pomeriggio strano in cui piove con il sole, la voce di Giovanna Mezzogiorno è semplicemente di velluto. Profonda, magnetica, come al cinema. «Come quella di mia madre». E poi, in un secondo, diventa una ragazzina felice mentre racconta che la sera prima è stata incollata a seguire tutta la partita della Roma finché non ha vinto, «Rometta mia, è sempre un’emozione grande. Sono piccole miserevoli gioie». Mezzogiorno sarà la protagonista, sabato 29 e domenica 29 maggio alle 18, del secondo appuntamento al Gru Kids Festival, una rassegna dedicata ai bambini e ai ragazzi a Le Gru che vede un intenso programma di laboratori, incontri e presentazioni con artisti, illustratori, autori, attori e musicisti. Mezzogiorno condurrà Cinema mon amour! in cui leggerà stralci del romanzo La bambina che raccontava i film di Hernán Rivera Letelier.
Le manca Roma?
«Amo tantissimo Roma, ci sono nata. Ma ormai è invivibile. È micidiale, bestiale. Non so come abbia potuto sprofondare in questo abisso senza fine. Abitavo a Borgo Pio, in mezzo a orde quotidiane di gente, di panini divorati, di bottiglie rotte a terra. È sporca. Aggressiva. Faticosa».
E a Torino ci sta bene?
«Ho sposato un torinese, ci conoscemmo sul set di Vincere e abbiamo fatto due figli (Zeno e Leone, due gemelli omozigoti di quasi 11 anni, ndr). Abbiamo deciso di vivere a Torino per la sua dimensione, il verde, per il suo essere una città civile come nessuna in Italia. Sono felice e ripeterei questa scelta un milione di volte».
Nessuno l’ha mai infastidita?
«Nessuno si accorge di me. Sono molto discreta, pure troppo. Sono una perfetta torinese. Non è mai uscita una mia foto in gravidanza, mai una dei miei figli e mai accadrà».
Come sono stati questi ultimi anni da mamma?
«Difficili. Maledettissima Dad. Penso che i bambini oggi debbano respirare. Ho accettato di partecipare a questo progetto perché nel mio piccolissimo tento di fare qualcosa. Siamo anche molto preoccupati dal mondo tremendo dove stanno crescendo, con questo internet pericoloso, i telefoni… bisogna stimolarli il più possibile. Cerchiamo di proteggerli, per quanto possiamo».
Lei si è molto dedicata ai suoi figli. Ha pagato un prezzo?
«Il mio è un mondaccio. Quando esci ti bollano. Ma non me ne frega niente. Lavoro da 35 anni e credo di avere dato tanto, di avere fatto cose importanti. Ho deciso di occuparmi molto dei miei figli lavorando di meno, anche se stare in casa con loro è un lavoro come tutte le donne sanno. Seguirli è il mio beneficio. Non tornerei mai indietro su questa scelta. Non ci sono problemi».
Nessuna, come Giovanna Mezzogiorno, ha incarnato la donna della sua generazione.
«Onestamente penso dipenda da ciò che uno dà. Se dai, dai, la gente non è stupida, non se lo dimentica. Il mio esempio è mio padre, per lui la gente ancora mi ferma per strada. Questa cosa mi emoziona e mi distrugge al tempo stesso. Resta sempre un dolore micidiale, non si può morire a 51 anni. È stato un esempio di impegno nei confronti del lavoro incredibile».
Ha condizionato la sua vita?
«Da quando è morto, avevo 19 anni, ho smesso di dormire. Soffro di insonnia. Così alle 6.30 esco con il mio cane e vado sul lungo Po a passeggiare. Incontro gente che corre, ma dove corre?».
Però è bello, no?
«Sì, è bello però io preferirei dormire. Invece compro il giornale e leggo delle tragedie mostruose come quella degli Stati Uniti. È un mondo maledetto».
Giovanni Allevi si ribella alla malattia: "Le mani tremano, ma sto lavorando a una nuova composizione". La Repubblica il 3 settembre 2022.
Le mani tremano a causa dei potenti farmaci che sta prendendo contro la malattia. E non riescono a toccare come dovrebbero i tasti del pianoforte. Ma nonostante tutto, il compositore non rinuncia alla musica. Giovanni Allevi pianista e compositore, torna a parlare del suo male, il mieloma scoperto pochi mesi fa. E lo racconta sui social, postando una foto delle sue mani.
Il post sui social
Dopo la diagnosi dello scorso giugno torna a parlare della malattia, aggiornando i follower sulle sue condizioni. Per il musicista sono stati mesi difficili, segnati da gravi dolori fisici, per i quali, al principio, aveva trovato conforto nella musica. E ora, anche quella grande passione sembra essergli negata dal momento che, per via del suo stato di malessere, non riesce più a suonare. Però sta lo stesso lavorando ad una nuova composizione.
Di recente Allevi ha condiviso un post sul proprio profilo Instagram, attraverso il quale ha spiegato la drammatica situazione che sta vivendo. Il compositore ha caricato un'immagine delle proprie mani, corredata da una toccante descrizione con cui ha confessato: "Queste mani tremano per via dei potenti farmaci che sto assumendo e per il momento non posso suonare. Ma una nuova musica invade la mia mente in un modo impetuoso ed io non ne perdo una nota. Ora è dolce, ora è folle ed incomprensibile, sognante e riflessiva, metafisica. Non vedo l'ora di farvela ascoltare."
Già alcuni mesi fa, in occasione dell'inaspettato annuncio della malattia, Allevi aveva parlato di un "dolore fisico a tratti insostenibile". Ciononostante, pur diradando le sue apparizioni sui social, è sempre stato presente. E proprio sul suo profilo Instagram e su Facebook, è stato travolto dall'affetto di fan e follower, pronti a sostenerlo anche in questa sfida.
Lo scorso giugno era stato proprio lui a comunicare ai fan la notizia della malattia, attraverso uno struggente post sul suo profilo. Un annuncio che, il mese successivo, si è aggiunto a un'altra tragedia che ha colpito Giovanni Allevi e la sua famiglia: la morte della sorella Maria Stella. La donna, insegnante di diritto ad Ascoli Piceno, si sarebbe tolta la vita.
Una tragedia nella tragedia, che ha spinto i follower dell'artista a stringersi sempre più attorno a lui. Sotto l'ultimo post, infatti, sono visibili diversi commenti, attraverso i quali molti utenti hanno deciso di lasciare una parola di conforto nei suoi confronti. C'è chi gli augura di tornare al più presto, affermando: "Ti aspettiamo." Qualcun altro gli infonde coraggio: "Andrà tutto bene, ne sono certo!! Forza Maestro".
Ferruccio Pinotti per corriere.it il 19 luglio 2022.
La sorella del compositore Giovanni Allevi, Maria Stella, è stata trovata morta la scorsa notte nella sua casa di Ascoli Piceno. A dare l’allarme è stato un familiare che è andato nella sua abitazione perché non riusciva a mettersi in contatto con lei.
Non sarebbero stati trovati biglietti, ma secondo gli inquirenti si tratta di un gesto volontario. Maria Stella Allevi faceva l’insegnante e abitava da sola. Sul luogo sono intervenuti i carabinieri.
A dare l’allarme è stato un familiare che è andato nella sua abitazione perché non riusciva a mettersi in contatto con lei. A quanto si è appreso in seguito, la salma non è stata ancora restituita alla famiglia. La Procura di Ascoli Piceno ha disposto una ricognizione del corpo che dovrebbe essere effettuata nel pomeriggio.
L’annuncio del mieloma
Un periodo molto difficile, quello della famiglia Allevi. Il 18 giugno scorso il musicista aveva annunciato sui social di essere affetto da un mieloma. Ispirata al coraggio la sua reazione: da quando ha ricevuto la diagnosi di mieloma Allevi ha continuato ad aggiornare i propri fan e a combattere. Ed è quello che sta ancora facendo: si cura e compone, nonostante il dolore.
Allevi su Instagram era andato dritto al punto, mostrando anche le sue fragilità e le sue paure: «Non ci girerò intorno — si leggeva nella breve didascalia a corredo della foto pubblicata sul social —: ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa».
La composizione ispirata al suo percorso di cura
Come ha raccontato lui stesso: «Appena ricevuta la diagnosi di Mieloma, prima ancora di chiedere cosa fosse, sono subito andato a vedere a quali note musicali corrispondessero le lettere del suo nome, secondo un procedimento matematico già usato da J. S. Bach – si legge – . Ebbene, da Mieloma scaturisce una melodia romantica di sorprendente bellezza!».
Poi Giovanni Allevi ha spiegato: «Il primo giorno di ricovero ho iniziato a scrivere un brano per Violoncello e Orchestra, ispirato da quella melodia. Mi sono entusiasmato all’idea che la composizione del brano avrebbe accompagnato tutto il tempo della terapia, come fosse un diario di emozioni fatto solo di note, e quando la mia battaglia sarebbe finita, avrei celebrato la vittoria sulla malattia dirigendo “Mieloma” in teatro, con un grande solista al Violoncello. La composizione mi sta assorbendo giorno e notte. È pura follia, lotta, dolore, ebbrezza, entusiasmo, gioia sfrenata, meditazione».
La dedica di questo brano è davvero speciale ed è per tutti coloro che stanno combattendo: «Sento già di dedicare questo brano a tutte le persone, a quei guerrieri luminosi che stanno soffrendo per la malattia, nella speranza che possano riconoscersi nelle sue note, e possano ricevere da esse la forza di condurre la propria battaglia verso la vittoria». Ora per Giovanni Allevi una nuova terribile prova da superare.
Giovanni Allevi e la malattia: "Dolore fisico a tratti insostenibile". La Repubblica il 6 Luglio 2022.
Dopo l'annuncio della scoperta del mieloma, il musicista e compositore ha iniziato il percorso di cura. "Posso aiutare il corpo a guarire, affiancando alla terapia un'energia magica, che viene dall'anima e dal vostro amore".
"Ma l'anima, esiste? Secondo me, sì. Se esiste, posso separarla dal corpo e dal dolore fisico a tratti insostenibile. Posso aiutare il corpo a guarire, affiancando alla terapia un'energia magica, che viene dall'anima e dal vostro amore". Lo scrive il musicista e compositore Giovanni Allevi in un post sui suoi profili social nel quale mostra il suo volto sofferente.
L'inizio delle terapie
Allevi, come aveva annunciato una decina di giorni fa, si sta sottoponendo alle terapie per sconfiggere il mieloma, un tumore che colpisce le cellule del sistema immunitario, "una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa", aveva scritto lo scorso 18 giugno l'artista 53enne nell'annunciare la sua malattia.
Le scuse alla famiglia e ai fan
"La mia angoscia più grande - aveva aggiunto - è il pensiero di recare un dolore ai miei familiari e a tutte le persone che mi seguono con affetto. Ho sempre combattuto i miei draghi interiori in concerto insieme a voi, grazie alla musica. Questa volta perdonatemi, dovrò farlo lontano dal palco", aveva concluso riferendosi alle cure che avrebbe dovuto affrontare. "Torno presto" era l'hashtag che chiudeva il post pubblico.
L'annullamento del tour
Dopo l'ultimo acclamato live alla Konzerthaus di Vienna, a causa della malattia Allevi ha dovuto annullare il tour estivo di Estasi 2022 e i prossimi concerti che a fine estate lo avrebbero portato fino in Giappone e in Cina. Tanti i fan che lo sostengono, con messaggi di incoraggiamento.
Giovanni Allevi, la drammatica foto dall'ospedale: "E' iniziata la mia battaglia contro il tumore". Libero Quotidiano il 24 giugno 2022
Giovanni Allevi, dopo avere annunciato sul suo profilo Instagram di avere un mieloma multiplo, torna sul social con un nuovo post in cui annuncia che è iniziato il percorso di cure per combattere il tumore e ringrazia i suoi fan per l'affetto e la vicinanza che gli hanno dimostrato. "Con il cuore traboccante di gratitudine", scrive il pianista e compositore, "vi ringrazio immensamente per l'Amore che mi state donando! Immagino i vostri pensieri di incoraggiamento e vicinanza avvolgere il mio corpo, e dare un sollievo a questo dolore a tratti insopportabile. È iniziata la battaglia che mi ha portato nel nucleo più profondo della fragilità umana. Con voi la vincerò! Vi amo! Giovanni".
Quindi il pianista e compositore pubblica anche una foto che lo ritrae di spalle con addosso un busto ortopedico.
Allevi, una settimana fa, aveva annunciato di avere un tumore e di doversi allontanare dalle scene per curarlo. "Non ci girerò intorno: ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa", aveva confessato il Maestro, aprendosi ai fan e ammettendo che la sua "angoscia più grande è il pensiero di recare un dolore ai miei familiari e a tutte le persone che mi seguono con affetto". Il musicista, che ha 53 anni, è sposato con Nada Bernardo, anche lei pianista e sua manager, e ha due figli.
Giovanni Allevi: "Mi ha colpito la sindrome di Stendhal e su un marciapiede di Roma ho capito che dovevo raccontare l'estasi". Il compositore parla del nuovo album 'Estasi' che gli è stato ispirato dalla visione di una statua del Bernini. E sul comico Ubaldo Pantani dice: "Chi mi imita non sa che ironizza sul disturbo di Asperger, ma quella di Pantani è l'imitazione più rispettosa". Carlo Moretti su La Repubblica il 12 gennaio 2022.
Giovanni Allevi si è recentemente raccontato in un libro intitolato Le regole del pianoforte e grazie ai brani dell’album Estasi che il primo gennaio ha presentato in concerto all’Auditorium Parco della Musica di Roma, prima tappa di un tour che proseguirà in Italia e in Europa, e poi toccherà Cina e Giappone. Libro e disco non sono legati ma si intrecciano inevitabilmente intorno allo strumento che ha reso Allevi famoso nel mondo; e anche per il tema dell’estasi, oggetto delle sue ricerche musicali (“è la mia poetica”, osserva) e anche evento scatenante e motore dei brani del nuovo disco.
Ilaria Del Prete per leggo.it il 18 giugno 2022.
Giovanni Allevi ha annunciato con un post pubblicato su Instagram di avere un tumore ed essere per questo costretto ad allontanarsi dalle scene per combattere la malattia.
Il compositore marchigiano, 53 anni, non ha usato giri di parole e chiamato le cose col proprio nome: «Ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa».
«La mia angoscia più grande - continua il breve ma denso posto - è il pensiero di recare un dolore ai miei familiari e a tutte le persone che mi seguono con affetto». «Ho sempre combattuto i miei draghi interiori in concerto insieme a voi, grazie alla Musica. Questa volta perdonatemi, dovrò farlo lontano dal palco», conclude Allevi preannunciando un allontanamento dalle scene per potersi curare. Immediata la reazione dei fan, che lo hanno inondato d'affetto attraverso i commenti alla foto che il compositore ha scelto per dare il triste annuncio: una partitura in cui si vedono solo le sue mani.
La malattia
Il mieloma è un tumore che colpisce le plasmacellule (neoplasia ematologica) del midollo osseo, un sottotipo di globuli bianchi che hanno la funzione di formare gli anticorpi (che sono immunoglobuline), indispensabili per proteggere l'organismo dalle infezioni.
Giovanni Allevi: «Ho un mieloma, devo curarmi. Dovrò stare lontano dal palco». Maria Volpe su Il Corriere della Sera il 19 giugno 2022.
Il musicista ha annunciato su Instagram la sua malattia. Da mesi, tante analisi e accertamenti per i dolori lancinanti alla schiena. I medici prevedono cure lunghe.
«Non ci girerò intorno: ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa». Un pugno nello stomaco. Un pugno arrivato ieri, sabato 18 giugno, su Instagram a firma di Giovanni Allevi, 53 anni. Il pianista e compositore ha scritto un post sul suo profilo social rivelando ai suoi follower di avere un tumore e di doversi curare «lontano dal palco». Ha poi aggiunto: «La mia angoscia più grande è il pensiero di recare un dolore ai miei familiari e a tutte le persone che mi seguono con affetto. Ho sempre combattuto i miei draghi interiori in concerto insieme a voi, grazie alla Musica. Questa volta perdonatemi, dovrò farlo lontano dal palco. Torno presto».
Un messaggio breve, sobrio come è lui, che ricorda però quello di Fedez che annunciò la sua malattia sempre su Instagram: stessa angoscia, stesso bisogno di condividere il dolore, e la necessità, come ha scritto il rapper qualche giorno fa, di «avere una carezza pubblica». Allevi ha scoperto davvero da poco di avere il mieloma, anche se da mesi si stava sottoponendo a molte analisi. Già negli ultimi concerti del tour non si sentiva bene a causa di un mal di schiena lancinante, ma non ha mai voluto fermarsi. Poi, dopo tanti accertamenti, purtroppo la scoperta della vera causa di quei dolori. Dopo l’ultimo live a Vienna, ha preso consapevolezza di non poter più continuare l’attività concertistica, e da oggi in poi dovrà annullare tutti i suoi eventi. I medici lo hanno messo a parte del fatto che dovrà sottoporsi a cicli di cure molto lunghi e pesanti.
La musica è talmente importante per lui che non è la prima volta che il compositore mette in secondo piano la salute. Raccontò lui stesso che «a Kagoshima, in Giappone, nel 2017, mentre mi esibivo ho subìto il distacco della retina. Ma invece di fermarmi e correre all’ospedale, per amore del pubblico ho continuato a suonare, aggravando la situazione. Una follia che mi ha lasciato danni visivi irreversibili».
Nel post, nel quale annuncia la malattia, Giovanni Allevi ha pubblicato la foto dove si vede solo il dettaglio della sua mano che scrive, tra le note di uno spartito, la parola «mieloma» come a rappresentare che nonostante la malattia la sua vita resta ancora e sempre la musica. Nel post però si legge , per la prima volta, una paura che non ha vergogna di farsi vedere. Una paura che è soprattutto protezione verso la sua famiglia, tenuta sempre molto lontana dai riflettori. Il musicista è davvero molto schivo, ma il momento che sta vivendo è talmente duro, da far emergere tutte le fragilità di un essere umano sensibile come lui. Perché nonostante una vita pubblica piena di soddisfazioni, Allevi non ha avuto una vita facile: ha raggiunto il successo a 30 anni, e da bambino veniva bullizzato dai compagni, proprio per il suo essere così schivo.
Solo qualche giorno prima del post di ieri, aveva scritto su Instagram: «Non sono certo la fama, il successo, il prestigio a muovermi, ma la gioia profonda di non essere più me stesso, perché trascinato via dall’onda impetuosa della musica. La composizione è la mia dannazione e la mia ragione di vita». Chissà qual è il senso profondo di queste parole, scritte quando dentro di sé già viveva la tragedia della scoperta della malattia.
Negli ultimi concerti appariva contratto dal dolore. Giovanni Allevi, l’annuncio sui social della malattia: “Ho un mieloma, combatterò lontano dal palco”. Elena Del Mastro su Il Riformista il 18 Giugno 2022.
Non ci girerò intorno: ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa”. Così sul suo profilo Instagram il pianista e compositore Giovanni Allevi, 53 anni, ha condiviso con i suoi follower la terribile notizia. Accanto la foto mentre scrive sul pentagramma traducendo la parola della sua malattia in note.
“La mia angoscia più grande – ha aggiunto – è il pensiero di recare un dolore ai miei familiari e a tutte le persone che mi seguono con affetto. Ho sempre combattuto i miei draghi interiori in concerto insieme a voi, grazie alla Musica. Questa volta perdonatemi, dovrò farlo lontano dal palco”. “Torno presto” è l’hashtag che chiude il post pubblico.
Già negli ultimi concerti del tour di Estasi, il fisico appariva contratto da un dolore molto forte, ma il musicista non ha mai smesso di suonare col sorriso fino alla scoperta della malattia. Dopo l’ultimo acclamato live alla Konzerthaus di Vienna, la consapevolezza di non poter più continuare l’attività concertistica, che a fine estate avrebbe segnato l’atteso ritorno del Maestro anche in Giappone ed in Cina. Giovanni Allevi si è visto quindi costretto ad annullare il tour estivo di Estasi 2022 per affrontare un percorso terapeutico duro ed importante. Tanti i fan che si sono stretti intorno a lui nel dolore, con messaggi di incoraggiamento.
Solo qualche giorno prima del post di oggi, aveva scritto su Instagram: “Non sono certo la fama, il successo, il prestigio a muovermi, ma la gioia profonda di non essere più me stesso, perchè trascinato via dall’onda impetuosa della musica. La composizione è la mia dannazione e la mia ragione di vita”.
Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.
· Giovanni Damian, in arte Sangiovanni.
Sangiovanni: «La prof mi disse che non ce l’avrei fatta. Giulia? Difficile vivere una storia normale». Renato Franco su Il Corriere della Sera il 19 Luglio 2022.
Giovanni Damian, in arte Sangiovanni, passando da «Amici» a 21 dischi di platino: «Ai concerti mi sento come i ragazzi tra il pubblico. Sono fuori dalle dinamiche del dissing, si perde solo tempo. E dell'odio di chi mi insultava ho sofferto parecchio».
«Il mio idolo? Martin Luther King. Quando l’ho studiato a scuola sono davvero rimasto impressionato, quell’ideale, quella forza, quel discorso mi sono rimasti impressi per tanto tempo. Quella era la sua meta: fare del bene al mondo». In tempi in cui c’è chi non sa chi sia Strehler, fa quasi commuovere che un ragazzo di 19 anni, di mestiere popstar, metta Martin Luther King in cima ai suoi idoli giovanili. Sangiovanni (vero nome Giovanni Damian, «san» visto che gli è sempre stato detto di non avere la faccia da bravo ragazzo) ha vissuto la sua «stranger thing» grazie ad Amici, il talent che ha mandato sottosopra il suo mondo: il successo di Malibu; un nuovo disco, Cadere Volare, che è stato certificato con 21 dischi di platino e 5 d’oro; un tour che a ottobre lo porterà a Roma e Milano.
Martin Luther King è lassù in alto. Il tuo messaggio quale vuole essere?
«Che ci si può voler bene, che si può essere liberi di essere ciò che si vuole; la cosa che mi importa di più con la mia musica è che le persone ci si possano ritrovare, il mio scopo è aiutare chi è in difficoltà. La musica è uno sfogo per tanti e lo è anche per me; a un certo punto non ero in un bel momento, ma capire che potevo esprimermi con la musica mi ha svoltato e cambiato la vita. Anche da ascoltatore, alcuni brani mi hanno fatto capire tante cose, è un po’ come fare terapia. Scrivo per me stesso, per farmi stare meglio. Ma anche per gli altri, perché si sentano accettati».
Da ascoltatore qual è l’ultima canzone che ti ha aiutato a stare meglio?
«Like You Do di Joji. Il ritornello dice: nessuno mi ama come fai tu. In questo mondo è difficile trovare delle persone vere, che ti vogliono bene per quello che sei. Quella canzone mi ha fatto dividere in un istante le persone che mi amano davvero da quelle che non lo fanno. Ho aperto gli occhi e la mente, mi ha davvero svoltato
Fai parte della Generazione Z, quali sono i vostri valori?
«La nostra è la generazione della determinazione, dell’accoglienza, della fluidità, siamo ragazzi che vogliono creare nuove cose, che vogliono entrare nel mondo degli adulti e poterci lavorare insieme. È bello vedere che i giovani di oggi capiscano la libertà di essere ciò che vogliono, stiamo sconfiggendo dei tabù che ci sono sempre stati e che probabilmente ci saranno ancora perché altrimenti non esisterebbe la trasgressione... Se non ci fossero delle regole nessuno proverebbe a cambiarle».
Ma avete anche qualche difetto...
«Siamo una generazione virtuale, tecnologica: meno rapporti umani, più apparenza; meno interiorità, più guarda che bel fisico, guarda che bell’orologio. Se apri i social si perde la profondità delle persone, su 20 profili almeno 17 sono di persone che pensano ad apparire. Questa cosa mi spaventa. A me interessa di più l’interiorità, lo dico in Tutta la notte: Perché pensi il contrario se il mio istinto è perverso / Ed entrarti più dentro a quel mondo che hai dentro / Per girarlo tutto e farmi una cultura mondiale / E spogliarti nuda con i vestiti addosso / Le forme più belle sono quelle che tieni nascoste».
Colpa di chi la fa o colpa vostra che sia, siete anche disinteressati alla politica...
«In effetti io non sono un fan della politica, mi sembra un mondo particolare, non ho le conoscenze e le capacità per giudicarlo. E non mi piace dare sentenze inutili, è troppo facile stare sul divano a giudicare».
Quel senso di libertà di cui parlavi da dove ti viene? Chi te l’ha insegnato?
«Sono cresciuto in un contesto in cui c’erano tanti schemi mentali e barriere, a partire dalla scuola. Vengo da Grumolo delle Abbadesse, un paesino di 3.000 persone in Veneto; lì le persone non hanno una mentalità così aperta e io ho sempre combattuto queste chiusure, più le vedevo e più non mi piaceva, anche perché le cattiverie le ho subite molte volte e non voglio che per colpa mia le subiscano altre persone. Una volta a 14 anni corressi l’insegnante di inglese che aveva sbagliato: mi rispose che dovevo finirla, perché nel mondo del lavoro avrei preso solo schiaffi e la mia vita sarebbe andata male. Quei pregiudizi mi hanno fatto talmente male che scrivo anche per questo, noi cantanti abbiamo un potere mediatico da sfruttare in maniera positiva, non per fare hating».
L’immagine classica da popstar non ti appartiene? Ci credono in tanti nel tuo mondo...
«Io nei miei concerti non mi presento come l’artista davanti ai fan: siamo tutti ragazzi che sono lì per la stessa passione. Non me ne frega niente di tutta questa vibe da popstar, che wow, ho fatto questo e quello, sono cazzate incredibili in cui la gente si perde. Non mi interessa la villa alle Maldive, vorrei che restasse qualcosa di me e di quello che ho detto; per me l’importante è aiutare le persone, questo è il senso di questo mestiere».
Il dissing, l’hating, il rap game, la gara a mostrare i muscoli fanno però parte del mondo di certa musica.
«Io mi dissocio. Sono fuori da quelle dinamiche, si perde tempo a dissare gli altri. Se ognuno stesse al proprio posto e pensasse solo a fare musica andrebbe meglio. Ognuno può fare quello che vuole, ma è giusto avere la coscienza di quello che si sta facendo: se lanci messaggi sbagliati le persone li recepiscono. Bisogna stare attenti al proprio potere mediatico e usarlo in maniera positiva».
Però certi rapper cantano solo di sesso, droga e soldi.
«Non è che a me non piace fare l’amore e schifo i soldi, e non parlo a chi si droga. Tolta la droga, penso che siano cose che interessano a tutti; l’amore è un istinto naturale, senza fare gli ipocriti i soldi servono e lavoriamo per quello. Io sono cresciuto con quella musica, mi è sempre piaciuta, Sfera Ebbasta è uno dei miei artisti preferiti e non parla solo di sesso e droga. Bravi ragazzi nei brutti quartieri è una delle più belle canzoni della storia della musica italiana, ha un immaginario fortissimo e racconta una verità. La musica è libertà di espressione, ma oltre che artisti siamo personaggi pubblici, le faide sono inutili».
Tanta popolarità, ma anche tanto odio.
«Ne ho sofferto parecchio, chiunque apre i social e giudica, insulta, offende, senza filtri. C’è davvero poco buonsenso, a molti non importa se tu stai male, a loro importa della loro stupida gloria di aver scritto qualcosa contro qualcuno solo per attirare l’attenzione».
«Amici» ti ha dato il successo ma ti ha fatto anche conoscere la tua fidanzata, Giulia (Stabile, fa la ballerina, lo ha battuto proprio nella finale del talent di Maria De Filippi, ndr) .
«Giulia mi dà tanto, mi fa stare bene, mi vuole molto bene: è bello essere voluti bene ed è bello anche ricambiare il bene quando te ne vogliono così tanto. Per certi versi è difficile vivere una storia normale perché siamo personaggi pubblici, ma cerchiamo di viverci la nostra relazione come se fossimo due ragazzi che non fanno questo mestiere e che vogliono solo volersi bene e aiutarsi reciprocamente».
Il tuo ultimo disco è «Cadere Volare», due opposti. Sono l’incubo e il sogno?
«Sono due condizioni naturali della vita. Non si deve avere paura di cadere e non si deve neanche troppo sognare di volare. Ho iniziato a fare musica in un momento buio, ho pensato che la musica mi salvasse, e l’ha fatto. Ma poi a un certo punto mi sono sentito come prima, in un periodo non dei migliori, e la musica c’era. Significa che ci saranno sempre momenti in cui si cade, e non c’è da vergognarsi. Nei momenti no mi chiedevo: c’è chi non ha la mia fortuna, perché perdo il tempo a stare male? Ora tengo fissa una delle cose che mi ha insegnato il mio terapeuta: ogni sofferenza ha la sua dignità. Cadere non è una cosa da temere, ma da gestire, da vivere, da lì puoi riuscire a volare, anche nuotando dentro alla tristezza e alla depressione».
Da “la Stampa” il 27 settembre 2022.
Giovanni Lindo Ferretti (Cerreto Alpi, 1953), musicista, cantante e scrittore, figura chiave e iconica del post punk italiano degli anni Settanta e Ottanta, ha fondato i CCCP - fedeli alla linea, i CSI e i PGR. Ora. Confida, conserva, prega (Compagnia editoriale Aliberti, 110 pp., 12 euro), da domani in libreria, è il suo ultimo libro, di cui pubblichiamo un estratto, per gentile concessione dell'editore.
Un pensiero si fa strada, è da un po' che lo penso: un libro, un piccolo libro. Un atto terapeutico che rifocalizzi il presente contro il languore da malinconia nel vuoto dei cavalli, cani, la corte transumante e il paese nel fervore di giorni comunitari stolto, pensavo fossero vagiti i respiri affannati di questo pugno d'anni a rammendare trame tra montagne erano rantoli, sono cessati urge un impegno quotidiano ad ordinare mente e corpo da poter dire se e quanto è stata buona la giornata prima di abbandonarmi, la sera, al sonno.
Voglio scriverlo, nessuna pretesa editoriale, tiratura più che limitata: cento copie, metà per persone a cui voglio bene, l'altra metà troverà nel tempo il proprio recapito. Una dimensione artigianale, fuori commercio, un dono. Sarà un libro di preghiera, conterrà le mie preghiere quotidiane, accadimenti e pensieri sedimentati attorno la preghiera nelle diverse età del mio vivere. La maggior parte delle persone che frequento, la quasi totalità di quelle a cui voglio bene non pregano, non ne conoscono necessità, non possono beneficiarne. I bambini crescono senza impararle e dovrebbe essere la casa, in famiglia, il luogo privilegiato dell'apprendere.
Credo il pregare un ragionevole atto, intimo e sociale. Di valenza cosmica. Credo la preghiera fortezza pura, vivificante e il tempo del pregare un tempo eterno. Dio è corazza dei forti, così era titolato il libro, raccolta di loriche, antiche preghiere cristiane d'Irlanda, l'ho comprato e me lo sono goduto. Era un tempo in cui non pregavo, cantavo nei CCCP è una affermazione perlomeno discutibile: quanto di preghiera c'è nel mio cantare?
Da tempo mi ripromettevo di ascoltare tutti i dischi incisi in quarant' anni. Non ascolto i miei dischi, non l'ho mai fatto fino ad ora. Ho appena cominciato. Molte sorprese. Agitazione. Incantamenti.
La dimensione religiosa è ovunque, al di là delle canzoni dichiaratamente Preghiera Madre su tutte ma non solo, una variegata sequela di innodia religiosa naturale cosmica, strafottente in un tempo che si vuole ateo scientifico. La mia preghiera, ne ringrazio Dio, è fiorita su un substrato pagano redento e salvato che mi appartiene. È cambiato l'orizzonte, la prospettiva, la teologia, non l'uomo che alza gli occhi al cielo pronunciando parole di lode, richiesta di aiuto, consolazione. I miei avi pregavano, lo so.
Cammino gli stessi passi, gli stessi ambiti domestici, gli stessi spazi esterni nello stesso ordine di pensieri: si nasce, si vive, si muore. Ci sono luoghi, momenti, situazioni in cui si può solo pregare e pregare fa la differenza. Diventammo cristiani nella seconda metà del primo millennio, non è cambiato granché, da allora.
Sto invecchiando, il corpo non mente, obbliga riguardi e cure, lo spirito ancora strappa velleitario, preda di entusiasmi poi insostenibili. Tendo al selvatico, solitario, all'ombra di una casa venerabile dimora, in sintonia col variare delle stagioni, sensibile alla presenza animale, le cose visibili ed invisibili, attento all'accadere: un sempre più rapido mutare. Non ho più alcun interesse per il racconto che il mondo fa di sé, tra vacuità e tornaconti da poco.
Sono residuale, in attesa di non so che. Ho fatta mia la triade dell'ultimo Pasolini poeta, conserva difendi prega. Conserva e difendi sono due imperativi, vanno coniugati secondo contingenza: cosa? Chi? Perché sì, anche no! Prega è un imperativo assoluto, va fatto. Ortoprassi prima di Ortodossia. Nella mia vita prima del perché si prega, c'è stato il come si prega, l'ho imparato secondo un canone, appartengo ad una tradizione religiosa. Ne ringrazio Dio.
Da adulti si può scegliere, da bimbi si è scelti. Meglio averne coscienza, una coscienza non giudicante che il giudizio non è di chi prega, va rimesso a Colui che è pregato.
Se posso raccomandare in questo tempo la lettura di un libro, non ho dubbi: Santi di tutti i giorni dell'Archimandrita Tichon. Una lettura appassionante, un colpo d'occhio lontano anni luce dalle dinamiche dell'informazione. Vi si racconta di monaci e monache della Russia di oggi, di ieri, e poiché siamo già in un domani tutto da definire, a maggior ragione va letto, riletto, meditato.
Voglio soffermarmi su una paginetta: La preghiera e la volpe, storia dell'amicizia tra un dotto monaco e un umile contadino negli albori del monachesimo cristiano.
Il contadino racconta al monaco che ogni sera offre a Dio creatore una ciotola di latte e Dio, ogni notte, se lo beve. Il monaco senza trattenersi dal ridere sentenzia che Dio, puro Spirito, non beve il latte e propone di verificare quello che succede. Detto fatto, si appostano e osservano una volpe avvicinarsi e leccare tutto il latte della ciotola.
Mortificato, il contadino torna affranto alla sua casupola e il monaco, soddisfatto, si avvia verso la sua cella. Appostato un angelo gli sbarra il cammino: con la tua sapienza hai privato un uomo semplice della possibilità di adorare Dio che, contemplando il suo cuore sincero, ogni notte mandava una volpe ad accettare la sua offerta. Ricapitolando, a fine inverno scendo in pianura per una giornata dedicata a Silvio D'Arzo. È anche l'occasione per verificare mutamenti da distanziamento forzato e non è un bel vedere. Mortificante.
Dice il mio editor che non sa nulla dei miei giorni - l'editore Aliberti vorrebbe incontrarti, pensa di convincerti a scrivere un piccolo libro con le tue preghiere, il perché del tuo pregare, il contorno. Ha una piccola collana a cui tiene molto, sarebbe una edizione ben curata per stampa carta rilegatura - rido di cuore. Non è stato difficile convincermi. Promesso, stretta di mano, lo scriverò nel mese di maggio, lo consegnerò a San Giovanni, il 24 giugno. È un tempo breve ma non devo inventare niente, devo solo scrivere. Attitudine operativa artigianale. Penso a mia nonna, con lei tutte le donne che l'hanno preceduta in questa casa, seduta assorta davanti al telaio.
Nei cesti, a portata di mano, i fili dell'ordito e le lane della trama, c'è tutto, è l'ora di mettersi al lavoro. Stinti e consunti i teli tessuti a telaio dalle donne di casa d'altre età schermano le finestre filigrane di lana da greggi sempre in viaggio memore di un vagare in giovani giornate, guardo il mondo com' è, tragico e infame belligerante e sublime. Arriva maggio, la guerra si stabilizza in crescendo vogliosa di allargarsi, monopolizza le comunicazioni, ipoteca l'economia ad effetto ritardato, travolge l'assetto politico sociale. Colpo di coda dell'Avvenire in Europa. Avvenne tanto tempo fa, rinfiamma ora. Rischia di incendiare il mondo. Primo tassello di un ordine da definire, un nuovo ordine mondiale e già sanguinano le terre di confine. Le cose vanno allo scontro. Non leggo i giornali, non guardo la televisione, non frequento i social. Nato tra i morti sui monti, vivo sui monti tra i morti.
Laura Zangarini per corriere.it il 16 maggio 2022.
«Compio 60 anni, ma lo zero non lo calcolo proprio. Chiederò un triciclo come regalo di compleanno». Spiritoso e ironico, Scialpi, cantante icona degli anni Ottanta tra «Rocking Rolling» e «Pregherei», con cui ha vinto Festivalbar 1988, è nato a Parma il 14 maggio 1962. «Oggi telefonate e messaggi a non finire, io rispondo a tutti — assicura —, come mi ha insegnato Franco Migliacci (paroliere, produttore discografico e talent scout, l’incontro col quale ha segnato il destino professionale dell’artista): “Morandi fa così” mi diceva, e Gianni ancora oggi intrattiene un rapporto molto stretto coi fan, soprattutto sui social».
Come festeggerà questa giornata?
«Sono in una località di mare con una coppia di amici, trascorrerò la giornata solo con loro. Domani invece ci raggiungeranno altri amici e amiche, faremo un aperitivo sulla spiaggia. Dopo partirò per Roma, porto a casa le mie due adorate biciclette, rimaste qui a Parma da quando mia mamma è mancata quattro anni fa in conseguenza dell’Alzheimer (la madre del cantante, Giuseppina Orsatti, è morta nel giugno 2018, ndr), sono le due sole cose rimaste della mia vita con lei, oltre al rubino che porto al collo».
Ha in programma di ricominciare a pedalare?
«Sì, qui al mare ho già fatto dei bei giri. Ne approfitto prima della partenza per Los Angeles, vado a trovare il mio fidanzato che non vedo da un anno. Devo rimettere in moto un meccanismo che si è fermato con la morte di mamma prima, con la pandemia poi. Ho voglia di tornare sul palco, ho voglia di lavorare, non per i soldi ma per divertirmi.».
A marzo, la puntata del programma «Oggi è un altro giorno», con lei ospite è andata benissimo...
«Ho fatto alzare lo share di due punti. Sono un artigiano della musica, fuori dal grande “sistema” della musica che nel nostro Paese vive di inciuci. Altrove conta il merito, la bravura; in Italia è il marketing a dettare legge. “Finché la barca va”, come cantava la grande Orietta (Berti, ndr), che vive una “rinascita” dopo anni di buio. Sono davvero contento per lei, vede come gira la ruota? Io sono un po’ come Orietta, mi “sdegno” quando vengo messo da parte. Ma chissà, spero che la ruota giri anche per me».
Ha detto che va a Los Angeles a trovare un fidanzato che non vede da un anno...
«In realtà ci sentiamo tutti i giorni, in videochiamata. Abbiamo sessant’anni, i furori giovanili li abbiamo abbandonati, una relazione alla nostra età ha bisogni diversi, vive di altre cose. Quest’anno Leo non può venire in Italia, dunque andrò io, starò due settimane poi ritornerò, ho una serie di “ospitate” e concerti. Canto i miei successi nelle piazze dei comuni che mi chiamano. A fine settembre, invece, farò la “data zero” all’Auditorium di Roma di quella che sarà una tournée nei teatri, dove manco da una decina d’anni».
Lei era già stato sposato...
«Sì, con Roberto Blasi, siamo stati sposati sei anni, per me un amore travolgente. Oggi siamo in ottimi rapporti. A fine anno , non appena otterrò il divorzio, con Leo (che in realtà si chiama Uwel Bankston, Leo perché è del segno del leone) programmiamo di sposarci. Lui vorrebbe che andassi a vivere a Los Angeles, io penso che forse dovremmo cercare un posto dove la vita costa meno. Tipo Malaga, in Spagna... Lui ha una ex moglie a cui deve a vita gli alimenti. Hanno divorziato sette anni fa, da allora ha cambiato vita — ha cambiato tutto. La figlia lo ha reso nonno, ma è giovanile, come me. Deve stare al mio passo...».
Lei sembra davvero ancora un ragazzo...
«Recentemente una persona mi ha detto: “Sai Giovanni, i tuoi occhi hanno la stessa espressione di quando eri ragazzo”, me lo ha confermato anche la Bortone, alla quale voglio molto bene. È come me, verace, istintiva...».
Qualche anno fa è stato operato al cuore, ha dovuto farsi impiantare un peacemaker...
«È successo dopo “Pechino Express”, sono tornato piuttosto malconcio, del resto se hai problemi di salute mentre sei nella foresta pluviale dove vai? Non bevo e non mi drogo, direi anzi che sono un tipo atletico. Ma l’80 per cento del mio cuore non batte più, più precisamente il 35 per cento di un ventricolo, il 40 di un atrio. Sono vivo grazie al peacemaker... Gli ultimi esami che ho fatto la settimana scorsa sono andati bene, la cardiologa che mi segue era entusiasta, il mio cuore ha fatto un battito cardiaco da solo, che felicità!».
Fa una vita limitata?
«Certo, ho dei limiti, non posso andare più andare alla stessa velocità di prima. Però su La8 ho partecipato a “Name That Tune - Indovina la canzone”, ero il cantante misterioso, dopo la performance Enrico Papi, il conduttore, ha esclamato: grandissima energia! La cardiopatia “accorcia” il fiato, quindi c’è bisogno di un maggiore allenamento. Sul palco non mi sono ancora sperimentato: un conto è fare una canzone una tantum, altra cosa è affrontare un’ora e mezzo di concerto. Ma credo con un buon allenamento di poterlo sostenere».
Nel marzo scorso ha confessato di avere problemi di indigenza. Superati?
«No, ma non sono il solo a vivere in condizioni di povertà. Lo stop a ogni attività imposto dal lockdown ha peggiorato le cose. Non dovrebbero essere le multinazionali a ricevere aiuti e “ristori” dallo Stato, ma le etichette più piccole, indipendenti. Conto sui concerti per riuscire a tornare ad avere una vita “normale” e potermi permettere di andare dal dentista. Come tutti. E se proprio non riuscirò, be’ forse aprirò un localino a Malaga».
Giovanni Truppi: «A Sanremo il mio cantautorato politicizzato». Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 22 Gennaio 2022.
All’Ariston porta «Tuo padre, mia madre, Lucia»: «Una riflessione sul rapporto d’amore, guardato dall’età adulta».
In un Sanremo tutto orientato al pop e al suono che piace alle radio, Giovanni Truppi è il panda del cantautorato. Specie in via di estinzione da tutelare. «Sono un cantautore, anche se la definizione per come ci arriva dagli antichi maestri non mi mette completamente a mio agio perché si tende a considerarla un genere musicale. Però l’immagine del panda non mi dispiace», racconta Truppi, in gara con «Tuo padre, mia madre, Lucia» . La sua non è paura di essere avvicinato a quell’epoca in cui il cantautorato era anche impegno. Nelle sue canzoni il ritratto socia-politico e l’esperienza sentimentale possono convivere, la parola amore e quella capitalismo non stridono. «Non sono a mio agio con le divisioni nette fra alto e basso o politicizzato e non, anche se mi ritengo politicizzato. La presenza della politica non sancisce la bellezza di un’opera d’arte».
Per Sanremo ha scelto una canzone (nel team Pacifico, Niccolò Contessa, Marco Buccelli, Giovanni Pallotti e Taketo Gohara) che racconta con slancio poetico e narrativo una relazione. «La Lucia del titolo è il nome di mia figlia ed è la cosa più autobiografica del pezzo, ma il brano è una riflessione sul rapporto d’amore e il punto di osservazione è quello dell’età adulta». Non è una strizzatina d’occhio al sentimentalismo nazional-popolare, un modo per non provocare. Nella serata delle cover ci sarà, in coppia con Vinicio Capossela, «La mia ora di libertà», le riflessioni sul carcere, la società e il potere dell’impiegato di De André: «Un brano che racconta una serie di cose importanti, tra cui quell’idea che tutti siamo coinvolti nella società, scritta dall’autore che ho maggiormente amato nell’adolescenza. Vinicio mi aiuterà a portare il peso».
Non vuole però sembrare uno che non conosce la leggerezza: «Il festival l’ho sempre seguito con piacere. Fra le canzoni che mi sono più piaciute c’è “Ragazza di periferia” di Anna Tatangelo. Spesso la suono al pianoforte».
Dieci anni di carriera nel segno dell’indie, nonostante il passaggio a una multinazionale tre anni fa. E ora Sanremo, palco lontano dal suo mondo: «Qualche preoccupazione c’è per come verrà visto questo passaggio, ma la riflessione che faccio per tranquillizzarmi è che questa canzone che porto mi racconta e mi assomiglia. E poi negli ultimi anni dal festival sono passati tanti nomi che stimo». Con l’occasione uscirà anche la raccolta «Tutto l’universo»: «Credo che tracci un’idea chiara di quello che ho fatto in questi anni. Ho cercato di fare cose diverse, ma ci vedo una coerenza».
Luca Pallanch per “La Verità” il 14 febbraio 2022.
Da trentacinque anni fa ridere gli italiani con le sue brillanti commedie, scritte per sé o per i suoi amici Francesco Nuti, Leonardo Pieraccioni e Massimo Ceccherini. Nel segno della comicità toscana, che rimane uno dei filoni aurei della nostra cinematografia. Più che un Manuale d'amore, il film che lo ha reso celebre al grande pubblico, Giovanni Veronesi potrebbe scrivere un Manuale della comicità per raccontare le sue avventure e disavventure. Da Prato a Roma, senza ritorno.
Ha esordito nel 1987 con un film adolescenziale, Maramao. Com' era nata l'idea?
«È un'idea che mi porto dietro da tanto tempo perché anche nell'ultimo film sui moschettieri, Tutti per 1 - 1 per tutti, dopo morti si diventa animali. Sono passati trentacinque anni ma non ho cambiato idea: la nostra vita terrena serve per scegliere che animale saremo dopo la morte, dalle lucertole alle formiche».
Lei cosa pensa di diventare?
«Un cavallo perché ho una passione per loro. Dei due cavalli che possiedo, uno credo fosse un commercialista perché è un calcolatore clamoroso, l'altro uno zingaro!».
Com' era arrivato a Roma? Aveva un appoggio?
«L'appoggio era Francesco Nuti, che era venuto a vedermi al Teatro Cicognini di Prato, dove avevo portato in scena Diario di un pazzo di Gogol'. Mi ero cimentato in tutto: avevo scritto la riduzione con mio fratello Sandro, facevo la regia e recitavo. Alla fine Nuti mi ha detto: «Io non ci ho capito un ca, però secondo me te sei bravo!».
Era il 1981, lui stava pensando a Madonna che silenzio c'è stasera e io sono andato a trovarlo a Roma. Ho dormito sei mesi su una poltrona senza sapere che si poteva aprire e diventava un letto! Un giorno la governante mi ha detto: "Certo lei è proprio ordinato: si fa il letto tutte le mattine". "Non mi rifaccio il letto non ce l'ho!". "Come no! Trovo sempre la poltrona rifatta". "Quale, scusa?". Mi sono accorto che bastava tirarla in avanti e diventava un letto!».
Era andato lì per restare qualche giorno?
«No, no, ero deciso, non è che avessi delle titubanze. Non avevo un piano B: o mi andava bene il piano A o sarei diventato un architetto fallito di Prato!».
In quei sei mesi a Roma cosa ha fatto?
«Sono stato a rimorchio di Francesco. Abbiamo lavorato assieme a Madonna che silenzio c'è stasera, io gli davo delle idee, alcune le prendeva, altre no, però intanto mi testava... mi ha testato per tre anni: ho scritto tutti gli avant trailer e i trailer dei suoi film e ho fatto il "negro", collaborando alle sceneggiature senza firmarle».
Qual è stato il primo film che ha firmato con Nuti?
«Tutta colpa del paradiso. Anche il soggetto è mio. Francesco mi aveva detto che voleva un figlio e io ho pensato: "Mah! Secondo me, un figlio non lo vuole davvero. Lo vuole in un film".
Sono andato a casa, ho scritto su un foglio quattro paginette e la mattina dopo gliele ho portate. Lui le ha lette e mi ha detto: "Senti, a me piacciono molto, ma se le hai rubate, si va in galera!". Pensava che le avessi copiate».
Nei film di Nuti si ritagliava anche piccole parti da attore.
«Le scrivevo e le facevo. Mi piaceva interpretare o un prete o un demente. Anche le poche apparizioni che ho fatto con Ceccherini e Pieraccioni erano così».
Si è creato tra lei e Nuti un rapporto straordinario
«Un rapporto di fraterna amicizia, infatti penso di essere l'ultimo amico che lo va a trovare. Quando ho diretto Per amore, solo per amore da regista, c'è stato un piccolo distacco tra di noi.
Quando uno si rende autonomo, queste amicizie così indissolubili piano piano si smontano perché ognuno ha la sua carriera, però siamo rimasti sempre legati».
Il suo secondo film da regista, Per amore, solo per amore, è un altro film particolare.
«Era tratto da un romanzo di Pasquale Festa Campanile, che non era un grande libro dal punto di vista letterario, pur avendo vinto il Premio Campiello, ma era una grande idea dal punto di vista cinematografico.
Io e Ugo Chiti lo abbiamo cambiato molto. De Laurentiis mi ha detto: "Facciamo questo film", non è stata un'idea mia, è stata un'idea di Aurelio di farlo dirigere a me. Gli ho risposto: "Ma sei sicuro? Io non sono credente" e lui: "Deve farlo un laico così non gli mette addosso un manto di sacralità che magari gli metterebbe un credente". Infatti gli oltranzisti cattolici di Verona mi hanno fatto il picchettaggio davanti al cinema! Però così hanno fatto pubblicità al film».
Le ha cambiato la prospettiva dirigere questo film?
«Sono un ateo totale, però ho studiato la figura di Gesù e sono molto vicino alla spiritualità delle cose. Mio fratello ha riscritto Il Vangelo secondo Marco, che è un Vangelo bellissimo, mi sono documentato, ho letto...».
È in cerca
«Ma neanche, diciamo che sono rassegnato!».
Anche Silenzio si nasce è un film coraggioso.
«È il film più pazzo che ho fatto nella mia vita. Ho osato, forse troppo perché in Italia quando si tocca un evento sacro come la maternità vieni quasi sempre punito. Infatti è andata poca gente a vederlo, però mi ricordo che a una rassegna a New York il regista di Palookaville Alan Taylor, che era il presidente di giuria, mi ha presentato così: «Io sono strano e ho fatto un film abbastanza strano, ma non pensavo nella mia vita di conoscere una persona più strana di me che ha fatto un film molto più strano del mio!».
Abbiamo ricostruito con la vetroresina il ventre materno insieme all'artista concettuale Giovanni Albanese, che era lo scenografo. Devo dire che ho sempre fatto i film che volevo nella mia vita».Poi si è specializzato nelle commedie...
«Sì, però ho fatto un western, Il mio West, con David Bowie e Harvey Keitel, un film folle come Streghe verso nord e due film sui moschettieri, Moschettieri del re - La penultima missione e Tutti per 1 - 1 per tutti, che adesso sembrano normali, ma quattro anni fa quando li ho proposti mi hanno guardato come se fossi pazzo».
Le piace spaziare nel tempo e nei generi?
«Sì, mi piace. Adesso ho in programma di fare un film con la macchina del tempo, in cui gli scienziati vogliono andare in un punto preciso della storia per cambiarla».
Come ha fatto a convincere David Bowie e Harvey Keitel?
«Ho fatto il gioco delle tre carte perché naturalmente pensavo che nessuno mi avrebbe detto di sì, perciò ho detto a Keitel che c'era Bowie e a Bowie che c'era Keitel e tutti e due hanno accettato. Nessuno dei due ha saputo che avevo mentito».
Com' erano caratterialmente Bowie e Keitel?
«Erano molto diversi naturalmente. David Bowie voleva parlare solo di morte. Infatti ha accettato - l'ho saputo dopo - perché in tutti i film che aveva interpretato in precedenza moriva. Ho avuto fortuna perché fatalmente il suo personaggio moriva, per cui l'ha preso in considerazione, poi non aveva mai fatto western, gli piaceva giocare con la pistola, fare il pistolero cattivo. Dopo la lettera che gli ho scritto, anche quella molto strana, mi ha risposto che ero abbastanza folle per venire a vedere, come a poker».
Keitel, invece?
«Harvey era molto divertente, però attore consumato, quindi bizzoso, aveva tutte le sue manie, in più era geloso di David Bowie. Bowie era un mito, lui no, quindi faceva tutte le piccole ritorsioni del caso, però io ho saputo gestire la situazione anche se ero abbastanza giovane, avevo trentasei anni».
C'era pure Leonardo Pieraccioni.
«È il mio errore, ma anche la mia droga, unire il sacro al profano. Anche quando organizzo le cene a casa mia ci deve essere un pubblico eterogeneo, amici di tutte le razze, di tutti i tipi. Non posso fare un film solo sacro o un film solo profano.
L'ho fatto anche con Robert De Niro ne Il manuale d'amore 3. Penélope Cruz e Diego Abatantuono sembrano due persone molto lontane, invece hanno interpretato san Giuseppe e la Madonna in Per amore, solo per amore».
De Niro era simile a Keitel?
«No, Keitel è molto Actors studio, De Niro no. Robert è una persona delicata, raffinata, gentile, premurosa, è un amico vero. Lavorerei con lui tutti i giorni, se fosse possibile».
Ne Il mio West c'era come produttore esecutivo un personaggio leggendario del cinema come Mario Cotone che portò gli indiani veri...
«Ha portato cento Piedi neri sulle Alpi! Loro, venendo dal Canada, erano interdetti: "Scusate, ci prendete dalle montagne innevate, ci fate fare dodici ore di viaggio e poi ci rimettete su delle montagne innevate, ma vi è convenuto? Non facevate prima a venir voi?!". E Cotone: "Sì, avete ragione, però là non c'è Venezia!". "Che c'entra Venezia?".
"Io adesso vi prendo un pullman e vi faccio fare un bel giro a Venezia", per giustificare il fatto di averli fatti venire in Italia! Veramente una persona straordinaria, Mario Cotone, di quelli che sapevano che il cinema ha tempi e misure particolari: bisogna avere una mentalità e una prontezza di lucidità diversa rispetto a organizzare qualsiasi altro tipo di evento, anche artistico. Lui non si spaventava di niente. Quando gli ho detto: "Qui ci vogliono indiani veri", ha continuato a bere il caffè come se niente fosse. Se lo dici a un produttore di ora, gli viene la tosse!».
Negli ultimi anni ha collaborato spesso con Carlo Verdone.
«La cosa bella nel nostro rapporto è che da collaboratori siamo diventati molto amici, Ci sentiamo tutti i giorni e quando capita facciamo un film assieme. Si dice: "In questo ambiente non si possono avere amici", beh, io ne ho tre-quattro e uno è Carlo».
La vostra collaborazione era iniziata con C'era un cinese in coma.
«Era da un po' di tempo che ci vedevamo e ci dicevamo di fare un film su quel rapporto così viscerale, però anche di grande gerarchia, che c'è tra l'artista e il manager che lo accompagna. Ne avevamo conosciuti tanti. Novello Novelli, che era stato l'agente dei Giancattivi e di Pippo Santonastaso, faceva dei racconti di una crudeltà infinita».
La crudeltà che ritorna anche in Si vive una volta sola, l'ultimo film di Verdone.
«Nel mio soggetto iniziale il personaggio interpretato da Rocco Papaleo faceva lo scherzo, ma alla fine ce l'aveva davvero il cancro. Era proprio il massimo della cattiveria».
Da quel figlio mai nato allo stop del politically correct: il coraggio di non avere filtri di Giulia Greco. Massimo Balsamo il 20 Aprile 2022 su Il Giornale.
Nel cast della serie "Le fate ignoranti" di Ferzan Ozpetek, l'attrice si è raccontata a tutto tondo ai nostri microfoni.
Esclusiva
Le esperienze al fianco di maestri come Gigi Proietti e Claudio Caligari, i tre film interpretati con Carlo Verdone e ora la collaborazione con Ferzan Ozpetek, prima in una pubblicità e poi nella serie “Le fate ignoranti”, disponibile da qualche giorno su Disney Plus, nel ruolo di una delle Tre Marie. Giulia Greco è un’attrice poliedrica, pronta a mettersi in discussione e decisamente non banale. Netta, diretta, mai per lo "zero a zero". Ai microfoni de ilGiornale.it si è raccontata tra carriera e vita privata.
Come è arrivata questa opportunità?
“La proposta è arrivata in maniera inaspettata. Io avevo fatto una pubblicità con Ferzan Ozpetek, insieme a Claudia Gerini e Can Yaman. In quell’occasione ho conosciuto Ferzan e poco dopo mi è arrivata la proposta di interpretare una delle Tre Marie, uno dei nuovi personaggi della serie rispetto al film”.
Come è stato tornare a lavorare con Ferzan Ozpetek?
“Sono state due esperienze diverse, con velocità e ritmi differenti. Le riprese della serie sono state più lente rispetto alla pubblicità, nonostante il ritmo spedito. Ferzan è sempre Ferzan: sempre attento ai dettagli, meraviglioso, un caterpillar (ride, ndr). È veramente pazzesco”.
Ritornano Le fate ignoranti
Ha lavorato con Ozpetek e Verdone, ha un sogno da realizzare?
“Beh, il mio sogno è Pedro Almodovar. Io ho imparato lo spagnolo per guardare i suoi film in lingua originale. E non si discosta così tanto dal cinema di Ozpetek: la donna viene sempre valorizzata nell’ambito della sua comicità e del suo colore. A volte, invece, la donna viene dipinta come un personaggio più debole rispetto alla realtà”.
Recentemente ha messo in risalto di ricevere proposte solo per film comici per il suo volto, per i suoi lineamenti. Le dà fastidio?
“All’inizio mi ha fatto veramente soffrire. Non capivo il significato della definizione ‘buffa’, il linguaggio tecnico e scientifico utilizzato per descrivere i volti degli attori. Ero giovane e non capivo, mi sentivo brutta, molto fragile fisicamente. Adesso sono contentissima, ho capito tutto. Anzi, guai a chi tocca il mio naso (ride, ndr)”.
Che rapporto ha con il suo corpo, con la femminilità?
“Il rapporto con il mio corpo è lo stesso di tantissime donne e uomini. In certi momenti mi vedo ‘proporzionata’, anche se con i miei difetti. In altri momenti, invece, non mi posso guardare: mi rifarei tutta (ride, ndr). Dipende tanto dalle giornate. Ma tutto sommato ci convivo bene. E poi sono entrata nel nono mese di gravidanza, sono bella panciona! (ride, ndr)”.
Sarà il suo primo figlio?
“Diciamo di sì. Anche se nel mio cuore rimarrà sempre la seconda. Il mio primo figlio era un maschio e non ce l’ha fatta. Ne voglio parlare e ne devo parlare perché voglio condividere queste cose. Mi sono resa conto che è una cosa che capita a tante persone. È giusto parlarne. Anche se non è mai nato, sarà sempre il mio primo figlio. In ogni caso, fa parte della vita. Io mi stavo chiudendo in me stessa, ma purtroppo il dolore capita. È bruttissimo, terribile, una tragedia. Ma succede, succede spesso, purtroppo”.
La rivoluzione femminile procede lentamente. A che punto siamo secondo lei?
“Se devo dire la verità, a volte sembra che le donne facciano un milione di passi indietro. Io non sono una donna che tende a enfatizzare la figura femminile rispetto a quella maschile, ma è ancora l’uomo a comandare. Anche per quanto riguarda i ruoli, le cariche politiche… A volte è un po’ svilente, ma ci sono delle situazioni in cui noi donne siamo valorizzate. C’è ancora tanto da fare, ma gli ostacoli non sono insormontabili”.
A livello cinematografico le donne sono ancora relegate ai soliti ruoli, o moglie o amante?
“Io ho fatto un percorso totalmente opposto, non faccio mai la moglie o l’amante (ride, ndr). Ma è anche vero che non sono mai la protagonista. Comunque, iniziano ad emergere figure che si distanziano dalla tradizionale signora del focolare. Inizio ad intravedere delle buone possibilità”.
Lei spesso si è confrontata con la commedia, il politicamente corretto è diventato un ostacolo?
“Sì, sì, non ho paura di dirlo. Basta! Ora dobbiamo anche pensare al bacio della Bella addormentata? Ci sono delle cose che ti fanno cadere le braccia, si sta davvero esagerando. Il politically correct è doveroso e necessario, non si può fare sempre tutto, sia chiaro. Ma ci sono alcune cose che non vanno davvero bene, come le polemiche sulla lingua italiana. Tutte le cose estreme portano a esagerazione. La satira è anche scomoda, dai!”.
Quali sono i suoi progetti futuri?
“Se tutto va bene, e non partorisco in scena, da giovedì a domenica sarò al Teatro Le Maschere con ‘Due come noi’. Poi continuo a lavorare nel campo degli audiolibri, mi sono da poco misurata con il libro Zerocalcare, 'Kobane calling'. È un lavoro che mi appaga tantissimo, è molto gratificante”.
· Giuliana De Sio.
Emilia Costantini per il “Corriere della Sera” il 22 agosto 2022.
«L'anagramma del mio nome è: delusa in gioia. E io sono delusa, perché nella vita ho sempre sperato che arrivasse qualcuno a salvarmi... ancora non è arrivato, ma sono convinta che, prima o poi, qualcuno arriverà».
Giuliana De Sio, nata a Salerno, pur definendosi una «svizzera napoletana» per il suo carattere combattivo, non nasconde le sue fragilità.
Attrice di cinema, teatro, televisione, ha lavorato con i più grandi attori ed è stata diretta dai più grandi registi, ma ha cominciato per caso.
«Ero giovanissima, una diciottenne in fuga da casa - racconta -. Appena finito il liceo a Cava de' Tirreni, dove vivevo con la mia famiglia, arrivai a Roma. Cominciai a frequentare comunità hippy e amici che lavoravano nell'ambiente dello spettacolo. Conobbi Alessandro Haber, che avevo visto recitare in teatro e mi aveva colpito come attore, ma lui prese a corteggiarmi in maniera spietata... cedo alla sua corte. Non avevo mai pensato di fare il suo mestiere, fu lui che, essendo convinto di aver intravisto in me qualcosa di giusto per lo schermo, prima mi scatta una serie di foto sul terrazzino di casa, poi mi prese per la collottola e mi portò da un agente cinematografico. La mia faccia fa il giro di ben tre produzioni, mi propongono di fare tre provini, li supero tutti e tre. Non sapevo cosa scegliere, ma scelsi bene: il personaggio di Sibilla Aleramo nello sceneggiato "Una donna" nel 1977. In pratica, da assoluta principiante, mi ritrovavo in un ruolo da protagonista... un inizio folgorante».
E Haber fu contento, naturalmente...
«Sì, all'inizio, ma poi siccome cominciarono a propormi tanti altri progetti, e a lui no, cominciò a esserne geloso... Alessandro stesso lo ha raccontato in varie interviste, ovviamente ridendoci sopra...».
Perché era scappata di casa così giovane?
«Una famiglia difficile. Mio padre, avvocato, se ne andò di casa molto presto, quando mia sorella Teresa ed io eravamo bambine. Mia madre, laureata in medicina, senza aver mai praticato la professione, cominciò a bere. Era una donna infelice, una delle più infelici che abbia mai conosciuto. Difficile stare vicino a una persona alcolizzata, che oltretutto è tua madre. La mattina, fino a una certa ora, era ancora lucida, e mi pareva di intravedere in lei una mamma come tante altre, diciamo normale. Poi iniziava a bere birra, diventava aggressiva, sgradevole, solitaria, chiusa in sé stessa, e non era più mia madre. Io facevo uno slalom, tra i suoi momenti di lucidità e quelli in cui era fuori di testa, per instaurare un possibile rapporto con lei. Il bello e il brutto, li affrontava bevendo. Quando me ne andai via, ne soffrì molto, ma non avevo altra scelta, non vedevo l'ora di abbandonare tutta quella pesantezza, e mi sono salvata».
Si è salvata grazie al suo carattere, che da alcuni è stato definito indomabile, persino terribile?
«Dicono che da giovane fossi antipatica, forse lo ero, perché dovevo muovermi in un mondo, quello dello spettacolo, che non conoscevo. Ero stata catapultata in mezzo a produttori, registi e attori famosi, fotografi, giornalisti... ed è probabile che all'inizio dovessi difendermi, capire come comportarmi. Poi sono stata aiutata da una trentina d'anni in analisi: ho vissuto dei transfer furibondi con i miei analisti, ma evidentemente sono serviti a qualcosa. Non so come sarei diventata se non mi fossi sdraiata sul lettino dello psicoanalista».
Il padre assente l'ha poi spinta a innamorarsi di uomini molto più grandi di lei, per esempio Elio Petri?
«Ho sempre cercato negli uomini delle forti personalità e che contenessero tanti elementi importanti e, naturalmente, per avere tanti contenuti bisogna essere in là con gli anni. Elio era un intellettuale a tutto tondo: sapeva tutto ed era anche molto spiritoso, poi era dotato di un fascino irresistibile».
Mario Monicelli, invece, si spacciava per suo padre?
«Sì - ride -. Con lui nessuna storia amorosa, solo un grande affetto, da padre a figlia. Mentre andavamo in giro a presentare il nostro film "Speriamo che sia femmina", la gente riconosceva me, in quanto attrice nota, ma lui come regista non lo riconoscevano e allora mi chiedevano: è suo padre? Rispondeva Mario dicendo di sì, raccontando oltretutto episodi inventati della mia infanzia»
Tra gli uomini di fascino, Giorgio Strehler, con cui debuttò al Piccolo di Milano.
«Mi chiamò lui, perché ero già conosciuta nel cinema. I colleghi mi sconsigliavano di accettare la proposta, affermando che mi avrebbe strapazzato, maltrattato, perché era un regista terribile con gli attori. Io accettai, proprio per essere macellata dal grande maestro del teatro, per sentirmi dire "fai schifo", sarebbe stato uno sprint a fare meglio... Invece, è successo tutto il contrario: con discrezione ed eleganza, mi corteggiava. Corrispondevo al suo tipo di donna, anche per i miei capelli rossi, e durante le prove, mi lasciava ogni giorno una lettera in camerino, con bellissime parole di apprezzamento. Mi sono sentita amata, guidata e deresponsabilizzata: pensava a tutto lui e mi accompagnò con cura nel personaggio della prostituta tossica che dovevo interpretare».
Corteggiata anche da Massimo Troisi?
«Assolutamente no! Solo una grande amicizia. Lo adoravo come uomo e come eccezionale protagonista. Oltre a essere colto, poetico, aveva sempre la battuta pronta, originale, senza essere mai retorico... e appena conosciuto feci una gaffe pazzesca..».
Quale?
«Eravamo a Napoli, proprio per parlare con la troupe del film che dovevamo iniziare a girare, "Scusate il ritardo". Ci trovavamo in riunione nella hall dell'albergo e io comincio a sentire un ticchettio, quindi chiedo: c'è qualcuno di voi che ha una sveglia in tasca? Massimo sbottona la camicia, mi fa vedere una cicatrice che attraversava tutto lo sterno... aveva una valvola al cuore.
Un'assurda figuraccia, non sapevo come rimediare, ma lui ci scherzò sopra per sdrammatizzare. Però il problema di quel film fu poi un altro.
Elio era malato, durante le riprese si aggravò e morì: durante tutta la lavorazione, recitavo e piangevo, recitavo e piangevo. Uno strazio infinito. Il giorno del funerale, il produttore volle portarmi comunque sul set, ma quando Massimo mi vide, mi rimandò indietro dicendo: come può recitare cumbinata in chilla maniera ?.. e il set venne sospeso per qualche giorno».
Non solo uomini molto più grandi di lei, ma ha fatto innamorare anche un ragazzino: Carlo Calenda.
«Proprio così... Nello sceneggiato tratto dal libro "Cuore", con la regia di Luigi Comencini, impersonavo la maestrina dalla penna rossa e Carlo era il mio scolaro prediletto. In una scena gli detti due bacetti sulle guance, che non si aspettava: divenne tutto rosso, tremava tutto, si era innamorato di me!... Non mi accorsi del suo turbamento, lo scoprii molti anni dopo, quando proprio lui raccontò l'episodio in un'intervista televisiva».
Lei ha recitato con i protagonisti della storia del grande e piccolo schermo. Con chi si è trovata meglio?
«Piuttosto racconto con chi mi sono arrabbiata come una bestia: Michele Placido. Eravamo a Mosca per presentare "La piovra". Era gennaio e avevamo appuntamento con il fotografo sulla piazza Rossa per un inedito servizio fotografico. Michele è noto per la sua non puntualità. Non so quanto tempo io l'abbia aspettato in quel gelo notturno, ero diventata un pupazzo di neve... e quando tornai in Italia, finii a letto con 40 di febbre».
Allora meglio la temperatura mite del Marocco, dove ha girato il suo nuovo film che uscirà prossimo anno...
«Certo, molto meglio, pur facendo un ruolo non facile. Si intitola "Raqmar", è diretto da Aurelio Grimaldi, e impersono un'imprenditrice che in Marocco recluta ragazzetti da portare in Italia per farli diventare dei prostituti di lusso destinati a viziosi anziani ricchi. Inoltre sono in tournée teatrale con lo spettacolo "Favolosa", dove recito e canto tre favole di Giambattista Basile, "La gatta cenerentola", "La scortecata" e "La femmina e il diavolo"».
Con sua sorella, cantautrice e scrittrice, non ha mai pensato a realizzare progetti comuni?
«Teresa è dotata di una fantastica creatività, che io non ho e che le invidio: compone musica, scrive libri, ora fa anche la stilista... Facciamo cose molto diverse, difficili da conciliare, siamo all'opposto caratterialmente, fisicamente e abbiamo vissuto avventure diverse»
La sua avventura più difficile?
«Affrontare il Covid. Era il febbraio 2020, inizio pandemia, non ancora vaccinata, sono stata contagiata probabilmente perché giravo con la compagnia nei teatri di tutta Italia. Un'esperienza traumatica, distopica. Sono finita con urgenza allo Spallanzani, chiusa in una stanza, una cella, senza capire cosa mi stesse accadendo, né sapere cosa succedeva fuori, perché nessuno poteva venire a trovarmi. Poi in camera arriva un televisore, vedo la tragedia, le file di bare, e ho capito che di quella cosa potevo morire. Nella mia vita sono sopravvissuta a tante cose, pure stavolta ce l'ho fatta... devo avere una buona fibra».
Lo sfogo dell'attrice: "Perché sono nata in Italia?" Giuliana De Sio a teatro è favolosa, al cinema? “Non mi chiamano, che stronzi!” Federico Fumagalli su Il Riformista il 6 Luglio 2022
Meglio se rispettoso, della carriera di un’attrice che negli Ottanta ha stregato il pubblico e ispirato i maggiori autori della migliore commedia italiana del decennio. Il veterano Mario Monicelli (Speriamo che sia femmina), la talentuosa nuova leva di Francesco Nuti (Casablanca, Casablanca) e Massimo Troisi (Scusate il ritardo). Se possibile, da evitare anziane signore in lotta con l’avanzare degli anni (l’ultimo personaggio di Giuliana De Sio su grande schermo è la nonna di La verità, vi spiego, sull’amore del 2017). Un po’ di fantasia, cari sceneggiatori! E di educazione (non solo) cinefila. «È un peccato non dare alle attrici che valgono la possibilità di crescere attraverso ruoli interessanti – commenta De Sio –. Io guardo le serie tv, da ogni parte del mondo. E spesso mi domando: ma perché sono nata in questo Paese? Perché?».
Ha visto Chiami il mio agente! la fortunata serie francese, sul mondo del cinema e degli agenti delle star?
L’ho vista, certo. Dominique Besnehard, ideatore della serie, è stato il mio agente nel periodo in cui ho lavorato in Francia. Poi sono tornata in Italia, perché i parigini non mi stanno molto simpatici.
Meglio il contrario. I grandi attori di Francia, in trasferta italiana a lavorare con lei. Che ricordo ha di Catherine Deneuve, Leone d’Oro alla carriera alla prossima Mostra del Cinema di Venezia, sua compagna di set in “Speriamo che sia femmina”?
Non abbiamo molto legato. Deneuve stava un po’ sulle sue, quasi non ci parlavamo. Non per maleducazione, semplicemente non sapevamo che dirci. Ricordo però questo aneddoto. Mentre giravamo una scena, ci siamo dirette marcia indietro verso la stessa sedia. Sedere contro sedere, siamo cadute entrambe a gambe all’aria. Abbiamo cominciato a ridere, fu una situazione molto buffa.
Con Lino Ventura invece, è stata Emanuela Setti Carraro la giovane moglie del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, nel film di Giuseppe Ferrara Cento giorni a Palermo. Sono passati quarant’anni dalla strage mafiosa di via Carini, in cui i due persero la vita insieme al poliziotto Domenico Russo, assegnato alla scorta.
Quello di Cento giorni a Palermo fu un set diverso da qualsiasi altro. Giravamo a Palermo, a nove mesi di distanza dalla strage. La città era sotto shock, noi assediati dalla curiosità della gente. Io e Lino Ventura eravamo come due fantasmi, che si riproponevano alla fantasia collettiva. Mi sentivo distante anni luce da Emanuela Setti Carraro. Cercai di santificarmi il più possibile. Lei era una brava ragazza, di sani principi. Non che io non ne avessi, però non sono di chiesa e non mi sento attratta dalla divisa. Poverina, Emanuela era tanto innamorata da non rendersi conto di andare a morire. O forse lo sapeva. Credo che il generale dalla Chiesa sia stato un po’ egoista, a portarsela appresso. Accettai il ruolo, soprattutto per potere lavorare con Lino Ventura, celebre interprete del noir francese. Un genere che io amo molto.
Stessa emozione nel lavorare con Liv Ullmann, la grande attrice bergmaniana?
Liv Ullmann, di cui sono stata figlia in Speriamo che sia femmina, era la mia attrice di riferimento già da bambina. A 12-13 anni andavo al cinema da sola. A Cava de’ Tirreni, la città in cui sono nata, la mia famiglia abitava in un palazzo dove a piano terra c’era un cinema: il Metropolitan. Finiti i compiti, mamma mi dava i soldi e io scendevo a vedermi un film. Mo so’ scema ma da piccola ero intelligente (scherza ndr.), capivo tutto di Fellini, Kurosawa e, appunto, Bergman con la sua profondità e disperazione. Oggi, forse non lo reggerei. Come non ho mai potuto soffrire Antonioni, da spettatrice. Due palle! Lui però l’ho conosciuto, era un uomo simpaticissimo e pieno di tic. Mi voleva per un suo film, che poi non si fece. Ci rimasi male.
Una vera cinefila.
La mia educazione cinematografica è stata del tutto selvaggia. Mischiavo l’alto con il basso. Vedevo i musicarelli di Gianni Morandi e quelli con Al Bano e Romina Power, che mi piaceva assaje. Volevo essere bella come lei. Ma ricordo ancora quando Anna Magnani mi apparve in tv. C’era una signora che piangeva al telefono, la cosa più vera che avessi mai visto. Si trattava di Una voce umana, da Cocteau (episodio del film L’amore di Roberto Rossellini ndr.). Ero piccolina, immagino si sia trattato della mia inseminazione come attrice.
A un’altra signora dello spettacolo, la regista Andrée Ruth Shammah, deve invece la sua iniziazione come interprete teatrale.
Avevo diciannove anni quando debuttai a teatro, con La doppia incostanza di Marivaux. La regia dello spettacolo era di Andrée Ruth Shammah, di qualche anno più grande di me, anche lei una esordiente. Eravamo due ragazze che giocavano al teatro. Io però venivo dal successo dello sceneggiato televisivo Una donna, venti milioni di spettatori. Così, tanta gente era venuta a vedermi dal vivo. Andrée è un genio, la stimo moltissimo. Il Teatro Franco Parenti di Milano, che dirige, è un posto splendido e molto europeo. A Roma non esistono teatri così. L’Eliseo è un cadavere, lo stesso si può dire per il Valle. C’è l’India, vero. Ma il Parenti è comunque più bello (e ricchissimo di appuntamenti dal grande richiamo, anche d’estate. Come Peppe e Toni Servillo, con La parola canta, e la divina Charlotte Rampling in Shakespeare-Bach ndr.)
Proprio il Franco Parenti ha ospitato con successo una data del suo ultimo spettacolo: “Favolosa” è un raffinato woman show – realizzato da Cabiria produzioni – che riprenderà la tournée a fine mese (il 23 luglio a Benevento) prima di inanellare repliche per tutto agosto.
Uno spettacolo, per me davvero faticoso. Anche se al pubblico potrebbe non dare questa impressione, considerato che qui non mi agito molto sulla scena. In realtà, puoi farti il culo anche quando stai fermo. Leggo tre favole di Giambattista Basile. Autore del Seicento di inaudita ferocia, ancestrale, vero. Tante sue opere sono l’archetipo di racconti celebri, belli ma edulcorati. Come la Cenerentola di Walt Disney. La protagonista di La gatta Cenerentola di Basile è brutta, sciapa e pure con un cattivo carattere. L’esatto contrario della principessa disneyana. Trovo sia divertente confrontare come, nei secoli, per via del mutare di costumi, politica e governi, tanto sia cambiato. E constatare quanto gli originali restino comunque più affascinanti.
In “Favolosa”, canta anche: Pino Daniele, George Gershwin, Nino Rota… Sua sorella Teresa – famosa cantante – ha visto lo spettacolo?
No e non ci tengo particolarmente (ride ndr.). Se Teresa decidesse di vedere Favolosa a Roma (6 e 7 agosto) ne sarò felice, ma non le metto pressione. Insieme a me c’è il bravissimo chitarrista Sasà Flauto (Cinzia Gangarella al pianoforte e Marco Zurzolo al sax, altrettanto straordinari, completano la band ndr.) che per tanto tempo ha suonato con mia sorella. Il canto non è il mio mestiere, mi stanca parecchio.
Tranquilla, è bravissima. Un bel ruolo al cinema, però …
Non mi chiamano. Che stronzi!
Federico Fumagalli
"Alla musica serve poesia. I follower fanno quantità ma non creano qualità". Il grande autore Giulio Rapetti Mogol lancia un corso di scrittura: "Sanremo? Sbagliato pensare soltanto ai social". Paolo Giordano il 3 Dicembre 2022 su Il Giornale.
Che cos'è la poesia?
«È la scoperta di qualcosa di bello che ti dà la vita raccontato dal poeta con parole semplici che diano emozione».
Un limite?
«La lunghezza. Oggi la poesia lunga non è più attuale».
Forse sarà merito della «prevenzione primaria» che segue da anni e della quale sta per aprire il primo centro in Italia. Oppure della solita talentuosa determinazione che l'ha trasformato nel padre di tutti gli autori di canzoni. In ogni caso, Mogol ha deciso di fregarsene dell'età (86 tondi tondi) e continua a seguire un progetto dopo l'altro, l'ultimo dei quali è un «Corso di scrittura poetica» che terrà nel suo Cet ad Avigliano Umbro insieme, tra gli altri, al figlio Alfredo «Cheope» Rapetti e al bravo Giuseppe Anastasi. Però non c'è mica solo questo. Dal ministro Sangiuliano all'Università del pop passando per Sanremo, a Mogol non piace mettersi limiti.
Iniziamo dalla poesia.
«Ho letto che il 14 per cento degli italiani scrive poesie e mi è venuto in mente il corso».
Qual è la differenza tra poesia e testo di canzone (d'autore)?
«La poesia è libera, ma è fondamentale che sia breve, altrimenti non è più attuale. Già quando uno parla in pubblico, dopo due minuti la gente non lo segue più, figurarsi le poesie».
E il testo di una canzone?
«Io scrivo sulla base del suono della musica. Ad esempio nel brano Io vorrei... Non Vorrei...Ma se vuoi (con Lucio Battisti nel 1972 - ndr) le parole salgono quando sale la musica e scendono quando scende la musica, c'è un rapporto sintonico».
I testi sono più reali o più di fantasia?
«Nei miei c'è sempre un aggancio alla vita. Perché la fiction è diversa dalla vita e tutti noi siamo più vicini alla vita che alla fiction».
Suo figlio Alfredo ricorda che la poesia contemporanea è spesso trascurata.
«Secondi i dati l'Aie, associazione italiana editori librai, tra il 2020 e il 2021 le pubblicazioni di libri di poesie sono aumentate del 20 per cento. Di certo questi periodi cupi aumentano la propensione a scrivere versi, anche se i libri di poesie vengono quasi tutti pubblicati a spese del poeta».
Così nasce l'idea del corso.
«Ciascuno presenta due poesie (iscrizioni a segreteria@cetmusic.it, telefono 0744/93431). Trenta allievi al massimo, si riparte il 15/16 gennaio. Le migliori poesie saranno pubblicate in un volume intitolato Gran Premio della Poesia. Abbiamo il patrocinio della Siae e del Ministero della Cultura».
A proposito, lei potrebbe essere un consulente ideale del ministero della Cultura.
«Sia il senatore Gasparri che Clemente J. Mimun mi hanno chiesto la disponibilità a fare il consulente del ministro e io ho detto di essere disponibile. Ero spaventato dall'impegno, ma ho garantito senza dubbio la mia consulenza gratuita».
Lei scrive aforismi (alcuni pubblicati nel volume Le ciliegie e le amarene - Aforismi, pensieri e parole).
«Circa due anni fa Papa Francesco mi ha mandato una lettera per farmi i complimenti dopo aver letto l'aforisma come due fratellini disegnano la stessa mamma in due modi diversi, così gli uomini Dio. Ha scritto: Mi fa stare bene».
Il pop di oggi?
«È sempre più raro sentire una canzone cantata tutti insieme. Nei miei spettacoli ho visto persone cantare canzoni vecchie di mezzo secolo e tramandate di padre in figlio».
Quindi oggi c'è una recessione del pop?
«Oggi un ragazzo magari pubblica una canzone con tre parole azzeccate che magari fanno successo. Ma poi chi le canta? Fino a pochi anni fa era compito delle radio e di professionisti competenti. Ora non c'è più selezione. Poi, ovvio, ci sono sempre gli interessi dell'industria discografica. Diciamo che è sempre più difficile trovare una canzone che riesca a vincere la battaglia col tempo».
Difficile laurearsi nel pop.
«Ho proposto al direttore Coletta della Rai di fare L'Università del pop, uno spettacolo di tre serate fatto da professionisti. Una sorta di talent con l'obiettivo della qualità con pezzi inediti cantati dai nostri autori e da padrini autorevoli. Mi ha risposto di no proponendomi solo una serata, così non ho accettato».
Il Festival di Sanremo?
«Mi dicono che viene costruito sulla base dei follower di ciascun artista. Se fosse così, le scelte incideranno sugli ascolti, ma non sul valore delle canzoni».
Le sue hanno spesso superato le generazioni.
«Un anno fa da un benzinaio ho incrociato un tizio con un cappello girato all'indietro che, parlando con uno slang coatto, ha detto: Che giornata uggiosa. Tra me e me ho pensato: Yeah!».
Lorenzo De Cicco per “la Repubblica” l'1 maggio 2022.
Maestro Mogol, dopo i funerali di donna Assunta si parla ancora di saluti fascisti. E certa destra ci ha sempre visto un riferimento nella sua "La collina dei ciliegi", dove si plana, appunto, su boschi di braccia tese.
«Una forzatura totale. Le braccia alzate, verso l'interno, invocavano la benedizione del Signore. È anche sulla copertina del disco. I paragoni col saluto fascista sono stati chiaramente un'interpretazione forzata».
Anche Battisti è passato spesso come uno di destra. Lei ha già detto mille volte che non era così.
«Non gliene fregava nulla, non l'ho mai sentito parlare di politica».
Alla convention di Meloni le casse sparano "Acqua azzurra, acqua chiara", quasi a rivendicare un legame politico. Che effetto le fa?
«Mi fa piacere sempre quando suonano una mia canzone, che lo facciano da Meloni o nel Pd. Per me è come quando cantano "I Giardini di marzo" i tifosi della Lazio».
Anche lei è stato dipinto a volte come un intellettuale di destra. È così?
«Ho sempre votato il meno peggio. Guardo le persone: se uno è cretino, è cretino, a prescindere da destra e sinistra».
Il Movimento Sociale l'ha mai votato?
«Mai. Sono un liberale, ma all'acqua di rose».
Giorgia Meloni le piace?
«Non ragiono sui nomi, ma sugli argomenti. Come per l'Ucraina. Oggi abbiamo persone che sono state invase, da altre persone terribili che ammazzano la gente per strada, i bambini. E sento chi dice: ma dobbiamo vedere il tipo di armi...Non ha senso. Fare distinguo è un discorso imbecille».
I saluti romani al funerale di Assunta Almirante, le braccia tese politiche, come le giudica?
«Se passa Almirante io dico una preghiera, non faccio il saluto fascista. Ma non mi metto neanche a criticare chi lo fa. Per me uno che fa il braccio teso per salutare Almirante è un ex fascista che saluta a suo modo, un saluto diciamo di onore, di chi aveva quella fede politica. Ma provengo da una famiglia antifascista, mio padre non mi ha mai voluto vestire da balilla».
Lei parla da privato cittadino. Ma un leader politico che aspira a fare il premier non dovrebbe usare parole più severe di «gesto antistorico»?
«Per me ha fatto bene, non ha senso. E non è che sono per Meloni. Io sogno gli Stati uniti d'Europa: un solo ordinamento, un solo esercito. Tanti politici ancora fanno discorsi sul nazionalismo. Che senso ha? Affrontiamo i problemi un po' da dilettanti».
È molto distante dai sovranisti...
«Assolutamente sì, siamo in un altro momento della Storia. Ma stiamo sempre a parlare delle stesse cosette».
Gibboni, un divo del violino: «Grazie a una borsa di studio». Anna Gandolfi su Il Corriere della Sera il 18 Luglio 2022.
Il giovane violinista è una star internazionale e ha cominciato grazie a una borsa di studio di Crt Torino. I racconti dei tanti giovani che ce l’hanno fatta perché qualcuno ha creduto in loro e ha finanziato i loro studi.
Cinquanta secondi. «Sarei lieto se li potesse dedicare all’ascolto di un brano virtuosistico che, generalmente, viene eseguito in oltre un minuto dai più noti professionisti». Stefano Giacomelli è il direttore dell’Accademia Perosi di Biella, eccellenza nell’alta formazione dei musicisti: scrive l’email e allega un file. L’audio è di qualche giorno prima, colto durante le audizioni delle classi di violino. Se oltre al sonoro ci fosse un video, mostrerebbe le facce esterrefatte dei componenti della commissione. Davanti a loro un ragazzino di 15 anni si cimenta con Il volo del calabrone, dalla Fiaba dello Zar Saltan. Esegue bene la prova. Benissimo.
La lettera e la carriera
La lettera di Giacomelli è diretta al segretario generale della Fondazione Crt di Torino, Massimo Lapucci. La proposta è sostenere economicamente il giovane prodigio: «Il nostro studente è Giuseppe Gibboni. Se anche la Fondazione volesse contribuire al successo di questo talento, nelle forme che riterrà più opportune, sarebbe un’opportunità per lui ma anche per tutti noi». È il 5 ottobre 2016. A novembre la Fondazione comunica lo stanziamento: borsa di studio per l’intero percorso. A Campagna, in provincia di Salerno, Giuseppe annuncia alla famiglia: «Il Natale è arrivato in anticipo». Oggi quell’adolescente è una stella e ha vinto il Premio Paganini, riportandolo in Italia dopo 24 anni. Un traguardo che segnerà anche i suoi cachet: «Sosterrò gli altri. Voglio cercare di restituire l’aiuto ricevuto: se non si fosse mossa la fondazione forse non sarei qui». Giuseppe è il portabandiera delle star diventate tali (anche) perché qualcuno ha creduto in loro: istituzioni, imprese, privati. Capita nella musica, nelle arti figurative, nella danza. Un processo prezioso, eppure mai scontato, specie in fase di crisi economica.
Una famiglia di musicisti
Giuseppe Gibboni - che proprio questa sera, 19 luglio, suona a Milano nell’ambito della Milanesiana - ha iniziato a studiare musica a tre anni: «Le mie sorelle suonavano il violino ma per me era stato scelto il violoncello. Dicevo: ok, ma da grande farò il violinista». Non ci ha messo molto a imporsi. «Papà Daniele è insegnante di violino, in famiglia - ride - abbiamo la dote della fantasia. Solo mia madre Gerardina si distingue: insegna pianoforte». L’ascesa è a tappe serrate: i premi, il diploma al Mozarteum di Salisburgo, il riconoscimento di «giovane promessa della musica» da parte della Camera dei deputati, l’album (porta il suo nome) inciso con la Warner Classics. «La mia famiglia - prosegue - ha fatto molti sacrifici per farmi studiare, l’aiuto aggiuntivo è stato importante: ci sono le trasferte, spesso bisogna lasciare la propria casa e trasferirsi. Non tutti possono permetterselo». La Fondazione Crt, con il progetto Talenti Musicali, ha offerto circa 250 borse di studio e perfezionamento a ragazzi che hanno poi costruito carriere luminose. Come Gibboni, o come Marta Tortia (classe 1988, torinese, violinista), che il pubblico ha visto, e sentito, anche al cinema: è la controfigura di Miriam Leone e nel film «Corro da te» esegue brani di Mendelssohn. Anche Umberto Clerici, sempre torinese, nato nel 1981, è partito da qui per diventare direttore principale designato della Queensland Symphony Orchestra (inizierà nel 2023).
L’Accademia Teatro alla Scala di Milano
Storie che, dice Massimo Lapucci, «confermano l’importanza della combinazione di due elementi per il successo, in aggiunta alle doti innate: la capacità di riconoscere subito il talento e il coraggio di sostenerlo con atti e strumenti concreti – anche finanziari – nel percorso formativo». La Fondazione Crt, con l’Accademia Perosi, promuove un’intera «Orchestra dei talenti musicali». «Sono seimila i giovani entrati a far parte finora della nostra community dedicata. Che si tratti di tech, innovazione o ricerca, cultura o arte, investire su di loro è strategico: significa investire su un futuro migliore per tutti». E mettere un freno alla fuga dei cervelli. L’Accademia Teatro alla Scala di Milano si muove sulla stessa linea: per «fare sognare» ragazzi promettenti studia le ricette più disparate. Il polo didattico forma tutte le figure che operano nello spettacolo dal vivo: per essere alla portata dei migliori allievi riduce i costi di frequenza, offre borse di studio, esonera dal pagamento della retta. A oltre 160 di loro vengono distribuiti nel complesso circa 700 mila euro l’anno: fondi che arrivano da grandi mecenati, istituzioni e aziende. Da due mesi è attivo anche il fundraising «Dona ora» che permette a chiunque, con un clic, di donare cifre anche piccolissime e di «adottare» studenti. Formule che, ad esempio, hanno agevolato anche la trasferta dalla Sardegna di Clarissa Cabrini, 12 anni: nel 2020 ha conquistato il vertice nella graduatoria di ingresso all’Accademia, sbaragliando altri 428 candidati, e pochi giorni fa è arrivata a esibirsi nella prima nazionale di AfteRite, creazione del britannico Wayne McGregor. Commentando l’avventura di Clarissa, la vicesindaca di Iglesias, Claudia Sanna, aveva parlato di «una bella storia, che dà speranza al nostro Sulcis economicamente così depresso». Ricorda Luisa Vinci, dg dell’istituzione scaligera: «L’Accademia Teatro alla Scala è una scuola di merito, non di censo. Molti sognano di diventare artisti affermati e tutti devono avere la possibilità di coltivare il proprio desiderio, tutti, nessuno escluso».
La filantropia può avere molti volti. Luigi Christopher Veggetti Kanku oggi è un artista affermato, in questi mesi è impegnato in un tour espositivo che si concluderà nel 2023 al Mofa, il Museum of Fine art della Florida University. Nato nel 1979 a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, e cresciuto a Barlassina, in Brianza, dove è stato adottato, da giovanissimo esponeva in viale Europa a Milano. «Un collezionista, Aurelio Stragapede, aveva comprato alcune opere e mi ha contattato: apro una galleria, se ti piace collaboriamo. Ho avuto un mio spazio, è stato un bel salto. E lì ho capito che potevo farcela».
Tornatore: «Ennio, genio semplice, conquista perché trasparente». Stefania Ulivi su Il Corriere della Sera il 25 marzo 2022.
Il documentario sul grande musicista ha superato 2.350.000 euro al box office. E il regista premio Oscar: «Le musiche del prossimo film? Pensarci mi rende triste».
«Il merito è tutto suo». Un successo al box office di queste dimensioni — oltre 2.355.000 euro di incasso per Ennio di Giuseppe Tornatore, dall’8 aprile su TimVision — non se l’aspettava nessuno, ammette il regista premio Oscar. «La crisi delle sale, il fatto che sia un documentario e duri due ore e mezza. C’erano le carte per un risultato più modesto. Come lo spiego? Penso che la semplicità sommata a genialità e ingenuità di una persona straordinaria, luminosa e trasparente, sia quasi un monito. Specialmente in tempi così bui».
Il 2 aprile a Bari al Bif&st riceverà il premio alla regia.
«Mi riempie di gioia. Volevo raccontare il suo mondo quasi come un romanzo, con un montaggio sincopato, più debitore delle regole della musica che del cinema. Quando racconti è sempre regia».
È un ritratto, lo ha già fatto con Rosi, Guttuso, Riccardo Freda, Goffredo Lombardo.
«Conoscere un artista a volte ti dà una carica superiore a quella che hai quando fai un film. Da qui nasce questa linea del ritratto».
Ha raccontato che Fellini le diceva che esistono solo i film che fai, non quelli che non hai fatto. Ne ha fatto tesoro?
«Era una critica nei confronti del mio eccessivo rigore a voler fare i film quando ritenevo che fossero non perfetti ma meritevoli di esistere. Questo rimprovero cozzava contro il consiglio di Visconti, che mi raccontò Rosi. Un film, diceva, lo fai solo quando senti che ti sta uscendo dalla pancia. Invece Sciascia mi disse: fai solo film sulla Sicilia. Ho seguito il mio istinto, compresi film che non mi persuadevano del tutto in partenza, modificati facendoli».
Quali?
«L’uomo delle stelle o Malèna, nati più dalla voglia di fare che dalla consapevolezza che si trattasse di storie perfette. Lì ho applicato la teoria Fellini, in altri la teoria Visconti. Come in Nuovo Cinema Paradiso che sgorgava da anni di incubazione, non c’era nulla da inventare. Come Baarìa e La miglior offerta».
A proposito di film non fatti, sta ripensando in questi giorni con la guerra così vicina, al suo sulla storia dell’assedio di Leningrado?
«Molto. In questi 17 anni quante volte ho cercato di convincere i diversi produttori che quella storia conteneva una forza allegorica che ci riguardava tutti. A forza di dirlo è diventata cronaca. Leggo ciò che succede nelle città dell’Ucraina e ricordo ciò che ho studiato per scrivere la sceneggiatura. Mi sconvolge che la storia si possa ripetere, a volte invertendo i ruoli. Hitler invase l’Urss sperando nell’effetto sorpresa e oggi ritrovi in Putin il desiderio di prendere sorpresa gli ucraini».
Ha fama di amare gli attori.
«La cura degli attori per me è una religione. Li adoro. Sono come angeli che trasformano il caos in un film. Ho avuto fortuna. Mastroianni, figura meravigliosa, Noiret con cui dopo Nuovo Cinema Paradiso mi trovai a girare un piccolo film (Il cane blu, episodio de La domenica specialmente, ndr), in condizioni assurde. Lui non fece una piega. Mi disse: le cose peggiori sono recitare con un bambino o un cane, tu me le hai fatte fare tutte e due. O Depardieu più ruvido ma di grande generosità. Polanski, Geoffrey Rush, Gazzarra, Castellitto. Aveva ragione Bergman».
A dire cosa?
«Se scegli gli attori giusti, il film è già fatto. Monica Bellucci: quando l’incontrai veniva indicata come una meravigliosa modella che non aveva ancora avuto l’occasione di uscire dal cliché in cui veniva costretta. Le dissi: se troverò un personaggio ti chiamo. Quando ho letto il soggetto di Malèna di Vincenzoni ho detto: è lei».
È una leggenda che suo padre, sindacalista della Cgil, si fece intervistare al posto suo?
«Si chiamava anche lui Giuseppe Tornatore, per un corto circuito legato alle nostre tradizioni familiari: io presi il nome dal nonno materno. Venne con me a Parigi, città che amava molto, per la promozione di Stanno tutti bene. Io e Mastroianni, con cui diventò amico, eravamo andati in uno studio tv, lui era rimasto in albergo. Avevo appuntamento con una giornalista ma arrivai molto in ritardo. L’intervista l’aveva fatta lui. Diede le risposte che avrei dato io, era preparato. Intervista impeccabile per interposta persona».
Il prossimo film sarà un profetto internazionale. Come farà per le musiche?
«Sprofondo in una tristezza infinita, solo a pensarci. Non so. So che troverò la risposta seguendo la filosofia di Ennio: la vita deve continuare».
Concetto Vecchio per “il Venerdì di Repubblica” il 26 marzo 2022.
Nelle sale gli spettatori alla fine applaudono Ennio, il documentario di Giuseppe Tornatore sul compositore Morricone. Una meraviglia italiana che finora ha incassato oltre due milioni e trecentomila euro. Il regista intriso di sicilitudine ci riceve nel suo studio ai Parioli.
Cosa applaudono esattamente?
«Lui, Ennio. Il suo esempio di uomo semplice e allo stesso tempo geniale».
E perché?
«È un moto d'insofferenza verso noi stessi. È come se la gente dicesse: "È così che ci dobbiamo comportare, così dobbiamo essere, e invece stiamo andando da un'altra parte"».
Ammirano l'esempio?
«Morricone è un modello di italiano raro. Un ragazzo di umili origini che raggiunge il successo mondiale senza scorciatoie, né compromessi. Uno che coltiva il suo enorme talento con dedizione assoluta».
È anche un inno alla vocazione?
«Le leggo un sms della nipote di una mia amica: "Ennio ti fa venire voglia di fare cose meravigliose con la tua vita, di farne un capolavoro"».
Quindi è come se alla fine esplodesse un senso di colpa collettivo?
«Sì, una forma di autocritica. Morricone era un genio e non ne aveva alcuna consapevolezza. Anche questo piace. Ed è rimasto sempre umilissimo, pieno di dubbi».
Cosa ci insegna?
«Che bisogna dare il massimo in ogni campo. Perché tutti noi, da qualche parte, abbiamo una dote inespressa che merita di essere dispiegata».
Basta per spiegare l'emozione che suscita?
«C'entra anche il momento di profonda angoscia che stiamo vivendo. Le sue musiche sono state la colonna sonora per generazioni. Sono come un balsamo sulle ferite dell'anima».
Morricone voleva fare il medico e suo padre lo costrinse a suonare la tromba.
«E lui ribaltò questa situazione apparentemente sfavorevole studiando composizione e rompendo le convenzioni musicali. "A volte i limiti ti danno un grande senso di libertà", mi rivelò un giorno».
Quanti anni è durata la lavorazione del film?
«Sette anni e mezzo. Più di due solo per il montaggio, ma di mezzo c'è stata la pandemia».
L'intervista con Morricone a quando risale?
«Ci furono undici incontri. Nove durante le feste natalizie del 2015 e due nella primavera successiva, per un totale di 44 ore di registrato».
Quanto c'entra il senso di rivalsa in un artista?
«Tantissimo. In Morricone era rappresentato dal duello continuo con il suo maestro, Goffredo Petrassi, che non aveva mai approvato la sua scelta di comporre musiche per il cinema».
E lei cosa ha capito del talento?
«È un'urgenza. "Il film ti deve uscire dalla pancia", diceva Luchino Visconti».
Come le sembra l'Italia di oggi?
«Ha perduto la capacità di sognare».
In che senso?
«Quando ero ragazzo si pensava che la politica fosse il mezzo per costruire un mondo migliore, questa convinzione mosse ideali e impegni collettivi. Lo slancio si è esaurito».
Lei faceva politica?
«Il consigliere comunale del Pci a Bagheria nel 1979. Ero il più giovane dei sei consiglieri di opposizione, imparai una cosa fondamentale: non bisogna parlare senza conoscere a fondo un argomento».
È rimasto di sinistra?
«Ho sempre votato Pci, Pds, Ds, Pd. Ma ogni volta con minore entusiasmo».
Che cosa consiglierebbe a un giovane?
«Di non guardare in faccia a nessuno. Non bisogna ascoltare quelli che ti dicono "lascia perdere"».
A lei lo dissero?
«Un sacco di volte. Arrivai a Roma a 25 anni dalla Sicilia. Mi dissi subito: "Se ti dicono di no, tu fa' come se ti dicessero sì". Cominciai a chiamare i produttori. Mi sbattevano il telefono in faccia. Mi presentavo lo stesso.
Le segretarie quando mi vedevano mi prendevano per pazzo. Qualche volta riuscivo a intrufolarmi. "Il suo soggetto non è interessante", mi liquidavano in pochi minuti. E io tornavo a casa e preparavo il trattamento come se mi avessero dato l'incarico».
Bisogna essere un po' matti?
«Totalmente. Convinsi Tullio Pironti a darmi i diritti del libro di Joe Marrazzo, Il camorrista, per appena un milione di lire. Cercai Ben Gazzara e gli dissi che la Titanus di Goffredo Lombardo, il produttore di Rocco e i suoi fratelli, aveva accettato la mia proposta di ricavarne un film. Non era vero niente. Lombardo mi aveva detto di no».
Che fece?
«Convocai i giornalisti in una trattoria a Fontanella Borghese gestita da Gigi Proietti, e con Marrazzo e Gazzara annunciammo il progetto. Uscirono molti articoli: "Il camorrista diventa un film". Quando li lesse, Lombardo mi insultò: "Di figli di puttana ne ho conosciuti tanti, ma tu li superi tutti". Alla fine però decise di produrlo».
Quante volte uscì Nuovo Cinema Paradiso prima di diventare un successo mondiale?
«Quattro. All'inizio, nel 1988, non lo andò a vedere nessuno. Solo a Messina andò bene, ma perché l'esercente faceva entrare gli spettatori gratis. Nei tamburini di Repubblica due film erano "evitabili": il mio e un porno di Moana Pozzi. Dopo l'Oscar, nel marzo 1990, scrissero "da non perdere". L'Espresso mi dedicò la copertina: Incompreso».
Cosa la faceva soffrire?
«Certi giudizi negativi, tipo quelli che mi riservò Tullio Kezich: avevo divorato tutti i suoi libri, lo ritenevo un maestro, e adesso mi faceva a pezzi».
Quanto ha incassato Nuovo Cinema Paradiso?
«In Italia dieci miliardi di lire. In America 18 milioni di dollari, ma sottotitolato».
Insomma, lei si è riconosciuto in Morricone perché siete entrambi degli outsider?
«Guardi che io ricevo molti no anche adesso. In qualche modo sono salutari».
Il "no" per il film sull'assedio nazista di Leningrado quanto brucia?
«È una maledizione. L'ho inseguito per anni. Oggi sarebbe invece di un'attualità bruciante. Una grande storia moderna e allegorica su una città circondata dai nemici».
Oggi sono i russi gli invasori.
«E pensare che un fratello di Putin morì di fame in quell'assedio».
Quando decise di fare il regista?
«A sette anni, dopo aver visto il mio primo film, Gli Argonauti».
Che ragazzo era?
«Molto solitario. Facevo il proiezionista, un lavoro di totale solitudine. Mi piaceva moltissimo spiare le reazioni degli spettatori in sala».
Che famiglia era la sua?
«Semplicissima. Papà da ragazzo aveva fatto il pecoraio, poi si occupò sempre di politica, sindacalista nella Cgil. In crisi con il Pci emigrò a Parigi per lavorare come muratore, quindi tornò a Bagheria. Mamma era casalinga.
Non capivano la mia passione per il cinema, ma nemmeno m' impedirono di viverla, né mi chiesero di cercarmi un lavoro vero. Semplicemente mi fecero fare».
Come guarda oggi a quell'atteggiamento?
«Con gratitudine. Non li ho mai sentiti vantarsi dei miei successi». Non si è mai laureato. «Dopo il liceo classico, mi iscrissi a Lettere. Il primo giorno di lezione un professore sessantottino parlò dell'imbuto della riproducibilità in Benjamin.
Nell'aula quattro studenti lo ascoltavano chini sui loro appunti. Entrò un ragazzo e chiese: "Ma questa non è l'assemblea dei precari?" Gli dissero di no. Uscì. Lo seguii. Non ci ho più messo piede».
Torna spesso a Bagheria?
«Vado a trovare mamma, ha novant' anni. Mi racconta delle cose che cucina e del rapporto con le piante nel giardino, il mandorlo, l'ulivo. Questo inverno era contenta perché l'albero ha fatto tanti limoni».
Invecchiando ci si riconcilia con le origini?
«Talvolta mamma mi telefona e mi racconta i suoi sogni. Sogna spesso mio padre. "Stanotte, tuo padre non era allegro", mi dice dopo un incubo. "Stai attento, è un presagio", aggiunge. Sono premonizioni molto siciliane».
Alla fine si torna sempre in Sicilia?
«Quando uscì Nuovo Cinema Paradiso chiamai Leonardo Sciascia. Era a Milano, e stava già molto male. Parlò del film con commozione, disse che aveva rivisto sé stesso ragazzo. "Fai solo film sulla Sicilia", si congedò».
Lei non l'ha ascoltato.
«Non so se ho fatto bene. Ci penso spesso. Ma non trovo la risposta»
Giusy Ferreri: «Su Sanremo parto sempre un po’ prevenuta, mai posizioni generose nei miei confronti». Barbara Visentin su Il Corriere della Sera il 17 Febbraio 2022.
La cantante pubblica l’album «Cortometraggi»: «Cerco una svolta, quest’estate no ai tormentoni».
Dopo un Sanremo vissuto «con la bella euforia del pubblico in sala», ma soprattutto «con l’idea di arrivare all’album», Giusy Ferreri pubblica «Cortometraggi» , sesto lavoro dalle atmosfere cinematografiche. Dentro, racconta, «ci sono tanti pezzi importanti, anche più di “Miele” (brano con cui era in gara, ndr) che però magari al Festival si sarebbero potuti perdere». La cantante non nasconde un po’ di amarezza per il 23esimo posto con cui ha chiuso la sua quarta volta all’Ariston: «Su Sanremo parto sempre un po’ prevenuta, non ho mai vantato posizioni in classifica generose nei miei confronti, ma sono anche io che decido di uscire dalle aspettative e mi rendo conto che possa essere spiazzante».
Il megafono e il grammofono che ha portato sul palco «hanno anticipato l’immaginario del disco, fatto di piccoli film, di rimandi felliniani e circensi, racchiusi in una cornice elegante». Non ci sono, invece, «le hit estive che hanno dato un valore aggiunto negli ultimi anni», né Ferreri ha in previsione un tormentone, dopo successi esplosivi come «Roma-Bangkok» con Baby K o «Amore e Capoeira» di Takagi e Ketra: «Sono grata a quelle collaborazioni, mi hanno permesso di riscoprirmi in veste leggera e fresca, ma il percorso si è prolungato per quattro estati e ora desidero ritrovare il mio percorso personale e affrontare riflessioni più serie».
Nel disco figurano vari autori, tra cui Marco Masini, Giovanni Caccamo e Bungaro, mentre l’ultimo brano, «Ricordo», è firmato da lei: «Sono sincera, quando scrivo vengono fuori esperimenti particolari che non sempre trovano il gradimento di chi investe sul prodotto — dice Giusy —. Per me la scrittura è un flusso che non ho voglia di modificare in base alle mode». Largo invece ai concerti (due date indoor, l’1 ottobre a Roma e il 3 a Milano sono già definite) e, forse, alla musica per il cinema: «Sto lavorando a una colonna sonora, speriamo possa concretizzarsi».
"L'orchestra Extraliscio diretta da un robot con il cuore romantico". Alessandro Gnocchi il 6 Maggio 2022 su Il Giornale.
La band continua a sperimentare. Nel nuovo cd, melodie "antiche" e suoni d'avanguardia.
Gli Extraliscio continuano a sorprendere. Dopo aver portato il liscio nel XXI secolo, grazie a una felice intuizione di Elisabetta Sgarbi, qui produttrice ma anche autrice di alcuni testi, la band, anzi: la banda, si misura con un'orchestra (digitale). Il risultato è Romantic Robot, un album di canzoni, belle canzoni, dal retrogusto antico eppure all'avanguardia come suono. Romantic Robot è meno «danzereccio» del disco precedente (È bello perdersi) ma nettamente più a fuoco: si balla di meno, c'è meno punk, ma ci sono tante cose in più da ascoltare con attenzione. Intendiamoci: le melodie sono sempre accattivanti ma giocano anche la carta vincente della cura del dettaglio. Ne parliamo con Mirco Mariani, chitarrista, voce, piano, tastiere, autore principe di testi e musiche, e chissà quante altre cose.
Partiamo dai dettagli...
«C'è Tony Renis ospite in un brano, composto proprio da lui. Arrangiarlo è stata una vera lezione. Renis chiedeva sottolineature ben precise, e dava un'attenzione speciale a ogni sfumatura. Mi ha fatto capire l'importanza di curare tutti gli aspetti del brano, anche e soprattutto i meno appariscenti. Tony Renis, che ha quasi 84 anni, ogni tanto mi telefona, si mette al pianoforte, canta Bruno Martino, standard americani, cose pazzesche per ore. Un grande».
Nella musica di oggi non conta il dettaglio. Una canzone deve catturarti nei primi secondi, altrimenti...
«Altrimenti al dettaglio l'ascoltatore non ci arriva neanche: salta subito al brano successivo. Questo è uno dei motivi per cui gli artisti più giovani si assomigliano molto, direi troppo. Abbiamo partecipato al concertone del 1° maggio, è stato bellissimo, e ho potuto ascoltare molte band. Tutti a inseguire l'ultima moda, e va bene, ma non c'è profondità nel loro suono. Non conoscono il passato, quindi non possono andare davvero nel futuro. Sono inchiodati al presente, a quello che funziona in un determinato momento. Ma c'è dell'altro».
Cosa?
«Una canzone di Tony Renis aveva una vita estremamente lunga, quasi eterna se diventava un successo, basta pensare a Quando quando quando. Oggi i brani vengono consumati voracemente dal mercato. Esce un pezzo, fa due passaggi in radio e stop. Si passa al prossimo fenomeno, spesso un fenomeno di cartapesta».
Ci spieghi il titolo: Romantic Robot.
«Abbiamo fatto due concerti con un'orchestra sinfonica, Taranto e Matera. È stato molto bello sia per il pubblico sia per noi. Elisabetta Sgarbi ha intuito che c'era qualcosa di particolare. Mettere insieme il nostro mondo con un'orchestra sinfonica poteva essere una sfida entusiasmante. Affittiamo lo studio mobile, prenotiamo il Teatro Duse di Bologna, convochiamo per tre giorni una orchestra di 46 elementi diretta da Roberto Molinelli».
Eppure nel disco gli orchestrali non ci sono...
«Ci ho dormito sopra, e ho deciso di prendere un'altra direzione. Il maestro Molinelli ha scritto le partiture per orchestra ma invece di darle in mano a musicisti veri le ho date in mano... a un computer. Volevo che l'orchestra fosse rigida, immobile, in qualche modo addirittura fredda. Poi ho aggiunto la parte umana con i miei strumenti, inclusi molti sintetizzatori».
Questo è il Robot. Veniamo al Romantic.
«La canzone è una forma pericolosa. L'orchestra rischia sempre di essere stucchevole. Volevo evitare a ogni costo questo effetto, e per questo ho deciso di utilizzare macchine e non musicisti in carne e ossa. Nel disco ci sono quasi unicamente canzoni d'amore: io volevo essere appunto romantico, è un aspetto che mi appartiene, ma senza risultare zuccheroso»
Oltre a Tony Renis ci sono Luca Barbarossa e Davide Toffolo.
«Davide Toffolo ormai è di famiglia, da molto tempo è nostro compagno di strada. Luca Barbarossa ha voluto mettersi in gioco, ha scritto una canzone, testo e musica, per vedere dove sarebbe arrivata, e in che modo. Voleva scoprire altri aspetti della sua musica, aspetti ai quali magari non aveva mai pensato. Era scritto che avremmo lavorato insieme. In È così c'è lui, con la sua chitarra, e poi una orchestra che porta la canzone in cielo».
Andrete in tour?
«Sarà un'estate un po' pazza. Beh, del resto siamo un gruppo che fa anche musica per ballare, esploso in un momento in cui era vietato andare a ballare. La pazzia non ci fa paura... Comunque faremo due concerti speciali a Forlì e a Firenze con l'orchestra sinfonica. Reale però, in carne e ossa. Poi ci saranno altri concerti con l'orchestra trasparente, invisibile, insomma robotica. Non so ancora quale sarà l'effetto, stiamo per iniziare le prove. Introdurremo anche momenti di improvvisazione, canzoni per così dire free: il brano diventa un mezzo per offrire qualcosa di unico, creato direttamente sul palco, davanti agli occhi del pubblico».
Massimo Poggini per “Oggi” il 25 giugno 2022.
Il legame fortissimo con il rocker, iniziato nel 1976 quando Vasco guidava Punto Radio «con fare da cumenda ». E poi quello con Dalla «che implorava Gesù di far piovere sul concerto di Guccini e non sul suo». Alla vigilia dei 70 anni, parla un grande autore. Che ne ha viste e passate tante. Ictus e infarto (sul palco) compresi
I suoi magnifici 70 anni Gaetano Curreri li festeggia davanti al mare della sua amata Isola d’Elba, per lui una seconda casa con alle spalle una prosperosa macchia verde. Con lui soltanto la moglie Alessandra, la manager Laura Cordischi e un paio di amici fidati. «Ci cuciniamo una bella pezzogna, il mio pesce preferito. Non ho mai amato le feste di compleanno, nemmeno da ragazzo».
Ripercorrendo rapidamente la sua straordinaria carriera musicale, il leader degli Stadio ricorda con affetto le prime lezioni di piano che gli dette la mamma quando era un bambino.
«Allora le subivo come un’imposizione. Gli altri bimbi a giocare, e io lì sui tasti a fare scale. Ma già da ragazzino ho capito che, in realtà, mamma mi aveva fatto un grande regalo. Verso i 12-13 anni mi innamorai dei Beatles, e quell’amore dura ancora. L’altro giorno Paul McCartney ha compiuto 80 anni salendo sul palco di un altro mostro sacro come Bruce Springsteen. Questo mi ha fatto capire che fino a quando ci sono entusiasmo e passione l’età non conta ».
Ha raccontato che da ragazzo è stato bullizzato.
«Altro che! Quando avevo sette anni ci trasferimmo dalla Calabria a Vignola tutti mi prendevano in giro per il mio accento e quasi nessuno voleva diventare mio amico. Per attirare le simpatie dei compagni di scuola iniziai a tifare Fiorentina, che è ancora lamia squadra del cuore. Qualche tempo dopo entrai nel primo complesso, Emilio e i Colossi. Poimi iscrissi all’Istituto tecnico Enrico Fermi di Modena. Stava scoppiando il ’68 e dovevi essere per forza di sinistra. Io ero in prima fila a tutte le manifestazioni. Una volta bloccammo il traffico sulla via Emilia, dalle parti del Teatro Storchi. Io avevo un braccio ingessato perché avevo avuto un incidente in auto. Però gridavo a tutti: guardate che cosa ci ha fatto la Polizia!».
La vita le ha regalato molto. Ma con lei è stata anche piuttosto crudele: un ictus, poi un tumore al cervello, la rottura del femore e un anno fa un malore in seguito al quale è stato ricoverato in terapia intensiva.
«È vero. E pensi che tutto, a parte ovviamente il tumore, è sempre successo sul palco. Un segno del destino? Non lo so. Ma spesso mi è venuto in mente che se fosse successo in un momento diverso, magari alle tre di notte da solo in un hotel, sarebbe forse andata peggio».
Come ha conosciuto Lucio Dalla?
«Ci presentò il chitarrista Ricky Portera. Avevamo suonato insieme nei Club 72. Lucio mi ascoltò per qualche minuto, poi mi disse di andare nella cantina dove provavano il giorno successivo: ero stato ingaggiato! Allora le cose funzionavano così: due giorni dopo avevamo già un concerto al Kiwi di Piumazzo. Lui era un turbinìo di idee, aveva una capacità straordinaria di inventare cose nuove.
Spesso si comportava come un pazzo. Per esempio, il pomeriggio in cui partì da Savona il tour di Banana Republic, siccome il cielo minacciava tempesta, passò molto tempo ad andare avanti e indietro sulla pista da atletica puntando verso il cielo un crocefisso di San Domenico e cantilenando: “Gesù Gesù, non far piovere quaggiù, fai piovere più in là che c’è Guccini che suonerà”. In effetti quella sera era previsto un concerto di Guccini in una cittadina non lontana da lì, e pare che da lui ci sia stato davvero un nubifragio».
Con Francesco Guccini ha scritto una delle sue canzoni più belle, Per la bandiera. Ci racconta com’è nata?
«Era il 23 maggio 1992, il giorno della strage di Capaci. Francesco era a casa mia e stavamo provando a scrivere. A un certo punto, alla tv è apparsa la giornalista Carmen Lasorella che diede quella notizia bruttissima. Rimanemmo colpiti soprattutto dal fatto che erano rimasti coinvolti anche la moglie e gli uomini della scorta. Praticamente senza parlare cominciammo a scrivere, io la musica, lui le parole. È nato così quello che oggi è considerato uno dei pezzi più crudi contro la mafia».
Torniamo a Dalla, un genio con mille difetti: è vero che avesse una personalità tutta spigoli e anfratti?
«Altroché. Per esempio era un bugiardo cronico. Ma ti raccontava le sue bugie con una tale maestria che alla fine riusciva a convincerti. Credo che la definizione migliore l’abbia data Vasco Rossi, dicendo che era un genio travestito da grande figlio di puttana. Personalmente Lucio mi ha fatto piangere in almeno un paio d’occasioni. Una volta si scagliò contro di me con una violenza verbale esagerata accusandomi di essere un pigro, dicendo che mi ero adagiato. “Se non torni dame tra una settimana con una canzone scritta da te ti licenzio!”. Andai a casa e, una volta superata la crisi, mi sedetti al piano e dopo un po’nacque Chi te l’ha detto, la mia prima canzone, ovviamente con testo di Lucio. Un’altra volta eravamo al Teatro Greco di Taormina per un concerto di Dalla e Morandi. La Rai fece le riprese del concerto, quindi noi musicisti avevamo diritto a un doppio stipendio. Glielo dicemmo e lui fece un casino bestiale, urlando come un indemoniato: “Volete negarmi il diritto al lavoro! Fate quello che vi pare, gente senza riconoscenza!”».
È vero che per Banana Republic Dalla avrebbe voluto al suo fianco Lucio Battisti?
«Verissimo. Adorava il suo modo di comporre e fece carte false per convincere Battisti. Ma non ci fu nulla da fare».
Vasco come lo ha incontrato?
«Nel novembre del 1976 salii sulla corriera che da Vignola porta a Zocca. Bussai alla porta di Punto Radio e vennero ad aprirmi Floriano Fini e Vasco. Si capiva subito che il “capo” era lui: aveva un modo di fare un po’ da cumenda. Andò subito al punto, mi disse di tirare fuori idee e poco tempo dopo ebbi un programma tutto mio. Poi intuii che quel ragazzo aveva delle doti non comuni anche come musicista. La prima canzone che mi lasciò a bocca aperta fu
Era vestita di bianco lo stesso. Poi arrivarono Jenny, Silvia, La nostra relazione, Albachiara. Da allora, anche se non sempre abbiamo lavorato insieme, si è sviluppato un rapporto fortissimo. Quando lui ha avuto i suoi problemi sono stato spesso al suo fianco, e viceversa. Credo che la sintesi perfetta sia racchiusa in due strofe: “La cambio io la vita che / Non ce la fa a cambiare me” ».
Qual è la canzone che più la rappresenta?
«Chiedi chi erano i Beatles, con quel testo straordinario di Roberto Roversi. Lucio aveva avuto tra le mani quel testo per parecchio tempo, ma non lo aveva mai musicato. Sono contento che me lo abbia lasciato».
Ha fatto errori nella vita?
«Parecchi. Ma il più grosso di tutti è stato nel 2016 quando vincemmo Sanremo con Un giorno mi dirai e rinunciammo all’Eurofestival. Fummo mal consigliati. Ma purtroppo non si può tornare indietro».
Guendalina Tavassi racconta le botte dal marito: «Bastonate in testa, mi ha rotto il naso». Fulvio Fiano su Il Corriere della Sera il 21 Settembre 2022.
La 36enne racconta nell’aula di tribunale il contenuto della sua denuncia al marito Umberto D’Aponte, dal quale si sta separando: «Mi insultava e mi lanciava oggetti».
Dodici episodi di maltrattamento, lesioni, danneggiamento negli ultimi quattro anni di un matrimonio cominciato nel 2013 e raccontati in una denuncia che è alla base di un processo con rito immediato. Da una parte il volto tv Guendalina Tavassi, dall’altra Umberto D’Aponte, raggiunto lo scorso febbraio prima da un divieto di avvicinamento e poi da un ordine d’arresto (per aver violato la misura) mentre era in corso la separazione consensuale. Il divorzio è diventato giudiziale, lui si trova oggi ai domiciliari e lei ha ripercorso i contenuti della sua denuncia nell’udienza che ha aperto il dibattimento in aula (raccontata ieri da Il Messaggero).
Il primo episodio riportato nel capo d’imputazione del pm Eugenio Albamonte è datato ottobre 2017: un lancio di oggetti in casa durante una lite per gelosia, finisce per rompere una finestra i cui vetri cadono nella culla del figlio Salvatore. Poi uno strattonamento in auto e pugni e calci alla porta di casa nel biennio successivo. Il 30 dicembre 2020 un’ulteriore escalation, quando lui la schiaffeggia davanti ai figli mentre la insulta con frasi tipo «sei una p... fai schifo.. sei una z.., sei una trans» in risposta alle sollecitazioni di lei di trovarsi un lavoro. Da lì sempre peggio, fino all’episodio clou in cui lui la insegue e la colpisce con una mazza da baseball, di nuovo alla presenza dei figli (ed è questa una delle aggravanti contestate, oltre ai futili motivi).
«Mi ha preso a bastonate in testa», dice in aula la 36enne, assistita dall’avvocato Lucia Cristina Arquilla. «Era un continuo minacciarmi e denigrarmi», aggiunge. «Mi ha anche rotto il naso lanciandomi contro le chiavi della mia auto». Nella sua denuncia riporta anche che il 38enne finge un attacco epilettico quando lei gli comunica l’intenzione di separarsi. La relazione, anche nella parte più turbolenta, è stata da lei già raccontata sui social. Lei stessa annunciò l’arresto del marito, rivendicando la fondatezza delle sue accuse: «La gente in galera ci va per quello che ha fatto, nessuno si è inventato niente. Funziona che se tu violi la legge, la legge poi ti punisce... Non potete capire cosa sto passando quindi vi chiedo per favore di non rompermi i c...i, di non mettervi in mezzo a questa storia perché io non ne voglio parlare e basta».
Lei stessa aveva mostrato, ancora sui social, il volto tumefatto dopo l’episodio del lancio delle chiavi. Anche da qui parte però la difesa di D’Aponte, assistito dagli avvocati Graziano Sabato e Giovanni Laricchio. Dalla foto, dicono, non si evince la frattura del naso e in realtà si sarebbe trattato di un lancio casuale durante una lite in cui lei inseguiva a piedi l’auto di lui. L’episodio della mazza da baseball, aggiungono, non è suffragato da un referto medico e agli atti sono già depositati le annotazioni di servizio degli agenti intervenuti su chiamata della donna, che dice di non voler dare risalto all’episodio perché potrebbe nuocerle alla carriera e descrivono i bambini «tranquilli e in ottima salute».
Alla base della separazione ci sarebbe la relazione extra coniugale di D’Aponte, titolare di un concessionario d’auto. Un accordo era stato trovato, ma nel corso di un incontro con gli avvocati per definire i dettagli lei registra la conversazione, lui la scopre e ne nasce l’ennesima lite con D’Aponte che le distrugge il cellulare: «Lo stavo registrando perché avevo paura delle sue reazioni — ricorda lei in aula —. Gliel’ho detto e lui è andato su tutte le furie aggredendomi». Il divieto di avvicinamento nasce da qui e viene trasformato in arresto quando lui incontra fuori scuola del figlio il nuovo compagno di lei, e i due alla fine fanno a botte.
Da tgcom24.mediaset.it il 24 febbraio 2022.
Brutta storia quella tra Guendalina Tavassi e il suo ex Umberto D’Aponte.
I due hanno cominciato mesi fa a raccontare sui social le liti, gli avvocati, il tribunale, le aggressioni. Ora l'influencer aggiunge l’ennesimo tassello triste in una vicenda che vede purtroppo coinvolti anche i figli della coppia. “Parlo per tutelare i bambini, che erano presenti anche all'ultima aggressione, premeditata – ha detto Guendalina nelle Stories - Tutto davanti agli occhi di Sasy, che lo implorava di fermarsi”.
Guendalina Tavassi ha detto di essere stata accusata sui social: “Io vengo attaccata perché è finito in galera. Io ho denunciato, e quindi sono una m…a?! Quando muoiono le donne con i bambini, poi dite poverina. Complimenti. La gente ci va in galera per tutto quello che ha fatto. Nessuno s’inventa niente. Se tu violi la legge, la legge poi ti punisce. Ma non così, dopo anche tante cose. Questa persona aveva anche un allontanamento, una restrizione che ha violato. Dopo avermi rotto il naso, dopo le percosse, dopo le minacce, gli inseguimenti, tutte le scene che hanno dovuto subire i bambini”.
L’influencer è un fiume in piena e rivolge i suoi pensieri ai suoi figli: “Sono stati sempre presenti, sono traumatizzati! Io poi la butto sul ridere, ma Sasy è scioccato. Ogni volta ha paura di uscire, non potete capire cosa sto passando”. Ora c’è un processo e della vicenda se ne occuperà la giustizia, ma la Tavassi ribadisce: “Io voglio vivere la mia vita serenamente ed i miei figli hanno il diritto di stare sereni”.
Guendalina Tavassi: “Sono stata aggredita ancora, sotto gli occhi di mio figlio. I bambini sono traumatizzati”. L’ex marito Umberto D’Aponte in carcere. Redazione CdG 1947 su Il Corriere del Giorno il 22 Febbraio 2022.
Guendalina Tavassi ha reso noto che Umberto D’Aponte, padre di due dei suoi tre figli, è stato arrestato. L’ex gieffina ha interrotto lo scorso anno la relazione con il marito e negli ultimi mesi ha subito diversi episodi violenti, di cui però ha parlato il minimo indispensabile in pubblico. Giustamente si è limitata a denunciare le violenze subite.
Il rapporto sempre più burrascoso tra Guendalina Tavassi e l’ex marito Umberto D’Aponte adesso finirà in Tribunale. Ieri sera 21 febbraio, l’ex “gieffina” ora influencer si è lasciata andare ad un lungo e duro sfogo in cui ha spiegato che l’ex marito si trova in carcere. “Mi ritrovo a dovervi spiegare le cose perché altre persone, che non c’entrano nulla, si mettono in mezzo a parlare. Io parlo per tutelare i bambini, che sono stati sempre presenti anche all’ultima aggressione, premeditata, avvenuta da due persone dentro una macchina davanti agli occhi di mio figlio Sasy, che implorava di fermarsi”.
Su Instagram con alcune stories la showgirl ha raccontato della nuova aggressione subita dall’ex marito, nonostante quest’ultimo avesse il divieto di avvicinarsi a lei. La Tavassi è mamma di tre figli: Gaia (classe 2003), avuta con Remo Nicolini. E poi due, più piccoli, nati dal suo matrimonio con Umberto D’Aponte: Chloe (2013) e Salvatore, detto Sasy (2015), ed in una videodiretta sui social si è sfogata: “Nessuno viene arrestato così. Io vengo attaccata perché lui è finito in galera? Quindi io che ho denunciato sono una merda? Quindi quando muoiono le donne con i bambini poi dite poverina? Bravi! Complimenti! La gente in galera ci va da sola per quello che ha fatto. Nessuno s’inventa niente. Se tu violi la legge, la legge poi ti punisce. Ma non così, dopo anche tante cose. Questa persona aveva anche un allontanamento, una restrizione che ha violato. Dopo avermi rotto il naso, dopo le percosse, dopo le minacce, gli inseguimenti, tutte le scene che hanno dovuto subire i bambini“.
La showgirl si è soffermata sui propri figli: “I bimbi sono traumatizzati. Io poi la butto sul ridere, ma Sasy è scioccato. Ogni volta ha paura di uscire, non potete capire cosa sto passando. Ci sta un processo, se ne sta occupando la giustizia. Per fortuna, la giustizia qualche volta c’è. Io voglio vivere la mia vita serenamente ed i miei figli hanno il diritto di stare sereni. Loro neanche chiedono dove sia lui, io comunque ho detto loro che lavora lontano. Quindi non rompetemi i coglioni, non mettetevi in mezzo. Basta, sono totalmente sola”.
La Tavassi ha pubblicato alcuni screen di persone che l’hanno accusata di aver denunciato le violenze. Messaggi del genere come “Vuoi dire che è stato Umberto? Sei una stronza, hai mandato in galera il padre dei tuoi figli. Vergogna” oppure: “Pensa a fare la madre e vergognati di quello che hai fatto, hai rovinato la vita al padre dei tuoi figli”. Redazione CdG 1947
Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera” il 21 settembre 2022.
Dodici episodi di maltrattamento, lesioni, danneggiamento negli ultimi quattro anni di un matrimonio cominciato nel 2013 e raccontati in una denuncia che è alla base di un processo con rito immediato. Da una parte il volto tv Guendalina Tavassi, dall'altra Umberto D'Aponte, raggiunto lo scorso febbraio prima da un divieto di avvicinamento e poi da un ordine d'arresto (per aver violato la misura) mentre era in corso la separazione consensuale.
Il divorzio è diventato giudiziale, lui si trova oggi ai domiciliari e lei ha ripercorso i contenuti della sua denuncia nell'udienza che ha aperto il dibattimento in aula (raccontata ieri da Il Messaggero ).
Il primo episodio riportato nel capo d'imputazione del pm Eugenio Albamonte è datato ottobre 2017: un lancio di oggetti in casa durante una lite per gelosia, finisce per rompere una finestra i cui vetri cadono nella culla del figlio Salvatore. Poi uno strattonamento in auto e pugni e calci alla porta di casa nel biennio successivo. Il 30 dicembre 2020 un'ulteriore escalation, quando lui la schiaffeggia davanti ai figli mentre la insulta con frasi tipo «sei una p... fai schifo.. sei una z.., sei una trans» in risposta alle sollecitazioni di lei di trovarsi un lavoro. Da lì sempre peggio, fino all'episodio clou in cui lui la insegue e la colpisce con una mazza da baseball, di nuovo alla presenza dei figli (ed è questa una delle aggravanti contestate, oltre ai futili motivi).
«Mi ha preso a bastonate in testa», dice in aula la 36enne, assistita dall'avvocato Lucia Cristina Arquilla. «Era un continuo minacciarmi e denigrarmi», aggiunge. «Mi ha anche rotto il naso lanciandomi contro le chiavi della mia auto». Nella sua denuncia riporta anche che il 38enne finge un attacco epilettico quando lei gli comunica l'intenzione di separarsi.
La relazione, anche nella parte più turbolenta, è stata da lei già raccontata sui social.
Lei stessa annunciò l'arresto del marito, rivendicando la fondatezza delle sue accuse: «La gente in galera ci va per quello che ha fatto, nessuno si è inventato niente. Funziona che se tu violi la legge, la legge poi ti punisce... Non potete capire cosa sto passando quindi vi chiedo per favore di non rompermi i c...i, di non mettervi in mezzo a questa storia perché io non ne voglio parlare e basta».
Lei stessa aveva mostrato, ancora sui social, il volto tumefatto dopo l'episodio del lancio delle chiavi. Anche da qui parte però la difesa di D'Aponte, assistito dagli avvocati Graziano Sabato e Giovanni Laricchio. Dalla foto, dicono, non si evince la frattura del naso e in realtà si sarebbe trattato di un lancio casuale durante una lite in cui lei inseguiva a piedi l'auto di lui. L'episodio della mazza da baseball, aggiungono, non è suffragato da un referto medico e agli atti sono già depositati le annotazioni di servizio degli agenti intervenuti su chiamata della donna, che dice di non voler dare risalto all'episodio perché potrebbe nuocerle alla carriera e descrivono i bambini «tranquilli e in ottima salute».
Alla base della separazione ci sarebbe la relazione extra coniugale di D'Aponte, titolare di un concessionario d'auto. Un accordo era stato trovato, ma nel corso di un incontro con gli avvocati per definire i dettagli lei registra la conversazione, lui la scopre e ne nasce l'ennesima lite con D'Aponte che le distrugge il cellulare: «Lo stavo registrando perché avevo paura delle sue reazioni - ricorda lei in aula -. Gliel'ho detto e lui è andato su tutte le furie aggredendomi». Il divieto di avvicinamento nasce da qui e viene trasformato in arresto quando lui incontra fuori scuola del figlio il nuovo compagno di lei, e i due alla fine fanno a botte.
Guillermo Del Toro: «Il mio Pinocchio infelice è un mostro. Come me». Stefania Ulivi su Il Corriere della Sera il 14 dicembre 2022.
Il regista da Oscar racconta a 7: finalmente il film su un personaggio che lo tormenta da mezzo secolo. «Lui e Frankenstein sono i santi patroni della mia vita. L’ho ambientato negli Anni 30 del Fascismo: tutti marionette e lui no»
Guillermo del Toro, messicano, 58 anni, guarda assorto il modellino che tiene in mano per il suo Pinocchio. Il regista ha vinto due Oscar e il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia per «La forma dell’acqua»
La chiave - spiega sorridendo - sta tutta nel possessivo del titolo: Pinocchio di Guillermo del Toro. Ci convive da oltre mezzo secolo, complice e sodale del burattino quando era bambino e poi ad ogni rilettura più commosso dalle ragioni del cuore di Geppetto. Personaggi che il regista messicano ha rincorso da sempre e fatto suoi in un film che svela, oltre a pieghe inaspettate del grande classico di Carlo Collodi, frammenti della vita e del pensiero di del Toro stesso. Pinocchio che ha diretto con Mark Gustafson, arriva oggi su Netflix dopo l’uscita in sala in diversi Paesi, Italia compresa. Lo ha rincorso per oltre 15 anni, superato i rifiuti di diverse case di produzione che - nonostante il Leone d’oro e i due Oscar per La forma dell’acqua - non hanno creduto nel potenziale commerciale di una sua versione del burattino. Del Toro non ha mollato. Era più di un nuovo film, racconta a 7. Una riflessione sull’amore, sul potere, sulla libertà. Sul lutto. Paradossalmente enfatizzato dalla coincidenza, drammatica, della notizia della morte di sua madre, arrivata proprio il giorno dell’anteprima londinese del film.
È la sua opera più personale e, insieme, la più politica. Come mai sentiva così forte il bisogno di misurarsi con un testo che ha avuto già tante versioni?
«Il rapporto con Pinocchio è iniziato quando ero piccolo. Quello Disney del 1940 è stato il secondo o terzo film che ho visto con mia madre. Mi impressionò nel profondo: per la prima volta ho sentito quello che di fragile e terribile si prova da bambini. Mi fece paura e insieme mi ci riconobbi. Mi sentivo come lui, non avrei saputo spiegarlo meglio. Come uno straniero, come se non appartenessi all’infanzia felice che i miei genitori mi assicuravano esistesse. In tutta la letteratura saranno al massimo una decina i personaggi capaci di essere veramente universali: Pinocchio, appunto, e poi Frankenstein, Tarzan, Sherlock Holmes. Pochi altri».
Perché ha trasferito l’azione all’epoca dell’ascesa al potere di Mussolini?
«Lo considero il terzo capitolo della trilogia iniziata con La spina del diavolo e Il labirinto del Fauno, ambientati durante il franchismo. Ho pensato subito di ricollocare la favola in questo momento storico. È una storia di padri e figli, uno dei perni del fascismo è la figura paterna, il paternalismo come forma di dominio ed educazione all’uniformità e al conformismo. La nostra storia è costellata di padri e figli: Gesù Cristo in chiesa è figlio di un figlio che non vuole deludere il padre e che per questo viene crocifisso. Geppetto e Pinocchio, certo. E il personaggio del Podestà, il padre di Lucignolo. Diverse rappresentazioni di paternità, tenera e anche terribile. Per me era importante portare la vicenda in un momento della storia d’Italia in cui il potere pretendeva obbedienza assoluta. Sui muri c’era scritto Credere obbedire combattere ».
E il burattino è, appunto, l’emblema della disobbedienza.
«Il paradosso è che sono tutti gli altri a comportarsi come marionette, in nome dell’obbedienza cieca. Il burattino è l’unico che si rifiuta di seguire le regole. È bellissimo. Ai miei occhi, invece, è la disobbedienza a essere una virtù necessaria, soprattutto oggi. Volevo dire che Pinocchio deve essere amato senza cambiare. Pretendere che qualcuno si trasformi come requisito per amarlo mi sembra un ricatto terribile. Inaccettabile. E abbiamo pensato fosse bello mostrare come Geppetto, Grillo e Spazzatura, cambino per amore di Pinocchio».
A proposito di cambiamenti, si è presso molte altre libertà, a partire da Geppetto.
«Sapevamo che sarebbe stata la differenza principale con il testo originale. Volevamo seguire la sua storia, stare accanto a lui, non perderlo mai di vista, vedere come il padre impara dal figlio. E sono riuscito a recuperare anche sfumature oscure di colori, il nero della morte, bruciature delle gambe di Pinocchio, la serie di morti che lo toccano, mettono in luce l’elemento esoterico e spirituale che già era in Collodi».
Il preambolo è un lutto, Geppetto che perde il primo figlio Carlo. Perché per lei il tema della perdita è così forte?
«Perché è il nostro destino di esseri umani. Era importante non mettere un finale tutto “e vissero felici e contenti”. Non pretendo di dare messaggi con il mio cinema, ma spero che aiuti a fare capire che possiamo imparare ad amare l’attimo, i momenti di felicità. Perché passano. Come nessuno di noi è eterno, neanche il più grande cattivo o il più grande eroe. Potrei scriverlo sulla mia tomba: “Quel che succede, succede e poi siamo andati”. Sono stato toccato da perdite dolorose di recente ma credo sia qualcosa che riguarda molti. La complessità del presente è che viviamo a stretto contatto, vicino alla morte, alla perdita, ai lutti. Negli ultimi tre anni ci siamo stati immersi con il Covid e la guerra: molti hanno vissuto lutti pesanti».
La creatura de La forma dell’acqua , Hellboy, Pacific Rim, Troll Hunter, la serie Cabinet of Curiosity . Il suo cinema è una collezione di esseri diversi. Da cosa nasce la sua simpatia per i mostri?
«Perché lo sono anche io. E sono più simpatici, interessanti e profondi di chi non lo è. Avevo appuntamento con Pinocchio, che a modo suo è un altro mostro. I due santi patroni della mia vita sono stati lui e Frankenstein. È in un certo senso la stessa storia raccontata in toni differenti, la storia di un padre che adotta un figlio e una creatura che deve imparare come stare al mondo. È una metafora meravigliosa del nostro percorso sulla Terra».
Viene da un Paese molto cattolico: lei lo è?
«Non sono cattolico, anzi sono un ex cattolico ma penso che nella nostra vita quando succede un miracolo il più delle volte non lo riconosciamo. Sono piccoli miracoli. Quello del film è grande. Una storia di reincarnazione del figlio, Carlo, attraverso il legno. Qui c’è un padre che chiede che torni suo figlio e quando torna non lo riconosce. È doloroso. Viviamo un’epoca terribile. Mi sembrava importante raccontare una storia carica di amore e di dolore verso il mondo. Provo un amore assoluto per i personaggi, compreso Lucignolo che si trasforma da nemico in amico. Mi piace mettere tipi così nei miei film».
Il film è prodotto da Netflix. Molti suoi colleghi sono critici sul ruolo preponderante che le piattaforme hanno assunto sul mercato, ai danni delle sale. Lei cosa pensa?
«Sono felice di aver ottenuto che nei vari Paesi, come è successo anche da voi, il mio Pinocchio esca in sala prima che in streaming. Il vantaggio di trovarlo sulla piattaforma è che credo sia un film da vedere e rivedere e questo su una piattaforma è più facile. Ma vorrei anche ricordare che nei tanti anni in cui ho meditato di girarlo, i quindici anni in cui ci ho lavorato, l’ho proposto a diverse case di produzione e nessuna ha voluto produrre un film di animazione. C’è ancora pregiudizio al riguardo. L’animazione è cinema e basta, non una sua forma minore. E non è neanche vero che sia un genere per bambini. È arte e basta. Non avevo nessuna intenzione di farlo con un altro mezzo».
Perché?
«Mi sembrava lo strumento migliore per rendere la marionetta vivente, per farle condividere al meglio lo stesso mondo degli altri personaggi. Io ho iniziato da piccolissimo a girare dei cortometraggi in stop motion, già sognavo di esordire con un film di animazione di personaggi di argilla. Ne avevo pronti un centinaio nel mio primo studio ma una sera qualcuno entrò per rubare e li distrusse. Così ho esordito con un film di finzione, Cronos, ma il desiderio di girare un lungometraggio in stop motion è sempre stato vivo. Doveva essere Pinocchio. Quando ho visto una nuova edizione del libro di Collodi, uscita nel 2022, con i disegni di Gris Grimbly ho avuto un’illuminazione».
Addirittura?
«Quando vedi il suo Pinocchio, capisci Geppetto. Capisci che l’ha scolpito in un momento di disperazione e perdita di lucidità: era ubriaco, triste, aveva perso le speranze. Ma non il cuore grande che ha guidato la sua vita. Intorno al suo abbiamo costruito il nostro. A partire dall’amore e dalla perdita. Geppetto cerca la perfezione ma Carlo muore in nome di questa perfezione, e a Pinocchio arriva a dire: non mi importa come sei. È una tenerezza che mi commuove tantissimo. Da figlio che sono stato e padre che sono adesso».
Come ha fatto a convincere Cate Blanchett a dare la voce a Spazzatura che fa solo versi e non dice una parola?
«Me lo ha chiesto lei mentre giravamo Nightmare Alley, voleva esserci a tutti costi, insieme alle altre voci — Tilda Swinton, Ewan McGregor, Chris Waltz, Ron Pelman — ma era rimasta solo la scimmietta. Non pensavo fosse alla sua altezza ma lei è stata felice. E devo dire che è bravissima. Come sempre».
Come si è regolato con gli altri Pinocchio: quello di Roberto Benigni, quello di Matteo Garrone, la nuova versione Disney con Tom Hanks?
«Ho cercato religiosamente di evitarli da adulto. Visto che mi aveva fatto quell’impressione da piccolo, sono cresciuto con la certezza di fare il mio. Ho visto alcune versioni animate, compreso un Pinocchio nello spazio giapponese, da piccolo. Da adulto li ho evitati, quando vuoi raccontare una storia non vuoi vedere cosa hanno fatto altri. Ne ho parlato con Matteo Garrone, che mi pare un regista sensazionale: con lui mi sono confrontato. Esistono almeno sessanta versioni a livello internazionale tra animazione e film di finzione. L’unica cosa che potevo fare era seguire la mia idea».
Lei ha compiuto 58 anni, la sua carriera internazionale è esplosa, ha vinto due Oscar: come ha usato il potere che le arriva dal successo?
«Non credo nel potere. Chi vuole potere non ha amore, è una delle poche cose che alla mia età ho capito chiaramente. Se nella tua vita c’è amore non ti importa del potere. Uso la mia popolarità per fare quello in cui credo».
E se non avesse fatto il regista?
«Sta scherzando? Provo a vivere la vita come quando avevo sette anni, amando quello che faccio. Ho iniziato allora, in qualche modo credo ci sarei arrivato a fare questo mestiere. Sono un uomo fortunato. Ne sono molto consapevole».
· Guillermo Mariotto.
Silvia Fumarola per “la Repubblica” il 28 ottobre 2022.
È il veterano della giuria, diciassette anni di Ballando con le stelle e non sentirli. Sornione e perfido, quando Guillermo Mariotto fu convocato la prima volta per partecipare allo show si presentò apposta con la gamba fasciata. «Pensavo volessero farmi ballare, invece mi spiegarono che dovevo fare il giudice. Meno male».
Nato a Caracas, studi a San Francisco, stilista direttore creativo di Gattinoni, dà i voti con aria beffarda. Domani su Rai 1 la ballerina per una notte, nella sala stile Non si uccidono così anche i cavalli? sarà Paola Perego.
Come spiega il successo?
«Nasce da un'armonia generale, persino il pubblico mi è sembrato diverso. Il cast è determinante, noi siamo uguali e sempre diversi, più battaglieri. Se no, sai che noia».
Primi anni a "Ballando"?
«C'era un solo microfono, veniva dato in ordine di posizione, c'erano Roberto Flemack, Heather Parisi, Amanda Lear, e ogni volta un presidente di giuria diverso. Ero l'ultimo a dover dire la mia: ripetevano tutti: "Io penso che", "Io credo che". Ho detto: "Io ho sentito che...". Da lì è cambiata la storia».
Il rapporto con Milly Carlucci?
«La conosco da così tanto tempo, c'è affetto e rispetto, è "il capitano mio capitano". Dipende da dove mi mette e posso remare o fare lo sguattero».
Va bene, ora fa il buono. In realtà lei e Selvaggia Lucarelli siete due iene. In cosa è diversa la cattiveria?
«La sua è femminile, più complessa e feroce. Utilizza un j'accuse come tono, è perentoria, abituata a parlare come scrive, ma certe cose dette a voce suonano diverse. Io ho detto cose anche più forti ma col sorriso. Non vado dritto: "Prendo e ti sparo", è uno sparo ragionato».
Sempre sparo è.
«Avendo una mamma e una sorella del segno del Leone capisco il protocollo. Per loro è tutto: "Io dico, io faccio e non mi si deve neanche chiedere perché". La leonessa difende i cuccioli dal maschio perché non se li mangi, Selvaggia proteggerà il suo cucciolo, in un modo o nell'altro, anche andando a caccia».
Che pensa di Iva Zanicchi?
«La adoro. Ha una squadra di cinesi che giocano a ping pong con i suoi neuroni, la velocità di quella donna è disumana. Da Alberto Matano ho fatto una provocazione: in un universo parallelo dove Iva è in finale il pubblico voterebbe lei o Garko?».
E lei chi voterebbe?
«Mille volte Zanicchi».
La fede è sempre fondamentale?
«Senza la fede la vita sarebbe un piagnisteo. È un dono. Con Padre Sergio domenica a mezzogiorno nella chiesa di San Camillo de Lellis a Roma, portiamo il balletto di Rosanna Banfi sulla battaglia contro il tumore. Ballando con le stelle finisce in parrocchia, io camilliano spingo per l'assistenza dei malati a casa».
Pensa ancora che la bellezza salverà il mondo?
«Va cercata ovunque, è una questione di equilibrio. La bruttezza ha in sé una carica emotiva più forte, la rende di per sé bella. Devi andare oltre, cercare l'altro lato del cuore».
A proposito di altri lati, lei ha inventato la definizione "lato B".
«Che ridere. Ero giudice a Miss Italia, presidente della giuria tecnica. Le ragazze scendevano le scale tipo Zigfield follies e si presentavano: "Vengo dal Veneto e voglio salvare il mondo". Le prime venti vanno a destra e a sinistra. Presentavano Mike Bongiorno e Loretta Goggi. Avendo l'abitudine di fare casting, osservo le donne davanti e dietro. Se avessi detto che bisognava guardare il didietro sarebbe stato volgare, dico: "Ma il lato B?". Mike, intelligente com' era, prese la palla al balzo».
Quindi?
«L'indomani non c'era Miss Italia ma una partita mi pare, il tempo necessario perché montassero a panna tutti i giornali: "Mica si elegge miss culetto". Argentini entusiasti: "Gli italiani hanno scoperto che non esistono solo le tette". Imbarazzo. Ma il modo di dire è rimasto».
Che pensa di Giorgia Meloni?
«È molto decisa a tutto. Vedo nei suoi occhi una Don Chisciotte contro i mulini a vento. Vogliamo che l'Italia migliori, quindi auguri. Quando sottolineano "prima donna al governo" mi fa sorridere. Sono abituato alle donne al potere, i tempi non sono maturi per gli uomini».
Sua madre vive ancora in Venezuela o si è trasferita in Italia?
«Mamma è stata qui sei mesi, è medico. Ha avuto il covid, le è venuta la broncopolmonite e non voleva andare in ospedale. Per farle la puntura di antibiotico la mattina mi faceva vedere i sorci verdi».
Quando una donna è elegante?
«Se è gentile nei modi. Non serve essere ricche né comprarsi tanti vestiti, l'eleganza è interiore».
In atelier dice mai alla cliente che un abito non le dona?
«Mica una volta, mille. Sono implacabile. Molto peggio che in giuria».
Barbara Costa per Dagospia il 24 settembre 2022.
Se vuoi scoprire come 5 musicisti scoppiati, e con la faccia da delinquenti, 5 cani randagi, sudici e malandati, e col testosterone a mille, capaci di far sesso con qualsiasi cosa si muova, drogarsi senza un domani e di roba pesante, membri di una band “mina rock pronta a farti saltare in aria”, una band oggi e per sempre sull’Olimpo e nella storia della musica, band da sold out e nel 2022, una band che abbina le guns con le rose e che però a prima battuta volevano dar nome AIDS se non fosse stato per il diniego del loro front-man, tipaccio dell’Indiana di nome W. Axl Rose, dai capelli rosso fragola e dio lo sa se bello, più bello di un dio…
…ma uno dai modi sinistri e pericolosi, un pazzo disadattato che odia le sue origini, perché sodomizzato dal padre biologico a 2 anni e in pubertà dai preti, e picchiato dal padre adottivo ultrareligioso, con la madre che ne se sbatteva e glielo lasciava fare… uno così venuto su con idee storte in generale e sulle donne in particolare, e devianze, e problemi caratteriali, e comportamentali, a 16 anni vagabondo in strada, entra e esce dal riformatorio, ma in galera ci va pure da rockstar egomaniaca visionaria urlante e calciante per crisi emotive che lo attirano a derive selvagge… amico, se ti piace e ne vuoi tanto conoscere, divorati "AXL. La Biografia del Leader dei Guns N' Roses", di Ken Paisli, NEW EDITION!!!
Vuoi davvero farcela? Sfondare con la tua musica? Il tuo suono è f*ttutamente nuovo, malato, rabbioso, come quello dei Guns e di più? E allora, mio caro, devi essere pronto a uccidere. Lo sapresti fare? OK, metaforicamente, ma uccidere ogni convenzione con la vita normale quello sì: sputa su ogni rassicurante privilegio della tua esistenza borghesuccia e caruccia fondata su agio e buffetti di mammina e papino, e cerca di capirlo subito, che non ci sono compromessi possibili.
Sacrifica tutto, e tutti, e metti sull’altare cioè in conto che Axl e soci, prima di diventare tra le band più famose sulla Terra, e starci, su quel tetto, tuttora e imperituri, a milioni di dischi venduti (VERI!) e bada, pur non incidendo una hit da decenni… sai che bisogna affrontare, e solo per iniziare? In 5 campare con 3 dollari al giorno, che interi ti sfondi per sugo liofilizzato e biscotti e un paio di bottiglie di vino a buon mercato.
Squallore e piattole, e nient’altro in tasca, se non spiccioli sacri e racimolati per la benzina di un furgone scassato che t’abbandona a notte fonda sperso a fare autostop a camionisti amfetamizzati, che ti portano a concerti che tieni davanti a 10 spettatori, 13 se ti va di lusso, e quando hai finito dormi a terra, sull’attrezzatura se no te la rubano, sul pavimento del locale, e solo se stai simpatico al proprietario. Mangi quando capita e cosa ti capita, e persino cipolle, crude, e ti lavi, se vuoi, nelle stazioni di servizio.
Quando la ruota comincia a girare a tuo favore, con la band dividi droghe e rogne e palchi e primi contratti e spogliarelliste performer in scena poi in sala d’incisione sc*pate per gemiti e orgasmi corredo di "Rocket Queen", e smistate a p*ttane a 20 dollari per servizio completo, e suoni e tirati e stradaioli e sudati, e aghi e eccessi, e ego spropositati dall’eroina annientati, per marcare un rock tuo e sporco contro rivali patinati. E in tal modo distruggerli. A 6 mesi dall’uscita "Appetite for Destruction", disco di debutto dei Guns N' Roses, segna 9 milioni di copie vendute: “I Kiss mi fanno una p*ppa!!!”, dà di matto Axl Rose, e tutti gli altri “che mi succhino l’uccello!!!” quando gli album dei Guns in Top Ten diventano due.
Si ammassano soldi, e ville pacchiane, groupie cacciate se fanno solo orale, e droga a quintali e cattiva, overdosi ma non per Axl, serrato in un suo universo in case con mobili neri e pareti nere e armi. Axl vi si chiude con maghe e santone e con mogli top model da cui divorzia dopo 48 ore. Axl viaggia separato dalla sua band tossica, lui schiavo di turbe sue, di attacchi di panico suoi, tavoli rovesciati sui suoi Guns che “ballano troppo con Mr. Browstone” (l’eroina), e per questo il batterista è licenziato e rimpiazzato con uno che si fa di cocaina. Lo credi sufficiente? No, ché dalla vetta puoi solo precipitare. Non c’è scampo.
Contro ogni logica nascono "Use Your Illusion", I e II, due album mastodontici, separati, ma fuori in contemporanea, come Axl pretende, e sono nuovi milioni, di vendite, e in banca, e Axl ascende a capo indiscusso dei Guns, dittatore per contratto, firmato dagli altri, incluso Slash, i Guns che sono tanto Slash, le sue chitarre, dure, lorde del suo sangue, Slash che a un certo punto… se ne va. Tradisce Axl con Michael Jackson!
E i Nirvana fregano ai Guns il primo posto in classifica, (“tu, Cobain, preferisci chiudere la bocca a quella p*ttana di tua moglie, o finire sbattuto per terra???”) e però col grunge i Guns sembrano superati, i Guns che, senza Slash, sono Axl ovvero non sono più i Guns. Salire su un palco diviene un andare all’inferno.
Axl ne scende per entrare in aule di tribunali dove gli fanno il mazzo ex manager, ex membri dei Guns N' Roses, ex mogli che si ricordano di essere state vessate in coiti bondage. 17 lunghi anni ad annunciare un nuovo album… Più altri tre per una telefonata con Slash che riallaccia una storia, un sound e una band. 20 anni di silenzio e una telefonata (complice la santa pazienza di Duff, il bassista dei Guns) e si ricomincia. Con una differenza: Axl non si presenta più ai concerti con ore di ritardo. Ora è puntuale.
E in pace coi suoi demoni. Spero li abbiate visti, i Guns, quest’estate. Chiunque rinfacci a Axl Rose di esser vecchio, grasso, senza voce, che si f*tta!!! E che allo specchio si guardi per primo, la sua vita di delusioni e sfighe a chiudergli la realtà in un cerchio stretto.
Axl Rose non merita torti. È un gran sopravvissuto al tritacarne del rock, e a sé stesso. Certo, non ha più 20 anni. Nemmeno io. Il passato non torna, e meno male, ché ogni passato si porta con sé anche parecchia m*rda. Noi siamo vivi e siamo (ancora) qui. Chi biasima Axl diverso… si sturi le orecchie, e gli baci il c*lo.
(Ken Paisli, "AXL. La Biografia del Leader dei Guns N' Roses", Il Castello Editore, Nuova Edizione, dal 28 settembre).
Arianna Ascione per corriere.it il 7 febbraio 2022.
Il suo nome è William Bruce Rose Jr. ma tutti lo conoscono con il suo nome d’arte: Axl Rose. Oggi lo storico cantante dei Guns N' Roses, nato a Lafayette - nell’Indiana - il 6 febbraio 1962, festeggia un compleanno importante. Compie infatti 60 anni, la maggior parte dei quali vissuti alla massima velocità sul palco e on the road.
Figlio di William Rose Sr. e di Sharon E. Lintner ha vissuto un’infanzia estremamente difficile: suo padre lo ha abbandonato quando aveva soltanto due anni. In seguito la madre si è risposata con un uomo, Stephen Bailey, che picchiava regolarmente lei, Axl e sua sorella Amy. Durante l’adolescenza Rose ha anche avuto diversi problemi con la legge (è stato arrestato più di 20 volte).
Ha così iniziato a trovare conforto nella musica: ai tempi della high school formerà la sua prima band insieme ad alcuni amici. Tra loro c’era Jeff Isbell, meglio noto come Izzy Stradlin (futuro chitarrista dei Guns, ufficialmente fondati nel marzo 1985 con il suo ex compagno di band negli LA Guns Tracii Guns, Stradlin, il batterista Rob Gardner e il bassista Ole Beich). Ma questa non è l’unica curiosità su di lui.
I suoi cantanti preferiti
Rose, dotato di una notevole estensione vocale (cinque ottave), nel 2014 in un’intervista a Spin ha rivelato i nomi dei suoi cantanti preferiti: «Se dovessi dire chi pensavo fossero i migliori cantanti, direi prima che non so che c'è una risposta definitiva perché secondo me è soggettiva, e in secondo luogo che il mio obiettivo sono principalmente i cantanti rock.
Detto questo, mi piacciono Freddie Mercury, Elvis Presley, Paul McCartney, Dan McCafferty, Janis Joplin, Michael Jackson, Elton John, Roger Daltrey, Don Henley, Jeff Lynne, Johnny Cash, Frank Sinatra, Jimmy Scott, Etta James, Fiona Apple, Chrissie Hynde, Stevie Wonder, James Brown e un sacco di altri (prevalentemente cantanti rock degli anni Settanta) e preferirebbero ascoltare qualcuno di loro in qualsiasi momento piuttosto che me».
L’omaggio a Freddie Mercury
Nel 1992 Axl onorò la memoria del suo mito assoluto, Freddie Mercury. Si esibì con Elton John al The Freddie Mercury Tribute Concert allo stadio di Wembley cantando «Bohemian Rhapsody» (eseguì anche «We Will Rock You»).
Le origini del nome d’arte
Il cantante ha iniziato a farsi chiamare Axl in seguito al suo trasferimento a Los Angeles, nel dicembre 1982, prendendo spunto dal nome della sua band (gli Axl). Il nome è stato poi cambiato legalmente in W. Axl Rose nel marzo 1986, poco prima della firma del contratto con la Geffen Records (che avrebbe portato nel 1987 alla pubblicazione del primo disco dei Guns «Appetite for Destruction», che ha venduto oltre 30 milioni di copie in tutto il mondo).
Disturbo bipolare
A 26 anni, nel 1988, ad Axl Rose fu diagnosticato il disturbo bipolare.
Quando prese a pugni David Bowie
Nel 1989 David Bowie, che ai tempi frequentava la madre di Slash, si presentò (ubriaco) sul set del videoclip della canzone dei Guns «It’s So Easy». Lì incontrò Erin Everly, all’epoca fidanzata di Axl Rose che - dopo aver notato il palese interesse del Duca Bianco per l’ex modella - prese il cantautore britannico a pugni.
Gli amori da copertina
Con Erin Everly (a cui ha dedicato la celebre canzone «Sweet Child o' Mine») Axl Rose si è sposato il 28 aprile 1990. Il matrimonio è durato meno di un anno: il divorzio è arrivato nel gennaio del 1991. In seguito Rose ha avuto una relazione, dal 1991 al 1993, con la supermodella Stephanie Seymour (che appare nei videoclip di «Don't Cry» e «November Rain»). I due si fidanzarono ufficialmente nel febbraio 1993, per poi lasciarsi tre settimane dopo (e nei mesi successivi si fecero causa a vicenda).
Ha detto no alla Rock and Roll Hall of Fame
In occasione dell’introduzione dei Guns N’ Roses nella prestigiosa Rock and Roll Hall of Fame nel 2012 Axl Rose clamorosamente rifiutò l’onorificenza e disertò la cerimonia (ai tempi la band non si era ancora riunita).
Ha cantato con gli AC/DC
Nel 2016 Axl si è unito agli AC/DC per terminare il tour al posto di Brian Johnson, costretto a saltare i concerti a causa di alcuni problemi all'udito. A causa di una frattura al piede riportata un mese prima del kick off della tournée Rose nei primi live ha dovuto cantare seduto con la gamba ingessata.
In versione cartoon
Rose nel 2018 ha partecipato, in versione cartoon, ad un episodio di New Looney Tunes, cantando la canzone originale «Rock the Rock». Nel 2021 è apparso di nuovo nei panni di se stesso in un cartone animato, questa volta in «Scooby-Doo and Guess Who?
Barbara Costa per Dagospia domenica 24 Luglio 2022.
“Mi vedi? Sono cicciona, sono bisex, e faccio porno per tutti i fan del mio c*lo grasso!”. Eccola qui, Gwen Adora, Premio Pornhub 2022 BBW: Big Beautiful Woman, cioè regina tra le attrici dalle forme giunoniche. Attrici osannate da stuoli di fan. Il grasso nel porno non è cosa nuova, le donne "in carne" nel porno da tempo hanno spazio e seguito, e spazio e seguito confermati dal rigoglio che le nuove BBW hanno sui social che permettono commercio di video porno. E Gwen Adora è proprio dal porno fai da te e dal suo smercio social che deve il suo premio e la sua ascesa.
Gwen Adora è una ragazza canadese di 26 anni, vive a Toronto e, sebbene usi un nome d’arte, non nasconde a nessuno ciò che fa per vivere. Gwen si è messa su OnlyFans pochi mesi prima che questo social venisse invaso dalla marea di corpi di donne – e di uomini – resi inattivi dalla pandemia. Una bomba concorrenziale che per nulla ha intimorito Gwen, la quale ha diversificato la sua proposta, uscendo da quella camera in cui registrava materiale.
Ai tempi Gwen divideva il suo appartamento con dei coinquilini, e la sua giornata di lavoro tipo cominciava la sera, quando i due andavano a dormire e lei, nella sua stanzetta, iniziava a girare. “Una perdita di tempo!”, ammette Gwen, “giravo clip a casaccio, perché non avevo ancora capito che per emergere nella giungla OnlyFans devi dotarti di strategia precisa e realizzare spettacoli personali”. Gwen te lo dice chiaro: “Chi pensa che OnlyFans sia la cuccagna dai soldi facili, sbaglia! Non fai soldi mentre dormi, non ti cadono dal cielo, i soldi li fai ma devi faticare, senza orari, e mettercela tutta”.
E come si fa? C’è solamente un modo: devi convincere ogni volta, e ognuno, a comprare ciò che crei – cioè il tuo porno – al posto del porno che a valanga trova gratis altrove. Riuscirci implica suadenza comunicativa, e conta fino a un certo punto com’è il tuo corpo: conta saperti innalzare sopra milioni di altri. E perché più persone dovrebbero scegliere di stare davanti a uno schermo a vedere te, pagando te, invece di uscire nella vita reale?
Perché OnlyFans è divenuto surrogato di tempo e denaro spesi in una serata con amici alla ricerca di f*ga, o della cena da offrire a una tipa che, dopo, manco te la dà. Paghi OnlyFans per uno svago alternativo. Il costo ogni volta è suppergiù lo stesso di una serata fuori vera. Il risultato spesso molto più soddisfacente.
Un creator porno fa impresa a sé e di sé, ciò che guadagna (tolto il 20%, che va a OnlyFans) è tutto suo, ma come intascarlo, e a cadenza stabile? “Inizia a girare clip con ciò che del sesso piace a te, vedi quali hanno seguito, e amplia da lì”, suggerisce Gwen, che ha iniziato da solista, ma oggi gira con colleghe/i BBW e no, e posa per moda BBW, e si afferma perché profitta doti e feticismi naturali: lei è fumettistica, lo esalta con la sua parlantina, e con un feticismo che il suo, è inusuale ed è la fantasia del rimanere incinta.
Proprio così: nella galassia fetish vivono branche godenti del brivido di fecondare e farsi fecondare! È questo feticismo che Gwen forma e sfrutta in clip strambe e dal fattivo incasso (“ma mica rimango incinta, io attuo una fantasia a richiesta: ho pure la spirale!”). Gwen Adora esorta le matricole a darsi da fare in un settore – il porno amatoriale su piattaforme – che del porno sta facendo rivoluzione. Sono mutate norme, forme, sistemi: oggi ci sono nuove star che fanno da sé e riescono da sé e quanto da sé costruito attira chi il "vecchio" porno lo dirige.
“Il sesso vende, di sicuro, ma devi sgobbare per riuscirci”, dice Gwen, realista, “ed è dura quando lo sconto prova finisce, e tanti utenti se ne vanno. È ancor più dura nei giorni in cui non guadagni nulla – e ci sono, e non te ne parla nessuno… – ma non desistere! È la tua nicchia di pubblico la tua fonte di guadagno certo: in questo lavoro non ci si deve adagiare mai”. Se OnlyFans ti assicura una platea da oltre 150 milioni, sommala ad altre piattaforme minori, e va da sé che urge imparare a starci a galla rapidamente. Quando inizi il tuo quotidiano si stravolge alterandosi in un incessante pensare e creare contenuti.
Il social bornout è dietro l’angolo, anche perché da principiante non hai soldi per delegare a terzi la tua indefessa promozione sui social. Non c’è porno algoritmo più competitivo di quello di Pornhub, e Gwen ben dice che i porno girati nel confort della propria cameretta danno i soldi della novità, ma non dura, non può durare: nel porno una proiezione ombelicale stanca, devi captare ogni via che ti apre la rete, e potenziare i social. Gwen è la capintesta della lotta ai social che bannano le pornostar.
Se Gwen consiglia di bloccare gli haters, dice pure che chi fa porno deve reagire alle ingiustizie. Pornare in rete è un lavoro che non deve subire arbitrii. Se a un porno lavoratore chiudi i social, gli neghi uno strumento di lavoro base. Gwen, se da una parte sa che sono le nuove leve porno a fare la fortuna di OnlyFans e co. (che danno loro spazio ideale per esibirsi e però, senza il traino di chi lo fa, il porno, quanto ci perderebbero? Canali che in passato hanno espulso e rinunciato al porno, non hanno fatto una bella fine…), dall’altra spinge all’uso di social creati apposta per chi fa porno, come ManyVids Social, dove nessuno ti rompe le scatole…
Harrison Ford compie 80 anni: otto cose che non sapete di lui. Eva Cabras su Il Corriere della Sera il 13 Luglio 2022.
Dal passato come carpentiere alla licenza da pilota, tutto quello che non sapevate sull’iconico interprete (che non ha mai vinto un oscar)
Origini
Harrison Ford è nato a Chicago il 13 luglio 1942. La madre, Dorothy Nidelman, era un’attrice radiofonica, mentre il padre John William era un ex-attore. Sulle orme della mamma, Harrison mosse i primi passi nel mondo dello spettacolo con la stazione radio del suo liceo.
Carriera scolastica
Dopo le superiori, Ford frequentò il Ripon College in Wisconsin, ma venne espulso a pochi giorni dal diploma per aver fallito la classe di filosofia. Anni dopo, l’istituto offrì all’ormai celebre attore un titolo onorario, ma lui rifiutò.
Lavoro e contatti
Nel 1964 Ford si trasferì a Los Angeles per fare carriera, ma i pochi ruoli che gli venivano offerti non lo soddisfacevano. Per portare i soldi a casa diventò quindi un carpentiere autodidatta, trovandosi a lavorare come tecnico di palco anche per una band che negli anni ’60 stava facendo la storia del rock, ovvero The Doors.
Premi
Nonostante gli indimenticabili ruoli degli anni ’70 e ’80, seguiti da una lunghissima e poliedrica carriera, Harrison Ford non ha mai ricevuto un premio Oscar, venendo candidato per la statuetta una sola volta nel 1986 per il film “Witness - Il testimone”.
Famiglia
Dal ’64 al ’79 Ford è stato sposato con Mary Marquardt, con la quale ha avuto i primi due figli, Benjamin e Willard. Dal 1983 al 2001 è invece stato il marito della sceneggiatrice di “E.T. l'extra-terrestre” Melissa Mathison, madre di Malcom e Georgia. Dal 2002, Ford è sposato con l’attrice Calista Flockhart, con la quale ha adottato il figlio più giovane, Liam.
Case
La famiglia Ford vive a Los Angeles e ha un maestoso ranch di 320 acri a Jackson, Wyoming. Metà della superficie del ranch è stata però donata perché venga utilizzata come riserva naturale.
Pilota
Proprio come in “Star Wars”, Ford è un pilota certificato di aerei ed elicotteri. Il suo intervento è stato anche richiesto diverse volte dalle autorità locali in situazioni di emergenza, ma negli ultimi anni i voli dell’attore si sono decisamente ridotti, anche in conseguenza a un incidente nel 2015 in cui è rimasto lievemente ferito.
La scoperta
Nel 2002 a Ford venne chiesto di dare il nome a una nuova farfalla appena scoperta in Tanzania. L’attore la chiamò con il nome della figlia, Georgia.
Hu: «A scuola ero bersagliata dai bulli. Il coming out? A 19 anni, ora sono felice». Barbara Visentin su Il Corriere della Sera il 9 Marzo 2022.
Esce «Numeri primi», l’album d’esordio della cantautrice, già in gara a Sanremo. «Il nome d’arte? È quello di una divinità egizia che mi piaceva molto».
«Preparo le lacrime ma anche le scarpe comode per ballare», ha scritto Hu su Instagram nell’annunciare l’uscita del suo album d’esordio Numeri primi. Una frase che condensa gli intenti: negli 11 brani l’elettronica incontra testi profondi, la musica da club sublima il dolore e racconta il mondo interiore della 27enne marchigiana Federica Ferracuti, una delle voci-rivelazione dell’ultimo Sanremo, dove è stata in gara insieme a Highsnob.
«Numeri primi» parla di unicità.
«Sono partita dall’idea dei numeri primi perché per tanto tempo mi sono sentita sbagliata e non adeguata».
Sanremo l’ha temprata?
«La prima sera non credevo che sarei stata in grado di scendere le scale. Ho pensato a tutti i drammi possibili: ora cado, mi cade il microfono, stono. Invece è andata bene e me la sono anche goduta».
Qual è ora il suo obiettivo?
«Nell’album parto da piano e voce per andare verso la techno. Sogno di portare la musica cantautorale e poetica nella direzione del club. E poi di portare la scena dei club europei nel nostro pop».
Lei canta, suona, produce.
«Compro anche un sacco di strumenti. Nasco chitarrista jazz, ma ho imparato a suonare il piano, il basso, la batteria, mi mancano solo i fiati».
Il nome Hu da dove arriva?
«Mi piace la cultura egizia: ho scoperto una divinità che si chiama Hu, né uomo né donna né animale: dava agli esseri umani facoltà di pensiero e parola. È un nome corto e assonante con who, cioè “chi” in inglese».
Quando parla d’amore si rivolge a delle donne. Ha mai avuto timori a farlo?
«Sono dichiaratamente omosessuale, quindi non mi sono mai fatta problemi. Poi è una scelta che non si può imporre, tanti artisti non vogliono esporsi e lo capisco, ma per me essere artisti vuol dire anche lanciare dei messaggi che facciano del bene. La musica non è solo intrattenimento, dentro c’è qualcosa che resta, e io ho deciso di espormi per le cose in cui credo e che magari mi sono mancate».
In «Mamma» parla proprio del suo coming out.
«Ho fatto coming out a 19 anni. Dieci anni fa era un’altra generazione perché i tempi vanno velocissimi. «Mamma» parla soprattutto del non corrispondere alle aspettative di chi ti ha creato».
Nelle nuove generazioni sembra quasi che il coming out sia superato. È così?
«Non proprio. Io ho fatto un sacco di fatica ad accettarmi. Non c’era nessuna persona dichiarata intorno a me, mi sentivo freak anche se ero normalissima. Il mondo non era friendly e open come sembra ora, anche se a volte credo ci sia un’apertura di apparenza. Ma il coming out è ancora importante perché non è solo dirlo fuori, è anche dirlo a te, accettarti, rispettarti. Nei ragazzi la leggerezza è giusta, ma tante situazioni andrebbero spiegate a scuola».
Che cosa le è mancato?
«Se c’è l’ora di religione, non puoi non mettere la politica, l’educazione sociale e sessuale. Io non sapevo dove trovare le informazioni, mi sono fatta forza da sola. C’è Internet, ma è un mare da filtrare e può anche fare danni».
Ha dovuto affrontare delle situazioni difficili?
«L’ultimo anno di scuola non volevo salire sull’autobus perché mi prendevano in giro. Sembrava quasi che fossi pericolosa. Avevo due amiche: una non mi invitava più a casa perché la mamma temeva che tentassi degli approcci con sua figlia. L’altra veniva da una famiglia di CL, per cui ero proprio sbagliata, non dovevo neanche esistere».
E la sua famiglia?
«Mi hanno sempre detto “fai quello che ti rende felice” e mi hanno voluto bene. Il giorno in cui ho fatto coming out ho anche lasciato l’università per iscrivermi al Conservatorio. Se non avessi avuto quella forza, ora non so dove sarei. Invece sono felice e orgogliosa della mia vita. Ma me la sono sudata».
Le è stato poi diagnosticato un problema all’udito.
«Ho passato un periodo nero, con la paura di non sentirci più. C’è stato un danno importante all’orecchio sinistro, l’altro sta bene, ma è da capire. All’inizio è stato un dramma, ma poi ho fatto un’estate come turnista di Emma e un tour da sola. Dovevo trovare un modo per far funzionare le cose e ce l’ho fatta».
Francesco Bianconi, frontman dei Baustelle: «La mia eresia con il pop di Baby K». Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 16 gennaio 2022.
Il cantautore icona indie e Baby K, regina del tormentone trash-pop duettano in «Playa», che lancia l’album di cover del leader della band toscana. «Nella musica non devono esserci pregiudizi».
Siamo oltre la coppia improbabile. Siamo all’impossibile. Francesco Bianconi, icona indie (quello vero anni 90-00, libro sempre in tasca e citazioni colte nelle canzoni. Baby K, icona autoproclamata nel titolo di un album, regina del tormentone trash-pop. Antipodi musicali che si toccano nel duetto di «Playa», cover di un brano di Baby K che lancia «Francesco Bianconi accade», album di cover del leader dei Baustelle.
«È merito, qualcuno dirà colpa, di mia figlia. Due anni fa quando uscì il pezzo di Baby K era nel pieno della scoperta del mondo delle hit estive e ci divertivamo a cantarle insieme. Le piaceva “Playa” che colpì anche me perché, nonostante il reggaeton che non amo, la melodia mi suggeriva struggimento». E struggente è la splendida versione che, trasformata in ballad e con qualche accordo modificato, Bianconi ne ha fatto. Nel disco la canta insieme a Baby K. Gli hater gli daranno del venduto o del complice di un’operazione di revisionismo... «Ci sono i frustrati da tastiera, ma i commenti, spesso anche quelli di chi viene da un certo mondo musicale spocchioso verso il pop, mi sembrano positivi, sia per la canzone che per lei».
Il progetto è nato durante il primo lockdown che aveva bloccato l’uscita del suo debutto solista «Forever». «Cercavo modi per sopravvivere umanamente e artisticamente. Ho iniziato a fare dei live da casa in cui suonavo cover che poi, non volendo fare brani dei Baustelle nei mie concerti, ho portato in altri progetti dal vivo». Nella tracklist ci sono anche canzoni che ha scritto lui per altri come «Bruci la città», hit di Irene Grandi: «Era nata in una versione simile a quella fatta da Irene. Spogliarla e trasformarla in ballad è stato come farla per una seconda volta».
Nel disco ci sono anche Tenco, Lolli, Venuti, Diaframma... «Senza voler profanare gli originali ho provato a renderle mie». «Domani è un altro giorno» di Ornella Vanoni «è un andare a ricercare nei ricordi da bambino». «Ti ricordi quei giorni» di Guccini è un’eredità familiare: «Andavo ai concerti con mio padre. A metà anni 80 Guccini la introduceva raccontando che non l’aveva mai pubblicata perché era una delle prime che aveva scritto e se ne vergognava». Il Maestrone ha deciso di ritirarsi. «Apprezzo l’onestà di chi dice che non ha più nulla da dire, il coraggio dell’assenza, accettare la ritirata è da saggi».
A primavera Bianconi metterà il passaporto in mano alla sua musica. Debutterà in Francia in coppia con la cantautrice Clio. «Avevo scritto delle canzoni che volevo fossero duetti e che avevano un sapore francese. Da provinciale sono attratto da Parigi e dalla Francia che è un grande produttore di contenuti». Con i Måneskin il mondo si è accorto dei nostri contenuti musicali dopo anni. «Mi fa pena vedere quelli della mia età che dicono che non sono i Led Zeppelin. È ovvio, ma non è questo il punto. Spero che il loro successo ci aiuti a sprovincializzarci e a pensare con un afflato che va oltre l’orticello. I Måneskin hanno immagine, credibilità e giovinezza, quella che fu di Jagger, Bowie e Bolan e che in Italia non abbiamo mai visto».
Renato Franco per il "Corriere della Sera" il 4 Gennaio 2022. I Bee Gees italiani? No, perché il falsetto l'hanno usato prima loro. I Måneskin degli anni Settanta? No, perché quei look con le paillettes è da cinquant' anni che lo sfoggiano. I Cugini di Campagna hanno costruito un successo intramontabile soprattutto intorno a una canzone, Anima mia. Anima del gruppo i due gemelli, Ivano (sarà lui a parlare qui) e Silvano Michetti.
Quante versioni esistono?
«Cinquantasette. La più strana era quella cinese che ho perduto, mentre vado orgoglioso di quelle di Sinatra, Dalida, Baglioni e Frida degli Abba. Anima mia ci ha portato in giro per il mondo, in aprile saremo in America e Canada e mi stanno chiamando anche per farla in Africa, ma devo chiarirla 'sta cosa... non vorrei fosse uno scherzo dei Måneskin».
È un'ossessione quella per i Måneskin. Invidia?
«Ma no. Noi siamo innamorati di loro. So' ragazzi de Roma, mi ricordano la mia giovinezza, mi ricordano quanto ho lottato per avere successo».
Però?
«Però oggi loro hanno un bel vantaggio, di questi tempi le case discografiche manco ci pensano a stampare un milione di dischi, sono le visualizzazioni che fanno fare i guadagni; ecco perché agli American Music Awards hanno cantato una cover come Beggin', che gliene frega a loro».
Per voi era diverso?
«Non saremmo mai potuti andare in America a cantare una cover, i nostri discografici ci avrebbero ucciso. Per dire: i Led Zeppelin non avrebbero potuto presentarsi con Yesterday dei Beatles. Non esiste».
Poi c'è pure la questione dei vestiti copiati.
«No, queste sono parole dure».
Ma le avete dette voi.
«È vero... Pensavo che i vestiti uguali all'inizio fossero una coincidenza, ma all'ennesimo episodio ho pensato che lo facevano apposta, loro, i loro designer... Potevano venire nel nostro studio e gli avremmo dato i nostri costumi, avrebbero risparmiato tempo e denaro».
Anche Lady Gaga si ispira a voi?
«Sì, è successo, tre anni fa ho protestato fuori da Montecitorio per difendere le ragioni del prodotto italiano».
La «parodia» di «Zitti e Buoni» entrerà nel vostro repertorio?
«Non sa quanti ce la chiedono. L'abbiamo fatta a nostro modo, con quei coretti è la fine del mondo, direi che abbiamo inserito un palese abbellimento alla canzone».
Quindi è meglio la vostra versione della loro?
«Beh sì, è piaciuta tantissimo, ce la chiedono tutti».
Basta parlare dei Måneskin, racconti come tutto ebbe inizio.
«Parte tutto dalla Fontana di Trevi. Abitavo lì vicino, avevo 9 anni ed ero il classico bambino che prendeva i soldi nella fontana, con un filo trasparente per non dare nell'occhio e una calamita. Vede l'analogia: io prendevo i soldi a Fontana di Trevi, a 100 metri da lì c'è via del Corso e i Måneskin...».
Ancora?
«Anche loro hanno iniziato così: prendevano le monete che i passanti gli davano come questua per le loro esibizioni di artisti di strada. È interessante questa analogia con loro, anche se la somma dei loro anni fa quasi la mia età».
Che successe poi?
«Mio papà mi sorprese e mi fece nero. La sua punizione fu spedirmi dalle 7 di mattina alle 7 di sera tra le voci bianche della Cappella Sistina. Avevo l'orecchio giusto per fare il musicista e le mie orecchie si aprirono ulteriormente al suono dei contralti e dei soprani».
Il gruppo come nacque?
«Mi convinse mio fratello. Un giorno andammo a cantare in un ristorante dove a cena c'erano Arbore e Boncompagni, i produttori Bruno Zambrini e Gianni Meccia. Cominciammo a cantare Nella vecchia fattoria a cappella con le vocine, il giorno dopo ci fecero registrare Il ballo di Peppe come sigla di "Alto gradimento"; speravamo in una cosa rock, ma andava bene lo stesso. Il nostro gruppo si chiamava La fine del mondo, ma ce lo fecero cambiare nei Cugini di Campagna».
Perché non I gemelli di Campagna, visto che ne siete l'anima?
«Perché eravamo due fratelli gemelli e due amici. Perciò per la proprietà logica delle proporzioni, abbassi uno, alzi l'altro, alla fine diventi quattro cugini».
La svolta?
«Nel 1972. Tornati da una serata dove avevamo cantato La mucca Carolina e L'Asino di Marenco mio papà ci disse che si era stancato: o cantate o contate. Ossia se avete successo vi mantenete da soli, se no venite a contare i blocchetti di tufo. Quelli che lui produceva in una cava che aveva aperto sulla via Tiburtina. Insomma o il successo o l'attività di famiglia. Io gli dissi che non ero convinto delle canzoni che facevamo e volevo provarne una mia: mio padre mi diede sei mesi di tempo. Mi chiusi in camera e venne fuori Anima mia».
Così, di botto?
«Pensai al look, agli abiti con le paillettes che ci cucivano le nostre mamme; inventai le zeppe: siccome mio fratello è più piccolino, quell'altro è più alto, immaginai zeppe di misure diverse in modo da essere tutti e quattro alti uguali. E pensai alle voci bianche, la nostra peculiarità doveva essere questa: non si deve riconoscere se canta una donna, un uomo o un bambino».
Anche i Bee Gees cantano in falsetto.
«La vocina arriva nel 1977 con Saturday Night Fever . Quindi dopo di noi. Non dico che ci hanno imitati, però sono arrivati alla stessa conclusione. Dopo».
Il testo di «Anima mia» è la storia di un'attesa che rimane delusa.
«Una notte sono andato come in trance, elaborai il testo, mi alzai, presi la penna ma non ricordavo più niente. Il cervello quando è in orizzontale deve rimanere in quella posizione per memorizzare, da eretto fa casino. Così le notti successive mi sono messo a letto con una matita e un foglio. Per due giorni non successe niente, poi entrai in quel momento psicologico di sofferenza creativa e mi uscì tutta la canzone. Era la prima volta che scrivevo un testo. Temevo che non mi avrebbero dato retta, ma io ero sicurissimo del successo e per farla accettare a tutti dissi che l'aveva scritta Franco Migliacci, il grandissimo paroliere. Si vede, mi dissero. Quando fu approvata, rivelai che in realtà era mia».
Sempre in simbiosi con suo fratello gemello?
«A 16 anni mi accorsi che avevo una supremazia decisionale su di lui, andai in crisi, feci qualche seduta dallo psicologo perché non mi piaceva questo aspetto e capii che lui impazziva per le cose che io odiavo. Il fatto è che siamo perfettamente complementari, anche nel gruppo: lui cura la contabilità e le tasse, io mi occupo della musica. Mai un litigio, anche perché senza di lui non saprei dove andare».
I vostri capelli sono un marchio e un miracolo...
«Il fatto di averli tutti è un dono, ho 74 anni, è chiaro che sono bianchi, ma finché sto sul palco e mi vesto in quel modo è normale che me li tinga un po'. Ma sono tutti nostri. Ho una foto con mio padre, mia madre e mio fratello (che non ci sono più) e noi due, sembriamo i Jackson Five».
I Depeche Mode tornano negli stadi italiani. Con un nuovo album: «Ma quanto ci manca Andy Fletcher che non c’è più». Andrea Laffranchi, inviato a Berlino su Il Corriere della Sera il 4 Ottobre 2022.
C’è un nuovo capitolo nella storia dei Depeche Mode. L’addio di Andy Fletcher, scomparso la scorsa primavera a soli 60 anni, non ha fermato il progetto della band. Dave Gahan e Martin Gore vanno avanti. E c’è voglia di musica nuova, non solo di passato. Ecco allora, al Berliner Ensemble, il teatro fondato da Brecht, il doppio annuncio. Ci sarà un nuovo album, uscirà a marzo e si chiamerà “Memento Mori”. E poi un tour mondiale, il via a Sacramento il 23 marzo e in Italia arriverà negli stadi a luglio: Roma (12), Bologna (14) e Milano (16). “Durante lo spettacolo ci sarà sicuramente un momento di ricordo per Andy: lui ci sarà in spirito, e ci giudica da lassù”, ha annunciato Dave alla presentazione.
Il disco
Il titolo del disco non è un omaggio al compagno e co-fondatore. “Avevamo già deciso il titolo e anche le canzoni prima della morte di Andy”, ha detto Gore del quindicesimo album della carriera della band nata nel 1980 e che ha segnato un passaggio storico portando l’elettronica nel rock. “Quando ho iniziato a registrare è accaduto quello che succede quando canti una canzone, prende una forma diversa a seconda di ciò che capita alla tua vita personale o ciò che ti circonda c’è nel mondo. Alcuni brani ti portano alla riflessione, in studio con Fletch si scherzava sempre e qui ho capito quanto mi manchi. Erano cose che davo per scontate quando lui c’era e ora che non ci sono più capisco quanto manchino al processo”. L’altro giorno in hotel ero in terrazzo e ho sentito una nuvola di fumo. Per un attimo mi sono immaginato Fletch che arriva e dice: “tutto a posto?””, ha aggiunto il frontman Dave Gahan. Il titolo, lasciano intendere i due, non va preso con un significato lugubre e dark. “Lo usavano ai tempi dell’antica Roma quando un generale tornava vittorioso da una battaglia. Ricordati che devi morire gli dicevano. Per noi questo titolo va interpretato positivamente, come un “vivi ogni giorno al massimo””, dice Martin. C’è una guerra alle porte dell’Europa, e questo forse cambia il senso dell’essere in giro a suonare dal vivo: “La musica porta un senso di gioia e di unione in un mondo che sembra ormai in costante turbolenza. E’ strano poter salire su un palco in un momento così e portare felicità, siamo orgogliosi di poterlo fare”.
"Il tumore mi ha reso una persona peggiore". La confessione di Fedez. Fedez si è lasciato andare a un flusso di coscienza nel suo podcast Muschio Selvaggio in merito al tumore che ha scoperto lo scorso marzo. Francesca Galici il 13 Novembre 2022 su Il Giornale.
Lo scorso marzo, Fedez ha sconvolto il Paese annunciando di avere un tumore al pancreas. Da quel momento, il cantante ha iniziato la sua cura, che ha previsto anche un'operazione all'ospedale San Raffaele di Milano. L'iter di cura del cantante ha avuto successo e, nonostante debba continuare a fare controlli periodici, si può dire che ha risolto, con grande soddisfazione della sua famiglia e dei suoi tanti fan.
In questi mesi, il cantante è tornato spesso a parlare del suo tumore, anche in ottica di prevenzione. Nell'ultima puntata di Muschio Selvaggio, il podcast che il cantante conduce insieme a Luis Sal ormai da alcuni anni, Fedez ha riflettuto sui cambiamenti che sono occorsi a causa della malattia. "Il tumore mi ha reso una persona peggiore", ha dichiarato il rapper. Parole in controtendenza rispetto a quelle che solitamente pronuncia chi attraversa questo percorso. "Dicono che il cancro fa scoprire il senso della vita, ma col cazzo", ha aggiunto Fedez, come in un flusso di coscienza senza freni.
Fedez, nella sua esposizione senza filtri, ha portato avanti una riflessione in merito alla malattia: "La mia vita è peggiorata, sono diventato depresso e sono diventato un essere umano peggiore io, dopo il cancro. Ed è questa la figata del mio cancro. Perché dovrei essere una persona migliore?". Le parole di Fedez potrebbero aiutare tantissime persone che, come lui, non si sentono persone migliori. Il rapper è spesso preso come esempio da moltissimi, anche suoi coetanei, che potrebbero trovarsi in una situazione come la sua.
Muschio Selvaggio è uno dei podcast di maggior successo della scena italiana, in cui Fedez ospita spesso ospiti di alto tenore, anche internazionale. Di recente, inoltre, il rapper ha fatto un annuncio che ha scatenato i fan: "Forse vi porto Harry a Muschio Selvaggio, forse, eh"
Ferragni paladina delle fake news. Incita al voto contro il centrodestra. E rilancia un messaggio colmo di false accuse. Francesco Maria Del Vigo il 15 Settembre 2022 su Il Giornale.
Chiara Ferragni torna sul luogo del delitto, cioè l'ultima delle sue passioni: la politica. E lo fa, come sempre, attraverso il suo seguitissimo account di Instagram e ripostando articoli scritti da altri. «Da leggere tutto, fate sentire la vostra voce il 25 settembre», suggerisce l'imprenditrice digitale. E il contenuto del quale caldeggia la lettura è una vera e propria chiamata alle armi in previsione della fine del mondo, dell'Amarmageddon: cioè la presunta vittoria del centrodestra. Tra lo smarchettamento di un outfit e qualche immagine di vita quotidiana, la regina delle influencer sgancia una bomba mediatica a dieci giorni dal voto. I toni dell'appello (pubblicato dalla pagina «Aprite il cervello» che, ovviamente, si definisce antifascista, antirazzista e Lgbt+ supporter) sono catastrofistici. Mitigati solo dall'inclusione di qualche ridicolo asterisco teoricamente inclusivissimo, quando invece il messaggio è un vero e proprio incitamento all'odio - che non va molto d'accordo con l'inclusione - nei confronti degli italiani che voteranno il centrodestra. «Per tantissime altre persone invece le elezioni saranno una carneficina (sic, ndr), rappresenteranno la nascita del governo più a destra della storia repubblicana». Tutto logico: gli alfieri del democraticissimo web, quello dell'uno vale uno (ricordiamo che Fedez firmò la prefazione a un libro di Casaleggio), non riescono ad accettare il probabile risultato di una tornata elettorale, cioè la massima rappresentazione della democrazia. Ma, esattamente, quali sarebbero le persone per le quali inizierebbe una carneficina? «I neri italiani o residenti che subiranno la portata dell'odio che si creerà dai toni accesissimi e brutali». E poi le persone Lgtb, le donne libere (le altre sono schiave?) che non potranno decidere del loro corpo, i giovani «che dovranno convivere con bigottismo e discriminazione». Chiariamoci: è legittimo e salutare esprimere le proprie posizioni. Ma propalare balle a milioni di follower è disinformazione. Regolamentare l'immigrazione non ha nulla a che vedere con la discriminazione, difendere la famiglia non significa perseguitare il popolo arcobaleno, nessuno ha mai parlato dell'abolizione della legge sull'aborto e l'unico vero asfissiante bigottismo è quello del politicamente corretto di buona parte della sinistra. Ma questo, gli influencer chic, fingono di non saperlo.
Da leggo.it il 7 settembre 2022.
Non si placano gli attacchi a Chiara Ferragni. Dopo la foto sul ghiacciaio, raggiunto in elicottero con gli amici per un aperitivo a base di champagne, l'influencer diventa il bersaglio polemico di Rosanna Cancellieri che a La Vita in Diretta non usa mezzi termini contro l'imprenditrice digitale.
«Cosa vi aspettavate da Chiara Ferragni? Mi pare che abbia festeggiato un compleanno con lancio di pomodori e cetrioli ad un supermercato» ha ricordato ad Alberto Matano la giornalista. «Non credo che abbia altro che ostentare e far vedere quello che fa, cercando di stupire, perché poi quello che fa deve essere sempre un po’ sopra le righe, visto che poi altri talenti non credo che ne abbia».
In studio le hanno ricordato che si tratta comunque di un'imprenditrice. «Imprenditrice? Attenzione, questo è un argomento delicato: io stimo altri imprenditori che hanno messo sul mercato qualità, prodotti, concetti, imprese… Lei ha messo su il suo Truman Show».
«Lei influenza le folle, anche se alza il mignolo sinistro fa polemica… Non dobbiamo scomodare gli ambientalisti, perché non lo fa tutti i giorni. Ha fatto una cosa straordinaria. Per il resto, guardiamo tutte le cose che fa, come quelle a favore delle donne» ha detto Stefania Orlando, difendendo Chiara Ferragni.
«Ma che talento hanno? Quello dell’esibizionismo. Quando alle sfilate di moda ho visto mettere per la prima volta nella fila dietro un bravissimo collega del Corriere della Sera, giornalista di costume, penna sottile… per mettere in prima fila influencer, perché la vetrina stava sostituendo l’informazione, ho detto “ahia, mo so’ dolori”. Ma questa è gente che viene usata per pubblicità, ma non è che li dobbiamo celebrare per forza» ha concluso polemica la Cancellieri.
Paolo Ferrari per “Libero quotidiano” il 7 settembre 2022.
Per il pm milanese Francesco Cajani dire che i carabinieri sono «infami» e «figli di cani» non è reato di vilipendio ma solo «critica aspra». Il frasario da collegio svizzero era contenuto in una canzone, pubblicata la prima volta nel 2010, di Fedez, alias Federico Leonardo Lucia, noto alle cronache per essere il marito dell'influencer Chiara Ferragni.
A denunciare Fedez in Procura era stato il colonnello dei carabinieri in congedo Roberto Colasanti, membro dell'Associazione pro territorio e cittadini onlus. L'ufficiale dell'Arma, oltre alla denuncia, aveva depositato in Procura anche una relazione tecnica, elaborata dalla società Legal technology solutions di Rieti, la quale con metodologia forense aveva recuperato tutte le pagine web dove il testo e la canzone erano stati diffusi negli ultimi undici anni e di cui aveva chiesto l'oscuramento immediato.
L'Associazione si era attivata dopo numerose segnalazioni da parte di carabinieri in congedo. Nessuna analoga iniziativa era stata, invece, presa dal Comando generale dell'Arma di viale Romania a Roma. «Tu come li chiami carabinieri e militari, io li chiamo infami tutti quei figli di cani». Un ritornello ripetuto più volte nel testo che, come evidenziava Colasanti, era un invito esplicito ad insultare le Forze armate.
Questi "versi", per la Procura di Milano che questa settimana ha chiesto al giudice di archiviare la denuncia, non hanno invece i connotati del vilipendio «ma solo quelli penalmente irrilevanti - della critica aspra, della provocazione e della ricerca spasmodica della notorietà».
Fedez, sempre per la Procura, «è legato a doppio filo alla sua appartenenza ad una "figura" che possiamo definire "maledetta" e da essa e con essa esprime la propria esistenza costruita su eccessi e provocazioni». «Non è questo un tentativo di sminuire o vedere in diversa (favorevole) luce l'espressione di Fedez, ma è un'analisi prettamente giuridica e giuridico-sociologica», aveva aggiunto il pm Cajani nella sua archiviazione.
In particolare, il contesto sociologo si caratterizzerebbe dalla «necessità di "pubblicità" o di "notorietà" all'interno della costellazione di migliaia di "rapper" con l'unico fini di emergere dall'anonimato».
In tale ambito, in estrema sintesi, «tutto ciò- pur non essendo edificante - non costituisce un reato penale (sic!)». Una motivazione che ha lasciato molti esterrefatti non essendo stato minimamente considerato l'elemento emulativo tipico del mondo social, quello nel quale Fedez spadroneggia da tempo ed ha maggiore presa.
Molti giovani potrebbero, allora, sentirsi autorizzati a fare proprio come Fedez, utilizzando lo stesso frasario volgare nei confronti dei carabinieri e delle forze di polizia in genere. Un messaggio per nulla educativo in un momento di profonda crisi di tutte le agenzie formative, ad iniziare dalla scuola.
«Oltre a rammaricarci profondamente, desta enorme preoccupazione poiché, qualora tale interpretazione venisse avvallata anche dal giudice per le indagini preliminari, significherebbe riconoscere delle aree di impunità che non appaiono tollerabili in uno stato di diritto», ha quindi commentato Colasanti. Saputa la decisione della Procura, il colonnello ha annunciato opposizione al giudice: «Per tale ragione e per rispetto dei carabinieri caduti nell'adempimento del dovere e delle sofferenze che tuttora patiscono gli orfani e i loro familiari ci opporremo all'archiviazione».
Ironia del destino, il provvedimento di archiviazione firmato dal pm Cajani è arrivato nella settimana in cui si sono svolte a Milano le cerimonie per i 40 anni della morte del generale dell'Arma Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta Domenico Russo, uccisi a colpi di kalashnikov da Cosa Nostra in via Carini a Palermo. Alle cerimonie commemorative ha partecipato anche il procuratore di Milano Marcello Viola, che ha voluto ricordare il generale dalla Chiesa come il simbolo indelebile del "contrasto alla criminalità mafiosa".
«Ho un ricordo diretto di quegli anni perché ero a Palermo, stavo iniziando il mio servizio, ero in tirocinio. Ho un ricordo vivissimo dell'arrivo del generale Dalla Chiesa, dell'impatto enorme che ebbe, anche sotto l'aspetto simbolico, e della solitudine che lo accompagnò», aveva dichiarato visibilmente commosso Viola davanti ai familiari del generale. Chissà cosa avrebbe detto Dalla Chiesa, che prima di essere barbaramente ucciso per mano mafiosa aveva sconfitto il terrorismo, sentendosi chiamare infame e figlio di cane dal marito di Chiara Ferragni. Non resta che sperare nel giudice il quale, sicuramente, a differenza di Fedez, saprà chi è stato Dalla Chiesa.
Da corriere.it il 30 Agosto 2022.
Con i follower condivide ogni momento. Ha condiviso anche la malattia, un tumore al pancreas che lo ha obbligato a sottoporsi ad un delicato intervento lo scorso marzo. Poi la riabilitazione e quella cicatrice che Fedez non nasconde. Ora il rapper di Rozzano continua a fare quello che ha sempre fatto, postando foto e video che raccontano la sua quotidianità. E soprattutto la sua famiglia. Sta bene, sorride. E qualcuno lo attacca, insinuando che il suo essere una star lo abbia aiutato a curarsi più velocemente.
La critica è arrivata nella fattispecie da Serena Mazzini, attivista e social media manager che, a partire dal suo account Instagram, si occupa di analizzare i social network «smascherando» i comportamenti talvolta scorretti di celebrities e influencer. Il suo messaggio, rivolto alla moglie di Fedez, Chiara Ferragni, è stato subito condiviso insieme alla risposta. «Ciao Chiara — dice il passaggio più discusso di una Instagram story —. Anche a noi comuni mortali piacerebbe sconfiggere il cancro in 3 giorni, invece di essere in attesa per una colonscopia da 7 mesi».
La risposta di Fedez
Arriva la risposta del rapper, amareggiato dalle accuse di essersi servito del suo status per superare altre persone e guarire più in fretta. «Non è la prima volta che questa “attivista” appoggiata da giornalisti e artisti gioca sulla mia malattia, dicendo che sarei guarito in 3 giorni da un tumore, come se fosse stato tutto uno scherzo. Giocare sulla mia guarigione come fosse una colpa, oltretutto senza sapere che sono stato operato d’urgenza tramite sistema sanitario nazionale come qualsiasi comune mortale».
E poi si rivolge direttamente all’autrice del messaggio: «Se solo sapessi le conseguenze di un intervento che ha delle conseguenze irreversibili forse non ci scherzeresti sopra per rendere più piccata la tua voglia di critica sociale. Io non sono guarito in 3 giorni. Ma alla stupidità umana a volte non esiste cura». Poi si scusa con gli altri follower per lo sfogo: «Credo che a tutto ci sia un limite - conclude Fedez - Io so quello che ho passato e non lo auguro a nessuno. Ma soprattutto mai mi permetterei di dileggiare o sminuire in questo modo. Anche se dovesse trattarsi del più stronzo o ricco su questo pianeta».
Giulio Turco per fanpage.it il 26 agosto 2022.
Sul finire dell’estate, e così delle vacanze ad Ibiza, Fedez ha aggiornato i suoi fan sul suo stato di salute, che è notevolmente migliorata, ma non può dimenticarsi del delicato intervento al pancreas dello scorso marzo. Il rapper infatti ha spiegato che da allora il suo stile di vita è cambiato e così la sua alimentazione. Dal momento che gli sono stati rimossi diversi organi, deve seguire una dieta rigorosa nonostante la sua giovane età.
Com'è cambiata la vita di Fedez dopo l'intervento al pancreas
Durante un momento di domande e risposte su Instagram Fedez si è aperto ancora una volta sull’argomento malattia e lo ha fatto come sempre con ironia e leggerezza. Il rapper ha spiegato che con l’intervento subito la scorsa primavera gli sono stati rimossi organi come il duodeno, la cistifellea, il pancreas e un pezzo di intestino.
“Fortunatamente non sono diventato diabetico, però devo sempre controllare la glicemia e stare attento all’alimentazione”, ha spiegato ai suoi fan. “Non posso più fare il pazzerello con il cibo e l’alcol. Mancandomi diversi organi e un pezzo di intestino, ogni volta che vado al ce**o è una festa. È vero”, ha aggiunto ironizzando sull’argomento. Il rapper ha concluso spiegando che a settembre, di rientro dalle ferie, avrà delle visite di controllo, ma la sua salute al momento è stabile e non preoccupante.
A cinque mesi dalla diagnosi di tumore
La sua vita sta pian piano tornando alla regolarità, nonostante è chiaro che ciò i cambiamenti che ha subito non sono evidenti ai suoi follower sui social. Non ci sono dubbi sul fatto che sia una dura battaglia da affrontare, ma Fedez può guardarsi alle spalle e sorridere di ciò che ha superato se pensa che appena cinque mesi fa gli veniva diagnosticato un raro tumore al pancreas. La rapida ripresa, l'amore della sua famiglia e le buone notizie emerse dai controlli medici: "Mi ritengo fortunato, è arrivato l'esame istologico e il tumore non ha preso i linfonodi", spiegava a maggio.
Fedez torna a parlare della sua malattia: "Mi mancano diversi organi ma sto bene". La Repubblica il 25 Agosto 2022
Il rapper in una chat con i suoi fan risponde alle domande sull'operazione subìta nel marzo 2022: "Devo controllarmi, non posso più fare il pazzerello con cibo e alcol"
Fedez torna a parlare dell’intervento del marzo 2022 per la rimozione del tumore al pancreas. Il cantante, che ora sta bene e si sta godendo le vacanze a Ibiza insieme alla moglie Chiara Ferragni e ai suoi bambini Leone e Vittoria, rispondendo in una chat con i suoi fan ha così ribattuto alla domanda se la malattia lo avesse portato a diventare diabetico: “Fortunatamente no”, ha spiegato Fedez, “devo però sempre controllare la glicemia e stare attento all’alimentazione, non posso più fare il pazzerello con i cibi e l’alcol”.
Il cantante è poi entrato nel dettaglio: “Mi mancano diversi organi e un pezzo di intestino, per questo ogni volta che vado al bagno è una festa. Ma quel che più conta è che ora vada tutto per il meglio. Sto bene, a settembre ho delle visite di controllo, ma sto molto bene e spero di stare bene a lungo”.
Fedez ha poi risposto alle critiche per essersi scattato una foto sull’orlo di un precipizio in Spagna insieme a Chiara Ferragni, soprattutto dopo che pochi giorni fa un ragazzo è morto precipitando in un dirupo in Veneto per recuperare il cellulare della fidanzata: “Eravamo con una guida che aveva tutti i permessi in regola per questo tipo di escursione. Ci siamo affidati alla sua esperienza. Non vedo quale sia il problema”.
Ornella Muti contro la presenza di Chiara Ferragni a Sanremo: "Ha sbattuto il figlio sulle barrette Kinder". Eleonora Giovinazzo su La Repubblica il 25 Agosto 2022
L’attrice romana, in una recente intervista, ha rilasciato commenti sull’imprenditrice Chiara Ferragni
La scelta di Amadeus di avere Chiara Ferragni come co-conduttrice del Festival di Sanremo 2023 non è andata molto a genio all’attrice romana Ornella Muti. In un'intervista rilasciata al Mattino l’attrice, che ha calcato il palco dell'Ariston nella scorsa edizione, ha criticato lo stile alimentare che l’imprenditrice digitale, secondo lei, proporrebbe ai suoi figli.
"L'anno prossimo con Amadeus ci sarà Chiara Ferragni, una grande influencer che ha sbattuto la foto del figlio sulle barrette Kinder", ha dichiarato Muti. "Quale madre vorrebbe vedere i suoi figli crescere con merendine e Coca Cola? Eppure è così. Mia nonna, napoletana, mi faceva mangiare pane raffermo con olio e pomodorini e mi pare di essere venuta su bene".
L’attrice nell'intervista riferisce di essere vegetariana, di curarsi con prodotti naturali e di fare molto sport. Ha anche spiegato che uno dei motivi per cui aveva accettato di essere tra le co-conduttrici del Festival era la sua "battaglia per lasciare un mondo migliore di come l'abbiamo ridotto. Ci ho provato, purtroppo non c'è discernimento tra ciò che è buono e ciò che è sbagliato". Da qui, il discorso passa a Chiara Ferragni come prossima co-conduttrice del Festival.
Non è però così chiara la ragione per cui l'attrice abbia puntato in questo modo il dito contro Chiara Ferragni. L'influencer aveva sì condiviso nel 2020 la foto del figlio Leone su una barretta Kinder, ma si trattava di un fotomontaggio che circolava sui social. In quell'occasione la futura co-conduttrice del Festival di Sanremo aveva allora condiviso l'immagine e proposto alla Ferrero di farla contenta: "Questo è il mio sogno, possiamo farlo avverare?". A meno che non ci sia dell'altro, da questo desiderio del 2020 Ornella Muti avrebbe dedotto lo stile alimentare che l'influencer proporrebbe ai suoi figli, condannandolo.
Federica Portoghese per leggo.it il 3 agosto 2022.
Il video più atteso del web, l'appuntamento fisso della Story Time di Chiara Ferragni, dove svela i retroscena della storia d'amore con Fedez. I segreti che nessuno si aspetta, dalla prima volta che la queen delle influencer ha visto Fedez alla loro prima conversazione, fino a svelare le paure di Chiara nell'essere, all'epoca, paparazzata in compagnia dell'attuale marito. Il suo timore iniziale, come ha spiegato nelle "puntate" di Tik Tok, era quello di finire nella bocca del gossip per una frequentazione di una sera, voleva accertarsi, prima di uscire allo scoperto e dare vita ai rumors, si trattasse di una conoscenza seria.
Le prime notti dei Ferragnez
Ma veniamo al nuovo incontro, che la Ferragni ha postato sui social. Questa volta non è sola, ma in compagnia di un "ospite speciale" nel video, Fedez. L'imprenditrice digitale ha raccontato il primo appuntamento con il rapper, avvenuto nel settembre del 2016 in un albergo di Milano, dove soggiornava Chiara, per evitare di essere paparazzati.
«Io tornavo da Los Angeles, non ci eravamo sentiti per tutta l’estate. Però il giorno in cui io stavo tornando lui mi ha scritto “Ferragni, mi devi una cena”. Io ho pensato che fosse in gamba e determinato e quindi gli ho detto di sì.
All’epoca non avevo più il mio appartamento a Milano e stavo in un hotel, quindi per evitare i paparazzi lo invito a cena nel ristorante dell’hotel. E’ stata una cena molto bella!» confessa Chiara, mentre Fedez spoilera che, nonostante gli scrupoli, erano ugualmente stati fotografati insieme. Inoltre il cantante si sbilancia facendo riferimento a qualche dettaglio intimo sulla prima notte, ma l’influencer blocca più volte il video ridendo.
Poi Chiara prosegue il racconto: «Siamo stati bene, successivamente parto per New York. Ci sentiamo perché escono delle paparazzate di noi. In questi articoli esce che avevo un mazzo di fiori e scrivono che me li aveva regalati lui (Fedez). In realtà me li aveva regalati il mio socio per una cosa di business».
Fedez in seguito la sorprende, una volta tornata in Italia, con un mazzo di fiori e spiega: «Io e Chiara aspettavamo di fare il gran salto, ma non potevamo farlo, perché mentre lei è andata a New York io sono andato in una missione con Unicef e mi sono beccato una malattia che si chiama, bocca, mani, piedi. E’ una malattia dove hai delle pustole infettive e quindi per tutta la settimana abbiamo solo parlato».
La Ferragni, divertita, ricorda così quelle giornate: «Abbiamo fatto questa settimana durante la Fashion Week in cui veniva in camera mia, tutte le notti, e stavamo delle ore a parlare senza neanche poterci sfiorare». Questa la rivelazione choc dell'influencer, che ha lasciato tutti i suoi followers col fiato sospeso, in trepida attesa del prossimo episodio...
Ferragni in hotel, l'accusa di Selvaggia Lucarelli: "Denuncia l'illegalità e poi ruba..." Libero Quotidiano il 25 luglio 2022
Selvaggia Lucarelli contro Chiara Ferragni. Il motivo? Qualche giorno fa l'influencer si era appellata al sindaco di Milano, Beppe Sala, per il degrado. Una richiesta che ha fatto storcere il naso alla Lucarelli, con la quale i rapporti non sono dei migliori: "Qualcuno - tuona - spieghi a Chiara Ferragni, colei che denuncia situazioni di illegalità a Milano, che portarsi a casa la biancheria dagli hotel non è una caz***a con cui fare contenuti su Tik Tok, è un reato".
La stessa Ferragni aveva ammesso ai suoi tanti fan di aver rubato la biancheria in un hotel: "Ditemi che voi non lo fate", si era poi rivolta a chi la segue mandando su tutte le furie la Lucarelli. Per la giornalista "wuello che per l'ospite può sembrare un divertimento, un gesto innocente, un stupidaggine, in realtà, per legge è un reato". Sottrarre l'oggetto di qualcun altro è un reato punito con sei/tre anni di reclusione e una multa da 154 a 516 euro.
Oltre al gesto, alla Lucarelli non è piaciuta l'ipocrisia della Ferragni che denunciava: "Sono angosciata e amareggiata dalla violenza che continua a esserci. Ogni giorno ho conoscenti e cari che vengono rapinati in casa, piccoli negozi al dettaglio di quartiere che vengono svuotati dell'incasso giornaliero, persone fermate per strada con armi e derubate di tutto", erano state le sue parole.
Scossa dai radical chic, la Ferragni torna a occuparsi di Lgbtq. Francesca Galici il 18 Luglio 2022 su Il Giornale.
Aveva fatto sperare molti la presa di posizione della Ferragni contro la violenza di Milano, negata da Sala. Poi, però, l'influencer ha cambiato idea.
Hi guys! Per qualche attimo, Chiara Ferragni è scesa sulla Terra e si è resa conto di come sta andando il mondo reale, poi è tornata ai piani alti e ha fatto improvvisamente, e sicuramente volontariamente, marcia indietro.
Qualcuno le ha fatto notare che, al di sotto del suo attico di City Life, al di fuori della sua bolla protetta, c'è una Milano che non è solo aperitivi nei locali chic e cene nei privé, e scossa dal suo torpore, ha avuto un barlume di realismo. "Sono angosciata e amareggiata dalla violenza che continua ad esserci a Milano", ha detto Chiara "Bella addormentata" Ferragni. "Ogni giorno ho conoscenti e cari che vengono rapinati in casa, piccoli negozi al dettaglio di quartiere che vengono svuotati dell'incasso giornaliero, persone fermate per strada con armi e derubate di tutto", prosegue l'influencer nel suo sfogo. E sembra davvero credere in quello che dice, tanto che, in uno slancio di coscienza, si rivolge al sindaco per chiedere di intervenire: "La situazione è fuori controllo. Per noi e i nostri figli abbiamo bisogno di fare qualcosa. Mi appello al nostro sindaco Beppe Sala".
"Situazione fuori controllo...". Così la Ferragni annienta Sala
Bene, bravissima Chiara Ferragni. È arrivata anche lei. Con appena qualche anno di ritardo, ma è arrivata. Non che abbia detto qualcosa di innovativo, sia chiaro. La sua denuncia è come quelle dei tanti milanesi comuni, che tutti i giorni segnalano e alzano la voce per chiedere maggiore sicurezza ma che vengono bellamente ignorati dagli amministratori. Per questo motivo, per quanto in molti fossero scettici sul suo intervento, in tanti hanno sperato che smuovesse le acque. "Sicuramente ora Sala interviene, l'ha detto anche Chiara Ferragni", è stato il commento più frequente di quelle ore.
E infatti il sindaco di Milano è intervenuto ma, forse con toni e modi inaspettati per l'influencer: "Non rispondo. Non condivido quello che dice, è un'opinione". Ahi, colei che è abituata agli "yes man" e ad avere i radical chic ai suoi piedi deve aver avuto un brutto mal di testa dopo questa risposta, sebbene poi Sala abbia aggiunto: "In questi giorni risentirò il ministro Luciana Lamorgese". Certo, come al solito il sindaco ha negato che a Milano ci sia un problema, ma questa non è una novità. Però uno dice: "Vabbè, almeno un piccolo risultato è stato ottenuto".
Ma a questo punto ecco il colpo di scena: più che essere soddisfatta per la risposta ottenuta da Sala, in un secondo intervento Chiara Ferragni è sembrata più preoccupata di buttare acqua sul fuoco, minimizzando a sua volta il problema con toni da ufficio stampa, direbbero i maligni: "Sono orgogliosa che Beppe Sala confermi di essere ancora di più al lavoro sul tema della sicurezza a Milano, la sua attenta e pronta risposta rafforza la fiducia che ho nelle istituzioni".
E dopo essersi giustificata dicendo che suo sfogo, altro non era che il riportare "un sentiment ormai diffuso a Milano", si è addirittura scusata con il sindaco: "Mi dispiace se le mie parole hanno causato strumentalizzazioni politiche e divisionismi che non mi appartengono". No, i divisionismi e le strumentalizzazioni politiche non appartengono a chi, quando c'è l'hype, si butta sui temi politici.
Certo, sicuramente questo dietro front di Chiara Ferragni è stato totalmente spontaneo e non ha ricevuto nessuna chiamata, nessuna richiesta di spiegazioni per l'improvvisa presa di coscienza che, per una volta, l'ha fatta percepire vicina ai comuni mortali. Ora può tornare a occuparsi dei temi che veramente sono importanti e utili a tutti, come i diritti Lgbtq. Quelli sì che alzano l'engagement, le portano like, e la fanno sentire importante. Mica i problemi di chi tutti i giorni rischia un furto o una violenza.
Da liberoquotidiano.it l'1 luglio 2022.
Svelato il cachet di Chiara Ferragni. L'influencer aprirà e chiuderà la prossima edizione del Festival di Sanremo a fianco di Amadeus, confermato ancora direttore artistico. Stando a diverse indiscrezioni, per presenziare le serate, l'imprenditrice digitale percepirà circa 100mila euro. A svelarlo il settimanale Diva e Donna. Guadagni dunque superiori a quelli di Sabrina Ferilli, co-conduttrice alla finale di quest’anno. Lei avrebbe accettato 25mila euro, mentre Drusilla Foer 15mila.
In sostanza la Ferragni, se la cifra fosse confermata, prenderà addirittura più di Checco Zalone, che è stato l’ospite più pagato sul palco dell’Ariston nel 2022. Insuperabile invece il cachet di Amadeus, che si aggira sui 600mila euro. Al momento la Ferragni è la prima co-conduttrice ufficiale dell'edizione 2023.
A dare l'annuncio è stato lo stesso direttore artistico: "Posso già fare un primo annuncio il 20 giugno. Parliamo della 73ma edizione, che inizierà martedì 7 e si concluderà sabato 11 febbraio 2023. Sono in grado di dirvi oggi chi sarà la co conduttrice del prossimo Festival di Sanremo, nella prima sera (quindi martedì 7) e nell’ultima sera (quindi sabato 11). Apre e chiude il Festival di Sanremo, sul palco dell’Ariston, Chiara Ferragni". Immediata la reazione della diretta interessata che su Instagram ha detto: "Mi tremano le mani".
Chiara Ferragni, bomba Facchinetti: "Vi spiego come funziona". Libero Quotidiano il 02 luglio 2022
Centomila euro per due serata di Festival. L'indiscrezione di Diva & Donna circa il cachet di Chiara Ferragni per il prossimo Sanremo condotto ancora una volta da Amadeus ha scatenato le solite polemiche sui social. Nonostante Rai e Festival non abbiano confermato, né smentito la cifra c'è chi non si capacita di quando possa guadagnare una influencer e chi tuona allo scandalo paragonando i compensi che hanno chiesto Sabrina Ferilli, che si sarebbe accontentata di 25mila euro, e Drusilla Foer che avrebbe accettato per 15 mila. Sono i social, bellezza! Ma dai social parte anche la difesa a oltranza di Chiara Ferragni. Francesco Facchinetti, su Tik Tok si è, ad esempio, scagliato contro l'ondata d'indignazione popolare.
"Ci sono stati degli ospiti che al Festival di Sanremo hanno preso anche 500 o 600mila euro per una serata. Ci sono stati direttori artistici, presentatori che hanno preso più di un milione di euro" ha detto l'imprenditore e cantante in un video: "Poi ricordatevi che il prezzo che una persona prende è direttamente proporzionale a quanti soldi fa guadagnare al festival. Quindi se Sanremo mette sul palco Chiara Ferragni, vuol dire che Sanremo guadagna grazie a Chiara Ferragni, gli sponsor, eccetera, almeno 30 volte tanto". E ancora: "Basta con questa retorica che la gente non arriva alla quarta settimana del mese, lo sappiamo, non abbiamo bisogno di insultare Chiara Ferragni non è colpa sua" ha aggiunto: "Anzi io darei 200mila euro a Chiara Ferragni, ma non 150, 160mila all'anno ai parlamentari. Incazziamoci per quello, non per Chiara Ferragni".
Simone Marchetti per "Vanity Fair" il 6 luglio 2022.
Ci sono tatuaggi che non hanno bisogno di inchiostro per essere visti. La cicatrice sullo stomaco di Fedez è uno di questi. «Guardatela: ora è liscia e guarita», ci dice girando per il set di questo servizio fotografico a petto nudo. «Prima faceva male, ora va molto meglio. I giorni immediatamente dopo l’intervento, ho sentito i miei organi che si mettevano a posto. L’intestino da una parte, il fegato dall’altra. Per operarmi, alcuni sono stati tolti dal mio corpo e messi sul tavolo, per esportare il tumore. Poi sono stati rimessi di nuovo all’interno, ma senza curarsi troppo dell’ordine. Perché, mi hanno spiegato i medici, tocca a loro ritornare nella posizione di sempre».
Nella posizione di sempre sembra tornare anche la vita di Fedez. La musica. I concerti. La famiglia. Eppure, c’è qualcosa di nuovo in quest’uomo che non è più un ragazzo. È sempre iperattivo, determinato, «il solito pezzo di merda», dirà in questa intervista. Ma negli occhi di Federico un’ombra, o una luce, sta cambiando profondamente il volto di Fedez.
Come sta, Federico?
«Bene. A parte il problema che dopo l’intervento mi sveglio sempre alle cinque del mattino. E non conta se vado a letto tardi. È come una maledizione».
È stato contento di tornare a cantare dal vivo in piazza Duomo a Milano?
«È stato pazzesco. Scusi, mi sta venendo uno svarione…».
Tutto ok?
«Sì, ora mi passa. Devo fare i conti con questa nuova fase. Con le medicine. Gli integratori. Gli enzimi pancreatici. Torniamo al concerto. Dicevo, è stato pazzesco. Avevo paura che non venisse nessuno. Quel giorno, il meteo prevedeva temporali e io ho passato tutto il tempo a guardare la webcam di piazza Duomo per vedere se si riempiva».
Che cos’ha provato salendo di nuovo sul palco?
«Ero stranamente sereno. Non so perché. Avevo solo voglia di salire. In scaletta ero previsto alle undici di sera. Ma alle quattro del pomeriggio ero già lì, non riuscivo a stare a casa».
Per il secondo anno è al primo posto delle classifiche con il brano La dolce vita. Come nasce una hit estiva? Come funziona? C’è una formula magica?
«Dopo l’ultimo album mi sono detto che voglio lavorare soltanto sui singoli. Non so se farò ancora dischi. Mi piace concentrarmi su un solo pezzo perché la musica oggi va molto veloce. Mi sono accorto che facendo una canzone alla volta riesco a darle il giusto spazio, a raccontarla come voglio. Per l’estate, con i miei ragazzi portiamo avanti questo trend di prendere le canzoni anni ’60 per poi riarrangiarle in chiave attuale. Mille era un geghegé, La dolce vita è più un twist. L’anno scorso abbiamo coinvolto una leggenda della musica italiana, Orietta Berti. Quest’anno, invece, abbiamo scelto due giovani e un diversamente giovane, che poi sarei io».
«Diversamente giovane»?
«Non ho nemmeno 33 anni, ho i capelli bianchi, due figli e un tumore alle spalle. Posso dire che ho vissuto abbastanza vite per ritenermi diversamente giovane».
Ha parlato molto del suo tumore. Ma come l’ha scoperto?
«La verità?».
Sì, per favore.
«Destino. Fortuna. La chiami come vuole. Faccio un esame generale ogni sei mesi. Quando è arrivato il giorno dell’appuntamento, ho litigato con Chiara e mi sono presentato con due ore di ritardo. Mentre mi visitavano, è passata di lì, per caso, una dottoressa che non doveva passare di lì. Ha guardato il monitor e ha ritenuto che il mio pancreas non fosse proprio nella norma. Le devo la vita».
Che cos’è successo dopo?
«Ho avuto paura. Però ho voluto sapere tutto. Tutto. I medici sono stati chiari: da questa operazione puoi uscire vivo, morire nei giorni successivi, oppure non farcela durante l’intervento. È durata sei ore e mezza. Ma è andata bene e ora sono fuori pericolo, diciamo, al 99 per cento».
La malattia, l’operazione… Come l’hanno cambiata?
«Penso che nella vita si cambi sempre. Però poi ci sono avvenimenti che ti fanno cambiare profondamente. Sì, sono cambiato tantissimo. E sì, mi sono successe cose che avrei preferito non accadessero, ma l’epilogo mi fa ritenere molto fortunato. Mi tocco sempre i coglioni quando dico queste cose!».
È cambiato con i suoi figli?
«Non sono cambiato soltanto con loro. Sono cambiato con tutti. Ho compreso soprattutto quanto sia una perdita di tempo prestare il fianco a polemiche facili. Una volta mi facevo guidare dalla pancia, adesso ho priorità diverse perché il tempo che abbiamo su questa terra è limitato. E io non lo voglio più sprecare».
È diventato più mansueto?
«No, no: sono un pezzo di merda come sempre. Semplicemente le esternazioni che prima facevo in pubblico ora le tengo per me».
Torniamo ai suoi figli: avere una bambina, per un padre, è una grande prova.
«Guardi, me lo dicono tutti. Però Vittoria è atipica. Mi ripetevano: vedrai come sarà legata al papà. In realtà è indipendente, al momento non ha un attaccamento preciso a qualcuno. Sono io ad avere un attaccamento speciale a lei. Anche a Leone, ovvio. Con mia figlia, però, sento proprio il bisogno, il desiderio di respirarla».
Che cosa le fa paura?
«Ora ho sempre paura di morire. Il mio mantra è uno: vivere abbastanza per essere ricordato dai miei figli. Lo so, è un mantra un po’ triste, ma è l’unica cosa veramente importante per me. La vera paura è che mi possa venire una recidiva. Però non dovrebbe succedere. E non succederà».
Con sua moglie Chiara che cos’è cambiato?
«Quando accade un avvenimento come questo comprendi che la tua sofferenza è quasi minore rispetto a quella di chi sta al tuo fianco e fa di tutto per non farla trapelare, per nasconderla pur di supportarti, di darti la carica. Un evento del genere non può che fortificare un rapporto. Io non ho dubbi: quello che ci è accaduto ha rafforzato in maniera granitica il nostro rapporto».
E con sua madre?
«Idem. E se prima eravamo più anaffettivi, adesso lo siamo meno».
In passato ha detto che voleva arrivare a 200 milioni, ora ha cambiato anche obiettivi…
«Ma è un’estrapolazione da un podcast di due ore! Era la risposta a un trapper e si sa che ai trapper piacciono i soldi. Diciamo che come imprenditore avevo degli obiettivi che forse sono cambiati. Aver scelto di organizzare il concerto in piazza Duomo, per esempio, mi è costato oltre un milione di euro; e quando ho deciso di farlo non avevo nessuno sponsor ed ero disposto a pagare di tasca mia perché non me ne fregava nulla: avevo voglia di suonare, di regalare alla mia città un live benefico per accendere un riflettore sulla realtà di Tog e attivare una raccolta fondi. Non è che non abbia più obiettivi come imprenditore, però sto imparando a non farmi fagocitare da loro».
Lei si batte spesso per diverse cause. Da dove viene questo suo impegno?
«Guardi, io non mi batto. Dico solo quello che penso. Marco Cappato è uno che si batte. E battersi vuol dire dedicare tutta la propria vita a uno scopo. Non faccio questo. Lo fa Cappato. L’ha fatto Gino Strada. Lo fa Cecilia Strada. Non sono alla loro altezza».
Che cosa pensa della battaglia sul fine vita di Cappato?
«Sono un grande amico di Marco e appena posso gli offro il mio aiuto, le mie piattaforme. Ho una grande stima di lui e non lo invidio perché ha deciso di sacrificare la propria vita per gli altri. Questo significa battersi».
Che cosa pensa del passo indietro della Corte Suprema Americana sull’aborto?
«Un grande sbaglio. Ma a riguardo consiglio di tornare al nostro Paese. Trovo scandaloso che il Vaticano abbia preso la palla al balzo per introdursi nel dibattito sul diritto all’aborto. Ricordo sempre che il Vaticano tramite lo Ior ha fatto investimenti in aziende che producono farmaci come le pillole contraccettive. Questo fa capire come professino dogmi antichi quando hanno bisogno di portarli avanti, ma quando il denaro chiama, si comportano esattamente come un trapper o un rapper qualunque. Alla fine non siamo così diversi, no? A proposito, posso dire un’altra cosa?».
Prego.
«Visto che abbiamo così tanta voglia di tornare indietro nel tempo e di riaffrontare discussioni del passato, proporrei allo Stato italiano la celebrazione della Breccia di Porta Pia, avvenimento che decretò la fine dello Stato Pontificio quale entità storico-politica».
Restiamo in Italia. Si parla molto del nuovo valore del lavoro, dei giovani che chiedono salari più alti, più giusti. Che consiglio darebbe a chi ha 20 o 30 anni?
«Ho lottato per scappare dalla classe sociale in cui sono nato e oggi vivo troppo lontano per poter dare consigli. Non riesco a fare come Briatore. Mi rendo conto della condizione di privilegio in cui vivo e l’unica cosa che posso fare è restituire un po’ del mio privilegio e della mia ricchezza in qualcosa di utile. Quello che invece posso fare come imprenditore è costruire un’azienda sana e io sono fiero di quella che ho costruito. In questo momento siamo quasi una trentina di persone e il 90 per cento è donna. E sono felice di aggiungere che cinque di queste donne sono rimaste incinte e hanno fatto figli».
Come si costruisce un’azienda?
«Non ne ho idea. Bisogna creare un bel clima e non penso di esserci riuscito sempre, onestamente. Non credo nella favola dell’imprenditore dei miracoli. Però credo di essermi sempre comportato correttamente in tema di diritti».
Che cosa la conquista di chi lavora con lei?
«Non do valore agli attestati scolastici. Gli studi e l’esperienza servono, sono preziosi. Ma non bastano. Perché ci sono cose che i percorsi scolastici o lavorativi non ti possono insegnare. Una di queste è la fame. Quella te la insegna solo la strada».
Come insegnerà la «fame» a Leone e a Vittoria?
«Purtroppo non la conosceranno».
E quindi?
«Bisogna mettersi l’anima in pace e comprendere che il percorso dei genitori non potrà mai essere lo stesso dei figli. Bisogna cercare di trasmettere loro i valori e soprattutto ricordare quanto siano fortunati, far capire lo stato di privilegio in cui vivono. E poi è importante cercare di coinvolgerli: voglio portarli da Tog, voglio che quando saranno grandi vadano a dare una mano e che siano parte attiva delle iniziative che il papà porterà avanti».
Oggi chi deve ringraziare?
«Sono tante le persone a cui devo essere riconoscente. Gli amici, perché senza di loro non sarei qui. La dottoressa che ha scoperto il tumore: era presente al concerto in piazza Duomo, ci siamo abbracciati e ci siamo commossi. E poi, i medici che mi hanno operato e mi hanno in cura».
Lei dice che è tutto dipeso dalla fortuna, dal destino. Ci crede, nel destino?
«Non credo in Dio, sono ateo. E non credo nel destino. Quello che mi è successo mi ha messo in crisi. È stato veramente strano. Continuo a credere che nella sfiga ci sia stata una grande botta di fortuna. È la vita. Vede, il mese prima di operarmi, ho perso mia zia per il Covid in una maniera tremenda e l’ho vissuta come una grande ingiustizia come per tutte le perdite che si possono avere. Era una malata oncologica che ha avuto una vita infernale ed è sempre stata super attenta a non prendere il Covid. È mancata in pochissimi giorni».
Come spiega questi avvenimenti ai suoi figli?
«Non glieli spiego perché sono troppo piccoli. Leone è cresciuto in piena pandemia, non ha avuto modo di conoscere sua zia. Io però ho un muro pieno di fotografie dove campeggia in alto la sua immagine e ogni tanto gli ricordo chi è quella persona là in alto. Ma ovviamente, non si rendono conto».
E della sua malattia si sono resi conto?
«Vittoria no, ha un anno. Leone invece sa. Sa che il papà ha una ferita, che è stato operato e che quando giochiamo alla Playstation deve fare piano se vuole sedersi sopra di me».
Ultima domanda. 2032, tra dieci anni, dove sarà?
«Vediamo. Avrò 42 anni e farò ancora quello che faccio oggi. Però vorrei altri figli, di sicuro almeno un altro. E poi mi piacerebbe che la maturità mi portasse ancora più serenità».
Da video.repubblica.it il 7 Luglio 2022.
Fedez, dal proprio profilo Instagram, risponde alle critiche di Selvaggia Lucarelli che lo aveva accusato di trasformare in suo contenuto ogni persona" facendo riferimento all'addetto delle sicurezza del concerto di fedez diventato virale per le sue espressioni facciali durante l'esibizione di un rapper.
Fedez contrattacca: "Io un mostro? Tu sei peggio " E nelle stories mette il video in cui Santoro intervista Lucarelli dicendo "Tu sei diventata famosa per aver diffuso il video hard di Belen" e sotto il cantante scrive "La battaglia di Selvaggia Lucarelli contro il revenge porn". Alla fine Fedez se la prende anche con sé stesso "Mi ero ripromesso di non perdere più tempo con le persone inutili".
Selvaggia Lucarelli in polemica con Fedez. E anche con Salmo. Scontri e battibecchi su Instagram. La Repubblica il 6 luglio 2022.
Scontro totale. Prima il rapper Salmo, poi Fedez e Ferragni. I tre continuano a essere nel mirino di Selvaggia Lucarelli. La giornalista se la prende con Fedez accusandolo di approfittarsi di personaggi che diventano virali per acquisire più follower. Così avrebbe fatto anche al concerto di piazza Duomo a Milano LoveMi. L'addetto alla sicurezza Ivano Monzani è diventato famoso per le sue espressioni facciali riprese dalle telecamere che mandavano in diretta il concerto su Italia 1, e in questo modo anche non volendo, si è trasformato in un personaggio. E Fedez ha postato sui social un video assieme a lui. Mossa che sembra non essere stata gradita da Lucarelli la quale posta una foto di Fedez e Ivano con delle parole decisamente forti: "Comunque ormai ho il terrore di questa persona, ogni persona che va virale lui lo deve trasformare in suo contenuto". La critica di Selvaggia Lucarelli, a cui non sfugge nulla, è partita.
La risposta di Fedez
E Fedez ha replicato: "Finalmente Lucarelli hai ottenuto l'attenzione che volevi. Una misera risposta. Puoi festeggiare il grande giorno. Hai almeno un mese di contenuti da fare su di me ora, divertiti". L'artista ha poi spiegato quanto accaduto la sera prima: "Ieri ho visto una persona che conosco da anni, che è diventata un meme vivente e ho fatto un video di dieci secondi. E quindi? Sono un mostro? Ma anche se fosse tu fai la stessa cosa. Tu fai di peggio, fai di peggio".
Così Fedez posta due momenti storici in cui anche Lucarelli avrebbe approfittato di persone per avere popolarità. Ad esempio il video hard privato di Belén Rodriquez, sottolineando: "Oh no, tu non fai sciacallaggio, no no no", ha scritto Fedez a corredo del girato del 2016. "Siccome sono anni che stuzzichi me e la mia famiglia, oggi che non c'è mia moglie a placarmi, potrei andare avanti all'infinito. Io e te non siamo così diversi da quello che credi. Non pensare di essere migliore di me. Forse dimentichi di quando insultavi un neonato, il figlio di Belén, dicendo che era brutto. O quando dici che io faccio schifo quando parlo del mio psicologo, per aiutare me stesso e cercare di aiutare gli altri. Dimentichi che tu ti sei fatta pagare per fare un podcast per parlare della tua relazione tossica".
Il pentimento di Fedez
Dopo lo sfogo arriva però il pentimento di Fedez: "Sono deluso da me stesso in questo momento. Dopo quello che mi era successo mi ero ripromesso di dedicare il tempo che la vita mi ha dato a disposizione e questa invece è una terribile perdita di tempo". La rispostra arriva da un Fedez nuovo dopo la malattia. L'aver scoperto di avere un tumore al pancreas e l'essersi poi sottoposto a un intervento d'urgenza ha ristabilito le priorità per il cantante come lui stesso ha detto più volte, postando. "Quindi ragazzi un consiglio, non perdete tempo dietro a persone inutili. Non fate la stessa strxxxata che ho fatto io".
Lo scontro con Salmo
Tutto è partito da una considerazione del rapper Salmo sull'ultimo anno trascorso tra successi e polemiche: "È stato l'anno più difficile della mia vita. Concerto abusivo, album, recitare in una serie tv, dirigere la colonna sonora, fare un nuovo album, preparare il live per San Siro", ha scritto Salmo prima che un utente gli chiedesse conto del concerto abusivo. "Chiedi a Selvaggia Sucarelli", è stata la risposta dell'artista, che ha storpiato volutamente il cognome della giornalista per suscitare una reazione che è arrivata, in effetti, poco dopo.
Il rapper Salmo
"Non conosco Salmo, lo ritengo anche bravo. Un anno fa mi ero permessa di dire che il suo concerto ad Olbia fatto senza autorizzazioni, con una pandemia che faceva ancora molte vittime, era stato un errore", ha scritto Lucarelli riferendosi a quando Salmo, nel 2021, organizzò un concerto ad Olbia per aiutare i sardi. "Non ha mai risposto nel merito - ha postato sui social la giornalista - ma, perfino a distanza di tempo, la schifosa battuta sessista storpiando il mio cognome come l'hater medio non ha saputo tenersela. Seguono migliaia di like e 'Ahaha'. Avanti così. Forse tra due millenni i maschi riusciranno a rispondere a una donna guardando oltre il proprio pisello. Forse". A questo messaggio è seguita un'ulteriore replica di Salmo: "Non piangere Selvaggia. Mi hanno storpiato il cognome mille volte. Per favore, falla finita con sta roba del sessismo che non c'entra nulla. Il vittimismo da opinioninstagram è passato ormai. Forse", ha concluso lui prima che Lucarelli fotografasse la conversazione e la condividesse sul suo profilo, sempre su Instagram. "Qui nessuno sta frignando, bello mio - posta Lucarelli - ti piacerebbe. Invece il mondo è andato avanti, pensa un po', e una donna se le storpi il cognome in Sucarelli o le mandi il tuo pisello (non richiesto) in chat come tua abitudine, non piange: ti sputtana. Impara. Ciao".
"Ho il terrore di questa persona...", "Non siamo poi così diversi". Scontro tra Lucarelli e Fedez. Francesca Galici il 6 Luglio 2022 su Il Giornale.
Selvaggia Lucarelli attacca Fedez, che replica: è scontro sui social tra la giornalista e il rapper per un commento caustico.
Volano stracci tra Selvaggia Lucarelli e Fedez. Da alcuni giorni la giornalista punzecchia il marito di Chiara Ferragni, che all'ennesima provocazione da parte della Lucarelli ha deciso di reagire con una serie di storie su Instagram. Tutto nasce dal video dello steward del concerto Love-Mi diventato virale sui social. Per giorni c'è stata una vera "caccia all'uomo" per scoprire l'identità dell'uomo che, con le sue espressioni, ha sottolineato tutto il suo disappunto per le canzoni dei nuovi rapper portati sul palco dell'evento di Milano da Fedez. Da giorni, la faccia di Ivano Monzani è ovunque e nelle scorse ore è anche arrivato il video insieme al rapper. Da qui è partita la pungolatura di Selvaggia Lucarelli.
"Ormai ho il terrore di questa persona, ogni persona che va virale lui lo deve trasformare in suo contenuto", ha commentato in modo caustico la giornalista. Il suo appunto, però, stavolta non è andato giù a Fedez che, anche complice l'assenza di Chiara Ferragni che solitamente lo frena nelle sue esternazioni pubbliche, non è riuscito a trattenersi e ha condiviso alcune storie in risposta a Selvaggia Lucarelli. "Troppo facile giocare a questo gioco. Finalmente hai ottenuto l'attenzione che volevi. Una misera risposta. Oggi puoi festeggiare il grande giorno. Hai almeno un mese di contenuti da fare su di me ora, divertiti", ha scritto il rapper prima di iniziare il video.
Disappunto e sconcerto: chi è lo steward idolo del web dopo l'evento di Fedez
"Ieri ho visto una persona che conosco da anni e che è diventata un meme vivente. Ci ho fatto un video di 10 secondi. E quindi? Sono un mostro che cavalca... Ma anche se fosse?", si chiede Fedez nelle sue storie, prima dell'affondo sulla giornalista: "Tu fai la stessa cosa, tu fai di peggio". Pare che il rapper abbia deciso di replicare a Selvaggia Lucarelli dopo una serie di attacchi fatti nel corso degli anni ai quali il rapper non ha mai replicato: "Sono anni che stuzzichi me e la mia famiglia. Oggi devi ringraziare che qui non c'è mia moglie a placarmi. Potrei andare avanti all'infinito, Selvaggia. Purtroppo io e te non siamo così diversi, come credi tu. Non pensare di essere migliore di me".
Considerando quella risposta una perdita di tempo, Fedez ha concluso: "Mi ero promesso di sfruttare al meglio il tempo che la vita mi ha dato a disposizione. Questa è una terribile perdita di tempo". Non è mancata a stretto giro la replica di Selvaggia Lucarelli, che ha preferito non scendere nell'arena e limitarsi a una pungente storia Instagram: "E niente, se discuti con Salmo, lui vuole anche essere Salmo. Non ce la fa a non essere la notizia. Quindi, ignoriamo".
"Ricchioni e put...". Finalmente Fedez non si indigna. Francesca Galici il 30 Giugno 2022 su Il Giornale.
"Questa che mi vede apre le cosce / Vorrebbe un figlio col mio cognome". È il concerto organizzato da Fedez, Love Mi.
«Questa che mi vede apre le cosce / Vorrebbe un figlio col mio cognome». È il concerto organizzato da Fedez, Love Mi. «Figlio di puttana, non finocchio / Ho una 9 vera, non farlocco (Non farlocco)». È musica trap, proprio sotto la Madonnina. «Dico solo vero, no Pinocchio (Ah) / Metto rapper puttane in ginocchio / Volevo una Glock, ora ne ho quattro». È Paky, lì sul palco. C'è la sua gang. Canta «Blauer», fuma una sigaretta e sproloquia. È la trap, appunto. Tutto normale. Solo che non ce lo aspettavamo lì, invitato da Fedez, il marito social di Chiara Ferragni che, a furia di fare storie pro Lgbtqi+ su Instagram, sembrava essersi dimenticato le sue origini.
Paky è politicamente scorretto. Anzi scorrettissmo. Le sue rime arrivano da Rozzano. Periferia milanese. Degli accorgimenti linguistici, dello schwa e di altri mode sinistre tanto care ai radical chic che stanno al di qua della cerchia dei Bastioni non sa proprio che farsene. «Quest'anno ho chiuso due date a Riccione / La scena in Ita è piena di ricchioni». E piazza Duomo impazzisce: salta, balla e canta. Nessuno ci fa caso alle parolacce, alle puttane da mettere in ginocchio, ai finocchi. Tutto molto scorretto, tutto dannatamente trap.
Un tempo anche Fedez faceva lo stesso. Le sue canzoni (o meglio i suoi primi successi) vengono da quella stessa cultura. E il linguaggio, che usava per colorire le sue rime, non si discostava poi tanto da quello di Paky. C'era un tempo in cui il marito della Ferragni non viveva incasellato nelle strette maglie del politicamente corretto. Più di dieci anni fa cantava Tutto il contrario. E così reppava: «Mi interessa che Tiziano Ferro abbia fatto outing / ora so che ha mangiato più wurstel che crauti». E, invece, in Ti porto con me: «Non fare l'emo con lo smalto sulle dita». Oggi, certe rime, non le scriverebbe più. Negli ultimi anni l'esplosione dei social e la ricerca compulsiva del consenso hanno trasformato Fedez in un paladino della causa Lgbtqi+. Le storie con lo smalto arcobaleno fanno presa sui più giovani e questo porta una vagonata di like (e di soldi). Così ieri sera, al termine del concerto Love Mi, molti gli hanno fatto notare di non aver detto «beh» a Paky dopo che dal palco aveva cantato Blau er.Siamo ben lontani dall'accodarci noi, che da sempre combattiamo il politicamente corretto, a certe ramanzine. Forse Fedez è tornato il Fedez delle origini, quello che cantava Canzone da gay nel 2006, quello che non si faceva imbrigliare da certi conformismi. Forse. Noi ce lo auguriamo.
Carlotta Lombardo per corriere.it il 28 giugno 2022.
Chiara Ferragni, l’influencer più famosa del globo, ha messo in vendita la sua casa da sogno nella vippissima Los Angeles. «A un piano, del 1918, ristrutturata e ampliata chiavi in mano situata in una strada alberata molto ricercata nella storica Spaulding Square», si legge nell’annuncio dell’agenzia immobiliare che ha trattato l’affare. Valore: 2.699.000 di dollari. Cioè 2.551.958 euro.
«Goditi una casa inondata di luce con 4 letti e 3 bagni con un concetto moderno e aperto — si legge ancora nell’annuncio —. Nessun dettaglio è stato perso durante il rinnovamento totale di questa casa: pavimenti in legno di quercia a listoni larghi, nuova cucina gourmet, frigorifero per vini, gamma Wolf, forno a microonde, ripiani in pietra, coperture automatiche personalizzate per finestre, porte francesi del maestro che conducono al grande cortile spazio e altro ancora».
L’acquisto nel 2017
Era febbraio 2017 quando Chiara Ferragni, attirata dall’idea di vivere nella città degli angeli, aveva acquistato questa dimora di lusso dalla «grande sala dalle dimensioni eccessive», si legge ancora nell’annuncio.
Ci ha vissuto e mosso i primi passi nel mondo dei social e dell’imprenditoria fino alla nascita del figlio Leone, prima di trasferirsi definitivamente in Italia col marito Fedez. «Gonna miss you LA house», commenta ora sotto al post dell’agente immobiliare. Tradotto: «Casa di Los Angeles, mi mancherai».
Un concentrato di lusso e bellezza
E come darle torto. La casa, che ora finalmente viene svelata dall’agenzia con una carrellata di foto già diventate virali, è un concentrato di lusso e bellezza. «La master suite comprende un ampio bagno con vasca da bagno, carta da parati personalizzata, piastrelle in marmo, infissi moderni di fascia alta, una grande cabina armadio e bellissime porte francesi che conducono al ponte — si legge ancora nell’annuncio —.
Un lungo vialetto recintato offre spazio per più auto, consentendo di utilizzare lo spazio del garage separato come una grande stanza a volta! Nuovo impianto elettrico, idraulico, HVAC a 2 zone, scaldabagno e tetto senza serbatoio.
La semplicità nello stile e la connettività con l’ambiente circostante creano il flusso di aria fresca e luce naturale sia all’interno che all’esterno. Situato in un distretto scolastico HPOZ e Gardner. A piedi molti ristoranti e negozi».
Con i soldi ricavati dalla vendita, la Ferragni potrebbe scegliere di fare un investimento in Italia. Una casa per le vacanze per tutta la famiglia dei Ferragnez, che ora vivono a Milano e dopo l’arrivo della secondogenita Vittoria e di Edoardo, figlio della sorella Francesca, si è ormai allargata.
Massimiliano Panarari per “la Stampa” il 28 giugno 2022.
La vita come un'opera d'arte e una performance (al posto della lotta) continua. E, ancora, come una sorta di collezionismo di traguardi e risultati e uno sfavillante guardaroba di riconoscimenti a cui attingere alla ricerca di quello da sfoggiare più adatto all'occasione. Alla sua corona di regina social dei nostri tempi, Chiara Ferragni può ora aggiungere anche la pietra preziosa della co-conduzione di Sanremo.
Più precisamente della prima e dell'ultima serata, anticipazione che celebra la consacrazione di Ferragni come icona nazionalpopolare televisiva oltre che del web. Anzi, colei che veniva incoronata da Amadeus, mentre stava dando l'annuncio del suo ingaggio per l'edizione 2023 del Festival della canzone italiana, alla stregua della «più grande imprenditrice digitale».
Ieri, durante la presentazione della sua mostra a Milano, Oliviero Toscani ha detto: «Chiara Ferragni sta usando la fotografia nel modo più moderno, non sa fotografare ma questo non importa. Non è quello il punto. La sua fotografia è una memoria storica, non è opera d'arte quello che fa la Ferragni, lei è quella che usa la fotografia nel modo più moderno. Non migliore».
Qualche decennio fa, si diceva che tutto è politica. Ora, tutto è marketing. Di qui proviene anche l'egemonia degli influencer che in Italia vantano un manifesto vivente: Chiara Ferragni. La metà della power couple The Ferragnez, ma dalla identità (anzi, dalla brand identity) ben delineata e marcata, in una divisione di ruoli che è anche - come insegnano le auree leggi del marketing - segmentazione dei mercati (e dei pubblici). Figlia dei tempi dell'autocomunicazione e dell'autorappresentazione di massa, celebrity assoluta, carismatico idolo delle folle social-digitali, gettonatissimo case-study di varie business school (Harvard compresa), innovativa blogger che ha potentemente contribuito a livello davvero globale a cambiare alcuni codici della comunicazione di moda.
Una reputation in crescita incessante che, nel 2021, ha vissuto un'ulteriore evoluzione e caratterizzazione nella direzione della filantropia e dell'impegno civico su talune tematiche. Fino all'ipotesi - per adesso ancora più oggetto di dibattito giornalistico che evento reale - della coppia più social d'Italia quale embrione e start-up di un possibile «partito degli influencer» in grado, prima o poi, di capitalizzare i like convertendoli in voti. E, visto che il sistema politico nazionale si ritrova sprofondato in una sorta di transizione incompiuta e senza fine dagli anni di Tangentopoli, giustappunto mai dire mai a potenziali nuove offerte partitiche (o "movimentistiche").
Per leggere questo «fatto sociale» - ricorrendo così alla categoria di Émile Durkheim, uno dei padri della sociologia - servono una carta e una serie di paradigmi interpretativi che sappiano ricostruire le tante sfaccettature del personaggio, tra luci e qualche ombra.
Ecco, la mappa è questo libro scritto da Federico Mello, giornalista appassionato e impegnato, romanziere e pioniere dello studio dei trend e dei fenomeni collettivi derivanti dai social media.
Un lavoro molto documentato, che illustra a 360 gradi le multiformi attività di "Chiara", mettendo in campo una chiave analitica di grande interesse: quella della «mutazione antropologica». L'ennesima avvenuta in questa nostra Italia fattasi oramai post-postmoderna, di cui l'influencer di origini cremonesi è effetto e causa. E, c'è da scommetterci, tanto Pasolini che De Martino si ritroverebbero d'accordo.
Dagospia il 28 giugno 2022. ESTRATTO DEL LIBRO "ESSERE CHIARA FERRAGNI"
«Oggi ci possiamo sentire più belle con noi stesse grazie a pochi gesti perché quando ci sentiamo più belle riusciamo a sentirci anche più forti. Questo deve essere un momento per tutte noi per darci sicurezza e dirci che insieme possiamo cambia- re le cose e fare la differenza. Nessuno è perfetto, ha una vita perfetta, nemmeno io, credetemi, tutti ci vediamo con dei difetti quando siamo nella nostra camera davanti allo specchio, tutti abbiamo delle fragilità, ma dobbiamo imparare a saperci valorizzare e trovare la forza e la bellezza anche nei nostri punti deboli. Io l'ho fatto, ed è così che sono arrivata qui. E se ce l'ho fatta io potete farcela tutti voi. Ci credo tantissimo e credo tantissimo anche in voi».
Chiara si ferma, attende solo un poco, e il crepitare degli applausi sfiora l'ovazione. Ora, è evidente che qualcuna (o qualcuno) potrebbe considerare sorpassata e distorta l'idea che la bellezza sia l'unico metro per va- lutare la propria soddisfazione, né tantomeno una leva utile per «cambiare le cose e fare la differenza». Ma per il pubblico presente (e pagante) l'emozione è palpabile, i Beauty Bites sono l'ennesimo trionfo dell'influencer.
Pur avendo dimostrato di saper toccare le corde del suo pubblico, nei mesi successivi Chiara non tornerà più sul tema. Nello stesso periodo sarà invece sua mamma, anch'ella influencer, Marina Di Guardo, a rivendicare i valori della figlia durante una trasmissione tv (curiosamente si tratta ancora di un programma di Chiambretti, La Repubblica delle donne).
Davanti alle tele- camere si confrontano la mamma di Chiara, fresca della pubblicazione di un nuovo romanzo, e il giornalista Roberto D'Agostino, grande conoscitore (e fustigatore) del circo mediatico. Con la sua solita verve D'Agostino fa notare che nel caso della Ferragni difficilmente si può parlare di valori: «La grande potenza comunicativa di Chiara sta nel corpo, non ha bisogno di parole. La sua caratteristica è che meno parla e meglio è». La madre influencer è sorpresa e leggermente indignata per quest'affermazione e risponde in maniera appassionata: In un mondo dove c'è un nichilismo imperante, dove nessuno crede più in niente, dove non ci sono dei valori in cui credere, questi ragazzi presentano dei valori. Chiara e Fede hanno fatto delle grandi cose e hanno fatto un bambino che amano follemente, e questo bambino dà degli input incredibili a tante persone, perché comunica tantissimi valori. Il valore della famiglia, il valore dell'affetto, valori belli, valori che noi ci dobbiamo ricordare, valori che purtroppo molto spesso qua in Italia non ci ricordiamo.
Secondo la Di Guardo, quindi, la famiglia e l'affetto costituiscono il grande messaggio dei Ferragnez, compreso il piccolo Leone - che al tempo non ha ancora compiuto un anno. A una ulteriore critica di D'Ago- stino («Ma che valori sono questi?») arriva la chiosa della Di Guardo: I valori che ha proposto Chiara è che è diventata famosa in tutto il mondo, e che è un orgoglio italiano, e comunque è sposata e ha un bambino.
Berlusconi, Chiara Ferragni e Fedez: incontro a sorpresa al ristorante. "Io sono più famoso di voi". Lucia Landoni su La Repubblica il 24 giugno 2022.
Serata milanese per il leader di Forza Italia dopo il comizio a Monza. Ma nel ristorante Sophia Loren l'incontro con i Ferragnez. Che stanno al gioco e rispondo alla battuta
Si sono incontrati, sembra per caso, al ristorante Sophia Loren, pieno centro di Milano: Silvio Berlusconi, seduto a tavola con la compagna Marta Fascina, Adriano Galliani e altri, tutti reduci dal comizio show del leader di Forza Italia a Monza. E dall'altra parte Chiara Ferragni e Fedez.
Quando Berlusconi ha visto entrare la coppia - come si vede nel video postato sulla pagina Instagram MondoTv24, non ha resistito alla battuta: "Più famoso di voi due sono io" ha detto alla coppia.
Da corriere.it il 24 giugno 2022.
Gaffe di Fedez che durante una diretta del podcast “Muschio Selvaggio” ha ammesso di non conoscere il nome di Giorgio Strehler. Tutto è successo nella puntata con ospite Gerry Scotti. Ad un certo punto, il conduttore ha citato Strehler, regista teatrale e direttore artistico prima in Italia poi all’estero.
Fedez ha dapprima annuito, poi ammesso di non conoscerlo: «E chi è Streller?» ha chiesto rivolto alla telecamera, storpiando il nome. Gerry Scotti, calmo ma serio, ha spiegato: «Uno dei più grandi registi ed attori di teatro italiani». «Ah scusatemi» la risposta del cantante che ha poi cambiato argomento.
Sui social una pioggia di commenti per lui e Luis Sal divisi tra chi considera assurdo che i due non conoscano il regista considerando che vivono a Milano e chi li difende perché giovani (Strehler è scomparso quando Fedez non aveva nemmeno 10 anni).
Guglo, quindi sono. L’ignoranza di Fedez su Strehler e la velleitaria sapienza degli editorialisti su Twitter. Guia Soncini su L'Inkiesta il 25 Giugno 2022.
Perché uno nato nel 1989, in una famiglia non ricca e non colta, dovrebbe sapere chi è uno dei più importanti registi teatrali italiani? Avete mai visto un intellettuale vantarsi di conoscere la data di nascita di Manzoni?
Me la vedo, l’editorialista ignorante come un carabiniere, che va sulla voce Wikipedia di Giorgio Strehler. Cinque minuti prima, di lui sapeva che era un tizio coi capelli bianchi e il golf a dolcevita, ah sì quello del teatro vicino alla fermata del metrò in Brera; cinque minuti dopo, si sente istruita e in grado di fare il suo bravo post Instagram in cui esprimere sussiego nei confronti dell’arricchito semianalfabeta che osa non conoscere a memoria gli allestimenti strehleriani di Brecht, e mica sarà una giustificazione che siano andati in scena trent’anni prima che l’arricchito nascesse.
Esistono ancora ricchi colti? È la domanda che mi sono fatta più spesso negli ultimi anni, da quando i ricchi stanno per la maggior parte su Instagram, e svelano ogni giorno il loro non essere in grado di scrivere una didascalia senza errori d’ortografia. La prima volta che mi parlarono di Gianluca Vacchi mi dissero che un intellettuale che conosco gli faceva da precettore, e non mi sono mai presa il disturbo di verificare se fosse vero, ma non ho mai smesso di pensarci: perché quelli che non hanno studiato, quando si arricchiscono, non si prendono tutti un precettore che li renda conversatori passabili, gente che sa i nomi delle correnti filosofiche e quelli degli scrittori quel tanto che basta ad avere, a cena, argomenti che non siano la manicure semipermanente e i bitcoin?
Non lo fa nessuno: sono impegnati a fatturare. Ogni ora che passi con un precettore che t’insegni la storia della letteratura – ammesso tu riesca ad ascoltarlo, con l’attenzione fragile e frammentata che ormai abbiamo tutti – è un’ora in cui potresti fare qualche filmino che ti aumenta il mercato di Instagram. E per il mercato di Instagram devi filmare i cani, i figli, gli addominali, mica il tuo tentativo di leggere la Recherche (oddio, su TikTok la Recherche con le pecette colorate funziona, ma se devi preoccuparti dei colori delle pecette per renderla fotogenica mica ti resta il tempo di leggerla).
Per chi fosse stato su Marte (o a fatturare) e si fosse perso il desolante spettacolo di aspiranti intellettuali ignoranti come carabinieri che fanno la moralina al marito della Ferragni che, santo cielo, ha detto «chi cazzo è Strehler», riassumiamo i fatti.
Il marito della Ferragni fa un podcast. Registrato e montato, come tutti i podcast. L’ospite è Gerry Scotti che a un certo punto, parlando delle candidature politiche dei personaggi noti a Milano, dice «l’ultimo nome che hanno proposto era Strehler». Il marito della Ferragni, trovandolo immagino un nome buffo, si volta ridendo verso qualche collaboratore e chiede «chi cazzo è Strehler».
I commentatori ignoranti come carabinieri titolano «gaffe», ignari che una gaffe è un inciampo che ti sputtana tuo malgrado, che non puoi far nulla per nascondere: gliene fosse fregato qualcosa, l’avesse ritenuto rilevante, quella battuta l’avrebbe agevolmente tagliata prima di mettere on line il video. «Non so niente, come tutti voi» è la formula vincente di questi anni di comunicazione, e questo chiunque non sia ignorante come un carabiniere lo sa, ma la domanda è un’altra: perché uno nato nel 1989, in una famiglia non ricca e non colta e azzarderei non frequentatrice del teatro di prosa, dovrebbe sapere chi è Giorgio Strehler?
Con l’impeto con cui potrebbe indignarsene la Vanoni (l’unica che sarebbe autorizzata a ritenere imperdonabile la lacuna: va bene non esser mai stato a teatro, ma dove hai vissuto per non aver mai letto un’intervista a Ornella Vanoni in cui racconta sempre con le stesse parole sempre gli stessi aneddoti sulla sua grande storia d’amore con Strehler?), una scrittrice su Twitter dice che Strehler le ha cambiato la vita.
È una donna adulta, e io resto attonita ogni volta che un adulto sostiene che un libro, un film, un personaggio pubblico gli hanno cambiato la vita. Resterei attonita anche se dicessero che gliel’ha cambiata una loro zia (che vuol dire «cambiare la vita»? Forse una zia che ti lascia erede universale, toh, quella effettivamente ti cambia la vita), ma no, la loro vita l’ha sempre cambiata un romanziere, uno che sono andati a vedere a teatro, un concerto. Mai la scoperta che sulle tagliatelle ai porcini stia benissimo il parmigiano, o un sonnifero che finalmente funzionasse.
Notevoli anche quelli secondo cui i registi teatrali si studiano a scuola. I programmi sono sicuramente cambiati dai miei tempi, quando sì, portai alla maturità Beckett come argomento a piacere perché facevo il linguistico, ma se avessi frequentato una scuola in cui la letteratura inglese non era la prima materia probabilmente tutto quel che avrei saputo di Shakespeare sarebbe stato che c’era un film di Zeffirelli da Romeo e Giulietta.
Magari ora si studia di più il teatro (non secondo gli insegnanti con cui ho parlato in questi giorni), ma sospetto nel caso se ne studino sì e no i testi. O forse, come successe a noi al posto d’una lezione di letteratura francese, gli si fa vedere qualcosa, ai liceali che al buio limoneranno senza guardare lo schermo: a noi fecero guardare il film da Notre-Dame de Paris, il che non mi rese una che quindici anni dopo quella lezione sapeva qualcosa del regista. E se, trent’anni dopo, so qualcosina di Victor Hugo o di Gina Lollobrigida, è perché mi sono occupata di queste cose da grande. Della scuola ti resta sì e no la capacità di far le addizioni, se da grande studi: avete mai visto un intellettuale vantarsi di sapere i confini dell’Umbria o la data di nascita di Manzoni?
Se poi da grande sei uno che dice che aveva buoni voti a scuola perché non ha vanti culturali adulti, beh, quello è in effetti un problema drammatico. Aggravato dal tuo (eventuale ma probabile, a guardare le statistiche che accomunano i discorsi pubblici d’intellettuali e miliardari) non sapere distinguere tra i casi grammaticali in cui utilizzare «gli» e quelli in cui utilizzare «le»: quello dovevi imparare, a scuola, no le regie teatrali.
La terza specie di adulti del presente, quella di chi da piccolo non aveva buoni voti e da grande se ne fotte giacché impegnato a fatturare, è tutto sommato la più lieta, mentre noi ci agitiamo perché santo-cielo-come-si-può-ignorare-l’allestimento-di-Arlecchino.
C’è poi tutta una suscettibilità geografica: Strehler è Milano, come può uno che vive a Milano non sapere. Se pensate il campanilismo dei romani sia scemo, sappiate che i milanesi si stanno attrezzando per competere. Ho avuto la tentazione di rispondere a qualcuno di questi che ho sempre trovato noiosissimo Jannacci, ma ho temuto mi avrebbero risposto di andare su Google. Google è la grande risposta di questi polemisti dilettanti a tutto: sono davvero convinti che se googlo la scissione dell’atomo diventerò una persona in grado di parlare di Fisica, che tutto quel che mi separa dall’essere colta in settori dei quali non so nulla sia una rapida ricerca e la lettura d’una voce Wikipedia. Sono davvero convinti che se contesto l’importanza di qualcosa è perché non la conosco, e che se fossi informata sarei d’accordo con loro, che sono istruiti e ancora sognano l’esame di maturità, tra una ricerca su Google e l’altra.
Ieri Andrea Pennacchi, che conosce il teatro come pochissimi, ha twittato una parafrasi di Chiedi chi erano i Beatles, canzone manifesto di questo tempo in cui nessuno sa niente ma la cosa che non sanno gli altri è sempre più grave di quella che non sai te, in cui esortava a chiedere chi cazzo fosse Strehler. Gli hanno spiegato che aveva messo in scena il Faust. Su Google il senso del tono mica lo trovi, se sei ignorante come un carabiniere ma l’accesso a tantissime informazioni ti fa sentire mica istruito: addirittura colto.
La drammatica verità è che Google è utile in casi molto marginali. Per esempio lo si può aprire per cercare «ignorante come un carabiniere», facendosi venire il dubbio che sia una citazione e che sia bene saperlo prima di correre sui social a scrivere che quella stronza manca di rispetto all’Arma. A scoprire autore e contesto e a chiedersi chi sia lecito ignorare e chi no, degli autori naturalizzati milanesi, e a chi somigliamo, tra l’ignorante con velleità e quello troppo impegnato a fottersene e fatturare.
Massimiliano Panarari per “la Stampa” il 24 giugno 2022.
La vita come un'opera d'arte e una performance (al posto della lotta) continua. E, ancora, come una sorta di collezionismo di traguardi e risultati e uno sfavillante guardaroba di riconoscimenti a cui attingere alla ricerca di quello da sfoggiare più adatto all'occasione. Alla sua corona di regina social dei nostri tempi, Chiara Ferragni può ora aggiungere anche la pietra preziosa della co-conduzione di Sanremo.
Più precisamente della prima e dell'ultima serata, anticipazione che celebra la consacrazione di Ferragni come icona nazionalpopolare televisiva oltre che del web. Anzi, colei che veniva incoronata da Amadeus, mentre stava dando l'annuncio del suo ingaggio per l'edizione 2023 del Festival della canzone italiana, alla stregua della «più grande imprenditrice digitale».
Ieri, durante la presentazione della sua mostra a Milano, Oliviero Toscani ha detto: «Chiara Ferragni sta usando la fotografia nel modo più moderno, non sa fotografare ma questo non importa. Non è quello il punto. La sua fotografia è una memoria storica, non è opera d'arte quello che fa la Ferragni, lei è quella che usa la fotografia nel modo più moderno. Non migliore».
Qualche decennio fa, si diceva che tutto è politica. Ora, tutto è marketing. Di qui proviene anche l'egemonia degli influencer che in Italia vantano un manifesto vivente: Chiara Ferragni. La metà della power couple The Ferragnez, ma dalla identità (anzi, dalla brand identity) ben delineata e marcata, in una divisione di ruoli che è anche - come insegnano le auree leggi del marketing - segmentazione dei mercati (e dei pubblici). Figlia dei tempi dell'autocomunicazione e dell'autorappresentazione di massa, celebrity assoluta, carismatico idolo delle folle social-digitali, gettonatissimo case-study di varie business school (Harvard compresa), innovativa blogger che ha potentemente contribuito a livello davvero globale a cambiare alcuni codici della comunicazione di moda.
Una reputation in crescita incessante che, nel 2021, ha vissuto un'ulteriore evoluzione e caratterizzazione nella direzione della filantropia e dell'impegno civico su talune tematiche. Fino all'ipotesi - per adesso ancora più oggetto di dibattito giornalistico che evento reale - della coppia più social d'Italia quale embrione e start-up di un possibile «partito degli influencer» in grado, prima o poi, di capitalizzare i like convertendoli in voti. E, visto che il sistema politico nazionale si ritrova sprofondato in una sorta di transizione incompiuta e senza fine dagli anni di Tangentopoli, giustappunto mai dire mai a potenziali nuove offerte partitiche (o "movimentistiche").
Per leggere questo «fatto sociale» - ricorrendo così alla categoria di Émile Durkheim, uno dei padri della sociologia - servono una carta e una serie di paradigmi interpretativi che sappiano ricostruire le tante sfaccettature del personaggio, tra luci e qualche ombra.
Ecco, la mappa è questo libro scritto da Federico Mello, giornalista appassionato e impegnato, romanziere e pioniere dello studio dei trend e dei fenomeni collettivi derivanti dai social media.
Un lavoro molto documentato, che illustra a 360 gradi le multiformi attività di "Chiara", mettendo in campo una chiave analitica di grande interesse: quella della «mutazione antropologica». L'ennesima avvenuta in questa nostra Italia fattasi oramai post-postmoderna, di cui l'influencer di origini cremonesi è effetto e causa. E, c'è da scommetterci, tanto Pasolini che De Martino si ritroverebbero d'accordo.
«Oggi ci possiamo sentire più belle con noi stesse grazie a pochi gesti perché quando ci sentiamo più belle riusciamo a sentirci anche più forti. Questo deve essere un momento per tutte noi per darci sicurezza e dirci che insieme possiamo cambia- re le cose e fare la differenza. Nessuno è perfetto, ha una vita perfetta, nemmeno io, credetemi, tutti ci vediamo con dei difetti quando siamo nella nostra camera davanti allo specchio, tutti abbiamo delle fragilità, ma dobbia mo imparare a saperci valorizzare e trovare la forza e la bellezza anche nei nostri punti deboli. Io l'ho fatto, ed è così che sono arrivata qui. E se ce l'ho fatta io potete farcela tutti voi. Ci credo tantissimo e credo tantissimo anche in voi».
Chiara si ferma, attende solo un poco, e il crepitare degli applausi sfiora l'ovazione. Ora, è evidente che qualcuna (o qualcuno) potrebbe considerare sorpassata e distorta l'idea che la bellezza sia l'unico metro per va- lutare la propria soddisfazione, né tantomeno una leva utile per «cambiare le cose e fare la differenza». Ma per il pubblico presente (e pagante) l'emozione è palpabile, i Beauty Bites sono l'ennesimo trionfo dell'influence
Pur avendo dimostrato di saper toccare le corde del suo pubblico, nei mesi successivi Chiara non tornerà più sul tema. Nello stesso periodo sarà invece sua mamma, anch'ella influencer, Marina Di Guardo, a ri- vendicare i valori della figlia durante una trasmissione tv (curiosamente si tratta ancora di un programma di Chiambretti, La Repubblica delle donne)
Davanti alle telecamere si confrontano la mamma di Chiara, fresca della pubblicazione di un nuovo romanzo, e il giornalista Roberto D'Agostino, grande conoscitore (e fustigatore) del circo mediatico. Con la sua solita verve D'Agostino fa notare che nel caso della Ferragni difficilmente si può parlare di valori: «La grande potenza comunicativa di Chiara sta nel corpo, non ha bisogno di parole. La sua caratteristica è che meno parla e meglio è». La madre influencer è sorpresa e leggermente indignata per quest'affermazione e risponde in maniera appassionata:
''In un mondo dove c'è un nichilismo imperante, dove nessuno crede più in niente, dove non ci sono dei valori in cui credere, questi ragazzi presentano dei valori. Chiara e Fede hanno fatto delle grandi cose e hanno fatto un bambino che amano follemente, e questo bambino dà degli input incredibili a tante persone, perché comunica tantissimi valori. Il valore della famiglia, il valore dell'affetto, valori belli, valori che noi ci dobbiamo ricordare, valori che purtroppo molto spesso qua in Italia non ci ricordiamo''.
Secondo la Di Guardo, quindi, la famiglia e l'affetto costituiscono il grande messaggio dei Ferragnez, compreso il piccolo Leone - che al tempo non ha ancora compiuto un anno. A una ulteriore critica di D'Agostino («Ma che valori sono questi, bollati?») arriva la chiosa della Di Guardo:
''I valori che ha proposto Chiara è che è diventata famosa in tutto il mondo, e che è un orgoglio italiano, e comunque è sposata e ha un bambino''.
Roberto D’Agostino per VanityFair il 16 settembre 2019.
“Il trionfo del vuoto”. Ancora: “Non è cinema, è propaganda, di quelle che pensavamo adatte a Kim Jong-un e non a una Mostra d'Arte Cinematografica”. Non basta: “Ci avevano detto che la Rete avrebbe prodotto un mondo più libero e fantasioso; ha prodotto il passaggio da Audrey Hepburn a Chiara Ferragni”. Finale col botto con Valeria Golino: “È un mondo a me sconosciuto, quello della influencer. Tanto di cappello a chi fa soldi sulla vacuità, ma non avendo né Instagram né Facebook, non so nemmeno come funziona ‘sto lavoro, non so cosa sia. È stato sdoganato un comportamento che fino a pochi anni fa ritenevano tutti volgare. E ora ci sembra del tutto normale”.
Non è un caso che la presentazione veneziana del docu-film di Chiara Ferragni, principessa di tutte le fashion influencer (14 milioni di followers), abbia scatenato polemiche e derisioni a valanga. Al di là di ogni giudizio cinematografico, ‘’Chiara Ferragni Unposted’’ è arrivato al momento giusto per far brillare la guerriglia generazionale, in corso da anni, tra digitali e analogici. Dicotomia che ha sostituito gli antichi duelli: destra-sinistra, chic e trash, Botteghe Oscure e boutiques lucenti.
Viviamo in un'epoca in cui, come scriveva Baudelaire, le cose non deformate non hanno volto. E la Rete è lo specchio deformante di questa realtà. Uno spazio di sovrabbondanza, eccesso, prevaricazione, frastuono, colore accecante, esibizionismo, estasi da “like”. Malgrado gli stereotipi da “signora mia, dove andiamo a finire!”, il successo globale di Chiara Ferragni è la spia di una sottocultura fatalmente mutante, senza falsi bersagli, né falsi movimenti. Una mitologia attrezzata per accogliere tutto e il contrario di tutto, che si è rumorosamente alterata e trasformata nel corso del tempo alla stregua di un codice egiziano, di un'araba fenice, di un oleogramma.
Molte sono le rivoluzioni che cambiano il mondo ma sono poche quelle che cambiano gli uomini e lo fanno radicalmente perché capaci di generare nuovi modi pensare. Il Web è diventato il nuovo sistema nervoso del mondo poiché, grazie in particolar modo ai social media, esso diventa in qualche modo un ampliamento della nostra identità. Ovvero il trasferimento della conoscenza e della vita degli individui dalla realtà reale al mondo di internet. E il docufilm dell’influencer cremonese ha il pregio di raccontare tale passaggio che fa orrore alla generazione analogica, quella del gettone telefonico e fax, carta e penna, privacy e sobrietà.
La generazione Ferragni sa benissimo invece che la nostra rappresentazione sociale non può più, ormai, non passare per la rete in modalità immagine. Infatti la vita, grazie ai social network, è diventata una battaglia per inventare se stessi, creare il proprio “brand”, il proprio marchio personale. Io sono di fatto il presidente, amministratore delegato e responsabile marketing dell’azienda chiamata “Ego Spa”. Io sono la mia fiction.
E Instagram è oggi la via più semplice per consegnare agli altri una immagine diversa di se stessi. Ecco perché è diventato un’ossessione, l’ultima dittatura/orgasmo dei nostri tempi, per molti “un disturbo mentale di massa”: la rivoluzione digitale ci dà la possibilità di creare una vita parallela attraverso i social. In un mondo di 7,7 miliardi di esseri umani, di cui 4,4 miliardi sono ormai online, sviluppare un senso di sé autentico è molto più difficile di quanto non fosse prima — diciamo nel 2000.
Tutti amano la Rete perché è diventata un sollievo a tale angoscia che nessuna ideologia è riuscita a cancellare, un’invenzione che ha messo in tasca a ciascuno di noi uno smartphone che molti hanno cominciato ad usare come ‘’pensiero visivo’’, come un’estensione del proprio Io. Postare e sedurre.
Così entriamo nel più intrigante (e disturbante) aspetto della rivoluzione Web: l’interattività. Mentre la letteratura isola, la televisione esclude, il cinema rende passivo lo spettatore, la rivoluzione digitale include. Mi attiva perché, scrive Marshall McLuhan, “recupera la modalità di Narciso”; la moltiplicazione dell’Io come protagonista del gioco. Dalla platea al palcoscenico. Non siamo più semplici spettatori. Ma piuttosto spettatori di noi stessi. Spingendo fino al cortocircuito tecnologico i ruoli tradizionali della società dello spettacolo. Con un'identificazione totale tra chi vede, chi è visto e chi agisce.
Questo coincide perfettamente con l'avvento dei social network – Facebook, Instagram, Twitter etc. - dove il tema centrale è proprio questo narcisismo impazzito, dove ognuno in qualche modo si sente protagonista di una storia, è al centro di qualche cosa, che sia reale o meno, che sia vero o falso. Un cliccatissimo youtuber americano lo spiegò brutalmente: “Non voglio essere me stesso. Voglio essere la pizza. Perché? Perché tutti amano la pizza”. E Chiara Ferragni è la mejo “pizza”.
Chiara Ferragni: «Pensavo di non meritare il successo. Il 90% della mia vita è privato». Giulia Cimpanelli su Il Corriere della Sera il 31 maggio 2022.
L’imprenditrice digitale dichiara di volersi concentrare sull’empowerment femminile. E consiglia alle giovani di essere consapevoli del proprio valore, riconoscersi dei meriti, darsi una pacca sulla spalla e dirsi: «Hai raggiunto degli obiettivi, devi esserne fiera».
Difficile crederlo, ma anche lei ha vissuto la sindrome dell’impostore: «Quando ho iniziato ad avere successo ed ero ancora una ragazzina, in tanti mi attaccavano. Molte persone più adulte di me mi criticavano. Così sentivo di non meritare quello che mi stava succedendo. Ascoltando chi invece mi seguiva e mi sosteneva mi ripetevo: “Perché mai dovrebbero credere in me?”». Da quel momento Chiara Ferragni ha fatto tanta strada e oggi, a 36 anni compiuti lo scorso 7 maggio, con i suoi 27 milioni di follower è una delle più importanti e seguite influencer del mondo e un’imprenditrice digitale di successo.
Con l’aumentare della popolarità, le persone che la criticano e gli «hater» certamente non diminuiscono. Come ha «allenato» la fiducia in se stessa? Come ha coltivato autostima e autodeterminazione?
«Cerco di affrontare con ironia opinioni negative e offese. Quando avevo 22 anni l’accanimento nei miei confronti era scioccante, soprattutto perché le persone che mi muovevano critiche erano molto più grandi di me. A causa loro, mi è capitato di non godermi del tutto i momenti belli. Poi, di colpo, ho avuto un’illuminazione. Mi sono detta: “Sto facendo una cosa innovativa, ho un team bellissimo: io so quanto valgo”. È fondamentale avere la consapevolezza del proprio valore. Oggi, quando mi capita di dimenticarmene, rileggo il taccuino in cui scrivo ogni caratteristica, obiettivo raggiunto, esperienza portata a termine che mi rendono fiera di me. È importante riconoscerci dei meriti, darci una pacca sulla spalla e dire: hai raggiunto degli obiettivi, devi esserne fiera. Bisogna fermarsi più spesso per apprezzare quanto di buono si è fatto. Siamo portati a notare i successi e le capacità altrui e spesso siamo severi con noi stessi. Piuttosto, la chiave è trasformare i nostri difetti in punti di forza».
Che cos’è per Chiara Ferragni l’innovazione? In cosa pensa di essere stata innovativa?
«L’innovazione per me è aver fatto qualcosa che non aveva mai fatto nessun altro. Aver creduto nei social network dall’inizio, quando ancora in pochi li ritenevano un media. Ho compreso sin da subito il potenziale del mondo digitale (dei blog prima e dei social network poi, ndr), e ho deciso di coltivarlo».
Se avesse iniziato oggi, con l’attuale e diffuso utilizzo dei social, cosa sarebbe cambiato? Sarebbe stato più difficile?
«Iniziare in passato ha avuto i suoi vantaggi, non tanto per il ruolo dei social in quel momento storico, ma perché io ero molto giovane e questo mi ha consentito di masticare il nuovo linguaggio “digitale” fin da ragazzina, di farlo mio in modo naturale».
Oggi le professioni digitali sono evolute: qual è il futuro?
«Come speravo già dieci anni fa, finalmente molte più persone possono lavorare con i social. Quando ho iniziato sembrava quasi di doversi vergognare. I social network sono il media del presente e del futuro: i brand lavoreranno solo sui social, gli unici che consentono di veicolari messaggi autentici. Per questo servono creator diversi: esperti di Instagram, TikTok, Youtube…».
A chi si ispira? Chi sono i suoi mentori?
«Mi ispiro a imprenditori come Diego Della Valle (patron del gruppo Tod’s ndr) che ha fatto la storia dell’imprenditoria italiana restando se stesso, rappresentando l’italianità, portando la nostra tradizione nel mondo (Ferragni è dal 2021 nel consiglio di amministrazione della stessa Tod’s, ndr). Ma anche a Maria Grazia Chiuri (direttore creativo di Dior, ndr), che da sempre porta avanti temi femministi difendendo i diritti delle donne e con la quale ho costruito una bella amicizia. Poi sono ispirata da altre persone, influencer che sui social network si mostrano esattamente come sono nella vita. Perché i social sono spesso forieri di ispirazioni costruttive».
La parte più intima della sua vita è una componente fondamentale del suo lavoro. Esiste un lato privato che non vediamo?
«Non mi sono mai prefissata cosa voglio o non voglio condividere. Faccio ciò che sento. Certo, ci sono contenuti che evito di postare per rispettare la privacy altrui. Ma non esiste qualcosa di non detto, di cui sono certa che non parlerò. Nella vita, e dunque sui social, è cruciale riconoscere e mostrare anche le proprie debolezze, l’importanza di parlarne, di lavorarci con esperti e psicologi. Lavoro per rompere questo tabù. I social non devono essere solamente la vetrina di una vita perfetta, che non esiste. Le nuove generazioni, finalmente, sono pronte a condividere la vita vera, con le sue luci e le sue ombre. Detto questo, ciò che sottolineo sempre è che, per quanto online sia più attiva della media, il 90% della mia vita non è condivisa sui social».
Un’idea che non ha ancora realizzato? E i prossimi progetti?
«Vorrei concentrarmi di più sull’empowerment delle donne, sui temi dell’imprenditoria femminile non soltanto facendo da esempio ma aiutando concretamente altre donne. Di nuovi progetti imprenditoriali ne ho diversi, ma sono ancora top secret».
Che consiglio darebbe a un’imprenditrice digitale?
«Avere ben chiaro l’obiettivo, creare qualcosa di innovativo, qualcosa che non esiste ancora e che risponde a un bisogno. Lavorare ogni giorno per raggiungere il proprio scopo ed essere pronto ad assumersi i rischi. Fare l’imprenditore è una montagna russa tra successi e momenti difficili».
Renato Franco per il “Corriere della Sera” il 23 maggio 2022.
Baci e abbracci a favore di social. Altro che «vorrei ma non posto», perché le relazioni private ormai viaggiano lì, tra un like, una story e un contenuto sponsorizzato. Fedez e J-Ax a un certo punto erano fratelli come Romolo e Remo (lì è andata a finire un po' peggio), riempivano gli stadi, facevano i «comunisti col Rolex», fino a una rottura che sembrava insanabile.
Ieri - surprise - hanno sotterrato l'ascia di guerra, il trattato di pace firmato nella loro Versailles, l'attico di Fedez a City Life, Instagram a fare da notaio. «Abbiamo imparato che è facile lasciarsi le persone alle spalle e che invece per mettere da parte l'orgoglio e tornare a riabbracciarsi anche quando ci si è fatto del male ci vuole coraggio.
In questo momento storico dove essere divisi è normale e avere nemici è quasi uno status symbol, archiviare le differenze e focalizzarsi sui momenti belli vissuti insieme forse è la cosa più giusta per vivere un'esistenza serena. La vita è una strana coincidenza, ci siamo rivisti il giorno in cui Federico ha scoperto di avere il tumore al pancreas dopo esserci risentiti al telefono qualche giorno prima dopo 4 anni di silenzio.
Dobbiamo raccontavi una cosa, e no, non sarà una canzone insieme». Lo chiamano «un regalo per la nostra città», la Milano da bere che diventa la Milano del bene, un'iniziativa di solidarietà che verrà svelata oggi.
Il grande freddo tra Fedez e J-Ax era cominciato 4 anni fa. E di come erano andate le cose l'unica versione è quella di Mr Ferragni che aveva confessato a Peter Gomez i motivi dello scontro. Ai tempi lui e Ax avevano fondato una loro società, Newtopia, ma un collaboratore che considerava la madre (nonché manager) di Fedez troppo invadente, aveva in mente il grande scisma, lui di qua, loro di là, in una società speculare a Newtopia.
«J-Ax mi aveva giurato di essere estraneo a tutto questo, alla nuova società, all'addio di Rovazzi - raccontava Fedez -. Ed è così che abbiamo deciso di andare avanti facendo San Siro». Spente le luci dello stadio J-Ax avrebbe confessato di avergli mentito: era al corrente di tutto e faceva parte della nuova società, ma non l'aveva detto a Fedez perché non saltasse il concerto.
Così però è saltata l'amicizia. «La ferita in realtà è stata più grande, perché io non ho perso un socio ma un pezzo di famiglia acquisita», rifletteva amaro Fedez. L'ex amico aveva replicato in modo generico: «Non sono un traditore. Ma non parlerò mai di questa vicenda in pubblico». Quattro anni dopo tutto rientrato.
«Certe amicizie non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano». Venditti la cantava più o meno così, frase a affetto che per la verità ha statistiche di realizzazione piuttosto basse. Entrambi non hanno mai nascosto troppo le proprie fragilità. Ecco J-Ax: «Odio il conflitto, faccio finta che vada tutto bene e poi tronco di netto. Con Fedez avevo innanzitutto un'affinità artistica, è uno che vuole spaccare il sistema (oddio, come tutti quelli che hanno successo poi è diventato organico al sistema, ma fa niente...).
Avere dipendenti mi ha tolto la serenità. Avevo paura per loro, nel mondo dello show business può finire tutto in un attimo. Io voglio serenità, sono un paranoico che soffre d'ansia». L'ansia - sembra un paradosso - che poi è spesso la molla che spinge a salire sul palco. Anche a Fedez non fa difetto la sincerità su se stesso: «I lividi fanno quello che sei. I miei vengono da una mancanza di fiducia: mi apro con pochi, non credo nelle persone, mi governa un pregiudizio che alza muri. Manco di empatia, fatico a costruire rapporti solidi». Del resto anche l'amicizia è eterna finchè dura.
Fedez: «Il tumore? J-Ax lo ha saputo subito dopo i miei. Ora voglio vedere crescere i miei figli». Chiara Maffioletti su Il Corriere della Sera il 23 maggio 2022.
Fuori da Palazzo Reale decine di persone aspettano composte, sfidando un caldo da piena estate, di quelli che solo a Milano. Alcune hanno dei cartelli: «Fedez, contattami». Sanno che è dentro, lo hanno visto da una storia che ha pubblicato su Instagram poco prima (per chi ancora avesse qualche dubbio sulla sua potenza), in cui anticipava che in mattinata avrebbe annunciato un progetto. Non sanno però che, tra qualche settimana, precisamente il 28 giugno, , per Love- Mi un concerto gratuito da lui organizzato con uno scopo benefico: aiutare la fondazione Tog, un’eccellenza che cura bambini con gravi problemi neurologici. «L’idea — spiega — era collegare questo evento a un mio tour estivo. Purtroppo, dopo quello che è successo, non posso farlo. Mi concentrerò quindi su questa unica data, mi sto allenando per riuscire a stare sul palco... nel dubbio nel pubblico ci saranno anche i miei chirurghi... così che se dovesse servire», scherza.
A fine marzo, esattamente due mesi fa, è stato operato di tumore al pancreas.
«L’operazione è andata bene, il tumore è stato preso in tempo e al 90% va tutto bene. Mi sono stati rimossi cistifellea, duodeno, una parte di pancreas e di intestino. Dall’ esame istologico si è visto che non ci sono micro metastasi, motivo per cui non ho dovuto fare chemioterapia. Sono molto fortunato».
Quale è la parte difficile ora del rimettersi in senso in vista di questo suo evento?
«Fisicamente il problema è il fiato. Da poco ho partecipato al concerto di Tananai, cantando una sola canzone: è stata una gioia incredibile ma subito dopo avevo già il fiatone. Per il 28 giugno conto di essere pronto e carico».
Dopo la malattia ha detto che le sue priorità sono cambiate. In che modo?
«In realtà le mie priorità stavano cambiando da tempo. Riguardano di fatto l’attitudine con cui affronto la vita, è difficile da spiegare. Poi c’è stato il tumore: quando affronti delle esperienze di questo tipo ti accorgi che uno degli obiettivi che dopo ti dai è veder crescere i tuoi figli. Ecco, questa cosa ti dà uno spirito diverso».
Quando ha annunciato di avere il tumore ha detto che più avanti, avrebbe condiviso questa esperienza, l’avrebbe raccontata.
«Ho bisogno di altro tempo ancora per elaborare. Per ragionare meglio su tutto quello che è stato. A tratti è facile dimenticare, io invece voglio tenere la finestra di questa esperienza aperta. Mi serve ancora tempo».
Nel frattempo, certi suoi gesti apparentemente semplici, hanno aiutato molte persone. Come quando ha mostrato la sua cicatrice.
«Sì, anche i medici che mi hanno operato mi hanno detto che poco dopo erano a un convegno a New York e anche lì parlavano del post in cui mostravo la mia cicatrice. Non lo so, io l’ho fatto quasi senza pensarci e anche se in tanti mi hanno ringraziato io anche adesso fatico a cogliere il perché. Ormai quella cicatrice è semplicemente parte di me, della mia storia».
Però, come sta facendo ora con il suo sostegno a Tog, sempre più la sua storia è legata a iniziative benefiche o, comunque, di aiuto verso il prossimo.
«Non voglio fare la parte del santone o dell’integerrimo: Ho dei benefici miei, proprio egoistici, nel sentire di avere una pubblica utilità. È qualcosa che mi fa stare bene. Mi sento bene nel farlo».
A questo proposito, ha rotto un altro tabù raccontando che da quando fa uso di psicofarmaci vede «il mondo a colori».
«È un modo per cercare di superare lo stigma che ancora c’è verso la psicanalisi, l’andare in terapia. Uno stigma che io stesso ho dovuto abbattere: ho dovuto maturare che non ci si deve vergognare nell’affidarsi a degli specialisti e chiedere aiuto. Penso che questi retaggi arrivino dagli stereotipi che ancora ci sono nella nostra cara società civile, dove andare in terapia o avere necessità di terapie integrative per la propria salute mentale è vissuto come un sintomo di pazzia. Penso che in troppi siano ancora succubi di questi stereotipi».
Nel lanciare questo evento ha voluto al suo fianco J-Ax con cui canterà sul palco e non ha escluso, in futuro, di tornare a collaborare. Dopo la rottura del sodalizio, non vi parlavate da quattro anni.
«Per me è stato fondamentale averlo vicino. Il giorno in cui, dopo un normale controllo, hanno trovato la massa tumorale avevo appuntamento con lui, quindi è stato tra i primi a saperlo, dopo la mia famiglia. La prima volta che ci siamo parlati di nuovo (lui aveva anche bloccato il mio numero), siamo stati al telefono per sei ore, in cui abbiamo tirato fuori tutto. Ma i tempi erano maturi per andare oltre e concentrarci su quello che di bello c’era stato nella nostra amicizia».
Potrebbe accadere un riavvicinamento anche con Fabio Rovazzi?
«In qualche modo c’è già stato: ci sono dei video in cui si vede che ci siamo incontrati a un concerto e ci siamo parlati un po’».
Sembra quasi che nei suoi rapporti di lavoro lei finisca per metterci in ballo dei sentimenti e poi rimanerci male. No?
«Beh si, in passato mi sono affezionato anche in maniera troppo morbosa. Mischiare lavoro e amicizia non è sempre saggio, infatti in questo caso, con Ale (J-Ax, ndr.) ci siamo riavvicinati non a caso lavorando a un progetto benefico e abbiamo deciso di non fare canzone insieme. Per ora».
Come mai al netto di questa sensibilità dice di faticare a manifestare apertamente il suo affetto?
«Perché vengo da una famiglia che esprime l’affetto in maniera pragmatica, non in un modo troppo plateale. Forse per questo anche io cerco di fare delle iniziative concrete. Non cerco di sembrare una persona buona, quello non mi interessa. E a chi dice che lo faccio per secondi fini, rispondo che intanto lo faccio. Ora, per Tog, l’obiettivo è cercare di raccogliere il più possibile e mi rivolgo a tutte le aziende che fossero interessate a farci da sponsor, perché si facciano avanti».
In tutto questo, il rapporto con sua moglie, Chiara Ferragni, sembra se possibile ancora più saldo.
«Tutte le esperienze che ho affrontato con lei, tutto quello che è successo e che abbiamo vissuto insieme non poteva che intensificare il nostro rapporto. Ci diciamo sempre che non siamo più solo una coppia, siamo una vera squadra».
Di recente si è parlato della sua lezione a vostro figlio Leone, quando gli spiegava che non esistono colori da femmina o da maschi.
«Sì, dopodiché mi sono reso conto che è stato lui a dare a me la lezione: mentre gli spiegavo che non ci sono colori specifici per le bambine ho realizzato che la camera di mia figlia è completamente rosa. Anche io non sono esente da questo genere di stereotipo e mio figlio me lo ha insegnato».
Qualche giorno fa ha conosciuto uno dei suoi idoli: Mark Hoppus dei Blink-182.
«Una gioia. Trovarmi nei panni del fan mi ha fatto vedere l’altro lato della medaglia: i miei occhi verso di lui sono quelli che altri possono avere per me. Il primo concerto a cui sono stato era il loro, portato da mia mamma».
Le ultime non devono essere state settimane semplici nemmeno per lei.
«No — pausa —. Per nulla».
Se non avesse trovato la musica nella sua strada si è mai chiesto come sarebbe stata la sua vita?
«Non vivo la musica come un mezzo ma come uno sbocco comunicativo. Mi piace comunicare e la musica non è altro che una forma di comunicazione. Se non fosse andata bene, penso che avrei cercato un’altra strada per farlo».
Psicologia social. Fedez che si registra dallo strizzacervelli è “Harry a pezzi” di Woody Allen ai tempi dell’Instagram. Guia Soncini Linkiesta il 13 Giugno 2022.
Io di trentenni per fortuna non ne conosco: ma vivono tutti registrandosi perpetuamente, perfino quando sono sul lettino, o è solo il marito della Ferragni a farlo, e proprio per questa meticolosità lui è diventato multimilionario e la più parte dei suoi coetanei no?
Il miglior festival di Venezia della mia giovinezza si aprì, venticinque anni fa, con il più sottovalutato ed esilarante dei film di Woody Allen, “Harry a pezzi”. “Harry a pezzi” è pieno di scene meravigliose, e io in genere cito quella in cui Judy Davis cazzia Woody Allen per aver scritto un romanzo a chiave in cui sputtana un po’ tutti (nessuna sa fare le crisi isteriche come Judy Davis diretta da Woody Allen).
Da ieri, però, penso ossessivamente a un’altra scena. La moglie di Woody Allen fa la psicanalista, e scopre che il marito l’ha tradita. Con una sua paziente.
È un litigio meraviglioso in cui Woody Allen dice cose orrende come è colpa tua, non usciamo mai, vedo solo le tue pazienti (lei riceve a casa); e Kirstie Alley gli urla adesso è colpa mia se tu non incontri altre da scoparti, lo molla lì e se ne va, poi si ricorda altri dettagli della sua orrenditudine e torna indietro a fargli nuovi pezzi di cazziatone. Il tutto mentre, sul lettino dello studio, c’è un paziente.
Scusi, continui a parlare, la sento anche da di là, dice lei al tapino che si sta lagnando del suocero e al quale poco dopo arrivano le urla della psicanalista contro il marito. (Se “Harry a pezzi” non ha fatto crollare il numero dei credenti nella psicanalisi, non so proprio cosa possa farlo).
Ultimamente sono ossessionata dagli psicologi dell’Instagram. Quella che mette gli sponsor dei vestiti sotto le diagnosi. Quella che mette le diagnosi sotto gli autoscatto in bikini. Quella che fa i meme sui pazienti che la pagano in ritardo. (Ci sono anche uomini, ma le più eclatanti che mi vengono in mente sono donne, più portate per l’esibizionismo fatturabile). Ogni volta penso: ma l’ordine questa gente non la radia? Ma chi è che va a curarsi da gente così?
Di uno psicanalista che è anche personaggio televisivo e autore di libri da classifica si dice che prenda molti più appuntamenti di quanti è in grado di mantenerne, ragione per cui se la tua seduta è di pomeriggio sai già che non durerà mai un’ora: qualunque cosa tu dica verso il quinto minuto, lui ti dirà ecco, questo è proprio il punto su cui deve riflettere fino alla prossima volta.
È un cialtrone? Forse; ma cosa sei tu, che vai a curarti la psiche da uno che hai visto alla tele?
Da ieri, penso solo ai pazienti. Da quando il marito della Ferragni ha fatto una serie di storie Instagram nella prima delle quali c’è scritto «oggi non so perché ho deciso di riascoltare la seduta fatta dallo psicologo il giorno in cui ho scoperto di avere un tumore al pancreas».
Di riascoltare? Cioè lui registra le sedute? E poi le usa tipo fiabe della buonanotte? Ma lo psicologo lo sa? C’è un minuto della giornata di questo ragazzo di cui non restino prove? Non chiedo se almeno dentro al cesso possieda un suo momento perché so già la risposta: uno dei suoi format preferiti è filmare il figlio che lo interrompe mentre è seduto sul gabinetto (chiudersi a chiave dev’essere qualcosafobico).
È da ieri che penso al paziente di “Harry a pezzi”: se fosse stato della generazione per cui è normale essere lo Zapruder di sé stessi, sai che fantastico materiale avrebbe potuto poi rivendere sull’isteria della psicanalista cornuta?
Ma poi: questa cosa della generazione è vera? Io trentenni per fortuna non ne conosco, ma vivono registrandosi perpetuamente tutti o solo il marito della Ferragni, e per questa meticolosità lui è diventato multimilionario e la più parte dei suoi coetanei no?
Poiché conosce i suoi polli, l’uomo che se ha sciocchezze da raccontare allo psicologo convoca le telecamere d’un documentario – e se invece ha da raccontargli un cancro bastano gli audio su Instagram (quando il soggetto cinematografico è forte, puoi preoccuparti meno dei carrelli) – instagramma microscopici brandelli audio di sé stesso che piange e lo psicologo che domanda cose, e lascia a noi l’interpretazione. «Voglia di condividere, manie di protagonismo, o narcisismo fine a sé stesso»: siamo autorizzati a pensare il peggio delle sue ragioni, tanto fattura comunque (ma soprattutto: tanto il cancro se lo smazza comunque lui, e ne farà un po’ quel che gli pare, comunicativamente).
È da ieri che, oltre che a “Harry a pezzi”, penso a una storia che mi hanno raccontato e che a ogni presentazione dell’Economia del sé mi riprometto di usare, poi mi dimentico.
È la storia d’una guida turistica di Pompei, un tizio indigeno che, arrivato all’affresco di Narciso, ne spiega ai turisti la leggenda. Narciso, spiega la guida, si specchiava nell’acqua, e si trovava così irresistibile, ma così irresistibile, ma così irresistibile, che finì per cascare nell’acqua e affogare e morire. Insomma, conclude la guida con almeno altrettanto irresistibile dittongo campàno, «uno sciemo totale». Almeno nel microfono del telefono non si affoga, se non metaforicamente; e che di metafore non si muore è una gran bella verità.
Paolo Giordano per ilgiornale.it il 13 giugno 2022.
In fondo riesce sempre a prendersi la scena. Quello di Fedez è un caso che diventerà giurisprudenza nel nuovo codice della comunicazione che si sta (ri)scrivendo in questi anni.
Ieri, sfruttando lo strumento più volatile di tutti, ossia le stories di Instagram che durano 24 ore, è ritornato nel campo più difficile di tutti: la malattia. Ha pubblicato parte della sua conversazione con lo psicologo nel giorno in cui ha saputo di avere un tumore neuroendocrino al pancreas.
Un momento spaventoso per chiunque faccia i conti con qualcosa di incalcolabile: la paura di morire. Dopo la diagnosi, per il rapper 32enne sono arrivati l'operazione, la degenza, il ritorno a una normalità sempre zavorrata dal terrore. E ora la voglia di fare i conti (in pubblico) anche con lo spaventoso e addolorato smarrimento che avvolge tutti i malati gravi.
«Non so perché oggi ho deciso di riascoltare la seduta fatta dallo psicologo - ha spiegato -. Un solo pensiero riusciva a devastarmi più della paura della morte: non essere ricordato dai miei figli. Beh, oggi mi chiedo se tutto questo mi sia stato realmente d'insegnamento. Perché l'essere umano tende a rimuovere, dimenticare. Non voglio dimenticare che le cose importanti non sono cose».
Nell'audio Fedez singhiozza dicendo tra l'altro «non voglio morire, non voglio morire, ho paura che i miei figli non si ricorderanno neanche di me». Ascoltarlo è straziante e, per fortuna, poche settimane dopo Federico Leonardo Lucia in arte Fedez parla soprattutto di altro, dei figli e della moglie Chiara, del suo nuovo singolo La dolce vita con Tananai e Mara Sattei (che nella linea melodica a qualcuno fa tornare in mente The loco motion, portata al successo per la prima volta da Little Eva nel 1962) e di tutti gli altri progetti nei quali costantemente si imbarca sin da quando ha speso appena 500 euro per fare il primo disco del 2011, Penisola che non c'è. Insomma, nonostante la cicatrice che si allunga sul ventre tra i tatuaggi, Fedez è ritornato alla sua anormale anormalità fatta di tanti social, apparizioni radio (bella quella su Rtl 102.5) e costanti accenni polemici.
Soprattutto, conferma la strepitosa capacità di polarizzare il dibattito. Anche in questa vicenda dolorosa e intima, Fedez ha spaccato in due l'opinione pubblica. Da una parte chi condivide il suo desiderio di rendere partecipi i fan dei suoi travagli e non soltanto delle gioie spensierate. Dall'altra parte c'è chi vorrebbe più riservatezza e meno spettacolarizzazione del dolore.
Una «dicotomia esistenziale» che richiama il parere non soltanto dei fan ma pure degli esperti che da anni dibattono sul rilievo simbolico di queste posizioni. Ieri lui ha detto: «Prendete queste mie esternazioni come meglio credete: voglia di condividere, manie di protagonismo, o narcisismo fine a se stesso. Non me ne frega molto. Vorrei solo che chi sta affrontando una situazione simile sappia che è normale provare determinate sensazioni. Non siete soli, non siete strani».
Per Massimo Di Giannantonio, presidente della Società italiana di psichiatria interpellato dall'Ansa, quello del rapper è «un atto di coraggio» e «rappresenta una condivisione del dolore ma anche, e soprattutto, una forma del tutto particolare di educazione sanitaria nei confronti di altri malati che, al contrario di un personaggio come Fedez, pur vivendo la stessa situazione possono avere meno strumenti per elaborare l'impatto e le conseguenze psicologiche della malattia che si trovano a dover affrontare».
Di certo Fedez illumina uno squarcio di realtà solitamente rinchiuso nella privatezza di ciascuno e quindi tanto di cappello. Ma quanto possa essere utile ad altri malati, beh, qui il dibattito è destinato a continuare.
Dagospia il 5 maggio 2022. Estratto del libro "Il Partito degli Influencer" di Stefano Feltri - in libreria il 15 maggio.
Il lato piú spregiudicato degli intrecci tra diverse operazioni pubblicitarie diventa tanto piú palese quanto piú Fedez si spinge nel campo dell’intrattenimento, dove la dinamica commerciale sottostante al contenuto svapora fino a diventare irriconoscibile.
Nel 2020 il podcast più ascoltato sulla piattaforma Spotify è stato «Muschio Selvaggio»: il format è semplice e sofisticato al tempo stesso, come gran parte delle produzioni costruite intorno a Fedez.
Nasce con la logica dei crossover tra supereroi nei fumetti americani: prendi due personaggi che hanno già un loro pubblico, li fai interagire insieme in uno spazio editoriale nuovo e
speri cosí di raggiungere un pubblico uguale o superiore a quello che ciascuno dei due porta in dote.
In questo caso Fedez dialoga con lo youtuber e influencer molto palestrato Luis Sal (appare anche il fratello di Luis, Martin). Le chiacchierate vengono trasmesse in versione podcast,
ma anche video su YouTube, a frammenti su Instagram e altri social: niente deve andare sprecato.
Fedez e Luis interagiscono anche con celebrità del mondo tradizionale, il genere di persone che frequenta i talk show, per intenderci: l’intento è chiaro, portare l’intrattenimento targato
Fedez fuori dai social, e dunque arrivano lo storico Alessandro Barbero, il giornalista Enrico Mentana, la cantante mascherata Myss Keta, perfino la quintessenza dell’immaginario
berlusconiano che Fedez ha sempre avversato forse proprio per il suo fascino, cioè Paolo Bonolis e Massimo Boldi.
Oltre ovviamente a Chiara Ferragni, la moglie di Fedez, una che di solito non si concede mai a interviste o show di cui non ha il pieno controllo. Per dare un’idea dei numeri: la puntata con Chiara Ferragni, soltanto su YouTube, conta oltre tre milioni di visualizzazioni.
Gran parte delle puntate non hanno un contenuto commerciale evidente: sono quelle che servono a costruire la credibilità presso il pubblico, sono godibili e brillanti secondo un
format senza tempo che è quello dell’intervista al personaggio, scevra da obblighi di commento all’attualità ma dedicata a far emergere lati inediti di qualcuno molto conosciuto.
Il podcast ha ritmo, è costruito per dare un’impressione di spontaneità e improvvisazione, anche se ovviamente si tratta di un prodotto molto professionale.
Ogni tanto ci sono episodi – peraltro molto interessanti – che servono a raccontare un’azienda, o meglio, una storia d’impresa e la cultura di un brand. Quasi sempre nel mondo della moda: c’è la puntata con Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, quella con Donatella Versace, e poi Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior. Non si trova traccia di sponsorizzazioni, nessuna avvertenza di rapporti commerciali tra i conduttori e gli intervistati.
Anche perché probabilmente non c’è alcun contratto diretto di sponsorizzazione per il singolo episodio, ma basta seguire un po’ le puntate della saga di Fedez e della famiglia Ferragnez per capire che quelle interviste si inseriscono in una strategia di lungo periodo, cioè nella costruzione di rapporti stabili e ripetuti nel tempo con i grandi marchi della moda, il cui legame è soprattutto con la moglie, cioè con Chiara Ferragni.
A inizio 2018 Fedez e Chiara presentano al mondo il primogenito Leone fin da subito come testimonial di marchi noti, incluso Versace: i Ferragnez sono infatti una “Versace Family”
e in piú occasioni si immortalano con addosso i capi nero e oro della casa di moda di Donatella Versace, che ha vestito Fedez anche nel giorno del suo matrimonio.
Perfino il video della canzone dell’estate 2021, Mille, diventa una forma di product placement oltre che per Coca-Cola, anche per Versace, che disegna gli abiti per Fedez, mentre Gucci si occupa di Achille Lauro, il sodale nell’operazione commercialeartistica.
Il marchio Gcds, invece, si occupa di Orietta Berti. Sia Gucci che Versace in passato hanno disegnato gli abiti per i tour di Fedez fin dal lontano 2017, quando il rapper ironizzava
ancora sui «comunisti col Rolex» come lui (oggi difficilmente parlerebbe ancora di comunisti, e di Rolex può permettersene piú che allora ma ha anche imparato a non ostentare).
Queste relazioni di lungo periodo sfuggono a qualunque paletto della normativa antitrust sulla pubblicità occulta e sui comportamenti scorretti da parte dei brand o degli influencer.
Perché i contenuti di «Muschio Selvaggio» sono chiaramente editoriali, ma influenzati dalla relazione con i brand di moda che poi viene monetizzata su altri canali, in altre occasioni, addirittura in modo indiretto (Fedez fa il podcast, ma l’accordo è tra il brand e Chiara Ferragni).
Non c’è niente di illecito o censurabile soprattutto perché nessun regolatore si è ancora posto la domanda su cosa debba essere consentito e cosa vietato. Una disamina del fenomeno Fedez come prodotto di intrattenimento di massa non può trascurare l’ultima mutazione, quella che ha generato la serie The Ferragnez, uscita su Amazon Prime a fine 2021.
Qui il cerchio si chiude e c’è la celebrazione massima di una nuova egemonia culturale. Sui social Fedez e Chiara Ferragni hanno costruito il loro successo su una impressione di autenticità creata con grande perizia e ancora maggiore professionalità: li seguiamo perché abbiamo l’impressione di accompagnarli nella loro vita quotidiana, nei loro spostamenti, nelle loro lunghe, lunghissime vacanze, perfino nella crescita dei loro figli.
Cosa rimane da raccontare di persone che abbiamo l’illusione di osservare ventiquattr’ore al giorno?
Eppure, Amazon, cioè la più importante delle aziende che ha scelto Fedez come volto, sceglie di trasformare quell’illusione di realtà in un prodotto di intrattenimento tradizionale, spostandolo dal social network allo schermo televisivo.
Forse perché soltanto la finzione può talvolta dire la verità, o forse perché i Ferragnez hanno trasceso la categoria di persone per diventare personaggi, archetipi, tanto sono incistati ormai nell’immaginario collettivo.
Il drammaturgo Fabrizio Sinisi arriva a sostenere che ormai i Ferragnez vanno osservati con le lenti della teologia, invece che con quelle del marketing o dell’intrattenimento: «In una fusione tra religione dell’ego e capitalismo digitale, ai Ferragnez non serve comunicare quasi nulla: basta l’ostensione. Chi li accusa di essere superficiali, non sa niente di teologia. Perché avvenga il miracolo dell’hype, infatti, l’essere divino non deve dimostrare nulla di eccezionale: gli basta vivere».
Secondo Sinisi, «la divinità non è un risultato da raggiungere, ma un requisito già ottenuto, sia pure temporaneamente. Finché i Ferragnez rimangono uno dei volti del presente, la loro manifestazione è come il divino: inesauribile».
Trascendere i limiti della massa, dimostrare di essere «larger than life», come si dice di tutti i candidati alla presidenza degli Stati Uniti, è uno dei prerequisiti per avere un peso politico.
Che i Ferragnez ormai hanno conquistato, a prescindere dalle loro intenzioni originali.
Ma questa alterità assoluta rispetto alla vita dei follower combinata alternata a promessa di comunione è un equilibrio fragile, che si sgretola quando nella narrazione dei Ferragnez
entrano elementi non coerenti con la serenità aspirazionale sulla quale hanno costruito il proprio rapporto con la comunità.
Quando a marzo 2022 Fedez scopre di avere un serio problema di salute che richiederà cure impegnative, sceglie il silenzio per oltre una settimana, poi comunica ai follower il minimo indispensabile, senza dettagli.
Promette che ce la farà, che condividerà, per dare forza a chi ha problemi simili, ma sia lui che la moglie Chiara scelgono di sottrare questo aspetto difficile della loro storia all’illusione di trasparenza assoluta a cui ci hanno abituato. C’è un pezzo di vita vera, dura e drammatica, che non può entrare nella sceneggiatura del grande intrattenimento permanente targato Ferragnez.
La malattia di Fedez, che già in passato aveva detto di essere esposto al rischio di Sla, congelerà almeno per un po’ anche il graduale ma progressivo sconfinamento di Fedez dall’ambito artistico verso la politica attiva.
Da "Radio 105" il 15 giugno 2022.
Oggi Fedez è stato ospite di Tony Severo, Rosario Pellecchia e Romina Pierdomenico nel programma “105 Friends”.
A proposito delle reazioni alla pubblicazione sul suo profilo Instagram dell’audio dei suoi incontri con lo psicologo, Fedez ha affermato: “Io non avevo idea che avrebbe potuto scatenare un dibattito così grande all'interno della comunità psichiatrica o della psicoterapia. Il mio tema è semplice: innanzitutto registrare le sedute è una cosa normalissima che si fa, pubblicarla un po' meno.
Io soffro di insonnia, mi sveglio molto presto la mattina, tipo alle 5, alle 6. Io non avevo mai riascoltato quell’audio, quella mattina me lo sono riascoltato e ho cominciato a piangere come un cretino.
Io sto cercando di tenere aperta la finestra della mia malattia per non dimenticare, quella finestra mi aiuta a rivalutare le priorità della mia vita, quindi riascoltando quell’audio per un attimo sono tornato indietro a quando ho scoperto di avere questo tumore e l’unica testimonianza che avevo era Google che mi diceva che sarei morto da lì a sei mesi, come capita sempre qualunque cosa di salute cerchi su Google”.
“Io nella seduta dico ‘Io non ho paura di morire, ho paura che i miei figli non si ricordino di me’ ed è una sensazione di dissociazione brutta, ti senti strano, dici ‘non sto vivendo bene questa cosa’ e quindi dire ‘Guardate che se in questo momento anche solo una persona sta vivendo quella sensazione che anch'io l'ho vissuto e ne sono uscito più o meno decentemente, forse ti fa sentire un po’ più su”.
“Un'altra cosa che c'è da dire è che le persone non fanno le cose per un solo motivo, le persone si mobilitano per una serie di motivazioni. Ovvio che in quello che ho fatto c'era anche la voglia di avere una carezza pubblica o di voler esorcizzare il male che ho provato, c'era questo ma c'era anche dell'altro.
Quindi oggi leggere i giornalisti che mi danno del narcisista come se dicessero che sono un coglione. Ecco, io cito George Bernard Shaw: ‘Non mi piace fare la lotta nel fango con i maiali, uno perché ti sporchi tutto, ma soprattutto perché ai maiali piace’”.
Dagospia il 15 giugno 2022. Selvaggia Lucarelli si scaglia contro Fedez e la sua decisione di pubblicare online gli audio dell'incontro con lo psicologo registrati all'indomani della scoperta di avere un tumore. Senza mai nominarlo direttamente, ma con chiaro riferimento al suo intervento di pochi giorni fa, la giornalista scrive su Instagram: "Registrarsi e postare la propria seduta di psicoterapia non è normalizzare la psicoterapia. Bisogna smettere di utilizzare il verbo 'normalizzare' per camuffare le più svariate forme di narcisismo/esibizionismo/incapacità patologica di conservare una sfera privata".Fedez ha deciso di pubblicare nelle sue stories su Instagram un paio di giorni fa alcuni audio che provengono dai colloqui avuti con lo psicologo che lo segue dal momento della scoperta della malattia. Piange, si dispera, dice di aver paura di morire: di fatto, mantiene la promessa fatta, ovvero quella di raccontare, pian piano, il suo percorso con la malattia per aiutare chi si trova nelle sue stesse condizioni. Una decisione che però Lucarelli non approva: "Poi un giorno parleremo anche di quanto possa essere un percorso autentico ed efficace la psicoterapia fatta a favore di microfono e/o videocamere, prevedendo/sapendo che quello che dirai sarà ascoltato o visto da milioni di persone. Se questo è fare un serio percorso terapeutico io sono Joe Biden" prosegue.
Sotto il post di Lucarelli il commento di un'utente che si dice psicoterapeuta. "Da Psicoterapeuta sottoscrivo. Comprendo il suo dolore le sue paure tutto è lecito. Ma lo spazio il setting terapeutico va protetto e tutelato. È uno spazio intimo, privato. Ci sono altre forme e modalità per condividere e veicolare le sue paure". Evidentemente però non sono tutti d'accordo perché Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, ieri ha dichiarato: "Tante persone comuni, come ha fatto il cantante, esprimono l'angoscia della morte online: "Prima la malattia era una vergogna, metterla nella piazza virtuale è l’antistigma e può essere d’aiuto".
Dal tumore alla psicoterapia, i Ferragnez trasformano tutto in marketing del dolore. SELVAGGIA LUCARELLI su Il Domani il 15 giugno 2022
L’audio di Fedez registrato dallo psicologo non ci racconta nulla di nuovo, non è parte di un racconto articolato che spiega il percorso intrapreso con il terapeuta, la gestione della paura e l’idea della morte che si affaccia per la prima volta, con il lavoro necessario di elaborazione.
E’ solo un buco della serratura offerto a milioni di utenti (alcuni dei quali stanno attraversando la malattia). Questo Fedez lo sa molto bene, altrimenti non avrebbe premesso che siamo liberi di accusarlo di narcisismo.
Di sicuro, non l’ha fatto per normalizzare la psicoterapia, perché non è questo il senso della psicoterapia. Come dicono alcuni psicologi intervenuti sul tema, il setting terapeutico va tutelato.
Ieri ho scritto una storia di poche righe su Instagram per esprimere il mio disagio a proposito della scelta di Fedez di condividere un audio tratto da una sua seduta di psicoterapia. In quell’audio molto breve e drammatico lo si sentiva piangere dicendo: «Non voglio morire, non voglio morire, ho paura che i miei figli non si ricorderanno neanche di me!».
Il tutto era accompagnato da quella che sembrava una giustificazione preventiva: «Prendete queste mie considerazioni come meglio credete. Voglia di condividere, manie di protagonismo, narcisismo fine a se stesso. Non me ne frega molto. Vorrei solo che chi sta affrontando una situazione simile sappia che è tutto normale».
Il congiuntivo mi è parsa la cosa meno sbagliata di tutta questa vicenda e l’ho scritto in maniera sintetica, convinta che a parte i consueti insulti dei fan della coppia (se ne critichi uno, ti inviteranno a non toccare neanche l’altro, i loro fan considerano Fedez e Chiara la creatura mitologica Ortro, il cane a due teste), il mio commento sarebbe morto lì, senza conseguenze.
E invece, quel mio disagio che ritenevo personale e poco condiviso ha intercettato un umore diffuso, che vale la pena decodificare perché i temi scomodati sono molti e delicati. Intanto, partiamo dal tema psicoterapia.
“NORMALIZZARE” TUTTO?
Fedez e Chiara Ferragni, negli ultimi due anni, hanno dedicato molto spazio al tema della terapia psicologica e del disagio derivante da traumi e stress, buttando tutto in un enorme calderone informe in cui si sono mescolati la pratica emdr di Chiara per superare il trauma per la perdita di una persona cara (pratica controversa, utilizzata anche da Claudio Foti e citata nelle carte di Bibbiano), i braccialetti anti-stress di Fedez a Sanremo (quelli con le vibrazioni che contribuirebbero a depolarizzare le cariche elettriche legate allo stress, arginando così l’ansia, ovviamente niente di scientifico), la terapia di coppia in mondovisione nella loro serie per Amazon e ora anche stralci di registrazioni in cui si parla di paura della morte.
Insomma, un mix di anti-scienza e di scienza trattati sempre con uno scopo dichiarato: quello di condividere, normalizzare, lanciare messaggi, far sentire meno soli blabla. E in effetti, anche nel testo che accompagnava l’audio, Fedez diceva «sappiate che è tutto normale».
Da tempo assisto con sconcerto all’abuso del verbo normalizzare per nobilitare qualunque forma di esibizionismo o incapacità patologica di conservare una sfera privata, cose che, a dirla tutta, non avrebbero alcun bisogno di nobilitazioni.
In questo caso specifico trovo che non ci sia nulla di normalizzante né rispetto alla malattia né soprattutto alla psicoterapia.
Della malattia già avevamo saputo molto, visto che non erano mancate foto di ricovero, degenza, ferite da operazione, video-selfie con pianti, Tiktok dalla camera di ospedale con sponsorizzazioni annesse della moglie e tutto quello a cui abbiamo assistito con empatia o disagio a seconda dei momenti.
IL BUCO DELLA SERRATURA
Quell’audio non ci racconta nulla di nuovo, non è parte di un racconto articolato che spiega il percorso intrapreso con il terapeuta, la gestione della paura e l’idea della morte che si affaccia per la prima volta, con il lavoro necessario di elaborazione.
E’ solo un buco della serratura offerto a milioni di utenti (alcuni dei quali stanno attraversando la malattia). Questo Fedez lo sa molto bene, altrimenti non avrebbe premesso che siamo liberi di accusarlo di narcisismo.
Sa bene che per arrivare fino alla pubblicazione dell’audio c’è una lunga premeditazione, dalla scelta di registrare, a quella di chiedere allo psicoterapeuta di poter schiaffare tutto sul web, al tagliare il file e caricarlo.
Quell’audio è un contenuto. Tutta la sua vita, del resto, lo è. Non c’era bisogno di ammantare di filantropia il gesto, di scomodare il tema della normalizzazione, di raccontarci che la condivisone è stata pensata per gli altri. Per i malati. Fedez ha caricato quel video per se stesso.
Tutto quello che condividiamo sui social fa bene prima di tutto a noi e nelle accezioni più diverse, nobili e meno nobili, talvolta perfino coesistenti.
Gli andava di condividerlo, aveva bisogno di un abbraccio collettivo, aveva bisogno di engagement, aveva bisogno di partecipazione, aveva bisogno di titoli sulla stampa, forse è vero qualcosa, forse è vero tutto.
Di sicuro, non l’ha fatto per normalizzare la psicoterapia, perché non è questo il senso della psicoterapia. Come dicono alcuni psicologi intervenuti sul tema, il setting terapeutico va tutelato.
REGISTRARE IL TRAUMA
«Mettere quei momenti intensi di lavoro sotto l’occhio di chiunque significa non aver capito il senso e la cifra di un percorso di terapia», ha sottolineato la psicologa Barbara Fabbroni. «Qual è lo scopo di registrare un trauma in atto? Ai fini della sua elaborazione, registrare la disperazione mentre accade, a che pro?», si domanda la psicologa Ameya Canovi.
Forse la risposta è in quel «Ho paura di essere dimenticato dai miei figli», detto proprio da Fedez. Col massimo rispetto che si deve a chi si misura con la paura di morire, va detto che Fedez convive con la paura di essere dimenticato in maniera più diffusa e ossessiva di quanto pensi, ben oltre la parentesi (speriamo chiusa per sempre) della malattia. E se quell’audio era la paura di essere dimenticato dai bambini, la pubblicazione di quell’audio e di tanta parte intima di quel che lo riguarda fa parte della stessa paura. Di morire-metaforicamente- sui media.
In tutto questo non ci sarebbe nulla di male, dicevamo, se non si deviasse dal senso della terapia e se non si accompagnasse il tutto al messaggio ipocrita che lo si fa per aiutare gli altri. Polemiche simili avevano accompagnato le foto di Chiara Ferragni all’ospedale, durante il ricovero della figlia nata da poco.
Di sicuro, lo scatto della manina della neonata con il tubicino attaccato (poi rimossa) rientra nello stesso filone ambiguo del dolore che si mescola al marketing, anche perché anche in quel caso le storie del ricovero della neonata si alternavano a storie di adv, in un corto circuito straniante.
Così come era straniante quel video su Tiktok in cui sempre Chiara Ferragni, truccata e ingioiellata, con musica pop in sottofondo, riprendeva se stessa con Fedez nel letto d’ospedale, sullo sfondo, e la scritta: «In ospedale con mio marito mentre lui combatte contro un tumore al pancreas!».
I SOSTENITORI
Naturalmente non manca chi ritiene invece utile questa modalità di condivisione del percorso terapeutico, affermando come lo psichiatra Federico Tonioni che «l’angoscia della morte ce l’abbiamo tutti e lui ha deciso di sublimarla così» e «un personaggio pubblico che condivide le proprie emozioni, chi fa sentire il proprio pianto stimola sicuramente tante persone in difficoltà a chiedere aiuto».
Altri sostengono che lo stigma sociale della malattia si stia sgretolando grazie ai personaggi come Fedez, che condividono la malattia. Altri ancora che la condivisione del privato, senza recinti imposti, sia un’evoluzione. E può essere tutto vero o forse no, ma non è questo il tema.
Il tema è la psicoterapia che diventa palcoscenico, che viene utilizzata nelle situazioni più disparate per esigenza e per fiction senza che se ne comprendano più i confini, che viene svilita nel suo scopo primario e scientifico, quello dello spazio intimo tra un medico e un paziente, della genuinità che quello spazio dovrebbe conservare e che non può essere tutelata dall’idea intrinseca che tutto quello che accade in quello spazio potrebbe diventare pubblico.
Ma, soprattutto, che viene spettacolarizzata e inserita nel grande romanzo della vita di Fedez in cui la malattia è un tema che crea partecipazione collettiva (mentre la guerra, per esempio, è divisiva e scivolosa per collaborazioni attuali e future e se ne parla il meno possibile), accompagnata però dal messaggio che tutto nobilita e tutto assolve: «lo sto facendo per voi»
No, lo stai facendo per te. Per il tuo brand o per il tuo benessere psicofisico o per una tua tendenza compulsiva a esibire o perché ti andava e basta.
Anni di psicoterapia avrebbero insegnare anche questo: a non sentirsi in dovere di conferire una dignità morale a tutto.
Questo non è normalizzare. É bluffare.
SELVAGGIA LUCARELLI. Selvaggia Lucarelli è una giornalista, speaker radiofonica e scrittrice. Ha pubblicato cinque libri con Rizzoli, tra cui l’ultimo intitolato “Crepacuore”. Nel 2021 è uscito “Proprio a me", il suo podcast sulle dipendenze affettive, scaricato da un milione di persone. Ogni tanto va anche in tv.
La finta modestia di Fedez non fa più effetto. Francesca Galici il 2 Maggio 2022 su Il Giornale.
Con il suo solito piglio polemico, Fedez ci ha tenuto a far sapere di non aver ricevuto l'invito per il Concertone di Roma: ma lui è a New York.
Siamo tutti concordi nel dire che questa è l'era della polemica a tutti i costi. I personaggi noti sembrano fare a gara a chi polemizza di più e anche i non famosi pare abbiano preso questa china nel tentativo di diventarlo. Come? Semplice, attirando l'attenzione sui social. È semplice: al giorno d'oggi sembra valere una sola regola: più si fa casino, più si viene notati, più c'è speranza di aumentare i follower. E magari finire in tv. Un copione già visto e rivisto, nulla di nuovo. Poi c'è Fedez, che non ha certamente bisogno di visibilità ma sembra non riuscire a stare lontano dalla polemica. E se è pretestuosa lo rende ancora più felice. Lo dimostra quanto accaduto ieri in occasione del Concertone.
Fedez e sua moglie, Chiara Ferragni, si trovano in queste ore a New York. Il motivo? Oggi saranno tra i fortunatissimi invitati al Met gala, che quest'anno sarà a tema Gilded age, i ruggenti anni d'oro della New York di fine Ottocento. Digressione fashion a parte, i Ferragnez potevano mai rinunciare a un invito così prestigioso? La domanda è retorica e la risposta lapalissiana. Eppure, mentre osservava New York dall'alto, dalle finestre della suite del suo hotel di gran lusso, Fedez ci ha tenuto a far sapere di non essere stato invitato al Concertone del Primo maggio che, almeno nel sogno ideologico di chi ancora ci crede, è l'evento proletario più importante del nostro Paese. Capite l'ossimoro?
"Buon Primo Maggio e buon concertone a tutti. Avrei voluto essere lì ma credo che il mio invito si sia perso", ha scritto Fedez nella sua storia. Certo, e noi ci crediamo che il buon vecchio caro Fedez avrebbe rinunciato alla più glamour e patinata serata di New York, e quindi tra le più importanti a livello mondiale, per salire sul palco di piazza San Giovanni a Roma. Ci crediamo che avrebbe rinunciato al clamore del Met gala e al flash dei fotografi di New York per strimpellare due canzoni, ammorbare il pubblico con la sua retorica arrugginita e prendersi quattro applausi dal pubblico, piuttosto spento, del Concertone.
Il post di Fedez è stato semplicemente un modo per mettersi al centro dell'attenzione, ancora una volta, togliendo i riflettori sui giovani e sui cantanti che, invece, su quel palco sono stati invitati. C'è da dire che il suo obiettivo l'ha raggiunto, i suoi groupies l'hanno acclamato come una sorta di divinità per quelle quattro parole buttate giù sui social. Ovviamente, dopo il casino creato lo scorso anno, era difficile che Fedez venisse reinvitato. Lo sapevano tutti, lo sapeva Fedez e lo sapeva il pubblico. Ma il paladino del politicamente corretto (solo se piace ai social) ormai s'è capito che non sa fare a meno della polemica.
(ANSA il 24 marzo 2022) "Settimana scorsa ho scoperto di avere un raro tumore neuroendocrino del pancreas. Uno di quelli che se non li prendi per tempo non è un simpatico convivente da avere all'interno del proprio corpo. Motivo per il quale mi sono dovuto sottoporre ad un intervento chirurgico durato 6 ore per asportarmi una parte del pancreas (tumore compreso)". Lo scrive Fedez su Instagram, postando una foto vicino al letto d'ospedale, con le dita alzate. "A due giorni dall'intervento sto bene e - prosegue il rapper - non vedo l'ora di tornare a casa dai miei figli. Ci vorrà un po'".
Le battaglie di Fedez, dalla difesa del ddl Zan alla malattia. Giovanni Gagliardi su La Repubblica il 27 Marzo 2022.
Fra social e impegno, il cantante e la moglie Chiara Ferragni hanno promosso due raccolte fondi da record durante il Covid: uno ha permesso di creare un reparto di terapia intensiva al San Raffaele e un altro aveva lo scopo di aiutare i lavoratori dello spettacolo colpiti dal lockdown. E nel mezzo, il lungo braccio di ferro con il Codacons.
Fedez contro il Codacons, Fedez contro il Covid, Fedez che dal palco del Concertone del Primo maggio difende il ddl Zan contro l'omotransfobia. Sono tante le battaglie che hanno visto, e vedono, il rapper impegnarsi in prima linea, fino a quest'ultima, forse la più dura, che lo terrà impegnato in quello che lui stesso ha definito "un
Da corrieredellosport.it il 24 marzo 2022.
Una chiamata che non dimenticherà mai. In uno dei momenti più difficili della sua vita, Fedez ha trovato il conforto di Gianluca Vialli. Il noto cantante si è sottoposto a un intervento durato sei ore al San Raffaele di Milano. "Settimana scorsa ho scoperto di avere un raro tumore neuroendocrino del pancreas.
Uno di quelli che se non li prendi per tempo non è un simpatico convivente da avere all'interno del proprio corpo”, hai poi spiegato il rapper sui social. E proprio su Instagram ha voluto anche ringraziare Vialli, con cui si è sentito al telefono prima dell'operazione.
Fedez ha ringraziato Vialli prima del fischio d'inizio di Italia-Macedonia del Nord. "Grazie di cuore a Luca Vialli e in bocca al lupo per la partita di stasera - ha scritto in una storia su Instagram - Fino a qualche giorno fa non ci conoscevamo nemmeno poi una telefonata pochi giorni prima dell’intervento che difficilmente dimenticherò. Spero di poter dare un po’ di supporto alle persone così come tu hai fatto con me, davvero con il cuore".
Estratto dell'articolo di Alessandra Corica per repubblica.it il 24 marzo 2022.
(…) "I tumori neuroendocrini del pancreas (…) sono una minoranza. Ma hanno una prognosi diversa, generalmente migliore". Massimo Falconi è ordinario all'università Vita Salute e primario di Chirurgia del pancreas al San Raffaele di Milano, che dal 2019 è un centro di eccellenza nella cura dei Net (Neuroendocrine Tumors) riconosciuto dalla Enets, la Società europea dei tumori neuroendocrini.
Falconi (…) ha operato il rapper Fedez, asportando una porzione del pancreas dove era stato individuato, appunto, un tumore di questo tipo, come confermato dal cantante e presentatore con un post sui social di oggi.
"Ma l'intervento - specifica Falconi - non è la prassi: dipende da paziente a paziente, nonché dallo stadio in cui la neoplasia si trova nel momento in cui viene fatta la diagnosi. Il messaggio da dare è che si tratta di un tipo di tumore che, rispetto all'adenocarcinoma pancreatico, ha fortunatamente maggiori possibilità di cura".
Quindi si può guarire?
"Si hanno migliori possibilità di guarigione con le opportune terapie. Ovviamente, tutto è connesso alla precocità della diagnosi: quanto prima questa avviene, tanto maggiori sono le possibilità di cura. Non è un messaggio ottimista, ma reale". (…)
Fedez è un paziente molto giovane, che ha solo 32 anni: questi tumori colpiscono a prescindere dall'età?
"A differenza dell'adenocarcinoma del pancreas, che nella maggior parte dei casi si manifesta in pazienti con un'età mediana di 67 anni, i Net non hanno un'età in cui c'è una maggiore incidenza. In generale, però, si tratta di forme relativamente rare, sebbene le diagnosi siano aumentate negli ultimi anni grazie al diffuso utilizzo di tecniche radiologiche e di endoscopia che permettono di individuare lesioni anche molto piccole. Vent'anni fa scoprivamo questi tumori solo quando erano diventati masse importanti e metastatiche: oggi, per fortuna, riusciamo a farlo prima".
Che tipo di terapie sono previste?
"I Net sono stati i precursori della target therapy, le terapie oncologiche 'personalizzate' a bersaglio molecolare. Il motivo è che questo tipo di tumore produce un recettore ormonale che dal punto di vista terapico è come se fosse la serratura di una porta: inserendo la giusta chiave, siamo in grado di regolare la crescita delle cellule tumorali, rallentandola o arrestandola. Accanto a questa terapie, c'è poi la Prrt, un particolare tipo di radioterapia molecolare mirata, e le chemioterapie. Ci sono diverse opzioni terapeutiche, che consentono di avere una prognosi migliore a cinque anni per i pazienti: è una buona notizia".
Vera Martinella per il “Corriere della Sera” il 25 marzo 2022.
La scoperta della malattia la settimana scorsa, l'intervento chirurgico pochi giorni dopo, il più in fretta possibile. Perché quando c'è di mezzo un tumore il tempo è prezioso: diagnosi precoce e cure tempestive possono fare una grande differenza.
Almeno su questo Fedez è stato fortunato perché i sintomi dei tumori neuroendocrini sono poco chiari o assenti, così il 60% dei pazienti arriva a individuare la malattia in ritardo, quando la massa tumorale raggiunge dimensioni significative o compromette la funzionalità degli organi colpiti.
«Oltre a essere rari i NETs (dall'inglese Neuro-Endocrine Tumors) sono quasi sempre "silenziosi" e solo nel 20% dei casi danno sintomi specifici legati all'iperproduzione di ormoni - spiega il professore Massimo Falconi, direttore del Centro del Pancreas dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, che con la sua equipe ha operato il rapper -. Sono un gruppo di neoplasie molto diverse fra loro, alcune aggressive altre "indolenti", ovvero che evolvono lentamente».
Di cosa si tratta esattamente?
«Parliamo di tumori che hanno origine dal sistema neuroendocrino, costituito da cellule con caratteristiche tipiche sia delle cellule endocrine, quelle che producono gli ormoni, sia di quelle nervose. Queste cellule sono presenti in tutto l'organismo, quindi i NETs possono colpire organi differenti quali pancreas (come nel caso di Fedez, ndr ), intestino, polmoni, tiroide, timo o ghiandole surrenali».
Sono pericolosi?
«È molto difficile dare una risposta univoca per le decine di sottotipi diversi di tumori neuroendocrini. In base all'aspetto delle cellule neoplastiche, i NETs si possono suddividere in "ben differenziati", che crescono in genere lentamente e sono meno aggressivi (ma comunque potenzialmente maligni, possono dare metastasi anche dopo molti anni) e "scarsamente differenziati", che si sviluppano più velocemente e hanno maggiori probabilità di essere metastatici fin dall'inizio».
Quali sono le terapie?
«Siamo di fronte a patologie molto diverse fra loro, che richiedono un approccio personalizzato. Se il tumore viene scoperto agli inizi ed è localizzato, la chirurgia radicale, ovvero l'eliminazione di tutta la massa neoplastica, può portare a guarigione alte percentuali di pazienti. Spesso l'intervento chirurgico è complesso: punta ad asportare completamente la malattia, preservando il più possibile la funzione dell'organo».
E se le cose si complicano?
«Se la rimozione del tumore è parziale o se la scoperta è tardiva e ci sono già metastasi, oppure in caso di recidive che si presentano nel tempo, oggi abbiamo comunque a disposizione diversi tipi di farmaci.
Dalla chemioterapia (efficace solo in alcune forme) agli analoghi della somatostatina, dai farmaci a "bersaglio" fino alle strategie locoregionali (come l'embolizzazione o la termoablazione epatica). Recentemente poi è stata approvata anche in Italia la nuova terapia radiorecettoriale, in grado di veicolare un'energia "distruttiva" mirata in modo specifico sulle cellule cancerose».
Si può guarire?
«Anche in questo caso tutto dipende dal tipo di tumore presente nel singolo malato e dallo stadio della neoplasia al momento della diagnosi (se è in fase iniziale o avanzata). Ma la sopravvivenza a 5 anni nel nostro Paese è alta, superiore al 60%.
Negli ultimi anni, con le nuove terapie abbiamo fatto passi in avanti significativi. È però determinate essere curati in centri di riferimento, dove operano gruppi multidisciplinari di esperti, perché servono le competenze di diversi specialisti».
Fedez e il tumore al pancreas: la lunga giornata del rapper che diventa Federico, padre e marito, nel racconto della malattia. Chiara Maffioletti su Il Corriere della Sera il 25 Marzo 2022.
Il cantante due giorni dopo l’intervento ha pubblicato alcune immagini dei giorni prima e dopo il ricovero: ha scelto di raccontare i timori e mostrare la cicatrice dell’intervento.
E ora, quel «problema di salute» di cui aveva parlato Fedez qualche giorno fa, ha un nome. Il cantante — questa volta firmandosi semplicemente come Federico — ha mantenuto la promessa e ha raccontato sui social di avere avuto «un raro tumore neuroendocrino del pancreas . Uno di quelli che se non li prendi per tempo non è un simpatico convivente da avere nel proprio corpo».
La scoperta è di settimana scorsa ed è stato fondamentale intervenire subito: «Mi sono dovuto sottoporre a un intervento chirurgico durato sei ore per asportarmi una parte del pancreas (tumore compreso). A due giorni dall’intervento sto bene e non vedo l’ora di tornare a casa dai miei figli. Ci vorrà un po’», ha quindi concluso, concedendo anche una breve galleria di immagini, la prima delle quali lo mostra sorridente, con addosso il camice e le dita in segno di vittoria. Lo stesso gesto ripetuto nella foto successiva, in cui al suo fianco, sul letto d’ospedale, c’è Chiara Ferragni, avvinghiata a lui (lo è stata per tutti questi giorni). «È una foto scattata lunedì pomeriggio — ha spiegato lei, sempre tramite i social —, il giorno prima dell’intervento al pancreas. Eravamo spaventati per tutto: la diagnosi, l’intervento, la nostra vita e il futuro della nostra famiglia».
E ancora: «L’intervento è andato bene e speriamo che questo possa essere un brutto ricordo che ci ha insegnato, ancora una volta, l’importanza di apprezzare la vita il più possibile, ogni giorno». Uniti, nell’affrontare la prova più difficile. Coraggiosi, soprattutto per la determinazione con cui sembrano aver tenuto al riparto da ogni urto della malattia i propri bimbi. Il cantante, ieri, ha condiviso anche un video di auguri di suo figlio più grande, Leone. «Papà rimettiti presto così giochiamo insieme. Ti amo tantissimo cacca!». Chissà se il piccolo tra qualche anno, quando sarà grande abbastanza, rivedrà mai questo filmato capendo (dopo, come sempre succede ai figli) che cosa gigantesca aveva fatto il suo papà sorridendogli anche in quei giorni in cui, probabilmente, avrebbe voluto solo piangere.
In un altro, fatto prima dell’intervento, si vede Fedez steso a letto con Leone che gli porta un quadretto, regalo di pronta guarigione. Lui lo legge: «Auguri papà ti voglio bene». Sale il magone, ma lo congela in un sorriso. In questi frammenti di vita c’è la tridimensionalità della famiglia più seguita d’Italia. Non sono solo belle figurine da appicciare sotto un brand, ma persone che pur nella loro vita privilegiata (che peraltro si sono guadagnati) riescono a essere vicine a milioni di altre che, guardandoli, un po’ sognano ma molto si identificano. Ci stanno riuscendo anche adesso, con una forza potente ma dolce, che è il loro amore.
Ferragni ha pubblicato nel pomeriggio altre immagini, della loro vita prima dell’intervento: passeggiate, un gelato, ore con i figli. «Era come se il tempo si fosse fermato ed ero spaventata come mai prima che qualcosa di brutto potesse accadere», ha scritto. Nelle ultime ore praticamente chiunque ha travolto d’affetto la coppia, compreso Matteo Salvini («Forza ragazzo, buona battaglia e buona fortuna. Polemiche e opinioni diverse le consegniamo volentieri al passato») e il presidente della regione Lombardia Fontana («Lo aspetto, appena lo vorrà, per un caffè a Palazzo Lombardia»).
Nell’ultima foto pubblicata da Fedez c’è poi la cicatrice dopo l’intervento: parte da poco sopra l’ombelico, si fa strada tra i tatuaggi. Lui sembra quasi fiero mentre la mostra, sorride con le braccia raccolte dietro la nuca, anche se poi chissà cosa avrà pensato in quel momento. Però, anche questo gesto racconta molte cose: dice in primo luogo che non bisogna vergognarsi di quelle cicatrici, della debolezza, della malattia. E se anche solo una persona con gli stessi segni dovesse mai sentirsi più forte guardando questa foto, ecco che Fedez avrà fatto un’altra volta qualcosa di enorme e non scontato. Anzi, l’avrà fatta Federico, un papà di 32 anni a cui, in questo momento, va l’affetto di un Paese intero.
Fedez e l’intervento per asportare il tumore, Chiara Ferragni: “Speriamo sia solo un brutto ricordo, era come se il tempo si fosse fermato”. Roberta Davi su Il Riformista il 24 Marzo 2022.
Fedez l’aveva promesso: avrebbe parlato della sua malattia, annunciata tramite alcune stories su Instagram la scorsa settimana, quando si sarebbe sentito pronto per farlo. E oggi 24 marzo, tramite un post pubblicato sempre sul popolare social network, ha rivelato: “Settimana scorsa ho scoperto di avere un raro tumore neuroendocrino del pancreas. Uno di quelli che se non li prendi per tempo non è un simpatico convivente da avere all’interno del proprio corpo. Motivo per il quale mi sono dovuto sottoporre ad un intervento chirurgico durato 6 ore per asportarmi una parte del pancreas (tumore compreso)”.
E qualche ora dopo anche Chiara Ferragni ha parlato non solo delle condizioni di salute del marito, ma anche di come hanno trascorso la settimana precedente alla delicata operazione.
L’intervento chirurgico al San Raffaele di Milano
La notizia dell’operazione chirurgica all’addome di Fedez era trapelata ieri, resa nota dall’Adnkronos. Il cantante aveva annunciato in una ‘story’ su Instagram che martedì sarebbe stata “una giornata importante”, senza però scendere nei dettagli. I prossimi giorni saranno fondamentali per definire con precisione il quadro clinico. Intanto il rapper ha fatto sapere che sta bene e non vede l’ora di tornare dai suoi figli, anche se ‘ci vorrà un po’’, mostrando alcune immagini dall’ospedale, compresa quella della cicatrice sull’addome e del tipo di intervento subìto.
Dopo le parole di Fedez sulla sua malattia, Chiara Ferragni ha pubblicato sul suo profilo Instagram uno scatto insieme al marito, sempre dall’ospedale, spiegando: “Avevamo paura di tutto: la sua diagnosi, l’intervento, la guarigione, la nostra vita e la situazione della nostra famiglia. L’operazione di martedì è andata bene, ora si sta riprendendo e speriamo che questo sia solo un brutto ricordo che ci ha insegnato, ancora una volta, l’importanza di godersi la vita al massimo tutti i giorni”. L’imprenditrice ha poi ringraziato “tutte le persone che ci hanno fatto sentire il loro amore, ci hanno aiutati e hanno detto una preghiera per noi, ci ha dato molta forza”.
Fedez, dopo l’annuncio del suo ‘problema di salute’, aveva infatti ricevuto moltissimi messaggi di sostegno da parte di amici, colleghi, fan e volti noti dello spettacolo.
“Ci siamo presi un po’ di tempo dai social”
Il silenzio social nei giorni successivi all’annuncio della malattia di Fedez- che si era ipotizzato fosse legata alla diemelinizzazione, scoperta nel 2019 – non era passato inosservato, considerando che la coppia ha sempre condiviso la propria vita professionale e privata su Instagram, dove sono seguiti da milioni di follower. E infatti oggi la fashion blogger ha spiegato in un altro post come hanno trascorso il tempo prima dell’intervento, confermando come si fossero ritagliati dei momenti lontano dai social, con tanto di foto a immortalarli. “Ci siamo presi un po’ di tempo lontano dai social media, abbiamo trascorso più tempo possibile con i bambini, siamo andati a fare molte visite ed esami, siamo andati a passeggio, abbiamo mangiato un gelato seduti su una panchina” ha scritto la Ferragni.
Ma non solo. L’imprenditrice ha raccontato inoltre che Fedez “ha passato un po’ di tempo con i suoi amici più cari, ha registrato della musica (lui l’ha fatto e io ho ascoltato), è andato a dormire con Leone nel nostro letto (di solito dorme nella sua stanza) e ha festeggiato il suo quarto compleanno”.
Le ultime parole sono dedicate alle sue emozioni: “La maggior parte di questo tempo mi sono sentita come se tutto fosse offuscato: era come se il tempo si fosse fermato e ho avuto paura come mai prima d’ora che potesse succedere qualcosa di brutto. Grazie alla vita per aver cambiato le cose per il meglio”.
Saperlapochisti. L’operazione di Fedez e lo spettacolo desolante dei giornali. Guia Soncini su L'Inkiesta il 25 Marzo 2022.
Fa impressione notare come la copertura dei quotidiani su uno dei personaggi italiani più cercati e dibattuti dai lettori sia così sciatta e inconcludente. Il mistero sul suo stato di salute non era dovuto a civile pudore (magari), bensì al semplice fatto che nessuno ne fosse davvero informato.
Questo non è un articolo su Federico Lucia, e non perché io abbia un qualche senso della tragedia e mi metta qui a dirvi che di fronte alla malattia bisogna fare un passo indietro e pensare che è innanzitutto un padre di famiglia (avete notato quanto spesso ricorre questa specifica? Come se avere un cancro a 32 anni non desse abbastanza punti-sfiga, senza il potenziale di lasciare qualcuno orfano).
Questo non è un articolo su Federico Lucia perché non c’è granché da dire su uno che ha un cancro e si è operato e si spera l’abbia preso in tempo; perché, oggi e qui, mi pare più interessante scrivere di noi. Di noi che facciamo i giornali.
Per farlo, vi parlerò tanto per cambiare di me, e di com’è stata la giornata di otto giorni fa, che per il grande pubblico è quella in cui Federico Lucia ha detto d’avere una malattia senza specificare quale, e per me era quella in cui usciva il mio nuovo libro. E le due cose non potrebbero essere state più legate, nello svolgimento di quel mio giovedì pomeriggio.
Quando sono arrivati i primi messaggi che chiedevano se avessi visto, ero in un luogo pubblico, e quindi non ho guardato subito i video. Poco dopo, a una telefonata che mi riassumeva la notizia – dice che sta male, non dice cos’ha, dice che sarà lunga – ho risposto, vado a memoria, qualcosa come: farebbe di tutto per boicottarmi il libro (questo è il punto in cui potete accantonare il senso del tono per il gusto di darmi della mitomane).
Per la battuta mi farei ammazzare, certo; ma c’è anche che quel libro lì non è magnanimo nell’analisi di quel personaggio pubblico e delle sue furbizie e dei suoi posizionamenti di mercato. La prima cosa che ho pensato, lì per lì, è che il giorno dopo ne avrei scritto, che la mia Avvelenata del venerdì avrebbe avuto per tema la nuova puntata del commercio dell’anima del marito della Ferragni. Se siete lettori abituali, sapete che il giorno dopo ho scritto del documentario su Ugo Tognazzi, e che ci ho messo quattro giorni a decidere cos’avessi da dire sulla malattia in diretta di uno che vive in diretta.
La ragione non è che sono una persona sensibile e continente. Non sto dicendo che non lo sono, sto dicendo che non è quello il punto. Non è neanche – anche se già lì qualche dubbio veniva, magari non ai saperlalunghisti che commentavano belli sereni che era tutto falso, tutta pubblicità, ma alle persone normali sì – il fatto che in quei video Federico Lucia fosse così stravolto che, fosse stata una messinscena, avremmo finalmente trovato il nuovo Marlon Brando.
Il punto è che qualche ora dopo, a farmi cambiare tema per l’articolo del giorno dopo, è arrivato un messaggio di una parola. La parola era: pancreas.
Sarebbe bello pensare che, se la notizia del suo tumore Federico Lucia è riuscito a darla come e quando voleva lui, è perché tutti siamo persone civili che, quando ci dicono che uno ha un tumore di quelli che non serve essere primario al Cedars Sinai per sapere che non spesso finiscono bene, ci asteniamo dal raccontarlo ai nostri lettori, e al massimo mandiamo messaggi agli amici, messaggi del tenore di «minchia, poveraccio».
Sarebbe bello illudersi. Però ho, come tutti voi, visto i giornali in questa settimana. Giornali convinti di saperla lunghissima che ci spiegavano che era sclerosi multipla perché una volta anni fa lui aveva detto che era a rischio (il problema di questo tempo non son mica i cretini: sono i cretini che reputano sé stessi svegli, sono quelli che non studiano e pensano ignoranti sian sempre gli altri). Giornali smaniosi di fare clic che titolavano «Fedez operato al cervello». Giornali che non evitavano di dare la notizia per pudore e discrezione, o perché i dati sanitari non si possono diffondere: non la davano perché non ce l’avevano, e quindi ne inventavano a casaccio, perché mica dal non sapere cosa stia succedendo può discendere il silenzio stampa.
Sono consapevole che Chiara Ferragni non sia Navalny e suo marito non sia Christine Lagarde. Quel che non riesco a capire è cos’è andato storto nell’informazione italiana. Quand’è, esattamente, che abbiamo deciso che le cose che più i lettori volevano leggere fossero anche quelle di cui potevamo delegare i più sciatti a occuparsi.
Non me ne importa niente della famiglia Ferragni – me ne importa moltissimo, ma non in questo contesto – ma voglio sapere che modello di business è quello dentro al quale, rispetto a una coppia sulla quale pubblichi centinaia di articoli l’anno, tu che ne scrivi non hai una fonte, non ti prendi il disturbo di studiare, non ti applichi un decimo di quanto faresti se dovessi scrivere della partita di pallone.
Brocco75 che scrive che quell’arricchito esibizionista non ha mica nulla, lo fa per l’engagement, almeno è Brocco75. Ma tu, che hai un nome e un cognome e un tesserino dell’ordine dei giornalisti, che scuse hai per saperne quanto Brocco75?
Comunque, ieri Federico Lucia ha instagrammato una cronachetta postoperatoria, che forse servirà a non far più scrivere stronzate a quelli che vogliono fare informazione senza informarsi; e una foto, nella sequenza, in cui ha la pancia scoperta e una gigantesca cicatrice di quelle che ti lasciano levandoti pezzi di corpo: immagino stia lì, la foto che non lascia margini di simulazione, nella speranza di non far più scrivere a Brocco75 che non è mica vero niente. (Non basterà: abbiamo falsificato lo sbarco sulla Luna, figurati un addome ricucito).
Ma sto divagando, giacché questo non era un articolo su Federico Lucia, del quale spero di non dover più scrivere una riga, e che si rimetta abbastanza in fretta da permettere a tutti – ma soprattutto a me – di tornare a sbeffeggiare il marito della Ferragni.
Estratto dell’articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera” il 18 marzo 2022.
[…] Non è la prima volta che Fedez racconta i suoi problemi di salute. Tre anni fa aveva rivelato che gli avevano trovato «una demielinizzazione» che in alcuni casi può far sviluppare la sclerosi multipla. «Devo stare sotto controllo perché è una sindrome radiologicamente verificata - aveva spiegato -. La demielinizzazione è quella che avviene quando hai la sclerosi multipla. Questa cosa può essere, come no, che si tramuti in sclerosi». Fedez aveva raccontato come quella diagnosi fosse stata anche «il motivo per iniziare un percorso per migliorare e scegliere le mie battaglie. Ad oggi, se dovesse accedermi questa cosa - e significa che, in base a dove ti si accendono queste cicatrici, puoi perdere il dono della parola o l'uso della gamba, per dire -, insomma, se dovesse succedermi una cosa del genere io ad oggi per cosa ho combattuto? Mi sono reso conto che sono stato dietro a un sacco di cazzate, a un sacco di persone che probabilmente non se lo meritavano».
Gianluca Veneziani per "Libero Quotidiano" il 19 marzo 2022.
Ma non vi mettete una mano sulla coscienza prima di sbraitare sui social? Non riuscite a fermare il vostro odio neppure davanti a un problema di salute? E siete talmente sfacciati che non solo covate rabbia, ma vi sentite in diritto di pubblicizzare la vostra cattiveria e farla conoscere a tutti... Vi meritate un grosso applauso, davvero, voi leoni da tastiera, che non avete esitato a insultare Fedez, anche dopo che il cantante, in un video commovente, ha rivelato ai suoi follower di essere malato: «Sono qua per dirvi che purtroppo mi è stato trovato un problema di salute, che comporta un percorso. Un percorso importante che dovrò fare e che mi sento di raccontare», ha detto il cantante.
Ora, potrete avere la peggiore opinione di Fedez e disprezzare le sue intemerate social e le sue campagne ideologiche a metà tra business e buonismo; potrete considerarlo il simbolo della degenerazione culturale del nostro Paese, in cui gli intellettuali sono stati sostituiti damediocri influencer. Però, davanti al Male che irrompe nella vita di una persona e alla confessione dolente che sceglie di fare, dovreste avere la capacità di fermarvi e di esercitare quella piccola grande virtù chiamata pietas.
E invece niente. Tra i vari messaggi di affetto e di sostegno al cantante e alla sua famiglia, sono fioccati anche tanti commenti pieni di insulti, di sospetti e paragoni di cattivo gusto, di odio gratuito. È come se l'annuncio del Male, oltre ad attirare solidarietà, generi altro male, molto più insopportabile e, ahinoi, incurabile: quello dei cretini e dei cattivi (spesso le due cose coincidono). Ecco che allora su Twitter e Instagram trovavi chi accusava Fedez di «spettacolarizzare» il suo dolore e di «farsi pubblicità».
«Stare male è brutto, ma "pubblicizzare" è ancora più brutto», scriveva un utente, «Conosco tante gente con problemi di salute, ma non lo sbandiera ai quattro venti», rincarava la dose un altro, «Molte persone hanno la stessa malattia, ma non lo postano sui social per avere compassione. Questa, secondo il mio parere, è solo mania di protagonismo», infieriva ancora un altro. Poi c'erano quelli del "chissenefrega" al suon di «È un problema suo», «E sticazzi!», con tanti saluti a ciò che resta dell'umanità. E, ancora, c'erano i morbosi, che volevano saperne di più sulla malattia e azzardavano ipotesi bislacche, tipo che Fedez sia in quello stato per colpa dei troppi tatuaggi («Se dovessi scommettere, è la stessa malattia che Michael Jackson ha contratto per l'eccessiva decolorazione della pelle. Lui per l'eccessiva colorazione...»).
Da qui anche i sospettosi e i complottisti, che si chiedevano perché Fedez non abbia rivelato il tipo di male, e o minimizzavano («Se era una malattia grave, non lo diceva pubblicamente») oppure sostenevano che esso sia la conseguenza della vaccinazione anti-Covid: «Tre vaccini... Voi che ne pensate?», scriveva un illuminato dei social. Per la stessa ragione, cioè per essersi vaccinato e aver fatto promozione a favore della vaccinazione, Fedez non sarebbe degno di ricevere solidarietà: «Quanto male ha augurato a chi, non volendosi far vaccinare, cercava di tutelare la sua salute? Non merita la mia compassione», proclamava un hater No Vax.
A ciò si sommava l'invidia sociale, la rabbia di chi si sentiva in diritto di offendere il cantante perché ricco. «Fedez fa un tweet e tutti a dire "povero", e noi del popolo?», «Pensa a chi deve lottare col servizio sanitario senza avere tempo per selfie e tweet», recitavano alcuni messaggi pieni di odio di classe. Per ciò che può valere, a Fedez va la nostra solidarietà e il nostro augurio di pronta guarigione, ai suoi odiatori il disprezzo per la loro stupidità pari alla loro mancanza di sensibilità.
Ma al cantante ci permettiamo di dare anche un suggerimento: magari da ora Fedez usi con più cautela i social. A tanti follower corrispondono tanti hater. E in questo momento il cantante ha bisogno di farsi inondare solo dell'amore di chi gli vuole realmente bene, a cominciare dalla sua famiglia. In gamba, Federico Lucia. Non vedo l'ora di tornare a criticarti per quello che dici, non appena sarai tornato in piena forma.
Vivere e ammalarsi in pubblico. Fedez ha fatto ciò che farebbero anche molti di quelli che lo hanno criticato. Guia Soncini su L'Inkiesta il 21 Marzo 2022.
Non abbiamo fatto la morale né a Michela Murgia né ad Alessandro Baricco quando hanno raccontato la loro malattia. Perché siamo classisti anche sulle cartelle cliniche. E sono certa che Vialli, che ha raccontato con tanto garbo i suoi problemi di salute, non si metterebbe mai a cavillare sul presunto cattivo gusto di chi lo fa.
C’è stato un attimo che questa
storia è sembrata niente. È stato quando Chiara Ferragni e il marito sono stati
un paio di giorni senza pubblicare niente su Instagram, e i commenti all’ultimo
post di lei erano tra il recriminante e il paranoico, tra passanti che dicevano
voi non potete permettervi di sparire voi dovete costanza al vostro pubblico, e
passanti che dicevano oddio sono preoccupata l’ultima foto è di Leone vuol dire
che Leone sta male se non postano più. (Leone è il primogenito di Chiara
Ferragni, e la paranoica che così aveva commentato ora dirà cose come «me lo
sentivo, io»).
C’è stato un attimo in cui, a cena con amici, ridendo dei commentatori, abbiamo
detto che poi figurati, torneranno dopo due giorni pubblicizzando una app che ti
insegna a sconnetterti e a goderti la vita, o staranno girando la nuova stagione
del documentario, o – c’è stato un attimo che sembrava tutto normale e
inoffensivo e frivolo, il nostro riderne e l’altrui preoccuparsi.
Poi giovedì Federico Lucia ha fatto ciò che fa la sua generazione: ha acceso la telecamera del telefono e ha raccontato, con gli occhi pesti, che se non si stava facendo vedere era per un imprecisato problema di salute che sperava di poter risolvere, e se lo sperava era anche perché in quei giorni aveva letto storie altrui che gli avevano dato coraggio.
Tempo fa ho conosciuto un tizio più o meno della mia età che ha passato una parte della sua infanzia in studi televisivi; era guarito da un cancro all’epoca giudicato inguaribile, e in quel secolo la tv voleva fare quel che oggi vorrebbero fare i social: sensibilizzare. Più di tre decenni dopo, il tizio fa la sua vita, e però una parte di quell’identità gli è rimasta appiccicata: quando racconti la tua disgrazia, diventi la tua disgrazia. È per quella che la gente ti riconosce, è di quello che vogliono parlare con te. Mi ha raccontato che le persone si dividono in quelle che gli chiedono di scrivere un’autobiografia e quelle che gli chiedono come mai non abbia ancora scritto un’autobiografia. A Federico Lucia credo lo chiederanno meno: ha Instagram, mica gli serve un editore.
Non che sia rilevante, ma la mia linea rispetto alla morte e alla malattia condivise sui social è sempre stata la stessa: ognuno se la gestisce come può, come sa, come vuole. Ho amiche che si scandalizzavano a ogni dolore esposto a scopo di like, e poi quando è morto un genitore si sono trasformate in prefiche su piattaforma zuckerberghiana. Io stessa ho spesso l’impressione che le foto dagli ospedali siano tentativi di farsi dire «poverino, cosa t’è successo», poi mi sono ritrovata in un ospedale in cui la linea telefonica prendeva male ma il wifi funzionava e, invece di chiamare qualche amico, ho postato senza ritegno mele cotte e cateteri venosi. Il dolore e la paura e il lutto possono tutto, ma anche la noia può molto.
A un certo punto di “Una semplice domanda”, mentre chiacchiera con Alessandro Cattelan, Gianluca Vialli dice: «Adesso che so che non morirò di vecchiaia». È una frase straziante per moltissime ragioni, la principale delle quali è che è impossibile non voler bene a Gianluca Vialli, persino se come me non solo non l’hai mai incontrato in vita tua ma neanche hai un’idea precisa di come sia fatta una partita di calcio.
È anche la principale differenza tra Vialli e uno che è diventato famoso per la sua malattia prima di diventare famoso per altro, o tra Vialli e uno che è diventato famoso per la sua fama e non per un qualsivoglia talento: Vialli ha raccontato d’avere un cancro ma non lo identifichiamo col suo cancro. Non vorremmo che fosse per forza e solo quell’ingombro. Vorremmo potercene dimenticare. Vorremmo che lui e Cattelan continuassero a parlare di come si esulta diversamente sul campo da calcio e su quello da golf. Vorremmo che non dicesse mai una delle frasi devastanti che dice: «Ho tante cose che voglio ancora fare nella vita, e magari c’è l’ansia di non avere il tempo di portarle a termine».
Però la dice da Vialli: con un garbo squisito, senza essere mai patetico, senza cercare mai (la troverebbe facilissimamente) la nostra commozione.
La cosa che mi ha fatto più impressione, del caso Federico Lucia, sono state certe reazioni. Gente che passa il tempo a postare proprie foto nel terrore che ci dimentichiamo che faccia ha, gente che non manca mai di pubblicizzare un lavoro o una vacanza o un aperitivo, gente che vive in diretta quanto i parenti della Ferragni ma fatturando meno, gente che si sente migliore non si capisce in base a cosa (forse se hai meno d’un milione di cuoricini sotto le tue foto sei certificato come un autoscattista rispettabile), gente così ci ha spiegato senza mettersi a ridere che mai, mai, mai pubblicizzerebbe una malattia, mai avrebbe questo cattivo gusto, mai peccherebbe in tal modo di esibizionismo. E ora scusatemi, ho un ristorante in cui geolocalizzarmi.
Sono ragionevolmente certa che Vialli – anche se non avesse i cazzi suoi cui pensare, anche se fosse uno che vive in diretta – non si sarebbe mai messo a cavillare sul cattivo gusto del comunicare le proprie cartelle cliniche, perché se c’è una cosa che quelli non di pessimo gusto non fanno è cavillare sul buon gusto altrui.
Poi ci sarebbe da dire quanto siamo classisti anche rispetto alle cartelle cliniche. Non abbiamo fatto la morale a Vialli quando ha raccontato la sua malattia, così come non l’abbiamo fatta a Michela Murgia e Alessandro Baricco. È stato perché ce l’hanno raccontata con meno senso del tragico? Perché hanno mestieri che non siano (solo) raccontare loro stessi? Perché ci somigliano di più, sono come noi gente del Novecento per cui vivere in diretta è un gusto acquisito?
Non lo so, però a novembre la più bella canzone di Robbie Williams fa vent’anni. E a un certo punto di “Una semplice domanda” Vialli dice a Cattelan «E io, ti dico, ho paura di morire, eh», e io ho pensato a quella canzone che raccontava di uno cui tutto accadeva in pubblico – cantare canzoni d’amore, dare interviste in cui dire cattiverie, andare a pezzi – in quel tempo remoto in cui a vivere in pubblico erano in pochi. A quella canzone che parlava di pochissimi e invece parla di tutti, quella che a un certo punto faceva: non ho paura di morire, è che non voglio.
Vittorio Feltri, "ho un cancro: lo dico chiaramente a tutti". La lettera a Fedez: "Fai a pugni con la sfiga, vincerai tu". Vittorio Feltri su Libero Quotidiano il 19 marzo 2022.
Caro Fedez ho letto dei tuoi problemi di salute, ne sono dispiaciuto e spero si risolvano presto. Sei un giovane di talento, hai una bella famiglia e comprendo il tuo stato d'animo di fronte alla malattia. Tutti siamo preoccupati della integrità del nostro corpo e tentiamo di tenerlo in forma per vivere sereni. Una volta mi hai intervistato con garbo per la televisione che dirigi, e ammetto di essermi divertito a rispondere alle tue domande.
Al termine del programma, rammento, mi hai chiesto di salutare al telefono tua moglie, la famosa Ferragni, e io le parlai. Dissi: signora, sono stato mezza mattina con suo marito, ma ho pensato solo a lei. La signora e anche tu rideste, era una frase scherzosa. Poi ti ho seguito con simpatia anche se condivido un decimo delle tue esternazioni. Io d'altronde ho molte opinioni ma non ne condivido neanche una, quindi non posso concordare con le tue. Ciò non mi impedisce di avere simpatia per te, per cui sento di confidarmi su un tema che ci accomuna. Quello della salute perduta.
Io ho 78 anni, non ho mai avuto disturbi. Ogni 24 mesi mi sottopongo ad esami di laboratorio, voglio controllare che tutto vada bene. I responsi sono sempre andati bene, polmoni perfetti nonostante fumi da secoli come una ciminiera, fegato in ordine benché trinchi qualche bicchiere, perfino il cervello - e il particolare è sorprendente - funziona a meraviglia. Ma l'ultima verifica con la tac, metodo di contrasto dalla testa ai piedi, mi ha riservato una sorpresa spiacevole. Referto: nodulo al petto, parte sinistra (la sinistra mi è sempre stata sulle palle). Per me la parola nodulo non significava niente. Non mi sono spaventato.
Ma la mia chirurga, una bella ragazza, mi ha detto che bisognava approfondire. Va bene, approfondisci e non rompermi. Svolto l'accertamento con un ago, il medico, Paola Martinoni, emette la sentenza: cancro, bisogna intervenire col bisturi. Lei è una chirurga oltre che essere bona, e il primo di marzo mi trovo in sala operatoria, mezzo biotto, pieno di vergogna. Anestesia totale, quindi il risveglio. Nessun dolore. Mi riportano in camera sveglio ed entra nella stanza un cameriere che mi porge una coppa di champagne offerto dalla équipe medica. Bevo e mi sento subito benone. Mi rivesto e me ne vado non prima di aver salutato Paola ed averla ringraziata, la guardo e i miei pensieri in quel momento non sono stati di carattere clinico. Dato che certe donne mi piacciono ancora molto anche se non ricordo il motivo. Uscito dalla clinica mi sono recato al giornale, sedendo alla scrivania dove mi trovo pure in questo momento che ti scrivo. E ho lavorato come sempre senza confidare niente a nessuno. Non ne ho sentito il bisogno.
Invece ora dico chiaramente a te e a tutti che ho il cancro, perché mai dovrei dichiararlo a bassa voce, in fin dei conti la mia non è una malattia venerea. Caro Fedez uno come te non ha peli sulla lingua e ha il diritto di esprimere i suoi timori e le sue ambasce. Ti prego, non farti intimidire dal morbo col quale hai iniziato una battaglia che potrai vincere con l'aiuto di Sanculo. Non deprimerti, i malanni fanno parte della natura che è nostra nemica, dobbiamo batterla con la volontà, una risorsa personale che non abbisogna della pietà di chi ci guarda con commiserazione per prevalere sulla sventura. Non sono capace di consolarti, caro Fedez, però ti segnalo che io del mio tumore me ne sbatto i coglioni. Brutta frase, ma vera. Finché starò al mondo litigherò con chiunque, perfino col cancro. Dammi retta, non piangere, fai a pugni con la sfiga, avrai ragione tu.
Fedez, la malattia e l’abbraccio di amici e avversari: «Guarisci presto». Renato Franco su Il Corriere della Sera il 19 marzo 2022.
In un’intervista di qualche tempo fa confessava: «Ho l’ansia di non essere all’altezza. Timore d’impazzire per qualsiasi motivo e, da ipocondriaco, di qualsiasi malattia».
Il giorno dopo è stato quello del silenzio. Pubblicate le stories su Instagram per annunciare che ha «un problema di salute che comporta un percorso importante», Fedez non si è più affacciato sulla sua piazza virtuale popolata da 13 milioni di follower. Nessun post, nessuna storia. Del resto giovedì aveva già detto tutto quello che doveva dire, tranne il nome della malattia, quella che tutti immaginiamo, ma che lui rivelerà con i tempi e modi che ritiene opportuni («mi sento di raccontarlo in futuro perché quando ho scoperto quello che ho scoperto leggere storie di altre persone mi ha dato conforto)».
Il post di Chiara Ferragni
Chiara Ferragni ha aggiunto un post alla sua galleria: ci sono lui, lei e il figlio Leone, sorridenti: «L’amore della mia vita Fedez ha bisogno di un supporto in più in questi giorni. Ti amiamo più che mai amore mio e presto starai bene, sempre circondato dall’amore di tutta la tua famiglia, dei tuoi amici e delle persone che ti amano tanto». Assume anche un valore diverso la storia, ora cancellata perché passate le canoniche 24 ore, che era un collage di fotografie che li ritraeva insieme, sempre allegri. Alla luce della malattia il significato diventa profondamente diverso, un album di ricordi condiviso, i momenti felici per rendere meno pesante un momento che oggi felice non è.
Gli auguri di Orietta Berti e Salvini
Tante ovviamente anche le reazioni dei personaggi del mondo dello spettacolo (da Emma a Levante) e della politica (come Laura Boldrini). Non manca Orietta Berti che proprio con Fedez (e Achille Lauro) ha condiviso il successo estivo di Mille : «Volevo mandare a lui e a tutta la sua famiglia un grandissimo abbraccio con l’augurio di pronta guarigione. Federico è un ragazzo eccezionale, una persona perbene, buona, un bravissimo papà e con Chiara hanno una famiglia meravigliosa. Sono sicura che affronterà questa sfida con tantissima forza». La malattia cancella i dissapori e anche Matteo Salvini, che non è certo amico del rapper (antipatia cordialmente reciproca) gli ha espresso vicinanza: «In bocca al lupo e buona battaglia a Fedez. Possiamo anche aver discusso in passato, ma oggi questo non conta niente. Forza ragazzo!».
Solidarietà e imbecilli
Tantissima solidarietà, qualche imbecille che gli augura la morte, una quota di chi invece si è messo a dare lezioni su come Fedez avrebbe dovuto annunciare o meno pubblicamente la sua malattia. Al netto della soglia del riserbo (in questi tempi narcisi sempre più bassa) non esiste ancora il «manuale del malato» che spiega cosa è giusto o meno fare. E poi lo sintetizzava San Tommaso appena poco prima che inventassero i social: «Il dolore se condiviso si dimezza. La gioia se condivisa si raddoppia».
Fragilità e paure
Tra anni fa, all’uscita del suo Paranoia Airlines , Fedez si era raccontato senza filtri a Vanity Fair. Le sue fragilità: «I lividi fanno quello che sei. I miei vengono da una mancanza di fiducia: mi apro con pochi, non credo nelle persone, mi governa un pregiudizio che alza muri. Manco di empatia, fatico a costruire rapporti solidi». Le sue paure: «Mi dà panico il vuoto, volare. Ho l’ansia di sparire all’improvviso, di non essere all’altezza. Timore d’impazzire per qualsiasi motivo e, da ipocondriaco, di qualsiasi malattia, con tanto di sintomi che vengono fuori davvero. Su tutte: paura di morire».
Mattia Marzi per “il Messaggero” il 18 marzo 2022.
«Sono qui per dirvi che purtroppo mi è stato trovato un problema di salute, ma per fortuna con un grande tempismo. Dovrò fare un percorso importante che mi sento anche di voler raccontare. Ma non ora, non in questo momento: ho bisogno di stringermi alla mia famiglia, ai miei figli»: così Fedez, con gli occhi gonfi di lacrime, ieri ha interrotto il lungo silenzio social nel quale si era rintanato negli scorsi giorni e ha annunciato ai suoi 13,4 milioni di follower su Instagram la sua malattia.
Il popolare 32enne rapper milanese non ha parlato dettagliatamente della patologia che gli è stata diagnosticata che rimane avvolta da un velo di mistero: non ne ha fatto neppure il nome ma ha spiegato che dovrà seguire un percorso terapeutico per curare il male: «Quando l'ho scoperto, leggere storie di altre persone mi ha dato conforto ha detto Fedez nella serie di storie che ha pubblicato sul suo profilo ufficiale è una cosa che sicuramente mi sento di fare quella di raccontare, in futuro, questa mia nuova avventura. Perché se questo mio racconto riesce a dare conforto anche solo a una persona che magari non ha la fortuna di essere circondata da così tanti affetti, come la mia bellissima famiglia, mi fa pensare che questa parentesi della mia vita ha una sua utilità e riesco a conferirle un senso che ora ovviamente non riesco a dare».
L'annuncio è arrivato proprio mentre rimbalzavano in rete le ennesime indiscrezioni relative ad una presunta crisi tra il rapper vero nome Federico Leonardo Lucia e la moglie Chiara Ferragni, emerse proprio a causa del silenzio su Instagram della coppia, sempre molto presente sui social tra post, storie e quant' altro, e di un presunto avvicinamento tra l'influencer e l'imprenditore Tomaso Trussardi.
Contemporaneamente alle storie di Fedez, sua moglie ha pubblicato sul suo profilo seguito da 26,5 milioni di follower in tutto il mondo una foto in compagnia del rapper e del figlio Leone (il primogenito della coppia, nato nel 2018 il 23 marzo dell'anno scorso è invece nata la secondogenita Vittoria), chiedendo ai fan di supportare il marito: «L'amore della mia vita ha bisogno di un supporto extra in questi giorni. Ti amiamo più di ogni altra cosa, amore mio. Tornerai presto a stare bene».
Nel 2019 Fedez, sette album all'attivo (l'ultimo, Disumano, è uscito lo scorso novembre e si è aggiudicato un Disco di platino per le oltre 50 mila copie vendute), diventato negli anni anche un personaggio tv (dopo aver fatto il giudice ad X Factor, l'anno scorso ha esordito come conduttore con LOL Chi ride è fuori su Amazon Prime, di cui è appena stata pubblicata la seconda stagione, registrata la scorsa estate), raccontò di essere a rischio di ammalarsi di sclerosi multipla e di averlo scoperto dopo una risonanza magnetica che evidenziò un'infiammazione del sistema nervoso centrale detta demielinizzazione.
La malattia di cui ha parlato ieri nelle sue storie Instagram non avrebbe però a che fare con quella patologia: «Faccio questo video credo un po' per esorcizzare, per cercare di tirare fuori un po' di cose nella speranza che possa far bene anche a me. Non sono abbastanza lucido per andare oltre ha fatto sapere Fedez su Instagram sono pronto ad affrontare questa nuova avventura che la vita mi ha presentato».
Il rapper-imprenditore non è riuscito a trattenere le lacrime, nelle sue storie: «Mi rendo conto che in questi anni è come se io avessi avuto, in questa modalità di comunicazione, una sorta di album di ricordi condiviso e solo ora mi rendo conto dell'importanza di essere riuscito, magari, a strappare un sorriso dall'altra parte dell'apparecchio a qualcuno che stava affrontando un momento difficile ha detto, rivolgendosi ai suoi follower quell'album condiviso in questo momento servirà per strappare un sorriso a me». L'annuncio ha fatto schizzare il nome di Fedez in cima alle tendenze di Twitter.
Supporto e solidarietà social, tra mi piace e post, da tutto il mondo dello spettacolo italiano, da Mara Venier (Un abbraccio speciale con tutto il mio affetto a Fedez) ad Antonella Clerici, passando per Emma (Tanta forza e tanto coraggio), Giuliano Sangiorgi dei Negramaro (Forza!!!), Levante, l'attrice Matilde Gioli e Matteo Salvini (In bocca al lupo e buona battaglia a Fedez. Possiamo anche aver discusso in passato, ma oggi questo non conta niente. Forza ragazzo!). Nonostante tutto, il rapper ha chiuso la serie di video con un pizzico di ottimismo: «Spero di potervi dare aggiornamenti positivi nei prossimi giorni».
Fedez e il tumore, primo round superato con l’abbraccio della famiglia. E piange mentre abbraccia la figlia Vittoria. Chiara Maffioletti su Il Corriere della Sera l'1 Aprile 2022.
Il cantante dopo nove giorni di ricovero è tornato a casa. Nei video pubblicati sui social la felicità nel rivedere i suoi bambini: «Torno a vivere».
Fedez è tornato a casa. E quindi, per dirla con parole sue, è tornato a vivere. Dopo nove giorni di ricovero, dopo la delicata operazione di sei ore per una rara forma di tumore al pancreas, ieri pomeriggio il cantante ha lasciato l’ospedale San Raffaele di Milano. Lo ha fatto stringendo forte la mano di chi, in quello che è stato senza dubbio il momento più complicato della sua vita, non lo ha mai fatto sentire solo: sua moglie, Chiara Ferragni, sempre presente in ogni tappa di questo percorso. E ai tanti fotografi che lo aspettavano in strada, ha detto semplicemente: «Sto bene. Bello uscire dall’ospedale». Ma il significato di quelle parole lo aveva già spiegato nei giorni scorsi: tornare dai miei figli sarà come tornare a vivere. E quindi, bello tornare a vivere. Con una nuova prospettiva, come ha scritto il cantante pubblicando la fotografia delle sue dimissioni.
Uno scatto in cui lui abbraccia la moglie, che piega le gambe facendosi più piccola. Da dietro la mamma, Tatiana, lo stringe con gli occhi chiusi ma che trasmettono comunque benissimo tutta l’emozione di quel momento. E poi c’è il papà Franco, assieme allo staff medico che lo ha curato: «Grazie a voi che mi avete letteralmente salvato la vita, che mi avete accompagnato e accudito in questi giorni che non sono stati semplici ma che dall’altra parte mi hanno restituito una nuova prospettiva da cui affrontare la vita. L’amore è la medicina più importante». E di amore, Fedez (o forse Federico, perché nei giorni scorsi sui suoi social si era firmato così), ne ha ricevuto moltissimo. Un’ondata di affetto gigantesca e trasversale per cui anche Ferragni ha voluto ancora una volta dire grazie: «Grazie per l’amore che ci fate sentire, ogni giorno. E grazie al mio meraviglioso marito per aver combattuto così tanto e per essere stato così coraggioso per la nostra famiglia». Lo è stato, e lo è stata anche lei, riuscendo a mostrarsi sempre forte e sorridente davanti ai loro bambini, troppo piccoli per capire che cosa gigantesca stessero attraversando i loro genitori.
È successo così anche ieri. E nei brevi video del ritorno a casa del cantante pubblicati sui social è stato bello rivederlo in quel salotto che in tanti hanno imparato a conoscere, è stato bello risentire la sua risata, come di fronte ai festeggiamenti del figlio Leone , che soffiando in una trombetta di carta, in preda al clima di gioia, gli urla felice: «Buon compleanno papà!». In un altro, Fedez scherza con lui, lasciandolo perplesso quando gli dice che sul cuore di palloncini che il piccolo gli ha appena regalato c’è la scritta: «Leone scoreggione», anziché quel «Bentornato a casa» che tutti non vedevano l’ora di dirgli. E poi i baci alla piccola Vittoria, che ha compiuto un anno proprio il giorno del suo ricovero, baci talmente affettuosi che il cantante finisce per commuoversi. Con ogni probabilità, sono tutte istantanee della prospettiva da cui ora Fedez vuole ripartire. Perché se tante cose sono inevitabilmente cambiate, alcune per il cantante sembrano diventate più certe del certo, come il valore della sua famiglia. E di sua moglie, «la mia roccia, sempre», le aveva scritto pubblicamente poche ore prima.
Un video del ritorno a casa è dedicato anche a lei. La inquadra dal divano, mentre lei, seduta al suo fianco, scorre assorta delle immagini sul suo telefonino. Dopo un attimo, lui la chiama: «Pssss». Lei si gira, lo guarda, i capelli raccolti con un mollettone, e a quel punto le dice solo: «Ti amo». Attimi di vita capaci di rendere questa coppia distante per quasi tutto dalla maggior parte della gente, improvvisamente vicinissima (un talento che, va detto, avevano anche prima di affrontare insieme questa malattia). E, ancora di più, momenti in grado di spiegare a milioni di persone nel mondo, che quella di Fedez non è solo una bella frase a effetto, ma che è vero, succede proprio così: l’amore è la medicina più potente.
Fedez operato da un luminare lucano: una grande piccola storia di Basilicata. Il Quotidiano del Sud il 31 marzo 2022.
Le sorti sanitarie del rapper Fedez, sono seguite con apprensione da migliaia di seguaci della coppia Ferragnez. Oggi le dimissioni del cantante dall’Ospedale milanese.
Fedez ha origini lucane, come da lui spesso rivendicato. I Lucia, vero cognome del cantante, sono originari di Castel Lagopesole, celebre frazione di Avigliano e sede di omonimo castello federiciano. Origini molto sentite da Federico Fedez, che in un’intervista al Corriere della Sera rivelò che la nonna era parente del celebre brigante Ninco Nanco.
La novità odierna è che l’illustre luminare che ha operato Fedez, è un altro lucano doc. Il chirurgo Mimmo Tamburrino, uno dei migliori d’Italia per tumori al pancreas, e che ancora a Potenza ritorna per visitare in un noto centro specializzato del capoluogo.
La vicenda non è sfuggita al politico Donato Ramunno, che su Facebook ha postato le foto delle dimissioni scrivendo: “La meglio Basilicata. Chi dovrebbe avere milioni di follower è Mimmo Tamburrino: medico eccellente, uomo dalle straordinarie qualità umane e professionali”. E Ramunno poi prosegue: “E’ meraviglioso sapere che ha salvato la vita a Fedez, così come la salva a migliaia di persone”.
Demielinizzazione, che cos’è il disturbo di cui soffre Fedez. Redazione Salute su Il Corriere della Sera il 17 marzo 2022.
«Sono qua per dirvi che purtroppo mi è stato trovato un problema di salute, per fortuna con grande tempismo, che comporta un percorso. Un percorso importante che dovrò fare e che mi sento di raccontare. Non ora, non in questo momento in cui ho bisogno di stringermi alla mia famiglia, ai miei figli. Ma che mi sento di raccontare in futuro perché quando ho scoperto quello che ho scoperto, leggere storie di altre persone mi ha dato conforto». Fedez, 32 anni ha condiviso sui social la preoccupazione per la malattia di cui soffre. Non ha specificato di quale patologia si tratti ma nel dicembre 2019, ospite a La Confessione sul Nove, il cantante aveva detto :«Mi è stata trovata una cosa chiamata demielinizzazione nella testa, sono a rischio sclerosi multipla».
Guaine mieliniche
Che cos’è la demielinizzazione? Si tratta di un processo patologico che porta alla scomparsa delle guaine mieliniche delle fibre nervose e alla proliferazione reattiva di cellule della nevroglia (tessuto di sostegno posto all’interno dell’encefalo e del midollo spinale). La demielinizzazione si verifica spesso quando sono presenti patologie del sistema nervoso: in tutte le lesioni della sostanza bianca, ovvero la parte del cervello che contiene le fibre nervose (infarti, emorragie, tumori), e soprattutto delle cosiddette malattie demielinizzanti. La mielina avvolge gli assoni, ovvero i prolungamenti dei neuroni, e si distingue in centrale e periferica . La mielina centrale è quella del sistema nervoso centrale (SNC) ed è costituita dagli oligodendrociti. La mielina periferica è quella del sistema nervoso periferico (SNP) ed è prodotta dalle cosiddette cellule di Schwann.
Sclerosi multipla
Anche la demielinizzazione può essere centrale o periferica. La più famosa fra le malattie demielinizzanti del SNC è la sclerosi multipla. Un tempo si affermava che in questa malattia viene alterata, per processi infiammatori, la sola guaina mielinica, mentre gli assoni sono poco interessati o rimangono inizialmente integri. Si credeva che solamente dopo tanti anni di distruzione mielinica, incominciassero a soffrire anche gli assoni. Oggi si sa invece che c’è precocemente una degenerazione assonale che comporta la morte del neurone per propagazione della lesione, fino al corpo cellulare. Un focolaio di demielinizzazione provoca diminuzione della velocità di conduzione e se vi è anche un danno dell’assone si arriva all’alterazione o al blocco della conduzione. All’inizio della sclerosi multipla la mielina, per i fenomeni infiammatori acuti, si gonfia e si frammenta. In questa fase della malattia c’è un danno assonale minimo.
Decorso progressivo
Nel tempo la mielina persa viene sostituita da proliferazione di astrociti (elementi costitutivi della nevroglia), con una cicatrizzazione che porta a stiramento e frammentazione degli assoni. Quando l’assone non è ancora leso la riparazione è possibile in quanto la mielina può rigenerare. All’inizio della malattia il numero di assoni degenerati non è alto, per cui ci sono momenti con deficit funzionali dovuti esclusivamente alla infiammazione della mielina. Quando l’infiammazione viene meno, il paziente recupera. Pian piano però il danno assonale si accumula, fino a superare una certa soglia: a quel punto il paziente non recupera più come prima, e la malattia assume un decorso detto progressivo.
Malattia di Schilder
Altro esempio di patologia demielinizzante è la malattia di Schilder (o sclerosi cerebrale diffusa). Il processo di demielinizzazione può manifestarsi con sintomi diversi in rapporto alla zona di sistema nervoso colpita, ma si tratta comunque di sintomi legati alla perdita di funzione degli assoni privi della guaina mielinica. Anche nelle leucodistrofie vi sono alterazioni della mielina: queste patologie però sono legate ad alterazioni enzimatiche congenite, che determinano alterazione della sintesi o del metabolismo della mielina. Per quanto concerne le malattie demielinizzanti del SNP, un esempio è la sindrome di Guillain-Barré.
Anna Franco per "il Messaggero" il 25 febbraio 2022.
Esattamente tre anni fa, in un'intervista al Financial Times, alla domanda se avesse intenzione di emulare le Kardashian, Chiara Ferragni rispondeva con un sorriso: «Forse in futuro». Ieri, con richiamo in prima pagina, il New York Times le ha dedicato un lungo articolo, dove, sotto al titolo Come si dice Kardashian in italiano? appare una foto della nota influencer (26,3 milioni di follower su Instagram) insieme alla sorella minore Valentina (4,2 milioni di seguaci), che sancisce quello che già si poteva dedurre incrociando qualche dato.
Per esempio il seguito che, a cascata, hanno tutti i componenti della famiglia della rampante manager: Francesca, la sorella mediana, dentista di professione, ha 1,3 milioni di follower e la recente notizia della sua gravidanza ha fatto il giro delle news, senza dimenticare la mamma (630.000 follower) e il padre (125mila), nonché cane, fidanzati delle sorelle e così via.
«CURIOSI DI TUTTO» La stessa Ferragni, in un'ampia intervista a WWD uscita l'altroieri, spiegava il fenomeno: «I fan sono interessati a tutta la mia vita in generale, non si occupano solo di me, ma sono curiosi di tutto ciò che è connesso a me». Le sue stories sui social nascono così: non appena Instagram le ha inaugurate ne è diventata una produttrice compulsiva, come un palinsesto televisivo.
«Chiara ha fatto qualcosa di ancora più rivoluzionario delle Kardashian - afferma Marco Pedroni, sociologo della cultura all'Università di Ferrara e studioso ed esperto di social media - Le sorelle americane partono da un modello tradizionale, mentre l'imprenditrice italiana è una celebrity nativa del digitale, che, da lì, ha esteso la sua influenza a media classici come il cinema e la tv, oltre che creare un impero imprenditoriale con la sua linea di abbigliamento, di beauty e, ora, anche di fragranze.
Un percorso nuovo e unico, che è il contrario di quello delle Kardashian. La sua genialità è soprattutto nella capacità di creare una narrazione crossmediale: ha pubblicato un libro, ha collezionato più di 25 copertine di riviste, è arrivata sul grande schermo col docufilm Umposted e, poi, in tv con The Ferragnez». La serie di Amazon, uscita lo scorso anno, dove ogni componente della rete di famigliari di Chiara è diventato un personaggio pubblico. «Anche il matrimonio con Fedez, a settembre del 2018, che ha avuto un seguito da far invidia alle teste coronate - continua Pedroni - ha reso possibile l'incrocio di due industrie culturali: moda e musica e relativi fan. Lei è diventata nazional popolare in Italia, lui ha varcato i confini del nostro Paese».
Sono stati corteggiati dalla politica e lei ha espanso la sua influenza ben oltre il fashion, tra Oreo, Nespresso e incremento delle visite agli Uffizi. «Nelle sue stories la parola magica è autenticità, quella che mette in ombra il fatto che Chiara non sia esattamente come tutti noi, con la sua attività imprenditoriale che macina soldi».
Non male per una che ha iniziato a postare i suoi scatti sulla piattaforma per fotografi Flickr nel 2007, criticata dagli altri utenti appassionati di scatti d'autore, e che oggi dichiara sempre a WWD: «Ognuno di noi ha qualcosa da mostrare al mondo, ma prima non era un concetto mainstream. Era facile sentirsi meno delle persone dello spettacolo e della moda».
Davide Desario per leggo.it il 25 febbraio 2022.
Gentili Chiara Ferragni e Federico Leonardo Lucia (Fedez). Queste righe sono per voi, per i vostri follower e per i nostri lettori. E le ragioni che mi spingono a scriverlo, nonostante ci siano in questo momento problemi più grandi, sono due.
La prima riguarda un articolo che abbiamo pubblicato sul nostro sito internet nei giorni scorsi. Con un titolo sbagliato in cui Fedez, che rimaneva a casa con i bambini mentre Chiara era a Nyc vestita (come ha scritto lei) da Catwoman, veniva definito baby sitter. È stato un errore. Ancor più grave visto che poche settimane prima in redazione ci eravamo promessi di fare più attenzione dopo che non era stato corretto l'articolo di una collaboratrice che lo aveva definito mammo.
L'errore è stato commesso da un collega, marito di una manager aziendale, padre di una bambina, che certo non è insensibile al tema. Lo ha commesso probabilmente per disattenzione, forse per fretta, sicuramente senza fare le dovute considerazioni. Ma, credeteci, non c'era alcun pregiudizio sul rapporto donna/uomo, moglie/marito, madre/padre. L'errore è stato corretto, sui nostri social i link sono stati cancellati e sostituiti.
Ne era rimasto uno legato ad un altro pezzo e grazie alla segnalazione del vostro ufficio stampa è stato rimosso. Per tutto questo ci scusiamo. Anche perché crediamo sia dovere di chiunque sbagli chiedere scusa. Al punto che da tre anni Leggo, unico caso in Italia, ogni fine anno dedica una pagina per ricordare le proprie notizie sbagliate (che, ahinoi, capitano) e chiedere scusa agli interessati e ai lettori. Un'iniziativa che è stata lodata, con un tweet del 22 dicembre 2020 proprio da Fedez: «Un modo intelligente per combattere le fake news! Che bello».
E qui veniamo alla seconda ragione di questo articolo che però riguarda solo Chiara Ferragni. Ben 24 ore dopo che il nostro titolo è stato corretto Chiara ha pubblicato su Instagram (26 milioni di follower) una story contro Leggo legando la nostra testata alle parole maschilismo e giornalismo tossico.
E questa è un’accusa inaccettabile che rigettiamo senza se e senza ma. Perché Leggo, oltre a chiedere scusa ogni volta che sbaglia, è da molti anni media partner di “Race for the cure”, la più grande manifestazione per la lotta ai tumori del seno nel mondo. Perché non appena sono diventato direttore ho chiesto a Nancy Brilli, in veste di madrina del Telefono rosa, di avere una rubrica settimanale in prima pagina. Perché sempre in prima pagina abbiamo più rubriche di donne che di uomini. E sul web ne abbiamo una “Sesso&pregiudizio” (curata dalla giornalista Rai Barbara Gubellini) che si occupa proprio del gap di genere.
Ma soprattutto perché la redazione tutta (giornaliste e giornalisti, compresi i collaboratori) ha realizzato con professionalità articoli e inchieste sulla violenza sulle donne, sul divario salariale tra uomini e donne, sugli insulti sessisti alle donne, sul dramma del femminicidio, sui problemi delle madri-lavoratrici. E sono tutti comprovabili: su carta e su web. Dunque, gentile Chiara, bastava fare una verifica o confrontarsi prima di lanciare sentenze offensive per tutte le donne e gli uomini che lavorano a Leggo. Offese alle quali sono seguiti insulti da parte di una rappresentanza dei suoi follower (fa riflettere chi chiede rispetto a suon di insulti) e post offensivi di chi ha cavalcato la story a caccia di qualche like. Ma ormai è fatta. Chiedere scusa non è una vergogna ma un gesto di grande maturità.
Chiara Ferragni è riuscita a mercificare anche la lotta Lgbt. SERENA MAZZINI su Il Domani il 18 Febbraio 2022.
Chiara Ferragni ha lanciato il giorno di san Valentino la campagna di sensibilzzazioni #LoveFiercely, in favore dell’amore senza barriere né distinzioni.
La campagna ha coinvolto anche 3 coppie, che sono il bignami dell’inclusività da social network: la coppia lesbica interracial, la coppia formata da un uomo transgender e da una ragazza cisgender e la coppia di omosessuali padri di due figli grazie a una madre surrogata.
Lo stesso hashtag, lo stesso sfondo e la stessa musichetta erano stati utilizzati qualche settimana prima per il lancio della collezione di occhiali da sole dell’imprenditrice digitale: #LoveFiercely è quindi un’operazione di marketing?
SERENA MAZZINI. Classe 1988, social media manager freelance esperta in critica dei new media e polemichette social.
Serena Mazzini per “Domani” il 21 Febbraio 2022.
«Love Fiercely per me non è solo il motto del mio percorso di essere umano, ma un credo da condividere con tutti e un ideale per il quale battersi».
Con queste parole strappate da una Smemoranda del 2004 Chiara Ferragni annuncia via Instagram il suo nuovo progetto #LoveFiercely. La campagna che l’influencer ha postato congiuntamente il giorno di san Valentino sul suo profilo e, guarda caso, su quello del proprio brand, è in favore dell’amore senza barriere né distinzioni.
Look acqua e sapone, crop top stropicciato e una collanina con un cuore arcobaleno: nel video di lancio del progetto Chiara Ferragni si presenta con l’outfit di una quattordicenne scappata di casa per andare al suo primo Pride, raccontando a Paolo Armelli di Quid Media di aver trovato queste due parole su un bigliettino in un Airbnb di Los Angeles e di averle fatte sue, diventando un motto per l’influencer, che ha sempre amato liberamente, senza distinzioni, rimanendo al 100 per cento sé stessa.
Ora #LoveFiercely però è diventata una campagna pubblicitaria che non ha l’obiettivo di vendere un prodotto bensì di veicolare un messaggio in cui lei crede molto: amare con fierezza e in modo libero da convenzioni ed etichette.
Un ideale per il quale la nostra Regina della Mercificazione vuole battersi, lanciando un messaggio di sensibilizzazione verso le tematiche della comunità Lgbtq anche attraverso l’appoggio a Cig ArciGay Milano, che ha deciso di sostenere personalmente con una donazione per portare avanti le iniziative che l’associazione promuove nelle scuole di Milano e provincia.
Nel post poi incoraggia anche i suoi follower ad aderire: «Adesso è il tuo turno, raccontami la tua storia di amore fiero taggami e utilizza #LoveFiercely così che io possa vederla». Al momento, i contenuti creati spontaneamente dagli utenti sono tre.
Nel video successivo, sempre pubblicato anche sul profilo del brand (proprio perché non vuole assolutamente vendere alcun prodotto), ci presenta «i protagonisti assoluti di questa iniziativa», cioè il bignami dell’inclusività da social network: la coppia lesbica interracial, la coppia formata da un uomo transgender e da una ragazza cisgender e la coppia di omosessuali padri di due figli grazie a una madre surrogata e che, sempre secondo Ferragni, «sono simbolo di un cambiamento radicale nella società dove voglio essere orgogliosa di vivere e crescere la mia famiglia».
Ma guardando il video ci si chiede esattamente queste persone chi dovrebbero rappresentare: tra content creator che collaborano con multinazionali, affermati stylist e fotografi che per hobby avevano «una linea di occhiali che ha indossato Lady Gaga», il dubbio è che la campagna sia un tentativo di estetizzare e de-politicizzare una battaglia sacrosanta, dato che le persone utilizzate per lanciare questo messaggio di inclusione sono dei privilegiati della Milano bene che sembrano usciti dalla Design Week.
“Fiercely” in inglese ha una connotazione particolare: non indica solo un sentimento di fierezza ma una intensità anche violenta, selvaggia.
In questa campagna, invece, non esiste una conflittualità, una pretesa, un riscatto. Le persone intervistate sembrano stare bene nella loro condizione, anzi, la loro presunta radicalità viene totalmente assopita, ad esempio, dal desiderio di avere una famiglia e potersi sposare, diventando quindi l’emblema dell’eteronormata noia borghese.
ArciGay, poi, è stata al centro di numerose polemiche degli ultimi anni da parte della comunità Lgbt, soprattutto per aver svenduto il Pride a brand che volevano utilizzare l’evento per tingersi di arcobaleno, come Coca-Cola, Amazon, TikTok, Nestlé e Just Eat, per dirne alcune.
Siamo decisamente lontani dalla rabbia dei movimenti di Stonewall. Ma, del resto, quanto può essere efficace un’azione di critica culturale e sociale se a condurla sono grandi brand impegnati a produrre utili?
In Ideologia dell’estetica Terry Eagleton sostiene che l’estetica gioca un ruolo ideologico nell’imposizione silenziosa degli interessi dei gruppi sociali dominanti. Il potere, sostiene, è diventato estetizzato, con l’estetica «che opera come una modalità estremamente efficace di egemonia politica».
Nel contesto imprenditoriale neoliberista, che Ferragni incarna perfettamente, il capitalismo ha fatto rebranding delle lotte antisistemiche, rendendole merci da vendere in cambio di capitale sociale.
È successo con le tematiche green, col femminismo, ormai cooptato nella sua forma liberale individualista di empowerment, e con le questioni di genere.
Lo scopo del marketing è sempre stato quello di creare una relazione di interdipendenza tra desiderio e prodotto, tra individui e brand o servizi.
La diffusione dei social media, però, ha messo i brand davanti alla necessità e alla possibilità di dialogare pressoché quotidianamente con nuovi target più consapevoli ed esigenti, cioè con Millennial e Gen Z, dei consumatori sempre più critici e attenti ai temi dell’impegno sociale e che partecipano attivamente ai grandi dibattiti online su diritti, oppressioni e rappresentazioni delle minoranze, di fatto regalando una mole quasi infinita di dati alle aziende.
Così, ogni rivendicazione che passa attraverso gli ingranaggi dei social media è risucchiata nella macchina del profitto dei brand. Come lo stalker che analizza i profili social della futura vittima, imparandone gusti, predisposizioni e aspirazioni, i marchi plasmano la propria comunicazione e i propri gesti per far innamorare i consumatori che non sono più influenzabili solo attraverso spot ispirazionali ma richiedono ai brand di esporsi eticamente.
Si è iniziato quindi a parlare di brand activism o di societing per identificare un marketing apparentemente più consapevole che comunica non solo al mercato ma alla società intera la propria visione del mondo.
Chiara Ferragni non è certo la prima a mettere in atto questi mezzi. Pensiamo ad esempio alla campagna per il trentesimo anniversario di Nike con protagonista Colin Kaepernick o al rebranding in chiave green di Eni.
La differenza, però, è che in questo caso c’è una totale identificazione tra la persona e il marchio a suo nome, la tecnica usata è quella della relazione parasociale ed empatica, che mira a presentare Ferragni come l’affermata imprenditrice digitale che però presta la sua voce per portare avanti delle rivendicazioni importanti per l’intera società, potendo contare sul livore scatenato anche dal mancato accordo in sede parlamentare sul Ddl Zan.
Ma sono i dettagli che contano: basti notare che il post sull’account atchiaraferragnibrand del 28 gennaio 2022, che lancia la nuova collezione di occhiali da sole, si apre con lo stesso sfondo, lo stesso hashtag e ha lo stesso motivetto musicale del video della campagna appena lanciata mentre nella cartellonista della campagna le coppie che si amano fieramente indossano capi della collezione Chiara Ferragni, con il logo ben in evidenza.
Quindi, se potessi rispondere anche io alla domanda che Armelli ha posto nei video del progetto “Che cosa significa per te #LoveFiercely?”, direi che è una mera campagna di marketing.
"Ti vantavi di essere il nonno del cantante", Damiano dei Maneskin annuncia la morte del nonno. La Redazione de La Voce di Manduria lunedì 24 ottobre 2022.
Commozione sul web per il tenero post con cui Damiano dei Maneskin ha annunciato la morte del nonno.
“Mi hai portato su quella Fiat500 ovunque avessi bisogno di andare. Mi hai fatto assaggiare il vino e fumare la prima sigaretta. Mi hai portato la focaccia e il prosciutto BBBUONO e fino all’ultimo secondo ti sei vantato di essere “il nonno del cantante”. Mi hai fatto ridere, tanto, ma oggi mi fai anche un pó piangere. Grazie di tutto. Per sempre, Gingi piccolo.”
La frase pubblicata dal cantante sul suo profilo Instagram viene condivisa e sta facendo il giro della rete e delle redazioni che la stanno pubblicando sui propri siti. Oltre allo scritto Damiano ha pubblicato una foto del nonno che lo ritrae in veranda mentre legge un quotidiano.
Il frontman del gruppo musicale italiano più popolare del momento era molto legato al nonno da giovane molto somigliante al nipote. Ad agosto dello scorso anno, Damiano aveva pubblicato una sua foto affianco a quella del nonno giovane con la scritta «Sex simbol from 1929».
Da ansa.it il 17 ottobre 2022.
“Nell’ultimo anno abbiamo passato solo 30 giorni complessivi in Italia, ultimamente le cose vanno a una velocità a cui è davvero difficile pensare.
Quando però sali su palchi come quelli di Rock in Rio o del Coachella, ti rendi conto di quello che stai facendo. Prendere le cose con leggerezza fa si che la pesantezza si senta meno.” Così i Måneskin, ospiti in esclusiva di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa su Rai3.
Sulla nascita del gruppo: “Io [Victoria], Thomas e Damiano andavamo alle medie insieme, era una scuola a indirizzo musicale e potevamo scegliere di studiare pianoforte o percussioni, chitarra… Damiano era il fighetto della scuola! Mentre Ethan l’abbiamo trovato su Facebook. Facevamo schifo ma ci provavamo!”
Sulla vita in tour: “Quando dobbiamo partire per tanti mesi e torniamo in Italia nemmeno disfiamo le valige, le lasciamo lì intatte. Spesso dobbiamo ripartire subito alla fine di una data [e non abbiamo tempo di fare festa], ma quando ci fermiamo qualche giorno Thomas e Vic festeggiano molto. Ci piace andare in giro, frequentare qualche locale, cose tranquille.”
Sui premi e le nomination all’attivo: “Non credevamo si potesse arrivare a tanto con questa velocità. Tutto quello che abbiamo fatto, sempre sin dall’inizio della nostra carriera, l’abbiamo fatto puntando sempre molto in alto, ma saremmo stati matti a immaginare quello che è successo in un anno e mezzo.”
Sul successo del gruppo in US: “Per noi la cosa importante è sempre stato fare una musica che ci rappresentasse, che fosse al 100% nostra, anziché uniformarci al genere. La musica è ciclica, il rock come genere musicale -non come attitudine- negli anni 60 e 70 era di moda, era quello nelle classifiche parlando in ‘modernese’. In qualche modo è tornato ora in chiave moderna tramite le nostre mani, ma noi abbiamo semplicemente fatto una cosa che ci piace fare, non ci aggiudichiamo un titolo.”
Sulla crescita sotto i riflettori: “Quest’esperienza ci ha fatto crescere tantissimo, la nostra fortuna è stata vedere tante realtà differenti, in giro per il mondo. Sia per scrivere nuova musica, per prendere ispirazione, sia per accrescere il livello di maturità. Questo viaggio che stiamo facendo insieme è solo un percorso di crescita, questo stile di vita, non è la soluzione a te stesso. È uno stile di vita che dà tante soddisfazioni ma non ci fa bruciare le tappe sotto l’aspetto interiore personale. Quello va comunque “lavorato” a prescindere dal lavoro che si fa.”
I Måneskin e il concetto di trasgressione: “Quella di ‘sesso, droga e rock&roll’ è un’idea molto superata, per rispetto verso noi stessi, e per le persone che ci vengono a guardare e che ci seguono abbiamo la responsabilità di dare il 100% di noi.”
Sul rapporto con le celebs internazionali: “Io [Damiano] e Thomas abbiamo seguito Shakira per tutto il Festival per fare una foto con lei. Abbiamo anche chiacchierato un po’ con Mick Jagger e abbiamo pensato “Cavolo, molto più giovane di tutti noi!”.
Thomas: L’incontro che più mi ha colpito è stato Slash, è stato pazzesco, sono cresciuto con la sua musica…
Damiano: per me Keith Richards!
Victoria: Per me Iggy Pop!
Ethan: Io sono molto legato ad un momento molto particolare: quando siamo andati ad un pranzo invitati da Chris Martin e Dakota Johnson che è sua moglie ci ha cucinato delle buonissime uova. Io penso di essere molto legato a lei perché le uova erano davvero molto buone."
E una grande novità riguardo il tour imminente: “Facciamo i nostri primi stadi! Quello della Roma e quello dell’Inter!”
Ottavio Cappellani per la Sicilia l'1 settembre 2022.
Il culo di Damiano (il fidanzato di Giorgia Soleri) non è solo forma ma sostanza. Lo sappiamo bene noi cresciuti con i giganti del glam rock, dalle raffinatezze di David Bowie alla narrazione di genere (horror e fantascienza) dei Kiss. Sulla sostanza della musica di Damiano, fidanzato di Giorgia Soleri, rimandiamo a un pezzo eccelso di “mastro” Bruno Giurato, che purtroppo non ricordo dove ho letto. Noi siamo qui per analizzare un culo.
Il culo di Damiano di Soleri, mostrato durante gli MTV Video Music Awards, non è proprio un culo moscio, ma, datasi l’età del proprietario (fidanzato di Giorgia Soleri) e cantante di Victoria De Angelis, 23 anni, praticamente un bambino, esso già mostra cedimenti preoccupanti, fra una ventina di anni sarà – ove non si ricorresse presto ai ripari – ben simile al deretano del compianto ragionier filini, che a quello di Bowie a 43 anni, o di un Mick Jagger.
Paragonate – ove voleste – la chiappa 23enne di Damiano, il cantante della bassista Victoria, a quella mia a 53 anni, durante un’abluzione naturista, sovrastata certo da un fisico appesantito dagli eccessi poco glam ma molto rock e assai punk. Constatatene la consistenza, la filigrana.
Il culo di Damiano si presenta assai poroso, come fosse stato sottoposto a una depilazione di non eccelsa fattura o peggio come se fosse tormentata da punti neri schiacciati frettolosamente. La piega contro la coscia non si dovrebbe vedere, a 23 anni, neanche sculettando.
L’occhio va piuttosto alle costole in bella vista, stile tossichetto magruccio da Mtv anni ‘90, anni Trainspottanti, costole che suscitano le fantasie di donne e uomini le cui caratteristiche fisiche innominabili (non vogliamo fare certo body shaming) hanno negli anni accumulato una carica sessuale virante al sadismo: sono costole da scudisciate e punture di tacchi a spillo, a formare un immaginario reticolato astrattista, e l’accennata floscità del culo richiama piccoli tsunami da strap-on, o, nei casi più fantasiosi, l’impalamento del culo in esame sul poderoso basso di Victoria, il cui nastro isolante sui capezzoli vedemmo tanti anni orsono sulle tette di Nina Hagen.
C’è chi dice che la band di Victoria dei Maneskin abbia avuto culo, memore dell’originale al quale si rifà lo stile della band, ossia i RATM. A mio avviso hanno scarso culo ma sublimi tettine: perfette come le minnuzze di Sant’Agata, prelibato dolce del catanese; una piccola coppa di glassa e ricotta sormontato da una ciliegia a mo’ di capezzolo. Damiano, sposta il culo che vogliamo vedere le tettine.
Paolo Giordano per ilgiornale.it il 30 Agosto 2022.
Ormai funziona così. Vincere conta. Ma fare scandalo conta molto di più, quantomeno sui social. Dunque l'altra sera i Maneskin hanno fatto qualcosa di unico nella storia della musica italiana, ossia hanno vinto un premio agli Mtv Video Music Awards e sono i primi ad averlo fatto in una categoria internazionale. Si sono portati a casa il premio per il Miglior Video Alternativo grazie a I wanna be your slave.
Anche se avevano altre due nomination ben più prestigiose (Gruppo dell'anno e Miglior emergente), si tratta comunque di un successo che non a caso loro hanno commentato con un didascalico ma autorevole «è davvero fantastico. Non ci aspettavamo di vincere. Qui ci sono grandi artisti, quindi per noi è un onore».
In fondo quella andata in scena al Prudential Center di Newark, New Jersey, è stata una edizione dominata da Jack Harlow con 4 premi, seguito da Lil Nas X e Taylor Swift con 3 riconoscimenti mentre i quattro romani Damiano Victoria, Ethan e Thomas hanno intascato un premio importante ma tutto sommato meno sensazionale di altri come «Artista dell'anno» o «Video dell'anno».
Però hanno vinto lo stesso. Anzi, forse hanno contabilizzato un successo addirittura più clamoroso perché, ebbene sì, sono stati censurati. Ormai non si parla quasi più di «censura», specialmente nella musica. I testi delle canzoni sono spesso ai limiti della querela, le immagini pure e nessuno si indigna più.
Ad esempio, proprio durante gli Mtv Awards, la rapper Nicki Minaj ha mimato il gesto della masturbazione senza che la regia intervenisse. In poche parole, la tolleranza è sempre più ampia. Perciò la «censura» ai Maneskin è il «premio» di cui ora tutti parlano.
Victoria è salita sul palco per suonare Supermodel con un «body monospalla» con un capezzolo coperto solo da un cuore d'argento. Poi però l'unica spallina si è slacciata e lei è rimasta con un seno scoperto continuando a suonare impassibile.
Nel frattempo, Damiano aveva un «panta-perizoma» con le natiche ben visibili. Risultato: le immagini di Mtv sono state spesso «a campo largo» (no, non quello di Letta a inizio campagna elettorale) indignando il pubblico dei social privato delle nudità e trasformando i Maneskin nei veri vincitori di questa edizione. Obiettivo raggiunto, in fondo basta poco. PG
Alessandra Baldini per l’ANSA il 29 agosto 2022.
I Måneskin fanno la storia e per la prima volta un gruppo italiano porta a casa un riconoscimento ai prestigiosi premi Mtv per la videomusic. Complice la canzone 'I wanna be your slave', la band glam rock romana ha vinto nella categoria 'Miglior video alternativo' ed è poi salita sul palco del Prudential Center di Newark nel New Jersey per una elettrizzante performance dal vivo del nuovo hit 'Supermodel'.
"E' straordinario - ha detto il vocalist della band, Damiano David - "Non ce l'aspettavamo. E' un onore. C'erano tanti grandi artisti in gara". Il riconoscimento arriva sulla scia degli altri successi di Victoria, Damiano, Ethan e Thomas: da Sanremo ed Eurovision 2021, alle apparizioni al Tonight Show di Jimmy Fallon e Saturday Night Live, il palcoscenico dei Rolling Stones lo scorso novembre e Coachella in aprile.
Per i Måneskin era il debutto agli Mtv Vma sia come performer che come candidati. I quattro italiani avevano ricevuto una nomination anche come miglior nuovo artista, ma ha vinto invece l'attrice americana Dove Cameron. Il premio più prestigioso della serata, video dell'anno, è andato a Taylor Swift per lo short 'All too well'.
Taylor ha annunciato un nuovo album che uscirà il 21 ottobre: il primo di materiale inedito dopo 'Folklore' ed 'Evermore', pubblicati a cinque mesi di distanza l'uno dall'altro nel 2020. Dal Madison Square Garden, dove è impegnato per una serie di 15 concerti, Harry Styles ha ringraziato per il premio al miglior album dell'anno, 'Harry's House'.
L'artista portoricano Bad Bunny ha fatto lo stesso dal Yankee Stadium dopo esser stato onorato come miglior artista. LL Cool J, Nicki Minaj e Jack Harlow (vincitore per la canzone dell'estate 'First class') si sono alternati sul palco per presentare la serata. Nicki ha portato a casa due statuette a forma di astronauta (la Moonperson): il Video Vanguard Award (un riconoscimento alla carriera) e poi per il miglior video hip hop, mentre i Red Hot and Chili Peppers hanno vinto il Global Icon Award a celebrazione della loro lunga carriera e poi di nuovo per il miglior video rock ('Black Summer').
La rapper tailandese Lisa, la piu' giovane delle Blackpink,è stata premiata per 'Lalisa', mentre la brasiliana Anitta ha raccolto la statuetta per il miglior video latino. Per la prima volta in 12 anni è tornato ad esibirsi ai VMA Eminem che con Snoop Dogg, assente ai premi dal 2005, ha trasformato il palcoscenico in un evento del metaverso unico nel suo genere.
A sorpresa è andato in scena anche Johnny Depp: meno di tre mesi dal verdetto del processo-spettacolo che lo ha opposto all'ex moglie Amber Heard, l'ex Pirata dei Caraibi ha fatto una brevissima performance all'inizio dello show con la faccia sovraimposta digitalmente sul casco di una 'Moonperson': "Sapete cosa? Mi serviva lavorare", ha detto l'attore alla folla del Prudential, per comparire di nuovo dopo lo spot pubblicitario: "Ehi Vma, torniamo alla musica, no?"
Maria Francesca Troisi per mowmag.com il 23 agosto 2022.
Damiano molla i Måneskin? L'ipotesi che sul web tiene banco da giorni non accenna a sgonfiarsi, anche se generata da un semplice tweet di replica del frontman a un articolo che riguarda le sue gesta in ambito privato. Infatti, riavvolgendo il nastro, è facile risalire alle origini della funesta previsione, nata da un commento piccato del cantante che a lettura di un articolo di Rai News titolato "Damiano dei Måneskin adotta un gatto maltrattato", ha replicato con imminente precisazione: "Damiano David. Grz".
Come a voler prendere le distanze dalla band a cui deve praticamente tutto, dalla popolarità alla ricchezza. Un rifiuto delle etichette che lo accomuna alla compagna, Giorgia Soleri (il gatto è stato adottato dalla coppia, scatenando come sempre le malilingue), che non molto tempo fa aveva generato una polemica simile, dopo aver disapprovato che in Tv (e per la precisione a Storie Italiane) fosse presentata come la fidanzata di Damiano dei Måneskin.
Ma quanto c'è di vero nel presunto fastidio di essere accostato alla band di cui è leader? Un'avversione che, a essere onesti, non è affatto nuova, e che fa di Damiano David quasi un novello Tommaso Paradiso. O più semplicemente uno che fatica a rimanere alle rigide regole di una band. Infatti, quasi un anno fa, aveva già preso piede una possibilità del genere, ma a ridosso della vittoria all’Eurovision era stata prontamente accantonata, nonché smentita dallo stesso cantante in prima persona, con un commento a mezzo Instagram. Eppure noi di MOW siamo andati a ritroso, e raccogliendo le testimonianze pubbliche di addetti ai lavori e voci di corridoio, abbiamo messo insieme i pezzi mancanti. E a quanto pare la presunta fuga di Damiano dai Måneskin è stata davvero a un passo.
Il primo indizio lo ha scritto pubblicamente un ex addetto ai lavori di XFactor, spiegando che un ruolo da solista era davvero previsto nel futuro del frontman, e ben prima dell'Eurofestival. Secondo le nostre fonti, infatti, il solitario battesimo era immaginato come un possibile piano B, soprattutto qualora la faccenda in quel di Rotterdam non si fosse rivelata di felice epilogo. Insomma, se non avessero vinto non saremmo qui a parlare di Måneskin come gruppo, o almeno con Damiano come frontman. Ma c'è dell'altro, e riguarderebbe il cambio di management che sembra essere stato risolutivo per evitare la fuga da solista del cantante.
Rumors insistenti avvalorano infatti la tesi di malumori tra Damiano e l'ex manager Marta Donà, la stessa che li ha trascinati fino al tetto d'Europa. Questi parlano di dissapori legati a una direzione artistica non condivisa, e il cambio manager avrebbe almeno rimarginato tempestivamente la crisi. Non a caso è proprio grazie a Fabrizio Ferraguzzo (il nuovo manager, nda) che i Måneskin sono esplosi a livello internazionale. Ma adesso tutto sembra incrinarsi nuovamente e la possibilità di uno spaccamento si fa sempre più concreta, con la complicità (poco silente) della Soleri, come i fan sottolineano da mesi e come vi abbiamo già anticipato più volte.
Una rottura "favorita" anche dall'operazione di marketing che lega la modella 26enne al manager dei Måneskin e all'agenzia d'influencer partecipata dal gruppo Gedi (quindi Repubblica e La Stampa) nonché al suo celebre compagno. Con una conseguente narrativa mediatica che sembra spingere sempre più la coppia Damiano-Giorgia che la band, come rilevano continuamente coloro che li seguono da vicino. Certo, a quest'aria tesa si unirebbe anche il rapporto ben poco idilliaco tra le due primedonne, ossia la bassista Victoria De Angelis e l'influencer Giorgia Soleri, che sembrano portarsi appresso vecchi veleni risalenti addirittura al 2017.
Come lascia intendere, per esempio, la caption postata sui social dal fotografo degli scatti hot alla Soleri (rilanciati da MOW), e altri documenti forniti dallo stesso fandom. Ma è anche troppo semplicistico limitare gli screzi alla contesa di due donne per il bel Damiano. Perché se liason c'è stata tra Damiano e Victoria (che trovate nella gallery, vedi allegato dal profilo ufficiale di Vic, anno 2016), sembra pure ben accantonata. Senza dimenticare, poi, che è proprio lei il vero cuore pulsante del gruppo, nonché la prima ad aver investito nel progetto.
E mentre il frontman preferisce concentrare le pubblicazioni social su di sé e la fidanzata - ancora impegnata a dibattere di peli sotto le ascelle e menate varie - gli altri tre sono impegnati in Giappone a promuovere le attività della band, oltre a mostrarsi complici dentro e fuori dal palco. Con buona pace di Damiano, che pare non curarsi degli umori dei fan. Così come del fatto che la spaccatura nei Måneskin potrebbe aprire la strada a fulgide carriere soliste, come dimostra quella dell'ex Lunapop Cesare Cremonini, ma anche a parabole discendenti alla Tommaso Paradiso (con relativi flop al seguito).
Ida Di Grazia per leggo.it il 24 agosto 2022.
Victoria De Angelis, la bassista dei Maneskin, continua sfidare la censura e l'algoritmo di Instagram postando scatti super sexy in cui mostra orgoliosa il suo corpo coprendo solo il seno con il nastro adesivo. Anche le sue performance sono spesso "nipple free", ma è proprio così originale?
Per Victoria gli scatti senza veli in cui mostra orgogliosa il suo corpo sono una sfida, post dopo post, all’algoritmo di censura di Instagram. Anche sul palco con i Maneskin si mostra spesso con dei copricapezzoli in stile burlesque. Ad esempio sul palco del Lollapalooza 2022, nei giorni scorsi, dopo aver messo solo il nastro adesivo a forma di "x" a coprire il seno, ha concluso il concerto togliendo anche quelli.
Provocatrice e libera dalle convezioni sociali la De Angelis è davvero così all'avanguardia? Tralasciando l'encomiabile messaggio di body positive, che continua a sottolineare sia nelle interviste che con le sue foto, in cui evidenzia l'importanza di accettarsi sempre e che tutti i corpi sono belli, c'è chi davvero provocava e "sconvolgeva" il pubblico italiano quasi cinquant'anni prima.
Stiamo parlando di Amanda Lear: eclettica, raffinata e provocatrice per eccellenza, la musa di Dalì, che oggi ha 82 anni portati divinamente, aveva usato il nastro adesivo sul seno già nel 1974 (anno in cui tra le altre cose, registrò insieme a David Bowie la sua prima canzone intitolata Star, che non venne mai pubblicata), quando la società era decisamente meno "libertina" rispetto ad oggi ed il senso del pudore e la censura, quella vera, poteva mettere fine alle carriere degli artisti del piccolo schermo.
Che gli artisti possano ispirarsi, a quelli del passato, o addirittura citarli, ovviamente non è una novità, nè qualcosa da condannare, anzi. Ne abbiamo un esempio proprio in Italia con Loredana Bertè e Madonna. I look della Bertè - il pancione, l'abito da sposa ecc... - sono stati di ispirazione per lady Ciccone, cosa che Loredana sottolinea anche sui social. Come ad esempio quando su TikTok ha postato uno scatto di Madonna del 1992 che fa l'autostop nuda vs il suo del 1984.
Ma quindi la domanda nasce spontanea: nessuno si inventa più nulla? E' già stato tutto fatto ed è già stato detto tutto? Dov'è la fantasia?
Dite ai Maneskin di leggere questo libro. Emanuele Beluffi su Culturaidentita.it l'8 Luglio 2022
Dite a Damiano dei Måneskin di leggere il libro Profeti inascoltati del Novecento: imparerebbe dagli artisti e dagli scrittori vissuti nel “secolo breve” cosa significhi essere ribelli senza fare rumore. Gli han detto “c’è il virus non fate il concerto a Roma e se lo volete fare dite ai vostri fans di indossare mascherine e di munirsi di metro per le distanze”.
Loro, i “profeti inascoltati del Novecento”, se ne sarebbero fregati e il reading (altri tempi eh) l’avrebbero fatto senza chiedere agli astanti di allacciare le cinture di sicurezza (né avrebbero avuto bisogno di voler la pace con la guerra e di sostenere la cause progressiste chic, ça va sans dire).
Perché esser liberi ed eretici è difficile come convincere la Ursula Dei Burocrati di Bruxelles a guidare una macchina diesel.
Da Jünger a Conrad, da Pound a Borges, da Ennio Flaiano a Cristina Campo, da Bernanos ad Albert Camus e poi Giovannino Guareschi, Oriana Fallaci, Prezzolini e Longanesi, De Chirico e Pirandello (lo scrittore, non il pittore) e poi ancora Louis-Ferdinand Céline, Hannah Arendt e Filippo Tommaso Marinetti, Mishima e il “maledetto” Drieu La Rochelle nell’Olimpo di quei filosofi, saggisti, scrittori e artisti che hanno contrassegnato la storia del Novecento andando contromano noi ritroviamo la forza che serve “a guardare in faccia la realtà con cui siamo e ancor più saremo costretti a fare i conti” (dall’introduzione al libro di Miriam Pastorino, Dionisio di Francescantonio e Andrea Lombardi).
Profeti inascoltati del Novecento era la mostra tenutasi a Genova dal dicembre 2021 al gennaio 2022 presso i Saloni delle Feste di Palazzo Imperiale, che comprendeva 42 ritratti di Dionisio di Francescantonio e due ognuno degli artisti Sergio Massone, Vittorio Morandi e Lenka Vassallo, e il relativo catalogo comprendeva la prefazione del critico d’arte Vittorio Sgarbi.
Prefazione che oggi ritroviamo nel libro edito da ITALIA Storica – Collana OFF TOPIC (Genova, giugno 2022, 230 pagine), un progetto editoriale di Andrea Lombardi che è stato recentissimamente presentato a Senigallia in occasione della quinta edizione del Festival di CulturaIdentità (e che il mensile di giugno in edicola riporta in copertina con una selezione di Profeti inascoltati del Novecento).
I ritratti disegnati da Dionisio di Francescantonio sono commentati dagli scritti (fra gli altri) di Davide Brullo, Pietrangelo Buttafuoco, Alain de Benoist, Gianfranco de Turris, Fabrizio Fratus, Alessandro Gnocchi, Luigi Iannone, Andrea Lombardi, Gennaro Malgieri, Miriam Pastorino, Guido Pautasso, Marco Respinti, Emanuele Ricucci, Andrea Scarabelli, Adriano Scianca, Vittorio Sgarbi, Luca Siniscalco, Stenio Solinas, Armando Torno, insomma i pezzi da novanta della cultura nazionale e internazionale ma guarda caso poco letti pure loro (forse tutti tranne il Vittorione nazionale).
Come scrivono gli autori nell’introduzione, le vite di questi profeti inascoltati sono “vite straordinarie, a volte baciate dal successo, ma spesso segnate da ostracismo e sofferenza da parte di un sistema che procedeva inesorabilmente verso la negazione dei riferimenti elevati del passato e l’affermazione di un nichilismo diffuso”.
E così, con queste voci clamanti nel deserto, in questo “deserto che avanza” (Nietzsche, altro snobbato in vita) alla fine è dolce naufragar. In attesa di una riscossa, chissà.
Novella Toloni per ilgiornale.it il 6 luglio 2022.
"Sarei più interessato a Billie Eilish e Taylor Swift che al nuovo disco degli Iron Maiden o dei Foo Fighters". Steven Wilson, frontman dei Porcupine Tree, non ha usato giri di parole per parlare della scena rock internazionale di oggi. L'artista fondatore e leader della celebre band inglese degli anni '90 ha affondato vecchi e nuovi gruppi rock e nell'ultima intervista rilasciata al Corriere della sera ha criticato un po' tutti compresi i Maneskin.
I Porcupine Tree sono tornati sulla scena musicale con il nuovo album "Closure/Continuation" tredici anni dopo l'ultimo progetto in studio. Con oltre ventisette album pubblicati in trent'anni, cinque raccolte e decine di concerti fatti in giro per il mondo, il gruppo britannico è una delle realtà rock più longeve del Regno Unito. Il loro rock progressivo e sperimentale ha conquistato uno stuolo di fan che ancora oggi, dopo tre decenni di carriera, apprezzano la loro musica. Non è un caso, dunque, che il loro ultimo album in Italia sia il quarto disco più venduto della settimana dietro a Lazza, Shiva e Rkomi e che in Inghilterra al debutto si sia piazzato al secondo posto dietro solo a Harry Styles.
Parlando di rock con il Corriere, però, il leader della band Steven Wilson non è stato affatto clemente con i colleghi: "Ci sono delle nuove band ma il rock ha fallito nel reinventarsi per troppo tempo e ormai è diventato virtualmente invisibile nel mainstream globale". Wilson ha bocciato non solo gli Iron Maiden e i Foo Fighters, ma anche le nuove generazioni di rocker come i Maneskin: "Sono terribili. Certo è fantastico per l'Italia e è sempre positivo quando una band fa conoscere ai ragazzi chitarre e batterie, vorrei solo che fossero un po' meglio. Per chi è cresciuto sentendo i Led Zeppelin, i Pink Floyd o i Black Sabbath, ascoltare gruppi come i Maneskin o i Greta Van Fleet e prenderli seriamente è dura, perché sono una copia scadente di quel che erano gli altri".
Poco importa che i Maneskin stiano collezionando un successo dietro l'altro, ottenendo consensi in giro per il mondo, e siano stati scelti dai Rolling Stones per aprire i loro concerti. Per Steven Wilson le rock band di oggi mancano di creatività e ispirazione. Un giudizio simile era arrivato, quasi un anno fa, dal critico musicale Chris Deville, che aveva definito Beggin' - la cover dei Maneskin all'omonimo brano dei The Four Seasons - "atroce e offensiva". Ma si sa, i gusti sono soggettivi.
Riccardo Caponetti per “la Repubblica – ed. Roma” l'8 luglio 2022.
Tornasse indietro, il direttore artistico del Wishlist, Luigi Iorio, una foto con loro la farebbe: «Ma è stato un privilegio ospitarli quando ancora erano dei liceali» . Era settembre 2016 e i Maneskin si esibirono nel locale sulla Tiburtina per la finale Pulse contest Roma. «Hanno vinto loro, lo ricordo. Nonostante fossero agli inizi si vedeva che avevano qualcosa di speciale: sapevano stare sul palco, erano amalgamati e avevano già un pubblico al seguito. La sala era gremita, ci saranno state più di 200 persone».
Ora duecento non è neanche la metà del numero di tecnici e addetti ai lavori che domani saranno al Circo Massimo, per l'evento speciale del Rock in Roma. «Solo 600 persone si occuperanno della sicurezza», fanno sapere dall'organizzazione di quello che viene definito «l'evento dell'anno».
Eppure c'era una volta - il più classico degli inizi delle storie, ma doveroso visto che stiamo parlando di una favola - un tempo in cui chi usciva la sera a Roma poteva ascoltare gratis i Maneskin. «Oggi siamo qui, venite, l'ingesso è libero», scrivevano sulla propria pagina Facebook Damiano, Victoria, Ethan e Thomas, i quattro ragazzi cresciuti tra Monteverde e Bravetta che hanno conquistato il mondo con la loro musica.
Oggi sembra utopia visto il successo e i prezzi dei biglietti, ma era normalità tra il 2016 e il 2017, l'anno dell'exploit di X Factor. E no, il riferimento non è soltanto alle apparizioni a via del Corso. Ma ai piccoli live in bar, ristoranti, locali ed eventi pubblici della Capitale: chi si prendeva una birra a San Paolo poteva ascoltarli a El Chiringuito Libre, a due passi dalla metro B, oppure chi prenotava un tavolo al ristorante Al Sedicidiciotto, zona Garbatella, si godeva i suoni del basso di Victoria mentre mangiava un primo.
Per comprendere l'essenza del fenomeno Maneskin, apprezzarne il trionfo in tutte le sfumature, bisogna partire da qui. Non dai Rolling Stones, ma dai live al Felt Music club di San Lorenzo o da quelli al Big Star di San Cosimato, a Trastevere.
E poi ancora, nel libro dei ricordi della gavetta ci sono i mini concerti al Seedo Roma in viale Marconi, al Contestaccio, alla Bibliotechina Eur, al Pozzo del Gelato ai Colli Portuensi, al Rashmond club a Ostiense e anche alla festa di fine anno del Virgilio al Piper. Dieci persone sotto al palco, poi cento, cinquecento fino ad arrivare ai 70 mila di domani al Circo Massimo.
Una crescita esponenziale per dei ragazzi «travolgenti», che «hanno sempre creduto che il progetto avesse un seguito. Devono - dice Chiara Yan, la prima videomaker della band - essere da esempio a tutti i giovani che hanno un sogno».
Oggi Roma freme, quasi si ferma. Ha aspettato un anno per riabbracciare i Maneskin, le mette a disposizione uno dei luoghi più rappresentativi. D'altronde li ha visti formarsi, dividersi (Damiano fu allontanato all'inizio perché considerato troppo pop), riprendersi e alla fine spiccare il volo. Destinazioni: New York, Philadelphia, Copenhagen, Barcelona, Budapest o Londra solo per citarne alcune. Ma nessun viaggio sarebbe stato possibile senza le tappe negli spazi underground romani.
Maneskin, ecco quanto c'è sul conto corrente della band: la cifra. Libero Quotidiano il 22 giugno 2022
Il 2021 è stato un anno col botto per la band dei Maneskin. Il fatturato dei nuovi profeti del rock italiano decolla a oltre 2 milioni di euro con la loro società di produzione musicale Maneskin Empire contro gli appena 20 mila del 2020. Da sottolineare poi l’utile che si attesta intorno ai 210 mila euro. E così sul conto corrente in banca, i Maneskin hanno un saldo di circa 3,5 milioni di euro. I risultati così entusiasmanti dal punto di vista economico sono figli della vittoria a Sanremo nel 2021 e di quella all'Eurovision con "Zitti e buoni". Inoltre la band ha oltre 4 miliardi di streaming su tutte le piattaforme digitali, 6 dischi di diamante, 133 di platino, 34 d’oro e 40 milioni di copie vendute.
E a gestire le casse della band ci sono i manager, ma anche un papà che dà una mano a far di conto. Insomma per i Maneskin è giunto il momento di raccogliere i frutti delle fatiche degli ultimi anni quando dall'anonimato sono diventati una delle band più famose al mondo. A far crescere i conti è stato anche l'entusiasmo e la passione di Victoria De Angelis (22 anni), Damiano David (23), Ethan Torchio (21) e Thomas Raggi (21) che da un anno hanno scelto di affidare la propria avventura artistica nelle mani del manager discografico Fabrizio Ferraguzzo, ex Sony.
I dividendi però, come ricorda ilCorriere, sono nelle mani di Alessandro De Angelis, il padre di Victoria che è anche titolare del dominio internet "maneskin.it". A lui i ragazzi della band hanno affidato la Maneskin Empire, la società di cui hanno il 25% a testa e nella quale confluiscono i proventi di concerti, spettacoli, diritti d’immagine.
Da leggo.it l'11 maggio 2022.
L'Eurovision 2022 è partito ufficialmente ieri a Torino, con l'Italia che ospita la kermesse musicale continentale grazie alla vittoria dei Maneskin nella passata edizione. Ed è proprio l'Eurovision dell'anno scorso che torna prepotentemente d'attualità, grazie ad una clamorosa rivelazione sul 'droga-gate' che aveva coinvolto il frontman della band romana, Damiano David.
Quella polemica furente coinvolse addirittura il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. Lo ha rivelato, a un anno di distanza, Stéphane Bern, commentatore francese dell'Eurovision.
La vicenda è arcinota: durante i festeggiamenti, Damiano David stava festeggiando con il resto della band e, in diretta tv, aveva abbassato la testa in modo strano sul tavolino davanti a lui.
Sui social, specialmente dagli utenti francesi, le accuse erano fin troppo chiare: il cantante dei Maneskin aveva assunto cocaina in diretta, e quindi doveva essere squalificato. In quel modo, la vittoria sarebbe andata a Barbara Pravi, la cantante francese giunta seconda. Damiano David, tra l'altro, si era sottoposto a un test antidroga, risultato negativo.
«Ero in diretta e mi arrivarono decine di messaggi che chiedevano la squalifica immediata dei Maneskin, era davvero un bel casino. Tanti mi chiedevano di intervenire, di fare qualcosa. Ma io cosa potevo fare? Non stavo ospitando né ero io il presidente dell'Eurovision» - ha spiegato Bern alla BBC - «Addirittura, dallo staff di Emmanuel Macron mi chiesero di intervenire e di bloccare la diretta. Lui segue sempre l'Eurovision, è una cosa molto patriottica per noi».
La polemica si concluse solo quando Delphine Ernotte, presidente francese dell'Unione europea di radiodifusione (Ebu), intervenne così, spiegando a Stéphane Bern: «Se vinciamo, vogliamo essere i vincitori per merito, non perché chi è arrivato primo viene squalificato. Meglio non avanzare alcuna protesta ufficiale». Tutto risolto, nonostante una 'intercessione eccellente' come quella di Macron.
Irene Famà per "la Stampa" il 7 maggio 2022.
I Måneskin sono la band del momento. Piacciono ai più e Anna, sedici anni, non fa eccezione. A Kiev, prima che scoppiasse la guerra, quando la sua era ancora una vita da adolescente qualsiasi, li ascoltava in continuazione.
Poi l'invasione russa, i bombardamenti, la fuga in macchina, l'incidente sull'autostrada verso le regioni ad Ovest dell'Ucraina. Anna resta gravemente ferita, cade in coma. Sino all'altro ieri, quando i medici del Cto le fanno ascoltare della musica. Una canzone che lei possa riconoscere. «Morirò da re», «I wanna be your slave». Tentativo riuscito, Anna si risveglia.
Apre gli occhi, un piccolo cenno. È un primo passo. «Un miracolo»: i volontari che hanno seguito il viaggio di Anna e della sua famiglia continuano a pregare e questa volta sono preghiere di ringraziamento. Il dottor Maurizio Beatrici, direttore della struttura complessa di neuro-riabilitazione, che giovedì sera, con la sua equipe, ha preso cellulare e Spotify, fornisce la spiegazione medica: «La ragazza era in coma neurovegetativo e le avevamo ridotto la sedazione. Abbiamo chiesto ai parenti quale musica ascoltasse: pop coreano e i Måneskin. Così abbiamo messo le canzoni della band italiana per capire se un condizionamento emotivo esterno potesse essere una leva capace di farla interagire».
Ora inizia un percorso di riabilitazione seguita non solo dai medici, ma anche dai mediatori culturali e dagli psicologi. «È come se la ragazza si fosse svegliata su Marte - aggiunge Beatrici - Non conosce l'italiano. Quando si è svegliata, è intervenuto un volontario ucraino al primo anno di fisioterapia».
Da Kiev era scappata il 3 marzo, dopo che una bomba aveva distrutto casa sua. Con lei la sorella Oksana, la mamma Oksana, il nipotino Nikita di 6 anni e il padre. «Papà si è addormentato alla guida - aveva raccontato la sorella, 36 anni, a La Stampa - Lui non è sopravvissuto, Anna è rimasta ferita». Trasportata all'ospedale di Leopoli per le prime cure, arriva a Torino lunedì 18 aprile. Il giorno dopo Pasqua. «Un primo miracolo», ribadiscono i volontari di Mir Now, rete di associazioni che in questi mesi ha soccorso un centinaio di profughi alla frontiera polacca.
Sono venuti a conoscenza della storia di Anna grazie a un sacerdote che lavora all'ospedale di Leopoli, sono riusciti a farla arrivare in Italia grazie all'ambulanza di una ong tedesca. Immediato il ricovero al Cto. Prima nel reparto di terapia intensiva, affidata alle cure dell'equipe del dottor Maurizio Berardino, poi la riabilitazione all'unità spinale.
Il futuro? La famiglia di Anna, seguita dall'associazione Casa Giglio che li ha ospitati non appena arrivati in città, lo immagina per piccoli step. «Non possiamo fare altro, la guerra è ancora in corso». Per Nikita sono i giorni dell'inserimento scolastico, mentre mamma e nonna vanno a trovare Anna in ospedale. Anche loro portano la musica. Un altro brano dei Måneskin: «Are you ready?», «Sei pronta?».
Riccardo Caponetti per repubblica.it il 7 maggio 2022.
A primo impatto, vedendo di sfuggita una loro foto, nessuno avrebbe dubbi: sono i Måneskin. James ha gli stessi capelli neri e lunghi di Ethan, Kia interpreta Victoria e Francesco è simile a Thomas. E poi c'è Agostino, che sul petto il tatuaggio identico a quello di Damiano: la scritta nera 'il ballo della vita'.
"Ma ovviamente è finto il tatuaggio, mentre è vera la nostra passione per loro e per la musica", specifica Agostino Cecere, il frontman romano del quartiere Aurelio dei Moonskin, la band nata come tributo dei Måneskin.
"Esiste un tributo a tutto, così ci siamo detti: 'perché non farlo anche per i Måneskin?". Eccola, l'idea di quattro musicisti romani: ricreare, con il massimo rispetto, lo schieramento rock che ha conquistato il mondo e che il 14 maggio, sul palco dell'Eurovision a Torino, presenterà in anteprima tv dal vivo il nuovo singolo Supermodel.
"È iniziato tutto per gioco, ma ora il movimento è cresciuto tanto", dicono dalla sala prove i Moonskin, che hanno anche ricevuto il premio di miglior tributo ai Måneskin da parte del Måneskin Official Fans club, che conta oltre 200 mila iscritti. L'esordio live (anche con altre cover) doveva essere il 15 maggio, ma è stato posticipato a domenica 29 maggio, a Cinecittà Word, per il primo meeting nazionale dei fan dei Måneskin.
I componenti fissi sono Agostino Cecere (26 anni, nei panni di Damiano) e Chiara Giustiniani (24 anni di Monteverde, al basso come Victoria). Poi, alla chitarra e alla batteria si alternano diversi musicisti in base alle disponibilità: tra i più presenti con i due strumenti ci sono rispettivamente Francesco Nava (21 anni, alla Thomas) e Mattia Petroni o James (22 e 20 in versione Ethan).
"Amiamo i Måneskin e siamo orgogliosi di essere stati fra i primi ad ascoltarli quando suonavano a via del Corso. Tutte le band più famose, dagli U2 ai Pink Floyd, hanno decine di omaggi, ci sembra giusto farlo anche per loro, divertendoci e giocando a truccarci, soprattutto suonando con molto impegno la loro musica, con orgoglio italiano e romano. Il loro percorso è un esempio per tanti artisti", il commento del frontman Damiano, anzi Ago.
"Non ci abbiamo mai parlato ma ricordo di averli visti dal vivo a via del Corso più di una volta. Sarebbe molto divertente se lasciassero un like su uno dei nostri profili, su Instagram per esempio. E sono certo che si divertirebbero a vedere il nostro tributo", aggiunge Agostino, che il 9 luglio insieme agli altri amici sarà al Circo Massimo per assistere al concerto dei Maneskin, già sold out da mesi.
"Per non perderci lo show - svelano - abbiamo anche declinato una proposta di esibizione in Veneto". I Moonskin - The Maneskin experience hanno destato molta attenzione sui social. C'è chi lo sostiene ("bravi", "a livello d'immagine siete uguali") e chi li critica ("ne possiamo fare a meno", "che tristezza"), ma anche chi già si offre per entrare nella band:
"Se vi serve un chitarrista - scrive su Facebook Emanuele - sono a disposizione, solo che il tatuaggio ce l'ho sulla pancia". "Sei già dei nostri", la loro risposta.
Massimo Basile per repubblica.it il 18 aprile 2022.
Sono saliti sul palco della Mojave Tent di uno dei festival più attesi al mondo, davanti a migliaia di persone pazze di musica, "In nome del padre" ma anche in nome dell'Ucraina. Il primo brano è stato "Zitti e buoni" con cui hanno vinto Sanremo e l’Eurovision.
Lo hanno fatto anche qui, "fuori di testa, ma diversi da loro", da star, nel Festival più cool del momento, non solo per la vasta platea di spettatori e la qualità degli artisti, ma perché da qui partono le indicazioni delle nuove tendenze musicali. Indio, contea di Riverside, California, il Coachella Festival non ha deluso e i Måneskin hanno colto al volo l'occasione per dare un'altra scossa alla loro corsa travolgente in giro per il mondo.
La band romana formata da Damiano David, Victoria De Angelis, Ethan Torchio e Thomas Raggi si è esibita per quarantacinque minuti, quando ormai in Italia era mattina presto, nella serata conclusiva della tre giorni di musica, tornata a riempire il deserto californiano dopo due anni di lockdown per la pandemia.
I Måneskin hanno suonato i loro brani più celebri, compreso "I Wanna Be Your Dog", "I Wanna Be Your Slave", "Mammamia" e "Gasoline", tributo alle vittime della guerra in Ucraina. Damiano l'ha presentato, citando il discorso sulla guerra di Charlie Chaplin ne "Il grande dittatore" e ricordando il "privilegio di vivere" mentre "bombe cadono su una città”.
Durante il brano, sul maxischermo alle spalle della band, è apparso brevemente il volto di Putin. Poi, il messaggio finale urlato dal cantante: "Free Ukraine, Fuck Putin". Damiano aveva un negligé di pizzo rosa trasparente a balze, che poi si è tolto durante il concerto ("pensavo facesse più fresco - ha detto, rivolto al pubblico - questo fottuto caldo”).
Poi, poco prima di "Beggin'" è rimasto in outfit tipo bondage, con microshorts in pelle nera e bretelle borchiate, e ha rivolto un invito ai fans in perfetto inglese: "Se vedete una ragazza con le cosce più belle delle mie, fatemelo sapere".
Damiano ha chiesto se ci fossero italiani, e al boato del pubblico, ha scherzato: "Bene, sappiate che proveranno a saltare la fila". Risate, urla. Poi tanta musica, compreso un omaggio a Britney Spears.
Al termine dell'esibizione, il cantante è sceso dal palco ed è andato sulle balaustre vicino al pubblico, inseguito dai fotografi. Nel backstage, qualche ora prima, gli artisti romani avevano parlato della loro ossessione per gli anni '70 e della missione per fare riportare in vita i fasti del rock 'n' roll in America.
"Qui è fichissimo - ha commentato Damiano all'Independent - penso che sia uno dei posti più cool al mondo per suonare. Essere qui ci dà molta sicurezza". Alla domanda su come facessero a sopportare il caldo del deserto, Victoria aveva risposto: "Sto per svenire". Vi sentite, hanno chiesto loro, un peso il riportare il grande Rock negli Usa?
"No, assolutamente - ha spiegato Damiano - anzi, ogni volta che ce lo ricordano noi siamo molto orgogliosi, ma non è il nostro scopo principale. Noi siamo una rock band che sta facendo molto bene, e siamo felici di questo, non ci sentiamo nessun peso”.
Alla domanda su cosa significasse essere una rockstar nel 2022, Damiano ha confessato: "Fare quello che vuoi senza preoccuparti del mercato, o di Twitter, o della gente che ti giudica". "Fare quello che vuoi - ha aggiunto Ethan Torchio - senza danneggiare nessun altro”.
Uno dei momenti più rock è stato quello dedicato all'Ucraina, con il passaggio al brano 'Gasoline': "Abbiamo scritto un sacco di musica in questi ultimi mesi - aveva spiegato nel backstage Victoria De Angelis - naturalmente questa fottuta situazione in Ucraina ci ha veramente colpiti. Abbiamo voluto usare la nostra posizione per spingere le persone a schierarsi per quello che è giusto e far sentire la gente aiutata e compresa. Vogliamo alzare la nostra voce per qualcosa che abbia un significato".
Poi la musica. La chiusura italiana è arrivata dopo tre giorni di alto livello, con le memorabili esibizioni, sabato, di Danny Elfman, che con i suoi 68 anni è stato l'artista più vecchio salito sul palco dominato dai giovani, e dal concerto di Billie Eilish, che aveva incantato il pubblico. Decine di migliaia hanno potuto seguire l'evento in streaming su YouTube grazie a una regia straordinaria, sia come immagini sia come tecnica di ripresa, qualcosa di simile a un docufilm musicale, soltanto che era tutto live.
La distesa umana da concerti anni '70 ha rappresentato lo scenario perfetto per la band italiana. Ora per i Måneskin è tempo di tour in Nord America. Si erano già esibiti a Los Angeles, New York e Las Vegas, ma non hanno mai girato gli Stati Uniti in tournée. "Sono molto incuriosito - ha commentato Damiano - di vedere le diversità tra gli Stati, la gente lo dice sempre, ma come europei noi non riusciamo a comprendere bene la differenza tra la California e la Florida. Non vediamo l'ora di capirlo con i nostri occhi".
La band romana al Festival in California. “Fuck Putin!”: i Maneskin infiammano il Coachella e citano ‘Il Grande Dittatore’ di Chaplin contro la guerra in Ucraina. Antonio Lamorte su Il Riformista il 18 Aprile 2022.
I Maneskin hanno suonato a uno dei festival musicali più seguiti e noti al mondo. Il Coachella, nella Contea di Riverside, in California, è tornato live dopo due anni di stop a causa della pandemia da coronavirus. E la band rock-pop romana che nel 2021 ha sbancato tutto il possibile – da Sanremo all’Eurovision ai premi e alle vette delle classifiche di qualsiasi tipo – ha infiammato il pubblico con un set di 45 minuti.
Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan si sono esibiti nella line up di TheWeeknd con The Swedish House Mafia. Hanno attaccato con Zitti e buoni, quindi In nome del padre, Mammamia, Beggin’, I wanna be your dog, I wanna be your slave (pubblicata anche in una cover con il padrino del punk e leggenda vivente del rock Iggy Pop). A chiudere We’re gonna dance on gasoline, il brano con cui i Måneskin hanno aderito alla campagna del Global Citizen #StandUpForUkraine in segno di supporto all’Ucraina.
Damiano David, cantante e frontman oltre che autore della band, ha citato il discorso del film Il Grande Dittatore di Charlie Chaplin. “Vi siete divertiti? Anche noi ci divertiamo, è un privilegio vivere mentre le bombe cadono sulle città”. E quindi anche un meno articolato e diplomatico: “Fuck Putin!” dedicato al Presidente della Russia che lo scorso 24 febbraio ha riportato la guerra in Europa lanciando la sua “operazione speciale” di “smilitarizzazione” e “denazificazione” in Ucraina.
I Maneskin sono stati la prima formazione rock italiana ad esibirsi al Coachella Valley Music and Arts Festival. Il cantante si è esibito in stivali e shorts di pelle nera, calze a rete, borchie e una sorta di spolverino di tulle rosa che poi si è tolto durante l’esibizione.
“Ci ha veramente colpiti la situazione in Ucraina. Abbiamo voluto usare la nostra posizione per spingere le persone a schierarsi per quello che è giusto. Vogliamo alzare la nostra voce per qualcosa che abbia un significato”, ha dichiarato all’Indipendent la bassista Victoria De Angelis. Gasoline in particolare è una canzone che fa riferimento al “fuel to kill” usato dalla Russia per finanziare la guerra in Ucraina. Ovvero il gas sul quale si parla molto in queste settimane come prossimo oggetto di sanzioni.
La prossima estate la band sarà in concerto in una tournée che li porterà in altri importanti festival europei come il Rock in Rio, il Rock Am Ring, il Reading & Leeds Festival e il Lollapalooza. Lo scorso marzo i Maneskin avevano annunciato che non avrebbero suonato in Russia.
Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
Chef Rubio contro Damiano: « Perché non parli della Palestina?». E l’altro risponde ironico: «Doppia salsiccia». Redazione Spettacoli su Il Corriere della Sera il 19 Aprile 2022.
Scambio al vetriolo tra il cuoco e il cantante: «Dovrei limitarmi solo a cucinare?».
I Maneskin hanno un esercito di fan che si sta allargando a macchia d’olio dall’Italia all’estero e stanno raccogliendo soddisfazioni internazionali, come testimonia anche il loro accesissimo set al Coachella Festival, in California. Un successo senza precedenti per una rock band italiana. Ma dalle nostre parti, non manca chi lancia insulti, naturalmente via social. E se solitamente la band romana si tiene lontana dal chiacchiericcio, questa volta il frontman Damiano David ha deciso di raggruppare alcuni dei commenti comparsi online nelle ultime ore e di postarli nelle sue Instagram stories, per poi commentare con un sarcastico «benvenuti in Italia». «Ma quanto è pagliaccio Damiano dei Maneskin da 1 a 10? Incredibile», scrive qualcuno. «Una band di pagliacci costruiti non veri per un popolino ignorante. Fuck Maneskin», scrive un altro utente che sfoggia delle bandiere russe accanto al nickname. A non andare giù a molti è stato infatti il «vaffa» di Damiano a Vladimir Putin, con una netta presa di posizione sulla guerra in Ucraina.
La polemica con Rubio
Ma, polemica nella polemica, la disfida si è accesa in particolare con Chef Rubio: il cuoco ha attaccato la band: «In Palestina ci sarebbero pure persone dalle gambe più belle delle tue Damià, è che je sparano e quindi al massimo ne hanno una visto che di solito per come è ridotta l’altra la devono amputare. Grr quanto siete ribelli cazzo». Al che il frontman ha risposto con un ironico “Doppia salsiccia”. Lo chef non si è tirato indietro e ha controreplicato: « : “Doppia salsiccia per me”. Immancabile la controreplica di Chef Rubio a Damiano David, articolata in una serie di altri tweet che sono proseguiti per le ore successive. “Con doppia salsiccia cosa intendi? Che facciamo pesce pesce? Che devo limitarmi a cucinare perché solo quello pensi che sappia fare? Avresti potuto cogliere l’invito a saperne di più sul dramma dei palestinesi”, cambiando anche la sua foto profilo con quella di due salsicce. E Damiano non ha più risposto. Come andrà a finire?
Da corriere.it il 19 aprile 2022.
I Maneskin hanno un esercito di fan che si sta allargando a macchia d’olio dall’Italia all’estero e stanno raccogliendo soddisfazioni internazionali, come testimonia anche il loro accesissimo set al Coachella Festival, in California.
Un successo senza precedenti per una rock band italiana che dovrebbe inorgoglire il nostro Paese. Invece non manca chi lancia insulti, naturalmente via social. E se solitamente la band romana si tiene lontana dal chiacchiericcio, questa volta il frontman Damiano David ha deciso di raggruppare alcuni dei commenti comparsi online nelle ultime ore e di postarli nelle sue Instagram stories, per poi commentare con un sarcastico «benvenuti in Italia».
«Ma quanto è pagliaccio Damiano dei Maneskin da 1 a 10? Incredibile», scrive qualcuno. «Una band di pagliacci costruiti non veri per un popolino ignorante. Fuck Maneskin», scrive un altro utente che sfoggia delle bandiere russe accanto al nickname. A non andare giù a molti è stato infatti il «vaffa» di Damiano a Vladimir Putin, con una netta presa di posizione sulla guerra in Ucraina.
Anche Chef Rubio ha attaccato la band, tirando in ballo un altro conflitto: «In Palestina ci sarebbero pure persone dalle gambe più belle delle tue Damià, è che je sparano e quindi al massimo ne hanno una visto che di solito per come è ridotta l’altra la devono amputare. Grr quanto siete ribelli cazzo».
Victoria De Angelis dei Maneskin, storia e «voragini» della ragazza che ha creato la band. Luca Mastrantonio su Il Corriere della Sera il 13 Maggio 2022.
La passione per lo skate e l’amore per il basso, le origini danesi e la voglia di modaRitratto di Victoria De Angelis, che ha fatto conoscere i membri dei Måneskin, curandone lo stile. E di sé dice: «Ho imparato a gestire le mie voragini»
Victoria De Angelis nel 2013 non poteva sapere che sarebbe diventata la bassista del più travolgente gruppo rock italiano. Né che dopo un anno incredibile di successi in giro per il mondo con i Måneskin avrebbe festeggiato il suo compleanno sul palco all’Arena di Verona dove il pubblico le ha cantato in coro tanti auguri. Non poteva immaginare che avrebbe vinto Sanremo e l’Eurovision, e poi avrebbe suonato con quel Mick Jagger che non era riuscita a vedere al Circo Massimo, e che marchi di moda come Etro e Gucci l’avrebbero corteggiata come una top model degli Anni 90. Sì, nove anni fa, nella sua casa di Monteverde, a Roma, suonava già la chitarra elettrica nella stanza con i poster alle pareti. Ma quando c’era il sole prendeva per mano il suo vero amore, lo skateboard, e in tuta, t-shirt e cappello da baseball schizzava in strada. Roba da maschi, le dicevano alcuni che non capivano. Lei se ne fregava e con gli amici Matteo e Lorenzo girava per il quartiere, ricco di sali-e-scendi, gradini, marciapiedi e rampe per salti e piroette, danzando sulla tavola con le rotelle.
IL SUO IDOLO È LA CANTANTE KIM GORDON DEI SONIC YOUTH: «IN UN MONDO DI MASCHI HA MANDATO ALL’ARIA GLI STEREOTIPI DI BELLEZZA»
«Lo skate» ha scritto sui social «è avere una passione e un sogno. È quella cosa che, anche se cadi e ti fai male, ti fa rialzare e riprovare nonostante tutto». Su Instagram la prima foto postata, nel 2013, è di una pista per skaters mentre su Youtube, caricati nello stesso anno, ci sono video dove sfreccia per le vie del suo quartiere. Colpisce il sorriso infrangibile, sbuca da un volto da biondo angioletto grunge. Un sorriso che quando cade rotola sull’asfalto ma non si scheggia, né si incrina quando le si rompe tra i piedi la tavola di legno che ha fatto surfare su gradini e marciapiedi. Ne recupera un’altra, si siede sul marciapiede e si mette a smontare le ruote dalla tavola vecchia e le rimonta su quella nuova. Felice come quando ti senti padrona del tuo sogno. Certo, non tutto quello che si rompe si può riparare, ma puoi rendere preziosa persino una ferita, se sai come fare. I giapponesi mettono foglie d’oro tra le crepe dei vasi, lei riparava il suo skateboard. A vederla suonare saltando e roteando, sembra che il palco sia il suo nuovo skatepark. Si vede da come sorride. Concentrata, indemoniata, felice.
A 8 anni suonando il riff di Smoke on the water
Victoria “Vic” De Angelis nasce il 28 aprile 2000 a Roma. Il papà Alessandro De Angelis, originario dell’Abruzzo, ha un’agenzia di viaggi a Roma. La mamma Jeanett è nata in Danimarca. Con la sorella Virginia, Victoria condivide le iniziali del nome, il guardaroba e la precoce passione per il rock, anzi per il “rokc”, come è scritto su un foglio a righe appeso sulla porta: “rokc studio”. In un video caricato dal padre nel 2008, quando Vic aveva 8 anni, la si vede suonare con la chitarra elettrica il riff di Smoke on the Water dei Deep Purple. In un altro video protesta, rivolta alla madre: «No, non si può fare così». Sta studiando, non è pronta per venire ripresa. Clic, la madre spegne la telecamera. I genitori sono sempre stati rispettosi della sua volontà. Molti avrebbero preso per un capriccio il no alla divisa della scuola elementare, che prevedeva la gonna. La piccola Vic voleva essere libera di vestirsi da «supermaschiaccia», racconta: «I miei hanno capito, dando il giusto peso ai miei sentimenti». E le hanno cambiato scuola. (continua a leggere dopo i link )
La scoperta del basso: «Non l’ho più mollato»
Alle medie musicali, la folgorazione. Abbandona la chitarra: «La prof mi sgridava per la posizione. Mi ha fatto provare il basso e... non l’ho più mollato! Mi piace il suono. È un misto tra melodia e ritmo, ti dà il groove e tiene il tempo». Così, tra gli idoli della sua epoca, da Lady Gaga a Harry Styles, e di quelle precedenti, da David Bowie a Kurt Cobain, Britney Spears e Avril Lavigne, mette al centro la bassista Kim Gordon: fondatrice dei Sonic Youth, assieme a Lee Mark Ranaldo e Thurston Moore. Il gruppo americano, dalla fine degli Anni 80, diventa il punto di riferimento della musica alternative rock, indie e grunge. «In quegli anni il rock era un mondo maschile» spiega a Elle nel 2021. «Kim Gordon se n’è sempre fregata, ha mandato all’aria ogni stereotipo di bellezza, nel suo modo di stare sul palco c’era qualcosa di aggressivo, sguaiato, ma ha conquistato migliaia di persone attraverso il suo strumento». Il basso. E per suonarlo serve un gruppo.
A.A.A. band cercasi
Alle medie Vic mette su una decina di formazioni. Fanno cover tipo Personal Jesus dei Depeche Mode e Gold on the Ceiling dei The Black Keys. In una di queste c’è pure Damiano David, più grande di un paio di anni. «Ci chiamavano The Third Room: suonavamo in aula 3» ha raccontato Vic al Corriere della Sera. «Facevamo metal e Damiano voleva fare cose più pop. Lo abbiamo allontanato». Al liceo J. F. Kennedy di Monteverde incontra Thomas Raggi, chitarrista rockettaro, e le cose si fanno più serie: cercano un cantante, spunta una ragazza, brava, ma viveva fuori Roma e non riusciva a incastrare gli impegni. Si rifà vivo Damiano: «Mi ha scritto che voleva fare sul serio: non era più una “pippa” a cantare, era migliorato». Ethan Torchio, di Frosinone, arriva grazie a un annuncio di Victoria su Facebook. Il quartetto è al completo: carismatica voce soul e pop, chitarra di puro rock, basso punk-glam, batterista con formazione jazz. Provano a casa di Vic, bassista e basista del gruppo che però non ha ancora un nome. Lo trovano a metà del 2016 quando devono partecipare al Pulse Festival, contest romano per gruppi liceali. Lo vincono con una finale in cui sul palco si portano due ballerini scatenati.
«PER CONQUISTARMI NON SERVONO SOLDI NÉ ADDOMINALI. HO AVUTO AVVENTURE E STORIE DURATURE CON DELLE RAGAZZE ED È ANDATA BENE»
Il futuro della musica rock italiana
«Domenica abbiamo visto un possibile futuro della musica» scrive con acume il critico Fabrizio Galassi. All’epoca suonavano nei licei occupati, Kennedy, Mamiani e Virgilio, e nei locali Rashomon club, Bigstar... «Una delle rare volte in cui ci avrebbero pagato, 50 euro a testa» racconta Vic a Vanity fair nel 2021, «li offrimmo a quelli dopo di noi per suonare al posto loro, più tardi, c’era più folla. La visibilità vale più dei soldi. Lo pensiamo ancora». Su Youtube ci sono ancora le esibizioni in strada, in periferia e in centro a Roma. Già cantavano Chosen, futura hit, e le offerte finivano nel portachitarra dove c’era un cartone con Måneskin scritto a pennarello. Il nome è danese. Significa “chiaro di luna”. «Arrivò per caso, io iniziai a sparare alcune parole nella lingua di mia madre» ci raccontò Victoria, nel 2018, quando 7 intervistò i Måneskin freschi di X Factor. «La parola suonava bene e ci piaceva anche l’idea della luce nel buio», avevano aggiunto Curiosità: il “chiaro di luna” è un cliché della poesia romantica che un secolo fa i Futuristi volevano uccidere, considerato ormai superato. Come il rock, prima che i Måneskin lo resuscitassero. Sulla Danimarca, però, serve un passo indietro.
In Danimarca vacanze istruttive
Le vacanze in Danimarca, dalla famiglia della mamma, per Victoria sono sempre state molto istruttive. «Vedevo i bambini molto più liberi, mentre in Italia le mamme sono apprensive» raccontava al Corriere nel 2021. «E poi in Danimarca sono più avanti rispetto a noi sugli stereotipi di genere. Sono cresciuta più aperta, ma anche papà che è italiano ha sempre avuto una mentalità aperta». Ma l’anno in cui Victoria trova la sua nuova famiglia, i Måneskin che ancora non si chiamano Måneskin, il 2015, è segnato dalla perdita della madre. Victoria non ama parlarne, il dolore è un fatto privato. In pubblico, su Instagram, ha messo una foto della mamma che gioca a minigolf. Poi ha ricordato il primo anniversario della scomparsa con la foto della lapide, a forma di cuore, al cimitero della chiesa di Humlebæk, vicino al mare. «Ero una ragazza spensierata, mi sono ritrovata a non voler più uscire di casa» ha raccontato a Elle a proposito degli attacchi di panico.
Il chiaro di Luna, la luce nel buio
«C’era qualcosa di rotto in me e non sapevo come ripararmi. Prima me ne vergognavo, ora non ho più bisogno di nasconderlo. Ne sono uscita grazie a una terapia, alla famiglia, agli amici. Ma è da sola che impari a gestire certe voragini». Suonare l’ha aiutata a non farsi paralizzare dalle paure. I ragazzi del gruppo sono andati con lei in Danimarca e hanno suonato: nel giardino della zia poi per strada, in qualche pub. «Lì ci siamo conosciuti come persone, mentre prima suonavamo solo, ma senza frequentarci», ci raccontò nel 2018. Lì nascono i Måneskin. La luce oltre il buio. Un gruppo vero, eclettico, autentico, determinato.
Schiava e padrona di sé stessa
Quando li abbiamo rivisti per la copertina di 7, a inizio 2021, era la vigilia del Sanremo che avrebbero vinto con Zitti e buoni e dell’uscita dell’album Teatro d’ira vol. I. Nelle foto, di Olivero Toscani, il «gruppo più sexy del pianeta», come dirà poi Drew Barrymore incontrandoli negli studi del Tonight Show di Jimmy Fallon, è senza veli. Nudi, come le mamme li hanno fatti, coperti solo da un colore: Victoria si dipinse con il «colore terra, per me significa naturalezza». In copertina Victoria era a petto nudo, come Damiano. «Perché un maschio può e una femmina no?» ribatte. Da tempo sfida Instagram che censura foto a seno nudo. A volte ci disegna sopra cuori, altre volte mette copricapezzoli, anche fatti in casa, con nastro nero a forma di X. Provocazione? Non sopporta gli ipocriti. «Molti ragazzi parlano di apertura» ci disse, «di rispettare le donne ma sono i primi a dire “questa è una cicciona”, “questa ha i peli sotto le ascelle”, “questa è una troia”. Una donna che ha molta libertà sessuale o molti partner o si veste provocante la si associa alla professione della sex worker per insultarla. Così si accresce lo stereotipo delle donne per forza caste, mentre io, se sono maschio e faccio sesso con cento ragazze, sono figo. Oggi c’è un po’ di apertura in più, l’omosessualità è più sdoganata, ma in molti poi scatta la frase “sì, ok ma questa cosa non la farei mai, ti pare?”».
Fan di Game of Thrones
Il pezzo dell’album Teatro d’Ira vol. I che più sente suo è I wanna be your slave / I wanna be your master (omaggio a I wanna be your dog di Iggy Pop, con cui poi suoneranno assieme): «Voglio essere il tuo schiavo, voglio essere il tuo padrone. Mi riconosco nel dualismo degli opposti. Ognuno tende a farsi un’idea di sé e a bloccarsi lì» ci ha detto. «Invece si può avere piacere a pensare ed essere cose opposte, restando sé stessi. Senza forzare altri o sforzarsi per cose che puoi apprezzare dopo, ma per cui ora non ti senti pronto». Nel video lecca una mela con delle lamette, senza tagliarsi. E mentre benedice, a modo suo, Ethan inginocchiato, sembra propendere per la padrona. Le piace che la chiamino Queen, Regina. Sul trono allestito per il lancio de Il ballo della vita nel locale di Milano, Santeria Social Club, nel 2018, era molto a suo agio sul trono. In fondo la Madre dei draghi è il suo personaggio preferito di Game of Thrones.
A girl in a band
Com’è essere l’unica ragazza in mezzo a tre maschi? «Normale» dice. «E poi per me non è importante il sesso di una persona. Conta il rapporto che ho con lei. E con i ragazzi il mio legame è fraterno». Si definisce bisessuale ma non ama le definizioni, né le incursioni nella sua vita privata. «Ho avuto un flirt con un collega molto famoso, ma non dico chi è» raccontò a Le Iene dopo Sanremo. «Per conquistarmi non servono soldi, cene offerte o addominali. Ho avuto avventure e storie durature con delle ragazze ed è andata bene». L’estate scorsa è stata fotografata con la presunta compagna. Ma chi vuole entrare nel mondo di Victoria, più che il gossip può leggersi Girl in a band (minimumfax) il memoir di Kim Gordon. Racconta la vita di una «ragazza in una band» che ha fatto la storia della musica, e poi le scelte di un’artista che, dopo la fine dei Sonic Youth (e della storia con Moore) ha prodotto musica, arte, moda. Con la stilista Daisy von Furth ha creato X Girl, che ha femminilizzato l’estetica skater e riot. Chloë Sevigny era l’icona del marchio, tra i fan c’erano Sofia Coppola a Kathleen Hanna. Era un must Anni 90.
La bodypositivity anti-panico
Il nuovo singolo dei Måneskin esce oggi, 13 maggio, e si chiama Supermodel. Per Victoria la cura dello stile fa parte del progetto Måneskin: rock fluido, incendiario, inclusivo dove per essere autentici bisogna contaminare. Lavorare sul look, mescolare i generi significa scardinare i cliché, ha raccontato a Independent, con il suo ottimo inglese. Può aiutare le persone fragili a sentirsi comprese e gli altri ad allargare le prospettive. L’obiettivo è stare bene con sé stessa e aiutare gli altri a farlo, è body positivity anti-panico. Senza l’obbligo di essere sempre fashion: «Trucco e vestiti mi aiutano a sentirmi meglio con me stessa, più figa» ha detto a Elle «ma ho periodi in cui vorrei stare in tuta e basta. E si può trascorrere una bellissima giornata anche struccata e coi capelli in disordine». In fondo, lo skateboard è sempre lì pronto.
Il metronomo della band che ha sconvolto il mondo. Chi è Victoria De Angelis, la bassista dei Måneskin: “Mi riconosco nel dualismo di cose opposte”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 15 Novembre 2021.
Victoria De Angelis è il metronomo dei Maneskin, un po’ l’anima della band si potrebbe azzardare: è la bassista del gruppo che in questo 2021 d’oro dopo aver vinto il Festival di Sanremo, l’Eurovision Song Contest, dopo i record di ascolti e nella Top20 Global di Spotify, la clamorosa accoglienza negli Stati Uniti, le ospitate nelle trasmissioni tv da Jimmy Fallon ed Ellen DeGeneres, i concerti a New York e Los Angeles e l’apertura al concerto dei Rolling Stones a Las Vegas; ecco, dopo aver fatto tutto questo il gruppo romano si è aggiudicato anche il premio come “best rock” agli Mtv European Music Awards a Budapest.
La band che ha sconvolto l’Italia e la musica italiana e, a questo punto, anche il mondo, se la giocava con gruppi del calibro di Coldplay, Foo Fighters, Imagine Dragons, Kings Of Leon e Killers. Tutti gruppi anglofoni, e anche statunitensi: e quindi il titolo equivale a un premio alla migliore band rock dell’anno. Clamoroso: è ilprimo successo italiano in una delle categorie internazionali nella storia degli Ema. “Quest’anno, in particolare, bisogna essere fieri del nostro paese – hanno commentato i Maneskin – per i risultati raggiunti non solo da noi ma da tanti sportivi e da personalità della cultura. Peccato per i diritti civili, dove continuiamo a rimanere indietro e invece per noi sarebbe stata la vittoria più importante“. Un riferimento nemmeno troppo velato alla bocciatura al Senato del ddl Zan, il disegno di legge contro “discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.
I Maneskin palco si sono presentati vestiti in nero e oro, con il frontman Damiano in slip di pelle luccicanti, stivali e reggicalze. L’evento si è svolto in un paese come l’Ungheria nel mirino della comunità internazionale per il mancato rispetto dei diritti della comunità Lgbt+. La band si sono spesso esposti sul tema. Era successo qualcosa di simile in Polonia quando Damiano Davis e Thomas Raggi, cantante e chitarrista, si erano scambiati un bacio sulla bocca in diretta tv. “Pensiamo che a tutti dovrebbe essere permesso di farlo senza alcun timore. Pensiamo che tutti dovrebbero essere completamente liberi di essere chi ca..o vogliono. Grazie Polonia. L’amore non è mai sbagliato”, aveva detto David in inglese dopo il bacio e alla fine dell’esibizione.
È anche in questo, e non solo nella musica, nello stile, nell’energia, nell’approccio, nel look che Victoria De Angelis è l’anima della band che nel giro di dieci mesi nemmeno ha sconvolto il mondo. “Soffrivo di certe rigide distinzioni tra maschile e femminile: a sei anni avevo proprio il rifiuto per tutte le cose ‘da bambina’: facevo skate, tenevo i capelli corti, mi vestivo da maschio. Non indossavo gonne, non perché non mi piacessero, ma per reclamare la chance di essere me stessa. Il rock ha incarnato quello slancio di libertà”, ha detto De Angelis in una lunga intervista a Elle. È lei che ha fondato il gruppo composto da Ethan Torchio, Thomas Raggi e Damiano David.
“Nei look, lei ci direziona un po’ tutti”, ha confermato Thomas Raggi che con De Angelis faceva il liceo scientifico J. F. Kennedy e che con lei ha fondato i Maneskin. Damiano, classe 1999, faceva il linguistico Montale. Ethan Torchio è arrivato rispondendo a un annuncio su Facebook. E sempre lei ha scelto la parola: il nome del gruppo che in danese vuol dire “chiaro di luna”. Sua madre è danese.
C’è tutta una mitologia delle bassiste donne nel mondo del rock nella quale De Angelis sembra voler innestarsi: da Melissa Aud de Maur delle Hole e degli Smashing Pumpkins a Tyna Weymouth dei Talking Heads; da Simone Butler dei Primal Scream a Kim Deal dei Pixies fino a Roberta Sammarelli degli italiani Verdena (una band istituzione del rock alternativo). Su tutte, almeno per De Angelis, spicca la bassista dei Sonic Youth Kim Gordon. “In quegli anni il rock era un mondo maschile, lei se n’è sempre fregata, ha mandato all’aria ogni stereotipo di bellezza, nel suo modo di stare sul palco c’era qualcosa di aggressivo, sguaiato, ma ha conquistato migliaia di persone attraverso il suo strumento”.
De Angelis è nata il 28 aprile del 2000 a Roma. Ha 21 anni. Durante le scuole medie aveva frequentato una scuola di musica cominciando nel frattempo con il basso. Da piccola il suo idolo era Avril Lavigne, la cantante pop-punk americana che per alcuni anni fu un fenomeno mainstream in tutto il mondo. Ha raccontato anche di un periodo difficile nella sua vita: “Attacchi di panico. Ero una ragazza spensierata, a 14 anni mi sono ritrovata a non voler più uscire di casa, ho perso un anno di scuola. C’era qualcosa di rotto in me e non sapevo come ripararmi. Prima me ne vergognavo, ora non ho più bisogno di nasconderlo”.
Ad aiutarla a superare quel momento la terapia, i genitori e la musica. Appena prima del successo a Sanremo che ha cambiato la vita a tutti i Maneskin, De Angelis si definiva in un’intervista, a Sette de Il Corriere della Sera, bisessuale. “Mi riconosco nel dualismo di cose opposte. Ognuno di noi tende a farsi un’idea di sé e a bloccarsi lì. Invece si può avere piacere a pensare ed essere cose opposte, pur restando sé stessi. Senza forzare altri o sforzarsi per cose che puoi apprezzare dopo, ma per cui ora non ti senti pronto”.
Vic dorme, a quanto pare, in camera con Damiano quando sono in giro a suonare: e il gossip ci ha marciato. Loro non hanno mai confermato una presunta love story e invece il cantante recentemente ha rivelato la sua relazione con Giorgia Soleri. Quindi gossip, e pettegolezzo, e vociare rimane. Lei è invece sempre stata più cauta su una sua possibile relazione. È diventato virale il suo siparietto sul palco dell’Ariston di Sanremo: durante la premiazione alle parole del conduttore direttore artistico Amadeus la bassista replicava a parolacce, ancora sconvolta dalla vittoria.
Il dolore per la morte della madre
La nonna materna di de Angelis, Elin Uhrbrand in un’intervista al settimanale Dipiù ha raccontato del dolore della nipote che fino all’ultimo ha assistito la madre in fin di vita, quando era solo un’adolescente, aveva 15 anni. “Mia nipote Victoria ha sofferto molto, ha visto morire la sua mamma. Jeanett, mia figlia, quando ha capito che avrebbe perso la battaglia contro il male che la stava consumando chiese di andare in Danimarca. Victoria volle seguirla e le rimase vicino fino alla fine – ha raccontato – Aveva solo 15 anni. Per tre mesi ha vegliato sulla sua mamma, per tre mesi le ha tenuto la mano. Fino all’ultimo giorno. Fino a quando le ha detto addio. È stato terribile … Terribile”. La donna vive in Danimarca. La nipote la raggiungerà a Natale. “Mi dispiace tanto che mia figlia Jeanett non abbia potuto vedere il successo che Victoria sta riscuotendo in tutto il mondo insieme con i Måneskin”.
Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
Barbara Visentin per corriere.it il 14 aprile 2022.
Talentuosa, determinata, sfrontata, ribelle: se il frontman dei Måneskin è Damiano David, la leader del gruppo è Victoria De Angelis, i fan lo sanno bene. È stata lei, bassista italo-danese oggi 21enne, a fondare la band nel 2015.
È lei, fra tutti e quattro questi ragazzi romani che hanno conquistato il mondo, quella che più spesso risponde alle domande nelle interviste, in italiano così come in inglese, senza mai mostrare esitazioni.
È portavoce del gruppo, ma anche delle istanze di libertà della sua generazione: icona glam, rocker sexy e provocatoria, femminista nei fatti più che nelle parole, si diverte a sfidare la censura di Instagram (dove la seguono 3 milioni e mezzo di persone) postando foto in topless. Croci, stelline, fiorellini a coprire i capezzoli sono ormai diventati un suo marchio di fabbrica, un modo per rompere tabù vetusti, come fa da anni il movimento Free the nipple, per rivendicare la parità anche nel mostrare il seno.
Victoria si mostra libera e forte, musicista donna in un panorama rock che, nel 2022, è ancora desolatamente poco femminile, e contribuisce insieme ai compagni del gruppo a rovesciare e scardinare gli stereotipi: paradossalmente è Damiano, istrionico cantante dalla presenza magnetica sul palco, a farsi portavoce delle cause femministe, a partecipare alle manifestazioni, a spiegare sui social come essere un buon alleato, a smontare pezzo per pezzo la mascolinità tossica.
Victoria usa i giri di basso più che i giri di parole, con un attivismo (apparentemente) inconsapevole che raccoglie l’adorazione di tantissime ragazze che, magari, inizieranno a suonare uno strumento grazie a lei. Ha raccontato di essere bisessuale, ma della sua vita privata si sa ben poco. Lontana dal clamore e dal gossip, posta foto di divertimento sfrenato, specie nelle ultime settimane in cui il gruppo è volato a Los Angeles.
Ma ormai abbiamo capito che quando si tratta della musica non guarda in faccia nessuno: motore del gruppo, è stata lei a sceglierne il nome, parola danese che significa «chiaro di luna». Ha raccontato che, agli inizi, Damiano era stato allontanato perché troppo pop.
Ha iniziato a suonare la chitarra a 8 anni, poi è passata al basso: «Ammiro le donne che hanno fatto cose importanti in un genere dove prevalgono atteggiamenti maschili. Alla loro epoca i pregiudizi erano forti, hanno infranto stupidi ruoli di genere», ha detto delle colleghe venute prima di lei. Dalla mamma danese, che ha perso quando aveva solo 15 anni, arriva la sua metà scandinava, quella che le ha regalato, almeno in parte, l'apertura mentale che la caratterizza: «Quando andavo in Danimarca in vacanza vedevo i bambini molto più liberi, mentre in Italia le mamme sono apprensive. E poi in Danimarca sono più avanti rispetto a noi sugli stereotipi».
Se è apprezzata da tanti giovani, è anche perché va dritta per la sua strada, noncurante di essere ormai diventata un modello generazionale: «Non ci penso proprio, mi sentirei arrogante. Cerco di fare il mio e in questo modo spero di mandare messaggi positivi».
Luca De Gennaro per “la Stampa” il 13 aprile 2022.
Chi avrebbe mai detto che una band italiana potesse essere portabandiera del rock al più grande festival musicale d'America? Perché a giudicare dal cartellone della edizione 2022 del Coachella Valley Music and Arts Festival, su 178 artisti presenti solo cinque possono essere considerate «rock band»: due australiane (King Gizzard And The Lizard Wizard e Amyl & The Sniffers), due inglesi (Idles e Yard Act) e sì, proprio loro, i Måneskin, da Roma, Italia.
Dopo l'annata gloriosa che hanno vissuto in America, con il successo di Beggin', partecipazioni agli show tv più seguiti e concerti su palchi prestigiosi, era logico che venissero chiamati dal festival più importante dell'anno, e c'è da scommettere che il loro sarà tra i concerti più affollati. Cosa devono aspettarsi i Måneskin dal Coachella, e perché è un appuntamento così atteso? Intanto, quello che lo rende speciale è il posto.
La Coachella Valley è nel mezzo di un deserto nella California del Sud, poco lontano da Palm Springs e a circa 200 km da Los Angeles. Un pezzo di deserto trasformato miracolosamente nel paradiso del Golf. Come possa l'erbetta fresca crescere sulla sabbia in un posto dove non piove mai è un mistero tutto americano, fatto sta che la zona è piena di esclusivi «Golf Resort» con le villette che affacciano sui campi di gara. Infatti quello dove si tiene il festival, nel resto dell'anno, è un campo da Polo, il che significa che al Coachella puoi camminare tre giorni in infradito su una distesa di prato verde all'inglese.
Rispetto al fango di Glastonbury è già un bel vantaggio. Le montagne rocciose e le palme che circondano l'Empire Polo Field e la cittadina di Indio (che in realtà è un incrocio di strade con un centro commerciale e un distributore di benzina) sono diventate talmente iconiche da rappresentare il simbolo del festival, infatti i cinque palchi non hanno scenografia, così che palme e rocce appaiano in tutte le foto. Partito nel 1999 come festival di rock alternativo (Beck, Tool e Rage Against The Machine furono i primi headliner) si è poi evoluto nell'appuntamento più modaiolo dell'anno, il festival del selfie, che supermodelle, attori di Hollywood, influencer e fashion blogger sfoggiano su Instagram.
Dal punto di vista musicale dominano le nuove popstar (quest' anno tra gli headliner Harry Styles e Billie Eilish), il rap, e i super dj come Swedish House Mafia e Peggy Gou. Dopo anni di line up trasversali, in cui convivevano le storiche rock band (Red Hot Chili Peppers, AC/DC, Depeche Mode), le leggende come Paul McCartney, Prince e Roger Waters, le first lady della canzone (Madonna, Lady Gaga, Beyoncè), i big del rap (Jay Z, Eminem, Snoop Dogg) e gli idoli di turno dei giovanissimi, ora il programma del Coachella è tutto spostato sui teen ager, destinazione ideale per lo «spring break» degli studenti americani che impazziscono per Doja Cat, Lil Baby e 21 Savage.
I Måneskin, in questo contesto, troveranno terreno fertile e un pubblico perfetto. Coachella è diventato talmente un brand di tendenza che a corollario dei tre giorni del festival vengono organizzate feste esclusive nelle piscine dei grandi alberghi, presentazioni di profumi, linee di abbigliamento griffate Coachella, «capsule collection» degli stilisti più cool, servizi fotografici, tutto lì, nel deserto, solcato da limousine che portano le star direttamente nell'area VIP del festival. Lo spirito hippie che caratterizzava i primi anni ha lasciato spazio all'ostentato universo social.
Tutto costa carissimo, in quei giorni: case in affitto, auto a noleggio, ovviamente le introvabili stanze d'hotel e il trendissimo «glamping», campeggio di lusso con tende iperaccessoriate, elegantissime, con tutti i comfort. I tempi dei sacchi a pelo sono lontani. Coachella è anche un luogo di arte contemporanea. Nella grande area in mezzo ai vari palchi e intorno alla gigantesca ruota panoramica, che è un altro simbolo del festival, sorgono in quei giorni installazioni artistiche d'avanguardia, sculture di luci, e una discoteca all'aperto, The Do Lab, dove si balla a qualsiasi ora innaffiati da deliziose vaporizzazioni di acqua fresca.
Le opere d'arte e le loro luci servono anche, dopo il tramonto, per orientarsi. Non dimentichiamoci che siamo pur sempre in mezzo al deserto, con caldo torrido e senza un filo d'ombra durante il giorno, completamente buio e con escursione termica terrificante quando cala l'oscurità. Ma basta avere nello zainetto una potente crema solare «protezione totale» per il giorno e un giubbottone per la sera ed è tutto bellissimo.
Vale la pena di andarci, una volta nella vita, per vivere una esperienza unica, ma chi resta a casa lo può seguire in diretta su tre canali Youtube dedicati, e per la differenza di fuso orario trovarsi a far colazione la domenica mattina in cucina godendosi i concerti del sabato sera. Da qualche anno c'è chi lo fa per abitudine e ha anche lanciato un hashtag dedicato: #coachellainpigiama.
Giorgia Soleri: «Tentai di uccidermi, mi salvò mia madre. Damiano? Non dirò come l’ho incontrato, il privato per me ha un valore». Roberta Scorranese su Il Corriere della Sera il 24 Luglio 2022.
Fotografa e influencer, ha scritto un libro di poesie dal titolo «La signorina Nessuno»: «È il mio avatar. Quando la mia relazione con Damiano non era ancora nota, io, in fondo, ero la signorina Nessuno. E nelle poesie parlo di solitudine e di amore»
Giorgia Soleri è una delle personalità più seguite (oltre 650mila follower solo su Instagram) e discusse degli ultimi anni. E forse il fatto di essere la fidanzata di Damiano David, frontman dei Måneskin, c’entra fino a un certo punto. Soleri è una rara cristallizzazione di contraddizioni aperte: bellissima nei suoi ventisei anni, è diventata il simbolo di chi soffre di dolore cronico. Libera nel linguaggio e nel mostrarsi sui social, in questa intervista racconterà anche il cunicolo buio della depressione. Lontana dalle bellezze levigate e «filtrate» su Instagram, parla di vulva e poesia, con una freschezza che ispira simpatia.
«Ho avuto un’infanzia difficile, i miei si sono separati quando avevo 4 anni. Ho rivisto mio padre qualche settimana fa...»
Perché ha voluto intitolare il suo libro di poesie La signorina Nessuno?
«È un personaggio che mi tiene compagnia da anni. Quando la mia relazione non era ancora nota, io, in fondo, ero la signorina Nessuno. E nelle poesie parlo di solitudine e di amore, di dolore e di cose riacchiappate per un soffio. Oggi un nome ce l’ho, e posso dire che c’è anche tanta codardia in quel soprannome».
Perché?
«Perché avevo paura a chiamare le cose con il loro nome. Vulva, per esempio. Oggi pronuncio e scrivo questa parola, ma non è stato facile diventare amica del mio corpo».
Un corpo che adesso è diventato uno strumento di battaglie politiche.
«Ho cominciato a fare la modella a sedici anni per pagarmi le attrezzature fotografiche. Ho sempre voluto fare fotografie e scrivere. Ripenso a quel periodo con un brivido. Vivevo male il mio corpo, lo sentivo come qualcosa che dovevo “vendere” per lavorare. Poi è arrivato il dolore. Lancinante, terribile, che parte dalla vulva e si irradia alla vescica, notti senza sonno e nessuno che ti prende sul serio. “Ho la cistite”, dicevo. E quelli accanto a me, con sarcasmo: “Ancora?!”. Quando è arrivata la diagnosi sono uscita dallo studio del medico e ho cominciato a piangere».
Vulvodinia e neuropatia del pudendo. Il comitato da lei guidato ha portato in Parlamento una legge per riconoscerle come malattie croniche e invalidanti.
«Non è facile raccontarsi quando si possiede un corpo che è, al tempo stesso, molto bello e portatore di un dolore fisico indicibile. Mi sono operata nell’estate del 2021 per l’endometriosi e per un po’ sono stata bene. Poi qualche tempo fa, il dolore è tornato. Feroce. Sono rimasta a letto per settimane, le amiche facevano i turni per sollevarmi a braccia per farmi andare in bagno o per farmi mangiare. E allora ecco i farmaci. Oppioidi, fortissimi. Avevo le allucinazioni. Ora va meglio, ma so già che dovrò fare i conti con questo per sempre».
Che infanzia è stata la sua?
«Difficile. Nata a Milano, i miei si sono separati che avevo quattro anni. E si sono separati male: mio padre aveva dei problemi (che poi ha risolto), mia madre ha chiesto l’affido esclusivo. Io nel mezzo. Cresciuta senza vedere mio padre per anni, mi ero quasi rassegnata quando, qualche settimana fa, lui si è presentato a sorpresa alla presentazione del mio libro. Non credo che si debba parlare di perdono ma di comprensione. I genitori non sono supereroi ma persone normali, che sbagliano, che soffrono, che hanno diritto a essere capiti come uomini e donne».
È stato da bambina che ha iniziato la psicoterapia?
«Più tardi, ma è stata utile per fare luce sulle mie ombre. Oggi comprendo che è tutto collegato: la depressione di cui ho sofferto, il dolore, l’ansia di libertà, l’aborto a 21 anni, il percorso femminista. Oscillo tra il buio e la luce, tra l’istinto a nascondermi e quello a liberarmi, anche dei vestiti. Certo, nel 2017 ho toccato il fondo e mi sono salvata per il rotto della cuffia».
Cioè?
«Ho tentato il suicidio. Ero depressa ma non lo sapevo, come capita a tante persone. Anche la depressione ha i suoi segnali ma possono essere diversi da persona a persona. Io stavo sempre a letto, quello che mi avrebbe potuto stimolare non lo faceva più. Poi ho provato a togliermi la vita. Ero arrivata al punto zero, potevo solo risalire o soccombere. Mi ha salvata mia madre: l’hanno avvisata, è venuta a prendermi, mi ha portato a casa sua e sono rimasta lì due mesi. Di nuovo farmaci, speranze, qualche illusione. Il malessere che poco per volta cede il posto a una forma di lucidità. Quanto vorrei che questi miei racconti fossero utili a qualcuno».
Lo sono. Non crede?
«Mi hanno accusata di speculare sulla mia malattia, me ne hanno dette di ogni. Ma quando arriva una ragazza che mi scrive “Grazie a te ho dato un nome al mio dolore” allora scompare tutto».
Ha tanti «haters» sui social?
«Penso che i social siano uno specchio della realtà che viviamo. E io non dimentico che è stato grazie a un confronto sui social che ho intuito di avere la vulvodinia, poi confermata da una diagnosi. Certo, poi quando arriva tale Giacomo che pretende di spiegare a me il valore etico della depilazione, be’, allora mi viene da ridere».
Già, le ascelle non depilate e mostrate su Instagram.
«Ho cominciato con la vulva, per ragioni mediche. Mi piacevo, così ho smesso di depilare le gambe e le ascelle. Adesso ho smesso di togliere il baffetto e l’arco tra le sopracciglia. Sembra che la normalità sia essere senza peli e non scegliere di depilarsi. È questo che mi impressiona: il nostro corpo, il corpo delle donne, è ancora un terreno di battaglia eccome. Non voglio provocare, voglio solo dire alle ragazze di cominciare a stare bene con sé stesse».
Pensa di continuare con la poesia?
«Mi piacerebbe. In generale vorrei continuare a scrivere e a fare fotografie. Vivo da sola, faccio un bel lavoro, ho due gatti e leggo decine e decine di libri. Arminio, Cavalli, Pozzi. Ho comprato un’altra libreria, sa? E cerco di godermi i momenti senza dolore».
Come ha incontrato Damiano?
«Non lo sa nessuno e non lo dirò. Lo spazio privato per me ha ancora un valore».
Da repubblica.it il 19 maggio 2022.
Si arrabbia. E non ci sta ad essere solo la fidanzata di Damiano David, frontman dei Maneskin. Una Giorgia Soleri combattiva e delusa esprime sui social le sue reazioni dopo l'intervista rilasciata il 17 maggio su Rai 1 a Storie Italiane. Soleri, invitata dalla conduttrice Eleonora Daniele per parlare del suo libro La signorina nessuno e della proposta di legge sulla vulvodinia, patologia di cui soffre da diversi anni, reagisce contro la superficialità del talk.
Invece di parlare del suo libro le vengono rivolte, soprattutto, domande sul suo privato, come "fidanzata di". La 26enne milanese, influencer, attrice e modella, oltre 620 mila follower su Instagram con i quali condivide i momenti più importanti, è irritata.
Quel che è accaduto in tv viene rimarcato su Instagram da diverse storie, a cominciare da La donna a caso, che combatte da sempre la discriminazione di genere. La Soleri condivide e commenta con una frecciata amara. “Ma non sono senza nome! Mi chiamo 'la fidanzata' di nome e 'di Damiano dei Maneskin di cognome!' Come fate a non saperlo!?”, sottolinea sarcastica.
Soleri accompagna le sue IG Stories con il brano dei 99 Posse Ripetutamente, così da far capire che ormai è così che succede quando si parla di lei. Evidentemente è stanca della situazione. Del resto nello studio Rai, alle domande su Damiano, ha risposto con un po’ di imbarazzo e velocemente. “E’ importante riuscire a stare da soli, ma lo è anche amare qualcuno e condividere gioie e dolori. Con Damiano ci conosciamo da quasi dieci anni, ma non eravamo ancora fidanzati. Siamo stati la cotta adolescenziale l'uno dell'altra e a un certo punto quando è stato il momento ci siamo uniti. La canzone Coraline me l'ha fatta sentire quando l'ha scritta in un audio su Whatsapp. Poi è cambiata e cresciuta. C'è molto di me in questa canzone".
I suoi follower commentano inviperiti. “A dir poco raccapricciante davvero. Ho visto la tua intervista, è stata davvero di valore, sincera e interessante. Purtroppo sminuita dall’eccessiva celebrazione della tua relazione. Totalmente inadeguato mostrare le varie esibizioni all’Eurovision o precedenti. La tv è da rifare”, scrive un utente. “Mi sento in imbarazzo al posto tuo. Ma dico io possibile che per attirare telespettatori debbano per forza mettere la parola Damiano e Maneskin in ogni titolo?”, sottolinea un altro.
A una follower che parla della vulvodinia come di una patologia di Damiano, risponde: "Oggi buttiamola in caciara e la chiudiamo così, perché sono troppo stanca fisicamente e mentalmente. A Roma è una bellissima giornata, è arrivata l’estate e il sole splende, io sono tornata a casa da poco (tra lavoro e commissioni) e sto leggendo un libro sdraiata sul divano con l’arietta fresca che entra dalla porta-finestra aperta. E va bene così. Ma presto riaffrontiamo l’argomento, che di cose da dire ne ho fin troppe".
Damiano dei Måneskin e il ringraziamento alla fidanzata Giorgia Soleri dopo «Coraline»: «Grazie che me l’hai fatta scrivere e vivere». Barbara Visentin su Il Corriere della Sera il 02 febbraio 2022.
Il frontman della band ha postato un messaggio dopo l'emozionante performance a Sanremo.
Quando l’anno scorso è uscito «Teatro d’ira - Vol. I», i fan dei Maneskin si sono subito affezionati a «Coraline», uno dei brani più intensi del disco. Ma per il pubblico più generalista dell’Ariston è stata forse una sorpresa sentirla ieri sera sul palco di Sanremo, dopo la blasonatissima «Zitti e buoni». In molti si sono emozionati insieme a Damiano - che ha concluso l’esibizione commovendosi - ascoltando le parole del brano, un racconto favoleggiante e cupo che ha per protagonista una bambina dall’estrema sensibilità che «prende il dolore degli altri e poi lo porta dentro lei».
Un testo ispirato a una storia vera, aveva spiegato lo stesso Damiano un anno fa, durante la presentazione del disco: «Coraline necessita di una precisazione: non è la storia di un uomo cavaliere che salva la principessa in difficoltà. La favola finisce male, non c’è il lieto fine. È qualcosa di reale, è l’appassimento di questo fiore, di questa ragazza, e il cavaliere è inerme e impotente di fronte a quello che sta succedendo. Il nome Coraline non è riferito al cartone, la scelta è puramente musicale, fonetica. La storia è reale, della quale non parlerò, riportata in favola e ognuno può interpretarla come preferisce».
Come è stato evidente anche dalle sue lacrime, «Coraline» è un brano a cui Damiano tiene particolarmente, tanto che ha postato sui social un messaggio di ringraziamento: «Grazie a tutti voi che avete compreso il significato ed il peso di questa canzone nella mia vita. Grazie ai miei compagni che la portano sul palco insieme a me. Grazie a Fabrizio Ferraguzzo che l’ha prodotta ed è oggi la nostra spalla, migliore amico e manager. Grazie ad Amadeus che mi ha dato l’occasione di portarla sul palco più importante d’Italia. E grazie a te Giorgia che me l’hai fatta scrivere e vivere. A tutti voi, e alla musica, semplicemente grazie». Il riferimento alla fidanzata Giorgia Soleri (modella e influencer molto seguita soprattutto per le sue battaglie di sensibilizzazione verso patologie come l'endometriosi e la vulvodinia) ha fatto subito supporre a molti fan sul web che sia stata proprio lei la figura che ha ispirato il testo. Soleri, tra l'altro, ha la parola «Coraline» tatuata sul braccio.
Da mowmag.com il 19 giugno 2022.
Dopo i dissing tra rapper ci mancavano quelli tra poeti. Anzi, tra poetesse. Ma più che di dissing – che in slang afroamericano è una mancanza di rispetto – in questo caso si può parlare di una vera e propria disputa letteraria tra Flaminia Colella e Giorgia Soleri, attraverso le rispettive storie Instagram.
Materia del contendere? Il libro di poesie del personaggio del momento, la influencer, attivista e fidanzata del frontman dei Maneskin, appena uscita in libreria con la sua raccolta “La signorina nessuno”. Un libro discusso già prima della pubblicazione, come avevamo segnalato noi di MOW, visto che i versi non sembravano propriamente inediti, ma provenire invece da una pagina social che la Soleri aveva gestito in passato (prima della storia con Damiano David) e che non aveva avuto nessuna risonanza, né mediatica né letteraria.
Sulla qualità dei componimenti si sono interrogati in molti, soprattutto dopo che la stessa autrice ha raccontato che un poeta, in passato, ha paragonato i suoi versi a quelli di Alda Merini. E quindi non sono mancate le facili ironie: «Pubblica le sue poesie perché è la fidanzata di Damiano David dei Måneskin?» oppure «tipico libro da influencer convinta che per scrivere poesie basti lasciare spazio tra le parole».
Ma c’è anche chi ha intravisto un talento, come la poetessa Maria Grazia Calandrone: «Quelle di Giorgia Soleri sono poesie tipiche di una ventenne, sia per stile che per contenuto. E sono piuttosto originali».
In questo dibattito si è inserita a gamba tesa Flaminia Colella, giovane poetessa (classe ‘96) che ha al suo attivo diverse pubblicazioni tradotte in varie lingue e che collabora con il poeta Davide Rondoni.
Da un lato, perché la sua analisi critica non ha fatto sconti (a livello letterario) all’autrice de “La signorina nessuno”, mentre dall’altro ha stupito perché è arrivata da una (ormai ex?) amica della Soleri. Questo il suo commento lanciato sui social: “Giorgia, quando mi hai intervistato nel 2020 qui su ig a proposito del mio "La voce del fuoco" mi sei sembrata una ragazza sinceramente interessata alla letteratura e volenterosa di imparare. Ecco, l'arte richiede rispetto. Non si può barare, perché la prova della verità in poesia rimane aperta nei secoli.
E dietro di noi abbiamo Dante, Ungaretti, Montale, Esenin, Celan, che guardano mentre facciamo i nostri tentativi. Il tuo libro è un insieme di pensieri snocciolati a caso tra disegnini e pagine bianche. Non c'è ricerca lessicale, tensione verbale, non c'è metrica, né consapevolezza della materia anche nobile (l'amore) che intendevi trattare; non ci sono "versi". C'è semplicemente una serie di parole che restano al livello di "caption" di Instagram sotto alle fotografie più banali. Il mercato editoriale si ciba di fenomeni così, mandando in pasto al mondo persone che magari vogliono ottenere una patente di legittimità culturale/intellettuale, si vedono da anni. Non devi cadere nell'ottundimento che genera questo sistema drogato.
I veri poeti sanno che la fama è una malacopia dell'eterno e che occorre studio lavoro e pazienza. Questo può dirtelo solo un maestro, o il rispetto per l'eccellenza dei grandi. Esistono poeti enormi che son morti nell'invisibilità. Non dire cose gravi, non paragonarti a chi ha dedicato all'arte il suo sangue e la sua vita, creando opere immortali, son dichiarazioni che lasciano nello sconcerto e che potrebbero nuocerti in futuro. La moda ricordiamo Leopardi - è sorella della morte. Ti dico questo per il bene. E ti saluto con affetto sincero”.
Dal canto suo Giorgia Soleri non si è lasciata scivolare addosso la critica e ha deciso di condividere questo messaggio e aggiungere una sua risposta piccata: “Quanta ironia c'è in persone che conosci, che hai frequentato, che hanno modo di contattarti non solo via social, ma anche tramite cellulare, ma che sentono il bisogno di criticare il tuo lavoro pubblicamente e poi screenare tale commento e metterlo nelle storie? @faminiacolella assecondo volentieri il tuo bisogno di 5 minuti di fama, ricercati con arroganza e paternalismo, nella convinzione di avere qualcosa da insegnare e le competenze per farlo. Ho ancora tanto da imparare, questo è vero, e per fortuna ne ho la possibilità. Sai cosa non si può imparare però? L'umanità”.
Insomma, si potrebbe definire uno scazzo in piena regola se la materia del contendere non fosse così nobile. Ma ben venga, perché al di là della qualità delle opere di Giorgia Soleri o della fondatezza delle critiche di Flaminia Colella, che intorno a dei componimenti poetici dei giovani si accalorino fino a rompere una amicizia ricorda le antiche dispute letterarie che hanno fatto storia. E se un tempo partivano a parole e si concludevano a colpi di fioretto, oggi – specchio dei tempi – si consumano nelle stories di 15 secondi su Instagram, ma hanno almeno il pregio di far discutere tanti ragazzi su una pratica che sembrava ormai relegata nel passato, come la poesia, e che invece sembra ancora più viva che mai.
Il monociglio e il femminismo. Soleri al centro delle critiche. Novella Toloni il 4 Luglio 2022 su Il Giornale. L'influencer, compagna del frontman dei Maneskin, è finita nel mirino degli utenti del web per la sua scelta di non farsi le sopracciglia. Una decisione che per molti sarebbe solo dettata dalla voglia di emergere
Continua a fare discutere la scelta di Giorgia Soleri di non depilarsi. La giovane influencer da tempo porta avanti la sua battaglia contro la depilazione di gambe, inguine e sopracciglia e sui social network le sue foto con la peluria in bella mostra non smettono di scatenare critiche e polemiche.
Per molte quella del monociglio è semplicemente una moda da seguire, per altre rappresenta invece una rivendicazione femminista per contrastare il cosiddetto patriarcato. Come se il "potere" potesse essere direttamente proporzionale alla quantità di peli sul proprio corpo. Un pensiero sposato dalla Soleri che sul web si è fatta paladina della "libertà di non depilarsi", ma che è stata costretta a scontrarsi con il disappunto del popolo dei social. L'ennesima polemica è esplosa in seguito alla replica seccata che la fidanzata di Damiano dei Maneskin ha fatto al tweet di un utente di Twitter.
"Non si depila però le sopracciglia belle belle se le fa eccome. Poi voglio proprio vedere le gambe...", ha scritto una ragazza sulla piattaforma social rivolgendosi alla Soleri, che seccata ha condiviso un suo primo piano: "Ecco pure le sopracciglia, visto che ci tieni tanto". Il botta e risposta tra l'influencer e l'utente ha così permesso al popolo di Twitter di tornare a criticarla: "Un grande applauso alle influencers "femministe" che non hanno pronunciato mezza parola sul diritto di aborto ma che mostrano orgogliose il monociglio per finire sugli articoli spazzatura", "Ma ancora? Quanto potrà andare avanti sta storia? Pensate di essere innovativi? Ma a chi interessa davvero sta cosa? Se è con queste battaglie che pensiamo di scardinare il patriarcato, buona notte", "Questo mostrare costantemente i peli sotto le ascelle rende la 'lotta' contro il patriarcato cringe e annulla l'effetto di protesta che dovrebbe avere. Diventa ostentazione".
"Cafone...". Chiara Ferragni e Giorgia Soleri a cena in reggiseno
A molti la sua lotta femminista a colpi di peli non depilati appare più una provocazione. Un modo nuovo per fare parlare di sé e attirare l'attenzione, in tempi in cui creare hype sembra essere l'unico modo per emergere sugli altri: "Trovo ormai un po' costruito il tutto con lo scopo di parlarne e discuterci su. Guarda caso sempre foto molto ravvicinate per parlare e litigare sulle sopracciglia", "Quelle sopracciglia discutibili sono semplice esibizionismo per far parlare di te. Non è forma di libertà ma Solo capacità di vendere la tua immagine". E qualcuno ha posto addirittura l'attenzione su vecchie foto social in cui la Soleri sfoggiava sopracciglia curatissime. "Nelle vecchie foto nelle quali hai i capelli biondi corti, le sopracciglia te le facevi...dove sta la coerenza? E' solo per far parlare di te e in questo sei ingamba, sei un'ottima imprenditrice, ma poco coerente". Quando si dice fare il pelo e il contropelo.
Giorgia Soleri: «Il mio aborto a 21 anni, la ginecologa mi aggredì. Lo Stato mette in castigo le donne». Rosanna Scardi su Il Corriere della Sera l'1 giugno 2022.
L’influencer e poetessa, compagna di Damiano dei Maneskin, alla Fiera dei Librai di Bergamo. Il dolore, la malattia e quel trauma in un ospedale brianzolo: «La Legge 192 ha delle grosse lacune, si punta a far sentire in colpa le donne».
Modella, scrittrice, influencer. E femminista. Giorgia Soleri, 26 anni, si racconta domani, alle 20.30, alla Fiera dei Librai di Bergamo. La sua prima raccolta di poesie è «La signorina Nessuno», edita da Vallardi. Un libro che affronta temi forti, come il suicidio, l’aborto e il dolore fisico, tanto che la stessa autrice mette in guardia il lettore: «Se per tutelarti, non te la senti di andare avanti ti capisco e ti abbraccio forte». Nel corso dell’intervista indossa una maglietta con la scritta «libera di abortire». Non si nega su nulla. L’unica cosa di cui sceglie di non parlare è il suo rapporto con Damiano David, cantante e ormai superstar internazionale con i Maneskin, di cui è la compagna da cinque anni.
Chi è la signorina Nessuno?
«Nasce come frutto della mia codardia, era il mio alter ego quando non avevo il coraggio di dire con il mio nome le cose che sentivo. Poi è diventata un universo a sé, la chiamo la mia “signorina” perché è come se fosse reale. Abbiamo fatto un bellissimo viaggio insieme e le devo tanto. Ma, fortunatamente, me ne sono liberata perché ora c’è Giorgia».
Quanto c’è della sua vita nelle poesie? Il capitolo intitolato “Abisso”, ad esempio, tratta la malattia.
«Tutto riguarda me o persone a me vicine. Rileggendo “Abisso” e altre poesie rivedo quel dolore e mi fa tenerezza. Ma quando ho scritto la maggior parte dei versi non avevo la diagnosi di vulvodinia e non davo spazio né legittimazione al mio dolore che dal libro esce in tutta la sua potenza».
Quando è arrivata la diagnosi?
«Il 2 settembre 2020. Mia mamma ha avuto tre volte il cancro e ogni diagnosi è stata difficile. Per chi soffre di vulvodinia, endometriosi, fibromialgia, cistite interstiziale dare un nome alla malattia è una liberazione perché passi anni a dire di avere certi dolori, senza sapere cosa siano. Il 99 per cento delle persone, tra amici familiari e personale medico, crede che tu non abbia nulla. Vieni delegittimata nel tuo dolore. È quasi una vergogna provarlo».
Lei dice di essere il primo medico di se stessa, è così?
«Ho passato il primo lockdown a cercare tutti i sintomi su Google. Sono capitata sul blog di un’associazione dove in tanti parlavano di vulvodinia. Me la sono autodiagnosticata e ho cercato un medico in grado di darmi una conferma e trattarla. Ho trovato il dottor Galizia che riceveva a Roma, Bologna e Modena. A Modena la lista era di soli tre mesi, lì ho ricevuto la diagnosi che già sapevo».
Ha presentato una proposta di legge per il riconoscimento della vulvodinia e della neuropatia del pudendo dal sistema sanitario nazionale. Cosa significa?
«Pochissimi ambulatori sono in grado di fare una diagnosi e prendere in cura i pazienti. Occorre un approccio multidisciplinare, ti trovi sola, spaesata, senza capire a chi rivolgerti e dove, con una notevole spesa economica. Solo di riabilitazione del pavimento pelvico spendevo 240 euro al mese, più farmaci, integratori e visite».
E a Bergamo si è affidata alla ginecologa Chiara Marra del centro polispecialistico CasaMedica.
«Da lei ho ricevuto la diagnosi di endometriosi. Le ho regalato una copia del mio libro, scrivendo “alla prima persona che ha creduto al mio dolore”. Abbiamo un bel rapporto di fiducia».
Una poesia recita: “Il dolore è solo felicità non condivisa e andata a male”.
«Ho scoperto il potere della condivisione facendo attivismo, da lì ho avuto la forza di trattare altri aspetti della mia vita, come il soffrire di depressione o l’aver abortito, a proposito della maglia che indosso in questo momento. Ci sono cose di cui non si parla, perché c’è uno stigma pesante. Ma quando apri uno spiraglio, si apre un vaso di pandora. Scopri che molti conoscono quell’esperienza».
Perché scelse di abortire?
«Ero giovanissima, avevo problemi di salute mentale ed economici, non avevo un lavoro con entrate certe. Il momento in cui mi sono interfacciata col mondo sanitario è stato un’esperienza che mi è stata fatta vivere in modo estremamente negativo. La 194 ha lacune enormi che dovrebbero essere prese in considerazione. Invece rimane una legge fuori dal periodo storico in cui viviamo».
Quale è stata la sua esperienza?
«Sono andata in consultorio e sono stata aggredita dalla ginecologa, che mi sgridò dicendo che noi giovani facciamo sesso senza precauzioni e usiamo l’aborto come contraccettivo, senza sapere nulla della mia storia».
Dove è accaduto?
«In Brianza».
Poi la prassi cosa prevede?
«Un’assistente sociale indaga sulla tua famiglia per capire se ci siano traumi che ti hanno portato ad abortire con domande violente e invadenti a cui non vorresti rispondere poiché, qualsiasi sia il motivo della scelta, l’aborto è un diritto. Per sette giorni devi soprassedere, non puoi abortire: è come se lo Stato dicesse “ti permetto di fare questa cosa brutta, tu vai in castigo sette giorni, pensaci, se hai ancora il coraggio di farlo, va bene”. Ci sono donne che abortiscono senza senso di colpa, è ingiusto obbligarle a vivere questa esperienza in modo traumatico quando è possibile accompagnarle. Piuttosto di un colloquio con l’assistente sociale, proporrei delle sedute di psicoterapia».
“Ottobre 2014, 18 anni, 9° piano. Trova tu un numero, ora, per esprimere il dolore della morte nel ricordo degli occhi di Gaia”. Chi era?
«È l’unica persona menzionata per nome nel libro. Una mia amica e coetanea, morta suicida a 18 anni. A 18 anni, tutti noi amici siamo caduti dal 9° piano con lei. Non sei preparato, è un tabu enorme. Io e Giulia, la mia editor, siamo state indecise se inserire o meno quei versi. Ma era un passo troppo importante della mia vita per non farlo».
Oggi scrive che porta il rosa come una medaglia, perché?
«Tutto ciò che riguarda il femminile viene visto come delicato, fragilino e io che volevo avere un’immagine forte l’ho odiato. Quando mi sono resa conto che queste cose fanno parte di me l’ho rivendicato. E poi puoi presentarti truccata e con la scollatura e parlare di poesia».
E quali sono i più belli tra i ricordi d’infanzia?
«Quando cucinavo con mia mamma le torte al pomeriggio. Era un momento di unione. E le giornate passate a leggere».
Il libro che le ha cambiato la vita?
«”Il ritratto di Dorian Gray”, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Manuale per ragazze rivoluzionarie” di Giulia Blasi, “Parità in pillole” di Irene Facheris. E poi i libri di poesia di Antonia Pozzi. Ma se un libro non ti cambia la vita che senso ha leggerlo?».
Maria Corbi per “la Stampa” il 4 maggio 2022.
La cosa veramente stupefacente è lo stupore per un uomo che decide di stare accanto alla sua compagna, facendo un passo indietro, come ha fatto Damiano dei Maneskin, vestito da ragazzo borghese accompagnando la fidanzata Giorgia Soleri, 26 anni, alla Camera dei Deputati per sostenere la proposta di legge sulla vulvodinia, una malattia di cui la ragazza soffre da quando aveva 16 anni e che veniva sempre declassata quasi fosse un disturbo dell'umore, «una fissazione». «Sei esagerata», «cambia ragazzo se ti fa male quando fai sesso».
Damiano le è sempre stato accanto e anche ieri c'era: «Sono qui come compagno, alleato». Che parola rivoluzionaria, alleato, in una società che ancora affonda in fondamenta patriarcali difficili da abbattere. E dove un uomo con fatica si mette all'ombra di una donna, anche se è la sua compagna di vita. E ieri Damiano lo ha fatto, portando a Montecitorio solo se stesso, un giovane uomo orgoglioso della sua compagna, a cui ha cercato di non fare ombra a iniziare dal look, indossando un abito dal colore neutro, «molto» beige.
«Sono qui per dare il mio supporto come amico, compagno, persona ma il lavoro importante lo stanno facendo loro, sono un tifoso». E nessuna risposta alle domande sull'Eurovision e sui Maneskin: «Per le interviste su di noi contattate il nostro manager». Lì lui era solo il fidanzato di Giorgia, non la star, nel suo completo da festa di laurea, con il collo alla francese della camicia bianca chiuso fino all'ultimo bottone e una sobria cravatta bordeaux. Le tute, le piume di struzzo, i tacchi, le giarrettiere sono rimasti sul palco.
E Giorgia ringrazia: «Sono onorata del fatto che il mio compagno ci abbia aiutato a dare luce a questa iniziativa, portando nella battaglia la sua visibilità, ma è solo il primo passo, non basta depositare una legge. Avere una legge che inquadri e tuteli queste malattie esternamente non visibili, misconosciute, aiuterebbe anche nel riconoscimento sociale dei pazienti. Noi due ci sosteniamo come possiamo e come dovrebbe essere normale in tutte le coppie». È il condizionale a sottolineare come questa performance di normalità sia straordinaria.
«Non sono qui solo per Giorgia - ha detto poi il frontman - ma per tutte le donne che fanno parte del comitato e che soffrono. Adesso spero che l'attenzione sia sulle giuste cose». Damiano in versione educatore per i suoi simili che temono il cambiamento, ancora una volta dobbiamo dire, visto che l'8 marzo invece di regalare inutili mimose alla sua Giorgia ha preferito offrire una lezione di femminismo ai colleghi «maschi». Spiegando come si debba partire dalla consapevolezza. E ieri un'altra lezione: «Dove c'è amore c'è sostegno». Musica per le orecchie.
Maria Francesca Troisi per mowmag.com il 12 maggio 2022.
Giorgia Soleri, nota influencer e fidanzata del frontman dei Måneskin Damiano David, oltre che novella scrittrice (come da MOW annunciato in anteprima) nasce professionalmente come modella freelance.
E fin qui, niente di nuovo per la sua pubblica biografia, anche se gli ultimi tempi l'hanno vista accantonare pose e macchine da presa, per una più fulgida carriera da paladina della vulvodinia.
Giorgia Soleri hot
Una scelta azzeccatissima, considerato il suo rimbalzare di ospitate televisive, fino al passaggio alla Camera dei Deputati, con famoso fidanzato al seguito, per la presentazione della proposta di legge sulla suddetta malattia.
Insomma, un'immagine modello quella della milanese ventiseienne, imitata per freschezza e simpatia da migliaia e migliaia di giovanissime e non, anche nella battaglia sulla peluria libera. Eppure, da quel suo passato da modella, emerge a sorpresa (a sorpresa?) un aspetto sicuramente piccantissimo. Succede, infatti, che ci capitino tra le mani le foto dei suoi tempi d'oro da miss. Scatti tutt'altro che innocenti e pubblicati pure su siti porno (in fondo la gallery).
Così, alla scoperta delle hot gallery, abbiamo rintracciato anche uno dei (tanti) fotografi dei citati servizi, ossia Alessandro Giuffrida, che scriveva in rete solo qualche mese fa:
"Negli ultimi mesi l'improvvisa notorietà di Giorgia, in quanto fidanzata di Damiano dei Måneskin (oltre che come modella) ha portato gente meschina a ravanare nel suo passato facendo shitstorm a tutto spiano.
Ogni giorno mi arrivano messaggi privati su Instagram, usando le mie foto su IG e Twitter a scopi diffamatori... Chi ca**o vi ha autorizzato a usare le mie foto?". Si chiede lui, senza immaginare che spopolano da un pezzo tra i fan nelle chat di Whatsapp o Telegram e alla fine sono finite anche sotto la nostra attenzione.
Non solo foto, ma qui anche un video osé (con palpata consenziente)
D'altronde sono tutte immagini pubbliche, accessibili e condivisibili. E sembrano dettare i primi passi in assoluto della Soleri nel dorato mondo della moda.
Ossia pre 2016, anno in cui sembra abbandonare le nudità, ma non le foto in intimo (che continua a scattare negli anni). In combinazione con pubblicazioni riservate ad Ask (antenato di Tik Tok), profilo facebook "incustodito" dal 2020 con profusione di scatti sexy e altri "particolari" video, sempre di pubblico dominio.
Ma, gratificazione della vista a parte (e non solo maschile), viene anche spontaneo domandarsi come mai Giorgia Soleri non abbia chiesto la rimozione di queste foto bollenti, che stridono sensibilmente con la sua nuova immagine, benché si tratti di scatti invidiabili, non c'è che dire. Forse Giorgia non può far nulla a tal proposito, o piuttosto poco si cura dell'altrui giudizio?
Simonetta Sciandivasci per “la Stampa” il 6 maggio 2022.
Incontro Giorgia Soleri alla festa per il suo libro d'esordio, una silloge di poesie, La signorina nessuno, in libreria da ieri per Vallardi. Milano, Corso Buenos Aires, il trilocale di un'agenzia letteraria che ha cominciato da uno scantinato. Ci sono i pasticcini, le tartine, il vino. Niente sushi. Sembra la merenda di un compleanno in casa.
Il giorno prima, insieme ad altri attivisti del comitato vulvodinia e neuropatia del pudendo, di cui fa parte da molto tempo perché da molto tempo le è stata diagnosticata la vulvodinia, Soleri, 26 anni, attivista, modella, scrittrice, ha presentato alle Camere un disegno di legge che chiede di riconoscere le due patologie come croniche e invalidanti, garantendo così a chi ne soffre l'assistenza del sistema sanitario nazionale.
Damiano, il frontman dei Måneskin, suo compagno da molto tempo, se ne sta in disparte, sempre vicino ai balconi o alle porte. È il giorno di Giorgia. E lo era anche quando l'ha accompagnata alla Camera, sebbene - dice ridendo con molto sconforto e nessuna sorpresa - qualcuno abbia scritto che a essere affetto da vulvodinia sia lui. Giorgia ride anche lei, con più allegria; dice di essere stata accusata di essere andata alla camera per pubblicizzare le sue poesie.
Sono la nuova coppia da sbranare, lo sanno e non se ne curano: hanno obiettivi chiari, separati ma paralleli. A lui interessa arrivare dappertutto, ma a Los Angeles gli mancava casa. Non ama la mondanità: «Mi piace farmi i fatti miei a casa mia».
Soleri indossa il rosa acceso del femminismo del nostro tempo, quello che ha creato i fronti nuovi della battaglia delle donne, quello che ha saputo essere qualcosa che Erica Jong, nel suo ultimo libro, dice che negli anni 70 il movimento per l'emancipazione femminile riuscì a essere solo in parte: sfrontato, intransigente.
Nell'introduzione al suo libro, scrive: qui c'è molto di me, ma non tutto.
«La poesia è una trasparenza. Ci sono cose che mi sono accorta di aver tenuto nascoste soltanto rileggendo».
L'ha fermata il pudore?
«Dico sempre che quando distribuivano il pudore, ero in fila per le tette».
Lo prendo per un no.
«Sono nata senza. Ho iniziato a posare a 16 anni, ho fatto il mio primo servizio di nudo a 18, e i miei familiari mi raccontano sempre che quando ero piccola, la prima cosa che facevo quando entravo in casa era spogliarmi. Odiavo i vestiti».
Crede nella libertà?
«Come la intendiamo?».
Intendiamola nel modo più facile: dire e fare tutto quello che le pare.
«Allora no, non ci credo. E neanche mi interessa. Dovrei vivere da sola in una foresta per essere libera in quel modo. E cosa ne ricaverei? A me non dispiace né pesa limitarmi per il bene degli altri, pensare mille volte prima di agire. Tutto può ferire, condizionare: anche le azioni quotidiane, automatiche di mia madre, per me che le guardo hanno un significato che resta, si sedimenta dentro di me».
Crede negli esempi?
«No. Nei messaggi sì».
Quello che fa lei è politica?
«Ogni scelta lo è. Il personale è politico. La mia storia lo dimostra: ho iniziato a raccontarla online, perché volevo essere utile, volevo risparmiare a più persone possibile il mio stesso calvario, e ieri ero a fare la stessa cosa, però alla Camera dei deputati. Mi sento responsabile di quello che faccio: è politica anche questo».
Quando ha deciso di diventare un'attivista?
«Mai. L'ho scoperto: me lo hanno detto. Davvero: io volevo solo raccontare la mia storia».
I social non la spaventano?
«Senza i social non avrei scoperto la mia malattia. Mi rendo conto che suona paradossale, e so benissimo che i medici dicono che la sola cosa da non fare, quando si sta male, è consultare internet. Eppure, è stato informandomi e parlando con persone online, che ho capito che tipo di malattia avevo. Ho dovuto auto diagnosticarmela: fino ad allora, è stato un inferno. Io non sono nemmeno in grado di dire da quanto tempo ne soffro. Però, so che non me ne libererò. Ho imparato a vivere con il dolore, a scoprire le possibilità che apre».
Quali?
«Una sessualità diversa. Ci viene raccontato che le zone erogene sono quelle genitali: non è vero. Il corpo è una corda di violino tesa, se solo impari a suonarla e, naturalmente, se hai al tuo fianco qualcuno che sia in grado di imparare un linguaggio diverso. Abbiamo un'idea menomata di cosa può farci stare bene, pensiamo ancora che il piacere femminile sia rinunciabile, un di più. Poco tempo fa, è uscito un articolo su una testata nazionale in cui veniva consigliato, a chi soffre di vulvodinia, di usare delle creme anestetiche per non sentire dolore durante il rapporto sessuale. Ora, una crema anestetica elimina il dolore ma pure il piacere. Davvero non riusciamo a cercare soluzioni o rimedi migliori?»
Cosa pensa degli attacchi all'aborto? Negli Stati Uniti esistono movimenti di ventenni che lo considerano un omicidio.
«I diritti, specie quelli delle donne, sono sempre in pericolo: vanno presidiati, tutelati, difesi sempre. Che esistano quei movimenti non mi stupisce: i ragazzi sono manipolabili. L'atmosfera di restaurazione, in tutto l'occidente, mi sembra palpabile. Io sono femminista perché mia madre mi ha educata in un certo modo: sono stata fortunata»
Perché ha scelto la poesia che è così fraintendibile?
«Scrivo poesie da sempre e la poesia è una forma più codarda, per me, per dire le cose. E mi piace l'idea che qualcuno legga in ciò che scrivo qualcosa a cui non ho pensato. E poi la poesia ha un punto di contatto forte con la fotografia, la mia grande passione sin da piccola: una foto è quello che lasci fuori, non quello che metti dentro».
Ha paura del pubblico?
«Dopo questo libro un po' sì. Perché qui sono scoperta, non nuda».
Sono tutte o quasi tutte poesie d'amore.
«Ho chiesto a Damiano se c'era qualcosa che voleva che tenessi fuori, ma abbiamo un patto: sul lavoro, massima libertà».
Quando siete in disaccordo?
«Mai davanti agli altri. A casa si discute, in pubblico ci si sostiene. Una delle prime cose che ho scritto a Damiano, all'inizio della nostra storia, è questa: la tua presenza cambia il mondo. Gliel'ho riscritto nella dedica sul mio libro. Lui ha corretto: "La nostra presenza cambia il mondo"».
C'è una sua canzone che non le piace?
«Certo. Immortale. Non piace molto neanche a lui».
Com' è il futuro?
«Non ci penso. Mi piace essere guidata dalla vita».
LA SOFFERENZA DIETRO “CORALINE”. Tutti guardano Damiano dei Maneskin e non le battaglie della fidanzata Giorgia Soleri. SELVAGGIA LUCARELLI su Il Domani il 09 febbraio 2022.
Da giorni viene esaltato Damiano dei Maneskin per aver ringraziato la sua ragazza Giorgia Soleri per avergli ispirato la canzone Coraline. Nonostante lui l’abbia messa al centro nessuno però dà risalto ai meriti della ragazza.
Lei è Giorgia Soleri, fotomodella, femminista, ragazza di 26 anni, donna che ha lottato perché la sua malattia (e tra l’altro ne ha più di una) fosse riconosciuta come tale.
Tutto questo mentre Damiano splende di suo, si gode il successo e viene apprezzato - se non solo come cantante- al massimo come fidanzato intelligente di una ragazza intelligente. Perché l’immagine dell’eroe romantico non serve a lui e, soprattutto, alle donne.
Da qualche giorno gira sul web un post scritto da una dottoressa nel campo della nutrizione che si avventura in una breve analisi affettivo-relazionale commentando la storia d’amore tra Damiano dei Maneskin e la fotomodella Giorgia Soleri. Niente di grave, se non ci fossero almeno due grossi problemi: il primo è che quello che ha scritto la dottoressa è profondamente sbagliato e maschiocentrico e il secondo è che questo post è diventato, come si dice, “virale”. Non so su quante bacheche l’ho visto ripreso negli ultimi giorni, è citato addirittura da siti e articoli di giornale, è diventato il tormentone 2.0 tra donne e ragazzine. Il post dice questo:
«Damiano dei Maneskin ha dedicato Coraline alla sua fidanzata Giorgia Soleri, che ha convissuto per anni con malattie, all'epoca invisibili, come vulvodinia ed endometriosi, ha sofferto senza essere capita e creduta dai medici. Damiano ha ringraziato Giorgia per avergli dato l'opportunità di vivere tutto questo.
Damiano ha rivelato che Giorgia è stata la musa ispiratrice di Coraline. Damiano dopo essersi esibito al concerto dei Rolling Stones, dopo aver fatto un tour mondiale ha partecipato ad un sit in per far conoscere la vulvodinia all'Esquilino a Roma, con sì e no 20 gatti presenti, come uno qualsiasi. Damiano ha spostato impegni lavorativi per accompagnare Giorgia al convegno sulla vulvodinia e neuropatia del pudendo e l'ha supportata, abbracciata ed applaudita. Damiano ha cantato Coraline guardando Giorgia. Damiano David. Donne, non accontentatevi di uno stronzo qualsiasi che manco risponde ad un messaggio».
A parte i toni adolescenziali del post su cui intendo sorvolare, mi stupisco che tante donne non abbiano compreso quanto l’angolazione da cui si racconta questa vicenda sia perniciosa e ingiusta. Intanto partirei da qui: l’evento a cui avrebbero partecipato “20 gatti” era per la verità un convegno sulla vulvodinia, convegno in cui veniva presentata la proposta di legge perché venga riconosciuta come malattia cronica e invalidante, con tutte le tutele del caso.
Un traguardo importante, che deve molto all’impegno di Giorgia Soleri. Da molto tempo, infatti, la ventiseienne si spende in questa battaglia, raccontando la sua storia personale di sofferenza e facendosi portavoce di tante ragazze che non sono state credute nel loro dolore o hanno avuto diagnosi tardive, sbagliate, incerte.
Dunque, non si comprende perché quello elogiato in un articolo che racconta il lungo iter che ha portato fin qui Giorgia Soleri sia Damiano dei Maneskin. Che qui ha un ruolo laterale, quello al massimo del compagno amorevole che gioisce assieme alla sua fidanzata per questo traguardo. Fine. Nulla di più. O meglio, Damiano ha scritto anche una canzone sulla vicenda, “Coraline”, che ha cantato con delicata commozione al Festival di Sanremo. Una canzone che non solo mette al centro la sua fidanzata (o, come suggerisce qualcuno “una donna”) , col dolore patito e la forza nell’affrontarlo, ma accompagnata da un gesto importante e prezioso (questo sì): Damiano, dopo averla cantata, su Instagram ha ringraziato Giorgia perché «questa canzone me l’hai fatta vivere e scrivere».
IL FINTO ROMANTICISMO
Nel post orribilmente finto-romantico della dottoressa c’è invece l’eroicizzazione del maschio famoso, quello che apre i concerti dei Rolling Stones, quello celebre dei due che si scomoda («trova il tempo» ha scritto Repubblica e non solo) per accompagnare la fidanzata malata (perché di lei solo questo si è sottolineato, del suo impegno da attivista neppure mezza riga) a un incontro con 20 gatti. «Non accontentatevi di uno stronzo qualunque», chiude la dottoressa con lo slogan che dovrebbe rappresentare l’inno della donna che non elemosina nulla, che merita un Damiano accanto.
Ma pensate un po’. Meritiamo un uomo che ci accompagni a un convegno sulla malattia di cui soffriamo, mentre si presenta la legge perché quella malattia sia riconosciuta come invalidante, legge per la quale mi sono spesa anima e corpo. Un eroe, insomma. Magari merito perfino un uomo che mi aiuti a scaricare l’auto piena di buste della spesa e venga a prendermi in clinica dopo il parto. Che magari si prenda tre ore dal lavoro e sposti il calcetto per me, se si tratta di venire alla mia cerimonia di laurea.
Davvero un’aspirazione colma di ambizione. Ora, ci sarebbe molto altro da dire. Per esempio che Damiano ha fatto quello che si fa nella vita quando si ama qualcuno (che sia una fidanzata, una sorella o un’amica), ovvero condividere un momento importante, esserci. Tifare per l’altro. Essere fieri del suo traguardo. E questo non è più speciale se quel qualcuno accanto a te nei momenti che contano è il leader di una band mondiale, il manager di una multinazionale o un calciatore famoso.
All’interno di una relazione si è Giorgia e Damiano. Fine. Traslare lo status professionale dei due nella lettura di un episodio banalissimo che ha a che fare con l’equilibro di una qualsiasi, normale relazione affettiva (il famoso che calca palchi da superstar/la sconosciuta malata che va a convegni con quattro gatti) è una scelta narrativa sbagliata, stupida e antidiluviana.
Tanto più che Giorgia e Damiano appaiono due persone perfettamente centrate e a fuoco, ognuno nel proprio ambito, entrambi ben attenti a conservare la propria identità, legittimamente avari nel condividere la loro intimità. Giorgia è l’anti-groupie, moderna, mai ombra di nessuno, mai luce riflessa, ha continuato dritta per la sua strada a raccontare il suo lavoro, a condividere le sue foto sexy, i suoi adv, le sue amiche, le poesie, i suoi gatti.
Si è scusata per delle frasi razziste pronunciate tempo fa, e l’ha fatto in prima persona senza che lui intervenisse a farle da facile spalla. Non ha mai postato una foto con Damiano, lancia messaggi femministi talvolta ingenui ma sempre preziosi, rifiuta l’abbagliante tentazione di essere la fidanzata di. È Giorgia Soleri, fotomodella, femminista, ragazza di 26 anni, donna che ha lottato perché la sua malattia (e tra l’altro ne ha più di una) fosse riconosciuta come tale.
Tutto questo mentre Damiano splende di suo, si gode il successo e viene apprezzato- se non solo come cantante- al massimo come fidanzato intelligente di una ragazza intelligente. Perché l’immagine dell’eroe romantico non serve a lui e, soprattutto, alle donne.
SELVAGGIA LUCARELLI. Selvaggia Lucarelli è una giornalista, speaker radiofonica e scrittrice. Ha pubblicato cinque libri con Rizzoli, tra cui l’ultimo intitolato “Crepacuore”. Nel 2021 è uscito “Proprio a me", il suo podcast sulle dipendenze affettive, scaricato da un milione di persone. Ogni tanto va anche in tv.
Damiano dei Maneskin e la fidanzata Giorgia Soleri, insieme contro la vulvodinia. La modella sta contribuendo a far luce sulla malattia della quale è affetta. A sostenerla, in scena e nei convegni sul tema, c'è il fidanzato Damiano David. Giulia Mattioli su La Repubblica il 9 febbraio 2022.
Hanno sorpreso molti spettatori le lacrime di Damiano David sul palco di Sanremo: dopo aver cantato Coraline, il frontman dei Maneskin non ha trattenuto l’emozione. Lacrime presumibilmente legate alla presenza all'Ariston della fidanzata Giorgia Soleri, alla quale la canzone è dedicata: la "fiaba" narrata nel pezzo parla anche della sua esperienza e dei suoi problemi con la vulvodinia, come si evince dalle parole che il cantante ha consegnato ai social dopo l'esibizione.
La modella in passato ha raccontato pubblicamente la sua storia “fatta di dolore cronico e ritardo diagnostico, tra vulvodinia, ipertono pelvico, endometriosi e adenomiosi”. È anche (forse soprattutto) grazie a lei che si recentemente è iniziato a parlare di questa patologia: “La mia storia è la storia di molte persone, e ci siamo stancate di essere considerate invisibili”, ha spiegato Giorgia Soleri. “Mi sento in dovere di mantenere alta l’attenzione su un argomento che non ha mai avuto considerazione o risonanza né a livello medico, né a livello sociale”.
Una missione che implica non solo la divulgazione a mezzo social della sua esperienza, ma anche l'adesione ad eventi, manifestazioni e convegni dedicati. Accanto a lei, Damiano, che in diverse occasioni ha partecipato contribuendo a dare ulteriore visibilità alla causa. Lo scorso novembre, per esempio, il cantante dei Maneskin e la modella hanno partecipato a Roma ad un convegno che aveva l’obiettivo di “far conoscere le due patologie (vulvodinia e neuropatia del pudendo, ndr) ad oggi ancora poco note anche in ambito medico e sensibilizzare la classe politica, spiegando quale supporto avrebbero bisogno i e le pazienti da parte del Servizio Sanitario Nazionale”.
Organizzato dal comitato delle associazioni italiane che si occupano di queste sindromi, l’evento ha presentato una proposta di legge per riconoscere la vulvodinia come malattia cronica invalidante e per inserirla nei livelli essenziali di Assistenza.
Ad oggi infatti, il Servizio sanitario nazionale non copre i costi di questa sindrome. Eppure, la vulvodinia è un disturbo diffuso: secondo le stime di Aiv – Associazione Italiana Vulvodinia - colpisce il 12-15% delle donne nel corso della loro vita. “Pur essendo una patologia frequente, può rimanere non diagnosticata e non curata per anni. Questa forma di dolore è trascurata dalla maggior parte dei medici perché viene percepita come difficile da affrontare, oppure come ‘psicogena’, e quindi di competenza dello psicologo. Va invece affermato con chiarezza che questa è una lettura obsoleta della patologia: la vulvodinia è un disturbo con solidissime basi biologiche”, fa sapere l’associazione.
Ma cos'è la vulvodinia? Il termine indica una varietà di condizioni cliniche il cui sintomo comune è “un dolore cronico, continuo o intermittente, spontaneo o provocato, e invalidante che interessa i genitali esterni femminili”, spiega Aiv. La vulvodinia può essere fortemente invalidante, provocando non solo forte dolore durante i rapporti sessuali, ma nella quotidianità.
“Mi sono sentita dire di tutto, che sono pazza, ansiosa, frigida, bugiarda. Che ho paura del sesso, che dovrei masturbarmi di più. La parte peggiore è l’estrema solitudine in cui vieni buttata, giudicata da chi hai intorno e incompresa da chi dovrebbe trovare una diagnosi. Impari a considerare quel dolore come parte di te, è la tua quotidianità”, ha spiegato in un post Instagram Giorgia Soleri.
Il parere dell'esperta
"Vulvodinia significa dolore alla vulva", spiega l'ostetrica e divulgatrice Violeta Benini. "Possiamo parlare di due diverse vulvodinie. Una intesa come neuropatia, laddove lo swab test è positivo (si tocca la vulva con un cotton fioc in punti specifici per verificare se c’è dolore, ndr) ma le mucose sono integre, rosee, non irritate, perfettamente sane. E poi c’è la vulvodinia in cui il dolore, i fastidi, il bruciore o la positività stessa dello swab test è data da mucose molto infiammate, arrossate, ulcerose. Questo bruciore si può percepire su tutto il vestibolo e su tutto il clitoride, o in punti specifici. Spesso i tamponi risultano negativi, ma c’è comunque una vaginosi, che si vede dalle secrezioni e dalle mucose che sono evidentemente alterate".
"La neuropatia va curata con farmaci specifici, non di rado antidepressivi e farmaci off-label, (ovvero con indicazioni diverse da quelle per le quali il medicinale è stato autorizzato, secondo definizione Aifa) e terapie che migliorano lo stato di salute dei nervi", prosegue la specialista. "Se invece c’è in corso una vaginosi serve una cura per il microbiota vaginale e per le mucose. Ogni vaginosi ha bisogno di terapie specifiche (per esempio con lattobacilli acidofili, integratori, creme cicatrizzanti), ma in due o tre mesi si sta meglio. A volte succede che una vaginosi venga curata come una neuropatia, e così il problema si trascina per anni: per fare una diagnosi accurata bisogna osservare la vulva".
"Lo stato infiammatorio più tutta una serie di cattive abitudini portano i muscoli ad essere tesi. Un muscolo contratto stringe, costringe, blocca i nervi, che in quel momento possono funzionare peggio. Molti dei sintomi che riportano le pazienti con vulvodinia sono riconducibili all’ipertono del pavimento pelvico, ovvero a una contrattura della muscolatura, come un frequente tenesmo (contrazione dello sfintere vescicale, ndr), dolore in posizioni profonde, male all’inguine, sensazione di dover urinare spesso", aggiunge Benini.
"Ribadisco, bisogna osservare la vulva. Troppo spesso ci si limita a fare il tampone e basta, che non sempre permette di vedere se c’è un’alterazione, un’infezione. Così si finisce per non curare. O peggio, si rischia di sentirsi dire ‘se ti fa male metti il lubrificante o cambia fidanzato, stringi i denti, sopporta’. E lo stesso accade con l’endometriosi", conclude l'ostetrica.
E difatti, tornando a Giorgia Soleri, la modella si è fatta portavoce anche di questo tema legato alla salute femminile, altrettanto trascurato: l’endometriosi. Lei ne soffre sin dall’adolescenza, ma le è stata diagnosticata solo lo scorso anno, quando, finalmente, si è sottoposta all’intervento chirurgico che le ha permesso di conoscere “Un corpo nuovo, un corpo senza dolori”.
"Sono nati per avere successo": la verità sui Maneskin. Roberta Damiata l'1 Febbraio 2022 su Il Giornale.
È uscito Maneskin. Italian Rock 2.0 (Diarkos editore) il libro scritto dalla giornalista ed esperta musicale Patrizia De Rossi. Un volume che racconta in maniera inedita la loro storia.
Dai concerti per strada, al successo planetario. Solo quattro anni ci sono voluti per i Maneskin, partiti da Monteverde a Roma, per raggiungere ogni parte del globo. Una storia che rende noi italiani orgogliosi, che meritava di essere raccontata. Lo ha fatto la giornalista Patrizia De Rossi, nel libro Maneskin. Italian Rock 2.0 (Diarkos Editore). Grande esperta musicale e autrice tra l'altro di molte biografie dei grandi del rock, come Bruce Springsteen, Patti Smith e Ligabue. Un libro che ricalca gli inizi della band, e lo fa con le voci di chi li ha conosciuti sui banchi di scuola o nei concerti improvvisati il sabato pomeriggio a via del Corso, a Roma, quando ancora non erano le superstar che oggi conosciamo. Un raccconto che li mostra con e senza lustrini come ci dice l'autrice nella nostra intervista.
La prima domanda che vorrei farle è perché ha deciso di scrivere un libro sui Maneskin ma la risposta sarebbe ovvia, allora le chiedo cosa meritava di essere raccontato di loro?
“La storia di una grande passione e di un grande sogno, la determinazione, l’umiltà e la volontà con cui lavorano ogni giorno per raggiungere i loro obiettivi. Sono quattro ragazzi di vent’anni che stanno vivendo una favola, ma se la sono andata a cercare e se la stanno costruendo pezzo per pezzo”.
Per arrivare al successo ci vogliono molte componenti, bravura, a volte bellezza, talento, e anche fortuna. Ma cosa ci vuole per arrivare al successo globale in soli quattro anni?
“Una grandissima voglia di mettersi in discussione per migliorare giorno dopo giorno, la fiducia in quello che fanno e una enorme professionalità”
Lei che ha conosciuto amici dei ragazzi e i loro compagni di scuola, cosa le hanno raccontato di curioso? Che tipi erano i Maneskin?
“Bravi ragazzi, educati e fondamentalmente semplici, praticamente l’opposto di come appaiono sul palco”
Nella loro carriera hanno fatto scelte anche coraggiose, hanno lasciato la loro manager storica, ad esempio, un salto nel buio che pochi avrebbero fatto all'apice del successo. Sono baciati dalla fortuna o sono nati per avere successo?
“Credo che siano nati per avere successo, la fortuna ti aiuta fino a un certo punto, poi se non hai una solidità artistica, se non hai quel ‘fattore X’, non arrivi nei talk show televisivi più importanti d’America e a suonare per i Rolling Stones”.
La loro sembra una storia solo di grande successo, nessun periodo buio?
“Più che periodi bui parlerei di allontanamento dalla scena per andare a ‘studiare’ a Londra, una cosa che si è rivelata fondamentale e che ha contribuito in maniera determinante al salto di qualità che hanno fatto”.
Cosa fa impazzire dei Maneskin all'estero?
“Il fatto che siano italiani, popolo da sempre identificato all’estero con pizza mandolino e O sole mio, che siano belli, eleganti e... sfrontati”.
Parliamo del look, esagerato, visionario, forse con accenni presi dal passato (non mi riferisco ai Cugini di Campagna piuttosto a The Rocky Horror Picture Show ) da cosa nascono queste loro scelte?
“Da una grande attenzione per il mondo che li circonda, dalla passione per la moda, dall’essere cresciuti con dei modelli musicali in casa molto forti, penso a David Bowie e ai Led Zeppelin su tutti, ma a tanti altri artisti che i loro genitori evidentemente gli hanno fatto sentire fin da piccoli”.
L'hanno chiamata per il suo libro?
“Ancora no, ma non dispero”.
Roberta Damiata Sono nata a Palermo ma Roma mi ha adottato da piccola. Ho iniziato a scrivere mentre andavo ancora al liceo perché adoravo la British Invasion. Mi sono poi trasferita a Londra e da lì ho scritto di musica per vari anni. Sono tornata in Italia per dirigere un teen magazine e un paio di testate gossip.
Dario Salvatori per Dagospia il 4 gennaio 2021. Giuro che la chiudo qui. Volevo solo ringraziare Bruno Giurato per le sue puntualizzazioni e soprattutto per ribadire che nessuno di noi due aveva tanta voglia di parlare dei Maneskin.
In altre epoche i contraddittori, le diatribe costituivano il sale della critica, oggi sono diventate rare e di solito piuttosto insipide.
Come non ricordare gli scambi all’acido prussico fra Indro Montanelli e Curzio Malaparte, che se ne dissero di santa ragione per tutta la vita, contando su scenari e sfondi irripetibili.
Malaparte a Capri o al Forte in love con Virginia Agnelli, Montanelli a Cortina con gli scarponcini con la sua Colette Rosselli.
Location che favorivano l’ozio e il piacere ma qualche volta l’odio al curaro, l’invidia, il livore, quel dolore fisico che suggeriva soddisfazioni estreme: il duello all’alba in punta di lama, ovviamente dietro il convento delle carmelitane.
E i critici di musica classica dei quotidiani? Rispettati e temuti. Uomini di cultura lucidissima, accademica, superbamente didattica. In redazione si vedevano poco.
Non avevano un contratto da redattori, né da inviati, né da corrispondenti o capo-servizio, ma da “critici”. Avevano la loro stanza: cinema. teatro, balletto, tv e musica.
Il boccascena della cultura. Teodoro Celli al “Messaggero”, ritenuto il principale wagnerista, mentre Mario Pasi al “Corriere della Sera”, proponeva spunti sui grandi direttori e contaminazioni coreutiche.
Celli adorava De Sabata, Pasi non ne voleva nemmeno sapere. Massimo Mila, fra tutti il più esposto politicamente, il quale, da buon alpinista, dalla “Stampa” sollecitava in continuazione i direttori artistici torinesi, in contrasto con Rodolfo Celletti, collezionista di incarichi e taglio divulgativo sulle colonne di “Epoca”.
L’ironia di Mario Bortolotto, veneto di nascita e trasteverino d’adozione, in grado di passare in esame da un lied romantico al Rossini buffo, in perenne urto con Fedele D’Amico, che rilasciava intuizioni dall’”Espresso”, dove qualche volta appariva in calce un asterisco: “Il Maestro D’Amico è in viaggio. Lo sostituisce Eduardo Rescigno.” Che stile! Che glamour!
Per chiudere il nostro scambio, che spero non abbia tediato troppo gli esigenti lettori di Dagospia, vorrei solo affermare che l’America ha fornito storia e visibilità musicale a una gran quantità di Paesi, che probabilmente non avrebbero avuto altra illuminazione.
L’Italia è fra questi Paesi. Dean Martin e Nat King Cole hanno cantato canzoni napoletane più di Pino Daniele e Gigi D’Alessio. A dozzine. Elvis Presley si fermò a tre. Ma hanno fatto epoca.
Tom Jobim? Se non fosse arrivata la famosa telefonata di Frank Sinatra che chiedeva di cantare “The girl from Ipanema”, il maestro carioca sarebbe rimasto l’inventore del tropicalismo, ma solo a casa sua.
Compay Segundo? Deve tutto all’immensa sensibilità musicale di Ry Cooder, chissà perché ritenuto solo un chitarrista.
Fela Kuti? Mi capitò di presentarlo al suo primo tour italiano, all’”Estate Romana”. Mi accorsi che teneva in mano il suo sax come un phon. Non aveva diteggiatura, le mani erano appoggiate sulla campana. Un pacco totale. Però aveva 24 mogli. Nessuna racchia. Non è da tutti.
Il pakistano Musrat Fatheh Ali Khan? Deve tutto a Eddie Vedder, altrimenti il suo qawwali e la sua visione del sufismo non sarebbero arrivati in tutto il mondo. In fondo è la stessa parabola di Ravi Shankar, il maestro del sitar, se non ci fosse stato un ragazzo di Liverpool, George Harrison, ad innamorarsi di quello strumento e rendere il maestro un divo pop forse sarebbe rimasto a casa anche lui.
Invece trascorreva più tempo in America che non in India. Al punto di mettere al mondo in tarda età una figlia americana, Norah Jones, cantante e delicata pianista che piace tanto agli studenti bianchi.
E la bufala della cosiddetta “world music”? Servì a Paul Simon per prendere le distanze da Art Garfunkel, con cui litigò per tutta la vita, e mostrare a tutti che poteva essere un buon divulgatore di musica “altra”, non solo quella del Central Park. Stesso discorso per Peter Gabriel, che non ne poteva più delle sue retoriche maschere e degli ormai polverosi Genesis.
Infine, discorso a parte per Perez Prado, altra citazione di Giurato. Prado era totalmente americano. Già il fatto di suonare al Casinò dell’Avana per americani ricchi in cerca di svaghi sessuali lo testimonia.
Mi capitò di vederlo alla “Casina delle Rose”, già in disarmo, alle prese con il suo irresistibile mambo e una mezza dozzina di canzoni napoletane (soprattutto “Guaglione”, in Italia successo da alta classifica), tutto il resto standard ed evergreen americani.
Il suo problema fu un altro. Il suo nome era Damaso Perez Prado e suo fratello Pantaleon Perez Prado. Caddero nel tranello dozzine di impresari. Pantaleon, residente in Italia, sosteneva di avere un’orchestra. Ma era solo Pantaleon.
Quanto a me, la cultura americana, per niente “cancel”, probabilmente colonizzandomi (ma che piacere!) mi ha consentito di crescere con la più attraente musica del mondo, dal blues al country, dallo swing al rock and roll.
Il mio torcicollo nei confronti dell’America resiste, forse addirittura accentuato, trasformandomi forse nell’anello mancante tra Nando Mericoni e Fonzie, ma sempre a ciuffo eretto, bolo al collo, dignitoso ballerino di lindy-hop alla guida della mia Studebaker rossa del ’53.
Dagospia il 3 gennaio 2021. Riceviamo e pubblichiamo: Leggo l’articolo di Dario Salvatori su Dago che risponde al mio sui Maneskin, su Domani. Posto che i Maneskin rappresentano, al più, le fettuccine Alfredo del pop internazionale, vale a dire qualcosa di percepito come italiano e che invece è inventato, aggiungerei un paio di cose (con rispetto per Alfredo alla Scrofa).
Siamo d’accordo, Salvatori e io, sul fatto che il gruppo romano è “non innovativo, ma derivativo”, e su tanto altro. Non siamo d’accordo sul fatto che per essere internazionali o, come dice Salvatori, “moderni”, si debba per forza guardare fuori, cantare in inglese, essere provinciali.
Camaron de la Isla, Tom Jobim, Compay Segundo, Fela Kuti, Nusrat Fateh Ali Khan, ecc ecc ecc cantavano in inglese? Usciamo dalla nicchia dei colti e andiamo sul pop danzerino d’ogni tempo: Perez Prado è in inglese? “Madan” di Salif Keità è in inglese? Il reggaeton è in inglese? Gangnam style è in inglese? Panjabi MC è Inglese ma è in inglese?
Cambiamo arte. Il cinema italiano ha influenzato il cinema mondiale, con Fellini, con Sergio Leone, ecc ecc. La musica italiana, pare, non ha cambiato un apostrofo del pop mondiale.
Tarantino si ispira a Leone e, pure, ai b-movie italiani, ma non saprei citare un solo musicista anglosassone che si ispiri a una qualche italicità, a parte, qua e là, il coltissimo genialissimo cattivissimo Mike Patton. Bowie apprezzava Anima Latina di Battisti?
Mah, in Bowie non si sente Battisti. David Byrne apprezza De Andrè? Si, ma in Byrne non c’è De Andrè. Magari la dance italiana degli anni 80 avrà ispirato qualcuno. Forse. Vogliamo spolverare Nick La Rocca, Joe Venuti, Eddie Lang (al secolo Salvatore Massaro)? Su, via. Nell’insieme c'è poco da dire: siamo pro-vin-cia.
E alla fine mi interessava non tanto parlare dei Maneskin, ma raccontare il momento preciso (1954-1955) in cui la musica popolare italiana è apparsa all'industria culturale, per scivolare subito nell'irrilevanza.
Piccoli brividi da cold case, visti attraverso i documenti. A proposito di documenti: nell'articolo di Salvatori c'è un errore: si dice che negli anni ‘50 Lomax girò per l’italia in compagnia del padre.
Poco verosimile, visto che John Lomax, padre di Alan, era morto nel ‘48. Alan, semmai era in compagnia del padre dell’etnomuscologia italiana, Diego Carpitella. Lomax e Carpitella, a corto di finanziamenti, giravano su un pullmino Vw e dormivano nei pagliai. La musica popolare italiana -concordo con Salvatori- è rimasta nel pagliaio: se oggi pensiamo al popolare vengono in mente sagre della castagna.
L’onda “etnica” delle notti della Taranta non ha mai sfondato davvero all’estero. Esattamente per i motivi che ho cercato di spiegare: radici zappate via. Perfino i musicisti dell’etno italiano, spesso, conoscono poco la propria tradizione.
Esempio: in Calabria si pensa che fare musica popolare significhi prendere in mano una chitarra acustica, cominciare con un accordo in minore, mettersi dei costumi d’epoca, gorgheggiare tipo baritono d’opera, quando nella tradizione “roots” calabrese la chitarra acustica è quasi inesistente, i pezzi in minore sono rarissimi, le voci sono strozzate e acute, e almeno dall’Ottocento, nessun sano di mente ha mai indossato un costume per cantare e suonare. Come si vede siamo nel vuoto storico-rappresentativo.
Pura oleografia da gruppo folkloristico. L’alternativa possibile, pare, sono le fettuccine Alfredo. Che sono, va da sé, buone. Sono oleografia anche quelle, si possono chiamare “fecciuccini alfregiou” secondo la fonetica anglosassone. Ma almeno si mangiano. Ecco, pure i Maneskin sono edibilissimi. Bruno Giurato
Lele Spedicato e Clio Evans: «Prima l’ictus, poi il coma, è solo grazie a lei che cammino e amo ancora». Andrea Laffranchi su Il Corriere della Sera il 28 Settembre 2022.
Clio: «Lavoravo in un bar e un cameriere mi chiese aiuto per domandare un selfie a Lele e Giuliano dei Negramaro. Lele mi disse: ma tu una foto non te la vuoi fare?»
Dare un senso alla parola destino. Con questo spirito Clio Evans e Lele Spedicato hanno scritto un libro sulla loro vita, intitolato appunto «Destini» (Mondadori), sul loro amore e sugli incidenti che oltre a cambiare il corso della loro vita hanno dato un significato diverso a quel termine. «Due cuori e la vita che vince» è il sottotitolo, e nelle pagine (la penna è principalmente quella di Clio, che parla in terza persona) si affrontano entrambi i versanti, quello dei sentimenti e di una storia d’amore che l’anno prossimo compirà 10 anni e quello del superamento delle difficoltà che nel caso loro si sono manifestate con un tumore al cervello per l’attrice quando aveva 20 anni e un’emorragia cerebrale con conseguente coma per 10 giorni per il chitarrista dei Negramaro nel 2018.
Le cicatrici della vita. Un anno dopo la rinascita di Lele Clio si è rasata per mostrare la sua cicatrice sul cranio...
Clio: «E Lele ha dei buchi in testa tipo palla da bowling...».
Lele: «Adesso ci scherziamo anche sopra...».
Il 17 settembre sono passati quattro anni dal suo malore, Lele. Se si guarda indietro?
L: «Per me è un giorno benedetto, non lo chiamerò mai maledetto. Quel giorno sono rinato. Non è vero che si vive una volta sola».
Clio, lei chiama Lele «il gemello nascosto di Ianko», il vostro primo figlio. Perché?
C: «Avete presente quando c’è un gemello che non si vede nell’ecografia? Prima del malore Lele era un rockettaro gentiluomo, faceva tutto lui... Io ero incinta di 8 mesi. Mi sono ritrovata con due bambini, Lele ha dovuto reimparare tutto. A partire dal camminare. Mi chiedevo se ce l’avrebbe fatta prima lui o Ianko».
L: «Prima del malore facevo 10 chilometri di corsa e 11 minuti di plank ogni giorno. L’immagine che avevo di me era sui palchi degli stadi con i Negramaro... Dopo il coma non riuscivo nemmeno a stare seduto, dovevano sostenermi legando il busto alla sedia. Per motivarmi mi dicevo che un giorno avrei voluto correre una maratona. Dopo le prime settimane di riabilitazione a Roma, quando siamo tornati in Salento, Francesco Tancorra, un impiegato dell’ospedale di Scorrano con la passione per la corsa, mi chiede se avessi voglia di correre. Lui ha aperto la strada al progetto #Lelerun ed è nato un gruppo fantastico che organizza manifestazioni benefiche. Oggi corro 9 chilometri...».
E Clio a che distanza arriva?
C: «Anche io, ma mi lamento tutto il tempo... nel frattempo però ho fatto due figli».
L: «La cosa importante è che in ciascuna di queste gare abbiamo tagliato il traguardo insieme. Del resto lei è il motivo per cui io sono qui. Mi ha salvato Clio quel 17 settembre».
Ora i Negramaro stanno per ripartire in tour. In mezzo c’è stata la pandemia. Come l’avete vissuta?
L: «Quando ero pronto per tornare a vivere la vita con gli amici e con la musica, tutto si è chiuso. La scrittura ci ha aiutato a non farci trascinare dalla depressione. Ci siamo stretti le mani, ci siamo detti “siamo qui”, abbiamo pure dato una sorellina a Ianko, Diana».
Clio: «Abbiamo vissuto quei mesi come se le energie del mondo ci avessero dato un vantaggio, la possibilità di riprenderci invece che di inseguire arrancando».
«Destini» non è solo racconto delle vostre sofferenze... C’è anche la vostra storia d’amore. Come vi siete conosciuti?
C: «Studiavo all’università e lavoravo alla cassa di un ristorante. Una sera vennero i Negramaro e un cameriere mi chiese aiuto per fare un selfie con Lele e Giuliano. Lele mi fece una battuta: “E tu? una foto non te la vuoi fare?”. Pensai che fosse un bono, ma nulla più».
L: «Per me era una serata finità lì. Ero in giro con la band, incontravo gente, donne... Tornai per caso in quel locale sei mesi dopo per un caffè e fu colpo di fulmine».
C: «“E tu col ciuffo, prendi solo un caffè?” fu la mia battuta che citava la sua. Tornò a cena la sera stessa e non mi mollò: un corteggiamento senza sosta fino alla notte. Era un periodo che mi sentivo pronta per l’amore: pregavo Gesù di farmi trovare un partner».
Uno dei tanti momenti di spiritualità e religiosità dei vostri racconti. Come vivete questo elemento?
L: «Nell’ultima fase della mia assenza ho vissuto in una dimensione che non è la nostra. Ho incontrato il papà di Giuliano (Sangiorgi, il cantante dei Negramaro ndr) e mia nonna paterna che non ci sono più. Mi hanno detto che non c’era posto per me in quella dimensione e mi hanno cacciato via con un calcio. In quel momento sono tornato cosciente... Crederci non è tempo perso. Da allora ogni sera e ogni mattina prego: non ne posso fare a meno».
C: «Fino ai 20 anni, prima di stare male, ero più spavalda, arrogante... Quando mi sono risvegliata dall’intervento ho avuto la sensazione di aver incontrato Gesù. Ero su una strada sbagliata e mi sono rimessa sulla retta via. E Lele, prima dell’evento era come un palloncino che volava: questa cosa lo ha riportato sulla terra, dove io già da tempo viaggiavo con i piedi di piombo».
L: «Sono ancora rock and roll ma ho tirato il freno a mano...».
Non c’è mai rabbia nelle vostre parole...
L: «Chi mi ha fatto cambiare punto di vista è stato il dottor Giorgio Pivato, il chirurgo che mi ha seguito nella riabilitazione delle mani. Grazie ai suoi esercizi ho ripreso a suonare la chitarra, a partire dal giro di do. Ma il momento chiave è stato quando mi ha detto: “Hai diritto di vivere la tua tristezza, ma non la rabbia”. Da allora ho capito che il mio obiettivo è essere meglio di prima, in tutto».
Quindi, la parola destino che senso ha oggi?
L: «Siamo nati lo stesso giorno, il 26 ottobre, a un anno di distanza. Dalla nascita qualcosa lassù ha deciso che ci dovevamo incontrare e vivere la vita insieme. Oggi quella parola ha un significato e un peso diversi. Ogni giorno nel nostro percorso compiamo azioni nel quotidiano ma spesso perdiamo di vista il presente pensando al futuro. Il nostro destino è pensare al presente per costruire un futuro che non è fra dieci anni, ma è domani. Io ho capito che devo vivere e godere di ogni secondo».
C: «Da ragazza, dopo l’intervento, avevo questa consapevolezza, ero connessa col qui e ora. Ma viviamo in una società che ti spinge a correre e ti fa dimenticare quello che conta anche se dentro hai una firma indelebile. Quello che è successo a Lele mi ha ricollocata qui. A volte, quando rimaniamo soli, ci diciamo che era tutto scritto, che doveva andare così. Che io potevo stare solo con lui e lui solo con me».
Proviamo però a guardare al futuro. Che cosa ci vedete?
L: «Un viaggio con Ianko e Diana, voglio fargli conoscere il mondo da subito».
C: «Non riesco a pensarci. È come se stessi ancora assistendo alla mia vita da fuori, sto aspettando un momento di pace per godermi finalmente la nostra vita e la nostra famiglia».
Augusto Daolio moriva 30 anni fa : tutto quello che non sapete della storica voce dei Nomadi. Il cantautore, scomparso prematuramente nel 1992, continua a vivere nella musica del suo gruppo e nel ricordo di tanti fan. Il Corriere della Sera il 7 Ottobre 2022. La proponiamo online — senza firma a causa di una agitazione dei giornalisti del Corriere della Sera
«Sempre Nomadi»
Il 18 febbraio 1947, a Novellara in provincia di Reggio Emilia, nasce Augusto Daolio, storico fondatore, voce e anima dei Nomadi, morto prematuramente il 7 ottobre 1992, esattamente 30 anni fa. Daolio ha creato la band insieme al tastierista Beppe Carletti, dando vita a uno dei gruppi più longevi e importanti della musica italiana. Simbolo del beat italiano, delle proteste giovanili, di quella incessante ricerca di libertà contenuta nel brano più rappresentativo «Io vagabondo» e nel motto «sempre nomadi», i Nomadi sono partiti dalle balere dell’Emilia Romagna nel 1963 per conquistare tutto il Paese, proseguendo nel tempo con testi sempre più impegnati a livello socio-politico e con una fitta attività live che li vede perennemente in tour.
(Il Corriere della Sera, il sito Corriere.it e le newsletter anche oggi, come ieri, non avranno le firme dei giornalisti del vostro quotidiano per sottolineare il pessimo stato delle relazioni sindacali con l’azienda che ha interrotto le trattative su diversi temi che investono il futuro della redazione)
Cantautore e pittore
Inconfondibili capelli lunghi, barba che con gli anni si fa sempre più folta e brizzolata, Augusto Daolio oltre a essere un cantante era anche un pittore e scultore autodidatta. Le sue opere vengono ancora esposte e la sua prima mostra personale si era tenuta a Novellara nel 1991.
La malattia
Nel 1992 ad Augusto Daolio viene diagnosticato un tumore ai polmoni. A gennaio di quell’anno viene ricoverato nel reparto di pneumologia dell’ospedale di Reggio Emilia e da lì in poi deve intervallare i periodi on the road a quelli in ospedale, restando però caparbiamente sul palco fino a che la sua malattia glielo consente (l’ultimo concerto si tiene il 7 agosto, vicino a Genova). Le sue condizioni peggiorano anche in seguito al duro colpo per la scomparsa del bassista dei Nomadi Dante Pergreffi che il 14 maggio muore in un incidente d’auto, ad appena 30 anni. Il 7 ottobre 1992 Augusto Daolio si spegne nella sua casa di Novellara: ha 45 anni. Dopo la sua morte, il 3 dicembre 1992, i Nomadi hanno pubblicato l’album live «Ma che film la vita» con le ultime apparizioni di Daolio alla voce e una commossa dedica alla storica anima del gruppo. Ogni anno, nei giorni del suo compleanno, Novellara ospita il «Nomadincontro», tributo ad Augusto in cui i Nomadi si esibiscono insieme ad altre band e in cui viene anche assegnato un premio alla memoria di Daolio: sospeso negli ultimi due anni a causa della pandemia, l’appuntamento tornerà nel 2023, ha assicurato Carletti.
La compagna Rosanna
Compagna di una vita di Augusto Daolio è stata Rosanna Fantuzzi che sulla loro storia, tra ricordi, foto e aneddoti insieme a lui, ha scritto anche un libro, «Le tue parole al vento». Un amore durato 23 anni quello tra Rosy (come la chiamano i fan dei Nomadi) e Augusto, nato da un incontro dopo un concerto al Corallo di Scandiano nel 1967 e sbocciato due anni dopo, con tanto di finto matrimonio organizzato il 1 aprile 1975. Fantuzzi, dopo la scomparsa di Daolio, ha fondato l’associazione «Augusto per la vita» che si occupa di raccogliere fondi per la ricerca oncologica.
La dedica nell’ultimo album dei Nomadi
I Nomadi, dopo la scomparsa di Augusto Daolio, sono andati avanti diventando uno dei gruppi più longevi d’Italia. Nel 2023 festeggeranno 60 anni di carriera e sono a quota 82 dischi pubblicati (fra live, raccolte, album in studio). Nell’ultimo lavoro, uscito nel 2021, Beppe Carletti ha dedicato un brano proprio a Daolio, «Il segno del fuoriclasse»: «Dopo 28 anni sono riuscito ad affrontare il tema - ha raccontato, ripercorrendo anche gli ultimi concerti insieme -. Lui viveva di palco e il medico ci disse “più sale sul palco più vive”. L’ultimo concerto fu a Masone, in Liguria, dovevamo poi andare in Calabria. Augusto ormai doveva essere accompagnato sotto braccio, ma quella volta inciampò e decidemmo di non andare in scena. Mi chiamò sul palco Mara Venier e mi scusai».
"Noi, sempre Nomadi. E con la nostra musica diciamo no alla guerra". Luca Pavanel l'11 Marzo 2022 su Il Giornale.
Il tastierista Giuseppe Carletti col suo gruppo lunedì al teatro Lirico. "Da 'Io vagabondo' in poi un bel viaggio". Longevi per coerenza: 83 dischi con 360 brani. "Ricordandoci chi siamo".
Correva l'anno 1963, debuttavano i Nomadi, gruppo che nel 2023 soffierà sulle 60 candeline dell'attività musicale, dopo migliaia di concerti fatti, dolori, cambi, fasi e avvicendamenti («oltre 80 dischi con centinaia di brani). La formazione resiste più che mai, e non se ne parla di lasciare: ride al solo sentirlo dire il tastierista Giuseppe Carletti detto «Beppe», classe 1946, cofondatore della band, insieme al compianto Augusto Daolio.
Beppe e i suoi si preparano a un'altra data (lunedì sera dalle 21 al Teatro Lirico) del loro tour, partito a 30 anni dall'uscita dell'album «Ma che film la vita», una tournèe ricordando un periodo spartiacque della loro «storia infinita».
Beppe Carletti, i Nomadi insieme ai Pooh probabilmente il gruppo italiano tra i più longevi: qual è il segreto?
«Uno dei nostri segreti è la coerenza, poi il fatto di essere sempre rimasti coi piedi per terra. Non ci siamo mai montati la testa».
Ma quante trasformazioni però. Come è cambiato, se è cambiato, il vostro modo di fare musica?
«Con le sue trasformazioni il gruppo si è tenuto al passo con i tempi, senza però stravolgere il suo, il nostro essere; per dire che Io vagabondo la suono come tanti anni fa. Se a ogni stagione avessimo cambiato genere, ci saremmo rovinati. Questo anche nel modo di suonare. Le cose fondamentali rimangono».
Sono rimaste le vostre radici beat...
«Siamo rimasti sulla strada scelta, un punto di riferimento nel nostro genere. E non ci siamo mai trasferiti dai paesi alle grandi città; questo è servito a restare noi stessi, a rimanere attaccati alle nostre radici. Tutto ha influito a far diventare quello che siamo».
Parliamo dei concerti (lunedì al Lirico): che cosa avete preparato per il pubblico?
«Concerto in due tempi, in tutto circa due ore e venti. Abbiamo un repertorio che per ampiezza ormai fa paura: 360 canzoni. Per esempio, proporremo le canzoni che non si possono non fare, come Io, vagabondo, Dio morto e Noi non ci saremo. Poi abbiamo delle canzoni importanti per la nostra storia e altre che raccontano quanto è successo. Concerto in due tempi, in tutto dura circa due ore e venti. Un pubblico variegato, in prima fila fan e musicisti di cover band (censite 160, ndr)».
Ci saranno anche i pezzi del disco «Solo esseri umani»...
«L'ultimo che abbiamo pubblicato, nel 2021. Una cosa importante di questo lavoro è che dopo tanti anni abbiamo dedicato una canzone ad Augusto Daolio. Poi sempre per quanto riguarda la realizzazione del disco, probabilmente e inconsciamente siamo stati influenzati da quanto succedeva, dalla pandemia. Grande cura per testi e registrazioni. Altri progetti? Saranno nel 2023, in occasione dei nostri 60 anni».
Dall'alto dei vostri 60 anni un'opinione sui colleghi giovani, prendiamo il caso Maneskin.
«Hanno avuto il coraggio di portare a Sanremo le loro canzoni. E questo mi ha fatto molto piacere. Sono stimolanti per chi vuole fare un gruppo. Bravi e si sanno vendere bene, sarà il tempo a dire e a giudicare».
In una carriera anche gli incontri giusti lasciano il segno (o semplicemente piacere), quali i vostri?
«Per quanto ci riguarda l'unico vero incontro è stato quello con Francesco Guccini. Dopo c'è stima reciproca con Zucchero. E ancora, da quando è scomparso Augusto tutti gli anni organizziamo un ricordo; sono saliti sul palco con noi in molti, da Jovanotti a Fiorello, Biagio Antonacci e Ligabue».
Non solo musica: vi «spedente» anche per il sociale, prendete posizione...
«Con l'associazione Augusto per la vita, a favore della ricerca contro il cancro, abbiamo raccolto quasi un milione di euro. E ora, vedendo che cosa sta succedendo in Ucraina, abbiamo cantato a un corteo; nel nostro repertorio c'è un pezzo che si intitola Contro, contro l'odio e la guerra. Personalmente lo faccio molto volentieri. Ognuno deve dire la sua con l'arma che ha a disposizione, noi abbiamo l'arma della canzone».
Mattia Marzi per “il Messaggero” il 5 marzo 2022.
Io vagabondo, recitava il titolo della loro canzone-manifesto, un milione di copie vendute dal 45 giri nel 1972. Sono passati esattamente cinquant' anni e Beppe Carletti, il 75enne leader dei Nomadi, vagabondo lo è rimasto, quantomeno nell'attitudine: «Non siamo mai stati i più bravi, ma i più coerenti. Spiace che non ci chiamino in tv e che le radio non passino le nostre canzoni. Avevamo presentato due brani ad Amadeus per Sanremo. Ha risposto con aria di sufficienza alla nostra casa discografica: Sono due classiche canzoni dei Nomadi. Però noi abbiamo una storia, Achille Lauro no.
Ma d'altronde cosa possiamo aspettarci? Non siamo del roster di Friends&Partners (la più potente agenzia italiana: ne fanno parte, tra gli altri, lo stesso Lauro, Blanco, Mahmood, Elisa, Morandi, ndr). La maggior parte degli artisti che vanno al Festival sono tutti di quella scuderia. Accetto di essere smentito. Noi restiamo indipendenti», dice il musicista, dal '92 l'anno della scomparsa del grande Augusto Daolio alla guida della leggendaria formazione romagnola, che stasera dà il via dal Parco della Musica di Roma al nuovo tour, un riscaldamento in vista dei festeggiamenti per i sessant' anni di carriera in programma nel 2023.
Il segreto della longevità sta anche nel repertorio: «Il nostro è incredibile. Dio è morto nel 2022 continua a parlare al presente riflette Carletti Guccini ha scritto un capolavoro. Mica come quei personaggi che con i loro testi per esprimere un concetto ci mettono sei ore e hanno pure la faccia tosta di definirsi cantautori. Nel '67 ci censurarono, oggi Achille Lauro va sul palco, si auto-battezza e nessuno alza un dito in Rai: sono rimasto allibito. Non voglio apparire come un conservatore. Quello che voglio dire a questi personaggi è: se volete lanciare messaggi di quel tipo, fatelo con le canzoni. Il problema è che non sono capaci. Mi perdoni se sono così schietto, ma io non devo niente a nessuno».
Dopo Roma il tour farà tappa a Bologna (16 marzo), Firenze (31 marzo) e Bergamo (28 aprile). Nel 2023 un nuovo album di inediti: «Smettere? Non ci penso proprio. Il bello arriva proprio ora: per uno della mia età due anni di stop sono tantissimi, nessuno me li ridarà indietro», sorride Carletti.
Cristina, Benedetta e Roberto Parodi: «Scherzi crudeli, lessico famigliare, vite cambiate: ecco la nostra famiglia». Elvira Serra su Il Corriere della Sera il 3 settembre 2022.
Storia di una famiglia in cui tutti, a un certo punto, hanno saputo cambiare carriera. Durante le feste, intorno al tavolo sono in 16. «Indovinate chi cucina?»
Chi è il cocco di casa?
Roberto: «Cristina».
Benedetta: «Dipende. Nell’infanzia Cristina. Io e Roberto siamo sempre stati più fumantini, lei è quella dal carattere più conciliante...».
Cristina: «Sapevo come prenderli. Non essendo la primogenita, avevo capito come fare per ottenere quello che volevo. Dicevo sempre di sì e me li intortavo».
Casa Parodi è una veranda immersa nella macchia sarda, sul golfo di Marinella. La padrona, che è Benedetta, ha preparato una crostata favolosa con i primi fichi del giardino («250 grammi di farina, 125 di burro, 125 di zucchero. Frulli tutto con un pizzico di sale e poi aggiungi un uovo. Quindi stendi e ci appoggi sopra i fichi tagliati a metà, senza buccia, con un po’ di burro e zucchero. Inforni ed è fatta»).
Ci sediamo intorno al tavolo di legno e riavvolgiamo il tempo, a quando i tre protagonisti di questa chiacchierata non erano ancora dirigente-di-banca/ giornalista/scrittore (Roberto, 59 anni), anchorwoman/scrittrice/imprenditrice (Cristina, 57), giornalista/salva-famiglie-in-cucina/scrittrice (Benedetta, 50). Ma tre fratelli di una famiglia bene dell’Alessandrino: papà Pietro (Tuccio per tutti) ingegnere e dirigente d’azienda, mamma Laura insegnante di italiano alle medie, i primi due figli separati da sedici mesi, l’ultimogenita arrivata dopo otto anni.
«IL 4 NOVEMBRE, CON LE CASERME APERTE, PAPÀ CI PORTAVA A BERE LA CIOCCOLATA CHE OFFRIVANO I SOLDATI. È MORTO 10 ANNI FA: SEMPRE DOLCE, MAI UNO SCONTRO CON NESSUNO»
Mescoliamo ricordi, risate, qualche piccola rimostranza (Benedetta si lamenta di quando veniva lasciata ai nonni mentre il resto della famiglia partiva per un viaggio), la gara a chi fa prima gli auguri su WhatsApp alla mamma per il compleanno. E un grande assente, però presente nella tenerezza dei pensieri che lo evocano: il padre, mancato il 28 agosto di dieci anni fa, «sempre dolce, mai uno scontro con nessuno».
Qual è il vostro primo ricordo insieme?
Benedetta: «Io ho questa immagine di me bambina sul terrazzo a Ospedaletti che faccio cadere il vassoio con l’anguria. Non l’avevo mai mangiata. Ci rimasi malissimo».
Cristina: «Io ricordo quando andavamo a Carpeneto, al Moro, Roberto vestito a quadretti bianchi e blu e io con i quadretti bianchi e rossi; Benedetta stava dentro un box, con questa testa di capelli ricci neri. La tenevo in piedi, era la mia bambola».
Roberto: «A me viene in mente di quando mi arrampicavo sugli alberi e mi trascinavo dietro Benedetta. L’avevo sistemata su un ramo, ma quando tornarono i miei genitori la tirai giù di corsa e le slogai un braccio! Mentre con Cristina ricordo la Festa della Vittoria, il 4 novembre. C’era ancora la nebbia, le caserme restavano aperte e il papà ci portava a bere la cioccolata bollente che offrivano i soldati».
Scherzi crudeli?
Benedetta: «A Ospedaletti Roberto mi ha tenuta appesa fuori dal balcone: prima finse di buttare i miei zoccoletti, poi me».
Ma non si può sentire!
Roberto: «Non è nemmeno la cosa più crudele. Quando Benedetta aveva tre anni il papà le aveva fatto una barca di carta e lei mi aveva chiesto di scriverci sopra il nome “Ala Lunga”. Peccato che scrissi “U’ Cessu”, il cesso alla ligure!».
«ARRIVANO OGNI TANTO QUESTE MISSIVE CHIUSE CON LA CERALACCA E IL PORTINAIO CONTINUA A GRIDARE: “CAVALIEREEEE, C’È UN PACCO PER LEI!»
Ditemi un vostro pregio e un difetto.
Benedetta: «Cristina è dolcissima, non conosce l’invidia. È tenace, quello che vuole lo ottiene. Il difetto è la riservatezza: non è facile raggiungerla fino in fondo. Roberto, invece, è la persona più generosa che conosca: sa scrivere molto bene, sa suonare gli strumenti, è una persona artistica. Ma ha poca pazienza».
Roberto: «Benedetta è la numero 1 per generosità, pure troppo. Il suo difetto? Testarda pazzesca. Cristina ha il pregio, che non ho mai avuto, di parlare sempre nel modo giusto. Per contro, non si accorge di alcune cose che ad altri saltano all’occhio».
Cristina: «La qualità di Roby è l’incredibile curiosità verso il mondo. Poi è estremamente divertente, mi ha sempre fatto ridere. Era il mio compagno di uscite da ragazzi, l’ho visto cambiare: era molto timido, da ragazzino balbettava. Pure io per Benedetta sottoscrivo la generosità, ma se uno non gli va a genio povero lui! E poi è bravissima in tutte le cose manuali: sa disegnare e cucire. Tante volte quando lavoravo a Canale 5 sono andata a casa sua a cambiarmi, una volta mi ha anche cucito addosso un bottone».
Quanto ha contato per Roberto il modello delle sorelle per decidere di lasciare il lavoro in banca ed entrare nel mondo della comunicazione?
Roberto: «Di sicuro vedendo quello che facevano Cri e Bene sentivo che sarei stato anch’io in grado di raccontare delle cose come loro. Ma il mio cambio di carriera ha avuto un’altra origine, dieci anni fa. Ero dirigente di banca, ma avevo cominciato a scrivere libri di viaggio in moto, la mia passione. Furono letti anche da Yves Confalonieri, il figlio di Fedele, che stava lavorando a un format televisivo e mi chiamò: era Born to Ride. Dopo la crisi dei subprime non mi divertivo più, così ho proprio cambiato mestiere».
Oggi qual è il vostro lavoro?
Cristina: «Io ormai sono imprenditrice. Sono cofondatrice con Daniela Palazzi del marchio Crida: creiamo solo abiti. Poi, certo, vado ancora in tv come ospite».
Benedetta: «Io da settembre a dicembre tornerò su Real Time con Bake Off Italia».
Roberto: «Ed io continuo a fare video ironici in cui racconto cose e viaggi. Mi considero giornalista, moderatore, conferenziere».
Avete tre figli ciascuno. Alle riunioni di famiglia quanti siete?
Cristina: «Contando anche mamma siamo in sedici. I pranzi o le cene di famiglia li facciamo a casa di Benedetta. Io porto sempre vino e panettone».
Benedetta: «Io cucino...».
Roberto: «Io non faccio un cavolo, porto la chitarra. Ma ai regali ci pensa mia moglie Giovanna, che porta il pigiama per tutti (è suo il marchio Del Selletto, ndr )».
Qual è il piatto di Benedetta che vi piace di più?
Roberto: «La sua pasta alla Norma è il top. Ma è brava anche a fare i piatti delle nostre nonne: zuppe di ceci, vitello tonnato, bagna càuda. Li fa meglio di un ristorante!».
Cristina: «Concordo con Roby. A me poi piacciono i suoi stuzzichini. E comunque io pure sono brava a fare la mousse di tonno e Philadelphia: è l’unico piatto, come ha sottolineato mia sorella nel suo primo libro Cotto e mangiato, che è stato un caso editoriale».
Avrete anche voi un lessico famigliare. Quali sono le frasi cult?
Benedetta: «La mamma è il Moter, o il Moterino. Il papà il Pope. Poi Le avventure di Pinocchio fanno parte della nostra storia: non c’è un pranzo di Natale senza che diciamo “imburriamo i panini di sotto e di sopra”, come la Fata Turchina. La nonna Carla diceva sempre: “Campunse!”, buttiamoci a mangiare».
Roberto: «Si sono già imborsati: cioè si sono già messi a letto... Oppure: uno si è infognato nel mio posto, mi ha rubato il parcheggio».
(Qui a Cristina scappa la ridarella e Benedetta sbotta: «Ecco, vede che sono cretini?»).
In famiglia c’è anche una band!
Roberto: «Peter’s Room, la stanza di Peter. Io sto alla batteria, mio figlio Pietro alla chitarra e il fratello Vittorio voce. Ogni tanto si aggiunge come cantante la cugina Benedetta Gori (figlia di Cristina e del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, ndr ). Ma la cantante vera è sua sorella Angelica: il nome d’arte è Chiamamifaro. Siamo forti nella beneficenza. Una volta siamo arrivati anche in finale al Blue Note di Milano in una gara organizzata dal Dynamo Camp».
Roberto, ho letto che lei è anche Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, di Casa Savoia. Come diavolo ha ottenuto l’onorificenza?
«Avevo conosciuto Emanuele Filiberto quando lavoravo in banking, per un’operazione di finanza straordinaria. Loro fanno questo regalo agli amici. Pur non essendo monarchico, per me è stato un regalo pazzesco: il mio nome accanto a quello di Camillo Benso Conte di Cavour e del generale Diaz!».
Ma le sue sorelle la chiamano Cavaliere? (Cristina e Benedetta ridono)
«Figuriamoci. Però mi arrivano ogni tanto queste missive chiuse con la ceralacca e il portinaio continua a gridare: “Cavaliereee, c’è un pacco per lei! Cavaliereee, c’è da spostare la macchina!».
Riccardo Fogli: «Ero al verde, vinsi Sanremo. Uno sguardo di Patty Pravo e finimmo subito in camera». Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 20 ottobre 2022.
«Quando mio fratello Luciano fu promosso in terza media, mamma Meri e papà Dante gli regalarono una piccola carabina ad aria compressa, che caricavamo con i pallini di piombo raccolti davanti al chiosco del tiro a segno delle giostre, quelli ancora tondi, altrimenti li si strofinava con la carta vetrata e tornavano buoni. Sparavamo ai barattoli. Pum, pum. Solo che si inceppava di continuo e per sturarla usavamo la stecca dell’ombrello».
Perché ho la sensazione che non andò a finire bene?
«Un giorno, seduti sui gradini di casa, stavamo appunto cercando di liberare la canna, quando la carabina sparò verso terra e il piombino picchiò contro un sasso, rimbalzò e finì sulla spalla del vicino che zappava l’orto e cominciò a gridare e imprecare. “Potevate accecarmi, o bischeri!”. Ovviamente il fucilino ci fu sequestrato. E in cambio arrivò una chitarra che per anni restò lì a fare le ragnatele, finché un giorno strappai due corde e la usai per imparare a suonare il basso», racconta Riccardo Fogli, 75 anni compiuti oggi, ancora fiero delle prodezze balistiche di gioventù. Quasi come della carriera di frontman e bassista dei Pooh, poi solista dal 1973 e infine nel 2015, dopo 42 anni, ancora lì a cantare Piccola Katy e Pensiero con Dodi, Red, Roby e Stefano per celebrare insieme i 50 della band («L’emozione più bella»). E nel mezzo la vittoria a Sanremo con Storie di tutti i giorni (1982) «per tutti quelli così come noi, senza trionfi, né grossi guai».
Non so i guai, ma il trionfo al festival lo portò a casa.
«I guai erano arrivati prima. Non avevo più soldi, solo cambiali. Il produttore Alfredo Cerruti, ex fidanzato di Mina, mi prestò 5 milioni di lire per comprarmi uno smoking, due camicie e due paia di scarpe. “Almeno fammi fare bella figura, guagliò”. Che poi arrivare primo a Sanremo non è mica come vincere al SuperEnalotto, non ci diventi ricco, al massimo hai la possibilità di lavorare: infatti feci 150 concerti. Ma dopo quattro anni stavo da capo a dodici».
Ancora in bolletta?
«Nessuno si ricorda mai di chi ha vinto a Sanremo. Mi serviva un po’ di promozione. La mia discografica di allora, Caterina Caselli fu schietta: “Signor Fogli, i giornalisti dicono che si fa fatica a intervistarla, troppo bravo e bello per risultare pure intelligente. Non ha nemmeno una cicatrice sulla faccia. E io: “Se crede mi butto da cavallo”».
Da ragazzino ha avuto una prof terribile.
«Quella di italiano, ricca e snob. Aveva l’abitudine di annusarci il collo, forse per controllare che ci fossimo lavati. Io ero povero, non sapevo di pulito, perché a casa il detersivo si usava di rado, come il sapone profumato. Il bagno si faceva al sabato, nella tinozza, prima io, poi mio fratello, quindi i nostri genitori. Mamma mi controllava le orecchie e ogni tanto mi spruzzava del dopobarba di papà».
Ci restava male?
«Non mi accorgevo nemmeno di essere povero, ero felicissimo, spensierato. Solo che il pomeriggio andavo all’oratorio e non potevo giocare a pallone per non rovinare le scarpe buone, che erano state di mio padre e di mio fratello. Per non disubbidire a mamma giocavo a ping pong, nel 1963 sono stato campione italiano. E il primo calcio ad un pallone l’ho dato a 35 anni».
Cresciutello.
«Ero al festival di Saint Vincent. Gianni Morandi cercava l’undicesimo per una partita con i camerieri dell’hotel. Mi chiese: “Ma tu giochi a calcio?”. “Se vuoi ci provo”. E comprai gli scarpini. Mi scoprii difensore di fascia destra. E alla fine Gianni, Mogol e Sandro Giacobbe mi presero nella nazionale cantanti. Il mister nei ritiri mi metteva a palleggiare contro il muro. E fu allora che ho scoperto la passione per la corsa».
Una folgorazione.
«Dopo mezz’ora in campo ero pieno di acido lattico. Capii che dovevo allenarmi. Correre è bello, ti dà felicità e migliora anche il fiato per cantare. Ho fatto due maratone di New York».
E la massacrante 100 km nel deserto del Sahara.
«Che poi sono 119. L’ho affrontata tre volte. Si parte da Djerba, 150 km di auto fino alla porta del deserto tunisino. Quattro tappe da circa 30 km, partenza alle 8 del mattino, arrivo dopo circa quattro ore, un centinaio di concorrenti, non tutti ce la fanno. Mi sono ustionato tutto da una parte sola. Ogni giorno c’era il Toto-Fogli. Gli altri partecipanti scommettevano: “Oggi Riccardo non arriva”. “L’hai visto ieri? Sarà tra gli ultimi dieci”. Ogni maratoneta riceve un kit di sopravvivenza: fischietto, cerini antivento, acqua, cerotti, crema solare, stantuffo succhia-veleno».
Veleno?
«Sì, tocca stare attenti agli scorpioni che di notte ti si infilano nel sacco a pelo. Al risveglio bisogna muoversi con cautela, senza movimenti bruschi e poi scuoterlo per benino. Lo stesso quando si va al bagno nella sabbia. Ti suggeriscono di fermare la carta igienica con un sasso, perché non voli, ma sotto al sasso spesso si nasconde uno scorpione».
Da ragazzetto per due anni ha lavorato alla Piaggio, come racconta nel libro-disco Predestinato (Metalmeccanico).
«Prima ancora facevo il truccatore di gomme d’aeroplano. Per recuperarle, dove c’era un taglio sul battistrada, lo incidevo con una lama, ci passavo il mastice e poi vulcanizzavo. Ogni tanto prendevo certe scosse elettriche. Però ho imparato che se sollevi gli alluci le senti di meno. A 15 sono entrato in Piaggio, come papà. Ero il postino interno, smistavo la corrispondenza».
Ed è sopravvissuto al trattamento d’urto riservato ai novellini.
«Già, l’usanza di spennellare le parti basse con la colla. Mi salvai impugnando due coltellacci per spaventare chi voleva provarci, funzionò. Quando ci siamo trasferiti a Piombino, con mio fratello abbiamo aperto un’officina di gommista. Un fallimento, i clienti non pagavano, ci siamo riempiti di debiti».
A Piombino suonava con gli Slenders, basso e voce solista.
«Eravamo belli, giovani e capelloni, con pantaloni stretti, giubbotti, camicie di pizzo sul petto nudo, beat più che rock, giravamo l’Europa, ai concerti mi arrampicavo sugli amplificatori».
Finché, nel 1966, li mollò per i Pooh.
«Ci avevano scritturato al Piper di Milano. Dopo qualche settimana arrivarono anche i Pooh, che si erano messi insieme da tre mesi. Roby Facchinetti e Valerio Negrini mi dissero che gli serviva un cantante bassista. Con gli Slenders tanto eravamo alla canna del gas, senza una lira. Accettai, ma in cambio loro si impegnarono a ricomprarci il camioncino rosso che non avevamo ancora finito di pagare a rate».
Restò con loro fino al 1973.
«Anni fantastici, rivoluzionari, la musica dei Pooh era diversa, innovativa».
L’amico del cuore chi era?
«Roby Facchinetti, il mio fratellone, il mio riferimento affettivo, allora e adesso. Eravamo i due “stranieri” — i Pooh si erano formati a Bologna — e dividevamo una stanzetta di una pensione con due letti e un lavandino. Ci raccontavamo tutto e insieme cercavamo di rimediare quelle 200 lire per mangiare».
Non ci fu rancore tra voi quando lei se ne andò per Patty Pravo?
«No, però ho sofferto molto la mancanza di un abbraccio. Di qualcuno che mi dicesse: “Ricky, dai, pensaci bene, sei sicuro?”. Che mi trattenesse. Non sono stato io a sbattere la porta. Fu il nostro produttore a farci dividere, convinto che la mia storia d’amore con una cantante così famosa potesse nuocere al gruppo. “Siamo rovinati”, ci annunciò tragico dopo i primi articoli sui giornali».
L’incontro fatale.
«Nel 1972, io e Nicoletta eravamo due ragazzi. Ci presentarono. Ci guardammo. Nel giro di qualche ora eravamo nella stessa camera».
E lei mollò Viola Valentino, sua prima moglie, che una sera al Roxy Club di Milano l’aveva conquistata con sei parole. Lei la agganciò con un classicissimo: «Ci siamo già visti io e te?» E Viola rispose: «Chiamami Peroni, sarò la tua birra».
«Ah Viola, Violetta... allora ci stavamo già separando, dopo ci abbiamo riprovato ma non ha funzionato. Le voglio un gran bene».
Il matrimonio con Patty, celebrato da un fabbro scozzese.
«Era il capovillaggio di Gretna Green, un paesino sperduto tra le montagne. Con la mano destra sull’incudine ci giurammo eterno amore. Io portavo un cappello a cilindro. Ma di quei tre o quattro giorni ho ricordi avvolti nella nebbia».
Durò un paio d’anni.
«Tutto finisce, anzi cambia. L’ho rivista nel 2013 a Tale e Quale, imitavo proprio lei» (fa la voce di Patty, identica).
Sua moglie Karin, quasi 32 anni di meno, l’ha conosciuta nel 1995 ma sposata nel 2010. Ci ha riflettuto.
«Perché aveva solo 16 anni e io ero ancora impegnato con Stefania, la mia seconda moglie. Suo padre l’aveva trascinata controvoglia a un mio concerto vicino Roma. Karin mi vide e pensò che fossi l’uomo più bello che avesse mai visto... (ride) ma che avevo troppe donne intorno. “Aspetterò che invecchi”, si disse. E lo ha fatto. Al secondo appuntamento l’ho portata in gioielleria a scegliere l’anello».
Ha dichiarato una singolare passione per le motoseghe.
«Perché amo gli alberi, per me sono come persone, mi preoccupo se i rami crescono troppo, se li soffocano le ortiche o l’edera. In giardino ho due castagni, hanno trecento anni, ogni tanto li abbraccio, gli voglio bene».
Domenica In, "i Pooh non esistono più": Riccardo Fogli e Roby Facchinetti, cala il gelo in studio. Libero Quotidiano l'01 maggio 2022.
“I Pooh non esistono più”: Roby Facchinetti e Riccardo Fogli fanno calare il gelo da Mara Venier a Domenica In su Rai 1. Quando la pdrona di casa ha chiesto loro se il gruppo si riunirà in futuro, il primo a rispondere è stato Facchinetti, il quale ha detto che senza Stefano D’Orazio non potrebbe essere lo stesso: “Nel 2013 se ne è andato il nostro poeta Valerio Negrini, poi se ne è andato Stefano. Se ci fosse Stefano, chiederei ora ai Pooh di incidere un album, con il sogno che sarebbe il migliore della nostra vita. Ma Stefano non c’è più. Se salissimo sul palco andremmo a intaccare la nostra storia, che deve rimanere così”.
Uguale la risposta di Red Canzian, in collegamento col programma, secondo cui lo storico gruppo è quello composto dagli storici quattro membri, ovvero Roby Facchinetti, Stefano D’Orazio, Dodi Battaglia e Red Canzian. Il bassista così ha voluto sottintendere che dal gruppo leggendario fosse escluso Fogli: “I Pooh non esistono più, erano quei quattro lì che hanno fatto la storia con 3mila concerti”.
A quel punto zia Mara si è rivolta a Fogli: “Riccardo anche tu la pensi così?”. E lui ha sorpreso tutti dicendo: “Per me l’idea di passare un giorno, una settimana, un mese con loro tre… Con il bassista dei Pooh (Red Canzian), con il fratellone a cantare (Roby Facchinetti), con Dodi che suona la chitarra… se tu me lo chiedi, con il rischio che il fratellone mi mena, a me piacerebbe… Però capisco che non è facile senza Stefano. Ma questo è il mio pensiero”
Estratto dell’articolo di Alessandro Ferrucci per il “Fatto quotidiano” il 21 agosto 2022.
Riccardo Fogli: “sono stato pure campione di tennis da tavolo, anno 1963”.
Insomma, dopo la morte cosa vorrebbe si dicesse?
Che ero uno sgarrupato, un contadino […] Ancora c'è chi mi chiama Riccardino […] a 58 anni ho preso il diploma da ragioniere.
[…] Il suo di ruolo?
Un predestinato metalmeccanico: a casa mia nessuno ha mai suonato uno strumento. […]
eravamo realmente una famiglia di operai che viveva in una stanza e io un gommista.
[…] una volta si spaventarono perché mentre guidavo leggevo un numero di Tex Willer.
[…] Tarzan è il mio nomignolo […] Posso salire con una mano sola su un albero e nell'altra tenere una sega elettrica; (sorride) sono sopravvissuto anche all'Isola dei Famosi.
[…] Non sono nato con il talento, per questo mi sono concentrato, ho lavorato duro per diventare il più puntuale, il più simpatico, il più bravo […]
[…]a Sanremo nel 1982 […] ha vinto con Storie di tutti i giorni.
Ma lì ero obbligato a non mollare: avevo tre mutui da pagare e un matrimonio da recuperare; casa mia era più o meno tutta della banca.
Era elegantissimo, la foto di allora è il suo profilo WhatsApp.
Andai da Alfredo Cerruti (produttore) con le idee chiare: "Vorrei cambiare look, basta con queste spalline imbottite. Vorrei qualcosa alla Christian De Sica o alla Julio Iglesias. Mi presti cinque milioni di lire?".
E Cerruti?
"Ricca' già mi devi sette milioni! […] Alla fine mi indicò il giusto sarto napoletano; presi uno smoking, due camicie e un paio di scarpe con la fibbia. Poi contattai qualche modella per degli scatti.
Ecco le donne.
Lo so, ho la fama dello sciupafemmine, ma non è proprio così. […] Per anni, quando conoscevo una ragazza, sentivo la voce di mia madre: "Attento a quello che fai"..
[…] per la mia gentilezza ero molto richiesto. […] ho avuto meno storie di quello che raccontano; (ci pensa) qualcuna l'ho trovata nel letto. […] Le ho chiesto: "Cara, cosa ti serve?". […] (Sospira) La ragazza mi ha guardato: "Senta..." "No, dammi del tu". "Il mio ragazzo mi ha lasciata". E da lì mi ha raccontato la sua storia, tra le lacrime.
Il gossip l'ha più aiutata o danneggiata?
Nessuno dei due, è un aspetto che uno subisce; quando stavo con Nicoletta (Patty Pravo, ndr) i fotografi ci aspettavano sotto casa, erano ovunque, rappresentavano un mondo parallelo a me sconosciuto. […] Nicoletta mi ripeteva: "Bisogna abituarsi. Anzi, ci si abitua"; (cambia tono) sa quanti "famosi" chiamano apposta i fotografi?
[…] Ha mai fatto a pugni?
La mia specialità era lo schiaffo con la mano destra.
Proprio la destra?
Da gommista lavoravo tutto il giorno con la chiave a croce e sul palmo si era formata una placca di callo. Era durissimo. Spesso. Talmente spesso e ruvido che gli amici ci accendevano gli zolfanelli.
Si narra di una rissa durante la partita di calcio tra cantanti e giornalisti.
Protagonisti io e Sandro Giacobbe contro gli altri; […] Una volta mi trovai contro Eddy Merckx, uomo enorme, altissimo, pesava più di 90 chili e soprattutto soggetto a gravi problemi di sudorazione: avrebbe ammazzato le zanzare a due chilometri di distanza. Non ha toccato palla.
Torniamo a prima: perché tutti quei debiti?
I primi anni non si guadagna quasi mai nulla, tutti gli incassi vanno a chi ti ha promosso e messo sotto contratto; il paradosso è che uno inizia a guadagnare quando la parabola è discendente. […]
Qual è stato il primo sfizio?
Una Porsche di dodicesima mano, pagata 700mila lire, talmente scassata da non tenere la seconda marcia: ero costretto a bloccare il cambio. […]
Riccardo Fogli: "Io, operaio capellone, suonavo ma poi tornavo in fabbrica". Silvia Fumarola su La Repubblica il 30 aprile 2022.
Si intitola 'Predestinato (metalmeccanico)' la biografia con cd uscita in occasione dei 40 anni dalla vittoria a Sanremo 1982 con il brano 'Storie di tutti i giorni'. L'ex Pooh racconta le sue umili origini, il successo e il presente.
Senza rimpianti, con la voglia di custodire il passato e le radici. Riccardo Fogli a 74 anni sorprende con il libro legato al cd Predestinato (metalmeccanico) a cura di Michaela Sangiorgi, pubblicato da Azzurra Music, in cui ripercorre la sua vita. La fotografia di un’Italia povera che si rimboccava le maniche, firmava cambiali, sognava. Nel quarantesimo anniversario dalla vittoria al festival di Sanremo con Storie di tutti i giorni, esce la nuova versione, arrangiata da Mauro Ottolini.
Da I Lunatici – Radio 2 il 29 aprile 2022.
Fogli è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format "I Lunatici", condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte, da mezzanotte alle quattro, live anche su Rai2 tra l'una e un quarto e le due e trenta circa.
Fogli ha parlato un po' di se: "Siamo nell'anno del quarantesimo anno della mia vittoria a Sanremo con 'Storie di tutti i giorni'. Per celebrarlo è uscito il mio ultimo lavoro, 'Predestinato (metalmeccanico). Di quella serata sanremese mi ricordo il mio impresario che corre verso di me dicendo 'ce l'abbiamo fatta, abbiamo vinto. Albano e Romina secondi con Felicità'. Fu una notte fortissima. Appena arrivati in albergo, dal niente sbucò Adriano Celentano. Lo sapevano tutti tranne me. Adriano arrivò fuori, non sapevo neanche se fosse vero. C'erano quaranta fotografi ad immortalarci. Fotografano Celentano insieme a questo ragazzo, me, che aveva appena vinto il Festival".
Ancora Riccardo Fogli: "Io avevo venduto milioni di copie con i dischi, partendo da Piccola Ketty, Noi due nel Mondo e nell'Anima, Pensiero. E poi da solista. Ma Sanremo è Sanremo".
Sulla storia con i Pooh: "Come entro nei Pooh? Ero a Piombino, vivevo a Piombino, facevo il gommista, e con una band di metalmeccanici sognavo di fare successo. Mio padre puliva le strade, imbiancava, attaccava manifesti nel comune. Quando aprirono la fabbrica a Piombino mio padre capì che la vita era quella, avere uno stipendio, il posto fisso. Avevo dieci anni quando papà entrò in fabbrica. La domenica quando c'era mezzo pollo in tavola, mio padre pregava Dio affinché anche io diventassi un metalmeccanico come lui. Mamma metteva da parte i soldi, poi ci comprava le scarpe. Prima a mio fratello, che poi le passava a me. Insomma, ero a Piombino a fare il gommista. Nella valle c'era un gran fermento.
Dicevano 'Piombino come Liverpool'. Dove ci sono le fabbriche gli uomini hanno tempo libero per curare i propri hobby. Conobbi una band di ragazzi metalmeccanici. Avevamo anche un buon successo. Venivano a vederci suonare centinaia di persone. Suonammo a Roma, a Milano. A Milano incontrai i Pooh. Nella formazione originaria c'era Facchinetti, ma c'era anche Valerio, un grande paroliere, un genio. Questo ragazzo bolognese già genio a vent'anni. Loro avevano bisogno di uno scemotto come me che saltava su e giù e cantava bene, capellone rustico ma molto efficace. La band con cui ero non ce l'aveva fatta. Così entrai nei Pooh".
Ancora sui Pooh: "Ho passato la vita a provare. Il segreto dei Pooh è che non facevano un giorno di festa. Quando non si suonava si provava. Le donne? Ognuno aveva il suo percorso. Le ragazzine avevano i miti, per la prima volta dopo la guerra. Ci amavano, eravamo ragazzi perbene, non eravamo dannati. Nemmeno bevevamo. Facchinetti non l'ho mai visto bere un bicchiere di birra. Eravamo bravi ragazzi che andavano in giro e avevano un grande successo. Non eravamo dannati. La vicinanza delle nostre fans con noi era una vicinanza tenera. Se una ragazza era innamorata di me, non sognava di fare scabrose, sognava di darmi un bacio. Magari qualcuna ci arrivava a darmi un bacio, ma non avevamo i letti pieni di fan. E poi ognuno di noi era fidanzato. Eravamo guardati a vista".
Sull'addio ai Pooh: "Fu tutto casuale. Io e Facchinetti siamo portati dal nostro manager, che era anche il manager di Patty Pravo. Questo manager ci portò a conoscere Nicoletta. Lei mi guardò, io la guardai, ed era un bel vedere. E' affascinante ora, cinquant'anni fa era di una bellezza travolgente. La situazione era calda. Ci fu una storia tra di noi. Ma questa storia non c'entrava niente con i Pooh. Io non ho voglia di riscrivere la storia, ho fatto la figura del cretino che vede una donna, scappa e butta all'aria tutto. Avevo 22 anni. Successe che dopo un po' la notizia che c'era la storia tra uno dei Pooh e Patty Pravo provocò un leggero tam tam. Due giornali in tempi diversi uscirono con una foto dei Pooh e una foto di Patty Pravo. E lì successo il finimondo. Mi attaccarono, dicendo 'siamo rovinati'. Io rispondevo che non capivo quale fosse il problema.
Mi rispondevano che i Pooh erano tutti per uno e per tutti. Io non capivo. Rispondevo che ero sempre con loro, puntuale. Non capivo quale fosse il problema se poi la notte andavo a dormire da un'altra parte. Iniziò un susseguirsi di dolore. Erano la mia famiglia, siamo legati ancora oggi come fratelli. Mi mettevano al muro e mi dicevano che cosa avessi deciso.
Così risposi che se loro davvero pensavano che avrei rovinato l'immagine di una band, avrei fatto un passo indietro. Con i miei fratelli Pooh ne parliamo. Oggi i rapporti sono buoni. Durante la reunion sono stato accolto alla grande. Io e Stefano facevamo gruppo. Sono stati anni belli. I Pooh meritano tutto il successo che hanno e io merito di essere chi sono".
Sulla paura per il tempo che passa: "Mi spaventa solo perché ho una bambina di nove anni, il mio giovane amore. Lei ha bisogno di me e avrà bisogno di me ancora per qualche anno. Mia mamma è in cielo dal 2000, spero che mi faccia da portavoce. Devo vivere ancora un po' perché voglio proteggere mia figlia piccola. Mio figlio grande lavora, ha trent'anni. Ma la piccola ha bisogno di me ancora. Io mi tratto bene, bevo acqua liscia, niente vino, sto bene, Dio mi ha dato energia e passione. Non ho paura di invecchiare, ma voglio invecchiare con calma. Non voglio lasciare il mondo all'improvviso. Non sono ancora pronto".
Sulla fine della storia con Patty Pravo: "Perché è finita? Perché andavamo a mille all'ora. Consumavamo l'amore. Se ad una coppia vengono date a disposizione cento battute d'amore, noi le abbiamo consumate nei primi sei mesi. E' stato un amore fortissimo".
· I Soliti Idioti. Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio.
Chiara Maffioletti per il “Corriere della Sera” il 20 agosto 2022.
Certi amori non finiscono. Fanno dei giri immensi - e in sette anni Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio eccome se ne hanno fatti - e poi, clamorosamente, ritornano. I soliti idioti sono tornati. Il duo comico nato nel 2009 e diventato poco dopo fenomeno di massa, consacrato dagli intellettuali e adorato da un pubblico che più trasversale non poteva essere, ha sorpreso tutti pubblicando una canzone, Hélicoptèr , firmata in realtà da Le top, ovvero Fluide e Liquide, una coppia di cantanti mascherati stile Daft Punk ma del Muccassassina alquanto sospetta. Certi amori non finiscono, si diceva. «La vita è sorprendente», spiegano loro, per cui la metafora dell'amore che ritorna funziona a meraviglia.
Quindi? Cosa è successo?
Mandelli: «Per un po' di anni abbiamo avuto bisogno di mettere a maggese il nostro rapporto, che era prima di tutto di amicizia. Lavoravamo assieme ed eravamo migliori amici: un'intesa fantastica. Dopo quella grande popolarità, siamo andati in burn out».
Biggio: «Ci siamo separati bruscamente, lasciati male, proprio come succede nelle storie d'amore. In questi anni non ci siamo più sentiti, niente vie di mezzo: ognuno coi suoi giri... ma ripensavo spesso alle nostre dinamiche».
Fino a quando?
M: «Siamo stati contattati, separatamente, per fare una pubblicità come Soliti idioti».
B: «E senza sentirci, separatamente, sia io che lui abbiamo detto sì».
Come è stato rivedervi?
M: «Abbiamo ritrovato subito la vecchia sintonia, anche se all'inizio avevamo un po' paura nell'affrontare certi argomenti delicati, quelli che avevano portato alla rottura».
B: «Dopo poco però ci siamo aperti e detti veramente tutto. Lì ci siamo abbracciati, proprio piangendo. La cosa più importante di tutte era quel momento».
E ora dunque siete pronti a tornare?
B: «Sì, ci siamo messi subito al lavoro e le idee si sono moltiplicate, ci stiamo divertendo tantissimo».
M: «Siamo come una band che ha suonato assieme per anni, arrivando a un successo molto grosso che però ha minato il nostro rapporto e inquinato la nostra creatività. Ora dobbiamo fare un disco nuovo».
Tradotto: una nuova serie?
M: «Abbiamo tantissimo da dire, anche perché ne sono successe in questi anni...».
B: «Stiamo valutando dove farla uscire, si parla del 2023. Intanto sui social abbiamo iniziato questo progetto in cui prendiamo in giro il mondo della musica di oggi.
Però vogliamo produrre dei brani veri, una sorta di finta Mtv».
Torneranno i personaggi storici? Padre e figlio?
M: «Ruggero e Gianluca non possono mancare, così come la postina. Altri, come gli omosessuali, oggi non avrebbero più senso. Ma abbiamo già nuove idee».
Sembrerebbe un'operazione di marketing: tornare alle origini ripuliti dalla botta del successo.
M: «Per noi tutto è partito da una cosa molto sincera e spontanea: pensavamo non l'avrebbe mai vista nessuno. Poi il boom. Dovevamo staccarcene, anche se siamo grati: la gente ancora ci ferma per I Soliti idioti ».
B: «In questi anni qualsiasi cosa facesse lui, mi arrivavano messaggi del tipo: hai visto?Ma questo riavvicinamento è successo quando doveva succedere, forse prima non saremmo stati pronti. Ora è stato tutto facile e liscio, compreso riprendere la nostra comicità, irriverente anche urticante: oggi quasi non c'è».
Anche perché oggi basta una parola sbagliata per scatenare il finimondo.
B: «Se la domanda è: riuscirete a essere comunque politicamente scorretti? La risposta è: certo».
M: «E senza pensare a chi ci guarderà: prendiamo di mira quello che abbiamo voglia di raccontare».
Potete anticipare solo uno dei nuovi personaggi?
M: «C'è una famiglia di scimmie che ordina un sacco di cose su Amazon, ma solo per scartarle e fare spazzatura. Si eccitano proprio nell'ordinare gli oggetti che poi non usano. Li scartano e fine». Ovvero la confezione è più importante del contenuto».
Quando si torna assieme dopo essersi lasciati, di solito ci si promette di non fare più gli stessi errori. È stato così?
M: «Ci sono voluti sette anni per capire che ragazzini fossimo stati... Abbiamo sbagliato tutti e due: a un certo punto è mancata la cura nei confronti dell'altro non lo rifarò».
B: «Ora ci siamo ripromessi di dirci subito le cose che ci danno fastidio, così da parlarne e farle passare. Sicuramente tra di noi c'è grande rispetto, ci vogliamo bene. Anzi Fra, posso dire che ti amo».
M: «Anche io. Abbiamo anche passato una settimana insieme, con le nostre famiglie: mai fatto prima».
Ipotizzate cosa succederà quando Ruggero, dopo tanto tempo, rivedrà suo figlio Gianluca?
B: «Ruggero non esiste finché non esiste la maschera che mettono a Francesco con cinque ore di trucco. La verità è che a me manca e ho davvero voglia di rivederlo».
M: «Penso che quando Gianluca abbraccerà Ruggero, lui gli chiederà di fare un video su Tik Tok, come i boomer finiti male».
· Il Banco: Il Banco del Mutuo Soccorso.
"Per noi del 'Banco' dopo 1500 concerti la musica è ancora gioia". Antonio Lodetti il 16 Aprile 2022 su Il Giornale.
Il gruppo progressive rock festeggia 50 anni di carriera con una tournée e un nuovo album. Intervista a Vittorio Nocenzi.
Il vigoroso tono tenorile del gigantesco Francesco Di Giacomo si è spento nel 2014, ma Vittorio Nocenzi ha perpetuato con la consueta passione la storia e la gloria del Banco del Mutuo Soccorso (più familiarmente Banco) che festeggia il mezzo secolo di progressive rock con un album in uscita a settembre e con una tournée che vedrà il primo appuntamento a Bellinzona il 20 maggio.
Cosa significano 50 anni di Banco?
«Un infinito viaggio musicale che ha stupito prima di tutto noi per la varietà degli incontri e delle situazioni. Però non solo un viaggio musicale ma un modo di vivere, uno stile, un'etica, un modo di vedere le cose».
Come è nata questa avventura?
«A Roma, io scrivevo canzoni per Gabriella Ferri - grande interprete popolare - insieme a suo padre il quale, sapendo che io scrivevo canzoni mie mi chiese di ascoltarle e poi le fece ascoltare alla Rca, che nei primi anni Settanta era il massimo insieme alla Ricordi di Milano. Così cominciò tutto».
Ovvero?
«La Rca mi chiese se avevo una band che io naturalmente non avevo ma mi presentai qualche giorno dopo con dei giovani musicisti e così incidemmo un disco che uscì vent'anni dopo col titolo Donna Plautilla».
Poi?
«Dall'Inghilterra arrivava il progressive, una suadente miscela di rock, pop, jazz, classica che mi emozionò subito perché io mi abbeveravo ai più vari generi musicali. Incontrai Francesco e mettemmo insieme il primo nucleo del Banco. Eravamo molto ispirati e Darwin e l'album senza titolo con in copertina l'ormai famoso salvadanaio ci portarono subito il successo».
Insieme alla Pfm siete stati le punte di diamante del movimento progressive in Italia.
«Beh, abbiamo avuto grande popolarità in Italia e all'estero. Siamo stati protagonisti - con la musica - di una rivoluzione vitale, nel senso di gioia della vita, che è stata la molla che ha sempre mosso la nostra musica».
Come vi trovate nel panorama musicale odierno?
«Da cinquant'anni abbiamo un ruolo e non intendiamo cambiare la nostra etica né la nostra estetica. Certo oggi la musica è cambiata completamente, c'è spazio per tutti. Un tempo abbiamo fatto parte di una avanguardia, adesso siamo parte di un genere ancora ben radicato e che ha fatto storia».
Il vostro forte sono gli spettacoli dal vivo.
«Sì, perché c'è tanta improvvisazione. I nostri testi sono impegnati ma la musica, quella è stata apprezzata in tutto il mondo».
Per esempio?
«Ricordo vividamente i concerti americani, un'esperienza indimenticabile. E poi quelli a Cuba. Fummo i primi a sbarcare a Cuba per suonare a Varadero. Arrivammo a l'Havana e prendemmo un aereo tutto scassato, con portelloni sgangherati che dovemmo aprire da soli. Nel viaggio da l'Havana a Varadero vedemmo la più bella alba della nostra vita. Fu un concerto indimenticabile e il giorno dopo trovammo uno striscione con scritto Banco te quiero. Cuba era un posto fantastico; pensate che a Varadero c'erano, l'uno vicino all'altro, la chiesa cattolica, il monumento a Castro e il tempio massone».
Momenti difficili?
«Mai tra di noi, ma gli anni Settanta furono molto caldi politicamente. Il pubblico non voleva pagare per andare ai concerti. Successe parecchie volte ma io non ero d'accordo. Chi lavora deve essere pagato. Un giorno dissi ai contestatori: Hey per ascoltare questa musica ci vogliono 70 quintali di strumenti che vanno spostati da un luogo all'altro e chi fa questo lavoro deve essere pagato come tutti!».
Il gruppo inglese con cui avete avuto più feeling?
«Emerson, Lake & Palmer. L'ultimo dell'anno una volta che abbiamo suonato a Londra vennero Emerson e Lake a trovarci con delle bottiglie di champagne e facemmo bisboccia tutta notte anche se il giorno dopo avevamo un concerto a Milano. Eravamo sempre in corsa, non a caso abbiamo tenuto 1550 concerti».
E state continuando.
«Sì, l'entusiasmo non manca. Il 20 maggio saremo a Bellinzona, il 29 all'Auditorium Parco della Musica di Roma e il 12 giugno non mancheremo a Verona il Prog Festival, un evento. In concerto suoneremo tutto il primo album per intero».
State incidendo un nuovo album però.
«Sarà pronto a settembre. Per ora svelo solo che sarà un concept album, una specie di suite dedicata all'Orlando furioso. Non a caso il disco del salvadanaio comincia con una citazione dell'opera».
Il Volo: «I nostri selfie con Lady Gaga. Sharon Stone un’amica vera. Le fan che ci provano? Tante». Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 7 Dicembre 2022
Il trio di tenori: le liti capitano ma non ci separeremo mai. Ai nostri inizi negli Stati Uniti andavamo ai party con Beyoncé, ma tornati in Italia non raccontavamo nulla a nessuno: ci avrebbero presi per matti
Il Volo: Gianluca Ginoble, 27 anni, Piero Barone, 29, e Ignazio Boschetto, 28 (Ansa)
Chi è dei tre che disse «Salve!» al Papa? Fuori il nome.
Piero: «Secondo lei chi è stato? Eh?»
Gianluca:«Okay, io, lo confesso. Ma nel 2014 ero maggiorenne da poco, mi ha fregato l’emozione. Sua Santità però mi ha risposto “Salve”, come niente fosse. Al terzo incontro, a Panama, nel 2019, gli ho persino chiesto una foto insieme. Fatta».
Piero: «Giuro che tra qualche anno scriverò un libro sulle nostre figuracce. C’è pure chi, all’udienza in piazza San Pietro, si è addormentato dietro gli occhiali da sole, accanto a Lewis Hamilton… vero Ignazio?».
Ignazio: «Mi ero svegliato alle 3 e mezza del mattino per arrivare a Roma alle 7, distrutto, mi è caduta la palpebra». Chiacchierata a quattro voci con Piero Barone (29 anni), Ignazio Boschetto (28) e Gianluca Ginoble (27), ovvero i tre tenori (meglio, due tenori e un baritono) de Il Volo, gruppo nato nel 2009 in un talent per bambini (Ti lascio una canzone ). Dopo di che, con una vittoria a Sanremo 2015 in curriculum — adorati o snobbati, senza via di mezzo — rapidamente iscritti nella categoria «star internazionali» da sold out garantito, in perenne giro per il mondo: solo negli ultimi mesi gincana frenetica tra Canada, Usa, Giappone e Australia. Per chiudere con un tris di date italiane ( il 15 dicembre sono a Torino, il 17 a Milano, il 23 a Roma) e con il concerto di Natale da Gerusalemme («Luogo magico»), il 24 in prima serata su Canale 5.
Sul cellulare avete una raffica di selfie con Lady Gaga.
Piero: «Eccoli, vede? Sarà successo cinque anni fa, nelle cucine di un hotel di Washington».
E come ci siete finiti in cucina?
Piero: «C’era un evento benefico con la comunità italo-americana. Fuori la gente stava impazzendo, per stare tranquilli ci siamo nascosti lì dentro insieme a lei. Io e Gianluca, perché Ignazio come al solito dormiva. Lady Gaga è stata simpaticissima».
E siete molto, molto amici di...
Piero: «Del grande Placido Domingo, appena incontrato a New York. Con Laura Pausini ci teniamo sempre in contatto».
Ignazio: «E di Sharon Stone. L’abbiamo conosciuta a Montecarlo, ci si sente di continuo».
E un giorno del 2012, dal parrucchiere a Canyon Drive, Los Angeles…
Piero: «Eravamo in tour con Barbra Streisand. Mentre mi aggiustavano i capelli, facevo conversazione con una bellissima signora accanto a me. “Sa, domani cantiamo all’Hollywood Bowl”. “Complimenti, siete bravissimi”. La parrucchiera si chinò a sussurrarmi nell’orecchio: “Sai chi è, vero? L’hai riconosciuta? E’ Priscilla Presley!”. Ricambiai subito i complimenti. E la invitammo al concerto. Da quel momento, ogni volta che può, Priscilla viene a sentirci, è nata una grandissima amicizia».
Vi piace Elvis?
Piero: «Ma che domande: sììì».
Veloce autoritratto di voi da bambini.
Piero: «Molto vivace, troppo buono, odiavo il solfeggio ma ora ringrazio quelle lezioni. Assordavo mio fratello che cercava di studiare».
Ignazio: «Cantavo facendo finta che il pomello della tenda fosse un microfono».
Gianluca: «A 10 anni mi ponevo già dei quesiti esistenziali. Chi sono? Perché sono nato? Che senso avrà la mia vita? A quest’ultimo ho trovato risposta: il senso gliel’ ha dato la musica».
Tre adolescenti che dall’oggi al domani si ritrovano in America, sotto contratto con la Universal Music. Pensa se vi foste stati antipatici.
Piero: «Io e Ignazio abbiamo legato subito, tra siciliani. Poi con Gianluca, è venuto naturale».
Gianluca: «Tutto è stato molto veloce, non ce ne siamo nemmeno resi tanto conto. Sull’aereo per Miami guardavo fuori dal finestrino e non potevo crederci, euforia totale».
Ignazio: «Il giorno dopo mi sono fatto portare da Mel’s Diner per la colazione all’americana».
Piero: «Vivevo due vite parallele. Lì i party con Beyoncé e Quincy Jones. Tornato in Italia, non raccontavo niente a nessuno, per paura di passare per matto, ma avevo il terrore che finisse».
Nel 2013 tutto esaurito al Radio City Music Hall.
Ignazio: «Solo un anno e mezzo prima, fermi di fronte all’ingresso del teatro, sognavamo, un giorno, di salire su quel palco».
Gianluca: «L’importante è andare sempre avanti, restare al passo con i tempi, altrimenti è facile fare la fine di Nikka Costa».
La vittoria a Sanremo con «Grande Amore».
Gianluca: «Fino ad allora eravamo molto conosciuti solo all’estero, non qui in Italia, difficile da accettare. Era l’occasione perfetta, la rivincita del bel canto che al Festival non aveva più avuto successo dai tempi di Bocelli».
Piero: «Una gioia assoluta. A Catania, mi aspettavano in tanti con i cartelli, è stata una festa bellissima. Tornare a casa ogni tanto mi aiuta a ritrovare equilibrio, mi fa sentire la persona più normale del pianeta. D’estate vado sempre a pesca con il mio amico Enzo, usciamo in barca alle cinque del mattino, amo vedere l’alba. L’ultima volta ho preso una spigola da 5 chili».
Le Volovers, ossia le vostre più scatenate ammiratrici, fino a che punto di follia sono arrivate?
Gianluca: «C’è che si tatua sulla pelle i nostri nomi e cognomi. Chi ci segue in ogni tappa del tour in giro per il mondo. E chi ci aspetta ore sotto casa».
Piero: «Un giorno, in palestra a Phoenix, stavo correndo sul tapis roulant. Accanto a me c’era una ragazza che si allenava. Le sette e mezza del mattino, ero ancora assonnato. Ad un tratto metto a fuoco una scritta sulla sua caviglia. “Somiglia proprio al mio autografo”. Lo era».
Ci provano?
Ignazio: «Avoglia...».
Chi dei tre rimorchia di più?
Gianluca: «Non possiamo mica dirlo noi».
Vi bussano alla porta in hotel?
Ignazio: «Io se non conosco non apro. E poi ho fatto voto di castità» (ride).
Liti tra voi ne abbiamo collezionate?
Gianluca: «Nei momenti di stress capita. Ma abbiamo imparato a controllarci, prima succedeva più spesso».
Piero: «A Santo Domingo, eravamo in auto, io non mi sentivo bene, ero sudato. “Gianluca, dai, chiudi quel finestrino, mi arriva addosso lo spiffero”. E lui niente, un minuto dopo lo riabbassava, lo avrei ammazzato”».
Gianluca: «Si ma fuori c’erano 40 gradi e non avevamo l’aria condizionata».
Ignazio: «Mangio sempre per ultimo, spesso questi due non mi lasciano niente, manco il riso. Sono magri, ma divorano qualunque cosa».
Ha perso 34 chili. Come?
Ignazio: «Ho chiuso la bocca».
Piero: «Eravamo al buffet della colazione in Nuova Zelanda e…»
Ignazio: «No, a Kuala Lumpur».
Piero: «Vabbè, comunque di colpo Ignazio mi ha detto: “Voglio dimagrire”. “Bravo, allora vieni con me in palestra, allenati, impegnati. E da quel giorno è diventato un sex symbol...».
Ignazio: «Ora ho ripreso ad allenarmi dopo due anni, avevo di nuovo messo su 13 chili. Rinunce? No. Mangiamo sano. Piero è intollerante al maiale, così non lo prendiamo nemmeno noi. E tutti e tre non sopportiamo i latticini».
Ci vuole un fisico bestiale.
Piero: «Viaggiare tanto, scoprire il mondo è un privilegio. Amo correre, dovunque vada chiedo al concierge e mi faccio consigliare i percorsi migliori. Una volta è venuto pure Ignazio e l’ho quasi dovuto riportare in spalla».
Ignazio: «A Matera, faceva un caldo tremendo, 7 km e mezzo di salite e discese».
Gianluca: «Io mi alleno in palestra e cammino, non corro».
Il peggior difetto degli altri due.
Gianluca: «Piero è troppo razionale, Ignazio troppo istintivo. Entrambi permalosi».
Ignazio: «Io? Non è vero! Gianluca è troppo perfezionista, Piero testardo».
Piero: «Gianluca è prolisso, quando si fissa su qualcosa non smette di parlare finché non ti ha convinto, il giorno dopo ho il terrore di incontrarlo a colazione e che ricominci. Ignazio invece si tiene tutto dentro e all’ultimo scoppia e ti butta le cose in faccia. Sarebbe meglio che parlasse chiaro da subito. E poi è ritardatario, dimentica gli appuntamenti, si addormenta».
Ignazio: «No, sei tu un gran rompiscatole».
Incidenti di percorso sul palco?
Gianluca: «Ignazio è caduto e pure io, inciampando in una sedia pieghevole».
Ignazio: «Mi è capitato di uscire in scena con in mano il cellulare invece del microfono».
Piero: «A Budapest, dodicesimo brano l’Ave Maria, inizio a cantare ma non mi esce la voce. Ignazio mi guarda storto. Credeva che scherzassi. Avevo preso un colpo di freddo per colpa di una grossa ventola che sparava aria gelata. Abbiamo dovuto interrompere per una ventina di minuti, il tempo di prendere del Bentelan».
Né rapper né trapper. Chi vi critica dice che fate «musica da vecchi».
Gianluca: «Giusto rispettare ogni parere, le critiche fanno bene. Noi però andiamo avanti a fare ciò che più ci piace, che rende felici noi e milioni di persone».
Piero: «Prima i commenti negativi ci innervosivano, erano duri da digerire, adesso ci fanno bene. Però c’è una sottile differenza tra critica e offesa».
Paura che uno dei tre decida di staccarsi e proseguire la carriera da solo?
Gianluca: «Non siamo una classica band con un frontman. Ma tre cantanti, tre leader».
Piero: «Sappiamo bene che la nostra forza è il gruppo. La gente vuole sentire tutti e tre insieme. E anche se, durante i concerti, ognuno ha il proprio spazio, lo sappiamo anche noi che uniti siamo un’altra cosa».
Da liberoquotidiano.it il 4 settembre 2022.
Sotto ai riflettori ci resta sempre Ilary Blasi: tutta colpa della separazione, burrascosa, da Francesco Totti (quest'ultimo si è affidato al super-legale Bernardini De Pace). E così, dal passato della showgirl, ecco rispuntare dal passato delle foto molto sensuali che fece per Di Più Tv. E il fotografo Angelo Genovese rivela dei retroscena su quel servizio: "Lo fece per soldi e per la carriera", premette.
E ancora, aggiunge: "Era agli inizi. Malgrado avesse partecipato a Miss Italia e fatto qualche pubblicità lei voleva fare l’attrice. Venne da noi per un book fotografico intorno al 2000, era bellissima, una di quelle ragazze che mentre la fotografi ti dici questa lascia il segno".
Ma Genovese percisa che le foto senza veli "vennero dopo. Il produttore di un sito di viaggi aveva bisogno di immagini di ragazze in pose sensuali per pubblicizzare i suoi prodotti. Vide l’album di lei e rimase folgorato, tanto che la volle ingaggiare subito". E ancora, parlando della Blasi, che oggi ha 41 anni, ricorda come Ilary si trovasse a Londra per imparare l'inglese e, per mantenersi, lavorava in un bar: "Il produttore le offrì il biglietto del viaggio Londra-Roma e due milioni delle vecchie lire e lei accettò", ricorda.
E ancora: "All’inizio posava in biancheria intima o in vesti succinte, vedo non vedo. Era strepitosa. Il produttore del sito a un certo punto chiese di più. Volle osare con lei più scoperta". E Ilary Blasi "non fece una piega dopo che le fu fatta un’offerta economica ottima, otto milioni di lire a servizio e la garanzia che non ci sarebbe mai stato un nudo integrale e volgare", conclude Genovese.
Da liberoquotidiano.it il 15 aprile 2022.
Ilary Blasi si racconta al programma di Rai 2 Belve condotto da Francesca Fagnani e si lascia andare ad alcune incredibili dichiarazioni sulla sua vita coniugale e sul bacio con Michelle Hunziker. Dichiarazioni che vengono mandate in onda nella rubrica Spetteguless di Striscia la notizia nella puntata di ieri sera 14 aprile: "Alla fine Totti è un brutto cognome, è duro, è corto...", dice.
Le confessioni di Ilary Blasi continuano: "Io mio marito non lo riconoscevo in mezzo al campo, sapevo che era attaccante e che aveva il numero 10 ma per me poteva pure pascolare".
Ma attenzione alle dichiarazioni scottanti: la conduttrice infatti ha baciato in bocca Michelle Hunziker a Michelle Impossible ma anche Belen Rodriguez e Alfonso Signoirini. Quini vanno in onda le immagini: "Ho messo un pezzettino di lingua e Michelle ci è rimasta...".
Ilary Blasi, Totti e la crisi presunta: «Un complotto. La nostra storia non potrebbe superare un tradimento». Salvatore Riggio su Il Corriere della Sera l'1 Aprile 2022.
Ilary ospite nel programma Belve, su Rai Due, ha risposto alle domande difendendo il suo matrimonio come già aveva fatto a Verissimo.
Si torna a parlare della presunta crisi tra Francesco Totti e Ilary Blasi che nelle scorse settimane ha infiammato Roma e dintorni (e non solo). A tornare sull’argomento è stata la stessa conduttrice televisiva, che in questo periodo è su Canale 5 con «L’isola dei famosi». Ilary ha difeso il suo matrimonio con l’ex capitano giallorosso, campione del Mondo con la Nazionale di Marcello Lippi a Germania 2006 (11 luglio, vittoria ai rigori contro la Francia). Lo ha fatto nel programma «Belve» su Rai Due, ribadendo quanto già detto a «Verissimo», nel salotto di Silvia Toffanin: «Se la nostra storia potrebbe sopravvivere a un tradimento? No, né dell’uno né dell’altro», ha dichiarato.
Per poi parlare di Noemi, la ragazza che secondo i gossip avrebbe messo in crisi la coppia dopo 20 anni. «Lei ha raccontato che dietro quella foto allo stadio ci fosse una macchinazione, si è chiesta chi fosse l’artefice?», le è stato chiesto. E Ilary Blasi: «Avevo altro a cui pensare in quel momento e non a chi». Ma la conduttrice, Francesca Fagnani, l’ha incalzata: «Ha pensato che fosse un complotto ma non si è chiesta ad opera di chi?». La risposta: «No, tanto la certezza non ce l’avrò mai, è facile puntare il dito contro i soliti nomi».
Intanto, Totti è rimasto in silenzio dal giorno del suo video su Instagram , di fine febbraio, dove aveva chiesto rispetto per la propria privacy e per i propri figli: «Nelle ultime ore ho letto sui media tante cose su di me e soprattutto sulla mia famiglia. Non è la prima volta che mi succede di sentire queste fake news. Mi rivolgo a tutti voi che scrivete tutte queste cose di fare attenzione perché di mezzo ci sono dei bambini e i bambini vanno rispettati. Sinceramente mi sono veramente stancato di dover smentire», aveva detto.
Da liberoquotidiano.it il 27 marzo 2022.
Ilary Blasi senza freni. La conduttrice de L'Isola dei Famosi ha risposto su tutto in una lunga intervista. Anche sulla presunta crisi con il marito Francesco Totti. "Mi sto accorgendo ora che ogni cosa che dico diventa notizia. Le strade sono due: o non hanno un c**zo da scrivere, o sono strana io, cado in situazioni particolari e non me ne rendo conto".
Le parole della showgirl di Canale 5 al Fatto Quotidiano metton0 subito in chiaro le cose: tra lei e l'ex capitano della Roma va tutto a gonfie vele. Anzi, ancora oggi, dopo settimane di rumors, si chiede come sia stato possibile tutto questo: "Mi domando perché questo ragazzo così amato, ogni tanto viene dipinto come fedifrago, fijo de ‘na mi***ta, traditore. Mio marito viene tacciato di ingenuità? Sì, si fida di persone sbagliate!".
Insomma, un modo per smentire quelle voci che vedevano Totti impegnato con un'altra donna: Noemi Bocchi. Anche sulle corna la Blasi ha le idee chiare: "Se si dicono o si tacciono? Dipende dal finale che si vuole dare a una storia". Di certo è che nel loro caso, così come ammesso dalla diretta interessata, le corna non esistono proprio. Ma sarà bastato a zittire tutte le malelingue?
Ilary Blasi, corna di Francesco Totti: "Perché è uscita la notizia". Una bomba: ora si capisce tutto. Libero Quotidiano il 23 marzo 2022.
Ilary Blasi rompe il silenzio. Dopo settimane che hanno visto la conduttrice de L'Isola dei famosi e Francesco Totti al centro del gossip, la Blasi ha chiarito e detto la sua. "Ho letto… Perché quelle cose lì sui giornali io le ho lette insieme a voi - ha spiegato in un'intervista a Chi - E, francamente, non abbiamo capito perché sono state dette e scritte". Come da lei ammesso, "in 20 anni che sto con Francesco è sempre successo, ogni tot di tempo è capitato che uscissero notizie su crisi e cose del genere".
E questa volta non è stata da meno. "Perché? - si chiede indignata -. Ma perché con Totti lo scoop è assicurato. Vuoi la ribalta? Totti è la risposta. Erano i primi giorni di guerra in Ucraina e i giornali parlavano di me e Francesco. Forse è stato un bel racconto, anzi no, è stato un brutto racconto. Ma che cosa hai? Che sai? Vivete con noi? Però vale tutto, vale la mia parola contro la tua". A lanciare l'indiscrezione su una separazione imminente e una nuova presunta fiamma nella vita dell'ex capitano della Roma è stata Dagospia.
A seguire però molti quotidiani e siti hanno aggiunto diversi dettagli. Tra i sospetti che avrebbero suffragato la teoria della crisi anche la reazione della coppia. Totti e la Blasi hanno preferito aspettare prima di commentare, ricordando comunque che in mezzo ci sono tre figli. "Ogni volta ti devi mettere a fare le smentite? Ma tanto ricapiterà. Hanno ripreso cose che… Per dirne una, nelle interviste spesso ho detto: 'Nella vita non si sa mai, può succedere di tutto'. E allora? Prova qualcosa? Come pure quando hanno scritto che non c’ero al compleanno di Francesco. Non avevo pubblicato la foto. E quindi? Che poi il giorno dopo siamo andati a Parigi. Ma di che cosa stiamo parlando? Per creare il caso mediatico è stato mischiato tutto su cose aleatorie, ma se hanno una soffiata vera, se ce l’hanno, guardi, si vede. E poi, che parlino di cose più importanti". Insomma, tra i due la storia va a gonfie vele.
Elisabetta Murina per fanpage.it il 20 marzo 2022.
Ilary Blasi ha rotto il silenzio sulle voci riguardo la crisi nel suo matrimonio con Francesco Totti. Ospite nel salotto di Verissimo con Silvia Toffanin, nella puntata di domenica 20 marzo, la conduttrice de L'isola dei Famosi ha fatto chiarezza sulla sua relazione e parlato della sua nuova avventura lavorativa, in partenza lunedì 21 marzo su Canale 5.
Ilary Blasi smentisce la crisi con Francesco Totti
Silvia Toffanin ha chiesto a Ilary Blasi cosa ha pensato di tutte le notizie circolate negli ultimi tempi sulla crisi nel suo matrimonio con Francesco Totti.
La conduttrice ha spiegato come ha vissuto le indiscrezioni, che davano praticamente per certa la separazione: "Su questa cosa si è detto tanto, anche troppo. È stato un accanimento mediatico nei miei confronti e della mia famiglia. Noi non dobbiamo dare spiegazioni a nessuno. La nostra preoccupazione è stata per i figli”.
E ha poi aggiunto che non è la prima volta, in quasi 20 anni di matrimonio, che i giornali parlano di separazioni e tradimenti tra loro: “Da quando mi sono fidanzata con Francesco Totti è sempre successo che circolassero queste notizie. È stato un accanimento mediatico, durato in tutto tre giorni e poi si è affievolito, è stato veramente schifoso. La cosa che è stata vergognosa è che quotidiani nazionali hanno dato la notizia per certa e hanno fatto una grande figura di merda”.
La verità su Noemi Bocchi e la foto allo stadio
Per la prima volta si è parlato di tradimenti reciproci: l'ex capitano della Roma con una donna di nome Noemi Bocchi, fotografata allo stadio durante una partita, e la conduttrice con un collega, Luca Marinelli.
Ma Ilary Blasi ha smentito ogni presunta conoscenza extra matrimoniale: "Io lui non lo conosco. Non conosco neanche Noemi. Francesco forse l'ha incontrata a un centro sportivo. Quella foto scattata allo stadio mi ha dato una certezza, che ci fosse un'organizzazione di qualcuno".
La conduttrice de l'Isola dei Famosi, quindi, ha smentito ogni crisi con il marito e ha precisato: "L'unica crisi che ricordo è quella quando lui stava smettendo di giocare, è stata una cosa sua e un po’ me lo aspettavo. Siamo pronti alla prossima sfida. Non devo esibire mio marito sui social tipo trofeo".
Estratto Da repubblica.it il 25 febbraio 2022.
Lentamente, ma inesorabilmente, la conduttrice ha preso il controllo della famiglia e anche delle questioni economiche: messi da parte, anche in questo campo, i riferimenti passati dell'ex numero dieci, che si sono visti sostituire (verbo odiato da qualsiasi calciatore) da altre figure, come Silvia Blasi, sorella di Ilary. È stata lei in passato a gestire - tra l'altro - i profili social dell'ex capitano giallorosso: adesso Totti ha affidato la comunicazione ad altre persone.
Ilary ha deciso di essere l'unica a condurre il gioco in casa, per porre fine a abitudini che non le piacevano: Francesco, da sempre uomo molto generoso, prestava a tanti amici e conoscenti molti soldi (chi li ha chiesti per comprare case, chi per mettere su attività, qualcuno per sviluppare progetti e idee). E spesso quei soldi non tornavano più indietro. Perché tanto Totti&Ilary sono ricchi. Lei ha deciso di porre un freno alle richieste. E di fare una selezione durissima su chi poteva ricevere il loro aiuto.
Cosa succederà del patrimonio di casa Totti-Blasi è un capitolo in stesura in questi giorni. Quelli già pubblicati - che fanno parte della biografia del campione del mondo del 2006, Un capitano, scritta con Paolo Condò - sono stati affidati al Var. Per rivedere attentamente dove devono andare, ora, i proventi del libro e della serie tv che ne è stata tratta, Speravo de morì prima. E come sono stati gestiti finora.
La rassegna poi continuerà, e non sarà breve. Francesco Totti, con varie società ha molte proprietà immobiliari, alcune anche affittate al Comune di Roma. Ci sono anche un centro sportivo, i negozi e i ristoranti, anche questi dati in affitto, nel centro commerciale Euroma2, vicinissimo alla villa in cui la famiglia ha vissuto negli ultimi anni.
Tre sono i figli, tre gli appartamenti comprati poco distante, a via Amsterdam, nel cuore della zona più elegante del Torrino, dove la coppia ha vissuto in un attico con piscina, poi dato in affitto al portiere Allison e, successivamente, a Zaniolo. Due abitazioni le ha comprate solo lui, una solo lei. (...)
Alessandro Catapano Rosario Dimito per "il Messaggero" il 25 febbraio 2022.
Buono, ma non fesso Francesco Totti. Indole che potrebbe tornargli utile in un'eventuale causa di separazione. Perché se è vero che nell'ultimo decennio ha progressivamente affidato la gestione della sua immagine alla moglie Ilary e alla cognata Silvia, accettando che i suoi storici collaboratori finissero ai margini, diversa - molto diversa - è stata la gestione delle attività immobiliari, in cui l'ex Capitano ha investito una parte cospicua dei suoi guadagni da calciatore, mal contati poco meno di novanta milioni di euro netti in venticinque anni di carriera.
Della Numberten srl, fondata nel 2001 alla vigilia dello scudetto, la holding cui oggi fanno capo le sette società con cui opera nel mercato immobiliare, Totti detiene il 100% delle azioni, il fratello Riccardo è il presidente, la mamma Fiorella l'altro consigliere. L'azienda ha un patrimonio netto di 7 milioni di euro e macina utili per circa 4. Stesso discorso per la Vetulonia srl, l'altra società immobiliare di cui Totti è socio e amministratore unico.
Su questo campo, la famiglia Blasi non tocca palla. O almeno, marito e moglie - che sono in regime di separazione dei beni - non hanno partecipazioni comuni. Come nella gestione dei giovani calciatori assistiti dal procuratore Totti, il mestiere che l'ex Capitano ha scelto dopo essersi allontanato dalla Roma (e che ora potrebbe subire qualche complicazione per via di un nuovo regolamento approvato dal Coni).
Sono tre società (IT Scouting srl, CT10 srl, Coach Consulting srl) gestite con gli agenti sportivi Giovanni Maria Demontis e Pietro Chiodi. E' nella gestione della sua immagine e della sua storica scuola calcio che Totti - azionista allo 0,09% anche del Campus Bio-medico - ha ceduto progressivamente campo alla famiglia della moglie. Ilary (90%) e il suocero Roberto Blasi (10%) sono gli unici azionisti della Number five srl, la società che contratta tutti gli ingaggi extracalcistici dell'ex capitano (e non solo): comparsate in tv, spot pubblicitari, royalties su libri, film e serie televisive. Mentre nella società sportiva dilettantistica Sporting club Totti, che gestisce tutte le attività della Longarina, un tempo affidata al fratello Riccardo, oggi nelle mani del suocero, compaiono la moglie Ilary (90%), il cugino Angelo Marrozzini (5%) e il marito della cognata Ivan Peruch (5%).
STORIA DI UNA CRISI Fa una certa impressione che una delle creature predilette dei Totti - la mitica scuola calcio, appunto - sia stata data completamente in appalto alla famiglia Blasi, e spiega - questa come altre scelte professionali degli ultimi anni - perché il rapporto tra marito e moglie si sia progressivamente deteriorato, fino a far emergere in superficie la crisi.
Al netto delle questioni più intime, e delle vicende personali in cui l'uno e l'altra possono essere incappati - ieri Totti era dato ancora a Milano per impegni personali (come ben documentato da Dagospia), ma qualcuno giurava di averlo avvistato nei pressi dell'abitazione di Noemi Bocchi -, alla base della crisi coniugale c'è anche, o forse innanzitutto, una gestione di sé che Totti ha prima avallato, poi tollerato, ma con un'insofferenza crescente.
Nella parte finale della sua carriera, e particolarmente da quando si è ritirato, Totti ha accettato che l'organizzazione della sua vita professionale finisse progressivamente nelle mani della cognata Silvia e, più recentemente, dell'altra sorella di Ilary, Melory, che ha perso il suo impiego di ortottica. Le due cognate sono divenute via via più centrali nella gestione di Francesco, mentre i suoi storici collaboratori, a cominciare dal fidatissimo Vito Scala, si defilavano. Emblematica, in questo senso, fu l'organizzazione della festa dei suoi 40 anni, nel 2016, da cui rimasero fuori amici storici, per far posto al coté di volti più o meno noti con cui Totti si accompagna da qualche anno, sempre più annoiato.
L'impressione è che Francesco e Ilary siano arrivati ad una resa dei conti anche su questo fronte, che l'uno voglia riacquistare i suoi spazi, magari anche tornando a lavorare nell'amata Roma, e l'altra voglia sentirsi libera di fare le sue scelte, senza compromessi. Un esito scontato, per chi li conosce bene, ma non per questo meno doloroso. Ci sono attività, case, soldi di mezzo, ma innanzitutto i ragazzi, e quelli vanno protetti da tutto questo.
LIRIO ABBATE MARCO LILLO - I RE DI ROMA. Lirio Abbate e Marco Lillo da Il Fatto Quotidiano del 6 marzo 2015.
Uno stralcio de ”I Re di Roma. Destra e sinistra agli ordini di Mafia Capitale” di Lirio Abbate e Marco Lillo, (Chiarelettere, 272 pagine, 14.90 euro)
Il 19 maggio 2014, meno di tre mesi prima di presentare la richiesta di arresto per i protagonisti di “Mafia Capitale”, i pubblici ministeri romani mettono nel mirino i Caat, una parolina criptica che sta per Centri di assistenza abitativa temporanea, uno scherzetto da quasi 43 milioni di euro di spese all’anno nel bilancio di Roma Capitale. (…)
Questi centri vengono creati nel maggio del 2005 con una delibera del consiglio comunale ai tempi in cui è sindaco Walter Veltroni. Negli anni successivi vengono attivati alloggi di emergenza in numerosi palazzi, quasi sempre in periferia, di proprietà dei soggetti che ne fanno richiesta dopo un apposito bando del Comune. (…)
L’amministrazione spende 42 milioni e 597.000 euro all’anno per 33 residence, a cui si sommano i centri della Eriches 29, di Salvatore Buzzi, che ospitano complessivamente 584 persone. Nell’elenco dei Caat troviamo grandi immobiliaristi (…). La procura finora non ha mosso accuse sull’emergenza abitativa. Non mancano casi di estrema “concentrazione”. Su 18 strutture a disposizione del Dipartimento Politiche sociali, ben 16 sono delle solite “coop bianche” (…).
Alla fine le cooperative vicine a Comunione e liberazione racimolano grazie ai Caat del Comune più di 8 milioni di euro. Secondo il prospetto del Campidoglio, consegnato ai pm nel maggio del 2014 e poi girato al Ros dei carabinieri, Eriches 29 – quindi il versante “rosso” – costa alle casse dell’amministrazione pubblica ben 5 milioni e 179.000 euro, circa 740 euro al mese per immigrato (…).
Grazie a Odevaine 5 milioni vanno alla società di Francesco Totti
Nella lista consegnata dal pm Luca Tescaroli al Ros per le “concordate verifiche” c’è anche, all’undicesimo rigo della tabella dei Caat, il residence della Immobiliare Ten, amministrata dal settembre del 2009 da Riccardo Totti, fratello del capitano della Roma, e controllata indirettamente per l’83 per cento proprio dal fuoriclasse giallorosso, mentre il restante 17 per cento è diviso tra la mamma e il fratello stesso.
La catena societaria a monte del palazzo di via Tovaglieri, zona Tor Tre Teste, è composta da tre società che fanno tutte riferimento al numero impresso sulla maglia del “Capitano”: a valle c’è l’Immobiliare Ten, proprietaria dell’immobile affittato al Comune; più su c’è invece l’Immobiliare Dieci che possiede – oltre al 100 per cento delle quote della Ten – anche altri due palazzetti (ora uniti in un unico stabile, ndr) in via Rasella, a due passi da via Veneto.
Più su ancora c’è la holding di famiglia, la Numberten Srl: per l’83 per cento di Francesco Totti, per il 6,7 per cento del fratello maggiore Riccardo, amministratore di tutte e tre le società, e per il 10 per cento circa della mamma Fiorella Marrozzini. La società Immobiliare Ten del Capitano ha ottenuto dal Comune di Roma più di 5 milioni di euro in sei anni, per l’affitto di 35 appartamenti arredati in una zona dell’estrema periferia romana.
Grazie al canone accordato dall’amministrazione, la società ha potuto realizzare negli anni utili interessanti: nel 2013 (ultimo bilancio depositato in Camera di commercio), 128.000 euro; nel 2012 addirittura 184.000.
Il punto è che il grande affare di Francesco Totti con il Campidoglio è stato fatto, come è accaduto per il gruppo Pulcini e per Salvatore Buzzi, grazie anche a un signore che oggi è in galera: Luca Odevaine. Nessuno è indagato per queste storie, ma resta lo sperpero di denaro pubblico (…). Il 16 ottobre 2007, dopo la pubblicazione di un bando sulla Gazzetta ufficiale il 13 agosto 2007 e dopo l’arrivo delle offerte, viene nominata dal direttore del Dipartimento Politiche abitative del Comune di Roma in carica, Luisa Zambrini, una commissione di gara. (…) Il presidente della commissione è il “dottor Luca Odevaine”.
Qualche giorno prima, il 27 settembre, l’Immobiliare Dieci Srl “spara” l’offerta: per l’affitto di via Tovaglieri chiede un canone annuale complessivo di 1 milione e 280.851 euro. Una cifra spropositata. In pratica Francesco Totti, o meglio, l’amministratore di allora che non era il fratello Riccardo – subentrato solo nel 2009 – ma il commercialista Adolfo Leonardi, chiede al Comune di Roma di pagare più di 3.000 euro al mese per ognuno dei 35 appartamenti del palazzo di Tor Tre Teste.
Lo stesso giorno il Campidoglio dispone di sottoporre l’offerta a un “parere di congruità tecnica” e “a seguito di tali verifiche l’amministrazione di Roma ha informato l’Immobiliare Dieci Srl di essere interessata all’offerta in locazione della struttura” però “a un canone di locazione di 15 euro/mq per mese e 9,50 euro/mq per mese per i servizi gestionali pari a un canone annuo di 714.481 euro oltre Iva al 20 per cento (in tutto fanno 857.000 euro) di cui 437.437 euro oltre Iva al 20 per cento per le unità abitative e 277.000 e 44 oltre Iva al 20 per cento per i servizi di pulizia delle parti comuni (tre volte alla settimana), la portineria 24h, la pulizia al cambio inquilino e la manutenzione ordinaria”.
Il contratto, dalla cifra originaria di 857.000 euro, forse per gli aumenti automatici, sale poi a 908.000 euro l’anno. Un’enormità se si pensa che la società di Totti ha comprato l’immobile con un leasing, poco prima di affittarlo al Comune di Roma, e lo ha pagato 6 milioni di euro più Iva. In pratica, se il Campidoglio avesse acquistato a rate il palazzo invece di pagare la locazione e i servizi di portierato e pulizie alla società di Totti, avrebbe speso quasi la stessa cifra entrando, però, in possesso di un bene.
Il contratto è scaduto il 31 dicembre 2014 ma l’amministrazione continua a pagare anticipatamente ogni mese i 75.000 euro di affitto per le 35 unità immobiliari di questo palazzo di periferia. (…) La società, inoltre, incassa gli affitti dei negozi – per un totale di 1900 metri quadrati – che sono esclusi dal contratto con il Comune. Al piano terra, infatti, troviamo un bel bar, della catena Blue Ice, e un supermercato Conad. Nel 2007 questi affitti extra erano pari a 231.000 euro all’anno. (…)
“Infiltrazioni in camera da letto, piove dal bagno di sopra, gli scarafaggi ci tormentano”
Lo stabile è il classico immobile costruito per ospitare uffici, non certo appartamenti residenziali. “Quando siamo entrati qui – racconta Elisa Ferri che abita con il marito e tre figli piccoli in un appartamento di 75 metri quadrati al primo piano – era tutto in ordine con i mobili ancora imballati. Dopo sei anni e mezzo la situazione è ben diversa. La manutenzione è fatta male. Da un mese nella nostra camera da letto e nel bagno ci sono le infiltrazioni che vengono dall’appartamento del piano di sopra. Uno schifo! Non possiamo fare intervenire i nostri idraulici e siamo costretti ad aspettare quelli della proprietà”.
E ancora: “In realtà qui in via Tovaglieri non c’è nessuno della Immobiliare Ten di Francesco Totti. Siamo costretti a passare tramite il portiere che mi risulta lavori per una cooperativa (…)”. “Non sappiamo nemmeno il cognome del responsabile con cui parliamo. Io – si lamenta Elisa Ferri – so solo che si chiama Stefano. Nonostante le promesse, però, a casa mia dopo un mese non è venuto nessuno, piove da sopra e la macchia si allarga a vista d’occhio. Anche l’ascensore è rimasto rotto per settimane questa estate senza che nessuno intervenisse nonostante la presenza di anziani.
La casa è molto umida. Le pareti e i tramezzi sono troppo sottili e questo palazzo non è stato costruito per essere abitato ventiquattr’ore al giorno, ma solo per lavorarci”. E come se non bastasse, “il Comune spende tanto per la bolletta elettrica. Inoltre siamo tormentati dagli scarafaggi. Io penso che Francesco Totti non immagini nemmeno in che situazione ci troviamo. Qui non lo ha mai visto nessuno. Pensi che nel palazzo si era diffusa la voce che aveva regalato tutto al Comune”.
In realtà non è così. La Immobiliare Ten, amministrata da Riccardo Totti, in questa storia si è comportata come una società che massimizza il profitto. Semmai è il Comune che ha fatto beneficenza al calciatore più ricco di Roma. Tra affitto e spese, gli appartamenti “ci” costano l’uno 2.161 euro di affitto al mese. Un canone degno del centro di Roma, non certo di Tor Tre Teste. Un bell’autogol per tutti.
Quello stabile a due passi da via Veneto che ospita gli uffici dell’Aise
A questo punto è interessante capire la storia del palazzo di via Tovaglieri. Inizialmente il proprietario, come accaduto per altri residence poi affittati come Caat al Comune, è la società Fimit Sgr, un grande fondo immobiliare italiano nato nel 1998 per iniziativa di Inpdap e Mediocredito Centrale. Fino a maggio del 2007, alla guida c’è Massimo Caputi, un manager molto importante che ha guidato colossi come Invitalia e Grandi Stazioni (…).
Il 30 maggio 2007 l’Immobiliare Dieci Srl stipula un preliminare con Fimit per comprare il palazzo di via Tovaglieri e due stabili in via Rasella. La società del Capitano si impegna ad acquistare il “pacchetto” a 16 milioni e 950.000 euro. Il prezzo è buono per gli acquirenti e permette al fondo di fare una plusvalenza di 3,3 milioni.
Il vero affare per i Totti sono i due palazzetti accanto a via Veneto, mentre quello di Tor Tre Teste viene infilato giusto per venderlo. In via Rasella, infatti, il Capitano compra immobili quasi totalmente liberi da inquilini, con una superficie netta da affittare pari a 1.860 metri quadrati al prezzo di 10 milioni e 950.000 euro, tutt’altro che elevato per quella zona (…)
Ben diversa, almeno sulla carta, la situazione di via Tovaglieri. (…) Nel maggio del 2007, quando la società di Totti firma il contratto preliminare di acquisto al prezzo di 6 milioni con Fimit, è un mezzo bidone: difficile da affittare e con un valore in calo. Tra il preliminare e il definitivo però le cose cambiano. (…)
Il 16 ottobre viene nominata la commissione che deve valutare le offerte, presieduta da Luca Odevaine, e venti giorni dopo, il 7 novembre, la società di Totti stipula il contratto definitivo di acquisto con Fimit per il palazzo di via Tovaglieri. Sembra un azzardo ma il 16 dicembre 2008, il Comune e l’Immobiliare Ten firmano il contratto di locazione. (…) Via Tovaglieri, grazie al contratto per sei anni rinnovabile tacitamente, è una gallina dalle uova d’oro (…).
I due palazzi di via Rasella sono stati invece uniti e ristrutturati. Oggi ci sono gli uffici amministrativi dei servizi segreti italiani. L’Immobiliare Dieci detiene in leasing lo stabile e ottiene, nel 2013, ricavi per 1 milione e 70.000 euro. Probabilmente pagati tutti dall’Aise (Agenzia informazione e sicurezza esterna). Sul palazzo c’è anche la targa della presidenza del Consiglio.
L’Immobiliare Dieci sostiene per via Rasella una rata del leasing pari a 545.000 euro ai quali bisogna assommare altri costi e ammortamenti. Alla fine, il netto utile è di 182.000 euro nel 2013. (…) Francesco Totti, pur essendo il maggiore azionista delle due società immobiliari e quindi “il beneficiario” economico principale, non è amministratore delle due società e potrebbe non essere a conoscenza della genesi e dell’evoluzione dei rapporti con il Comune di Roma e con la presidenza del Consiglio per la locazione dei palazzi di via Tovaglieri e di via Rasella.
Francesco e Luca, romanista sfegatato, si incontravano negli uffici del Comune
In Comune raccontano che Francesco Totti, ai tempi di Veltroni sindaco, aveva un buon rapporto personale con Luca Odevaine. L’allora braccio operativo del primo cittadino è un romanista sfegatato. Il Capitano lo conosceva bene e andava anche a trovarlo talvolta nel suo ufficio in Campidoglio. A testimonianza di un rapporto profondo tra i due, c’è un necrologio pubblicato in occasione della morte del padre di Luca, Remo Odevaine (…): “Sinceramente addolorati per la triste circostanza porgiamo le nostre condoglianze. Vito Scala e Famiglia, Francesco Totti e Ilary Blasi”.
Il necrologio è datato 15 novembre 2005, quindi precedente alla decisione, da parte della commissione presieduta da Luca Odevaine, di affittare per sei anni a un canone complessivo che supera i 5 milioni di euro il palazzo di proprietà della società dell’amico Francesco. Nonostante ciò, Odevaine non riterrà più opportuno astenersi da quel ruolo che spetterebbe a persone “terze” e in Comune nessuno dirà nulla.
Il rapporto tra i due non si è mai interrotto, come il contratto di affitto. Una traccia di questa stima reciproca si trova anche sui quotidiani del 24 gennaio 2013. Quel giorno Odevaine, sotto la bandiera di Fondazione Integra/Azione e in collaborazione con Legambiente e cooperativa Abitus, organizza una partita contro il razzismo (…). “L’iniziativa – scrive Repubblica – è stata apprezzata dal capitano dell’A. S. Roma, Francesco Totti” (…).
Un’altra “battaglia giusta” potrebbe essere anche quella contro gli sprechi, che dovrebbe imporre a Totti – certamente all’oscuro dei malaffari di «mafia Capitale» – di migliorare la condizione degli inquilini del palazzo di via Tovaglieri e al Comune di chiudere al più presto il contratto con la società Immobiliare Ten e trovare una sistemazione più degna per 35 famiglie.
Da quotidiano.net il 25 febbraio 2022.
Il calciatore della Roma, Francesco Totti, avrebbe pagato 'in nero' alcuni vigili urbani per l'attività di vigilanza ai figli: è una delle circostanze raccontate da Luca Odevaine. "E' vero che dei vigili urbani facevano vigilanza ai figli di Totti - ha affermato Odevaine, ribadendo quanto già detto a suo tempo da Salvatore Buzzi - ma lo facevano fuori dall'orario di lavoro e venivano pagati in nero, dallo stesso Totti".
Secondo Odevaine, "l'esigenza era nata dal fatto che era giunta una voce di un progetto di rapimento del figlio di Totti. Ne parlai con il colonnello Luongo dei carabinieri, il quale, tenuto conto della genesi e della natura della notizia, convenne con me che non era il caso di investire il comitato per la sicurezza ma che si poteva trovare un modo per provvedere".
Allusioni, assenze, voglia di cambiamenti. Ilary e Totti, la rottura è imminente? Laura Rio il 22 Febbraio 2022 su Il Giornale.
Il "Capitano" e la showgirl vivrebbero già separati. Dopo 20 anni di amore. La coppia più bella di Roma, una delle poche dello star system a resistere per due decenni, una favola per i tanti fan, in crisi. Ilary Blasi e Francesco Totti si starebbero per separare, almeno così ha spifferato Dagopsia. E, si sa, in queste cose il sito di D'Agostino ci azzecca quasi sempre. Insomma, se così fosse, si infrangerebbe il sogno di una storia spettacolare, tra il Capitano amato come pochi nella storia del calcio e la showgirl più bella della televisione che ha generato tre figli: Cristian, Chanel e Isabel. Un amore che ha superato crisi anche grazie a tanta ironia e allegria. Tanto che qualcuno li ha ribattezzati i Sandra e Raimondo dei giorni nostri. Secondo Dagospia l'ultimo segnale della rottura sarebbe una lite esplosa lo scorso 4 febbraio durante una gita in famiglia.
E la conferma sarebbe arrivata pochi giorni fa: Ilary era in pizzeria senza Francesco nel nuovo ristorante aperto da Briatore e avrebbe finito la serata in locali e party romani. I sospetti erano cominciati quando a settembre la Blasi non si era presentata al party per i 45 anni di Francesco. E c'è chi racconta che vivrebbero già in case diverse a Roma. Poco tempo fa lei raccontava in un'intervista: «Le cose con Francesco funzionano, ma nella vita non si sa mai, tutto può cambiare. Voglio essere indipendente e non appesa a un uomo».
La loro storia d'amore era cominciata vent'anni fa quando Ilary faceva la letterina per il programma Passaparola. Quando Francesco la vide in tv si innamorò immediatamente. Le fece una corte tanto spietata che alla fine cedette. La relazione divenne di dominio pubblico nel derby del 10 marzo 2002 quando l'ex calciatore dopo un gol mostrò la maglia «6 unica», lei si trovava sugli spalti e tutti capirono. Nel 2005 il matrimonio in diretta tv. La proposta di matrimonio sulla spiaggia di Santa Severa all'ombra del Castello. E, speriamo, che la favola non finisca. L'abbiamo vista pochi giorni fa, Ilary, mentre stampava un bacio in bocca a Michelle Hunziker nel suo show. Pareva raggiante. A marzo condurrà l'Isola dei Famosi, e sarà in onda come la sua amica Michelle pochi giorni dopo la separazione? Laura Rio
La separazione di Totti e Ilary Blasi: lei avrebbe avuto un flirt, lui si sarebbe innamorato di un’altra. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 22 Febbraio 2022.
L’ex capitano della Roma e la conduttrice televisiva vivono da separati in casa. La crisi iniziata con i tradimenti (reciproci).
E non vissero per sempre felici e contenti. Francesco Totti e Ilary Blasi non stanno più insieme. Non si amano più. Di fatto sono già due separati in casa e la metratura da stadio della loro dimora dell’Eur certo gli evita incontri troppo frequenti. Dopo venti anni d’amore, quasi 17 (ahia) di matrimonio e tre figli, dopo le dediche in campo, il pollice in bocca ad ogni gol, la maglietta alzata sulla scritta «6 unica», le foto in spiaggia a Sabaudia sempre belli, sempre scolpiti, i battibecchi domestici come Sandra e Raimondo, i ritratti al tramonto su Instagram, tra uno spot per il detersivo (lui) e uno per l’ammorbidente (lei), il giro d’addio all’Olimpico con tutta la famiglia, la favola è finita e non è finita bene.
Un improvviso ma dettagliato post sul sito Dagospia, a metà pomeriggio di lunedì, è stato il fischio di inizio. Poi è bastato fare qualche telefonata, insomma chiedere in giro ai contatti giusti per scoprire che sì, già da tempo qualcuno sapeva, qualcosa in giro si mormorava, sempre con rispetto e circospezione, perché trattasi pur sempre dell’iconico numero 10, del Capitano c’è solo un Capitano, del vero e solo re di Roma riconosciuto, anche se con un solo scudetto nel palmares.
Francesco Totti e Ilary Blasi si lasciano, una storia lunga 20 anni e tre figli: dal matrimonio all’Ara Coeli alla serie tv
Tra l’ex Letterina di Passaparola con remote simpatie laziali e l’eterno simbolo giallorosso, mancano forse soltanto le carte bollate (la spartizione patrimoniale non sarà delle più semplici) ma tutto il resto c’è: falli, risse, ammonizioni e cartellini rossi. Dicono — ma vai a sapere se è vero — che la crisi si sia aperta già da tempo. Da quando Ilary avrebbe avuto un flirt con un collega tv. Quando Francesco l’ha scoperto — o qualcuno l’ha amichevolmente avvisato — ovviamente non avrebbe gradito e avrebbe reso la cortesia. E unica, Ilary, non lo sarebbe stata proprio più. I più arditi degli informatori sostengono che, corteggia qua e occhieggia di là, alla fine l’ex Pupone diventato Campione del Mondo nel 2006 si sarebbe innamorato di un’altra, con cui starebbe da un po’ e di cui sembrerebbe molto preso.
Eppure da fuori tutto sembrava quieto, e il matrimonio celebrato il 19 giugno 2005 all’Aracoeli e in diretta Sky — la sposa aspettava già il primogenito Cristian, poi sarebbero arrivate Chanel e Isabel — di quelli indissolubili, da crepare d’invidia. «Lui mi guarda come le prime volte, non so se sia una formula o semplice fortuna», raccontava Ilary in giorni non sospetti. Più di recente invece ammetteva: «Le cose con Francesco funzionano, ma nella vita non si sa mai, tutto può cambiare. Voglio essere indipendente e non appesa ad un uomo». Piano piano l’armonia si sarebbe incrinata. All’ultima festa di compleanno di Francesco, per i suoi 45, il 27 settembre, Ilary non c’era. E il 5 febbraio, durante una gita di famiglia a Castel Gandolfo, i due avrebbero litigato. Zero post sui social, manco un cuoricino. Lei si sta preparando a condurre l’Isola dei Famosi. Lui sabato era allo stadio, accanto all’amico Daniele De Rossi. Conferme pubbliche non ce ne sono. Nemmeno smentite, però. Triplice fischio, la partita è finita, tutti sotto le docce. E all’ultimo romantico dei tifosi romanisti non resta che ripetere: «Speravo de morì prima».
Francesco Totti e Ilary Blasi si lasciano, una storia lunga 20 anni e tre figli: dal matrimonio all’Ara Coeli alla serie tv. Redazione Sport su Il Corriere della Sera il 21 Febbraio 2022.
L’indiscrezione bomba sull’addio dell’ex Pupone e della showgirl dopo 20 anni d’amore e un matrimonio da sogno e in diretta tv.
20 anni insieme
Francesco Totti e Ilary Blasi starebbero per lasciarsi dopo 20 anni di amore e un matrimonio durato 17 anni, con tre figli (Isabel è la minore). L’indiscrezione proviene dal sito di Dagospia, che parla di un litigio tra l’ex capitano della Roma e la soubrette risalente allo scorso 5 febbraio, durante una gita a Castel Gandolfo.
L’allora Pupone e la showgirl si sono sposati il 19 giugno 2005 a Roma, nella Basilica dell’Ara Coeli. Lei bellissima in abito bianco, lui elegantissimo in tight. Non sembrava proprio una parabola calciatore-velina...
Dal 2013 abitano nell’attico del palazzo EuroSky in un appartamento da 36 stanze dotato di ogni lusso e comfort. Con loro anche il gatto Donna Paola, che era stato causa di una crisi coniugale rientrata in soli due giorni.
I tre figli
Cristian, Chanel e Isabel sono i tre figli di Francesco Totti e Ilary Blasi. Il primogenito è nato il 6 novembre 2005 e gioca infatti nel settore giovanile della Roma. La secondogenita, con il nome scelto dal fratello, è nata il 13 marzo 2007 e somiglia molto alla mamma. Isabel è invece nata il 10 marzo 2016.
Il compleanno mancato e il San Valentino 2021
Non è noto se e cosa abbiano fatto Ilary Blasi e Francesco Totti per il San Valentino 2022. È certo, però che al 45° compleanno dell’ex calciatore, lo scorso 27 settembre, Ilary non fosse presente alla festa. Nell’aprile precedente lui, invece, per i 40 anni di lei si era lanciato in una struggente dedica: «La metà degli anni li abbiamo passati insieme.. ora sei arrivata a 40 ... abbiamo costruito le fondamenta della nostra casa, ora dobbiamo aggiungere i mattoni. Ci aspetta ancora tanta vita....insieme!!!!auguri amore mio!».
Lo scorso anno, per San Valentino 2021, si erano scambiati delle rose (finte) e lei aveva regalato a lui un «mazzo» di cioccolatini, ricevendo uno scherzoso «vaffa» e poi due ceste di vere rose rosse, tra le risate dei figli.
La serie tv
Nell’autunno 2021 è andata in onda la serie tv tratta dalla sua autobiografia «Un capitano», scritta insieme al giornalista Paolo Condò, che riprende sei momenti cruciali della vita dello storico numero 10 romanista, uno per ogni puntata. La regia è di Luca Ribuoli.
Francesco Totti-Pietro Castellitto
Il ruolo di Francesco giovane è interpretato da Pietro Castellitto, figlio di Sergio e della scrittrice Margaret Mazzantini. Castellitto junior, grande tifoso romanista,ha studiato per mesi il personaggio Totti: i due sono stati anche a pranzo insieme in più di un’occasione.
Ilary Blasi-Greta Scarano
La persona più importante nella vita di Francesco finora, sua moglie Ilary, è portata in scena dall’attrice Greta Scarano, già famosa per aver partecipato a film come «Suburra» e «Smetto quando voglio» e a serie televisive come «Romanzo Criminale» e il recente «Il nome della rosa».
L’addio al calcio
C’era proprio tutta la famiglia il 28 maggio 2017 per il congedo di Totti dal pallone.
Le maglie «6 unica» e la crisi già da tempo
Il 10 marzo 2002 Totti annunciò al mondo dopo il derby che l’amava con la celebre maglietta «6 unica». Nove anni dopo, il 13 marzo 2011, lo ribadì: «6 sempre unica». Ma, come detto, la crisi sembrava durare da tempo. Lo scorso 27 settembre Totti era senza Ilary per i suoi 45 anni. Poi, riferisce il Messaggero, la lite alla gita a Castel Gandolfo. E, recentemente, Blasi commentava in un’intervista all’apparenza innocente: «Le cose con Francesco funzionano, ma nella vita non si sa mai, tutto può cambiare. Voglio essere indipendente e non appesa ad un uomo».
Non solo calcio: red carpet e Gran Premi
Spesso Ilary e Francesco Totti sono andati insieme in giro per il mondo, una delle coppie più glamour del jet set italiano.
Estratto dell'articolo di Anna Lupini per la Stampa il 22 febbraio 2022.
La notizia della possibile separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi lascia con l'amaro in bocca. I rumors, lanciati tra gli altri da Dagospia e confermati dai soliti ben informati, non lascerebbero spazio a dubbi, ma si resta in attesa della voce dei protagonisti sulla questione con un filo sottile di speranza. Un amore leggendario, durato 20 anni e vissuto anche da Roma, come tutte le vicende che riguardano il suo figlio prediletto, il Capitano.
(…)
di recente anche il profilo Instagram di Ilary parla chiaro. Fa un viaggio in Lapponia e al suo fianco c'è un amico fidato: Luca Tommassini. Una presenza che non crea problemi e non desta sospetti e che oggi, lealmente, declina la richiesta di ogni commento, rimanendo quello che è: un amico fedele al fianco di Ilary. Anche l'ultima uscita di Ilary, a ballare nello storico locale Muccassassina, è con Luca.
Ivan Rota per Dagospia il 22 febbraio 2022.
Divertente l’inizio del GF Vip con il conduttore che stigmatizza il bacio saffico tra Soleil Sorge e Delia Duran (e le definisce due evidenziatori) perché anche i bambini guardano. Poi Alfonso Signorini lo manda in onda a inizio programma quando i bambini lo guardano. Riprende in effetti il giudizio di numerosi concorrenti. Secondo Nathalie Caldonazzo, infatti, molti telespettatori potrebbero essere rimasti colpiti da tali scene che avrebbero urtato la sensibilità: “Tu devi anche calcolare determinate cose. Non è che tutti possono capire e a tutti può piacere questa cosa, questo lo devi mettere in conto. Perché poi questo GF Vip magari è visto anche nel paesino fatto di famiglie tradizionali con figli e tutto”.
Terremoto in Casa Totti. Si dice che Francesco Totti non abbia gradito il bacio tra la moglie Ilary Blasi e Michelle Hunziker nel programma Michelle Impossible. Inoltre a Milano si vocifera che il campione veda spesso una ragazza che ha partecipato a un’edizione dell’ Isola dei Famosi condotta proprio dalla Blasi. Quest’ultima di contro è stata avvistata con un attore impegnato presentatole dalla sorella Melory a una cena con Igor Righetti e Miriam Leone.
Melory, altra sorella di Ilary Blasi ha perso il lavoro e scrive sui social: ”è la sorella di... chissà quanto sarà raccomandata! Ma sei talmente raccomandata da essere disoccupata!", ha aggiunto la cognata di Francesco Totti. "Non è facile per me accettarlo, dopo tutti questi anni di impegno, studio e dedizione al mio lavoro. Ma lo voglio affrontare così, con il sorriso e una linguaccia. Inoltre spero di abbattere i pregiudizi che a volte vengono fatti dietro a un semplice cognome! Ce la faremo, si ricomincia".
Sempre più lanciato Cristiano Malgioglio ospite ormai quasi fissi a Che Tempo che fa dove la scorsa settimana ha incontrato Dargen D’Amico che in più occasioni ha detto di stimare il cantautore. D’Amico, dopo il successo al Festival di Sanremo con Dove si Balla potrebbe collaborare con la Malgy con un pezzo che potrebbe ripetere il successo di Mille. Con lo zampino di Fedez?
Parte la settimana della moda a Milano e si parte, si fa per dire con un botto ai confini della realtà: alla sfilata di Sophia Nubes, oggi sfileranno in passerella Fabrizio Corona e Nina Moric. Dopo liti, abbandoni, scenate e altro i due ex si ripresentano insieme…
Il GF Vip è finito con una rissa da saloon causata involontario dall’eliminato Kabir Bedi. La “tigre della magnesia” in studio ha tirato le somme del suo percorso e ha di nuovo rimproverato Manila Nazzaro di aver tradito Soleil e Katia Ricciarelli che subito si è scagliata contro l’ex Miss Italia. Quest’ultima ha risposto per le rime sostenuta da una Miriana Trevisan per la quale ci sarebbe voluto l’esorcista. La soprano, candidata all’eliminazione con Daniele Silvestri e la Caldonazzo, ha chiesto al pubblico di farla uscire perché è stanca. Sì, è stanca di vedere certe facce e di ascoltare le voci insopportabili delle due santerelline Manila e Miriana. Nella notte la Ricciarelli è stata consolata da Jessica che le ha persino portato da mangiare ma ha ribadito la sua volontà di uscire e di non capacitarsi del fatto che ora Lulú non la saluti.
Sempre là Ricciarelli. Katia, rivolgendosi a Soleil, dice: “Ti hanno tirato una trappola e ci sei cascata come una pera cotta. Meglio che lui (Alex Belli) non si avvicini più, con me ha chiuso”. “Mi sento una cogli**a” risponde con un filo di voce Soleil, mentre asciuga le lacrime. Ma Katia attacca anche il bacio che Delia “ Duran Duran” (così l’hanno soprannominata) e Soleil si sono date in giardino nel corso della festa organizzata dal GF Vip. Forse in fondo la soprano è troppo ingenua… e poi non farsi mancare nulla sfancula Belli. Inoltre Soleil nomina Davide Silvestri perché in confessionale ha criticato il bacio artistico senza parlare direttamente con lei.
Il triangolo no. Basta. Nell’ ordine Alex aveva chiesto alla finta moglie di lasciare entrambi il GF Vip. Poi i due hanno litigato. Ora finalmente è stato cacciato dalla casa, ma Delia non ci ha proprio pensato a seguirlo. Lui le ha persino dato della porcellina per il bacio con Soleil che prima dice di amarlo, poi nega e non lo saluta prima che esca. Poi, dopo aver detto che Solel ha un animo splendido, Delia nomina Soleil. Un delirio. Adesso cosa si inventeranno le sue amiche nemiche? L’attenzione su di loro scema, quindi continuano a buttare legna sul fuoco, ma ormai è legna bagnata…
E ci si mette anche Teo Mammucari, uno dei volti di punta di Madiaset che non le manda a dire: “Il Grande Fratello Vip? E’ un genere che detesto. Dopo tre minuti che li guardo vomito. E’ tutto finto, nella Casa del GF Vip non sanno nemmeno cosa sia il significato di amore”…
Una testata ha dedicato un articolo con il seguente titolo: “Chiara Ferragni e Fedez, lei vola a New York e si trasforma in Catwoman e lui fa il baby sitter a Milano” e con questo occhiello “Chiara Ferragni sul social indossa gli attillati panni della temibile Catwoman”. L’influencer si é incazzata e ha risposto via social:” Una mamma che lavora perché deve essere giudicata negligente? Una mamma che si sente bene con il proprio corpo perché si deve sentire in colpa? Una mamma che non dimentica di essere anche donna, moglie, lavoratrice, figlia, amica, perché deve essere discriminata?”
Totti e Ilary, Noemi Bocchi all’Olimpico e i post spariti da Instagram: la crisi e la doppia smentita. Giovanna Cavalli, Gianluca Piacentini su Il Corriere della Sera il 23 febbraio 2022.
Totti: «Ricordo che ci sono di mezzo dei bambini e i bambini vanno rispettati». In giornata voci di un nuovo flirt dell’ex capitano della Roma.
La smentita (doppia) arriva via Instagram, come si usa ormai. Francesco Totti compare verso le otto di ieri sera, con un video e poche parole. «Non è la prima volta che devo smentire queste fake news su di me e la mia famiglia e sinceramente mi sono stancato», dice serio, giubbotto nero, felpa grigia, un muro sullo sfondo. «Ricordo che ci sono di mezzo dei bambini e i bambini vanno rispettati». Fine.
Pochi minuti dopo Ilary Blasi posta il filmato di una cena familiare al ristorante «Rinaldi» al Quirinale, con la tavola apparecchiata. Lei ride in sottofondo. Si vedono la piccola Isabel, il primogenito Cristian e il Capitano, con la stessa felpa grigia. Ritratto di una famiglia normale in una sera qualunque. Messaggio subliminale: «Ma quale crisi? Qui non c’è nessuna crisi, tutto bene». Già la mattina peraltro la showgirl aveva pubblicato una story dal treno per Milano, in cui faceva la linguaccia. Uno sberleffo a chi le vuole male, forse.
Eppure per tutta la giornata il gossip sulla fine del matrimonio Totti-Blasi era stato l’argomento di tendenza. Con sempre più precisione nei dettagli — e con foto — sulla presunta nuova fiamma che l’ex Capitano della Roma avrebbe già portato nel suo luogo sacro del cuore, lo stadio Olimpico. Non accanto a lui, non esageriamo, ma due file più indietro e due teste più a destra, in tribuna, il 5 febbraio scorso a sorbirsi il mesto pareggio tra Roma e Genoa, il viso seminascosto dalla mascherina, nome sull’accredito in quota Totti: Noemi Bocchi. Finora, per i più, una perfetta sconosciuta. Sarebbe lei, 34 anni, studi in Economia aziendale e bancaria alla Lumsa, romana e ovviamente romanista, la possibile misteriosa femme da cercare dietro la separazione tra l’ex Pupone e Ilary Blasi, dopo un ventennio di amore, magliette alzate, dediche e cucchiai, in un matrimonio che il prossimo 19 giugno potrebbe non festeggiare il diciassettesimo anniversario.
Biondissima, capelli lisci, broncio sexy sulla foto di Instagram, a prima vista Noemi potrebbe sembrare un’altra sorella Blasi, tanto è evidente la somiglianza. Un ex marito, Mario Caucci, imprenditore e dirigente del Tivoli Calcio 1919 (ma giallorosso sfegatato da Curva Sud, #Romaloveofmylife il suo hashtag di battaglia), due figli bellissimi, un profilo Facebook senza pretese, con soli 578 amici (ma tra questi compaiono Stefano Ricucci, Aida Yespica, i due celebri chirurghi plastici Giulio Basoccu e Giacomo Urtis),il gossip capitolino narra che abbia partecipato a passate selezioni per l’«Isola dei Famosi», il reality dei naufraghi che ricomincerà il 21 marzo (condotto dall’Ilary originale). Ristorante preferito «L’isola del Pescatore» sulla spiaggia di Santa Severa. Lo stesso in cui Francesco chiese a Ilary di sposarlo, con i petali di rosa rossa sparsi sul pavimento e la loro canzone (L’emozione non ha voce di Celentano) a tutto volume. Appassionata di calcio e di padel (gioca nella «Spritz Girls»), proprio su uno di questi campetti avrebbe conosciuto il Capitano, qualche mese fa.
E secondo un report del sito Dagospia , lady Bocchi sarebbe già stata avvistata sulla tribuna dell’Olimpico, sempre a prudente distanza di qualche sedia, quel 4 dicembre del 2021, per Roma-Inter, ovvero il ritorno di Totti sugli spalti, dopo due anni di lontananza, accolto da ovazione collettiva. Mentre la Magica perdeva 3 a 0, i due, sempre secondo questa ricostruzione, si messaggiavano di continuo sul cellulare. Quanto a Ilary, spesso sarebbe uscita a cena in comitiva con la sorella Melory e altra gente, tra cui Luca Marinelli, fascinoso attore di «Lo chiamavano Jeeg Robot» e « Diabolik».
Altri indizi considerati rivelatori. Spariti i post romantici su Instagram, ricorrenze non festeggiate insieme (al compleanno n.45 di lui, l’ex Letterina non si è vista) uscite mondane separate, come secondo qualcuno lo sarebbe il domicilio. Il numero 10 Campione del Mondo nel 2006 lascerebbe spesso il villone dell’Eur, per rifugiarsi in quello meno smisurato di Casal Palocco, dove viveva con i genitori, con la scritta Tottigol, in mattonelline rosse, incastonata sul fondale della piscina.
Da repubblica.it il 22 febbraio 2022.
Se certi amori finiscono, non servono giri immensi per capire cosa c'è dietro: basta guardare due file più in alto. Dove è seduta lei, a distanza di sicurezza da Francesco Totti. Non sufficiente per chi sa. All'Olimpico c'è anche Noemi, bellissima, bionda, capelli lunghi e lisci: era allo stadio quando l'ex capitano era sugli spalti per Roma-Genoa. Un segnale che il rapporto tra i due è molto stretto.
La passione del calcio di Noemi, laureata in economia, non è improvvisa: l'ex marito, imprenditore, è dirigente di una squadra laziale. Una squadra dilettanti, con giovanili elite. Quanto sia appassionata o quanto sia tifosa della Roma non si sa. Anche il Padel è una passione di Noemi. E che Totti abbia una passione sfrenata per questo sport non è un caso.
La storia tra i due è iniziata mesi fa. Era rimasta nascosta, ma in città è stata svelata ed è iniziata a circolare quando lei è scappata all'improvviso da un locale trendy vicino a Colle Oppio, da una festa. Per andare da Totti che aveva avuto un incidente in macchina. Niente di grave, ma la fuga era significativa.
A chi ancora non sapeva, a chi non aveva seguito il buio social della coppia Totti-Ilary, a chi non erano arrivati i sussurri di una rottura per le continue liti tra i due (dovute anche perché lei lo aveva allontanato dal suo gruppo storico di amici) è tutto risultato chiaro. Non c'è stato bisogno nemmeno di guardare chi ci fosse vicino a Totti durante Roma Genoa. Per ora resta alle spalle. Le basta pochissimo per scendere al suo fianco: appena due file più in basso.
Estratto dell'articolo di Anna Lupini per la Stampa il 22 febbraio 2022.
La notizia della possibile separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi lascia con l'amaro in bocca. I rumors, lanciati tra gli altri da Dagospia e confermati dai soliti ben informati, non lascerebbero spazio a dubbi, ma si resta in attesa della voce dei protagonisti sulla questione con un filo sottile di speranza. Un amore leggendario, durato 20 anni e vissuto anche da Roma, come tutte le vicende che riguardano il suo figlio prediletto, il Capitano. (…)
di recente anche il profilo Instagram di Ilary parla chiaro. Fa un viaggio in Lapponia e al suo fianco c'è un amico fidato: Luca Tommassini. Una presenza che non crea problemi e non desta sospetti e che oggi, lealmente, declina la richiesta di ogni commento, rimanendo quello che è: un amico fedele al fianco di Ilary. Anche l'ultima uscita di Ilary, a ballare nello storico locale Muccassassina, è con Luca.
Ivan Rota per Dagospia il 22 febbraio 2022.
Divertente l’inizio del GF Vip con il conduttore che stigmatizza il bacio saffico tra Soleil Sorge e Delia Duran (e le definisce due evidenziatori) perché anche i bambini guardano. Poi Alfonso Signorini lo manda in onda a inizio programma quando i bambini lo guardano. Riprende in effetti il giudizio di numerosi concorrenti. Secondo Nathalie Caldonazzo, infatti, molti telespettatori potrebbero essere rimasti colpiti da tali scene che avrebbero urtato la sensibilità: “Tu devi anche calcolare determinate cose. Non è che tutti possono capire e a tutti può piacere questa cosa, questo lo devi mettere in conto. Perché poi questo GF Vip magari è visto anche nel paesino fatto di famiglie tradizionali con figli e tutto”.
Terremoto in Casa Totti. Si dice che Francesco Totti non abbia gradito il bacio tra la moglie Ilary Blasi e Michelle Hunziker nel programma Michelle Impossible. Inoltre a Milano si vocifera che il campione veda spesso una ragazza che ha partecipato a un’edizione dell’ Isola dei Famosi condotta proprio dalla Blasi. Quest’ultima di contro è stata avvistata con un attore impegnato presentatole dalla sorella Melory a una cena con Igor Righetti e Miriam Leone.
Melory, altra sorella di Ilary Blasi ha perso il lavoro e scrive sui social: ”è la sorella di... chissà quanto sarà raccomandata! Ma sei talmente raccomandata da essere disoccupata!", ha aggiunto la cognata di Francesco Totti. "Non è facile per me accettarlo, dopo tutti questi anni di impegno, studio e dedizione al mio lavoro. Ma lo voglio affrontare così, con il sorriso e una linguaccia. Inoltre spero di abbattere i pregiudizi che a volte vengono fatti dietro a un semplice cognome! Ce la faremo, si ricomincia".
Sempre più lanciato Cristiano Malgioglio ospite ormai quasi fissi a Che Tempo che fa dove la scorsa settimana ha incontrato Dargen D’Amico che in più occasioni ha detto di stimare il cantautore. D’Amico, dopo il successo al Festival di Sanremo con Dove si Balla potrebbe collaborare con la Malgy con un pezzo che potrebbe ripetere il successo di Mille. Con lo zampino di Fedez?
Parte la settimana della moda a Milano e si parte, si fa per dire con un botto ai confini della realtà: alla sfilata di Sophia Nubes, oggi sfileranno in passerella Fabrizio Corona e Nina Moric. Dopo liti, abbandoni, scenate e altro i due ex si ripresentano insieme…
Il GF Vip è finito con una rissa da saloon causata involontario dall’eliminato Kabir Bedi. La “tigre della magnesia” in studio ha tirato le somme del suo percorso e ha di nuovo rimproverato Manila Nazzaro di aver tradito Soleil e Katia Ricciarelli che subito si è scagliata contro l’ex Miss Italia. Quest’ultima ha risposto per le rime sostenuta da una Miriana Trevisan per la quale ci sarebbe voluto l’esorcista. La soprano, candidata all’eliminazione con Daniele Silvestri e la Caldonazzo, ha chiesto al pubblico di farla uscire perché è stanca. Sì, è stanca di vedere certe facce e di ascoltare le voci insopportabili delle due santerelline Manila e Miriana. Nella notte la Ricciarelli è stata consolata da Jessica che le ha persino portato da mangiare ma ha ribadito la sua volontà di uscire e di non capacitarsi del fatto che ora Lulú non la saluti.
Sempre là Ricciarelli. Katia, rivolgendosi a Soleil, dice: “Ti hanno tirato una trappola e ci sei cascata come una pera cotta. Meglio che lui (Alex Belli) non si avvicini più, con me ha chiuso”. “Mi sento una cogli**a” risponde con un filo di voce Soleil, mentre asciuga le lacrime. Ma Katia attacca anche il bacio che Delia “ Duran Duran” (così l’hanno soprannominata) e Soleil si sono date in giardino nel corso della festa organizzata dal GF Vip. Forse in fondo la soprano è troppo ingenua… e poi non farsi mancare nulla sfancula Belli. Inoltre Soleil nomina Davide Silvestri perché in confessionale ha criticato il bacio artistico senza parlare direttamente con lei.
Il triangolo no. Basta. Nell’ ordine Alex aveva chiesto alla finta moglie di lasciare entrambi il GF Vip. Poi i due hanno litigato. Ora finalmente è stato cacciato dalla casa, ma Delia non ci ha proprio pensato a seguirlo. Lui le ha persino dato della porcellina per il bacio con Soleil che prima dice di amarlo, poi nega e non lo saluta prima che esca. Poi, dopo aver detto che Solel ha un animo splendido, Delia nomina Soleil. Un delirio. Adesso cosa si inventeranno le sue amiche nemiche? L’attenzione su di loro scema, quindi continuano a buttare legna sul fuoco, ma ormai è legna bagnata…
E ci si mette anche Teo Mammucari, uno dei volti di punta di Madiaset che non le manda a dire: “Il Grande Fratello Vip? E’ un genere che detesto. Dopo tre minuti che li guardo vomito. E’ tutto finto, nella Casa del GF Vip non sanno nemmeno cosa sia il significato di amore”…
Una testata ha dedicato un articolo con il seguente titolo: “Chiara Ferragni e Fedez, lei vola a New York e si trasforma in Catwoman e lui fa il baby sitter a Milano” e con questo occhiello “Chiara Ferragni sul social indossa gli attillati panni della temibile Catwoman”. L’influencer si é incazzata e ha risposto via social:” Una mamma che lavora perché deve essere giudicata negligente? Una mamma che si sente bene con il proprio corpo perché si deve sentire in colpa? Una mamma che non dimentica di essere anche donna, moglie, lavoratrice, figlia, amica, perché deve essere discriminata?”
Francesco Totti, "ma quale smentita?". Dagospia bombarda: "Gli diamo un consiglio, magari Ilary Blasi..." Libero Quotidiano il 22 febbraio 2022.
"Peccato che non smentisca un bel niente". Francesco Totti bolla come "fake news" le indiscrezioni sulla fine del suo matrimonio con Ilary Blasi e Dagospia, che per primo ha lanciato lo scoop, risponde per le rime. Martedì sera, a sorpresa e dopo due giorni di gossip incendiario, l'ex capitano della Roma pubblica su Instagram una manciata di Stories da interpretare, appunto, come una smentita alle voci che circolano insistentemente e che fanno parlare quella metà d'italiani non interessati alla guerra in Ucraina o al caro-bollette.
"Nelle ultime ore - spiega Totti, visibilmente stanco, contrito e irritato - ho letto sui media tante cose su di me e soprattutto sulla mia famiglia. Non è la prima volta che mi succede di sentire queste fake news. Mi rivolgo a tutti voi che scrivete queste cose di fare attenzione perché di mezzo ci sono dei bambini. E i bambini vanno rispettati. E sinceramente mi sono veramente stancato di dover smentire".
Ma Dago, come detto, non ci sta: "L’ex capitano della Roma si limita a suggerire ai media di 'fare attenzione' (che è, una minaccia?), perché di mezzo ci sono dei bambini, e 'i bambini vanno rispettati'. Nessun riferimento al suo grande amore per Ilary, né alla nuova fiamma, Noemi Bocchi", sottolinea il sito fondato e diretto da Roberto D'Agostino, che fa riferimento alla giovane papazzata a pochi metri da Totti pochi giorni fa allo stadio Olimpico.
"P.S. - è la velenosa conclusione di Dagospia - Consigliamo al Pupone di cambiare social media manager, vista la qualità delle inquadrature delle stories. E visto che c’è, magari può trovare anche uno "stylist" che gli suggerisca di indossare qualcosa di meglio della tamarrissima felpa con il codice fiscale stampato sopra. Magari anche la moglie gradirebbe...".
Dagonews il 22 febbraio 2022.
Tutti gli indizi della love story tra Francesco Totti e Noemi Bocchi portano all’Olimpico: Roma-Genoa non è stata la prima volta in cui la nuova fiamma del Pupone è stata avvistata in tribuna vicino all'ex capitano giallorosso. Già il 4 dicembre 2021 contro l’Inter, la donna che ha preso il posto di Ilary nel cuore di Totti, era seduta alcune file dietro il Pupone.
In quella serata, il Capitano era tornato dopo 2 anni all’Olimpico a vedere la Roma. Aveva incontrato il sindaco Gualtieri e si era commosso per le ovazioni e i cori dei tifosi. Una serata magica. A fargli compagnia, con discrezione, anche la nuova fiamma DAGONOTA il 22 febbraio 2022.
Francesco Totti ha pubblicato su Instagram delle “Stories” in cui “smentisce” il Dago-scoop sulla fine del matrimonio con Ilary Blasi. Peccato che non smentisca un bel niente!
L’ex capitano della Roma si limita a suggerire ai media di “fare attenzione” (che è, una minaccia?), perché di mezzo ci sono dei bambini, e “i bambini vanno rispettati”.
Nessun riferimento al suo grande amore per Ilary, né alla nuova fiamma, Noemi Bocchi. Pochi minuti prima, anche la Blasi aveva postato un video con il marito a cena al ristorante Rinaldi al Quirinale.
PS. Consigliamo al Pupone di cambiare social media manager, vista la qualità delle inquadrature delle sue stories. E visto che c’è, magari può trovare anche uno "stylist" che gli suggerisca di indossare qualcosa di meglio della tamarrissima felpa con il codice fiscale stampato sopra. Magari anche la moglie gradirebbe...
Dago-trascrizione il 22 febbraio 2022.
Nelle ultime ore ho letto sui media tante cose su di me e soprattutto sulla mia famiglia. Non è la prima volta che mi succede di sentire queste fake news. Mi rivolgo a tutti voi che scrivete queste cose di fare attenzione perché di mezzo ci sono dei bambini. E i bambini vanno rispettati. E sinceramente mi sono veramente stancato di dover smentire che somiglia tanto a Ilary. I due durante la partita non facevano altro che scambiarsi messaggini...
Liberi Totti. Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera il 22 febbraio 2022.
Lungo tutta la penisola, con epicentro inevitabile sui colli di Roma, si respira una certa aria di scoramento per la crisi del diciassettesimo anno tra Ilary Blasi e Francesco Totti, «che insieme sono così carucci». Una delusione solo parzialmente riscattata dalla notizia, peraltro smentita, che Berlusconi starebbe per risposarsi, mettendo finalmente la testa a posto sulla soglia della quarta età. Per pareggiare l’eventuale deflagrazione della love-story tottiana ci vorrebbe ben altro: come minimo, la vox populi reclama che Michelle Hunziker e Ramazzotti ritornino sotto lo stesso tetto. Siamo davvero strani. Il numero dei divorzi aumenta più rapidamente delle bollette della luce. E i matrimoni, ormai persino quelli civili, sono così sporadici e cagionevoli che tra un po’ ci daranno un bonus anche per sposarci. Eppure, ci si ostina a pretendere proprio dai Famosi quell’ultima riga delle favole che non riusciamo a scrivere nelle vite normali. Quell’amore eterno che era obiettivamente più facile promettersi nel medioevo, quando tra guerre e carestie il «per sempre» era destinato a durare pochissimo. Una coppia come Blasi e Totti, cresciuta sotto i riflettori e sottoposta - immagino - a una sfilza continua di tentazioni, che riesce a restare insieme per quasi vent’anni e a crescere ben tre figli, contribuendo eroicamente al ripopolamento delle nostre esauste contrade, andrebbe festeggiata con la stessa enfasi con cui in passato si celebravano le nozze di platino.
Da gossip.it il 23 febbraio 2022.
Simona Ventura entra a gamba tesa con un post sul social sull’argomento che catalizza i media da lunedì scorso: la crisi tra Francesco Totti e Ilary Blasi. La conduttrice 56enne non crede alla smentita dell’ex Capitano della Roma?
Le dichiarazioni del campione sul presunto crack con la moglie sono arrivate nella serata di ieri nelle IG Stories del 45enne, arricchite poco dopo da alcune foto che ritraevano lo sportivo e la presentatrice 40enne insieme ai figli a cena in un famoso ristorante della Capitale.
SuperSimo, che in passato ha avuto una separazione piuttosto burrascosa con Stefano Bettarini, da cui ha avuto due figli, elargisce consigli alla coppia che, almeno stando alle sue parole, parrebbe trattare da ‘ex’.
"Leggendo (e sentendo) della ‘presunta‘ separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi, vorrei dare qualche consiglio non richiesto, dovuto all’esperienza.
La separazione è già di per se un lutto! E' dolorosissima! Quella pubblica lo è anche di più. Ai miei tempi i social non c’erano e quindi direi che oggi i figli vengono ancora meno tutelati”, scrive.
“Francesco e Ilary sono due persone perbene, che si sono amate per 20 anni - prosegue la Ventura - Sapranno sicuramente uscire da questa tempesta senza disunirsi, continuando a comunicare ed essere in sintonia anche se a volte sarebbe più facile cedere alle provocazioni ed andare in guerra. In momenti come questi è facile per persone ‘vicine‘, ‘amiche‘, di soffiare sul fuoco ed entrare come un coltello nel burro della vostra coppia... Non permettetelo!”.
Parrebbe che per lei i due siano ormai solo 'ex', almeno stando al suo post social
Simona Ventura conclude dando la sua solidarietà ai due, che sarebbero rimasti insieme al momento, così sembrerebbe trasparire dal suo pensiero, solo per il bene dei tre pargoli, Cristian, 16 anni, Chanel, 14 e Isabel, 5: “Nel mio piccolo vi abbraccio forte e vi auguro, dopo la tempesta, di ritrovare affetto e amicizia.
Si può non essere più sposati ma si può (e si deve) essere buoni genitori! Buona fortuna”. L’ex conduttrice dell’Isola dei Famosi sa qualcosa che le regala la certezza di questo clamoroso addio?
Totti e Ilary, parla Mario Caucci, marito di Noemi: Situazione grottesca. Maria Egizia Fiaschetti e Giuliano Benvegnù per corriere.it il 23 febbraio 2022.
Parla Mario Caucci, marito di Noemi Bocchi, la trentaquattrenne da due giorni al centro dell’attenzione per la presunta relazione con Francesco Totti. Caucci, che è team manager del Tivoli Calcio e ceo della Caucci Marble, la mattina del 23 febbraio l’ha trascorsa nella tribuna dello stadio «Tre Fontane», all’Eur, per la finale di Coppa Italia Eccellenza fra Tivoli e Civitavecchia.
Sollecitato a parlare dell’affaire Torri-Blasi, ha detto: «La situazione è grottesca, non so cosa dire. Ho dato mandato ai miei legali di occuparsi della vicenda. Ho visto il video di Francesco Totti in cui chiede di avere più rispetto dei nostri figli e sono d’accordo: attenzione per i nostri, come per i loro».
Da fanpage.it il 23 febbraio 2022.
Dopo l'uscita della notizia della relazione con Noemi Bocchi, per il Capitano Francesco Totti non c'è pace. Casualmente, a poche ore dal gossip, con Ilary Blasi si sono geolocalizzati in uno dei ristoranti più famosi di Roma. I paparazzi li hanno aspettati all'uscita e alla richiesta di un bacio, hanno risposto: "Sono 20 anni che ce li diamo".
Totti ha pensato bene di uscire dal locale con in braccio la figlia Isabel, una specie di scudo almeno per le domande incessanti, visto che le foto non potevano essere evitate in alcun modo. Insieme a Ilary, sono stati il bersaglio dei flash almeno per una ventina di minuti, il tempo necessario per liberarsi dal capannello di paparazzi e rimettersi al volante per fare ritorno a casa.
"Attenti, che non ho l'assicurazione" ha scherzato lui, mantenendo quel profilo ironico che da sempre lo contraddistingue, "dai, fatemi andare che dobbiamo partire per la settimana bianca", ha concluso, sfrecciando via sulla sua auto.
Ilary Blasi invece si era defilata in compagnia dell'altra figlia Chanel, ma non è stata risparmiata dagli "assalti" di giornalisti e fotografi. A chi le ha chiesto se la linguaccia condivisa nelle stories IG del pomeriggio fosse una risposta sarcastica al gossip su Noemi Bocchi, che in qualche modo stava minando la serenità della sua famiglia, ha risposto con un sorriso che sì, era proprio un modo per relativizzare una notizia (a suo parere) priva di fondamento.
Eppure, il bacio con il marito non c'è stato e il rifiuto, motivato con la consuetudine al gesto in così tanti anni di matrimonio, non è stato particolarmente convincente, o almeno non ha sedato il chiacchiericcio delle ultime ore, condito con nomi e cognomi. (...)
Il Messaggero riporta la scena: Ilary era uscita già dal locale insieme alla figlia Chanel. E quando giornalisti e paparazzi hanno chiesto un bacio, Totti ha risposto: “Sono venti anni che ci baciamo. E poi lei dice che adesso le piacciono le donne. E ora fatemi andare che dobbiamo partire per la settimana bianca”. Niente bacio.
Gianluca Piacentini e Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” il 23 febbraio 2022.
La smentita (doppia) arriva via Instagram, come si usa ormai. Francesco Totti compare verso le otto di ieri sera, con un video e poche parole. «Non è la prima volta che devo smentire queste fake news su di me e la mia famiglia e sinceramente mi sono stancato», dice serio, giubbotto nero, felpa grigia, un muro sullo sfondo. «Ricordo che ci sono di mezzo dei bambini e i bambini vanno rispettati». Fine.
Pochi minuti dopo Ilary Blasi posta il filmato di una cena familiare al ristorante «Rinaldi» al Quirinale, con la tavola apparecchiata. Lei ride in sottofondo. Si vedono la piccola Isabel, il primogenito Cristian e il Capitano, con la stessa felpa grigia.
Ritratto di una famiglia normale in una sera qualunque. Messaggio subliminale: «Ma quale crisi? Qui non c'è nessuna crisi, tutto bene».
Già la mattina peraltro la showgirl aveva pubblicato una story dal treno per Milano, in cui faceva la linguaccia. Uno sberleffo a chi le vuole male, forse. Eppure per tutta la giornata il gossip sulla fine del matrimonio Totti-Blasi era stato l'argomento di tendenza.
Con sempre più precisione nei dettagli - e con foto - sulla presunta nuova fiamma che l'ex Capitano della Roma avrebbe già portato nel suo luogo sacro del cuore, lo stadio Olimpico.
Non accanto a lui, non esageriamo, ma due file più indietro e due teste più a destra, in tribuna, il 5 febbraio scorso a sorbirsi il mesto pareggio tra Roma e Genoa, il viso seminascosto dalla mascherina, nome sull'accredito in quota Totti: Noemi Bocchi.
Finora, per i più, una perfetta sconosciuta. Sarebbe lei, 34 anni, studi in Economia aziendale e bancaria alla Lumsa, romana e ovviamente romanista, la possibile misteriosa femme da cercare dietro la separazione tra l'ex Pupone e Ilary Blasi, dopo un ventennio di amore, magliette alzate, dediche e cucchiai, in un matrimonio che il prossimo 19 giugno potrebbe non festeggiare il diciassettesimo anniversario.
Biondissima, capelli lisci, broncio sexy sulla foto di Instagram, a prima vista Noemi potrebbe sembrare un'altra sorella Blasi, tanto è evidente la somiglianza. Un ex marito, Mario Caucci, imprenditore e dirigente del Tivoli Calcio 1919 (ma giallorosso sfegatato da Curva Sud, #Romaloveofmylife il suo hashtag di battaglia), due figli bellissimi, un profilo Facebook senza pretese, con soli 578 amici (ma tra questi compaiono Stefano Ricucci, Aida Yespica, i due celebri chirurghi plastici Giulio Basoccu e Giacomo Urtis), il gossip capitolino narra che abbia partecipato a passate selezioni per l'«Isola dei Famosi», il reality dei naufraghi che ricomincerà il 21 marzo (condotto dall'Ilary originale).
Ristorante preferito «L'isola del Pescatore» sulla spiaggia di Santa Severa.
Lo stesso in cui Francesco chiese a Ilary di sposarlo, con i petali di rosa rossa sparsi sul pavimento e la loro canzone ( L'emozione non ha voce di Celentano) a tutto volume.
Appassionata di calcio e di padel (gioca nella «Spritz Girls»), proprio su uno di questi campetti avrebbe conosciuto il Capitano, qualche mese fa.
E secondo un report del sito Dagospia , lady Bocchi sarebbe già stata avvistata sulla tribuna dell'Olimpico, sempre a prudente distanza di qualche sedia, quel 4 dicembre del 2021, per Roma-Inter, ovvero il ritorno di Totti sugli spalti, dopo due anni di lontananza, accolto da ovazione collettiva.
Mentre la Magica perdeva 3 a 0, i due, sempre secondo questa ricostruzione, si messaggiavano di continuo sul cellulare.
Quanto a Ilary, spesso sarebbe uscita a cena in comitiva con la sorella Melory e altra gente, tra cui Luca Marinelli, fascinoso attore di Lo chiamavano Jeeg Robot e Diabolik . Altri indizi considerati rivelatori.
Spariti i post romantici su Instagram, ricorrenze non festeggiate insieme (al compleanno n.45 di lui, l'ex Letterina non si è vista) uscite mondane separate, come secondo qualcuno lo sarebbe il domicilio.
Il numero 10 Campione del Mondo nel 2006 lascerebbe spesso il villone dell'Eur, per rifugiarsi in quello meno smisurato di Casal Palocco, dove viveva con i genitori, con la scritta Tottigol, in mattonelline rosse, incastonata sul fondale della piscina.
Estratto dell'articolo di Alessia Marani Ilaria Ravarino per "il Messaggero" il 23 febbraio 2022.
[…] Il coreografo Luca Tommassini, vittima in passato di aggressioni omofobe, è più che mai vicino a Ilary, è il suo amico del cuore. Con lui Ilary ha solcato il tappeto rosso della prima di House of Gucci a novembre. E sempre con lui ed Ennio Meloni ha trascorso tra novembre e dicembre qualche giorno in Lapponia: senza marito e senza mai parlarne. Un silenzio anomalo. Anche a cena nella nuova pizzeria di Flavio Briatore a Roma, Ilary è andata senza Totti. Anzi, c'è chi scommette che durante una cena con il giornalista Igor Righetti e l'attrice Miriam Leone, Blasi avrebbe conosciuto «un attore impegnato» presentatole dalla sorella Melory. […]
Estratto dell'articolo di Nino Materi per "il Giornale" il 23 febbraio 2022.
Sotto sotto, forse, si amano ancora. O no. Sta di fatto che il modello estetico di «nuova partner ideale» (per lui) e «nuovo partner ideale» (per lei) è la fotocopia dei vecchi compagni. Ci spieghiamo meglio. A dar credito alle malelingue, Francesco Totti (che però smentisce tutto: «Solo una fake news») sarebbe in crisi con la moglie Ilary Blasi, frequentando una sua sosia di qualche anno più giovane; al contempo Ilary Blasi vedrebbe un «pupone» molto somigliante a quello originale. Insomma, entrambi attratti vicendevolmente dai rispettivi cloni. […]
Mentre l'ex centravanti azzurro è stato visto allo stadio (e altrove) con la bella (e giovane) Noemi Bocchi («laureata in Economia, appassionata di calcio e di padel», fa sapere quel ficcanaso di Dagospia), la ancora fascinosa Ilary è stata reiteratamente avvistata a fianco di un bel fusto che sembra l'alter ego del «pupone» giallorosso. […]
Alessia Marani per il Messaggero il 23 febbraio 2022.
Mario Caucci come ha reagito apprendendo la notizia che la sua ex moglie Noemi Bocchi sarebbe la causa della possibile fine del matrimonio di Francesco Totti con Ilary Blasi?
«A dire il vero, se vogliamo essere precisi, per la legge, è ancora mia moglie, non siamo separati legalmente. Mi hanno chiamato in tanti stamattina e sono sgomento. Ma non è stata una sorpresa, nel senso che non mi ha sorpreso affatto il comportamento di mia moglie. Il suo agire disinvolto non mi stupisce...».
Ma aveva sospetti? Di fatto, per la legge, sua moglie l'avrebbe tradita nientemeno che con il Capitano, un mito vivente...
«Di Totti posso dire soltanto che è il mio salvatore (ride, ndr). Che io so bene che cosa c'è oltre, dietro il semplice lato estetico di una persona, e a lui, se davvero ci fosse questa liaison, va tutta la mia comprensione, nessuno meglio di me potrà comprenderlo».
Mi pare di capire che con Noemi non vi siete lasciati in buoni rapporti.
«No, per niente. Per me è stato molto doloroso separarmi e vorrei chiudere definitivamente questa storia, ma non si trova l'accordo. Ossia lei lo ostacola».
Lei è una persona molto facoltosa, è Team Manager del Tivoli Calcio e Ceo della Caucci Marble, storica azienda di famiglia. C'è una guerra in atto per la separazione?
«Sì, e nella quale io mi sto difendendo».
Nessun sospetto, dunque, su Totti?
«No, fino a oggi mai uscito questo nome. Non ne sapevo niente».
Ma lei sa come si possano essere conosciuti Noemi e Francesco? Frequentate gli stessi ambienti?
«Non ho idea, abbiamo amicizie diverse».
Eppure è un paradosso, dicono che lei sia tifoso della Roma.
«Non rispondo», ride.
Forse si sono conosciuti per lavoro, di cosa si occupa sua moglie, dicono sia una flower designer?
«Eh, bella domanda. Lo chieda a lei, perché io non lo so».
Da quanto tempo siete sposati?
«Da dieci anni e abbiamo due figli, uno di 8 e una di 10. Eravamo giovanissimi».
Ed è molto che vi siete separati?
«Diciamo non da molto tempo, qualche mese».
A ottobre eravate ancora insieme? È in quel periodo che si dice che sia iniziata la love story tra Noemi e Francesco. Può essere che si frequentassero quando eravate ancora insieme?
«Guardi, non ho idea».
In caso dovrà spiegarlo agli avvocati nella causa di separazione...
«Eh beh. Credo proprio di sì. Doveva essere più attenta».
Che vuole dire?
«Che se fosse vero doveva usare più attenzione. Anche e soprattutto per i nostri figli e anche per quelli della coppia. Parliamo di cinque ragazzini che ne potrebbero subire le conseguenze. Penso che da tutta questa storia, se vera, c'è solo lei che ne può trarre un vantaggio mediaticamente, mentre al Capitano... tutta la mia comprensione».
Dagonews il 23 febbraio 2022.
Le strade dell'amore sono infinite ma hanno snodi precisi, che passano attraverso quei Cupido occasionali (o professionali) che mettono in contatto anime, cuori e coratelle. O più prosaicamente creano un ponte tra domanda e offerta. E' il caso di Alex Nuccetelli, ex compagno di Antonella Mosetti e padre della ex gieffina Asia. Classe 1977, è un Pr e body builder molto attivo nella vita notturna romana.
Amico dei vip, è finito nelle cronache rosa per le chiacchieratissime avventure con Sara Tommasi, Valeria Marini e Melissa Satta. Uno con le mani in pasta dappertutto, che organizza feste, eventi, cene a cui partecipavano (e partecipano anche oggi) i calciatori della Roma (destinazione preferita il ristorante "Le Gru" a Ponte Milvio). Fu lui, ad esempio, a presentare Ilary Blasi a Francesco Totti nel lontano 2001.
Ed è stato sempre il prezzemolino Nuccetelli ad aver messo in contatto il "Pupone" con Noemi Bocchi, attraverso uno dei suoi eventi, quelli in cui calciatori e vip possono chiacchierare amabilmente con attrici, modelle, bonazze varie. Così va il mondo: si scambiano due parole, e tra una tartina al salmone e un congiuntivo sbilenco, da cosa può nascere cosa.
E tra Totti e Noemi Bocchi la fiamma s'accesa da tempo. "Da più di un anno", dicono le malelingue. Al punto che il giorno di San Valentino, Francesco Totti avrebbe fatto consegnare alla biondissima Noemi un mazzo di tredici rose rosse, una per ogni mese della loro "conoscenza".
I veleni romani inzuppano la lingua biforcuta nella crisi coniugale di Totti e Ilary: "Sarà contenta la madre del Capitano, mamma Fiorella, visto che ha sempre detestato la Blasi. Quando si fidanzarono non fu per niente contenta. Gli disse: 'Te metti co' 'na ballerina, mah'…".
"E' andata bene anche a Ilary - insistono gli "addetti ai livori" - si è liberata del "cerchio magico" di amici e tuttofare che gravita intorno a Totti (con l'ex compagno di squadra Vincent Candela, in testa) che lei non sopportava più. Non amava per niente "le loro abitudini..."
Totti e Ilary, Noemi Bocchi all’Olimpico e i post spariti da Instagram: la crisi e la doppia smentita. Giovanna Cavalli, Gianluca Piacentini su Il Corriere della Sera il 23 Febbraio 2022.
Totti: «Ricordo che ci sono di mezzo dei bambini e i bambini vanno rispettati». In giornata voci di un nuovo flirt dell’ex capitano della Roma.
La smentita (doppia) arriva via Instagram, come si usa ormai. Francesco Totti compare verso le otto di ieri sera, con un video e poche parole. «Non è la prima volta che devo smentire queste fake news su di me e la mia famiglia e sinceramente mi sono stancato», dice serio, giubbotto nero, felpa grigia, un muro sullo sfondo. «Ricordo che ci sono di mezzo dei bambini e i bambini vanno rispettati». Fine.
Pochi minuti dopo Ilary Blasi posta il filmato di una cena familiare al ristorante «Rinaldi» al Quirinale, con la tavola apparecchiata. Lei ride in sottofondo. Si vedono la piccola Isabel, il primogenito Cristian e il Capitano, con la stessa felpa grigia. Ritratto di una famiglia normale in una sera qualunque. Messaggio subliminale: «Ma quale crisi? Qui non c’è nessuna crisi, tutto bene». Già la mattina peraltro la showgirl aveva pubblicato una story dal treno per Milano, in cui faceva la linguaccia. Uno sberleffo a chi le vuole male, forse.
Eppure per tutta la giornata il gossip sulla fine del matrimonio Totti-Blasi era stato l’argomento di tendenza. Con sempre più precisione nei dettagli — e con foto — sulla presunta nuova fiamma che l’ex Capitano della Roma avrebbe già portato nel suo luogo sacro del cuore, lo stadio Olimpico. Non accanto a lui, non esageriamo, ma due file più indietro e due teste più a destra, in tribuna, il 5 febbraio scorso a sorbirsi il mesto pareggio tra Roma e Genoa, il viso seminascosto dalla mascherina, nome sull’accredito in quota Totti: Noemi Bocchi. Finora, per i più, una perfetta sconosciuta. Sarebbe lei, 34 anni, studi in Economia aziendale e bancaria alla Lumsa, romana e ovviamente romanista, la possibile misteriosa femme da cercare dietro la separazione tra l’ex Pupone e Ilary Blasi, dopo un ventennio di amore, magliette alzate, dediche e cucchiai, in un matrimonio che il prossimo 19 giugno potrebbe non festeggiare il diciassettesimo anniversario.
Biondissima, capelli lisci, broncio sexy sulla foto di Instagram, a prima vista Noemi potrebbe sembrare un’altra sorella Blasi, tanto è evidente la somiglianza. Un ex marito, Mario Caucci, imprenditore e dirigente del Tivoli Calcio 1919 (ma giallorosso sfegatato da Curva Sud, #Romaloveofmylife il suo hashtag di battaglia), due figli bellissimi, un profilo Facebook senza pretese, con soli 578 amici (ma tra questi compaiono Stefano Ricucci, Aida Yespica, i due celebri chirurghi plastici Giulio Basoccu e Giacomo Urtis),il gossip capitolino narra che abbia partecipato a passate selezioni per l’«Isola dei Famosi», il reality dei naufraghi che ricomincerà il 21 marzo (condotto dall’Ilary originale). Ristorante preferito «L’isola del Pescatore» sulla spiaggia di Santa Severa. Lo stesso in cui Francesco chiese a Ilary di sposarlo, con i petali di rosa rossa sparsi sul pavimento e la loro canzone (L’emozione non ha voce di Celentano) a tutto volume. Appassionata di calcio e di padel (gioca nella «Spritz Girls»), proprio su uno di questi campetti avrebbe conosciuto il Capitano, qualche mese fa.
E secondo un report del sito Dagospia , lady Bocchi sarebbe già stata avvistata sulla tribuna dell’Olimpico, sempre a prudente distanza di qualche sedia, quel 4 dicembre del 2021, per Roma-Inter, ovvero il ritorno di Totti sugli spalti, dopo due anni di lontananza, accolto da ovazione collettiva. Mentre la Magica perdeva 3 a 0, i due, sempre secondo questa ricostruzione, si messaggiavano di continuo sul cellulare. Quanto a Ilary, spesso sarebbe uscita a cena in comitiva con la sorella Melory e altra gente, tra cui Luca Marinelli, fascinoso attore di «Lo chiamavano Jeeg Robot» e « Diabolik».
Altri indizi considerati rivelatori. Spariti i post romantici su Instagram, ricorrenze non festeggiate insieme (al compleanno n.45 di lui, l’ex Letterina non si è vista) uscite mondane separate, come secondo qualcuno lo sarebbe il domicilio. Il numero 10 Campione del Mondo nel 2006 lascerebbe spesso il villone dell’Eur, per rifugiarsi in quello meno smisurato di Casal Palocco, dove viveva con i genitori, con la scritta Tottigol, in mattonelline rosse, incastonata sul fondale della piscina.
Noemi Bocchi, chi è la donna indicata come la nuova fidanzata di Totti (e che somiglia molto a Ilary). Salvatore Riggio su Il Corriere della Sera il 22 Febbraio 2022.
La storia fra i due durerebbe già da qualche mese. Il 5 febbraio lei e Francesco erano assieme all’Olimpico divisi solo da due file: separata, laureata in Economia, ama il padel, la musica e i viaggi. E ricorda moltissimo la moglie dell’ex campione.
«Fake news»: così Francesco Totti ha smentito con un video su Instagram la crisi coniugale. E ha chiesto di «rispettare i bambini». Due giorni dopo la notizia di una separazione imminente, l’ex capitano giallorosso posta un video. E a pochi minuti di distanza anche Ilary Blasi sceglie di utilizzare lo stesso social per mostrarsi a cena con il marito e i tre figli in un ristorante romano.
La prima indiscrezione della crisi tra Francesco Totti e la moglie Ilary Blasi era filtrata lunedì 21 febbraio. Poi era arrivato il nome della nuova fiamma dell’ex capitano della Roma. «Si tratta — queste le voci — di Noemi Bocchi: bionda, capelli lunghi e lisci, notevole somiglianza con Ilary. Sabato 5 febbraio era allo stadio Olimpico per assistere a Roma-Genoa, seduta due file dietro Totti». Noemi è laureata in Economia, è mamma di due figli e l’ex marito, imprenditore, è dirigente di una squadra dilettanti laziale. Sembra abbia una grande passione, trasmessa a Totti: il padel. Oltre alla musica e ai viaggi.
Tra Torri e Noemi è iniziata mesi fa
Indiscrezioni raccontano che la storia tra i due sarebbe iniziata mesi fa, nell’ottobre scorso, ma, come spesso accade in questi casi, la love story è rimasta ben nascosta (e non è stato facile, visto quello che rappresenta Francesco per la Capitale, sponda romanista), fino a quando sono cominciate a circolare voci che hanno acquisito consistenza quando lei scappò all’improvviso da una festa in un locale alla moda vicino a Colle Oppio per raggiungere Totti che aveva appena avuto un incidente con l’auto. Nulla di grave, ma resta la notizia della fuga precipitosa di Noemi.
Via da casa
E il matrimonio di Francesco con Ilary Blasi? Nonostante le smentite, a Roma si parla di numerose liti. L’ultima durante una gita in famiglia sulle rive del lago di Castel Gandolfo, nella zona dei Castelli Romani. Totti veniva dato pronto a lasciare la villa del Torrino per tornare nella sua casa a Casal Palocco. Lui, invece, nega tutto.
Da video.corriere.it il 24 febbraio 2022.
Parla Mario Caucci, marito di Noemi Bocchi, la trentaquattrenne da due giorni al centro dell’attenzione per la presunta relazione con Francesco Totti. Caucci, che è team manager del Tivoli Calcio e ceo della Caucci Marble, la mattina del 23 febbraio l’ha trascorsa nella tribuna dello stadio «Tre Fontane», all’Eur, per la finale di Coppa Italia Eccellenza fra Tivoli e Civitavecchia.
Sollecitato a parlare dell’affaire Totti-Blasi, ha detto: «La situazione è grottesca, non so cosa dire. Ho dato mandato ai miei legali di occuparsi della vicenda. Ho visto il video di Francesco Totti in cui chiede di avere più rispetto dei nostri figli e sono d’accordo: attenzione per i nostri, come per i loro».
VI RACCONTO IO LA VERITÀ SU FLAVIA VENTO. Dagospia il 24 febbraio 2022. Estratto dal libro di Francesco Totti e Paolo Condò, ''Un Capitano'', edito da Rizzoli.
(…) A differenza del primo, che è un sogno, il secondo è un incubo. Si materializza nella famosa intervista a «Gente» in cui Flavia Vento sostiene di aver passato una notte d'amore con me a casa sua. È tutto falso, ma come sempre succede in questi casi prima gira la voce che sia in arrivo la polpetta avvelenata e poi, una volta uscita e smentita la notizia, si inizia a dire che la storia contiene troppi particolari perché sia stata inventata.
Dev'essere vera. In base a questo discorso, allora, ogni romanzo, ogni film dovrebbe riguardare qualcosa di realmente accaduto: nelle fiction i particolari abbondano... La verità è che io conosco la Vento una sera in cui Ilary non c'è, a un evento sulla Tuscolana: per pubblicizzare un nuovo modello di condizionatori vengono invitati alla festa calciatori e showgirl, il solito mix delle serate romane.
Lei mi viene presentata, è una ragazza carina, parliamo qualche minuto e poi, come succede in queste situazioni piene di gente, ci separiamo perché sia lei sia io abbiamo incrociato nuove persone da salutare, e per quella sera non ci vediamo più. La settimana successiva sono con gli amici al Prado, ristorante di Trastevere, quando Giancarlo e Angelo mi segnalano che a un altro tavolo c'è una ragazza che sta cercando di attirare la mia attenzione.
È la Vento. Saluti e sorrisi da una parte all'altra della sala, voglio dire senza alzarsi per venirsi incontro, poi ciascuno si dedica alla propria compagnia. Andando via c'è un'altra serie di saluti da lontano, e stop. Me ne vado a casa a dormire. Ecco, nella sua versione quella è la notte incriminata.
L'intervista inquieta molto Ilary, com'è normale che sia: ha scoperto recentemente di essere incinta, mancano poche settimane al matrimonio, non è un buon momento per gestire le infedeltà del quasi marito. Soprattutto se ci fossero. lo invece le spiego per filo e per segno i miei due contatti con la Vento, che poi sono quelli appena raccontati, e la prego di credermi perché è la mia parola contro la sua, e per lei la mia dovrebbe valere di più.
Infatti Ilary mi crede, e la storia sarebbe finita se qualche giorno dopo Fabrizio Corona non telefonasse a Vito per dirgli che esiste una seconda parte dell'intervista, più dettagliata, unita ad alcune fotografie compromettenti. Lui è pronto a venderle a «Gente» per cinquantamila euro, ma se volessimo ritirare tutto dal mercato per la stessa cifra non avrebbe problemi a darcele. A noi la scelta.
Vito riceve la telefonata mentre è al Campidoglio, a preparare il piano di sicurezza per il matrimonio. Si consulta con mio fratello Riccardo, perché loro due gestiscono il conto bancario aperto proprio per le nozze, e insieme decidono di pagare a prescindere dalla mia estraneità alla storia: giudicano che in quei giorni la precedenza spetti alla tranquillità di Ilary, qualsiasi cosa possa turbarla va cancellata.
Si consigliano anche con Maurizio Costanzo, che del mondo dell'informazione sa tutto e mi è vicino dai tempi dei libri di barzellette. lo vengo avvisato dell'accordo soltanto a pagamento avvenuto, e la cosa non mi piace per niente perché non ho nulla da nascondere: non a caso, al dunque Corona consegna a Vito un dattiloscritto firmato dalla Vento nel quale ci sono ben poche novità rispetto alla prima parte dell'intervista, e nessuna fotografia. L'evidenza del bluff.
Due anni dopo il mio caso verrà valutato all'interno dell'inchiesta "Vallettopoli", ma archiviato perché quella manifestata da Corona era stata una disponibilità priva di minacce, e quindi non un' estorsione. La differenza è sottile, ma ciò che mi interessa è uno degli accertamenti compiuti dalla polizia durante le indagini: quella famosa notte incriminata il mio telefono non risulta mai agganciato alla cella della zona in cui abita Flavia Vento.
Spero proprio che questo particolare inedito tolga di torno i dubbi residui. È in quel periodo che dedico a Ilary una nuova esultanza, il dito in bocca, destinata a diventare definitiva. A lungo si è pensato che fosse un modo per segnalare i figli in arrivo o, dopo le loro nascite, la tenerezza dei primi passi. Non è così.
Quando Ilary si concentra, perché legge la scaletta di un programma oppure studia il menu per la mia festa di compleanno, il dito le torna in bocca proprio come quando era bambina. Non se ne accorge nemmeno, è il gesto più "suo" in assoluto perché evidentemente viene dall'inconscio.
Replicarlo dopo ogni gol - i miei momenti professionalmente importanti - è un omaggio alla donna che mi ha cambiato la vita. È un modo per dirle che continuo ad amarla come quando la vidi in Tv la prima volta restando senza parole, o come quando decisi di non restituire una palla a Montella, perché dovevo costruirci il nostro futuro.
Da corriere.it del 26 ottobre 2018
Sembrava un tentativo di riconciliazione. E invece si è trasformata in una lite furibonda in diretta. Il collegamento tra Ilary Blasi e Fabrizio Corona al Grande Fratello Vip si è concluso con una serie di accuse reciproche. «Il veto non è mai esistito», dice Ilary Blasi a Fabrizio Corona in apertura del collegamento, per difendersi subito dalle accuse di aver creato problemi ad un intervento dell'ex re dei paparazzi nella casa.
«Guarda che non è una scelta intelligente tirare in ballo questa cosa- le risponde lui piccato- Ti rendi conto di quello che mi hai detto in puntata?». Ma lei a quel punto scatta, e replica con veemenza, accusandolo di «quello che è successo tredici anni fa
La rabbia della conduttrice
«L'hai fatto in un momento in cui io mi dovevo sposare ed ero incinta del mio primo figlio», dice ancora addolorata. Ma quando lui prova a replicare ancora, Ilary è impietosa e lo assale: «Stai facendo la figura del caciottaro-lo accusa, ricordando quando lui la accusava di parlare in tv con un accento romano marcato, da caciottara, appunto-racconti le tue storie, per fare gli scoop prometti ad aspiranti soubrette per fare delle interviste finte chissà che cosa.
Prendila con filosofia, noi siamo andati avanti, sei tu che sei rimasto indietro: tutta Italia ha capito che tu fai gli scoop e li disfai. Io non ci casco. Ti devi prendere la responsabilità di quello che dici, non puoi venire qua e fare lo show. Ciao Fabrizio e buona vita», conclude Ilary chiedendo di chiudere il collegamento.
Una rivincita per la conduttrice, che si becca l'applauso del pubblico. E una sconfitta per Corona, che già dal confronto con la ex, Silvia Provvedi, era uscito già pesto. Ma su Instagram poco dopo si sfoga: «Ora ti faccio vedere cosa combino».
Franco Bechis per Libero Quotidiano del 23 ottobre 2016
(...) I legali di Sgarbi chiameranno a testimoniare anche il calciatore Francesco Totti e Flavia Vento. Anche loro furono con ruoli diversi sfiorati dall' inchiesta di Potenza, che ipotizzò un ricatto di Corona e della Vento nei confronti di Totti. La show girl avrebbe rilasciato interviste a settimanali scandalistici su un suo presunto flirt con il calciatore, che era alla vigilia del matrimonio con Ilary Blasi, già in stato interessante.
Corona avrebbe trattato con l' entourage di Totti un compenso di 50 mila euro per non fare pubblicare l' intervista. Ma nel prosieguo del procedimento anche questa accusa sarebbe saltata. La diffusione sulla stampa dell' epoca dell' intera vicenda ha creato però problemi alla vita dei protagonisti, che probabilmente non hanno oggi un affettuoso ricordo di John Woodcock.
Francesco Totti "in fuga" da Ilary Blasi? Dove, come e con chi l'hanno beccato: il caso si complica. Libero Quotidiano il 24 febbraio 2022
Una tranquilla serata "da single" o quasi, per Francesco Totti. Le malelingue ovviamente trionfano in queste ore, nonostante la smentita dell'ex capitano della Roma che ha bollato come "fake news" le voci di crisi coniugale con Ilary Blasi. Il gossip però continua a impazzare, si inseguono le indiscrezioni su presunti flirt dell'uno (Noemi Bocchi, giovane romana conosciuta su un campo di padel) e dell'altra (la Blasi è stata avvistata a cena con l'attore Luca Marinelli). Martedì sera, per spazzare via i pettegolezzi, Ilary ha pubblicato su Instagram un video in cui era a cena, con tutta la famiglia, in un noto ristorante di Roma.
Ora, sempre su Instagram, ecco Totti a cena, ancora una volta. Ma a Milano e senza la moglie. L'ex Pupone è stato immortalato al Forte, noto marchio versiliano sbarcato sotto la Madonnina, in compagnia dell'amico Lorenzo Tonetti che ha pubblicata una foto sulle sue Instagram Stories. Nel locale lanciato dal giovane imprenditore Andrea Reitano nell'esclusivo palazzo Moscova, a due passi dall'Hotel NH di Porta Nuova, Totti forse cercava un po' di privacy e tranquillità, lontano dai sussurri maligni della Capitale, ma ha trovato ahilui altri riflettori. Anche perché il ristorante è già meta ambita di molti vip, e così a pochi tavoli dal campione del mondo 2006 ecco attovagliati Flavia Pennetta e Fabio Fognini, glorie del tennis azzurro.
Dopo aver gustato una cena a base di crudo di pesce, scrive Leggo.it, Totti non si è sottratto al caloroso saluto dei due colleghi sportivi, raggiungendoli al loro tavolo e intrattenendosi per qualche chiacchiera serale.
Noemi Bocchi, "l'energumeno che la controllava": Francesco Totti, indiscrezioni da incubo sulla presunta amante. Libero Quotidiano il 24 febbraio 2022
Si sprecano le indiscrezioni su Noemi Bocchi, la presunta nuova fiamma di Francesco Totti. L'ex capitano della Roma ha smentito, martedì sera, le voci di una sua crisi coniugale con Ilary Blasi, ma molti dettagli convincono gli esperti di gossip che la coppia sia effettivamente scoppiata. E di Noemi (avvistata già a fine dicembre all'Olimpico, a poche poltroncine di distanza da Totti) continuano a parlare in tanti. L'ormai ex marito Mario Caucci, imprenditore e romanista sfegatato, le aveva riservato pensieri non proprio dolcissimi ("Se è vero, Totti mi ha salvato") e ora, scrive il Messaggero, salta fuori anche una donna, da Dubai.
La signorina si presenta a sua volta come una ex di Caucci: "Ho convissuto quasi 2 anni con Mario, la storia con Noemi era finita già nel 2017 - sottolinea -. Abbiamo avuto un figlio che lui non ha più visto". Un ménage decisamente affollato, per tutti. E intanto sempre il quotidiano romano pubblica le confidenze di alcune amiche di padel della Bocchi, che giurano che "fino a non molto tempo fa il marito di Noemi mandava un energumeno a controllarla, lei faceva molti misti, forse lui era ancora geloso perché è molto carina". Non a caso, radio-gossip riferisce che Noemi e Totti si siano conosciuti proprio su un campo da padel, nuova grande passione di Francesco da quando ha lasciato il calcio.
"Non li ho presentati io - mette in chiaro Alessandro Nuccetelli, pr molto noto nella Roma vip ed ex marito di Antonella Mosetti -. Conosco Noemi da quando è una ragazzina, ma non l'ho presentata io a Francesco. Lui conosce tutti. Noemi è una tifosa romanista, poi ci sono le foto che li ritraggono vicini allo stadio, anche se a diverse poltroncine di distanza, ma non li ho fatti incontrare io personalmente". C'era il suo zampino invece nella storia tra Totti e la Blasi: "Vent'anni fa ero nella sala hobby a casa di Francesco - ricorda - stavamo guardando in tv Passa parola e lui mi disse: Quanto mi piace quella letterina, me la sposo. Io conosco Ilary da quando è piccola, era del mio quartiere, Monteverde".
Da leggo.it il 24 febbraio 2022.
Francesco Totti cerca pace. Lontano da Roma, lontano dalla luce dei riflettori di questi giorni, lontano dai flash dei fotografi. L'ex Capitano della Roma infatti, al centro dell'attenzione per la presunta separazione da Ilary Blasi, è stato avvistato a Milano. Ieri sera infatti, probabilmente al termine di alcuni impegni di lavoro, ha scelto di cenare da Forte, uno dei ristoranti più in voga di Miami, che ora è sbarcato a Milano. A conferma anche una stories di Instagram, pubblicata dal suo amico Lorenzo Tonetti.
Totti, che era in compagnia di due amici e di Lorenzo Tonetti, ha gustato un una cena a base di crudo di pesce. Totti, che forse era alla ricerca di una serata riservata, ha invece incontrato anche Flavia Pennetta e Fabio Fognini che stavano cenando qualche tavolo più in là. A fine serata Totti si è intrattenuto con la coppia di tennisti, raggiungendoli al loro tavolo.
Alessia Marani Camilla Mozzetti per "il Messaggero" il 24 febbraio 2022.
Prima i rumors, poi le smentite che, tuttavia, non arrivano così prepotenti a rischiarare il cielo e, infine, il silenzio. Tacciono i social: niente più storie postate dai protagonisti, anzi scompaiono anche alcune foto, come quelle dal profilo di Ilary Blasi, che immortalavano l'amore con Francesco Totti nato ormai vent' anni fa e forse arrivato ai titoli di coda. Un silenzio che sembra parlare per tutte le persone coinvolte, come a dire: «Non dobbiamo aggiungere nient' altro».
Ma sulla saga dei Totti's le persone comuni e i tifosi si appassionano, alcuni persino si disperano. Perché quella coppia - il Pupone e la letterina - ha fatto sognare. Il motivo è semplice: mette insieme la normalità di una famiglia come tante, tre figli, le vacanze a Sabaudia, la spesa al supermercato, e l'eccezionalità del successo, della notorietà travolgente.
Anche i famosi possono essere come noi e noi, dunque, possiamo essere come loro. Di più, possiamo essere felici come loro, ma poi cosa resta agli altri se la storia finisce? Francesco Totti, sua moglie Ilary Blasi, la presunta nuova compagna, la 34enne Noemi Bocchi, il marito di lei, l'imprenditore delle Cave Mario Caucci: chi viene intercettato risponde che «non è il momento di parlare».
«Ci sono in mezzo gli avvocati e dei bambini, è una situazione grottesca», dirà proprio Caucci prima di prendere posto, ieri, sulla tribuna dello stadio Tre Fontane per assistere al match del Civitavecchia contro il Tivoli calcio, di cui è patron. L'ex moglie (la coppia non è ancora legalmente separata) avrebbe una relazione con il Capitano che, però, ha smentito via social, parlando di Fake news prima di trascorrere una serata in un ristorante della Capitale con la moglie e i tre figli.
«Devo andare in settimana bianca», diceva Totti martedì sera provando a liberare se stesso e la famiglia dalla folla di fotografi e tifosi che in coro di fronte al ristorante chiedevano un bacio della coppia (mai arrivato). La vacanza a confermare un menage consolidato: tutti a sciare come ogni anno.
L'unico che rompe il silenzio è il pr Alessandro Nuccetelli, l'uomo che secondo Dagospia avrebbe fatto incontrare Noemi Bocchi e Francesco Totti seppure rivendichi solo il ruolo di cupido tra il Capitano e la Blasi. «Non li ho presentati io, conosco Noemi da quando è una ragazzina, ma non l'ho presentata io a Francesco», spiega. Nuccetelli gestisce alcuni locali e organizza delle serate allo stesso tempo trendy e riservate, non si esclude che i due si siano conosciuti ad una sua festa.
«Francesco conosce tutti - prosegue Nuccetelli - Noemi è una tifosa romanista, poi ci sono le foto che li ritraggono vicini allo stadio, anche se a diverse poltroncine di distanza, ma non li ho fatti incontrare io personalmente». Insomma, Alessandro si dice artefice solo della magia tra Ilary e Totti: «Vent' anni fa ero nella sala hobby a casa di Francesco - ricorda il pr - stavamo guardando in tv Passa parola e lui mi disse: Quanto mi piace quella letterina, me la sposo. Io conosco Ilary da quando è piccola, era del mio quartiere, Monteverde».
Il resto è storia conosciuta fino a quella partita contro la Lazio, il famoso 5 a 1 che farà alzare a Totti la maglia lasciando leggere la scritta sei unica. «Stanno insieme da vent' anni, non ho conosciuto coppie idilliache e loro sono come tutti noi - prosegue Nuccetelli - Dico questo: possono essere terze persone a decidere la fine di un matrimonio?
Ma se lui volesse avere altre relazioni e anche lei ne volesse avere ed entrambi decidessero di continuare a stare insieme, chi è può dire che non deve essere così? Io non giurerei mai su mia figlia che si sono portati rispetto per vent' anni, per quello che vedo e per come va il mondo, loro non sono migliori di altre coppie, vivono con tantissime pressioni, con mille tentazioni però se volessero continuare la loro storia a prescindere credo sia un loro diritto».
Intanto c'è un altro menage che continua a subire contraccolpi. Da Dubai una donna spiega: «Ho convissuto quasi due anni con Mario Caucci, la storia con Noemi era finita già nel 2017. Abbiamo avuto un figlio che lui non ha più visto». Insomma il gossip si è scatenato. Eppure le amiche del padel giurano che «fino a non molto tempo fa il marito di Noemi mandava un energumeno a controllarla, lei faceva molti misti, forse lui era ancora geloso perché è molto carina».
Giovanna Cavalli per il "Corriere della Sera" il 24 febbraio 2022.
E niente, a quella doppia smentita via Instagram non crede quasi nessuno, anzi i più meticolosi segnalano che marito e moglie nei video non portavano la fede al dito. Non è bastato l'appello contro le false notizie («Lo conosco da quando aveva 13 anni, quello non era Francesco, così cupo, lui che un sorriso non lo nega mai», confida uno storico cronista sportivo) e nemmeno il filmino di una tranquilla cena in famiglia.
Con chi parli parli, in giro sono tutti convinti che la crisi matrimoniale tra Totti e Ilary Blasi sia reale. E nemmeno tanto recente. E non solo sentimentale. Il sito Dagospia insiste: Noemi Bocchi e il sempiterno Capitano giallorosso si frequenterebbero da mesi. Qualcuno li avrebbe visti scambiarsi effusioni in un ristorante dei Parioli.
Per San Valentino lui le avrebbe inviato 13 rose rosse. A presentarli sarebbe stato il pr e body builder Alex Nuccetelli (ex marito di Antonella Mosetti), lo stesso che venti anni fa fece da Cupido tra la letterina Ilary e il numero 10 della Roma. In effetti Noemi è sua amica su Facebook. E Totti lo segue su Instagram. Questo Nuccetelli poi era nella lista dei prossimi naufraghi all'Isola dei Famosi (condotto da chi? Ma da Ilary), all'ultimo però è stato scartato senza appello.
E va forte pure il gossip su Luca Marinelli, magnetico protagonista di Lo chiamavano Jeeg Robot e Diabolik (peraltro molto somigliante a Totti, così come Noemi Bocchi sembra un'altra Blasi), con cui la showgirl si sarebbe vista spesso a cena, perché amico della sorella Melory. Se questa di Marinelli è una storia vera non si sa. A turbare la quiete domestica di casa Totti-Blasi sarebbero anche questioni economiche.
Ormai la fruttuosa gestione del patrimonio e della preziosa immagine del Campione nel mondo (secondo il sito Qui Finanza solo da calciatore avrebbe incassato oltre ottantaquattro milioni di euro netti) è passata sempre più nelle mani delle sorelle di Ilary, Silvia e Melory, e dei rispettivi mariti, che avrebbero messo da parte Vito Scala, ex preparatore atletico, grande amico e fidato tuttofare di Francesco. Un'ingerenza a cui l'interessato sarebbe insofferente.
Ma non c'è granché che possa fare, visto che molte quote e attività sono intestate alla moglie. Oltre che una coppia, Totti e Blasi sono un'azienda milionaria. Separarsi sarebbe complicato, costoso e sconsigliabile. Una sofferenza da ogni punto di vista. Ed è anche per questo, oltre che per amore degli adorati figli Cristian, Chanel e Isabel, che Francesco e Ilary, se mai c'è stata rottura, cercheranno di restare insieme.
Daniele Autieri per "la Repubblica - Edizione Roma" il 24 febbraio 2022.
Non saranno come il patron di Amazon Jeff Bezos e l'ex-moglie MacKenzie, che hanno chiuso la " cosa" con un accordo da 38 milioni di dollari, né come Bill e Melinda Gates che si sono detti addio senza far trapelare i termini di un benservito che vale una proporzione del patrimonio da 200 miliardi di dollari che la coppia ha accumulato negli anni, ma la rottura tra Francesco Totti e Ilary Blasi - oltre al sogno infranto del re di Roma e della sua regina - fa saltare il banco di una coppia di ferro anche dal punto di vista finanziario, capace nel corso dei 16 anni di matrimonio di costruire un piccolo impero economico.
Pochi mesi dopo il 19 giugno del 2005, quando il "pupone" di Roma e la " letterina" hanno sceso le scale dell'Aracoeli, lui in tight lei in abito bianco, la Totti e Ilary era già una spa, una società per azioni mossa non dai colpi di genio del campione, ma dall'abilità di entrambi nel reinvestire i guadagni sportivi e televisivi.
Nel 2007 i due sono infatti soci della Never Without You srl, un marchio d'abbigliamento promosso insieme ad altri calciatori, mentre il Capitano fonda prima la Numberten, che gestisce i suoi diritti d'immagine e dove detiene la partecipazione di maggioranza, quindi controlla altre due società, la Longarina srl e la Immobiliare Dieci, entrambe attive nel settore immobiliare.
Negli anni la rete di società cresce e sotto la capogruppo Numberten nascono una serie di piccole srl ( la Ft 10, la Immobiliare Acilia, la Immobiliare Ten) che lavorano nella compravendita immobiliare e danno risultati variabili, da ricavi di 1 milione di euro a qualche piccola perdita. Per la coppia d'oro gli affari non vanno sempre a gonfie vele.
Nel 2017 viene messa in liquidazione la Never without You, la società con cui erano partiti insieme dieci anni prima. Il sogno di creare un marchio popolare, capace di entrare nel business «del commercio all'ingrosso e al minuto » ( come si legge nella ragione sociale dell'azienda) non si realizza, ma questo non intacca la carriera imprenditoriale della coppia. Nonostante i tanti investimenti, la forza economica dei due rimane quella della loro immagine e della loro professione: Totti il campione e Ilary la showgirl che arriva a condurre "Le Iene" e il "Grande Fratello". Sono quindi le sponsorizzazioni e i super ingaggi, ancor più delle iniziative imprenditoriali, a far esplodere il giro d'affari della coppia che oggi è difficilmente quantificabile.
Ci ha provato qualche mese fa il sito Money. it che ha analizzato i guadagni di Totti nelle sue venticinque stagioni da professionista, arrivando a quantificare come soli introiti della carriera calcistica 84 milioni di euro netti. Ilary Blasi, considerata ormai una star della televisione, viaggia comunque a ritmi elevati: secondo il settimanale Oggi il cachet della presentatrice per la conduzione dell'Isola dei Famosi si è aggirato sui 50mila euro a puntata. Una cifra che va messa in asse con le tante conduzioni di successo della Blasi, dal Grande Fratello Vip a Zelig. Calcoli mai confermati dalla showgirl che rimane comunque una delle conduttrici più pagate d'Italia.
Al suo fianco, Francesco ha continuato a galleggiare nel suo brodo: il mondo del calcio che lo ha sempre trattato come un re. Oggi, oltre alla Numberten e alla Longarina, Totti risulta socio e amministratore della Vetulonia srl, ancora una volta votata all'immobiliare, ma soprattutto della IT Scouting, la società che ha costituito per avviare la sua nuova carriera di scopritore di talenti. Dopo tanti anni insieme anche le vie della Totti e Ilary spa sembrano allontanarsi, e qualcuno si chiede se il re e la regina stiano già trattando su come dividersi il regno.
Totti e Blasi, l'amore che vorremmo noi (e magari loro non più). Natalia Aspesi su La Repubblica il 23 Febbraio 2022.
Tutti li adorano e li vogliono insieme, ma il Capitano e la presentatrice non sono più quelli di vent'anni fa. La loro famiglia è un esempio di come le cose dovrebbero essere ma non sono.
Non vorrei in questo momento essere la signora Noemi, la cattiva di turno, che come capita spesso, proprio nel momento del trionfo si sente dire “Scusa, mi sono sbagliato, non ci avevo pensato prima ma io devo proteggere i miei piccini”. Fosse solo una questione di corna, le corna potrebbero continuare indisturbate senza per questo far singhiozzare Cristian, Chanel e Isabel, né mettere in lutto stretto una intera città, Roma, e forse l’Italia tutta, il mondo non so, magari è distratto dall’Ucraina.
Ilary Blasi e Francesco Totti, "l'inesausta volontà di lei": cosa c'è davvero dietro la crisi di coppia. Libero Quotidiano il 23 febbraio 2022.
Il Capitano e la Regina, la favola di Francesco Totti e Ilary Blasi "è finita". Repubblica non crede granché alle smentite incrociate dell'ex bandiera della Roma e della conduttrice di Mediaset, con una manciata di Instagram Stories direttamente da un noto ristorante della Capitale. "Nonostante il sussurro che l'ha preceduta, la fine sorprende - nota Gabriele Romagnoli con la sua consueta bella penna -, perché la coppia, anche nel mondo a cui appartiene, aveva una sua eccezionalità".
Innanzitutto, il ruolo decisamente ultra-mediatico della Blasi, partner in prima fila esattamente come il famosissimo e celebratissimo marito. "Era una 'regina del popolo', più popolare che regale. Una Evita descamisada". Amati anche perché riducevano "la distanza che, in termini non soltanto economici, li separava dalla gente". Due figli di Roma, "venivano dalla pancia" della Città eterna e a quella continuavano a parlare, senza divismi. Erano protagonisti di una sorta di "sit-com di famiglia che faceva eco alla più indissolubile delle coppie: i Vianello".
Sedici anni da sposati "sono un bel pezzo di strada in un mondo che accende segnali per favorire le deviazioni", prosegue la firma di Repubblica. "Un lungo rettilineo, poi il bivio dopo che troppo era cambiato. Sanno loro quanto abbia influito la noia di lui, l'inesausta volontà di lei. E di che cosa andranno ora in cerca: della diversità o della replica aggiornata". E il fatto che Noemi Bocchi, la presunta nuova fiamma di Totti, secondo molti assomigli in maniera quasi inquietante alla Blasi sarebbe già un primo inequivocabile segnale.
Dagospia: Totti, c'è un Cupido in comune con Ilary. Il commento della mamma del Pupone non lascia dubbi. Giada Oricchio su Libero Quotidiano il 23 febbraio 2022.
“La mamma sarà contenta”. Francesco Totti ha smentito, Ilary Blasi pure: non c’è crisi dopo 17 anni di matrimonio. O forse sì, ma è stata una buriana ed è passata. Fatto sta che “Dagospia” (e non solo) torna alla carica, almeno per quanto riguarda la conoscenza dell’ex capitano della Roma e Noemi Bocchi. Dopo lo scoop su una rottura imminente, il sito racconta anche chi, come e dove Totti e Noemi si sono conosciuti. La bionda 33enne, due figli e in attesa di separazione, somiglia a Ilary Blasi e nemesi vorrebbe che a presentarla al “Pupone” sia stato lo stesso Cupido di 17 anni fa, alias Alex Nuccetelli.
Vi ricorda qualcuno? Ebbene sì, è stato il marito di Antonella Mosetti, prezzemolina tv, ex GFVip, ora star di OnlyFans. Dagospia scrive in punta di fiele: “Le strade dell'amore sono infinite ma hanno snodi precisi, che passano attraverso quei Cupido occasionali (o professionali) che mettono in contatto anime, cuori e coratelle. O più prosaicamente creano un ponte tra domanda e offerta. E' il caso di Alex Nuccetelli, ex compagno di Antonella Mosetti e padre della ex gieffina Asia. Classe 1977, è un Pr e body builder molto attivo nella vita notturna romana. (…). Uno con le mani in pasta dappertutto, che organizza feste, eventi, cene a cui partecipavano (e partecipano anche oggi) i calciatori della Roma (destinazione preferita il ristorante "Le Gru" a Ponte Milvio). Fu lui, ad esempio, a presentare Ilary Blasi a Francesco Totti nel lontano 2001”. Corsi e ricorsi storici, vecchie abitudini dure a morire. Dunque, l’impertinente Dagospia è convinto che Nuccetelli abbia messo in contatto l’ex calciatore con Noemi Bocchi “attraverso uno dei suoi eventi, quelli in cui calciatori e vip possono chiacchierare amabilmente con attrici, modelle, bonazze varie.
Così va il mondo: si scambiano due parole, e tra una tartina al salmone e un congiuntivo sbilenco, da cosa può nascere cosa”. Ora, il sito fondato da Roberto D’Agostino (colui che ha avuto il coraggio di annunciare l’inesistenza di Mark Caltagirone nel Prati-gate e la fine della storia Hunziker-Trussardi, nda) aggiunge un altro tassello: “La fiamma s'accesa da tempo. "Da più di un anno", dicono le malelingue. Al punto che il giorno di San Valentino, Francesco Totti avrebbe fatto consegnare alla biondissima Noemi un mazzo di tredici rose rosse, una per ogni mese della loro conoscenza”.
Totti sarebbe un romanticone, la di lui madre invece starebbe facendo salti di gioia: “I veleni romani inzuppano la lingua biforcuta nella crisi coniugale di Totti e Ilary: "Sarà contenta la madre del Capitano, mamma Fiorella, visto che ha sempre detestato la Blasi. Quando si fidanzarono non fu per niente contenta. Gli disse: 'Te metti co' 'na ballerina, mah'…E' andata bene anche a Ilary - insistono gli "addetti ai livori" - si è liberata del "cerchio magico" di amici e tuttofare che gravita intorno a Totti (con l'ex compagno di squadra Vincent Candela, in testa) che lei non sopportava più. Non amava per niente "le loro abitudini…”. Incredibile ma vero: potrebbe esserci l’happy end, il “vissero tutti e cinquantamila felici e contenti”.
Fake fregnacce. Lo vedo solo io che il Novecento sopravvive nella pazienza dell’amante (presunta) di Totti? Guia Soncini su Linkiesta il 24 Febbraio 2022.
Il matrimonio del Pupone e dell’ex Letterina, addirittura trasmesso in televisione, sembra un reperto del secolo scorso se messo a confronto con le nozze instagrammate dei Ferragnez. Ma crisi o non crisi qualcosa di quegli anni sopravvive ancora e dà speranza
Sul mercato del prosciutto, quant’è quotata una voce di separazione su Instagram? Il 12 gennaio, quando nelle loro storie è comparsa una foto di mani unite su cuscini del letto, una smentita muta dopo giorni di illazioni e piccole signore in giallo che notavano la mancanza della fede al dito di lui, Chiara Ferragni ha guadagnato 6418 follower: meno del giorno prima, meno della metà del giorno dopo (le storie smettono d’essere visibili dopo un giorno); suo marito ne ha guadagnati 1562: in montagna, nella vacanza che avrebbe causato la crisi, ne acquisiva ogni giorno cinque volte tanti.
L’altroieri, Ilary Blasi ha messo nelle storie un video di lei a tavola col marito e i bambini, con tag al ristoratore (nella cui pagina, dopo la foto con gli ancora coniugi, ce n’è una con Conte – il segnaposto, no il cantante); il suo ancora marito, Francesco Totti, ha messo nelle storie quattro video in cui, con l’aria serena di Bellini e Cocciolone, diceva d’essere stufo di smentire «fake news» (in romano antico: fregnacce). Quel giorno i follower di Ilary Blasi sono aumentati di 31360, quelli del suo ancora marito di 31126.
Se c’è una cosa che ci ha insegnato la pandemia, è che niente è meno oggettivo dei numeri. Da quelli che vi ho appena trascritto possiamo, a seconda della disposizione d’animo, dedurre: che gli italiani sono più interessati al matrimonio Blasi che a quello Ferragni; che tra Ilary e il marito ci sia più equilibrio numerico che tra Chiara e il marito; che la vita dei Ferragni sia meno incarnata nel loro matrimonio di quanto lo sia quella di Ilary e Francesco (e questo nonostante Chiara e il marito abbiano messo in onda un documentario di coppia, mentre il marito di Ilary il documentario se l’è fatto da solo); che i documentari bisogna sbrigarsi a farli prima che crolli tutto; che a non smentire non è rimasta neanche la regina d’Inghilterra, figuriamoci le celebrità locali; che è finito il Novecento.
Io dei Totti non volevo occuparmi. Non avevo – non ho – niente da dire: non ho mai seguito lo sport cui gioca lui, né i programmi che conduce lei. L’unica ragione per cui li tenevo presenti era che mi pareva rappresentassero, appunto, la fine del Novecento: la cerimonia di nozze in diretta televisiva invece che frammentata in storie Instagram da quindici secondi.
Era il 2005, le nozze del calciatore e di quella che per tutta la vita sarà «l’ex Letterina» (puoi condurre tutti i Grande Fratello del mondo senza che ce li ricordiamo quanto gli stacchetti di Passaparola) le trasmise Sky. Ieri vi ho ricopiato Chuck Klosterman sulla durata dei decenni che ha a che vedere con la percezione culturale e non col calendario: il Novecento, un secolo che si è svolto in tv, è finito nel 2005.
Quando, nel 2018, si sono sposati i Ferragni, non conosco nessuno che non abbia passato la giornata a cliccare «segui» sugli Instagram di tizi che non sapevamo chi fossero ma erano lì, col loro prezioso telefono e un pacchetto dati benedettamente gratuito, a farci i filmini degli sposi emozionati, del bambino biondo, della suocera tatuata, delle decorazioni identiche a tutte le altre decorazioni di banchetti di nozze che da allora in poi abbiamo visto precise identiche in ogni matrimonio instagrammatico. Nel 2018 la televisione era già morta, lunga vita alla televisione.
Adesso, però, i giornali si buttano sulla vociferata crisi tra i coniugi Blasi con la brama di chi dice «di questi sì che possiamo occuparci a tutta pagina, questi hanno un mestiere, a questi sappiamo cosa scrivere nelle didascalie». Sottinteso: mica come i Ferragni. Sottinteso: questi sono del nostro mondo (quello delle edicole e dei maniscalchi: che nostalgia).
Avendo Ilary instagrammato una linguaccia in un autoscatto su Frecciarossa (stava sempre nelle storie, se ve la siete persa ormai è andata, come nel Novecento quando i programmi televisivi andavano guardati mentr’erano in onda), i segugi della notizia hanno addirittura scovato una foto analoga del personaggio più interessante di questa soap, tale Noemi Bocchi (non mi lamenterò mai più di quanto alle medie fosse impegnativo chiamarsi «Guia»).
Non so se sia vero che la signora Bocchi ha una relazione clandestina con Francesco Totti, ma dell’ampia copertura a lei fornita dai giornali mi sembrano notevoli due dettagli.
Uno è il lessico del marito (ovviamente anche lei ne ha uno, separando), che al Messaggero si dice «sgomento», e precisa che «il suo agire disinvolto non mi stupisce»: se avete mai sentito parlare Totti, converrete che la signora è discontinua nella tipologia di uomini con cui conversare.
L’altra è la foto che tutti i giornali pubblicano a presunta riprova della relazione. Totti seduto in tribuna allo stadio che saluta la folla; e lei, due file più indietro, che gli guarda il profilo (quello del volto, no quello Instagram). Quindi, nel ventunesimo secolo, ci sono ancora donne che pur di dividere uno spazio pubblico con l’amante sono disposte a sedersi in disparte e ad aspettarlo devote, a scrutargli amorevoli un orecchio finché qualcuno non svelerà la loro presenza ai giornali. Quindi, forse c’è una sola ragione per sperare che questa faccenda sia vera, ed è la possibilità di trarne una flebile speranza: almeno nel ruolo dell’amante che pazienta a lungo, il Novecento non è finito.
DAGONOTA il 23 febbraio 2022.
Oddio, occorre tornare ai tempi d’oro della cronaca rosa con i paparazzi all’assalto della coppia proibita Fausto Coppi con la Dama Bianca e gli amori romani della principessa Soraya o le scappatelle di Gianni Agnelli con Anitona Ekberg, per ritrovare il gran bordello infiammato da due celebrità, Ilary Blasi e Francesco Totti, che combinano insieme il massimo di popolarità: Sport e Tv.
E in tempi di separazioni via web o attraverso dispacci di agenzia che, a dispetto del passato, mettevano burocraticamente fine ai loro matrimoni, lo scoop di questo disgraziato sito sulla storia agli sgoccioli dell’ottavo Re di Roma e della Pupona sembra infrangere quel tabu dell’intoccabilità che i giornali-sandwich (Marchette&Pubblicità) riservano solitamente ai morti di fama.
Per non dire della Rai che costringe a farci pagare un canone per la passerella dei Morti di Fama. Qui dilagano le ospitate degli artisti che non raccolgono soldi al cinema o in teatro nonostante gli applausi (finti) che ricevono nei vari (e avariati) studi di via Teulada.
Come a dire? Un occhio benevolo per tutti i nostri clienti salvaguardati dagli uffici del marketing e dalle potenti società di comunicazione. E se Dagospia scoperchia l’imbroglio di un sistema dei media incapace di stare sulla notizia già al collasso, la rincorsa allo scoop della coppia scoppiata Blasi&Totti assume nelle redazioni toni ridicoli e patetici.
Primo, tentare di ridimensionare i fatti e la verità. Secondo, far osservare ai lettori che da tempo si vociferava della crisi tra la soubrette e l’ex capitano della Roma.
Terzo, noi siamo una testata seria, mica un sito pettegolo. Quinto, giocarsi la carta del baro con la direzione: Dagospia è un sito di tette e culi. Ma di osceno c’è solo un sistema dei media senza principi etici e professionali. Ammoniva Leo Longanesi: “Chi si dà un padrone è nato per servire”.
Valentina Lupia per “la Repubblica” il 27 Febbraio 2022.
Un aereo dedicato e intitolato a Francesco Totti. Dopo la bufera mediatica legata alle voci di una presunta rottura con la moglie Ilary Blasi, arriva l'omaggio al "Pupone" della Ita Airways.
La compagnia aerea ha infatti deciso di riservare un Airbus 330 all'ex capitano dell'As Roma, icona del calcio, amatissimo non solo in Italia ma in tutto il mondo. L'iniziativa fa parte di « Naming Azzurri», progetto che porta i campioni italiani tra i cieli di tutto il mondo.
Da dicembre dello scorso anno Ita Airways ha introdotto nella sua flotta degli aerei con la nuova livrea azzurra, dedicandoli ai più grandi sportivi della penisola, «ambasciatori nel mondo della determinazione, forza, passione e grinta, elementi che da sempre hanno portato in alto la bandiera del nostro Paese » , commentano dalla compagnia aerea.
E così l'A330 in onore dell'ex numero 10 giallorosso è il settimo aereo dedicato ad un big dello sport mondiale, dopo i due A319 intitolati a Gino Bartali e Pietro Mennea, i tre A320 a Paolo Rossi, Pietro Mennea e Sara Simeoni e l'A330 in onore di Tazio Nuvolari. Nomi, questi, scelti anche col supporto degli utenti dei social network grazie a sondaggi lanciati sui canali della compagnia (e su quelli de La Gazzetta dello Sport, partner dell'iniziativa).
Tra i più gettonati, appunto, quello di Totti, idolo dei romanisti ma considerato dal resto del mondo uno dei migliori giocatori italiani di tutti i tempi. Dal 1998 al 2017 è rimasto capitano della " maggica", con due " g" come da pronuncia dei tifosi. Ora Ita Airways gli intitola un aereo.
«Il 15 ottobre 2021 quando abbiamo dato l'avvio alle nostre operazione di volo abbiamo presentato la nuova livrea con un rendering, oggi vederla volare nei cieli ci dà la misura del lavoro svolto - commenta Giovanni Perosino, chief marketing officer di Ita Airways - La nostra livrea è nata azzurra, il colore che simboleggia da sempre le nazionali sportive Italiane, e quali ambasciatori migliori se non i grandi campioni italiani per testimoniarlo nel mondo?» si chiede.
Fabiano Minacci per biccy.it il 27 Febbraio 2022.
Francesco Totti è stato fra i protagonisti della sesta puntata di C’è Posta Per Te, chiamato da Noemi come regalo ai suoi genitori, grandi tifosi della Roma.
La ragazza ha usato l’ex Capitano per “chiedere scusa al padre ed alla madre per non essere stata una figlia perfetta”.
Secondo quanto raccontato da Noemi, infatti, a 16 anni è rimasta incinta di un ragazzo che i suoi genitori non hanno mai ben visto. “Siete i genitori migliori del mondo e vi ammiro tanto.
Non avete avuto una vita facile, ma, nonostante ciò, non mi avete mai lasciata e soprattutto non mi avete mai giudicata“. Lo stesso Francesco Totti, una volta entrato in studio, ha riservato belle parola ai due signori.
“Trovare genitori come voi non è facile“.
La registrazione della sorpresa con Francesco Totti è stata presumibilmente realizzata la scorsa estate, quando i sospetti di una rottura fra lui ed Ilary Blasi erano assai lontani.
Alla luce dei recenti sviluppi però la conduttrice de L’Isola dei Famosi ha voluto mostrare di nuovo ai fan che fra lei e Totti non c’è nessun aria di crisi.
Ieri sera, infatti, ha pubblicato una storia su Instagram in cui guarda l’ospitata del marito a C’è Posta Per Te.
«Totti-Blasi, un pranzo allontana la rottura. La crisi? Sarebbe nata anche perché lui voleva un figlio e lei no». Simona Marchetti su Il Corriere della Sera il 2 marzo 2022. «Chi» pubblica delle foto in cui i due sembrano aver ritrovato l’armonia perduta. Ma, secondo Oggi, le ragioni della freddezza sarebbero molto profonde. Sembrerebbe tornata l’armonia tra Ilary Blasi e Francesco Totti, il settimanale Chi li ha sorpresi insieme in un ristorante romano a pranzo e ha pubblicato delle foto esclusive: “Insieme. Uniti. Sereni. Sono queste le prime parole che vengono in mente nel rivedere Francesco Totti e Ilary Blasi a pranzo durante una tranquilla domenica in famiglia come tante altre”. Le foto pubblicate certificherebbero il ritorno dei due alla serenità, dopo le voci sulla rottura.
La ricostruzione di Oggi
Ma a dar retta invece alla ricostruzione di Oggi nell’ultimo numero in edicola, fra Ilary Blasi e Francesco Totti le ragioni della crisi sarebbero state profonde. «Di sicuro le ragioni della rottura, se rottura ci sarà, sono più profonde - si legge sul settimanale ancora in edicola - . Lei avrebbe voluto girare una sitcom sulla loro routine familiare, lui avrebbe tentennato fino a far morire il progetto. Il clan dei Blasi avrebbe preso troppo “campo” nel centro sportivo dei Totti alla Longarina, vicino Ostia». Insieme da vent’anni e sposati da diciassette, Totti e la Blasi hanno tre figli - Christian, Chanel e Isabel - e proprio la questione figli sarebbe stata un altro elemento di discussione fra i due. «Francesco avrebbe voluto aggiungere un figlio, preferibilmente un maschietto, alla contabilità familiare - riporta infatti l’articolo di “Oggi” - e lei si sarebbe opposta per ragioni di carriera».
Ilary Blasi e Francesco Totti? "Noemi non c'entra, quelle voci pesantissime sul figlio": uno choc, "le vere ragioni della crisi". Libero Quotidiano il 02 marzo 2022.
Nonostante Ilary Blasi e Francesco Totti siano stati immortalati ancora assieme, molti sono pronti a scommettere che la presunta crisi non sia del tutto passata. Anzi, le motivazioni sarebbero ben più profonde. Stando a quanto rivelato dal settimanale Oggi, "lei avrebbe voluto girare una sitcom sulla loro routine familiare, lui avrebbe tentennato fino a far morire il progetto; il clan dei Blasi avrebbe preso troppo 'campo' nel centro sportivo dei Totti alla Longarina, vicino Ostia. Soprattutto Francesco avrebbe voluto aggiungere un figlio, preferibilmente un maschietto, alla contabilità familiare e lei si sarebbe opposta per ragioni di carriera".
Insomma, il presunto allontanamento non avrebbe nulla a che fare con Noemi Bocchi, la donna che da giorni viene etichettata come la nuova fiamma dell'ex capitano della Roma. E come lei non c'entrerebbe un eventuale tradimento della conduttrice nei confronti del calciatore. A ostacolare, se la separazione fosse vera, la coppia più famosa del mondo del calcio anche il distacco dalla Roma.
"L'ex fuoriclasse - si legge - l’avrebbe voluto più morbido (e sono in molti a scommettere che un Totti “deblasizzato” tornerà in società). E anche se viene segnalato un tentativo di ricucire, per qualcuno siamo già alla fase delle carte bollate e degli studi legali. Fosse vero, ci sarà una battaglia: non sui figli, che entrambi amano troppo per coinvolgerli in una faida giudiziaria, ma sui soldi". Secondo il magazine infatti c'è un patrimonio da spartire visto che la Blasi ha sempre rivendicato una certa autonomia.
Totti e Ilary, divorzio o crisi risolta? “Ecco come stanno davvero le cose”. Alice Coppa il 04/03/2022 su Notizie.it.
I retroscena dietro la presunta crisi tra Ilary Blasi e Francesco Totti. Tutto quello che c'è da sapere.
Crisi risolta per Ilary Blasi e Francesco Totti? Le indiscrezioni sono diventate sempre più insistenti e continuano a moltiplicarsi nonostante le smentite dei due diretti interessati.
Ilary Blasi e Francesco Totti: la crisi
Le voci di una crisi hanno travolto Ilary Blasi e Francesco Totti che, attraverso i social, hanno cercato di placarle mostrandosi di nuovo insieme.
Nei giorni successivi le indiscrezioni non si sono fermate e c’è chi ipotizza che la crisi tra i due sia stata causata da problemi ben precisi:“lei avrebbe voluto girare una sitcom sulla loro routine familiare, lui avrebbe tentennato fino a far morire il progetto; il clan dei Blasi avrebbe preso troppo ‘campo’ nel centro sportivo dei Totti alla Longarina, vicino Ostia. Soprattutto Francesco avrebbe voluto aggiungere un figlio, preferibilmente un maschietto, alla contabilità familiare e lei si sarebbe opposta per ragioni di carriera”, si legge ad esempio sul settimanale Oggi.
Dunque, secondo le indiscrezioni, Noemi Bocchi – la donna a cui è stata attribuita una liaison con l’ex Capitano – c’entrerebbe poco o nulla nella presunta crisi tra i due vip.
Ilary Blasi e Totti: le smentite
Quando il rumor sulla presunta crisi è diventato sempre più insistente, Francesco Totti lo ha smentito con un video sui social in cui ha affermato:
“Nelle ultime ore ho letto sui media tante cose su di me e soprattutto sulla mia famiglia.
Non è la prima volta che mi succede di sentire queste fake news”, ha dichiarato, e ancora: “Mi rivolgo a tutti voi che scrivete queste cose. Fate attenzione, perché di mezzo ci sono i bambini e i bambini vanno rispettati. E sinceramente mi sono veramente stancato di dover smentire”.
ILARY BLASI ALL'ANSA, IL MIO MATRIMONIO CON TOTTI È FINITO
(ANSA l'11 luglio 2022) - "Dopo vent'anni insieme e tre splendidi figli, il mio matrimonio con Francesco è terminato. Il percorso della separazione rimarrà comunque un fatto privato e non seguiranno altre dichiarazioni da parte mia. Invito tutti a evitare speculazioni e, soprattutto, a rispettare la riservatezza della mia famiglia". Così Ilary Blasi annuncia all'ANSA la separazione da Francesco Totti, in una dichiarazione diffusa dalla sua agente.
TOTTI ALL'ANSA, SEPARAZIONE DA ILARY DOLORE INEVITABILE
(ANSA l'11 luglio 2022) "Ho tentato di superare la crisi del mio matrimonio, ma oggi capisco che la scelta della separazione, pur dolorosa, non è evitabile": così Francesco Totti annuncia all'ANSA la separazione da Ilary Blasi, con la quale è sposato da 17 anni. "Tutto quello che ho detto e fatto negli ultimi mesi è stato detto e fatto per proteggere i nostri figli, che saranno sempre la priorità assoluta della mia vita. Continuerò a essere vicino a Ilary nella crescita dei nostri tre meravigliosi figli, sempre nel rispetto di mia moglie. Confido - conclude Totti - nel massimo rispetto della nostra privacy, soprattutto per la serenità dei nostri figli".
Anticipazione da Chi l'11 luglio 2022
Mentre Totti e Ilary Blasi ufficializzano la loro separazione consensuale, il settimanale Chi pubblica nel numero in edicola da mercoledì le immagini esclusive che confermano il legame fra Francesco Totti e Noemi Bocchi.
Due giorni prima dell'annuncio, infatti, Totti è stato a casa di Noemi dalle 20 e 30 alle 2 e 30 di notte, accompagnato da un amico a bordo di una Smart. Il Capitano si è recato a casa della donna, lasciando la propria auto in un parcheggio e facendosi portare dall'amico. E poi, sempre insieme con lui è tornato a riprendere la propria macchina a notte fonda.
Le voci sulla crisi della coppia Totti-Blasi si susseguono dall'inizio dell'anno e si è parlato di nuove relazioni da entrambe le parti, anche se sempre smentite per proteggere la famiglia. Totti e Noemi sono stati visti più volte al ristorante Isola del pescatore a Santa Severa. Poi allo stadio. E ancora a Monte Carlo e a Tirana insieme.
Il settimanale Chi ricostruisce in modo dettagliato la separazione tra Totti e Ilary Blasi. Tutto sarebbe partito quando il Capitano ha letto alcuni messaggi compromettenti sul telefono della moglie. Si vocifera di una relazione con un aitante giovane per il quale la Blasi avrebbe letteralmente perso la testa e che avrebbe frequentato lontano dai riflettori durante le sue trasferte milanesi per condurre “L'isola dei famosi”. Così quando Totti ha smentito la crisi, la rottura era già in atto, ma il numero uno della Roma ha cercato di fare il possibile fino all'ultimo per proteggere i figli.
Giada Oricchio per Il Tempo del 23 febbraio 2022
Francesco Totti e Ilary Blasi smentiscono le voci di una presunta crisi matrimoniale con tanto di terzi incomodi, ma Dagospia, il sito dello scoop, replica. Ieri pomeriggio, Francesco Totti, felpa con codice fiscale, volto tirato e afflitto, “da prigioniero di guerra”, ha invocato (o “mandato un avviso ai naviganti”) rispetto per i tre figli minori e liquidato come “fake news” le indiscrezioni in una serie di storie Instagram ripostate dalla moglie.
“Nelle ultime ore ho letto sui media tante cose su di me e soprattutto sulla mia famiglia – ha detto l’ex Capitano della Roma -. Non è la prima volta che mi succede di sentire queste fake news. Mi rivolgo a tutti voi che scrivete queste cose di fare attenzione perché di mezzo ci sono dei bambini. E i bambini vanno rispettati. E sinceramente mi sono veramente stancato di dover smentire. Poi è andato a cena con Ilary e i bambini, si sono lasciati paparazzare da una siepe di fotografi, hanno bofonchiato che non è vero niente e si sono dileguati nella secca e frizzante notte romana.
Ma Dagospia non ci sta e rilancia: “Totti ha smentito in un video (peccato che non smentisca un bel niente). L’ex capitano della Roma si limita a suggerire ai media di 'fare attenzione' (che è, una minaccia?), perché di mezzo ci sono dei bambini, e 'i bambini vanno rispettati'. Nessun riferimento al suo grande amore per Ilary, né alla nuova fiamma, Noemi Bocchi (l’ipotetica fiamma secondo alcuni quotidiani, nda)”.
Il sito fondato da Roberto D’Agostino si è concesso una coda velenosa: “Consigliamo al Pupone di cambiare social media manager, vista la qualità delle inquadrature delle stories. E visto che c’è, magari può trovare anche uno "stylist" che gli suggerisca di indossare qualcosa di meglio della tamarrissima felpa con il codice fiscale stampato sopra. Magari anche la moglie gradirebbe...”.
Intanto il video non ha calmato le acque, anzi. Dopo lui, lei, l’altra, sarebbe spuntato anche l’altro “un attore molto somigliante a Totti” scrivono diverse testate giornalistiche.
Ida Di Grazia per leggo.it l'11 luglio 2022.
Francesco Totti e Ilary Blasi si separano: ecco tutto quello che sappiamo. Torna il "problema" Noemi Bocchi. I rumors dei mesi scorsi ora trovano conferma, una delle coppie più amate con un comunicato congiunto, annuncia l'addio dopo diciassette anni di matrimonio. Era 19 giugno del 2005.
La bomba è esplosa lo scorso febbraio quando Dagospia parlò della crisi tra Francesco Totti e Ilary Blasi e per la prima volta compare il nome di Noemi Bocchi, la presunta fiamma del "Pupone" che avrebbe fatto crollare il castello d'amore. In serata sempre secondo il sito di Roberto D'Agostino verrà pubblicato un comunicato congiunto che ufficializza la separazione dopo quasì vent'anni.
Classe 1988, Noemi Bocchi ha due figli avuti da un precedente matrimonio, laureata in economia aziendale alla Lumsa e designer floreale. L'ex marito è dirigente di una delle compagini giovanili Tivoli.
A far scoccare la scintilla tra Noemi e l'ex capitano della Roma il padel. Una grande passione di Totti. Sempre secondo i rumors circolati in quei giorni, intorno a Natale, quando l'ex numero dieci aveva avuto un incidente in macchina, Noemi era fuggita di corsa da un locale per stargli accanto.
E non finisce qui, perché la Bocchi viene paparazzata allo Stadio qualche fila più su rispetto a Francesco Totti. Più precisamente il 4 dicembre 2021 nel match di serie A Roma - l’Inter, Noemi era seduta tra il pubblico, dietro al Capitano, tornato dopo due anni allo stadio a vedere la sua Roma.
L'assenza poi di Ilary Blasi alla festa dei 45 anni di Totti, e il fatto che alcuni tifosi abbiamo "pizzicato" il loro idolo in compagnia della nuova presunta fiamma in un ristorante di Via Amsterdam ha acceso i fari sulla crisi. Si dice inoltre che nello stesso periodo l’ex calciatore si sia spostato nell’altra casa di Casal Palocco.
Subito dopo lo scoop di Dagospia e le foto di Noemi Bocchi pubblicate da tantissimi quotidiani, arriva la smentita via social da parte di Francesco Totti, che nella stessa serata si fa paparazzare a cena con tutta la famiglia: «Sono stanco di smentire certe cose su di me e la mia famiglia, dico solo che dovete stare attenti a parlare di queste cose perché ci sono di mezzo i bambini. E i bambini vanno sempre tutelati. Sono fake news». ridendo, al coro degli stessi fotografi che chiedevano un bacio con Ilary: «Sono venti anni che ci baciamo».
Qualche mese dopo parla anche la Blasi in un'intervista a Verissimo dalla sua amica Silvia Toffanin in cui smentisce categoricamente ogni voce di crisi: «La cosa vergognosa è che alcuni quotidiani nazionali hanno dato la notizia come se fosse certa e hanno fatto una figuraccia. - poi a proposito dei figli - Ormai sono grandi e ci hanno chiesto spiegazioni, penso si siano anche vergognati, abbiamo spiegato loro che purtroppo ciclicamente siamo oggetto di questi attacchi.
Quella foto è stata una conferma che fosse qualcosa di costruito. Perché fare una foto così? Vuol dire tutto e vuol dire niente. E se davvero come hanno scritto è un tradimento che dura da mesi allora perché c'è solo quella foto che alla fine non dice nulla, è lo scatto di due persone in uno stesso stadio insieme a tante altre persone».
Dopo le secche smentite da parte di Francesco Totti e Ilary Blasi sulla presunta crisi arriva però un'intervista "sibillina" alla conduttrice dell'Isola dei Famosi.
«Quando Francesco ha smesso di giocare - racconta la Blasi al magazine "F" - bisognava metabolizzare. Ho deciso di non lavorare per due anni per stargli vicino, ma penso sia normale che una coppia davanti alle difficoltà si unisce», sottolineando di non aver mai però pensato di lasciare la tv: «Nella vita non si sa mai, le cose con Francesco funzionano ma tutto può cambiare…Io voglio poter decidere cosa fare della mia vita, non stare appesa a un uomo».
Totti e Ilary Blasi si sono separati. E scoppia il caso dei due comunicati. Il Tempo il 12 luglio 2022
Doveva essere un comunicato congiunto quello dell'addio tra Ilary Blasi e Francesco Totti. Invece anche su quello la coppia si sarebbe divisa. Così di comunicati per dirsi addio ufficialmente ne sono serviti due alla coppia più amata dagli italiani: la conduttrice tv ha annunciato la separazione consensuale, dopo i gossip smentiti a febbraio, con una frase: "Il mio matrimonio è finito". Poi la richiesta di rispettare la privacy soprattutto per i figli. Dopo pochi minuti è arrivata la conferma dell’ex numero 10 della Roma: “Abbiamo difeso i nostri figli” ha spiegato
"Dopo vent'anni insieme e tre splendidi figli – ha scritto la presentatrice in una dichiarazione diffusa dalla sua agente all’Ansa – il mio matrimonio con Francesco è terminato. Il percorso della separazione rimarrà comunque un fatto privato e non seguiranno altre dichiarazioni da parte mia. Invito tutti a evitare speculazioni e, soprattutto, a rispettare la riservatezza della mia famiglia".
“Ho tentato di superare la crisi del mio matrimonio, ma oggi capisco che la scelta della separazione, pur dolorosa, non è evitabile - ha spiegato l'ex capitano giallorosso - Tutto quello che ho detto e fatto negli ultimi mesi – continua Totti – è stato detto e fatto per proteggere i nostri figli, che saranno sempre la priorità assoluta della mia vita. Continuerò a essere vicino a Ilary nella crescita dei nostri tre meravigliosi figli, sempre nel rispetto di mia moglie. Confido nel massimo rispetto della nostra privacy, soprattutto per la serenità dei nostri figli".
Francesco Totti e Noemi Bocchi, Chi scodella le foto durante le voci di crisi con Ilary Blasi. Il Tempo l'11 luglio 2022
Mentre Francesco Totti e Ilary Blasi ufficializzano la loro separazione consensuale (il sito Dagospia ha annunciato per le 19 un comunicato congiunto), il settimanale ‘Chi’ pubblica nel numero in edicola da mercoledì le immagini esclusive che confermerebbero il legame fra Francesco Totti e Noemi Bocchi. Due giorni prima di questo comunicato annunciato, infatti, Totti è stato a casa di Noemi dalle 20 e 30 alle 2 e 30 di notte, accompagnato da un amico a bordo di una Smart. Il Capitano, scrive Chi, sarebbe andato a casa della donna, lasciando la propria auto in un parcheggio e facendosi portare dall’amico. E poi, sempre insieme con lui è tornato a riprendere la propria macchina a notte fonda: “È la prova - sottolinea il magazine di gossip - che ha trascorso la serata a casa della Bocchi”. Le voci sulla crisi della coppia Totti-Blasi - spiega la rivista diretta da Alfonso Signorini - si susseguono dall’inizio dell’anno e si è parlato di nuove relazioni da entrambe le parti, anche se sempre smentite per proteggere la famiglia.
Totti e Noemi sono stati visti più volte al ristorante Isola del pescatore a Santa Severa. Poi allo stadio. E ancora a Monte Carlo e a Tirana insieme. Il settimanale ‘Chi’ ricostruisce in modo dettagliato la separazione tra Totti e Ilary Blasi. “Tutto sarebbe partito - si legge - quando il Capitano ha letto alcuni messaggi compromettenti sul telefono della moglie. Si vocifera di una relazione con un aitante giovane per il quale la Blasi avrebbe letteralmente perso la testa e che avrebbe frequentato lontano dai riflettori durante le sue trasferte milanesi per condurre L’isola dei famosi. Così quando Totti ha smentito la crisi, la rottura era già in atto, ma il numero uno della Roma ha cercato di fare il possibile fino all’ultimo per proteggere i figli”.
Francesco Totti e Ilary Blasi, patrimonio da 100 milioni di euro tra immobiliare e società. Il caso dell'assegno divorzile. Andrea Giacobino su Il Tempo il 12 luglio 2022
Un patrimonio di quasi 100 milioni di euro. È quello che condividono Francesco Totti e la moglie Ilary Blasi. Ma cosa dovrà versare l’ex marito alla ex moglie? Va detto che la giurisprudenza ha recentemente mutato la denominazione del vecchio «assegno di mantenimento» in «assegno divorzile». Se per ottenere l’assegno di mantenimento bastava la disparità tra i redditi dei due coniugi e l’assenza di responsabilità per la crisi coniugale, il cosiddetto addebito, l’assegno divorzile viene ora concesso esclusivamente se il coniuge richiedente dimostra di non essere in grado, non per colpa sua, di mantenersi in modo decoroso. Tutte circostanze che sembrano non riguardare la Blasi, affermata showgirl e quindi l’assegno divorzile che riceverà potrebbe essere davvero modesto.
E i due patrimoni? Cominciamo dall’ex capitano della Roma che tra stipendio e diritti di immagine, contando le sue ultime 21 stagioni con il club capitolino, ha ricevuto un compenso lordo di 152 milioni di euro per un netto di 84,25 milioni. Dopo essersi ritirato, il «Pupone» ha intrapreso la carriera dirigenziale e ha firmato un contratto con la Roma di 600 mila euro all’anno, abbondonato a giugno del 2019, a causa di screzi con la proprietà giallorossa. In seguito Totti ha deciso di utilizzare gran parte del suo patrimonio in investimenti sicuri per mettersi in una situazione economica tranquilla dopo la fine della carriera calcistica. Così ha investito molto nel settore immobiliare.
Con la holding Numberten Srl (così chiamata perché è la traduzione inglese del numero 10 della maglia del «Pupone»), di cui detiene il 100%, l’ex capitano controlla le sue proprietà, nonostante all’inizio questa attività fosse nata per gestire i diritti di immagine dell’ex calciatore. La società più importante dalla holding Numberten è la Immobiliare Dieci, che detiene il controllo anche della Immobiliare Ten. Altra importante società è la Longarina, che gestisce l’omonimo centro sportivo nelle vicinanze di Ostia.
L’ultimo bilancio disponibile della cassaforte di Totti, quello a fine 2021 e appena depositato, si è chiuso con un utile sceso anno su anno da 64mila a soli 3mila euro anche se la società può contare su un patrimonio netto di 7 milioni costituito da 3 milioni di riserve e 3,8 milioni di utili portati a nuovo frutto della rivalutazione degli immobili di proprietà fatta nel 2008, da cui provengono gli affitti che sono scesi a 660mila euro dai 904 mila del 2020.
La Numberten possiede una serie di immobili valutati 3,9 milioni e alcune partecipazioni finanziarie in altre società, tra le quali le citate Immobiliare Acilia, la Immobiliare Dieci e Longarina. La cassaforte di Totti ha però visto scendere i debiti anno su anno da 6,7 a 5,9 milioni di cui 2,7 milioni verso l’unico azionista.
Oggi, oltre alla Numberten e alla Longarina, Totti risulta proprietario e amministratore della Vetulonia srl, ancora una volta votata all'immobiliare, ma soprattutto della IT Scouting, la società che ha costituito per avviare la sua nuova carriera di scopritore di talenti, business in cui è attivo anche attraverso le quote del 50% in Coach Consulting (di cui l’altro socio è il procuratore Pietro Chiodi) e del 49% in Ct10, il cui 51% è di Giovanni Maria de Montis, anche lui procuratore. A latere delle società, Totti poi risulta anche essere proprietario, in regime di separazione dei beni dalla moglie Ilary, anche di sette fabbricati a Sud di Roma (due garage, due magazzini e tre abitazioni per complessive 55 stanze) e di uno a Latina.
Per quanto non sia facile affermare con certezza quali siano i guadagni della Blasi e il suo patrimonio personale, al di là delle cinque abitazioni a Roma e di una a Milano, si possono rintracciare alcune verosimili ricostruzioni secondo le quali per la conduzione del «Grande Fratello Vip» avrebbe guadagnato circa 25mila euro a puntata, per un totale di 650mila euro ad edizione. Un cachet che sarebbe poi andato aumentando di pari passo con la sua fama ed esperienza tanto che nel 2021 per la conduzione dell’«Isola dei Famosi» avrebbe incassato circa 50mila euro a puntata per un totale di 18 puntate, ovvero 900mila euro complessivi.
Anche la Blasi possiede quote in società, esattamente il 90% della Numberfive e della Società Sportiva Dilettantistica Sporting Club Totti, le cui quote restanti sono rispettivamente del padre Roberto per il 10% e al 5% cadauno di Angelo Marozzini (cugino di Totti) e Ivan Peruch. Gli ultimi bilanci delle due società della Blasi (chiusi a fine 2020) evidenziano rispettivamente un patrimonio netto di 726mila euro e di 41mila euro.
Totti e Blasi «spa», cosa sarà dell’impero milionario tra società in comune, case e beni. Diana Cavalcoli su Il Corriere della Sera l'11 luglio 2022.
Con l’ufficializzazione della rottura tra il calciatore Francesco Totti e la moglie e conduttrice Ilary Blasi in molti online si chiedono quale sarà il destino dell’impero dei due. Oltre che una coppia, Totti e Blasi sono infatti un’azienda milionaria. Secondo il sito Qui Finanza solo da calciatore, in venticinque anni di carriera, il campione del mondo avrebbe incassato oltre 84 milioni di euro netti mentre, tra le conduttrici Tv, Blasi sarebbe tra le più pagate. Secondo alcune indiscrezioni del settimanale Oggi, non confermate dalla diretta interessata, il cachet della presentatrice per la conduzione dell’Isola dei Famosi aveva raggiunto quota 50 mila euro a puntata. A cui si sommano negli anni gli ingaggi per programmi celebri come Le Iene e Il Grande Fratello.
La separazione: beni e società
Con la separazione, arrivata dopo 20 anni di matrimonio, si dovrà quindi fare ordine in termini di divisione dei beni e anche a livello societario. Dopo la messa in liquidazione nel 2017 della Never without You, la società di abbigliamento fondata dalla coppia 10 anni prima e mai decollata, l’impero dei due, ribattezzato dai media “Totti&Blasi spa”, è cresciuto. Include oggi le sette società fondate dal campione negli anni e di cui hanno quote anche Blasi e alcuni parenti dei due.
Tra queste società c’è la holding Number ten pensata per gestire l’immagine del calciatore, società a cui fa capo Number five che contratta gli ingaggi non calcistici dell’ex capitano della Roma. Di questa società nello specifico Blasi detiene il 90% e il suocero Roberto Blasi il 10%. Alla holding fanno poi capo altre società tra cui Longarina srl e Immobiliare Dieci, attive nel mercato immobiliare. Totti è poi socio al 49% di Ct10, società di servizi in ambito sportivo che si occupa di marketing, gestione della carriera dei calciatori e scounting. Società nata nel 2020 assieme a IT Scouting anch’essa pensata per la ricerca di talenti nel mondo del calcio.
Nella società sportiva dilettantistica Sporting club Totti come azionisti figurano poi Blasi (90%), il cugino di Totti, Angelo Marrozzini (5%) e il marito della cognata Ivan Peruch che gestisce i campi da calcio e detiene il 5%. La società avviata nel 2020 conta 31 mila euro di fatturato nei primi 7 mesi di attività. Nella separazione andrà poi decisa la divisione dei beni e degli immobili della coppia.
Francesco Totti e Ilary Blasi si lasciano. Una storia lunga 20 anni e tre figli: dal matrimonio all’Ara Coeli alla serie tv alla separazione. Redazione Sport su Il Corriere della Sera l'11 luglio 2022.
Atteso un comunicato ufficiale dopo 17 anni e quasi un mese di matrimonio dopo le indiscrezioni arrivate già a febbraio 2022
20 anni insieme
Francesco Totti e Ilary Blasi al centro del gossip: a febbraio 2022 la notizia che starebbero per lasciarsi dopo 20 anni di amore e un matrimonio durato 17 anni, con tre figli (Isabel è la minore). A luglio il rilancio di Dagospia — che era stato il primo a parlare di un litigio tra l’ex capitano della Roma e la soubrette del 5 febbraio, durante una gita a Castel Gandolfo —. Al primo giro, dopo nemmeno 24 ore, erano arrivate le smentite social: quella di Ilary «muta» attraverso un video che mostra tutta la famiglia a cena assieme, quella di Francesco più esplicita, con l’ex capitano giallorosso che su Instagram parla di «fake news» e chiede «di stare attenti a quello che scrivete perché ci sono di mezzo dei bambini». L’11 luglio 2022 invece, il rilancio di Dagospia: un comunicato congiunto dovrebbe essere diffuso alle 19.
Il matrimonio il 19 giugno 2015
L’allora Pupone e la showgirl si sono sposati il 19 giugno 2005 a Roma, nella Basilica dell’Ara Coeli. Lei bellissima in abito bianco, lui elegantissimo in tight. Non sembrava proprio una parabola calciatore-velina... Dal 2013 abitano nell’attico del palazzo EuroSky in un appartamento da 36 stanze dotato di ogni lusso e comfort. Con loro anche il gatto Donna Paola, che era stato causa di un battibecco coniugale risolto in due giorni.
I tre figli
Cristian, Chanel e Isabel sono i tre figli di Francesco Totti e Ilary Blasi. Il primogenito è nato il 6 novembre 2005 e gioca nel settore giovanile della Roma. La secondogenita, con il nome scelto dal fratello, è nata il 13 marzo 2007 e somiglia molto alla mamma. Isabel è invece nata il 10 marzo 2016.
Le maglie «6 unica» e una crisi annunciata
Il 10 marzo 2002 Totti annunciò al mondo dopo il derby che l’amava con la celebre maglietta «6 unica». Nove anni dopo, il 13 marzo 2011, lo ribadì: «6 sempre unica». Ma, come detto, la crisi sembrava durare da tempo. Lo scorso 27 settembre Totti era senza Ilary per i suoi 45 anni. Poi, riferisce il Messaggero, la lite durante la gita a Castel Gandolfo. E, recentemente, Blasi commentava in un’intervista all’apparenza innocente: «Le cose con Francesco funzionano, ma nella vita non si sa mai, tutto può cambiare. Voglio essere indipendente e non appesa ad un uomo».
Il compleanno mancato e il San Valentino 2021
Non è noto se e cosa abbiano fatto Ilary Blasi e Francesco Totti per il San Valentino 2022. Quando però al 45° compleanno dell’ex calciatore, lo scorso 27 settembre, Ilary non è apparsa alla festa, un campanello d’allarme è suonato per molti. Nell’aprile precedente lui, invece, per i 40 anni di lei si era lanciato in una struggente dedica: «La metà degli anni li abbiamo passati insieme... ora sei arrivata a 40 ... abbiamo costruito le fondamenta della nostra casa, ora dobbiamo aggiungere i mattoni. Ci aspetta ancora tanta vita.... insieme!!!! auguri amore mio!». Lo scorso anno, per San Valentino 2021, si erano scambiati delle rose (finte) e lei aveva regalato a lui un «mazzo» di cioccolatini, ricevendo uno scherzoso «vaffa» e poi due ceste di vere rose rosse, tra le risate dei figli.
L’addio al calcio
Il 28 maggio 2017 Francesco Totti giocava l’ultima partita da calciatore della Roma e della sua carriera. Un giorno che nessun tifoso della Roma dimenticherà mai. Si giocava Roma-Genoa finita 3-2 per i giallorossi. Al termine della gara una festa collettiva emozionante e a tratti commovente. Francesco Totti e il saluto ai suoi tifosi con Ilary Blasi e i tre figli sempre al suo fianco.
La serie tv
Nell’autunno 2021 è andata in onda la serie tv «Speravo de morì prima» tratta dalla sua autobiografia «Un capitano», scritta insieme al giornalista Paolo Condò, che riprende sei momenti cruciali della vita dello storico numero 10 romanista, uno per ogni puntata. La regia è di Luca Ribuoli.
Francesco Totti-Pietro Castellitto
Il ruolo di Francesco giovane è interpretato da Pietro Castellitto, figlio di Sergio e della scrittrice Margaret Mazzantini. Castellitto junior, grande tifoso romanista, ha studiato per mesi il personaggio Totti: i due sono stati anche a pranzo insieme in più di un’occasione.
Ilary Blasi-Greta Scarano
La persona più importante nella vita di Francesco finora, sua moglie Ilary, è portata in scena dall’attrice Greta Scarano, già famosa per aver partecipato a film come «Suburra» e «Smetto quando voglio» e a serie televisive come «Romanzo Criminale» e il recente «Il nome della rosa».
Non solo calcio: red carpet e Gran Premi
Spesso Ilary e Francesco Totti sono andati insieme in giro per il mondo, formando una delle coppie più glamour del jet set italiano. La loro unione è sempre stata il simbolo di una coppia solida e, in qualche modo, esemplare. Anche per questo sul web le reazioni sul web in queste ore sono moltissime, e spesso sinceramente tristi.
Dopo mesi di crisi e smentite arriva l’annuncio della separazione
È l’11 luglio 2022 quando l’incantesimo si spezza definitivamente. È tutto vero: Francesco Totti e Ilary Blasi si separano. L’ufficializzazione arriverà alle 19 con un comunicato congiunto. Da mesi circolavano voci di dissapori nella coppia, che si era sposata il 19 giugno 2005, a Roma, in un clima di esaltazione popolare. La relazione era già parsa in frantumi a febbraio, quando i rumors sulla separazione si erano fatti più insistenti. Ilary aveva tuonato: «È stato un accanimento mediatico, il nostro pensiero è andato ai nostri figli».
Totti e Ilary Blasi: i messaggi compromettenti, la fuga a Tirana, Noemi e Luca Marinelli. Così è iniziata la crisi. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 12 luglio 2022.
La coppia era da mesi in crisi, tra voci di tradimenti e scenate. A febbraio la rabbia di lei: «Basta accanimenti, abbiamo tre figli».
Sono finiti anche i tempi supplementari. Triplice fischio, il matrimonio si chiude qui, in un mesto zero a zero sentimentale a tavolino e mai ‘na gioia, come recita il tipico mantra romanista. Francesco Totti e Ilary Blasi non si amano più e dopo aver vissuto qualche mese da separati in casa, senza troppo reciproco disturbo, nella mega-villa dell’Eur, in attesa forse che i rispettivi avvocati trovassero l’accordo su una complicatissima spartizione patrimoniale della coppia d’oro, adesso lo faranno per davvero: addio, è stato bello.
Dopo venti anni di dediche, pollici in bocca, il colpo di fulmine («Io quella me la sposo»), cerimonia nuziale celebrata all’Ara Coeli e in diretta Sky, tre bambini, Cristian, Chanel e Isabel, le estati a Sabaudia con l’ombrellone sotto al braccio, lo sportello della Ferrari rigato al primo appuntamento. Dopo le foto romantiche al tramonto («Amo Francesco perché mi guarda ancora come il primo giorno»), il mister Spalletti «piccolo uomo» e i giri di campo, fino all’ultimo, struggente, del 28 maggio 2017, quello che «Speravo de morì prima» con cui il Capitano (c’è solo un Capitano) ha lasciato la Roma e più di un pezzo di cuore solo e soltanto giallorosso. Dopo 17 anni di matrimonio (il 19 giugno, anniversario ignorato da entrambi), la maglietta «6 unica» dopo un derby vinto 5 a 1 è ormai sbiadita.
E quello che resta, quando non c’è più niente da smentire, sono due comunicati, separati pure quelli. Francesco Totti: «Dopo venti anni insieme la mia storia di coppia con Ilary è purtroppo terminata. Tutto quello che ho detto e fatto negli ultimi mesi è stato detto e fatto per proteggere i nostri figli che sono e saranno sempre la priorità assoluta della mia vita», scrive il Campione del Mondo 2006. «Ho tentato di superare la crisi del mio matrimonio ma oggi capisco che la scelta della separazione, pur dolorosa, non è più evitabile. Continuerò ad essere unito ad Ilary nella crescita dei nostri meravigliosi tre figli, sempre con grande rispetto per mia moglie». E conclude chiudendo la porta ai curiosi: «Il percorso della nostra separazione rimarrà per me rigorosamente privato e dunque non rilascerò altre dichiarazioni. Confido nel massimo rispetto per la nostra riservatezza e privacy soprattutto per la serenità dei nostri tre figli. Grazie».
Quasi fotocopia quello più breve di Ilary Blasi: «Dopo vent’anni insieme e tre splendidi figli, il mio matrimonio con Francesco è terminato», annuncia l’ex Letterina. «Il percorso della separazione rimarrà comunque un fatto privato e non seguiranno altre dichiarazioni da parte mia. Invito tutti a evitare speculazioni e, soprattutto, a rispettare la riservatezza della mia famiglia». Altro che fake news, stavolta è tutto vero. Nessuno però in questa moderna fiaba senza lieto fine avrebbe il cuore infranto. Puntuale infatti oggi arriva in edicola un servizio fotografico sul settimanale «Chi» che scodella le immagini di Totti che nottetempo, accompagnato da un fido amico, si presenta a casa di Noemi Bocchi , la biondissima dama dei Parioli, 34 anni, un ex marito imprenditore del marmo, due figli, tifosa romanista e gran giocatrice di paddle (due bonus irresistibili, agli occhi dell’amato bene), la terza incomoda amorosa di questa storia.
Più volte fotografata sugli spalti dell’Olimpico (a scovarla fu, a febbraio, l’occhio perfidamente acuto del sito web Dagospia, lo stesso che ieri ha lanciato per primo lo scoop definitivo), qualche sedia più in là di Totti. I due si frequenterebbero di nascosto da almeno otto mesi. E sarebbero innamorati sul serio. Chi li ha visti all’«Isola del Pescatore», ristorante vippissimo sulla spiaggia di Santa Severa (dove il numero 10 portò Ilary per farle la proposta e lei, ignara, obiettò: «E che fino a là dobbiamo ariva’?» ), chi in un hotel-castello all’uscita di Lunghezza, fuori Roma, o a Montecarlo o a Tirana, per la finale di Conference League della Roma: voli separati, stesso hotel, camere diverse, massima discrezione. E minimo risultato: lo sapevano tutti.
Nemmeno Ilary, che pure negli ultimi mesi è apparsa sempre più magra e scavata («Che ti è successo?» le chiedono sui social), soffrirebbe per l’amore perduto. Secondo «Chi», anzi, l’ultimo dissidio coniugale sarebbe scoppiato dopo che Francesco ha scoperto messaggini compromettenti sul cellulare della moglie. Destinatario un misterioso spasimante — ricambiato — che la conduttrice dell’«Isola dei Famosi» avrebbe incontrato durante le trasferte a Milano. Forse un personal trainer, forse un imprenditore. Mesi fa si mormorava di un flirt con il baldo attore Luca Marinelli, quello di Diabolik, vai a sapere.
Da repubblica.it del 1° aprile 2022
Ilary Blasi ripercorre tutti i passaggi più importanti della sua vita privata e della sua carriera in una intervista intima e ironica con Francesca Fagnani presentatrice del programma Belve, in onda venerdì 1 aprile su Rai 2.
Sollecitata dalle domande della conduttrice, si sofferma a lungo sulla notizia del presunto tradimento del marito Francesco Totti. Francesca Fagnani le chiede: "La vostra storia d'amore potrebbe sopravvivere a un tradimento, dell'una e dell'altro?". Blasi risponde prontamente: "No, né dell'uno né dell'altra".
Fagnani torna poi sulla foto che ritrae una ragazza allo stadio a pochi metri da Totti, origine della notizia del presunto tradimento: "Lei ha raccontato che dietro quella foto ci fosse una macchinazione, si è chiesta chi fosse l'artefice?". Ilary Blasi risponde: "Avevo altro a cui pensare in quel momento e non a chi...". Fagnani ribatte: "Ha pensato che fosse un complotto ma non si è chiesta ad opera di chi?". Blasi allora: "No, tanto la certezza non ce l'avrò mai, è facile puntare il dito contro i soliti nomi".
Spinta poi dalla insistenza di Fagnani, Blasi chiarisce il senso della battuta fatta ad Alfonso Signorini, specificando che voleva fargli un complimento sottolineando che da opinionista del Grande fratello era passato a conduttore del programma. Blasi poi risponde alla domanda sul perché avessero scelto, per all'attuale Isola dei famosi, sempre gli stessi personaggi. Blasi risponde: "Sono i professionisti dei reality".
Infine, divertendosi molto e con qualche imbarazzo, alla domanda sul nome della figlia e sulla rosa dei nomi che aveva previsto per Chanel, Blasy ci pensa e risponde sorridendo: "La verità? Volevo chiamarla Roma".
"Nozze terminate", "Dolore inevitabile". Totti e Blasi, l'addio dopo 20 anni d'amore. Francesca Galici l'11 Luglio 2022 su Il Giornale.
Dal "6 unica" alla separazione. Salta anche il comunicato congiunto: disaccordo sui contenuti
Ci si aspettava un comunicato congiunto alle 19, invece gli ex coniugi Totti hanno rilasciato dichiarazioni disgiunte all'agenzia Ansa. "Dopo vent'anni insieme e tre splendidi figli, il mio matrimonio con Francesco è terminato. Il percorso della separazione rimarrà comunque un fatto privato e non seguiranno altre dichiarazioni da parte mia. Invito tutti a evitare speculazioni e, soprattutto, a rispettare la riservatezza della mia famiglia", ha dichiarato Ilary Blasi. Più emotivo il messaggio di Francesco Totti: "Ho tentato di superare la crisi del mio matrimonio, ma oggi capisco che la scelta della separazione, pur dolorosa, non è evitabile. Tutto quello che ho detto e fatto negli ultimi mesi è stato detto e fatto per proteggere i nostri figli, che saranno sempre la priorità assoluta della mia vita. Continuerò a essere vicino a Ilary nella crescita dei nostri tre meravigliosi figli, sempre nel rispetto di mia moglie. Confido nel massimo rispetto della nostra privacy, soprattutto per la serenità dei nostri figli"
A Roma, poche cose sono amate come Francesco Totti, il Pupone, il Capitano, il "bimbo de oro". Se Giuseppe Giannini è stato soprannominato "il Principe" durante i suoi anni con la maglia giallorossa, Francesco Totti per i tifosi della "Maggica" è sempre stato l'ottavo re di Roma, o al massimo "il Gladiatore". La sua epopea calcistica è iniziata con indosso i colori della Roma ed è finita nello stesso modo, con quella maglia sulle spalle, in lacrime sotto la sua Curva sud, quella dove da ragazzino sognava, un giorno, di essere nell'undici della Roma. Ilary Blasi non conosceva niente di questo mondo, come da lei stessa ammesso in un'intervista rilasciata a Francesca Fagnani: "Onestamente non riconoscevo nemmeno mio marito in mezzo al campo". Fu Francesco Totti a voler a tutti costi uscire con lei, a cercarla, dopo averla vista ballare a Passaparola, il programma condotto da Gerry Scotti tra la fine degli anni Novanta e i prim Duemila, dove Ilary Blasi ricopriva il ruolo di "Letterina". Era il 2002 e da quel momento i due non si sono più lasciati. Almeno fino a oggi.
Hanno provato a tenere nascosta la loro relazione ma è difficile non farti notare quando a Roma sei Francesco Totti. A qualche mese di distanza dal primo incontro, Francesco Totti ha reso ufficiale ciò che tutti già sapevano e dopo aver segnato un gol allo stadio Olimpico ha scoperto una sotto maglia con una scritta che è diventata iconica: 6 unica. Dal quel momento, nel cuore dei romani, è nata una nuova coppia da proteggere e preservare, accompagnandola in ogni sua fase. Emblematico quanto accadde al matrimonio, celebrato il 19 giugno del 2005 nell'imponente chiesa dell'Ara Coeli di Roma. Migliaia di persone sono accorse per festeggiare l'ottavo re di Roma e la sua regina. Le strade della Capitale furono bloccate e la cerimonia venne trasmessa in diretta televisiva, come mai è accaduto per una coppia di celebrities nel nostro Paese.
Tra Totti e Blasi è finita, attesa per il comunicato
Sono passati 17 anni da quel giorno, sono nati tre figli e fino a pochi mesi fa la coppia non mostrava particolari segni di cedimento. Certo, le crisi capitano a tutte le coppie e loro non ne sono stati esentati, ma il loro matrimonio sembrava reggere a tutte le bordate della vita. Ilary c'era quando Totti si è infortunato gravemente, svariate volte, nell'arco della sua carriera. C'era anche poche settimane prima dei mondiali, quando sembrava che il numero 10 dovesse saltare la sua ultima occasione di salire sul tetto del mondo. Ed era a Berlino quando suo marito ha alzato la coppa, dopo aver disputato un campionato del mondo straordinario. Ilary era lì anche nel giorno in cui Francesco Totti ha dato l'addio al calcio. L'abbraccio tra le lacrime di lei che indossava quella storica maglia "6 unica" e lui con la maglia giallorossa del tributo alla sua carriera è impressa nella mente di tutti i tifosi, della Roma e non.
Ma qualcosa negli ultimi mesi si è spezzato. Le voci su un possibile tradimento sono iniziate a circolare con sempre più insistenza tanto che la coppia ha avuto non poche difficoltà a smentire le voci della crisi. Ilary Blasi è perfino andata in televisione a dire che no, non era vero niente, e che tutti quelli che a febbraio parlavano di una possibile separazione in vista avevano fatto una "figura di merda". Sono passati 5 mesi e quello che per molti era un brutto sogno ha trovato concretezza in un comunicato stampa congiunto in cui la coppia ha annunciato la separazione. Come dicono i più disillusi dall'amore, "dopo Al Bano e Romina non ci si deve stupire più di nulla".
Totti-Blasi, l'amore è finito (dopo 20 anni da copertina). Andrea Cuomo il 12 Luglio 2022 su Il Giornale.
Rottura ufficiale. La coppia nell'immaginario italiano: la maglia "6 unica", le nozze in tv e i tre figli
Il loro addio è stato ufficializzato con un comunicato congiunto, come fossero una compagnia quotata in borsa. E una coppia-azienda in fondo Francesco Totti e Ilary Blasi lo sono (o lo erano?), un po' i Brangelina italiani, anche se nessuno aveva azzardato la fusione a freddo dei loro nomi, francamente inconciliabili.
Che il matrimonio più social degli anni Duemila se la passasse male era chiaro da tempo. A settembre, quando l'ex capitano della Roma aveva compiuto 45 anni, era sembrata bizzarra l'assenza di Ilary al festone da tribù. E a febbraio aveva fatto scalpore una litigata da commedia all'italiana tra i due durante una gita di famiglia a Castel Gandolfo, che aveva fatto vociare di separazione imminente. Loro si erano affrettati a smentire per la verità senza troppa convinzione, Ilary postando una foto di famiglia, Francesco parlando di «fake news».
Ma alla fine nemmeno i bambini (si fa per dire: Christian ha quasi 17 anni e Chanel 15, solo Isabel ne ha 6) sono riusciti a tenere in piedi una storia evidentemente ai tempi di recupero. E nemmeno il tifo di una città, Roma, per la quale Francesco e Ilary erano una sorta di coppia reale. Il settimanale «Chi» pubblicherà le foto che documentano la relazione tra l'ex Pupone e la nuova fiamma Noemi Bocchi ma fa risalire l'inizio della crisi a certi messaggi compromettenti intercettati da lui sul telefono di lei.
Quello che conta è la fine della coppia che, al netto di qualche tratto di naïveté sempre riscattata da una bonaria ironia, ha incarnato per quasi vent'anni quel senso di famiglia solida e tradizionale malgrado il successo, l'esposizione e la ricchezza potessero far deragliare il ménage nei cliché da belli e dannati hollywoodiani. Potevano essere Serge Gainsbourg e Jane Birkin, avevano scelto il genere Sandra&Raimondo. Per questo la fine di «Fralary» (ci proviamo ma non è granché) dà un piccolo dolore a tutti coloro che credono che l'amore vince su tutto, o al massimo pareggia.
Francesco e Ilary si erano conosciuto quando lui aveva appena vinto lo scudetto con la Roma nel 2001 ed era probabilmente il romano più conosciuto dopo Alberto Sordi (ma forse anche prima). Ilary, però, sapeva a malapena chi fosse. Francesco aveva corteggiato in modo serrato la «letterina» della tv, e le aveva procurato un biglietto per il derby del 10 marzo 2002 all'Olimpico. Quella Francesco aveva segnato il gol del definitivo 5-1 romanista con un magnifico pallonetto. Grazie a quella prodezza il numero 10 aveva potuto esibire la t-shirt che aveva preparato sotto la maglia di gioco, con la scritta «6 unica». Una dedica un po' tamarra in stile sms, ma che pare abbia contribuito a far capitolare l'esitante ragazza.
Da allora solo amore. I «Fralary» (ci riproviamo) si erano sposati a Roma, nella solenne chiesa dell'Ara Coeli, il 19 giugno 2005, nel royal wedding all'amatriciana, con tanto di diretta tv. Ilary era incinta di Christian, che sarebbe nato il 6 novembre successivo. Calciatore di buone speranze, attaccante anche lui, chiaro che come precocità non sembra destinato a ricalcare le orme paterne: alla sua età Francesco aveva già debuttato in serie A (16 anni, 6 mesi e un giorno), mentre Christian a 16 anni, 8 mesi e 6 giorni è ancora nell'under 17 della Roma. Seguiranno Chanel (13 marzo 2007) e Isabel (10 marzo 2016). Tutti presenti all'ultima partita ufficiale del papà all'Olimpico, il 28 maggio 2017. Un altro addio, cinque anni dopo, e senza uno Spalletti da maledire.
"Ha passato la notte da lei". Le foto che "inchiodano" Totti. Novella Toloni l'11 Luglio 2022 su Il Giornale.
Il settimanale Chi mostra in anteprima le foto della notte che il Pupone ha trascorso a casa di Noemi Bocchi, la donna che avrebbe aperto la crisi con Ilary
Lui, lei e gli altri due. Nella crisi che ha portato alla fine del matrimonio tra Ilary Blasi e Francesco Totti, le colpe sarebbero molteplici e da entrambe le parti. Ma mentre si rumoreggia che la prima a mettere in crisi il rapporto sia stata la conduttrice dell'Isola, arrivano le prime foto della relazione tra Noemi Bocchi e Francesco Totti.
A fornire le prove che tra Noemi e Francesco c'è più di una semplice conoscenza è il settimanale Chi, nel numero in edicola mercoledì 12 luglio. I paparazzi di Alfonso Signorini hanno pizzicato il Pupone a casa della Bocchi poche ore dopo che lei aveva mandato la figlia a dormire da un'amichetta con tanto di valigia. "Totti è stato a casa di Noemi dalle 20 e 30 alle 2 e 30 di notte, accompagnato da un amico a bordo di una Smart", si legge nell'articolo, dove si spiega che il Pupone si è recato a casa della Bocchi, lasciando la sua automobile in un parcheggio - per non destare sospetti - e facendosi accompagnare da un amico, che a notte fonda lo ha riaccompagnato a riprendere l'auto. Tutto documentato da foto, che non lasciano spazio alle interpretazioni.
Nelle numerose immagini pubblicate da Chi, si vede Noemi Bocchi uscire di casa con una valigia per la figlia e successivamente parcheggiare la sua auto in strada per liberare un posto in garage, dove ha trovato riparo la Smart sulla quale viaggiavano Totti e il suo amico.
Così le voci che davano Totti e Noemi vicinissimi - avvistati più volte al ristorante Isola del pescatore a Santa Severa, allo stadio, a Monte Carlo e persino a Tirana insieme - ora trovano conferma. Secondo la ricostruzione fatta da Chi, la crisi tra Francesco e Ilary sarebbe iniziata quando il Capitano ha letto alcuni messaggi compromettenti sul telefono della moglie. La Blasi avrebbe avuto un flirt con un ragazzo più giovane e lo "avrebbe frequentato lontano dai riflettori durante le sue trasferte milanesi per condurre l'isola dei famosi", riferisce la rivista di Signorini. Al momento della smentita della crisi, avvenuta lo scorso marzo quando Totti venne "sorpreso" vicino a Noemi, l'addio sarebbe stato già certo, ma la coppia avrebbe fatto l'impossibile per proteggere i figli e dare loro il tempo di metabolizzare l'addio.
"Totti ha una nuova fiamma". E il suo nome non è nuovo...Novella Toloni l'11 Luglio 2022 su Il Giornale.
Secondo voci insistenti sarebbe Noemi Bocchi, già accostata al Pupone lo scorso febbraio, la donna che avrebbe messo in crisi il matrimonio tra Totti e Ilary
Mentre si attende che la notizia della fine del matrimonio tra Ilary Blasi e Francesco Totti venga ufficializzata dal comunicato congiunto, che secondo Corriere della Sera e Dagospia sarà diramato intorno alle 19, si rincorrono le voci sulla presunta nuova fiamma del Pupone. E il nome, che ritorna con insistenza, è lo stesso che scatenò i rumor di una crisi tra Ilary e Francesco lo scorso febbraio: Noemi Bocchi.
Biondissima, laureata in economia e flower designer con la passione per il padel, sport praticato anche da Francesco Totti, Noemi Bocchi è data come possibile nuova fiamma dell'ex capitano giallorosso. Di indizi per accostarla "fisicamente" al Pupone ce ne sarebbero in abbondanza, assicurano i bene informati. A unirli, secondo le indiscrezioni, sarebbe stata proprio la passione sportiva per il padel oltre a quella nutrita per la Roma. Noemi era stata, infatti, avvistata sugli spalti dello stadio Olimpico poche sedute dietro a Totti durante il match tra Roma e Genoa disputatosi il 5 febbraio scorso.
Quando Dagospia anticipò, che tra Francesco Totti e l'ex moglie di Mario Caucci team manager del Tivoli Calcio era in corso un flirt, la Blasi e il marito negarono categoricamente il gossip. Totti si disse stanco "di dovere smentire", mentre a Verissimo Ilary insinuò il dubbio che la paparazzata fosse stata organizzata: "Secondo voi mio marito va a un evento pubblico con l'amante e con il figlio accanto? A noi sono sembrate deboli le loro illazioni".
"Mi sono stancato di smentire". Totti spegne il gossip sul matrimonio con la Blasi
Eppure il nome di Noemi Bocchi ricorre e gli indizi sono disseminati qua e là. Secondo Rainews lei e Totti sarebbero stati visti in più di un'occasione in un ristorante a Fiumicino, mentre Repubblica parla di un incidente che lo sportivo avrebbe avuto poche settimane fa e in suo soccorso sarebbe andata proprio Noemi e non Ilary. Subito dopo il caso mediatico scatenatosi a febbraio, la bionda - che per molti è la fotocopia di Ilary - è stata costretta a rendere privato il suo profilo Instagram per evitare minacce e offese. Si è defilata, ma a quanto pare sarebbe proprio lei il motivo della rottura definitiva di una delle coppie più amate dal pubblico.
Estratto dell’articolo di Valeria Di Corrado Gianluca Lengua per “il Messaggero” il 13 luglio 2022.
Ilary Blasi resterà ad abitare con i suoi tre figli nella casa coniugale - la mega-villa dell'Eur da 25 vani - e riceverà ogni mese da Francesco Totti un assegno di mantenimento a diversi zeri. Sarebbero questi i termini dell'accordo tra l'ex capitano della Roma e la presentatrice tv. Un accordo che, a quanto pare, sarebbe stato raggiunto in via stragiudiziale e che si dovrebbe perfezionare entro domani.
[…] la coppia avrebbe agito a fari spenti per trovare una quadra. Potrebbe essere questa la ragione per la quale lo scorso febbraio, dopo le prime indiscrezioni stampa sulla loro crisi, avevano smentito tutto. […]
La separazione con negoziazione assistita è una delle nuove procedure introdotte nel 2014, che consente di conseguire lo status di separati in breve tempo e senza andare in Tribunale. I coniugi, assistiti dai loro rispettivi legali, stabiliscono l'affidamento dei figli minori, le disposizioni di carattere patrimoniale, chi dovrà provvedere al mantenimento e in quale misura. Una volta raggiunto l'accordo, viene sottoposto all'autorizzazione del pubblico ministero e poi trasmesso dagli avvocati all'anagrafe comunale per la ratifica. […] Con la negoziazione assistita, invece, in un mese e mezzo al massimo la procedura si conclude.
[…] L'accordo raggiunto prevederebbe anche che Totti liquidi la moglie delle sue due partecipazioni societarie, entrambe al 90% (le quote restanti sono dei parenti di Ilary) nella Number Five srl e nella Società sportiva Sporting Club Totti. La prima ha per oggetto la promozione di attività commerciali.
La seconda, invece, si prefigge di diffondere lo sport dilettantistico gestendo il centro Totti Sporting Club, a Ostia. Per il resto i coniugi sono in separazione dei beni. Lei possiede un appartamento a Milano, uno a Roma, due garage e una nuda proprietà su una porzione della villa coniugale. Mentre lui è proprietario di quest' ultima, della casa a Sabaudia, di un villino nel quartiere Axa, un appartamento all'Eur, due magazzini e due garage (sempre nella Capitale).
Estratto da il Messaggero il 13 luglio 2022.
Non è certamente una sconosciuta nell'ambiente del jet set romano, ma ora è davvero sulla bocca di tutti e tutti vogliono sapere chi sia. Noemi Bocchi, la donna che ha rubato il cuore del capitano Francesco Totti, ha sicuramente vissuto mesi movimentati da quando a febbraio il suo nome è uscito per la prima volta su Dagospia e la sua vita, di colpo, è finita sotto i riflettori. E proprio per evitare altri gossip, da quando è scoppiato il caso sta limitando al massimo uscite e occasioni mondane.
IL NOME SUL CITOFONO Nella sua casa al piano terra di via della Mendola a Cortina d'Ampezzo, quartiere residenziale di Roma nord, proprio lì dove tre giorni fa (ovvero prima del comunicato ufficiale della separazione con Ilary Blasi) l'ex calciatore è stato dalle 20 alle 2.30 di notte, Noemi ha dovuto togliere il cognome dal citofono. Si dice infatti che da quando si è sparsa la voce della sua relazione ricevesse un po' troppe visite.
A metà febbraio, all'inizio della loro storia, l'auto di Totti venne avvistata sotto casa. Non proprio un'utilitaria qualsiasi. Ma una Lamborghini nera da 200mila euro molto conosciuta tra i tifosi giallorossi. La foto della macchina parcheggiata circolò sui social accompagnata da molti interrogativi: cosa ci faceva il capitano lì? Stavolta, memore dell'errore, secondo quanto documentato da Chi, l'ex calciatore è stato accompagnato da un amico a bordo di una Smart, lasciando la propria auto in un parcheggio e facendosi portare dall'amico. E poi, sempre con lui è tornato a riprendere l'auto a notte fonda. Discrezione? Non proprio.
Anche perché i due sono stati visti più volte al ristorante Isola del pescatore a Santa Severa, proprio quello dove Totti chiese a Ilary di sposarlo, poi allo stadio. E ancora a Monte Carlo e a Tirana insieme.
Ma chi è la donna che ha fatto impazzire l'icona della Roma, contribuendo alla fine del suo matrimonio durato 17 anni? Tifosissima della Roma, laureata in Economia Aziendale e Bancaria alla Lumsa, di mestiere flower designer, appassionata di padel (come Totti), la trentaquattrenne è in via di separazione dal patron del Tivoli calcio Mario Caucci da cui ha avuto due figli, uno di 8 e una di 10 anni. Inutile tentare di sbirciare il suo profilo Instagram: è privato. Bionda, capelli lisci e lunghi, viso angelico, è una copia carbone della ormai ex moglie (quarantunenne) di Totti.
Ma a differenza di Ilary, che della sua sfacciataggine da Roma sud ne ha sempre fatto un vanto, Noemi è una romanordina doc. Figli nella blasonata scuola privata al Flaminio, dove però negli ultimi mesi si è vista molto poco (sempre a causa dei troppi occhi puntati addosso): «Ultimamente quando veniva a prendere i bambini all'uscita non scendeva più neanche dalla macchina», racconta qualche mamma gossippara.
Scuola di nuoto all'Aquaniene, tempio sportivo della Roma che conta, estetista a Ponte Milvio dove quest' inverno, mentre faceva la manicure, passava ore al telefono «parlando della sua nuova storia movimentata, ma facendo molta attenzione a fare nomi», racconta ancora qualche cliente vip indiscreta. Curatissima nel look, tra borse e scarpe griffate, in giro si vede sempre di meno. Anche se non rinuncia alle passeggiate con il figlio in monopattino vicino casa.
La loro storia, comunque, sembra ormai essere una cosa seria.
Tanto che qualche mese fa raccontano che Noemi abbia regalato a Totti un bracciale con 5 pietre (tante quante sono le lettere del suo nome) come pegno d'amore, proprio nella stessa gioielleria di via del Gambero dove il capitano era solito comprare gioielli per Ilary. Ma Noemi, va detto, non sembra essere l'unica causa che ha portato alla fine della favola d'amore tra il pupone e la sua pupa.
Secondo il settimanale Chi, infatti, tutto sarebbe partito quando il Capitano ha letto alcuni messaggi compromettenti sul telefono della moglie. Si vocifera di una relazione con un aitante giovane per il quale la Blasi avrebbe letteralmente perso la testa e che avrebbe frequentato lontano dai riflettori durante le sue trasferte milanesi per condurre L'isola dei famosi. Così quando Totti ha smentito la crisi, la rottura era già in atto, ma il numero uno della Roma ha cercato di fare il possibile fino all'ultimo per proteggere i figli. Ve. Cur.
Da corrieredellosport.it il 13 luglio 2022.
Melory Blasi scende in campo. La sorella minore di Ilary è sbottata su Instagram dopo aver letto l'ennesimo commento sulla separazione tra la conduttrice Mediaset e Francesco Totti. La giovane, che lavora come ortottista ma è attiva anche come influencer, ha commentato un post del giornalista Carmelo Abbate che riportava alcune dichiarazioni di Alex Nuccetelli.
Quest'ultimo è un pr romano, ex marito di Antonella Mosetti e vecchio amico di Totti: di recente ha spifferato che ad un suo evento il Pupone ha conosciuto la nuova fiamma Noemi Bocchi. Ma Nuccetelli ha parlato pure di nuove frequentazioni per Ilary Blasi...
"Credo che "certi" amici farebbero bene a stare in silenzio", ha scritto Melory Blasi, che è apparsa dunque piuttosto infastidita dall'intromissione di Alex Nuccetelli nella rottura tra Ilary e Totti. Un commento che in poco tempo ha ricevuto numerosi like. "Concordo, ci vuole rispetto", ha replicato un fan mentre un altro ha scritto: "Solo voi della famiglia potete proteggere loro e soprattutto i bambini da tutte le ca**ate che diranno".
Ivan Rota per Dagospia il 13 luglio 2022.
Ma chi sarebbe l'autore dei fantomatici messaggi d'amore inviati a Ilary Blasi che tanto hanno fatto arrabbiare il di lei ormai ex marito Francesco Totti? A Milano gira voce che si tratti di un ex di un'altra conduttrice famosa...
Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” il 13 luglio 2022.
Il giorno dopo il Grande Addio, Francesco Totti non parla e Ilary Blasi nemmeno: al momento è già in Tanzania in vacanza con i tre figli e la sorella Silvia, più lontana di così. Ed è chiaro che trattasi della prima clausola tassativa di una complicatissima separazione sentimentale e patrimoniale non troppo consensuale. Niente dichiarazioni pubbliche, su questo almeno è stato trovato l'accordo.
Non è stato così invece per il comunicato stampa, che doveva essere uno e invece all'ultimo si è sdoppiato: pare che lei lo volesse asciutto e stringato, mentre lui preferisse spiegare le ragioni di una separazione «dolorosa ma non più evitabile» e il perché di quelle smentite sdegnate (e poco convincenti) di febbraio. Così ognuno si è fatto il proprio. «Ho mandato il testo che Ilary mi ha chiesto di mandare, non so nulla né del prima e né del dopo», spiega laconica Graziella Lopedota, ufficio stampa della conduttrice dell'Isola dei Famosi.
Non è stato nemmeno il servizio fotografico di «Chi», che ha pizzicato l'ex numero 10 romanista, scortato in Smart dall'amico Emanuele Maurizi, sotto casa di Noemi Bocchi, la bionda e trentaquattrenne pariolina (così uguale a Ilary che sembra una quarta sorella Blasi) che Totti frequenterebbe in segreto (nemmeno più tanto) da almeno otto mesi. Il settimanale aveva avvisato entrambi, anche se con poco anticipo, visto che le immagini erano freschissime, scattate poche ore prima del lancio dello scoop. Certo non è che abbiano fatto salti di gioia.
Quando i protagonisti tacciono però, la legge spietata del gossip vuole che parlino gli altri, a ragione o a sproposito. Così tra Roma e Milano si rincorrono le voci più disparate. Come questa: il misterioso uomo che mandava i messaggini compromettenti a Ilary, poi scoperti da Francesco sul cellulare della moglie - ultima goccia di un vaso traboccante di incomprensioni - sarebbe Antonino Spinalbese (peraltro già fidanzato), hair stylist milanese, modello e influencer (in lizza per il prossimo GF Vip), ex di Belen Rodriguez, da cui un anno fa ha avuto la piccola Luna Marì. Magari è una facezia.
Un dato di fatto invece è che sugli spalti dello stadio di Tirana, per la finale di Conference League, Noemi Bocchi era seduta accanto a Giancarlo Pantano, altro storico amico del per sempre Capitano giallorosso. Chi ci è rimasta male per la separazione sarebbe donna Fiorella, la mamma di Totti, più che altro per i tre figli.
Non è un segreto che ai tempi non fosse tanto entusiasta del fidanzamento con Ilary Blasi (ma nemmeno prima, con Maria Mazza, che - anche qui, si impone il dubitativo - avrebbe fatto pedinare da un investigatore). «Ma che te metti co' 'na ballerina? », esclamò, rivolta al figlio, come ricorda il sito Dagospia. Omettendo però il seguito della frase, altrettanto colorito, che a Roma si tramanda da allora e chissà se è vero: «Una che sta con le ch...e de fori in tivvù?».
Il sogno non troppo segreto sarebbe stato che Francesco si accasasse felice con Sabrina Ferilli, romanista doc senza passate simpatie laziali, non è andata così. Di sicuro c'è che gli avvocati sono al lavoro, e che lavoro. Alessandro Simeone, di Milano, per Ilary, mentre per Francesco ci pensa Antonio Conte, lo stesso legale che segue i ricorsi della Roma e che ha assistito Daniele De Rossi e ora Nicolò Zaniolo nelle loro delicate vicende private. Perché fra l'ex coppia d'oro Totti-Blasi ballano milioni da assegnare, almeno cinque all'anno soltanto di ricavi dallo sconfinato patrimonio immobiliare.
"L'ex di Belen…": è lui l'uomo tra Totti e la Blasi? Francesca Galici il 13 Luglio 2022 su Il Giornale.
Stando ad alcune indiscrezioni, Francesco Totti avrebbe trovato dei messaggi compromettenti nel telefono di Ilary Blasi
Più che la crisi di governo, più che la crisi energetica, nelle ultime ore agli italiani interessa la crisi coniugale, quella tra Francesco Totti e Ilary Blasi. I due avrebbero dovuto rilasciare un comunicato congiunto in cui annunciavano la fine del matrimonio ma, una divergenza anche su questo aspetto, ha fatto saltare i piani. I due hanno rilanciato due note stampa disgiunte, alimentando il gossip sulle nozze naufragate nel peggiore dei modi. Nel frattempo, mentre gran parte dell'Italia attendeva la comunicazione che avrebbe definitivamente spento qualunque speranza, il settimanale Chi lanciava un'anticipazione del numero in edicola da oggi, che mostrava le prime foto della coppia formata da Francesco Totti e Noemi Bocchi, che si frequentano ormai da mesi, ma non solo.
"Tutto sarebbe partito quando il Capitano ha letto alcuni messaggi compromettenti sul telefono della moglie. Si vocifera di una relazione con un aitante giovane per il quale la Blasi avrebbe letteralmente perso la testa e che avrebbe frequentato lontano dai riflettori durante le sue trasferte milanesi", si legge sul settimanale Chi. Dallo scorso marzo, infatti, Ilary Blasi è spesso stata a Milano per condurre l'Isola dei famosi e nel corso delle sue trasferte all'ombra della Madonnina non si sarebbe mai visto Francesco Totti. La crisi, in effetti, era già stata paventata a febbraio, anche se smentita da entrambi. Ma dopo il lancio di Chi, che non ha fatto il nome del misterioso "aitante giovane" che avrebbe frequentato Ilary Blasi a Milano, è iniziata la corsa per capire con chi si sarebbe potuta vedere la conduttrice dell'Isola quando stava a Milano.
L'accordo tra Totti e Ilary c'è già: "Assegno mensile a diversi zeri"
A rivelarne la presunta identità è stato il Corriere della sera: "Il misterioso uomo che mandava i messaggini compromettenti a Ilary, poi scoperti da Francesco sul cellulare della moglie - ultima goccia di un vaso traboccante di incomprensioni - sarebbe Antonino Spinalbese". Per chi non fosse aggiornato sul gossip, Antonino Spinalbese è l'uomo che due anni fa ha fatto perdere la testa a Belen Rodriguez, con il quale l'argentina ha avuto la sua seconda figlia, Luna Marì. "Magari è una facezia", sottolinea il Corriere della sera, ma intanto il nome di Antonino Spinalbese e, di conseguenza, quello di Belen Rodriguez, è finito nel grande circolo della notizia dell'estate e, forse, dell'anno. A Milano circolano tante voci sul possibile uomo che avrebbe frequentato Ilary Blasi nelle sue notti sotto la Madonnina ma di certezze, ancora, sembrano non essercene. E probabilmente non ce ne saranno.
Ora l'amante di Totti mantiene un profilo basso: "Ha tolto il cognome". Novella Toloni il 13 Luglio 2022 su Il Giornale.
La nuova fiamma di Francesco Totti, molto conosciuta a Roma, sarebbe stata costretta a mantenere un basso profilo e sparire dagli ambienti mondani, che frequentava prima dello scandalo Totti
Tutti la vogliono, ma nessuno la trova. Noemi Bocchi, la nuova fiamma di Francesco Totti, è sparita dai radar di paparazzi e curiosi dopo la notizia dell'addio tra il Pupone e Ilary Blasi. Ma tra i motivi della crisi coniugale della coppia, poi sfociata nel divorzio, c'è anche il suo nome.
Il settimanale Chi ha confermato le voci che tra lei e Francesco Totti ci fosse un flirt da mesi, ma mancavano solo le prove: le foto di una notte trascorsa insieme, che la rivista di Signorini ha pubblicato nel numero in edicola da oggi. Quelle foto, però, sono le uniche in circolazione. "Per evitare altri gossip, da quando è scoppiato il caso sta limitando al massimo uscite e occasioni mondane", riporta il Messaggero.
Noemi Bocchi ha scelto di mantenere un basso profilo, sparendo dalla circolazione e limitando al massimo le uscite e i contatti con l'esterno. Ha reso privato il suo profilo Instagram e ha tolto il cognome dal citofono della sua casa al piano terra di via della Mendola, nella zona residenziale di Roma nord. Si dice per evitare di ricevere visite indesiderate. In quella abitazione Totti è stato paparazzato pochi giorni fa, ma già a metà febbraio la sua Lamborghini nera sarebbe stata notata sotto casa di Noemi e la cosa non sarebbe sfuggita ai tifosi giallorossi, dando il via alla girandola di voci e rumor, che hanno portato ai fatti di questi giorni.
L'accordo tra Totti e Ilary c'è già: "Assegno mensile a diversi zeri"
"Negli ultimi mesi si è vista molto poco, sempre a causa dei troppi occhi puntati addosso. Ultimamente quando veniva a prendere i bambini all'uscita da scuola non scendeva più neanche dalla macchina", riferisce ancora il quotidiano, evidenziando come Noemi stia cercando di tenersi alla larga dai gossip. Trentaquattro anni, laureata in Economia Aziendale e Bancaria alla Lumsa, flower designer di professione, la Bocchi è l'ex moglie dal patron del Tivoli calcio Mario Caucci, con il quale ha avuto due figli di 8 e 10 anni. La scintilla con Totti sarebbe scoppiata grazie alla passione per il padel e per la Roma.
Anche se Noemi in giro per la capitale si vede sempre meno, le voci sulla frequentazione con l'ex capitano della giallorosso circolano veloci. Del suo amore tormentato con Totti, la Bocchi ne parlava già lo scorso anno: "Dall'estetista a Ponte Milvio quest'inverno, mentre faceva la manicure, passava ore al telefono 'parlando della sua nuova storia movimentata, ma facendo molta attenzione a fare nomi', racconta ancora qualche cliente vip indiscreta", riporta il Messaggero. Ma mentre Noemi è nell'occhio del ciclone, si cerca con insistenza di risalire al nome dell'uomo, che avrebbe fatto perdere la testa a Ilary. "Chi" ha rivelato, infatti, che la crisi Totti-Blasi sarebbe cominciata quando il Pupone ha scoperto una chat intima tra l'ex moglie e un aitante giovane ancora sconosciuto.
L'accordo tra Totti e Ilary c'è già: "Assegno mensile a diversi zeri". Novella Toloni il 13 Luglio 2022 su Il Giornale.
Le negoziazioni sul divorzio e sull'accordo economico sarebbero iniziate subito dopo la smentita del marzo scorso. L'annuncio di lunedì sarebbe stata solo una formalità
I panni sporchi si lavano in famiglia, soprattutto quelli che riguardano la sfera economica. E così, dopo ore di ipotesi e supposizioni, ecco spuntare l'indiscrezione: Ilary Blasi e Francesco Totti avrebbero già raggiunto un accordo sul cospiscuo assegno di mantenimento, che la conduttrice riceverà dall'ex marito alla luce della fine del loro matrimonio. Senza neanche presentarsi davanti ai giudici.
Secondo quanto riportato dal Messaggero Ilary Blasi dovrebbe restare a abitare con i suoi tre figli nella mega villa dell'Eur, dove la famiglia ha vissuto fino a oggi, e dovrebbe ricevere dal Pupone un assegno mensile di mantenimento a diversi zeri. Nell'accordo sarebbe compresa anche una lauta liquidazione per Ilary derivante dalla partecipazione societaria nella Number Five srl e nella Società sportiva Sporting Club Totti. All'orizzonte non si prospetta, dunque, nessuna battaglia legale per spartirsi il patrimonio familiare o la custodia dei figli. L'accordo - raggiunto in via stragiudiziale - si dovrebbe perfezionare entro giovedì, chiudendo la vicenda in appena 48 ore dall'annuncio dell'addio.
Grazie alla nuova procedura della separazione con negoziazione assistita - introdotta nel 2014 - le coppie possono conseguire lo status di separati senza passare dal tribunale e accorciando notevolmente i tempi. Con la procedura tradizionale ci sarebbero voluti, invece, almeno sette mesi e qualche passaggio in tribunale - con tanto di riflettori puntati addosso - per raggiungere un accordo. Mentre con la nuova prassi, una volta ottenuta l'autorizzazione del pubblico ministero e la ratifica degli avvocati delle due parti, la pratica si conclude in circa un mese e mezzo. A tenere saldamente i fili della trattative sono stati gli avvocati, Alessandro Simeone (già legale di Simona Ventura quando si separò da Bettarini) dalla parte della Blasi e Antonio Conte (già legale di Zaniolo e Daniele De Rossi nelle rispettive separazioni) per conto di Totti.
Chat, tradimenti e scenate: così è finita tra Totti e Blasi
Il quadro dell'intera vicenda sembra essere abbastanza chiaro. Nonostante le smentite della coppia, la crisi dello scorso marzo era vera, ma Ilary e Totti avrebbero preferito prendersi del tempo prima di ufficializzare l'addio per mettersi al tavolino a riflettori spenti. La coppia avrebbe utilizzato gli ultimi quattro mesi per sistemare le carte del divorzio e raggiungere un accordo al riparo dal clamore mediatico. Sempre secondo il Messaggero, le carte legali sarebbero già state firmate e il resto sarebbero solo formalità. Per questo Ilary è volata in Tanzania insieme ai figli e alla sorella Silvia mettendo un punto ai gossip e allontanandosi da tutto.
Corna, il segreto svelato sul tradimento: cosa c'è dietro (e cosa devi sapere). Libero Quotidiano il 13 luglio 2022
Estate, tempo di grande caldo, afa, vacanze e... tradimenti. Già, le "corna" d'estate si moltiplicano in modo esponenziale, con buona pace dei traditi. E l'argomento torna di grande, grandissima attualità. Si pensi anche alla freschissima separazione tra Ilary Blasi e Francesco Totti, dietro alla quale, appunto, sembra - il condizionale è d'obbligo - ci siano state scappatelle e tradimenti. Corna, appunto.
Ma vi siete mai chiesti perché si dice "mettere le corna"? Frase, ammettiamolo, non molto elegante per quanto sia tremendamente efficace. L'espressione per inciso non si usa solo in Italia, ma anche in altri Paesi europei. E trova le sue radici in un antico mito che ha al centro un re, una donna, un amore malsano e una divinità che sfruttò per vendetta quell'amore.
La versione più accreditata sull'origine della frase "mettere le corna" punta dritta dritta ai miti greci e pre-attici, quelli della civiltà Minoica. Infatti la leggenda narra che Pasifae, la moglie del re di Creta Minosse, si fosse invaghita di un bellissimo toro che le era stato regalato da Poseidone. Così Minosse non usò quello splendido esemplare per i sacrifici rituali e lo sostituì con un altro. Ma Poseidone non apprezzò il gesto e così, per vendetta, fece innamorare proprio Pasifae del toro, la quale si fece aiutare da Dedalo a costruire un simulacro di mucca che avrebbe usato per congiungersi con il suo peculiare innamorato.
Da quell'amore insano nacque il minotauro, il celebre mostro della leggenda con testa di toro e corpo di uomo, simbolo di tradimento. E così da quel giorno, conclude la leggenda, gli abitanti di Creta iniziarono a salutare il re Minosse mimando con le mani il gesto delle corna per deriderlo.
Ilary Blasi e Totti, "fosse stato per lui...": testimonianza straziante sul Pupone. Libero Quotidiano il 12 luglio 2022
"Se fosse stato per Francesco, questo matrimonio sarebbe continuato": Alex Nuccetelli, pr romano e grande amico della coppia Totti-Blasi, si è espresso così sulla loro separazione in un'intervista al Messaggero. Ieri sera, infatti, i due hanno fatto sapere che il loro matrimonio è finito, proprio come anticipato da Dagospia. Nuccetelli, artefice dell'incontro tra l'ex calciatore e la conduttrice, ha aggiunto anche: "Mi è capitato di fare incontrare tante persone che si sono innamorate o fidanzate, ma questo senza dubbio è stato il matrimonio più bello. Non sono state tutte rose e fiori, è normale, ma sono molto orgoglioso di averli presentati".
Il pr, poi, ha rivelato qualche dettaglio in più sulla rottura: "Hanno aspettato che Ilary terminasse il programma, l'Isola. Si sono presi del tempo, dopo che esplose il caso qualche mese fa, per organizzare tutto, sistemare anche i vari legittimi rapporti economici. Lo hanno fatto anche per i rispettivi attuali compagni, penso". Parlando invece di come i due si sono conosciuti, ha raccontato: "Eravamo in una sala hobby della casa della mamma di Francesco. Eravamo tanti amici, passavamo il tempo tra calcio balilla e biliardo. Stavo giocando proprio a biliardo con Francesco, quando in tv ci fu l’edizione serale di Passaparola. Inquadrarono Ilary e lui mi disse: 'aò, non puoi capire quanto mi piace la letterina romana, me la sposerei'. Io gli risposi: 'ma la conosco, faceva serate anche con me'".
Sulla presunta nuova fiamma di Totti, Noemi, Nuccetelli ha detto: "Diciamo che si sono conosciuti a una serata che avevo organizzato io. Non a Roma però, Francesco era andato a un torneo di padel. Non so poi come sia proseguita la storia, ma sono certo che per Francesco non fu solo una storia di una sera. Si tratta di qualcosa di importante, cosa non così frequente per lui".
Ilary Blasi si separa da Totti? "Caciottara, che figura di...": la frase pesantissima. Libero Quotidiano l'11 luglio 2022
Con la separazione consensuale tra Francesco Totti e Ilary Blasi che è diventata ufficiale, alcuni dei giornalisti che per primi avevano dato la notizia lo scorso febbraio si sono tolti qualche sassolino dalle scarpe. Il capitano e la conduttrice di Mediaset avevano bollato come fake news le voci sulla crisi del loro matrimonio: soprattutto Ilary era stata piuttosto aggressiva nei toni.
“Il 21 febbraio lo scoop di Dagospia - ha twittato Giuseppe Candela - pioggia di smentite, offese e lezioni di giornalismo. Dagospia aveva fatto bene il suo lavoro. Fortunatamente capita spesso. Questo però dice molto sulla logica di certe smentite”. Davide Maggio è invece stato ancora più diretto, soprattutto nei confronti della Blasi: “Com’è che Ilary definiva la notizia della fine del matrimonio con Totti, lanciata mesi fa da Dagospia e ripresa a ruota da altre testate? Ah, sì, figura di me***. Caciottara. Rispetto per la stampa”.
Nel frattempo, dopo la Blasi anche Totti ha affidato una dichiarazione all’Ansa: “Ho tentato di superare la crisi del mio matrimonio, ma oggi capisco che la scelta della separazione, pur dolorosa, non è evitabile. Tutto quello che ho detto e fatto negli ultimi mesi è stato detto e fatto per protegger i nostri figli, che saranno sempre la priorità assoluta della mia vita. Continuerò a essere vicino a Ilary nella crescita dei nostri tre meravigliosi figli, sempre nel rispetto di mia moglie”.
Ilary Blasi ha tradito Totti? "Messaggi compromettenti": com'è iniziato tutto. Libero Quotidiano l'11 luglio 2022
"La vostra storia d'amore potrebbe sopravvivere a un tradimento, dell'una e dell'altro?": questa la domanda che Francesca Fagnani fece a Ilary Blasi a Belve su Rai 2 qualche tempo fa, quando già era trapelata un'indiscrezione sulla loro rottura, poi smentita dai diretti interessati. La conduttrice rispose subito: "No, né dell'uno né dell'altra".
Poi le venne mostrata la foto di una ragazza allo stadio a pochi metri da Totti, origine della notizia del presunto tradimento. "Lei ha raccontato che dietro quella foto ci fosse una macchinazione, si è chiesta chi fosse l'artefice?", le chiese la Fagnani. E la Blasi: "Avevo altro a cui pensare in quel momento". Adesso le voci su una separazione sono tornate a farsi di nuovo forti. A rilanciare lo scoop è Dagospia, secondo cui i due annunceranno presto la fine consensuale del loro matrimonio.
Il settimanale Chi, in edicola mercoledì 13 luglio, ha ricostruito dettagliatamente la separazione Totti-Blasi: "Tutto sarebbe partito - si legge nelle anticipazioni - quando il Capitano ha letto alcuni messaggi compromettenti sul telefono della moglie. Si vocifera di una relazione con un aitante giovane per il quale la Blasi avrebbe letteralmente perso la testa e che avrebbe frequentato lontano dai riflettori durante le sue trasferte milanesi per condurre L'isola dei famosi".
Ilary Blasi, ora è finita davvero: "Non parlerò più", come si "consola" Totti. Libero Quotidiano l'11 luglio 2022
Ci si aspettava un comunicato congiunto, e invece poco dopo le 21 di lunedì 11 luglio a parlare è soltanto Ilary Blasi. La conduttrice di Mediaset ha affidato all’Ansa una dichiarazione diffusa dalla sua agente: “Dopo vent’anni insieme e tre splendidi figli, il mio matrimonio con Francesco è terminato. Il percorso della separazione rimarrà comunque un fatto privato e non seguiranno altre dichiarazioni da parte mia”.
Nessuna voglia di parlare di quanto sta accadendo, dopo che le indiscrezioni circolate lo scorso febbraio erano state smentite: e invece la crisi era vera e ha portato a questo momento di separazione definitiva. “Invito tutti - ha chiosato la Blasi - a evitare speculazioni e, soprattutto, a rispettare la riservatezza della mia famiglia”. Tutto tace, invece, per quanto riguarda Francesco Totti. Prima ancora della dichiarazione di Ilary, il settimanale Chi ha diffuso le anticipazioni del prossimo numero in edicola mercoledì 13 luglio: la copertina è dedicata proprio a loro, con tanti dettagli inediti e le foto che confermano la relazione tra Totti e Noemi Bocchi. Il capitano è infatti stato beccato mentre si faceva accompagnare a casa di Noemi e poi si faceva venire a prendere da un amico nel cuore della notte.
Secondo il settimanale, non sarebbe però stato il capitano a tradire: “Tutto sarebbe partito quando ha letto alcuni messaggi compromettenti - si legge nelle anticipazioni - sul telefono della moglie. Si vocifera di una relazione con un aitante giovane per il quale la Blasi avrebbe letteralmente perso la testa e che avrebbe frequentato lontano dai riflettori durante le sue trasferte milanesi per condurre L'isola dei famosi”.
Pubblicate le foto tra l'ex capitano della Roma e la nuova compagna. Noemi Bocchi e Francesco Totti, “Chi” ufficializza la fine del matrimonio con Ilary Blasi. Redazione su Il Riformista l'11 Luglio 2022.
E’ il settimanale “Chi” ad ufficializzare la fine del matrimonio tra Francesco Totti e Ilary Blasi. Nel numero in edicola a partire da mercoledì 13 luglio sono pubblicate le immagini esclusive che confermano il legame fra l’ex capitano della Roma e Noemi Bocchi, ex moglie di un dirigente di una squadra di calcio laziale. Due giorni prima dell’annuncio, infatti, Totti è stato a casa di Noemi dalle 20 e 30 alle 2 e 30 di notte, accompagnato da un amico a bordo di una Smart. Il Capitano si è recato a casa della donna, lasciando la propria auto in un parcheggio e facendosi portare dall’amico.
E poi, sempre insieme con lui è tornato a riprendere la propria macchina a notte fonda. Le voci sulla crisi della coppia Totti-Blasi si susseguono dall’inizio dell’anno e si è parlato di nuove relazioni da entrambe le parti, anche se sempre smentite per proteggere la famiglia. Totti e Noemi sono stati visti più volte al ristorante Isola del pescatore a Santa Severa. Poi allo stadio. E ancora a Monte Carlo e a Tirana insieme. Il settimanale ‘Chi’ ricostruisce in modo dettagliato la separazione tra Totti e Ilary Blasi. Tutto sarebbe partito quando il Capitano ha letto alcuni messaggi compromettenti sul telefono della moglie. Si vocifera di una relazione con un aitante giovane per il quale la Blasi avrebbe letteralmente perso la testa e che avrebbe frequentato lontano dai riflettori durante le sue trasferte milanesi per condurre “L’isola dei famosi”. Così quando Totti ha smentito la crisi, la rottura era già in atto, ma la bandiera della Roma ha cercato di fare il possibile fino all’ultimo per proteggere i figli Christian, Chanel e Isabel.
Una storia lunga 20 anni, quasi 17 di matrimonio, fatta di dediche in campo, pollici in bocca ai goal e maglietta alzata con la scritta 26 unica” e tre figli bellissimi. Una favola che potrebbe essere al capolinea ufficialmente nelle prossime ore.
In serata l’annuncio ufficiale con due dichiarazioni distinte.
LE PAROLE DI ILARY
“Dopo vent’anni insieme e tre splendidi figli, il mio matrimonio con Francesco è terminato. Il percorso della separazione rimarrà comunque un fatto privato e non seguiranno altre dichiarazioni da parte mia. Invito tutti a evitare speculazioni e, soprattutto, a rispettare la riservatezza della mia famiglia”. Così Ilary Blasi annuncia all’ANSA la separazione da Francesco Totti, in una dichiarazione diffusa dalla sua agente.
LE PAROLE DI TOTTI
“Ho tentato di superare la crisi del mio matrimonio, ma oggi capisco che la scelta della separazione, pur dolorosa, non è evitabile“: così Francesco Totti annuncia all’ANSA la separazione da Ilary Blasi. “Tutto quello che ho detto e fatto negli ultimi mesi è stato detto e fatto per proteggere i nostri figli, che saranno sempre la priorità assoluta della mia vita. Continuerò a essere vicino a Ilary nella crescita dei nostri tre meravigliosi figli, sempre nel rispetto di mia moglie. Confido – conclude Totti – nel massimo rispetto della nostra privacy, soprattutto per la serenità dei nostri figli”. “Il percorso della nostra separazione – è la conclusione dell’ex capitano della Roma – rimarrà per me rigorosamente privato e dunque non rilascerò altre dichiarazioni.
Ad anticipare la rottura il sito Dagospia che in giornata ha annunciato che “Francesco Totti e Ilary Blasi comunicheranno al popolo italiano, con un comunicato congiunto, la decisione di separarsi in modo consensuale”. Già lo scorso 21 febbraio iniziarono a circolare voci sulla rottura tra Totti e Ilary sempre però smentite dai diretti interessati che però da tempo vivrebbero da separati in casa all’Eur. Alla base della fine della relazione presunti tradimenti, da una parte quello dell’ex calciatore con una ragazza più giovane, dall’altra quello di Ilary con un uomo della tv. Totti aveva replicato con un video “fai da te” in cui si diceva stanco delle continue bugie che uscivano sul suo conto e su quello della famiglia. “Nelle ultime ore ho letto sui media tante cose su di me e soprattutto sulla mia famiglia. Non è la prima volta che mi succede di sentire queste fake news” aveva detto in alcune stories pubblicate sul suo profilo da oltre 4 milioni di follower. “Mi rivolgo a tutti voi che scrivete tutte queste cose di fare attenzione perché di mezzo ci sono dei bambini e i bambini vanno rispettati. Sinceramente mi sono veramente stancato di dover smentire”.
“La nostra storia non potrebbe superare un tradimento” aveva commentato Ilary Blasi ospite a fine marzo del talk show Belve su Rai2. La Blasi aveva ribadito lo stesso concetto già rivelato a Verissimo lo scorso 20 marzo, intervistata da Silvia Toffanin: solo ‘una macchinazione’, anche se non sa chi ne sia stato l’artefice. Per quanto riguarda Noemi, la ragazza che era stata addirittura indicata come ‘nuova fidanzata’ di Totti, ne è certa: tutto un complotto.
Ilary Blasi aveva già raccontato a Verissimo quale sia stato l’unico momento complicato della relazione con il marito: “Non abbiamo mai avuto una vera crisi, ma devo dire che abbiamo vissuto un momento difficile nel periodo in cui stava lasciando il calcio. Più che una crisi di coppia era una sua crisi che si è inevitabilmente riversata sulla coppia, ma credo che sia normale, un po’ me lo aspettavo, diciamo che ero quasi pronta”.
Dagonews il 12 luglio 2022.
Le strade dell'amore sono infinite ma hanno snodi precisi, che passano attraverso quei Cupido occasionali (o professionali) che mettono in contatto anime, cuori e coratelle. O più prosaicamente creano un ponte tra domanda e offerta. E' il caso di Alex Nuccetelli, ex compagno di Antonella Mosetti e padre della ex gieffina Asia. Classe 1977, è un Pr e body builder molto attivo nella vita notturna romana.
Amico dei vip, è finito nelle cronache rosa per le chiacchieratissime avventure con Sara Tommasi, Valeria Marini e Melissa Satta. Uno con le mani in pasta dappertutto, che organizza feste, eventi, cene a cui partecipavano (e partecipano anche oggi) i calciatori della Roma (destinazione preferita il ristorante "Le Gru" a Ponte Milvio). Fu lui, ad esempio, a presentare Ilary Blasi a Francesco Totti nel lontano 2001.
Ed è stato sempre il prezzemolino Nuccetelli ad aver messo in contatto il "Pupone" con Noemi Bocchi, attraverso uno dei suoi eventi, quelli in cui calciatori e vip possono chiacchierare amabilmente con attrici, modelle, bonazze varie. Così va il mondo: si scambiano due parole, e tra una tartina al salmone e un congiuntivo sbilenco, da cosa può nascere cosa.
E tra Totti e Noemi Bocchi la fiamma s'accesa da tempo. "Da più di un anno", dicono le malelingue. Al punto che il giorno di San Valentino, Francesco Totti avrebbe fatto consegnare alla biondissima Noemi un mazzo di tredici rose rosse, una per ogni mese della loro "conoscenza".
I veleni romani inzuppano la lingua biforcuta nella crisi coniugale di Totti e Ilary: "Sarà contenta la madre del Capitano, mamma Fiorella, visto che ha sempre detestato la Blasi. Quando si fidanzarono non fu per niente contenta. Gli disse: 'Te metti co' 'na ballerina, mah'…".
"E' andata bene anche a Ilary - insistono gli "addetti ai livori" - si è liberata del "cerchio magico" di amici e tuttofare che gravita intorno a Totti (con l'ex compagno di squadra Vincent Candela, in testa) che lei non sopportava più. Non amava per niente "le loro abitudini..."
Alberto Dandolo per oggi.it il 12 luglio 2022.
Ilary Blasi e Francesco Totti, una storia d’amore vera. Finché è durata. Ma anche una iconica rappresentazione di certezze affettive ed emotive deluse. È il finale di una storia che affonda le sue ragioni in una disarmante normalità: quella di chi sa di essere un simbolo, ma che non sa reggere al ruolo che rappresenta
DUE RAGAZZI DI 40 ANNI – Lui, Francesco Totti, potente e intoccabile calciatore, pregno delle aspettative di una intera città e dei suoi tifosi. Lei, Ilary Blasi, star televisiva irriverente e cinica. Un baluardo di interessi economici, societari e familiari che hanno di certo condizionato l’ autenticità, assai scomoda, delle loro scelte. In realtà, questi due ragazzi di 40 anni sono stati nel loro privato e in tutto il loro percorso di coppia assai più liberi e impavidi in tutti questi anni. Credendo di essere talmente intoccabili da poter evitare gli effetti pubblici delle loro umane e carnali leggerezze. Una ingenuità saccente e aurorale. Ma anche un enorme errore di calcolo. Tipico dei ragazzi di una certa provincia che si sopravvalutano.
I TRADIMENTI E I NUOVI AMORI – In fondo, la loro fedeltà era da anni la storia di Pulcinella, come racconta chi li conosce bene. Tutti sapevano, da Roma a Milano, della libertà da loro scelta per far sopravvivere l’immagine del loro amore. Ciò che ha condotto alla rottura pubblica di questa bellissima coppia è stato l’irrompere nei loro cuori di una cosa che si chiama amore.
Ognuno di loro a un certo punto si è innamorato di qualcun altro. Lui forse della giovane Noemi e lei forse di un giovane e dolce imprenditore napoletano. Entrambi negli ultimi anni hanno scelto di essere privatamente liberi e pubblicamente schiavi della loro immagine. Ma, per sorte o per danno, a un certo punto hanno capito che non è peccato essere e vivere inseguendo semplicemente loro stessi.
Alberto Dandolo per oggi.it il 13 luglio 2022.
Ilary Blasi aveva già cinque biglietti pronti con annesse comode poltrone in business class per la “fuga” in Tanzania. Quasi a voler sospendere, attraverso una momentanea e a tratti pavida scomparsa, la responsabilità di rispondere pubblicamente di una scelta resa nota a mezzo stampa con un comunicato Ansa, come che da prassi i “guru” della comunicazione e del management artistico impongono ormai da anni ai loro famosi assistiti
LA SEPARAZIONE – Un comunicato asettico, scarno e privo di una qualsivoglia tensione emotiva, quasi anaffettivo quello veicolato da Ilary Blasi per informare il mondo intero della sua separazione da Francesco Totti. Scrive nella nota di un amore terminato dopo 20 anni (e 17 di matrimonio), della volontà di non rendere pubblico il percorso legale, che sarà sicuramente complesso, del divorzio e termina invitando la stampa a non speculare su questa vicenda.
Sottolineando che lei in merito non rilascerà più altre dichiarazioni. Un filino saccente e irrispettoso verso quella stampa e quel pubblico che senza i quali, vuoi o non vuoi, la neo signorina Blasi avrebbe di certo avuto una vita e una carriera un tantino un po’ più anonima e una vita forse meno privilegiata a livello economico. Quando si è persona pubblica e si è sposati con un campione noto in tutto il mondo si ha probabilmente anche il dovere umano e professionale di dar conto all’«esterno» di alcuni snodi fondamentali della propria vita.
QUELLE MEMORABILI SERATE A MILANO – Ciò detto, il comunicato stampa di Ilary è esattamente lo specchio della sua personalità: razionale, essenziale, virile e di una furbizia plautina mascherata da volitiva intelligenza e saggia riservatezza. Quando anni or sono la bellissima e ambiziosa ragazza della periferia romana fu scelta dalla storica responsabile casting Mediaset Gianna Tani per fare la Letterina a Passaparola aveva poco più di 20 anni e per quanto acerba ed inesperta non fece molta fatica ad accreditarsi tra i potenti dell’Azienda e tra i più noti “influencer” (ai tempi ancora analogici) delle notti meneghine. Memorabili le sue serate nelle migliori discoteche della città in compagnia della collega Alessia Fabiani e le sue ospitate nei più cool locali d’Italia.
A Milano ancora si parla della sua focosa, giocosa e struggente relazione amorosa con il modello più bello e dannato in circolazione ai tempi: il biondo Shon, di origini nordiche.
TANTI INDIZI, NESSUNA PROVA – Poi l’incontro organizzato a tavolino con il calciatore e così Ilary da reginetta della tv commerciale e delle albe sotto la Madonnina divenne la signorina Blasi e poi la signora Totti. Alla sua immagine pubblica si infuse una potente iniezione di immacolata perfezione. Da regina delle notti a regina del focolare domestico.
Da letterina a blasonata conduttrice tv. Eppure Ilary, per fortuna o per incoscienza, la sua vera natura non l’ha mai veramente tradita. Le voci, insistenti e a volte invadenti, sul suo approccio virile alla vita e all’altro sesso l’hanno sempre rincorsa. Si favoleggiò anni fa di una sua tresca con un noto dirigente del Biscione e poi di un imprenditore napoletano che alloggiava al lussuoso Mandarin hotel di Milano. Fino all’ex di Belen Antonino Spinalbese, all’attore Luca Marinelli e per ultimo al suo personal trainer.
Parole, pettegolezzi e supposizioni che lasciano il tempo che trovano. Perché lei, a differenza del suo più ingenuo ex consorte, è scaltra assai e se tradimenti furono non me ha mai lasciato traccia alcuna. Quella stessa scaltrezza che le ha già fatto fare il primo gol contro Francesco Totti attraverso la stipulazione di un accordo sul mantenimento. Sarebbe stato raggiunto per via extragiudiziale e dovrebbe essere perfezionato a breve. A quanto trapela, la conduttrice dell’Isola dei Famosi resterà a vivere con i figli nella casa dell’Eur e riceverà un assegno con molti zeri dall’ormai ex marito. Le quote di proprietà di Ilary nelle società dell’ex calciatore le saranno interamente liquidate.
Nessun problema, dicono, sulle proprietà immobiliari visto che la coppia è in regime di separazione dei beni. Ora si attende solo l’ufficializzazione dell’accordo economico. E in attesa di apporre le sue firme su documenti e carte bollate, Ilary di certo starà firmando anche qualche autografo in quel della Tanzania. Lì dove ha deciso di “fuggire” per qualche giorno. Ma lei sa bene che fuggire non significa scomparire.
Francesco Balzani per leggo.it il 12 luglio 2022.
Lontano, lontanissimo. Ilary Blasi è sbarcata poche ore fa in Tanzania portando con sé i tre figli (Cristian, Chanel e Isabel) e la sorella Silvia.
Una fuga programmata, dall’inevitabile ciclone mediatico che ha sconvolto la sua famiglia dopo il comunicato sulla separazione scritto sia dalla presentatrice sia da Francesco Totti. Con toni diversi e contenuti non condivisi, come qualcuno ha ribadito anche oggi.
Le foto di Totti con la nuova fiamma
Domani su Chi usciranno le foto dell’ex capitano romanista con la nuova fiamma Noemi Bocchi. Ilary ha deciso di partire il giorno dopo l’annuncio che ha scosso l’Italia. Destinazione Africa, una promessa fatta da tempo ai figli. Un resort di extra lusso, un safari già organizzato e il telefono spento.
Un modo per staccare, un tentativo di isolare i figli che comunque non rinunciano ai social dove da ore si registrano commenti, meme e ulteriori gossip.
Totti circondato dalla famiglia
Totti, invece, fino a stamattina era a Roma circondato dalla famiglia e dagli amici storici. Si è chiuso nel silenzio, totale. In queste ore anche lui ha deciso di staccare la spina e in serata è dato in partenza per Sabaudia dove ha passato tante estati con Ilary. Lo stato d'animo non sarà lo stesso.
Da lospecialegiornale.it il 12 luglio 2022.
E’ ufficiale, Francesco Totti e Ilary Blasi si sono separati. Lo hanno annunciato loro stessi con due comunicati ufficiali nei quali specificano entrambi di voler tutelare la privacy della famiglia e dei tre figli in particolare. La notizia ha riempito le pagine di tutti i giornali e grande è stata la delusione dei fan che per anni hanno considerato la loro una grande storia d’amore destinata a durare in eterno.
Per dare il senso del clamore suscitato dall’annunciata separazione basta leggere il titolo del Corriere della Sera: “Siamo tutti con Francesco Totti – e con Ilary Blasi: perché la loro separazione ci colpisce tanto”. Sembra di essere tornati ai tempi di Carlo e Diana. Eppure quante altre coppie famose si sono separate? Perché il divorzio fra Totti e la Blasi diventa quasi un evento epocale? Abbiamo provato a capirlo con lo scrittore Fulvio Abbate. “Bene ha fatto Dagospia a raccontare tutto fin dall’inizio – dice – questo si chiama giornalismo”.
Perché tanto clamore intorno alla separazione fra Totti e Ilary Blasi nonostante i diretti interessati stiano riducendo il tutto ad un fatto privato? In fondo a noi cosa interessa della fine del loro matrimonio? Possibile che debba diventare la notizia più importante della giornata?
“Non può essere un fatto privato visto che parliamo di due personaggi pubblici fortemente radicati nel mondo che un tempo veniva definito ‘Bolero film’, una sorta di fotoromanzo nazionale e popolare, o meglio ancora rionale. Lui si è conquistato il titolo di ottavo re di Roma, lei è una procace fanciulla latina, ed è paradossale come in città questa separazione sia stata vissuta come uno psicodramma.
Forse ci siamo dimenticati che fra le conquiste civili raggiunte in Italia c’è anche il divorzio. Dopo quello fra Carlo e Diana è comprensibile che si separino anche due ragazzi di Porta Metronia. Quindi vivo la loro separazione come una liberazione, e trovo orribili questi retrivi tentativi di voler rendere eterna la loro unione. Sembra quasi che dietro i pianti per questa separazione si nasconda il desiderio di un nuovo referendum abrogativo del divorzio”.
Ma che Italia è quella che arriva ad addolorarsi perché due vip decidono di separarsi?
“Invece di applaudire alla riconquistata libertà di Totti e della moglie, un popolo che non saprei come definire si riscopre in lacrime come davanti ad un grande dramma nazionale. Viviamo in una sorta di preistoria sentimentale in cui non si accetta che la favola possa avere un finale differente rispetto alla pretesa di un amore eterno. Ma a quelli che piangono è sfuggito un particolare”.
Ossia?
“Che la nuova fidanzata di Totti è la fotocopia della moglie. Guardi Noemi Bocchi e ti accorgi che è come se Ilary in realtà non se ne sia mai andata. Dovrebbero sentirsi tutti rassicurati dal fatto che ha scelto una nuova compagna identica alla Blasi. Si fosse messo con una ragazza dai capelli rossi ci saremmo pure potuti domandare come mai Totti avesse improvvisamente cambiato gusti, ma la Bocchi è la prosecuzione somatica di Ilary, quindi sotto certi aspetti la favola rimane intatta”.
Perchè hanno annunciato la separazione con due comunicati distinti in cui hanno detto le stesse cose, ovvero che la separazione è consensuale e che proteggeranno la privacy dei loro figli senza rilasciare altre dichiarazioni?
“Penso sia tutto legato alla separazione dei beni e delle società che hanno in comune. Probabilmente sono stati i rispettivi legali a consigliare loro di agire in questo modo, visto che adesso inizierà la battaglia sul patrimonio. Almeno stando a quello che si legge sui giornali”.
Ma se la separazione è consensuale?
“Le separazioni non sono mai consensuali”.
Si aspettava la separazione visto che per anni i giornali hanno descritto la loro unione come perfetta, priva di ombre e contraddistinta da una forte intesa sia familiare che professionale?
“Non ho mai creduto alla favola sdolcinata sinceramente, sono convinto che dopo un mese le coppie già si odiano, non si sopportano più. Io dico che era ora che si lasciassero, ognuno ha fatto dono all’altro della riconquistata libertà. Un conto è la realtà, un altro è credere che la vita sia un fotoromanzo. L’amore non è eterno, come niente lo è al mondo, e se devo dirla tutta sono contento che non lo sia. Provo una grande compassione per chi si sente addolorato da questa rottura”.
Ci sono state nella storia tante celebri separazioni, su tutte quella fra Carlo e Diana. Quale è stata secondo lei quella che ha colpito di più, la più dolorosa, e perché?
“Dopo che il filosofo marxista Louis Althusser nel 1980 uccise strangolandola la moglie Hélène Rytmann nessuna separazione può francamente sorprendermi o colpirmi. Non credo proprio si possa provare dolore per una coppia che si separa dopo un tragico evento come quello appena citato”.
Qualcuno ha paragonato la fine della storia fra Totti e Ilary a quella fra Albano e Romina. Ci vede analogie?
“Assolutamente no. Romina proveniva da Hollywood e Albano da Cellino San Marco, due mondi per certi versi antitetici. Dal punto di vista antropologico invece Totti e Ilary provengono dallo stesso mondo, quello della romanità coatta, sono alla fine la stessa cosa”.
Da claudiopea.it del 26 maggio 2022
Scontatamente erano tutte fake news quelle che a febbraio ha sparato per primo Dagospia, il sito di Roberto D’Agostino che in verità difficilmente prende un granchio, sulla rottura prolungata tra Francesco Totti e Ilary Blasi dopo 17 anni di matrimonio, tre figli e un’unione che pareva a prova di bomba. E subito confermate con dovizie di particolari scottanti da quotidiani come la Repubblica e il Curierun che di solito non si occupano di gossip se non sono proprio quando sono tirati per i capelli e sono certi che non si tratti di una clamorosa bufala da blogging.
Ma è bastato che la notizia anche di una sbandata del grande Pupone per “una bellissima ragazza bionda, sposata e separata (con due figli) che molto somiglia a sua moglie con qualche anno (sette, ndr) di meno”, fosse smentita dalla show girl che sta conducendo l’Isola dei famosi nell’ennesima intervista apparecchiata a Verissimo da Silvia Toffanin, la nuora di Silvio Berlusconi, uno degli uomini più sin integerrimi e amati dall’Italia dei benpensanti, perché il popolo giallorosso, e non solo, si convincesse che i giornalisti si erano inventati ancora una volta tutto soltanto per il gusto d’infangare una bella storia d’amore che dura, senza dubbi e ombre, da ormai un ventennio.
Non dobbiamo dare spiegazioni a nessuno, si era indignata Ilary nello studio di casa. Pardon, di Mediaset. “Se non ai nostri figli che ce le hanno chieste”. Brava, questo mi pare molto giusto. Però ha poi anche parlato d’accanimento mediatico e di scandalose fake news nei confronti della sua famiglia e di una “certa Noemi, che non conosco e che Francesco ha forse conosciuto in un centro sportivo: lei gli ha chiesto una foto come succede tutti i giorni nella vita di mio marito. La gente gli chiede autografi, si ferma, gli parla”.
Come no? E qui mi sembra francamente che l’abbia fatta un po’ fuori dal boccale perché Repubblica non può, se non ben informata sulla crisi della coppia, essere arrivata a scrivere in data 22 febbraio, due giorni prima dell’inizio della guerra di Putin all’Ucraina, che “la separazione c’è già di fatto con tanto d’accordi economici. A lei spetterà la casa di oltre 600 metri quadri nel quartiere Torrino con spa, giardino e campo di padel. Lì Ilary resterà con Cristian, Chanel e Isabel. Totti invece vuole tornare nella villa a Casal Palocco dove stavano i genitori.
Ora che la mamma si è trasferita all’Eur nell’attico con piscina del figlio, quello che aveva affittato ad Allison e poi a Zaniolo”. E ancora: “La rottura è arrivata quest’estate. Le loro liti erano diventate quotidiane. Secondo quanto raccontano le persone vicine all’ex capitano della Roma che ha scoperto cose su Ilary che non sapeva e che probabilmente andrà a vivere con “tale Noemi” nella nuova, vecchia casa…”. Sino agli scabrosi dettagli: “Al compleanno (numero 45) di Totti lei non c’era, mentre sui social appare spesso: in pizzeria con le amiche o in discoteca con Luca Tommassini. O in Lapponia, sempre con il coreografo. Ma mai col marito”.
Così adesso avrete meglio capito quanto mi tornino utili i ritagli di giornali che la Tigre farebbe volentieri volare fuori dalla finestra anche domani o le agende di pensieri e appunti di cui vi ho parlato martedì scorso nell’articolo di questo blog che si sforza d’essere satirico e sempre sul pezzo. Come l’intera pagina (25) che il Corriere della Sera del 23 febbraio, nel giorno del 52esimo (!) anniversario del mio matrimonio, altro che Sandra e Raimondo del terzo millennio come avevamo immaginato sino a ieri il Pupone con la Blasi, ha dedicato alla vicenda con tanto di foto di Noemi Bocchi, seduta in tribuna all’Olimpico durante Roma-Genoa (0-0) del 5 febbraio un paio di file sopra Francesco per non dare troppo all’occhio, però ugualmente pizzicata e addirittura evidenziata da un circoletto rosso alla Rino Tommasi.
E un titolone di ben quattro righe: “Totti e Ilary. “Su di noi false notizie”. E i due cenano insieme con i figli al ristorante”. Più il sommario: “Il campione smentisce con un video le voci di un suo flirt”. O kappa. Peccato che poi Giovanna Cavalli e Gianluca Piacentini nell’articolo a quattro mani raccontino molto di lady Bocchi, l’ex signora dell’imprenditore Mario Caucci, e di una partita a padel che fu galeotta oltre che di una frequentazione con Totti che non poteva essere di certo considerata casuale. Difatti sempre il Curierun del giorno prima non aveva avuto incertezze sparacchiando: “Totti e Ilary favola finita: coppia al capolinea, vivono da separati in casa”.
Bene. Vi ho tenuto sin qui sulle spine. Anche troppo, potrebbero brontolare i mai contenti tra i miei aficionados. Però credo che ne sia valsa stavolta la pena: il gossip è grosso. Così come il mio interesse per la presunta separazione della celebre coppia d’assi capitolina di cui non si parlava più da ormai tre mesi, soffocata e sputtanata alla voce fake news.
Perché un amico della palla nel cestino, di cui non vi farò mai il nome nemmeno sotto tortura, mi ha inviato un filmato e una serie di foto, di cui ve ne pubblico una, che ha scattato lunedì pomeriggio al Thermes Marins di Montecarlo e nella quale mi pare che non vi siano dubbi che Francesco Totti se la rida in piscina con un amico e con una ragazza dai capelli biondi raccolti sulla nuca a chignon du cou che altra non è, garantito al limone, che Noemi Bocchi.
Alla faccia dei giornalisti che s’inventano le storie e non per carità in difesa di quasi tutta una categoria dalla quale prendo invece spesso le distanze perché si è ormai svenduta ai loro padroni o ai potenti del nuovo regime. Che poi Francesco e Ilary tornino o stiano ancora insieme non me ne può importare di meno. Saranno ben fatti loro.
Però la signora Totti tra una puntata e l’altra dell’Isola dei famosi non può giusto ieri incautamente confessare al super Valerio Staffelli che le consegnava il Tapiro di Striscia la notizia per una lunga serie di papere e strafalcioni durante la conduzione del reality su Canale 5: “La mia crisi con Francesco? Solo un chiacchiericcio, è tutto a posto”. Non si direbbe.
Sempre ieri il grande Pupone era a Tirana dove la Roma di Josè Mourinho ha conquistato la prima Conference League della storia seduto in tribuna tra il buon Gigi Di Biagio e il figlio sedicenne che ha raggiunto la capitale dell’Albania con un charter di vip giallorossi mentre il papà con un volo privato d’andata da Nizza e probabilmente ritorno. Nel Principato di Monaco domenica c’è il Gran Premio di Formula Uno e non è da escludere che Noemi sia rimasta a Montecarlo per seguirlo dal vivo. Cominciando dalle prove ufficiali che iniziano domani con le prove ufficiali.
Estratto dell’articolo di Maria Corbi per “la Stampa” il 12 luglio 2022.
E forse sarebbe stato meglio avere un solo choc collettivo, quando a febbraio il sito Dagospia annunciò la ferale notizia e anche la «causa»: un affare di corna, o forse solo di un nuovo amore.
Quello di lui per la bella Noemi Bocchi, separata da tal Mario Caucci, imprenditore nel marmo e team manager del Tivoli calcio che alla notizia, per quanto «smentita», sfoderò tutta la sua «signorilità»: «Totti ha tutta la mia comprensione, io so bene cosa c'è oltre l'immagine di mia moglie...
Penso che da tutta questa storia, se vera, c'è solo lei che ne può trarre un vantaggio mediaticamente, mentre al Capitano tutta la mia comprensione». Divorzio complicato anche il suo, ma mai come quello dei «Puponi» che devono rendere conto dei fatti loro a tutti noi che li vorremmo insieme anche solo per fiction.
Estratto dell’articolo di Maria Corbi per “la Stampa” il 12 luglio 2022.
E arrivò quel giorno. Francesco Totti e Ilary Blasi si lasciano, fine di un amore. […] Chi «sapeva» della storia arrivata al capolinea sono le mamme della scuola internazionale frequentata dai «piccoli Totti». I pettegolezzi scolastici sono sempre i più informati e anche cattivelli, soprattutto quando la protagonista non gode di grande simpatia. «Se la tira», questa l'accusa. «Stanno solo trattando sui soldi».
Il sospetto che questi mesi siano serviti più per mettere a posto i conti che il matrimonio ci sta. D'altronde i Totti sono stati in questi 17 anni (le nozze «reali» il 19 giugno del 2005) una società capace di far fruttare quell'immagine felice con pubblicità, social, libri, tv, e anche un film. Una «ditta» che ha costruito un impero anche con accorti investimenti immobiliari. La domanda, per entrambi, è se da soli avranno lo stesso appeal. Il rischio è che non sia così.
[…] Nessuno vorrebbe essere nei panni di Noemi Bocchi, sempre che sia vera la storia, ormai, comunque vada, pietrificata nella statua «dell'altra», la sfascia famiglie. Di più: colei che ha cancellato la speranza. È stata addirittura minacciata, come ha rivelato dopo la bufera di febbraio. […]
M. Ev. per “il Messaggero” il 12 luglio 2022.
«Hanno aspettato che Ilary terminasse il programma, l'Isola. Si sono presi del tempo, per organizzare tutto, sistemare anche i vari rapporti economici. Lo hanno fatto anche per i rispettivi attuali compagni, penso. Ma Ilary e Francesco sono due bravissimi ragazzi, seri, che hanno cresciuto dei figli con valori solidi.
Certo, mi dispiace che oggi la loro storia finisca». Alex Nuccetelli, classe 1977, body builder e il più importante pr romano. Anche lui sa cosa significa la fine di un matrimonio visto che per otto anni è stato sposato con Antonella Mosetti. E conosce bene la storia della coppia reale di Roma, perché 20 anni fa fu lui a presentare Ilary Blasi a un giovane ma già affermato calciatore che si chiamava Francesco. Francesco Totti.
Come andò?
«Eravamo in una sala hobby della casa di Francesco. Eravamo tanti amici, tra calcio balilla e biliardo. Stavo giocando proprio a biliardo con Francesco, quando in tv ci fu l'edizione serale di Passaparola. Inquadrarono Ilary e lui mi disse: aò, non puoi capire quanto mi piace la letterina romana, me la sposerei. Io gli risposi: ma la conosco. Lui mi spiegò che non mi credeva, fatalità quella sera c'era anche Silvia, la sorella di Ilary. Le chiesi: non è vero Silvia che io conosco la letterina?, certo che la conosci. E da quel momento è iniziato tutto, li ho fatti incontrare».
Fu amore a prima vista.
«Macché, all'inizio Ilary, che lavorava, a Milano si tirò indietro, era fidanzata con un modello. Poi la storia con questo modello finì e dopo due mesi si diede il primo bacio con Francesco. Sa quando? Derby vinto dalla Roma all'Olimpico, Totti mostra la maglietta con scritto sei unica. Era per Ilary. Lei era in tribuna d'onore, capì che stava succedendo qualcosa di importante. Ma dei due lui è sempre stato quello che era più trascinato in questo rapporto, che l'ha desiderato di più.
Certo, negli ultimi anni entrambi possono avere fatto scelte differenti, avere avuto altre storie, ma io penso che se fosse stato per Francesco, in fondo, questo matrimonio sarebbe continuato. Lo dico con grande rispetto per entrambi. Mi è capitato di fare incontrare tante persone che si sono innamorate o fidanzate, ma questo senza dubbio è stato il matrimonio più bello. Non sono state tutte rose e fiori, è normale, ma sono molto orgoglioso di averli presentati».
I maligni dicono però che lei ha anche presentato Noemi a Totti. La nuova fiamma. Così somigliante a Ilary.
«Diciamo che si sono conosciuti a una serata che avevo organizzato io. Non so poi come sia proseguita la relazione, ma sono certo che per Francesco non fu solo una storia di una sera. Si tratta di qualcosa di importante, cosa non così frequente per lui. E sì, è vero, c'è una somiglianza tra Ilary e Noemi, sono due bellissime donne entrambe, non si può negarlo».
Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport il 12 luglio 2022.
I due si lasciano. Non è una bugia e non è nemmeno una barzelletta. La notizia oscura tutto il resto, la siccità, il quarto vaccino e le celebrazioni del mondiale ’82 in Italia, gli incendi, i Maneskin, Dybala e i cinghiali a Roma. In un mondo sempre più trasformato in un gigantesco refettorio dove tutto è deglutibile gossip a tempo pieno, Francesco e Ilary ci fanno sapere che, sì, è finita, e che hanno trovato le parole per dirsi addio. La scodella era colma. Ci hanno messo tanto tempo, forse troppo dicono alcuni della cerchia, per trovarle queste parole ma non era per niente facile. “L’emozione non ha voce” canta Celentano. Era anche la loro canzone preferita di quando tubavano felici. E l’addio, la fine di un amore, che emozione è, e che voce ha?
L’attesa del comunicato è stata la parte più eccitante. Sarà un testo lirico, struggente, bagnato di pianto, o arida prosa battuta nello stile di un’agenzia? Doveva essere un comunicato congiunto per una separazione consensuale di due ex ragazzi che hanno smesso da tempo di essere congiunti e sensuali, l’uno agli occhi dell’altra e viceversa. Sono stati, invece, due comunicati che più disgiunti non si può. Gelido e definitivo quello di Ilary. Decisamente più “sentimentale” quello di Francesco, attento a riconoscere la storia che è stata e che più non sarà. Ai contemporanei, l’esegesi dei testi. Interpretazioni e sentenze.
Addio che Dagospia il Blasfemo ha dovuto anticipare due volte in cinque mesi prima di essere creduto. La prima volta, lo scorso 21 febbraio, fulmine a ciel sereno sdegnosamente smentito, da Ilary soprattutto che, dalla sua amica Toffanin, lamentò in diretta televisiva tanto “accanimento” contro la sua famiglia e un probabile “complotto” di matrice incerta.
Vent’anni di amore, diciassette di matrimonio, tre figli bellissimi e avrebbero potuto essere molti di più nelle promesse dei due e nell’auspicio delle masse. Saremo capaci di versare qualche lacrima? Se sì, che lacrime piangeremo? Il sarcasmo, intanto, si diffonde nei social come una lava acida. Tra quelli che chiedono la mediazione di Mattarella, in alternativa di Maurizio Costanzo e quelli che “…Diteci che non è vero, non siamo pronti per una notizia così. Cercheremo di reagire con dignità”.
La malvagità dei social non conosce tregua. Bascula tra l’insulto esplicito e la battuta spicciola. Zelig s’è infiltrato come un tarlo irrispettoso nel tessuto sociale. Non c’è più rispetto per l’amore, né per la morte. Tutti comici in cerca di una scrittura o di un like, incluse le agenzie di pompe funebri che, sulle bare degli altri, è tutta una gara di calembour.
Peccato, sì. O forse no. Dovevano essere la nuova casa Vianello, la casa Totti. E, invece, niente casa. Non è cosa. Erano una coppia perfetta. Una storia perfetta. Belli, giovani, il successo che sfonda le porte, pallone e bellezza. Biondi e celesti, occhi che sono cartoline del mare, dell’amore e di Roma. Amati, tutt’al più invidiati. Francesco e Ilary. I due crescono insieme, poggiandosi l’una sull’altro. All’inizio è più Ilary che si poggia su Francesco, già celebre Pupone e re di Roma. Lei che faceva i provini per “Passaparola”. Quando era la storia di due ragazzi semplici, due “coatti” di talento, eternamente a dieta, i sedici maccheroni a cena e il film preso a noleggio sotto casa quando non avevano paura o pudore di dirsi felici. I figli, uno dopo l’altro. Cristian, Chanel, Isabel. Naturalmente biondi, naturalmente bellissimi.
«Siamo due antichi, io e Ilary. Le cose strane noi non le famo». Una delle tante perle sparse nei quindici minuti della prima intervista doppia dei due su Italia 1 di qualche anno fa. Quando il Pupone si lasciava fare di tutto. Memorabile show la prova del pannolino con il bambolotto di gomma. Lanciato allora ufficialmente il guanto di sfida ai coniugi Beckham, Victoria e David, l’appeal servito alle masse. Il mancato benzinaio di Porta Metronia contro il dandy cosmetizzato in arrivo eternamente da Los Angeles.
La star che sbarca dalla Rolls con i trampoli di venti centimetri, tutta diamanti, lingerie e Armani, di giorno e di notte, contro la ragazza acqua e sapone che la notte s’infila il pigiama extralarge e i calzini di lana, per lo sconforto del Pupone («Non me ce fa’ pensa’, me passa la voglia. Prima che la spoglio ce metto tre ore»). Ai vari Brooklyn, Romeo e Cruz, i tre pargoli dei Beckham, i Totti oppongono i loro, la “tripletta” di cui Francesco va più fiero.
Sappiamo tutto dei due. Che quello di lui è stato un colpo di fulmine, mentre a lei è toccato in sorte “un lento innamoramento”. Che il sesso interessa molto più a lui che a lei («Lo farei tutti i giorni, di Ilary mi piace tutto»), ma che la più fredda Ilary «quando arriva la sera ha sempre un gran mal di testa...», per cui si deve accontentare di tre volte alla settimana, grazie al fatto, dice Francesco, che «il pianto alla fine frutta».
Ilary ci fa sapere che il Pupone russa, non sa stirare, ed è geloso. Un Otello. Lui conferma («T’ammazzo»). Lo choc della prima volta. «Me l’ha messo sul cruscotto il test che stava incinta, ho cominciato a sbandare, stavo anda’ addosso a ‘na montagna». Sappiamo che Ilary era laziale. «Una cazzata», smentisce Francesco l’”antico”, che non si è mai fatto una canna e non sarebbe emotivamente in grado di reggere la disfatta di un figlio che si presenta alla porta con un compagno («Porco dinci, m’ammazzo... però alla fine ce po’ sta’») e che l’esperienza omosessuale «non fa parte del mio repertorio». E così, se la Spice dice pubblicamente del suo David «La gente non sa quanto sia spirituale e intelligente», Ilary ci fa sapere del suo che «non sa stirare, però non fa la pipì sulla tavoletta», mentre Totti, tenerone, ci svela che i due dormono la notte a cucchiaino, e come se no?
Una coppia inossidabile, sembrava. Bravi a resistere a tutto, ai colpi di Vento, alle spine dei Corona. E le dediche. Roba da Pupone il Guerriero. Alle telecamere, “Ilary ti amo”. Ostentate a torace espanso “6 unica!”. Il primo parto simulato con l’aiuto del pallone, il dito a mo’ di ciuccio che diventa virale. E l’apoteosi. L’altro, forse ancora più sofferto, addio. Quello al pallone. L’Olimpico strapieno nella celebrazione di un lutto che a Roma non si vedeva dal giorno del funerale di Sordi. L’abbraccio infinito di Ilary. E il guerriero che finalmente troverà pace e rifugio per sempre nell’amore di lei. Cinque anni dopo, tutto finito.
Dovevano essere i nuovi Mondaini e Vianello della televisione ma anche nella vulgata nazional popolare. Designati a furor di popolo. A quanto pare non ce l’hanno fatta ad attraversare il deserto che prima o poi si spalanca per qualunque coppia al mondo. Quel più nulla da dirsi che per quel genio di Alberto Savinio è lo stato di grazia delle coppie, per tutti gli altri l’antefatto della fine. Si chiama Noemi l’incidente di turno, nome perfetto in un mondo fatto gossip, ma poteva chiamarsi in qualunque modo. La coppia era già a boccheggiare nel suo deserto. Diventata negli anni più un marchio che una storia, prigioniera dei suoi asset aziendali, del suo essere sempre più pubblica per lo sguardo del mondo, cioè del nulla, e sempre meno privata. Privata di tutto, della possibilità di reinventarsi e di ritrovarsi, lontana dai riflettori.
Piccole donne crescono. Le donne emancipate non ce la fanno più a sostenere i puponi che noi siamo, teneri ma inetti e affetti dal vizio paleomaschio di crederci padroni delle nostre donne. Topica bestiale. Vale per tutti noi puponi, vale ancora di più per chi, divo del pallone, intoccabile, una città ai suoi piedi, vive nell’ingannevole illusione del “tutto mi è concesso”. Ti sembra un’armatura d’acciaio e, invece, è solo una vacua bolla scoppiabile. Francesco, chi lo direbbe, o forse sì, il più romantico dei due, il più ingenuo, oggi anche il più fragile e il più apprensivo. Oggi costretto a misurarsi con il vuoto di Ilary, dopo essere stato costretto, quasi con la forza, a misurarsi con il vuoto del suo giocattolo prediletto, il pallone.
In attesa di capire cos’è l’amore, se una tenera allucinazione sospesa tra ormoni in tempesta e lirici palpiti adolescenziali, fragile comunque come una casa di marzapane o la conseguenza rocciosa di un morboso delirio che si ostina nel tempo a dispetto di tutto, solo a patto di reinventare costantemente il tuo “amato” e la tua “amata”, lui che mette pancia, perde capelli, soffre di gotta, abulico e traditore, lei che ingaggia un’infernale battaglia contro il tempo e le rughe che la torturano. Amarsi nonostante tutto, scambiarsi due carezze nella polvere che avanza. Francesco e Noemi, Ilary e chissà chi, ma non sarà mai la stessa cosa.
Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera” il 12 luglio 2022.
In cambio della nostra adorazione, chiediamo ai Famosi ciò che gli antichi non pretendevano nemmeno dagli Dei dell'Olimpo: la fedeltà e l'amore eterni. Dopo Al Bano e Romina, Brad e Angelina, si lasciano Ilary Blasi e Francesco Totti, gettando nello sconforto il Paese reale (nel senso di orfano di una famiglia reale). Tengono botta i Ferragnez, ma prepariamoci. «E adesso come farò a credere ancora nell'amore?» è il mantra che circola tra gli affezionati all'ultima riga delle favole: «E vissero Totti per sempre felici e contenti».
Nell'epoca in cui i matrimoni durano meno dei governi, quei due hanno resistito vent' anni, si sono amati e protetti (memorabili le unghiate verbali di lei contro l'ultimo allenatore di lui), hanno messo al mondo tre figli in controtendenza rispetto alle statistiche. Poi l'equilibrio si è rotto, succede anche nelle coppie normali quando uno dei due va in pensione e deve reinventarsi un ruolo.
Così sono spuntate le voci su una Noemi per lui e un «giovane aitante» per lei, fino alle dichiarazioni separate di ieri, arrivate a tarda sera - dicono i buontemponi - perché si è voluta attendere la chiusura delle Borse: Gucci, Prada, Chanel... Qualcuno, forse Thomas Mann, sosteneva che nel matrimonio non si deve restare fedeli a una persona, ma a un'istituzione. Però questo non è più il tempo dei doveri e sarebbe assurdo pretendere proprio dai Totti quel «centro di gravità permanente» che tutti faticano a trovare dentro di sé.
Totti e Ilary Blasi: i messaggi compromettenti, la fuga a Tirana, Noemi e Luca Marinelli. Così è iniziata la crisi. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 12 Luglio 2022.
Totti e Ilary Blasi si separano. La coppia era da mesi in crisi, tra voci di tradimenti e scenate. A febbraio la rabbia di lei: «Basta accanimenti, abbiamo tre figli»
Sono finiti anche i tempi supplementari. Triplice fischio, il matrimonio si chiude qui, in un mesto zero a zero sentimentale a tavolino e mai ‘na gioia, come recita il tipico mantra romanista. Francesco Totti e Ilary Blasi non si amano più e dopo aver vissuto qualche mese da separati in casa, senza troppo reciproco disturbo, nella mega-villa dell’Eur, in attesa forse che i rispettivi avvocati trovassero l’accordo su una complicatissima spartizione patrimoniale della coppia d’oro, adesso lo faranno per davvero: addio, è stato bello.
Dopo venti anni di dediche, pollici in bocca, il colpo di fulmine («Io quella me la sposo»), cerimonia nuziale celebrata all’Ara Coeli e in diretta Sky, tre bambini, Cristian, Chanel e Isabel, le estati a Sabaudia con l’ombrellone sotto al braccio, lo sportello della Ferrari rigato al primo appuntamento. Dopo le foto romantiche al tramonto («Amo Francesco perché mi guarda ancora come il primo giorno»), il mister Spalletti «piccolo uomo» e i giri di campo, fino all’ultimo, struggente, del 28 maggio 2017, quello che «Speravo de morì prima» con cui il Capitano (c’è solo un Capitano) ha lasciato la Roma e più di un pezzo di cuore solo e soltanto giallorosso. Dopo 17 anni di matrimonio (il 19 giugno, anniversario ignorato da entrambi), la maglietta «6 unica» dopo un derby vinto 5 a 1 è ormai sbiadita.
E quello che resta, quando non c’è più niente da smentire, sono due comunicati, separati pure quelli. Francesco Totti: «Dopo venti anni insieme la mia storia di coppia con Ilary è purtroppo terminata. Tutto quello che ho detto e fatto negli ultimi mesi è stato detto e fatto per proteggere i nostri figli che sono e saranno sempre la priorità assoluta della mia vita», scrive il Campione del Mondo 2006. «Ho tentato di superare la crisi del mio matrimonio ma oggi capisco che la scelta della separazione, pur dolorosa, non è più evitabile. Continuerò ad essere unito ad Ilary nella crescita dei nostri meravigliosi tre figli, sempre con grande rispetto per mia moglie». E conclude chiudendo la porta ai curiosi: «Il percorso della nostra separazione rimarrà per me rigorosamente privato e dunque non rilascerò altre dichiarazioni. Confido nel massimo rispetto per la nostra riservatezza e privacy soprattutto per la serenità dei nostri tre figli. Grazie».
Quasi fotocopia quello più breve di Ilary Blasi: «Dopo vent’anni insieme e tre splendidi figli, il mio matrimonio con Francesco è terminato», annuncia l’ex Letterina. «Il percorso della separazione rimarrà comunque un fatto privato e non seguiranno altre dichiarazioni da parte mia. Invito tutti a evitare speculazioni e, soprattutto, a rispettare la riservatezza della mia famiglia». Altro che fake news, stavolta è tutto vero. Nessuno però in questa moderna fiaba senza lieto fine avrebbe il cuore infranto. Puntuale infatti oggi arriva in edicola un servizio fotografico sul settimanale «Chi» che scodella le immagini di Totti che nottetempo, accompagnato da un fido amico, si presenta a casa di Noemi Bocchi , la biondissima dama dei Parioli, 34 anni, un ex marito imprenditore del marmo, due figli, tifosa romanista e gran giocatrice di paddle (due bonus irresistibili, agli occhi dell’amato bene), la terza incomoda amorosa di questa storia.
Più volte fotografata sugli spalti dell’Olimpico (a scovarla fu, a febbraio, l’occhio perfidamente acuto del sito web Dagospia, lo stesso che ieri ha lanciato per primo lo scoop definitivo), qualche sedia più in là di Totti. I due si frequenterebbero di nascosto da almeno otto mesi. E sarebbero innamorati sul serio. Chi li ha visti all’«Isola del Pescatore», ristorante vippissimo sulla spiaggia di Santa Severa (dove il numero 10 portò Ilary per farle la proposta e lei, ignara, obiettò: «E che fino a là dobbiamo ariva’?» ), chi in un hotel-castello all’uscita di Lunghezza, fuori Roma, o a Montecarlo o a Tirana, per la finale di Conference League della Roma: voli separati, stesso hotel, camere diverse, massima discrezione. E minimo risultato: lo sapevano tutti.
Nemmeno Ilary, che pure negli ultimi mesi è apparsa sempre più magra e scavata («Che ti è successo?» le chiedono sui social), soffrirebbe per l’amore perduto. Secondo «Chi», anzi, l’ultimo dissidio coniugale sarebbe scoppiato dopo che Francesco ha scoperto messaggini compromettenti sul cellulare della moglie. Destinatario un misterioso spasimante — ricambiato — che la conduttrice dell’«Isola dei Famosi» avrebbe incontrato durante le trasferte a Milano. Forse un personal trainer, forse un imprenditore. Mesi fa si mormorava di un flirt con il baldo attore Luca Marinelli, quello di Diabolik, vai a sapere.
Totti-Blasi, gli ultimi mesi tra silenzi e vite parallele. Il giallo dei due comunicati. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 13 Luglio 2022.
Lei è già in Tanzania con i figli. Le foto di lui sotto casa dall’altra. E i rumors sui messaggini di un influencer a Ilary
Il giorno dopo il «Grande Addio», Francesco Totti non parla e Ilary Blasi nemmeno: al momento è già in Tanzania in vacanza con i tre figli e la sorella Silvia, più lontana di così. Ed è chiaro che trattasi della prima clausola tassativa di una complicatissima separazione sentimentale e patrimoniale non troppo consensuale. Niente dichiarazioni pubbliche, su questo almeno è stato trovato l’accordo.
Il disaccordo sul testo dell’annuncio
Non è stato così invece per il comunicato stampa, che doveva essere uno e invece all’ultimo si è sdoppiato: pare che lei lo volesse asciutto e stringato, mentre lui preferisse spiegare le ragioni di una separazione «dolorosa ma non più evitabile» e il perché di quelle smentite sdegnate (e poco convincenti) di febbraio. Così ognuno si è fatto il proprio. «Ho mandato il testo che Ilary mi ha chiesto di mandare, non so nulla né del prima e né del dopo», spiega laconica Graziella Lopedota, ufficio stampa della conduttrice dell’Isola dei Famosi.
Non è stato nemmeno il servizio fotografico di «Chi», che ha pizzicato l’ex numero 10 romanista, scortato in Smart dall’amico Emanuele Maurizi, sotto casa di Noemi Bocchi, la bionda e trentaquattrenne pariolina (così uguale a Ilary che sembra una quarta sorella Blasi) che Totti frequenterebbe in segreto (nemmeno più tanto) da almeno otto mesi. Il settimanale aveva avvisato entrambi, anche se con poco anticipo, visto che le immagini erano freschissime, scattate poche ore prima del lancio dello scoop. Certo non è che abbiano fatto salti di gioia.
Quando i protagonisti tacciono però, la legge spietata del gossip vuole che parlino gli altri, a ragione o a sproposito. Così tra Roma e Milano si rincorrono le voci più disparate. Come questa: il misterioso uomo che mandava i messaggini compromettenti a Ilary, poi scoperti da Francesco sul cellulare della moglie — ultima goccia di un vaso traboccante di incomprensioni — sarebbe Antonino Spinalbese (peraltro già fidanzato), hair stylist milanese, modello e influencer (in lizza per il prossimo GF Vip), ex di Belen Rodriguez, da cui un anno fa ha avuto la piccola Luna Marì. Magari è una facezia.
Un dato di fatto invece è che sugli spalti dello stadio di Tirana, per la finale di Conference League, Noemi Bocchi era seduta accanto a Giancarlo Pantano, altro storico amico del per sempre Capitano giallorosso. Chi ci è rimasta male per la separazione sarebbe donna Fiorella, la mamma di Totti, più che altro per i tre figli. Non è un segreto che ai tempi non fosse tanto entusiasta del fidanzamento con Ilary Blasi (ma nemmeno prima, con Maria Mazza, che — anche qui, si impone il dubitativo — avrebbe fatto pedinare da un investigatore). «Ma che te metti co’ ‘na ballerina?», esclamò, rivolta al figlio, come ricorda il sito Dagospia. Omettendo però il seguito della frase, altrettanto colorito, che a Roma si tramanda da allora e chissà se è vero: «Una che sta con le ch...e de fori in tivvù?». Il sogno non troppo segreto sarebbe stato che Francesco si accasasse felice con Sabrina Ferilli, romanista doc senza passate simpatie laziali, non è andata così.
Di sicuro c’è che gli avvocati sono al lavoro, e che lavoro. Alessandro Simeone, di Milano, per Ilary, mentre per Francesco ci pensa Antonio Conte, lo stesso legale che segue i ricorsi della Roma e che ha assistito Daniele De Rossi e ora Nicolò Zaniolo nelle loro delicate vicende private. Perché fra l’ex coppia d’oro Totti-Blasi ballano milioni da assegnare, almeno cinque all’anno soltanto di ricavi dallo sconfinato patrimonio immobiliare.
Il rammarico di Francesco Totti, la rabbia di Ilary Blasi: che cosa c’è nei comunicati sulla separazione. Candida Morvillo su Il Corriere della Sera il 12 Luglio 2022.
Il campione continua a chiamare Ilary «mia moglie», sostiene di aver provato a salvare il matrimonio, specifica di aver parlato e agito per proteggere i figli. La conduttrice è più secca: come se la separazione fosse stata, infine, decisa da lei. L’impatto di presunti tradimenti o infedeltà, da queste parole, non traspare
Nel comunicato di Francesco Totti, si sentono il dolore e il rammarico. In quello di Ilary Blasi si sentono più la rabbia e l’orgoglio di aver scritto la parola fine, a dispetto di quanto sia costata.
Il campione prova a spiegare che lui ci ha provato a salvare il matrimonio, promette di proteggere i suoi figli e di rispettare Ilary, che continua a definire «mia moglie».
La conduttrice è più secca, nessuna dichiarazione d’intenti, nessuna concessione ai dettagli.
I comunicati sono separati, potevano farne uno congiunto, ma evidentemente la visione dei fatti non coincideva.
Dalla comparazione fra i due documenti, sembra emergere che la separazione sia stata voluta da Ilary, che Francesco pensava fosse una crisi superabile e che lei no, pensava che non si potesse più andare avanti. Poi, cosa questo significhi nella dinamica di un amore lo chiarirà il tempo, se mai le cronache rosa scioglieranno i dubbi sulle presunte frequentazioni di lui e di lei.
L’impatto di un’infedeltà (qui siamo solo a quelle presunte, da una parte e dall’altra) è sempre soggettivo: dipende da quanto il traditore consideri il nuovo amore un’alternativa e da quanto l’altro sia disposto o no a sorvolare e perdonare. Ora, se anche davvero Totti frequenta Noemi Bocchi , il suo comunicato sembra dire che lui comunque non aveva intenzione di farsi una nuova vita. Se davvero Ilary ha avuto altri flirt, il suo comunicato nulla fa trapelare rispetto alle sue motivazioni e intenzioni, non dà indizi per capire se ce l’ha col marito per una scappatella o se è lei che, a prescindere, ha voglia di una nuova vita.
È Francesco a dire: «Oggi capisco che la scelta della separazione, pur dolorosa, non è evitabile». Sta dicendo che, a lungo, non l’ha capito e che lui ci ha provato fino alla fine a salvare il matrimonio.
Curioso è l’accenno alle sue mosse recenti: «Tutto quello che ho detto e fatto negli ultimi mesi è stato detto e fatto per proteggere i nostri figli». Francesco sembra riferirsi alla celebre foto della famiglia riunita al ristorante dopo i rumors su una crisi a febbraio e al video che diffuse subito dopo, giurando che non c’era nessuna crisi. C’era bisogno di specificarlo? Tecnicamente no. Emotivamente, forse, ne aveva bisogno lui. Per dire al mondo che, comunque, lui alla famiglia ci teneva e che ha fatto di tutto, anche rischiare il ridicolo, per tenersela.
A pensare male, sono lacrime di coccodrillo, una captatio benevolentiae in vista di una separazione che si profila con scossoni. A pensare bene, è il dolore sincero di chi non si capacita di aver dato il massimo, ma di aver perso comunque una delle partite più importanti, se non la più importante, della vita.
Totti-Blasi, Alex Nuccetelli: «Se Ilary si è messa con lui lo deve a me. Ecco cosa mi ha detto Noemi Bocchi dopo il primo incontro». Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 14 Luglio 2022.
Il pierre delle notti romane: «Ma ve lo dico subito: non è vero che li ho presentati io, manco per niente. Mi ricordo soltanto che erano presenti ad una delle mie serate del venerdì al “Profumo spazio sensoriale” di piazza dei Giochi Delfici»
«Senta, io che sono uomo di mondo le dico solo questo: che 20 anni sempre insieme per due come Francesco Totti e Ilary Blasi così belli, così famosi, così desiderati, sono un record assoluto, in questa vita in cui siamo tutti destinati a lasciarci e quando finisce, finisce, non è colpa di nessuno», teorizza Alessandro-Alex Nuccetelli, 45 anni, storico e seguitissimo pr delle notti mondane, romane e non, campione italiano di IFBB, categoria man phisique (i body builder più snelli), ex marito di Antonella Mosetti (da cui ha avuto la figlia Asia), grande amico sia dell’ex 10 giallorosso che della conduttrice dell’Isola dei Famosi.
E pure di Noemi Bocchi, la bionda trentaquattrenne dei Parioli che avrebbe conquistato cuore e attenzioni di Totti.
«Sì ma ve lo dico subito: non è vero che li ho presentati io, manco per niente. Mi ricordo soltanto che erano presenti ad una delle mie serate del venerdì al “Profumo spazio sensoriale” di piazza dei Giochi Delfici, a Vigna Clara, punto. Li ho visti chiacchierare insieme. Ma non c’entro niente. Si sono conosciuti ad un torneo di padel. Ho letto che Melory, la sorella di Ilary, se l’è presa con me perché parlo troppo, mi è dispiaciuto. Ma se Ilary si è messa con lui, lo deve soltanto a me. Lo so io quanto ho penato per sistemarli, le ho cambiato la vita, eddai».
Era il 2002.
«Tutti venivano nei miei locali, il Goa, l’Art Cafè, pure in Sardegna eh, al Sottovento al Pepero, allo Smaila’s: Megan Gale, Mickey Rourke. Leo Di Caprio è rimasto un mese con me, ma quel glamour ormai non torna più. Una sera a casa mia, con la tv accesa, Francesco vede Ilary che fa la Letterina a Passaparola e bam! Folgorato: “Io questa me la sposo. Me la devi presentare”. Le ho telefonato, ma lei non ne voleva sapere: “Nooo, sono fidanzatissima, sto a Milano, sono felice così, i calciatori non mi piacciono e poi sono pure della Lazio”».
Non prometteva bene.
«Ci ho messo due mesi a convincerla, n’ecatombe. Poi alla fine ce l’ho fatta, li ho presentati, siamo andati in un pub sulla Nomentana, Francesco era timido, la guardava come fulminato. Battute, sorrisi, niente di più. Ilary si è persa il telefonino bianco, lui il giorno dopo glielo ha ricomprato».
E poi?
«Poi è entrata in crisi con il fidanzato, un modello, e l’ho convinta a venire allo stadio per il derby. Francesco per l’ansia non ci ha dormito tutta la notte. Ha segnato il quinto gol del 5 a 1 e ha mostrato la famosa maglietta “6 unica”. Quella sera si sono dati il primo bacio».
Ora però è finita.
«Ho letto, devo crederci. Anche se, per come lo ricordo io, Totti era presissimo di lei, sia dal punto di vista fisico che mentale, la vedeva come la Madonna, credo che l’abbia desiderata fino all’ultimo... forse non si è sentito ricambiato, compreso... e alla fine magari si è guardato intorno, però non so niente per certo, solo supposizioni... Per me Francesco è un amico, se ho bisogno di lui so che c’è sempre, ma lui va avanti anche senza di me, Ilary invece non so se avrebbe fatto tutta questa strada...»
Noemi Bocchi le assomiglia moltissimo.
«Io non la vedo questa somiglianza. Ilary era una bambola. Noemi è più bassina, sensuale, già donna, un’ottima madre, un tipo tranquillo. Pure lei all’inizio su Francesco era scettica, non è che è lanciata subito. “L’altra sera sono stata al torneo e c’era l’amico tuo”, mi ha raccontato dopo il primo incontro. Tutto lì».
Dopo però pare sia diventata una storia importante.
«Così dicono, boh. Certo se dopo tutti questi mesi e tutto questo casino ancora si frequentano, è segno che qualcosa tra loro esiste, che non è solo amicizia. E che c’è di male? Francesco Totti e Ilary Blasi si sono comunque amati tantissimo, sono genitori meravigliosi, che hanno educato i tre figli nella normalità, senza viziarli, Cristian e Chanel hanno una macchinina sola divisa in due, per dire. Belli come il sole, avevano il mondo ai loro piedi, resistere alle tentazioni deve essere stato difficile. Ora però auguro a entrambi un futuro bellissimo».
Marco Bonarrigo per corriere.it il 14 luglio 2022.
«Cosa volete che vi dica? La vita va avanti veloce, a un certo punto ci si guarda in faccia e non ci si riconosce più. Arrivati a quel punto è giusto prendere strade diverse per rispettarsi a vicenda».
È un Francesco Moser diverso da quello chiacchierone e aggressivo che tutti conoscono, un Moser quasi malinconico quello che, dal suo Maso di Palù di Giovo dove si gode il Tour de France in tv («Gran bella corsa e grande spettacolo»), accetta di chiacchierare sul suo divorzio da Carla Merz, dopo 42 anni di matrimonio e tre figli cresciuti in un borgo che per molti da sempre è una sorta di feudo familiare.
Il vostro divorzio ha fatto clamore, Francesco?
«Forse perché è venuto fuori assieme a quello di Totti: i giornali hanno associato fatti molto diversi, però. In realtà la notizia è vecchia: siamo separati da tre anni, abbiamo firmato le carte per il divorzio a maggio, due mesi fa. Qualcuno deve aver scovato la notizia in Municipio ed eccoci qui».
Dopo 42 anni.
«Tantissimi, me ne rendo conto, specie se aggiungiamo il fidanzamento. Forse, adesso che tante coppie si separano presto, la gente è rimasta colpita da questo: la vera notizia è che siamo rimasti sposati per 42 anni».
I Totti si separano con veleni e strascichi legali. Voi?
«Noi no, credetemi. Ci abbiamo ragionato sopra da persone civili, siamo rimasti in buoni rapporti come si dice in questi casi. Ci vediamo, ci sentiamo, mangiamo assieme, ci occupiamo dei nostri figli che sono grandi ma hanno sempre bisogno dei genitori. E poi c’è il vino. Per noi la famiglia è tante cose».
Lei ha 71 anni e ancora adesso fa la vita del corridore, sempre in giro per il mondo tra cene, cerimonie, pedalate con gli sponsor. Sempre in fuga dalla vita familiare?
«A me è sempre piaciuto vivere in modo dinamico, conoscere persone e posti nuovi o ritrovare vecchi amici viaggiando e pedalando. Alla Carla ho proposto fin dall’inizio della nostra relazione di venire in giro con me ma non è il tipo di vita che le piaceva e io ho sempre rispettato le sue scelte. Però credo di essere stato anche un buon uomo di casa e di famiglia: i ragazzi li abbiamo cresciuti assieme e questa è sempre stata la priorità».
Non è che c’è un’altra persona nella sua vita?
«No, no non c’è nessun’altra, si figuri».
Rimpianti?
«No. La vita corre veloce, un po’ come una gara ciclistica. Fai delle scelte, prendi delle decisioni che non sai se sono giuste o sbagliate. Ma la vita non puoi correrla un’altra volta. Sono, siamo sereni e al momento la nostra preoccupazione è un’altra».
Quale?
«L’acqua. La siccità si sta facendo sentire in modo pesante qui in Trentino e in Val di Cembra in particolare. I torrenti sono in secca, per irrigare le vigne ricorriamo ai pozzi artesiani ma adesso siamo arrivati al goccia a goccia. Se va avanti così non ho davvero idea di cosa possa succedere. L’orgoglio della famiglia Moser non è più Francesco l’atleta ma il vino: abbiamo lavorato duro e dato lavoro a tanti giovani, ma senza acqua sarà durissima».
Totti-Blasi, storia del cerchio magico dell’ex Capitano e del clan di Ilary che non si sono mai tanto amati. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 15 Luglio 2022.
Nel cerchio magico dell’ex Capitano della Roma pochi fidati amici, in quello della quasi ex moglie, le sorelle, la parrucchiera e la portavoce Graziella, detta «Il Generale».
Non c’eravamo tanto amati. Se Francesco Totti e Ilary Blasi, prima di dirsi addio dopo 20 anni insieme e 17 di matrimonio, si sono comunque voluti molto bene, i rispettivi e ristretti clan di amici e parenti non si sono mai trovati particolarmente simpatici. Perciò abbandoneranno con sollievo il peso di doversi sopportare per forza, ora che le vite dei due protagonisti si sono divise.
I suoi primi giorni da ex Francesco li passa con l’ex compagno di squadra e di scorribande notturne (ai bei tempi) Vincent Candela, sono inseparabili. Mentre Ilary postava su Instagram zebre e giraffe e monokini dalla Tanzania, l’ex numero 10 giallorosso si sfogava a colpi di racchetta sul campo da padel del Fight Club, il circolo di Vincent in quel di Morena, periferia sud della Capitale. «Francesco ha una bandeja da professionista, è uno a cui piace chiudere subito il punto», la sua recensione. E in una storia su IG il francese riflette: «Non si perde mai, si vince o si impara», ogni riferimento esistenziale forse non è casuale. Cruciale il ruolo di Emanuele Maurizi, uno degli amici più cari di Francesco. Nell’unica foto di Totti insieme (forse) a Noemi Bocchi, 34 anni, accreditata come nuovo amore segreto, scattata lunedì 23 maggio allo stabilimento termale Thermes Marins di Montecarlo, in cui si vede il campione chiacchierare con degli amici e una bionda con chignon ritratta di spalle a mollo in piscina che pare proprio lei (scoop di Claudio Pea, storico giornalista sportivo), si riconosce Maurizi, che quindi deve saperne parecchio, ma come gli altri, vede, sente, però non parla. Inutile insistere. Una dote rara, in una città in cui chiacchierano tutti, pure i sampietrini. Era sempre lui, nel servizio fotografico di «Chi» sulla nottata di Totti a casa Bocchi, ad accompagnarlo con la Smart per depistare i paparazzi.
Cruciale anche il ruolo di Giancarlo Pantano, 45 anni, ex centrocampista della Cisco Roma, che conosce Francesco da quando erano ragazzini e lavora al Totti Sporting Club. C’era lui seduto accanto a Noemi allo stadio di Tirana, per la finale di Conference League e sul volo privato con cui sono arrivati tutti in gruppetto da Montecarlo, salvo poi separarsi per depistare. Oltre a quello ufficiale, Riccardo, molto schivo, Totti ha un quasi secondo fratello, ovvero il cugino Angelo Marrozzini, che chiama Pisolo («Dice che dormo troppo, ma che ci posso fare se non ci ho niente da fà?»), asilo, elementari e medie insieme, testimone del matrimonio, stesso gladiatore tatuato sul braccio dopo lo scudetto del 2001 che anni fa raccontò: «A 11 anni se semo dati due pizze, tutta colpa del pallone, poi è finita che ci siamo abbracciati». A lui, guarito dopo un terribile incidente che lo mandò in coma, Francesco nel 2008 dedicò il gol n.200, nella notte di Berlino del 2006, con la Coppa del Mondo tra le braccia, indossò la maglietta di Angelo.
E poi c’è sempre, appena più defilato di prima, il mitico Vito Scala, preparatore, confidente, braccio destro, padre sussidiario, conosciuto alla scuola media Pascoli, era il suo insegnante di ginnastica. Messo da parte negli ultimi anni dall’invadenza del clan Blasi. Ma ha resistito ed è ancora una figura importante, che conosce ogni segreto e ha coperto ogni altarino del campione giallorosso. Il microcosmo tottiano comprende poi tre ristoranti dove Francesco si sente come a casa. Consolini a via Marmorata, dove festeggiò la vittoria del campionato 2001 affacciato alla terrazza come un Papa verso la folla festante, La Villetta di Claudio Olivetti, zona Piramide, in cui celebrò più tristemente l’addio al calcio del 28 maggio 2017 con torta, balli e trenino tra i tavoli. E L’Isola del Pescatore a Santa Severa di Stefano Quartieri, dove fece la proposta di matrimonio a Ilary. E dove spesso va a cena anche Noemi Bocchi, guarda tu. La colonna però resta la mamma Fiorella, che da bambino lo accompagnava agli allenamenti («Un tempo però era della Lazio», ha raccontato divertito Francesco nell’autobiografia «Un Capitano» di Paolo Condò) e anche adesso veglia su di lui, rattristata dalla separazione, specie per i tre nipoti, ma pare non troppo dalla perdita di una nuora con cui non si è mai presa davvero (non che le altre fidanzate le piacessero di più).
Ilary invece è legatissima a sua sorella Silvia, la maggiore, con cui è volata in Tanzania, coinvolta sempre di più, negli anni, nella gestione delle attività di Francesco, di cui per un periodo ha curato anche l’immagine, causa scatenante dei primi dissapori coniugali. Il padre Roberto e il cognato Ivan Peruch (marito di Silvia) gestiscono il centro sportivo di Totti e guidano, con Ilary, la società che stipula i suoi contratti pubblicitari, un ruolo mica da poco. Intrecci che hanno complicato il lavoro degli avvocati per la separazione. L’altra sorella Melory, ortottista, se ne sta in disparte (e il marito Tiziano Panicci ancora di più), ma l’altro giorno polemizzava con Alex Nuccetelli, il pr romano che nel 2002 presentò Ilary a Francesco. «Credo che certi amici farebbero meglio a stare zitti». Anche il cerchio magico di Ilary è piuttosto ristretto e diffidente. Ne fa parte a pieno titolo la portavoce e manager Graziella Lopedota (che si occupa anche di Michelle Hunziker e Ambra Angiolini), mente di quel comunicato stringato e freddo con cui è stata annunciata la separazione. Dura e volitiva, la chiamano «Il Generale». Nonostante le continue trasferte a Milano, modello pendolare, la conduttrice non ha aggiunto nuovi componenti al clan dei fedelissimi. Tra le poche confidenti della showgirl resiste la parrucchiera Alessia Solidani, compagna anche di molte vacanze. A parte c’è Silvia Toffanin, ex Letterina come lei, l’unica vera amica di Ilary tra i Ricchi & Famosi.
Totti e Blasi, l’accordo per la separazione c’è già: a Ilary la villa, un assegno e sarà liquidata delle quote. Salvatore Riggio su Il Corriere della Sera il 13 Luglio 2022.
Accordo raggiunto in via stragiudiziale. Intanto Ilary Blasi parte per la Tanzania con i tre figli. Separazione «con negoziazione assistita», tutto chiuso in pochi mesi
La fine di una storia d’amore importante comporta spesso grandi scossoni. Non potranno sfuggire a tutto questo nemmeno Ilary Blasi e Francesco Totti, che lunedì 11 luglio hanno reso pubblica — con due comunicati separati (inizialmente sarebbe dovuto essere congiunto) e dai toni decisamente differenti — la loro separazione.
Ma adesso cosa accadrà? Ilary resterà ad abitare con i suoi tre figli nella casa coniugale (la mega villa dell’Eur da 25 locali) e riceverà ogni mese da Francesco Totti un assegno di mantenimento a diversi zeri. Sarebbero questi i termini dell’accordo tra l’ex capitano della Roma e la presentatrice tv. Un accordo che, come riporta Il Messaggero, sarebbe stato raggiunto in via stragiudiziale e che si dovrebbe perfezionare entro domani, giovedì 14 luglio. L’accordo raggiunto prevederebbe anche che Totti liquidi la moglie delle sue due partecipazioni societarie, entrambe al 90% (le quote restanti sono dei parenti di Ilary) nella Number Five srl e nella Società sportiva Sporting Club Totti. Per il resto i coniugi sono in separazione dei beni.
Accordo raggiunto a fari spenti
Prima di rendere pubblica la notizia della separazione, infatti, la coppia avrebbe agito a «fari spenti» per trovare una quadra. Da qui si intuisce il perché della smentita di febbraio, quando Dagospia divulgò per la prima volta le voci sulla crisi e sulla relazione tra l’ex capitano giallorosso. Nel frattempo, Ilary Blasi è volata in Tanzania per un safari in Africa (programmato da tempo) con la sorella Silvia e i figli, Cristian, Chanel e Isabel.
Quella scelta da Ilary e Totti è stata una separazione «con negoziazione assistita», procedura introdotta nel 2014 che consente di conseguire lo status di separati in breve tempo e senza andare in Tribunale.
I coniugi, assistiti dai loro rispettivi legali, stabiliscono l’affidamento dei figli minori, le disposizioni di carattere patrimoniale, chi dovrà provvedere al mantenimento e in quale misura. Una volta raggiunto l’accordo, viene sottoposto all’autorizzazione del pubblico ministero e poi trasmesso dagli avvocati all’anagrafe comunale per la ratifica. In sostanza, con la negoziazione assistita in un mese e mezzo al massimo la procedura si conclude.
Totti e Ilary: avvocati ancora al lavoro per l’accordo su ville, azioni e quote di società. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 16 luglio 2022.
Dopo l’annuncio della separazione la trattativa prosegue anche sugli introiti pubblicitari del Capitano.
Era troppo bello per essere vero. Una separazione amichevole, rapida e indolore. Senza contrasti, senza rivendicazioni. Magari. Non è andata così. Se l’addio sentimentale tra Francesco Totti e Ilary Blasi è compiuto – e certificato dalla prima allegra vacanza da neo-single della conduttrice dell’Isola dei Famosi, partita detto fatto per la Tanzania e arrivederci a tutti – per quello patrimoniale ci sarà da penare ancora. Perché niente è stato deciso, si apprende da fonti qualificate. Sì, plausibilmente Ilary si aggiudicherà la mega-villa dell’Eur (25 stanze, doppia piscina, campi da padel, palestra superaccessoriata, valore intorno ai 10 milioni), per viverci con i tre figli, Cristian, Chanel e Isabel. Quanto al resto, la spartizione di quote, azioni, interessi e altre proprietà immobiliari tipo la villa di Sabaudia con tanto di tunnel privato sotto le dune (non proprio «du’ spicci», come li liquidò lei, ironica, nell’intervista a “Verissimo”, quando ancora smentiva ogni crisi coniugale) o la quantificazione di un assegno per alimenti, non c’è niente di fatto. Anzi, al momento è tutto fermo, perché una delle due parti in causa è appunto assente.
Quando tornerà, i due avvocati - per lei Alessandro Simeone, matrimonialista di Milano, per lui Antonio Conte, già legale della Roma, di Daniele De Rossi e Nicolò Zaniolo – riprenderanno la complessa trattativa, considerati i molti intrecci economici tra i Totti e i Blasi: il papà di Ilary, Roberto, e il cognato Ivan, marito della sorella Silvia, sono coinvolti nella gestione delle attività dell’ex numero 10 giallorosso (che per quieto vivere ha sempre lasciato fare, specie quando ancora giocava a calcio e aveva altro a cui pensare). E hanno voce in capitolo pure sui suoi contratti pubblicitari. Mica poco. Non risulta invece che sia già all’opera un commercialista.
Ilary a quanto pare non ha fretta. E continua il suo safari africano, postando su Instagram foto da turista (zebre, giraffe, savana, tramonti, monokini a bordo vasca, lei in tunica oro e corallo, cocomeri, sì, pure quelli). In un mini-video c’è la piccola Isabel che le fa le treccine nei capelli. E funziona. Di colpo, dopo il comunicato con cui annunciava urbi et orbi la separazione da Totti, i suoi follower hanno superato i 2 milioni (Francesco però ne ha 4,6), segno che la sua popolarità è in ascesa. Nonostante i soliti beceri hater che sono andati a sfogarsi sul profilo della sorella Melory: «Ma statti zitta va, che tua sorella è stata mantenuta per venti anni e si prende una mega villa e più anche il mantenimento». Insulti rispediti seccamente al mittente. «Smettila di dire stron…, che problemi hai?», ha risposto la minore delle tre sorelle Blasi. La Tanzania però è sufficientemente lontana per non curarsi di loro.
Ilary del resto difficilmente mostra i propri sentimenti in pubblico. «È sempre solare e allegra, pronta alla battuta, se aveva dei problemi lo ha nascosto molto bene», racconta di lei Vladimir Luxuria, opinionista all’Isola dei Famosi. «Non si è confidata ed io non ho posto domande indiscrete. L’unica cosa che ho notato è che non nominava mai Francesco, mai». Così in un altro continente Ilary Blasi potrà serenamente ignorare pure le illazioni ininterrotte su una sua presunta relazione segreta. Che mai nessun paparazzo è riuscito a scoprire. Quella di cui ha parlato il settimanale “Chi”, svelando che la crisi definitiva sarebbe scoppiata quando Francesco avrebbe scoperto dei messaggini compromettenti sul cellulare della moglie. Il misterioso mittente per qualcuno sarebbe Antonino Spinalbese, hair stylist, modello e influencer, nonché ex di Belen Rodriguez. Altri sostengono trattarsi di Cristiano Iovino, bruno, palestrato e iper-tatuato personal trainer e influencer anch’egli, interessi tra Roma e Milano, in curriculum un flirt con Giulia De Lellis e Zoe Cristofoli (prima che sposasse il difensore rossonero Theo Hernandez), ma a stare troppo dietro al vortice di pettegolezzi gira la testa.
Da golssip.it il 15 luglio 2022.
La separazione tra Ilary Blasi e Francesco Totti sta avendo strascichi anche sulle rispettive famiglie. La sorella di Ilary, Melory, è stata duramente attaccata sul suo profilo Instagram dopo aver detto che "certi amici farebbero bene a stare in silenzio" (riferendosi a Alex Nuccetelli).
Un follower le ha scritto: "A Melory prima di parlare degli amici di Totti pensa a tua sorella che è meglio...vergogna". Risposta secca di Melory:"Lo conosco da 20 anni, vergognati tu!". E poi ancora: "Ma statte zitta! Tua sorella è stata mantenuta per 20 anni e si prende una mega villa e anche il mantenimento, volate basso che è meglio famiglia Blasi!". La sorella di Ilary ha risposto sempre mantenendo toni civili: "Ma te la smetti di dire st****ate? Qual è il tuo problema?".
Da open.online il 12 luglio 2022.
Alla fine salta anche il comunicato congiunto. La separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi, annunciata a febbraio, smentita furiosamente dai protagonisti è stata infine confermata ieri da lei. Proprio mentre il settimanale Chi lanciava una cover con la cronologia e immagini rubate che documenterebbero l’incontro notturno dell’ex capitano della Roma con la presunta nuova fiamma, due giorni prima dell’ufficializzazione della separazione.
«Dopo vent’anni insieme e tre splendidi figli, il mio matrimonio con Francesco è terminato. Il percorso della separazione rimarrà comunque un fatto privato e non seguiranno altre dichiarazioni da parte mia. Invito tutti a evitare speculazioni e, soprattutto, a rispettare la riservatezza della mia famiglia», ha detto lei all’Ansa ieri sera.
Quanto a lei, il quotidiano racconta che tutto è precipitato circa cinque mesi fa. Francesco avrebbe trovato “messaggi sospetti” sul suo telefonino, raccontano le cronache e il gossip. Chissà come, visto che ogni cellulare ha un sistema di password e impronte digitali che lo protegge. Ilary era stata accostata all’attore Luca Marinelli (vicenda smentita furiosamente). Totti qualche giorno fa si è fatto accompagnare da un amico a casa della nuova fiamma alle 20,30 e ci è rimasto fino alle 2,30. Ilary, che a breve partirà per un viaggio in Africa, ha costruito un rapporto a Milano, racconta sempre il quotidiano.
Le nove società e gli immobili
La parte economica è la più brutta in ogni separazione. La casa in cui vivevano entrambi resterà a lei, che rimarrà ad abitarci con i figli. All’ex capitano della Roma sono riconducibili sette società immobiliari in cui Totti ha investito i guadagni da calciatore. La showgirl ne ha due. Il matrimonio è in separazione dei beni. Ilary ha due sole partecipazioni al 90%: la Number Five srl e la Società Sportiva Dilettantistica Sporting Club Totti. Nella prima il padre di lei, Roberto, è amministratore unico. La seconda gestisce il centro della Longarina.
Ma l’impero dei Totti è soprattutto immobiliare. La società si chiama Vetulonia, come quella via di Porta Metronia dove il campione è nato citata sempre nelle canzoni a lui dedicate dal folklore romano. Repubblica ricorda invece che la gestione dell’immagine, della pubblicità, delle apparizioni tv, film, libri e serie televisive è affidata alla NumberFive, una società che è invece tutta della famiglia Blasi. È quella la società che stipula tutti i contratti extracalcistici dell’ex capitano della Roma. E infatti, racconta il quotidiano, il primo segnale di rottura è stato l’allontanamento della sorella di Ilary Blasi che curava la comunicazione di Totti. (…)
Silvia Scotti per “la Repubblica” il 12 luglio 2022.
Casa Totti doveva essere una sit-com (e doveva far sorridere). È invece uno dei tantissimi appartamenti che l'ex capitano della Roma si troverà a dividere con la futura ex moglie in un contesto in cui è rimasta poca felicità.
Ma quando l'amore passa, il mattone resta. Anche se si passa dalla commedia alla tragedia familiare. Ed è nel mattone che gli investimenti di Totti sono stati come il suo talento: sconfinati.
Negozi nei centri commerciali, palazzine intere anche affittate al comune, appartamenti in città, ville. Nome della società immobiliare: Vetulonia. Il nome del cuore. Quello della strada a Porta Metronia, la zona dove è nato, cresciuto, ha iniziato a giocare e da dove è dovuto scappare all'improvviso quando si è capito che sarebbe diventato un campione e ogni giorno c'era la processione di tifosi davanti al cancello.
Le case saranno divise, pensando sempre ai figli. La casa al mare, a Sabaudia, è loro. Totti non ci andrà con la nuova compagna, Noemi Bocchi. Anche la villa da oltre 1500 metri quadrati al Torrino è di Cristian, Chanel e Isabel. L'attico dove la coppia ha vissuto, all'Eur, è ora in affitto. La casa di lui dove viveva il fratello è della mamma. La villa a Casalpalocco, vicino al mare, dove viveva con il clan prima del matrimonio resta a lui. E dove, almeno fino alla rottura di febbraio quando la rottura è diventata (quasi) ufficiale, pensava di andare.
La NumberTen, fondata nell'anno dell'unico scudetto vinto , il 2001, è la holding a cui fanno capo della società di Totti. C'è la mamma di Totti, Fiorella, consigliere. Il presidente è Riccardo, il fratello. Il patrimonio è di 7 milioni.
Calcolare quanto abbia guadagnato extracalcio (da giocatore ha incassato quasi 100 milioni) è complicato, nel dettaglio ne ha la percezione solo il commercialista che lo segue da quando ha iniziato a giocare. Ora Totti gestisce giovani talenti.
Insieme a Candela, amico inseparabile e compagno a padel, e al procuratore Pietro Chiodi (Ex Chivu e Di Francesco) ha una società che cerca e cura gli interessi di ragazzi che, forse, diventeranno calciatori.
La gestione dell'immagine, della pubblicità, delle apparizioni tv, film, libri e serie televisive è affidata alla NumberFive una società che è invece tutta della famiglia Blasi: stipula tutti i contratti extracalcistici dell'ex capitano della Roma. Il primo segnale di rottura è stato l'allontanamento della sorella di Ilary Blasi che curava la comunicazione di Totti.
Ed è stato nel turbolento periodo dell'uscita della serie tv tratta dal libro che ci sono stati numerosi problemi.
Nei comunicati, dove è stato usato il metro della sottrazione tra gli inevitabili "rispetto per i figli, richiesta di riservatezza, dolore", non si parla di divisione. Dei beni. A febbraio l'accordo era quasi fatto.
Lo strappo del 21, quando la notizia della crisi è diventata pubblica, ha frenato le discussioni. Il clamore suscitato ha convinto la coppia a recitare una scena da famiglia felice, quella che doveva essere al centro della sit-com, e negare. Ora dovranno decidere come gestire gli immobili, anche se i legali e il commercialista che gestisce Totti ha da mesi il controllo della situazione e sta facendo calcoli.
Non sarà facile e liti degli ultimi giorni, i tradimenti incrociati non aiutano. La lite che ha portato a fare due comunicati disgiunti: le foto di Chi che certificano la notte di Totti a casa di Noemi non hanno aiutato a ricomporre la crisi. Sarà un'altra partita per Totti: ora iniziano ai tempi supplementari della sua vita.
Daniele Autieri per “la Repubblica - Edizione Roma” il 12 luglio 2022.
Ormai è ufficiale. L'incantesimo si è spezzato e come la conclusione di ogni favola anche la fine dell'amore tra Francesco Totti e Ilary Blasi porta con sé le sue naturali conseguenze. In termini di cuori infranti, ma anche di interessi da condividere.
Gli oltre 16 anni di matrimonio sono stati anche il motore della Totti&Ilary Spa, una centrale economica capace di muoversi su business trasversali, dall'immobiliare all'intrattenimento.
Pochi mesi dopo il 19 giugno del 2005, data del matrimonio, la Totti e Ilary era già una società per azioni mossa dall'abilità di entrambi nel reinvestire i guadagni sportivi e televisivi.
Nel 2007 i due sono infatti soci della Never Without You srl, un marchio d'abbigliamento promosso insieme ad altri calciatori, mentre il Capitano fonda prima la Numberten, che gestisce i suoi diritti d'immagine e dove detiene la partecipazione di maggioranza, quindi controlla altre due società, la Longarina srl e la Immobiliare Dieci, entrambe attive nell'immobiliare.
Negli anni la rete di società cresce e sotto la capogruppo Numberten nascono una serie di piccole srl (la Ft 10, la Immobiliare Acilia, la Immobiliare Ten) che lavorano nella compravendita immobiliare e danno risultati variabili, da ricavi di 1 milione di euro a qualche piccola perdita. Per la coppia d'oro gli affari non vanno sempre a gonfie vele.
Nel 2017 viene messa in liquidazione la Never without You, la società con cui erano partiti insieme dieci anni prima. Il sogno di creare un marchio popolare, capace di entrare nel business «del commercio all'ingrosso e al minuto» (come si legge nella ragione sociale dell'azienda) non si realizza, ma questo non intacca la carriera imprenditoriale della coppia.
Nonostante i tanti investimenti, la forza economica dei due rimane quella della loro immagine e della loro professione: Totti il campione e Ilary la showgirl che arriva a condurre "Le Iene" e il "Grande Fratello". Sono quindi le sponsorizzazioni e i super ingaggi a far esplodere il giro d'affari della coppia che oggi è difficilmente quantificabile.
Il sito Money.it ha analizzato i guadagni di Totti quantificando come soli introiti della carriera calcistica 84 milioni di euro netti. Anche Ilary Blasi viaggia a ritmi elevati: secondo il settimanale Oggi il cache per la conduzione dell'Isola dei Famosi si è aggirato sui 50mila euro a puntata.
Francesco ha continuato a vivere nel mondo del calcio. Oggi, oltre alla Numberten e alla Longarina, Totti risulta socio e amministratore della Vetulonia srl, immobiliare, ma soprattutto della IT Scouting, costituito per avviare la nuova carriera di scopritore di talenti. Una carriera che dovrà gestire senza avere più al suo fianco la socia non tanto occulta delle sue imprese fuori dal campo.
Estratto dell'articolo di Rosario Dimito per “il Messaggero” il 12 luglio 2022.
[...] All'ex capitano giallorosso dal 1998 al 2017 fanno capo sette società di cui sei controllate direttamente. Alla showgirl, convolata a nozze con il calciatore il 19 giugno 2005 da cui ha avuto tre figli, due ed entrambe di proprietà. I due sono in separazione di beni quindi non c'è nessuna interferenza reciproca.
La Numberten srl fu costituita ad aprile 2001, alla vigilia dello scudetto, ed è considerata la capofila delle attività, Totti ha il 100% delle azioni di un capitale di 119 mila euro, il fratello Riccardo è il presidente, la mamma Fiorella Marrozzini consigliere.
L'azienda che ha come oggetto sociale la prestazione di servizi per i personaggi dello spettacolo, atleti professionisti e la ricerca di testimonials, ha un patrimonio netto di 7 milioni, produce utili per 4, dando lavoro a due dipendenti. Vetulonia srl, è anch' essa 100% Totti che è amministratore unico: 20 mila euro di capitale, è una immobiliare, con esclusione dell'intermediazione, può comprare, vendere, frazionare.
Tre controllate operano come «agente sportivo», «assistenza e consulenza ad allenatori sportivi ai fini della conclusione, risoluzione, rinnovo del contratto» [...]: IT Scouting srl, CT10 srl, Coach Consulting srl gestite con gli agenti sportivi Giovanni Maria Demontis e Pietro Chiodi.
Totti ha anche un cip dello 0,09% nel Campus biomedico di Milano [...]. Due sole le partecipazioni di Ilary, entrambe al 90%: Number Five srl, Società sportiva dilettantistica sporting club Totti. La prima ha per oggetto la promozione di attività formative, produttive, commerciali in ambito televisivo, cinematografico, teatrale. [...]
Totti-Ilary, quando nasce la crisi che ha portato alla separazione. Silvia Scotti su La Repubblica il 12 Luglio 2022. Le tappe di una storia che si è logorata molto prima dei due comunicati disgiunti
Se il momento più difficile è quello in cui dirsi addio, il momento della rottura è indefinito. Impossibile da capire, da ricordare, da mettere a fuoco. Ma c'è, c'è sempre e c'è anche nella storia d'amore tra Francesco Totti e Ilary Blasi, una storia che ha smesso di sembrare una favola.
L'addio allo Sceriffo
ll primo momento in cui cambia qualcosa. A ottobre 2020 muore Enzo Totti, padre orgoglioso e discreto dell'ex capitano della Roma. Un'ombra mai ingombrante ma sempre fedele che ha coccolato, seguito e protetto un figlio baciato dal talento. Muore di Covid, aveva avuto un infarto qualche anno prima. Lo chiamavano lo Sceriffo, perché manteneva ordine. E lì l'ordine si perde. Qualcosa si rompe. Il dolore, le emozioni e soprattutto le reazioni sono diverse. Le priorità nella ex coppia d'oro, dopo il funerale, non si somigliano affatto. Gli argomenti che vengono affrontati non coincidono. E Totti non ne è felice: inizia a guardare da vicino la sua vita.
Il Covid
Poco dopo, a novembre, anche Francesco Totti scopre di essere positivo. Ha febbre alta e ossigeno basso: sta male. Resta in isolamento nella villa dell'Eur con macchinari e medici del Campus, il professor Zangrillo che lo segue a distanza. In quella fase Totti riflette. Molto. Pensa ai tanti amici che ormai sono distanti, perché è la moglie ad avere la totale gestione della vita familiare. E alla famiglia di lei, che è invece molto presente: dalla sorella che si occupa della comunicazione e dei social dell'ex giocatore, alla società della famiglia Blasi che governa tutti i suoi ingaggi extracalcistici: dalle apparizioni in tv dopo l'uscita del libro, alla serie tv "Speravo di morì prima". Riflessioni amare, per la prima volta. Alle quali seguono le prime domande. Ma quando ci si chiede se si ama ancora, si ha già la risposta.
L'incontro con Noemi Bocchi
E arriva lei. Totti era pronto a entrare nel campo da padel e Alex Nuccetelli, pr e organizzatore di eventi, gli presenta Noemi Bocchi. Lui non le toglie gli occhi di dosso. Non era ancora iniziata l'estate e quel torneo al Circeo cambia la sua storia.
Inizio dell'amore
Noemi gli piace. Una ragazza che non accetta compromessi, che mette in chiaro subito cosa vuole e quanto sia disposta ad aspettare. Discreta, ma determinata. Che non permette spifferi, non sfoggia regali, pubblica quanto basta sui social. Ma a novembre, quando lui ha un incidente in macchina e lei fugge da una festa, mezza città viene a sapere che c'è una relazione.
Il telefono di Ilary Blasi
Ilary Blasi nel frattempo è sparita dai social di lui: non più una foto insieme, una story su Instagram. Appare sempre sola. Ma sola non è: fa filtrare poco, eppure molto si racconta. Ha un legame con un giovane, molto muscoloso, a Milano. Con un imprenditore di Napoli. Con un attore, forse Luca Marinelli. Ha perso la testa per un collega della tv, conduttore come lei. Certezze, nessuna. La lite furibonda davanti agli amici, per messaggi non cancellati di Mister X lasciati sul telefono e che Totti legge, fa scoppiare la crisi.
21 febbraio
Arriva poi il giorno in cui: allora si può dire? Sussurri, racconti, foto di Noemi allo stadio diventano pagine di siti e giornali. La vicenda è nota: loro provano a negare, i figli sono travolti dal clamore, fingono una cenetta da famiglia unita, Totti con voce strozzata e poco convinta pubblica una storia - da solo, senza di lei - per dire soprattutto: attenzione, ci sono tre bambini.
Non dribbla più
Ilary Blasi nega con forza in tv la fine del suo matrimonio durante le interviste di promozione del reality che avrebbe condotto poco dopo, L'Isola dei Famosi. Ma le smentite finiscono lì. La coppia non si vede più unita, da nessuna parte. Lui pranza tutti i giorni, dopo la partita a padel, con amici o con la guardia del corpo in un locale vicino alla casa all'Eur. E lei non c'è mai. Sui social, ognuno per proprio conto. Lei a Milano, sempre senza di lui. Lui a Tirana, con Noemi. A Montecarlo, con Noemi. La recita è finita: nessuno finge più. Si attendono solo i comunicati che devono dire: finisce tutto, anche il nostro amore.
Natalia Aspesi per “la Repubblica” il 12 luglio 2022.
Finalmente una buona notizia! Cioè a distanza di mesi la conferma di una buona notizia, a febbraio respinta come una crudele menzogna dei nemici del vero amore, come un impossibile lutto epocale non solo dei protagonisti ma anche del popolo sovrano.
Francesco Totti e Ilary Blasi, la coppia esemplare persino più dei Ferragnez perché più antica e con un figlio in più, e più televisiva che instagrammata (quindi più amata dai meno giovani che dai giovanissimi). L'annunciato annuncio di una dichiarazione comune per le 19, è arrivato due ore di nostri ansimi dopo, oltre le 21, e diviso in due: due comunicati, uno per ognuno dei due ex innamorati, prova tangibile di una separazione in disaccordo, dolorosa.
Più stringato quello di Ilary, e forse un po' arrabbiato, più dolente quello di Francesco, con un sottofondo di assunzione di responsabilità, in quella promessa di rispetto verso la moglie non più moglie. Tutti e due chiedono riservatezza, ma sarà dura, e rispetto per i loro figli, e vedo i social all'arrembaggio. A differenza di un popolo singhiozzante, io, sbarrata in casa per evitare il linciaggio oltre che i 50 gradi percepiti, trovo la separazione dei due amabili divi molto rasserenante.
Perché è la storia di una coppia tradizionale, niente di moderno, composta da un uomo e una donna, con tre figli (17, 15, 6 anni), che dopo 17 anni di matrimonio ce la fa ad uscire dalla prigione dei doveri della celebrità e dalla fallace promessa del per sempre: e riesce a prendere una decisione impopolare (secondo il popolo che vuole sante le celebrità), e per loro certamente dolorosa e segno di un privato fallimento, ma anche di scelta di normalità, quindi di libertà. Quella di tutte le famiglie che si formano per amore, che stanno insieme per amore, che diventano genitori per amore e poi il tempo quell'amore lo spegne, lo fa diventare una prigione, per l'uno, per l'altra, per tutti e due.
Come tutte le coppie ignote che si separano, chissà da quanto anche Ilary e Francesco ci pensavano, chissà da quanto il letto era diventato luogo di gelo e amarezza, e guardarsi in faccia una fatica, e tutti insieme a tavola coi ragazzi, spaesati, in silenzio. È difficile per una persona che come me, sa nulla di calcio e non segue le Isole e i Fratelli pur ritenendoli meraviglie, volendo saperne di più, trovare notizie sui vari social minimamente interessanti, secondo il destino del sapere nuovo, copiato e ricopiato, mai indagato, mai completo. Per fortuna c'è ancora un manipolo di giornalisti eroici che hanno dimestichezza con l'italiano e la professione, tanto da fare persino delle ricerche, informarsi.
E così ho ritrovato parole sulle ragioni della genialità, della grandezza del Pupone sui campi di calcio, del campione del mondo, bello e timido da far impazzire gli stadi e anche le signore che mai ci avevano messo piede. E la Ilary, non solo molto molto carina, immagine di giovinezza e gioia, ma anche simpatica, sempre ridente, intelligente, e l'incontro fatale tra loro, due celebrità che davvero si innamorano e formano una delle tante coppie dagli eventi indimenticabili, con un vasto pubblico di seguaci: calcio e pubblicità, giorno del matrimonio e nascita di figli, uniti negli affari, nella beneficienza, film, fiction, libri.
Oggi le star svaniscono in un baleno, vedi influencer in quanto foruncolose, e la coppia Totti-Blasi, anzi per essere attuali Blasi-Totti, appartiene allo zoccolo duro della fama concreta, per l'eccellenza in campi diversi e per il seguito di appassionati veri, non follower lamentosi. Anche per loro, è stato più facile gestire il diverso successo che il proprio legame, sarà complicato anche dividere il denaro accumulato insieme e soprattutto il dovere di gestire lo smarrimento dei figli: di cui dò alla coppia il grande merito di averli protetti dalla celebrità dei genitori, consegnandoli alla dolcezza dell'anonimato.
La sospettata Signora Cattiva è una Bionda che pare Ilary ma molto meno carina, che si è conquistato il Totti con il padel e forse altre seduzioni. Auguri ovvio, a tutti. Sui social gli ammiratori si strappano i capelli, "Sono Sconvolto!" "Ditemi che non è vero!" e massima conclusione "Allora l'amore non esiste!" Stringi stringi non si esce dalla fiaba. Perché l'amore esiste e per questo finisce.
Totti e Ilary, dai baci all'addio: la favola vip diventa umana. La showgirl plurigettonata e il campione mondiale da sempre militante nella Roma non hanno retto al giro di boa del diciassettesimo anno di vita matrimoniale. Enrica Simonetti su La Gazzetta del Mezzogiorno il 12 Luglio 2022.
Capitano, oh capitano Totti. Principessa, oh principessa televisiva Ilary. Voi, belli, biondi, ricchi e famosi: ma come siete diventati umani da poche ore! Vi separate al pari di tanti comuni mortali meno belli, meno ricchi e meno gossippati di voi. Anche i motivi sono i... soliti, perché lui forse ha un'altra, che tanto per cambiare si chiama Noemi - nome di berlusconiana memoria -, fanciulla che ha conosciuto ad un torneo di padel (sport figo che ora fan tutti); lei forse a sua volta ha un altro - o l'ha avuto - ma comunque mal sopporta da cinque anni la pensione anticipata di lui (e accade in qualsiasi coppia long-term). Non solo. Di mezzo ci sarebbero pure i parenti di lei che si sono messi a lavorare con lui e che pare abbiano creato disaccordi, praticamente i classici cognati/cognate che fanno saltare in aria le famiglie.
Corna, affari, dispetti, invidie. Finisce nel modo più «normale» – data la a/normalità dei nostri tempi - la favola di Ilary Blasi e Francesco Totti: la showgirl plurigettonata e il campione mondiale da sempre militante nella Roma non hanno retto al giro di boa del diciassettesimo anno di vita matrimoniale.
Altro che supervip dalle vite sognate: ora che il gossip li avvolge, sembra che all'improvviso la felicità di cui immaginavamo sia stata un ologramma. Su Dagospia si elencano tutti i viaggi fatti da lui e da lei in solitario negli ultimi tempi, cosa che faceva presagire la crisi. Tre figli di 17, 15 e 6 anni (Chanel, Cristian e Isabel, mai sia un nome italiano!) dovranno ora passare weekend alternati dall'uno e dall'altra, qui o lì, con uno zaino in spalla, con i genitori in giro con gli occhiali neri, preoccupati dall'evitare i paparazzi. Ma, come ai tempi dell'amore, anche ora la coppia-ex-coppia sarà la regina estiva delle copertine e dei siti: non cambierà molto, perché si attende la vacanza di lui con la nuova, la lacrima di lei e il conforto di qualcuno, il tatuaggio della separazione etc etc. Un film stravisto.
Pensate che, provare per credere, sembra che i due fino ad oggi abbiano collezionato sulla Rete più foto e interviste di Biden e Draghi messi insieme. Ma si sa che così va il mondo: Ilary e Francesco divertono per le gaffe, per il romano ostentato, per la semplicità naïf o studiata che sia. Era una coppia tra l'umano e il soprannaturale, tra il pop e il supervip, quindi la loro «onnipresenza» continuerà. Anche l’amore ventennale che li ha uniti ne ha fatto dei beniamini degli appassionati del genere. Lui è diplomato in ragioneria ma ha ricevuto il master «honoris causa» in Strategie per il business dello Sport, cosa che comunque conosce bene: pare che abbia guadagnato solo per le 21 stagioni da calciatore ben 152 milioni di euro. Lei, nata per diventare famosa, era già a tre anni in Tv, quando apparve in uno spot dell'Olio Cuore accanto a Mariangela Melato. Impossibile elencare tutte le trasmissioni di cui è stata conduttrice e showgirl, ma le più recenti vanno da Sanremo a «Le Iene», dal «Grande Fratello» a «L'Isola dei Famosi». Entrambi sono testimonial di prodotti notissimi, entrambi hanno azioni patrimoniali e immobiliari che ora finiranno al centro della contesa.
L'ex coppia felice battaglierà per gli assegni, sicuramente un po' più carichi di quelli del separato-impiegato-medio e si contenderanno la mitica villa all'Eur invece del semplice appartamento da 60 metri quadri con mutuo annesso, ma alla fine è tutto uguale («L'amore non vuole possedere, vuole soltanto amare», disse l’inascoltato Herman Hesse).
Anche Totti e Blasi, come tutti gli ex, hanno storie Instagram da cancellare o chissà, da far rifiorire a colpi di fruttuosi like: baci allo stadio, occhi azzurri che si scambiano dolcezze, sfilata di coppe calcistiche sormontate dalla chioma di lei, figli - ovviamente biondi e belli - scarrozzati e fotografati sin da neonati allo stadio.
Tutto questo showbusiness si ferma e poi riprende più forte di prima, lo abbiamo visto in mille altri addii vippati. Pensate che, con tutto quello che accade nel mondo, ieri le redazioni – chi più chi meno - hanno atteso il comunicato stampa ufficiale della separazione dei due, annunciato per le 19 e giunto in ritardo. Scusateci se anche noi abbiamo dedicato questo spazio ad una coppia nota che si è lasciata, ma facciamo finta di aver raccontato una storia umana comune o la favola del capitano e della sua principessa che si erano tanto amati e che ora un po' tristi sono anche loro, come tutti quelli che costruiscono qualcosa con l'anima ma poi ne vedono il crollo. E' in questo che Hilary e Totti sono diventati umani: belli, ricchi, famosi, con il cuore un po’ a pezzi.
Chat, tradimenti e scenate: così è finita tra Totti e Blasi. Stefano Vladovich il 13 Luglio 2022 su Il Giornale.
Le voci della crisi si sono susseguite negli ultimi mesi. La nuova fiamma Noemi e la "fuga" a Tirana.
Le cene all'Isola del Pescatore, sulla spiaggia di Santa Severa, e l'incontro a Tirana, per la finale di Conference League. Stesso albergo, stanze separate, dicono. Dopo l'annuncio della separazione di Francesco Totti e Ilary Blasi - che ieri dalla Tanzania ha postato le prime foto da «single» assieme ai figli - i social impazzano. C'è chi giura e spergiura di averli visti nel castello trasformato in hotel 5 stelle di Lunghezza, Roma, chi a Montecarlo. Certo è che da almeno 8 mesi le scappatelle di Totti con la nuova fiamma, per molti un clone di Ilary con qualche anno di meno, sono sulla bocca di tutti.
«Totti è il mio salvatore. Magari se la prendesse lui», commentava ironico l'ex marito di Noemi Bocchi, l'imprenditore del marmo Mario Caucci, nel momento in cui Dagospia lanciava in anteprima assoluta la loro rottura e la relazione pericolosa. Mentre il capitano smentiva tutto, c'è chi raccontava dei messaggini scoperti da Totti sullo smartphone di Ilary con un fantomatico nuovo amore e che annunciavano burrasca. I due si sarebbero incontrati a Milano, vicino gli studi de «L'Isola dei Famosi» di Cologno Monzese. Un imprenditore, un personal trainer o un personaggio dello spettacolo? Smentito anche il nome dell'attore Luca Marinelli, della storia segreta di Ilary non esce nulla. Di Noemi, invece, si è scritto tanto. Romanista sfegatata, due figli, separata, con Totti aveva passato giornate intere sui campi di paddel della capitale. E dopo l'annuncio di lunedì, Francesco e Noemi sarebbero in partenza per una vacanza lontano dai riflettori.
Un matrimonio minato fin dall'inizio da quando, un mese prima delle nozze nel 2005, Flavia Vento confessa al settimanale Gente di aver trascorso una notte di passione con il calciatore. A convincere la Vento a svelare il flirt Lele Mora e Fabrizio Corona. Passano 13 anni e sul palco del Gf Vip la Blasi non si fa sfuggire l'occasione per attaccare Corona: «Ti rendi conto quello che mi ha fatto 13 anni fa? Tu giochi con i sentimenti. L'hai fatto anche con Silvia». Lo scorso aprile scoppia il caso Noemi. Altro che fake. E i social postano di tutto. «Totti e Ilary se stanno a lascià e questo pensa alla guerra». Detto da Joe Biden mentre stringe la mano a Vladimir Putin fa davvero strano. Ma questo non il meme più irrispettoso quanto irriverente di quelli postati ieri. E che, con molta amarezza, fanno anche un po' sorridere.
È il gossip del giorno, in un'estate infuocata, e non solo per il caldo africano, per migliaia di fan del capitano «c'è solo un capitano» e della ex Letterina, oramai anche ex moglie Ilary Blasi. Alla notizia ufficiale della separazione della coppia più amata dai romani(sti) i social sono letteralmente esplosi. Chi ha più fantasia ce la mette. E così è stato per tutta la giornata di ieri. La regina Elisabetta che commenta amara, sotto il suo cappellino turchese: «E così, anche Totti e Ilary si lasciano», oppure «Dimmi che stai aspettando il comunicato senza dirmelo» posterebbe un fantomatico quanto falso account di Totti a un'altrettanta falsa Ilary. «Sei unica» mostrava orgoglioso e molto sornione Totti in campo sotto la maglia giallorossa a un'imbarazzatissima Ilary. Gli smanettoni di photoshop ci mettono un secondo a trasformarla con «C'ho un'artra» alludendo con spavalderia tutta romana alla nuova fiamma del «Pupone», Noemi Bocchi. I social non si fermano. «Manco una pezza di Lundini ha ritardato così tanto», hashtag Totti # Ilary. Ma è ancora Elizabeth the Queen ad apparire sulle schermate di tutt'Italia. La regina è al telefono e incalza: «Non mi interessa di Putin, dimmi di Totti e Ilary», chiede a un misterioso interlocutore. «Alle 19 discorso a reti unificate», parla il capitano al posto del presidente Mattarella, postano altri. E «mentre tutti refreshano» Francesco dorme alla grande.
Ilary Blasi, corna a Totti? "Aitante e muscoloso", ecco chi è il vero motivo della separazione. Libero Quotidiano il 13 luglio 2022
Francesco Toțti e Ilary Blasi si sono lasciati dopo 20 anni. Nessun comunicato congiunto, segno che la situazione non è propriamente delle migliori: la prima a parlare all’Ansa è stata la conduttrice di Mediaset, seguita dopo pochi minuti dall’ex calciatore della Roma. Non è chiaro quale sia stato il motivo che ha scatenato la crisi e portato alla rottura, della quale si parlava già lo scorso febbraio.
Allora i diretti interessati avevano smentito per proteggere i loro tre figli, ma alla lunga sono dovuti uscire allo scoperto, anche perché il settimanale Chi sta per pubblicare delle foto esclusive di Totti che in piena notte entra ed esce dalla casa di Noemi Bocchi, sua nuova fiamma. Non sarebbe però stato il capitano il primo a tradire: secondo la ricostruzione di Chi, non è stata Noemi a far precipitare il matrimonio, ma un “aitante e muscoloso ragazzo” che Ilary avrebbe iniziato a frequentare a Milano. Totti l’avrebbe scoperta tramite dei messaggi non cancellati sul telefono: quello sarebbe stato l’inizio della fine.
Un episodio che spiega la frase sibillina di un caro amico di Totti, che provava a dare una spiegazione sulla crisi: “Ha capito chi è lei”. Di certo i diretti interessati non diranno nulla a riguardo, con la Blasi che si è già chiusa nel silenzio stampa: “Il percorso della separazione rimarrà un fatto privato e non seguiranno altre dichiarazioni da parte mia”.
Da liberoquotidiano.it il 12 luglio 2022.
Fabrizio Corona adesso si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Dopo la rottura tra Ilary Blasi e Francesco Totti, l'ex agente dei paparazzi mette nel mirino la conduttrice. Dopo lo scontro epico al Grande Fratello Vip, c'era attesa per capire quale fosse stata la reazione di Corona alla fine della storia ventennale tra la Blasi e l'ex numero 10 della Roma.
Corona non ha deluso le aspettative e ha immediatamente attaccato la Blasi: "Le sue dichiarazioni come al solito sono fuori luogo anche in momenti personali dolorosi. Egoriferite e accusatrici.
Dopo essersi sposata in diretta tv e aver vissuto di copertine, interviste, servizi posati, scoop finti e veri, tradimenti, ritorni amorosi, foto con figli e ogni volta esclusive strapagate, dopo essere diventata qualcuno grazie al gossip e solo perché è stata la compagna di Totti, chiede di non speculare a giornali, tv e fotografi. Quando lei lo ha fatto per 20 anni", ha affermato Corona.
Ma non finisce qui. Sempre Corona ha parlato anche dei problemi legati all'esposizione dei figli della coppia in questa vicenda: "Spiace veramente per i figli che non c’entrano niente ma la decisione di esporli sempre è stata la loro". Infine un post scriptum: "La separazione di Totti e Blasi ha riaperto un mercato portando soldi e lavoro per fotografi e carta stampata".
Dal profilo Instagram di Selvaggia Lucarelli il 12 luglio 2022.
A me spiace per Ilary e Totti perché mi sono molto simpatici entrambi e non mi interessa l’aspetto pruriginoso della vicenda, però visto che faccio la giornalista una cosa la voglio dire: per quanto non abbia apprezzato lo scavare nei tradimenti, la notizia della loro crisi e della separazione alle porte era vera.
Ti possono non piacere l’indelicatezza e l’eccesso di dettagli con cui viene data, ma se sai che è vera, questa smentita piccata, con insulto ai giornali (aveva anche fatto i nomi, li ho tagliati) francamente è pessima. Se ti dispiace per i tuoi figli, se li vuoi proteggere, puoi dire “mi spiace molto per quello che sto leggendo, sono questioni private che vorrei risolvere nell’intimità della mia famiglia, tutelando il più possibile i miei figli. Vi chiedo di tenerne conto, grazie”. E magari, se vuoi proteggerti e proteggere, eviti pure di sederti in un salotto tv. I giornali fanno il loro lavoro, che è dare una notizia.
Si può discutere sul come viene data, ma non sulla legittimità di darla, specie se si parla della separazione della coppia più nota, più involontariamente e VOLONTARIAMENTE esposta del mondo dello spettacolo. Quando si decide di regalare molto di sè al sistema, poi non si può pretendere di avere il controllo di ogni notizia. Non possiamo decidere di avere copertine e like per ciò che ci piace e un telo nero sopra quello che non ci piace.
Ci sono molte persone in questo ambiente che non regalano nulla al pubblico del proprio privato e hanno addosso attenzioni meno morbose. Insultare i giornali, se dicono una verità sgradita, non è un buon modo per difendersi. È un modo molto sgradevole di buttarla in caciara. Esiste, volendo, la smentita anche bugiarda che non offende il lavoro altrui, quello per giunta che ti fa comodo quando devo promuovere un programma o una foto venuta bene. E chi dice che i giornali dovrebbero farsi i fatti loro, beh amici miei: se ti sposi in diretta su Sky, anche il tuo divorzio sarà in diretta su Sky. Dura lex, sed lex.
Da repubblica.it 12 settembre 2022.
"Caro Pupone e cara Caciottara, è giunto il momento di raccontare la verità e aprire il vaso". Tra i tanti commenti scatenati sui social dalla versione di Francesco Totti sulla separazione, uno dei più carichi di livore è quello di Fabrizio Corona.
"Questa non è una fiaba d'amore. È semplicemente una storia costruita e gestita per interessi comuni", accusa l'ex re dei paparazzi che, raggiunto dall’Adnkrons aggiunge: "L'ho sempre detto che si tradiscono da anni, quei due non si sono mai amati e si sono sfruttati l'un l'altro". E la minaccia: "Settimana prossima vi racconterò tutta la storia con tanto di foto". Detto fatto, nelle sue stories instagram Corona pubblica uno scatto con la dida: "1 - Martina", lasciando intendere che sia solo la prima delle presunte amanti di Totti.
"Il paradosso è che tutta l’Italia parla di questi due borgatari" scrive l’ex fotografo su Instagram pubblicando un estratto video con la sua partecipazione al Grande Fratello, condotto da Ilary Blasi nel 2018. "Quel giorno, la Queen di Ladispoli voleva darmi lezioni di moralità", continua. "Era appena uscito il libro di Totti che, per volontà della famiglia di Ilary, aveva voluto tirare fuori l’argomento Flavia Vento. Mi accusava di aver inventato tutto, che era tutto finto, e che io ero una mer** perché lei si doveva sposare una settimana dopo…".
Corona fa riferimento a un’intervista rilasciata da Flavia Vento nel 2005 in cui la showgirl confessava di aver avuto una notte di passione con Totti, un mese prima del matrimonio con Ilary Blasi, già in attesa del loro primogenito, Cristian. "Giochi con i sentimenti delle persone", gli disse la conduttrice prima di interrompere il collegamento dallo studio del Grande Fratello.
Fabrizio Corona non è l’unico personaggio in vista che ha voluto dire la sua sulla separazione tra Totti e Ilary Blasi. A scagliarsi contro la legale di Totti, Annamaria Bernardini de Pace, è stato invece il regista Gabriele Muccino: "La conosco bene. L'ho avuta come controparte in un divorzio orribile che ha rovinato un figlio e seminato veleno per 5 anni". A cui ha replicato a stretto giro la stessa avvocata: "Le offese che derivano da persone che non valgono non valgono niente".
Tra dettagli e nuovi nomi, tra un colpo basso e l'altro, quel che sembra essere ormai certo è che Totti e Blasi ora inizierà la guerra in tribunale.
Totti - Ilary Blasi, ecco perché Fabrizio Corona è intervenuto sulla separazione. E cosa ha detto fino a ora. Ecco dove affondano le radici del rancore tra l'ex paparazzo e la coppia al centro della separazione più discussa dell'anno. La Repubblica il 13 settembre 2022
"Visto che i due piccioncini non fanno nomi e cognomi, toccherà a qualcuno farlo. Oggi, la prima rivelazione". Fabrizio Corona è un fiume in piena. Dalla pubblicazione della lunga intervista in cui Totti racconta la sua verità sulla fine della relazione con Ilary Blasi, l’ex fotografo si è ributtato a capofitto nel gossip, rimestando nel torbido.
“Ti ricordi che facevi a 16 anni?” dopo anni la verità su Ilary Blasi: Corona spiffera tutto. Fabiana Valenziano su nanopress.it il 10 Settembre 2022
Da alcuni mesi a questa parte, come tutti saprete, il nome di Ilary Blasi è ovunque, a causa della fine del suo matrimonio con l’ex capitano della Roma Francesco Totti. Ed è sempre sulla conduttrice che, tempo fa, sarebbero emersi dei dettagli risalenti al periodo del suo esordio.
L’esordio televisivo di Ilary Blasi risale al 1984, all’età di soli 3 anni, grazie alla pubblicità dell’olio Cuore alla quale ha partecipato. A essa, sono seguite ulteriori apparizioni non solo in altri spot pubblicitari, ma anche in diverse pellicole cinematografiche. Una volta diventata grande, Ilary Blasi ha continuato, con determinazione, a inseguire il sogno di lavorare in tv.
La vera popolarità la Blasi l’ha raggiunta nel 2001, anno in cui è stata scelta per ricoprire il ruolo di “Letterina” nel celebre quiz show Passaparola. Da quel momento, la carriera di Ilary non si è mai più fermata e, ad oggi, è uno dei volti di punta delle reti Mediaset. Da alcuni anni a questa parte, infatti, la Blasi è impegnata nella conduzione de L’isola dei famosi; in passato, invece, è stata al timone anche di un altro celebre reality: il Grande Fratello Vip.
Ed è stato proprio in tale occasione, durante uno scontro avvenuto in diretta, che Fabrizio Corona pronunciò la frase nei confronti di Ilary che, all’epoca, creò molto scalpore: “Ricordati cosa facevi a 16 anni, ricordati da dove vieni”. Cosa avrà voluto dire il re dei paparazzi? Ecco la verità.
Il significato della frase su Ilary Blasi
Nel 2018, Ilary Blasi è stata colei che ha condotto la terza edizione del Grande Fratello Vip, alla quale ha preso parte anche Silvia Provvedi, cantante ed ex fidanzata di Fabrizio Corona. Nel corso di una puntata del reality, è avvenuto un collegamento proprio tra Ilary e Fabrizio, ma una semplice ospitata televisiva si è trasformata, bene presto, in uno scontro in diretta tv.
Nel corso della discussione, rivolgendosi a Ilary, Corona ha pronunciato la frase precedentemente citata, della quale ne ha spiegato il significato solo l’anno seguente.
Nel 2019, infatti, Fabrizio Corona ha pubblicato il libro dal titolo Non mi avete fatto niente, all’interno del quale ha ripercorso alcuni momenti della sua vita. Tra un racconto e l’altro, Fabrizio ha menzionato anche il primo incontro con Ilary Blasi, avvenuto quando la conduttrice non era ancora maggiorenne.
Corona, a tal proposito, ha rivelato che Ilary si era recata presso la sua agenzia con la sua mamma, prima di essere scritturata per prendere parte allo show condotto da Gerry Scotti che l’ha resa celebre. In quel periodo, stando alle parole di Fabrizio, la conduttrice avrebbe avuto delle brevi relazioni con alcuni suoi amici, fino a quando, pochi anni dopo, non è avvenuto l’incontro con Francesco Totti. Ecco, dunque, svelato l’arcano!
La fine di un amore
Quando Ilary Blasi e Francesco Totti iniziarono a frequentarsi, nessuno avrebbe immaginato che, negli anni, avrebbero dato vita a una delle coppie più belle del mondo dello spettacolo.
Purtroppo, però, tutto può cambiare, così come è stato per Ilary e Francesco che, poco meno di due mesi fa, hanno annunciato la fine de loro matrimonio.
Maria Bruno per leggo.it 12 settembre 2022.
Polemiche su polemiche. I fari accesi da mesi sulla separazione Totti-Ilary sono sempre più forti. E con loro, tutto l'entourage che circola attorno. Il gossip impazza, i curiosi continuano a digitare il nome della coppia per sapere news e dettagli. E' ormai la notizia più cliccata e, proprio oggi, le novità sono tantissime. Dopo l'intervista bomba rilasciata da Totti al Corriere, in cui rivela particolari piccanti e scandalosi del divorzio con l'ex letterina Passalaparola, arriva la risposta tagliente di Ilary a Repubblica.
Tutti aspettano l'intervista della conduttrice dell'Isola a Verissimo ma c'è chi, invece, non perde tempo per commentare le ultime news. E' Fabrizio Corona, vecchio nemico della coppia che subito ha pubblicato delle stories su Instagram per commentare quanto emerso.
«Ora è giunto, caro pupone e cara caciottara, il momento di raccontare la verità e aprire il vaso. Avete incominciato voi…prossimamente seguitemi. Stay tuned. p.s. complimenti il furto dei rolex come primo reato è azzeccato. Tra 3 anni, finita la condanna (che non arriverà mai), varranno il triplo. A presto ? molto presto».
Il rancore di Fabrizio Corona verso la coppia parte dal passato. Tutti ricorderanno l'episodio di qualche anno fa quando Corona è stato ospite del GF Vip condotto da Ilary. In quell'occasione, la conduttrice non si è risparmiata di togliersi un sassolino risalente al suo matrimonio, quando l'ex re dei paparazzi ha pubblicato delle foto che testimoniavano il presunto tradimento di Totti con Flavia Vento.
Un gossip che Ilary non ha mai digerito e, appena ha potuto l'ha rinfacciato a Corona, in diretta tv, cacciandolo dal programma. E adesso che il suo matrimonio è seriamente in crisi per uno o più tradimenti da parte di entrambi, ecco che Corona si fa avanti.
«Il paradosso è che tutta l’Italia parla di questi due borgatari. In questo video, quel giorno, la queen di ladispoli voleva darmi lezioni di moralità. Sì, proprio lei, la stessa descritta e raccontata da suo marito sul corriere. E' caduta la sua maschera finalmente. Quel giorno il suo era un attacco a suo marito per fargliela già pagare, vendicandosi di me. Era appena uscito il libro di Totti che per volontà della famiglia di Ilary aveva voluto tirare fuori l’argomento Flavia Vento» scrive Corona in didascalia al video di quel giorno.
«Mi accusava - si legge ancora nel post di Corona - di aver inventato tutto, che era tutto finto, e che io ero una merda perché lei si doveva sposare una settimana dopo….accidenti !!! Ora tutti incominciano a capire un po’ di cose..la gente mi ferma per strada. Ma questa non è una fiaba d’amore.
E' semplicemente una storia costruita e gestita per interessi comuni. L’amore qua non c’entra niente. Chi ama non tradisce. Mi spiace per i figli. Ero il re di questo lavoro in quel periodo e settimana prossima vi racconterò tutta la storia con tanto di foto. Li ho visti crescere i due ragazzi. Mi fanno schifo i potenti o i finti tali».
«Sono uscito dal mondo del gossip fondamentalmente perchè mi annoiava. Almeno questa mattina quando ho aperto le pagine del Corriere, giusto il tempo di farmi quattro risate, leggendo questa intervista penosa (spero improvvisata). Il mio telefono sta letteralmente bollendo» ha scritto nella storia Instagram Fabrizio. «Ho deciso che questa volta una decisione la rilascerò anche io. Non fosse altro perchè mi l'idea di puntualizzare alcuni punti lasciati in sospeso quando sono stato letteralmente cacciato fuori da una trasmissione televisiva condotta da un collezionista di Rolex. Come si dice in questi casi: Nun rosicate»
Da repubblica.it il 13 settembre 2022.
L'account Instagram di Fabrizio Corona non è più raggiungibile. "Utente non trovato" è la scritta che compare se lo si cerca nel social network. "Ma il profilo di Corona è sparito o sbaglio?" si chiedono in molti su twitter. L'account potrebbe essere stato segnalato dagli utenti di Instagram. Magari da qualche fan inferocito.
La conferma arriva dal suo legale, Ivano Chiesa: "Fabrizio Corona è stato bannato da Instagram. È già la seconda volta.
È assurdo. Stiamo pensando di intraprendere vie legali".
L'ex re dei paparazzi negli ultimi tre giorni si era buttato a capofitto nel gossip, "Totti e Ilary Blasi si tradiscono da anni", e lo aveva fatto usando come strumento privilegiato proprio Instagram. "Visto che i due piccioncini non fanno nomi e cognomi, toccherà a qualcuno farlo", scriveva ieri.
Prima di pubblicare la foto di una donna: "Martina" e di lanciare quello che definiva "indizio": sabato sera la conduttrice era alla festa della sua manager, Graziella Lopedota. "Poi è arrivato qualcuno proprio ora noto alle cronache", scriveva ieri sibillino. Oggi la pubblicazione di un messaggio di Sean Brocca, ex modello ed ex fidanzato di Ilary Blasi e uno scatto con cui tirava in ballo anche il ballerino di Amici Alessio La Padula.
"Ho un audio e una chat...". Corona parte all'attacco di Totti. L'ex re dei paparazzi continua il suo assalto alla coppia, facendo le prime rivelazioni (e i primi nomi) sui tradimenti, che ci sarebbe stati tra Totti e Ilary. Novella Toloni il 13 Settembre 2022 su Il Giornale.
Fabrizio Corona è un fiume in piena. L'ex re dei paparazzi ha messo nel mirino Francesco Totti e Ilary Blasi e - dopo la promessa di rivelazioni scioccanti sui presunti amanti, che la coppia avrebbe avuto fuori dal matrimonio - ha iniziato a sganciare le prime bombe.
Le rivelazioni più potenti riguardano l'ex capitano della Roma che, secondo Corona, avrebbe avuto più di un'amante nel corso della ventennale storia con Ilary. "Uno che sfiora l'analfabetismo", lo ha definito Corona, che ha pubblicato la foto di una donna, Martina, che avrebbe avuto una storia con il Pupone in tempi non sospetti.
"Ho il telefono che scoppia", ha scritto l'ex re dei paparazzi, condividendo con i suoi follower il messaggio vocale di una misteriosa ragazza, con la quale Totti si sarebbe intrattenuto all'insaputa di Ilary. "Ho dei messaggi, una chat e un audio di Francesco con me", confessa la donna nel video di Corona, che promette di rivelare ulteriori dettagli nei prossimi giorni, come nelle peggiori telenovele. L'ex compagno di Nina Moric ha poi accusato Totti e la conduttrice dell'Isola dei famosi di strumentalizzare i quotidiani "a proprio uso e consumo", mentre lui è pronto a fare nomi e cognomi dei loro presunti amanti.
Poi ha spostato l'attenzione su Ilary Blasi e su una serata a Milano, dove ci sarebbe stato anche l'uomo con il quale avrebbe tradito Totti, Cristiano Iovino. "La sera era a Milano al compleanno della sua famosa agente che ha ripreso e postato sulle storie tutto e tutti. Lei no però", ha scritto su Instagram Corona, proseguendo: "C'era anche Jack La Furia che l'ha salutata con un paio di corna. Poi è arrivato qualcuno noto proprio ora alle cronache. Noi c'eravamo!". Parole, quelle di Fabrizio, che in molti hanno interpretato più come una minaccia, visti i dissapori passati proprio con Ilary Blasi.
"Ho le prove dei tradimenti, Totti mi ha scritto". E Fabrizio Corona viene censurato. La settimana del gossip vede protagonisti Corona contro Totti e Ilary e tre noti personaggi di Uomini e Donne. Novella Toloni il 14 Settembre 2022 su Il Giornale.
Dopo avere promesso di fare nomi e cognomi dei presunti amanti, che Francesco Totti e Ilary Blasi avrebbero avuto fuori dal matrimonio, Fabrizio Corona è stato bloccato. Virtualmente. Il suo account Instagram è stato disattivato, presumibilmente dopo una serie di segnalazioni arrivate dopo la numerose storie pubblicate dall'ex re dei paparazzi, dove attaccava il Pupone e Ilary. Proprio quando Corona ha iniziato a fornire le prime "prove" dei tradimenti (parlando di una fantomatica Martina e pubblicando l'audio di un'altra misteriosa amante del calciatore) Fabrizio è stato silenziato con ogni probabilità dagli amministratori della piattaforma social su segnalazione. Di chi? Forse anche di Totti, che avrebbe addirittura scritto in direct a Corona. Quest'ultimo ha pubblicato lo screenshot di un messaggio privato ricevuto dall'ex capitano gialloroso, oscurando il contenuto e ironizzando con un punto interrogativo rosso. Cosa gli avrà scritto Francesco? Chissà, certo è che Corona zitto non rimarrà ancora per molto.
Uomini e donne non è ancora iniziato (ripartirà lunedì 19 settembre) e la prima rissa si è già consumata negli studi di Cinecittà. Le registrazioni delle prime puntate sono già state effettuate e Ida Platano e Riccardo Guarnieri si sarebbero resi subito protagonisti di un acceso confronto. Dopo un'estate passata tra vacanze e ospitate, i due ex si sono ritrovati in studio e Maria ha voluto offrire loro l'opportunità di chiarirsi in un nuovo faccia a faccia. Il confronto, però, si è trasformato nell'ennesima litigata tra urla e insulti e Ida avrebbe preso la sua decisione. "Ha detto basta in maniera decisa e ferrea", riporta il Vicolo delle News. Sarà la fine o l'ennesimo teatrino?
Il red carpet di Angela Caloisi, ex volto di Uomini e donne, rimarrà negli annali del gossip. Già, perché l'influencer napoletata - ospite alla Mostra di Venezia per assistere all'anteprima "L'immensità" come testimonial di un noto brand - ha perso un anello di brillanti da migliaia di euro in uno dei canali del Lido. Il video della Caloisi, che scende dal taxi boat, è diventato virale sui social. Nelle immagini si vede chiaramente il gioiello scivolare via dal dito e finire nell'acqua tra lo sconcerto dell'influencer, che rimane a fissare l'acqua della Laguna per alcuni istanti. Impossibile recuperare il brillocco con buona pace dello sponsor, che lo aveva affidato alle mani (bucate) dell'influencer.
Elena Fausta Gadeschi per leggo.it il 16 settembre 2022.
Dopo la sospensione del profilo social di Fabrizio Corona per le dichiarazioni rilasciate sul conto di Ilary Blasi e Francesco Totti, parla il figlio dell'ex re dei paparazzi Carlos Maria Corona. Dalla sua pagina Instagram il ventenne difende il padre, a cui fa avere tutto il proprio sostegno.
Fabrizio Corona, il figlio Carlos lo difende
«Papà tu sei sempre stato vero, senza filtri, ed è questo il problema – scrive il ragazzo, che in una storia riporta alcuni titoli di giornali inerenti al padre –. Non mi preoccupo perché sei stato sempre libero, anche in galera e non ti possono fermare mai, ti devono uccidere come dici tu».
«Fagli vedere come hai preparato il grande rientro. Insegna a tutti verità, informazione e comunicazione» aggiunge Carlos, segnalando l'apertura di quella che pare essere una nuova pagina social del fotografo @fabriziocoronavero dove, con ogni probabilità, il fotografo pubblicherà nuovi contenuti sulla celebre ex coppia per dimostrare che «si tradiscono da anni».
«Ora sono ca**i vostri!!! Potete rinchiuderlo in galera per anni, potete cancellargli 1000 profili, ma lui tornerà sempre… e sempre più vero» conclude il giovane, in quella che pare più una minaccia che una promessa.
Da fanpage.it il 17 settembre 2022.
Pochi minuti prima che il profilo Instagram di Fabrizio Corona fosse rimosso, il 48enne aveva lanciato una precisa allusione, indicando il ballerino Alessio La Padula come presunto amante di Ilary Blasi. Corona aveva già iniziato ad attaccare la ex coppia formata dalla conduttrice dell’Isola dei famosi e Francesco Totti rivelando che avrebbe reso pubblici i retroscena della loro separazione. A farne le spese per primo era stato l’ex capitano della Roma.
Corona aveva pubblicato l’immagine di una ragazza, tale Martina, lasciando intendere fosse stata la sua amante. Aveva quindi reso nota una telefonata con un’altra ragazza che sosteneva di avere avuto un contatto con Totti e di poterlo provare. A poche ore da quel momento, Fabrizio ha spostato la sua attenzione su Ilary pubblicando una foto del ballerino di Amici e lasciando intendere che fosse stato l’amante di Blasi. Un’accusa che ha mandato Alessio su tutte le furie.
Dopo avere visto Corona pubblicare la sua foto, Alessio ha replicato risentito: “Fabrizio Corona, perché a 50 anni fai anche queste cose? Perché non vai a lavorare come la gente umile tipo me? Perché tanto il tuo momento up è finito, rassegnati. Trovati un lavoro e non rompere il ca*** alla gente che non c’entra niente con le tue cose da bimbimin***a”. All’epoca delle prime indiscrezioni circa la separazione tra Totti e Ilary, il nome di Alessio aveva già fatto il giro della rete. Il gossip si era scatenato a partire da una serie di like di Ilary alle foto del ballerino con il quale aveva collaborato all’epoca di Star in the star, programma di Canale5 da lei condotto e al quale La Padula aveva partecipato da membro del corpo di ballo. Alessio aveva già smentito quell'indiscrezione.
L’account Instagram di Corona è stato disattivato
Ma le rivelazioni a proposito della separazione tra Totti e Ilary potrebbero fermarsi qua. Pochi minuti fa, l’account Instagram di Fabrizio Corona è stato disattivato. Non è chiaro se sia stato lo stesso 48enne a rimuovere il profilo o se la piattaforma, avendo accertato una violazione, abbia deciso per la rimozione.
“SPERAVO DE TRADÌ PRIMA” – TUTTI I TWEET SULL'UNICO ARGOMENTO CHE INTERESSA GLI ITALIANI: GLI STRACCI CHE VOLANO TRA TOTTI E ILARY BLASI! GENE GNOCCHI: “TOTTI RIVELA: A UN CERTO PUNTO AVEVO COSÌ POCA FIDUCIA IN ILARY CHE LA CHIAMAVO LUCIANO” – SELVAGGIA LUCARELLI: “QUALCUNO CONOSCE I LORO ACCOUNT VINTED?” – “L’11SETTEMBRE, IL GIORNO IN CUI TUTTI NOI RICORDIAMO DOV’ERAVAMO ESATTAMENTE QUANDO A #TOTTI SO’SPARITI I ROLEX…”
DAGOSELEZIONE il 13 settembre 2022.
sonia bruganelli@SBruganelli
Dopo “ La guerra dei Roses” abbiamo “ La guerra dei Rolex” cit. Paolo Bonolis
Renato Franco@ErreEffe7
Totti che per difendere la serenità dei figli racconta che Ilary si è fregata (secondo lui) gli orologi #Totti #Ilary #corriere
Mattia Buonocore@Mattiabuonocore
E pensare che, per mesi, molti fan di Totti e Ilary sui social hanno offeso o ripreso chi parlava della coppia. “Abbiate rispetto, i figli soffrono…”
Selvaggia Lucarelli@stanzaselvaggia
Qualcuno conosce gli account Vinted di Totti e Ilary?
Giuseppe Candela@GiusCandela
L'intervista di Totti mi sembra davvero molto triste. Sarà una strategia legale ma dal punto di vista comunicativo è davvero disastrosa. Un autogol. #totti
Gene Gnocchi@GnocchiGene
Totti rivela:” Ad un certo punto avevo così poca fiducia in Ilary che la chiamavo Luciano “. #12Settembre #GazzettaDelloSport #Totti #ilaryblasi
Alessio Viola@alessioviola
Oggi è l’#11settembre, il giorno in cui tutti noi ricordiamo dov’eravamo esattamente quando a #Totti so’spariti i Rolex.
Il Grande Flagello@grande_flagello
+++ ULTIM'ORA, Totti:"Mai più interviste perchè devo tutelare i miei figli. Pubblicherò le chat di Ilary solo su instagram" +++
Le frasi di Osho@lefrasidiosho
Speravo de tradì prima #Totti
Le frasi di Osho@lefrasidiosho
Totti potrà vedere i rolex solo nei fine settimana #Totti #Ilary
Selvaggia Lucarelli@stanzaselvaggia
Dopo l’intervista a Totti è probabile che Ilary abbia regalato la collezione di Rolex a Roman Pastore.
cristiana@cristia76055804
Da ‘Sei unica’ a ‘Ridamme gli orologi’ è un attimo #Totti
M49@M49liberorso
Un paese serio destinerebbe le risorse del reddito di cittadinanza per ricomprare i #Rolex a #Totti
ApocaFede@DrApocalypse
Trovo davvero incredibile come due persone multi-milionarie come #Totti e #Ilary possano scannarsi in pubblico per una casa o dei rolex, trascinandosi persino in tribunale. Stracci volanti per delle briciole.
Aurelio Sechi@aureliobosa
Intanto Fedez sta spostando la sua collezione di Rolex in un caveau segreto. #Totti #tottiblasi #Ilary
Fabio Fabbretti@fabiofabbretti
Che Ilary potesse non raccontarla giusta era ipotizzabile nonché affar suo/loro, ma la comunicazione di #Totti continua ad essere un disastro
KanLio@Kan_Lio
#Totti può permettersi di rilasciare certe dichiarazioni - oscene - perchè non ha nulla da perdere in termini di immagine. Il suo pubblico dei fanatici calciofili è tendenzialmente ignorante, maschilista e patriarcale.
Simone@simone_dela
Lei ha fatto la zoccola per prima e poi mi ha rubato gli orologi, ma non dico niente per rispetto dei figli. Lui è talmente puttaniere che se parlo rovino 50 famiglie, ma non dico niente per rispetto dei figli. Pensa te se gli stavano sul cazzo sti figli. #Totti #Ilary
Sara Barbieri@labarbierina
“Vostra madre è una ladra, disonesta, parassita e pure un po’ mignotta” disse L uomo che voleva tutelare i figli #totti
Nicoletta Fortuna@NicolettaLucher
I figli di #Totti e #Blasi chiedono di essere adottati dalle due mamme di #PeppaPig . #ilaryblasi #Ilary #Rolex
Simonamour@LaCortopassi
“E poi Ilary è venuta a prendere Chanel” e non si capisce più se parla dei figli o delle borse #Ilary #tottiblasi #Totti
Mattia Buonocore@Mattiabuonocore
Doveva dare le borse di Ilary, tenute in ostaggio, a Noemi #totti
Mattia Buonocore@Mattiabuonocore
All’epoca della lite con Corona, in realtà, le parole di Ilary suonavano come un’ammissione del tradimento #totti
Mattia Buonocore@Mattiabuonocore
TWEET TOTTI ILARY 6
Già mi immagino Flavia Vento chiamata a testimoniare in tribunale #totti #ilary
David Parenzo@DAVIDPARENZO
Tra #Totti e la morte della Regina #Elisabetta, la campagna elettorale passa nettamente in terzo piano…solo il “peppa pig gate” ci può salvare!
Da mowmag.com il 12 settembre 2022.
Altro che stracci. Tra Totti e Ilary volano Rolex e Vuitton. Scaramucce da asilo Mariuccia di due che spingono a chi la spara più grossa. Come dimostra l'intervista concessa dal Pupone al Corriere della Sera, in cui punta il dito contro l'ormai ex moglie, forse sollecitato dal suo avvocato difensore, Anna Maria Bernardini De Pace, non nuova a questo genere di offensive.
Quindi l'ex Capitano prende parola e fornisce la sua versione dei fatti, sostenendo di essere stato tradito per primo, più altre squisite recriminazioni che ricostruiscono le tappe della crisi, iniziata - a suo dire - già nel 2016 (ma di cui non fa cenno nell' autobiografia), e a cui la Blasi replica per mezzo del suo avvocato, sempre per tutelare i figli, nevvero, con la promessa che quando e se parlerà - si presuppone nel comodo salotto dell'amica Silvia Toffanin a "Verissimo" - potrebbe spararle più grosse di lui.
“Ilary ha visto cose, in questi ultimi anni, che potrebbero rovinare una cinquantina di famiglie”. Insomma c'eravamo tanto amati, ma adesso è guerra aperta e senza condizioni. Una bagarre che monta anche sui social, aizzata nel frattempo da altri commentatori, in primis Fabrizio Corona, che più volte ha sollevato dubbi sull'autenticità della coppia, a partire da quel presunto tradimento del campione giallorosso con Flavia Vento a poche settimane dalle nozze (anno 2015).
Ma perché un tradimento, al giorno d'oggi, fa ancora così tanto scalpore, generando un vero e proprio terremoto mediatico? A tal proposito abbiamo interpellato il re del sesso Rocco Siffredi, che ci fornisce una sua chiave di lettura sulla vicenda. “Se ami e non perdoni una scappatella, vuol dire che l'orgoglio ha vinto sull'intelligenza”.
Orgoglio di lei, sostiene l'ex pornodivo, mentre vanta anche una stretta conoscenza con il calciatore, “sincero e sensibile”, in netta contrapposizione con la personalità di lei, definita senza tanti giri di parole “una calcolatrice”.
Di più, il Rocco nazionale se la prende anche con Fabrizio Corona, che interviene sulla questione “in cerca di scoop. Totti è ancora innamorato. Non dicesse cazzate”. Poi invita i due ex a riaccendere la fiammella sopita con altri escamotage, come uno scambio di coppia, e rilancia sulle presunte nuove fiamme di entrambi: “facsimile dei partner originali”. Infine aggiunge una rilevazione scottante che lo riguarda personalmente. Quando una nota donna dello spettacolo gli propose di tradire il compagno con lui…
Rocco Siffredi come commenta le parole del Capitano su Ilary: “Mi ha tradito prima lei...".
Da amico di Francesco, che ho sempre definito “l’unico calciatore che poteva fare il mio lavoro”, so che è una persona estremamente sincera. Il suo è stato un atto di coraggio e amore.
Amore?
Sì, nei confronti della moglie, si capisce che è ancora innamoratissimo, ma nello stesso tempo molto dispiaciuto. È anche vero che nemmeno lui è un santo. Tuttavia, l’amore non può essere buttato via per una carnalità, tutti ci passiamo. Insomma, non è un tradimento a giudicare vent’anni di rapporto, di famiglia.
Cosa consiglia al Pupone?
In verità consiglio a entrambi di ritrovarsi, dopo aver regalato agli italiani questo gustoso momento di gossip.
Quasi una soap…
Esatto, una soap fantastica, della coppia più amata che ha rivelato come anche le favole finiscano. Ma ho anche scritto a Francesco, privatamente, invitandolo a pensare alla sua famiglia, e a Ilary, perché temo si pentiranno ambedue di questa situazione, presi a seguire il trend di chi la spara più grossa.
Perché le corna creano ancora scandalo?
Me lo chiedo anche io, è surreale, qualcosa che dovrebbe essere sorpassato. Se uno dei due non perdona una scappatella è intollerabile, significa che l’intelligenza è stata cassata dall’ignoranza. Se c’è amore vero le corna le perdoni, invece domina l’orgoglio…
Da parte di chi?
Da parte di lei, al mille per mille. Conosco Francesco, lo ripeto, abbiamo anche trascorso qualche giorno di vacanza insieme ritrovandoci più volte nello stesso posto, e quello che ho notato sempre in lui è la sua estrema sensibilità. Invece lei è una persona fredda, anche divertente e carina, per carità, ma sulle sue, una calcolatrice.
Intanto Fabrizio Corona sostiene che i due si tradiscono da sempre, e di più che non si sono mai amati…
Ma non scherziamo, non fai tre figli con una persona che non ami. D'altra parte Corona non sa nemmeno cos’è l’amore, non dicesse cazzate. Poi lui vive di scandali, non a caso è ancora più calcolatore di Ilary.
Ma i tradimenti attentano al bene della famiglia sì o no?
No, è sempre ignoranza. Piuttosto l’educazione andrebbe fatta a priori, per quanto concerne il possesso. Perché nemmeno col matrimonio possiamo credere di “possedere” qualcuno per sempre. Purtroppo questo sentore fasullo “spiega” anche la violenza che spesso si verifica quando una donna decide di non amare più. Le cose possono nascere e finire, non siamo più nella vecchia Sicilia, le corna non le lavi mica con l’onore. Sottolineo quindi il coraggio di Totti nel professarsi cornuto”.
Nel sottotesto l’ha fatto però…
Sinceramente? Forse era meglio evitare quell'intervista, invece di dar credito alla linea d’attacco del suo avvocato (Anna Maria Bernardini De Pace, nda), perché pur in buona fede può essere frainteso e trasformarsi in un grande autogol.
Ma Siffredi tradisce?
Non voglio giustificarmi … sì ho tradito, e ho avuto anche momenti di dipendenza dal sesso. Ma non è per il tradimento che finisce un matrimonio, lo ripeto, io e mia moglie stiamo insieme da quasi trent’anni. La scappatella è solamente un’avvisaglia, piuttosto cerchiamo di capire perché è successo, se per mancanza di passione, di stimolo, e facendo magari tutt’altro, come “divertirsi” insieme con altre persone.
Quindi avrebbe consigliato uno scambio di coppia a Totti e la Blasi?
Tutta la vita, sarebbero stati felici e contenti.
Invece che pensa di Noemi Bocchi? Assomiglia molto a Ilary…
A tal proposito, commentiamo anche il personal trainer con cui lei avrebbe una relazione (Cristiano Iovino, nda)? È la brutta copia di Francesco, quindi ambedue cercano i facsimile dei loro partner, ma tornassero all’originale!
Ma è mai capitato che una donna o uomo di spettacolo volesse tradire il proprio partner con lei?
Sì, come no, più da parte degli uomini devo dire. Allora mi sono fatto una risata, significa che c’è stima anche da parte del mondo dello spettacolo. In fondo abbiamo lavorato “duro”, no?
Adesso ci vuole un nome…
Posso dire che una di loro è diventata famosa perché è stata la compagna di un attore di Hollywood…
Elisabetta Canalis?
Eeehhh..
Ilary Blasi e Francesco Totti, le corna: ciò che nessuno ha il coraggio di dire. Hoara Borselli su Libero Quotidiano il 15 luglio 2022
Amanti. Una volta gli amanti erano Paolo e Francesca. Certo, colpevoli e perciò messi all'inferno da Dante, ma grandiosi, eroici, mitici. "Amor ch' a nullo amato amar perdona". Oggi l'inferno consiste nella condanna generale, nel disprezzo, nell'alzata sdegnosa di spalle. Sto pensando naturalmente alla vicenda Totti-Blasy. Come è possibile che più di sette secoli dopo, ancora non riusciamo a perdonare - anzi ad esaltare - l'atto dell'amare? La parola amante viene da lì. Dal verbo amare. Ne è il participio presente. Voi non credete che se c'è amore, tutto il resto è un dettaglio? Evidentemente no. L'amante per definizione è la rovina famiglie, la responsabile indiscussa della fine di una storia d'amore.
E non importa se quell'amore era grande solo nell'immaginario collettivo, se quell'amore raccontato sui giornali non rispecchiava la realtà. Qualcosa deve necessariamente aver spezzato l'incantesimo e non si accetta che la causa sia da ravvedere in un decorso naturale, in un inizio ed una fine di una passione, di un progetto insieme, no, non è accettato. Ci deve essere un colpevole, ancora meglio se una donna.
Avete mai sentito appellare un uomo come rovina famiglie? No. Questo stigma è solo appannaggio della femmina. Lei che sfodera le sue armi micidiali per irretire l'uomo innamorato e portarlo nella sua trappola mortale. E non c'è più scampo per il maschio. La femme fatale ha compiuto il suo dovere. Lo ha strappato alla famiglia perfetta, all'alcova che sembrava inscalfibile. Sembra non esistere narrazione diversa. E la vicenda Totti-Blasy ne è la dimostrazione. Ancora non erano stati diramati i comunicati ufficiali che già si erano materializzati gli spettri degli amanti. Chat scoperte, fughe nella notte, scoop inequivocabili. Ecco trovati i colpevoli, o meglio, la colpevole, visto che è molto più sexy ed accattivante quando si parla di presunti amanti, spostare tutta l'attenzione su una lei. La peccatrice è femmina per definizione. Mi perdonerete se mi dissocio totalmente dal racconto che sta emergendo rispetto a questa blasonata separazione.
Sono ancora dell'antica idea che quando un amore finisce accada per cause naturali e mai per responsabilità terze. Che quando in una storia subentra un'altra persona le sia stato permesso di entrare perché probabilmente qualcosa già scricchiolava. E non spetta a noi stabilire se sia giusto o no cedere alle tentazioni. Non spetta a noi giudicare le scelte personali solo perché quella coppia era stata santificata dall'opinione pubblica. Troppo spesso ci dimentichiamo che i sentimenti, le pulsioni, le passioni, appartengono alle persone, non ai personaggi. E bisogna accettare che anche loro possano essere travolte da crisi normali, che smettano di amarsi come persone normali e che possano o meno tradirsi come persone normali. Senza dover scaricare su terzi la responsabilità di un epilogo che probabilmente era già stato segnato prima. La verità è che come in tutte le vicende del gossip prevale l'ipocrisia. L'ipocrisia di massa. La necessità di sentirci giusti e virtuosi e di dimostrare la prova della nostra virtuosità nella colpa dell'altro. «Meglio se l'altro è famoso, ricco, di successo. Perché allora all'ipocrisia si somma l'invidia. Dobbiamo rassegnarci a queste miserie? Temo di sì. Perché la verità vera è che il senso comune si costruisce con queste materie qui: invidia e ipocrisia. Scusate se non mi unisco a questa schiera: Viva chi ama.
Ilary Blasi, l'amante all'Isola dei Famosi? "Lingue lunghe", ecco il nome: altro terremoto. Francesco Fredella su Libero Quotidiano il 14 luglio 2022
Chiamatelo pure Totti-Blasi gate: da giorni, ormai, non si parla di altro. Della separazione, burrascosa, tra Ilary Blasi e Francesco Totti. Così, le indiscrezioni corrono alla velocità della luce e spuntano due nomi: Alessio La Padula, ballerino di Amici, e Antonino Spinalbese, ex di Belen Rodriguez. Nessuno dei due ha avuto una storia con la Blasi: si tratta dell'ennesima bufala acchiappa clic.
La Balsi ha chiesto riservatezza dopo l'annuncio "urbi et orbi" fatto tramite l'agenzia di stampa Ansa. Un annuncio ufficiale che ha lasciato tutti senza parole. Ma come mai è spuntato il nome di Alessio La Padula? Semplice, l'ex ballerino di Amici - che in passato ha avuto una relazione d’amore con Elena D’Amario - si è scambiato like e cuori su Instagram con la conduttrice dell'Isola. Tutto questo, adesso, è venuto - o meglio, tornato - a galla. E qualcuno ha parlato di storia segreta. Il settimanale Chi, non dimentichiamolo, ha raccontato che Totti avrebbe scoperto alcuni messaggi compromettenti sul cellulare della Blasi. Secondo le malelingue potrebbe trattarsi del ballerino, ma secondo quanto riportano conferme incrociate si tratta di una fake-news.
Ilary Blasi non parla. Sceglie la strada del silenzio e si è recata in Africa, in Tanzania, con la sorella maggiore Silvia e i figli Cristian, Chanel e Isabel. Invece, Alessio La Padula ha deciso di parlare. "Più sono vuote le teste più sono lunghe le lingue", ha scritto sui social. Il riferimento alla Blasi sembra chiarissimo. Infine, l'ex capitano della Roma è stato paparazzato a casa della nuova fidanzata Noemi Bocchi. Secondo alcuni insider la loro storia andrebbe avanti dall'autunno scorso.
La magnifica cornuta. Ilary Blasi fa la parte della porella, ma la fine della storia con Totti è gestita da donna di potere. Guia Soncini su L'Inkiesta il 13 Luglio 2022.
Dicono che la conduttrice avrebbe scoperto il tradimento dell’ex calciatore dalle foto di Chi, infuriandosi. Ma credere a questa versione racconta molto di noi e della nostra voglia di storie preconfezionate in cui la moglie è incapace di strategie comunicative sofisticate.
E quindi la separazione la si sarebbe dovuta annunciare con un comunicato congiunto epperò, il giorno in cui il rotocalco Chi stampa il numero settimanale, Ilary Blasi – conduttrice di programmi Mediaset non estranei al direttore di Chi, amica del cuore della madre di alcuni figli di Piersilvio Berlusconi – avrebbe scoperto che, ohibò, il quasi ex marito la tradiva, e quindi iraconda come ogni cornuta che viene a sapere le cose per ultima avrebbe fatto saltare il comunicato congiunto. Mentre la marmotta incartava il cioccolato.
Come sempre accade da che esistono le classi sociali ed esiste il pettegolezzo, non sono particolarmente rilevanti i fatti (una coppia di ricchi e famosi sta insieme un paio di decenni, si sposa in diretta televisiva, fa tre figli, e a un certo punto si separa) ma il modo in cui li osserviamo, le conclusioni che ne traiamo, cosa il parlare d’una conduttrice televisiva e d’un calciatore dice di noi.
Di noi che non ci capacitiamo che esista il potere. Che sì, Ilary Blasi abbia dato interviste promuovendo il suo ultimo programma non solo negando recisamente che lei e il marito fossero in crisi, ma anche dicendo che chi li aveva dati per separandi aveva fatto una figuraccia. L’ha fatto perché è una di noi, povere cornute ignare, e fino a l’altroieri proprio non sapeva che oggi sarebbero uscite su Chi le foto del marito col nuovo modello di femmina, optional inclusi?
Non vogliamo prendere in considerazione che Ilary Blasi, una che all’interno dei gruppi editoriali della famiglia Berlusconi un certo qual peso ce l’ha, abbia deciso che non voleva stare quattro ore in diretta mentre tutti la guardavano pensando «chissà se soffre», e quindi abbia sovrinteso alle tempistiche del tutto?
Non vogliamo osare ipotizzare che, se la separazione viene ufficializzata due settimane dopo la fine dell’Isola dei famosi da lei condotta, e quando Ilary ha davanti a sé mesi in cui può permettersi di non comparire in pubblico, non sia per caso? Non vogliamo applicare una qualche logica e azzardarci a credere che Ilary sapesse prima di noi che un giornale del gruppo per cui lavora ha delle foto di suo marito che esce da casa d’un’altra?
Io, che sono spericolata, addirittura arriverei a immaginare una polarità invertita: a dire che quelle foto le abbia indirizzate lei, alla quale quelle foto servono a ottenere consenso popolare. Ci piace, a noi pubblico medio, ancora simpatizzare con la povera cornuta che sì sarà bella, sì avrà degli addominali pazzeschi nonostante tre gravidanze, sì avrà ancora una carriera (diversamente dal suo ex marito), ma porella guardala, quello esce da casa d’un’altra, che umiliazione.
Dopodomani esce la nuova edizione d’un libro sulle corna che scrissi dieci anni fa, e in dieci anni è cambiato quasi tutto, e una cosa che nella prima edizione era in nuce e ora è sistematizzata è che le donne sono i nuovi cornificatori, i nuovi manipolatori, i nuovi spietati traditori. E gli uomini, porelli, sono le nuove zitelle.
Se è vero, come scrivono i saperlalunghisti, che Blasi ha avuto una storia con un giovanotto, è evidente che le foto di Totti che esce da casa di quella tizia che avrà passato il liceo a venire presa in giro per il nome (Noemi Bocchi, in un liceo romano: che tragedia), è ovvio che quelle foto sono una manovra diversiva di Ilary Blasi, l’illusionista che sa che è molto meglio far la parte della cornuta che della stronza, se vuoi continuare a essere la conduttrice di programmi per famiglie e la testimonial di prodotti per il pubblico generalista.
La vera parità è questa qui: essere strategiche quanto per millenni lo sono stati gli uomini, spietate quanto lo sono stati gli uomini, frignare se serve in favore d’obiettivo ma avere il controllo assoluto della situazione. Avere come modello comportamentale la marchesa di Merteuil, mica la signora Tourvel; la maltrattatrice, mica la maltrattata. (Questo è il punto in cui le femministe postmoderne dicono che questo è l’approccio sbagliato, che non si tratta d’appropriarsi dei meccanismi di potere maschili, ma di creare un mondo nuovo in cui tradimenti e giochi di potere non siano più necessari. Intanto, la marmotta continua a incartare il cioccolato).
E poi ci siamo noi disgraziati dei giornali, che stiamo lì e facciamo il conto delle proprietà immobiliari della famiglia Totti e di come verranno divise, increduli come lo siamo sempre davanti alla ricchezza (chi l’avrebbe mai detto, una conduttrice televisiva e un ex calciatore di serie A sono molto benestanti). E ci consoliamo dicendo eh ma però che burina, l’hai vista con che piglio da pesciarola aveva accusato i rotocalchi di mentire, e anche quando litigò in diretta con Fabrizio Corona, dai, non è una signora, una con tutte stelle nella vita.
Ma tu pensa. Ilary Blasi, nata al Portuense, una sorella che si chiama Melory, una carriera cominciata nei fotoromanzi e proseguita negli stacchetti di Passaparola, un marito col raffinato eloquio di Francesco Totti, Ilary Blasi non è la Vita Sackville-West di questo secolo, non è la Marella Caracciolo che ci possiamo permettere, e non è neppure l’erede naturale della Giulia Maria Crespi. Ma chi l’avrebbe mai detto, certo che il giornalismo di costume ci sorprende sempre.
Da corrieredellosport.it il 16 luglio 2022.
Tra Francesco Totti e Ilary Blasi....spunta Maria Mazza! La soubrette, ex fiamma del Pupone, ha condiviso un importante messaggio sui social network qualche giorno dopo l'annuncio della separazione dell'ex coppia. "Inutile che continuate a cercarmi: non rilascerò alcuna dichiarazione sull’argomento del momento", ha scritto l'ex fidanzata di Totti senza fare mai il nome di Francesco o Ilary. Maria non vuole intromettersi in una faccenda che non la riguarda: dopo l'addio all'ex calciatore ha decisamente voltato pagina.
La storia d'amore tra Totti e Maria Mazza
Francesco Totti e Maria Mazza sono stati legati nei primi anni Duemila. La relazione è durata circa due anni e mezzo. In una vecchia intervista la showgirl ha ammesso di non aver mantenuto alcun rapporto con lo sportivo: "Ricordo quel periodo col sorriso, eravamo molto giovani, ci siamo divertiti, ma evidentemente non era un grande amore, né per me e né per lui. E questo credo che poi si sia visto con il tempo. Ci siamo totalmente allontanati. Oggi, poi, siamo due persone completamente diverse da allora".
Chi è Maria Mazza
Classe 1975, Maria Mazza è una showgirl, modella e attrice napoletana. Dopo il terzo posto a Miss Italia nel 1996 ha lavorato parecchio in televisione. Da Domenica In a Stracult, da I Raccomandati a Piazza Grande, solo per citarne alcuni. Dal 2012 ricopre il ruolo della Dottoressa ad Avanti un altro. Dopo un matrimonio fallito la Mazza ha trovato la serenità accanto ad Amedeo, che nel 2014 l'ha resa mamma della piccola Sveva.
Da corrieredellosport.it il 19 luglio 2022.
Prima di conoscere Francesco Totti Noemi Bocchi ha amato un tronista di Uomini e Donne. A lanciare lo scoop il settimanale Di Più, che ha avuto modo di incontrare l'ex fidanzato della romana: Gianfranco Apicerni. Quest'ultimo - che oggi lavora come postino a C'è posta per te e gestisce due case vacanza nel centro di Roma - ha ammesso di aver amato la Bocchi per ben due anni. "Un amore giovanile, il nostro, che ricordo con piacere perché è coinciso con uno dei periodi più belli della nostra vita", ha detto Apicerni, che ha conosciuto Noemi dopo aver partecipato al reality show sul calcio Campioni, che gli ha regalato grande popolarità.
Noemi Bocchi è stata fidanzata con Gianfranco Apicerni
Dopo l'esperienza a Campioni Gianfranco Apicerni ha iniziato a giocare nel Tivoli 1919 e tra un allenamento e una partita ha conosciuto Noemi Bocchi. La loro liaison è durata due anni ma il collaboratore di Maria De Filippi ha preferito non svelare troppi dettagli: "Anche se ritengo non ci sia niente di male a parlare del nostro amore, non vorrei crearle problemi". In seguito alla rottura con Noemi - correva l'anno 2011 - Apicerni è sbarcato a Uomini e Donne: qui ha scelto la corteggiatrice Valeria Bigella ma la loro relazione non è durata molto.
Classe 1988 Noemi Bocchi è nata e cresciuta a Roma. È laureata in Economia. Ama fin da bambina il calcio ed è una tifosa sfegatata della Roma. Da qualche anno ha iniziato a giocare a padel: grazie ad un torneo ha conosciuto Francesco Totti. Noemi è stata sposata per svariati anni con Mario Caucci, imprenditore e team manager del Tivoli Calcio. Come raccontato dall'uomo alla stampa la rottura non è avvenuta nel migliore dei modi e i due non sono ancora riusciti a trovare un accordo per la separazione. La Bocchi, che lavora come flower designer, è mamma di due bambini piccoli: una femminuccia di dieci anni e un maschietto di otto.
Da corrieredellosport.it il 20 luglio 2022.
Dopo aver pubblicato le foto di Francesco Totti sotto casa di Noemi Bocchi il settimanale Chi fornisce nuovi dettagli sulla separazione tra il Pupone e Ilary Blasi. "Povera Noemi, se la incontrassi le direi: "Tranquilla bella, non sei l'unica", ci confida una persona vicina all'ex coppia Totti-Blasi" - si legge sulla rivista di gossip - "Aggiungendo che Totti non avrebbe lasciato Ilary per la Bocchi: ha fatto il possibile per tenere unita la famiglia per il bene dei figli". A quanto pare l'ex capitano della Roma avrebbe negato fino alla noia facendo così arrabbiare la moglie...
Il patto segreto tra Totti e Ilary
"Totti ha negato fino alla noia, con la moglie e con gli amici, di avere una relazione con Noemi - fa sapere ancora Chi - Al punto che Ilary ha smentito le voci di un possibile tradimento del marito. Se lo ha fatto è perché era sicura di non essere smentita dai fatti. Per questo si è molto arrabbiata quando ha saputo delle foto. Il patto era che nessuno si facesse sorprendere con nuove o vecchie fiamme". Dunque, "forse Totti, senza quelle foto, avrebbe continuato a salvare le apparenze e il matrimonio e a frequentare in segreto Noemi".
Ora mentre Ilary Blasi è in Africa con i figli Cristian, Chanel e Isabel, "gli amici di Totti cercano di evitare che il Capitano raggiunga Noemi senza più curarsi della forma e delle apparenze". Nonostante gli scatti e le tante indiscrezioni, sulla Bocchi neppure una parola da parte dell'ex giocatore.
L'amico di Totti rivela: "Lui latin lover? In realtà anche dall'altra parte…". Novella Toloni il 21 Luglio 2022 su Il Giornale.
Alex Nuccetelli è tornato a parlare dell'addio tra Ilary e Totti, sostenendo che sarebbe stata la conduttrice a mettere la parola fine al matrimonio
Passano i giorni e il quadro sul divorzio tra Francesco Totti e Ilary Blasi si arricchisce di nuovi dettagli. Se da una parte c'è chi fa le pulci all'accordo economico, che la coppia avrebbe firmato prima di dirsi addio, dall'altra tiene banco il motivo che ha portato Francesco e Ilary a prendere strade separate.
Secondo il settimanale Nuovo la crisi tra il Pupone e la conduttrice de L'Isola dei famosi sarebbe cominciata a novembre e non a marzo, quando Noemi Bocchi venne accostata al calciatore per colpa di una foto allo stadio Olimpico. Novembre è indicato come il momento in cui qualcosa, nel rapporto tra Totti e Ilary, si è incrinato. Lo confermerebbe la fuga in Lapponia, che la Blasi fece a inizio dicembre da sola insieme a due amici. Come a volere prendere le distanze da qualcosa o qualcuno. Già in quel momento la sua vacanza in solitaria fece molto chiacchierare, ma poi la conduttrice smentì le voci di crisi durante un'ospitata nella trasmissione "Michelle Impossible".
In tutto questo, emergono anche nuovi dettagli su chi, all'interno della coppia, avrebbe detto "basta". A rivelarlo è ancora una volta Alex Nuccetelli, amico di Totti, che già nei giorni scorsi aveva difeso il capitano giallorosso dalle accuse di avere tradito la moglie con Noemi. "La decisione di lasciarsi penso l’abbia presa Ilary”, ha dichiarato Nuccetelli a Nuovo, svelando inoltre: "Sono convinto che in lui il desiderio di avere Ilary al suo fianco non si sia mai spento. Se poi una persona ti risponde sempre male, è sempre arrabbiata e nervosa, a un certo punto è normale che ti stanchi".
Quel commento della Ferilli su Totti: "C'è solo da ridere"
Insomma il malumore nella coppia serpeggiava da tempo e le tante smentite non sarebbero servite ad altro se non a guadagnare tempo in vista delle comunicazioni ufficiali, arrivate poche settimane fa. Francesco Totti ha provato a salvare il matrimonio, come scritto di suo pugno nella nota di addio rilasciata alla stampa, ma tra i due - come molti sospettano - ci sarebbe stato più di un terzo incomodo. "Molti dipingono Francesco come un latin lover, ma in realtà anche dall'altra parte…", ha concluso l'amico del Pupone, facendo intendere che anche Ilary non avrebbe disdegnato le attenzioni maschili.
Francesco Totti furioso: perché è esplosa l'ira su Ilary Blasi. Francesco Fredella su Libero Quotidiano il 21 luglio 2022
La rottura tra Totti e Ilary finisce ovunque. Siti e tv, settimanali e tanto altro ancora. Anche giornali esteri. Se ne parla molto anche sull’ultimo numero del magazine Nuovo, diretto da Riccardo Signoretti. Tra le indiscrezioni di questo numero si legge: “Non si dà pace, Francesco Totti…La rabbia è tanta…”. Si tratta di un rumor che animano la calda estate che stiamo vivendo. Ora più che mai la vicenda Totti-Blasi tiene tutti ancora con il fiato sospeso. “Chi lo conosce bene racconta che avrebbe provato fino alla fine a salvare il rapporto…”, racconta alla rivista di Signoretti Nuccetelli.
Poi viene interrogato un amico di Francesco Totti, che dice ancora: “Penso che la parola fine sia stata messa dalla conduttrice”. Alex Nuccetelli, molto legato a Totti, in questi ultimi giorni sta parlando abbastanza di quello che è accaduto. “La decisione di lasciarsi penso l’abbia presa Ilary…”, dice. E poi ancora: “Sono convinto che in lui il desiderio di avere Ilary al suo fianco non si sia mai spento…” Tuttavia Nuccetelli ha anche tenuto a precisare che ormai pare che la situazione tra i due fosse davvero complicata, soprattutto per il presunto atteggiamento di lei: “Lei spesso e volentieri gli rispondeva male…Era sempre arrabbiata e nervosa…”
Da corrieredellosport.it il 21 luglio 2022.
La fine della storia d'amore tra Francesco Totti e Ilary Blasi (durata venti anni, di cui 17 di matrimonio) continua a catalizzare l'attenzione del gossip nostrano. Nella giornata di martedì 19 luglio si è parlato a lungo a L'Estate in diretta della separazione tra l'ex Capitano e la showgirl. Ed è tornato a parlare della celebre ormai ex coppia Alex Nuccetelli, l'amico che in passato li ha fatti conoscere.
Il pr romano ha commentato dicendo che, secondo il suo punto di vista, dopo vent'anni tutto può accadere. Anche se dubita fortemente che ci possano essere terze persone, specie in un rapporto così importante.
Alex ha definito Ilary e Francesco "due genitori fantastici" che stanno crescendo i figli nel migliore dei modi "cercando di fare apparire in loro delle radici di base". Ed ancora: "Sembrerebbe difficile per una coppia così importante, che hanno questi fari addosso. Le tentazioni sono tante. Credo che c'è veramente da fare un plauso assoluto per questi due ragazzi così belli e vincenti".
Le precisazioni
Alex Nuccetelli ha tenuto a sottolineare che se è intervenuto in questi ultimi giorni pubblicamente è stato perché chiamato in causa dalla stampa, quindi si è sentito di replicare e dare la sua versione dei fatti. L'aver ricevuto perfino delle ingiurie, l'ha portato a fare delle ulteriori precisazioni. Una di queste riguarda Totti e la sua presunta nuova fiamma, Noemi Bocchi. Il pr ha rivelato di non essere stato lui a presentarli, né di aver confermato la loro relazione. Di Noemi ha detto che è una ragazza che conosce da tempo e che è fantastica.
Totti furioso dopo le rivelazioni su Noemi Bocchi e Ilary: sarebbe pronto a reagire. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 27 luglio 2022.
Francesco Totti si è scocciato e non ne può più. È stanco di scoprire ogni giorno l’ennesima esclusiva rivelazione sulla fine del suo matrimonio con Ilary Blasi. Di leggere, in ordine sparso, che «l’ex numero 10 della Roma è pronto a partire per la Tanzania per riconquistare la moglie», che «è già andato a vivere con Noemi Bocchi in un appartamento ai Parioli», o che «si era impegnato per iscritto a nascondere il nuovo amore per il bene dei figli ma ha tradito il patto» (inesistente, peraltro) e così via. Di sentire vere o presunte ricostruzioni su chi, nella ex coppia d’oro Pupone/Letterina, ha tradito chi, e come e quando e perché. Non è così che avrebbe voluto affrontare un sofferto addio dopo venti anni di amore, 17 di vita coniugale e tre figli. Eppure Francesco è rimasto in silenzio. Mentre altri parlavano (indirettamente) troppo. Il simbolo giallorosso ha scelto sin dall’inizio un profilo basso, il riserbo.
Ma l’ultimo scoop del settimanale “Chi”, in cui si rivela che Ilary avrebbe assunto un investigatore privato per farlo pedinare e scoprire le sue infedeltà coniugali, lo ha davvero amareggiato. Anzi, il campione del mondo del 2006 è furioso. Specialmente perché viene coinvolta la piccola Isabel, che involontariamente avrebbe fatto da “spia”, raccontando alla mamma dei pomeriggi trascorsi con il papà e due nuovi amichetti, i figli di Noemi Bocchi. Illazioni che, secondo fonti a lui molto vicine, vengono respinte come gigantesche castronerie, falsità, bufale, maldicenze senza fondamento. Messe in giro da chi ha interesse a suscitare tanto clamore mediatico. Lui no di certo. Da quando, suo malgrado, è stato costretto a parlare della propria vita privata con un comunicato stampa - che avrebbe voluto congiunto, ma Ilary ha preferito procedere unilateralmente, mettendolo di fronte al fatto compiuto - sperava di ottenere discrezione, non ne ha avuta. Rispetto, ma non sente di averne ricevuto.
I rapporti con la conduttrice dell’Isola dei Famosi, che al momento è ancora sua moglie, finché giudice non li separi, da allora sono tesi, complicati, deteriorati. Le pratiche per la separazione sono ferme perché manca una delle due parti in causa: Ilary è in perpetua vacanza, prima in Tanzania e poi a Sabaudia. Un atteggiamento che è sembrato quasi una provocazione. I due rispettivi legali, Alessandro Simeone per lei e Antonio Conte per lui, si sono parlati in via informale, ma niente di più. Finora Totti, che continua a vivere nella grande villa dell’Eur e accompagna il figlio Cristian agli allenamenti, ha preferito tacere. Consapevole che, nelle vicende sentimentali, le colpe non sono quasi mai da una parte sola. E che a volte è meglio non approfondire. Ma la sua capacità di sopportazione è al limite. E presto potrebbe decidere di parlare lui, stavolta. Magari tre 48 ore, o tra 72, poco importa. E di certo saprà farsi sentire.
Totti e Ilary Blasi, le notizie e gli aggiornamenti:
Ilary infuriata perché il Capitano non ha salvato le apparenze con Noemi (e cambia lo spot dell'ammorbidente) Totti a casa di Noemi Bocchi prima della separazione. Chi è Lo sgomento dei tifosi della Roma per la separazione La separazione annunciata con due distinti comunicati Totti-Blasi, storia di due clan che non si sono mai amati
Valerio Palmieri per “Chi” il 27 luglio 2022.
Dopo le prime clamorose rivelazioni di “Chi” sulla separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi, che stanno monopolizzando l’estate del gossip, ci sono nuovi dettagli, che solo il nostro giornale è in grado di rivelarvi, che sposterebbero sensibilmente l’ago della bilancia a favore di Ilary. E così, mentre la conduttrice gioca a mostrare la propria sensualità su Instagram, aggiorniamo il nostro racconto con dettagli che faranno discutere.
Per prima cosa, proviamo a ricostruire la crisi coniugale che ha portato alla separazione. Ci sono due date che hanno segnato un profondo cambiamento nella vita di Totti: la prima è il 28 maggio 2017, quella dell' addio al calcio, la seconda è il 12 ottobre 2020, quando Francesco ha perso il padre. Due momenti in cui Ilary c'è stata, come sempre.
E stata lei, infatti, a tenere duro mentre una città piangeva la fine della carriera del Capitano, e lui viveva una confusione pari a quella del suo pubblico; e c'era anche due anni dopo, quando Enzo, l'amato padre di Totti, è morto a causa del Covid. Quel padre taciturno che aveva tenuto Totti attaccato a Roma, alla fa-miglia, alle radici. Ilary era al fianco del marito, a piangere con lui nelle lunghe notti insonni, per non turbare i figli con il loro dolore. Non è lì da ricercare la genesi della crisi coniugale.
Persone vicine alla coppia negano anche che sia colpa di alcuni messaggini captati da Totti sul telefono di Ilary, associati alle voci di un uomo misterioso a Milano. Secondo queste fonti, nonostante i sodali di Totti siano convinti del contrario, non esisterebbero né i messaggini che avrebbero indispettito Totti, né l'uomo misterioso. E confermano le voci che vedono il Capitano circondato dalle tentazioni, capace di resistere a tutto fuorché a quelle.
La prova? A un certo punto Totti ha tolto alla sorella di Ilary la gestione dei propri social: nella sezione direct di Instagram di Totti, infatti, arrivavano i classici messaggi delle ammiratrici, ma alcuni di questi tradivano una certa familiarità. E questo avrebbe spinto Totti a riappropriarsi dei social, per evitare domande e sospetti. E arriviamo a Noemi Bocchi.
Lei e Totti si conoscono ad agosto del 2021 a un torneo di padel. Lei lo confessa agli amici, cercando di capire le intenzioni del Capitano. A settembre inizia la frequentazione, ma il segreto viene ben custodito dagli amici e, forse, dall'intera città, che tutto perdona ai propri eroi.
E questo nonostante Totti porti Noemi negli stessi luoghi dove era stato con Ilary. Pubblicamente Totti e Ilary parlano del desiderio del Capitano di avere un quarto figlio e della prudenza della conduttrice, secondo la quale "tre è il numero perfetto". La carriera di Ilary è molto intensa, sull'asse Roma-Milano: prima Star in the star (da settembre a ottobre) e poi L'Isola dei famosi (da marzo a giugno). Anche Totti è spesso via per partecipare a tornei di calcio e padel. Siamo a ottobre e i rapporti si raffreddano. È un lento allontanarsi, fra un messaggio e una telefonata prima che decolli un aereo o che parta un treno, il suono delle voci diventa un rumore di fondo ed è difficile percepire le sfumature.
Totti sembra cambiato, ma molte cose sono cambiate nella sua vita, potrebbe essere una fase di transizione. A febbraio, Dagospia lancia la bomba: Totti frequenta Noemi Bocchi, ecco le loro foto allo stadio. Ilary, a questo punto, chiede conto al marito di questa rivelazione, e lui risponde più o meno così: "Pensi che, se avessi una amante, sarei così scemo da portarla allo stadio con me, davanti a tutti?".
E aggiunge che, al massimo, si sarà fatto un selfie come con tante altre tifose. C'era un saggio che diceva: "Se vuoi nascondere un elefante in una piazza, riempi la piazza di elefanti", ma Ilary crede alle parole di Totti, al punto da andare in televisione a smentire seccamente queste voci, come a Verissimo, dall'amica di sempre Silvia Toffanin.
Poi, a marzo, arriva L'Isola dei famosi. Ilary si concentra sul programma, al punto che nessuno percepisce le difficoltà che sta affrontando nella vita privata. Perché di cose, in quei mesi, ne accadono. Mentre, infatti, la Blasi sembra serena e crede al marito, sua figlia più piccola, Isabel, torna a casa felice e dice alla madre di avere due nuovi amichetti con i quali gioca al pomeriggio. Sono i figli di Noemi Bocchi. Ilary, allora, decide di far seguire il marito da un investigatore privato per vederci chiaro e scopre che Totti porterebbe la figlia con sé nel palazzo dove abita la sua dama bionda.
Un modo, anche, per sviare ogni sospetto. Quando "Chi" pubblica, due settimane fa, le foto di Totti che entra a casa di Noemi, quindi, Ilary ha solo la conferma di ciò che già sapeva, anche se, questa volta, deve intervenire pubblicamente. Quella di separarsi è una scelta che era nell'aria, che è stata meditata a lungo, e che non poteva più essere rimandata. Ma Totti e Blasi non hanno trovato un accordo sulla forma.
Per questo i due comunicati diversi, per questo Ilary si limita a poche parole. C'è stato bisogno dell'ultima, drammatica, conferma. Senza, magari, essersi detti la verità fino in fondo. Adesso Ilary torna a Sabaudia, in quello che è stato per anni il tempio del suo amore familiare. Non sarà mai più come prima. Non lo sarebbe stato comunque, anche se la conduttrice avesse voluto chiudere gli occhi e andare avanti, come in un certo senso suggeriva Totti, per il bene dei figli. Ammesso che fosse quello, il bene, per loro e per i loro genitori.
Giuseppe Candela per Dagospia il 28 luglio 2022.
Francesco Totti, Ilary Blasi e Noemi Bocchi nello stesso locale. La stessa sera, a pochi tavoli di distanza. Alberto Dandolo firma lo scoop del settimanale "Oggi" fornendo prove e dettagli. Immagini che ancora campeggiano in alcuni post sui social media, Dagospia aggiunge nuovi elementi.
Ma andiamo con ordine. Il 23 ottobre 2021, quattro mesi prima che questo sito lanciasse la bomba, l'ex calciatore e la conduttrice erano a cena al ristorante "La Villa", zona Monteverde a Roma. Locale di proprietà di tal Andrea Battistelli, protagonista qualche estate fa del programma tv "Temptation Island" assieme alla sua fidanzata Anna Boschetti.
Totti e Ilary con gli amici, a qualche tavolo di distanza Noemi Bocchi. Come dimostrano le immagini, la terza incomoda viene immortalata mentre accenna qualche passo al tavolo. Spacco inguinale, i tatuaggi ai polsi confermano che si tratta proprio di Noemi.
Una clamorosa ma possibile casualità? Difficile da crederci. La scelta di Totti di portarsi la presunta amante a cena a pochi metri dalla moglie? Una mossa troppo audace e rischiosa. Una conoscenza avvenuta, lo ricordiamo, ad agosto 2021, una frequentazione iniziata il mese successivo. E allora? Ci soccorrono le altre immagini di Dagospia.
Alla serata in questione tutto avveniva sotto lo sguardo vigile del vivace e loquace Alex Nuccetelli, il pr romano ex marito di Antonella Mosetti e body builder, lui che avrebbe fatto conoscere vent'anni fa Ilary e Francesco. Lui che, come svelato da Dagospia lo scorso febbraio, avrebbe favorito la conoscenza tra Noemi e il Pupone. Lui che rilascia interviste su giornali e in tv, lui che si scontra in pubblico con Melory Blasi, sorella della conduttrice.
Proprio Nuccetelli aveva scelto di immortalare la serata, un video di circa due minuti che abbiamo ripescato e fornisce ulteriori conferme sulla presenza del trio nello stesso posto, a pochi metri di distanza. Nuccetelli prende il microfono, in sottofondo "Tu si a fine do' munno" di Angelo Famao: "L'imprenditoria romana, la Monteverde che conta. Il capitano è presente, la regina Ilary". Qualche passo di danza e un taglio al video, un piccolo montaggio, la telecamera inquadra l'altra parte della sala: una bionda è in piedi che balla 'O surdato 'nnammurato.
È Noemi Bocchi. Pochi secondi ma basta uno screenshot al momento giusto per riconoscerla. Lo spacco inguinale è lo stesso, il tatuaggio dell'amica al suo fianco, lo stesso che appare nella foto precedente quando la donna è di spalle.
Dando per scontato l'estraneità di Ilary, fin troppo azzardata la scelta di Totti di portarla nello stesso posto, Nuccetelli che conosceva Noemi sapeva che era lì? Inquadrata per caso o volontariamente con tanto di "montaggio" al video?
Alberto Dandolo per Oggi il 28 luglio 2022.
Quella tra Francesco Totti e Noemi Bocchi è una frequentazione che ha radici antiche, si dice. Queste foto, postate su alcuni profili social aperti a tutti, sembrano dimostrarlo. Era il 23 ottobre del 2021. Totti, sua moglie e la Bocchi erano tutti assieme, seppur a tavoli diversi, a La Villa, un locale di proprietà di quell'Andrea Battistini che nel 2020 partecipò a Temptation Island con la fidanzata Anna Boschetti.
Ecco, il 23 ottobre era proprio il compleanno di Anna e gli ospiti d'onore erano i Totti. Noemi era seduta al tavolo di fronte, e non si è mai avvicinata alla coppia. Il tutto sotto lo sguardo vigile del famoso pr delle serate romane Alex Nuccetelli, grande amico di Totti (gli presentò Ilary) e, dicono, anche di Noemi.
Due le domande: Totti e Noemi frequentavano casualmente gli stessi luoghi senza conoscersi? Oppure Totti segretamente frequentava Noemi e la includeva nelle sue serate capitoline nonostante ci fosse anche Ilary? Intanto, la Blasi dopo la "fuga" in Tanzania è tornata in Italia e si è trasferita nella casa di Sabaudia, sul litorale laziale. Per la prima volta in vent'anni senza il Capitano. L'ha "documentato" su Instagram, come tutto ultimamente: notano i fan che non è mai stata tanto attiva sui social come adesso.
Valentina Lupia per roma.repubblica.it il 29 luglio 2022.
Cristian, Chanel e Isabel rimarranno nella maxi-villa da 25 stanze all’Eur e a spostarsi saranno mamma Ilary e papà Francesco. Sarebbe questa la via che la conduttrice tv e l’ex capitano della Roma starebbero tentando di percorrere, con lo scopo di far rimanere i figli nella casa dove sono cresciuti.
Una casa dotata di ogni comfort e tanto spazio all’aperto dove i tre potrebbero anche continuare a ospitare gli amici in totale sicurezza (la premura del padre sulla privacy dei figli è ormai da tempo risaputa): spa, piscina, campi da padel, tanto verde.
Al netto della proprietà dell’immobile — discorso che sarà discusso con tutta probabilità a settembre, anche perché Francesco in quella casa ha la sua stanza ufficio con trofei, coppe e una Ducati personalizzata — non saranno quindi i figli a trascorrere una settimana da una parte e una dall’altra, bensì i genitori, in base agli impegni lavorativi.
Già: Ilary Blasi, che condurrà anche la prossima edizione de “L’isola dei famosi”, sarà spesso impegnata a Milano, dove ha intenzione di trascorrere molto più tempo, anche per stare vicina all’amica Silvia Toffanin.
Avrebbe già adocchiato un lussuoso appartamento al Bosco Verticale, che pagherebbe Francesco. Sempre a lui toccherebbe il pagamento di un altro immobile, a Roma ma molto vicino alla maxi-villa dove rimarranno a vivere i figli. Così, per ogni evenienza ed eventuale urgenza, lei sarà a due passi.
Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” il 29 luglio 2022.
«Se guardo indietro e mi faccio un esame di coscienza e ripenso a me e a Ilary, sento di averle dato tutto ciò che potevo, tutto ciò che avevo. E sono in pace con me stesso», ha confidato Francesco Totti all'amico Alex Nuccetelli, il pr romano che gli presentò Ilary in quel 2002 di felicità che ora sembra così lontano.
Il primo fendente l'ha sferrato, a fine febbraio, l'occhiuto sito Dagospia, svelando al mondo dei pettegoli che in mezzo alla coppia d'oro che pareva invincibile, si era insinuata una terza incomoda, ovvero Noemi Bocchi dai Parioli, 34 anni, un ex marito (peraltro lieto di essersi svincolato) e due figli, appassionata della Roma, di padel e - a quel che si lasciava intendere - anche dell'ex Capitano giallorosso, conosciuto a settembre-ottobre su un campetto sportivo.
Lo scoop di Roberto D'Agostino comprendeva le foto di Noemi sugli spalti dell'Olimpico per Roma-Inter del 4 dicembre 2021, seduta a pochi posti dall'iconico numero 10, che per la prima volta dopo due anni tornava in tribuna, vicina ma a prudente distanza. Bam.
Da quel momento non c'è stato giorno che non sia stato battezzato da una rivelazione o un colpo di scena a sorpresa. A ripetizione. Tanto da indurre Francesco e Ilary - sinceri o per copione - a smentire sdegnati la crisi, chiedendo rispetto per i tre figli, Cristian, Chanel e Isabel, con una storia su Instagram (lui, cupo e rigido, ripreso davanti ad un muro, come un condannato con il suo plotone) e le immagini di una cenetta familiare da Rinaldi al Quirinale, ma niente bacio per i fotografi che «sono vent' anni che ci baciamo».
E quando gli ottimisti già cominciavano a pensare che fosse stata soltanto una bufala colossale, ecco che l'11 luglio Dagospia preannuncia un comunicato congiunto dell'ex calciatore e dell'ex Letterina. Ed è qui che si consuma forse la rottura fatale tra Totti e Ilary Blasi, quella da cui non si torna più indietro. Lui vorrebbe scrivere un testo più lungo, sentito, dettagliato, lei pretende quasi un telegramma. Discutono, litigano, ognuno fa come gli pare. Prima Ilary, fredda, chirurgica, distaccata. Poi Francesco affettuoso ma anche triste, solitario y final.
L'addio è ormai certo, ratificato dal doppio comunicato.
«Non rilasceremo altre dichiarazioni», intimano entrambi, su questo almeno d'accordo. Ma il vuoto infinito del loro silenzio da quel momento si riempie di illazioni, congetture, ricostruzioni e tutto il repertorio del chiacchiericcio globale.
Nemmeno il tempo di formalizzare la fine di un amore e Ilary è già sul volo per la Tanzania con i figli e la sorella Silvia, in calzini verdi e ciabattone di Gucci immortalate su Instagram tra zebre, elefanti, indigeni, spiagge e un sexy topless di schiena, in una raffica continua di foto e storie social che non si è mai interrotta e prosegue tuttora dalle sabbie di Sabaudia. Brindisi, bagni e bikini.
Francesco invece resta a Roma, nella megavilla dell'Eur, protetto da amici e parenti, al massimo gioca a padel con Vincent Candela. E qui parte il turbine mediatico più sfrenato: Ilary che si scambiava messaggini compromettenti con un attore, no con un personal trainer, no con un hair stilist-influencer, Ilary che a Milano folleggiava in compagnia, Totti che vola in Tanzania a riprendersi Ilary, Totti che ha violato il patto di segretezza facendosi beccare sotto casa di Noemi, Totti che si candida alle elezioni, Totti che già convive con la nuova fiamma in un appartamento di Roma-Nord. Tutto e il suo contrario, vai sapere cosa è vero. Niente, a quanto pare.
Solo che il campione del mondo 2006, raggiunto a Roma dal primogenito Cristian, è stanco ed esasperato dalle continue illazioni giornalistiche. I rapporti con Ilary sono ai minimi termini e non aiuta l'atteggiamento vagamente strafottente di lei, che resta in perpetua vacanza, mentre gli avvocati Alessandro Simeone e Antonio Conte attendono di potere avviare la pratica di separazione.
Scoprire che la moglie non ancora ex avrebbe assoldato un investigatore privato per pedinarlo e soprattutto vedere coinvolta addirittura la piccola Isabel nel ruolo di involontaria spia dei suoi tradimenti, lo ha letteralmente fatto infuriare, tanto che sarebbe pronto a sfogare pubblicamente la sua rabbia.
E le ultime indiscrezioni sulla festa di ottobre 2021 a cui c'erano lui e Ilary ma, al tavolo accanto, pure Noemi Bocchi - coincidenza o appuntamento segreto - non lo hanno certo ammansito. La sua reazione è nell'aria. Tutto può ancora succedere e tutto, forse, succederà.
Da oggi.it il 29 luglio 2022.
Ilary Blasi, Noemi Bocchi, Francesco Totti e la festa galeotta (guarda). Tutti insieme, mesi prima dell’addio ufficiale tra l’ex Letterine e l’ex calciatore. Una storia, con relative immagini, raccontate da Oggi in edicola. Che hanno terremotato ancora di più il triangolo (vero o presunto che sia) di quest’estate. E ora, ecco che arrivano nuovi dettagli di quella serata dell’ottobre scorso.
IL RACCONTO DI CHI C’ERA – Ilary Blasi, Francesco Totti e Noemi Bocchi insieme alla stessa festa. Un party a La Villa il 23 ottobre 2021, che è il primo di una serie d’incontri tra i tre protagonisti della separazione dell’estate. Così, almeno, sostiene Alex Nuccetelli, l’uomo che nel 2002 fece incontrare conoscere Ilary Blasi e Francesco Totti. E che, sostengono alcuni, ha fatto incontrare anche l’ex capitano della Roma e la sua nuova (presunta) fiamma Noemi Bocchi. Lui c’era alla festa.
Anzi, ben di più: ha messo online lui le immagini che ora hanno fatto il giro del web. “Sì, c’erano Ilary e Francesco e pure Noemi, che era al tavolo con me proprio accanto al loro”, conferma Nuccetelli al Corriere della Sera. “Ma se si fossero dati appuntamento in segreto e stessero già insieme o se si amano davvero io non posso dirlo, boh”. Poi aggiunge che alla festa c’erano 800 persone tra cui “Massimo Boldi, Antonella Elia, calciatori, anche la mia ex moglie Antonella Mosetti”. E che Noemi Bocchi, quella sera, non è passata inosservata: “È una bella donna, la guardavano tutti”.
I FLIRT DI UNO E DELL’ALTRA - Alex Nuccetelli rivela anche che Noemi Bocchi è rimasta facilmente colpita da Francesco Totti: “Ho conosciuto il tuo amico, è molto simpatico”, gli ha detto dopo la famigerata partita di Padel in cui l’ha visto per la prima volta. “Poi si sono rivisti ad altre mie feste”, continua Nuccetelli al Corriere della Sera. “Il giro è quello, ma mica si mettono a scambiarsi effusioni davanti ai miei occhi, che so’ matti?”.
Ma Alex Nuccetelli ne ha anche per Ilary Blasi: “Se dovessi dare retta a tutti i pettegolezzi, allora dovrei credere che Ilary ha avuto una marea di flirt: con l’attore, con il ballerino, con lo scenografo, con sette uomini almeno… se prendi per buono quello che si dice a Roma. Ma a millantare sono tutti bravi. Anche il mio parrucchiere e il personal trainer della palestra sarebbero stati con lei, figurati”. Per poi chiudere con l’ultima confidenza avuta dall’amico Francesco Totti.
IL GRANDE RAMMARICO DI FRANCESCO TOTTI - Già, perché Francesco Totti ha un grande, enorme rammarico. È sempre Alex Nuccetelli che ha raccolto la confidenza dell’amico. E lo racconta ancora al Corriere della Sera: “Se guardo indietro e mi faccio un esame di coscienza e ripenso a me e a Ilary, sento di averle dato tutto ciò che potevo, tutto ciò che avevo. E sono in pace con me stesso”.
Questo dice Francesco Totti all’amico pr. E staremo a vedere se il suono di queste parole sarà quello di un tentativo di riconciliazione o solo e semplicemente un vero e definitivo addio…
Ilary Blasi rovinata in tribunale? Indiscrezioni: l'investigatore privato...Libero Quotidiano il 30 luglio 2022.
Nella testa di Ilary Blasi ormai il dubbio si era insinuato: e se Francesco Totti mi tradisse? Così la conduttrice di Canale 5 ha assoldato un detective privato. Un investigatore che seguisse il marito e lo beccasse in flagrante con l'amante Noemi Bocchi. Come tutti, anche il detective della Blasi sarà stato reperibile 24 ore su 24, avrà sfidato il caldo e il freddo per soddisfare la propria cliente. Il suo costo giornaliero? Stando alle stime del Giorno si parla di una cifra che oscilla fra i 500 e i mille euro al giorno.
Il punto però in questa, come in tante altre vicende, è uno: ma è legale? Nonostante sull'argomento la confusione sia tanta, una cosa è certa: parcella e costi sono sempre a carico di chi li sostiene, anche se il lavoro dell'investigatore potrà essere utile durante il processo per l'addebito della separazione. E se allora si facesse uso di un drone? Peggio ancora, perché sono sempre vietate le riprese video e la diffusione di immagini senza consenso. Non solo, secondo la Cassazione un marito non può spiare la moglie dentro casa neanche utilizzando un banalissimo registratore. Addirittura in un caso la Suprema Corte ha stabilito la condanna dell'investigatore privato.
Il motivo? L'uomo si era intrufolato dal giardino e ha filmato la persona all'interno della propria abitazione. In ogni caso al Tribunale di Milano bastano le foto scattate dal detective perché al traditore sia addebitata la separazione. Un problema, forse, che non sfiora né la Blasi né Totti. I due si sono spartiti, affiancati dai rispettivi legali, immobili e ricchezze varie.
Selvaggia Lucarelli per editorialedomani.it il 31 luglio 2022.
Marcato stretto da un investigatore privato. È finita così la vita matrimoniale di Francesco Totti, nel goffo tentativo di dribblare vecchi giornalisti e nuove tentazioni. Ha provato ad indossare di nuovo la maglietta numero 10, a smarcarsi dagli avversari, ma che il capitano era stanco s’è capito fin dal primo video di smentita, quello in cui nel difendere il suo matrimonio sembrava minacciato da un tagliagole di Boko Haram.
A dirla tutta, non era stata troppo convincente neppure Ilary quando, intervistata dall’amica Silvia Toffanin (per non avere sorprese, tipo Matteo Salvini che va da Massimo Giletti), pareva quella che si è infilata la fede nella toilette di Mediaset quando l’ha chiamata l’assistente di studio, per la sola gioia di sventolarla in faccia ai giornalisti.
Così a un tratto, dopo vent’anni di certezze, ci ritroviamo orfani dell’ultimo cliché sentimentale dei primi anni 2000, quegli anni rozzi e spudorati in cui i calciatori sfogliavano gli album delle veline e le veline sfogliavano l’album dei calciatori, dando vita a incroci cafoni e irresistibili, a foto di amori sbocciati sulle moto d’acqua, nel privè dell’Hollywood, sulla spiaggia di Formentera, durante una partita a racchettoni.
Ora, al massimo, ci si incontra a un torneo di padel, come Totti e Noemi Bocchi e, ne converrete con me, la narrazione è di un’austerità insopportabile.
Soprattutto, le vecchie coppie sopravvivevano alla tentazione contemporanea del meta-gossip, del gossip che racconta se stesso, delle smancerie condivise, della fusione dei cognomi (Totti e Ilary ci hanno risparmiato “i Blasotti”, tanta gratitudine), dei baby-shower (loro due ci avrebbero sorpreso con i nomi alla Chanel, mica con il sesso dei nascituri), degli #adv di coppia.
I due sono stati coerentemente anni 2000 fino alla fine: niente reality sulla loro vita ma una serie tv old style e, insieme, quelle vecchie pubblicità di una volta, in tv, da Vodafone a 10eLotto, da Pepsi a Volkswagen.
Perfino l’epilogo ha il sapore vintage della notizia data dai giornali di gossip come ai vecchi tempi, anziché dagli stessi protagonisti sui social o da Fragolina97 che si accorge che i due hanno smesso di seguirsi sui social.
Verrebbe da dire che è vintage perfino la faccenda dell’investigatore privato pagato da Ilary per avere le prove del tradimento, ma quello non è un fatto vintage, è un fatto elitario: ci sono matrimoni sopravvissuti all’usura delle corna e dei sospetti perché non ci sono i soldi per gli investigatori privati. Perfino i dubbi bisogna poterseli permettere.
Shakira, Wanda Nara, Ilary Blasi sono le ultime, in ordine di tempo, ad essersi concesse il lusso di evitare i tre patetici tentativi del codice pin sul telefono del marito, per scoprire che certi calciatori, in fondo, quando si parla di sentimenti, non smettono mai di giocare nella Primavera. Perfino Totti, quello che ha giurato amore eterno a una sola squadra, ha rinunciato a Ilary per un altro club.
Del resto, sulla famosa maglietta che esibì in campo agli esordi del loro amore, c’era scritto “6 unica”, non “6 L’unica” e gli articoli, nei matrimoni, contano. Il dopo, al momento, è tutto da capire.
Non c’è giorno in cui non si aggiunga un nuovo particolare sulla separazione e, se fosse vero quello che si legge, si entra nel regno dei cliché: lui, inedito paladino dell’amor cortese, si sarebbe invaghito al punto da andare a cena con la moglie in un ristorante e chiedere alla nuova fiamma di sedersi a un tavolo più in là, così da poterla sedurre attraverso un languido gioco di sguardi.
E così alla stadio, separati ma vicini, lei seduta qualche gradino più su, i messaggi sul telefonino, un amore ostacolato, epistolare e travolgente alla Abelardo ed Eloisa.
Nulla, insomma, che altri mille mariti rincoglioniti dalla passione improvvisa in un matrimonio pigro non abbiano già fatto. E no, non c’è da stupirsi se, come pare, ha portato la nuova fiamma nel ristorante sulla spiaggia di Santa Severa dove ha chiesto a Ilary di sposarlo.
«Scusami ho usato la nostra canzone per una nuova relazione», scriveva Stefano Benni ne L’amore passa, e se si ricicla una canzone, figuriamoci un ristorante di pesce.
Che poi si sa, i calciatori sono diffidenti, abitudinari, paranoici, hanno la loro corte, l’amico ristoratore, il tuttofare col borsello, il bar delle colazioni, il rivenditore d’auto, il fratello pr, l’amico che gli trova la casa delle vacanze, il cugino che lo copre con le amiche. Non ci si può aspettare un guizzo neppure nei tradimenti, dai calciatori.
Totti, forse, nello sfangarsela ha potuto contare per un po’ sulla sua faccia: quando hai lo stesso sguardo attonito da 45 anni, puoi reggere l’interrogatorio di una moglie sospettosa. Nel caso di Totti, anche quello del Mossad.
Poi c’è Ilary. “Aveva un flirt, Totti l’ha scoperto”, s’è detto. Che sia vero o no, pure lei, a suo modo, è immersa nei cliché da fine matrimonio.
L’improvvisa passione per le foto sexy sui social, l’istinto consolatorio di sentirsi desiderabile, le foto ambigue e forse provocatorie di due cappuccini come a suggerire che sia stato un risveglio a due, il sottotesto neppure troppo subliminale di una ritrovata libertà di sedurre o di piacersi e basta.
E poi, lì, in bella vista accanto al suo lettino sulla spiaggia di Sabaudia, l’affronto più feroce al marito: un libro. Nello specifico Dove sei, mondo bello, della scrittrice irlandese Sally Rooney. Quasi un’invocazione, verrebbe da dire.
C’è anche l’altra, Noemi Bocchi. Chiusa in un silenzio che sa di prudenza, già additata come spietata seduttrice, già bollata dall’ex marito come “disinvolta”.
«Il suo agire disinvolto non mi stupisce», ha detto il galantuomo, per la precisione. Disinvoltura che pareva non dispiacergli, visto che se l’è sposata e hanno avuto due figli.
E facciamo finta di non intendere quanto di allusivo ci fosse nell’aggettivo scelto con becera sapienza dal disinvolto ex marito.
Infine, i figli di Ilary e Francesco, i figli di Noemi e l’ex marito, appunto, i figli evocati dai protagonisti di questa faccenda in più occasioni per chiedere rispetto e discrezione ai giornalisti.
Gli stessi figli che però, malinconicamente, finiscono nella narrazione finale: l’ingenuità di uno di loro è la torcia che illumina la scena del delitto. Isabel, la più piccola, riferisce alla mamma di avere dei nuovi amichetti. Amichetti che sono i figli di Noemi Bocchi, incontrati senza che Ilary ne sapesse nulla.
Ed è su questa insopportabile, taciuta, irriverente familiarità che è andato a schiantarsi il matrimonio del calciatore e della letterina, poi diventato dell’ex calciatore e della conduttrice, evoluzione per nulla scontata nelle coppie in cui lui era un calciatore negli anni 2000 (risuonano ancora sinistre le parole dell’ex moglie di Andrea Pirlo Debora Roversi, alla vigilia del divorzio: “Il mio amore era allo stesso tempo abnegazione e rinuncia.
Non era possibile immaginarlo diversamente con un uomo che diventava Campione, al quale era necessario donarsi per non impedirgli il futuro.”).
Questo è il passaggio finale dell’articolo su una coppia molto amata, quello in cui di solito si dice che la coppia ci mancherà.
Beh, tra le cose che hanno funzionato nel loro matrimonio (le poche che conosciamo, ben inteso) c’è che in fondo, in vent’anni d’amore esposto e vivisezionato, i due hanno coltivato con intelligenza le loro individualità.
Per cui no, non ci mancheranno come elemento fuso, perché distinguiamo bene i contorni di entrambi. Ci mancherà quel sapore vintage delle vecchie copertine di gossip, quando accanto ai nomi di Francesco e Ilary c’erano ancora l’altezza e il segno zodiacale, anziché #adv in una storia su Instagram.
Valerio Palmieri per “Chi” il 9 agosto 2022.
Vatti a fidare degli amici. Sapete chi è il ragazzo che scherza in acqua con Noemi Bocchi nell’immagine che vedete qui sopra? È lo stesso che, la scorsa primavera, era con lei e Totti a Montecarlo. Ed è (o, meglio, era) uno dei migliori amici di Ilary Blasi. Si chiama Emanuele e lui e Ilary si conoscono da quando avevano 15 anni. È grazie a lei che ha conosciuto Totti, ed è lei che ha lasciato per seguire il capitano.
Certo, stare dalla parte di Francesco può essere divertente: viaggi in località esotiche, tribuna vip allo stadio, porte aperte ovunque. E Totti aveva bisogno di non essere solo con Noemi, per non destare sospetti.
Quando, infatti, lo scorso febbraio, uscirono le foto del capitano allo stadio, con Noemi seduta a poche file di distanza, Ilary chiese a Emanuele cosa ci fosse di vero, visto che l’amico era seduto accanto alla Bocchi. Ma la rassicurò: erano lì perché lui frequentava un’amica di Noemi, che l’accompagnava. Così, quando abbiamo confermato che, invece, era Totti a frequentare Noemi, Ilary ha capito di essere stata ingannata anche dall’amico.
In questi giorni la conduttrice sta riavvolgendo il nastro della sua storia con Totti e, forse, anche per le delusioni subite, sta rileggendo alcuni episodi del passato in una chiave nuova. Tutti quelli che dicevano che suo marito aveva altre storie, mentivano? E persino lo scoop bollato come falso e di cattivo gusto, quello di un flirt fra Totti e Flavia Vento mentre Ilary era incinta e stava per sposarsi, era davvero un’invenzione di Fabrizio Corona per vendere un’intervista?
La Blasi non ha mai avuto dubbi, ha sempre creduto a Totti, ma, quando perdi fiducia nell’uomo che hai amato incondizionatamente, ti poni domande su tutto. E, forse, il capitano, proprio su questo dovrebbe lavorare, sulla fiducia perduta di sua moglie, se volesse conservare un rapporto di affetto e di stima con lei.
Anche perché Totti, fino all’ultimo momento, fino a pochi giorni prima del comunicato di separazione, faceva finta di niente, condivideva la casa e la vita con la Blasi e si comportava come un marito perfetto. Dormiva sonni tranquilli, Ilary, e il risveglio è stato brusco.
E Noemi può dormire sonni tranquilli? Chi ha potuto sbirciare i social di Totti riferisce che gli scambi di messaggi fra lui e altre “tentatrici” non si sono mai interrotti. Ilary è sempre più lontana, persa nei suoi pensieri. É a Cortina con alcuni amici e, fra pochi giorni, tornerà a Sabaudia a riprendere Isabel per concludere le vacanze con la piccola in campagna. Totti, adesso, deve gestire una situazione non facile. Non può continuare a nascondersi ma, se uscisse allo scoperto con Noemi, confermerebbe tutti i sospetti. Ci vorrebbe un amico, cantava Antonello Venditti. Ma uno che possa fornire consigli saggi e disinteressati.
Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” il 9 agosto 2022.
Le sono bastati pochi mesi (era fine febbraio quando apparve per la prima volta in uno scatto rubato all'Olimpico e pubblicato perfidamente da Dagospia che la ribattezzò lesto «La nuova Pupa del Pupone») per perdere la superflua appendice del cognome, come capita solo a pochi eletti.
Ormai per identificare lady Bocchi, 34 anni, la Dama Bionda dei Parioli, appassionata della Roma, di padel e pare anche del Capitano, basta dire: Noemi. Ed è subito chiaro (con buona pace dell'omonima cantante) pure all'algoritmo più contorto, che si parla di lei, la quasi sosia di Ilary Blasi - però con 7 anni di meno - entrata nel cuore di Francesco Totti e, a pieno titolo, al primo posto della hot-list dei personaggi di questa estate 2022, infuocata dall'afa, dalla campagna elettorale e appunto dal triangolo Totti-Ilary-Noemi, digitare per credere.
Tutti (dentro e fuori dal Gra) parlano di lei: l'ultimo gossip apocrifo che da tre giorni, pur sottotraccia (nessuno osa), agita la Capitale, è che Noemi sia addirittura in dolce attesa, ovviamente di un nuovo Pupino, nonostante nelle foto su Chi , in vestitino e ciabattine di Hermès (quelle vere, non le imitazioni da 29 euro e 90), mostrino una pancia che più piatta non si può.
Oppure viene avvistata ovunque, come la Madonna Pellegrina: al momento risulta geolocalizzata in vacanza al Circeo, a pochi, comodi chilometri dalla villa di Sabaudia (con tunnel sotto le dune), dove l'avrebbe condotta, per un breve incontro in mare, un misterioso yacht. E in cui Francesco, mentre Ilary scarpina sui monti del Trentino e posta come una forsennata anche i sassi (sul serio), fa pratica da bravo papà single con Cristian (a cui ha appena regalato un cagnolino, il French bulldog Tyson, che dovrà vedersela coi due gatti Sphynx di mamma), Chanel e Isabel, in una qualunque estate italiana tra tuffi, beach volley e grigliate allarga girovita.
Vacanze normali anche per Noemi. Niente agosto in Costa Smeralda, il frutto dello shopping da Louis Vuitton e Balenciaga viene riservato al più nostrano litorale laziale in provincia di Latina. Le tocca in sorte, suo malgrado, il ruolo della ruba-mariti che fa soffrire la moglie legittima, smagrita ma battagliera, in una crisi coniugale cominciata invece molto prima dell'avvento della terza incomoda. Certificato anche da un meme pseudo-elettorale di Berlusconi che promette: «Restituirò Totti a Ilary».
Finora Noemi non ha mai proferito sillaba pubblica, discreta per carattere e forse per necessità, visto che per la separazione dell'ex Coppia de Oro stiamo ancora al punto di partenza (gli avvocati Alessandro Simeone per l'ex Letterina e Antonio Conte per il Campione del Mondo 2006 si sono al massimo parlati tra loro) e pure lei, una bambina di 10 e un bimbo di 8 anni, sta ancora battagliando legalmente con l'ex marito Mario Caucci, reuccio del marmo, presidente del Tivoli Calcio, nonché tifosissimo romanista che non si strugge per l'amore perduto: «Io so bene cosa c'è oltre l'immagine di mia moglie, al Capitano va tutta la mia comprensione».
Sui social è schiva. Profilo Instagram chiuso, stessi 3.036 follower di prima, nemmeno uno di più, con un particolare bizzarro: Rosario Fiorello, quello vero, con la spuntina blu, seguito da Ilary, segue invece Noemi, ma sul profilo fake. Quel poco d'altro che sappiamo di lei si deve alle confidenze del pierre romano Alex Nuccetelli, che venti anni fa presentò Ilary a Francesco, ma che è anche grande amico della pariolina: «Ilary era una bambola, Noemi invece è più bassina, sensuale, già donna, ottima madre, un tipo tranquillo.
"L'altra sera sono stata al torneo e c'era l'amico tuo, è simpatico", mi ha raccontato dopo il primo incontro su un campo di padel. Poi si sono rivisti ad altre mie feste, il giro è quello, ma mica si mettono a scambiarsi effusioni davanti ai miei occhi, che so' matti?». No, ovviamente, piuttosto costretti dalle complicate circostanze a rimandare l'annuncio ufficiale, se mai ci sarà.
Giovanna Cavalli per corriere.it il 13 agosto 2022.
Nell’addio ultra-mediatico tra Francesco Totti e Ilary Blasi, c’è sicuramente un chi, un come, e soprattutto un quando. Un prima e un dopo. Dettaglio fondamentale, quest’ultimo, per comprendere i motivi dell’addio tra l’eterno numero 10 giallorosso e l’ex Letterina. Già, perché, secondo chi sa, la tempistica della crisi pare essere diversa da quella che finora è stata raccontata. Con una prospettiva completamente rovesciata. Si torna indietro di un anno esatto.
A Ferragosto del 2021, Francesco Totti postava su Instagram una foto di lui e Ilary, i volti vicini e quasi sovrapposti (ma lei aveva gli occhi coperti da una visiera e qui si potrebbe tirare in ballo il linguaggio subliminale del corpo), con la scritta “Io e Te” e un cuoricino rosso.
Metaforicamente infranto allorché Totti, poco dopo, avrebbe scoperto quello che oggi scrivono in parecchi: che tra Ilary e Cristiano Iovino, ipertatuato e muscoloso personal trainer e influencer - operativo tra Roma e Milano (tra un viaggio e l’altro, il suo profilo Ig trabocca di foto di vacanze: Indonesia, Ibiza, Mykonos, lago di Como), noto alle cronache rosa come ex boyfriend di Giulia De Lellis e Zoe Cristofori (prima che diventasse la compagna del difensore milanista Theo Hernandez) - non ci sarebbe stata solo un’amicizia. Piuttosto un flirt o qualcosa d’altro.
I messaggini reciproci trovati sul telefonino di lei (come ha raccontato anche il settimanale Chi) sarebbero stati abbastanza eloquenti. Il destinatario e mittente risulterebbe proprio questo Cristiano, che non è affatto un amico di Francesco, nemmeno un lontano conoscente.
Questo sarebbe il vero snodo cruciale - «lo spartiacque» ci assicurano - nella storia ventennale tra Totti e Ilary. Quello in cui il Capitano prende coscienza. Capisce tante cose. E ripensa a tutto quel tempo in cui, per due edizioni consecutive dell’Isola (2021 e 2022) e per lo sfortunato show Star in the Star, sua moglie passava a Milano almeno quindici giorni al mese, mentre lui, da solo, a casa, faceva il papà tuttofare per Cristian, Chanel e Isabel.
La conoscenza tra la conduttrice tv e il personal trainer risalirebbe a un anno e mezzo fa. Chi sicuramente sa come stanno le cose è Alessia Solidani, parrucchiera con salone all’Eur, amica storica e confidente di Ilary. Fu lei a pettinarla per il matrimonio con Francesco (a proposito, quel 19 giugno del 2005 l’allineamento dei pianeti sarà stato particolare, visto che pure il prete che celebrò le nozze, don Massimiliano, qualche anno fa ha lasciato la tonaca e si è sposato), che l’ha sempre seguita come un’ombra anche in trasferta e a volte in vacanza. Fedele e disponibile. Totti si sarebbe sentito ingannato. Cercando, chiedendo, avrebbe trovato conferme. Soltanto allora, deluso, si sarebbe guardato intorno. E nella sua vita, non prima, è poi comparsa Noemi Bocchi. I tempi esatti sarebbero questi.
Nonostante tutto, come era chiaro dal comunicato gentile e dispiaciuto con cui ha annunciato la separazione, il Campione del Mondo 2006 avrebbe preferito procedere con discrezione, per tutelare i figli che adora e che sono molto legati al papà, con cui stanno passando il mese di agosto.
Sereni, nonostante il turbine di pettegolezzi e rivelazioni (molti indirizzati sapientemente in un’unica direzione) sulla loro ex famiglia felice. Quanto alla causa, si resta fermi allo stesso punto. L’avvocato di lei, Alessandro Simeone, è in vacanza all’estero, quello di lui, Antonio Conte, resta in attesa di comunicazioni.
Difficilmente si muoverà qualcosa, se non a settembre. Prima ancora di sedersi al tavolo per definire la pratica, Ilary, che da più di un mese resta quasi provocatoriamente in villeggiatura, come se la faccenda non la riguardasse, sarebbe intenzionata a concedere un’intervista show all’amica Silvia Toffanin negli studi di Verissimo. A meno che Totti, esasperato, non la preceda. E racconti la sua verità.
Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” il 14 agosto 2022.
Nell'addio senza ritorno tra Francesco Totti e Ilary Blasi, ci sarebbe un prima e un dopo.
Dettaglio fondamentale per comprendere i motivi della crisi irreversibile tra l'eterno numero 10 giallorosso e l'ex Letterina.
La tempistica sarebbe diversa da quella che finora è stata raccontata.
Con prospettiva completamente rovesciata.
Proprio un anno fa, a Ferragosto 2021, Francesco Totti postava su Instagram una foto di lui e Ilary, i volti quasi sovrapposti (lei aveva gli occhi coperti da una visiera e qui si potrebbe tirare in ballo il linguaggio subliminale del corpo), con la scritta «Io e Te» e un cuoricino rosso.
Metaforicamente infranto allorché Totti, poco dopo, avrebbe scoperto che tra Ilary e Cristiano Iovino, ipertatuato e muscoloso personal trainer, operativo tra Roma e Milano (il suo profilo Ig trabocca più che altro di foto di vacanze: Indonesia, Ibiza, Mykonos, lago di Como), noto alle cronache rosa come ex boyfriend di Giulia De Lellis e Zoe Cristofoli, non ci sarebbe stata solo un'amicizia. Ma un flirt o anche di più.
I messaggini trovati sul telefonino di lei sarebbero stati eloquenti. Destinatario e mittente risulterebbe proprio il baldo Cristiano. Questo quindi sarebbe lo snodo cruciale - «lo spartiacque», assicura chi molto sa - nella storia ventennale tra Totti e Ilary. Quello in cui il Capitano avrebbe preso coscienza, ripensando a tutto quel tempo che sua moglie passava a Milano per l'Isola dei Famosi , almeno quindici giorni al mese, mentre lui, a casa, faceva il bravo papà per Cristian, Chanel e Isabel.
La conoscenza tra la conduttrice tv e il personal trainer risalirebbe a un anno e mezzo fa. Un ruolo importante l'avrebbe avuto la parrucchiera Alessia Solidani, amica e confidente di Ilary (fu lei a pettinarla per il matrimonio), che la segue ovunque. Fedele, disponibile e muta. Totti si sarebbe sentito ingannato. Cercando, chiedendo, avrebbe purtroppo trovato conferme. Soltanto allora, deluso e triste, si sarebbe guardato intorno. E nella sua vita, non prima, è comparsa Noemi Bocchi.
Giovanna Cavalli per corriere.it il 15 agosto 2022.
Il piano di Ilary Blasi in soldoni sarebbe questo: comportarsi come se nulla fosse successo e niente dovesse ancora accadere. Come se non ci fosse di mezzo la separazione più chiacchierata d’Italia, quella da Francesco Totti, ancora ferma alle prime scartoffie. E come se la sua (presunta) storia con Cristiano Iovino, personal trainer di stanza a Roma ma più spesso a Milano, muscoloso, tatuato e conteso – che sarebbe la vera causa della crisi irrecuperabile con l’ex numero 10 della Roma, non Noemi Bocchi dai Parioli, arrivata dopo, a lenire la dolorosa delusione del Capitano – non fosse ormai uscita dall’ombra del mistero.
A tal proposito urge ascoltare il pr e campione di body building Alex Nuccetelli , l’amico comune che venti anni fa presentò Ilary a Totti: «Senza un valido motivo, Francesco non si sarebbe mai allontanato, per lui la famiglia veniva prima di tutto e sopra ogni cosa e per Ilary provava un amore esagerato, un’attrazione viscerale, qualcosa di grave deve essere successo». Nuccetelli, che ora ha rarefatto le sue esternazioni, non parla tanto per parlare. Sa molte cose.
E spesso, le sue dichiarazioni ricevono il sigillo proprio di Totti: un messaggino muto, con una fila di cuoricini. Dunque l’ennesima puntata della lunga estate vacanziera di Ilary Blasi, che gira di qui e di là in moto perpetuo ormai dal 12 luglio – e la jeep tra le zebre in Tanzania e il mare blu di Zanzibar e le dune di Sabaudia e il lago del Trentino e i picchi delle Dolomiti (che non ci vai a Cortina?) – è ambientata tra le verdi colline marchigiane, a Frontone, nelle Marche, terra dei suoi genitori, con la sorella Melory e il cognato Tiziano.
Il programma del 14 agosto prevedeva visita al Castello (fatta), sosta alla Taverna della Rocca (idem), giretto tra le bancarelle della fiera con la nipotina Jolie nel passeggino, in peplo di voile svolazzante e leopardato lungo fino ai piedi con ciabattine nere, per non farsi notare («Direttamente dal safari», la sfotte persino Melory su Instagram), passeggiata sottobraccio con la nonna Marcella (che nonostante il bastone quasi le dà una pista), più altri momenti di vita quotidiana comunque instagrammati a ripetizione, persino le prodezze del gatto Dior, che molla i bisognini sul letto della nonna e poi vomita le palle di pelo sul pavimento di cotto.
Tra queste cartoline una però è più significativa: video in primo piano, sul viso e sulle mani. La destra carica di anelli d’oro, la sinistra nuda, non c’è più nemmeno il segno della fede nuziale sull’abbronzatura. Mentre il bel Cristiano si limita a postare su IG la foto di una tazzina di caffè con sfondo jungle, scattata chissà dove (è sempre in viaggio pure lui, Maldive, Mykonos, Indonesia). Probabilmente questo continuo reportage della conduttrice dell’Isola dei Famosi, questa sovraesposizione mediatica che tanto infastidisce il Capitano – lui invece stanziale a Sabaudia con i tre figli, Cristian, Chanel e Isabel, in una classica villeggiatura italiana, ma muto e invisibile sui social – pare rientrare in una precisa strategia, forse studiata a tavolino con la sua agente Graziella Lopedota detta Il Generale: massimizzare la propria immagine di donna comunque bella, felice, realizzata e piena di vita, anche senza l’ingombrante ex intorno, per poi affrontare lo show down finale.
Ovvero la prima intervista pubblica, già concordata con la cara amica Silvia Toffanin, davanti alle benevole telecamere di Verissimo. E soltanto dopo, presentarsi finalmente all’incontro con i rispettivi avvocati, Alessandro Simeone e Antonio Conte, a questo punto entrambi in vacanza, all’estero, dopo aver atteso per giorni che «la signora Blasi» si rendesse reperibile e così non è stato.
"Un anno e mezzo fa...". Così Totti capì che con Ilary era finita. Sarebbe stata la conoscenza tra la Blasi e Cristiano Iovine a portare alla deriva in modo definito il matrimonio tra la conduttrice e Totti. Francesca Galici il 13 Agosto 2022 su Il Giornale.
Tutte le storie che finiscono non hanno mai un solo colpevole, se di tale si può parlare. Le responsabilità, anche se non 50/50, sono comunque da entrambe le parti. Per un rapporto che finisce, altri due solitamente ne nascono. E la storia finita dopo vent'anni tra Francesco Totti e Ilary Blasi non fa differenza. Si è spesso parlato della frequentazione dell'ex Capitano della Roma con Noemi Bocchi ma poco si sa su Ilary Blasi. Le voci sulla showgirl sono state presto messe a tacere e la ricerca del misterioso altro uomo che sarebbe entrato nella sua vita, contribuendo a mandare a gambe all'aria il matrimonio, è rapidamente passata in secondo piano. L'attenzione è stata riversata tutta su Francesco Totti, paparazzato in più occasioni con Noemi Bocchi o vicino alla sua abitazione.
Ilary Blasi volta pagina? "La consola dopo l'addio a Totti"
Senza tifoserie e senza schieramenti, a riaccendere i riflettori su Ilary Blasi, che da quando è detonata la notizia della sua separazione si trova costantemente in vacanza, è stato il Corriere della sera. Il quotidiano ha provato a ricostruire le trame della separazione, risalendo a quello che pare possa essere il terzo incomodo nel matrimonio della royal family romana. Lui sarebbe Cristiano Iovino, personal trainer e influencer che si muove tra Milano e Roma. Pare che tra la conduttrice e il ragazzo ci sia stato ben più di un flirt e che Francesco Totti abbia trovato alcuni messaggi espliciti sul telefono di sua moglie. A quel punto, e solo a quel punto, spiega il Corriere della sera, nella sua vita avrebbe fatto la sua comparsa Noemi Bocchi. Il quotidiano colloca la conoscenza tra Ilary Blasi e il personale trainer a un anno e mezzo fa, nel periodo in cui lei faceva la spola tra Roma e Milano per la conduzione dei programmi che Mediaset le aveva affidato. Ed è con lui che in questi giorni la conduttrice si trova sulle Dolomiti. Solo coincidenze?
Le prime voci di un allontanamento tra Francesco Totti e Ilary Blasi risalgono allo scorso marzo, quando il sito Dagospia lanciò la bomba sulla presenza di Noemi Bocchi nella vita dell'ex Capitano. Ma a quei tempi, intrecciando le informazioni, la conduttrice già aveva conosciuto Iovino e Totti aveva già scoperto i presunti messaggi. E probabilmente la loro relazione era giunta al capolinea da un po', nonostante i due siano stati bravi a mantenere le fila, almeno davanti al pubblico, per altri quattro mesi. La separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi, in questa calda estate, sta appassionando gli italiani più di quanto non lo faccia la campagna elettorale.
Francesco Fredella per liberoquotidiano.it il 25 Agosto 2022
"E' più incazzata che triste": parla Alfonso Signorini, conduttore del Gf vip. Che è stato il primo a fotografare Totti mentre si stava consumando la rottura con Ilary Blasi. Una vera e propria bomba, senza precedenti. Per Signorini si tratta dell'ultimo giorno di vacanza in montagna. Signorini parla delle sue vacanze nell'ultimo numero di Chi. E dice: "Con me l'estate è stata generosa" Cesenatico, Mykonos e infine Cortina: sono state queste le mete del conduttore di Canale 5, che ama da sempre montagna (per questo motivo trascorre alcuni giorni sulle Dolomiti).
Poi parla della Blasi: "Penso alle risate fatte a casa mia con Ilary, che ho trovato più incazzata che triste per le sue ben note vicende sentimentali". La rottura totale tra Ilary e Totti è avvenuta in piena estate, la vera bomba di questi mesi caldi.
Poi Signorini svela: "L'estate, inoltre, mi ha fatto battere il cuore ed erano anni che questo non succedeva. Non chiedetemi di più perché sono fatti miei". Gossip blindato, almeno per adesso. La Blasi, intanto, non parla. Silenzio totale. Nessuno parla: Totti resta in assoluto e religioso silenzio, come del resto anche Ilary: dopo una vacanza in Africa si è rifugiata, a quanto pare, nella sua casa sul litorale romano.
Ida Di Grazia per leggo.it il 25 Agosto 2022 su Il Giornale.
Mentre gli inguaribili romantici sperano in un ritorno di fiamma, un nuovo tassello si aggiunge alla tormentata separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi. A svelare nuovi retroscena è l'amico del calciatore Alex Nuccetelli che lancia una vera bomba.
Le nuove foto
Mentre Ilary Blasi è "fuggita" in Croazia con la figlia Isabel, Francesco Totti è stato fotografato nuovamente da CHI, il magazine diretto da Alfonso Signorini, mentre scende da una macchina sotto la casa che Noemi Bocchi ha preso al Circeo: «L'ingresso è stato registrato alle 22,30; l'uscita, non pervenuta».
Foto che avrebbero mandato su tutte le furie, stando al magazine, la Blasi, visto il momento delicato e una separazione in corso che, stando ai fatti, vede, con tanto di prove fotografiche, in Totti l'unico traditore. Ma l'amico dell'ex capitano giallorosso Alex Nuccetelli non ci sta e sgancia una bomba sulla coppia.
La confessione dell'amico di Totti
Intervistato dal settimanale Novella 2000, Nuccetelli, il pr e amico che ha fatto conoscere a Totti la Bocchi, ha sottolineato quanto la famiglia sia importante per il calciatore: «Per Francesco la famiglia è tutto, non se ne sarebbe mai allontanato se non fosse successo qualcosa di grave. Per Francesco la famiglia veniva prima di tutto e sopra ogni cosa».
Un fatto gravissimo alla base della separazione
«Per Ilary - ha raccontato Alex Nuccetelli - Francesco prova un amore esagerato, un'attrazione viscerale, Qualcosa di grave è successo. Quello che so è che Francesco parlerà a breve: è successo qualcosa un anno e mezzo fa che gli ha dato molto fastidio. E dopo quel fatto considerava tramontato il rapporto con Ilary».
Da corriere.it il 28 agosto 2022.
Quella che sembrava essere la goccia che fa traboccare il vaso, alla fine non si rivela tale. O meglio, è quello che dichiarano gli amici di Noemi Bocchi, la nuova fiamma di Totti. Sembrava che la causa scatenante del divorzio tra l’ex capitano della Roma e l’ex velina fosse proprio lei, terzo incomodo in una relazione durata vent’anni.
E invece ora arrivano le dichiarazioni delle persone più vicine alla nuova compagna di Totti: «Noemi non si considera la causa scatenante della rottura tra Ilary e Totti e vorrebbe uscire allo scoperto con lui, smettere di nascondersi, anche perché la loro relazione non è solo un flirt, ma qualcosa di più importante» hanno dichiarato al settimanale DiPiù.
Lo sfottò allo stadio
Se per la designer floreale le cose si stanno facendo serie, dall’altra parte l’ex idolo della Roma pare voler aspettare la separazione definitiva prima di ufficializzare la relazione. In realtà non sembrerebbe mancare troppo tempo, visto che la ex coppia più famosa d’Italia avrebbe già fissato l’incontro in tribunale. Intanto in campo non mancano i riferimenti ai tradimenti della coppia, in questo caso calcistici.
Durante la partita Lazio-Inter, giocatasi lo scorso venerdì i tifosi biancocelesti hanno esposto uno striscione sui cui si poteva leggere: «Bentornata a casa Ilary». Pare infatti che l’ex moglie del capitano della Roma fosse laziale prima del matrimonio. In seguito non si è mai sbilanciata, ma ora che le strade del calciatore e della showgirl si separano in modo definitivo, chissà quale maglia indosserà.
Gabriele Parpiglia per "Chi" il 30 Agosto 2022.
Stop. Francesco Totti vuole mettere fine alle chiacchiere e alle notizie che ogni settimana, ogni giorno, ogni minuto escono da “ovunque” e che colpiscono in primis i suoi figli (per Francesco le vere vittime di questa vicenda). Per questo il Capitano schiera in campo l’avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini De Pace, che affiancherà il difensore del “Pupone”, Antonio Conte.
Caso vuole che l’avvocato scelto da Ilary Blasi come legale sia Alessandro Simeone: per chi è poco avvezzo ai corridoi dei tribunali, si tratta dell’ex delfino della celebre avvocatessa, cresciuto a “pane e Bernardini De Pace” prima di separarsi dalla sua musa lavorativa.
Lo scontro, quindi, ora si gioca su due tavoli separati, anche se legatissimi: quello privato, Ilary vs Francesco, e quello legale, Bernardini vs il suo pupillo Simeone. E “Chi” è in grado di rivelare a che punto si trova la situazione legale, in quella che è la separazione più rumorosa e dolorosa del mondo dello spettacolo italiano.
Dunque: sappiamo che i legali dell’ex capitano della Roma lo scorso giovedì hanno formalizzato un atto di “pace” che prevede che la casa principale rimanga ai figli e i che genitori si alternino nella loro custodia, all’interno di quella stessa dimora, stabilendo giorni diversi per entrambi.
Inoltre, i due ormai ex si impegnano a stoppare il flusso di notizie sulla vicenda, per non fomentare altri gossip di cui proprio i figli sarebbero le prime e le più indifese vittime. L’offerta è sul tavolo del legale Simeone, che proprio lunedì scorso, 29 agosto, ha incontrato i legali di Totti, compresa la sua ex maestra Annamaria Bernardini De Pace. Purtroppo possiamo anche anticipare che, al momento, le condizioni per una soluzione pacifica non ci sono.
L’intervento della Bernardini De Pace, però, potrebbe contribuire a smorzare la rabbia di Ilary e forse favorire l’arrivo a un punto di incontro. D’altronde, se da un lato Francesco Totti pare avere iniziato una nuova vita amorosa con Noemi Bocchi, dall’altro le chiacchiere sulla liaison tra Ilary e il “pierre della notte”, Cristiano Iovino, non sono mai state smentite. E questo Totti lo sa molto bene…
Totti: «Se Ilary avesse fatto di più, non mi sarei allontanato». E arruola la divorzista Bernardini de Pace. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 31 Agosto 2022.
Le parole di Francesco Totti all’amico Alex Nuccetelli: «Guai a chi me la tocca, Ilary». Ora a rappresentare l’ex capitano della Roma ci sarà anche la matrimonialista Annamaria de Pace.
Non fosse che si stanno separando, verrebbe da pensare che Francesco Totti la ami ancora ( almeno un po’), nonostante tutto. «Lo sai, per me guai a chi me la tocca Ilary, perché resta sempre mia moglie, ok, ex moglie, la madre dei miei figli. Capirai, dopo vent’anni. Oh, abbiamo passato insieme quasi un quarto di secolo. Non le ho fatto mancare niente, in tutto e per tutto, perché ero proprio innamorato pazzo. Se avesse fatto qualcosa in più, non mi sarei mai allontanato, questo è scontato».
Così l’eterno Capitano romanista si è confidato con l’amico Alex Nuccetelli, 45 anni, famoso pr romano con parterre internazionale, nonché Cupido indiscusso tra il Campione e la Letterina, 20 anni fa. Quando parla, sa quel che dice. Con il via libera implicito dell’iconico n.10 giallorosso, che ne apprezza la lealtà.
Intanto però le carte bollate incombono. Così, d’accordo con lo storico legale Antonio Conte, Totti ha deciso di arruolare nel team difensivo la celebre matrimonialista milanese Annamaria Bernardini de Pace, un osso duro, ferratissima in materia di controversie coniugali. Gli intrecci patrimoniali tra Totti e Ilary Blasi sono molti e difficili da sciogliere. E i loro rapporti personali sono tesi, minimi.
Perciò la scelta è doppiamente strategica. Perché, pur restando quello di Roma il foro principale, anche Milano diventa cruciale, visto che negli ultimi anni la vita privata e professionale di Ilary Blasi si è di fatto spostata lì.
Inoltre l’avvocato Alessandro Simeone, che assiste la conduttrice dell’Isola dei Famosi, è stato il braccio destro di Bernardini de Pace. Quindi i due si conoscono bene. E questo potrebbe rendere meno conflittuale la causa di separazione.
La speranza è di giungere ad una consensuale, che risparmierebbe a entrambi i contendenti tempo e veleni. Questo almeno sarebbe il desiderio di Totti, che vorrebbe evitare una lunga guerra, per il bene dei figli Cristian, Chanel e Isabel. Ma non è chiaro se valga lo stesso per Ilary, che sin dal primo giorno in cui è diventata un’ex ha preferito rimandare i problemi e concedersi una lunghissima vacanza.
Totti però non è disposto ad aspettare all’infinito. E a sopportare di passare per il marito fedifrago quando sa bene che il motivo della crisi matrimoniale insanabile tra lui e Ilary non è Noemi Bocchi, ma altro (o un altro). Se Ilary insistesse nel volersi trasferire a Milano, magari con la piccola Isabel, Francesco si opporrebbe con tutte le sue forze. Non ne vuole nemmeno sentire parlare. O se, come è nell’aria, Ilary dovesse andare a sfogarsi in tv dall’amica Silvia Toffanin, allora la consensuale diventerebbe una via non più percorribile. E si andrebbe in tribunale, per la separazione giudiziale, che potrebbe durare anche tre anni.
Valentina Lupia per roma.repubblica.it il 5 settembre 2022.
Francesco Totti e Ilary Blasi hanno vissuto separati in casa per mesi e mesi, poco meno di un anno. A rivelarlo sono fonti vicine alla (ormai ex) coppia d’oro di Roma. E la rivelazione rischia di avere un peso nell'ormai annunciatissima controversia legale che aspetta i due in questo inizio settembre, per la quale l'ex capitano della Roma ha convocato nella sua villa di Sabaudia la "regina" dei matrimonialisti, Anna Maria Bernardini de Pace.
Tra i due - è la ricostruzione - non andava bene da un bel po’, probabilmente a causa di alcuni messaggi trovati sul cellulare della conduttrice tv. Ma l’amore nei confronti dei tre figli ha spinto il Pupone e la moglie a provare ad andare avanti.
Le ferite, però, non si sono rimarginate. Anzi. Le crepe si sono fatte sempre più evidenti e i continui tentativi di riappacificarsi si sono rivelati un grande fiasco. Alla fine, dopo qualche mese, l’ex capitano giallorosso si è allontanato per rifugiarsi tra le braccia di Noemi Bocchi, la 34enne di Roma nord, madre di due bambini, conosciuta oltre un anno fa durante un evento di padel, passione che accomuna entrambi.
Ma facciamo un passo indietro. I due, stando a quanto racconta una fonte, cominciano a sentirsi assiduamente e a vedersi tra settembre e ottobre, dopo essersi presentati ad agosto, quando le cose tra Ilary e Francesco già non andavano.
Probabilmente sfruttano anche le serate organizzate dal pr romano Alex Nuccetelli, vicino a Francesco Totti, per vedersi. Per incrociare i loro sguardi. Quando il 23 ottobre il Pupone va a “In Villa” (la sala solitamente riservata agli eventi privati del complesso delle Casette di Campagna, di proprietà di Andrea Battistelli, che nel 2020 ha partecipato al programma tv Temptation Island) porta con sé anche la moglie. I due siedono con degli amici allo stesso tavolo, ma sono distanti.
A qualche metro di distanza, insieme alle amiche, c’è Noemi Bocchi, come testimoniano i video presenti online relativi a quella serata. Difficile, per i fan, credere che sia una pura casualità. Ma c’è anche chi è restio nel pensare che l’ex capitano giallorosso si sia portato l’amante nello stesso locale dove è andato con la moglie. Fatto sta che i tre erano proprio lì, insieme.
Totti e Blasi continuano a vivere sotto lo stesso tetto ma l’ex numero 10 continua la sua frequentazione. Tanto che il 5 febbraio, allo stadio, Noemi Bocchi siede poche file dietro di lui. E non è l’unica volta. Il resto è storia: la conduttrice de “L’isola dei famosi” va a “Verissimo”, il salotto tv dell’amica Silvia Toffanin per smentire la crisi.
Poco dopo, quando la piccola Isabel racconta di aver conosciuto “due nuovi amichetti” (i figli di Noemi Bocchi, rivelerà poi “Chi”), Ilary assume un investigatore privato che le porta le prove della relazione del marito con un’altra donna. A inizio luglio, attraverso due comunicati distinti, arriva l’annuncio ufficiale della separazione. Anche se i due, a quanto risulta, separati lo erano già da quasi un anno. Seppur sotto lo stesso tetto.
Totti: «Ilary? Non ho tradito io per primo. Ho trovato i messaggi sul suo telefono, è stato uno choc». Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera” l'11 settembre 2022.
Francesco Totti racconta la rottura con Ilary: «Con Noemi stiamo insieme da dopo Capodanno. La crisi? Tutto è iniziato nel 2016, il mio penultimo anno da calciatore. E c’era una terza persona che faceva da tramite tra Ilary e l’altro». L’intervista esclusiva
Francesco Totti, sa qual è l’argomento più cliccato e dibattuto in Rete nel 2022, più del Covid, della guerra, della regina…
«Si fermi. Questa storia per me non è gossip. Questa storia per me è carne e sangue. C’è di mezzo la mia vita. Ci sono di mezzo tre persone che amo più di me stesso: i miei figli, che voglio proteggere in ogni modo. E c’è un amore durato vent’anni. Tutto mi sarei aspettato, tranne che finisse così».
Resta il fatto che ne parlano tutti.
«Tutti, tranne me. Non ho ancora detto una parola. Avevo detto che non avrei parlato e non l’ho fatto. Ma ho letto troppe sciocchezze, troppe bufale. Alcune hanno anche fatto soffrire i miei figli. Ora basta».
Quali sciocchezze?
«Molte, in particolare una: che il colpevole della rottura sarei soltanto io. Che il matrimonio sarebbe finito per colpa del mio tradimento.
Non è così?
«Questo punto voglio chiarirlo: non sono stato io a tradire per primo. Poi tornerò a tacere. Qualunque cosa mi sarà replicata, starò zitto. Perché la mia priorità è tutelare i miei figli».
Lei e Ilary siete l’argomento dell’anno perché eravate bellissimi. Pareva una fiaba: il calciatore più amato, la star della tv.
«Le fiabe non esistono. Abbiamo avuto alti e bassi, come ogni coppia. Poi qualcosa si è rotto».
Quando?
«La crisi vera è esplosa tra marzo e aprile dell’anno scorso. Ma io soffrivo da tempo».
Perché?
«Tutto è iniziato nel 2016. Il mio penultimo anno da calciatore. Smettere non è facile. È un po’ come morire».
Lei aveva più di quarant’anni.
«Sì, ma giocavo in serie A da quando ne avevo sedici. E certe cose ti mancano. L’adrenalina, la fatica. L’ho anche detto, nel discorso di addio allo stadio: “ho paura, statemi vicino”. E i romanisti non mi hanno mai lasciato solo».
Lei in campo dava di sé un’immagine spavalda, quasi strafottente. «Mo je faccio er cucchiaio».
«Perché sapevo, in quella semifinale dell’Europeo, che il portiere dell’Olanda si sarebbe buttato a destra o a sinistra, e se facevo il pallonetto avrei segnato. Ma quel che mi aspettava dopo il ritiro, io non lo sapevo. E comunque il rigore che ricordo con più soddisfazione è quello ai Mondiali con l’Australia».
C’ero. Kaiserslautern, 26 giugno 2006. Ultimo minuto. Eravamo 10 contro 11, se lei avesse sbagliato non avremmo vinto la Coppa.
«C’era pure Ilary. Io segnai e inquadrarono lei, in mondovisione. Fu l’unica partita che venne a vedere in Germania, prima della finale».
Lei Totti mise in bocca il pollice, come un bambino.
«Come Cristian, il nostro primogenito. Aveva otto mesi. Ci tenevo: per la mia famiglia, per l’Italia, e per Lippi. Quando mi spezzarono la gamba, al risveglio dall’anestesia l’avevo trovato in clinica. Era venuto a dirmi: Francesco, ti aspetto e ti porto ai Mondiali».
Quando lei litigava con un altro allenatore, Spalletti, Ilary intervenne in sua difesa, lo definì «piccolo uomo».
«Fece tutto da sola. Voleva proteggermi, ebbe una reazione quasi materna. Di pallone non ha mai capito molto».
Lei lasciò il calcio.
«E dopo lasciai anche la Roma, dove avevo cominciato a lavorare come dirigente. La rottura con la vecchia proprietà fu traumatica: come dover abbandonare la propria casa. Ero fragile, mi mancavano i riferimenti, e Ilary non ha capito l’importanza di questo dolore. Poi è arrivato il 12 ottobre 2021».
Cos’è successo il 12 ottobre?
«È morto papà mio. Di Covid. E io l’ho visto l’ultima volta il 26 agosto. Sapevo che stava male, e non potevo fargli visita. Papà mio per me c’era sempre, non perdeva una trasferta. A me non faceva mai un complimento, ma con gli altri era fierissimo: Francesco è il numero uno, diceva. Poi ho preso il Covid pure io, in forma violenta: 25 giorni chiuso in casa, stavo per finire in ospedale. Insomma, per me è stato un periodo tremendo. Per fortuna c’erano i figli. Finalmente ho potuto stare più tempo con Cristian, Chanel e Isabel. Mia moglie invece, quando avevo più bisogno di lei, non c’è stata. Nella primavera del 2021 siamo andati in crisi definitivamente. L’ultimo anno è stato duro. Non c’era più dialogo, non c’era più niente».
E lei, Totti, non ha commesso errori?
«Certo. Quando si rompe, si rompe in due: 50 e 50. Avrei dovuto stare di più con lei, da solo. Invece nel week end organizzavo con gli amici. C’era anche Ilary; ma avrei dovuto portarla a cena, dedicarle più attenzioni».
Lei, Totti, aveva una storia con Noemi Bocchi.
«Non è così».
Dagospia ha pubblicato una foto in cui il 4 dicembre 2021 siete seduti poco distanti allo stadio.
«Noemi non era allo stadio con me. Siamo arrivati con auto diverse, avevamo posti diversi. Le pare che mi porto l’amante all’Olimpico? Un ambiente più intimo no? Comunque è vero che la conoscevo già. E la frequentavo come amica, con gli amici del padel. La nostra storia è iniziata dopo Capodanno. E si è consolidata nel marzo 2022. Ripeto: non sono stato io a tradire per primo».
Che cos’è successo?
«A settembre dell’anno scorso sono cominciate ad arrivarmi le voci: guarda che Ilary ha un altro. Anzi, più di uno».
E lei ci ha creduto?
«Mi pareva impossibile. Invece ho trovato i messaggi».
Lei spiava il telefonino di sua moglie?
«Non l’avevo mai fatto in vent’anni, né lei l’aveva mai fatto con me. Però quando mi sono arrivati avvertimenti da persone diverse, di cui mi fido, mi sono insospettito. Le ho guardato il cellulare. E ho visto che c’era una terza persona, che faceva da tramite tra Ilary e un altro».
Quando è successo?
«Me ne sono accorto in autunno, ma i messaggi erano di prima».
Chi era la terza persona?
«Alessia, la parrucchiera di Ilary, la sua amica».
E l’altro?
«Non mi faccia dire il nome. È una persona totalmente diversa da me, che appartiene a un mondo lontanissimo dal mio, e per fortuna. È stato uno choc. Non solo che Ilary avesse un altro; ma che potesse avere interesse per un uomo del genere. Eppure l’ha avuto».
Cosa dicevano i messaggi?
«Qualcosa tipo: vediamoci in hotel; no, è più prudente da me».
E lei come ha reagito?
«Mi sono tenuto tutto dentro. Non l’ho detto a nessuno, neppure a Vito Scala, l’amico che è al mio fianco da quando avevo undici anni. Io non sono uno che chiude un occhio, ma ho preferito far finta di niente. Ho mandato giù, per non sfasciare la famiglia, per proteggere i ragazzi. Soffrivo come un cane. Lei mi diceva: quest’anno rimango un po’ di più a Milano, torno meno a Roma, e io pensavo: ci credo, hai quest’altro… Ma speravo ancora che non fosse vero».
Totti, guardi che capita. Tutte le coppie sono esposte a tentazioni; a maggior ragione una coppia come la vostra. Sarà successo a Ilary. Sarà successo anche a lei. Non è che lei somiglia al classico maschio italiano, che si prende le proprie libertà ma si infuria se scopre quelle della moglie?
«Sono girate voci in passato. Su di lei e su di me. Ma erano appunto voci. Qui c’erano le prove. I fatti. E questo mi ha gettato in depressione. Non riuscivo più a dormire. Facevo finta di niente ma non ero più io, ero un’altra persona. Ne sono uscito grazie a Noemi».
Sa cos’hanno pensato tutti? Che Noemi ricorda molto la Ilary di qualche anno fa.
«Io non ci ho pensato proprio. Anzi, Noemi è l’opposto di Ilary, anche come carattere. Ma non mi piace fare paragoni».
Quando è cominciata la vostra relazione?
«Prima ci frequentavamo come amici. Poi, dopo Capodanno, è diventata una storia. Quando il 22 febbraio Dagospia ha pubblicato la foto allo stadio, quella scattata a dicembre, Ilary me ne ha chiesto conto».
E lei?
«Io ho negato. All’inizio non ho detto la verità, né a lei né ai figli; com’era inevitabile che fosse, visto che speravo ancora di salvare tutto. Ma a quel punto mi sono tolto un peso, e ho domandato a Ilary di quest’altro uomo. Anche lei sulle prime ha negato. Diceva di non averlo mai incontrato. Poi ha capito che sapevo, e mi ha raccontato che con quel tipo si erano visti solo per prendere un caffè. Abbiamo avuto un confronto a tre anche con Alessia, ed entrambe hanno negato. In realtà so che si erano conosciuti già nel marzo del 2021. E che lei ha frequentato lui e altri uomini un po’ troppo da vicino. Prima che nascesse la mia storia con Noemi».
Eppure con Ilary ancora poco fa vi siete fatti fotografare al ristorante, come se foste sempre una coppia. Avete provato a ricostruire il matrimonio?
«Un po’ ci abbiamo provato, ma non fino in fondo. Nessuno ha voluto tentare qualcosa di più. Diciamo che non è stato un grande tentativo. Io sapevo quel che aveva fatto lei, anche se non ho detto niente per non danneggiare la sua immagine, tanto più mentre stava facendo l’Isola dei Famosi. E lei probabilmente si era stufata. Perché in realtà il matrimonio era finito».
E avete annunciato la rottura. Con due comunicati separati.
«Avrei preferito un comunicato solo, firmato da tutte e due, per dire che avevamo provato a superare le difficoltà ma non ci eravamo riusciti. Ilary non ha voluto: perché era andata in tv a negare, ad assicurare che andava tutto bene; e non poteva rimangiarselo. Così ha scritto il suo comunicato, per sostenere che lei aveva fatto qualcosa per salvare il rapporto, e io no».
E siete andati per avvocati. Lei ha affiancato Annamaria Bernardini De Pace a un suo legale storico, Antonio Conte.
«Cercavo un accordo. Non volevo finire in tribunale. Così ho proposto: pensiamo prima ai figli, lasciamo la casa a loro, e noi ci alterniamo, facciamo tre giorni per ciascuno. Non volevo vedere i ragazzi con la valigia in mano, tra l’Eur e Roma Nord. Ma Ilary ha detto no. Allora le ho proposto di dividere la casa, in fondo è grande. Oppure di prenderne una tutta per lei. Niente da fare: in casa vuole restare soltanto lei, e basta. Poi non ci siamo più parlati, perché è partita con la sorella per la Tanzania. Una vacanza pagata da me».
Che sarà mai…
«Non è tutto qui. Con suo padre è andata a svuotare le cassette di sicurezza, e mi ha portato via la mia collezione di orologi. Non ha lasciato neanche le garanzie, neanche le scatole».
Gli orologi?
«Ci sono alcuni Rolex di grande valore. Sostiene che glieli ho regalati; ma se sono orologi da uomo… Mi rifiuto di pensare che sia questione di soldi. Semmai, è un dispetto».
E lei cos’ha fatto?
«E che dovevo fare? Le ho nascosto le borse, sperando in uno scambio… (Totti sorride) Ma non c’è stato verso. E non è finita».
Cosa c’è ancora?
«Mi ha fatto seguire da un investigatore privato. Persone a lei vicinissime mi hanno messo le cimici in macchina, e il gps per sapere dove andavo; quando bastava che me lo chiedesse. Altre persone si sono appostate sotto la casa di Noemi…».
In effetti «Chi» ha pubblicato la sua foto sotto la casa di Noemi.
«E dov’è lo scandalo? Ormai tutti sanno della nostra storia. Cerco di viverla con discrezione, sempre per non turbare i ragazzi».
Come sono i ragazzi?
«Li adoro, e mi adorano. Il mese scorso me li sono portati tutti e tre a Sabaudia. Cristian gioca a calcio: mezz’ala. Ha una grande passione, faceva su e giù tutti i giorni con Roma per allenarsi. Con le femmine mi sciolgo. Chanel ormai è un’adolescente, non è un’età facile, non voglio che soffra. Un po’ erano già abituati fin da piccoli a vedere mamma e papà uno per volta: eravamo entrambi molto impegnati con il lavoro, e i calciatori non hanno il week end libero... Isabel è ancora piccola, ma mi sa che ormai ha capito tutto. Anche perché a un certo punto lei me l’ha portata via».
Cos’è successo?
«L’accordo era: luglio con la madre, agosto con me. Poi Ilary si è preoccupata che Isabel sentisse la sua mancanza, ma io la tranquillizzavo: Isabel stava benissimo, e poi facevamo le videochiamate tutti i giorni. Invece lei è arrivata a Sabaudia e se l’è portata in barca in Croazia».
Sua madre Fiorella cosa dice?
«Nulla. Soffre in silenzio».
È vero che era contraria al suo matrimonio?
«Sciocchezze. Mamma ha sempre rispettato le mie decisioni. Al massimo, può aver provato la normale gelosia della mamma romana per il figlio maschio; che se le porti come nuora la Madonna, non le va bene manco lei…».
E adesso cosa succede?
«Non lo so. Temo che con Ilary finirà in tribunale. Spero ancora che si possa trovare un accordo e chiudere qui questa storia. Di sicuro, io adesso mi taccio. Non so se si è capito, ma questo pomeriggio mi è costato sei mesi di vita. Avrei preferito mille volte darle un’intervista per parlare di calcio e della Roma, che porto sempre nel cuore».
Da adnkronos.com l'11 settembre 2022.
"Sì ho letto, vi ringrazio ma di questa cosa non mi interessa proprio parlare". Così risponde all'Adnkronos Cristiano Iovino, il personal trainer nei mesi scorsi al centro di indiscrezioni, gossip e pettegolezzi su un suo presunto flirt con Ilary Blasi.
Da leggo.it l'11 settembre 2022.
Si chiama Alessia Solidani ed è una delle hairstylist più amate dalle star italiane. Grande amica di Ilary Blasi, sarebbe lei - secondo le accuse di Francesco Totti che per la prima volta ha parlato dellla sua separazione in un'intervista al Corriere della Sera - la persona che avrebbe fatto da tramite tra la conduttrice e l'uomo misterioso a cui fa riferimento l'ex capitano della Roma.
Ilary e Alessia, che la tra le sue clienti vanta grandi nomi della tv come Michelle Hunziker, sono cresciute insieme: la Solidani la segue sin dalle prime apparizioni in televisione ed è stata artefice di molti cambi look, dalle parrucche del Grande Fratello alle pettinature più trendy. Alessia Solidani, che ha fondato un marchio che porta il suo nome con cinque saloni all'attivo a Roma, compare spesso nelle stories di Ilary tra cene, feste e vacanze. L'ultimo pranzo, qualche giorno fa, all'Hotel De Russie nella capitale.
Totti, le prime parole dopo la separazione da Ilary Blasi: «Non sono stato il primo a tradire, ho visto i messaggi»
Lei, lui e l'altra
Un rapporto, dunque, che va ben oltre il semplice lavoro. Secondo quanto dichiarato da Totti, Alessia avrebbe avuto un ruolo determinante nella storia tra Ilary e un altro uomo, probabilmente conosciuto a Milano dove la conduttrice si trovava spesso per girare le sue trasmissioni tv. «Le ho guardato il cellulare - ha raccontato Totti - E ho visto che c'era una terza persona, che faceva da tramite tra Ilary e un altro». La terza persona era «Alessia, la parrucchiera di Ilary, la sua amica», mentre l'altro «è una persona totalmente diversa da me, che appartiene a un mondo lontanissimo dal mio, e per fortuna. È stato uno choc. Non solo che Ilary avesse un altro; ma che potesse avere interesse per un uomo del genere. Eppure l'ha avuto».
Chi sia quest'uomo resta ancora un mistero. Quest'estate si sono fatte sempre più insistenti le voci su Cristiano Iovino, personal trainer ed ex fidanzato (tra le altre) anche di Giulia De Lellis.
I messaggini reciproci trovati sul telefonino di lei (come ha raccontato anche il settimanale Chi) sarebbero stati abbastanza eloquenti. Ma l’uomo misterioso chi è? Il destinatario e mittente risulterebbe proprio questo Cristiano, che non è affatto un amico di Francesco, nemmeno un lontano conoscente.
Questo sarebbe il vero snodo cruciale – “lo spartiacque” – nella storia ventennale tra Totti e Ilary. Quello in cui il Capitano prende coscienza. Capisce tante cose. E ripensa a tutti quel tempo in cui, per due edizioni consecutive dell’Isola (2021 e 2022) e per lo sfortunato show Star in the Star, sua moglie passava a Milano almeno quindici giorni al mese, mentre lui, da solo, a casa, faceva il papà tuttofare per Cristian, Chanel e Isabel.
E. B. per “il Messaggero” 12 settembre 2022.
Il telefono suona a lungo poi dopo una decina di squilli ecco che si sente la voce di Cristiano Iovino, l'uomo più chiacchierato del momento, quello indicato dai più come flirt di Ilary Blasi. Ci racconta cosa è successo tra lei e Ilary? Sono vere le voci che sono state messe in giro? La risposta arriva categorica: «Non mi interessa, grazie».
A Roma nord le voci di una liaison tra i due erano sulla bocca di tutti già da tempo. Perché Iovino da quelle parti è molto conosciuto. Ilary e Cristiano, Cristiano e Ilary. Che in una città dove l'unica religione per molti sembra essere quella per Totti, di cristiano c'è ben poco. Verrebbe più da dire profano. Eppure in molti sono pronti a giurare che Cristiano Iovino abbia avuto un flirt con la moglie del capitano. E una conferma sarebbe arrivata anche da un'amica di Melory, sorella della conduttrice. L'attrice dai capelli rossi (così viene descritta la fonte) avrebbe infatti rivelato che proprio Ilary avrebbe confessato agli amici la sua liaison con Iovino. I due si sarebbero conosciuti circa un anno e mezzo fa. A farli conoscere sarebbe stata la fedele hair stylist di Ilary, Alessia. Tra Ilary e Cristiano l'attrazione sarebbe scoppiata immediatamente. Tanto che i messaggi che si sarebbero scambiati sono piuttosto eloquenti. Gli stessi che Totti avrebbe letto nell'agosto del 2021.
Un'attrazione fatale che avrebbe portato Ilary, complici le due edizioni consecutive dell'Isola dei famosi 2021 e 2022 (in una delle due pare avesse anche tentato di far partecipare Cristiano) e per lo show Star in the Star, a trasferirsi a Milano almeno quindici giorni al mese.
Eh già perché a Milano, Iovino, ha costruito la sua seconda casa. Ieri ha postato una stories mentre inquadrava il suo riflesso nello specchietto dell'auto mentre girava proprio per il centro di Milano (si vede l'Una Hotel Cusani in zona Castello Sforzesco).
MUSCOLI E VIAGGI «Una persona totalmente diversa da me, che appartiene a un mondo lontanissimo dal mio, e per fortuna. È stato uno choc.
Non solo che Ilary avesse un altro; ma che potesse avere interesse per un uomo del genere» ha rivelato Totti. Ma chi è Cristiano Iovino? Ipertatuato e muscoloso di professione personal trainer. A Roma nord, ma non solo, è conosciutissimo. Tra l'altro è tifosissimo della Lazio.
Spesso presente allo stadio Olimpico per le gare casalinghe dei biancocelesti. Una presenza fissa soprattutto in passato. Poi lavoro e fama lo hanno un po' allontanato. Ma il tifo è rimasto lo stesso. In questo senso suona ancora più frizzante lo striscione apparso qualche domenica fa durante una gara della Lazio e che recitava: «Bentornata a casa Ilary». Personal trainer ma soprattutto influencer con i suoi 55 mila follower. Operativo tra Roma e Milano (e proprio galeotta sembra essere stata la città del Duomo per far scoccare la scintilla con Ilary). Ma seguire gli spostamenti di Cristiano è un lavoro: rimbalza da una parte all'altra del mondo e il suo Instagram trabocca di foto di vacanze: Indonesia, Ibiza, Mykonos, lago di Como. Anche in fatto di donne Cristiano balza spesso agli onori delle cronache rosa, ha avuto flirt con Giulia De Lellis, Sabrina Ghio, e Zoe Cristofori (prima che diventasse la compagna del difensore milanista Theo Hernandez). E.B.
Dal 36enne un secco "no comment" sulla vicenda. Chi è Cristiano Iovino, il personal trainer al centro del gossip tra Francesco Totti e Ilary Blasi. Vito Califano su Il Riformista il 12 Settembre 2022
Cristiano Iovino ha risposto secco: “No comment”. È lui l’uomo più chiacchierato del momento nel gossip italiano. È lui secondo numerosi media l’uomo cui Francesco Totti, ex calciatore della Roma, faceva riferimento parlando di una presunta relazione extraconiugale della moglie, la showgirl Ilary Blasi; una relazione che avrebbe portato alla fine della coppia. “Non sono stato io a tradire per primo”, ha voluto chiarire Totti in un’intervista a Il Corriere della Sera che ha riaperto clamorosamente il caso di gossip dell’anno.
Dopo i sospetti, le voci di alcuni amici, una presunta “terza persona” a fare da tramite “tra Ilary e un altro”. Quell’“altro”, appunto. “Non mi faccia dire il nome. È una persona totalmente diversa da me, che appartiene a un mondo lontanissimo dal mio, e per fortuna. È stato uno choc. Non solo che Ilary avesse un altro; ma che potesse avere interesse per un uomo del genere. Eppure l’ha avuto”. Dopo l’intervista di ieri la voce che si è sparsa è che quella persona, con la quale Ilary avrebbe avuto – e sottolineiamo: avrebbe – una relazione, sarebbe Cristiano Iovino.
Iovino è un personal trainer, 36 anni, molto conosciuto in zona Roma Nord anche se molto spesso a Milano per lavoro. Allenerebbe diversi vip e farebbe anche da pr. È tifosissimo della Lazio. Sui social vanta 55mila follower. Sulla sua pagina tantissime foto di viaggi in tutto il mondo. Dall’Indonesia ad Ibiza, da Mykonos al lago di Como, da Formentera a Bali al Sudamerica. Spiccano sul corpo palestrato i tantissimi tatuaggi tra cui alcuni che sembrano comunicare un’ispirazione neonazista, sicuramente germanica.
Secondo il gossip Iovino avrebbe avuto anche altri flirt all’interno del mondo dello spettacolo. Blasi l’avrebbe conosciuta circa un anno e mezzo fa. Il Messaggero cita una conferma che sarebbe arrivata da “un’attrice dai capelli rossi”, un’amica di Melory, sorella della showgirl. Un giro piuttosto largo ma che comunque in queste ore funziona, nutre il gossip. Iovino da parte sua non ha mai smentito la relazione. Ad AdnKronos si è limitato a rilasciare la dichiarazione: “Di questa cosa non mi interessa proprio parlare”.
Francesco Totti ci ha tenuto a ribadire che solo dopo aver scoperto quella presunta relazione, della quale avrebbe trovato tracce sul telefono della moglie, avrebbe intrapreso il suo rapporto con Noemi Bocchi. “Mi sono tenuto tutto dentro – ha detto – Io non sono uno che chiude un occhio, ma ho preferito far finta di niente. Ho mandato giù, per non sfasciare la famiglia, per proteggere i ragazzi. Soffrivo come un cane. Lei mi diceva: quest’anno rimango un po’ di più a Milano, torno meno a Roma, e io pensavo: ci credo, hai quest’altro … Ma speravo ancora che non fosse vero”.
Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.
Totti-Ilary, Gabriele Muccino contro la legale dell’ex capitano della Roma, Annamaria Bernardini De Pace. GIOVANNI BERRUTI su La Stampa l'11 settembre 2022.
«Il legale di Totti io l’ho conosciuto bene». A intervenire nell’enorme dibattito mediatico legato alla separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi, Gabriele Muccino. Tutto è nato da un post pubblicato su instagram dalla giornalista Selvaggia Lucarelli, che ha definito l’intervista rilasciata oggi dall’ex capitano della Roma «rancorosa, indiscreta e volgare». Tra i commenti, proprio quello del regista di A Casa Tutti Bene, che ha deciso di esprimersi su Annamaria Bernardini de Pace, l’avvocato matrimonialista che sta assistendo Totti, e che in passato si occupò di seguire la sua ex moglie, la violinista Elena Majoni, durante il loro divorzio. «L'ho avuta come controparte in un divorzio orribile che ha rovinato un figlio e seminato veleno per 5 anni – ha scritto Muccino - Veleno che è rimasto radioattivo con strascichi mai più sanati. Un divorzio cadenzato da illazioni pericolose puntualmente riprese da Chi, un divorzio portato avanti a forza di denunce penali totalmente pretestuose e inventate: 8 in tutto. TUTTE ARCHIVIATE senza fatica. Erano fumo, erano latrare di cani, armi per spaventarmi, erano la tattica e la strategia che questa nota avvocatessa romana adotta schiacciando vite di persone che si sono amate come fossero noci. I figli? Traumatizzati a vita». Ovviamente, non è tardata ad arrivare la replica della Bernardini de Pace: «Se l'offesa arriva dalle nullità, vale zero. Se poi la nullità è chi è stato avversario, l'offesa è sospetta. Una vendetta che vale come il tentativo di lanciare il pallone ben oltre i tempi supplementari. A stadio chiuso»
Dagospia l'11 settembre 2022. Mail - Annamaria Bernardini de Pace risponde a Muccino: "Se l'offesa arriva dalle nullità, vale zero. Se poi la nullità è chi è stato avversario, l'offesa è sospetta. Una vendetta che vale come il tentativo di lanciare il pallone ben oltre i tempi supplementari. A stadio chiuso"
Piero Colaprico per “la Repubblica” il 13 settembre 2022.
Anna Maria Bernardini de Pace è, nella vita e nel lavoro, quello che si definisce una forza della natura. E la natura, si sa, può essere di volta in volta vista come buona o come cattiva. A volte brutale.
Quindi, a Milano come nel resto d'Italia, si può trovare chi di lei, neo avvocata di Francesco Totti, ex capitano e bandiera della Roma, parla malissimo, come ha fatto di recente e in chiaro il regista Gabriele Muccino: «L'ho avuta come controparte in un divorzio orribile che ha rovinato un figlio e seminato veleno per cinque anni», accusandola di adottare strategie dentro e fuori l'aula di giustizia «schiacciando vite di persone che si sono amate come fossero noci. I figli?
Traumatizzati a vita». E c'è chi, a Milano, dice più o meno lo stesso, ma restando nell'ombra, e spiegando che un po' è spietata e un po' conosce così tante persone influenti da poter intimorire chiunque non sia "corazzato".
Sembra un'esagerazione, e in ogni caso non sono pochi quelli che continuano a volerla come avvocata, come amica, come sponsor: come successo, ad esempio, a Luca Bernardo, primario di pediatria al Fatabenefratelli, alle ultime comunali competitor del sindaco Beppe Sala per il centrodestra, una decisione che ha visto lei, che è radicale, insieme con Licia Ronzulli, berlusconiana ortodossa, nel ruolo di suggeritrici.
La prima super-tappa della scalata milanese - non lo ricorda quasi più nessuno - era cominciata per Bernardini de Pace con Tangentopoli, e cioè con l'inchiesta giudiziaria che bombardò in parte il sistema della corruzione pubblica: difendeva Laura Sala, la moglie separata di Mario Chiesa, politico rampante e tirchio.
Lui voleva darle, in sede di divorzio, una minima parte del suo stipendio ufficiale da presidente del Pio Albergo Trivulzio. Praticamente una mancia. Lei - era il febbraio '92, l'avvocata accompagnò la signora nell'ufficio di Antonio Di Pietro, allora pubblico ministero - si sfogò ed emerse così, ex abrupto, direbbero i giuristi, il "denaro nero" del faccendiere. Un pozzo profondo nel quale il divorziando Chiesa, già detenuto per mazzette nel carcere di San Vittore, trascinò alla fine un bel po' di socialisti (e non solo).
L'avvocata Bernardini de Pace porta i suoi 74 anni con grande leggerezza. Nella sua cittadina di mare pugliese la ricordano tra le altre cose per la sua avvenenza giovanile.
Ma, com' è ovvio, resta la sua testa spregiudicata ad averne consolidato la fama (e le parcelle). Sposata e poi divorziata da un suo professore universitario, padre delle due figlie, non s' era laureata subito. Aveva mollato i corsi, ma «non volendo essere mantenuta», diceva agli amici, s' era rimessa sui libri: a 34 anni è entrata nello studio milanese dei genitori. E qui, così si dice, «litigava forte con la madre, perché frequentava un uomo sposato».
Quindi, ufficio in proprio. All'inizio si occupava di diritto d'autore, è stata consulente di Caterina Caselli, ha seguito vari artisti, compreso Fabrizio De Andrè, e di alcuni, come Ornella Vanoni e Mario Lavezzi, è rimasta amica. A trasformarla in matrimonialista era stato - ed è vero - il suggerimento di Indro Montanelli, che l'aveva voluta nell'87 come collaboratrice del "Giornale": «Francesco Alberoni parla di Innamoramento e amore, vedrai quanto aumenteranno i divorzi, lascia gli artisti e passa al diritto di famiglia».
Un'idea azzeccata: recentemente Flavio Briatore, prima Simona Ventura, prima ancora Gianfranco Funari, ma anche Romina Power e Al Bano, Michelle Hunziker ed Eros Ramazzotti, Nina Moric e Fabrizio Corona. E, ovviamente, anche una clientela composta da persone che meno si parla di loro e meglio è: industriali, finanzieri, gente con i danée. I suoi studi sono diventati recentemente cinque, in varie parti d'Italia, e le cause trattate sono circa 300 l'anno (considerate le ferie dei tribunali, una al giorno).
Lei, che continua a scrivere, si vanta essere la giurista che ha inventato "una soluzione efficace", anche se a misura di ricco, per i casi di separazione: la casa matrimoniale resta ai figli e i genitori si alternano. Farlo ai Parioli o in corso Magenta è certo più facile che al Quartaccio o al Giambellino, ma insomma sostiene che marito e moglie possono combattersi, ma riguardo i figli devono "essere alleati". E per i figli dei separati ha scritto anche un "Manuale di sopravvivenza".
Per le sue parcelle, considerate da alcuni troppo alte, ha avuto qualche rogna con l'ordine degli avvocati: risulta una sospensione di tre mesi nel lontano 2009. Intanto lei, mentre infuria la tempesta sul divorzio tra Totti e Ilary Blasi, se ne sta in Puglia. A fare che? Anche se a taluno ricorda la matrigna di Biancaneve, a preparare, insieme con le nipoti, marmellate con la frutta dei suoi alberi.
Totti-Ilary, il matrimonialista Gassani: «Gli avvocati fanno miracoli, ma certe volte è complicato…» L'avvocato Gian Ettore Gassani: «Dobbiamo imparare a separarci e a divorziare con stile. Quando le parti sono rappresentate da specialisti, l’accordo è molto più facile da raggiungere». Gennaro Grimolizzi su Il Dubbio il 14 settembre 2022.
Gian Ettore Gassani è uno dei più famosi avvocati matrimonialisti italiani. Nel suo studio legale tante coppie famose hanno concluso il loro comune percorso di vita. Autore del libro “La guerra dei Rossi”, Gassani racconta anche le storie di chi, dopo essersi giurato “amore eterno”, ha cambiato idea. Una situazione che adesso riguarda pure Francesco Totti e Ilary Blasi. La loro separazione, con le dichiarazioni dell’ex campione della Roma al Corriere della Sera, sta facendo ancora più rumore. Disegna scenari che con tutta probabilità si realizzeranno negli studi legali e, forse, in tribunale.
Avvocato Gassani, la rottura della ex coppia Totti-Blasi rispecchia uno dei casi della “Guerra dei Rossi”?
Certo. Purtroppo, quando ci sono determinate dichiarazioni ed interviene la stampa è inevitabile che inizi una “guerra”, che si verifichi una contesa, con la reazione della controparte. Un eventuale accordo, in un contesto del genere, diventa molto più difficile.
L’intervista di Totti al Corriere della Sera è stata una trovata pubblicitaria o l’inizio di una strategia difensiva?
Non saprei rispondere con certezza a questa domanda. Io, per esempio, sono lontano mille miglia da queste vicende mediatiche. Le separazioni e i divorzi, per quanto riguarda i miei clienti, anche quando sono pezzi da novanta, e ne difendo tanti, sono molto lontane dai mass media. Soprattutto, quando ci sono di mezzo dei bambini e quando si sta raggiungendo un accordo. Nel caso specifico, non so se si tratti di una strategia, mi auguro di no, o di una iniziativa di Totti non concordata con gli avvocati.
Ilary Blasi ha risposto con ironia alla lunga intervista rilasciata da Totti. È anche questa una mossa suggerita da qualcuno? Blasi pensa già ai prossimi appuntamenti in tribunale?
Potrebbe essere così, ma potrebbe anche trattarsi di uno sfogo improvviso, estemporaneo, non studiato a tavolino per strategie pubblicitarie o processuali. Non sappiamo chi ha coordinato questa intervista. Non condivido le profanazioni di nessuno quando si è in procinto di separarsi, perché i panni sporchi si lavano in famiglia ed una serie di questioni si affrontano negli studi legali e non sui giornali.
Nelle separazioni a pagare il prezzo più alto sono i figli…
È proprio così. Questo vale per tutti, ma soprattutto i figli dei personaggi pubblici hanno una vita molto condizionata. Vivono molte volte in una cappa di vetro, sono super-protetti, non conducono sempre una vita serena. Nel momento in cui si verificano certe situazioni difficili tutto si ripercuote sulle loro esistenze.
Quando si parla di coppie famose, qualcuno pensa che ci sia una regia da parte degli avvocati nel gestire anche mediaticamente la fine di un comune percorso di vita. Cosa ne pensa?
Io credo che nella stragrande maggioranza dei casi gli avvocati riescano a fare miracoli anche in separazioni difficili. Gli avvocati, il riferimento è principalmente agli specialisti, sanno come trovare gli accordi. Non vorrei che nella vicenda tra Francesco Totti e Ilari Blasi la categoria nel suo complesso possa essere invisa a tutti, perché magari dietro certe situazioni si vede sempre lo zampino dell’avvocato. Nella maggioranza dei casi, lo dicono le statistiche, si arriva alle consensuali. Nel 70% dei casi, quindi, grazie agli avvocati, le separazioni diventano degli accordi. Con questo voglio dire che, se gli avvocati giocassero sulla lungaggine e sul conflitto, le separazioni raggiungerebbero percentuali ben più basse e arriveremmo al dieci percento.
La neutralizzazione delle situazioni conflittuali è dunque la strada migliore da seguire? Gli avvocati delle parti, in base alla sua esperienza, propendono per questa soluzione?
Nella maggior parte dei casi, parlo ovviamente della mia lunga esperienza, avviene questo. C’è qualche collega, che, forse, non essendo esperto in materia, crede di trattare una separazione o un divorzio come una causa di condominio. Quando ci confrontiamo con colleghi che non sono ferrati in materia e non sanno dove ti può portare una causa, diventa molto più difficile lavorare. Nel momento in cui le parti sono rappresentate da specialisti, l’accordo è molto più facile da raggiungere. Direi che è l’approdo naturale.
Nel caso di una ex coppia come quella Totti-Blasi quale potrebbe essere un buon accordo per tutti?
Come succede in tanti paesi d’Europa, dobbiamo imparare a separarci e a divorziare con stile. La civiltà dei rapporti deve essere la base su cui poi fondare un accordo tra le parti. L’accordo deve prevedere, innanzitutto, che nessuno resti in difficoltà né economica né affettiva. È importante che ci sia un contributo adeguato al mantenimento dei figli, che ci sia l’assegnazione della casa a chi gestisce i figli. Ma, soprattutto, è importante che si mantengano l’educazione e il rispetto, perché, tutto sommato, anche se il matrimonio finisce, un tempo ci si è sposati, sono stati messi al mondo i figli e si è investito nella coppia tutto quello che si aveva in una certa fase della propria vita. Mai buttare tutti i capitoli della propria vita nel cestino. In questo dobbiamo imparare molto dagli anglosassoni, che riescono sempre a trovare un accordo, a volersi bene anche quando l’amore finisce e a rispettarsi. Si finisce di essere coniugi, ma non si finisce di essere genitori e occorre condividere tutto ciò che è nell’interesse dei figli.
Totti e Blasi manterranno buoni rapporti? Diventeranno buoni amici, dopo la fine del loro matrimonio?
Alla luce degli ultimi fatti non credo. Spero che possano entrambi sotterrare l’ascia di guerra e riprendere un canale di comunicazione.
Dagospia l'11 settembre 2022. Dal profilo Instagram di Selvaggia Lucarelli
Siamo tutti fermi lì, alla scena in cui #Totti apre la cassaforte, non trova più la collezione di Rolex e allora rapisce le Birkin di Ilary chiedendo il riscatto. L’ha raccontato proprio Totti, quello che fino a qualche mese fa chiedeva discrezione per i figli con un video che pareva girato dal cugino e ora riesce perfino a fare di peggio, con un’intervista al Corriere della sera.
Intervista che fa rimpiangere perfino i virgolettati di Alex Nuccetelli. Un’intervista sciagurata, evidentemente concordata con chi lo sta affiancando nella sua battaglia legale e pensa che lo stile dei divorzi anni ‘90-2000 in cui vinceva chi tirava fuori più scheletri dall’armadio altrui, funzioni ancora. Mi spiace per Totti e i suoi consiglieri, ma se pensano che un’intervista così rancorosa, indiscreta, volgare possa pagare in termini di reputazione, sbagliano di grosso.
Non funziona il tono vittimistico da eroe maschio che depone lo scudo e non ha la moglie sufficientemente accudente. Non funziona quel “mi ha tradito prima lei” come se gli servisse un’attenuante morale per legittimare i cavoli suoi, e già che ci siamo chiedo anche perdono se sulla fedeltà granitica di Totti, in questi anni, non mi sentirei di giocarmi la macchina. Non funziona ammettere di aver scoperto tradimenti ma di aver fatto finta di nulla. Mica per altro, viene il sospetto che in casa andasse a tutti bene così, finché poi non ti becca Signorini.
Non funziona il tirar fuori il nome della complice di Ilary (Alessia la parrucchiera) roba che manco io alle elementari quando le maestre mi chiedevano con chi avessi rubato le pecore del presepe. Non va bene raccontare di figli “portati via”. Che poi visto che la figlia “portata via” si chiama Chanel, viene pure il dubbio che Ilary, nella confusione generale, stesse tentando di riprendersi una borsa.
Poi ci sarebbe quel finale esilarante: “Spero in un accordo”. E certo. Dopo questa intervista immagino che siano già a fare un weekend tutti insieme, tipo Facchinetti - Marcuzzi. È più probabile che lei abbia regalato tutta la collezione di Rolex a Roman Pastore, l’amico di Calenda.
Insomma. Che peccato finire una carriera da calciatore con un autogol così.
Dagospia l'11 settembre 2022. IL COMMENTO DI MUCCINO AL POST DI SELVAGGIA
Il legale di Totti io l’ho conosciuto bene. L’ho avuta come controparte in un divorzio orribile che ha rovinato un figlio e seminato veleno per 5 anni. Veleno che è rimasto radioattivo con strascichi mai più sanati. Un divorzio cadenzato da illazioni pericolose puntualmente riprese da Chi, un divorzio portato avanti a forza di denunce penali totalmente pretestuose e inventate: 8 in tutto. TUTTE ARCHIVIATE senza fatica. Erano fumo, erano latrare di cani, armi per spaventarmi, erano la tattica e la strategia che questa nota avvocatessa romana adotta schiacciando vite di persone che si sono amate come fossero noci. I figli? Traumatizzati a vita.
L'ATTACCO DI SELVAGGIA. Da corrieredellosport.it l'11 settembre 2022.
"L’intervista di Totti è un misto di rancore, indiscrezione, autogossip, mancanza di rispetto per Ilary, sua moglie per 20 anni, e una strategia pessima, che qualsiasi amico o consulente di buon senso gli avrebbe dovuto sconsigliare. Fortuna che si dovevano proteggere i figli", scrive la nota giornalista ed opinionista tv sul proprio account Twitter.
Ilary Blasi e l’intervista di Totti: «Lei tace per proteggere i figli». Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 12 Settembre 2022.
L’unico sfogo con gli amici: «Ho scoperto cose che potrebbero rovinare una cinquantina di famiglie».
Parlerà quando, come e con chi ne avrà voglia. E la sensazione diffusa è che non si dovrà aspettare troppo per ascoltare la replica di Ilary Blasi. Al momento però la conduttrice dell’Isola dei Famosi deve probabilmente ammortizzare il colpo dell’intervista di Francesco Totti al Corriere della Sera, che forse l’ha colta impreparata o forse no. E sentirsi rinfacciare, nero su bianco, di essere stata la prima a tradire, assestando la spallata finale a un matrimonio in crisi ineluttabile già da tempo, non le avrà certo fatto piacere, insieme alla storia dei Rolex spariti, dei messaggini compromettenti sul cellulare («Vediamoci in hotel», «No, è più prudente da me»), delle sue continue assenze e della presenza costante invece di Noemi Bocchi al fianco del Capitano e tutto il resto.
Per adesso Ilary si è chiusa in un silenzio quasi perfetto. Pesantissimo. Lasciando però trapelare qualche frase significativa tramite il suo avvocato milanese, Alessandro Simeone, che riporta il pensiero materno per Cristian, Chanel e Isabel: «Ho sempre protetto i miei figli e continuerò a proteggerli». Come del resto ha premesso lo stesso Totti, all’inizio del suo sfogo: la famiglia viene prima di ogni altra cosa al mondo. Poi però chi ha parlato con l’ex Letterina va oltre. E aggiunge un virgolettato rivelatore: «Ilary ha visto cose in questi ultimi anni che potrebbero rovinare una cinquantina di famiglie». Una dichiarazione che tra le righe non promette nulla di buono. Per adesso Ilary ha violato la regola del silenzio soltanto sui social, pubblicando su Instagram una storia — probabilmente risalente alla gita nelle Marche di agosto — con la nonna Marcella che prepara le fettuccine fatte in casa e lei che assaggia l’impasto («Amo la pasta cruda»). Ma prende ancora più corpo l’ipotesi di una prossima intervista a cuore aperto, ospite dell’amica di sempre Silvia Toffanin, nel salotto rassicurante di Verissimo, che riapre sabato 17. Per rispondere come meglio crederà alle rivelazioni di Francesco.
Quanto all’aspetto legale, non affatto secondario, nonostante un’ultima, estrema offerta di pace che Totti le ha fatto tra le righe dell’intervista, pare ormai compromessa la possibilità di una separazione consensuale. Di una risoluzione rapida e indolore con l’accordo tra le parti. Se Ilary Blasi avesse voluto davvero una tregua, avrebbe magari rimandato le lunghe vacanze di qualche giorno, invece di partire per quasi due mesi all’indomani del comunicato stampa disgiunto. Da allora — e adesso più che mai — i rapporti tra i due ex, già freddi e ridotti al minimo, sono se possibile peggiorati. Molto probabile che si imbocchi la tortuosa e lunga via giudiziale (il foro competente resta quello di Roma) in tribunale. Con conseguente stillicidio di rivelazioni, colpi bassi e gossip a tutto spiano. Già si comincia.
E così ecco che torna a farsi vivo Fabrizio Corona (a cui Ilary Blasi al GF Vip diede pubblicamente del bugiardo e del «caciottaro») che, sempre su Instagram, prima posta l’intervista di Totti al Corriere e poi scrive: «Il mio telefono sta bollendo, così ho deciso che questa volta una dichiarazione la rilascerò anche io, per puntualizzare alcuni punti lasciati in sospeso quando sono stato letteralmente cacciato fuori da una trasmissione tv condotta da una collezionista di Rolex». E poi aggiunge sibillino: «La settimana prossima vi racconto tutta la verità».
“Mi ha tradito lei”. “Lui cinquanta volte”. I colpi proibiti tra Totti e Blasi. Andrea Ossino su La Repubblica il 12 Settembre 2022.
Volano gli stracci. E il regista Muccino accusa Bernardini de Pace, l’avvocata dell’ex calciatore: “Ci sono passato anch’io, è una rovina famiglie”
Hanno provato a salvare il matrimonio, «ma non fino in fondo ». Poi le manovre mediatiche per smentire la crisi, «non un grande tentativo». Dunque una tregua durata poco, giusto un’estate, il tempo di affilare le armi, con l’avvocato di Francesco Totti che lo ha raggiunto nel suo regno estivo, a Sabaudia, per studiare le mosse dell’imminente causa di separazione da Ilary Blasi, in vista di un autunno che si preannuncia caldo. I primi colpi sono stati sferrati a mezzo stampa, in una partita mediatico-giudiziaria dove abattere ilcalcio d’inizio è stato il Pupone, con un’intervista rilasciata al Corriere della Sera per frenare le «troppe sciocchezze» che vedrebbero Totti come l’unico responsabile della fine di una storia d’amore e d’affari che sembrava andare a gonfie vele.
Il dietro le quinte era ben diverso. «Mi ha fatto seguire da un investigatore privato, mi hanno messo le cimici in macchina», racconta lui ammettendo di aver spiato il cellulare di Ilary scoprendo perché «lei mi diceva: quest’anno rimango un po’ di più a Milano, torno meno a Roma. Io pensavo: ci credo, hai quest’altro». Secondo Totti, lei aveva un amante, ma il matrimonio era in crisi da tempo.
L’addio al rettangolo di gioco, poi l’allontanamento dalla società, la morte del padre e la lotta contro il Covid: «Quando avevo più bisogno di mia moglie lei non c’è stata. Ma anche io ho delle colpe, avrei dovuto dedicarle più attenzioni». Poi l’incontro con Noemi Bocchi, la cui storia «si è consolidata nel marzo 2022».
E adesso cassette di sicurezza svuotate e i dispetti reciproci. Ilary sarebbe andata con suo padre «a svuotare le cassette di sicurezza e mi ha portato via la mia collezione di orologi… Ci sono alcuni Rolex di grande valore. Sostiene che glieli ho regalati, ma se sono orologi da uomo…», dice Totti. Spiega anche di aver reagito nascondendole alcune borse, «sperando in uno scambio». La tattica non ha funzionato. «Mi rifiuto di pensare che sia una questione di soldi», riflette. Tuttavia la vicenda degli orologi suona come un campanello d’allarme. Perché la posta in gioco va oltre una serie di Rolex.
Ilary è pronta al contrattacco. Se si rendesse indispensabile la conduttrice si confesserebbe a Verissimo, dove lo schema della puntata sarebbe già pronto: «Ilary ha visto cose in questi ultimi anni che potrebbero rovinare una cinquantina di famiglie».
Al momento la scelta è il silenzio. Un «no comment» pronunciato dall’avvocato Alessandro Simeone che tuttavia è molto eloquente. «Ho sempre protetto i miei figli e continuerò a farlo», risponde Ilary Blasi all’intervista rilasciata da Totti.
Tace, per il momento, mentre tutto il mondo intorno a lei continua a parlare. Anche il regista Gabriele Muccino è intervenuto ricordando il suo divorzio con Elena Majoni e il conseguente scontro corredato da denunce. Attacca la legale di Totti, Annamaria Bernardini de Pace: «Io l’ho conosciuta bene. L’ho avuta come controparte in un divorzio orribile che ha rovinato un figlio e seminato veleno per 5 anni», dice ricordando quel «veleno che è rimasto radioattivo con strascichi mai più sanati» e «la strategia che questa nota avvocatessa romana adotta schiacciando vite di persone che si sono amate come fossero noci».
La replica del legale è arrivata subito dopo: «Se l’offesa arriva dalle nullità, vale zero. Se poi la nullità è chi è stato avversario, l’offesa è sospetta. Una vendetta che vale come il tentativo di lanciare il pallone ben oltre i tempi supplementari. A stadio chiuso».
Annamaria Bernardini de Pace, da Mario Chiesa a Totti, l’avvocata che tesse la tela dei divorzi eccellenti. Piero Colaprico su La Repubblica il 13 settembre 2022
Per alcuni (come Muccino) è una rovina famiglie, per altri la più brava. La strategia della legale, iniziata ai tempi di Tangentopoli
Annamaria Bernardini de Pace è, nella vita e nel lavoro, quello che si definisce una forza della natura. E la natura, si sa, può essere di volta in volta vista come buona o come cattiva. A volte brutale.
La legale specializzata in diritto di famiglia. Chi è Annamaria Bernardini De Pace, l’avvocato divorzista di Totti contro Ilary Blasi: “È la numero 1 in Italia”. Vito Califano su Il Riformista il 12 Settembre 2022
Francesco Totti si è affidato all’avvocato matrimonialista, divorzista, più famoso d’Italia. Annamaria Bernardini De Pace è una sorta di star anche lei ormai, regina del foro. Il suo nome è ritornato in auge dopo la ri-apertura clamorosa del caso dell’anno, quello della fine della relazione tra l’ex capitano della Roma e la moglie showgirl Ilary Blasi, con un’intervista esclusiva che l’atleta ha rilasciato a Il Corriere della Sera. Bernardini De Pace, proprio sulla scia dello stupore per le parole di Totti, è stata definita nientemeno che fautrice di una strategia che schiaccia “vite di persone che si sono amate come fossero noci” dal regista Gabriele Muccino.
Annamaria Bernardini De Pace ha fondato il suo Studio Legale omonimo nel 1989 a Milano. Cinque le sedi attualmente: anche a Bergamo, Padova, Roma e Ameglia in Liguria. Figlia d’arte, l’avvocato era nata a Perugia da famiglia pugliese il 23 aprile 1948. Padre magistrato, madre avvocato, nonno colonnello dei carabinieri. Bernardini De Pace è stata sposata con Francesco Giordano, dal quale ha avuto due figli, Francesca e Chiara. Lo studio è specializzato in diritto civile con particolare attenzione al diritto della famiglia, della persona e alla tutela del patrimonio.
Segni particolari: la figlia Chiara, secondogenita, veterinaria, è stata sposata con l’attore Raoul Bova. La coppia ha avuto due figli: Alessandro Leon e Francesco. Si è separata nel 2013. L’11 agosto del 2014 la legale scrisse una lettera pubblicata dal quotidiano Il Giornale dal titolo: “Caro genero degenerato, vai e non tornare”. È membro del Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria dal 1987 e consigliere della Società di Psicologia Giuridica di Padova.
Bernardini De Pace è considerata la legale divorzista numero uno in Italia: ha assistito Romina Power, Katia Ricciarelli, Eros Ramazzotti, Rosanna Schiaffino, Simona Ventura, Flavio Briatore. Difende più volentieri gli uomini, oggi, che le donne: “Sono loro il sesso debole, scopro sempre più uomini vittime delle loro donne”. La legale è anche scrittrice: ha collaborato con diversi quotidiani e pubblicato diversi saggi. A conferma della statura di personaggio, il dato degli oltre 16mila follower che seguono il suo account Instagram.
Il post di Gabriele Muccino su Annamaria Bernardini De Pace
A intervenire sull’intervista di Totti a Il Corriere della Sera è stato il regista Gabriele Muccino, che più che dedicarsi alle parole dell’ex capitano della Roma, alla fine della storia o alle argomentazioni dell’ex atleta, ha scritto in un commento il suo pensiero sulla legale, evidentemente facendo riferimento alla strategia adottata per il caso Totti-Blasi. “Il legale di Totti io l’ho conosciuto bene. L’ho avuta come controparte in un divorzio orribile che ha rovinato un figlio e seminato veleno per 5 anni”, ha scritto il regista.
“Veleno che è rimasto radioattivo con strascichi mai più sanati. Un divorzio cadenzato da illazioni pericolose puntualmente riprese da Chi, un divorzio portato avanti a forza di denunce penali totalmente pretestuose e inventate: 8 in tutto. TUTTE ARCHIVIATE senza fatica. Erano fumo, erano latrare di cani, armi per spaventarmi, erano la tattica e la strategia che questa nota avvocatessa romana adotta schiacciando vite di persone che si sono amate come fossero noci. I figli? Traumatizzati a vita”.
La legale non ha tardato a replicare alle dure parole di Muccino. “Se l’offesa arriva dalle nullità, vale zero. Se poi la nullità è chi è stato avversario, l’offesa è sospetta. Una vendetta che vale come il tentativo di lanciare il pallone ben oltre i tempi supplementari. A stadio chiuso”. L’impressione è che della separazione tra Totti e Blasi se ne parlerà ancora per un bel po’.
Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.
"Ilary mi ha rubato i Rolex". L'accusa di Totti, le borsette sparite e la vera posta in palio. Andrea Ossino su La Repubblica l'11 Settembre 2022.
Emergono particolari inquietanti dietro la separazione tra l'ex capitano giallorosso e la presentatrice tv. Sullo sfondo un grande impero econonico da spartire
Cassette di sicurezza svuotate, Rolex scomparsi e borsette nascoste. Il dietro le quinte della separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi assume connotati inquietanti, con l'ex capitano che racconta di quando Ilary sarebbe andata con suo padre "a svuotare le cassette di sicurezzae mi ha portato via la mia collezione di orologi". Totti è sconcertato: "Non ha lasciato neanche le garanzie, neanche le scatole.
Totti, la scelta di Ilary Blasi: il no comment per continuare a proteggere i figli. "Ma ha scoperto cose che potrebbero rovinare 50 famiglie". Valentina Lupia, Andrea Ossino su La Repubblica il 12 Settembre 2022.
Non tarda ad arrivare la replica della conduttrice alle parole del capitano: "Quando si sceglie una linea si deve essere coerenti". Ma intanto su Instagram mangia la pasta all'uovo cruda preparata dall'amata nonna
“Ho sempre protetto i miei figli e continuerò a proteggerli”. La risposta di Ilary Blasi all’intervista rilasciata da Francesco Totti non è tardata ad arrivare.
Ed è il silenzio, per il bene di Cristian, Chanel e Isabel. Nessuna replica, nessun contrattacco mediatico. Il suo avvocato, Alessandro Simeone, spiega che le parole dello storico capitano della Roma non cambieranno, almeno nel brevissimo tempo, la strategia comunicativa e legale scelta dalla conduttrice televisiva da quando è esploso lo scandalo della separazione, con annessi tradimenti, pedinamenti, accuse e frecciatine rilasciate ad amici e quindi arrivate sulle prime pagine dei giornali.
LA RISPOSTA DI ILARY. Valentina Lupia e Andrea Ossino per repubblica.it l'11 settembre 2022.
“Ho sempre protetto i miei figli e continuerò a proteggerli”. La risposta di Ilary Blasi all’intervista rilasciata da Francesco Totti non è tardata ad arrivare. Ed è il silenzio, per il bene di Cristian, Chanel e Isabel. Nessuna replica, nessun contrattacco mediatico. Il suo avvocato, Alessandro Simeone, spiega che le parole dello storico capitano della Roma non cambieranno, almeno nel brevissimo tempo, la strategia comunicativa e legale scelta dalla conduttrice televisiva da quando è esploso lo scandalo della separazione, con annessi tradimenti, pedinamenti, accuse e frecciatine rilasciate ad amici e quindi arrivate sulle prime pagine dei giornali.
Un dato sembra ormai certo: l’accordo non è stato trovato. La causa per il divorzio è sempre più vicina ed è lì, in tribunale, che Ilari farà sentire la sua voce. Dietro il “no comment” pronunciato con il solito garbo dall’avvocato Simeone si nasconde infatti una battaglia legale che va avanti da mesi e sta per arrivare allo scontro finale. “La tutela dei miei figli viene prima di tutto, ognuno è responsabile delle sue azioni”, ha spiegato Ilary ad amici e collaboratori con cui questa mattina ha commentato l’intervista di Totti rilasciata al Corriere della Sera. E questo nonostante le accuse, pesantissime, che le ha rivolto l'ex capitano della Roma, compresa quella di avergli portato via dei Rolex.
“Se si sceglie una linea la si porta fino in fondo”, è sostanzialmente la decisione di Ilary, che resta in silenzio mentre tutto il mondo che la circonda continua a parlare di quella che sembrava essere una fiaba, adesso terminata senza un lieto fine. Se poi si rendesse indispensabile, la conduttrice si confesserebbe a Verissimo, la trasmissione dell'amica Silvia Toffanin, lo schema della puntata sarebbe già pronto: "Ilary ha visto cose in questi ultimi anni che potrebbero rovinare una cinquantina di famiglie".
Ilary Totti. Nataia Aspesi su La Repubblica l'11 settembre 2022.
Si attendeva con una certa impazienza di sapere chi avrebbe ceduto per primo, perché va bene voler far finta di tenere un nobile atteggiamento e di impegnarsi a proteggere i figlioletti che comunque chissà quante già ne hanno viste. Di solito cede il più fragile e vendicativo, affinché potersi descrivere come Cosetta dei Miserabili, o la Piccola Fiammiferaia di Andersen, o addirittura la Principessa Diana, che raccontò alla televisione di un marito tipo Enrico VIII (oggi comunque re Carlo III con altra consorte e regina).
E infatti non è stata la Blasi che ha un’aria sicura, a rompere il virtuoso silenzio, ma il Totti, l’uomo, il gentiluomo, l’eroe, il capitano della Roma. Il campione dei campioni, il grande, il marito, il cornificante, il cornificato, il babbo: che sentitamente ringraziamo per averci distratto, anche se non per poche ore, da una Meloni che non sta zitta un secondo trascinandoci storditi nel buio come fosse il Pifferaio Magico. L’impervia impresa l’ha mirabilmente condotta Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, gettando nel panico non solo i fan del calciatore come se calciasse ancora, ma anche gli abili ladri stradali di Rolex visto che Ilary, veloce come il demonio, ha confiscato quelli dell’ex marito da una (immagino di molte) cassetta di sicurezza; e pure le commercianti del vintage, pensando a tutto quel ben di dio, un tesoro di borse certamente firmate, forse anche numerate e chissà dove nascoste da Francesco.
Pare che esistano separazioni eleganti, tutti d’accordo anche i figli perché insieme si stava peggio e soprattutto poi c’è denaro per tutti che alla fine è quel che conta. Quindi almeno lei, la mamma in via di divorzio, poteva accontentarsi della figura non del tutto esemplare sfuggita con l’intervista al pover’uomo evidentemente molto agitato. Invece no, semizitta per ora ma minacciosissima per le prossime: dirà tutto a Verissimo! Alla Toffanin! che per il suo popolo, credo, conti più di un quotidiano (di carta poi!) e di una sua grande firma. E poi, thriller! In questi ultimi anni, dice, lei ha visto cose, evidentemente spaventose, che se le dicesse, rovinerebbero una cinquantina di famiglie! Cose in combutta con Totti? Totti e suoi cinquanta tradimenti che guai se lo venissero a sapere cinquanta mariti? O quali altre diavolerie tottiane, da parte di un uomo che pareva un angelo prima di incontrare la sua seduttrice rovinafamiglie?
Non si capisce perché coppie che passano la vita a separarsi e farsi dispetti poi pretendano che ci sia chi abbia il dovere di vivere quella che viene chiamata erroneamente una fiaba (e la strega dove la metti, e pure l’orco) che tra l’altro sarebbe così soporifera che neppur le corna aiuterebbero. Non è stato il caso di Blasi e Totti, e forse in quasi tutti gli amori, anche i più riusciti, c’è il momento di squallore, miseria umana, odio, cose di cui arrossire per sempre: come la desolazione di una terza persona paraninfa, in questo caso dei tradimenti di Ilary, cioè la parrucchiera Alessia; già antipatica la cosa, misero il Totti a rivelarlo al popolo. Il Totti delle meraviglie sul campo che spia nel telefono della moglie, poi si dà da fare per scoprire con chi lo sta tradendo, uno che per di più a lui non piace. ‘E forse ce ne sono altri…’
Che le coppie si tradiscano non è una rarità ma in questa storia c’è una differenza: di solito chi è, o si racconta come vittima della separazione, è la donna, anche se carnefice, questa volta è lui, il maschio, che lamenta oltre alle corna, la propria fragilità, l’indifferenza della sposa, la crudeltà del fato. La fine del suo glorioso mestiere, la paura poi del nulla, ‘ma io soffrivo da tempo’, poi ‘è morto papà mio’ di Covid, poi il Covid l’ha preso lui, violento, e ‘lei non c’era, quando avevo più bisogno’, e frequentava altri uomini ‘un po’ troppo da vicino’, Si è tenuto tutto dentro… ha mandato giù…soffriva come un cane…è caduto in depressione…non era più lui…ne è uscito grazie a Noemi…ha negato lui, ha negato lei, le corna le hanno negate tutti e due, poi finalmente si sono detti: ebbene sì, ti ho fatto becco/a.
Come tutte le coppie in guerra che se ne fanno di ogni colore anche davanti ai figli, in quanto genitori di Christian, 17 anni, Chanel 15, Isabel 6, i due hanno un solo pensiero, proteggerli dall’orrendo casino in cui li hanno sprofondati: babbo raccontando al mondo che mamma va a letto con altri, mamma in attesa di chissà che sfracello, fa le tagliatelle con nonna. Ma quale terribilissima arma ha in mano Ilary? Cosa teme Totti? Perché non ce l’ha fatta a stare zitto? Proibiti i sondaggi politici, emozionateci con quelli su questa storia.
Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” il 12 settembre 2022.
E dunque tutto è cominciato con lei. Anzi, grazie a lei (o per colpa sua, dipende come la si vede): Alessia Solidani, la parrucchiera (o hair stylist che dire si voglia) ma soprattutto la migliore amica di Ilary Blasi da almeno vent' anni. La confidente che tutto sa e niente racconta in giro, leale, fedele e soprattutto muta, dote che non ha prezzo.
La complice perfetta. Lei e Ilary si conoscono da quando erano due belle ragazze in cerca di celebrità. Poi ognuna ha trovato la sua strada, chi più sfolgorante e chi meno.
Ilary diventa Letterina a Passaparola , Alessia apre il suo primo negozio, dopo aver fatto pratica in quello della mamma. E la carriera vola per entrambe. È Alessia a pettinare Ilary per il gran giorno del matrimonio con il numero 10 giallorosso (a cui dice di volere comunque molto bene) il 19 giugno del 2005. Sue sono le parrucche bizzarre che la showgirl sfoggia in tv («Con lei puoi fare qualunque cosa, Ilary è una che sperimenta»).
Alessia, 48 anni (l'amica del cuore ne ha 41), pure lei sposata - certo non in diretta tv e con l'eterno Capitano della Roma (ma con Ettore Pinaroli, imprenditore) però felicemente, se dobbiamo dare retta ai sorrisi e ai cuoricini postati ancora pochi giorni fa su Instagram, due figli - ha ormai cinque saloni (o salon, più chic, come recita l'insegna) nelle zone più strategiche di Roma: Monteverde, Prati, Parioli, Talenti, Eur. Motto aziendale: «Chi esce dai nostri salon è sempre a prova di red carpet ».
E infatti alle abili forbici di Alessia si affidano ormai molte vip. Sabrina Ferilli, Michela Quattrociocche e Michelle Hunziker: il long bob asimmetrico e platinato che sfoggia da più o meno una settimana è made in Solidani. Con Ilary però il rapporto è sempre andato oltre. La conduttrice dell'Isola dei Famosi se l'è portata dietro in ogni trasferta, spesso in vacanza. Era con lei al ristorante giapponese, appena rincasata dalla crociera in Croazia. E l'altro giorno a pranzo all'hotel De Russie.
E sarebbe stata proprio Alessia - era già trapelato prima, ma adesso lo conferma pure Totti - a presentarle più di un anno fa il misterioso uomo dei messaggini compromettenti scoperti sul cellulare. E che sarebbe poi Cristiano Iovino, personal trainer muscoloso e tatuato (l'ultimo decoro a inchiostro, dopo lo scorpione sul bicipite, è un fiore sul collo, magari una dedica) look da motociclista Harley-Davidson, operativo tra Roma e Milano, anche se - sfogliando il profilo Instagram - in perenne e avventurosa vacanza tra Indonesia, Mykonos, Colombia, Ibiza.
Al momento il baldo Iovino è appena rientrato a Milano ed è corso in palestra. La presenza di Alessia avrebbe facilitato spostamenti e incontri e allontanato sospetti intorno ai lunghi e frequenti soggiorni milanesi di Ilary, impegnata in tv con Mediaset per molti mesi all'anno. Lontana dagli occhi e ancora più lontana dal cuore.
Lui, lei e gli altri sul carrozzone. Dalla parrucchiera complice al pr che promette rivelazioni. Un cast che sembra un film trash. Matteo Basile il 12 Settembre 2022 su Il Giornale.
C'è chi ha retto il gioco per la relazione clandestina e chi difende lo storico amico. E i social si scatenano
Lui, lei, l'altro, l'altra. E tanti altri ancora per un cast che più da telenovela sembra da filmetto trash anni '70. Se il triangolo firmato Renato Zero descriveva una situazione sentimentale caotica, l'affair Totti-Blasi è un casino trash in cui manca solo l'Alvaro Vitali di turno che spia dal buco della serratura. Perché oltre a Francesco e Ilary ci sono altri personaggi che aggiungono pepe ma anche un velo di tristezza.
Mentre è noto il nuovo flirt dell'ex capitano della Roma ed è caccia all'uomo (o agli uomini) del mistero della showgirl, ecco irrompere la parrucchiera e il pr. Anzi, l'hair stylist che fa molto più figo. Fatto sta che Alessia Solidani è colei che si prende cura delle chiome delle vip di Roma e dintorni. E oltre a quello, di Ilary pare essere grande amica. Tanto che stando alle parole del Pupone giallorosso, avrebbe retto er moccolo a Ilary e all'uomo del mistero suo. Messaggini e appuntamenti da lei organizzati, lontano da occhi curiosi, non fosse che quei messaggini Totti gli ha beccati sul telefono di Ilary. Ah, la tecnologia. Fatto sta che la hair stylist che vanta diversi saloni nella capitale e che sfoggia sui social foto taglia e pettina con Michelle Hunziker, Sabrina Ferilli, Laura Chiatti, Federica Nargi e altre bellissime vippone, non si sa quanto sia affranta per essere stata tirata per il ciuffo. A Fanpage ha detto «Sono stata messa in mezzo pubblicamente da sono persone che stanno soffrendo, quindi lo capisco». Ma intanto, volente o nolente, sai che pubblicità? Oltre 66mila followers su Instagram, un migliaio più di ieri, ma proprio sui social anche tanti messaggi di insulti dal banale «Perché ti sei messa in mezzo» fino a parole quasi irripetibili. Perché noi siamo fatti così, tifiamo e urliamo. O con lei o con lui (ci sarebbe anche l'opzione chissenefrega eh) dividendosi come e anche peggio che allo stadio. E con i social tutto viene esasperato tirando fuori la parte peggiore del vojeurismo militante.
Chi ha scelto, da tempo, da che parte stare è un altro protagonista, ahinoi, dell'affair, il pr Alex Nuccetelli, amico di vecchia data di Francesco e a suo dire il padrino della storia tra lui e Noemi. Sta cor capitano, manco a dirlo. Tanto che oggi sarà in tv ai Fatti vostri su Rai due. Il palestratissimo comunicatore promette scintille ai suoi quasi 14mila followers su Instagram: «La ruota gira sempre. È finito il tempo del perdono sta iniziando il tempo del giudizio. Vediamo chi sono i signori e chi sono le signore». Prontissime rivelazioni contro lei e a favore di lui, con tanto di messaggini e foto e chissà che altro che confermerebbe quanto raccontato da Totti sulla nascita della sua tanto paparazzata relazione.
Sotto a chi tocca, venghino siori e siore. Ce n'è per tutti. Il reality show con vista Cupolone è appena cominciato. Daje!
La separazione tra l'ex capitano della Roma e la showgirl. Chi è Alessia Solidani, la parrucchiera “terza persona” tra Totti e Ilary Blasi: “Faceva da tramite con un altro”. Vito Califano su Il Riformista il 12 Settembre 2022
Francesco Totti ha parlato di una terza persona che faceva da tramite tra Ilary Blasi “e un altro”. E quella terza persona era “Alessia, la parrucchiera di Ilary, la sua amica”. La storia della separazione tra l’ex capitano della Roma e la showgirl, genitori di tre figli, che ha tenuto banco negli ultimi mesi è ritornata prepotentemente alla ribalta della cronaca con l’intervista che ha rilasciato l’ex calciatore a Il Corriere della Sera.
Totti, oggi legato in una relazione con Noemi Bocchi, ha raccontato di non essere stato lui il primo a tradire. “Lei mi diceva: quest’anno rimango un po’ di più a Milano, torno meno a Roma, e io pensavo: ci credo, hai quest’altro… Ma speravo ancora che non fosse vero”. Il calciatore ha detto di essere stato avvisato da alcuni amici, ha detto di aver spiato il telefonino della moglie. “Non l’avevo mai fatto in vent’anni, né lei l’aveva mai fatto con me. Però quando mi sono arrivati avvertimenti da persone diverse, di cui mi fido, mi sono insospettito. Le ho guardato il cellulare. E ho visto che c’era una terza persona, che faceva da tramite tra Ilary e un altro”.
Secondo l’ex Numero 10 giallorosso la parrucchiera, amica e confidente della showgirl, sarebbe stata una sorta di complice. E precisiamo: sarebbe stata, sempre e solo secondo l’ex atleta. Tutto da dimostrare. Si chiama Alessia Solidani ed è confidente e amica, forse la migliore, di Ilary Blasi da almeno vent’anni. Da prima che Blasi diventasse famosa come Letterina a Passaparola. Solidani ha aperto il suo primo negozio dopo aver fatto pratica in quello della madre.
Possiede ormai cinque saloni tra Monteverde, Prati, Parioli, Talenti ed Eur. È stata lei a pettinare la sposa il 19 giugno 2005, il giorno del matrimonio. E sempre lei è l’autrice dei look della showgirl in televisione. Ha 48 anni ed è sposata con l’imprenditore Ettore Pinaroli. Tra i suoi clienti altre vip come Sabrina Ferilli, Michela Quattrociocche e Michelle Hunziker.
Francesco Totti l’ha tirata in ballo: sarebbe stata lei a presentarle il presunto amante o almeno a giocare un ruolo simile a quello di una tramite. “La presenza di Alessia avrebbe facilitato spostamenti e incontri e allontanato eventuali sospetti intorno ai lunghi e frequenti soggiorni milanesi di Ilary, impegnata in tv con Mediaset per molti mesi all’anno”. Si tratta di accuse, tutte da dimostrare, niente di provato, lo chiariamo, cui per il momento non sono seguite dichiarazioni da parte dell’hairstylist.
Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.
"Io tradito", "Ho visto cose...". Guerra aperta tra Totti e Ilary. L'ex calciatore si confessa: "Lei infedele, ho le prove". La showgirl non ci sta: "Rovina-famiglie non sono io". Matteo Basile il 12 Settembre 2022 su Il Giornale.
Giovani, belli, ricchi, famosi e di successo. E innamorati. La famiglia modello. Ammirati da tutti, invidiati da molti. Finché il castello del mulino bianco non si sgretola mattone dopo mattone e crolla facendo tanto, tanto rumore. Perché se anche nelle famiglie migliore l'amore può finire e i rapporti si possono spezzare, se la famiglia in questione è quella composta tra Francesco Totti e Ilary Blasi, allora il vecchio assunto di voler lavare i panni sporchi in casa diventa complicato. E, inevitabilmente, un fatto privato diventa di dominio pubblico. Dopo gli appostamenti, i gossip, il vociare e i guardoni dal buco della serratura, arrivano le parole. Dure, nette che invece di mettere un punto su quello che è diventato il caso dell'estate alimentano nuove voci e polemiche. Un durissimo botta e risposta, con l'intervista al Corriere della Sera di Francesco, e la replica tramite parole riportate di Ilary.
«Ho letto troppe sciocchezze, troppe bufale. Alcune hanno anche fatto soffrire i miei figli. Ora basta», esordisce Totti nell'intervista in cui pur cercando ancora una via d'uscita amichevole con l'ex consorte, la attacca frontalmente cercando di scrollarsi di dosso buone parte delle responsabilità che gli sono state attribuite. Prima fra tutte: «Non è vero che sono stato io il primo a tradire», smentendo le voci secondo cui il matrimonio sarebbe finito per la sua storia con Noemi Bocchi. «Ci frequentavamo come amici. Dopo Capodanno è diventata una storia e si è consolidata nel marzo 2022», ha detto, aggiungendo che sarebbe stata proprio Ilary ad essere infedele. «A settembre dell'anno scorso sono cominciate ad arrivarmi le voci: guarda che Ilary ha un altro. Anzi, più di uno. Mi pareva impossibile. Invece ho trovato i messaggi», ammettendo di aver sbirciato il cellulare della compagna a caccia di conferme. «Soffrivo come un cane, ma non ne ho parlato con nessuno. Quello che posso dire è che c'era una terza persona che faceva da tramite tra lei e l'altro: Alessia, la sua amica parrucchiera. Ho spiato il cellulare di Ilary per la prima volta in 20 anni quando mi sono arrivati avvertimenti da persone di cui mi fido, mi sono insospettito». Top secret l'identità del terzo uomo. Tra chi parla di un attore, chi di un collega di Ilary. Totti non fa nomi. «È una persona totalmente diversa da me, che appartiene a un mondo lontanissimo dal mio. È stato uno choc. Non solo che Ilary avesse un altro ma che potesse avere interesse per un uomo del genere», spiega l'ex capitano della Roma. Aggiunge di non aver detto nulla, di aver tenuto il segreto per sé sperando in un riavvicinamento ma di aver sofferto molto aggiungendo che quando aveva bisogno «Ilary non c'era» e di essersi salvato dalla depressione grazie a Noemi, specie dopo la scomparsa del padre per il Covid.
Il racconto di un uomo tradito e distrutto. Ma la verità di Ilary è un'altra. Non parla, per ora, ma fa trapelare che «ha visto cose in questi ultimi anni che potrebbero rovinare una cinquantina di famiglie» e anche che «la tutela dei miei figli viene prima di tutto, ognuno è responsabile delle sue azioni», facendo intendere che no, non c'è solo una verità. Come sempre accade in caso di rottura. Quel che è vero è che il castello è crollato. E che la telenovela dell'estate proseguirà anche in autunno.
Gossip, tradimenti, ripicche: tutte le tappe della crisi Totti-Ilary. I litigi, le smentite, gli allontanamenti. Poi le indiscrezioni, le paparazzate e la rottura ufficiale. Tutte le tappe della crisi tra Ilary Blasi e Francesco Totti, l'ultima telenovela nazionalpopolare. Marco Leardi il 12 Settembre 2022 su Il Giornale.
Litigi, allontanamenti, smentite. Indiscrezioni, frasi sibilline e indizi. Fino alla rottura ufficiale: al sogno infranto tra i rancori. La crisi tra Ilary Blasi e Francesco Totti non è mai stato un semplice gossip; nell'italico immaginario nazionalpopolare, infatti, il famoso calciatore e la showgirl rappresentavano l'emblema della coppia perfetta. L'icona di un amore da copertina. Anche nelle migliori storie, però, il colpo di scena è sempre dietro l'angolo e così le progressive incomprensioni tra i due volti noti hanno assunto i contorni di una telenovela a puntate.
L'odierno sfogo pubblico del Pupone ("Non ho tradito io per primo...") è stato solo l'ultimo episodio di un intricato tira e molla. Il più recente tassello di un mosaico sentimentale che, giorno dopo giorno, si stava sgretolando. Sì, perché il grande strappo tra Ilary e Francesco è arrivato solo alla fine di lungo percorso a ostacoli per molti tratti raccontato solo attraverso i rumors.
Totti-Blasi, la lite
Le prime avvisaglie di una crisi tra i due erano state registrate dalla stampa nel febbraio scorso. A lanciare la bomba era stato il sito Dagospia, parlando di una lite coniugale scoppiata durante una gita fuori porta, nella zona dei Castelli Romani, con i tre figli e una coppia di amici. Secondo il portale di Roberto D'agostino, quel bisticcio sarebbe stato solo l'ennesimo sfogo all'interno di un rapporto ormai incrinato da tempo.
Totti: "La crisi? Fake news"
Marito e moglie, lì per lì, avevano replicato ai gossip gettando acqua sul fuoco. Dapprima, senza rilasciare alcun commento, era stata Ilary a rassicurare tutti sulla tenuta della coppia, postando su Instagram una storia della famiglia riunita a cena. A rompere il silenzio sarebbe stato poi Francesco, con uno sfogo affidato sempre ai social. "Nelle ultime ore ho letto sui media tante cose su di me soprattutto sulla mia famiglia. Non è la prima volta che mi succede di sentire queste fake news. Mi rivolgo a tutti voi che scrivete tutti queste cose di fare attenzione: perché di mezzo ci sono i bambini. E i bambini vanno rispettati", aveva lamentato l'ex campione giallorosso, apparendo particolarmente contrariato.
Totti e Noemi, la nuova fiamma
Nel frattempo, però, sulla stampa comparivano indizi che sembravano avvalorare la tesi della crisi di coppia. A fine febbraio, infatti, sembra Dagospia aveva pubblicato una foto nella quale il Pupone appariva allo stadio Olimpico seduto non distante da una 34enne romana, Noemi, ritenuta da alcuni la sua nuova fiamma. Sempre secondo Dago, i due si stavano frequentando già da qualche mese. "La nostra storia è iniziata dopo Capodanno e si è consolidata nel marzo 2022", ha ammesso oggi il calciatore, ripercorrendo anche quel periodo.
Ilary smentisce la crisi
Nelle settimane successive, Ilary Blasi si era però presentata negli studi di Verissimo e alla corte di Silvia Toffanin aveva smentito le voci sulla fine del proprio matrimonio con Francesco. "E' stato vergognoso. Hanno dato per certa la notizia e invece hanno fatto una grande figura di m...", aveva affermato. Con altrettanta fermezza, in una successiva intervista a Belve, la showgirl aveva però pronunciato una frase apparsa a molti sibillina: "La nostra storia non potrebbe sopravvivere a un tradimento? No, né dell’uno né dell'altra".
Totti-Blasi, la separazione è ufficiale
Dopo un susseguirsi di sussurri, smentite e indizi di tenore opposto, la tanto vociferata crisi tra Ilary e Francesco diviene però ufficiale e definitiva in piena estate. L'11 luglio, i due comunicano la loro separazione con dei comunicati disgiunti, ulteriore segnale delle divergenze in corso. "Dopo vent'anni insieme e tre splendidi figli, il mio matrimonio con Francesco è terminato. Il percorso della separazione rimarrà comunque un fatto privato e non seguiranno altre dichiarazioni da parte mia", annuncia la Blasi. E Totti: "Ho tentato di superare la crisi del mio matrimonio, ma oggi capisco che la scelta della separazione, pur dolorosa, non è evitabile". Tramonta così quella storia d'amore coronata nel 2005 con un matrimonio in diretta tv.
Francesco-Ilary, l'estate dei gossip
A ventiquattro ore esatte dall'annuncio della separazione dal marito, Ilary torna a mostrarsi sui social per documentare il proprio viaggio in Africa insieme alla sorella Silvia e ai figli Chanel, Cristian e Isabel. Senza Totti, ovviamente. Intanto sui giornali compaiono già le stime economiche sulla spartizione dei beni milionari della coppia e si torna ancora a parlare della relazione tra il Pupone e Noemi. L'ex calciatore, infatti, viene avvistato in piena notte mentre esce dalla villa che la giovane ha affittato al Circeo. I due sarebbero stati paparazzati poi anche in un locale a Terracina. Nella calda estate dei gossip si era diffusa anche la notizia di un riavvicinamento tra Totti e Ilary, smentita di fatto da quest'ultima con una foto che la ritraeva alloggiata in un hotel romano.
L'ultima puntata
Una telenovela a cui oggi si è aggiunta un'altra cruciale puntata: quella dell'intervista di fuoco rilasciata da Totti e seguita da un glaciale no comment della moglie. Un punto di non ritorno destinato a riservare nuovi sviluppi alla movimentata vicenda. Che, come ha rimarcato Totti, probabilmente è destinata a sbarcare dalle prime pagine alle aule dei tribunali.
I tradimenti e le ripicche. Tra Totti e Ilary è la "guerra dei Roses". Dall'autunno 2021 a oggi Francesco Totti e Ilary Blasi hanno proseguito la loro storia nonostante la crisi tra dispetti, ripicche e tradimenti. Novella Toloni l'11 Settembre 2022 su Il Giornale.
Alla fine tra Ilary e Francesco sembra essere proprio la "Guerra dei Roses". La trama sembra la stessa: lei gli confessa di non amarlo più e vuole la casa per sé. Lui cerca un accordo e punta sulla convivenza forzata, che però si trasforma in uno stillicidio tra ripicche e vendette. Michael Douglas e Kathleen Turner alla fine si uccidono, ma il finale nella storia tra i due romani non sembra essere troppo diverso.
"Temo che con Ilary finirà in tribunale". Quanto è stata (ed è ancora) profonda la crisi tra Francesco Totti e Ilary Blasi sta tutta nell'ultima frase, che il Pupone ha detto nell'esclusiva intervista rilasciata al Corriere della sera. Con l'ex moglie non finirà bene. Ma che tra loro fosse in atto una vera e propria "guerra" in stile Roses era chiaro da tempo. Mancavano solo i dettagli, quelli pruriginosi, che Totti ha svelato senza troppi giri di parole.
"Cercavo un accordo. Non volevo finire in tribunale - ha raccontato l'ex capitano della Roma - Così ho proposto: pensiamo prima ai figli, lasciamo la casa a loro, e noi ci alterniamo, facciamo tre giorni per ciascuno. Non volevo vedere i ragazzi con la valigia in mano, tra l'Eur e Roma Nord. Ma Ilary ha detto no. Allora le ho proposto di dividere la casa, in fondo è grande. Oppure di prenderne una tutta per lei. Niente da fare: in casa vuole restare soltanto lei, e basta". L'esito di una crisi iniziata da lontano tra mancanze, tradimenti e dispetti.
La "guerra" è iniziata nell'autunno 2021, quando Totti ha scoperto alcuni messaggini compromettenti della moglie con un altro uomo del tipo "vediamoci in hotel; no, è più prudente da me". Da quel momento Francesco è entrato in crisi, non ha rivelato niente alla moglie, ma iniziato a frequentare in amicizia Noemi Bocchi, conosciuta durante un torneo di padel. Una conoscenza che si è trasformata in qualcosa di più, ha detto lui stesso, a Capodanno. A quel punto escono le foto su Dagospia di Noemi e Francesco allo stadio e la Blasi chiede spiegazioni al marito, che a sua volta chiede conto del flirt con l'uomo misterioso (del quale Totti non vuole rivelare l'identità).
"Non ho tradito io per primo". Ecco le prime parole di Totti su Ilary
I due provano a ricucire il rapporto "ma non fino in fondo" e scattano le ripicche. Totti chiede di fare un comunicato congiunto sull'addio ma "Ilary non ha voluto: perché era andata in tv a negare, ad assicurare che andava tutto bene; e non poteva rimangiarselo". Lui cerca un accordo per evitare che i figli passino il tempo con la valigia in mano dividendosi tra papà e mamma, ma lei rifiuta e parte per la Tanzania con i figli. "Una vacanza pagata da me", si lamenta il Pupone, che parla di un crescendo di ripicche: "Con suo padre è andata a svuotare le cassette di sicurezza, e mi ha portato via la mia collezione di orologi. Non ha lasciato neanche le garanzie, neanche le scatole".
Un tesoretto fatto di Rolex di valore, che la Blasi sostiene di avere ricevuto in dono dall'ex. "Un dispetto", lo ha definito il calciatore, che per contro ha nascosto a Ilary tutte le sue borse: "Che dovevo fare, speravo in uno scambio". Che in realtà non c'è mai stato. Finita qui? Macché. Sempre secondo il racconto di Totti, Ilary Blasi avrebbe fatto seguire Francesco da un investigatore: "Persone a lei vicinissime mi hanno messo le cimici in macchina, e il gps per sapere dove andavo; quando bastava che me lo chiedesse. Altre persone si sono appostate sotto la casa di Noemi". Una storia triste per un epilogo ancora più triste di un amore durato vent'anni.
Da adnkronos.com l'11 settembre 2022.
"Quando a febbraio diedi la notizia che il matrimonio di Francesco Totti e Ilary Blasi era al capolinea, mi si scatenò contro un'intera città. Pubblicare quella notizia voleva dire mettersi contro tutta Roma, che ha nei confronti di Totti un fervore che supera quello per il Papa: piuttosto che dire che Totti era cornuto, sarebbe stato meglio che gli avessi toccato la madre.
Ho ancora una sfilza di mail e di insulti, Ilary stessa, ospite dalla sua amica Toffanin disse che erano 'secchiate di merda'. Ma sono abituato, quando vai in alto è chiaro che i venti sono contrari". A dirlo all'Adnkronos è Roberto D’Agostino, che fu il primo, nel suo sito 'Dagospia', a rivelare al pubblico la notizia della fine del matrimonio della coppia più amata del calcio italiano.
Nel giorno della clamorosa intervista di Francesco Totti al Corriere della Sera, 'Dago' ripercorre i momenti dello scoop. "La miccia fu un evento successo a Castel Gandolfo e ripreso dalla stampa locale, in cui Totti e Ilary erano andati coi figli a un parco giochi e c'era stata una grande litigata tra di loro - ricorda D'Agostino -. Io partii da quel punto dello scazzo e dissi che ormai erano arrivati al capolinea. Era la goccia che aveva fatto traboccare il fatidico vaso, ma i segnali di una rottura erano partiti molto tempo prima". Infatti "da febbraio, sono passati appena sei mesi quando ho pubblicato l'annuncio che avrebbero fatto un comunicato che sanciva il divorzio".
La notizia però, rivela il giornalista, nell'ambiente era nota. "Era come togliere un velo, che molti giornali sportivi conoscevano benissimo, ma chi si mette contro una persona che rappresenta una città?". La soddisfazione "di aver fatto bene il mio lavoro è accompagnata anche da una grande tristezza", ammette Dago.
Tristezza "che trasuda da ogni riga in quell'intervista". L'impressione, leggendo il colloquio del 'pupone' con Aldo Cazzullo, è che "sono abituato a leggere interviste di attori, politici, sportivi dove raccontano tragedie di ogni sorta, poi leggi quest'intervista e senti che è un'intervista diversa, emotiva, non è cerebrale, non è un tentativo di acchiappare cover, clik o like, l'autogossip che ormai fanno tutti i personaggi noti. Nel caso di Totti mi ha colpito molto il dolore che traspare dalle sue parole. L'emotività l'ho trovata fortissima. Una delle poche interviste in cui si sente l'anima che sanguina".
Per l'esperto di gossip più noto del Paese "si può immaginare la depressione che colpisce una persona che ha superato i 40 anni, ha attaccato gli scarpini al chiodo, ha fatto solo questa vita, e ora si ritrova che ad un certo punto il sipario si chiude e ha lo spettro devastante di finire nel cono d'ombra. Si dirà, coi guadagni che hai fatto quale depressione... ma la depressione è lì e non c'è nessuna aspirina che possa salvarti".
Totti ha fatto bene a parlare? "Sinceramente sì, ha fatto bene - dice D’Agostino -. Perché in qualche modo sinora era lui visto come il traditore. E ha avuto anche molto coraggio. In sostanza ha detto che Totti è cornuto, questo ha detto. Ci vuole un grande coraggio per dire questo. Secondo me gli sarà costato molto giocare questa partita, la partita più dura della sua vita".
Nessun divorzio è elegante (se guardato troppo da vicino). La gente comune può separarsi in pace. Totti e Ilary no. E così non stupisce che vinca la cafonaggine. Valeria Braghieri il 12 Settembre 2022 su Il Giornale.
È capitato anche a noi di smettere di stare con qualcuno, di separarci. E senza che nessuno (o quasi) se ne accorgesse. Non ci siamo mai resi conto della grazia di questo privilegio.
Ognuno reagisce a modo suo, ma siamo sempre stati convinti che chiudersi, isolarsi, non venire a sapere più nulla per un po', dividere mete, libri, ristoranti, amici e case fossero un acceleratore di guarigione. Abbiamo sempre creduto che mettere distanza dalla vita di prima e ovviamente da colui con la quale la condividevamo, servisse a smaltire più in fretta quei crampi di dolore che ti risucchiano lo stomaco da dentro, quelle apnee da fermi, all'asciutto e in pianura. Stare alla larga e in silenzio, protegge principalmente noi stessi, dalla sofferenza che potrebbe procurarci il prossimo (con parole, domande, resoconti sbagliati) e dagli errori che potremmo commettere prima di pentircene. Da silenziati, la rabbia, le ripicche, le cadute di stile (inevitabili), sono più ardui da esprimere. Non dover parlare, spiegare, chiarire con altri ciò che di altri non è, mette al riparo da giudizi e sofferenze. La Regina Elisabetta ne ha fatto il motto di tutta una vita: «Never complain, never explain: mai lamentarsi, mai spiegare». Ecco la formula perfetta secondo noi, anche per la fine di un amore. Poi ci vengono in mente Francesco Totti e Ilary Blasi e non possono non venirci in mente per il semplice fatto che la loro separazione (e tutto il resto) sono ogni giorno su giornali, internet, tv. Loro malgrado, va detto. Ieri l'ex capitano della Roma ha rilasciato un'intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Era la prima volta che parlava dall'inizio della faccenda e in generale il parlare non è, per sua stessa ammissione, il mezzo di espressione che predilige. Fatto sta che dall'intervista emergono particolari «sgradevoli» su Ilary che gli avrebbe sottratto «Rolex da collezione», che quest'estate sarebbe andata a Sabaudia per scippare a Totti la figlia più piccola, Chanel (è tutto di marca in quella famiglia), o è Isabel? Su Ilary che avrebbe «tradito per prima» aiutata tra l'altro dalla sensale-parrucchiera Alessia Solidani. Poi c'è l'ammissione di Totti che, come riscatto per gli orologi, si sarebbe preso le borse di Ilary e c'è la giustificazione goffissima, alla quale non abbiamo creduto affatto, per la foto, scattata già a dicembre, di Noemi dietro di lui allo stadio. «Le pare che mi porto l'amante all'Olimpico?» si schernisce con Cazzullo. Sì Totti, tu l'amante la porti esattamente all'Olimpico. Dove, sei Dio. Dove, se no?... In serata Ilary ha fatto intendere che, anche se aveva deciso di non parlare per tutelare i figli (come aveva annunciato pure Totti peraltro) potrebbe invece farsi intervistare da Silvia Toffanin a Verissimo da dove si fa sapere che «Ilary ha visto cose in questi ultimi anni che potrebbero rovinare una cinquantina di famiglie».
La gente già si indigna dell'ineleganza del tutto: i Rolex, le borse, lei, lui, l'altra, l'altro, il cellulare. Ma noi vorremmo vederla altrettanto da vicino, questa gente. Come si fa a separarsi con dignità, se chiunque può ravanare nelle scorie della tua relazione al termine? Si mette sotto la lente d'ingrandimento esattamente ciò che gli altri hanno modo di nascondere. Non si concede tregua, né pace, né diritto all'oblio. Tutto ciò che chiederemmo e otterremmo noi. Li si fissa come se ogni aspetto della loro vita avesse ormai qualcosa di sconcio.
Hanno solo smesso d'amarsi.
Divorzio alla burina. L’autogol di Totti, le borse di Ilary e la vita formidabile sceneggiatrice. Guia Soncini su L'Inkiesta il 12 Settembre 2022.
Stiamo assistendo a un sequel, questa volta sul lasciaggio, della sottovalutata perla kitsch di Canale 5 “Ho sposato un calciatore”
«Ma davvero tu pensi che io m’ammazzo per te?». «Quando lo fai è sempre troppo tardi». Il dialogo viene dal sottovalutato capolavoro di Canale 5 “Ho sposato un calciatore”, in onda nella primavera del 2005, ma potrebbe tranquillamente stare in quel compresissimo capolavoro che è l’intervista suicida che Francesco Totti ha dato ieri ad Aldo Cazzullo.
Perché l’ha fatto? La domanda ce la siamo fatta tutti tutto il giorno, e come diceva una vecchia canzone risposta non c’è nelle parole; ma non c’è neppure nelle strategie legali, nel buon senso, nel gioco delle parti, nella logica formale. Bisognerebbe mettere in una stanza quelli che pensano che Francesco Totti da quell’intervista guadagni qualcosa, ed esaminarne i cervelli con grandissima attenzione: continueremo a non capire perché Francesco Totti si sia ammazzato, ma di sicuro in quelle sinapsi alterate troviamo la cura per qualcosa.
Un amico ieri m’irrideva perché, il giorno prima, avevamo assistito a una discussione sull’attivismo social in cui una benintenzionata stigmatizzava quelli che ci invitano a risparmiare ma «tengono il Rolex in cassaforte», e io avevo sbeffeggiato quest’idea da commercialista di provincia che il Rolex sia entelechia di preziosità e mica l’orologio per chi non può permettersi gli orologi costosi; e poi ieri è arrivato Totti a dire a Cazzullo che Ilary gli ha rubato i Rolex prendendosi pure le garanzie (sottinteso: per rivenderseli; se le cause per diffamazione italiane fossero quelle americane, Ilary di qui a poco si comprerebbe villa Necchi, o qualunque sia il corrispondente romano).
Sono passati diciassette anni da quando, mentre in Italia arrivava “Ho sposato un calciatore” (rifacimento dell’inglese “Footballers’ Wives”), i giornali inglesi accusavano Wayne Rooney e la fidanzata di cornificarsi con massaggiatrici e baristi, ma soprattutto accusavano lei, Coleen, non di nascondere orologi in cassaforte per fingersi povera, non di arrubbarsi orologi dell’ex per fargli dispetto, ma di aver buttato via per capriccio un anello di fidanzamento da venticinquemila sterline: non ci sono più le grandiosità burine d’una volta.
Totti dice a Cazzullo che ha trovato l’anno scorso messaggi che rendevano evidenti i tradimenti della moglie, e che quindi (sintesi mia) il suo tradimento è un fallo di reazione; Ilary dice a Repubblica che con le cose che ha scoperto lei si rovinano cinquanta matrimoni, facendo intendere d’aver avuto più corna che Rolex. Chissà se troveremo prima su eBay gli orologi che Ilary avrebbe sottratto a lui o le borse che, dice Totti al Corriere, lui per ripicca ha sottratto a lei: tenete d’occhio i nuovi arrivi, magari Francesco Totti non conosce il mercato delle Hermès usate e, oltre a Cazzullo, avremo da guadagnarci anche noialtre, dall’intervista suicida. Una Birkin al prezzo d’una Carpisa val bene qualche panno sporco di milionari sciacquato in pubblico.
C’è un’interessante chiusura di cerchio per cui la serie bruttina su Totti dell’anno scorso, “Speravo de mori’ prima”, l’ha scritta Stefano Bises, che adesso è il più prestigioso nome delle sceneggiature televisive italiane e diciassette anni fa era quello di “Ho sposato un calciatore”. Purtroppo il prestigio professionale in tv funziona così, non col passaggio da giovane promessa a solito stronzo ma con quello da autore di capolavori ad autore di roba inutile ad alto budget. Adesso, però, se non sono tutti scemi, uno sceneggiato sul divorzio Totti a Bises devono farglielo scrivere, ce lo devono, e deve somigliare al capolavoro kitsch del 2005.
Lo farei partire dal 2014, quando Annamaria Bernardini de Pace scrive al Giornale una lettera che comincia così «Caro genero, mi sai indicare il momento in cui da genero devoto sei diventato degenero? Forse quando hai giurato sulla tua bambina che non avevi tradito mia figlia, o quando, molto tempo prima, in segreto, l’avevi già tradita?».
ABdP è avvocato divorzista, e il genero che in quel momento si sta separando da sua figlia è l’attore Raoul Bova. L’avvocato poi dirà che era finzione letteraria, come diciamo – ostentando indignazione per la mancanza di familiarità con l’io narrante – tutte noi che fingiamo di non usare mai e poi mai la scrittura per sputtanare qualcuno.
Otto anni dopo, ABdP, avvocato di Totti, presiede al rilascio dell’intervista suicida (i saperlalunghisti giurano non sia un caso di cliente smanioso di parlare in pubblico e avvocato impossibilitato a contenerlo: anzi, giurano sia il contrario). Quando l’ho letta, l’intervista suicida, mi sono messa a canticchiare «Non siamo mica gli americani, che loro possono sparare agli indiani».
Non siamo mica gli americani, che devono convincere le giurie dando la loro versione dei fatti alla stampa. Non siamo mica gli americani, che hanno qualcosa da guadagnarci a far arrivare ai figli screenshot di risposte in cui si dice che la madre è traditrice e dispettosa e pure scroccona (Cazzullo non chiede a Totti che vuol dire che la recente vacanza di Ilary l’ha pagata lui: le carte di credito di lei sono addebitate sui conti di lui? Se dobbiamo essere la lavanderia dei panni della famiglia Totti, abbiamo diritto di sapere i dettagli).
Non siamo mica gli americani, però per una volta potremmo avere anche noi un notevole parco di personaggi secondari. Totti che scopre le corna con «una persona totalmente diversa da me, che appartiene a un mondo lontanissimo dal mio», e tu pensi sarà almeno Michele Mari, e non dice niente al migliore amico, ma convoca la migliore amica di lei che avrebbe fatto da mezzana. E l’amica di lei è la parrucchiera, e l’amico di lui è il massaggiatore, e l’amante diversissimo è un allenatore da palestra interamente tatuato, e c’è materiale umano più splendido dei ricchi burini?
In “Capote’s Women”, saggio di Laurence Leamer da cui in autunno Ryan Murphy girerà una serie, c’è una scena così magnifica che spero sia l’apertura della prima puntata. Gianni Agnelli sta con Pamela Churchill, già moglie del figlio di Winston. Lei vorrebbe farsi sposare ma lui non ci pensa proprio (quando resterà incinta la farà abortire e si metterà con Marella). Una sera la porta a Villar Perosa, e a una finestra c’è Giorgio – il fratello pazzo, l’Agnelli rimosso – che si mette a sparare con un fucile cercando di colpire la povera Pamela.
Ancora il divorzio Totti non ci ha fornito una scena così grandiosa, ma lasciamo un po’ di tempo ai personaggi d’allargarsi, a Ilary d’andare dalla Toffanin, sua ex compagna di balletti a “Passaparola”, a piangere mentre racconta la convocazione, da parte dell’ex marito, della parrucchiera colpevole d’averle presentato il bellimbusto, e il di lei interrogatorio.
Lasciamo che Chanel Totti – nata due anni dopo che Bises aveva chiamato la burinissima moglie di calciatore televisiva Cristal Ferrari – sbotti su TikTok contro tutti gli amichetti che le hanno mandato le foto dell’intervista in cui papà prima diceva che la sua priorità era proteggere i suoi figli, e poi procedeva a dettagliare le corna di casa e i furti di beni di semilusso. Lasciamo che il capolavoro venga limato dalla vita, che è sempre la più formidabile sceneggiatrice.
Estratto dall'articolo di Fabiana Giacomotti per “Il Foglio” 12 settembre 2022.
Lei va a svuotare la cassaforte con i Rolex, “con la scatola e la garanzia”, che significa manco di fretta per la rabbia, bensì pianificando l'azione come aveva pianificato anche lui il possesso degli orologi, con la scatola e tutto, mica come gli sbadati che si dimenticano il Patek del nonno nel cestino del pic nic e lo ritrovano vent’anni dopo (tratto da una storia vera).
Lei che si porta via gli orologi e allora ecco lui che le nasconde le borsette, o la borsa o il Rolex e già fioriscono i meme sui social ed è sempre film dei Vanzina. Nessuno mai come loro ha capito la nostra essenza più intima, indagato con maggiore acume i limiti – vicinissimi – dei nostri orizzonti. Milano-Cortina due giri di tic, il Dogui, il Ferrari scritto con l'articolo al maschile e “ciao povery”.
Non sono Ilary Blasi e Francesco Totti, non è il caso specifico. E' il contesto generale. Non ci stacchiamo da lì, l’unico ascensore sociale che conosciamo e ri-conosciamo è quello dello sfoggio pacchiano, del consumo vistoso, the conspicuous consumption come diceva Thorstein Veblen oltre un secolo fa.
Slippini con la fascia elastica D&G e orologione d’oro, un’estetica unica che unisce il nord e il sud, i fratelli Bianchi, l'imprenditore veneto, il calciatore e la velina media. Un mondo che credevamo scomparso con la politica di Silvio Berlusconi e che invece, proprio come il Cavaliere, non scompare mai anzi torna con gli stessi slogan e gli stessi identici successi. […]
Per un semiologo, un comunicatore, un sociologo, l’intervista del Corriere della Sera a Francesco Totti è materia di studio straordinaria, e certamente entrerà nei prossimi saggi e nelle future analisi. Vi si trovano sogni, ambizioni, valori della classe media italiana di oggi. […]
Ecco allora che acquista senso sia la collezione di borse (per la signore della tv, soprattutto romane, la borsetta ha un ruolo identitario che le milanesi, per esempio, ignorano e trovano anche un filo cafone) sia quella di orologi. Per questo, in fondo, la dichiarazione di Totti, mi ha sottratto i Rolex, le ho nascosto le borse, suona al tempo stesso patetica e preoccupante. Perché parla a un mondo culturalmente residuale, e che andrà però a votare fra dieci giorni.
Da leggo.it il 12 settembre 2022.
Alex Nuccetelli ospite a I Fatti Vostri ha parlato di come sono i rapporti oggi tra Francesco Totti e Ilary Blasi. Dopo le forti dichiarazioni dell'ex calciatore e la risposta piccata della conduttrice, il loro caro amico è intervenuto in televisione per fare chiarezza sulla coppia. Alex conferma di aver visto Francesco molto depresso nei mesi successivi alla scoperta del tradimento e parla oggi di una rinascita.
Totti preoccupato
Il noto pr difende Totti spiegando che ha sempre protetto Ilary e che si è sempre preoccupato per lei e della famiglia: «Ogni volta con noi amici diceva che doveva sentire Ilary, che doveva conciliarsi con i suoi impegni per badare ai ragazzi, è sempre stato un marito molto dedito alla famiglia».
Quando Salvo Sottile gli chiede conferma sul fatto che gli amici sapessero di Ilary, lui conferma dicendo che da tempo c'erano molte voci sulla coppia, ma quando Totti scoprì i messaggi della moglie ne parlò con loro e alcuni hanno spinto affinché la lasciasse.
Nuccetelli è stato l'amico che ha fatto conoscere i due e ricorda come Ilary, quando lui gli fece presente che Totti aveva un debole per lei, rispose che non era interessata ai calciatori e aveva già una relazione. Pochi mesi dopo invece stavano insieme.
La coppia ha fatto sognare molti per anni, conferma il pr, poi l'idillio si sarebbe interrotto proprio con la scoperta del tradimento: «Francesco era molto depresso quando ha trovato i messaggi, è stato molto male».
Noemi Bocchi
Sulla Bocchi, poi, Nuccetelli spiega: «Sapevo della loro relazione, ma è arrivata molto dopo il tradimento di Ilary. I due si sono conosciuti a un evento in cui era presente anche Ilary, Francesco rimase colpito da Noemi, ma poi non c'è stato nulla per mesi e mesi. Lei è una brava donna, mi disse chiaramente che non si sarebbe mai messa con un uomo sposato. Oggi Francesco con lei è rinato».
Poi, però, quando Sottile gli chiede se Totti è innamorato, Alex replica: «L'amore è un'altra cosa, sicuramente vedo in lui una rinascita però».
Totti, Ilary e la storia con Noemi Bocchi: «Era depresso, con lei è rinato». Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 13 Settembre 2022
Alex Nuccetelli svela un retroscena della nuova vita del Capitano. E intanto Ilary Blasi ostenta tranquillità sui social
Mentre in giro si accettano scommesse su quando apparirà in tv sotto le luci di Verissimo per lo showdown finale (dicono sia già stato registrato, non risulta) Ilary Blasi — in apparenza per nulla impensierita dalle accuse contenute nell’intervista al Corriere di Francesco Totti o dalla deriva giudiziale, e litigiosa, verso cui sembra avviarsi la separazione dall’ex numero 10 della Roma — si diverte a postare su Instagram un video-selfie allo specchio in versione scolaretta, maglietta bianca, gonnellina nera, calzini e mocassino college di Prada (850 euro). Nel frattempo gli avvocati Alessandro Simeone (per lei) e Antonio Conte e Annamaria Bernardini de Pace (per lui) studiano le strategie.
Quanto a Totti e ai suoi Rolex scomparsi, il Capitano deve avere un karma negativo con i preziosi accessori svizzeri. Due anni fa ne smarrì uno e tale fu lo scoramento che mise un annuncio sui social: «Ho perso il mio orologio a cui ero molto legato e con il quale ho condiviso tutta la mia carriera. Mi rivolgo a voi nella speranza che possiate trovarlo. So che è quasi impossibile, ma tentar non nuoce. Si tratta di un D aytona acciaio con quadrante bianco e nel cinturino ha due placchette con la lettera C (Cristian e Chanel). Vi ringrazio in anticipo. Verrò io di persona a prenderlo». Non è noto se fu poi ritrovato, improbabile.
Intanto Fabrizio Corona — sempre da prendere con le pinze — si è scatenato. «Totti e Ilary Blasi si tradiscono da anni», il suo slogan. E su Instagram il turbolento fotografo — che ha inserito lo scatto di una tale bionda e bella Martina, catalogata con il numero 1 (mah) — prometteva formidabili rivelazioni. Invece si è limitato ad una sorta di rebus, con soluzione nel prossimo numero: «Ieri Ilary sui social postava le tagliatelle della nonna, ma la sera era a Milano al compleanno della sua famosa agente che ha ripreso e postato tutto e tutti, lei no però. Poi è arrivato qualcuno noto proprio ora alle cronache. Noi c’eravamo. Vi farò sapere», scrive e allega foto con collo taurino e fitto corredo di tatuaggi.
Ieri invece a I Fatti Vostri su Raidue ha parlato ancora Alex Nuccetelli, l’amico pr e body builder che presentò Ilary al campione giallorosso, ormai 20 anni fa. «Francesco è sempre stato legatissimo alla famiglia e alla moglie. Qualunque cosa gli proponessi mi rispondeva sempre: “Sentiamo che dice Ilary, vediamo cosa vuole fare Ilary», ricorda Nuccetelli. «Più o meno un anno e mezzo fa però ha avuto un momento particolare, era triste, pensieroso, lui che è sempre stato gioioso, divertente». Ed è arrivata Noemi Bocchi. «Si erano già conosciuti a un torneo di padel, in Sardegna, a cui c’era anche Ilary. Francesco l’aveva notata. Poi io ho fatto in modo di farli incontrare di nuovo proprio per questa sua depressione. Noemi però mi diceva: “Non mi interfaccerò mai con un uomo sposato e con figli”. È una brava ragazza. Non so se è davvero innamorato, però con lei Francesco è rinato». E quanto alla frase sibillina dell’ex Letterina Blasi, fatta trapelare tramite amici («Ilary in questi anni ha visto cose che potrebbero rovinare 50 famiglie») Nuccetelli la invita alla prudenza: «Se parli del bene dei figli devi farti un esame di coscienza e andare un po’ più piano».
Claudia Osmetti per “Libero quotidiano” il 12 settembre 2022.
«È una vicenda tristissima». Ettore Gassani, cassazionista, uno dei principali avvocati matrimonialisti di Roma, una sorta di istituzione quando sul tavolo ci sono pratiche di divorzio e separazione, quantomeno in Italia, si limita a dire questo della vicenda Totti - Blasi che, da un paio di mesi, fa discutere.
Non tanto la sezione civile del tribunale capitolino che, giustamente, ha la bocca cucita, quanto il gossip in tivù e sui social. «Non conosco gli atti», si premura di dire Gassani, «ho letto come tutti le dichiarazioni degli ultimi giorni e posso solo aggiungere che mi dispiacerebbe se danneggiassero la possibilità di trovare un accordo. Dopodiché non sappiamo chi effettivamente abbia iniziato, non conosciamo i particolari».
Avvocato Gassani, chi ha tradito per primo l'ha chiarito Totti, ieri, in quell'intervista infinita sul Corriere...
«Mi perdoni, la fermo. Parlo da avvocato e in termini generici, non mi riferisco nello specifico al caso Totti Blasi. Il punto è che non possiamo mai sapere se le dichiarazioni siano corrispondenti alla verità dei fatti. Sa, un conto è un quotidiano, un altro il tribunale.
Da matrimonialista so che una dichiarazione può essere apparentemente molto convincente, ma poi puoi scoprire che le cose non stanno così o che ce ne sono altre. In questo momento, gli unici a conoscere la realtà dei fatti sono i colleghi che seguono i due coniugi».
D'accordo. Ma in termini generali, come dice lei, è chi tradisce per primo che si becca la colpa?
«No. Anzitutto oggi non tutte le infedeltà sono sanzionabili perché il giudice è chiamato a verificare se sia la causa di una crisi coniugale o la conseguenza di una crisi già in atto per altri motivi. Non basta dire: "Tizio mi ha tradito", insomma».
È una questione di giurisprudenza?
«La suprema corte di Cassazione, negli ultimi anni, ha corretto il tiro su questo aspetto: prima essere beccati con le mani nella marmellata significava in automatico beccarsi anche l'addebito (che, tra l'altro, allora si chiamava colpa), adesso no. Chi ritiene di essere stato tradito deve anche dimostrare che il matrimonio andava a gonfie vele. Posso farle un esempio pratico?».
Prego.
«Se un marito picchia la moglie per anni e lei lo tradisce, la moglie non sarà condannata. O se una moglie rifiuta i rapporti sessuali col marito per anni e lui va con un'altra donna, lo stesso. Ogni cosa ha una sua storia, una sua dinamica. Togliamoci dalla testa che il tradimento di per sé significa essere colpevoli o condannati a un addebito».
Sembra un lavorone, poi voi del settore...
«Lo è perché non è facile dimostrare che un tradimento è stata l'unica causa della separazione, ci possono essere mille sfumature. Bisogna sempre cercare di capire come stavano le cose prima, il clima famigliare, le incomprensioni, le eventuali incompatibilità di carattere. È un discorso che si può fare soltanto in tribunale».
Totti dice di aver scoperto i tradimenti di Ilary dal suo cellulare. Ma sbirciare nel telefonini dei nostri mariti o mogli si può fare?
«In linea di massima se c'è una password o se si è carpita con un software, no non si può. Se invece non c'è e il cellulare è stato nella disponibilità dell'altro è anche possibile dare una sbirciatina, purché non venga violato un sistema di sicurezza. Tra l'altro, oggi, la maggior parte dei casi di infedeltà si scopre così».
Come in quel film, Perfetti sconosciuti?
«Esatto. In Italia c'è un'infedeltà molto diffusa nelle coppie sposate e conviventi, talmente alta che non fa più notizia. Nel 70% dei casi uno dei due tradisce o ha provato a tradire. La tenuta del matrimonio è un po' sconfessata anche dall'uso dei social che non sono più il luogo in cui ci si scambia informazioni, ma il regno dell'"acchiappanza"».
Bel termine: molto "romano", ma spiega benissimo il concetto. Quando ci sono dei minori, come in questo caso, si complica tutto?
«Sì. Bisogna parlare dell'affidamento e del calendario del diritto di visita e il giudice deve valutare con prudenza quale sia l'assetto migliore per i ragazzi. Io credo che la soluzione preferibile sia sempre un accordo, cioè abbassare i toni e sedersi a un tavolino. Fare la giudiziale solo se ci sono atti di violenza o situazioni particolari, come fanno gli inglesi».
Da leggo.it il 12 settembre 2022.
L'argomento più cliccato del momento, è stato commentato anche da Paolo Bonolis e Sonia Bruganelli. Dopo gli ultimi sviluppi della separazione Totti-Ilary, sull’account Twitter dell’opinionista del Grande Fratello Vip è apparsa una battuta sulla questione dei Rolex, argomento scottante della giornata dopo l'intervista bomba di Totti. I preziosi orologi, a detta del Pupone, gli sarebbero stati sottratti dall’ex moglie con la complicità dell’ex suocero. «Dopo la Guerra dei Roses abbiamo la Guerra dei Rolex cit. Paolo Bonolis» ha scritto Sonia Bruganelli su Twitter riportando una battuta del marito.
Tanti commenti, diverse risate da parte di chi ha letto il tweet, ma non è mancata qualche critica feroce. «Badate al vostro matrimonio che sta incollato solo per questioni burocratiche!» scrive un hater. Secca la replica di Sonia Bruganelli: «Impazzisco!!». «Voi state insieme solo per convenienza, lo abbiamo capito tutti…».
Un chiaro riferimento alla scelta di Paolo Bonolis e Sonia Bruganelli di vivere in due palazzi separati, ma comunicanti da una doppia porta con terrazzo, per preservare la propria indipendenza e regalare nuova linfa vitale al matrimonio. Matrimonio che va avanti dal 2002 e da cui sono nati Silvia, Adele e Davide.
Repentina la risposta della moglie di Paolo Bonolis ai commenti: «Ma per convenienza di chi? Se fosse reciproca convenienza (con tutte le accezioni del caso) a chi disturberebbe? A te?». Molti si sono schierati dalla parte della Bruganelli, che tra l’altro non è la prima volta che commenta l’affare Totti-Ilary.
Grazia Longo per “La Stampa” il 12 settembre 2022.
Francesco Totti parla per la prima volta della separazione dalla moglie Ilary Blasi, in un'intervista al Corriere della sera, e scatena il finimondo sui social. «Non sono stato io a tradire per primo. Quei messaggi sul telefono di Ilary...è stato uno choc» racconta l'ex capitano della Roma e precisa che la sua love story con Noemi Bocchi è incominciata solo dopo Capodanno.
Seguono particolari sui dispetti reciproci con Ilary: lei che gli ruba la collezione dei Rolex e lui che le nasconde le borse firmate. Il mondo della rete insorge, dalla vignette con Totti e la maglietta «Ridamme i rolex» alle accuse di aver commesso un passo falso rilasciando l'intervista al vetriolo contro la moglie e madre dei suoi tre figli. La più agguerrita è Selvaggia Lucarelli che prima la butta sull'ironia: «Siamo tutti fermi lì, alla scena in cui Totti apre la cassaforte, non trova più la collezione di Rolex e allora rapisce le Birkin di Ilary chiedendo il riscatto».
E poi bolla come un «autogol» le dichiarazioni dell'ex campione: «Non funziona ammettere di aver scoperto tradimenti ma di aver fatto finta di nulla. Non funziona il tono vittimistico da eroe maschio che depone lo scudo e non ha la moglie sufficientemente accudente. Che peccato finire una carriera da calciatore con un autogol così». E Nino Cartabellotta scrive su Twitter che «il primo comandamento per proteggere i figli in caso di separazione è non screditare mai la mamma e il papà». Ma c'è anche chi si schiera dalla parte di Totti.
Come Roberto D'Agostino, patron di Dagospia: «Sinceramente ha fatto bene a parlare, perché in qualche modo sinora era lui visto come il traditore. E ha avuto anche molto coraggio. In sostanza ha detto che Totti è cornuto, questo ha detto». E Ilary? Lei, per ora, sceglie la strada del silenzio. Tramite il suo avvocato Alessandro Simeone fa sapere che «non vuole replicare all'intervista ma pensa a proteggere i suoi tre figli». Ma aggiunge: «Se parlo potrei rovinare 50 famiglie». E ad attenderla c'è già Verissimo condotto dall'amica Silvia Toffanin.
Giovanna Cavalli per corriere.it il 12 settembre 2022.
Parlerà quando, come e con chi ne avrà voglia. E la sensazione diffusa è che non si dovrà aspettare troppo per ascoltare la replica di Ilary Blasi. Al momento però la conduttrice dell’Isola dei Famosi deve probabilmente ammortizzare il colpo dell’intervista di Francesco Totti al Corriere della Sera, che forse l’ha colta impreparata o forse no. E sentirsi rinfacciare, nero su bianco, di essere stata la prima a tradire, assestando la spallata finale a un matrimonio in crisi ineluttabile già da tempo, non le avrà certo fatto piacere, insieme alla storia dei Rolex spariti, dei messaggini compromettenti sul cellulare («Vediamoci in hotel», «No, è più prudente da me»), delle sue continue assenze e della presenza costante invece di Noemi Bocchi al fianco del Capitano e tutto il resto.
Per adesso Ilary si è chiusa in un silenzio quasi perfetto. Pesantissimo. Lasciando però trapelare qualche frase significativa tramite il suo avvocato milanese, Alessandro Simeone, che riporta il pensiero materno per Cristian, Chanel e Isabel: «Ho sempre protetto i miei figli e continuerò a proteggerli». Come del resto ha premesso lo stesso Totti, all’inizio del suo sfogo: la famiglia viene prima di ogni altra cosa al mondo. Poi però chi ha parlato con l’ex Letterina va oltre. E aggiunge un virgolettato rivelatore: «Ilary ha visto cose in questi ultimi anni che potrebbero rovinare una cinquantina di famiglie».
Una dichiarazione che tra le righe non promette nulla di buono. Per adesso Ilary ha violato la regola del silenzio soltanto sui social, pubblicando su Instagram una storia — probabilmente risalente alla gita nelle Marche di agosto — con la nonna Marcella che prepara le fettuccine fatte in casa e lei che assaggia l’impasto («Amo la pasta cruda»). Ma prende ancora più corpo l’ipotesi di una prossima intervista a cuore aperto, ospite dell’amica di sempre Silvia Toffanin, nel salotto rassicurante di Verissimo, che riapre sabato 17. Per rispondere come meglio crederà alle rivelazioni di Francesco.
Quanto all’aspetto legale, non affatto secondario, nonostante un’ultima, estrema offerta di pace che Totti le ha fatto tra le righe dell’intervista, pare ormai compromessa la possibilità di una separazione consensuale. Di una risoluzione rapida e indolore con l’accordo tra le parti. Se Ilary Blasi avesse voluto davvero una tregua, avrebbe magari rimandato le lunghe vacanze di qualche giorno, invece di partire per quasi due mesi all’indomani del comunicato stampa disgiunto. Da allora — e adesso più che mai — i rapporti tra i due ex, già freddi e ridotti al minimo, sono se possibile peggiorati. Molto probabile che si imbocchi la tortuosa e lunga via giudiziale (il foro competente resta quello di Roma) in tribunale. Con conseguente stillicidio di rivelazioni, colpi bassi e gossip a tutto spiano. Già si comincia.
E così ecco che torna a farsi vivo Fabrizio Corona (a cui Ilary Blasi al GF Vip diede pubblicamente del bugiardo e del «caciottaro») che, sempre su Instagram, prima posta l’intervista di Totti al Corriere e poi scrive: «Il mio telefono sta bollendo, così ho deciso che questa volta una dichiarazione la rilascerò anche io, per puntualizzare alcuni punti lasciati in sospeso quando sono stato letteralmente cacciato fuori da una trasmissione tv condotta da una collezionista di Rolex». E poi aggiunge sibillino: «La settimana prossima vi racconto tutta la verità». Oggi invece è il turno di Alex Nuccetelli. Ospite di Salvo Sottile e Anna Falchi a I fatti Vostri su Rai2, intorno a mezzogiorno, il pr romano, campione italiano di bodybuilding
Da liberoquotidiano.it il 12 settembre 2022.
Il caso Totti-Blasi fa discutere. Anche a Non è l'Arena di Massimo Giletti si parla dell'intervista del pupone al Corriere in cui ha di fatto scaricato la moglie con accuse pesantissime che vanno dal tradimento all'appropriazione di orologi e cassette di sicurezza. Le parole di Totti sono diventati elemento di dibattito.
E Giancarlo Dotto di fatto, ospite di Giletti, analizza così quanto accaduto: "La frase sul fatto che Totti abbia rovinato 50 famiglie pronunciata da Ilary la dice lunga sul fatto che l'ex capitano della Roma si sia dato da fare". Insomma secondo Ilary, Totti avrebbe avuto altre relazioni oltre a quella con Noemi Bocchi. E Dotto poi prosegue: "Va detto che Totti sta scegliendo una strategia strappalacrime con questa intervista mentre Ilary ha un approccio più teutonico".
Poi aggiunge: "Ilary parla meno ma rilascia messaggi taglienti che vanno a colpire molto di più dell'intervista di Francesco Totti". Insomma la guerra tra i due prosegue e a quanto pare finirà in tribunale. Ormai la strada verso il divorzio appare spianata ma i due dovranno fare i conti ancora con il veleno che in questa storia sarà l'ultimo a uscire di scena.
Ma. Cec. per la “Gazzetta dello Sport” il 12 settembre 2022.
«Altro che gli stracci. Vedrà che adesso voleranno le mutande. Secondo me il divorzio fra Totti e la Blasi finirà come quello di Johnny Depp e Amber Heard. In tribunale potrebbe succedere di tutto».
Chi parla è Roberto D'Agostino, ovvero il giornalista che - su «Dagospia» - a febbraio era stato il primo ad annunciare la crisi del matrimonio più celebre dello mondo dello spettacolo italiano.
Si ricorda quei giorni?
«Certo. Le farei vedere gli insulti ricevuti sul cellulare. mi si scatenò contro la città. Parlare di corna per Totti significava mettersi contro tutta Roma. E glielo dice uno che è tifoso romanista».
Che riflessioni le hanno fatto fare le parole di Totti?
«Che è stato molto sincero. A differenza di tanti vip che parlano della bua di quando erano piccoli o fanno confessioni "acchiappa-like", si capisce che quando ha smesso col calcio è caduto in depressione e così, con lei a Milano, si sono allontanati. Non è una questione di soldi. Sei stato un idolo per anni e all'improvvisi scivoli nel cono d'ombra. Io lo chiamo "L'inferno delle celebrità". Parliamo di gente che si ritrova a non saper pagare neppure una bolletta. Mi dispiace per i figli, a cui tutti e due dicono di pensare».
Pensi quando avranno letto dei Rolex e delle borse.
«Sembra una puntata di "Casa Vianello". D'altronde è quello che succede a tante famiglie, che divorziando si fanno i dispetti. È la vita reale. Certo, poi ognuno l'affronta con gli strumenti culturali che ha. Dipende anche dall'estrazione sociale. Qui non c'è l'ipocrisia borghese. In questo caso c'è una certa coatteria, in stile "ti dico in faccia ciò che penso". D'altronde, non bastano i soldi per crearsi uno stile diverso».
Ha ragione Totti che le colpe sono di entrambi?
«Ma sì, anche se quella che abbiamo letto è la versione di lui. Bisognerà vedere quello che risponderà Ilary, anche se dicono che lei abbia già registrato una intervista tv e Totti abbia voluto anticiparla. Poi, visto che questo matrimonio è una specie di polaroid dell'Italia, non dimentichiamo che generalmente da noi le scappatelle degli uomini vengono più tollerate, non sono considerate veri attentati alla famiglia. Per le donne invece è diverso».
Sembra anche a lei che Ilary e Noemi si assomiglino?
«Ma questo è colpa dei chirurghi, che le fanno tutte uguali».
Ci crede al fatto che alla mamma di Totti non sia mai piaciuta davvero Ilary?
«Dicono che quando Francesco le raccontò del fidanzamento, abbia risposto: "Ma che te vai a mette' co 'na ballerina?"».
Impressione finale?
«Avrebbero potuto essere più civili, ma la vanità e l'egoismo spesso hanno la meglio».
Tribunali e carte bollate, così si spezza la favola tra Totti e Ilary. Impossibile trovare un accordo per una separazione pacifica: troppi rancori e patrimoni dividono Totti e l'ex moglie. Francesca Galici il 12 Settembre 2022 su Il Giornale.
È stata una delle più belle coppie dello showbiz italiano ma, ora, la favola tra Francesco Totti e Ilary Blasi rischia di trasformarsi in un incubo giudiziario. Le avvisaglie c'erano tutte ma l'intervista rilasciata dall'ex capitano della Roma al Corriere della sera rischia di mettere una pietra tombale definitiva alla possibilità di un accordo. Francesco Totti non ha usato mezze misure parlando di Ilary Blasi e l'ha accusata di averlo tradito per prima, poi ha mosso accuse molto forti riguardo quanto lei e suo padre avrebbero fatto successivamente alla diramazione del comunicato stampa.
"Finirà in tribunale", ha ammesso laconico Francesco Totti nell'unica intervista rilasciata dal momento dell'ufficializzazione della rottura con la sua, ormai ex, moglie. D'altronde, al di là dei figli sui quali è presumibile che un accordo di buon senso tra le due parti venga trovato, c'è un impero economico che ora va spartito tra gli ex coniugi e questo sarà sicuramente oggetto di una battaglia legale senza esclusione di colpi. A breve, potrebbe avviarsi l'iter che prevede la presentazione delle carte bollate da parte di uno dei coniugi presso il tribunale di Roma, l'informativa all'altra parte e quindi il vero procedimento, che prevede le che le richieste delle parti vengano prima discusse dai diretti interessati e poi dai loro legali. Per quanto riguarda l'assegno di mantenimento dei figli, difficilmente ci saranno discussioni.
"Io tradito", "Ho visto cose...". Guerra aperta tra Totti e Ilary
I temi di fine procedimento potrebbero essere molto lunghi: i tribunali italiani sono oberati di lavoro, quelli romani ancora di più. Non è da escludersi che ci vorranno anni, anche tre, per raggiungere un accordo. Stando ad alcuni calcoli che circolano in rete da quando è stata resa nota la notizia della separazione, l'ex capitano della Roma, in oltre 20 anni di carriera da calciatore, avrebbe guadagnato una cifra che si stima essere superiore a 150 milioni di euro, con un reddito netto che supera gli 84 milioni di euro. Cifre importanti, non meno rispetto a quelle di Ilary Blasi, che ha all'attivo contratti con Mediaset per la conduzione di programmi di punta pr la rete ammiraglia. Ci sono poi gli immobili e le società da spartire, la villa dell'Eur e quella di Sabaudia, oltre a numerose proprietà di lusso che la coppia ha acquistato quando ancora si pensava che la favola fosse possibile.
"Fermati e chiedi scusa". I vip contro Francesco Totti. Da Monica Leofreddi a Carolyn Smith e Sonia Bruganelli, molti volti noti dello spettacolo hanno trovato di cattivo gusto l'intervista rilasciata da Totti e lo hanno criticato per le sue parole. Novella Toloni il 12 Settembre 2022 su Il Giornale.
Da un pezzo a questa parte pare che i panni sporchi (quelli dei vip soprattutto) debbano essere lavati in pubblico. Così ha fatto Francesco Totti, che con l'ultima intervista fiume rilasciata al Corriere della sera ha dato fiato alle trombe, parlando di tradimenti, dispetti e veleni in seno al suo matrimonio con Ilary Blasi. Lui, che chiedeva privacy e rispetto per il doloroso divorzio, è stato il primo a parlare, quando tutti puntavano l'attenzione sulla conduttrice, che invece ha proseguito sulla strada del silenzio.
Con quell'intervista, però, Francesco Totti ha compiuto un passo falso e ha tradito prima di tutto se stesso e le parole dette nel comunicato ufficiale di addio: "Continuerò a essere vicino a Ilary nella crescita dei nostri tre meravigliosi figli, sempre nel rispetto di mia moglie". In molti si sono chiesti se l'intervista fosse il modo giusto per rispettare Ilary, considerando il contenuto delle dichiarazioni. E alcuni volti noti del mondo dello spettacolo lo hanno duramente criticato.
Prima tra tutti la conduttrice Rai, Monica Leofreddi che su Instagram ha mandato un lungo messaggio proprio al Pupone invitandolo a fermarsi e a fare un passo indietro. "Checco ma che stai a fa’? Queste parole te le dico con affetto: fermati e chiedi scusa. Ho letto incredula tutta l'intervista. Se è stata tutta farina del tuo sacco, fatti un esame di coscienza, se è una strategia legale, ricordati che l'unica strategia che devi avere è quella di padre". La Leofreddi ha giudicato ingiustificabili le sue parole e ha tirato in ballo anche Noemi, la sua nuova compagna: "Questa sciagurata intervista non avresti dovuto farla e neanche pensarla! Al primo posto hai messo Noemi. A lei hai dato il ruolo di salvatrice nei tuoi anni più bui, a lei hai voluto dare dignità. Lo hai fatto però gettando fango. Torna a essere il campione che eri, le beghe di orologi e borse sottratte, le accuse a chi ha tradito per primo e con chi, lasciale da parte". Parole condivise a pieno dalla giudice di Ballando con le stelle Carolyn Smith e dall'attrice Jane Alexander, che hanno concordato con la visione della Leofreddi.
"Totti si è dato molto da fare...". Cosa c'è dietro le parole di Ilary Blasi
Più sottile e pungente Sonia Bruganelli che su Twitter ha cinguettato puntando l'attenzione sull'ormai famoso furto di rolex: "Dopo 'La guerra dei Roses' abbiamo 'La guerra dei Rolex' cit. Paolo Bonolis". Provocatorio anche il tweet di Andrea Delogu, che ha inviato una sonora stoccata al Pupone: "Quanto stiamo rivalutando i nostri ex mariti oggi?". Se Fabrizio Corona è passato direttamente alle minacce nei confronti della coppia, Selvaggia Lucarelli ha ironizzato sulla "sciagurata" intervista rilasciata da Totti. "Peccato finire una carriera da calciatore con un autogol così", ha scritto sui suoi social la giornalista.
Valentina Lupia per repubblica.it il 13 settembre 2022.
"Da parte di Francesco c'è solo la voglia e il desiderio che la sua famiglia riesca ad andare avanti nel miglior modo possibile e senza attriti". Attraverso queste parole, pronunciate dal suo amico Alex Nuccetelli a I fatti vostri su Rai2, Totti lancia un appello affinché la separazione vada avanti in modo consensuale. L'ex capitano, sempre secondo quanto ha rivelato in trasmissione tv l'amico, pr e body builder romano, "non ha intenzione di mettere in piazza cose private". Anche se i fan della coppia non ci credono troppo, specialmente dopo alcuni dettagli rivelati dall'ex numero dieci della Roma come i Rolex che sarebbero stati sottratti da Ilary Blasi e la ripicca del marito che di tutta risposta le ha nascosto le borse. "Sperando in uno scambio".
Nuccetelli - "unico autorizzato da Totti a stare qui", ha ribadito il presentatore Rai Salvo Sottile - spera anche che per il bene dei figli "un giorno Francesco e Ilary possano andare in vacanza insieme come tante coppie che non stanno più insieme". Per lui entrambi dovrebbero giocare meno di strategia e ascoltare i propri sentimenti: "Mi chiedo quanto gli avvocati che hanno intorno ci tengano a far finire la faccenda in maniera consensuale. Le loro parole andrebbero misurate".
Infine si passa a parlare dell'investigatore privato assunto da Ilary Blasi e di eventuali microspie: "Lei lo pedinava o per gelosia o per trovare dei fatti coi quali poterlo compromettere, ma mi auguro che non sia così". Battuta finale sul flirt misterioso della conduttrice tv (il nome che circola maggiormente è quello di Cristiano Iovino, il personal trainer girovago ipertatuato e laziale, ironia della sorte per l’ex capitano della Roma): "Lo conosco, non credo abbia grande importanza nella fine della relazione con Francesco. Per carità, può essere successo di tutto, ma non credo siano questi i motivi della fine di una storia di vent'anni. C'erano questioni antecedenti, assolutamente. Solo negli anni 50/60 le coppie stavano insieme per sempre".
Da liberoquotidiano.it il 13 settembre 2022.
"Tutta Italia sta seguendo questa storia, tu hai intervistato Totti, cosa ti ha colpito di più di questa vicenda? Ed è normale che ci si appassioni? Se ne discute tantissimo...": Lilli Gruber ha posto queste domande ad Aldo Cazzullo a Otto e mezzo su La7. Il riferimento è, ovviamente, alla rottura tra l'ex calciatore della Roma e Ilary Blasi. "I due veri grandi romanzi popolari italiani sono il calcio e la televisione, Totti e Ilary rappresentano questi due mondi intrecciati, di qui questo gigantesco interesse", ha spiegato innanzitutto il giornalista del Corriere della Sera, che ha avuto modo di intervistare l'ex capitano giallorosso un paio di giorni fa.
"Io ho conosciuto Totti vent'anni fa, ai mondiali del 2002 in Giappone - ha poi raccontato Cazzullo -. Gli chiesi: 'ma come passi il tempo in ritiro?', 'lui mi rispose 'sto squagliando la play-station'. Poi ci siamo rivisti nel 2006 quando lui segnò il rigore decisivo ed esultò mettendo il pollice in bocca per evocare suo figlio che aveva appena 8 mesi... insomma Totti e io non ci siamo persi di vista... lui aveva questa storia da dire".
Infine il giornalista ha rivelato qual è la parte dell'intervista a cui è più affezionato: "Non è quella dei Rolex ma è quella in cui lui racconta quando si chiude il sipario. A 41 anni lui, un monumento per Roma e per la Roma, è costretto a lasciare, poi diventa dirigente, poi lo mandano via...". "È l'intervista che sta facendo sanguinare noi romanisti, è una grande responsabilità...", ha chiosato ironicamente Antonio Padellaro.
Totti-Blasi, il patrimonio dell’ex coppia: dalle case alle società agli accessori. Federica Bandirali su Il Corriere della Sera il 13 Settembre 2022.
Cristian, Chanel e Isabel, i tre figli minorenni del campione e della conduttrice, sono gli unici che erediteranno la loro fortuna. Compresa la villa all’Eur da 25 stanze
La casa
L’affair Totti-Blasi sta appassionando sempre più gli italiani, che sanno bene come tra i due - che si sono separati dopo 20 anni di unione - non ci sia prima di tutto la tutela dei tre figli, ma anche beni più materiali, dalle società alle case ai preziosi, che la coppia ha accumulato nel tempo. Cristian, Chanel e Isabel, tutti e tre minorenni, sono gli unici che dovranno ereditare la loro fortuna. A partire dall’enorme villa dell’Eur, che sembra del valore superiore ai 10 milioni. La casa, 25 stanze, dispone di tutti i comfort extra lusso, compreso un campo di calcetto, uno di paddle e una piscina dove trascorrere in relax e totale privacy le giornate più calde. Resta però il dubbio sul che sarà della “reggia romana”, e come si manterrà considerando il costo elevato delle spese.
Patrimonio
Sul loro patrimonio non si hanno certezze: certo è che in anni di lavoro (ognuno nel suo campo) i due avrebbero avuto introiti superiori ai 110 milioni di euro in 20 anni. In questo momento in più Ilary ha un contratto in esclusiva con Mediaset.
Totti e le società
NumberTen è il nome della holding a cui oggi fanno capo le sette società con cui opera nel mercato immobiliare di cui Totti detiene il 100% delle azioni, il fratello Riccardo è il presidente, la mamma Fiorella l’altro consigliere. L’azienda, fondata nel 2010, ha un patrimonio netto di 7 milioni di euro e utili per circa 4. Stesso discorso per la Vetulonia, un’altra società immobiliare di cui Totti è socio ma anche amministratore unico. Infine c’è da tenere conto anche della sua nuova attività di gestione dei giovani calciatori, attività che Francesco Totti gestisce con tre società (IT Scouting, CT10 e Coach Consulting).
Ilary e le società
La famiglia di Ilary si occupava della sua immagine e gestiva la storica scuola calcio che Totti - azionista allo 0,09% anche del Campus Biomedico - ha fondato anni fa. Ilary e il papà Roberto sono gli unici azionisti della Number Five, la società che stipula(va) tutti gli ingaggi non legati al mondo del calcio di Totti: apparizioni in tv, spot pubblicitari. Ci sono poi quote di Ilary nella società sportiva dilettantistica Sporting Club Totti.
Le proprietà
I Totti ovviamente hanno proprietà in giro per Roma: si parla di negozi nei centri commerciali fino alla villa di Sabaudia e altri appartamenti in affitto.
Le sorelle di lei
La sorella minore di Ilary, Melory, assistente in oftalmologia (lo scrive lei su Instagram) sta prendendo la strada da influencer (52.3 mila follower). Ha preferito stare lontano dal business generato dall’ex marito della sorella, mentre Silvia Blasi, per un periodo, si è occupata in parte della comunicazione di Francesco.
Gli orologi di lui
Nell’intervista a Aldo Cazzullo, Totti fa riferimento a una collezione di Rolex che Ilary gli avrebbe sottratto. Nessuno sa il numero e il valore degli orologi che, mediamente, da sito non costano meno di sei mila euro l’uno. Prezzo minimo.
Il guardaroba e le borse di lei
Ilary, da donna e da donna del mondo dello spettacolo, ha un guardaroba da sogno. Pezzi preziosissimi comprati e regalatele dalle maison più famose. La parte più famosa sono le sue borse: sui social ha sempre al braccio o un pezzo di Chanel o uno di Hermes.
Le richieste, l'incontro, lo strappo: salta l'accordo sul divorzio tra Totti e Ilary. L'intesa sembrava raggiunta, ma Ilary avrebbe cambiato idea sui termini dell'accordo per la separazione con Totti. Pare che il calciatore fosse disposto a lasciarle anche la maxi-villa all'Eur. Marco Leardi il 13 Settembre 2022 su Il Giornale.
Entrambi assicurano di voler proteggere i loro figli. Di volerli tenere lontani dalla tempesta mediatica, dai rancori e dai contraccolpi di una battaglia legale pronta a divampare. Chanel, Isabel e Christian non si toccano: sono loro il bene più grande. Eppure quel tacito patto tra Francesco Totti e Ilary Blasi sembra di fatto già saltato. La recente e discussa intervista rilasciata dal calciatore sulla propria crisi coniugale ha acceso le attenzioni e le speculazioni sulla vicenda, mettendo sulla pubblica piazza i dissidi che da tempo stavano erodendo l'ormai ex coppia. Da parte sua, la showgirl ha scelto per ora la via del parziale silenzio, pur lasciando intendere di aver molto da dire.
Secondo le ultime indiscrezioni, però, lo sfogo a mezzo stampa dell'ex calciatore sarebbe arrivato proprio nei giorni successivi alla decisione di Ilary di rifiutare l'intesa per la separazione consensuale. Come riporta La Stampa, infatti, la conduttrice tv avrebbe fatto naufragare un accordo che sembrava ormai vicino al raggiungimento. Pur di non intraprendere la via giudiziale - riferiscono sempre i rumors - Totti sarebbe stato disposto ad accettare quasi tutte le richieste avanzate dalla moglie. Avrebbe pure acconsentito a lasciarle la maxi-villa all'Eur con 25 camere da letto, palestra, campo di padel, piscina e varie aree relax. Una delle proprietà che compongono il patrimonio milionario della coppia.
"Cerchiamo di chiuderla senza farci la guerra, per il bene dei nostri tre figli", avrebbe affermato il calciatore, secondo un virgolettato a lui attribuito dalla stampa. Tra i due coniugi, accompagnati dai rispettivi avvocati, ci sarebbe stato un incontro a Roma lunedì scorso, 5 settembre. L'accordo sembrava cosa fatta, poi qualcosa si sarebbe guastato. Pochi giorni più tardi, sulle pagine del Corriere Francesco Totti ha rotto il silenzio: "Non ho tradito io per primo". E ancora: "Temo che con Ilary finirà in tribunale. Spero ancora che si possa trovare un accordo e chiudere qui questa storia. Di sicuro, io adesso mi taccio".
La vicenda però è destinata a proseguire, con tutto l'interesse mediatico del quale ormai è stata caricata. La strada per il momento sembra segnata: si andrà allo scontro legale per definire la spartizione del maxi-patrimonio della coppia, superiore - secondo le stime - ai 100 milioni di euro. Totti e Ilary peraltro hanno diverse società "in comune" aperte nel corso della ventennale relazione coniugale.
Intanto, mentre l'ex campione giallorosso e la showgirl sono tornati al silenzio, a parlare ci pensano persone a loro vicine. Ieri, ad esempio, il pr Alex Nuccetelli (amico di Totti) è andato in tv e su Rai2 ha parlato della nuova fiamma del Pupone, Noemi. "Oggi Francesco con lei è rinato", ha detto. E la giostra mediatica, ancora una volta, ne ha tratto spunto per ruotare all'impazzata attorno all'ex coppia da copertina.
Ilary e Totti, la guerra dei Rolex: un tesoretto da oltre 200mila euro. Il Pupone ha accusato l'ex moglie di avergli sottratto la collezione di orologi di lusso, un tesoretto che secondo stime non ufficiali supererebbe i 200mila euro. Novella Toloni il 13 Settembre 2022 su Il Giornale.
Dopo un'estate trascorsa all'insegna del basso profilo (per Francesco Totti) e delle vacanze (per Ilary Blasi) gli equilibri sono saltati. Proprio quando la palla passava nelle mani degli avvocati, che già si trovavano a gestire un divorzio spinoso, il Pupone ha rotto il silenzio e la battaglia si è accesa. Non fosse altro che per quella rivelazione pruriginosa sul presunto furto di Rolex, che Ilary avrebbe messo a segno come personale vendetta.
"Con suo padre è andata a svuotare le cassette di sicurezza", ha dichiarato Francesco Totti nell'esclusiva intervista rilasciata al Corriere della Sera, proseguendo: "E mi ha portato via la mia collezione di orologi. Non ha lasciato neanche le garanzie, neanche le scatole". I fantomatici Rolex di cui tutti oggi parlano e che sono diventati il triste centro dell'ironia del popolo dei social network. L'ex capitano giallorosso ha poi ammesso di avere regalato i preziosi orologi all'ex moglie, ma trattandosi di modelli maschili, il dubbio che volesse comunque tenerli per sé rimane.
E così in molti sul web si sono chiesti quanto valesse la preziosa collezione di Rolex messa sotto chiave dal Pupone. A fare una stima, curiosando sulla pagina social di Totti e ripercorrendo le tappe delle apparizioni pubbliche dello sportivo negli ultimi anni, sono stati alcuni siti di informazione tra i quali Mow. "Al quarantesimo compleanno di Ilary il Capitano aveva esibito un Daytona, 116508 in oro giallo con quadrante nero. In questo caso il prezzo di listino superava di misura i 30mila euro", riferisce il portale, mentre un altro modello, un Daytona Zenith 16520, sarebbe andato perso nel 2020.
Da una indagine del Messaggero, invece, si scopre che al polso della conduttrice dell'Isola dei famosi sono apparsi nel tempo uno Yacht Master in oro rosa, per un valore superiore ai 30mila euro, un Daytona in oro giallo con quadrante bianco stimato 22mila euro e infine un rolex GMT Master, che Ilary Blasi esibì durante l'ultima gara della carriera del marito. Nella collezione di lusso dello sportivo ci sarebbero, però, anche due esemplari di Patek Philippe: un raro Aquanaut 5168G in oro bianco 18 carati (prezzo di listino 46 mila euro) e un Nautilus 5990/1R in oro rosa con lunetta ottagonale, il cui valore si aggira intorno ai 110mila euro. Nella cassetta di sicurezza, però, potrebbero esserci stati altri modelli. Difficile dunque stabilire con esattezza il valore della collezione di Francesco, che solo con i modelli citati supera abbondantemente i 200mila euro.
Dall’assegno alle case: ecco cosa "balla" nel divorzio Totti-Blasi. Reciproche accuse e tradimenti hanno spezzato la favola d'amore tra Totti e Blasi: sarà il tribunale a dirimere le questioni e a mettere un punto definitivo. Francesca Galici il 14 Settembre 2022 su Il Giornale.
Quello dei Rolex di Francesco Totti è, ormai, un argomento che appassiona più della campagna elettorale in via di conclusione. La saga familiare dell'ex capitano della Roma e di Ilary Blasi è diventata il tormentone di questo settembre e difficilmente l'attenzione sui due scemerà finché non parlerà anche la conduttrice. Tra l'altro, pare non serva aspettare a lungo, perché dovrebbe essere in programma a breve una "chiacchierata" con la sua amica di sempre, Silvia Toffanin, nel salotto di Verissimo. al di là degli orologi e delle borsette, il patrimonio di Francesco Totti e Ilary Blasi è davvero molto ampio e non sarà facile trovare la quadra per accontentare tutti. L'affidamento dei figli e l'assegno di mantenimento sono due dei nodi che devono essere sciolti nel più breve tempo possibile e sono anche quelli salienti, sui quali tutti gli elementi che sono emersi nelle ultime settimane potrebbero far propendere l'ago della bilancia in un senso o nell'altro.
Un primo incontro tra i legali delle parti dovrebbe essere in programma già la prossima settimana: l'obiettivo è quello di trovare un accordo ma la strada per raggiungerlo appare molto tortuosa e in salita. Lo dimostra l'intervista di Totti e la replica della stessa Blasi. I tradimenti potrebbero essere la base su cui entrambe le difese baseranno le loro richieste ma gli avvocati dovranno essere bravi, perché la Cassazione ha già stabilito che non tutti i tradimenti sono soggetti a sanzione, ma solo quelli che sono la reale causa di una separazione coniugale. E questo va dimostrato. Nel caso specifico, lo stesso Totti ha dichiarato che l'infedeltà di sua moglie che lui sarebbe in grado di provare mediamente messaggini è avvenuta in un contesto di crisi preesistente, pertanto non sarebbe un motivo di attribuzione di colpa.
Ma a fare le pulci al racconto di Francesco Totti le irregolarità, da una parte e dall'altra, sarebbero state numerose. Lui non avrebbe potuto accedere ai messaggi sul telefono di sua moglie per la legge sulla privacy ma lei non avrebbe nemmeno potuto far installare le cimici nella macchina di lui. Pari e patta, quindi, o quasi. Gli interessi in gioco sono davvero altissimi e ci sono soprattutto i tre figli, tutti minori, da tutelare. In questa logica sembrava esserci l'idea secondo la quale la casa coniugale sarebbe rimasta ai figli e sarebbero dovuti essere i genitori ad alternarsi ma, pare, anche questo accordo sia irrimediabilmente saltato.
In tutto questo, non è stato tenuto conto del danno di immagine che entrambi stanno subendo in questa nuova guerra dei Roses che rischia di trasformarsi in una nuova saga sul livello di Amber Heard e Johnny Depp. Riusciranno Totti e Blasi a evitare quella tremenda deriva, non fosse altro che per la tutela dei bambini?
Ilary e Totti verso il tribunale, vita da separati in villa. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 14 settembre 2022.
Nell’attesa di ciò che accadrà, ciascuno dei due — chiuso nella sua ala della dimora all’Eur da 25 stanze — continua a condurre la vita da separato in villa: zero cordialità, dialoghi ridotti al minimo, civili quanto basta per evitare altri dispiaceri ai tre figli. Più schivo Francesco Totti, che ha abbandonato ogni social, rifugge le occasioni mondane e a malincuore diserta persino lo stadio Olimpico (stasera chissà). Al massimo accompagna a scuola Chanel e Isabel, Cristian agli allenamenti, poco più. Se non ci fosse il fotografo di Chi, che l’ha immortalato ancora, non si saprebbe nemmeno che sabato scorso, a tarda sera, usciva circospetto da casa di Noemi Bocchi, ai Parioli, con una coppia di amici e per mano la bimba più piccola (no, Ilary Blasi non avrà apprezzato).
Ilary Blasi, tutti i look dell’estate: sensuale in spiaggia, informale all’Opera di Roma
All’Opera
Più diversa di così non si può, la conduttrice dell’ Isola dei Famosi invece ha scelto il Teatro dell’Opera di Roma, martedì, per la sua prima apparizione mondana post- intervista al . In pantaloni e total black, con preziosa borsetta di Gucci, si è seduta in platea ad ammirare l’amica étoile Eleonora Abbagnato (moglie di Federico Balzaretti, ex difensore giallorosso), offrendosi volentieri ai flash e agli sguardi, per giunta accompagnata da un’altra signora che su Instagram si sigla Noemi B. (come Bonomo e non Bocchi, però), personal trainer (tipo Cristiano Iovino, l’uomo dei messaggini compromettenti), forse una sottile provocazione.
Silenzio
Video correlato: Totti e Ilary, l'amore da favola finisce in tribunale?
Fedele alla strategia di comunicazione che l’ex Letterina ha scelto fin dall’inizio: silenzio, non una parola («Ha visto cose che potrebbero rovinare cinquanta famiglie» è un virgolettato di amici). Invece loquacissima su Instagram, dove documenta ogni dettaglio delle sue giornate, prima in vacanza, ora in città. Non la trasferta lampo milanese, per festeggiare in discoteca il compleanno della sua agente Graziella Lopedota. Quello voleva tenerlo nascosto e infatti ha evitato foto.
Gli avvocati
Quanto alla questione più spinosa e incombente, non tira affatto aria di accordo. Meno che mai di separazione consensuale. Anzi, Francesco e Ilary si avviano ineluttabilmente verso la separazione giudiziale. E nemmeno delle più indolori, rapide e amichevoli. Con un patrimonio da 110 milioni (i celebri «du’ spicci», secondo Ilary) i calcoli sono complicati. E i tempi di soluzione si prospettano lunghi. Dopo la clamorosa confessione a mezzo stampa sul Corriere del sempiterno Capitano della Roma (per i tifosi giallorossi tuttora non esiste che lui) — completa di rimpianti, accuse e recriminazioni — era evidente che i rapporti tra gli ormai ex coniugi non fossero destinati a migliorare. Totti ci ha provato fino all’ultimo a non chiudere nel peggiore dei modi 17 anni di matrimonio che sembrava indissolubile («Cercavo un accordo. Non volevo finire in tribunale, ma Ilary ha detto sempre no») eppure si è infranto. Con i suoi avvocati, Antonio Conte e Annamaria Bernardini de Pace, ha offerto tutto ciò che ragionevolmente poteva, aumentando sempre la posta. Sperando in un sì.
L’intervista
Non c’è stato niente da fare. Ilary ha rispedito al mittente ogni rilancio, arroccata sulle proprie posizioni. E a quel punto il campione del mondo 2006 ha deciso di parlare. Molti hanno detto e pensato che si sia lasciato influenzare dai suoi legali, chi gli è vicino però spiega che Francesco non è più da un pezzo il Pupone, ma un uomo di quasi 46 anni (li compie il 27 settembre) che sa quello che vuole e non ha timore di dirlo. Non più tardi di tre anni fa ha affrontato una conferenza stampa con un centinaio di giornalisti per dire addio alla Roma — dopo i contrasti con la proprietà Pallotta — parlando a braccio, senza rete. Anche se qualche dubbio adesso lo assale, a proposito di quell’intervista così sofferta. A questo si aggiunge un dispiacere collaterale. A quanto pare una persona a lui molto cara, di quella cerchia ristretta di affetti che lo protegge da sempre, pur sapendo che sua moglie lo stava facendo pedinare da un investigatore, non lo ha avvisato, chissà perché. E Totti, quando lo ha scoperto, l’ha presa malissimo, vivendolo come un vero tradimento. Ma non è niente, di fronte a quel che dovrebbe patire se davvero Ilary accettasse l’invito di Verissimo e di Silvia Toffanin (conferme ancora non ce ne sono) per raccontare a cuore aperto tutta ma proprio tutta la sua verità. Un’anteprima esclusiva di quanto accadrà nell’aula del tribunale.
"Ha sfruttato il suo nome per fare carriera". L'ex della Blasi a gamba tesa. L'ex fidanzato di Ilary Blasi sospetta che la conduttrice abbia sfruttato la fama di Francesco Totti per lavorare in tv: "La sua carriera sarebbe finita con Passaparola". Francesca Galici il 14 Settembre 2022 su Il Giornale.
Continua a far parlare la separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi, soprattutto dopo l'intervista concessa dall'ex capitano della Roma al Corriere della sera, nella quale Totti muove accuse importanti contro la conduttrice Mediaset. In queste ore sono tanti quelli che, in favore dell'uno o dell'altra, si sono espressi per dare la propria opinione. Tra loro c'è anche Fabrizio Corona, che già da tempo aveva parlato di presunti tradimenti all'interno della coppia e che, ora che non c'è più la coppia, si sente ancora più libero di raccontare le sue presunte verità. In particolare, Corona ha messo nero su bianco alcune rivelazioni che gli sarebbero state fatte da Sean Brocca, che i ben informati conoscono come ex di Ilary Blasi, l'ultimo findanzato di quella che all'epoca era una Letterina di Passaparola.
Sean Brocca è tutt'oggi un modello ed è particolarmente vicino agli ambienti di Fabrizio Corona. Così si spiegano le rivelazioni molto personali che il modello ha fatto in merito a Ilary Blasi. "Siamo stati insieme un anno, ne sono passati 20. Durante la nostra relazione ho fatto un po' il 'cazzone'", ha spiegato Sean Brocca a Fabrizio Corona, aggiungendo: "Non l'ho mai tradita. Sicuramente l'ho trascurata, forse ero troppo giovane o forse non mi sono mai fidato totalmente di lei perché la vedevo troppo sbarazzina". Parole che fotografano una giovanissima Ilary Blasi all'inizio della sua carriera nel mondo della tv, sicuramente diversa dalla donna, e madre di famiglia, che è oggi. Tra le parole riportate da Fabrizio Corona e rivelate da Sean Brocca ce ne sono anche altre, che l'ex re dei paparazi non ha esitato a riportare nelle sue storie di Instagram: "Durante gli ultimi 15 giorni di convivenza sapevo che si messaggiava con lui, quando se n'è andata per andare a Roma, ho trovato nell'armadio della casa dove vivevamo due lettere e un regalo (mi sembrava una luna di peluche con al centro una nostra foto). Probabilmente ci teneva, ma di fronte alle dichiarazioni d'amore di Totti non c'è stato nulla da fare".
Ma se fino a qua, quelle di Sean Brocca sembrano parole d'affetto, a un certo punto il modello cambia registro: "Io credo che Totti fosse molto innamorato di Ilary, anche se le ha fatto molte corna. Penso piuttosto che lei si sia sposata solo per convenienza, sfruttando il suo nome per fare carriera. Lui poteva avere tutte le donne del mondo, invece è rimasto sposato 20 anni con lei. Qualche scappatella è normale, ci può stare". Quindi, l'affondo finale: "Lei era una delle tante senza talento e la sua carriera sarebbe finita con Passaparola, come tutte le altre. Alla fine lei l'ha lasciato quando lui ha "perso tutto" e dopo che si era ben sistemata. Lei sapeva e ha accettato per 20 anni perché le conveniva".
Da leggo.it il 15 settembre 2021.
Totti e Ilary, Sean Brocca non ci sta ad essere tirato in causa da Fabrizio Corona e tramite il suo legale, l'avv. Francesca Scarpa, scardina punto su punto le frasi di Corona: non le ho mai pronunciate.
Espressioni mai dette
È l'avv. Scarpa a sottolineare i riferimenti fatti da Corona: alle seguenti espressioni «comunque non condivido le tue affermazioni su "è una storia costruita" Io credo che Totti fosse molto innamorato di Ilary anche se le ha fatto molte corna. Penso piuttosto che lei si sia sposata solo per convenienza, sfruttando il suo nome per far carriera». E ancora «lui poteva avere tutte le donne del mondo invece è rimasto sposato 20 anni con lei, qualche scappatella ci puo' stare è normale.
Lei era una delle tante senza talento e la sua carriera sarebbe finita con Passaparola come tutte le altre. Alla fine lei lo ha lasciato quando lui "ha perso tutto", e dopo che si era ben sistemata. Lei sapeva e ha accettato per 20 anni perché le conveniva». Sean Brocca, avvisa l'avv. Scarpa, non ha mai fatto tali affermazioni, che sono all'evidenza ascrivibili ad altro soggetto.
Il ricordo
Sean Brocca, ricorda l'avv. Scarpa, intende inoltre specificare che nelle occasioni in cui gli è stato chiesto di riferire della propria relazione con Ilary Blasi ne ha parlato sempre e solo in termini positivi, conservando di lei un bel ricordo.
"A casa di Noemi con la figlia fino all'1 di notte": bufera su Totti. I paparazzi hanno sorpreso ancora una volta il Pupone a casa della nuova compagna insieme alla figlia minore, contravvenendo alla richiesta di Ilary di tenere la bambina lontano dai gossip. Novella Toloni il 14 Settembre 2022 su Il Giornale.
Per fortuna che i figli dovevano rimanere fuori da tutto. Nella crisi più chiacchierata dell'anno alla fine nel mezzo c'è finita anche la piccola Isabel. "Quello che ho detto e fatto negli ultimi mesi è stato detto e fatto per proteggere i nostri figli, che saranno sempre la priorità assoluta della mia vita. Confido nel massimo rispetto della nostra privacy, soprattutto per la serenità dei nostri figli", aveva dichiarato Francesco Totti nel comunicato, dove annunciava la separazione da Ilary. Eppure a tradire quella stessa richiesta sembra essere stato lui stesso.
Per tutta l'estate l'ex capitano della Roma avrebbe continuato a portare la figlia minore, Isabel, 6 anni, a casa della nuova fiamma, contravvenendo alla volontà di Ilary di tenere lontano dal gossip i figli. Addirittura qualcuno era arrivato a insinuare, che Totti avesse portato la piccola a casa di Noemi Bocchi quando l'addio con la Blasi non c'era ancora stato, per non attirare l'attenzione quando andava a trovare la 35enne romana in tempi non sospetti.
"Ho le prove dei tradimenti, Totti mi ha scritto". E Fabrizio Corona viene censurato
Francesco Totti è stato invece paparazzato fuori da casa della Bocchi in compagnia di alcuni amici e di Isabel, sabato scorso all'una di notte, a poche ore dalla pubblicazione dell'intervista fiume rilasciata al Corriere. "Dopo la discussa intervista, Totti è di nuovo a casa di Noemi. Un altro affronto all'ex moglie che aveva chiesto di lasciare fuori la piccola da questa relazione", riferisce il settimanale Chi che ha pubblicato le immagini esclusive della serata. E la rivista poi punzecchia il Pupone: "Ha dichiarato di avere visto Noemi con discrezione per i figli, ma se porta la piccola Isabel a casa della stessa Noemi la discrezione dov'è?".
Nell'uscire dall'ingresso secondario a quanto pare, cercando di dribblare l'assalto dei paparazzi assiepati fuori dalla palazzina, dove risiede la Bocchi. "Ha confessato di frequentare Noemi da Capodanno. Perché allora, anche questa volta, esce da casa della Bocchi da un cancello secondario, anticipato dal fidato amico Emanuele, ed ex amico di Ilary?". Domande alle quali sono Totti può rispondere, perché capire le dinamiche all'interno della crisi tra lui e Ilary appare fin troppo difficile.
Da gazzettino.it il 14 settembre 2022.
Francesco Totti e Ilary Blasi, l'ex 'fotografo dei vip' Fabrizio Corona torna all'attacco. E pubblica alcune rivelazioni sconvolgenti, apparentemente inviategli da un ex della conduttrice, Sean Brocca, che era fidanzato con lei appena prima dell'inizio della storia d'amore con l'ex capitano della Roma.
«Lui era innamorato, lei ha fatto carriera»
Sean Brocca è un modello, fidanzato con Ilary Blasi fino a poco prima dell'inizio della storia d'amore con Francesco Totti. Molto vicino a Fabrizio Corona, l'uomo ha mandato alcune rivelazioni che l'ex 'fotografo dei vip' non ha esitato a pubblicare su Instagram. «Siamo stati insieme un anno, ne sono passati 20. Durante la nostra relazione ho fatto un po' il "ca***ne" con le altre (sai come ero), ma non l'ho mai tradita. Sicuramente l'ho trascurata, forse ero troppo giovane o forse non mi sono mai fidato totalmente di lei perché la vedevo troppo sbarazzina» - si legge nelle Instagram Stories di Corona – «Durante gli ultimi 15 giorni di convivenza sapevo che si messaggiava con lui, quando se n'è andata per andare a Roma, ho trovato nell'armadio della casa dove vivevamo due lettere e un regalo (mi sembrava una luna di peluche con al centro una nostra foto). Probabilmente ci teneva, ma di fronte alle dichiarazioni d'amore di Totti non c'è stato nulla da fare».
L'ex di Ilary Blasi: «Ha sfruttato il nome di Totti per fare carriera»
«Ha fatto parte della mia vita e non provo alcun rancore, anzi, ricordo tante belle risate. Questo è quello che posso dirti, fratello... ti appoggio e ti voglio bene» - le parole di Sean Brocca a Fabrizio Corona - «Comunque non condivido le tue affermazioni su "è stata una storia costruita". Io credo che Totti fosse molto innamorato di Ilary, anche se le ha fatto molte corna. Penso piuttosto che lei si sia sposata solo per convenienza, sfruttando il suo nome per fare carriera. Lui poteva avere tutte le donne del mondo, invece è rimasto sposato 20 anni con lei. Qualche scappatella è normale, ci può stare».
L'ex di Ilary Blasi: «Ha lasciato Totti solo dopo essersi sistemata»
«Lei era una delle tante senza talento e la sua carriera sarebbe finita con Passaparola, come tutte le altre» - l'altro durissimo affondo di Sean Brocca contro Ilary Blasi - «Alla fine lei l'ha lasciato quando lui ha "perso tutto" e dopo che si era ben sistemata. Lei sapeva e ha accettato per 20 anni perché le conveniva».
Da repubblica.it il 14 settembre 2022.
"In lui ho notato sempre la sua estrema sensibilità. Invece lei è una persona fredda, anche divertente e carina, ma una calcolatrice". Anche Rocco Siffredi si è sentito in dovere di dire la sua sulla separazione tra Totti e Ilary Blasi. Intervistato da Mow il celebre attore porno è sceso in campo in difesa dell'ex capitano giallorosso: "Si capisce che è ancora innamoratissimo, ma nello stesso tempo molto dispiaciuto". Ma si cala anche nel ruolo del riconciliatore di famiglie.
"È anche vero che nemmeno lui è un santo. Tuttavia, l'amore non può essere buttato via per una carnalità, tutti ci passiamo. Insomma, non è un tradimento a pregiudicare vent'anni di rapporto, di famiglia. Consiglio a entrambi di ritrovarsi, dopo aver regalato agli italiani questo gustoso momento di gossip".
Ma Rocco Siffredi, è solo l'ultimo a prendere parola.
La scelta di Totti di farsi intervistare per dire la sua verità, in un racconto intriso di accuse ("Mi ha rubato la collezione di Rolex" - "Volevo lasciare la villa ai figli, ma lei la vuole tutta per sé"), in cui scarica tutta la responsabilità della fine della loro relazione su Ilary Blasi ("Ero fragile, quando avevo bisogno di lei non c'era", "Non sono stato io il primo a tradire") ha permesso a tutti, illustri e meno illustri, di dire la propria.
Il primo ad affidare ai social il suo pensiero sulla matrimonialista scelta da Totti, Annamaria Bernardini de Pace, è stato Gabriele Muccino.
"L'ho avuta come controparte in un divorzio orribile che ha rovinato un figlio e seminato veleno per 5 anni". Un veleno, ha voluto ricordare il regista, "rimasto radioattivo con strascichi mai più sanati". Un vero e proprio monito alla coppia romana: se volete proteggere i vostri figli, fate attenzione.
Sul carro, sempre nella giornata di domenica, è salito anche Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia che ha approfittato delle parole dell'ex capitano per commentare con un: "Come potranno sentirsi i figli di Totti leggendo il papà dare della traditrice alla mamma?". Per poi, nonostante sia anch'egli separato e già sposato in seconde nozze, rilanciare la sua battaglia: "Il divorzio è l'inferno, va vietato".
Le parole dell'ex capitano sono poi state l'assist perfetto - e aspettato chissà da quanto - per Fabrizio Corona che non ha perso tempo e si è immediatamente gettato nella polemica, iniziando a consumare la propria vendetta: "Totti e Ilary Blasi si tradiscono da anni". Per poi promettere minacciosamente: "È tempo di dire la verità". E ancora: "Visto che i due piccioncini non fanno nomi e cognomi, toccherà a qualcuno farlo". Per poi iniziare a seminare instagram di indizi e di foto e prima che Instagram bloccasse il suo profilo.
Siffredi, Muccino, Pace, Corona, sono soltanto alcune delle comparse entrate a gamba tesa - e quasi sempre passando via social - per prendersi la scena della separazione più chiacchierata e infuocata dell'estate. Da chi si diverte a ironizzare, come Paolo Bonolis, con il suo cinguettio: "Dalla guerra dei Roses a quella dei Rolex".
A chi l'ha toccata con molta più signorilità e senza fare nomi, come Andrea Delogu: "Quanto stiamo rivalutando i nostri ex mariti oggi?". Fino a chi, come la giornalista Selvaggia Lucarelli definendo l'intervista di Totti: "Un misto di rancore, indiscrezione, autogossip, mancanza di rispetto per Ilary, sua moglie per 20 anni", non può fare a meno di notare come si tratti di "una strategia pessima che qualsiasi amico o consulente di buon senso gli avrebbe dovuto sconsigliare".
Giovanna Cavalli per corriere.it il 15 settembre 2021.
Nell’attesa di ciò che accadrà, ciascuno dei due — chiuso nella sua ala della dimora all’Eur da 25 stanze — continua a condurre la vita da separato in villa: zero cordialità, dialoghi ridotti al minimo, civili quanto basta per evitare altri dispiaceri ai tre figli. Più schivo Francesco Totti, che ha abbandonato ogni social, rifugge le occasioni mondane e a malincuore diserta persino lo stadio Olimpico (stasera chissà). Al massimo accompagna a scuola Chanel e Isabel, Cristian agli allenamenti, poco più. Se non ci fosse il fotografo di Chi, che l’ha immortalato ancora, non si saprebbe nemmeno che sabato scorso, a tarda sera, usciva circospetto da casa di Noemi Bocchi, ai Parioli, con una coppia di amici e per mano la bimba più piccola (no, Ilary Blasi non avrà apprezzato).
All’Opera
Più diversa di così non si può, la conduttrice dell’Isola dei Famosi invece ha scelto il Teatro dell’Opera di Roma, martedì, per la sua prima apparizione mondana post-intervista al Corriere della Sera dell’ex marito. In pantaloni e total black, con preziosa borsetta di Gucci, si è seduta in platea ad ammirare l’amica étoile Eleonora Abbagnato (moglie di Federico Balzaretti, ex difensore giallorosso), offrendosi volentieri ai flash e agli sguardi, per giunta accompagnata da un’altra signora che su Instagram si sigla Noemi B. (come Bonomo e non Bocchi, però), personal trainer (tipo Cristiano Iovino, l’uomo dei messaggini compromettenti), forse una sottile provocazione.
Silenzio
Fedele alla strategia di comunicazione che l’ex Letterina ha scelto fin dall’inizio: silenzio, non una parola («Ha visto cose che potrebbero rovinare cinquanta famiglie» è un virgolettato di amici). Invece loquacissima su Instagram, dove documenta ogni dettaglio delle sue giornate, prima in vacanza, ora in città. Non la trasferta lampo milanese, per festeggiare in discoteca il compleanno della sua agente Graziella Lopedota. Quello voleva tenerlo nascosto e infatti ha evitato foto.
Gli avvocati
Quanto alla questione più spinosa e incombente, non tira affatto aria di accordo. Meno che mai di separazione consensuale. Anzi, Francesco e Ilary si avviano ineluttabilmente verso la separazione giudiziale. E nemmeno delle più indolori, rapide e amichevoli. Con un patrimonio da 110 milioni (i celebri «du’ spicci», secondo Ilary) i calcoli sono complicati. E i tempi di soluzione si prospettano lunghi.
Dopo la clamorosa confessione a mezzo stampa sul Corriere del sempiterno Capitano della Roma (per i tifosi giallorossi tuttora non esiste che lui) — completa di rimpianti, accuse e recriminazioni — era evidente che i rapporti tra gli ormai ex coniugi non fossero destinati a migliorare. Totti ci ha provato fino all’ultimo a non chiudere nel peggiore dei modi 17 anni di matrimonio che sembrava indissolubile («Cercavo un accordo. Non volevo finire in tribunale, ma Ilary ha detto sempre no») eppure si è infranto. Con i suoi avvocati, Antonio Conte e Annamaria Bernardini de Pace, ha offerto tutto ciò che ragionevolmente poteva, aumentando sempre la posta. Sperando in un sì.
L’intervista
Non c’è stato niente da fare. Ilary ha rispedito al mittente ogni rilancio, arroccata sulle proprie posizioni. E a quel punto il campione del mondo 2006 ha deciso di parlare. Molti hanno detto e pensato che si sia lasciato influenzare dai suoi legali, chi gli è vicino però spiega che Francesco non è più da un pezzo il Pupone, ma un uomo di quasi 46 anni (li compie il 27 settembre) che sa quello che vuole e non ha timore di dirlo. Non più tardi di tre anni fa ha affrontato una conferenza stampa con un centinaio di giornalisti per dire addio alla Roma — dopo i contrasti con la proprietà Pallotta — parlando a braccio, senza rete. Anche se qualche dubbio adesso lo assale, a proposito di quell’intervista così sofferta.
A questo si aggiunge un dispiacere collaterale. A quanto pare una persona a lui molto cara, di quella cerchia ristretta di affetti che lo protegge da sempre, pur sapendo che sua moglie lo stava facendo pedinare da un investigatore, non lo ha avvisato, chissà perché. E Totti, quando lo ha scoperto, l’ha presa malissimo, vivendolo come un vero tradimento. Ma non è niente, di fronte a quel che dovrebbe patire se davvero Ilary accettasse l’invito di Verissimo e di Silvia Toffanin (conferme ancora non ce ne sono) per raccontare a cuore aperto tutta ma proprio tutta la sua verità. Un’anteprima esclusiva di quanto accadrà nell’aula del tribunale.
Da leggo.it il 15 settembre 2021.
Emergono sempre più dettagli su Francesco Totti e Ilary Blasi. Le pagine di gossip si riempiono giorno dopo giorno di nuovi particolari sulla separazione dell'anno che, ormai da mesi, sta appassionando tutti.
Ormai l'ex capitano della Roma e la nuova fiamma, Noemi Bocchi, esteticamente uguale alla conduttrice, non si nascondono più. Lo dimostrano foto e video, a cui si aggiunge l'ultimo pubblicato su Instagram da Anna Boschetti, ex protagonista di Temptation Island e titolare del ristorante La Villa di Roma, insieme al compagno Alex Nuccetelli. Proprio in quel locale, Totti, lo scorso ottobre, ha trascorso una serata con l'ormai ex moglie. E in quella serata, c'era anche Noemi.
Il video pubblicato da Anna Boschetti risale all'ottobre del 2021 e mostra Totti e Ilary Blasi mentre cenano insieme al ristorante. I due sono seduti agli estremi di un lungo tavolo di amici. Sono distanti l'uno dall'altra, non si guardano e non si cercano. «Non si erano lasciati ancora, ma erano già in profonda crisi» ha scritto la proprietaria sotto la story sul suo profilo Instagram.
Questo dettaglio spiegherebbe la presenza di Noemi Bocchi la stessa sera: la donna che diversi mesi dopo sarebbe diventata la nuova fiamma del capitano della Roma era seduta a un tavolo con un'amica a pochi metri di distanza. Di certo non una coincidenza e molto probabilmente una scelta azzardata, sinonimo del fatto che l'amore con Ilary Blasi era già arrivato al capolinea.
Totti e Noemi Bocchi si sarebbero conosciuti la scorsa estate e avrebbero iniziato a frequentarsi già ad ottobre, come dimostrano alcuni video di Alex Nuccetelli risalenti appunto alla stessa serata. Il loro rapporto stava quindi crescendo con il tempo, ma era nascosto.
A insinuare il dubbio l'ormai famosa foto della ragazza allo stadio, seduta poche file dietro il capitano della Roma. Quando la notizia della separazione è stata resa pubblica, anche il flirt tra Noemi e Totti è uscito allo scoperto, fino alla conferma del Capitano stesso nell'intervista al Corriere. Sempre più fotografie dei paparazzi e appostamenti, fino all'ultimo servizio pubblicato su Chi che dimostra come i due, ormai, non vogliano più nascondersi, anzi.
Dagospia il 17 settembre 2022. LA RETTIFICA DELL'AVVOCATO DI ILARY ALESSANDRO SIMEONE
Caro Dago,
questa mattina hai ripubblicato un articolo del sito Leggo.it, in cui è scritto che io avrei dichiarato che la mia Assistita “conosce molti segreti sull’ex marito che potrebbero rovinare oltre cinquanta famiglie”.
La notizia è semplicemente falsa, come già chiarito ad altri siti e organi di informazione che hanno rettificato o cancellato articoli che la contenevano.
Né io, né tantomeno la Signora Blasi -che ha seguito la strada del silenzio a protezione dei figli- abbiamo mai fatto l’affermazione che, erroneamente, il sito Leggo.it mi ha attribuito; non è mio uso, né deve essere uso di un avvocato scrupoloso e cosciente, rilasciare dichiarazioni con toni o contenuti ritorsivi, minatori o allusivi.
Sono sicuro che, con la Tua consueta solerzia, vorrai pubblicare questa mia rettifica.
Buon lavoro. Avv. Alessandro Simeone
Da fanpage.it il 17 settembre 2022.
Tra i nomi dei presunti flirt extraconiugali di Ilary Blasi è comparso più volte anche quello di Cristiano Iovino. Il personal trainer, finora, si è sempre rifiutato di parlare del rapporto con la conduttrice, ma in una nota lasciata all'Ansa, ha finalmente rotto il silenzio, negando qualsiasi tipo di coinvolgimento sentimentale con la ex moglie di Francesco Totti.
Solo pochi giorni fa, raggiunto dall'Adnkronos, aveva detto di non volersi esprimere in merito all'intervista rilasciata dall'ex Capitano della Roma al Corriere della Sera, nella quale si diceva che Ilary Blasi aveva stretto rapporti piuttosto intimi con più di un uomo prima della rottura definitiva dal marito. Vista l'insistenza con cui il nome di Cristiano Iovino è comparso in questa vicenda, l'influcer ha sentito l'esigenza di voler chiarire, una volta per tutte, la natura del suo rapporto con la conduttrice e in un comunicato rilasciato nelle scorse ore si legge: In merito agli articoli diffusi negli ultimi giorni dagli organi di stampa, il signor Cristiano Iovino invita tutti gli operatori dell'informazione a non dare credito alcuno a chi lo addita, mediante ricostruzioni false e strumentali, come protagonista di vicende dalle quali è del tutto estraneo. Precisa di conoscere la signora Blasi meramente in quanto amica di conoscenti comuni, tra i quali la sua agente Graziella Lopedota.
Da leggo.it il 17 settembre 2022.
Le polemiche non finiscono mai. Soprattutto se ad esserne coinvolto è Francesco Totti. La sua intervista al Corriere della Sera ha alimentato quello che, ormai, è diventato il caso più seguito degli ulitmi due mesi: la separazione con la moglie Ilary. A quell'intervista bomba non è rimasta indifferente neanche la Federpol, la Federazione Italiana degli Istituti privati per le investigazioni.
Tanto che Luciano Tommaso Ponzi, presidente nazionale di Federpol, ha dichiarato all’Adnkronos di essere piuttosto adirato per le affermazioni del Pupone, tanto da voler procedere legalmente contro l’ex capitano della Roma per il modo in cui ha parlato della professione dell’investigatore privato: «A tutela della propria onorabilità, in merito ai continui e inappropriati tentativi di denigrare la reputazione della figura dell’investigatore privato che accoglie al suo interno seri professionisti, assolutamente rispettosi delle leggi (molte) e adeguatamente formati in tal senso, la Federpol, federazione più rappresentativa della categoria, si riserva di agire le vie legali».
La Federpol ha puntato il dito anche contro i salotti televisivi nei quali si è parlato parecchio dell’investigatore privato assunto da Ilary Blasi per scoprire della storia clandestina tra Francesco Totti e Noemi Bocchi: «Non so più come ripetere che la figura dell’investigatore privato, così tanto romanzata, è fatta di professionisti seri ed esemplari, che conoscono il loro lavoro e sanno rispettare la legge e, soprattutto le persone. Forse chi parla nei salotti televisivi non è ben informato e non conosce bene la normativa, l’investigatore privato è autorizzato con licenza governativa che risponde a stringenti requisiti oggettivi e soggettivi».
Le dichiarazioni al Corriere della Sera da parte di Francesco Totti riportavano come l’ex moglie avesse ingaggiato un investigatore privato per indagare: «Ilary mi ha fatto seguire da un investigatore privato. Persone a lei vicinissime mi hanno messo le cimici in macchina e il gps per sapere dove andavo, quando bastava che me lo chiedesse. Altre persone si sono appostate sotto la casa di Noemi». Parole alle quali la Blasi non ha mai replicato direttamente. Tramite il suo legale, Alessandro Simeone, l’ex Letterina di Passaparola si è limitata a far sapere che conosce molti segreti sull’ex marito che potrebbero rovinare oltre cinquanta famiglie.
Dalle ultime indiscrezioni, sembra che Totti e Ilary siano ora pronti a mettere da parte divergenze e incomprensioni per raggiungere un accordo pacifico, per il bene dei tre figli Cristian, Chanel e Isabel, che entrambi vogliono proteggere. Come riporta Il Messaggero, il primo passo di questo accordo includerebbe uno stop alle dichiarazioni pubbliche. Sembra, inoltre, che i due stiano lavorando anche ad un comunicato, stavolta congiunto, che metterebbe un punto alla guerra. Intanto ha rotto il silenzio Cristiano Iovino, il modello e personal trainer romano da mesi additato come presunto amante di Ilary Blasi. Il 40enne, che in passato ha amato Sabrina Ghio, Zoe Cristofoli e Giulia De Lellis, ha smentito tutto, ribadendo di avere con la presentatrice dell’Isola dei Famosi solo un rapporto d’amicizia e nient'altro.
Da fanpage.it il 18 settembre 2022.
Roberto D'Agostino apre il segmento del talk su Francesco Totti e Ilary Blasi a Domenica In. Il direttore e fondatore di Dagospia conferma che la storia tra il capitano storico della Roma e la conduttrice era finita da tempo, per colpe congiunte. "La loro storia è come quella di ‘È nata una stella", lei non era famosa poi la sua fama è diventata grande quanto quella di Totti". E sarebbe in quel momento che Ilary avrebbe, secondo D'Agostino, cominciato ad allontanarsi da suo marito. "Ma nessuno poteva scriverlo", dice D'Agostino. Poi lancia la bomba: "Totti ha salvato i messaggi erotici di Ilary Blasi ". E sulla storia dei Rolex: "Lui si è fatto dare dalla banca il video di Ilary e del padre che portano via i Rolex".
Le parole di Roberto D'Agostino
Roberto D'Agostino è un fiume in piena e spiega che i rapporti tra i due erano logori già da tempo, ma nessuno poteva dirlo perché la potenza di Francesco Totti è molto influente a Roma:
Nessun giornale si poteva permettere di dire che Ilary Blasi e Francesco Totti non stavano più insieme da tempo, perché un giornale avrebbe perso immediatamente quarantamila copie. Mettersi ad attaccare Totti, ti bolla. Dire che Totti è cornuto, ti ammazza. Perché non si può capire quello che Francesco Totti è, fuori Roma.
I messaggi erotici di lei e il video dei Rolex
Roberto D'Agostino prosegue nel suo racconto, alzando la posta e riferendo due notizie in suo possesso: gli screenshot dei messaggi erotici di Ilary Blasi e il video della sicurezza della banca nel quale si vedrebbe Ilary Blasi e suo padre prendere i Rolex dalla cassetta di sicurezza.
Lei aveva ricevuto l'assicurazione da Francesco Totti che lui non aveva nessuna storia extraconiugale. Quando hanno capito entrambi che la loro storia era finita, si sono detti di aspettare la fine della scuola per dare l'annuncio della fine della loro relazione. Lei, però, rompe il comunicato consensuale perché Alfonso Signorini pubblica le foto di lui che la sera prima era stato a casa di Noemi. A quel punto, lei fa saltare tutto ed è diventata una guerra dei Roses. Ognuno ha cose dell'altro, devastanti. L'intervista di Totti a Cazzullo è un atto giudiziario: ‘non sono io il mostro', dice con quella intervista, ‘perché lei ha altre storie'. Totti ha screenshottato i messaggi erotici di Ilary Blasi.
Totti-Blasi, gli avvocati di lei smentiscono: «Mai esistiti messaggi erotici con soggetti terzi». Redazione Online su Il Corriere della Sera il 18 Settembre 2022.
Il fondatore e direttore di Dagospia Roberto D'Agostino ne ha parlato durante la puntata di Domenica In. L'ex capitano della Roma sarebbe anche in possesso del video che ritrae la ex moglie mentre preleva i Rolex dalla cassetta di sicurezza in banca
«Non esistono, né sono mai esistiti messaggi erotici scambiati dalla mia assistita (Ilary Blasi, ndr) con soggetti terzi ». È questo il contenuto di una nota diffusa dal legale della conduttrice dopo le dichiarazioni di Roberto D'Agostino a Domenica In. Secondo il fondatore di Dagospia, Francesco Totti avrebbe salvato i messaggi a contenuto sessuale tra la ormai ex moglie e altri uomini.
Secondo la tesi esposta durante il talk di Rai Uno da D'Agostino, l'amore tra la conduttrice e l'ex capitano della Roma sarebbe finito molta prima della rottura, ufficializzata quest'estate per colpe reciproche. «La loro storia è come quella di "È nata una stella"» ha proseguito il direttore, «lei non era famosa, poi la sua fama è diventata grande quanto quella di Totti», causando un allontanamento dal marito.
Ma non è finita. D'Agostino ha anche rivelato che Totti sarebbe in possesso dei video che ritraggono Ilary e il padre mentre prelevano i suoi Rolex dalla cassetta di sicurezza della banca in cui erano custoditi.
Lettera a Maria Corbi pubblicata da “Specchio – La Stampa” il 18 settembre 2022.
Cara Maria, sono un uomo deluso dall'amore e dal matrimonio. Dopo 20 anni, io e mia moglie ci siamo separati. Siamo praticamente cresciuti insieme visto che ci siamo conosciuti al primo giorno di Università. Poi io ho mollato mentre lei ha continuato, decisa a diventare «qualcuno» a tutti i costi.
La vita però è strana e alla fine sono stato io, quello senza laurea a fare carriera, almeno un po' di carriera. Mentre lei si è arenata in uno studio di commercialista dove in pratica fa l'impiegata. Mi accusa di averle tarpato le ali, perché se avesse avuto il mio aiuto con i figli (due, meravigliosi) adesso sarebbe realizzata. Chissà, magari è anche vero. Ma il punto non è questo. E' che lei mi ha lasciato, accusandomi di qualsiasi cosa.
L'unica cosa vera è che l'ho tradita. Niente di serio ma lei è impazzita. Lo ha scoperto frugando nel mio telefonino. Un gesto che ho trovato violento e volgare. Sono stato cretino a tenermi i messaggi incriminati, ma mi facevano compagnia, lusingavano il mio ego, e anche il mio cuore, visto che a casa era un inferno di silenzio e recriminazioni.
Così mia moglie è andata da un avvocato, un suo vecchio amico, e sospetto che lo abbia fatto ben prima di trovare i messaggini. Perché è stata velocissima nello svuotarmi il conto, la cassetta di sicurezza che avevamo in comune, cambiare la serratura alla casa di montagna che anche se è intestata a lei avevamo comprato insieme.
Così io sono uscito di casa solo con la mia valigia di abiti. Anche il Rolex mi ha sequestrato, dicendomi che me lo aveva regalato lei. E allora i regali che le ho fatto io? Mica me li ha ridati! Sono stato costretto ad andare da un avvocato anche io, ho scelto una donna perché penso che possa capire meglio la psicologia della mia ex. Mi ha detto senza giri di parola che «siamo in guerra», che la strategia scelta dalla controparte è aggressiva e dobbiamo rispondere con le stesse armi.
Mi ha chiesto se avessi mai spiato il telefono o il computer di mia moglie, stampandone il contenuto. Ho risposto «No». Mi ha chiesto se prima di intestarle l'appartamento avevamo firmato un foglio in cui si chiariva che ero stato io a mettere tutti i soldi. Ho risposto «No». Mi ha chiesto se mia moglie era mai stata violenta, anche solo con un gesto di stizza verso di me e i miei figli. E se sarei stato disposto a denunciarla penalmente perché probabilmente lei lo avrebbe fatto. Ho risposto ancora di «No». Il mio avvocato scuoteva la testa, incredula che non mi fossi tutelato in nessun modo. «Tutti lo fanno», mi ha detto facendo trapelare la sua disapprovazione.
Oggi leggo del divorzio di Totti e penso che sta vivendo quello che sto vivendo io. Il tradimento di un amore, di una vita. Come se non riconoscessi più Laura, mia moglie. Ma veramente è così feroce? Per due spiccioli e una casa? Non potevamo trovare un accordo? La verità è che forse se io e lei ci fossimo concessi del tempo e poi una chiacchierata dove decidere come fare per salvaguardare la nostra dignità oltre che la nostra sicurezza e quella dei nostri figli, ora non sarei qui a scrivere questa lettera.
Ma ci sono gli avvocati di mezzo ed è scoppiata la guerra. Mi chiedo a che pro? anche se poi la risposta è semplice: una separazione giudiziale è molto più proficua di una consensuale. E quindi occorre far sì che i clienti si «sparino addosso», si distruggano come nella guerra dei Roses e adesso nella guerra dei Totti. Io vorrei preservare i miei ragazzi, ormai adolescenti, ma capisco che non posso alzare la bandiera bianca facendomi togliere tutto compresa, lo ripeto, la dignità. E allora devo rispondere accusa ad accusa, calunnia a calunnia, colpo basso a colpo basso.
Mi faccio schifo e avrei voglia di lasciar perdere tutto, che si prendesse tutto. Perché a rischio non c'è solo il conto in banca ma anche la mia serenità, e non ha prezzo. Poi però penso che non è giusto, mi monta la rabbia e il desiderio di distruggerla. Lei, l'amore della mia vita fino a poco tempo fa, la madre dei miei figli. Come è crudele la vita. Come siamo crudeli noi, incapaci di conservare un sentimento anche dopo che la passione è sopita. Farsi la guerra dopo aver fatto l'amore è veramente un crimine.
Lo so, ma non ho altra scelta.
Fabio
LA RISPOSTA DI MARIA CORBI
Caro Fabio, dalle mie parti si dice: «chi ha più testa ce la metta». E io aggiungerei: «chi ha più educazione ce la metta». Quindi se pensi di essere tu il più dotato nella coppia cerca di non reagire come nella preistoria, «dente per dente». O come nella famiglia Totti: «Borsetta griffata per Rolex». La guerra non giova mai a nessuno, nemmeno a chi la vince. E sicuramente tra le vittime «civili» ci sono i figli costretti ad assistere a scene sciagurate e incivili.
E' vero, ha ragione il regista Gabriele Muccino, quando dice che spesso sono gli avvocati a sollevare gli animi e ad armare i loro clienti con le peggiori intenzioni. Ma è anche vero che al proprio avvocato si può dire: «no io questo confine non voglio superarlo, troviamo un accordo».
Credo che sarebbe d'aiuto al giorno d'oggi, soprattutto nei matrimoni celebrati solo civilmente, permettere i patti prematrimoniali, in modo che dopo non ci sia modo di litigare, almeno non troppo. La telenovela dei Totti ci insegna che non c'è fine al peggio quando si prende la strada della rissa. Corna messe in piazza, dispetti, avidità, bugie. Chi più ne ha più ne metta. E che Francesco Totti almeno eviti di dire che se ha parlato «lo ha fatto per i figli». E se lo faceva contro i suoi figli cosa sarebbe accaduto? La guerra mondiale? E' tutto talmente triste e misero che alla fine non rimane che ridere (amaro).
Salvatore Riggio per corriere.it il 18 settembre 2022.
Se in Italia tra Francesco Totti e Ilary Blasi c’è un’altra contesa da risolvere, ossia i rolex come l’ex capitano della Roma ha raccontato nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera , una questione simile va risolta anche in un’altra coppia. Si tratta di Gerard Piqué e della sua ex compagna, Shakira.
È noto che i due, dopo oltre 10 anni e due figli, si sono separati a inizio giugno dopo che la cantante colombiana ha scoperto il tradimento del difensore del Barcellona con una studentessa di 23 anni, Clara Chia Marti, una giovane che lavora per lui. Adesso Shakira ha chiesto a Piqué di restituirgli i premi vinti in carriera (e che lui conserverebbe nel suo ufficio): tre Grammy Awards (il più prestigioso riconoscimento in ambito musicale e un premio tra i più importanti dell’industria dello spettacolo) e 12 Latin Grammy Awards (riconoscimenti dell’Accademia Latina delle Arti e delle Scienze della Registrazione, assegnati per premiare un’affermazione eccezionale nell’industria musicale latina).
I premi sarebbero nelle mani di Piqué e Shakira teme che i trofei possano essere usati come una sorta di moneta di scambio nella sfida tra i due per trovare un accordo sull’affidamento definitivo dei figli che per ora andranno a Miami, in Florida, con Shakira stessa. Che ha deciso di lasciare Barcellona e la Spagna, accollandosi tutte le spese di mantenimento.
Piqué si vedrà riconosciuti 2,5 milioni di euro che servono a coprire il 20% di un debito e almeno cinque viaggi in prima classe da Barcellona a Miami all’anno per vedere Milan e Sasha. Inizialmente era una scelta non condivisa dal catalano, ma poi i due sono riusciti a trovare un accordo, a quanto sembra per ora temporaneo. Intanto, però, i bambini hanno già conosciuto Clara, la nuova fidanzata del padre, di Piqué. Vicenda che ha fatto infuriare Shakira.
Da leggo.it il 19 settembre 2022.
Ilary Blasi risponde a Roberto D'Agostino e lo fa tramite il suo avvocato, Alessandro Simeone. Il fondatore di Dagospia, ospite oggi di Domenica In, aveva parlato di 'messaggi erotici', in riferimento alla separazione travagliata tra la showgirl e l'ex calciatore Francesco Totti, che si sono separati dopo vent'anni di matrimonio.
In una nota, Simeone smentisce le parole di D'Agostino: «Con riferimento a parte delle dichiarazioni rese oggi da Roberto D'Agostino durante la trasmissione Domenica In», scrive il legale, «precisa che non esistono né sono mai esistiti messaggi 'erotici' scambiati della sua assistita con soggetti terzi».
Francesco Fredella per iltempo.it il 19 settembre 2022.
Adesso nell'affaire Totti - Blasi spunta un investigatore privato: Ezio Denti, noto anche alla criminologia perché ha seguito i casi più importanti. Si tratta di un'indiscrezione fortissima, un altro tassello nel puzzle che si sta componendo in questi mesi dopo la rottura definitiva tra l'ex capitano della Roma e Ilary Blasi. La conduttrice, secondo rumors, avrebbe assoldato Ezio Denti per metterlo alle calcagna di Totti. Non dimentichiamo che una perizia investigativa potrebbe fare la differenza durante le udienze di separazione e non dimentichiamo che il patrimonio è di ben 100 milioni di euro.
La coppia Totti-Blasi ha annunciato la rottura prima dell'estate. Poi il silenzio assoluto fino all'intervista-bomba di Totti al Corriere della Sera. Ma l'ennesimo scoop arriva da Dagospia, che dice: "Il Pupone ha gli screenshot dei messaggi scambiati da Ilary con il suo amante del nord (notizia che l'avvocato della Blasi smentisce); Totti ha i filmati di quando gli investigatori privati gli mettono le cimici in macchina per seguirlo; Totti si è fatto dare dalla banca i filmati di Ilary e del padre che portano via i Rolex dalla cassetta di sicurezza; Lei ha messo un investigatore privato alle calcagna di Totti“. Appunto, si tratterebbe di Ezio Denti. L'ennesima bomba che esplode a 3 mesi dall'annuncio della fine della storia d'amore tra Totti e Ilary Blasi.
Niccolò Dainelli per leggo.it il 20 settembre 2022.
Francesco Totti e Ilary Blasi continuano ad appassionare il mondo del gossip, ma questa volta a rubare la scena è la figlia Chanel. A 15 anni non deve essere certo una passeggiata affrontare la separazione dei genitori, soprattutto se ogni giorno l'argomento è affrontato da tutti. E così Chanel Totti reagisce a modo suo, pubblicando un nuovo video sul suo profilo TikTok.
Il video che fa discutere
Mentre mamma Ilary e papà Francesco si affrontano a colpi di indiscrezioni e smentite, Chanel è confusa. Mentre la separazione di una delle coppie dello spettacolo più amate dagli italiani continua a riempire i giornali scandalistici e i palinsesti dei programmi televisivi, la secondogenita di Francesco Totti e Ilary Blasi torna a far discutere il mondo del gossip. Il suo riferimento alla crisi dei genitori sembra inequivocabile e il suo video su TikTok diventa virale.
Il riferimento ai genitori
Sul profilo TikTok di Chanel Totti è comparso un nuovo video nel quale la ragazza appare allo specchio con indosso un top nero a maniche lunghe, un paio di short di jeans bianchi e un cappellino da baseball. E il suo commento al video è «Non so cosa pubblicare». Ma per i suoi follower è stato impossibile non notare la canzone in sottofondo... Che difficilmente non rimanda allo scandalo che ha coinvolto, nel corso dell'estate, i suoi genitori.
«Mi son fatto l'amante»
Chanel Totti canta su TikTok «Mi son fatto l'amante» di Natale Galletta. La canzone neomelodica recita: «Hai fatto sempre le cose sbagliate / faciss mai na cos ca m’ fa piacer / ed io come nu scem’ ti ho sempre voluta / con la speranza che sarenìsti un po’ cambiata». Nel video della 15enne in molti hanno visto un chiaro riferimento al gossip che coinvolge, ormai da mesi, Francesco Totti e Ilary Blasi. E in molti, addirittura, hanno colto una chiara frecciatina a papà Francesco. «Sempre bella e con le frasi giuste, pensa a te amore bella. Hai tutta la vita davanti fai ciò che ti rende felice e serena», ha scritto un follower. E poi: «Ricordati che le colpe vanno però divise per entrambi, errori condivisi, anche mamma ha fatto errori… Stai vicina ad entrambi, il tempo aggiusterà le cose», scrive un altro utente.
Da “il Giornale” il 20 settembre 2022.
A proposito della telenovela fra l'ex calciatore della Roma Francesco Totti e la di lui consorte (ora ex) Ilary Blasi. Quando alla base della ricchezza e della fama non c'è un adeguato livello culturale, non dovrebbe suscitare meraviglia se poi tutto finisce in cafonaggine. Calogero Chinnici
Risposta di Tony Damascelli
Gentile signor Chinnici, rispondo alla Sua lettera che è simile a molte altre su questa vicenda frizzante. È curioso come alcuni giornali e alcuni opinionisti ritengano il dissidio tra un calciatore e la moglie, attrice televisiva, come un pettegolezzo senza alcun risvolto interessante e poi invadano i social con tweet e affinità varie su questioni ugualmente marginali ma utili per farsi riconoscere.
La storia Blasi-Totti, citati per cognome, appartiene alla cronaca rosa che è stata trascurata dai giornali per lasciare il posto alla politica «grigia» con i risultati che poi conosciamo. La cronaca rosa è figlia della letteratura rosa che ha radici storiche, passando dalle fiabe ai romanzi. Chi legge, ascolta, osserva cerca di sbirciare la vita altrui, il gossip è dunque popolare ma quando scade nella volgarità o nell'insulto allora cambia la sua tinta e da rosa diventa nera.
I tabloid inglesi venderebbero anche gli spaghi (termine tipico del giornalismo antico) su una vicenda come quella di Ilary e Francesco, citati stavolta per nome di battesimo, con fotografie in prima pagina, testimonianze, pedinamenti, come hanno fatto e continuano a fare con la famiglia reale. Da noi abbiamo i rappresentanti dell'intellighenzia che sorvolano per dedicarsi non si sa bene a che cosa ma rivolta sicuramente a loro medesimi.
Shakira e il divorzio da Piqué, l’intervista: «L’ora più buia della mia vita». Gregorio Spigno su Il Corriere della Sera il 22 Settembre 2022.
La cantante, ormai ex del calciatore spagnolo che aveva conosciuto nel 2010 prima del Mondiale in Sudafrica, ha aggiunto: «Ci sono giorni in cui devo raccogliere pezzi di me stessa dal pavimento».
«È davvero difficile parlarne. Sono rimasta in silenzio e ho provato ad elaborare tutto. Sì, è difficile parlarne soprattutto perché lo sto ancora attraversando, perché sono sotto gli occhi del pubblico e perché la nostra separazione non è come una separazione normale». Per la prima volta in assoluto, Shakira parla della separazione con il calciatore del Barcellona Gerard Piqué. Un rapporto di cui, negli ultimi mesi, si è parlato molto. Adesso lo ha fatto lei, la diretta interessata, senza nascondere i problemi e le fragilità a cui deve far fronte ultimamente. «Non è stata dura solo per me, ma anche per i miei figli : incredibilmente difficile. Ho paparazzi che si accampano davanti a casa mia 24 ore su 24, 7 giorni su 7. E non c’è posto in cui possa nascondermi con i miei figli, se non dentro la mia stessa casa. A loro cerco di nascondere la situazione il più possibile: per due bambini che stanno cercando di elaborare la separazione dei genitori è sconvolgente».
Shakira, poi, racconta anche di quando per amore di Piqué stoppò momentaneamente le sue produzioni musicali: «Ho messo da parte la mia carriera, l’ho fatto per lui, per stargli vicino. Ho rinunciato io perché lui non ci pensava proprio e allora sono venuta a vivere in Spagna per permettergli di continuare la sua carriera. Ho sempre dato tutta me stessa per questa relazione, ci ho creduto fino alla fine, il mio è stato un sacrificio d’amore. La cosa più devastante è stata dover far gestire ai miei figli questa separazione. La delusione è stata quella di vedere qualcosa di sacro e speciale come pensavo fosse il rapporto che avevo con il padre dei miei figli e vedere che si è trasformato in qualcosa di volgare e sminuito dai media. E tutto questo mentre mio padre era ricoverato in terapia intensiva. Come ho detto altre volte, quel periodo è stato il più buio della mia vita».
Ma la musica, oggi, è tornata. E alla cantante serve come distrazione dai brutti pensieri: «Penso che scrivere musica sia come andare dallo strizzacervelli, solo più economico. E mi aiuta a guarire. Ci sono stati giorni in cui ho dovuto raccogliere pezzi di me stessa dal pavimento. E l’unico modo per farlo, per farlo davvero, è stato attraverso la musica. E sento che in questo momento della mia vita, che è probabilmente uno dei più difficili e bui della mia vita, la musica ha portato la luce».
Angela Casano per leggo.it il 26 settembre 2022.
Il rapporto, ormai inesistente, tra Ilary Blasi e Francesco Totti smuove ancora la macchina infernale del gossip. Nonostante siano passati mesi dalla conferma ufficiale, la separazione tra Totti e la Blasi continua ad essere sotto ai riflettori e ancora l'argomento più discusso sulle pagine di gossip. Ogni giorno nuove indiscrezioni sulla coppia più chiacchierata d'Italia, a parlare ancora una volta Alex Nuccetelli. Il pr romano, carissimo amico dell'ex capitano giallorosso, ha rivelato nuovi dettagli sul divorzio, soffermandosi su alcune questioni intime alquanto scottanti.
Cosa ha detto
Alex Nuccetelli è stato ospite del programma radiofonico Turchesando. Il pr ha rivelato alcuni lati inediti che hanno fatto subito infiammare il web. Innanzitutto, ha specificato che la reazione tra Francesco Totti e Noemi Bocchi scorre a gonfie vele: «Stanno molto bene entrambi. Lei non ha cavalcato l'onda mediatica con interviste, followers, speculazioni. Si è comportata bene. In questo sono in sintonia e molto coesi». Ha riferito ai microfoni del programma di Turchese Baracchi.
La sfera intima
Poi la traiettoria dell'intervista ha cambiato verso e Nuccetelli ha rivelato aspetti sulla sfera intima, ormai esaurita, tra Totti e Ilary. «Francesco è molto focoso e caliente e una volta, parecchi anni fa, mi fece questa battuta: "Ma questa torna da Milano e mi dice che ha mal di testa" Queste battute nei primi mesi, non so come hanno proseguito per altri vent’anni».
Nonostante Alex abbia preso le difese dell'amico Totti durante l'intervista, in merito alle indiscrezioni sui presunti tradimenti ha confessato: «Non dico che Francesco sia stato totalmente un santo. Però in questi anni di tacito accordo, se lui avesse avute dieci frequentazioni e lei due o tre, e una pure longeva per anni… mi sembra più grave», facendo riferimento a «qualcuno dei piani alti di Mediaset».
Niccolò Dainelli per leggo.it il 27 settembre 2022.
Ilary Blasi non ci sta. Per la conduttrice dell'Isola dei Famosi è arrivato il momento di dire basta. E lancia un messaggio forte e chiaro a tutti. Per mesi la sua separazione con Francesco Totti è stata al centro del gossip e in molti hanno lanciato illazioni e opinioni, spesso anche forti. Su tutti il miglior amico del suo ex marito che, adesso, ha deciso di denunciare.
La goccia
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'ultima intervista rilasciata da Alex Nuccetelli. Ospite del programma radiofonico Turchesando, il migliore amico di Francesco Totti, oltre a rivelare che tra l'ex Pupone e la sua nuova fiamma Noemi Bocchi tutto procede nel migliore dei modi, si è lanciato in rivelazioni piccanti sulla vita coniugale dei due ex coniugi.
E su questo Ilary Blasi non può certo passare oltre. Così l'ex letterina di Passaparola ha passato tutto ai suoi legali. Lo staff di avvocati di Ilary fa sapere che la showgirl «ha dato mandato al proprio difensore (Alessandro Simeone, ndr) di procedere contro Alex Nuccetelli a fronte della perseverante opera di propagazione di notizie palesemente false e aventi contenuto diffamatorio».
Le sue parole
«Francesco e Noemi? Stanno molto bene entrambi. Lei non ha cavalcato l'onda mediatica, si è comportata bene. Sono in sintonia e molto coesi», queste il gossip fatto del pr e amico di Francecso Totti. Ma era poi evidente che Nuccetelli volesse parlare della crisi tra il suo amico e l'ex moglie, Ilary Blasi. E, ancora una volta, Alex Nuccetelli non ha certo risparmiato parole forti nei confronti della showgirl, lasciando intendere che Ilary stia seguendo una strategia ben precisa e che i suoi sentimenti nei confronti dell'ex marito si sono assopiti da molto tempo.
«Di amore, qui, non se ne parla più ormai», ha detto Nuccetelli che, incalzato dall'intervistatrice, ha parlato della sfera intima tra i due. «Francesco è molto focoso e caliente e una volta, parecchi anni fa, mi fece questa battuta: 'Ma questa torna da Milano e mi dice che ha mal di testa' ed erano solo i primi mesi di relazione, non so come hanno proseguito per altri vent'anni».
"Ora racconto tutto". L'ira di Nuccetelli contro la Blasi dopo la diffida. Il pr romano, amico personale di Totti, è tornato all'attacco della conduttrice e sui social ha minacciato di fare ulteriori rivelazioni nonostante la diffida. Novella Toloni il 28 Settembre 2022 su Il Giornale.
La diffida, che gli avvocati di Ilary Blasi hanno fatto recapitare a casa di Alex Nuccetelli, non sembra avere sortito l'effetto desiderato. Il pr romano, l'unico che dal giorno dell'addio tra Totti e Ilary continua a fornire dettagli sulla coppia, non vuole rimanere in silenzio e con un nuovo video pubblicato sui social ha minacciato la conduttrice dell'Isola. "Sono pronto a raccontare tante altre cose. Così finalmente mi libero di tutto", ha detto Nuccetelli, che ha addirittura accusato Ilary di avere "bloccato" la sua partecipazione in alcuni reality Mediaset.
La diffida di Ilary Blasi
Dopo mesi di dichiarazioni, notizie più o meno false e pettegolezzi, Ilary Blasi ha deciso di mettere un freno alle dichiarazioni rilasciate dal pr romano, l'unico autorizzato da Francesco Totti a parlare del matrimonio e della crisi. In questi mesi Alex Nuccetelli ha rivelato dettagli fin troppo intimi della coppia e dopo l'ultima intervista la conduttrice dell'Isola dei famosi ha deciso di passare la palla nelle mani dei suoi avvocati.
L'avvocato della Blasi, Alessandro Simeone, ha così diffidato Alex Nuccetelli "a fronte della perseverante opera di propagazione di notizie palesemente false e aventi contenuto diffamatorio". In sintesi il personal trainer capitolino avrebbe dovuto chiudere la bocca per non incorrere in ulteriori grane legali, ma in realtà ha fatto sapere di essere pronto a fornire ulteriori dettagli contro Ilary Blasi.
La reazione di Nuccetelli alla diffida
In un video pubblicato nelle storie del suo profilo Instagram, il pr romano ha utilizzato toni forti contro la conduttrice dell'Isola, rivangando vecchie storie sul suo ruolo nella conoscenza tra lei e il Pupone: "Farmi scrivere dagli avvocati e procedere contro di me, significa procedere contro una persona povera. Signora Ilary Blasi, le ricordo che la nostra conoscenza e il nostro incontro hanno letteralmente cambiato in positivo la sua vita, ma non la mia che ha avuto difficoltà abnormi".
Poi Nuccetelli ha minacciato di fare nuove scottanti dichiarazioni: "Sono contento che si vada in questa direzione, almeno così mi libero completamente di tutto. Ho molte altre cose da raccontare a partire dall'opera di convincimento a Francesco". Infine ha accusato Ilary Blasi di avere intralciato la sua partecipazione a programmi Mediaset: "Quattro volte sono stato frenato proprio dalla signora in tutti i reality Mediaset, non so se mi confonde con il marito". Se nuove dichiarazioni arrivassero come promesso da Nuccetelli, però, le sue parole potrebbero costargli ben più di una diffida.
Dopo Totti e la Blasi, si separano anche Alessia Marcuzzi ed il marito Paolo Calabresi. Redazione CdG 1947 su Il Corriere del Giorno il 28 Settembre 2022
Nelle scorse settimane erano circolate delle voci di crisi, specie per via delle foto estive condivise sui social da Alessia Marcuzzi, nei quali raramente i due erano apparsi insieme. Poi, qualche giorno fa, i paparazzi li avevano immortalati al mare teneramente abbracciati e si era parlato di ritrovata armonia.
E’arrivato al capolinea anche il matrimonio tra la conduttrice televisiva Alessia Marcuzzi e Paolo Calabresi Marconi: “Ma la nostra famiglia continuerà ad esistere». «Io e Paolo abbiamo deciso di lasciarci”, si legge nel comunicato diramato all’Ansa dalla coppia, contrariamente a Totti e la Blasi che avevano optato invece per comunicati separati , “ma la fine del nostro matrimonio però non significherà la fine della nostra famiglia, che continuerà ad esistere“.
I due avevano cominciato a frequentarsi diversi anni fa, grazie ad amici comuni, e la loro relazione era sfociata nelle nozze celebrate con una cerimonia privata il primo dicembre del 2014, dopo circa un anno di fidanzamento, nelle campagne inglesi dei dintorni di Londra. “I miei figli e Paolo proseguiranno il loro immutato rapporto di amore e affetto che abbiamo costruito in questi anni”, ha tenuto a precisare la Marcuzzi.
Paolo Calabresi, amministratore delegato della società di produzione televisiva Buddy Film, il cui ambito principale sono gli spot pubblicitari, è infatti molto legato ai due figli della Marcuzzi: Tommaso, 21 anni, nato dalla relazione con l’ex-calciatore ed attuale allenatore dell’Inter Simone Inzaghi e la figlia Mia, 11 anni, nata dalla sua relazione con Francesco Facchinetti.
Nelle scorse settimane erano circolate delle voci di crisi, specie per via delle foto estive condivise sui social da Alessia Marcuzzi, nei quali raramente i due erano apparsi insieme. Poi, qualche giorno fa, i paparazzi li avevano immortalati al mare teneramente abbracciati e si era parlato di ritrovata armonia.
Alcuni giorni fa Alessia Marcuzzi aveva pubblicato un post sibillino su Instagram scrivendo: “the best advice i’ve ever received is, “no one else knows what they’re doing either”, cioè “il miglior consiglio che io abbia mai ricevuto è: neanche gli altri sanno cosa stanno facendo”. Una frase di Charles Bukowski che circola molto sulla rete internet e nei social, e che vuole rassicurare sul fatto che tutti, ogni tanto, si chiedono: “è davvero giusto quello che sto facendo?“. Redazione CdG 1947
Totti e Ilary, Paola Ferrari rivela: «La crisi è cominciata cinque anni fa». Redazione Sport su Il Corriere della Sera il 28 Settembre 2022
La giornalista della Rai ospite a «La vita in diretta»: «Tutto nasce quando Francesco lascia il calcio. Ilary presa dal suo lavoro non è voluta andare con lui a Miami»
Paola Ferrari ospite a «La Vita in Diretta», ha parlato della separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi, all’indomani del compleanno della bandiera giallorossa. Il conduttore Alberto Matano è infatti tornato ad occuparsi della vicenda di Totti e Ilary . Tra gli ospiti in studio Paola Ferrari, che ha lanciato un vero e proprio scoop sulla vicenda. La giornalista sportiva della Rai, che evidentemente conosce abbastanza bene la coppia, ha raccontato il momento in cui la relazione tra i due ha iniziato a incrinarsi. «Ho visto alcuni momenti. Tutto nasce cinque anni fa quando lui lascia il calcio. Lui che ha vissuto un momento molto complicato doveva andare a Miami a giocare con Nesta, lo aveva detto anche ai figli». Secondo la Ferrari l’inizio della relazione tra Noemi Bocchi e Francesco (ammessa dallo stesso calciatore nell’intervista rilasciata al Corriere) è cominciata molto tempo dopo.
Ferrari ha poi proseguito: «In qualche modo poi è stata lei che ha voluto restare in Italia, perché lei tiene molto al suo lavoro, e fa bene perché è giusto, ma non gli ha lasciato spazio. Non gli ha lasciato quello spazio in quel momento difficile per lui. Lei è andata avanti in modo egoistico, ma anche corretto, ma andando avanti per la sua strada. Lì c’è stato l’inizio della rottura» ha dichiarato la giornalista e conduttrice della Rai. Ilary Blasi nei giorni scorsi ha anche denunciato il miglior amico dell’ex marito, Alex Nuccetelli.
Totti-Blasi, niente accordo: la separazione arriva in tribunale. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 28 Settembre 2022
La consensuale è impossibile, Via con quella giudiziale. Ora bisogna solo aspettare chi per primo depositerà il ricorso
E niente, passata la festa (di compleanno) si va in tribunale. La separazione consensuale è ormai impossibile. Via con quella giudiziale. Francesco Totti e Ilary Blasi andranno al muro contro muro. I rispettivi legali (Antonio Conte e Annamaria Bernardini de Pace per lui, Alessandro Simeone per lei) sono già pronti, resta soltanto da vedere chi per primo depositerà il ricorso, questione di pochi giorni. La tensione è altissima. E il silenzio che regna da un paio di settimane tra i due contendenti, che qualcuno ha interpretato come un prologo alla conciliazione, sta precedendo la tempesta perfetta.
Le lunghe trattative sono state inutili. La conduttrice dell’Isola dei Famosi ha respinto ogni proposta di accordo, pur vantaggiosa. A quel punto il Capitano ci ha messo il carico da venti, con l’esplosiva intervista al Corriere della Sera, che ha segnato un punto di non ritorno. I rapporti tra Francesco e Ilary, civili per non dispiacere ai figli ma già ai minimi termini, sono interrotti. Ostili. Di più: lo sfogo pubblico dell’ex numero 10 giallorosso ha pregiudicato pure quelli tra gli avvocati che sarebbero tesi, difficili. Nonostante ciò i due ex coniugi continuano a dividere la maxi-villa dell’Eur, ciascuno barricato nella sua ala. Ogni tanto Ilary fa credere di aver traslocato in albergo, ma poi torna sempre alla base. Di certo non intende restituire le chiavi di casa, anzi, mira semmai a sfrattare Francesco.
Con le sue martellanti storie su Istangram spesso sembra mandargli messaggi subliminali, frecciatine. Una almeno è andata a segno. Quando l’ex Letterina si è ritratta sorridente accanto ad una boutique Rolex dalle parti di Fontana di Trevi, Totti, che non ha ancora rivisto (e chissà se mai rivedrà) i preziosi orologi rimossi a sua insaputa dalla cassetta di sicurezza - non l’ha trovata divertente. Anche Ilary Blasi, se è per questo, ha perso la pazienza con Alex Nuccetelli, storico amico suo (non più) e dell’ex marito, denunciandolo per diffamazione per le continue rivelazioni sul suo conto (e in particolare per aver alluso ad una assolutamente presunta relazione della showgirl con un pezzo grosso di Mediaset) .
Nel frattempo, in attesa dello scontro finale, Francesco Totti si è preso una pausa dagli impegni lavorativi per stare il più possibile insieme ai figli. Li accompagna a scuola (tutti e tre) o agli allenamenti (Cristian). E leggendo i messaggi adoranti che i due più grandi gli hanno mandato via social per il compleanno si capisce che l’affetto tra loro è intatto. E che quella di lunedì sera - la festa a sorpresa per i suoi 46 anni al ristorante L’Isola del Pescatore di Santa Severa (lo stesso in cui Francesco fece la proposta a Ilary con champagne, petali di rosa e congruo solitario al dito) - era una prova generale della nuova vita che Totti ha scelto. Con la sua famiglia allargata: i ragazzi, i vecchi amici che non lo hanno mai tradito e Noemi Bocchi, la donna che nel suo cuore ha preso il posto di Ilary, smaltita la delusione per l’amore finito, come poi il matrimonio. E con cui presto il campione del mondo 2006 uscirà allo scoperto, basta nascondersi, per la gioia dei paparazzi rimasti finora a secco.
Totti e Ilary Blasi: guerra per gli alimenti. Lei vuole 20mila euro al mese per sé e 17mila per i figli, lui ne offre 7mila. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 30 Settembre 2022.
Il faticoso negoziato si è interrotto bruscamente. Nel frattempo, l’avvocato di Blasi ha presentato per conto della sua cliente un’azione di reintegrazione a difesa del possesso al fine di riavere indietro le borse firmate sottrattele dal marito nella speranza di riavere i Rolex
L’amore passa, il patrimonio resta. Ed è su questo, non sui sentimenti ormai svaniti, che si sono concentrate le agguerrite trattative per la separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi, che ha preso una direzione ben precisa: quella del tribunale, i ricorsi sono quasi pronti. E ora è chiaro perché: troppo distanti le pretese di una parte dalle offerte dell’altra. Inconciliabili. La conduttrice dell’Isola dei Famosi, per firmare una consensuale, avrebbe chiesto sostanziosi alimenti: 20 mila euro al mese per sé e 17.500 per i tre figli Cristian, Chanel e Isabel (più o meno 5 mila e 800 ciascuno), per la bellezza di 37 mila e 500 in tutto, prendere o lasciare. L’iconico numero 10 giallorosso invece le avrebbe proposto zero (sì, zero) euro per lei (visto che guadagna molto bene) e 7 mila mensili per i ragazzi. Cifre troppo clamorosamente distanti per poter trovare un ipotetico compromesso a metà strada.
Così il faticoso negoziato tra i legali, avviato dopo due mesi di forzata inerzia – Ilary è stata in vacanza a luglio e agosto e senza di lei non si poteva procedere – si sono bruscamente interrotte. Non solo. Mentre ancora si cercava l’accordo, l’avvocato dell’ex Letterina, Alessandro Simeone, ha presentato per conto della sua cliente un’azione di reintegrazione a difesa del possesso (ex art. 1168 del codice civile) al fine di riavere indietro le borse firmate sottrattele dal marito.
Una collezione di Dior, Chanel e Gucci che Totti avrebbe preso come “pegno” per i suoi molto più preziosi Rolex, scomparsi dalla cassetta di sicurezza, di cui ha perso le tracce con poca speranza di ritrovarle:(«E che dovevo fare? Le ho nascosto le borse, sperando in uno scambio, ma non c’è stato verso», ha raccontato nell’intervista al Corriere ). Ed è possibile che, a questo punto, anche gli avvocati del campione – Antonio Conte e Annamaria Bernardini de Pace – presentino analoga richiesta per recuperare gli orologi scomparsi.
Nei giorni scorsi peraltro Simeone ha smentito l’esistenza di messaggi erotici di Ilary con uno spasimante segreto di cui aveva parlato Roberto D’Agostino a Domenica In (si tratterebbe di Cristiano Iovino, che nega, diffida, e da noi interpellato, ha risposto seccato: «Ilary? Sono problemi di Totti, non miei»). Però nulla ha detto l’avvocato Simeone a proposito di un video (menzionato sempre dal creatore di Dagospia) che mostrerebbe Ilary e suo padre mentre svuotano la cassetta di sicurezza nel caveau della banca. Quindi forse esiste davvero.
Ma visto che tutto gira intorno ai soldi, è il caso di inquadrare meglio i conti dell’ex Coppia de Oro. Se, negli anni felici in cui ha giocato per la Roma, Francesco ha guadagnato più o meno 84 milioni netti(l’ultimo stipendio era di circa 7 all’anno oltre ai bonus), oggi il suo reddito è molto più basso, seppure sempre ragguardevole, intendiamoci: tra consistenti proprietà immobiliari (solo la maxi-villa dell’Eur è quotata intorno ai 10 milioni, 3 quella di Sabaudia) e pubblicità (da testimonial il Capitano vale qualche milione di euro a campagna, come quelle per Volkswagen, Gelati Grom e telefonia Very Mobile, in coppia con Zlatan Ibrahimovic). Tuttavia non sarà per lui economicamente indolore recuperare il controllo della Longarina, il centro sportivo in mano a Roberto Blasi e Ivan Peruch, padre e cognato di Ilary, con cui Totti, in questa sua nuova vita appena cominciata, non desidera più avere a che fare.
Mentre lady Blasi, tra sponsor e programmi tv, è ormai un’azienda che macina ricavi importanti: per ogni edizione dell’Isola la showgirl prenderebbe quasi un milione netto. Inoltre, a parte gli spot per l’ammorbidente profumato, la griffatissima conduttrice-influencer promuove molti altri brand pure sulla sua pagina Instagram da oltre 2 milioni di follower, non sempre gratis et amore dei. Per questo i legali di Totti ritengono che la richiesta dei 20 mila euro mensili per il suo mantenimento sia eccessiva, fuori mercato. La controproposta a zero euro, in compenso, è stata presa quasi come un affronto, visto che Ilary si ritiene la parte lesa. Di qui la rottura totale, oltre che del matrimonio, anche delle trattative.
Si va alla guerra.
"Ma che se magna". L'assegno di mantenimento per Ilary Blasi divide il web. La richiesta avanzanta dai legali di Ilary Blasi da 37mila euro mensili di mantenimento (e rifiutata da Totti) ha aperto una discussione sui social network tra favorevoli e contrari. Novella Toloni l'1 Ottobre 2022 su Il Giornale.
Dopo le voci sui presunti tradimenti, il furto dei Rolex e il ricatto delle borse firmate, un altro tema sta catturando l'interesse del popolo del web sul divorzio più chiacchierato degli ultimi tempi. Il cospicuo assegno di mantenimento, che Ilary Blasi avrebbe richiesto formalmente all'ex marito (circa 37mila euro per lei e i tre figli), ha scatenato il chiacchiericcio e diviso gli internauti. Per alcuni la conduttrice avrebbe avanzato una richiesta eccessiva visti i contratti televisivi a più zeri, che firma annualmente. Mentre altri hanno trovato consona la rivendicazione economica di Ilary, visto il fango gettatole addoso da Totti nell'ultima intervista rilasciata al Corriere.
La richiesta di Ilary, l'offerta di Totti
Totti e Ilary sono arrivati a un punto di non ritorno dopo il rifiuto da parte della conduttrice dell'offerta presentata dagli avvocati del suo ex marito: 7 mila euro mensili per il mantenimento dei tre figli (Chanel, Cristian e Isabel) e zero euro per lei. La Blasi e il suo legale hanno ritenuto "offensiva" la proposta di Francesco Totti in relazione a quanto richiesto dalla romana, cioè 17.500 mila euro per i figli e 20mila euro per sé. Cifre e posizioni irrimediabilmente distanti, che sembrano avere fatto sfumare l'accordo consensuale in favore di una battaglia legale che si consumerà in un'aula di tribunale.
La reazione del web pro Ilary
Sui social network la notizia delle cifre richieste e proposte dall'una e dall'altra parte hanno inevitabilmente creato una spaccatura tra chi difende Ilary Blasi e chi invece ha trovato giusto il rifiuto di Totti. I sostenitori della conduttrice hanno definito il "minimo" la richiesta di un assegno da 20mila euro per sé dopo l'intervista rilasciata da Totti: "Unpopular opinion, io da uno che dopo 20 anni di matrimonio e 3 figli fa un'intervista facendomi passare per ladra scroccona e anche un po' zoccola 37.000 euro al mese minimo". Mentre altri ci sono andati giù più duri contro il Pupone: "Io lo lascerei in mutande dopo quello che ha fatto". E qualcuno ha addirittura fatto il paragone con quanto succede oltreocenano tra le star di Hollywood: "In America chiedono centinaia di dollari quando si separano, lei che è stata umiliata in privato e in pubblico, mai parlato se non per 'proteggere' la famiglia è na str*nza perché chiede gli alimenti per lei ed i figli? Proprio vero come fai fai sbagli".
"Io tradito", "Ho visto cose...". Guerra aperta tra Totti e Ilary
Il sostegno social a Totti
Dall'altra parte i frequentatori dei social network hanno trovato eccessiva la richiesta di Ilary Blasi, in particolare per il suo assegno, visto che la conduttrice lavora in televisione tra conduzioni e pubblicità: "Chiedere gli alimenti all'ex marito per se stessa quando lavora e guadagna milioni, trovo che sia una cosa preistorica", "Siccome la Sig.ra Blasi lavora, e nun me pare che pija dù spicci, e ha anche altre entrate economiche, non vedo perché Totti le dovrebbe passà 20 sacchi ar mese". E il confronto con la gente comune non si è fatto attendere: "Ma perché Ilary dovrebbe ricevere 20.000€ da Totti? Che mantenga i figli è più che giusto, ma lei? Lavora, che problemi ha? Non è certo diversa dalle tante ex che, lavorando non prendono nulla per legge. Non è speciale lei".
Totti e Ilary, gli sfottò su Twitter
Senza fare distinzioni tra chi ha torto e chi ha ragione, c'è stato anche chi su Twitter ha cercato di vedere l'aspetto comico dell'intera vicenda, tornando a citare il caso Rolex. E il parallelismo con un celebre film degli anni '90 è venuto naturale: "Ilary come la Bellucci in colpo gobbo a Milano 'a direttò noi ce provamo, tando a calà se fà sembre in tembo'". Fino ai commenti sugli "alimenti" che dovrebbero servire a coprire le spese primarie: "Ilary Blasi chiede 37mila euro di alimenti....ma che se magna". Insomma la favola finita male tra Totti e Ilary Blasi continua a catalizzare l'attenzione e ad alimentare il chiacchiericcio.
Da leggo.it l'1 ottobre 2022.
Spunta un'altra puntata della "serie" sulla separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi. Avevano chiesto riserbo lo scorso 11 luglio nel comunicato disgiunto che riportava la fine del loro matrimonio, ma il gossip si è inseguito per tutta l'estate. Si era sperato l'accordo potesse essere consensuale, ma così non sarà: ieri sono emerse le prime indiscrezioni, sul Corriere della Sera, sulle richieste reciproche da parte dei due ex coniugi.
Ilary, scriveva il Corriere, avrebbe chiesto 20 mila euro per lei e 17,5 per i figli al mese per l'ammontare di 37,500 euro al mese. Totti avrebbe risposto con una proposta che includeva zero euro per l'ex moglie (visto che guadagna molto bene) e 7.000 per i figli. Cifre distanti anni luce per pensare di poter trovare un compromesso. Ma la realtà è un'altra e a spiegarla è stato proprio il legale della Blasi.
«Sono state diffuse una serie di notizie false. In particolare la signora Ilary Blasi non ha mai chiesto nessun assegno di mantenimento per sé: né di 20mila euro né di 10mila euro né di 1 euro. Questa notizia fa parte ancora una volta di una precisa strategia extraprocessuale per tentare di far passare la signora Blasi per quello che non è», afferma l'avvocato Alessandro Simeone.
La replica è arrivata attraverso una dichiarazione a Repubblica. L'accusa alla crew di Francesco Totti di strumentalizzare la stampa al fine di danneggiare l'immagine di Ilary è chiara: la strategia delle persone vicine all'ex capitano, secondo l'avvocato Simeone, non si ferma solo a voler far credere che Ilary è una persona attaccata al denaro ma anche le plurime relazioni extraconiugali che le sono state attribuite sono frutto di fantasiose quanto mirate voci volte a rovinare l'immagine della donna. «Falsità sono precisa strategia». Insomma pare ormai impossibile che i due ex coniugi giungano a un accordo pacifico e ora l'ultimo fischio della partità Totti-Ilary spetterà al giudice.
"Ilary non ha chiesto un euro": sbugiardata la versione di Totti. Alessandro Simeone ha smentito la notizia sul cospicuo assegno di mantenimento richiesto dalla sua assistita e ha svelato cosa si nasconderebbe dietro alle fake news, che circolano sul divorzio di Totti e Ilary. Novella Toloni l'1 Ottobre 2022 su Il Giornale.
La battaglia legale tra Totti e Ilary è definitivamente cominciata. E si fa davvero dura. Soprattutto perché al centro della diatriba - visto che tradimenti, ripicche e vendette non bastavano - ci sono tutta una serie di notizie false, che circolano per rendere poco chiara la situazione e non fare pendere l'opinione pubblica dall'una o dall'altra parte. Già perché la battaglia giudiziaria tra il Pupone e la conduttrice si gioca anche sul filo del gradimento social. Perché se si arriverà davanti a un giudice avere il pubblico dalla propria parte potrebbe dare un piccolo vantaggio.
Un "gioco" che sembrava avere dato i suoi frutti dopo l'uscita della notizia dell'assegno di mantenimento, che Ilary Blasi avrebbe richiesto all'ex marito (si parla di 37mila euro) e che quest'ultimo avrebbe rifiutato (perché definito esoso) e rispedito al mittente con una controfferta ridotta a poche migliaia di euro. La notizia anticipata dal Corriere ha aperto un'ampia discussione sui social network, dove Ilary Blasi è finita al centro delle critiche. Ma è stata smentita da una nota ufficiale dell'avvocato della conduttrice.
La replica del legale di Ilary sull'assegno di mantenimento
"Sono state diffuse una serie di notizie false. In particolare la signora Ilary Blasi non ha mai chiesto nessun assegno di mantenimento per sé: né di 20mila euro né di 10mila euro né di 1 euro", ha fatto sapere Alessandro Simeone, l'avvocato di Ilary Blasi, attraverso Repubblica. Ma non solo. Il legale ha parlato di una diffusione di notizie inattendibili, che sarebbe frutto di una piano ben preciso della controparte per minare la credibilità della sua assistita: "Questa notizia fa parte ancora una volta di una precisa strategia extraprocessuale per tentare di far passare la signora Blasi per quello che non è".
La strategia delle due parti
Dietro al continuo imput di informazioni e notizie ci sarebbe dunque una strategia studiata a tavolino. Da una parte Ilary Blasi mantiene le distanze dall'ex e parla della sua nuova vita da mamma single, comunicando solo attraverso i social network. Foto e video della sua quotidianità, shopping e trattamenti e le giornate con i figli. Dall'altra Francesco Totti, dopo avere mantenuto un basso profilo per tutta l'estate, è passato al contrattacco, rilasciando un'infuocata intervista al Corriere che, di fatto, ha gettato benzina sul fuoco di un divorzio già complesso.
Secondo Repubblica, il Pupone avrebbe tutto l'interesse di "strumentalizzare la stampa al fine di danneggiare l'immagine di Ilary". E per l'avvocato della Blasi fare passare la sua assistita come una donna fredda e attaccata ai soldi sarebbe frutto di una precisa tattica volta a screditare la conduttrice. Il quadro della situazione, dunque, si fa sempre più complesso e parlare di telenovela sembra oggi assai riduttivo.
Alena Seredova, ex di Buffon: «Mai fatto scenate, ma niente famiglia allargata». Simona Marchetti Il Corriere della Sera il 3 ottobre 2022.
Ospite di «Verissimo», la showgirl originaria della Repubblica Ceca ha parlato del suo rapporto con il portiere del Parma, da cui ha avuto i figli Louis Thomas e David Lee, e del suo prossimo matrimonio con il compagno Alessandro Nasi
Hanno un rapporto civile e sereno per via dei due figli, Louis Thomas e David Lee (rispettivamente, 14 e 12 anni), ma ciò non significa che Alena Seredova sia il tipo da mettersi in posa con l’ex marito Gigi Buffon per la classica foto sotto l’albero di Natale. «Non ci frequentiamo, probabilmente non ci vedrai mai in una foto tutti insieme sotto all'albero — ha confessato infatti la showgirl, ospite di “Verissimo”, parlando del suo attuale rapporto con il portiere del Parma — perché è un qualcosa che non mi appartiene e sarebbe contro la mia natura. Io sono sempre stata una persona civile, non ho mai fatto scenate, tanto per me un bicchiere quando è rotto, è rotto, ma anche se è rotto, non vuol dire che non possa avere un rapporto civile con lui, per di più visto che è il papà di due ragazzi meravigliosi».
Dopo il divorzio dalla Seredova, Buffon è uscito allo scoperto con la nuova compagna, Ilaria D’Amico, dalla quale ha avuto un altro figlio, mentre l’ex modella nata nella Repubblica Ceca è ora felicemente accompagnata ad Alessandro Nasi, papà della sua piccola Vivienne. «Ale è molto paziente con noi — ha ammesso Seredova — perché siamo una famiglia impegnativa. Oggi però ciò di cui sono più orgogliosa è questa famiglia, che io non chiamo “allargata”, ma soltanto famiglia. Funziona, è splendida e sono tutti sorridenti».
Il prossimo anno sarà quello delle nozze con Nasi, anche se è ancora tutto da definire. «Per ora la sola cosa sicura è il marito — ha detto ancora la Seredova, ridendo — stiamo infatti provando a capire come organizzare le nozze. Vogliamo solo divertirci, alla nostra età il matrimonio è più simbolico e vorrei fare una festa, un weekend con amici e familiari, che mi lasci tanti bei ricordi. Non sarà a Praga, ma probabilmente in italia, al Sud, dove sono sicura che fa caldo».
Giovanna Cavalli per roma.corriere.it l'11 ottobre 2022.
Più che un ricorso è una lista della spesa, quella che ha compilato Ilary Blasi. Un elenco lungo e dettagliato di tutto ciò che pretende le venga restituito. E per di più con la massima urgenza, senza aspettare le lungaggini burocratiche di una causa di separazione che deve ancora cominciare. Perciò non vede l’ora che arrivi venerdì 14 ottobre, giorno in cui il giudice civile esaminerà la sua istanza.
A parte le ormai mitiche borsette – una collezione di Gucci, Dior, Chanel e Hermes (tra cui una costosissima Birkin, tra gli ultimi regali ricevuti da Francesco Totti) – la conduttrice dell’Isola dei Famosi rivuole tutto il contenuto della gigantesca cabina armadio, proporzionata alla vastità della mega-villa all’Eur: quindi decine di paia di scarpe (pare addirittura 100) cinte, portafogli, gioielleria.
Lasciando intendere che il Capitano, per pareggiare i conti dopo la sparizione dei Rolex dalla cassetta di sicurezza, abbia fatto piazza pulita. E nascosto il maltolto chissà dove. Probabilmente non sarebbe bastato un viaggio solo per traslocare altrove la mercanzia, anche se è dura immaginarsi l’ex numero 10 giallorosso che imbusta gli effetti personali della moglie e comunque l’assunto è tutto da dimostrare.
Ma Ilary va oltre . E reclama per sé anche la Smart di famiglia, benché intestata a Francesco (come tutte le altre auto), perché era lei ad utilizzarla più spesso. E di fatto rivendica anche il diritto di tenersi la residenza di quasi 1500 metri quadri con doppia piscina, campi da tennis e bagno turco, valore stimato intorno ai 10 milioni. Quando ancora si cercava un accordo, per scongiurare la lite in tribunale, lady Blasi ha rifiutato categoricamente di vendere l’immobile e pure di dividerlo in due, metà per lei e metà per Totti, in modo da evitare a Cristian, Chanel e Isabel di fare avanti e indietro tra un genitore e l’altro.
L’ex Letterina non ne vuole sapere. Vuole che sia lui a togliersi di mezzo, lasciandole l’intera villa, in cui si è metaforicamente asserragliata. Per ora la convivenza forzata continua, grazie alla vastità della metratura. E i due riescono a non incontrarsi nemmeno per sbaglio. Ma prima o poi Totti deciderà di andarsene, per forza. Non ha ancora comprato né affittato nessun appartamento a Roma Nord, per stare più vicino a Noemi Bocchi, la sua nuova compagna, sta solo valutando alcune proposte. Ma potrebbe anche decidere di trasferirsi in una casa delle tante di sua proprietà, che non gli mancano. Fosse stato per lui certo sarebbe rimasto dov’era. Ma Ilary in pratica lo ha messo alla porta. Per dispetto.
E anche le chilometriche richieste di restituzione altro non sarebbero – spiega chi è più vicino al campione – che il tentativo di sviare l’attenzione dal vero “misfatto”, ovvero la sottrazione della collezione di Rolex, dal valore inestimabile sia materiale che sentimentale. L’unico conforto per Francesco è sapere che al momento i preziosi orologi, acquistati con i soldi suoi, per passione e per investimento, dovrebbero trovarsi in un’altra cassetta di sicurezza, presso un’altra banca. Quindi al sicuro, che già è qualcosa. Venerdì lo scontro Borsette (e scarpe e Smart) contro Rolex diventerà realtà.
Dagospia il 13 ottobre 2022. Riceviamo e pubblichiamo:
Caro Dago,
in nome e per conto della Signora Ilary Blasi, Ti indico quanto segue.
Quest’oggi hai ripubblicato l’intervista che risulta rilasciata dal Signor Ezio Denti al settimanale “Nuovo”, nella quale si afferma che la mia Assistita lo avrebbe ingaggiato, nel mese di aprile 2022, per effettuare indagini sul Signor Francesco Totti.
La notizia è semplicemente falsa.
Ilary Blasi, infatti:
- non ha mai avuto rapporti con il Signor Denti;
- non ha mai incontrato il Signor Denti per conferirgli un incarico;
- non ha mai incaricato il Signor Denti, tantomeno per effettuare quanto lo stesso indica nell’intervista;
- non ha mai pagato 75mila euro per effettuare investigazioni sul marito.
Il Signor Denti è già stato diffidato dall’accostare la propria attività professionale al nome della Signora Blasi.
Si tratta, in sostanza, dell’ennesima fake news, probabilmente diffusa con il fine di profittare indebitamente del risalto mediatico della vicenda.
Confido nella tempestiva pubblicazione di questa mia comunicazione, da valere anche come rettifica.
Un caro saluto.
Avv. Alessandro Simeone
Da andkronos.com il 17 ottobre 2022.
"Tengo a precisare che ho provveduto a smentire prontamente le illazioni circa il mio presunto coinvolgimento nella vicenda Francesco Totti-Ilary Blasi, rilasciando una dichiarazione a mezzo Adnkronos, già in data 19 settembre 2022, qualche ora dopo la divulgazione delle prime notizie a riguardo, pubblicate da numerose testate giornalistiche, tra cui IlTempo.it e LiberoQuotidiano.it". E' quanto dichiara all'Adnkronos l'investigatore privato Ezio Denti, in una nota. "Sono impegnatissimo con il lavoro e non ho il tempo materiale né sono avvezzo ad autocelebrarmi, ricercando e leggendo notizie che mi riguardano, per poter produrre smentita ogni qualvolta che la stampa e i media scrivono qualcosa su di me".
"Se avessi bisogno di pubblicità, proprio come qualcuno ha insinuato, allora sì che lo farei, cavalcando l’onda, ma non è un modus operandi che appartiene alla mia professionalità. Perché l’Avvocato Simeone - chiede Denti riferendosi al legale di Ilary Blasi - che, fino a venerdì 13 ottobre, non ha mai smentito articolo alcuno, nonostante sino ad ora, ne siano usciti a bizzeffe e di ogni tipologia, ha deciso di intervenire solo adesso, dopo più di un mese? Concludo asserendo che un caso di corna, seppur eccellente visto che coinvolge Francesco Totti e Ilary Blasi, è per me inezia, un lavoro dozzinale e poco importante; inoltre, non me ne sarei mai vantato!”.
Caso Francesco Totti-Ilary Blasi: il criminologo Ezio Denti non ci sta e risponde all’avvocato della show-girl che lo ha diffidato. Comunicato stampa
La querelle Francesco Totti-Ilary Blasi non si arresta, continuando ad affollare, quotidianamente, le pagine dei giornali e i salotti televisivi con nuovi e scottanti (o presunti tali!) particolari. Dopo le numerose illazioni pubblicate da stampa e media secondo cui l’ex capitano della Roma sarebbe stato pedinato dall’investigatore privato Ezio Denti con tanto di cimici e gps, l’avvocato della Blasi ha diffidato il noto criminologo che, però, non ci sta e ha deciso di rompere il silenzio e rispondere perentoriamente con un comunicato stampa. Queste le dichiarazioni rilasciate da Denti.
"Tengo a precisare che ho provveduto a smentire prontamente le illazioni circa il mio presunto coinvolgimento nella vicenda Francesco Totti-Ilary Blasi, rilasciando una dichiarazione a mezzo Adnkronos, già in data 19 settembre 2022, qualche ora dopo la divulgazione delle prime notizie a riguardo, pubblicate da numerose testate giornalistiche, tra cui IlTempo.it e LiberoQuotidiano.it come da link in calce.
Sono impegnatissimo con il lavoro e non ho il tempo materiale né sono avvezzo ad autocelebrarmi, ricercando e leggendo notizie che mi riguardano, per poter produrre smentita ogni qualvolta che la stampa e i media scrivono qualcosa su di me. Se avessi bisogno di pubblicità, proprio come qualcuno ha insinuato, allora sì che lo farei, cavalcando l’onda, ma non è un modus operandi che appartiene alla mia professionalità.
Perché l’Avvocato Simeone che, fino a venerdì 13 ottobre, non ha mai smentito articolo alcuno, nonostante sino ad ora, ne siano usciti a bizzeffe e di ogni tipologia, ha deciso di intervenire solo adesso, dopo più di un mese?
Concludo asserendo che un caso di corna, seppur eccellente visto che coinvolge Francesco Totti e Ilary Blasi, è per me inezia, un lavoro dozzinale e poco importante; inoltre, non me ne sarei mai vantato!”.
Così, è intervenuto il criminologo Ezio Denti sulla querelle con l'avvocato Simeone, consulente legale di Ilary Blasi nella soap-opera con Francesco Totti, rispondendo alla diffida del legale pubblicata su Dagospia, venerdì 13 cm.
Vale la pena ricordare che Ezio Denti, oltre ad essere un investigatore privato è anche e soprattutto un criminologo e, come consulente delle procure della Repubblica Italiana, Denti si è occupato di alcuni dei maggiori casi di cronaca nera in Italia, negli ultimi decenni: dall’omicidio della piccola Yara Gambirasio a quello della povera Melania Rea, dalla morte di Trifone Ragone e Teresa Costanza all’assassinio di Chiara Poggi, di Ismaele Lulli, di Carlo Mura e, attualmente, del commerciante Gigi Bici, ucciso con un colpo di pistola in pieno viso, a Pavia.
Dagospia il 18 ottobre 2022. Riceviamo e pubblichiamo:
Si è rivolta a me la Signora Alena Seredova, lamentando la pubblicazione da parte di diversi Organi di Stampa di notizie non veritiere che sarebbero state riferite dall’investigatore privato sig. Ezio Denti in occasione di un’intervista concernente la separazione tra Ilary Blasi e Francesco Totti resa al settimanale Nuovo (Cairo Editore).
La Signora Alena Seredova smentisce recisamente quanto affermato dal sig. Denti: ella non conosce neppure il sig. Denti e non gli ha mai conferito alcun incarico. All’epoca dei fatti, contrariamente a quanto affermato dal sig. Ezio Denti, Gianluigi Buffon ed Ilaria d’Amico non furono neppure ritratti assieme, come riferito nell’intervista.
La presunta notizia avrebbe potuto essere agevolmente verificata sentendo la diretta interessata, cosa che non è avvenuta. Con la presente missiva chiedo, perciò e gentilmente, la pubblicazione della presente smentita a titolo di rettifica ai sensi della normativa vigente (art. 8, Legge n. 47/1948, art. 2 Legge 69/1963 e/o 32-quinquies Legge 177/2005).
Con ciò, la signora Alena Seredova riserva anche ogni suo diritto nei confronti del sig. Ezio Denti che ha reso dette dichiarazioni.
Si chiede di poter ricevere cortese evidenza della pubblicazione della presente smentita.
Distinti saluti.
avv. Emanuele Rossi
sig.ra Alena Seredova
LA RISPOSTA DELL’AVVOCATO DI EZIO DENTI
Riceviamo e pubblichiamo:
In nome per conto e nell'interesse di Ezio Denti, riscontro Sua missiva pec del 17 ottobre per rimarcare la propria estraneità al fatto accaduto, non avendo Egli mai rilasciato alcuna
intervista al Settimanale Nuovo di essere stato contattato per telefono dalla giornalista
Marinaro Laura, per riferire sul funzionamento di un software biometrico di origine
israeliana, in ordine all'esattezza del sistema di riconoscimento biometrico Noto in inglese
come AIDC - Automatic Identification and Capture, che è un particolare tipo di sistema
informatico che identifica una persona sulla base di una o più caratteristiche fisiologiche e/o comportamentali, confrontandole con i dati precedentemente acquisiti e conservati nel
database del sistema, tramite degli algoritmi e dei sensori di acquisizione dei dati in input....
Di avere provveduto a smentire la notizia, diffidando il settimanale Nuovo e il quotidiano online DAGOSPIA a rettificare immediatamente il contenuto, avendo incidentalmente risposto nel corso del colloquio NELLA QUALITA’ DI INVESTIGATORE PRIVATO a domande generiche sulle tecniche investigative e sui costi prevedibili nei casi di separazione ( non si discuteva affatto della separazione Seredova).
Tutto quanto è stato scritto dalla Giornalista è frutto della Sua fantasia, non avendo
il Denti mai rilasciato interviste o autorizzato la pubblicazione di siffatte notizie, di cui si
ripete non si è mai discusso con la giornalista. Peraltro nella vicenda il Denti è parte lesa, perché è un personaggio pubblico, e il suo parere conta come investigatore privato,
si ritiene perciò screditato nella propria reputazione professionale, per la diffusione di false notizie che lo riguarderebbero.
Ciò detto, l'istante ut supra rapp.to difeso, nel prendere le distanze pubblicazioni, ne smentisce in ogni singola parte il contenuto, reitera da tali INVITO E DIFFIDA IMMEDIATA
alla rettifica di tale notizia pubblicata on line su dagospia e sul settimanale Nuovo, inibendo alla ulteriore pubblicazione, o al rimbalzo della notizia stessa, CHIEDE
sin d'ora ex art. 5 1 comma bis, del decreto legislativo n. 28/2010 di esperire il
procedimento di mediazione obbligatoria, nei confronti di tutte le parti coinvolte, per il
risarcimento del danno al fine di individuare esattamente errori, colpe e responsabilità nella diffusione delle false notizie, che lo vedono parte lesa, avviando al più presto procedura extragiudiziale della lite.
Nunzia Avv Barzan
Dagospia il 17 ottobre 2022. Da Un Giorno da Pecora
Totti e Ilary? “Posso dire che mi fanno pena tutti e due, e siamo solo all'inizio, è una cosa veramente penosa...” A parlare è il giornalista, direttore de La Stampa e tifoso romanista Massimo Giannini, che oggi è stato ospite della trasmissione di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora.
In questa querelle mediatica, da tifoso della Roma non si sente di difendere Totti? “Da romanista io avevo già rotto con Totti”. Ai tempi delle frizioni tra il numero 10 giallorosso e Spalletti? “No a quei tempi stavo con Totti. Ma è il modo in cui lui è uscito dalla Storia della Roma...” A mandare via Totti però sono stati i precedenti proprietari. ”Mi sta venendo il sospetto che non abbia una gran voglia di lavorare”. E perché? “Tutti i calciatori fanno i corsi da allenatore...”
Forse Totti vorrebbe fare il dirigente e non l'allenatore. Come, ad esempio, Paolo Maldini nel Milan. “Gli avevano offerto di rientrare nella società”. Pare, però, con un ruolo di 'bandiera' in cui però contava ben poco. “E allora che vuole fare? Conosce e sa gestire i bilanci? Non credo”, ha chiosato a Un Giorno da Pecora Giannini.
Giovanna Cavalli per roma.corriere.it il 13 ottobre 2022.
Soltanto lei saprà se sono stati soldi ben spesi. Ilary Blasi avrebbe pagato 75 mila euro per assoldare l’investigatore privato che per tre mesi ha spiato, pedinato e fotografato Francesco Totti. Per raccogliere le prove del tradimento dell’ormai ex marito con Noemi Bocchi.
Lo racconta lo stesso detective, ovvero Ezio Denti, 64 anni, consulente in molti processi penali, uno specialista del settore («Fui ingaggiato otto anni fa anche da Alena Seredova per “stanare” Gigi Buffon con Ilaria D’Amico e fui proprio io a scattare le immagini compromettenti») in un’intervista al settimanale Nuovo. Spiegando che la parcella comprendeva l’uso «di una strumentazione sofisticata: Gps, camere a infrarossi, auto e moto civetta, droni e soprattutto ore e ore di lavoro».
L’incarico è durato dal 22 aprile a fine luglio. Il primo incontro con Ilary sarebbe avvenuto in un albergo romano, di pomeriggio, davanti a un bicchiere di vino rosso.
E uno dei messaggi che il campione giallorosso ha trovato sul cellulare della conduttrice dell’Isola dei Famosi - «Sono arrivato, ti aspetto in hotel» - era proprio di Denti, non di un presunto spasimante. Il segugio si è messo dunque alle calcagna di Francesco, appostandosi nei punti giusti, aiutato dalla tecnologia più moderna. Però niente cimici. «Quelle possono essere posizionate soltanto dalla Polizia Giudiziaria o su mandato di una magistrato».
Il Gps sull’auto di Totti quello invece lo 007 ce l’ha piazzato. «All’esterno, come sempre, quando dobbiamo seguire gli spostamenti di un marito fedifrago». Denti, con la sua decennale esperienza su traditi e traditori, valuta pure la somiglianza evidente che c’è tra Ilary e Noemi. Un classico, a quanto pare. «Succede, soprattutto se non si tratta di un’avventura. Nel caso di Totti mi sento di dire che è ancora innamorato della moglie. Penso che abbia intrecciato un’altra relazione perché sentiva che con Ilary ormai si era rotto qualcosa».
Francesco Totti, da quanto ha raccontato nella celebre intervista al Corriere, non si è accorto di nulla. L’ha appreso soltanto dopo, da amici. Non tutti però sarebbero stati sinceri con lui. Una delle persone della sua cerchia ristretta, pur sapendo dell’investigatore privato assoldato da Ilary, non gliene ha parlato. Quando l’ha scoperto, il Capitano si è sentito tradito. Ormai però la rabbia si è placata.
Nel frattempo l’ex 10 giallorosso è uscito allo scoperto con Noemi Bocchi. Prima al party per il suo compleanno all’Isola del Pescatore di Santa Severa, poi a cena da Assunta Madre in via Giulia. Il fidanzamento ufficiale è certificato da due sfavillanti anelli gemelli d’oro bianco e diamanti che entrambi portano all’anulare della mano sinistra.
E mercoledì sera (e notte) Francesco era al Jerò Restaurant di Ponte Milvio a fare baldoria con lei e con gli amici di sempre: Giancarlo Pantano, Enzo Appolloni, Alex Nuccetelli e Emanuele Maurizi. Il cantante Gianluigi Lembo - quello dell’Anima e Core di Capri - gli ha dedicato «Ti amo» di Umberto Tozzi, «Tristezza per favore vai via» (con Totti che agita un fuocherello d’artificio acceso verso Noemi, in miniabito nero scollatissimo) e soprattutto l’emozionante «Grazie Roma», intonata con un coro collettivo come allo stadio.
Purtroppo, a smorzare l’euforia, resta la prospettiva poco rasserenante di una lunga e litigiosa causa di separazione Totti-Blasi, che a giorni approderà in tribunale. Già venerdì 14 ci sarà un primo round davanti al giudice civile che dovrà decidere sulla restituzione di borsette, scarpe (100 paia), cinte, gioielli, insomma l’intera cabina armadio della villa all’Eur, che Ilary pretende con la massima urgenza, sostenendo che sia stato Francesco a portare via tutto.
E già che c’è reclama la Smart argento - la stessa con cui ha preso la multa in centro mentre girava il video davanti alla boutique Rolex di via Condotti - benché intestata all’ex marito. Totti, a quel punto, chiederà conto della sorte dei suoi Rolex - una collezione dal valore assai più sostanzioso - che, come ha dichiarato nell’intervista, sarebbero stati sottratti dalla cassetta di sicurezza della banca da Ilary e da suo padre Roberto. Un’anteprima della guerra sugli alimenti. In cui forse Ilary gli metterà in conto anche i 75 mila euro spesi per l’investigatore privato.
Maria Laura Rodotà per “la Stampa” il 12 ottobre 2022.
Molti di noi seguono la separazione di Ilary Blasi e Francesco Totti pensando «smetto quando voglio», ma non c'è motivo di smettere (al netto dei tre ragazzini Totti, di cui non molti si preoccupano). Questa rottura tra semidei pop -che più che lanciarsi oggetti se li sottraggono- ci aiuta a capire tante cose di noi, del nostro mondo, e pure della teoria del consumo vistoso, proposta da Thorstein Veblen, diffusa su Instagram.
Per molti motivi: La loro separazione contribuisce alla sensazione che il mondo stia finendo. Perché ci avevamo creduto. Insistevamo a pensarli diversi, quasi disneyani, lui buono, lei simpatica, i figli carucci al netto dei nomi. Fuori dalla bolgia dei calciatori e delle ragazze con visibilità, che si lasciano di continuo, che confondiamo sempre. Sui Totti-Blasi circolavano storie edificanti. Ora, più consapevoli ma neanche tanto, aggiungiamo la fine del loro matrimonio ad altri, più gravi, segnali dell'incombente Apocalisse.
La loro separazione ci distrae Per motivi uguali e contrari.
Devastati dalle cattive notizie, inciampiamo nella puntata quotidiana della saga e ne discutiamo con le persone intorno a noi, ed è come fare ricreazione. È una separazione con product placement Quindi attuale, da influencer. Ogni stazione della loro Via Crucis è contrassegnata da una marca di lusso. Ha iniziato Totti, in un'intervista tremenda ha accusato Blasi di aver sottratto molti Rolex dalla cassetta di sicurezza. Ilary ha risposto con un video su Instagram cui è davanti a un negozio di Rolex e fa il gesto di sgraffignare (placement doppio). Intanto, aveva aperto il fronte delle borse; accusando Totti di aver portato via dal villone all'Eur la sua collezione di Gucci, Dior, Chanel e Birkin di Hermes, e altro.
E di aver razziato la sua cabina armadio, prendendo un centinaio di paia di scarpe, molte costate tre-quattromila euro (Amina Muaddi, Gucci, e Chanel, pure sponsor della secondogenita). Ora Blasi chiede la Smart di casa, se ha qualche anno costerà come una sua scarpa ma vabbè. Ora si temono gli imitatori, influencer minori che si lasceranno rumorosamente sui social litigandosi a pagamento oggetti di marche varie. Come le commedie patinate degli anni Trenta, consoleranno il pubblico in tempi di crisi, o forse no.
Sono proprio come mio cognato O i nostri amici. O il marito della collega che vuole il microonde che gli ricorda un parente morto, o il vicino che attacca bottone in ascensore accusando l'ex moglie di occultamento di argenteria, o altre classiche miserie, inflitte, subite, immaginate. Solo, qui è tutto più grande, più costoso, e assurdo.
E i protagonisti si disumanizzano a forza di bling bling. E si fanno battute, si ride. Si seguono queste risse sontuose come uno spettacolo coi burattini che si menano (ma i burattinai? I consiglieri legali e non di Totti e Blasi dovrebbero lasciare perdere i divorzi e dedicarsi al wrestling).
Roma Nord vs Roma Sud E poi, l'altro giorno, è arrivata la notizia-fine di mondo, quella che ha mandato una capitale già malmessa in crisi d'identità: Totti si starebbe trasferendo a Roma Nord. Lui, molto di Roma Sud (Porta Metronia-Casalpalocco-Torrino), insomma della città meno elitista, starebbe andando a vivere nella tana delle classi dirigenti e dei laziali (meno, molto meno di una volta). E a Vigna Clara, quartiere del romanordismo in purezza, delle meches ambosessi, dei condomini di chirurghi e di faccendieri. Dove è elegante trattare il prossimo con maleducazione fredda, e viene da preoccuparsi per il Pupone, che, come Ilary, alla fine è buono (no, non ce ne facciamo una ragione, e se Totti tirerà un cucchiaio a un condomino romanordista mesciato saremo con lui, perché sì).
Processo (a porte chiuse) per Noemi Bocchi. Alla compagna di Totti riguardi da first lady. Tra l'ex capitano e Ilary altri dispetti. Lei multata per il video da Rolex. Tony Damascelli il 13 Ottobre 2022 su Il Giornale.
Prepariamoci all'Amber-Depp de noantri. Intendo il processo per corna e affini, con richieste multimilionarie tra i due artisti del cinema americano che trova immediato remake a Roma, non a Cinecittà ma nelle aule del tribunale. In attesa del dibattimento che metterà di fronte Ilary Blasi e Francesco Totti, ieri si è avuta un'anteprima della saga, direi un trailer però interpretato dalla terza attrice protagonista, al secolo Bocchi Noemi, un new entry nelle storie di amore dell'ex pupone e capitano della Roma.
La signora Bocchi si è presentata al palazzo di piazzale Clodio, prima aula del tribunale, come parte in causa del processo che ha come imputato il di lei ex consorte Caucci Mario. Costui è accusato dalla signora di violenze ma non è questo il problema anche se serio e volgare.
La Bocchi Noemi, infatti, ha scoperto il meraviglioso mondo di fotografi, cronisti e troupe televisive che come folla affamata le è piombato addosso. Si è sentita tormentata, quasi offesa, ribadendo il ruolo di parte offesa della causa dibattuta ma non potendo fisicamente respingere la stampa curiosa ha chiesto che gli intrusi venissero espulsi e che si provvedesse a chiudere le porte dell'aula, cosa che è stata accolta, perché c'è chi può e chi non può e Lei può.
Udienza a porte chiuse, privilegio raro riservato a cause ben più serie, omicidi e affini, del resto lo spettacolo tra Amber e Depp è andato in onda su Youtube ed è stato seguito da ottantatré milioni di «visitatori» complessivamente e da tre milioni e mezzo nel giorno del verdetto. Per il momento non sono previste maratonementana e affini per il processo tra Ilary e Francesco ma il precedente di ieri, la chiusura al pubblico per la causa Caucci-Bocchi fa prevedere una analogo epilogo. È singolare, per non dire ridicolo, che gli stessi protagonisti della vicenda nostrana, cerchino continua pubblicità alle proprie gesta e gesti, la Blasi si è messa in circuito social dinanzi a un negozio Rolex alludendo alla storia degli orologi «sottratti» al marito, però finendo multata avendo lasciato la vettura in divieto di sosta, autografando il verbale dei vigili urbani, dinanzi a fotografi e spalti gremiti, come accadeva a Francesco. Il quale ha provveduto a celebrare la prima uscita al ristorante con Noemi, nello stesso sito dove aveva festeggiato il debutto con Ilary e facendole dono di un anello, uguale al proprio, come sigilli del decimo mese di infatuazione, dieci come il numero di maglia del campione romanista e del mondo. In precedenza aveva provveduto al trasloco, nuova dimora a Vigna Clara, stanze dieci, bagni tre.
Terrei ad escludere che nel prossimo processo, Roma 15 di ottobre, possa entrare in scena anche la signora Bocchi che, tuttavia, risulta essere una concausa della crisi che ha portato la coppia a scoppiare. Non si sa nemmeno se verranno portati come prova dell'accusa, borse e scarpe griffate o gli orologi di cui sopra, dicono gli informati che il patrimonio non sarà l'oggetto del contendere essendo i due in separazione di beni ma l'argomento provoca pruriti per la prima udienza fissata per domani dinanzi al giudice civile di Roma. Gli avvocati delle parti sono scesi in campo, la formazione prevede Simone-Conte-Bernardini de Pace ma servirà un buon arbitro e credo che si dovrà fare ricorso al Var. Prepariamoci al più grande spettacolo dopo il Big Bang.
Estratto dell’articolo di Valeria Di Corrado e Alessia Marani per il Messaggero il 15 ottobre 2022.
Si è consumato ieri mattina nell'aula 107 del Tribunale di Roma il primo round della guerra del guardaroba, combattuta tra Francesco Totti e Ilary Blasi a colpi di borse, scarpe, gioielli e orologi fatti sparire dalla mattina alla sera. Come prevedibile la coppia, che ha annunciato la separazione l'11 luglio scorso, non si è presentata in udienza. Alla fine il magistrato si è riservato di decidere come procedere: se mantenere in un'unica causa le pretese dei due coniugi o se procedere con due giudizi distinti. (..)
Fuori dall'aula si sono presentate cancelliere incuriosite: «Volevo vedere se c'era Ilary e se veniva scalza», ha ironizzato una di loro. Siparietto anche tra le due squadre di legali, sia sulle borse indossate (Hermés l'avvocatessa della Blasi e Louis Vuitton quella di Totti), sia sugli orologi: «Io, per sicurezza, il mio non l'ho portato», ha scherzato un avvocato. Sarà un caso, ma dai balconi del palazzo adiacente a quello del tribunale di viale Giulio Cesare sventolano bandiere giallorosse.
Ed ecco apparire davanti alla cancellata anche qualche giovane tifoso che spera di vedere Francesco. Un ragazzo mostra la maglietta numero 10: «Ma c'è? Si è visto? Sto qua apposta». E mentre un giudice era impegnato a risolvere la diatriba tra Totti e Ilary per riavere i loro costosissimi accessori, fuori dal Tribunale un capannello di parenti delle vittime del crollo del ponte Morandi manifestava nell'«ombra» per la class action da 4,5 miliardi a cui hanno aderito 11 mila liguri.
Fulvio Fiano e Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” il 15 ottobre 2022.
Borsette contro Rolex, per adesso la partita tra Francesco Totti e Ilary Blasi è finita con un anonimo 0 a 0, ovvero con un nulla (o quasi) di fatto. Né il Capitano né la conduttrice dell’Isola dei Famosi si sono presentati in aula. Dopo appena 50 minuti di confronto tra i rispettivi avvocati — Antonio Conte e Annamaria Bernardini de Pace per lui, Alessandro Simeone per lei — il giudice della settima sezione civile del tribunale di Roma, Francesco Frettoni, si è riservato di decidere se aprire un’istruttoria, sentendo interessati e testimoni. Probabilmente lo farà a stretto giro.
Nel frattempo si leggerà la lunga lista di beni contesi consegnata da entrambi i contendenti. In teoria sarebbe ancora possibile una conciliazione, ma al momento pare piuttosto ardua, dati i rapporti ostili tra le parti.
Ilary, che ha promosso l’istanza di reintegra, pretende l’immediata restituzione di borsette di lusso, 100 paia di scarpe firmate, accessori e gioielli, insomma tutto il contenuto della maxi-cabina armadio nella villa all’Eur svuotata dall’ex marito in sua assenza. Più la Smart argento, intestata a Totti, ma che considera sua. E già che c’è pure la residenza di famiglia.
Francesco invece reclama indietro la prestigiosa collezione di una decina di Rolex sottratti dalla cassetta di sicurezza in cui erano custoditi con un blitz di Ilary (che non era cointestataria, aveva soltanto la delega) e del padre Roberto, che l’ha accompagnata in banca. L’ex Letterina sostiene che il marito glieli avrebbe regalati, lui nega.
Due Daytona sono gli esemplari di maggior valore, pezzi rari, venduti unicamente a celebrità e per cui c’è una lista di attesa di tre anni. Preziosi come opere d’arte, impossibili da trovare sul mercato. In tutto si parla di oltre 1 milione di euro. Il ratto degli orologi svizzeri sarebbe avvenuto a metà giugno, un mese prima dell’annuncio della separazione dell’11 luglio. Quando ancora si sperava in un accordo.
Adesso tutto è molto più complicato, anche perché la sfida Borsette versus Rolex è soltanto una prova generale della vera battaglia: quella per la separazione giudiziale. I ricorsi sarebbero stati infine presentati. Ma con i tempi della giustizia, se ne parlerà nella primavera del 2023.
Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera” il 12 ottobre 2022.
Basta, fermatevi. Al punto in cui sono arrivate le cose è persino stucchevole stabilire se l'operazione militare speciale che indusse Ilary a invadere la cassetta di sicurezza dei Rolex vada considerata un attacco preventivo o non piuttosto una rappresaglia per il golpe compiuto ai danni della sua cabina-armadio: dove un tempo (secondo la lista presentata ai giudici dalla signora) riposavano cento paia di scarpe, oggi Totti ha fatto il deserto e vorrebbe chiamarlo pace. Si parla di una villona contesa, di borsette in fuga, addirittura di una Smart barricata in garage nell'attesa di diventare scalpo di guerra del vincitore.
Ormai neanche Kissinger e Salvini, per citare due giganti della diplomazia, sarebbero in grado di dipanare la matassa, figuriamoci gli avvocati che a ogni groviglio ulteriore vedono lievitare proporzionalmente i loro onorari. Per placare gli animi prima di arrivare all'Armageddon (l'ingresso di entrambi nella casa del Grande Fratello), serve una mossa a sorpresa. La scoperta di un finto contratto prematrimoniale, scritto astutamente adesso, che contempli un'equa ripartizione delle maglie numero 10 e dei tacchi numero 12.
Oppure, e mi scuso per lo sfacciato buonismo della proposta, la vendita all'asta di scarpe e orologi in eccesso (basterà conservarne cinque a testa, vero?) per pagare le bollette di qualche povero cristo di buon senso, ce ne sarà pur qualcuno, che non si strugge per il destino del guardaroba di due milionari.
Totti-Blasi, lui ha restituito le borse extra-lusso a Ilary, ma i Rolex sono ancora nelle mani di lei. Giovanna Cavalli su Il Corriere della Sera il 25 Ottobre 2022.
Il gesto di Totti non è bastato per firmare la tregua: Ilary Blasi vuole la separazione giudiziale in tribunale.
Le borsette di Ilary Blasi sono tornate a casa sane e salve (le scarpe, pare, ancora no). Alla fine è stato Francesco Totti a compiere il primo passo. Riportando indietro l’ampio assortimento di Chanel, Dior, Gucci e Hermés della sua ex moglie, rimosso per ripicca dalla cabina armadio della maxi-villa all’Eur più o meno dopo Ferragosto, quando la legittima proprietaria veleggiava nei mari della Croazia.
Come rappresaglia per il “ratto” dei Rolex che la conduttrice dell’Isola dei Famosi aveva prelevato di soppiatto, insieme al padre Roberto, dalla cassetta di sicurezza della banca, un mese prima che la coppia annunciasse la separazione con il doppio comunicato dell’11 luglio.
Forse le borsette non si erano mai davvero mosse dal loro originale domicilio, nascoste in qualche ripostiglio segreto nella metà della villa coniugale da 1500 metri quadri che il Capitano ha tenuto per sé (in cui continua a vivere tuttora) e che per Ilary è off-limits ( e viceversa). Oppure potrebbe averle appoggiate da sua madre Fiorella, dove certo la nuora non avrebbe mai messo piede. Fatto sta che le preziose creazioni griffate sono ricomparse all’improvviso. Tant’è che, in una delle sue storie su Instagram dei giorni scorsi, nel salone dell’amica hair-stylist Alessia Solidani, la showgirl sfoggiava al braccio una sontuosa Chanel appena riscattata. Se Totti sperava, con questo bel gesto, di recuperare la collezione di orologi svizzeri da oltre 1 milione di euro, ha capito male.
I Rolex risultano ancora irreperibili. Al sicuro in un’altra cassetta di sicurezza, questo sì, ma ancora lontani dagli occhi e dal cuore (i suoi). Ilary non ha ricambiato la cortesia. Anzi. I rispettivi avvocati (Antonio Conte e Annamaria Bernardini de Pace per lui, Alessandro Simeone per lei), hanno provato per l’ultimissima volta a scongiurare la separazione giudiziale, ma non c’è stato verso. L’ex Letterina sarebbe irremovibile: la conciliazione non le interessa, vuole andare in tribunale. E in caso se ne parla quindi nel 2023.
Nel frattempo il giudice civile davanti al quale è approdata la querelle Borsette contro Rolex avrebbe fissato (o starebbe per farlo) una nuova udienza a stretto giro di posta. E in quella sede Francesco Totti conterebbe di vedere premiata la sua buona volontà, ottenendo la restituzione di ciò che gli appartiene (con scatole e garanzie), in cambio magari del rilascio anche delle scarpe di Ilary (e di altri accessori), si vedrà.
In tutto ciò, l’ex 10 giallorosso continua la sua nuova vita accanto a Noemi Bocchi. Con cui domenica è stato a pranzo a Terracina, in uno dei suoi ristoranti prediletti, prima di tornare a casa all’Eur a vedere la partita Roma-Napoli (e mal gliene incolse). E postare su IG la foto della piccola Isabel che ha appena perso il primo dentino. Al momento il Capitano non si è ancora trasferito a Roma Nord, zona Vigna Clara, tradizionale territorio di tifo biancoceleste. Nella casa che avrebbe comprato ci sono ancora i lavori di ristrutturazione.
E comunque Totti (che ha regalato e Cristian e Chanel due mini-car gemelle) non intenderebbe trasferirsi in pianta stabile dall’altro capo della città (per allontanarsi troppo dai figli), quanto avere una comoda base anche lì dove abita la compagna con i suoi due bambini. Certo è che sempre più spesso va in trasferta da quelle parti. L’altro giorno lo hanno avvistato seduto ai tavolini di una celebre gastronomia. Due settimane fa invece ha portato mamma Fiorella, che ha problemi a un ginocchio, a farsi visitare da un ortopedico della clinica Paideia, quella che segue i giocatori della Lazio. E sarebbe stato un aereo privato della famiglia De Angelis, proprietaria di Paideia e Mater Dei, ad accompagnare lui e Noemi a Montecarlo la settimana scorsa, per la loro prima vacanza a due.
Da Un Giorno da Pecora il 26 ottobre 2022.
Con chi sto tra Totti e Ilary nella vicenda della loro separazione? “E' una cosa che mi annoia, li trovo due bori, questo litigare per delle cose cafone è da bori, per i Rolex, per le borse firmate, non me ne può fregare nulla”. Così l'ex giudice e neo deputata leghista Simonetta Matone, che oggi è intervenuta alla trasmissione Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, dove tra un argomento politico e l'altro ha parlato anche del gossip del momento Chi tra l'ex calciatore e la conduttrice ha più ragione rispetto all'altro?
“Non lo so, non ho letto gli atti. Certo andare con la nuova compagna nel luogo sacro del tuo amore con la precedente non è chicchissimo, ognuno deve avere i suoi luoghi sacri. Ci stanno diecimila ristoranti...la trovo un po' cafona questa storia, e non è snobismo, perché io sono un'appassionata di gossip, leggo tantissimo su di tutto”.
Totti e l'avvocato Bernardini de Pace divorziano: "Quando Blasi ha chiesto la separazione il nostro rapporto è finito". Andrea Ossino, Giuseppe Scarpa su La Repubblica il 9 Novembre 2022.
Il rapporto tra l'ex capitano giallorosso e il "mastino" dei legali divorzisti è arrivato al capolinea. "Non mi occupo di cause di gioielli e Rolex" avrebbe detto la legale. Intanto Ilary Blasi scaglia la prima pietra chiedendo la separazione che si discuterà il prossimo marzo
Il rapporto tra l'eterno capitano giallorosso e il "mastino" degli avvocati divorzisti è arrivato al capolinea. Annamaria Bernardini De Pace non rappresenta più Francesco Totti.
Proprio adesso che la causa per la separazione tra Totti e Ilary Blasi è stata fissata per il prossimo marzo, mentre tra 48 ore andrà in scena la seconda udienza del procedimento sulla…
Giovanna Cavalli per corriere.it il 10 novembre 2022.
Francesco Totti non trova pace. E da un giorno all’altro ecco che deve affrontare un’altra brusca rottura, un addio improvviso. Non a Ilary Blasi, quello ormai è storia, ma a uno dei suoi legali di punta, ovvero Annamaria Bernardini de Pace. Che così com’era arrivata, adesso se ne va. Ce lo rivela la stessa celebre matrimonialista/divorzista milanese: «Nella mia vita ho fatto il 95% di separazioni consensuali e il 5 % giudiziali. Avevo stilato un accordo che non è stato accolto, anche perché non piaceva al mio cliente e così la separazione consensuale l’abbiamo consumata io e Totti».
Più chiara di così. Anna Maria Bernardini de Pace conferma dunque l’indiscrezione anticipata dal sito Dagospia, che per primo ha segnalato il “divorzio” del Capitano dal suo celebre avvocato. Ognuno, anche in questo caso, se ne va per la sua strada e amici come prima. Le due opposte squadre di difesa (per Ilary Blasi c’è Alessandro Simeone) dunque avevano miracolosamente trovato un accordo ritenuto conveniente per entrambe le parti. Ma i loro clienti l’hanno bocciato. Per l’ennesima volta.
Almeno su questo” no” la conduttrice dell’Isola dei Famosi e l’eterno Capitano della Roma si sono ritrovati in perfetta sintonia. E a quel punto l’avvocato Bernardini de Pace ha ritenuto che il proprio mandato fosse giunto a un binario morto. Concluso. E ne ha informato l’ex calciatore, che può comunque contare sullo storico legale di fiducia (Conte, lo stesso della AS Roma), da sempre al suo fianco. Si va dunque dritti alla giudiziale, appuntamento in primavera.
Secondo Dagospia l’ex 10 giallorosso sarebbe influenzato dalla nuova compagna Noemi Bocchi, che ispirerebbe ogni sua decisione, negli ultimi tempi. Che sia sull’appartamento da acquistare (uno a Roma Nord per lei, uno in zona Mazzini per lui), sui mobili da scegliere per la cucina (con trasferta in mobilificio di Caserta) o sulle strategie per la separazione. In realtà il campione ascolta, certo, i consigli dell’amato bene e degli amici, poi però decide di testa propria. E così si sarebbe regolato anche stavolta. Forse perché non condivideva fino in fondo l’approccio decisionista e combattivo scelto da Annamaria Bernardini de Pace. Preoccupato, da padre, per le ripercussioni sui tre figli di ogni sua mossa.
Mentre Ilary (ieri impegnata a sottoporsi a un massaggio di bellezza a glutei e gambe, postato sui social a beneficio dei follower), che intanto pubblica su Instagram l’ennesima foto conturbante in body nero a maniche lunghe con jeans calati sui fianchi e la didascalia «Ops», si tiene ben stretto il suo avvocato Simeone, un tempo braccio destro nello studio Bernardini de Pace.
L’ex Letterina si mostra tranquilla e serena, in vista dell’udienza di venerdì 11 sul mitologico scontro Borsette contro Rolex. Sia lei che Francesco dovranno comparire di persona davanti al giudice. Totti non vede l’ora. Perché, mentre le borse sono tornate a casa (anzi, non si erano mai mosse, da lui chiuse a chiave nella Spa della villa, dove Ilary le ha ritrovate), la collezione di Rolex da un milione di euro risulta ancora irreperibile. E Francesco spera invece di tornarne presto il legittimo e unico proprietario.
Ancora una volta la Bernardini De Pace perde i clienti: dopo la Moric, è la volta di Francesco Totti. Redazione CdG 1947 su Il Corriere del Giorno l’11 Novembre 2022.
La separazione della Bernardini De Pace con il suo cliente Francesco Totti in realtà sarebbe dovuta alla strategia legale ed alle parcelle richieste ed alla decisione di apparire insieme con la nuova compagna Noemi Bocchi
Lo storico capitano giallorosso cambia avvocato, ed Annamaria Bernardini De Pace non rappresenta più legalmente Francesco Totti nella causa per la separazione con Ilary Blasi. La separazione che la Bernardini De Pace opportunamente definisce “consensuale” avviene quando è stata fissata per il prossimo marzo, mentre tra 48 ore si svolgerà la seconda udienza del procedimento sulla restituzione dei Rolex e dei gioielli, visto che la conduttrice televisiva ha già trovato e recuperato nella villa dell’Eur le preziose scarpe e borse occultate da Totti all’indomani della sparizione dei suoi orologi da una cassetta di sicurezza condivisa dall’ex coppia e prelevati dalla Blasi insieme a suo padre. La versione ufficiale resta la seguente: “Ci siamo accordati consensualmente“.
Il reale motivo della conclusioni di rapporti fra Totti con il suo avvocato Annamaria Bernardini De Pace , riserva più di qualche retroscena. Nell’ambiente giudiziario si mormora di suggerimenti dell’avvocato Bernardini non condivisi da Totti. Il principale, quello della decisione di apparire insieme con la nuova compagna Noemi Bocchi e avviare trattative per acquistare un nuova casa per starle più vicino. Voci messi in circolazione ad arte per giustificare la rottura dei rapporti e la perdita di una sicuramente più che lauta parcella .
L’ avvocato Bernardini De Pace nel 2009 era stata sospesa dall’ Ordine degli avvocati del foro di Milano, dove esercita principalmente la sua professione, con decisione confermata dal Consiglio Nazionale Forense (Cnf): “L’avvocato non può decidere di autoesonerarsi dalla tariffa professionale e dai canoni deontologici relativi alla determinazione del compenso“” solo perché “li ritiene non adeguatamente remunerativi della propria attività” . Matrimonialiste fra le più gettonate d’Italia, grazie alla ribalta pubblica conseguente all’assistenza professionale prestata a tanti volti noti (da Simona Ventura e Eros Ramazzotti, da Katia Ricciarelli a Romina Power) sia per i riflessi di legami familiari (è l’ex suocera dell’attore Raul Bova), ma sopratutto per la presenza assidua su giornali e tv venendo considerata dalla stampa amica un'”esperta” del settore.
Durante i processi per la nota inchiesta “Vallettopoli”, la Bernardini De Pace assisteva la top model Nina Moric, all’epoca sposata con Fabrizio Corona, che la coinvolse nell’inchiesta condotta dal pm Henry John Woodcock, finendo iscritta nel registro degli indagati per “riciclaggio” senza saperlo a causa della totale fiducia che riponeva in suo marito. La Moric resasi conto delle iniziative autonome ed aggressive che moltiplicavano le parcelle legali della Bernardini De Pace le revocò il mandato affidandosi all’ avvocato Daniela Missaglia. Una revoca che non andò giu alla Bernardini che sostenne in un altro processo che la decisione della Moric era stato consigliata e “spinta” dal nostro direttore, che aveva solo la colpa di essere un vecchio e caro amico di Nina Moric e di essere stato assistito a Milano dall’ avvocato Missaglia in alcune vicende giudiziarie legale alla sua professione giornalistica.
“Per mia fortuna, in questa vicenda, non frequento nè Francesco Totti, nè la sua nuova compagna” commenta il nostro direttore de Gennaro “e quindi sono salvo dalle teorie campate in aria dell’avvocato Bernardini De Pace !”. Redazione CdG 1947
Dagospia il 17 novembre 2022. COMUNICATO STAMPA
La nota avvocatessa divorzista Annamaria Bernardini De Pace arriva a “Belve” e ce n’è ha per tutti: per Totti, Muccino, Asia Argento, Selvaggia Lucarelli...
Sul caso Totti quando la Fagnani le chiede se rinunciare all’incarico sia stata una liberazione o un dispiacere, la De Pace risponde con ironia: “Ma Totti chi?”
Quando la Fagnani chiede alla Bernardini De Pace se si è mai interrogata sul perché il regista Gabriele Muccino di cui lei ha difeso la moglie, prova tanta acredine nei suoi confronti, arrivando a dire: “Schiaccia la vita delle persone come noci”, la Bernardini De Pace risponde: “Ha perso tutto, è normale, l’ho già querelato”. E su Asia Argento che non ha mai saldato il conto: “Non la difenderei più. può mai sembrare una vera vittima a qualcuno?”.
Su Selvaggia Lucarelli: “Non ha forza, nonostante si chiami Selvaggia. Vorrei vederla più coraggiosa nell’affrontare le donne e darle un minimo di collaborazione. E quando la Fagnani ribatte: “è coraggiosa”, l’avvocatessa insiste: “Ma con le donne non è coraggiosa, non l’ho mai sentita incoraggiare o apprezzare una donna.”
Botta e risposta poi con la Fagnani sul tema molestie. Ricordando le molestie subite dalla Bernardini De Pace quando era ragazzina, l’avvocatessa dice: “Trovo che oggi le donne siano esagerate, se uno ti da’ una pacca, ti tocca per sbaglio, fanno le vittime, le scene, se ti toccano il sedere quasi per apprezzarti, fanno una scena: sono stata male...”
Fagnani allora ribatte: “Se ti toccano per apprezzarti ci deve essere reciprocità, la molestia è la molestia. De pace risponde: “Ma se ancora non l’hai apprezzata come si fa ad esserci reciprocità?” La Fagnani: “Non è che uno si conosce con una mano sul sedere, la molestia è la molestia, l’avance gradita è l’avance gradita. La De Pace conclude: “C’è molestia e non molestia.”
Non manca infine di raccontare delle sue paure e ricorda di quella volta in cui ha trovato una specie di bomba sul pianerottolo di casa.
Belve, impensabile Fagnani sulla Bernardini De Pace: "Che faccia..." Libero Quotidiano il 26 novembre 2022
Con Belve che ha concluso l'edizione 2022, Francesca Fagnani può togliersi qualche sassolino dalla scarpa. E così la conduttrice di Rai2 si sofferma su ogni ospite del programma. Tra questi Annamaria Bernardini De Pace. L'avvocato divorzista più famoso d'Italia non ha risparmiato nessuno. Prima la frecciata a Francesco Totti: "Ma Totti chi? Non so chi sia. Non ricordo niente, mi avvalgo della facoltà di non rispondere", commentava dopo i contrasti per un mancato accordo.
Poi Gabriele Muccino, il regista l'aveva definita come una "che schiaccia la vita delle persone come noi" e al quale non ha fatto attendere la replica: "Muccino l’ho querelato, il mio avvocato David Leggi ha già presentato la denuncia. L’ho querelato perché ha detto che io ho fatto otto denunce penali tutte archiviate e io non le ho mai fatte nella mia vita. Ero l’avvocato di sua moglie, ma non ho mai fatto una denuncia di quel tipo. Tanta acredine nei miei confronti perché ha perso tutto, è normale". Infine Asia Argento: "Non la difenderei più. Può mai sembrare una vera vittima di qualcuno?".
L'attrice infatti non ha mai pagato il legale. Ma come lei sono in tantissimi a farlo: "Rappresento moltissimi vip, tanti di loro non vogliono pagare. Ce ne sono molti che sono convinti che basta che io accosti il mio nome al loro e loro al mio che mi hanno ripagata in visibilità. Ma non è così. A chi non paga faccio una causa e i soldi me li riprendo. Asia Argento e Nina Moric non mi hanno pagata. Non mi sono arresa, ma hanno fatto sparire tutto quello che avevano". Insomma, quanto basta a ottenere la stima della Fagnani che a Gente parla della Bernardini De Pace come "una faccia tosta. Una donna simpatica. I social l’hanno amata".
Noemi Bocchi maltrattata dal marito Mauro Caucci: «Mani al collo e minacce mentre i bimbi dormivano». Giulio De Santis su Il Corriere della Sera l’11 Novembre 2022.
L’attuale compagna di Francesco Totti e il processo per maltrattamenti contro il coniuge Mauro Caucci.
Di fatto abbandonata da un giorno all’altro con i figli di pochi anni, poi aggredita in casa dopo la separazione. La storia del matrimonio tra Noemi Bocchi, 34 anni, attuale compagna di Francesco Totti, capitano per quasi vent’anni della Roma, e il marito Mauro Caucci, 35 anni, è oggi un processo penale nel quale l’uomo è accusato di maltrattamenti in famiglia.
Le tappe della vicenda sono ripercorse nella denuncia depositata dalla donna nel settembre del 2019, nove anni dopo il matrimonio celebrato a Tivoli, dove Caucci, nato a Roma, vive già da molti anni. Noemi, all’epoca, ha 24 anni: «Caucci ha preteso da subito che interrompessi gli studi e mi ha impedito di intraprendere qualsiasi attività lavorativa. Disse che mi sarei dovuta occupare della famiglia e che in ogni caso il mio reddito sarebbe stato irrilevante rispetto al budget del menage familiare». Caucci, team manager della squadra di calcio locale, appartiene a una facoltosa famiglia che da quasi un secolo commercia marmo in Italia e all’estero ed è proprietaria di alcune cave a Guidonia (a pochi chilometri da Tivoli) e Carrara. Il matrimonio inizialmente procede senza problemi. Tra il 2011 e il 2014 Bocchi ha due figli, una femmina e un maschio.
Qualcosa però si rompe nel 2017. Bocchi riconduce tutto a un grave lutto che colpisce l’imprenditore, che dopo quell’evento «ha cominciato ad allontanarsi da me e dai figli, portando in casa un clima di totale assenza di rapporto e dialogo, dicendo che ormai la sua vita non aveva più senso».
Poi, un giorno di novembre di quell’anno, Caucci esce di casa «improvvisamente, lasciandomi da sola con i nostri figli». È il punto di non ritorno: «Come è immaginabile io avrei preferito mantenere un rapporto quanto più civile con mio marito», scrive ancora Bocchi nella denuncia. Ma «dopo mesi infruttuosi poiché non mi dava alcun contributo» lei deposita un ricorso per separazione giudiziale. «Mio marito ha cominciato a farmi mille pressioni per accettare le sue condizioni, promettendomi che non mi avrebbe fatto mancare nulla, come nulla sarebbe mancato ai nostri figli» e così, nell’aprile del 2019, arrivano a un accordo consensuale in base al quale Caucci dovrà versare 1.250 euro al mese per ciascun figlio (cosa che poi non sempre avverrà).
Non passa però neanche una settimana quando lui, la notte del 1° maggio, la chiama con insistenza al telefono. A casa si è fermato a dormire un amico che lei invita ad andare via, temendo le reazioni dell’ex. Caucci arriva e comincia a citofonare in continuazione, nonostante lei lo preghi di andar via perché i figli stanno dormendo. Lui la minaccia di «non staccarsi dal citofono». Una volta entrato, le mette le mani al collo, la strattona (l’uomo pesa 116 chili). Bocchi si rifugia in bagno, Caucci minaccia allora di buttar giù la porta; poi la aggredisce e all’alba va via.
Qualche giorno dopo le chiede un incontro, sostiene di non ricordare niente, ma quando lei lo incalza prova a convincerla, chiede perdono. È tutto inutile. Bocchi, forte di un referto medico che attesta le ferite che l’ex le ha causato, lo denuncia. «Quello che ho subito è gravissimo», dice.
Davanti al giudice al quale è stato rinviato, Caucci deve difendersi anche, come si legge nel capo di imputazione, «dall’aver violato gli obblighi di assistenza morale e materiale legati alla potestà genitoriale, serbando una condotta contraria alla morale delle famiglie, in particolare disinteressandosi, dopo essersi allontanato dal domicilio familiare, dei figli minori».
Coppie (di star) scoppiate, il 2022 annus horribilis: Gisele Bündchen e Shakira ora single. Federica Bandirali su Il Corriere della Sera l'1 Novembre 2022.
In questi primi dieci mesi dell’anno sono state molti i volti noti di tv, moda e cinema che sono tornati single. Per alcuni, però, si parla di un ritorno di fiamma
Gisele Bündchen e Tom Brady
Un anno nero il 2022 per tante coppie del mondo dello spettacolo, della moda e della tv che si sono lasciate dopo anni insieme. Gli ultimi sono loro, Gisele Bündchen e Tom Brady, che avevano festeggiato i 13 anni di matrimonio lo scorso febbraio, scambiandosi reciproche carinerie su Instagram. La coppia ha presentato richiesta di divorzio in Florida, con un accordo praticamente fatto sulla custodia congiunta dei figli. «Con molta gratitudine per il tempo trascorso insieme, Tom e io abbiamo finalizzato in maniera amichevole il nostro divorzio. La mia priorità è sempre stata e continuerà ad essere il bene dei nostri figli che amo con tutto il mio cuore», ha scritto Gisele Bündchen su Instagram. «Continueremo a essere genitori uniti per dar loro l'amore, la cura e l'attenzione che meritano. La decisione di porre fine a un matrimonio non è mai semplice, ma abbiamo scelto di separarci e anche se, ovviamente, è difficile affrontare un simile evento, mi sento fortunata per questo tempo insieme e auguro solo il meglio a Tom, per sempre».
Alessia Marcuzzi e Paolo Calabresi
Il matrimonio tra Alessia Marcuzzi e Paolo Calabresi Marconi è giunto al capolinea a fine settembre 2022 dopo quasi otto anni di unione. La conduttrice ha rilasciato un comunicato che recita: «Io e Paolo abbiamo deciso di lasciarci. La fine del nostro matrimonio però non significherà la fine della nostra famiglia, che continuerà ad esistere. I miei figli e Paolo proseguiranno il loro immutato rapporto di amore e affetto che abbiamo costruito in questi anni».
Melissa Satta e Mattia Rivetti
Melissa Satta è tornata single: è stata la stessa conduttrice tv e showgirl a comunicare la fine dell’amore con l’imprenditore 34 enne Mattia Rivetti. In una lapidaria Instagram Stories, aveva scritto a fine settembre :«Dopo quasi due anni la mia relazione è giunta al termine, grazie Melissa».
Wanda Nara e Mauro Icardi
E’ giunta ufficialmente al capolinea la storia d'amore tra Mauro Icardi e Wanda Nara, chiacchieratissima negli ultimi mesi, complici le voci di crisi che circolavano da un po' . È stata la showgirl argentina a fugare ogni dubbio, affidando ciò che aveva da dire a una Storia pubblicata su Instagram. I due sono stati avvistati insieme alla festa della figlia Isabel.
Ilary Blasi e Francesco Totti
Dopo ben 17 anni di unione Francesco Totti e Ilary Blasi si dicono addio. «Dopo vent'anni insieme e tre splendidi figli, il mio matrimonio con Francesco è terminato», ha fatto sapere la conduttrice in una nota stampa. Un divorzio in mano ora agli avvocati dei due.
Shakira - Gerard Piqué
La cantante colombiana Shakira ha annunciato la separazione dal compagno, il calciatore del Barcellona Gerard Piqué, con il quale ha avuto due figli: «Siamo spiacenti di confermare che ci stiamo separando. Per il benessere dei nostri figli, che sono la nostra priorità assoluta, chiediamo il rispetto della privacy. Grazie per la vostra comprensione», ha scritto in un breve comunicato diffuso dall'agenzia di comunicazione della cantante.
Benjiamin Mascolo e Bella Thorne
«Oggi mi sono svegliata da sola»: con queste parole, in una delle stories di Instagram, Bella Thorne raccontava la sua quotidianità dopo la rottura da Benjiamin Mascolo. I due facevano coppia fissa da oltre tre anni e da oltre uno sono fidanzati. Si erano incontrati ad aprile 2019 sul Lago di Como e da allora sembravano inseparabili.
Michelle Hunziker e Tomaso Trussardi
Sembrava la favola d’amore perfetta. E invece Michelle Hunziker e Tomaso Trussardi si sono separati. Dopo dieci anni insieme e due figlie, i due si sono detti ufficialmente addio. Anche se qualcuno pensa a un loro ritorno di fiamma in queste ultime settimane.
Valentina Ferragni e Luca Vezil
E’ terminata, poche settimane fa, anche l’unione (durata nove anni) tra la sorella di Chiara, Valentina Ferragni, ed il compagno Luca Vezil: «Dopo tanti anni condivisi insieme io e Luca abbiamo deciso di intraprendere due strade separate. Siamo cresciuti insieme e ci unirà sempre un grande affetto e rispetto per quello che siamo stati. Vi chiedo di comprendere e di rispettare la nostra decisione che come potete immaginare è stata tanto sofferta».
Claudio Amendola e Francesca Neri
L’anno nero delle coppie vip non ha risparmiato neanche Claudio Amendola e Francesca Neri. Il loro amore lunghissimo è giunto al capolinea: i due hanno deciso di separarsi. A dare la notizia , sulla quale circolavano rumors da diverso tempo, è stato per primo il quotidiano Il Messaggero.
Sylvester Stallone e Jennifer Flavin
Dopo 25 anni insieme, Sly e la moglie si sono detti addio. L'ex top model di 54 anni ha chiesto il divorzio alla 76enne star di Hollywood. Nel frattempo, l’attore ha coperto il tatuaggio del viso dedicato all’ex consorte.
Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli
E’ finita anche la storia d’amore tra Benedetta Porcaroli e Riccardo Scamarcio. L'amore tra i due attori era nato sul il set del film “L'ombra del giorno” e, secondo le indiscrezioni riportate su Dagospia, la rottura sarebbe dovuta al riavvicinamento di Scamarcio all’ex compagna Angharad Wood, dalla quale nel 2020 ha avuto la figlia Emily.
Cristiana Capotondi e Andrea Pezzi
Cristiana Capotondi ha rilasciato all’inizio una dichiarazione all'Ansa, ''con immensa gioia comunica la nascita di sua figlia Anna e con infinita gratitudine verso l'ex compagno, Andrea Pezzi''. E ha spiegato: ''Quando ho scoperto di aspettare un figlio da un'altra persona, la mia lunga relazione di 15 anni con Andrea Pezzi si era interrotta già da diversi mesi. Nonostante questo, mi è venuto naturale cercare la protezione e la complicità di Andrea, tanto rimane forte il nostro affetto e il nostro legame. "Anche Andrea Pezzi ha scelto di diffondere all'Ansa per mezzo di questo comunicato, una sua dichiarazione. "Dopo 15 anni insieme, all'inizio dell'estate '21, Cristiana ed io abbiamo deciso di separarci senza tuttavia comunicarlo per prenderci tutto il tempo per riorganizzare con calma le nostre vite'.
Da veritaeaffari.it l’8 novembre 2022.
È suo il nome più affidabile del gossip italiano. Roberto D’Agostino, fondatore del noto Dagospia, viene definito così dal New York Times. Una vera incoronazione ufficiale per il giornalista e personaggio televisivo e per il suo sito.
Il quotidiano americano, ricostruendo la fine dell’amore tra Francesco Totti e Ilary Blasi, ricorda come sia stato proprio Dagospia il primo a individuare seduta negli spalti di una partita di calcio quella che sarebbe diventata la fidanzata ufficiale Noemi Bocchi.
All’indiscrezione pubblicata seguì una secca smentita di Totti. Dopo pochi mesi, il matrimonio con Ilary finì. Una storia che si preannuncia ancora ricca di colpi di scena, visto che la coppia non ha ancora trovato un accordo per la spartizione del ricco patrimonio.
Ottavio Cappellani per mowmag.com l’8 novembre 2022.
Ecco, lo so, voi immaginate i giornalisti del New York Times (NYT per gli amici) in tweed, button down, clarcks, velluti a coste e tutto l’immaginario Robert Redford/Dustin Hoffman in “Tutti gli uomini del presidente” che con la loro tazzona di caffè in mano si informano sulle vicende italiane leggendo il Corriere della sera, Repubblica (qualcuno recentemente ha detto “scrivere su Repubblica è diverso da essere di Repubblica”), Il Foglio (per il turboatlantismo).
Bene. Con la minchia!
Al New York Times leggono Dagospia. Adesso, non è la prima volta che ne abbiamo sentore, basta una ricerchina per vedere che già dal 2016 ai piani alti del NYT si chiedono “Ma Dagospia che dice?”. L’ultima novità è che non solo leggono Dagospia perché è il sito (o il giornale, oramai differenze io non ne vedo) di retroscena più informato e anticipatore che esista in Italia e anche fuori dai confini. È che al NYT sono pazzi della storia Totti-Blasi-Bocchi, con buona pace di chi “non leggo gossip”.
La citazione del New York Times
E infatti il NYT non solo ne legge, ma ne scrive pure. Citando, con la consueta e ineffabile precisione, fonti esatte e anticipazioni e scoop. “The most trusted name in italian gossip”, scrive Jason Horowitz, “il più affidabile sito di gossip, Dagospia” (continuo in italiano) ha fatto partire una guerra in cui vengono presi in ostaggio Rolex e Jimmy Choos (so’ scarpe). E come avrebbe fatto Dago non solo a scatenare questa guerra ma addirittura a “cambiare la venerata immagine di Totti”? Semplice. Pubblicando la foto di Ms. Bocchi dietro a Totti durante una partita di calcio.
Il che, con buona pace di chi scrive articolesse che nessuno legge, è assolutamente la verità. E ci voleva il NYT per spiegare a molti giornali italiani che le fonti si citano.
Adesso, io non ho ancora bene capito cosa significhi la frase attribuita a non so chi di Repubblica. Però so una cosa: “Apparire su Dagospia e essere di Dagospia è differente”.
Dagospia l’8 novembre 2022. Traduzione dell’articolo di Jason Horowitz per nytimes.com
C'era una volta Francesco Totti, il principe del calcio italiano, che festeggiava un gol strappandosi la maglia e scoprendo una maglietta con la scritta "6 UNICA", una proclamazione d'amore eterno per Ilary Blasi, una showgirl che gli aveva rubato il cuore. I due si sposarono in diretta televisiva, ebbero tre figli e si trasferirono in una villa degna di una famiglia reale nata e cresciuta a Roma.
Ora, 20 anni dopo, lui dice che è stata la Blasi a rubargli gli orologi Rolex.
In risposta al furto dei suoi orologi, che si dice abbiano un valore di oltre 1 milione di euro, il signor Totti, 46 anni, ammette di aver fatto razzia della collezione di scarpe Jimmy Choo, Amina Muaddi, Le Silla, Casadei e Gucci della moglie. Ha anche nascosto le sue borse di Dior, Louis Vuitton, Hermès e Chanel, che è il nome di una delle loro figlie.
"La guerra del guardaroba", ha dichiarato il quotidiano romano Il Messaggero.
"Cosa potevo fare? Ho nascosto le sue borse, sperando di poterle scambiare", ha detto il signor Totti in un'intervista. La Blasi, 41 anni, ha recuperato le borse con l'aiuto di un fabbro nella villa che, goffamente, condivide ancora con il signor Totti o con un'offerta di pace da parte del marito.
Per un Paese - e soprattutto una città - spesso afflitto da un profondo cinismo nei confronti delle apparenze da favola, della durata della felicità e persino dell'esistenza del vero amore, la rottura si è rivelata un trauma pubblico e una bonanza da tabloid.
La separazione può essere una cosa normale per il complesso industriale delle celebrità del calcio, ma a Roma la separazione ha segnato una leggenda. Totti - uno dei giocatori più celebri della sua generazione e il più amato nella storia dell'A.S. Roma - è venerato a Roma per essere rimasto nella squadra della sua città per tutto il quarto di secolo di carriera, compresi i giorni in cui era il Bambino d'Oro, il Fenomeno, il Capitano e la Leggenda.
Più gli estranei prendevano in giro il suo accento romano, la sua grammatica abbreviata in dialetto e il suo vocabolario colorito per il suo provincialismo romano, più lui diventava lo stemma umano della città. Alla fine si è preso in giro da solo in pubblicità televisive e libri di barzellette su Totti.
Durante l'ultima partita di Totti, generazioni di italiani hanno versato una lacrima, e i romani hanno pianto in modo incontrollato, quando il campione ha fatto un giro di campo con la signora Blasi e i suoi figli. È diventato la personificazione della fedeltà romana.
Ora tutta l'Italia, a quanto pare, è concentrata sulla sua presunta infedeltà.
Questa settimana, il signor Totti è andato pubblicamente a caccia di case con la sua fidanzata, Noemi Bocchi, 34 anni, una fioraia dall'aspetto non del tutto dissimile da quello che aveva la signora Blasi. ("Foto esclusiva", recitava la copertina di Chi, una rivista di gossip, "Francesco Totti costruisce una casa con Noemi").
Per non essere da meno, la Blasi ha portato una delle sue borse firmate come un neonato a cena con un misterioso investitore immobiliare, una serata immortalata dai paparazzi e finita sulla copertina della rivista Diva e Donna. ("Tra Totti e la Blasi sempre più guerra", recitava il titolo).
La prossima settimana, la coppia separata dovrebbe incontrarsi a porte chiuse in un'aula del tribunale di Roma per una seconda udienza sulla merce mancante.
Il procedimento è considerato un'anticipazione di una dura battaglia per il divorzio sulla loro villa, da cui lei pare voglia che lui esca, sulle quote della scuola calcio Totti, di cui lei pare voglia mantenere una parte, e sulle colpe di chi ha tradito per primo.
La prima soffiata è arrivata a febbraio, quando Dagospia, la testata più affidabile del gossip italiano, ha riferito che il signor Totti aveva una fidanzata, indicando la signora Bocchi seduta un paio di file dietro di lui a una partita di calcio a dicembre.
Sia il signor Totti che la signora Blasi hanno negato vigorosamente la notizia.
"Non è la prima volta che mi capita di sentire queste notizie false", ha detto Totti, che indossava una felpa grigia con cappuccio e un piumino, in un video girato in una strada vuota. "E, sinceramente, sono davvero stanco di dover smentire".
Ma la gente ha iniziato a cercare segni di discordia. I media britannici si sono concentrati su una conversazione del 2020 che il signor Totti ha avuto in video con Christian Vieri, un'altra stella ormai di mezza età del calcio italiano, in cui il romano ha presentato un gatto pelato che ha chiamato "pipistrello", di nome Donna Paola, che ha detto che sua moglie aveva preteso diventasse un membro della loro famiglia.
"Giuro che stavo per separarmi da mia moglie per il fatto che avesse preso questo gatto", ha detto il signor Totti con leggerezza. "Non ci siamo parlati per giorni e poi mi sono innamorato anch'io del gatto".
Non è chiaro chi prenderà il gatto ora. A luglio, la coppia ha ammesso la fine del loro matrimonio in due comunicati stampa. Entrambi hanno chiesto di mantenere la privacy per il bene dei loro tre figli.
La Blasi, che ha condotto il reality show "Grande Fratello", attualmente conduce "L'isola dei famosi" ed è il volto di una bevanda dietetica, non si è necessariamente tirata indietro.
Questa settimana, ha cambiato il suo gioco di selfie in esposizione sui social media e ha invece posato lontano dalla macchina fotografica, indossando solo jeans strappati e i suoi lunghi capelli biondi. Ha trascorso l'estate in Tanzania, dove ha popolato il suo feed di Instagram con foto di se stessa e dei suoi attributi fisici in vari bikini di marca.
Altri post sembrano avere in mente la sua situazione matrimoniale. Ad Halloween ha visitato una escape room a Roma.
Ma l'apparizione della signora Blasi sui social media più scrutinata è avvenuta all'inizio di ottobre, quando è sembrata prendere in giro il marito in un video su Instagram, riprendendosi davanti a un negozio di Rolex, alzando un sopracciglio e ruotando il polso. Ha taggato il signor Totti nel post.
Sia il signor Totti che la signora Blasi, tramite i loro avvocati, hanno rifiutato di commentare, ma nell'intervista rilasciata a settembre al Corriere della Sera, il signor Totti ha ammesso di aver nascosto gli accessori firmati della moglie, prodotti che secondo i suoi avvocati sono fondamentali, insieme a più di 30.000 euro al mese, per il mantenimento del suo stile di vita.
Nell'intervista, il signor Totti ha detto che il matrimonio era in crisi da tempo e ha affermato di non essere "il primo a tradire", e successivamente ha detto che alcuni informatori gli avevano detto che la moglie aveva "più di un" amante. I giornali di gossip italiani hanno proposto l'ex amante di una popolare showgirl argentina e un personal trainer come buoni candidati.
Ma i sostenitori della signora Blasi hanno ribattuto che uno dei messaggi intercettati dal signor Totti sul suo telefono, con le istruzioni per un appuntamento in albergo, era in realtà destinato a un investigatore privato che la signora Blasi aveva assunto per seguire il marito.
Il signor Totti ha detto che lei ha anche piazzato cimici e localizzatori GPS nella sua auto. Ha indicato diversi punti di pressione, tra cui la morte del padre per Covid nel 2020 e la sua stessa malattia per Covid. "Mia moglie, però, quando avevo più bisogno di lei, non c'era", ha detto. Ha ammesso alcune colpe ("avrei dovuto portarla a cena di più"), ma ha detto che il matrimonio era in difficoltà già nel 2017, quando la sua carriera è finita.
"Ero fragile", ha detto. "E Ilary non capiva l'importanza di questo dolore. Noemi mi ha aiutato a superare tutto questo", ha detto.
Il mese scorso, la coppia ha fatto il suo debutto ufficiale in pubblico, sedendosi insieme a una partita di calcio. Questa settimana, Chi ha pubblicato un servizio a più pagine che li ritrae mentre guardano case insieme alla figlia di lui e alla figlia di lei, avuta da un precedente matrimonio.
Come colpo apparentemente finale alla storia di Cenerentola, il signor Totti, il rampollo della Roma sud, dove i residenti sanguinano il rosso e il giallo della Roma, sta esaminando le case nella zona nord della città, più ricca. Roma Nord è identificata con i rivali della A.S. Roma, la Lazio.
Giovanna Cavalli per corriere.it l’11 novembre 2022.
Nel 2013 (post del 14 maggio), Mario Caucci scriveva su Facebook: «Moglie mia ti amo». E lei, Noemi Bocchi, rispondeva: «O Madonna mia che dichiarazione d’amore!!! Io di più…», aggiungendoci un cuoricino rosso. Ma allora il matrimonio tra il Re del Marmo e sua moglie, oggi nuova compagna di Francesco Totti – che il Capitano al massimo lo guardavano insieme e da lontano allo stadio, entrambi tifosissimi romanisti - era ancora sereno.
Biondo, imponente e massiccio come un blocco di granito o di travertino che da quasi un secolo e tre generazioni la facoltosa famiglia di imprenditori tiburtini estrae e commercia dalle cave di Guidonia e Carrara (con le loro pietre sono stati costruiti anche l’aeroporto di Singapore, la moschea di Algeri e gli hotel Hilton di Londra), 35 anni, Caucci jr (per distinguerlo dal nonno Mario, il fondatore dell’impero, originario di Ponte D’Arli, nelle Marche), figlio di Serafino e Daniela Caucci, in azienda si occupa dei rapporti internazionali ed è il team manager del Tivoli Calcio 1919. Ha studiato all’istituto paritario San Giuseppe del Caburlotto prima di laurearsi alla Business School della Luiss.
Per un anno, da ragazzo, dopo un lungo viaggio in Australia, lavorò accanto ai cavatori, a spaccare le pietre con la mazza. «Ho avuto una prima infanzia meravigliosa», ha raccontato in un’intervista del 2021 al Tiburno: «Ho vissuto il calore di una famiglia unita che si riuniva tutte le domeniche a pranzo e condivideva vacanze e feste». E anche quella creata con Noemi Bocchi, più giovane di lui di un anno («The woman of my life», la donna della mia vita, scriveva sempre su Fb), i primi tempi era una famiglia felice, con due bellissimi bambini, una femminuccia e un maschietto, vacanze insieme al Circeo, a San Casciano, a Ibiza, in America.
Poi i primi gravi attriti, fino alla denuncia per abbandono e maltrattamenti che lei ha presentato nel 2019 e su cui adesso si dibatte in tribunale. Che i rapporti tra i due fossero pessimi si era intuito molto chiaramente nel febbraio del 2022, quando il nome e cognome della bionda signora dei Parioli era stato associato per la prima volta a quello di Francesco Totti. Con la foto di Noemi seduta in tribuna allo stadio Olimpico, qualche fila dietro il campione.
Allora Caucci, in un’intervista al Messaggero, aveva commentato con un certo sarcasmo la notizia di un possibile flirt tra la sua ex (erano già separati da un pezzo) e l’eterno numero 10 giallorosso: «Non mi ha sorpreso affatto il comportamento di mia moglie. Il suo agire disinvolto non mi stupisce...».
Sull’ex 10 giallorosso aggiunse ridendo: «Di Totti posso dire soltanto che è il mio salvatore. So bene che cosa c’è oltre, dietro il semplice lato estetico di una persona, e a lui, se davvero ci fosse questa liaison, va tutta la mia comprensione, nessuno meglio di me potrà comprenderlo». Le ultime parole, ancora amare, di nuovo su Noemi: «Per me è stato molto doloroso separarmi e vorrei chiudere definitivamente questa storia, ma non si trova l’accordo. Ossia lei lo ostacola».
Da leggo.it il 14 novembre 2022.
La separazione di Francesco Totti e Ilary Blasi resta al centro dell'attenzione. In una recente intervista, l'amico dell'ex calciatore della Roma, Alex Nuccetelli, ha rivelato altri particolari riguardanti il matrimonio tra la conduttrice e il Pupone.
Alex Nuccetelli è intervenuto ai microfoni del programma Turchesando di Radio Cusano, dove è tornato a parlare di Francesco Totti e Ilary Blasi, dicendo che lei ormai non provava più nulla: «Che Ilary non provasse più amore era abbastanza evidente. Un esempio: nei primi mesi Francesco mi diceva che tornava da Milano e diceva sempre di avere mal di testa. Non so come siano riusciti a proseguire altri 20 anni».
Secondo Nuccetelli, Ilary non sarebbe stata abbastanza vicino a Totti nei suoi momenti di debolezza: «Se tu rientri a casa e tua moglie ha sempre un diavolo per capello, per anni, considero lecito pensare di rifarsi una vita da un’altra parte. Poi ognuno procede per la propria vita e lo fa per il bene dei figli. Nel primo momento di debolezza mai visto dal proprio bisognerebbe stargli accanto».
Da corrieredellosport.it il 14 novembre 2022.
La separazione tra Francesco Totti e Ilary Blasi continua a tenere banco in tv. Se n'è parlato anche a Unomattina in famiglia, dove il conduttore Tiberio Timperi non ha esitato a stroncare la collega di Mediaset.
Durante la rassegna stampa curata da Gianni Ippoliti si è parlato dell'ultimo incontro tra Totti e Ilary in tribunale, dove si è discusso del caso dei Rolex del Capitano. "Trattenere gli orologi è veramente cheesy, da caciottari", ha affermato Timperi senza mezzi termini. “Cheesy”, nel gergo comune, si usa per definire una persona “senza stile”, “scadente” e anche “sciocca”. Come reagirà Ilary a questo attacco frontale?
Ivan Rota per Dagospia il 18 novembre 2022.
Fabrizio Corona torna sull’ argomento Totti/Blasi e a una televisione locale dichiara:” “Francesco Totti avrà tradito Ilary Blasi in media 500 volte l’anno per 20 anni. Quanto fa? Lei fino a quando non era famosa e le andava bene.. Quindi prima di arrivare a Fazio, tutta la carriera, le robe, le borse, i soldi, le società intestate alle sorelle, i figli.. le andava tutto benissimo, pure le corna con Flavia Vento prima del matrimonio.
La colpa è di Corona. Non di lui che l’ha tradita, ma di Corona. Io faccio un mestiere, ma per farlo ho bisogno di un mezzo di comunicazione che sono televisione e giornali. Quindi, se tu tradisci tua moglie e io faccio questo mestiere non è colpa mia. Detto questo, a lei le andava bene”. E
Da leggo.it il 18 novembre 2022.
Fabrizio Corona torna a parlare di Francesco Totti e Ilary Blasi. Mentre i due ex coniugi stanno voltando pagina sul loro rapporto (ieri il primo red carpet dell'ex calciatore con Noemi Bocchi), l'ex paparazzo svela alcuni retroscena e i presunti tradimenti: «Totti avrà tradito Ilary 500 volte l'anno per 20 anni», ha detto.
Aveva cominciato il "game" su Instagram, come l'aveva ribattezzato, svelando poco a poco i segreti di Totti e Ilary (almeno secondo lui). Bannato dal social, si era placato. Ma adesso Corona è tornato alla carica, parlando al Peppy Night Fest. «Francesco Totti avrà tradito Ilary Blasi in media 500 volte l’anno per 20 anni. Quanto fa? Lei fino a quando non era famosa e le andava bene.. Quindi prima di arrivare a Fazio, tutta la carriera, le robe, le borse, i soldi, le società intestate alle sorelle, i figli.. […] le andava tutto benissimo, pure le corna con Flavia Vento prima del matrimonio», ha dichiarato Corona.
Corona ha commentato anche il fidanzamento di Totti con Noemi Bocchi: «L’ha sostituita con una sua fotocopia e esattamente in due mesi si è ricostruito la stessa famiglia con una donna uguale a lei. E lei è finita completamente nel dimenticatoio. Fra tre anni lei non esisterà più, ma lui resterà sempre Francesco Totti», ha affermato Corona.
Ottavio Cappellani per “la Sicilia” il 20 Novembre 2022.
La Sotis, intervistata sul Corriere dello Sport, sull’uscita Totti-Bocchi a Dubai esordisce dicendo “che noia”. Cosa che invece non hanno detto al New York Times, parlando di Totti-Noemi e dello scoop di Dagospia, definito “il più attendibile sito di gossip italiano”.
Lina Sotis ha aggiunto però che la prima uscita di Francesco Totti e Noemi Bocchi a Dubai è stata “discreta” e lontano dalla folla. Se lo dice lei, infatti è stata così discreta, di più, così “understatement” che non ne sta parlando proprio nessuno, ma nessuno proprio.
Ma la Sotis è una maestra di “bon ton” e chi sono io per dire che il bon ton è quella cosa che non la devi spiegare, non la devi insegnare, non ne devi manco parlare, perché o ce l’hai tramandata di famiglia e affonda le radici nella diplomazia (dietro l’uso delle forchette si nascondeva l’uso degli eserciti) o se ne parli, se spieghi il “bon ton”, è ovvio che ti rivolgi ai parvenu (rileggetevi “Un incontro pericoloso”, di Ernst Junger, il primo esempio di aristocratico che si dà al “catering”, ma senza spiegarlo, è e deve restare un’arte nobile).
Dubai, dunque, secondo la Sotis, è un luogo discreto, quasi minimalista, dove questa nuova coppia regale si aggira sottotono, quasi a nascondersi dallo sguardo sociale.
Io comunque ce la vedo, la Bocchi, che assume la Sotis come consigliera, però, pare, a quanto si dice, stando a quanto i maligni – che assolutamente non hanno visto “Totti e Bocchi a Dubai”, che pare il titolo di un film porno - potrebbe essere un problema insegnare alla Bocchi l’alzata di sopracciglia alla Sotis, a meno che le fai prima alzare il sopracciglio e poi ZAC, le fai a punturina di Botox, che sarebbe perfetto anche perché la Sotis ha il sopracciglio alzato da cinquant’anni e non capisco come non si stanchi (a meno che non se lo sia fatto tatuare come Moira Orfei, altra maestra di eleganza e stile e understatement).
Insomma, stando alla Sotis, Totti e Bocchi a Dubai avevano quel non so che di compostezza british che la Sotis ha sempre cercato di infilare a forza nella milanesità (patria dei bauscia) e che adesso vuole infilare a forza in Totti e Bocchi a Dubai: il “fist ton”, praticamente.
Poi l’abito di Noemi era YSL e quindi…Sòra Sotis… senta, la burinaggine de Totti e de Noemi non se poteva guarda’, io lo capisco che in quanto meneghina ha una sorta di reverenza climber verso il potere romano, ed è indubbio che Totti sia un potente romano, ma – aho’ - c’aveva lo smoking non abbottonato in piedi e non c’aveva manco la fascia, mentre Noemi, con l’abito da sera, c’aveva er “borzello” e non la pochette.
Ora, io non credo che il potere di Totti fondi le sue radici sull’eleganza, né credo che qualcuno abbia guardato l’YSL al posto delle tette di Noemi, e credo che Dubai sia burina dorica con pretestuosità classiche che sfociano in un delirio di rococò. E che sì, Totti e Bocchi a Dubai erano perfetti e Rocco Siffredi dovrebbe farci un film con questo titolo.
Maria Corbi per lastampa.it il 18 novembre 2022.
“Lo faccio per i figli”. E’ probabilmente la frase più usata in un divorzio belligerante, quello che procede a suon di colpi bassi, dispetti, denunce, richieste assurde. Quel che è certo è che se i figli potessero dire la loro chiederebbero pace. Purtroppo in questo tipo di separazioni non si fanno prigionieri e le prime vittime sono proprio loro, i tanto evocati e figli.
Lo abbiamo visto nel divorzio Totti, dove il Francesco nazionale per il “bene” dei suoi rampolli ha pensato di accusare la loro madre di tradimento, insensibilità e anche sottrazione di Rolex con scaltrezza. Chissà che gioia per Chanel, Christian e Isabel. Ma non solo i ricchi piangono, perché queste dinamiche, come ci dice una delle più note avvocate matrimonialiste italiane (o divorziste, se preferite), Adriana Boscagli, non risparmiano nessuno.
Avvocata Boscagli, quanto male si può fare ai figli litigando malamente?
«Tanto. Purtroppo vediamo spesso separazioni dove il dolore non controllato, la rabbia, il litigio, le pretese reciproche, il rifiuto di accettare un nuovo status alla fine travolgono la serenità dei figli».
E’ vero che spesso anche gli avvocati non aiutano i loro clienti a intraprendere una via pacifica alla separazione e al divorzio?
«Purtroppo sì. Un buon avvocato dovrebbe contenere con convinzione, investendo tempo prezioso per spiegare le conseguenze di un conflitto. Spesso le conseguenze dannose per i figli non sono evidenti nell’immediato e questo induce a ritenere che non vi sia danno, ma non è così».
Ecco, il danno. Cosa ha capito dalla sua esperienza?
«Il danno non è la separazione in sé, quanto piuttosto il disprezzo che i genitori manifestano l’uno nei confronti dell’altro, esponendo tutto il loro privato e, quel che è peggio, cercando di portare il figlio dalla propria parte, anche con piccoli regali, con promesse di libertà, con consensi ad oltranza, con una serie di indulgenze, oppure sottolineando costantemente di non condividere il parere dell’altro genitore, che viene più o meno evidentemente denigrato. Ecco, lì arriva la disgregazione di tutte le regole di una buona crescita».
Quali sono le conseguenze più gravi quando il divorzio diventa una guerra?
«Il rischio minore è già una tragedia. Significa non fare il bene dei figli ma dare priorità ai propri interessi. Per bambini e ragazzi crescere in questo clima è devastante, anche per la serenità dei rapporti sentimentali che costruiranno nel futuro. L’incapacità di trovare un terreno comune in cui discutere civilmente spesso comporta inoltre che il giudice decida per percorsi, spesso pesanti, di vigilanza degli assistenti sociali.
E questi non avendo spesso mezzi e tempo adeguato alle reali esigenze a disposizione, rischiano anche di peggiorare il disagio dei minori. La più tremenda delle conseguenze è quella che induce il giudice che non ha ottenuto il contenimento del conflitto genitoriale né con inviti, né con ammonimenti a disporre l’affido dei figli ai servizi sociali o a terze famiglie».
E’ vero che accade sempre più spesso?
«Purtroppo sì, anche se dovrebbe essere l’extrema ratio. Questo è il vero fallimento della famiglia, la vera distruzione della crescita e formazione dei figli. Altro che il loro interesse!».
Lei ha e ha avuto tra i suoi assistiti diversi vip: la litigiosità è maggiore quando ci sono soldi e fama di mezzo?
«No, non credo. La fama diventa senz’altro uno strumento di pressione e di esasperazione del conflitto, ma la litigiosità si distribuisce in forma orizzontatale, non risparmia alcun ceto sociale. La litigiosità nasce dalla difficoltà di cambiare lo status economico, sociale, la casa, ma anche dalla perdita di potere sull’altro, dalla fatica a lasciarlo andare, dalla difficoltà ad accettare che l’altro sia felice. Poi c’è la voglia di punire l’altro per l’aver lasciato esaurire un rapporto. Nessuno fa mai veramente “mea culpa”. Si fa fatica a ritenere che un rapporto possa esaurirsi e basta».
In letteratura si parla di «legame disperante» quando la coppia cerca inconsciamente di mantenere un legame attraverso il litigio. E’ così o invece le persone litigano solo per case e soldi?
«C’è sicuramente anche la dinamica perversa del “legame disperante”, ma rappresenta una minoranza e comunque l’effetto non cambia, poiché porta comunque alla contesa sui beni materiali.
Nella stragrande maggioranza dei casi si discute della nuova destinazione della ex casa familiare. Sappiamo che va assegnata (lasciata in uso esclusivo) al genitore che ha con sé i figli; e ciò indipendentemente dalla proprietà e dai mutui da continuare a pagare. Questo sta creando una tendenza gravissima che riscontriamo sempre più spesso: la gara a tenere i figli con l’obiettivo recondito e inconfessato di conservare la casa. Così come si litiga per gli assegni di mantenimento di moglie o marito, ma anche dei figli, perché è diffusa la diffidenza che quel denaro non sia usato esclusivamente per loro. In tutti i casi i danni ai figli sono enormi. E la consapevolezza dei due litiganti, minima, addirittura assente».
Una storia che la ha particolarmente colpita?
«Potrei raccontane tante. Non dimenticherò mai però la disperazione negli occhi di un giovane di 17 anni che aveva vissuto tutto il peggio di un divorzio sulla sua pelle: gli assistenti sociali, la consulenza psichiatrica, il mediatore familiare, l’audizione in tribunale, e soprattutto la manipolazione di uno dei genitori contro l’altro. Sette anni in mezzo alla guerra tra i suoi genitori, che si è conclusa purtroppo in tragedia. E nella lettera che ha lasciato, c’era tutto il dolore per essere stato usato e manipolato».
Wanda Nara contro 'La China' Suarez: "Mentre adescava Mauro, mi scriveva come un'amica". Wanda Nara è tornata a parlare del tradimento di Icardi con l'attrice Eugenia Suarez, che ha definito una "sfascia famiglie". Novella Toloni il 20 Novembre 2022 su Il Giornale.
Sono parole di fuoco quelle pronunciate da Wanda Nara nel corso dell'ultima intervista rilasciata al settimanale Vanity Fair. L'imprenditrice argentina si è separata dal marito, Mauro Icardi, ma sembra che i due stiano provando a recuperare il rapporto con una vacanza romantica alle Maldive. Difficile per Wanda, però, dimenticare quanto successo proprio un anno fa, quando scoprì il tradimento che il calciatore del Psg (oggi Galatasaray) aveva consumato con l'attrice argentina Eugenia "La China" Suarez.
Wanda Nara ammette di aver perdonato Maurito per la scappatella avvenuta oltre un anno fa, ma di avere capito che "non viviamo in una favola Disney e certe cose possono capitare". Quello che l'imprenditrice non ha perdonato è con chi il marito (ex) l'ha tradita: l'attrice e cantante La China Suarez nonché connazionale della coppia. Il perché è preso detto. "La donna in questione è arcinota in Argentina per avere sfasciato numerose famiglie famose", ha dichiarato la Nara senza neppure pronunciare il nome della Suarez.
Senza svelare l'identità degli interessati, Wanda ha raccontato due gossip legati proprio a Eugenia Suarez: "Una volta si è messa con un attore mentre la moglie di lui era incinta e ha perso il bambino. Un'altra ha soffiato il marito a una madre a cui poco prima era morta una figlia". E così la Nara ha confessato quanto avvenuto tra lei e La China, mentre l'attrice messaggiava in privato con Icardi: "Mentre adescava mio marito scriveva anche a me come fossimo amiche. Mi diceva che voleva venire a trovarmi a Parigi, mi chiamava in Facetime". Un comportamento che Wanda Nara ha trovato "insopportabile", quasi subdolo.
Il balcone di Wanda e Icardi fa saltare il superbonus. Condomini su tutte le furie
Proprio per questo l'imprenditrice argentina - che nell'intervista ha anche accusato Icardi di non volerla fare lavorare - si era lasciata andare a un duro sfogo su Instagram, dando della poco di buono a La China: "So che tra donne non si dovrebbero usare certi termini. Ma so anche che non ci si dovrebbe comportare come si è comportata lei". E lei per quelle parole si era scusata poco dopo, ma non ha mai perdonato la rivale per avere cercato di rubarle il marito.
Totti e Noemi, primo litigio e Ilary ritrova borse e scarpe. Nicola Santini su L’Identità il 12 Dicembre 2022
C’è già chi, guardando le immagini pubblicate dal settimanale Diva e Donna, sarebbe già pronto a raccomandare a Francesco Totti di rimettere le borse e le scarpe oggetto di contesa con la ex Ilary Blasi al loro posto e tornare a lavare i panni sporchi in casa.
Perché dopo 5 mesi dall’annuncio ufficiale della separazione di una coppia amatissima dalle tribune dello sport e della tv italiana, parebbe che il forever Capitano che si è già rifatto una vita sentimentale e che da qualche mese è uscito allo scoperto, si trova già alle prese con le prime scaramucce.
E, come ormai siamo abituati, nulla succede a porte chiuse, nell’intimità di pareti domestiche. E per questo l’attenzione è sempre molto alta nei confronti degli sviluppi della vita privata di quello che a tutti gli effetti viene vissuto come un triangolo.
In modo particolare quando si tratta del calciatore con la nuova compagna Noemi Bocchi. I due non sono mai avari di uscite pubbliche, presenze alle feste, giri nei locali vippaioli. Con una vita così esposta c’è pure spazio per le liti, che ci stanno se si trascorre molto tempo insieme. E spesso il tempo di guardarsi intorno per capire se c’è qualcuno che spia con un teleobiettivo, viene a mancare. Ed ecco che, senza farsi attendere troppo, dopo che ci siamo visti la prima uscita, li abbiamo accompagnati alla visita alla nuova casa e non ci siamo persi i primi baci in pubblico, arriva anche la presunta prima lite tra Francesco Totti e la nuova fiamma, paparazzate e piazzate sulle pagine patinata del settimanale nostrano.
Diva e Donna, come riporta il sito fan page, ha pubblicato alcune foto che ritraggono Francesco Totti e Noemi Bocchi mentre sono in un ristorante a Roma. I due sembrano essere in contrasto, perché il calciatore gesticola, poi appare scuro in volto proprio come la sua compagna. E sulle pagine del settimanale di gossip si legge testualmente: “L’idillio già scricchiola o è solo un piccolo momento di tensione fra innamorati?”. Non essendoci una prova ma solo immagini e immaginazione, il tutto è in forma di quesito e periodo ipotetico. Ma si legge ancora: I gesti dei due innamorati tradiscono una certa tensione che potrebbe ruotare attorno al cellulare. La discussione fra Totti e Noemi continua al tavolo del ristorante e sembra farsi più animata.
Mentre la coppia affronta quella che pare essere una prima lite in pubblico, sul fronte Ilary Blasi ci sono novità: la conduttrice è stata sorpresa con un nuovo uomo, un imprenditore tedesco con cui ha trascorso un weekend a Zurigo .
In due foto pubblicate da Diva e Donna, Noemi Bocchi sembra asciugarsi le lacrime, mentre Totti si mette una mano tra i capelli. In un altro scatto, il calciatore gesticola animatamente. Dato che la donna ha in mano il cellulare, il settimanale avanza il dubbio che lo smartphone possa essere collegato alla motivazione della presunta lite. E i settimanali gossip scaldano i motori. Dopo un pedinamento fatto come si deve e i muri che parlano nella Capitale, gli amici spioni di Alfonso Signorini hanno portato a segno un altro colpo. Il settimanale Chi ha pubblicato le foto della casa che la coppia Totti Bocchi ha preso insieme a Roma Nord. Così, al netto di qualche possibile scaramuccia, la loro relazione sembra essere solidissima. O quantomeno i programmi di vita insieme.
Nel frattempo, gli ex coniugi stanno discutendo in tribunale. Si è svolta il mese scorso la seconda udienza davanti al giudice tra Ilary Blasi e Francesco Totti per la questione Rolex-borse. Lo storico capitano della Roma, difeso dall’avvocato Conte, arrivato con la sua smart, e la conduttrice tv, assistita dall’avvocato Simeone, entrata a piedi, sono stati ascoltati per un’ora e venti minuti. Presenti davanti al tribunale civile cronisti e fotografi. Al termine dell’udienza nessuno dei protagonisti ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ma si sa che il giudice ha fissato un nuovo incontro per laprimavera. Totti è difeso dal suo storico legale, l’avvocato Antonio Conte. Le borse e le scarpe della conduttrice tv nel mentre sono rispuntate. O meglio sono state ritrovate nella Spa della villa dell’Eur. Totti ha avuto meno fortuna: della collezione di orologi di Totti (stimata nel valore di un milione di euro) non c’è, invece, traccia. Ad assistere l’avvocato Conte, anche Adriana Boscagli, che ha assistito Conte anche nel divorzio De Rossi.
Ivan Rota per Dagospia il 12 dicembre 2022.
Ma questo Bastian è il fidanzato di cartone di Ilary? Un’amica ha detto che la Blasi sarebbe rimasta molto male dopo aver visto le foto dell’ex Francesco Totti con Noemi Bocchi e soprattutto quella del nuovo appartamento dei due. Vuoi vedere che Bastian è solo una vendetta? Bisognerebbe chiederlo a Michelle Hunziker che ha passato il ponte a Saint Moritz con la Blasi
Seconda versione diametralmente opposta. Un’altra amica , si fa per dire, ha chiosato: “ Si aspettava (la Blasy) più discrezione, l’atteggiamento l’ha molto colpita al punto da spingerla alla fine a uscire allo scoperto anche lei con Bastian”. Ma cosa intende dire? Che Ilary Blasi stava già da tempo con il fantomatico Bastian?
Valerio Palmieri per “Chi” il 14 dicembre 2022.
Mario Caucci è un imprenditore romano di 35 anni. La sua famiglia ha costruito un impero con le cave di marmo e lui è – così lo chiamano gli addetti ai lavori – “il Re del Travertino”. Il motivo per cui in questi mesi è emerso il suo nome, però, è che è stato sposato per 11 anni con Noemi Bocchi, la nuova compagna di Francesco Totti. Incontriamo Caucci nel suo ufficio a Tivoli.
È giovane, ma sembra un uomo che ha vissuto due volte: la prima è finita con la separazione dalla Bocchi, la seconda è iniziata con l’aiuto della famiglia, degli amici, dei figli. E della sua nuova compagna, Martina, che ha creduto in lui ancora prima che lo facesse lui stesso. Lo chiariamo subito: il nostro scopo non è quello di mettere in cattiva luce Noemi Bocchi o di difendere Caucci dalle accuse della moglie – fra di loro è in corso una causa della quale parleremo nella prossima puntata – qui vogliamo chiedere, a una persona, coinvolta suo malgrado dai fatti, che cosa pensa della storia fra la flower designer e Totti.
Domanda. Noemi Bocchi è ancora sua moglie? Vi siete lasciati nel 2017 e separati nel 2019, giusto?
Risposta. «La separazione giudiziale si è conclusa nel 2019, ma non ancora il divorzio».
D. Siete stati insieme 11 anni e avete due figli: ha investito tanto in questo rapporto...
R. «Ho fatto in modo che quella fosse la storia più bella del mondo. E lo è stata. Dopo di me, qualunque persona scelga non riuscirà mai ad eguagliare quello che è stato, per un semplicissimo fatto: che io l’ho amata più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Per lei ho fatto guerre, ho discusso con tutta la mia famiglia. Ho perso rapporti per proteggere quello che stavamo costruendo insieme. Questa cosa mi ha penalizzato negli anni, perché allora non volevo sentire nessuno dei miei familiari più stretti. Ho un rapporto unico con mio nonno, che per me è la persona più importante, come con mia mamma, che purtroppo non c’è più, con mio padre e mia sorella: tutti mi dicevano di fare attenzione, che non era la strada giusta, che non andava bene. Sono arrivato a rompere con tutta la mia famiglia, a uscire di scena dalle nostre aziende. Sono stato messo nella condizione di essere emarginato, perché più ero solo e più potevo essere governabile».
D. Quali erano le perplessità della sua famiglia?
R. «Io e mia moglie eravamo presi da una ricerca sconsiderata della felicità, ma una felicità intesa come un’acquisizione sfrenata di beni materiali e, quindi, tutto quello che faceva parte dei valori di un essere umano veniva sempre meno: dovevamo andare in posti esclusivi per le feste, per la borsa, l’anello. Lei ha dimenticato il suo passato e ha sempre saputo perfettamente – e continua a sapere oggi perfettamente – che cosa vuole e come arrivare a ottenere quello che vuole. Lo ha fatto usando ogni tipo di opportunità, lo ha fatto passando sopra a tutto, macinando rapporti, sentimenti, famiglie: qualsiasi cosa pur di raggiungere i propri scopi».
D. Sua moglie le è stata sempre fedele?
R. «No comment...».
D. Lo scorso febbraio Noemi Bocchi viene indicata come la nuova fiamma di Totti. Lei, da ex marito, come l’ha presa?
R. «L’ho saputo dai giornali come so le cose che riguardano i miei figli: le so dai giornali».
D. Che cosa pensa si sarebbe potuto fare per tutelare i figli?
R. «Si poteva fare molto, perché a vivere con un’altra persona non sono i miei figli. È una questione di condotta e quella che oggi io condanno è quella condotta sconsiderata che espone i figli, sempre per arrivare ad altri scopi».
Con Noemi la ricerca della nostra felicità era ridotta alla sfrenata acquisizione di beni materiali Ho ricominciato una nuova vita grazie a Martina che ha creduto in me anche quando ero a pezzi per la fine del mio matrimonio
D. A luglio abbiamo fotografato Totti sotto casa di sua moglie. A chi appartiene quella casa?
R. «È di Noemi. Essendo stata indicata come imprenditrice nel campo delle decorazioni floreali, l’avrà pagata con le sue risorse».
D. Sui giornali si legge che la Bocchi proviene da Roma Nord, da una famiglia agiata.
R. «Sto passando le pene dell’inferno a causa di quello che è uscito sul mio conto, eppure nessuno si è preso la briga di verificare le informazioni su mia moglie. Siete sicuri che sia laureata, che faccia la flower designer, che sia di Roma Nord, che provenga da una famiglia ricchissima come si è detto?».
D. Secondo lei sua moglie ha sofferto l’esposizione mediatica?
R. «Io penso che, comunque vada, rimarrà sempre l’ex moglie di Mario Caucci e la compagna o ex compagna di Francesco Totti».
D. Che cosa significa “So bene cosa c’è oltre l’immagine di mia moglie”, come ha dichiarato a caldo?
R. «Nella vita contano i fatti più che l’immagine. La bellezza va e viene, ma quello che conta è ciò che uno fa e come lo fa: ed è questo che rimane».
D. Ci tolga una curiosità: ha visto l’anello che Totti ha regalato a sua moglie?
R. «Ho visto qualche foto. La cosa che mi sembra strana è che, su un milione di gioiellerie che ci sono nel mondo, quell’anello provenga dalla stessa dove acquistai l’anello di fidanzamento con cui chiesi a mia moglie di sposarmi».
D. Secondo lei, come andrà a finire la storia fra Totti e Noemi?
R. «Spero che, siccome hanno accelerato i tempi in maniera non normale – perché la storia è uscita pochi mesi fa e vivono già insieme – e siccome ci sono di mezzo cinque figli, cinque vite, mi auguro che questa storia vada avanti per lunghissimo tempo, perché non si possono mettere inutilmente i figli in questo tritacarne.
Sei liberissimo di fare quello che vuoi, ma devi farlo preservando quelle che sono le uniche vere vittime, perché dopo vent’anni sono stati catapultati dentro un’altra famiglia. I miei figli sono finiti in un mondo talmente lontano da loro che tutto questo è ingiusto. Mia figlia, l’altro giorno, mi ha detto: “Guarda, papà, c’è un fotografo”. Potevano fare (Totti e Noemi, ndr) quello che volevano senza mettere a rischio di esposizione i figli, perché neanche loro sanno come andrà a finire la loro storia. E a maggior ragione lui, visto che è una persona esposta, avrebbe dovuto essere più prudente di tutti gli altri».
D. Sente ancora sua moglie?
R. «Sì, ci sentiamo per i figli... c’è un rapporto teso».
D. Totti ha creato subito un ambiente familiare con Noemi: cene con i figli, feste di compleanno, uscite tutti insieme. Pensa che sia innamorato?
R. «Penso che Totti sia innamorato dell’idea della famiglia, come lo ero io...».
Valerio Palmieri per “Chi” il 13 dicembre 2022.
Milano. Sul numero di “Chi” in edicola domani Mario Caucci, marito separato di Noemi Bocchi, parla della sua ex moglie e della relazione con Francesco Totti. «Ho fatto in modo che la nostra fosse la storia più bella del mondo e lo è stata. Dopo di me, qualunque persona scelga, non riuscirà mai ad eguagliare quello che è stato, per un semplicissimo fatto: che io l'ho amata più di qualsiasi altra cosa al mondo. Per lei ho fatto guerre, ho discusso con tutta la mia famiglia. Mi dicevano di fare attenzione, che non era la strada giusta, che non andava bene. Sono stato messo nella condizione di essere emarginato perché più ero solo e più potevo essere governabile».
«Io e mia moglie eravamo presi da una ricerca sconsiderata della felicità, ma una felicità intesa come un'acquisizione sfrenata di beni materiali e, quindi, tutto quello che faceva parte dei valori di un essere umano veniva sempre meno: dovevamo andare in posti esclusivi per le feste, per la borsa, l'anello.
Lei ha dimenticato il suo passato e ha sempre saputo perfettamente e continua a sapere oggi perfettamente cosa vuole e come arrivare ad ottenere quello che vuole. Lo ha fatto usando ogni tipo di opportunità, lo ha fatto passando sopra a tutto, macinando rapporti, sentimenti, famiglie, qualsiasi cosa pur di ottenere i propri scopi».
«A chi appartiene la casa dove viveva Noemi? É sua. Essendo stata indicata come imprenditrice nel campo delle decorazioni floreali, l'avrà pagata con le sue risorse».
«Siete sicuri che sia laureata, che faccia la flower designer, che sia di Roma nord, che provenga da una famiglia ricchissima come è stato detto?».
E aggiunge: «Io penso che, comunque vada, rimarrà sempre l'ex moglie di Mario Caucci e la compagna o ex compagna di Francesco Totti».
«Ho visto qualche foto dell'anello che Totti avrebbe regalato a Noemi. La cosa che mi sembra strana è che, su un milione di gioiellerie che ci sono nel mondo, quell'anello provenga dalla stessa dove acquistai l'anello di fidanzamento con cui chiesi a mia moglie di sposarmi».
E lancia un messaggio a Totti: «Sei liberissimo di fare quello che vuoi, ma lo fai preservando quelle che sono le uniche vittime, i figli, perché dopo vent'anni sono stati catapultati dentro un'altra famiglia. I miei figli sono finiti in un mondo talmente lontano da loro che tutto questo è ingiusto. Mia figlia, l'altro giorno, mi ha detto: “Guarda, papà, c'è un fotografo”. Potevano fare (Totti e Noemi, ndr) quello che volevano senza mettere a rischio di esposizione i figli, perché neanche loro sanno come andrà a finire la loro storia e, a maggior ragione, visto che lui è una persona esposta, avrebbe dovuto essere più prudente di tutti gli altri».
Alla fine gli chiediamo: «Sua moglie le è sempre stata fedele?». «No comment».
Personaggi. L'addio si gioca sui soldi: tutti i numeri del divorzio Wanda-Icardi. Già firmato un accordo sulla spartizione del patrimonio familiare. Ma tra i due sarebbe in corso un braccio di ferro su una quota della ricchezza accumulata in otto anni di matrimonio. Novella Toloni il 15 Dicembre 2022 su Il Giornale.
Società e beni materiali
Della questione divorzio e patrimonio se ne era già parlato a ottobre, quando l'addio tra Wanda Nara e Mauro Icardi sembrava definitivo. Poi la coppia ha provato a rimettere insieme i cocci, ma la fuga alle Maldive non ha sortito l'effetto desiderato e il divorzio sembra ormai imminente. Wanda Nara ha confermato che indietro non si torna: ci ha provato ma non ha funzionato. E ora i giochi si spostano sulla spartizione del patrimonio familiare che, secondo fonti di stampa argentine, si aggira attorno ai 100 milioni.
In atto ci sarebbe già una vera e propria guerra tra i due ex coniugi, che si starebbero contendendo una consistente quota della ricchezza accumulata negli ultimi otto anni di unione. "Venti verdoni", avrebbe dichiarato Wanda e la stampa sudamericana ha ipotizzato che si potrebbe trattare del 20% del loro patrimonio.
Un accordo è già firmato da tempo
Secondo quanto dichiarato dall'avvocato, che cura gli interessi della coppia argentina, Ana Rosenfeld, tra il calciatore e la moglie ci sarebbe già un accordo di divorzio. Lo scorso ottobre nel corso del programma "A La Tarde", il legale spiegò: "Alcuni immobili sono stati lasciati a Wanda e contanti, e lo stesso è stato lasciato a Mauro Icardi. Ognuno gestisce il suo patrimonio, l'hanno firmato lo scorso anno". L'atto sarebbe stato firmato in Italia, ma non sarebbe stato operativo. La ripartizione, così come è stata firmata da Wanda e Maurito, dovrebbe essere effettiva solo al momento del divorzio. Ma cosa c'è davvero in ballo?
Patrimonio immobiliare
Wanda Nara e Mauro Icardi possiedono ben cinque immobili dislocati tra Italia e Argentina. L'elenco delle proprietà comprende due appartamenti a Milano: uno nei pressi dello stadio San Siro (quello che sarebbe finito al centro di una disputa con i vicini di casa) e l'altro in zona Porta Nuova. La coppia possiede anche una tenuta di campagna a Galliate e un'ampia casa sul lago di Como, che si stima abbia un valore di circa 2 milioni di euro. A queste va poi aggiunto l'immobile a Tigre, in Argentina, che la Nara condivise con il primo marito, Maxi Lopez.
Società e beni materiali
I soldi e i beni in gioco sono tanti e comprendono le numerose società e i marchi a nome di Wanda e Maurito. L'imprenditrice argentina detiene il 100% della World Marketing Football, società che gestisce due marchi distinti: MI9 di Mauro Icardi e Wan Collection, una linea di abbigliamento e cosmetici. A questi si è aggiunta, recentemente, la linea Wanda Cosmetics, che commercializza prodotti di bellezza.
La ricchezza accumulata da Icardi e Wanda, oltre al denaro sui conti correnti, comprende anche una serie di beni materiali come il parco auto. Una serie di vetture di lusso tra le quali spiccano una Lamborghini Huracan Spyder, una Bentley Bentayga, una Rolls Royce Ghost, una Hummer H2, una Mercedes Benz Classe G, un Range Rover e una Cadillac Escalade. Per un totale di oltre un milione. Non è strano, dunque, che tra i due argentini sia in corso un braccio di ferro.
Da golssip.it il 15 Dicembre 2022 su Il Giornale.
Wanda Nara e Mauro Icardi stanno lavorando al divorzio che si prospetta milionario. La disputa sul patrimonio è iniziata. Ne hanno parlato in maniera approfondita durante il programma “Mañanísima”. In ballo una percentuale sulla quale il calciatore e l'imprenditrice non avrebbero ancora trovato un accordo concreto.
Secondo Estefi Berardi "Wanda rimarrebbe con 100 milioni di dollari. 100 milioni di dollari sono di Wanda. Quei soldi rimarrebbero solo a lei. E c'è una percentuale che Wanda Nara stava commentando con alcune persone nelle sue immediate vicinanze. Ha detto 'ci stiamo uccidendo per 20 "verdoni"'. Non trovano l'accordo su una percentuale. Si contendono un 20 per cento, non so di cosa né perché". Pampita ha aggiunto: "Ecco perché non vuole separarsi, Mauro! Costa un sacco di soldi la separazione.
Tiziana Cialdea per novella2000.it il 17 dicembre 2022.
Il suo nome è Bastian, è un imprenditore tedesco che vive a Francoforte. Il suo profilo Instagram è @bas.mupe, e qui è seguito da un migliaio di follower. Più o meno. Finora erano solo queste le informazioni relative al presunto nuovo compagno di Ilary Blasi, con cui l’ex signora Totti è stata fotografata dal settimanale Chi a Zurigo in un lussuoso hotel a cinque stelle.
Finora, appunto. Perché iniziano a trapelare ulteriori informazioni sul conto dell’imprenditore. “Mupe”, come si presenta su Instagram, altro non è che l’unione delle iniziali del suo doppio cognome: Muller Pettenpohl.
Lavora con grande impegno nella società di famiglia, la Pettenpohl, fondata nel 1874. Come si legge sul sito ufficiale, questa è “un’azienda rispettata a livello nazionale e internazionale per la perforazione di pozzi profondi”, e costruisce pozzi per acqua potabile, industriale e minerale nonché per la disidratazione. Ma non è tutto.
Insieme a un socio, Alexander Wirsing Bastian, considerato un uomo di spessore e solido, gestisce un’azienda pubblicitaria che si chiama MainKinzig LED la quale si occupa, appunto, di pubblicità digitale con cartelloni pubblicitari a LED. Un’impresa di grande impatto, grazie alla sua creatività.
Entrambe le attività hanno sede a Wachtersbach, una cittadina a cinquanta chilometri da Francoforte. Insomma, Bastian è un imprenditore di talento, apprezzato e rispettato. E il lato sentimentale? Se la vita professionale è riservata, quella privata è blindata. Novella 2000 ha però raccolto le confidenze di una giovane italiana che racconta di avere avuto con lui una frequentazione prima dell’entrata in scena di Ilary Blasi.
Lei si chiama Claudia Aquino e ha ventiquattro anni. Di mamma polacca e papà italiano, è nata a Francoforte dove vive. Grazie a suo amico, che è anche un amico di Novella 2000, Claudia ci ha raccontato l’infrangersi delle sue illusioni conseguente alla pubblicazione degli scatti tra la Blasi e Bastian.
Partendo dal loro primo incontro: “Ci siamo conosciuti nel bar di un hotel a Francoforte, di proprietà di un mio amico. Bastian si è avvicinato a me chiedendo il mio numero di telefono per un suo amico. Poi però, guardandomi bene, si è reso conto che gli piacevo, dunque il numero l’ha tenuto per sé. Ci siamo frequentati per due mesi”.
Una storia breve: ma lei si era innamorata?
“Ci stavamo conoscendo: siamo usciti spesso a cena, siamo andati al cinema, sono stata più volte a casa sua a Gelnhausen, che si trova a trenta minuti da Francoforte. Lui mi diceva sempre che io sono una donna davvero top, che ho una presenza ‘troppo figa’. Ogni volta che entrava con me in qualche bar vedeva come ci guardavano e questo gli piaceva, credo”.
Descrive un rapporto breve, ma intenso, Claudia. Le abbiamo chiesto delle foto di voi due insieme e lei non ne ha. Molto strano in tempi di selfie e social.
“Perché le ho cancellate tutte quando all’improvviso si è allontanato da me”.
Un giorno lui non l’ha più chiamata?
“È successo tutto all’improvviso. Siamo usciti insieme, di venerdì sera, insieme ad altri amici. Poi siamo andati a casa sua, è successo quello che succede quando due persone stanno bene insieme e si vogliono bene. La mattina dopo lui mi ha detto che io ero fredda. Ma era lui che aveva un comportamento strano. Da lì abbiamo smesso di sentirci e poi ho visto le sue foto con Ilary. Ma già prima avevo la sensazione che c’era qualcosa che non andasse”.
Be’, non è che si sia comportato male: non si è trovato, ed è andato altrove.
“Un uomo di trentasei anni non dovrebbe comportarsi così”.
Cosa le piaceva di Bastian, allora?
“Con lui si poteva parlare: a lui è mancata la mamma, a me mio padre, e per questo abbiamo avuto delle conversazioni intime, profonde”.
Lei sa quando Bastian ha conosciuto Ilary Blasi? E magari dove?
“Credo che si conoscessero da un po’. Ma non lo so con certezza. Per me quelle foto di Chi sono state una doccia gelata”.
Dunque dopo averle viste l’ha chiamato? Gli ha chiesto spiegazioni?
“No no no. Non ho fatto niente. Vorrei sapere quando l’ha conosciuta, perché in pratica noi passavamo insieme ogni weekend. E il primo weekend che non abbiamo passato insieme lui l’ha passato con lei”.
E a Ilary, cosa direbbe?
“Che a lui non piacciono le donne di quarantuno anni. A lui piacciono le donne più giovani”.
Questo lo dice lei. Si rende conto che non ci ha fornito una prova della vostra frequentazione?
“Ormai è andata così”.
LA CORNEIDE - GIOVANNI DE GAMERRA. Dagoreport del 10 febbraio 2017
Certo, ci vuole un po’ di tempo perché la “Divina Commedia” della cornificazione è uno dei poemi più prolissi della storia umana: sette volumi, più di tremila pagine. Del resto, l’obiettivo che il povero autore si era posto era davvero esteso: raccontare le corna dall’antichità ai suoi tempi. Una materia vasta, converrete, che il poeta ha affrontato con il coraggio di un dottorando al quale si affida la tesi “Brevi cenni sull’universo”.
“La Corneide” è un poema eroticomico (altro che trenta, quaranta, cinquanta sfumature…) diviso in 71 canti ciascuno composto da più di 800 ottave. Occhio croce 450-500mila versi che raccontano cornificazioni varie, dall’antichità (prediletta) in poi. Si parte dagli dei o, almeno, dalla mitologia per arrivare sino ai Frescobaldi passando per Elena di Troia, Ulisse, Cicerone, Moliere, la regina Elisabetta I, i re di Francia, Anna Bolena… “Tutti gabbati”, come dice Falstaff, ovvero tutti cornificati o cornificanti. E’ lo stesso.
A scriverlo, è il Dante delle corna, ovvero Giovanni de Gamerra, uno dei librettisti di Mozart (“Lucio Silla”, 1772), dunque sodale del pensiero del salisburghino alla “Così fan tutte”. De Gamerra, un mezzo avventuriero nato a Livorno, fu mandato a studiare in seminario e a di diciassette anni già si firmava abate. Dal 1765 visse a Milano ben protetto dalle élite – queste non sbagliano mai -, dal conte Firmian, al Beccaria ai Serbelloni, per i quali scrisse, nel 1770, i “Solitari” (vietato alludere) una tragedia domestica in pantomima.
Proprio l’appoggio della duchessa Serbelloni gli consentì di entrare alla corte di Vienna, dove era poeta cesareo il Metastasio. Fu allora che, nel 1773, fu stampato il primo dei sette volumi della “Corneide”: non sappiamo chi davvero lo lesse (forse Feerico il Grande e il librettista Calzabigi), ma c’è una testimonianza secondo la quale l’opera divertì l’ottantenne Voltaire, il cui consenso spinse l'autore a comporre gli altri sei volumi.
Nella Corneide l’autore si trasferisce in sogno in una terra ai cui lidi approdano torme di cornuti da tutto l’universo e di tutti i tempi: e qui ti voglio vedere dove metterli! Tanti, come direbbe Eliot “ch'io non avrei creduto che morte tantin'avesse disfatti”. In questa Valle di Giosafat sono tutti uguali, perché come la morte anche le corna democraticamente livellano: umili e potenti sono uniti dalla comune condizione di becchi.
Con intonazione dantesche, il poeta incontra Euripide, che sarebbe quello che Virgilio è per Dante, ovvero colui che lo guida nel campo eliso delle corna. Un territorio abitato dai becchi a partire dall'antichità classica, che offre spunto a vicende boccaccesche imperniate sull'insaziabilità femminile e gli adulteri più ingegnosi, proprio come nei testi che il librettista italiano Lorenzo Da Ponte predispose per l’immortale Mozart. Che certo fece becca la moglie con la di lei sorella. Ma questo de Gamerra lo risparmia; si sa, gli amici.
La storia più accreditata sulla trasmissione del termine cornuti, infine, parrebbe comunque questa. Il re di Francia invitava i nobili al castello per una battuta di caccia. Ma il mattino dopo, mentre lor signori si sbattevano con i cervi, lui si sbatteva le signore rimaste in stanza. Sta di fatto che di pomeriggio i nostri maschi eroi tornavano carichi dei palchi delle bestiole come trofei. Il mattino dopo, uscendo dalle porte del castello, di tanti trofei si fregiavano e i paesani, vedendoli passare con questi palchi di corna in testa o in mano , dicevano: “Ecco i cornuti”.
Antonio Murzio per true-news.it il 13 settembre 2022.
Si fosse trattato di una partita, si sarebbe potuto dire che Francesco Totti era sotto di diversi gol e ha solo cercato la rimonta. Il risultato finale non è dato sapere, visto che non di reti si tratta ma di corna. La diatriba tra l’ex Pupone e Ilary Blasi, tra chi dei due è stato tradito per primo, quante volte e con quanti amanti, è scesa a livello di Bar Sport dopo l’intervista rilasciata al Corriere della Sera domenica dall’ex capitano della Roma. E meno male che entrambi volevano tutelare i figli.
Nell’attesa che Cazzullo, in un impeto di giornalismo investigativo, scopra che fine hanno fatto i Rolex di lui e le borse di lei, e che il quotidiano di via Solferino continui a fornirci particolari sul ruolo dell’amica-parrucchiera di Ilary, vi forniamo un breve excursus storico con alcuni precedenti di tradimenti – attuati o subiti – che hanno visto protagonisti i calciatori.
Un “Tutto il calcio cornuto per cornuto”, che spesso è stato più avvincente della trasmissione radiofonica della domenica pomeriggio. Soltanto che le partite sono sempre state giocate fuori dagli stadi e il rettangolo di gioco si riduceva alle dimensioni di un’alcova. E l’unico non cornuto è colui che istituzionalmente per i tifosi lo diventa quando prende una decisione ritenuta sbagliata: l’arbitro.
Partite senza spettatori, ma spesso con compagni di squadra che sapevano, durata delle stesse presumibilmente molto al di sotto dei 90 minuti, forse qualche tempo supplementare giocato, ma senza l’ansia della qualificazione, esultanza per il risultato limitata a massimo due persone, niente trionfali giri di campi al termine degli incontri.
Cominciamo con un ex compagno di Nazionale proprio di Totti e insieme a lui campione del mondo nel 2006, Gigi Buffon.
Sposato con Alena Seredova, l’ex portiere della Juventus si separò dall’ex modella ceca praticamente a mezzo stampa. La Seredova rivelò di aver scoperto il tradimento del marito con Ilaria D’Amico (poi diventata sua compagna: i due stanno insieme ancora oggi), dai giornali.
Anche un altro campione del mondo 2006, Andrea Pirlo, divorziò dalla moglie Deborah Roversi nel 2014, dopo 12 anni di matrimonio. L’ex fuoriclasse di Milan e Juve aveva a quanto sembra una relazione extraconiugale con Valentina Baldini, che sarebbe poi diventata la sua nuova compagna.
A essere tradito non una ma due volte è stato sicuramente il calciatore argentino Maxi Lopez: dalla moglie Wanda Nara e dal giovanissimo collega Mauro Icardi che lo stesso Lopez aveva preso sotto la sua ala protettiva al suo arrivo in Italia.
Ignorava che su Maurito anche la moglie Wanda avesse dispiegato… le ali, anche se lei ha sempre sostenuto che la relazione con Icardi, del quale oggi è anche procuratrice, sia cominciata solo dopo il suo divorzio.
Fatto sta che durante un incontro di campionato Maxi Lopez rifiutò di stringere la mano al suo ex pupillo mentre l’ex moglie accusava lui di tradimento: «Non ho mai tradito il mio ex marito Maxi Lopez.
Lo giuro sui miei figli. Anzi ho lottato fino alla fine per salvare il nostro matrimonio. Ma non ce l’ho fatta. Mi tradiva sempre, in continuazione. Quando eravamo in Argentina mi ha tradito anche con Marianna, la nostra governante che bella non era. Eravamo in casa e loro facevano l’amore mentre io dormivo in un’altra stanza con i bambini», dichiarò al settimanale Chi.
Ma non si pensi che le corna nel calcio siano roba solo recente. Josè Altafini, già sposato, ebbe una relazione con Annamaria Galli, con la moglie di Paolo Barison quando giocava nel Napoli. Un altro campione sudamericano che ha indossato la maglia azzurra anni più tardi non gli è stato da meno. Maria Soledad Cabris nel 2007 ha sposato Edinson Cavani ma il matrimonio è durato solamente pochi anni ed è finito principalmente a causa delle scappatelle di lui, che peraltro la lasciò a mezzo mail.
In moltissimi casi accade che i tradimenti vengono consumati in ambito calcistico. Gianluigi Lentini aveva una relazione con Rita Schillaci, moglie di Totò Schillaci. Lo si seppe nell’agosto del 1993, dopo il grave incidente stradale in cui fu coinvolto l’allora giocatore del Milan. “Stavo andando da Rita”, raccontò poi Lentini.
Le corna non sono un’esclusiva dei calciatori italiani, anzi uniscono più dell’esperanto. Una riprova? Nel 2005 Edoardo Tuzzio e Horacio Ameli erano molto amici e giocavano per il River Plate, squadra argentina di Buenos Aires. Ameli ebbe una relazione con la moglie di Tuzzio
Nel 2010 in Gran Bretagna, John Terry, allora capitano del Chelsea, ebbe una relazione con la fidanzata di Wayne Bridge, difensore nella sua stessa squadra. Bridge lasciò il Chelsea e andò a giocare nel Manchester City.
Nel 2013 a Madrid Caroline, moglie di Kevin De Bruyne, centrocampista del Manchester City cercò i di sedurre Thibaut Courtois, giovane portiere del Chelsea, per pareggiare i conti con le corna che le aveva fatto De Bruyne. Raggiunse il suo obiettivo.
Calciatori, separazioni, divorzi, tradimenti: Totti e gli altri. Salvatore Riggio su Il Corriere della Sera il 13 Settembre 2022.
I matrimoni di calciatori da sempre al centro del gossip: Walter Zenga e Roberta Termali fu una delle prime coppie famose a rompersi, poi Ventura-Bettarini, Buffon-Seredova. Fino a Piqué-Shakira
Francesco Totti-Ilary Blasi
«Non sono stato io a tradire per primo», ha raccontato Francesco Totti nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, commentando la rottura della storia d’amore con la moglie Ilary Blasi. La coppia più famosa di Roma (e non solo) si è separata dopo 17 anni di matrimonio (si sposarono il 19 giugno 2005). La conferma definitiva è arrivata poco dopo le 21 di lunedì 11 luglio. Era atteso un comunicato congiunto e invece è intervenuta prima lei, con una dichiarazione all’Ansa, e poi, a stretto giro lui, con due comunicati separati: il primo segnale di una rottura tutt'altro che consensuale come le rivelazioni successive hanno certificato, tra accuse di aver portato via gli orologi (lui) e allusioni pesanti («Ha visto cose per cui potrebbe rovinare cinquanta famiglie», lei).
Piqué-Shakira
Il difensore del Barcellona, Piqué, e la cantante colombiana, Shakira, erano insieme dal 2010 (non si erano mai sposati). Il 4 giugno con un comunicato hanno annunciato la fine della loro storia d’amore. La coppia ha avuto due figli: Milan (9 anni) e Sasha (7 anni). Una storia terminata a causa del tradimento di lui, scoperto da Shakira, con una cameriera di 22 anni. Adesso la cantante vuole andare via da Barcellona e trasferirsi a Miami, negli Stati Uniti. Piqué era contrario, ma un accordo sarebbe stato trovato.
Gigi Buffon e Alena Seredova
Gigi Buffon e Alena Seredova, una coppia amata da tutti. Sono stati insieme dal 2005 al 2014: si sono sposati nel 2011, avevano avuto già avuto due figli, nati rispettivamente nel 2007 e nel 2009. Seredova rivelò di aver scoperto il tradimento del marito con Ilaria D’Amico (poi diventata sua compagna: i due stanno insieme ancora oggi), dai giornali.
Maxi Lopez, Wanda Nara, Mauro Icardi
Leggendario il triangolo Maxi Lopez, Wanda Nara, Mauro Icardi, con il primo che non hai mai perdonato il doppio tradimento dell’ex moglie e dell’ex amico e con lei che ha rinfacciato le scappatelle seriali di Maxi (con cui ha avuto tre figli maschi, motivo di infinite liti): questo prima che la scena del gossip fosse occupata dalla storia di Wanda con Maurito, sfociata in un matrimonio (e due figlie), matrimonio scosso a sua volta dal presunto tradimento (o semplice flirt) dell’ex giocatore dell’Inter con l’attrice argentina Eugenia, «China», Suarez. Come si sa la storia si complica perché Wanda è anche la manager di Mauro, di cui discute tutti i contratti
Andrea Pirlo-Deborah Roversi
Andrea Pirlo e Deborah Roversi si sono lasciati nel 2014, dopo ben 13 anni. I due si sono conosciuti quando lui era una giovane promessa del Brescia e dalla loro unione sono nati due figli, Nicolò e Angela, nati rispettivamente nel 2003 e nel 2006. Qualche anno fa, in un’intervista rilasciata a Vanity Fair, l’ex consorte aveva criticato l’ex centrocampista: «53mila euro al mese? Non ho mai visto tutti questi soldi. In occasione della recente sentenza della Corte di Cassazione che riguarda gli assegni in favore delle ex mogli, sono stata personalmente coinvolta come se fossi una donna che a dispetto del marito si è arricchita. L’assegno che mi è stato riconosciuto non è un assegno divorzile, ma è quello che la legge stabilisce nella separazione dei coniugi. L’importo non è quello indicato dai mass media, è di gran lunga inferiore».
Walter Zenga e Roberta Termali
Il portiere dell’Inter e della Nazionale Walter Zenga si sposa con la prima moglie, Roberta Termali, conduttrice televisiva italiana, nel 1992. Dalla loro storia d’amore nascono due figli, Andrea e Nicolò. I rapporti tra Zenga e i figli sono stati spesso contrastanti. Cinque anni dopo il matrimonio, nel 1997, i due si separano. Poi Walter si è sposato altre due volte.
Christian Vieri ed Elisabetta Canalis
Negli anni 2000 Bobo Vieri, attaccante dell’Inter, ed Elisabetta Canalis, all’epoca velina di «Striscia la Notizia», hanno occupato la maggior parte delle copertine delle riviste di gossip. Per anni hanno formato una coppia iconica, amata dai fan. Dopo la separazione, burrascosa, non è stato facile ricucire un’amicizia che sembrava inevitabilmente compromessa.
Massimiliano Allegri e Ambra Angiolini
Sono stati insieme dal 2017 al 2021. L’indiscrezione della loro separazione era arrivata inizialmente dal settimanale «Chi» che titolava: «Max Addio, è finita con Allegri». Per poi trovare conferma anche da Jolanda Renga figlia dell’attrice e di Francesco Renga. Del resto se ne parlava già prima dell’estate, poi i due erano stati paparazzati insieme in Costiera Amalfitana: baci, abbracci, coccole e selfie proprio per allontanare queste voci e mostrare al mondo che la passione fosse come quella dei vecchi tempi, nonostante gli impegni di entrambi. Invece, fu addio. Con relative polemiche quando Striscia la notizia decise di consegnare il Tapiro ad Ambra (la presunta tradita) e non ad Allegri.
Kakà-Caroline Celico
Nel giugno 2014 Kakà si è separato dalla moglie, Caroline Celico, che ha sposato nel 2005. La notizia è stata data da un agente del calciatore. Le voci sulla fine del matrimonio circolavano in Brasile già da un anno, quando il giocatore, senza la moglie, ha passato un periodo di vacanza nella paradisiaca isola di Fernando de Noronha. Tuttavia, all’epoca sia Kakà sia Celico avevano smentito la separazione. All’inizio di settembre, Caroline Celico aveva ammesso che il rapporto stava affrontando dei problemi. Ora Kakà si è risposato e ha avuto una figlia dal nuovo matrimonio.
Stefano Bettarini-Simona Ventura
Anche chi non segue il calcio ricorda certamente la storia tra il difensore Stefano Bettarini e la showgirl Simona Ventura, coronata con il matrimonio nel 1998, celebrato in diretta televisiva, e naufragata con il divorzio nel 2008, esattamente 10 anni dopo. Dalla loro unione sono nati i figli Niccolò e Giacomo, per quanto l’ex calciatore fosse stato presto accostato ad altre donne. Furono proprio i presunti tradimenti il motivo principale della rottura.
Aguero-Giannina Maradona
Tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 il Kun Aguero, che oggi si è ritirato dal calcio dopo i problemi cardiaci avuti con la maglia del Barcellona, e Giannina Maradona, la secondogenita di Diego, si lasciarono. Nel 2009 ebbero un figlio: Benjamin. Ad andarsene fu Giannina. Nessun tradimento e nessuna terza persona, sembra che a separare i due siano state le (complicate) questioni di cuore del celeberrimo papà di lei, il Pibe de Oro: l’ex attaccante di Manchester City e Barça avrebbe avuto, dissero in Argentina, la malaugurata idea di prendere le parti di Veronica Ojeda che aspettava un figlio da Diego e con cui i rapporti erano burrascosi.
Edinson Cavani e Maria Soledad Cabris
I due si sono sposati nel 2007, anno nel quale l’attaccante sbarcò in Italia, al Palermo, ma il matrimonio è durato pochi anni ed è finito principalmente a causa delle scappatelle di lui, che peraltro la lasciò a mezzo mail il giorno di Natale, almeno così raccontò lei.
Totò Schillaci e Rita Bonaccorso (e Lentini)
In moltissimi casi, e questo è uno di quelli, accade che i tradimenti vengono consumati restando nell’ambiente del calcio. Gianluigi Lentini aveva una relazione con Rita Schillaci, moglie di Totò Schillaci. Lo si seppe nell’agosto del 1993, dopo il grave incidente stradale in cui fu coinvolto l’allora giocatore del Milan. «Stavo andando da Rita», aveva ammesso poi l’ex rossonero.
Kevin De Bruyne e Caroline Lijnen
Carolone Lijnen, moglie del centrocampista del Manchester City e del Belgio, cercò di sedurre Thibaut Courtois, giovane portiere del Chelsea (oggi al Real Madrid), per vendicarsi del tradimento del marito, Kevin De Bruyne. Che, in City-Real della scorsa stagione, segnò con un gusto particolare all’ex rivale in amore. In Premier, nel 2010, John Terry, allora capitano del Chelsea, ebbe una relazione con la fidanzata di Wayne Bridge, difensore nella sua stessa squadra. Bridge lasciò il Chelsea e andò a giocare nel Manchester City
Da "Un Giorno Da Pecora" il 18 maggio 2022.
Una notte di sesso con Vladimir Putin in cambio della pace in Ucraina. La proposta è di Cicciolina, al secolo Ilona Staller, che oggi a Un Giorno da pecora, su Rai Radio1 ha raccontato del singolare tentativo messo in atto per porre fine al conflitto bellico. “Ho fatto una proposta: offro a Putin una notte di sesso in cambio della pace per l'Ucraina e per il popolo russo. Ora attendo una risposta da Peskov e dai vertici russi”. Difficilmente però le risponderanno...”Non è vero. Quando ho fatto la stessa proposta a Saddam Hussein sono stata ricontatta”.
Si spieghi meglio. “Anni fa, ai tempi della guerra in Iraq, proposi a Saddam una notte con me per la pace. E il portavoce di Saddam, contattato dall'ambasciatore iracheno, mi rispose, mi convoco' e mi chiese come pensavo di 'realizzare' la mia proposta...” E alla fine riuscì ad incontrarlo? “No, non si fece più nulla”. Tornando allo 'Zar' russo, secondo lei se gli comunicassero le sue intenzioni potrebbe accettare? “La mia è una proposta intelligente, seria e concreta - ha sottolineato la Staller a Un Giorno da Pecora - non una cosa indecente per ricevere del denaro. Bisognerebbe firmare un contratto di pace, davanti a dei testimoni, la mia è una proposta per arrivare alla pace”.
Da "Un Giorno Da Pecora" il 18 maggio 2022.
Fare la 'spia' per l'Ungheria? “Non era divertente ed era un po' pericoloso, per fortuna appartiene al passato. Ai tempi dovevo riuscire a scoprire per quale motivo degli stranieri venivano nell'hotel dove facevo la cameriera, dovevo capire perché erano arrivati in Ungheria”. A raccontarlo, ospite di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, è Ilona Staller, in arte Cicciolina, intervistata dai conduttori Giorgio Lauro e Francesca Fagnani.
Come le venne proposto di fare la spia? “La direttrice dell'hotel mi chiamò nel suo ufficio e mi disse: vuoi guadagnare molto di più?” In che modo riusciva a carpire le informazioni che le venivano richieste? “Cercavo di essere gentile coi clienti, di farmi corteggiare per farmi raccontare quello che volevo”. E ci riusciva? “Ero bellissima, facevo la modella...” Qual è stata la cosa più pericolosa che ha fatto a quei tempi? “Una volta mi stavano seguendo con una macchina e ho capito che mi volevano investire. Da quel momento ho capito che con quel mestiere avrei dovuto smettere”, ha spiegato la Staller a Un Giorno da Pecora.
Ilona Staller: «Andrò in Paradiso perché il sesso non è peccato. Jeff Koons? Crudele, mi ha fatto cose tremende». Elvira Serra su Il Corriere della Sera il 12 febbraio 2022.
Modella, attrice, pornostar, pittrice. Cicciolina a 70 anni si racconta: il primo marito di 25 anni più vecchio, l’incontro con Schicchi, l’idea della coroncina, Pannella e Moana. «Ora vivo con una decina di persiani: quando fanno i gattini arrivano a essere 35»
Ilona Staller, all’anagrafe Elena Anna Staller, nata a Budapest il 26 novembre 1951. Vive a Roma. Nel 1992 ha avuto un figlio, Ludwig Maximillian Koons (foto Angelo Gigli, abiti Eleonora Lastrucci Couture)
Questa intervista è stata pubblicata sul numero di 7 in edicola venerdì 11 febbraio. La proponiamo online per i lettori di Corriere.it. Buona lettura
Sua sorella come la chiama?
«Ilike (con l’accento sulla prima i, ndr). È il diminutivo di Ilona, che era il nome di mia madre. In Italia all’anagrafe trascrissero Elena».
Comincia così in un bar della Storta, periferia Nordovest di Roma sulla via Cassia, una lunga chiacchierata con Ilona Staller, in arte Cicciolina, nata a Budapest il 26 novembre 1951, nell’ordine modella, attrice, conduttrice radiofonica, cantante, pornostar, politica, pittrice, scacchista. Golfino rosso, leggins neri, rossetto rosa, un po’ di nostalgia per il vitino da vespa del secolo scorso. È la prima cosa che chiede: «Sono ingrassata?».
Parliamo invece degli uomini della sua vita. Iniziamo con László Staller, suo padre biologico.
«Un gran donnaiolo, con una voce bellissima».
Enzo Biagi una volta la chiamò «la Callas del sesso», per la sua «voce inconfondibile».
«Sì, è vero, in tv. Comunque, mio padre ci abbandonò che avevo tre anni. Quando ero adolescente mia madre mi portò a casa sua, dove viveva con un’altra famiglia, per fargli firmare delle carte perché dovevo andare in Jugoslavia. “Neanche l’abbracci? È tua figlia”, lo rimproverò. Lui niente. Non l’ho più visto».
Salvatore, il suo primo marito.
«Era di origine calabrese, impiegato in un’agenzia di viaggi. Lo conobbi a Budapest al Continental, dove lavoravo come cameriera. Avevo vent’anni, lui venticinque più di me. Prima delle nozze cambiai idea e gettai l’anello sulla neve, ma il mio patrigno mi costrinse a sposarlo lo stesso, altrimenti sarebbe stata una vergogna. Il prete disse: “Questa è la sposa più triste che abbia mai incontrato”. Andai a vivere con lui a Milano, vicino alla Stazione Centrale, in un abbaino dove non c’era nemmeno il posto per fare la doccia. Mangiavamo pastasciutta tutti i giorni perché non potevamo permetterci la carne. Allora cominciai a lavorare come modella: con il mio book sottobraccio e una cartina in mano andavo a fare i provini. Dopo un anno gli dissi che volevo divorziare. Lui disse bene, purché paghi tu l’avvocato. Per fortuna non ero ancora famosa, sennò avrei dovuto mantenerlo».
Riccardo Schicchi.
«Prima c’è stato Andrea, un playboy con la Jaguar bordeaux che avevo conosciuto a Roma quando mi ero trasferita. Volevo un figlio da lui, ma invece mi tradì con la mia migliore amica. Per colpa sua con Umberto Orsini, che peraltro faceva pure bene il sesso, ebbi solo un flirt, perché ero ancora innamorata».
«ANDAI A TROVARE SCHICCHI ALL’OSPEDALE, GLI CHIESI DI RIDARMI LE MIE FOTO. “MORIRAI PRIMA”, MI GRIDÒ. E IO: “MI DISPIACE RICCARDO, QUESTA VOLTA TI SBAGLI”»
E arriviamo a Schicchi, suo manager e compagno di vita.
«Siamo stati insieme dal ‘74 all’88, ma non voleva che lo dicessi per non deludere i fan. Mi lasciò sei messaggi alla segreteria telefonica, dandomi il suo numero, ma io non lo richiamai. Poi una sera, mentre portavo a spasso il mio Yorkshire Terrier Bubu, me lo trovai sotto casa. Passeggiammo. Mi portò dal direttore di Playmen , Luciano Oppo, con il quale in seguito ho fatto otto copertine. Da lì è cominciato ad arrivare tanto lavoro, comprai un attico sulla Cassia, quello dove vivo ancora adesso, e lui il superattico, che ho ricomprato io».
È andata al suo funerale?
«Sì, all’Eur. Ero andata anche a salutarlo all’ospedale, assieme alla mia amica Ursula Davis, in arte Hula Hop. Gli chiesi se poteva ridarmi il mio materiale fotografico e lui mi gridò dietro: “Morirai tu prima!”. Al che gli risposi: “Mi dispiace, Riccardo. Questa volta ti sbagli”».
Jeff Koons.
«Appena lo vidi dissi: “Con questo farò un figlio”».
E il figlio è arrivato: Ludwig.
«Il 29 ottobre 1992. È un artista, come il padre. Koons mi ha steso economicamente. Quando l’ho lasciato ero ancora innamorata. Mi ha fatto cose tremende, è stata una relazione disastrosa. Una volta a Monaco di Baviera in pieno inverno, con tanto di neve, mi chiuse fuori nel terrazzino, avevo il pancione. Dovetti gridare a Herbert, il portiere, di chiamare la polizia. È stato crudele. Durante la causa per l’affidamento di Ludwig raccontò al giudice che avevo fatto entrare il bambino in America illegalmente dal Messico per fare un film con Moana».
Ed era vero?
«Sì, ma sono cose che non si dicono al giudice!».
Ludwig quando ha scoperto il suo passato di pornodiva?
«A scuola, dai compagni di classe che gli hanno mostrato dei video. Io tentavo di non raccontarlo. Gli dicevo che ero stata un certo tipo di modella... Del resto mia madre ha scoperto che avevo fatto la pornodiva dopo che mi hanno eletta in Parlamento e i giornali ungheresi mi hanno dedicato pagine su pagine».
E come ha reagito, Ludwig?
«Mi ha detto che ne ha guardato solo uno, dove peraltro c’era un’attrice che usava il mio nome, non ero io. Poi basta. È un ragazzo affettuoso, simpatico e bello. Ha i miei occhi. Mi dispiace che suo padre lo faccia soffrire: da poco è stato a Firenze per lavoro e non lo ha nemmeno invitato a raggiungerlo».
«SOLO MARCO CREDEVA IN ME. MA UNA VOLTA NILDE IOTTI MI APPLAUDÌ, ANDREOTTI INVECE MI SUGGERÌ DI SPENDERE DI PIÙ IN STOFFA...»
Tra tutte le cose che ha fatto, di quale è più orgogliosa?
«Di aver spostato il comune senso del pudore, di aver sdoganato tanti tabù. Il che non è stato indolore: ho ricevuto cinquanta denunce per atti osceni in luogo pubblico. Una volta in una discoteca del Sud Italia crollarono i controsoffitti ai quali si erano appese le persone pur di vedermi. Fui accusata anche per quello, e non ero nemmeno arrivata!».
Moana Pozzi.
«Abbiamo lavorato tanto insieme, fatto tanto sesso insieme e ci siamo raccontate le nostre cose. In America siamo andate a Hollywood a vedere la Walk of Fame. Abitava qui vicino. Quando è morta, sua mamma mi ha invitata a casa sua e mi ha chiesto di scegliere un capo di abbigliamento, voleva regalarmelo: presi un paio di stivali, anche se io calzo 37 e lei 42. La madre continuava a piangere, non si capacitava».
Le spiace che Moana sia tuttora ricordata con un’allure di intellettuale, mentre lei no?
«Ma no, è giusto così! Lei era super intelligente. Quando le davano un copione le bastava leggerlo una volta per ricordarlo a memoria. Quanto a me, credo che sia un fatto puramente politico...».
E allora parliamo di politica. Nel 1987 viene eletta in Parlamento con il Partito Radicale. Ottiene 20 mila voti, seconda a Marco Pannella.
«Lui ne aveva presi 35 mila in tre regioni, io ventimila solo nel Lazio. Nessuno, tranne Marco, si aspettava che potessi essere eletta. Era un grande politico e non gli hanno mai dato nessun ministero».
«IL SESSO NON È PECCATO, È BELLO, PIACEVOLE. AMO LA DEMOCRAZIA E LA LIBERTÀ, SONO PACIFISTA. SONO COME JOHN LENNON, IN GONNELLA»
Prese sul serio l’incarico e depositò diverse proposte di legge.
«Durante un mio intervento contro la violenza sulle donne Nilde Iotti applaudì. Andreotti invece mi suggerì di spendere più soldi nella stoffa, per coprirmi... Schicchi sapeva che non capivo nulla di leggi quindi mi cercò un avvocato per aiutarmi. Mi sono battuta per creare i parchi dell’amore, garantire il diritto all’affettività dei detenuti, insegnare educazione sessuale a scuola, istituire la tassa ecologica sulle auto, abrogare la legge Merlin, vietare la sperimentazione sugli animali. Come vede, sono sempre stata coerente».
A proposito, ci racconta il suo zoo personale?
«Ho sempre amato gli animali e ne ho avuti tanti. Un boa constrictor e diversi pitoni: uno si chiamava Pito Pito, l’altro Tinta, in onore di Brass».
«HO AVUTO UNA TIGRE DEL BENGALA. ME L’AVEVA REGALATA SCHICCHI. ALL’INIZIO ERA UN CUCCIOLO E LE DAVO DA MANGIARE CON IL BIBERON.. POI È CRESCIUTA E DOVEVO DARLE SACCHI DI CARNE CRUDA CHE COMPRAVO ALLA STANDA»
Faceva davvero sesso con loro?
«Ma no, erano solo simbolici: alludevano al Paradiso terrestre, a Eva...».
Lei andrà in Paradiso o all’Inferno?
«Probabilmente in Paradiso, perché il sesso non è peccato, è bello, piacevole. Amo la democrazia e la libertà, sono pacifista. Sono come John Lennon, in gonnella».
John Lennon ha fatto una brutta fine.
«Ma anche io ho ricevuto un pacco bomba a casa mia quando ero deputata! Mi sono salvata per miracolo».
Torniamo allo zoo. Altri animali?
«Avevo un camaleonte che mi stava sempre sul seno. In Autogrill, quando ci fermavamo, lo tiravo fuori e gli facevo mangiare le mosche sui finestrini delle altre macchine. Poi un giorno un’ape lo ha punto nell’occhio. È morto così».
Ha avuto anche una tigre.
«Sì, una tigre del Bengala. Me l’aveva regalata Schicchi. All’inizio era un cucciolo e io le davo da mangiare con il biberon, lei mi considerava sua mamma. Poi è cresciuta e dovevo darle sacchi di carne cruda che compravo alla Standa. Mi ha distrutto tutta la cristalleria di Murano... Quando Schicchi rientrava a casa lei lo atterrava. Finché un giorno non è caduta dal terrazzo, finendo su quello di una vicina che si è presa un colpo. L’ho fatta operare e poi l’ho regalata a uno zoo privato».
E adesso ha ancora animali per casa?
«Sì, una decina di persiani cincillà. Quando fanno i gattini arrivano a essere trentacinque».
Come nacque la coroncina in testa?
«Ero alla Rinascente con Riccardo quando ho visto questa coroncina rosa e istintivamente me la sono messa in testa. La commessa: “No, guardi che ha sbagliato, quella è una collana”. Tornammo il giorno dopo a comprarla, perché non avevamo i soldi. E l’ho pagata io».
Coroncina e topless anche per le Femen. Loro, però, per contrasto a un modello femminile mansueto. Nel bel documentario di Alessandro Melazzini Cicciolina- L’arte dello scandalo , disponibile su Sky, dicono che lei fosse una vittima della pornografia.
«Le Femen mi hanno copiata. Loro sono sparite e io sono rimasta. Quanto al resto, io mi divertivo, non sono mai stata vittima. Il pubblico lo provocavo io, era il mio oggetto dei desideri, non ero mai sottomessa, facevo quello che volevo».
Le piacerebbe partecipare a un reality show?
«Moltissimo. Ne ho già fatti all’estero, Bailando por un sueño in Argentina, l’inglese The Farm e l’ungherese Celeb Vagyok , girato in Sudafrica. In Italia mi piacerebbe il Grande Fratello Vip oppure L’isola dei famosi ».
Sogno nel cassetto?
«Un programma mio, con il tavolo a forma di cuore e le domande sul sesso».
È stata scelta da Desigual come testimonial.
«Per una campagna in tutto il mondo, anche in Australia. Ero molto felice quando me l’hanno proposto».
Quali sono i suoi hobby, oggi?
«Dipingo: vorrei fare una mostra personale. E poi gioco a scacchi, sono piuttosto brava: se mi invitassero ai tornei andrei volentieri».
Infine ha avuto la vita che voleva?
«Qualcosa l’avrei cambiato. Ma va bene così. Quando ci fu la rivolta ungherese avevo cinque anni e i carrarmati me li ricordo. Allora non avevo capito. Poi sì. E non sarò mai comunista».
Irama: «Le fidanzate mi odiano, con me le vacanze finiscono dopo quattro giorni». Renato Franco su Il Corriere della Sera il 13 Dicembre 2022.
Il cantante da 39 dischi di platino: «Non ho finito le scuole ma amo gli Egizi, tutti i miei tatuaggi sono legati alla loro cultura»
Vive di notte e dorme di giorno, è di buona famiglia ma è cresciuto in strada, i genitori a occhio li ha fatti diventare matti, Maria De Filippi lo ha soprannominato «Il ragazzo Paranoia», non ha finito gli studi ma si appassiona appena parla di antico Egitto. Camaleontico nella musica e nei look, si scioglie sempre quando ricorda sua nonna (che non c’è più e a cui ha dedicato «Ovunque tu sarai»). Irama — vero nome Filippo Maria Fanti — è nato a Carrara 26 anni fa ma è cresciuto a Monza. Nel suo curriculum di cantante ci sono 39 dischi di platino mentre gli streaming arrivano a oltre 1 miliardo e 600 milioni.
Per tanti ragazzi lei è un mito. Il suo qual è?
«Non penso ovviamente di essere un mito e non ho mai mitizzato nessuno, mi piace pensare che ci sono state persone che mi hanno cresciuto anche involontariamente a livello artistico. Da bambino Guccini e De André erano i miei punti di riferimento: Re Carlo di De André la vivevo come una favola, la ascoltavo in loop come fosse una storiella. Cirano di Guccini mi piaceva per l’immaginario creato dentro una storia meravigliosa».
La sua famiglia?
«Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia di grande cultura. Mia nonna era un’insegnante di letteratura e se le portavo un libro lei non lo apriva nemmeno e mi raccontava subito il contenuto. Mio nonno mi parlava in latino e mi raccontava anche le cose sconce che accadevano all’epoca. I miei genitori sono avvocati, ma mia mamma ha lasciato il lavoro per crescere i figli, mentre mio padre lavorava in un’azienda. Il mio rammarico è non aver studiato di più...».
Che adolescenza ha vissuto?
«Sono cresciuto tanto per strada, ho vissuto il mondo dei quartieri nel bene e nel male. All’epoca a Monza sembrava di stare nel film I guerrieri della notte, una battaglia tra bande. Ho avuto esperienze molto brutte che mi hanno formato; ho anche rischiato di morire ma non voglio parlarne. Chi ne parla di più è chi non sa un c... di strada, chi racconta di essere stato un gangster non sa neanche cosa sia. Andavo a casa di amici che non avevano nemmeno le porte, avevano genitori che erano una catastrofe, ho visto scene terribili ma molti di quei ragazzi erano migliori di altri, non enfatizzavano il concetto di criminalità e cercavano di uscirne. L’adolescenza è un momento delicatissimo, subisci influenze negative e positive e sta a te fare la sintesi, trovare le persone giuste. Per me è stato un bel bagaglio di esperienza».
La scuola che ruolo aveva?
«Iniziai con il Classico, poi ho frequentato tanti licei, ma a 17 anni ho avuto il mio primo contratto discografico e già mi dedicavo alla musica».
«Tanti licei»? Quante volte è stato bocciato?
«Non ci andavo proprio a scuola. A un preside chiesi se potevo fare gli esami quando avevo finito una serie di concerti: posso recuperare la settimana dopo? “No, se non vieni prendi zero”, mi rispose. Avrei dovuto fare le private, ma ero troppo preso dalla musica».
I suoi come reagirono?
«Quando a 17 anni ho dimostrato loro di sapermi mantenere da solo, che avevo trovato la mia strada, che avevo qualcosa di concreto in mano, si calmarono perché capirono che la musica era davvero quello che volevo fare. Non era solo un sogno ma stava diventando il mio lavoro. Ancora adesso però mi fanno le battutine perché non ho finito le scuole».
Ha esordito tra le Nuove Proposte di Sanremo. C’erano anche Mahmood, Ermal Meta e Francesco Gabbani.
«Fu un’annata magica grazie alle scelte di Carlo Conti che ci scoprì tutti quanti. Mi iscrissi mettendomi in fila come dal salumiere, prendendo il mio ticket e aspettando che qualcuno mi chiamasse. Mi notarono e da lì iniziò il mio percorso, travagliato, pieno di alti e bassi».
Nel 2018 vinse «Amici».
«Lì mi rimisi in gioco, facendo una scommessa con me stesso. E andò bene. L’ultimo disco di platino l’ho regalato proprio a Maria (De Filippi) pochi giorni fa ringraziandola ancora perché tanto del mio inizio lo devo sicuramente a lei. Mi sembra passato un secolo, ma penso che la vita degli artisti vada contata come quella dei cani: un anno ne dura sette».
È ancora «Il ragazzo Paranoia» come la soprannominava Maria De Filippi?
«Si, sempre. Sono un paranoico vivente, ho mille fisime, mille manie, a partire dall’ipocondria».
L’ultimo album si intitola «Il giorno in cui ho smesso di pensare»: non pensare aiuterebbe a vivere meglio?
«È una provocazione, è impossibile non pensare, ma mi piace il concetto».
Un giorno da rivivere?
«Più cresco e più capisco che le cose che mi piace fare sono quelle apparentemente più stupide. Non voglio fare il pesantone, ma mi piacerebbe rientrare nella cucina a Pontremoli di mia nonna. Ricordo nitidamente un giorno che le dissi che le volevo bene mentre l’abbracciavo e le toccavo le guance...».
Un lusso che si è concesso?
«Anche se non sembra lavoro tantissimo; non faccio una vacanza da quattro anni, al massimo mi concedo quattro giorni di pausa, infatti le mie ragazze mi hanno sempre odiato per questo: andavamo dall’altra parte del mondo e poi dopo 96 ore me ne dovevo già andare».
Su Instagram pubblica solo foto sue, mai la fidanzata, mai i momenti privati.
«La mia popolarità è legata alla musica, non al mio personaggio. Non ho nulla contro chi decide di fare della propria vita un reality sui social, ma io mi sono sempre sentito un coglione a filmare qualsiasi cosa vedessi anziché viverla».
Quanti tatuaggi ha?
«Non sono una macchia vivente, ma non so quanti ne ho. Sono tutti legati alla cultura egizia, sono appassionato della loro storia, della loro simbologia, ho provato anche a studiare l’egiziano antico ma è complesso, è un casino vero».
Si è pentito di qualche tatuaggio?
«Sì, per una piuma che mi sono autotatuato. Non ero palesemente in grado di farlo ed è venuta fuori una cosa orribile sulla coscia».
Un incubo ricorrente?
«Ne faccio tantissimi, tutti sempre diversi. È una maledizione. Vorrei capire perché mi succede: se è legato alla mia mente malata o alla mia vita sregolata. In questo sono lo stereotipo dell’artista: vivo di notte e dormo di giorno. Ma a mia discolpa c’è che lo faccio fin da bambino. Da ragazzino mi chiudevo in bagno fino alle 6/7 del mattino a cantare, cantavo e scrivevo e rimanevo sveglio. E mia madre sopportava questo mio disagio. Ancora oggi mi capita di entrare in studio a mezzanotte e uscirne alle 7 del mattino, sono l’incubo di tutti i fonici d’Italia».
Irene Grandi compie 53 anni: dal successo di “Bum Bum alla passione per lo yoga. Federica Bandirali su Il Corriere della Sera il 6 Dicembre 2022.
La cantante compie gli anni il 6 dicembre. I suoi successi sono ancora passati in tutte le radio. Due i matrimoni che ha alle spalle
L’esordio
Irene Grandi compie 53 anni il 6 dicembre: la cantante, tra le più amate in Italia, inizia la sua attività musicale negli Anni ’80, ma è con il suo primo inedito, “Un motivo maledetto”, che attira l’attenzione del produttore Dado Parisini che le propone il primo contratto discografico. Nel 1994 partecipa al Festival di Sanremo con il brano “Fuori” e proprio a Sanremo viene notata dal collega Jovanotti che, assieme a Eros Ramazzotti, firma i testi del suo album di debutto: Irene Grandi. Fiorentina doc, raggiunge il successo a 26 anni con il brano “In vacanza da una vita”, che dà il titolo all’omonimo album e con il singolo “Bum bum”.
La vita privata
Il 14 febbraio 2003 a cantante si sposa a Las Vegas con Alessandro Carotti, proprietario di un negozio ma la relazione si conclude con un divorzio sette anni dopo. Nel 2015 la Grandi conosce l’avvocato Lorenzo Doni: i due convolano a nozze il 20 luglio 2018 in Sardegna ma le nozze sono finite nell’estate 2022.
In libreria
Nel 2008 esce per Mondadori l’autobiografia “Diario di una cattiva ragazza”, scritta a quattro mani con il giornalista Massimo Cotto. Pubblicato da Mondadori, il libro racconta la passione per la musica di Irene Grandi, la sua crescita professionale e i viaggi in Senegal, Nigeria, India e Spagna, realizzati nel 2006 al fianco di diverse associazioni umanitarie.
Come autrice
Cantante ma anche autrice. Ha scritto un brano per Tiziano Ferro: “Paura non ho”, presente nell’album “L’amore è una cosa semplice” del 2011.
In veste di conduttrice e attrice
Nel 2004 veste i panni di presentatrice del Festivalbar con Marco Maccarini. Ma aveva anche recitato nel film “Il barbiere di Rio” del 1996.
Mai senza
In una recente intervista a Vanity Fair la Grandi ha “aperto” la sua borsetta: ha confessato che non possono mai mancare la sigaretta elettronica, il cellulare e della cioccolata.
Il palco di Sanremo
La prima partecipazione di Irene Grandi a Sanremo risale al 1994, con un brano che si intitola “Fuori” ed è scritto dalla stessa Grandi insieme a Telonio, suo stretto collaboratore. La canzone arriva quarta fra le Nuove Proposte, alle spalle del vincitore Andrea Bocelli.Nel 2007 ritenta la partecipazione con “Bruci la città”, canzone però scartata e poi rivelatasi un grandissimo successo di vendite e di critica. Nel 2010, Irene si presenta all’Ariston con “La cometa di Halley”
Yoga
«Frequento una scuola di yoga, sto facendo un corso approfondito in merito per capire meglio questa disciplina. Che è immensa, perché, attraverso l’introspezione, può trasformare la vita e il carattere di una persona», ha raccontato in un’intervista la Grandi. Con tanto di foto.
Irene Grandi: «Le mie serate con Vasco brindando a champagne, ora insegno yoga ai fan». Sandra Casarale su Il Corriere della Sera il 31 Agosto 2022.
La cantante: «Jovanotti mi fece leggere i suoi quaderni. Ho 53 anni: prima ero un fuoco che bruciava, oggi sono un fuoco che scalda»
La prima volta che Irene Grandi incontrò Vasco Rossi aveva 13 anni e gli offrì un pezzo di pizza. «Eravamo in montagna, dalle parti della sua Zocca. Lui stava aspettando da un po’. Gli urlai: “Prendi una fetta della mia, quella con i carciofini. Tanto a me non piacciono!”. Quando l’ho incontrato, da grandicella, per incidere La tua ragazza sempre, gliel’ho detto. Non ricordava nulla, ovvio. Rideva: “Ma dai, quindi ho mangiato dalle tue mani”».
Avete più preso una pizza insieme?
«No, ma le patatine fritte sì. Andavamo in un localaccio dove ci infilavamo di nascosto, perché se lui esce di casa è un casino. Ma più che altro con Vasco si è bevuto champagne perché ogni volta che ci si incontrava bisognava sempre aprire una bottiglia: festeggiavamo il grande successo che aveva scritto per me. Gli piaceva la mia aria sbarazzina, irriverente, intrepida. Diceva che ero un Vasco in gonnella».
Che uomo è ?
«Amo tantissimo la sua compagnia, è divertente, stimolante. Una volta mi ha confidato: “Per me scrivere una canzone è come risolvere un rebus: so che ci sono le parole, ma le devo trovare”. La sua è una vita chiusa, privata, si impegna nella musica totalmente. Il suo desiderio è far sognare la gente, arrivare al cuore delle persone».
Trent’anni fa (compresi gli esordi da corista) la «toscanaccia» Irene Grandi irrompeva nell’italian pop con una grinta che conquistò pubblico e colleghi. Il suo esordio sul palco di Sanremo, nel ’94, tanto per non lasciare dubbi, lo affidò a Fuori («Facile passare il limite/ Saltare il muro della libertà »). Adesso, abbandonati gli eccessi e le inquietudini di gioventù e archiviati due matrimoni — il primo, con l’imprenditore Alessandro Carotti, finito nel 2010, e il secondo con l’avvocato Lorenzo Doni, sposato nel 2018 e terminato da poco — l’ex cattiva ragazza del rock made in Italy si è trasformata nella sofisticata protagonista di concerti blues («Mamma mia, quanto mi diverto!»).
Quando ha deciso di dedicarsi alla musica?
«Io, che nei sentimenti sono timida, quando c’è da salire sul palco mi trasformo, divento esuberante. Da bambina mi piacevano le recite dell’asilo, in chiesa ero solista. Pigrissima per la scuola, quando c’era da andare alle prove del coro ero un fulmine. All’università frequentavo Lingue, studiavo anche il russo. Rimanevo indietro, arrancavo. D’estate i miei compagni andavano all’estero per imparare le lingue. Io avevo i miei concertini. Che facessi questo mestiere s’è deciso quasi da solo».
È sempre stata una ribelle?
«Da ragazzina non mi fidavo delle cose troppo facili. Difendevo le cause difficili, per non dire perse. Ma soltanto al liceo è venuta fuori questa mia vena battagliera. Intervenivo spesso all’ora di religione. Ero una libera pensatrice, a volte mi mettevo tutti contro: scioperavo quando gli altri entravano in classe e entravo in classe quando gli altri scioperavano. Roba così, insomma».
Quanta differenza fra ieri e oggi che ha 53 anni.
«Non ero uno stinco di santo, mi sentivo diversa dalle altre, irriverente. Volevo guidare una band. Ora cerco di assecondare l’età, gli interessi, i cambiamenti. L’energia non è la stessa dei vent’anni ma c’è l’esperienza che mi sostiene. Forse se avessi continuato a cantare Bum Bum avrei molto più successo. Mi va bene così. È una strada più impervia, però è la mia. Prima ero un fuoco che bruciava, adesso sono un fuoco che scalda».
Il grande successo degli anni Novanta come lo ha vissuto?
«Non lo avevo mai veramente preso in considerazione. Mi spiazzò. Non è stato semplice: la notorietà ti fa perdere certe libertà. Non potevo andare in giro quando e come mi pareva, le vacanze dovevo programmarle in momenti diversi dagli altri, gli impegni erano così tanti che a volte dimenticavo gli affetti più cari. La mia amica del cuore una volta mi disse: “Certo che la tua è una vita complicata. È difficile persino per me perché vogliono tutti che parli soltanto di te”. Non è che fossi infelice, la passione per la musica mi permetteva di superare qualunque ostacolo, tutta la fatica. Ero contenta, però con gli anni ho capito che parecchie cose le ho sacrificate».
Anche i vestiti che indossa sono sempre particolari.
«Fin dagli inizi.... con le scollature che lasciavano fuori la spalla, i leggins che mettevo quando in giro se ne vedevano pochi, gli anfibi. Quando non avevo soldi mi arrangiucchiavo, andavo al mercatino militare di San Lorenzo a Firenze, compravo abiti oversize che mi divertivo a cambiare, tagliando colli, scorciando, aggiungendo spacchi».
Sa cucire?
«No, per niente. Ero un’esperta del taglio a vivo e poi mi si rompeva tutto. Crescendo, ho trovato nella stylist Stella Falautano una collaboratrice preziosa. Adesso è un momento di ristrettezze per tutti e quindi stiamo rielaborando i vestiti che ho accumulato nel tempo. Qualche giorno fa abbiamo fatto uno scollo a v su una canotta un po’ troppo semplice».
L’arte del riutilizzo. Per il suo primo matrimonio, a Las Vegas, indossò una gonna comprata per il primo Sanremo.
«Non riuscivo a metterla tutti i giorni, la tenevo per le occasioni speciali. Era in camoscio, uno stile un po’ cowboy. Così decisi che sarebbe diventata il mio abito da sposa, il velo lo acquistai in un negozio di giardinaggio: un tulle strano, trasparente, di un arancione simile alla terra, quasi rosso. Il look alla fine era fortissimo».
Gli incontri musicali: Jovanotti.
«La sua esplosione con Serenata rap è coincisa con la mia nascita professionale. Era importante che mi notasse perché era il più figo di tutti. Al mio primo Sanremo tifava per me: “È nata una stella, sei bravissima, che bello il tuo progetto, mi piaci da morire”. Ci siamo visti, ho letto i suoi quaderni e fu naturale pensare di fare un pezzo insieme. T.V.B. è stato un grande regalo di Lorenzo».
Pino Daniele.
«Mi scelse lui, lo affascinava la mia vena blues. Mi invitò pure come ospite ai suoi concerti nei palazzetti. Appena finivo di cantare, mi infilavo un cappuccio e lo andavo a vedere al mixer. Questa storia ha reso felice mia madre: Pino era il suo cantante preferito».
Stefano Bollani.
«L’ho conosciuto poco più che adolescente. Lui era un ragazzino con un talento smisurato. Ci siamo incontrati a una festa di compleanno in una sala prove. Gli chiesi se aveva voglia di rivedermi perché cercavo di inserirlo in una delle mie prime band. La sera eravamo tutti truccati e in tiro, il giorno dopo andai a casa sua con gli occhiali e un paio di jeans sdruciti. Mi venne ad aprire la porta. Io: “C’è Stefano?”. Lui: “Scusi, chi è?”. Non ci eravamo riconosciuti. Spiriti naïf, quando si suonava non si capiva più nulla, manco la faccia che si aveva».
A settembre uscirà la sua rilettura di “E poi”, portata al successo da Mina negli anni Settanta. L’ha mai incontrata?
«Ho un debole per lei, The Voice. Purtroppo non l’ho mai incontrata. Colpa dei miei manager, non mia (ride)».
L’ex Police Stewart Copeland l’ha voluta nella sua opera rock The Witches Seed , ambientata nel passato, fra presunte streghe, peste e Inquisizione. Si sente un po’ strega?
«In effetti.... erano donne controcorrente, indipendenti economicamente, senza marito e avevano una loro spiritualità, rifiutavano i dogmi. Il loro pensiero non si piegava al potere, erano innovative, scomode anche se forse estreme. C’è un’altra caratteristica che mi lega a loro».
Quale?
«Quando mi arrabbio faccio paura. Urlo, divento un’altra. Non me ne vanto, mi rendo conto che è un limite, il mio difetto più grande».
Ha scelto di vivere nella campagna toscana, perché?
«Mi piace stare in mezzo alla natura. Ho un piccolo giardino, e anche se con la siccità muore tutto, sono riuscita per miracolo a far crescere la lavanda. La raccolgo e la infilo nei sacchettini da mettere nel bucato. A volte penso che sono isolata, in città avrei più occasioni per il mio lavoro. Poi però non ce la fo’ a lasciarla».
Complice la pandemia è riuscita a realizzare un sogno.
«Sono diventata un’istruttrice di yoga. Non ho una classe, ma durante il lockdown ho dato lezioni online ai fan. Dopo la musica è la mia seconda passione, mi riempie la vita. Chissà, quando diventerò più anziana diventerà la prima... perché a un certo punto bisogna avere il coraggio di venire via. Pratico uno yoga non particolarmente acrobatico, è meditativo, legato al respiro. Porto sempre un tappetino con me e prima di un concerto o dopo un lungo viaggio faccio esercizi di pranayama. Spesso scelgo vacanze yogiche, cambio stile di vita: mi alzo e vado a letto presto».
Quando ha cominciato?
«Nel 2010. Lo yoga si apprezza nei momenti di crisi. Mi ero accorta che tutto quello per il quale avevo lavorato non mi dava più soddisfazione. I miei punti di riferimento erano volati via. In crisi, disperata, stanchissima decisi di partire da sola, per Bali. Scoprii un altro mondo, legato alla spiritualità. È stata una purificazione generale. Sono tornata in forma smagliante. Per un periodo ci sono andata ogni anno, fino a quando ho scoperto che vicino a me, a Ponsacco, c’è il Centro studi Bhaktivedanta, una scuola splendida. Bisogna studiare parecchio, entrare in un linguaggio, si usano tante parole in sanscrito, fanno anche dei corsi per insegnarlo».
Parla il sanscrito?
«Conosco qualche vocabolo. Il maestro mi ha consigliato di studiarlo, finora mi è mancato il coraggio».
Irene Grandi, il successo, le collaborazioni con Pino Daniele, Jova e Vasco, il duetto in hindi, i due divorzi. Redazione Spettacoli Il Corriere della Sera il 10 Giugno 2022.
Alti e bassi della carriera della cantante, i successi nel lavoro, le difficoltà nella vita privata.
Gli inizi
Irene Grandi è nata a Firenze il 6 dicembre 1969. Dopo aver conseguito la maturità scientifica nella Firenze di fine anni Ottanta, si iscrive all’Università, corso in Lingue: «Sono diventata una cantante perché la professoressa di russo mi faceva addormentare in classe». Irene Grandi ha iniziato a suonare in diverse band al femminile: I Goppions, La Forma (nella cui formazione c’erano anche Stefano Bollani e Marco Parente) e Le matte in trasferta. Nel 1992 inizia a prendere corpo la sua carriera da solista
Il successo
Nel 1994 viene scoperta dal grande pubblico grazie alle canzoni «Fuori» (presentata a Sanremo tra le Nuove Proposte) , «T.V.B.», scritta per lei da Jovanotti e Telonio, e «Sposati! Subito!!» (in collaborazione con Eros Ramazzotti), ma il grande successo giunge l’anno seguente, nel 1995, quando vende oltre 500 000 copie dell’album «In vacanza da una vita», trainato dal singolo omonimo e dal successo del brano «Bum Bum»
La collaborazione con Pino Daniele
Irene Grandi ha attraversato diversi generi musicali, tra cui rap, pop, soul, blues, rock e jazz, ma senza rinunciare alla melodia italiana, collaborando spesso con artisti del panorama musicale nazionale. Come Pino Daniele: «Pino è stato “il maestro”, molto presente anche a casa mia, piaceva molto ai miei genitori, ha incarnato la mia educazione al concetto di bellezza musicale. Lui mi ha scelta per un evergreen, “Se mi vuoi”, una canzone d’amore nobile, l’Amore con la A maiuscola, un duetto che mi ha portato il rispetto della gente, solo per il fatto che Pino mi avesse scelto a 25 anni»
La collaborazione con Vasco Rossi
Nel 1999 esce il suo quarto album («Verde rosso e blu») con cui intraprende la strada del rock, sia nella musica sia nel look. Il brano «Eccezionale» spinge Vasco Rossi ad avviare una collaborazione duratura con lei: «Vasco mi ha saputo leggere dentro e nei decenni mi ha sempre sostenuto e capito. “Prima di partire per un lungo viaggio” che ha scritto per me resta una delle mie canzoni preferite di sempre, una riflessione matura ma su una musica rock»
Seconda a Sanremo
Nel corso della sua carriera ha cantato anche in spagnolo e ha eseguito duetti in tedesco, francese, hindi e in lingue africane, vendendo circa 5 milioni di dischi. Dopo la prima esperienza nelle Nuove Proposte, ha partecipato altre quattro volte al Festival di Sanremo: il miglior piazzamento è stato il secondo posto nel 2000 con il brano «La tua ragazza sempre», canzone scritta per lei da Vasco Rossi
Due matrimoni, due divorzi
La vita sentimentale è inquieta. Dopo un solo mese di fidanzamento sposa Alessandro Carotti nel 2003 a Las Vegas, l’amore si conclude sette anni dopo. Irene Grandi si è risposata nel 2018 con Lorenzo Doni (nella foto), avvocato e istruttore di golf; con la pandemia la storia è arrivata al capolinea: «Mi ero sposata nel tentativo di capire se mi sentivo cresciuta, forse per “calmare” certi lati di me che avevo sempre incanalato con passione nella musica. Ma nel matrimonio ho capito che in me persiste un sano egoismo da cui non posso staccarmi, la priorità è sempre il lavoro, e quindi non ha funzionato. È già finito».
Irina Sanpiter, Magda in «Bianco, Rosso, Verdone»: il provino, gli amori, la malattia e l’altruismo e altre curiosità. Teresa Cioffi per il “Corriere della Sera” il 10 settembre 2022.
Nel 2018 si è spenta all’età di 60 anni, dopo aver combattuto contro un linfoma per oltre 30 anni
In «Bianco Rosso e Verdone»
«Magda, tu mi adori?» «Sì» «E allora vedi che la cosa è reciproca?». Indimenticabili i dialoghi tra Magda e Furio nel film del 1981 diretto ed interpretato da Carlo Verdone. Un road movie amatissimo i cui dialoghi e le battute si sono radicati nella cultura italiana tanto da diventare quasi dei modi di dire. A fianco del protagonista c’era Irina Sanpiter, nata a Mosca il 27 settembre del 1957. Prima di recitare nel film di Verdone prese parte a qualche corto e lungometraggio, per poi lavorare come comparsa in «Mani di Velluto» del 1979 e l’anno successivo in «La Terrazza», film di Ettore Scola. Poi il grande successo nei panni di Magda, personaggio che le regalò un grande successo. Durante lo stesso periodo recitò nel ruolo di Amalia in «Lacrime napulitane», pellicola di Ciro Ippolito. Tre anni dopo scoprì di avere un linfoma e la malattia la costrinse ad abbandonare la carriera cinematografica a 27 anni. Ha lottato contro il tumore per circa 30 anni. Se n’è andata nel 2018 all’età di 60 anni.
Il provino non superato
Magda, vittima della pignoleria e della parlantina del marito Furio. Sopporta e sopporta. Ma poi anche a lei scappa un «Non ce la faccio più!». L’accento era quello piemontese, non proprio quello originale di Irina Sanpiter, la quale non parlava nemmeno italiano mentre lavorava sul set di «Bianco, Rosso e Verdone». Così fu inevitabile il doppiaggio, assegnato a Solvejg D’Assunta. Un ruolo, quello di Magda, per la quale l’attrice diventò celebre. Ma, durante i provini, non fu scelta immediatamente. Al casting fu scartata. L’attrice, dopo la delusione, tornò nel luogo dei provini per riprendersi le fotografie che aveva presentato. Si trattava delle uniche due foto che aveva portato dall’Unione Sovietica. Fu quello il momento in cui venne notata da Sergio Leone e da Carlo Verdone . Fu così che Irina Sanpiter tornò a casa con i suoi ricordi in tasca e con una parte nel film.
Attrice e non solo
Prima del trasferimento in Italia, l’attrice si dedicò alla recitazione in Russia studiando presso l’Accademia Ščepkin di arte drammatica. Poi iniziò a lavorare sul set di corti e lungometraggi. Nel suo paese di origine però non si impegnò solo al teatro e al cinema, ma si concentrò anche sullo studio. Si laureò in scienze politiche e, come premio, il regista e sceneggiatore Giorgio Arlorio (nonché suo zio) le regalò un viaggio a Roma. Qui iniziò la sua carriera. Non sfruttò mai la laurea, dedicandosi alla recitazione fino ad un certo punto. Durante la malattia decise di accantonare la carriera nel mondo del cinema per dedicarsi ad altro. Iniziò ad organizzazione concerti ed eventi musicali. Nessun ritorno invece a quelle discipline studiate in università a Mosca.
Il rapporto con Verdone
Complici sul set, legati da un affetto sincero nella vita reale. Quando l’attrice si spense, il 4 febbraio del 2018, Carlo Verdone condivise un ricordo sulle sue pagine social: «L’ho scelta per via di quegli occhioni dolci e malinconici che dovevano essere una caratteristica della mia Magda. Ma anche perché era sempre allegra, spiritosa, ironica. Grazie Irina per aver condiviso con me una bella commedia rimasta nel cuore di tanti spettatori». Sposati nella finzione, colleghi e amici nella vita, nonostante non si vedessero spesso.
Il vero amore di Irina
L’attrice durante il periodo della malattia conobbe Tony Evangelisti, manager e producer. «Ho vissuto la malattia come un segno di Dio - aveva raccontato nel 2011 in un’intervista a Libero - Non tutte le cose vengono per nuocere. In quel momento, proprio in quel momento, conosco Tony Evangelisti che mi cambia la vita. Mi fa rinascere. Mi sopporta. Mi sostiene. Mi ama. Siamo inseparabili da 27 anni e lavoriamo insieme». Irina Sanpiter e Tony Evangelisti si sposarono, un’unione celebrata in grande riservatezza. «Matrimonio in tre. Io, lui e Dio in una chiesa, giurandoci amore mentre ci guardavamo negli occhi e ci tiravamo il riso. Il momento più emozionante della vita».
L’altruismo
«Ci sono stata vicina già due volte. Sono preparata» aveva raccontato a Libero parlando della sua malattia e della morte. E poi aveva spiegato che le difficoltà l’avevano spinta a dedicarsi a tutti coloro che condividevano con lei la stessa sofferenza. «La mia missione, quando sono in ospedale, è dare speranza agli altri - aveva dichiarato - un malato si fida solo di un altro malato. Mi presento truccatissima, con telefonino e computer come se andassi in ufficio. Mi cambio da sola le flebo e poi coinvolgo tutti. Parliamo, scherziamo, ci incoraggiamo. E quando vedo che a qualcuno si illuminano gli occhi sono felice. Fa bene anche a me stessa». Al cinema sarà sempre ricordata come Magda. Ma chi l’ha conosciuta in ospedale, la ricorderà come una donna forte sempre pronta a dare un supporto gentile.
Isabella Ferrari: «A 40 anni andai in crisi, non c’erano più ruoli per me». Valerio Cappelli su Il Corriere della Sera il 16 Ottobre 2022.
L’attrice, interprete del film «Rapiniamo il Duce» su Netflix dal 26 ottobre: «Avevo voglia di interpretare una donna ribelle, feroce e piena di capricci. Il tempo che passa? Lo vivo con umorismo»
«Hai frequentato più letti che pubblico per arrivare dove sei», dice a Nora quello screanzato del marito, interpretato da Filippo Timi. Lui è un gerarca fascista del regime, ormai agli sgoccioli; lei è Nora, una diva del cinema degli Anni Trenta, considerata sul viale del tramonto. E ha il volto di Isabella Ferrari. Suo marito «vero», Renato De Maria, è il regista del film del giorno alla Festa del cinema. Rapiniamo il Duce (su Netflix dal 26). Una banda scalcagnata, capeggiata da Pietro Castellitto e Matilda De Angelis, che a Milano prepara il colpo impossibile, vuole mettere le mani sul tesoro di Mussolini: il famoso oro di Dongo.
Isabella, chi è Nora?
«L’ho amata tanto, avevo voglia di fare una canaglia, una donna forte, piena di capricci, carismatica, in un’epoca in cui le figure femminili per emergere potevano solo fare cinema, lei nasconde un desiderio di riscatto mentre il suo matrimonio va alla deriva. Si ribella e lo fa in maniera feroce. Però c’è anche dell’ironia. Il costume era il 50 percento del personaggio: il cappello a punta, i visoni stretti, le cose maculate. Un po’ Crudelia De Mon. Una volta apparecchiata con quella maschera…».
Com’è lavorare col marito?
«Se siamo sul set insieme, ognuno ha la sua stanza d’albergo. A casa meno male che posso confrontarmi con una persona di cui apprezzo il gusto, lo sguardo. Renato mi ha chiesto di vedere un documentario su Doris Duranti, l’attrice in auge nel ventennio fascista, ma anche Sunset Boulevard e Bastardi senza gloria di Tarantino. Ho rivisto anche come fuma la sigaretta Sharon Stone in Basic Istinct. Mi ha fatto avvicinare con dei riferimenti importanti per poi dirmi, sii te stessa, sii sfrontata, sii spudorata, sii affascinante. Mi ha chiesto di fare un provino con due scene, una è quella in cui Timi me ne dice di tutti i colori. In questo caso il ruolo non l’aveva pensato per me».
Si potranno fare film sul Duce nell’Italia di Giorgia Meloni?
«Confido nella sua intelligenza politica. Intanto questo è un film pensato tre anni fa e non è politico ma una commedia, un film d’amore, di Netflix che va in 190 paesi. Io penso che non avremo estremismi di censura, non penso che torneremo indietro su temi come l’aborto, le minoranze e altre conquiste civili».
Sulla solidarietà alle donne iraniane calpestate e uccise le attrici francesi sono state più coraggiose di quelle italiane.
«Il taglio dei capelli di Isabelle Huppert, Cotillard, Adjani, Béjo…Ci ho pensato ed è vero, loro si sono mobilitate, da noi c’è stata un po’ di timidezza, è vero che sto girando un film, quello di Daniele Luchetti con Elio Germano, ma potevamo inventarci qualcosa».
Bérénice Bejo ci ha detto che in Francia le attrici non hanno la dittatura del corpo.
«Ricordo quando a Londra andavo a King’s Road con abiti eccentrici, poi tornavo a Roma e li dismettevo. Siamo italiani, abbiamo un senso estetico diverso, siamo belli anche così. L’Italia è un paese meraviglioso».
Qui lei è una diva del passato: come vive il tempo che passa?
«Ho lavorato sulla solitudine di Nora. Io…A volte mi disturba che non riesca a dire che sto peggio ora. Non ho angoscia né fastidio, ho sviluppato il senso dell’umorismo, non mi guardo nemmeno allo specchio, poi certo alla Festa vado truccata. Mi sento libera, anche nello sguardo degli uomini su di me. Le attrici giovani mi vedono come un miracolo, ero esplosa quando avevo 17 anni…».
In questo film ha giovani attori intorno.
«Pietro Castellitto ha una bella testa intelligente, Matilda De Angelis ha un talento straordinario, sono una pessima cantante e non avrei mai potuto fare il suo ruolo, Filippo Timi magari non ti parla prima del ciak, poi entra e ti fa volare, recitare con lui è ballare un tango».
Ha mai conosciuto un periodo di crisi?
«Ho scavallato un periodo di fermo, verso i 40 anni. Galleggiavo nel limbo, non potevo più raccontare la seduzione e nel cinema non c’erano ruoli per donne adulte. Con le piattaforme c’è una diversità di linguaggi e contenuti. Io sono una che va in sala, purtroppo la crisi temo sia irreversibile. A me succede anche di non vedere l’ora di seguire un film sul computer, sdraiata a casa».
Torna alla Festa del cinema dopo un’esperienza tumultuosa.
«E la chiamano estate in cui, nel 2012, vinsi sia io come attrice che il regista Paolo Franchi. Con i giornalisti fu come stare nella fossa dei leoni; lì mi ero messa a nudo nel vero senso della parola, ci fu un rifiuto a vedermi così. Ricordo i fischi e però io ero orgogliosa di quel premio. Lo dedicai ai miei figli, alla mia curiosità, a progetti che possono sembrare pericolosi. Però è stato crudele come può essere crudele il cinema, che amo così tanto».
Isabella Ferrari: «Ero una ragazzina, ho abortito. Provo dolore senza sensi di colpa». Valerio Cappelli su Il Corriere della Sera il 29 Giugno 2022.
L’attrice: il «Me Too» è stato una liberazione ma non ho paura dei corteggiamenti. Sono stata voluta, desiderata. E brutalmente tradita. Nella famosa scena di Caos Calmo con Nanni Moretti non c’è nulla di torbido. A Parigi convivevo con Monica Bellucci.
«Nel film sono il simbolo di un amore adolescenziale che rimanda agli Anni ’80, per questo mi hanno chiamata. Sono un ottimo vintage». Isabella Ferrari porta al Festival di Taormina La mia ombra è tua di Eugenio Cappuccio. Lei è l’amore perduto e ritrovato da Marco Giallini, scrittore di un unico romanzo invitato a Milano alla Fiera del vintage.
Nostalgia di quegli anni?
«No, non dico mai come si stava bene. Certo, mi manca la gioventù. Ma vado avanti. Sempre, sempre, sempre. Sono sopravvissuta agli Anni ’80 e sono qui. Mi rendo conto di avere ancora una popolarità importante. C’è chi ha visto dieci volte Sapore di mare».
Era una ragazza ribelle?
«Né ribelle né trasgressiva. Sono arrivata da Piacenza a Roma che ero minorenne, accompagnata da mio zio camionista. Papà commerciava in bestiame. Ho incarnato il sogno di mia madre. Non ho avuto il tempo di pensare a cosa mi sarebbe piaciuto fare. Sono stata trascinata dalla sua energia, portata con le unghie e con i denti, a 15 anni, a Miss Teenager Italia».
«Bellissima», il film di Luchino Visconti è lei…
«È la mia storia. I miei 20 anni non sono stati interessanti perché ho subìto il fascino che avevo, il successo in tv e al cinema. Per questo non ho nostalgia di nulla».
Da ragazzina imbronciata di «Sapore di sale» a musa sofisticata degli autori.
«La prima volta alla Mostra di Venezia nel 1989 per Appuntamento a Liverpool di Marco Tullio Giordana al mio nome partirono i fischi. Ero l’attrice di commedia, impensabile che fossi a Venezia. Sono cambiate molte cose dopo quel film. E’ stata una conquista giocata sul campo. Ho sempre accettato le trasformazioni e ho agito con la testa e con il cuore».
Essere «femme fatale» passati i cinquant’anni?
«È faticoso. Sono una donna invecchiata bene, posso dire ancora bella. Ma è difficile pensarmi così. Continuo a lasciare tracce di me, essere o non essere protagonista di un film non conta più di tanto».
Quella scena di «Caos Calmo», la sodomia…
«Solo perché lui è Nanni Moretti ha fatto scandalo. Non c’è nulla di torbido in quella scena. Il vero scandalo è la notizia orribile delle restrizioni dell’aborto in USA. Pensavo: se tornassi indietro, rifarei quello che ho fatto».
A cosa si riferisce?
«Agli aborti. Non ne ho mai parlato. Mi è capitato da ragazza…Ci ripenso con dolore, ma senza sensi di colpa. Prima della vita di un embrione viene la vita della donna. Io sono per quella libertà. Si rischierà di morire con gli aborti clandestini, è un tornare indietro orribile».
Se la sente di raccontare?
«Avevo 17 anni, troppo giovane, sentii che quel fidanzatino di Piacenza non poteva essere l’uomo della mia vita, ed è sempre una decisione femminile, per fortuna ero accompagnata da mia madre, non avrei saputo come affrontare la cosa».
Lei così bella avrà avuto chissà quante proposte indecenti.
«Sono stata ossessionata dall’essere maschile. E’ stato faticoso. Ho cercato di gestire queste situazioni con registi, attori, produttori, il mio insegnante di recitazione, Franco Califano…Il Me Too è stata una liberazione. Certe cose non succederanno più. Ho subìto una prevaricazione maschile fastidiosa, costante, arrogante. Non sopporto le donne che denunciano di essere state aggredite vent’anni prima in una stanza d’hotel».
Arriveremo prima o poi a una riconciliazione dei sessi, come auspica la sua amica Monica Bellucci?
«Ma io non voglio aver paura del corteggiamento. Con Monica ho convissuto da ragazza a Parigi in un appartamentino che era di Ugo Tognazzi. Dormivamo insieme. Lei era modella, la mattina, cappuccino e sigaretta, sicura di sé, faceva le sue telefonate di lavoro; io attrice insicura andavo al telefono a gettoni sotto casa con tante monetine e chiamavo l’analista».
È stata tradita, ha tradito?
«In passato si è tanto parlato di una mia storia d’amore, quando nel 1982 in una discoteca mi innamorai di Roberto Rossellini, ero così giovane e non pensavo si scatenasse quel putiferio. Lui era il fidanzato di Carolina di Monaco. Ho sofferto tantissimo l’infedeltà di alcuni fidanzati. Io ero molto bella, voluta, desiderata. E nello stesso tempo tradita brutalmente».
È legata alla sua terra?
«Il mio cadeaux di Natale è la coppa e il vino Gutturnio delle mie parti. A una cena Bernardo Bertolucci, che era di Parma, mi rimproverò: non mi hai portato i salumi?».
Sua madre ha scelto per lei la vita che doveva vivere. La fama, il successo. L’ha mai rimproverata?
«Ho pudore a raccontare l’inconscio materno. L’ho superato, l’ho trasformato. A me sembra di ricominciare ogni giorno, come donna, come madre, come moglie».
Isabella Ferrari e i suoi amori, dalla relazione con Gianni Boncompagni al matrimonio ventennale con Renato De Maria. Arianna Ascione su Il Corriere della Sera il 31 marzo 2022.
Le tappe della vita sentimentale dell’attrice resa popolare da «Sapore di mare», nata nel piacentino il 31 marzo 1964.
Il primo incontro con Gianni Boncompagni
Nei primi anni Ottanta sul set di «Sotto le stelle», programma estivo di Rai 1, il regista Gianni Boncompagni si imbattè in una 17enne che sognava di recitare al cinema e in tv: Isabella Ferrari. Nata a Ponte dell'Olio nel piacentino il 31 marzo 1964 la futura attrice (che proprio oggi compie 58 anni) aveva già alle spalle una piccola esperienza nel mondo dello spettacolo: per aver vinto, a 15 anni, il concorso Miss Teenager aveva ottenuto come premio un contratto discografico con la WEA italiana (che le fece incidere un 45 giri). «Sotto le stelle», in cui aveva una piccola parte, le avrebbe portato fortuna: Carlo Vanzina la notò proprio in quel frangente e la scelse per interpretare il ruolo di Selvaggia nel film «Sapore di mare» (1983).
Una relazione chiacchierata
Intanto con Gianni (allora quasi 50enne) era nato qualcosa in più, una storia molto chiacchierata di cui si è tornati a parlare in occasione della scomparsa del regista nel 2017. «Non ho mai nascosto di aver avuto un amore con Gianni. Nonostante la differenza d’età, lui mi rispettava come donna. Dopo, ho fatto l’attrice, mai spettacoli in Rai. La mia carriera parla da sola», raccontò Ferrari a Candida Morvillo.
Sean Penn la corteggiò
Terminata la sua storia con Boncompagni negli anni Ottanta Isabella Ferrari ha avuto un flirt con Robertino Rossellini e con il playboy Paolo Pazzaglia (all’epoca impegnato con Corinne Clery). Ha poi rubato il cuore di Francesco Nuti, che la diresse nel 1989 in «Willy Signori e vengo da lontano». Risale a tanti anni fa anche il corteggiamento di Sean Penn, che l’attrice rifiutò: «Mi corteggiò, ma gli sfuggii - ha raccontato al Corriere -. Lo sentivo aggressivo, violento. E non ho mai subito il fascino del regista o del produttore. Quando qualcuno ha provato a mettermi le mani addosso, sono sempre scappata».
La prima figlia
Nel 1995 Isabella Ferrari ha dato alla luce la sua prima figlia, nata dalla relazione con l'imprenditore e designer Massimo Osti (scomparso nel 2005). «C'è sempre qualcosa di miracoloso in una storia d'amore, anche se finita - diceva nel 2001 l’attrice a Glamour -. Quando penso alla mia prima relazione con lo stilista Massimo Osti, da cui è nata Teresa, mi accorgo che è stata fondamentale. All'inizio il peso del fallimento è atroce: sono arrivata perfino ad ammalarmi. Poi il destino mi ha regalato un altro incontro e a quel punto ho capito quanto ero cambiata».
Il matrimonio con Renato De Maria
L’incontro è quello con il regista Renato De Maria, conosciuto sul set del film del 1996 «Hotel Paura», che la dirigerà nella serie tv di grande successo «Distretto di Polizia». Da lui Isabella Ferrari ha avuto due figli, Nina e Giovanni, e nel giorno del battesimo di quest’ultimo - senza avvisare nessuno - la coppia è convolata a nozze. «In maniera miracolosa eravamo amici prima e lo siamo ancora - ha raccontato l’attrice a Candida Morvillo -. Ci siamo creati nostri spazi nella famiglia, andiamo in Vespa a vedere i film in lingua originale. È bello invecchiare rimanendo giovani. Ed è bello anche sapersi annoiare da soli, altrimenti la famiglia e il lavoro assorbono tutto».
Isabella Ragonese in tv: il successo con «Tutta la vita davanti», l’amore con Samuel dei Subsonica, 8 segreti su di lei. Arianna Ascione su Il Corriere della Sera il 22 Maggio 2022.
L’attrice, nata a Palermo il 19 maggio 1981, sarà la fotografa Letizia Battaglia nella miniserie di Roberto Andò a lei dedicata (in onda il 22 e 23 maggio su Rai 1 in prima serata).
Gli inizi in teatro
«Quando ho capito che la recitazione era la mia strada – successe nel modo più naturale, durante una rappresentazione al liceo – in realtà pensavo al palco. Il cinema è stata una di quelle possibilità con cui il destino ti sorprende». Isabella Ragonese, che presta il volto alla fotografa Letizia Battaglia nella miniserie di Roberto Andò Solo per passione. Letizia Battaglia fotografa (in onda il 22 e 23 maggio su Rai1 in prima serata), ha iniziato a recitare molto presto, a 16 anni. Con i soldi guadagnati dal suo primo spettacolo si è comprata la prima auto: «Una Charleston dell’81, come me - ha raccontato a Vanity Fair -. Si romperà da lì a poco». Ma questa non è l’unica curiosità su di lei.
«Tutta la vita davanti»
Dopo aver esordito a livello cinematografico nel 2006 con «Nuovomondo» di Emanuele Crialese due anni dopo Isabella Ragonese viene scelta da Paolo Virzì per «Tutta la vita davanti». Il film le cambierà la vita, lanciando la sua carriera. Per la sua interpretazione di Marta, precaria e neolaureata in Filosofia teoretica, vince il Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri d'argento (aveva anche ottenuto una candidatura come migliore attrice protagonista).
Da «Il cosmo sul comò» a «Il re»
Nel corso della sua carriera cinematografica - che porta avanti parallelamente a quella teatrale - Isabella Ragonese si è cimentata con registri anche molto diversi tra loro, dalla commedia ai film d’autore: ad esempio ha recitato ne «Il cosmo sul comò» di Marcello Cesena, accanto ad Aldo, Giovanni e Giacomo (2008), è stata co-protagonista di «Viola di mare» della regista Donatella Maiorca, ha interpretato Paolina Leopardi ne «Il giovane favoloso» di Mario Martone (2014) e Katia in «Mio fratello rincorre i dinosauri» di Stefano Cipani (2019). Di recente l’abbiamo vista nei panni della pm Letizia Ruggeri in «Yara» di Marco Tullio Giordana e in quelli dell’agente di polizia penitenziaria Sonia Massini nella serie tv di Giuseppe Gagliardi «Il re» con Luca Zingaretti (con cui aveva già recitato nel 2011, in un episodio de «Il commissario Montalbano»).
Fan di Paolo Conte
A Style Isabella Ragonese ha svelato l’altra sua grande passione, oltre al teatro: Paolo Conte. «Ero talmente fan che ho finto di essere una giornalista di qualche testata online tipo Palermo web, per avere l’accredito a un suo concerto e poi andarlo a intervistare. Ma credo che dopo due domande se ne sia accorto».
Ha partecipato a La TV delle ragazze - Gli Stati Generali
Nel 2018 ha condotto i tutorial satirici del programma di Serena Dandini La TV delle ragazze - Gli Stati Generali 1988-2018, in onda su Rai 3.
Madrina della Mostra del Cinema di Venezia
È stata madrina della 67esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia (2010).
Non è sui social
Da sempre molto riservata, Isabella Ragonese non è presente sui social.
L’amore con Samuel Romano
«Mi sono innamorata spesso: innamorarsi è un’esperienza che ti cambia totalmente, anche il viso. E l’ho fatto di uomini sempre molto diversi tra loro. Penso che questa sia una cosa di noi donne, per cui amare è anche un’esplorazione, un apprendimento. Ti innamori di qualcuno che ti aiuterà a scoprire qualcosa di cui in quel momento hai bisogno, o paura. Crescendo ho capito, però, che non mi piacciono le dipendenze. Se dipendi da qualcuno non vedi più la persona, ma il bisogno. In generale non amo che gli altri diventino i miei punti di riferimento: è una responsabilità troppo grossa da mettere sulle spalle di qualcuno». Così diceva nel 2017 a Vanity Fair Isabella Ragonese a proposito dell’amore. In passato ha avuto una lunga relazione con Samuel Romano, leader dei Subsonica, una storia importante vissuta lontano dai riflettori.
· Isabella Rossellini.
Isabella Rossellini: l'antesignana della "bellezza senza età" compie 70 anni. La Repubblica il 18 giugno 2022.
Una vita vissuta tra cinema, moda e bellezza, dove ha rivestito un ruolo importante nel definire nuovi paradigmi. Ma nel presente c'è "Mama Farm", l'azienda agricola con le galline e le pecore vintage.
Nascere da due miti del cinema e diventare a sua volta un'icona non è impresa comune. Ci è riuscita, e compie l'età in cui non è inopportuno riconoscerlo, Isabella Rossellini. La vigilia del suo compleanno l'ha festeggiata al festival di Tribeca per la prima nordamericana di "The Land of Dreams", il film di Shirin Neshat e Shoja Azari in cui recita accanto a Sheila Vand e Matt Dillon. Nel film recita nel ruolo di una donna che si fa beffe della cameriera messicana perché "ha lasciato i suoi sogni oltre il Rio Grande".
Ma non è solo in veste di attrice, e musa ispiratrice al fianco di grandi registi, che ha compiuto il suo percorso. L'attività di modella è stata per lei un leit motiv costante nella vita. Grazie non solo alla bellezza straordinaria, ereditata dalla mamma Ingrid Bergman, ma anche per la grazia con cui ha accolto i segni del tempo. Mantenendo viva negli occhi la luce della curiosità e inventando una vita dopo l'altra, sempre restando un perno centrale nella vita della sua variegata e allargata famiglia, in cui oggi un bellissimo giovane modello con i dread si chiama Roberto Rossellini Jr.
Sarà anche per queste doti non comuni che nel 2016 Lancôme l'ha assunta per la seconda volta dopo averla messa senza cerimonie alla porta venti anni prima perché "troppo vecchia per far sognare alle donne che resteranno giovani per sempre". Una bella inversione di rotta, figlia delle nuove consapevolezze, che Isabella con il suo lavoro ha contribuito attivamente a creare.
Nata a Roma negli anni dello "scandalo" dei suoi genitori, innamorati perdutamente nonostante i rispettivi matrimoni, per Isabella il cinema è stato fin dall'inizio il mestiere di famiglia. Debutta accanto alla madre nel 1976 con "Nina", l'ultimo film di Charles Boyer e l'ultimo alla regia di Vincente Minnelli, poi nel 1979, l'anno del matrimonio con Scorsese, appare ne "Il Prato" dei Fratelli Taviani. L'unione con Martin, già al terzo "si", dura meno di tre anni: "Era geloso, avevo fatto una copertina di Vogue e lui minacciò di non uscire per un mese: non voleva vedere all'edicola altri uomini che mi ammiravano'", ha confidato in un'intervista al vicino di casa Charlie Rose che l'ha cercata alla vigilia del compleanno.
Isabella divorzia da Martin quando resta incinta di Jonathan Wiedemann, un modello di Bruce Weber, che sposa subito dopo, ma anche quell'unione non regge alla crisi del terzo anno. Nel 1986 entra nella sua vita David Lynch che la sceglie per "Velluto Blu", il thriller neo-noir che la rende famosa e dopo Lynch, negli anni Novanta, è la volta di Gary Oldman in un momento nero per l'attore che combatteva contro i demoni dell'alcolismo.
Pubblicamente single da 25 anni (ma ha avuto un boyfriend nei mesi del lockdown da Covid), la Rossellini continua a recitare anche se le parti non sono più da protagonista: "È difficile per una donna di 70 anni", ha detto qualche mese fa presentando alla Cineteca di Bologna "Francesco Giullare di Dio" del padre.
In parallelo c'è una seconda carriera: madre di due figli e nonna di due nipoti, da molti anni Isabella fa la "contadina" nella tenuta "Mama Farm", 15 ettari a Long Island, dove si è reinventata anche nel settore del'ospitalità con un bed and breakfast ispirato alle sue tre culture: fattoria americana, casa di campagna italiana, contemporaneo svedese.
L'avventura agricola di Isabella è iniziata nel 1982, lo stesso anno in cui il contratto in esclusiva con Lancôme la incorona come la modella più pagata al mondo ma, al tempo stesso, perde l’amata madre per un cancro. In questo periodo tumultuoso Isabella si ritrova a Bellport, sulla costa sud di Long Island, nello stato di New York, dove affitta un cottage per l’estate, poi acquista un rifugio. Quasi due decenni dopo, durante un giro in bicicletta, nota un grande fienile rosso destinato alla demolizione, che una volta ristrutturato, quel fienile diventa la casa dove fa crescere i figli, Elettra Wiedemann (oggi food writer) e Roberto Rossellini Jr (fotografo e modello). Nel 2013 completerà questo progetto di vita immersa nella natura fondando una fattoria, a poco più di un chilometro di distanza. Mama Farm, appunto.
"Mama Farm" è all'insegna dell'organico e Isabella alleva 150 galline vintage (hanno nomi come Andy Warhol e Amelia Earhart e sono il soggetto del suo ultimo libro, "My Chicken and I") e pecore estinte battezzate coi nomi di donne artiste come (Frida) Kahlo, (Georgia) O'Keefe e perfino (Greta) Garbo.
La natura non è un hobby: la star e regista degli short "Green Porno" sulla vita sessuale degli insetti ha ottenuto un master in etologia a Hunter College che le è servito tra l'altro per "Link Link Circus", regia di Guido Torlonia, metà spettacolo e metà conferenza insieme al cane ammaestrato Pan, ispirato alla sua ammirazione per il mondo animale.
Michela Auriti per OGGI l'11 giugno 2022.
Settant’anni sono un’opinione, direbbe lei. Isabella Rossellini continua a incarnare una bellezza senza età, emblema delle donne che non hanno paura di invecchiare: «In tanti mi chiedono cosa faccio per fermare il tempo e io dico “poco o niente”. E un vantaggio pazzesco diventare un po’ invisibili, non sentire più il peso dell’aspettativa e dello sguardo degli altri. Si e più libere».
Con quel viso che e un capolavoro, “rubato” a mamma Ingrid Bergman e mai oltraggiato dalla chirurgia estetica, Isabella e ancora testimonial di una nota casa di cosmetici che la volle nel 1983 per poi licenziarla 14 anni dopo: «Sono stata la modella più pagata del mondo, ho avuto benessere e celebrità. Poi, superati i 40, dissero che ormai non corrispondevo ai desideri femminili: “Le donne sognano di essere giovani”. Avevano sottovalutato che invece le donne vogliono continuità».
Aveva ragione lei, perchè nel 2018 viene richiamata dalla stessa azienda per il lancio di una crema anti-age. La immortala il genio della fotografia Peter Lindbergh, in più Isabella diventa portavoce di una campagna mondiale contro l’analfabetismo femminile. Definisce così la bellezza: «Una forma di eleganza, un gusto, uno stile. Io ringrazio mia madre».
Mai inseguita la perfezione a tutti i costi, più che altro per una brutta esperienza giovanile: «Ero una ragazzina un po’ paffuta e, a 12 anni, fui costretta a sottopormi a una delicata operazione per correggere la scoliosi. I successivi due li ho passati con il gesso. E ancora, ogni tanto, ho bisogno di rimettere in piedi la schiena. Forse e per questo che non ho fatto ricorso alla chirurgia estetica. Basta la parola “operazione” per terrorizzarmi».
Dunque bella per sempre e al naturale. Amata dalle donne molto più che dagli uomini. Un’icona. Come definirla? E’ stata modella, reporter, attrice, produttrice, regista, scrittrice. Donna dai mille talenti: «Ho sempre ascoltato la voce del gioco, dell’avventura».
E serenamente anticonformista. In pieno Me Too, la campagna contro gli abusi sessuali, confessa di aver subito una violenza a 15 anni: «Ma che senso avrebbe se denunciassi ora? Gli rovinerei la vita».
Figlia di Roberto Rossellini, uno dei padri del neorealismo italiano, e della star di Hollywood Ingrid Bergman, Isabella ha appena cinque anni quando i genitori divorziano. Ricorda: «Da mio padre ho ereditato la curiosità. Detestava la noia e si cimentava in mille cose diverse per essere sempre attivo col cervello. Mamma aveva senso dell’umorismo ma era timida, con i piedi ben piantati per terra. Non si sentiva una diva: credo di somigliarle e di avere la sua stessa attitudine alla disciplina». Ingrid avrebbe desiderato che la figlia seguisse le sue orme, il papa invece era contrario «perché non voleva che mi toccasse un destino da disoccupata». Comunque il cinema sarebbe stato uno sbocco naturale. Comincia pero come modella e viene ritratta dai più grandi fotografi: Richard Avedon, Helmut Newton, Herb Ritts, Robert Mapplethorpe. Annie Leibovitz scatto la celebre foto di Isabella con David Lynch, che la diresse nel film più famoso, Velluto blu, e fu suo compagno per cinque anni. Il regista si copre il viso con il maglione, avevano appena avuto una lite furibonda.
Nel 2010 lei confessa al settimanale tedesco Die Zeit: «David fu l’amore della mia vita, ma pare sia stato un errore. Il mio istinto diceva che eravamo una coppia felice, ma lui amava un’altra donna e io non ne avevo la più pallida idea. Non mi era mai accaduto». Nel 1990 (anno in cui giro Cuore selvaggio, sempre di Lynch) fu David a lasciarla e per lui la Rossellini fini in terapia: «Al di là del dolore, la cosa più difficile e stata l’esperienza di non poter più fare affidamento sul mio intuito». In effetti, dal punto di vista sentimentale non e stata fortunata: un primo matrimonio con il regista Martin Scorsese al castello Odescalchi di Bracciano, un secondo con il modello tedesco Jon Wiedemann, padre di Elettra. Lei ironizza: «Ho sposato tipi creativi e ho capito che per loro e difficile rimanere monogami. Meglio riderne, cosi si resta amici».
Ebbe anche un amore giovanile con Luciano De Crescenzo, conosciuto quando giro il Pap’occhio con Renzo Arbore, suo talent-scout a L’altra domenica, poi con Christian De Sica, il ballerino Mikhail Baryshnikov, l’attore Gary Oldman, il fotografo Fabrizio Ferri. L’ultimo nome e quello del regista francese Paul Magid. Ma se le parli d’amore, Isabella svia il discorso. Preferisce raccontare di quanto sia bella la vita nella sua fattoria di Bellport a Long Island, circa un’ora e mezza da New York, tra pecore, tacchini, api e galline che cura personalmente e dove coltiva prodotti bio.
La passione per gli animali se la porta dietro fin da bambina, la laurea in Etologia e una conquista recente. Dunque non e un caso che il suo spettacolo più di successo sia Green Porno, dedicato al comportamento sessuale degli animali e tratto dall’omonima serie di corti per il web. O anche la tournee Darwin’s smile (debutto lo scorso 26 aprile a Nizza). In Italia sta girando il film La Chimera, regia di Alice Rohrwacher, anche lei appassionata di vita contadina.
Nella tenuta di Bellport vive con la figlia Elettra e l’altro figlio Roberto («non capisco perche voi giornalisti dobbiate sempre precisare che è stato adottato: i figli sono tutti uguali»), il genero attore Caleb Lane e i due nipotini: Ronin e Viggo. Una mostra al Bellport Brookhaven Historical Society ora le rende omaggio.
E’ certo Isabella si sente il capofamiglia di un clan numeroso e variegato, come dice a Oggi il nipote Alessandro Rossellini, 58 anni, autore del documentario The Rossellinis: «Non sono riuscito a ripagare neanche in minima parte quello che mia zia ha fatto per me. Andai negli Stati Uniti a 17 anni, lei era all’apice della carriera come modella. Mi presento i grandi fotografi: Bruce Weber, Marco Glaviano, Michel Comte.
Divenni assistente fotografo degli ultimi due. Mi ha sorretto economicamente e non solo. Quando sono caduto nel tunnel della tossicodipendenza mi ha messo su un aereo e indirizzato in un rehab della Pennsylvania, lo stesso dove si era disintossicato il compagno di allora Gary Oldman. E’ stata amorevole e generosa. E io vedo in lei tutto il carisma di nonno Roberto». Mai diva perciò, ma donna di carattere e di cuore. Auguri, Isabella.
Isabella Rossellini: «Le emozioni non sono esclusiva dell’uomo». «Nella mia vita non c’è mai stato un piano, è andata così». Molto bene, si può dire. E ora l’attrice-regista-modella che sarà in La chimera, il nuovo film di Alice Rohrwacher, corona anche il suo sogno più antico: parlare di etologia. PAOLA PIACENZA su Io Donna.it il 9 Aprile 2022.
La donna che ha battuto molti record (“la più bella del mondo”, e quella bellezza è tra le più longeve) oggi sembra uscita da un quadro di Grant Wood. Niente forcone o sguardi arcigni, ma salopette di jeans, cappellino di lana blu, le guance leggermente arrossate. Quasi certo non si tratti di make up. «Sono appena stata dalle api» ci spiega Isabella Rossellini in collegamento skype. Sullo sfondo il calore del legno della sua casa-fattoria di Bellport a 100 chilometri da New York. «Vivo in un granaio, c’è il riscaldamento, c’è tutto quel che serve, ma è molto rustica».
Da qualche anno, l’attrice e modella attraversa una fase nuova, in una vita che di cambiamenti non è mai stata avara. Il 26 aprile a Nizza inaugurerà il tour di un one-woman-show intitolato Darwin’s Smile, il sorriso di Darwin, in cui mette a frutto studi (si è di recente laureata in Etologia) e letture (L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali del padre della teoria dell’evoluzione).
Ha detto: «Faccio ora quello che ho desiderato fare da sempre».
Sono sorpresa da quello che mi accade: un cerchio che si chiude. Da giovane quando sarei potuta andare all’università, i corsi di etologia non esistevano in Italia. L’etologia è una scienza abbastanza moderna. Lo studio del comportamento animale era iniziato poco prima della guerra, Konrard Lorenz pubblicò subito dopo L’anello di re Salomone che fece molto scalpore. Negli anni ’60 e ’70 c’era solo Oxford in Europa dove avrei potuto studiare, ma non parlavo bene l’inglese e mi spaventava l’idea di andare a vivere in Inghilterra da sola. Ora tutti i giovani lo fanno, ma all’epoca mi sembrava un’avventura paurosa. A un certo punto avevo pensato di studiare zoologia o agraria, ma quando lo dicevo mi guardavano come se fossi pazza. All’epoca l’agricoltura in Italia stava cambiando, c’era in corso un’industrializzazione delle fattorie, le piccole aziende agricole non esistevano più. Così è andata diversamente: ho fatto comunque qualcosa che mi piaceva, la moda, il cinema. Ma da vecchietta, quando ho cominciato a lavorare di meno – perché per le donne tra i 45 e i 65 in quel mondo non c’è spazio – ho deciso di tornare all’università. La facoltà di etologia dell’Hunter college aveva appena aperto a New York. Così ho preso il mio master. Ho sempre pensato che il mio interesse per il mondo animale non avrebbe mai potuto essere più di un hobby. Invece…
L’anello di re Salomone era stato un regalo di suo padre. Aveva intuito il suo desiderio.
Mio padre aveva letto il libro, me lo regalò che avevo 14 anni. Sapeva che amavo i cani, i gatti, vedeva che raccattavo tutti gli animali che trovavo per strada e li portavo a casa. Credo che se papà fosse vivo sarebbe contento di vedere che ho un master in etologia e sarebbe fiero della mia fattoria.
Nello spettacolo parla di emozioni condivise da esseri umani e animali. Contraddice l’idea che i sentimenti siano esclusiva dell’uomo.
Lo contraddice Darwin, io non oserei. Nel libro che è alla radice dello spettacolo, Darwin sostiene che alcune espressioni, il sorriso, i tremiti di paura, il pianto, il fatto di arrossire, che sono espressioni di emozioni incontrollate, sarebbero il risultato dell’evoluzione. Per Darwin c’è una continuità tra il nostro mondo e quello animale: fino a quel momento nessuno l’aveva vista in quel modo. Per la Bibbia è dio che ci ha creato a sua immagine, per Darwin l’uomo e lo scimpanzé hanno un unico antenato: questa è la sua grande teoria e anche il grande scandalo che ha provocato. Abbiamo tutti le stesse capacità, anche noi saltiamo, ma la pulce e il canguro saltano più in alto. E certamente noi siamo i più intelligenti di tutti, ma questo non significa che possiamo negare l’intelligenza negli animali. La continuità tra noi e loro è sia fisica sia emotiva. Ma l’espressione dell’emozione è comune anche al mestiere d’attore. Perciò per me mettere in scena tutto questo su un palcoscenico è interessante: nello spettacolo io interpreto gli animali, incarno le loro emozioni, e poi guardo al cinema muto che è puro gesto.
Quando lavora ai suoi progetti più personali dimostra di avere una propensione per il grottesco.
Qualche anno fa ho girato una serie finanziata dal Sundance festival di Robert Redford, Green Porno, in cui raccontavo come si riproducevano la mosca o il salmone che qui in America ha avuto molto successo e che ha portato questi brevissimi cortometraggi anche nelle scuole. Compreso il corso di scienze di mio figlio. Quando Green porno è stato proiettato nella sua classe lui poi mi ha scritto: «Tutti dicono che sei la figlia di Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, ma io credo che tu sia il prodotto di un ménage a trois, tra Jacques Cousteau (per l’interesse per il regno animale), Cicciolina (per il sesso) e Luis Bunuel (per l’elemento surreale) (ride).
Isabella Rossellini e la sessualità
La sessualità è stata occasionalmente presente nel suo lavoro. Era nel libro di Madonna, Sex, poi in Velluto Blu con una componente di perversione, fino al coté infantile.
Sono tre esempi tra le molte cose che ho fatto di tutt’altro segno. Ma il libro di Madonna cui io avevo solo partecipato era un progetto interessante. Madonna è stata tra i primi a parlare in maniera libera di bisessualità in America. Le interessava raccontare tante sessualità diverse in un Paese che è ancora molto moralista, molto chiuso.
C’è un’America che il suo Darwin non lo accetta proprio.
Il paese è grande e grazie a dio siamo a New York. Fa un po’ paura, prima nemmeno me ne accorgevo, ma quando ho iniziato a studiare Darwin all’università mi sono resa conto dell’opposizione che c’è qui alla teoria dell’evoluzione. Mentre in Europa l’80, 90 per cento della popolazione crede nell’evoluzione, in America non è più del 40, 50. Qui ci sono fondamentalismi che noi in Europa non conosciamo. L’America è andata molto a destra negli ultimi tempi.
Lo spettacolo per ora non è previsto in Italia.
Il paese dove lavoro meno è l’Italia, non so perché, un agente un paio di anni fa mi ha detto che certamente mi conoscono, ma ai vostri occhi sono un ibrido: «Non riusciamo a capire che cosa è, sembra che non abbia deciso cosa vuole fare da grande, modella, attrice, amante degli animali». Insomma una dilettante! In America, Francia, Germania, ho sempre girato molto. Anche in Inghilterra e in Irlanda. Ma la tournée a parte queste prime date in Francia, la farò nel 2023, per quest’anno sono piena di lavoro. (zittisce la cagnolina che la richiama)
In Italia sta lavorando nel film di Alice Rohrwacher, La chimera.
Alice, da brava contadina, fa il suo film seguendo le stagioni, quindi ne abbiamo girato una prima parte in inverno e una parte la faremo in estate. Alice cattura l’atmosfera di un’Italia che è cambiata moltissimo rispetto a quando io ero giovane. C’è ancora un paese contadino, ma ora è pieno di gente straniera, non era così negli anni ’50 e ’60. In questo film si parlano molte lingue tutte mescolate, portoghese, inglese, italiano… E come in tutti i film di Alice, c’è un dolore profondo nel contemplare la sparizione di quella cultura ancestrale. Il film è denso di riferimenti al passato: ci sono i tombaroli che trafficano coi reperti e c’è la cultura classica, Persefone, Euridice. Quando leggi il copione è come leggere una poesia. Sono riaffiorati i miei ricordi di scuola, la cultura greco romana, quella cattolica, il mondo contadino e poi il mondo moderno che arriva a grande velocità.
Un film italiano, dopo molto tempo. Ha mai sentito di avere un destino tracciato più forte della volontà?
Non credo di poter controllare tutto nella mia vita. Ho fatto il cinema perché mi era familiare, ma anche perché mi piaceva. Mia sorella gemella non lo ha fatto, non le piace, ha un phd in letteratura medievale, è una storica (Isotta Ingrid ha insegnato alla New York University, ad Harvard e Princeton, ndr). Però anche lei, riflettendo, mi diceva: «Se guardo alla nostra infanzia, papà faceva questi film storici, su Luigi XIV, Socrate, Pascal. Mi affascinava il lavoro della zia (Marcella Mariani, ndr), che scriveva i copioni e faceva le ricerche». Quelle sono state le sue prime esperienze con il lavoro dello storico. A lei papà ha dato questo, a me il libro di Lorenz. Ma noi non siamo su questa terra per fare contenti papà e mamma, e nella mia famiglia non più di altri, non più delle persone che hanno avuto una vita più normale della nostra. Non sento di avere avuto un destino tracciato perché sono la figlia della Bergman. Anzi, io non la voleva fare l’attrice, non volevo essere paragonata a mamma. Ho iniziato tardi, verso i trent’anni. Un po’ perché Richard Avedon mi diceva: «Ma perché continui a dire di no?». Me lo chiedevano in tanti di provarci quando avevo iniziato a fare la modella. Avevo fatto solo un film coi fratelli Taviani intorno ai 25 anni e anche quella era stata una decisone sofferta. Ma mia madre mi disse: «Tu sei matta, hai l’opportunità di vivere un’avventura incredibile con degli artisti di grande talento. Che importanza ha se sei attrice oppure no, loro lavorano spesso con i non-attori». Io però avevo paura che la stampa, come poi fece, non mi avrebbe riservato le giustificazioni che si hanno per i non-attori (alcuni scrissero che certamente assomigliava alla Bergman ma che non era brava quanto lei, ndr), ma mia madre mi disse: «Se vivi per questo non vivrai mai la tua vita perché avrai sempre paura».
Aveva ragione lei?
Aveva ragione perché quella del Prato è stata un’esperienza meravigliosa, ma avevo anche ragione io perché quando il film uscii mi arrivarono certe mazzate! (ride). Quando sei giovane ti feriscono molto queste cose, infatti per un bel po’ non ho più fatto niente. È stato Avedon, ancora una volta, a dirmi la cosa più giusta: «No beauty without emotion», non c’è bellezza senza emozione. Non gli interessava fotografare il mio naso o i miei occhi, ma quello che c’era dentro di me. Così quando poi sono tornati ad offrimi dei ruoli ho capito che quello che avevo fatto come modella non era poi così diverso dal lavoro di attrice e ho detto di sì. Sentivo la voce di mamma che mi diceva di farlo. Il primo film che ho fatto è stato Il sole a mezzanotte, con Baryshnikov: lì ho capito l’atroce livello di sofferenza dei danzatori, volavano come angeli e poi passavano le serate con le buste di ghiaccio dappertutto per i dolori. Dopo è arrivato Velluto blu: e le critiche sono state ancora più dure, ti facevano passare la voglia di fare cinema (ride sonoramente).
Gianluigi Rondi rifiutò il film alla Mostra di Venezia perché, disse, i suoi nudi infangavano la memoria dei suoi genitori.
Credo che quella sua posizione così dura mi abbia ostacolato per lungo tempo nel lavoro. Se c’ero io in un film la comunità critica lo rifiutava a priori, e lo stigma è rimasto per un po’. Ma allo stesso tempo Velluto blu aveva lanciato la mia carriera di attrice e aperto porte. Ma non in Italia.
L’America è casa ora per lei e le ha dato molto. Con una carriera unica, Nel cinema ha sempre lavorato poco nel mainstream, ma non l’hanno nemmeno chiusa nella scatola degli italoamericani.
Io non ero intimidita all’idea di lavorare nei film alternativi e indipendenti, perché non c’è stato nessuno di più alternativo di mio padre. Non avevo paura di registi come Guy Maddin, Peter Greenaway, Robert Wilson o David Lynch (cui è stata legata dal 1986 al 1990, ndr), anzi per me significava incontrare un mondo simile a quello in cui ero cresciuta, produzioni piccole, dove tutta la famiglia aiuta perché non ci sono mai soldi a sufficienza. Era qualcosa di familiare, ci stavo comoda. Il mainstream americano, avendo io un accento, mi era precluso a Hollywood. Quella in cui mi trovavo non era più la Hollywood del dopoguerra che accoglieva tutti i fuoriusciti d’Europa, come mia madre o Cary Grant, dove gli attori parlavano mid-atlantic, un accento solo hollywoodiano, non una vera lingua parlata, priva di cadenze regionali. Negli anni ’80, quando cominciavo a essere conosciuta, non c’era apertura verso gli stranieri. Oggi è diverso, Javier Bardem e Penélope Cruz sono completamente integrati a Hollywood, ma non ci sono molti italiani, e i francesi si vedono solo nelle sale d’essai.
Il suo accento è unico, come la sua voce.
Sull’accento ho lavorato molto, ma non sono riuscita a levarmelo del tutto, quindi la mia presenza nella trama va sempre giustificata. Ultimamente mi chiamano per fare i cartoon, e il mio accento è diventato ricercato. Quando mi hanno voluta per The Incredibles ho chiesto: «Ma perché io?». La ragione pare sia che io sono sufficientemente famosa e posso stare accanto a Meryl Streep e George Clooney, ma anche perché ho un accento internazionale, ma non italiano, quindi posso fare ruoli diversi. Scusi apro le porte ai cani. Questo è il mio lavoro principale, aprire e chiudere le porte ai cani.
Questa sua capacità di produrre molte idee e di metterle in atto anche con pochi mezzi, assomiglia al modo che aveva suo padre di fare cinema.
L’arte d’arrangiarsi l’ho certamente imparata da lui, che i mezzi se li procurava in tutti i modi. È vero che faccio cose diverse, ma spesso i progetti e le idee vanno in una direzione diversa da quella prevista. Anche la fattoria è diventata più grande di quanto avevo immaginato all’inizio. Abito in un piccolo villaggio dove ci sono spiagge bellissime, ed è un po’ come è accaduto a Capri e Positano: il mio villaggio e quello confinante di Brookhaven sono diventati posti di vacanze pieni di gente d’estate e quasi deserti d’inverno. Così però la cultura locale sparisce, l’agricoltura, la pesca, ci sono solo villette con giardinetti di un ettaro. Quando 20 ettari sono stati disponibili li ho presi e ho dato vita a una fattoria. Non mi sarei mai attesa che la comunità locale avesse un così grande desiderio di sapere come crescono le patate e nascono i pulcini. Allora ho capito che la mia Mama farm culturalmente è importante. Mia figlia Elettra ha studiato Biomedicina alla London School of Economics, e insieme abbiamo organizzato corsi di giardinaggio, conferenze sulle razze delle pecore, perché qui ne abbiamo 6 diverse, e collaboriamo con le scuole. Oggi siamo importanti almeno quanto il museo locale (ride). Ma non c’era un piano. È andata così. iO Donna
Elena Fausta Gadeschi per leggo.it il 15 novembre 2022.
Iva Zanicchi senza freni. Dopo avere confessato a Ballando con le stelle la propria passione per le barzellette spinte e avere ammesso che il ballo «ha risvegliato parti del corpo che erano addormentate», la cantante torna ad affrontare argomenti scottanti, rivelando dettagli inediti sulla propria vita intima.
Iva Zanicchi a Oggi è un altro giorno: «Vergine fino ai 26 anni, dopo ci ho dato»
Ospite a Oggi è un altro giorno, l'Aquila di Ligonchio si lascia andare a confessioni inaspettate, rivelando a Serena Bortone di aver avuto un’educazione molto rigida in famiglia, tanto da aver fatto per la prima volta l’amore ‘tardi’: «Sono arrivata vergine fino ai 26 anni, dopo ci ho dato!».
Dopo questa confessione, l'artista scende ulteriormente nei dettagli: «Ero vergine al primo Sanremo e si vedeva!». Il riferimento è alla sua prima partecipazione al Festival della canzone italiana nel 1965 con il brano «I tuoi anni più belli».
Il ricordo passa poi alla «prima volta» con quello che sarebbe poi diventato suo marito, Antonio Ansoldi: «La prima volta è stato orrendo, mi sono detta ‘Se è così, meglio rimanere vergine fino a 80 anni!'. Lui, che poi è diventato il mio primo marito, aveva troppa foga diciamo… Poi in qualche modo dopo ci siamo rifatti». La coppia fu sposata dal 1967 al 1985 e diede alla luce la figlia Michela. Dal 1986 Iva è felicemente legata a Fausto Pinna.
Iva Zanicchi: "Sono più brava a scrivere che a ballare. Ho chiesto scusa a Selvaggia". Nel suo ultimo romanzo l'artista racconta la storia di una famiglia del Novecento, tra sogni e passioni. Isa Grassano il 18 Ottobre 2022 su Il Giornale.
Sulla pagina di Wikipedia, Iva Zanicchi, star della televisione italiana e 82 anni portati con allegria e fierezza, accanto alle numerose voci legate alla sua carriera, è descritta anche come "l'artista dei primati". È, infatti, la donna che ha vinto più edizioni del festival di Sanremo (1967, 1969, 1974), la prima cantante italiana ad aver tenuto un concerto al Madison Square Garden di New York e uno di musica leggera al Teatro Regio di Parma, tempio della lirica. Ma anche la prima ad attraversare l'Unione Sovietica in tour nel 1981.
A questo ricco palmares si aggiunge ora un altro nuovo libro, Un altro giorno verrà (Rizzoli) che racconta la storia di una famiglia, nei luoghi dell’Appennino Tosco-Emiliano fino all'America, tra il 1920 e il 1962. Al suo interno tanti personaggi diversi (da Attilio, il capostipite della famiglia Vezzoli a Tognin, ultimo dei cinque figli di Attilio, passando per il nipote Lorenzo che finirà imbarcato come allievo commissario sul transatlantico Princesse) ma tutti caratterizzati da una forte determinazione, dalla passione, dall'attaccamento alle radici ma allo stesso tempo con la voglia di sognare e di spiccare il volo.
L'abbiamo incontrata alla presentazione bolognese, presso l'Oratorio di San Filippo Neri - splendido contenitore tardo-barocco - reduce dalle polemiche legate al programma Ballando con le Stelle, e alla sua affermazione rivolta a Selvaggia Lucarelli dopo aver ricevuto il voto di zero post esibizione. "Mi spiace, anche se io sono fatta così e nel nostro dialetto è quasi un intercalare, nonostante so benissimo che sia un termine volgare. Le ho chiesto scusa più volte e in più modi, mi manca solo di andare in piazza San Pietro, affacciarmi con il Papa e chiedere perdono".
Si dice che ogni scrittore metta dentro le pagine qualcosa di sé. Cosa ha messo di suo e dove ha attinto le altre storie?
"Va da sé che ognuno descrive le cose che conosce e io di cose ne conosco perché ho più anni di Noè, ma me li porto bene (e ride, ndr). Mi sono ripromessa di non descrivere i miei luoghi, come Ligonchio in provincia di Reggio Emilia dove sono nata, ma la zona resta sempre quella. Ho attinto da storie che mi ha raccontato la mia bisnonna, come quella di Attilio che fa il pastore, ma lei stessa era figlia di un pastore, con una vita dura ma anche piena di allegria e gioia. Perché durante la transumanza a piedi si fermavano qua e là da famiglie di contadini che li ospitavano ed era una festa con canti e balli. È banale dirlo, ma più poveri si è e più si è generosi".
Cosa rappresenta questo romanzo per lei?
"Per me questo è il romanzo del Covid che ho avuto in forma pesante e in ospedale, non potendo né leggere né scrivere, ho fatto lavorare la mia fantasia, già di per sé fervida, e ho immaginato questi personaggi e quando sono uscita ho iniziato a scrivere. Non potevo non dedicarlo alla memoria di mio fratello Antonio, non solo un fratello ma anche un figlio per me, che da questo maledetto virus è stato portato via".
Tra le pagine ci sono anche scene erotiche. L'ha imbarazzata scriverle?
"L'editore mi ha chiesto se potevo un po' autocensurarmi, ma perché avrei dovuto farlo? L'amore è tra le cose più belle della vita e soprattutto perché deve essere poco opportuno dire che un uomo o una donna di ottant'anni possono fare l'amore. Che poi ci sono tanti modi per stare insieme, anche con la fantasia, con semplici carezze. Certo quando alle presentazioni vogliono leggere la pagina 158, quella più piccante, un po' mi vergogno".
Emerge anche il senso di colpa che spesso non c'è. Lei che ne pensa a tal proposito?
"Io l'ho avuto e forte. Ho amato, sono una tipa fedele, ma quando tradisco, perché mi è successo, lascio. Non posso rimanere con un uomo che ho tradito. Tuttavia il mio consiglio è quello di non confidare mai queste cose, come invece ho fatto io e poi sono problemi infiniti e negare sempre".
Nei ringraziamenti finali si fa un riferimento alla sua famiglia. Quanto è importante per lei?
"Per me è importantissima, una forza. Ringrazio il mio compagno Fausto, mia figlia Michela, per la cui presenza, preziosissima nella mia vita, ringrazio Dio ogni giorno, ogni minuto, ogni respiro".
Sabato tornerà in pista nello show di Milly Carlucci, come è questa esperienza tra musica e danza?
"Da bambina ballavo il liscio da bambina, ma lì era tutta un'altra cosa. Samuel Peron oltre ad essere un bravissimo ballerino è anche un santo, perché talvolta vado per i fatti miei, sbaglio i passi o non me li ricordo, e lui, invece, mi prende e mi riporta sull'esibizione. Sabato scorso abbiamo fatto la salsa ed io ho detto "ma la facciamo al pomodoro" (e ride ancora, ndr). Conosco il walzer, il tango, ma questa salsa proprio no".
Perché ha accettato di partecipare?
"Perché sono curiosissima e voglio sempre mettermi alla prova. L'unica cosa nella mia vita di cui mi sono pentita è stato posare per la copertina di Play Boy. Non ero completamente nuda ma quando l'ho vista mi è preso un colpo e sono andata in crisi. Sono stata nelle edicole del mio paese e in quelle limitrofe e ho comprato tutti i giornali. Non volevo che lo vedesse mio padre che non avrebbe mai approvato".
Le piacerebbe tornare a Sanremo?
"L'ultimo l'ho fatto con grande passione, mi sono messa in concorso, ho creato un bel rapporto con i giovani anche se spesso nemmeno li conoscevo. Quest'anno lo guarderò comodamente da casa".
Ci avviciniamo al Natale, se potesse inserire nel presepe due personaggi politici chi metterebbe?
"Uno di destra e uno di sinistra. Sono amica di Andrea Orlando, abbiamo anche cantato insieme, ma metterei Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini".
Lei è nota per il programma "Ok il prezzo è giusto". Se potesse dare un prezzo alla sua vita da scrittrice, che valore si darebbe?
"Una domanda un po' imbarazzante, ma per l'impegno, per l'amore, per la verità, per la gioia che mi dà scrivere, una sufficienza ci sta. Un bel sei pieno. Diciamo che con la scrittura e con i racconti delle storie me la cavo meglio che a ballare".
Un messaggio che vorrebbe dare?
"Mi ispiro all'insegnamento di nonno Tognin: sii felice, ascolta sempre il tuo cuore, quando puoi guarda le stelle".
Candida Morvillo per il “Corriere della Sera” il 15 luglio 2022.
Pochi mesi fa, Iva Zanicchi ha raccontato al Corriere che, a 82 anni, fa ancora sesso col marito «perché fa bene». L'ex premier Lamberto Dini - era il 2015 e lui aveva 84 anni - rivelò alla radio di farlo almeno due volte a settimana. Nel 2018, l'ex sindaco sceriffo di Treviso Giancarlo Gentilini, risposandosi a 89 anni, ci ha tenuto a specificare che la sposa, settantaduenne, gli «ha dato la possibilità di continuare a vivere, in tutti i sensi».
Il «sesso over» non è più un tabù: si pratica di più, si confessa con meno imbarazzo e la comunità scientifica si attrezza per gestire l'arzilla novità. Giusto il 26 giugno scorso, il Mount Sinai Hospital di New York ha pubblicato una ricerca in cui i geriatri Noelle Marie C Javier e Rainier Patrick Soriano certificano «la crescente evidenza che gli anziani hanno bisogni sessuali simili ai giovani». Pertanto, raccomandano ai medici di non trascurare la salute sessuale dei pazienti più âgé. Il che è un balzo significativo, considerando che, fino a 15 anni fa, per dire, le ricerche sulle malattie sessualmente trasmissibili si fermavano a 49 anni d'età, come se dopo i 50 il rischio si azzerasse.
Già una decina d'anni fa, negli Stati Uniti, dove tutto succede prima che da noi, un vasto studio dell'università del Nevada e del celebre Kinsey Institute rivelava che il 53 per cento degli intervistati fra i 65 e i 74 anni e il 26 per cento di quelli tra i 75 e gli 85 anni assicuravano di aver avuto rapporti sessuali negli ultimi dodici mesi. Ancora più alti erano i dati di una ricerca dell'Università di Chicago che identificava come sessualmente attivi il 67,4 per cento dei maschi fra i 65 e i 74 anni e il 38,9 per cento di quelli fra i 75 e gli 85, dati cresciuti di cinque punti rispetto a vent' anni prima.
L'accelerazione recente, però, è misurabile anche dal boom del porno per la terza età. Lo chiamano «Silver Porn» e ha tutta una serie di sottocategorie, che qui risparmiamo per ovvia decenza. Un'altra spia che il mercato si è accorto della tendenza sta negli stock di foto di coppie anziane a letto prodotte dalle agenzie fotografiche occidentali, utili a siti, riviste e pubblicità per illustrare un nuovo fenomeno e, in definitiva, alimentare consumi in ascesa, di vacanze, di cosmetici, di lingerie, di pillole blu e rosa.
D'altra parte, si vive di più e si resta in forma più a lungo. L'Organizzazione mondiale della Sanità ha calcolato che, dal 2000, l'aspettativa di vita è cresciuta di 5,5 anni. In più, gli ottantenni di oggi avevano venticinque-trent' anni nel 1968 e sono i primi nonni ad aver vissuto la rivoluzione sessuale, oltre che l'era del divorzio legale e della moltiplicazione delle possibilità sentimentali e non solo.
Racconta Iva Zanicchi che, dopo quell'intervista in cui confessava un'intimità mai interrotta, ha avuto solo reazioni positive: «Al supermercato o dal parrucchiere, incontro signore che mi dicono che ho fatto bene perché ci sono ancora tabù. Mi dicono: ai nostri figli non lo si può nemmeno accennare. Rispondo: fregatevene: anche i giovani scopriranno che il sentimento e la fantasia non invecchiano». La cantante di Zingara , che si sta preparando al prossimo Ballando con le stelle («voglio un ballerino bello e forte») , non si aspettava tanto clamore: «Per me, parlare di sesso over 80 è come scoprire l'acqua calda: quando ero bambina, una donna di 60 anni era vecchia e, se era vedova, si metteva abito nero e fazzoletto nero e poteva solo pregare, la sua vita era finita, era così dappertutto. Ora, la vita si è allungata anche in interessi e curiosità. Prima, ti limitavi all'uncinetto, oggi, vai a ballare il liscio. Gli 80 anni sono i nuovi 50 di cinquant' anni fa».
La cantante sta da 38 anni con il produttore Fausto Pinna, che ha nove anni meno di lei e che lei chiama «mio marito». Dice Iva: «Il sesso succede anche alla mia età, se hai il marito giusto che ti dice che è ancora innamorato e che, pure quando ti sei appena alzata e fai schifo, ti dice lo stesso che sei bella. Fausto mi riempie di complimenti ed è ancora geloso».
Se le chiedi «quante volte figliola», lei risponde: «Ovviamente, non con la frequenza dei vent' anni: alla mia età, il sesso è più fatto di complicità, tenerezze, belle parole. Il resto, se stai bene, può succedere e, più lo fai, più succede. Se smetti, non lo fai più».
Zanicchi parla di amore e tenerezza, ma c'è chi invoca senza mezzi termini la passione, come Sandra Milo, 89 anni e una vita da romanzo (titolo provvisorio dell'autobiografia che sta scrivendo per Mondadori: Una strega bambina ). L'attrice di 8 e mezzo , celebre anche per essersi autodenunciata amante di Federico Fellini e di Bettino Craxi, giura: «La passione è qualcosa dentro di noi, non è controllabile, non puoi dire: voglio passione. Poi, certo, se ami, c'è anche la cura dell'altro, l'affetto».
Per lei «anche i nostri nonni facevano sesso, solo che non lo dicevano perché temevano di essere giudicati viziosi, ma la sessualità è un istinto come gli altri: come la stanchezza, la fame, il sonno». Lei, assicura, non ha intenzione di dismettere la pratica: «Si combatte fino alla fine, specie perché queste sono lotte non angosciose, ma gioiose. E poi, sono ottimista per il 2022: in Spagna, dove registravo il reality di SkyUno Quelle brave ragazze con Orietta Berti e Mara Maionchi, un mago mi ha predetto che quest' anno mi risposo, il mio quarto marito sarà un incontro casuale». Curiosi di sapere come s' immagina quest' uomo? Lei: «Non lo voglio della mia età. L'ultimo fidanzato, col quale mi sono lasciata da poco, aveva 49 anni».
Al che, uno pensa che lo voglia cinquantenne.
Ma neanche per sogno: «Messa così, è troppo facile: ci sono cinquantenni che, come bisogno di assistenza, sono peggio di un novantenne. Lo voglio più giovane di me, ma con un tipo di giovinezza a prescindere dall'età».
Dati alla mano, Sandra è in esigua compagnia: secondo un «National Survey» americano in materia di frequenza sessuali, oltre i 70, gli uomini che hanno rapporti sessuali sono quasi il doppio delle donne; e, ovviamente, la discrepanza di genere è indicativa della vecchia storia per cui è più facile che siano più gli uomini che le donne ad avere giovani fiamme, pure a dispetto del successo recente del termine «toyboy».
Sociologia a parte, l'ultima, sommessa domanda a Sandra Milo è questa: lei, che è la più famosa amante rea confessa d'Italia, che cosa può dirci sull'infedeltà dopo gli 80? Risposta: «La fedeltà è un fatto di volontà, io quest' istinto non ce l'ho e questo discorso non me lo sono mai posto». Amen.
Eh sì, il tradimento appartiene più all'indole che all'età. Due anni fa, Eva Cantarella, la nostra più eminente grecista, classe 1936, raccontò che con l'ormai compianto marito sociologo Guido Martinotti avevano vissuto fino alla fine «con gioia e libertà». A Roberta Scorranese, sul Corriere , confessò: «Pensi che una volta siamo stati beccati insieme in Grecia, innamorati e felici, dai nostri rispettivi amanti. Sa che scenate quelle degli amanti, peggio di quelle dei mariti normali».
Resistono, certo, uomini e donne che, se lo fanno, si guardano bene dal dirlo. Orietta Berti, 79 anni, dopo giorni di viaggio con Maionchi e Milo in Quelle brave ragazze , si è limitata a confidare che il marito Osvaldo Paterlini è stato il suo unico uomo. Né, adesso, le si scuce di più. Le chiedi, dopo 55 anni di matrimonio cosa resta della passione e lei: «Non siamo mai stati da passione travolgente. Non ci siamo mai sbaciucchiati per strada. Mi sembra solo un modo di farsi notare. Poi, tanto, la passione appassisce, ma aumentano amore, stima, tenerezza».
Quindi, lei non direbbe mai quante volta lo fa? «Ma no, alla mia età, trovo più elegante stare zitta». Dunque, da una parte, resiste la Tendenza Orietta, dall'altra, avanza la tendenza Erica (Jong): la guru della liberazione sessuale, 80 anni compiuti a marzo, nell'ultimo libro, Paura di morire , è stata lapidaria... Ha scritto che, alla sua età, «l'indifferenza al sesso è un'infermità».
Gianmarco Aimi per fanpage.it il 21 giugno 2022
Signora della musica, della televisione e ora (alla quarta pubblicazione) della letteratura. Iva Zanicchi è arrivata a inaugurare Passaggi Festival, un grande evento estivo con più di centocinquanta proposte culturali in cartellone, per presentare il suo ultimo libro, “Un altro giorno verrà” (Rizzoli), e prima dell’incontro con l’autrice in programma ieri a San Costanzo in Piazza San Pio da Pietrelcina, abbiamo avuto la possibilità di intervistarla. Ma come spesso accade con l’interprete di “Zingara” e presentatrice storica di “Ok, il prezzo è giusto” – solo per indicare due capisaldi della lunghissima carriera – il dialogo è diventato una sorta di confessione.
Perché Iva Zanicchi a 82 anni è ancora un fiume in piena, una donna talmente appassionata che non sembra avere argini, e se per caso ne trova uno lo sfonda anche grazie a una enorme (auto) ironia. Infatti, cercherà senza successo di limitarsi («boccaccia mia, perché ti dico queste cose?»). E meno male che non ci riesce, perché è lì che risiede la sua forza: donarsi agli altri con tutta se stessa.
Così, dalla saga familiare che regge l’impianto del romanzo – pieno di personaggi animati sia dal desiderio di conquistare un futuro che da un profondo attaccamento alle proprie radici – passerà a spiegarci che a causa di un problema agli occhi da tempo non riesce più a leggere («e questo mi addolora»).
Ci racconterà i grandi incontri della sua vita, come Giuseppe Ungaretti con il quale ha passato dieci giorni di vacanza («e mi ha spiegato dove ha scritto le sue poesie più belle»), a quelli che vuole assolutamente recuperare: come Giovanni Lindo Ferretti, che abita in un paesino poco distante dal suo («in passato ci siamo cercati, questa estate lo vado a trovare»), oppure Francesco Guccini a causa della politica («non l’ho mai incontrato, ma lui ha parlato bene di un mio libro»).
E proprio la politica è forse l’unico nodo irrisolto della sua esistenza, visto che ammette: «Se non sei di sinistra non ti invitano a certe manifestazioni», ma subito dopo rilancia: «Perché non mi hanno mai chiamato al Primo maggio? Io ho vissuto la guerra, sono nata nel 1940, sono stata messa al muro dai tedeschi. Io ho il diritto di cantare a quella manifestazione e parlare di libertà». C’è poi la Iva Zanicchi passionale («a una certa età perché non posso fare sesso?»). La Iva Zanicchi mistica e sensitiva che parla alla luna, che è certa di aver già vissuto nell’antico Egitto e che prevedeva il futuro («dicevo delle cose e si avveravano, allora la gente mi tormentava»).
E la Iva Zanicchi competitiva, dai Maneskin («bravi, ma io a Sanremo ho cantato meglio) a Mina al festival («se viene vedremo com’è cambiata. Magari è migliorata negli anni, come me») e fino a “Ballando con le stelle” («se non mi portano via in barella la prima sera punto a vincere»). Ce n’è per tutti i gusti, basta solo lasciarsi trasportare dal suo entusiasmo e da un pizzico di sana follia.
Iva Zanicchi, com’è nato questo romanzo di quasi 400 pagine, “Un altro giorno verrà”?
Intanto io adoro scrivere. È un vizio o un difetto, chissà. Questo lo considero un “figlio del Covid”. Quando sono stata ricoverata e non sono stata per niente bene, io che ho molta fantasia ho iniziato a elaborare questi personaggi. È una saga familiare che attraversa tutto il secolo. Parte dalla storia di un uomo molto semplice che fa il pastore, ho preso spunto dai miei antenati, dal paese dove sono nata, dalla povertà, per poi arrivare al vero protagonista che da un piccolissimo borgo arriva a New York. Ci sono sia le storie d’amore che la religiosità.
Quali sono i suoi riferimenti letterari?
Adoro leggere, ma purtroppo in questi ultimi anni ho dovuto interrompere con mio grande dispiacere perché ho un problema agli occhi. Mi impedisce di vedere bene quello che è scritto su un libro. Per cui non leggo più e ne sono molto addolorata. Da ragazza adoravo gli scrittori sudamericani, ho amato “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez, così come i grandi autori italiani. Ma io scrivo d’istinto, non mi rifaccio a nulla, non oso neanche rifarmi ai grandi del passato. Ho una fervida immaginazione e vado a pescare in quello che conosco. Poi c’è la passionalità, io sono sia passionale che religiosa e anche un po’ superstiziosa.
Francesco Guccini poco tempo fa ha ammesso di non riuscire più a leggere.
Madonna, non sarà mica una patologia tipica dell’Appennino Tosco-Emiliano? O forse di chi ha letto tanto in passato… Può essere. Adesso ci sono altri sistemi tecnologici per leggere, ma io non li ho ancora usati. Amore, ma vuoi mettere la soddisfazione di girare la pagina? Sembra stupido, ma sentire l’odore del libro quando è nuovo è una goduria. È impensabile trovare lo stesso piacere con l’Ipad.
A proposito di riferimenti, forse anche gli incontri le sono stati utili. Come quello con il poeta Giuseppe Ungaretti, dopo che con Sergio Endrigo aveva cantato una delle prime canzoni considerate ermetiche, “L’arca di Noè”.
Sì, ci rifacevamo appunto ad Ungaretti. Ho conosciuto anche Vinícius de Moraes e Carlo Bo, che sono stati grandi letterati. E proprio Bo mi ha presentato Ungaretti.
E che incontro è stato?
Era già molto anziano, ma abbiamo fatto una vacanza assieme a Salsomaggiore. Lui per curarsi alle terme e io per ritirare un premio televisivo. Per dieci giorni siamo stati insieme, ma non da soli perché mi diceva: «La mia compagna è gelosa». Per cui lo rassicuravo ed eravamo sempre in compagnia. Era candido, con due occhi azzurrissimi che uscivano da due fessure, oltre alla grande ironia.
Visto che era anziano mi raccontava delle sue origini, della mamma, di quando era in Egitto, della guerra del ‘15-’18 e che proprio nelle trincee aveva scritto le sue poesie più belle. Una in particolare che si intitola “La madre”, rappresenta una delle più straordinarie dediche che un essere umano ha fatto alla propria mamma. Ogni volta che la leggo faccio un piantino…
Lei è originaria di Vaglie, frazione di Ventasso, poco distante da Cerreto Alpi, il paesino dove è nato ed è tornato a vivere Giovanni Lindo Ferretti. Così vicini e così diversi…
Ci siamo conosciuti, lui è un artista straordinario. Pensa che a Cerreto Alpi è nata la mia nonna materna, Armida Furloni, poi Raffaelli perché ha sposato il nonno. Per cui, visto che sono piccoli borghi, in qualche modo saremo anche un po’ parenti.
Ha detto che vi siete conosciuti.
Sì, c’è stato un momento che ci siamo cercati. Infatti questa estate voglio tornare su al paese e incontrarlo, parlargli, starci assieme. Lo stimo molto, lui è straordinario. A volte… questo non lo scriva… (fa alcune considerazioni private, nda)… Insomma, quando malauguratamente c’entra la politica è un disastro. Io ho
sempre detto di essere anti-comunista, fin da bambina. Ma perché nel paese o eri per Coppi o per Bartali, o per la Lollobrigida o per la Loren, o comunista o democristiano. E i comunisti erano gli uomini e democristiane le donne. Ho solo portato avanti quel concetto lì. Io ho fatto politica volentieri, ma quando sono stata eletta è cambiato tutto.
Per rimanere alla musica, non dev’essere stato facile essere anti-comunista in un periodo in cui la cultura era tutta di sinistra e i cantautori, in particolare emiliani, erano fortemente connotati politicamente.
Ho combattuto molto contro questa mentalità. La trovavo una cosa ingiusta. In quello sono stati bravi a far pensare che la cultura fosse solo di sinistra. E ancora oggi se non ti dichiari di sinistra non sei nessuno, non vieni preso in considerazione, non sei invitato in certi ambienti e a certe manifestazioni canore. Per esempio, anche quando era politicizzato, perché non mi hanno mai invitata al Primo maggio?
Me lo dica lei…
Ma vogliamo scherzare? Io ho vissuto la guerra, sono nata nel 1940, sono stata messa al muro dai tedeschi. Io ho il diritto di cantare al Primo maggio e parlare di libertà. Purtroppo non è stato possibile e ci ho sofferto. Come qualche anno fa a una serata bellissima con tutti i cantanti emiliani, non faccio nomi di chi la organizzava perché è un cantante famoso, c’erano tutti tranne me. Poi si sono scusati, ma chi c’è più emiliana di me? E purtroppo la politica ha un po’ inquinato anche il mio rapporto d’amore per l’Emilia. Pensa che non ho mai incontrato neanche Guccini…
Può sempre recuperare, sarà ospite a Passaggi Festival il 26 giugno a Fano.
Quando è uscito il mio primo libro “Polenta di castagna” si è espresso in modo così lusinghiero che non me lo aspettavo. Ma lo vado a beccare pure lui, come Ferretti. Questa estate faccio una tournée per beccarli tutti!
Ma è vero che ogni tanto lei parla alla luna?
Eh sì, come tutti i pazzi. I pazzi savi, naturalmente, e io credo di essere un po’ folle. Ho una attrazione fatale verso la luna, tanto che quando l’uomo è allunato ha profanato qualcosa che sentivo solo mio. Certo, come tutti ho gioito, però mi ha anche tolto un po’ di fascino. In questo romanzo parlo molto delle stelle, anche con loro parlo. Non faccio un comizio, ma dentro di me quasi quasi…
Gli parlo perché sono misteriose e ho tutte delle mie teorie, alcune sono morte da milioni di anni eppure le vediamo, quindi spero che possa essere così anche per me dopo la mia morte. Nel cielo è tutto così bello e incomprensibile… Una volta, da giovanissima, ero ancora al paese e guardavo il cielo insieme a uno che aveva sempre fame. Eravamo sull’aia e gli ho detto: “Oh Tonin, guardate che bella luna che c’è stasera”. E lui mi rispose risposto: “Aaahhh sembra una polenta”. Se la sarebbe mangiata. Vedi, ognuno la può vedere come vuole!
Il suo misticismo non si ferma qui, visto che ha detto di aver convissuto per anni con la sensazione di una vita precedente al tempo degli egizi.
È vero, quando ero molto giovane, spessissimo, avevo delle sensazioni così forti che mi facevano stare male. Ero convinta di aver vissuto un’altra vita al tempo dell’Antico Egitto.
E giustamente mi pigliavano per pazza. Non l’ho raccontato neanche alla mia mamma, forse avrei avuto bisogno di un medico. Ricordo ancora che quando si andava a funghi e mi dicevano “lavati nel catino” io non riuscivo a chinarmi e mi guardavo attorno perché ero consapevole di essere già deceduta di morte violenta con un colpo dietro la nuca. Poi quelle sensazioni sono passate, ma erano molto vive.
Mantengo una grande attrazione per l’Antico Egitto. Pensa che sono stata in tutto il mondo tranne che in Egitto e al Museo egizio a Torino ho riprovato quelle sensazioni. È stato straordinario…
Quelle sensazioni sono passate, ma la sua passionalità non sembra essere calata. In questo romanzo i personaggi incontrano amori fortissimi e certe scene sono descritte con grande erotismo.
Quando scrivo una storia non so mai dove vado a parare. Conosco l’inizio e a volte la fine, e mentre scrivo salta fuori il resto. In particolare, quando faccio andare due ragazzi in una casa di tolleranza, uno dei protagonisti lascia la sua fidanzatina e incontra l’amore vero, quello che ti travolge, come un camion che ti viene addosso, e non c’è niente da fare, lo deve vivere con grande passionalità.
Mi sono permessa di descriverlo e mi hanno anche un po’ sgridata perché secondo la casa editrice dovevo contenermi. Avrò la mia età, però mi ricordo ancora come si faceva eh!
In questa nonchalance nel parlare di sesso mi ha ricordato “La carne tonda”, il libro di Franco Branciaroli, grande attore teatrale, che a 75 anni ha scandalizzato per questo suo esordio letterario considerato quasi pornografico. Siete più liberi voi di tanti giovani autori.
Sì, questo è vero. O siamo più liberi o siamo più rincoglioniti! A parte gli scherzi, prima avevo tanti tabù nel parlare di sesso, ma adesso trovo che sia una vera liberazione. È bellissimo, ne parlo come di arte, di natura, di musica, di cibo. Perché ci devono essere delle limitazioni nel fare all’amore?
Anzi, io trovo scandaloso che la gente pensi che a una certa età non si possa più fare sesso. È ridicolo, perché quando sei vecchio va da sé che potresti non farlo più se hai degli acciacchi, ma se sei anziano e ancora vitale e integro perché non puoi farlo? Cosa scandalizza le persone?
Sarà che viviamo in una epoca piuttosto politicamente corretta?
Quando ne parlo seriamente vedo che le persone non capiscono, quasi quasi mi compatiscono se dico che faccio sesso. Allora vi dirò che non lo faccio… Ma il pensiero me lo volete lasciare? Guarda, a volte è più importante il pensiero dell’atto in sé e riesci a vivere delle storie d’amore bellissime dove il sesso c’entra poco.
Quando è stata l’ultima volta che ha fatto l’amore?
(fragorosa risata) Eeehhh… Il peccato lo si dice, ma scendere nei dettagli lasciamo perdere. Quando hai 20-30 anni dicono che la passione possa durare 2-3 anni, ma come? Se la coltivi bene può durare e infatti chi è innamorato si augura che non passi. Nei primi tempi quando vedi il partner senti le farfalle nello stomaco, quello è vero che passa.
Però credimi, la tenerezza, le carinerie, il tenersi la mano a letto dicendoti cose belle, quelle possono non finire mai. Io al mattino mi alzo e credo di essere orribile, però mio marito mi dice: “Come sei bella”. E invece io sono orribile, un mostro! Allora anch’io sono gentile con lui e a volte gli dico che è bello… Si fa fatica a crederlo… (altra risata), ma bisogna anche riderne assieme e divertirsi.
Ha raccontato che in passato era normale che le donne venissero picchiate in famiglia. Ma visto il suo carattere, lei ha mai picchiato un uomo?
Non mi è mai capitato. Invece mi è capitato di un uomo gelosissimo che mi ha dato uno schiaffo. Subito dopo gli ho detto: “Da domani sparisci dalla mia vita”. E così è stato. Fortunatamente non era un grande amore. Lo dico sempre agli uomini: “Se volete essere lasciati datemi uno schiaffo”. E subito dopo uscite dalla mia vita. Non concepisco che si alzino le mani, ma da entrambe le parti.
A volte sono i fan a non saper tenere le mani al loro posto, come è accaduto a Blanco di essere palpeggiato sul palco…
Guarda, per me lei è una povera demente. È stato un gesto volgare, assurdo, inutile, stupido, in mezzo a migliaia di persone lo tocchi nelle parti intime? È una poveraccia. Non credo che Blanco si sia offeso, avrà capito che era un gesto che veniva da una cretina.
Qual è il suo rapporto con i giovani? Ce ne sono alcuni che stanno conquistando il mondo, come per esempio i Maneskin.
Loro mi piacciono molto, sprizzano vitalità e si vestono bene. È vero che oggi si accusano i giovani di mollezza, invece loro dimostrano di essere ragazzi in gamba e che lavorano molto. A Sanremo dietro le quinte ci ho parlato e sono stati così carini e affettuosi, mi trattavano come una vecchia zia. Però poi ho cantato e anche ai Maneskin gli ho dato il due di picche, perché ho cantato bene è?
Ha cantato benissimo, come sempre. Tornando ai giovani, però, non sembra che tutti abbiano passato indenni questa pandemia.
Hai ragione, infatti io ho dei nipoti e capisco che non hanno una vita facile. Hanno tutto, ma in fondo non hanno niente. In questi due anni di pandemia sono stata anche male, ma quando potevo facevo un sacco di cose, tra la scrittura e la musica. Invece una mia nipote è caduta in depressione. Prima era vitalissima e ora non esce più come prima. I giovani si chiudono perché sono fragili.
Crede abbiano delle responsabilità anche i genitori?
Eh certo, sono fragilissimi ma non è colpa loro. La generazione che ha rovinato questi ragazzini è la mia, quella dei nonni. Noi che non abbiamo avuto nulla e abbiamo pensato che dare tutto ai nostri figli e nipoti, soprattutto materialmente, potesse compensare.
Con mia figlia sono stata fortunata, non è servito, ma mia mamma mi ha dato tante di quelle botte… ma se c’è stata una persona che ho adorato è stata proprio lei. Manca da alcuni anni e la penso sempre con un amore infinito.
Perché insieme a qualche ceffone mi dava l’esempio con il sacrificio, si toglieva il pane dalla bocca per darlo ai figli. Io ho pianto un anno per un paio di jeans e quando poi sono arrivati, anche se erano orribili, è stata una grande emozione. Oggi invece i giovani non hanno più desideri, non fanno in tempo a desiderare qualcosa che già ce l’hanno e questo li limita moltissimo.
Senta, ma a lei farebbe piacere rivedere Mina a Sanremo? Amadeus ci sta provando.
Rappresenterebbe un colpo da maestro, ma non credo ce la farà. Però me lo auguro, perché sarebbe un grande evento. Una signora della canzone come lei, che è sta chiusa in “convento” per cinquant’anni, se dovesse uscire sul palco del festival bloccherebbe l’Italia. Siamo tutti curiosi di vederla, visto che abbiamo una sua immagine di tanti anni fa. Magari non è cambiata, anzi, magari è migliorata come sono migliorata io. Ma se viene a Sanremo la aspetto con gioia!
Cantante, presentatrice, politica, scrittrice e fra poco anche ballerina. A breve infatti la vedremo esibirsi come concorrente di “Ballando con le stelle” su Rai1.
Io dico sempre che la curiosità è la molla per rimanere giovani. Almeno nel cervello, nel fisico oh, uno lotta ma bisogna anche arrendersi. Per adesso non mi arrendo, ma questa è una grande prova. O mi portano via la prima sera in barella, oppure vado fino alla fine per vincere. Io voglio divertirmi, ma prendo seriamente quello che faccio. A Milly Carlucci ho detto: “Non posso ballare il rock and roll, però dammi uno molto forte. Se poi è anche bello è meglio”. Ma deve essere forte fisicamente perché trasportare me non sarà facile…
E per non farsi mancare nulla ha già annunciato di aver iniziato il prossimo romanzo: “La ragazza dai capelli verdi”, la storia di una giovane sensitiva accusata di essere una strega. Non sarà anche questo un libro un po’ autobiografico?
Potrei anche star zitta ogni tanto, questa boccaccia… Ho iniziato a scriverlo, finirò chissà quando. Intantoil personaggio mi piace molto, perché adesso è facile avere i capelli di tutti i colori, ma all’epoca di quando è ambientata la storia si è scatenato il finimondo, con accuse per la protagonista di essere una streghetta e di portare il malocchio. Non so per ora se è autobiografico, ma per un periodo anch’io sono stata un po’ una sensitiva e mi faceva sentire male.
Anche sensitiva… prevedeva il futuro?
Prima facevo dei sogni che non mi piacevano, perché poi si avveravano. E poi dicevo in giro delle cose che succedevano davvero, per cui la gente intorno mi tormentavano per saperne di più. Era una tragedia, dovevo andare in giro con la sfera di cristallo… Così sono andata da un medico, ho preso qualche tranquillante, delle camomille e il tutto si è allentato. Meno male che è finita!
Iva Zanicchi, "l'ho amato". Il lapsus e l'imbarazzo alla Vita in diretta. Libero Quotidiano il 03 maggio 2022.
La storia di Manuel Bortuzzo, promessa del nuoto costretta alla sedia a rotelle per colpa di un proiettile, è diventato un film-tv che sarà trasmesso su Rai1 domenica prossima. Tra i protagonisti di Rinascere c'è anche Alessio Boni che questa sera è stato ospite di Alberto Matano nella sua trasmissione La vita in diretta. Con lui c'era anche Iva Zanicchi che non ha mancato di ricordare che Boni ha interpretato anche Walter Chiari. “Io l’ho amato tantissimo”, ha detto L’Aquila di Ligonchio per poi chiarire, un attimo dopo, che non intendeva amato a livello sentimentale, anche se nella vita di Iva c’è sempre stato spazio per l’amore. Quanto a Alessio Bono, “lui è anche bono!” ha detto Iva a commento del piccolo errore nella grafica apparsa in sovraimpressione: “Alessio Boni è Manuel Bortuzzo in Rinascere”. Cosa che non è, ma Iva con la sua solita verve è riuscita a drammatizzare.
Quanto alle tante voci circolate nelle scorse settimane circa un presunto ritorno all’altare, Iva Zanicchi ha voluto specificare a Matano: “Ci hanno creduto perché io non ho neanche smentito. I giornalisti continuavano a chiedermi nelle interviste cosa ci si sarebbe potuto aspettare da me per il futuro, allora io ho detto: ‘Beh, che mi sposi con l’abito bianco e con il velo’. Da quel momento tutti hanno scritto del mio matrimonio”.
Iva Zanicchi: «Mi sposo? Ma no, era una battuta, altro che abito bianco». Maria Volpe su Il Corriere della Sera il 25 Marzo 2022.
La cantante, 82 anni portati splendidamente, si era fatta scappare una battuta sulle nozze con il suo compagno Fausto Pinna cui è legata da 38 anni.
Ma Iva si sposa? «Ma va là, alla mia età, siamo matti». Ma la notizia circola...«Lo so, colpa mia. Chiedo scusa ai giornalisti. Sapete come sono fatta!! Boccaccia mia, faccio sempre dei casini. Ho scherzato sul matrimonio, non avrei dovuto». Impossibile arrabbiarsi con Iva Zanicchi, troppo simpatica, troppo impulsiva.
E così dopo aver ammesso che alla sua età si può avere ancora una vita sessuale attiva, anzi auspicabile perché fa bene, ora ci potevano stare anche le nozze. Ma la cantante ribadisce che «non è proprio il caso». E, dopo il Festival di Sanremo, pensa ancora alla sua musica. L’Aquila di Ligonchio venerdì 13 maggio comincerà la sua tournée al Teatro Municipale di Piacenza, per poi proseguire su e giù per l’Italia. Canzoni e un po’ di racconti della vita della cantante.
Da leggo.it il 24 marzo 2022.
Iva Zanicchi sposa il fidanzato Fausto Pinna. A 82 anni la cantante, separata dall’85 dall’ex marito Antonio Ansoldi, ha deciso di riprovarci al fianco del suo attuale compagno: «Lo ho proposto a Fausto - ha svelato - apertamente, con il mio solito fare molto diretto».
Iva Zanicchi annuncia le sue nozze. La cantate, 82 anni, ha infatti confessato a “Intimità” di essere pronta a sposare il suo attuale compagno Fausto Pinna: «Lo ho proposto a Fausto apertamente, con il mio solito fare molto diretto – ha spiegato - Lui tentenna, io lo rassicuro dicendo che non ho alcuna intenzione di indossare l’abito bianco e il velo da sposa e lui mi mette a tacere con una risata. Ma io sono testarda e non escludo che possa davvero accadere, perché so bene come convincerlo».
Iva è stata già sposata in passato con Antonio Ansoldi (scomparso nel 2020) da cui si è separata nell’85. La relazione con Fausto, dieci anni più giovane di lei, è iniziata poco dopo la separazione ed è ormai rodata. Il viaggio di nozze sembra esser già stato deciso, con la Zanicchi pronta a vistare l’Egitto e la Terrasanta.
Zanicchi: "Putin, il sesso e Battisti. Adesso vi dico tutto". Claudio Rinaldi il 4 Marzo 2022 su Il Giornale.
Emiliana, ma mai comunista. Iva Zanicchi si racconta, dal dispiacere per la guerra alle difficoltà della sua carriera: "Se mi fossi candidata con la sinistra, ora sarei una bandiera e invece..."
Emiliana sì, ma non comunista tanto da rivendicarlo con orgoglio persino davanti ai giornalisti russi nel 1981 durante la conferenza stampa di una storica tournée in Unione Sovietica, la prima di una cantante italiana oltre il Muro di Berlino. «Il funzionario della nostra Ambasciata mi consigliò vivamente di non parlare di politica, ma io volli subito mettere le cose in chiaro. D’altronde sono fatta così».
Iva Zanicchi, 82 primavere, ha scelto di festeggiare i sessant’anni di carriera, prima tornando sul palco di Sanremo e poi presentando il nuovo disco: «Gargana» che nel dialetto di Ligonchio, il suo paese d’origine, significa «voce», appellativo che l’accompagna da sempre. Acclamata dal pubblico di ogni età, odiata da alcuni - non tutti - i critici musicali, oggi nelle sue canzoni continua a parlare d’amore anche perché «solo puntando al cuore si possono superare gli imprevisti e, perché no, anche uscire da questa tragica guerra».
Ma Putin ha un cuore?
«Sì, anche lui ce l’avrà. Ci vorrebbe però qualcuno in grado di farlo ragionare, di allontanare da lui l’ombra del comunismo, di scacciare questa idea malsana di un ritorno alla grande Unione Sovietica. Qualcuno in grado di ricordagli che anche lui ha dei figli, una moglie, una famiglia, proprio come i poveri ucraini che sta attaccando».
E chi è questo «qualcuno»?
«Io forse manderei una donna, una come Angela Merkel per intenderci. Anzi forse chiederei proprio a lei di tornare in pista. L’ex cancelliera tedesca è sempre stata decisa, forte, determinata. Insomma è lei probabilmente la persona giusta per trattare con Putin».
Non ci sono uomini in grado di farlo?
«Sì, forse solo Draghi potrebbe avere le capacità di dialogo necessarie. Il nostro presidente è uno serio, ma in ogni caso serve l’aiuto di tutti, anche degli americani».
Biden che impressione le ha fatto?
«Non mi entusiasma. Non ha carisma e autorevolezza. Non so spiegarle il motivo, gli manca la grinta del leader. E poi anche lui è responsabile di questa situazione: lui e gli altri capi di Stato e di Governo sapevano da mesi quali erano le intenzioni di Putin, ma non hanno fatto nulla per fermarlo».
Ecco, ora però l’Italia e gli altri Stati dell’Unione Europea hanno deciso di inviare armi in Ucraina. È una scelta giusta?
«È stata una scelta sicuramente difficile da prendere. Certo, gli ucraini ci hanno chiesto aiuto e forse non si poteva fare altrimenti. Resta il fatto che non bisogna mai perdere di vista il dialogo, è quella la strada da seguire».
Lei è stata anche europarlamentare, conosce bene dunque i palazzi di Bruxelles. Come si sta comportando l’Unione europea?
«In questi anni sono stati commessi tanti errori. Non è stato portato avanti, per esempio, il progetto di un esercito unico europeo che oggi tanto sarebbe servito. Ma sa qual è lo sbaglio più grande commesso finora, in particolare dall’Italia?».
Qual è?
«Dover dipendere dalla Russia sul piano energetico. Di fatto la politica dei no, soprattutto di una certa parte del Parlamento, ha finito per renderci succubi di Putin. Avremmo dovuto sfruttare le nostre materie prime e invece non lo abbiamo fatto. Risultato: ora ne paghiamo le conseguenze e siamo, mi perdoni per la franchezza, nella merda».
Oggi molti criticano Berlusconi per lo stretto rapporto che ha avuto con Putin. Che ne pensa?
«Io credo che il presidente Berlusconi abbia fatto bene invece a dialogare con Putin. D’altronde come può un capo di Governo non avere rapporti con il presidente della Russia? Anzi bisogna dire che fin quando c’è stato il dialogo, le cose sono andate bene, quando questo è venuto meno sono incominciati i casini. Ora bisogna solo in qualche modo fermarlo».
Si aspettava questa reazione da parte degli ucraini?
«Ho visitato Kiev, una città favolosa e ho avuto modo di conoscere diversi ucraini. Sono un grande popolo nazionalista, amano la propria terra e sono determinati a difenderla».
Ha visto quanti uomini sono partiti per andare a combattere anche dall’Italia?
«Sì, ho visto però anche tante donne, tante madri che hanno addirittura spinto i loro figli ad arruolarsi. Mi ha colpito una scena in particolare: la reazione di una moglie, era l’unica a non piangere davanti al marito che salutava lei e la sua bambina prima di andare al fronte».
Secondo lei, le mamme italiane si comporterebbero così?
«No, non penso. Le mamme italiane sono visceralmente legate ai propri figli e non potrebbero mai mostrare la stessa freddezza di queste donne ucraine, che io apprezzo molto. Così come stimo Zelensky».
L’attore comico diventato presidente…
«Sì, sta dimostrando di guidare al meglio il suo popolo. Poteva fuggire e invece è ancora lì a Kiev a guidare le sue truppe. E poi sa perché mi piace?».
Perché?
«Se arrivi dal mondo dello spettacolo, nella testa di molti non puoi essere anche un buon politico. Lui sta dimostrando che è solo una sciocchezza, un pregiudizio che ho subito anch’io quando sono entrata al Parlamento Europeo».
Ha ricevuto tanti attacchi?
«Sì, ancora me li ricordo. Poi ho dovuto faticare per anni prima di rientrare nel giro ed ora eccomi di nuovo qua. Allora ho fatto una scelta che molti giornalisti hanno considerato inaccettabile».
Ovvero?
«Mi sono candidata con Berlusconi, questo non me l’hanno mai perdonato».
Si è mai pentita?
«No, mai. Ma so che se mi fossi candidata con la sinistra, sarei diventata sicuramente una bandiera, invece…».
Invece?
«Le sembra normale che un’emiliana come me, una che ha visto con i suoi occhi la Resistenza, non è mai stata invitata a cantare sul palco del Primo Maggio? Io avrei diritto di cantare ‘Bella Ciao’ molto più di altri».
Però in compenso ha cantato di nuovo sul palco di Sanremo…
«È stata un’emozione grandissima. Certo, la classifica non mi ha premiato, ma l’affetto del pubblico, la standing ovation dell’Ariston mi hanno davvero commosso. Peccato solo per qualche critica gratuita…».
Ci è rimasta male?
«No, so di non piacere a una serie di critici musicali. Ma non mi interessa, se mi guardo indietro non posso che essere soddisfatta anche perché nella mia vita ho avuto la possibilità di collaborare con tantissimi artisti, alcuni davvero grandi che restano nella memoria di tutti».
Molti hanno anche scritto canzoni per lei. Chi ricorda con più affetto?
«Lucio Battisti. All’inizio non mi piaceva la canzone che aveva composto per me e dicevo: ‘È l’unica canzone brutta di Battisti’. Ma mi sbagliavo: ‘Il mio bambino’, questo il titolo del brano, testo di Mogol e musica di Battisi, è un componimento profondo».
Ma Battisti era davvero così musone come dicono?
«Per niente. Era una persona adorabile, infatti ci siamo diverti molto. Uscivamo, andavamo a cena, è stato un periodo molto bello».
Apprezza i cantanti di oggi?
«Sì, ci sono artisti talentuosi. Ma ad alcuni devo fare un appunto: spesso si dimenticano di curare la melodia e sbagliano. Non devono mai dimenticarsi che noi siamo il Paese di Puccini, le sue melodie sono state copiate persino dai Beatles».
Ma c’è qualcuno che le piace più di altri?
«Diodato. L’ho detto più volte anche se lui non hai mai risposto ai miei complimenti. Ha scritto canzoni favolose, alcune poi parlano anche d’amore».
A proposito dell’amore, o meglio del sesso, ma è vero che lei è il suo compagno non vi risparmiate da quel punto di vista?
«Certo, non capisco perché questo debba scandalizzare. Il problema è che noi italiani abbiamo sempre visto il sesso come un tabù. Era una cosa comprensibile tanti anni fa, ma adesso non lo è più. Se sei innamorato, se hai fantasia, puoi continuare a fare sesso anche a 82 anni. Viva la vita e viva la libertà. E poi in questi anni di pandemia siamo stati costretti a rimanere a casa, quindi…».
Ecco, tutt’a un tratto la guerra in Ucraina ha fatto scomparire il Covid. È finita l’emergenza?
«No, il Covid c’è ancora. Ma in questi mesi ne abbiamo parlato troppo e male, abbiamo terrorizzato le persone. Meglio dunque continuare a stare attenti, ma discuterne di meno soprattutto in tv».
Le mancheranno i virologi?
«No. Una volta a uno di loro, non le dirò il nome però, ho detto che era diventato più famoso di Celentano».
Sappiamo chi è, ci ricordiamo di quello scambio di battute: era il professor Galli…
«Ecco, l’ha detto lei. Non mi faccia dire altro altrimenti magari si offende e io non voglio fare offendere nessuno. Io canto l’amore e prego per la pace».
La storia di Iva Zanicchi chi è: età, carriera, Sanremo, marito, compagno, fratello e figli. Da newsitaliane.it il 2 febbraio 2022.
Eccomi qua, sul palco dell'Ariston, a 13 J-Janni dall'ultima volta. A Sanremo mi presento con spirito di leggerezza e senza crearmi grandi aspettative, tranne quella di cantare bene e con determinazione. Insomma, lotterò con i denti. Perché a me non piace perdere, nemmeno se gioco a carte (quando succede, butto in aria il tavolo). Ho una bella canzone, si intitola Voglio amarti, è classica e romantica, di quelle che una volta si ballavano stretti stretti. Ma richiede anche una grande potenza vocale che io, per fortuna, ho ancora. Tutto è nato da una telefonata di Italo Ianne, che aveva scritto (insieme a Cristiano Malgioglio) Czao, cara, come stai?, il pezzo con cui ho vinto Sanremo nel 1974. Aveva questo nuovo brano, me l'ha mandato, mi è piaciuto subito e gli ho detto che l'avrei cantato in una puntata di D'Iva, lo show di cui sono stata protagonista a novembre su Canale 5. Così, ho chiesto al maestro Celso Valli un arrangiamento (bellissimo!) e ho fatto diverse prove con l'orchestra del programma televisivo. A un certo punto, il batterista mi ha detto: "Iva, questo pezzo è forte. Non cantarlo adesso, portalo a Sanremo". Sapevo già che quest'anno Amadeus voleva coinvolgermi in qualche modo. Allora, l'ho chiamato: "Io vengo, ma solo se posso gareggiare, non voglio essere un ospite". Gli ho mandato la canzone e lui l'ha accettata. Il primo a spingermi è stato Fausto (Pinna, ndr), mio marito, che mi ha detto: "Dài che andiamo e ci divertiamo".
Iva Zanicchi era a Sanremo nel 1965 quando Pino Donaggio presentò Io che non vivo (più di un’ora senza te), che dalla Riviera fece il giro del mondo: «Io invece ero talmente emozionata che non ho cantato, ho belato. Mi eliminarono subito: fu orribile», ricorda.
C’era due anni dopo quando in coppia con Claudio Villa vinse nell’edizione funestata dal suicidio di Luigi Tenco. E c’era nel 1969 quando bissò il successo, stavolta con Bobby Solo, con Zingara, nell’unico Sanremo a cui partecipò Lucio Battisti con Un’avventura: «Non era affatto un musone come dicono. In quei dieci giorni ci siamo fatti un sacco di mangiate e di bevute assieme e siamo diventati talmente amici che scrisse una canzone apposta per me, Il mio bambino».
Iva trionfò ancora una terza volta nel 1974 (record tuttora imbattuto tra le cantanti) collezionando un totale di undici partecipazioni, compresa l’ultima di quest’anno. Con questi numeri, chi meglio di lei può introdurci alla nuova edizione del Festival in programma dall’1 al 5 febbraio, condotto per la terza volta di seguito da Amadeus? «Io sono una che vuole vincere sempre, anche quando gioco a carte mi arrabbio tantissimo se perdo.
Ma stavolta faccio il tifo per i tanti giovani che Amadeus ha scelto perché è giusto così. Mi piacerebbe che vincesse qualcuno come i Maneskin per portare in giro la nuova musica italiana nel mondo. Questi ragazzi potrebbero essere miei nipoti. Del resto, i miei veri nipoti, Luca e Virginia, mi chiamano “nonna rock”». Stavolta la formula scelta da Amadeus comprende un’unica gara con 25 partecipanti: 22 “Big” e tre “Giovani” usciti dalle selezioni di dicembre. Una formula che, ha promesso il conduttore, dovrebbe far risparmiare almeno una ventina di minuti a serata, in modo da non finire sempre a notte fonda come nelle ultime edizioni.
La Zanicchi è in gara con Voglio amarti, che definisce come «una classica canzone melodica, molto carina. L’ha scritta Italo Ianne, già autore per me della canzone con cui vinsi nel 1974, Ciao cara come stai?. Io volevo cantarla quest’autunno nel mio show D’Iva andato in onda su Canale 5, ma i miei musicisti mi hanno detto: “Perché non provi a presentarla a Sanremo?”. Siccome avevo sentito delle voci che mi davano tra gli ospiti, ho chiamato Amadeus e gli ho detto: «Senti, se mai mi volessi, io accetto ma solo se sono in gara. Perché io sono una da gara”.
Così gli ho mandato la canzone e ora sono qui, felicissima, perché ogni volta che la provo l’orchestra mi applaude e questa per me è già una vittoria». Tra i 25 cantanti in gara, Iva ritroverà i vecchi amici Gianni Morandi e Massimo Ranieri: «Amadeus è intelligente e per far contenta quella fetta di pubblico a cui non piace molto il “tunz, tunz, tunz” della musica di oggi ha voluto pure noi. Ho rivisto Massimo a Sanremo Giovani ed è stato molto affettuoso con me, come sempre. Ma sono molto legata pure a Gianni. Abbiamo praticamente iniziato insieme al Disco d’oro di Reggio Emilia, un concorso a cui partecipò pure Orietta Berti.
Lui era poco più di un bambino: ricordo che arrivò accompagnato dalla sua maestra di Bologna». A Sanremo, Iva sarà accompagnata dalla figlia Michela: «Dopo una vita passata a fare la moglie e la mamma, ha deciso di prendere in mano la nostra piccola etichetta discografica, la Luvi, e ora mi bacchetta sempre: “Mamma, sei pigra, vai a provare!”. Oppure: “Mamma, non hai ancora imparato a memoria il testo della canzone”». In compenso, c’è il nipote Luca che la riempie di tenerezze: «Ora ha la fidanzatina e mi ha detto: “Nonna, tu lo sai che ascolto musica molto diversa da quella che fai tu. Ma appena potremo tornare ad abbracciarci, io ballerò la tua canzone».
Per vederli, Iva dovrà allora aspettare che finisca la pandemia, che faccia meno paura il maledetto virus che si è portato via durante la seconda ondata l’adorato fratello Antonio, mentre pure lei lottava per la vita nello stesso ospedale. «Quando ho visto schierarsi nella mia stanza un sacco di medici, ho avuto paura. Però anche quando ero con l’ossigeno dentro di me sapevo che alla fine ce l’avrei fatta. Appena potevo, facevo esercizi di respirazione e provavo a canticchiare. Nella mia vita non ho mai sofferto di depressione perché cantare per me è sempre stata una potente medicina. Quando torno a casa dopo un concerto, sono sfinita ma felice. Per questo, la prima volta che mi sono ritrovata davanti a un microfono in sala di incisione e ho risentito la mia voce, io, che non piango tanto facilmente, mi sono riempita di lacrime come una bambina: perché ho capito che avrei potuto continuare a cantare».
Francesca D'Angelo per “Libero Quotidiano” il 26 gennaio 2022.
Hai capito, Iva Zanicchi? A 82 anni torna al Festival di Sanremo (peraltro in forma smagliante) guidando la rivoluzione dei testi erotici. L'aquila di Ligonchio rompe infatti l'ultimo dei tabù: quello che voleva l'Ariston come il grande tempio del romanticismo, preferibilmente platonico.
Della serie: niente sesso, siamo a Sanremo. Ecco, quest' anno andrà in modo decisamente diverso. Ieri infatti, come da rituale, il settimanale Sorrisi e Canzoni tv ha pubblicato tutti i testi delle canzoni in gara e la maggioranza sono, sì, d'amore ma le rime sono ben più bollenti ed esplicite del candido sole-cuore-amore. Qualcuno a questo punto dirà: «Beh, certo, Amadeus ha aperto le porte ai ragazzini: questo è il risultato».
Ed è qui che entra in gioco Iva: a capeggiare i garibaldini del sesso sanremese, è proprio lei che, dall'alto dei suoi 82 anni, canta La passione senza età. Quando l'ascolterete non lasciatevi depistare dalla sonorità classicissima e badate alle parole: il testo è super hot. Il concetto è più o meno il seguente: caro amore mio, l'amore carnale è bello anche se si è vecchietti.
La canzone si apre con un eloquente «Prenderti per come sei/senza tanta filosofia/sì, lo farò» e il ritornello chiarisce: «voglio amarti nei pensieri/ nelle mani/ voglio amarti nell'anima e di più». A un certo punto, addirittura sentirete: «voglio amarti e non solo per amore/ voglio amarti perché ho fame anch' io di te». Insomma, sarà un'Iva come non l'avete mai vista. La nostra però è in allegra compagnia.
RETTORE E LE VIBRAZIONI Per esempio, la collega Donatella Rettore canterà insieme alla giovane Ditonellapiaga un brano che loro stesse hanno definito malizioso: il titolo è l'eloquente: Chimica. Tra i passaggi più espliciti citiamo: «E non c'è anticipo o ritardo/e se rimango vengo/ ripetutamente» e «le tue labbra sulle mie labbra/la mano sulla coscia incalza/e credimi ti dico di sì» (a beneficio delle femministe: tutto a posto, sono consenzienti). Prevedendo le possibili polemiche, le due si sono anche premurate di cantare: «e non m' importa del pudore/delle suore me ne sbatto totalmente/ e non mi fare la morale/che alla fine, se Dio vuole è solamente/una questione di chimica».
È birichina anche la canzone de Le Vibrazioni che, nel celebrare Iva Zanicchi, 82 anni, parteciperà al Festival di Sanremo con "La passione senza età» dalla melodia romantica e il testo hot il grande amore, cita ogni due per tre un profilo di seno. «Ma di profilo c'è il tuo seno che mi vuole/e anche se non lo dico/mi fa male tantissimo». Praticamente, il vecchio, caro tormentone "escile" rivisto in chiave Ariston. E fin qui abbiamo citato solo persone adulte, a riprova che il ringiovanimento della kermesse c'entra solo fino a un certo punto...
I GIOVANI Ma andiamo ai ragazzi. Il duo Highsnob e Hu affronta il tema della relazione tossica spiegandolo con lo shibari: «stringimi forte, che provo piacere/nel sentir dolore come lo shibari». Non si capisce se sia una metafora hot delle relazioni tossiche o se la pratica di legare il partner rientri tra gli hobby perduti dei due amanti protagonisti della canzone.
Ma andiamo avanti, perché mica è finita qui. Il sesso occasionale diventa il tema dell'omonima canzone di Tananai. Il protagonista è un ragazzo che vorrebbe tanto essere fedele alla sua fidanzata ma proprio non ce la fa: si pente, chiede scusa ma poi ci ricasca. «Tranquilli noi/ tranquilli mai/ tranquilla lei non mi è piaciuta» è il tormentone. «Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non è un inno al sesso libero», ha precisato Tananai a Sorrisi e canzoni tv, «anzi, è un invito a mettere la testa a posto». Infine, Rkomi: in Insuperabile il giovane cantante paragona l'amore alle macchine e, tra una metafora e l'altra, sentiremo «ti stringo ifianchi/amore sei te/l'ultima curva/insuperabile» e «percepisco sangue freddo nelle mie vene/a cento ottantamila giri su una coupé/due molotov in fiamme nella corrente». Sì, il tempo dell'amore platonico è decisamente finito.
A lui è dedicata la canzone di Sanremo 2022. Chi è il compagno di Iva Zanicchi, il produttore Fausto Pinna: “A 82 anni facciamo sesso perché fa bene”. Elena Del Mastro su Il Riformista il 28 Gennaio 2022.
Per Iva Zanicchi, 82 anni, Sanremo 2022 sarà la decima volta in cui salirà sul palco dell’Ariston. È arrivata prima per tre volte ma nonostante la sua grande esperienza per lei il Festival è sempre un’emozione enorme. Quest’anno parteciperà con una canzone molto sensuale: “Voglio amarti”. Una canzone che potrebbe essere la dedica al suo compagno Fausto Pinna, produttore musicale. I due non sono spostai ma stanno insieme da 36 anni.
Chi è Fausto Pinna
Dopo la fine del Matrimonio con Antonio Ansoldi con cui ha avuto la figlia Michela, Iva ha trovato un nuovo “angelo custode”. Fausto Pinna è un produttore musicale. Stanno insieme da oltre 30 anni ma non si sono mai voluti sposare. E Fausto e la figlia Michela Ansoldi accompagneranno a Sanremo Iva . Canterà una canzone d’amore molto sensuale. “Si tratta di un inno all’amore. Suscita serenità e gioia. L’amore è un sentimento strano che si può provare ad ogni età”, ha detto intervistata da Tv Sorrisi e Canzoni.
“Voglio Amarti”, la canzone di Iva Zanicchi per il Festival
“Per amore sai che io brucerei (…) / Voglio amarti nei pensieri, nelle mani (..) / Voglio amarti nelle braccia, nel calore / Della pelle, del tuo viso su di me (…) / Voglio amarti perché ho fame anch’io di te / Voglio amarti per quello che hai nel cuore / Per sentirmi ancora viva in te”, recitano alcuni versi del brano. L’Aquila di Ligonchio a 82 anni ha deciso di fare un inno all’amore eterno e bello come il suo con Fausto.
“Ogni donna, a qualunque età, dovrebbe gridare al proprio uomo l’amore sentimentale e quello carnale – ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera – Io e Fausto siamo legati da 36 anni. È piacevole stare con lui, ci divertiamo, lui dice che lo faccio ridere, lui in compenso mi prende per la gola perché è un grande cuoco”.
La cantante ha raccontato che nonostante gli anni passino, tra i due c’è ancora grande passione. “Lei vuol sapere se c’è del sesso? Sì, c’è, facciamo l’amore ancora, perché fare l’amore fa bene alla vita. A qualunque età”, ha continuato. E ancora: “Ma io a 60 anni facevo le capriole…! Adesso meno, ma guai se smetti di fare l’amore anche dopo gli 80. Se smetti di fare sesso, non lo fai più”.
Alla giornalista del Corriere che le chiedeva se dopo tanti anni ci fosse il rischio che il compagno possa diventare un amico, la cantante ha risposto ficcante: “Questo è il grande rischio certo. Ma per questo bisogna imporsi di fare l’amore. Casomai ti aiuti un po’ con la fantasia. Io ne ho tantissima.. Ma non mi faccia dire altro che poi il mio compagna si arrabbia..”.
Iva Zanicchi ha raccontato che il suo compagno è molto geloso. “È vero, quando vedi che il tuo uomo è tanto innamorato, ti galvanizza – ha continuato Zanicchi – Io mi sveglio orribile la mattina e lui mi dice “Quanto sei bella” e io allora gli dò un bacio”. Da ragazza racconta di essere stata molto timida, Antonio è stato il suo unico uomo. “Ma si può far l’amore per la prima volta a 26 anni? E restare pure incinta… Meno male che poi col tempo ho recuperato”, ha detto.
Per lei amore e sesso viaggiano insieme: “Non sono mai riuscita a scindere le due cose. Io parlo spesso con i ragazzi: loro fanno sesso senza essere innamorati. Io dico loro che quello è solo un esercizio ginnico. In quanto nonna non voglio sapere i segreti di mia nipote, ma le dico spesso ‘Vedrai che quando ti innamori il sesso sarà una cosa meravigliosa’, ma lei mi guarda perplessa…”.
Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.
Ivana Spagna compie 68 anni: «Zeffirelli mi cercò per Un tè con Mussolini: non ero in casa, scelse Cher». «Il 16 dicembre festeggio partecipando alla maratona Telethon, poi con gli amici. Progetti? Sto scrivendo un romanzo». Marianna Peluso su Il Corriere della Sera il 16 Dicembre 2022.
Buon compleanno Ivana Spagna! Il 16 dicembre taglia il traguardo dei 68 anni, di cui la maggior parte trascorsi sul palcoscenico. Nata a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, si avvicina alla musica già a fine Anni Sessanta, conquistando definitivamente il grande pubblico negli Anni Ottanta. Si tratta di oltre cinquant’anni di carriera in cui Ivana Spagna vende circa 10 milioni di dischi venendo scelta nel 1994 come voce italiana per la colonna sonora del classico Disney “Il re leone”. Tante le canzoni che hanno fatto storia da “Easy Lady” a “Gente come noi”, passando per “E io penso a te” fino a “Con il tuo nome” canzone con cui nel 2000 si è esibita, proprio nel giorno del suo compleanno, a “Mai Dire Gol”.
Quest’anno, dove sarà il giorno del suo compleanno?
«Sarò a Roma per Telethon, la consueta maratona televisiva realizzata dalla Rai in collaborazione con Fondazione Telethon per la raccolta fondi in favore della ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare. Interpreterò uno dei miei vecchi successi e promuoverò “Volevo tutto”, un singolo esplosivo di Dj Jad e Wlady, in cui faccio un featuring con King Horus. Loro tre sono fortissimi: mi avevano proposto di cantare insieme già anni fa, ma poi c’è stata la pandemia di mezzo. Qualche mese fa, ci siamo rimboccati le maniche. Il pezzo mi è piaciuto subito».
Di cosa parla?
«Parte dal concetto di solitudine in una città deserta. Nel backstage del programma Verissimo, King Horus mi ha rivelato che il pezzo è dedicato a suo padre, che è morto ammazzato dalla mafia, mentre era in auto. Ha sentito di confessarlo solo a me, prima che a chiunque altro, prima addirittura dei suoi più cari amici. Se all’inizio questa canzone mi piaceva soltanto, adesso mi commuove. Perchè la vita è sempre così: in giro si vedono dei volti sorridenti e magari non s’immagina che dietro quei sorrisi, ci sono momenti terribili. Eppure bisogna ingoiare i rospi e andare avanti, al meglio che si può».
Interpretare le canzoni di un altro autore toglie intensità al significato?
«Tutt’altro. In questo caso, King Horus ha voluto ringraziare suo padre con questa canzone, proprio come io ho sempre ringraziato i miei genitori per avermi supportata nel mio percorso. Adoro fare l’interprete, perchè mi permette di entrare nel mondo degli altri e mi dà un’occasione per cantare in modo diverso, come fossi un’altra persona. Mi sembra di ripartire daccapo, proprio come un attore fa quando deve interpretare un personaggio».
Le piacerebbe fare cinema?
«Mi piacerebbe tantissimo. Ho bruciato due occasioni nella vita, che chissà dove mi avrebbero portato. Era il 1992 e mi trovavo negli Stati Uniti. A un party conobbi una produttrice, che mi propose di fare uno stage all’Actors Studio di New York. Voleva vedermi interpretare una storia di Buñuel, ma l’indomani sarei dovuta ripartire per l’Italia e rinunciai. La seconda occasione persa è del 1996: io non volevo andare in vacanza perchè mia madre non era al massimo della forma, ma proprio lei, alla fine, mi convinse e andai per due settimane in vacanza in un villaggio turistico insieme al mio fidanzato dell’epoca. Non avevo ancora il cellulare. Quando rientrai, trovai la segreteria telefonica piena di messaggi».
Chi l’aveva cercata?
«Franco Zeffirelli. Voleva propormi “Un tè con Mussolini”, ma ormai era troppo tardi e non me la sentivo nemmeno di richiamare. Quel ruolo, alla fine, andò a Cher. Adesso però ho fatto una piccola cosa: si tratta di una parte di pochi secondi per il piccolo schermo, ma non posso rivelare di più».
Parlavamo del suo compleanno: quindi il pomeriggio sarà a Roma. E la sera?
«La sera festeggerò da me coi miei amici di sempre, quelli che mi hanno accompagnata dagli Anni Ottanta a oggi. Ci sarà mio fratello Giorgio Theo, poi ci sarà il mio ex Alfredo Larry Pignagnoli e alcuni autori con cui ho collaborato e collaboro. Ma nessun vip, solo amici».
Un periodo pieno di feste: come trascorrerà Natale e capodanno?
«Natale sempre con mio fratello, mentre a capodanno sarò su Canale5, quindi sarò al lavoro. Per il resto, io amo stare a casa, dove posso accudire i miei cinque gattini: Betty, Ivan, Enrichetto, Giorgina e Lupetto, la mia famiglia sono loro. In alcuni periodi sono sempre dal veterinario: mi preoccupo a tal punto che non vado a letto se non sono rientrati tutti. Amo gli animali perchè sono indifesi, non hanno la parola e accettano quel che arriva. Gli animali sono la mia missione: quando vedo che stanno bene, provo la gioia più grande».
Sta scrivendo?
«Sì, ma non canzoni. Dopo aver scritto il libro “Briciola, storia di un abbandono” con cui ho vinto un premio nella categoria letteratura per l’infanzia, ho scritto “Quasi una confessione” e “Sarà capitato anche a te”. E adesso ho iniziato a scrivere un romanzo: ne parlerò solo quando lo finirò».
Ha altri sogni da realizzare?
«Io ringrazio il cielo per avermi fatta arrivare fino a qui. I sogni nel cassetto sono ancora due: il primo l’ho svelato prima, cioè recitare in un film. Il secondo sarebbe di costruire uno spazio enorme, con veterinari e personale qualificato, per accogliere cani, gatti e tutti gli animali abbandonati, per poi dare un servizio di adozione mirato e controllato. Quando si è realisti, è impossibile non pensare a chi è in difficoltà, perchè non riesco a fregarmene e in questo caso parlo sia di persone che di animali. E allora mi do da fare per quel che risco. Finchè ci sarà qualcuno che sarà male, io non sarò serena»
Franco Giubilei per “Specchio – La Stampa” 12 settembre 2022.
Nulla fu più come prima dopo il punk: musica e moda guidarono una rivoluzione estetica variopinta che andava dal nero dei dark al make-up dei Duran Duran, in cui seppero infilarsi i creativi più svegli come Ivan Cattaneo. "SuperIvan", come aveva intitolato un suo disco precedente, andò a ripescare vecchie canzoni della nostra tradizione e, complice Caterina Caselli che ne colse l'originalità, le travestì di sonorità electrodance.
Risultato: Una zebra a pois fece il botto. Non era più tempo di contorcimenti da cantautori né, tanto meno, di politica, c'erano nuove tecnologie e orizzonti sonori da esplorare e Cattaneo si muoveva su questo fronte, la new wave e la dance italiana.
Oggi, alla soglia dei settant' anni, il cantante bergamasco guarda alla propria vita con una buona dose di disincanto: «Sono venuto per amore a stare in Monferrato, dove vivo con la mia pupa, una cagnolina Yorkshire che è la più toy dei toy, poi l'amore è finito e io sono rimasto».
Che sarebbe diventato un cantante lo ha sempre saputo, se da bambino ha partecipato a uno Zecchino d'oro, ma la svolta della sua carriera arrivò con Nanni Ricordi quando lavorava al disco SuperIvan, nel 1979: «Fu allora che conobbi Fabrizio De André, gli piaceva la mia musica, fu un grande complimento. In quell'occasione partì anche la collaborazione fra lui e la Pfm, che collaborava al mio disco».
L'album aveva in copertina un fotomontaggio molto eighties che ritraeva Cattaneo su un busto da culturista. Fra le canzoni Boys and boys, il cui incipit Uno sputo sulla terra/dalla stella più lontana dava conto di certo spirito demenziale del tempo. La canzone poi era un mirabile sberleffo electropop, ma il successo arrivò dopo una serata a Les Bains Douches, discoteca parigina di tendenza dove si ritrovò con altri personaggi come Blondie: “Era una festa Anni 50 che, al mio ritorno in Italia, mi ispirò per il mio disco successivo, 2060 Italian Graffiati, dove ho messo mano a successi del passato”.
Quasi mezzo milione di copie vendute, ma come ogni trionfo anche questa medaglia portava con sé il suo rovescio: «La Zebra a Pois è divenuta una gabbia che mi ha imprigionato, al punto da soprannominarla Una Lebbra a Pois... Infatti da allora ho faticato a proporre le mie cose da cantautore». Intanto continuava a dipingere, perché «nasco pittore e ho fatto tante mostre: a marzo ne farà una a Zurigo, al Cabaret Voltaire». Nel tempo libero invece ama andare per mercatini di antiquariato: «La stessa passione di Cher, per me è un tour mistico che compio sempre da solo».
Sui sentimenti ha tirato una riga che suona come un "tante grazie, ne ho avuto abbastanza": «Il gay mi piace come amico, mi hanno sempre interessato gli etero, in questo senso mi sento pasoliniano e zeffirelliano. Pier Paolo Pasolini lo conobbi nel 1974 a Roma, dove mi trovavo con un amico di Monza: me non mi ha considerato per niente, ma ha voluto il mio amico, che poi ha fatto lavorare nel suo film Salò. Liberarsi dell'amore, per quanto mi riguarda, è stata la conquista di libertà più grande».
La sensibilità nel decifrare i segni del suo tempo invece si è riflettuta anche su altri personaggi dello spettacolo.
Parliamo del gusto estetico che metteva nell'abbigliare e truccare sé stesso e che applicò a un'esordiente men che diciassettenne al suo debutto a Sanremo, Anna Oxa.
"SuperIvan" ebbe un ruolo determinante nel successo strepitoso e inaspettato di Un'emozione da poco: «Con la Oxa riuscii a realizzare l'effetto "double effect" che cercavo, un'immagine dissacratoria su una canzone melodica e tradizionale, un look da punk per una cantante che eseguiva un brano che aveva niente a che fare con chi lo cantava», racconta Ivan. Tempi irripetibili, oggi che la sperimentazione di allora ha ceduto il passo ai déjà-vu di rocker sedicenti, tutti tesi a rincorrere suggestioni e provocazioni fatte e rifatte già mezzo secolo fa.
Ivano Fossati compie 71 anni: gli esordi prog rock, l’amore con Mia Martini e altre 3 cose che non sapete di lui. Barbara Visentin su Il Corriere della Sera il 21 Settembre 2022.
Il grande cantautore genovese ha scritto pagine indelebili della musica italiana tra cui la rinnegata «La mia banda suona il rock»
Gli esordi
Il 21 settembre compie 71 anni Ivano Fossati, uno dei cantautori italiani più importanti della sua generazione, indelebile autore e polistrumentista che ha saputo spaziare tra i generi, muovendosi fra la musica popolare e la musica colta. Nato a Genova nel 1951, Fossati cresce suonando tanti strumenti, innamorandosi dei Beatles e facendo parte di alcuni gruppi Beat, pop e poi progressive: con i Delirium (e «Jesahel», portata anche a Sanremo) a inizio anni 70 anticipa il prog rock che poi renderà celebri Le Orme, il Banco del Mutuo Soccorso, la PFM. Lasciate le band per dedicarsi alla carriera solista, continua a sperimentare e intanto scrive anche canzoni per le grandi interpreti (da Mina ad Anna Oxa), tra cui la celebre «Pensiero stupendo», con Oscar Prudente, per Patty Pravo.
«La mia banda suona il rock»
Una delle canzoni più conosciute di Ivano Fossati è «La mia banda suona il rock», titolo anche dell’album che la racchiude, uscito nel 1979. Suo grande successo commerciale e momento di svolta nella sua carriera, il brano non fu mai inserito in raccolte o dischi live e il cantautore un po’ alla volta lo rinnego, smettendo di eseguirlo nei concerti forse proprio a causa dell’ampissima popolarità. «La mia banda suona il rock» con il suo inconfondibile riff di chitarra, nacque in America, a Miami, con l’intento di andare a caccia di suoni internazionali.
Gli amori con Mia Martini e Nancy Brilli
Uniti da un grande e tormentato amore, oltre che da un sodalizio professionale: Ivano Fossati e Mia Martini negli anni 80 ebbero una lunga relazione, descritta da entrambi, a più riprese, come travagliata. Stando all’indimenticabile Mimì, Fossati era geloso di lei, soprattutto artisticamente, al punto da opporsi a una sua collaborazione con Pino Daniele. Fossati non ha mai voluto aggiungere grandi dettagli sulla loro storia e non ha voluto essere menzionato neanche nel film evento «Io sono Mia», spiegando di voler tenere per sé la sua vita privata. Il cantautore ha comunque scritto per lei alcune canzoni storiche come «E non finisce mica il cielo». Prima di Mia Martini, Ivano Fossati aveva avuto un figlio, Claudio, dalla prima moglie Gildana Caputo: anche il figlio è musicista. Il cantautore ha poi avuto una relazione con l’attrice Nancy Brilli (che ha confessato a proposito della loro relazione . «Ci sono stati tradimenti. Mi ha tradita perché mi voleva sempre con lui, e io l’ho tradito per ripicca») e ha infine trovato l’amore con l’attrice Mercedes Martini
Il rapporto con De André
Entrambi genovesi, Fossati e Faber hanno spesso incrociato le loro carriere artistiche. Dalla loro collaborazione è nato infine «Anime salve», ultimo disco di inediti di De André, uscito nel 1996, in cui Faber ha scritto gran parte dei testi e Fossati gran parte delle musiche. Diventato il testamento artistico del cantautore genovese scomparso, «Anime salve» è un lavoro dal forte contenuto sociale, viaggio fra gli umili e i dimenticati, fra Rom e transessuali. Dopo la morte di De André, Fossati ha sottolineato il vuoto lasciato nella musica italiana, ribadendo come Faber fosse sempre stato un suo grande punto di riferimento
«La Canzone popolare», inno di sinistra
Nel 1992 Ivano Fossati ha pubblicato «La canzone popolare», usata come colonna sonora della (vincente) campagna popolare dell’Ulivo alle elezioni del 1996. Apertamente uomo di sinistra, Fossati aveva dato il consenso all’utilizzo politico del suo brano, ma in seguito ha detto che, pur non essendo pentito di averlo fatto, non l’avrebbe rifatto né avrebbe consigliato ad altri artisti di farlo, per il rischio di essere frainteso
Il ritiro
Dopo oltre 40 anni di carriera, vincitore di sei Targhe Tenco e negli anni diventato cantautore sempre più colto e introspettivo, nel 2011 Ivano Fossati ha annunciato l’addio alle scene: ha presentato il ventesimo album «Decadancing» durante «Che tempo che fa» e ha comunicato di non voler più andare oltre, terminando i concerti nel 2012. Ha fatto una eccezione solo per Mina, con cui nel 2019 ha realizzato il disco a quattro mani «Mina Fossati». In un’intervista al Corriere del 2019, ha detto di non sentire la mancanza del suo lavoro: «Non ho più l’esposizione di me stesso al pubblico. Non c’è più “l’ostensione” in teatro. Non ci sono più la fatica, i chilometri, la tensione. Anche un mestiere come il mio, sembra sacrilego dirlo, nasconde una fortissima componente di routine».
Silvia Maria Dubois per corrieredibologna.corriere.it il 10 febbraio 2022.
Lavori accanto a mostri sacri del cinema, quali Marco Risi, Pupi Avati, Ridley Scott, Carlo Mazzacurati. Decine di premi e candidature. Anni di teatro e fiction. E ora un post: «Ciao, mi ritiro e mi godo la vecchiaia». Saluta tutti così, l’attore Ivano Marescotti, con un semplice messaggio su Facebook.
Classe 1946, nato a Bagnacavallo, nella Bassa Romagna, è stato capace di interpretare personaggi cinematografici diversissimi fra di loro (dal dottor Randazzo in «Johnny Stecchino» al leghista di «Cado dalle nubi» di Checco Zalone, passando per il papà di Alex in «Jack Frusciante è uscito dal gruppo»), sia al cinema che in tv. Non solo: tanti gli sono grati per quel lavoro di valorizzazione e recupero del romagnolo, soprattutto con i suoi memorabili «mix» linguistici e le riletture di Dante e Ariosto.
La politica e le polemiche
L’attore ha deciso di essere sempre in prima linea anche in politica. Nel 2014 si candida alle Elezioni europee con la Lista Tsipras. In piena campagna elettorale la Rai cancella, a sua insaputa, dalla quarta puntata in poi delle sei in totale, le scene di Una buona stagione in cui compariva.
Per questa ragione fa causa alla Rai. Non solo: sempre con un post, nel 2018, l’attore segnala la sua svolta a favore del M5S: «Nessuna delle liste che ci saranno alle elezioni mi rappresenta e men che meno il M5S che ho sempre criticato e attaccato anche duramente. Cerco un minimo di obiettivo tattico. Non è una scelta di parte, è il tentativo di rovesciare il tavolo. Che è l’unica cosa desiderabile oggi». E ancora, tre anni fa ribadiva: «Il voto più efficace allo scopo, oggi, è votare Cinque Stelle: non come voto di protesta ma sperando che vincano proprio loro».
Il post (e la valanga di reazioni)
Ora l’addio, appunto, adattato di nuovo ai tempi. «Seguendo l’esempio di Jack Nicholson che a 73 anni s’è ritirato dalle scene (si deve pur avere un modello...) per godersi la vecchiaia, comunico che mi ritiro dalle scene e non faccio più l’attore - è il messaggio di Marescotti -. Ringrazio la mia agente a Roma, Maria Vittoria Grimaudo, i giornalisti critici che mi hanno sempre trattato immeritatamente bene, tutti i produttori e registi nonché i molti colleghi attori e attrici coi quali ho avuto il piacere e l’onore di lavorare.
Mi tengo solo la scuola TAM (Teatro Accademia Marescotti) con 15-20 allievi ogni anno ai quali insegno recitazione». Fine delle comunicazioni. Anzi no, quelle no, vista la caterva di messaggi e di domande a cui, ora, l’attore si trova a dover rispondere su Facebook.
Ivano Marescotti e l’addio alle scene: «Fino a 35 anni ho fatto l’impiegato, a Gibson ho detto di no e Zalone non sapevo chi era». Emilia Costantini su Il Corriere della Sera il 12 febbraio 2022
L’attore racconta i suoi esordi e la sua decisione di dire basta: «Mi ritirerò in campagna».
Quella volta che ha dovuto rifiutare un contratto con Mel Gibson, Ivano Marescotti se lo ricorda ancora, ma senza troppo rammarico. «Ero stato contattato dal grande attore e regista per interpretare il ruolo di Ponzio Pilato nel suo film La passione di Cristo — racconta —. Avevo fatto un provino che, evidentemente, gli era piaciuto molto e aveva detto: “Ti voglio”. Però io, quando seppi che mi aveva preso ed era pronto il contratto, ero in tournée con uno spettacolo e non potevo abbandonare la compagnia, altrimenti avrei pagato una penale piuttosto salata. La produzione del film si attivò immediatamente e sostenne le spese, affinché io potessi essere sostituito nello spettacolo teatrale. Cominciai dunque a lavorare sul personaggio molto importante della Passione: studiavo il copione che era in latino, ebraico, aramaico... Purtroppo, l’avvio delle riprese slittò di parecchi mesi e io, nel frattempo, avevo già firmato un contratto per un’altra tournée. Quando venni di nuovo chiamato da Gibson, dovetti rispondere: mi spiace, non sarò Ponzio Pilato».
Se n’è pentito?
«Non posso affermare che sia stato contento di rifiutare un lavoro di quel livello, ma mi sarei pentito di non rispettare l’impegno che avevo già preso con i miei colleghi teatranti».
Una carriera, la sua, ricca di titoli importanti, fra teatro, cinema, televisione, ma che è iniziata per caso e che ora annuncia ufficialmente di abbandonare...
«Non solo iniziata per caso, ma pure molto in ritardo! Finito il liceo artistico, mi ero iscritto alla facoltà di Architettura, poi vengo assunto come impiegato nell’ufficio di Urbanistica nel Comune di Ravenna, mi occupavo del piano regolatore, un lavoro che ho svolto fino all’età di 35 anni. Nel 1981, un mio amico mi propone di sostituirlo in uno spettacolo e mi chiedo ancora perché avesse pensato proprio a me, dato che non avevo alcuna esperienza scenica. Senza arte, né parte, senza conoscere il mestiere dell’attore, ho deciso di licenziarmi e di accettare questa avventura che, all’inizio, si prospettava come una occasione unica in tutti i sensi. Abbandonavo il certo per l’incerto assoluto, non sapevo dove sarei finito e non potrei consigliare a nessuno di compiere una scelta del genere, così radicale».
Coraggio o incoscienza?
«Incoscienza. Non avevo mai recitato in vita mia e, per affrontare un mestiere da zero, ci vuole stomaco forte, pelo sul cuore e anche tanto cu...».
E la facoltà di Architettura?
«Abbandonata... ormai a che mi serviva? Mi sono iscritto al Dams di Bologna, per costruirmi un po’ di formazione. Anche perché non posso dire di aver mai avuto la cosiddetta vocazione, né interesse per la recitazione. La vocazione è una base che può esserci oppure no, quello che conta è il talento, che se c’è in qualche modo viene fuori. D’altronde, esistono altri colleghi che hanno iniziato tardi come me, perché magari facevano gli impiegati di banca, però la sera lavoravano nei locali di cabaret, facevano gavetta. Io niente di tutto ciò: sono spuntato in palcoscenico in maniera del tutto anomala».
E dopo quella prima sostituzione attoriale, ha ottenuto subito altri contratti?
«Innanzitutto, quando mi sono dimesso dal mio impiego non avevo un soldo in tasca».
È stato mantenuto dai suoi genitori?
«Per carità! A parte che avevo una certa età, quindi non era giusto dipendere ancora dai miei, e poi mia madre era disperata, mi pigliava per matto, mi ripeteva “perché ti sei licenziato per fare il cumigènt“, che da noi in romagnolo significa commediante. E infatti, quando sei a terra, noi romagnoli diciamo: hai una fame da commediante... e la prima cosa che mi chiedeva mamma, preoccupata, era “hai mangiato?”. Gli amici del mio paese, Villanova di Bagnacavallo, i parenti, i conoscenti che incontravo, dicevano: “Ah, adesso fai l’attore? Ma di lavoro che cosa fai? E con quello che guadagni riesci a vivere veramente?”».
Commenti non proprio incoraggianti...
«Certo che no, e per racimolare quindi altri contratti, decisi di andare a Roma. Giravo per le varie produzioni come un cretino e, mentre vagavo per la città, guardavo i clochard che dormivano per strada. Mi chiedevo: finirò come loro?».
Per fortuna non è finito sotto i ponti come i clochard...
«Dopo vari contrattini, la vera fortuna è stata l’incontro, nel 1984, con Giorgio Albertazzi. Ero angosciato, ma non volevo sentirmi sconfitto e mi presento al grande attore: sapevo che stava lavorando alla messinscena di una commedia, Il genio, firmata da due grandi autori, Damiano Damiani e Raffaele La Capria. Lui mi guarda ed esclama: questo ha una faccia che viene giù dal palcoscenico. Una frase che non dimenticherò mai e che mi ha dato la forza necessaria per insistere, per andare avanti. E infatti, poi, ho lavorato con Leo de Berardinis, Carlo Cecchi, Mario Martone, Sergio Fantoni, Thierry Salmon...».
Non solo teatro, anche televisione e tanto cinema...
«Il primo film per il grande schermo l’ho girato con Silvio Soldini, nel 1990: era L’aria serena dell’ovest, il primo film anche per lui. La nostra strada era partita un po’ in salita, poi è iniziata la discesa e sono arrivate le proposte di Marco Risi, Marco Tullio Giordana, Roberto Benigni...».
Con Checco Zalone due film...
«Quando mi chiamò per impersonare un leghista in Cado dalle nubi, non lo conoscevo, non sapevo chi fosse, così vado a vedere su internet e scopro che era uno che faceva ridere e ho subito accettato. Ricordo che era molto ossequioso con noi attori, addirittura si inginocchiava accogliendoci sul set... Nel secondo film, Che bella giornata, Checco è diventato più sgamato. E dopo due film insieme, basta, altrimenti sembrava una compagnia di giro».
E poi «Hannibal» con Anthony Hopkins e la regia di Ridley Scott, dove lei interpretava il ruolo di Carlo Deogracias...
«Ho un ricordo straordinario di Anthony. Avevamo girato una parte del film in Italia, ma poi dovevamo tornare negli Stati Uniti e venimmo imbarcati su di un aereo privato. Quando arriviamo a Los Angeles, Anthony scende per primo, aspetta che io lo raggiungessi e, appena tocco il suolo americano, mi applaude e mi abbraccia esclamando: benvenuto in America!».
Insomma, per uno che non doveva fare l’attore, non c’è male.
«In effetti non posso lamentarmi, ho avuto tante belle occasioni e anche dei riconoscimenti, dei premi importanti...».
Ma allora perché abbandonare?
«Sa che me lo sono chiesto anch’io? È stata una decisione che ho preso dal giorno alla notte, tuttavia era da qualche tempo che ci stavo pensando, forse mi ero stancato? Forse erano meno interessanti le proposte che mi venivano fatte? Oppure mi sembrava di fare sempre le stesse cose, quindi non vivevo più l’entusiasmo necessario degli anni passati...».
Che risposta si è dato?
«Nella mia vita, così come in quella di tutti, ci sono tre fasi: per quanto mi riguarda, fino ai 35 anni ho fatto l’impiegato, poi mi sono licenziato e ho iniziato la seconda fase svolgendo la mia carriera, adesso a 76 anni ho dato il via alla terza. E posso affermare di aver concluso la carriera in bellezza. Nel cinema, uno degli ultimi film che ho girato è Bar Giuseppe con la regia di Giulio Base, e abbiamo girato anche Criminali si diventa con un cast corale e la doppia regia di Luca Trovellesi Cesana e Alessandro Tarabelli; sul piccolo schermo, è andata in onda la fiction di successo Màkari con la regia di Michele Soavi; in teatro Zio Vanja con Paolo Pierobon, uno spettacolo di rango, prodotto dallo Stabile di Torino con la regia della ungherese Kriszta Székely, un bel lavoro che però è stato interrotto a causa del lockdown pandemico. Le repliche sono andate avanti dal 7 al 26 gennaio 2020, inoltre abbiamo fatto anche una gitarella a Budapest per soli 4 giorni... l’8 marzo tutto sospeso, tutto finito».
Perché ha deciso di annunciare pubblicamente di essere arrivato al capolinea?
«Non è frequente che uno abbandoni la carriera, ma l’ho annunciato perché continuavano a farmi altre proposte... dovevo continuare a dire di no a tutti, anche perché le tournée sono piuttosto stancanti, così come sono faticosi i set... E l’aver detto che seguivo l’esempio di Jack Nicholson è stata solo una battuta, non intendevo paragonarmi a lui, che oltretutto ha lasciato le scene a 73 anni, mentre io ne ho tre di più».
Come intende occupare le sue giornate?
«Sono un tipo rurale, mi ritiro nel mio paese, dove vivono le mie due sorelle, si respira una bella aria e si parla solo in dialetto. Di sicuro non lo farò da pensionato, in ciabatte, al parco: non si nasce vecchi, lo si diventa, ma io ho il mio da fare e tanto tempo libero da gestire finalmente a mio piacere. Prima cosa, continuo a seguire la mia scuola di teatro: mi piace trasmettere ai giovani quello che ho saputo, che so fare, inoltre ho una pila di libri da leggere che, in tutti gli anni trascorsi nella frenesia lavorativa, ho trascurato».
A proposito di giovani, sua figlia ha intenzione di seguire le sue orme?
«Ha 18 anni e frequenta il liceo artistico a Bologna e non mi ha manifestato desideri da attrice».
Perché si chiama Iliade?
«Perché la mamma è greca, e dovevamo trovare un compromesso».
Un suo sogno irrealizzato?
«Posso dire che, nella mia incoscienza iniziale, li ho realizzati tutti... ma se mai dovesse chiamarmi Spielberg per interpretare Re Lear, dato che ho pure l’età giusta per affrontare questo personaggio, bè... a lui non direi di no»