Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

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L’ITALIA ALLO SPECCHIO

IL DNA DEGLI ITALIANI

 

 

ANNO 2022

L’ACCOGLIENZA

QUARTA PARTE

L’ATTACCO

DECIMO MESE

 

DI ANTONIO GIANGRANDE

 

 

  

L’APOTEOSI

DI UN POPOLO DIFETTATO

 

Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2022, consequenziale a quello del 2021. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.

Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.

 

IL GOVERNO

 

UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.

UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.

LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.

LA SOLITA ITALIOPOLI.

SOLITA LADRONIA.

SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.

SOLITA APPALTOPOLI.

SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.

ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.

SOLITO SPRECOPOLI.

SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.

 

L’AMMINISTRAZIONE

 

SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.

SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.

IL COGLIONAVIRUS.

SANITA’: ROBA NOSTRA. UN’INCHIESTA DA NON FARE. I MARCUCCI.

 

L’ACCOGLIENZA

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA.

SOLITI PROFUGHI E FOIBE.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.

 

GLI STATISTI

 

IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.

IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.

SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.

SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.

IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.

 

I PARTITI

 

SOLITI 5 STELLE… CADENTI.

SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.

SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.

IL SOLITO AMICO TERRORISTA.

1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.

 

LA GIUSTIZIA

 

SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.

LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.

LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.

SOLITO DELITTO DI PERUGIA.

SOLITA ABUSOPOLI.

SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.

SOLITA GIUSTIZIOPOLI.

SOLITA MANETTOPOLI.

SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.

I SOLITI MISTERI ITALIANI.

BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.

 

LA MAFIOSITA’

 

SOLITA MAFIOPOLI.

SOLITE MAFIE IN ITALIA.

SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.

SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.

SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.

LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.

SOLITA CASTOPOLI.

LA SOLITA MASSONERIOPOLI.

CONTRO TUTTE LE MAFIE.

 

LA CULTURA ED I MEDIA

 

LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.

SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.

SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.

SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.

SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI.

SOLITO SANREMO.

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.

 

LA SOCIETA’

 

AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.

I MORTI FAMOSI.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?

 

L’AMBIENTE

 

LA SOLITA AGROFRODOPOLI.

SOLITO ANIMALOPOLI.

IL SOLITO TERREMOTO E…

IL SOLITO AMBIENTOPOLI.

 

IL TERRITORIO

 

SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.

SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.

SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.

SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.

SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.

SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.

SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.

SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.

SOLITA SIENA.

SOLITA SARDEGNA.

SOLITE MARCHE.

SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.

SOLITA ROMA ED IL LAZIO.

SOLITO ABRUZZO.

SOLITO MOLISE.

SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.

SOLITA BARI.

SOLITA FOGGIA.

SOLITA TARANTO.

SOLITA BRINDISI.

SOLITA LECCE.

SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.

SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.

SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.

 

LE RELIGIONI

 

SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.

 

FEMMINE E LGBTI

 

SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.

 

 

 

L’ACCOGLIENZA

INDICE PRIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI EUROPEI

I Muri.

Quei razzisti come gli italiani.

Quei razzisti come i tedeschi.

Quei razzisti come gli austriaci.

Quei razzisti come i danesi.

Quei razzisti come i norvegesi.

Quei razzisti come gli svedesi.

Quei razzisti come i finlandesi.

Quei razzisti come i belgi.

Quei razzisti come i francesi.

Quei razzisti come gli spagnoli.

Quei razzisti come gli olandesi.

Quei razzisti come gli inglesi.

Quei razzisti come i cechi.

Quei razzisti come gli ungheresi.

Quei razzisti come i rumeni.

Quei razzisti come i maltesi.

Quei razzisti come i greci.

Quei razzisti come i serbi.

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI AFRO-ASIATICI

 

Quei razzisti come i marocchini.

Quei razzisti come i libici.

Quei razzisti come i congolesi.

Quei razzisti come gli ugandesi.

Quei razzisti come i nigeriani.

Quei razzisti come i ruandesi.

Quei razzisti come gli egiziani.

Quei razzisti come gli israeliani.

Quei razzisti come i libanesi.

Quei razzisti come i sudafricani.

Quei razzisti come i turchi.

Quei razzisti come gli arabi sauditi. 

Quei razzisti come i qatarioti.

Quei razzisti come gli iraniani.

Quei razzisti come gli iracheni.

Quei razzisti come gli afghani.

Quei razzisti come gli indiani.

Quei razzisti come i singalesi.

Quei razzisti come i birmani.

Quei razzisti come i kazaki.

Quei razzisti come i russi.

Quei razzisti come i cinesi.

Quei razzisti come i nord coreani.

Quei razzisti come i sud coreani.

Quei razzisti come i filippini.

Quei razzisti come i giapponesi.

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI AMERICANI

 

Quei razzisti come gli statunitensi.

Kennedy: Le Morti Democratiche.

Quei razzisti come i canadesi.

Quei razzisti come i messicani.

Quei razzisti come i peruviani.

Quei razzisti come gli haitiani.

Quei razzisti come i cubani.

Quei razzisti come i cileni.

Quei razzisti come i venezuelani.

Quei razzisti come i colombiani.

Quei razzisti come i brasiliani.

Quei razzisti come gli argentini.

Quei razzisti come gli australiani.

 

INDICE SECONDA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Fredda.

La Variante Russo-Cinese-Statunitense.

 

INDICE TERZA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

LA BATTAGLIA DEGLI IMPERI.

I LADRI DI NAZIONI.

CRIMINI CONTRO L’UMANITA’.

I SIMBOLI.

LE PROFEZIE.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. PRIMO MESE.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. SECONDO MESE.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. TERZO MESE.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. QUARTO MESE.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. QUINTO MESE.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. SESTO MESE.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. SETTIMO MESE.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. OTTAVO MESE.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. NONO MESE.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. DECIMO MESE.

 

INDICE QUINTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

LE MOTIVAZIONI.

NAZISTA…A CHI?

IL DONBASS DELI ALTRI.

L’OCCIDENTE MOLLICCIO E DEPRAVATO.

TUTTE LE COLPE DI…

LE TRATTATIVE.

ALTRO CHE FRATELLI. I SOLITI COGLIONI RAZZISTI.

LA RUSSIFICAZIONE.

 

INDICE SESTA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

ESERCITI, MERCENARI E VOLONTARI.

IL FREDDO ED IL PANTANO.

 

INDICE SETTIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

LE VITTIME.

I PATRIOTI.

LE DONNE.

LE FEMMINISTE.

GLI OMOSESSUALI ED I TRANS.

LE SPIE.

 

INDICE OTTAVA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

LA GUERRA DELLE MATERIE PRIME.

LA GUERRA DELLE ARMI CHIMICHE E BIOLOGICHE.

LA GUERRA ENERGETICA.

LA GUERRA DEL LUSSO.

LA GUERRA FINANZIARIA.

LA GUERRA CIBERNETICA.

LE ARMI.

 

INDICE NONA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

LA DETERRENZA NUCLEARE.

DICHIARAZIONI DI STATO.

LE REAZIONI.

MINACCE ALL’ITALIA.

 

INDICE DECIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

IL COSTO.

L’ECONOMIA DI GUERRA. LA ZAPPA SUI PIEDI.

PSICOSI E SPECULAZIONI.

I CORRIDOI UMANITARI.

I PROFUGHI.

 

INDICE UNDICESIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

I PACIFISTI.

I GUERRAFONDAI.

RESA O CARNEFICINA? 

LO SPORT.

LA MODA.

L’ARTE.

 

INDICE DODICESIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

PATRIA MOLDAVIA.

PATRIA BIELORUSSIA.

PATRIA GEORGIA.

PATRIA UCRAINA.

VOLODYMYR ZELENSKY.

 

INDICE TREDICESIMA PARTE

 

La Guerra Calda.

L’ODIO.

I FIGLI DI PUTIN.

 

INDICE QUATTORDICESIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’INFORMAZIONE.

TALK SHOW: LA DISTRAZIONE DI MASSA. 

 

INDICE QUINDICESIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

LA PROPAGANDA.

LA CENSURA.

LE FAKE NEWS.

 

INDICE SEDICESIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

CRISTIANI CONTRO CRISTIANI.

LA RUSSOFOBIA.

LA PATRIA RUSSIA.

IL NAZIONALISMO.

GLI OLIGARCHI.

LE GUERRE RUSSE.

 

INDICE DICIASSETTESIMA PARTE

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

CHI E’ PUTIN.

 

INDICE DICIOTTESIMA PARTE

 

SOLITI PROFUGHI E FOIBE. (Ho scritto un saggio dedicato)

Quelli che…le Foibe.

Lo sterminio comunista degli Ucraini.

L’Olocausto.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI. (Ho scritto un saggio dedicato)

Gli Affari dei Buonisti.

Quelli che…Porti Aperti.

Quelli che…Porti Chiusi.

Il Caso dei Marò.

Che succede in Africa?

Che succede in Libia?

Che succede in Tunisia?

Cosa succede in Siria?

 

 

 

L’ACCOGLIENZA

QUARTA PARTE

L’ATTACCO

DECIMO MESE

 

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

·        La Guerra Calda.

L’ATTACCO. DECIMO MESE.

Putin alle madri dei soldati: «Non credete a tv e internet». Kherson colpita dai missili: evacuati gli ospedali. Lorenzo Cremonesi e Andrea Nicastro su Il Corriere della Sera il 25 Novembre 2022

Le notizie di venerdì 25 novembre. Nuovo raid missilistico di Mosca contro infrastrutture civili ucraine: al buio diverse città

• La guerra in Ucraina è arrivata al 272esimo giorno.

• La Svezia insegue le spie russe: forze speciali in elicottero per arrestare due sessantenni.

• Secondo le autorità ucraine l’intera regione di Kiev è senza luce, e la città è senza acqua. Zelensky: «Milioni al gelo, è un crimine contro l’umanità».

• Il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato una delegazione di madri dei soldati russi invitandole a non credere alle «false notizie» diffuse su internet.

• Le forze russe hanno nuovamente bombardato la città ucraina di Kherson e sono state segnalate vittime tra la popolazione civile. Evacuati gli ospedali.

• Kiev dà la caccia ai consiglieri iraniani che hanno assistito i russi con i droni: «Obbligati a ucciderli».

Ore 20:37 - Ucraina, governatore: 4 morti per bombe russe su Kherson

Almeno quattro persone sono morte e altre 10 sono rimaste ferite per un bombardamento russo su Kherson, recentemente riconquistata dalle forze ucraine. Lo ha riferito il governatore regionale, Yaroslav Yanushevych, capo dell’amministrazione militare di Kherson. «Gli invasori russi hanno aperto il fuoco su una zona residenziale con più lanciarazzi. Un grande edificio ha preso fuoco», ha scritto su Telegram.

Ore 20:38 - Zelensky, non ci fiaccheranno colpendo infrastrutture

La nuova strategia della Russia di colpire e distruggere le infrastrutture in Ucraina non riuscirà a fiaccare il Paese, secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, intervistato dal Financial Times, afferma che Mosca non riuscirà così a far precipitare l’Ucraina nelle tenebre o a indebolirne la determinazione a liberare tutta la terra occupata. Zelensky ha quindi descritto il conflitto come una «guerra di forza e resilienza».

Ore 01:00 - Ucraina, 7 morti e 20 feriti dopo i raid a Kherson

È salito a sette il numero dei morti dopo i bombardamenti russi ieri su Kherson. Lo ha reso noto il governatore regionale Yaroslav Yanushevych. Circa 20 i feriti nella città del sud dell’Ucraina ritornata sotto il controllo di Kiev, ma che i russi hanno ripreso ad attaccare con artiglieria e lanciarazzi multipli dalla sponda opposta del Dnepr.

Ore 01:10 - Gli abitanti Kiev avranno corrente elettrica per 2-3 ore al giorno

Gli abitanti di Kiev avranno la corrente «per 2-3 ore al giorno fino a quando la quantità di elettricità che arriva alla capitale non aumenterà». Lo ha detto Dmytro Saharuk direttore della società energetica Dtek. Lo riporta Ukrainska Pravda. Dopo che il sistema si sarà stabilizzato, Dtek prevede di passare ai programmi di interruzione programmata già stabiliti. Secondo Saharuk al momento circa il 30% della popolazione di Kiev dispone di elettricità.

Ore 01:39 - Kiev, missili su Zaporizhzhia danneggiato l’ospedale

L’amministratore regionale ucraino Oleksandr Starukh ha parklato su Telegram di un attacco missilistico russo nella tarda serata su Zaporizhzhia. È quanto riportato da Ukrainska Pravda. «Questa volta i razzi hanno colpito vicino all’ospedale — ha spiegato—. Le persone non sono rimaste ferite ma lo stesso non si può dire dell’edificio dove dozzine di finestre sono state distrutte».

Ore 07:40 - A Kiev, nella casa di Julia: «Così viviamo al freddo senza luce e acqua. Poi in coda alla fontana nella neve»

«Ieri mattina avevamo ventidue gradi in casa. Dopo gli scoppi dei missili a metà giornata il riscaldamento centralizzato si è spento, i rubinetti sono rimasti a secco e il blocco dell’energia non ci ha permesso di accendere le stufette elettriche d’emergenza. Ora siamo scesi a 16 gradi, se continua così, col freddo della notte anche la temperatura nelle stanze da letto potrebbe precipitare a 10 gradi, i muri allora si faranno gelati e la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi giorni. Tra poco andremo alla fontana pubblica qui vicino e avremo almeno l’acqua per lavare i piatti». Il reportage da Kiev dell’inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi che è stato a casa di Julia, 47 anni, anche lei vittima con la madre dei bombardamenti di Putin sulle infrastrutture civili. A Kiev manca acqua e luce, una strategia «medioevale» dell’esercito russo per assediare la capitale dell’Ucraina, una citta di quasi tre milioni di abitanti, lasciandola al buio e al freddo.

Ore 07:46 - Il falco Tolstoj: «Rispediremo l’Ucraina nel diciottesimo secolo»

«Basta guardare ai conflitti dei secoli scorsi tra Russia ed Europa per capire» sostiene Pjotr Tolstoj, trisnipote del grande scrittore, vicepresidente della Duma, falco tra i falchi, fedelissimo alla linea più dura, anzi spietata, possibile. «Nell’Ottocento eravamo a Parigi, nel Novecento a Berlino. Quindi, l’unico punto di mediazione è la nostra bandiera su Kiev. Abbattendo ogni sua infrastruttura, rispediremo l’Ucraina nel diciottesimo secolo».

Ore 07:54 - Zelensky e la moglie: «Resisteremo anche ai blackout»

«L’Ucraina resisterà agli attacchi russi alle reti elettriche» ha assicurato Zelensky in un’intervista al Financial Times. Anche la first lady Olena Zelenska garantisce che il Paese è pronto a resistere al freddo e ai black-out perché «senza vittoria non può esserci pace». «Siamo pronti a sopportare tutto questo», ha detto alla Bbc la moglie del presidente ucraino. «Abbiamo avuto così tante terribili sfide, visto così tante vittime, così tanta distruzione, che i blackout non sono la cosa peggiore che ci possa capitare». Zelenska ha anche citato un sondaggio secondo cui il 90% degli ucraini si è detto pronto a resistere senza elettricità per due o tre anni se vedesse la prospettiva di aderire all’Unione europea.

Ore 08:33 - Mosca ha già speso un quarto del suo bilancio per la guerra in Ucraina

La Russia ha speso 82 miliardi di dollari, pari a un quarto del suo bilancio annuale, per la guerra in l’Ucraina dall’inizio dell’invasione il 24 febbraio scorso: è la stima della rivista «Forbes». E i costi del conflitto per Mosca stanno aumentando, mentre le sue risorse si stanno esaurendo, scrive la rivista che cita l’accordo con l’Iran per la fornitura di armi e un possibile accordo con la Corea del Nord. L’anno prossimo, il «conto della guerra» potrebbe diventare troppo alto, ritengono gli esperti di «Forbes». La stima degli 82 miliardi di dollari, precisa il bisettimanale, rappresenta i costi militari diretti della Russia per i 9 mesi di guerra, ovvero include i costi necessari per sostenere le operazioni militari, ma non la spesa per la difesa stabile del Paese o le perdite legate all’economia. La rivista cita alcuni esempi dei costi diretti. In media, ogni soldato costa allo Stato circa 200 dollari al giorno, finora le forze russe hanno lanciato oltre 4.000 missili per un costo medio di 3 milioni di dollari l’uno e poi c’è l’artiglieria con il prezzo medio di un proiettile di circa 1.000 dollari, per una spesa stimata in oltre 5,5 miliardi di dollari. Nel 2021 le entrate di bilancio russo ammontavano a 340 miliardi di dollari, quindi la Federazione ha già speso un quarto delle sue entrate dello scorso anno nelle operazioni militari in Ucraina, scrive Forbes. Se in primavera questi costi potevano sembrare accettabili, considerando che la Russia incassava circa un miliardo di euro al giorno dalla vendita di petrolio e gas, ora la situazione è diversa fanno notare i ricercatori della rivista, sottolineando che le entrate del bilancio federale russo derivanti dall’export di petrolio e gas stanno diminuendo. Mosca, infatti, ha già perso la maggior parte del mercato europeo del gas dopo che la fornitura del Nord Stream è stata interrotta e le sanzioni sul suo petrolio inizieranno a dicembre. Nel frattempo, la guerra richiede più soldi: in autunno, le spese miliari legate al conflitto sono raddoppiate e adesso la Russia ha bisogno di almeno 10 miliardi di dollari al mese.

Ore 09:28 - Pechino: «Siamo attenti alla situazione umanitaria in Ucraina, servono subito dialogo e negoziati»

La Cina sta pensando di fornire aiuti a Kiev e di chiedere alla Russia di fermare gli attacchi alle strutture civili? La posizione della Cina «è sempre stata chiara: abbiamo sempre attribuito importanza alla situazione umanitaria in Ucraina» ha risposto la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning. Pechino ritiene «che sia la massima priorità raffreddare la situazione il prima possibile attraverso il dialogo e la negoziazione, che è il modo fondamentale per risolvere il problema» ha aggiunto.

Ore 09:36 - Difesa anti aerea attivata in Crimea. Zelensky: «Vogliamo liberarla»

Nel nord della Crimea è stata attivata la difesa area, ha reso noto il sindaco della città di Armiansk, Vasily Telizhenko, citato dall’agenzia Tass. I residenti della città avevano denunciato il suono di esplosioni a distanza. Le autorità comunque, ha riferito, non intendono pianificare l’evacuazione della città. Hanno però iniziato a costruire trincee intorno ad Armiansk, nel nord della Crimea.

Nella sua intervista al Financial Times il presidente Zelensky ha detto: « Capisco che tutti siano confusi dalla situazione e da ciò che accadrà alla Crimea. Se qualcuno è pronto a offrirci una soluzione per la de-occupazione della Crimea con mezzi non militari, non potrò che essere favorevole». Il presidente ucraino ha concluso spiegando che se la soluzione diplomatica non prevede la liberazione della Crimea allora è solo «una perdita di tempo».

Ore 10:10 - Kiev ancora per il 50% senza luce, tornata l’acqua

Il 50% delle abitazioni di Kiev è ancora senza luce, l’acqua è stata ripristinata dappertutto mentre un terzo delle case di Kiev è al momento stato raggiunto dal riscaldamento. È il punto della situazione stamattina nella capitale fatto dal sindaco della città Vitaliy Klitschko, ripreso da Ukrainska Pravda. Per quanto riguarda le comunicazioni mobili, il funzionamento delle reti di tutti gli operatori mobili dipende dall’alimentazione. Durante il giorno, si prevede di collegare l’elettricità a tutti i consumatori a turno, per 3 ore.

Ore 10:14 - Stoltenberg: «Aumentare aiuti non letali a Kiev per inverno»

Alla ministeriale esteri della Nato di Bucarest il segretario generale Jens Stoltenberg chiederà agli alleati di aumentare l’aiuto non letale all’Ucraina, come carburante, materiale medico, equipaggiamento per l’inverno e drone jammers. Lo ha detto lo stesso Stoltenberg nel corso della conferenza stampa di presentazione.

Ore 10:20 - Nato: Cina non è avversario, ma sempre più vicina a Russia

«I ministri degli Affari esteri affronteranno i modi per rafforzare la nostra resilienza davanti alle sfide poste dalla Cina. La Cina non è un avversario, ma sta aumentando la modernizzazione militare, la sua presenza dall’Artico ai Balcani occidentali, dallo spazio al cyberspazio e sta provando a controllare le infrastrutture critiche degli alleati della Nato. Vediamo che Russia e Cina lavorano sempre più strettamente». Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, presentando la riunione dei ministri degli Esteri della Nato che si terrà a Bucarest il 29-30 novembre. «La guerra in Ucraina ha dimostrato quanto sia pericolosa la dipendenza dal gas russo. Quindi, noi dobbiamo affrontare le nostre dipendenze da altri regimi autoritari, non solo dalla Cina. Dobbiamo gestire i rischi, diminuire le vulnerabilità e aumentare la mostra resilienza», ha aggiunto.

Ore 10:23 - Stoltenberg: «Scelta di dove piazzare i Patriot è di Berlino»

La decisione su dove piazzare i sistemi di difesa missilistica Patriot offerti dalla Germania alla Polonia resta una scelta nazionale. Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg commentando la richiesta di Varsavia di piazzare i Patriot in Ucraina invece che in Polonia.

Ore 10:33 - Stoltenberg: «Verso integrazione Kiev in area euroatlantica»

Nel corso della ministeriale di Bucarest della Nato gli alleati discuteranno su come «aumentare la cooperazione di lungo termine con l’Ucraina» e questo comprende «il graduale passaggio» agli armamenti di standard Nato, «l’interoperabilità» con gli eserciti alleati e più in generale «l’integrazione nell’area euroatlantica». Lo ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg in conferenza stampa. «Nell’immediato - ha aggiunto - dobbiamo essere sicuri che Putin non vinca la guerra».

Ore 10:42 - Stoltenberg. «Da Putin attacchi brutali perché sta fallendo»

«Vladimir Putin sta fallendo in Ucraina e dunque procede con maggiore brutalità, attaccando gli obiettivi civili, privando le persone di luce, acqua e cibo: per l’Ucraina si tratta di un orrendo inizio d’inverno». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in conferenza stampa, precisando che l’attacco deliberato di infrastrutture civili è «un crimine di guerra» e i responsabili dovranno risponderne davanti alla giustizia.

Ore 11:01 - Cremlino: «L’Ucraina non riconquisterà la Crimea»

La Russia esclude che l’Ucraina possa riconquistare la Crimea. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass, rispondendo a quanto affermato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ore 10:51 - Putin incontrerà oggi le madri dei soldati in Ucraina

Il presidente russo Vladimir Putin incontrerà oggi una delegazione delle madri dei soldati impegnati nell’operazione militare in Ucraina. Lo ha annunciato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sottolineando che si tratterà di una conversazione «libera», senza un programma prestabilito. L’incontro è stato organizzato alla vigilia della festa della mamma, che si celebra in Russia domani.

Ore 11:29 - Cremlino, Zelensky non vuole soluzione non-militare per Crimea

Le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sul «ritorno della Crimea» dimostra che Kiev non è disposta a risolvere il problema con metodi non militari: lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. «Dichiarazioni del genere sono un’altra prova dell’impreparazione, della riluttanza e dell’incapacità della parte ucraina di mostrare disponibilità a risolvere il problema con metodi non militari», ha detto Peskov ai giornalisti. In un’intervista al Financial Times, il presidente ucranio ha detto che se un accordo per mettere fine alla guerra non preveda la liberazione della Crimea allora è solo «una perdita di tempo».

Ore 12:12 - Stoltenberg, «sviluppi a tavolo negoziale dipendono da quanto accaduto su campo battaglia»

«La maggior parte delle guerre terminano con negoziati, ma quello che avviene al tavolo negoziale dipende da quello che è accaduto sul campo di battaglia. Quindi la cosa migliore per aumentare le possibilità di una soluzione pacifica è sostenere l’Ucraina. Non ci tireremo indietro», ha affermato il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in una conferenza stampa a Bruxelles in anticipo sulla riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi alleati a Bucarest martedì e mercoledì della prossima settimana. «I Paesi alleati forniscono (a Kiev, ndr) sostegno militare senza precedenti e mi aspetto che i ministri degli Esteri si impegneranno per aumentare il loro supporto di equipaggiamenti non letali. Alla riunione di Bucarest chiederò più contributi. Sul tempo più lungo, aiuteremo l’Ucraina alla transizione da sistemi d’arma di epoca sovietica a standard Nato e incontreremo Dmytro Kuleba per discutere delle necessità più urgenti e del sostegno a lungo termine», ha quindi anticipato Stoltenberg. «Putin sta fallendo in Ucraina e risponde con più brutalità. Ondate di attacchi missilistici diretti contro cittadini e infrastrutture civili privano gli ucraini di riscaldamento, luce e acqua. Sono tempi duri anche per il resto dell’Europa e per il resto del mondo, stiamo tutti pagando un prezzo per la guerra della Russia in Ucraina. Ma per noi il prezzo è in denaro, per gli ucraini è con il sangue. Se consentiamo a Putin di vincere, tutti noi pagheremo un prezzo più alto negli anni a venire. Se Putin, o altri leader autoritari, vede che l’uso della forza è premiato, la userà ancora per raggiungere i suoi obiettivi. E’ quindi nei nostri interessi di sicurezza sostenere l’Ucraina. Bisogna ricordare che la Russia è l’aggressore, l’Ucraina è vittima di una aggressione e l’Ucraina ha il diritto di difendersi e noi la aiutiamo a farlo».

Ore 12:42 - Il ministero della Giustizia russo aggiunge Meta nella lista degli estremisti

Il ministero della Giustizia russo ha incluso Meta nella lista degli «estremisti». L’annuncio segue la politica inaugurata dal Tribunale di Mosca che lo scorso marzo aveva già dichiarato la società statunitense «un’organizzazione estremista», seguita dal blocco sia di Facebook che di Instagram sul territorio russo.

Ore 13:28 - Onu: «Milioni persone in estremo disagio per attacchi russi»

Almeno 77 persone sono morte, e milioni di persone vivono in condizioni di estremo disagio, a causa degli attacchi russi lanciati da ottobre contro le infrastrutture civili ucraine: lo ha detto l’Alto Commissario per i Diritti umani dell’Onu, Volker Turk, come riporta il Guardian. Dall’inizio di ottobre, le forze russe hanno lanciato missili circa una volta alla settimana con l’obiettivo di distruggere la rete energetica ucraina, paralizzando la fornitura di energia elettrica e termica del Paese, ha affermato Turk. «Milioni di persone sono state ridotte in condizioni di estremo disagio e in condizioni di vita spaventose a causa di questi attacchi - ha detto -. Nel complesso, ciò solleva seri problemi ai sensi del diritto umanitario internazionale, che richiede un vantaggio militare concreto e diretto per ogni obiettivo attaccato».

Ore 13:34 - Putin a madri dei soldati: «Per voi ansia e preoccupazione»

«Per voi che avete i figli nella zona di combattimento la festa della mamma è associata con un sentimento di ansia e preoccupazione». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin incontrando una delegazione di madri di soldati impegnati nell’operazione militare in Ucraina, secondo quanto riferisce l’agenzia Ria Novosti. L’incontro è avvenuto alla vigilia della festa della mamma, che in Russia si celebra domani.

Ore 13:36 - Bombe russe sul Kherson: bilancio morti sale a 10

È salito a 10 morti e 54 feriti il bilancio dei bombardamenti russi di ieri sulla regione di Kherson: lo ha reso noto il governatore regionale Yaroslav Yanushevych, come riporta il Kyiv Independent. Mosca ha lanciato 49 attacchi ieri nel Kherson, ha precisato Yanushevych, colpendo edifici residenziali, un cantiere navale, aree scolastiche e condotte del gas. Le forze russe hanno attaccato anche le comunità di Zelenivka, Chornobaivka e Stepanivka, situate sulla riva occidentale del fiume Dnipro, da cui si sono ritirate all’inizio di novembre.

Ore 14:20 - Putin: «Soldati russi in Ucraina sono “eroi”»

Il presidente russo Vladimir Putin ha definito «eroi» i soldati che combattono in Ucraina, durante un incontro avuto oggi con una delegazione di loro madri. Putin ha inoltre espresso le sue condoglianze alle madri dei caduti: «Condividiamo il dolore per coloro che hanno perso un figlio», ha detto, citato dall’agenzia Ria Novosti.

Ore 14:21 - Putin a madri soldati: «Non credere a fake su Internet»

Incontrando una delegazione di madri di soldati russi in Ucraina, il presidente Vladimir Putin ha invitato a non credere a tutte le «false notizie, inganni e menzogne» diffuse attraverso Internet. «Ci sono molti attacchi informativi» perché «l’informazione è anche un’arma di combattimento» che è diventata più efficace con le tecnologie moderne, ha affermato Putin, citato dall’agenzia Ria Novosti.

Ore 14:22 - Mosca, la Nato è complice dei crimini del regime di Kiev

«La Nato è complice dei crimini del regime di Kiev». Così su Telegram la portavoce del ministro russo degli Esteri, Maria Zakharova, replica alle affermazioni del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in supporto dell’Ucraina.

Ore 14:26 - Kiev, Kherson è tornata sotto il fuoco russo, vittime tra civili

Le forze russe hanno nuovamente bombardato oggi la città ucraina di Kherson e sono state segnalate vittime tra la popolazione civile. Lo rende noto il vicepresidente del consiglio regionale Yuriy Sobolevsky, come riporta Ukrinform. «Kherson è stata nuovamente bombardata», ha scritto Sobolevsky. Ieri le forze russe hanno bombardato il territorio della regione di Kherson 49 volte, uccidendo almeno 10 persone e ferendone altre 54.

Ore 14:36 - Malati evacuati da ospedali Kherson a causa troppi missili

I pazienti degli ospedali di Kherson vengono evacuati in altre città dell’Ucraina a causa dei sistematici bombardamenti russi contro la città. Lo annuncia il capo della regione Yaroslav Yanushevich su Telegram. Lo riporta Ukrainska Pravda. Secondo lui, i bambini che sono stati curati presso l’ospedale clinico regionale di Kherson sono stati trasferiti a Mykolaiv e anche i pazienti dell’Istituto regionale psichiatrico sono stati evacuati e a Odessa verranno curate 100 persone.

Ore 15:01 - Lettera del Papa al popolo ucraino: «Vostro dolore è anche mio»

Il Papa ha scritto una lettera al popolo ucraino a nove mesi dallo scoppio della guerra. «Io vorrei unire le mie lacrime alle vostre e dirvi che non c’è giorno in cui non vi sia vicino e non vi porti nel mio cuore e nella mia preghiera. Il vostro dolore è il mio dolore», scrive Papa Francesco.

Ore 15:37 - Zelensky: «Limitare prezzo petrolio russo a 30 dollari al barile»

«La dipendenza del continente Europa dalle risorse energetiche russe ha iniziato a diminuire. E deve scomparire del tutto». Lo ha affermato il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky durante un discorso al simposio internazionale `The European Idea´ a Kaunas, citato da Unian. «L’Europa e il mondo hanno già iniziato a parlare dell’introduzione dei massimali di prezzo, cioè del limite forzato del prezzo del petrolio russo. Si parla di un livello di presunti 60 o 70 dollari - ha aggiunto Zelensky -. Sono grato ai nostri colleghi polacchi e baltici per i loro suggerimenti, abbastanza validi. Limitare il prezzo a 30 dollari al barile sembra essere una proposta più valida».

Ore 15:51 - Kiev dà la caccia ai consiglieri iraniani che hanno assistito i russi con i droni: «Obbligati a ucciderli»

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Gli ucraini hanno un target «speciale»: i consiglieri iraniani che assistono i russi nell’uso dei droni-kamikaze. Il segretario del consiglio di sicurezza, Oleksiy Danilov, ha confermato al Guardian che alcuni sono già stati uccisi in Crimea ed altri potranno esserlo. «Erano sul nostro territorio, non erano invitati», ha spiegato. «Se collaborano con i terroristi e partecipano nella distruzione della nostra nazione, siamo obbligati a ucciderli». In ottobre fonti israeliane avevano diffuso informazioni sulla morte di circa 10 pasdaran nella penisola occupata, militari schierati per addestrare il personale dell’Armata.

Ore 15:58 - Onu: da inizio ottobre i missili russi hanno ucciso 77 civili

Gli attacchi russi in Ucraina hanno ucciso almeno 77 civili dall’inizio di ottobre. Lo ha affermato l’Alto Commissario per i Diritti umani dell’Onu, Volker Turk, riferisce Ukrinform. «Milioni di persone stanno vivendo in condizioni di estrema difficoltà a causa dei raid», ha affermato Turk. Come ricorda Ukrinform mercoledì 23 novembre le truppe russe hanno lanciato un altro massiccio attacco missilistico contro l’Ucraina, colpendo strutture infrastrutturali ed edifici residenziali con morti e feriti tra i civili.

Ore 16:01 - Olena Zelenska: «Resisteremo. Senza vittoria non c’è pace»

La first lady ucraina Olena Zelenska assicura che il Paese è pronto a resistere al freddo e ai black-out causati dagli attacchi russi perché «senza vittoria non può esserci pace». «Siamo pronti a sopportare tutto questo», ha detto alla Bbc la moglie del presidente ucraino. «Abbiamo avuto così tante terribili sfide, visto così tante vittime, così tanta distruzione, che i blackout non sono la cosa peggiore che ci possa capitare». Zelenska ha anche citato un sondaggio secondo cui il 90% degli ucraini si è detto pronto a resistere senza elettricità per due o tre anni se vedesse la prospettiva di aderire all’Unione europea.

Ore 16:08 - Shevchuk: «Grazie Papa, la popolazione è stremata»

«Siamo grati al Santo Padre per questa lettera, indirizzata al popolo ucraino, che risponde al grido della popolazione stremata da una guerra ingiusta e insensata». Lo afferma il capo della Chiesa greco-cattolica, mons. Sviatoslav Shevchuk. «Siamo grati che il Papa menzioni il dramma del popolo ucraino “martellato dalle bombe mentre piogge di missili provocano morte, distruzione e dolore, fame, sete e freddo”, un dramma spesso dimenticato e strozzato dalle logiche geopolitiche», prosegue l’arcivescovo maggiore di Kiev.

«La Chiesa greco-cattolica ucraina continua a stare sul campo, vicino alle persone che soffrono, consapevole che la parola del Papa può recare sollievo, e sperando che le continue richieste del Papa per la cessazione della guerra ingiusta siano finalmente ascoltate. Questa lettera è un atto di sollecitudine paterna del Santo Padre senza precedenti - sottolinea ancora Shevchuk -, e per gli ucraini ha un significato molto importante. Mentre i più alti esponenti dello stato aggressore negano al popolo ucraino il diritto di esistere, la sua identità, la propria lingua e la Chiesa, il Papa si rivolge a questo popolo, ne riconosce la soggettività e ne sa ammirare la resistenza».

Ore 16:15 - Aiea conferma: «Tutte le centrali ricollegate a rete elettrica»

L’Aiea ha confermato in una dichiarazione del suo direttore generale, Rafael Grossi, che le quattro centrali nucleari ucraine in funzione, ovvero Zaporizhzhia, Rivne, Sud Ucraina e Khmelnytsky, sono state ricollegate alla rete elettrica come già annunciato dall’operatore energetico Ukrenergo. L’impianto di Zaporizhzhia è in modalità di spegnimento, ma ha ancora bisogno di elettricità per mantenere le funzioni essenziali di sicurezza e protezione. L’energia, fa sapere l’Aiea, è stata ripristinata anche nel sito di Chernobyl.

Ore 16:26 - Kiev: furto Crimea è reato senza termine di prescrizione

Il «furto» della Crimea da parte delle forze di Mosca è «un reato penale senza termine di prescrizione». A dichiararlo è Mykhaylo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un messaggio su Twitter. «Il diritto internazionale è inesorabile: la Crimea è territorio dell’Ucraina. E qualsiasi tentativo da parte del ladro russo di chiamare «alienazione» la restituzione di un oggetto rubato al proprietario ucraino è legalmente nullo. La Russia dovrà perdere per rendersi conto che il furto di territori è un reato penale. Nessun termine di prescrizione...», ha twittato il consigliere ucraino.

Ore 16:39 - Putin a Yerevan isolato anche tra i suoi alleati ex sovietici (col veto dell’Armenia)

(Paolo Valentino) Mercoledì scorso, Vladimir Putin era volato a Yerevan, in Armenia, convinto di ritrovare degli amici. Dopo la rinuncia ad andare al vertice del G20 a Bali, dove rischiava di essere trattato da paria, il presidente russo cercava nel summit dell’Otsc (l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva che riunisce sei nazioni dell’ex spazio sovietico) la smentita del suo isolamento internazionale e un rafforzamento dei rapporti con i pochi alleati rimasti al suo fianco.

Ore 17:49 - Kiev: «Salgono a 15 i morti dei raid russi a Kherson»

È salito a 15 morti e 35 feriti, tra cui un bambino, il bilancio degli attacchi russi nella città ucraina di Kherson. Lo ha annunciato il capo dell’Amministrazione militare Halyna Luhova, citata da Ukrinform. «Quindici residenti di Kherson sono stati uccisi e 35, compreso un bambino, sono rimasti feriti negli attacchi russi», ha precisato Luhova, sottolineando che oggi sono stati registrati 78 raid. Secondo la stessa fonte case private e condomini sono stati danneggiati dal massiccio attacco nemico di ieri con le autorità che hanno dovuto evacuare con urgenza 58 residenti di Kherson, compresi 22 bambini.

Ore 18:08 - Kiev: «Corea del Sud fornirà generatori ad alta tensione»

Il vicepresidente del parlamento ucraino, Oleksandr Korniienko, ha dichiarato che la Corea del Sud invierà 20 generatori ad alta tensione e cinque miniescavatori elettrici in Ucraina, per aiutare Kiev dopo gli attacchi della Russia al sistema energetico. «Apprezziamo molto il supporto che la Corea del Sud ha già fornito e sta pianificando di fornire», ha affermato Korniienko come riporta Kiev Independent, aggiungendo che i generatori saranno consegnati il prossimo 12 dicembre.

Ore 18:35 - Mosca: «La risoluzione del parlamento europeo è un atto illegale»

Un atto «illegale» al quale la Russia non risponderà con una simile azione contro i Paesi designati come ostili. Così il vice ministro degli Esteri di Mosca Oleg Syromolotov ha definito la risoluzione approvata dal Parlamento europeo che ha designato la Russia come Stato sponsor del terrorismo. «Sarebbe un errore seguire qualcuno in un approccio illegale, non agiremo in modo simile a quello di chi viola la legge internazionale», ha detto Syromolotov citato dall’agenzia Interfax.

Ore 18:37 - Zelensky a von der Leyen: «Bene lavoro su nono pacchetto sanzioni»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha reso noto di «aver discusso l’iniziativa sull’export di cereali con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen». In un tweet il leader ucraino ha precisato di avere «ringraziato l’Ue per l’enorme assistenza finanziaria», come anche «per il lavoro avviato sul nono pacchetto di sanzioni» e ha sottolineato che «il prezzo massimo per il petrolio russo dovrebbe essere efficace». Zelensky ha infine annunciato che è stata discussa anche la cooperazione per garantire all’Ucraina una stabilità energetica.

Ore 19:12 - Tajani a Stoltenberg: sostegno politico e militare a Kiev

«L’Italia sostiene con forza l’integrità territoriale, la sovranità, la piena indipendenza e la resilienza dell’Ucraina. Manterremo il nostro sostegno politico, militare, finanziario e umanitario a Kiev». Lo ha detto il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani nel colloquio telefonico avuto oggi con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, secondo quanto riferisce la Farnesina in una nota.

Ore 19:13 - Presidenza Ue: prepararsi a nuovi rifugiati ucraini

«L’aggressione russa è ancora in corso, la Russia continua ad attaccare i civili in Ucraina. Con l’inverno alle porte è necessario prepararsi a un nuovo afflusso di rifugiati nell’Ue». Lo ha detto il ministro dell’Interno Ceco Vit Rakusan, alla presidenza di turno Ue, dopo il consiglio straordinario sull’immigrazione a Bruxelles

Ore 19:14 - Aiea: quattro centrali nucleari riconnesse a rete elettrica

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha confermato che quattro centrali nucleari in Ucraina sono state ricollegate alla rete elettrica dopo le interruzioni all’inizio della settimana a causa dei bombardamenti russi. Secondo quanto riferito da Kiev, si tratta degli impianti di Rivne, Ucraina Sud e Khmelnytskyi, insieme a quello di Chernobyl.

Ore 19:15 - Calenda: all’inizio di dicembre andrò a Leopoli

«Andrò a Leopoli all’inizio di dicembre, mi ha invitato il sindaco. Ma non ci andrò con la Meloni». Lo ha detto Carlo Calenda, leader di Azione, a Linkiesta Festival in corso a Milano, parlando della guerra in Ucraina. «Bisogna continuare a mandare aiuti finanziari, aiuti tecnici, aiuti militari, bisogna che si tenga alta la solidarietà. Bisogna andare a rendersi conto e raccontare da lì quello che succede», ha aggiunto Calenda.

Ore 19:51 - Eliseo: colloquio con Putin non in agenda Macron prima di visita in Usa

Emmanuel Macron non prevede un colloquio con il presidente russo Vladimir Putin prima della sua visita negli Stati Uniti la prossima settimana. A renderlo noto è l’Eliseo. «Il presidente non ha un colloquio con il presidente Putin in agenda prima della visita negli Stati Uniti», ha dichiarato ai giornalisti un consigliere del presidente. «Le sue conversazioni con il presidente Putin non sono indicizzate a quelle che potrebbe avere con il presidente Biden», ha commentato. Macron arriverà martedì sera a Washington per una visita di Stato. Il consigliere ha assicurato che un colloquio si svolgerà «abbastanza presto» pur precisando che non è stata ancora fissata una data. A metà novembre, l’Eliseo aveva indicato che Macron avrebbe chiamato Poutin dopo il G20, che si è svolto il 15 e 16 novembre in Indonesia.

Ore 20:43 - Kuleba: «Non è escluso che vi siano negoziati con la Russia»

Kiev non esclude di avere negoziati con la Russia. L’ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba in un’intervista pubblicata oggi dal giornale francese Le Parisien. «L’Ucraina non è contro i negoziati. Volodymyr Zelensky al summit G20 ha parlato della ‘pace mondiale’ e ha espresso la volontà di ottenerla», ha detto il ministro. Ma, perché ci possa essere un dialogo, la Russia dovrebbe smetterla di «confondere i negoziati con un ultimatum».

Ore 00:28 - Kuleba, non cercate di convincerci che possiamo perdere

L'Ucraina invita i suoi alleati a dirigere i loro sforzi verso il raggiungimento dell'obiettivo della vittoria e del ripristino dell'integrità territoriale del nostro stato, «il che è abbastanza realizzabile». Lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba in un'intervista rilasciata a Le Parisien e rilanciata dai media ucraini. «Diversi eminenti generali dall'altra parte dell'Atlantico e in Europa credevano fermamente che la Russia avrebbe impiegato al massimo una settimana per occupare Kiev e prendere il controllo dell'Ucraina a febbraio. Quindi, quando oggi sento valutazioni pessimistiche, chiedo a tutti di concentrare le proprie energie sull'aiutare a vincere, piuttosto che cercare ragioni per possibili fallimenti», ha aggiunto.

Ore 00:42 - Zelensky invita popolazione a risparmiare elettricità

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rivolto un appello alla popolazione per risparmiare i consumi di energia elettrica. In un videomessaggio riferito da Ukrinform, Zelensky ricorda che «è necessario consumare con parsimonia elettricità in tutte le regioni, come sempre. Se non soffrite di un blackout elettrico, non significa che il problema sia superato. Se avete l'elettricità non vuol dire che possiate mettere in funzione più apparecchi nello stesso tempo». Il presidente ha sottolineato che sovraccarichi sulla rete sono registrati ogni sera, e che causano un incremento dei blackout di emergenza.

Ore 01:02 - 007 Kiev, voci su attacco russo da nord sono false

La direzione dell'Intelligence ucraina ha smentito le voci relative ai «presunti piani del nemico di attaccare l'Ucraina dai confini settentrionali alla fine di novembre». Lo riporta Ukrainksa Pravda.

Da open.online il 26 novembre 2022.

L’ex cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto di aver cercato di convincere gli alleati europei della necessità di trovare un formato per dialogare con il presidente russo Vladimir Putin sull’Ucraina. Ma poi si è accorta di non avere la necessaria influenza. Merkel ha parlato in un’intervista pubblicata dal settimanale Der Spiegel. 

E ha spiegato che aver provato a convincere l’Europa perché pensava che il Protocollo di Minsk fosse diventato «obsoleto». Il riferimento è agli accordi firmati nel 2014 da Russia, Ucraina, Donetsk e Lugansk con la benedizione dell’Osce. «L’accordo di Minsk era stato lasciato vuoto. Nell’estate del 2021, dopo che i presidenti Biden e Putin si erano incontrati, cercai di creare un nuovo formato di dibattito europeo indipendente con Putin e con Emmanuel Macron nel Consiglio dell’Ue».

Ma alcuni «si opposero e non ebbi più la forza di impormi perché tutti sapevano che me ne sarei andata in autunno». L’ex cancelliera ha anche chiesto agli altri leader europei di intervenire ma senza esito: «Uno mi rispose: “È troppo grande per me”; un altro si limitò ad alzare le spalle: “questo è quello che devono fare i grandi’». Infine, Merkel ha rivelato l’atmosfera nel giorno dell’ultimo incontro con Putin al Cremlino: «La sensazione era molto chiara: “In termini di potere sei finita”. Per Putin conta solo il potere».

Le rivelazioni di Merkel: “Ho cercato di evitare la guerra, ma per Putin non contavo più”. Tonia Mastrobuoni su La Repubblica il 25 Novembre 2022.

Due interviste da copertina a distanza di pochi giorni, la prima sullo Stern con un curioso formato senza virgolettati, la seconda sullo Spiegel, con citazioni copiose sul conflitto in Ucraina e un ricco contorno di dettagli sulla sua vita attuale. Angela Merkel ha scelto i settimanali tedeschi più prestigiosi per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, e in un momento delicatissimo per la guerra d'aggressione russa.

Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica” il 26 novembre 2022.

Due interviste da copertina a distanza di pochi giorni, la prima sullo Stern con un curioso formato senza virgolettati, la seconda sullo Spiegel, con citazioni copiose sul conflitto in Ucraina e un ricco contorno di dettagli sulla sua vita attuale. Angela Merkel ha scelto i settimanali tedeschi più prestigiosi per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, e in un momento delicatissimo per la guerra d'aggressione russa. 

Ma qualche passaggio è destinato a suscitare nuove polemiche sui suoi rapporti con Vladimir Putin e l'eredità politica del suo lungo regno. «Avrei desiderato un tempo più pacifico dopo il mio addio», rivela la cancelliera allo Spiegel, ma la guerra «non è stata una sorpresa».

Per Merkel, architetta dell'intesa di Minsk del 2014, sottoscritta dopo l'annessione della Crimea per scongiurare un'ulteriore espansione russa, gli accordi «erano ormai diventati un guscio vuoto». Così, nell'estate del 2021, «cercai di ristabilire insieme a Emmanuel Macron un colloquio autonomo tra il Consiglio Ue e Putin». 

Alcuni, ammette, si opposero, e «io non avevo più la forza di impormi perché tutti sapevano: in autunno non ci sarà più». Peggio ancora: quando la cancelleria volò a Mosca per incontrare per Putin per l'ultima volta nella veste di cancelliera, «la mia sensazione fu chiarissima: "dal punto di vista della politica di potenza, non conti più". Per Putin conta solo il potere».

Nel 2021, azzoppata dall'imminente addio, Merkel non fu più in grado né di imporre un dialogo tra Ue e Mosca, né di contenere Putin. Sarebbe dovuta restare, forse, ricandidarsi anche nel 2021 per un quinto mandato, azzarda il giornalista? Merkel è convinta di no, e ammette che «c'era bisogno di un approccio nuovo». 

Sulla Transnistria e la Moldavia, sulla Georgia, sulla Siria e sulla Libia «non sono più riuscita ad avanzare neanche di un millimetro », ammette. Sullo Stern, nella strana intervista senza virgolettati, si capisce anche che l'altro clamoroso errore di Merkel, l'ostinazione a portare avanti Nord Stream 2, fu il risultato della sua convinzione che si potesse usare come una leva per contenere Putin.

A proposito di contenimento, è Spiegel invece a stanarla davvero sul suo ruolo nei rapporti europei con Putin. E l'interpretazione che la cancelliera dà indirettamente di sé stessa è imbarazzante. Merkel, da sempre lettrice avida, cita più volte la monumentale biografia di Sebastian Haffner su Churchill, la sua frase a Roosevelt sulla "guerra sbagliata" e ammette di aver apprezzato Jeremy Irons nel ruolo di Chamberlain nella serie Netflix "Monaco". 

Secondo l'intervistatore Alexander Osang, l'ex cancelliera avrebbe «apprezzato che il predecessore di Churchill» noto soprattutto per il suo appeasement verso Adolf Hitler, «sia stato mostrato in una luce diversa. Non come timoroso fiancheggiatore di Hitler ma come stratega che garantì al proprio Paese i margini per prepararsi all'aggressione tedesca ».

Insomma, «Monaco 1938 suona come Bucarest 2008», commenta Osang, la Conferenza in cui i Paesi occidentali dimostrarono di non aver capito la pericolosità e la "resistibile ascesa" di Hitler, come la bollò Bert Brecht, è paragonabile con il vertice Nato di Bucarest del 2008, quando Merkel si mise contro il presidente americano George W. Bush per impedire l'adesione di Ucraina e Georgia alla Nato? Agli storici l'ardua sentenza. Ma è auspicabile che rigettino quel paragone. Soprattutto per Merkel.

Putin "cancella" l'Ucraina a Mosca: "Ora sarà l'hotel Novorossiya". Federico Garau il 24 Aprile 2022 su Il Giornale.

In Russia si cancellano le tracce dell'Ucraina: il caso dell'albergo affacciato sul Moscova.  

In Russia si sarebbe messa in moto una vera e propria campagna anti-Ucraina. Questo almeno quanto riferisce oggi La Stampa, che racconta come a Mosca sia stato eliminato il cartello che indicava la svolta verso l'albergo Ucraina dal ponte Novoarbatsky.

Nella capitale russa, infatti, si trova un hotel di oltre 206 metri che ha proprio il nome della nazione oggi in aperto conflitto con la Federazione russa, ma da qualche giorno al posto del cartello che segnalava la sua presenza si troverebbe ora un pannello che fornisce indicazioni sul parcheggio. Secondo il quotidiano torinese, il nome Ucraina sarebbe stato tolto per non arrecare disturbo a certe personalità altolocate, compreso il presidente Vladimir Putin.

L'albergo Ucraina, ultimato nel '57 e battezzato da Nikita Krusciov, successore di Stalin, aveva fra l'altro già cambiato nome. Oggi, infatti, si chiama Radisson Collection Hotel Moscow, ma secondo La Stampa qualcuno del municipio di Mosca sarebbe voluto correre ai ripari, eliminando ogni residua traccia dell'antico nome. Non solo. Lo stesso quotidiano afferma che in Russia ormai la parola "Ucraina" è divenuta impronuncinabile e che sui social network si starebbe addirittura facendo ironia sull'hotel, dicendo che Putin, frustrato dalla guerra ancora in corso, potrebbe arrivare a prendersela con l'edificio al posto del Paese nemico.

Secondo La Stampa, che parla di "cancel culture" russa, anche il monumento al poeta nazionale ucraino Taras Shevshenko sarebbe a rischio, ed in alcuni ambienti si starebbe già riadottando il nome di Novorossiya per alcuni territori dell'Ucraina, per la precisione quella fascia dell’Ucraina meridionale un tempo appartenuta alla Russia imperiale.

Ma gli esempi riportati dal quotidiano del gruppo Gedi per corroborare le accuse di "cancel culture" russa non finisco qui. Si parla anche di interferenze nei futuri manuali scolastici. Per la precisione, secondo il media indipendente russo MediaZona, alla casa editrice Prosveschenie sarebbe stato chiesto di menzionare l'Ucraina il meno possibile. Ed anche le parti sulla Rus' di Kiev sarebbero state ridotte.

E ancora, fra le notizie che circolano, si dice che la città di Murmansk sia arrivata a cambiare i colori del proprio stemma, blu e giallo, mentre a Yakutsk avrebbero addirittura smontato gli spalti dello stadio, sempre per via dei colori.

La Stampa riferisce poi che a Mosca un passante sarebbe stato arrestato perché sorpreso ad andare in giro con un paio di scarpe blu e gialle, mentre una donna di nome Natasha Tyshkevich sarebbe finta dietro le sbarre per 15 giorni per aver postato lo stemma ucraino sul proprio blog. Viene infine citato l'arresto del 61enne Mikhail Kavun, che secondo la Tass sarebbe però finito in manette con l'accusa di aver finanziato l'organizzazione estremista ucraina Right Sector.

Di Andrea Lombardi su Culturaidentita.it il 25 Febbraio 2022

Inedite per la maggior parte in Italia e qui presentate per la prima volta nel loro insieme grazie all’Ucrainica Research Institute di Toronto (Canada) che ci ha permesso di riprodurle, pubblichiamo queste rarissime fotografie della carestia pianificata e della collettivizzazione forzata sovietica dell’Ucraina del 1932-1933, e delle sue vittime, e a corredo del testo riprendiamo un approfondimento storiografico a cura di Riccardo Michelucci (“Avvenire”) su questo importante avvenimento “dimenticato” del ‘900, tornato ora tragicamente alla ribalta. 

Poco più di trent’anni fa, il grande storico inglese Robert Conquest inaugurò gli studi sul cosiddetto “Holodomor”, il più imponente sterminio della storia europea del XX secolo dopo l’Olocausto. Nel suo monumentale lavoro pionieristico Harvest of Sorrow (tr. it Raccolto di dolore), uscito nel 1986 – prima del crollo dell’Unione Sovietica -, riuscì a documentare il disegno criminale di Stalin che causò la morte per fame di milioni di ucraini, nei primi anni ’30. Da allora il dibattito ha visto gli storici dividersi non tanto sulle cause della carestia, quanto per stabilire se sia corretto o meno definirla «un atto di genocidio», con le implicazioni politiche che ne deriverebbero.

Il primo a ritenerlo tale, molti anni prima dello stesso Conquest, era stato Raphael Lemkin, il giurista polacco che coniò il termine genocidio e si batté per inserirlo nel diritto internazionale. Un riconoscimento ufficiale del dramma ucraino è stato però finora sempre ostacolato dall’opposizione prima dell’Unione Sovietica, poi della Russia. Un contributo importante in questo dibattito arriva adesso dal saggio Red Famine: Stalin’s War on Ukraine della studiosa Anne Applebaum, già vincitrice del premio Pulitzer nel 2004 per un libro sui gulag dell’era sovietica. Editorialista del Washington Post e grande esperta di storia russa, Applebaum si è avvalsa di una gigantesca mole di fonti documentarie inedite provenienti da archivi locali e nazionali russi e ucraini (alcuni dei quali aperti per la prima volta negli anni ’90), nonché testimonianze orali dei sopravvissuti pubblicate dall’Istituto ucraino della memoria nazionale.

Com’è stato sottolineato da altri storici, la brutale collettivizzazione delle terre voluta da Stalin scatenò e poi intensificò quella carestia, che non colpì soltanto l’Ucraina ma interessò anche altre parti dell’Unione Sovietica. Nelle lettere private degli archivi di stato russi, i leader sovietici parlano di «spezzare la schiena alla classe contadina», e la stessa politica venne attuata nei confronti della Siberia, del Caucaso del nord e della zona del Volga, causando anche l’annientamento di oltre la metà della popolazione nomade del Kazakhstan.

Non v’è dubbio, però, che i maggiori danni e il più alto numero di vittime sia stato registrato proprio in Ucraina, dove le radici storiche di quei fatti, come racconta Applebaum, affondano nei secoli precedenti. I territori che gli zar avevano confiscato agli ottomani e ai cosacchi nel XVII e XVIII secolo cominciarono a essere considerati parte essenziale dell’impero russo fin dall’ascesa della dinastia Romanov. Durante la guerra civile che seguì la rivoluzione bolscevica, la classe contadina ucraina, essenzialmente conservatrice e anti comunista, non volle mai sottomettersi al nuovo potere e resistette strenuamente alle armate di Lenin. Sul finire degli anni ’20 i contadini furono costretti ad abbandonare le loro terre per aderire alle fattorie collettive dello stato. Gran parte di essi si opposero duramente alla collettivizzazione, rifiutandosi di cedere il grano, nascondendo le derrate alimentari e uccidendo il bestiame. Il politburo sovietico lo considerò un atto di ribellione e, pur di fronte alla sempre più grave carenza di cibo nelle campagne, mandò gli agenti e gli attivisti locali del partito a requisire tutto quello che trovavano, compresi gli animali. Al tempo stesso fu creato un cordone attorno al territorio ucraino per impedire la fuga.

Il risultato fu un’immane catastrofe: almeno cinque milioni di persone morirono di fame in tutta l’Urss non a causa del fallimento delle coltivazioni, ma perché furono deliberatamente private dei mezzi di sostentamento. Di questi, circa quattro milioni erano ucraini. Stalin rifiutò qualsiasi forma di aiuto dall’esterno, accusò i contadini che stavano morendo di fame di essere loro stessi colpevoli di quanto stava accadendo e promulgò leggi draconiane che esacerbarono la crisi. Chiunque veniva trovato in possesso anche solo di una buccia di patata era passato per le armi.

Applebaum spiega che la carestia non fu causata dalla collettivizzazione, ma fu il risultato della confisca del cibo, dei blocchi stradali che impedirono alla popolazione di spostarsi, delle feroci liste di proscrizione imposte a fattorie e villaggi. Il capitolo sulle conseguenze della carestia è a dir poco agghiacciante: dopo aver citato un rapporto riservato nel quale il capo della polizia segreta di Kiev elenca 69 casi di cannibalismo in appena due mesi, racconta casi di persone che uccisero e mangiarono i propri figli, la totale estinzione di cani e gatti, la scomparsa della popolazione di interi villaggi, i carri per il trasporto dei defunti che raccoglieva anche i moribondi e poi li seppelliva ancora vivi. Il mondo contadino ucraino fu il bersaglio principale di quegli anni di terrore che vide anche brutali persecuzioni antireligiose, con la sconsacrazione e la distruzione delle chiese, la lotta allo scampanio che rappresentava un’antica tradizione popolare.

Lo sguardo della studiosa statunitense si sofferma su tutti gli aspetti della vicenda, analizzando anche il modo in cui l’identità nazionale dell’Ucraina post-sovietica sia stata costruita attorno a essa, e approfondisce il tema delle coperture nazionali e internazionali che hanno consentito di celarla agli occhi del mondo. Non solo l’Unione Sovietica non la riconobbe mai, ma soffocò qualsiasi forma di dissenso e manipolò le statistiche demografiche, secondo le quali nel 1937 circa otto milioni di persone risultavano svanite dal Paese. Quanto ai corrispondenti a Mosca dei giornali stranieri, con la sola eccezione dell’eroico giornalista gallese Gareth Jones, non si sognarono di raccontare quei fatti. William Henry Chamberlin del “Christian Science Monitor” scrisse che i cronisti «lavorano con una spada di Damocle sulla testa: la minaccia di espulsione, o il rifiuto di un permesso per rientrare, che è poi la stessa cosa».

Ma l’Holodomor fu davvero un atto di genocidio? Applebaum non ha dubbi e ritiene che quanto accadde tra il 1932 e il 1933 coincide perfettamente con la definizione di Lemkin, ma resta purtroppo escluso dalla formulazione redatta nel 1948 con la “Convenzione sul genocidio”. Non a caso l’Unione Sovietica vi contribuì in modo decisivo proprio al fine di escludere l’olocausto ucraino. Finché il diritto internazionale non sarà aggiornato in tal senso, l’Holodomor continuerà dunque a rimanere formalmente escluso dalla lista dei genocidi.

Stalin e la carestia ucraina. Piccole Note il 6 Dicembre 2022 su Il Giornale.

La terribile carestia che falcidiò gli ucraini tra il 1932 e il ’33, ricordata dai libri di storia come Holodomor, è oggi brandita contro la Russia, accusata di ripetere quel genocidio attraverso i bombardamenti contro le infrastrutture ucraine.

Al di là della palese strumentalizzazione alla base di tale confronto storico, che tende a identificare Putin con Stalin, e rimandando alle conclusioni le considerazioni sui bombardamenti, val la pena ripercorrere la storia dell’Holodomor, che appare alquanto istruttiva.

Stalin e la grande carestia

Secondo diversi storici fu Stalin a ordinare che agli ucraini venisse a mancare il pane quotidiano, un vero e proprio genocidio, ma tale lettura della storia, in realtà, è controversa.

La carestia fu “causata da condizioni meteorologiche sfavorevoli e da cattivi raccolti, aggravati dalle campagne sovietiche di collettivizzazione e

industrializzazione forzata”.

“La conseguenza fu che non vi era grano sufficiente, e la resa dei raccolti risultò molto più bassa delle previsioni ufficiali. La dirigenza sovietica, spesso non al corrente della realtà dei fatti, e ideologicamente consacrata a trascinare l’agricoltura sovietica nell’era industriale, non modificò i propri piani, addossando la colpa della scarsità di grano a sabotatori e ai ‘nemici di classe’”.

A scrivere queste cose è Roberto Iannuzzi, che ricorda come molti storici concordano sul fatto che quella terribile “carestia non colpì solo l’Ucraina, ma anche altri territori dell’Unione Sovietica, fino ad arrivare al Kazakistan. Le carestie allora erano frequenti. Dalla fine della prima guerra mondiale agli anni ’20 del secolo scorso, Russia e Ucraina furono colpite più volte dalla fame e dalla scarsità di cibo, spesso accompagnate da epidemie”.

Tale circostanza non sembra descrivere un piano contro l’Ucraina, quanto una tragedia generalizzata. Ma al di là delle apparenze, resta che dopo il crollo dell’Unione sovietica, gli archivi di Mosca si aprirono agli studiosi occidentali, i quali, come scrive Iannuzzi, “non hanno trovato traccia dell’esistenza di un piano (o del semplice desiderio) di Stalin e del suo alto comando di sterminare il popolo ucraino”.

Ciò potrebbe spiegarsi come frutto di un lavoro di pulizia degli archivi, certo, ma in quei documenti si trovò anche altro, che sembra smentire la tesi del genocidio. “Nel loro monumentale lavoro, – scrive Iannuzzi – gli accademici R. W. Davies [storico britannico] e Stephen G. Wheatcroft [storico australiano] hanno evidenziato ‘le incertezze nei dati e gli errori commessi da un governo generalmente male informato ed eccessivamente ambizioso'”.

“Secondo i due storici, lo stato sovietico ‘non ha mostrato segni che indichino un tentativo consapevole di uccidere in massa gli ucraini e anzi si è impegnato, seppur in maniera tardiva, per alleviare la tragedia quando essa divenne evidente’”.

I rimedi, ovviamente, non riuscirono a far fronte a quanto si stava consumando. Peraltro, essi furono “messi in atto in segreto, a causa della grande preoccupazione di coprire la catastrofe in corso”, da cui forse discende la scarsa conoscenza degli stessi. Tale dinamica è plausibile, dal momento che la tragedia avrebbe incrinato l’immagine che Mosca stava proiettando di se stessa come nazione moderna e progressiva.

Ad un’analoga conclusione, ricorda Iannuzzi, è giunto anche un altro storico americano, Stephen Kotkin, un altro studioso che aveva fatto la fatica di consultare gli archivi sovietici. Insomma, non c’è alcuna certezza sulla triste vicenda.

La narrazione che accusa decisamente Stalin di aver programmato tale genocidio, ricorda Iannuzzi, fu elaborata per la prima volta dalla stampa nazista e ripresa poi dalla propaganda americana e britannica, ed è stata alimentata nel dopoguerra soprattutto nell’ambito della diaspora ucraina.

La diaspora ucraina e l’Holodomor

“Tra i principali promotori di questa campagna – scrive infatti Iannuzzi – furono i nazionalisti ucraini giunti a migliaia in Nord America nel secondo dopoguerra, tra cui molti simpatizzanti e collaborazionisti nazisti […]. Ironia della sorte vuole che tali nazionalisti, inizialmente radicatisi nella Galizia orientale negli anni ’30, provenivano da un territorio che non era ancora parte dell’Ucraina e dell’Unione Sovietica all’epoca dell’Holodomor”.

“Il loro interesse a promuovere la campagna sull’Holodomor in chiave antisovietica coincideva con quello della propaganda occidentale contro Mosca ai tempi della Guerra Fredda”. Da cui il successo della campagna, confluita poi nei libri di storia come qualcosa di acquisito, tanto che “in Canada, che ospita una numerosa diaspora ucraina con una forte componente nazionalista, l’Holodomor è riconosciuto per legge come un genocidio ‘deliberatamente pianificato ed eseguito dal regime sovietico sotto Joseph Stalin'”. Leggi simili sono state approvate in molti altri paesi.

Peraltro, va ricordato quanto scrisse John-Paul Himka, storico americano-canadese con origini ucraine, cioè che “molte delle narrazioni sulla carestia come genocidio, promosse dai nazionalisti ucraini, sono soffuse di antisemitismo. Gli ebrei – che in realtà furono anch’essi tra le vittime dell’Holodomor – in queste narrazioni vengono identificati con i comunisti e descritti come complici dello sterminio dell’etnia ucraina”.

Secondo Wheatcroft, lo stesso Robert Conquest – lo storico che rese popolare la teoria del genocidio con il suo libro The Harvest of Sorrow: Soviet Collectivization and the Terror-Famine – ha in qualche modo ammorbidito le sue posizioni”.

Infatti, “Wheatcroft scrive che, posto di fronte ai nuovi dati forniti da lui e Davies, Conquest affermò che non pensava che Stalin avesse ‘inflitto di proposito la carestia del 1933. ‘No. Quello che sostengo è che, con la carestia ormai incombente, egli avrebbe potuto evitarla, ma anteponendo ‘l’interesse sovietico’ a quello di nutrire gli affamati, ne fu consapevolmente complice”.

Insomma, se è vero che Stalin ebbe delle responsabilità nella carestia ucraina, non è affatto certo che egli pianificò deliberatamente il terribile genocidio, al contrario di altre scelleratezze di cui certamente si macchiò.

Eppure, nonostante le controversie emerse dalla consultazione degli archivi sovietici, per l’Occidente il genocidio ucraino è qualcosa di ormai acclarato. Le ragioni della propaganda hanno avuto la meglio su quelle della storia.

La riscrittura della storia e le bombe sull’Ucraina

“E’ superfluo osservare – conclude Iannuzzi – che nel corso di una guerra le operazioni di propaganda sono la norma, ma la manipolazione della storia ha conseguenze pericolose e di lungo periodo, perché inasprisce gli antagonismi e allontana la soluzione negoziata dei conflitti”.

Quanto all’attuale campagna di bombardamenti sull’Ucraina, essa appartiene alle dinamiche proprie di ogni guerra, come ad esempio avvenne per l’Iraq e la Libia.

Ma occorre ricordare che, nella prima fase della guerra, i russi hanno evitato di bombardare l’intero territorio ucraino in maniera tanto continuata, perché speravano nell’apertura di un negoziato (che era stato intavolato, ma è svaporato dopo l’intervento indebito di Boris Johnson).

Finché Kiev, incalzata dai suoi sponsor, rimarrà attestata sulla prospettiva di ricacciare i russi fuori da tutto il Donbass e dalla Crimea, cosa non realistica come sanno bene a Washington, le bombe continueranno a cadere. E, purtroppo, c’è anche la possibilità che i bombardamenti diventino più massivi con l’avanzare dell’inverno. Servirebbe un sussulto di realismo, ma non si vede all’orizzonte.

La delicata questione dell’Holodomor, il genocidio ucraino. DAVIDE MARIA DE LUCA su Il Domani il 25 novembre 2022

Il 26 novembre l’Ucraina ricorda l’Holodomor, la grande carestia inflitta dalle politiche del regime di Stalin tra il 1932 e il 1933 che costò la vita ad almeno 3,5 milioni di persone.

In Germania, il parlamento voterà la prossima settimana una mozione per riconoscere il genocidio, un gesto destinato ad aumentare la pressione su quei paesi come Italia, Francia e Regno Unito che non hanno mai promosso atti formali di riconoscimento dell’Holodomor.

Ma la questione rimane delicata. Gli storici sono divisi e solo una ventina di paesi ha formalmente riconosciuto l’Holodomor come genocidio. Anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, fino ad ora, ha condannato la carasteria senza usare la parola “genocidio”.

Il 26 novembre l’Ucraina ricorda l’Holodomor, la grande carestia inflitta dalle politiche del regime di Stalin tra il 1932 e il 1933 che costò la vita ad almeno 3,5 milioni di persone. Con le città ucraine lasciate al buio e al freddo dai bombardamenti russi e una guerra che infuria ormai da otto mesi, mai come quest’anno sarà una ricorrenza politicamente rilevante. Non soltanto per gli ucraini.

In Germania, il parlamento voterà la prossima settimana una mozione per riconoscere l’Holodomor come genocidio, un gesto destinato ad aumentare la pressione su quei paesi come Italia, Francia e Regno Unito che non hanno mai promosso atti formali di riconoscimento dell’Holodomor come crimine contro l’umanità né come genocidio. 

Si tratta di un tema che nel nostro paese, tradizionalmente tra i più vicini alla Russia, non ha mai mobilitato la politica. Le richieste di introdurre una commemorazione ufficiale sono aumentate dopo l’invasione del 24 febbraio: una mozione dei deputati Pd lo scorso maggio, una dichiarazione del sindaco di Bergamo Giorgio Gori questa settimana, ma poco altro. 

Anche la destra italiana, di solito molto pronta a condannare i crimini dei regimi comunisti, non si è praticamente fatta sentire su questo tema. A parte una risoluzione votata dai parlamentari di An nel 2003, i rapporti di alleanza e di amicizia con Putin hanno consigliato a Berlusconi e i suoi alleati di non lanciarsi in avventure su questo tema così delicato per il regime amico. 

LA CARESTIA

L’Holodomor, che significa letteralmente sterminio per fame, fu il risultato delle politiche di collettivizzazione forzata dei contadini e del sistematico sequestro degli alimenti prodotti nelle campagna per sfamare il resto dell’Unione sovietica, in particolare le grandi città industriali. Fu una campagna condotta in modo violento da polizia, militari e giovani volontari delle organizzazioni comuniste.

Le autorità sovietiche negarono che una carestia fosse in corso e si rifiutarono di ammettere le loro responsabilità fino alla caduta del regime. Oggi si calcola che i morti causati nella sola Ucraina furono tra i 3,5 e i 5 milioni.

Gli storici discutono ancora se si trattò di un autentico genocidio, cioè se le autorità sovietiche avevano avuto la conscia intenzione di colpire la popolazione ucraina in quanto tale. Questa tesi era molto diffusa nel dopoguerra e l’inventore del termine giuridico “genocidio”, Raphael Lemikin definì l’Holodomor «un caso da manuale» di genocidio. Ma con l’apertura degli archivi sovietici la tesi è diventata più controversa. Mentre nessuno storico nega che la carestia fu una conseguenze deliberata e prevedibile delle politiche del regime di Stalin, molti sostengono che non si possa definire un atto intenzionalmente mirato allo sterminio della popolazione ucraina.

UNA QUESTIONE DELICATA

La fine dell’Unione sovietica ha rapidamente tolto la questione dalle mani degli storici. Nell’Ucraina indipendente la memoria dell’Holodomor è diventata il fulcro della lotta tra nazionalisti e filorussi sull’identità della nuova nazione. Nel 2006, dopo anni di infuocato dibattito, la maggioranza del parlamento ucraino ha riconosciuto l’Holodomor come genocidio. Quattro anni dopo, uno dei primi atti del nuovo presidente Viktor Yanukovich, il leader filorusso del Partito delle regioni, è stato far sparire dal sito presidenziale il link alla pagina web che lo ricordava.

Nel resto del mondo la questione del riconoscimento del genocidio rimane delicata. Nel 2003, quando l’ambasciatore ucraino ha presentato una dichiarazione alle Nazioni unite firmata da 25 paesi in cui commemorava i crimini contro l’umanità commessi in Ucraina nel 1932-1933, Stati Uniti insieme a Regno Unito e Russia avevano fatto pressioni per non utilizzare il termine genocidio. Nel 2006, il governo federale ha fatto edificare un monumento alla memoria del genocidio, ma quesa settimana, ricordando le vittime della carestia, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non ha utilizzato il termine genocidio.

Se gli Stati Uniti hanno fatto passi avanti nel riconoscimento, dopo aver firmato la lettera del 2003 la Russia ha preso sempre maggiori distanza mano a mano che cresceva l’aggressività del nazionalismo promosso dal regime di Putin. Nel 2008, la Duma ha approvato una mozione per esplicitare che l’Holdomor non fu un genocidio e tutt’ora nel paese si ricorda la carestia sovietica del 1932-1933, senza nessuna menzione speciale dell’Ucraina.

I paesi che hanno riconosciuto esplicitamente il genocidio sono una ventina, tra cui quasi tutti i paesi dell’Europa orientale. L’ultimo a farlo in ordine di tempo sono state Romania e Moldavia questa settimana. 

I governi e i parlamenti di Italia, Francia, Regno Unito e gran parte degli altri paesi dell’Europa occidentale, non hanno mai promosso atti formali di riconoscimento dell’Holodomor come crimine contro l’umanità. Lo ha fatto invece il parlamento europeo nel 2008, ma senza utilizzare il termine genocidio. Per gli ucraini, soprattutto oggi, non è abbastanza. Come ha detto il ministro degli esteri Dmytro Kuleba: «La politica di “non provocare la Russia” è finita».

DAVIDE MARIA DE LUCA. Giornalista politico ed economico, ha lavorato per otto anni al Post, con la Rai e con il sito di factchecking Pagella Politica.

Il cielo sopra Kyjiv. A novant’anni dall’Holodomor stiamo assistendo a un nuovo genocidio degli ucraini. Linkiesta il 26 novembre 2022.

Linkiesta racconta la lotta degli ucraini contro la brutalità dei russi nel corso della seconda giornata del Festival de Linkiesta, con Yaryna Grusha, scrittrice e curatrice di Slava Evropi, Olga Tokariuk, giornalista e fellow al Reuters Institute, Massimo Gaudina, portavoce della Commissione Europea, Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, e Nelly Kolodii, violinista dell’Orchestra dell’Accademia della Scala

In Ucraina, oggi, è la Giornata nazionale del ricordo: è il novantesimo anniversario dell’Holodomor, una delle più grandi tragedie mai capitate in Europa, durante la quale i russi, comandati da Stalin, nel 1932, pianificarono la morte per carestia di 3-5 milioni di persone ucraine.

Oggi, novant’anni dopo, i russi,con Putin al Cremlino, hanno scelto, oltre a bombardare i civili, di pianificare l’assideramento degli ucraini. Hanno capito di aver perso la guerra, e sperano così di fiaccare la resistenza ucraina.

Il direttore de Linkiesta, Christian Rocca, ha discusso della lotta degli ucraini contro il genocidio perpetrato dalla Russia durante l’evento “Il cielo sopra Kyjiv”, all’inizio della seconda giornata del Festival de Linkiesta. All’incontro hanno partecipato Yaryna Grusha, scrittrice e curatrice di Slava Evropi, Olga Tokariuk, giornalista e fellow al Reuters Institute, Massimo Gaudina, portavoce della Commissione Europea e Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo. L’evento è stato introdotto da Nelly Kolodii, violinista dell’Orchestra dell’Accademia della Scala, che ha interpretato una sonata di Bach.

«L’Holodomor ha definito l’Ucraina di oggi, la memoria è ancora viva in molte famiglie, e ogni anno gli ucraini mettono una candela accesa alle loro finestre per commemorare chi è stato ucciso» spiega Olga Tokariuk, che vive in Ucraina. «Ci sono molti paralleli con quello che succede adesso. La Russia usa la fame non solo in Ucraina, ma anche da altre parti del mondo, bloccando le navi di. E non solo con armi convenzionali, ma anche con l’arma del gelo. Per l’Ucraina è molto importante che in questi giorni l’Holodomor sia stato riconosciuto come genocidio da Irlanda, Romania, moldova, presto lo farà anche la Germania. L’Europa sta aprendo gli occhi alla sofferenza del popolo ucraino, allora come oggi»

Yaryna Grusha, docente di lingua e letteratura ucraina alla Statale di Milano, evidenzia come oggi sia importante capire il modo in cui la memoria dell’Holodomor sia sopravvissuta: «Sui giornali sovietici c’erano bellissime notizie ma le famiglie morivano per la fame: questa memoria è stata tramandata solo grazie alla memoria del popolo, che ne parlava solo a porte chiuse. Dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 ci sono stati studi approfonditi, sono state raccolte testimonianze: prima non si poteva dire che il partito aveva ucciso 3-5 milioni di persone».

Nessuno si aspettava una reazione occidentale ma soprattutto europea, invece i governi, il popolo e le istituzioni si sono da subito attivati in sostegno al Paese invaso. Su questo è intervenuto Massimo Gaudina, portavoce italiano della Commissione Europea: «Quello russo è stato un attacco a un modello di società contro un altro modello di società: una democrazia illiberale contro una democrazia liberale, modello a cui appartiene anche l’Ucraina. È perciò l’Occidente a essere stato colpito. Nel prime 24 ore c’è stato il primo pacchetto di sanzioni da parte della Commissione, che stanno colpendo tanti settori dell’economia russa. E poi c’è uno sforzo molto grosso sia dei Paesi che delle istituzioni, con nove miliardi di euro, rispetto ai corridoi di solidarietà per permettere al cibo, ai medicinali, ai beni di prima necessità, di arrivare. Da subito si è accordata la protezione temporanea per rifugiati, ne stanno usufruendo più di quattro milioni di ucraini. Secondo qualcuno, inviare armi e chiudere alcuni organi di informazione non sarebbero decisioni democratiche. Ma inviare armi a chi si difende è chiaramente uno strumento per garantire una pace, e l’aver chiuso licenze ad alcuni media emanazione diretta del Cremlino significa fermare uno strumento di guerra nei nostri Paesi. I valori europei continuano a essere veri in questi momenti drammatici, e tra essi possiamo inserire la categoria del coraggio».

«Il 21 novembre di nove anni fa il popolo ucraino protestò contro il mancato accordo di adesione all’Unione Europea, non firmato dall’allora presidente filorusso Yanukovich» ha ricordato Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, intervenuta in video. «Da lì nacque Euromaidan, che per tre mesi chiese un futuro europeo per l’Ucraina, una voglia di libertà frenata nel 2014 con l’invasione della Crimea e del Donbass. Nel 2022 noi vediamo la loro voglia di libertà salda nonostante le bombe, i morti di questa immane tragedia. Gli esiti di questa guerra metteranno le basi per una difesa comune europea, una politica energetica comune europea, per progettare un’Europa diversa per domani. Dobbiamo avere il coraggio di essere davvero europei».

Quella di Euromaidan è stata una protesta iniziata dopo che centinaia di studenti vennero picchiati dalla polizia, ma, come racconta Olga Tokariuk, ha coinvolto tutti gli strati sociali: «Si manifestava contro il regime corrotto, era la protesta per la dignità, concetto cruciale per l’Ucraina moderna. La dignità è assente nel modello di società russo, che non offre un’alternativa al modello europeo».

«Il primo ricordo che ho di quella protesta» dice Grusha, «è il cartellone con scritto “Putin vai via” appeso il 21 novembre del 2013 in piazza. Il primo di dicembre in piazza era uscito un un terzo della popolazione della capitale, un milione di persone che non potevano permettere che qualcuno picchiasse così il loro figli, parenti, amici. Quando in piazza sono stati uccisi cento manifestanti io e Olga, che lavoravamo come fixer per i giornalisti italiani, eravamo in queso albergo trasformato in ospeale nella hall, lavoravamo con giornalisti italiani, prendemmo la fuga del presidente filorusso come una conquista, una vittoria».

Olga Tokariuk delinea come ci sia spesso chiesti se sia valso la pena iniziare quella protesta, sapendo cosa sarebbe successo dopo: «La risposta è sì, perché quell’evento ha dimostrato che per l’Ucraina ci sono dei valori che uniscono il Paese. È stato uno di quegli eventi storici che hanno segnato e segneranno la storia dell’Europa per molto tempo».

L’Ucraina fa parte della famiglia europea, spiega Gaudina, e nel lungo periodo la prospettiva è ovviamente quella dell’ingresso del Paese all’interno dell’Unione: «Lo status di candidato apre la strada a un’adesione futura, quando i progressi necessari saranno raggiunti. Questa guerra, e gli effetti che ha provocato, porteranno al rafforzamento di politica di difesa comune e una politica energetica comune europee».

Tokariuk ha evidenziato infine le storture di certe narrazioni che, soprattutto in Italia e soprattutto da parte di certe parti politiche e organi di stampa, vengono fatte rispetto alla guerra in Ucraina: «C’è questa narrazione dell’Ucraina che non vuole la pace, che la fine della guerra avverrà solo se l’Ucraina negozia. Contrasto questa idea: il portavoce del Cremlino Peskov e altri leader russi dicono che bombardamenti sulle infrastrutture finiranno solo se si negozierà, agendo di fatto come Stato sponsor di terrorismo per costringere Kyjiv a negoziare. Chi in Italia enfatizza la negoziazione, in che campo gioca? L’Ucraina sta vincendo sul campo di battaglia, è riuscita a liberare la maggior parte territori occupata dalla Russia. E la Russia reagisce contro i civili. In questo momento negoziare quando si sta vincendo vuol dire fare ciò che vuole il Cremlino. E poi non c’è nessuna fiducia in Ucraina che la Russia onori gli accordi, cosa che non ha mai fatto. Qualsiasi pausa o cessate il fuoco sarà a favore di Putin».

Il nuovo Holodomor. Putin sta tentando di far morire assiderata un’intera popolazione, ma per noi non è un gran problema. Francesco Cundari su L’Inkiesta il 28 Novembre 2022.

Il mondo alla rovescia del dibattito italiano, dove chi chiede di impedire un genocidio deve giustificarsi e chi rifiuta di condannarlo (o finge di non vederlo) può dare lezioni di morale, politica e geopolitica

In Ucraina Vladimir Putin, incapace di vincere la guerra sul campo, ricorre al terrorismo, bombardando le centrali elettriche allo scopo di far morire assiderata la popolazione. E nel Parlamento europeo l’intera delegazione del Movimento Cinque stelle si astiene sulla risoluzione che condanna la Russia come paese sponsor del terrorismo, perché il testo non contiene la parola «pace». Per lo stesso motivo, mentre gli uomini del regime putiniano dichiarano pubblicamente che intendono «rispedire l’Ucraina nel diciottesimo secolo», hanno votato contro quella risoluzione anche tre europarlamentari eletti con il Pd: Pietro Bartolo, Andrea Cozzolino, Massimiliano Smeriglio (in compagnia dell’ex leghista Francesca Donato).

In Ucraina Putin prepara un nuovo Holodomor, lo sterminio per fame di un numero compreso fra i tre e i cinque milioni di persone da parte del regime staliniano, a novant’anni esatti da quella immane tragedia, ma questa volta, principalmente, attraverso il freddo. E la prospettiva non sembra influenzare in alcun modo il dibattito in Italia.

Senza elettricità non possono funzionare gli ospedali, senza luce e senza corrente elettrica è impossibile la vita civile, ma soprattutto, considerato il clima di quelle regioni, in inverno, non è possibile la vita tout court. Milioni di persone rischiano la morte per assideramento, e tutto questo non è un effetto collaterale, non è la conseguenza involontaria di un attacco mirato ad altri obiettivi, è esattamente quello che Putin vuole ottenere.

Eppure in Italia nemmeno una simile prospettiva, che naturalmente tutti speriamo fino all’ultimo sia scongiurata, basta a cambiare di una virgola il grottesco dibattito che vede sulla difensiva, paradossalmente, quanti chiedono di fare tutto il possibile per aiutare l’Ucraina. Sono loro che ormai sembrano quasi doversi giustificare, come se il prolungarsi del conflitto fosse colpa della resistenza, e dunque un po’ anche di noi occidentali che la sosteniamo. Resta indimenticabile il titolo del Riformista, giusto all’indomani dell’invasione: «Il dovere della resa». Ma sebbene non tutti abbiano avuto il coraggio di dichiararlo in modo così esplicito, è evidente come una simile convinzione sia ormai diffusissima, tanto tra politici quanto tra giornalisti e opinionisti (nei talk show si direbbe almeno all’80 per cento).

Si sa che qualunque paragone con la Seconda guerra mondiale e la Germania nazista suscita automaticamente, nel migliore dei casi, l’accusa di reductio ad Hitlerum. In parole più povere: l’accusa di voler squalificare l’interlocutore equiparandolo a Hitler. In questo caso però è stato Giuseppe Conte, nella sua intervista di ieri alla Stampa, a istituire il parallelo. Rispondendo all’obiezione secondo cui il problema delle trattative di pace è che con Putin non si può trattare, il leader del Movimento 5 stelle ha infatti dichiarato: «È un’idea debole e contraddittoria. Se avessimo ragionato così nella storia dell’uomo ci sarebbero state solo guerre e mai pace. E tremo pensando che la Seconda guerra mondiale, il conflitto più violento dei nostri tempi, non si è chiusa con un tavolo di trattative ma con due bombe atomiche».

Dunque, par di capire, per Conte lo scandalo non fu la pace di Monaco, ammesso e non concesso che ne abbia mai sentito parlare, che sappia cioè che un tentativo diplomatico ci fu eccome, e si concluse con un trattato vergognoso, solennemente firmato il 30 settembre 1938. E tutti, forse anche lui, sappiamo cosa successe l’anno dopo, nel 1939.

Se Conte e i molti che la pensano allo stesso modo fossero conseguenti, da domani dovrebbero andare nelle scuole, nei convegni, alle manifestazioni in cui si ricorda l’orrore dell’Olocausto a domandare non già come fu possibile che il mondo si voltasse dall’altra parte mentre milioni di ebrei finivano ad Auschwitz e negli altri campi di sterminio, ma perché non insistette nella ricerca del dialogo. Ovviamente continueranno a fare l’esatto contrario.

In un paese in cui ogni 25 aprile non c’è titolare di account Facebook che non vanti almeno sei nonni partigiani, si può scommettere che tra dieci o vent’anni, quando a scuola si studieranno le atrocità di questa guerra, i nipotini dei politici, dei giornalisti e degli opinionisti di oggi ne ricorderanno con orgoglio le eroiche battaglie e le coraggiose denunce. Li inviteranno a parlare in assemblea, e quelli certo non si faranno pregare. Sembra già di sentirli, mentre parlano del dovere della memoria e tuonano contro l’indifferenza del mondo, contro chi preferì voltarsi dall’altra parte e far finta di non vedere cosa stava accadendo in Ucraina. Ma chissà che in quelle assemblee non trovino almeno uno studente meglio informato, che possa rinfrescare i loro ricordi.

Nel frattempo, passate parola.

Il papa denuncia l’ondata di terrore scatenata contro il popolo ucraino. FRANCESCO PELOSO su Il Domani il 25 novembre 2022

A nove mesi esatti dall’inizio del conflitto, papa Francesco ha indirizzato un messaggio al popolo ucraino; nel testo, diffuso nella serata di venerdì dal Vaticano, il vescovo di Roma esprime l’orrore per la violenza della tragedia che ha colpito l’Ucraina

La Santa sede preoccupata per l’assenza di opzioni diplomatiche; Francesco esprime la propria vicinanza a quanti sono costretti a vivere sotto le bombe.

Il cardinale Parolin giovedì ha detto che la possibilità che si apra lo spazio per una possibile mediazione della chiesa «dipende dalle parti. La disponibilità della Santa sede è stata data fin dall'inizio».

A nove mesi esatti dall’inizio del conflitto, papa Francesco ha indirizzato un messaggio al popolo ucraino; nel testo, diffuso nella serata di venerdì dal Vaticano, il vescovo di Roma esprime l’orrore per la violenza della tragedia che ha colpito l’Ucraina, descrive la catastrofe che si è abbattuta sul Paese e sui civili e afferma senza mezzi termini: «Il vostro dolore è il mio dolore».

Nella croce di Gesù oggi vedo voi, voi che soffrite il terrore scatenato da questa aggressione. Sì, la croce che ha torturato il Signore rivive nelle torture rinvenute sui cadaveri, nelle fosse comuni scoperte in varie città, in quelle e in tante altre immagini cruente che ci sono entrate nell’anima, che fanno levare un grido: perché? Come possono degli uomini trattare così altri uomini?».

BOMBE E SPERANZE DI PACE

Parole forti che, inevitabilmente, chiamano in causa le responsabilità di chi ha dato il via al confitto: «Nel vostro cielo rimbombano senza sosta il fragore sinistro delle esplosioni e il suono inquietante delle sirene. Le vostre città sono martellate dalle bombe mentre piogge di missili provocano morte, distruzione e dolore, fame, sete e freddo. Nelle vostre strade tanti sono dovuti fuggire, lasciando case e affetti».

D’altro canto il pontefice ha compiuto un ulteriore passo paragonando la sofferenza attuale del popolo ucraino, all’ Holodomor, la terribile carestia che, in piena epoca staliniana, fra il 1931 e il 1932, colpì l’Ucraina causando un incalcolabile numero di vittime.

Francesco, poi, descrivendo la gravità della crisi, si è rivolto anche alle autorità di Kiev: «su di loro incombe il dovere di governare il Paese in tempi tragici e di prendere decisioni lungimiranti per la pace e per sviluppare l’economia durante la distruzione di tante infrastrutture vitali, in città come nelle campagne».

Dunque l’invito al governo è quello di compiere oggi i passi necessari per scongiurare ulteriori sofferenze, il che significa anche cercare la via per aprire un negoziato; tuttavia il papa ha espresso la propria vicinanza anche ai giovani ucraini «che per difendere coraggiosamente la patria» hanno dovuto «mettere mano alle armi anziché ai sogni» che avevano coltivato per il futuro.

L’ALLARME

 Francesco, insomma, lancia l’allarme per crescente brutalità del conflitto poiché intravede il rischio di un’assuefazione alla guerra proprio nel momento in cui la popolazione civile sembra pagare il prezzo più alto.

Al contempo, le parole del Pontefice costituiscono un pesante j’accuse verso le autorità di Mosca, di fatto chiamate in causa per aver provocato la morte di tanti innocenti, fra cui molti bambini; indubbiamente Bergoglio parla di violazioni di diritti umani quando cita le torture, le fosse comuni, le violenze contro le donne.

Il papa, infine, rinnova il proprio sostegno alla chiesa ucraina, «a voi pastori del popolo santo di Dio, che – spesso con grande rischio per la vostra incolumità – siete rimasti accanto alla gente, portando la consolazione di Dio e la solidarietà dei fratelli, trasformando con creatività luoghi comunitari e conventi in alloggi dove offrire ospitalità, soccorso e cibo a chi versa in condizioni difficili».

IL PESSIMISMO DI PAROLIN

In un simile contesto, la Santa sede non rinuncia a sperare di dare il proprio contributo all’apertura di un negoziato, tuttavia il quadro generale non lascia molto spazio a questa ipotesi, come ha ripetuto il Segretario di stato vaticano, cardinale Pietro Parolin a tv2000, giovedì scorso.

La possibilità che si apra lo spazio per una possibile mediazione della chiesa, ha infatti detto il cardinale, «dipende dalle parti. La disponibilità della Santa sede è stata data fin dall'inizio. Il papa ha ripetuto continuamente questa sua volontà di far cessare la guerra ma anche di mettersi a disposizione per offrire le condizioni e gli ambiti affinché questo avvenga. Fino adesso però non abbiamo visto risposte».

Quindi ha ripetuto le diverse modalità d’intervento messe in campo dal Vaticano nella crisi in corso: «Le tre linee sulle quali la Santa sede si muove  - ha spiegato il segretario di stato - sono prima di tutto il magistero del papa con i suoi continui e accorati appelli per la fine della guerra; poi c’è l’aspetto umanitario poiché la situazione in Ucraina sta diventando sempre più insostenibile con la popolazione lasciata al buio e al freddo a causa dei bombardamenti alle installazioni civili, una cosa veramente impensabile; e poi c’è l’azione diplomatica che per il momento non ha prodotto grandi risultati».

Nell’affermazione conclusiva di Parolin può intravedersi lo stallo della diplomazia complessivamente intesa di fronte al perdurare della guerra e, anzi, all’incancrenirsi del confitto in una spirale sempre più drammatica caratterizzata dall’arrivo dell’inverno. 

FRANCESCO PELOSO. Giornalista che segue il Vaticano e la Chiesa da oltre vent’anni. Ha scritto per numerose testate fra le quali: Internazionale, Vatican Insider (La Stampa), il Secolo XIX, Il Riformista, Linkiesta, Jesus, Adista. I suoi ultimi libri sono Oltre il clericalismo (Città Nuova 2020), La banca del Papa (Marsilio 2015) e Se Dio resta solo (Lindau 2007).

(ANSA il 25 novembre 2022) - "Per voi che avete i figli nella zona di combattimento la festa della mamma è associata con un sentimento di ansia e preoccupazione". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin incontrando una delegazione di madri di soldati impegnati nell'operazione militare in Ucraina, secondo quanto riferisce l'agenzia Ria Novosti. 

L'incontro è avvenuto alla vigilia della festa della mamma, che in Russia si celebra domani. Putin ha definito "eroi" i soldati che combattono in Ucraina, durante un incontro avuto oggi con una delegazione di loro madri. Putin ha inoltre espresso le sue condoglianze alle madri dei caduti: "Condividiamo il dolore per coloro che hanno perso un figlio", ha detto. 

Poi ha invitato le madri a non credere a tutte le "false notizie, inganni e menzogne" diffuse attraverso Internet. "Ci sono molti attacchi informativi" perché "l'informazione è anche un'arma di combattimento" che è diventata più efficace con le tecnologie moderne, ha affermato Putin. 

La Russia esclude che l'Ucraina possa riconquistare la Crimea. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass, rispondendo a quanto affermato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Oltre 15.000 persone sono scomparse in Ucraina dall'inizio dell'invasione russa il 24 febbraio scorso: lo ha reso noto un funzionario della Commissione internazionale per le persone scomparse (Icmp), come riporta l'agenzia di stampa Reuters sul suo sito web. 

Non è chiaro al momento quante persone siano state trasferite con la forza, siano detenute in Russia, siano vive e separate dai loro familiari o siano morte, ha precisato il direttore del programma dell'Icmp per l'Europa, Matthew Holliday.

In ogni caso, la ricerca dei dispersi durerà anni, anche dopo la fine dei combattimenti, ha aggiunto Holliday sottolineando che la cifra di 15.000 è prudente se si considera che nella sola città portuale di Mariupol le autorità stimano fino a 25.000 persone morte o disperse. "I numeri sono enormi e le sfide che l'Ucraina deve affrontare sono vaste", ha commentato Holliday. 

Il 50% delle abitazioni di Kiev è ancora senza luce, l'acqua è stata ripristinata dappertutto mentre un terzo delle case di Kiev è al momento stato raggiunto dal riscaldamento. E' il punto della situazione stamattina nella capitale fatto dal sindaco della città Vitaliy Klitschko, ripreso da Ukrainska Pravda. Per quanto riguarda le comunicazioni mobili, il funzionamento delle reti di tutti gli operatori mobili dipende dall'alimentazione. Durante il giorno, si prevede di collegare l'elettricità a tutti i consumatori a turno, per 3 ore.

Continuano intanto i bombardamenti russi sulla città di Zaporizhzhia, dove un ospedale è stato danneggiato la notte scorsa da un attacco missilistico, come riferisce su Telegram il governatore della regione, Oleksandr Starukh. "Il nemico ha nuovamente attaccato la periferia di Zaporizhzhia. Questa volta i missili sono caduti vicino all'ospedale. Fortunatamente le persone non sono rimaste ferite, ma non si può dire lo stesso dell'edificio. Decine di finestre rotte", ha precisato Starukh.

Ed è salito a sette il numero dei morti dopo i bombardamenti russi ieri su Kherson. Lo ha reso noto il governatore regionale Yaroslav Yanushevych. Circa 20 i feriti

nella città del sud dell'Ucraina ritornata sotto il controllo di Kiev, ma che i russi hanno ripreso ad attaccare con artiglieria e lanciarazzi multipli dalla sponda opposta del Dnepr, è stato riferito.

Russia, la donna che sfida Putin: "Le madri dei soldati? Tutte figuranti". Il Tempo il 25 novembre 2022

Da una parte il presidente russo che chiede alle madri dei soldati russi che combattono di non credere alle notizie di web e media sulla guerra in Ucraina, dall'altra le donne escluse dall'incontro che denunciano: ha parlato a una platea di figuranti. In Russia il conflitto è sempre più uno scontro di propaganda. Al nono mese di guerra in Ucraina, dopo un’impopolare mobilitazione che ha scatenato la fuga di numerosi russi e un diffuso malcontento, il leader del Cremlino ha incontrato per la prima volta un gruppo selezionato di madri dei soldati, impegnati nell’"operazione militare speciale".

L’evento ben coreografato, organizzato alla vigilia della festa della mamma, che in Russia cade l’ultima domenica di novembre, mirava a placare la rabbia dell’opinione pubblica per la caotica mobilitazione dei riservisti e a rassicurare sull’andamento della guerra. Ricevendo le mamme intorno a un ampio tavolo ovale, nella sua residenza di Novo-Ogarevo fuori Mosca, Putin ha detto di "condividere" il dolore di chi ha perso un figlio in battaglia. "Faremo di tutto affinchè non vi sentiate dimenticate, faremo tutto il possibile perchè sentiate una spalla accanto a voi", ha promesso, raccontando di aver personalmente telefonato ad alcuni militari al fronte. "La vita è più complicata e diversificata di quella che viene mostrata sugli schermi televisivi, e ancora di più su Internet. Non potete fidarvi di nulla", ha ammonito.

A non fidarsi sono anche le voci critiche, poche ma sempre più numerose. "Vladimir Vladimirovich ha il coraggio di guardarci negli occhi, non negli occhi delle madri e donne scelte ad hoc, ma di donne reali, che sono arrivate da diversi luoghi del Paese per incontrarla?", ha dichiarato Olga Tsukanova, Presidente del Consiglio delle mogli e madri, in un video pubblicato su Telegram. Il quotidiano online in lingua inglese Moscow Times ricorda le critiche in diretta tv di cui fu vittima Putin quando dopo l’inabissamento del sottomarino Kursk, dopo giorni dalla tragedia, si recò a Murmansk a incontrare i familiari delle vittime, sottolineando che probabilmente il Presidente russo vuole evitare il ripetersi di una situazione come quella. Ma in questo caso, le madri hanno raggiunto Mosca: "siamo qui, pronte a incontrarla. Stiamo aspettando la sua risposta. O continuerà a nascondersi?", ha scritto Tsukanova che ha definito le donne presenti all'incontro delle figuranti e delle "madri tascabili". 

"È tutto il giorno che siamo seguite. Persone con il volto coperto. E dopo essersi accorti che avevamo in mano telecamere, si sono voltati e sono andati via. Non possono che essere i servizi. Non è per questo che sono pagati?", ha scritto in un comunicato l’organizzazione che conta circa 500 iscritte e da tempo chiede al ministero della Difesa trasparenza sulla destinazione dei soldati e il permesso a parlare apertamente dei problemi della leva e della mobilitazione senza incorrere in accuse penali. Il Consiglio ha invitato il ministro della Difesa, Sergei Shoigu a una tavola rotonda a cui non ha ovviamente partecipato. "È un momento molto difficile. Non abbiamo mai avuto migliaia di richieste di aiuto in una settimana prima d’ora", ha aggiunto Valentina Melnikova, segretaria del Comitato delle madri dei soldati russi, un’altra organizzazione. 

Morto improvvisamente il ministro degli Esteri bielorusso, Vladimir Makei. Lorenzo Cremonesi e Andrea Nicastro su Il Corriere della Sera il 26 novembre 2022.

Le notizie di sabato 26 novembre. Continuano i blackout e il 60% di Kiev è senza elettricità a due giorni dagli attacchi missilistici nemici alle infrastrutture

• La guerra in Ucraina è arrivata al 273esimo giorno.

• Putin a Yerevan isolato anche tra i suoi alleati ex sovietici (col veto dell’Armenia).

• Kiev dà la caccia ai consiglieri iraniani che hanno assistito i russi con i droni: «Obbligati a ucciderli».

• Olena Zelenska alla Bbc: «Resisteremo. Senza vittoria non c’è pace».

• Putin apre la sua residenza alle madri dei soldati uccisi: «Sono eroi, vinceremo».

Ore 00:42 - Zelensky invita popolazione a risparmiare elettricità

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rivolto un appello alla popolazione per risparmiare i consumi di energia elettrica. In un videomessaggio riferito da Ukrinform, Zelensky ricorda che «è necessario consumare con parsimonia elettricità in tutte le regioni, come sempre. Se non soffrite di un blackout elettrico, non significa che il problema sia superato. Se avete l'elettricità non vuol dire che possiate mettere in funzione più apparecchi nello stesso tempo». Il presidente ha sottolineato che sovraccarichi sulla rete sono registrati ogni sera, e che causano un incremento dei blackout di emergenza.

Ore 01:02 - 007 Kiev, voci su attacco russo da nord sono false

L’amministrazione militare della città di Kiev ha pubblicato una foto delle fortificazioni intorno alla città, assicurando che eventuali tentativi dei russi di catturare la capitale saranno vani. Lo riporta Ukrainska Pravda. L’amministrazione ha anche sottolineato che, secondo il comando delle forze di terra delle forze armate dell’Ucraina, «al momento non si registrano raggruppamenti militari nemici sufficienti per un attacco da nord». Allo stesso tempo, i militari, insieme a ingegneri civili e costruttori, stanno lavorando per rafforzare le capacità difensive della città..

Ore 05:25 - Onu condanna attacchi russi a infrastrutture civili

Gran parte dell’Ucraina è rimasta senza elettricità, riscaldamento e acqua due giorni dopo una serie devastante di attacchi missilistici russi contro le infrastrutture civili del paese. Il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, ha affermato che il 60% delle famiglie nella città di 3 milioni di abitanti non ha elettricità e che in tutto il Paese si verificano continui blackout. Il presidente Volodymyr Zelensky ha detto che i servizi di base sono stati gradualmente ripristinati, ma ci sono stati problemi con l’approvvigionamento idrico in 15 regioni.

L’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha affermato che gli attacchi russi alle infrastrutture critiche hanno ucciso almeno 77 persone da ottobre. «Milioni di persone stanno precipitando in condizioni di estrema difficoltà e condizioni di vita spaventose a causa di questi raid», ha dichiarato in una nota. «Nel suo complesso, ciò solleva seri problemi per il diritto umanitario internazionale, che richiede un vantaggio militare concreto e diretto per ogni oggetto attaccato».

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ha negato gli attacchi della Russia alle infrastrutture energetiche dell’Ucraina, ma ha accusato Kiev di non essersi piegata alle richieste russe, che non ha specificato. Il governo di Zelensky ha promesso di non accettare termini di pace che lasciano all’invasore il controllo di qualsiasi territorio ucraino. Nel suo discorso notturno di ieri, Zelensky ha affermato che gli attacchi non spezzeranno la volontà della popolazione ucraina. «Insieme abbiamo sopportato nove mesi di guerra su vasta scala e la Russia non ha trovato un modo per spezzarci e non lo troverà», ha dichiarato.

Ore 07:16 - Merkel: a fine mandato non avevo più autorità con Putin

Poco prima di lasciare la propria carica, l’ex cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha cercato di organizzare negoziati con il presidente russo Vladimir Putin. Tuttavia, questi sforzi non hanno portato risultati a causa della mancanza di influenza sul numero uno del Cremlino, ha spiegato la stessa Merkel in un’intervista a Der Spiegel. Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron avevano pianificato dei colloqui con Putin all’interno dell’Ue nell’estate del 2021. «Ma non avevo più la forza per insistere, perché, alla fine, lo sapevano tutti: avrei lasciato l’incarico in autunno», ha detto l’ex cancelliera. Merkel ha spiegato che la sensazione di aver perso ogni influenza su Putin è apparsa evidente durante la sua ultima visita a Mosca nell’agosto 2021. «La sensazione era molto chiara: `Dal punto di vista dell’influenza in politica, sei finita´. Solo il potere è importante per Putin», ha aggiunto Merkel.

Ore 08:46 - Kiev: otto raid russi respinti in 24 ore

L’Ucraina ha respinto gli attacchi russi vicino a otto insediamenti nell’est del Paese nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto lo Stato Maggiore delle Forze Armate di Kiev, come riporta il Kyiv Independent. L’esercito, si legge nel rapporto quotidiano dello Stato Maggiore, ha respinto gli attacchi russi vicino a Yakovlivka, Soledar, Bakhmutske, Bakhmut, Opytne, Pervomaiske, Krasnohorivka e Nevelske nella regione di Donetsk, nell’Ucraina orientale. Ieri le forze russe hanno lanciato 11 missili, sette raid aerei e oltre 50 attacchi con sistemi di artiglieria a lancio multiplo, ha aggiunto lo Stato Maggiore.

Ore 09:03 - Zelensky critica il sindaco di Kiev: «Non ha fatto abbastanza»

In una rara critica pubblica ad un esponente delle autorità del paese, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha puntato il dito contro il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, per il lavoro — «inadeguato» — di allestimento dei rifugi di emergenza destinati ai residenti privati di acqua, riscaldamento e corrente, dagli ultimi attacchi missilistici russi. Nel suo intervento serale Zelensky ha lamentato l’insufficiente contributo del primo cittadino della capitale e del suo staff all’opera di allestimento dei cosiddetti «centri di invincibilità», dove le persone possono accedere a riscaldamento, acqua, internet e collegamenti di telefonia mobile. I problemi maggiori conseguenti ai blackout si sono verificati a Kiev, ha sottolineato il presidente. «Sfortunatamente le autorità locali non si sono comportate bene in tutte le città», ha detto nel suo video discorso notturno. «In particolare, ci sono molte lamentele a Kiev. È necessario più lavoro». Zelensky ha lamentato che molti dei residenti della città sono rimasti senza elettricità «per 20 o anche 30 ore» e ha chiesto «più sostegno» e «lavoro di qualità» all’ufficio del sindaco.

Ore 10:28 - Meloni: «I bombardamenti russi sono accanimenti inaccettabili»

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scritto, in una nota per commemorare l’anniversario dell’Holodomor, «lo sterminio per fame di milioni di ucraini voluto dal regime sovietico di Stalin», che « il pensiero va ai milioni di ucraini, in gran parte anziani e bambini, privati in pieno inverno di elettricità, acqua e riscaldamento dai bombardamenti russi che si accaniscono volutamente sulle infrastrutture civili» Azioni che la presidente Meloni ha definito «inaccettabili e in violazione del diritto internazionale». E che «rafforzano la convinzione di sostenere il popolo ucraino nella sua battaglia per la libertà e la sopravvivenza».

Ore 16:30 - Morto improvvisamente il ministro Esteri Makei

Il ministro degli Esteri bielorusso, Vladimir Makei, è morto all’età di 64 anni. Lo rende noto l’agenzia stampa ufficiale bielorussa BeLta, senza fornire dettagli sulle circostanze del decesso. Ieri la stessa agenzia aveva riferito Ore 17:18 - Kiev: Makei forse avvelenato. Mosca: «Choccati»

«Vladimir Makei, 64 anni, ministro degli Esteri bielorusso, è morto. Si dice che potrebbe essere stato avvelenato. Makei era stato indicato come possibile successore di Lukashenko. Era uno dei pochi non sotto l’influenza russa. Le voci dicono che questo potrebbe essere un segno per Lukashenko». Lo ha scritto su Twitter Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino. «Siamo choccati» ha commentato su Telegram Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo.

di un incontro fra Makei e il nunzio apostolico Ante Jozic, mostrando una foto che li ritraeva seduti su due poltrone.

 Ore 20:26 - Presidente Ungheria a Kiev: «Putin responsabile della guerra»

La presidente ungherese Katalin Novak oggi a Kiev ha dichiarato che «la responsabilità di Vladimir Putin in questa guerra è ovvia, gli ungheresi si sono sempre opposti a sofferenza e spargimento di sangue. Siamo vicini dell’Ucraina e i nostri vicini possono contare sul nostro aiuto. I vicini rimarranno sempre vicini». Novak ha aggiunto che l’Ungheria ha «150.000 ragioni per fermare questa guerra e raggiungere la pace: sono i 150.000 ungheresi che vivono in Transcarpazia sul territorio dell’Ucraina. Molti ungheresi etnici hanno già dato la vita per la difesa dell’Ucraina». Lo riporta la Pravda europea rilanciata dai media ucraini.

Ore 20:27 - Azienda elettrica ucraina promette a Kiev: «Da oggi avrete più luce»

L’azienda ucraina per la distribuzione dell’elettricità Dtek ha scritto su Facebook un messaggio ai cittadini della capitale promettendo che pur essendo previsti altri blackout a Kiev, da oggi non dureranno più di 5 ore di seguito. «Comprendiamo che la mancanza di elettricità a lungo termine complica la vita dei residenti di Kiev. Pertanto, da oggi Dtek accenderà alternativamente le luci per tutti i residenti in modo tale che l’interruzione elettrica per ogni utente non superi le 5 ore», riporta Unian. In precedenza il presidente Zelensky aveva criticato il fatto che il ripristino della corrente soprattutto a Kiev è stato lento.

(ANSA il 26 novembre 2022) - Il Cremlino ha preso una decisione su una "soluzione" radicale al problema di trascinare la Bielorussia nella guerra in Ucraina: eliminare il presidente Alexander Lukashenko, o comunque costringerlo a collaborare con un fallito attentato: lo scrive il centro studi statunitense Robert Lansing Institute, che cita fonti nella leadership militare russa. 

"Su istruzioni del presidente russo Vladimir Putin al suo ritorno dall'ultimo vertice CSTO (l'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, ndr), l'intelligence militare russa potrebbe tentare nei prossimi giorni di perseguire uno scenario che preveda un attentato al presidente bielorusso Alexander Lukashenko, o una sua imitazione con l'obiettivo di intimidirlo e spingerlo a ordinare finalmente alle sue truppe di impegnarsi direttamente nella guerra contro l'Ucraina, al fianco delle truppe russe", afferma l'istituto in un articolo pubblicato sul suo sito web.

L'intelligence militare russa (GRU) sta esaminando lo scenario che prevede l'uccisione di Lukashenko, a seguito della quale le sue funzioni sarebbero affidate al Segretario Generale del CSTO, Sanislav Zas, uomo fedele alla Russia e sotto il controllo del GRU. Secondo il complotto, Zas dichiarerebbe poi l'adesione della Bielorussia alla Russia come entità autonoma, presumibilmente per prevenire la minaccia militare dell'Ucraina e della Polonia.

Verrebbe quindi "riproposta una narrazione propagandistica secondo cui l'attentato a Lukashenko è stato architettato da Washington", sottolinea l'istituto. In entrambi gli scenari - sia che si tratti di un attentato, sia di un fallito attentato a Lukashenko - verrebbero presentate "prove" inventate del "coinvolgimento dell'Ucraina e della Polonia sotto la guida dell'intelligence della Nato", che offrirebbero un pretesto formale per la partecipazione delle truppe bielorusse alle operazioni di combattimento sul territorio ucraino.

Da adnkronos.com il 26 novembre 2022.

Il ministro degli Esteri bielorusso, Vladimir Makei, è morto all'età di 64 anni. Lo rende noto l'agenzia stampa ufficiale bielorussa Belta, senza fornire dettagli sulle circostanze del decesso. Ieri la stessa agenzia aveva riferito di un incontro fra Makei e il nunzio apostolico Ante Jozic, mostrando una foto che li ritraeva seduti su due poltrone.

Ministro degli Esteri bielorusso dal 2012, Makei era stato inizialmente favorevole ad un riavvicinamento di Minsk all'Ue, ma aveva cambiato linea dopo le proteste di massa del 2020 contro i brogli alle elezioni presidenziali. Nei giorni scorsi, Makei aveva partecipato al summit dell'alleanza militare Csto a Erevan, capitale dell'Armenia. Prima di diventare ministro, Makei era stato assistente del presidente Lukashenko (2000-2008) e poi capo dell'amministrazione presidenziale (2008-2012). Era ritenuto un possibile successore di Lukashenko.

"Siamo scioccati dalle notizie della morte del ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei. Il ministero russo degli affari esteri pubblicherà a breve le condoglianze ufficiali", ha detto la portavoce del dicastero, Maria Zacharova sul suo canale Telegram, secondo quanto riporta la Tass. 

Intanto, ci sono voci che la morte improvvisa di Makei sia dovuta ad un avvelenamento. Lo scrive su Twitter Anton Gerashchenko, consigliere del ministero ucraino dell'Interno, ipotizzando che si tratti di un avvertimento per il presidente Lukashenko.

"Vladimir Makei, 64 anni, capo del ministero degli Esteri bielorusso, è morto. Ci sono voci che potrebbe essere stato avvelenato. Makey era stato indicato come possibile successore di Lukashenko. Era uno dei pochi a non essere sotto l'influenza russa. Voci dicono che potrebbe essere un avvertimento a Lukashenko", ha twittato Gerashenko. 

La notizia arriva dopo che il Robert Lansing Institute, citando fonti dei vertici militari russi, ha scritto che il Cremlino intende costringere la Bielorussia a scendere in guerra contro l'Ucraina a fianco di Mosca, organizzando un attentato contro Lukashenko. Due strategie sarebbero allo studio: nella prima si tratterebbe di un falso tentativo di assassinio per far pressione sul leader di Minsk, nella seconda Lukashenko verrebbe ucciso e sostituito con il segretario generale dell'alleanza militare a guida russa Csto, Stanislav Zas, descritto come fedele al Cremlino e sotto il controllo dei servizi militari russi del Gru.

Muore un ministro bielorusso. A Kiev si evoca l’avvelenamento. Lorenzo Cremonesi su Il Corriere della Sera il 26 novembre 2022.

Makei (Esteri) scomparso improvvisamente. Mosca: uno choc. I rapporti con Putin, il no all’invio di soldati, anche Lukashenko rischia?

 Che la posizione di Vladimir Putin sul trono di Mosca sia oggi molto più fragile di prima dell’invasione dell’Ucraina nove mesi fa è ormai cosa nota. I fallimenti del suo esercito contro la ferma volontà di resistenza del popolo ucraino, sommati all’evidente superiorità delle armi fornite dalla Nato, gli hanno procurato critiche anche tra gli alleati più stretti. Non è dunque strano che adesso anche i Paesi legati a Mosca da trattati di cooperazione militare avanzino sospetti e dubbi sulla stabilità di quei legami. L’Ucraina resiste militarmente e intanto paragona i «crimini di guerra» compiuti dai russi, compresi gli ultimi attacchi alle infrastrutture civili, allo Holodomor: la grande fame causata dalla repressione stalinista nei primi anni Trenta. Ieri il novantesimo anniversario di quell’evento commemorato a Kiev ha raccolto la solidarietà di larga parte della comunità internazionale. Ed è in questo contesto che s’inseriscono le reazioni dubbiose che hanno accompagnato ieri la notizia della morte improvvisa di Vladimir Makei, il 64enne ministro degli Esteri della Bielorussia legato al presidente Alexander Lukashenko.

L’incontro che non ci sarà

Makei è deceduto mentre si trovava a Erevan per i lavori della conferenza dell’Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva, che raggruppa gli ex Paesi sovietici alleati alla Russia. Domani avrebbe dovuto incontrare il ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov. La portavoce del Cremlino, Maria Zakharova, ha subito espresso le condoglianze del suo governo («Siamo scioccati»).

Il ministro e lo zar

Ma è nel contestualizzare la notizia che la morte del ministro diventa una cartina al tornasole delle tensioni politiche e militari nel campo russo. Makei, sino alla sua nomina alla guida degli Esteri di Minsk nel 2012, era stato capo dello staff di Lukashenko e aveva sostenuto fedelmente l’alleanza con Putin. Però, con gli anni, aveva cercato di aprire all’Unione Europea. Soltanto al momento delle presidenziali del 2020, quando il popolo bielorusso era sceso in piazza per manifestare contro i brogli e chiedere le dimissioni di Lukashenko, Makei si era schierato col dittatore e aveva implorato Putin di mandare soldati e autoblindo per reprimere le rivolte. Quando poi lo zar, nell’autunno 2021, aveva chiesto alla Bielorussia di garantire l’entrata nel suo territorio delle unità e dei missili russ, Makei si era fatto interprete della luce verde di Lukashenko, insistendo però che la Minsk non avrebbe mandato i propri soldati.

Sospetti di intossicazione

Da allora Putin pretende che la Bielorussia entri in guerra per aprire un nuovo fronte lungo il confine polacco. Ma Lukashenko sembra resistere. Che allora Makei sia stato avvelenato dagli agenti di Putin per mandare un avvertimento al capo? In questo senso va il Twitter di Anton Gerashechenko, noto consigliere del ministero dell’Interno ucraino, che evoca i «sospetti» di intossicazione sottolinea che il ministro era uno dei pochi che poteva «resistere alle pressioni di Mosca». Poche ore prima della notizia del decesso, i media ucraini riprendevano le affermazioni del centro studi americano Robert Lansing, secondo le quali Putin potrebbe eliminare o intimorire lo stesso Lukashenko.

Dagospia il 26 novembre 2022. Dal profilo Twitter di Tom Warner. 

Questo piccolo video è davvero incredibile. Raccomando a tutti di guardarlo più volte, per far sì che venga recepito. Dice molto sul perché la Russia sta perdendo questa guerra. 

Brevemente. Mostra un drone ucraino che sgancia una piccola granata su un gruppo di 11 soldati russi rannicchiati a dormire in una fossa scavata (poco) in difesa, sulla linea del fronte a est di Bakhmut. Ciò che è sorprendente osservare è la lentezza con cui gli uomini reagiscono, per quanto riescano a farlo. 

Un uomo inizia ad alzarsi, ma si limita a farsi strada tra altri militari intontiti, a pochi metri di distanza dal punto in cui la granata ha colpito, e si rimette a dormire. Nessuno cerca di cambiare la propria posizione prima che la granata successiva colpisca. Tre degli uomini non si muovono affatto.

Questi soldati soffrono di ipotermia da moderata a grave, quando il corpo smette di tremare e la mente entra in uno stato di torpore o addirittura si spegne. Probabilmente sono rimasti rannicchiati tutta la notte senza vestiti o sacchi adeguati. Le temperature notturne sono state tra 0 e 4 gradi centigradi. 

Sicuramente sono anche privi di sonno. Ma soprattutto sono uomini senza speranza in una situazione senza speranza. Che si tratti di galeotti arruolati in una forza paramilitare o di recenti coscritti nell'esercito regolare, hanno dato il completo controllo del loro destino a persone che li trattano come spazzatura.

Presumibilmente è stato ordinato loro di mantenere la posizione e sono stati minacciati di essere puniti o addirittura uccisi in caso di fallimento. Eppure non hanno ricevuto i beni o l'addestramento per stare al caldo. La loro situazione non può essere paragonata alla "carne da cannone" sovietica che caricava contro i nazisti, senza speranza per se stessa, ma dando realisticamente un piccolo contributo alla vittoria. 

I soldati russi di oggi muoiono come vermi ciechi in una fossa per la pura incompetenza dei loro comandanti e per la loro incapacità di assumersi la responsabilità del proprio destino, senza ottenere assolutamente nulla.

PS Per le molte persone che aggiungono o sostituiscono l'alcol e/o la mancanza di cibo alle cause: certo, queste sono possibili, persino probabili, ma una tale pigrizia o inazione tra così tanti uomini deve essere ipotermia. Al di sopra di tutto, io metterei la disperazione.

Giuseppe Agliastro per “La Stampa” il 27 novembre 2022.

Gli incessanti bombardamenti russi contro le infrastrutture elettriche sono dei «crimini di guerra» secondo Kiev e i suoi alleati occidentali. E in questi nove mesi di guerra, il regime di Lukashenko è stato accusato di permettere alle truppe russe di sparare contro l'Ucraina dal territorio bielorusso con missili e droni. 

Non solo, è sempre dalla Bielorussia che a febbraio i militari del Cremlino hanno invaso l'Ucraina da Nord. Ieri l'agenzia di stampa statale Belta ha dato notizia della morte «improvvisa» del ministro degli Esteri Vladimir Makei senza precisarne la causa.

«Ci sono voci secondo cui potrebbe essere stato avvelenato», ha dichiarato il consigliere del ministero dell'Interno ucraino, Anton Gerashchenko, senza fornire alcuna prova. Secondo lui, «Makei era considerato un possibile successore di Lukashenko» ed «era uno dei pochi a non essere sotto l'influenza russa». La Reuters sottolinea invece che Makei era un sostenitore degli stretti rapporti tra Mosca e Minsk al punto che sosteneva che a provocare la guerra fosse stato l'Occidente.

Ieri l'Ucraina ha paragonato l'invasione criminale delle truppe russe al Holodomor: la terribile carestia provocata dal regime di Stalin che 90 anni fa uccise milioni di persone.

«Nel 90° anniversario del Holodomor in Ucraina, la guerra di aggressione genocida della Russia persegue lo stesso obiettivo del genocidio del 1932-1933: l'eliminazione della nazione ucraina e della sua statualità», ha dichiarato il ministero degli Esteri di Kiev.

«Prima ci volevano distruggere con la fame, adesso col buio e col freddo», ha poi rilanciato Volodymyr Zelensky sul suo canale Telegram.

Il presidente ucraino si riferisce ovviamente ai bombardamenti di queste settimane, ai missili e ai droni russi che hanno preso di mira senza sosta le infrastrutture energetiche del Paese facendo strage di civili e mettendo in ginocchio la rete elettrica. I raid dell'esercito russo hanno lasciato milioni di persone al buio e al gelo o senza acqua. Adesso che il termometro comincia a scendere sotto lo zero le ripercussioni sulla popolazione civile rischiano di essere gravissime. 

L'Onu teme una crisi umanitaria. «Questo inverno sarà pericoloso per la vita di milioni di persone in Ucraina», ha avvertito l'Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui fino a tre milioni di ucraini potrebbero essere costretti a lasciare le loro case a causa dei bombardamenti sulle infrastrutture elettriche.

L'Onu giovedì ha denunciato che da ottobre in questi raid sono stati uccisi almeno 77 civili, mentre altri 272 sono stati feriti. Ma secondo le autorità ucraine altri 15 civili hanno perso la vita nei bombardamenti che hanno colpito Kherson venerdì, e il comandante della polizia, Igor Klimenko, afferma che sono 32 le persone uccise dai missili russi nella regione dal 9 novembre, giorno in cui le truppe del Cremlino sono state costrette a lasciare la città sul Dnipro. 

I tecnici sono al lavoro per riportare al più presto l'elettricità nelle case degli ucraini dopo i massicci raid di mercoledì scorso che hanno colpito diverse regioni del Paese.

A causa dei bombardamenti, le centrali nucleari ucraine erano state disconnesse automaticamente dalla rete elettrica come previsto dalle misure di "protezione d'emergenza", ma sono state poi ricollegate. 

Milioni di ucraini, fino a ieri, erano però ancora senza luce o riscaldamento: addirittura sei milioni di famiglie, ha denunciato venerdì notte Zelensky. Una delle città più colpite è Kiev, dove secondo il presidente ucraino «molti abitanti sono rimasti senza energia elettrica per più di 20 o persino 30 ore». Proprio nel giorno in cui l'Ucraina ricorda le vittime della Grande Fame, Kiev ha ospitato un vertice per lanciare «Grano dall'Ucraina», un programma che prevede la partenza di 60 vascelli carichi di cereali verso Paesi a rischio per carestie e siccità come Etiopia, Yemen e Sudan.

Zelensky ha annunciato di aver raccolto a questo scopo 150 milioni di dollari da oltre 20 Stati e dall'Ue. Kiev sottolinea così il suo ruolo chiave per la sicurezza alimentare mondiale dopo il recente prolungamento dell'intesa sul grano che in estate ha consentito di riprendere le esportazioni di cereali via mare dall'Ucraina dopo un blocco durato cinque mesi e di cui è accusata la Russia. Con l'accordo sul grano tra Mosca e Kiev, l'Onu mira anche ad alleviare la tragica crisi alimentare che quest' anno ha spinto verso la fame 47 milioni di persone nel mondo.

La morte misteriosa del ministro degli esteri bielorusso, l'ennesima di una lista anomala. Stefano Piazza su Panorama il 27 Novembre 2022.

Secondo l'intelligence Usa quanto accaduto non sarebbe frutto del caso ma di un disegno del Cremlino per forzare la mano con l'alleato L’improvvisa morte del ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei, avvenuta lo scorso 26 novembre, è l’ennesimo mistero sullo sfondo della guerra in Ucraina. Il sessantacinquenne Makei non era malato e solo tre giorni prima della morte aveva preso parte a un summit sulla sicurezza fra gli stati dell’ex-Urss rimasti fedeli a Mosca. Vladimir Makei aveva in programma un viaggio a Mosca previsto per il 28 novembre dove avrebbe avuto una riunione con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov per affrontare una serie di temi tra i quali quello del conflitto ucraino. Di cosa è morto il ministro bielorusso? Il portavoce del dicastero Anatoly Glaz, citato da Sputnik Bielorussia, ha solo detto che «il ministro degli Esteri Vladimir Makei è morto improvvisamente» senza rendere note le cause del decesso. Prima di diventare ministro degli Esteri nel 2012, Makei era stato capo dello staff del presidente Aljaksandr Lukashenko e nel settembre scorso aveva difeso la posizione della Bielorussia al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con queste parole: «La Bielorussia è indicata come un complice dell'aggressore o addirittura una parte in conflitto

Abbiamo detto e continuiamo a dire: la Bielorussia non ha mai sostenuto la guerra. Ma non siamo nemmeno traditori! Abbiamo impegni coi nostri alleati e stiamo seguendo rigorosamente questa linea, continueremo a farlo secondo quanto stabilito nei trattati internazionali di cui facciamo parte». Secondo alcuni osservatori nel corso degli ultimi mesi Makei si era sfilato dall’influenza russa temendo che il suo Paese venisse coinvolto direttamente nella guerra; di questo ne è convinto Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell'Interno ucraino che su Twitter ha scritto: «Era uno dei pochi non sotto l'influenza russa. Le voci dicono che questo potrebbe essere un segnale per Lukashenko», mentre i servizi segreti ucraini sono convinti che il ministro bielorusso sia stato avvelenato dai russi. La morte di Vladimir Makei secondo il centro studi americano Robert Lansing Institute rientrerebbe in un disegno ben più ampio perché il leader russo Vladimir Putin ha deciso di trascinare la Bielorussia in guerra tramite un attentato al presidente Alexsandr Lukashenko. Gli analisti americani, citando fonti dei vertici militari russi, scrivono che al ritorno dall’ultimo vertice dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto) in Armenia, Vladimir Putin avrebbe dato ordine all’intelligence militare (Gru) di preparare un attentato contro Lukashenko e sarebbero due gli scenari allo studio del Gru. Un falso tentativo di uccidere Lukashenko, con l'obiettivo di spaventarlo e obbligarlo a entrare in guerra contro l'Ucraina a fianco di Mosca, oppure la sua uccisione. Se venisse scelta la seconda opzione, alla guida del paese verrebbe messo il segretario generale del Csto, Stanislav Zas, conosciuto per essere un fedelissimo di Mosca e vicino agli uomini del Gru. In entrambi gli scenari, sia che si tratti di un attentato fallito o riuscito contro Aleksandr Lukashenko, «verranno presentate prove fabbricate del coinvolgimento di Ucraina e Polonia sotto la guida dell'intelligence della Nato», circostanze che offriranno un pretesto formale per l'ulteriore partecipazione dei soldati bielorussi in operazioni di combattimento sul suolo ucraino. L'obiettivo finale di Mosca è comunque una fusione dei due eserciti sotto il comando del Cremlino e se Lukashenko dovesse rimanere vivo, verrebbe di fatto privato di ogni potere e il paese andrebbe verso l’annessione con la Russia. Ma perché mai Vladimir Putin avrebbe deciso di abbattere Aljaksandr Lukashenko che ha appoggiato fin da subito l’invasione russa dell’Ucraina e ha consentito alle truppe di Mosca di transitare sul proprio territorio per condurre l’attacco, oltre a fornire sostegno politico e logistico all’operazione? Il motivo è semplicissimo, la Russia ha disperatamente bisogno di uomini e mezzi visto che ad oggi -secondo il Pentagono- ha perso più di 100 mila fra morti e dispersi tanto da essere costretta per poter continuare la guerra ad arruolare soldati nelle carceri, con la promessa del condono della pena, senza dimenticare «la mobilitazione parziale della popolazione». La Russia ha quindi bisogno di forze fresche da mandare al fronte ucraino e l’esercito bielorusso sarebbe ideale per dare una mano alle sue truppe, tuttavia, fino ad oggi Aljaksandr Lukashenko non ha rotto gli indugi perché teme ulteriori sanzioni occidentali contro la Bielorussia, le proteste della popolazione e il possibile ammutinamento del suo esercito, senza contare che Kiev non starebbe certo a guardare. Ma che contributo potrebbe dare l'esercito bielorusso in termini di uomini e mezzi? Secondo il Generale di Corpo d’Armata Maurizio Boni: «Le forze armate bielorusse sono le eredi di quelle che erano di stanza nel paese sotto il dominio sovietico, dove svolgeva il ruolo di retroguardia significativa per gli eserciti sovietici di stanza in Polonia e Germania dell'Est. Dalla fine della Guerra fredda hanno subito solo riforme parziali di ammodernamento. Dispone attualmente di circa 65.000 uomini in servizio attivo con la possibilità di mobilitarne ulteriori 290.000, ed è armato con sistemi d’arma ed equipaggiamenti piuttosto datati. Secondo le analisi più recenti, le forze terrestri immediatamente disponibili potrebbero ammontare a circa 10-15.000 soldati e 1.200 carri armati (parte dei quali probabilmente già forniti ai russi per rimpiazzare le elevate perdite subite), quasi 600 tra obici, cannoni e lanciarazzi multipli e distaccamenti operativi delle forze speciali ben addestrati e capaci. Queste ultime, a differenza dell'esercito bielorusso che non ha esperienza sul campo di battaglia, hanno partecipato a missioni di ‘mantenimento della pace’ in Libano, hanno lavorato con la missione Osce nel Donbas e hanno preso parte alla soppressione delle rivolte in Kazakistan nel gennaio 2022. In ogni caso non credo che siano la capacità militari delle forze bielorusse a preoccupare Kiev, quanto il fatto dell’apertura di un nuovo segmento del fronte, quello settentrionale, in grado di minacciare direttamente la capitale ucraina e costringendo gli ucraini a orientare una parte del proprio dispositivo difensivo verso questa nuova ipotesi d’impiego». Per Vladimir Putin il mancato coinvolgimento della Bielorussia nella cosiddetta «operazione militare speciale» è un vero tradimento visto che solo due anni fa le truppe di Mosca avevano aiutato Lukashenko a sedare la rivolta popolare contro l’ennesima elezione truffa che ha consentito al padre padrone della Bielorussia di restare al potere che detiene ininterrottamente dal 20 luglio 1994. Da mesi Putin preme sul leader bielorusso affinché entri in guerra contro l’Ucraina ma se inizialmente Lukashenko sembrava convinto di farlo l’andamento della guerra, le sconfitte riportate dai russi, le sanzioni e gli aiuti militari occidentali a Kiev lo hanno dissuaso dallo schierarsi senza se e senza ma con la Russia preferendo le parole di sostegno che i fatti. Tutto questo Vladimir Putin lo sa e ora avrebbe deciso di chiudere la partita. Ovviamente a modo suo.

Da Gomel a Minsk. Il filone di morti sospette passa anche per la Bielorussia. Lorenzo Vita su Inside Over il 30 Novembre 2022

La morte improvvisa del ministro degli Esteri bielorusso, Vladimir Makei, ha gettato ancora ombre sulla diplomazia che corre parallela alla guerra in Ucraina. Un corridoio segnato da uccisioni, morti eccellenti, incidenti che appaiono più esecuzioni che episodi casuali, e da accuse di responsabilità utilizzate per colpire o screditare il nemico. E dove la Bielorussia rischia di diventare un teatro particolarmente complesso.

La scomparsa di Makei rientra perfettamente nello schema di misteri che accompagna l’invasione dell’Ucraina. Il ministro, uno degli uomini considerati più vicini al leader Aleksandar Lukashenko, era stato fotografato il giorno prima del decesso durante un incontro ufficiale con il nunzio apostolico Ante Jozic, era coinvolto nel vertice dell’Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva in Armenia e il giorno stesso della morte avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Nulla faceva presagire un crollo dello stato di salute, tuttavia, due elementi uniti tra loro hanno alimentato il sospetto che potesse non essere una morte naturale. Il Robert Lansing Institute, think tank statunitense, aveva scritto poche ore prima che la Russia voleva indurre la Bielorussia a scendere in guerra in Ucraina pianificando un attentato contro Lukashenko: o inscenando un tentativo di omicidio o uccidendolo e sostituendolo con il segretario generale della Csto, Stanislav Zas, fedelissimo di Mosca. Inoltre, subito dopo la morte di Makei, Anton Gerashechenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino, ha messo in giro la voce che l’uomo di Minsk potesse essere stato avvelenato come un avvertimento contro Lukashenko o come modo per colpire chi si era posto in posizioni non troppo aderenti alla volontà dei falchi russi rispetto all’allargamento del conflitto alla Bielorussia.

Mosca ha rispedito le accuse al mittente e pubblicamente onorato la morte del ministro bielorusso. La portavoce del ministro degli Esteri, Maria Zakharova, ha espresso lo shock del governo. Lavrov, nel messaggio di condoglianze alla vedova, ha definito il ministro morto "un diplomatico e uno statista eccezionale, un vero patriota che ha dedicato la sua vita a servire la patria e a difenderne gli interessi sulla scena internazionale", dando un grande contributo per il "rafforzamento dei legami tra i popoli fraterni di Russia e Bielorussia". Messaggi che non possono certo smentire i sospetti. ma che confermano il desiderio del Cremlino di non dare adito ad accuse o sospetti che, in altre circostanze, ha invece lasciato correre anche per alimentare una forma di ansia tra gli oligarchi. Del resto, molti analisti sottolineano come sia difficile che Vladimir Putin voglia innescare una possibile situazione di caos proprio nel protettorato in mano a Lukashenko, già colpito da proteste negli anni passati. E sono anche molti coloro che dubitano che l’interesse di Mosca, in questa fase della guerra, sia quello di espandere ulteriormente il fronte bellico con l’ingresso della Bielorussia. In parte per non ampliare l’attrito con la Nato, ma in parte anche per non spostare forze sul fronte nord, visto che molti sospettano che Minsk non sia pronta al conflitto. Lo spostamento di batterie antimissile in territorio bielorusso confermerebbe la necessità proprio di blindare quell’area, anche se potrebbe essere una manovra per distrarre le unità di Kiev.

I sospetti però non si affievoliscono. Come non sono scomparsi quelli su altre morti eccellenti che hanno contraddistinto gli attori coinvolti nella guerra e nella rete militare e diplomatica. Tutto ebbe inizio del resto proprio in Bielorussia, a Gomel, dove fu visto per l’ultima volta in pubblico il negoziatore ucraino Denis Kireev. L’uomo, unico fotografato in giacca e cravatta in quello che fu il primo tentativo di dialogo tra Russia e Ucraina nelle fasi primordiali della "operazione militare speciale", venne ucciso a Kiev in circostanze che rimangono ancora oscure. Prima venne definito un traditore dell’Ucraina, e qualcuno riferì che fosse stato ucciso per avere collaborato con l’invasore russo in quanto legato ad Andriy Petrovych Klyuyev, magnate dell’energia solare ucraino e molto vicino all’ex presidente filorusso Victor Yanukovich. Dopo alcune ore, la versione ufficiale fornita dall’intelligence ucraina fu completamente rovesciata: non era un traditore, bensì un eroe, un uomo dei servizi ucciso in missione nella stessa capitale insieme a due altri agenti, Alexei Ivanovic e Chibineev Valery Viktorovich. "Sono morti difendendo l’Ucraina e il loro impegno ci ha avvicinato alla vittoria!" twittarono le forze armate di Kiev.

Se questo è il filone "bielorusso", l’ondata di morti più che misteriose ha assunto tratti a dire poco inquietanti in tutto il corso della guerra in Russia ma anche in Ucraina. Nel territorio della Federazione, tra dirigenti ed ex dirigenti di grandi aziende, alcuni media hanno parlato di una vera e propria "epidemia di suicidi": definizione che non può che avere assunto il tratto della feroce ironia. Alcuni uomini di spicco di aziende come Novatek o del colosso Gazprom sono stati ritrovate morti insieme a mogli e figli: casi in larga parte archiviati come omicidi-suicidi ma su cui tanti nutrono forti perplessità. Altri dirigenti e uomini più o meno noti legati all’intelligence o a settori strategici, civili come militari, sono stati ritrovati morti in circostanze misteriose, tra cadute dalle scale, da finestre, da yacht, suicidi le cui versioni sono da subito apparse altamente improbabili e che lasciano intendere che vi sia un’enorme e strisciante guerra sotterranea in alcune sfere del potere russo con incroci tra organizzazioni criminali, apparati dei servizi, fedelissimi e nemici di Putin o degli oligarchi.

In parte il campo ucraino è stato terreno di queste strane morti, anche se in misura nettamente inferiore. Dopo l’assassinio di Kireev, gli apparati dell’intelligence di Kiev hanno visto morire quest’estate Oleksandr Nakonechny, responsabile dello Sbu per la regione di Kirovohrad, ritrovato morto nella sua casa di Kropyvnytsky. Anche in questo caso, molti parlarono di suicidio sospetto, specialmente perché arrivava non lontano da un’ondata di repulisti nei servizi segreti ucraini per quanto accaduto durante la conquista di Kherson da parte delle forze russe. Morti che spesso hanno corso parallelamente alle svolte nella guerra e che adesso portano il loro carico di sospetti in quelli che alcuni considerano un nuovo fronte: la Bielorussia.

Un aereo straniero bombarda una base della Wagner nella Repubblica Centrafricana. Mauro Indelicato su Inside Over il 30 Novembre 2022

L’unica cosa certa della vicenda emersa in queste ore è che, nella giornata di lunedì, un aereo ha sorvolato parte del territorio della Repubblica Centrafricana e ha sganciato ordigni su alcuni obiettivi militari. Stando a quanto riferito dalle autorità locali, uno di questi obiettivi era un vecchio impianto per la lavorazione di cotone trasformato in una base militare. La stessa usata da quelli che il governo di Bangui ha chiamato "consiglieri e alleati". Ma che, secondo il governo francese e l’Onu, altro non sono che militari della Wagner, l’agenzia di contractors russa presente nel Paese da diversi anni. Un episodio definito grave dalle autorità centrafricane, le quali hanno denunciato la violazione del proprio spazio aereo ma non hanno saputo identificare il mezzo utilizzato per compiere il bombardamento.

Dov’è avvenuto il raid

A essere convolta dall’azione del misterioso aereo è stata la cittadina di Bossangoa. Situata nella prefettura di Ouham, nella parte nord occidentale del Paese, la sua posizione è altamente strategica. Si trova infatti lungo il corso del fiume Bahr Sara, uno dei più importanti dell’area, e qui convergono alcune delle arterie stradali più vitali del Paese. A partire dalla Route National 1, la strada che conduce nella capitale Bangui, e le varie ramificazioni che collegano la cittadina con le regioni centrali. Ma soprattutto, da qui il confine con il Ciad dista appena 150 km.

Non è un caso che Bossangoa sia stata, nel corso della storia recente, sempre al centro dei più importanti avvenimenti che hanno coinvolto (e sconvolto) la Repubblica Centrafricana. Negli ultimi anni qui hanno preso piede molti gruppi legati al Cpc (Coalizione dei Patrioti per il Cambiamento). Si tratta della formazione di ribelli in lotta contro l’attuale governo del presidente Faustin-Archange Touadéra. Sono considerati vicini all’ex presidente François Bozizé, la cui deposizione avvenuta nel 2013 ha avviato la guerra civile tutt’ora in corso.

L’importanza strategica di Bossangoa è data anche dalle tante coltivazioni di cotone, molto ricercate nel mercato internazionale. Proprio all’interno di un ex stabilimento per il trattamento di cotone, situato sulle rive del Bahr Sara, negli anni si sono alternate tutte le varie forze internazionali presenti nella zona. La struttura prima è stata trasformata in base militare dai soldati francesi inviati da Parigi nell’ambito della missione Sangaris. Successivamente hanno preso posto i caschi blu della missione Minusca. Dal 2021, come sottolineato su AgenizaNova, qui sono stati stanziati i "consiglieri militari alleati" del governo di Bangui. Ossia le forze dei contractors della Wagner. Il misterioso aereo che ha bombardato Bossangoa, come riferito su Jeune Afrique dal sindaco Pierre Denamguere, ha preso di mira proprio l’ex stabilimento di cotone. L’obiettivo quindi era bombardare le forze della Wagner.

Perché militari della Wagner sono presenti in Repubblica Centrafricana

Denamguere ha parlato di danni non ingenti nella base dei contractors russi. Inoltre non ci dovrebbero essere feriti. L’attacco però politicamente ha del clamoroso, perché è andato a prendere di mira i principali alleati delle forze governative. Se ad attaccare fossero stati i ribelli, l’episodio sarebbe ricollegabile alle dinamiche della guerra civile in corso. Il raid aereo però è stato compiuto con un mezzo sicuramente proveniente dallo spazio aereo di un altro Paese. Molto probabilmente, come fatto intendere dallo stesso sindaco di Bossangoa, l’aereo è arrivato dal vicino Ciad.

Le forze Wagner si trovano nella regione di Ouham per aiutare il governo centrale nel recupero integrale della zona. Il presidente centrafricano Touadéra da anni ha iniziato un ufficioso percorso di avvicinamento a Mosca. Ufficioso appunto e non ufficiale, perché il Cremlino non ha mai inviato truppe nel Paese ma ha favorito l’arrivo di decine di contractors indicati come non meglio precisati "consiglieri militari" dal governo di Bangui. Ma non è un mistero che si tratti per l’appunto del personale della Wagner, la società fondata dal "cuoco di Putin", Evgenij Prigozin. Del resto simili operazioni da parte russa sono in corso in altri Paesi africani, a cominciare dal Mali.

Le possibili conseguenze

Fonti ufficiali del governo centrafricano hanno promesso una rapida reazione. Per Bangui quanto accaduto ha rappresentato una vera umiliazione: nessuno si è accorto di un aereo entrato da un altro Paese e nessuno è riuscito a intercettarlo. "Si tratta di un atto ignobile perpetrato da nemici della pace – si legge in una nota delle autorità di Bangui – questo gesto non resterà impunito ed è stata già disposta l’apertura di un’inchiesta giudiziaria per accertare le responsabilità dell’accaduto".

Ma è chiaro come l’episodio non riguardi solo le vicende interne alla Repubblica Centrafricana. I militari della Wagner rappresentano il braccio armato del Cremlino in tutti i principali dossier seguiti da Mosca. Compreso ovviamente il dossier relativo alla guerra in Ucraina. Quanto accaduto potrebbe essere un "semplice" segnale lanciato a Bangui, così come anche un importante avvertimento per Mosca e per i contractors di Prigozin.

Morto improvvisamente il ministro degli Esteri bielorusso, Vladimir Makei. Lorenzo Cremonesi e Andrea Nicastro su Il Corriere della Sera il 27 Novembre 2022.

Le notizie di domenica 27 novembre, in diretta. Continuano i blackout e il 60% di Kiev è senza elettricità a due giorni dagli attacchi missilistici nemici alle infrastrutture

• La guerra in Ucraina è arrivata al 274esimo giorno.

• Putin apre la sua residenza alle madri dei soldati uccisi: «Sono eroi, vinceremo».

• Morto il ministro degli Esteri bielorusso. Kiev: «Forse avvelenato». Mosca: «Scioccati».

• Zelensky critica il sindaco di Kiev: «Non ha fatto abbastanza».

Ore 04:25 - Putin apre la sua residenza alle madri dei soldati: «Sono eroi, vinceremo»

(Marco Imarisio) «Capisco bene che per voi anche questa celebrazione è legata al sentimento di ansia che state provando. Al pensiero di cosa sta succedendo ai vostri ragazzi. E a coloro, anche qui tra voi, che hanno perso il loro figlio, vorrei fare sapere che io a titolo personale e l’intero Paese condividiamo il vostro dolore».

Alle madri dei soldati non puoi dire e non puoi fare nulla. Puoi solo ascoltarle. In Russia sono una categoria tanto rispettata quanto temuta. Sono una zona franca, per quel che stanno patendo, per quel che soffrono. Spesso hanno dato voce a chi non poteva parlare, scrivendo pagine di storia. Ai tempi della prima guerra in Cecenia, le loro proteste giocarono una parte importante nel convincere Boris Eltsin a ritirarsi da quel carnaio. Vladimir Putin era entrato al Cremlino da pochi mesi quando nell’ottobre del 2000 subì la prima e ultima contestazione della sua vita, quando le madri e le mogli dei marinai del sommergibile Kursk, affondato con l’intero equipaggio composto da 107 persone, trasformarono i funerali in mare delle vittime in un violento atto d’accusa nei confronti del nuovo presidente.

Ore 04:32 - Zelensky critica il sindaco di Kiev: «Non ha fatto abbastanza»

In una rara critica pubblica ad un esponente delle autorità del paese, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha puntato il dito contro il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, per il lavoro — «inadeguato» — di allestimento dei rifugi di emergenza destinati ai residenti privati di acqua, riscaldamento e corrente, dagli ultimi attacchi missilistici russi. Nel suo intervento serale Zelensky ha lamentato l’insufficiente contributo del primo cittadino della capitale e del suo staff all’opera di allestimento dei cosiddetti «centri di invincibilità», dove le persone possono accedere a riscaldamento, acqua, internet e collegamenti di telefonia mobile.

I problemi maggiori conseguenti ai blackout si sono verificati a Kiev, ha sottolineato il presidente. «Sfortunatamente le autorità locali non si sono comportate bene in tutte le città», ha detto nel suo video discorso notturno. «In particolare, ci sono molte lamentele a Kiev. È necessario più lavoro». Zelensky ha lamentato che molti dei residenti della città sono rimasti senza elettricità «per 20 o anche 30 ore» e ha chiesto «più sostegno» e «lavoro di qualità» all’ufficio del sindaco.

Ore 04:44 - Azienda elettrica ucraina promette a Kiev: «Da oggi avrete più luce»

L’azienda ucraina per la distribuzione dell’elettricità Dtek ha scritto su Facebook un messaggio ai cittadini della capitale promettendo che pur essendo previsti altri blackout a Kiev, da oggi non dureranno più di 5 ore di seguito. «Comprendiamo che la mancanza di elettricità a lungo termine complica la vita dei residenti di Kiev. Pertanto, da oggi Dtek accenderà alternativamente le luci per tutti i residenti in modo tale che l’interruzione elettrica per ogni utente non superi le 5 ore», riporta Unian. In precedenza il presidente Zelensky aveva criticato il fatto che il ripristino della corrente soprattutto a Kiev è stato lento.

Ore 04:51 - «Bucha è riuscita a rinascere grazie all’aiuto dell’Italia ma i blackout ora ci fermano»

(Lorenzo Cremonesi, nostro inviato) Sino ad un mese fa la città ucraina «martire» per eccellenza dell’attacco russo raccontava una storia di grandi successi nella ricostruzione. Ma, come lavorare oggi senza elettricità, con l’acqua che arriva col contagocce e il timore di nuovi blackout? «Dopo l’aggressione voluta da Putin e le azioni terroristiche compiute dai suoi soldati contro la nostra popolazione civile tra fine febbraio e marzo, siamo riusciti rapidamente a ricostruire e riparare i danni. Sin dai primi di aprile, dopo la ritirata russa dalla regione a nord di Kiev, gli aiuti internazionali uniti al lavoro della nostra gente hanno garantito che a Bucha si stesse tornando alla normalità. Adesso però siamo costretti ad affrontare nuovi ostacoli. Gli attacchi missilistici degli ultimi giorni stanno pregiudicando la ricostruzione», ci racconta nel suo ufficio il sindaco 50enne Anatoly Fedoruk.

Ore 05:10 - Muore un ministro bielorusso. A Kiev si evoca l’avvelenamento

(Lorenzo Cremonesi, nostro inviato) Che la posizione di Vladimir Putin sul trono di Mosca sia oggi molto più fragile di prima dell’invasione dell’Ucraina nove mesi fa è ormai cosa nota. I fallimenti del suo esercito contro la ferma volontà di resistenza del popolo ucraino, sommati all’evidente superiorità delle armi fornite dalla Nato, gli hanno procurato critiche anche tra gli alleati più stretti. Non è dunque strano che adesso anche i Paesi legati a Mosca da trattati di cooperazione militare avanzino sospetti e dubbi sulla stabilità di quei legami. L’Ucraina resiste militarmente e intanto paragona i «crimini di guerra» compiuti dai russi, compresi gli ultimi attacchi alle infrastrutture civili, allo Holodomor: la grande fame causata dalla repressione stalinista nei primi anni Trenta. Ieri il novantesimo anniversario di quell’evento commemorato a Kiev ha raccolto la solidarietà di larga parte della comunità internazionale. Ed è in questo contesto che s’inseriscono le reazioni dubbiose che hanno accompagnato ieri la notizia della morte improvvisa di Vladimir Makei, il 64enne ministro degli Esteri della Bielorussia legato al presidente Alexander Lukashenko.

Ore 09:10 - Zona centro-sud regione Donetsk fortemente contesa

L’area intorno alle città di Pavlivka e Vuhledar nella zona centro-meridionale della regione di Donetsk è stata «teatro di intensi combattimenti nelle ultime due settimane, sebbene con pochi cambiamenti sul terreno. Quest’area rimane fortemente contesa»: Mosca ne è interessata come potenziale posizione dalla quale lanciare in futuro «una grande avanzata verso nord per catturare il resto della regione di Donetsk controllata dall’Ucraina. Tuttavia, è improbabile che Mosca sia in grado di concentrare forze di qualità sufficienti per ottenere una svolta operativa». È il bollettino quotidiano dell’intelligence britannica sulla situazione sul campo in Ucraina.

Ore 09:12 - Due terzi Paesi Nato hanno esaurito armi per Ucraina

Due terzi dei Paesi della Nato hanno esaurito il loro potenziale per le forniture di armamenti all’Ucraina: lo scrive il quotidiano statunitense New York Times, che cita un alto funzionario dell’Alleanza. Le scorte di armamenti di 20 dei 30 membri della Nato sono «piuttosto esaurite», ha detto il funzionario che ha voluto mantenere l’anonimato. Ma i restanti 10 Paesi possono ancora fornire di più, soprattutto gli alleati più grandi, ha aggiunto citando tra questi l’Italia, la Francia, la Germania e l’Olanda. La situazione delle scorte di armamenti è particolarmente difficile per la Polonia e gli Stati baltici, sottolinea il giornale, secondo cui nel complesso i Paesi della Nato hanno trasferito all’Ucraina armamenti per un valore di 40 miliardi di dollari, pari al bilancio annuale della difesa francese

Ore 09:18 - Missili russi nel sud

Le forze russe hanno sparato due missili contro un’infrastruttura del settore dei trasporti a Kryvyi Rih, nella regione di Dnipropetrovsk, nell’Ucraina meridionale: lo ha reso noto su Telegram il capo dell’amministrazione militare regionale, Valentyn Reznichenko, come riporta Ukrinform. «Kryvyi Rih è stata colpita. Due missili russi hanno colpito una infrastruttura dei trasporti», ha scritto Reznichenko, che ha parlato di danni.

Ore 09:40 - Sale a 851 bilancio bambini feriti da inizio guerra

È salito a 851 il numero dei bambini rimasti feriti dall’inizio della guerra in Ucraina: lo rende noto la Procura generale di Kiev aggiungendo che il bilancio dei minorenni uccisi è rimasto invariato a quota 440. Lo riporta Ukrinform. «Fino alla mattina del 27 novembre 2022, oltre 1.291 bambini sono stati colpiti in Ucraina a causa dell’aggressione armata della Federazione Russa. Secondo le informazioni ufficiali delle Procure dei minori, 440 bambini sono stati uccisi e più di 851 sono stati feriti», ha scritto la Procura generale su Telegram.

Ore 10:28 - Quasi del tutto ripristinati energia e servizi

Tornano l’energia e l’acqua a Kiev dopo gli attacchi missilistici della Russia. Secondo l’amministrazione militare della capitale ucraina le utilities hanno “quasi completamente ripristinato” energia elettrica, acqua, riscaldamento e la rete cellulare. Lo ha riportato il Kyiv Independent.

Ore 12:05 - Lavrov rimanda viaggio a Minsk dopo morte ministro bielorusso

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha rimandato la sua visita in Bielorussia, prevista per oggi e domani, dopo l’improvvisa morte del suo corrispettivo Vladimir Makei. L’ha reso noto oggi il ministero degli Esteri russo. L’agenzia di stampa Belta ha dato ieri la notizia della morte del capo della diplomazia di Minsk, 64enne. I media di stato di Minsk non hanno fornito dettagli sulla causa della morte del ministro, in carica dal 2012. Invece l’Ucraina ha insinuato il dubbio che Makei sia stato avvelenato.

Ore 12:41 - Papa,non stancarsi di dire no a guerra Ucraina,sì dialogo e pace

«Non stanchiamoci di dire no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace, in particolare per il martoriato popolo ucraino. Ieri abbiamo ricordato la tragedia dell’Holodomor». Lo ha detto papa Francesco al termine dell’Angelus in Piazza San Pietro

Ore 13:29 - Bombardamenti russi contro Kherson, da ieri 50 raid

Le forze russe hanno bombardato la regione di Kherson con oltre 5 raid solo questo fine settimana, denuncia il governatore militare, Yaroslav Yanushevych in un post su Telegram in cui accusa Mosca di voler colpire i civili. Una persona è morta e altre due sono rimaste ferite nei bombardamenti.

Ore 13:47 - Perquisita Cattedrale della Natività a Ivano-Frankivsk

I servizi speciali di Kiev (Sbu) hanno perquisito oggi la cattedrale della Natività, legata alla Chiesa ortodossa di Mosca, a Ivano-Frankivsk, nell’Ovest dell’Ucraina. Gli 007 hanno commentato sull’emittente pubblica Suspilne che l’operazione fa parte dell’attività di controspionaggio, per contrastare le possibili «attività sovversive dei servizi speciali russi in Ucraina». Le indagini erano già state avviate nei giorni scorsi con le clamorose perquisizioni di alcuni siti religiosi su territorio ucraino, tra cui il Monastero delle Grotte di Kiev, il Monastero della Santissima Trinità di Koretsky e la Diocesi Sarnensko-Polyska nella regione di Rivne.

Ore 14:42 - Cremlino liquida segnali di rottura della Csto

Il Cremlino liquida i segnali di rottura della Csto (il Trattato dell’organizzazione per la sicurezza collettiva) dopo che il Premier armeno Nikol Pashinyan si è rifiutato di firmare il comunicato finale del vertice dei giorni scorsi e anche di farsi fotografare accanto a Vladimir Putin nella `foto di famiglia´ al termine dell’incontro. «Ci sono sempre stati tentativi di disintegrare l’organizzazione. Ma ora vediamo che malgrado le contraddizioni anche fra Paesi membri questa struttura rimane molto richiesta e la risoluzione della crisi in Kazakhistan (a inizio anno, ndr) dimostrano la sua rilevanza ed efficacia», ha affermato Dmitry Peskov. Fanno parte della Csto, di cui la Russia è il Paese più influente, anche Armenia, Bielorussia, Kazakhistan, Kirghizistan e Tagikistan.

Ore 21:37 - Kiev, russi preparano invio truppe da Bielorussia in Ucraina

I russi si stanno preparando a trasferire unità separate delle loro truppe dalla Bielorussia ai territori occupati dell’Ucraina. A sostenerlo è lo stato maggiore delle forze armate dell’Ucraina, citato da Ukrainska Pravda. «Si prevede che il raggruppamento delle truppe nemiche che operano nei territori temporaneamente occupati dell’Ucraina sarà rafforzato a causa del trasferimento di singole unità dal territorio della Repubblica di Bielorussia dopo aver acquisito capacità di combattimento», ha dichiarato lo stato maggiore.

Ore 21:46 - Kiev, russi si preparano a lasciare centrale Zaporizhzhia

Secondo il presidente dell’agenzia nucleare ucraina Energoatom Petr Kotin ci sarebbero segnali che l’esercito russo si starebbe preparando a lasciare la centrale nucleare di Zaporizhzhia: «Nelle ultime settimane abbiamo effettivamente avuto informazioni secondo cui ci sono segnali che i russi potrebbero lasciare la centrale di Zaporizhzhia», ha detto alla tv nazionale, citato da Ukrainska Pravda. Kotin ha sottolineato che «è troppo presto per dire che l’esercito russo stia lasciando l’impianto», ma si può dire che si stanno «preparando», «c’è l’impressione che stiano facendo le valigie e rubando tutto quello che riescono a trovare».

Kotin ha anche sottolineato che «sulla stampa russa viene indicato che potrebbe valere la pena di abbandonare la centrale di Zaporizhzhia e di porla sotto il controllo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea)». Il presidente di Energoatom infine ha ricordato che i russi «hanno stipato tutto quello che potevano nell’impianto di Zaporizhzhia: attrezzature militari, il personale, camion, probabilmente con armi ed esplosivi» e hanno messo trappole esplosive nel territorio della centrale.

Ore 21:48 - Kiev, freddo fa primi morti, gente rischia la vita per scaldarsi

Primi morti per il feroce freddo in Ucraina: le persone rimaste senza riscaldamento a causa dei blackout continui provocati dai bombardamenti russi cercano di ingegnarsi per trovare fonti di calore, ma - riferiscono i media ucraini - in alcuni casi i tentativi risultano letali. Come nel caso di un anziano morto a causa dell’esplosione e del successivo incendio scoppiato nella sua abitazione a Vyshgorod, nella regione di Kiev, dopo aver cercato di accendere una caldaia a combustibile solido. Nel distretto di Buchansky, sempre nella regione della capitale, una famiglia ha acceso un generatore elettrico in casa: un uomo è morto per avvelenamento da monossido di carbonio, la moglie è in ospedale. Un altro caso simile si è verificato a Gostomel, nel nord del Paese, hanno riferito le autorità. Intanto le previsioni in Ucraina sono in peggioramento, da domani al nord e nelle regioni centrali cadrà neve bagnata o pioggia, il gelo coprirà Paese.

Ore 22:02 - Kiev, raid a Kherson continueranno, gente decida se andare via

«È necessario capire molto chiaramente che fino a quando le truppe russe non saranno respinte a poche decine di chilometri dalla costa, il bombardamento di Kherson continuerà. Pertanto, tutti coloro che vivono nella città devono decidere da soli cosa fare dopo: restare o andare via»: lo ha detto il consigliere presidenziale Oleksiy Arestovych alla tv ucraina citato da Unian.

Ore 23:35 - Wsj, guerra in Ucraina ritarda l’invio di armi Usa a Taiwan

Il governo e il Congresso americano temono che la guerra in Ucraina stia rallentando la fornitura di armi a Taiwan aggravando un arretrato di quasi 19 miliardi di dollari di equipaggiamenti militari destinati all’isola nell’ambito della strategia Usa per aiutarla a difendersi contro un’eventuale invasione da parte della Cina. Lo riporta in esclusiva il Wall Street Journal. Secondo fonti di Capitol Hill e dell’amministrazione Biden a dicembre di un anno fa l’arretrato ammontava a 14 miliardi di dollari e adesso è arrivato a 18,7 miliardi di dollari.

Nel pacchetto di armi che sarebbe dovuto partire da Washington c’è anche un ordine del 2015 per 208 sistemi anticarro Javelin e oltre 200 Stinger, che invece sono stati forniti in gran quantità alle forze di Kiev dall’inizio dell’invasione da parte di Mosca. Il Pentagono ha ammesso ritardi nella consegna di attrezzature militari a Taipei ma ha specificato che si tratta di nuovi ordini e che i sistemi Javelin e Singer inviati in Ucraina facevano parte dell’arsenale Usa. «Continuiamo a lavorare diligentemente per fornire armi a Taiwan il più rapidamente possibile, assicurandoci allo stesso tempo che l’Ucraina possa difendersi dall’aggressione russa», ha dichiarato in una nota la portavoce del dipartimento della Difesa, Sabrina Singh.

Chiedi a Baghdad della guerra. Risponderanno: «Quale guerra?». L’Ucraina, a queste latitudini, non fa notizia. E il petrolio ora lo comprano da Mosca. Francesca Borri su La Gazzetta del Mezzogiorno il 23 Novembre 2022

E anche stamattina ho letto le ultime analisi sulla Russia. Gli ultimi conteggi di missili, e droni e carrarmati. Si discute di T-72 e KH-101, e Buk, Bulava e Iskander, Bayraktar T82 turchi contro Mohajer-6 iraniani. Ma qual è il vero fronte, oggi, in una guerra? Dove si combatte? Qual è la cronaca della battaglia: quella sull’avanzata su Melitopol, o quella alla pagina dopo, sulle file alla Caritas?

Cosa è più decisivo, per la vittoria e la sconfitta?

E cosa è la vittoria? E cosa la sconfitta?

Le parole sono specchio della vita. E non a caso si dice: la guerra di Siria, la guerra di Bosnia. Non: la guerra in Siria. In Bosnia. E questa è la guerra di Ucraina.

In Ucraina. Ma non per l’Ucraina.

Dal 22 febbraio non si parla d’altro. A Kiev sono accreditati oltre 11mila giornalisti stranieri. Ma nel mondo in cui sto, l’Ucraina non fa notizia. Ieri il ministro degli Affari Esteri dell’India era con Sergei Lavrov, il ministro degli Affari Esteri della Russia: e non l’ha mai citata. Ha snocciolato dati sull’espansione dei legami d’affari, e sul petrolio che ora compra da Mosca. Aumentato dal 2% al 23%. E ha concluso dicendo: Le nostre relazioni non sono mai state migliori. Ci guadagniamo, ha detto. Qual è il problema?

L’India. Che ha da sola il doppio degli abitanti di Europa e Stati Uniti insieme.

A Baghdad ho chiesto a un deputato quali fossero le ripercussioni della guerra sull’Iraq. Quale guerra? ha detto. I jihadisti? O gli americani? L’Ucraina neppure gli è venuta in mente. Ma perché per l’Iraq, non fa differenza. Anzi. Con il petrolio alle stelle, ha un surplus di bilancio di 80 miliardi di dollari. L’unica differenza sono le ONG. Che sono andate via tutte. Insieme agli aiuti internazionali. E l’Iraq, ora, è fuori dai radar. Ma per molti, non è una cosa negativa. Al contrario. Perché significa il ritiro dell’Occidente. Degli Stati Uniti. Che era già in corso, in realtà. In Siria la tregua è arrivata dal processo di Astana: da trattative tra la Russia, l’Iran e la Turchia. E basta. A ottobre, quando ha chiesto all’OPEC di produrre più petrolio per sostenere l’Europa a corto di gas, Joe Biden non ha avuto un no, ma più di un no: l’Arabia Saudita ha tagliato 2 milioni di barili al giorno.

Vogliamo punirla? Vogliamo adottare sanzioni? Guardate l’Afghanistan. Il cui ministro dell’Interno, Siraj Haqqani, ha sulla testa una taglia dell’FBI da 5 milioni di dollari. In un anno, i talebani hanno tenuto oltre 500 incontri bilaterali. Quasi un quinto con la Cina: 82. Ma hanno stretto accordi con la Turchia, il Qatar, l’Iran, il Pakistan, l’Arabia Saudita, il Giappone. E naturalmente, con Putin.

Non siamo più capaci di isolare neppure i talebani.

Ma in fondo, perché dovremmo esserlo? Cosa abbiamo dato all’Afghanistan? Ricchezza? Siamo arrivati che era alla fame un afghano su tre, e siamo andati via che era alla fame un afghano su due. Abbiamo dato democrazia, forse? I nostri alleati erano le milizie locali. Città a città. O resta l’esempio, magari? I nostri valori? I famosi diritti umani? Il tribunale dell’Aja sta indagando sui crimini dei talebani. Ha escluso di indagare sulle accuse alla NATO. Poi in aula c’è scritto: La legge è uguale per tutti.

Abbiamo dato guerra. E ora guerra è quello che ci viene restituito.

Nel mondo in cui sto, a febbraio erano tutti indifferenti. Nessun sostegno a Putin: ma nessuna solidarietà a Europa e Stati Uniti. Ma ora, è tutto un viavai da Mosca. Putin non è il loro eroe. Ma è come se fosse scattato il «tana libera tutti»: uno a uno, si stanno riaprendo tutti i fronti. Tutti quelli in cui la Russia è coinvolta: e concede nuovi spazi di manovra. Il più visibile è quello di Siria e Iraq: in cui la Turchia sta riguadagnando terreno per rompere la continuità curda. Ma anche Hamas. Che ha riallineato Gaza all’Iran. Il principale alleato di Putin in Medio Oriente. O il Kosovo. Con i serbi, che sono l’avanguardia di Putin in Europa. E la Libia: è un caso che siano ricominciati gli sbarchi? Era esattamente l’obiettivo di Putin: un ordine internazionale multipolare. Per ora, per la verità, più che un ordine è un disordine. Ma di certo, è il tramonto del nostro dominio.

Ma stiamo ancora qui a contare quanti droni restano.

A discutere di arsenali.

Ancora siamo alla cavalleria. Eppure, uno dei pilastri della teoria militare sovietica è la dottrina della correlazione delle forze. L’idea, cioè, che lo scontro armato non è che una parte di uno scontro più ampio, e il ruolo della politica è coprire l’insieme del campo strategico. E qual è il nostro punto vulnerabile, oggi? La difesa antiaerea? O il gas, il grano? I fertilizzanti? L’interdipendenza economica?

Ma è vietato scrivere. Vietato riflettere. Subito ti tacciano di essere con Putin.

Subito ti dicono: E allora? Kiev dovrebbe forse arrendersi?

No. Si tratta solo di non dimenticare qual è il fronte. Qual è l’obiettivo.

Possiamo fermare Putin in Ucraina. Certo. A Kherson. Ma non è lì che sta avanzando.

Abiti, piatti e una valigia come banco: «Così proviamo a far quadrare i conti». Lorenzo Cremonesi su Il Corriere della Sera il 27 Novembre 2022.

Ai mercatini di Kiev sotto la neve tanti venditori improvvisati. Nei racconti della gente affiorano i temi del momento: la crisi, il freddo, il desiderio di resistere ma anche frustrazione e rabbia tra i più poveri. E c’è chi critica Zelensky

Yuri ha riempito una vecchia valigia di suoi vestiti usati e qualche piatto scompagnato e, sfidando neve e freddo, ieri mattina alle nove era già al mercato Petrovka per cercare di venderli e guadagnare qualche grivna. Lo incontriamo intirizzito in un’area fangosa e parzialmente imbiancata tra il marciapiede e la palizzata che separa la ferrovia. Utilizza la valigia come banco, cerca di proteggere la merce con un foglio di cellophane, che però viene continuamente spostato dal vento. «Ho cinquant’anni, lavoro in un’officina, ma la crisi innescata dalla guerra ha ridotto le nostre attività al lumicino, il mio salario è più che dimezzato e provo a far quadrare il bilancio famigliare», dice con il fiato che si congela sulla barba rada.

Il gelo

Non è il solo. Camminando per un paio d’ore sotto una fitta nevicata tra le bancarelle improvvisate e le baracche in legno e lamiere, abbiamo trovato tanti che, spinti dal bisogno, si sono aggiunti ai venditori abituali. I nuovi arrivati si notano subito: dato che il mercato si tiene abitualmente la domenica mattina, i commercianti tradizionali hanno un loro posto numerato con vernice gialla sull’asfalto, gli altri invece si accampano dove possono. La temperatura si aggira sui tre gradi sottozero, pochi sono vestiti adeguatamente e tanti abbandonano presto il campo, oppure si raggruppano a bere tè caldo sotto il tendone di quelli meglio attrezzati. La mercanzia di Olga — un samovar dell’Ottocento, stoviglie di famiglia, due scacchiere complete, tre macchine fotografiche degli anni Sessanta, cinque paia di scarpe da donna semisfondate e sei pullover — viene velocemente coperta dalla neve, mentre a terra la poltiglia si sta rassodando in ghiaccio.

Cappelli e frustrazione

Non è una situazione inusuale, praticamente tutti i nuclei urbani ucraini dispongono del loro mercatino nel weekend. Li abbiamo incontrati a Odessa, Dnipro, Kramatorsk, Kharkiv e tante altre città. Una volta erano anche la gioia dei collezionisti di articoli militari: dagli elmetti e cappelli da parata, scarponcini, uniformi, medaglie specie sovietiche ma anche dell’epoca zarista e resti dell’esercito di occupazione tedesco durante la Seconda guerra mondiale. Però questo di Kiev condensa diversi aspetti delle cronache più recenti: la crisi energetica causata dai bombardamenti russi, il freddo che adesso l’aggrava, il desiderio di combattere e resistere, ma anche frustrazione e rabbia montanti tra i più poveri, coloro che hanno meno difese.

Le critiche al presidente

Così, per la prima volta dopo molti mesi, ieri nella zona della capitale abbiamo raccolto alcune voci decisamente critiche contro il presidente Volodymyr Zelensky e persino favorevoli a Vladimir Putin. «Questa è una guerra inutile, i soldati ucraini sono bande di provocatori, si stava meglio ai tempi del comunismo», ci hanno detto tre venditrici anziane, chiaramente nostalgiche dell’era sovietica, che però non hanno voluto rivelare il loro nome e neppure venire fotografate. A contraddirle ci ha pensato Elena, una sessantenne che è stata anche badante presso una famiglia di Varese e oggi ha uno stand di vestiti e anticaglie col marito. «Per l’amor di Dio! Putin è una vera disgrazia, un pericolo, un ladro che va battuto», ha esclamato.

Scintille Zelensky-Klitschko

Ma è indubbio che la situazione resta difficilissima, come trapela anche da una rara manifestazione di scontro interno al governo, ora più che mai deciso a esaltare l’unità nazionale. Lo stesso Zelensky tre giorni fa aveva infatti pubblicamente criticato il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, per la sua «incapacità di gestire i centri di assistenza alla popolazione civile nel momento del bisogno». Tanti pensano che il presidente abbia ragione da vendere. Sulla carta, i centri devono servire per offrire un ambiente caldo, acqua per lavarsi, cibo, linea elettrica e telefonica: circa il 30% della rete elettrica è fuori uso e l’esecutivo fa del suo meglio per porvi rimedio. Nella municipalità di Bucha abbiamo osservato che i centri funzionano bene. Ma non a Kiev: il sindaco replica che sarebbe compito del ministro degli Interni e che comunque sta correndo ai ripari.

Guerra in Ucraina. Armi a Kiev, 20 Paesi Nato su 30 hanno esaurito le scorte. Forniture belliche rimaste solo agli Stati più grandi, tra cui l'Italia. Ma anche Putin è in difficoltà. Luigi Guelpa il 28 Novembre 2022 su Il Giornale.

Mai come in questo momento la Nato spera che l'Ucraina possa tornare a essere l'armata MacGyver dei primi mesi di guerra. Come il personaggio della famosissima serie tv, le truppe del comandante Zaluzhnyi si erano distinte nell'arte di arrangiarsi contro l'orso russo. Poi sono arrivate le armi dall'Occidente, che hanno consentito a Kiev di fare il salto di qualità e lanciare a settembre una rilevante controffensiva. Oggi però la situazione torna a essere critica, perché due terzi dei Paesi della Nato hanno esaurito il loro potenziale per le forniture di armamenti a Zelensky. La notizia, pubblicata dal New York Times, arriva da un alto funzionario del palazzo di Boulevard Leopold III che chiede di rimanere nell'anonimato. Le scorte di 20 dei 30 componenti dell'Alleanza Atlantica sarebbero in via di esaurimento. «Ci sono però 10 Paesi che possono ancora fornire di più, soprattutto gli alleati più grandi, come l'Italia, la Francia, la Germania e l'Olanda», rivela la fonte. Polonia e Paesi Baltici invece si sarebbero così esposti da non avere più strumenti difensivi in caso di un'invasione.

Nel complesso i Paesi della Nato hanno trasferito all'Ucraina armamenti per un valore di 40 miliardi di dollari, pari al bilancio annuale della difesa francese. Anche gli Stati Uniti lamentano scorte limitate, e Washington non è disposta a deviare armi chiave da regioni critiche come Taiwan e Corea, dove Cina e Corea del Nord stanno costantemente testando i limiti. «Un giorno in Ucraina corrisponde a un mese o più in Afghanistan - spiega Camille Grand, ex segretario generale della Nato per gli investimenti nella difesa - la scorsa estate nella regione del Donbass gli ucraini hanno sparato quasi 7mila colpi di artiglieria al giorno, gli Stati Uniti ne producono solo 15mila al mese».

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha avvertito l'alleanza, e in particolare, la Germania, che le linee guida circa il mantenimento delle scorte non dovrebbero diventare un pretesto per limitare le esportazioni verso l'Ucraina. È altrettanto vero che Germania e Francia, come gli Stati Uniti, vogliono calibrare le armi che l'Ucraina ottiene, per prevenire un'escalation russa.

I problemi però riguarderebbero anche il funzionamento e la manutenzione delle armi. Secondo il NyT, i pezzi di artiglieria forniti dagli Stati Uniti e dai suoi alleati si rompono e si danneggiano in continuazione e vengono inviati in Polonia per la manutenzione e riparazione. L'Ucraina tuttavia vorrebb che le officine non si trovassero in Polonia, ma più a ridosso delle zone di conflitto. Il ministro della difesa Reznikov aveva individuato l'oblast di Volinia, ma per gli strateghi americani, tra i quali il generale Mark Milley (una delle menti della controffensiva di settembre), l'area risulterebbe troppo vulnerabile perché a due passi dalla Bielorussia.

Da questa situazione si smarca la Gran Bretagna. Il ministero della Difesa di Londra ha addirittura pubblicato ieri un video su Twitter che mostra l'invio di missili Brimstone 2 per armare le forze di Kiev. Sono razzi a guida di precisione originariamente progettati per attacchi aria-terra. «Noi ci siamo», sembra quasi voler dire il ministro della Difesa Ben Wallace.

L'approvvigionamento è un grattacapo anche per Mosca. Le truppe russe, soprattutto nelle ultime settimane, stanno centellinando i colpi di artiglieria. Parte di quelli a disposizione sono di vecchia fabbricazione e quindi poco affidabili. Mosca ha iniziato ad adoperare perfino dei vetusti AS-15 Kent da crociera, progettati solo per contesti nucleari, privi però delle testate. Putin ha dato ordine di aumentare la produzione militare, e al tempo stesso continua ad acquistare missili dalla Corea del Nord e droni dall'Iran.

Mosca contro il Papa per l’intervista sui russi: «Noi crudeli, ucraini martiri? Perversione».  Redazione online su Il Corriere della Sera il 28 Novembre 2022

Le notizie di lunedì 28 novembre. L’inchiesta del quotidiano Usa: «Dopo nove mesi di conflitto, gli sforzi economici di Usa e Nato vengono considerati quasi al limite»

• La guerra in Ucraina è arrivata al 278esimo giorno.

• Kiev evoca l’avvelenamento per l’improvvisa scomparsa del ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei.

• Secondo il presidente dell’agenzia nucleare ucraina Energoatom l’esercito russo si starebbe preparando a lasciare la centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Ore 01:38 - Il NYT: «Un giorno di guerra in Ucraina costa quanto 30 in Afghanistan»

Usa e gli alleati Nato stanno cominciando ad avere difficoltà a mantenere il ritmo di aiuti militari all’Ucraina, dove un «giorno di guerra ne vale trenta di quella in Afghanistan». L’indicazione arriva da un’inchiesta del New York Times in cui si analizzano le richieste di Kiev e quello che gli alleati possono garantire. E dopo nove mesi di conflitto, gli sforzi vengono considerati quasi al limite. L’analisi sembrerebbe un segnale alla stessa Ucraina, proprio nel momento in cui il presidente Volodmyr Zelensky ha chiesto agli alleati un altro sforzo. «Un giorno in Ucraina - commenta Camille Grand, esperto di difesa del think tank European Council ed ex assistente della Nato sugli investimenti di difesa - equivale a un mese o più in Afghanistan». Finora l’Unione Europea ha stanziato più di tre miliardi di euro per compensare gli Stati che hanno aiutato l’Ucraina, soldi che nel novanta per cento sono già stati assegnati. In totale i Paesi Nato hanno fornito aiuti per 40 miliardi di dollari, che è quasi quanto la sola Francia stanzia annualmente per la difesa. Paesi più piccoli hanno quasi esaurito il loro budget. Restano i più grandi, e tra questi viene citata anche l’Italia, insieme a Francia, Germania e Olanda. Allo stesso tempo gli alleati occidentali non potranno rispondere a tutte le richieste di Kiev. Al momento il problema più grosso riguarda la fornitura di proiettili per artiglieria, e quella è una sfida in salita. «Se vuoi aumentare la capacità di produzione - spiega Mark Cancia, ex stratega della Casa Bianca - servirebbe partire quattro o cinque anni prima per cominciare a vedere i risultati».

Ore 08:08 - Onu, 4,7 mln rifugiati ucraini chiedono protezione Europa

Oltre 4,75 milioni di rifugiati ucraini si sono già registrati per la Protezione Temporanea o per simili programmi di protezione nazionale in Europa: lo ha reso noto l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), come riporta Ukrinform. Secondo l’Unhcr, il numero di rifugiati provenienti dall’Ucraina, registrati per la Protezione Temporanea o per analoghi programmi di protezione in Europa, ha raggiunto quota 4.751.065. Nell’Unione europea, il maggior numero di rifugiati è stato registrato in Polonia, Germania e Repubblica Ceca.

Ore 08:11 - Usa valutano se fornire a Kiev piccole bombe di precisione

Gli Stati Uniti stanno valutando di fornire all’Ucraina piccole bombe di precisione. Gli ordigni sarebbero montati su razzi che consentirebbero a Kiev di colpire molto dietro le linee russe. Lo scrive il Guardian riferendosi al sistema proposto dalla Boeing, e soprannominato Ground-Launched Small Diameter Bomb (GLSDB), che metterebbe in produzione nuove munizioni per l’Ucraina e gli alleati dell’Europa orientale.

Ore 08:25 - Kherson è ancora vulnerabile, resta nel raggio dell’artiglieria russa

Kherson è ancora vulnerabile perché la città rimane nel raggio dell’artiglieria russa. Lo scrive l’intelligence britannica nel suo rapporto quotidiano su Twitter a proposito della città ucraina recentemente liberata. «La città è vulnerabile - spiega il ministero della Difesa di Londra - perché rimane nel raggio della maggior parte dei sistemi di artiglieria russi, che ora stanno sparando dalla sponda orientale del fiume Dnipro, da dietro le linee difensive recentemente rafforzate. Una parte significativa dei danni compiuti sulla città è stata probabilmente causata dall’uso da parte della Russia di sistemi di missili tipo BM-21 Grad». L’esercito britannico sottolinea che Kherson continua a essere bombardata quotidianamente dall’artiglieria russa: 10 persone sono morte in città solo il 24 novembre. Dopo la liberazione, il 21 novembre, il ministro per la Reintegrazione dei territori temporaneamente occupati, Iryna Vereshchuk, ha invitato gli abitanti a evacuare la città per l’inverno. Secondo le autorità, 15 persone sono morte a Kherson dal 20 al 25 novembre a causa dei bombardamenti russi.

Ore 08:30 - Washington: vogliamo riprendere il dialogo sulle armi nucleari

Gli Usa vogliono riprendere il dialogo con Mosca sulla stabilità strategica: lo ha assicurato l’incaricato d’affari statunitense in Russia, Elisabeth Rood, in un’intervista a Ria Novosti in cui ha ricordato che nel prossimo futuro si terrà una riunione della commissione consultiva bilaterale per l’attuazione del Trattato sulla riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive (Start). «Il presidente Joe Biden è stato molto chiaro sul suo impegno a dialogare per mantenere la struttura di controllo degli armamenti oltre la scadenza dello Start nel 2026. E rimaniamo impegnati a raggiungere questo obiettivo», ha osservato Rood. E ha ricordato che nel 2021 i presidenti di Stati Uniti e Russia si sono incontrati a Ginevra, dove hanno parlato dell’«intenzione di creare un meccanismo più stabile e prevedibile». Tuttavia, ha ammesso, «è difficile immaginare la continuazione del dialogo strategico in questo momento».

Ore 08:48 - Sindaco Kiev, con blackout ipotesi di evacuazione parziale città

Anche «nello scenario peggiore», ovvero un blackout completo della città, non ci sarà l’evacuazione di Kiev. Lo ha detto il sindaco della capitale ucraina, Vitaliy Klitschko, in un’intervista a Rbk Ucraina. «Non ci sarà uno sgombero completo, forse parziale. Un trasferimento temporaneo di alcune categorie di persone in periferia», ha spiegato. «Secondo le informazioni dei militari, il nemico intende effettuare attacchi alle infrastrutture del paese per intimidire gli ucraini con l’oscurità e il freddo», ha confermato Klitischko.

«Chiedo a ogni residente di Kiev - afferma il sindaco - di considerare diversi scenari e di essere pronto. Secondo i militari, il nemico intende continuare a compiere insidiosi attacchi alle infrastrutture del Paese per intimidire gli ucraini con l’oscurità e il freddo. Pertanto, si prega di avere a casa una scorta di acqua potabile, scorte di cibo che possono essere preparati o consumati senza elettricità, vestiti caldi, laptop e power bank carichi, scaricare mappe offline sui telefoni. E in caso di brutta situazione, sarebbe bene che tutti potessero andare a casa loro in periferia, dove c’è l’acqua, una stufa, o andare dai propri amici. Ma facciamo di tutto affinché non accada lo scenario peggiore».

Ore 09:13 - Borrell: Putin vuole renderla un buco nero

«Dobbiamo aumentare il nostro sostegno all’Ucraina. Putin continua a bombardare l’Ucraina. Continua a cercare di rendere l’Ucraina un buco nero, senza luce, senza elettricità, senza riscaldamento. Per lasciare gli ucraini nel buio e al freddo. Dobbiamo quindi fornire maggiore sostegno per permettere agli ucraini di affrontare l’inverno senza elettricità. E possiamo immaginare la complessità». Lo ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, al suo arrivo al Consiglio Sviluppo a Bruxelles.

Ore 09:29 - Kiev : 590 soldati russi morti in un giorno

La Russia ha perso nell’ultimo giorno 590 uomini, facendo salire a 87,900 le perdite fra le fila russe dal giorno dell’attacco di Mosca all’Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Lo rende noto il bollettino quotidiano dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, appena diffuso su Facebook, che riporta cifre che non è possibile verificare in modo indipendente. Secondo il resoconto dei militari ucraini, a oggi le perdite russe sarebbero di circa 87.900 uomini, 2.908 carri armati, 5.861 mezzi corazzati, 1.899 sistemi d’artiglieria, 395 lanciarazzi multipli, 209 sistemi di difesa antiaerea. Stando al bollettino, che specifica che i dati sono in aggiornamento a causa degli intensi combattimenti, le forze russe avrebbero perso anche 278 aerei, 261 elicotteri, 4.416 autoveicoli, 16 unità navali e 1.555 droni.

Ore 09:33 - Guardian: ci sono segnali che i russi potrebbero lasciare Zaporizhzhia

Secondo quanto riporta il Guardian, ci sono segnali che le forze russe potrebbero prepararsi a lasciare la centrale nucleare occupata di Zaporizhzhia. «Nelle ultime settimane stiamo effettivamente ricevendo informazioni secondo cui sono apparsi segnali che potrebbero prepararsi a lasciare (l’impianto)», ha detto domenica alla televisione nazionale Petro Kotin, capo di Energoatom. «Si ha l’impressione che stiano facendo le valigie e rubando tutto quello che possono», ha aggiunto. La Russia ha sequestrato l’impianto a marzo e ripetuti bombardamenti intorno al sito hanno alimentato i timori di una catastrofe nucleare.

Ore 10:08 - Mosca: notizie false, manteniamo controllo Zaporizhzhia

Mosca smentisce le voci secondo cui i russi starebbero abbandonando il controllo della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, che invece rimane sotto il controllo russo: lo ha reso noto l’amministrazione russa della città occupata di Energodar, che ospita l’impianto. L’annuncio segue le dichiarazioni di ieri del presidente della compagnia nucleare ucraina Energoatom, Petro Kotin, alla tv nazionale secondo cui ci sono segnali che le forze di Mosca potrebbero prepararsi a lasciare l’impianto occupato.

Ore 10:25 - Media: Usa valutano bombe di precisione Boeing per Kiev

Il Pentagono sta valutando una proposta della Boeing per fornire all’Ucraina bombe di precisione di piccole dimensioni e a basso costo, da montate su razzi disponibili in Ucraina e che permetterebbero a Kiev di colpire ben oltre le linee di difesa russe: lo riporta l’agenzia di stampa Reuters in un articolo in esclusiva pubblicato sul suo sito. Le scorte militari degli Stati Uniti e degli alleati si stanno riducendo e l’Ucraina ha sempre più bisogno di armi più sofisticate. Il sistema proposto dalla Boeing, denominato Ground-Launched Small Diameter Bomb (GLSDB), è uno di una mezza dozzina di piani per la produzione di nuovi armamenti destinati all’Ucraina e agli alleati americani nell’Europa orientale, hanno dichiarato fonti industriali all’agenzia di stampa. Il GLSDB potrebbe essere consegnato già nella primavera del 2023, secondo un documento esaminato dall’agenzia e da tre persone a conoscenza del piano. Combina la bomba denominata GBU-39 Small Diameter Bomb (SDB) con il motore a razzo M26, entrambi disponibili nelle scorte degli Stati Uniti. Sebbene gli Stati Uniti abbiano respinto le richieste di Kiev per il missile Atacms con una gittata di 297 km, la gittata di 150 km del GLSDB consentirebbe all’Ucraina di colpire obiettivi militari russi che finora sono stati fuori dalla sua portata e di proseguire i suoi contrattacchi nelle retrovie russe.

Ore 10:30 - Kiev: interruzioni di corrente di emergenza in tutto il Paese

A partire dalle 10:00 di oggi, a causa della rapida crescita delle interruzioni di corrente, sono in vigore interruzioni di corrente di emergenza in tutta l’Ucraina . Lo afferma un messaggio sul canale Telegram di Ukrenergo, citato da Unian. «Il motivo dell’aumento del deficit di potenza è stato - afferma l’operatore - l’arresto di emergenza delle unità in diverse centrali elettriche. Allo stesso tempo, il consumo continua a crescere a causa del peggioramento delle condizioni meteorologiche. Attualmente, il deficit di potenza è del 27%», ha osservato la società. Si noti che dopo aver eliminato le cause degli arresti di emergenza, le unità torneranno a funzionare, il che ridurrà il deficit nel sistema di alimentazione e ridurrà il volume delle restrizioni dei consumatori. «Gli arresti di emergenza controllati consentono di bilanciare il sistema di alimentazione e prevenire situazioni di emergenza nelle reti», ha aggiunto Ukrenergo.

Le interruzioni di corrente elettrica a Kiev potrebbero durare fino a primavera, ha detto il sindaco della capitale ucraina, VitalIy Klitschko, in un’intervista a a Rbk Ucraina. «Dovremmo essere pronti ad affrontare i blackout fino alla primavera. Questo, tra l’altro, ha a che fare con le basse temperature, poiché molte persone hanno elettrodomestici che generano calore e alcuni hanno pavimenti riscaldati. Le persone tendono a usare più elettricità durante la stagione fredda, quindi il carico sulla rete elettrica è maggiore», ha affermato Klitschko.

Ore 10:53 - Cremlino: favorevoli a mediazione Vaticano ma l’Ucraina non vuole

Il Cremlino «accoglie con favore» l’offerta di mediazione del Vaticano, ma è l’Ucraina che non è favorevole. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Peskov ha spiegato che nonostante la disponibilità della Russia, «de facto e de jure» al momento non vi è possibilità di concretizzare una piattaforma negoziale di questo tipo. «Sappiamo che diversi funzionari e paesi stranieri si dichiarano pronti a fornire tali piattaforme (negoziali, ndr). E, naturalmente, accogliamo favorevolmente questa volontà politica, ma alla luce della situazione che abbiamo ora, tali piattaforme sono non richieste dalla parte ucraina», ha detto Peskov ai giornalisti, aggiungendo che al momento non ci sono contatti tra Russia, Ucraina e Vaticano su questo tema. Il riferimento è chiaramente anche al decreto presidenziale ucraino che vieta negoziati con Vladimir Putin.

Ieri Paul Richard Gallagher, «ministro» degli Esteri della Santa Sede, ha affermato che il Vaticano è pronto a fornire una sede per negoziati di pace sull’Ucraina. «La Santa Sede rimane sempre a disposizione. E se fosse opportuno e necessario offrire e mettere a disposizione questi ambienti, come abbiamo fatto storicamente anche nel passato, il Santo Padre lo accoglierebbe molto positivamente», ha detto.

Ore 12:20 - Papa conferma: S.Sede disposta a mediare per pace

«La posizione della Santa Sede è cercare la pace e cercare una comprensione» tra le parti, «la diplomazia della Santa Sede si sta muovendo in questa direzione e, ovviamente, è sempre disposta a mediare». Lo dice il Papa in un’intervista alla rivista dei gesuiti America. «Ho anche pensato di fare un viaggio, ma ho preso la decisione: se viaggio, vado a Mosca e a Kiev, in entrambe, non solo in un posto». «Perché non nomino Putin? Perché non è necessario», «a volte le persone si attaccano a un dettaglio. Tutti conoscono la mia posizione», ha ribadito il Pontefice.

Il Papa conferma anche che media tra Ucraina e Russia per la liberazione di prigionieri. «Lavoro in generale con la ricezione di elenchi di prigionieri, sia prigionieri civili che prigionieri militari, e li faccio inviare al governo russo, e la risposta è sempre stata molto positiva», ha detto.

Ore 12:58 - Procuratore generale Kiev: 329 bambini risultano dispersi

Al 28 novembre, 329 bambini risultano dispersi, mentre 12.034 sono stati deportati in Russia e 7.819 sono stati ritrovati». Lo ha comunicato l’ufficio del procuratore generale ucraino, come riporta il Guardian. L’ufficio del procuratore generale ucraino ha sottolineato che questi dati non sono definitivi, perché sono ancora in corso i lavori di verifica sui rapporti provenienti dal fronte e dalle parti occupate e liberate dell’Ucraina.

Ore 14:47 - Mosca convoca ambasciatore Norvegia per arresto cittadini russi

L’ambasciatore norvegese Robert Kvile è stato convocato al ministero degli Esteri russo «in relazione agli arresti e ai processi degli ultimi mesi contro cittadini russi con l’accusa di un presunto uso illegale di droni»: lo riferisce il ministero degli Esteri di Mosca, ripreso dalla Tass, definendo «politicamente motivate» le sentenze nei confronti dei cittadini russi. La legge norvegese permette l’utilizzo dei droni ma non per i cittadini russi. Dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina, la Norvegia ha decretato lo stop a tutti i velivoli russi, inclusi aerei e droni, su tutto il suo territorio. Recentemente, alcuni cittadini russi sono stati fermati in Norvegia con l’accusa di aver fatto volare dei droni o di aver scattato foto che sarebbe vietato scattare. Mosca sostiene che i cittadini russi arrestati siano solo turisti.

Ore 14:48 - Sindaco Kiev: «Oltre 150 civili uccisi in città da inizio guerra»

A Kiev, più di 150 civili, tra cui quattro bambini, sono stati uccisi e 678 strutture sono stati danneggiati o distrutti dagli attacchi con bombe e missili russi dall’inizio della guerra. Lo ha reso noto oggi il sindaco di Kiev Vitaliy Klitschko all’apertura del Kyiv Investment Forum, che si svolge a Bruxelles, citato da Ukrinform. «L’Ucraina ha combattuto e ha vinto per più di nove mesi nonostante la superiorità numerica e militare del nemico, nonostante il terrore totale che la Russia ha scatenato contro i civili ucraini», ha detto il sindaco di Kiev. In particolare, 678 strutture sono state danneggiate o distrutte nella sola Kiev a seguito degli attacchi con bombe e razzi. Si tratta di più di 350 edifici residenziali, 77 scuole, 80 alloggi e servizi pubblici, 25 infrastrutture di trasporto e 26 strutture sanitarie.

Ore 15:22 - Saltano colloqui Russia-Usa su nucleare, Mosca annuncia rinvio

La Russia ha deciso di rinviare a data da destinarsi i colloqui con gli Stati Uniti sul nucleare che erano in programma da domani al 6 dicembre Cairo. Lo rende noto la Ria Novosti citando il ministero degli Esteri russo. «La sessione della Commissione consultiva bilaterale sul Trattato Start russo-americano, precedentemente prevista al Cairo dal 29 novembre al 6 dicembre, non avrà luogo nelle date indicate. L’evento è rinviato a data da destinarsi», ha affermato il ministero.

Ore 16:01 - Invio armi, maggioranza lavora a mozione unitaria

Uffici legislativi del centrodestra al lavoro per la mozione sull’Ucraina che arriva domani in Aula, alla Camera. A quanto apprende AdnKronos le forze di maggioranza infatti stanno elaborando un testo unitario, a firma Fdi, Lega e Fi che verrà contrapposto alle tre mozioni dell’opposizione, la prima a firma 5Stelle, la seconda dell’Alleanza verdi sinistra e la terza di Azione-Italia Viva. Al centro del dibattito il tema dell’invio degli armamenti a Kiev. Tema su cui la mozione del centrodestra dovrebbe `confermare´ la necessità dell’appoggio anche militare all’Ucraina.

Ore 16:04 - Zelensky sente premier Olanda, focus su cooperazione per difesa

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avuto una telefonata con il premier olandese Mark Rutte con il quale ha discusso di cooperazione in tema di difesa sostenibile. . «Sono contento di sapere che il sostegno all’Ucraina il prossimo anno non farà che aumentare - ha aggiunto Zelensky su Twitter -. Abbiamo anche discusso dell’attuazione della mia formula di pace e della transizione dell’Ucraina verso le tecnologie di risparmio energetico».

Ore 16:32 - Stoltenberg: «Prepariamoci a nuovi attacchi russi»

L’Ucraina e i suoi alleati devono essere «preparati a nuovi attacchi» da parte dei russi: lo ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg parlando a Bucarest alla vigilia della riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza atlantica che affronterà principalmente la situazione in Ucraina. «Si tratta di attacchi che puntano a colpire le infrastrutture e cercano di distruggere i sistemi di distribuzione dell’elettricità e del gas, i servizi per i cittadini ucraini. Putin sta usando l’inverno come arma contro l’Ucraina, è orribile», ha commentato.

Ore 16:37 - Stoltenberg: «Putin vuole usare l’inverno come arma»

«Vladimir Putin vuole usare l’inverno come arma e dobbiamo prepararci a nuovi attacchi, ecco perché abbiamo dato all’Ucraina sistemi di difesa aerea addizionali e mi aspetto che il messaggio qui a Bucarest da parte dei ministri degli Esteri sarà non solo quello di aumentare le forniture di questi sistemi ma anche delle parti di ricambio e delle operazioni di addestramento». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a Bucarest, alla vigilia della ministeriale esteri.

Ore 16:39 - Biden rafforza misure contro stupri di guerra

La Casa Bianca ha annunciato che Joe Biden firmerà oggi un memorandum per rafforzare, anche con sanzioni, la risposta del governo Usa alle violenze sessuali legate ai conflitti (Crsv), comprese quelle in Ucraina. Crimini «troppo spesso ignorati e non denunciati», sottolinea la presidenza americana, ricordando che per ogni stupro di guerra l’Onu stima ci siano 10-20 casi che finiscono tra quelli non documentati. «Gli Stati Uniti non accettano le violenze sessuali legate ai conflitti come un inevitabile costo dei conflitti armati e sono impegnati a sostenere i sopravvissuti attraverso ogni mezzo disponibile - compresi quelli legali, politici, diplomatici e finanziari - per impedire future violenze», spiega la Casa Bianca, ricordando che questi crimini «persistono con impunità nel mondo, anche nell’Ucraina occupata dalla Russia e in Etiopia». Tra le misure l’uso di sanzioni e restrizioni contro chi perpetra questi crimini e l’equiparazione di tali violenze ad altri gravi abusi dei diritti umani.

Ore 16:48 - Arrestati due sacerdoti cattolici a Donetsk

La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre riferisce che sono stati arrestati due sacerdoti che prestavano servizio nella città di Berdyansk, nel sud-est dell’Ucraina, occupata dalla Russia dal febbraio 2022. I Padri redentoristi, detenuti dalle milizie russe, prestavano assistenza pastorale alle parrocchie greco-cattoliche e cattoliche di rito latino e sono tra i pochi rimasti nei territori occupati. Secondo mons. Stepan Meniok, vescovo dell’Esarcato di Donetsk, la detenzione è «infondata e illegale». Gli arrestati sono p. Ivan Levitskyi e p. Bohdan Heleta. I russi li accusano di «aver preparato un atto terroristico».

Ore 17:25 - Mosca contro il Papa per critiche sull’Ucraina

Mosca si scaglia contro il Papa che parlando alla rivista dei gesuiti «America» ha denunciato che «forse i più crudeli» nell’esercito russo in Ucraina sono «i ceceni, i buriati e così via». «Non si tratta neppure più di russofobia, ma di perversione della verità di non so neppure quale livello», ha tuonato la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, come riporta l’agenzia Tass. «Quando parlo dell’Ucraina, parlo di un popolo martirizzato. Se hai un popolo martirizzato, hai qualcuno che lo martirizza. Quando parlo dell’Ucraina, parlo della crudeltà perché ho molte informazioni sulla crudeltà delle truppe che entrano», ha detto Papa Francesco. «In genere, i più crudeli sono forse quelli che sono della Russia ma non sono della tradizione russa, come i ceceni, i buriati e così via. Certamente, chi invade è lo stato russo. Questo è molto chiaro», ha sottolineato il Pontefice.

«Negli Anni ‘90 e primi 2000 ci è stato detto esattamente il contrario», ha ricordato Zakharova, «che erano i russi, gli slavi a torturare i popoli del Caucaso e ora ci dicono che è la gente del Caucaso a torturare gli slavi. Deve trattarsi di perversione della verità».

Ore 17:37 - La linea difensiva del Dnipro: l’ostacolo naturale usato dai russi, che aumentano le difese sul fiume

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Le previsioni sono una cosa, la realtà è un’altra. Prima dell’invasione le simulazioni occidentali suggerivano agli ucraini di trasformare il Dnipro in linea difensiva abbandonando il resto dei territori, ciò per evitare di essere stritolati in un’eventuale morsa. Invece sono stati i russi a dover ripiegare dietro l’ostacolo naturale del fiume. In pochi mesi un capovolgimento totale o quasi.

Ore 17:40 - Klitschko non esclude evacuazione parziale di Kiev

Il sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko, ha dichiarato, in un’intervista a Rbc-Ucraina, di non escludere un’evacuazione parziale della capitale ucraina a causa degli attacchi russi alle infrastrutture energetiche del Paese. «Non ci sarà uno sgombero totale, ma forse parziale», ha spiegato il sindaco, prevedendo un possibile «trasferimento di persone di determinate categorie nelle periferie dove sono disponibili i servizi». Il sindaco di Kiev ha affermato di temere interruzioni dell’alimentazione elettrica «fino alla primavera» e di aver programmato misure tenendo conto di tutti gli scenari, incluso «il peggiore» possibile.

Ore 18:02 - Kiev, oltre 16mila attacchi missilistici russi da febbraio

A più di nove mesi dall’inizio dell’invasione russa, sul territorio dell’Ucraina sono stati lanciati oltre 16.000 attacchi missilistici. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov su Twitter, citato da Ukrinform. «Negli ultimi nove mesi, la Russia ha lanciato più di 16.000 attacchi missilistici contro l’Ucraina. Il 97% degli obiettivi russi sono civili. Stiamo combattendo contro uno stato terrorista», ha scritto Reznikov. Tuttavia, l’Ucraina prevarrà e assicurerà alla giustizia i criminali di guerra, ha aggiunto Reznikov.

Ore 18:04 - Russi arrestati per droni, Mosca convoca inviato Oslo

Il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore norvegese Robert Kvile per protestare dopo l’arresto di una diecina di russi per aver usato droni nei pressi di infrastrutture considerate sensibili. Si tratta di persecuzioni «sulla base della loro nazionalità», ha sottolineato Mosca, convinta che le condanne contro i russi «siano politicamente motivate e non abbiano nulla a che fare con i principi di giustizia equa e imparziale».

Ore 18:10 - Mozione Iv: «Governo assicuri invio armi»

Il governo si impegni «a proseguire senza riserve l’attività di sostegno, economico e militare, a Kyiv e al popolo ucraino» anche «mediante l’invio di nuovi equipaggiamenti bellici». Lo prevede la mozione depositata alla Camera dal gruppo Azione - IV sugli aiuti militari a Kiev, in vista della discussione in calendario domani sul conflitto. Il gruppo, che chiede al governo di tenere «informato il Parlamento», invita anche l’esecutivo ad «adottare iniziative» per esigere dalla Russia la «cessazione delle operazioni belliche e il ritiro» delle forze militari dall’ Ucraina volto ad aprire la strada ad un «cessate il fuoco».

Ore 18:24 - Tajani: «Dall’Italia 2 mln di euro per il grano dall’Ucraina»

«Ho appena firmato il rifinanziamento del Fondo bilaterale di emergenza. Un sostegno al Programma Alimentare Mondiale. Due milioni di euro che daranno slancio all’iniziativa “GrainFromUkraine”. Un progetto importante che servirà a far arrivare il grano dell’Ucraina ai Paesi più poveri». Lo annuncia in un tweet il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Nonostante le difficoltà legate alla guerra - aggiunge il titolare della Farnesina - l’Ucraina si rende protagonista per aiutare milioni di persone che vivono in emergenza alimentare. L’Italia non poteva che essere al suo fianco».

Ho appena firmato il rifinanziamento del Fondo bilaterale di emergenza. Un sostegno al Programma Alimentare Mondiale. 2 milioni di euro che daranno slancio all'iniziativa #GrainFromUkraine. Un progetto importante che servirà a far arrivare il grano dell'Ucraina ai Paesi più poveri. 

Ore 18:27 - Forze Kiev danneggiano ponte ferroviario in oblast di Zaporizhzhia

Le forze di difesa dell’Ucraina hanno danneggiato un ponte ferroviario vicino a Starobohdanivka nella regione di Zaporizhzhia, che i russi hanno utilizzato per consegnare attrezzature militari e armi ai territori occupati dell’Ucraina. Lo ha detto lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine citato da Ukrainska Pravda. «Vicino al villaggio di Starobohdanivka, nella regione di Zaporizhzhia, le forze di difesa hanno danneggiato un ponte ferroviario utilizzato dagli occupanti per consegnare armi e attrezzature militari», si legge.

Ore 18:29 - Zelenska punta il dito contro russi per gli stupri di guerra

La first lady ucraina Olena Zelenska ha rilanciato oggi a una conferenza internazionale sugli stupri di guerra ospitata a Londra l’accusa ai militari russi di commettere «violenze e crimini sessuali in gran numero» nel suo Paese. E ha denunciato il fenomeno come una «parte dell’arsenale bellico russo» concepito a suo dire deliberatamente a Mosca per «umiliare gli ucraini» e le ucraine. «Le opportunità degli occupanti per umiliare gli ucraini si sono disgraziatamente ampliate dopo l’invasione» del 24 febbraio, ha affermato Zelenska, invitata dalla presidenza britannica fra i relatori della prima delle due giornate di questa edizione della conferenza, cui partecipano delegati di 70 Paesi e di vari organismi internazionali.

La Russia, ha aggiunto, ricorre a quest’arma «sistematicamente e apertamente» e «per tale ragione è estremamente importante che vada riconosciuta come crimine di guerra» dalla comunità internazionale: in modo che «gli aggressori possano essere poi perseguiti» dalla giustizia e puniti. Serve «davvero una risposta globale a quanto accade in Ucraina», ha quindi insistito la consorte del presidente Volodymyr Zelensky, indicando come al momento la procura generale di Kiev stia indagando a livello nazionale su circa «100» presunti casi di violenze sessuali attribuite ai russi.

Nell’introdurre la conferenza, il ministro degli Esteri britannico, James Cleverly, ha ripetuto che gli stupri di guerra vanno considerati alla stregua di armi non convenzionali in qualunque teatro bellico, non meno gravi dell’uso di sostanze chimiche. Mentre ha ribadito in particolare la solidarietà di Londra con l’Ucraina anche su questo terreno: come aveva fatto venerdì in visita a Kiev promettendo il massimo sostegno «alle vittime di violenze sessuali perpetrate dall’armata russa».

Ore 19:08 - Kiev, russi vietano ingresso a Zaporizhzhia a chi non collabora

«Oggi l’esercito russo ha vietato ai lavoratori che non avevano firmato contratti con Rosatom (l’azienda pubblica russa per l’energia nucleare) di entrare nella centrale nucleare di Zaporizhzhia. Lo ha reso noto lo Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina. «Secondo le informazioni disponibili, a partire da oggi, gli occupanti hanno vietato l’ingresso nel territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia ai lavoratori dell’impianto che si sono rifiutati di firmare contratti con Rosatom», si legge.

Ore 19:20 - Emendamento maggioranza proroga a 2023 invio armi in Ucraina

Un emendamento al decreto sulla partecipazione alle missioni Nato e sulle misure per il servizio sanitario in Calabria, ora all’esame del Senato, prevede la «proroga fino al 31 dicembre 2023» dell’invio di armi e «mezzi militari» in Ucraina. A presentarlo sono stati i relatori di maggioranza al provvedimento Roberto Menia di FdI e Clotilde Minasi della Lega. L’Alleanza Verdi-Sinistra insorge: «Un colpo di mano».

«È prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina», si legge nel testo.

Ore 19:37 - Onu: «Da inizio guerra uccisi 6.655 civili»

Sono almeno 6.665 i civili morti dall’inizio della guerra in Ucraina e i feriti 10.300. Lo riferisce l’Onu. Tra le vittime, 2.601 sono uomini, 1.783 donne, 173 ragazze e 209 ragazzi, oltre a 37 bambini e 1.852 adulti il cui genere è sconosciuto. Tra i feriti ci sono 2.245 uomini, 1.604 donne, 215 ragazze e 304 ragazzi, oltre a 250 bambini e 5.750 adulti il cui sesso non è noto. La maggior parte delle vittime civili segnalate è stata causata da «armi esplosive ad ampio raggio».

Ore 02:02 - Zelensky: in una settimana 258 attacchi russi nella regione di Kherson

Nel corso dell’ultima settimana le forze russe hanno aperto il fuoco 258 volte su trenta insediamenti controllati dalle forze di Kiev nella regione di Kherson. Lo ha dichiarato nel suo messaggio video notturno il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, riferendo inoltre che i russi hanno danneggiato la stazione di pompaggio che fornisce acqua alla città di Mykolaiv.

Ore 02:06 - Stati Uniti vendono 80 missili di precisione alla Finlandia

Il dipartimento di stato Usa ha approvato la vendita di oltre 80 missili di precisione alla Finlandia per un totale di 232 milioni di dollari, mentre il paese nordico tradizionalmente non allineato si prepara ad entrare nella Nato a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Ora tocca al Congresso autorizzare la fornitura, che comprende 40 missili tattici aria-aria a guida infrarossi AIM 9X Block II, noti come «Sidewinder», e 48 bombe guidate plananti di precisione AGM-154 JSOW («Joint standoff weapon»), entrambe prodotte da Raytheon.

Ore 02:11 - Media Usa, i dirigenti russi valutarono l’uso dell’atomica in Ucraina

Una serie di email attribuite ad una talpa dell’Fsb, i servizi segreti russi, rivela che dirigenti russi discussero il potenziale uso dell’arma nucleare nel conflitto ucraino e lo scontro nell’entourage di Vladimir Putin. Lo rivela Newsweek, che ha visionato le email, che sarebbero state inviate da un agente dell’Fsb, soprannominato `Il vento del cambiamento´ a Vladimir Osechkin, un attivista russo per i diritti umani che gestisce il sito anti corruzione Gulagu.ru. A partire dal 4 marzo, lo 007 avrebbe scritto dispacci regolari a Osechkin, rivelando la rabbia e il malcontento dentro i servizi segreti per la guerra scatenata dallo zar. I messaggi più recenti, risalenti a novembre, evocano una «guerra civile» tra gli alleati più vicini a Putin, secondo Newsweek. In una email del 17 marzo la talpa auspica, nonostante il conflitto sia andato «in qualche modo oltre la logica e il senso comune», che «questa follia totale non sia commessa», riferendosi all’uso dell’atomica. In questa e in altre email tra marzo e aprile la fonte esprime dubbi sulla fattibilità di un attacco nucleare perché non crede che la catena di comando eseguirebbe tutti gli ordini e gli effetti potrebbero colpire anche la Russia, anche nel caso l’ordigno venisse intercettato in territorio russo o non colpisse il bersaglio voluto. Senza contare che «dimostrerebbe una debolezza militare», «non farebbe ottenere nulla» e «provocherebbe tali conseguenze che non ha senso considerarle».

Ore 02:16 - Allarme anti-aereo nella serata di lunedì in tre regioni

Le sirene di allarme antiaereo risuonano in tre regioni ucraine, in particolare nelle aree di Kharkiv, Dnipro e Poltava. Lo riferiscono i media locali, che parlano di alcune esplosioni a Poltava e Dnipro.

Ore 03:23 - IL PUNTO MILITARE - L’importanza della linea difensiva del Dnipro

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Le previsioni sono una cosa, la realtà è un’altra. Prima dell’invasione le simulazioni occidentali suggerivano agli ucraini di trasformare il Dnipro in linea difensiva abbandonando il resto dei territori, ciò per evitare di essere stritolati in un’eventuale morsa. Invece sono stati i russi a dover ripiegare dietro l’ostacolo naturale del fiume. In pochi mesi un capovolgimento totale o quasi.

Le difese

Gli osservatori — in particolare quelli dell’americano Institute for the Study of War — segnalano la costruzione di trincee, barriere, punti d’arresto in diverse aree sulla riva orientale, quella dove sono attestati gli occupanti. Un asse taglia fuori, a ovest, la penisola di Kinburn, area dove nei giorni scorsi vi sarebbero state incursioni della resistenza. Altre strutture — composte anche dai celebri denti di drago (blocchi in cemento) — sono state create a tutela delle vie logistiche a est e sud. L’Armata ha adottato le misure per stabilizzare il fronte, controllare meglio il settore con l’arrivo dei riservisti ma anche prevenire un’offensiva nemica. L’Institute for the Study of War ipotizza che l’esercito di Zelensky possa cercare di attraversare il Dnipro per guadagnare nuove posizioni. Le condizioni meteo (gelo, neve, fango) al momento però non sono proprio favorevoli e incombe su tutti il problema rifornimenti

Ore 03:26 - Usa: la guerra in Ucraina rallenta le forniture militari a Taiwan

(di Viviana Mazza, corrispondente da New York) Le massicce forniture di armamenti degli Stati Uniti all’Ucraina complicano il tentativo di Washington di assistere militarmente Taiwan , in un momento di forti tensioni con la Cina. Lo scrive il Wall Street Journal, che evidenzia come gli Stati Uniti abbiano accumulato un arretrato di quasi 19 miliardi di dollari in armamenti destinati all’isola (di cui fanno parte anche lanciamissili anticarro Javelin e missili terra-aria Stinger).

Queste armi fanno parte della cosiddetta strategia del porcospino in caso di invasione da parte di Pechino. Oltre che da alcuni membri del Congresso Usa, anche da Taipei è giunta una certa preoccupazione per i ritardi. «Taiwan vorrebbe richiedere che le armi vendute dagli Stati Uniti siano recapitate nei tempi previsti», ha detto il mese scorso il generale Wang Shin-lung, viceministro per gli armamenti.

Ore 03:47 - Dalla pandemia all’Ucraina, gli errori della Cina di Xi Jinping

(di Federico Rampini) La Cina è una pentola a pressione . Questo è il risultato degli errori che Xi Jinping ha accumulato in molti campi: pandemia, economia, politica estera, gestione interna del proprio potere.

Noi occidentali non dobbiamo sopravvalutare il potenziale destabilizzante delle manifestazioni di piazza, però le sfide per il regime sono reali.

Per una nemesi storica lo stesso Paese da cui è partita la pandemia di Covid è quello che non riesce a uscirne e vede così minacciata la propria stabilità.

Le diffuse proteste in molte città cinesi non sembrano le premesse per una «nuova Piazza Tienanmen» (come nel 1989), tantomeno per una spallata al regime: il partito comunista ha eliminato ogni condizione per costruire un’opposizione organizzata.

Ore 03:53 - Attacchi russi nell’oblast di Sumy

Il governatore dell’oblast di Sumy Dmytro Zhyvytskyi ha riferito che le forze russe hanno attaccato nelle ultime ore le comunità di Seredyna-Buda, Druzhba, Shalyhyne e Hlukhiv. Non sono state segnalate vittime.

Estratto dell'articolo di Stefano Cingolani per “Il Foglio” il 28 novembre 2022.

Si sta disgregando in questi giorni il principato di Priolo, il più consistente impegno industriale in Sicilia e uno dei maggiori in Italia, assunto dal Cremlino e dai suoi amici. Sembra inappropriato chiamarlo principato? E come allora, dominio, protettorato, forse oblast? Adesso è finita o meglio siamo all’inizio di una fine che potrà essere lunga, complicata, dolorosa. 

La Lukoil con l’Isab, il suo grande impianto di raffinazione, è il perno dell’intero polo petrolchimico siciliano, ma i russi, incappati nelle sanzioni, dovranno mollare. Non è chiaro come, quando, chi li sostituirà, mentre monta l’onda nazionalizzatrice che spinge affinché il governo prenda in mano la guida. […]

L’impero del gas aveva trasformato il Bel Paese in una colonia e dalle steppe sono scesi a frotte principi, boiardi, governatori, oligarchi: hanno portato truppe, ma soprattutto le hanno trovate in loco; hanno speso rubli, ma per lo più hanno incassato vagonate di euro. 

Gazprom, Lukoil, Rosneft, Severstal, Vimpel, Renova, per citare i più noti, sono marchi dietro i quali spuntano i volti dei grandi oligarchi. Quanto agli italiani, i posteri ci diranno se sono solo prede o anche complici visto che hanno messo in mani russe la terza raffineria del paese, il secondo operatore telefonico, l’acciaieria più grande dopo l’Ilva e il maggiore gruppo energetico nazionale. Stiamo parlando di Isab, Wind, Lucchini, Eni e molto altro ancora. Hanno danzato a suon di balalaika banche come Unicredit, assicurazioni come Generali, bandiere del made in Italy come Armani, Pirelli, Barilla, solo per citarne alcuni.

In cinque anni, dal 2005 al 2010, è avvenuta la “russificazione” dell’economia: gli investimenti sono passati da appena tre milioni di euro nel 2005 a un miliardo nel 2009. Lombardia, Veneto, Emilia, Toscana, Sicilia sono le regioni più esposte, oltre cinquanta imprese con circa 11 mila dipendenti, metalli, acciaio, gas e petrolio, turismo, alimentare, ma anche tecnologia informatica e aeronautica (nel 2007 viene firmato un accordo tra Alenia e Sukhoi per il Superjet 100). 

Un’espansione guidata dalla politica, quella stessa politica che spinge la Lega, Forza Italia e il M5S a fare tutt’ora da sponda a Vladimir Putin, e divide la variegata galassia della sinistra, a cominciare dal Partito democratico.

In quel quinquennio fatale sono arrivati Aleksei Miller, l’amico al quale Putin ha affidato Gazprom, mentre all’altro sodale Igor’ Secin spettava Rosneft, il colosso petrolifero di stato. E’ sbarcato Michail Fridman, uno degli oligarchi più potenti e intelligenti che ha preso il controllo di Wind con il gruppo di telecomunicazioni VimpelCom, poi il boiardo di ferro e carbone Aleksej Mordašov, considerato forse l’uomo più ricco di Russia, che con la sua Severstal aveva raccolto dalle braccia esauste di Luigi Lucchini l’acciaieria di Piombino.

Nel 2006 l’Eni non solo ha firmato un accordo trentennale per la fornitura di metano siberiano, ma ha stretto “un patto strategico”, come disse l’allora amministratore delegato Paolo Scaroni, portando i russi anche nella distribuzione e nell’elettricità, insomma fino a riscuotere le bollette. I legami d’affari sono diventati davvero vasti e non tutti sono andati bene. Al largo di Piombino resta solo il mega yacht di Mordašov che nel 2017 ha venduto l’impianto italiano agli algerini di Cevital, i quali l’hanno poi ceduto agli indiani di Jindal. 

La Wind è passata ai cinesi di Hong Kong e si è fusa con H3G. Renova che possiede una vasta gamma di attività in Italia e controlla la Octo Telematics, società romana leader nelle scatole nere per auto e nel car sharing, è entrata nel mirino così come il suo proprietario Viktor Feliksovic Veksel’berg, gran collezionista di uova Fabergé. Qui siamo già ai confini della sicurezza nazionale. Quanto all’Eni, con l’arrivo alla guida di Claudio Descalzi ha ritrovato la propria vocazione industriale, innovando, scavando pozzi, cercando una difficile alternativa agli idrocarburi, mentre dall’invasione in Ucraina si è lanciata in un vero tour de force per trovare alternative al gas siberiano […]

La storia di Priolo è meno raccontata e val la pena cominciare dall’inizio, dall’acronimo LUK che diventa il marchio del secondo gruppo petrolifero mondiale dopo l’americana Exxon. La società poi chiamata Lukoil nasce quando l’Unione sovietica sta morendo. Artefice è Vagit Jusufovic Alekperov, allora viceministro del gas e del petrolio.  […] 

Nel 1990 è appena diventato viceministro, il più giovane mai arrivato in quella posizione, quando il Leviatano comunista implode. Vagit non ha intenzione di farsi travolgere, cavalca l’onda, segue la svolta dei riformisti, in dieci anni accumula un patrimonio che lo colloca al quarto posto tra i più ricchi della nuova Russia prima ancora che Vladimir Putin prenda in mano le redini dello stato. Non fa parte, dunque, dei magnati che debbono tutto al nuovo zar, Alekperov assomiglia più a Michail Chodorkovskij che a Miller o a Secin. Ma non ha mai sfidato il potere, è sempre rimasto fuori dai riflettori nonostante la sua ricchezza.

Religioso anche se si definisce né musulmano né cristiano, colleziona francobolli e si è distinto durante la pandemia per le sue donazioni. In aprile, con l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni, ha lasciato le redini della Lukoil, diventata la seconda al mondo dopo la Exxon. Nel 2002 aveva varcato gli oceani acquistando le pompe di benzina della Getty Petroleum negli Stati Uniti e allargando così la sua già vasta rete distributiva. L’Italia appare sul suo radar nel 2008 quando la Erg della famiglia Garrone decide di uscire dalla grande raffineria di Priolo. […]

Nel 1975 quando il greggio era schizzato in alto quattro volte più che pochi anni prima, nasce la Isab che nel 2002 integra anche la ex Agip di Priolo, diventando uno dei più efficienti complessi petrolchimici europei, finché non scoppia la bolla finanziaria nel 2008. Garrone non ce la fa, vira verso le fonti rinnovabili e, sia pure a tappe, cede la società alla Lukoil che dal 2013 possiede il 100 per cento attraverso una società lussemburghese. 

Crisi economiche, lotta all’inquinamento, magistratura, competizione internazionale, riconversione ecologica, l’intero polo siracusano è sottoposto a una serie di scosse telluriche. Finché Putin non invade l’Ucraina. La Lukoil se la cava meglio di altre compagnie russe, all’inizio solo Gran Bretagna e Australia la iscrivono nella lista nera. Il petrolio non segue le sorti del gas, ma arrivano gli Stati Uniti e anche l’Unione europea si allinea.

L’ultima goccia di greggio russo sgorgherà nella prima settimana di dicembre. Le banche s’allarmano e chiudono i rubinetti. Lukoil incarica i banchieri d’affari di cercare un compratore, ma non vuole fondi a stelle e strisce. E allora? Allora cala in Sicilia lo stato petroliere. I sindacati e i poteri locali sono uniti nel chiedere la nazionalizzazione come ha fatto la Germania per la raffineria della Rosneft. Ed è cronaca di questi giorni. L’impianto è buono, ma le raffinerie sono un business del passato e stanno smobilitando via via in tutta Europa. 

Non la pensano così a Priolo dove tirano in ballo l’Eni. Marina Noè, presidente dell’Assoporto di Augusta, ha proposto direttamente “l’ingresso dello stato nella proprietà attraverso l’Eni”. Benché la Isab non sia sottoposta a sanzioni, il fatto che sia riconducibile alla Lukoil ha spinto le banche a interrompere il credito. L’azienda è stata costretta ad approvvigionarsi esclusivamente dal greggio di Mosca, ma dal sei dicembre, quando scatta l’embargo, potrebbe trovarsi senza prodotto da raffinare.

Il governo Meloni ha emesso una lettera per rassicurare gli istituti bancari e riaprire i flussi di credito. Un tentativo non andato a buon fine, secondo Noè: “Le banche sono rimaste immobili, e questo crea un problema sia a livello nazionale, visto che Isab soddisfa gran parte del fabbisogno petrolifero del paese, sia territoriale per la perdita di migliaia di posti di lavoro. Deve essere fatto un passo avanti verso la compartecipazione, se non addirittura l’acquisizione completa, della Lukoil da parte dello stato”.

All’Eni non risultano né proposte né tanto meno pressioni da parte del governo, fino a questo momento. “L’ipotesi non è mai stata considerata”, è la posizione ufficiale. La compagnia deve rispondere agli azionisti privati che hanno il 70 per cento del capitale: come spiegare loro l’ingresso in un’attività considerata obsoleta mentre si riconvertono gli impianti di Gela e Porto Marghera per produrre bio carburanti? A Priolo il “cane a sei zampe” possiede un petrolchimico e non ha intenzione di compiere passi indietro. Può darsi che si ricorra a una società veicolo, partecipata da aziende pubbliche, banche “di sistema”, fondi sovrani (e sovranisti). E’ tutto nelle mani del governo Meloni.

Nessuno oggi vorrà chiudere l’Isab anche se la logica economica lo consiglierebbe, tuttavia lo stato non è in grado di sciogliere tutti i lacci e lacciuoli russi. Sganciarsi non è facile né per la Sicilia né per l’Italia nel suo insieme. […]

Lacrime, sangue e gelo. La guerra per gli ucraini è il dramma del presente, il trauma del passato e quello delle nuove generazioni. Yaryna Grusha Possamai su L’Inkiesta il 29 Novembre 2022.

Per sopravvivere al freddo causato dai russi, in tutto il paese si accendono candele e lampadine alternative, come è stato ogni volta che è stato messo in difficoltà da Mosca

Negli ultimi due mesi l’intera Ucraina è sprofondata nel buio, a volte in un buio programmato che viene annunciato tempestivamente nella chat della regione dove vivono i miei genitori e che io seguo. A volte il buio è improvviso, causato dall’ennesimo attacco di missili russi.

Si accendono le candele, si accendono i generatori e le lampadine portatili, immagino le torce solari nell’aiuola delle rose di mia mamma, ormai coperte di neve, che si illuminano appena cala il crepuscolo.

La neve oggi copre non solo le rose, copre le strade, i balconi dei condomini nelle grandi città, gli ingressi delle case morse dalle bombe, le trincee dove stanno i difensori ucraini. Il freddo diventa reale, diventa fisico e insopportabile, diventa un’altra arma nelle mani dell’aggressore che colpisce fino alle ossa, ma allo stesso tempo tempra e fa crescere ancora più forte la resistenza.

Si spengono le lampadine elettriche e insieme alla speranza si accendono le lampadine alternative. Una volta si accendevano le lampade al cherosene. Me le ricordo bene, due lampade verdi che puzzavano e con il fumo lasciavano sul soffitto due cerchi neri da ripassare con l’intonaco l’estate successiva. Due cerchi neri come i lividi che lascia sul polso la stretta di una mano violenta.

L’accensione di quelle lampade era programmata, dalle 18 alle 20, negli anni Novanta quando l’Ucraina faceva i primi passi da paese indipendente e per sopravvivere razionava l’elettricità.

Il buio all’improvviso rendeva tutte le cose possibili. La tv era spenta, i caratteri delle pagine dei libri erano invisibili e la voce del nonno e della nonna faceva rinascere in quella stanza con le lampade sul tavolo una stufa che non c’era più, sostituita dal riscaldamento centralizzato, e anche quel posto per dormire che stava sopra la stufa e dal quale sbucavano due teste, una nera e una bionda. Quella bionda era di mio padre.

I racconti dei nonni non erano favole né storie inventate, erano le loro storie di vita, taciute per così tanto tempo alla luce del giorno e delle lampadine elettriche prodotte in Unione sovietica, e raccontate finalmente allo sfarfallio del cherosene che bruciava agli albori dell’Ucraina indipendente.

Era la storia di una giovane donna di un paesino ucraino al confine con la Moldavia, assegnata al posto vacante di insegnante di matematica in una scuola nella regione della capitale ucraina Kyjiv. Per poter studiare e per svolgere una professione nell’Unione sovietica, la giovane insegnante aveva dovuto falsificare i documenti perché era figlia di un «nemico del popolo», ucciso dallo stesso paese che la giovane insegnante era pronta a servire insegnando equazioni e formule matematiche alle future generazioni. Da figlia di un «nemico del popolo» non aveva diritto all’istruzione e così ha falsificato i suoi documenti.

Nell’album blu con la scritta d’oro “Album” c’è una sola foto del bisnonno ucciso. È in bianco e nero, sono seduti a tavola loro tre: la bisnonna, il bisnonno e la nonna. La nonna aveva circa la mia età di quando accendevamo le lampade al cherosene. La nonna ebbe i capelli rasati per i pidocchi, la bisnonna ebbe un vestito a fiori, il bisnonno ebbe un naso aquilino e origini greche.

Alla serata danzante nella casa della gioventù del paese, quella unica e uguale a tutti gli altri paesi dell’Unione, la giovane insegnante conobbe un giovane autista, il ragazzo più bello del paese. Lui la invitò a ballare, le rubò i guanti per poterla rivedere il giorno dopo restituendoglieli. Il nonno raccontava di questi suoi corteggiamenti con un po’ di imbarazzo perché aveva lasciato congelare le mani della futura moglie per l’intera giornata del giorno dopo.

Nell’album blu con la scritta d’oro “Album” c’è una foto degli altri bisnonni, i genitori di mio nonno, seduti sulle sedie in un giardino. C’è il bisnonno che tiene in braccio il suo primo nipotino, il fratello maggiore di mio padre. Lo regge con il braccio sinistro, perché quello destro gli manca. L’ha perso in guerra, in quella che era in corso dal 1939, ma nei libri dell’Unione sovietica era iniziata solo nel 1941 con il nome sontuoso di Grande guerra patriottica che invocava la difesa di quella patria che pochi anni prima aveva ucciso il padre di mia nonna, ha lasciato senza un braccio il padre di mio nonno mandandolo al fronte senza un fucile e ha anche affamato a morte milioni di persone nell’Holodomor, la grande carestia artificiale del 1932-1933.

Di quella fame nella mia famiglia c’è un ricordo che inizia con «quando c’era la fame, mangiavamo l’erba» e dopo quella frase c’è il dolore che nessuno ha saputo raccontarmi, neanche davanti alle lampade di cherosene accese.

Oggi l’Ucraina sprofonda di nuovo nel dolore e nello stesso buio, ma in questo buio sarà difficile nascondere i crimini commessi dalla Russia, sarà difficile cancellarli dalla storia come è quasi successo con le purghe staliniane e con l’Holodomor.

Ci sono troppo sangue e troppe lacrime, troppi nomi di città giustiziate e fosse comuni che sono entrate nel profondo della nostra memoria. Il ricordo della guerra non è più quel braccio mancante del bisnonno su una foto in bianco e nero degli anni Cinquanta, la guerra non è nemmeno un ricordo, è l’oggi, è il presente, è il trauma nel futuro delle prossime generazioni che nel buio e nel freddo stanno raccontando la nostra storia.

Senato, ritirato l’emendamento che prorogava di un anno l’invio di armi a Kiev. Lorenzo Cremonesi, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 29 Novembre 2022. Le notizie di martedì 29 novembre, in diretta

• La guerra in Ucraina è arrivata al 279esimo giorno.

• La linea difensiva del Dnipro: l’ostacolo naturale usato dai russi, che aumentano le difese sul fiume.

• Un giorno di guerra in Ucraina «costa» quanto 30 in Afghanistan.

• Il sindaco Klitschko non esclude l’evacuazione parziale di Kiev.

• Mosca contro il Papa per l’intervista sui russi: «Noi crudeli, ucraini martiri? Perversione».

Ore 05:33 - Zelensky: in una settimana 258 attacchi russi nella regione di Kherson

Nel corso dell’ultima settimana le forze russe hanno aperto il fuoco 258 volte su trenta insediamenti controllati dalle forze di Kiev nella regione di Kherson. Lo ha dichiarato nel suo messaggio video notturno il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, riferendo inoltre che i russi hanno danneggiato la stazione di pompaggio che fornisce acqua alla città di Mykolaiv.

Ore 05:34 - Stati Uniti vendono 80 missili di precisione alla Finlandia

Il dipartimento di stato Usa ha approvato la vendita di oltre 80 missili di precisione alla Finlandia per un totale di 232 milioni di dollari, mentre il paese nordico tradizionalmente non allineato si prepara ad entrare nella Nato a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Ora tocca al Congresso autorizzare la fornitura, che comprende 40 missili tattici aria-aria a guida infrarossi AIM 9X Block II, noti come «Sidewinder», e 48 bombe guidate plananti di precisione AGM-154 JSOW («Joint standoff weapon»), entrambe prodotte da Raytheon.

Ore 05:42 - Media Usa, i dirigenti russi valutarono l’uso dell’atomica in Ucraina

Una serie di email attribuite ad una talpa dell’Fsb, i servizi segreti russi, rivela che dirigenti russi discussero il potenziale uso dell’arma nucleare nel conflitto ucraino e lo scontro nell’entourage di Vladimir Putin. Lo rivela Newsweek, che ha visionato le email, che sarebbero state inviate da un agente dell’Fsb, soprannominato `Il vento del cambiamento´ a Vladimir Osechkin, un attivista russo per i diritti umani che gestisce il sito anti corruzione Gulagu.ru. A partire dal 4 marzo, lo 007 avrebbe scritto dispacci regolari a Osechkin, rivelando la rabbia e il malcontento dentro i servizi segreti per la guerra scatenata dallo zar. I messaggi più recenti, risalenti a novembre, evocano una «guerra civile» tra gli alleati più vicini a Putin, secondo Newsweek. In una email del 17 marzo la talpa auspica, nonostante il conflitto sia andato «in qualche modo oltre la logica e il senso comune», che «questa follia totale non sia commessa», riferendosi all’uso dell’atomica. In questa e in altre email tra marzo e aprile la fonte esprime dubbi sulla fattibilità di un attacco nucleare perché non crede che la catena di comando eseguirebbe tutti gli ordini e gli effetti potrebbero colpire anche la Russia, anche nel caso l’ordigno venisse intercettato in territorio russo o non colpisse il bersaglio voluto. Senza contare che «dimostrerebbe una debolezza militare», «non farebbe ottenere nulla» e «provocherebbe tali conseguenze che non ha senso considerarle».

Ore 05:43 - Allarme anti-aereo nella serata di lunedì in tre regioni

Le sirene di allarme antiaereo risuonano in tre regioni ucraine, in particolare nelle aree di Kharkiv, Dnipro e Poltava. Lo riferiscono i media locali, che parlano di alcune esplosioni a Poltava e Dnipro.

Ore 05:44 - IL PUNTO MILITARE - L’importanza della linea difensiva del Dnipro

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Le previsioni sono una cosa, la realtà è un’altra. Prima dell’invasione le simulazioni occidentali suggerivano agli ucraini di trasformare il Dnipro in linea difensiva abbandonando il resto dei territori, ciò per evitare di essere stritolati in un’eventuale morsa. Invece sono stati i russi a dover ripiegare dietro l’ostacolo naturale del fiume. In pochi mesi un capovolgimento totale o quasi.

Le difese

Gli osservatori — in particolare quelli dell’americano Institute for the Study of War — segnalano la costruzione di trincee, barriere, punti d’arresto in diverse aree sulla riva orientale, quella dove sono attestati gli occupanti. Un asse taglia fuori, a ovest, la penisola di Kinburn, area dove nei giorni scorsi vi sarebbero state incursioni della resistenza. Altre strutture — composte anche dai celebri denti di drago (blocchi in cemento) — sono state create a tutela delle vie logistiche a est e sud. L’Armata ha adottato le misure per stabilizzare il fronte, controllare meglio il settore con l’arrivo dei riservisti ma anche prevenire un’offensiva nemica. L’Institute for the Study of War ipotizza che l’esercito di Zelensky possa cercare di attraversare il Dnipro per guadagnare nuove posizioni. Le condizioni meteo (gelo, neve, fango) al momento però non sono proprio favorevoli e incombe su tutti il problema rifornimenti

Ore 05:45 - Usa: la guerra in Ucraina rallenta le forniture militari a Taiwan

(di Viviana Mazza, corrispondente da New York) Le massicce forniture di armamenti degli Stati Uniti all’Ucraina complicano il tentativo di Washington di assistere militarmente Taiwan , in un momento di forti tensioni con la Cina. Lo scrive il Wall Street Journal, che evidenzia come gli Stati Uniti abbiano accumulato un arretrato di quasi 19 miliardi di dollari in armamenti destinati all’isola (di cui fanno parte anche lanciamissili anticarro Javelin e missili terra-aria Stinger).

Queste armi fanno parte della cosiddetta strategia del porcospino in caso di invasione da parte di Pechino. Oltre che da alcuni membri del Congresso Usa, anche da Taipei è giunta una certa preoccupazione per i ritardi. «Taiwan vorrebbe richiedere che le armi vendute dagli Stati Uniti siano recapitate nei tempi previsti», ha detto il mese scorso il generale Wang Shin-lung, viceministro per gli armamenti.

Ore 05:46 - Dalla pandemia all’Ucraina, gli errori della Cina di Xi Jinping

(di Federico Rampini) La Cina è una pentola a pressione . Questo è il risultato degli errori che Xi Jinping ha accumulato in molti campi: pandemia, economia, politica estera, gestione interna del proprio potere.

Noi occidentali non dobbiamo sopravvalutare il potenziale destabilizzante delle manifestazioni di piazza, però le sfide per il regime sono reali.

Per una nemesi storica lo stesso Paese da cui è partita la pandemia di Covid è quello che non riesce a uscirne e vede così minacciata la propria stabilità.

Le diffuse proteste in molte città cinesi non sembrano le premesse per una «nuova Piazza Tienanmen» (come nel 1989), tantomeno per una spallata al regime: il partito comunista ha eliminato ogni condizione per costruire un’opposizione organizzata.

Ore 05:47 - Attacchi russi nell’oblast di Sumy

Il governatore dell’oblast di Sumy Dmytro Zhyvytskyi ha riferito che le forze russe hanno attaccato nelle ultime ore le comunità di Seredyna-Buda, Druzhba, Shalyhyne e Hlukhiv. Non sono state segnalate vittime.

Ore 05:48 - Mosca trasferisce 15 sistemi missilistici in Bielorussia

La Russia ha trasferito in Bielorussia almeno 15 sistemi missilistici terra-aria Tor-M2 e 10 veicoli di ingegneria militare. Lo rende noto Hajun, un gruppo bielorusso che monitora il movimento delle armi russe, citato dal Kyiv Independent.

Ore 08:16 - Sindaco Kiev: «Non permetteremo che Putin ci rubi Natale»

«Non permetteremo a Putin di rubarci il Natale»: lo ha promesso il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, annunciando che nella capitale verranno installati i tradizionali alberi per celebrare le festività. «Nessuno cancellerà Natale e Capodanno», ha assicurato. La capitale ucraina soffre di lunghi blackout a causa dei bombardamenti russi che hanno danneggiato le infrastrutture energetiche. Gli alberi di Natale non avranno quindi luminarie, ha sottolineato Sergey Kovalenko, alla guida della società Yasno che fornisce elettricità a Kiev, «ma saranno comunque festosi per tutti noi».

Ore 08:55 - Zelensky: Su Kherson 258 attacchi in una settimana

L’esercito russo ha lanciato 258 attacchi contro 30 insediamenti della regione ucraina di Kherson in una settimana: così ha detto il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, in un videomessaggio serale. «In questi giorni, come tutti i santi giorni, gli occupanti hanno attaccato di nuovo Kherson e i suoi distretti. In una sola settimana, il nemico ha bombardato 258 volte 30 diversi insediamenti di Kherson», ha detto Zelensky, specificando che gli attacchi hanno danneggiato ieri una stazione di pompaggio che fornisce acqua alla città di Mykolaiv. Il presidente ha osservato che «seminare devastazione ovunque è la vera essenza delle persone che hanno accidentalmente preso possesso della Russia», e per 20 anni nel loro Paese «regna la devastazione, che rimane solo dopo le guerre». «L’Ucraina non sarà mai un luogo di devastazione. L’Ucraina non accettera’ mai ordini da questi compagni di Mosca», ha concluso Zelensky.

Ore 10:28 - Cremlino: «È possibile negoziare se Kiev considera le nostre richieste»

Per avviare negoziati in vista di una soluzione del conflitto in Ucraina è necessaria la volontà politica di Kiev e la sua disponibilità a «discutere delle richieste di Mosca»: così il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dall’agenzia Tass.

Ore 12:03 - Allerta aerea in tutta l’Ucraina

Ore 12:05 - Kiev: «Bombe russe su Ucraina, ieri un civile ucciso»

Un civile è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti negli attacchi russi di ieri in Ucraina: lo ha reso noto su Telegram il vice capo dell’Ufficio del presidente, Kyrylo Tymoshenko, come riporta Ukrinform. Secondo i dati diffusi dalle amministrazioni militari regionali, la vittima e uno dei feriti sono stati segnalati nella regione di Donetsk, mentre l’altro civile è rimasto ferito nell’esplosione di una mina nella regione di Kharkiv.

Ore 12:06 - Stoltenberg: «Putin perde e usa inverno come arma»

«Dall’inizio di questa brutale invasione stiamo assistendo al fallimento di Vladimir Putin» che «sta rispondendo con attacchi ancora più gravi alle infrastrutture del gas per privare gli ucraini di elettricità, acqua e riscaldamento» in modo da «usare l’inverno come arma». Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, al suo arrivo alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza atlantica a Bucarest.

Ore 12:10 - Piano blackout non funziona, Kiev oggi ripiomba nel buio

Kiev di nuovo al buio a partire da oggi: la società per l’energia elettrica ucraina Dtek ha annunciato questa mattina la ripresa delle interruzioni della corrente, «A partire da oggi a Kiev riprendono le interruzioni della corrente di emergenza, si sta facendo tutto il possibile per garantire l’elettricità a ciascun utente per 2-3 ore due volte al giorno. I programmi di blackout per la stabilizzazione non funzionano», ha reso noto Dtek, citata da Unian. «Non appena riusciremo a riequilibrare la situazione, torneremo al piano a orari», ha aggiunto la società. I blackout riprendono nella capitale per la prima volta dal 23 novembre.

 Ore 12:11 - Protesta dell’ambasciatore russo in Vaticano per le parole del Papa

L’ambasciatore russo presso il Vaticano, Alexander Avdeev, ha detto all’agenzia Ria Novosti di avere espresso alla Santa Sede «l’indignazione» di Mosca per le parole del Papa in un’intervista alla rivista America dei gesuiti relative ad atti di crudeltà delle truppe russe in Ucraina, in particolare di Buriati e Ceceni. «Ho espresso indignazione per tali insinuazioni e sottolineato che niente può far vacillare la coesione e l’unità del popolo multinazionale russo», ha affermato l’ambasciatore.

Alle 12.41 ora locale è stata dichiarata l’allerta aerea in tutte le regioni dell’Ucraina. Lo riporta Ukrainska Pravda.

Ore 12:13 - Stoltenberg: «Aspettiamoci altri attacchi, Putin sta fallendo»

«Ci possiamo aspettare altri attacchi» dalla Russia contro l’Ucraina, «perché il presidente Putin sta fallendo. Il fatto che abbiano dovuto cedere terreno, ritirandosi dai dintorni di Kiev, intorno a Kharkiv e cedendo Kherson è un segno di debolezza, il segno che la Russia sta fallendo sul campo di battaglia». Lo dice il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a margine della ministeriale Esteri a Bucarest.

«In risposta - continua Stoltenberg - stanno attaccando obiettivi civili, perché non sono in grado di conquistare territori. Ci possiamo aspettare altri attacchi: non sappiamo quanti esattamente, ma il presidente Putin e la Russia hanno dimostrato la volontà di infliggere sofferenze e un livello di brutalità che non si vedeva in Europa dalla Seconda guerra mondiale».

La Moldavia «è un partner della Nato e riceve sostegno da alleati della Nato e dall’Ue. In Moldavia hanno sofferto in particolare a causa dei blackout, che sono la diretta conseguenza della guerra in Ucraina. Quindi si tratta di aumentare il sostegno pratico alla Moldavia e anche di mandare il chiaro messaggio che questa guerra non deve allargarsi al di là dell’Ucraina», conclude.

Ore 12:24 - Kiev: «Putin non ci ruberà il Natale, alberi dappertutto»

Ore 13:15 - Spagna: «La Russia vuole trasformare l’inverno in un’arma»

«Ho avuto un incontro con il ministro degli Esteri ucraino Dmitro Kuleba, al quale ho trasmesso solidarietà e l’appoggio all’Ucraina, ora che la Russa vuole trasformare l’inverno in un’arma» provocando «un disastro umanitario». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares Bueno, alla ministeriale Esteri della Nato a Bucarest. «Dobbiamo sostenere l’Ucraina anche dal punto di vista umanitario» e «dobbiamo rinforzare la capacità per affrontare tutte le crisi, umanitaria, energetica e alimentare. Lavoreremo insieme per rendere la guerra più breve possibile e per riportare la pace in Europa.

«Parlo con la gente ogni giorno, una persona mi ha chiesto: “perché mio figlio quest’anno sara” senza albero, senza Capodanno, senza l’atmosfera delle feste? Ora, gli eventi di massa sono proibiti in tempo di guerra. E non ci saranno in ogni caso. Ma nessuno cancellerà il Capodanno e il Natale. Non possiamo permettere a Putin di rubare il nostro Natale», ha detto il sindaco Kiev Vitali Klitschko in un’intervista all’agenzia di stampa Rbc-Ucraina. «Nonostante le opinioni diverse e di diverse parti ci siamo rivolti a un’azienda che ha accettato di usare i propri fondi per installare alberi di Natale in molti quartieri della capitale città. Meno luci, nessun evento di massa ma ci saranno gli alberi di Natale, non voglio toglierlo ai bambini», ha aggiunto Klitschko.

Ore 13:53 - Kiev: «Navi russe con 84 missili nel Mar Nero e Mediterraneo»

Le navi da guerra russe con un totale di 84 missili da crociera di tipo Kalibr sono pronte al combattimento nel Mar Nero e nel Mar Mediterraneo: è l’allarme lanciato dalla Marina ucraina, come riferisce Ukrinform. «Nel Mar Nero ci sono 12 navi da guerra nemiche, tra cui una portamissili di tipo Kalibr con una raffica totale di otto missili pronte al combattimento», dice il report. Nel Mediterraneo sono presenti nove navi da guerra russe, tra cui cinque portamissili da crociera del tipo Kalibr con una raffica totale di 76 missili.

Ore 14:31 - Kiev: «Pesante bombardamento russo su regione Sumy»

Massiccio attacco dell’artiglieria russa in mattinata sulla regione Ucraina di Sumy. Lo rende noto il comando militare Nord delle forze armate di Kiev citato da Unian. In totale si sono registrate «quasi 30 esplosioni in un’ora e mezza». Al momento non risultano civili coinvolti.

Ore 14:35 - Nordio: «Avanti su coordinamento delle indagini in Ucraina»

«Innanzitutto abbiamo espresso forte solidarietà all’Ucraina e al suo popolo, che sta resistendo valorosamente a un’aggressione criminale. Poi abbiamo affrontato la possibilità di coordinare le nostre indagini e l’assoluta volontà di proseguire in questa cooperazione». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, rispondendo a margine del G7 giustizia, in corso a Berlino, alla stampa italiana. Il ministro ha sottolineato che nel corso dei lavori si è parlato anche «del potenziamento della Corte internazionale penale e la possibilità di utilizzare in questo settore tutte le nostre esperienze investigative italiane, che nei temi della criminalità organizzata sono molto avanzate».

E ha aggiunto: «È un punto che resta da chiarire. Alcuni vorrebbero istituire un tribunale speciale per i crimini in Ucraina, in realtà il tribunale penale internazionale esiste già quindi probabilmente sarebbe meglio utilizzare questa struttura già esistente che ha una giurisprudenza consolidata anche per i crimini che sono stati commessi qui».

Ore 14:37 - Kiev: un morto e almeno tre feriti dopo attacco russo a Lyman

È di un morto e tre feriti il bilancio di un attacco delle forze armate russe sulla città di Lyman nella regione di Donetsk. Lo ha reso noto via telegram Kyrylo Tymoshenko, vice capo dell’ufficio del presidente russo, Volodymuyr Zelensky.

Ore 14:39 - Berlino: «Attacchi russi all’energia ucraina è crimine di guerra»

La distruzione «sistematica» delle infrastrutture energetiche perpetrata dalla Russia in Ucraina è un «crimine di guerra». Lo ha dichiarato il ministro della Giustizia tedesco Marco Buschmann dopo un incontro con i suoi omologhi del G7. Gli attuali attacchi mirati alle forniture di elettricità e riscaldamento «al fine di tenere le persone nei loro appartamenti per un inverno in cui le temperature potrebbero scendere a -30 gradi centigradi» sono «un terribile crimine di guerra», ha detto il ministro.

Ore 14:46 - Kiev: «Cacceremo da Crimea cittadini russi arrivati dal 2014»

L’Ucraina sta prendendo in considerazione l’espulsione di tutti i cittadini russi arrivati in Crimea dopo che è stata annessa da Mosca nel 2014. Lo ha scritto in un articolo pubblicato dall’Ukrainska Pravda Tamila Tasheva, rappresentante per la Crimea del presidente Volodymyr Zelensky. Secondo la legislazione ucraina, ha spiegato, tutti gli stranieri che sono entrati nella penisola dopo il 2014 non attraverso i checkpoint ucraini, hanno violato i termini di soggiorno e vivono illegalmente nel territorio della Crimea.

La decisione è semplice e non contraddice il diritto internazionale, ha detto, la popolazione entrata illegalmente nel territorio della penisola deve lasciare la Repubblica Autonoma di Crimea e Sebastopoli partendo volontariamente o sarà espulsa con la forza Ha aggiunto che l’attuale legislazione ucraina prevede anche la possibilità di rimpatrio forzato di stranieri e apolidi, sebbene attualmente non possa essere applicata ai territori temporaneamente occupati. Tasheva ha anche scritto che l’Ucraina non riconosce i passaporti che la Russia ha «forzatamente» distribuito ai residenti della penisola di Crimea sotto la sua occupazione, aggiungendo: «Tutti loro erano e rimangono cittadini ucraini».

Ore 14:58 - L’agenzia Tass cita fonte Vaticano: «Importanti buone relazioni con Mosca»

Il Vaticano «dà grande valore alle sue buone relazioni con la Russia e spera di potere continuare a svilupparle». È quanto ha detto una fonte diplomatica della Santa Sede all’agenzia russa Tass, dopo le proteste di Mosca per le affermazioni di Papa Francesco in un’intervista alla rivista `America´ dei gesuiti, in cui parlava di atti di crudeltà commessi in Ucraina in particolare da Ceceni e Buriati inquadrati nelle truppe russe. La Tass aggiunge che la fonte Vaticana ha sottolineato che il Pontefice «non intendeva in alcun modo offendere i popoli della Russia». «Faremo delle indagini e controlleremo nuovamente le traduzioni e le interpretazioni» delle parole del Papa, ha aggiunto la fonte. L’agenzia russa ricorda poi le parole di stima per il popolo russo pronunciate da Francesco il 6 novembre scorso mentre tornava dal viaggio in Bahrein. La crudeltà, aveva sottolineato in quella occasione il Papa «non è del popolo russo forse, perché il popolo russo è un popolo grande: è dei mercenari, è dei soldati che vanno a fare la guerra come una avventura».

Ore 15:02 - Ritirato l’emendamento al Dl Nato sulla proroga armi

Ritirato definitivamente l’emendamento dei relatori al decreto Nato che introduceva nel provvedimento la proroga dell’invio di armi all’Ucraina fino a dicembre 2023. Lo si apprende a margine delle commissioni Difesa e Sanità del Senato, dove il provvedimento è all’esame.

Il decreto, che proroga la partecipazione di personale militare al potenziamento di iniziative della Nato, è atteso in Aula nel pomeriggio, ma si parla di uno slittamento a domani.

Sulla proroga del sostegno all’Ucraina e su un eventuale nuovo invio di armi «avevamo chiesto un provvedimento ad hoc, seguendo la linea portata avanti da marzo. Ci sembra che il governo abbia compreso», spiega Simona Malpezzi, capogruppo del Partito democratico del Senato. «Da parte nostra - aggiunge l’esponente dem - c’è la disponibilità nel lavorare sul tema con serietà, come abbiamo sempre fatto».

Il dibattito - scrive qui Mari Teresa Meli - lo ha voluto Giuseppe Conte. E lo ha ottenuto presentando una mozione. Sul «no» alle armi, come sollecitato più volte dall’ex premier? No. Quello lo hanno fatto i rossoverdi (e i grillini potrebbero votare anche il testo Bonelli-Fratoianni). Nella sua mozione il M5S, per mettere in difficoltà i dem divisi tra pacifisti a oltranza e filoucraini, si limita a impegnare il governo a «illustrare preventivamente alle Aule parlamentari» un «eventuale invio di forniture militari».

Ore 15:04 - Il Gruppo Wagner ammette la morte al fronte del detenuto zambiano

Il gruppo paramilitare russo Wagner ha ammesso la morte sul fronte ucraino di uno studente zambiano che stava scontando una pena detentiva in Russia, due settimane dopo la richiesta di spiegazioni giunta dalle autorità di Lusaka. «Lemekhani Nathan Nyirenda, il 22 settembre, è stato uno dei primi a penetrare nelle trincee nemiche, dando prova di coraggio e ardimento», ha scritto il proprietario della compagnia, Evgeny Prigozhin sulle reti sociali. «Ricordiamo bene questo ragazzo» di 23 anni, «morto da eroe» in combattimento, ha aggiunto l’oligarca, ritenuto vicino al presidente russo, Vladimir Putin. Prigozhin è stato accusato dall’Ucraina di aver mandato al fronte migliaia di combattenti reclutati direttamente dalle carceri russe, con la promessa di uno stipendio e di un’amnistia. Nyirenda, ha riferito Prigozhin, è stato prelevato da una prigione nella regione di Tver, a Nord-Ovest di Mosca, dove stava scontando una pena di nove anni e sei mesi per una non meglio specificata violazione della legge russa. In Russia per studiare ingegneria nucleare a Mosca, il giovane si era dichiarato colpevole.

Ore 15:08 - Mosca: «Pericolo escalation da maggiore ruolo degli Usa in Ucraina»

La Russia fa presente agli Usa che la sua politica verso un maggiore coinvolgimento nel conflitto in Ucraina porta il pericolo di una escalation. Lo ha detto il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov citato dall’agenzia Tass. Ryabkov ha aggiunto che tra Washington e Mosca non sono in corso negoziati sull’Ucraina, ma che le due parti semplicemente si scambiano «segnali».

Ore 15:21 - Berlino: «Attacchi russi all’energia ucraina è crimine di guerra»

La distruzione «sistematica» delle infrastrutture energetiche perpetrata dalla Russia in Ucraina è un «crimine di guerra». Lo ha dichiarato il ministro della Giustizia tedesco Marco Buschmann dopo un incontro con i suoi omologhi del G7. Gli attuali attacchi mirati alle forniture di elettricità e riscaldamento «al fine di tenere le persone nei loro appartamenti per un inverno in cui le temperature potrebbero scendere a -30 gradi centigradi» sono «un terribile crimine di guerra», ha detto il ministro.

Ore 15:39 - A margine della ministeriale Nato ci sarà una riunione del G7 «esteso»

A margine della ministeriale Nato di Bucarest ci sarà anche una riunione del G7 in un formato esteso, con la presenza di Ucraina, Polonia, Estonia, Estonia, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Finlandia, Danimarca, Olanda, Spagna, Banca Europea per la Ricostruzione e la Banca Mondiale. Il focus sarà sul sostegno a Kiev sul fronte energetico.

Ore 15:46 - Russia: «Non escluso uno scambio di prigionieri con gli Usa entro l’anno»

La Russia non esclude un nuovo scambio di prigionieri con gli Stati Uniti entro la fine dell’anno. Lo ha detto il vice ministro degli Esteri Sergei Ryabkov, affermando che «c’è sempre la possibilità» di uno scambio di detenuti con Washington.

Ore 15:55 - A processo l’oppositore Yashin per video sul massacro di Bucha: rischia fino a 10 anni di carcere

Si è aperto il processo al tribunale di Mosca contro Ilya Yashin, uno dei pochi oppositori del Cremlino rimasti in Russia. Yashin è in carcere dal luglio scorso, con l’accusa di aver diffuso false informazioni sulle forze armate russe. Si tratta del nuovo reato introdotto dal presidente russo Vladimir Putin dopo l’inizio dell’«operazione militare speciale» in Ucraina. Le accuse riguardano un video livestream su YouTube in cui Yashin descriveva l’uccisione di civili a Bucha, in Ucraina. Parlando davanti al giudice, Yashin ha sostenuto che il suo caso è stato inventato e «ha tutti i segni di una persecuzione politica illegale». Ha sottolineato inoltre che nel video aveva citato fonti ufficiali russe insieme a dichiarazioni ucraine per dare al suo pubblico una visione obiettiva. Rischia fino a 10 anni di carcere.

Ore 16:08 - Ciriani: «Se la volontà è unanime ok al dl per proroga alle armi»

«Il governo non si è mai nascosto sull’invio di invio armi all’Ucraina. Il ministro Crosetto ha dato totale disponibilità a riferire alle Camere prima dell’invio. Si tratta di prorogare una norma e l’emendamento era una scelta tecnica per rendere più semplice e veloce il deposito e garantire la conversione entro il 31 dicembre. Se le opposizioni ci danno garanzie di convertire un decreto entro dicembre, il Cdm, su proposta del ministro della Difesa Crosetto, prenderà in considerazione la possibilità di un decreto». Così il ministro per i rapporti con il Parlamento Ciriani al termine della conferenza dei capigruppo Senato.

Ore 16:13 - Mattarella: «Serve un rinnovato slancio di coesione europea»

«Oggi il panorama internazionale è gravemente condizionato e ferito dalla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina che ci riporta alla peggior epoca degli imperialismi e dei nazionalismi e rappresenta una lacerazione profonda di quella trama di norme e principi giuridici che hanno dato sostanza al sistema multilaterale fondato sul diritto internazionale e sulla eguaglianza fra gli Stati. La minaccia posta dalla Russia alla pace e alla sicurezza, richiede da parte di tutte le democrazie, in particolare quelle europee, un rinnovato slancio di unità e coesione». Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella parlando da Berna.

«Oggi il panorama internazionale è gravemente condizionato e ferito dalla guerra di aggressione scatenata dalla Russia contro l’Ucraina che ci riporta alla peggior epoca degli imperialismi e dei nazionalismi e rappresenta una lacerazione profonda di quella fitta trama di norme e principi giuridici che hanno dato forma e sostanza al sistema multilaterale fondato sul diritto internazionale e sulla eguaglianza fra gli Stati», ha aggiunto Mattarella.

Ore 16:27 - Arrestato il vice sindaco di Kherson per presunto collaborazionismo

Le autorità ucraine hanno arrestato il vice sindaco della città meridionale liberata di Kherson Vladimir Pepel, sospettato di collaborazionismo con le truppe russe durante l’occupazione. Lo ha riferito l’ufficio del procuratore generale. Secondo i pubblici ministeri, a marzo, il funzionario avrebbe iniziato a collaborare con l’amministrazione russa a Kherson. Se ritenuto colpevole, il funzionario rischia dai 10 ai 12 anni di carcere. «Pur comprendendo che i rappresentanti della Russia hanno occupato illegalmente l’oblast, il sospettato ha contribuito a istituire forze dell’ordine illegali, servizi comunali e abitativi per l’amministrazione installata da Mosca.

Ore 16:38 - Leopoli vieta l’attività della chiesa russa sul territorio regionale

Il Consiglio regionale di Leopoli ha vietato le attività della Chiesa ortodossa legata al Patriarcato di Mosca sul territorio regionale: lo ha dichiarato il deputato Oleksy Goncharenko, come riferisce il sito di notizie indipendente bielorusso Nexta Tv. Nei giorni scorsi i servizi di sicurezza ucraini hanno perquisito durante un’operazione di controspionaggio diversi siti religiosi legati alla Chiesa russa sul territorio ucraino, tra cui il famoso Monastero delle Grotte di Kiev. Il Cremlino ha reagito definendo le perquisizioni `un’azione di guerra´. Il 23 novembre un disegno di legge per bandire l’attività della chiesa ortodossa russa in Ucraina è stato presentato in Parlamento a Kiev.

Ore 17:05 - Kiev: «Di nuovo bombe sull’ospedale di Kherson»

L’esercito russo ha attaccato l’ospedale regionale di Kherson, il presidente Zelensky è stato informato: lo rende noto l’ufficio presidenziale ucraino spiegando che non ci sono state vittime, come riporta Unian. Quattro giorni fa l’ospedale era stato colpito dai missili russi, così come altre strutture sanitarie, e i pazienti del reparto pediatrico e psichiatrico erano stati trasferiti a Mykolaiv e Odessa.

Ore 17:10 - L’ambasciata russa a Roma: «Lince distrutto: contenti?»

L’auto blindata Lince MLV consegnata all’esercito ucraino vicino ad Artiomovsk (Bakhmut). Tutti i contribuenti italiani sono felici di tale destinazione dei loro soldi?». Lo scrive su Facebook l’ambasciata russa a Roma postando la foto di un blindato distrutto nel giorno in cui in Parlamento si discute della proroga degli aiuti militari a Kiev.

Ore 17:17 - Kuleba: «Ci servono missili e generatori»

«Abbiamo bisogno di sistemi di difesa aerea, in particolare Patriots, e trasformatori per la rete elettrica. Di questo si discute oggi a Bucarest. L’ultima volta che ho partecipato a una ministeriale Nato ho usato tre parole: armi armi e armi. Questa volta ne userò altre tre: presto presto presto». Lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba parlando al fianco del segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg. La Mato ha assicurato che garantirà le forniture di carburante e generatori

Ore 18:27 - Stoltenberg: «Pace si raggiungerà con aiuto militare a Kiev»

«La maggior parte delle guerre si conclude ai tavoli dei negoziati e probabilmente anche questa guerra si concluderà così. Ma quello che accade a quel tavolo è legato a cosa accade sul campo di battaglia. Può sembrare un paradosso, ma la realtà è che per raggiungere una pace duratura è fornendo sostegno militare all'Ucraina. È il modo in cui Putin potrà capire che non raggiungerà il suo obiettivo e dovrà sedersi e negoziare». Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa dopo la ministeriale Esteri a Bucarest. «Una pace duratura può essere solo una pace giusta, e una pace duratura non ci sarà se i poteri autoritari vinceranno sulla democrazia e la pace», ha spiegato Stoltenberg. «Naturalmente tutti sono in favore della pace ma dobbiamo comprendere che per raggiungerla è necessario assicurarsi che gli aggressori non vincano, perché dobbiamo ricordarci che è una guerra di aggressione, vediamo attacchi a civili e alle infrastrutture energetiche.

Ore 18:29 - Tajani: «Offerta a Kiev collaborazione Protezione Civile»

«L'Italia ha già fatto molto, abbiamo inviato 5 gruppi elettrogeni, circa 51 tonnellate di materiale elettrico e 500 commutatori automatici, tutto materiale che serve a tenere in vita la rete elettrica ucraina». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Bucarest. «In più abbiamo offerto la disponibilità della nostra protezione civile, che è una delle migliori al mondo, a fornire esperienza nell'aiutare gli sfollati e incrementare se c'è bisogno il numero dei rifugiati dall'Ucraina verso altre parti dell'Europa», ha detto.

Ore 18:59 - Stoltenberg: «Percentuale molto alta di missili russi viene abbattuta»

Una percentuale molto elevata di missili russi viene abbattuta, «senza i sistemi di difesa aerea forniti dai Paesi Nato ci sarebbero molti più danni in Ucraina», ha rivendicato il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in una conferenza stampa a Bucarest, a margine della riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi alleati, denunciando come «gli attacchi deliberati di Mosca contro le infrastrutture ucraine significano che «Putin sia perdendo sul campo di battaglia». «Non riesce ad accettare il fatto che l'Ucraina abbia liberato molti territori, l'unico modo in cui può rispondere è colpendo i civili», ha sottolineato.

Ore 19:08 - La Nato invia generatori e trasformatori per l’emergenza energetica

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) La coalizione filo Ucraina risponde alla campagna di bombardamenti russi con nuovi aiuti. E insieme alle armi si preoccupa su come fronteggiare l’emergenza elettricità provocata dalla distruzione sistematica delle infrastrutture.

Ore 19:48 - Usa valutano se bollare Gruppo Wagner come terrorista

L’amministrazione Biden sta valutando se etichettare o meno il Gruppo Wagner russo come un’organizzazione terroristica straniera. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando alcune fonti informate, secondo le quali una decisione definitiva non è ancora stata presa sulla denominazione del gruppo di mercenari russi, guidata dall’alleato di Vladmir Putin Yevgeny Prigozhin. Bollare il gruppo come organizzazione terroristica consentirebbe agli Stati Uniti di perseguire penalmente Wagner e i suoi uomini, che hanno guadagnato forza con l’invasione dell’Ucraina.

Ore 19:48 - Medvedev: Patriot e personale Nato saranno nostro legittimo obiettivo

Un’altra minaccia dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medevedev. «Se, come ha lasciato intendere Soltenberg, la Nato rifornirà i fanatici di Kiev con i sistemi di difesa aerea Patriot, così come con personale dell’Alleanza, saranno immediatamente considerati come obiettivi legittimi delle nostre forze armate», ha dichiarato Medevedev. «Spero che il messaggio sia chiaro per gli impotenti della Nato», ha aggiunto.

 Ore 20:05 - Usa: chiederemo al Congresso di continuare ad aiutare l’Ucraina

L’amministrazione Biden «continuerà a chiedere al Congresso di fornire all’Ucraina l’assistenza di cui hai bisogno». Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, in un punto con la stampa a bordo dell’Air Force One che sta portando il presidente Joe Biden in Michigan, rispondendo ad una domanda sulle minacce del leader dei repubblicani alla Camera Kevin McCarthy, speaker in pectore dopo la risicata vittoria del suo partito alla House nelle elezioni di Midterm, di «non fornire più assegni in bianco» a Kiev.

Ore 20:21 - Consiglio dei ministri, possibile dl invio armi già giovedì

Il decreto per la proroga dell’invio di armi all’Ucraina potrebbe arrivare già giovedì in Consiglio dei ministri, nella seduta prevista (ma non ancora convocata) per l’esame di un decreto sull’emergenza a Ischia. È quanto si apprende da fonti di governo, dopo il ritiro dell’emendamento sul tema presentato al decreto Nato-Calabria. Il governo Meloni, ha detto oggi il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani,«non si è mai nascosto sull’invio di invio armi all’Ucraina. Il ministro Crosetto ha dato totale disponibilità a riferire alle Camere prima dell’invio». Quella dell’emendamento, ha aggiunto, era «una scelta tecnica» ma «se le opposizioni ci danno garanzie di convertire un decreto entro il 31 dicembre, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Difesa Crosetto, prenderà in considerazione la possibilità di un decreto». Che potrebbe arrivare, appunto, già giovedì.

Ore 21:13 - Stoltenberg: «Putin vuole che il popolo ucraino fugga o muoia di freddo, Nato non si tira indietro»

I ministri degli Esteri della Nato hanno incontrato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba e hanno promesso un sostegno costante all’Ucraina mentre combatte l’aggressione della Russia. Lo ha scritto su Twitter il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, affermando che «Putin sta cercando trasformare l’inverno in un’arma e di costringere gli ucraini a fuggire se non vogliono congelare. Non ci tireremo indietro, né ci divideremo».

Ore 21:16 - L’Estonia emette monete da 2 euro dedicate all’Ucraina

«La banca centrale dell’Estonia ha emesso monete da 2 euro dedicate all’Ucraina. Oggi entrano in circolazione». Ad annunciare la decisione su Twitter Kaja Kallas, la premier dell’Estonia. «La moneta è stata disegnata dalla rifugiata ucraina Daria Titova - ha aggiunto -. Sarà un promemoria quotidiano della lotta per la libertà dell’Ucraina e del suo futuro nell’Ue».

La moneta - al cui centro spicca il motto «Slava Ucraini» (Onore all’Ucraina) - «ci ricorda che la libertà è il valore più alto e che ottenerla richiede un costo altrettanto alto», ha commentato il governatore della Banca d’Estonia Madis Muller durante una conferenza stampa. Il ricavato della vendita dei kit con la moneta commemorativa, acquistabili nelle banche estoni, sarà devoluto alla Banca Centrale Ucraina: «Gli ucraini - ha continuato Muller -, stanno combattendo, sacrificando la vita dei cittadini per i valori comuni dello spazio culturale europeo ed è nostro dovere sostenerli».

Ore 23:28 - Linea rossa Washington-Mosca usata solo una volta

La «linea rossa» creata tra le forze armate Usa e quelle della Russia all’inizio della guerra di Mosca contro l’Ucraina è stata utilizzata solo una volta. Lo ha riferito alla Reuters un alto funzionario statunitense precisando che è stata Washington a usare il telefono rosso per «avviare una descalation». Non è chiaro quale sia stato l’episodio che ha fatto scattare l’allarme, il funzionario ha tuttavia escluso che sia stato la caduta di un missile in Polonia il 15 novembre. Più probabile, riferiscono altre fonti, siano state le operazioni delle forze russe contro infrastrutture critiche come la centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Al buio, ma liberi. I russi pensano di poter bombardare gli ucraini fino alla resa, ma si sbagliano ancora una volta. Olga Tokariuk su L’Inkiesta il 30 Novembre 2022

Le città dell’Ucraina sono state ridotte all’oscurità dai crimini di guerra di Mosca. Ma le difficoltà, e la storia, aiutano un popolo fantastico a resistere all’invasore omicida. Gli amici occidentali se lo mettano in testa

Se avete bisogno di un’immagine per capire come la vita quotidiana in Ucraina differisca dal resto d’Europa, pensate agli ascensori.  

Le interruzioni di corrente causate dagli attacchi della Russia contro le infrastrutture energetiche civili sono così frequenti, così lunghe e imprevedibili, che le persone sono spesso bloccate negli ascensori per lunghi periodi. I residenti dei condomini hanno quindi iniziato a lasciare cibo, prodotti per l’igiene e pannolini negli ascensori, nel caso i loro vicini rimanessero intrappolati.  

La vita è difficile in tutta l’Ucraina. Mia madre, che ha 70 anni e vive in una città dell’Ucraina occidentale, ora esce dal suo appartamento al sesto piano solo quando è strettamente necessario. Dice che le ricorda il lockdown durante la pandemia di Covid, ma è peggio.  

L’ultima volta che abbiamo parlato, mi ha detto che non aveva né elettricità né acqua perché le pompe dell’acqua si guastano quando manca la corrente. Il sindaco di Ivano-Frankivsk, una città dell’Ucraina occidentale, ha esortato i residenti dei condomini a trasferirsi nei villaggi in campagna per l’inverno; lì sarebbe più facile sopravvivere in caso d’interruzioni di corrente che potrebbero durare «per giorni», ha detto.  

Nove mesi dopo l’inizio dell’invasione russa su vasta scala, l’Ucraina si sta preparando per l’inverno più difficile della sua storia post-indipendenza mentre si intensificano gli attacchi missilistici russi alla sua infrastruttura energetica. Solo il 23 novembre, la Russia ha lanciato 70 missili su tutta l’Ucraina, facendo precipitare la capitale Kyjiv in un blackout quasi totale e costringendo i suoi residenti a fare la fila per l’acqua e a usare l’acqua dallo scioglimento della neve, poiché l’approvvigionamento idrico è compromesso. Una settimana prima, il 15 novembre, erano stati lanciati più di 100 missili russi: il più grande attacco dall’inizio dell’invasione su vasta scala. Il 27 novembre, il presidente Zelenskyy ha avvertito che ci sarebbero stati altri attacchi in arrivo. 

Il Cremlino dichiara che i suoi missili sono puntati su obiettivi militari, ma come gran parte della sua propaganda questa dichiarazione è palesemente falsa. Vladimir Putin e i suoi generali, acclamati dai propagandisti che ogni notte reclamano attacchi contro la popolazione civile, mirano a ridurre il nostro Paese a uno stato premoderno, senza nessuna delle comodità della vita del Ventunesimo secolo. Sperano di bombardare gli ucraini fino alla sottomissione. 

Come risultato degli attacchi della Russia, che sono in corso dall’inizio di ottobre, metà delle infrastrutture energetiche dell’Ucraina è stata distrutta o danneggiata, hanno detto i funzionari. Intere città sono immerse nell’oscurità dal pomeriggio fino al mattino. I lampioni si spengono, interi edifici sono immersi nell’oscurità e i pedoni usano i fari per essere visti. Le connessioni Internet e mobili sono irregolari e ci sono interruzioni al riscaldamento e all’approvvigionamento idrico. Le persone a Kyjiv, Lviv, Kharkiv e in altre città e villaggi ucraini fanno scorta di candele, beni non deperibili e, se sono abbastanza fortunati e ricchi, batterie e generatori per telefoni portatili.  

I prezzi per questi sono saliti alle stelle e ci sono gravi carenze. Alcuni dei miei amici ucraini mi hanno chiesto di portare loro power bank come regalo di Natale dall’estero. Alcuni altri stanno progettando di fuggire all’estero, unendosi ai milioni di rifugiati ucraini, poiché la vita sta diventando sempre più difficile. 

Molti ucraini hanno subito interruzioni dell’elettricità nei primi anni ’90, quando il giovane paese ha subito una grave crisi economica dopo il crollo del regime sovietico. Ricordo come giocavamo a carte e con i giochi da tavolo a lume di candela con i miei genitori e mia sorella: per un bambino erano momenti piacevoli, ma da adulto non avrei mai desiderato che i miei figli vivessero qualcosa di simile. Troppo tardi; la nuova generazione di ragazzi ucraini ha già visto cose molto peggiori di questa.

Ma se il Cremlino pensa che gli ucraini si stiano indebolendo e che il freddo e le difficoltà causeranno un crollo della volontà di combattere, si sbaglia di grosso. È proprio l’esperienza delle difficoltà ad aiutare oggi gli ucraini a resistere, mentre l’esistenza del loro paese è minacciata di essere cancellata. Gli ucraini non si abbandoneranno nemmeno un centimetro del loro territorio.

L’Ucraina sta vincendo sul campo di battaglia e la gente è consapevole che gli attacchi missilistici russi sono un segno di disperazione.

Le immagini recenti della liberazione di Kherson, che è stata sotto l’occupazione russa per otto mesi, rendono chiaro come si sentono gli ucraini: c’erano scene di giubilo, baci e fiori per i soldati, nonne che li supplicavano di «non lasciarci mai più soli». C’erano bandiere ucraine, nascoste sotto le piastrelle del marciapiede, tirate fuori e riposte per le strade.

E mentre i russi si ritiravano, inevitabilmente sono state scoperte altre atrocità: i luoghi delle torture, i corpi dei giustiziati riesumati dalle fosse comuni. Proprio come a Bucha, Izyum e in ogni altra città dove i russi hanno messo piede.

Ecco perché gli ucraini sanno che non possono arrendersi: sanno che la vittoria della Russia porterebbe maggiore repressione, insieme ad ancora più morte e distruzione. Vedere queste atrocità li rende ancora più determinati a difendere il loro diritto a vivere in un paese libero, indipendente e democratico.

Il mondo deve stare con l’Ucraina, nonostante la stanchezza e l’inverno che si avvicina. Il mondo democratico ha inviato i migliori sistemi di difesa aerea e missilistica e stanno funzionando bene. Ma i missili russi e iraniani continuano a essere lanciati ed è necessario ulteriore aiuto per proteggere le infrastrutture sopravvissute agli attacchi.

L’Ucraina chiede più equipaggiamento militare, aerei da combattimento avanzati, carri armati e missili balistici a lungo raggio come ATACMS. Secondo i funzionari del governo, la semplice presenza sul territorio ucraino di armi in grado di distruggere i luoghi dove si trovano i lanciamissili russi servirebbe da potente deterrente.

Mentre alcuni sistemi di difesa stanno arrivando, il lento ritmo della fornitura delle altre armi non ha senso, a meno che i nostri amici occidentali non siano ancora più preoccupati per la sconfitta della Russia che per la sconfitta dell’Ucraina.

Un tale giudizio sarebbe un errore. L’Ucraina continuerà comunque a combattere.

La nostra gente ha già fatto la scelta: «È meglio vivere senza elettricità se significa vivere senza russi». Questa citazione, del presidente Zelenskyy, viene ripetuta ogni giorno, come un sermone, da milioni di persone nell’oscurità dell’Ucraina.

Articolo pubblicato su Center for European Policy Analysis

Ucraina Russia, news sulla guerra del 30 novembre. di Redazione Esteri su Il Corriere della Sera il 30 novembre 2022.

Le notizie di mercoledì 30 novembre

• La guerra in Ucraina è arrivata al 280esimo giorno.

• Nel giorno in cui viene ritirato l’emendamento che prorogava di un anno l’invio di armi a Kiev, Mosca provoca l’Italia: «Lince distrutto». Ma la foto dell’auto blindata consegnata all’esercito ucraino è falsa.

• Medvedev attacca la Nato: «Organizzazione criminale, va sciolta»

• Kiev denuncia: «Navi da guerra russe nel Mediterraneo»

• Gli Usa non escludono di inviare missili Patriot.

• Stoltenberg: «Putin usa l’inverno come arma».

Ore 07:21 - Kiev: «Oltre 100 soldati russi al giorno chiedono informazioni per disertare»

Il governo ucraino ha affermato che I want to live (Hochu zhit, in russo) - il sito e la hotline per i militari russi che vogliono arrendersi e disertare sta ricevendo fino a 100 chiamate al giorno . Il servizio, gestito online, telefonicamente e su Telegram o WhatsApp, avrebbe ricevuto oltre 3.500 contatti tra soldati al fronte e le loro famiglie da quando è stato aperto, tre giorni prima della mobilitazione di massa dei riservisti lanciata dal presidente russo Putin il 21 settembre. Il servizio ha provocato subito un’ondata di richieste. Meno di un mese dopo, dopo aver saputo che era stato contattato da più di 2.000 persone, la procura generale russa ha oscurato il sito in tutta la Federazione. Ma nonostante questo le richieste di resa continuerebbero ad arrivare numerose. La Bbc ha ascoltato le registrazioni di alcune chiamate e incontrato una telefonista ucraina che parla quotidianamente con i soldati russi. La donna ha raccontato che le chiamate arrivano soprattutto la sera, quando le truppe hanno più tempo libero. «Molti chiamano non per arrendersi ma per scoprire come potrebbero, se necessario. Ogni volta è diverso».

Ore 07:41 - Scuole come caserme nei territori occupati

I russi costringono i residenti dei territori occupati dell’Ucraina meridionale a mandare i propri figli nelle scuole russe: lo rende noto il Centro di resistenza nazionale. «Nel sud, i russi controllano i bambini se sono fuori durante l’orario scolastico. Medici importati dalla Federazione Russa durante le visite mediche controllano se il bambino studia in una scuola russa», scrive il Centro aggiungendo che i bambini e i loro genitori vengono anche controllati per vedere se le applicazioni scolastiche online ucraine sono installate sui loro telefoni cellulari. I russi, commenta il Centro, stanno trasformando le scuole nei territori occupati della regione di Zaporizhzhia in caserme.

Ore 07:56 - Tajani: «Lanciamo un messaggio alla Russia, la Nato proteggerà i Balcani e i vicini dell’Ucraina»

«Come Nato dobbiamo proteggere tutti i Paesi dei Balcani occidentali e i vicini dell’Ucraina: ora è importante lavorare insieme perché l’unità è la cosa più importate e lanciare un messaggio chiaro alla Russia: che siamo pronti a proteggere questi Paesi». Così si è espresso il ministro degli Esteri Antonio Tajani arrivando al secondo giorno della ministeriale Nato. «Abbiamo bisogno di più Europa nei Balcani occidentali, questa è la nuova strategia dell’Italia. La stabilità è cruciale per mantenere la pace ma anche per contrastare l’immigrazione clandestina» ha chiarito il ministro.

Ore 08:10 - Zelensky: «I russi stanno progettando qualcosa nel Sud»

«Nonostante le enormi perdite russe, gli occupanti stanno ancora cercando di avanzare nella regione di Donetsk, prendere piede nella regione di Luhansk, spostarsi nella regione di Kharkiv. Stanno progettando qualcosa nel Sud», ha affermato Vlodymyr Zelensky nel suo consueto messaggio notturno. «Ma stiamo resistendo e, cosa più importante, non permettiamo al nemico di realizzare le sue intenzioni», ha aggiunto il presidente ucraino.

Ore 08:22 - Kiev: «720 soldati russi ricoverati in ospedali di Donetsk»

Nell’ultima settimana oltre 720 soldati russi feriti sono stati ricoverati negli ospedali della città di Donetsk occupata e nella città di Horlivka i russi hanno limitato l’accesso dei civili a uno degli ospedali: lo ha reso noto lo Stato Maggiore dell’esercito ucraino nel suo rapporto quotidiano pubblicato questa mattina. Lo riportano i media ucraini. «La scorsa settimana più di 720 militari feriti di unità delle forze di occupazione russe sono stati consegnati alle strutture mediche della città temporaneamente occupata di Donetsk», si legge nel rapporto. E nella città di Horlivka temporaneamente occupata, uno degli ospedali civili è stato riconvertito in un ospedale militare, dove l’accesso dei civili è limitato e solo il personale medico è autorizzato a visitare i pazienti, prosegue lo Stato Maggiore. Intanto, l’aviazione ucraina ha lanciato 15 attacchi contro le aree di maggior concentrazione di personale, armamenti e attrezzature militari russe e due attacchi alle postazioni dei sistemi missilistici antiaerei di Mosca. Inoltre, le forze di Kiev hanno respinto ieri le offensive russe vicino a sei insediamenti nelle regioni di Donetsk e Lugansk. In particolare, gli attacchi russi sono stati respinti nei pressi di Stelmakhivka nel Lugansk e di Bilohorivka, Marinka, Bakhmutske, Pervomaiske e Nevelske nel Donetsk.

Ore 08:24 - Zelensky: «È importante superare questo inverno, stiamo vincendo»

«Per noi è importante superare questo inverno. Possiamo vincere e stiamo vincendo. Ma senza l’aiuto degli Stati Uniti, leader nel sostegno all’Ucraina, di cui avremo bisogno in futuro, sarebbe stato molto difficile per noi». Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky incontrando la cantautrice ucraina, Jamala, vincitrice dell’Eurovision Song Contest 2016, che si recherà negli Stati Uniti per partecipare ad eventi culturali e incontrerà alti funzionari americani. «Con Jamala abbiamo parlato del fatto che i segnali di personaggi famosi della cultura e dell’arte hanno sicuramente un impatto nel mondo», aggiunge.

Ore 08:29 - Bombe russe sul Donetsk, uccisi 5 civili

Cinque civili sono stati uccisi e altro 15 sono rimasti feriti nei bombardamenti russi di ieri nella regione di Donetsk, nell’Ucraina orientale: lo ha reso noto su Telegram il capo dell’amministrazione militare regionale, Pavlo Kyrylenko su Telegram, come riporta Ukrinform. «Il 28 novembre 2022, i russi hanno ucciso cinque civili nella regione di Donetsk: due a Bakhmut, due a Drobysheve e uno a Lyman. Altre quindici persone sono rimaste ferite», ha scritto Kyrylenko sottolineando che è ora impossibile avere il numero esatto di vittime a Mariupol e Volnovakha.

Ore 08:30 - Zelensky: «La Russia perderà 100mila soldati quest’anno»

«Quest’anno la Russia perderà centomila dei suoi soldati e solo Dio sa quanti mercenari». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «La situazione al fronte è difficile. Nonostante le enormi perdite russe, gli occupanti stanno ancora cercando di avanzare nella regione di Donetsk, entrare nella regione di Luhansk, spostarsi nella regione di Kharkiv e stanno pianificando qualcosa nel sud», ha scritto Zelensky. «Ma stiamo resistendo e, cosa più importante, non permettiamo al nemico di realizzare i propri obiettivi. Hanno detto che avrebbero catturato la regione di Donetsk in primavera, estate, autunno. L’inverno inizia già questa settimana. Lì hanno disperso il loro esercito regolare, ogni giorno perdono centinaia di mobilitati e mercenari», ha scritto ancora Zelensky, aggiungendo che «l’Ucraina resisterà. E il mondo farà di tutto per garantire che tutti i colpevoli di questa guerra criminale siano assicurati alla giustizia».

Ore 08:55 - Nuovo attacco a Zaporizhzhia: «Colpito un punto di distribuzione del gas»

Nella notte nuovo attacco dell’esercito russo nel distretto sudorientale di Zaporizhzhia: un missile ha colpito un sito di distribuzione del gas, provocando un incendio. «È stato rapidamente spento, ma tre strade sono rimaste senza gas» ha riferito il capo dell’amministrazione militare regionale Oleksandr Starukh.

Ore 12:02 - Kadyrov: «Il Papa è rimasto vittima della propaganda»

Papa Francesco «è rimasto vittima della propaganda». Così il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha commentato le affermazioni del Pontefice che in un’intervista alla rivista America dei gesuiti aveva parlato di particolari crudeltà in Ucraina dei soldati ceceni e buriati. «Tutti sono profondamente religiosi» tra i combattenti ceceni, scrive Kadyrov su Telegram, «e ogni combattente sa che in tempo di guerra non bisogna dimenticare l’onore, la dignità e anche il rispetto del nemico». «È vergognoso - conclude - che una personalità religiosa famosa in tutto il mondo non conosca l’atteggiamento dei musulmani verso il nemico».

Ore 12:07 - Tajani: «Presto in Consiglio dei ministri un decreto su proroga armi a Kiev»

«Presto il ministro della Difesa porterà in consiglio dei ministri il decreto per prorogare i tempi delle decisioni già adottate che scadono il 31 dicembre per un’eventuale fornitura di mezzi militari all’Ucraina, naturalmente sempre previa passaggio parlamentare». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine della ministeriale Nato di Bucarest.

Ore 12:10 - Armi all’Ucraina, la Camera approva le mozioni di maggioranza, Pd e Terzo polo. Respinta quella dei 5 Stelle

Sulla questione dell’invio di armi in Ucraina la mozione del Movimento 5 Stelle — su cui il governo aveva espresso parere contrario — è stata respinta dalla Camera con 193 no, 46 sì e 75 astenuti. Via libera, invece, alla mozione unitaria del centrodestra: parti del documento, che contiene tra l’altro l’ok a proseguire con l’invio delle armi a Kiev, sono state votate anche dall’opposizione.

Ore 12:14 - Von der Leyen: «Creeremo un tribunale speciale per i crimini della Russia»

La Ue intende lavorare per creare un tribunale speciale per processare i «crimini della Russia» in Ucraina e vuole mobilitare i beni russi congelati per ricostruire il Paese. Lo ha annunciato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: «Pur continuando a sostenere la Corte penale internazionale, proponiamo di istituire un tribunale speciale sostenuto dalle Nazioni Unite per indagare e perseguire i crimini di aggressione della Russia» contro l’Ucraina. La creazione di un tale tribunale è stata più volte invocata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Siamo pronti a iniziare a lavorare con la comunità internazionale per ottenere il più ampio sostegno internazionale possibile per questo tribunale», ha affermato von der Leyen.

Ore 12:39 - Mosca: «Abbiamo preso i villaggi di Belogorovka e Pershe Travnya»

Il ministero della Difesa russo ha fatto sapere nell’odierno briefing che l’Armata ha preso il controllo degli insediamenti ucraini di Belogorovka e Pershe Travnya, in direzione di Donetsk. Le forze armate della Federazione Russa avrebbero inoltre colpito quelle ucraine nella direzione di Kupyansk, fino a 50 soldati ucraini sono stati uccisi, secondo Mosca. Le truppe russe hanno inoltre ucciso più di 40 militari nell’autoproclamata repubblica di Lugansk, sempre secondo la Difesa russa.

Ore 12:46 - Shoigu: «Addestrati 300 mila riservisti e volontari in 2 mesi»

In due mesi sono stati addestrati più di 300 mila riservisti e volontari nell’ambito della mobilitazione parziale annunciata dal governo russo per la guerra in Ucraina. Lo ha reso noto il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, citato dall’agenzia di stampa Tass. Secondo Shoigu, circa tremila istruttori sono stati coinvolti nell’addestramento al combattimento di nuove unità militari in più di 100 campi di addestramento tra Russia e Bielorussia.

Ore 12:48 - Ue: «Non ci sono ragioni per il rifiuto dell’Ungheria agli aiuti a Kiev»

«Se c’è stata correlazione tra la decisione sul Pnrr ungherese e l’atteggiamento di Budapest nell’assistenza all’Ucraina nel 2023? Sì. Ma le leggi che abbiamo proposto, ovvero 18 miliardi di euro di assistenza macro-finanziaria, prevedono che Kiev ripaghino questo prestiti e che gli Stati membri coprano i tassi di interessi. La quota per Budapest è di 6 milioni: non credo ci sono argomenti sufficienti affinché Budapest non partecipi». Lo ha detto il commissario Ue al Bilancio Johannes Hahn nel corso della conferenza stampa sulle decisioni di Bruxelles sull’Ungheria. «E comunque la Commissione ha sempre un piano B», ha aggiunto.

Ore 12:56 - La Russia bombarda il centro di Kherson, morta una donna

La Federazione Russa ha bombardato il centro di Kherson: una donna è morta «nel suo appartamento a causa di bombardamenti ostili», un altro uomo è rimasto ferito e diversi edifici residenziali, strutture mediche e un gasdotto sono stati danneggiati. Lo ha detto Yaroslav Yanushevich, capo dell’amministrazione militare regionale ucraina di Kherson.

Ore 13:10 - Tajani: lungo colloquio con Kuleba, continueremo ad aiutarli

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto un «lungo colloquio» con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a Bucarest, in occasione del vertice dei ministri degli Esteri della Nato. Tajani ha ribadito «l’impegno del nostro paese a garantire l’indipendenza del territorio» ucraino. «Continueremo a fornire assistenza, anche puntando sulla grande esperienza della nostra Protezione civile in questa delicata fase, con i bombardamenti, il crollo delle reti elettriche e con l’inverno, che la Russia vuole sfruttare».

Ore 13:20 - Stoltenberg, sostegno Nato all’Ucraina è essenziale

«L’Ucraina ha fatto progressi significativi ma non dobbiamo sottovalutare la Russia. I missili e i droni russi continuano a colpire le città ucraine, i civili e le infrastrutture critiche e questo sta causando enormi sofferenze umane, mentre si avvicina l’inverno. I ministri degli Esteri della Nato hanno chiarito che il nostro continuo sostegno militare all’Ucraina è essenziale. In particolare con ulteriori difese aeree. Accolgo con favore i nuovi impegni assunti dagli alleati». Lo ha detto il segretario della Nato Jens Stoltenberg.

Ore 13:27 - Blinken. attacchi mostrano che Putin non vuole diplomazia

Gli ultimi barbari attacchi russi contro obiettivi civili in Ucraina mostrano che Putin non è interessato a una soluzione diplomatica del conflitto. Lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken a Bucarest.

«Il presidente Putin non riesce a sconfiggere militarmente l’Ucraina, e ora sta perseguendo la guerra contro i civili», ha aggiunto Blinken, durante il vertice dei ministri degli Esteri della Nato. Putin sta «cercando di distruggere l’infrastruttura energetica dell’Ucraina, di spegnere la luce, di spegnere il riscaldamento, di chiudere l’acqua in modo che i civili soffrano», ha detto ancora Blinken, aggiungendo che «ciò che è molto chiaro per me, è che il sostegno all’Ucraina rimane forte, risoluto, determinato».

Ore 13:49 - Russia: blackout parziale regione Kursk per bombardamento ucraino

Due distretti della regione russa di Kursk, vicino al confine con l’Ucraina, sono rimaste parzialmente senza energia elettrica ieri a causa di un bombardamento delle truppe di Kiev. Lo ha detto il governatore della regione, Roman Starovoit, citato dall’agenzia Ria Novosti. I due distretti colpiti sono quelli di Sudzhansky e Korenevsky, ha precisato Starovoit sul suo canale Telegram. In precedenza il governatore aveva detto che era stato colpito anche il villaggio di Tetkino, una parte del quale era rimasto senza elettricità.

Ore 14:13 - Mosca nomina il nuovo direttore della centrale nucleare Zaporizhzhia

L’azienda russa dell’energia nucleare Rosenergoatom ha annunciato la nomina di un nuovo direttore della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia occupata dalle forze russe. Sarà Yury Chernichuk. All’inizio di ottobre, il precedente direttore, Ihor Murashov, era stato rapito dalle forze russe e accusato di aver collaborato con l’Ucraina e di aver screditato le autorità russe. In seguito era stato rilasciato.

Ore 14:27 - Bomba-carta all’ambasciata ucraina di Madrid, un ferito

Un impiegato dell’ambasciata ucraina a Madrid è rimasto ferito dopo aver manipolato un pacchetto risultato essere una probabile bomba-carta: lo hanno affermato fonti della polizia spagnola alle agenzie Efe e Afp. La persona coinvolta nell’episodio ha ricevuto assistenza sanitaria, ma le sue condizioni non sarebbero gravi.

Ore 14:36 - Kiev: «Russi bombardano l’acquedotto Kherson»

I russi stanno bombardando l’acquedotto Dnipro-Mykolaiv nella regione di Kherson. Lo ha riferito il capo dell’amministrazione militare regionale, Vitaliy Kim, durante un briefing. Lo riporta Ukrinform. «Gli occupanti continuano a bombardare due importanti sezioni della nostra condotta idrica», ha detto Kim, «hanno anche sparato contro la nostra squadra di ingegneri energetici che stavano riparando la linea di alimentazione di uno di questi impianti. La situazione è difficile, ma stiamo lavorando».

Ore 14:43 - Mosca: «Risposte "adeguate" se beni russi confiscati in Ue»

Mosca adotterà misure «adeguate» in risposta all’eventuale decisione della Ue di confiscare capitali russi. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, dopo che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva accennato alla possibilità di confiscare beni russi bloccati in Europa per pagare i danni in Ucraina. «Avvertiamo ancora una volta - ha detto la Zakharova, citata dall’agenzia Ria Novosti - che se si arriverà a una vera confisca di proprietà di cittadini russi, imprese o riserve di Stato del nostro Paese, allora misure adeguate seguiranno inevitabilmente da parte russa».

Ore 14:53 - Londra: «Bene la proposta Ue sui fondi russi, chi rompe paga»

«Per noi vale il principio "chi rompe paga", quindi è giusto che si cerchino modi per far sì che singoli individui e lo Stato russo abbiano un ruolo significativo su come finanziare la ricostruzione dell’Ucraina». Lo ha detto all’Ansa il ministro degli Esteri britannico, James Cleverly, rispondendo a una domanda sul meccanismo proposto oggi dall’Ue per utilizzare a favore dell’Ucraina i fondi congelati della Banca Centrale russa. «Anche nel Regno Unito stiamo studiando possibili soluzioni ma alla fine, come per le sanzioni, si dovrà procedere insieme ai nostri amici e partner», ha precisato.

Ore 15:30 - Kiev rafforza misure per ambasciate dopo il pacco bomba a Madrid

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha ordinato di rafforzare urgentemente la sicurezza di tutte le ambasciate ucraine all’estero dopo l’esplosione di un pacco bomba alla sede diplomatica di Kiev a Madrid. Lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Affari esteri dell’Ucraina Oleg Nikolenko su Facebook, come riferisce Ukrinform. «Una busta è arrivata all’Ambasciata dell’Ucraina in Spagna - afferma Nikolenko -. Durante l’ispezione, la busta è esplosa nelle mani di un dipendente che ha riportato lievi ferite e ora è ricoverato in ospedale. Non ci sono minacce alla sua vita. Il resto del personale dell’ambasciata non è rimasto ferito». Secondo il portavoce, il ministro ha anche sottolineato che chiunque sia dietro questa esplosione «non potrà intimidire i diplomatici ucraini o interrompere il lavoro quotidiano per rafforzare l’Ucraina e contrastare l’aggressione russa».

Ore 15:38 - Anche a Kiev ci sarà l’albero Natale: «Simbolo dell’indomabilità»

Dopo un lungo dibattito tra favorevoli e contrari, Kiev ha deciso: nonostante il conflitto in corso avrà il tradizionale albero di Natale a piazza Sofia. Lo ha annunciato il sindaco della città, l’ex campione di pugilato Vitali Klitschko, sciogliendo la riserva: l’albero artificiale di 12 metri sarà innalzato come «simbolico dell’indomabilità» degli ucraini che resistono ai russi da più di nove mesi.

L’albero in Piazza Sofia sarà decorato con ghirlande «a risparmio energetico» che saranno alimentate da un generatore, ha dichiarato il sindaco in un post su Telegram. E dopo Natale, vista l’emergenza energetica nel paese, il generatore sarà donato alle forze armate. In cima all’albero ci sarà lo stemma dell’Ucraina e intorno alla sua base ci saranno le bandiere dei Paesi che hanno aiutato l’Ucraina.

Ore 15:46 - Nuovo pacchetto di sanzioni inglese contro 22 russi

Il governo britannico ha annunciato sanzioni contro 22 altri politici e funzionari russi, nell’ambito della risposta coordinata con gli alleati Nato sul dossier Ucraina; il nuovo pacchetto prende di mira fra gli altri individui ritenuti coinvolti nella mobilitazione parziale di riservisti ordinata da Vladimir Putin per alimentare «la guerra illegale russa», riferisce il Foreign Office. Fra le persone colpite Denis Manturov, vicepremier addetto al settore bellico, funzionari del sistema penitenziario considerati vicini a Ievgheni Prigozhin, patron del Gruppo Wagner, ed Ella Pamfilova, presidente della commissione elettorale centrale.

Ore 15:54 - Kuleba: «Apprezziamo il sostegno dell’Italia»

«Ho incontrato Antonio Tajani per discutere come l’Italia potrà aiutare l’Ucraina a resistere all’inverno e l’aggressione. Grato per la conferma che l’assistenza dell’Italia alla difesa ucraina proseguirà e che il parlamento italiano darà luce alla relativa decisione. L’Ucraina apprezza il sostegno dell’Italia». Lo ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, dopo aver incontrato il collega Antonio Tajani al vertice Nato di Bucarest.

Ore 16:22 - Nuovo pacchetto di sanzioni Gb contro 22 russi

Il governo britannico ha annunciato sanzioni contro 22 altri politici e funzionari russi, nell’ambito della risposta coordinata con gli alleati Nato sul dossier Ucraina; il nuovo pacchetto prende di mira fra gli altri individui ritenuti coinvolti nella mobilitazione parziale di riservisti ordinata da Vladimir Putin per alimentare «la guerra illegale russa», riferisce il Foreign Office. Fra le persone colpite Denis Manturov, vicepremier addetto al settore bellico, funzionari del sistema penitenziario considerati vicini a Ievgheni Prigozhin, patron del Gruppo Wagner, ed Ella Pamfilova, presidente della commissione elettorale centrale, figura di orientamento relativamente liberale dell’entourage del Cremlino.

Le nuove sanzioni applicate dal governo di Rishi Sunak si aggiungono a quelle che nei mesi scorsi hanno colpito oltre 1000 fra individui e istituzioni russe sotto la ledership di Boris Johnson e di Liz Truss. Come le altre comportano il congelamento di beni delle persone coinvolte eventualmente rintracciabili da parte della autorità britanniche e il divieto di viaggiare nel Regno Unito. Le sanzioni nel complesso hanno avuto un impatto pesante sulla Russia e la sua macchina bellica, secondo Londra. E si aggiungono ai 2,3 miliardi di soli aiuti militari forniti in questi mesi dal Regno a Kiev (incluse 25 batterie anti-missile annunciate di recente).

Ore 16:33 - Madrid: pacco bomba all’ambasciata ucraina, un ferito

Un impiegato dell’ambasciata ucraina a Madrid è rimasto ferito dopo aver manipolato un pacchetto risultato essere una probabile bomba-carta: lo hanno affermato fonti della polizia spagnola alle agenzie Efe e Afp. La persona coinvolta nell’episodio ha ricevuto assistenza sanitaria, ma le sue condizioni non sarebbero gravi.

Ore 16:48 - Minuto di silenzio in Senato contro l’Holodomor

«La conferenza dei capigruppo al Senato ha stabilito che entro la fine dell’anno l’Aula di Palazzo Madama osserverà un minuto di silenzio per commemorare il novantesimo anniversario dell’Holodomor, il genocidio perpetrato dal regime staliniano ai danni della popolazione ucraina». Lo rende noto Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia (FI) e presidente della Commissione Affari esteri e difesa a Palazzo Madama. «La memoria - spiega Craxi - è l’antidoto più potente di cui i popoli e i governi dispongono».

Ore 17:35 - Usa: missili lungo raggio a Kiev? Non vogliamo escalation guerra

Gli Stati Uniti non hanno inviato missili a lungo a raggio a Kiev perché non vogliono «vedere un’escalation nella guerra in Ucraina perché sarebbe un male per gli ucraini, per la regione e per la nostra sicurezza nazionale». Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa.

Ore 17:36 - Usa: sosteniamo tribunale ad hoc Ue su crimini Russia

Gli Stati Uniti sostengono l’idea proposta dall’Ue di istituire un tribunale ad hoc per giudicare i crimini commessi dalla Russia in Ucraina. «Sosteniamo l’idea di uno sforzo internazionale per mettere Mosca di fronte alle sue responsabilità», ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa.

Ore 17:39 - Lavrov: «L’Occidente spinge Kiev a continuare la guerra»

Il ministro degli Esteri russo ha accusato l’Occidente di spingere l’Ucraina a «continuare la guerra». Serghiei Lavrov, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa statale russa Tass, ha dichiarato che l’Ucraina «è letteralmente spinta a continuare la guerra che l’Occidente sta conducendo contro la Federazione Russa».

Ore 18:07 - Dl proroga invio armi a Kiev al 2023 domani in Cdm

Il Consiglio dei ministri in programma domani, a quanto si apprende in ambienti di governo, dovrebbe esaminare anche il decreto legge annunciato dal ministro della Difesa Guido Crosetto per prolungare al 2023 il sostegno, tra cui anche la possibilità di inviare aiuti militari, dell’Italia all’Ucraina.

Ore 18:09 - Ucraina chiede indagine urgente su bomba carta ambasciata Madrid

Il ministero degli Esteri ucraino ha esortato le autorità spagnole ad avviare urgentemente un’indagine sulla bomba carta esplosa all’ambasciata di Kiev a Madrid. L’ordigno rudimentale era contenuto in un plico, indirizzato all’ambasciatore, che non era stato passato attraverso lo scanner bensì aperto da un dipendente, rimasto ferito in modo lieve. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba - secondo una nota diffusa alle agenzie dal portavoce Oleg Nikolenko - «ha fatto un appello al suo omologo spagnolo perché adotti misure urgenti per indagare l’attacco alla missione diplomatica ucraina».

Nikolenko ha aggiunto che Kuleba ha «dato disposizioni per rafforzare urgentemente la sicurezza in tutte le ambasciate ucraine all’estero» e ha sottolineato che «chiunque sia dietro questa esplosione non riuscirà a intimidire i diplomatici ucraini». Fonti della polizia hanno riferito all’agenzia Efe che il ministero dell’Interno spagnolo ha già provveduto a irrigidire il dispositivo di sicurezza intorno alla sede diplomatica di Kiev.

Ore 18:11 - Medvedev: «Sciogliere Nato come organizzazione criminale»

La Nato deve «pentirsi davanti all’umanità ed essere sciolta come organizzazione criminale». Lo scrive sul suo canale Telegram l’ex presidente russo Dmitry Medvedev. L’ex presidente, attualmente vice capo del Consiglio di sicurezza nazionale, ha aggiunto che se l’Alleanza atlantica fornirà i sistemi di difesa Patriot all’Ucraina, essi diventeranno un obiettivo dei bombardamenti russi. «Spero che gli impotenti atlantici lo capiscano», ha concluso.

Ore 18:36 - Così la Finlandia promette di aiutare la resistenza di Kiev ad affrontare l’inverno

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Il presidente finlandese Sauli Niinisto ha seguito le esercitazioni militari e ha trascorso una notte in tenda con i soldati. L’appuntamento a Nurmes, non lontano dal confine russo, è servito anche per rinnovare il supporto all’Ucraina: oltre agli equipaggiamenti già promessi per affrontare i prossimi mesi di freddo e gelo, Helsinki è pronta a dare consigli ed addestrare i militari di Kiev su come condurre le operazioni invernali. Lo ha confermato anche la premier Sanna Marin in trasferta in Nuova Zelanda, promettendo «hard power» per difendere l’Ucraina. I finlandesi del resto hanno esperienza lunghissima e tradizione. I russi — con cui condividono una frontiera di 1.340 chilometri — lo hanno imparato a loro spese nelle tre guerre combattute tra il 1918 e il 1944, che pure sono costate alla Finlandia 120 mila morti e il 10% del proprio territorio: quella civile, quella d’inverno e quella di continuazione.

Ore 18:41 - Zelensky: «Musk dovrebbe visitare Ucraina e vedere danni Russia»

Elon Musk dovrebbe visitare l’Ucraina e vedere con i suoi occhi i danni causati dalla Russia. Lo afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intervenendo a un evento del New York Times, durante il quale è stato interpellato sul piano di pace ipotizzato in ottobre da Musk. Zelensky comunque si è detto grato a Musk per i satelliti Starlink, grazie ai quali la «vita è stata mantenuta».

Ore 18:49 - Spagna, esplosione all’ambasciata ucraina: si indaga per terrorismo

Ore 21:42 - Lettonia: «Escalation segno di debolezza russa»

L’escalation in Ucraina è un segno «della debolezza russa». Lo ha affermato il ministero degli Esteri lettone Edgars Rinkēvičs durante l’incontro con i suoi omologhi dei Paesi Nato a Bucharest. Gli attacchi alle infrastrutture civili e alle città e l’irresponsabile retorica nucleare riflettono «la debolezza» e «il fallito» tentativo russo di raggiungere gli obiettivi stabiliti. Ribadendo che l’Ucraina ha il pieno diritto di difendersi, Edgars Rinkēvičs ha rimarcato che «la Nato ha il dovere morale di prestare aiuto al Paese» per evitare, specialmente durante il periodo invernale, che il conflitto si trasformi in una catastrofe umanitaria. «Dobbiamo combinare i nostri sforzi per rimettere in sesto le infrastrutture dell’Ucraina danneggiate fortemente agli attacchi russi. La Lettonia continuerà a sostenere l’Ucraina politicamente e praticamente. Invitiamo i partner Nato a fare altrettanto», ha detto il ministro.

Ore 23:26 - Siti Vaticano offline: ambasciata Ucraina accusa Russia

Numerosi siti del Vaticano, a partire dal portale ufficiale vatican.va, sono ancora offline. L’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, accusa direttamente la Russia: «gli hacker russi dimostrano la vera faccia della politica della Russia» che è «terrorista», scrive in un tweet. Secondo fonti vaticane il problema non sarà risolto prima di domani mattina. «Probabilmente prima di riattivare l’accesso attendono la mattina per ultimare le verifiche», fanno sapere dalla sala stampa vaticana riferendosi al team della Santa Sede al lavoro dal primo pomeriggio per far fronte all’attacco informatico.

Ore 23:55 - Zelensky, «potente» contromisura a offensive russe

Il presidente ucraino, Volodymir Zelensky, ha annunciato una «potente» contromisura alle operazioni offensive russe nel Donetsk e in altre regioni. «Stiamo analizzando le intenzioni degli occupanti e stiamo preparando una contromisura, una contromisura ancora più potente di adesso», ha detto Zelensky nel suo consueto messaggio video notturno. Le truppe russe stanno avanzando a Sud-Ovest della strategica città di Bakhmut, epicentro di una feroce battaglia in corso nell’Oblast orientale di Donetsk, e stanno cercando di prendere slancio nel Lugansk, l’altra regione del Donbass in parte in mano ai separatisti filorussi, dove l’esercito ucraino ha già liberato 13 città.

Ore 00:01 - Russia annuncia conquista di 3 insediamenti nel Donetsk

Il ministero della Difesa russo ha annunciato che le forze di Mosca dispiegate in Ucraina hanno preso il controllo degli insediamenti di Andriyivka, Bilogorivka e Pershe Travnya, nella regione di Donetsk. Sono ancora in corso combattimenti per il controllo di Vodyane, aggiunge la nota del ministero.

Al buio, ma liberi. I russi pensano di poter bombardare gli ucraini fino alla resa, ma si sbagliano ancora una volta. Olga Tokariuk su L’Inkiesta il 30 Novembre 2022

Le città dell’Ucraina sono state ridotte all’oscurità dai crimini di guerra di Mosca. Ma le difficoltà, e la storia, aiutano un popolo fantastico a resistere all’invasore omicida. Gli amici occidentali se lo mettano in testa

LaPresse

Se avete bisogno di un’immagine per capire come la vita quotidiana in Ucraina differisca dal resto d’Europa, pensate agli ascensori.  

Le interruzioni di corrente causate dagli attacchi della Russia contro le infrastrutture energetiche civili sono così frequenti, così lunghe e imprevedibili, che le persone sono spesso bloccate negli ascensori per lunghi periodi. I residenti dei condomini hanno quindi iniziato a lasciare cibo, prodotti per l’igiene e pannolini negli ascensori, nel caso i loro vicini rimanessero intrappolati.  

La vita è difficile in tutta l’Ucraina. Mia madre, che ha 70 anni e vive in una città dell’Ucraina occidentale, ora esce dal suo appartamento al sesto piano solo quando è strettamente necessario. Dice che le ricorda il lockdown durante la pandemia di Covid, ma è peggio.  

L’ultima volta che abbiamo parlato, mi ha detto che non aveva né elettricità né acqua perché le pompe dell’acqua si guastano quando manca la corrente. Il sindaco di Ivano-Frankivsk, una città dell’Ucraina occidentale, ha esortato i residenti dei condomini a trasferirsi nei villaggi in campagna per l’inverno; lì sarebbe più facile sopravvivere in caso d’interruzioni di corrente che potrebbero durare «per giorni», ha detto.  

Nove mesi dopo l’inizio dell’invasione russa su vasta scala, l’Ucraina si sta preparando per l’inverno più difficile della sua storia post-indipendenza mentre si intensificano gli attacchi missilistici russi alla sua infrastruttura energetica. Solo il 23 novembre, la Russia ha lanciato 70 missili su tutta l’Ucraina, facendo precipitare la capitale Kyjiv in un blackout quasi totale e costringendo i suoi residenti a fare la fila per l’acqua e a usare l’acqua dallo scioglimento della neve, poiché l’approvvigionamento idrico è compromesso. Una settimana prima, il 15 novembre, erano stati lanciati più di 100 missili russi: il più grande attacco dall’inizio dell’invasione su vasta scala. Il 27 novembre, il presidente Zelenskyy ha avvertito che ci sarebbero stati altri attacchi in arrivo. 

Il Cremlino dichiara che i suoi missili sono puntati su obiettivi militari, ma come gran parte della sua propaganda questa dichiarazione è palesemente falsa. Vladimir Putin e i suoi generali, acclamati dai propagandisti che ogni notte reclamano attacchi contro la popolazione civile, mirano a ridurre il nostro Paese a uno stato premoderno, senza nessuna delle comodità della vita del Ventunesimo secolo. Sperano di bombardare gli ucraini fino alla sottomissione. 

Come risultato degli attacchi della Russia, che sono in corso dall’inizio di ottobre, metà delle infrastrutture energetiche dell’Ucraina è stata distrutta o danneggiata, hanno detto i funzionari. Intere città sono immerse nell’oscurità dal pomeriggio fino al mattino. I lampioni si spengono, interi edifici sono immersi nell’oscurità e i pedoni usano i fari per essere visti. Le connessioni Internet e mobili sono irregolari e ci sono interruzioni al riscaldamento e all’approvvigionamento idrico. Le persone a Kyjiv, Lviv, Kharkiv e in altre città e villaggi ucraini fanno scorta di candele, beni non deperibili e, se sono abbastanza fortunati e ricchi, batterie e generatori per telefoni portatili.  

I prezzi per questi sono saliti alle stelle e ci sono gravi carenze. Alcuni dei miei amici ucraini mi hanno chiesto di portare loro power bank come regalo di Natale dall’estero. Alcuni altri stanno progettando di fuggire all’estero, unendosi ai milioni di rifugiati ucraini, poiché la vita sta diventando sempre più difficile. 

Molti ucraini hanno subito interruzioni dell’elettricità nei primi anni ’90, quando il giovane paese ha subito una grave crisi economica dopo il crollo del regime sovietico. Ricordo come giocavamo a carte e con i giochi da tavolo a lume di candela con i miei genitori e mia sorella: per un bambino erano momenti piacevoli, ma da adulto non avrei mai desiderato che i miei figli vivessero qualcosa di simile. Troppo tardi; la nuova generazione di ragazzi ucraini ha già visto cose molto peggiori di questa.

Ma se il Cremlino pensa che gli ucraini si stiano indebolendo e che il freddo e le difficoltà causeranno un crollo della volontà di combattere, si sbaglia di grosso. È proprio l’esperienza delle difficoltà ad aiutare oggi gli ucraini a resistere, mentre l’esistenza del loro paese è minacciata di essere cancellata. Gli ucraini non si abbandoneranno nemmeno un centimetro del loro territorio.

L’Ucraina sta vincendo sul campo di battaglia e la gente è consapevole che gli attacchi missilistici russi sono un segno di disperazione.

Le immagini recenti della liberazione di Kherson, che è stata sotto l’occupazione russa per otto mesi, rendono chiaro come si sentono gli ucraini: c’erano scene di giubilo, baci e fiori per i soldati, nonne che li supplicavano di «non lasciarci mai più soli». C’erano bandiere ucraine, nascoste sotto le piastrelle del marciapiede, tirate fuori e riposte per le strade.

E mentre i russi si ritiravano, inevitabilmente sono state scoperte altre atrocità: i luoghi delle torture, i corpi dei giustiziati riesumati dalle fosse comuni. Proprio come a Bucha, Izyum e in ogni altra città dove i russi hanno messo piede.

Ecco perché gli ucraini sanno che non possono arrendersi: sanno che la vittoria della Russia porterebbe maggiore repressione, insieme ad ancora più morte e distruzione. Vedere queste atrocità li rende ancora più determinati a difendere il loro diritto a vivere in un paese libero, indipendente e democratico.

Il mondo deve stare con l’Ucraina, nonostante la stanchezza e l’inverno che si avvicina. Il mondo democratico ha inviato i migliori sistemi di difesa aerea e missilistica e stanno funzionando bene. Ma i missili russi e iraniani continuano a essere lanciati ed è necessario ulteriore aiuto per proteggere le infrastrutture sopravvissute agli attacchi.

L’Ucraina chiede più equipaggiamento militare, aerei da combattimento avanzati, carri armati e missili balistici a lungo raggio come ATACMS. Secondo i funzionari del governo, la semplice presenza sul territorio ucraino di armi in grado di distruggere i luoghi dove si trovano i lanciamissili russi servirebbe da potente deterrente.

Mentre alcuni sistemi di difesa stanno arrivando, il lento ritmo della fornitura delle altre armi non ha senso, a meno che i nostri amici occidentali non siano ancora più preoccupati per la sconfitta della Russia che per la sconfitta dell’Ucraina.

Un tale giudizio sarebbe un errore. L’Ucraina continuerà comunque a combattere.

La nostra gente ha già fatto la scelta: «È meglio vivere senza elettricità se significa vivere senza russi». Questa citazione, del presidente Zelenskyy, viene ripetuta ogni giorno, come un sermone, da milioni di persone nell’oscurità dell’Ucraina.

Articolo pubblicato su Center for European Policy Analysis

Smantellata la rete di spie russe infiltrate in Svezia. Redazione CdG 1947 su Il Corriere del Giorno il 29 Novembre 2022

I due si erano stabiliti prima in un appartamento, e successivamente si sono trasferiti in una villetta, mantenendo sempre un profilo basso, molto riservato. Gentilezze a distanza con i i vicini ma senza nessuna confidenza o frequentazione, per nascondere la loro reale missione in Svezia: andare a caccia di segreti

Sergei Skvortsov ed Elena Koulkova arrivarono in Svezia alla fine degli anni ’90, provenienti da Mosca come una coppia qualsiasi e stabilitisi dietro uno schermo di legalità, si tramutarono in spie «illegali»,  per conto del Gru, il servizio segreto militare russo: pedine con una doppia esistenza , scoperte ed arrestate all’alba di qualche giorno fa.

Erano le 6.01 del mattino del 22 novembre, quando un team di forze speciali si è calato da due elicotteri sulla casa dei «bersagli» nel sobborgo di Nacka, ad est di Stoccolma. L’operazione Spjut ("spear" in svedese) era partita Un blitz spettacolare giustificato per evitare che eliminassero prove buttandole nel wc o distruggendo la memoria di un eventuale pc. Spunti investigativi a completare quanto raccolto dal Sapo ( il controspionaggio svedese) e le segnalazioni dell’FBI americana, che ha coinvolto i due protagonisti, Sergei Skvortsov e la moglie Elena Koulkova: un caso che è la ripetizione di episodi analoghi avvenuti in Occidente durante (e dopo) la Guerra fredda.

le forze speciali in azione

Lo scorso 25 novembre, il Tribunale di Stoccolma ha deciso di mantenere in carcere Sergei Skvortsov mentre sua moglie è stata rilasciata il giorno dopo. Alla fine dell’udienza, il magistrato inquirente Henrik Olin ha rivelato che l’intelligence svedese aveva ricevuto assistenza dagli americani dell’ FBI.

Sergei Skvortsov è nato nel 1963 a Perm, negli Urali, con studi in campo energetico; lei, Elena Koulkova è di un anno più giovane, laureata in matematica e cibernetica all’Università di Mosca. Non è dato sapere se siano nomi reali oppure identità create dai loro superiori, considerato che spesso che gli infiltrati all’estero devono usare delle identità create "ad hoc" nei loro contatti pubblici. Si sono trasferiti nella capitale svedese occupandosi di import-export come di tecnologia. La coppia "dormiente" ha regolarizzato successivamente la propria posizione grazie all’acquisizione della cittadinanza: la donna l’ ha ottenuta nel 2010, il compagno due anni dopo. Tutti passaggi necessari per rendere sempre più credibile la loro versione di immigrati di livello accolti in una nuova patria. A confermare il quadretto familiare, è arrivata persino la nascita di un bambino.

I due si erano stabiliti prima in un appartamento, e successivamente si sono trasferiti in una villetta, mantenendo sempre un profilo basso, molto riservato. Gentilezze a distanza con i i vicini ma senza nessuna confidenza o frequentazione, per nascondere la loro reale missione in Svezia: andare a caccia di segreti. Secondo gli investigatori del controspionaggio svedese, i due sarebbero stati attivati a partire dal 2013, molto tempo dopo il loro arrivo avendo come obiettivo sia gli Stati Uniti che la Svezia. E hanno eseguito il proprio compito, ma hanno commesso qualche errore di percorso.

Infatti 2005 una delle loro società era finita nei guai con il Fisco per presunte irregolarità. Un inciampo che avrebbe potuto avere conseguenze peggiori se il file fosse finito nelle mani del "Sapo": anni dopo si è scomparsa che la società faceva parte di un network riconducibile ad una società basata a Cipro e legata ad un russo, tale Vladimir Koulemekov. Un nome conosciuto agli 007, essendo stato espulso nel 1981 dalla Francia con il sospetto di spionaggio e finito anche in un report del Senato americano del 1983.

Ancora più interessanti i dettagli rivelati dal sito investigativo Bellingcat. La coppia era diventata proprietaria nel 1999 di un alloggio in un palazzo di Mosca, al 36 Zorge Street, guarda caso nello stesso stabile aveva abitato uno degli "operativi" coinvolti nell’attentato nel 2018 contro l’esule russo Sergei Skripal a Salisbury, in Gran Bretagna, ed il generale Andrei Averaniov, ritenuto il comandante dell’Unità 29155 del Gru, il team dei servizi russi operativo nei sabotaggi ed omicidi all’estero.

I due erano tutto casa e lavoro. Ma è stata soprattutto un’imprudenza, dato che il condominio delle spie è stato smascherato. Incomprensibile l’idea di concentrare elementi preziosi in uno stesso luogo. Ma forse ai vertici dei servizi russi tutto ciò deve importare poco, in quanto le pedine si sostituiscono e devono disporne di molti. La cattura di Sergei ed Elena, infatti, segue l’incriminazione sempre in Svezia di due fratelli d’origine iraniana, Payam e Peyman Kia, arruolati dall’intelligence militare di Putin. Uno di loro si era infiltrato nei servizi svedesi del Sapo.

Maria Zakharova, la portavoce del ministro degli esteri russo, ha commentato l’arresto della coppia russa in Svezia, contestando "l’ isteria anti-Russia" parlando di "una campagna russofobica che si è trasformata in un’ossessionante vittimismo di spionaggio in alcuni Paesi." Un mese fa, per la precisione, lo scorso 25 Ottobre, il servizio segreto della Norvegia aveva arrestato un agente dei servizi russo che si era spacciato per un ricercatore brasiliano, applicato all’ Università di Tromso.

Tony Ingesson, uno specialista svedese di intelligence, docente all’ Università di Lund, ritiene che ci potrebbero essere altri arresti of this nature: "In concomitanza con la guerra in Ucraina la Russia ha un importante bisogno di informazioni". Molti diplomatici Russi, che probabilmente lavoravano per i servizi segreti russi sono stati espulsi. I magistrati svedesi della corte di Stoccolma hanno anticipato che probabilmente ci sarà una lunga ed approfondita investigazione. Redazione CdG 1947

Buongiorno controtuttelemafie.it, Sono Margherita Ferrari, una redattrice per il blog di energia-luce.

Vi contatto per presentarvi il nostro ultimo articolo riguardo l'impatto ambientale della Coppa del Mondo 2022 in Qatar. Ci focalizzeremo con particolare attenzione sulle conseguenze dell'impianto di raffreddamento degli stadi.

Sentitevi liberi di inserire questo articolo originale nel vostro sito web così com'è o modificarlo a seconda delle vostre esigenze editoriali. 

Se interessati, abbiamo a disposizione anche immagini di corredo.

Vi chiedo solamente l'accortezza di esplicitare la fonte per evitare di incorrere in problemi di copyright con Google.

La ringrazio per il tempo dedicatomi. Cordiali Saluti,

Margherita Ferrari Redattrice papernest.com

Fonte: energia-luce.it/news/impatto-ambientale-mondiali-qatar-2022

Mondiali Qatar 2022: qual è l’impatto dell'aria climatizzata? Aliec il 30 novembre 2022.

Lo scorso 20 Novembre si è dato inizio alla Coppa del Mondo 2022, con la prima partita tra Qatar, che ospita il torneo, ed Ecuador. Già a partire dal 2010 il Paese si è preparato ad accogliere per la prima volta i mondiali di calcio ed i suoi numerosi tifosi.

In che modo i mondiali in Qatar sono "Carbon Neutral"? 

Fin da subito, gli organizzatori hanno garantito che sarà la prima Coppa del Mondo ad essere "carbon neutral" ovvero a impatto ambientale nullo o quasi. Per realizzare questa impresa sono state utilizzate nuove tecnologie con cui sono stati costruiti gli 8 stadi, posizionati ad una distanza tra loro che permettesse agli spettatori di poter utilizzare i mezzi di trasporti pubblici, quali metro e linee elettriche, per spostarsi da uno stadio all’altro e dunque ridurre le emissioni. 

Inoltre, uno degli stadi stesso è stato costruito utilizzando container navali, con la possibilità di essere successivamente smantellato e utilizzato in altre occasioni. Infine, la costruzione di un impianto fotovoltaico e la creazione di un vivaio permettono di produrre energia green e di assorbire le emissioni di CO2 emesse. 

Un’altra particolarità della Coppa del Mondo 2022 in Qatar è quella di essere il primo mondiale a svolgersi d'inverno, a causa delle temperature troppo elevate che si registrano durante l’estate in Qatar.

Impatto ambientale e condizioni lavorative

Tuttavia, i mondiali di calcio in Qatar sono stati fin da subito soggetti a numerose polemiche. Da prima, relative alle pessime condizioni lavorative a cui gli operai erano sottoposti, a quelle relative all’enorme impatto che ha sull’ambiente. Infatti, sebbene gli organizzatori abbiano da subito dichiarato che i mondiali di calcio 2022 in Qatar sarebbero stati "carbon free", sono molti coloro che non sono d’accordo. Infatti, si stima che la Coppa del Mondo 2022 produrrà circa 3.6 milioni di tonnellate di biossido di carbonio, quasi il doppio di quelli del 2018 in Russia. 

Innanzitutto per realizzare questa impresa, avevano bisogno di molta manodopera e l'hanno trovata in Paesi come Nepal, Bangladesh, India e Libano. Questi lavoratori lavoravano in turni di 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, a temperature estreme che in estate superano i 50ºC. Queste condizioni, insieme alla scarsa sicurezza dei luoghi di lavoro, hanno causato la morte di molte persone. 

Molte ONG, come Amnesty International, sono venute a conoscenza della situazione in Qatar e hanno denunciato le condizioni di lavoro nella costruzione degli stadi della Coppa del Mondo. 

Il sistema di raffreddamento degli stadi e le conseguenze sull’ambiente

In aggiunta, una delle ultime polemiche riguarda gli elevati consumi elettrici relativi all’utilizzo di condizionatori all’interno degli stadi. Sebbene in Inverno il Qatar abbia temperature relativamente miti che si aggirano tra i 17-19 gradi e i 28-30 gradi, per mantenere una temperatura costante intorno ai 20°C al’interno degli stadi, quest’ultimi sono stati costruiti in modo da poter incorporare sistemi di aria condizionata sugli spalti.

In particolare, il sistema utilizzato per abbassare la temperatura è il cosiddetto "cooling system", progettato dall'ingegnere Saud Abdulaziz Abdul Ghani o "Dr. Cool". Tale sistema prevede l'utilizzo di specifiche "bocchette d’aria" posizionate sotto i sedili di ciascun spettatore e vicino al campo da gioco che gettano aria condizionata. 

Gli organizzatori hanno dichiarato che l’energia utilizzata per il sistema di raffreddamento deriva da energia solare tramite impianti fotovoltaici, tuttavia il report pubblicato dal Carbon Market Watch ha dimostrato che gli stadi costruiti per ospitare le 32 squadre nazionali producono elevatissime emissioni di gas serra, dalla loro costruzione fino al loro utilizzo. 

Queste possono essere paragonate a quelle emesse dall’Italia in un anno per riscaldare le case durante l’inverno. In aggiunta, per l’irrigazione dei campi da calcio vengono impiegati circa 10000 litri di acqua al giorno. 

Considerato l’impatto ambientale dei mondiali del 2022, sebbene gli sforzi degli organizzatori siano stati elevati, questi non sono sufficienti. 

Russia, Putin perseguitava i dissidenti già a 23 anni: la prova in un rapporto del 1976. Andrea Corsi su La Repubblica il 30 novembre 2022.

In un foglio di servizio, ritrovato nel Museo di Storia Politica di San Pietroburgo, si legge che un gruppo di agenti del Kgb ha perquisito la casa dell'artista Oleg Volkov: tra questi c'era il futuro presidente russo

Leningrado, 7 settembre 1976, un gruppo di agenti del Kgb perquisisce la casa dell'artista Oleg Volkov. Tra loro c’è anche il giovane luogotenente Vladimir Vladimirovich Putin all'inizio della sua carriera nell'intelligence sovietica. Segno che già all’età di 23 anni il futuro presidente russo perseguitava dissidenti. A scovare le informazioni in apparenza inedite sul leader del Cremlino è stato il giornalista di San Pietroburgo Konstantin Sholmov, che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook l'immagine di un foglio di servizio datato 13 settembre '76 ritrovato nel Museo di Storia Politica. 

Jacopo Iacoboni per lastampa.it il 30 novembre 2022.

Un ex detenuto russo, anche di un certo rilievo, di nome Sasha "Kurara", ha postato un video su telegram nel quale sostiene che Evgheny Prigozhin – il celebre oligarca che ha ormai ammesso lui stesso di essere il fondatore del Gruppo di mercenari Wagner, uno dei sodali di Putin fin da quando gli apparecchiava la cena a San Pietroburgo (di qui il nomignolo di "cuoco di Putin", ormai assolutamente riduttivo – è un «gallo", ossia un ex detenuto anche lui, penetrato da uomini, forniva servizi sessuali ad altri prigionieri, e per questo aveva finito per occupare il rango "sociale" più basso nella ferrea gerarchia carceraria.

La storia, un mix cruento di omofobia, scontri ra gang carcerari, sommovimenti nel potere underground russo – che La Stampa non ha potuto verificare indipendentemente – getta una nuova luce su un proclama vergato da Prigozhin il 17 novembre, nel quale l’oligarca annunciava l’intenzione di creare dei battaglioni di "violentati nell’ano", «non posso metterli assieme agli altri combattenti di Wagner, creerò una divisione apposita».

Prigozhin aveva scritto: «Tutte le società hanno determinate regole di vita. Per esempio, in America è consuetudine che gli uomini si penetrino a vicenda. Le regole del carcere, invece, dicono che non si può stringere la mano a persone di basso rango, "i galli", "gli offesi", "gli abbattuti", "i crestati"». Ora, se fosse vero quanto dice "Kurara" la storia acquisterebbe un senso diverso.

Il video di Sasha inizia così: «Buon giorno, detenuti. Pace e prosperità alle vostre case. Vorrei aggiungermi a quanto già detto da "Grisha" di Mosca, il mio nome è Sasha, mi conoscono come Sasha Kurara. Vorrei farvi sapere che assieme a Evgheny Prigozhin siamo stati in prigione nello stesso periodo. Prigozhin è un pederasta, Prigozhin è un "offeso" (ossia una delle categorie di quelli che hanno ranghi sociali abbassati, in carcere, a causa di inclinazioni sessuali o semplicemente per il loro esser diversi), che in carcere aveva il suo posto, stava al suo posto, e accettava il suo posto.

 E ora, voi che vi unite alla sua sua compagnia mercenaria, la Pmc Wagner, vi mettete sotto la scritta "froci". Dunque, siete comandati e organizzati da un frocio, vi rendete uguali a un frocio, anzi, non uguali, di rango più basso dei froci, perché state sotto un frocio, che in persona mi fece del sesso orale, quando eravamo in prigione, ci divertivamo così. Ti ricordi, Zhenya? Ricòrdatelo, fottuto gallo p..., venivi s...»

In un secondo video lo stesso ex detenuto dice: «Sono qui, se non ci credete, incontriamoci. Mi trovo in Turchia, ad Alanya. Nessun problema a incontrarci.  Se non vi taglio la gola, vi fotto in culo. Tutti voi che siete in Wagner, guardate qui, e qui e qui [nel video mostra tutta una serie di tatuaggi carcerari], sono passato attraverso un sacco di cose, nella mia vita, e sono responsabile per ogni singola mia parola. Prigozhin è un frocio, io personalmente l’ho s… in bocca».

Il contenuto di entrambe queste clip è stato rilanciato da diversi account che analizzano il mondo underground russo. Ma Kurara non è il solo che sta mandando messaggi minacciosi a Prigozhin su un suo presunto passato. Il "Grisha" a cui Kurara si riferisce è Grisha "Moskovskiy", anche lui un bandito e detenuto russo che secomdo alcuni sarebbe a livelli alti nella gerarchia carceraria: anche lui ha minacciato tutti i detenuti russi che accettano di unirsi al Gruppo Wagner dicendo che un uomo che si rispetti non andrebbe in Ucraina a uccidere donne, bambini e anziani.

In questo coacervo di brutalità e tremenda omofobia, il bersaglio di questi video – che sono diventati subito a modo loro virali – ossia Evgheny Prigozhin, tace. Nonostante in questo periodo non si può dire che sia stato parco di esternazioni. Finora non c’è una sua risposta alle minacce e alle allusioni violente di cui questa volta è lui stesso vittima.

Ucraina Russia, le ultime notizie sulla guerra | Biden-Macron: «Conferenza internazionale il 13 dicembre a Parigi». Redazione Online su Il Corriere della Sera l’1 Dicembre 2022

Le notizie di giovedì 1° dicembre, in diretta

• La guerra in Ucraina è arrivata al 281esimo giorno.

• All’ambasciata ucraina di Madrid è stato recapitato un pacco bomba, un impiegato è rimasto ferito in modo non grave.

• Il presidente finlandese Sauli Niinisto ha seguito le esercitazioni militari e ha trascorso una notte in tenda con i soldati e promette di aiutare la resistenza di Kiev.

• Gli Stati Uniti sostengono l’idea proposta dall’Ue di istituire un tribunale ad hoc per giudicare i crimini commessi dalla Russia in Ucraina.

Ore 07:10 - Russia annuncia conquista di 3 insediamenti nel Donetsk

Il ministero della Difesa russo ha annunciato che le forze di Mosca dispiegate in Ucraina hanno preso il controllo degli insediamenti di Andriyivka, Bilogorivka e Pershe Travnya, nella regione di Donetsk. Sono ancora in corso combattimenti per il controllo di Vodyane, aggiunge la nota del ministero.

Ore 07:09 - Su TikTok centinaia di video che celebrano i mercenari russi

Un miliardo di visualizzazioni. Così i video di TikTok promuovono un gruppo di mercenari russi, nonostante le regole della piattaforma vietino i contenuti violenti Secondo l’analisi di NewsGuard, circolano su TikTok centinaia di video, contenenti musica e scene di violenza, che celebrano i mercenari russi del gruppo Wagner.Il gruppo Wagner,, è assurto agli onori della cronaca per la prima volta nel 2014 nell’Ucraina orientale, durante il conflitto tra l’esercito ucraino e i separatisti sostenuti dalla Russia. L’oligarca russo Yevgeny Prigozhin, fedele alleato del presidente russo Vladimir Putin, ha ammesso di essere il proprietario di Wagner nel settembre 2022, dopo aver negato per anni i suoi legami con l’organizzazione. Il gruppo Wagner è noto per la sua efferatezza e per l’uso che fa dell’ironia, descrivendo se stesso come un’«orchestra», i suoi combattenti come «musicisti» e la guerra come un «concerto». NewsGuard ha identificato 160 video su TikTok che mostrano, celebrano, o fanno riferimento agli atti di violenza compiuti dal gruppo Wagner, di cui 14 sembrerebbero mostrare l’esecuzione dell’ex mercenario russo Nuzhin. Secondo l’analisi di NewsGuard, i video che promuovono il gruppo Wagner su TikTok sono stati visualizzati più di un miliardo di volte. Un portavoce di TikTok ha dichiarato: «Non c’è spazio per contenuti violenti o che esprimono odio sulla nostra piattaforma. Le nostre Linee guida della Community evidenziano con chiarezza che non consentiamo alle persone di utilizzare la nostra piattaforma per minacciare o incitare alla violenza o condividere attacchi o insulti basati sulla nazionalità o su altre caratteristiche. Prenderemo provvedimenti sui contenuti che violano queste norme».

Ore 07:48 - Dagli Usa una commessa di 1,2 miliardi per sistemi antimissile

L’esercito Usa ha assegnato una maxi commessa da 1,2 miliardi di dollari alla Raytheon Technologies per la produzione di sei sistemi missilistici anti aerei Nasams destinati all’Ucraina: lo ha reso noto il Pentagono. Gli Stati Uniti avevano approvato l’invio a Kiev di otto Nasams per aiutare le forze ucraine a respingere gli attacchi missilistici e dei droni russi. L’Ucraina ha ricevuto la prima consegna di due sistemi Nasams a novembre.

Ore 08:59 - L’appello dell’Onu: serve un pacchetto record di aiuti per i civili

Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per uno stanziamento record di fondi sul prossimo anno, visto che la guerra in Ucraina e altri conflitti, le emergenze climatiche e la pandemia ancora non arginata spingono sempre più persone verso situazioni di crisi e alcune verso la carestia. L’annuale Global Humanitarian Overview delle Nazioni Unite ha stimato che 339 milioni di persone in tutto il mondo avranno bisogno di una qualche forma di assistenza di emergenza l’anno prossimo: si tratta di quasi 65 milioni di persone in più rispetto alla stima di un anno fa. "È un numero incredibile ed è (al contempo) un numero deprimente", ha detto ai giornalisti a Ginevra il responsabile degli aiuti delle Nazioni Unite Martin Griffiths, aggiungendo che significa che "il prossimo anno si tratterà del più grande programma umanitario" che il mondo abbia mai visto. Se tutte le persone bisognose di assistenza di emergenza fossero in un Paese, sarebbe la terza nazione più grande del mondo, dopo Cina e India, ha sottolineato. Dalla nuova stima emerge inoltre che una persona su 23 avrà bisogno di aiuto nel 2023, rispetto a una su 95 nel 2015.

Ore 09:17 - Michel a Xi: Ue conta su Cina per fermare Russia

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel suo incontro a Pechino con il presidente Xi Jinping, ha ribadito che «l’Ue conta sulla Cina, in qualità di membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per invitare la Russia a rispettare i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e contribuire a porre fine alla brutale distruzione e occupazione della Russia». A quanto si apprende entrambi i leader hanno sottolineato che le minacce nucleari sono irresponsabili e altamente pericolose.

Ore 09:23 - Kiev: sale a 441 numero bambini uccisi da inizio guerra

Sono almeno 441 i bambini uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione da parte delle forze russe: è quanto emerge dai dati forniti dalle Procure per i minorenni, secondo quanto riporta Ukrinform. Allo stesso tempo, il bilancio dei bambini feriti è salito a 852.

Ore 09:24 - Zelensky: in Ucraina sei milioni di persone senza elettricità

Quasi sei milioni di persone nella maggior parte delle regioni ucraine sono sprovviste di elettricità. Lo ha denunciato ieri sera il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, proprio mentre il Paese entra ufficialmente nella stagione invernale. Il servizio di emergenza statale ucraino ha confermato che nove persone hanno perso ieri la vita in incendi, dopo aver infranto le norme di sicurezza nel tentativo di riscaldare le loro case dopo gli attacchi russi alle centrali elettriche. «Solo nell’ultimo giorno ci sono stati 131 incendi in Ucraina, 106 dei quali nel settore residenziale. Nove persone sono morte, otto sono rimaste ferite», ha detto il servizio di emergenza.

Ore 09:31 - Lavrov: «Allargamento sconsiderato della Nato»

Il ministro degli Esteri russo Lavrov attacca duramente la politica espansionistica della Nato: nel 1991 c’erano 16 Paesi membri, oggi sono 30, con Svezia e Finlandia in procinto di entrare. Un «allargamento sconsiderato», ha detto nel corso di una conferenza stampa in cui ha ripercorso le tappe del percorso di divisione tra la Russia e l’Occidente. Secondo Lavrov, la Nato sta attuando manovre che indicano la Russia come avversario, tornando alle «priorità della Guerra Fredda». «Ricordiamo come è stata creata la Nato: quando il primo segretario generale dell’alleanza, il signor Ismay (Hastings Lionel Ismay, ndr), ha inventato la formula "Tenere i russi fuori dall’Europa, gli americani in Europa e i tedeschi sotto controllo". Significa assolutamente che la Nato ritorna a quelle priorità concettuali che sono state sviluppate 70 anni fa».

L’Osce ha avuto diverse possibilità di una descalation, secondo il ministro russo, ma gli apparati sono completamente subordinati agli Stati Uniti e a Bruxelles: un organismo che ha perso potere, per Lavrov, diventando un’«entità marginale». «Noi abbiamo proposto la non espansione della Nato e la messa in sicurezza dell’Ucraina», insiste Lavrov. Ma in cambio «Macron ha invitato tutti al patto della Comunità politica europea, tranne la Russia e la Bielorussia». Ma lo spazio della sicurezza europea si starebbe frammentando, secondo Lavrov.

Ore 09:53 - Allerta aerea in diverse regioni del Paese, esplosioni a Kherson

Alcune esplosioni si sono verificate oggi nella città ucraina di Kherson dove sono scattate le sirene anti aereo. Lo ha riferito l’agenzia di stampa «Rbk Ucraina», precisando che le sirene sono state attivate anche nelle regioni orientali e meridionali del Paese, tra cui Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk, Kherson, Mykolaiv e Kirovohrad.

Il governatore della regione di Kherson, Yaroslav Yanushevich, ha scritto che «a Kherson si è interrotta la fornitura tramite le reti elettriche a causa dei potenti bombardamenti contro la città da parte degli invasori russi».

Ore 10:04 - Media: bomba-carta di Madrid era per l’ambasciatore

La bomba-carta esplosa ieri presso la principale sede diplomatica ucraina a Madrid era destinata all’ambasciatore in Spagna, Serhii Pohoreltsev. Lo riportano diversi media, come il quotidiano El Pais, i quali mostrano una foto in cui si vede il nome del diplomatico sull’etichetta del destinatario. Nell’esplosione è rimasto lievemente ferito un impiegato dell’ambasciata, già tornato al suo posto di lavoro, secondo quanto detto ieri in tv da Pohoreltsev.

Ore 10:17 - Xi a Michel: soluzione politica interesse di tutti

Risolvere la crisi in Ucraina «con mezzi politici è nel migliore interesse dell’Europa e di tutti i Paesi dell’Eurasia: nella situazione attuale, è necessario evitare l’escalation e l’espansione della crisi, insistere nel persuadere la pace e nel promuovere colloqui, nel controllare l’impatto di ricaduta della crisi e nell’essere vigili contro i rischi in campo». È quanto ha detto il presidente Xi Jinping incontrando oggi a Pechino nella Grande sala del popolo il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, in base al resoconto del network statale Cctv.

Ore 10:58 - Lavrov: dal Papa parole non cristiane

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov in una conferenza stampa ha attaccato anche Papa Francesco, che dice, a suo parere, di volere mediare sull’Ucraina ma recentemente «ha fatto delle dichiarazioni non cristiane» sulle crudeltà commesse in particolare da membri di due nazionalità della Russia, cioè i Ceceni e i Buriati. «Il Vaticano ha detto che ciò non si ripeterà e che probabilmente c’è stato un malinteso, ma questo non aiuta ad aumentare l’autorità dello Stato pontificio», ha aggiunto Lavrov.

Critiche anche per il nostro ministro degli Esteri: Antonio Tajani «sta facendo dichiarazioni relative a idee indirizzate a cercare una soluzione» in Ucraina, «ma non ho sentito proposte concrete».

Ore 11:16 - Kiev: distrutta la più moderna centrale elettrica del Paese

L’esercito russo ha distrutto la più moderna centrale elettrica ad alta tensione dell’Ucraina nella regione di Lugansk. Lo ha annunciato il presidente della società per l’energia ucraina Ukrenergo Volodymyr Kudrytsky su Facebook, come riferisce Unian. La centrale Kreminska era stata inaugurata nel 2020, copriva completamente il fabbisogno di elettricità della regione e creava anche una riserva: «Nel 2020 abbiamo costruito e messo in funzione una stazione ad alta tensione, che non ha analoghi impianti in Europa. Era necessaria per fornire un’alimentazione affidabile a circa 500mila consumatori nel Lugansk», ha detto Kudrytsky.

Ore 11:18 - Lavrov: non abbiamo richiesto negoziati con Kiev ma siamo pronti ad ascoltare

La Russia non ha richiesto di avviare i negoziati con l’Ucraina, ma è pronta ad ascoltare l’altra parte. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, nel corso di una conferenza stampa dedicata alle problematiche di sicurezza europea. «Quando siamo accusati di chiedere costantemente una sorta di negoziato per guadagnare tempo, per raccogliere forze aggiuntive per condurre l’operazione militare speciale, beh, è sia ridicolo che spiacevole, perché le persone mentono», ha detto Lavrov. «Non abbiamo mai chiesto alcun negoziato, ma abbiamo sempre detto che se qualcuno ha interesse per una decisione negoziale, siamo pronti ad ascoltare», ha aggiunto.

Ore 11:36 - Cremlino: senza legittimità tribunali su azioni Russia

I tentativi dell’Occidente di creare un tribunale per indagare sulle azioni della Russia in Ucraina «non hanno legittimità»: lo afferma il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov come riporta la Tass dopo l’annuncio di ieri della presidente della commissione Ue ursula Von Der Leyen.

Ore 11:57 - Kiev licenzia vice capo Zaporizhzhia, ha tradito con russi

L’Ucraina ha licenziato il vice capo ingegnere della centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dai russi, accusandolo di collaborazione con le forze di Mosca e di tradimento. Lo ha dichiarato la società statale per l’energia nucleare Energoatom come riporta il Guardian. La decisione arriva un giorno dopo che la Russia ha affermato di aver promosso l’ingegnere, Yuriy Chernichuk, a direttore del vasto impianto nucleare nel sud-est dell’Ucraina.

Ore 12:01 - Spagna: media, a novembre busta-bomba anche per Sanchez

Il 24 novembre scorso, i servizi di sicurezza della presidenza spagnola hanno intercettato e neutralizzato una busta contenente «materiale pirotecnico» destinata al premier, Pedro Sanchez: lo rendono noto l’agenzia Efe ed altri media, citando fonti del Ministero dell’Interno. Lo stesso ministero ha informato di tale episodio il tribunale dell’Audiencia Nacional, che ha aperto un fascicolo sulle bombe-carta ricevute dall’ambasciata ucraina a Madrid, da una fabbrica di armi di Saragozza e da una base militare situata nella regione della capitale spagnola, spiega El Pais.

In un comunicato, il Ministero dell’Interno spagnolo spiega che la busta-bomba diretta al premier Sanchez è arrivata alla Moncloa (la sede della presidenza) lo scorso 24 novembre per posta ordinaria. L’ordigno è stato fatto detonare in maniera controllata. «In attesa dei risultati definitivi delle analisi che si stanno effettuando, la busta potrebbe contenere una sostanza simile a quella utilizzata nei fuochi d’artificio», spiega la nota. «Per le sue caratteristiche e il suo contenuto, questa busta sarebbe simile a quelle ricevute dall’ambasciata ucraina a Madrid, dall’azienda Instalaza di Saragozza e dalla base aerea di Torrejon», aggiunge. Da quel momento, informa il ministero, la sicurezza di edifici pubblici e amministrativi è stata rafforzata

Ore 12:15 - Zelensky: crediamo che la guerra finirà nei prossimi mesi

Volodymyr Zelensky spera che la guerra con la Russia finisca nei prossimi mesi. «La guerra finirà quando vinceremo noi o quando la Federazione Russa lo vorrà - ha detto il presidente ucraino al New York Times - Può succedere che la Russia decida di finirla solo quando si sentirà debole, essendo isolata e non avendo alleati. Crediamo che finirà nei prossimi mesi». Nella sua intervista, Zelensky ha aggiunto che se l’Kiev non resiste, la guerra «si insinuerà» in altri territori. Il presidente ha inoltre sottolineato che l’Ucraina sta pagando questa lotta con la vita del suo popolo.

Ore 12:56 - Oggi altro scambio prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina

Un altro scambio di prigionieri di guerra è in programma nella giornata di oggi tra Russia e Ucraina. L’ultima iniziativa del genere - in ordine di tempo - tra le due parti in conflitto riguarderà cinquanta detenuti. A dare la notizia è stato Denis Pushilin, il responsabile filorusso della regione occupata e annessa di Donetsk, su Telegram.

Ore 13:07 - Ministra Slovenia Fajon: «Punire i colpevoli di crimini di guerra»

Occorre punire coloro che si sono macchiati di crimini di guerra. Lo ha detto la ministra degli Esteri della Slovenia, Tanja Fajon, nel suo intervento alla ministeriale Osce in corso a Lodz, in Polonia. «I continui attacchi su civili, violenze, attacchi alle infrastrutture: l’aggressione russa è una delle pagine più nere della storia dell’Europa», ha detto la ministra aggiungendo che l’invasione della Russia rappresenta anche una violazione della Carta delle Nazioni Unite. «Condanniamo l’aggressione nel modo più duro possibile», ha detto Fajon aggiungendo che occorre punire i colpevoli di eventuali crimini di guerra.

Ore 13:11 - Borrell all’Osce: «Esame possibilità legali per far pagare a Mosca la ricostruzione»

L’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Ue Josep Borrell ha indicato che verificherà con i suoi partner dell’Osce «tutte le possibilità legali» intese a costringere la Russia a pagare per la distruzione dell’Ucraina. «Abbiamo sequestrato quasi 20 miliardi di euro da oligarchi e persone che sostengono la Russia, e controlliamo circa 300 miliardi di risorse finanziarie dalla banca centrale russa: questo denaro deve essere utilizzato per la ricostruzione dell’Ucraina», ha insistito alla riunione ministeriale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa in corso a Lodz. L’Osce riunisce 57 stati tra cui Russia e Ucraina.

Ore 13:18 - Pacchi bomba, la condanna dell’Ambasciata russa a Madrid

«Con riferimento ai pacchi bomba inviati all’ambasciata ucraina in Spagna e ad alcune istituzioni governative spagnole, dichiariamo che qualsiasi minaccia o atto terroristico sono totalmente da condannare, a maggior ragione se diretti contro una rappresentanza diplomatica»: lo scrive sul suo account di twitter l’ambasciata russa a Madrid.

Ore 13:24 - Svizzera: «Congelati beni russi per circa 7 mld di dollari»

Secondo la Segreteria di Stato svizzera per l’economia del Paese, sul territorio elvetico ci sarebbero oltre 7 miliardi di dollari di beni russi congelati da quando sono state introdotte le sanzioni all’inizio di quest’anno. La Svizzera, che non è membro dell’Unione Europea ma ha strette relazioni con il blocco dei 27 membri, ha applicato le sanzioni contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca a febbraio. Tra le misure, è vietato accettare depositi superiori a 100 mila franchi da cittadini o entità russe. I depositi esistenti al di sopra di tale livello dovevano essere segnalati alle autorità svizzere entro l’inizio di giugno. Le autorità svizzere affermano di aver ricevuto però di 48,5 miliardi di dollari di beni detenuti da cittadini ed entità russe in Svizzera. Il Segretariato svizzero ha dichiarato che 123 persone o entità in Svizzera hanno segnalato 7.548 «relazioni d’affari» per un valore totale di 46,1 miliardi di franchi. Altre 294 «relazioni d’affari» con lo stretto alleato della Russia, la Bielorussia, avevano un valore di 400 milioni di franchi. Un numero ben al di sopra di quelli di cui erano a conoscenza le autorità elvetiche come ha ammesso il Segretariato: «Il livello dei depositi segnalati non può quindi essere equiparato all’importo totale dei fondi di origine russa detenuti in Svizzera».

Ore 13:37 - Kiev, allarme aereo in tutto il Paese

Un allarme aereo in tutta l’Ucraina, esclusa la Crimea, è stato annunciato dopo il decollo di aerei russi da una base in Bielorussia: lo riferiscono le tv ucraine citando il gruppo di monitoraggio `Belarusian Gayun´. «Decollo MiG-31K dell’aeronautica russa con numero di volo RF-92462», è stato reso noto. Il MiG-31K è in grado di lanciare il missile ipersonico Kinzhal, che l’antiaerea ucraina non può intercettare, quindi sono stati annunciati allarmi in tutte le regioni del Paese. .

Ore 13:42 - Kiev invita occidentali a sanzionare industria missilistica russa

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha invitato gli occidentali a sanzionare l’industria di produzione missilistica russa a seguito di massicci attacchi che hanno inflitto gravi danni alle infrastrutture energetiche dell’Ucraina. «Josep Borrell ed io siamo d’accordo: una guerra totale della Russia contro l’Ucraina significa totale sostegno all’Ucraina, ha dichiarato su Twitter Kouleba dopo un incontro con il suo omologo europeo, a margine di una riunione dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) a Lodz, Polonia. «Ho ringraziato l’Ue per la sua continua assistenza alla difesa e ho sottolineato che le prossime sanzioni dovrebbero includere l’industria russa della produzione di missili: questa produzione deve essere interrotta», ha esortato.

Ore 13:54 - Lavrov: l’uomo per trovare la soluzione? John Kerry

Rispondendo a una domanda sulla possibilità di negoziati con gli attuali rappresentanti dell’Occidente il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha affermato che il risultato può essere raggiunto quando la contoparte intende avere un’interazione costruttiva e non «sopprimere» l’interlocutore. A tal proposito il capo della diplomazia di Mosca ha portato come esempio l’ex segretario di Stato americano John Kerry definendolo «un vero partner di dialogo». Lo riporta Ria Novosti. «Ho parlato con lui più a lungo e più spesso che con uno qualsiasi dei nostri partner, inclusi anche i nostri vicini più stretti. Ci siamo incontrati più di 50 volte e ho visto in lui una persona che è sinceramente interessata a un risultato che non sia unilaterale ma generale. Ci aiuterebbe a risolvere i problemi insieme». Lo riporta Ria Novosti. A titolo di esempio, il ministro ha citato gli accordi tra Mosca e Washington sul disarmo chimico della Siria e sul canale di deconflittualità tra l’esercito Usa e quello russo nella RAS. Entrambi sono stati raggiunti durante le sue molte ore di incontri con John Kerry. (Ria Novosti)

Ore 14:13 - Allerta anti-aerea in tutta l’Ucraina, rischio missili

Un’allerta aerea è stata annunciata in tutta l’Ucraina. Lo comunicano le autorità su Telegram invitando a restare nei rifugi. Lo riporta Ukrainska Pravda.

Ore 14:19 - Russia: vietato discutere pubblicamente di temi militari

È entrata oggi in vigore in Russia una direttiva dei servizi di sicurezza interni (Fsb) che vieta la discussione pubblica di diversi argomenti militari non segreti, una delle diverse decisioni prese dalle autorità che secondo gli attivisti dell’opposizione mira ad impedire che informazioni relative alle forze armate e alla cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina arrivino all’opinione pubblica. Il Moscow Times riferisce che l’ordine dell’Fsb, articolato in 60 punti, elenca una serie di argomenti non coperti dal segreto di Stato, ma che potrebbero essere «utilizzati da Stati, organizzazioni e cittadini stranieri contro la sicurezza della Russia». Tra questi, la struttura e le dimensioni delle forze armate, armi, schieramenti di truppe e addestramento, così come il morale delle truppe e crimini commessi da membri delle forze armate. La lista si aggiunge ad un’altra varata lo scorso anno che vietava la condivisione di informazioni non segrete relative alle industrie della difesa e spaziali. I trasgressori potranno essere etichettati come «agenti stranieri», una situazione che prevede una serie di restrizioni alle attività individuali. Sempre oggi è entrata in vigore in Russia una nuova legge che consente alle autorità di bollare enti e persone con l’etichetta di «agente straniero» anche senza che ricevano finanziamenti dall’estero, un elemento prima richiesto. D’ora in poi infatti potranno essere definiti «agenti stranieri» persone o associazioni che si ritengono genericamente «sotto influenza straniera». Lo scorso marzo, invece, poco dopo l’inizio dell’operazione in Ucraina, era stata approvata un’altra legge che prevede pene fino a 15 anni di reclusione per la diffusione di informazioni sull’esercito che dovessero essere ritenute «false» dalle autorità.

Ore 14:30 - Kiev: attacco russo colpisce infrastrutture energetiche

«Oggi le truppe russe hanno bombardato di nuovo le aziende energetiche». Lo rende noto l’operatore energetico locale Dtek via Telegram, come riporta il Kyuv Indipendent. Nell’attacco «due ingegneri sono rimasti feriti», si legge nel messaggio dell’azienda, «sono stati prontamente soccorsi e portati in ospedale. Non sono in pericolo di vita».

Ore 14:41 - Lavrov: Nato coinvolta direttamente in conflitto in Ucraina

Gli Stati Uniti e la Nato sono direttamente coinvolti nel conflitto in Ucraina fornendo armi e addestrando personale militare: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov in conferenza stampa, come riporta Tass. Usa e Nato sono, ha detto, «direttamente coinvolti non solo con la fornitura di armi, ma anche con l’addestramento del personale militare», ha dichiarato interpellato da un giornalista.

Ore 14:55 - Stoltenberg: Russia continua a colpire, non sottovalutare

«Non dovremmo sottovalutare la Russia. Razzi e droni russi continuano a colpire le città ucraine, i civili, le infrastrutture strategiche e provocano grande sofferenza, mentre l’inverno sta iniziando». È quello che ha detto il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, oggi alla conferenza della sicurezza di Berlino, secondo quanto riporta Dpa. Stoltenberg ha espresso apprezzamento per le armi fornite dalla Germania: «quanto facciano la differenza si vede ogni giorno sul campo di guerra», ha commentato

Ore 15:33 - Putin: fare di tutto per sostenere cittadini territori annessi

Occorre «fare di tutto» per sostenere «gli abitanti dei territori recentemente annessi alla Russia». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un incontro con giovani scienziati al Sirius Center. Lo riporta Ria Novosti.

Ore 15:42 - Biden: alleanza Usa-Francia essenziale in difesa democrazia

«L’alleanza tra Francia e Stati Uniti è essenziale per la difesa della democrazia. Francia e Usa, assieme all’Europa e al G7, sono uniti nell’affrontare la guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina». Lo ha detto Joe Biden accogliendo alla Casa Bianca il presidente francese Emmanuel Macron e la premier Dame Brigitte. «La temperatura oggi è fredda ma i nostri cuori sono riscaldati dall’amicizia. È un onore ospitarvi nella prima visita di Stato della mia amministrazione», ha aggiunto il presidente americano.

Ore 15:56 - Macron: «Nei prossimi giorni parlerò con Putin. Ancora possibile negoziato»

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato che parlerà presto con l’omologo russo, Vladimir Putin, e ha espresso l’auspicio che i negoziati per mettere fine alla guerra in Ucraina siano «ancora possibili». In visita di Stato a Washington, Macron ha dichiarato di voler parlare con Putin «nei prossimi giorni». «Voglio prima fare questa visita di stato e discutere in modo approfondito con il presidente Biden e i nostri team», ha detto il presidente francese a Good Morning America della Abc.

Ore 16:33 - Mosca ritira alcune truppe dalla sponda orientale del Dnipro

L’esercito ucraino ha affermato che la Russia ha ritirato alcune truppe dalle città sulla sponda orientale del fiume Dnipro, opposta alla città di Kherson. Lo riporta il Guardian, sottolineando che si tratta del primo rapporto ufficiale di Kiev su un ritiro russo su quella che ora è la principale linea del fronte nel sud. «Nell’insediamento di Oleshky si osserva una diminuzione del numero di soldati russi e dell’equipaggiamento militare», ha affermato l’esercito, riferendosi alla località di fronte alla città di Kherson, dall’altra parte di un ponte distrutto sul Dnipro. «Le truppe nemiche sono state ritirate da alcuni insediamenti dell’oblast di Kherson e disperse in strisce di foresta lungo il tratto dell’autostrada Oleshky - Hola Prystan», ha detto, riferendosi a un tratto di strada di 25 km attraverso le città lungo il fiume sparse nei boschi sulla riva di fronte alla città di Kherson.

Secondo i militari di Kiev, la maggior parte delle truppe russe nell’area sono riservisti mobilitati di recente, suggerendo che le truppe meglio addestrate di Mosca se ne sarebbero già andate. La dichiarazione ha fornito pochi dettagli e non fa menzione di alcuna forza ucraina che abbia attraversato il fiume. Le autorità di Kiev hanno sottolineato anche che la Russia ha intensificato i bombardamenti attraverso il fiume, interrompendo nuovamente l’energia elettrica a Kherson. Da quando la Russia si è ritirata da Kherson il mese scorso, il fiume ora forma l’intero tratto meridionale del fronte. I russi hanno già detto ai civili di lasciare le città entro 15 km dal fiume e hanno ritirato la loro amministrazione civile dalla città di Nova Kakhovka. Funzionari ucraini hanno in precedenza affermato che la Russia ha ritirato parte dell’artiglieria vicino al fiume.

Ore 16:37 - Cremlino: «Telefonata Putin-Macron non ancora in programma»

Una telefonata fra il presidente russo Vladimir Putin e quello francese Emmanuel Macron «non è ancora in programma». Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, lo riporta Ria Novosti.

Ore 17:17 - Macron: «Vogliamo arrivare ad una pace sostenibile per l’Ucraina»

«Vogliamo mantenere l’integrità territoriale dell’Ucraina ma anche arrivare ad una pace sostenibile». Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron nelle dichiarazioni iniziali del suo colloquio allo Studio Ovale con Joe Biden. «Sono tempi molto difficili. Francia e Stati Uniti sin dall’inizio della guerra hanno cooperato a stretto contatto per aiutare Kiev a resistere», ha aggiunto.

Ore 17:23 - Mosca: «Conquistato altro villaggio in regione di Donetsk»

Le truppe russe hanno conquistato oggi un altro villaggio, quello di Kurdyumovka, nella regione ucraina del Donetsk, nell’ambito di un’avanzata in corso da alcuni giorni. Ne dà notizia il ministero della Difesa di Mosca citato dall’agenzia Tass. Ieri erano stati conquistati dalle forze russe i villaggi di Andreevka, Belogorovka e Pershe Travnya, sempre nel Donbass.

Ore 17:26 - Scholz: «Putin non deve vincere e non vincerà»

Il presidente russo, Vladimir Putin, «non deve vincere e non vincerà» la guerra che ha mosso all’Ucraina. Il Paese aggredito avrà il sostegno della Germania per tutto il tempo necessario. E’ quanto dichiarato dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz, durante la conferenza stampa che sta tenendo a Berlino con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

Ore 17:29 - Stoltenberg: «La Nato non è parte del conflitto e non lo sarà»

«La Nato non è un parte del conflitto, non ci lasciamo trascinare nel conflitto da Putin». Lo ha ribadito il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg stasera a Berlino, in conferenza stampa con il cancelliere Olaf Scholz, sottolineando che «il compito» della Nato «è sostenere l’Ucraina ed evitare un’escalation, che vada oltre l’Ucraina». «Se la Russia dovesse vincere la guerra, questo incoraggerebbe altri regimi autoritari a usare gli stessi mezzi, per ottenere i loro obiettivi. E questo renderebbe il mondo più pericoloso», ha aggiunto.

Ore 19:29 - Vescovo Donetsk: arrestato altro sacerdote da russi

«Dopo la celebrazione della Messa, sono entrati in parrocchia alcuni militari russi e dopo aver dispregiato i cattolici, la preghiera e il loro stare insieme, hanno catturato e portato in un luogo sconosciuto don Oleksandr Bogomaz, giovane parroco di Melitopol». Lo ha detto don Maksym Ryabukha, vescovo ausiliare dell’Esarcato arcivescovile di Donetsk, in un’intervista a Tv2000. È il terzo sacerdote cattolico arrestato in pochi giorni dall’esercito russo. Don Oleksandr è stato preso con la forza nella sua chiesa.

Ore 19:31 - Biden-Macron: «Sostegno a Kiev finché sarà necessario»

Usa e Francia continueranno a sostenere l’Ucraina «finché è necessario»: lo hanno dichiarato Joe Biden e Emmanuel Macron in un comunicato congiunto dopo il loro incontro nello studio Ovale. I due presidenti «ribadiscono il sostegno dei loro Paesi all’Ucraina» e si impegnanto a fornirle «un aiuto politico, di sicurezza, umanitario ed economico finché sarà necessario».

«I presidenti condannano con forza l’illegale aggressione della Russia contro l’Ucraina e mettono in evidenza come il colpire volontariamente civili e infrastrutture civili rappresenti un crimine di guerra», si legge nella dichiarazione congiunta di Biden e Macron, che condannano l’escalation deliberata della Russia e soprattutto «l’irresponsabile retorica sul nucleare e la sua disinformazione riguardo presunti attacchi chimici».

Ore 19:32 - Bozza dl: invio armi nel 2023 previo indirizzo Camere

Una proroga «fino al 31 dicembre 2023» e «previo atto di indirizzo delle Camere» dell’autorizzazione a cedere «mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari» all’Ucraina: lo prevede la bozza del decreto legge all’esame del Consiglio dei ministri. Si mantengono anche i «termini» e «le modalità» stabilite dal decreto del governo Draghi, in scadenza a fine 2022.

Ore 19:48 - Biden-Macron: «Conferenza internazionale il 13 dicembre»

«Gli Stati Uniti e la Francia intendono continuare a lavorare con i partner e gli alleati per coordinare gli sforzi di assistenza, inclusa la conferenza internazionale che si terrà a Parigi il 13 dicembre 2022. Intendono inoltre continuare a fornire un solido sostegno diretto al bilancio dell’Ucraina e sollecitare le istituzioni finanziarie internazionali per aumentare il loro sostegno finanziario». Lo hanno dichiarato Joe Biden e Emmanuel Macron nella dichiarazione congiunta diffusa al termine del loro incontro Washington.

Ore 20:07 - Biden: «Usa e Francia insieme contro brutalità Russia»

«Oggi ribadiamo che ci schiereremo insieme contro questa brutalità. E continueremo a sostenere con forza il popolo ucraino mentre difende le proprie case, le proprie famiglie, i propri asili, i propri ospedali, la propria sovranità e integrità contro l’aggressione russa». Così il presidente Usa Joe Biden durante la conferenza stampa congiunta col presidente francese Emmanuel Macron alla Casa Bianca. «Stati Uniti e la Francia rimangono impegnati ad affrontare gli effetti più ampi della guerra russa, compresa la collaborazione con la comunità internazionale per costruire una maggiore resilienza alle difficoltà alimentari ed energetiche», hanno aggiunto nel comunicato congiunto.

Ore 20:21 - Biden: «Pronto a parlare con Putin»

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è «pronto a parlare» con l’omologo russo, Vladimir Putin, ma «solo in presenza di un interesse concreto, da parte sua, a porre fine alla guerra in Ucraina: un interesse che finora non è stato riscontrato, nonostante il prezzo altissimo che la Russia ha pagato in questi mesi di conflitto». Durante la conferenza stampa congiunta organizzata con l’omologo francese, Emmanuel Macron, al termine del bilaterale odierno alla Casa Bianca, Biden ha affermato che «il ritiro delle forze russe dall’Ucraina è una condizione fondamentale per porre fine al conflitto», aggiungendo di non avere in programma, al momento, di cercare un contatto con Putin. «Se e quando dimostrerà di voler negoziare in buona fede la fine della guerra, e a seguito di appropriate consultazioni con gli alleati della Nato, sarò pronto a parlarci: nel frattempo, è cruciale continuare a sostenere l’Ucraina», ha concluso.

Ore 23:16 - Zelensky, stop a organizzazioni religiose legate a Mosca

L’Ucraina intende limitare le attività delle organizzazioni religiose legate alla Russia e rivedere lo status della Chiesa ortodossa ucraina fedele al patriarcato di Mosca. Lo ha annunciato il presidente Volodymyr Zelensky nel consueto videomessaggio serale, dopo una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale. Il Consiglio «ha incaricato il governo di presentare alla Verkhovna Rada (il parlamento ucraino, ndr) un progetto di legge per impedire alle organizzazioni religiose affiliate ai centri di influenza della Federazione Russa di operare in Ucraina».

Ore 23:18 - Kiev, da inizio guerra morti 10-13mila nostri soldati

Dall’inizio della guerra l’esercito ucraino ha perso fino a 13mila soldati. Lo ha annunciato il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak, citato da Ukrinform. «Abbiamo stime ufficiali dello Stato Maggiore e stime ufficiali fornite dal Comandante in Capo Supremo. E vanno da 10 a 12,5-13mila morti. Stiamo parlando apertamente del numero di morti», ha dichiarato.

Ore 01:57 - Il Pentagono valuta un piano di addestramento dell’esercito ucraino

Il segretario alla Difesa Lloyd Austin e altri alti funzionari del Pentagono stanno valutando un’importante espansione dell’addestramento rivolto all’esercito ucraino, secondo il Washington Post. Il piano, in discussione da settimane, secondo alti funzionari della Difesa degli Stati Uniti, si baserebbe sui miliardi di dollari in armi inviati dagli Usa e unità combattenti ucraine con centinaia, o forse anche migliaia di soldati, da addestrare a Grafenwoehr, in Germania, dove l’esercito americano ha istruito le forze ucraine in numero minore per anni. Austin, scrive il Wp, «è desideroso di aumentare la capacità dell’Ucraina di manovrare sul campo di battaglia con uno stile di guerra più moderno» che si basi meno sul lancio di migliaia di colpi di artiglieria al giorno. L’obiettivo del nuovo addestramento sarebbe di insegnare agli ucraini tattiche per migliorare l’efficacia degli armamenti di cui dispongono guadagnando un vantaggio rispetto ai russi.

Ore 02:17 - Podolyak: 10-13 mila soldati ucraini morti dall’inizio del conflitto

Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha dichiarato, in un raro bilancio delle vittime del conflitto, che sono morti tra i 10.000 e i 13.000 soldati ucraini dall’inizio dell’invasione. «Abbiamo valutazioni ufficiali dello Stato maggiore, valutazioni ufficiali del comandante in capo (Zelensky), e oscillano tra 10.000 a 12.500-13.000 uccisi», ha detto aggiungendo che il numero di civili uccisi potrebbe essere «significativo». Podolyak ha anche suggerito che fino a 100.000 soldati russi sono stati uccisi dall’inizio dell’invasione e altri 100.000-150.000 sono stati feriti. I dati sono stati annunciati dopo che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha parlato di 100mila soldati ucraini morti, cifra poi rivista e bollata come un errore.

Ore 02:27 - Oltre 1.300 i prigionieri ucraini rilasciati secondo Zelensky

Sono oltre 1.300 i prigionieri di guerra ucraini rilasciati dai russi. Il numero è stato fornito dal presidente ucraino, Volodymyr Zelenski, nel consueto discorso serale, in cui ha riferito della liberazione di 50 prigionieri: quattro ufficiali e 46 soldati semplici. «Tutta l’Ucraina sarà libera - ha esclamato Zelensky - e tutti gli ucraini saranno a casa». L’ultimo scambio di prigionieri con i russi è avvenuto oggi, ed è stato confermato da Mosca, che ha visto un numero uguale di prigionieri russi rilasciati da Kiev.

Ore 04:51 - Bilanci, Kiev: numeri ufficiali «quando giungerà il momento»

I soldati ucraini uccisi nella guerra con la Russia sono almeno 10.000, ma la cifra potrebbe arrivare a 13.000. A fornirla ufficiosamente è lo Stato maggiore, citato da Mykhailo Podolyak, stretto collaboratore del presidente Volodymyr Zelensky, in un’intervista a Channel 24. Lo stesso Zelensky darà i numeri ufficiali «quando giungerà il momento», ha aggiunto il suo assistente. Lo scorso mese di giugno, quando russi e ucraini combattevano per il controllo del Lugansk orientale, fu Zelensky a dire che Kiev stava perdendo da 60 a 100 soldati al giorno, uccisi in azione, e circa 500 erano stati feriti sul campo. Quanto alle truppe russe, il numero di soldati morti è ufficialmente di 5.937, ma lo scorso mese il generale americano quantificò in 100.000 i morti e feriti tra le file russe, tanti quanto quelli ucraini. Nessuna di queste cifre può essere verificata, ma è chiaro che sia i russi che gli ucraini tendono a minimizzare il bilancio delle vittime militari per non demoralizzare le truppe ancora combattenti.

Giulio Gavino per lastampa.it l’1 Dicembre 2022.

La procura di Nizza indaga su un incidente aereo avvenuto la scorsa settimana in Costa Azzurra. L’attività, coperta dal massimo riserbo, riguarda la morte di un facoltoso uomo d’affari russo con passaporto maltese, ritenuto un magnate delle criptovalute. Si tratta di Vyacheslav Taran, 53 anni. Insieme a lui nell’incidente che ha interessato un elicottero della compagnia «Monacair Helicopters», con sede nel Principato di Monaco, è morto anche il pilota, un francese di 35 anni (il nome non è stato ancora reso noto). Il mistero sul quale si interroga il bel mondo della Costa Azzurra è legato ad una serie di «stranezze» in merito all’incidente di volo.

Prima anomalia. Taran sarebbe il terzo miliardario russo che operava nel settore dell’alta finanza a morire negli ultimi mesi. Nessuna ipotesi di un collegamento tra la tragedia e il conflitto tra Russa e Ucraina ma i gendarmi e i magistrati francesi sembrano decisi a fare chiarezza su una dinamica tutta da ricostruire. Non ha inoltre trovato riscontro la voce che l’uomo d’affari fosse su una «lista nera», in materia di sanzioni, da parte delle autorità ucraine.

La tragedia si è verificata intorno alle 14 di venerdì scorso nell’entroterra di Villefranche sur Mer, nei pressi di Eze Village, a poche miglia da Nizza. L’elicottero, un Eurocopter EC 130T2 prodotto da Airbus, si è schiantato in località Plateau de la Justice, un sentiero panoramico affacciato sul mare. L’inchiesta riguarda le cause dell’incidente e per questo i rottami dell’aeromobile sono stati posti sotto sequestro in attesa che la procura di Nizza indichi un perito per esaminarli. L’attenzione è puntata in particolare sulla scatola nera che è stata recuperata senza problemi. Il magistrato ha inoltre disposto che venga effettuata l’autopsia.

Seconda anomalia. Vyacheslav Taran era decollato dall’aeroporto di Losanna, in Svizzera, ed era diretto nel Principato di Monaco (dove ha un appartamento con vista mare e dove la moglie edita una rivista patinata sul piccolo regno della famiglia Grimaldi). A bordo ci sarebbe dovuta essere una terza persona che all’improvviso ha rinunciato. Chi era quella persona e perchè non è salita a bordo nonostante la sua presenza fosse stata annunciata nel piano di volo e alle autorità elvetiche?

Terza anomalia. L’elicottero era stato revisionato da poco, come ha confermato il costruttore Airbus (si tratta inoltre di un modello di ultima generazione). Il pilota, come ha dichiarato in un comunicato la compagnia monegasca, era inoltre un esperto di quel tipo di aeromobile.

Quarta anomalia. Le condizioni meteo sulla Costa Azzurra venerdì scorso erano perfette, con un’ottima visibilità. Il pilota non ha comunicato avarie o problemi via radio durante il volo dalle Alpi verso il Mediterraneo. Nella zona di Eze si stava preparando alla discesa verso il mare per procedere all’atterraggio.

Nella giornata di ieri la vedova del miliardario, Olga Taran, ha pubblicato sul sito della rivista che edita a Monaco un messaggio nel quale nega ogni collegamento del marito con la Russia e con le attività di riciclaggio ipotizzate da alcuni media ucraini, Russia «che la lasciato nel 2008 e per dedicarsi agli affari». La donna sostiene come avesse sostenuto anche alcune associazioni per l’assistenza di profughi ucraini nel marzo scorso, in Montenegro.

Usa: «Bene l’accordo su price cap Ue». Redazione Online su Il Corriere della Sera il 2 dicembre 2022.

Le notizie di venerdì 2 dicembre, in diretta

• La guerra in Ucraina è arrivata al 282esimo giorno.

• Per concentrare gli sforzi nel mettere fine al conflitto ucraino, i presidenti Biden e Macron hanno annunciato una conferenza internazionale che si terrà il 13 dicembre a Parigi.

• Dopo un’avanzata che prosegue da vari giorni, le truppe russe hanno conquistato il villaggio di Kurdyumovka, nella regione ucraina del Donetsk.

• Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato al New York Times di credere che la «guerra finirà nei prossimi mesi». Lo pensa davvero?

Ore 05:42 - Bilanci, Kiev: numeri ufficiali «quando giungerà il momento»

I soldati ucraini uccisi nella guerra con la Russia sono almeno 10.000, ma la cifra potrebbe arrivare a 13.000. A fornirla ufficiosamente è lo Stato maggiore, citato da Mykhailo Podolyak, stretto collaboratore del presidente Volodymyr Zelensky, in un’intervista a Channel 24. Lo stesso Zelensky darà i numeri ufficiali «quando giungerà il momento», ha aggiunto il suo assistente. Lo scorso mese di giugno, quando russi e ucraini combattevano per il controllo del Lugansk orientale, fu Zelensky a dire che Kiev stava perdendo da 60 a 100 soldati al giorno, uccisi in azione, e circa 500 erano stati feriti sul campo. Quanto alle truppe russe, il numero di soldati morti è ufficialmente di 5.937, ma lo scorso mese il generale americano quantificò in 100.000 i morti e feriti tra le file russe, tanti quanto quelli ucraini. Nessuna di queste cifre può essere verificata, ma è chiaro che sia i russi che gli ucraini tendono a minimizzare il bilancio delle vittime militari per non demoralizzare le truppe ancora combattenti.

Ore 06:21 - Il ministro Crosetto replica sul Corriere alle critiche sull’invio di armi in Ucraina

«Tutto quello che questo governo sta facendo nei confronti dell’ Ucraina è implementare le decisioni dell’esecutivo Draghi, della cui coalizione Conte guidava il partito maggiore. All`ex premier vorrei ricordare che tutto ciò che è stato inviato negli ultimi mesi a 360 gradi, non solo aiuti militari, è stato deliberato sulla base di cinque decreti definiti dal precedente governo». Lo sottolinea, in una intervista al Corriere della Sera, il ministro della Difesa Guido Crosetto che replica alle critiche al nuovo invio di armi all’Ucraina sostenute dal numero uno del Movimento 5Stelle, l’ex premier Giuseppe Conte. «Se inviare armi all’Ucraina significa essere guerrafondai, chi può fregiarsi di quel titolo è lui e il suo partito in primis. Io non la penso così, l’aiuto a una nazione attaccata è cosa diversa dall`essere guerrafondai», aggiunge Crosetto. «Le parole vanno usate con responsabilità. Conte manifesta totale incoerenza tra quello che diceva e faceva e quel che dice ora. Legittimo che passi da fornitore di armi a pacifista convinto ed è anche legittimo che guardi i sondaggi per decidere di cambiare idea. Ma non che usi epiteti violenti nei confronti di persone fisiche che hanno la sola colpa di rappresentare lo Stato. È come indicare a una parte di società violenta e antagonista nomi e cognomi di obiettivi da colpire». Per il ministro della Difesa «è molto grave il modo in cui lui personifica i suoi attacchi, rientra in una sfera inquietante. Conte è troppo intelligente per non capire che sta alimentando `odio verso persone fisiche, che ha identificato per contrapposizione politica. Io sono un galantuomo e non merito che un mio avversario politico, che avrebbe il dovere di essere istituzionale, mi conduca in una sfera di violenza verbale, mistificando la realtà e identificandomi come guerrafondaio».

Ore 07:49 - Zelensky: Mosca ha rilasciato 1.300 prigionieri

Sono oltre 1.300 i prigionieri di guerra ucraini rilasciati dai russi. Il numero è stato fornito dal presidente ucraino Zelensky nel consueto discorso serale, in cui ha riferito della liberazione di 50 prigionieri: quattro ufficiali e 46 soldati semplici. «Tutta l’Ucraina sarà libera — ha detto Zelensky — e tutti gli ucraini saranno a casa». L’ultimo scambio di prigionieri con i russi è stato confermato da Mosca, che ha visto un numero uguale di prigionieri russi rilasciati da Kiev.

Ore 07:52 - Regno Unito: nuove armi per l’esercito

L’esercito del Regno Unito potrebbe dotarsi di nuovi armamenti, dopo che la guerra in Ucraina ha dimostrato che i sistemi di artiglieria attualmente in dotazione sono «irrimediabilmente obsoleti». A dirlo è stato il ministro della Difesa Ben Wallace parlando in Italia, a bordo dell’Hms Albion, nave anfibia britannica che ha visitato ieri.

Secondo Wallace, anni di missioni internazionali in Iraq e Afghanistan hanno portato a «trascurare» il tradizionale ruolo dell’esercito e causato la necessità di modernizzare gli armamenti. La guerra in Ucraina ha mostrato come uno degli attuali sistemi di artiglieria dell’esercito sia «non abbastanza valido (...) per gli attacchi a corto raggio» e «superato dalla maggior parte dei sistemi suoi pari», ha aggiunto.

Per questo potrebbero essere portati avanti piani per introdurre nuovi sistemi missilistici di precisione. «Stiamo investendo 24 miliardi di sterline (circa 27,9 miliardi di euro) nel programma di equipaggiamento dell’esercito da qui alla fine del decennio. «Sono un sacco di soldi. L’esercito ha bisogno di mettersi al passo», ha detto il ministro.

Ore 07:59 - Nuovo attacco russo nella notte a Zaporizhzhia

Un nuovo attacco dell’esercito russo è stato sferrato nella notte in un villaggio nel distretto di Zaporizhzhia.

Lo ha detto il capo dell’amministrazione militare regionale Oleksandr Starukh su Telegram. «Un villaggio in una delle comunità del distretto di Zaporizhzhia è stato nuovamente colpito. L’obiettivo del nemico era la distruzione delle infrastrutture industriali ed energetiche. A seguito dell’attacco, l’edificio amministrativo, che ospitava tutti i servizi necessari ai residenti locali, è stato quasi completamente distrutto. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito», si legge su Telegram.

Le squadre di emergenza sono tuttora sul posto per spegnere l’incendio che è scoppiato dopo l’attacco.

Ore 08:25 - Biden abbraccia Macron e su Putin: «Gli parlerò ma lui ora non vuole»

(Giuseppe Sarcina, nostro corrispondente da Washington) Joe Biden minimizza: «Ci sono degli intoppi e possiamo fare qualche cambiamento». Emanuel Macron incassa: «Siamo d’accordo che dobbiamo sincronizzare il nostro approccio alla transizione energetica». Questo è il punto di equilibrio raggiunto dopo oltre tre ore di bilaterale alla Casa Bianca. I due leader sembrano essersi impegnati a disinnescare un contenzioso economico potenzialmente devastante tra Stati Uniti ed Unione europea.

Nell’agosto scorso il Congresso Usa aveva stanziato 369 miliardi di dollari, spalmati su dieci anni, per investimenti a favore delle industrie attive nelle energie rinnovabili e nei settori ad alta tecnologia. A Bruxelles obiettarono subito che quei fondi pubblici avrebbero accordato un notevole vantaggio competitivo alle imprese americane, spiazzando le concorrenti europee. Lo stesso Macron, alla vigilia del vertice con Biden, aveva detto che quelle misure, fortemente volute dall’Amministrazione, erano «super aggressive». Le due delegazioni hanno preparato il terreno, con una capillare ricognizione tecnica condotta dal Tesoro e da Mike Pyle, il consigliere della Casa Bianca che ha in carico il dossier. I toni si sono stemperati. E alla fine Macron ha ottenuto da Biden almeno il riconoscimento che ci sono degli «intoppi» e che «è necessario superarli».

Ore 08:53 - Blinken: «La fine della guerra dipende da Putin»

«Questa guerra potrebbe concludersi domani se Putin si fermasse». Lo ha affermato durante un’intervista all’emittente francese France 2 il segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken, che ha poi proseguito accusando il presidente russo di «giocarsi la carta del freddo» e di «utilizzare l’inverno come un’arma». In goni caso, ha concluso Blinken, un incontro tra Volodymyr Zelensky e Putin sarebbe possibile se da parte di Mosca ci fosse «serietà nei confronti della diplomazia e del dialogo», ma il presidente russo fa «tutto il contrario».

Ore 09:48 - A Kiev gli ultimi 7 corazzati Gepard della Germania

Per aiutare l’esercito di Kiev a respingere l’invasione russa, la Germania invierà in Ucraina gli ultimi 7 mezzi corazzati Gepard a disposizione della Bundeswehr, l’esercito federale. Lo rivela il settimanale «Der Spiegel», che ricorda come il Paese sotto attacco abbia già ricevuto 30 mezzi di questo tipo, non più utilizzati dalle forze armate tedesche dal 2012 e da allora conservati nei magazzini del gruppo Krauss-Maffei-Wegmann che li ha prodotti. I mezzi erano destinati alla rottamazione.

Ore 11:09 - Cremlino: «Putin è aperto a colloqui sull’Ucraina ma rifiuta le condizioni di Biden»

Il presidente russo Vladimir Putin rimane «aperto a colloqui per assicurare gli interessi della Russia». Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dall’agenzia Tass, dopo l’offerta di negoziati dal presidente americano Joe Biden. Peskov ha aggiunto che Mosca «considera la pacifica via diplomatica come la preferibile per raggiungere i suoi obiettivi».

Per la Russia è tuttavia impossibile accettare la condizione posta dal presidente Usa Joe Biden per le trattative, cioè che prima le truppe di Mosca lascino il territorio ucraino. Lo ha chiarito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dall’agenzia Ria Novosti.

Ore 11:17 - Anche la Spagna contribuirà alle indagini sui crimini di guerra

Un team formato da agenti spagnoli della Polizia Nazionale e della Guardia Civil è partito la scorsa notte per l’Ucraina, dove sarà impegnato in indagini su possibili crimini di guerra commessi nel corso del conflitto. Lo si legge in una nota del Ministero dell’Interno. La squadra è composta da 11 agenti, specialisti nelle aree di polizia scientifica, criminalistica e disattivazione di esplosivi, coordinati da un comandante e da un ispettore capo. Sul campo, il team lavorerà nelle indagini in collaborazione con le autorità ucraine nelle indagini.

Ore 11:22 - Papa: «Danni incalcolabili per vittime e crisi energetica in Ucraina»

La «globalizzazione dei problemi si ripropone oggi a proposito del drammatico conflitto bellico in corso all’interno dell’Europa, tra Russia e Ucraina». Lo ricorda Papa Francesco nel Messaggio inviato all’VIII Conferenza Rome MED Dialogues. Dalla guerra «oltre ai danni incalcolabili di ogni guerra in termini di vittime, civili e militari, conseguono - sottolinea il Pontefice - la crisi energetica, la crisi finanziaria, la crisi umanitaria per tanta gente innocente costretta a lasciare la propria casa e a perdere i beni più cari e, infine, la crisi alimentare, che colpisce un numero crescente di persone in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi più poveri».

Ore 11:40 - Zelensky firma il decreto per le restrizioni alla Chiesa ortodossa

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto che pone restrizioni all’attività della Chiesa ortodossa del Paese legata al Patriarcato di Mosca. Lo rende noto Ukrinform. Zelensky aveva preannunciato ieri sera l’iniziativa, affermando che intendeva «impedire alle organizzazioni religiose affiliate ai centri di influenza della Federazione Russa di operare in Ucraina». L’agenzia ucraina aggiunge che sono proseguite oggi in tre chiese le perquisizioni dei servizi di sicurezza interni, Sbu, avviate da alcune settimane.

Ore 11:43 - Kiev: «Tre morti in un attacco russo a Kherson»

Tre persone sono state uccise e altre 7 sono rimaste ferite dai bombardamenti russi nella regione meridionale ucraina di Kherson nelle ultime 24 ore. Lo riferisce il governatore regionale, Yaroslav Yanushevych su Telegram, scrive il Guardian online. Secondo il governatore, le truppe russe hanno bombardato la città di Kherson e altre parti della regione 42 volte nello stesso periodo. La città è stata liberata dalle forze ucraine a metà novembre dopo mesi di occupazione russa, ma da allora è sotto il fuoco delle truppe di Mosca che si sono ritirate sul lato opposto del fiume Dnipro. La città ha anche avuto problemi con la fornitura di energia elettrica. Yanushevych ha affermato che l’energia elettrica è stata nuovamente interrotta ieri dopo essere stata recentemente ripristinata. Allo stesso tempo, le autorità filorusse di Kherson hanno annunciato che inizieranno ad evacuare alcune persone a mobilità ridotta dalla città di Kakhovka, occupata dai russi, sulla sponda orientale del fiume Dnipro. Le evacuazioni dovrebbero iniziare domani, scrivono le autorità su Telegram, riferisce il Guardian.

Ore 12:45 - Kiev: «Pacchi insanguinati a nostre ambasciate, anche in Italia»

Pacchi insanguinati contenenti occhi di animali sono stati spediti alle ambasciate e ai consolati ucraini in cinque Paesi europei. Lo denuncia il ministero degli Esteri ucraino, come riporta Unian, affermando che le minacce sono giunte alle ambasciate ucraine in Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Croazia, Italia, ai consolati generali di Napoli, Cracovia e al consolato di Brno (Repubblica Ceca). Ignoti hanno anche danneggiato l’ingresso della residenza dell’ambasciatore dell’Ucraina in Vaticano. «È in corso una campagna ben pianificata di terrore e intimidazione delle ambasciate e dei consolati dell’Ucraina», ha affermato Kuleba.

Ore 12:53 - Putin a Scholz: «Politiche occidentali distruttive»

Il presidente russo Vladimir Putin, in una conversazione telefonica col cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha definito «distruttiva» la linea dei Paesi occidentali in Ucraina accusandoli per le armi fornite all’esercito ucraino. Lo riferisce il Cremlino, ripreso dalla Tass. «L’attenzione è diretta agli stati occidentali, compresa la Germania, che hanno potenziato il regime di Kiev con le armi e addestrato l’esercito ucraino», afferma una nota del Cremlino.

Ore 12:56 - Kadyrov: «Le parole del Papa seminano odio»

«Il Papa, guida spirituale di milioni di cattolici, avrebbe dovuto usare una retorica più pacifica invece che seminare odio e discordia interetnica tra i popoli». Così, su Telegram, il comandante ceceno Ramzan Kadyrov torna alle parole del Pontefice su una maggiore crudeltà di soldati ceceni e buriati in Ucraina. «Prima dell’intervento della Nato negli affari interni dell’Ucraina - aggiunge Kadyrov - non avevamo problemi con il popolo ucraino. Ciò non si può dire delle azioni del gregge del Papa nelle persone degli istruttori della Nato, che cercano di trasformare il maggior numero possibile di militari ucraini in carne da cannone».

Ore 14:57 - Cavusoglu, ministro degli Esteri turco: «Situazione complicata ma continueremo con i nostri sforzi»

In merito al conflitto in Ucraina «è difficile prevedere come potrà finire questa guerra. Si era più vicini a una soluzione a fine marzo quando le due parti si sono incontrate a Istanbul. Ora è più complicato, ci sono più attori coinvolti, ma la Turchia non mollerà e continuerà con i suoi sforzi». Così il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, intervenendo ai Med Dialogues 2022 a Roma.

Ore 15:10 - Medvedev: «Kiev è diventata nemica di Cristo e dell'ortodossia»

Le autorità «sataniste» di Kiev «sono diventate apertamente nemiche di Cristo e della fede ortodossa». Lo afferma in un post su Telegram l'ex presidente russo Dmitry Medvedev, dopo il decreto firmato dal presidente Volodymyr Zelensky per porre restrizioni alla Chiesa ortodossa ucraina fedele al Patriarcato di Mosca, che conta milioni di fedeli. Medvedev, citato dall'agenzia Ria Novosti, stigmatizza anche le perquisizioni effettuate dai servizi di sicurezza ucraini in molti luoghi sacri della Chiesa legata a Mosca. «I credenti sono obbligati» dalle autorità ucraine a frequentare solo le chiese giudicate «corrette», afferma Medvedev.

Ore 15:35 - Di nuovo isolata l'ambasciata di Ucraina in Spagna

L'ambasciata di Ucraina in Spagna è stata nuovamente transennata e isolata. Lo ha riferito l'agenzia di stampa spagnola Rtve. Due giorni fa, il quotidiano spagnolo «20 Minutos» ha riferito che un impiegato dell'ambasciata ucraina a Madrid è rimasto lievemente ferito nell'esplosione di un ordigno nascosto in un plico postale. I media locali hanno riferito ieri che sei pacchi con esplosivi sono stati intercettati dalla polizia. I pacchi erano originariamente destinati a diverse istituzioni pubbliche, tra cui l'ambasciata ucraina, il ministero della Difesa spagnolo e una base dell'aeronautica, nonché a una compagnia di armamenti, che fornisce armi all'Ucraina.

Ore 17:44 - Media, Usa cercano spostare sistemi difesa aerea in Ucraina

Gli Stati Uniti stanno lavorando con i Paesi del Medio Oriente per spostare alcuni dei loro sistemi di difesa aerea in Ucraina. Lo ha rivelato il Ceo di Raytheon Technologies, Greg Hayes, in un’intervista, come riportato da Politico. «Ci sono Nasams schierati in tutto il Medio Oriente, e alcuni dei nostri alleati della Nato e noi stiamo effettivamente lavorando con un paio di Paesi che attualmente impiegano questi sistemi e cercano di indirizzarli verso l’Ucraina», ha spiegato Hayes, precisando che spostarli è più veloce che costruirli negli Stati Uniti (a causa del tempo necessario per acquistare componenti elettronici e motori a razzo, servono due anni per assemblare i Nasams).

L’amministrazione di Joe Biden dovrebbe approvare l’accordo per trasferire i sistemi di difesa aerea in Ucraina, e per ora nessuna conferma arriva dal Dipartimento della Difesa. Kiev ha passato mesi a fare pressioni sugli Usa per ottenere i Nasams in modo da contrastare gli attacchi missilistici russi: i primi due sono arrivati ;;all’inizio di novembre e gli Stati Uniti hanno promesso che altri sono in arrivo. Due giorni fa, inoltre, l’esercito ha assegnato un contratto del valore di 1,2 miliardi di dollari per la consegna di sei Nasams all’Ucraina entro il 2025.

Ore 18:24 - Capo Aiea: «Vedrò di nuovo Putin, stiamo negoziando incontro»

Sono in corso colloqui per organizzare un nuovo incontro tra il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi e il presidente russo Vladimir Putin. Lo ha detto lo stesso Grossi alla Tass. «Sono impaziente per questo. Non so esattamente quando, stiamo discutendo. Certo, dovrò rivederlo», ha detto il capo dell’agenzia internazionale per l’energia atomica. I due si sono già incontrati lo scorso ottobre a San Pietroburgo per discutere della non proliferazione nucleare e di una zona di sicurezza attorno alla centrale di Zaporizhzhia in Ucraina, sotto costanti bombardamenti.

Ore 18:27 - Kiev, pacco insanguinato anche all’ambasciata di Madrid

«Anche l’ambasciata dell’Ucraina in Spagna ha ricevuto un pacco insanguinato come quelli precedentemente ricevuti ad altre istituzioni diplomatiche ucraine. La polizia spagnola ha circondato il perimetro dell’ambasciata per motivi di sicurezza. Gli esperti sono sul posto, sono in corso le indagini». Lo scrive su Facebook Oleg Nikolenko, portavoce del ministero degli Esteri di Kiev. Nei giorni scorsi erano arrivati pacchi incendiari sia all’ambasciata ucraina a Madrid che ad altre istituzioni spagnole.

Nel pacco «insanguinato» ricevuto dall’ambasciata ucraina a Madrid è stato trovato «un occhio schiacciato di animale»: lo riferiscono fonti del ministero dell’Interno spagnolo. Esclusa, invece, la presenza di «meccanismi o sostanze esplosive o deflagranti», aggiungono le stesse fonti. La busta sospetta era stata intercettata dai filtri di sicurezza dell’ambasciata attorno alle 14 di oggi, Per precauzione, la polizia ha evacuato l’edificio.

Ore 18:50 - Casa Bianca: «Bene accordo sul price cap, limiterà la capacità di Putin»

Gli Usa accolgono positivamente il price cap europeo sul petrolio russo, che «aiuterà a limitare la capacità della macchina da guerra di Putin» in Ucraina: lo ha detto il portavoce del consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby.

Ore 18:53 - Casa Bianca: «Biden non ha intenzione di parlare con Putin ora»

«Joe Biden non ha intenzione di parlare con Vladimir Putin ora»: lo ha detto il portavoce del consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca John Kirby, sottolineando che spetta all’Ucraina decidere se e quando può essere negoziato un accordo.

Ore 20:58 - Calenda: «Andrò a Leopoli e Kiev tra due settimane»

«Io sarò in Ucraina, non questa settimana, ma quella dopo. Qui c’è un Paese dove la gente sta combattendo per la propria Libertà, morendo di freddo e di fame e noi siamo stiamo a cavillare se aiutarli o no». Lo ha annunciato ad Ancona il leader del Terzo Polo Carlo Calenda rispondendo ai cronisti. «Sia chiaro gli ucraini stanno combattendo per noi vanno aiutati. bisogna andare anche lì se uno può. Nella prima fase della guerra sono andati tutti lì e poi se la sono un po’ dimenticati. Il sindaco di Leopoli mi ha invitato, andrò a Leopoli e Kiev». «Conte ripete che serve una soluzione diplomatica? L’ha trovata? Perché ripetere che bisogna trovare una soluzione diplomatica senza spiegare qual è un po’ come quando miss universo vince e dice che vuole la pace nel mondo».

Ore 22:46 - Ft: «Russia crea flotta petroliere-ombra per aggirare sanzioni»

La Russia ha silenziosamente ammassato una flotta di oltre 100 vecchie petroliere per cercare di aggirare le sanzioni occidentali sulle vendite di greggio in seguito all’invasione dell’Ucraina. Lo scrive il Financial Times, citando alcune fonti, secondo le quali Mosca — che è fortemente dipendente dalle petroliere straniere per il trasporto del suo petrolio — ha aggiunto altre 100 navi quest’anno tramite acquisti diretti e indiretti. L’obiettivo del Cremlino, secondo indiscrezioni, è creare una «flotta-ombra» per aggirare le sanzioni.

Ore 00:44 - G7 e Australia si uniscono a Ue su price cap a petrolio russo

I Paesi del G7 e l'Australia si sono uniti all'Unione Europea per l'adozione del price cup di 60 dollari al barile per il petrolio russo. Un passo fondamentale dal momento in cui le sanzioni occidentali mirano a riordinare il mercato globale del petrolio per prevenire l'impennata dei prezzi e privare il presidente Vladimir Putin dei finanziamenti per la sua guerra in Ucraina. Lunedì entrerà in vigore l'embargo dell'Ue sul petrolio russo spedito via mare e un divieto di assicurazione per tali forniture.

Ore 03:10 - Zelensky, ci sarà un tribunale speciale per i russi

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha mostrato questo venerdì di essere convinto che ci sarà un tribunale speciale che giudicherà la Russia per la sua aggressione contro l'Ucraina. «Sono sicuro che ci sarà un tribunale, ci sarà giustizia», ha affermato nel suo consueto discorso notturno. Nel suo discorso, il leader ucraino ha spiegato che tutta questa settimana il suo Paese ha lavorato «a vari livelli nelle capitali europee per ottenere una massa critica di sostegno per l'avvio di un tribunale speciale: un tribunale sull'aggressione russa».

«Londra, Parigi, Berlino, Varsavia e altre capitali... Stiamo rafforzando la nostra posizione ovunque, accumulando il sostegno dei nostri partner. Sono sicuro che ci sarà un tribunale, ci sarà giustizia», ha detto. Dopo aver fatto riferimento ai premi consegnati questo venerdì ai prigionieri ucraini che sono stati rilasciati, Zelensky ha dichiarato che non abbandonerà i suoi militari: «Non lasceremo un solo ucraino nelle prigioni russe, nei campi e in "isolamento"». Il presidente ucraino ha anche commentato che ci sono tre navi che invieranno grano ucraino in Somalia ed Etiopia, e che entro la fine della primavera saranno inviate circa 60 navi con lo stesso carico umanitario che «salva dalla fame milioni di persone».

Ucraina - Russia, le news dalla guerra del 3 dicembre. Kiev: bombardata clinica oncologica di Kherson. La Repubblica il 3 Dicembre 2022.

Podolyak: "Vogliono impedire alle persone di riscaldarsi". Casa Bianca: "Biden per ora non ha alcuna intenzione di avere uno scambio con Putin". Il ministro della Difesa russo Shojgu è in Bielorussia

Dopo l'apertura di Biden al dialogo con Putin, emersa dopo il faccia faccia con Macron alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha voluto chiarire il punto attraverso il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, dopo la immediata chiusura del leader russo. "Il presidente non ha al momento nessuna intenzione di avere uno scambio" con Putin perché "non ha mostrato assolutamente nessun interesse per qualunque tipo di dialogo, anzi piuttosto il contrario". Oggi Mosca ha respinto la proposta, poiché questa implica un ritiro delle truppe russe dall'Ucraina, mentre la Russia chiede il riconoscimento delle aree dell'Ucraina annesse con l'occupazione. Il portavoce della Casa Bianca ha negato che gli Stati Uniti vogliano spingere il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a riprendere il negoziato con Mosca.

La guerra, dunque, va avanti e il capo dello staff di Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha affermato che la Russia intende colpire duramente le infrastrutture dell'Ucraina per metterla in ginocchio quando le temperature saranno particolarmente rigide. "Il nemico sta aspettando che la temperatura scenda a -10 di notte per impedire alle persone di riscaldarsi e congelarle", ha detto in un'intervista alla giornalista russa Yulia Latynina, secondo quanto riferisce l'agenzia ucraina Unian.

00:54

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è in vigore il dl sull'invio di armi a Kiev nel 2023

La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il decreto legge per l'invio di armi in Ucraina. E' prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina.

00:59

Energia: i Paesi del G7 e l'Australia approvano accordo Ue su tetto al prezzo del petrolio russo

I Paesi membri del G7, insieme all'Australia, hanno approvato l'accordo raggiunto dagli Stati membri dell'Unione europea su un tetto di 60 dollari al barile per le importazioni di petrolio russo. In una nota, i Paesi aderenti alla coalizione globale per il tetto al prezzo del petrolio hanno sottolineato che la misura contribuirà a limitare in maniera significativa i proventi energetici della Federazione Russa, e quindi anche la capacità del Cremlino di finanziare la continuazione del conflitto in Ucraina. "Ribadiamo ancora una volta la determinazione a ridurre la dipendenza dei singoli Paesi dal petrolio proveniente dalla Russia, indipendentemente dall'imposizione del tetto al prezzo delle importazioni", si legge nella nota, in cui i Paesi firmatari esortano anche le nazioni del terzo mondo ad adottare il tetto al prezzo del petrolio russo, per stabilizzare i mercati energetici internazionali. Nel documento viene anche ricordato che la misura entrerà ufficialmente in vigore il prossimo 5 dicembre, o "poco dopo".

01:00

Financial Times: la Russia crea flotta di petroliere-ombra per aggirare le sanzioni

La Russia ha silenziosamente ammassato una flotta di oltre 100 vecchie petroliere per cercare di aggirare le sanzioni occidentali sulle vendite di greggio in seguito all'invasione dell'Ucraina. Lo scrive il Financial Times, citando alcune fonti, secondo le quali Mosca - che è fortemente dipendente dalle petroliere straniere per il trasporto del suo petrolio - ha aggiunto altre 100 navi quest'anno tramite acquisti diretti e indiretti. L'obiettivo del Cremlino, secondo indiscrezioni, è creare una "flotta-ombra" per aggirare le sanzioni.

01:48

Ucraina: raddoppia la migrazione ebraica verso Israele

Il numero di migranti ebrei che hanno fatto rientro in Israele è "raddoppiato" nel 2022, anche e soprattutto a causa della guerra della Russia in Ucraina che ha impresso una nuova accelerata ai ritorni. Lo scrive Asia News. Il dato emerge da un rapporto ufficiale, secondo cui "il numero degli immigrati ha raggiunto quota 70mila: il doppio rispetto agli immigrati che il Paese aveva accolto l'anno precedente". Lo studio mostra come "la maggioranza degli immigrati ebrei fuggiva dall'escalation della guerra in Ucraina", sfruttando al riguardo "gli sforzi del governo israeliano per riportare a casa tutti gli ebrei sparsi nei Paesi teatro di guerra". "Il 54% degli immigrati - prosegue il rapporto - dell'anno corrente è arrivato dalla Russia, il 21% dall'Ucraina, il 5% dagli Stati Uniti e un ulteriore 4% dalla Francia".

05:13

 Zelensky: ci sarà un tribunale speciale che giudicherà i russi

Nel consueto videodiscorso notturno alla nazione, il presidente Zelensky si è mostrato convinto che sarà un tribunale speciale a giudicare la Russia per la sua aggressione all'Ucraina. Per tutta la settimana che sta per concludersi l'Ucraina ha lavorato "a vari livelli nelle capitali europee per ottenere una massa critica di sostegno per l'avvio di un tribunale speciale, un tribunale sull'aggressione russa - ha detto Zelensky -. Londra, Parigi, Berlino, Varsavia e altre capitali. Stiamo rafforzando la nostra posizione ovunque, accumulando il sostegno dei nostri partner. Sono sicuro che ci sarà un tribunale, ci sarà giustizia".

05:23

Zelensky: non lasceremo un solo ucraino nelle prigioni russe

Dopo aver fatto riferimento ai premi consegnati questo venerdì ai prigionieri ucraini che sono stati rilasciati, Zelensky ha dichiarato che non abbandonerà i suoi militari: "Non lasceremo un solo ucraino nelle prigioni russe, nei campi e in 'isolamento'".

05:24

Zelensky: il grano ucraino salverà milioni di persone

Nel suo videodiscorso notturno, il presidente ucraino ha anche spiegato che tre navi trasporteranno grano ucraino in Somalia ed Etiopia, e che entro la fine della primavera saranno inviate circa 60 navi con lo stesso carico umanitario. "Salverà dalla fame milioni di persone".

07:31

Kiev, cercano di rubare murale di Banksy a Gostomel, arrestati

Un gruppo di persone ha cercato di rubare un murale dell'artista britannico Banksy da un edificio colpito dai bombardamenti russi a Gostomel, nel distretto di Kiev. La polizia ha riferito di aver arrestato i responsabili, come riporta la Bbc. Il murale, che rappresenta una donna con una maschera antigas, non è stato danneggiato, ha detto il governatore della regione Oleksiy Kuleba. "Queste immagini sono, dopo tutto, simboli della nostra lotta contro il nemico", ha dichiarato, "sono storie sul sostegno e la solidarietà dell'intero mondo civilizzato all'Ucraina. Faremo di tutto per preservare queste opere di street art come simbolo della nostra vittoria". La polizia ha pubblicato le immagini del muro giallo a Gostomel, con un'ampia macchia tagliata fino alla muratura. Banksy ha pubblicato il video delle sue opere d'arte in Ucraina il mese scorso.

07:35

Ambasciata russa a Washington: dopo il nostro petrolio nessun Paese potrà dirsi immune dal price cap

Il price cap sul petrolio russo introdotto dal G7 che entrerà in vigore da lunedì significa, di fatto, la ridefinizione dei principi del libero mercato, ha commentato l'ambasciata russa a Washington. "Nascondendosi dietro nobili principi, gli strateghi di Washington mantengono un muro di silenzio sul fatto che i disequilibri dei mercati dell'energia scaturiscono dalle loro azioni maligne, a partire dalle sanzioni contro la Russia e il bando di importazioni di energia dal nostro Paese", si legge nella nota. "Con la tenacia richiesta a migliori obiettivi, l'Occidente collettivo sta cercando di ridefinire i principi alla base del libero mercato. Passi come questo inevitabilmente si ripercuoteranno in una maggiore incertezza e in costi più alti, per i consumatori, per le materie prime. E d'ora in poi, nessun Paese sarà immune all'introduzione di price cap di ogni tipo sulle sue esportazioni".

07:47

Kiev, bombardata tutta la notte area centrale Zaporizhzhia

Bombardato per tutta la notte dall'esercito russo il distretto di Nikopol, nella regione orientale di Dnipropetrovsk, nella zona della centrale nucleare di Zaporizhzhia: danneggiati gasdotti e le reti elettriche. "I russi hanno bombardato il distretto di Nikopol per tutta la notte, ma il centro del distretto è stato il più colpito. Più di 30 proiettili nemici sono caduti su Nikopol (di fronte alla centrale nucleare) ma fortunatamente le persone non sono rimaste ferite. Due dozzine di abitazioni, fabbricati agricoli, reti elettriche e gasdotti e 50 sono stati danneggiati", ha detto il capo militare regionale Valentin Reznichenko.

08:23

Ucraina, intelligence Gb: "Se la Russia conquista Bakhmut, potrebbe minacciare Kramatorsk e Sloviansk"

La Russia ha dato la priorità a Bakhmut come principale sforzo offensivo dall'inizio di agosto 2022. La cattura della città avrebbe un valore operativo limitato sebbene consentirebbe potenzialmente alla Russia di minacciare le aree urbane più grandi di Kramatorsk e Sloviansk.

09:09

Ucraina, intelligence Gb: "La Russia cerca di accerchiare Bakhmut"

La Russia sta probabilmente pianificando di accerchiare la città di Bakhmut nell'Oblast di Donetsk con avanzate tattiche a nord ea sud, ha detto sabato il ministero della Difesa britannico. La cattura della città avrebbe un valore operativo limitato, ma potrebbe potenzialmente consentire alla Russia di minacciare Kramatorsk e Sloviansk, ha aggiunto il ministero in un aggiornamento quotidiano dell'intelligence. "Esiste una possibilità realistica che la cattura di Bakhmut sia diventata principalmente un obiettivo simbolico e politico per la Russia", ha affermato il ministero nell'aggiornamento pubblicato su Twitter.

09:41

Ucraina, Kiev: "443 bambini uccisi dall'inizio del conflitto"

È salito a 443 il numero di bambini ucraini rimasti uccisi dall'inizio della guerra,  più di 852 sono stati feriti: lo riferisce la Procura generale di Kiev, come riporta Ukrinform. "Al mattino del 3 dicembre, più di 1.295 bambini sono stati colpiti in Ucraina a causa dell'aggressione armata della Federazione Russa. Secondo le informazioni ufficiali dei procuratori minorili, 443 bambini sono stati uccisi e più di 852 sono stati feriti", ha reso noto l'ufficio del Procuratore.

09:51

Ucraina, Londra: "Putin potrebbe usare negoziato per riarmarsi"

 In un'intervista al Telegraph, il ministro degli Esteri britannico James Cleverly avverte che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe sfruttare un eventuale negoziato di pace in Ucraina per riarmare il suo esercito. C'è il rischio che "un cessate il fuoco possa essere semplicemente usato da Putin per addestrare più truppe, produrre più munizioni, ricostruire e riarmare le sue truppe", ha detto Ceverly in un'intervista a margine del vertice ministeriale della NATO di Bucarest.

10:04

Ucraina, Kiev: "Sono 90.600 i soldati russi morti in combattimento"

 Secondo l'aggiornamento dello Stato maggiore ucraino, è salito a 90.600 il bilancio delle vittime tra i soldati russi, tra cui 510 militari morti nei combattimenti delle ultime 24 ore. Inoltre, afferma il report, le truppe ucraine hanno distrutto 2.917 carri armati nemici, 5.886 veicoli blindati, 1.906 sistemi di artiglieria, 395 lanciamissili, 210 sistemi antiaerei, 280 aerei, 263 elicotteri, 1.572 droni operativo-tattici, 531 missili da crociera, 16 navi da guerra, 4.472  veicoli e serbatoi di carburante.

10:23

Lettonia, sotto accusa il canale in esilio Dozhd Tv: 10.000 euro di multa per propaganda

È bufera sul canale indipendente russo Dozhd Tv, "in esilio" in Lettonia dallo scorso giugno, dopo che, il primo marzo, pochi giorni dopo l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, le autorità a Mosca ne hanno ordinato la chiusura. Il giornalista Aleksei Korostelev giovedì in trasmissione ha spiegato la sua intenzione di lasciare spazio alle storie dei soldati russi per fare in modo che potessero essere meglio equipaggiati. La rete ha immediatamente preso le distanze dalle sue parole e Korostelev è stato licenziato. L'anchor di punta di Dozhd Tv, Katya Kotrikadze, è intervenuta per ribadire la posizione contro la guerra dell'emittente. Ma il vice Premier lettone e ministro della Difesa, Artis Pabriks, ha chiesto il ritorno in Russia della redazione della televisione russa in esilio e la revoca della licenza di trasmissione. Dozhd ha anche ricevuto una multa di 10mila euro per aver esibito una cartina in cui la Crimea era inserita nella Federazione russa e per aver detto "il nostro esercito" in riferimento alle forze russe.

10:45

Ucraina, il superyacht di Medvedchuk all'asta a Kiev

Un superyacht da 200 milioni di dollari di proprietà di Viktor Medvedchuk, oligarca ucraino amico di Vladimir Putin che è soggetto a sanzioni, sarà messo all'asta da Kiev dopo il sequestro in Croazia. Un tribunale croato - afferma il governo di Kiev - ha stabilito che lo yacht Royal Romance di 92,5 metri di Medvedchuk dovrebbe essere trasferito all'Agenzia ucraina per il recupero e la gestione dei beni (Arma), per "preservare il valore economico vendendolo all'asta". 

10:50

Ucraina, Kiev: "Attacchi in aumento a Kherson, nuove evacuazioni"

Da oggi al 5 dicembre i residenti di Kherson che si trovano ancora sulla riva sinistra del fiume Dnipro saranno evacuati a causa dell'intensificarsi degli attacchi dell'esercito russo: lo rende noto l'amministrazione regionale citata dall'Ukrainska Pravda. "L'evacuazione è necessaria a causa della possibile intensificazione delle ostilità in questo territorio", dichiara l'amministrazione. I funzionari non hanno riferito se per l'evacuazione c'è un accordo con gli occupanti russi.

11:52

Ucraina, commissione Onu: "L'impatto della guerra è devastante per i bambini"

La Commissione d'inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite per le indagini sui crimini di guerra russi ha dichiarato che l'impatto della guerra sui bambini ucraini è stato devastante è ha sottolineato il costante aumento delle minacce ai diritti e alla vita dei bambini. Al termine della sua indagine, la Commissione delle Nazioni Unite, composta Eric Mese dalla Norvegia, Jasminka Dzumhur dalla Bosnia-Erzegovina e Pablo de Greiff dalla Colombia, ha evidenziato che la distruzione delle scuole influisce sulla disponibilità dell'istruzione, anche nelle aree disoccupate delle regioni di Kharkiv e Kherson.

12:20

Ucraina, Papa: "Facilitare l'accesso agli aiuti umanitari"

Il Papa ricorda "la sofferenza di tutte le donne e di tutti gli uomini con disabilità che vivono in situazione di guerra, o di coloro che si trovano a portare una disabilità a causa dei combattimenti". In un messaggio nella Giornata internazionale delle disabilità, pensa agli sfollati in Ucraina che non possono fuggire a causa delle disabilità: "Quante persone - in Ucraina e negli altri teatri di guerra - rimangono imprigionate nei luoghi dove si combatte e non hanno nemmeno la possibilità di fuggire? E necessario prestare loro speciale attenzione e facilitare in ogni modo il loro accesso agli aiuti umanitari".

12:43

Ucraina, Kiev: "Sabotato il sistema ferroviario nel Lugansk filorusso"

Sabotato il sistema di controllo automatizzato della ferrovia Lugansk-Lantrativka utilizzata dall'esercito russo per l'approvvigionamento militare: "Nelle prossime due o tre settimane, gli occupanti russi dovranno affrontare un significativo ritardo nella consegna di equipaggiamento militare nel Lugansk perchè 'qualcuno' ha dato fuoco alla centralina", ha commentato il capo dell'Amministrazione militare regionale Sergij Gaidai.

12:53

Ucraina, Tajani: "La guerra in Ucraina ha compromesso la sicurezza alimentare dei Paesi del Mediterraneo"

"La guerra in Ucraina ha compromesso la sicurezza alimentare dei Paesi del Mediterraneo. Per questo promuoveremo iniziative che rafforzino i sistemi agricoli, anche con le Tea (tecniche di evoluzione assistita, ndr) e grazie al contributo della filiera agroalimentare italiana", ha scritto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani in un tweet. "Difendiamo la dieta mediterranea", ha aggiunto.

12:59

Ucraina, Kiev: "Bombardata la clinica oncologica di Kherson"

Bombardata per 28 volte in 24 ore la regione meridionale di Kherson, l'esercito russo ha colpito il centro clinico oncologico: lo rende noto il capo dell'amministrazione militare regionale Yaroslav Yanushevych. "Gli occupanti russi hanno attaccato la regione di Kherson 28 volte. Gli insediamenti pacifici sono stati di nuovo sotto il fuoco nemico. Hanno bombardato il centro oncologico, condomini della città, infrastrutture civili", ha riferito Yanushevych.

13:05

Russia, Zakharova: "L'Onu tace sulla schiavitù sessuale dei rifugiati ucraini in Europa"

Le Nazioni Unite e le organizzazioni per i diritti umani tacciono nonostante stiano emergendo dati sullo stupro e la schiavitù sessuale dei rifugiati ucraini in Europa. Lo ha denunciato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, nel suo canale Telegram. "Le strutture delle Nazioni Unite e dei diritti umani tacciono, perchè attirare l'attenzione su un vero problema umanitario non è nelle loro regole. O perchè stanno elaborando un altro ordine politico. Ad essere onesti, entrambe queste opzioni sono pessime".

13:51

Russia, Mosca: "Da quest'anno l'Europa vivrà senza petrolio russo"

"Da quest'anno l'Europa vivrà senza petrolio russo. Mosca ha già chiarito che non fornirà petrolio a quei Paesi che sostengono il tetto ai prezzi, misura contraria al mercato. Aspettate e vedrete che molto presto l'Ue accuserà la Russia di usare il petrolio come arma". E' il monito lanciato su Telegram da Mikhail Ulyanov, rappresentante permanente della Russia presso le organizzazioni internazionali a Vienna.

13:53

Ucraina, L'Estonia compra lanciarazzi Himars dagli Usa

L'Estonia compra sei sistemi lanciarazzi Himars dagli Usa per oltre 200 milioni di dollari, lo ha annunciato l'agenzia statale per gli investimenti per la Difesa. E' l'acquisto di armi più grosso nella storia del Paese. L'Estonia, confinante con la Russia, ha aumentato la spesa in armameni dall'inizio dell'invasione russa dell'ucraina, il 24 febbraio scorso, e altrettanto hanno fatto i suoi vicini Lituania e Lettonia. I sistemi Himars consegnati all'Ucraino sono apprezzati come uno degli strumenti più efficaci nei suoi arsenali.

14:30

Russia, Cremlino: "Non accetteremo il price cap sul petrolio"

La Russia non accetterà che venga imposto un tetto massimo al prezzo del suo petrolio. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. "Non accetteremo questo tetto", ha riferito secondo l'agenzia Ria Novosti.

14:40

Ucraina, Kiev: "Il nemico continua ad ammassare truppe in Bielorussia"

Il nemico continua ad ammassare truppe sul territorio della Bielorussia. Monitoriamo costantemente questa situazione e prepariamo le nostre forze per una risposta adeguata. Lo ha detto in un video messaggio il comandante delle forze armate congiunte ucraine, il tenente generale Serhiy Naev, assicurando che "La situazione nella zona operativa Nord è sotto controllo".

14:48

Ucraina, Macron: "Spero di incontrare di nuovo presto Putin"

 Il presidente francese Emmanuel Macron ha confermato che si aspetta di avere una conversazione telefonica con il suo omologo russo Vladimir Putin nel prossimo futuro per discutere, tra le altre cose, della situazione intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Macron ha annunciato i suoi piani sabato in un'intervista a TF1 .

15:20

Russia, Medvedev, su price cap paragona Europa a Jack Torrance

Uno dei fotogrammi finali del capolavoro di Kubrick, "Shining", con lo scrittore impazzito Jack Torrance morto congelato nell'esterno innevato dell'Overlook Hotel: con questa citazione illustrata Dmitry Medvedev twitta quello che presume sarà il destino dell'Europa occidentale (senza citarla) con il price cap sull'export russo. "The Shining remade: Russian Oil & Gas Price Cap", scrive l'ex presidente russo sul social di Musk.

15:25

Ucraina, Bbc: "Mosca sta costruendo una nuova base militare a Mariupol"

 La Russia sta consolidando la sua presenza militare nella città portuale ucraina di Mariupol, catturata nei mesi scorsi, costruendo una grande base militare. Lo mostrano le foto satellitari rilasciate dalla società di osservazione della Terra Maxar e analizzate dalla Bbc. Le foto mostrano un nuovo complesso a forma di U vicino al centro della città. Sul tetto si vede la stella rossa, bianca e blu dell'esercito russo, con lettere che riproducono la scritta: "Dall'esercito russo al popolo di Mariupol".

15:58

Cremlino, Putin visiterà il Donbass a tempo debito

Il presidente russo Vladimir Putin visiterà il Donbass a tempo debito. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, parlando nel corso di un briefing con la stampa. "Nel tempo, questo accadrà, ovviamente, questa è una regione della Federazione Russa", ha detto Peskov rispondendo ad una domanda.

16:23

Il ministro della Difesa russo Shojgu è in Bielorussia

Il ministro della Difesa bielorusso Sergei Shojgu è atterrato a Minsk, capitale della Bielorussia, per incontrare l'omologo Viktor Khrenin. Lo riferisce il Guardian. Stretta alleata di Mosca, la Bielorussia ospita truppe russe e il suo territorio è stato usato per lanciare attacchi militari contro Kiev. L'esercito di Minsk non partecipa però al conflitto.

16:51

Kuleba: "Pacchi a nostre ambasciate sono la risposta russa all'isolamento diplomatico"

Dmytro Kuleba ha dichiarato che sono 17 le ambasciate o consolati ucraini nel mondo ad aver ricevuto negli ultimi giorni lettere bomba o pacchi contenenti parti di animali. Una reazione attribuita dal ministro degli Esteri ucraino a Mosca e causata dal suo isolamento diplomatico. In un'intervista alla Cnn, Kuleba ha affermato: "È iniziato con un'esplosione all'ambasciata dell'Ucraina in Spagna, ma ciò che è seguito a questa esplosione è stato più strano, e direi anche 'malato'." 

Una lettera bomba all'ambasciata ucraina a Madrid mercoledì ha lasciato un impiegato con lievi ferite. Altre lettere sono state inviate al primo ministro spagnolo, al vice primo ministro e all'ambasciata americana. Il portavoce degli affari esteri dell'Ucraina, Oleg Nikolenko, ha affermato che bacchi sono stati inviati alle ambasciate in Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Croazia, Italia e Austria.

Quando gli è stato chiesto chi pensava ci fosse dietro le lettere, Kuleba ha detto di essere "tentato di nominare subito la Russia , perché prima di tutto devi rispondere alla domanda, a chi giova? Forse questa risposta terroristica è la risposta russa all'orrore diplomatico che abbiamo creato per la Russia sull'arena internazionale, ed è così che cercano di reagire mentre stanno perdendo le vere battaglie diplomatiche una dopo l'altra". La Russia ha negato ogni responsabilità per i pacchi a Madrid. Mercoledì, la sua ambasciata in Spagna ha dichiarato: "Qualsiasi minaccia o atto terroristico, ancor più diretto contro una missione diplomatica, è totalmente riprovevole".

17:30

Fermato a Londra l'oligarca russo Mikhail Fridman

La National Crime Agency (NCA) del Regno Unito ha arrestato e rilasciato su cauzione l'oligarca russo Mikhail Fridman con l'accusa di riciclaggio di denaro, cospirazione per frodare il Ministero dell'Interno e cospirazione per falsa testimonianza. Il miliardario, nato in Ucraina, 58 anni, co-fondatore di LetterOne, una società di investimento internazionale con sede in Lussemburgo, di Alfa Group, e di Alfa-Bank, una delle più grandi banche private russe, è stato arrestato giovedì scorso nella sua residenza multimilionaria a Londra. Tra gli oligarchi russi, è stato il primo a esprimere contrarietà verso la guerra contro l'Ucraina.

18:01

Lukashenko vede Shojgu: "Ci stiamo preparando per un unico esercito"

"Ci stiamo preparando per un unico esercito. Tutti lo sanno. Non l'abbiamo nascosto. Nel mondo moderno è impossibile nasconderlo". Lo ha detto il presidente bielorusso Alexander Lukashenko in occasione del suo incontro con il ministro della Difesa russo Serghey Shojgu, come riporta l'agenzia BelTa. "Penso che il ministro della Difesa bielorusso vi abbia già parlato della situazione in Bielorussia, dell'addestramento, del coordinamento del combattimento delle unità della Bielorussia e della Russia presenti in Bielorussia. Devo dire che ci siamo avvicinati seriamente a questo. Sia i bielorussi sia i russi vengono addestrati... in modo che, se necessario, i nostri primi ranghi - i difensori dello Stato dell'Unione - possano respingere qualsiasi aggressione", ha detto ancora Lukashenko.

18:44

Media: l'Ucraina ha perso un miliardo di dollari di grano preso dai russi

L'Ucraina ha perso almeno un miliardo di dollari di grano raccolto nelle aree controllate dalla Russia. Lo riferisce una ricerca che ha usato immagini satellitari del programma di sicurezza alimentare e agricoltura della Nasa.

L' analisi dà un'idea di cosa sta accadendo nei territori occupati, dove le informazioni sono strettamente controllate, scrive Bloomberg. La notizia ha trovato risalto anche nei media ucraini. Ukrinform scrive che la "Russia ha rubato almeno 1 miliardo di dollari di grano raccolto nei territori occupati dell'Ucraina".

19:08

Kiev, feriti 270 soldati russi ieri nell'oblast di Zaporizhzhia

Lo stato maggiore delle forze armate ucraine ha riferito che 270 soldati russi sono stati feriti mentre erano in azione ieri a Melitopol e a Vasylivka nella regione di Zaporizhzhia. Lo scrive il Kiev Independent. Lo stato maggiore ha poi aggiunto che 14 soldati russi sono stati uccisi e 30 feriti in un attacco ucraino alle posizioni russe a Starobilsk occupata nell'oblast di Lugansk. Le forze russe hanno attaccato posizioni e insediamenti ucraini vicino alla linea del fronte 12 volte, conducendo due attacchi missilistici e dieci attacchi aerei.

19:40

Zelensky: "Price cap su greggio russo non è decisione seria"

"Purtroppo, la decisione presa sul price cap per il petrolio russo non è seria". Lo ha affermato nel suo consueto discorso serale il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riporta l'Ukrainska Pravda. "La Russia ha già causato danni colossali a tutti i paesi del mondo, destabilizzando deliberatamente il mercato dell'energia, e il mondo non può osare disarmarlo veramente dal punto di vista energetico - ha aggiunto -. Questa è una posizione debole, ed è solo una questione di tempo prima che si debbano comunque applicare strumenti più forti".

19:53

Zelensky: "Nel Donetsk e Bakmut il fronte più doloroso"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riunito oggi lo stato maggiore della difesa per un punto sulla situazione al fronte. "Nella regione di Donetsk - Bakhmut, Soledar - ora, come prima, è il fronte più caldo, il più doloroso. Facciamo di tutto per aiutare i nostri ragazzi in questa direzione", afferma Zelensky. "E ora vorrei ringraziare - aggiunge il presidente ucraino - separatamente le guardie di frontiera del distaccamento Chopsky, che stanno combattendo in direzione di Bakhmut e oggi hanno abbattuto un altro aereo degli occupanti. Regione di Lugansk e regione di Kharkiv: stiamo rafforzando le nostre forze".

20:49

Il Cremlino: "Possibile incontro a dicembre tra Putin e Lukashenko"

Il presidente russo Vladimir Putin e il collega bielorusso Alexander Lukashenko potrebbero avere un incontro a margine di un evento a dicembre. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass. "Potrebbe avvenire un evento condiviso, che stiamo considerando. Una volta concordato, faremo un annuncio", ha detto Peskov, quando i giornalisti hanno chiesto se è previsto un incontro fra i due leader entro la fine dell'anno. 

Oggi il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu si è recato in visita a Minsk dove ha incontrato l'omologo bielorusso Viktor Khrenin e Lukashenko.

22:02

Macron sentirà presto Putin, ma prima parlerà con Grossi e Zelensky

Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che "presto" parlerà con il presidente russo Vladimir Putin su questioni inerenti alla sicurezza del "nucleare civile" e la centrale di Zaporizhzhia, ma prima sentirà domani il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Rafael Grossi.

Intervistato da Le Parisien, Macron ha ricordato di aver parlato "per molte ore" della guerra in Ucraina con il presidente americano Joe Biden durante la sua visita agli Stati Uniti, "al fine di avere un mandato collettivo". Poi parlerà domani con Grossi e sentirà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Su queste basi potrò avere presto una discussione specifica con il presidente Putin sul nucleare civile", ha spiegato il capo dell'Eliseo.

Le armi fornite all'Ucraina alimentano il Terrore internazionale. Piccole Note il 2 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Le armi che la Nato fornisce agli ucraini stanno confluendo attraverso canali segreti, ma non troppo, verso il Terrore internazionale. Una prospettiva sulla quale tanti avevano dato l’allarme, ma che ora si è fatta concreta.

Attacchi terroristici e armi NATO

Ad avvertire del pericolo è stato il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari nel corso del 16° vertice dei capi di Stato e di governo della Commissione per il bacino del lago Ciad (LCBC) che si è tenuto ad Abuja.

La regione del Lago Ciad è un’area economicamente e socialmente integrata dell’Africa occidentale e centrale, che si trova a cavallo tra Camerun, Ciad, Niger e Nigeria, Paesi che hanno creato una forza comune per far fronte al Terrore che vi imperversa.

Così Buhari nel suo intervento: “Nonostante i successi registrati dalle truppe della Multinational Joint Task Force (MNJTF) e le varie operazioni nazionali in corso nella regione, le minacce terroristiche incombono ancora sulla regione. Sfortunatamente, la situazione nel Sahel e la guerra che infuria in Ucraina sono le principali fonti di armi e di combattenti che stanno rafforzando le fila dei terroristi nella regione” (al Manar).

Non c’è nulla di imprevisto in tutto questo. Nessuno sa che fine facciano le armi che vengono spedite in Ucraina, di cui tante certo arrivano al fronte (quando non sono distrutte dai russi durante il trasporto), ma altre vengono vendute al mercato nero, disperdendosi così in rivoli che arrivano in tutto il mondo.

Tanto che i repubblicani Usa hanno chiesto un monitoraggio più stretto degli armamenti inviati a Kiev. Un disegno di legge del quale si è occupato un recente articolo del Washington post, che riferisce le preoccupazioni sul punto di alcuni esponenti politici  americani, per concludere che, nonostante il Pentagono abbia inviato alcuni ispettori a monitorare le spedizioni, non si è fatto granché.

Due ispezioni per 22mila armi

“All’inizio di novembre, – si legge sul Washington Post – gli osservatori statunitensi avevano fatto solo due ispezioni di persona da quando è iniziata la guerra nel febbraio scorso, e ciò rappresenta circa il 10% delle 22.000 armi fornite dagli Stati Uniti, compresi i missili terra-aria Stinger e i missili anticarro Javelin, che richiederebbero un controllo più accurato”.

Sulla violenza dispiegata dai terroristi che operano nel bacino del Ciad – Boko Haram e altri gruppi nati da tale matrice – poco si narra sui nostri media, se non quando le loro efferatezze arrivano al parossismo – come l’attacco al villaggio di Baga, in Nigeria, costato la vita a oltre duemila persone. E a volte si dice dell’efferatezze compiute contro i bambini, rapiti per farne bambini-soldato e attentatori kamikaze oppure delle “spose” nel caso delle bambine.

Potremmo elencare una serie di attentati a villaggi, città, chiese, scuole, ma ci limitiamo a riportare un cenno meno cruento e più recente, ripreso da un rapporto ripreso dal sito Amani.

“La violenza perpetrata dai gruppi terroristici che operano nel bacino del lago Ciad ha ulteriormente aggravato la situazione umanitaria nella regione, sfollando quasi tre milioni di persone, secondo le Nazioni Unite. A causa della terribile situazione della sicurezza alimentare, si dice che anche che circa 11 milioni di persone abbiano bisogno di assistenza umanitaria”.

Le armi ucraine non arrivano solo nel bacino del Ciad, si stanno disperdendo altrove nel mondo, in maniera minacciosa. E prima o poi saranno utilizzate anche contro chi le ha inviate, come insegna la storia dei mujaheddin afghani.

La lotta contro la tirannia, come tale è presentato il sostegno dell’Occidente a Kiev, ha i suoi lati oscuri.

Adrian, l'arma difensiva anti-drone che l'Italia fornirà a Kiev. Sergio Barlocchetti su Panorama il 3 Dicembre 2022.

Come funziona il sistema di difesa contro il temibile e quasi invisibile nemico che arriva dal cielo che il nostro esercito potrebbe dare all'Ucraina Adrian, l'arma difensiva anti-drone che l'Italia fornirà a Kiev

Dopo quelli americani, consegnati all'esercito di Kiev alla fine di ottobre, anche l'Italia potrebbe inviare alle forze ucraine i suoi sistemi elettronici anti-drone, inserendoli nel sesto pacchetto di aiuti militari approvato dal Consiglio dei ministri, provvedimento che autorizza quanto concordato in sede Nato ed estende il supporto difensivo italiano a Zelensky per tutto il 2023. Nel caso dei sistemi anti-drone realizzati da Elettronica Group (partecipata da Leonardo-Thales), gli Adrian, si tratta di una contromisura del tutto difensiva in dotazione anche alle nostre Forze armate che si basa sull'emissione di energia concentrata e sull'analisi delle caratteristiche dei segnali e delle “impronte” tipicamente prodotte da sistemi aerei a pilotaggio remoto. Il nome è in realtà la sigla di Anti drone interception acquisition neutralization), e tra quelli esistenti è considerato tra i più avanzati

Presentato nel 2017, Adrian per funzionare utilizza congiuntamente i rilevamenti di un radar, quelli ottici (anche infrarossi), analizzatori acustici e misuratori di campi elettromagnetici tipici dei segnali di comando e controllo dei droni. Tutte le informazioni vengono poi elaborate da speciali algoritmi per presentare all'operatore il quadro della situazione e disporre la controffensiva. Il sistema può anche aiutare a localizzare emissioni di debole intensità, ovvero riesce a contribuire alle operazioni necessarie per rintracciare la postazione dalla quale la minaccia viene comandata. Stando alle caratteristiche l'arma dovrebbe essere efficace contro i droni definiti che volano a bassa quota, che sono piccoli e lenti, e che vengono usati per colpire in ambiente urbanizzato. Questi non sono facilmente individuabili con le contromisure elettroniche tradizionali.

Un altro vantaggio di Adrian è la sua configurazione modulare, che consente di realizzare ogni esemplare di sistema secondo le caratteristiche dei bersagli da identificare e neutralizzare. Tipicamente un tale congegno, sia esso installato in postazione fissa oppure mobile, blocca i segnali di comando e controllo, nonché impedisce al drone la ricezione dei segnali Gps – quindi emessi dai satelliti - dei quali necessita per navigare. Non è ovviamente efficace contro sistemi di grandi dimensioni, veloci e dotati di autopiloti indipendenti dai segnali satellitari. Nel marzo scorso, durante l'esercitazione Nato svoltasi a Sestriere, elettronica Group aveva proprio mostrato la versione mobile e avanzata del suo sistema. Tali congegni si rivelano utili soprattutto per la protezione di siti sensibili come centrali energetiche, basi logistiche e aeroporti. Proprio in questi ultimi le esperienze accumulate dalle forze Nato in Afghanistan hanno dimostrato che l'uso armato di droni leggeri, spesso di provenienza commerciale, può causare danni significativi. Sempre più voci dagli ambienti militari parlano della possibilità che l'Italia invii in Ucraina anche sistemi missilistici di Difesa, probabilmente del tipo Aspide o Samp-T, realizzati da Mbda tra La Spezia e Fusaro (Na), ed anche razzi anticarro Spike di costruzione israeliana

Gli Usa presentano stealth B-21, il bombardiere nucleare sviluppato in gran segreto negli ultimi sette anni. Andrea Marinelli su Il Corriere della Sera il 3 Dicembre 2022.

Il contractor Northrop Grumman lo ha sviluppato per sostituire gradualmente i primi aerei della Guerra Fredda. L’anno prossimo il primo volo, attorno al 2040 dovrebbe entrare in servizio

Il Pentagono ha presentato ieri il nuovo bombardiere nucleare stealth B-21 Raider, che il contractor Northrop Grumman ha sviluppato in gran segreto negli ultimi sette anni e che sostituirà gradualmente i primi aerei della Guerra Fredda attorno al 2040. In una cerimonia organizzata all’interno dell’Air Force Plant 42, uno stabilimento di massima sicurezza della multinazionale ma di proprietà del governo americano a Palmdale, a nord di Los Angeles, i vertici militari e di Northrop hanno mostrato per la prima volta al pubblico il bombardiere del futuro, il primo realizzato dagli Stati Uniti in oltre 30 anni. Dopo il passaggio in cielo dei tre bombardieri ancora in servizio — il B-52 Stratofortress, il B-1 Lancer e il B-2 Spirit — dall’hangar è uscito un «pipistrello» grigio e affusolato, matricola 0001, coperto da un telone, illuminato da luci laser blu e accompagnato da una colonna sonora cinematografica. «Non è soltanto un nuovo aeroplano», ha spiegato il segretario alla Difesa Lloyd Austin. «Incarna la determinazione americana a difendere la repubblica che tutti amiamo».

Il B-21 Raider — dedicato ai Doolittle Raiders, i sedici bombardieri capitanati dal tenente colonnello Jimmy Doolittle che condussero l’incursione aerea su Tokyo il 18 aprile 1942, in risposta a Pearl Harbor — rientra nel tentativo del Pentagono di rinnovare le tre gambe della triade nucleare americana, insieme a quella terrestre e quella sottomarina, mentre si trova ad affrontare un cambiamento strategico epocale: dalle campagne di controterrorismo degli ultimi decenni, ora l’obiettivo si è spostato sulla necessità di contrastare la rapida modernizzazione militare cinese. Il nuovo bombardiere è il primo velivolo a lungo raggio con tecnologia di sesta generazione, come la definisce Northrop, che sfrutta connessione, dati e intelligenza artificiale per assistere i piloti in missioni nello spazio aereo nemico: pur essendo di stanza negli Stati Uniti, potrà volare ovunque nel mondo ed essere impiegato ad esempio nel contesto indo-pacifico.

«Il B-21 sembra imponente, ma ciò che c’è sotto il telaio e i rivestimenti è ancora più impressionante», ha affermato Austin, spiegando che il velivolo è un simbolo e rafforza la capacità deterrente dell’America. «Anche i sistemi di difesa aerea più sofisticati faticheranno a rilevarlo nei cieli», ha specificato il capo del Pentagono. «Cinquant’anni di progressi nella tecnologia a bassa osservabilità sono confluiti in questo aereo». L’aereo, ha proseguito Austin, potrà trasportare sia armi nucleari che convenzionali ed è stato costruito con una «architettura di sistema aperta», che consente cioè di incorporare «nuove armi che non sono ancora state inventate».

In pratica, ha chiarito Kathy Warden, amministratrice delegata di Northrop Grumman, «stiamo prendendo tecnologia dal futuro per portarla qui e ora, in questo aeroplano». Il programma — che resta altamente classificato — dovrebbe costare almeno 80 miliardi, con l’aeronautica statunitense che ha in programma l’acquisto di un centinaio di velivoli a circa 700 milioni di dollari l’uno: al progetto lavorano circa 8 mila persone e 400 fornitori dislocati in 40 Stati americani. Il primo volo è previsto per il prossimo anno e, in futuro, il B-21 — di cui per ora esistono sei prototipi in fase di prova al suolo — potrebbe anche essere guidato da remoto. «È una testimonianza», ha detto il segretario alla Difesa, «dei vantaggi duraturi dell’America in termini di ingegno e innovazione».

Stupro come strategia dell’esercito russo: l’inviata ONU ammette la fakenews. Enrica Perucchietti su L'Indipendente il 3 dicembre 2022.

Un elemento comune alla propaganda bellica che si ripete con lo stesso identico schema dall’Iraq alla Libia, dalla Siria al conflitto russo-ucraino, è la diffusione di una serie di notizie distorte, esagerate o sfacciatamente false per orientare l’opinione pubblica e demonizzare un governo “nemico”. Tra le fake news più ricorrenti, che vengono costantemente riciclate, si possono identificare dei leitmotiv ben precisi come quella degli stupri voluti dal governo di turno che imbottisce i soldati col Viagra. Si tratta di una accusa, rivelatasi poi infondata, che coinvolse la Libia nel 2011, e che in questi mesi è stata rispolverata contro l’esercito russo.

L’inviata dell’ONU, Pramila Patten, ha accusato la Russia di fornire ai suoi soldati Viagra e droghe per stuprare e mutilare i civili ucraini come “strategia militare”. I media internazionali non hanno perso tempo a ribattere la notizia con titoli roboanti: tra questi, anche gli organi di stampa italiani, da FanPage (ONU: Russi usano stupri in Ucraina come strategia militare, persone abusate dai 4 agli 82 anni) a TPI (Onu: lo stupro è parte della ‘strategia militare’ delle forze russe in Ucraina), hanno avvalorato l’esistenza di una «tattica deliberata per disumanizzare le vittime», ossia lo stupro usato dai russi come arma di guerra in Ucraina.

The GrayZone ha condiviso il contenuto di una telefonata del 10 novembre scorso, in cui la stessa Pramila Patten, incalzata da Vladimir Kuznetsov e Alexey Stolyarov, è stata smascherata e ha dovuto ammettere che non c’è alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni: «No, no, no […] non è il mio ruolo andare a indagare» si è difesa Patten, che ha continuato: «L’indagine è in corso da parte del gruppo di monitoraggio dei diritti umani e della Commissione internazionale d’inchiesta. Nei loro rapporti finora, non c’è niente sul Viagra». 

Un rapporto delle Nazioni Unite del 27 settembre sul conflitto ucraino ha infatti accusato le truppe russe di aver commesso una serie di orribili violazioni dei diritti umani, compresi atti di violenza sessuale, tra i mesi di febbraio e luglio 2022, ma non ha mai fatto menzione del Viagra. Patten non solo non ha mai identificato le ONG che le avrebbero fornito le testimonianze sulle atrocità dell’esercito russo, ma ha fatto riferimento a Lyudmila Denisova, ex Commissaria ucraina per i Diritti Umani, che è stata licenziata per aver falsificato storie di orribili abusi sessuali da parte di soldati russi, come la storia infondata di una bambina di 6 mesi «violentata da un russo con un cucchiaino».

Questo genere di accuse, come anticipato, non è nuovo. In una escalation di notizie raccapriccianti, il 17 giugno 2011 l’allora Segretario di Stato statunitense Hillary Clinton accusò l’esercito di Gheddafi di essere colpevole di stupri di massa e di usare lo stupro come “strumento di guerra”. Il procuratore della Corte penale internazionale (CPI), Luis Moreno-Ocampo, aveva affermato la settimana prima che gli inquirenti avevano le prove che Gheddafi aveva ordinato stupri di massa e che il raìs faceva distribuire stimolanti chimici ai suoi soldati.

A mettere però in dubbio tali accuse pochi giorni più tardi, come riportato da l’Independent, fu Amnesty International. L’organizzazione per la difesa dei diritti umani aveva tentato di verificare gli abusi risalendo alle fonti di prima mano: «Che le forze del colonnello abbiano compiuto numerose e gravi violazioni è un dato di fatto ma sulle violenze sessuali non abbiamo trovato prove anche se le abbiamo a lungo cercate. Con questo non voglio dire che non siano accadute, la nostra inchiesta continua e, come è accaduto per la Bosnia o per il Ruanda, ci vorrà tempo. Per ora, però, non è emerso nulla e non conosciamo nessuno che abbia trovato qualcosa».

Anche Cherif Bassiouni, presidente della commissione ONU che indagava le violazioni dei diritti umani in Libia, si dimostrò scettico in una intervista al New York Times: «Per ora siamo riusciti a parlare con una sola vittima». Non emerse mai nessuna traccia né delle pastiglie di Viagra che, secondo quanto raccontato al procuratore capo dell’Aja, Ocampo, sarebbero state distribuite all’esercito di Gheddafi per spingerlo a violentare le donne, nemmeno del fantomatico dossier che la psicologa libica Siham Sergewa aveva promesso di mandare alla Corte dell’Aja. [di Enrica Perucchietti]

Il suprematismo di Mosca. In Ucraina i ceceni sono ridotti a carne da cannone, come le altre unità non etnicamente russe. Michelangelo Freyrie su L’Inkiesta il 3 Dicembre 2022.

Fuori da TikTok, la soldataglia di Kadyrov non regge il confronto con gli avversari e nemmeno con le truppe professioniste di Mosca, che impone alle province pesanti sacrifici per la sua guerra imperiale

Nonostante il dogma dell’infallibilità papale, può capitare che anche chi siede sul trono di Pietro contribuisca a propagare operazioni psicologiche russe. Ne sa qualcosa Jorge Bergoglio, che ha attribuito molte delle atrocità commesse dalle truppe della Federazione Russa a soldati «non appartenenti alla tradizione russa», tirando in ballo le unità cecene e buriate. In un certo senso è ironico che la massima carica della chiesa cattolica tiri in ballo due delle minoranze etniche che più soffrono nel sistema autocratico del Cremlino.

L’accusa di crudeltà ai gruppi di religione musulmana e buddista-animista (anche se in Buriazia la maggioranza relativa degli abitanti è russo-ortodossa) è però un forte indicatore di quanto il razzismo calcificato delle istituzioni russe, e specialmente delle forze di sicurezza e nell’esercito, sia utilizzato da Mosca come strumento politico per propagare la propria politica neocoloniale.

Kadyrov e i suoi pretoriani

Tralasciando possibili speculazioni sul perché il Papa abbia citato proprio queste due minoranze, è infatti innegabile che le truppe cecene abbiano una reputazione temibile al di fuori dalla Russia. La loro immagine spazia tra i brutali tagliagole e le inarrestabili truppe d’assalto. I soldati del Caucaso del Nord hanno un ruolo di primo piano nella coreografia propagandistica del Cremlino.

Ciò non sorprende: il presidente della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov è uno degli alleati più devoti di Putin e una colonna portante del regime. Kadyrov è legato da una fedeltà personale al presidente russo, già fautore dell’ascesa del padre alla guida della Cecenia durante le guerre dei primi anni Duemila. È proprio in questi conflitti, nei quali Mosca è riuscita a soffocare nel sangue le tendenze separatiste cecene e a indebolire il terrorismo di matrice islamica, che le unità di combattimento cecene fedeli alla Russia si sono guadagnate la loro terribile reputazione.

Nella ricerca sociologica, specialmente sulle guerre civili, la violenza sui cittadini è razionalizzata come misura per creare un’unità di combattimento coesa e fedele: se si fanno cose terribili assieme si rimarrà più coesi. È anche usata come misura di terrore per mantenere il controllo su una vasta area geografica, e Kadyrov in particolare usa spesso l’immagine di brutale «implementatore» della politica putiniana per instillare paura nei propri avversari e imporre una forma di terrorismo di Stato nella Cecenia «pacificata».

La guerra corazzata su TikTok

Ciò è stato fatto anche in Ucraina. Per dimostrare il proprio valore agli occhi di Putin e guadagnare un vantaggio politico nei confronti dell’esercito regolare, Kadyrov ha immediatamente fornito unità di combattimento dalla propria guardia pretoriana, un supporto particolarmente gradito a causa della penuria relativa di soldati nei primi mesi di guerra.

Pubblicando un grande numero di video di alta qualità su TikTok e altre piattaforme social, le unità cecene inquadrate de iure nella guardia nazionale Rosgvardia hanno provato ad alimentare la propria immagine di forza d’assalto straordinariamente brutale ed efficace, utilizzando così un antico stereotipo che vuole le popolazioni musulmane del Caucaso come capaci di qualsiasi crudeltà, specialmente contro i soldati slavi (va detto che parte della campagna mediatica cecena è anche riconducibile alla grottesca autocelebrazione del leader: basti ricordare che a luglio sul canale Telegram del presidente ceceno è stato pubblicato un video in cui Kadyrov, interpretato da sé stesso, accettava la resa da parte di un sosia balbuziente di Zelensky).

La necessità di enfatizzare per via mediatica la propria forza e crudeltà serve a seminare il terrore fra le forze ucraine, ma riflette anche lo scarso impatto che le unità cecene hanno avuto sul terreno. L’inquadramento nella milizia nazionale e le esperienze in missioni passate, soprattutto in funzione anti-insurrezionale e antiterrorismo in Siria e Cecenia, danno ai veterani di Kadyrov poca dimestichezza con lo scenario operativo nei quali si trovano attualmente.

La manovra terrestre combinata con aeronautica, forze corazzate e artiglieria pesante contro un nemico alla pari è molto diversa rispetto al conflitto asimmetrico combattuto in una condizione di totale superiorità aerea e tecnologica. Le truppe cecene non si sono dimostrate capaci di reggere il confronto con i propri avversari ucraini, ma nemmeno con le truppe professioniste russe.

Una parziale eccezione sono le unità di forze speciali (Spetsnaz) del battaglione Akhmat, le quali rappresentano tuttavia una minoranza assoluta delle truppe impiegate. I tentativi di infiltrazione a Kyjiv nelle prime ore del conflitto si sono rivelate un fiasco e l’incapacità di coordinarsi con altre unità (come d’altra parte i mercenari della Wagner) dimostrano che la presenza sul campo è più legata alla volontà di Kadyrov di dimostrare la propria capacità di generare truppe e meglio posizionarsi nella lotta politica dentro al regime, mossa assieme all’oligarca Yevgeny Prigozhin contro le istituzioni ufficiali dello stato russo.

La Buriazia non è la Cecenia

Comunicazione a parte, è indubbio che le unità cecene si siano macchiate di numerosi crimini di guerra – inclusa parte dell’eccidio di Bucha, svelato dopo il primo ritiro russo. Ma gli atti di brutalità sono una realtà aberrante la cui colpa ricade su gran parte delle formazioni di combattimento della Federazione Russa.

Verosimilmente, essa è anche il risultato di una mancanza di disciplina e di ufficiali con la capacità di mantenere il controllo sulle proprie truppe, soprattutto nei momenti di massima frustrazione militare come assedi e ritirate. Alcuni giornalisti ucraini hanno anche indicato che le truppe cecene si sarebbero lasciate andare a violenze contro soldati dell’esercito russo in fuga dal fronte e che, di regola, i comandanti ceceni preferiscono mandare soldati di altre etnie a compiere le operazioni più pericolose.

Questi racconti sarebbero in linea con le esperienze vissute dai soldati della Buriazia, una Repubblica russa dell’Asia centrale fra le più povere del Paese. Nonostante Bergoglio li abbia inclusi fra i crudeli soldati non russi, ben poco lega etnicamente o politicamente i buriati ai ceceni. È risaputo che le regioni etnicamente non-russe abbiano fornito proporzionalmente più soldati allo sforzo bellico, sia a causa di un più alto numero di riservisti (spesso privi di altre prospettive economiche) che di una volontà presunta di Mosca di graziare la maggioranza slava-ortodossa delle grandi città.

Ma il caso della Buriazia è particolarmente eclatante. La piccola Repubblica ha fornito tre volte il numero di soldati rispetto alla media regionale prevista dal piano di mobilitazione parziale, che prevedeva il richiamo dell’uno per cento dei riservisti (cioè uomini in età di leva che avessero recentemente servito nelle forze armate).

Secondo il media di opposizione iStories, il tasso di mortalità per i giovani buriati è aumentato del novantatré per cento dallo scoppio della guerra, un eccesso spiegabile solo dalle pesanti perdite subite dalle unità buriate in Ucraina. Tutti i reparti schierati in Ucraina stanno subendo pesanti sconfitte, ma il flusso di bare diretto verso l’Asia centrale dimostra quanto le unità non etnicamente russe siano ridotte a carne da cannone.

Un esercito di oppressi

Porre sullo stesso piano il contributo delle diverse unità etniche che costituiscono la Federazione Russa e considerarle tutte alla stregua di crudeli orde pagane vuol dire sostanzialmente accettare una narrazione attivamente portata avanti dal Cremlino e dai suoi alleati. Essa nasconde il sacrificio imposto da Mosca alle province per una guerra imperiale che non gli appartiene o nella quale hanno un interesse particolare i gerarchi di Putin.

Le guerre sono sempre combattute da società, non solo eserciti. La condotta russa rispecchia un sistema nel quale le minoranze sono in fondo alla catena alimentare, un regime che trasla la brutalità domestica, come la repressione in Cecenia, in una guerra imperialista che imita malamente l’espansione degli zar a est e sud nel corso del diciannovesimo secolo.

Come recentemente dimostrato dai fallimenti militari – ma anche dalla presenza di legioni cecene e buriate libere che combattono dalla parte ucraina – l’ordine politico russo avrà molte difficoltà a prevalere in un conflitto che sta assumendo una dimensione sempre più esistenziale per il Cremlino.

Ucraina - Russia, le news dalla guerra del 4 dicembre. Media inglesi: all'Onu bozza per un tribunale in stile Norimberga. La Repubblica il 4 Dicembre 2022.

Innalzata bandiera ucraina su riva sinistra Kherson. Macron: "L'Occidente sia pronto a garanzie di sicurezza per Mosca". Kiev: i russi usano granate chimiche proibite contro di noi. L'accusa: civili giustiziati nel Lugansk

I combattenti dell'unità speciale "Karlson" hanno innalzato la bandiera ucraina sulla riva sinistra della regione di Kherson. Continuano però i bombardamenti russi sulla stessa Kherson, nel Donetsk e nel Lugansk, dove un attivista sostiene che dei civili siano stati giustiziati, e mostra delle foto dei cadaveri esposti in pubblico. Il presidente francese Emmanuel Macron invita intanto l'Occidente a farsi trovare pronto sulla questione delle garanzie di sicurezza, nel caso in cui Vladimir Putin accettasse il negoziato.

01:15

Kiev: attacchi su regione Sumy, danneggiate linee elettriche

Le truppe russe hanno sparato colpi di mortaio contro Yesman nella regione di Sumy, danneggiando le linee elettriche. Lo ha riferito il capo dell'amministrazione millitare della regione di Sumy, Dmitry Zhivitsky, su Telegram, come riporta Ukrainska Pravda 

01:15

 Zelensky: a Bakhmut zona più calda del fronte

"A Bakhmut e Soldear, nel Donetsk, ci sono le situazioni più calde e dolorose" per quanto riguarda i combattimenti al fronte. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo aver ricevuto i report dai comandanti dell'esercito di Kiev, come riporta Ukrainform. "Facciamo di tutto per aiutare i nostri ragazzi in questa regione", ha spiegato Zelensky, che ha poi ringraziato "le guardie di frontiera del distaccamento Chopsky, che stanno combattendo in direzione di Bakhmut e oggi 'hanno fatto atterrare' un altro aereo" dei russi. Zelensky ha aggiunto che l'esercito ucraino sta rafforzando le proprie forze nelle regioni di Luhansk e Kharkiv, e che sta lavorando "per far finire sul fondo del Mar Nero i missili Kalibr" delle truppe di Mosca.

01:22

Microsoft avverte: prepararsi a un'offensiva cyber della Russia questo inverno

Mosca intensificherà i suoi sforzi cyber per minare il "sostegno politico di Stati Uniti, Unione Europea e Nato per l'Ucraina e scuotere la fiducia e la determinazione dei cittadini ucraini". Lo afferma Microsoft in un post dal titolo "Prepararsi a un'offensiva cyber della Russia questo inverno". "Riteniamo che i trend recenti suggeriscano che il mondo debba prepararsi per diverse linee di potenziale attacco russe nel dominio digitale in inverno. Primo, possiamo attenderci che la Russia continui la sua offensiva cyber nei confronti delle infrastrutture ucraine", afferma Microsoft. "Nei prossimi mesi i Paesi europei saranno probabilmente soggetti a una gamma di tecniche di influenza mirate ai timori della popolazione sui prezzi dell'energia e dell'inflazione in senso ampio. La Russia probabilmente continuerà a concentrare queste campagne sulla Germania, paese chiave per il mantenimento dell'unità europea".

01:23

Alto diplomatico russo: da quest'anno l'Europa dovrà vivere senza il nostro petrolio

La Russia non fornirà più petrolio ai Paesi europei dopo la decisione Ue di imporre un tetto al prezzo. Lo ha detto il rappresentante permanente russo presso le organizzazioni internazionali a Vienna, Mikhail Ulyanov, citato dalla Tass. "A partire da quest'anno, l'Europa vivrà senza petrolio russo. Mosca ha già chiarito che non fornirà petrolio ai paesi che sostengono un price cap anti mercato", ha scritto su Telegram.

08:35

Pesanti attacchi russi a Donetsk e Lugansk

Pesanti attacchi missilistici da parte dei russi nelle regioni di Donetsk e Lugansk, nel Dobnbass. Lo Stato maggiore delle forze ucraine, nel rapporto citato da Ukrinform, fa sapere che sono stati respinti attacchi russi vicini a 17 diversi insediamenti.

09:44

007 americani: la guerra in Ucraina rallenta, ma continua la resistenza di Kiev

I combattimenti in Ucraina stanno rallentando e probabilmente continueranno nei prossimi mesi invernali. Tuttavia, non ci sono prove di un affievolimento della resistenza da parte delle forze di Kiev: lo ha dichiarato la direttrice dell'intelligence statunitense Avril Haines a un forum sulla difesa in California, come riporta il Guardian.

Haines ha affermato che entrambe le parti cercheranno di "rifornirsi e ricostituirsi" per qualsiasi controffensiva in primavera, mentre la Russia ha perso più della metà del territorio che aveva conquistato. Haines ha indicato che la maggior parte dei combattimenti sono in corso nella regione di Bakhmut e Donetsk, nell'Ucraina orientale e che i combattimenti sono rallentati dopo il ritiro delle truppe russe dalla parte occidentale della regione di Kherson il mese scorso. "Stiamo già assistendo a una sorta di riduzione del ritmo del conflitto e ci aspettiamo che questo sia il risultato dei prossimi mesi", ha osservato.

"Sia l'esercito ucraino che quello russo si prepareranno a una controffensiva dopo l'inverno. Ma in realtà nutriamo un certo scetticismo sul fatto che i russi siano o meno pronti a farlo", ha detto, ma ha sottolineato che l'intelligence statunitense ritiene che il presidente russo Vladimir Putin non abbia un quadro completo, in questa fase, di quanto le sue forze armate siano sfiduciate, "vediamo carenze di munizioni, problemi di approvvigionamento, logistica, tutta una serie di preoccupazioni che i russi stanno affrontando". 

10:00

Kiev, emergenza blackout oggi nella capitale

Emergenza blackout a Kiev e nell'intera regione sono stati annunciati oggi dalla società elettrica Dtek che specifica di non poter seguire le interruzioni di corrente già pianificate e che i tecnici "stanno facendo tutto il possibile per stabilizzare la situazione", come riporta Ukrinform. Oggi il meteo indica nella capitale ucraina una temperatura di meno cinque gradi e gelate.

Il direttore di Dtek Dmytro Sakharuk ha dichiarato che sarà possibile tornare alle interruzioni di corrente di stabilizzazione solo dopo l'aumento delle capacità del sistema.

10:40

Attivisti: gruppo di civili giustiziato dai russi nel Lugansk

Gli occupanti russi hanno giustiziato pubblicamente un gruppo di civili nella parte occupata della regione di Lugansk: lo ha riferito l'attivista e avvocato ucraino Sergiy Sternenko su Telegram, postando le relative immagini, come riporta Ukrinform.

"Nella regione di Luhansk, i russi hanno giustiziato pubblicamente dei civili. È stata una mossa di facciata, in modo che tutti la vedessero. E il mondo deve vederlo. Una vera e propria vile faccia russa di disumani che ostentano le loro atrocità", ha scritto Sternenko.

11:07

Media: i russi preparano l'"evacuazione" dei reperti dai musei in Crimea

La Federazione russa sta portando materiale da imballaggio in Crimea per "evacuare" i musei, ha riferito l'organizzazione non governativa Crimean Institute of Strategic Studies indicando che esiste una minaccia per le collezioni museali poichè 'i russi possono rubare oggetti preziosi". Lo riporta Unian commentando che "gli occupanti si stanno preparando a ripetere lo stesso scenario di fuga dalla Crimea già visto quando hanno lasciato  Kherson".

11:44

Kiev: battaglia a Zaporizhzhia, 300 russi morti o feriti 

Cruenta battaglia nella notte in Ucraina nella regione sud-orientale di Zaporizhzhia, dove l'esercito russo ha attaccato un villaggio innescando la risposta delle unità ucraine: "Trecento militari della Federazione (russa) sono rimasti uccisi o feriti", ha riferito il capo dell'amministrazione militare regionale, Oleksandr Starukh.

12:06

Macron: "L'Occidente sia pronto a garanzie di sicurezza per Mosca"

Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che l'Occidente dovrebbe prendere in considerazione la richiesta di garanzie di sicurezza da parte russa e le preoccupazioni del Cremlino riguardo all'allargamento a Est della Nato.

"Se il presidente Vladimir Putin accetta i negoziati per porre fine alla guerra in ucraina, l'Occidente dovrebbe considerare come affrontare il bisogno di garanzie di sicurezza", ha detto Macron, intervistato dall'emittente francese Tf1.  Secondo il capo dell'Eliseo, la "futura architettura di sicurezza" da concordare dovrebbe implicare l'"affrontare" uno dei "punti essenziali, come ha sempre detto il presidente Putin". Quel punto è "la paura (russa) che la Nato arrivi direttamente alle loro porte e che il dispiegamento di armi (Nato) possa minacciare la Russia". "Quel tema farà parte dei temi per la pace, quindi dobbiamo preparare ciò che siamo pronti a fare, come proteggere i nostri alleati e gli Stati membri e come dare garanzie alla Russia il giorno in cui tornerà al tavolo dei negoziati".

12:29

Wall Street Journal: il banchiere di Putin principale sostenitore della guerra

Una delle voci più influenti a sostegno della decisione di Vladimir Putin di invadere l'Ucraina è quella dell'oligarca Yuri Kovalchuk, 71 anni, secondo il quale la guerra può dimostrare la forza della Russia. Lo rivelano fonti di intelligence che hanno parlato con il Wall Street Journal. Il miliardario e Putin si sono incontrati spesso dall'inizio della guerra a febbraio e si parlano anche per telefono o in video, secondo un amico della famiglia Kovalchuk e un ex funzionario dell'intelligence russa.

Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha definito Kovalchuk "banchiere personale" di Putin. Il tycoon russo controlla la Banca Rossiya, che a sua volta ha costruito una rete di società offshore di cui hanno beneficiato Putin e i suoi amici e investe in progetti importanti per lo Stato, secondo quanto emerso da interviste con ex funzionari statunitensi e analisti del Cremlino, nonché da documenti pubblici e informazioni rivelate dai Panama Papers.

12:46

In Ucraina più di 500 località ancora senza elettricità

Più di 500 località ucraine sono ancora senza elettricità a causa dei bombardamenti russi delle ultime settimane che hanno danneggiato gran parte la rete elettrica nazionale. Lo ha riferito il ministero dell'Interno. "Il nemico continua ad attaccare le infrastrutture critiche del Paese. Attualmente, 507 località in otto regioni del nostro Paese sono tagliate fuori dalla fornitura di energia", ha detto alla televisione ucraina Yevgeniy Yenin, primo vice ministro dell'Interno. Nel dettaglio, "la più colpita è la regione di Kharkiv, dove sono isolati 112 villaggi; nelle regioni di Donetsk e Kherson più di 90; nella regione di Mykolaiv 82; 76 nella regione di Zaporizhia; 43 nel Lugansk".

13:20

Putin terrà un discorso al Cremlino la prossima settimana

Il presidente russo Vladimir Putin parlerà la prossima settimana al Cremlino in occasione della Giornata degli eroi della patria. Lo ha confermato alla Tass il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

13:34

Kiev: prima nave con grano è arrivata in Etiopia

 La prima nave con 25mila tonnellate di grano nell'ambito del programma alimentare umanitario Grain from Ukraine è arrivata in Etiopia. Lo ha reso noto su Telegram  il capo dell'ufficio del presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak. Lo ha confermato lo stesso Zelensky, su Twitter: "Stiamo inviando cibo. Stiamo inviando speranza".

Il governo di Kiev prevede di inviare, nell'ambito del programma umanitario, almeno 60 navi che salperanno dai porti entro la fine della prossima primavera, dunque una media di dieci al mese, dirette verso Paesi che sono a rischio carestia e siccità: Etiopia, Sudan, Sud Sudan, Somalia, Yemen, Congo, Kenya, Nigeria.

Secondo Kiev, l'iniziativa umanitaria Grain From Ukraine insieme ai corridoi per il grano nel Mar Nero sono la risposta al tentativo della Russia di "usare il cibo come arma". Mosca invece replica che, dalle spedizioni della comunità internazionale, i Paesi più poveri hanno ricevuto solo il 3% di tutto il grano inviato dall'Ucraina. Secondo il governo di Ankara, sono stati oltre 12 milioni le tonnellate di grano esportate dal 1  agosto, quando è entrato in vigore l'accordo tra Kiev e Mosca per sbloccare i porti ucraini sul Mar Nero e creare un corridoio di cereali. L'accordo, il cui obiettivo è alleviare la crisi alimentare causata dall'invasione russa dell'Ucraina, durerà fino a metà marzo, perchè Russia e Ucraina hanno concordato il 17 novembre, due giorni prima della scadenza prevista, di prorogare l'intesa di quattro mesi.

14:03

Le truppe di Kiev: abbiamo attraversato il fiume Dnpro vicino Kherson

Le truppe ucraine hanno raggiunto le rive del fiume Dnpro, vicino a Kherson. Lo hanno annunciato fonti militari di Kiev, mostrando le immagini di un piccolo gruppo di soldati che attraversano le acque in barca e raggiungono un piccolo porto nel sponda orientale dove innalzano la bandiera ucraina. Secondo le fonti da questo porto partirà l'offensiva per riconquistare la riva orientale.

Secondo l'Institute for the Study of War (Isw) di Washington, se questa avanzata sarà confermata, le truppe ucraine potrebbero presto cominciare ad operare sulla riva orientale. L'Isw non è in grado di stabilire se le truppe russe si siano ritirate dalla zona.

14:26

Il Consiglio dell'Ue approva il price cap sul petrolio russo

Il Consiglio Ue ha approvato in via definitiva il tetto al prezzo del petrolio russo via mare a 60 dollari al barile. Il provvedimento entrerà in vigore da domani.

15:07

007 britannici: il 55% dei russi è favorevole ai colloqui di pace

Il sostegno dell'opinione pubblica russa all'a "operazione militare speciale" sta diminuendo in modo significativo: i dati indicano che il 55% dei russi è favorevole ai colloqui di pace con l'Ucraina, mentre solo il 25% si dichiara favorevole al proseguimento del conflitto. Lo afferma l'intelligence del ministero della Difesa britannico su Twitter nel suo aggiornamento quotidiano. Il sondaggio - spiega il report di Londra - è stato fatto da un media russo indipendente che ha avuto accesso ai dati raccolti dal Servizio federale di protezione russo per uso interno.

"Nonostante gli sforzi delle autorità russe per imporre un controllo pervasivo dell'ambito informativo, il conflitto è diventato sempre più tangibile per molti russi dopo la mobilitazione parziale del settembre 2022", afferma l'intelligence britannica. "Poiché è improbabile che la Russia ottenga importanti successi sul campo di battaglia nei prossimi mesi, è verosimile che per il Cremlino sia sempre più difficile mantenere anche solo una tacita approvazione della guerra tra la popolazione".

15:26

Kiev: i russi usano granate chimiche proibite contro di noi

Le forze navali ucraine hanno riferito che le truppe russe hanno usato granate lacrimogene alla clorpicrina K-51 di fabbricazione sovietica contro i soldati ucraini che combattevano nell'est del Paese. Come riporta Kiev Independent questo tipo di granate appartengono alle armi chimiche e biologiche il cui uso è proibito dal Protocollo di Ginevra. Secondo la marina di Kiev, le truppe russe hanno lanciato le granate K-51 sui soldati ucraini tramite i droni. "Per proteggersi dal forte effetto irritante delle munizioni proibite, i marines hanno mantenuto le loro posizioni indossando indumenti di protezione chimica", hanno spiegato i militari.

15:58

Nuovi attacchi su Kherson, 19 morti in due settimane

Le truppe russe hanno nuovamente bombardato la città di Kherson liberata dagli ucraini. Lo hanno riferito l'amministrazione comunale e l'amministrazione militare regionale di Kherson, come riporta Ukrainska Pravda, affermando che negli attacchi odierni non ci sono state vittime, ma nelle ultime due settimane 19 persone sono state uccise e altre 39 ferite a causa degli attacchi russi.

16:20

Ucraina: un civile ucciso dopo attacchi russi su Kharkiv

Nella regione di Kharkiv, un residente di 72 anni del villaggio di Gatishche è morto a causa dei bombardamenti russi. Lo ha riferito la polizia della regione di Kharkiv su Telegram, come riporta Ukrinform. "I distretti di Kupyanskyi e Vovchanskyi della regione di Kharkiv sono stati nuovamente attaccati dal nemico. A seguito del bombardamento è morto un residente di 72 anni del villaggio di Gatishche", ha riferito la polizia della regione di Kharkiv.

16:48

Blinken, la strategia di Putin è barbara

ll segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha criticato il tentativo della Russia di "utilizzare l'inverno come arma" e ha definito "barbara" la strategia di Vladimir Putin di lasciare l'Ucraina al buio. Parlando alla Cnn, il capo della diplomazia americana ha spiegato che la scelta di Mosca di fare "terra bruciata" è conseguenza del fallimento delle forze militari, che pensavano di conquistare l'Ucraina in breve tempo.

"Putin - ha spiegato Blinken - ha cercato di cancellare l'Ucraina dalla cartina, di cancellarne l'identità, di sottometterla, ma ha fallito". "Poi - ha aggiunto - ha provato a prendersi la terra, la parte orientale e a sud dell'Ucraina, ma ha fallito anche lì perchè l'esercito ucraino li ha respinti e si è ripreso gran parte del territorio che Putin aveva conquistato". "Utilizzare l'inverno come arma - ha continuato - togliere la luce, spegnere il riscaldamento, lasciare il popolo ucraino al buio e al freddo proprio mentre si avviano verso l'inverno, questo è davvero barbaro". Il conduttore ha chiesto al segretario di Stato se gli Stati Uniti e gli alleati stessero facendo pagare il giusto prezzo a Mosca. "I costi - ha risposto Blinken - si stanno accumulando ogni singolo giorno".

17:16

Ucraina, oltre 500 villaggi senza alimentazione elettrica

Sono 507 i villaggi in otto regioni ucraine ad essere senza alimentazione elettrica. Lo ha riferito il viceministro degli affari interni ucraini Yevgeny Enin, come riporta Rbc-Ucraina. Yenin ha spiegato che i russi continuano a colpire le infrastrutture critiche, causando problemi alla rete elettrica. In particolare le regioni più coplite sono Kharkiv, con 112 località senza elettricità, seguita da Donetsk e Kherson con oltre 90 località prive di alimentazione. Restano 'al buio' anche 82 insediamenti a Nikolaev, 76 a Zaporizhzhia e 43 nel Lghansk.

17:41

Energia: Mosca, pronti a taglio produzione ma no a price cap petrolio

La Russia non venderà petrolio entro i termini fissati da un price cap, anche se per questo si troverà a dover tagliare la produzione. Lo ha detto il vice primo ministro russo Alexander Novak, come riporta Tass, sottolineando che Mosca ritiene il price cap sull'esportazione del proprio petrolio inaccettabile e contrario alle regole del mercato. "Venderemo petrolio e prodotti petroliferi a quei paesi che lavoreranno con noi a condizioni di mercato, anche se dovremo ridurre un po' la produzione", ha affermato Novak. "Il governo ha ripetutamente affermato che questo strumento è contrario alle regole del mercato, inefficiente e va contro a tutte le regole dello stessa Organizzazione mondiale del commercio (Wto)", ha aggiunto Novak.

18:39

Co-fondatrice Memorial: "Non c'è soluzione diplomatica con Putin"

Al momento non esiste una "soluzione diplomatica" alla guerra in Ucraina. Lo ha affermato Irina Scherbakova, co-fondatrice dell'organizzazione per i diritti russi vincitrice del premio Nobel per la pace Memorial. "Sono assolutamente convinta che non ci possa essere una soluzione diplomatica fino a quando esisterà il regime di Putin", ha detto Scherbakova, come riporta il Guardian. "La soluzione che c'è ora è quella militare", ha detto ancora Scherbakova, che ha ricevuto un premio per il suo lavoro sui diritti umani durante una cerimonia ad Amburgo, in Germania. "Ma queste decisioni, questa diplomazia, avverrà solo quando l'Ucraina crederà di aver vinto questa guerra e di poter stabilire i propri termini", ha affermato ancora Scherbakova, aggiungendo che gli appelli alla pace sono "infantili". Per la co-fondatrice di Memorial le cose, infatti, non torneranno come erano prima dello scoppio del conflitto. "Questa guerra ha capovolto tante cose, non sarà mai più così", ha aggiunto.

19:01

Meno 10 gradi e navi russe schierate nel Mar Nero. La paura del blackout all'alba

L’Ucraina è attraversata dalla paura del Black Monday. Vladimir Putin potrebbe aver dato indicazioni ai suoi generali di provare ad accecare il Paese all’alba di domani. Le condizioni ci sono tutte. Il lunedì, all'alba, è il momento più utilizzato in questa guerra per gli attacchi missilistici. Oggi è stata, poi, la giornata più fredda di questo autunno e alle ore 5 di domani, nell'Est del Paese, si registrerà -10°. Anche gli schieramenti militari sembrano pronti. Le unità che si sono spostate dal Sud perduto al Donbass ora sono schierate attorno alla città decisiva di Bakhmut, dove i russi da alcune ore colpiscono con più frequenza facendo alzare l'aviazione. Nel Mar Nero, infine, sono schierate 21 navi russe, pronte a centrare Odessa e Mykolaiv. Putin cerca, con la distruzione delle centrali elettriche, una parte delle quali ripristinate a tempo di record, di gettare l’Ucraina nel blackout. E, quindi, nel panico.

19:09

Kiev, a Kherson torna acqua per il 70% e luce per l'85%

A Kherson è stato ripristinato il funzionamento della stazione di pompaggio, che fornisce l'approvvigionamento idrico al 70% dei cittadini ed è stata ripristinata la fornitura di energia elettrica all'85% dei consumatori. Lo riferisce il capo della regione Yaroslav Yanushevich su Telegram, come riporta Ukrainska Pravda. 

20:00

Media, Regno Unito: A Onu bozza risoluzione per tribunale in stile Norimberga

Sta circolando alle Nazioni Unite una bozza di risoluzione per un tribunale in stile Norimberga che ritenga la leadership russa responsabile dei crimini di aggressione in Ucraina. Lo scrive il Guardian, riferendo che ci sono segnali che l'opposizione degli Stati Uniti alla proposta potrebbe attenuarsi di fronte alle pressioni del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Beth Van Schaack, ambasciatrice statunitense per la giustizia penale globale, ha dichiarato questa settimana: "È qualcosa a cui il presidente Zelensky tiene molto. Questo è qualcosa che l' Ucraina vuole e penso che avrà molto peso. La domanda è: avranno i voti all'assemblea generale? Finora, tutte le risoluzioni dell'assemblea generale sull'Ucraina hanno prevalso. I numeri sono stati piuttosto forti".

20:32

Kiev, 9.400 civili ucraini uccisi dai russi, tra cui 461 bambini

Più di 9.400 civili sono già stati uccisi dai bombardamenti russi. Lo ha riferito Yevhen Yenin, viceministro agli affari interni ucraino, riferisce Ukrinform.

"Secondo la polizia nazionale, più di 9.400 civili sono stati uccisi e quasi 6.800 sono rimasti feriti. Sfortunatamente, tra loro ci sono anche dei bambini: dall'invasione russa dell'Ucraina ne sono morti 461", ha precisato Yenin. Secondo il viceministro, gli agenti di polizia stanno registrando nei territori liberati dalle truppe ucraine sempre più crimini commessi dalle forze nemiche.

20:47

Zelensky, per nemico inverno è parte del terrore, sopravviveremo

"L'inverno sarà molto difficile, questo è certo. Tuttavia, vale la pena percepire questo inverno non come una prova, ma come un momento che ci avvicina alla vittoria. Ognuno di questi 90 giorni invernali". Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo messaggio serale.

"Il nemico spera vivamente di usare l'inverno contro di noi: di rendere l'inverno freddo e le difficoltà parte del suo terrore. Dobbiamo fare di tutto per sopravvivere a questo inverno, non importa quanto sia difficile. Sopportare questo inverno significa sopportare tutto. Tutta l'Ucraina dovrebbe diventare un grande punto di invincibilità e lavorare ogni giorno e ogni notte. Lo stato, gli affari, le persone - tutti noi, tutti gli ucraini - tutti insieme", sprona Zelensky.

21:16

Ucraina: a Kiev e in altre regioni tornano blackout programmati

Da domani, 5 dicembre, nella capitale Kiev e in altre  regioni ucraine torneranno le interruzioni di corrente programmate. Lo ha riferito l'azienda per l'energia ucraina Dtek, spiegando che "la situazione nel sistema di alimentazione rimane difficile", come riporta Unian. Oltre a Kiev e alla relativa regione, i blackout programmati sono previsti nel Dnipro, a Odessa e nel Donetsk.

21:35

Premier lettone, estone e lituano il 9 a Riga, focus su Ucraina

I primi ministri di Lettonia, Estonia e Lituania si incontreranno il prossimo 9 dicembre a Riga. Lo rende noto un comunicato stampa del governo lettone. Durante l'incontro, i primi ministri affronteranno il nodo degli aiuti all'Ucraina e della gestione dei profughi in arrivo dalle zone di guerra, della creazione di un Tribunale internazionale per i crimini di guerra in Ucraina e del rafforzamento del fronte orientale dell'Alleanza atlantica come stabilito al summit Nato tenutosi a Madrid la scorsa estate. Non minore sarà l'attenzione prestata alle questioni della cooperazione energetica e alla realizzazione della realizzazione del collegamento ferroviario "Rail Baltica". L'incontro tra i tre primi ministri avviene nell'ambito del Consiglio dei ministri Baltici (Cmb), un organo creato nel 1994 per il coordinamento delle politiche regionali di Lettonia, Estonia e Lituania. La Lettonia è il presidente di turno del Cmb per l'anno 2022.

22:08

Kiev, i russi hanno colpito il carcere di Kherson,ci sono feriti

Durante il bombardamento di Kherson di oggi, i russi hanno colpito l'edificio del carcere di Kherson, ferendo alcuni dipendenti. Lo riferisce Ukrainska Pravda. "Alcuni locali sono danneggiati, tra il personale ci sono feriti. Detenuti e prigionieri sono stati trasferiti in anticipo in centri di detenzione in altre regioni più sicure", dice il dipartimento penitenziario.

Guerra in Ucraina. La guerra non piace più ai russi. "Improbabile che Mosca vinca". Gli 007 britannici e i dati riservati del Cremlino: il 55% ora chiede il negoziato. "Difficile mantenere il consenso". Roberto Fabbri il 5 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Ben oltre i nove mesi di guerra, centomila soldati caduti o seriamente feriti in Ucraina, prospettive di tregua o di pace vicine allo zero, sanzioni occidentali che mordono nella vita civile di ogni giorno: non può meravigliare che il sostegno dei russi all'avventura militare imposta da Vladimir Putin cominci seriamente a vacillare. Pur premettendo doverosamente che le rilevazioni dell'opinione pubblica in Russia sono un esercizio difficilissimo, sia le cifre sia la fonte sembrano indicare un alto livello di credibilità. Sarebbero precipitati al 25% i russi che sostengono la continuazione del conflitto, mentre un solido 55% preferirebbe l'avvio di un negoziato per porvi fine. «Poiché è improbabile che la Russia ottenga importanti successi sul campo di battaglia nei prossimi mesi, è verosimile che per il Cremlino sia sempre più difficile mantenere anche solo una tacita approvazione della guerra tra la popolazione», si legge nel report del ministero della Difesa britannico. I dati sono stati raccolti «a uso interno» (cioè a uso del Cremlino e non per essere resi pubblici, ma sono finiti in mano all'intelligence britannica, che li ha diffusi) dal Servizio di protezione federale russo, e confermano quelli espressi da una rilevazione analoga effettuata nello scorso ottobre, che indicava nel 57% i favorevoli a colloqui di pace. Da notare che ancora nell'aprile scorso, meno di due mesi dopo l'avvio dell'invasione dell'Ucraina e quando già si stava palesando il fallimento dei suoi veri obiettivi, ben quattro russi su cinque sostenevano l'aggressione a Kiev. Il capovolgimento dei dati sembra avere due spiegazioni, entrambe legate alla mobilitazione parziale che ha arruolato circa 300mila civili russi da spedire al fronte: la prima, ovvia, è che la guerra ha cominciato a riguardare molto più direttamente milioni di persone che prima la osservavano da lontano; la seconda è il danno progressivo subìto dalla credibilità del regime, che fa sempre più fatica a coprire la realtà di una guerra vera e sanguinosa con la cortina fumogena della disinformazione di Stato. Mantenere il tacito sostegno alla guerra diventerà insomma giorno dopo giorno più difficile.

Intanto l'intensità del conflitto, a causa dell'avanzare della stagione fredda, si sta riducendo. Secondo la direttrice dell'intelligence degli Stati Uniti Avril Haines, la tendenza dovrebbe rimanere stabile per i prossimi tre mesi: entrambi gli eserciti hanno ora come obiettivo di consolidare le linee difensive (questo soprattutto i russi, che stanno ad esempio minando l'area urbana di Severodonetsk, conquistata dopo durissimi combattimenti la scorsa estate) e prepararsi a nuove offensive terrestri a partire dal prossimo marzo. Haines ricorda che la battaglia è ora in corso quasi solo sul fronte orientale di Donetsk e intorno alla strategica località di Bakhmut, difesa strenuamente dagli ucraini: qui i russi stanno impiegando ormai da settimane i feroci mercenari del gruppo Wagner.

Quanto alle prospettive generali del conflitto, e in particolare della prossima primavera, l'intelligence americana è piuttosto scettica sulla effettiva capacità dei russi di contrattaccare. Anche per una ragione direttamente legata all'efficacia delle sanzioni occidentali: la produzione delle munizioni in Russia è insufficiente a compensare le grandi quantità che vengono consumate in Ucraina. È questa una delle concrete ragioni per cui a Putin farebbe molto comodo una tregua. Un'altra inquietante notizia riguarda la piaga della deportazione in Russia di un numero altissimo di cittadini ucraini. In particolare, soltanto i minori portati via dagli occupanti sarebbero dodicimila, ma la cosa più tragica è che alcuni di loro sono stati costretti a combattere contro i loro stessi compatrioti. Questa infamia è resa possibile dai referendum-farsa che Putin ha fatto tenere alla fine dello scorso settembre nelle province ucraine occupate di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, che sono state poi annesse alla Russia. In base a questa finzione di stampo genocida, gli ucraini che vi risiedono diventano automaticamente cittadini russi, con i doveri militari che ne conseguono.

L'inquietudine ucraina per le armi italiane: «Vecchie e senza munizioni, i russi ci bombardano con tutto quello che hanno». Storia di Lorenzo Cremonesi su Il Corriere della Sera il 4 dicembre 2022.

I militari in prima linea da queste parti detestano il bel tempo d’inverno: per loro significa temperature più rigide della media e soprattutto cieli tersi, che aiutano i droni nemici a scrutare dall’alto gli obiettivi da colpire. Siamo tornati a toccarla con mano ieri, arrivando a Bakhmut per il terzo giorno consecutivo, questa diffusa inquietudine che cova tra i soldati intirizziti a maledire contro il sole che non scalda e invece mette a nudo i difetti delle coperture mimetiche su uomini, rifugi e mezzi. A mezzogiorno la colonnina di mercurio tendeva a scendere sotto i meno otto, la notte precedente era arrivata a meno tredici. E, infatti, di fronte alle isbe contadine trasformate in dormitori, presso i bunker ricavati dalle cantine dei palazzi e sino alle trincee più esposte, era tutto un brusio di soldati imbacuccati e indaffarati a tagliare alberi e impilare legna per le stufette da campo. Tanto per capire: due settimane fa i cieli erano grigi, le nuvole basse si confondevano coi banchi di nebbie, cadeva una pioggia sottile mista a neve, ma il termometro era rimasto sempre attorno allo zero. «Meglio l’umido, se ti puoi asciugare di fronte al fuoco, che non i muscoli irrimediabilmente gelati durante i pattugliamenti e la visibilità ottima destinata ad aiutare l’offensiva russa», confidavano le unità ucraine. Il bel tempo coincide oltretutto con l’intensificarsi dei bombardamenti russi. «Da oltre una settimana i loro tiri sono continui, massici, e aumentano di giorno in giorno, sparano con tutto ciò che hanno a disposizione», ripetono quasi con le stesse parole civili e militari. Ieri la strada principale a due corsie che da Kostyantynivka porta a Bakhmut poteva essere percorsa solo con i blindati, o comunque ai posti di blocco la sconsigliavano caldamente alle auto civili. Ma anche tra i villaggi affacciati sulle vie secondarie cresce il timore che lo sbarramento di fuoco possa interrompere il traffico. I comandi ucraini accusano inoltre Mosca di avere sparato dai droni granate K-51 alla cloropicrina, un agente chimico dell’epoca sovietica vietato dalle Convenzioni di Ginevra contro le armi non convenzionali. «Abbiamo sentito che, secondo l’intelligence americana, nei prossimi mesi la guerra potrebbe ridursi ad una serie di scaramucce a bassa intensità. Però, anche dal Pentagono ammettono che il teatro di Bakhmut resta caldo. Noi, qui dal terreno, possiamo solo dire che lo scontro nel nostro settore non è mai stato tanto grave. Non vediamo alcuna pausa», ci ha detto Ruslan, un caporale 36enne della 30esima Brigata composta di convalescenti per ferite di guerra appena tornati in servizio. L’incontro più interessante avviene in uno dei ristorantini di Kostyantynivka, dove tre artiglieri — Nikolay di 53 anni, Oleg 44 e Ivan 27 — si dicono «molto delusi» dai mortai da 120 millimetri Mod63 forniti dall’Italia cinque mesi fa. «Sono modelli vecchi, superati, abbiamo visto che sono stati fabbricati nel 1966, oltretutto i sistemi di ottici e di puntamento risalgono al 1947. Risultano molto peggiori dei corrispettivi sovietici della Seconda guerra mondiale. La nostra unità ne ha ricevuti 6, però da Roma non sono mai arrivate le munizioni. Quelle italiane pesano 30 chili l’una e secondo i manuali dovremmo poterne sparare 8 al minuto. Così, abbiamo dovuto arrangiarci adattando granate americane e polacche, che però pesano 16 chili e riducono sia la precisione che la lunghezza del tiro. Oggi a malapena riusciamo a sparare 2 colpi al minuto che non vanno oltre 3 o 4 chilometri, meno della metà di quelli previsti. Stiamo cercando di cambiarli con mortai svedesi molto più avanzati», dicono e condividono un loro video girato sul fronte dove traspare l’inefficienza imbarazzante dei Mod63.

In altre occasioni ci è capitato di sentire invece le lodi dei blindati Lince o dei cannoni FH-70 da 155 millimetri italiani. A Kiev sperano di ricevere presto da Roma gli Mlrs, i lanciarazzi multipli che sarebbero di grande aiuto in questo infinito duello a distanza tra artiglierie.

Ucraina, la denuncia di Kiev: “I russi usano armi chimiche”.  Gianni Di Capua su Il Tempo il 05 dicembre 2022

Le truppe russe sono tornate a sferrare pesanti attacchi nelle regioni di Donetsk e Luhansk nel Donbass. Lo Stato maggiore delle forze ucraine ha fatto sapere che sono stati respinti attacchi russi vicino a 17 diversi insediamenti. Mosca ha lanciato anche dieci attacchi missilistici e 16 aerei, e più di 30 razzi a lancio multiplo sulle posizioni delle forze armate ucraine e sulle aree popolate lungo la linea di contatto.

I missili russi hanno colpito le infrastrutture civili negli insediamenti di Shevchenkove nella regione di Kharkiv e Kramatorsk nella regione di Donetsk. Attacchi che hanno causato la morte di almeno tre civili, e danneggiato altre strutture critiche, con conseguenti problemi sulla rete elettrica. Sono oltre 500, infatti, le località in otto regioni ucraine che sono sprovviste di alimentazione elettrica, come ha fatto sapere il viceministro degli affari interni ucraino Yevgeny Enin. Gli attacchi alle infrastrutture e sulla popolazione civile sono stati definiti «barbari» dal segretario di Stato americano, Antony Blinken, secondo cui il presidente russo Vladimir Putin sta usando «l'inverno come un'arma», dopo non essere riuscito ad ottenere successi sul campo di battaglia. Putin «sta cercando di spegnere la luce, spegnere il riscaldamento, immergere il popolo ucraino nell'oscurità e nel freddo proprio nel momento in cui stanno arrivando i mesi invernali». Kiev, intanto, ha denunciato l'utilizzo di armi chimiche proibite dalla Convenzione di Ginevra da parte dei russi. In particolare, le forze navali ucraine hanno riferito che le truppe russe hanno usato granate lacrimogene alla cloropicrina K-51 di fabbricazione sovietica, lanciate sui soldati ucraini tramite i droni.

Un'altra denuncia nei confronti dell'esercito di Mosca è arrivata da parte dell'attivista e avvocato ucraino Sergiy Sternenko, secondo cui dei civili sono stati giustiziati pubblicamente nel Luhansk. L'episodio sarebbe uno di quei crimini di guerra per cui la Russia potrebbe essere ritenuta responsabile. Secondo il Guardian, infatti, sta circolando all'Onu una bozza di risoluzione per un tribunale in stile Norimberga che potrebbe ritenere la leadeship russa responsabile di crimini di guerra in Ucraina. Nel frattempo, si fa sempre più consistente quella parte dei cittadini russi contrari alla guerra. Come riportato dall'intelligence del ministero della Difesa del Regno Unito, il «sostegno dell'opinione pubblica russa alla «operazione militare speciale» sta calando in modo «significativo». Secondo gli 007 britannici, «il conflitto è diventato sempre più tangibile per molti russi, fin dalla «mobilitazione parziale» del settembre scorso, e «mantenere anche la tacita approvazione alla guerra tra la popolazione rischia di essere sempre più difficile per il Cremlino». Per questo motivo «è improbabile che la Russia raggiunga dei successi sul campo di battaglia nei prossimi mesi», ha spiegato ancora l'intelligence britannica

Ucraina - Russia, le news dalla guerra del 5 dicembre. Morti e blackout per gli attacchi di Mosca dopo le esplosioni in basi aeree russe. La Repubblica il 5 Dicembre 2022.

Kiev: "Colpito l'aeroporto russo di Saratov. Danneggiati due bombardieri". Esplosione anche a Ryazan, dove c'è un centro di addestramento dell'aviazione. Putin percorre in auto il ponte di Crimea. Zelensky è "l'uomo dell'anno" per il "Financial Times". Russia: chiesta condanna a 9 anni per oppositore Yashin

Mentre Kiev e molte altre città ucraine vivono una pesantissima emergenza blackout e gelo, nelle regioni di Kherson, Lugansk e Donetsk continuano i bombardamenti. Un attivista ha reso noto che i russi hanno ucciso dei civili nel Lugansk e ha postato le immagini dei cadaveri. Secondo mezzi di informazione britannici, alle Nazioni Unite circola una bozza di risoluzione per la creazione di un tribunale in stile Norimberga che giudichi i leader russi per i crimini commessi in Ucraina.

00:37

A Kiev e in altre quattro regioni tornano i blackout programmati

A partire da oggi, a Kiev e in altre quattro regioni dell'Ucraina tornano i blackout programmati. "La situazione nel sistema di alimentazione rimane difficile. Pertanto, vi chiediamo di comprendere eventuali deviazioni che potrebbero verificarsi per bilanciare il sistema di alimentazione". Lo annuncia la società elettrica Dtek, scrive Unian.

00:39

Kiev: dall'inizio della guerra tre milioni di ucraini trasferiti a forza in Russia

Dall'inizio della guerra circa tre milioni di ucraini sono stati trasferiti con la forza in territorio russo. Lo afferma il Commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada, Dmytro Lubynets, come riporta Ukrainska Pravda. "Da febbraio, almeno 2.800.000 ucraini sono stati costretti a partire o sono stati deportati nel territorio della Russia", afferma il commissario.

01:12

Kiev: attaccate infrastrutture di Zaporizhzhia

I russi hanno attaccato le infrastrutture industriali ed energetiche di Zaporizhzhia. Lo fa sapere Anatoly Kurtev, segretario del consiglio comunale di Zaporizhzhya, come riporta Ukrainska Pravda. Kurtev ha chiarito che le informazioni complete su feriti e vittime sono in fase di chiarimento.

03:35

Macron: "Mantengo regolari contatti diretti con Putin"

Il presidente francese Emmanuel Macron mantiene comunicazioni regolari col suo omologo russo Vladimir Putin. Lo ha detto lo stesso Macron in un'intervista a Cbs.

"Mantengo sempre regolari contatti diretti con Putin. L'isolamento è la cosa peggiore", ha aggiunto il presidente francese osservando come "l'unica strada per trovare una soluzione" al conflitto in Ucraina è tramite trattative.

04:13

Macron: "L'Occidente non cerca di distruggere la Russia"

Emmanuel Macron ha affermato che il suo Paese e le altre nazioni occidentali non stanno cercando di distruggere la Russia, che ha attaccato l'Ucraina. "Non è mai stata la nostra prospettiva in Francia", ha risposto Macron in un'intervista alla Cbs andata in onda domenica e ripresa anche dalla Tass. "Inoltre abbiamo relazioni molto strette dal punto di vista culturale e storico" con Mosca, e "abbiamo sempre rispettato il popolo russo", ha aggiunto il presidente francese.

05:42

Kazakhstan, allarme bomba all'ambasciata ucraina ad Astana

La polizia kazaka sta indagando su un allarme bomba lanciato contro l'ambasciata ucraina ad Astana. Lo rende noto il ministero degli Affari Interni. "Il 1 dicembre, alle 17:50, il console dell'ambasciata ucraina ha riferito di aver ricevuto una lettera in cui si diceva che un ordigno esplosivo era stato piazzato nell'edificio dell'ambasciata", ha dichiarato il Ministero domenica sera. La polizia di Astana è arrivata sul posto, ma le ricerche non hanno trovato esplosivi sul luogo. "L'evacuazione non è stata necessaria. La minaccia si è rivelata un falso allarme bomba", ha dichiarato il Ministero. L'incidente è oggetto di indagine.

08:59

Esplosione in un aeroporto russo a Ryazan: c'è un centro di addestramento per l'aviazione

E' di tre morti e sei feriti il bilancio di una esplosione che si è verificata nell'aeroporto militare russo di Ryazan, 200 chilometri a sud est di Mosca. Lo riportano la Ria Novosti e la Tass, affermando che la deflagrazione sarebbe stata causata da un'autocisterna carica di benzina. Una seconda esplosione si è inoltre verificata nell'aeroporto di Engels, vicino a Saratov, dove secondo le fonti russe le forze armate ucraine hanno danneggiato due bombardieri strategici Tu-95 utilizzando un drone. L'aeroporto militare di Ryazan ospita il centro di addestramento per l'aviazione a lungo raggio e gli aerei cisterna.

09:49

Kiev: droni colpiscono la base russa di Saratov. Danneggiati due bombardieri

Un drone ha colpito oggi la pista della base aerea russa di Engels-1, nella regione di Saratov, danneggiando due bombardieri Tu-95: lo riporta Ukrainska Pravda aggiungendo che almeno due militari sono rimasti feriti e sono stati ricoverati in ospedale.

09:56

Ucraina: ponte Crimea riapre in parte al traffico

L'autostrada sul ponte di Crimea, gravemente danneggiato nello scorso mese di ottobre dall'esplosione di una bomba, è stata parzialmente riaperta alla circolazione automobilistica. Lo riferisce l'autorità federale per la gestione delle strade di Taman. "I veicoli sono tornati a circolare sul lato destro dell'autostrada sul ponte di Crimea alle 10h50 del 5 dicembre, con i lavori ancora in corso" per ripristinarla completamente. L'attentato sul ponte di Crimea risale allo scorso 8 ottobre

10:37

Ucraina: Zelensky è "l'uomo dell'anno" per il Financial Times

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è l'"uomo dell'anno" per il quotidiano britannico Financial Times, che gli dedica una grande foto in prima pagina oltre che un lungo articolo, "the big read" di oggi. "A nove mesi dalla brutale lotta per la sopravvivenza nazionale contro gli invasori russi, Volodymyr Zelensky appare stanco, con le occhiaie", è l'incipit del pezzo, che racconta il personaggio a partire dall'esperienza come attore alla guerra contro il leader russo Vladimir Putin. "Il 44enne Zelensky si è guadagnato un posto nella storia per la sua straordinaria dimostrazione di leadership e forza d'animo", scrive il FT.

10:47

Ucraina, media russi: nove civili uccisi da raid di Kiev su Luhansk

Nove civili sono stati uccisi in seguito a raid condotti sulla città di Alchevsk nell'oblast di Luhansk, nell'Ucraina orientale, da forze armate ucraine. Lo riporta la Ria Novosti citando le autorità filo russe sul campo.

11:09

Cremlino, price cap non influenzerà operazione in Ucraina

Misure come il price cap sul petrolio "non influenzeranno" l'andamento dell'operazione militare russa in Ucraina. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass. 

11:30

Ucraina, sequestrate in Spagna altre 3 buste con occhi animali

La polizia spagnola ha sequestrato presso l'ufficio postale tre buste, contenenti quelli che si ritengono essere occhi di animali, indirizzate all'Ambasciata dell'Ucraina a Madrid, al Consolato generale di Barcellona e al Consolato di Malaga. Ne dà notizia il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko, affermando che si sta già indagando a riguardo. "In totale, contiamo già 21 casi di minacce alle ambasciate e ai consolati ucraini in 12 Paesi.

11:40

Russia, Peskov: Cremlino non conosce cause esplosioni basi aeree

Il Cremlino non conosce le cause delle esplosioni nelle basi aeree nelle regioni di Ryazan e Saratov, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. I giornalisti hanno chiesto a Peskov di commentare le notizie riportate da alcuni canali Telegram, secondo cui gli incidenti sarebbero stati causati da sabotaggi ucraini. "Ho visto tali notizie solo nei mass media, ma non ho informazioni precise e non sono in grado di commentare. Vi suggerisco di contattare il ministero della Difesa", ha dichiarato. Sono state segnalate esplosioni da campi d'aviazione nelle regioni di Ryazan e Saratov. In particolare, i media hanno riferito di una forte esplosione e di un lampo a Engels, dove si trova un aeroporto per i bombardieri strategici e a lungo raggio. Sono state riportate anche notizie di un'esplosione, che ha provocato vittime, in un'area di parcheggio di un aeroporto vicino a Ryazan.

12:20

Tajani, parole Papa? tutti hanno condannato brutalità russi

"Tutti hanno condannato la brutalità e le violenze dei militari russi durante questa guerra, l'Onu sta facendo tutti gli accertamenti ma ci sono sempre regole da rispettare, anche durante le guerre, e quando vengono violate la condanna del consesso internazionale non può che essere durissima. Condivido le parole del Santo Padre". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo ad una domanda sulle parole del Papa sulla crudeltà dei soldati delle truppe russe in Ucraina, in particolare ceceni e buriati.

12:29

Ucraina, allarme aereo in varie zone del Paese

Le sirene antiaeree sono suonate in diverse parti dell'Ucraina, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Reuters, e i civili sono stati invitati a raggiungere i rifugi. Un portavoce delle forze aeree ucraine ha confermato che la Russia ha lanciato un nuovo attacco missilistico in mattinata. 

12:33

Peskov, non riconosceremo price cap e ci sarà nostra risposta

Mosca non riconoscerà il tetto al prezzo del suo petrolio deciso da Ue, G7 e Australia. Ma non solo: sta anche preparando una risposta a questa misura presa dall'Occidente. Lo ha assicurato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo quanto riporta l'agenzia Tass. Mosca "non riconoscerà alcun massimale", ha detto Peskov in una conferenza stampa, aggiungendo che la Russia "sta preparando" una risposta all'introduzione del price cap e all'embargo dell'Ue sulle forniture petrolifere russe. Peskov ha poi osservato: "Possiamo dire in modo indiscutibile che l'adozione di queste decisioni è un passo verso la destabilizzazione dei mercati mondiali dell'energia".

14:00

Kiev, i sistemi di difesa della capitale "al lavoro" contro i missili russi

I sistemi di difesa aerea di Kiev stanno "lavorando" intorno alla capitale ucraina, mentre si registra un "movimento di missili verso la regione": lo scrive su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale, Oleksii Kuleba, come riporta la Cnn. Kuleba ha esortato i residenti a rimanere nei rifugi.

14:08

Kiev, bombe russe ieri sul Donetsk: colpite palazzine e un asilo

Un edificio amministrativo, un asilo e alcuni condomini sono stati danneggiati dai bombardamenti russi di ieri nella regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale: lo ha reso noto su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale, Pavlo Kyrylenko, come riporta Ukrinform. "Nella direzione di Volnovakha, i russi hanno bombardato ieri Vuhledar. Almeno otto case sono state danneggiate; non sono state segnalate vittime. Nella direzione Donetsk, Kurakhove e Hostre sono state colpite dal fuoco nemico: sono stati danneggiati un asilo, quattro condomini e sette case unifamiliari", ha scritto Kyrylenko.

14:43

Ucraina: dopo raid russi, niente acqua e luce in diverse città

Blackout idrici ed elettrici si sono verificati in diverse città ucraine, in seguito all'ondata di attacchi russi di oggi sul Paese. Secondo il capo dell'amministrazione militare di Kryvyi Rih, nell'Ucraina centrale, "una parte della città è senza elettricità, diverse caldaie e stazioni di pompaggio sono disconnesse". Gli operatori di Odessa, uno dei principali porti del Sud, e di Sumy, nel Nord-Est, hanno segnalato rispettivamente interruzioni di acqua ed elettricità. Blackout elettrici si registrano anche a Mykolaiv, nel Sud, secondo il sindaco Oleksandr Sienkevitch.

14:56

Ondata di missili russi su Ucraina, due morti a Zaporizhzhia

Un raid russo ha colpito edifici residenziali a Novosofiivka, uccidendo due persone e ferendone altre due. Lo riferisce il governatore della regione di Zaporizhzhia, Oleksandr Starukh, citato da Kyiv Independent. Secondo il portavoce delle forze aeree di Kiev, Yurii Ihnat, la pioggia di missili lanciata dalla Russia su diverse località dell'Ucraina mira a "travolgere la difesa aerea ucraina in preparazione di ulteriori attacchi su infrastrutture critiche nella giornata". Esplosioni sono state udite anche nell'ovest e nel sud del Paese, secondo media locali, in particolare nelle oblast di Leopoli, Ternopil, Khmelnytskyi e Kryvyy Rih.

 15:01

Russia, Putin firma la legge sul divieto di propaganda Lgbt

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che vieta "la propaganda di rapporti sessuali non tradizionali, il cambio di genere e la pedofilia". Lo riporta la Tass. Secondo quanto spiegato tale propaganda è ora completamente vietata nei social network, sui media, nel cinema e nella pubblicità. Ad esempio - argomenta ancora la Tass - un film che promuove relazioni o preferenze sessuali non tradizionali, pedofilia, cambio di genere, non potrà ricevere un certificato di distribuzione. Parallelamente, un'altra legge federale firmata da Putin, modifica il Codice degli illeciti amministrativi e introduce la responsabilità amministrativa per la promozione di rapporti sessuali non tradizionali nei confronti di persone di qualsiasi età.

15:06

Russia: chiesta condanna a 9 anni per oppositore Yashin

La pubblica accusa ha chiesto una condanna a nove anni di reclusione per l'oppositore Ilja Jashin, sotto processo a Mosca con l'accusa di avere diffuso false notizie sulle forze armate. Ne dà notizia l'agenzia Ria Novosti.

15:13

Moldavia, fonti polizia: frammento di missile nella regione di Briceni, al confine con l'Ucraina

Un razzo è caduto sul territorio moldavo a ridosso del confine con l'Ucraina, secondo quanto ha riferito il ministero dell'Interno citato dall'agenzia russa Ria Novosti. Le guardie di frontiera moldave hanno trovato il razzo vicino a Briceni, nel nord del Paese, nel giorno in cui su gran parte dell'Ucraina sono in corso attacchi missilistici russi, contrastati dai razzi della contraerea di Kiev. A causa dei "massicci attacchi contro l'Ucraina", la Moldova ha subito interruzioni del sistema elettrico. Lo riferisce Moldelectrica, la società di distribuzione moldava, citata dai media locali. La società ha avvertito la popolazione che sono possibili interruzioni di corrente. Il sito Newsmaker ricorda che la Moldova è già rimasta "due volte senza elettricità a causa dei bombardamenti russi delle infrastrutture energetiche dell'Ucraina".

15:16

Ucraina: Putin visita ponte Crimea e lo percorre in auto

Il presidente russo, Vladimir Putin, si è recato in visita al ponte di Crimea - anche detto ponte di Kerch - ha parlato con gli operai che stanno lavorando per riparare i danni causati dall'attentato di ottobre e lo ha percorso in macchina. Lo riporta l'agenzia ufficiale Ria Novosti.

15:43

Emergenza freddo Ucraina, l'appello dell'Elemosineria apostolica: donate magliette termiche

di Iacopo Scaramuzzi

Appello dell'Elemosineria apostolica per l'emergenza freddo in Ucraina. Il dicastero vaticano per il servizio della Carità sottolinea, in una nota firmata dal cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere polacco di Papa Francesco, che “il popolo ucraino sta vivendo un'emergenza legata, oltre che alla guerra, anche alla mancanza di corrente elettrica, di gas, e al freddo molto rigido dell'inverno. Possiamo aiutarli in questo Natale con il dono di magliette termiche, adatte a mantenere la temperatura corporea, da uomo, da donna o da bambino. L'Elemosineria Apostolica si sta già rifornendo. Chi volesse si può unire a questa iniziativa acquistando e portando/spedendo le maglie direttamente a questo Dicastero entro un mese, al fine di effettuare al più presto l'invio tramite camion a Kiev", conclude la nota del porporato che si è già recato più volte in Ucraina, dall’avvio della guerra, guidando di persona un furgone carico di aiuti, che in un caso, a settembre scorso, è stato bersagliato da colpi di arma da fuoco.

16:23

Wall Street Journal: "Lanciarazzi Himars Usa modificati per non colpire Russia"

Gli Stati Uniti hanno segretamente modificato i lanciarazzi Himars che hanno consegnato all'Ucraina in modo che non potessero essere usati per missili a lungo raggio in grado di colpire la Russia. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti dell'amministrazione, secondo le quali la modifica è stata una precauzione necessaria per ridurre il rischio di una guerra più ampia con la Russia.

16:44

Putin, la Russia ha un esercito di 21 milioni di volontari civili

La Russia a "un enorme esercito" di volontari civili, composto da 21 milioni di persone. Lo ha detto il presidente Vladimir Putin, citato dalla Tass. Putin ha parlato dei quei civili che prestano servizio per aiutare la parte di popolazione più bisognosa. "E' difficile - ha detto il presidente - trovare parole per coloro che altruisticamente, seguendo i loro cuori, aiutano le persone gravemente malate, partecipano all'organizzazione di eventi sportivi, aiutano a mantenere l'ordine, si prendono cura della natura e dedicano una parte significativa delle loro vite agli altri, a coloro che hanno bisogno di questo aiuto". Questi volontari in Russia sono 21 milioni, vale a dire oltre il 15% della popolazione, ha aggiunto Putin, definendoli "un esercito, un immenso esercito".

17:33

Kiev, abbattuti oltre 60 dei 70 missili lanciati da Russia. Sistema energetico fuzionante

L'aviazione ucraina riferisce di avere abbattuto oltre 60 missili dei 70 lanciati dalle forze russe nell'ultima serie di raid sull'Ucraina. Il sistema energetico dell'Ucraina

"funziona e rimane intatto" dopo un'ondata di attacchi missilistici russi. Lo ha dichiarato il primo ministro ucraino Denys Shmyhal su Telegram, secondo quanto riportato da Sky News. Shmyhal ha aggiunto che le strutture energetiche nelle tre regioni di Kiev, Vinnytsia e Odessa sono state colpite e che alcune regioni hanno subito "interruzioni di elettricità di emergenza" per "bilanciare il sistema".

17:42

Ucraina, ottavo attacco missilistico russo in otto settimane

Quello di oggi pomeriggio è stato l'ottavo attacco missilistico russo su larga scala contro l'Ucraina in otto settimane. Lo sottolinea la Bbc. La maggior parte degli obiettivi presi di mira sono infrastrutture della rete energetica.

17:50

Shojgu: "L'Ucraina ha cercato di colpire le basi aeree nelle regioni di Ryazan e Saratov"

Per il ministro della Difesa russo Serghej Shojgu l'Ucraina ha cercato di colpire le basi aeree nelle regioni di Ryazan e Saratov. Lo riporta l'agenzia di stampa russa Interfax.

18:16

Mosca conferma attacchi ucraini con droni a due basi aeree

Negli attacchi, ha aggiunto il ministero della Difesa, sono stati uccisi tre soldati russi e quattro sono rimasti feriti. Le forze ucraine, ha precisato il dicastero, hanno lanciato attacchi con i droni contro la base aerea di Dyagilevo, nella regione di Ryazan a sud-est di Mosca, e a quella di Engels nella regione di Saratov. Le forze di difesa aeree russe hanno intercettato i due droni, che volavano a bassa quota. Frammenti di drone, ha aggiunto, sono caduti ed esplosi, provocando "lievi danni" alla parte esterna di due aerei.

19:20

Mosca: "Colpiti i 17 obiettivi in attacco missilistico"

Il ministero russo della Difesa afferma di aver colpito tutti gli obiettivi dell'attacco missilistico su larga scala di questo pomeriggio contro l'Ucraina. "L'obiettivo dell'attacco è stato raggiunto. Tutti i 17 obiettivi designati sono stati colpiti", ha dichiarato il ministero. Sulla notizia non vi sono conferme indipendenti. L'Ucraina dichiara di aver abbattuto la gran parte dei missili russi.

19:46

Tajani auspica Russia colga messaggio conferenza Parigi

Eventi come la conferenza di Parigi sull'Ucraina, prevista per il 13 dicembre, "sono messaggi che partono, se ne discuterà, vedremo cosa si potrà dire alla Russia e cosa dirà Mosca. Noi siamo portatori di pace, è la Russia che ha aggredito e deve dare dimostrazione di voler fare marcia indietro e lo può fare solo smettendo un'offensiva che non è solo contro le forze armate ma contro la popolazione civile". Lo ha detto il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Restart in onda stasera su Rai 2.

19:51

Guardian, speculazioni su uso droni a lungo raggio per attacco aeroporti

Dopo le esplosioni questa mattina in due aeroporti militari russi, vi sono speculazioni sulla possibilità che l'Ucraina abbia sviluppato droni "con uno stupefacente raggio di mille chilometri". Lo scrive il Guardian, sottolineando che se ciò verrà confermato questo significa che molta della Russia europea è alla portata di Kiev e che la capacità russa di lanciare in sicurezza missili da crociera dall'interno della Russia "è sotto minaccia". Le esplosioni sono avvenute negli gli aeroporti militari Dyagilevo nella regione di Ryazan ed Engels in quella di Saratov, dove erano stazioni bombardieri strategici a lungo raggio Tu-95 e Tu-22M finora usati nei raid con le infrastrutture dell'energia in Ucraina.

19:56

Due buste sospette all'ambasciata ucraina a Lisbona

L'ambasciata ucraina a Lisbona oggi ha ricevuto due buste ritenute sospette dalle forze di sicurezza che hanno anche bloccato il traffico intorno alla sede diplomatica. Dopo che l'ambasciata ucraina ha contatto la polizia portoghese riguardo alle buste sospette, sono scattate le misure di sicurezza nell'ambito del dispositivo di rinforzo dell'ambasciata ucraina in Portogallo annunciato la scorsa settimana, a seguito dei pacchi intimidatori inviati ad ambasciate e consolati ucraini di diversi Paesi europei, compresa l'Italia.

20:40

Kuleba: "Più la Russia commette crimini di guerra più armi all'Ucraina"

"La Russia ha lanciato uno sbarramento di missili contro nostre infrastrutture civili chiave cercando di privare la gente di elettricità, acqua e riscaldamento di fronte a temperature gelate. Più crimini di guerra commette la Russia, più armi devono essere fornite all'Ucraina per mettere prima fine al terrore russo". Lo ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, dopo il nuovo attacco missilistico russo su larga scala di oggi.

20:48

Difesa Gran Bretagna: "Kiev ha liberato il 54% territorio occupato dopo invasione"

L'Ucraina ha liberato circa il 54% del massimo territorio occupato dalle forze russe dopo l'invasione del 24 febbraio. Lo scrive su Twitter il ministero della Difesa britannico, allegando la relativa mappa. La Russia, si legge ancora, controlla circa il 18% del territorio riconosciuto internazionalmente dell'Ucraina, comprese le aree del Donbass e la Crimea sotto il controllo di Mosca dal 2014.

22:01

Putin estende restrizioni a imprenditori occidentali fino a fine 2023

Gli imprenditori occidentali continueranno ad avere bisogno del permesso di Mosca per vendere le loro azioni nelle compagnie russe, specie nel settore bancario e dell'energia. Il relativo provvedimento deciso ad agosto è stato ora esteso al 31 dicembre 1023 con un decreto del presidente russo Vladimir Putin, riferisce l'agenzia stampa Interfax. La misura prende di mira gli imprenditori di "paesi ostili", ovvero di quelli che hanno varato sanzioni contro la Russia a causa della guerra in Ucraina. La vendita di azioni è stata finora permessa solo se comporta il passaggio di proprietà a imprese di stato russo a prezzi irrisori. Per esempio Nissan e Renault hanno dovuto vendere gli impianti in Russia al prezzo simbolico di un rublo.

22:51

Zelensky: firmare accordo con questi terroristi non porta pace

"Con l'attacco missilistico di oggi la Russia ha segnato l'anniversario del memorandum di Budapest. Il destino di questo documento dà risposte a molte domande attuali su Mosca. Firmare semplicemente qualcosa con questi terroristi non porterà la pace. Essi certamente infrangeranno qualsiasi accordo raggiunto con loro. Cedere alla Russia qualsiasi elemento della sicurezza altrui significa una nuova guerra". Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel consueto videomessaggio serale ricordando che il 5 dicembre del 1994 fu firmato un accordo tra Russia, Stati Uniti, Regno Unito e Ucraina, con il quale quest'ultima, aderendo al trattato di non proliferazione nucleare, ufficializzò la rinuncia alle armi nucleari in suo possesso dopo lo scioglimento dell'Urss. Zelensky ha sottolineato che "solo lo smantellamento delle capacità terroristiche russe, la liberazione dei territori ucraini e l'imputazione degli assassini porteranno la pace". Ha quindi osservato che "il terrore russo colpisce di nuovo gli Stati vicini con le interruzioni di elettricità in Moldavia".

"Questo dimostra ancora una volta che la capacità della Russia di compiere attacchi terroristici così massicci è una minaccia non solo per l'Ucraina, ma anche per l'intera regione. Quando un terrorista destabilizza le vite di tutti, fermare il terrore è un compito comune", ha detto Zelensky.

Francesco Semprini per “la Stampa” il 5 dicembre 2022.

«Addestriamo i soldati ucraini a combattere contro i russi e il Generale inverno. Il Cremlino si macchia di atrocità colpendo le infrastrutture civili, è necessario ora che, assieme ad armi e munizioni, l'Occidente invii tecnici e ingegneri». L'appello è del colonnello Martin Wetterauer, veterano dei Marine statunitensi con all'attivo due campagne in Iraq (Desert Storm e Iraqi Freedom), Bosnia e Afghanistan (Enduring Freedom). È il comandante operativo del Mozart Group, conosciuto come l'anti-Wagner, la compagnia di volontari provenienti da una dozzina di Paesi che sostengono i militari di Kiev nella guerra contro le truppe di Mosca.

Come è nato il Mozart Group e quali obiettivi si pone?

«Nasce dalla volontà di un gruppo di militari provenienti da diversi Paesi di mettersi assieme con l'obiettivo di aiutare gli ucraini, civili e combattenti, minacciati dall'aggressione russa. Li addestriamo nelle tecniche di base di fanteria, dall'imbracciare un fucile alle manovre di primo soccorso. Il fondatore è il colonnello Andy Milburn, veterano dei Marine. Mozart era già operativo durante l'assedio di Kiev e nel tempo è cresciuto sino a comprendere una trentina di volontari attivi sul terreno e provenienti da una dozzina di nazioni». 

Avete iniziato nella capitale?

«All'inizio ci siamo dedicati soprattutto all'addestramento di civili, medici e militari, attività che continuiamo a fare anche oggi, ma abbiamo ampliato il nostro raggio d'azione a operazioni più difficili come l'evacuazione di persone nelle zone bombardate o esposte a rischio. Al momento abbiamo squadre che operano in Donbass, a Bakhmut il punto più caldo del fronte orientale. Qualche giorno fa abbiamo dovuto mettere in sicurezza alcuni civili rimasti bloccati in un punto della città il cui controllo era stato appena ripreso dai russi».

Vi chiamano gli anti-Wagner...

«È iniziato quasi per scherzo, è stato il mio amico Andy Milburn a tirare fuori il nome Mozart, il riferimento è chiaro. È piaciuto a tutti e l'abbiamo tenuto. Siamo però molto diversi da Wagner, loro sono mercenari pagati per condurre operazioni militari e atrocità. 

Noi siamo volontari che addestrano e insegnano agli ucraini a difendersi e a salvare le proprie vite minacciate da un Pese aggressore, impartendo loro le abilità maturate durante le nostre carriere, ma non abbiamo incarichi offensivi, di fatto non combattiamo sebbene operiamo al fronte. I Wagner in sostanza portano morte e distruzione, noi portiamo aiuti e salviamo vite».

Come vi finanziate?

«Attraverso le donazioni e i contributi che le persone di buon volontà ci fanno, non siamo contractor che lavorano per i governi». 

Ha detto che addestrate tutte le forze combattenti ucraine, anche Azov?

«Mozart Group è stato impiegato a maggio nella zona di Zaporizhzhia e abbiamo addestrato i volontari del Battaglione Azov». 

In cosa si distinguono?

«Non ho visto grande differenze tra loro e gli altri corpi addestrati, Guardia nazionale, Unità di Difesa territoriale, Guardie di frontiera. Ogni volta ci siamo trovati davanti giovani pronti a combattere per il loro Paese, persone con una gran voglia di imparare. In generale tra gli allievi migliori che abbia mai avuto nella mia vita».

Azov nasce come formazione nazionalista, ed è accusata di derive naziste. Ha mai osservato contaminazioni di questo genere tra i combattenti che ha addestrato?

«Assolutamente no. Mozart ha istruttori di tutte le razze e le religioni, bianchi, neri, ebrei, cristiani, asiatici e nessuno di loro ha rilevato o denunciato comportamenti discriminatori da parte degli Azov». 

Lei ha visto tante guerre, perché questa è diversa?

«Perchè in questa guerra l'aggressore è una grande potenza (nucleare) e l'aggredito è uno Stato sovrano europeo, questo è qualcosa che non ha avuto precedenti in altri conflitti».

Qual è lo stato dell'arte sul campo ora?

«L'inverno è arrivato e i russi hanno distrutto una tale quantità di infrastrutture per la fornitura di energia elettrica, acqua, gas per riscaldamento che già questo rappresenta un'atrocità. Mozart Group si dedica molto a supplire a queste carenze portando al fronte carburante, generi alimentari, acqua potabile e tutto ciò che possa essere d'aiuto alla gente e ai combattenti per far fronte alle necessità quotidiane. Il nostro compito ora è anche insegnare ai soldati come sopravvivere all'inverno». 

I russi hanno un tallone d'Achille?

«È stato senza dubbio quello di aver attaccato un popolo e un esercito sottovalutandoli, non si sarebbero mai aspettati una reazione del genere da parte di governo, civili e militari ucraini. Ora si stanno rendendo conto che le cose stanno andando troppo per le lunghe e a costi troppo alti in termini di soldi e soldati».

Crede che l'Ucraina sia in grado di vincere il conflitto?

«Sì, il punto è capire quanto ci vorrà. È chiaro però che l'Ucraina necessita del sostegno del mondo libero e delle democrazie occidentali anche e soprattutto ora per rimettere a posto le infrastrutture bombardate. A questo punto assieme ad armi e addestramento l'occidente deve mandare tecnici e ingegneri». 

Ci sono le condizioni per un cessate il fuoco prima della fine dell'inverno?

«Io conosco il fronte, non frequento le alte sfere della politica o della diplomazia. E dal fronte posso dire che la gente che addestro e con cui opero non sembrano pronte a un cessate il fuoco, almeno sino a quando l'ultimo russo non sarà cacciato da tutti i territori ucraini».

Ucraina - Russia, le news dalla guerra del 6 dicembre. Zelensky nel Donbass. Attacchi con droni in due regioni russe. La Repubblica il 6 Dicembre 2022.

Dopo le esplosioni negli aerodromi di Saratov e Ryazan, nel cuore del territorio russo, ci sarebbero state due altre incursioni, a Kursk e Bryansk. Gli invasori bombardano la regione di Kherson. Il Cremlino: "Al momento non vediamo prospettive per i negoziati".

Attacco in profondità sul territorio russo da parte di due droni ucraini che sono arrivati a colpire basi aeree a centinaia di chilometri dai propri confini. La risposta russa ieri non si è fatta attendere e sull'Ucraina è arrivata una pioggia di missili, la maggior parte dei quali, secondo il presidente Zelensky, è stata intercettata dalle forze di difesa di Kiev. Un missile è finito in Moldavia, non lontano dal confine ucraino. Drammatica la situazione in molte città dell'Ucraina rimaste senza luce e senza acqua.

00:14

Il capo del Pentagono: la difesa aerea è la priorità

Il capo del Pentagono Lloyd Austin condanna fermamente i "brutali attacchi della Russia sulle infrastrutture civili ucraine" e ribadisce l'impegno degli Stati Uniti nel sostegno a Kiev. In una conversazione telefonica con il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov, Austin mette in evidenza come la difesa aerea sia la priorità per gli sforzi americani di assistenza.

00:26

Nyt: attacchi contro aerodromi russi effettuati da forze di Kiev

Gli attacchi che hanno colpito due aerodromi nel territorio della Federazione Russa, nella mattina di lunedi, sono stati effettuati dalle forze armate ucraine con l'ausilio di droni. Lo ha confermato al New York Times un funzionario ucraino rimasto anonimo, spiegando che i droni sono partiti dall'Ucraina e che "almeno uno dei due attacchi è stato completato con l'ausilio di forze speciali che si trovavano in prossimità dell'aerodromo, e che hanno guidato i droni verso il bersaglio".

04:18

Blinken: Mosca potrebbe cercare una finta pace per riarmarsi

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che la Russia potrebbe cercare un modo per ritirarsi dall'Ucraina senza negoziare una pace duratura. Parlando al Ceo Council Summit di Washington, organizzato dal Wall Street Journal, il capo della diplomazia Usa ha detto che il governo di Kiev deve decidere gli scopi futuri della guerra e i termini con cui intende fermarla. Ma ha anche messo in guardia sulla possibilità che la Russia possa cercare una finta uscita in modo da recuperare forze e prepararsi a un nuovo attacco. "Una delle cose che potete immaginare - ha detto - è che la Russia stia cercando una via d'uscita". "Ma - ha aggiunto - a meno che la Russia non dimostri di essere interessata in un'opera diplomatica seria, non andrà da nessuna parte. Quello che vogliamo vedere è solo una pace durevole, non una finta pace".

04:55

Kiev: bombardamenti sulla periferia di Zaporizhzhia

La periferia della città di Zaporizhzhia è stata colpita nella notte da missili russi, secondo il governatore Oleksandr Starukh citato dal Kyiv Independent. I bombardamenti avrebbero danneggiato infrastrutture critiche ed edifici residenziali, ma non ci sarebbero state vittime. Uno dei missili ha colpito in particolare la comunità di Stepne.

06:08

Mosca: attacco con drone nell'area dell'aeroporto di Kursk

Un serbatoio di petrolio nell'area dell'aeroporto della città russa di Kursk ha preso fuoco a seguito di un attacco tramite droni. Lo ha comunicato su Telegram il governatore della regione, Roman Starovoit. "A seguito di un attacco di un drone nell'area dell'aeroporto di Kursk, un serbatoio di petrolio ha preso fuoco. Non ci sono vittime. L'incendio è stato circoscritto. Tutti i servizi speciali operano sul posto", si legge nel messaggio.

07:54

Kiev: possibile nuovo attacco russo sull'intero territorio nazionale

Le forze armate della Russia potrebbero lanciare oggi un nuovo massiccio attacco missilistico contro l'intero territorio dell'Ucraina. E' quanto affermato dal portavoce dell'aeronautica ucraina, Yuriy Ignat. "Lo possono ripetere oggi. Prima di tutto, oggi è festa. Inoltre, possiamo osservare che il 10-11 ottobre e il 17-18 ottobre hanno attaccato un giorno e un po' meno il successivo, ma comunque hanno attaccato di nuovo", ha detto Ignat nel corso di una diretta televisiva. Il portavoce si è rivolto ai cittadini ucraini, esortandoli di non trascurare le allerte aeree.

09:14

Kiev: Mosca ha perso 510 uomini nelle ultime 24 ore

La Russia ha perso nell'ultimo giorno 510 uomini, facendo salire a 92.200 le perdite russe dal giorno dell'attacco di Mosca all'Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Lo rende noto il bollettino quotidiano dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, appena diffuso su Facebook, che riporta cifre che non è possibile verificare in modo indipendente. Secondo il resoconto dei militari ucraini, a oggi le perdite russe sarebbero di circa 92.200 uomini, 2.929 carri armati, 5.905 mezzi corazzati, 1.915 sistemi d'artiglieria, 395 lanciarazzi multipli, 211 sistemi di difesa antiaerea. Stando al bollettino, che specifica che i dati sono in aggiornamento a causa degli intensi combattimenti, le forze russe avrebbero perso anche 281 aerei, 264 elicotteri, 4.505 autoveicoli, 16 unità navali e 1.587 droni.

09:16

Il Cremlino: "Putin non ha in programma colloqui con Macron"

Il presidente russo Vladimir Putin non sta programmando al momento una conversazione con il presidente francese Emmanuel Macron, nonostante l'intenzione dichiarata dal capo dell'Eliseo di mantenere i contatti con la sua controparte russa. Lo ha detto l'assistente presidenziale russo Yury Ushakov durante una conferenza stampa. "Non per ora - ha affermato rispondendo al giornalista di Interfax che gli chiedeva se si stesse programmando un colloquio - Macron ha parlato molte volte di questo, dicendo che vuole mantenere i contatti e il dialogo con Putin, ma non sono stati fatti finora passi concreti in questo contesto".

09:20

Kiev: "Riceveremo carri armati e aerei da combattimento dalla Nato"

Il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, si è detto convinto che l'Ucraina riceverà altri carri armati dalla Nato e anche aerei da combattimento. "Non sono solo negoziati politici, ma anche tecnologici e logistici. Ma rimango ottimista e credo che i carri armati dei Paesi della Nato appariranno sul campo di battaglia, non solo Leopard. Sono convinto che avremo carri armati e persino aerei da combattimento", le sue parole riportate da Unian.

10:00

La Lettonia ritira la licenza a una tv di Mosca: "Chiama l'esercito russo il nostro esercito"

Il Consiglio nazionale lettone dei media (NCESMI) ha annullato la licenza di trasmissione nella repubblica del canale televisivo russo Dozhd. Lo ha reso noto il presidente del NCESMI Ivars Abolins, spiegando che la decisione, che avrà effetto a partire dall'8 dicembre, è stata presa a causa della minaccia, costituita dall'emittente, alla sicurezza nazionale e all'ordine pubblico, nonché dopo aver valutato il complesso delle violazioni commesse di recente. Tra queste, la mancanza di una colonna sonora nella lingua di Stato per le trasmissioni, l'immagine della Crimea sulla mappa come parte del territorio della Russia, il fatto che il presentatore televisivo chiami l'esercito russo "il nostro esercito".

10:15

Regno Unito: gli attacchi di Kiev alle basi russe sono un duro colpo per Mosca

La Russia probabilmente considererà le esplosioni di ieri alle sue basi vicino a Ryazan ed Engels tra i "fallimenti strategicamente più significativi" della protezione delle sue forze dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence sulla situazione nel Paese.

Il rapporto, pubblicato su Twitter, sottolinea infatti che le due basi si trovano "molto più all'interno della Russia rispetto a precedenti simili esplosioni: Engels si trova a più di 600 km di distanza dal territorio controllato dall'Ucraina".

Engels, spiegano gli esperti di Londra, è la principale base operativa dell'aviazione a lungo raggio russa (LRA) nella Russia occidentale e ospita più di 30 bombardieri. Questi aerei contribuiscono al deterrente nucleare russo e sono stati spesso utilizzati per lanciare missili da crociera convenzionali contro l'Ucraina. "È probabile che l'LRA risponda spostando temporaneamente i bombardieri in altre basi - conclude il rapporto -. La catena di comando russa cercherà probabilmente di identificare e imporre severe sanzioni agli ufficiali russi ritenuti responsabili di aver permesso l'incidente".

10:30

Mosca: "Non rinunceremo al controllo della centrale di Zaporizhzhia"

La Russia esclude di rinunciare al controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia nel Sud dell'Ucraina, la più grande in Europa. Lo ha affermato in conferenza stampa la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, dicendo che è "fuori questione" che la Russia ceda a terzi la gestione della centrale. Anche perché, ha sostenuto Zakharova, il sito nucleare in questione "si trova in territorio russo".

10:45

Kiev: "Continui bombardamenti russi a Kherson, meglio evacuare"

Le truppe russe bombardano massicciamente la regione di Kherson, prendendo di mira grattacieli e infrastrutture. Lo ha riferito la polizia della regione di Kherson come riporta Ukrinform. "I russi continuano a bombardare massicciamente Kherson Oblast con artiglieria e lanciarazzi, mirando deliberatamente a grattacieli e infrastrutture al fine di causare quanti più danni possibili e causare vittime tra la popolazione civile", afferma il rapporto.

Come ha detto a sua volta a Telegram Yaroslav Yanushevich, capo della regione, nelle ultime 24 ore, i russi russi hanno bombardato il territorio della regione di Kherson 17 volte. I russi hanno anche saccheggiato infrastrutture civili ed edifici residenziali. È pericoloso per le autorità stare a Kherson a causa dei continui bombardamenti da parte delle truppe russe, quindi si consiglia ai residenti della città di evacuare.

11:04

Cremlino: "Ad ora non vediamo prospettive per un negoziato"

"Per quanto riguarda le prospettive per un qualche tipo di negoziato, al momento non le vediamo". Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Pesmov. Lo riporta Ria Novosti.

11:06

Cremlino: "Risponderemo agli attacchi ucraini in Russia"

La Russia adotterà "le misure necessarie per garantire la sicurezza in seguito ai continui attacchi terroristici di Kiev sul territorio russo". Lo ha affermato il Cremlino, come riporta la Tass, dopo il nuovo attacco a Kursk contro un deposito di un aeroporto russo.

11:27

Zelensky in visita nel Donbass, vicino al fronte

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è recato in visita nel Donbass, più precisamente a Sloviansk che si trova a una quarantina di chilometri da Bakhmut, principale campo di battaglia contro i russi. Lo ha reso noto la presidenza ucraina sui social. In un video si vede Zelensky all'ingresso della città che saluta "dal più profondo del cuore" i militari del suo Paese in occasione della Giornata delle Forze armate, che si celebra oggi.

12:03

Macron: "Eventuali negoziati sull'Ucraina spettano a Kiev"

"Non facciamo polemiche che non esistono, ho sempre detto che nei negoziati ci saranno delle discussioni territoriali sull'Ucraina, che apparterranno agli ucraini" e ci saranno discussione "sul tema della sicurezza collettiva su tutta la regione". Lo ha detto il presidente della Francia Emmanuel Macron a margine del vertice Ue-Balcani dopo le polemiche sulle sue parole sulle garanzie di sicurezza per Mosca.

12:30

Nuovo scambio di prigionieri Mosca-Kiev, 60 per parte

Russia e Ucraina hanno compiuto un nuovo scambio di prigionieri, liberando 60 soldati da ciascuna parte. Lo riferisce il sito del quotidiano Kommersant citando il capo dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. Da parte loro le agenzie di Mosca si limitano a dire che 60 prigionieri russi sono stati restituiti, senza specificare quanti ucraini siano stati liberati.

12:50

L'Ungheria blocca 18 miliardi di euro di prestiti Ue per l'Ucraina

L'Ungheria ha bloccato, ponendo il veto, uno dei tre provvedimenti legislativi necessari affinché l'Ue possa erogare nel 2023 aiuti per 18 miliardi di euro all'Ucraina, in guerra contro la Russia. Budapest si è dichiarata contraria, durante l'Ecofin in corso a Bruxelles, ad un emendamento al regolamento sull'Mff 2021-27, che va approvato all'unanimità, e che creerebbe l'headroom, o margine, necessario alla Commissione come garanzia per emettere obbligazioni sul mercato.

Budapest, che ha ottenuto il via libera al suo Pnrr ma che potrebbe vedersi tagliata una parte dei fondi Ue (7,5 mld) per via del meccanismo di condizionalità per lo Stato di diritto, ha deciso di porre il veto, cosa che avrebbe fatto anche per l'accordo sulla minimum tax per le multinazionali, che è stata tolta dal tavolo dalla presidenza ceca all'ultimo minuto. 

13:26

007 russi chiedono l'arresto della vicepremier ucraina

I servizi di sicurezza russi hanno chiesto al tribunale Lefortovo di Mosca di ordinare l'arresto in absentia della ministra ucraina della Reintegrazione territoriale dei territori temporaneamente occupati Irina Vereshchuk, vicepremier, e della vice ministra degli Esteri ucraina Emine Dzhaparova: lo riporta l'ufficio stampa del tribunale, ripreso dalla Tass, secondo il quale le due alte funzionarie sarebbero state accusate di violare l'integrità territoriale russa.

14:02

Sindaco filorusso di Donetsk: "Almeno 6 civili morti in bombardamenti" 

Sono almeno 6 i civili che hanno perso la vita nei bombardamenti nel centro di Donetsk. Lo ha detto Alexei Kulemzin, sindaco della città nominato dalle autorità russe. "Secondo i dati preliminari, sei civili sono rimasti uccisi oggi nei bombardamenti a Donetsk", ha affermato Kulemzin precisando che "si sta valutando il numero dei feriti". Questa mattina la Repubblica Popolare di Donetsk (Dpr) aveva riferito che le truppe ucraine hanno bombardato il centro di Donetsk, ferendo 4 civili.

14:42

Impianto industriale russo attaccato da droni a Bryansk

Un impianto industriale russo è stato attaccato la scorsa notte da droni nell'oblast russo di Bryansk, vicino alla frontiera ucraina. Lo riferisce il media indipendente russo Baza, rilanciato da Ukrainska Pravda. Si tratta del secondo attacco di questo tipo riportato oggi, dopo quello contro l'aeroporto di Kursk. L'attacco è avvenuto contro la fabbrica Slava, a 80 km dal confine. 

Due droni sono penetrati nel perimetro dell'impianto e sono esplosi a pochi metri dei depositi di carburante, provocando un incendio. La maggior parte dei depositi erano però vuoti e ciò ha ridotto l'entità del disastro. Secondo Baza, l'impianto era già stato attaccato con i droni il 30 novembre.

15:09

L'intelligence ucraina: "Mosca ha missili per altri attacchi, ma scorte in esaurimento"

Il capo della direzione dell'intelligence ucraina Kyrylo Budanov ha affermato che la Russia ha missili a sufficienza per diversi massicci attacchi contro l'Ucraina, tuttavia precisando su Telegram che "la scorta di armi ad alta precisione nella Federazione Russa è già in fase di esaurimento. Hanno raggiunto da tempo il minimo critico. Tuttavia, come possiamo vedere, hanno deciso di andare fino in fondo, cioè a zero. Il che, in linea di principio, è molto negativo per la stessa Federazione Russa e i militari sono consapevoli di questo problema".

"La Russia continua a costruire missili - ha aggiunto Budanov - ma la produzione è minuscola rispetto alla quantità che usano e limitata solo a pochi tipi di armi ad alta precisione".

15:31

New York Times: la Russia continua la produzione di missili nonostante le sanzioni

Alcuni dei missili da crociera utilizzati dalla Russia nei suoi attacchi contro l'Ucraina sono stati prodotti non prima di ottobre. Lo scrive il New York Times, citando il Conflict Armament Research (CAR), un gruppo di analisti indipendente britannico che traccia le armi illegali nei conflitti.

Il fatto che la Russia abbia continuato a produrre missili guidati avanzati, come il missile da crociera lanciato dall'aria Kh-101, scrive il quotidiano americano, "suggerisce che abbia trovato il modo di acquisire semiconduttori e altro materiale nonostante le sanzioni o che avesse scorte significative dei componenti prima che la guerra iniziasse".

15:59

Kiev: i russi hanno bombardato Kramatorsk

I russi hanno bombardato Kramatorsk, nella regione di Donetsk. Lo riferisce su Facebook il sindaco della città Oleksandr Honcharenko, come riporta Ukrinform. "Gli inumani stanno colpendo Kramatorsk. Rimanete nei rifugi", ha detto.

16:03

Kuleba: "Pacchi pericolosi inviati a nostre ambasciate in Romania e Danimarca"

Altri "pacchi pericolosi" sono stati inviati alle ambasciate ucraine in Romania e Danimarca. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, parlando di "campagna di terrore e intimidazione" iniziata mercoledì scorso contro ambasciate e consolati ucraini con "un pacco con esplosivo a Madrid" e proseguita con "pacchi insanguinati in altre capitali". "Posso solo ribadirlo a tutti i nemici dell'Ucraina - ha aggiunto. Non riuscirete a intimidirci o fermarci. Abbiamo ricevuto notizia di nuovi pacchi pericolosi inviati alle nostre ambasciate. Oggi, questo è stato fatto alle nostre ambasciate in Romania e in Danimarca".

16:34

Ue, conclusioni vertice Tirana: Russia unica responsabile crisi energetica

"La Russia è l'unica responsabile dell'attuale crisi energetica ed economica". A quanto si legge nelle conclusioni del vertice Ue-Balcani Occidentali a Tirana. "L'Ue continuerà a sostenere i partner dei Balcani Occidentali nell'affrontare gli effetti negativi sulle loro economie e società"

16:36

Dombrovskis: "Rammarico per mancato ok a 18 mld oggi"

"Ci rammarichiamo sulla mancata decisione all'Ecofin oggi sulla proposta della Commissione europea di un finanziamento di 18 miliardi di euro per l'Ucraina nel 2023. Ho visto con i miei occhi quanto sia disperata la situazione. Dobbiamo effettuare un primo pagamento il mese prossimo in modo che l'Ucraina possa sopravvivere all'inverno. Non c'è alternativa: troveremo un modo". Lo scrive su Twitter il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovksis.

16:45

Kiev, colpito edificio servizio idrico a Kherson: un morto

I russi, nell'attacco di oggi a Kherson, hanno colpito l'edificio del servizio idrico uccidendo un impiegato di 43 anni. Lo ha riferito il consiglio comunale di Kherson su Telegram, come riferisce Ukrinform. L'edificio amministrativo della società di servizi e gli edifici residenziali situati nelle vicinanze sono stati colpiti. Il dipendente è morto a causa di una ferita da mina esplosiva e ferite da schegge.

16:49

Ucraina: Onu, 6,5 mln sfollati interni e oltre 7,8 mln rifugiati

"Oltre 6,5 milioni di persone sono sfollate in Ucraina e oltre 7,8 milioni sono i rifugiati registrati in tutta Europa". Lo ha detto il capo degli Affari Umanitari dell'Onu, Martin Griffiths, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, precisando che "circa 765.000 bambini hanno ricevuto sostegno psico-sociale per aiutarli ad affrontare gli effetti angoscianti della guerra e dello sfollamento". Secondo l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, al primo dicembre 17.023 civili sono stati uccisi dall'inizio della guerra, inclusi 419 bambini. "Ma sappiamo che il vero numero è di gran lunga maggiore", ha detto Griffiths, ricordando che l'Oms ha riportato almeno 715 attacchi alla sanità nel Paese, di cui 630 che hanno avuto un impatto sulle strutture sanitarie e 61 sul personale interessato. "Questi attacchi rappresentano più del 70% di tutti quelli registrati contro infrastrutture sanitarie in tutto il mondo quest'anno", ha continuato.

16:53

Orban: "Prestiti siano bilaterali, debito comune Ue non è soluzione"

"Le notizie di oggi riguardavano il veto dell'Ungheria sull'assistenza finanziaria all'Ucraina. Questa è una fake news. L'Ungheria è pronta a fornire assistenza finanziaria all'Ucraina, su base bilaterale. No veto e nessun ricatto". Lo scrive in un tweet il premier ungherese, Viktor Orban. "Vogliamo tuttavia convincere gli Stati membri dell'Ue che il debito comune dell'Ue non è la soluzione. Se continuiamo a percorrere la strada verso una comunità del debito, non potremo tornare indietro. Prevediamo un futuro diverso per l'Europa. Uno costruito su Stati membri forti, invece che su enormi pile di debito comune", aggiunge.

17:16

Governatore di Sebastopoli: "Due droni distrutti sopra il mare"

Due droni sono stati distrutti sopra il mare a una grande distanza da Sebastopoli, città portuale della Crimea. Lo ha riferito l'ufficio stampa del governatore della città, Mikhail Razvozhaev. "Di notte, due droni sono stati distrutti nell'area marittima. È successo a grande distanza dalla riva. Il governatore non ha pubblicato queste informazioni perché i militari hanno lavorato secondo il programma. Nessuno dei residenti di Sebastopoli ha udito alcun suono", afferma il comunicato.

 17:21

Banca Centrale Ucraina: riserve estere superato i 27,95 miliardi di dollari

La Banca Nazionale Ucraina ha annunciato che il Paese aveva 27,95 miliardi di dollari di riserve estere al 1° dicembre. Questa cifra ha superato i 27,42 miliardi di dollari presenti nelle casse dello Stato la mattina dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio. La banca ha inoltre dichiarato che le sue riserve sono cresciute del 10,7% nel mese di novembre.

17:42

Forbes russa: attacco missilistico russo costato 500 milioni di dollari

Secondo l'edizione russa di Forbes, l'attacco missilistico su vasta scala lanciato ieri da Mosca contro l'Ucraina è costato fra i 400 e i 500 milioni di dollari. La stima si basa sul tipo di missili usati: 39 missili da crociera Kh-101 e Kh-555, 22 missili Kalibr, 3 missili Kh-22, sei missili Kh-59 e un missile Kh-31P. Secondo Forbes i Kh-101 costano 13 milioni di dollari l'uno, i Kh-555 4 milioni, i Kalibr 6,5 milioni, i Kh-22 un milione, i Kh-59 e i Kh-31-P mezzo milione. Le forze di Kiev hanno detto ieri di aver abbattuto 60 dei 70 missili lanciati dai russi.

17:52

Tajani incontra vicesegretario Usa, insistere nel sostenere Kiev

"Incontro positivo con il vicesegretario di Stato americano Wendy R. Sherman. Continuare gli sforzi per aiutare l'Ucraina. Bene l'unità dell'Occidente per raggiungere una pace giusta. L'amicizia con gli Usa è un pilastro della nostra politica estera. Lavoriamo insieme per stabilizzare Balcani e Libia". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

18:09

Giorgetti: "Auspico soluzione compromesso con Ungheria"

"Il raggiungimento del compromesso con l'Ungheria è fondamentale per sbloccare i fondi europei per l'Ucraina, il pillar 2 (della tassazione globale minima) e ovviamente il Pnrr ungherese. La conclusione positiva della vicenda è oggettivamente nell'interesse di tutti". Così il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, oggi a Bruxelles nel corso dell'Ecofin.

18:16

Il 21 veglia di preghiera della Cei a Bari sulla tomba di San Nicola, venerato da russi e ucraini

di Iacopo Scaramuzzi

Il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Matteo Zuppi, guiderà una “veglia di preghiera” per la pace, a Bari la sera del 21 dicembre, a pochi giorni dal Natale, “sulla tomba di San Nicola, santo venerato sia dai Cattolici sia dagli Ortodossi (e molto a cuore al popolo ucraino e a quello russo)”. Lo rende noto la stessa Cei. “Viviamo giorni difficili e li affrontiamo con sentimenti contrastanti, perché le paure e l’angoscia causate dalla guerra, dalle guerre, rischiano di offuscare la luce del Natale”, afferma l’arcivescovo di Bologna. “Per questo, vogliamo pregare, insieme, per invocare il dono della pace nel cuore di ciascuno e sull’umanità intera; per ritrovare, in quel Bambino che nasce, la tenerezza che permette di scorgere nell’altro un fratello e una sorella e la forza per spezzare le catene del male che imprigionano il mondo. Chiediamo l’intercessione di San Nicola”, conclude Zuppi, “uomo di pace e di comunione, perché chi regge le sorti delle nazioni sappia anteporre l’amore all’odio, il bene comune agli interessi particolari, il dialogo al rumore delle armi”. La veglia, organizzata dalla Cei e dalla diocesi di Bari-Bitonto, si svolgerà alle 18.30 nella basilica di San Nicola.

19:01

Sherman: "Rapporti con Mosca? Spero torni stabilità ma non credo avvenga nell'immediato"

"Spero che torneremo alla stabilità che abbiamo avuto per decenni dopo la seconda guerra mondiale. Questo non vuol dire che non ci fossero problemi. Ci sono sempre problemi e nessuno vuole tornare alla Guerra Fredda". Lo ha dichiarato la vice segretario di Stato Usa, Wendy Sherman, rispondendo agli studenti della Luiss sul futuro delle relazioni tra Usa e Russia dopo la guerra in Ucraina. "Spero si possa tornare in un posto in cui tutti possiamo parlare tra di noi e tutti possiamo lavorare di nuovo insieme. Ma non credo che ciò accadrà nell'immediato perché ciò che Vladimir Putin ha scelto di fare è molto distruttivo. Distruttivo dell'Ucraina, ma anche di tutti i principi e le istituzioni", ha specificato Sherman.

19:13

Kiev, ospedali sospendano interventi a causa blackout

Gli ospedali ucraini stanno valutando di sospendere temporaneamente gli interventi chirurgici programmati, per alleggerire il carico sul sistema sanitario in caso di potenziali futuri blackout, dovuti agli attacchi russi alle infrastrutture energetiche. La richiesta di prendere in considerazione una sospensione è arrivata dal ministero della Salute di Kiev, il quale in una nota ha spiegato che gli ospedali continuano a fornire cure di emergenza. Lo riportano i media ucraini.

19:16

Vice segretaria di Stato Sherman alla Luiss: "La Russia ritiri le truppe, punto"

La Russia deve ritirare le proprie truppe dal territorio sovrano dell'Ucraina, punto. Questa, secondo la vice segretaria di Stato Usa Wendy Sherman, è la via "più veloce" per arrivare alla pace. Tuttavia, ha aggiunto riferendosi al presidente russo Vladimir Putin, "bisogna esser chiari: il modo più veloce per arrivarci è che la persona che ha iniziato questa guerra vi ponga fine". Secondo Sherman, al contrario, Putin appare oggi determinato a "usare l'inverno come arma", colpendo con attacchi missilistici le infrastrutture civili e lasciando milioni di ucraini senza luce, acqua ed energia elettrica. "Non essendo riuscito a ottenere la vittoria sul campo, (il presidente russo) sta cercando di terrorizzare e di congelare il popolo ucraino", ha sottolineato la vice segretaria di Stato.

19:22

Crosetto: "Non ci sarà nuovo decreto armi nel 2022"

"L'Italia continuerà, nell'ambito delle decisioni dell'Alleanza, a fornire aiuto all'Ucraina, con tempi e modi da vedere. Assicuro però che prima della fine dell'anno non ci sarà nessun nuovo decreto". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto a margine della presentazione del libro "L'ultima fermata", di Tommaso Labate.

20:11

Usa, non abbiamo fornito a Kiev armi per colpire in Russia

Gli Stati Uniti "non hanno fornito all'Ucraina armi per colpire fuori dal suo territorio ma per difendere la sua sovranità dall'aggressione della Russia". Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price, in un briefing con la stampa rispondendo a una domanda sulle accuse di Mosca a Kiev di aver sferrato un attacco con un drone nei pressi dell'aeroporto di Kursk.

Il grande business post guerra: chi ricostruirà l’Ucraina? Federico Giuliani il 6 Dicembre 2022 su Inside Over.

Centinaia e centinaia di missili sparati sull’Ucraina in quasi un anno di guerra. Decine di grandi città distrutte, villaggi cancellati dalle cartine geografiche, case, palazzi e strutture ridotte in macerie e infrastrutture disintegrate. Queste sono soltanto alcune delle cicatrici con le quali, presto o tardi, qualcuno si ritroverà a fare i conti. Una cosa è certa: nessun conflitto è infinito, e non lo è neppure quello che si sta combattendo sul territorio ucraino dal 24 febbraio 2022. Arriverà inevitabilmente un momento in cui Mosca e Kiev raggiungeranno una tregua, se non un trattato di pace. Non sappiamo se ciò avverrà in maniera pacifica, come naturale conseguenza di una guerra non più sostenibile per nessuno, o se in seguito alla capitolazione di una delle due parti belligeranti. Al di là di ogni previsione, terminata la distruzione prenderà il via un periodo di (ri)costruzione.

La domanda da un milione di dollari, l’ennesima alla quale nessuno è in grado di rispondere, è: chi ricostruirà l’Ucraina? Anche perché i danni materiali fin qui registrati sono ingenti. Secondo uno studio realizzato dalla Kyiv School of Economics, risalente allo scorso agosto, la guerra avrebbe causato danni alle infrastrutture ucraine per un totale di 108,3 miliardi di dollari.

Il ministero della Difesa di Kiev ha inoltre stimato che il conflitto ha lasciato 3,5 milioni di persone senza casa, distrutto 105.200 automobili, 43.700 macchine agricole, 764 asili, 1.991 negozi e 634 strutture culturali. Il New York Times ha parlato della distruzione di 140mila edifici residenziali, mentre altre fonti parlano di 114.700 case. E ancora: i danni alle infrastrutture di trasporto, comprese strade e aeroporti, ammonterebbero a 31,6 miliardi di dollari. Scendendo nei dettagli, le ferrovie avrebbero subito 3,6 miliardi di danni, alle quali si aggiungono gli oltre 23mila chilometri di strade impraticabili (circa il 15% del Paese). Fuoco e fiamme anche su oltre 100mila vetture, per un danno stimato compreso in un range tra 1 e 2 miliardi di dollari. Si aggirerebbe invece intorno ai 5 miliardi di dollari il danno patito in seguito alla distruzione di coltivazioni e terreni agricoli. Per riparare i danni alle infrastrutture, stando ad altre stime, servirebbero 185 miliardi di dollari.

A maggio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sosteneva che la guerra era fin lì costata alla nazione qualcosa come 600 miliardi di dollari. Ma non è finita qui, perché oltre ai danni materiali ci sono altrettanto enormi danni immateriali. Secondo le Nazioni Unite, la guerra in Ucraina ha causato lo sfollamento di oltre 8  milioni di persone; 6,5 milioni di loro hanno attraversato i Paesi vicini tra cui Polonia e Moldova, per mettersi al riparo dal conflitto.

Nel caso in cui la guerra dovesse proseguire ancora per molto, la Banca mondiale prevede che per il pil dell’Ucraina una contrazione del 45% nel 2022. I numeri economici, del resto, sono allarmanti, visto che il 30% delle aziende è chiuso e una su due è stata costretta a diminuire la produzione. Senza contare, poi, il crollo degli investimenti, i blocchi delle spedizioni, le sempre più impattanti carenze energetiche, l’affossamento delle esportazioni e delle importazioni, oltre alla ritirata di un terzo della popolazione. La soglia di povertà potrebbe passare dall’1,8% del 2021 al 19,8% entro la fine dell’anno corrente.

Un Piano Marshall per l’Ucraina

Il grande rischio è che, nel momento in cui si concretizzerà, il progetto di ricostruzione dell’Ucraina possa trasformarsi in un grande business. In ogni caso, il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, ha presentato da mesi un piano di ripresa da 750 miliardi di dollari per ricostruire il paese dopo la fine della guerra.

A giugno, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha fatto riferimento al Piano Marshall, un programma finanziato dagli Stati Uniti che ha contribuito a ricostruire l’Europa occidentale dopo la seconda guerra mondiale, come modello per la ricostruzione dell’Ucraina. Insomma, al netto delle stime, variabili e ancora imprecise, è plausibile quantificare il costo della ricostruzione ucraina tra i 200 e gli 800 miliardi di dollari.

Stiamo parlando di cifre enormi, dato che questi importi sono equivalenti – se non superiori – al pil dell’Ucraina prima della guerra. Non ci si può dunque aspettare che gli ucraini paghino da soli per la ricostruzione: l’Europa e gli Stati Uniti faranno la loro parte. Nel secondo dopoguerra il Piano Marshall statunitense ha incanalato circa 130 miliardi di dollari (in dollari del 2010) per facilitare la ricostruzione europea. Questo piano aveva due obiettivi: ripresa economica europea e contenimento dell’Unione Sovietica. La stabilizzazione economica dell’Europa era vista come un prerequisito per costruire istituzioni stabili che promuovessero la crescita del reddito e consolidassero la democrazia liberale.

Come ha sottolineato Project Syndacate, la ricetta riscosse un notevole successo. In Italia stimolò la crescita e favorì lo sviluppo industriale attraverso la rapida realizzazione di infrastrutture, creando le condizioni per la robusta espansione economica dei decenni del dopoguerra. In Germania, portò a nuove politiche industriali e rinvigorì la crescita. In tutta l’Europa occidentale, inoltre, svolse un ruolo cruciale nel ripristinare la stabilità finanziaria.

 L’Unione europea e gli Usa possono proporre una soluzione del genere? Lasciando la domanda in sospeso, ricordiamo che il Piano Marshall offre diverse lezioni importanti per il presente. In primo luogo, ingenti iniezioni di denaro per la ricostruzione delle infrastrutture possono fornire grandi profitti. In media, i trasferimenti del Piano Marshall dal 1948 al 1952 rappresentavano meno del 3% del PIL nei paesi riceventi. Come se non bastasse, calcolatrice alla mano, nel 1948 il Piano Marshall rappresentava complessivamente il 5% del pil american. Se i paesi dell’Ue dovessero oggi impegnare il 5% del loro pil combinato per la ricostruzione postbellica dell’Ucraina, potrebbero finanziare un pacchetto di aiuti da 870 miliardi di dollari. I contributi americani possono poi aumentare ulteriormente il pacchetto di aiuti.

Un’occasione per la Cina

Ma in lizza per ricostruire l’Ucraina non ci sono soltanto Stati Uniti ed Unione europea. Troviamo anche la Cina, che si è sempre fatta trovare presente in casi analoghi, come in Siria, Libia o Afghanistan, quando cioè Paesi devastati dalla guerra necessitavano investimenti per voltare pagina.

Dal 2019, la Cina è il principale partner commerciale dell’Ucraina. L’Ucraina fa anche parte della Belt and Road Initiative, insieme alla Russia, e Kiev, per anni, è stata la prova che le potenze europee in contrasto con l’Ue potevano trovare amici a Pechino (come la Serbia e l’Ungheria, del resto). Il Dragone importava dall’Ucraina una discreta quantità di grano e, prima del conflitto, aveva pure investito cospicue somme in progetti locali, come sistemi ferroviari metropolitani e parchi eolici, che presumibilmente vorrebbe continuare a portare avanti in caso di accordo di pace.

Last but not least, la ricostruzione dell’Ucraina – a maggior ragione se l’Ue non dovesse trovarsi d’accordo su come e quando intervenire – potrebbe offrire alla Cina una ghiotta opportunità per migliorare la propria immagine globale. In che modo? Contribuendo, ad esempio, al mantenimento della pace in Ucraina tramite le Nazioni Unite. Nel complesso, la Cina è tuttavia molto più a suo agio nel parlare di ricostruzione fisica ed economica. Ecco, allora, che le infrastrutture strategiche ucraine distrutte potrebbero essere risollevate grazie ad operai e aziende cinesi. Per Washington e Bruxelles equivarrebbe ad una beffa da evitare ad ogni costo.

Ucraina - Russia, le news dalla guerra del 7 dicembre. Putin: "Minaccia nucleare aumenta". Per  la rivista "Time" Zelensky è l'uomo dell'anno. L'ambasciata russa a Berlino nega rapporti con gruppi legali in Germania. Blinken: "Gli Usa non hanno incoraggiato o consentito a Kiev di colpire in Russia". La Repubblica il 7 dicembre 2022.

Gli Stati Uniti "non hanno né incoraggiato né consentito agli ucraini di colpire all'interno della Russia". Lo ha affermato il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ribadendo la determinazione di Washington ad assicurarsi che le forze di Kiev "abbiano nelle loro mani le attrezzature di cui hanno bisogno per difendersi, il loro territorio e la loro libertà". 

Intanto il Papa ha paragonato l'aggressione russa all'Ucraina allo sterminio degli ebrei, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato scelto come "persona dell'anno" dalla rivista americana Time.

Ieri ancora attacchi con droni in territorio russo, stavolta a Kursk e Bryansk. Dura la reazione del Cremlino che annuncia risposte e esclude colloqui di pace: "La Russia deve raggiungere gli obiettivi dell'operazione militare speciale e questo sarà fatto", dice il portavoce Peskov. Da parte sua, Zelensky visita a sorpresa le truppe impegnate nel Donbass. All'Ecofin va in scena un braccio di ferro tra Ungheria e Ue: il veto di Orban blocca i fondi all'Ucraina e la minimum tax.

01:06

Sirene d'allarme in una base aerea in Russia

Le sirene d'allarme hanno risuonato ieri sera in un aeroporto militare della città russa di Engels, nella regione di Saratov, a centinaia di chilometri dall'Ucraina. Lo rendono noto le autorità locali, citate dall'agenzia Tass. Si tratta di una delle basi russe attaccate da droni nei giorni scorsi. "Le sirene hanno suonato sul territorio di un'unità militare. Non vi è alcuna minaccia per le infrastrutture civili", ha specificato il primo vicecapo distrettuale Yevgeny Shpolsky.

03:26

Dagli Usa via libera ad aiuti a Kiev per 800 milioni di dollari

I parlamentari Usa hanno votato un nuovo pacchetto da 800 milioni di dollari per la difesa ucraina. Inoltre Washington punta a sostenere militarmente anche Taiwan nei prossimi anni.

07:24

Ucraina, Blinken: "Gli Usa non hanno né incoraggiato né consentito a Kiev di colpire in Russia"

Gli Stati Uniti "non hanno nè incoraggiato nè consentito agli ucraini di colpire all'interno della Russia". Lo ha affermato il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ribandendo la determinazione di Washington ad assicurarsi che le forze di Kiev "abbiano nelle loro mani le attrezzature di cui hanno bisogno per difendersi, il loro territorio e la loro libertà". Dopo le due basi aeree russe di Ryazan e Saratov colpite lunedì, ieri anche l'aeroporto di Kursk è finito nel mirino di un attacco di un drone. Kiev non ha rivendicato le azioni ma le ha celebrate. Gli esperti ritengono che le forze ucraine possano aver modificato un drone da ricognizione di epoca sovietica per penetrare così in profondità nel territorio russo.

08:57

Sventata una cellula di golpisti in Germania, tra loro una cittadina russa

Secondo le agenzie di stampa di Mosca, una donna con cittadinanza russa, Vitaliya B., è stata arrestata nell'operazione speciale della polizia tedesca che ha portato in prigione 25 appartenenti a una cellula terroristica di estrema destra in Germania che pianificava un assalto armato al Bundestag. "La procura tedesca - scrive Ria novosti - ha sottolineato di non avere motivi per ritenere che funzionari russi abbiano sostenuto i cospiratori". La Tass riporta che secondo la Procura tedesca "i sospetti golpisti hanno contattato rappresentanti russi ma non hanno trovato sostegno".

09:21

Fonti Onu: la Russia ha ordinato centinaia di droni all'Iran

La Russia ha ordinato centinaia di droni e di missili balistici all'Iran. E' quanto rivela una fonte diplomatica alle Nazioni Unite. "Sappiamo che l'Iran si sta preparando ad aumentare le consegne di droni e missili alla Russia in quantità significative", ha detto la fonte alla Dpa, ricordando che, dopo oltre mesi di conflitto in Ucraina, la Russia ha un grave problema di esaurimento delle scorte dei suoi arsenali bellici. "Non credo che siano stati ancora inviati, ma sono chiaramente stati ordinati", aggiunge la fonte. Mosca ha già usato centinaia di droni Shahed 136 di fabbricazione iraniana, detti anche i droni kamikaze, perché sono "usa e getta", anche se lo ha sempre negato. Mentre a novembre Teheran ha ammesso di aver fornito droni alla Russia.

09:40

Mosca: "Sanzioni? Risponderemo secondo i nostri interessi"

La Russia risponderà a qualsiasi sanzione dell'Unione europea tenendo conto dei suoi interessi. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, intervistata dall'agenzia di stampa "Sputnik". Commentando la elaborazione di un nuovo pacchetto di restrizioni contro la Russia da parte dell'Ue, Zakharova ha affermato: "Sapete perfettamente che a qualsiasi sanzione viene data una risposta proporzionata, basata sugli interessi del nostro Paese, elaborata e concordata da diversi dipartimenti". La portavoce ha aggiunto anche la Russia si è ormai abituata a funzionare nelle condizioni di sanzioni.

09:52

Il Papa: "Ricordiamo lo sterminio degli ebrei. La storia si ripete in Ucraina"

"Lunedì scorso il Centro per le Relazioni Cattolico-Ebraiche dell'Università Cattolica di Lublino ha commemorato l'anniversario dell''Operazione Reinhardt'. Essa, durante la Seconda Guerra Mondiale, ha provocato lo sterminio di quasi due milioni di vittime, soprattutto di origine ebraica. Il ricordo di questo orribile evento susciti in tutti noi propositi e azioni di pace. E la storia si ripete vediamo adesso cosa succede in Ucraina. Preghiamo per la pace". Lo ha detto Papa Francesco durante l'udienza del mercoledì nell'Aula Paolo VI.

10:11

Stoltenberg (Nato): "La Russia 'congela' la guerra in vista di una grande offensiva in primavera"

"Le guerre sono sempre difficili da prevedere. Eravamo preparati all'invasione russa in Ucraina. Ora quello che vediamo è che la Russia sta cercando di congelare la guerra per permettere alle proprie truppe di recuperare e lanciare poi una nuova e grande offensiva la prossima primavera". Lo ha detto il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, parlando all'evento Global Boardroom del Financial Times.

10:39

Kiev: i russi temono l'invasione di Kursk, fanno fortificazioni

Nella regione russa di Kursk i militari stanno costruendo fortificazioni: si preparano all'"invasione" delle forze armate ucraine: lo riferisce, anche con ironia, lo Stato maggiore delle Forze armate di Kiev sottolineando che "nelle regioni di confine della Russia stanno già cominciando a capire che l'operazione specialè è andata fuori controllo. Lo riporta Unian. Nel report della mattina, lo Stato maggiore rende noto che nella regione russa di Kursk ci sono voci e timori "sull'invasione delle forze armate ucraine sullo sfondo dell'aumento delle perdite subito dall'esercito di Mosca". "Inoltre, a causa delle informazioni sulle perdite umane, la guerra in Ucraina.

10:46

Ambasciata di Mosca a Berlino: "Nessun contatto con gruppi illegali in Germania"

La missione diplomatica russa a Belino non ha alcun contatto con rappresentanti di gruppi illegali in Germania. Lo afferma l'ambasciata, citata dalla Tass, in merito al pianificato tentativo di golpe in Germania.

11:02

Lavrov: "Su laboratori biologici di Kiev gli Usa sfuggono come 'serpente in padella'"

Gli Stati Uniti sono "riluttanti" a discutere del tema dei laboratori biologici militari in Ucraina e "si stanno contorcendo come un serpente in padella". Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Lo riporta Ria Novosti. "Ce ne sono a dozzine", ha aggiunto.

11:11

Lavrov: 'L'Ue si renda indipendente dagli Usa"

La Russia vorrebbe che l'Unione europea diventasse uno dei poli del "nuovo mondo multipolare" e ciò potrà avvenire se la Ue "difenderà la sua indipendenza dagli Usa". Lo ha detto in una conferenza a Mosca il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, citato dalla Tass.

La Russia, ha aggiunto il ministro, sarà pronta a un "serio dialogo con l'Occidente" quando arriveranno al potere dei leader "lungimiranti". Attualmente, a suo giudizio, il sistema di globalizzazione promosso dagli Usa si è completamente screditato perché "incapace di negoziare" e questo "è una tragedia per la civilizzazione occidentale".

11:24

Donetsk, scontro tra camion con soldati e minibus: almeno 16 morti, tra cui soldati russi

Un camion che trasportava un gruppo di soldati e un minibus si sono scontrati nel distretto di Shakhter, nella Repubblica popolare di Donetsk, in Ucraina ma sotto controllo russo. Lo riferiscono i servizi di emergenza locali, come riporta l'agenzia Tass. Almeno 16 persone sono morte nell'incidente, mentre sei sono rimaste ferite, tre di loro sono ora ricoverate in terapia intensiva. Si indaga sulla dinamica dell'incidente.

11:37

Ucraina: Bielorussia muove truppe e armi per "esercitazione antiterrorismo"

Truppe e attrezzature militari saranno spostate oggi e domani sul territorio bielorusso nel quadro di esercitazioni antiterrorismo. Lo ha annunciato il Consiglio di sicurezza bielorusso, citato dall'agenzia di stampa Belta. "Durante questo periodo, è previsto lo spostamento di attrezzature militari e personale delle forze di sicurezza nazionale", ha riferito il Consiglio, precisando che i movimenti dei civili su determinate strade in determinate zone sarà "limitato", senza aggiungere dettagli.

La notizia arriva mentre in Ucraina crescono i timori di possibili incursioni dal territorio della Bielorussia, alleata della Russia. "Unità nemiche si stanno formando nei campi di addestramento nella Repubblica di Bielorussia", ha dichiarato lo Stato maggiore dell'Ucraina in un post su Facebook. La scorsa settimana il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha incontrato il suo omologo bielorusso, Viktor Khrenin, per discutere della cooperazione militare tra i due Paesi.

11:56

Kiev: boicottate Tchaikovsky e la cultura russa fino alla fine della guerra

Il ministro della cultura ucraino, Oleksandr Tkachenko, ha invitato gli alleati occidentali a boicottare la cultura russa, esortando a sospendere le esibizioni della musica di Tchaikovsky e di altri compositori russi fino alla fine della guerra. Scrivendo sul Guardian, il funzionario di Kiev sostiene che un simile "boicottaggio culturale" non equivarrebbe a "cancellare Tchaikovsky", ma significherebbe "sospendere l'esecuzione delle sue opere fino a quando la Russia non cesserà la sua sanguinosa invasione".

Secondo Tkachenko, una tale scelta è giusta in quanto la guerra è "una battaglia di civiltà sulla cultura e la storia" in cui la Russia sta attivamente "cercando di distruggere la nostra cultura e memoria" insistendo sul fatto che i due stati costituirebbero un'unica nazione.

Molte figure culturali in Ucraina hanno affermato che lo stato russo sta attivamente strumentalizzando il suo patrimonio artistico durante il conflitto. Ad esempio, alcuni cartelloni pubblicitari nella Kherson occupata dai russi mostravano immagini di Pushkin, con testi che si riferivano al legame del poeta russo con la città.

12:08

Kiev: i russi stanno portando bambini del Lugansk in Cecenia

"Gli occupanti russi stanno portando i bambini ucraini del Lugansk occupato in Cecenia per l'"educazione patriottica": lo ha scritto su Telegram il governatore in esilio Sergiy Gaidai, come riferiscono le tv ucraine. "Kadyrov rapisce i bambini del Lugansk per allevarli come assassini, che poi uccideranno gli ucraini. Gli invasori stanno portando via in massa bambini dalla regione di Lugansk in Cecenia per l'"educazione patriottica". Ci sono più di cento casi di deportazione di adolescenti nel territorio della Federazione Russa", afferma Gaidai. Intanto secondo i dati del portale di ricerca dei minori della guerra aggiornato al 7 dicembre 333 bambini risultano dispersi, 13.112  deportati, 8.017 ritrovati, riferisce Ukrinform.

12:20

Lavrov: "Pronti a parlare di pace se c'è proposta seria"

"Se c'è una proposta seria su come fermare il conflitto in Ucraina siamo pronti a parlarne, ma dovrebbe tenere conto degli interessi della Federazione Russa". Lo ha detto il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov. Lo riporta Ria Novosti.

12:34

Zelensky: "Putin ha perso ma non lo ammette"

"Il dittatore (Putin ndr) ha perso. Tuttavia, sta facendo di tutto per garantire che la Russia continui a combattere, solo per non ammettere a se stesso e agli altri che è stato commesso un errore storico". Lo ha dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, durante la cerimonia di premiazione dei Madeleine K. Albright Democracy Award. Lo riporta Unian. Secondo Zelensky, Putin "ha davvero commesso un errore. Il più grande della sua nella vita e nelle vite delle moderne generazioni di russi". "Sappiamo tutti che l'idea fissa di qualsiasi dittatura è ignorare gli errori e fingere che non ci siano stati", ha aggiunto il presidente ucraino, "se la Russia si sente con le spalle al muro, la colpa è solo sua (di Putin ndr)".

12:44

Il sindaco di Leopoli regala al Papa una croce con un frammento di bomba russa

di Iacopo Scaramuzzi

Il sindaco di Leopoli (Lviv) Andrij Ivanovyc Sadovyj ha regalato oggi al Papa, che ha salutato a conclusione dell’udienza generale, una croce che incastona un frammento di una bomba russa che è stata estratta dal corpo di un ragazzo nell’ospedale della città ucraina. “Sappiamo che c’è l’influenza della propaganda russa in tutta Europa, per questo teniamo tanto a fare incontri diretti come con il Santo Padre, così che senta da noi la verità su quello che succede”, ha detto Sadovyi ai giornalisti, mostrando una copia della croce. “Io sempre vorrei che il Santo Padre sia con noi dalla parte del bene, e insieme vinceremo”. E Leopoli, dove si sta costruendo un nuovo centro di riabilitazione, già oggi “arrivano da tutta Ucraina treni e ambulanze che portano i feriti al nostro centro medico”, ha riferito il sindaco. Nel corso dell’udienza odierna, il Papa è tornato a fare appello per la “martoriata” Ucraina, sottolineando in particolare, al momento di salutare i fedeli polacchi presenti, che “lunedì scorso il Centro per le relazioni cattolico-ebraiche dell'Università Cattolica di Lublino ha commemorato l'anniversario dell'Operazione Reinhardt. Essa, durante la Seconda Guerra Mondiale, ha provocato lo sterminio di quasi due milioni di vittime, soprattutto di origine ebraica. Il ricordo di questo orribile evento – ha detto Francesco – susciti in tutti noi propositi e azioni di pace. E la storia si ripete, si ripete. Vediamo adesso cosa succede in Ucraina. Preghiamo per la pace”.

13:00

Lettonia, Navalny difende la tv russa Dozhd: "Errore toglierle la licenza" 

Il noto oppositore russo Alexey Navalny, in carcere per motivi politici, ha espresso il suo sostegno alla tv indipendente russa Dozhd e ha affermato che gli "sembra errata e basata su mancanza di informazioni" la decisione delle autorità lettoni di revocarle la licenza.

"Voglio esprimere il mio sostegno a Dozhd", ha scritto Navalny su Twitter secondo Meduza. "È un onesto media indipendente con cui ho lavorato sin dalla sua fondazione. Il loro lavoro quest'anno, quando hanno condannato senza compromessi la guerra di Putin contro l'Ucraina, è diventato una fonte di verità su questa guerra per milioni di russi, lo ammiro".

13:14

Accordo sul grano, da domani colloqui Turchia-Russia a Istanbul

Si terrà domani e l'8 dicembre a Istanbul un round di colloqui sull'accordo sull'esportazione di grano dai porti ucraini tra funzionari russi e turchi. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri turco. "L'8 e il 9 dicembre 2022 si terranno a Istanbul le consultazioni politiche tra la Turchia e la Federazione Russa, tra le delegazioni guidate dal viceministro degli Esteri, l'ambasciatore Sedat Enal, e il viceministro degli Esteri della Federazione russa Sergey Vershinin ", ha affermato il ministero degli Esteri. Durante i colloqui si parlerà anche della crisi siriana, alla presenza di Lavrentyev, rappresentante speciale del presidente Vladimir Putin per la Siria. In agenda anche la situazione in Libia e nei Territori palestinesi.

13:29

Governo britannico: i russi scavano trincee ai confini per creare la paura dell'invasione

"La Russia ha iniziato a estendere le posizioni difensive lungo il confine con l'Ucraina e in profondità nella regione di Belgorod: esiste la possibilità realistica che le autorità russe stiano promuovendo preparativi difensivi all'interno del territorio russo per accendere il sentimento patriottico". Lo scrive su Twitter l'intelligence del ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano. "La carenza di valutazione strategica è una delle debolezze critiche dell'architettura governativa centrale russa, come evidenziato dalla decisione originaria della Russia di invadere l'Ucraina", scrive Londra. "L'analisi ufficiale parziale è quasi certamente spesso minata da una tendenza al pensiero di gruppo e a conclusioni politicamente convenienti".

13:47

Kiev: dall'Iran ancora nessun missile balistico alla Russia

L'Iran non ha ancora trasferito missili balistici alla Russia, e potrebbe non farlo, grazie alla pressione diplomatica e alle proteste che scuotono la Repubblica islamica da quasi tre mesi. Lo ha affermato il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak al Guardian, sottolineando che le forze russe stanno finendo la prima partita di droni ricevuti da Teheran e restano loro missili da crociera propri solo per "due-tre mesi" di bombardamenti in Ucraina.

Secondo il rappresentante di Kiev, la richiesta di missili balistici fatta a novembre a Teheran dal segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev non è stata ancora soddisfatta. "L'Iran è stato sottoposto a enormi pressioni diplomatiche e le proteste hanno anche aumentato la pressione sul governo", ha affermato Podolyak, sostenendo che "il governo sta iniziando a perdere il controllo sulla società iraniana e i loro problemi interni stanno crescendo. Ecco perchè non hanno tempo per trattare con la Russia. Non è la loro priorità".

Secondo l'Ucraina, la Repubblica islamica ha inizialmente fornito alle truppe di Mosca fino a 2.400 dei suoi droni, che sono stati utilizzati in attacchi contro Kiev e Zaporizhzhia, tra le città colpite. Podolyak ha affermato che "le loro scorte sono "quasi esaurite" ma che "per quanto ne sappiamo" l'Iran ha trasferito la tecnologia alla Russia, quindi tocca a Mosca costruirne altri.

14:02

Per la rivista "Time" Zelensky è l'uomo dell'anno 2022

l presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è stato nominato "persona dell'anno 2022" dal magazine americano Time. Zelensky ha superato gli altri candidati tra cui il presidente cinese Xi Jinping, il politico statunitense Liz Cheney e il miliardario filantropo MacKenzie Scott.

La rivista assegna il premio alla personalità che si ritiene abbia avuto la maggiore influenza a livello globale negli ultimi dodici mesi. La prima "persona dell'anno" fu nel 1927 l'aviatore americano Charles Lindbergh, che ottenne il titolo dopo aver effettuato il primo volo transatlantico senza scalo da New York a Parigi.

14:34

Kiev: attacchi russi su persone in coda per aiuti umanitari

"Almeno tre residenti di Yampil (nella regione del Donetsk, in Ucraina ndr) sono stati feriti oggi dagli occupanti, che hanno bombardato la piazza centrale del villaggio. In quel momento, le persone stavano ricevendo aiuti umanitari". Lo riferisce il governatore della regione, Pavlo Kirilenko, via Telegram. "I bombardamenti hanno danneggiato l'edificio amministrativo e almeno sette edifici residenziali", ha aggiunto Kirilenko nel messaggio.

14:56

Putin: "L'Occidente usa i diritti umani per giustificare il dominio ideologico"

"La dottrina internazionale dei diritti umani è utilizzata per giustificare il dominio ideologico dell'Occidente". È l'accusa del presidente russo, Vladimir Putin, che sta tenendo un incontro in videoconferenza con i membri del Consiglio per i diritti umani russo. Lo riporta Ria Novosti.

15:10

Calenda: "Andrò a Kiev,importante portare solidarietà"

"Da domenica a venerdì sarò in Ucraina. Ho accolto l'invito del sindaco di Leopoli che era intervenuto alla nostra manifestazione. Poi andrò a Kiev. Credo sia importante portare di persona la nostra solidarietà in un momento così difficile per gli ucraini". Lo annuncia su twitter il leader di Azione Carlo Calenda.

15:13

Putin: "La Russia difenderà i suoi interessi con tutti i mezzi disponibili"

Il Presidente Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia lotterà per difendere i propri interessi con tutti i mezzi a disposizione.

Putin ha parlato durante una sessione televisiva del suo Consiglio per i diritti umani, lamentando che l'Occidente tratta la Russia come un Paese di seconda classe senza diritto di esistere.

15:16

Casa Bianca, non incoraggiamo ucraini a escalation guerra

"Noi siamo impegnati a garantire che gli ucraini abbiamo i mezzi per difendersi e ad evitare ogni escalation della guerra ma alla fine sono gli ucraini a prendere le loro decisioni. Noi siamo sempre stati chiari e non li abbiamo incoraggiati a colpire oltre il confine in Russia": lo ha detto in un briefing il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby.

15:18

Nuove esplosioni a Kherson

Oggi si sono verificate di nuovo delle esplosioni nella città ucraina di Kherson. Lo ha riferito l'emittente Suspilne. Il segnale dell'allerta aerea nella città e nella regione non è stato ancora diramato.

15:25

Kuleba: "Spediti da Germania pacchi sospetti a missioni diplomatiche"

Sono stati tutti spediti dalla Germania i pacchi sospetti inviati alle missioni diplomatiche di Kiev in 15 diversi Paesi. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba spiegando che i pacchi avevano tutti "lo stesso indirizzo del mittente: concessionaria Tesla nella città tedesca di Sindelfingen". I pacchi provenivano da uffici postali che non erano dotati di sistemi di videosorveglianza, ha aggiunto il capo della diplomazia ucraina. Sindelfingen si trova nel land tedesco di Baden-Württemberg, 15 chilometri a sud ovest di Stoccarda.

15:36

Intesa a Congresso Usa per altri 800 mln a Kiev nel '23

Intesa al Congresso per almeno 800 milioni di dollari di ulteriori aiuti militari a Kiev per il prossimo anno, secondo la legge da 858 miliardi per le spese della Difesa concordata in parlamento dopo lunghi negoziati. Il provvedimento autorizza anche sino a 10 miliardi di dollari in cinque anni a favore della difesa di Taiwan e 11,5 miliardi di dollari di nuovi investimenti per rafforzare le iniziative di deterrenza nel Pacifico. Lo riferiscono i media Usa.

15:38

Putin, 150.000 mobilitati schierati in Ucraina

Dei 300.000 mobilitati in Russia 150.000 sono stati schierati nella zona dell'operazione militare in Ucraina, e di questi 77.000 si trovano nelle unità di combattimento. Lo ha detto il presidente Vladimir Putin citato dall'agenzia Ria Novosti.

15:40

Zelensky: "Ecocidio di delfini nel Mar Nero dopo invasione russa"

È mattanza dei delfini nel mar Nero a causa della guerra in Ucraina. Lo ha denunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un post sui social facendo riferimento a un reportage di United24, una piattaforma di crowdfunding online lanciata all'inizio di maggio. "Migliaia di delfini morti si sono riversati sulle rive del Mar Nero - ha scritto - La guerra di Russia ha un impatto enorme sulla fauna del nostro Paese". Per il presidente ucraino le autorità preposte alla protezione ambientale "raccolgono le prove di questi crimini e intendono ritenere la Russia responsabile di questo ecocidio in Ucraina". Secondo il direttore scientifico del parco nazionale Lagunes de Touzly (sud-ovest), intervistato nel reportage, il massacro di delfini nel Mar Nero è dovuto in particolare alla "presenza di sottomarini e navi da guerra" nelle acque a partire da fine febbraio, che "ha esercitato un'enorme pressione sull'ambiente marino".

15:42

Putin: "Operazione speciale può diventare lunga"

"L'operazione militare speciale in Ucraina può diventare un processo a lungo termine". Lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin.

15:47

Merkel: "Accordi Minsk hanno dato tempo a Kiev di rafforzarsi"

Gli accordi di Minsk sono stati firmati per "dare all'Ucraina il tempo" di rafforzare il Paese, ha detto l'ex cancelliere tedesco Angela Merkel in un'intervista al quotidiano tedesco Zeit. "Gli accordi di Minsk del 2014 - ha affermato l'ex cancelliere in carica dal 2005 al 2021 - sono stati un tentativo di dare tempo all'Ucraina per diventare più forte, come si può vedere oggi. L'Ucraina del 2014-2015 non era l'Ucraina moderna di oggi". "Era chiaro a tutti" che il conflitto era in fase di stallo e il problema non era stato risolto "eppure questo è stato proprio ciò che ha dato all'Ucraina un tempo prezioso", ha detto ancora la Merkel, esprimendo dubbi sul fatto che allora gli Stati della Nato sarebbero stati in grado di sostenere Kiev nella misura in cui lo fanno ora.

16:19

Putin: "La minaccia nucleare aumenta: la Russia non trasferirà armi nucleari a nessuno"

La minaccia di una guerra nucleare "sta aumentando". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin. "La Russia non ha trasferito e non trasferirà armi nucleari a nessuno, ma difenderà i suoi alleati con tutti i mezzi disponibili". Lo ha dichiarato il presidente Vladimir Putin, come riferisce l'agenzia Ria Novosti. "A differenza degli Stati Uniti", ha sottolineato, "la Russia non ha armi tattiche nucleare in altri Paesi"

16:49

Raid russo colpisce mercato nel Donetsk: 8 morti

L'esercito russo ha colpito un mercato, una stazione degli autobus, distributori di benzina ed edifici residenziali nella città di Kurakhove nella regione di Donetsk, uccidendo almeno 8 civili. Lo rende noto il capo del governo regionale del Donetsk Pavlo Kyrilenko su Telegram.

17:00

Sindaco Kiev: "Russi vogliono farci morire congelati"

'Non ci saremmo mai aspettati che avrebbero tentato di distruggere le infrastrutture civili delle nostre città. È genocidio. È terrorismo". Lo ha detto al Guardian il sindaco di Kiev Vitali Klitschko, aggiungendo che ''vogliono congelare la popolazione civile. Vogliono ucciderci, vogliono avere un'Ucraina senza ucraini".

17:56

Mattarella a von der Leyen, sostegno Kiev a tutti i livelli

È stato ribadito il sostegno all'Ucraina a tutti i livelli, economico finanziario, militare, umanitario e da parte italiana anche di protezione civile. Lo si apprende al termine dell'incontro tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani e la Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen che si è svolto oggi a Milano.

17:58

Meloni, polemiche Ucraina? "Cultura è altra cosa"

"Conosce la mia posizione in tema di conflitto in Ucraina, ma penso che la cultura sia un'altra cosa e penso che non bisogna fare l'errore di mescolare dimensioni che sono diverse": così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto a una domanda sulle polemiche per la scelta di un titolo russo per inaugurare la stagione a Scala. "Noi non ce l'abbiamo col popolo russo, con la storia russa, noi ce l'abbiamo con scelte di chi - ha aggiunto - politicamente ha deciso di invadere una nazione sovrana. È una cosa diversa, secondo me è giusto mantenere le due dimensioni".

18:02

Von der Leyen annuncia nono pacchetto sanzioni contro Mosca

"La Russia continua a portare morte e devastazione in Ucraina. Siamo al fianco dell'Ucraina e stiamo facendo pagare alla Russia la sua crudeltà. Gli attuali 8 pacchetti di sanzioni che abbiamo introdotto finora stanno già mordendo forte. Oggi aumentiamo la pressione sulla Russia con un nono pacchetto". Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

18:04

Ue sanziona altri 200 russi e 3 banche

La Commissione europea propone di sanzionare, nel nono pacchetto, altri 200 russi (tra politici e ufficiali militari) e tre banche russe. Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Nel pacchetto di sanzioni ci sono anche le restrizioni all'export verso la Russia, in particolare per quanto riguarda i droni.

18:18

Putin: "Kiev deve risarcire danni causati al Donbass"

Il presidente russo, Vladimir Putin, ritiene che Kiev debba risarcire i danni causati al Donbass durante la guerra.

"Le azioni del regime di Kiev devono essere valutate così come deve essere valutato il risarcimento da parte dell'Ucraina dei danni causati al Donbass, agli abitanti del Donbass, a tutti questi territori, oggi nuovi territori della Russia. Anche questo sicuramente non sarà superfluo", ha detto il capo del Cremlino in un incontro con i membri del Consiglio per lo sviluppo della società civile e dei diritti umani (Chr), secondo quanto riporta l'agenzia Tass.

18:24

Von der Leyen: "Taglieremo accesso Mosca ai droni iraniani"

"Taglieremo l'accesso della Russia a tutti i tipi di droni e veicoli aerei senza pilota. L'Ue propone di vietare le esportazioni dirette di motori per droni in Russia e l'esportazione verso Paesi terzi, come l'Iran, che potrebbero fornire droni alla Russia". Lo ha annunciato il presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un video in cui spiega a grandi linee il nono pacchetto di sanzioni dell'Ue nei confronti di Mosca.

18:57

Borrell: "Con nuove sanzioni colpiamo duro Difesa russa"

"Colpiremo duramente le forze armate russe, il settore militare e della difesa, le aziende che producono attrezzature militari o coloro che stanno pianificando gli attacchi missilistici che hanno come obiettivo i civili e le infrastrutture civili, in grave violazione del diritto internazionale". Lo ha detto l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell illustrando il nono pacchetto sanzioni dell'Ue. "Dopo il cibo e la fame, Putin ha deciso di utilizzare l'inverno come arma: vuole interrompere le forniture di elettricità, riscaldamento e acqua per milioni di civili in Ucraina".

Da ansa.it il 7 Dicembre 2022. 

Zelensky era stato insignito due giorni fa dello stesso onore dal 'Financial Times'. "La scelta di quest'anno è stata la più chiara a memoria d'uomo", hanno spiegato i vertici di 'Time' nell'annunciare la scelta che include, assieme a Zelensky, lo 'spirito dell'Ucraina'. 

"Sia che le vostre reazioni alla battaglia per l'Ucraina siano di speranza o di terrore, Zelensky - si legge nella motivazione - ha galvanizzato il mondo in modo che non vedevamo da decenni. La decisione di non lasciare Kiev mentre cominciavano a cadere le bombe russe è stata epocale. 

Dal suo primo post di 40 secondi su Instagram il 25 gennaio in cui ha mostrato che il governo e la società civile ucraina erano intatti, ai quasi quotidiani discorsi a Westminster, la Banca Mondiale e ai Grammy, il presidente dell'Ucraina è stato onnipresente. La sua offensiva mediatica ha spostato l'equilibrio geopolitico innescando un'ondata di azione che ha spazzato il globo".

Ucraina - Russia, le news dalla guerra dell'8 dicembre. Kiev: lanciarazzi russi nella centrale di Zaporizhzhia. Per il "Kiev Indipendent" i russi usano la centrale come rifugio contro il fuoco "di ritorno". Kiev denuncia oltre mille missili russi contro centrali. Mosca: "Rischio di attacchi in Crimea". La Repubblica l’8 Dicembre 2022

Il governo ucraino denuncia che negli ultimi otto attacchi russi sono stati impiegati più di mille missili e razzi per distruggere le strutture energetiche del Paese: "Questi attacchi rappresentano il più grande colpo alla rete elettrica che l'umanità abbia mai visto". 

Putin ha ripetuto ieri che la Russia conseguirà i suoi obiettivi "con tutti i mezzi disponibili" e dice che "l'operazione militare speciale" sarà lunga. Le parole del leader del Cremlino fanno da contraltare all'ennesimo appello alla pace di papa Francesco. La retorica putiniana sfida ancora una volta la comunità internazionale, proprio mentre l'Unione europea annuncia un nuovo pacchetto di sanzioni, il nono dall'inizio della guerra.

00:04

Zelensky: a Bakhmut "scontro feroce, ogni metro conta"

"Oggi ho tenuto una riunione dello stato maggiore. Rapporti dei comandanti, analisi della situazione in direzioni specifiche. Innanzitutto, per quanto riguarda la regione di Donetsk, i quartieri di Bakhmut e altri punti più caldi. Lì è in corso uno scontro molto feroce, ogni metro conta. Ringrazio tutti i nostri ragazzi che distruggono il nemico proprio lì, ogni giorno, ogni notte, ogni ora". Lo scrive su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Naturalmente - aggiunge - durante la riunione è stata prestata la dovuta attenzione alla regione di Luhansk e a quella di Kharkiv, con relazioni sulla situazione in generale e sui confini". "Il settore energetico - continua Zelensky - è un punto permanente della nostra agenda, sia a livello di stato maggiore che di governo. Ho anche tenuto una riunione sulla stabilizzazione del sistema energetico e sulla protezione delle nostre centrali elettriche. Stiamo aumentando costantemente la produzione e la fornitura di energia elettrica, aggiungiamo volume quasi ogni giorno. Gloria a tutti coloro che lavorano per la vittoria!".

00:36

Presidenti parlamenti Lituania, Polonia e Ucraina: via la Russia dall'Onu

I presidenti del Parlamento lituano, Viktorija Cmilyt-Nielsen, del Senato polacco, Tomasz Grodzki, e del Parlamento ucraino, Ruslan Stefanchuk hanno sottoscritto a Vilnius una dichiarazione congiunta in cui invitano i Paesi occidentali ad aumentare il sostegno all'Ucraina e a valutare la liceità della presenza russa in seno alle Nazioni Unite.

00:53

Mosca: pronti a dialogo su stabilità strategica con Usa ma solo su basi paritarie

La Russia non sta valutando possibili concessioni unilaterali nel dialogo sulla stabilità strategica con gli Stati Uniti, ma è pronta a riprendere questo dialogo su una base paritaria ed equilibrata. Lo ha detto il viceministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov, in un'intervista rilasciata al quotidiano Izvestia.

01:25

Cnn: Kiev ha chiesto bombe a grappolo agli Stati Uniti

 Negli ultimi mesi l'Ucraina ha chiesto agli Stati Uniti bombe a grappolo, che sono vietate in più di 100 Paesi ma che la Russia continua a usare con devastanti effetti in Ucraina. Lo riporta la Cnn citando fonti Usa trinceratesi dietro l'anonimato e sottolineando che le autorità americane non hanno respinto in via definitiva la richiesta.

01:31

Scholz: rischio nucleare diminuito grazie alle pressioni su Mosca

Secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz il rischio di utilizzo di armi nucleari nel conflitto in Ucraina è diminuito grazie alle pressioni internazionali sulla Russia. "Una cosa è cambiata per il momento: la Russia ha smesso di minacciare di usare le armi nucleari. In risposta alla comunità internazionale che ha segnato una linea rossa", ha detto Scholz in  un'intervista al gruppo mediatico tedesco Funke.

03:02

Kiev: dieci morti nel bombardmento di Kurakhove

Dieci persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite nel bombardamento russo della cittadina di Kurakhove. A fornire il bilancio delle vittime è stato il presidente ucraino Volodymir Zelensky che ha parlato di un attacco "molto duro e calcolato in tutto e per tutto". "Erano persone pacifiche, gente semplice", ha aggiunto.

04:25

Kiev: oligrca russo ha sequestrato migliaia di ettari di terreni

L'ex ministro dell'agricoltura russo Alexander Tkachev, oligarca vicino a Vladimir Putin, ha sequestrato 161.874 ettari di terreno in Ucraina poco dopo l'invasione del Paese da parte della Russia. Lo riporta il Wall Street Journal citando i tre proprietari terrieri che hanno perso i loro terreni, finiti nelle mani della società russa Agrocomplex.

Le autorità militari di Kiev stanno indagando per accertare se ci sia stato un esproprio ai danni delle società ucraine HarvEast, Nibulon e Agroton. "La Russia sta prendendo il controllo dell'economia nei territori occupati e lo usa per guadagnare il controllo su tutta l'area", denuncia Dmitry Skorniakov, amministratore delegato di HarvEast.

06:13

Kiev: pazienti cacciati dagli ospedali per far posto ai feriti russi

Le autorità di occupazione russe stanno dimettendo con la forza i pazienti civili dagli ospedali nella parte occupata della regione di Lugansk (est), anche se non hanno ancora terminato le cure: lo ha reso noto il Centro nazionale di resistenza dell'esercito ucraino, come riporta il Kyiv Independent. Il Centro spiega che i civili vengono cacciati per far posto ai militari russi feriti.

07:14

Media: bombardieri scomparsi da una base aerea russa

Fino a 10 bombardieri Tu-22m sono scomparsi dalla base aerea militare russa "Dyagilevo" nella regione di Ryazan. Lo riferisce, su Twitter, il giornalista russo di Radio Liberty Mark Krutov. Krutov ha pubblicato le foto scattate il 7 dicembre. "Il Tu-22M danneggiato è scomparso, lasciando solo un'ombra sulla pista. Almeno altri 9 bombardieri Tu-22M sono decollati dalla base, così come altri aerei", ha scritto, secondo quanto riferisce Pravda Ucraina.

07:17

Kiev: bombardamenti russi su Nikopol tutta la notte 

Bombardamenti russi nella regione di Dnepropetrovsk per tutta la notte: i russi hanno sparato più di 70 proiettili nella regione di Nikopol. É quanto riferisce su Telegram  Nikolay Lukashuk, presidente del consiglio regionale di Dnepropetrovsk. "Ci sono state 13 ore di raid aerei a causa della minaccia di bombardamenti. 7 attacchi nemici durante la notte. Tale è stata la notte di oggi nella regione di Nikopol", ha affermato. Lukashuk ha fatto sapere che i russi hanno colpito l'area con artiglieria pesante e MLRS, hanno fatto fuoco contro la stessa Nikopol, le comunità di Marganets e Chervonogrigorievsk.

08:13

Ucraina, attacco missilistico russo sulla stazione di Mykolaiv

Un attacco missilistico russo nella notte ha colpito la stazione di trasporto della città meridionale di Mykolaiv, gli autobus hanno preso fuoco, non ci sono state vittime. Lo ha riferito il vice capo dell'ufficio presidenziale Kyrylo Tymoshenko, come riporta Espreso Tv.

08:16

Ucraina, 9 civili uccisi negli ultimi giorni nel Donetsk

Nelle ultime 24 ore nove civili sono rimasti uccisi durante i bombardamenti russi nella regione di Donetsk, ha reso noto il capo dell'amministrazione militare regionale Pavlo Kyrylenko. "Il 7 dicembre i russi hanno ucciso 9 civili della regione di Donetsk: 6 a Kurakhovo, 1 nel villaggio di Krasnohorivka, 1 a Ivanovka e 1 a Bakhmut", ha detto Kyrylenko aggiungendo che altre 15 persone nella regione sono rimaste ferite.

08:28

Ucraina, Kiev: "Più di mille missili e razzi contro le nostre strutture energetiche"

L'esercito russo ha lanciato più di mille missili e razzi negli ultimi 8 attacchi contro le strutture energetiche ucraine, afferma il presidente dell'azienda elettrica ucraina Ukrenergo Volodymyr Kudrytsky, come riporta Interfax Ukraine. "Questi attacchi rappresentano il più grande colpo alla rete elettrica che l'umanità abbia mai visto. Più di 1.000 proiettili e missili sono stati lanciati contro le linee elettrichee causando gravi danni all'Ucraina", ha affermato. "Nonostante abbiamo perso dal 25% al 30% dei consumi rispetto al periodo prebellico, la carenza di capacità di generare corrente è maggiore e grave", ha aggiunto. 

08:48

La Croce Rossa visita prigionieri di guerra ucraini e russi

Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha annunciato di aver recentemente avuto accesso a prigionieri di guerra ucraini e russi, occasioni che fino ad allora sono state estremamente limitate e sporadiche.

"La scorsa settimana, il Cicr ha effettuato una visita di due giorni ai prigionieri di guerra ucraini. Un'altra visita è in corso questa settimana. Nello stesso periodo, sono state effettuate anche visite ai prigionieri di guerra russi.

"Ulteriori visite sono previste da alla fine del mese", si legge in una nota dello stesso Cicr.

09:09

Ucraina, 25 petroliere 'in coda' a largo coste turche in seguito all'introduzione del price cap

Il numero di petroliere in attesa nel Mar Nero per attraversare lo Stretto del Bosforo verso il Mediterraneo è arrivato a 16. Lo riporta Reuters citando l'agenzia di spedizioni marittime Tribeca, mentre proseguono i colloqui tra funzionari occidentali e turchi sui passi da intraprendere per sbloccare le code di petroliere, dopo che sono state introdotte nuove restrizioni alle esportazioni di petrolio russo.

09:21

Ucraina, missili russi nell'Est, colpita Kupyansk

Missili russi hanno colpito nelle prime ore del mattino la città di Kupyansk nella regione orientale di Kharkiv, ci sono distruzioni e incendi ma nessuna vittima, ha reso noto il capo dell'amministrazione militare regionale Oleg Synegubov citato da Unian. "Il nemico continua a bombardare la città di Kupyansk e gli insediamenti di Kharkiv Oblast situati vicino alla linea di contatto. Oggi intorno alle 4.30 il nemico ha lanciato un attacco missilistico, un S-300 ha colpito un edificio amministrativo. Non ci sono vittime", ha riferito.

09:26

Russia, Mosca: "Prematuro parlare dell'impatto del price cap"

"E' prematuro parlare dell'impatto del price cap sul petrolio russo, Mosca sta preparando misure di risposta". Lo ha detto il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov.

09:32

Ucraina, presidenza Ue: "Prepararsi a nuova ondata profughi ucraini"

"Parleremo anche dell'Ucraina, di questa aggressione russa e anche del dialogo sulla sicurezza tra l'Ue e l'Ucraina, che era una delle massime priorità della presidenza ceca. E dobbiamo anche essere pronti per l'eventuale prossima ondata di persone in arrivo dall'Ucraina a causa dell'inverno e delle infrastrutture distrutte in questo paese". Così il ministro dell'Interno ceco, Vít Rakusan, della presidenza del Consiglio Ue, al suo arrivo al Consiglio Ue Interni.

09:40

Ucraina, Ministra degli Interni tedesca: "Se ci saranno più migranti, evremmo bisogno di una migliore distribuzione"

La ministra degli Interni tedesca Faeser è intervenuta questa mattina a Bruxelles sulla questione di una possibile nuova ondata di rifugiati dall'Ucraina, "se ci sarà una nuova ondata avremmo bisogno di una migliore distribuzione nell'Ue".

09:46

Ucraina, Kiev: "I russi cercano di arruolare gli abitanti di Zaporizhzhia"

Le forze russe stanno cercando di arruolare gli abitanti di Zaporizhzhia per combattere nelle loro fila, sostituendo le perdite subite sul campo. Secondo quanto riferito dallo Stato maggiore delle Forze armate ucraine, a Melitopol - nella regione occupata dai russi - le autorità hanno emesso una convocazione per gli uomini in età di leva. "Gli occupanti russi hanno in programma di mobilitare i residenti locali per compensare le attuali perdite", si legge nel comunicato rilanciato dal Guardian.

10:07

Ucraina, Zelensky: "A Bakhmut i combattimenti più feroci"

"I combattimenti più feroci con le truppe russe sono a Bakhmut, nel Donetsk.  Ringrazio tutti i nostri ragazzi che si scontrano con il nemico proprio lì, ogni giorno, ogni notte, ogni ora", ha detto in un video messaggio il presidente ucraino Zelensky dopo una riunione con lo Stato Maggiore dell'esercito per fare il punto sulla situazione sul campo.

10:10

Ucraina, Kiev: "93.000 militari russi morti dall'inizio del conflitto"

 Più di 93mila militari russi sono morti in Ucraina dall'inizio della guerra lo scorso 24 febbraio, ha annunciato lo stato maggiore ucraino in un post su Facebook. In queste ore, le forze russe hanno perso due carri armati, due mezzi da combattimento corazzati, e due sistemi d'artiglieria. Sono inoltre stati abbattuti due droni usati per gli attacchi contro le infrastrutture civili.

10:52

Ucraina, intelligence Gb: "La Russia ha costruito 60 km di trincee da Svatove al confine russo"

La Russia ha costruito un sistema di trincee quasi continuo lungo i 60 chilometri che portano da Svatove, nella regione occupata di Lugansk, a nord della città di Lugansk, fino al confine russo, rende noto il ministero della Difesa britannico nel suo bollettino quotidiano di aggiornamento sulla guerra. Non è chiaro però quanto siano profonde tali trincee. Vicino a Svatove sono dispiegate truppe di elite della prima armata corazzata delle guardie che tuttavia ha subito pesanti perdite, anche durante la ritirata da Kharkiv lo scorso settembre. "Ora è stata parzialmente rinforzata con riservisti mobilitati anche se rimane ben al di sotto delle 25mila unità", si precisa.

11:03

Russia, Cremlino: "Zelensky può far finire la guerra domani"

L'operazione militare speciale in Ucraina "potrebbe concludersi domani", se il presidente ucraino lo volesse. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. "Zelensky sa quando tutto questo può finire: può finire tutto domani se vuole", ha detto.

11:19

Ucraina, Borrell: "Scorte militari Ue sono vulnerabili e inadeguate"

"Il sostegno all'Ucraina ha evidenziato che le nostre scorte militari sono vulnerabili e inadeguate, mentre la nostra catena di approvvigionamento non è abbastanza pronta". Lo ha dichiarato l'Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, nel suo intervento alla conferenza annuale dell'Agenzia europea per la difesa. Sulla spesa militare, ha aggiunto Borrell, "stiamo facendo meglio di prima ma non ancora abbastanza, specialmente nella cooperazione" tra i Paesi Ue e per questo "abbiamo bisogno di affrontare i rischi immediati e dobbiamo spendere di più insieme".

11:24

Russia, Ryabkov: "Valida la moratoria sulle armi nucleari, ma potremmo ripensarci"

 La moratoria russa sul dispiegamento di missili a corto e medio raggio è ancora valida, ma Mosca potrebbe ripensarci se gli Stati Uniti dovessero dispiegare i loro sistemi in Europa o in Asia, ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov alla televisione Rossiya-24. "La Russia si atterrà alla moratoria sul dispiegamento di sistemi missilistici a raggio intermedio dichiarata dal Presidente Vladimir Putin fino a quando sistemi simili di fabbricazione statunitense non saranno dispiegati in qualsiasi parte del mondo", ha detto.

12:29

Ucraina, Ukrenergo: "Cavi gelati e danni alla rete, si complica la situazione energetica"

 Si complica la situazione della distribuzione di corrente elettrica in Ucraina a causa delle condizioni meteo: specie in molte regioni dell'ovest il gelo, la pioggia con neve e le forti raffiche di vento stanno causando la formazione di ghiaccio e il danneggiamento dei cavi elettrici. Lo comunica su Twitter l'operatore Ukrenergo spiegando che c'è "una significativa carenza di elettricità nel sistema e in mattinata in diverse regioni sono in corso blackout di emergenza". La situazione più difficile rimane nelle regioni orientali colpite con un massiccio fuoco di artiglieria dai russi, scrive Ukrenergo.

12:45

Ucraina, Mosca: "Rischio di attacchi terroristici in Crimea"

Ci sono rischi di attacchi terroristici a Sebastopoli e in tutta la Crimea, Kiev continua la linea di organizzazione di attacchi, ma le informazioni in arrivo suggeriscono che la Russia sta prendendo contromisure efficaci. È quanto ha  dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sono certamente dei rischi, perché l'Ucraina continua a organizzare atti terroristici - questa è la prima cosa. Ma, d'altra parte, le informazioni in arrivo dicono che si stanno prendendo contromisure efficaci", ha dichiarato Peskov rispondendo a una domanda dei giornalisti.

13:23

Ucraina, Kiev: "Forze russe costringono i residenti di Zaporizhzhia ad arruolarsi"

Le forze russe costringono i residenti della regione ucraina occupata di Zaporizhzhia ad arruolarsi e combattere al loro fianco per sostituire i militari russi uccisi, denuncia lo stato maggiore ucraino. Gli uomini in età di leva sono stati convocati dalle autorità di occupazione a Melitopol.

14:00

Putin: "Colpiremo ancora infrastrutture; ha iniziato Kiev"

"Le forze russe continueranno a colpire le infrastrutture in Ucraina". Lo ha affermato il presidente russo, Vladimir Putin. "E' stata Kiev a colpire per prima infrastrutture, come il ponte della Crimea", ha aggiunto Putin, citato dalle agenzie russe.

14:06

A Kharkiv albero di Natale dentro la metro, così non sarà colpito

"A Karkiv quest'anno l'albero di Natale della città è stato installato in una stazione della metropolitana, dove non sarà colpito dall'artiglieria russa o dai missili. Le feste stanno arrivando, nonostante tutto", ha twittato la Difesa ucraina postando la foto dell'albero di Natale nella metro.

14:10

Media, scambio prigionieri con Russia, libera Griner

Brittney Griner, la cestista americana detenuta da mesi in Russia, è stata liberta nell'ambito di uno scambio di prigionieri con il trafficante di armi Viktor Bout. Lo riporta Cbs citando un funzionario dell'amministrazione. La conferma della liberazione è arrivata su Twitter da Joe Biden, che rilascerà una dichiarazione alle 14.30 ora italiana. "Ho parlato poco fa con Brittney Griner. Sta bene. E' in volo. Sta tornando a casa", scrive il presidente Usa. E conferma la notizia anche il ministero degli Esteri russo. 

14:49

Scambio prigionieri Usa-Russia, Biden: "Gli Usa trattano il caso Whelan in modo diverso"

Il presidente americano Joe Biden conferma che l'ex marine Paul Whelan ancora detenuto in Russia. Ha spiegato che non c'è stata una scelta su chi portare a casa ma che la Russia tratta il caso Whelan "in modo diverso".  La star del basket femminile Usa, Brittney Griner, "sta bene, è al sicuro e sta tornando a casa": lo ha detto Joe Biden promettendo di fare il possibile anche per portare a casa Whelan, anche lui detenuto in Russia.

15:18

Biden: "No scelta su chi portare a casa, Mosca tratta caso Whelan in modo diverso"

"Non abbiamo dimenticato Paul Wehelan. Non è stata fatta una scelta di chi portare a casa", ha dichiarato il presidente americano Joe Biden annunciando il rilascio di Brittney Griner, in uno scambio di prigionieri con Viktor Bout. "Per ragioni non spiegabili, la Russia tratta il caso di Whelan in modo diverso. Ma non demordiamo. Non lo faremo mai", ha aggiunto, anticipando che gli Usa continueranno a negoziare per il rilascio di Paul.

16:02

Il Papa commosso durante la preghiera: "Sulla guerra vinca la pace"

"Avrei voluto oggi portarti il ringraziamento del popolo ucraino per la pace che da tempo chiediamo al Signore. Invece devo ancora presentarti la supplica dei bambini, degli anziani, dei padri e delle madri, dei giovani di quella terra martoriata". Così il Papa, commosso, ai piedi della Statua dell'Immacolata. "Ma in realtà noi tutti sappiamo che tu sei con loro e con tutti i sofferenti così come fosti accanto alla croce del tuo Figlio. Guardando a te, che sei senza peccato, possiamo continuare a credere e sperare che sull'odio vinca l'amore, sulla menzogna vinca la verità, sull'offesa vinca il perdono, sulla guerra vinca la pace". Papa Francesco si è visibilmente commosso e, la voce rotta dall'emozione, ha dovuto per alcuni istanti interrompere la sua preghiera all'Immacolata mentre invocava la pace per l'Ucraina ai piedi della Statua mariana in Piazza di Spagna. La folla dei fedeli, in quel momento, ha calorosamente applaudito il Pontefice.

16:02

Kiev, russi piazzano lanciarazzi in centrale Zaporizhzhia

Le forze russe hanno collocato i sistemi lanciarazzi Grad sul territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia, accanto alle unità di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito vicino al sesto reattore della centrale. Lo ha riferito l'operatore statale di energia nucleare ucraino Energoatom, citato da Kyiv Independent. Secondo Energoatom, i Grad saranno probabilmente usati per colpire le città di Nikopol e Marhanets sul lato opposto del fiume Dnipro, utilizzando il reattore e l'edificio di stoccaggio del combustibile come "rifugio" dal fuoco di ritorno.

16:35

Il Papa, commosso, prega l'Immacolata: "Avrei voluto portarti il ringraziamento per la pace"

"Vergine Immacolata, avrei voluto oggi portarti il ringraziamento del popolo ucraino per la pace che da tempo chiediamo al Signore. Invece devo ancora presentarti la supplica dei bambini, degli anziani, dei padri e delle madri, dei giovani di quella terra martoriata". Papa Francesco, pregando l'Immacolata a Piazza di Spagna, ha nuovamente chiesto l'intercessione della Vergine affinche' si giunga alla pace. Il Santo Padre ha poi continuato: "Ma in realtà noi tutti sappiamo che tu sei con loro e con tutti i sofferenti, così come fosti accanto alla croce del tuo Figlio. Grazie, Madre nostra! Guardando a te, che sei senza peccato, possiamo continuare a credere e sperare che sull'odio vinca l'amore, sulla menzogna vinca la verità, sull'offesa vinca il perdono, sulla guerra vinca la pace. Così sia"

17:26

Ue non riconoscerà documenti russi emessi in Ucraina-Georgia

Il Consiglio Ue ha adottato la decisione sulla non accettazione dei documenti di viaggio russi rilasciati in Ucraina e Georgia. I documenti di viaggio russi rilasciati nelle regioni occupate dalla Russia in Ucraina o nei territori separatisti della Georgia, o a persone che vi risiedono, non saranno accettati come documenti di viaggio validi per l'ottenimento di un visto o per l'attraversamento dei confini dell'area Schengen. "La continua guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina è un palese disprezzo dell'ordine internazionale basato sulle regole, che mette a rischio la pace e la sicurezza europea. La decisione odierna del Consiglio è un'ulteriore prova del fatto che siamo fermamente al fianco dell'Ucraina. Non riconosceremo mai l'annessione illegale del suo territorio da parte della Russia e ribadiamo il diritto dell'Ucraina di liberare e riprendere il pieno controllo di tutti i territori occupati", ha detto Vít Rakušan, Ministro dell'Interno della Repubblica Ceca.

17:55

Disegno legge Duma Russia: ergastolo per chi aiuta sabotatori

Un disegno di legge per condanne all'ergastolo per chi è giudicato colpevole di aver aiutato sabotatori è stato introdotto alla Duma da un gruppo di deputati, incluso il Presidente della Camera, Vyacheslav Volodin.

18:23

Kiev, la Russia deve ritirare le truppe, poi i negoziati

"La Russia deve ritirare le sue truppe e liberare i territori. Le élite della Federazione Russa devono subire una trasformazione. E poi ci saranno negoziati: un dialogo costruttivo, che registrerà il ritorno della Federazione Russa al diritto internazionale, l'ammontare dei pagamenti compensativi e concorderà il programma delle riunioni del tribunale speciale di Yalta". Lo scrive su Twitter il capo dell'ufficio presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak.

18:49

Sherman: "A conferenza Parigi per coordinarci"

"Mi aspetto un grande sforzo, a livello multilaterale, da parte di tutti gli invitati". Risponde così da Parigi la vicesegretaria di Stato americano Wendy R. Sherman in una call con giornalisti europei a chi le chiede quali siano le aspettative della Conferenza di Parigi sull'Ucraina prevista per martedì nella capitale francese. E nello specifico spiega che lo scopo della conferenza è "soprattutto di coordinamento", per assicurarsi che sia chiaro ciò di cui Kiev ha bisogno e di conseguenza "capire cosa ciascun Paese può fare e assicurarsi così che non si tenti tutti di fare la stessa cosa ma che si copra una gamma di bisogni". Sherman ha quindi ringraziato per la "leadership francese" sull'iniziativa.

19:23

Usa, scambio detenuti con Russia non muta impegno per Kiev

Lo scambio di prigionieri con la Russia non cambierà l'impegno Usa verso il popolo ucraino: lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre.

Brittney Griner liberata: scambio di prigionieri con il trafficante d'armi Viktor Bout. Marco Imarisio su Il Corriere della Sera l’8 Dicembre 2022

La cestista americana condannata in Russia a 9 anni di carcere per possesso di droga è stata liberata in uno scambio di prigionieri tra Usa e Russia. Biden: «È in aereo, sta tornando a casa»

Giovedì 8 dicembre, gli Stati Uniti e la Russia hanno trovato un accordo per uno scambio di prigionieri: la cestista Brittney Griner da una parte e il trafficante d’armi Viktor Bout dall’altra. Il rilascio di Griner è stato annunciato dal presidente Usa, Joe Biden, che aveva al suo fianco la moglie di Griner. «Tutto ok», ha detto Bout alla sua famiglia al telefono appena è atterrato in Russia. Resta nelle mani dei russi l’ex marine Paul Whelan: «Non è stato fatto abbastanza per me», ha detto.

I paragoni con la Guerra fredda è meglio lasciarli chiusi a chiave nel cassetto. «Il mondo è cambiato» dicono al ministero degli Esteri russo, che ieri ha annunciato la liberazione della cestista americana Brittney Griner , avvenuta all’aeroporto di Abu Dhabi, in cambio di quella del trafficante russo d’armi Viktor Bout , detenuto in un carcere dell’Illinois dal lontano 2008. Ma ancora capace di esercitare una certa influenza per il ruolo di mentore avuto con alcuni esponenti dell’influente fronte ultranazionalista, che da anni portava avanti una rumorosa crociata in suo nome.

Non ci saranno avvicinamenti come avveniva una volta, il rilascio congiunto delle spie come punto di partenza per trattative più ampie tra le due potenze. È stata una pura e semplice trattativa commerciale, un do ut des annunciato, per liberarsi di due imbarazzi reciproci. Con il coltello dalla parte del manico sempre saldamente in mano al Cremlino, che poteva permettersi di aspettare, a differenza della Casa Bianca.

La campionessa di basket americana è stata molto sfortunata. Nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Viene fermata il 17 febbraio all’aeroporto di Mosca. Era in transito, diretta a Ekaterinburg, dove da ormai quattro anni giocava nella squadra locale. Come molte altre sue colleghe, nei tempi morti della stagione della Nba femminile, che va da giugno a ottobre, aveva un contatto in essere con una squadra d’oltreoceano. Durante la perquisizione dei suoi bagagli, è spuntata una bottiglietta che contiene olio di cannabis, una sostanza legale negli Usa ma proibita in Russia, dove in materia di stupefacenti è in vigore una delle legislazioni più severe del mondo.

La notizia diventa pubblica solo all’inizio di marzo, e non si tratta certo di un caso. Nel frattempo, la notte del 24 febbraio la Russia ha dato il via all’Operazione militare speciale in Ucraina, e due giorni dopo il Dipartimento di Stato Usa consiglia i propri concittadini di lasciare la Russia con effetto immediato. Da quel momento, appare chiaro che Griner, personaggio molto popolare in patria non solo per meriti sportivi, è una attivista della comunità Lgbt americana, ed è stata la prima campionessa dichiaratamente lesbica ad avere firmato un contratto di sponsorizzazione con la Nike, è diventata una perfetta pedina di scambio. Tanto più sarà pesante la sua condanna, tanto sarà più elevata la posta che la Russia potrà ottenere in un eventuale baratto.

E infatti. A maggio viene stabilito il prezzo che gli Usa dovranno pagare. Abbastanza alto. Bout è un personaggio da film, come quello interpretato da Nicholas Cage, Lords of war, che si ispira alla sua vita. Lo chiamano “il barone delle armi”. I servizi segreti americani lo considerano uno dei più grossi trafficanti del mondo. Ex interprete militare, dopo lo scioglimento dell’Urss si mette in proprio. A metà degli anni ’90 viene associato alle forniture illegali di armi in Afghanistan e in una serie di paesi africani. Non mancano i sospetti e le accuse su contrabbando di diamanti e riciclaggio del denaro. Viene arrestato il 6 marzo 2008 in Thailandia e poi estradato negli Usa, dove è riconosciuto colpevole di aver venduto armi alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia.

Moments ago I spoke to Brittney Griner.

I pesi dei rispettivi curriculum non sono certo equivalenti. Proprio per questo, a Mosca lo scambio viene celebrato come una vittoria personale di Vladimir Putin. «È l’ennesima prova del fatto che la Russia non abbandona i suoi figli, colpiti da ingiuste sentenze dell’imperialismo americano» dice Maria Butina, deputata della Duma, membro della Commissione Esteri della Camera bassa, che ha trascorso due anni di carcere negli Usa, condannata a 18 mesi per spionaggio. «Abbiamo sconfitto la tenace riluttanza Usa a liberare Bout grazie al lavoro dei nostri diplomatici e alla mano ferma del nostro presidente». Anche osservatori meno di parte come il politologo Georgij Bovt riconoscono che l’ago della bilancia pende dalla parte russa. «Gli americani hanno estradato un uomo che considerano un criminale accusato di delitti gravi. Mentre noi gli abbiamo restituito una persona che non ha fatto nulla di male».

La fine del calvario di Griner è l’unica buona notizia. Ma è difficile trovare motivi di consolazione o eventuali semi di speranza da questa vicenda. «Non è stato certo un grande accordo» sostiene Mikhail Rostovskij, acuto commentatore politico del Moskovskij Komsomolets, quotidiano filogovernativo della capitale. «Con Bout e Griner ha funzionato il principio “merce-denaro-merce”. Si dice che una brutta pace è migliore di una buona lite. Ma Russia e Usa non sono pronti a sacrificare alcunché per raggiungere “una cattiva pace”. Temo che nel futuro prossimo dobbiamo aspettarci al massimo qualche altro scambio di prigionieri. Bisogna accontentarsi. Sempre meglio di niente».

Mario Piccirillo per dire.it l’8 dicembre 2022.

Tutti sanno chi è Brittney Griner. È la LeBron del basket femminile, incarcerata per mesi in Russia, condannata a 9 anni di reclusione dopo un processo a Mosca per possesso di stupefacenti, liberata oggi e già in volo verso casa. Nessuno sa chi è davvero Viktor Bout, la pedina che ha permesso di poter mettere Griner su un aereo per gli Stati Uniti. Una famosa star del basket in cambio di uno dei peggiori criminali del mondo: la guerra fredda è passata da un pezzo, ed evidentemente anche il peso delle diplomazie ha equilibri ben diversi.

Viktor Bout, dunque. Altrimenti detto il “mercante di morte”. Si presume che sia nato il 13 gennaio 1967, ma non è detto. A Dushanbe, l’attuale capitale del Tagikistan. Ci sono più certezze, su questo. Ma pare che si possa chiamare anche Victor Anatoliyevich Bout, Viktor Bulakin, Viktor Butt, Victor But e Vadim Markovich Aminov. Ha un sacco di passaporti. 

Per anni è stato il più grande trafficante d’armi del mondo e prima dello scambio stava scontando una pena detentiva di 25 anni negli Stati Uniti. E’ stato lui dunque la chiave che ha aperto la cella di Brittney Griner, arrestata nel febbraio scorso con l’accusa di avere cannabis nel bagagliaio.

Bout è stato arrestato nel 2008 in un’operazione guidata da agenti antidroga statunitensi in Thailandia. Per dargli la caccia, si sono spacciati per membri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, le FARC. E’ stato estradato nel 2010 dopo un lungo processo giudiziario.

“È stato il nemico numero uno del commercio internazionale di armi per molti anni, alimentando alcuni dei conflitti più violenti del mondo”, ha detto il procuratore federale a Manhattan quando Bout è stato condannato a New York, nel 2012. Il suo dossier include contatti con al-Qaeda, Hezbollah, Muammar Gheddafi, e tutti i migliori nemici dell’Occidente su piazza. Fino alla cella occupata nella prigione di Marion, nell’Illinois. Si dice che la sua vita abbia ispirato il film “Lord of War”, in cui Nicolas Cage interpretava appunto un trafficante d’armi.

La carriera di Bout inizia negli anni 90, sfruttando le opportunità offerte dal crollo dell’Unione Sovietica. E’ accusato di aver allestito una flotta di aerei cargo per il traffico di armi destinati ad alcuni dei conflitti bellici più sanguinosi e lunghi degli ultimi decenni, in Liberia, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo e Afghanistan, armando gruppi armati in Colombia e Filippine, in Mozambico e in Angola. 

Prima di dedicarsi al traffico di armi, Bout si è diplomato all’Istituto militare di lingue straniere, una nota scuola superiore per l’intelligence militare russa. Parla sette lingue: russo, inglese, francese, portoghese, arabo, persiano e persino esperanto. Ha lavorato per il KGB e ha servito come ufficiale nell’esercito russo, con un grado variabile tra maggiore, tenente e tenente colonnello. Nel 1991 lascia e comincia la sua attività di trasporto aereo utilizzando aerei abbandonati.

Al culmine della sua impresa era in grado di impiegare circa 300 persone e lavorare con circa 50 aerei. Griner, dunque, è stata scambiata per uno così. Anche ‘il mercante di morte’ tornerà a casa.

R.Cas. per “la Repubblica” il 9 dicembre 2022.

C'è un motivo se il trafficante d'armi russo Viktor But è stato per anni uno degli uomini "più ricercati" al mondo e se, dopo la sua incarcerazione negli Stati Uniti, la Russia ha fatto di tutto per ottenerne il rilascio: dove c'erano guerre, c'erano i suoi baffi. But il "mercante di morte", così soprannominato da un funzionario del Foreign Office britannico, vendeva armi a chiunque: Stati canaglia come il regime liberiano di Charles Taylor, dittatori come il leader libico Muhammar Gheddafi, gruppi ribelli come le milizie in Sierra Leone o le contrapposte fazioni nel conflitto civile in Angola, signori della guerra come i talebani.

Nato nel 1967 a Dushanbe, allora Urss, oggi Tajikistan, studi all'Istituto Militare di Lingue Straniere di Mosca, But prestava servizio come traduttore nell'aeronautica quando nel 2001 si è sgretolata l'Urss. È l'inizio della sua sanguinosa carriera. 

Come ha scritto il giornalista statunitense Douglas Farah, coautore nel 2008 del libro-inchiesta Mercante di Morte, But coglie «l'opportunità offerta da tre fattori nati dal crollo dell'Unione Sovietica: gli aerei abbandonati sulle piste tra Mosca e Kiev, enormi scorte di armi custodite da soldati che nessuno pagava e l'esplosione della domanda di armi». But allestisce una flotta di aerei cargo e vende armi in tutto il mondo, aggirando gli embarghi tanto da guadagnarsi il secondo soprannome di "uomo delle sanzioni".

Non ci mette molto a finire nella lista dei ricercati. «Dopo l'11 settembre, mi sono svegliato e ho scoperto di essere secondo soltanto ad Osama Bin Laden», racconterà compiaciuto in un'intervista concessa nel 2003 al New York Times. Due anni dopo la pellicola hollywoodiana Lord of War con Nicolas Cage lo consegna al mito. Un mito esagerato dagli Stati Uniti - è questa l'accusa di Mosca contenuta nella controinchiesta del giornalista russo Aleksandr Gassjuk pubblicata un anno fa - per demonizzare la Russia e santificare i "bravi ragazzi americani" che nel 2008 mettono fine alla latitanza del "russo cattivo".

È in Thailandia che si conclude la scalata di But: cade in una trappola. 

Agenti segreti statunitensi si spacciano per guerriglieri delle Farc fingendo di voler acquistare missili terra-aria per abbattere gli elicotteri statunitensi che aiutano l'esercito colombiano. Lo arrestano. Estradato negli Stati Uniti, nel 2012 a New York But viene condannato a 25 anni di carcere con l'accusa di terrorismo. 

La Russia proclama la sua innocenza, denunciando quella che chiama ingiustizia "politica". But, sostiene Mosca, è un uomo d'affari che parla sei lingue, mangia vegetariano, ascolta musica classica e dipinge. I suoi quadri realizzati nel carcere di Marion, in Illinois, i cui soggetti vanno dal ritratto di Josif Stalin a un gattino, sono stati esposti al Consiglio della Federazione, la Camera alta del Parlamento russo, proprio mentre nei mesi scorsi si speculava su uno scambio di prigionieri.

Un interesse tale da far sospettare che But fosse legato al famigerato servizio segreto militare Gru e che agisse quantomeno con il consenso tacito delle autorità russe. Perciò il suo rilascio è una vittoria per Mosca.

Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera” il 9 dicembre 2022.

Il governo americano ha presentato la liberazione di Brittney Griner come un successo diplomatico, raggiunto in una fase di «relazioni molto difficili» con la Russia. Ed è più che comprensibile il sollievo dell'opinione pubblica americana. L'operazione, però, ha un retrogusto molto amaro. 

Alla fine Biden ha dovuto accettare le condizioni dettate da Putin: se vuoi riportare a casa la star del basket, devi scarcerare Viktor Bout, ex colonnello dell'Armata Rossa, trafficante d'armi talmente spregiudicato da essersi ampiamente meritato il soprannome di «mercante della morte». Bout stava scontando 25 anni di carcere negli Usa. Gli americani hanno iniziato a negoziare subito dopo l'arresto di Griner, il 17 febbraio scorso, all'aeroporto di Mosca.

L'accusa: contrabbando di droga. In altri tempi, probabilmente, la questione sarebbe stata gestita dal Dipartimento di Giustizia. Ma, dopo l'attacco all'Ucraina (24 febbraio), la vicenda di Griner è rimasta impigliata nello scontro tra Russia e Stati Uniti. Il Cremlino prima ha respinto ogni trattativa, poi ha iniziato ad alzare il prezzo.

I colloqui si sono sviluppati al massimo livello e su tre canali diversi: il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan sentiva la sua controparte Nikolai Patrushev; il direttore della Cia, William Burns era in contatto con il numero uno dei servizi segreti di Mosca, Sergei Naryshkin e infine il segretario di Stato Antony Blinken dialogava con il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Gli americani hanno cercato fino all'ultimo di inserire nello scambio anche Paul Whelan, ex marine condannato nel 2020 a 16 anni di reclusione da un tribunale russo con l'accusa di «spionaggio».

Ma ieri un funzionario del Consiglio di Sicurezza nazionale ha spiegato in una conference call che i russi «considerano il caso di Whelan diverso». Biden ha quindi preso una decisione definita «molto difficile», dando il via libera allo scambio tra un sicuro criminale e una cittadina americana che ha peccato, al massimo, di ingenuità. Il presidente ha promesso alla famiglia di Whelan che «Paul non sarà abbandonato».

Nello stesso tempo ha spiegato che non c'era altra scelta anche se lo strappo politico è carico di insidie: ora il mondo sa che l'America è potenzialmente ricattabile. Dalla Casa Bianca fanno sapere che la trattativa con i russi si è concentrata solo sui «prigionieri», senza allargare il confronto alla guerra in Ucraina. Tuttavia Blinken e Sullivan hanno costantemente informato Zelenksy, proprio per evitare malintesi: il sostegno americano restava fuori discussione. E in effetti le cronache dell'intero anno dimostrano come gli Usa abbiano continuato a fornire armi sempre più sofisticate a Kiev, anche mentre i diplomatici e la Cia lavoravano per riportare Brittney a casa.

"Semplice trasportatore di merci". Viktor Bout, chi è il trafficante d’armi scambiato per Brittney Griner: la storia del ‘mercante di morte’ che ispirò Lord of War. Riccardo Annibali su Il Riformista il 9 Dicembre 2022

Figlio dell’Armata Rossa dove ha servito, partendo dal suo Tagikistan, riuscendo a raggiungere il grado di colonnello. Forse anche ex agente del Kgb (ma lui nega), dopo il crollo dell’Urss il camaleontico e poliglotta Bout aveva messo in piedi una flotta di aerei che riforniva di armi mezzo mondo. Una delle caratteristiche che lo hanno reso quasi invisibile e inafferrabile per lungo tempo, è stata la capacità di confondersi tra le persone cosiddette “normali”, di mimetizzarsi in mezzo alla gente. Si trovava in una prigione dell’Illinois dove deve scontare una condanna a 25 anni.

Giovedì 8 dicembre gli Stati Uniti e la Russia hanno trovato un accordo per uno scambio di prigionieri: Brittney Griner, cestista statunitense che era stata arrestata per il possesso di marijuana, è stata rilasciata dalle autorità di Mosca in cambio di Viktor Bout, trafficante russo.

Ex ufficiale, commerciante, facilitatore di contatti, trafficante d’armi globale e, come ha spesso sostenuto, ‘trasportatore’ di merci, userà, in seguito al crollo dell’Urss, le sue capacità di volo, gli aerei ed elicotteri sovietici abbandonati sulle piste delle basi dell’impero, per organizzare una flotta che traffica armi (ma anche droga) in tutto il mondo, ma soprattutto in Africa. Per l’Onu ha collaborato con il regime di Paul Taylor, condannato nel 2012 per crimini di guerra, in Sierra Leone per trasportare minerali e diamanti e in Sudamerica (forse anche per i talebani e al Qaeda).

Gli Stati Uniti nel 2010 lo catturano in una operazione sotto copertura della Dea, con gli agenti che si sono fatti passare per acquirenti delle Farc colombiane, in Thailandia che in seguito lo estrada negli Usa. Nell’aprile del 2012 viene condannato a 25 anni di prigione dopo essere stato giudicato colpevole di cospirazione per uccidere cittadini e ufficiali americani, vendere sistemi di difesa antiaerea e aiutare organizzazioni terroriste. Nel 2003 era tornato in Russia. Le autorità russe lo hanno sempre sostenuto durante il suo processo.

Oggi è al centro dello scambio con due americani detenuti da Mosca, la cestista Brittney Griner e l’ex marine Paul Whelan. Uno scambio che si è compiuto l’8 dicembre — ma solo parzialmente, perché Whelan resta nelle mani dei russi. Il rilascio di Griner in cambio di Bout è avvenuto grazie alla mediazione congiunta degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita: lo hanno reso noto i ministeri degli Esteri di Abu Dhabi e Riad in un comunicato nel quale si legge che il successo degli sforzi di mediazione è un riflesso della reciproca e solida amicizia che lega entrambi i Paesi agli Stati Uniti d’America e alla Federazione Russa”. Lo scambio di prigionieri è stato completato con successo all’aeroporto di Abu Dhabi, ha dichiarato il ministero degli Esteri russo. Nella sua dichiarazione dalla Casa Bianca, il presidente Joe Biden ha citato solo gli Emirati: “”Dopo mesi di ingiusta detenzione in Russia, in circostanze intollerabili, Brittney tornerà presto tra le braccia dei suoi cari. E avrebbe dovuto essere lì fin dall’inizio”, ha affermato il presidente Usa, secondo cui “questi ultimi mesi sono stati un inferno per Brittney”. Ma “sono felice di poter dire che è di buon umore. È sollevata di tornare finalmente a casa”, ha concluso il presidente, che ha definito “intensi” i negoziati per il rilascio della cestista, che era stata condannata a nove anni di carcere, da scontare in una colonia penale, con l’accusa di possesso di sostanze stupefacenti.

In riferimento all’altro prigioniero americano in mano alla Russia, Joe Biden ha aggiunto: “Non abbiamo dimenticato Paul Wehelan. Non è stata fatta una scelta di chi portare a casa. Per ragioni non spiegabili, la Russia tratta il caso di Whelan in modo diverso. Ma non demordiamo. Non lo faremo mai”.

Situazione che ricorda un altro recente film, anche se ispirato a eventi passati: Il Ponte delle Spie, diretto nel 2015 da Steven Spielberg e ambientato durante gli anni della guerra fredda. Narra la trattativa e lo scambio della spia sovietica Rudolf Abe con Francis Gary Powers, pilota di un aereo-spia Lockheed U-2 che era stato abbattuto, catturato e condannato dai sovietici. Lo scambio avvenne sul Ponte di Glienicke, per questo poi denominato “ponte delle spie”. L’avvocato protagonista interpretato da Tom Hanks, giocando una delicata “partita a poker” diplomatica, riesce ad ottenere anche la liberazione dello studente statunitense di economia Frederic Pryor, che era stato catturato e detenuto con pretestuose accuse di spionaggio. Nel momento decisivo, quando deve avvenire lo scambio tra Abel e Power, la liberazione dello studente, che doveva essere contestuale, viene strumentalmente ritardata. A quel punto Abel, visibilmente grato a Donovan per il suo lavoro, salva la situazione ritardando a sua volta di pochi, decisivi istanti la propria liberazione. Riccardo Annibali

Bout, il mercante di morte che aveva lavorato per gli Usa in Iraq. Piccole Note l’11 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Il recente scambio di prigionieri Russia – Usa ha una coda di certo interesse. Sui media mainstream l’americana Brittney Griner appare soffusa in un’aura di santità, nulla importando se le accuse mosse contro di essa dai tribunali della Russia e per le quali era stata incarcerata avessero un qualche fondamento (contrabbando e spaccio di droga sono accuse alquanto pesanti).

Dall’altra parte, l’automatismo per cui tutto ciò che tocca la Russia diventa letame, rovesciamento del mito di re Mida, ha gettato nuove ombre su Mosca, colpevole nell’occasione di aver chiesto la liberazione di un mercante di morte.

Il criminale e i benefattori

Sebbene il mestiere di Viktor Bout sia certo esecrabile, e non saremo certo noi a riabilitarlo anzi, ci sarebbe da discutere sulle disparità di trattamento tra il criminale in questione e la gratitudine di cui sono fatti oggetto i produttori di armi statunitensi, trattati alla stregua di benefattori dell’umanità nonostante godano lucrando sulle sofferenze altrui.

Sul punto rimandiamo a un articolo di Responsible Statecraft che riferisce l’eccitazione con la quale i Ceo delle industrie delle armi Usa hanno accolto la guerra ucraina, articolo del quale riportiamo il sintetico titolo: “I CEO di Big War: c’è il caos nel mondo, le nostre prospettive sono eccellenti”.

Questo il sottotitolo: “Con una sincerità che non si recepisce in ambiti più ufficiali, i dirigenti delle più importanti industrie di armi affermano che la violenza e le tensioni recenti giocano a favore dei loro azionisti” (ci si permetta di ricordare che nemmeno un dollaro degli sproporzionati utili di tali aziende va all’Ucraina, mentre il peso della sua assistenza grava tutto sulla classe media, americana ed europea, in termini di bollette, carovita etc…).

Ma al di là di tutto questo, che appartiene all’usuale, quanto feroce, ipocrisia del potere, sulle tante facce di Viktor Bout ci permettiamo di riportare quanto riferì la Abc il 6 marzo del 2008 in una nota firmata da Justin Rood e Maddy Sauer.

Il ricercato

“Quando questo pomeriggio le autorità statunitensi daranno l’annuncio ufficiale dell’arresto di un famigerato trafficante di armi e droga, probabilmente non verrà menzionato il fatto che i suoi aerei abbiano effettuato missioni di rifornimento per conto degli Stati Uniti in Iraq”.

“In una lettera del gennaio 2005 al Congresso Paul Wolfowitz, allora assistente del segretario alla Difesa, ha ammesso che il Dipartimento della Difesa ‘ha condotto affari con società che a loro volta ne hanno coinvolto altre in subappalto, che hanno noleggiato velivoli di proprietà di società associate al signor Bout” [le scatole cinesi non si usano solo in ambito finanziario; si usano spesso anche negli ambiti della Difesa e dell’intelligence, in particolare nell’ambito dei lavori sporchi].

“A quel tempo, Bout era già un ricercato internazionale. I dirigenti dell’intelligence consideravano Bout una delle più grandi minacce per gli Stati Uniti, sullo stesso piano del boss di al Qaeda Osama bin Laden. L’Interpol aveva emesso un mandato di arresto; il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite gli aveva impedito di viaggiare in diversi Paesi”.

“Ma ciò non ha impedito alle società che lavoravano per conto del governo degli Stati Uniti di pagare alle aziende controllate da Bout circa 60 milioni di dollari per portare rifornimenti in Iraq per sostenere l’impegno bellico degli Stati Uniti, come scrive un libro pubblicato l’anno scorso da due giornalisti che hanno indagato su Bout”.

“[…] Dal 2003 e almeno fino al 2005, le società che lavoravano per il Pentagono hanno utilizzato compagnie per il trasporto aereo di merci notoriamente collegate a Bout per circa 1.000 voli di rifornimento dentro e fuori l’Iraq, secondo il libro Merchant of Death: Money, Guns, Plans, and the Man Who Makes. War Possible. di Douglas Farah e Stephen Braun […]”.

Nel corso di un’intervista, “Farah ha affermato di ritenere che Bout possa aver lavorato per conto del governo degli Stati Uniti fino all’anno scorso”. […] Bout ha anche ammesso di aver incontrato il mullah Omar in Afghanistan, ma ha negato di aver mai fatto affari con i talebani” [difficile che confermasse, ovvio].

La prima denuncia e il film 

“[…] Il lavoro di Bout in Iraq è stato reso di dominio pubblico per la prima volta da un articolo del maggio 2004, pubblicato dal Financial Times. I funzionari della CIA a Washington avevano segretamente avvertito i colleghi di Baghdad dei rapporti [di certe società con Bout ndr] già nell’autunno 2003, riferiscono gli autori. ‘Sembrerebbe… che l’avvertimento non sia arrivato alle persone giuste’, affermano i due autori citando in proposito un anonimo funzionario della CIA”.

“Bout non uscì di scena solo con le tasche piene di milioni di dollari dei contribuenti americani, come hanno scoperto Farah e Braun. I militari, infatti, hanno rilasciato ai piloti di Bout carte di rifornimento che consentivano loro di rifornire i propri aerei gratuitamente quando atterravano in Iraq. Un portavoce del Dipartimento della Difesa ha confermato agli autori che alla flotta di Bout sono stati forniti quasi 500.000 galloni di carburante presso l’aeroporto di Baghdad per gentile concessione dell’aeronautica americana”.

L’ultima chicca della storia raccontata da Abc riguarda il film “Il mercante di morte”, di cui fu protagonista Nicolas Cage, una pellicola tanto citata in questi giorni come fulgido esempio dell’impegno di Hollywood in favore della giustizia e la verità.

“Bout – annota l’Abc – è stato fonte di ispirazione per il film del 2005 Lord of War, con Nicolas Cage nei panni di un trafficante d’armi internazionale che vende i suoi prodotti a tutte le parti del conflitto. Secondo quanto ci è stato riferito, Bout ha affittato i suoi aerei ai produttori del film per utilizzarli nella produzione”.

A fornire il materiale militare a Hollywood è il Pentagono. Sul tema delle ingerenze della Difesa e della Cia sulla mecca del cinema scriveremo in altra nota, in questa ci limitiamo a evidenziare il simpatico realismo della pellicola.

Lord of war: il mercante di morte a Hollywood. Piccole Note il 13 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Dopo aver scritto la nota dello scorso venerdì su Viktor Bout, il mercante di morte rilasciato dagli Usa in cambio di Brittney Griner, ci è venuta la curiosità di rivedere “Lord of war”, il film che, non solo si ispira alla sua storia, ma, come ricordava il Financial Times (vedi nota di cui sopra), è stato realizzato grazie ai suoi velivoli.

Attenzione spoiler!

Essendo il film uscito nel 2005 riteniamo di non far torto a nessuno nel rivelarne alcuni particolari, tra cui il finale, ma alcuni dettagli ci hanno incuriosito al punto da scrivere questa nota d’appendice all’altra.

Il protagonista del film, Yuri Orlov, interpretato da Nicolas Cage, è un giovane ucraino che si traferisce con la famiglia, che si finge ebrea, a Brooklyn, nella zona chiamata Little Odessa.

Assistendo casualmente a un omicidio capisce che più ancora che di cibo – la sua famiglia gestisce un piccolo ristorante -, il mondo vuole armi, tante armi. Da questo momento si dedica, insieme al fratello Vitaly, con astuzia e capacità, a tale redditizio commercio.

Inizia su piccola scala per poi accrescere via via le dimensioni del suo giro d’affari, fino ad avere la sua grande occasione a “Beirut nel 1984, dopo un attentato suicida” (probabilmente il riferimento è all’attentato all’ambasciata USA di Beirut del 20 settembre 1984 che causò 16 morti e oltre 90 feriti).

Gli intrecci tra traffico d’armi e di droga diventano sistematici e le due linee di business iniziano a correre in parallelo. La cocaina è protagonista di un scena surreale in cui Vitaly (il fratello), sparito con un chilo della preziosa polvere, viene ritrovato da Yuri tra i resti di un “festino” mentre disegna su un tavolino, con una certa fedeltà, i confini del proprio paese (vedi foto di apertura). Il tutto sulle note della canzone omonima di Eric Clapton.

Il salto di qualità, in termini di fette di mercato, per Yuri inizia con la caduta del muro di Berlino. Un generale, suo zio, responsabile degli immensi depositi dell’Armata Rossa in Ucraina, ne affida al  nipote la “distribuzione” worldwide e da allora i suoi rapporti con dittatori e signori della guerra, per lo più africani, diventano sistematici.

Le transazioni con questi “clienti” avvengono spesso e volentieri con pagamenti in diamanti (questo ci ha fatto venire voglia di rivedere un altro film, “Diamanti di sangue”, ma magari un’altra volta….).

Quello che sembra il termine della parabola di Yuri, la scena in cui l’integerrimo poliziotto che gli dà la caccia da anni riesce finalmente ad avere le prove per arrestarlo ed interrogarlo, serve solo a rivelare le vere proporzioni del “business”.

Infatti, come previsto da Yuri, un generale americano con la divisa piena di galloni viene a bussare alla stanza dell’interrogatorio e spiega all’onesto poliziotto, premiato per il suo zelo, perché dovrà lasciare andare Yuri.

Questa la spiegazione del trafficante al poliziotto, sempre più basito: “Vedi, il più grosso commerciante d’armi è il tuo capo, il presidente degli USA, che spedisce più merce in un giorno di quanto faccia io in un anno. A volte è imbarazzante avere le sue impronte digitali sulle armi, a volte lui ha bisogno di un uomo come me per rifornire truppe che non può rifornire personalmente…”.

Ucraina - Russia, le news dalla guerra del 9 dicembre. Putin: "Un accordo sull'Ucraina è inevitabile". La Repubblica il 9 Dicembre 2022.  

Lanciarazzi russi collocati accanto alle unità di stoccaggio del combustibile atomico esaurito. E Putin annuncia: "Colpiremo ancora le infrastrutture ucraine, ha cominciato Kiev". Cresce l'allarme per la centrale nucleare di Zaporizhzhia. L'oppositore russo Yashin condannato a 8 anni e mezzo

Le forze russe hanno collocato sistemi lanciarazzi Grad nel perimetro della centrale nucleare di Zaporizhzhia. accanto alle unità di stoccaggio del combustibile esaurito. Uno sviluppo allarmante che si somma a nuovi pesanti attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine e alle parole di Putin che confermano l'intenzione di continuare su questa strada. Unica nota positiva è lo scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia: liberati la cestista americana Brittney Griner e il "mercante di morte" Viktor But.

01:04

Dagli Usa altri aiuti militari a Kiev per 275 milioni di dollari

Gli Stati Uniti forniranno altri aiuti militari all'Ucraina per 275 milioni di dollari. Fonti di Washington hanno fatto sapere che il nuovo pacchetto comprenderà munizioni e sistemi ad alta tecnologia utili a intercettare droni.

02:21

Kiev: bombe su Kharkiv, quattro feriti

Quattro persone sono rimaste ferite ieri sera in seguito a un attacco delle forze russe nella regione di Kharkiv, nell'Ucraina nord-orientale: lo ha reso noto su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale, Oleg Synegubov, come riporta Ukrainska Pravda. "Gli occupanti russi hanno colpito una casa privata nella regione di Kharkiv, è scoppiato un incendio", ha scritto Synegubov.

03:40

Zelensky: Mosca fa terrorismo con le mine, ne risponderà

 "Il terrore delle mine sarà una delle accuse che verranno rivolte alla Russia per aggressione". Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo consueto videomessaggio alla nazione. "I terroristi cercano deliberatamente di lasciare dietro di sé il maggior numero possibile di trappole mortali. Mine interrate, mine a filo, edifici, automobili e infrastrutture minate. Si tratta di oltre 170.000 chilometri quadrati di territorio pericoloso".

04:32

La Francia invia 100 generatori all'Ucraina

La Francia ha inviato 100 generatori per aiutare l'Ucraina a superare l'inverno: lo hanno reso noto il vice ministro dell'Energia ucraino, Farid Safarov, e il vice capo missione dell'ambasciata francese a Kiev, Benjamin Roehrig, come riportano i media ucraini.

07:29

Mosca consegna a Onu dossier su bombardamenti Kiev in Donbass 

La Russia ha inviato una lettera al Consiglio di sicurezza e all'Assemblea generale delle Nazioni Unite in merito al bombardamento nel Donbass da parte delle forze armate dell'Ucraina. Lo ha annunciato Dmitry Polyansky, primo vice rappresentante permanente della Federazione Russa presso l'Organizzazione mondiale. "In preparazione della riunione del Consiglio di sicurezza, abbiamo richiesto la fornitura di armi occidentali all'Ucraina abbiamo distribuito come documento ufficiale del Consiglio di sicurezza e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite una lettera dell'organizzazione pubblica di Donetsk "Fair Protection" riguardante il bombardamento el Donbass da parte delle forze armate ucraine. L'accento è posto in particolare sui massicci bombardamenti della settimana in corso", ha scritto nel suo canale Telegram. Il diplomatico russo ha aggiunto che la Federazione Russa solleverà "sicuramente questo argomento in una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione in Ucraina".

 07:46

Usa: "Pronte nuove sanzioni a Russia"

Gli Stati Uniti imporranno oggi nuove sanzioni a funzionari e persone giuridiche di Russia. Lo hanno anticipato funzionari statunitensi citati dal quotidiano "Wall Street Journal". Le sanzioni verranno varate in parte in risposta alla fornitura alla Russia di droni di fabbricazione iraniana utilizzati nel conflitto in Ucraina.

08:20

Viktor But e il ritorno a casa: "Grato per il trattamento rispettoso degli Usa"

Parla la moglie di Viktor But, del trafficante di armi russo protagonista di uno scambio di prigionieri Russia-Usa con la cestista americana Brittney Griner. Arrivato a casa a Mosca, dopo il viaggio dagli Stati Uniti e Abu Dhabi (dove è avvenuto lo scambio), non ha dormito per tre giorni. L'uomo, come racconta la moglie, sarebbe grato per il trattamento rispettoso degli Stati Uniti durante lo scambio.

08:29

Ucraina, cinque civili uccisi e due feriti nel Donetsk

Cinque civili sono stati uccisi ieri negli attacchi russi nell'oblast di Donetsk. Lo ha dichiarato il governatore regionale Pavlo Kyrylenko, precisando che tre sono stati uccisi nella città assediata di Bakhmut, uno a Toretsk e un altro a Netailovo, mentre altri due civili sono rimasti feriti.

08:39

Ucraina, "Wall Street Journal" annuncia nuove sanzioni Usa contro Russia per uso droni Iran

Gli Stati Uniti dovrebbero annunciare oggi un nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia e della Cina. Lo scrive il Wall Street Journal precisando che le sanzioni americane dirette verso Mosca sarebbero finalizzate a colpire l'uso di droni iraniani in Ucraina da parte delle forze armate russe. Washington, scrive il giornale, con le nuove misure intende anche colpite l'abuso dei diritti umani sia in Russia, sia in Cina. E in particolare colpire funzionari di governo, dell'esercito e dell'imprenditoria accusati di corruzione e di aver violato i diritti umani. Citando proprie fonti ben informate, il Wall Street Journal spiega che le sanzioni colpiranno anche il sostegno di Pechino alla pesca illegale nel Pacifico.

09:23

Mosca, scambio detenuti non migliora relazioni con Usa

I colloqui tra Russia e gli Stati Uniti per lo scambio di Viktor But con Brittney Griner "hanno riguardato esclusivamente" questa questione "ed è sbagliato trarre conclusioni ipotetiche secondo cui questo potrebbe essere un passo verso il superamento della crisi che abbiamo attualmente nelle relazioni bilaterali": lo ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, in un'intervista al quotidiano Izvestia ripreso dall'agenzia Interfax. Secondo Peskov, "le relazioni bilaterali continuano a rimanere in uno stato deplorevole".

10:03

Ucraina, Kiev: raid russo colpisce ospedale di Kherson. Danni nel reparto di pediatria

L'ospedale di Kherson è stato colpito questa mattina in un raid aereo russo. Lo ha scritto su Telegram Yaroslav Yanushevysh, capo dell'amministrazione militare della regione di Kherson, secondo il quale nel bombardamento sono stati danneggiati il reparto pediatrico e la camera mortuaria. Non si registrano vittime, né feriti.

10:25

Ucraina, Erdogan parlerà con Putin domenica

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha reso noto che conta di avere una conversazione telefonica con il capo del Cremlino, Vladimir Putin, domenica. "Mentre difendiamo fermamente l'integrità territoriale dell'Ucraina, ci siamo opposti a politiche irrazionali nei confronti della Russia che gettano benzina sul fuoco". Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, come riporta Anadolu.

10:44

Erdogan: ci opponiamo a politica irrazionale contro Mosca

"Mentre difendiamo fermamente l'integrità territoriale dell'Ucraina, ci siamo opposti a politiche irrazionali nei confronti della Russia che gettano benzina sul fuoco". Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, come riporta Anadolu.

11:03

Putin: Occidente usa il popolo ucraino come carne da macello

"L'Occidente sta cercando con tutti i mezzi di mantenere il proprio predominio, il popolo ucraino è diventato vittima di queste aspirazioni". Lo ha detto Vladimir Putin in un video discorso ai partecipanti all'incontro dei ministri della Difesa dei Paesi edlla Csi e dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai.

"Vediamo le gravi conseguenze di tali azioni oggi in Ucraina. Per un certo numero di anni, l'Occidente ha spudoratamente sottratto e sfruttato le sue risorse, ha incoraggiato il genocidio e il terrore nel Donbass, ha effettivamente trasformato questo Paese in una colonia e ora usa cinicamente il popolo ucraino come carne da macello, come ariete contro la Russia, continuando a fornire all'Ucraina armi e munizioni, inviando mercenari, la sta spingendo su un percorso suicida", ha detto nel messaggio diffuso dalle agenzie russe.

11:09

Mosca: "Boris Godunov" alla Scala è una "voce nel deserto"

La prima al Teatro alla Scala di Milano dell'opera Boris Godunov è stata una "voce nel deserto" sullo sfondo della "rimozione della cultura russa" in Occidente: il commento è del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, citato dall'agenzia Tass. "Speriamo che col tempo gli europei, in particolare i giovani europei, cioè i baltici, capiranno che combattendo la loro storia stanno peggiorando il loro futuro".

"Per quanto riguarda le cancellazioni (della cultura russoa), ci sono ancora alcuni scorci di qualcosa di più o meno mentalmente sano: il Boris Godunov ha debuttato questa settimana... si può sentirne la voce nel deserto", ha aggiunto il portavoce del Cremlino.

11:32

Ucraina: Kiev, 5 civili uccisi nel Donetsk in attacchi russi

Cinque civili sono stati uccisi in attacchi russi nel Donetsk giovedì. Lo riferisce il governatore di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, nell'aggiornamento di stamattina sulle vittime, precisando che 3 persone sono state uccise a Bakhmut, una a Toretsk e un'altra a Netailovo, mentre altre due persone sono rimaste ferite.

12:24

Ucraina: oppositore russo Yashin condannato a 8 anni e mezzo per "falsità su esercito"

Un tribunale di Mosca ha dichiarato colpevole l'oppositore russo, Ilya Yashin, condannandolo a otto anni e mezzo per aver diffuso "false informazioni" sull'esercito russo, dopo le sue critiche all'offensiva militare in Ucraina. "Il tribunale ritiene Yashin colpevole", ha detto il presidente del tribunale. La lettura del verdetto spesso richiede diverse ore in Russia e solo al suo termine verrà pronunciata la pena; il Pm aveva chiesto nove anni di reclusione.

13:05

In corso a Istanbul incontro diplomatici Usa-Russia

Si svolge oggi a Istanbul un incontro tra Russia e Stati Uniti "sulle questioni legate al lavoro delle ambasciate e a quelle che creano attriti nelle relazioni bilaterali". Lo ha annunciato il viceministro degli Esteri di Mosca, Serghei Ryabkov, specificando che l'incontro si svolge "a livello dei direttori dei dipartimento competenti dei rispettivi ministeri degli Esteri". Lo riporta Ria Novosti.

13:29

Navalny: condanna a Iashin spudorata e illegale

 "Un'altra sentenza spudorata e illegale di Putin": così Alexey Navalny, il rivale numero uno di Putin in carcere per motivi politici, ha commentato su internet la condanna a otto anni e mezzo inflitta a un altro oppositore russo, Ilya Iashin, per aver criticato l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe russe. Lo riporta il Moscow Times.

14:00

Putin, l'Occidente ha trasformato l'Ucraina in una colonia

Le nazioni occidentali hanno trasformato l'Ucraina in una colonia e stanno sfruttando gli ucraini come carne da macello e testa d'ariete contro la Russia: lo ha detto oggi il presidente russo Vladimir Putin in un intervento video presso i capi di stato maggiore della SCO e della CSI, riferisce la Tass.

15:15

Putin, un accordo sull'Ucraina è inevitabile

Raggiungere un accordo sull'Ucraina è inevitabile. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, riporta la Tass.

15:24

Kiev, Donetsk rimane al centro degli attacchi russi

La regione ucraina orientale di Donetsk rimane al centro degli attacchi russi, in particolare Avdiivka e Bakhmut. Lo ha dichiarato un portavoce delle forze armate ucraine, citato dalla Cnn. A Bakhmut, la situazione è "difficile ma controllata", ha detto l'addetto stampa Serhii Cherevatyi della divisione orientale dell'esercito ucraino. Il capo dell'amministrazione militare regionale di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, ha dichiarato che mercoledì cinque persone sono state uccise nella regione. Funzionari militari ucraini hanno affermato nel loro aggiornamento quotidiano che 25 "località" vicino ad Avdiivka e Bakhmut erano state prese di mira da bombardamenti, mortai e razzi di artiglieria.

15:34

Ucraina: Putin ammette "problemi" in rifornimenti mobilitati

Rimangono problemi con gli approvvigionamenti ai soldati russi nella zona dell'operazione militare speciale in Ucraina, ma le questioni più gravi sono già state risolte. Lo ha ammesso il presidente russo Vladimir Putin. "I problemi sono ancora lontani dall'essere del tutto risolti, ma è una questione di tempo. Quelli più gravi, credo, sono già chiusi. Ma serve tempo", ha detto Putin durante una conferenza stampa a Bishkek.

15:54

Putin "deluso" da Merkel, niente fiducia in partner 

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha accusato Francia e Germania - che avevano mediato i cessate il fuoco tra Kiev e separatisti filo-russi con gli accordi siglati a Minsk nel 2014 e nel 2015 - di aver "tradito" la Russia e di "iniettare" ora armi in Ucraina.

Parlando a una conferenza stampa a Bishkek, come riportano le agenzie russe, Putin si è detto "deluso" dalle parole dell'ex cancelliere tedesco Angela Merkel che in una recente intervista alla rivista Zeit ha dichiarato che gli accordi di Minsk sono stati un tentativo "di dare tempo all'Ucraina" di ricostruire la sua difesa.

16:13

Putin: "Cancelleremo dalla terra chi ci attacca con atomica"

Qualsiasi Paese che attaccherà la Russia con armi nucleari sarà "cancellato dalla faccia della terra". Lo ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin, citato da Sky News. Il capo di Stato ha affermato che la Russia non intende lanciare un primo attacco nucleare preventivo, ma le armi ipersoniche avanzate di Mosca assicurano che la Russia potrà rispondere con forza qualora venisse attaccata.

16:47

Kiev: la Russia dovrà accettare la realtà che i confini sono quelli del 1991

"Putin non si pente di aver iniziato il genocidio in Ucraina, ma si rammarica di non averlo fatto prima. Promemoria per coloro che sostengono compromessi con il Diavolo, su chi hanno a che fare. La Federazione russa imparerà a rispettare il diritto internazionale e ad accettare le realtà 'sul terreno' che corrispondono ai suoi confini nel 1991". Lo ha dichiarato su Twitter il capo dell'ufficio presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak.

17:32

Erdogan incontra capo di Gazprom, focus su hub in Turchia

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e Alexei Mille, capo del gigante energetico russo Gazprom, si sono incontrati a Istanbul, in Turchia. Lo riferisce il sito Daily Sabah. I due hanno discusso del progetto di trasformare la Turchia in un hub del gas russo. Putin propose in ottobre, per la prima volta, di creare una hub in Turchia per reindirizzare le forniture dai gasdotti Nord Stream danneggiati ed esportarle sul mercato europeo. Idea che Erdogan ha sempre sostenuto. La Turchia ospita sette gasdotti internazionali ed è uno dei modi mediante i quali il gas russo raggiunge l'Europa, attraverso il doppio gasdotto TurkStream.

17:54

Casa Bianca: Russia e Iran sono ormai partner militari

La "crescente cooperazione militare" tra Russia e Iran si sta trasformando in una "partnership militare" che costituisce una minaccia non solo per l'Ucraina, ma "per tutta la regione" mediorientale. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby.

18:19

Casa Bianca: cluster bomb a Kiev? No comment, ma abbiamo riserve

La Casa Bianca al momento non ha "nulla da dire" riguardo alla potenziale fornitura di cluster bomb all'Ucraina. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, commentando le indiscrezioni della Cnn riguardo alla richiesta di Kiev a Washington. In base alla "nostra politica", ha però sottolineato Kirby, "abbiamo delle riserve riguardo all'uso di quel tipo di munizioni".

18:39

Russia, precipita dal balcone durante una perquisizione della polizia: era contro la guerra

Grigory Kochenov, direttore creativo della società di It russa Agima è precipitato dal balcone della sua casa a Nizhny Novgorod durante una perquisizione della polizia, ha reso noto il canale Telegram NiMash. Kochenov non aveva mai nascosto la sua opposizione alla guerra contro l'Ucraina. Come free lance lavorava per Cambridge University Press, Hart Publishing e la rivista Snob.

19:04

Filorussi: Putin vuole costruire una nuova città tra Kherson e Crimea

Il leader russo Vladimir Putin vuole costruire una nuova città sulla Striscia di Arabat, una lingua di sabbia che unisce l'oblast di Kherson alla Crimea, nel mare di Azov. Lo ha annunciato Volodymyr Saldo, governatore filorusso della parte occupata dell'oblast di Kherson, citato da Ukrainska Pravda. La nuova città dovrebbe diventare un centro governativo. "Sarà una città completamente nuova. I lavori per il progetto sono già in corso. Penso sia molto importante per i giovani. Ci sarà posto per lavorare e riposarsi. Tutto sarà vicino", ha detto Saldo, dopo aver reso noto che i russi hanno ripristinato il ponte stradale sulla Striscia di Arabat. 

19:26

La Russia approva dazi su prodotti importati da "Paesi ostili"

Il governo russo ha approvato dazi al 35% su alcune categorie di prodotti che vengono importati da "Paesi ostili". Lo riporta Ria Novosti. Il decreto che include questa misura è stato firmato dal primo ministro russo Mikhail Mishustin. Il governo ha selezionato una lista di prodotti il cui Paese di origine "adotta misure che violano gli interessi economici della Federazione russa".

Come riporta Ria Novosti, si tratta di prodotti per i quali esistono analoghi russi: shampoo, prodotti per capelli, spazzolini da denti, prodotti per la rasatura, deodoranti, prodotti per aromatizzare la casa e detergenti. L'elenco include anche armi e munizioni.

19:52

Zelensky: "I russi hanno ridotto Bakhmut in macerie"

"La situazione in prima linea rimane molto difficile nelle aree chiave del Donbass - Bakhmut, Soledar, Maryinka, Kreminna - Non è rimasto alcun luogo di vita in queste aree. Gli occupanti hanno effettivamente distrutto Bakhmut, un'altra città del Donbass che l'esercito russo ha trasformato in macerie". Lo afferma il presidente ucraino Voldymyr Zelensky nel suo discorso serale.

"Ringrazio tutti i nostri eroi, tutti i soldati e i comandanti che mantengono il fronte in queste direzioni, respingono gli attacchi e infliggono perdite significative al nemico in risposta all'inferno che è entrato in Ucraina sotto la bandiera russa", aggiunge Zelensky.

20:19

New York Times: Putin voleva killer ceceno a Berlino per liberare l'ex marine Paul Whelan

Mosca voleva il rilascio di un secondo prigioniero russo nelle mani della giustizia tedesca per liberare anche l'ex marine Paul Whelan insieme alla star del basket Usa femminile Brittney Griner. Lo rivela il New York Times nel giorno del ritorno in patria della cestista, dopo lo scambio con il famigerato trafficante d'armi russo Viktor Bout, accolto a Mosca come un eroe. Di fronte all'insistenza di Washington per riavere entrambi i prigionieri americani, Mosca aveva preteso il rilascio di Vadim Krasikov, condannato all'ergastolo in Germania per aver ucciso alla luce del giorno un militante ceceno in un parco a Berlino, per conto dell'intelligence russa.  L'amministrazione Biden aveva anche provato a sondare le autorità tedesche ma non è rimasta sorpresa quando si è sentita rispondere 'no', anche di fronte ad altre contropartite.

22:21

Kiev, attacco russo in serata nella regione di Sumy

Le truppe russe hanno lanciato un attacco missilistico contro le infrastrutture civili nella comunità Velykopisarevskaya della regione di Sumy. Lo afferma il capo della regione di Sumy Dmitry Zhivitsky affermando che "c'è una significativa distruzione delle infrastrutture civili".

23:39

Pentagono: Mosca sta espandendo e modernizzando il suo arsenale nucleare

La Russia sta "espandendo" e "modernizzando" il suo arsenale nucleare. Lo sostiene il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, citato dal New York Times. Il capo del Pentagono, parlando alla base dell'aviazione americana in Nebraska, ha aggiunto che Mosca ha continuato ad arricchire le scorte di armamenti nucleari, che secondo gli esperti ammonta a seimila testate. Quel numero, dicono fonti militari citate dal quotidiano newyorkese, è sufficiente per distruggere molte volte il mondo.

Osò parlare del massacro di Bucha: condannato l’oppositore russo Ilya Yashin. L'ex deputato comunale di Mosca dovrà scontare 8 anni e 6 mesi per aver diffuso informazioni «consapevolmente false» sull'esercito russo. Navalvy: «Verdetto spudorato e illegale». Il Dubbio il 9 dicembre 2022.

L’oppositore russo ed ex deputato comunale di Mosca, Ilya Yashin, è stato condannato dal tribunale della capitale russa a 8 anni e 6 mesi di reclusione in una colonia penale per aver diffuso informazioni «consapevolmente false» sulle azioni dell’esercito russo in Ucraina e, in particolare, sul massacro di Bucha.

A Yashin sarà inoltre proibito amministrare siti web per 4 anni. Secondo la decisione del giudice, a Yashin verrà riconosciuto valido come parte della condanna il tempo trascorso in detenzione preventiva. Ogni giorno di detenzione dal suo arresto, il 13 luglio 2022, conterà come un giorno e mezzo di reclusione nella colonia penale.

Yashin, ex deputato dell’assemblea del distretto Krasnoselsky di Mosca, arrestato lo scorso luglio, è uno dei pochi oppositori rimasti in Russia. Tra i più giovani e brillanti politici dell’opposizione, come scriveva qualche mese fa sul Dubbio Marina Ovsyannikova. Il reato di informazioni false sulle forze armate è stato introdotto nel codice penale russo, insieme a quello di discredito delle forze, poco dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Yashin, secondo il giudice, ha «diffuso informazioni false, sapendo di farlo, motivato dall’odio politico», pur sapendo che la Russia opera «per mantenere la pace e la sicurezza» in Ucraina. «Fermate questa follia immediatamente», ha detto Yashin nella sua dichiarazione conclusiva, al termine del processo, riferendosi alla guerra contro l’Ucraina. I casi aperti per diffusione di notizie false sono 150, mentre quelli per discredito delle forze armate quasi 5mila. L’ex consigliere distrettuale a Mosca, Aleksei Gorinov, era stato condannato a sette anni prima di Yashin.

A commentare la condanna è il leader dell’opposizione russa in prigione, Aleksei Navalny, che definisce il verdetto «spudorato e illegale». secondo In una serie di tweet, Navalny ha affermato di conoscere Yashin da quando era un adolescente e di essere «orgoglioso» del suo amico. «Conoscendolo da così tanto tempo, non mi preoccuperò nemmeno di scrivere qualcosa del tipo: “Resisti, Ilya”. So perfettamente che ce la farà», scrive Navalny. «Un altro verdetto spudorato e illegale del tribunale di Putin non metterà a tacere Ilya e non dovrebbe intimidire il popolo onesto della Russia. Questo è un altro motivo per cui dobbiamo continuare a lottare e non ho dubbi che alla fine vinceremo», conclude il critico numero uno del Cremlino.

La RAI mostra le immagini dei bombardamenti ucraini su Donetsk spacciandoli per russi. Enrica Perucchietti su L'Indipendente il 9 dicembre 2022.

«È l’ennesima strage di civili quella del mercato di Kurakhove nel Donetsk, ci sono 8 morti e almeno 5 feriti ma colpi di artiglieria russi sono arrivati anche sulle fermate degli autobus al centro della città». Esordisce così Rosanna Fabrizi corrispondente da Odessa per il TG3 in un servizio del 7 dicembre. Riprendendo una fonte esclusivamente ucraina e immagini della Ukainska Pravda, secondo l’inviata della RAI l’esercito russo avrebbe bombardato la città di Kurakhove, colpendo anche l’area dello stadio “Donbass Arena” e del Mercato Coperto. 

A smentire questa ricostruzione sono stati i russi che hanno diffuso sui social il video del bombardamento nel distretto Voroshilovsky di Donetsk, mostrando come gli attacchi fossero stati lanciati dai nazionalisti ucraini. La RAI ha utilizzato le immagini del bombardamento ucraino sul mercato di Donetsk per accompagnare i servizi che denuncerebbero i bombardamenti russi sul territorio sotto il controllo di Kiev, ribaltando la dinamica e attribuendo così la colpa all’esercito russo.

Similmente la BBC ha usato le immagini di un edificio di Donetsk colpito dagli ucraini facendole passare per immagini dell’Ucraina bombardata dai russi, come riportato da Roman Kosarev, corrispondente di RT. 

A smascherare la propaganda ucraina anche il canale War Fakes che ha divulgato su Telegram le immagini e i video in cui si analizza la dinamica dell’accaduto e si sottolinea l’assurdità secondo cui l’esercito russo dovrebbe bombardare i territori annessi in seguito al referendum. 

A perdere la vita sotto i bombardamenti ucraini anche la giornalista Maria Pirogova, deputata del Consiglio del popolo dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk. Pirogova era stata sanzionata dall’Ucraina e da alcuni Paesi occidentali. L’ufficiale delle forze armate ucraine Anatoly Shtefan ha commentato la notizia sui social: «Ciao Masha. Ufficialmente smobilitata».

A scagliarsi contro il servizio pubblico italiano per l’ennesima fake news, è Giorgio Bianchi su Visione TV: l’inviata della RAI – accusa – avrebbe proposto le immagini dei bombardamenti ucraini su obiettivi civili spacciandoli per russi. Vittorio Rangeloni, invece, si trovava a poca distanza, per cui è riuscito a raggiungere subito le zone colpite: «Da dieci giorni – denuncia sul suo canale Telegram – i lanciarazzi “Grad” ucraini, a “porzioni” di 6-10 razzi alla volta, stanno distruggendo una città ammazzando civili senza alcun senso… e come al solito il mondo è girato di spalle, insensibile al terrore dimostrato da Kiev».

Il giornalismo italiano non è nuovo a questo genere di falsificazioni e la catena di disinformazione è lunga: il 16 marzo scorso La Stampa utilizzò una foto, in questo caso decontestualizzata, che mostrava un uomo anziano disperato che si copriva il volto con le mani. Intorno a lui una distesa di cadaveri straziati: braccia mutilate, arti smembrati, urla di dolore. Lo scatto faceva pensare alle conseguenze di un attacco russo contro l’Ucraina, perché nelle colonne che affiancavano la copertina si parlava di Leopoli e Kiev. Il titolo a corredo della fotografia era: “La carneficina”. Attorno a quella foto venivano richiamati articoli sui “traumi dei bambini in fuga da Leopoli”, su come Kiev si preparasse all’“assalto finale” dei russi, sulla strategia di Biden, sulle reazioni dell’Occidente o le gesta della giornalista anti-Putin a Mosca. Facile, dunque, dedurre dalla prima pagina del quotidiano torinese come i cadaveri nell’immagine fossero persone di nazionalità ucraine vittime dei bombardamenti russi. Eppure, non era così. Quell’immagine drammatica non era stata immortalata a Kiev o a Leopoli, ma a Donetsk, e quei corpi maciullati a terra erano i cadaveri di 23 civili russofoni, caduti sotto le schegge di un missile Tochka-U abbattutosi nelle strade centrali della città. Anche in quel caso si sfruttarono le immagini e l’orrore della guerra a senso unico, per indirizzare il lettore a credere che si trattasse di un massacro subito dai civili ucraini. 

Non era tecnicamente una fake news, bensì una forma di mistificazione che, attraverso il potere evocativo delle immagini, voleva “orientare” le persone ad abbracciare una versione falsificata della realtà.

L’ennesimo, ma non ultimo, imbroglio nei confronti dei lettori e della verità. [di Enrica Perucchietti]

(ANSA il 9 dicembre 2022) - L'Italia, il Regno Unito e il Giappone hanno stretto un'alleanza "senza precedenti" nel settore della difesa per lo sviluppo e la costruzione del caccia del futuro, un jet supersonico di sesta generazione destinato a sostituire l'attuale Eurofighter Typhoon (frutto della collaborazione tra Italia, Regno Unito, Germania e Spagna): il nuovo aereo da combattimento si chiamerà Tempest e dovrebbe essere operativo nel 2035, con l'avvio della fase di sviluppo nel 2024. Lo ha annunciato il premier britannico Rishi Sunak, confermando le recenti indiscrezioni dei media internazionali.

"Come leader di Italia, Giappone e Regno Unito, siamo impegnati a sostenere l'ordine internazionale basato sulle regole, libero e aperto, che è più importante che mai in un momento in cui questi principi sono contestati e le minacce e le aggressioni sono in aumento. 

Poiché la difesa della nostra democrazia, della nostra economia e della nostra sicurezza e la protezione della stabilità regionale sono sempre più importanti, abbiamo bisogno di forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una credibile capacità di deterrenza": affermano in un comunicato congiunto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier britannico Rishi Sunak e quello giapponese Fumio Kishida.

"Le nostre tre nazioni hanno relazioni strette e di lunga data, basate sui valori condivisi di libertà, democrazia, diritti umani e Stato di diritto. Oggi stiamo compiendo il passo successivo nel rafforzamento della nostra partnership trilaterale. Annunciamo il Global Combat Air Programme (GCAP), un ambizioso progetto per lo sviluppo di un aereo da combattimento di nuova generazione entro il 2035", proseguono i tre leader. 

"Attraverso il GCAP, ci baseremo sulle nostre relazioni di lunga data in materia di difesa. Il GCAP accelererà la nostra capacità militare avanzata e il nostro vantaggio tecnologico. Approfondirà la cooperazione nel campo della difesa, la collaborazione scientifica e tecnologica, le catene di fornitura integrate e rafforzerà ulteriormente la nostra base industriale della difesa - sottolineano -. Questo programma produrrà benefici economici e industriali più ampi, sostenendo l'occupazione e i mezzi di sussistenza in Italia, Giappone e Regno Unito. 

Attirerà investimenti in ricerca e sviluppo nella progettazione digitale e nei processi di produzione avanzati. Fornirà opportunità per la nostra prossima generazione di ingegneri e tecnici altamente qualificati. Lavorando insieme in uno spirito di partnership paritaria, condividiamo i costi e i benefici di questo investimento nelle nostre persone e nelle nostre tecnologie. 

È importante notare che il programma sosterrà la capacità sovrana di tutti e tre i Paesi di progettare, fornire e aggiornare capacità aeree da combattimento all'avanguardia, anche in futuro". "Questo programma è stato progettato tenendo conto dei nostri alleati e partner. La futura interoperabilità con gli Stati Uniti, con la Nato e con i nostri partner in Europa, nell'Indo-Pacifico e a livello globale si riflette nel nome che abbiamo scelto per il nostro programma. 

Questo concetto sarà al centro del suo sviluppo - concludono -. Condividiamo l'ambizione che questo velivolo sia il fulcro di un più ampio sistema aereo da combattimento che funzionerà in più ambiti. La nostra speranza è che il Global Combat Air Programme, e attraverso di esso il nostro partenariato di capacità, sia una pietra miliare della sicurezza globale, della stabilità e della prosperità nei prossimi decenni".

(ANSA il 9 dicembre 2022) - "Annunciamo il Global Combat Air Programme (GCAP), un ambizioso progetto volto allo sviluppo di un aereo da caccia di nuova generazione entro il 2035". E' scritto in una dichiarazione congiunta di Italia, Gran Bretagna e Giappone diffusa a Roma da Palazzo Chigi.

"Come Capi di Governo di Italia, Giappone e Regno Unito, siamo impegnati - si legge nella dichiarazione congiunta diffusa anche a Roma - a sostenere l'ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, più importante che mai in un momento in cui questi principi vengono contestati e in cui crescono minacce ed aggressioni. 

Poiché la difesa della nostra democrazia, della nostra economia, della nostra sicurezza e della stabilità regionale riveste una sempre maggiore importanza, abbiamo bisogno di forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una capacità di deterrenza credibile. Le nostre tre nazioni hanno relazioni strette e di lunga data, basate sui valori di libertà, democrazia, diritti umani e Stato di diritto. Stiamo oggi compiendo il passo successivo nel rafforzamento del nostro partenariato trilaterale.

Annunciamo il Global Combat Air Programme (GCAP), un ambizioso progetto volto allo sviluppo di un aereo da caccia di nuova generazione entro il 2035. Attraverso il GCAP, - prosegue la dichiarazione congiunta - "svilupperemo ulteriormente i nostri rapporti di lunga data in materia di difesa. Il GCAP accelererà le nostre capacità militari avanzate e il nostro vantaggio tecnologico. 

Approfondirà la nostra cooperazione nel campo della difesa, la collaborazione scientifica e tecnologica, le catene di fornitura integrate e rafforzerà ulteriormente la nostra base industriale della difesa. Questo programma produrrà benefici economici e industriali ad ampio raggio, sostenendo l'occupazione in Italia, in Giappone e nel Regno Unito. Attirerà investimenti in ricerca e sviluppo nella progettazione digitale e nei processi di produzione avanzati. Fornirà opportunità per la prossima generazione di tecnici ed ingegneri altamente qualificati.

Lavorando insieme in uno spirito di equo partenariato, condividiamo costi e benefici di questo investimento nelle nostre risorse umane e nelle nostre tecnologie. Il programma sosterrà la capacità sovrana di tutti e tre i Paesi di progettare, fornire e aggiornare capacità aeronautiche di difesa all'avanguardia, con uno sguardo rivolto al futuro. Questo programma è stato progettato tenendo i nostri Alleati e partner al centro della nostra attenzione.

La futura interoperabilità con gli Stati Uniti, con la NATO e con i nostri partner in Europa, nell'Indo-Pacifico e a livello globale si riflette nel nome che abbiamo scelto per il nostro programma. Questo concetto sarà al centro del suo sviluppo. Condividiamo l'ambizione di rendere questo velivolo il fulcro di un più ampio sistema di combattimento aereo che opererà in molteplici ambiti. La nostra speranza è che il Global Combat Air Programme, e attraverso di esso il nostro partenariato nello sviluppo delle rispettive capacità, costituirà una pietra miliare della sicurezza globale, della stabilità e della prosperità nei decenni a venire",conclude la dichirazione.

 (ANSA il 9 dicembre 2022) - "La sicurezza del Regno Unito, sia oggi sia per le generazioni future, sarà sempre di primaria importanza per questo Governo. È per questo che dobbiamo rimanere all'avanguardia nei progressi della tecnologia della difesa, superando e sconfiggendo coloro che cercano di farci del male": lo ha detto il premier britannico, Rishi Sunak, commentando lo storico accordo di collaborazione tra l'Italia, il Regno Unito e il Giappone per lo sviluppo e la costruzione del Tempest, il caccia supersonico di sesta generazione.

"Il partenariato internazionale che abbiamo annunciato oggi con l'Italia e il Giappone mira proprio a questo, sottolineando che la sicurezza delle regioni euro-atlantica e indo-pacifica è indivisibile - ha aggiunto il premier britannico -. La prossima generazione di velivoli da combattimento che progettiamo proteggerà noi e i nostri alleati in tutto il mondo, sfruttando la forza della nostra industria della difesa, leader a livello mondiale, creando posti di lavoro e salvando vite umane". 

Da parte sua, il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, ha affermato che "questa partnership internazionale con l'Italia e il Giappone per creare e progettare la prossima generazione di velivoli da combattimento, rappresenta la migliore collaborazione di tecnologie di difesa all'avanguardia e di competenze condivise tra le nostre nazioni, fornendo posti di lavoro altamente qualificati in tutto il settore e una sicurezza a lungo termine per la Gran Bretagna e i nostri alleati".

(ANSA il 9 dicembre 2022) - Leonardo è partner strategico del programma Gcap - Global Combat Air Programme - per la realizzazione di un 'sistema di sistemi' di nuova generazione per operazioni multi-dominio, che sarà operativo dal 2035. 

Lo comunica Leonardo in una nota. "Il programma, che vede coinvolti Italia, UK e Giappone, rappresenta una sfida finalizzata a tutelare e rafforzare la sovranità tecnologica e industriale nazionale assicurando prosperità, salvaguardia delle competenze distintive, ritorno occupazionale e competitività del comparto Aerospazio, Difesa e Sicurezza sui mercati internazionali. Il Gcap coinvolgerà tutta la filiera italiana a partire dalle Università e dai centri di ricerca fino alle Pmi e le industrie leader nazionali coinvolte.

In particolare, Italia, UK e Giappone - attraverso le rispettive industrie nazionali, Leonardo, Bae Systems e Mitsubishi Heavy Industries -, collaboreranno allo sviluppo delle tecnologie per la piattaforma aerea di sesta generazione, in ottica sistema di sistemi. La compagine italiana oltre a Leonardo - presente nel programma già dal 2018 con Leonardo UK - vedrà coinvolti Avio Aero, Elettronica e Mbda Italia insieme all'intero ecosistema innovativo e produttivo del Paese.

"La decisione dei governi di rafforzare la collaborazione con un programma così strategico come il Global Combat Air Programme - sottolinea Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo - è la testimonianza di un modello di cooperazione tra i tre Paesi efficace e promettente. Siamo di fronte a uno dei programmi più sfidanti e avveniristici per l'industria dell'aerospazio e difesa che garantirà l'autonomia tecnologica dei Paesi coinvolti e fornirà alle Forze Armate prestazioni e capacità operative senza precedenti". 

Il Global Combat Air Programme - spiega ancora Profumo - agirà anche da volano di sviluppo per l'industria nazionale nei decenni a venire, a beneficio delle future generazioni. Grazie alla nostra forte presenza nel Regno Unito, Leonardo rappresenta nel programma due delle nazioni partner, ovvero l'Italia e il Regno Unito". 

"Le nostre industrie - aggiunge Lucio Valerio Cioffi, direttore generale di Leonardo - grazie alle esperienze che matureranno nel programma - con autonomia tecnologica e libertà di modifica -, potranno consolidare la propria leadership in ottica di collaborazione nel contesto europeo e in quello internazionale. 

Il programma genererà benefici tecnologici, economici e sociali a lungo termine per i tre Paesi e, allo stesso tempo, crescita sostenibile e competitività per le industrie, non solo del comparto ma di tutto l'ecosistema dell'innovazione". "Le grandi collaborazioni europee ed internazionali sono parte del dna di Leonardo che è presente nei principali programmi del settore, tra cui l'Eurofighter Typhoon, l'F-35 o l'Eurodrone solo per citare i più recenti.

L'ambizione nazionale è quella di sviluppare un vero e proprio modello innovativo di collaborazione tra Difesa e industria che possa rappresentare un punto di riferimento per i programmi futuri. In una visione sistemica, le aree tecnologiche spaziano dall'aeronautica all'elettronica, dal cyber spazio alla gestione di potenza, facendo leva sull'intelligenza artificiale, sul big data analytics, sull'informatica quantistica, sul digital twin, sulla cyber sicurezza e sull'integrazione tra piattaforme, con o senza pilota".

I segreti di Tempest, il nuovo caccia invisibile ad altissimo tasso di tecnologia (Bae System). Sergio Barlocchetti su Panorama il 09 Dicembre 2022

La collaborazione tra Giappone, Italia e Gran Bretagna porterà alla nascita di un nuovo sistema d'arma che entrerà in funzione nel 2035

Un miliardo di dollari, tanto vale la fase iniziale del programma GCAS, sigla di Global Combat Air Programme, al quale è stato dato il via ufficiale questa mattina da un comunicato stampa congiunto della Presidenza del Consiglio e dalle cancellerie inglese e giapponese. Con la fusione tra le ricerche fin qui condotte per il nuovo caccia F-X di Tokyo e il Team Tempest definito dal 2018 da Regno Unito, Italia e Svezia (nazione che però non amplia la partecipazione), si passa dalla fase di studio a quella organizzativa delle responsabilità progettuali per creare un sistema d'arma di nuova generazione che dovrà essere pronto entro il 2035. L'aeroplano è soltanto una parte del GCAS, bisogna infatti progettare una serie di capacità tecnologiche, definite multidominio, che spaziano da quelle elettroniche e informatiche fino a quelle cibernetiche e spaziali. Lo scopo è sostituire velivoli e droni attuali che entro il 2050 saranno tecnologicamente superati, come gli F-2 giapponesi (94 unità basate sul progetto Lockheed-Martin F-16), e i 238 Eurofighter in servizio tra Regno Unito (144) e Italia (94). Le tre nazioni non sono le sole ad affrontare questo investimento: gli Stati Uniti hanno approvato il nostro progetto e da qualche anno sviluppano il successore dello F-35, programma oggi chiamato Next generation air dominance, in sigla NGAD, che dovrebbe essere pronto nel 2030. Germania, Francia e Spagna intanto pare abbiano finalmente trovato un accordo per affrontare la seconda fase del programma FCAS, mentre la Cina prosegue l'evoluzione del suo J-X destinato a essere l'avversario diretto degli altri due.

Tanto il lavoro previsto per l'industria, dai colossi alle piccole medie imprese, come sottolinea il comunicato inglese emesso congiuntamente dal governo Sunak e dalla Bae Systems, che cita il coinvolgimento di 120 soggetti tra aziende inglesi, università e centri di ricerca, nonché la conferma del progetto sia per i 2.500 addetti coinvolti dal 2018 (dei quali 750 italiani), con una prospettiva di impiego per altre 20.000 persone in diverse nazioni nei prossimi 25 anni, a cominciare dagli addetti italiani che lavorano in Leonardo, Elettronica Group, Mbda Italia e una trentina di pmi. Di che aeroplano si tratterà esattamente ancora nessuno può dirlo, probabilmente un bimotore dotato di intelligenza artificiale ed enormi capacità di connessione per colpire in coordinamento con droni, satelliti e reti cibernetiche, con prestazioni supersoniche e standard di interoperabilità tali da poter essere impiegato anche in scenari come quello asiaticopacifico e africano. Le dimensioni potrebbero essere simili a quelle dello F-35, mentre il peso massimo al decollo intorno a 25 tonnellate e un'autonomia iniziale estendibile a 2500 km. In quanto ad armi, confermato il requisito di poter trasportare ordigni nucleari, ci saranno anche missili di nuova generazione, bombe guidate e armi a concentrazione di energia (laser e radiofrequenza). I caccia di sesta generazione in sigle: NGAD (Next generation air dominance), il nome dei programmi per i nuovi sistemi americano e cinese; FCAS (Future Combat Air System), il programma franco-tedesco-spagnolo; GCAS (Global Combat Air Programme), la definizione del programma angloitalo-nipponico. Rispettata la tradizione dei nomi inglesi per i caccia Dapprima fu l'Hurricane (Uragano), quindi il Panavia Tornado, al quale è seguito l'attuale Eurofighter che è stato battezzato Typhoon (Tifone). Ecco quindi il nuovo nome Tempest. Una tradizione che si ripete dalla seconda guerra mondiale

Ucraina - Russia, le news dalla guerra del 10 dicembre. Stoltenberg: "Al lavoro per evitare conflitto tra Russia e Nato". Il ministro degli Esteri ucraino sull'eventuale ruolo della Santa Sede: "Non è arrivata l'ora e la ragione è Putin". su La Repubblica il 10 dicembre 2022.

Putin definisce "inevitabile un accordo" e al tempo stesso torna ad attaccare l'Occidente accusandolo di aver "trasformato l'Ucraina in una colonia". La linea dura del Cremlino trova riscontro nelle sentenze contro chi dissente: l'oppositore Ilja Jashin è stato condannato a otto anni e mezzo di reclusione per aver diffuso "false informazioni" sull'"operazione militare speciale". Sul fronte diplomatico da registrare un incontro a Istanbul tra alti funzionari dei ministeri degli Esteri di Russia e Stati Uniti.

00:16

Zelensky: "Coinvolgere il mondo nella formula di pace"

"Questo è ora uno dei compiti chiave per il nostro Stato: coinvolgere il mondo nell'attuazione concreta dei punti della formula di pace. Permettetemi di ricordarvi che la formula della pace si compone di dieci punti: dalla sicurezza nucleare al ripristino dell'integrità territoriale del nostro Stato, dalla sicurezza energetica al ritorno di tutti i prigionieri di guerra e deportati detenuti sul territorio della Russia". Lo afferma il presidente ucraino Voldymyr Zelensky nel suo discorso serale.

01:22

Kiev: attacco missilistico a Sumy, gravi danni

 Le truppe russe hanno lanciato ieri sera un attacco missilistico contro le infrastrutture residenziali nella comunità Velykopysarivska nell'oblast di Sumy, secondo il governatore regionale Dmytro Zhyvytsky. Stando a Kyiv Independent che ha diffuso la notizia, il governatore ha riferito di "gravi danni" alle infrastrutture civili. Durante il giorno, le forze russe hanno anche bombardato gli insediamenti di confine della regione 48 volte con colpi di mortaio. Il giorno precedente, le forze russe hanno attaccato la regione 55 volte.

02:27

Timori Usa rispetto alla richiesta ucraina di bombe a grappolo

 L'amministrazione Biden ha "preoccupazioni" in merito alla richiesta da parte di Kiev di bombe a grappolo, armi che sono bandite da oltre 100 Paesi ma che la Russia sta usando nel conflitto ucraino. "In base alla nostra politica, abbiamo preoccupazioni sull'uso di questo tipo di munizioni", ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa.

05:56

Kiev: truppe ucraine vicine a Kremennaya, nel Lugansk

Il capo dell'amministrazione militare della regione di Lugansk, Sergei Gaidai, ha affermato che l'esercito ucraino si sta avvicinando a Kremennaya, nel Lugansk occupato, e si trova ormai a pochi chilometri dalla città.

07:08

Kiev: ieri respinti attacchi russi vicino a 13 centri abitati

Le forze ucraine hanno respinto ieri gli attacchi russi vicino a 13 insediamenti. Lo ha reso noto su Facebook lo Stato Maggiore delle Forze Armate di Kiev, come riporta Ukrinform.  Sempre ieri, i russi hanno lanciato cinque attacchi missilistici e circa 20 attacchi aerei nel Paese, e hanno fatto un uso massiccio dei sistemi missilistici a lancio multiplo (MLRS). I missili russi hanno colpito centri come Velyka Pysarivka, nella regione di Sumy, e Komyshuvakha, Hryhorivske e Yulivka, nella regione di Zaporizhzhia.

08:03

Kiev: attacchi notturni con droni, dieci abbattuti

L'Ucraina è stata colpita da un attacco notturno di droni iraniani. Il comando dell'aeronautica militare di Kiev fa sapere che dei 15 aerei "kamikaze" senza pilota entrati in azione, una decina sono stati abbattuti dalla difesa antiaerea. Si trovavano sopra le regioni di Kherson, Mykolaiv e Odessa, ha fatto sapere l'aeronautica secondo quanto riporta l'agenzia Unian.

08:12

Kuleba: "Non è ancora il momento per la mediazione"

Il governo di Kiev guarda con favore a un possibile ruolo della Santa Sede in una futura trattativa di pace ma "la triste verità è che non è ancora arrivato il momento per la mediazione e la ragione è il presidente Putin. Se vuoi la pace, non mandi missili ogni settimana per distruggere le nostre infrastrutture, non continui a mandare militari per catturare le nostre città, non annetta territori che sono di altri". Lo ha detto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ai giornalisti in missione con l'ambasciata ucraina presso la Santa Sede. "Arriverà il momento della mediazione e se la Santa Sede vorrà partecipare sarà benvenuta".

08:37

Usa: "Fra Russia e Iran una vera partnership di Difesa"

La collaborazione nel settore  militare tra Russia e Iran, da cui provengono i droni micidiali usati nella guerra in Ucraina, si è ormai trasformata in una partnership di difesa vera e propria. E' l'allarme lanciato dal portavoce del  Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, confermando le indiscrezioni dei giorni scorsi, secondo cui Mosca e  Teheran - che ha solo di recente ammesso l'invio di aerei senza pilota alla Russia, dopo averlo ripetutamente negato - starebbero valutando  la produzione congiunta di droni. "La Russia sta cercando di collaborare con l'Iran in settori come lo sviluppo di armi e l'addestramento", ha denunciato Kirby, aggiungendo  che gli Stati Uniti temono che la Russia intenda "fornire all'Iran componenti militari avanzati", tra cui elicotteri e sistemi di difesa  aerea.

08:50

Putin minaccia di tagliare la produzione di petrolio in risposta al tetto del prezzo imposto del G7 sulle esportazioni di greggio russo

Il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato di tagliare la produzione di petrolio in risposta al tetto massimo del prezzo imposto del G7 sulle esportazioni di greggio di Mosca: misura che i paesi occidentali sperano manterrà il flusso di petrolio intaccando le entrate per la guerra del Cremlino in Ucraina. Putin ha affermato che la Russia "semplicemente non venderà" ai paesi che hanno imposto il tetto dei prezzi o hanno aderito a un embargo UE sull'acquisto del petrolio del paese. "Penseremo anche - non sto dicendo che decideremo - a un possibile taglio della produzione", ha detto. E' la sua prima possibile risposta alle sanzioni che hanno bloccato le importazioni Ue di greggio russo trasportato via mare e hanno cercato di imporre un limite al prezzo che altri paesi possono pagare. Putin ha definito la mossa una "decisione non di mercato e dannosa" e ha affermato che sarebbe "stupido per tutti" applicarla.

09:08

Abbattuti 10 droni iraniani lanciati sui russi sul Sud del paese

L'Aeronautica ucraina ha abbattuto nella notte dieci dei 15 droni kamikaze iraniani lanciati dai russi contro  il sud del Paese. Lo rende noto il comando dell'Aeronautica, citato dall'agenzia Ukrinform, secondo cui "nella notte del 10 dicembre gli occupanti russi hanno attaccato il sud dell'ucraina con droni kamikaze Shahed-136/131 di fabbricazione iraniana. Unità del comando aereo Sud delle forze armate ucraine hanno abbattuto dieci droni kamikaze nemici sopra le regioni di Kherson, Mykolaiv e Odessa"

09:41

Stoltenberg: evitare ad ogni costo  una guerra tra la Russia e Nato

Il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, teme che i combattimenti in Ucraina possano trasformarsi in una guerra tra la Russia e l'Alleanza atlantica: lo ha affermato in un'intervista all'emittente norvegese NRK pubblicata ieri. "Se le cose vanno male, possono andare terribilmente male", ha detto Stoltenberg. "È una guerra terribile in Ucraina. È anche una guerra che può diventare una grande guerra a pieno titolo tra la Nato e la Russia. Stiamo lavorando ogni giorno per evitarlo", ha proseguito l'ex primo ministro norvegese sottolineando: "Non c'è dubbio che una guerra vera e propria sia una possibilità". Per questo, è importante evitare un conflitto "che coinvolga più Paesi in Europa e diventi una guerra vera e propria in Europa"

09:57

Bombe russe su Kharkiv, gravi danni

Le forze russe hanno attaccato con artiglieria e mortai più di cinque insediamenti nella regione ucraina di Kharkiv nelle ultime 24 ore: lo scrive su Telegram il capo dell'Amministrazione militare regionale, Oleh Syniehubov. "Il nemico continua a bombardare gli insediamenti della regione di Kharkiv, che si trovano non lontano dalla linea di contatto e dal confine con la Federazione Russa. Ieri le aree di Kupiansk, Zolochiv, Dvorichna, Strelecha, Berestove e altri insediamenti sono state sottoposte a bombardamenti di artiglieria e mortai", ha scritto Syniehubov. A causa degli attacchi, è scoppiato un incendio in alcuni magazzini di Kupiansk e sono stati danneggiati un edificio amministrativo e un'infrastruttura a Zolochiv. Non si segnalano feriti o vittime.

10:17

Il leader ceceno Kadyrov ha inviato il nipote Khasan a saccheggiare il grano ucraino

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha inviato suo nipote, Khasan Ibragimov, nella parte occupata del sud dell'Ucraina per controllare i "capi" nominati dalla Russia e saccheggiare i territori: lo afferma su Telegram il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov. Secondo il sindaco, l'uomo era un ministro della politica agraria in Cecenia e l'obiettivo della sua visita è quello di saccheggiare la parte occupata della regione e rubare soprattutto il grano. Inoltre, prosegue il sindaco, il nipote di Kadyrov si assicurerà che "i soldi vadano esclusivamente nelle tasche giuste", "terrorizzerà" i civili e, controllerà i collaboratori locali. La notizia è stata confermata dal Centro per il Giornalismo Investigativo, secondo cui Ibragimov è diventato un cosiddetto rappresentante del capo della Repubblica cecena nelle zone occupate delle regioni ucraine di Kherson e Zaporizhzhia. Una "delegazione governativa" cecena si trova attualmente nella città di Melitopol occupata.

11:05

Negli Usa si discute se trasferire droni Reaper in Ucraina

Negli Stati Uniti sono in corso consultazioni sul trasferimento di droni da ricognizione e d'attacco Reaper in Ucraina. Lo riferisce "Politico", secondo cui tale decisione sarebbe al vaglio nonostante il Pentagono tema che la Russia possa ottenere tecnologia statunitense classificata. "Politico", citando fonti informate, rileva che le discussioni sul trasferimento dei droni sono iniziate già a febbraio dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Il Pentagono si è finora opposto a questa iniziativa

11:23

Le bombe russe hanno distrutto la metà delle infrastrutture elettriche ucraine

Circa la metà delle infrastrutture elettriche critiche in Ucraina è stata "significativamente danneggiata" a causa dei bombardamenti russi e alcune di queste sono andate completamente distrutte. Lo dice il vice premier per lo Sviluppo comunitario, i Territori e le Infrastrutture Oleksandr Kubrakov in un commento rilasciato  a Cnn. L'Ucraina ha utilizzato "grandi sacchi di sabbia" per proteggere le strutture, ha aggiunto il vicepremier.

12:38

Banksy, stampe in edizione numerata in vendita su Legacy of War per sostenere i profughi ucraini

Dopo le incursioni delle scorse settimane per lasciare immagini contro la guerra sui muri distrutti nei dintorni di Kiev, lo street artist Banksy continua gli interventi a favore dell' Ucraina. Una sua stampa in edizione numerata di cinquanta esemplari al prezzo di 5000 sterline l' una - con l' immagine di un topolino su una scatola di cartone che scivola verso il basso mentre di aggrapparsi con le unghie graffiando così la scritta rossa - Fragile - è in vendita sul sito della Fondazione "Legacy of war" che sostiene le popolazioni civili coinvolte nel conflitto. L' artista si è accollato i costo per fare in modo che l' intero ricavato vada al sostegno del team della Fondazione nelle zone di guerra. Ogni stampa, montata in una cornice di legno, è firmata e numerata e ogni cliente potrà acquistarne una sola copia.

12:55

Il ministro della Difesa russo: "Avanziamo in Donbass"

Truppe russe avanzano in Donbass: lo ha comunicato in una conferenza stampa il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov.  "Nel settore di Krasny Liman, le truppe russe hanno continuato a portare avanti l'offensiva e hanno conquistato linee piu' vantaggiose. Due contrattacchi di unità delle Forze Armate ucraine, rinforzate da mercenari stranieri, sono stati sventati dal fuoco dell'artiglieria e dalle azioni intensive delle truppe in direzione degli insediamenti di Chervonopopovka e Chervonaya Dibrova nella Repubblica Popolare di Lugansk", ha detto. "Sono stati annientati 60 militari e mercenari ucraini, un veicolo da combattimento di fanteria e due veicoli blindati", ha aggiunto. "Nel settore di Donetsk, le unita' russe continuano l'offensiva", ha detto.

13:12

Oslo, la moglie del  Nobel per la pace bielorusso incarcerato Ales Byalyatski: "Mosca vuole trasforare l'Ucraina in una dittatura sotto il suo controllo"

La Russia vuole trasformare l'Ucraina in una "dittatura sotto il suo controllo" come la Bielorussia. Lo ha detto la moglie del premio Nobel per la pace bielorusso incarcerato Ales Byalyatski dopo aver ricevuto il premio a suo nome. Byalyatski, il gruppo per i diritti russi Memorial e il Centro ucraino per le libertà civili hanno vinto il premio Nobel per la pace 2022 a ottobre. Ritirando il premio a nome del marito, Natallia Pinchuk ha affermato che lui ha dedicato il premio a "milioni di cittadini bielorussi che si sono alzati in piedi e hanno manifestato nelle strade e online per difendere i loro diritti civili". "Evidenzia la drammatica situazione e la lotta per i diritti umani nel Paese", ha detto Pinchuk, aggiungendo che stava pronunciando le parole di suo marito. "So esattamente che tipo di Ucraina si adatterebbe alla Russia e a Putin: una dittatura sotto il suo controllo. La stessa della Bielorussia di oggi, dove la voce del popolo oppresso è ignorata e ignorata", ha detto Pinchuk, citando sempre il marito. La polizia di sicurezza bielorussa ha arrestato Byalyatski, 60 anni, e altri a luglio dello scorso anno in un giro di vite contro alcuni dissidenti

14:23

Oslo, il Nobel per la Pace Ian Ratchinski, presidente dell'Ong Memorial: "Resistere alla Russia equivale a resistere al fascismo"

Il presidente russo Vladimir Putin, sta conducendo una "folle e criminale guerra" in Ucraina. Lo ha detto Ian Ratchinski, presidente dell'Ong Memorial, nel suo discorso di ringraziamento dopo aver ricevuto a Oslo il premio Nobel per la pace. Sotto la presidenza di Putin, "resistere alla Russia equivale resistere al fascismo", una distorsione che fornisce "la giustificazione ideologica alla folle e criminale guerra di aggressione contro l'Ucraina", ha dichiarato Ratchinski

14:31

Teheran convoca l'ambasciatore britannico: "Infondate le accuse sull'esportazione di droni alla Russia"

Il ministero degli Esteri iraniano ha convocato oggi l'ambasciatore britannico a Teheran Simon Shercliff per protestare contro il sostegno di Londra ai manifestanti e le sue nuove sanzioni definite "ipocrite", scattate per la brutale repressione delle proteste iniziate quasi tre mesi fa dopo la morte di Mahsa Amini. E in quel contesto hanno sottolineato che "L'Iran respinge le accuse del Regno Unito sull'esportazione di droni da parte dell'Iran alla Russia nella sua guerra con l'Ucraina e ritiene che la ragione alla base del prolungamento del conflitto sia l'esportazione (verso l'Ucraina) di armi da parte della Gran Bretagna e dei suoi alleati. Teheran ha il diritto di prendere misure reciproche contro Londra".

14:41

Oslo, la Nobel per la Pace Oleksandra Matviychuk: "Deporre le armi non basta"

"La pace in Ucraina non si raggiungerà deponendo le armi". Lo ha detto la vincitrice Ucraina del premio Nobel per la pace, Oleksandra Matviychuk, direttrice del Centro per le libertà civili (Ccl), alla cerimonia di premiazione. "Il popolo ucraino vuole la pace più di chiunque altro al mondo", ha detto Matviychuk. "Ma la pace per un Paese sotto attacco non può essere raggiunta deponendo le armi. Non sarebbe pace, ma un'occupazione".

15:09

Razzi Grad ucraini su Donetsk

Le truppe ucraine hanno lanciato dieci razzi Grad contro il quartiere Kievsky di Donetsk. Lo riferisce l'ufficio di rappresentanza della repubblica popolare di Donetsk presso il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento delle "questioni relative ai crimini di guerra dell'Ucraina". "Dieci razzi sono stati lanciati da un BM-21 Grad", ha detto l'ufficio di rappresentanza in un messaggio di Telegram, spiegando che i vigili del fuoco sono sul posto per domare l'incendio provocato dalle esplosioni

15:48

Da domani Calenda a Leopoli e Kiev

Il leader del Terzo Polo e segretario di  Azione, Carlo Calenda, sarà in Ucraina da domani a giovedì prossimo. Cinque giorni tra Leopoli e Kiev per incontrare rappresentanti del governo ucraino, delle istituzioni locali, del mondo accademico e del volontariato.

16:19

Russi bombardano Kherson, colpito reparto maternità dell'ospedale

Le forze russe hanno bombardato una struttura medica a Kherson colpendo il reparto maternita' dell'ospedale. Lo ha riferito su Telegram il vice capo dell'ufficio presidenziale Kyryll Tymoshenko su Telegram. Aseguito dell'attacco nemico, l'edificio è stato danneggiato, ma non risultano vittime o feriti fra operatori sanitari, pazienti e bambini presenti nella struttura

16:33

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz: "Putin vuole andare avanti ma i negoziati devono continuare"

"E' improbabile che il presidente russo Vladimir Putin faccia della concessioni nel contesto della guerra contro l'Ucraina". Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz durante un incontro con gli elettori a Potsdam.  "Ogni volta che parlo con Putin, chiarisce molto chiaramente che stiamo parlando di conquiste. Vuole riconquistare parte del territorio ucraino con la forza", ha detto citato dal quotidiano "Bild". Il cancelliere è sorpreso che Putin faccia tali dichiarazioni nonostante le perdite tangibili dell'esercito russo: "Non sappiamo esattamente quanti militari russi siano morti. Forse 100 mila", ha detto Scholz, sottolineando che, "nonostante le divergenze di opinioni, i negoziati continueranno".

17:11

But tornato libero, "fiero di Putin e di essere russo"

Il trafficante d'armi russo Viktor But, rilasciato dagli Usa nello scambio tra Washington e Mosca con la giocatrice di basket americana Brittney Griner, detenuta in Russia per droga, ha ribadito il sostegno a Vladimir Putin e all'offensiva in Ucraina. In un'intervista al media russo RT, But ha confermato di avere tenuto sempre un ritratto di Putin nella sua cella negli Stati Uniti, dove è stato condannato a 25 anni di carcere dopo essere stato arrestato nel 2008 in Thailandia. "Sono orgoglioso di essere russo e Putin è il nostro presidente", ha detto. L'ex ufficiale dell'armata sovietica di 55 anni ha aggiunto di appoggiare "pienamente" l'attacco all'Ucraina: "Se avessi l'opportunità e le competenze necessarie, ci andrei volontario (a combattere in Ucraina; ndr)". E dice che "non ha capito" perchè una massiccia offensiva di Mosca non abbia avuto luogo già dal 2014.

17:24

Consiglio Ue, accordo a strumento per prestito di 18 miliardi di euro a Kiev

Il Consiglio ha raggiunto un accordo su un pacchetto legislativo che consentirà all'Ue di aiutare finanziariamente l'Ucraina per tutto il 2023 con 18 miliardi di euro. La proposta è stata adottata oggi dal Consiglio con procedura scritta e sarà presentata al Parlamento europeo per l'eventuale adozione la prossima settimana. Il via libera, tuttavia, non comporta l'erogazione dei fondi, sulla quale permane il veto dell'Ungheria. L'accordo, viene spiegato dalla presidenza ceca, riguarda infatti la mera garanzia tecnica che consentirà agli Stati membri di prestare soldi all'Ucraina. Che ciò avvenga a 26 o a 27 Stati membri resta da vedere.

17:44

Kiev, 47.000 crimini di guerra russi registrati in Ucraina

Le forze dell'ordine ucraine hanno documentato 47.000 crimini di guerra commessi dai russi dall'inizio della guerra. Lo ha dichiarato la polizia nazionale ucraina, secondo quanto riportato da Ukrinform. "Da quando è iniziata l'invasione russa su vasta scala in Ucraina, la polizia ha registrato 47.000 crimini di guerra commessi dagli occupanti, tra cui torture, stupri, uccisioni di civili", afferma una nota della polizia. Le forze dell'ordine - riferiscono - stanno contribuendo ad assicurare alla giustizia i criminali di guerra russi. 

17:59

Ucraina: media, incendio in caserma russa in Crimea

Un incendio su larga scala è scoppiato in un edificio dove erano alloggiati i russi nel villaggio di Sovietske, nella Crimea occupata. Lo hanno riferito le Forze armate ucraine in un messaggio Telegram citato da Unian. "Questa mattina la caserma, con diverse centinaia (secondo alcuni rapporti - diverse migliaia) di persone mobilitate, era in fiamme", hanno scritto nel messaggio che pubblica anche video che mostrano come l'incendio abbia coperto una vasta area. Al momento non ci sono informazioni ufficiali su possibili vittime.

18:26

Sindaco Donetsk, raid Kiev distrugge nuovo planetario

Il sindaco di Donetsk Oleksiy Kulemzin ha annunciato la distruzione dell'edificio del nuovo planetario a seguito del bombardamento del quartiere centrale Voroshilovsky della città da parte delle truppe ucraine. Lo riporta Ria Novosti.

18:43

Ucraina: dalla Germania 470 generatori elettrici per 19,5 milioni 

L'ambasciata di Germania a Kiev ha annunciato l'invio in Ucraina di 470 generatori elettrici di vario tipo per un costo complessivo di 19,5 milioni di euro. Lo riporta Ukrinform. Sono 150 i generatori già operanti nel Paese e ulteriori sono in corso di spedizione: alcuni diretti alla compagnia energetica nazionale Ukrenergo, altri alle aree di Odessa, Mykolaiv e Kherson. A novembre scorso la Germania ha spedito 20 generatori, 10 pompe e un mini-escavatore nella regione di Mykolaiv per la riparazione delle condotte idriche.

19:27

Ucraina, maggior parte di Odessa senza elettricità per attacchi russi

La maggior parte della città di Odessa e gran parte della regione nel sud dell'Ucraina è rimasta senza elettricità in seguito agli attacchi condotti dalle forze armate russe alle infrastrutture energetiche. Lo denuncia l'azienda energetica Dtek spiegando che "stasera c'è stato un altro attacco da parte della Federazione Russa alle strutture delle infrastrutture energetiche nella regione di Odessa. Diverse strutture sono state distrutte contemporaneamente. A causa dell'entità della distruzione delle infrastrutture energetiche a Odessa, tutti i consumatori, ad eccezione delle infrastrutture critiche, sono stati disconnessi elettricità". Kyrylo Tymoshenko, vice capo dell'ufficio del presidente ucraino, ha confermato che la città di Odessa è attualmente senza elettricità e che l'elettricità è stata ripristinata solo in alcune strutture critiche come gli ospedali.

19:48

Nobel Pace russo: "Cremlino mi ha chiesto di rifiutare il premio"

Il co-vincitore russo del premio Nobel per la pace di quest'anno ha detto che le autorità del Cremlino gli hanno detto di rifiutare il premio. Yan Rachinsky, che dirige l'organizzazione Memorial, ha riferito che gli è stato detto di non accettare il premio perché gli altri due co-vincitori - un'organizzazione ucraina per i diritti umani e un difensore dei diritti bielorusso incarcerato - sono stati ritenuti "inappropriati". In un'intervista esclusiva con la Bbc, Rachinsky ha affermato che alla sua organizzazione era stato consigliato di rifiutare il premio, ma "naturalmente, non abbiamo tenuto conto di questo consiglio". Nonostante le minacce alla sua sicurezza, Rachinsky ha affermato che il lavoro di Memorial è rimasto essenziale. "Nella Russia di oggi, la sicurezza personale di nessuno può essere garantita", ha detto. "Sì, molti sono stati uccisi. Ma sappiamo a cosa porta l'impunità dello stato... Dobbiamo uscire da questa fossa in qualche modo". Rachinsky ha definito "straordinaria" la decisione della commissione di assegnare il premio a vincitori di tre paesi diversi, una prova "che la società civile non è divisa dai confini nazionali". La decisione di includere un russo tra i vincitori del Nobel è stata controversa. Oleksandra Matviychuk, che dirige il Centro ucraino per le libertà civili - altro vincitore del premio - ha rifiutato di essere intervistata dalla Bbc insieme a Rachinsky, anche se ha elogiato il lavoro del russo e ha descritto Memorial come "un nostro partner".

20:19

Kiev, ancora 150 prigionieri detenuti a Olenivka

Sarebbero ancora 150 i cittadini ucraini detenuti nella colonia penale russa di Olenivka nel Donbass. Lo ha detto il Commissario dei diritti umani del parlamento ucraino, Dmytro Lubinets, in un'intervista a Radio Liberty. Fra loro ci sarebbero "sia militari che civili".

20:35

Kiev: esplosioni a Sebastopoli, Sinferopoli e Melitopol

Forti esplosioni sono state udite a Sebastopoli e Sinferopoli, nella Crimea occupata dai russi. Lo riporta l'agenzia ucraina Rbc. Secondo testimoni oculari citati dall'agenzia, una forte esplosione si è udita vicino all'aeroporto di Sebastopoli, dove si è attivato l'allarme antiaereo, ha riferito la Tass. Inoltre, più di 10 esplosioni si sono udite nella Melitopol occupata, nell'oblast di Zaporizhzhia. "Sono state udite più di 10 forti esplosioni in tutti i quartieri della città", ha dichiarato il sindaco Ivan Fedorov su Telegram, riferisce Ukrinform. "Gli occupanti si stanno agitando. Stiamo aspettando buone notizie dalle forze armate", ha scritto.

21:04

Mosca, due persone uccise in attacco ucraino su Melitopol

Due persone sono state uccise e due sono rimaste ferite in un attacco missilistico ucraino su Melitopol. Lo rendono noto le autorità filorusse locali. Lo riporta la Tass.

21:30

Zelensky, grazie a Norvegia per aiuto riparazione impianti energetici

"Siamo grati ai nostri partner norvegesi per aver fornito 1 miliardo di corone norvegesi, pari a 100 milioni di dollari, per il ripristino delle nostre infrastrutture dopo gli attacchi russi, in primo luogo il sistema di alimentazione. Sono sicuro che con tali amici riporteremo l'elettricità in ogni casa". Lo ha scritto su twitter il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.

21:41

Scholz, Putin al telefono chiaro su scopo conquista

"Ogni volta che parlo con Putin, dice in modo molto preciso che per lui si tratta proprio di conquistare qualcosa. Lui vuole semplicemente conquistare una parte del territorio ucraino con la violenza". È quello che ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, in un incontro oggi a Potsdam con la cittadinanza. "Non sappiamo precisamente quante soldatesse e quanti soldati russi siano morti. Ma potrebbe già essere che questi siano 100 mila", ha anche affermato in uno dei passaggi del suo intervento. Il cancelliere ha comunque sottolineato di voler continuare a parlare con Putin al telefono: "noi abbiamo opinioni totalmente diverse. Tuttavia continuerò a parlare con lui, perché non voglio perdere il momento in cui si possa uscire da questa situazione. E questo non accade se non ci si parla", ha spiegato. A proposito dei colloqui col presidente russo, ha riferito che si tratta di telefonate dai toni cortesi: "Non c'è nessuno che urla dall'altra parte del telefono". I contatti avvengono in tedesco, perché Putin, come noto, parla bene la lingua. Scholz provò una volta a prendere delle ore di lezione in russo in una scuola popolare, ma non è andato oltre l'alfabeto.

21:52

Zelensky: ore difficili a Odessa, 1 milione e mezzo senza luce

La situazione nella regione di Odessa è molto difficile. Dopo l'attacco russo con droni iraniani, la città e altre località del distretto sono al buio: più di un milione e mezzo di persone nella regione sono senza elettricità. Solo le infrastrutture critiche sono collegate, per quanto è possibile fornire corrente". Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo video messaggio serale commentando la situazione a Odessa dopo l'attacco con droni kamikaze della notte scorsa.

21:56

Kiev, "capaci di tutto se la Russia continua a bombardarci"

L'Ucraina "è capace di tutto se la Russia continua il suo terrore missilistico". Lo ha dichiarato il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale ucraino, Oleksiy Danilov, secondo quanto riportato da Ukrinform. "Siamo capaci di tutto. Dopotutto, non chiederemo a nessuno nulla che riguardi i nostri interessi, dove dobbiamo sconfiggere il nemico. Non chiederemo a nessuno come dovremmo distruggere il nemico", ha detto alla tv ucraina Nta. A tutti coloro che consigliano all'Ucraina di non esacerbare la situazione, quest'ultima "si è esacerbata non solo dopo il 24 febbraio, ma per anni. Non possiamo non rispondere all'aggressore che invade costantemente il nostro territorio", ha aggiunto l'esponente ucraino. In precedenza, Danilov ha affermato che il metodo migliore "per prevenire l'escalation del conflitto" è una sconfitta militare completa e incondizionata della Russia.

23:02

'Tre mesi senza luce', residenti Odessa invitati a partire

Per riparare il sistema elettrico danneggiato dai droni lanciati dall'esercito russo la notte scorsa su Odessa e la regione potrebbero volerci fino a due o tre mesi: "Se si ha l'opportunità di lasciare temporaneamente la città e le zone rimaste senza corrente, allora vale la pena farlo": è il messaggio ai residenti lanciato dal Dipartimento dei sistemi energetici della regione di  Odessa dopo la comunicazione dell'operatore elettrico statale Dtek che ha avvertito dei tempi lunghi per il ripristino della corrente. Lo riportano i media ucraini."Odessa e quasi l'intera regione rimangono senza elettricità", ha affermato Dtek in una nota.

I vincitori del nobel della pace denunciano: «Guerra folle» di Putin in Ucraina. Nel ricevere il premio Nobel per la Pace durante la cerimonia oggi ad Oslo, i tre premiati hanno condiviso un appello contro la guerra. Il Dubbio il 10 dicembre 2022

Nel ricevere il premio Nobel per la Pace durante la cerimonia oggi ad Oslo, i tre premiati hanno condiviso un appello contro la guerra «folle e criminale» di Vladimir Putin contro l’Ucraina. Oleksandra Matviichuck del Centro ucraino per le libertà civili, ha detto che «lottare per la pace non significa cedere alle pressioni dell’aggressore, significa proteggere il popolo dalla sua crudeltà». «La pace – ha continuato – non può essere raggiunta da un Paese sotto attacco deponendo le armi, questa non sarebbe pace – ha detto ancora visibilmente emozionata ma occupazione».

A ritirare il premio per Ales Byalyatski, l’attivista bielorusso per i diritti umani detenuto dal 2020 senza processo e in condizioni durissime, è stata la moglie Natalia Pinchuk che ha dedicato il premio «ai milioni di cittadini bielorussi che si sono sollevati e sono scesi in piazza o andati sulla Rete per difendere i diritti civili». «Questo mette in luce la situazione drammatica dei diritti umani nel nostro Paese», ha aggiunto Pinchuk che ha raccontato di aver potuto incontrare il marito solo una volta da quando, l’ottobre scorso, gli è stato conferito il Nobel.

Infine il presidente di Memorial – la storica associazione creata nel 1989 per indagare sui crimini del regime sovietico e preservare la memoria delle vittime che è stata sciolta nel 2021 dalla magistratura russa – Ian Ratchinski ha denunciato le «ambizioni imperialiste» che la Russia di Putin ha ereditato dall’Urss, affermando che il presidente russo ha distorto il significato della lotta antifascista «per usarla per i propri interessi politici» equiparando «la resistenza alla Russia al fascismo» e creando così «una giustificazione ideologica alla guerra di aggressione folle e criminale contro l’Ucraina».

Più libri più liberi, ad Arena Robinson si parla di guerra in Ucraina. Ezio Mauro: "La pace non si può fare a qualsiasi costo". Sara Scarafia l’11 Dicembre 2022 su La Repubblica.

L'ex direttore di Repubblica, con il vice direttore Carlo Bonini e l'inviato Fabio Tonacci sul conflitto con la Russia. "La Crimea diventerà decisiva"

"Dopo dieci mesi di guerra in Ucraina, la pace è possibile?" chiede all'ex direttore di Repubblica Ezio Mauro e all'inviato al fronte Fabio Tonacci il vice direttore Carlo Bonini, durante l'ultimo appuntamento di Arena Robinson a Più libri più libri.

"È difficile decifrare il destino di Putin - dice Ezio Mauro, per anni corrispondente dalla Russia - L'impatto della guerra si fa sentire sulle famiglie, che hanno paura che i loro ragazzi vengano chiamati, anche se ammalati. Dei morti non si parla mai ufficialmente: non c'è un ragionamento politico sul costo della guerra in termini di sacrificio di vite umane. Il peso di questi lutti è disperso nella popolazione: si muore per una causa pubblica ma si viene seppelliti in privato. O Putin riesce a sfondare, trasformando definitivamente il diritto in forza, oppure questo accumulo di energie si scatenerà contro di lui".

Mauro non esclude che l'esercito possa giocare un ruolo decisivo: "I militari potrebbero decidere di costituire una presenza forte, col rischio che il sistema autocratico di Putin si trasformi in una dittatura militare, il che creerebbe ancora più problemi nel rapporto Est-Ovest".

"Putin parla sempre all'opinione pubblica - dice Tonacci - Sia quando dice che i cadaveri a Bucha sono manichini, i cadaveri che io ho visto, sia quando dice che ha annesso quattro regioni. Non può tornare indietro. Credo che questa storia finirà o con Putin o con Zelensky: non possono sopravvivere politicamente entrambi".

I primi tre giorni di conflitto cambiano per sempre l'immagine di Zelensky: "Non un leader in fuga, anche se gli Stati Uniti gli avevano messo a disposizione un aereo - continua Tonacci - ma un leader che resta: 'Io non ho bisogno di un passaggio, io ho bisogno di armi', dice cambiando il corso delle cose. Così nasce la resistenza. Non puoi chiedere oggi agli ucraini e a Zelensky di arrendersi. Pace non può significare resa".

Il vice direttore Carlo Bonini sollecita Ezio Mauro sul ruolo nella sinistra "che non è riuscita a trovare un sentimento comune su un evento destinato a cambiare il corso della storia".

"Quando si dice pace bisogna capire di cosa si parla - risponde Mauro - Tutti siamo per la pace, la guerra fa orrore ma la pace non si può fare a qualsiasi costo. Se impedisce di distinguere tra l'aggressore e l'aggredito diventa un'ideologia. A sinistra c'è un primo sentimento di condanna dell'invasione: ci mancherebbe altro. Ma dopo questa condanna iniziale, la guerra viene vista come se i contendenti in campo avessero ragioni equivalenti. Le ragioni della condanna, quindi, erano a scadenza? Perché continua a permanere un anti-americanismo e perché c'è ancora per qualcuno un legame con la Russia: che dimentica però che Putin ha preso le distanze dall'Unione sovietica".

Tonacci smonta poi la narrazione per cui l'Ucraina emargina le comunità russofone.

"Quello della lingua è un falso problema. Zelensky stesso, parlava meglio russo che ucraino. Quello che è successo è che Zelensky ha stabilito per legge che l'ucraino era la lingua ufficiale. Ma tre quarti degli ucraini parlano russo. A Odessa, per esempio, è la lingua più diffusa. Che qualcuno aspetti l'arrivo dei russi, è vero, in alcune zone del Donbass. Ma non sono così tanti come dice Putin".

Decisiva è la Crimea: "Per la Russia, è il punto di non ritorno. Un confine che però l'Ucraina vuole attraversare - spiega Tonacci - galvanizzata dal fatto che la Russia la guerra non la sta vincendo. Ma Putin non può perdere la Crimea. E secondo gli uomini di Zelensky, se la controffensiva dovesse avvicinarsi troppo alla Crimea, potrebbe esserci il rischio che Putin utilizzi l'arma atomica tattica".

In chiusura, quando Bonini gli chiede qual è l'errore che l'Occidente non può permettersi di commettere, Ezio Mauro torna alla potenza e all'universalità della letteratura, dell'arte: "Non possiamo credere di poter far a meno della cultura russa. È un patrimonio dell'umanità: è qualcosa che fa parte della storia dell'Europa".

Ucraina - Russia, le news dalla guerra delll'11 dicembre. La Repubblica l’11 Dicembre 2022.

Il governo ucraino trasferirà i beni dell'oligarca russo Vladimir Yevtushenkov alla gestione del Fondo del Demanio statale. Droni di Mosca su Odessa: danni alla rete elettrica

00:20

Zelensky, ore difficili a Odessa: un milione e mezzo senza luce

La situazione nella regione di Odessa è molto difficile. Dopo l'attacco russo con droni iraniani, la città e altre località del distretto sono al buio: più di un milione e mezzo di persone nella regione sono senza elettricità. Solo le infrastrutture critiche sono collegate, per quanto è possibile fornire corrente". Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo video messaggio serale commentando la situazione a Odessa dopo l'attacco con droni kamikaze della notte scorsa.

01:28

Mosca: due morti in attacco ucraino su Melitopol

Due persone sono state uccise e una decina sono rimaste ferite nell'attacco missilistico sferrato ieri dall'esercito ucraino a Melitopol. Il bilancio delle vittime è stato fornito dal governatore ad interim della regione di Zaporozhzhia, Yevgeny Balitsky.

04:40

Dalla Norvegia 100 milioni di dollari per il sistema energetico ucraino

La Norvegia ha stanziato 100 milioni di dollari per ripristinare il sistema energetico ucraino colpito dagli attacchi russi: lo ha dichiarato il presidente ucraino Vladimir Zelensky, secondo quanto riportato dalla Tass. "Siamo grati ai nostri partner norvegesi per aver fornito un miliardo di corone norvegesi, ovvero 100 milioni di dollari, per il ripristino della nostra infrastruttura", ha scritto su Twitter.

05:18

A Kherson continua la caccia a chi ha collaborato con i russi

L'euforia per la liberazione di Kherson a novembre si è rivelata di breve durata. Poche settimane dopo che i russi si sono ritirati dalla città dell'Ucraina meridionale, le autorità stanno lavorando per dare la caccia a chi ha collaborato con le forze di Mosca durante l'occupazione. In tutta Kherson, gli agenti controllano i documenti di identità, interrogano gli abitanti e perquisiscono le auto sperando di scovare chi ha fornito informazioni ai russi. "Alcune persone hanno vissuto qui per più di otto mesi, lavorando per il regime russo. Ma ora abbiamo informazioni e documenti su ognuno di loro", ha detto ad Afp il governatore regionale Yaroslav Yanushevych.

08:46

Kiev, in arrivo droni nazionali per colpire retrovie russe 

L'Ucraina sta lavorando allo sviluppo di droni, considerati uno dei tipi di armamenti più efficaci nella guerra contro la Russia: lo ha detto in un'intervista all'emittente tv Nastoyashcheye Vremia il responsabile del progetto della società di difesa statale Ukroboronprom, Oleg Boldyrev, come riporta Ukrinform. Secondo Boldyrev, la guerra si sta spostando sempre più verso l'uso dei droni e Kiev vuole fornire ai suoi soldati questo tipo di armamenti. Secondo il manager della Ukroboronprom le Forze Armate ucraine riceveranno presto un nuovo velivolo senza pilota, che le aiuterà a colpire le retrovie nemiche. Boldyrev ha spiegato che il nuovo drone è quasi pronto: è in fase di collaudo, è simile ai droni kamikaze di produzione iraniana, ma ha alcune caratteristiche che lo rendono unico, ha detto.

"È già stato prodotto. Lo chiamerei il 'paziente zero'. Vola, è un drone da combattimento con un'opzione kamikaze. Ma noi ucraini siamo persone molto avide. I nostri kamikaze potranno tornare indietro", ha affermato il manager. L"opzione "ritorno", ha spiegato, significa che i droni saranno in grado di attaccare obiettivi nemici più volte.

I nuovi droni avranno un'autonomia di 1.000 km e potranno trasportare un carico fino a 75 kg. La Ukroboronprom sottolinea che il nuovo drone utilizza in parte componenti straniere, ma lo sviluppo del software, la strumentazione per le comunicazioni, l'assemblaggio e la manutenzione sono 'Made in Ucraina'.

09:20

Nuovi bombardamenti russi a Kherson, udite forti esplosioni

Questa mattina a Kherson si sono udite delle forti esplosioni ed è stato confermato che la città ucraina è di nuovo sotto attacco delle forze russe. E' quanto riferiscono i media ucraini, secondo cui in città sarebbe divampato anche un incendio. Ieri, le forze russe avevano colpito anche il reparto maternità di un ospedale. Una buona parte di Kherson ieri è rimasta senza energia elettrica a causa dei bombardamenti avvenuti la notte precedente.

09:35

Ucraina: bombardamenti Kiev su Melitopol. Mosca, due morti

Gli attacchi dell'artiglieria ucraina sulla città di Melitopol, nel Sud-Est del Paese, hanno provocato almeno due morti e dieci feriti. Lo riferiscono i media russi. Secondo una fonte alla Tass, è stato colpito tra gli altri un ristorante. Sabato l'esercito ucraino ha annunciato di aver attaccato la città, che è in mano russa da marzo, e diversi razzi sono stati lanciati sulla città. Un consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricordato che Melitopol è la chiave per la difesa del settore meridionale. "Se Melitopol cade, l'intera linea di difesa crollerà fino a Kherson. Le truppe ucraine avranno un passaggio diretto per la Crimea".

09:45

Ucraina: l'elettricità sta gradualmente tornando a Odessa

L'elettricità sta gradualmente tornando a Odessa e nella regione dopo gli attacchi russi con droni kamikaze di ieri: lo ha reso noto su Telegram il portavoce dell'amministrazione miliare della regione, Sergey Bratchuk, come riporta Unian. Nella regione continuano i black out di emergenza, ha comunque sottolineato Bratchuk, avvertendo i cittadini della minaccia di nuovi attacchi russi.

09:50

Ucraina: a Melitopol "colpita caserma russa, decine vittime"

L'Ucraina ha attaccato una base militare russa a Melitopol, la città strategica nell'oblast di Zaporizhzhia che da marzo è occupata dai russi; e alcune fonti ucraine sostengono che ci sono state decine di vittime: secondo il sindaco ucraino, Ivan Fedorov, ci sono stati "200 morti" tra i russi. La Russia invece denuncia due vittime e una decina di feriti. Secondo il governatore imposto dalla Russia nella regione di Zaporizhzhia, Yevgeny Balitski, le forze armate ucraine hanno colpito con i missili Himar il complesso alberghiero, situato vicino a una chiesa, alla periferia della città e che era stato trasformato in una caserma. Le immagini circolate sui social mostrano l'incendio di quella che, secondo Kiev, era una struttura forse utilizzavata dai mercenari del gruppo Wagner.

09:59

Ucraina: Medvedev, aumenta produzione "armi più potenti"

L'ex presidente russo, Dmitri Medvedev, ha avvertito che la Russia sta aumentando la produzione delle "più potenti" armi di distruzione, per contrastare la presunta minaccia dell'Occidente. "Il nostro nemico si è trincerato non solo nella provincia di Kiev della nostra piccola Russia. E' in Europa, Nord America, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e in una miriade di altri luoghi", ha scritto sul suo account Telegram. "Pertanto, stiamo aumentando la produzione dei più potenti mezzi di distruzione, compresi quelli basati su nuovi principi".

10:37

Ucraina, Crimea: la resistenza rivendica l'incendio nella base russa

Il movimento di resistenza ucraino Atesh, che opera in Ucraina, ha rivendicato l'incendio in una base russa nella penisola occupata. "La base dell'esercito mobilitato della Federazione Russa nel villaggio di Radianske della Crimea ucraina occupata è in fiamme. I nostro agenti hanno agito come previsto. Abbiamo lavorato a questo 'progetto' per molto tempo e, naturalmente, tutto ha lavorato per noi. Continueremo a distruggere l'esercito russo dall'interno", si legge nella rivendicazione di Atesh su Telegram, rilanciata da Ukrainska Pravda. Il messaggio riferisce che vi sono state vittime, ma non le quantifica. Al momento non vi sono conferme indipendenti, ma i media locali hanno riferito di un incendio nelle baracche dell'esercito russo a Radianske.

11:16

Ucraina: bombe russe su regione Kherson, uccisi due civili

Due civili sono morti e altri cinque sono rimasti feriti durante i bombardamenti russi di ieri nella regione di Kherson, nell'Ucraina meridionale: lo ha reso noto su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale, Yaroslav Yanushevych, come riporta Ukrinform.

"Gli occupanti russi hanno aperto il fuoco sul territorio della regione di Kherson 45 volte. Hanno colpito con l'artiglieria, i sistemi missilistici a lancio multiplo, i carri armati e i mortai. Il nemico ha nuovamente attaccato le aree residenziali di Kherson. I proiettili russi hanno colpito un reparto di maternità, un bar, un'infrastruttura, case unifamiliari e condomini", ha scritto Yanushevych aggiungendo che due civili sono stati uccisi e cinque hanno riportato ferite di varia gravità.

11:17

Ucraina, Isw: "Putin rischia di perdere il sostegno dei filorussi nel Donbass"

Il presidente russo Vladimir Putin rischia di perdere il sostegno dei filorussi in Ucraina a causa del suo fallimento di respingere gli ucraini a ovest della città di Donetsk e di 'difendere' il Donbass. E' quanto scrive il think tank americano Institute for the study of war (Isw) nel suo bollettino quotidiano sulla guerra in Ucraina. L'Isw cita critiche "senza precedenti" rivolte al Cremlino da Igor Girkin e Alexander Khodakovsky, rispettivamente ex ministri della Difesa e della Sicurezza dell'autoproclamata repubblica di Donetsk (Dnr), che potrebbero segnalare una frattura fra Putim da una parte e sostenitori della guerra nella Dnr e i vetrani dall'altra.

11:35

Kiev, beni oligarca russo Yevtushenkov passano a Demanio

Il governo ucraino trasferirà i beni dell'oligarca russo Vladimir Yevtushenkov alla gestione del Fondo del Demanio statale: lo ha reso noto il servizio stampa del ministero dell'Economia, come riporta Ukrainska Pravda. "Le proprietà dell'oligarca russo Vladimir Yevtushenkov, sequestrate in conformità con la legge sulle sanzioni aggiornata, saranno trasferite al Fondo del Demanio statale", ha detto la ministra dell'Economia, Yulia Svyridenko, sottolineando che i beni potrebbero essere usati per il "reintegro del bilancio dell'Ucraina" e il "risarcimento dei danni causati come risultato dell'aggressione russa".

11:55

Ucraina: black-out Odessa, operatori non fermeranno export grano

A Odessa, gli operatori non hanno intenzione di sospendere le spedizioni di grano dai porti sul Mar Nero, nonostante i continui attacchi russi al sistema energetico della regione abbiano messo in seria crisi il sistema di approvvigionamento. Lo ha assicurato il ministro dell'Agricoltura, Mykola Solky. "Ci sono problemi, ma nessuno degli operatori parla di sospensione delle spedizioni. I porti utilizzano fonti energetiche alternative", ha spiegato in una intervista all'agenzia Reuters.

12:21

Ucraina: media turchi, Erdogan ha parlato con Putin: "Spero crisi sia risolta presto"

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha parlato al telefono con il presidente russo, Vladimir Putin. Lo riferiscono i media turchi, spiegando che il focus è stato su energia, corridoio del grano, rapporti bilaterali e lotta al terrorismo. Nel corso della telefonata Erdogan ha espresso la speranza che la crisi ucraina venga risolta al più presto. "Le questioni dell'estensione della cooperazione bilaterale in vari campi sono state discusse in dettaglio. In particolare è stato notata una crescita record dell'interscambio commerciale. E' stato sottolineato il particolare significato dei progetti congiunti di  energia, specie nel settore del gas. E' proseguito lo scambio di punti di vista sull'iniziativa per la creazione di un hub regionale del gas  in territorio turco, considerando i risultati dei recenti colloqui a  Istanbul del presidente di Gazprom Aleksey Miller", afferma il  Cremlino.   

15:29

Telefonata Zelensky-Macron: "Sincronizzate le posizioni in vista del vertice di martedì a Parigi"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo francese Emmanuel Macron. I due capi di Stato hanno "sincronizzato le posizioni alla vigilia di un summit online del G7 e della Conferenza per la ricostruzione che si terrà martedì a Parigi", ha scritto Zelensky su Telegram. Inoltre i due hanno "discusso dell'attuazione della formula di pace in dieci punti, di cooperazione nel settore della difesa e della stabilità energetica dell'Ucraina". Lo ha scritto su Telegram il presidente  ucraino, Volodymyr Zelensky, citato da Ukrinform.

16:14

Kiev, danni a centrali, costretti a scegliere chi ha luce

"Dopo otto ondate di attacchi missilistici contro il Paese, tutte le centrali termiche e idroelettriche hanno danni, il 40 per cento, delle strutture di rete ad alta tensione sono danneggiate in varia misura. Ognuno di noi deve rendersi conto che affronteremo questo inverno con significative restrizioni" al consumo di energia elettrica", ha scritto su Facebook il premier ucraino Denys Shmyhal. E ha aggiunto che il Governo ha incaricato il ministero dell'Energia di determinare chiare priorità per la fornitura di energia elettrica. La prima priorità è rappresentata dalle infrastrutture critiche e dagli ospedali, la seconda dalle imprese e dalle strutture del complesso militare-industriale, la terza dalle imprese che producono beni e prodotti di importanza critica per il Paese e la quarta dal settore abitativo, ha chiarito Shmyhal

16:44

170 razzi ucraini su Donetsk

Più di 170 proiettili, inclusi razzi Grad, sono stati sparati dalle truppe ucraine contro diverse città dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk oggi. Lo dicono le autorità della Dpr filorusse citate dalla Tass."Per tutto il giorno, il nemico ha bombardato i quartieri residenziali degli insediamenti della repubblica. A subire i bombardamenti sono stati Donetsk, Gorlovka e Yasinovataya", scrivono i filorussi su Telegram. Secondo il sindaco di Donetsk Alexey Kulemzin, Kiev ha bombardato il mercato Mayak della città provocando un incendio. "I residenti locali stanno denunciando le conseguenze del barbaro bombardamento del distretto di Kievsky della città. Secondo testimoni, diversi proiettili sono caduti vicino al mercato Mayak (si vede fumo nero). Un proiettile ha colpito un appartamento in una casa di nove piani, le finestre sono state rotte in diverse abitazioni ed è stato danneggiato un tubo del gas in un condominio, con conseguente incendio", ha scritto sul suo canale Telegram.

16:50

Cremlino: "Operazione militare speciale in Ucraina avviata perché gli accordi di Minsk erano un inganno"

E' stata "la consapevolezza che l'Occidente stava ingannando Mosca con gli accordi di Minsk", che "per recente ammissione dell'ex cancelliera tedesca Angela Merkel dovevano servire a dare il tempo a Kiev di organizzare la propria difesa", che la "Russia ha deciso di avviare quella che continua a chiamare operazione militare speciale" in Ucraina. Lo ha dichiarato l'addetto stampa del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando le dichiarazioni di Merkel.

17:17

Telefonata Zelensky-Erdogan: discusso espansione corridoio del grano

Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky ha discusso con il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan della possibile espansione del corridoio del grano. "Continua il dialogo con Erdo?an. L'ho ringraziato per aver prottetto i bambini ucraini e fornito centinaia di generatori alle nostre città. Ho preso atto del sostegno della Turchia all'iniziativa Ucraina #GrainfromUkraine. Abbiamo anche discusso di ulteriori lavori e della possibile espansione del corridoio del grano", ha scritto Zelensky in un messaggio su Telegram.

17:42

Cremlino, mancato rispetto accordi Minsk presagio operazione speciale

"L'aver ignorato da parte dell'Occidente le preoccupazioni di Mosca sull'attuazione da parte di Kiev degli accordi di Minsk è diventato il presagio di un'operazione militare speciale". Lo ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov in un'intervista a Rossiya 1. Lo riporta Ria Novosti.

 17:51

Esplosione in sede Wagner a Kadiivka, nel Lugansk

Una forte esplosione è avvenuta nel quartier generale del gruppo di mercenari russi Wagner a Kadiivka, nell'oblast di Lugansk. Lo ha reso noto il capo dell'amministrazione militare ucraina del Lugansk, Serhii Haidai. "Sono apparse foto su Internet, non nascondono neanche di aver avuto pesanti perdite", ha aggiunto. A quanto scrive Ukrainska Pravda, l'esplosione è avvenuta ieri in un albergo della città occupata. L'edificio è stato distrutto e i soccorritori stanno scavando fra le macerie.

18:11

Ucraina: oltre 200 invasori russi uccisi a Melitopol

Sarebbero "oltre 200" i militari russi uccisi nell'attacco di Kiev contro una base della città attualmente sotto il controllo delle forze di Mosca. Lo ha detto il sindaco ucraino locale Ivan Fedorov. Lo riporta Ukrainska Pravda.

18:13

Turchia promette aiuti umanitari per "duro inverno"

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha promesso di fornire assistenza umanitaria all'Ucraina per aiutarla a superare il "duro inverno". Lo ha riferito l'amministrazione del presidente turco dopo la telefonata con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Il presidente Erdogan ha osservato durante la conversazione che [la Turchia] continuerà a lavorare per soddisfare i bisogni umanitari del popolo ucraino nei prossimi rigidi mesi invernali", ha affermato, secondo quanto riportato dalla Tass.

 18:19

Macron sente Zelensky in vista di conferenza Parigi 

Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato al telefono con il leader ucraino Volodymyr Zelensky in vista della nuova conferenza a sostegno dell'Ucraina, che si terrà martedì a Parigi. "Con il presidente Zelensky, abbiamo preparato le riunioni che si terranno in Francia: la prima, internazionale, vuole rispondere alle esigenze dell'Ucraina per riuscire a superare l'inverno e la seconda è con le imprese francesi che si impegnano nella ricostruzione del Paese", ha scritto su Twitter lo stesso Macron. "Abbiamo sincronizzato  le nostre posizioni prima di un vertice virtuale del G7 e della conferenza di Parigi. Abbiamo discusso della messa in opera del nostro piano di pace in 10 punti, di cooperazione nella Difesa e di stabilità energetica", ha invece scritto il presidente ucraino. Zelensky parteciperà in videochiamata durante la conferenza di martedì "per la resilienza e la ricostruzione dell'Ucraina". 

18:25

Ucraina, a Melitopol russi costringono a prendere passaporto Mosca

Nel distretto di Melitopol della regione ucraina di Zaporizhzhia attualmente sotto il controllo delle forze russe le grivne ucraine vengono gradualmente ritirate dalla circolazione delle reti commerciali e la pratica del passaporto forzato continua. Lo rende noto lo Stato maggiore delle forze armate dell'Ucraina. Lo riporta Ukrainska Pravda.

19:04

Kiev, fine della guerra solo con sconfitta Mosca e sanzioni

C'è solo un modo per porre fine alla guerra: la sconfitta militare dei russi, le sanzioni contro Mosca e il sabotaggio interno nella Federazione Russa. A sostenerlo il consigliere del presidente dell'Ucraina Zelensky, Mykhailo Podolyak, in un messaggio su Twitter. "Non c'è bisogno di avere paura del futuro post-Putin. C'è solo un modo per porre fine alla guerra: sconfitte militari della Russia sul campo di battaglia + esaurimento dell'economia russa per le sanzioni + isolamento della Russia sui mercati mondiali + sabotaggio interno nella Federazione Russa = vittoria dell'Ucraina e ripristino della sicurezza globale", ha scritto Podolyak. 

20:01

Ucraina: team internazionale indaga su crimini russi a Kherson

Un team internazionale di consulenti legali ha lavorato con i pubblici ministeri locali nella riconquistata città ucraina di Kherson nei giorni scorsi, quando hanno iniziato a raccogliere prove di presunti crimini sessuali da parte delle forze russe come parte di un'indagine su vasta scala. Lo riferisce Sky News, sottolineando che la visita di un team di Global Rights Compliance, uno studio legale internazionale con sede a L'Aia, non era stata precedentemente segnalata. Le accuse di stupri e altri abusi in tutto il Paese da parte dei russi sono emerse subito dopo l'invasione russa del 24 febbraio, secondo i media e le Nazioni Unite. Mosca ha negato di aver commesso crimini di guerra o di aver preso di mira i civili, e il Cremlino nega le accuse di violenza sessuale da parte dell'esercito russo in Ucraina.

20:15

Casa Bianca, se But vende ancora armi agiremo come in passato

"Nessuno alla Casa Bianca sta facendo salti di gioia" per aver liberato il trafficante d'armi russo Viktor But, nell'ambito dello scambio di prigionieri con la Russia, "ma questo era l'accordo che potevamo ottenere e il momento in cui ottenerlo". Lo ha detto a Fox News il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, sottolineando che "ovviamente ci prenderemo cura della nostra sicurezza nazionale e il signor But deve fare delle scelte: se sceglie di tornare a quel lavoro allora faremo tutto il possibile per ritenerlo adeguatamente responsabile, come abbiamo fatto in passato". Kirby ha ribadito inoltre che per lo scambio "non c'è mai stata la possibilità di scegliere fra Griner e Paul Whelan", ex Marine detenuto in Russia. "L'unica possibilità era But in cambio di Griner".

20:29

Kiev colpisce i mercenari della Wagner

 La controffensiva di Kiev prende di mira i mercenari della Wagner, fedelissimi di Putin accusati dei crimini più atroci in Ucraina. A Melitopol bombe sono cadute su una caserma russa, secondo il Guardian base dei paramilitari di Prigozhin. Oltre 200 gli "invasori" eliminati, ha annunciato il sindaco ucraino della città occupata dalle truppe di Mosca, che invece hanno minimizzato parlando di due vittime e una decina di feriti. E anche nel Lugansk, un quartier generale di Wagner in un hotel sarebbe esploso nella città di Kadiivka, provocando "molte perdite tra gli occupanti", secondo il capo dell'amministrazione militare regionale, Sergei Gaidai.  

21:23

Kiev: al lavoro per ripristinare elettricità ad Odessa

Le autorità ucraine stanno facendo di tutto per ridare luce a Odessa. Lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, nel videomessaggio serale pubblicato sui suoi profili social. "A partire da questo momento, è stato possibile ripristinare parzialmente le forniture a Odessa e in altre città e distretti della regione. Stiamo facendo di tutto per raggiungere il massimo possibile nelle condizioni dopo i colpi russi", ha detto Zelensky. "Nella città e nella regione di Kiev, così come nelle regioni di Lviv, Vinnytsia, Ternopil, Chernivtsi, Zakarpattia, Sumy, Dnipropetrovsk, la situazione rimane molto difficile. Lavoriamo costantemente con i partner per semplificare le cose e offrire ai nostri cittadini più opportunità, più elettricità", ha aggiunto

22:51

Kiev sanziona sette rappresentanti della Chiesa ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca

Il presidente Volodymyr Zelensky ha adottato la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell'Ucraina che ha imposto sanzioni contro sette rappresentanti della Chiesa ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca. Secondo la decisione del Consiglio di sicurezza, tra i sanzionati ci sono il metropolita di Zaporizhzhia e Melitopol Andriy Kovalenko, il metropolita di Lugansk e Alchevsk Vasyl Povorozniuk, l'abate del monastero di Melitopol di San Sava Oleksandr Prokopenko, l'abate della Cattedrale della Santa Dormizione a Kherson Oleksandr Fedorov.

Ucraina - Russia, le news dalla guerra del 12 dicembre. Ue, non c'è ancora accordo su nono pacchetto sanzioni. La Repubblica il 12 Dicembre 2022.

Nella notte, "bombardamenti su Nikopol". Il presidente Usa "ha accolto con favore la dichiarata apertura del presidente Zelensky a una pace giusta basata sui principi fondamentali sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite", riferisce la Casa Bianca. I russi scavano trincee sulle spiagge della Crimea.

00:32

Zelensky, fruttuosa conversazione con Biden

"Una fruttuosa conversazione con Biden. ho espresso gratitudine per un altro pacchetto di sicurezza. Abbiamo discusso di ulteriore cooperazione in materia di difesa, protezione e manutenzione del nostro settore energetico. Posizioni coordinate alla vigilia del vertice online del #G7. La leadership americana rimane salda!". Lo scrive il presidente ucraino Volymyr Zelensky su Twitter.

01:48

Zelensky a colloquio con Biden chiede vertice di pace

Durante il colloquio telefonico avuto con Joe Biden, il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky ha proposto di convocare un vertice globale per la pace in Ucraina. Lo riporta il quotidiano Ukrainska Pravda. "Vladimir Zelensky ha osservato che l'Ucraina si sta impegnando per raggiungere la pace e ha rilevato l'importanza di consolidare gli sforzi internazionali per raggiungere questo obiettivo", scrive il giornale riportando stralci della conversazione. Zelenskiy ha anche esortato Biden a fare tutto il possibile per aiutare a proteggere la popolazione civile ucraina e le sue infrastrutture critiche.

Anche il Capo dell'Ufficio del presidente dell'Ucraina, Andriy Yermak, ha riferito su Twitter della conversazione telefonica e ha pubblicato un'emoji a razzo, probabilmente alludendo a nuovi aiuti militari statunitensi

02:13

Biden a Zelensky, da Usa priorità a difesa aerea Ucraina

Nella sua telefonata con Volodymr Zelensky, Joe Biden ha parlato dei recenti pacchetti di aiuti Usa a Kiev, sottolineando come gli Usa stiano "dando priorità agli sforzi per rafforzare la difesa aerea dell'Ucraina" mentre continuano gli attacchi russi alle sue infrastrutture cruciali. Lo rende noto la Casa Bianca.

04:11

Allarme aereo su Kiev e altre città

Allarme aereo nelle prime ore del mattino su Kiev e diverse città del Paese. Secondo il servizio di allarme antiaereo, le sirene dei raid aerei sono suonate nella capitale del paese così come nelle regioni di Kiev, Cherkassk, Vinnitsa, Kirovograd, Nikolayev, Zhitomir, Odessa e Kharkov. Lo riporta la Tass.

07:42

Oltre 230 residenti regione Zaporizhzhia detenuti da russi 

Oltre 230 residenti della regione di Zaporizhzhia sono prigionieri dei russi: lo ha reso noto il capo dell'amministrazione militare regionale, Oleksandr Starukh, come riporta il Kyiv Independent. Il governatore ha precisato che 573 cittadini della regione sono stati prigionieri delle forze russe negli ultimi nove mesi e 232 sono ancora in ostaggio. Starukh ha aggiunto che le organizzazioni internazionali sono spesso "impotenti" quando si tratta di violazioni dei diritti umani da parte della Russia.

07:43

Gestore energia: "Ripristinate strutture colpite" 

A partire da ieri sera le squadre di emergenza ucraine hanno ripristinato la maggior parte delle strutture generatrici di energia del Paese colpite nelle scorse settimane dai raid russi. Lo ha detto Volodymyr Kudrytskyi, presidente del consiglio di amministrazione di Nec Ukrenergo, in un commento a Suspilne, secondo quanto riferisce Ukrinform. Restano fuori uso le strutture colpite dall'attacco missilistico russo del 5 dicembre. "Per quanto riguarda le centrali termiche, la loro capacità di generare elettricità è ancora sotto capacità, rimanendo inferiore a quella che avevano all'inizio della scorsa settimana prima del massiccio attacco. Hanno bisogno di più tempo per riprendere le loro operazioni", ha spiegato l'amministratore delegato di Ukrenergo.

Ukrenergo prevede inoltre di avere nuove unità di potenza da TPP collegate alla rete questa settimana. La situazione nel sistema elettrico ucraino è grave, ha precisato, ma resta gestibile.

07:57

Kiev: respinti attacchi russi vicino a 11 villaggi in 24 ore 

Le forze ucraine hanno respinto nelle ultime 24 ore gli attacchi russi vicino a 11 villaggi nelle regioni di Lugansk e Donetsk, nell'est del Paese: lo ha reso noto su Facebook lo Stato Maggiore dell'esercito, come riporta Unian. "Nelle ultime 24 ore, le unità delle forze di difesa dell'Ucraina hanno respinto gli attacchi degli invasori nelle aree forestali di Stelmakhivka, Makiivka e Serebryansky della regione di Lugansk e Verkhnekamensky, Belogorivka, Soledar, Yurievka, Krasnogorovka, Maryinka, Novomikhailovka e Vremivka nella regione di Donetsk", si legge nel rapporto quotidiano dell'esercito.

09:31

Brigitte Macron riceve Olena Zelenska

La moglie del presidente francese Emmanuel Macron, Brigitte, riceve oggi all'Eliseo Olena Zelenska, moglie del capo dello Stato Ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riferisce l'emittente televisiva "BfmTv", ricordando che le due donne si erano già incontrate a settembre a margine dell'Assemble generale delle Nazioni Unite. Olena Zelenska e Brigitte Macron saranno presenti domani alla Conferenza di sotegno all'Ucraina organizzata a Parigi, prima di visitare una scuola che accoglie bambini rifugiati.

09:39

Russia, nuovo incendio in centro commerciale vicino a Mosca

Un incendio è scoppiato questa mattina nel centro commerciale Stroypark di Balashikha, alla periferia est di Mosca: lo riporta l'agenzia di stampa russa RIA Novosti. Non si conoscono ancora le cause dell'incendio, ma secondo un portavoce dei servizi di emergenza le fiamme si sarebbero sviluppare in un'area del centro in cui si trovavano materiali edili. Il portavoce ha aggiunto che "c'è stato un crollo del tetto dell'edificio su un'area di 900 metri quadrati". Le fiamme hanno bruciato finora un'area di 10.000 metri quadrati. Per il momento non si segnalano feriti o vittime.

09:42

Ucraina, intelligence Gb: "Improbabile che la Russia riesca a ristabilire il controllo su tutte le zone annesse"

È probabile che la Russia punti ancora a estendere il suo controllo su tutte le regioni annesse (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson) lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence sulla situazione nel Paese. Tuttavia, nel rapporto pubblicato su Twitter gli esperti di Londra ritengono "improbabile che la strategia russa raggiunga i suoi obiettivi". Secondo il rapporto, infatti, "è altamente improbabile che l'esercito russo sia attualmente in grado di generare una forza d'urto efficace in grado di riconquistare queste aree".

09:50

Ucraina, Varsavia: "Il dibattito sulle garanzie a Mosca è un errore strategico"

 "Il dibattito pubblico sulle garanzie si sicurezza alla Russia è un errore strategico, è l'Europa che deve avere garanzie di sicurezze verso Mosca". Lo ha detto Pawel Jablonski, Sottosegretario di Stato per la Cooperazione economica e allo sviluppo, arrivando al Consiglio Affari Esteri.

09:56

Ucraina, Mosca: "Modificare il patto del grano a favore dei paesi più poveri"

 La Russia vuole modificare l'iniziativa sul grano per garantire che un maggior numero di forniture alimentari sia destinato ai Paesi più poveri del mondo: lo ha detto oggi il vice ministro degli Esteri, Serghei Vershinin, come riporta la Tass. "Le principali forniture di grano non stanno arrivando ai Paesi più poveri. L'accordo a quattro è stato raggiunto con lo slogan di garantire la sicurezza alimentare soprattutto dei Paesi più poveri di Asia, Africa e America Latina", ha detto Vershinin.

10:01

Russia, il mercante d'armi But prende la tessera del Partito liberal-democratico di Russia

Il famigerato mercante d'armi russo Viktor But, rilasciato dagli Stati Uniti la settimana scorsa nell'ambito di uno scambio di prigionieri con Mosca, è diventato membro del Partito liberal-democratico di Russia (Ldpr). Lo ha annunciato Leonid Slutsky, presidente della Commissione Esteri della Duma di Stato, la Camera bassa del Parlamento. "Viktor But è diventato un membro di Ldpr! La tessera del partito è stata consegnata personalmente oggi a Viktor Anatolyevich But all'incontro dedicato al 33  anniversario del Partito", ha scritto Slutsky sul suo canale Telegram. 

10:09

Ucraina, Austria: "Accordo su nuove sanzioni prima del vertice Ue"

 "Sul nono pacchetto di sanzioni contro la Russia c'è un accordo politico di massima, vanno affinate alcune questioni tecniche. Mi aspetto che ciò venga fatto e si arrivi a un accordo formale nei prossimi due giorni, in ogni caso prima del vertice Ue (che si terrà giovedì, ndr)". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg, al suo arrivo al Consiglio Esteri.

10:17

Ucraina, Kiev: "Pesanti bombardamenti russi su Nikopol"

Le truppe russe hanno colpito nella notte il distretto di Nikopol, nella regione di Dnipropetrovsk (sud-est), con sistemi missilistici a lancio multiplo Grad e Uragan, oltre che con l'artiglieria pesante: lo ha reso noto su Telegram il capo dell'Amministrazione militare regionale, Valentyn Reznichenko. "È stata una notte difficile nel distretto di Nikopol... i russi hanno terrorizzato due comunità, Nikopol e Marhanets, con Grad, Uragan e artiglieria pesante. Almeno 30 proiettili sono stati sparati", ha scritto Reznichenko, secondo il quale non ci sono feriti o vittime.

10:30

Ucraina, Kiev: "Bombe russe su Kherson, un ferito"

Una persona è rimasta ferita nel corso dei bombardamenti russi di ieri nella regione di Kherson, nell'Ucraina meridionale: lo ha reso noto su Telegram il  capo dell'Amministrazione militare regionale, Yaroslav Yanushevych, come riporta Ukrinform. "Gli occupanti russi hanno bombardato il territorio della regione di Kherson 57 volte. Gli insediamenti pacifici della regione sono stati colpiti da sistemi missilistici a lancio multiplo, artiglieria e mortai... Una persona è rimasta ferita", ha scritto Yanushevych osservando che i russi continuano ad attaccare i quartieri residenziali di Kherson.

10:53

Ucraina, Kuleba: "Blackout completo è un'ipotesi realistica"

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, in un'intervista al canale tedesco  Ard ha affermato che l'ipotesi di un blackout completo in seguito ai bombardamenti russi "è abbastanza realistica, ma la situazione instabile non spingerà gli ucraini a lasciare il Paese". Come ha notato Kuleba, in caso di nuovi attacchi contro il sistema energetico ucraino, "le persone si sposteranno nelle zone rurali, dove c'è l'opportunità di bruciare legna da ardere".

11:10

Ucraina, Kiev: "Almeno 232 residenti di Zaporizhzhia detenuti da Kiev"

Il governatore dell'oblast di Zaporizhia, Oleksandr Starukh, ha riferito che 573 cittadini della regione sono stati tenuti prigionieri dalla Russia negli ultimi nove mesi e 232 sono tuttora detenuti. Starukh ha aggiunto su Telegram che le organizzazioni internazionali sono spesso "impotenti" quando si tratta di violazioni dei diritti umani.

11:18

Ucraina, Kiev: "Disinnescati 300.000 ordigni dall'inizio della guerra"

Dall'inizio dell'invasione militare della Russia in Ucraina, sono stati neutralizzati 302.802 esplosivi e 2.891 chilogrammi di esplosivo, comprese 2.155 bombe lanciate dagli aerei. Lo riferisce il Servizio di emergenza statale ucraino. Gli artificieri hanno finora ispezionato un totale di 76.432 ettari di terreno alla ricerca di ordigni inesplosi.

11:32

Ucraina, a Parigi domani la conferenza sul sostegno alla resistenza civile in Ucraina

Il presidente francese, Emmanuel Macron, presiederà domani a Parigi la conferenza internazionale in sostegno alla resistenza civile dell'Ucraina, insieme al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che interverrà in videoconferenza da Kiev. A Parigi, sarà invece presente il premier ucraino, Denys Chmyhal. Intitolata "Solidali con il popolo ucraino", la conferenza riunirà circa 70 partecipanti di alto livello, in rappresentanza dei principali Stati e organizzazioni internazionali partner dell'Ucraina. Per l'Unione europea, è attesa la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Per l'Italia, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. 

11:37

Ucraina, nel pomeriggio vertice virtuale G7 dedicato all'invasione russa

I leader del G7 si incontreranno oggi in un vertice "virtuale" dedicato principalmente all'invasione russa dell'Ucraina e alle sue conseguenze. Lo ha annunciato il governo tedesco, presidente di turno del formato internazionale. I capi del governo dei sette Paesi, Stati Uniti, Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Canada e Giappone, dovrebbero collegarsi in questo vertice online nel pomeriggio. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz farà poi una conferenza stampa, prevista a Berlino alle 16h30. In vista del vertice, ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato con i presidenti di Usa, Joe Biden, e francese, Emmanuel Macron, con il quale ha parlato anche della conferenza di sostegno all'Ucraina in programma per domani a Parigi. 

11:50

Ucraina, Kiev: "Pacco insanguinato all'ambasciata ucraina ad Atene"

L'ambasciata ucraina in Grecia ha ricevuto per posta un pacco insanguinato, identico a quelli già inviati ai diplomatici ucraini in altri Paesi nelle passate settimane. Lo ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri Oleg Nikolenko, come riporta Ukrainska Pravda. "L'indirizzo del mittente è lo stesso del resto delle buste precedentemente inviate alle ambasciate e ai consolati ucraini e alla concessionaria Tesla nella citt. La polizia greca ha avviato un'indagine. Prevediamo anche l'accelerazione delle indagini da parte delle forze dell'ordine tedesche", ha detto Oleg Nikolenko.

11:55

Ucraina, Iran: "La cooperazione con Mosca non è contro paesi terzi"

 La cooperazione dell'Iran con la Russia "si basa su comuni interessi dei due Paesi e non è diretta contro Paesi terzi". Lo ha ribadito il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, come riportano i media locali. Kanaani ha poi bollato come "politicamente motivate" le affermazioni secondo cui l'Iran sta costruendo in Russia i suoi droni e sull'acquisto di missili da parte di Mosca. "Sono dichiarazioni fatte da parti di chi fornisce costantemente armi a una delle parti in conflitto, cosa che contribuisce al protrarsi della guerra", ha aggiunto il portavoce.

12:03

Ucraina, Kiev: "Nuovo attacco russo su Kherson: uccisa una donna, quattro feriti"

 L'esercito russo ha lanciato oggi un attacco su Kherson e sui suoi sobborghi: una donna è stata uccisa, quattro persone sono rimaste ferite. Lo denuncia l'ufficio del procuratore della regione di Kherson, come riporta Ukrainska Pravda.

12:25

Energia, Von der Leyen: "Ue sicura per l'inverno, Mosca ha fallito"

"Molte delle misure" per l'autonomia energetica Ue dalla Russia "sono state adottate in tempi record" e "il risultato è che siamo salvi per questo inverno. La minaccia russa ha fallito". Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa con Fatih Birol, direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale dell'energia.

12:28

Ucraina, Parolin: "Vaticano luogo adatto per il dialogo"

"Siamo disponibili, credo che il Vaticano sia il terreno adatto. Abbiamo cercato di offrire possibilità di incontro con tutti e di mantenere un equilibrio. Offriamo uno spazio in cui le parti possano incontrarsi e avviare un dialogo. Sta a loro individuare la metodologia di lavoro e i contenuti". Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, rispondendo alle domande sulla guerra in Ucraina, a margine della presentazione al Senato del libro "Giorgio La Pira: i capitoli di una vita". "Dobbiamo sperare contro ogni speranza - ha detto all'agenzia Sir -, anche se per ora non vedo spiragli positivi".

12:35

Ucraina, Tajani: "Dobbiamo evitare danni irreparabili"

 "Noi lavoriamo per l'unità dell'Occidente e perché la Russia cessi questa aggressione violenta". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ai margini del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles. "Poi c'è il tema della ricostruzione dell'Ucraina: dobbiamo far sì che non subisca danni irreparabili, dato che si tratta di un Paese che vogliamo entri a far parte dell'Unione Europea".

13:40

Esplosione nella base dei militari russi a Svatove

Un ostello che ospitava soldati russi è esploso a Svatove, nell'oblast di Lugansk. Lo riferisce il capo dell'amministrazione militare ucraina della regione Serhii Haidai. A quanto scrive Ukrainska Pravda, canali Telegram anonimi riportavano ieri l'esplosione di Svatove, aggiungendo che nell'ostello si trovavano militari del gruppo di mercenari Wagner. In uno dei video pubblicati, un testimone riferisce "che rimane solo la metà dell'ostello".

14:53

Ue: ok Consiglio ad aumento di 2 mld fondo fornitura armi

Il Consiglio Ue ha raggiunto un accordo politico al fine di garantire la sostenibilità finanziaria dello strumento europeo per la pace (Epf), ossia il fondo finora utilizzato per fornire armi all'Ucraina.

Il Consiglio ha deciso in particolare di aumentare il massimale finanziario complessivo di 2 miliardi di euro nel 2023, con la possibilità di un ulteriore aumento in una fase successiva.

L'aumento totale del massimale finanziario complessivo dell'Epf fino al 2027 ammonterebbe a 5,5 miliardi di euro. "La decisione odierna ci garantirà i finanziamenti per continuare a fornire un sostegno militare concreto alle forze armate dei nostri partner. In meno di due anni, lo strumento europeo per la pace ha dimostrato il suo valore. Ha completamente cambiato il modo in cui sosteniamo i nostri partner in materia di difesa.

Rafforza l'Ue e i suoi partner", spiega l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell. L'accordo sarà formalizzato a inizio 2023.

14:59

Kiev, sale a due il numero dei morti dell'attacco russo a Kherson

Sale a due morti il bilancio dell'attacco russo a Kherson. Lo riferisce Yaroslav Yanushevich, il capo della regione, su Telegram, come riporta Ukrinform. "Kherson è sotto il fuoco massiccio degli occupanti russi. Il nemico ha attaccato il microdistretto KhBK. In questo momento sappiamo di 7 vittime, 2 delle quali sono morte", dice il rapporto.

15:20

Ucraina: il porto di Odessa ha ripreso a funzionare

Il porto di Odessa ha ripreso a funzionare dopo l'interruzione dovuta agli attacchi russi con droni di fabbricazione iraniana che hanno lasciato senza energia elettrica l'intera città, riporta la Bbc. Odessa è un dei porti del mar Nero utilizzati per esportare cereali dall'Ucraina.

15:22

Ucraina:dalla Spagna in arrivo oltre 25 generatori elettrici

La Spagna sta preparando l'invio all'Ucraina di "oltre 25 generatori elettrici", strumenti con cui si punta ad aiutare Kiev per fornire energia a "ospedali, scuole e residenze" visti gli attacchi missilistici che spesso colpiscono infrastrutture critiche: lo ha affermato la ministra della Difesa, Margarita Robles, in dichiarazioni al canale tv La Sexta. "Saranno inviati nei prossimi giorni", ha aggiunto.

15:31

I russi scavano trincee sulle spiagge della crimea

Da alcune ore questo video sta alimentando un dibattito: mostra lo scavo di una trincea sulla costa della Crimea. I russi temono che i commandos ucraini possano sbarcare sulla penisola occupata e annessa dal 2014? Sembra proprio di sì. Altre foto – esaminate dall’analista H. I. Sutton – evidenziano come le trincee seguano proprio la linea a zig zag tipica delle postazioni militari. Il filmato inoltre è stato geolocalizzato nei dintorni di Chornomorske, sulla costa occidentale che si affaccia sul delta del Dnipro: l’area più vicina all’Ucraina e quindi dove è più alto il rischio di incursioni. Non sappiamo se le forze speciali di Kiev abbiano già tentato di compiere raid nella zona, ma evidentemente il comando di Mosca teme che l’offensiva ucraina possa allargarsi alla Crimea. Con una sorta di contrappasso. Nelle prime settimane dell’invasione sono stati gli ucraini a scavare trincee sui lidi balneari di Odessa, nove mesi dopo tocca ai russi a trasformare le spiagge delle vacanze in fortificazioni.

15:48

Premier Kiev chiede sistemi di difesa Patriot

Il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, ha lanciato un appello per l'acquisto di batterie di missili Patriot e altri sistemi di difesa aerea ad alta tecnologia per contrastare gli attacchi russi. In un'intervista all'emittente francese Lci andata in onda domenica sera, Shmyhal ha dichiarato che la Russia vuole sommergere l'Europa con una nuova ondata di rifugiati ucraini, prendendo di mira le infrastrutture dell'Ucraina. La fornitura di missili terra-aria Patriot all'Ucraina segnerebbe un importante passo avanti nel tipo di sistemi di difesa aerea che l'Occidente sta inviando per aiutare Kiev a difendersi dagli attacchi aerei russi. Finora nessun Paese li ha offerti, anche se la Germania ha fornito missili Patriot alla vicina Polonia, suo alleato della Nato.

15:55

Kiev, attacchi russi colpiscono ospedali a Kherson

I russi hanno "bombardato nuovamente le istituzioni mediche di Kherson". Lo rende noto il governatore della regione Yaroslav Yanushevich via Telegram. Danneggiati il policlinico e un altro ospedale della città. Non sono state registrate vittime.

16:07

Ue, non c'è ancora accordo su nono pacchetto sanzioni 

"Non siamo ancora arrivati ad un accordo sul nono pacchetto sanzioni. Bisogna capire che quando annunciamo le sanzioni sono solo proposte ma è il consiglio che decide e ci sono punti di vista diversi. Spero che si arrivi all'accordo, forse domani, ma non sarà facile". Lo ha detto questa mattina l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell arrivando al Consiglio Affari Esteri. Secondo il Financial Times, l'Ue nominerà un "inviato delle sanzioni" per un'applicazione più rigorosa delle sue restrizioni e per songiurare l'aggiramento delle misure contro la Russia. Sarebbe stato chiesto a David O'Sullivan, ex ambasciatore Ue negli Stati Uniti, di iniziare il lavoro dal prossimo anno, riporta Ft. La Commissione europea dovrebbe confermare la nomina domani.

16:09

Pacco con topo morto all'ambasciata francese a Mosca

Un pacco contenente un topo e un ragno morti è stato inviato all'ambasciata francese a Mosca dalla Crimea. Lo scrive l'agenzia di stampa russa Ria Novosti citando fonti della polizia russa, che sta indagando sull'accaduto. Non è la prima volta che l'ambasciata francese riceve pacchi "insoliti" dalla Crimea. La Ria Novosti cita un'altra fonte secondo la quale a giugno è arrivato in ambasciata un pacco che conteneva ossa e una lettera.

16:12

Cremlino: "Colloquio Putin-Macron non ancora in agenda"

Non è ancora stato programmato un colloquio telefonico tra il presidente russo Vladimir Putin e quello francese Emmanuel Macron. Lo ha annunciato in un punto stampa il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dall'agenzia Tass. "No, non ci sono piani" per un colloquio tra i due leader, ha detto il portavoce del Cremlino, osservando che "finora non ci sono state iniziative da parte francese". Ai primi di dicembre Macron aveva annunciato che "presto" avrebbe parlato con Putin su questioni inerenti alla sicurezza del "nucleare civile" e la centrale di Zaporizhzhia.

16:15

Un jet russo ha scortato un aereo da ricognizione norvegese sul Mare di Barents 

Un caccia russo Mig-31 ha scortato un aereo di ricognizione dell'aeronautica militare norvegese P-3 Orion che stava sorvolando il Mare di Barents, sul quale si affacciano sia la Russia, sia la Norvegia. Lo riporta l'agenzia di stampa Tass citando il Centro nazionale per il controllo della difesa della Russia. I sistemi di controllo dello spazio aereo russo hanno rilevato un obiettivo che si avvicinava al confine sulle acque neutre del Mare di Barents e, per identificarlo, è stato sollevato in aria un Mig-31 delle forze di difesa aerea della Flotta del Nord, riporta la Tass.

"L'equipaggio del caccia russo ha identificato l'obiettivo aereo come un aereo da pattugliamento della base P-3C Orion dell'aeronautica norvegese e lo ha scortato sul Mare di Barents. La violazione del confine di stato della Federazione Russa non è stata consentita ", afferma il comunicato del Centro nazionale per il controllo della difesa.

16:20

Mosca respinge proposta di ospitare negoziati in Vaticano

La Russia respinge la proposta del cardinale Pietro Parolin di ospitare colloqui tra Mosca e Kiev in Vaticano. "Temo che i fratelli ceceni e buriati, oltre a me, non lo apprezzerebbero. Per quanto ricordo, non ci sono state parole di scuse dal Vaticano", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, secondo quanto riporta la Tass. Il riferimento è alle accuse di crudeltà ai soldati buriati e ceceni in Ucraina formulate nei giorni scorsi da Papa Francesco.

16:48

Zelensky: "Se Putin morisse? Allora finirebbe la guerra"

Se Putin morisse? Allora finirebbe la guerra. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha risposto così al conduttore televisivo americano David Letterman che gli chiedeva cosa succederebbe in caso di morte del presidente russo. Lo riferisce Ukrainska Pravda. "Immaginiamo che Putin si prenda un raffreddore e muoia, o cada accidentalmente da una finestra e muoia, la guerra proseguirebbe?", ha chiesto l'intervistatore, in uno special su Netflix. "No - ha risposto Zelensky - non ci sarebbe nessuna guerra. Il regime autoritario è terribile. C'è un alto rischio che tutto venga deciso da una persona sola. Quindi quando la persona se ne va, tutte le istituzioni si fermano. Qualcosa di simile è avvenuto in Unione Sovietica. Tutto si è fermato. Penso che se lui non ci fosse più sarebbe difficile per loro.

Dovrebbero concentrarsi sulla politica interna, non su quella estera".

16:59

Ucraina: "Russia ha missili solo per altre 3-5 ondate di raid"

La Russia dispone di missili solo per altre 3-5 ondate di attacchi contro l'Ucraina, se si considerano 80-90 missili per ogni ondata, ha annunciato il vice ccapo dell'intelligence militare a Kiev, Vadym Skibitsky. La Russia sta usando vecchi missili fabbricati in Ucraina e consegnati alla Russia negli anni Novanta, contro le infrastrutture ucraine. Le fabbriche russe sono riuscite ad assemblare dall'inizio della guerra 240 missili da crociera di precisione Kh-101 e 120 Kalibr.

 17:44

Zambia: corpo studente ucciso in Ucraina rimpatriato ieri

Il corpo dello studente zambiano Lemekhani Nyirenda, ex prigioniero ucciso in Ucraina combattendo per la Russia, è stato rimpatriato nella capitale Lusaka ieri.

Lo rende noto la Bbc, che citando il portavoce della famiglia del ragazzo, Ian Banda, precisa che la salma è stata consegnata ai patologi per essere esaminata e sarà data alla famiglia per la sepoltura dopo il completamento dell'autopsia.

Il 23enne è morto a settembre, ma i funzionari del Cremlino hanno informato le autorità dello Zambia solo il mese scorso. Il ragazzo era stato condannato a nove anni di carcere per droga e gli era stata promessa un'amnistia se avesse combattuto dalla parte di Mosca contro Kiev, secondo il governo zambiano informato dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Lo studente è stato inviato in prima linea dal gruppo mercenario russo Wagner, che ha reclutato prigionieri tra le proprie fila. Il capo del gruppo, Yevgeny Prigozhin, ha dichiarato il mese scorso su Telegram che lo studente si era unito volontariamente prima di morire "da eroe". 

18:01

Ucraina: first lady Zelenska incontra Brigitte Macron a Parigi

La first lady ucraina Olena Zelenska ha incontrato la sua omologa francese, Brigitte Macron, durante la sua visita in Francia. "Penso che i francesi, che hanno sempre dato valore ai diritti umani - e al più indiscutibile di essi, il diritto alla vita -, non rimarranno in disparte nemmeno in questo caso. Dopo tutto, i diritti umani non hanno confini", ha detto Zelenska, come riportato dal Guardian. Su Twitter Zelenska ha definito Brigitte Macron "una grande amica dell'Ucraina" e l'ha ringraziata per il supporto e l'aiuto che Parigi sta fornendo a Kiev.

18:05

Zelensky: "Sarò presidente fino alla vittoria, poi non so"

"Rimarrò presidente fino alla nostra vittoria. E dopo, non lo so. Per ora non ci penso". Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky risponde così al conduttore americano David Letterman, che gli chiede quali sono i suoi piani per il futuro. "Vorrei andare al mare. Ad essere onesti, David, vorrei solo andare al mare, quando avremo vinto la guerra. E vorrei veramente bermi una birra", ha aggiunto nell'intervista nell'ambito di uno speciale su Netflix, secondo quanto riferisce Ukrainska Pravda.

18:17

Sindaco Melitopol: "Forze russe nel panico si stanno riposizionando"

Nella città ucraina occupata di Melitopol, le forze russe sono nel "panico" e si stanno "riposizionando" dopo gli attacchi di Kiev nel fine settimana. Lo sostiene su Telegram il sindaco in esilio, Ivan Fedorov. Le forze russe "sono occupate a spostare i loro gruppi militari verso altri posti per cercare di nasconderli", dice ancora Fedorov, citato dal Guardian.

18:24

Ucraina: accordo del G7 su una "piattaforma" per "coordinare l'assistenza finanziaria".

I leader del G7, riuniti in un vertice virtuale, hanno deciso di istituire una "piattaforma" responsabile del "coordinamento degli aiuti finanziari" all'Ucraina, ha annunciato il cancelliere tedesco Olaf Scholz. "L'obiettivo è costruire rapidamente questa piattaforma con la partecipazione dell'Ucraina, delle istituzioni finanziarie internazionali e di altri partner", ha spiegato il leader tedesco in una conferenza stampa a Berlino, paragonando la ricostruzione dell'Ucraina al Piano Marshall istituito dagli Stati Uniti per ricostruire l'Europa dopo la Seconda guerra mondiale.

18:34

Kiev: attacco russo su quartiere residenziale Kherson, un morto

Le forze russe hanno bombardato con l'artiglieria il quartiere residenziale di Tavriiskyi a Kherson, e almeno un civile è stato ucciso e tre feriti. Lo ha riferito su Telegram il capo dell'amministrazione militare regionale di Kherson, Yaroslav Yanushevych, citato da Ukrinform. "Bombardamento di precisione di un quartiere residenziale di Kherson. I russi hanno lanciato un attacco di artiglieria oggi, danneggiando le case nel quartiere di Tavriiskyi, le auto nel parcheggio e un gasdotto", ha scritto Yanushevych. Secondo i dati preliminari, una persona è stata uccisa e tre ferite. Sempre a Kherson, questo pomeriggio due civili sono stati uccisi e cinque feriti in un altro attacco delle truppe russe a un quartiere residenziale della città.

18:50

Ucraina: attentato a Kherson, ferito vice capo filo-russo 

Un attentato ha colpito la dirigenza filo-russa nella regione ucraina di Kherson: il vice responsabile dell'amministrazione locale, Vitaliy Bulyuk, è rimasto ferito nell'esplosione della sua auto ma si è salvato. "E' ferito, gravità moderata, le sue condizioni sono stabili", hanno fatto sapere dall'ospedale dove è stato ricoverato, precisando che "l'autista è morto sul colpo". "Secondo le informazioni in mio possesso, è esplosa una mina e la macchina è bruciata completamente", ha aggiunto Vadim Ilmiyev. Il responsabile della vicina regione di Zaporizhzhia, Vladimir Rogov, ha riferito che "il tentato omicidio" è avvenuto a Skadovsk, sul Mar Nero vicino alla Crimea, a sud di Kherson. Le truppe ucraine hanno riconquistato il mese scorso il capoluogo ma la maggior parte della regione meridionale è ancora in mano ai soldati russi.

19:16

Ucraina: G7, Russia dovrà pagare per danni a infrastrutture

"Siamo determinati a far sì che la Russia alla fine debba pagare per il ripristino delle infrastrutture cruciali danneggiate o distrutte dalla sua brutale guerra" in Ucraina. È la dichiarazione dei leader del G7, riunitisi oggi in forma virtuale. "Non ci può essere impunità per i crimini di guerra e altre atrocità. Chiederemo conto al presidente Putin e ai responsabili in conformità con il diritto internazionale", afferma ancora il G7, composto da Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Usa, Canada e Giappone.

19:41

Ucraina: Zelensky al G7, necessari 2 mld di metri cubi di gas 

L'Ucraina ha bisogno di "circa due miliardi di metri cubi" di gas aggiuntivo per superare l'inverno: lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky parlando in collegamento video ai leader dei Paesi del G7. "Il terrorismo contro le nostre centrali elettriche ci ha portato a utilizzare più gas del previsto. Ed è per questo che abbiamo bisogno di ulteriore sostegno, questo inverno. Stiamo parlando di un volume di circa due miliardi di metri cubi di gas che devono essere acquistati in aggiunta".

20:02

Zelensky al G7, Russia ritiri truppe a Natale

"Propongo alla Russia di fare un passo concreto e significativo verso una soluzione diplomatica, di cui Mosca parla regolarmente. Molto presto si celebrerà il Natale" e "questo è il momento per le persone normali di pensare alla pace, non all'aggressione. Suggerisco alla Russia di provare almeno a dimostrare che è in grado di abbandonare l'aggressione. Sarebbe giusto iniziare il ritiro delle truppe russe dal territorio dell'Ucraina, riconosciuto a livello internazionale, proprio questo Natale. Se la Russia ritirerà le sue truppe dall'Ucraina, garantirà una cessazione duratura delle ostilità". Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, intervenendo alla riunione dei leader del G7 tenutasi oggi in forma virtuale. "Spero che sosterrete il nostro appello. Perché è un interesse globale. Questo fa parte della nostra formula di pace. L'occupante deve andarsene. Questo accadrà sicuramente. Non vedo perché la Russia non dovrebbe farlo ora, a Natale", ha detto ancora Zelensky.

20:18

Ong, centinaia di migliaia di rifugiati attesi in Europa questo inverno

Centinaia di migliaia di altri rifugiati ucraini arriveranno in Europa quest'inverno. E' la previsione della organizzazione umanitaria Norwegian Refugee Council, spiegando che il grande flusso di rifugiati sarà determinato dalle condizioni "invivibili" in Ucraina. "Nessuno può dire quanti saranno, ma ce ne saranno altri centinaia di migliaia dato che gli orribili e illegali bombardamenti sulle infrastrutture civili rendono impossibile vivere in molti luoghi", ha detto Jan Egeland di Norwegian Refugee Council.

"Temo che la crisi in Europa si aggraverà", ha aggiunto.

20:35

Zelensky, grazie all'Italia per sostegno senza esitazione

"Sono grato all'Italia e a tutti gli italiani per l'apporto tempestivo e senza esitazione di sicurezza e sostegno finanziario. Vi sono grato per la solidarietà nel rispetto della dignità umana, perché la Russia vuole privare della dignità tutte le nazioni libere, e non solo in Europa". Lo ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky rivolgendosi alla premier Giorgia Meloni durante la riunione virtuale del G7.

20:36

Putin, niente conferenza di fine anno. Non succedeva da dieci anni

La tradizionale conferenza stampa di Vladimir Putin a fine anno non ci sarà, per la prima volta in dieci anni. "La grande conferenza stampa non avverrà prima della fine dell'anno", ha detto il portavoce del Cremlino Dmytry Peskov. Peskov non ha menzionato una data del possibile messaggio di Putin all'Assemblea federale: a novembre il portavoce del Cremlino aveva spiegato che la data della conferenza stampa sarebbe stata resa nota dopo quella del messaggio al Parlamento russo.

Normalmente Putin tiene una grande conferenza stampa di fine anno durante la quale risponde per ore alle domande di giornalisti russi e stranieri. Quest'anno probabilmente il leader del Cremlino non vuole affrontare le domande dei media sulla guerra in Ucraina e la repressione interna.

21:04

Ucraina: Ong per libertà civili, "servono armi e giustizia"

"Non è normale che degli avvocati per i diritti umani chiedano armi, ma oggi lo dobbiamo fare". Lo dichiara Oleksandra Matviychuk, presidente della Ong Centro per le libertà civili, una delle rappresentanti del popolo ucraino a cui il Parlamento europeo consegnerà il premio Sakharov questa settimana, intervenendo alla riunione straordinaria organizzata dalle commissioni sviluppo, per gli affari esteri, e la sottocommissione per i diritti dell'uomo del Pe. Ma l'avvocatessa domanda anche un tribunale speciale, creato appositamente per portare alla sbarra anche Putin e Lukashenko. "Dobbiamo creare questo tribunale ora, e deve essere nuovo perché al momento non c'è un tribunale che possa processare qualcuno per il crimine d'aggressione", spiega Matviychuk, la cui ong ha vinto quest'anno il premio Nobel per la pace. "Inoltre il nostro sistema nazionale è già sovraccarico di casi di violazioni, e quindi la comunità internazionale deve intervenire per assicurare che tutti possano avere giustizia, non importa cosa abbiano sofferto o se il loro caso è mediatizzato o no", insiste la presidente dell'ong.

21:13

Scholz, "sanzioni più severe alla Russia, che non deve vincere"

"È chiaro che le relazioni che avevamo" con la Russia "vengono attualmente ritirate", ma "una Russia che pone fine alla guerra, e cittadini che in Russia aspirano a un futuro diverso, hanno anche bisogno della possibilità che in un altro momento sarà nuovamente possibile ricominciare la cooperazione economica". Lo ha detto oggi il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, citato dalla Dpa. Scholz ha parlato in occasione dell'anniversario dell'Ost-Ausschuss, l'associazione tedesca per le relazioni economiche con l'Europa orientale.

Scholz ha subito aggiunto che questo tempo "non è però adesso. Ora rendiamo più severe le sanzioni". Il cancelliere ha accusato Putin di distruggere il futuro della stessa Russia, "e questo è ciò che deve giustificare di fronte al suo Paese e al suo popolo". L'obiettivo di Putin sarebbe un nuovo impero russo, perseguito con profonde violazioni del diritto internazionale, con missili su uomini e donne, bambini e anziani: "Per questo la Russia non deve vincere questa guerra. E la Russia non vincerà", ha detto.

Il cancelliere ha però sottolineato che la Russia continuerà ad essere il più grande Paese del continente anche dopo la fine della guerra e quindi sarebbe importante prepararsi a questo momento.

22:01

Usa, la Russia tratta il caso Whelan in modo diverso da Griner

"I russi stanno trattando il caso di Paul Whelan in modo diverso da quello di Brittney Griner per ragioni totalmente illegittime". Lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, in un briefing alla Casa Bianca, a proposito dell'ex marine detenuto in Russia. Membri del consiglio per la sicurezza nazionale Usa e del dipartimento di Stato hanno incontrato oggi la sorella, Elizabeth Whelan. "Siamo determinati a ottenere il suo rilascio nel modo più sicuro e più velocemente possibile", ha sottolineato.

21:48

Casa Bianca, determinati nell'ottenere rilascio Paul Whelan

La Casa Bianca conferma la riunione tra i funzionari del Consiglio per la Sicurezza nazionale e la famiglia di Paul Whelan, per discutere della possibilità di ottenere il rilascio dell'ex marine dalla Russia. "Siamo determinati nel trovare un metodo di successo per ottenere il rilascio di Paul Whelan alla prima occasione possibile", ha detto il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, rispondendo alle domande dei giornalisti. Per quanto riguarda ciò che gli Stati Uniti sono disposti a concedere alla Russia, Sullivan ha escluso che da parte di Washington la contropartita possa essere un diverso approccio sull'Ucraina.

22:13

Zelensky, blackout sono l'ultima speranza della Russia

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che i blackout sono "l'ultima speranza" della Russia. Lo riporta Sky News, citando il discorso serale del leader di Kiev in cui ha avvertito che Mosca non ha abbandonato il suo piano di colpire l'Ucraina con attacchi aerei. "Dobbiamo essere consapevoli che la Russia non ha abbandonato questa tattica del terrore. Qualsiasi assenza di attacchi missilistici di massa significa semplicemente che il nemico sta preparando nuovi attacchi. E potrebbero esserci attacchi in qualsiasi momento", ha affermato Zelensky.

22:15

Mosca, ponte a Melitopol "minato da sabotatori Kiev" 

Alla periferia di Melitopol, la città strategica nell'oblast di Zaporizhzhia che da marzo è occupata dai russi, è stato danneggiato un ponte, utilizzato dai russi per trasportare equipaggiamento militare alle truppe nelle zone occupate. Il ponte non è crollato ma il fondo stradale è affondato. La notizia arriva tanto da fonti ucraine che russe. Secondo l'agenzia Ria Novosti, il ponte è stato minato da "sabotatori ucraini". "L'obiettivo principale dei terroristi è interrompere la fornitura di beni vitali, cibo, medicinali e materiali da costruzione diretti verso i territori liberati delle regioni di Zaporozhzhya e Kherson", ha detto Vladimir Rogov, presidente del movimento 'Siamo insieme con la Russia'.

22:20

Michel ai 27, garantire sostenibilità aiuti a Kiev

"L'Ucraina è, come sempre, al centro delle nostre preoccupazioni. La massiccia escalation militare della Russia dal 10 ottobre, con i suoi ripetuti attacchi alle strutture critiche e alle infrastrutture energetiche dell'Ucraina, ha causato enormi danni alla rete elettrica ucraina. Milioni di civili sono rimasti senza elettricità, riscaldamento e acqua corrente. La situazione, aggravata dall'arrivo della neve e delle temperature sotto lo zero, richiede da parte nostra una risposta adeguata, anche in termini di preparazione e assistenza umanitaria". Lo scrive il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella lettera di invito ai 27 capi di Stato e di governo al vertice Asean-Ue del 14 dicembre e del Consiglio europeo del 15. "Al di là dei bisogni immediati del paese, è necessario anche un dibattito sostanziale su come garantire la sostenibilità del nostro sostegno militare e finanziario all'Ucraina", aggiunge.

Andrea Marinelli,Guido Olimpio per il “Corriere della Sera” il 12 dicembre 2022.

I combattimenti sul campo non si fermano, così come le analisi degli esperti e gli spifferi provenienti dalle amministrazioni. Un anonimo funzionario della Difesa Usa ha rivelato nei giorni scorsi al Times di Londra che il Pentagono avrebbe tolto il veto sui raid compiuti dagli ucraini contro obiettivi militari in territorio russo. La decisione sarebbe stata presa in seguito all'intensificarsi, nelle ultime settimane, dei bombardamenti sulle infrastrutture civili ucraine da parte degli uomini di Putin, ma non dovrebbe mutare lo scenario.

Nonostante il veto degli Stati Uniti, che si sono prima rifiutati di fornire razzi a lunga gittata e poi avrebbero modificato quelli inviati per evitare che potessero arrivare in Russia, finora la resistenza ucraina ha colpito ugualmente oltreconfine con sabotaggi, missili, droni e forze speciali. 

L'accordo con gli alleati era di utilizzare le armi fornite per riconquistare i propri territori, compresi quelli annessi nel 2014, senza però colpire in Russia, per non provocare reazioni da parte del Cremlino. Ora, secondo il Times , sarebbe invece arrivato l'ok per attaccare obiettivi militari in Russia. L'aspetto più importante di questa decisione sarebbe tuttavia un altro: a Washington avrebbero cambiato prospettiva perché hanno meno timore di un'escalation del conflitto. Compresa quella nucleare.

Diritto di esistere. È ora di assumersi la responsabilità di condannare legalmente i crimini di guerra russi. Oleksandra Matviichuk su L’Inkiesta il 12 Dicembre 2022

Oleksandra Matviichuk, leader del Center for Civil Liberties e vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2022, spiega l’importanza di creare un nuovo sistema internazionale contro i dittatori: «Senza giustizia, una pace duratura che dia libertà dalla paura e speranza per un futuro migliore è impossibile. Non devi essere ucraino per sostenere l'Ucraina. Basta essere umani»

Pubblichiamo il discorso tenuto da Oleksandra Matviichuk durante la consegna ufficiale a Oslo del Premio Nobel per la Pace 2022 al Center for Civil Liberties

Vostra Maestà, Vostre Altezze Reali, cari membri del Comitato per il Nobel norvegese, cittadini dell’Ucraina e cittadini del mondo.

Quest’anno, l’intera nazione ucraina ha aspettato l’annuncio dei vincitori del premio Nobel per la pace. Consideriamo questo premio un riconoscimento degli sforzi del popolo ucraino, che si è coraggiosamente opposto ai tentativi di distruggere lo sviluppo pacifico dell’Europa, nonché una celebrazione del lavoro svolto dagli attivisti per i diritti umani al fine di prevenire la minaccia militare per il mondo intero. Siamo orgogliosi di aver ascoltato per la prima volta nella storia la lingua ucraina durante la cerimonia ufficiale.

Stiamo ricevendo il premio Nobel per la pace durante la guerra iniziata dalla Russia. Questa guerra va avanti da otto anni, nove mesi e ventun giorni. Per milioni di persone, parole come bombardamenti, torture, deportazioni, campi di internamento sono diventate all’ordine del giorno. Ma non ci sono parole che possano esprimere il dolore di una madre che ha perso il figlio appena nato in un bombardamento del reparto maternità. Un momento prima stava accarezzando il suo bambino, chiamandolo per nome, allattandolo al seno, inalando il suo odore – e un attimo dopo un missile russo ha distrutto il suo intero universo. E ora il suo amato e tanto desiderato bambino giace nella bara più piccola del mondo.

Non ci sono soluzioni disponibili per le sfide che noi e il mondo intero stiamo affrontando ora. Anche persone di diversi paesi stanno lottando per i propri diritti e libertà in circostanze estremamente difficili. Quindi, oggi cercherò almeno di porre le domande giuste in modo da poter iniziare a cercare queste soluzioni.

Primo. Come possiamo ridare significato ai diritti umani?

I sopravvissuti alla seconda guerra mondiale non ci sono più. E le nuove generazioni hanno cominciato a dare per scontati diritti e libertà. Anche nelle democrazie sviluppate sono in aumento le forze che mettono in discussione i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Ma i diritti umani non possono essere difesi una sola volta per tutte. I valori della civiltà moderna devono essere protetti sempre.

Pace, progresso e diritti umani sono indissolubilmente legati. Uno stato che uccide giornalisti, imprigiona attivisti o disperde manifestazioni pacifiche rappresenta una minaccia non solo per i suoi cittadini. Uno stato del genere rappresenta una minaccia per l’intera regione e per la pace nel mondo, nel suo insieme. Pertanto, il mondo deve rispondere adeguatamente alle violazioni sistemiche. Nel processo decisionale politico, i diritti umani devono essere importanti quanto i benefici economici o la sicurezza. Questo approccio dovrebbe essere applicato anche in politica estera.

La Russia, che ha costantemente distrutto la propria società civile, è un esempio di questa violazione. Ma i paesi del mondo democratico hanno da tempo chiuso un occhio su questa vicenda. Hanno continuato a stringere la mano al leader russo, a costruire gasdotti e a condurre affari come al solito. Per decenni, le truppe russe hanno commesso crimini in diversi paesi. Ma sono sempre riuscite a farla franca. Il mondo non ha nemmeno risposto adeguatamente all’atto di aggressione e all’annessione della Crimea (nel 2014, ndr), che sono stati i primi casi del genere nell’Europa del dopoguerra. La Russia credeva di poter fare ciò che voleva.

Ora la Russia sta deliberatamente danneggiando i civili con l’obiettivo di fermare la nostra resistenza e di occupare l’Ucraina. Le truppe russe distruggono intenzionalmente edifici residenziali, chiese, scuole, ospedali, corridoi di evacuazione dei bombardamenti, mettono le persone nei campi di internamento, effettuano deportazioni forzate, rapiscono, torturano e uccidono persone nei territori occupati.

Il popolo russo sarà responsabile di questa vergognosa pagina della sua storia e del suo desiderio di restaurare con la forza l’ex impero russo.

Secondo. Come iniziare a chiamare le cose col proprio nome?

Il popolo ucraino vuole la pace più di chiunque altro al mondo. Ma la pace non può essere raggiunta da un paese sotto attacco che depone le armi. Questa non sarebbe pace, ma occupazione. Dopo la liberazione di Bucha, abbiamo trovato molti civili assassinati nelle strade e nei cortili delle loro case. Queste persone erano disarmate.

Dobbiamo smettere di fingere che le minacce militari differite siano “compromessi politici”. Il mondo democratico si è abituato a fare concessioni alle dittature. Ed è per questo che la volontà del popolo ucraino di resistere all’imperialismo russo è così importante. Non lasceremo che le persone nei territori occupati vengano uccise e torturate. La vita delle persone non può essere un compromesso politico. Lottare per la pace non significa cedere alle pressioni dell’aggressore, significa proteggere le persone dalla sua crudeltà.

In questa guerra, stiamo letteralmente combattendo per la libertà. E per questo stiamo pagando il prezzo più alto possibile. Noi, cittadini ucraini di tutte le nazionalità, non dovremmo discutere del nostro diritto a uno stato ucraino sovrano e indipendente e allo sviluppo della lingua e della cultura ucraine. In quanto esseri umani, non abbiamo bisogno di un’approvazione del nostro diritto di determinare la nostra identità e fare le nostre scelte democratiche. I tatari di Crimea e altre popolazioni indigene non dovrebbero dimostrare il loro diritto di vivere liberamente nella loro terra natale, in Crimea.

La nostra lotta di oggi è fondamentale: dà forma al futuro dell’Ucraina. Vogliamo che il nostro paese del dopoguerra ci permetta di costruire non strutture traballanti, ma istituzioni democratiche stabili. I nostri valori contano di più non quando è facile incarnarli, ma quando è davvero difficile farlo. Non dobbiamo diventare uno specchio dello stato aggressore.

Questa non è una guerra tra due Stati, è una guerra tra due sistemi: autoritarismo e democrazia. Lottiamo per avere l’opportunità di costruire uno Stato in cui i diritti di tutti siano protetti, le autorità responsabili, i tribunali indipendenti e la polizia non reprima le manifestazioni pacifiche degli studenti nella piazza centrale della capitale.

Nel nostro percorso per entrare nella famiglia europea dobbiamo superare il trauma della guerra e i rischi che ne derivano, e affermare la scelta del popolo ucraino determinata dalla Rivoluzione della Dignità.

Terzo. Come garantire la pace alle persone di tutto il mondo?

Il sistema internazionale di pace e sicurezza non funziona più. Il tartaro di Crimea Server Mustafayev e molti altri come lui sono stati messi nelle carceri russe a causa del loro impegno per i diritti umani. Per molto tempo abbiamo usato la legge per proteggere i diritti umani, ma ora non abbiamo alcun meccanismo legale per fermare le atrocità russe. Così tanti attivisti per i diritti umani sono stati costretti a difendere ciò in cui credono con le armi in mano. Ad esempio, il mio amico Maksym Butkevych, che ora è stato catturato dai russi. Lui e altri prigionieri di guerra ucraini, così come tutti i civili detenuti, devono essere rilasciati.

Il sistema delle Nazioni Unite, creato dopo la seconda guerra mondiale dai suoi vincitori, prevede alcune indulgenze ingiustificate per i singoli paesi. Se non vogliamo vivere in un mondo in cui le regole sono stabilite da Stati con maggiori capacità militari, questo sistema deve essere cambiato.

Dobbiamo iniziare a riformare il sistema internazionale per proteggere le persone dalle guerre e dai regimi autoritari. Abbiamo bisogno di garanzie effettive di sicurezza e rispetto dei diritti umani per i cittadini di tutti gli Stati, indipendentemente dalla loro partecipazione ad alleanze militari, capacità militari o potere economico. Questo nuovo sistema dovrebbe avere al centro i diritti umani.

E la responsabilità di questo non è solo dei politici. I politici sono tentati dalle strategie complesse, che richiedono molto tempo. Spesso si comportano come se le sfide globali dovessero scomparire da sole. Ma la verità è che le peggiorano solamente. Noi che vogliamo vivere in pace dovremmo dire ai politici che abbiamo bisogno di una nuova architettura dell’ordine mondiale.

Potremmo non avere strumenti politici, ma abbiamo ancora le nostre parole e la nostra fermezza. Le persone comuni hanno molta più influenza di quanto pensino di avere. Le voci di milioni di persone provenienti da diversi paesi possono cambiare la storia del mondo più velocemente degli interventi delle Nazioni Unite.

Quarto. Come garantire giustizia alle persone colpite dalla guerra?

I dittatori hanno paura che prevalga l’idea di libertà. Ecco perché la Russia sta cercando di convincere il mondo intero che lo stato di diritto, i diritti umani e la democrazia sono valori fasulli. Perché non proteggono nessuno in questa guerra.

Sì, la legge non funziona in questo momento. Ma non pensiamo che sarà così per sempre. Dobbiamo rompere questo ciclo di impunità e cambiare l’approccio alla giustizia per i crimini di guerra. Senza giustizia, una pace duratura che dia libertà dalla paura e speranza per un futuro migliore è impossibile.

Vediamo ancora il mondo attraverso la lente del Tribunale di Norimberga, dove i criminali di guerra sono stati condannati solo dopo la caduta del regime nazista. Ma la giustizia non dovrebbe dipendere dalla resilienza dei regimi autoritari. Dopo tutto, viviamo in un nuovo secolo. La giustizia non può aspettare.

Dobbiamo colmare il divario di responsabilità e rendere possibile la giustizia per tutte le persone colpite. Quando il sistema nazionale è sovraccarico di crimini di guerra. Quando la Corte penale internazionale può processare solo pochi casi selezionati o non ha alcuna giurisdizione.

La guerra trasforma le persone in numeri. Dobbiamo reclamare i nomi di tutte le vittime di crimini di guerra. Indipendentemente da chi sono, dal loro status sociale, dal tipo di crimine che hanno subito e se i media e la società sono interessati ai loro casi. Perché la vita di chiunque non ha prezzo.

Il diritto è una materia viva in continua evoluzione. Dobbiamo istituire un tribunale internazionale e assicurare alla giustizia Putin, Lukashenko e altri criminali di guerra. Sì, questo è un passo coraggioso. Ma dobbiamo dimostrare che lo stato di diritto funziona e che la giustizia esiste, anche se sono in ritardo.

Quinto. Come può la solidarietà globale diventare la nostra passione?

Il nostro mondo è diventato molto complesso e interconnesso. In questo momento, le persone in Iran stanno combattendo per la loro libertà. Le persone in Cina stanno resistendo alla dittatura digitale. La gente in Somalia sta riportando i bambini soldato a una vita pacifica. Sanno meglio di chiunque altro cosa significa essere umani e difendere la dignità umana. Il nostro futuro dipende dal loro successo. Siamo responsabili di tutto ciò che accade nel mondo.

I diritti umani richiedono una certa mentalità, una specifica percezione del mondo che determina il nostro pensiero e il nostro comportamento. I diritti umani diventano meno rilevanti se la loro tutela è lasciata solo ad avvocati e diplomatici. Quindi, non è sufficiente approvare le leggi giuste o creare istituzioni formali. I valori sociali prevarranno sempre.

Ciò significa che abbiamo bisogno di un nuovo movimento umanista che lavori con buon senso, istruisca le persone, costruisca un sostegno di base e coinvolga le persone nella protezione dei diritti e delle libertà. Questo movimento dovrebbe unire intellettuali e attivisti di diversi paesi, perché le idee di libertà e diritti umani sono universali e non hanno confini statali.

Questo ci consentirà di creare soluzioni e di superare insieme le sfide globali: guerre, disuguaglianze, attacchi alla privacy, crescente autoritarismo, cambiamenti climatici, eccetera. In questo modo possiamo rendere questo mondo un posto più sicuro.

Non vogliamo che i nostri figli attraversino guerre e sofferenze. Quindi, come genitori, dobbiamo assumerci la responsabilità e agire, non scaricarla sui nostri figli. L’umanità ha la possibilità di superare le crisi globali e costruire una nuova filosofia di vita.

È ora di assumersi la responsabilità. Non sappiamo quanto tempo abbiamo ancora.

E poiché questa cerimonia del premio Nobel per la pace si svolge durante la guerra, mi permetterò di raggiungere le persone di tutto il mondo e chiedere a loro solidarietà. Non devi essere ucraino per sostenere l’Ucraina. Basta essere umani.

Terra di mezzo. Il prezioso mosaico di popoli in Ucraina che l’imperialismo di Putin vuole uniformare. Olesja Jaremcuk su L’Inkiesta il 13 Dicembre 2022

Come racconta Olesja Jaremčuk nel suo libro edito da Bottega Errante, per secoli quattordici minoranze etniche hanno arricchito culturalmente il Paese. Una diversità che il Cremlino vuole distruggere

È questa la nostra Ucraina, una “terra di mezzo” che per secoli ha visto insinuarsi nel proprio territorio ondate migratorie volontarie o forzate, che hanno lasciato una scia di isole fatte di comunità culturali diverse, e dove poi, ormai nel Ventesimo secolo, si è insinuato anche qualcos’altro, un rullo compressore che mirava a un’uniformazione pianificata: linguistica, culturale, religiosa (o piuttosto antireligiosa), economica e cos’altro? Ideologica.

Ecco come appare adesso la nostra Ucraina, è questo il suo archetipo: un insieme di tipici edifici sovietici, tra i quali solo l’occhio più vigile noterà un qualcosa di altro, rimasto intatto nel nuovo panorama “ordinato” a causa della negligenza o della caparbia ostinazione di qualcuno. Una piccola chiesa dove si canta in un’altra lingua; una pietanza che si prepara da diversi secoli in decine di case nei dintorni, un piatto che, forse, è l’unico ricordo di quel lungo viaggio dalle montagne innevate che un tempo avevano intrapreso gli antenati; un mestiere arrivato da una patria lontana; delle parole in un’altra lingua ascoltate durante l’infanzia, che i vicini non capiscono.

Certo, queste isolette sono piccole, a volte così minuscole da essere visibili solo con la lente d’ingrandimento di un orafo: come un intarsio su una superficie più o meno omogenea, già di per sé interessante, ma pur sempre resa incommensurabilmente più ricca grazie alle sue sfaccettature diverse. Questo libro è proprio come una lente d’ingrandimento, una lente precisa e piena d’amore, che muovendosi rivela luoghi in cui l’ucrainità si espande improvvisamente, si apre a tutti gli angoli del mondo, supera le paradossali mura del nazionalismo etnico con la stessa naturalezza con cui un pesce attraversa le acque territoriali.

È indiscutibilmente un segno di saggezza e maturità saper dire: i nostri armeni ed ebrei, i nostri polacchi, cechi e slovacchi, i nostri rom, i nostri tedeschi, i nostri gagauzi, i nostri valacchi e albanesi. Solo allora – e non prima – cesseranno tutti di essere dei senzatetto. Sì, senzatetto, ed è colpa nostra, colpa della cosiddetta maggioranza sociale. Perché finché rimarranno stranieri, verrà negato loro un posto: straniero è colui che viene privato di un posto nello spazio, colui che dovrebbe sempre essere “altrove”. Coloro che hanno patito le deportazioni di Stalin, e che talvolta sono stati pure vittime dei nazionalismi post-sovietici, sono ben consapevoli di cosa significhi tutto ciò. Ecco perché non sono sorpresi. Spesso non si aspettano nulla da noi. La maggior parte tace e scompare. Se ne va, infine assimilata. Muore.

«Ho paura».

«Di chi?».

«Di tutti».

«Perché?».

«Non lo so».

«Me ne vuole parlare?».

«No».

Questo dialogo è tratto dall’intervista all’ultima donna armena di Kuty, nei Carpazi, rimasta l’unica memoria vivente di una comunità armena un tempo grande e vivace. Spesso tacevano, è vero: le loro biografie, le origini e i nomi, la loro lingua, diventavano molte volte un “corpo del reato” sufficiente. Ma perché continuano a tacere ancora adesso?

È questa la domanda che non dobbiamo smettere di porci. Poche cose al mondo sono più pericolose del desiderio di uniformazione linguistica e culturale. E ci sono poche cose più tristi della riluttanza a interrompere questo processo, a esaminare cosa è rimasto dopo il passaggio del rullo compressore della storia: queste sfaccettature sparse, questi ricordi, questi “piccoli segreti”. Sono in primo luogo persone, sono i nostri connazionali, della cui esistenza spesso siamo inconsapevoli. Ammettiamolo: cosa sappiamo realmente, per dire, dei nostri turchi mescheti? O dei nostri svedesi? E senza tale conoscenza, qualsiasi nobile sforzo per creare una “nazione politica ucraina” sarà un gesto sterile, un discorso vano. È impossibile invitare l’Altro al dialogo senza conoscerne il nome. Perciò, leggete questo libro, leggetelo attentamente.

E un’altra cosa, per finire. È impossibile prevedere in quale momento e con quali criteri sarai (sarò, sarà) bollato come un estraneo o un’estranea, come qualcuno che minaccia il sistema, la “purezza” del panorama, il concetto di certi “designer”. Ecco perché siamo tutti Altri, tenuti insieme solo dalla comprensione, dall’empatia e dall’amore. Questo libro parla anche di questo. Anzi no, parla innanzitutto di questo.

Edizione italiana Bottega Errante Edizioni s.r.l. 2022

Mosaico Ucraina, Olesja Jaremčuk, Bottega Errante edizioni, 191 pagine, 16 euro

Fermare la Russia. La fastidiosa ambiguità franco-tedesca sul destino dell’Ucraina. Olivier Dupuis su L’Inkiesta il 13 Dicembre 2022

Gli Stati dell’Unione devono chiarire ai loro cittadini per cosa si sta combattendo: liberare l’intera Ucraina (compresa la Crimea) e neutralizzare ogni prospettiva di ritorno allo status di potenza reale di Mosca. Invece Germania e Francia tergiversano, illusi di poter tornare al mondo di prima

Nove mesi dopo l’inizio della nuova offensiva russa in Ucraina, molti cittadini della vecchia Europa hanno ancora grandi difficoltà a comprendere la portata e la natura del coinvolgimento degli Stati occidentali nella guerra non dichiarata della Russia contro l’Ucraina. Questa difficoltà di comprensione deve molto al discorso ambiguo, vago e persino contraddittorio delle autorità di alcuni vecchi Paesi europei, tra cui, in particolare, quelle dei due pesi massimi dell’Ue: Germania e Francia. Questo approccio è politicamente dannoso in quanto si accompagna a risposte tardive, inadeguate e insufficienti in termini di sostegno politico e militare all’Ucraina, indebolisce la coesione dell’Occidente e nel contempo alimenta a Mosca l’idea di riuscire prima o poi a spezzarla. È inoltre dannoso per i cittadini europei in quanto li induce a credere che questa guerra non li riguardi direttamente e quindi non li riguardi realmente.

Per comprendere meglio il coinvolgimento dell’Occidente in questa guerra, la distinzione di Michel Goya dei «tre livelli di confronto» sembra particolarmente pertinente. Così, nella «ricerca di imporre la propria volontà con la forza nelle moderne relazioni internazionali», lo storico militare distingue tra «il confronto, in cui si esercita una pressione sull’altro in tutti i modi possibili, ma senza combattere; la guerra convenzionale, che equivale al confronto più il combattimento; e la guerra nucleare, che equivale alla guerra convenzionale ma con l’uso effettivo di armi atomiche».

Gli Stati membri della NATO e gli Stati non membri della NATO dell’Unione europea sono tutti, ad eccezione della Turchia, al primo livello, quello del confronto. Anche se, indubbiamente, tutti i mezzi immaginabili non sono ancora utilizzati o mobilitati come si dovrebbe. Ad esempio, alcuni oligarchi russi come Vladimir Lisin non sono ancora nelle liste nere dell’UE e alcuni settori economici sono ancora esclusi dalle sanzioni. Allo stesso modo, molti tipi di armamenti la cui consegna è già consentita dalla NATO rimangono negli arsenali dei Paesi membri.Per non parlare degli armamenti già dismessi che languono nei magazzini di alcuni eserciti nazionali.

Questa decisione dei Paesi occidentali a favore dell’opzione del confronto è il risultato della scelta politica e militare dell’unico attore in grado di impedire la decisione russa di passare al terzo livello di confronto, quello della guerra nucleare. Solo gli Stati Uniti possono dissuadere la Russia dal procedere a un’escalation nucleare, chimica o batteriologica con la loro capacità di risposta orizzontale, cioè una risposta convenzionale, ma devastante per Mosca, che molto probabilmente distruggerebbe la maggior parte di ciò che rimane della forza di intervento convenzionale dell’esercito russo dopo nove mesi di guerra in Ucraina, stimata dall’intelligence britannica al 50 per cento della forza originale.

Come hanno indicato alcune personalità statunitensi, tra cui il generale Ben Hodge, questa risposta convenzionale degli Stati Uniti a un eventuale uso di armi nucleari, chimiche o batteriologiche da parte della Russia potrebbe portare alla distruzione della maggior parte delle basi, dei posti di comando e degli armamenti russi sul territorio ucraino occupato, compresa la Crimea, nonché alla distruzione della flotta russa del Mar Nero. Senza essere troppo fantasiosi, non si può escludere che in questo modo si potrebbe prendere di mira anche il Gruppo Operativo delle Forze russe in Transnistria, ossia l’ex 14a Armata russa di stanza in Moldavia; le basi russe di Gudauta e Ochamchira in Abkhazia e quelle in Ossezia del Sud; il tunnel di Roki che collega l’Ossetia del Nord (Russia) con l’Ossetia del Sud (Georgia); le basi russe in Armenia, tra cui Guymri; la base aerea russa di Hmeimim (Latakia) e le strutture navali russe a Tartus in Siria, nonché le varie basi della Società SMP Wagner in Africa.

Anche se, di fronte alla grave battuta d’arresto militare in Ucraina, Vladimir Putin continua a brandire la minaccia nucleare nei suoi disperati tentativi di rompere l’unità dell’Occidente e di compiacere l’opinione pubblica russa, ci sono pochi dubbi sul fatto che a Mosca si tenga debitamente conto della possibilità di una devastante risposta convenzionale degli Stati Uniti, in reazione all’uso di un’arma di distruzione di massa.

Una prima conclusione dovrebbe essere tratta dai governi della vecchia Europa e comunicata senza ambiguità ai rispettivi cittadini. Considerata la portata delle violazioni russe dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, delle leggi di guerra e del diritto umanitario agli occhi di alcuni Paesi occidentali, se Mosca non fosse in possesso di armi nucleari, sarebbero state soddisfatte tutte le condizioni per dichiarare guerra alla Russia e per impegnare i propri eserciti in Ucraina a fianco di quello di Kyjiv.

Pertanto, affermare che i Paesi occidentali non sono «parti in causa nel conflitto» tra Russia e Ucraina o che «non sono entrati in uno stato di cobelligeranza» offusca la percezione del pubblico occidentale di ciò che si sta giocando oggi in Ucraina. I Paesi occidentali sono infatti al centro del conflitto con nuove modalità imposte dal possesso di armi di distruzione di massa da parte dell’aggressore.

È la doppia capacità – nucleare e convenzionale – degli Stati Uniti e la padronanza della strategia politica e militare che rende Washington la guida degli alleati dell’Ucraina. Naturalmente, ogni membro dell’orchestra può suonare la sua parte con più o meno forza, con più o meno convinzione, e persino esercitare un potere di disturbo sonoro o di disturbo tout court. Ma il possesso di armi nucleari da parte dell’uno o dell’altro membro dell’orchestra – in questo caso Regno Unito e Francia – non ha alcuna influenza sulla loro capacità di influenzare l’esito del conflitto.

La capacità di ciascuno degli Stati occidentali di influenzare l’esito della guerra dipende interamente dalla qualità, dalla quantità e dalla rapidità del sostegno politico e militare fornito da ciascuno di essi all’Ucraina. Da questo punto di vista, gli ultimi mesi hanno dimostrato che non c’è correlazione tra le dimensioni del Paese e l’entità del sostegno fornito. Il sostegno politico dei due maggiori Paesi dell’Ue – Germania e Francia – è stato tra i più lenti ed erratici, mentre il sostegno militare era e rimane modesto rispetto al rispettivo peso demografico ed economico.

Tutto continua a unire Germania e Francia, dalle molteplici telefonate del Cancelliere tedesco Olaf Scholz e del presidente francese Emmanuel Macron a Vladimir Putin alle dichiarazioni ambivalenti di entrambi. Una comune mancanza di forza, di visione e di slancio che è in linea con i due decenni del condominio tedesco-francese sull’Unione Europea (Merkel/Sarkozy-Hollande-Macron I).

Se siamo in guerra, anche se vincolati dal dato nucleare, dobbiamo voler aiutare gli Ucraini a vincere la guerra e vincerla con loro. E, a questo fine, darci i mezzi per vincerla, in primo luogo fornendo in qualità e quantità tutto ciò di cui Kyjiv ha bisogno per proteggere la popolazione civile ucraina e sconfiggere l’esercito russo, il più rapidamente possibile. Ciò significa fornire armi come i caccia F-16, i sistemi antimissile Patriot, i sistemi missilistici tattici a lungo raggio (ATACMS), i carri armati Abrams e Leopard e gli Himar in grado di sparare razzi a lungo raggio.

Gli obiettivi di guerra devono essere chiariti. Oltre alla liberazione dell’intera Ucraina (compresa la Crimea) e alla neutralizzazione di ogni prospettiva di ritorno allo status di potenza reale per la Russia, visto anche ciò che questo comporterebbe in termini di capacità di ricatto alimentare, l’Occidente deve prepararsi a una coesistenza più o meno a lungo termine con un regime russo che rischia di sopravvivere alla sconfitta in Ucraina, anticipando la creazione di una nuova cortina di ferro tra Europa e Russia, impermeabile a qualsiasi trasferimento di tecnologia militare e duale a Mosca e tale da impedire ogni forma di dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia.

Ma, come dimostra l’incapacità di far rispettare l’embargo sulle esportazioni di armi verso la Russia adottato dall’Unione Europea dopo l’annessione illegale della Crimea nel 2014, la Commissione Europea è ora troppo debole di fronte agli Stati membri, in particolare Francia e Germania, per far rispettare tali decisioni. In attesa di una riforma che renda più forte la Commissione Europea, solo un organismo della NATO, sul modello del COCOM della Guerra Fredda, potrebbe essere in grado di far rispettare questi embarghi sulle esportazioni di armi e tecnologie a doppio uso verso la Russia e la Cina.

Quanto alle garanzie di sicurezza per la Russia, che sembrano essere molto più al centro delle preoccupazioni del presidente Macron che di quelle di Vladimir Putin, per essere reali esse dovrebbero proteggere la Russia e soprattutto i russi da qualsiasi nuova tragica iniziativa come quella lanciata dal Cremlino il 24 febbraio scorso. Anche l’adesione dell’Ucraina alla NATO va vista in questa prospettiva. Allo stesso modo, si dovrebbero preparare sin d’ora i piani per il dispiegamento di forze di interposizione OSCE in Transnistria, Ossezia del Sud, Abkhazia e Nagorno-Karabakh.

Nel chiaroscuro che caratterizza il periodo nel quale viviamo, la guerra russo-ucraina accelera l’emergere di nuove realtà: la presa di coscienza da parte dei Paesi dell’Est e del Nord Europa del loro peso nell’Unione europea, l’esposizione della mistificazione delle iniziative di Macron a favore di una difesa europea, la riaffermazione della centralità del legame transatlantico e della NATO, la morte delle illusioni sulla realtà dei regimi russo e cinese, la fine dell’asservimento dei piccoli Stati membri dell’Ue ai grandi e della morsa del condominio franco-tedesco sull’Unione europea.

I due Paesi europei in cui queste nuove realtà si affermano con più difficoltà sono, non a caso, la Germania e la Francia: i due Paesi che, avendo impedito in particolare l’adesione dell’Ucraina alla NATO, hanno una responsabilità particolarmente pesante nello scoppio di questa guerra. Due Paesi in cui la forza delle lobby pro-Putin rimane considerevole. Due Paesi ostaggio dell’illusione della potenza, mercantilista per uno, gollista per l’altro, mentre nessuno dei due ha più il peso specifico che gli permetterebbe di coltivare la propria ambizione.

Questo continuo tergiversare, questo trattenersi nel sostenere Kyjiv alla luce di illusioni che sono peraltro in radicale contraddizione con lo spirito del progetto europeo, è grave. Prima di tutto per gli ucraini, soldati e civili, che ne pagano un prezzo altissimo ogni giorno. Ma anche per il futuro di un’Unione che dovrebbe invece essere chiamata, insieme agli ucraini, a reinventarsi.

Ucraina - Russia, le news del 13 dicembre. La Repubblica il 13 Dicembre 2022.

00:23

Mosca, ponte a Melitopol "minato da sabotatori Kiev" 

Alla periferia di Melitopol, la città strategica nell'oblast di Zaporizhzhia che da marzo è occupata dai russi, è stato danneggiato un ponte, utilizzato dai russi per trasportare equipaggiamento militare alle truppe nelle zone occupate. Il ponte non è crollato ma il fondo stradale è affondato. La notizia arriva tanto da fonti ucraine che russe. Secondo l'agenzia Ria Novosti, il ponte è stato minato da "sabotatori ucraini". "L'obiettivo principale dei terroristi è interrompere la fornitura di beni vitali, cibo, medicinali e materiali da costruzione diretti verso i territori liberati delle regioni di Zaporozhzhya e Kherson", ha detto Vladimir Rogov, presidente del movimento 'Siamo insieme con la Russia'.

00:24

Michel ai 27, garantire sostenibilità aiuti a Kiev

"L'Ucraina è, come sempre, al centro delle nostre preoccupazioni. La massiccia escalation militare della Russia dal 10 ottobre, con i suoi ripetuti attacchi alle strutture critiche e alle infrastrutture energetiche dell'Ucraina, ha causato enormi danni alla rete elettrica ucraina. Milioni di civili sono rimasti senza elettricità, riscaldamento e acqua corrente. La situazione, aggravata dall'arrivo della neve e delle temperature sotto lo zero, richiede da parte nostra una risposta adeguata, anche in termini di preparazione e assistenza umanitaria". Lo scrive il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella lettera di invito ai 27 capi di Stato e di governo al vertice Asean-Ue del 14 dicembre e del Consiglio europeo del 15. "Al di là dei bisogni immediati del paese, è necessario anche un dibattito sostanziale su come garantire la sostenibilità del nostro sostegno militare e finanziario all'Ucraina", aggiunge.

01:56

Pushilin (Dpr), liberato oltre 50% del nostro territorio

Oltre il 50% del territorio della Repubblica Popolare di Donetsk (Dpr) è stato liberato dall'esercito ucraino: lo ha detto in un'intervista a Ria Novosti il leader separatista filorusso della Dpr, Denis Pushilin. "I territori della Repubblica popolare di Donetsk sono stati liberati, poco più del 50 per cento. Se parliamo della popolazione - e questa è la cosa più importante per noi - allora la cifra è molto più alta"", ha affermato Pushilin precisando che "il compito è liberare l'intero territorio della Dpr entro i confini costituzionali". "Le nostre divisioni stanno facendo tutto il possibile per garantire che ciò avvenga il più rapidamente possibile", ha poi sottolineato.

08:16

Russia, Peskov: "Colloqui tra Putin e Xi entro fine anno"

Il presidente russo Vladimir Putin e il leader cinese Xi Jinping terranno colloqui per discutere gli eventi del 2022 a fine dicembre, ha riferito martedì il quotidiano economico russo Vedomostire. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha detto al quotidiano che la data e l'ordine del giorno dell'incontro sono già noti, ma un annuncio ufficiale arriverà più tardi. Il quotidiano, citando una fonte anonima vicina all'amministrazione presidenziale russa, ha affermato che è improbabile che l'incontro si svolga faccia a faccia. "I dettagli sono in fase di elaborazione", ha detto la fonte a Vedomosti. La Russia si è avvicinata alla Cina da quando ha inviato le sue forze armate in Ucraina a febbraio.

08:21

Ucraina, Forbes: "La quarta offensiva potrebbe essere imminente"

La quarta controffensiva delle forze ucraine "potrebbe essere imminente": lo scrive Forbes citando fonti russe non meglio identificate. Le forze russe e ucraine sono state impegnate in un "duello" a colpi di artiglieria venerdì scorso intorno a Hulyaipole e Polohy, nella regione di Zaporizhzhia (sud), a un centinaio di km a nord-est della città di Melitopol occupata dai russi, riporta il magazine americano. La particolarità di questo "duello" è il motivo che l'avrebbe scatenato, commenta sottolineando che secondo fonti russe l'esercito ucraino sta ammassando forze meccanizzate intorno a Hulyaipole. "Se questo è vero, potrebbe essere un segno che la quarta controffensiva dell'Ucraina potrebbe essere imminente, nonostante il sopraggiungere dell'inverno - ipotizza Forbes -.

Questo attacco ampiamente atteso, il gancio sinistro di Zaporizhzhia, mirerebbe a liberare gran parte dell'Ucraina meridionale e a spingere le truppe ucraine fino allo stretto braccio di terra che collega l'Ucraina continentale alla penisola di Crimea, che le forze russe hanno conquistato nel 2014".

08:50

Ucraina, Macron e Zelensky copresiedono a Parigi la conferenza per gli aiuti

Il presidente francese Emmanuel Macron e quello ucraino Volodymyr Zelensky - collegato in videoconferenza da Kiev e rappresentato dal suo primo ministro, Denys Shmyhal - presiederanno questa mattina i lavori della conferenza internazionale di sostegno alla resistenza civile dell'Ucraina, ospitati a Parigi. Per l'Italia a Parigi ci sarà il vice premier e ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani che parteciperà ai lavori su delega del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L'iniziativa, lanciata da Macron e da Zelensky, punta a migliorare il coordinamento tra i donatori internazionali e a creare una piattaforma comune di coordinamento degli aiuti, allargando il meccanismo di protezione civile dell'Unione europea ad altri Stati e organismi internazionali. L'obiettivo di fondo è soddisfare le esigenze immediate ucraine (come la preservazione delle infrastrutture civili nei settori dell'energia, dell'acqua, dell'approvvigionamento alimentare, della sanità e dei trasporti), sottolinea la Farnesina.

09:10

Olena Zelenska sul 24 Febbraio: "Mio marito mi ha detto una sola cosa: 'È iniziata'"

"La prima cosa che ho sentito, sono stati dei rumori strani simili ad esplosioni. Il mio primo pensiero è stato che forse si trattava di un fuoco di artificio. Non si vuole credere che è cominciata, ma poi si capisce molto rapidamente" Con queste parole Olena Zelenska ha raccontato l'inizio della guerra, i primi segnali del conflitto nella notte tra il 23 e il 24 febbraio. Parlando con Bfmtv, la moglie del presidente ucraino - oggi a Parigi per partecipare alla conferenza internazionale di 'solidarietà' - ha raccontato di aver visto il marito indossare un'ultima volta un vestito per un discorso ufficiale. "Mi ha detto una sola cosa: 'è iniziata'. E tutto è stato subito chiaro".

09:47

Russia, "bombardamenti ucraini" sulla città di Klintsy nella regione di Bryansk

La città di Klintsy, nella regione meridionale russa di Bryansk, è stata bombardata la notte scorsa dalle forze ucraine: lo scrive su Telegram il governatore della regione, Alexander Bogomaz, aggiungendo che non ci sono state vittime o danni. "Come risultato del lavoro dei sistemi di difesa aerea delle Forze Armate russe, il missile è stato distrutto, alcune parti hanno colpito il territorio di una zona industriale", afferma Bogomaz. Klintsy è una città di circa 60.000 abitanti, a circa 45 km dal confine ucraino.

09:52

Parigi, Macron apre la conferenza sugli aiuti all'Ucraina e promette "risultati concreti" per superare l'inverno

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha aperto la conferenza sull'Ucraina a Parigi affermando che l'obiettivo è di raggiungere risultati "molto concreti" per consentire alla popolazione ucraina di "resistere durante l'inverno".

09:54

Ucraina, gli Usa inviano la prima tranche di apparecchiature energetiche

Gli Stati Uniti hanno inviato all'Ucraina la prima parte degli aiuti concordati per ripristinare le infrastrutture energetiche del Paese danneggiate dagli attacchi russi: lo hanno reso noto ieri funzionari statunitensi, come riporta il Guardian. La prima tranche era costituita da apparecchiature elettriche per un valore di circa 13 milioni di dollari: altri due carichi partiranno dagli Usa questa settimana. La prima tranche fa parte dell'aiuto di 53 milioni di dollari annunciato il mese scorso, dopo che l'Ucraina aveva dichiarato di aver bisogno di trasformatori, generatori e sistemi di difesa aerea.

10:10

Ucraina, Iran: "Kiev non fornisce prove sui droni a Mosca"

Kiev non ha ancora fornito documenti che provino la fornitura di droni dall'Iran alla Russia impiegati nella guerra in Ucraina. Lo ha affermato il ministro della Difesa di Teheran, il brigadiere generale Mohammad Reza Ashtiani, come riporta Irna. "La questione non è significativa" e "si basa su voci infondate", ha detto Reza Ashtiani sottolineando che da tempo l'Iran ha una cooperazione militare con la Russia ma negando ancora una volta l'uso di droni iraniani nel conflitto tra Mosca e Kiev.

10:23

Zelensky alla conferenza di Parigi: "Servono urgentemente generatori e blindati"

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è intervenuto in videocollegamento alla Conferenza internazionale di Parigi, aperta poco fa dal presidente francese Emmanuel Macron. Zelensky ha detto che 12 milioni di ucraini stanno affrontando blackout e che il Paese ha bisogno tanto di generatori elettrici con la stessa urgenza con cui ha bisogno di veicoli blindati e giubbotti antiproiettile per le sue truppe.

10:29

Kiev: "Ricollegata alla rete un'altra centrale nucleare"

 Un'altra unità di una centrale nucleare ucraina, che era stata danneggiata da un attacco missilistico russo il mese scorso, è stata ricollegata alla rete elettrica del Paese: lo ha reso noto il ministero dell'Energia ucraino, come riferisce Ukrinform. "Alle 1:09 del 13 dicembre 2022, al termine dei lavori di riparazione, la nona unità di Energoatom da 1.000 megawatt è stata collegata al sistema energetico. Era stata messa fuori servizio dopo l'attacco missilistico russo del 23 novembre 2022", ha annunciato il ministero in un comunicato.

10:33

Parigi, Zelensky: "Servono 800 milioni di euro per far fronte all'emergenza energetica"

"La maggior parte delle nostre centrali sono danneggiate dai bombardamenti russi. Ogni giorno i nostri ingegneri devono staccare milioni di ucraini dalla rete elettrica". Lo ha detto, nel suo intervento in videoconferenza da Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo che "l'Ucraina ha bisogno di almeno 800 milioni di euro come aiuto d'emergenza per il settore energetico". "Faremo tutto il possibile - ha aggiunto Zelensky - per far fronte al blackout e al terrore energetico".

10:36

Intelligence Gb: "Conferenza stampa di Putin cancellata a causa della guerra"

La conferenza stampa di fine anno del presidente russo Vladimir Putin è stata cancellata ieri probabilmente a causa delle "crescenti preoccupazioni sulla prevalenza del sentimento anti-guerra in Russia": lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence sulla situazione nel Paese. "I funzionari del Cremlino sono quasi certamente estremamente sensibili alla possibilità che qualsiasi evento a cui partecipi Putin possa essere dirottato da discussioni non autorizzate sull'"operazione militare speciale", si legge nel rapporto degli esperti di Londra pubblicato su Twitter.

10:40

Ucraina, sale a tre il bilancio dei morti per l'attacco russo su Kherson

 Sale a tre morti il bilancio dell'attacco russo di ieri a Kherson: lo ha annunciato Yaroslav Yanushevich, capo dell'amministrazione militare regionale su Telegram, come riferisce Ukrinform. Yanushevich ha aggiunto che i feriti sono 15, ricordando che nelle ultime 24 ore le truppe russe hanno bombardato il territorio della regione 57 volte.

10:46

Von der Leyen: "Ora l'Europa sta facendo di più per aiutare l'Ucraina durante l'inverno"

 "Ora l'Europa sta fornendo più sostegno per aiutare l'Ucraina a superare l'inverno". Lo scrive in un tweet la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intervenuta alla conferenza "Standing with the Ukrainian people" a Parigi. "L'Unione europea sta lavorando per aumentare la quantità di elettricità che possiamo scambiare tra l'Ucraina e la Moldavia e il resto d'Europa. Questo è vitale perché dobbiamo mantenere in funzione la rete ucraina nonostante le bombe russe", ha affermato nel suo intervento.

10:58

Conferenza di Parigi: Tajani: "Italia farà la sua parte"

"L'Italia è pronta a fare la sua parte per aiutare la popolazione ucraina. Non è soltanto una questione  militare.  Noi abbiamo inviato  decine e decine di tonnellate di  materiale elettrico, di trasformatori, di commutatori, per permettere all'Ucraina di avere una rete elettrica funzionante durante l'inverno e anche per favorire il riscaldamento della popolazione civile": lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri dell'Italia, Antonio Tajani, giungendo alla conferenza per l'Ucraina a Parigi.

11:09

Ucraina, l'Aiea inizierà missioni di sicurezza in tutte le centrali nucleari 

L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) invierà missioni di sicurezza in tutte le centrali nucleari ucraine. Lo ha annunciato il direttore generale dell'Aiea, Rafael Grossi, a seguito di un incontro con il premier ucraino, Denys Shmyhal. "Eccellente incontro con il premier ucraino in vista della conferenza 'Solidaires du peuple ukranien'. Abbiamo concordato di inviare missioni di sicurezza dell'Aiea in tutte le centrali nucleari ucraine. Continuano i lavori per la creazione della zona di protezione della centrale nucleare di Zaporizhzhia", ha scritto Grossi su Twitter.

11:18

Zelensky: "1,5 mld euro per ripristinare infrastrutture energetiche"

"Stiamo facendo di tutto per contrastare il terrore energetico", ha dichiarato il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, nel suo intervento in videoconferenza alla conferenza internazionale di solidarietà con l'Ucraina, organizzata oggi a Parigi. Per il leader ucraino "ripristinare rapidamente le infrastrutture distrutte dagli attacchi russi" costerà "almeno 1,5 miliardi di euro". Lo stesso Zelensky ha spiegato che "i generatori sono diventati necessari come i veicoli blindati e i giubbotti antiproiettile", dal momento in cui "la situazione del sistema energetico ucraino rimane difficile e il deficit di elettricità significativo".

11:25

Von der Leyen: "Nuovo snodo in Polonia per consegna donazioni internazionali"

L'Ue sta inoltre creando un nuovo snodo rescEu in Polonia, per facilitare il trasporto e l'immagazzinamento delle donazioni da parte di terzi e contribuire alla loro consegna in Ucraina. Lo ha annunciato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel corso del suo intervento alla conferenza internazionale "Standing with the Ukrainian People", annunciando nuove iniziative in sostegno di Kiev. "Stiamo creando un nuovo hub in Polonia, che diventerà operativo già questa settimana. Si tratta di una rete di magazzini da cui le merci possono essere trasferite rapidamente in Ucraina. In questo modo si garantirà una consegna rapida, affidabile ed economica", ha detto. "Siamo pronti a finanziare sia lo stoccaggio che il trasporto dalla Polonia all'Ucraina. La cooperazione amplifica il nostro sostegno all'Ucraina", ha aggiunto.

11:27

Crosetto: "Aiuti militari a Ucraina finiranno con tavolo pace"

"Nel momento in cui sono qui a parlare di un decreto che parla della possibilità di aiuti militari, sono consapevole che prima o poi gli aiuti militari dovranno finire. E finiranno quando ci sarà un tavolo di pace". Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nella sua replica a seguito delle comunicazioni in aula al Senato sulla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell'Ucraina.

11:34

Mosca, "passi verso la pace" di Zelensky aumentano ostilità

Il Cremlino ritiene che le proposte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, presentate come "passi verso la pace", sono in realtà finalizzate al proseguimento delle ostilità. "Questi tre passi porteranno a nuovi scontri", ha dichiarato ai media il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov, come riporta la Tass. Il suo commento ha fatto seguito alla dichiarazione di Zelensky, secondo cui tra i passi verso la pace in Ucraina dovrebbero esserci maggiori forniture di armi a Kiev.

11:39

Crosetto: "Anche con pace rapporti Russia non tornano presto"

"Anche se arriverà un tavolo di pace, sicuramente i rapporti con la Russia non ritorneranno a breve. Parliamoci chiaro, la Russia non pensava di arrivare a questo punto: per Putin questa guerra doveva durare cinque giorni. L'idea della Russia era di occupare quel paese, mettere un governo fantoccio e annetterlo. Dobbiamo cercare di far capire alla Russia che quel progetto è fallito e per farlo dobbiamo arrivare al tavolo di pace. Non ci sono molte le alternative, rispetto a quello che adesso stiamo facendo, per arrivare al tavolo di pace. Non possiamo girarci dall'altra parte, non cambierà nulla a livello economico. Non possiamo che aiutare nei modi possibili consentiti dalla nostra Costituzione, la nazione aggredita". Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nella sua replica a seguito delle comunicazioni in aula al Senato sulla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell'Ucraina.

11:52

Cremlino, nessun ritiro delle truppe di Mosca prima della fine dell'anno

Non ci sarà nessun ritiro delle truppe russe dal territorio dell'Ucraina prima della fine dell'anno. Lo ha dichiarato in un briefing con i giornalisti il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. "Di questo non se ne parla neanche", ha affermato Peskov ad una domanda in merito. Non si può discutere di un ritiro delle truppe russe dall'Ucraina prima della fine dell'anno, "senza tenere conto delle nuove realtà territoriali russe, qualsiasi progresso (verso un accordo, ndr) sarà impossibile".

12:04

Da Germania altri 50 milioni di euro in aiuti

La Germania stanzierà altri 50 milioni di euro in aiuti per l'inverno a favore dell'Ucraina. È quanto dichiarato dalla ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, alla conferenza sulla solidarietà al popolo ucraino in corso a Parigi. L'esponente dei Verdi ha affermato: "Il denaro da solo non protegge dal gelo e dalla sete: pertanto, aiuti tecnici molto concreti sono così importanti". Baerbock ha aggiunto: "Non abbiamo bisogno soltanto di mezzi finanziari, ma di generatori, trasformatori e cavi". A oggi, la Germania ha già stanziato a sostegno dell'Ucraina aiuti per 160 milioni di euro.

12:12

Tajani: "Dall'Italia altri 10 milioni di euro" 

L'Italia fornirà un contributo iniziale di 10 milioni di euro al meccanismo per la coordinazione degli aiuti all'Ucraina, la cui istituzione è attesa a Parigi. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel suo intervento alla conferenza sulla solidarietà al popolo ucraino in corso a Parigi. Tajani ha ribadito il massimo impegno del governo italiano per l'Ucraina attraverso un'assistenza rafforzata, tanto civile ed umanitaria, quanto militare. Tajani ha posto l'accento su quello che è stato fatto, anche tramite la cooperazione e la protezione civile, e ha sottolineato che non c'è pace senza giustizia. Il capo della diplomazia italiana ha espresso la piena disponibilità e l'interesse dell'Italia a far parte del nuovo segretariato di coordinamento su aiuti e ricostruzione.

12:15

Peskov: "Non ci sono armi pesanti a Zaporizhzhia"

Non ci sono armi pesanti nella centrale nucleare di Zaporizhzhia in Ucraina. Lo ha ribadito il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, citando le parole del presidente russo Vladimir Putin. La situazione "può essere chiaramente confermata dai funzionari dell'Aiea che sono presenti lì giorno e notte", ha aggiunto Peskov, interpellato dai giornalisti sulla dichiarazione del presidente francese Emmanuel Macron in merito a un accordo per la rimozione di armi pesanti dalla centrale che è sotto controllo russo.

12:36

Meloni: "Pace la vogliamo tutti ma basta propaganda"

"Se oggi c'è una possibilità di aprire un tavolo di trattativa è perché la comunità internazionale è intervenuta. La pace la vogliamo tutti, il problema è come ci si arriva, altrimenti si fa solo propaganda sulla pelle degli ucraini e della credibilità italiana". Lo dice il premier Giorgia Meloni nella sua replica alla Camera in vista del Consiglio europeo, parlando della guerra in Ucraina.

12:44

Tajani: "Xi spinga Putin a ritirare le truppe dall'Ucraina"

"Mi auguro che la Cina giochi la parte di una protagonista della pace. Ci auguriamo che Xi Jinping spinga Putin a ritirare le sue truppe dall'Ucraina e far cessare il fuoco: è l'unica possibilità che ha la Russia se vuole arrivare alla pace": lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo ai cronisti al termine della conferenza per l'Ucraina a Parigi.

12:56

Kiev, peggiora distribuzione elettricità, nuovi blackout

Nuovi blackout e nuovi problemi per le reti elettriche in Ucraina sono stati annunciati oggi dall'operatore Ukrenergo, secondo cui a peggiorare la situazione già drammatica sono stati "gli attacchi russi di ieri in Donetsk e il gelo, con la formazione di ghiaccio sui cavi che influisce negativamente sullo stato delle reti ad alta tensione e di distribuzione". Lo riporta Unian.

13:07

Senato, ok risoluzione maggioranza con 143 sì

L'Aula del Senato approva la risoluzione di maggioranza presentata dopo le comunicazioni del ministro della difesa Guido Crosetto sull'invio delle armi in Ucraina con 143 si, 29 no e 1 voto contrario. Approvate anche le due risoluzioni sulle quali il governo aveva dato parere favorevole con alcune riformulazioni: quella che ha come prima firmataria la senatrice del terzo Polo Raffaella Paita, che passa con 28 no e 144 si e quella del Pd, che ottiene il via libera sempre con 28 no, 144 sì e un astenuto.

14:10

Parigi, raccolto 1 miliardo euro per l'emergenza

"Posso dirvi che l'aiuto per l'ucraina supera gli 800 milioni di euro di cui parlava Zelensky questa mattina. Sono felice di poter annunciare che superiamo questa cifra e siamo intorno al miliardo di euro": è quanto annunciato dalla ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, al termine della conferenza per l'Ucraina a Parigi.

14:30

Meloni: "Non consentiamo che Putin usi il cibo come armi"

"Non dobbiamo consentire che Putin utilizzi la carenza di cibo come arma contro l'Europa, come già sta facendo con il gas e il petrolio". Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo.

14:35

Guterres: "Serve di più che aiuti umanitari"

''La portata della distruzione in tutta l'Ucraina richiede un forte sostegno da parte della comunità internazionale che va ben oltre gli aiuti umanitari''. Lo dichiara il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres che invita a ''investire nella ripresa e nella ricostruzione dell'Ucraina per evitare che la crisi si trasformi in povertà, fame e indigenza per milioni di ucraini''.

14:38

Kiev, bombardata Zaporizhzhia, una donna è rimasta uccisa

L'esercito nemico sta bombardando le infrastrutture civili della regione di Zaporizhzhia, una donna di 83 anni è stata uccisa: lo ha riferito l'amministrazione statale, come riporta Ukrinform." Una donna del posto di 83 anni è stata ferita a morte durante il bombardamento, la sua casa e le proprietà della famiglia sono stati danneggiati", ha dichiarato l'amministrazione aggiungendo che l'esercito russo ha attaccato la regione di Zaporizhzhia con artiglieria, cannoni antiaerei e lanciarazzi. "Gulyaipole, Orihiv, Novodanilivka, Dorozhnyanka, Olhivske, Chervone, Poltavka, Mala Tokmachka, Zhova Krucha, Stepove sono stati colpiti"

15:11

Roskomnadzor, nessun motivo per sbloccare Twitter

Roskomnadzor, agenzia federale russa che si occupa di monitoraggio e controllo dei mass media, non vede nessun motivo per sbloccare Twitter nel Paese. Lo ha affermato all'agenzia di stampa Tass l'ufficio stampa dell'organismo. In precedenza, Anton Tkachev, un deputato della Duma di Stato (camera bassa del Parlamento russo) si è rivolto al capo di Roskomnadzor, Andrej Lipov, con la richiesta di considerare lo sblocco del social network statunitense. "Non ci sono motivi per sbloccare il social network menzionato. La richiesta non è stata ricevuta", ha riferito l'ufficio stampa di Roskomnadzor.

16:23

Generale britannico Magowan, Royal Marines: "In Ucraina impiegati in operazioni segrete ad alto rischio"

I Royal Marines, le unità scelte della marina del Regno Unito, hanno preso parte a delle operazioni segrete in Ucraina. È quanto ammesso dal generale Robert Magowan - ex comandante dei Royal Marines - secondo cui dei commando della marina hanno condotto delle "operazioni segrete" in un "contesto estremamente sensibile" che comportavano "un elevato livello di rischio politico e militare".

16:52

Duma di Stato approva disegno di legge su tutela della lingua russa

La Duma di Stato (camera bassa del Parlamento russo) ha approvato oggi un disegno di legge sul rispetto delle norme della lingua russa. Lo ha riferito il portale ufficiale della Duma. Il decreto mira a proteggere la lingua russa dall'eccessivo uso di parole straniere, limitando l'uso di prestiti, ad eccezione di espressioni che non hanno analoghi in russo, secondo quanto afferma la nota esplicativa. L'iniziativa, si legge sul portale della Duma, sottolinea il ruolo unificante della lingua russa come una lingua di stato in un Paese multinazionale. Il testo impone l'osservazione delle norme da parte di funzionari e cittadini della Federazione Russa. Inoltre, secondo il decreto, ogni disegno di legge dovrà essere sottoposto a un esame linguistico per verificare il rispetto delle norme e delle regole della lingua russa.

17:02

Esplosione nel centro di Melitopol

Un'esplosione è stata udita nel centro di Melitopol, città dell'Ucraina sudorientale sotto il controllo russo. Lo ha riferito il sindaco Ivan Fedorov, che ha lasciato la città dopo l'insediamento di un'amministrazione filo-russa, secondo cui l'esplosione è avvenuta vicino alla scuola di scacchi. Successivamente le autorità russe hanno bloccato le strade e alcuni testimoni hanno riferito di almeno una vittima. In precedenza le forze ucraine avevano colpito un ponte chiave fuori Melitopol, che attraversa il fiume Molochna.

18:18

Kuleba, Russia potrebbe lanciare grande offensiva a fine gennaio

"Penso che la capacità russa di lanciare una grande offensiva potrebbe essere ripristinata verso la fine di gennaio o a febbraio". È quanto prevede il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Lo riporta Unian. "Noi, ovviamente, stiamo facendo tutto il possibile per evitarlo", ha aggiunto Kuleba, "ma, tenendo conto della mobilitazione, dell'annunciato arruolamento e dell'addestramento di nuove reclute, del movimento delle loro armi pesanti nel Paese, senza dubbio conservano la speranza di poter sfondare le nostre linee di difesa e di penetrare più a fondo in Ucraina". "Sono fermamente convinto che non ci riusciranno", ha rimarcato.

18:23

Cnn, Biden sta finalizzando invio Patriot a Ucraina

L'amministrazione Biden sta finalizzano un piano per mandare i missili per la difesa aerea Patriot all'Ucraina. Lo riferisce la Cnn, aggiungendo che la mossa potrebbe essere annunciata questa settimana, secondo tre dirigenti americani, di cui uno dell'amministrazione. L'Ucraina ha chiesto agli Stati Uniti di inviare l'avanzato sistema di difesa aerea a lungo raggio, altamente efficace nell'intercettare i missili balistici e da crociera, mentre è alle prese con l'ondata di raid missilistici russi e attacchi con droni che hanno distrutto infrastrutture chiave in tutto il Paese.

Sarebbe il sistema di armi difensive a lungo raggio più efficace inviato a Kiev e i funzionari americani interpellati dalla Cnn sostengono che contribuirà a proteggere lo spazio aereo dei Paesi Nato in Europa orientale. Non è chiaro quanti lanciamissili verranno inviati. Una volta finalizzati i piani, i Patriot dovrebbero essere spediti rapidamente nei prossimi giorni e gli ucraini addestrati per usarli in una base dell'esercito americano a Grafenwoehr, in Germania, sempre secondo i funzionari Usa.

L'Ucraina ha chiesto il sistema Patriot per mesi, ma le sfide logistiche per consegnarlo e gestirlo sono enormi. Nonostante questi ostacoli, "la realtà di ciò che sta accadendo sul campo" ha portato l'amministrazione a prendere la decisione per l'invio, ha detto l'alto funzionario dell'amministrazione, sottolineando i continui e intensi attacchi missilistici russi.

18:30

Kiev, economia dimezzata se continuano attacchi russi

L'economia ucraina potrebbe ridursi del 50% quest'anno se la Russia continua ad attaccare la rete elettrica nazionale del paese e altre infrastrutture critiche. Lo ha affermato il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, come riporta Interfax. "Se le attività terroristiche della Russia contro le nostre infrastrutture continuano, potremmo perdere un altro 10% rispetto a queste cifre, ovvero fino al 50% del nostro Pil", ha spiegato  Shmyhal, aggiungendo che il governo ucraino ha stimato che i danni causati dalla guerra "potrebbero raggiungere i 700 miliardi di dollari entro la fine dell'anno". "Tutti i settori dell'economia sono stati colpiti", ha detto ancora il premier ucraino.

19:07

 Kiev critica Musk, guerra scomparsa da Twitter

"'Guerra in Ucraina' scomparsa dalle tendenze di Twitter. Riduzione radicale dei tweet che menzionano la copertura dell'aggressione Russa. Gli utenti non sono autorizzati a registrarsi o accedere ad account con numero di telefono ucraino. Elon Musk, mi chiedo se vedremo mai i 'Twitter Files' sull'autunno/inverno 2022?". Lo ha scritto su Twitter il consigliere presidenziale ucraino, Mikhailo Podolyak.

19:19

Ucraina, in aumento vittime da monossido di carbonio

Il numero delle intossicazioni da monossido di carbonio è in aumento in Ucraina, con le famiglie costrette a usare generatori e stufe a legna per riscaldarsi in seguito ai black out provocati dai bombardamenti russi. Solo a novembre, 368 persone sono rimaste intossicate, fra loro 92 bambini, ha denunciato il portavoce del difensore civico, Oleksandr Khorushnyi, precisando che sono morti in 20. Nella prima settimana di dicembre, ci sono stati 97 casi di intossicazione, di cui 25 con bambini, e 15 morti.

19:48

Ucraina: in Lettonia circa 3000 tentativi aggirare sanzioni

Secondo quanto comunicato oggi dalla Radiotelevisione lettone, sarebbero quasi 3000 i tentativi di importazione nel territorio nazionale di merci sottoposte alle sanzioni europee sventati dall'inizio della guerra in Ucraina. Si tratta nella gran parte di prodotti forestali. Risultano invece molti di meno i tentativi di esportare merci sanzionate - generalmente prodotti di lusso - verso la Russia. Nel complesso, la Guardia di Finanza e la Polizia Frontaliera lettoni hanno avviato procedure nei confronti di 109 persone.

20:38

Kiev approva legge su minoranze, tra requisiti per adesione Ue

Il parlamento ucraino ha adottato una legge sulle minoranze nazionali, un requisito fondamentale per l'adesione del paese all'Ue, come riporta il Guardian. Un totale di 324 membri del parlamento hanno votato a favore dell'abrogazione di un vecchio disegno di legge e dell'adozione di quello nuovo, ha detto su Telegram un deputato ucraino, Yaroslav Zhelezniak. Il disegno di legge è progettato per "migliorare la protezione dei diritti delle minoranze nazionali", compresi "i diritti all'autoidentificazione, all'uso delle lingue delle minoranze nazionali, all'istruzione, alla partecipazione alla vita politica, economica, sociale e culturale, ecc." , ha riportato New Voice of Ukraine. Oleksandr Korniyenko, il primo vicepresidente del parlamento ucraino, ha affermato di aver "votato per tutte le leggi necessarie che ci aprono la strada per entrare nell'Ue", aggiungendo: "Attendiamo con impazienza decisioni positive per l'Ucraina. L'Ucraina è l'Europa!".

20:49

Gli Stati Uniti accusano cinque russi e due americani di cospirazione per conto del governo russo

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha reso nota un'accusa di cospirazione in relazione a uno schema di appalti globali e riciclaggio di denaro per conto del governo russocontro cinque cittadini russi e due cittadini statunitensi. Tra gli incriminati c'è anche un presunto funzionario del Servizio di Sicurezza Federale, ha dichiarato il Dipartimento di Giustizia.

21:11

Russia: Norvegia chiede rilascio oppositore Yashin

"La Norvegia è profondamente turbata dal duro verdetto contro l'oppositore russo Ilya Yashin per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione. Chiediamo il rilascio immediato e incondizionato. La Russia deve rispettare i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani". Lo si legge in una nota del ministero degli esteri norvegese.

21:39

Tajani, l'Italia resta al fianco dell'Ucraina

"Alla conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina a Parigi ho ricordato quello che ha fatto l'Italia dal punto di vista al sostegno delle popolazioni civili per permettere all'Ucraina di rimettere in piedi la rete elettrica. Abbiamo inviato tanto materiale, grazie anche all'attività dei privati, e daremo altri 10 milioni. Ho ribadito il sostegno dell'Italia all'Ucraina e l'impegno a lavorare per la pace, che non vuol dire la resa dell'Ucraina". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani in audizione alle Commissioni riunite di Camera e Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero.

22:07

Austin, influenza Cina-Russia in Africa può destabilizzare

"L'influenza di Cina e Russia in Africa può essere destabilizzante": è il monito lanciato dal capo del Pentagono Lloyd Austin al summit Usa-leader africani iniziato oggi a Washington. "Penso che valga la pena tenere sotto controllo la  combinazione delle crescenti attività di questi due Paesi, certamente penso che la loro influenza possa essere destabilizzante", ha detto.

Noi e il «ciecopacifismo» (che tanti danni ha fatto). Goffredo Buccini su Il Corriere della Sera il 13 Dicembre 2022 

Gli ucraini hanno creato una parola intraducibile, «poluda», che richiama molto da vicino il senso del termine usato vent’anni fa da Giovanni Sartori

Gli ucraini hanno nella cultura popolare una parola intraducibile, che però descrive bene l’approccio di vasta parte dell’opinione pubblica occidentale alla guerra d’aggressione russa: poluda . In certe loro favole nere, il diavolo si diletta a offuscare con questa sorta di cataratta gli occhi di chi vuole ingannare, spiega Oksana Zabuzko nel libro «Il viaggio più lungo», compendio della nostra cecità di fronte all’imperialismo putiniano.

Le parole talvolta si rincorrono nel tempo e nello spazio, così svelandocisi appieno. Mosca prepara un inverno di fame e gelo per piegare milioni di ucraini. E ieri il presidente Zelensky ha chiesto ancora aiuto all’Occidente paventando altri attacchi missilistici alle infrastrutture volti a «provocare nuovi blackout». In un contesto così estremo, la poluda richiama molto da vicino il senso del ciecopacifismo di cui parlava vent’anni or sono Giovanni Sartori. Si tratta di quella tenebra che ottunde chi, «tutto cuore e niente cervello», rifiuta qualsiasi guerra, anche quella difensiva, anche quella che servirebbe a fermare un assassino quando questi compie i suoi misfatti proprio sotto il nostro sguardo. I pacifisti degli anni Trenta «hanno aiutato Hitler a imporsi», annotava il grande politologo.

Oggi la voglia di pace è grande, naturalmente, e cresce ormai assieme alla nausea per questa guerra «blasfema», come ripete senza sosta Papa Francesco. Tale intenso e sano desiderio può tuttavia generare equivoci, accecarci. E forse è alla base d’un curioso abbaglio: a Parigi s’è tenuta ieri una conferenza internazionale, con Macron quale principale promotore. Obiettivo: consentire agli ucraini di «resistere durante l’inverno» e, accanto, porre le prime basi della ricostruzione che verrà. Ammontano a un miliardo i fondi promessi per i prossimi quattro mesi. L’iniziativa ha raccolto una settantina di partecipanti d’alto rango (per noi, il ministro Tajani) nel supporto a Kiev in settori vitali come energia, trasporti e alimentazione. Confondendo desideri e realtà, su alcuni media era stata tramutata in una «conferenza di pace»: che certo sarebbe ottima cosa, se ci fosse qualcuno a Mosca disposto a parlarne sul serio. E qui torna in scena la poluda, perché ci vuole davvero una benda davanti agli occhi per non vedere.

A inizio dicembre, infatti, il ministro degli Esteri russo, Lavrov, nella conferenza stampa annuale coi media, ha rimesso mano al più trito repertorio con cui il regime aveva giustificato l’invasione del 24 febbraio, dall’invettiva contro «lo sconsiderato allargamento della Nato» alla «minaccia esistenziale» che noi occidentali avremmo lanciato contro la Russia tramite Zelensky, fino a uno strabiliante attacco al Papa, accusato di «dichiarazioni non cristiane», con tanti saluti ai tentativi di mediazione del Vaticano. Inoltre, poiché i russi dedicano speciali attenzioni all’Italia sperando in una nostra defezione, assai improbabile vista la postura di Giorgia Meloni, l’ambasciatore Razov ha lanciato la fake news di un blindato italiano distrutto in terra ucraina (ammonendoci, «tutti i contribuenti italiani sono felici di questa destinazione dei loro soldi?») proprio mentre stavamo discutendo sulla proroga dell’invio di armi a Kiev.

Insomma, c’è da pregare per un cessate il fuoco, è ovvio: Gideon Rachman sul Financial Times immagina un armistizio «coreano», che a un certo punto congeli la situazione senza un trattato formale. Ma lui stesso ammette che Putin delira ancora di vittoria e si paragona a Pietro il Grande, un raffronto forse non casuale sui tempi e i propositi, visto che lo zar vinse la Grande guerra del Nord dopo 21 anni di combattimenti.

Di buono c’è che Putin fa ciò che dice, basterebbe ascoltarlo e regolarsi. Rovesciando la lettura di Lavrov, Kaja Kallas ricorda su Foreign Affairs che a dicembre dell’anno scorso la Russia aveva minacciato la Nato con il suo ultimatum: stop alla politica delle porte aperte e stop al dispiegamento di forze in Paesi entrati nell’Alleanza dopo il 1997 o sarebbe stata la guerra. Due mesi dopo, guerra è stata. Ma fino al giorno prima i nostri ciecopacifisti sostenevano che il suo spauracchio era un’invenzione della Cia e che 190 mila soldati russi al confine ucraino fossero lì a esercitarsi. Insomma, l’idea del dialogo per ora è velata di irenismo. È un «dialogo col sordo», ha scritto Paola Peduzzi sul Foglio.

L’ottundimento dei sensi è tema ricorrente. Qui, il sordo è Putin che finge di non capire, spiegandoci che «un accordo sarà inevitabile» prima o poi, a patto che vengano riconosciuti «i nuovi territori della Federazione Russa», cioè quel quinto di Ucraina che lui occupa illegalmente e stupra ogni giorno.

Le parole, in una guerra che passa molto attraverso la conquista di cuori e menti, sono assai importanti ma assumono diversa intensità a seconda della distanza dai missili russi. Sicché gli ucraini hanno riscoperto sulla loro pelle il significato di Holodomor : la carestia con cui Stalin li decimò il secolo scorso e che Putin ripropone adesso, coi suoi bombardamenti sugli impianti civili che mirano a ridurre l’Ucraina a una landa ghiacciata (un incubo cui si oppone appunto la conferenza di Parigi).

Noi, più fortunati, possiamo dilettarci, per ora senza conseguenze così estreme, con la parola «guerrafondaio», rispolverata contro il governo Meloni dal leader d’opposizione Conte dopo avere votato lui stesso con la maggioranza precedente i decreti sull’invio di armi. Il termine ha una storia illuminante. Usato dal Pci addirittura contro De Gasperi per rimproverargli la sudditanza verso gli (allora) odiatissimi americani, non era disdegnato neppure da Hitler che voleva presentare la sua guerra come atto puramente difensivo: nel 1939 il Fuhrer lanciò una campagna mediatica in cui, accingendosi a invaderne il territorio, dava del «guerrafondaio» al governo di Varsavia, accusato di «atrocità» contro la gente di etnia tedesca che viveva in Polonia. Pochi anni prima, il poeta Arturo Serrano Plaja s’era trovato ad affrontare la contraddizione tra il proprio pacifismo e la necessità di opporsi a franchisti e fascisti nella guerra civile che dilaniava la sua Spagna. Nulla sapendo di poluda , aveva concluso comunque che i guerrafondai erano loro. E che a lui, proprio nel nome della pace che amava, toccava combatterli senza quartiere.

Le notizie di mercoledì 14 dicembre sulla guerra in Ucraina. Lorenzo Cremonesi, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 14 dicembre 2022.

Le notizie di mercoledì 14 dicembre. Bombe in mattinata su Kherson. Nella notte ancora raid sull'oblast di Sumy. Cremlino: nessuna tregua a Natale

• La guerra in Ucraina è arrivata al 294esimo giorno.

• Biden invia i missili Patriot a Kiev. Mosca: «Il colpiremo».

• Bombardata Kiev con droni iraniani, colpito il distretto di Shevchenkivskyi.

• Raccolto un miliardo di euro per l’Ucraina alla conferenza di Parigi.

• Putin aumenta la spesa per la Difesa, segno che la guerra sarà lunga.

Ore 05:03 - IL PUNTO MILITARE - Ecco quali sono i segnali di una guerra lunga

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Il punto militare è dedicato ai fronti terrestri, con incursioni a sud, e alla questione rifornimenti dei due campi in lotta.

Operazioni

Gli ucraini hanno preso tempo, posticipando — almeno a parole — nuove manovre ampie. I russi però non si fidano e, citando l’intenso scambio di colpi delle ultime ore, non escludono che possa scattare un’offensiva nella regione di Zaporizhzhia, l’area indicata da numerosi esperti quale probabile obiettivo. Il ponte di Kostantinovka, nel settore est di Melitopol, sarebbe stato danneggiato da un’esplosione, attacco attribuito agli ucraini con una probabile azione di sabotaggio. Lo sviluppo bellico rischia di incidere sulla linea logistica, con movimenti complicati. La resistenza sta ripetendo quanto fatto prima dell’assalto a Kherson. Gli invasori rispondono a oriente su Bakhmut e alcuni osservatori suggeriscono che potrebbero tentare un accerchiamento. Nota: sono mesi che provano ad avanzare conseguendo però esiti limitati, quindi è difficile avere il quadro. Anche perché la propaganda confonde.

Ore 05:05 - Bombe russe nella notte sull’oblast di Sumy

Le forze russe hanno bombardato nella notte l’Oblast di Sumy, in Ucraina. L’esercito russo ha preso di mira le comunità di Esman, Bilopillia e Khotin, ha riferito il governatore dell’oblast di Sumy Dmytro Zhyvytskyi, secondo quanto riportato da Kiev Independent. Non sono segnalate vittime.

Ore 05:06 - Macron: la Russia interrompa gli attacchi su infrastrutture e civili

«La guerra della Russia in Ucraina ha causato troppe sofferenze. Insieme alla Cambogia, chiediamo alla Russia di interrompere immediatamente i suoi bombardamenti e attacchi contro le popolazioni civili e le infrastrutture. Partner internazionali, unitevi a noi in questo appello». Così su twitter il presidente francese Emmanuel Macron.

Ore 05:07 - Cina vieta export di microchip per uso militare

Pechino ha vietato la fornitura alla Russia di processori di livello militare prodotti dalla società cinese Loongson, a causa della loro importanza strategica per l'esercito. Lo rivela Newsweek, aggiungendo che si tratta di una potenziale battuta d'arresto per lo sforzo bellico di Mosca in Ucraina. Le sanzioni occidentali hanno costretto Mosca a cercare nuovi fornitori di componenti elettronici cruciali, compresi quelli per le armi. I produttori russi avevano testato processori di fabbricazione cinese per sostituire quelli prodotti da aziende come Intel, che avevano sospeso le consegne, ha riferito il quotidiano economico russo Kommersant. Ma una fonte del ministero russo per lo Sviluppo digitale ha reso noto che il governo cinese ha vietato la vendita e l'esportazione dei processori a causa della loro importanza strategica per l'esercito cinese. Un'altra fonte ha precisato al giornale che il governo cinese ha vietato l'esportazione di processori Loongson in tutti i Paesi, inclusa la Russia. «I migliori chipset in Cina sono utilizzati nel complesso militare-industriale, motivo principale per cui non sono disponibili per i mercati esteri», è stato spiegato. Secondo Marina Miron, ricercatrice del Dipartimento di studi sulla difesa del King's College di Londra (KCL), qualsiasi divieto di esportazione da parte della Cina influenzerà ulteriormente la capacità della Russia di competere nel settore tecnologico, costringendola a cercare alternative e aumentare la sua capacità interna di produrre microchip. Allo stesso tempo, la stretta di Pechino non dovrebbe causare alcun crollo significativo della capacità tecnologica della Russia. Per la ricercatrice Mosca «soffre di carenza» di microchip «da quasi un decennio», a causa delle sanzioni imposte dopo l'annessione della Crimea, e quindi si è «adattata».

Ore 05:11 - Comandante russo nel Donetsk minaccia l'uso di armi nucleari

Alexander Khodakovsky, comandante delle forze militari russe di stanza a Donetsk, in Ucraina, ha dichiarato alla televisione di stato russa di essere favorevole all'uso di armi nucleari perché non crede che la Russia abbia le risorse necessarie per vincere la guerra. Le immagini sono state rilanciate dalla Cnn. Nel breve video Khodakovsky a un certo punto, parlando con il giornalista in studio, dice: «L'escalation può essere solo una e noi non abbiamo le risorse per sconfiggere la Nato ma abbiamo le armi nucleari...».

Ore 05:20 - Allarme antiaereo a Kiev

Allarme antiaereo lanciato a Kiev all’alba di questa mattina. Lo riferisce l’agenzia russa Ria Novosti, citando l’amministrazione militare della città. Secondo i dati, l’allarme a Kiev è stato lanciato alle 5.55 (6.55 ora di Mosca).

Ore 05:50 - Forti esplosioni a Kiev all’alba

Forti esplosioni sono state udite a Kiev nelle prime ore di mercoledì, dopo che le sirene antiaereo avevano lanciato l’allarme alle 5.55 ora locale. Ancora non è chiaro se siano stati colpiti obiettivi in città.

Ore 05:59 - Kiev, esplosioni nel distretto centrale che ospita edifici governativi

L’attacco russo a Kiev nelle prime ore della giornata ha colpito il quartiere di Shevchenkivskyi, uno dei distretti centrali della città, in una zona che ospita diversi uffici governativi. La notizia è stata confermata dal sindaco, Vitali Klitschko, con un post su Telegram. L’ambasciatrice del Regno Unito in Ucraina ha scritto su Twitter: «Non ci si avvicina alle finestre e si sentono esplosioni all’esterno. Oggi iniziano presto gli attacchi russi a Kiev».

Ore 06:45 - Kiev, l’attacco russo lanciato con droni iraniani

La città di Kiev, capitale dell’Ucraina, e la regione circostante sono state attaccate da almeno 10 droni iraniani lanciati dalle forze russe. A riferirlo su Telegram il sindaco di Kiev Vitali Klitschko.

Ore 08:33 - Attacchi russi anche sulle città del Sud

Le forze russe hanno pesantemente bombardato la notte scorsa anche le città di Nikopol e Marhanets, nella regione di Dnipropetrovsk, Ucraina meridionale. «I russi hanno attaccato tutta la notte il distretto di Nikopol con sistemi a lancio multiplo Grad e Uragan e con l’artiglieria pesante — ha scritto il capo dell’amministrazione militare regionale, Valentyn Reznichenko —. Il nemico ha preso di mira due città, Nikopol e Marhanets. Più di 50 proiettili sono stati sparati contro le aree residenziali». A Nikopol, sono stati danneggiati anche un gasdotto, alcune linee di trasmissione dell’energia elettrica e diverse case unifamiliari. A Marhanets, sono state colpite tra l’altro una decina di case unifamiliari, gasdotti e linee di trasmissione dell’energia elettrica. Non si hanno notizie per il momento di eventuali feriti o vittime.

Ore 08:38 - Sono 13 i droni iraniani abbattuti

È salito a 13 il numero di droni kamikaze russi abbattuti questa mattina dalle difese aeree ucraine su Kiev e sulla regione della capitale: lo ha reso noto su Telegram l’amministrazione comunale di Kiev. Si tratta di velivoli senza pilota di fabbricazione iraniana. I droni kamikaze lanciati questa mattina provenivano dalla costa orientale del Mare d’Azov: lo ha reso noto su Telegram l’Aeronautica militare ucraina. L’allarme nella capitale è cessato, ma si teme una nuova ondata di attacchi.

Ore 08:49 - Consigliere di Zelensky: temiamo offensiva russa per gennaio

Le truppe della Federazione Russa stanno per intraprendere un’altra grande offensiva contro l’Ucraina. Lo ha affermato Oleksij Arestovych, consigliere del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un’intervista al programma «Fejghin Live». Secondo Arestovych, i riservisti russi potrebbero essere ammassati nei mesi di gennaio e febbraio in determinate aree di confine per dare il via all’offensiva. «Si tratta di unità effettivamente pronte al combattimento».

Ore 09:32 - La scritta sul drone, vendetta per Ryazan

Uno dei droni kamikaze lanciati questa mattina nell’attacco russo a Kiev aveva la scritta «Per Ryazan!!!» in russo: lo ha detto la portavoce dei servizi di soccorso della capitale, Svitlana Vodolaga, all’emittente ucraina Hromadske: lo riporta il Guardian, che pubblica due foto dei frammenti del drone incriminato riprese da un canale Telegram non ufficiale.

Il 5 dicembre scorso era stata attaccata una base aerea militare russa nella città di Ryazan, nell’ovest del Paese. Secondo il ministero della Difesa russo, nell’attacco sono morti tre soldati e un bombardiere russo Tu-95 — utilizzato per attaccare l’Ucraina — è stato danneggiato. Kiev non ha mai rivendicato l’attacco ufficialmente, ma le forze di difesa aerea ucraine hanno pubblicato immagini delle conseguenze con la didascalia «Ryazan. Riposa in pace».

Ore 11:17 - Kiev: distrutto un intero sciame di droni lanciato da Mosca

L’Ucraina ha affermato di aver distrutto un intero sciame di droni lanciato la mattina presto dalla Russia contro Kiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha elogiato l’efficacia delle sue forze antiaeree, affermando che tutti i 13 droni Shahed di fabbricazione iraniana sono stati abbattuti. «I terroristi hanno iniziato la mattinata con 13 Shahed» ha detto Zelensky in riferimento ai droni suicidi. «Secondo le informazioni preliminari, tutti e 13 sono stati abbattuti dal nostro sistema di difesa aerea», ha aggiunto. «Sono orgoglioso», ha detto prima di ricordare alla gente di essere vigile quando suonano le sirene di allarme, come avvenuto oggi poco prima dell’arrivo dei droni. L’allerta è stata revocata poco dopo le 9. I detriti sono caduti su edifici amministrativi e residenziali nella parte occidentale della capitale ucraina, secondo l’amministrazione militare di Kiev.

Ore 11:23 - Scholz: «Putin non ha raggiunto alcun obiettivo»

Putin «non ha raggiunto alcun obiettivo» in Ucraina e «questo dimostra che ha sbagliato tutti i calcoli pensando che Kiev e l’Occidente non sarebbero stati in grado di rispondere alla sfide della guerra». Lo ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, parlando in Parlamento prima del vertice del vertice dei capi di Stato e di governo Ue.

Ore 11:27 - Peskov: nessuna tregua in Ucraina a Natale o Capodanno

Nessuna tregua di Natale o Capodanno in Ucraina è prevista nell’agenda della Russia: lo ha detto oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, come riporta la Tass.

Ore 11:32 - Meloni: unica chance per i negoziati passa dal sostegno a Kiev

«L’unica possibilità a oggi per un tavolo di negoziazione è che ci sia equilibrio fra le forze in campo nel conflitto. Questo passa per il sostegno all’Ucraina. Se non avessimo sostenuto l’Ucraina, come diceva qualcuno, perché era troppo debole, non avremmo avuto una pace ma un’invasione. Difendo il diritto di una nazione sovrana a difendere la sua sovranità». Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella sua replica al Senato sulle comunicazioni del Consiglio europeo.

Ore 11:52 - «Bombardata in mattinata Kherson»

In mattinata nuovo bombardamento russo su Kherson. Lo denuncia il vice capo dell’ufficio del presidente Kyrylo Tymoshenko su Telegram, come riporta Ukrainska Pravda. È stato colpito l’edificio dell’amministrazione statale regionale e due piani sono stati danneggiati.

Ore 12:21 - Il Cremlino: colpiremo i Patriot

Il sistema di difesa anti missile Patriot che gli Stati Uniti dovrebbero inviare in Ucraina saranno «un obiettivo legittimo» delle forze armate russe. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in conferenza stampa, aggiungendo che allo stato attuale la possibile consegna di batterie di Patriot è solo «un resoconto dei media. Aspetteremo quindi informazioni ufficiali».

Ore 12:28 - L’Unicef: 7 milioni di bambini in difficoltà

Gli attacchi russi contro le infrastrutture energetiche dell’Ucraina pongono rischi crescenti per «quasi tutti i bambini del Paese, quasi sette milioni». È l’allarme lanciato dall’Unicef secondo cui, senza un accesso stabile all’elettricità, al riscaldamento e all’acqua, «i bambini non solo affrontano il freddo estremo, con temperature invernali che possono scendere sotto i -20°C, ma non sono nemmeno in grado di godere delle opportunità di apprendimento online che sono l’unico mezzo di accesso all’istruzione per molti, mentre tante scuole vengono danneggiate o distrutte».

Ore 12:49 - Fonti, manca ancora l’accordo sul nono pacchetto di sanzioni Ue

Ancora nulla di fatto - a quanto si apprende - alla riunione degli ambasciatori Ue sul nono pacchetto sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina. Le motivazioni sarebbero di «natura tecnica». La questione potrebbe essere discussa nuovamente in serata, prima dell’inizio ufficiale del Consiglio Europeo.

Ore 12:57 - Zelensky: «Un tribunale speciale per giudicare i crimini russi»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato oggi a chiedere l’istituzione di un tribunale speciale per giudicare i crimini commessi dai russi. Lo ha detto Zelensky in collegamento con Strasburgo in occasione dell’assegnazione del premio Sakharov al popolo ucraino.

Ore 13:08 - Ue: erogati 500 milioni di prestiti a Kiev, sono 7 miliardi in totale

«La Commissione europea ha erogato la terza e ultima rata da 500 milioni di euro nell’ambito dei 5 miliardi di assistenza macrofinanziaria eccezionale per l’Ucraina». Lo ha annunciato Veerle Nuyts, portavoce della Commissione europea, nel briefing quotidiano. «Con il pagamento di oggi l’intera assistenza macrofinanziaria all’Ucraina dall’inizio della guerra ha raggiunto i 7,2 miliardi», ha aggiunto la portavoce.

Ore 13:10 - Il 74% degli europei per il sostegno a Kiev, Italia sotto la media Ue

Dieci mesi dopo l’inizio dell’aggressione russa in Ucraina, il tasso di approvazione per il sostegno dimostrato dall’Ue a Kiev continua ad essere elevato. È quanto emerge dall’ultima indagine Eurobarometro della Commissione europea. In tutti gli Stati membri, la maggior parte dei cittadini approva il sostegno dell’Ue: le percentuali più alte sono state registrate in Svezia (97%), Finlandia (95%), Paesi Bassi (93%), Portogallo (92%) e Danimarca (92%). In Italia, si sono detti favorevoli il 63% a fronte del 74% registrato in media a livello europeo. Complessivamente, il 73% degli intervistati si dichiara a favore anche degli interventi messi in campo dall’Ue, quali le sanzioni contro il governo russo o il sostegno economico, militare e umanitario all’Ucraina, percentuale che scende al 62% in Italia.

Ore 13:30 - Biden invia i super missili Patriot: che cosa cambia nella guerra

(Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington) li Stati Uniti si preparano a inviare almeno una batteria di missili Patriot all’Ucraina. L’annuncio del Pentagono, anticipato ieri martedì 13 dicembre dalla Cnn, è atteso entro la settimana. Il Segretario alla Difesa, Lloyd Austin, sta mettendo a punto i complessi dettagli tecnici, prima di portare l’ordine di spedizione alla firma di Joe Biden. Il presidente americano è pronto al nuovo cambio di passo. Domenica 11 dicembre, nel corso di una lunga telefonata, aveva di fatto promesso a Volodymyr Zelensky che sarebbero presto arrivati sistema di difesa aerea sofisticati. Secondo gli analisti militari, i Patriot sono tra gli strumenti migliori a disposizione.

Ore 14:11 - Zelensky: «La guerra è un tentativo di togliere libertà all’Europa»

«È un grande onore portarvi il saluto di chi sta lottando per la libertà e per l’Ucraina, per un sogno quasi impossibile per noi da realizzare. Un sogno dell’Ucraina in Europa, un’Europa con l’Ucraina. Un sogno impossibile non perché non realizzabile, ma perché stiamo assistendo ad un tentativo di togliere la libertà all’Europa e all’Ucraina e questo è un crimine». Lo ha dichiarato in collegamento video con Eurocamera il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante la cerimonia di assegnazione del Sakharov per la libertà di pensiero che quest’anno è andato al popolo coraggioso ucraino.

Zelensky in videocollegamento con l’Europarlamento (Afp)

Ore 14:41 - Pe approva adeguamenti per prestito a Kiev da 18 miliardi

Via libera dal Parlamento europeo alle modifiche necessarie per lo sblocco del pacchetto di aiuti da 18 miliardi di euro all’Ucraina, dopo il veto dell’Ungheria alla proposta originale. Il Parlamento ha accettato, con la cosiddetta «procedura d’urgenza», la modifica proposta dal Consiglio al regolamento sull’assistenza macrofinanziaria (Amf+), che indica 26 Paesi Ue come garanti del prestito al posto del bilancio Ue. Dopo le ultime intese è intanto ancora in corso la procedura a livello del Consiglio da cui potrebbe arrivare alla fine un via libera da parte di tutti i 27 Stati Ue.

Ore 15:08 - Kiev: ricevuta nuova tranche di aiuti Ue

Oggi l’Ucraina ha ricevuto l’ultima tranche di 500 milioni di euro nell’ambito dell’ottavo programma eccezionale di assistenza macrofinanziaria dell’Unione europea. Lo ha riferito il ministero delle Finanze dell’Ucraina, citato da Ukrainska Pravda. «Dall’inizio della guerra, l’Unione europea ha fornito all’Ucraina 7,2 miliardi di euro di assistenza macrofinanziaria. Questi fondi hanno contribuito a far fronte alle conseguenze economiche negative della guerra e a preservare la stabilità del sistema finanziario di fronte a un’invasione su vasta scala dell’aggressore. Grazie ai colleghi dell’Ue per il sostegno coerente e sistematico dell’Ucraina», ha osservato il ministro delle finanze Serhiy Marchenko. I fondi del prestito saranno utilizzati per finanziare le spese più urgenti del bilancio statale e contribuiranno al mantenimento della stabilità finanziaria in Ucraina.

Ore 15:56 - Kiev: 6 civili feriti nel bombardamento russo di Kherson

Almeno sei civili sono rimasti feriti oggi nel bombardamento russo della città di Kherson. A riferirlo è l’ufficio del procuratore regionale di Kherson su Facebook, come riporta Ukrinform. «Il 14 dicembre 2022, in violazione del diritto umanitario internazionale, le truppe russe hanno nuovamente aperto il fuoco sulla città di Kherson», afferma la procura, spiegando che un edificio amministrativo è stato gravemente danneggiato nel centro di Kherson.

Ore 16:14 - Kiev: scoperta camera di tortura per bambini a Kherson

Le autorità ucraine hanno scoperto una camera che i russi usavano per detenere e torturare i bambini durante l’occupazione di Kherson. Lo ha riferito Dmytro Lubinets, commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada, il parlamento unicamerale ucraino, citato da Kyiv Independent. «Abbiamo registrato la tortura dei bambini per la prima volta», ha detto Lubinets. «Pensavo che il fondo non potesse essere superato dopo Bucha, Irpin... ma abbiamo davvero toccato il fondo a Kherson».

Secondo le testimonianze della gente del posto, altre vittime di torture nella struttura sapevano che i bambini ucraini erano tenuti lì dai servizi di sicurezza russi, che avevano chiamato la camera «la cella dei bambini». Ai bambini è stata data poca acqua e quasi niente cibo, ha detto Lubinets. Secondo le testimonianze della gente del posto, i bambini sono stati oggetto di abusi psicologici da parte dei loro carcerieri russi, che hanno detto loro che i loro genitori li avevano abbandonati e che non sarebbero più tornati a casa. Un ragazzo di 14 anni è stato arrestato e successivamente torturato solo per aver scattato una foto di attrezzature russe rotte, ha detto Lubinets.

Ore 17:40 - Calenda incontra il sindaco di Kiev: «Faremo il possibile per sostenere il suo impegno»

Il leader del Terzo polo, Carlo Calenda, ha incontrato il primo cittadino di Kiev, Vitalij Klycko. «Un sindaco fiero della sua città e determinato a difenderla ogni giorno con orgoglio e tenacia. Ci terremo in contatto con lui e faremo il possibile per sostenere il suo impegno», scrive Calenda su Twitter.

Ore 17:46 - Mosca-Cina, Iran via da organismo donne precedente pericoloso

Per Russia e Cina la risoluzione degli Usa che chiede l’espulsione dell’Iran dalla Commissione sullo status sulle donne «creerà un precedente molto pericoloso». Il delegato della Russia durante la riunione del Comitato Economico e Sociale dell’Onu (Ecosoc) ha affermato: «Siamo profondamente dispiaciuti per la morte di Mahsa Amini, ma ci siamo incontrati dopo la morte di George Floyd?». Mentre il collega cinese ha sottolineato che l’espulsione dell’Iran «non faciliterà la soluzione dei problemi ma aumenterà lo scontro», e Pechino «rigetta divisioni e confronto».

Ore 17:48 - La Casa Bianca non conferma la consegna Patriot a Ucraina

«Non posso confermare le notizie di stampa sulla consegna di Patriot all’Ucraina. Siamo sempre trasparenti sui pacchetti di armi che abbiamo inviato e invieremo a Kiev». Lo ha detto il portavoce per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa. «Ne stiamo preparando un altro e continuiamo a dare la preferenza ai sistemi di difesa anti-aerea, ma questo è tutto quello che posso dire», ha aggiunto.

Ore 17:54 - Zelensky sente Bach (presidente Cio): «No al ritorno di atleti russi e bielorussi»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha reso noto via Twitter di aver avuto una conversazione telefonica con il presidente del Cio, Thomas Bach. «Ho notato il supporto agli atleti ucraini e ho sollecitato a contribuire alla ricostruzione degli impianti sportivi ucraini distrutti dalla Federazione Russia. Zelensky si è detto «sconvolto dall’intenzione di riportare gli atleti russi e bielorussi alle competizioni mondiali. Finche la Russia distrugge la vita pacifici, solo isolamento».

Ore 17:58 - Secondo gli Stati Uniti la guerra non finirà nei prossimi mesi invernali

Gli Stati Uniti ritengono che la guerra in Ucraina «non finirà nei prossimi mesi invernali». Lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa. «Tutti noi vorremmo che la guerra in Ucraina finisse oggi o all’inizio del prossimo anno. Ma da quello che vediamo sul terreno e dai combattimenti intensi che sono in corso è molto difficile che ciò accada», ha aggiunto.

 Ore 18:02 - Autorità Usa: «Tribunale per crimini russi? Ci sono diverse possibilità»

Gli Stati Uniti vogliono che «la Russia sia messa di fronte alla responsabilità delle atrocità che sta compiendo in Ucraina e per questo ci sono diverse possibilità». Lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa a proposito della richiesta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di istituire un tribunale speciale per i crimini russi.

Ore 19:33 - Putin annulla il discorso al Parlamento

Dopo la tradizionale conferenza stampa di fine d’anno e il ricevimento di Capodanno, il presidente russo Vladimir Putin cancella anche il discorso sullo «stato della nazione» che tiene ogni anno davanti all’assemblea federale, il parlamento. O almeno così sembra, stando a fonti dello stesso parlamento citate dalla Tass secondo cui il presidente terrà il suo intervento «con tutta probabilità nel nuovo anno». Interpellato a riguardo, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha risposto: «È possibile» che il discorso si tenga nel 2023. Ha invece escluso che possa essere in forma scritta come pure voci avevano ipotizzato.

Ore 19:59 - Disertore russo accusa la sua ex unità per i crimini Bucha

Un disertore russo ha puntato il dito contro la sua ex unità, accusata di aver compiuto crimini di guerra a Bucha, in Ucraina, affermando che «ci sono maniaci a cui piace uccidere». Nikita Chibrin ha raccontato alla Cnn di come, ad esempio, i suoi commilitoni russi siano scappati dopo aver stuprato due donne ucraine durante il loro dispiegamento a nord-ovest di Kiev a marzo.

«Hanno violentato una madre e una figlia», ha rivelato, sottolineando che i loro comandanti hanno scrollato le spalle quando hanno saputo delle violenze: «Non sono mai stati incarcerati, soltanto mandati via dalla guerra, gli hanno semplicemente detto “andate”». Chibrin è un ex soldato della città russa di Yakutsk che ha prestato servizio nella famigerata unità militare accusata di aver commesso crimini di guerra durante le offensive a Bucha, Borodyanka e altre città e villaggi a nord di Kiev.

Ha disertato dall’esercito russo a settembre ed è fuggito in Europa attraverso la Bielorussia e il Kazakistan. Il Cremlino ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento nelle uccisioni di massa, e con una mossa che ha suscitato indignazione in tutto il mondo, il presidente Vladimir Putin ha conferito all’unità un titolo militare onorario e l’ha elogiata per il suo «eroismo» e le sue «azioni audaci».

Ore 01:19 - Zelensky: «l’Ucraina si prepara a rafforzare la difesa aeree»

L’Ucraina sta preparando accordi per rafforzare le proprie capacità di difesa aerea. Lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, che ha parlato di «importanti progressi» fatti nell’ultima settimana. L’Ucraina, secondo il suo leader, sta «preparando accordi che rafforzeranno le sue capacità difensive e offriranno più possibilità operative» nel fronteggiare gli attacchi russi alle popolazioni civili con missili e droni.

50 anni fa l'obiezione al militare in Italia, oggi gli obiettori russi e ucraini. Storia di Luca Liverani su Avvenire il 15 dicembre 2022. 

Cinquant’anni esatti di obiezione allo strumento militare, per un impegno civile alternativo. Mezzo secolo dalla prima legge, quella che ha riconosciuto a oltre 800 mila obiettori il diritto di difendere la Patria nei cittadini fragili, nell’ambiente degradato, nei beni culturali. Una battaglia nonviolenta sostenuta, agli albori, anche dall’estero, come dal filosofo Bertrand Russel che col movimento pacifista britannico aiutò Aldo Capitini - inventore nel 1961 della Marcia della pace Perugia-Assisi - a sostenere il primo obiettore italiano, Pietro Pinna processato nel 1949. Una lotta per i diritti che oggi prosegue col supporto di organizzazioni pacifiste italiane agli obiettori russi, bielorussi e ucraini che si rifiutano di combattere la guerra di Putin.

Proprio ieri sono state consegnate a Palazzo Chigi oltre duemila firme raccolte dal Movimento noviolento e da Un ponte per… nell’ambito della Campagna di Obiezione alla guerra, per chiedere il riconoscimento dello status di rifugiati politici a obiettori, renitenti alla leva e disertori nel conflitto russo-ucraino.

Una data importante, questo giro di boa del mezzo secolo, celebrata a Roma in un convegno di due giorni organizzato dalla Cnesc, la Conferenza degli enti di servizio civile, e dal Movimento Nonviolento. Era il 15 dicembre del 1972 quando in Gazzetta Ufficiale veniva pubblicata la legge 772. Proposta dal democristiano Giovanni Marcora - partigiano, imprenditore, politico, più volte ministro - la legge dà una risposta alle crescenti pressioni della società civile, istituendo un servizio civile alternativo per assolvere gli obblighi della leva militare.

La battaglia civile per riconoscere il diritto a servire la patria senza le armi parte molto prima. Nel 1948 Pietro Pinna rifiuta di prestare il servizio militare e il suo processo, l'anno dopo, ha una risonanza internazionale. Gli anni ‘60 sono una stagione fertile anche per il movimento nonviolento, come ha ricordato ieri al convegno a Roma Daniele Lugli, già presidente del Movimento Nonviolento e collaboratore di Capitini. Sulla scia del pensiero di Martin Luther King e Ghandi, quei pionieri animano manifestazioni a Milano e campi con attivisti da tutta Europa e anche da Stati Uniti e Australia. Da parte cattolica contribuiscono a questo processo figure profetiche come don Primo Mazzolari, padre Ernesto Balducci, don Lorenzo Milani, Giorgio La Pira. Fino all’auspicio nella Gaudium et spes di leggi giuste ed umane nei confronti degli obiettori.

Fino ad allora infatti chi rifiutava la divisa – anarchici, testimoni di Geova e dal 1962 anche cattolici grazie a Giuseppe Gozzini - finiva nelle carceri militari. Con la 772 nasce il servizio civile alternativo: inizialmente di venti mesi, rispetto ai dodici della naja, con l’evidente scopo di disincentivarne la scelta; e con l’esame delle motivazioni, subito etichettato come “tribunale delle coscienze”. Norme superate prima dall’equiparazione della durata al militare da parte della Corte costituzionale, poi con la smilitarizzazione della gestione grazie alla riforma del 1998, la 230, dopo lo sgambetto del presidente Francesco Cossiga che, dopo l’approvazione definitiva nel 1992, la rinviò alle Camere, sciogliendole il giorno dopo. Ci vorranno altri sei anni per approvarla.

Nel 2001 arriva l’introduzione del servizio civile volontario, quando è ancora in vigore l’obbligo del militare, per ragazze e ragazzi esenti riformati: meno di 400 quell’anno, che subito crescono con 75 mila giovani nel triennio successivo. Dal 2005, con la sospensione del servizio di leva, finisce l’obiezione di coscienza e comincia la crescita dei “servizio-civilisti”. Nel 2016 una nuova riforma ribattezza l’esperienza come Servizio civile universale, cercando di ampliare la platea volontaria, aprendosi anche ai ragazzi stranieri. Tra 2001 e 2022 saranno quasi altri 700 mila le ragazze e i ragazzi in servizio civile. Gli ultimi tre anni hanno visto una crescita dei bandi: l’ultimo, pubblicato in questi giorni, metterà a disposizione 71.500 posti, il più grande di sempre, grazie ai fondi del Pnrr.

Parallelamente, cresce anche l’impegno del mondo cattolico. Il primissimo ente a convenzionarsi col ministero della Difesa nel 1973 è la Comunità di Capodarco. Poi, dopo il convegno ecclesiale “Evangelizzazione e promozione umana”, nel 1977 la Cei dà mandato ala Caritas di convenzionarsi. Seguiranno molte altre realtà del mondo cattolico, tra cui Focsiv, Acli, Salesiani, Papa Giovanni XXIII, Confcooperative, Unitalsi, Misericordie. Nel 2003 nasce il Tesc, il Tavolo ecclesiale sul servizio civile, per proporlo ai giovani come esperienza formativa, di servizio e testimonianza dei valori, in collaborazione con Migrantes, e diversi uffici Cei. Arrivano nel Tesc anche Agesci, Federsolidarietà, Cenasca Cils, Gavci, Csi, Salesiani, Cdo, Anspi. E il 21 marzo, San Massimiliano martire, ucciso nel 195 per il rifiuto di arruolarsi nell'esercito romano, diventa per il mondo cattolico la festa degli obiettori e del servizio civile.

Oggi l’obiezione, in Italia retaggio culturale che sta alle radici del servizio civile, torna di scottante attualità per le scelte coraggiose dei ragazzi che non vogliono combattere nella guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. Come ha testimoniato, al convegno a Roma per il 50° dell’obiezione, il coordinatore del Movimento degli obiettori di coscienza russi Alexander Belik, 25 anni, scappato in Estonia. Il loro canale Telegram, che ha 50 mila contatti, dà informazioni sul diritto ad obiettare, riconosciuto formalmente in Russia nel 1993, ma ampiamento boicottato. Grandi difficoltà anche in Ucraina, come ha testimoniato in videocollegamento Yurii Sheliazenko del movimeto pacifista ucraino, che come altri obiettori riceve insulti e minacce. Un altro obiettore ucraino, Vitaliy Alekseinko, è stato già condannato a un anno di carcere. Il ricorso è in discussone in questi giorni e ad assisterlo c’è anche l’avvocato italiano Nicola Canestrini, su mandato del Movimento Noviolento.

«I nonviolenti russi e ucraini sono le uniche voci delle due parti che stanno dialogando tra loro – ha detto ieri sera il presidente del Movimento Nonviolento Mao Valpiana – e creano un ponte su cui può transitare la pace. Gli obiettori di coscienza sono una piccola luce di speranza nell’oceano di tenebre che ci circonda».

Le spie che diedero l'atomica a Stalin. Storia di Andrea Muratore su Il Giornale il 15 dicembre 2022.

Grandi scienziati diventati spie ma che oggi possiamo vedere, al contempo, come traditori e eroi. Traditori, perché passarono, spesso per ideologia, i segreti atomici e delle "armi finali" decisive per chiudere la Seconda guerra mondiale dagli Stati Uniti e il Regno Unito all'Unione Sovietica di Stalin. Eroi, col senno di poi, perché la parità atomica e l'incubo della mutua distruzione assicurata furono, in fin dei conti, il vero potere frenante, il katehon, contro la degenerazione della Guerra Fredda in Terza guerra mondiale.

Innescarono il riarmo, consegnarono i segreti dell'arma finale alla superpotenza comunista ai tempi di Iosif Stalin, piegarono alla politica la scienza. Ma quasi mai lo fecero per venalità e, anzi, proprio col loro agire fecero capire la necessità di regolamentare la competizione sugli armamenti per evitare un Far West nucleare.

Stalin, dal 1943, iniziò a desiderare ardentemente la bomba atomica. Risolta la fase più drammatica dell'aggressione nazista, diede al fedelissimo Lavrentij Beria il compito di strutturare politicamente il programma atomico guidato dal fisico Igor Kurcatov. A questo piano, lo spionaggio diede una sponda fondamentale per chiudere rapidamente il divario con l'Occidente, ai tempi ancora alleato dell'Urss, e portare Mosca al suo primo test atomico, condotto a Semipalatinsk, in Kazakistan, nel 1949.

Parliamo di un processo che i Paesi anglosassoni impegnati nella ricerca dell'atomica, anche dopo gli attacchi di Hiroshima e Nagasaki che ne svelarono al mondo l'impatto, avevano già iniziato a capire all'indomani della fine della Seconda guerra mondiale. La "Guerra Fredda", in un certo senso, iniziò a Ottawa, capitale del Canada, il 5 settembre 1945, tre giorni dopo la resa del Giappone agli Alleati. Quel giorno Igor Gouzenko, attaché all'ambasciata sovietica, chiese asilo in Canada portando decine di documenti compromettenti sullo spionaggio sovietico in Canada e negli Usa, comprendenti anche dossier sulle ricerche industriali volte all'ottenimento dell'arma atomica.

La rete di spie comprendeva l'economista Angela Chapman, il fisico Raymond Boyer e il deputato comunista Fred Rose, che passava ai sovietici i verbali delle sedute straordinarie e segrete dedicate alla discussione sui risultati americani del Progetto Manhattan.

Fondamentale, come ricorda Alfredo Mantici in Spie atomiche, anche l'operato di Klaus Fuchs, cittadino tedesco in fuga dal regime nazista riparato in Gran Bretagna. Fuchs fu allievo di Max Born ed è ritenuto uno dei più grandi teorici della storia del Novecento. Entrò a far parte dell'équipe di scienziati del laboratorio di Harwell per le ricerche atomiche, e fu messo a capo di un dipartimento nel 1942, per poi andare in America alla Columbia a lavorare al Progetto Manhattan l'anno successivo. Fuchs, nota Mantici, fu "l'inventore di un metodo per calcolare l'energia di un assemblaggio fissile estremamente critico" e controllare la trasformazione dell'uranio in plutonio, decisivo per costruire un'arma atomica. Prontamente consegnato all'Nkgb, l'onnipotente servizio segreto di Mosca, per tramite della spia Harry Gold, industriale chimico di Philadelphia figlio di cittadini russi. E negli ultimi anni, importante anche lo studio che ha portato al nome di un altro agente doppiogiochista, Oscar Seborer, cittadino americano che, come ricordato da Davide Bartoccini su Il Foglio, passò documenti particolarmente preziosi ai sovietici.

La storia di queste figure si incrocia con quella mitica dei Cambridge Five, i cinque agenti doppiogiochisti britannici al servizio dei sovietici che oltre a trasferire segreti a Mosca fecero opera di trasmissione di nomi e identità di doppiogiochisti attivi sul suolo sovietico al soldo dell'Occidente. Kim Philby (nome in codice: Stanley), Guy Burgess (nome in codice: Hicks), Donald Duart Maclean (nome in codice: Homer), Anthony Blunt (nome in codice: Johnson) e John Cairncross (nome in codice: Liszt). Tra questi Maclean, nota Gnosis, ebbe un ruolo decisivo tra le spie atomiche: "aveva accesso all’Atomic Energy Commission e non gli fu difficile sottrarre documenti che furono utilizzati dall’Unione Sovietica per mettere a punto la bomba atomica".

Ancor più profonda l'infiltrazione di Caincross: funzionario del Foreign Office britannico prima e del Tesoro poi che "trasmise quasi tutta la documentazione sulle strategie pianificate da Churchill nel War Cabinet, il Consiglio di Guerra, fornì notizie sui comitati creati per studiare l’applicazione delle scienze allo sforzo bellico e, probabilmente, fu il primo agente a informare i sovietici della decisione di inglesi e americani di costruire la bomba atomica.

Una storia complessa e decisamente oscura che ebbe più ramificazioni attorno al "cervellone" centrale di Mosca. Prescindendo dai giudizi morali sul regime stalinista, va detto che indubbiamente, però, l'atomica sovietica ebbe il duplice risultato di ottenere quel pareggio atomico tra superpotenze che fu alla base dell'equilibrio del terrore della Guerra Fredda e, dall'altro lato, di compattare il campo occidentale aiutando a riscoprire comunanze valoriali e identitarie oltre ogni differenza. Le spie atomiche, anche se non in contatto tra loro, accelerarono la storia. E sul fronte occidentale la loro avventura deve insegnare molto circa la necessità di mediare tra rivoluzioni scientifiche, applicazioni concrete e tutela della sicurezza quando si tratta di asset critici decisivi per la sicurezza nazionale. Perché, ieri come oggi, a far la differenza è il fattore umano.

Kiev: «Mosca prepara un attacco su vasta scala in inverno, vogliono riprendere la capitale». Lorenzo Cremonesi e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 15 Dicembre 2022

Le notizie di giovedì 15 dicembre, in diretta. Nuovi attacchi con droni in territorio russo. Freddo e neve: l'Ue si prepara a una nuova ondata di rifugiati

• La guerra in Ucraina è arrivata al 295esimo giorno.

• La Casa Bianca non conferma la consegna dei missili Patriot all'Ucraina.

• Kiev: «Scoperta una camera di tortura per bambini a Kherson».

• L'affondo di Scholz: «Putin non ha raggiunto alcun obiettivo».

• Che cosa c’è dietro i successi della contraerea ucraina rivendicati dalla resistenza.

Ore 04:32 - Scholz: «Putin non ha raggiunto alcun obiettivo»

Putin «non ha raggiunto alcun obiettivo» in Ucraina e «questo dimostra che ha sbagliato tutti i calcoli pensando che Kiev e l’Occidente non sarebbero stati in grado di rispondere alla sfide della guerra». Lo ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, parlando in Parlamento prima del vertice dei vertici dei capi di Stato e di governo Ue.

Ore 04:39 - La Casa Bianca non conferma la consegna Patriot a Ucraina

«Non posso confermare le notizie di stampa sulla consegna di Patriot all’Ucraina. Siamo sempre trasparenti sui pacchetti di armi che abbiamo inviato e invieremo a Kiev». Lo ha detto il portavoce per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa. «Ne stiamo preparando un altro e continuiamo a dare la preferenza ai sistemi di difesa anti-aerea, ma questo è tutto quello che posso dire», ha aggiunto.

Ore 04:45 - Che cosa c’è dietro i successi della contraerea ucraina rivendicati dalla resistenza

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Droni, sempre droni. Sono queste le armi al centro del taccuino quotidiano dedicato al conflitto in Ucraina. Gli invasori hanno lanciato una nuova ondata di attacchi su Kiev usando i velivoli senza pilota Shahed 136 e 131 acquistati in Iran.

Ore 04:52 - Zelensky: «l’Ucraina si prepara a rafforzare la difesa aeree»

L’Ucraina sta preparando accordi per rafforzare le proprie capacità di difesa aerea. Lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, che ha parlato di «importanti progressi» fatti nell’ultima settimana. L’Ucraina, secondo il suo leader, sta «preparando accordi che rafforzeranno le sue capacità difensive e offriranno più possibilità operative» nel fronteggiare gli attacchi russi alle popolazioni civili con missili e droni.

Ore 04:57 - Kiev: scoperta camera di tortura per bambini a Kherson

Le autorità ucraine hanno scoperto una camera che i russi usavano per detenere e torturare i bambini durante l’occupazione di Kherson. Lo ha riferito Dmytro Lubinets, commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada, il parlamento unicamerale ucraino, citato da Kyiv Independent. «Abbiamo registrato la tortura dei bambini per la prima volta», ha detto Lubinets. «Pensavo che il fondo non potesse essere superato dopo Bucha, Irpin... ma abbiamo davvero toccato il fondo a Kherson».

Secondo le testimonianze della gente del posto, altre vittime di torture nella struttura sapevano che i bambini ucraini erano tenuti lì dai servizi di sicurezza russi, che avevano chiamato la camera «la cella dei bambini». Ai bambini è stata data poca acqua e quasi niente cibo, ha detto Lubinets. Secondo le testimonianze della gente del posto, i bambini sono stati oggetto di abusi psicologici da parte dei loro carcerieri russi, che hanno detto loro che i loro genitori li avevano abbandonati e che non sarebbero più tornati a casa. Un ragazzo di 14 anni è stato arrestato e successivamente torturato solo per aver scattato una foto di attrezzature russe rotte, ha detto Lubinets.

Ore 05:05 - Bombe su Kiev, l’annuncio del Cremlino: «A Natale nessuna tregua»

(Lorenzo Cremonesi, nostro inviato) Lo Stato maggiore russo torna a sparare contro la regione di Kiev e le sue infrastrutture civili. «Non ci sarà tregua di Natale», annunciano dal Cremlino. Ma la buona notizia per gli ucraini è che i sistemi di difesa antiaerei nazionali sembrano notevolmente migliorati e ormai la larga maggioranza degli attacchi viene sventata sia dai razzi terra aria che dall’intervento dell’aviazione. A quasi dieci mesi dall’inizio dell’invasione militare voluta da Vladimir Putin, l’Ucraina mantiene un elevato grado di controllo del proprio spazio aereo.

Ore 05:16 - Putin annulla il discorso al Parlamento

Dopo la tradizionale conferenza stampa di fine d’anno e il ricevimento di Capodanno, il presidente russo Vladimir Putin cancella anche il discorso sullo «stato della nazione» che tiene ogni anno davanti all’assemblea federale, il parlamento. O almeno così sembra, stando a fonti dello stesso parlamento citate dalla Tass secondo cui il presidente terrà il suo intervento «con tutta probabilità nel nuovo anno». Interpellato a riguardo, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha risposto: «È possibile» che il discorso si tenga nel 2023. Ha invece escluso che possa essere in forma scritta come pure voci avevano ipotizzato.

Ore 07:14 - Unicef: «Al gelo e senza scuola: a rischio 7 milioni di bambini ucraini»

(Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington) L’inverno ucraino lascerà tracce profonde sulla vita di almeno 7 milioni di bambini. La scarsità di elettricità, di acqua, di combustibile per il riscaldamento esporrà la fascia più vulnerabile della popolazione a seri rischi per la salute. Polmoniti, influenza, infezioni intestinali e, naturalmente, Covid. Non solo. I ragazzi e le ragazze in età scolare potrebbero essere di nuovo tagliati fuori dalle lezioni scolastiche che ormai si tengono solo online in gran parte del Paese. Questo è lo scenario previsto dall’Unicef, l’agenzia dell’Onu per il sostegno all’infanzia. La direttrice esecutiva, Catherine Russell, ieri ha spiegato: «Oltre alle minacce immediate poste dal gelo, i bambini sono anche privati dalla possibilità di apprendere e di rimanere connessi con gli amici e i famigliari. Sia la loro condizione fisica che mentale corrono un rischio tremendo». L’agenzia delle Nazioni Unite stima che almeno un milione e mezzo di minori sia già sprofondato nella depressione, in stati ansiosi o in disordini psicologici di varia natura. In particolare il pensiero va a quel milione e duecentomila bambini che sono stati costretti a lasciare le case e si sono rifugiati in altre città dell’Ucraina, insieme con 5,3 milioni di adulti. L’Unicef ora chiede alla comunità internazionale, a cominciare dagli Stati Uniti, di stanziare 1,1 miliardi di dollari da destinare in parte a questa emergenza rimasta finora nell’ombra.

Ore 07:25 - Nuovi attacchi con droni in territorio russo

Una base aerea russa è stata colpita nella notte in un attacco con droni a Kursk, a 280 km dal confine con l’Ucriana. Lo ha reso noto un alto funzionario ucraino. Anton Gerashchenko, uno degli uomini più vicini al presidente Volodymyr Zelensky, ha parlato di «due esplosioni vicino all’aeroporto», precisando che «un drone sconosciuto ha colpito una struttura militare» nella regione di Kursk.

I filmati che circolano online sembrano mostrare una serie di esplosioni che scuotono la città nella Russia occidentale verso le 22 ora locale. Secondo l’agenzia russa Ria Novosti, che cita il governatore regionale Roman Starovoit, la difesa aerea ha funzionato e non ci sono state vittime o danni. A inizio dicembre droni ucraini avevano colpito l’aeroporto di Kursk, causando un incendio in un deposito di carburante. Gli attacchi di droni ucraini in territorio russo segnano un ulteriore sviluppo nella guerra tra Mosca e Kiev.

Ore 07:47 - Il Canada ripristina le sanzioni contro le turbine Nord Stream

Dopo la temporanea esclusione dalle sanzioni delle unità per il gasdotto Nord Stream, le autorità canadesi hanno ripristinato le restrizioni perché la loro sospensione non «serve più allo scopo originario». Putin ha dimostrato che non è mai stata sua intenzione ripristinare la piena operatività del Nord Stream 1, e il gasdotto stesso è stato disattivato, motivo per cui il governo canadese ha deciso di annullare l’esenzione temporanea dalle sanzioni che consentiva la restituzione alla Germania delle turbine riparate a Montreal», hanno dichiarato il ministro degli Esteri canadese Melanie Joly e il ministro delle risorse naturali Jonathan Williams in una dichiarazione congiunta.

l gasdotto sotto il Mar Baltico è stato chiuso per riparazioni il 31 agosto ma non è stato riavviato. Fu gravemente danneggiato un mese dopo quando fu colpito da una serie di esplosioni . I governi europei sospettano che le rotture del gasdotto e di un altro chiamato Nord Stream 2 siano state causate da sabotaggi. Putin ha definito “folli” le affermazioni occidentali secondo cui la Russia era dietro le esplosioni.

Ore 07:55 - Kiev: drone su base aerea di Mosca a Kursk

Una base aerea russa a Kursk, nell’ovest del Paese, è stata colpita ieri sera da un drone: lo ha reso noto su Telegram Anton Gerashchenko, consigliere del presidente ucraino Zelensky. Lo riporta il Guardian. Un «drone sconosciuto ha colpito una struttura militare a Kursk», ha scritto Gerashchenko citando notizie di media russi. Gerashchenko ha aggiunto che ci sono state «due esplosioni». Secondo il governatore regionale di Kursk, Roman Starovoit, citato dall’agenzia Ria Novosti, «la difesa aerea ha funzionato». Non ci sarebbero vittime né danni.

Ore 08:36 - Gb: truppe russe in Bielorussia non sufficienti per nuovo assalto a Nord

Il recente dispiegamento da parte della Russia di unità aggiuntive di riservisti mobilitati in Bielorussia, così come l’esercitazione di truppe bielorusse nel nord-ovest del Paese, difficilmente costituiranno una forza in grado di condurre con successo un nuovo assalto nel nord dell’Ucraina, secondo il Ministero della Difesa britannico. «La Bielorussia ha svolto un ruolo chiave nell’assalto della Russia a Kiev dal 24 febbraio 2022. Tuttavia, è improbabile che le truppe bielorusse e le unità russe costituiscano attualmente una forza in grado di condurre con successo un nuovo assalto nel nord dell’Ucraina», si legge nell’ultimo report dell’intelligence.

Ore 09:49 - Freddo e neve: l'Ue si prepara a una nuova ondata di rifugiati

(Marta Serafini, inviata Medyka al confine tra Polonia e Ucraina) Mentre l'inverno si avvicina all'Europa e la Russia continua a colpire le centrali elettriche e idriche ucraine, gli Stati membri dell'Ue si preparano ad una nuova ondata di arrivi di rifugiati dall’Ucraina. Un flusso che coincide anche con un aumento - rispetto ai mesi della pandemia - di arrivi di altri rifugiati dal Mediterraneo. Parlando dell’Ucraina, Ylva Johansson, commissario per le migrazioni dell'UE ha dichiarato: «L'obiettivo di Putin è creare una crisi dei rifugiati e fare ancora più pressione su di noi». In realtà il numero di rifugiati ucraini che hanno scelto di tornare è aumentato negli ultimi mesi. Circa 20.000 persone sono rientrate in Ucraina dalla Polonia domenica scorsa, più o meno lo stesso numero di quelle che ne sono uscite, secondo l'agenzia di frontiera polacca. Ma è improbabile che questo equilibrio duri: i funzionari del governo ucraino hanno affermato che le persone al di fuori del Paese non dovrebbero considerare di tornare durante i mesi invernali, date le preoccupazioni per le risorse già esaurite.

Fin qui, molti sfollati hanno cercato rifugio nell'Ucraina occidentale, in particolare nelle aree rurali meno dipendenti dalla rete energetica nazionale. Dmytro Lubinets, presidente della commissione parlamentare ucraina per i diritti umani, ha dichiarato il 14 dicembre che quasi 8 milioni di ucraini, che costituiscono circa il 20% della popolazione ucraina prima della guerra, sono fuggiti dal Paese da febbraio. E 4,9 milioni di persone hanno dovuto trasferirsi a causa della brutale guerra della Russia. Di queste, un terzo sono pensionati o individui con disabilità. Il tutto senza considerare i 13 milioni che vivono ancora nei territori occupati dai russi o nelle aree in cui continuano i pesanti combattimenti.

Ore 10:00 - Mosca: gli Usa non possono sottrarsi alla responsabilità del terrore

«Washington, che è di fatto diventata parte del conflitto, non potrà sottrarsi al coinvolgimento nel terrore scatenato dal regime di Kiev contro la popolazione civile della Russia e sollevarsi dalla responsabilità per la morte e la distruzione causate dalle armi americane»: lo ha detto la portavoce de ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, come riporta Ria Novosti. Zakharova ha ricordato una serie di attacchi ucraini contro città russe, sottolienando che «tali azioni di Kiev sono condotte con l'approvazione degli Stati Uniti , che sono direttamente coinvolti nella guida dell'artiglieria e dei sistemi missilistici».

Ore 10:17 - Mosca contro l'Onu: inaccettabile la visita di Griffiths a Kherson

La recente visita a Kherson di Martin Griffiths, vicesegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, è «provocatoria e inammissibile»: lo ha dichiarato Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, citata da Tass. «La visita di Griffiths a Kherson e alla regione russa, dove i cittadini hanno votato durante un referendum per l'adesione alla Federazione Russa e sono stati accettati, è intenzionalmente provocatoria ed è, quindi, inammissibile».

Ore 10:19 - Michel: fiducioso su accordo per nuove sanzioni a Mosca e aiuti a Kiev

«Sul nono pacchetto sanzioni ci sono preoccupazioni da parte di alcuni Paesi, non solo l'Ungheria, l'incontro degli ambasciatori Ue avverrà in parallelo al Consiglio Europeo, sono fiducioso che si possa trovare un accordo, così come sul pacchetto di aiuti da 18 miliardi all'Ucraina». Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. «Nella prima parte si collegherà Volodymyr Zelensky e penso sia importante dare un segnale, dobbiamo lavorare nelle prossime ore».

Ore 10:25 - Attacco russo nel centro di Kherson, due morti

I russi hanno attaccato il centro di Kherson per la seconda volta in pochi giorni colpendo a 100 metri dall'edificio dell'Amministrazione statale regionale e provocando 2 morti. Lo denuncia il vice capo dell'ufficio del presidente della regione Kyrylo Tymoshenko su Telegram, citato da Ukrainska Pravda.

Ore 10:52 - Bozza vertice Ue: pronti a sostenere pace giusta

«Ad oggi, la Russia non ha mostrato alcuna reale disponibilità nei confronti di una pace equa e sostenibile. Il Consiglio europeo ribadisce di essere pronto a sostenere l'iniziativa dell'Ucraina per una pace giusta». È quanto si legge nella bozza delle conclusioni del vertice Ue.

Ore 10:53 - Mosca, la prossima settimana Putin alla seduta del Consiglio di Stato

Vladimir Putin presiederà una riunione del Consiglio di Stato russo «la prossima settimana»: lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ripreso da Ria Novosti.

Ore 11:19 - Borrell: nono pacchetto sanzioni non sarà approvato al vertice Ue

Il nono pacchetto di sanzioni contro la Russia non verrà approvato durante il Consiglio europeo in corso a Bruxelles. Lo ha detto l'Alto rappresentante Ue per la Politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, al suo arrivo al Consiglio europeo di Bruxelles. «Non credo che l'accordo venga da questo incontro. Dovremo continuare a lavorare a livello degli ambasciatori Ue», ha detto Borrell.

Ore 11:23 - Mosca: il Vaticano si è scusato per le parole del Papa

La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova sostiene che Mosca abbia ricevuto dalla Santa Sede una dichiarazione in cui la segreteria di Stato del Vaticano «si scusa con la parte russa» per le dichiarazioni di Papa Francesco, che in un'intervista alla rivista dei gesuiti «America» aveva affermato che nella guerra in Ucraina, «in generale, i più crudeli sono forse quelli che sono russi ma non sono della tradizione russa, come i ceceni, i buriati e così via». Lo riporta la Tass.

Ore 12:16 - Zelensky: resistiamo al terrore missilistico della Russia

«Le migliaia di missili lanciati quest'anno dalla Russia contro l'Ucraina potrebbero distruggere le infrastrutture di qualsiasi Paese. Ma gli ucraini resistono efficacemente al terrore missilistico del nemico». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.

Ore 12:24 - Blackout completo a Kherson dopo i raid russi

I bombardamenti russi di stamattina hanno tagliato l'elettricità a Kherson: lo denuncia il governatore Kyrylo Tymoshenko. L'attacco ha colpito il centro della città e ha causato almeno due morti.

Ore 13:27 - Mosca: «È Kiev a rifiutare la diplomazia»

La responsabilità di quanto sta accadendo in Ucraina «ricade sul rifiuto della diplomazia da parte del regime di Kiev». Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Lo riporta Ria Novosti. Zakharova ha sottolineato come non sia stata Mosca «a interrompere i negoziati lo scorso aprile».

Ore 13:29 - Capo forze armate ucraine: «I russi tenteranno di nuovo di prendere Kiev»

L’esercito russo tenterà di nuovo di prendere Kiev. Lo ha dichiarato il capo delle forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny, in un’intervista all’Economist. «I russi stanno preparando circa 200 mila nuove truppe», ha detto, «non ho dubbi che faranno un altro tentativo a Kiev». Secondo Zaluzhny, la mobilitazione russa di 300 mila riservisti e soldati ha funzionato: «Potrebbero non essere così ben equipaggiati, ma rappresentano comunque un problema per noi. Stimiamo che abbiano una riserva di 1,2-1,5 milioni di persone».

Ore 13:45 - Kiev: «Non ci sarà tregua per Natale»

Il vice capo delle forze armate ucraine Oleksiy Gromov, ha annunciato durante un briefing al Military Media Center, che non ci sarà una tregua per Natale con l’esercito russo. Lo riporta Unian. «Credo che ci sarà un completo cessate il fuoco da parte nostra solo quando non rimarrà un solo occupante sulla nostra terra», ha aggiunto Gromov.

Ore 13:49 - Attacco di droni russi nella regione di Odessa

La regione di Odessa è stata attaccata dai droni russi e i sistemi di difesa aerea si sono attivati. È quanto riferito dall’agenzia di stampa «Rbk Ucraina». Le autorità regionali non hanno ancora commentato la situazione, il segnale di allerta aerea non è stato diramato.

Ore 13:51 - Putin: «Folle la politica Ue sul price cap al gas»

La politica europea sul tetto al prezzo del gas «è folle». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin mentre il Consiglio europeo sta esaminando il dossier a Bruxelles.

Contro la Russia è stata lanciata «un’aggressione sanzionatoria senza precedenti» che mirava a «schiacciare la nostra economia provocando un’inflazione distruttiva», aggiunge Putin durante la riunione del Consiglio per lo sviluppo strategico e i progetti nazionali.

Putin ha inoltre dichiarato che «la contrazione del Pil» della Russia «entro la fine dell’anno è prevista intorno al 2,5%».

Ore 14:12 - Putin: la Russia ha esportato 22 milioni tonnellate di grano

La Russia ha esportato circa 22 milioni di tonnellate di grano negli ultimi cinque mesi ed è pronta a fornire altri 4-5 milioni di tonnellate entro la fine dell'anno: lo ha detto Putin alla riunione del Consiglio per lo sviluppo strategico e i progetti nazionali. «La Russia ha esportato - ha detto - circa 22 milioni di tonnellate di grano solo negli ultimi cinque mesi, prevalentemente verso Paesi asiatici e africani. Siamo pronti a fornire altri 4-5 milioni di tonnellate di grano entro la fine di quest'anno, ed entro la fine dell'anno agricolo, cioè entro il 30 giugno 2023, considerando il raccolto da record - e abbiamo un raccolto da record, vorrei congratularmi ancora una volta con la comunità rurale - saremo in grado di portare le forniture totali per l'esportazione a 50 milioni di tonnellate».

Ore 14:48 - Zelensky ai leader Ue: «Il terrore energetico della Russia va sconfitto»

«Il terrore energetico della Russia deve essere sconfitto in tutte le sue forme». Lo ha Zelensky in video collegamento al summit dei leader Ue. Aggiungendo: «Il ricatto energetico russo, qualsiasi azione distruttiva della Russia contro le infrastrutture critiche in Ucraina o, ad esempio, contro i cavi sottomarini e i gasdotti in Europa, qualsiasi tentativo di destabilizzare i mercati del gas e del petrolio o il settore dell'energia nucleare devono ricevere risposte forti da tutta l'Europa».

Ore 15:11 - H&M lascia Russia e Bielorussia: chiusi gli ultimi negozi

L’azienda di moda H&M ha dichiarato di aver chiuso i suoi ultimi negozi in Russia e Bielorussia, concludendo così il suo progressivo ritiro da quei Paesi a causa del conflitto ucraino. Lo riporta il Guardian. Dopo aver interrotto le vendite in Russia a marzo dopo l’invasione dell’Ucraina, H&M ha annunciato a luglio che si sarebbe ritirata dalla Russia al costo di 2,1 miliardi di corone svedesi (circa 193 milioni di euro). «Le operazioni del gruppo H&M in Russia e Bielorussia sono state chiuse durante il trimestre, con lo stock rimanente venduto e gli ultimi negozi chiusi il 30 novembre», ha dichiarato il gruppo in una nota. La Russia era il sesto mercato più grande del gruppo alla fine del 2021 e ha rappresentato oltre 2 miliardi di corone di entrate nell’ultimo trimestre dello scorso anno.

Ore 15:16 - Zelensky a Ue: «Ci servono 2 miliardi di metri cubi di gas per prossimi sei mesi»

Di fronte all’offensiva russa e ciò che ne deriva, «perché i prossimi sei mesi passino senza stravolgimenti abbiamo bisogno di supporto nell’acquisto del volume di gas». Nello specifico «si tratta di circa due miliardi di metri cubi di gas». Lo afferma il presidente dell’Ucraina, Volodymir Zelensky, nel corso dell’intervento in video-collegamento con i capi di Stato e di governo dell’Ue, riuniti a Bruxelles per il vertice del Consiglio europeo.

Ore 15:31 - Lagarde: «Guerra rimane significativo rischio per economia»

«I rischi per le prospettive di crescita economica sono al ribasso, soprattutto nel breve termine. La guerra contro l’Ucraina rimane un significativo rischio al ribasso per l’economia. Anche i costi dell’energia e dei generi alimentari potrebbero rimanere costantemente più alti del previsto. Potrebbe esserci un ulteriore freno alla crescita nell’area dell’euro se l’economia mondiale dovesse indebolirsi più bruscamente di quanto ci aspettiamo». Così la presidente della Bce, Christine Lagarde, in conferenza stampa.

Ore 15:38 - A processo un’artista russa che denunciò la guerra in Ucraina

Rischia fino a 10 anni di carcere l’artista russa Alexandra Skotchilenko, arrestata per aver sostituito i cartellini dei prezzi di un supermercato con messaggi contro l’offensiva in Ucraina. Il processo si è aperto oggi a San Pietroburgo e diversi media indipendenti russi hanno pubblicato immagini che la mostrano sorridente mentre entra in aula ammanettata e scortata da due agenti di polizia, tra gli applausi delle persone accorse a sostenerla.

La donna, 32 anni, è accusata di aver «diffuso informazioni false» sui militari russi con istigazione «all’odio politico». L’artista ha ammesso di aver sostituito le etichette al supermercato, ma ha negato la sua colpa e assicurato che i suoi messaggi non contenevano informazioni fuorvianti.

Ore 16:13 - Esplode pacco regalo consegnato a capo polizia polacco, ferito

Un regalo consegnato dai servizi segreti ucraini a un comandante della polizia polacca in visita nel Paese è esploso nella sede centrale della polizia di Varsavia. Lo ha reso noto il ministero dell’Interno polacco, secondo cui il pacco era stato consegnato a Jaroslaw Szymczyk, rimasto ferito nell’esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 7.50 e per questo ricoverato in ospedale. Ferito anche un impiegato civile del commissariato, curato sul posto.

Secondo il ministero dell’Interno, Szymczyk si era recato lo scorso fine settimana in Ucraina, dove aveva incontrato i capi della polizia ucraina e del Servizio per le situazioni di emergenza. Nell’ambito di questo incontro di lavoro, il funzionario polacco aveva ricevuto un dono dai rappresentanti della sicurezza ucraina. Le autorità polacche hanno ora deferito il caso alla Procura nazionale e hanno chiesto «spiegazioni» a Kiev.

Ore 16:46 - Kiev: «Mosca prepara un attacco su vasta scala in inverno»

La Russia sta ammassando truppe e armi per una nuova grande offensiva invernale in Ucraina. È quanto emerge dagli ultimi briefing del presidente Volodymyr Zelensky e dei suoi generali ripresi dal settimanale britannico The Economist. Un attacco su vasta scala dal Donbass, da sud o anche dalla Bielorussia potrebbe essere sferrato già a gennaio o al massimo in primavera. Le truppe di Mosca punteranno a respingere le forze ucraine e potrebbero persino organizzare un secondo tentativo di prendere la capitale Kiev.

Ore 16:55 - Zelensky si congratula con la premier Frederiksen per la formazione del nuovo governo

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è congratulato con la premier danese Mette Frederiksen per il successo nella formazione del nuovo governo. «Attendo con impazienza la nostra ulteriore fruttuosa cooperazione per il raggiungimento della pace in Europa», ha scritto Zelensky su Twitter.

Ore 17:00 - Gli Usa sanzionano l’oligarca russo Potanin

Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni finanziarie contro uno degli uomini più ricchi della Russia, Vladimir Potanin, storico magnate del nichel fin dall’epoca di Boris Ieltsin. Lo hanno annunciato oggi il dipartimento del Tesoro e il dipartimento di Stato, in una nota. L’oligarca vicino al presidente russo Vladimir Putin è già stato colpito dalle misure dell’Ue.

Ore 17:08 - Capo forze armate di Kiev: «Licenziati 10 generali, uno suicida»

«Mi fido dei miei generali ma dall’inizio della guerra ne ho licenziati dieci perché non erano all’altezza. Un altro si è suicidato». Così il capo delle forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny, in un passaggio di una lunga intervista all’Economist. Lo riporta Ukrainska Pravda.

Ore 17:33 - Fonti Ue: Polonia dà l’ok a pacchetto di aiuti all’Ucraina

È stato trovato l’accordo per sbloccare gli aiuti da 18 miliardi di euro all’Ucraina. Lo riportano fonti qualificate. La Polonia ha infatti ritirato l’obiezione sulla global minimum tax, circostanza che aveva bloccato il via libera all’intero pacchetto, che comprende anche l’ok condizionato al Pnrr ungherese e il congelamento del 55% dei fondi di coesione Ue destinati a Budapest.

Ore 18:53 - Gli ucraini colpiscono in Russia e aspettano le «bombe intelligenti» dagli Usa

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Gelo sul terreno e freddo lungo i canali diplomatici: per ora Russia e Ucraina non prevedono tregue, neppure natalizie, ripetono che il conflitto è destinato a proseguire nonostante i contatti, che pure esistono, «esplorazioni» per vedere di arrivare al negoziato.

Ore 19:10 - La Germania consegna a Kiev missili e veicoli corazzati

La Germania ha consegnato all’Ucraina missili per il sistema di difesa area IRIS-T, due veicoli corazzati e 30 mila proiettili da 40 mm. Lo ha dichiarato in una nota il governo federale tedesco, come riporta Unian. Inoltre, sono state consegnate 5 mila munizioni da 155 mm, 4 ambulanze e 18 veicoli cargo.

Ore 23:11 - Zelensky, Kherson colpita dai russi almeno 16 volte solo oggi

L’esercito russo ha colpito Kherson «più di 16 volte» oggi. Lo ha denunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mentre la città, liberata da Kiev l’11 novembre, è sottoposta a pesanti bombardamenti che l’hanno privata dell’elettricità. «Solo dall’inizio di questa giornata, la Russia ha bombardato Kherson più di 16 volte! Solo in un giorno!», ha affermato nel suo intervento serale, condannando anche i «brutali attacchi russi» nel Donbass e nella regione di Kharkiv.

Ore 23:57 - Scholz, determinati a sostenerla finché necessario

«Il nostro messaggio a Zelensky rimane invariato» ed è nell’Ue «la nostra comune determinazione a sostenere l’Ucraina fino a quando sarà necessario dal punto di vista politico, materiale, finanziario e anche con le armi». Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz al termine del Consiglio europeo in cui anche il presidente ucraino è intervenuto in collegamento. «Gli Stati dell’Unione europea sono stati al fianco dell’Ucraina fin dall’inizio», «ha il nostro pieno sostegno nella difesa della sua sovranità e integrità territoriale», ha aggiunto.

Ore 00:21 - Von der Leyen: adottata proposta per altri 18 miliardi a Kiev

«L’Unione europea è in prima linea nel sostegno al suo vicino, come dovrebbe essere e tale rimarrà. Abbiamo sostenuto finanziariamente l’Ucraina con 19,7 miliardi di euro. Grazie alla presidenza ceca, è stata adottata oggi la nostra proposta per ulteriori 18 miliardi di euro per il prossimo anno». Lo dice la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, in conferenza stampa a margine del Consiglio europeo a Bruxelles.

Ore 00:38 - Michel, soddisfatti, mantenuti gli impegni verso Ucraina

«Siamo molto soddisfatti, siamo riusciti a raggiungere decisioni e abbiamo mostrato l’unità europea. Iniziando dall’Ucraina: con i 18 miliardi di aiuti mostriamo che l’Ue rispetta i suoi impegni». Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel al termine del Consiglio Europeo.

Ore 00:55 - Michel, con nuove sanzioni manteniamo elevata la pressione sul Cremlino

L’Unione europea mantiene elevate le pressioni sulla macchina da guerra del Cremlino, grazie al nono pacchetto di sanzioni nei confronti della Federazione Russa. Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, durante la conferenza stampa finale del vertice Ue a Bruxelles. «Questo pacchetto ci consente di trovare una giusta strada tra la fermezza, mantenendo elevate le pressioni sul Cremlino, e la necessita’ di garantire la sicurezza alimentare in Ucraina», ha detto.

Ore 01:41 - Macron: urgente una tregua di bombardamenti

La materia «più urgente» da discutere con la Russia è «una tregua nei bombardamenti e negli attacchi di droni», perché chiedere un cessate il fuoco vorrebbe dire anche fermare l’avanzata delle forze armate ucraine nella riconquista del loro «territorio». Lo dice il presidente francese Emmanuel Macron, in conferenza stampa a Bruxelles al termine del summit. Bombardamenti e attacchi con i droni contro i civili, ricorda, sono «crimini di guerra» e non sono nella «natura dell’operazione speciale» lanciata da Vladimir Putin contro l’Ucraina. «La seconda cosa è la sicurezza nucleare», per la quale «lavoriamo con l’Aiea. Ci sono stati degli scambi a livello di équipe: chiamerà Sergey Lavrov per aiutare a finalizzare questo accordo», conclude.

Ore 01:56 - Pochi docenti a Kharkiv, universitari tengono lezioni

A causa della mancanza di insegnanti, nella regione di Kharkiv 60 studenti universitari sono stati coinvolti nel processo educativo e conducono le lezioni online. Lo ha riferito il servizio stampa dell’Amministrazione militare regionale di Kharkiv, come riporta Ukrinform . «A causa dell’invasione su vasta scala della Federazione Russa, non solo le istituzioni educative sono state distrutte, ma anche il numero degli insegnanti è diminuito» ha riferito il Dipartimento di Scienze ed Educazione dell’Accademia delle Scienze dell’Ucraina. A effettuare le lezioni sono 44 studenti dell’Università Pedagogica Nazionale di Kharkiv e 16 studenti dell’Accademia umanitaria e pedagogica di Kharkiv, che insegnano lingua e letteratura ucraina, geografia, storia e diritto, biologia, chimica, inglese e tedesco.

Washington Post: l'Ucraina è al collasso. Piccole Note il 15 Dicembre 2022 su Il Giornale.

L’Ucraina sta precipitando in un abisso: la sua economia, la sua finanza stanno collassando e l’aiuto finanziario promesso dell’Occidente, già stimato sui 55 miliardi di dollari, non sarà sufficiente a salvarla. Serve di più, almeno altri 24 miliardi di dollari per il prossimo anno.

Questo quadro fosco è emerso nel corso di “una riunione a porte chiuse tenuta presso la Banca nazionale dell’Ucraina” di cui danno conto Jeff Stein e David L. Stern sul Washington Post.

Nell’articolo si spiega che l’entità iniziale degli aiuti occidentali necessari, cioè i 55 miliardi, era una previsione fatta prima che iniziassero i bombardamenti sulle infrastrutture del Paese, che hanno ulteriormente aggravato la situazione, e ora si stima che servano almeno altri 2 miliardi al mese per evitare il collasso, con l’inflazione già arrivata al 20%.

Nella nota gli autori danno conto di una situazione disperata, con le autorità che sono arrivate a invitare i cittadini a evacuare le città in caso di blackout prolungati, mentre le manifatture e l’estrazione mineraria, che costituiscono la spina dorsale dell’economia (oltre al grano), sono in terribile sofferenza, con molte imprese già costrette a chiudere.

Attacchi prevedibili

I cronisti spiegano che si tratta di una situazione senza precedenti, dimenticando quanto accaduto all’Iraq, alla Libia e alla Siria (e in altri Paesi) nel corso dei regime-change made in Usa e non ricordando che questa è la semplice, brutale, realtà della guerra.

Gli attacchi alle infrastrutture erano più che prevedibili (nel nostro piccolo avevamo preannunciato tale sviluppo) e l’aveva fatto intendere chiaramente anche Putin, quando, prima che iniziassero, aveva chiesto l’apertura dei negoziati ammonendo che “in Ucraina non abbiamo nemmeno iniziato“.

Ma l’ammonimento era stato sommerso nel trionfalismo d’accatto che fin dal suo inizio accompagna questa guerra, la miope propaganda che spiegava come e perché i russi avessero già perso e celebrava le meravigliose armi e progressive inviate a Kiev che avrebbero dischiuso un fulgido destino alle forze ucraine.

Una distrazione di massa utile a eludere i costi reali della guerra. Per evitare che l’opinione pubblica potesse e possa chiedersi se valga la pena continuare a inviare armi o accogliere le richieste russe di aprirsi a un compromesso.

Se cioè parte del Donbass e la Crimea, cioè il prezzo del compromesso, valga più dell’intera ucraina, che più passa il tempo, più verrà degradata. Una constatazione, quest’ultima, ovvia, che pure è elusa dallo stolido slogan che recita come l’invio di armi serva a far sì che l’Ucraina arrivi al tavolo dei negoziati in una posizione di forza.

Ad oggi la situazione dice tutto il contrario: tre, quattro mesi fa Kiev avrebbe avuto molta più forza di adesso a quel tavolo e tale parabola discendente non sembra destinata a mutare a breve.

Tale situazione si ripercuote nei Paesi d’Occidente, chiamati a distogliere parte delle già erose ricchezze destinate ai propri cittadini per supportare Kiev, che oltre ai miliardi di dollari suddetti ne chiede altrettanti sotto forma di armamenti (alle industrie di armi e dell’energia, che stanno lucrando grassi guadagni, non viene chiesto nulla, ovviamente…).

 Di corruzione (e) digitale

Rimandando all’articolo del Washington Post per i dettagli sul collasso del Paese e sulle sofferenze dei suoi cittadini, ne riportiamo un cenno che ci sembra significativo: “Dominata da oligarchi e perennemente bisognosa di salvataggi, l’Ucraina era un disastro finanziario molto prima dell’invasione russa. La guerra in piena regola ha mandato la sua economia in tilt”.

Il corsivo è nostro e serve a sottolineare un passaggio apparentemente anodino che ricorda quel che molti, dall’inizio della guerra, hanno dimenticato, che cioè l’Ucraina per anni è stata indicata come “la nazione più corrotta d’Europa”, come da titolo del Guardian del 2015 (solo per fare un esempio, potremmo citare ben altro).

Tale corruzione è presumibilmente aumentata con il conflitto, anche perché il governo ha dichiarato fuorilegge tutti i partiti di opposizione e chiuso tutti i media non allineati. Senza nessun controllo, si sa, la corruzione dilaga. Così tanti finanziamenti dell’Occidente saranno in parte stornati per arricchire i pochi (i conti offshore sono di facile apertura).

Particolare curioso, anche se forse non eccessivamente significativo, che si aggiunge a un altro che riprendiamo sempre dall’articolo, che riferisce come l’unico settore in crescita sia quello del digitale, nonostante il WP lamenti le interruzioni di internet tanto frequenti, fonte di danni enormi a imprese e cittadini.

A magnificare le sorti del digitale ucraino è “Mykhailo Fedorov, vice primo ministro della trasformazione digitale”. Il particolare ci ha incuriosito perché tale ministero, come abbiano accennato in una nota pregressa, si era rivolto al colosso delle criptovalute FTX per creare un canale di aiuto in valuta digitale verso l’Ucraina.

FTX, come si sa, è appena fallita e il suo improbabile Ceo, Sam Bankman-Fried, è stato arrestato alle Bahamas per bancarotta (arresto avvenuto poco prima di comparire davanti al Comitato per i servizi finanziari della Camera, dove avrebbe potuto essere torchiato dai parlamentari senza reti di protezione… non testimonierà).

Particolari, nulla più, che si perdono nell’assordante frastuono delle armi.

Ucraina - Yemen: i tragici parallelismi delle due guerre. Piccole Note il 16 dicembre 2022

Gli Stati Uniti continueranno a sostenere la guerra in Yemen iniziata nel 2015, quando Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti invasero il piccolo Paese del Golfo, uno dei più poveri del mondo, dove una ribellione aveva posto fine al dispotico regime del burattino di Riad Mansur Hadi.

La promessa a vuoto di Biden

La guerra ha provocato una delle più gravi crisi umanitarie del mondo, come hanno dichiarato le Nazioni Unite e l’Unicef nei ripetuti appelli che hanno accompagnato questa guerra, puntualmente ignorati dai media internazionali perché le bombe che cadevano sui civili non erano russe, ma americane.

All’inizio del suo mandato, Biden aveva dichiarato che avrebbe posto fine all’impegno Usa in Yemen, ma finora non se n’è fatto nulla. La pietra d’inciampo di questa vicenda, al di là della propaganda, sono i rapporti dei ribelli houti con Teheran, che fa di questo conflitto una guerra per procura contro l’Iran.

La guerra in Yemen, infatti, è una sorta di guerra ucraina in salsa mediorientale su scala ridotta. I falchi anti-Teheran che allignano a Washington la sostengono strenuamente perché è un modo per erodere le risorse di Teheran, che sostiene i ribelli di religione sciita, credo che ha in Teheran il suo faro.

Ma soprattutto per negare all’Iran una vittoria sul campo, dal momento che così sarebbe interpretata una risoluzione del conflitto che non veda la secca sconfitta degli houti (come è inaccettabile una vittoria di Putin in Ucraina).

Così hanno spinto l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi in questa guerra, assicurando loro che il sostegno americano, di armi e di intelligence (anche qui si possono vedere i paralleli con quanto avviene a Kiev) avrebbero assicurato una pronta vittoria agli invasori.

Non è andata così e i Paesi del Golfo hanno iniziato a ripensare il loro coinvolgimento in questa tragica avventura. Un vacillare che negli ultimi tempi, grazie al cauto quanto tacito ripristino dei rapporti con Teheran (Reuters) – coinciso con l’allentamento dei vincoli che legavano a doppio filo i Paesi del Golfo agli Usa – hanno creato le basi per un cessate il fuoco di sei mesi.

La risoluzione per chiudere la catastrofe umanitaria

La tregua, però, è scaduta all’inizio di ottobre (anche se le ostilità non sono ancora riprese) e alcuni esponenti del Congresso americano, guidati da Bernie Sanders, avevano immaginato che fosse giunto il momento di porre fine all’ennesima guerra infinita degli Stati Uniti.

Così Sanders e i suoi hanno preparato una risoluzione da portare all’attenzione del Congresso degli Stati Uniti, nella quale si chiedeva la fine dell’impegno Usa in Yemen. Una risoluzione che aveva attratto l’adesione “di un gruppo bipartisan di oltre 100 esponenti del Congresso alla Camera”.

“Dobbiamo porre fine al coinvolgimento non autorizzato e incostituzionale delle forze armate statunitensi nella catastrofica guerra guidata dai sauditi nello Yemen – ha dichiarato Sanders – e il Congresso deve riprendere la sua autorità sulla guerra. Più di 85.000 bambini nello Yemen sono già morti di fame e altri milioni stanno affrontando carestie e morte imminenti”.

“Più del 70% della popolazione dello Yemen fa attualmente affidamento sull’assistenza alimentare umanitaria e le Nazioni Unite hanno avvertito che il bilancio delle vittime potrebbe salire a 1,3 milioni di persone entro il 2030. Questa guerra ha creato oggi la peggiore crisi umanitaria del mondo ed è giunto il momento di porre fine alla complicità degli Stati Uniti a questi orrori. Votiamo a favore di questa risoluzione, così possiamo concentrarci sulla diplomazia per porre fine alla guerra”.

“Milioni di yemeniti innocenti hanno sopportato sofferenze indicibili e sono preda di una catastrofe umanitaria dall’inizio della guerra civile yemenita”, ha affermato la senatrice Elizabeth Warren. “Il popolo americano, attraverso i suoi rappresentanti eletti al Congresso, non ha mai autorizzato il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra, ma ha abdicato ai suoi poteri costituzionali e non è riuscito a impedire al nostro Paese di coinvolgersi in questa crisi”.

Contrordine, compagno Sanders

Ma l’amministrazione Biden ha fatto pressione sul Congresso perché la risoluzione non fosse votata, minacciando anche di utilizzare il potere di veto che la Costituzione accorda al presidente.

Così Sanders ha fatto retromarcia, affermando che dalla Casa Bianca gli avevano spiegato che l’eventuale voto a favore di tale risoluzione avrebbe impedito la pace, che pure il presidente vorrebbe, aggiungendo che non vedeva l’ora di lavorare con questi su tale prospettiva.

Una giustificazione alquanto surreale, perché non si vede come una risoluzione che impone la pace sia dannosa alla stessa. Nel caso specifico si è ripetuto quanto accaduto per la guerra ucraina, altro tragico parallelo, quando l’ala progressista del partito democratico inviò una lettera a Biden sollecitandolo a imboccare la via della diplomazia, missiva sconfessata dagli stessi autori solo 24 ore dopo la sua pubblicizzazione.

Si può notare, ovviamente, che se gli Stati Uniti si sfilassero dalla guerra, Arabia Saudita ed Emirati firmerebbero subito la pace, non potendo sostenere lo sforzo bellico. Infatti, come scrive Forbes: gli Stati Uniti “hanno fornito decine di miliardi di dollari in bombe, missili, aerei da combattimento ed elicotteri d’attacco all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti (UAE), armamenti che sono stati la spina dorsale dello sforzo bellico saudita/UAE”. Oltre, ovviamente all’intelligence su obiettivi e altro (Reuters).

Secondo una stima delle Nazioni Unite alla fine del 2021 la guerra avrebbe causato la morte di 377.000 persone, tra vittime dirette e indirette (cioè morte di fame, malattie e stenti). “Più di 11.000 bambini sono stati uccisi o mutilati a causa del conflitto in Yemen, secondo l’UNICEF – una media di quattro al giorno“.

Tale la brutalità dispiegata in Yemen, guerra che ha una copertura mediatica infima rispetto a quella ucraina per ovvie ragioni. Tale la tragica ipocrisia di quanti si ergono a campioni della libertà e dei diritti umani, in Ucraina e nel mondo.

Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per “la Repubblica” il 16 dicembre 2022. 

Sarà la Crimea la moneta di scambio che apre un negoziato di pace tra Russia e Ucraina? A sollevare pubblicamente l'interrogativo sono un articolo di Boris Johnson sul Wall Street Journal e uno di Henry Kissinger sullo Spectator , settimanale filo-conservatore inglese. 

L'ex-premier britannico scrive che se le truppe russe si ritirassero fino al territorio ucraino che occupavano prima del 24 febbraio scorso, questa potrebbe essere una base per riaprire le trattative fra Kiev e Mosca. Johnson lascia intendere che l'Ucraina non porrebbe la liberazione della Crimea e di una parte del Donbass, occupati dalla Russia fin dalla precedente invasione del 2014, come precondizione per l'inizio di colloqui di pace.

L'ex-segretario di Stato americano avanza una proposta simile, affermando che la Russia dovrebbe ritirarsi soltanto dai territori ucraini conquistati dal febbraio di quest' anno. Le terre occupate quasi un decennio fa, inclusa la Crimea, «potrebbero essere oggetto di un negoziato dopo il cessate il fuoco», afferma il veterano della diplomazia Usa, aggiungendo che, se il negoziato non riuscisse a risolvere la questione, si potrebbero indire «referendum con supervisione internazionale » sull'autodeterminazione dei popoli di quei territori.

L'intervento di Johnson è particolarmente degno di nota, perché l'ex-primo ministro britannico era il leader occidentale più vicino a Volodymyr Zelensky. Ciò non vuol dire che il suo articolo sia concordato con il presidente ucraino, ma insieme alle parole di Kissinger è un segnale che qualcosa potrebbe muoversi dietro le quinte. 

[…]  In questo scenario l'Ucraina perderebbe la Crimea e parte del Donbass, ma resterebbe indipendente, democratica, candidata a entrare nella Ue, assistita dalla Nato; la Russia perderebbe molto di più, vanificando tutti gli obiettivi dell'invasione lanciata nel febbraio scorso. Il problema è che convincere Putin a ritirarsi ai confini del 2014 sarebbe più difficile che convincere Zelensky a rinunciare a Crimea e Donbass. Il negoziato potrà iniziare solo quando il capo del Cremlino capirà che con la guerra non ottiene niente e che proseguendola rischia di perdere il potere.

La verità della guerra, secondo Merkel. Storia di Massimo Nava su Il Corriere della Sera il 16 dicembre 2022. 

La narrazione comunemente condivisa dell’aggredito e dell’aggressore, della vittima e del carnefice, serve a una comprensione etica della guerra in Ucraina, ma non a spiegare politicamente la genesi del conflitto, che poteva essere almeno contenuto. A futura memoria, ci dà una mano una testimone d’eccezione, Angela Merkel, peraltro intellettualmente disinteressata, essendo uscita dalla scena politica e dedita a scrivere le proprie memorie. La ex cancelliera non ci sta a passare per l’ostaggio di Putin o peggio per un’ ingenua visionaria che non aveva percepito il pericolo, secondo un’ingenerosa narrazione nel mondo politico tedesco che così si pulisce la coscienza per errori del passato, peraltro condivisi dai governi di grande coalizione. Ma non si sottrae a un’autocritica che i media del Cremlino hanno immediatamente utilizzato ad uso interno.

Angela Merkel dà una lettura degli accordi di Minsk del 2014 che avrebbero dovuto avviare un processo di pace e che invece sono serviti soltanto a preparare la guerra, dando tempo all’Ucraina di armarsi e difendersi. «Gli accordi di Minsk sono serviti a dare tempo all’Ucraina. [...] Tempo che ha usato per rafforzarsi, come possiamo vedere oggi. L’Ucraina del 2014-2015 non era l’Ucraina di oggi. Come abbiamo visto all’inizio del 2015 durante i combattimenti intorno a Debaltsevo [una città del Donbass, Oblast’ di Donetsk], Putin avrebbe potuto vincere facilmente. E dubito fortemente che all’epoca la Nato sarebbe stata in grado di aiutare l’Ucraina come lo è oggi... Era ovvio per tutti noi che il conflitto sarebbe stato congelato, che il problema non era risolto, ma questo ha solo dato tempo prezioso all’Ucraina». È un passaggio dell’intervista al settimanale Zeit. La stampa russa ne ha dato un’interpretazione a proprio uso: «Merkel: sì, abbiamo ingannato Putin sugli accordi di Minsk per guadagnare tempo». Anche Putin ha espresso disappunto, come riporta la Gazeta.ru: «Sono deluso. Francamente, non mi aspettavo di sentire queste cose dall’ex cancelliera. Ho sempre pensato che la leadership tedesca fosse sincera con noi». «Come potranno Mosca e i Paesi occidentali raggiungere un accordo ora? Quali garanzie ci saranno?» si chiedono alcuni media, pur sottolineando che il capo del Cremlino ha ribadito la sua convinzione che un accordo con i Paesi occidentali sia «inevitabile» e che la Russia sia «pronta» ad affrontarlo. Il sito economico Expert nota che «molti media russi» hanno reagito esclamando: «Abbiamo detto fin dall’inizio che gli accordi di Minsk erano una truffa!». Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, l’ha definito un «inganno» e ha spiegato che la Russia ha spesso fatto presente ai governi occidentali che l’Ucraina non stava attuando gli accordi di Minsk, ma che i timori del Cremlino sono stati sistematicamente ignorati. «Il Presidente Putin e altri nostri rappresentanti hanno continuato a ripeterlo. Ma gli altri partecipanti al processo negoziale non hanno prestato attenzione». Ma vediamo alcuni passaggi chiave dell’intervista di Angela Merkel. «Anche noi avremmo dovuto reagire più rapidamente all’aggressività della Russia», ha detto, riferendosi all’aumento del bilancio della difesa, oggetto di una disputa con il partner di coalizione Spd durante il suo mandato. Tuttavia, «non abbiamo fatto abbastanza per la deterrenza attraverso una maggiore spesa per la difesa». «Sono giunta alla conclusione che le mie decisioni di allora furono un tentativo di prevenire proprio una guerra di questo tipo. Il fatto che non abbia avuto successo non significa che i tentativi fossero sbagliati». La Merkel utilizza argomenti noti per giustificare la decisione di realizzare il Nord Stream: «A mio avviso, un blocco del gasdotto combinato con gli accordi di Minsk [avrebbe] peggiorato pericolosamente il clima con la Russia. Oggi le persone sono molto veloci nel giudicare le decisioni politiche del passato senza ricordare il contesto ed esaminare criticamente le alternative». La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha detto: «Questo dimostra che Berlino e di conseguenza l’intero Occidente in primo luogo non avevano alcuna intenzione di attuare gli accordi di Minsk, in secondo luogo fingevano di aderire alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza quando in realtà fornivano armi al regime di Kiev, in terzo luogo ignoravano tutti i crimini commessi dal regime di Kiev nel Donbass e in Ucraina per assestare un colpo decisivo contro la Russia». Gazeta.ru osserva che l’«ammissione» di Angela Merkel è stata «poco ripresa dai media occidentali e ucraini». Il presidente della Serbia è stato uno dei pochi leader stranieri a reagire. «Non cambia la questione di chi ha attaccato chi, ma cambia il nostro rapporto con ciò che è accaduto nel 2014», ha detto Aleksandar Vucic, definendolo un «chiaro segnale su chi credere e chi non credere». Da parte sua, il geopolitologo Fyodor Lukianov mette in prospettiva le parole di Angela Merkel, affermando sulla rivista russa Profil che gli accordi di Minsk corrispondono a un’epoca completamente passata: «Comprendiamo molto bene il motivo per cui la Merkel fa questo tipo di dichiarazione oggi. Perché nell’odierno sistema di valori occidentale, anche la diplomazia con Putin è vista come un complotto criminale». «È difficile immaginare che questa fase del conflitto possa concludersi con negoziati del tipo di quelli svoltisi nel 2014-2015», spiega Lukyanov.

Oggi non capiamo nemmeno cosa possa significare negoziare. Negoziare su cosa? Tutte le parti coinvolte nel conflitto hanno dichiarato che esso è di natura esistenziale. Quali compromessi si possono fare allora? D’altra parte, è utile ricordare le lezioni politiche degli accordi di Minsk, e farlo ora. In giugno, Angela Merkel era già tornata sulla questione, nel corso di una intervista pubblica con il giornalista di Der Spiegel, Alexander Osang, suo biografo. Dall’inizio della guerra in Ucraina, la ex cancelliera era stata criticata per la sua politica nei confronti di Putin durante i suoi 16 anni di potere. Pur riconoscendo di non essere riuscita a creare in Europa «un’architettura di sicurezza che avrebbe potuto evitare la guerra», già allora aveva detto di non avere nulla di cui scusarsi per il suo ruolo nella conclusione del protocollo di Minsk II nel 2015. Disse anche di avere agito in modo ragionevole nel 2008, quando si oppose all’adesione dell’Ucraina alla Nato. All’epoca, l’Ucraina «era dominata dagli oligarchi». «Non era un Paese radicato nella democrazia

Slava Ukraini!. Il messaggio di Calenda per sostenere l’Ucraina libera ed europea. Carlo Calenda su L’Inkiesta il 15 Dicembre 2022.

Il leader di Azione dopo il suo viaggio a Leopoli e Kyjiv: «Torno colpito dall'incontro con un grande popolo, ma soprattutto con il desiderio di fare il possibile per continuare ad aiutarli a difendersi dall’aggressore russo, a ricostruire il loro Paese, ad accoglierli in Europa»

Pubblichiamo il discorso di ringraziamento di Carlo Calenda al popolo Ucraino dopo il suo viaggio a Leopoli e Kyjiv.

Al ritorno da questa missione in Ucraina, cosa porto con me? Beh, intanto la consapevolezza di questo popolo straordinario. Pensate un popolo che ha perso 12 milioni di persone, di cui cinque sotto l’Unione Sovietica e sette durante la guerra dal ’30 al ’45 e che si è rialzato pezzo a pezzo dopo il 1991, quando finalmente è diventata una nazione. Un popolo molto sfaccettato, tutti parlano russo, un quarto delle persone è sposato con un russo o con una russa. Un popolo fatto di giovani molto in gamba, molto tosti, molto europei. È un popolo che si trova a confrontarsi con un’invasione che non ha voluto e non ha cercato in alcun modo. Chi dice il contrario mente.

Un popolo che è pronto però a difendersi in modo indomito e fino alla fine. Tutti gli incontri che abbiamo fatto, la prima cosa che ti dicono è continuate a darci le armi per combattere. Non lo fanno per un concetto astratto di libertà. Lo fanno perché non vogliono ricadere sotto i russi, perché riconoscono nei russi di oggi la stessa attitudine suprematista imperialista dell’Unione Sovietica.

Loro stanno combattendo per noi, sono molto grati per quello che stiamo facendo. Stanno combattendo per noi. Perché se Putin arriva ai confini dell’Europa, beh il rischio per noi diventerà esponenziale di un conflitto diretto. E quello che gli sta accadendo è di tutto. Bombardano le loro installazioni elettriche per farli morire di freddo. Loro le riparano ogni volta, sono molto efficienti.

Ti svegli la mattina con l’avviso di un bombardamento in arrivo, eppure portano i bambini a scuola, fanno la loro vita. Questo certo non sulle città del fronte. E trovi questi ragazzi straordinari che prendono il treno e vanno al fronte. Hanno 19 anni, vent’anni. E lo fanno con una determinazione e consapevolezza che ti fa pensare che c’è qualcosa che li anima, che ha una forza incredibile, forse una forza che noi abbiamo anche perso, d’animo proprio, di capacità di fare qualcosa che porta può portare al sacrificio di sé per la libertà del proprio Paese.

È un Paese straordinario e dobbiamo aiutarlo non è solo moralmente giusto farlo ma è anche dal punto di vista della sicurezza, della nostra sicurezza.

Sì. Loro vogliono la pace più di chiunque altro. Chi muore per primi sono loro, ma non vogliono la pace con la sottomissione. E sanno che quello che stanno facendo li porterà in Europa. E vedono l’Europa come il loro approdo, come la cosa che li salverà finalmente da una storia piena di lutti. Lutti che sono incredibili, dal milione di ebrei trucidati alla loro cultura rimossa da Stalin e anche successivamente dai sovietici.

Per tutte queste ragioni io torno da qui, illuminato da un incontro con un grande popolo e anche con il desiderio di fare di tutto per continuare ad aiutarli a combattere, aiutarli a ricostruire questo Paese, aiutarli ad accoglierli in Europa. E rispetto a tutto quello che vediamo nel teatrino italiano, questa è la forza di un popolo, ha una sua bellezza, sono persone luminose.

Ucraina: sulla “camera di tortura dei bambini” i media fanno l’ennesima figuraccia. Enrica Perucchietti su L'Indipendente il 16 Dicembre 2022

Una camera per detenere e torturare i bambini durante l’occupazione di Kherson. È questa l’accusa raccapricciante riferita da Dmytro Lubinets, commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada, il parlamento unicamerale ucraino, citato da Kyiv Independent. La notizia ha fatto il giro del mondo ed è stata ripresa dagli organi di stampa italiani – senza una dovuta verifica dei fatti – scandalizzando per l’ennesima volta l’opinione pubblica, proprio nel momento in cui arriva la richiesta congiunta, da parte di Ursula Von der Leyen e di Volodymyr Zelensky, di istituire un tribunale speciale per perseguire i crimini di guerra russi.

A parte la tempestività della notizia, le considerazioni da fare sono molteplici. Innanzitutto, non possiamo non ricordare che il predecessore di Lubinets, Lyudmila Denisova, aveva ammesso apertamente di aver diffuso notizie imprecise, parziali o addirittura false al punto da essere destituita dal Parlamento.

In questo caso, a corredo dell’accusa di Lubintes abbiamo delle immagini che mostrano solamente una stanza con delle sedie accatastate, alcune bottiglie d’acqua, un materasso, una coperta o un indumento e un libro. Non emerge alcuna prova che si tratti di una camera delle torture: la stanza non è attrezzata con dispositivi di tortura, non ci sono tracce ematiche né sulle sedie né sulle pareti, né altri dettagli che possano attestare la veridicità delle accuse ucraine.

L’immagine rilasciata dalle Forze armate ucraine della presunta camera di tortura è apparsa un mese dopo il ritiro delle truppe russe da Kherson: questa foto avrebbe potuto essere scattata ovunque e in qualsiasi momento. Non si sa nemmeno se la stanza si trovi in un seminterrato o altrove, come osserva il canale Telegram Warfakes. Non emergono indizi precisi volti ad avvalorare le accuse di Lubinets. Pertanto, ci si dovrebbe muovere con cautela, in quanto, in precedenza, i canali ucraini avevano già cercato di presentare fotografie di rifugi antiaerei sotterranei come prova della presenza di presunte camere di torture russe, nelle città della regione di Kherson. Come se non bastasse, le autorità ucraine lunedì 14 novembre hanno revocato ad alcuni giornalisti stranieri il permesso per svolgere il loro lavoro informativo proprio a Kherson dove, secondo gli ucraini, i russi avrebbero compiuto ripetuti “crimini di guerra”.

Un’altra osservazione da fare riguarda l’approccio dei media italiani: l’agenzia di stampa diffusa da Ansa titola: Kiev, scoperta camera di tortura per bambini a Kherson; le fa eco Rainews: Kherson, scoperta una stanza delle torture per bambini creata durante l’occupazione russa. Ancora più di impatto il titolo di Today: Guerra in Ucraina, scoperta nuova camera degli orrori a Kherson: si torturavano bambini. Chiunque legga distrattamente il titolo di questi articoli senza approfondirne il contenuto, è legittimato a ritenere fondata la notizia. I titoli non presentano nessun virgolettato ed elevano quindi la notizia immotivatamente a fatto verificato e meritorio dell’indicativo. Virgolettato adottato invece da altre testate (per es. Adnkronos). Mancano anche i condizionali che sarebbero d’obbligo dato che ci troviamo di fronte a delle accuse da parte del governo ucraino che al momento non hanno trovato riscontri. Non possiamo infatti dimenticare che molte accuse di atrocità sul campo imputate alle forze armate russe e rilanciate dai media mainstream occidentali si sono spesso rivelate delle vere e proprie bufale, come quella di una fossa comune con 132 corpi di civili, prima torturati e poi giustiziati dai russi a Makariv, vicino Kiev, oppure quella di una presunta camera delle torture.

Questo tipo di lavoro poco accurato, incurante del codice deontologico,  testimonia ancora come molti mass media appaiano più interessati a spettacolarizzare l’informazione e a orientare l’opinione pubblica, piuttosto che a verificare le notizie prima di diffonderle. La disinformazione, infatti, nasce quando si antepone, alla verifica dei fatti, il sensazionalismo e la divulgazione affrettata di dettagli eccessivi e morbosi. [di Enrica Perucchietti]

Oltre la guerra. Così le scuole ucraine permettono ai bambini rifugiati di non perdere l’anno scolastico. Micol Maccario su L’Inkiesta il 16 Dicembre 2022.

Da Torino a Milano, consentono ai piccoli di proseguire gli studi, ma anche di mantenere vivo il legame con la loro terra. Abbiamo intervistato chi, ogni giorno, lavora per dare vita a queste realtà

Tratto da Morning Future

Tutti i sabati mattina alle 10 riecheggia il suono della campanella tra le aule al primo piano della scuola salesiana torinese Valsalice. I bambini salgono le scale con gli zainetti in spalla, qualcuno porta una borsa piena di vestiti, altri chiedono informazioni su dove andare. Non è la solita campanella: Alla Chechotkina la fa suonare dal cellulare o utilizza una vera e propria piccola campana e cammina avanti e indietro lungo il corridoio. Alla Chechotkina, arrivata in Italia 13 anni fa, è la responsabile della scuola Abetka che da inizio ottobre 2022 accoglie i bambini ucraini a Torino. Il progetto è nato in due aule dell’oratorio di via Salerno, ma poi i bambini erano troppi. Allora il Valsalice ha messo a disposizione un corridoio con sei aule; quindi, la scuola si è spostata in Viale Enrico Thovez.

Attualmente partecipano una ventina di bambini divisi per età: ci sono la prima, la seconda, la quinta e la settima, quest’ultima corrisponde alla seconda media italiana. A queste si aggiunge una classe «di italiano per gli adulti, in particolare per i genitori che portano i figli e che possono fermarsi qui per imparare bene la lingua», ci spiega la responsabile della scuola. «Ancora adesso c’è gente che dopo 7-8 mesi è isolata perché non sa l’italiano e non riesce a fare le cose più semplici».

I bambini più piccoli hanno quattro anni, quelli più grandi 12. La maggior parte di loro sono arrivati negli ultimi mesi, fuggiti dall’Ucraina in seguito al conflitto; i restanti sono bilingue perché figli di famiglie miste. All’Abetka studiano lingua, storia, grammatica, cultura ucraina, i più grandi anche letteratura. «L’obiettivo», spiega Chechotkina, «è quello di mantenere la cultura e la lingua. A Torino c’erano scuole russe, ma non ce n’è mai stata una ucraina. Avevo già in mente da qualche anno quest’idea, poi la guerra mi ha spinta a organizzarmi più velocemente».

Mantenere la lingua è fondamentale per loro, anche perché i bambini stanno continuando l’anno scolastico ucraino, oltre che quello italiano. «Hanno un piano didattico personalizzato con un po’ di ore online con la scuola in Ucraina, a cui affiancano le ore in presenza in Italia perché l’obbligo scolastico qui è stabilito dalla legge», spiega la responsabile. Il governo ucraino ha infatti mantenuto la scuola il più possibile attiva, riattivando la Dad. È stata una scelta importante, volta a incrementare la coesione sociale, a unire i bambini sparsi nei Paesi europei e a non far perdere loro l’anno.

Il sabato rappresenta per gli studenti della scuola Abetka un momento di apprendimento, ma anche di svago e di unione. «È un motivo di aggregazione per gli ucraini. Prima la nostra comunità non esisteva, eravamo sparpagliati», dice.

La mattinata inizia con l’inno dell’Ucraina e poi ogni classe ha le sue lezioni. Alle 11 il corridoio si popola di bambini che corrono e fanno merenda, poi di nuovo tutti in aula e si ricomincia. Si fanno anche altre attività, oltre alla tradizionale lezione frontale.

La scuola Abetka è un caso unico nel suo genere nella zona di Torino. Il progetto però, senza l’aiuto dei salesiani e quello dei volontari, non sarebbe possibile perché avrebbe costi insostenibili tra l’affitto delle aule, il riscaldamento, la luce e gli insegnanti di lingua. Gli insegnanti per ora sono tutti volontari perché la scuola non ha entrate, molti di loro sono profughi. C’è anche una psicologa, fuggita dall’Ucraina prima nel 2014 e poi nel 2022, che si occupa di gruppi di incontro per chi è in Italia, in particolare per le donne – perché molte sono sole in quanto i mariti sono rimasti in Ucraina – e poi per i bambini perché non sempre l’ingresso a scuola è semplice.

Quello di Torino non è l’unico esempio di associazionismo virtuoso in Italia. A Milano, in Via Monte Baldo, è stata fondata a ottobre del 2019 la scuola ucraina Solomiya Krushelnytska dall’associazione culturale Rinascita dell’Ucraina. La scuola era organizzata per fare lezione tutti i sabati a 20 bambini nati da matrimonio misto e 20 genitori. «Studiavano lingua e cultura, tradizioni, storia dell’Ucraina, ma dopo il 24 febbraio 2022 il ruolo della scuola è cambiato», spiega Mariya Zabiyaka, presidente dell’Associazione culturale Rinascita dell’Ucraina e direttrice della scuola.

«La nostra scuola è cresciuta, siamo arrivati a 175 bambini rifugiati tra i 3 e i 17 anni», continua. I bambini che frequentano la scuola, come quelli di Torino, hanno mantenuto la didattica a distanza con il Paese di origine; dal lunedì al venerdì vanno a scuola in Italia e, il sabato, seguono le lezioni degli insegnanti volontari della scuola della signora Zabiyaka. A Milano studiano italiano, ma in particolare si dedicano alla lingua, letteratura e storia ucraina per non rimanere indietro e «per non perdere le proprie radici culturali».

Circa la situazione di inserimento nelle scuole «ci sono stati molti problemi», spiega Alla Chechotkina, «perché si è sentita la mancanza dei mediatori interculturali di lingua ucraina. Qualche scuola ha gestito la questione molto bene, altre meno. Il fatto è che i bambini non capiscono niente di italiano, stare seduti a scuola ad ascoltare senza la possibilità di capire non serve a nulla, serve un corso intensivo di italiano o la grammatica non si apprende». Ci sono esempi positivi come quello del Valsalice che ha assunto appositamente insegnanti, ma altre scuole non l’hanno fatto.

La gestione dell’istruzione dei piccoli rifugiati ha avuto qualche difficoltà. «Oltre a dare un tetto e il cibo, bisognava seguire bene la scuola. Il problema è che le decisioni erano prese in autonomia dalle scuole. Il comune di Torino ha un modello che prevede l’accesso alla mensa, ma ogni comune gestisce la questione in autonomia», spiega Chechotkina. «Abbiamo avuto il caso di un bambino di 4 anni che non poteva mangiare alla mensa a Bussoleno perché la mamma doveva pagare 5 euro al giorno. O quello di una famiglia di Alessandria che doveva pagare 200 euro di mensa perché hanno tre bambini». «A livello istituzionale ci sono tanti buchi, ma tanto è stato fatto a livello di volontariato cittadino», aggiunge.

«I bambini torneranno in Ucraina quando finirà la guerra. Si trovano qui temporaneamente e la nostra scuola ha l’obiettivo anche di unire tutta la comunità ucraina di Milano diventando un centro culturale per genitori e bambini», dice Mariya Zabiyaka.

Tornare a casa è l’obiettivo. Nel frattempo è importante integrarsi in Italia, ma soprattutto non perdere l’anno scolastico in Ucraina e mantenere un legame vivo con la propria casa.

1932-2022 L’Europarlamento riconosce l’Holodomor come genocidio (e lo accomuna ai nuovi crimini di guerra russi) L’Inkiesta il 16 Dicembre 2022.

La plenaria di Strasburgo condanna a larghissima maggioranza il tentativo, ieri sovietico e oggi di Putin, di annientare l’Ucraina come Stato nazione

Il Parlamento europeo ha riconosciuto come genocidio la carestia artificiale nota come Holodomor, provocata dal regime sovietico in Ucraina negli anni 1932-1933. I deputati hanno condannato fermamente questi atti che causarono la morte di milioni di ucraini. La plenaria invita a fare lo stesso tutti i Paesi (tra i quali l’Italia) e le organizzazioni che non ancora non hanno compiuto questo passo.

Gli europarlamentari hanno anche deplorato che la Russia, novant’anni dopo l’Holodomor, stia nuovamente commettendo atroci crimini di guerra in Ucraina, come «la distruzione mirata delle infrastrutture civili ucraine dell’energia durante l’inverno».

Il testo, una risoluzione non legislativa, è passato con 507 voti favorevoli, dodici contrari e diciassette astensioni. L’Eurocamera sostiene che «la riabilitazione e glorificazione del regime totalitario sovietico e il ritorno in auge del culto del dittatore Stalin hanno fatto sì che la Russia diventasse uno Stato sostenitore del terrorismo». Facendo riferimento all’epoca sovietica, nel testo si accusa l’attuale regime russo di violare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, tentando di liquidarla in quanto Stato-nazione e distruggere l’identità e la cultura del suo popolo.

Inoltre, si stigmatizza come il conflitto in corso abbia creato una crisi alimentare globale, perché Mosca distrugge e saccheggia i depositi di cereali dell’Ucraina e continua a ostacolare le esportazioni di cereali verso i Paesi più bisognosi.

I deputati invitano infine l’Ue e i Paesi terzi a promuovere consapevolezza in merito agli eventi dell’Holodomor e ad altri crimini commessi dal regime totalitario sovietico, condannano Vladimir Putin per la manipolazione della memoria storica ai fini della propria sopravvivenza e chiedono alla Federazione Russa, in quanto principale successore dell’Unione Sovietica, di scusarsi per quei crimini.

Ucraina Russia, le notizie di venerdì 16 dicembre sulla guerra. Lorendo Cremonesi e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 16 Dicembre 2022

Le notizie di venerdì 16 dicembre.

• La guerra in Ucraina è arrivata al 296esimo giorno.

• Da Bruxelles ferma condanna ai bombardamenti della Russia.

• Kiev: sono stati rapiti 40 bambini e portati nella regione di Stavropol.

• In arrivo altri 18 miliardi di aiuti. Soldi anche dagli Usa (800 milioni).

• Kiev: «Non ci sarà tregua per Natale».

• L’affondo di Scholz: «Putin non ha raggiunto alcun obiettivo».

• Kiev colpisce in Russia e aspetta le «bombe intelligenti» dagli Usa.

Ore 19:24 - Capo forze armate ucraine: «I russi tenteranno di nuovo di prendere Kiev»

L’esercito russo tenterà di nuovo di prendere Kiev. Lo ha dichiarato il capo delle forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny, in un’intervista all’Economist. «I russi stanno preparando circa 200 mila nuove truppe», ha detto, «non ho dubbi che faranno un altro tentativo a Kiev». Secondo Zaluzhny, la mobilitazione russa di 300 mila riservisti e soldati ha funzionato: «Potrebbero non essere così ben equipaggiati, ma rappresentano comunque un problema per noi. Stimiamo che abbiano una riserva di 1,2-1,5 milioni di persone».

Ore 19:25 - A Kherson, i bombardamenti russi provocano due morti e tolgono l’elettricità alla città

Kherson si è ritrovata giovedì sotto gli intensi attacchi russi che hanno provocato la morte di due persone e un blackout generalizzato dell’elettricità in pieno inverno. Diversi bombardamenti hanno scosso giovedì questa città situata sul fiume Dnepr, a circa 500 km da kyiv in linea d’aria, colpendo in particolare il suo centro. «Il nemico ha nuovamente colpito il centro della città, a 100 metri dal palazzo dell’amministrazione regionale», già bombardato il giorno prima, ha detto su Telegram il vice capo dell’amministrazione presidenziale ucraina Kyrylo Tymoshenko, riferendo di «due morti».

Ore 19:43 - Gli ucraini colpiscono in Russia e aspettano le «bombe intelligenti» dagli Usa

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Gelo sul terreno e freddo lungo i canali diplomatici: per ora Russia e Ucraina non prevedono tregue, neppure natalizie, ripetono che il conflitto è destinato a proseguire nonostante i contatti, che pure esistono, «esplorazioni» per vedere di arrivare al negoziato.

Ore 23:11 - Zelensky, Kherson colpita dai russi almeno 16 volte solo oggi

L’esercito russo ha colpito Kherson «più di 16 volte» oggi. Lo ha denunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mentre la città, liberata da Kiev l’11 novembre, è sottoposta a pesanti bombardamenti che l’hanno privata dell’elettricità. «Solo dall’inizio di questa giornata, la Russia ha bombardato Kherson più di 16 volte! Solo in un giorno!», ha affermato nel suo intervento serale, condannando anche i «brutali attacchi russi» nel Donbass e nella regione di Kharkiv.

Ore 00:11 - Scholz: «Determinati a sostenere Ucraina finché necessario»

«Il nostro messaggio a Zelensky rimane invariato» ed è nell’Ue «la nostra comune determinazione a sostenere l’Ucraina fino a quando sarà necessario dal punto di vista politico, materiale, finanziario e anche con le armi». Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz al termine del Consiglio europeo in cui anche il presidente ucraino è intervenuto in collegamento. «Gli Stati dell’Unione europea sono stati al fianco dell’Ucraina fin dall’inizio», «ha il nostro pieno sostegno nella difesa della sua sovranità e integrità territoriale», ha aggiunto.

Ore 00:30 - Von der Leyen: adottata proposta per altri 18 miliardi a Kiev

«L’Unione europea è in prima linea nel sostegno al suo vicino, come dovrebbe essere e tale rimarrà. Abbiamo sostenuto finanziariamente l’Ucraina con 19,7 miliardi di euro. Grazie alla presidenza ceca, è stata adottata oggi la nostra proposta per ulteriori 18 miliardi di euro per il prossimo anno». Lo dice la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, in conferenza stampa a margine del Consiglio europeo a Bruxelles.

Ore 00:38 - Michel, soddisfatti, mantenuti gli impegni verso Ucraina

«Siamo molto soddisfatti, siamo riusciti a raggiungere decisioni e abbiamo mostrato l’unità europea. Iniziando dall’Ucraina: con i 18 miliardi di aiuti mostriamo che l’Ue rispetta i suoi impegni». Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel al termine del Consiglio Europeo.

Ore 00:55 - Michel, con nuove sanzioni manteniamo elevata la pressione sul Cremlino

L’Unione europea mantiene elevate le pressioni sulla macchina da guerra del Cremlino, grazie al nono pacchetto di sanzioni nei confronti della Federazione Russa. Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, durante la conferenza stampa finale del vertice Ue a Bruxelles. «Questo pacchetto ci consente di trovare una giusta strada tra la fermezza, mantenendo elevate le pressioni sul Cremlino, e la necessita’ di garantire la sicurezza alimentare in Ucraina», ha detto.

Ore 01:43 - Macron: urgente una tregua di bombardamenti

La materia «più urgente» da discutere con la Russia è «una tregua nei bombardamenti e negli attacchi di droni», perché chiedere un cessate il fuoco vorrebbe dire anche fermare l’avanzata delle forze armate ucraine nella riconquista del loro «territorio». Lo dice il presidente francese Emmanuel Macron, in conferenza stampa a Bruxelles al termine del summit. Bombardamenti e attacchi con i droni contro i civili, ricorda, sono «crimini di guerra» e non sono nella «natura dell’operazione speciale» lanciata da Vladimir Putin contro l’Ucraina. «La seconda cosa è la sicurezza nucleare», per la quale «lavoriamo con l’Aiea. Ci sono stati degli scambi a livello di équipe: chiamerà Sergey Lavrov per aiutare a finalizzare questo accordo», conclude.

Ore 01:57 - Pochi docenti a Kharkiv, universitari tengono lezioni

A causa della mancanza di insegnanti, nella regione di Kharkiv 60 studenti universitari sono stati coinvolti nel processo educativo e conducono le lezioni online. Lo ha riferito il servizio stampa dell’Amministrazione militare regionale di Kharkiv, come riporta Ukrinform. «A causa dell’invasione su vasta scala della Federazione Russa, non solo le istituzioni educative sono state distrutte, ma anche il numero degli insegnanti è diminuito» ha riferito il Dipartimento di Scienze ed Educazione dell’Accademia delle Scienze dell’Ucraina. A effettuare le lezioni sono 44 studenti dell’Università Pedagogica Nazionale di Kharkiv e 16 studenti dell’Accademia umanitaria e pedagogica di Kharkiv, che insegnano lingua e letteratura ucraina, geografia, storia e diritto, biologia, chimica, inglese e tedesco.

Ore 03:20 - Usa: ok Senato a budget 858 mld per difesa, 800 mln per Kiev

Con 83 sì e 11 no, il Senato Usa ha approvato la legge di spesa per la difesa da 858 miliardi di dollari, con i 45 miliardi in più chiesti da Joe Biden e 800 milioni di dollari di aiuti per l’Ucraina, nonché vari miliardi per Taiwan. Il provvedimento prevede anche l’abolizione dell’obbligo di vaccino anti Covid per i militari, contro il parere della Casa.

Ore 03:30 - Banca Mondiale, 2mld dollari di aiuti a settore privato

L’International Finance Corporation (IFC), una filiale della Banca mondiale specializzata nel sostegno agli investitori privati, ha annunciato che sta mettendo in atto un pacchetto di aiuti per il settore privato ucraino per un importo di due miliardi di dollari. Questo aiuto deve «soddisfare i bisogni immediati del settore privato, che è stato devastato dalla guerra, e aiutare a preparare la ricostruzione», ha affermato l’IFC in una nota. La metà del pacchetto sarà finanziata con capitale proprio dell’IFC, l’altra metà sulla base delle garanzie fornite dai governi donatori. Secondo i dati della banca centrale ucraina, l’11% delle aziende ucraine hanno cessato le loro attività dall’inizio dell’invasione russa. Inoltre, secondo il ministero dell’Economia ucraino, dall’inizio del conflitto si sono persi cinque milioni di posti di lavoro.

Ore 03:46 - Kiev accusa, russi hanno rapito 40 bambini Ucraina

I militari russi hanno preso 40 bambini ucraini da Lysychansk e Severodonetsk e li hanno portati nella regione di Stavropol, sul territorio della Federazione Russa. L’accusa arriva dal Centro di resistenza nazionale, come riporta Ukrinform. «Gli occupanti hanno effettuato esami medici sui bambini ucraini - sostiene il Centro di resistenza nazionale - per inviarli in apposite strutture. Nel prossimo futuro i bambini non saranno restituiti ai genitori fino a quando non andranno loro stessi a prenderli, poi la famiglia non potrà tornare indietro perché i russi hanno imposto la legge marziale. Inoltre i bambini sono sottoposti a propaganda da parte dei russi sulle cause della guerra, utilizzando famosi attori, atleti e blogger russi».

Ore 04:41 - Vertice Ue, aumentare difesa aerea e aiuti per l’inverno

«L’Unione europea resta impegnata a fornire sostegno politico e militare all’Ucraina, in particolare attraverso lo strumento europeo per la pace e la missione di assistenza militare dell’Ue a sostegno dell’Ucraina, e intensificando l’assistenza bilaterale, in particolare le capacità di difesa aerea e di assistenza allo sminamento». È quanto si legge nelle conclusioni appena adottate dal Consiglio europeo. «La campagna in corso della Russia di attacchi missilistici sistematici contro civili ucraini, obiettivi civili, infrastrutture energetiche e altri servizi, per infliggere ancora più sofferenze al popolo ucraino, è un crimine per il quale non può esserci impunità. Deve finire. Il Consiglio europeo invita tutti i partner internazionali a rivolgere analoghi inviti ed esercitare la loro influenza a tal fine». Il Consiglio europeo invita inoltre la Russia a cessare immediatamente le azioni che mettono in pericolo la sicurezza e l’incolumità degli impianti nucleari civili e sottolinea il pieno sostegno dell’Unione europea ai lavori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

Ore 05:09 - Usa, Russia non detterà i nostri aiuti militari a Kiev

Gli Usa «non consentiranno che i commenti della Russia dettino l’assistenza alla sicurezza che forniamo all’Ucraina»: lo ha detto il portavoce del Pentagono Pat Ryder in risposta al monito russo che l’eventuale invio di missili Usa Patriot a Kiev «porterà a conseguenze imprevedibili». «Trovo ironico e molto indicativo che dirigenti di un Paese che ha attaccato brutalmente un suo vicino, scelgano di usare parole come ‘provocatorio’ per descrivere i sistemi difensivi volti a salvare vite e a proteggere civili», ha aggiunto.

Ore 06:27 - Macron, chiamerò Putin per tregua su bombe e attacchi droni

Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che intende chiamare Vladimir Putin in merito ai bombardamenti russi e agli attacchi di droni in Ucraina e per finalizzare un accordo sulla sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhia. «Il tema più urgente oggi è continuare a chiedere una tregua nei bombardamenti e negli attacchi dei droni», ha dichiarato durante una conferenza stampa dopo un vertice europeo a Bruxelles. «Intendo chiamare il presidente Putin su questo argomento perché molto chiaramente questi attacchi (...) per buona parte di loro sono crimini di guerra» e colpiscono «le infrastrutture e i civili», ha detto.

Ore 07:22 - Il sindaco di Donetsk: attacchi ucraini sulla città

Aleksej Kulemzey, sindaco di Donetsk (di nomina russa), comunica su Telegram che è in corso da parte ucraina il peggior attacco sulla città dal 2014. Lanciati, dalle 7 locali di stamattina, almeno 40 razzi.

Ore 08:05 - Allarmi aerei in tutto il Paese

Diverse regioni dell’Ucraina sono state svegliate questa mattina dal suono degli allarmi antiaerei. Lo riferiscono le autorità locali, ma non solo. «Non ignorare gli allarmi antiaerei, restate nei rifugi», ha scritto pochi istanti fa Kyrylo Tymoshenko, vice capo dell’ufficio del presidente ucraino su Telegram. Sempre su Telegram l’amministrazione comunale di Kiev ha invitato gli abitanti della capitale ucraina a recarsi nei rifugi. «Nella capitale è stato annunciato un allarme antiaereo! Per favore, andate al riparo!», ha scritto l’amministrazione su Telegram. Anche Oleg Synegubov, capo dell’amministrazione regionale di Kharkiv, ha avvertito le persone tramite Telegram di rimanere nei rifugi tra gli allarmi dei raid aerei. Sulla stessa linea Vitaliy Bunechko, governatore regionale di Zhytomyr, che ha invitato le persone a rimanere nei rifugi a causa della minaccia di un «massiccio attacco missilistico». Allarmi per i raid aerei sono stati emessi anche per le regioni di Vinnytsia, Chernihiv, Mykolaiv e Kirovohrad.

Ore 08:18 - Kiev: «In arrivo 60 missili russi nello spazio aereo ucraino»

Sessanta missili russi sono stati avvistati in arrivo verso lo spazio aereo ucraino, ha scritto su Telegram Vitaly Kim, governatore della regione di Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina . «Una parte di loro è già sul nord del Paese», ha aggiunto. I missili hanno colpito diversi oblast.

Ore 08:28 - Kiev: «Esplosioni a Zaporizhzhia e Kharkiv»

Esplosioni a Zaporizhzhia nella zona della centrale nucleare e nelle regioni orientali di Dnipropetrovsk e Kharkiv. Il sindaco di Kharkiv Igor Terekhov ha scritto su Telegram che la Russia sta bombardando le infrastrutture: «Chiedo a tutti di rimanere nei rifugi», riferiscono i media ucraini. «Le truppe russe hanno appena effettuato almeno tre attacchi nella regione di Kharkiv contro le infrastrutture critiche della regione», ha detto il governatore Sinegubov. Colpita anche Kryvyi Rih, città di origine del presidente Zelensky.

Ore 08:40 - Minsk: «Putin in visita in Bielorussia il 19 dicembre»

Il presidente russo Vladimir Putin visiterà la Bielorussia lunedì 19 dicembre. Lo ha riferito il servizio stampa presidenziale di Minsk. Nel corso della «visita di lavoro» a Minsk, Putin incontrerà l’omologo bielorusso Alexander Lukashenko con il quale parlerà di sicurezza, cooperazione economica ed energetica. I due leader «si scambieranno opinioni sulla situazione globale e regionale e discuteranno una risposta congiunta alle sfide emergenti», ha fatto sapere il servizio stampa presidenziale di Minsk.

Ore 08:46 - Arabia Saudita-Russia: il ministro degli Affari islamici riceve il capo dell’organizzazione musulmana Mosca

Il ministro degli Affari islamici dell’Arabia Saudita, Abdullatif al Asheikh ha ricevuto il capo dell’Amministrazione religiosa dei musulmani della Russia, Rawi Ain al Din, per firmare il programma esecutivo di un memorandum d’intesa precedentemente concordato tra i due Paesi. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa saudita «Spa», secondo la quale la firma è avvenuta presso l’ufficio del ministro a Gedda. I termini del memorandum prevedono l’organizzazione di sessioni in Russia dedicate alla formazione di predicatori, imam e muezzin. Inoltre, i beneficiari del piano saranno coinvolti in un programma per la promozione dei valori islamici e la lotta all’estremismo religioso.

Ore 08:49 - Kiev: «Esplosioni nella capitale, russi ci stanno attaccando»

«Esplosioni sulla riva sinistra del fiume Dnipro a Kiev, nel quartiere Desnyan. Tutti i servizi stanno arrivando sul posto», ha detto il sindaco della capitale Vitaly Klitschko. Secondo i residenti sono state sentite almeno tre esplosioni, come riportano i media ucraini. L’amministrazione militare di Kiev ha detto che i sistemi di difesa aerea stanno funzionando, un missile è stato abbattuto a Bucha. Il governatore dell’Oblast di Kiev Oleksiy Kuleba ha affermato che la Russia sta «attaccando in maniera massiccia l’Ucraina».

Ore 09:11 - «Vittime sotto le macerie nella città di Zelensky»

A Kryvyi Rih, città meridionale di origine del presidente Volodymyr Zelensky, un edificio residenziale è stato colpito e potrebbero esserci vittime sotto le macerie: ha scritto su Telegram il vice capo dell’amministrazione presidenziale Kyrylo Tymoshenko.

Il sindaco della città dell’Ucraina centrale Poltava, Oleksandr Mamai, ha affermato che l’intera regione è senza elettricità, indicando che la Russia ha colpito le infrastrutture energetiche nell’area, riportano i media ucraini.

Ore 09:16 - Sindaco Kiev: «Raid russi colpiscono la riva sinistra capitale»

Diversi raid russi hanno colpito questa mattina la riva sinistra di Kiev in più località. Lo denuncia il sindaco della capitale ucraina Vitali Klitschko, la Russia ha colpito la riva sinistra di Kiev in più località all’inizio di oggi. Spiegando che i soccorritori sono stati inviati sul sito, Klitschko ha spiegato che i raid russi hanno anche colpito il distretto di Desna, nell’area nordorientale, dove si trova un’importante centrale elettrica. Colpito anche il distretto di Holosiivskyi, aggiunge il sindaco.

Ore 09:44 - Bombardata Kiev, la capitale senza acqua

La capitale dell’Ucraina è rimasta senza fornitura idrica a causa dei bombardamenti russi di questa mattina, ha reso noto il sindaco di Kiev Vitaly Klitschko. «A causa dei danni all’infrastruttura energetica, ci sono interruzioni nell’erogazione dell’acqua in tutte le zone della capitale», ha dichiarato. E ha aggiunto che i treni della la metropolitana non viaggiano perché le stazioni servono come rifugio per i cittadini.

Ore 10:11 - Papa: «Il virus della guerra è il più difficile, viene da un cuore corrotto»

«Nel momento in cui abbiamo osato sperare che il peggio della notte della pandemia fosse superato», «abbiamo assistito all’insorgere di un altro flagello», «la guerra in Ucraina». «Di certo, non è questa l’era post-Covid che speravamo. Questa guerra e gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità. Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere perché non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato». Così il Papa alla Giornata della Pace.

Ore 10:14 - Governo tedesco: «100 milioni di euro per l’approvvigionamento energetico dell’Ucraina»

Il governo federale intende intensificare l’impegno per l’approvvigionamento di energia dell’Ucraina, le cui infrastrutture sono costante bersaglio degli attacchi russi. A tal fine, il ministero dell’Economia e della Protezione del clima tedesco stanzierà quest’anno con circa 100 milioni di euro per un programma della Comunità europea dell’energia. Come riferisce il quotidiano «Frankfurter Allgemeine Zeitung», la commissione Bilancio del Bundestag ha approvato il finanziamento. Il contributo si aggiunge a quello del ministero degli Esteri tedesco, pari a 30 milioni di euro. Inoltre, il dicastero dell’Economia e dalla Protezione del clima sta versando 40 milioni di euro in un fondo della Banca mondiale per finanziare l’ammodernamento e la manutenzione della rete di trasmissione elettrica dell’Ucraina. Altri 20 milioni di euro sono stanziati dallo stesso ministero per un programma di aiuti all’ex repubblica sovietica della Società tedesca per la cooperazione internazionale.

Ore 10:19 - Due morti a Kryvyi Rih, la città di Zelensky. Kiev in blackout

Due vittime sono state recuperate dalle macerie di un edificio residenziale colpito da un missile russo a Kryvyi Rih, città di origine del presidente Volodymyr Zelensky. Intanto a Kiev la compagnia energetica ucraina Dtek ha dichiarato che nella capitale sono in corso blackout di emergenza a causa dell’attacco missilistico di questa mattina.

Ore 10:51 - «Con i raid di oggi Mosca spera di cambiare il corso della guerra»

«La Russia sta ricorrendo a massicci attacchi missilistici sul territorio dell’Ucraina perché spera di cambiare il corso della guerra a suo favore. Con ogni successivo attacco missilistico, il Cremlino spera di immergerci nell’oscurità totale. Mosca spera di spezzare gli ucraini, trasformando la nostra nazione negli stessi schiavi del sistema dei russi»: ha dichiarato il vice ministro della Difesa Hanna Malyar commentando il pesante attacco russo in diverse regioni, compresa la capitale. Lo riporta Unian. Malyar ha sottolineato che tutti i tentativi della Federazione Russa sono inutili: «Gli ucraini dimostrano al mondo intero che la libertà e la volontà fanno parte del Dna della nostra nazione. Secondo lei, questo è il motivo per cui la Russia ha perso la guerra nel momento in cui l’ha iniziata».

Ore 10:59 - Mosca: 8 morti a Lugansk per le bombe ucraine

Otto persone sono morte e in 23 sono rimaste ferite a causa dei bombardamenti ucraini nella regione di Lugansk sotto controllo russo. Lo hanno riferito le autorità filorusse, precisando che «la città di Stakhanov e il villaggio di Lantratovka sono finiti nuovamente sotto i colpi dell’artiglieria».

Ore 11:12 - Gran Consiglio di Stato russo con Putin il 22 dicembre

Il Gran Consiglio di Stato russo con la partecipazione di Vladimir Putin è previsto per il 22 dicembre. Lo ha annunciato il Cremlino. Il tema dell’incontro ufficialmente è la politica giovanile ma gli occhi sono tutti puntati su possibili dichiarazioni relative alla guerra in Ucraina.

Ore 11:30 - «Morti 449 bambini dall’inizio della guerra»

Dall’inizio dell’invasione russa 449 bambini ucraini sono stati uccisi e altri 859 sono rimasti feriti: lo ha reso noto la Procura generale di Kiev, citata da Ukrinform. «Fino ad oggi più di 1.308 bambini sono stati colpiti in Ucraina a causa dell’aggressione russa. Secondo le informazioni ufficiali dei procuratori minorili, 449 bambini sono stati uccisi e più di 859 hanno riportato ferite di diversa gravità», ha dichiarato la Procura. Il 14 dicembre si è saputo della morte di due ragazzi di 14 e 17 anni vicino alla città di Toretsk, nella regione di Donetsk, uccisi dall’esplosione di una mina anticarro. Nella stessa data a Kherson un bambino di 8 anni è morto nei bombardamenti russi.

Ore 12:31 - Von der Leyen: bene l’accordo sul nono pacchetto di sanzioni

«Accolgo con favore l’accordo sul nono pacchetto di sanzioni contro la Russia. Si concentra su tecnologia, finanza e media per spingere ulteriormente l’economia russa e la macchina da guerra fuori dai binari. Sanziona quasi 200 persone ed entità coinvolte in attacchi a civili e rapimento di bambini». Lo scrive la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un tweet dopo l’accordo raggiunto ieri dagli ambasciatori dei 27 Stati membri.

Ore 12:46 - Operatore elettrico Kiev: stato di emergenza dopo attacco

L'operatore per l'energia elettrica ucraino Ukrenergo ha dichiarato lo stato di emergenza in seguito all'attacco missilistico russo di questa mattina che ha provocato un calo di oltre il 50% del consumo energetico. Lo riporta il Guardian. Kyrylo Tymoshenko, vice capo dell'ufficio presidenziale ucraino, ha dichiarato che in tutto il Paese si sta procedendo alla chiusura di emergenza dell'energia elettrica dopo che i missili russi hanno colpito strutture energetiche in diverse regioni. Ma non ha specificato quali strutture siano state colpite.

Ore 12:55 - Kiev: abbattuti quasi tutti i missili lanciati sulla capitale

Le autorità di Kiev hanno affermato che la capitale ucraina ha resistito a «uno dei più grandi attacchi missilistici» da quando le forze russe hanno invaso il Paese, riferendo che le difese aeree hanno abbattuto quasi tutti i missili entrati nello spazio aereo della città. L'amministrazione di Kiev ha riferito che 37 dei «circa 40» missili lanciati dalle truppe russe sono stati intercettati. Una persona è rimasta ferita.

Ore 13:01 - Nove centrali elettriche colpite questa mattina

Nove centrali elettriche sono state colpite oggi dai missili russi, secondo un aggiornamento del ministro dell'Energia ucraino Herman Galushchenko, riferisce la Bbc. Le squadre di tecnici e ingegneri stanno calcolando l'entità del danno. Secondo la compagnia energetica nazionale ucraina più della metà dei consumatori in tutto il Paese è stata colpita dagli effetti degli attacchi russi di oggi.

Ore 13:09 - A Kiev il «convoglio di Natale» con generatori e aiuti per 2 milioni

Il veterano dell'esercito americano Kemar Ebanks, borsista della Special Operations Transition Foundation , ha guidato uno dei veicoli partiti da Rzeszow in Polonia durante i due giorni di viaggio verso Kiev. «L'inverno è già arrivato e nel Paese c'è ancora una grave mancanza di generatori a seguito degli implacabili e barbari attacchi della Russia alle infrastrutture civili dell'Ucraina. - ha detto il veterano partito dalla North Carolina - Con questa ultima donazione, speriamo di contribuire a mantenere in funzione le strutture essenziali in Ucraina quest'inverno». Il «Convoglio di Natale» sta conducendo la sua missione di soccorso umanitario in collaborazione con l'organizzazione no-profit slovacca «Aroo», esperta nel fornire assistenza umanitaria nelle zone di conflitto, in particolare nella fornitura di equipaggiamento protettivo, forniture mediche e altri materiali speciali. Il convoglio è stato finanziato da generosi benefattori occidentali ed è stato organizzato da leader, amici e sostenitori della comunità Spartan Race.

Ore 13:42 - 4 morti in raid russo su Kherson, tra loro paramedico Croce Rossa

È di quattro morti il bilancio del raid aereo russo condotto oggi su Kherson, dove è stato colpito un edificio residenziale usato dalle autorità locali, ong umanitarie e gruppi di volontari per distribuire aiuti. Tra le vittime anche una donna che era impegnata come paramedico della Croce Rossa ucraina, come ha spiegato la coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite per l'Ucraina Denise Brown. «È scioccante apprendere che venga colpita una struttura usata per sostenere i civili che ne hanno bisogno, in particolare gli anziani», ha detto Brown. «I miei pensieri vanno ai colleghi di questa donna coraggiosa che è morta oggi mentre stava svolgendo il suo dovere, lavorando come paramedico della Croce Rossa ucraina», ha aggiunto.

Ore 13:46 - Metro ferma a Kiev per la mancanza di elettricità

La metropolitana di Kiev non può riprendere a funzionare a causa della mancanza di elettricità dopo il nono attacco missilistico russo delle ultime settimane: i treni per oggi non ripartiranno. Lo riferiscono le tv ucraine citando l'ingegnere capo della metro della capitale Viktor Vyhovsky. «Ora, purtroppo, a seguito di attacchi missilistici, abbiamo una situazione di restrizione e mancanza di elettricità pertanto attualmente esiste un limite alla capacità necessaria per supportare la metropolitana».

Ore 13:51 - Consiglio Ue adotta il nono pacchetto di sanzioni alla Russia

«In risposta alla continua guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina e alla gravità dell'attuale escalation contro i civili e le infrastrutture civili, il Consiglio Ue ha adottato oggi un nono pacchetto di nuove misure volte ad aumentare la pressione sulla Russia e sul suo governo». Lo fa sapere il Consiglio in una nota.

Ore 13:51 - Esercito Kiev: oggi abbattuti 60 su 76 missili russi

Le difese aeree ucraine hanno abbattuto 60 dei 76 missili lanciati dalla Russia contro l' Ucraina questa mattina, ha scritto su Telegram il comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny. «Secondo i primi dati questa mattina dalle regioni del Mar Caspio e del Mar Nero il nemico ha lanciato 76 missili, di cui 72 missili da crociera (X-101, Kalibr, X-22) e 4 missili aerei guidati (X-59) contro le infrastrutture critiche ucraine».

Ore 14:05 - Cnn, Zelensky propone messaggio pace ai Mondiali ma Fifa rifiuta

La richiesta del presidente ucraino Zelensky di condividere un messaggio di pace mondiale prima del calcio d'inizio della finale della Coppa del Mondo di domenica è stata respinta dalla Fifa. Lo ha dichiarato una fonte alla Cnn spiegando che Zelensky si è offerto di apparire in un collegamento video con i tifosi nello stadio in Qatar, prima della partita, e l'ufficio presidenziale è rimasto sorpreso dalla risposta negativa. «Pensavamo che la Fifa volesse usare la sua piattaforma per il bene comune», ha detto la fonte. Tuttavia, i colloqui tra l'Ucraina e l'organo di governo dello sport sono ancora in corso, ha aggiunto. L'emittente americana ha contattato la Fifa per un commento, ma ancora non ha risposto.

Ore 14:07 - Ue sanziona emittenti russe Rossiya 1 e Pervyi Kanal

Tra gli enti sanzionati dal nono pacchetto sanzioni dell'Ue figurano anche quattro grandi emittenti russe: NTV/NTV Mir, Rossiya 1, REN TV e Pervyi Kanal (Primo Canale). Le emittenti non potranno più trasmettere in Europa, sia via satellite che via web o app.

Ore 14:13 - La verità della guerra, secondo Merkel

(Massimo Nava) La narrazione comunemente condivisa dell’aggredito e dell’aggressore, della vittima e del carnefice, serve a una comprensione etica della guerra in Ucraina, ma non a spiegare politicamente la genesi del conflitto, che poteva essere almeno contenuto. A futura memoria, ci dà una mano una testimone d’eccezione, Angela Merkel, peraltro intellettualmente disinteressata, essendo uscita dalla scena politica e dedita a scrivere le proprie memorie. La ex cancelliera non ci sta a passare per l’ostaggio di Putin o peggio per un’ingenua visionaria che non aveva percepito il pericolo, secondo un’ingenerosa narrazione nel mondo politico tedesco che così si pulisce la coscienza per errori del passato, peraltro condivisi dai governi di grande coalizione. Ma non si sottrae a un’autocritica che i media del Cremlino hanno immediatamente utilizzato ad uso interno.

Ore 15:25 - Usa: invieremo nuovi sistemi difesa anti-aerea all'Ucraina

«Invieremo nuovi sistemi di difesa anti-aerea all'Ucraina». Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa, senza specificare quando e se nel nuovo pacchetto di armi ci saranno i Patriot. «Siamo determinati ad aiutare Kiev a difendersi contro gli attacchi della Russia, per tutto il tempo in cui rimarranno sotto attacco», ha aggiunto.

Ore 15:29 - Kiev: 1,3 milioni persone senza corrente in Kharkiv

«L'intera Kharkiv è priva di energia elettrica, e anche l'intera regione». Lo ha riferito Oleg Sinegubov, capo della regione di Kharkiv, via Telegram, come riporta Ukrinform. «Più di 1600 insediamenti sono senza elettricità, pari a 1 milione e 279 mila abbonati», ha aggiunto Sinegubov.

Ore 15:42 - Usa: «Putin è determinato a portare avanti la guerra»

«Non abbiamo nessuna indicazione che Putin voglia trovare una soluzione diplomatica al conflitto. Su tutti i fronti noi vediamo un uomo che è determinato a portare avanti la guerra». Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa.

Ore 16:03 - Mine antiuomo russe nascoste ovunque, anche in oggetti comuni: «Il 30% del territorio ucraino è minato»

(Marta Serafini, inviata a Leopoli) Sono stati dei bambini a scoprirla. L’ordigno, una mina antiuomo PMN-2 armata, era nascosto all'interno di uno zaino nella liberata Sniihurivka (qui il reportage realizzato in luglio nella regione, quando era ancora sotto controllo dei russi). A riferirlo alla stampa è stato il capo della polizia dell'Oblast di Mykolaiv Serhii Shaikhet, e Vitalii Kim, il governatore dell'oblast. La polizia locale è stata avvisata della presenza della mina, che è stata successivamente rimossa e distrutta da un'unità di artificieri (qui il reportage nel quale abbiamo raccontato il loro lavoro).

Non è certo la prima volta che capita. Sempre secondo Shaikhet, il 15 dicembre un 26enne del distretto di Snihurivka aveva trovato due mine antiuomo russe e le aveva portate a casa, dove sono esplose, uccidendolo e ferendo un'altra persona. Secondo Serhii Kruk, che dirige il servizio di emergenza statale ucraino, dal 24 febbraio circa il 30% del territorio ucraino è stato minato. Si tratta di un’aerea pari al doppio della superficie dell'Austria. E sono già molte le denunce di ordigni piazzati e nascosti in luoghi e in oggetti utilizzati di solito dai civili. Una pratica già osservata in altri conflitti, da ultimo quello in nord Iraq contro i miliziani dell’Isis.

Ore 16:12 - La Casa Bianca ha informato il Congresso che la riconquista della Crimea è possibile

Un funzionario dell'Amministrazione Biden, in un briefing che si è svolto a fine novembre, ha riferito ad alcuni membri del Congresso che l'Ucraina ha le capacità militari per riconquistare la Crimea. Lo riporta Nbc News, citando fonti dell'Amministrazione. Da parte di alcuni funzionari, riferisce ancora l'emittente Usa, c'è la preoccupazione che un'offensiva militare su larga scala con obiettivo la penisola occupata possa spingere Vladimir Putin a impiegare armi nucleari. Nel corso del briefing con i membri del Congresso, il funzionario dell'Amministrazione ha anche riferito che tuttavia gli ucraini non hanno come obiettivo a breve termine la riconquista della Crimea e che un'offensiva militare sulla penisola non è imminente.

Ore 17:13 - Mattarella: lavorare per la pace, fiducia nelle Nazioni Unite

«Come possiamo accudire le nostre democrazie? Come possiamo lavorare per una pace giusta? La comunità internazionale dispone degli strumenti per assolvere questo compito, ed è necessario che i Governi ripongano fiducia in quelle organizzazioni, a cominciare dalle Nazioni Unite, che nacquero proprio per rispondere all'esigenza di tutelare pace e democrazia». Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante gli auguri al corpo diplomatico. «Oggi la comunità internazionale, noi tutti, dobbiamo prenderci cura della democrazia», aggiunge.

Ore 17:24 - A Kharkiv ripristinata l'energia elettrica

Ore 17:33 - Perché in Ucraina non bisogna sottostimare l’Armata russa

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) L’Ucraina, con le sue città obiettivo di bombardamenti sulle infrastrutture, lancia segnali multipli verso l’esterno: afferma di temere le sorprese degli invasori, studia le loro mosse, esorta l’Occidente a non abbassare la guardia. Con dichiarazioni pubbliche e indiscrezioni, tutte parte della strategia comunicativa, Kiev traccia un quadro allarmato. Mosca medita nuove offensive, tra gennaio e l’inizio della primavera. A questo fine sta preparando i suoi uomini lontani dal fronte e ha anche la possibilità di ruotare i reparti facendo riposare battaglioni affaticati o decimati. Inoltre continua a costruire trincee nei settori orientale e meridionale, con nuovi «sbarramenti» individuati anche sulle coste della Crimea. La sintesi: i 300 mila uomini richiamati in questi mesi alla fine faranno sentire il loro peso, diventando una massa di manovra a disposizione del generale Sergey Surovikin, il comandante dell’operazioni russe. La mobilitazione, malgrado i racconti negativi, funziona. È il generale Valery Zaluzhny, capo delle forze armate ucraine, a riconoscerlo in un’intervista a The Economist, ricordando come accadde la stessa cosa in Cecenia: ti ordinano di combattere e loro combattono.

Ore 18:10 - Borrell: «Gli attacchi missilistici sono crimini guerra»

«I massicci attacchi missilistici di oggi da parte della Russia in tutta l’Ucraina, oltre ai continui bombardamenti quotidiani di civili e infrastrutture civili, sono un altro esempio del terrore indiscriminato del Cremlino. Questi attacchi crudeli e disumani mirano ad aumentare la sofferenza umana e privare il popolo ucraino, ma anche gli ospedali, i servizi di emergenza e altri servizi critici di elettricità, riscaldamento e acqua». Lo afferma l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell.

«Questi bombardamenti costituiscono crimini di guerra e sono barbari. Tutti i responsabili dovranno risponderne. L’Ue e i suoi partner stanno intensificando ulteriormente gli sforzi per fornire il sostegno di emergenza di cui il popolo ucraino ha bisogno per ripristinare e mantenere l’elettricità e il riscaldamento. Il popolo ucraino sta dimostrando forza, coraggio e resilienza ammirevoli nel resistere alla guerra di aggressione della Russia. L’Unione europea è solidale con loro. Per tutto il tempo necessario e nella misura necessaria», aggiunge Borrell.

Ore 18:48 - Salgono a 3 i morti dell’attacco russo alla città di Zelensky

È salito a tre morti e tredici feriti, tra cui 4 bambini, il bilancio dell’attacco missilistico russo avvenuto oggi a Kryvyi Rih, città nel sud dell’Ucraina da cui proviene il presidente, Volodymyr Zelensky. Lo ha reso noto su Telegram il capo dell’amministrazione militare regionale, Valentyn Reznichenko, come riporta il Kiev Independent Il figlio di una coppia di persone rimaste uccise nell’attacco rimane intrappolato sotto le macerie di un edificio residenziale, ha aggiunto il governatore, mentre tutti i feriti sono stati ricoverati in ospedale, e tra loro c’è una bambina di sette anni in condizioni critiche.

Ore 19:27 - L’Ue sanziona anche il partito di Putin Russia Unita

Tra gli enti aggiunti alla lista nera nel nono pacchetto sanzioni dell’Ue figura anche il partito di Putin Russia Unita. Lo si legge nella gazzetta ufficiale europea. «Russia Unita è un partito politico allineato al Cremlino. È presieduto dall’ex presidente russo Dmitri Medvedev. Ha sostenuto la guerra di aggressione contro l’Ucraina e ha appoggiato l’annessione illegale e non riconosciuta di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson da parte della Russia».

Ore 19:53 - Zelensky: «Da Ue ok a nono pacchetto sanzioni ma pressione deve aumentare»

L’Unione Europea ha approvato oggi il nono pacchetto di sanzioni contro la Russia, «il nono, ma ovviamente non l’ultimo, perché è ovvio che la pressione deve essere accresciuta». E’ il monito ribadito dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che in un video messaggio ringraziato «tutti i leader e i Paesi che si sono battuti per un pacchetto più forte». «Ma lavoreremo con la Commissione europea, con i leader dei Paesi dell’Ue, con l’opinione pubblica europea - ha continuato - in modo che l’attuale politica di sanzioni funzioni per la fine della guerra e non dia alla Russia segnali sbagliati, segnali che qualcuno è pronto ad allentare la pressione».

Ore 20:10 - Biden: «Patriot all'Ucraina? Lo saprete tra pochi minuti»

«Lo saprete tra pochi minuti». Così il presidente americano Joe Biden ha risposto ai giornalisti al seguito che gli chiedevano se gli Stati Uniti invieranno sistemi Patriot all'Ucraina lasciando intendere che ci sarà a breve un annuncio ufficiale.

Ore 20:56 - Zelensky: «Nono pacchetto di sanzioni Ue non sarà l'ultimo»

Il «nono pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia per la guerra contro l'Ucraina non è l'ultimo, perché occorre aumentare la pressione». Lo ha affermato nel suo consueto messaggio serale il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riporta Unian. «Ovviamente queste non saranno le ultime» sanzioni, «perché è ovvio che la pressione deve essere aumentata», ha sottolineato il presidente, ringraziando tutti quei leader dei paesi che si sono battuti per un «pacchetto più forte» di misure. «Lavoreremo con la Commissione europea e con i leader dei paesi dell'Ue per fare in modo che l'attuale politica delle sanzioni funzioni» con l'obiettivo di «fare finire la guerra e non dare alla Russia dei segnali sbagliati», ha poi spiegato.

Ore 21:47 - Wsj: Putin ordinò a Kadyrov di assassinare Zelensky

All'inizio della guerra in Ucraina, Vladimir Putin ha ordinato al leader ceceno Ramzan Kadyrov di occupare la sede del governo di Kiev e assassinare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riferiscono al Wall Street Journal funzionari dell'intelligence e della sicurezza ucraini secondo le quali Kadyrov fu convocato al Cremlino tre settimane prima dell'invasione per «studiare una strategia». Il signore della guerra ceceno, che si è definito in più di un'occasione «soldato di Putin», ha svolto un ruolo strategico nella guerra della Russia contro l'Ucraina. Quando il presidente russo aveva bisogno di più soldati in prima linea ha radunato migliaia di uomini e li ha inviati al fronte, a volte con la forza secondo quanto riferito da fonti cecene. E adesso gli uomini di Kadyrov stanno lavorando per «disciplinare» i soldati di Mosca sfiancati da mesi di guerra e da una serie di sconfitte sul campo. Il portavoce del Cremlino ha negato che Putin abbia affidato a Kadyrov l'incarico di uccidere Zelensky bollando la notizia come «assurda e falsa».

Ore 21:44 - Ue sanziona anche il partito Putin e le figlie Kadyrov

Nel nono pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia sono finiti i nomi di dodici membri del governo, 42 funzionari eletti della Duma, il presidente e i nove giudici della Corte Costituzionale; 77 militari tra cui 30 membri dell'unità dello stato maggiore russo responsabile della pianificazione di attacchi missilistici, tre membri della famiglia del presidente ceceno Ramzan Kadyrov (tra cui le figlie Aishat e Karina), ferreo alleato di Vladimir Putin, e diverse personalità dei media, tra cui Boris Kortchevnikov e il regista Nikita Mikhalkov. La nuova lista di restrizioni comprende anche cinque partiti politici russi - il Partito Comunista, la Russia Unita, il Partito Nuove Persone, il Partito Liberale Democratico e il partito Una Russia Giusta - e 23 aziende legate all'esercito russo. In totale la blacklist Ue ora comprende 1.386 individui e 171 entità.

Ore 22:01 - Usa: «Minacce di Mosca su Patriot? Non siamo in guerra con la Russia»

«Le uniche provazioni nel corso dell'intero conflitto vengono dalla Russia». Lo ha detto il vice portavoce del dipartimento di Stato Usa, Vedant Patel, in un briefing con la stampa rispondendo ad una domanda sulle minacce di Mosca nel caso gli Usa forniscano all'Ucraina sistemi Patriot. «Gli Stati Uniti non sono e non sono mai stati in guerra con la Russia», ha sottolineato Patel.

Ore 23:10 - L'Estonia dona venti autobus all'Ucraina

Il comune di Tallinn ha donato alla regione ucraina di Zhytomyr venti autobus. Ne dà notizia la Radiotelevisione estone. L'azione di sostegno si inserisce nel quadro degli impegni assunti dal governo estone per l'aiuto alla ricostruzione della regione di Zhytomyr.

Ore 23:41 - Zelensky: «Putin-Macron? Non credo darà risultati»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha declinato ancora una volta l'ipotesi di un negoziato con il presidente russo Vladimir Putin, sostenendo di non vederne la ragione. «So che alcuni suggeriscono di sederci al tavolo dei negoziati con Putin, ma non so di cosa dovremmo discutere: Vuole un mondo che corrisponda alla sua visione delle cose, ma la nostra visione è completamente diversa», ha detto in un'intervista all'emittente francese Tf1. Zelensky si è detto scettico anche sull'iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron di mediare in un dialogo con la Russia: «Non credo che colloqui di Macron con Putin porteranno risultati».

Ore 02:53 - Bbc, Sunak ordina verifica dei progressi della guerra

Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha chiesto una valutazione dei progressi della guerra in Ucraina. Lo riferisce la Bbc. Una fonte di Whitehall ha detto che l’audit è stato progettato per valutare i progressi della guerra e l’importanza dei contributi militari del Regno Unito all’Ucraina. Una fonte di Downing Street ha aggiunto che non è vero che Sunak sia stato eccessivamente cauto e che «il sostegno del governo britannico all’Ucraina è incrollabile». Ma la richiesta ha fatto scattare un campanello d’allarme in alcuni angoli di Whitehall, poiché i capi militari affermano che le forniture di armi all’Ucraina potrebbero rivelarsi decisive nei prossimi mesi invernali.

Decine di miliardi per l’Ucraina. Ma gli Usa non riescono a controllarli. Lorenzo Vita il 16 Dicembre 2022 su Inside Over.

Il sostegno all’Ucraina è un punto centrale dell’attuale agenda estera dell’amministrazione Biden. Gli Stati Uniti, in queste ultime settimane, hanno annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari a favore di Kiev da 275 milioni di dollari. Un contributo che, come ha spiegato una nota del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, “porta il valore totale dell’assistenza militare Usa all’Ucraina a 20 miliardi di dollari, dall’inizio dell’amministrazione Biden”. Una specifica, quest’ultima, che può apparire superficiale, ma che in realtà serve a ribadire come il sostegno alla causa ucraina sia più risalente nel tempo, strategica e non tattica, e che il presidente democratico ha sicuramente aumentato in concomitanza con l’invasione russa iniziata a febbraio.

Se il supporto di Washington a Kiev risulta un elemento mai messo in dubbio, altro discorso riguarda il modo in cui questo aiuto viene deciso, attuato e soprattutto gestito. Perché mentre in linea teorica il supporto all’Ucraina non viene negato da nessuna parte politica, il dibattito pubblico americano si è particolarmente concentrato in questi ultimi mesi sul controllo di questo ingente quantitativo di aiuti.

Questa esigenza si realizza e viene invocata sotto diverse forme e con diversi livelli. Uno dei temi è soprattutto quello economico, particolarmente caro soprattutto alla parte più a destra dei repubblicani. Il partito di opposizione Usa chiede un controllo capillare per informare pienamente i cittadini di come siano spesi i soldi dei contribuenti e – in linea con un tradizionale “isolazionismo” – pretende che questi aiuti siano ridotti al minimo indispensabile senza pesare sulle casse dello Stato e sulle imprese. Questa richiesta, che è aumentata specialmente in campagna elettorale per le elezioni di metà mandato, è stata confermata anche dentro lo stesso governo Usa, ma rischia di essere un auspicio di difficile realizzazione. Il giornale Politico ha pubblicato un’inchiesta che parte da un cablogramma di settembre, firmato dall’ambasciatrice americana Bridget Brink, che descriveva l’enorme difficoltà dei funzionari dell’ambasciata americana a Kiev nel controllare come vengono gestiti i soldi inviati all’Ucraina. Si tratta di decine di miliardi di dollari in armi e aiuti di varia natura che arrivano nel Paese con sempre minore possibilità di monitorarli: vuoi per la situazione sul campo, per l’impossibilità di avere più personale, difficoltà a trovare aziende che lavorino in aree a rischio e vincoli di varia natura.

Come spiega Politico, il cablogramma esce in un momento in cui i repubblicani stanno assumendo una postura sempre meno accondiscendente verso il sostegno senza limiti all’Ucraina. Ma non va dimenticato che in questi mesi anche da parte dello stesso presidente Joe Biden, come da parte di altri vertici Usa, siano in realtà giunte delle dichiarazioni che certificano il desiderio Usa di contenere e indirizzare in modo preciso gli aiuti forniti a Kiev. Questo vale non solo per gli aiuti civili, ma anche appunto su quelli militari. Washington non ha mai negato il sostegno alle forze ucraine, tuttavia ha tenuto a ribadire più volte di non volere un allargamento del conflitto, che il pensiero è verso la difesa del Paese e che quello che giunge in Ucraina non è “un assegno in bianco”. Spesso i giornali Usa hanno riportato di divergenze tra lo stesso Biden e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per la quantità degli aiuti. Ed esistono segmenti trasversali alla politica statunitense, quindi anche democratici, che iniziano a chiedersi se questo coinvolgimento del Pentagono non stia assumendo le caratteristiche di un intervento indiretto e che fondamentalmente distante dall’opinione pubblica Usa. Politico segnala ad esempio che “alcuni democratici hanno sostenuto una supervisione speciale a lungo termine per l’Ucraina. E sottolineano le esperienze americane nella creazione di ispettori generali speciali per l’Iraq e l’Afghanistan”. “Tali organismi sono stati istituiti”, ricorda il giornale, “quando è diventato chiaro che fossero necessarie squadre specifiche di investigatori con risorse speciali per monitorare le ingenti somme di denaro che affluivano in quei Paesi le cui istituzioni erano sottoposte a forte stress o fallite”.

La guerra rende tutto questo controllo tanto urgente quanto, appunto, sempre più difficile. Da un lato gli attacchi russi alimentano la richiesta di aiuti, specialmente riguardo la protezione delle infrastrutture (come specificato anche dallo stesso Zelensky a Biden nell’ultima conversazione). Dall’altro lato, il caos del conflitto non aiuta a controllare né in modo trasparente né in modo corretto come vengono gestiti sia gli aiuti militari che quelli finanziari, specialmente perché, come spiega il cablogramma della diplomazia Usa, in larga parte si basa su soldati e funzionari ucraini che si trovano sul campo. Infine, l’amministrazione dem vuole monitorare ma allo stesso tempo non può dare l’impressione di non essere pienamente convinta della bontà della causa, e qualsiasi freno può essere letto come un disimpegno che la Casa Bianca, in questa fase, non sembra volersi concedere, tanto più se questo si traduce in un semaforo verde alle istanze della destra repubblicana. Il rischio che l’aumento dei controlli e le indagini sugli aiuti venga letto come un’ammissione di negligenza è molto elevato. LORENZO VITA

Vladimir Putin, la statua e il pene: umiliazione mondiale. Libero Quotidiano il 16 dicembre 2022

Uno sfregio mondiale a Vladimir Putin. Fin dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, lo scorso febbraio, l'Inghilterra si è segnalata come lo Stato forse più deciso e duro, a livello di politica e di opinione pubblica, contro la Russia e il suo leader. Caccia agli oligarchi e ai loro tesori, linea inflessibile sulle sanzioni e qualche passo forse addirittura eccessivo a livello diplomatico, con l'ex premier Boris Johnson che sembrava quasi tifare per uno scontro militare frontale tra l'Occidente e Mosca.

 Questo 2022 nero si chiude però nel modo più clamoroso. A Bell End, sperduto villaggio di campagna nel Worcestershire, un gruppo di abitanti ha pensato bene di tassarsi per poter far realizzare una statua del presidente russo. Omaggio? Tutt'altro, perché la testa di Putin è inequivocabilmente a forma di glande. D'altronde, lo Zar ha vinto il poco onorevole titolo di "testa di c***o dell’anno" di Bell End. 

Grande onore, visto che l'opera d'arte è stata eretta e posizionata in un parchetto del paese e ai passanti vengono gentilmente offerte anche delle uova (presumibilmente marce) da tirare contro l'effige del leader russo. Il coordinatore della protesta, sottolinea Dagospia, vende anche riproduzioni in miniatura della statua con l'obiettivo di raccogliere fondi a sostegno dei rifugiati ucraini.

Amaramente ironico il commento di Anton Gerashchenko, consigliere del ministro degli Interni ucraino, che su Twitter ha pubblicato la foto della statua con queste parole: "Dopo questa mattina ho deciso di condividere questa notizia con voi". Il riferimento è alla pioggia di bombe che l'esercito russo ha scatenato su tutta l'Ucraina, a partire dalla capitale Kiev.

Putin si fa vedere in pubblico all’incontro con i comandanti militari russi. Allarme aereo su Kiev. di Marta Serafini inviata a Kiev e redazione online su Il Corriere della Sera il 17 Dicembre 2022.

Le notizie di sabato 17 dicembre. Per Mikhail Ulyanov, rappresentante permanente della Russia presso le organizzazioni internazionali con sede a Vienna, impossibile però fare previsioni su quando il processo di negoziazione potrebbe concludersi

• La guerra in Ucraina è arrivata al 297esimo giorno.

• L'operatore per l'energia elettrica ucraino Ukrenergo ha dichiarato lo stato di emergenza in seguito all'attacco missilistico russo che ha provocato un calo di oltre il 50% del consumo energetico.

• Il Wall Street Journal rivela che, secondo alcuni funzionari dell'intelligence ucraina, Vladimir Putin avrebbe commissionato l'omicidio del presidente Zelensky al leader ceceno Ramzan Kadyrov all'inizio della guerra.

• Il Consiglio Ue ha adottato il nono pacchetto di sanzioni contro la Russia che coinvolge anche quattro emittenti televisive che non potranno più trasmettere in Europa.

Ore 02:53 - Bbc, Sunak ordina verifica dei progressi della guerra

Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha chiesto una valutazione dei progressi della guerra in Ucraina. Lo riferisce la Bbc. Una fonte di Whitehall ha detto che l’audit è stato progettato per valutare i progressi della guerra e l’importanza dei contributi militari del Regno Unito all’Ucraina. Una fonte di Downing Street ha aggiunto che non è vero che Sunak sia stato eccessivamente cauto e che «il sostegno del governo britannico all’Ucraina è incrollabile». Ma la richiesta ha fatto scattare un campanello d’allarme in alcuni angoli di Whitehall, poiché i capi militari affermano che le forniture di armi all’Ucraina potrebbero rivelarsi decisive nei prossimi mesi invernali.

Ore 23:41 - Zelensky: «Putin-Macron? Non credo darà risultati»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha declinato ancora una volta l'ipotesi di un negoziato con il presidente russo Vladimir Putin, sostenendo di non vederne la ragione. «So che alcuni suggeriscono di sederci al tavolo dei negoziati con Putin, ma non so di cosa dovremmo discutere: Vuole un mondo che corrisponda alla sua visione delle cose, ma la nostra visione è completamente diversa», ha detto in un'intervista all'emittente francese Tf1. Zelensky si è detto scettico anche sull'iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron di mediare in un dialogo con la Russia: «Non credo che colloqui di Macron con Putin porteranno risultati».

Ore 05:34 - Mosca, ancora possibile accordo su Zaporizhzhia

«Ci sono ancora possibilità di raggiungere un accordo su una zona di protezione intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia ma è troppo presto per dire che l'accordo è vicino». Lo ha detto alla Tass Mikhail Ulyanov, rappresentante permanente della Russia presso le organizzazioni internazionali con sede a Vienna, aggiungendo: «Lunedì scorso si è tenuto a Parigi un incontro tra il direttore generale dell'Aiea e il primo ministro ucraino Denis Shmygal. Per quanto ne sappiamo, questo argomento è stato discusso in dettaglio durante questi colloqui. Pertanto, il processo continua e ci sono possibilità di raggiungere un accordo. Allo stesso tempo è troppo presto per dire che ci stiamo avvicinando a un accordo. E non faccio previsioni su quando il processo di negoziazione potrebbe concludersi».

Ore 08:33 - Vitalii Klitschko: «Solo un terzo residenti Kiev ha acqua e riscaldamento»

I funzionari della capitale dell’Ucraina stanno lavorando per restituire l’elettricità alla maggior parte dei residenti dopo che la città è stata colpita da una serie di attacchi missilistici russi ieri. Lo riferisce su Telegram il sindaco Vitalii Klitschko, sottolineando che solo un terzo delle persone ha acqua e riscaldamento, e circa il 40% ha energia elettrica a causa delle reti elettriche danneggiate. «I servizi comunali stanno lavorando per restituire calore e acqua a tutti i residenti della capitale entro la mattina. Gli ingegneri energetici stanno cercando di stabilizzare il sistema di alimentazione», ha affermato il sindaco. La metropolitana della città è stata chiusa e nella regione sono in vigore interruzioni di corrente di emergenza. «Verranno organizzati ulteriori autobus - ha assicurato Klitschko - per duplicare i percorsi del tram e della metropolitana».

Ore 09:04 - Tornano acqua e luce a Kiev, recuperato il corpo di un bambino di un anno e mezzo

(Marta Serafini, inviata a Kiev)- Mentre torna luce e acqua e la metro riprende a funzionare a Kiev, i soccorritori hanno recuperato il corpo di un bambino di un anno e mezzo che è stato ucciso da un attacco missilistico russo da sotto le macerie della sua casa a Kryvyi Rih, la città di cui è originario il presidente Zelensky, ha detto il governatore dell’Oblast di Dnepropetrovsk Valentyn Reznichenko su Telegram. A Odessa invece l’aeronautica ucraina ha abbattuto due missili russi Oniks, ha riferito il Comando Operativo Meridionale dell’Ucraina. Secondo il comando, i missili sono stati sparati da un sistema missilistico di difesa costiera dalla Crimea.

Ore 10:00 - Gruppo Wagner uccide 10 mercenari per rifiuto combattere

La milizia privata russa Gruppo Wagner ha ucciso 10 mercenari che si erano rifiutati di combattere in Ucraina, secondo quanto scrive il media indipendente russo The Insider, che cita l’ex comandante di Wagner Andrei Medvedev, a sua volta citato dal Kyiv Independent. Il Gruppo Wagner di recente aveva fatto trapelare la notizia dell’esecuzione di un suo membro accusato di tradimento, Evgheni Nuzhin.

Ore 10:53 - Allarme aereo su Kiev: suonano le sirene

(Marta Serafini, inviata a Kiev) - Suonano di nuovo le sirene nella capitale ucraina. L’allerta è iniziata alle 11:23 ora locale ed è ancora in corso. Tante le persone scese nella metropolitana la cui circolazione è ripresa in queste ore dopo l’attacco di ieri.

Ore 12:07 - Russia sta preparando una nuova offensiva da nord

L’Ucraina si sta preparando per un’offensiva russa da nord, in una data non lontana dal primo anniversario dell’inizio dell’offensiva: lo ha dichiarato il generale ucraino Andriy Kovalchuk, rinnovando l’appello all’Occidente per la fornitura di armi e munizioni. «Stiamo prevedendo un simile scenario, stiamo preparandoci, viviamo col pensiero che possano attaccare ancora, è il nostro lavoro: non sarà più possibile per loro entrare indisturbati, come è accaduto il 24 febbraio», ha spiegato in un’intervista rilasciata all’emittente satellitare Sky News.

Ore 12:20 - Mosca, nuove sanzioni danneggeranno la stessa Ue

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha ammonito che il nuovo «pacchetto» di sanzioni Ue contro la Russia avrà conseguenze negative per la stessa Ue. «L’attuale pacchetto avrà lo stesso effetto di tutti i precedenti: esacerbare i problemi socio-economici nella stessa Unione europea», ha affermato la portavoce in un commento pubblicato sul sito web del ministero. «Le misure restrittive in atto da molto tempo minano la sicurezza alimentare globale, poiché sono dirette contro il complesso agroindustriale russo e creano ostacoli significativi alla continua esportazione dei nostri prodotti verso Paesi terzi», ha denunciato Zakharova. «Se Bruxelles prende sul serio le questioni di sicurezza alimentare, tali misure non dovrebbero essere cosmetiche, ma complete, e prevedere la rimozione dal pacchetto di sanzioni di tutte le misure restrittive che incidono direttamente o indirettamente sulla fornitura di cereali, fertilizzanti e materie prime materiali per la loro produzione».

Ore 13:07 - Russia, «Almeno 3 civili uccisi in bombardamento Kiev a Luhansk»

Le autorità russe della regione ucraina di Luhansk, nell’est del Paese, hanno denunciato l’uccisione di almeno tre civili nelle ultime ore a causa di un bombardamento ucraino. L’attacco ha avuto luogo nella città di Shchastya ed è stato effettuato con sistemi di razzi a lancio multiplo Himars di fabbricazione statunitense. Almeno cinque persone sono rimaste ferite e almeno quattro case sono state distrutte, scrivono su Telegram le autorità russe a Luhansk. Mosca ha denunciato almeno 31 bombardamenti ucraini nel vicino Donetsk, sempre nell’est del Paese, che hanno provocato almeno un morto e altri sette feriti, secondo l’agenzia russa Tass.

Ore 15:18 - Una famiglia distrutta a Kryvyi Rih

(Marta Serafini, inviata a Kiev) - Un bambino di un anno e mezzo. Ma anche i suoi genitori, Ludmila e Oleksander Oleksandr Korniychuk sono morti nel bombardamento che ieri ha colpito la città di Kryvyi Rih. I loro corpi sono stati estratti dalle macerie oggi. Un missile X-101 (Kh-101) ha colpito la loro abitazione distruggendola completamente come mostrano le immagini. Salva invece un’altra figlia della coppia, di 4 anni, che si è salvata perché si trovava dalla nonna. E salva anche un’altra bambina estratta viva dalle macerie dai soccorritori.

Ore 15:49 - Kiev, 450 bambini uccisi dai russi dall’inizio della guerra

Dall’inizio dell’invasione, l’esercito russo ha ucciso 450 bambini in Ucraina. A riferirlo il servizio stampa dell’ufficio del procuratore generale ucraino, in un post di Telegram citato da Ukrinform. «Alla mattina del 17 dicembre, più di 1.313 bambini sono stati colpiti in Ucraina a causa dell’aggressione armata russa su vasta scala. Secondo le informazioni ufficiali fornite dai procuratori minorili, 450 bambini sono stati uccisi e più di 863 hanno riportato lesioni di vario grado di gravità», ha riferito la procura. La maggior parte dei bambini è stata colpita nelle regioni di Donetsk (428), Kharkiv (267), Kiev (117), Mykolaiv (80), Zaporizhzhia (78), Kherson (74). Ieri, un bambino di un anno e mezzo è stato ucciso dopo che un missile russo ha colpito un edificio residenziale a Kryvyi Rih, la città natale del presidente Zelensky. Altri quattro bambini, di età compresa tra i 3 ei 10 anni, sono rimasti feriti.

Ore 15:50 - Torna la luce a Kharkiv, metà regione di Kiev senza elettricità

L’elettricità è stata ripristinata nell’oblast di Kharkiv, dopo che un attacco missilistico russo ieri ha lasciato il territorio senza luce, mentre restano i blackout di emergenza nell’oblast di Kiev, con circa la metà della regione è senza elettricità. Lo riporta il Kyiv Independent, citando le rispettive autorità regionali. Il governatore di Kharkiv, Oleh Syniehubov, ha riferito che Kupiansk rimane senza energia, mentre le forze russe bombardano costantemente la città vicino al confine. Il governatore della regione di Kiev, Oleksii Kulebaha, ha ricordato che nell’oblast sono operativi 400 posti che forniscono elettricità e accesso a Internet alla popolazione.

Ore 16:51 - Sindaco Kiev: ripristinata fornitura idrica, ma restano blackout

«La fornitura idrica è stata ripristinata per tutti i residenti della capitale. Metà dei citadini di Kiev hanno anche il riscaldamento e stiamo lavorando per ripristinarlo in tutta la città. Due terzi della capitale è stata ricollegata con la rete elettrica»: lo ha scritto su Telegram il sindaco Vitali Klitschko aggiungendo che sono ancora in corso i blackout a causa di mancanza di energia elettrica e del razionamento.

Il gestore del servizio energetico ucraino Ukrenergo ha dichiarato che il paese sta ancora affrontando un grave deficit di produzione di energia dopo i recenti attacchi aerei, con le reti elettriche che faticano a resistere a pioggia e neve, gelo e forti venti che coprono le linee di ghiaccio. L’Ucraina sta continuando a portare la produzione di energia nelle centrali nucleari ai livelli di capacità pianificati, ha affermato Ukrenergo, aggiungendo che le centrali termiche stanno gradualmente ripristinando il funzionamento e le centrali idroelettriche funzionano come previsto.

Ore 17:19 - Rientrati allarmi aerei lanciati in tutto il Paese

Dopo alcune ore, sono rientrati gli allarmi aerei annunciati questa mattina in tutta l’Ucraina, lanciati - riferiscono i media ucraini che citano il gruppo di monitoraggio bielorusso Belarusian Hajun - a seguito del «decollo di aerei russi da due aeroporti in Bielorussia». «Nessun attacco è seguito» agli allarmi, scrive Kyiv Independent. Alle 11.28 locali, è stato annunciato un allarme antiaereo in tutte le regioni dell’Ucraina, compresa Kiev, spiega Ukrainska Pravda, specificando che dalle 13.05, l’allerta ha iniziato a essere gradualmente annullata in tutto il Paese.

Ore 17:32 - Comandante ucraino: ci prepariamo ad attacco russo da nord

Un comandante militare ucraino ha affermato che la Russia potrebbe tentare di invadere da nord,, potenzialmente intorno al prossimo 24 febbraio, anniversario dell’invasione russa del Paese. Lo riporta il Guardian. Il maggiore generale Andrii Kovalchuk ha avvertito che i combattimenti più feroci potrebbero ancora dover arrivare, e ha invitato gli alleati occidentali a sostenere l’Ucraina con armi letali, comprese munizioni a grappolo. In un’intervista a Sky News, ha inoltre affermato di poter «prevedere» che le forze russe potrebbero tentare di invadere l’Ucraina da nord, est e sud, forse anche il 24 febbraio. «Prevediamo tali opzioni, tali scenari. Ci stiamo preparando. Viviamo con il pensiero che attaccheranno di nuovo. Questo è il nostro compito», ha affermato. L’Ucraina sta «tenendo in considerazione una possibile offensiva dalla Bielorussia alla fine di febbraio, forse più tardi», ha aggiunto.

Ore 18:14 - Putin incontra comandanti militari russi e si fa vedere in pubblico

Il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato i responsabili militari per discutere l’andamento delle operazioni in Ucraina: lo ha reso noto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. All’incontro, che si è svolto presso il quartier generale operativo delle forze armate, hanno partecipato il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu e il Capo di stato maggiore, generale Valery Gerasimov.

Solo pochi giorni fa Putin si era visto costretto ad annullare la conferenza stampa di fine anno, per la prima volta in dieci anni. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non aveva fornito spiegazioni e si era limitato a dichiarare che Putin avrebbe comunque il tempo di parlare con i giornalisti. Alla base della decisione, secondo quanto si ipotizza, i timori per il crescente dissenso dei cittadini russi nei confronti della guerra in Ucraina.

Putin ha trascorso gran parte della giornata di venerdì presso il quartier generale della “operazione militare speciale”, ha reso noto il Cremlino mostrando le immagini del presidente russo con il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo delle forze armate Valeriy Gerasimov. Nel video diffuso si vede anche il generale Gerasimov: la sua presenza al meeting mette fine alle voci che circolavano online secondo cui era stato licenziato dal suo incarico.

Ore 19:48 - Putin disposto a perdere fino a 300.000 soldati

Vladimir Putin è disposto ad accettare la morte o il ferimento di 300.000 soldati russi, tre volte le perdite di Mosca sinora. Lo ha detto un paese membro della Nato al New York Times. Persone vicine al leader del Cremlino hanno rivelato, inoltre, che è pronto a sacrificare vite e denari «per un periodo di tempo indefinito». Un messaggio che secondo il quotidiano è stato recapito anche all’amministrazione Biden. «Non importa quanti soldati russi vengano uccisi o feriti sul campo di battaglia, la Russia non si arrenderà», avrebbero detto funzionari russi in un raro incontro faccia a faccia con omologhi americani il mese scorso.

Ore 23:17 - Papa manda di nuovo in missione Elemosiniere, porterà aiuti alla popolazione

In queste ore, l’Elemosiniere Pontificio, cardinale Konrad Krajewski, è nuovamente in partenza per l’Ucraina, inviato dal Santo Padre. Lo fa sapere lo stesso dicastero: «Con la sua presenza, oltre al conforto nella fede, il cardinale intende portare al martoriato popolo ucraino il frutto della solidarietà raccolta in queste ultime settimane: generatori di elettricità, indumenti termici».

Ore 23:18 - Zelensky, ripristinata elettricità per 6 mln persone in 24 ore

In Ucraina nelle ultime 24 ore è stata ripristinata l’energia elettrica per quasi 6 milioni di ucraini, dopo la serie di attacchi missilistici russi che venerdì ha preso di mira diverse infrastrutture energetiche. Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel suo discorso serale quotidiano. «I lavori di riparazione continuano senza sosta dopo l’attacco terroristico di ieri», ha dichiarato Zelensky.

Ore 23:19 - Klitschko: tornato il riscaldamento nel 75% delle case di Kiev

Nel 75% delle case di Kiev è tornato il riscaldamento. Ad annunciarlo è stato il sindaco della capitale ucraina, Vitali Klitschko, in un post su Telegram in cui ha reso noto che i tecnici stanno continuando a lavorare per il secondo giorno consecutivo per stabilizzare la situazione.

Ore 23:59 - Nyt: Usa cercarono di impedire a Kiev di uccidere Gerasimov

Gli Usa cercarono di impedire all’Ucraina di uccidere il capo di stato maggiore delle forze armate russe, Valery Gerasimov. Lo sostiene il New York Times secondo il quale funzionari americani avevano appreso che il generale aveva deciso di visitare le truppe russe al fronte e non condivisero l’informazione con Kiev per timore di un attacco contro di lui che avrebbe poi portato una guerra tra Usa e Russia. Kiev venne però a conoscenza della visita e decise di lanciare un attacco, nonostante la richiesta dell’amministrazione Biden di non farlo. «Decine di soldati russi furono uccisi in quell’occasione, Gerasimov non era uno di loro».

(ANSA il 17 dicembre 2022) All'inizio della guerra in Ucraina, Vladimir Putin ha ordinato al leader ceceno Ramzan Kadyrov di occupare la sede del governo di Kiev e assassinare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riferiscono al Wall Street Journal funzionari dell'intelligence e della sicurezza ucraini secondo le quali Kadyrov fu convocato al Cremlino tre settimane prima dell'invasione per "studiare una strategia". Il signore della guerra ceceno, che si è definito in più di un'occasione "soldato di Putin", ha svolto un ruolo strategico nella guerra della Russia contro l'Ucraina.

Quando il presidente russo aveva bisogno di più soldati in prima linea ha radunato migliaia di uomini e li ha inviati al fronte, a volte con la forza secondo quanto riferito da fonti cecene. E adesso gli uomini di Kadyrov stanno lavorando per "disciplinare" i soldati di Mosca sfiancati da mesi di guerra e da una serie di sconfitte sul campo. Il portavoce del Cremlino ha negato che Putin abbia affidato a Kadyrov l'incarico di uccidere Zelensky bollando la notizia come "assurda e falsa".

Ucraina Russia, le notizie di domenica 18 dicembre sulla guerra. Marta Serafini e Redazione online su Il Corriere della Sera il 18 Dicembre 2022.

Le notizie di domenica 18 dicembre. New York Times: «Gli Usa cercarono di impedire a Kiev di uccidere l capo di stato maggiore delle forze armate russe Gerasimov»

• La guerra in Ucraina è arrivata al 298esimo giorno.

• Il presidente russo Vladimir Putin ieri ha avuto colloqui per tutta la giornata al Cremlino con i responsabili della campagna militare in Ucraina. «Mi piacerebbe sentire le vostre proposte sulle azioni da compiere nel breve e medio termine», ha detto Putin durante la riunione.

• Mosca interviene sulle sanzioni Ue: «Avranno l’effetto di aggravare i problemi socioeconomici nella stessa Ue», ha detto la portavoce del ministero russo degli Esteri Zakarova.

• Sul campo la milizia privata russa Gruppo Wagner ha ucciso 10 mercenari che si erano rifiutati di combattere in Ucraina, riferisce il media indipendente russo The Insider.

• Il governo ucraino accusa i russi di aver ripreso gli attacchi contro l’Ucraina usando droni kamikaze iraniani.

Ore 04:35 - Gruppo Wagner uccide 10 mercenari per rifiuto combattere

La milizia privata russa Gruppo Wagner ha ucciso 10 mercenari che si erano rifiutati di combattere in Ucraina, secondo quanto scrive il media indipendente russo The Insider, che cita l’ex comandante di Wagner Andrei Medvedev, a sua volta citato dal Kyiv Independent. Il Gruppo Wagner di recente aveva fatto trapelare la notizia dell’esecuzione di un suo membro accusato di tradimento, Evgheni Nuzhin.

Ore 04:42 - Mosca, nuove sanzioni danneggeranno la stessa Ue

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha ammonito che il nuovo «pacchetto» di sanzioni Ue contro la Russia avrà conseguenze negative per la stessa Ue. «L’attuale pacchetto avrà lo stesso effetto di tutti i precedenti: esacerbare i problemi socio-economici nella stessa Unione europea», ha affermato la portavoce in un commento pubblicato sul sito web del ministero. «Le misure restrittive in atto da molto tempo minano la sicurezza alimentare globale, poiché sono dirette contro il complesso agroindustriale russo e creano ostacoli significativi alla continua esportazione dei nostri prodotti verso Paesi terzi», ha denunciato Zakharova. «Se Bruxelles prende sul serio le questioni di sicurezza alimentare, tali misure non dovrebbero essere cosmetiche, ma complete, e prevedere la rimozione dal pacchetto di sanzioni di tutte le misure restrittive che incidono direttamente o indirettamente sulla fornitura di cereali, fertilizzanti e materie prime materiali per la loro produzione».

Ore 04:51 - Il sentiero della Wagner che dalla guerra in Ucraina conduce fino in Africa

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) I sentieri africani sembrano si intrecciarsi con quelli ucraini, tenuti insieme da un nome: Wagner. La compagnia di mercenari prediletta dal Cremlino, impiegata nell’invasione ma anche nel «safari» in terre più «esotiche», è sempre fonte di notizie.

La storia riparte da Bangui, Repubblica Centrafricana. Come abbiamo raccontato, Dmitri Sytyi, rappresentante di Casa Russia, sarebbe rimasto ferito dall’esplosione di un plico-bomba. Tra i resti dell’ordigno è rimasto stranamente intatto un biglietto con l’invito perentorio alla Russia a lasciare il Paese e la rivendicazione «dalla Francia».

Ore 05:00 - Putin disposto a perdere fino a 300.000 soldati

Vladimir Putin è disposto ad accettare la morte o il ferimento di 300.000 soldati russi, tre volte le perdite di Mosca sinora. Lo ha detto un paese membro della Nato al New York Times. Persone vicine al leader del Cremlino hanno rivelato, inoltre, che è pronto a sacrificare vite e denari «per un periodo di tempo indefinito». Un messaggio che secondo il quotidiano è stato recapito anche all’amministrazione Biden. «Non importa quanti soldati russi vengano uccisi o feriti sul campo di battaglia, la Russia non si arrenderà», avrebbero detto funzionari russi in un raro incontro faccia a faccia con omologhi americani il mese scorso.

Ore 05:05 - Putin incontra i generali. Riservisti pronti in Bielorussia

(Paolo Valentino) Il gioco delle ombre del Cremlino continua. Ieri è riapparso Vladimir Putin. Dopo aver cancellato tre appuntamenti per lui tradizionali e importanti — nell’ordine, la conferenza stampa di fine anno, la diretta radiofonica in cui rispondeva alle domande dei russi e non ultima la partecipazione all’incontro di hockey su ghiaccio sulla Piazza Rossa — il presidente russo ha trascorso l’intera giornata di venerdì al quartier generale della cosiddetta «Operazione militare speciale», facendosi fotografare insieme al ministro della Difesa Sergei Shoigu e al capo di Stato maggiore, Valerij Gerasimov. Ai colloqui era presente anche il generale Sergei Surovikin, che da ottobre guida le operazioni di guerra in Ucraina.

Ore 05:12 - Klitschko: «Tornato il riscaldamento nel 75% delle case di Kiev»

Nel 75% delle case di Kiev è tornato il riscaldamento. Ad annunciarlo è stato il sindaco della capitale ucraina, Vitali Klitschko, in un post su Telegram in cui ha reso noto che i tecnici stanno continuando a lavorare per il secondo giorno consecutivo per stabilizzare la situazione.

Ore 05:20 - Nyt: «Usa cercarono di impedire a Kiev di uccidere Gerasimov»

Gli Usa cercarono di impedire all’Ucraina di uccidere il capo di stato maggiore delle forze armate russe, Valery Gerasimov. Lo sostiene il New York Times secondo il quale funzionari americani avevano appreso che il generale aveva deciso di visitare le truppe russe al fronte e non condivisero l’informazione con Kiev per timore di un attacco contro di lui che avrebbe poi portato una guerra tra Usa e Russia. Kiev venne però a conoscenza della visita e decise di lanciare un attacco, nonostante la richiesta dell’amministrazione Biden di non farlo. «Decine di soldati russi furono uccisi in quell’occasione, Gerasimov non era uno di loro».

Ore 05:30 - Zelensky: «Ripristinata l’elettricità per 6 milioni di persone in 24 ore»

In Ucraina nelle ultime 24 ore è stata ripristinata l’energia elettrica per quasi 6 milioni di ucraini, dopo la serie di attacchi missilistici russi che venerdì ha preso di mira diverse infrastrutture energetiche. Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel suo discorso serale quotidiano. «I lavori di riparazione continuano senza sosta dopo l’attacco terroristico di ieri», ha dichiarato Zelensky.

Ore 08:16 - Ministro Difesa russo ispeziona truppe in prima linea

Il ministro della Difesa di Mosca, Serghei Shoigu, ha ispezionato in elicottero «le posizioni avanzate delle unità russe nelle zone dell’operazione speciale, le fortificazioni e le linee difensive» in Ucraina. Lo ha annunciato lo stesso dicastero, come riporta Ria Novosti. «In prima linea, il ministro ha parlato con i militari e li ha ringraziati per l’esemplare svolgimento dei loro compiti», ha fatto sapere Mosca. L’ispezione alla «prima linea» si è svolta nel corso della missione di Shoigu nel distretto militare meridionale russo, dove ha ascoltato i rapporti fatti dai comandanti. «Particolare attenzione è stata data alla questione dei rifornimenti delle truppe, alle condizioni per il dispiegamento del personale sul campo e al lavoro delle unità mediche e di retroguardia», si legge nella nota.

Ore 09:13 - Papa: è guerra mondiale, diverse mani coinvolte

«Faccio quello che posso. Non ascoltano. Ciò che sta accadendo in Ucraina è terrificante. C’è un’enorme crudeltà. È una cosa molto seria. Ed è questo che denuncio continuamente». Lo ha detto papa Francesco in una intervista concessa al quotidiano spagnolo ABC. Rispondendo a una domanda sulla sua posizione di mediazione, il pontefice ha spiegato: «Qua ricevo tutti. Ora Volodymir Zelenski mi ha mandato per la terza volta uno dei suoi consiglieri religiosi. Sono in contatto, ricevo, aiuto...». «Non vedo - ha aggiunto tuttavia Francesco - una fine a breve termine perché si tratta di una guerra mondiale. Non dimentichiamolo. Ci sono già diverse mani coinvolte nella guerra. È globale. Credo che una guerra venga combattuta quando un impero inizia a indebolirsi, e quando ci sono armi da usare, da vendere e da testare. Mi sembra che ci siano in mezzo molti interessi», ha concluso.

Ore 10:44 - Kissinger: «È tempo di una pace negoziata in Ucraina»

Si avvicina il momento di a negoziato la pace in Ucraina per ridurre il rischio di un’altra devastante guerra mondiale, ma i sogni di smantellare la Russia potrebbero scatenare il caos nucleare, ha detto Henry Kissinger disse. Kissinger ha incontrato Vladimir Putin più volte da quando è diventato presidente per la prima volta nel 2000.

Ore 13:07 - Russia, raid ucraini su Belgorod, un civile ucciso

Il governatore di Belgorod, al confine con l’Ucraina, ha reso noto che bombardamenti delle forze di Kiev hanno colpito la regione russa, provocando la morte di un civile. Lo riferisce la Tass. «Il nostro sistema di difesa aerea si è attivato sulla città di Belgorod e sulla regione», ha riferito Vyacheslav Gladkov, che in un primo momento aveva parlato di «almeno quattro feriti» trasportati in ospedale.

Ore 14:47 - Fifa rifiuta di trasmettere video Zelensky: «Pace sia vero campione»

«Oggi vedremo una vittoria comune, la celebrazione dello spirito umano. La Coppa del Mondo dimostra che diversi Paesi e diverse nazionalità possono decidere chi è il più forte con fair play ma non giocando con il fuoco, sul campo da gioco di erba e non sul campo da guerra rosso di sangue», l'Ucraina lotta per un futuro moderno e offre «al mondo una formula di pace, non c'è un campione nella guerra», «la guerra deve finire e solo la pace può essere il vero campione», ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel video che ha chiesto di trasmettere prima della finale dei Mondiali di Calcio in Qatar, ma che la FIFA ha rifiutato di trasmettere.

Ore 15:33 - Kiev, Kherson torna di nuovo sotto i raid russi, almeno 3 feriti

Le truppe russe hanno nuovamente bombardato oggi la città ucraina di Kherson, con un bilancio provvisorio di almeno tre persone ferite. Lo ha denunciato il vice capo dell'ufficio del presidente Kyrylo Tymoshenko, stando a Ukrinform. «Il centro della città di Kherson è stato colpito di nuovo. Tre persone sono rimaste ferite. Hanno ricevuto ferite da schegge e uno di loro è in gravi condizioni», ha detto. Nella giornata di ieri Kherson è stata al centro di pesanti raid russi con almeno quattro civili uccisi e nove feriti. La città è stata bombardata 54 volte.

Ore 15:58 - Appello di Kadyrov ai musulmani: uniamoci contro la Nato

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov, ha invitato i musulmani in tutto il mondo a unire gli sforzi contro la Nato. Il messaggio è stato postato su Telegram in lingua cinese. Lo riporta l’Ukrainska Pravda. «L’Alleanza del Nord Atlantico minaccia l’esistenza del mondo intero. Ma la Russia ha sfidato tutte le previsioni occidentali e ha sfidato questo male e ha marciato con fiducia verso la vittoria. Non lasciate che la Nato si imponga, o verranno a calpestare la vostra patria in men che non si dica!», scrive Kadyrov.

«Negli ultimi 100 anni, gli Stati Uniti e l’Europa hanno organizzato decine di guerre, colpi di stato militari e invasioni. Milioni di civili sono diventati le loro vittime. E ora la minaccia ancora più grande è quella di distruggere tutti i valori morali. Vogliono trasformarci in animali facilmente manipolabili», prosegue Kadyrov nel suo messaggio. «Facciamo appello all’intero mondo islamico, a tutte le persone sane di mente, affinché si uniscano contro il nostro comune nemico! I loro soldi e le loro armi non sono niente in confronto alla nostra unità, volontà e fede nel nostro Creatore!», prosegue il leader ceceno, le cui unità sono impegnate al fianco delle truppe russe nell’invasione dell’Ucraina.

Ore 16:00 - Oligarca russo Zelenov morto ad Antibes in circostanze ancora da chiarire

Dmitrij Zelenov, un oligarca russo di 50 anni, è morto in circostanze da chiarire il 9 dicembre ad Antibes, in Francia, mentre faceva visita ad amici nella località sulla Costa Azzurra. Lo ha confermato la procura di Grassa al quotidiano «Nice-Matin», dopo che la notizia era già circolata su canali Telegram russo.

L’oligarca si sarebbe sentito poco bene dopo cena, per poi presumibilmente cadere dalle scale e poi da una ringhiera. Zelenov sarebbe morto dopo essere stato portato in ospedale per un trauma cranico. La procura di Grassa precisa che l’oligarca risulta deceduto il 10 dicembre all’ospedale Pasteur di Nizza. Secondo il pm è aperta un’inchiesta, affidata alla questura di Antibes, per accertare le cause della morte di Zelenov.

Ore 17:45 - Podolyak: per Mosca nessun compromesso o nuovi «Minsk»

«Questo tipo di guerra comporta un solo vincitore. Non ci saranno compromessi o nuovi «Minsk» a favore degli assassini russi. La Russia deve perdere, uscire dall’Ucraina e pagare i conti... Questo è l’unico modo per restituire sicurezza, stabilità e prevedibilità al mondo». Lo ha scritto su Twitter il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak.

Ore 18:44 - Zelensky riunisce stato maggiore, focus su Bielorussia

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha tenuto nel pomeriggio una riunione dello stato maggiore nella quale è stata prestata attenzione alla situazione in Bielorussia. Lo rende noto l’ufficio del presidente, come riporta Ukrainska Pravda. Nella riunione c’è stato uno scambio di informazioni sull’attuale numero e sull’armamento dei gruppi militari nemici. Si è inoltre discusso delle conseguenze del massiccio attacco missilistico della Russia sulle infrastrutture energetiche dell’Ucraina.

Ore 19:25 - Bombardamento su Donetsk, evacuati i pazienti dopo incendio

Un incendio si è sviluppato nell’ospedale di Donetsk dopo che le truppe ucraine hanno bombardato la città. Lo ha affermato il sindaco Aleksei Kulemzin sui canali social. «Testimoni stanno segnalando un incendio nell’edificio n. 6 del Kalinin Hospital. Numerose persone sarebbero rimaste ferite», ha detto il funzionario, aggiungendo che tutti i pazienti sono stati evacuati. Un membro del servizio di emergenza locale ha detto a «Sputnik» che un totale di tre edifici dell’ospedale sono stati danneggiati dai bombardamenti.

I 5 grandi errori russi che hanno compromesso la guerra in Ucraina. Federico Giuliani il 19 Dicembre 2022 su Inside Over.

 È trascorso quasi un anno dal quel fatidico 24 febbraio, giorno in cui ha preso il via la cosiddetta operazione militare speciale russa sul territorio ucraino. Il conflitto ha attraversato più fasi: dall’avanzata iniziale delle truppe di Mosca a ridosso dei quartieri periferici di Kiev allo spostamento dell’epicentro delle ostilità nel Donbass e nella fascia costiera, dalla pausa operativa estiva alla controffensiva ucraina. Fino al sostanziale stallo odierno, rotto soltanto da operazioni chirurgiche e raid, e in attesa di nuove offensive.

Quella che, almeno in un primo momento e a detta di molti analisti, sembrava dovesse essere una formalità, si è trasformata per la Russia in una sorta di catastrofe strategica. E non solo a causa del fondamentale supporto – sia a livello di intelligence che di risorse militare – fornito dall’Occidente a Volodymyr Zelensky. Ma anche, e probabilmente soprattutto, per via di molteplici, gravi, errori interni commessi dalla stessa Federazione Russa.

Un’approfondita indagine del New York Times, basata su interviste, intercettazioni, documenti e piani di battaglia segreti, ha mostrato come una sorta di “passeggiata nel parco” si sia trasformata, per il Cremlino e Vladimir Putin, in un autentico inferno. In un pantano diabolico che, a distanza di quasi 12 mesi, continua ad inghiottire risorse e uomini russi.

Uno dei principali errori di valutazione commessi dagli alti comandi russi è coinciso con le limitate risorse assegnate a ciascun soldato inviato in Ucraina. Tra le criticità riscontrate, ha evidenziato il NYT, troviamo il poco cibo a disposizione dei militari, forse perché si sarebbe dovuto trattare di un’operazione di breve durata, i proiettili contati e le istruzioni addirittura prese da Wikipedia per armi che molti russi sapevano utilizzare a malapena.

Dal punto di vista strategico, invece, diversi militari hanno attraversato il territorio nemico affidandosi a vecchie mappe risalenti agli anni ’60 recuperate direttamente sul campo di battaglia, oppure senza nessuna mappa. Peggio ancora: le truppe del Cremlino hanno più volte comunicato tra loro usando semplici linee telefoniche aperte, rivelando così le posizioni e gli obiettivi strategici, ed evidenziando ulteriormente il disordine e l’incompetenza diffusi tra i ranghi russi.

L’addestramento precedente alla guerra di questi soldati, poi, non sarebbe stato all’altezza della missione che avrebbero dovuto affrontare. Una volta formati, per di più, avrebbero ricevuto dati, orari e obiettivi relativi alla conquista dell’Ucraina assolutamente irrealistici. Molti si sono lamentati per il fatto di essere stati gettati in un “tritacarne“.

Tra impreparazione e disorganizzazione

L’inchiesta del NYT inizia accendendo i riflettori sulle truppe della 155a brigata di fanteria navale russa. In Ucraina, avanzando attraverso fattorie piene di crateri, questi uomini non potevano contare su mappe, kit medici e neppure walkie-talkie funzionanti. Al netto di possibili esagerazioni, da prendere comunque in considerazione quando parliamo di tematiche così delicate, la ricostruzione offerta dal quotidiano statunitense appare tutto sommato fedele a quanto potrebbe davvero essere accaduto negli ultimi mesi nella scacchiera ucraina.

Ad esempio, leggendo vari documenti, scopriamo che i membri della suddetta brigata, poche settimane prima della loro discesa in campo, a settembre, erano camionisti e operai. Che, dai loro salotti di casa, guardavano in tv le presunte vittorie militari russe ottenute sul fronte. Ebbene, costoro si sarebbero improvvisamente ritrovate sui tetti di veicoli blindati sovraffollati, stringendo tra le mani fucili vecchi oltre mezzo secolo, senza cibo né copertura area o dell’artiglieria. I rinforzi chiamati da Mosca per rimpinguare l’esercito già schierato in Ucraina erano meno preparati che mai. Tanto che diversi soldati hanno ammesso di aver a malapena sparato.

Nessuno era tuttavia preoccupato, perché i loro comandati avevano più volte ripetuto che non avrebbero assistito ad alcun combattimento. Solo quando i proiettili hanno iniziato a schiantarsi intorno a loro, facendo a pezzi i loro compagni, si sarebbero resi conto di essere stati ingannati.

Eppure, la guerra immaginata da Putin non avrebbe dovuto essere questa. Quando, l’anno scorso, il capo della CIA si è recato a Mosca, ha raccontato di aver trovato un Cremlino estremamente fiducioso. Il consigliere per la sicurezza nazionale di Putin si vantava delle sue forze armate, considerandole all’avanguardia e abbastanza forti da resistere anche agli americani.

I piani di invasione russa, ottenuti dal New York Times, sarebbero la prova più evidente di come i militari russi si aspettassero di correre per centinaia di miglia attraverso l’Ucraina e trionfare in pochi giorni. Qualcosa è andato storto. E oggi Putin si trova a fronteggiare “la più grande calamità umana e strategica della sua nazione dal crollo dell’Unione Sovietica Unione”, ha scritto il quotidiano statunitense.

Le criticità più importanti

Dovessimo sintetizzare le cinque criticità russe più importanti, sarebbero le seguenti: 1) soldati con poche risorse; 2) mappe non aggiornate per la missione da compiere; 3) uso linee telefoniche aperte; 4) addestramento non adeguato, rinforzi inclusi; 5) obiettivi irrealistici e non precisi.

L’esercito russo, nonostante le supposizioni occidentali sulla sua abilità, era in realtà gravemente compromesso, sventrato da anni di cattiva gestione. Centinaia di miliardi di dollari erano stati destinati alla modernizzazione delle forze armate sotto la direzione di Putin, ma gli scandali di corruzione hanno irretito migliaia di ufficiali.

Dal 24 febbraio in poi, la Russia ha sperperato gran parte del vantaggio potenziale che aveva sull’Ucraina orientandosi su vecchie mappe e pessime informazioni per lanciare i suoi missili (si stima che il 60% dei missili da crociera russi abbia mancato gli obiettivi prefissati), lasciando le difese aeree ucraine intatte, pronte, come poi hanno fatto, a difendere il Paese. Le decantate squadre di hacking della Russia hanno provato, senza riuscirci, ad imbastire una guerra informatica. I soldati russi, molti scioccati dal fatto che stessero andando in guerra, hanno usato i loro cellulari per chiamare casa, permettendo agli ucraini di rintracciarli e abbatterli con estrema facilità.

Mosca ha quindi conquistato più territorio di quanto potesse difendere, lasciando migliaia di miglia quadrate nelle mani di combattenti denutriti, poco addestrati e scarsamente equipaggiati. Molti erano coscritti dotati di un equipaggiamento degli anni ’40 e muniti di stampe prese da Internet che spiegavano come usare un fucile da cecchino. In seguito all’arrivo in Ucraina di armi occidentali, i soldati ucraini hanno effettuato una efficace controffensiva, riconquistando gran parte dei territori perduti. Il Cremlino continua ancora ad inviare ondate di truppe, come se niente fosse successo. FEDERICO GIULIANI

Le truppe russe allo stremo. Mosca promette soldi e fama. Gli 007: "Morale basso". Il Cremlino invia attori e cantanti al fronte. E lancia i nuovi reclutamenti. Gaia Cesare il 19 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Sarà un Natale di guerra in Ucraina, anzi il governo di Kiev è convinto che «il conflitto non finirà prima della prossima estate». Ecco perché la Russia si muove in queste ore su un doppio binario. Vladimir Putin sostiene di non aver bisogno di una nuova mobilitazione, per aumentare il numero delle reclute in Ucraina. Eppure da Mosca è partita via social una campagna di propaganda per convincere sempre più concittadini ad arruolarsi nell'esercito, garanzia di soldi e successo, è il messaggio. Il Cremlino nega anche i problemi dei bassi salari, di munizioni ed equipaggiamenti scarsi, ma per risollevare il morale delle truppe, il ministero della Difesa ha deciso di inviare al fronte cantanti d'opera, attori e artisti circensi, la «brigata creativa di prima linea». La ragione? Quel morale «fragile» - spiega il ministero della Difesa britannico - «continua a essere motivo di vulnerabilità notevole» per i militari inviati da Mosca a combattere.

Dalla Russia parte dunque un'operazione a fini interni, per convincere sempre più cittadini a imbracciare le armi, e una simultanea indirizzata a chi le armi le usa già nella «operazione speciale» in Ucraina. Sul piano interno, la propaganda inonda i social network di video di orgoglio militare, in cui chi decide di arruolarsi viene raccontato come un vero uomo, di sani principi, che con una divisa può sfuggire a povertà, depressione, vodka e avere anche successo con le donne. Nei filmati, di cui Cnn ha scandagliato i contenuti, i giovani russi che scelgono la difesa della patria e rinunciano a feste e alcol, poi tornano dall'arruolamento con macchine di lusso, e gli uomini di mezza età riescono a ridare senso a una vita spenta. Il messaggio di Mosca ai suoi cittadini è chiaro: arruolarsi sarà un successo che vi darà successo. Ma la realtà è persino più evidente. C'è bisogno di altri uomini al fronte, a causa delle perdite, il cui numero non è mai stato reso ufficiale ma che ucraini e americani stimano in circa 100mila, un dato che mette tuttavia insieme sia morti che feriti.

Il Cremlino ha bisogno urgente di muoversi anche su un altro fronte, quello del morale delle truppe, per tenere alta la capacità di resistenza di chi al fronte c'è già. «Le preoccupazioni dei soldati si concentrano sul numero di vittime molto elevato, una scarsa leadership, problemi salariali, mancanza di equipaggiamento e munizioni e mancanza di chiarezza sugli obiettivi della guerra», dice la Difesa di Londra, secondo cui «improbabile che gli sforzi delle brigate creative possano alleviare in modo sostanziale queste preoccupazioni». Eppure Mosca vuole distrarre i soldati con musica e intrattenimento, strategia che affonda nella storia di molti eserciti ma in Russia è «intrecciata con il concetto di educazione politica ideologica dell'era sovietica», spiega l'intelligence inglese.

È sempre nell'ottica del sostegno ai militari che va letta la visita al fronte del ministro della Difesa Sergei Shoigu. Arrivato «in prima linea» in elicottero, Shoigu ha ascoltato i rapporti dei comandanti e parlato con i soldati ringraziandoli per il loro «esemplare adempimento del dovere». Intanto Putin in un videomessaggio al primo congresso del movimento russo dei bambini e dei giovani dice di sperare che la Russia «renderà il mondo più giusto» con le sue «azioni, determinazione e apertura». In settimana parteciperà al vertice annuale allargato del ministero della Difesa e secondo l'emittente Wgtrk farà un annuncio importante. Potrebbe riguardare l'ammodernamento dei piani di armamento che Putin ha già chiesto in una riunione di governo.

Estratto dell’articolo di Francesco Semprini per “la Stampa” il 18 Dicembre 2022.   

«I soldati russi vanno in battaglia con poco cibo, pochi proiettili e vaghe istruzioni raccolte su Wikipedia per maneggiare armi che conoscono a malapena. Si avventurano per l'Ucraina alla cieca o con vecchie mappe degli Anni 60, recuperate dal campo di battaglia. Si parlano su linee telefoniche aperte, rivelando le loro posizioni ed esponendosi a rischi figli dell'incompetenza e del disordine che regna nei loro ranghi. Arrivano da addestramenti in fatiscenti basi russe svuotate dalla corruzione. Gli vengono dati orari e obiettivi irrealistici, mentre loro si lamentano di essere stati spediti in un "tritacarne"». 

Questa è «la guerra di Vladimir Putin» raccontata in un'inchiesta del New York Times basata su interviste, intercettazioni, documenti e piani di battaglia segreti secondo cui quella che doveva essere una «passeggiata nel parco» si è trasformata in una catastrofe per la Russia. […] Su tutte svettano le fallimentari sortite della 155ª Brigata di Fanteria navale spedita dal Cremlino al fronte senza mappe, kit medici o walkie-talkie funzionanti. 

Solo poche settimane prima, i suoi membri erano operai e camionisti, che guardavano alla televisione di Stato un'infinita vetrina di presunte vittorie militari russe prima di essere arruolati a settembre. Uno di loro, col ruolo di dottore da campo, era un ex barista senza nessuna formazione medica. […] I membri della Brigata spiegano che alcuni di loro avevano a malapena sparato con una pistola e che erano quasi sempre a corto di proiettili, per non parlare della copertura aerea o di artiglieria.

[…] sei argomenti fondamentali. Il primo sono gli errori, commessi sin dall'inizio. I piani di invasione russa ordinavano alle truppe di penetrare in Ucraina su centinaia di chilometri da più direzioni e più dimensioni (cielo, terra e mare) con la convinzione che ci sarebbe stata esile resistenza. Il secondo è l'arroganza […] Il terzo aspetto è la corruzione interna, «tutti o quasi rubavano e mentivano a Mosca».

 Il crollo dei fronti e la progressiva consapevolezza dei soldati che nessuno sarebbe sopravvissuto è un altro aspetto emerso con l'invasione. Così come la frammentazione degli sforzi, con i Wagner che hanno sempre agito per conto proprio. Ed infine la realizzazione di essere stati usati come carne da cannone edulcorata «da un bicchiere di vodka». […]

Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica” il 18 Dicembre 2022.   

Gli uomini venuti dal ghiaccio sono stati spazzati via. Non tutti, ma quasi. Erano tra i migliori soldati della Russia, raggruppati nella famosa 200ma brigata motorizzata di fucilieri che, nel gelo del Circolo polare artico, fa da cuscinetto con la Nato e protegge i porti dei sottomarini nucleari della Flotta del nord. […] A gennaio Putin ha mandato al confine ucraino due reggimenti della 200ma senza specificare cosa andassero a fare. «Esercitazioni», è stato detto loro. Erano 1.400, a maggio erano diventati 900. Adesso sono anche meno, in condizioni pietose. Aggregati a soldati mal addestrati e peggio equipaggiati provenienti dall'involontario bacino della mobilitazione russa. 

Nella rovinosa caduta della 200ma, ricostruita da una lunga inchiesta del Washington Post, si trova uno dei mot ivi per spiegare come mai il secondo esercito più potente del mondo non sia riuscito a prendersi l'Ucraina in poco tempo, come era nei piani di Mosca. E perché Putin si mostri assai preoccupato per l'andamento dell'"operazione speciale", tanto da convocare due giorni fa i vertici militari […] 

Secondo fonti qualificate, anni fa Putin ha segretamente usato i fucilieri dell'Artico in Siria, per sostenere il regime di Assad. Li considera, a ragione, reparti di élite. In Ucraina dovevano conquistare Kharkiv in poche ore. Stando ad alcune testimonianze, gli è stato detto il vero motivo per cui avevano lasciato la penisola di Kola solo alle tre del mattino del 24 febbraio, due ore prima dell'invasione. […] Il Washington Post ha avuto accesso a documenti interni della brigata, riferibili al periodo di maggio, che testimoniano come in meno di tre mesi il contingente si sia dimezzato. […] 

La decisione di Putin di tenere all'oscuro anche i più alti in grado sulla strategia complessiva […] ha impedito ai comandanti della brigata artica la preparazione adeguata delle truppe e il coordinamento con altre unità. […]

Gli Usa impedirono di uccidere Gerasimov. Storia di Redazione su Il Giornale il 19 Dicembre 2022.   

Un freno ai pian ucraini. Gli Stati Uniti sono intervenuti per impedire che l'Ucraina uccidesse il generale Valeri Gerasimov, nel timore che l'assassinio del capo di stato maggiore russo potesse portare a una guerra tra Washington e Mosca. Lo rivela il New York Times ricostruendo le ore precedenti un attacco di Kiev contro i vertici militari di Putin lungo le linee del fronte ucraino. Dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, quasi un anno fa, l'intelligence americana ha condiviso informazioni preziose con i servizi di Kiev, fornendo in più di un'occasione la localizzazione dei movimenti di molti uomini della catena di comando militare russa. Ed è un dato accertato che, anche grazie a queste notizie, gli uomini di Volodymyr Zelensky sono riusciti a eliminare molte figure chiave dell'esercito di Mosca. Ci sono tuttavia dei limiti che gli 007 americani hanno dovuto e continuano a rispettare al fine di evitare un allargamento del conflitto. Punto primo: non possono fornire notizie che aiuterebbero Kiev a uccidere i più alti in grado, come Gerasimov o il ministro della Difesa Sergei Shoigu. Secondo: è vietato condividere informazioni che aiuterebbero l'Ucraina ad attaccare obiettivi russi fuori dai suoi confini.

Nell'episodio ricostruito dal Nyt l'amministrazione Biden si sarebbe trovata in una di queste circostanze dopo aver appreso che il capo delle forze armate russe aveva deciso di fare una visita ai soldati di Mosca al fronte. Un'informazione delicata che se condivisa con Kiev avrebbe potuto avere esiti inaspettati, secondo la valutazione di Washington, tra i quali un'escalation del conflitto in Ucraina e il rischio di un confronto diretto tra Stati Uniti e Russia. Gli ucraini, tuttavia, vennero a conoscenza dei programmi di Gerasimov in modo autonomo e decisero di pianificare un attacco. A quel punto, dopo «un'intensa discussione interna» l'amministrazione Biden prese la decisione inedita di chiedere all'Ucraina di non lanciare il raid. Ma arrivò troppo tardi. L'attacco fu portato a termine, decine di soldati russi furono uccisi, ma il generalissimo di Putin si riuscì a salvare. Il New York Times non precisa la data dell'episodio ma è probabile che si tratti dell'attacco contro Gerasimov di fine maggio scorso.

La Bielorussia dispiega i sistemi missili S-400 Iskander consegnati dalla Russia. Marta Serafini e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 19 Dicembre 2022.

Le notizie di lunedì 19 dicembre. La Gran Bretagna annuncerà un nuovo importante pacchetto di artiglieria per l’Ucraina. Il Canada ha sequestrato 26 milioni di dollari all’oligarca Abramovich

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• La guerra in Ucraina è arrivata al 299esimo giorno.

• Appello del leader ceceno Kadyrov ai musulmani: «Uniamoci contro la Nato».

• Zelensky ha riunito lo stato maggiore: focus sulla Bielorussia.

• L’oligarca russo Zelenov è morto ad Antibes in circostanze ancora da chiarire.

• Shoigu ispeziona le posizioni russe e Israele aiuta Kiev sui droni iraniani.

Ore 00:00 - La Gran Bretagna annuncerà nuovo invio di artiglieria per il 2023

Il primo ministro britannico Rishi Sunak annuncerà, oggi, un nuovo pacchetto di artiglieria per l’Ucraina, in occasione di un vertice a Riga della Joint Expeditionary Force (JEF), che riunisce una dozzina di Paesi nordici, baltici e del nord Europa. Sunak parteciperà al secondo incontro faccia a faccia del JEF, dove solleciterà il gruppo a mantenere o aumentare l’assistenza militare all’Ucraina nel 2023, secondo una dichiarazione del suo ufficio di Downing Street. In quella sede confermerà anche la fornitura di «centinaia di migliaia di proiettili d’artiglieria» all’Ucraina il prossimo anno, nell’ambito di un contratto da 250 milioni di sterline (286 milioni di euro) che «garantisce un flusso costante di munizioni d’artiglieria» per tutto il 2023. Il primo ministro, che ricorda di essere il maggior fornitore europeo di aiuti militari difensivi all’esercito ucraino, ha affermato nella dichiarazione di aver già informato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky del nuovo pacchetto di aiuti la scorsa settimana.

Ore 00:01 - Zelensky, ci prepariamo a ogni scenario difesa, anche da Bielorussia

Il presidente Volodymyr Zelensky, nel videomessaggio quotidiano serale, ha riferito di avere avuto oggi una riunione con lo Stato maggiore in cui si è discusso «in gran dettaglio» della situazione nelle regioni di Donetsk e Luhansk”, dicendo che «è stata anche discussa in dettaglio la questione dei confini». «Anche la protezione del confine con Russia e Bielorussia è una costante priorità», ha detto Zelensky, aggiungendo che «ci stiamo preparando per tutti i possibili scenari di difesa»

Ore 01:39 - Allarme antiaereo a Kiev e in regioni centro-est

Nella notte è stato dichiarato l’allarme antiaereo nella capitale Kiev e in diverse regioni del centro e dell’est dell’Ucraina, secondo quanto reso noto dall’agenzia russa Tass. Gli oblast interessati dall’allerta sono quelli di Vinnitsa, Poltava, Kharkiv, Cherkassy, Donetsk, Dnipro, Kirovograd e Nikolayev e Zaporizhzhia.

Ore 04:01 - Avvertite due potenti esplosioni a Kiev

Due potenti esplosioni sono avvenute nel centro della capitale ucraina Kiev durante la notte, secondo fonti locali citate dal Kyiv Independent. Poco prima il governatore dell’oblast di Kiev, Oleksiy Kuleba, aveva scritto su Telegram che le difese aeree della regione stavano operando «a causa di un attacco russo» operato con «droni». Dalle prime ore della notte era stato dichiarato l’allarme antiaereo a Kiev e in diverse regioni del centro e dell’est dell’Ucraina.

Ore 07:21 - Notte di allarmi aerei ed esplosioni a Kiev

(Marta Serafini) Dalla nostra inviata Kiev – Nuovo attacco sulla capitale ucraina nella notte. Lo ha confermato l’amministrazione militare della città, esortando la popolazione a tenersi pronta a mettersi al riparo. «Il nemico sta attaccando la capitale», ha scritto lunedì l’amministrazione su Telegram. In questa fase, nove droni «nemici» sono già stati abbattuti nello spazio aereo di Kiev, ha aggiunto. Precisa che le forze russe hanno utilizzato droni «Shahed» iraniani, già usati per colpire la città e le sue infrastrutture energetiche. Un primo allarme aereo è iniziato alle 1:56 ora locale ed è durato poco più di tre ore. Un secondo allarme è iniziato alle 05:24 ed è durato poco più di mezz’ora. Quando suonano le sirene di tali allarmi, la popolazione è chiamata a mettersi al riparo, come abbiamo raccontato qui.

Vitali Klitschko, sindaco di Kiev, ha confermato lunedì che nella capitale si sono verificate «esplosioni». «Diverse esplosioni sono state udite nei distretti Solomianskyi e Shevchenkivskyi della capitale», ha detto. L’Ucraina è stata oggetto di numerosi attacchi aerei mortali da parte delle forze russe negli ultimi dieci mesi dall’invasione di febbraio. Di fronte a una serie di battute d’arresto militari questo autunno, la Russia ha optato da ottobre per una tattica di massicci bombardamenti per distruggere reti elettriche e trasformatori, facendo precipitare milioni di civili nel freddo e nell’oscurità in pieno inverno. Il ministero della Difesa russo assicura che questi attacchi prendono di mira installazioni militari ed energetiche in Ucraina e interrompono «il trasferimento di armi e munizioni di produzione straniera».

Dopo un assalto su larga scala venerdì in diverse città ucraine, che ha coinvolto più di 70 missili, l’operatore elettrico nazionale è stato costretto a imporre tagli di emergenza per riparare la rete energetica danneggiata. Nella capitale, le persone si sono nascoste nelle stazioni della metropolitana in cerca di calore e riparo. Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l’elettricità è stata ripristinata domenica sera per circa 9 milioni di residenti. La scorsa settimana, gli alleati occidentali di Zelensky hanno promesso di dargli un ulteriore miliardo di euro in aiuti di emergenza. Il primo ministro britannico Rishi Sunak dovrebbe annunciare oggi la consegna all’Ucraina di una grande quantità di munizioni di artiglieria, durante un incontro con i leader del Nord Europa, dei Paesi baltici e dei Paesi Bassi in Lettonia. Diversi funzionari militari ucraini hanno avvertito che Mosca sta preparando una grande offensiva invernale, con l’obiettivo di impadronirsi della capitale.

Ore 08:01 - Oggi Putin in Bielorussia da Lukashenko. Kiev si prepara a difendersi al confine

Il presidente russo, Vladimir Putin, sarà oggi in Bielorussia per incontrare il collega Alexander Lukashenko. Si tratta della prima visita del presidente della Federazione russa in Bielorussia dal 2019. Per il comandante delle forze ucraine, Serhiy Nayev, i colloqui serviranno sicuramente a discutere «di un’ulteriore aggressione contro l’Ucraina e di un più ampio coinvolgimento delle forze armate bielorusse nell’operazione, in particolare, a nostro avviso, anche sul terreno». Nel quotidiano videomessaggio serale il presidente Zelensky aveva detto che «la protezione del confine con Russia e Bielorussia è una costante priorità», aggiungendo che «ci stiamo preparando per tutti i possibili scenari di difesa»

Ore 08:09 - Forze ucraine: «Abbattuti 30 dei 35 droni russi lanciati dal Mare di Azov»

Le forze aeree ucraine hanno annunciato di aver abbattuto 30 dei 35 droni lanciati dalle forze russe in nottata. I droni kamikaze Shahed-136/131- sarebbero stati lanciati a partire dalla costa orientale del Mare di Azov, secondo quanto reso noto dalla stessa fonte.

 Ore 08:41 - Il ruolo di Wagner ancora importante nella guerra di logoramento a Donetsk

Il gruppo di mercenari russi Wagner continua ad avere un ruolo importante negli scontri di logoramento intorno a Bakhmut, nella regione orientale di Donetsk, in Ucraina. Lo riferisce il ministero della Difesa britannico riportando l’ultimo bollettino sulla guerra da parte della sua intelligence militare. Negli ultimi mesi, il gruppo ha sviluppato tattiche offensive per sfruttare il gran numero di detenuti scarsamente addestrati che ha reclutato, osserva il ministero. «È probabile che ai singoli combattenti venga fornito uno smartphone o un tablet che mostra l’asse di avanzamento designato e l’obiettivo dell’assalto sovrapposto alle immagini satellitari commerciali», si legge nel comunicato. «A livello di plotone e oltre, i comandanti probabilmente rimangono al riparo e impartiscono ordini via radio, informati dai feed video di piccoli veicoli aerei senza equipaggio (Uav). Agli individui e alle sezioni viene ordinato di procedere lungo il percorso pianificato, spesso con supporto antincendio, ma meno spesso insieme a veicoli blindati. Gli agenti Wagner che deviano dalle loro rotte d’assalto senza autorizzazione rischiano di essere minacciati di esecuzione sommaria», sottolinea la Difesa di Londra. «Queste tattiche brutali mirano a conservare le rare risorse di comandanti esperti e veicoli corazzati di Wagner, a scapito delle reclute di detenuti più facilmente disponibili, che l’organizzazione valuta come sacrificabili», si legge ancora nel rapporto.

Ore 08:45 - Pronte per una esercitazione le truppe russe di stanza in Bielorussia

Le truppe russe che sono state trasferite in Bielorussia a ottobre per entrare a far parte di una formazione regionale condurranno esercitazioni tattiche di battaglione, ha riferito oggi l’agenzia di stampa russa Interfax, citando il ministero della Difesa russo. Non è stato ancora chiarito quando e dove in Bielorussia si svolgeranno le esercitazioni. Il ministero della Difesa di Minsk aveva dichiarato a ottobre che 9.000 soldati russi si stavano trasferendo nel Paese come parte di un «raggruppamento regionale» di forze per proteggere i suoi confini.

Ore 11:17 - Kiev contro Kissinger, `non ha capito niente di questa guerra´

Kiev contro Henry Kissinger. Le autorità ucraine non hanno gradito le recenti dichiarazioni dell’ex segretario di stato americano che viene accusato, «dopo dieci mesi di guerra», di «non aver capito niente». Per il consigliere della presidenza ucraina, Mikhailo Podoliak, Kissinger «non ha compreso la natura di questa guerra né il suo impatto sull’ordine mondiale». L’ex segretario di Stato, afferma, «propone una ricetta semplice: placare l’aggressore sacrificando parte del territorio dell’Ucraina in cambio di garanzie di non aggressione contro altri stati dell’Europa orientale». In tal senso, ha sottolineato, «tutti coloro che sostengono `soluzioni semplici´ devono ricordare l’ovvio: qualsiasi accordo con il diavolo, una cattiva pace a spese dei territori ucraini, sarà una vittoria per Putin e una ricetta per il successo per gli autocrati di tutto il mondo». «Ciò non farà che aumentare l’appetito della Russia, alimentare in modo significativo la sua aggressività, moltiplicare i nuovi conflitti nel mondo, trasformare i missili in uno strumento di relazioni internazionali e portare ad un’era di instabilità con una nuova corsa all’atomica da parte di stati non nucleari». Kissinger aveva indicato in una tregua e un eventuale futuro referendum in Crimea la possibile via di uscita dal conflitto e una garanzia per evitarne uno più ampio, suggerendo un ritiro della Russia sulla linea del 24 febbraio, prima di dare il via a negoziati sui territori occupati.

Ore 11:58 - Mosca, abbattuti 4 missili di fabbricazione Usa su Belgorod

L’esercito russo ha abbattuto quattro missili Harm di fabbricazione americana sulla regione di Belgorod. Lo ha detto il portavoce del ministero della Difesa di Mosca, Igor Konashenkov. Lo riporta Interfax.

Ore 11:58 - Stop elettricità a Kiev e in 10 regioni dopo attacco russo

Il sistema energetico ucraino si trova questa mattina in una situazione difficile, sono in corso interruzioni di corrente di emergenza in 10 regioni e la ripresa potrebbe richiedere «molto tempo», ha fatto sapere il fornitore di energia statale ucraino Ukrenergo, come riporta Ukrainska Pravda. L’operatore ha osservato che i droni lanciati dai russi hanno cercato di colpire le strutture energetiche in tutto il Paese per tutta la notte. «Grazie al lavoro professionale delle forze di difesa aerea, il nemico non ha raggiunto completamente il suo obiettivo, ma sfortunatamente sono state colpire diverse infrastrutture», si legge in un comunicato. Le unità del Servizio di emergenza statale stanno lavorando in queste ore per ripristinare l’erogazione della corrente elettrica. Le situazioni più difficili si segnalano nelle regioni centrali, orientali e nelle aeree del fiume Dnipro. Programmi di interruzioni di emergenza dell’energia elettrica sono stati introdotti nelle regioni di Sumy, Kharkiv, Poltava, Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Kirovohrad, Zhytomyr, Chernihiv, Cherkasy, Kiev e nella capitale ucraina.

Ore 12:06 - Nuove esercitazioni navali congiunte Russia-Cina dal 21/12

Mosca ha annunciato che diverse sue navi da guerra parteciperanno, a partire da questa settimana, a esercitazioni congiunte con la Marina cinese. In una nota, il ministero della Difesa russo ha spiegato che queste manovre si svolgeranno tra il 21 e il 27 dicembre nel Mar Cinese orientale e che sono in programma esercitazioni congiunte di lancio di missili, di artiglieria e antisommergibili. «Lo scopo principale delle esercitazioni è rafforzare la cooperazione navale tra Russia e Cina, mantenere la pace e la stabilità nella regione Asia-Pacifico», si legge nel comunicato del ministero.

La Russia, si legge ancora, schiererà l’incrociatore missilistico Varyag, la fregata Marshal Shaposhnikov e due corvette. Da parte sua, continua il dicastero di Mosca, la Cina invierà due cacciatorpediniere, due motovedette, una nave di rifornimento e un sottomarino diesel. «Durante le esercitazioni - si legge infine - verranno utilizzati anche aerei ed elicotteri dell’aeronautica della flotta del Pacifico (russa) e della Marina cinese».

Ore 13:04 - Kherson bombardata per 70 volte in 24 ore

Nell’ultimo giorno, gli occupanti russi hanno bombardato per 70 volte la regione di Kherson. Sono stati colpiti sia la città che altri insediamenti, sei persone sono rimaste ferite. Lo ha reso noto il capo dell’amministrazione militare Yaroslav Yanushevich, citato da Unian. «Gli occupanti russi hanno bombardato il territorio per 70 volte. Il nemico ha colpito con tutte le armi che ha a disposizione», ha dichiarato.

Ore 13:04 - Berlino: «Preoccupazione per visita di Putin a Minsk»

«Il cancelliere tedesco è ben consapevole del fatto che oggi il presidente russo Vladimir Putin incontrerà il collega bielorusso a Minsk, per la prima volta da tre anni a questa parte» ed esiste «la preoccupazione» che questo possa avere un qualche impatto sulla guerra in Ucraina. Lo ha detto il portavoce di Scholz, Steffen Hebestreit, rispondendo a una domanda oggi in conferenza stampa a Berlino.

A una domanda su se vi sia il timore che la Bielorussia entri a sua volta in guerra, il portavoce ha esplicitamente richiamato a una certa cautela sulla formulazione: «C’è la possibilità che la Bielorussia aumenti il suo contributo», ha spiegato. Hebestreit ha comunque affermato che bisognerà «aspettare per le valutazioni».

Ore 13:06 - Mosca: «Abbattuti 4 missili di fabbricazione Usa nel sud»

Il ministero della Difesa russo ha reso noto che le sue forze hanno abbattuto nell’arco di 24 ore quattro missili antiradiazioni HARM di fabbricazione statunitense sulla regione russa di Belgorod, che confina con l’Ucraina. Lo scrive il Guardian. Come riportato ieri, una persona è morta nell’attacco e almeno quattro sono rimaste ferite.

Ore 13:07 - Crosetto: «Ue finanzi i Paesi che supportano l’Ucraina»

«Dopo mesi di costose forniture di armi, Crosetto ha affermato che l’Unione Europea dovrebbe fornire supporto finanziario ai Paesi che sostengono l’Ucraina. Ha aggiunto che l’Italia è aperta anche a proposte di acquisti congiunti da parte dell’Agenzia per la Difesa dell’Ue». È quanto si legge in un’intervista rilasciata al ministro della Difesa Guido Crosetto alla Reuters. «Crosetto, fermo sostenitore della necessità di difendere l’Ucraina, ha confermato che Kiev ha richiesto sistemi di difesa aerea, tra cui il franco-italiano Samp/T».

Ore 13:08 - Mosca, un uomo condannato a 12 anni: «Spiava per Kiev»

Un tribunale russo di Sebastopoli, in Crimea, ha condannato un abitante locale, Ievgheni Petrushin, a 12 anni di reclusione con l’accusa di aver fornito all’intelligence ucraina informazioni sulla Marina russa tra il 2020 e il 2021: lo riferiscono i servizi di sicurezza russi (Fsb), ripresi dalle agenzie Tass e Interfax. Non è possibile verificare le accuse in maniera indipendente e - sottolinea Radio Liberty - non sono stati forniti ulteriori dettagli sul caso e non è noto se l’imputato si sia dichiarato colpevole o innocente. La Russia si è annessa la Crimea nel 2014 con un referendum considerato illegale dalla comunità internazionale.

Ore 13:16 - Mosca: «Putin non vuole coinvolgere Minsk nel conflitto»

Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha definito «invenzioni assolutamente stupide» e «senza fondamento» le ipotesi secondo cui Putin sia andato a Minsk per far entrare la Bielorussia al conflitto in Ucraina: lo riporta l’agenzia Ria Novosti.

Ore 13:22 - Nuovo allarme aereo a Kiev e in diverse regioni

Un’allerta aerea è stata dichiarata nella maggior parte delle regioni dell’Ucraina: a Kiev, nel Nord, nell’Est e nel Centro del Paese. Lo riferiscono le tv ucraine. La Russia - dicono i media - ha fatto decollare bombardieri Tu-22m3. Secondo i dati preliminari, sono partiti da Ryazan nella regione di Kursk.

Ore 13:23 - Allarme Energoatom, drone iraniano sulla centrale di Zaporizhzhia

L’azienda ucraina per il nucleare Energoatom ha denunciato la presenza di un drone iraniano la notte scorsa sulla centrale di Zaporizhzhia: il relitto è stato trovato vicino all’impianto: «È una violazione assolutamente inaccettabile della sicurezza nucleare». E fa appello all’Agenzia internazione per l’energia atomica Aiea e all’intera comunità per fermare le azioni russe. La società chiede ancora una volta di evitare che gli impianti nucleari siano esposti al rischio di un attacco da parte dell’esercito russo e rappresentino una minaccia per la sicurezza nucleare e radioattiva dell’Ucraina e del mondo.

Ore 14:14 - Kiev: «Mosca mantiene 8 navi nel Mar Nero e 9 nel Mediterraneo»

La Russia mantiene fino a otto navi assetto da combattimento nel Mar Nero. Lo riporta Ukrinform citando la Marina ucraina. Altre nove sarebbero posizionate nel Mediterraneo di cui cinque portamissili.

Ore 14:40 - Putin firma un decreto per donare le terre ai militari al fronte

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto «per ulteriori misure di sostegno sociale» ai militari che partecipano alla guerra in Ucraina, che raccomanda alle autorità della regione di Mosca, della Crimea e della città di Sebastopoli di istituire meccanismi legislativi per l’assegnazione gratuita di terre da destinare ai mobilitati e alle loro famiglie.

«Al fine di fornire sostegno sociale al personale militare e alle loro famiglie - cita il decreto, riportato dalle agenzie russe - si raccomanda alle autorità statali della Regione di Mosca, della Repubblica di Crimea e della città di Sebastopoli di adottare atti legislativi che istituiscano (..) casi di concessione gratuita di proprietà di appezzamnti di terra a personale militare premiato con riconoscimenti statali della Federazione Russa per meriti dimostrati nel corso della partecipazione a un’operazione militare speciale e che sono veterani delle ostilità, nonché membri delle famiglie di questi militari in caso di morte, o ferimento».

Ore 14:50 - Kiev: «Russia ha missili per altri 3-4 attacchi di massa»

La Russia ha abbastanza scorte di missili per altri 3-4 attacchi su larga scala contro l’Ucraina, prima di finire le scorte. Lo ha detto il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale Oleksii Danilov in un’intervista all’Ukrainska Pravda. Dopo questi attacchi Mosca sarà lasciata «completamente senza missili», afferma Danilov, secondo cui Secondo Danilov, «hanno già superato il limite (della quantità di razzi ndr) che secondo i regolamenti avrebbero dovuto mantenere, e l’hanno superato molto tempo fa».

Ore 14:55 - Sunak in Lettonia: «Ignorare Mosca sul cessate il fuoco»

Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha invitato i leader delle nazioni della Joint Expeditionary Force (la forza cui partecipano i paesi nordici guidata dal Regno Unito) in Lettonia a ignorare gli appelli di Mosca per un cessate il fuoco fino al ritiro delle sue truppe dall’Ucraina. Lo riporta Sky News. Sunak ha affermato che l’alleanza deve fornire maggiori aiuti militari all’Ucraina, tra cui ulteriori sistemi di difesa aerea, artiglieria e veicoli blindati. E ha aggiunto: «Dobbiamo essere chiari sul fatto che qualsiasi richiesta unilaterale di cessate il fuoco da parte della Russia è completamente priva di significato nel contesto attuale». «Penso sarebbe usata dalla Russia per riorganizzarsi, per rinforzare le proprie truppe. E finché non si ritireranno dal territorio conquistato non ci potrà e non ci dovrà essere un vero negoziato». L’Alleanza deve invece continuare a concentrarsi sulla «riduzione della capacità della Russia di riorganizzarsi e rifornirsi», ha detto. Ciò implica «seguire le sue catene di rifornimento ed eliminare il sostegno internazionale», in particolare criticando «con forza» l’Iran per la fornitura di droni a Mosca. Le osservazioni di Sunak sono arrivate dopo che il Regno Unito ha annunciato una nuova fornitura di centinaia di migliaia di proiettili di artiglieria come parte del suo pacchetto di aiuti alla difesa per il 2023, con un contratto da 250 milioni di sterline.

Ore 16:00 - Lukashenko: con Russia superati effetti negativi sanzioni

«Grazie a misure congiunte, siamo generalmente riusciti a superare i possibili effetti negativi della pressione delle sanzioni». Lo ha detto il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko durante l’incontro a Minsk con il suo omologo russo, Vladimir Putin. Lo riporta Ria Novosti. «Gli esperti di Bielorussia e Russia hanno svolto un buon lavoro sui programmi bilaterali», ha aggiunto Lukashenko, «e ci sono alcuni progressi in quasi tutte le aree».

Secondo Lukashenko, Russia e Bielorussia sono pronti al dialogo anche con l’Europa. Lukashenko ha espresso l’auspicio che a Bruxelles «prevalga la voce della ragione e si possa passare a una discussione costruttiva sui temi della sicurezza e del futuro ordine mondiale».

Ore 16:33 - Canada avvia confisca beni dell’oligarca Abramovich

Il Canada ha avviato la confisca di asset per 26 milioni di dollari dalla società Granite Capital Holdings Ltd, di proprietà dell’oligarca russo Roman Abramovich. Lo scrive Global Affairs Canada, citando il ministero degli Esteri. Abramovich, proprietario del Chelsea Football Club fino all’invasione dell’Ucraina da parte russa, ha passaporto israeliano e russo, ma secondo diverse fonti anche portoghese e lituano. I suoi beni sono stati congelati in Gran Bretagna e Usa e avrebbe scelto di trasferire le restanti proprietà in Turchia, hanno riferito negli ultimi giorni indiscrezioni di stampa.

Ore 16:45 - Gas, accordo Ue sul price cap a 180 euro

Al Consiglio Affari Energia, a quanto si apprende da fonti europee, è stato trovato un accordo politico sul price cap a 180 euro a megawattora. Il ministro dell’energia Pichetto Fratin: «È una vittoria dell’Italia».

Ore 17:03 - Tajani: serve un recovery plan per l’Ucraina

«Mi auguro che possa esserci un recovery plan per l’Ucraina». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani in conferenza stampa alla Farnesina. Oltre alle prospettive di pace, «dobbiamo guardare alla ricostruzione, è nostro interesse che il Paese sia ricostruito in fretta», ha sottolineato Tajani, spiegando che da parte italiana «coinvolgeremo tutte le imprese» disponibili in questo senso. Ma il tema della ricostruzione dell’Ucraina «non è solo una questione di tipo economico, ma è anche di tipo politico», che riguarda la stabilità di quella parte di Europa, ha sottolineato Tajani.

«Noi vorremo tutti che il conflitto finisse il prima possibile, che prevalesse la linea della diplomazia e che ci fosse subito un cessate il fuoco» in Ucraina. «I russi se volessero dare un segnale di disponibilità dovrebbero cominciare dalla centrale di Zaporizhzhia», ha aggiunto. «Lavoriamo tutti per raggiungere la pace e lo facciamo sostenendo l’Ucraina» con «aiuti che diamo a questo Paese, non soltanto militare ma anche economico», perché non può esserci pace che preveda la resa di Kiev, ha aggiunto Tajani, ricordando l’impegno anche della Protezione civile in Ucraina.

Ore 17:34 - Sunak, i colloqui di pace ora non avrebbero senso

Con la situazione attuale negoziati tra Mosca e Kiev per un cessate il fuoco non avrebbero senso, poiché le truppe russe si trovano sul territorio ucraino. Lo ha detto il primo ministro britannico, Rishi Sunak. «Dobbiamo essere chiari sul fatto che qualsiasi richiesta unilaterale di cessate il fuoco da parte della Russia è completamente priva di significato nel contesto attuale», ha affermato il primo ministro, secondo il quale Mosca userebbe il cessate il fuoco per raggruppare le truppe, quindi i negoziati dovrebbero essere condotti dopo il ritiro delle forze russe dall’Ucraina.

Ore 17:53 - Accese luci dell’albero di Natale a Kiev con colombe della pace

Oggi, nel giorno di San Nicola, le luci del più simbolico albero di Natale dell’Ucraina sono state accese in piazza Sofia, a Kiev. È alto 12 metri invece dei 31 dello scorso anno, sui rami ci sono colombe bianche, immagine della pace e un grande angelo giallo e blu ( i colori del Paese). Nelle foto pubblicate dai media ucraini, i cittadini della capitale si fanno fotografare davanti al segno più tradizionale del Natale. «Deve esserci un albero di Natale. I nostri figli devono avere una vacanza. Nonostante tutti gli sforzi dei barbari russi per privare gli ucraini della gioia del Natale e del nuovo anno», ha commentato il sindaco della capitale Vitaliy Klitschko, convinto che «è il desiderio di pace e vittoria che gli ucraini sognano oggi». «E si avvererà sicuramente! Crediamo nell’Ucraina! Crediamo nelle forze armate!», ha detto il sindaco.

Ore 18:19 - Mosca all’Ue: «Inaccettabile il price cap al gas, reagiremo»

La Russia giudica «inaccettabile» l’accordo Ue sul tetto al prezzo del gas: lo dice il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov definendo l’intesa una «distorsione del mercato» e promettendo «una reazione» da parte russa, come la decisione assunta sul petrolio. Lo riferiscono le agenzie russe.

Ore 18:40 - Mosca: Kiev ha usato obici svedesi contro ospedale Donetsk

Kiev ha usato obici svedesi per bombardare ieri un ospedale nella regione orientale di Donetsk. È quanto ha detto oggi il ministero degli Esteri russo, citato dall’agenzia Ria Novosti. «Stando alle informazioni disponibili, durante l’attacco a Donetsk di ieri, le forze armate ucraine hanno usato, tra l’altro, obici Archer svedesi sottoposti a ‘test’ - ha dichiarato in una nota la portavoce del ministero, Maria Zakharova - questa è un’altra prova del fatto che gli Stati Uniti e i loro alleati della Nato hanno trasformato l’Ucraina in un vero terreno di prova per i loro moderni sistemi di arma in condizioni di combattimento».

Ore 19:02 - Canada sequestra 26 milioni di dollari ad Abramovich

Il governo canadese ha annunciato l’avvio di un processo per il sequestro di 26 milioni di dollari di beni sanzionati a una società dell’oligarca russo Roman Abramovich. È quanto si legge sul sito del governo di Ottawa. Mentre diversi alleati occidentali hanno sequestrato yacht, imprese petrolifere e del gas e altri beni di persone vicine al presidente russo Vladimir Putin, questa è la prima volta che il Canada si muove in tal senso. Ottawa ha dichiarato che chiederà al tribunale di perseguire la Granite Capital Holdings di Abramovich e di utilizzare i proventi per la ricostruzione dell’Ucraina.

Ore 19:05 - Krajewski in Ucraina su furgone con generatori e maglie termiche

È arrivato oggi a Leopoli, guidando un furgone grande del Vaticano («il più grande che potessi guidare») con sopra un lampeggiante prestato dai gendarmi e, all’interno, un carico quasi 40 generatori elettrici e buona parte delle magliette termiche che il Dicastero per la Carità sta raccogliendo per alleviare gli ucraini dalla temperatura che in questi giorni è scesa anche di 15 gradi sotto lo zero. Il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski è ancora una volta in Ucraina per portare alla popolazione piagata dal conflitto e dalle sue conseguenze la carità del Papa in vista del Natale. Il cardinale - al telefono dall’Ucraina con Vatican News, con il fiato corto a causa del forte freddo - è stato nelle scorse ore in Polonia, nella città al confine di Przemysl, dove sono giunti due tir con altre magliette e altri generatori. Sono stati consegnati alla locale Caritas che da oltre nove mesi è attiva a pieno ritmo per l’accoglienza e l’assistenza dei profughi, in particolare donne con i loro figli, molte delle quali fuggite dalle regioni del Donbass. Per il cardinale, il fattore tempo è un elemento fondamentale: arrivando velocemente nelle zone di guerra con magliette termiche e generatori, si possono anche «salvare delle vite».

Ore 19:13 - Putin: «Continueremo esercitazioni militari con Bielorussia»

La Russia e la Bielorussia continueranno a tenere esercitazioni militari regolari: lo afferma il presidente russo Vladimir Putin, come riporta Tass, dopo l’incontro a Minsk con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko.

Ore 19:24 - Lukashenko: «Dispiegheremo S400 forniti dalla Russia»

La Bielorussia dispiega i sistemi missili S-400 Iskander consegnati dalla Russia: lo afferma il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, come riporta Tass, dopo l’incontro a Minsk con Vladimir Putin.

Ore 19:37 - Russia e Bielorussia combattono insieme le sanzioni

Russia e Bielorussia stanno combattendo insieme le sanzioni e lo stanno facendo in modo efficace: lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin, come riporta Ria Novosti, dopo l’incontro con l’omologo bielorusso Lukashenko. «Insieme resistiamo alla pressione delle sanzioni da parte di stati ostili, ai tentativi di isolare la Russia e la Bielorussia dai mercati globali, coordiniamo le misure per ridurre al minimo l’impatto delle misure restrittive illegali sulle economie dei nostri paesi. Devo dire che lo stiamo facendo in modo abbastanza sicuro ed efficace», ha detto Putin.

Ore 19:43 - Putin: «Mantengo rapporti di lavoro con molti, anche Macron»

Il presidente russo Vladimir Putin dice di mantenere relazioni di lavoro «con molte controparti, tra cui Macron». Lo riporta la Tass riferendo della conferenza stampa al termine dell’incontro tra il presidente russo e l’omologo bielorusso Alexander Lukashenko.

Ore 19:47 - Putin: «Non abbiamo interesse» ad assorbire Bielorussia

Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato di non avere «alcun interesse» ad assorbire la Bielorussia, il principale alleato di Mosca che dipende fortemente dalla Federazione per risorse energetiche e finanziarie. «La Russia non ha alcun interesse ad assorbire nessuno, questo semplicemente non avrebbe senso», ha detto Putin, rispondendo a una domanda di un giornalista nel corso della sua visita a Minsk.

Ore 21:15 - Kiev: pressioni di Putin, ma Lukashenko non vuole entrare in guerra

Durante la sua visita a Minsk, Putin ha fatto pressioni su Lukashenko affinché accettasse di inviare truppe bielorusse in guerra contro l’Ucraina. Tuttavia, il presidente della Bielorussia non ha molta voglia di fare questo passo. Lo sostiene Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa, come riferisce Ukrinform. «Putin chiede l’intervento diretto della Bielorussia nella guerra con il nostro paese. Per quanto ne sappiamo, per quanto abbiamo informazioni, né Lukashenko né i suoi cittadini hanno un grande desiderio. Ma i russi ora faranno tutto il possibile e l’impossibile per forzare Lukashenko a prendervi parte. Vedremo quale decisione verrà presa nel prossimo futuro», ha detto Danilov.

Ore 21:20 - A Kiev anche 10 ore senza elettricità

La situazione dell’elettricità a Kiev resta difficile, «10 ore senza elettricità sono, purtroppo, una realtà oggi». Lo ha annunciato il ceo del fornitore di energia elettrica Yasno Sergey Kovalenko su Facebook, come riporta Ukrainska Pravda. Oggi tutti e tre i gruppi elettrogeni sono stati quasi completamente spenti allo stesso: una parte significativa della riva destra della città e in alcuni punti della regione è mancata la corrente e anche tutti i quartieri sono interessati”. Secondo Kovalenko, tutte le infrastrutture critiche - ospedali, servizi idrici, metropolitana - sono alimentate e c’è luce per circa il 20% della popolazione. «È difficile prevedere quanto velocemente torneremo alla stabilizzazione. Gli ingegneri energetici a tutti i livelli semplicemente non hanno il tempo di ripristinare la funzionalità del sistema tra gli arrivi. Ma spero che domani andrà un po’ meglio», ha aggiunto Kovalenko.

Ore 22:23 - Usa: risponderemo di conseguenza a Minsk se aiuterà Mosca

Gli Usa presteranno una stretta attenzione se Minsk fornisce ulteriore supporto a Vladimir Putin nel suo conflitto contro l’Ucraina e risponderanno «adeguatamente» nel caso lo facesse: lo ha detto il portavoce del dipartimento di stato americano Ned Price nel suo briefing.

Ore 23:02 - Zelensky: «La Russia ha già perso quasi 99mila soldati»

«La Russia ha già perso quasi 99.000 dei suoi soldati in Ucraina. Un altro giorno saranno 100.000 perdite di occupanti. Perché? Nessuno a Mosca ha una risposta. Fanno la guerra e sprecano la vita delle persone - la vita di altre persone, non i loro cari, non la propria vita, ma gli altri - e solo perché qualche gruppo al Cremlino non sa ammettere gli errori e ha una terribile paura della realtà. Ma la realtà parla da sé». Così il presidente ucraino Voldymyr Zelensky nel suo consueto discorso serale.

Ore 23:03 - Zelensky mostra il dono della ragazza finlandese: «Fa calze per sostenerci»

«Questo è un regalo della quattordicenne Henriikka dalla Finlandia. Dopo l’inizio della guerra su vasta scala, ha deciso di aiutare la nostra gente in ogni modo possibile. Pertanto, ha iniziato a lavorare a maglia calde calze di lana con le proprie mani, vendendole e donando i soldi guadagnati per sostenere l’Ucraina». Il presidente ucraino Voldymyr Zelensky nel suo messaggio serale mostra calze e peluche di lana cuciti dalla giovane supporter finlandese.

Ore 23:15 - Putin: «Porre un deciso stop ad attività di spie e traditori»

Il presidente russo Vladimir Putin ha invitato le agenzie di controspionaggio del paese a contrastare le attività dei servizi speciali stranieri e a identificare prontamente traditori e spie. Secondo la trascrizione del suo discorso video per la Giornata dei lavoratori delle agenzie di sicurezza, pubblicata dal Cremlino e ripresa da Tass, «le agenzie di controspionaggio, comprese quelle militari - ha affermato Putin - devono dimostrare la massima prontezza e concentrazione. È necessario porre un freno deciso alle attività dei servizi speciali stranieri e identificare prontamente i traditori e le spie».

Ore 23:17 - Zelensky: «Da maggio russi cercano di spezzarla ma Bakhmut resiste»

«Bakhmut rimane il punto più caldo dell’intera linea del fronte: oltre 1.300 km di ostilità attive. Da maggio gli occupanti hanno cercato di spezzare il nostro Bakhmut, ma il tempo passa e Bakhmut sta già spezzando non solo l’esercito russo ma anche i mercenari russi che sono venuti a sostituire l’esercito perduto degli occupanti». Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discroso serale. «Ringrazio tutti i nostri combattenti che mantengono eroicamente la direzione di Bakhmut, Soledar, Avdiyivka, Maryinka, la direzione di Kremensky e l’intera regione del Donbass, che prima dell’arrivo della Russia era una delle più forti in Ucraina e che la Russia sta distruggendo. Anche tale crudeltà non darà nulla al nemico», aggiunge il presidente ucraino.

Ore 00:35 - Zelensky: «La Russia e l’Iran sono corresponsabili di terrorismo»

«Questo è il terrorismo internazionale di due regimi, ne saranno corresponsabili»: nel suo consueto messaggio serale il presidente ucraino Volodymyr Zelensky attacca la Russia e l’Iran che, secondo Kiev, ha fornito un nuovo lotto di droni kamikaze ai russi. «La mattinata odierna in diverse regioni e città del nostro paese è stata, purtroppo, rovinata dal caratteristico suono degli «Shaheed» iraniani. Ma la maggior parte di loro fortunatamente non è riuscita a raggiungere gli obiettivi prefissati, e questo ha reso la nostra mattinata un po’ migliore. 30 droni sono stati abbattuti: un buon risultato. Ringrazio tutti i nostri combattenti antiaerei, i piloti, i gruppi mobili di fuoco per questo risultato e per la protezione del cielo ucraino», ha detto il capo dello Stato.

Ore 01:05 - IL PUNTO MILITARE - Kiev: Russia vuole dare armi Nato e gruppi terroristici

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) I droni-kamikaze piombano ancora sulle città ucraine e provocano black out estesi. Vladimir Putin è andato dall’amico Lukashenko a Minsk, visita sotto la lente della diplomazia nel timore che possa aprire un nuovo fronte. Ma il portavoce del Cremlino nega che gli invasori vogliano spingere la Bielorussia a partecipare al conflitto. Sono sviluppi «in chiaro», in parallelo a quelli più intriganti.

Vienna è stata per anni una culla per gli 007. E lo è ancora. Da alcuni giorni un greco di 36 anni è sotto inchiesta perché sospettato di attività spionistica a favore del Gru, il servizio militare russo. Le indiscrezioni sostengono che sia un «figlio d’arte». Il padre, un ex diplomatico di Mosca basato in Austria, svolgeva compiti di intelligence. Una «passione» poi trasmessa all’erede, inviato all’estero dopo un periodo di addestramento. Secondo la ricostruzione l’uomo — attualmente a piede libero — non sembrava avere un lavoro stabile ma questo non gli ha impedito di compiere una sessantina di viaggi nel periodo 2018-2022, con tappe in Russia, Bielorussia, Turchia e Georgia. Inoltre, sempre in questa cornice temporale, ha acquistato numerose proprietà. Gli investigatori stanno ora esaminando computer, telefonini, tablet e altra documentazione trovata nella sua abitazione insieme ad un rilevatore di microspie. I media locali sostengono che gli agenti avrebbero recuperato una grande mole di file da esaminare.

Ore 01:55 - La vita a Kiev nei 52 rifugi nella pancia della città

(di Marta Serafini, nostra inviata a Kiev) «Ma è suonato l’allarme?». Basta guardare per capire. Decine di persone che, in ordine e senza scomporsi, entrano nella stazione della metro più vicina. Vive così da dieci mesi ormai Kiev, in bilico tra la superficie e il sottosuolo. E, quando i droni iraniani volano sulla città, tutti fanno la cosa più sensata. Scendono sotto terra.

Viktor Vyhovsky è l’ingegnere capo della metropolitana e di questa ragnatela di tunnel e vie di fuga conosce ogni segreto. «La rete è stata progettata fin dall’epoca sovietica non solo come mezzo di trasporto ma anche come rifugio e strumento di protezione civile. Le stazioni dispongono di sistemi di ventilazione e filtraggio speciali, nonché di spesse porte blindate in metallo che possono essere sigillate ermeticamente», spiega. In pratica, dei rifugi antiatomici.

Ore 01:59 - Putin da Lukashenko, l’Ucraina teme una nuova offensiva

(di Marta Serafini, nostra inviata a Kiev) L’alleato «recalcitrante» Alexander Lukashenko non ha fatto mancare nulla al cerimoniale di accoglienza del leader del Cremlino. Fiori, hostess, dolcetti. E ovviamente un benvenuto riservato di persona all’aeroporto di Minsk, mentre molti osservatori ricordano come Lukashenko in realtà non sia affatto «recalcitrante» ma sia disposto a fare qualunque cosa Vladimir Putin gli chieda.

Quale che sia la verità ieri, dopo l’incontro, il primo di persona dal 2019, Lukashenko ha annunciato il dispiegamento di missili S-400 Iskander consegnati dalla Russia. E non solo. Minsk e Mosca hanno concordato di proseguire con le operazioni militari congiunte ed è stata discussa la creazione di un spazio comune di difesa aerea. Promesse che sono continuate con le rassicurazioni di Putin circa le voci sull’assorbimento della Bielorussia. «La Russia non ha interesse ad assorbire nessuno. Oggi possiamo affermare inequivocabilmente: insieme siamo riusciti non solo a sopravvivere, ma anche a trovare opportunità per lo sviluppo delle nostre economie». E se Putin dimentica la Crimea e i territori ucraini annessi con la forza delle armi, è agli equilibri di potere a Ovest che pensa quando afferma di aver mantenuto rapporti di lavoro «con molte controparti, tra cui Macron».

Estratto dell'articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica” il 19 dicembre 2022.

Musica per le orecchie di Zelensky. Il morale delle truppe russe è talmente basso che il Cremlino sta inviando in Ucraina cantanti lirici, chitarristi folk, pianisti, attori e saltimbanchi per tentare di rallegrare i soldati al fronte. 

Alla vigilia del trecentesimo giorno della guerra dei tre giorni (il lasso di tempo che gli strateghi di Mosca ritenevano sufficienti per conquistare Kiev e insediare un governo fantoccio), dunque, il ministero della Difesa della Federazione russa pubblica un comunicato che pare scritto da un pacifista hippie.

"Nelle loro mani non mitragliatrici ma microfoni!", esordisce l'entusiastica nota. "È stata ultimata la prima Brigata creativa in prima linea, per supportare i nostri militari nella zona delle operazioni speciali". 

Neanche quando si tratta di musica il Cremlino riesce a chiamare la guerra col proprio nome. "La Brigata comprende artisti mobilitati e volontari: sono cantanti, musicisti e persino maestri del genere originale". 

Il messaggio è stato diffuso sul canale Telegram ufficiale della Difesa e viaggia in Rete con un video allegato. Nel filmato si vedono e si sentono pezzi dei mini concerti che alcuni interpreti, tutti maschi e in divisa, hanno tenuto davanti alle truppe. Un po' perplesse, a giudicare dalle espressioni dei volti.

La prima esibizione della Brigata creativa è stata organizzata il 19 novembre a Mariupol, nella regione occupata del Donetsk. "I ragazzi si esibiscono con le loro canzoni preferite", spiega la didascalia partorita dai funzionari del ministero. "Come ad esempio "Percorso in prima linea", "Dagli eroi dei tempi passati" e un vero successo da prima linea: "Sevastopol"!".

L'espediente di mandare al fronte artisti più o meno famosi, soprattutto quando le cose non vanno come si è programmato o si è proclamato, non è nuovo. In Vietnam Johnny Cash tenne un concerto per i soldati americani. 

Per una strepitosa serie di coincidenze, si ritrovarono a fare una tournee surreale a Saigon anche quattro semisconosciute ragazze beat di Piombino, che avevano appena formato la band delle Stars. E qualche anno prima, in Corea, Marilyn Monroe fu la protagonista davanti a 100mila militari dello storico spettacolo "Anything goes".

La notizia diramata da Mosca è stata letta dall'intelligence occidentale come l'ennesimo segnale di vulnerabilità delle forze armate di Putin, che ieri hanno ricevuto una visita particolare: il ministro della Difesa Serghej Shojgu ha sorvolato le aree dello schieramento e ha parlato con le truppe al fronte e "in uno dei posti di comando".  […] 

Un'inchiesta del New York Times ne ha documentato lo scarso equipaggiamento, l'uso di mappe risalenti agli anni Sessanta, e la scarsa conoscenza di armi e precauzioni tattiche, come quella di non accendere il telefonino sulla linea del fronte per il rischio di essere individuati e bombardati. "Temendo lo scontro Usa-Russia, ufficiali americani hanno anche tentato di impedire agli ucraini di organizzare un attacco per uccidere il generale Gerasimov", ha rivelato il quotidiano. […]

Anna Zafesova per “la Stampa” il 19 dicembre 2022.

Un uomo di mezza età, brizzolato e con le spalle curve, nascondendo lo sguardo, chiede alla figlia adolescente il suo salvadanaio con i risparmi per il telefonino, giustificandosi con il ritardo della busta paga nella fabbrica dove lavora. Origlia da dietro la porta la figlia raccontare a un'amica che suo padre era stato un eroe di una non meglio precisata guerra rimasto ferito, disadattato nella vita civile. 

L'amica replica che suo padre ha risolto tutti i suoi problemi arruolandosi nell'esercito per andare a combattere "laggiù". L'uomo che ascolta posa il salvadanaio e si allontana. Il fotogramma successivo lo mostra sei mesi dopo rientrare a casa in uniforme, sorridente e deciso, abbracciare la figlia che gli salta al collo e allungarle una scatoletta bianca molto simile a quella di un iPhone. Fuori campo suona una musica trionfante, sventola il tricolore russo, avanzano carri armati con il simbolo della Z, e una scritta promette: «Sicurezza della patria, felicità della famiglia, futuro dei figli». 

La nuova versione del leggendario manifesto degli Anni 20 che esortava i volontari ad arruolarsi nell'Armata Rossa contiene incentivi che i bolscevichi non prevedevano. Nella serie di videoclip prodotti per convincere i maschi russi ad andare a combattere - anche se la destinazione in Ucraina non viene mai esplicitamente menzionata - i benefici materiali svolgono un ruolo importante se non predominante. In un altro spot, un giovanotto contadino un po' impacciato menziona agli amici di bevute la sua intenzione di andare volontario «per cambiare qualcosa», per poi riapparire in uniforme, al volante di una fiammante auto nuova, rifiutando di bere qualcosa insieme: è tornato al villaggio soltanto per vendere la casa. 

Un altro filmato mostra un giovane arruolarsi per non pagare i suoi numerosi debiti, agitando davanti al naso di due agenti del servizio riscossione il suo contratto da volontario che gli concede una vacanza fiscale: una «decisione da uomo», si complimenta lo slogan finale della pubblicità. Ma c'è spazio anche per motivi di cuore: in uno degli spot, un militare incontra per strada una ex fidanzata, che resta talmente colpita dall'aspetto sportivo e importante che gli viene conferito dalla mimetica da proporgli subito di tornare assieme. 

Mentre il ministero della Difesa russo sta formando gruppi di attori e musicisti da mandare al fronte a rincuorare i militari, una campagna pubblicitaria mostra come la voragine aperta dalla guerra voluta da Vladimir Putin abbia bisogno di venire riempita in continuazione. Nonostante il Cremlino ufficialmente neghi la ripresa della mobilitazione che dalla fine di settembre ha portato nelle trincee del Donbass 300 mila maschi russi (mentre un altro milione circa si è dato alla fuga all'estero), la disastrosa invasione dell'Ucraina richiede decine di migliaia di soldati.

Indiscrezioni dei media d'opposizione parlano di altri 300 mila coscritti da richiamare entro la primavera, per quella nuova offensiva russa che anche i comandanti di Kyiv ritengono disperata, ma probabile. Le perdite russe, secondo gli ucraini, si aggirano intorno alle 100 mila, e l'urgente bisogno di nuove reclute potrebbe portare anche a un aumento della durata del servizio di leva, come si è fatto scappare in un'intervista il commissario militare di Dmitrov, nei pressi di Mosca. 

La coscrizione forzata, con le retate negli uffici, nelle fabbriche e perfino nelle palestre, non poterà però nuovi consensi al regime, e quindi si cerca di scommettere sui volontari.

Qual è l'identikit di quelli che potrebbero farsi convincere a entrare in guerra lo si vede dagli spot pubblicitari, chiaramente commissionati in base a uno studio di marketing sociale. I filmati sono girati in maniera molto didattica, gli attori sono legnosi e le battute scontate, ma evidentemente non sono diretti a grandi cultori della cinematografia: i loro protagonisti sono russi semplici, giovani e non, squattrinati, sottomessi e imbranati.

La sceneggiatura sottolinea come l'uniforme permette loro di compiere un progresso non solo economico, ma sociale: non devono più temere il fisco, la banca, la moglie e il datore di lavoro, e possono realizzare i loro sogni - l'auto, il telefonino, il mutuo, il trasferimento in città - andando a uccidere gli ucraini. 

Il prezzo morale da pagare rimane fuori campo, e il telefonino che il papà in uniforme allunga alla figlia è particolarmente inquietante, soprattutto dopo i saccheggi dei russi nei territori occupati, e dopo che decine di smartphone ucraini sono stati ritrovati dai loro ex proprietari nei mercatini online della Russia profonda. Ancora più agghiacciante è lo spot del ragazzo che si arruola in guerra perché il suo videogame preferito gli è venuto a noia, per sparare a bersagli veri.

Il patriottismo e la "guerra di civiltà" con l'Occidente menzionati spesso da Putin sembrano non essere considerati moventi validi, almeno non per i russi, mentre il leader ceceno Ramadan Kadyrov insiste invece ad appellarsi alla solidarietà dei musulmani. In un appello sui suoi social, scritto stranamente in cinese, esorta i confratelli a sfidare gli occidentali che «vogliono trasformarci tutti in animali sovvertendo tutti i nostri valori», mischiando in un video adunate islamiste, comizi di Hitler e cortei Lgbt. Guerra santa, o occasione per risanare le finanze familiari, il marketing del Cremlino non sembra incentivare le potenziali reclute: secondo il portavoce dello spionaggio militare ucraino Andrey Yusov, più di un milione di russi hanno contattato negli ultimi mesi il programma "Voglio vivere" per sapere come arrendersi in caso di invio al fronte.

BLACKOUT A OLTRANZA. Ernesto Ferrante su L’Identità il 17 Dicembre 2022.

Le forze armate russe hanno sferrato un attacco violentissimo contro le infrastrutture energetiche dell’Ucraina. Lo ha reso noto il portavoce dell’aeronautica militare di Kiev, Yuriy Ihnat, spiegando che i missili sono stati lanciati dal Mar Nero e dal Mar Caspio.

Il ministro dell’Energia, German Galushchenko, ha scritto su Facebook che “le centrali elettriche nell’est e nel sud del Paese sono state danneggiate”. In precedenza, il vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino Kirill Timoshenko aveva riferito su Telegram di blackout di emergenza a livello nazionale.

Il sindaco della capitale, Vitaliy Klitschko, ha annunciato la sospensione della circolazione di tutte le linee della metropolitana della capitale in modo da poter permettere ai suoi cittadini di trovare un rifugio per proteggersi dai raid aerei del nemico. La Russia ha colpito la riva sinistra di Kiev in più località all’inizio della mattinata di ieri. Bersagliati anche i distretti di Desna, nell’area nordorientale, dove si trova un’importante centrale elettrica, e quello di Holosiivskyi. Almeno dodici sono stati i missili lanciati su Zaporizhzhia, dove sorge l’impianto nucleare più grande d’Europa.

Le città di Poltava e quella di Kharkiv, sono rimaste completamente senza elettricità. Le autorità locali hanno spiegato che sono state prese di mira le infrastrutture energetiche. Ukrenergo ha dichiarato lo stato di emergenza. La fitta pioggia di bombe ha provocato una perdita di oltre il 50% del consumo del Sistema Energetico Unificato.

A Kherson, nel sud del Paese, è stato centrato un edificio residenziale usato dalle autorità locali, ong umanitarie e gruppi di volontari per distribuire aiuti. Quattro i morti. Tra le vittime anche una donna che era impegnata come paramedico della Croce Rossa ucraina, come ha spiegato la coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite per l’Ucraina, Denise Brown. “E’ scioccante apprendere che venga colpita una struttura usata per sostenere i civili che ne hanno bisogno, in particolare gli anziani”, ha detto Brown.

Mosca starebbe “ammassando” truppe e armi in vista di una nuova grande offensiva invernale. E’ quanto emerso, secondo l’Economist, da un briefing del presidente Volodymyr Zelensky con i suoi generali. L’attacco su vasta scala dal Donbass, da sud o anche dalla Bielorussia, potrebbe essere sferrato già a gennaio con le truppe di Putin pronte a tentare nuovamente la presa di Kiev.

La Russia sta studiando il nono ‘pacchetto di sanzioni’ deciso dall’Unione europea per poter “decidere una risposta adeguata”. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo che “prima prendiamo conoscenza delle sanzioni, otteniamo informazioni ufficiali e poi formuleremo alcune risposte. Non è stato ancora annunciato nulla”.

“La leadership politico-militare del Paese nemico” è un “obiettivo legittimo”. A lanciare l’avvertimento è stato il vice presidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitry Medvedev. Allo stesso modo, ha aggiunto l’ex presidente, “in tempo di guerra” sono “nell’elenco” anche “le forze armate di altri Paesi entrati ufficialmente in guerra, che sono alleati del Paese nemico” e “qualsiasi oggetto relativo alle infrastrutture militari, nonché alle infrastrutture civili, che contribuisca al raggiungimento di obiettivi militari”.

Dalla Russia al Qatar, dalla padella alla brace (sempre a gas). Stefano Piazza su Panorama il 19 Dicembre 2022.

Doha ha minacciato di chiudere i rubinetti in caso di sanzioni ai suoi diplomatici sul caso Qatargate e ci sbatte in faccia la verità: siamo in una posizione di debolezza

Mentre lo scandalo denominato Qatargate è ben lungi dall’essere chiarito, visto che non si conosce ancora il numero esatto degli europarlamentari corrotti dal governo di Doha, aumentano le possibilità che si complichino e non di poco i rapporti con l’Emirato nel quale ieri sono terminati i mondiali di calcio.

A proposito dell’inchiesta avviata a Bruxelles la stampa europea non manca di additare l’Italia, e i suoi politici, come dediti al malaffare. Fermo restando che in questa vicenda alcuni esponenti politici (e non) sono finiti al centro dell’inchiesta è bene ricordare che il Qatar così come la Russia e la Cina da decenni mantengono rapporti non sempre limpidi con i politici di tutta Europa tanto che l’ambasciata del Qatar a Parigi era considerata una sorta di bancomat per l’intera classe politica francese, un fatto questo provato da numerose inchieste. Lo stesso vale per i russi che hanno investito negli ultimi decenni centinaia di milioni di euro per «fideizzare» il maggior numero di politici, militari, scienziati, giornalisti e chiunque potesse servire ai disegni del Cremlino e lo stesso hanno fatto i cinesi che si stanno comprando tutto quello che c’è da comprare anche grazie agli «amici» che gli spalancano le porte e non certo gratis. Quindi prima di puntare il dito contro la scassatissima classe politica italiana chi oggi fa la morale, farebbe meglio a guardare in casa propria. Fatta questa doverosa premessa va registrata l’ira di Doha dopo che è stato deciso il divieto di accesso degli emissari del Qatar all'interno dell’Europarlamento. Un diplomatico qatarino ad Al Mayadeen, emittente tv panaraba con sede in Libano ha dichiarato: «La decisione di imporre una restrizione così discriminatoria che limita il dialogo e la cooperazione con il Qatar prima che il processo legale sia terminato, influenzerà negativamente la cooperazione in materia di sicurezza regionale e globale, nonché le discussioni in corso sulla povertà e la sicurezza energetica globale. Respingiamo fermamente le accuse che associano il nostro governo a cattiva condotta». Il diplomatico ha poi aggiunto: «Abbiamo osservato con grande allarme la condanna selettiva del nostro paese di questa settimana poiché i pubblici ministeri belgi affermano di aver indagato sulla corruzione del parlamento dell'UE per oltre un anno prima che iniziassero gli arresti all'inizio di questo mese», infine ha concluso dicendo: «È profondamente deludente che il governo belga non abbia fatto alcuno sforzo per impegnarsi con il nostro governo per stabilire i fatti una volta venuti a conoscenza delle accuse»; il diplomatico ha inoltre sottolineato, non certo a caso, che il Belgio e il Qatar hanno forti legami che risalgono a Covid-19 e il fatto che il Qatar sia uno dei principali fornitori di gas naturale liquefatto (GNL) del Belgio. Il Qatargate arriva probabilmente nel momento peggiore della storia recente visto che la guerra in Ucraina tra le molte conseguenze negative ha obbligato il Vecchio Continente a ridisegnare le proprie politiche energetiche a partire dalla sostituzione delle forniture di gas provenienti dalla Russia. Rileggendo le affermazioni del diplomatico non sfugge il passaggio ricattatorio: «Le restrizioni discriminatorie, che limitano il dialogo e la cooperazione con il Qatar prima della fine delle indagini, influenzeranno negativamente la cooperazione nonché i colloqui in corso sulla carenza di energia e sulla sicurezza globale», che tradotto suona più o meno così: «Cari europei, fate i bravi perché noi potremmo non darvi più il gas di cui avete molto bisogno e che vi abbiamo promesso per i prossimi anni». Davvero il Qatar perderebbe l’occasione di prendersi le quote di mercato di Gazprom, il colosso energetico russo che fino all'anno scorso ha rifornito di gas a basso prezzo i Paesi della Ue? Difficile che gli emiri di Doha passino dalle minacce ai fatti visto che dopo anni di forniture di gas naturale liquefatto verso i Paesi asiatici, vuole soppiantare i russi e diventare il leader del mercato in Europa ma non solo visto che sta stringendo sempre più il rapporto con la Cina. Un fatto questo che non piacerà a Vladimir Putin che punta a vendere tutto il gas che gli europei non compreranno più dalla Russia proprio a Pechino. In ogni caso dai ricatti russi si è passati a quelli degli emiri del Qatar che dopo aver corrotto per anni importati personalità politiche all’Europarlamento con sacchi pieni di banconote una volta che sono stati presi con le mani nella marmellata si indignano e minacciano di tagliare le forniture di gas. Peggio di così non ci poteva andare.

Perché il tetto sul prezzo del gas rischia di peggiorare la crisi europea. Giorgia Audiello su L'Indipendente il 21 Dicembre 2022

«La decisione dell’Europa di porre un tetto ai prezzi del gas naturale rischia di rendere più difficoltoso l’approvvigionamento nella regione e di inasprire la crisi energetica», favorendo al contempo le esportazioni verso l’Asia se i prezzi di acquisto risultano migliori. È quanto sostiene un articolo pubblicato sull’autorevole media statunitense specializzato in economia Bloomberg, in cui viene citato anche un report degli analisti della banca d’affari americana Goldman Sachs. Due giorni fa, infatti, durante l’ultimo Consiglio Affari Energia del 2022, è stato raggiunto un accordo politico a maggioranza qualificata tra i membri dell’Unione che stabilisce un tetto di 180 euro, attivabile per venti giorni, a partire dal prossimo 15 febbraio. Il tetto si applicherà al Ttf (Title transfer facility), ovvero la quotazione del gas stabilita alla borsa di Amsterdam: una volta attivato non saranno consentite transazioni sui futures sul gas naturale che rientrano nell’ambito di applicazione del tetto al di sopra di un cosiddetto “limite di offerta dinamica”. Il meccanismo di correzione del mercato verrà monitorato dall’Acer e in caso di emergenza nella sicurezza dell’approvvigionamento il massimale potrà essere disattivato immediatamente. La premier Giorgia Meloni a Roma e il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a Bruxelles, hanno esultato all’unisono parlando di «vittoria dell’Italia», essendo la Penisola una delle prime nazioni ad avere proposto la misura come soluzione alla speculazione sui prezzi dei beni energetici.

Tuttavia, la decisione europea, arrivata dopo mesi di lunghe discussioni e accordi mancati, non è esente da potenziali effetti negativi, in quanto espone il Vecchio continente a rischi di carenza di approvvigionamento dirottando le esportazioni verso l’Asia. Inoltre, secondo alcuni analisti di Goldman Sachs, tra cui Samantha Dart, «un tetto massimo senza un limite massimo associato alla domanda rischia di peggiorare la carenza di offerta di gas in Europa, incoraggiando i consumi». Inoltre, prosegue l’analisi, «ciò potrebbe restringere l’offerta globale il prossimo anno e, nel peggiore dei casi, costringere i governi a razionare il gas». Non è un caso, dunque, che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, abbia avvertito proprio ieri, durante la prima riunione della piattaforma Ue per gli acquisti congiunti, che «il 2023 sarà più difficile e potremmo dover affrontare un potenziale deficit di quasi 30 miliardi di metri cubi di gas naturale il prossimo anno». La soluzione proposta dall’esecutivo comunitario è quella degli acquisti congiunti di gas. La von der Leyen ha, infatti, proseguito affermando che «Trasformando in realtà l’acquisto congiunto di gas, utilizzeremo il peso economico e politico dell’Ue per garantire maggiori forniture ai nostri cittadini e all’industria». Mentre il vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic, ha asserito che «la nostra priorità immediata è prendere tutte le misure necessarie per l’aggregazione della domanda e l’appalto congiunto ben prima che inizi la stagione di riempimento dello stoccaggio di gas il prossimo anno. C’è la volontà politica e ora invito la nostra industria del gas a svolgere il suo ruolo importante. Non c’è tempo da perdere, poiché ogni ritardo ha un prezzo».

Sarà difficile però pensare che gli acquisti congiunti possano ridurre la concorrenza con i giganti asiatici. Sempre secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa newyorkese, infatti, «L’industria [energetica N.d.A.] ha avvertito che i carichi di GNL potrebbero favorire l’Asia se i prezzi sono superiori ai limiti in Europa, proprio mentre la domanda della Cina si risveglia con l’allentamento delle restrizioni “Zero Covid”». Frank van Doorn, capo del commercio presso la Vattenfall Energy Trading GmbH – società leader nel commercio di energia in Europa – ha aggiunto anche che «la capacità della Cina di rilanciare la crescita è un importante punto interrogativo», sostenendo che «il tetto del prezzo europeo non sta influenzando il mercato ora, ma renderà il commercio più costoso in futuro».

La misura della Commissione non ha trovato l’adesione di tutti i membri dell’Ue: Austria e Olanda si sono astenute, mentre l’Ungheria ha votato contro proprio a causa dei possibili effetti negativi della mossa europea. Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha lasciato in anticipo la riunione lanciando un avvertimento a Bruxelles: «Saremo liberi su eventuali modifiche al contratto per le forniture di gas con la Russia, senza notificarlo alla Commissione», ha sottolineato. Sull’intesa, però, c’è stato il benestare della Germania, che ha ottenuto una modifica al regolamento sui permessi alle rinnovabili.

Nel frattempo, Bloomberg riferisce che alcuni importatori asiatici hanno esultato per l’imposizione di un tetto massimo in Europa, in quanto «gli importatori di GNL in Europa e in Asia competono presso gli stessi esportatori per gli approvvigionamenti, come Stati Uniti e Qatar». In questo contesto, il price cap ridurrebbe «guerre di offerta fuori controllo – e picchi di prezzo – per le spedizioni tra le due regioni», favorendo i mercati asiatici. [di Giorgia Audiello]

Il ricatto del gas. Report Rai PUNTATA DEL 19/12/2022

di Walter Molino ed Edoardo Garibaldi

Collaborazione di Goffredo De Pascale 

Il prezzo del gas dallo scoppio della guerra è salito. Chi ci sta guadagnando?

Dallo scoppio della guerra in Ucraina il prezzo del gas ha cominciato a salire fino a sfiorare i 350 € a megawattora, cifre oltre quindici volte superiori alle medie anteguerra. Come risultato le bollette di luce e gas per imprese e famiglie sono schizzate alle stelle, aumentando così il rischio di subire una interruzione delle forniture per morosità e mettendo in crisi anche i rivenditori di luce e gas. Report ha parlato con Arera, l'autorità italiana per l'energia, che ha potuto visionare i contratti di importazione delle multinazionali finora considerati alla stregua di segreti industriali. Chi ci sta guadagnando?

IL RICATTO DEL GAS di Edoardo Garibaldi e Walter Molino collaborazione Goffredo De Pascale Filmaker Cristiano Forti Marco Ronca Giovanni De Faveri Carlos Dias Montaggio Raffaella Paris Giorgio Vallati Chiara D’Ambros Ricerca immagini Alessia Pelagaggi Eva Georganopoulou

CLAUDIO MILLOZZI - FORNAIO Prego, buongiorno Rocco

CLIENTE FORNO Senti Claudio per cortesia, me la puoi cuocere per cortesia, se no mia moglie me mena.

CLAUDIO MILLOZZI – FORNAIO Guarda un po’ che bei spiedini

CLIENTE FORNO Ah rigà, devi trattarla bene senno mi caccia di casa

CLIENTE FORNO Buongiorno

CLAUDIO MILLOZZI - FORNAIO A posto, che ci hai portato?

CLIENTE FORNO Un ciambellone

CLAUDIO MILLOZZI - FORNAIO Ecco un bel ciambellone casareccio

EDOARDO GARIBALDI Signora perché porta il ciambellone al signor Claudio? CLIENTE FORNO Eh, perché tanto lo cuoce gratis e uno risparmia

CLAUDIO MILLOZZI - FORNAIO L’idea è venuta mia moglie, dice: guarda ti ho messo nel frigo il pollo con le patate già pronto, anziché cuocerlo qui a casa perché non me lo cuoci tu senza che accendo questo forno enorme. Da lì mi è venuta l’idea, se lo fa mia moglie, lo faccio io, il forno è disponibile, sempre acceso. Vengono le persone, portano la loro teglia, ecco adesso ne è venuta una in questo momento

EDOARDO GARIBALDI Cosa ha portato a cucinare?

CLIENTE FORNO Un arrosto

CLAUDIO MILLOZZI - FORNAIO Eccoce

CLIENTE FORNO Appogio qui, Claudio

EDOARDO GARIBALDI Ma i tozzetti?

CLIENTE FORNO I tozzetti verranno imbustati e divisi per tutta la famiglia

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Contro il caro bollette, a Bracciano, vicino Roma, Claudio Millozzi mette il suo forno a disposizione di tutti per cuocere le pietanze. L’Italia per la guerra in Ucraina paga un prezzo salato. Gli approvvigionamenti cominciano a scarseggiare, l’industria rischia di fermarsi e chi non può pagare le bollette, teme di restare al freddo e al buio.

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO Solidarietà è anche offrire il proprio forno per riscaldare un pasto. Sarebbe stato inimmaginabile qualche anno fa. E l’esempio del forno di bracciano non è l’unico esempio virtuoso nel Paese, ce ne sono altri. È la parte bella dell’Italia. Però la dice lunga sullo stato di emergenza che stiamo vivendo. Buonasera, la bolletta del gas è diventata un incubo. Se prima del conflitto c’era una morosità del 15% in media, adesso c’è il rischio che si arrivi a punte del 70%. Il mercato del gas funziona così per lo più: le grandi compagnie che estraggono e importano il gas, lo rivendono ai reseller ai fornitori, che poi portano il gas nelle abitazioni e nelle grandi aziende. Però, insomma, fino adesso ha funzionato che io consumo e poi pago in base a quello che consumo, ma c’è la paura da parte delle grandi aziende che la gente non riesca più a pagare le bollette per i prezzi troppo alti. E cosa chiedono? Chiedono in tanto ai fornitori una fideiussione una garanzia, poi chiedono il prepayment, cioè di pagare prima l’importo della fornitura più il 50%. Insomma, se poi c’è chi utilizza tantissimo gas, è costretto a pagare delle cifre mostruose e non ce la fa a pagare. Che cosa succede? Si rischia di finire sulla rete di emergenza. Il nostro Walter Molino ed Edoardo Garibaldi

WALTER MOLINO FUORI CAMPO È la notte tra il 26 e il 27 settembre. Il mare del Nord, al largo dell’isola Bornholm, 40 miglia dalla costa scandinava, comincia a ribollire. I droni della guardia costiera danese catturano una turbolenza di 1 km di diametro. Quella schiuma è il gas che fuoriesce da Nord Stream, il colossale gasdotto che parte dalla Russia e si estende per 1.200 chilometri attraverso il Mar Baltico fino alla Germania. Una portata massima di 110 miliardi di metri cubi all’anno, capace di alimentare 26 milioni di case. È un atto di sabotaggio

JOSEPH BIDEN - PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI Se la Russia invade, se i suoi carri armati e le sue truppe passano il confine ucraino di nuovo, a quel punto non ci sarà più un Nord Stream 2, porremo la parola fine. GIORNALISTA Ma in che modo potete farlo esattamente se il progetto è sotto il controllo dei tedeschi?

JOSEPH BIDEN - PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI Mi creda, saremo in grado di farlo.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO La Russia accusa l’Occidente, l’America punta il dito sui russi. L’unica cosa certa è che adesso il gasdotto è inutilizzabile. E soprattutto che la Germania ha perso la sua prima fonte di approvvigionamento. Adesso dipende in gran parte dal gas liquefatto fornito anche dagli Stati Uniti. Ma quando è cominciata davvero la crisi del gas? A Milano, nelle stanze di Palazzo Clerici, ha sede l’ISPI, l’Istituto per gli studi di politica internazionale.

 WALTER MOLINO È sufficiente spiegare la crisi del gas con lo scoppio della guerra?

MATTEO VILLA - ISPI In realtà no, bisogna andare un po’ indietro. Intanto l’anno scorso i prezzi avevano iniziato a salire perché ce lo ricordiamo tutti, eravamo in ripresa economica, si ripartiva, c’erano anche dei problemi nei sistemi elettrici europei. Quindi andavamo più a gas che a rinnovabili rispetto a quello che preventivavamo quindi aumentava il prezzo. Nel frattempo, però dobbiamo anche ricordarci che prima dell’invasione Gazprom, per almeno sei mesi prima dell'invasione ha ridotto il più possibile tutti i volumi.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Dal 1994 - anno della discesa in campo di Silvio Berlusconi - e fino al 2021, l’importazione di gas russo è più che raddoppiata. E soltanto dopo l’invasione dell’Ucraina il governo Draghi ha provato a correre ai ripari.

MARIO DRAGHI - PRESIDENTE DEL CONSIGLIO 2021-2022 Siamo il paese europeo che ha più diversificato le fonti di approvvigionamento di gas riducendo di circa due terzi la sua dipendenza dalla Russia.

WALTER MOLINO Un terzo del gas che compravamo dalla Russia però, dovrebbe continuare ad arrivare in Italia.

MATTEO VILLA - ISPI Per adesso lo vediamo, perché siamo scesi da 30 miliardi di metri cubi che la Russia ci dava prima della guerra a circa otto, quindi un po’ meno di un terzo. Noi speriamo che ci arrivino quegli otto perché sarebbero fondamentali per il sistema italiano per quest’anno e nel prossimo. Però la crisi energetica non è solo italiana ma europea, e c’è una possibilità che quei flussi di gas russo, che arrivano da un solo ingresso, quello del Tarvisio siano bloccati da un altro Paese europeo, per esempio l’Austria.

WALTER MOLINO L’Austria ci potrebbe rubare il gas?

MATTEO VILLA - ISPI L'Austria potrebbe dire, siamo in emergenza chiudiamo il flusso in uscita.

WALTER MOLINO Siamo quindi di fronte a un’ipotesi di implosione dell’Europa?

MATTEO VILLA - ISPI Il rischio è che ci si faccia la guerra a vicenda, e questa guerra del gas che prima era Russia contro Europa diventi Europa contro Europa. L'Europa si è fatta col carbone e rischia che dopo 70 anni si disfaccia col gas.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Ma il caos in Europa è già cominciato. Il primo ottobre scorso Vienna ha chiuso i flussi per il Tarvisio perché Gazprom si è rifiutata di pagare una cauzione di 20 milioni di euro alla società di dispacciamento austriaca. E per riaprire i rubinetti, quei 20 milioni li ha dovuti tirar fuori l’ENI. L’Italia, dunque, dovrà sperare che al Tarvisio continui ad arrivare il gas russo. Questa incertezza, la probabilità che il gas non sia sufficiente vuol dire solo una cosa: bollette molto più care.

FRANCESCO BURRELLI - PRESIDENTE NAZIONALE ANACI - AMMINISTRATORI DI CONDOMINIO Prima della guerra avevamo una media di morosità del 15-20% massima, oggi la percentuale di morosità sarà intorno al 60-70%. Asti, 13 ottobre 2022 - Riunione di condominio

STEFANO SANTIN - AMMINISTRATORE DI CONDOMINIO Questa sera è una riunione straordinaria che riguarda il problema del gas. Il costo del riscaldamento di questo condominio è quadruplicato: 150, 160, in alcuni casi anche 170 mila euro.

CONDOMINA 1 Per me è tanto perché lavorativamente sono precaria.

STEFANO SANTIN - AMMINISTRATORE DI CONDOMINIO Ci sono alcuni che hanno delle quote anche da 500-600 euro al mese. Noi rischiamo che a metà stagione invernale stacchino il gas.

CONDOMINO Mi metto un paile in più…

CONDOMINA 2 Poche ore: mattina, sera, pranzo.

STEFANO SANTIN - CASA DEL CONSUMATORE PIEMONTE Sono numerose le famiglie che oggi iniziano, prossimamente a riscaldarsi quindi con le accensioni delle caldaie, ma non sapranno in realtà come sarà il prezzo finale. È un mercato un po’ strano, perché prima consumo e poi pago, e quindi il costo reale del mio consumo e del prezzo quindi del mio consumo lo potrò sapere solo alla fine.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO La guerra del gas ha fronti aperti su tutto il territorio, anche nella capitale economica d’Italia. Chi amministra condomini con centinaia di famiglie è in trincea fin dalla scorsa estate.

SERENA IMPERNATO - AMMINISTRATRICE DI CONDOMINIO La situazione a Milano è drammatica e secondo me i condomini non hanno ancora la percezione di quello che sarà un lungo inverno. Io ho avuto gestioni 20-21 in cui si spendevano 25 mila euro di gas e mi hanno preventivato per la stagione 22-23, 112 mila euro. Soltanto a me, alla fine del mese di agosto hanno chiuso un paio di contatori di acqua calda centralizzata.

WALTER MOLINO Un paio di contatori significa un paio di condomini.

SERENA IMPERNATO - AMMINISTRATRICE DI CONDOMINIO Condominio da 70 famiglie, un altro condomino da trenta famiglie. Bambini piccoli, persone anziane.

WALTER MOLINO Qui siamo nel centro di Milano, nel cuore del quadrilatero della moda, eppure anche da queste parti ci sono situazioni al limite dell’incredibile.

SERENA IMPERNATO - AMMINISTRATRICE DI CONDOMINIO È un problema che riguarda tutti, c'è chi ha fatto un investimento che acquisiscono diversi immobili, per poi metterli a reddito. (LEGGE UN SMS APPENA ARRIVATO) Solo nel ‘22 ho pagato 500 euro in più di gas per il riscaldamento a parte le spese condominiali, saluti.

WALTER MOLINO Gente arrabbiata.

SERENA IMPERNATO - AMMINISTRATRICE DI CONDOMINIO Gente incazzata, sì

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Qui siamo a Nettuno, in provincia di Roma. Nelle palazzine di questo complesso di edilizia popolare, Enel ha cominciato a staccare i contatori della luce degli spazi comuni. Pochi casi di morosità hanno lasciato al buio per settimane decine di famiglie.

MARIA ROSARIA CONCILIO Mamma!

EDOARDO GARIBALDI Come mai è tutto buio?

SIGNORA ANZIANA Siamo senza corrente, senza ascensore, senza niente! Pure il giardino è tutto buio.

MARIA ROSARIA CONCILIO L’unica cosa che sappiamo è che abbiamo chiamato l’ente di distribuzione per capire qual era il problema e loro ci hanno detto che l’Ater non ha pagato la bolletta e di conseguenza hanno staccato la luce nelle scale. Questi sono i contatori, questo è il famoso contatore che è quello della luce delle scale, come si può leggere c’è scritto “distacco imposto”.

EDOARDO GARIBALDI Secondo lei a quanti condomini verrà staccato il gas?

CARUSO ANACI MILANO Probabilmente il 20 per cento dei condomini potrebbe subire una situazione di distacco delle forniture.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Il mercato del gas funziona così: forniture in cambio di soldi. Le grandi compagnie importano il gas dall’estero. Poi lo vendono ai reseller cioè ai fornitori che portano il gas nelle case e nelle aziende. Da quando i prezzi si sono impennati, il mercato ha cominciato a pretendere pesanti garanzie dai rivenditori.

MASSIMILIANO SCAVETTO - DIRETTORE COMMERCIALE ENGAS Abbiamo fornitori storici, tipo Shell, Eni, Engie che ci forniscono il gas. Fino all’anno scorso non garantivamo niente.

EDOARDO GARIBALDI E invece oggi?

MASSIMILIANO SCAVETTO - DIRETTORE COMMERCIALE ENGAS E invece oggi la prima parola che ti dicono è la fidejussione, che garantisce uno a uno l’impegno.

EDOARDO GARIBALDI Sostanzialmente è un impegno finanziario doppio per l’impresa

MASSIMILIANO SCAVETTO - DIRETTORE COMMERCIALE ENGAS Doppio esattamente. L’ultima cosa che ci han chiesto è fidejussione, prepayment, e prepayment a prezzo di mercato più 50%, in modo da andarsi a tutelare che se il prezzo dovesse salire lui aveva già i soldi in tasca. Si è arrivati a cifre folli.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Quindi: gli importatori danno il gas ai rivenditori ma prima di fornirglielo pretendono una fideiussione e il pagamento anticipato con un rincaro del 50% sul prezzo di mercato. Cifre folli che stanno scuotendo il comparto dei rivenditori con pesanti conseguenze per i consumatori finali. Le imprese più energivore rischiano di finire in ginocchio.

GIAMPIERO PATRIZI - DIRETTORE COMMERCIALE OLYMPIACERAMICA Il ciclo produttivo per la ceramica sanitaria dura 22 ore e raggiunge una temperatura di 1.250 gradi.

WALTER MOLINO Quanto spendete per il gas ogni anno?

GIAMPIERO PATRIZI - DIRETTORE COMMERCIALE OLYMPIACERAMICA Noi siamo passati da una media di 20 mila euro al mese ad oggi che siamo ad oltre 100 mila euro.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO A Civita Castellana, in provincia di Viterbo, c’è il più importante distretto di ceramica sanitaria d’Europa. Qui la lavorazione dell’argilla è una tradizione storica fin dal tempo degli etruschi, oggi una cinquantina di aziende stringono i denti per la sopravvivenza di un’eccellenza del made in Italy.

GIAMPIERO PATRIZI - DIRETTORE COMMERCIALE OLYMPIACERAMICA Questa qui è la bolletta di agosto 2021 dove siamo passati dai quasi 7 mila euro del 2021 ai 51 mila euro del 2022. Invece questo qui è luglio 2021 e questo qui è luglio 2022.

WALTER MOLINO Da 20 mila a 110 mila.

GIAMPIERO PATRIZI - DIRETTORE COMMERCIALE OLYMPIACERAMICA E abbiamo consumato il 24 per cento di gas in meno!

WALTER MOLINO Il vostro fornitore di energia è ENI.

GIAMPIERO PATRIZI - DIRETTORE COMMERCIALE OLYMPIACERAMICA Era ENI, si. Fino a settembre di quest’anno.

WALTER MOLINO Poi che è successo?

GIAMPIERO PATRIZI - DIRETTORE COMMERCIALE OLYMPIACERAMICA Poi è successo che in pratica per poter rinnovare il contratto che avevamo ci hanno chiesto una fidejussione bancaria di mezzo milione di euro o 300 mila euro di pagamento in anticipo.

WALTER MOLINO ENI vi ha chiesto questo perché voi avete una storia di morosità o avete sempre pagato regolarmente?

GIAMPIERO PATRIZI - DIRETTORE COMMERCIALE OLYMPIACERAMICA L’azienda è sana. Quarant'anni clienti, quarant’anni non abbiamo mai sgarrato una bolletta.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Eni ha perso un buon cliente, ma quando i prezzi schizzano così in alto, perfino un colosso si deve tutelare. E di conseguenza anche i rivenditori si potrebbero trovare senza gas da fornire ai consumatori finali.

EDOARDO GARIBALDI Se un rivenditore non riesce ad assicurarsi il gas e quindi non riesce a garantire la fornitura alla famiglia o al bar, che cosa succede?

GIORDANO COLARULLO - DIRETTORE GENERALE UTILITALIA In prima istanza il gas continuerà a fluire grazie al servizio default di Snam, se quello induce il fornitore a non poter pagare Snam a quel punto nell’arco di un mese gli viene tolto e si finisce nel servizio di ultima istanza

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Il FUI è il Fornitore di Ultima Istanza, sistema di emergenza introdotto nel 2014 in seguito alla completa liberalizzazione del mercato del gas, cominciata nel 1999 con il Decreto Bersani. Prima c’era il monopolio dello Stato e nessuno poteva restare a secco. Oggi si è in grado di assicurare a tutti la fornitura?

GIORDANO COLARULLO - DIRETTORE GENERALE UTILITALIA Bisogna ragionare su come era stato disegnato, quello era un sistema di emergenza per casi limitati. Oggi il problema vero è che abbiamo una platea più ampia.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Il FUI è una rete di emergenza, inesauribile fino a quando domanda e offerta di gas rimangono in equilibrio. Ma chi finisce in questa rete pagherà di più o di meno?

MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA Mediamente diciamo che i due prezzi non dovrebbero poter essere molto diversi, però per esempio nel mercato libero ci sono offerte a prezzo fisso. Offerta a prezzo fisso vuol dire che se io ho comprato energia elettrica l’hanno scorso quando costava la metà, oggi sto pagando ancora la metà. Se mi trovo in quella situazione e mi trovo ad andare nei servizi di tutela, naturalmente non ho più il vantaggio di avere il prezzo fisso di allora.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Arera è l’autorità italiana per l’energia e fra i suoi compiti ha quello di tutelare gli interessi dei consumatori grazie ai poteri di regolamentazione e di controllo sul mercato.

WALTER MOLINO Qualche potere d'intervento però ce l’avete per cercare di regolamentare il mercato. Ad esempio, avete stabilito da poco che le bollette del gas arriveranno mensilmente anziché ogni due mesi. Perché lo avete fatto?

MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA Ormai se ne parla anche dal barbiere dei prezzi dell’energia, ma la contezza di quanto uno spende effettivamente per la propria bolletta ce l’ha quando si vede arrivare la bolletta. Quindi il fatto di vedersela arrivare in ritardo vuole anche dire essere consapevoli in ritardo di quelli che sono stati i consumi.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Ad agosto, dopo oltre un anno di picchi mai registrati, il gas ha toccato il record storico. Alla borsa di Amsterdam, l’indice TTF ha sfiorato i 350€/Mwh. Cifre più di venti volte superiori a quelle di 2 anni fa. E solo oggi l’Europa ha trovato un accordo sul tetto al prezzo del gas, se il mercato di Amsterdam supererà la soglia di 180 € al megawattora per più di tre giorni, allora entrerà in funzione lo scudo e nessuno potrà chiudere contratti sopra quella soglia. Ma in quanto a riserve come siamo messi? WALTER MOLINO Le bollette del gas di novembre sono più basse del previsto, i nostri stoccaggi sono pieni al 95%, quindi quest’inverno possiamo stare tranquilli?

MATTEO VILLA - ISPI Gli stoccaggi totali in Italia ci permettono di coprire solo un terzo, meno di un terzo dei nostri consumi totali. Abbiamo bisogno di tante importazioni da fuori e di una attenzione molto forte quest’anno sui consumi nostri. Potremmo arrivare per la prima volta da sempre, almeno trent’anni, ad intaccare le nostre riserve strategiche di gas.

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO Non sia mai, poi intanto è bastato che Arera decidesse di uscire dalla borsa di Amsterdam per darci un po di ossigeno. Ed è stato anche sufficiente cominciare a pagare seriamente di mettere un tetto al prezzo del gas che è calato del 14%. Ora draghi lo aveva detto a marzo, hanno impiegato nove mesi, una vera e propria gestazione. Però abbiamo capito che se non paghi la bolletta rischi di rimanere senza fornitura. Le grandi compagnie non si fidano neanche dello Stato. È successo con Ilva, Eni quando ha capito che l’acciaieria aveva maturato un debito gigantesco ha tagliato le forniture. Ma non si può vivere senza gas o elettricità. Chi continua a godere e a staccare dividendi pazzeschi sono le grandi compagnie che quello che estraggono a 10 poi lo rivendono a 200 anche a trecento. Poi c’è anche un paradosso che mentre noi ci chiedevamo se fosse sufficiente il gas che stava arrivando, che stavamo importando, lo esportavamo alla Germania perché ce lo pagava anche di più e anche perché, soprattutto, non sapevamo dove metterlo il Gas.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Con gli stoccaggi riempiti fino al 95% e la novembrata che ha allungato l’estate, il governo Meloni annuncia il via libera a nuove trivellazioni nel mare Adriatico, per ridurre la dipendenza dall’estero della nazione. Ma il paradosso è che fino ad ora il gas, non sapevamo più dove metterlo.

MATTEO VILLA - ISPI Il punto interessante è che in questo momento del gas russo non ce ne facciamo nulla. Addirittura, da quel punto di scambio del Tarvisio del gasdotto cominciamo a esportare anziché importare.

WALTER MOLINO Esportiamo gas.

MATTEO VILLA - ISPI Abbiamo avuto un ottobre molto mite, altrimenti non avremmo esportato, e poi continuiamo a importare gas da altre fonti che non sono russe, che costano molto meno rispetto al gas russo. Lo possiamo esportare verso la Germania che ne ha molto bisogno. Chi al momento potrebbe far entrare il gas russo in Italia, invece, ha un interesse molto forte a esportarlo verso chi ce lo paga molto di più. E quindi a farci un profitto.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Quindi sono le stesse grandi compagnie che importano il gas a rivenderlo all’estero e fare profitti favolosi. Ma in che modo le fluttuazioni del mercato determinano i profitti finali? Come sono strutturati i contratti dei grandi importatori? Per le grandi compagnie sono segreti industriali, nessuno li può vedere.

WALTER MOLINO Voi avete potuto metterci il naso dentro. Cosa ci avete trovato?

MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA Una buona parte di questi contratti contiene indici legati al mercato spot del gas, cioè il mercato all’ingrosso. E quindi in realtà i prezzi di questi contratti si adeguano ai prezzi di mercato. WALTER MOLINO È vero che ci sono contratti per il gas indicizzati al prezzo del petrolio, in particolare quello che importiamo da Algeria e Azerbaijan?

MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA È vero che ci sono dei contratti indicizzati al prezzo del petrolio, certo. È vero anche che questi contratti hanno dei meccanismi di aggiornamento periodico. Quando il prezzo di mercato si disallinea rispetto al prezzo del petrolio, viene cambiato il riferimento di prezzo. Quindi concettualmente hanno un indice che è come il mercato del petrolio ma non dura vent’anni. Hanno dei meccanismi di negoziazione molto più frequenti.

WALTER MOLINO Frequenti, tipo… ogni quanto?

MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA Tipo annuale.

WALTER MOLINO Annuale?

MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA Si.

WALTER MOLINO Quindi in questo ultimo anno mentre il prezzo del gas saliva e il prezzo del petrolio…

MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA È salito anche lui, è salito di meno.

WALTER MOLINO Si è creato un delta tra i due valori.

 MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA Si.

WALTER MOLINO E quindi chi aveva contratti indicizzati al costo del petrolio ha fatto bei profitti.

MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA Chi ha fatto quei contratti si è preso un rischio che poteva andargli male: se il prezzo scendeva perdeva soldi, se si è preso questo rischio e gli è andata bene può averli guadagnati.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO Chi si è assunto il rischio ha guadagnato, ma gli utili record delle grandi compagnie energetiche sono un fenomeno strutturale. Nei primi nove mesi dell’anno le major americane ed europee hanno fatto soldi a palate: più di 200 miliardi di dollari di utili. E in Italia?

MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA Molte delle importazioni di gas russo… non è un segreto: è molto indicizzato ai prezzi spot. Quindi se io sono un produttore in Russia, produco gas a 15-20 euro di costo a megawattora di estrazione e l’ho venduto a 200, 250, anche 300 ad agosto.

WALTER MOLINO Se vogliamo andare a cercare dov’è che le grandi compagnie fanno gli extraprofitti…

MASSIMO RICCI - DIRETTORE DIVISIONE ENERGIA ARERA Se uno guarda i bilanci di queste grandi aziende sicuramente ci sono delle attività “up stream”, diciamo, a monte, di estrazione, che hanno chiaramente… possono avere questo tipo di marginalità.

WALTER MOLINO FUORI CAMPO I bilanci delle compagnie energetiche italiane sono cresciuti a dismisura tanto da far gola al Governo a caccia di soldi per aiutare famiglie e imprese. Nel marzo scorso Mario Draghi ha imposto una tassa del 25% sugli extraprofitti

MARIO DRAGHI - PRESIDENTE DEL CONSIGLIO 2021-2022 Tassiamo una parte degli straordinari profitti che i produttori stanno facendo grazie all’aumento dei costi delle materie prime. E ridistribuiamo questo denaro alle imprese e alle famiglie che si trovano ovviamente in grande difficoltà.

EDOARDO GARIBALDI Quant’era il gettito atteso?

RAFFAELLO LUPI - PROFESSORE ORDINARIO DIRITTO TRIBUTARIO UNIVERSITA’ DI TOR VERGATA Era troppo! Si vedeva subito che non sarebbero arrivati.

MARIO DRAGHI - PRESIDENTE DEL CONSIGLIO 2021-2022 Quello che non è veramente tollerabile è che in questa situazione in cui gran parte delle famiglie italiane sono in difficoltà e tutto il sistema produttivo italiano, o quasi tutto, è in enorme difficoltà, vi sia un settore che elude una disposizione del Governo.

 RAFFAELLO LUPI - PROFESSORE ORDINARIO DIRITTO TRIBUTARIO UNIVERSITA’ DI TOR VERGATA C’ha ragione! Ma falle contribuire bene. Non ti inventare gli extraprofitti dove non ci sono. È come dire: c’è un colpevole, prendiamo il primo che passa per strada e spariamogli… Prendiamo il colpevole giusto!

EDOARDO GARIBALDI Le imprese hanno fatto ricorso al TAR, perché?

RAFFAELLO LUPI - PROFESSORE ORDINARIO DIRITTO TRIBUTARIO UNIVERSITA’ DI TOR VERGATA È una strada tecnica per arrivare prima in Corte costituzionale.

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO Gli ha detto male perché il Tar ha detto non è mia competenza, qual era il trucco. Quella di far passare come incostituzionale la legge sulla tassa degli extraprofitti proprio per evitare di pagare. Ora il governo Meloni ha anche alzato la tassazione dal 25% imposta da Draghi al 50%, ma riuscirà a farle pagare perché fino adesso hanno versato spiccioli. 2,7 miliardi di euro quando invece solo il Governo Meloni ha stanziato trenta miliardi per mitigare le bollette. Ora secondo il Financial Times le grandi compagnie nel mondo in soli 9 mesi avrebbero guadagnato i n extraprofitti duecento miliardi di dollari. Vivono nelle comunità, guadagnano e godono della comunità ma quale senso della comunità hanno? Ricordano, visto che ci avviciniamo a questo contesto, i manager delle compagnie energetiche il personaggio Scrooge, il cattivo avaro del romanzo di Dickens canto di Natale. Odiava il Natale Scrooge, perché era una pausa imposta nella quale non poteva guadagnare di più. Per questo si rifiutava anche di aiutare i poveri, poi all’improvviso spuntano degli spiriti benevoli. Lo fanno pentire, lui compie dei gesti di solidarietà. Qual è la morale del romanzo di Dickens. Se si compiono dei piccoli gesti individuali di solidarietà si annulla il male sociale e si vive anche meglio. Ora, si vede che nei casi dei manager delle aziende energetiche mancano gli spiriti benevoli.

Estratto dell’articolo di Emanuele Bonini per “La Stampa” il 20 dicembre 2022.

Tetto al prezzo del gas, ora c'è il via libera. Il Consiglio dell'Ue trova l'intesa politica per bloccare, a determinate condizioni, le quotazioni del gas a 180 euro per Megawattora a partire dal 15 febbraio 2023, una volta entrato in vigore il testo su cui i Ventisette ministri hanno trovato l'intesa ieri dopo mesi di trattative e tensioni. 

[…] Ma molto dipenderà dalle valutazioni tecniche: se i rischi saranno superiori ai benefici il price cap potrà essere sospeso. […] il tetto non sarà automatico, ma verrà imposto dopo tre giorni consecutivi di costo superiore ai centottanta euro al Megawattora. Una condizione, quella di un limite «dinamico», alla base del via libera in sede Ue.

La Germania dice «sì», si astengono Austria e Paesi Bassi. […] Una volta attivato, il limite di offerta dinamica si applicherà per almeno venti giorni lavorativi. Se il limite di offerta dinamica è inferiore a centottanta euro al Megawattora per gli ultimi tre giorni lavorativi consecutivi, verrà automaticamente disattivato. 

Ma lo stesso tetto potrà essere disattivato «automaticamente, in qualsiasi momento», se un'emergenza regionale o dell'Unione è dichiarata dalla Commissione europea in termini di sicurezza dell'approvvigionamento, in particolare in una situazione in cui la fornitura di gas è insufficiente per soddisfare la domanda di gas.

L'Europa degli Stati esulta, e intanto la Russia minaccia ritorsioni. […] Era importante dare un segnale ai mercati, e quelle energetico ha risposto. Il costo del gas scambiato sul mercato olandese del Ttf, dopo i rialzi della mattina e il picco a 117 euro al Megawattora è sceso a quota 111 euro, per poi scendere ancora e toccare i 106,6 euro al Megawattora dopo l'annuncio dell'accordo trovato a Bruxelles. 

Per il momento l'effetto annuncio contribuisce a ridurre le oscillazioni del prezzo, ma niente è ancora davvero deciso. Da calendario il meccanismo di correzione del mercato sarà in vigore dal 15 febbraio, ma prima di allora l'Agenzia dei regolatori europei (Acer) e l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) dovranno produrre un'analisi costi-benefici. Se i primi saranno maggiori dei secondi la Commissione potrà sospendere il meccanismo «in anticipo», avverte la commissaria Simson.

Estratto dell’articolo di Giu.Bot. per “La Stampa” il 20 dicembre 2022.

«[…] Che questa misura funzioni però è tutto da vedere». Parla Simone Tagliapietra, senior fellow dell'istituto Bruegel, punto di riferimento a livello europeo per l'energia, e professore all'Università Cattolica del Sacro Cuore. […]  il patto, spiega l'economista, resta pieno di incognite. 

Tagliapietra, il meccanismo riuscirà a fermare la corsa del metano?

«L'impatto finale è tutto da dimostrare. Ci sono diverse clausole necessarie perché questo meccanismo entri in atto, associate a ulteriori clausole di salvaguardia che possono farlo dismettere se ci fossero effetti collaterali. Addirittura, questo sistema potrebbe non essere mai attivato». 

[…] «L'Europa il prossimo anno avrà un problema molto importante: accaparrarsi tutto il gas di cui avrà bisogno in un 2023 che non vedrà disponibile il metano russo.

Dipenderemo molto dal Gnl (Gas Naturale Liquefatto), e tanto sarà legato da quel che accade in Cina. Più che il prezzo il problema sarà avere scorte sufficienti di energia». 

È possibile che il prossimo inverno sia più difficile di questo?

«Che il prossimo inverno sia complicato almeno quanto questo è ormai assodato: che sia più difficile dipende da noi. Se continuiamo a tenere bassi i consumi, se mandiamo avanti gli accordi con l'Algeria e con gli altri Paesi fornitori, allora avremo un posizionamento migliore. Di certo la crisi energetica non finisce quest' anno e questo dobbiamo tenerlo sempre bene in mente». […]

Gas, prezzo a picco: il tetto funziona. Per la prima volta scende sotto le quotazioni pre-guerra. Il ruolo di clima e rigassificatori. Marcello Astorri il 24 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Il prezzo del gas precipita sotto ai livelli antecedenti l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe russe. Il prezzo al Ttf di Amsterdam, piazza di riferimento per il gas europeo, ieri ha chiuso a 84 euro per megawattora, ai minimi dal 24 febbraio. A una prima occhiata, il tempismo di questo calo sembra suggerire un effetto dirompente dell'accordo politico europeo sul price cap. In realtà, la situazione è più complessa: «Il tetto al prezzo del gas sta aiutando ma non è la vera ragione di questo abbassamento del prezzo», spiega a Il Giornale il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli. «Stiamo vivendo condizioni climatiche favorevoli e, tra l'altro, in questo momento l'offerta di gas verso la Germania va un po' meglio, anche grazie ai primi volumi che arrivano dal nuovo rigassificatore costruito a tempi di record».

L'abbondanza di forniture di gas naturale liquefatto e gli stoccaggi ancora pieni (in Italia ieri erano all'83,5%) sono certamente altre tessere del mosaico. Ma sta giocando un ruolo anche l'apporto di carbone e rinnovabili: «Una stima fatta da noi per l'Italia, con dati aggiornati a novembre», continua Tabarelli, «la produzione di energia elettrica da carbone in Italia è aumentata del 60% e produce un apporto equivalente a 1,5 miliardi di metri cubi di gas. Un contributo decisamente superiore a quello delle fonti rinnovabili nuove, che quest'anno valgono per circa 0,6 miliardi di metri cubi equivalenti». A livello continentale, nelle ultime settimane ha ripreso a soffiare il vento nel Nord Europa, portando più produzione da eolico. A questo scenario, si aggiunge il fatto che non sono più arrivate sorprese negative dalla manutenzione dei reattori nucleari francesi.

C'è poi il capitolo risparmi: la frenata dell'economia, unita all'efficientamento di aziende e cittadini, stanno facendo risparmiare tanto gas. I dati Eurostat, aggiornati a fine novembre, evidenziano minori consumi di metano a livello europeo del 20% rispetto alla media tenuta tra il 2017 e il 2021 (a fronte di un obiettivo del 15%).

«La parte più consistente di questo risparmio deriva dalle industrie, in particolare tedesche», osserva Antonio Tognoli, responsabile delle analisi macro di Cfo Sim. «Sta avvenendo una riconversione dal consumo di energia prodotta da gas, a quella da energia elettrica. Avanti di questo passo è possibile che nel 2023, a livello europeo, raggiungeremo un 25% in meno di consumi di gas. Inoltre, la Germania non ha ancora spento le centrali atomiche e ha ripreso a utilizzare le centrali a carbone».

Anche se lo scenario ha evidenziato sostanziali miglioramenti, però, non è ancora il caso di considerare finita l'emergenza. «Per questo inverno non ci saranno particolari problemi», prosegue Tognoli, «il vero punto di domanda è quando, tra marzo e aprile, dovremo ricominciare a riempire gli stoccaggi». Infatti, se quest'anno, seppur a flusso ridotto, il gas russo è continuato a fluire in Europa, dal prossimo l'input di gas russo potrebbe anche arrivare ad azzerarsi. Ed è questo anche il motivo per cui il governo Draghi ha acquistato due nuovi rigassificatori da 5 miliardi di metri cubi: l'intento è poter ricevere più forniture di gas liquefatto.

«Come ha detto la premier Meloni, il price cap è un'ottima assicurazione contro la speculazione», aggiunge Tabarelli, «ma non è la soluzione: vedremo cosa succederà nei prossimi mesi, ma l'unica via è ridurre la domanda e aumentare l'offerta. E questo, seppur con lentezza, è quello che stiamo cercando di fare». L'incertezza rimane, quindi, almeno però per i prossimi mesi ci si può consolare con prezzi delle bollette che dovrebbero, se non calare, quanto meno stabilizzarsi. Sperando che la guerra finisca.

Esplosione e morti al gasdotto: cosa succede tra Russia e Ucraina. L'esplosione non ha lasciato scampo ad almeno tre operai che lavoravano per alcuni interventi di manutenzione, a rischio parte delle forniture verso l'Europa. Mauro Indelicato il 20 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Un'esplosione ha coinvolto uno dei più importanti gasdotti che porta il gas russo in Ucraina. A riferirlo sono state fonti russe sui media locali, secondo cui almeno tre operai sarebbero morti a seguito della deflagrazione. Sull'opera erano in corso delle opere di manutenzione programmate da tempo, ma sono ancora ignote le cause che hanno portato all'esplosione. E c'è chi adesso ipotizza un ennesimo sabotaggio, uno dei tanti da quando è scoppiata la guerra con l'Ucraina.

L'esplosione, l'incendio e la conta delle vittime

Il fatto è avvenuto in una località della regione di Vurnarsky. Nel cuore cioè della Russia più profonda, a circa 680 km a est da Mosca. La regione appartiene alla Repubblica di Chuvash, al confine quasi con il Tatarstan.

Lande distanti dalla capitale e dal fronte ucraino, ma da cui passano quei gasdotti spesso oggetto principale delle contese politiche che ruotano attorno al conflitto. Così come segnalato dal ministero delle Emergenze, un'esplosione è avvenuta nelle prime ore del mattino. Del gas, lungo il gasdotto Urengoi-Pomary-Uzhhorod, è fuoriuscito improvvisamente generando un'esplosione fatale per almeno tre operai.

A renderlo noto è stata Ria Novosti, citando altre fonti collegate alle autorità locali. Sul posto erano in corso dei lavori di manutenzione ed erano presenti diversi operai. Non si esclude tra loro anche la presenza di eventuali feriti.

L'incendio successivo all'esplosione sarebbe stato domato, seppur dopo tante ore di lavoro molto difficile da parte dei vigili del fuoco. Altre squadre di emergenza hanno raggiunto la regione di Vurnarsky, mentre i tecnici stanno adesso provando sia a chiarire la dinamica che a valutare gli effettivi danni sulla struttura.

Lo spettro di un nuovo sabotaggio

Il gasdotto è tra i più importanti della regione. La condotta termina la sua corsa a Uzhhorod, il capoluogo della regione ucraina della Transcarpazia confinante con la Slovacchia. Porta quindi il gas non solo in Ucraina, ma anche nel cuore dell'Europa. A confermarlo su Rossija24 è stato il governatore della repubblica di Chuvask, Oleg Nikolaev. "Questo è una condotta centrale che non viene usata per fornire gas alla Repubblica di Chuvask - ha detto - Si tratta di gas di transito usato per pompaggio del gas per i Paesi europei".

Quanto accaduto a Vurnarsky in tempo di pace sarebbe stato subito etichettato come un normale incidente. Ma da quando è scoppiato il conflitto tra Mosca e Kiev, in territorio russo di incidenti del genere ne sono stati contati parecchi. E su tutti c'è sempre stato lo spettro di un sabotaggio.

Un'azione cioè portata avanti dai servizi di Kiev per danneggiare economicamente e nel morale la Russia. In diverse parti della federazione sono stati infatti riportati, da marzo a oggi, decine di episodi contrassegnati da danneggiamenti ed esplosioni nelle infrastrutture energetiche. In alcuni casi Mosca ha parlato esplicitamente di sabotaggio, in altri invece di incidenti.

A prescindere dalle dinamiche di quanto successo nelle scorse ore, il pericolo adesso sta nella possibilità di una minore fornitura di gas verso l'Europa, vista soprattutto l'importanza strategica del gasdotto.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di martedì 20 dicembre. Marta Serafini inviata a Kiev, Paolo Foschi e Redazione online su Il Corriere della Sera il 20 Dicembre 2022.

• Questa diretta è chiusa, qui le notizie del 21 dicembre.

• La guerra in Ucraina è arrivata al 300esimo giorno.

• Lukashenko: missili S-400 Iskander consegnati dalla Russia. Putin ha confermato che le esercitazioni congiunte tra i due Paesi continueranno.

• Il Canada ha avviato il sequestro di 26 milioni di dollari dell’oligarca russo Roman Abramovich.

• Mosca ha definito «inaccettabile» l’accordo Ue sul tetto al prezzo del gas.

• L’intelligence ucraina: gli invasori sono pronti a passare armi occidentali provenienti dal fronte ad estremisti presenti nell’area Nato.

Ore 05:10 - Putin da Lukashenko, l’Ucraina teme una nuova offensiva

(di Marta Serafini, nostra inviata a Kiev) L’alleato «recalcitrante» Alexander Lukashenko non ha fatto mancare nulla al cerimoniale di accoglienza del leader del Cremlino. Fiori, hostess, dolcetti. E ovviamente un benvenuto riservato di persona all’aeroporto di Minsk, mentre molti osservatori ricordano come Lukashenko in realtà non sia affatto «recalcitrante» ma sia disposto a fare qualunque cosa Vladimir Putin gli chieda.

Quale che sia la verità ieri, dopo l’incontro, il primo di persona dal 2019, Lukashenko ha annunciato il dispiegamento di missili S-400 Iskander consegnati dalla Russia. E non solo. Minsk e Mosca hanno concordato di proseguire con le operazioni militari congiunte ed è stata discussa la creazione di un spazio comune di difesa aerea. Promesse che sono continuate con le rassicurazioni di Putin circa le voci sull’assorbimento della Bielorussia. «La Russia non ha interesse ad assorbire nessuno. Oggi possiamo affermare inequivocabilmente: insieme siamo riusciti non solo a sopravvivere, ma anche a trovare opportunità per lo sviluppo delle nostre economie». E se Putin dimentica la Crimea e i territori ucraini annessi con la forza delle armi, è agli equilibri di potere a Ovest che pensa quando afferma di aver mantenuto rapporti di lavoro «con molte controparti, tra cui Macron».

«La Russia ha già perso quasi 99.000 dei suoi soldati in Ucraina. Un altro giorno saranno 100.000 perdite di occupanti. Perché? Nessuno a Mosca ha una risposta. Fanno la guerra e sprecano la vita delle persone - la vita di altre persone, non i loro cari, non la propria vita, ma gli altri - e solo perché qualche gruppo al Cremlino non sa ammettere gli errori e ha una terribile paura della realtà. Ma la realtà parla da sé». Così il presidente ucraino Voldymyr Zelensky nel suo consueto discorso serale.

Ore 05:15 - Zelensky: «La Russia e l’Iran sono corresponsabili di terrorismo»

«Questo è il terrorismo internazionale di due regimi, ne saranno corresponsabili»: nel suo consueto messaggio serale il presidente ucraino Volodymyr Zelensky attacca la Russia e l’Iran che, secondo Kiev, ha fornito un nuovo lotto di droni kamikaze ai russi. «La mattinata odierna in diverse regioni e città del nostro paese è stata, purtroppo, rovinata dal caratteristico suono degli «Shaheed» iraniani. Ma la maggior parte di loro fortunatamente non è riuscita a raggiungere gli obiettivi prefissati, e questo ha reso la nostra mattinata un po’ migliore. 30 droni sono stati abbattuti: un buon risultato. Ringrazio tutti i nostri combattenti antiaerei, i piloti, i gruppi mobili di fuoco per questo risultato e per la protezione del cielo ucraino», ha detto il capo dello Stato.

Ore 05:17 - IL PUNTO MILITARE - Kiev: Russia vuole dare armi Nato e gruppi terroristici

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) I droni-kamikaze piombano ancora sulle città ucraine e provocano black out estesi. Vladimir Putin è andato dall’amico Lukashenko a Minsk, visita sotto la lente della diplomazia nel timore che possa aprire un nuovo fronte. Ma il portavoce del Cremlino nega che gli invasori vogliano spingere la Bielorussia a partecipare al conflitto. Sono sviluppi «in chiaro», in parallelo a quelli più intriganti.

Vienna è stata per anni una culla per gli 007. E lo è ancora. Da alcuni giorni un greco di 36 anni è sotto inchiesta perché sospettato di attività spionistica a favore del Gru, il servizio militare russo. Le indiscrezioni sostengono che sia un «figlio d’arte». Il padre, un ex diplomatico di Mosca basato in Austria, svolgeva compiti di intelligence. Una «passione» poi trasmessa all’erede, inviato all’estero dopo un periodo di addestramento. Secondo la ricostruzione l’uomo — attualmente a piede libero — non sembrava avere un lavoro stabile ma questo non gli ha impedito di compiere una sessantina di viaggi nel periodo 2018-2022, con tappe in Russia, Bielorussia, Turchia e Georgia. Inoltre, sempre in questa cornice temporale, ha acquistato numerose proprietà. Gli investigatori stanno ora esaminando computer, telefonini, tablet e altra documentazione trovata nella sua abitazione insieme ad un rilevatore di microspie. I media locali sostengono che gli agenti avrebbero recuperato una grande mole di file da esaminare.

Ore 05:18 - La vita a Kiev nei 52 rifugi nella pancia della città

(di Marta Serafini, nostra inviata a Kiev) «Ma è suonato l’allarme?». Basta guardare per capire. Decine di persone che, in ordine e senza scomporsi, entrano nella stazione della metro più vicina. Vive così da dieci mesi ormai Kiev, in bilico tra la superficie e il sottosuolo. E, quando i droni iraniani volano sulla città, tutti fanno la cosa più sensata. Scendono sotto terra.

Viktor Vyhovsky è l’ingegnere capo della metropolitana e di questa ragnatela di tunnel e vie di fuga conosce ogni segreto. «La rete è stata progettata fin dall’epoca sovietica non solo come mezzo di trasporto ma anche come rifugio e strumento di protezione civile. Le stazioni dispongono di sistemi di ventilazione e filtraggio speciali, nonché di spesse porte blindate in metallo che possono essere sigillate ermeticamente», spiega. In pratica, dei rifugi antiatomici.

Ore 07:38 - Zelensky chiede l’estradizione per Saakashvili, ex presidente georgiano

(di Marta Serafini, nostra inviata a Kiev) Il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto al governo georgiano di trasferire l’ex presidente della Georgia Mikheil Saakashvili, detenuto in Georgia da oltre un anno, in una clinica fuori dal paese. Saakashvili è stato arrestato nell’ottobre 2021 dopo essere tornato in Georgia dall’esilio e incarcerato con quelle che, secondo lui, sono accuse inventate di abuso d’ufficio e appropriazione indebita. Ha fatto lo sciopero della fame due volte dal suo arresto e, secondo quanto riferito, ha subito una significativa perdita di peso e non è in grado di muoversi con l’aiuto. «Molto probabilmente, tutti possono vedere in che condizioni si trova ora Mikheil Saakashvili, possono vedere il suo stato di salute. Pertanto, mi appello al popolo della Georgia, alle autorità della Georgia, dobbiamo mostrare misericordia, soprattutto nel periodo di Natale. Quello che sta accadendo a Mikheil ora è bullismo. Questo non va bene per la Georgia. Questo deve essere fermato», ha detto Zelenskyj nel suo discorso serale del 19 dicembre. Saakashvili è un cittadino ucraino ed è stato a capo del Comitato esecutivo per le riforme del presidente Volodymyr Zelensky.

Ore 08:37 - Putin: «La situazione nei territori annessi è molto difficile»

In un discorso in coincidenza con la Giornata dei lavoratori degli organismi di sicurezza, il capo del Cremlino ha indicato - riferisce l’agenzia russa Tass- le unità degli organismi di sicurezza che hanno iniziato a lavorare nelle nuove entità della Federazione Russa. «Sì, è difficile in questo momento: la situazione nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, nelle regioni di Kherson e Zaporozhzhia è estremamente difficile». «Ma le persone che vivono lì, i cittadini della Russia, contano su di voi, sulla vostra protezione. Ed è vostro dovere fare tutto il necessario per garantire al massimo la loro sicurezza, il rispetto dei loro diritti e libertà», ha aggiunto, rivolgendosi agli uomini dei servizi. Secondo il presidente, le autorità rafforzeranno le nuove unità con personale esperto, attrezzature e armi moderne. Il governo di Mosca si è annesso forzatamente i quattro territori, che insieme rappresentano il 15% dell’Ucraina, a settembre, un’operazione contestata e giudicata illegittima da tutta la comunità internazionale oltreché da Kiev.

Ore 09:11 - Kiev: 83 attacchi russi nella regione di Sumy in 24 ore

Le truppe russe hanno lanciato ieri 83 attacchi contro le comunità della regione di Sumy, nell’Ucraina nordorientale, al confine con la Russia: lo ha reso noto su Telegram il capo dell’amministrazione militare regionale, Dmytro Zhyvytskyi, come riporta Ukrinform. Negli attacchi sono stati colpiti i villaggi di Velyka Pysarivka, Krasnopillia, Myropillia, Yunakivka, Khotin e Shalyhyne. Per il momento non si hanno notizie di feriti o vittime.

Ore 08:45 - «Respinti gli attacchi russi in 10 villaggi nelle ultime 24 ore»

Le forze ucraine hanno respinto ieri gli attacchi russi vicino a 10 insediamenti nelle regioni di Lugansk e Donetsk: lo ha reso noto su Facebook lo Stato Maggiore dell’esercito di Kiev, come riporta Unian. «Nelle ultime 24 ore, le unità delle Forze di Difesa dell’Ucraina hanno respinto gli attacchi degli occupanti vicino a Stelmakhivka, Chervonopopivka, Serebrianske nella regione di Lugansk e Verkhniokamyanske, Pidhorodne, Bakhmut, Opytne, Kurdiumivka, Krasnohorivka, Marinka nella regione di Donetsk», si legge nel rapporto.

Ore 09:32 - Zelensky propone black-out mondiale: «Un’ora di buio per Ucraina»

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha chiesto un «black-out» mondiale a sostegno dell’Ucraina: Zelensky ha chiesto alle istituzioni e ai cittadini di tutto il mondo di spegnere le luci - non solo quelle di istituzioni e monumenti ma anche quelle natalizie nelle singole case - domani 21 dicembre, dalle 20:00 alle 21:00 ora di Kiev, come gesto di solidarietà con il Paese invaso dai russi e che da settimane è nel mirino di attacchi alle strutture energetiche. La campagna, battezzata #LightUpUkraine, punta anche a raccogliere almeno dieci milioni di dollari per finanziare l’acquisto di mille generatori elettrici per permettere il funzionamento degli ospedali ucraini.

Ore 10:00 - Bombe russe su Kherson, ieri due civili uccisi

Due persone sono morte e altre tre sono rimaste ferite nel corso degli attacchi russi di ieri nella regione di Kherson, nell’Ucraina meridionale: lo ha reso noto il governatore della regione, Yaroslav Yanushevych, come riporta il Kyiv Independent. Yanushevych ha sottolineato che le forze russe hanno attaccato la regione 42 volte, utilizzando artiglieria, mortai, lanciarazzi multipli, carri armati e missili.

Ore 10:28 - Kiev riceverà «altre migliaia di antenne Starlink»

Il governo di Kiev ha fatto un accordo con SpaceX e riceverà diverse altre migliaia di antenne Starlink per avere Internet via satellite. Lo ha reso noto il ministro ucraino per la trasformazione digitale Mikhail Fedorov, secondo Bloomberg. Il ministro ha detto di aver negoziato direttamente con Elon Musk. «Stiamo parlando della fornitura di oltre 10mila dispositivi nei prossimi mesi», ha spiegato, specificando che da febbraio l’Ucraina ha ricevuto circa 22mila antenne Starlink.

Ore 10:40 - A Nikopol colpite reti elettrice e condotte del gas

Linee elettriche, condotte del gas e case private sono state danneggiate nell’attacco russo di ieri sera contro Nikopol, città orientale che si trova di fronte alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Lo ha reso noto il capo dell’amministrazione militare regionale di Dipropetrovsk, Valentyn Reznichenko, come riferisce Ukrinform. «Due comunità, Myrove e Pokrovske, sono state sottoposte per tre volte al fuoco dell’artiglieria pesante. Almeno 20 proiettili sono stati sparati contro villaggi pacifici», ha detto Reznichenko, aggiungendo che i civili sono rimasti illesi. Bombardamenti russi hanno colpito anche altri distretti della regione.

Ore 11:27 - Bombardata la città russa di Shebekino, mancano luce e acqua

Bombardamenti questa mattina sulla città russa di Shebekino, nella regione di Belgorod, colonne di fumo nero si vedono nei video postati dai residenti: l’attacco ha provocato l’interruzione delle forniture idriche ed elettriche. «L’alimentazione elettrica è stata interrotta a causa dei bombardamenti. Un terzo dei residenti della città è rimasto senza elettricità. Granate hanno colpito la zona industriale. C’è almeno una vittima», ha scritto su Telegram il governatore della regione Vyacheslav Gladkov rilanciato dai media ucraini che commentano: «come di consueto Gladkov incolpa le Forze armate dell’Ucraina».

Ore 11:53 - Zelensky in visita a Bakhmut, zona calda del fronte

(Marta Serafini, inviata a Kiev) Il presidente Zelensky si trova in questi minuti a Bakhmut, nel Donbass, per una visita definita a “sorpresa” dai commentatori e analisti ucraini. Non è certo la prima volta che il presidente ucraino si sposta al fronte per sostenere le truppe di Kiev ma Bakhmut è in particolare sofferenza in questi giorni, come raccontato qui. E, come ammesso dallo stesso Zelensky, la città è «rimane il punto più caldo dell'intera linea del fronte: oltre 1.300 km di ostilità attive». Essendo Bakhmut particolarmente esposta ai raid russi che la bersagliano da maggio, si tratta di una visita particolarmente complicata per Zelensky soprattutto sotto il profilo della sicurezza.

Ore 12:01 - Kiev: un convoglio russo bombardato sull’istmo della Crimea

Nella notte una colonna di veicoli russi è andata a fuoco sull’istmo di Crimea, le fiamme sono state riprese in un video: lo ha reso noto il sindaco in esilio di Melitopol Ivan Fedorov, secondo il quale le Forze armate ucraine si stanno avvicinando alla Crimea. «Ultimamente si sono verificate situazioni misteriose ai danni degli occupanti che pensavano di essere al sicuro. Questa notte sull’istmo di Crimea, vicino a Chongar, un convoglio di veicoli di russi è finito sotto il fuoco. Sulla stessa penisola si sentono continuamente strane esplosioni. Nascondendosi in Crimea, i russi sperano di non essere raggiunti dalle nostre forze o di essere salvati dalla loro “affidabile difesa aerea”. Tuttavia, i fatti dicono il contrario», ha osservato Fedorov.

Ore 12:21 - Diacono russo accusato di terrorismo da Mosca per il sostegno social all'Ucraina

Il diacono dell'eparchia ortodossa russa di Vjatka, Dmitrij Baev, è stato inserito nella lista dei «terroristi ed estremisti» per aver diffuso false informazioni sulle Forze armate russe. Secondo le autorità Baev è mosso da «motivi politici, ideologici, razziali e di odio religioso». Sul suo account social VKontakte aveva postato una serie di post a sostegno dell'Ucraina. Lo riferisce AsiaNews.

Ore 12:30 - «L'esercito ucraino è a pochi chilometri da Kreminna»

Secondo il governatore del Lugansk Sergy Gaidai, le truppe ucraine sono a pochi chilometri di Kreminna: «Mancano pochi chilometri a Kreminna, ma il progresso è lento a causa del fatto che il terreno è ricoperto di mine», come riporta l'Ukrainska Pravda. Gaidai ha aggiunto che nei territori occupati dai russi nel Lugansk, la gente sta congelando: «I condomini vengono riscaldati abbattendo alberi per le strade e bruciando i mobili».

Ore 12:34 - L'80% della regione di Kiev è senza corrente elettrica

La situazione della fornitura di elettricità rimane critica: l'80% della regione di Kiev è senza corrente. Lo ha scritto su Telegram il governatore Oleksii Kuleba, citato dai media ucraini.

Ore 12:43 - Esplosione in gasdotto russo verso l'Ucraina, tre morti

Un'esplosione ha squarciato il gasdotto Urengoi-Pomary-Uzhhorod, che dalla Russia attraversa l'Ucraina: lo riportano i media russi. Secondo l'agenzia di stampa Ria Novosti, che cita il ministero regionale delle Emergenze, l'esplosione - e un successivo incendio - sono stati provocati da una fuga di gas. Il bilancio dell'esplosione è di tre morti e un ferito. L'incidente è avvenuto nel distretto russo di Vurnarsky, nella Repubblica di Chuvash, a circa 680 km a est di Mosca.

Ore 13:28 - La capitale ucraina completamente senza acqua

causa della situazione di emergenza le stazioni di pompaggio dell'acqua della compagnia di distribuzione idrica Kyivvodokanal sono disconnesse dalla rete elettrica: per questo motivo a Kiev non c'è acqua. Lo ha reso noto l'operatore sul suo sito. «Entro un'ora verrà ripristinata la corrente alle stazioni di pompaggio, quindi ci vorrà del tempo prima che il sistema di approvvigionamento idrico si avvii. I tecnici di Kyivvodokanal stanno facendo tutto il possibile per restituire l'acqua ai rubinetti dei consumatori il prima possibile», ha scritto Kyivvodokanal.

Ore 13:49 - Zelensky dal fronte: «Non rinunceremo alla nostra terra»

«Grazie per il coraggio, la resilienza e la forza dimostrate nel respingere gli attacchi nemici. Il vostro coraggio dimostra che resisteremo e non rinunceremo a ciò che è nostro». Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dopo aver visitato quella che ha definito «la fortezza Bakhmut», la città nella regione di Donetsk che le forze russe stanno cercando di conquistare da mesi e, al momento, il punto più caldo del fronte.

Ore 14:15 - Due giornalisti italiani colpiti dai russi a Kherson: stanno bene

(Jacopo Storni) Un’esplosione ha colpito lunedì pomeriggio i giornalisti italiani indipendenti Claudio Locatelli e Niccolò Celesti che si trovavano nel villaggio di Antonivka, a Kherson, in Ucraina. «Siamo stati colpiti – ha scritto Locatelli sulla sua seguitissima pagina Facebook dove è stato postato un video –. L’esplosione che vedete ha danneggiato l’auto, siamo rimasti bloccati sotto tiro prima di riuscire a metterci in salvo, ho perso sangue ma la ferita è lieve. Avessi aperto la porta sarei senza una gamba o peggio». Insieme a Locatelli, oltre all’interprete Daniel, anche il fotografo fiorentino Niccolò Celesti, che nel momento dell’esplosione si trovava alla guida: «Se non ci fosse stata la portiera, probabilmente saremmo rimasti colpiti al corpo, per fortuna la carrozzeria dell’auto ci ha protetti e salvati dalle schegge. Siamo miracolati. Eravamo nel villaggio di Antonivka per testimoniare le drammatiche condizioni degli anziani che sono rimasti a vivere lì nonostante la guerra. Quanto accaduto è un fatto gravissimo. La nostra macchina è stata colpita intenzionalmente dall’esercito russo».

Ore 14:35 - Mosca: intensificare la caccia a traditori, spie e sabotatori

Putin ha ordinato oggi ai servizi di controspionaggio di «identificare prontamente traditori, spie e sabotatori». L'esortazione, riferisce Moscow Times, giunge nella Giornata dei lavoratori delle agenzie di sicurezza. Nel suo discorso, diffuso in televisione, Putin ha descritto il Cremlino come «una fortezza assediata» nello scontro con l'Occidente.

Ore 14:38 - Kiev: bombardato quartiere residenziale a Kherson, un morto

Bombardamento russo oggi su un quartiere residenziale di Kherson dove un civile è rimasto ucciso e altri due feriti. Danneggiati un gasdotto e le linee elettriche. L'allerta aerea non è scattata, riferiscono le tv ucraine. Il tenente dell'esercito di Kiev Dmytro Pletenchuk ha descritto la situazione in tv spiegando che Kherson è sotto il fuoco costante dei russi, «le truppe nemiche stanno bombardando con mortai e carri armati dalla riva sinistra del fiume Dnipro».

Ore 15:09 - Londra: liberato il 54% del territorio preso dai russi

«Dopo 300 giorni di guerra, l'Ucraina ha liberato circa il 54% della quantità massima di territorio extra conquistato dalla Russia dal 24 febbraio 2022», lo scrive su Twitter il ministero della Difesa britannico. «La Russia ora controlla circa il 18% delle aree dell'Ucraina riconosciute a livello internazionale, comprese le regioni del Donbass e della Crimea sotto il controllo russo dal 2014».

Ore 15:42 - Mosca: «Con il price cap l'Ue rimarrà senza gas»

L'introduzione del price cap al gas in Ue è «una decisione politica, non economica», che può portare l'Europa ad «una mancanza» di gas. Lo afferma il vice premier russo con delega all'energia Alexander Novak, secondo quanto riferisce la Tass.

Ore 16:01 - Putin chiede ai servizi segreti russi di aumentare la sorveglianza interna e dei confini

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Vladimir Putin picchia forte sul tasto patriottico, ma implicitamente riconosce problemi. Nel giorno della festa dei servizi segreti, il neo-zar li ha esortati ad aumentare l’azione contro nemici esterni e i «traditori» che agiscono all’interno dei confini. Inoltre ha ammesso che la situazione nelle aree filo-russe dell’Ucraina è «estremamente difficile», dunque serve ristabilire la fiducia.

Ore 16:39 - Putin alle agenzie di sicurezza: «Scovate traditori e spie»

Le agenzia di sicurezza e di controspionaggio russe, comprese quelle militari, devono mostrare «massima prontezza e concentrazione» perché «è necessario porre un fermo freno alle attività dei servizi stranieri e identificare tempestivamente traditori e spie». Lo ha affermato Vladimir Putin in un videomessaggio diffuso oggi, in occasione della Giornata dei lavoratori delle agenzie di sicurezza. Lo riporta la Tass.

Ore 16:44 - Perego: «Vicinanza a giornalisti italiani feriti a Kherson»

«Esprimo vicinanza ai giornalisti Italiani Locatelli e Celesti, feriti ieri pomeriggio a Kherson nell’est Ucraina. Contento che non sia nulla di grave e fiducioso che possano continuare a raccontare il conflitto dalla prima linea. Grazie per il vostro lavoro prezioso e difficile!». Così in un tweet il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago.

Esprimo vicinanza ai giornalisti Italiani,#Locatelli e #Celesti, feriti ieri pomeriggio a Kherson nell?est #Ucraina.Contento che non sia nulla di grave e fiducioso che possano continuare a raccontare il conflitto dalla prima linea.Grazie per il vostro lavoro prezioso e difficile!

Ore 16:56 - Giustizia russa minaccia stop a Ong "Gruppo Helsinki di Mosca"

Il ministero della Giustizia russo ha chiesto lo scioglimento del "Gruppo di Helsinki di Mosca", la prima organizzazione per i diritti umani attiva in Unione Sovietica e successivamente in Russia. Viene comunicato oggi mentre è in corso un nuovo giro di vite sulle voci critiche ancora attive nel Paese. «Il Dipartimento di Mosca del Ministero della Giustizia ha presentato una petizione al tribunale della città di Mosca chiedendo di sciogliere il Gruppo Helsinki di Mosca e di vietare le sue attività sul territorio russo», ha affermato l'Ong in una nota. Secondo questa fonte, la Ong è accusata di aver svolto attività al di fuori della regione di Mosca, in violazione del suo status regionale, in particolare di aver inviato osservatori a processi o suoi membri a eventi in altre parti del Paese. La richiesta è stata depositata martedì ed è al vaglio, ha confermato una portavoce del tribunale della città di Mosca, citata dall'agenzia di stampa Interfax.

Il Gruppo Helsinki di Mosca è stato creato nel 1976 per garantire che l'Urss rispettasse i suoi impegni in materia di diritti umani, assunti nell'Atto finale di Helsinki del 1975 al termine della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa. La Ong è quindi la più antica e una delle più emblematiche organizzazioni per la difesa dei diritti umani in Russia. È stata guidata per decenni da Lioudmila Alexeeva, figura della dissidenza sovietica scomparsa nel 2018. L'azione contro questo gruppo ricorda quella che ha portato, lo scorso inverno, allo scioglimento della Ong Memorial, altro pilastro della difesa dei diritti umani e della memoria delle vittime dei crimini sovietici.

Ore 17:17 - L'Ucraina revoca accredito a giornalista danese

La corrispondente in Ucraina di Danmarks Radio, l'emittente di servizio pubblico danese, è stata accusata di «simpatizzare con la Russia» dalle autorità ucraine. Si tratta di Matilde Kimer, una giornalista con molti anni d'esperienza e vincitrice di premi per il suo lavoro. In un'intervista all'emittente danese TV2, Kimer dice di sentirsi «frustrata, delusa ed irritata» per la decisione presa e aggiunge che tuttora non sa quali siano i motivi per la revoca del suo accredito. Matilde Kimer ha riferito inoltre che, dopo la revoca dell'accredito, i servizi ucraini le avrebbero offerto di riottenerlo a condizione che facesse un servizio con materiale filmato dalle autorità ucraine. Ma la giornalista danese si è rifiutata «non faccio lavoro di propaganda per nessuno» ha detto Kimer. La relatrice del notiziario di Danmarks Radio, Sandy French, offre il suo pieno supporto per la giornalista: «Nessuno ha fatto una copertura più giusta e sobria della guerra in Ucraina di lei» ha detto French, riportata da Danmarks Radio. Matilde Kimer ha precedentemente lavorato come corrispondente a Mosca per Danmarks Radio ma ad agosto le autorità russe le revocarono il permesso di soggiorno.

Ore 17:20 - Steinmeier: «Xi eserciti sua influenza su Putin stop guerra»

Il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha esortato il leader cinese, Xi Jinping, in una telefonata, ad esercitare la sua influenza sulla Russia perché fermi la guerra in Ucraina. «Il presidente ha sottolineato il comune interesse di Cina ed Europa alla fine della guerra e al rispetto della sovranità e il ritiro delle truppe russe», si legge in un comunicato della presidenza. «Ha chiesto a Xi di usare la sua influenza sulla Russia e sul presidente Putin perché finisca», chiude il comunicato.

Ore 17:22 - Le preghiere dei soldati russi: «Mamma, non abbiamo mezzi»

«Nessuno ci dà da mangiare, mamma. I nostri mezzi fanno schifo, sinceramente. Prendiamo l'acqua dalle pozzanghere, poi la filtriamo e la beviamo». Sono le parole di un soldato russo di nome Andrey che, contravvenendo agli ordini, l'8 novembre scorso chiamava la madre dalla città di Lyman nell'est dell'Ucraina. Chiamate non autorizzate, intercettate dalle forze ucraine, cui il Guardian ha avuto accesso e oggi diffonde in parte tracciando così uno scenario che emerge come disperato per molti soldati russi al fronte, in Donetsk in particolare.

Andrey aveva chiamato la madre anche due giorni prima, le diceva che le armi promesse non erano mai arrivate. «Dove sono i missili di cui Putin tanto parla? C'è un palazzo davanti a noi e non possiamo colpirlo. Ci sarebbe solo bisogno di un missile Caliber». Poi le rassicurazioni alla madre che lo aspetta a Kostroma: «prego sempre, mamma. Tutte le mattine». In un'altra chiamata tra quelle intercettate e citate dal Guardian un soldato confidava alla moglie che stava contemplando la possibilità di arrendersi. La conversazione è del 26 ottobre: «Sono in un sacco a pelo, tutto bagnato, con la tosse, messo male in generale. Siamo tutti qui, mandati consapevolmente al massacro».

Ore 17:30 - Usa: truppe Bielorussia non sono coinvolte direttamente

«La Bielorussia ha aiutato sin dall'inizio la Russia nella sua guerra contro l'Ucraina anche se al momento non ci sono truppe di Minsk direttamente coinvolte nel conflitto». Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa ribadendo che «non ci sono segnali di un coinvolgimento diretto» di soldati bielorussi.

Ore 17:41 - Usa: «Minacce Patriot? Non è la Russia che decide dei nostri aiuti»

«Non sarà la Russia a dettare il tipo di supporto che forniamo all'Ucraina». Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing virtuale con la stampa rispondendo ad una domanda sulle minacce della Russia nel caso di invio di Patriot da parte di Washington. «Continueremo a dare a Kiev i sistemi di difesa anti-aerea e l'assistenza alla sicurezza di cui ha bisogno», ha sottolineato.

Ore 18:29 - Lula: «Ho parlato con Putin, Brasile impegnato per mondo di pace»

Il presidente brasiliano eletto Luiz Inacio Lula da Silva ha avuto un colloquio con il leader del Cremlino Vladimir Putin, che si è congratulato con lui per la vittoria elettorale ed espresso l’auspiscio di un rafforzamento delle relazioni tra Brasile e Russia.

«Oggi ho parlato con il presidente russo Vladimir Putin, che si è congratulato con me per la vittoria elettorale, mi ha augurato un buon governo e il rafforzamento delle relazioni tra i nostri Paesi. Il Brasile è tornato, cerca il dialogo con tutti e si impegna nella ricerca di un mondo senza fame e con la pace», ha scritto su Twitter Lula, che assumerà l’incarico di presidente il primo gennaio.

Ore 19:41 - Per l’Economist l’Ucraina è il Paese dell’anno 2022

L’Economist ha nominato l’Ucraina «Paese dell’anno». Nella motivazione del premio, il settimanale britannico ha premesso che la scelta del Paese è solitamente complicata, mentre quest’anno è stata «ovvia». L’Ucraina è stata scelta per «l’eroismo del suo popolo e per aver resistito a un bullo», ha sottolineato l’Economist, elencando quattro qualità che hanno fatto propendere la bilancia dalla parte degli ucraini: eroismo, ingegnosità, resilienza e ispirazione. All’inizio di dicembre la rivista Time aveva indicato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky come personaggio dell’anno.

Ore 23:01 - Zelensky atteso domani a Washington

Sono in corso i preparativi per una visita domani del presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, per un faccia a faccia con il presidente Joe Biden. Lo riferisce la Cnn.

Secondo quanto riferisce Axios, il presidente ucraino dovrebbe anche parlare al Congresso, riunito in sessione congiunta. Si tratterebbe della prima visita del presidente ucraino a Washington dall’invasione russa di febbraio.

Biden e Zelensky «discuteranno del nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev che include anche i missili Patriot».

"Ho perso sangue ma la ferita è lieve". Chi sono i due giornalisti italiani feriti in Ucraina: “Vivi per miracolo, russi hanno sparato sulla stampa”. Redazione su Il Riformista il 20 Dicembre 2022

Vivi per miracolo dopo essere stati raggiunti da una esplosione mentre si trovavano a bordo dell’auto, dove era ben visibile la scritta Press, in un villaggio vicino Kherson in Ucraina. Protagonisti due giornalisti free lance italiani. Si tratta di Claudio Locatelli e del fotoreporter Niccolò Celesti, che si trovava al volante e che ha subito azionato la retromarcia per allontanarsi dal luogo dove è avvenuta l’esplosione.

“Siamo stati colpiti – ha scritto Locatelli, il “giornalista combattente”, sulla sua pagina Facebook dove ha anche postato il video di quanto accaduto –. L’esplosione che vedete ha danneggiato l’auto, siamo rimasti bloccati sotto tiro prima di riuscire a metterci in salvo, ho perso sangue ma la ferita è lieve. Avessi aperto la porta sarei senza una gamba o peggio”. L’episodio è avvenuto lunedì 19 dicembre con Locatelli che ha riportato, per fortuna, solo qualche escoriazione all’altezza dell’orecchio.

Pesanti le accuse rivolte dai due giornalisti italiani, che si trovavano in compagnia dell’interprete Daniel, all’esercito russo colpevole di aver lanciato l’attacco dalla sponda oltre il Dnipro“, proprio dove si trovavano le truppe di Mosca. “Se non ci fosse stata la portiera, probabilmente saremmo rimasti colpiti al corpo, per fortuna la carrozzeria dell’auto ci ha protetti e salvati dalle schegge. Siamo miracolati. Eravamo nel villaggio di Antonivka per testimoniare le drammatiche condizioni degli anziani che sono rimasti a vivere lì nonostante la guerra. Quanto accaduto è un fatto gravissimo. La nostra macchina è stata colpita intenzionalmente dall’esercito russo” aggiungono.

“La macchina -specifica Locatelli- è ben segnalata, non c’era nessun altro, l’attacco ai nostri danni visto luogo e dinamica è stato intenzionale. Sparare sulla stampa non ha scuse. Stiamo bene per fortuna, continueremo a verificare e riportare questo conflitto proprio in risposta a chi vuole farci tacere, a chi tenta di calunniare a chi prova ad oscurare il nostro impegno su campo”.

Il giornalista Claudio Locatelli colpito da una bomba a Kherson in Ucraina insieme ad un fotografo fiorentino: «Sparare sulla stampa non ha scuse». Jacopo Storni su Il Corriere della Sera il 20 Dicembre 2022.

Niccolò Celesti si trovava sull'auto insieme al reporter: «Siamo rimasti bloccati sotto tiro. La nostra vettura è ben segnalata con la scritta "Press" (stampa), è stato intenzionale»

Un’esplosione ha colpito lunedì pomeriggio i giornalisti italiani indipendenti Claudio Locatelli e Niccolò Celesti che si trovavano nel villaggio di Antonivka, a Kherson, in Ucraina. «Siamo stati colpiti – ha scritto Locatelli sulla sua seguitissima pagina Facebook dove è stato postato un video –. L’esplosione che vedete ha danneggiato l’auto, siamo rimasti bloccati sotto tiro prima di riuscire a metterci in salvo, ho perso sangue ma la ferita è lieve. Avessi aperto la porta sarei senza una gamba o peggio». Insieme a Locatelli, oltre all’interprete Daniel, anche il fotografo fiorentino Niccolò Celesti, che nel momento dell’esplosione si trovava alla guida: «Se non ci fosse stata la portiera, probabilmente saremmo rimasti colpiti al corpo, per fortuna la carrozzeria dell’auto ci ha protetti e salvati dalle schegge. Siamo miracolati. Eravamo nel villaggio di Antonivka per testimoniare le drammatiche condizioni degli anziani che sono rimasti a vivere lì nonostante la guerra. Quanto accaduto è un fatto gravissimo. La nostra macchina è stata colpita intenzionalmente dall’esercito russo». 

L’artiglieria nemica, russa secondo i giornalisti, ha colpito nonostante sull’auto ci fosse scritto “Press” a caratteri cubitali. «La macchina è ben segnalata, non c’era nessun altro, l’attacco ai nostri danni visto luogo e dinamica è stato intenzionale» ha detto Locatelli, che poi ha aggiunto: «Il tiro proveniva dalla sponda oltre il Dnepr, lì dove si trova l’esercito russo. Sparare sulla stampa non ha scuse. Stiamo bene per fortuna, continueremo a verificare e riportare questo conflitto proprio in risposta a chi vuole farci tacere, a chi tenta di calunniare a chi prova ad oscurare il nostro impegno su campo». 

Concitati gli avvenimenti che si vedono nel video, dove l’esplosione è stata ripresa in diretta. Dopo il boato, Locatelli urla a Celesti di andarsene dall’area, così viene azionata la retromarcia per allontanarsi dal luogo da cui arrivano i bombardamenti. «È stato difficile tornare indietro con la macchina colpita in una strada stretta piena di buche - ha raccontato Celesti - tanto più con una ruota squarciata, mentre fuggivamo hanno continuato a spararci, per fortuna l’artiglieria ucraina ha risposto, così che ci siamo potuti allontanare». Nessuno dei due giornalisti ha riportato gravi problemi, salvo qualche escoriazione all’altezza dell’orecchio per Claudio Locatelli, che ormai da tempo è noto con l’appellativo di “Giornalista combattente”.

Claudio Locatelli di Curno ferito in Ucraina. Marta Cologni su Il Corriere della Sera il 20 Dicembre 2022.

Il racconto del «giornalista combattente»;: «Eravamo a bordo di un’auto con la scritta Press quando i russi ci hanno sparato addosso»

«Siamo salvi e stiamo bene, è veramente una fortuna». Il giornalista di Curno Claudio Locatelli è stato vittima di un attacco russo a Kherson nella giornata di lunedì. Il «giornalista combattente», inviato di guerra, era rientrato in Ucraina da pochissimi giorni per indagare nella parte bassa della cittadina. Sono tante le sue esperienze dirette sul fronte: nel 2017 ha combattuto per sette mesi in Siria al fianco delle milizie curde contro l’Isis e nel 2021 è stato in Afghanistan a documentarne il crollo con il suo cellulare, rimanendo a Kabul anche quando i talebani avevano preso il possesso della città. Quest’anno, da quando è iniziato il conflitto, ha trascorso tre mesi in Ucraina ed è tornato, insieme alla sua troupe, lo scorso 15 dicembre per iniziare la sua seconda missione sul territorio.

«Ci trovavamo nella nostra macchina e ci stavamo mettendo il casco pronti ad uscire — racconta Claudio Locatelli — e proprio in quel momento siamo stati colpiti dai russi. Sono arrivate diverse schegge sull’automobile che hanno fatto deflagrare i vetri e una ruota è esplosa. Una delle schegge più grosse, di circa 3 centimetri, ha colpito proprio il lato dove mi trovavo io e per fortuna non è riuscita a penetrare tutto lo spessore della carrozzeria, altrimenti mi avrebbe colpito perforandomi lo stomaco e i polmoni». Il giornalista si è ferito lievemente ad un orecchio e al collo a causa della rottura dei vetri dell’autovettura. Adesso si trova in salvo insieme alla sua troupe. L’esplosione d’artiglieria proveniva proprio dalla linea di tiro russa al di là del fiume. Claudio Locatelli si trovava a lavorare nella parte bassa di Kherson davanti al fiume, dall’altra parte del quale si trovano le truppe russe. La cittadina è pressoché integra, a parte le periferie esterne e i villaggi. Negli ultimi giorni sono iniziati, però, diversi attacchi e il giornalista, insieme alla sua troupe, stava verificando la situazione di alcune aree quando si è fermato con l’automobile, in sicurezza, dietro ad una casa con un muretto dove è stato attaccato.

«I russi avevano proprio intenzione di colpire noi. La nostra macchina è totalmente identificabile perché riporta la scritta Press ovunque — precisa il trentacinquenne —. Inoltre, il giorno precedente all’attacco avevamo già avuto l’impressione che volessero colpirci perché era caduto un missile Grad a cento metri da noi che, per fortuna, non è esploso. Quando abbiamo effettuato la manovra evasiva ed eversiva per cercare di metterci al riparo — continua ancora Claudio Locatelli — eravamo senza una ruota e quindi siamo stati costretti a fermarci dietro a un muro di cemento armato. In quel momento hanno continuato a colpirci e a quel punto l’artiglieria ucraina ha iniziato a rispondere al fuoco». La città di Kherson è riuscita a rimanere, durante tutto il conflitto, abbastanza integra. I suoi cittadini non sono stati bersagliati in maniera intensiva né quando la città è passata in mano russa e nemmeno quando è stata liberata dagli ucraini. Adesso che la città è libera inizia ad essere attaccata, insieme alla stampa. «Torneremo a Kherson per verificare il punto dove siamo stati colpiti — conclude il giornalista —. Nel momento in cui colpiscono la stampa non c’è cosa peggiore che darla vinta: non bisogna arrendersi».

LETTERE DI GUERRA DEI BAMBINI UCRAINI. Ernesto Ferrante su L’Identità il 20 Dicembre 2022

“Armi, sistemi di difesa aerea e vittoria sulla Russia”. Sono regali di guerra quelli chiesti a Babbo Natale dai bambini ucraini. Lo sostiene il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenendo in collegamento video a una riunione dei leader del Joint Expeditionary Force, l’alleanza capeggiata dalla Gran Bretagna di cui fanno parte Danimarca, Finlandia, Estonia, Islanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Svezia e Norvegia. Zelensky ha detto che “i bambini ucraini nelle loro lettere a Babbo Natale stanno chiedendo difesa aerea, armi, vittoria. Una vittoria per loro, una vittoria per tutti gli ucraini. Capiscono tutto i nostri bambini. Non ci resta che agire!”.

L’ex comico ha chiesto ai leader occidentali di aumentare la fornitura di sistemi di difesa aerea: “L’aggressione russa può e deve fallire. Ora dobbiamo garantire che ciò avvenga più velocemente possibile. Vi invito a fare di tutto per accelerare la sconfitta degli occupanti. Lo scudo aereo totale per l’Ucraina sarebbe uno dei passi di maggior successo contro l’aggressione russa ed è necessario in questo momento”.

Sono “abbastanza gravi” i danni causati dall’ultimo attacco russo con droni nella regione di Kiev. Lo ha riferito il governatore regionale Oleksiy Kuleba su Telegram. Kuleba ha reso noto che alcune strutture sono state danneggiate e almeno due persone sono rimaste ferite.

I 34 droni Shahed usati dalle truppe di Mosca per attaccare l’Ucraina “sono parte di una nuova fornitura di 250 pezzi inviata da Teheran”. Lo ha dichiarato il presidente ucraino, citato da Ukrinform.

La città di Donetsk continua ad essere colpita duramente dall’artiglieria di Kiev. Aumenta giorno dopo giorno il numero dei palazzi, degli ospedali e delle università distrutti. Mentre Argentina e Francia disputavano la finale del mondiale di calcio, è stato bersagliato lo stadio Olympiskij. I razzi si sono abbattuti anche sul reparto di neurochirurgia pediatrica, all’interno del quale diversi pazienti sono rimasti feriti. Uno di essi è morto pochi minuti dopo, mentre veniva trasferito in sala operatoria. Nel corso della giornata sono stati sparati circa 80 colpi.

Russia e Cina condurranno tra il 21 e il 27 dicembre una serie di esercitazioni militari navali congiunte. Lo ha annunciato il ministero della Difesa del Paese di Putin, spiegando che le operazioni prevedono il lancio di missili e artiglieria nel Mar Cinese Orientale. L’obiettivo principale, ha aggiunto il ministero, è quello di “rafforzare la cooperazione navale tra Russia e Cina e mantenere la pace e la stabilità nella regione Asia-Pacifico”.

Un tribunale della città di Sebastopoli, nella penisola di Crimea, ha condannato il cittadino russo Yevgeni Petrushin a dodici anni di carcere, da scontare in una colonia penale, per aver passato all’Ucraina informazioni sulla flotta russa nel Mar Nero. Il servizio di sicurezza federale russo (Sfb) ha indicato in un comunicato che l’uomo dovrà anche pagare una multa di 100.000 rubli. A riportarlo è l’Interfax.

Petrushin è stato accusato di “aver seguito le istruzioni dell’intelligence ucraina tra il 2020 e il 2021 nel raccogliere e trasmettere informazioni sulle attività della flotta del Mar Nero, dati utilizzabili per minare la sicurezza della Russia”. Le sue attività sono state rilevate dai membri delle unità militari di controspionaggio dell’Fsb. La spia, arrestata nell’aprile 2021, a giugno è stata trasferita a Mosca.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha incontrato ieri a Minsk il nuovo collega bielorusso Sergei Aleinik, in carica dal 13 dicembre, dopo la morte improvvisa del suo predecessore. L’incontro, spiega l’agenzia di Stato bielorussa BeLta, ha preceduto quello fra il presidente bielorusso Alexsandr Lukashenko e quello Russo Vladimir Putin, in visita a Minsk.

“Durante la conversazione, i ministri hanno discusso specifiche questioni topiche, gli sforzi contro le sanzioni illegali dell’Occidente così come le interazioni sulle piattaforme nazionali. Hanno parlato anche di commercio, cooperazione economica e realizzazione di progetti comuni”, ha precisato il ministero degli Esteri di Minsk.

Il gruppo Wagner starebbe sfruttando un gran numero di detenuti che ha reclutato. A scriverlo è il ministero della Difesa di Londra, che ha divulgato l’ultimo rapporto dell’intelligence britannica.

“Il gruppo Wagner, vi si legge, continua ad assumere un ruolo importante nella guerra di logoramento intorno alla città di Bakhmut, nell’oblast di Donetsk. Negli ultimi mesi ha sviluppato tattiche offensive per sfruttare il gran numero di detenuti poco addestrati che ha reclutato. Ai singoli combattenti verrebbe fornito uno smartphone o un tablet che indica al possessore la linea di avanzamento e l’obiettivo stabiliti, sovrapposti ad immagini satellitari commerciali”.

“A livello di plotone e più in alto ancora, i comandanti rimangono verosimilmente al riparo e impartiscono ordini via radio, informati dai feed video di piccoli droni. Gli agenti Wagner che deviano dalle loro rotte d’assalto senza autorizzazione rischiano minacce di esecuzioni sommarie”, proseguono ancora gli 007 inglesi.

I calcoli «sbagliati» dell’Occidente sull’arsenale russo che doveva esaurirsi. Storia di Francesco Palmas su

Avvenire il 21 Dicembre 2022

Quando finiranno i missili di Putin? Tutti se lo domandano atterriti. I raid ormai diventati quotidiani contro le infrastrutture energetiche ucraine sanno di apocalittico. Non è chiaramente possibile mettere il naso negli arsenali di Putin ma, incrociando i dati, sembra che molte stime del Pentagono e dell’intelligence britannica siano a dir poco presuntuose.

A settembre, gli analisti anglo-americani vaticinavano di un esaurimento prossimo dell’arsenale russo più moderno. Ma, da metà novembre, il generale Surovikin si è permesso di scatenare una vera e propria campagna strategica, tanto tardiva quanto massiccia.

Solo il 16 dicembre, ha ordinato il lancio simultaneo di 60-76 missili. Alcuni (Kh-101) sono recentissimi e imprendibili. Continuano a sparare pure i Kalibr, dati per spacciati già a giugno. La verità è che Mosca ha accumulato prima della guerra almeno 5mila armi di precisione. In dieci mesi ne ha usate non più del 70%. Tante per un’operazione detta «limitata», compensata però da una capacità produttiva immutata.

L’industria militare russa può sfornarne fino a 300 all’anno, a seconda dei modelli. Galvanizzata dalla guerra in corso, ha accelerato la cadenza, incamerando le lezioni del conflitto e privilegiando i vettori semibalistici e ipersonici, più sfuggenti alla contraerea.

Quello che forse molti analisti anglosassoni dimenticano è che le fabbriche belliche russe sono praterie sterminate: impiegano 2,5-3 milioni di persone, il 20 per cento dell’industria nazionale. Sebbene l’embargo occidentale incida su molti settori, il comparto missilistico dipende meno dall’elettronica di punta. Perfino i vettori più evoluti, sono semplici. Hanno elettroniche intercambiabili. Come se non bastasse, i russi hanno arginato la dirompenza delle sanzioni. Preparavano l’invasione dall’epoca dell’Euromaidan (2014) e hanno fatto scorte di semiconduttori, di giroscopi laser e di microchip.

Pochi giorni fa, l’agenzia di stampa Reuters ha messo nero su bianco uno studio che documenta pure intensi traffici clandestini. Molte componenti vietate continuano a fluire dall’Asia e dalla Turchia, con triangolazioni coperte da società schermo. Durante la guerra fredda, era un classico sovietico.

E c’è dell’altro: il Cremlino ha ereditato dall’impero che fu un’enormità di missili, oggi datati e imprecisi, ma sempre utili. Ne ha almeno 7mila e ha mostrato inventiva, convertendo i cruise antinave e i vettori antiaerei al bombardamento terrestre. Modificando i razzi ancori più vecchi, si è offerto una riserva potenziale di 28mila ordigni.

Non ci sono dati di intelligence, ma sembra che perfino i missili più obsoleti siano diventati improvvisamente balistici. Sarebbe già avvenuto per i 5V55 e non è una buona notizia: quei proiettili volano 5,5 volte più veloci del suono e non sono intercettabili.

Colpiscono a più di 100 chilometri di distanza. Se l’informazione fosse vera, si spalancherebbero scenari tragici, perché lo stesso procedimento potrebbe essere applicato ad altri colpi, offrendo ai macellai russi una riserva teorica di decine di migliaia di vettori. Purtroppo, la fine della guerra rischia di non passare per l’esaurimento delle capacità militari russe.

È ora che anche l’Occidente ne prenda atto, spingendo a più non posso verso il negoziato.

La lunga sconfitta. Le disfatte militari non impediscono a Putin di continuare la guerra. Michelangelo Freyrie su L’Inkiesta il 21 Dicembre 2022

La mobilitazione convocata a settembre permetterà all’esercito del Cremlino di trovare nuove forze da arruolare ancora per molti mesi, e circa duecentocinquantamila soldati devono ancora essere schierati sul territorio ucraino

La fine dell’anno è sempre un’occasione per considerare gli errori commessi nei dodici mesi passati e le occasioni celate dai dodici successivi. La leadership russa avrà sicuramente tantissimo da riflettere sul primo punto: non capita ogni anno di spingere il globo sull’orlo di una guerra mondiale, di devastare un Paese considerato fratello e soprattutto di fallire in maniera così spettacolare in un’invasione-lampo da trasformarla in una lunga guerra d’attrito.

È invece evidente che il Cremlino e il comandante della cosiddetta “operazione speciale”, Sergei Surovikin, stiano già considerando da un pezzo come utilizzare le risorse che le autorità civili e militari metteranno a disposizione. Al di là delle notizie quotidiane provenienti dal fronte e le speculazioni su prossime offensive e controffensive, ci sono infatti una serie di tendenze che stanno lavorando a favore delle forze russe. Una su tutte è la mobilitazione parziale annunciata a settembre e apparentemente terminata il 31 ottobre, che nelle parole del presidente Putin avrebbe ormai raggiunto l’obiettivo di trecentomila unità inquadrate nelle forze di combattimento russe.

Una mobilitazione disastrosa ma funzionale

A un primo sguardo, definire la mobilitazione parziale un fattore positivo per le forze russe può sembrare un controsenso. In molti ricorderanno ovviamente i video emersi dal web russo, rappresentanti le condizioni caotiche con cui i mobilitati (i mobiks) sono stati accolti dai commissari militari, spesso in strutture fatiscenti e senza equipaggiamento adeguato. Il sistema digitale per incrociare i dati con informazioni fiscali e sanitari è ancora incompleto, e il caos è stato così grande che anche il richiamo della leva obbligatoria stagionale è stata rimandata per mancanza di risorse amministrative. Molti uomini, circa cinquantamila secondo l’analista americano Michael Kofman, sarebbero già stati inviati al fronte con un addestramento minimo e con equipaggiamenti di scarsissima qualità e spesso arrugginiti. La qualità di queste truppe è presumibilmente bassa, e l’utilizzo di questi soldati per sostituire caduti e feriti provocati da dieci mesi di guerra di logoramento è una misura emergenziale che è riuscita a malapena a “tappare i buchi” nelle file russe.

La quantità ha una sua propria qualità

Detto questo, la mera presenza delle reclute ha avuto una certa importanza nelle ultime operazioni. I mobiks avrebbero facilitato il ritiro delle truppe professionali da Kherson questo autunno, e come diceva Stalin, «la quantità ha una sua propria qualità»: la mera presenza di truppe più fresche, per quanto inesperte, riduce parzialmente lo spazio di manovra degli ucraini, che nello sfondamento a Kharkiv avevano potuto avanzare per chilometri in territori totalmente sguarniti dalle unità russe.

In più, è verosimile che i circa duecentocinquantamila soldati che ancora devono essere schierati su territorio ucraino stiano attualmente ricevendo un addestramento migliore rispetto ai loro predecessori. È altamente improbabile che essi riescano a raggiungere i livelli di preparazione ed esperienza di cui godevano i soldati professionisti nel 2021, ma è possibile che seguiranno lo stesso ciclo riservato ai soldati della leva stagionale: uno-due mesi di addestramento di base, seguiti da tre-sei di addestramento specializzato.

Questo renderebbe le prime unità disponibili fra dicembre ed aprile, a seconda del tipo di specializzazione. Il collo di bottiglia è rappresentato dai soldati destinati a unità ausiliari fondamentali per la guerra moderna, che richiedono un addestramento prolungato: le compagnie antiaeree, le unità di guerra elettronica e le truppe mediche (la mancanza di sistemi di evacuazione ben funzionanti e di ospedali da campo è un grosso punto debole dell’esercito russo: a differenza dello standard Nato, molti dei feriti russi diventano perdite permanenti a causa di una cura troppo lenta).

L’incognita bielorussa

Il salvataggio di ingenti numeri di soldati professionisti da Kherson suggerisce che il distretto militare meridionale sarà quello che riuscirà forse a recuperare più rapidamente il terreno perduto in termini qualitativi, ma le pesantissime perdite subite dal distretto militare occidentale (attualmente impegnato a Bakhmut a Luhansk) significa che molti dei mobiks saranno destinati a riempire i ranghi nella parte settentrionale del fronte. Solo in un secondo momento saranno costituite nuove unità.

Un maggior numero di effettivi permetterà anche di sfruttare pienamente l’ambiguo ruolo della dittatura di Aljaksandr Lukashenka. È improbabile che le truppe bielorusse si uniscano al conflitto, e sembra che la Bielorussia rappresenti soprattutto una fonte di materiali ed equipaggiamenti per rimpolpare i depositi russi. Con i numerosi segnali lanciati da Minsk e Mosca rispetto a una possibile integrazione militare (in realtà un vecchio progetto mai veramente attuato), Kyjiv si vedrà costretta a tenere almeno parte delle proprie risorse a difesa del confine settentrionale, distogliendo unità e sistemi da altre parti del fronte. È verosimile che ciò avvenga anche in virtù della presenza su territorio bielorusso di regolari soldati di leva russi, il cui dispiegamento potrebbe diventare permanente in seguito agli ultimi sviluppi politici. Ogni anno circa 261mila giovani russi vengono richiamati alle armi (su circa 672mila convocati per la visita medica), un numero ragguardevole che permetterebbe al Cremlino di mantenere una minacciosa presenza su un potenziale terzo fronte.

Un fucile per ogni spalla?

La grande incognita che determinerà rigenerazione di una forza combattente russa, che rimarrà in ogni caso un fantasma delle forze armate antecedenti al 24 febbraio, riguarda armi ed equipaggiamenti. Mosca si è dimostrata capace di sfruttare in maniera originale i propri rapporti con Iran e Corea del nord, che sembrano in grado di rifornire la Federazione Russa di sistemi d’arma inferiori alle controparti occidentali ma comunque di buon livello. Anche il mercato nero di semiconduttori e componenti occidentali si è dimostrato un fornitore inaspettatamente affidabile, anche se è probabile che maggiori controlli da parte di Bruxelles a Washington prosciugheranno questa fonte.

Al netto della logica militare, va anche sottolineato che la mobilitazione parziale corrisponde anche a una chiara logica politica. Lo Stato russo è sempre più votato allo sforzo bellico. La mobilitazione parziale, che secondo molti analisti sta continuando sottotraccia per non provocare opposizioni domestiche, è calibrata su una parallela riorganizzazione delle istituzioni per pianificare la conversione industriale ed economica a favore della produzione militare. Non è da escludere che possa essere ripetuta nel corso del 2023, durante il quale il ministero della Difesa ha intenzione di aumentare del cinquanta per cento le acquisizioni militari, e aver plasmato le strutture civili per permettere questa eventualità suggerisce che il nuovo ethos del regime russo sia definitivamente piegato alla prospettiva di un conflitto di lunga durata, e per questo anche più repressivo. La possibilità di far sparire oppositori al fronte è uno strumento da non sottovalutare.

Va ricordato infine che tutti questi fatti elencati non costituiscono un vantaggio netto per le forze russe rispetto al proprio avversario. Anche gli ucraini, sostenuti dagli Stati Nato, stanno procedendo con una campagna di addestramento e ricostituzione delle proprie riserve materiali. Sarà necessario uno sforzo notevole per ampliare le catene di produzione e rifornimento europee, ma la sostituzione progressiva dei materiali di produzione sovietica o russa nei depositi di Kyjiv è una precondizione per un sostegno a lungo termine e sostenibile della difesa europea a est.

Giù le armi. L’Ucraina sta usando i droni per convincere i soldati russi ad arrendersi. L’Inkiesta il 21 Dicembre 2022

Le vittorie militari della resistenza hanno abbattuto il morale delle truppe russe, che adesso sono più inclini ad accettare la resa. Il programma “Voglio vivere” di Kyjiv adesso usa metodi innovativi per convincere i nemici

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina lo scorso 24 febbraio c’è stato un grande dispiegamento di sistemi da guerra tecnologici, innovativi, alcuni imprevisti e imprevedibili, altri destinati forse a cambiare anche le guerre del futuro.

È stato fatto un grande uso di droni militari, strumenti utilissimi e molto versatili, che permettono una gran varietà di operazioni. Ne sono stati usati già decine di migliaia, per osservare le posizioni del nemico o per guidare attacchi verso obiettivi mirati. L’ultima trovata, la più sorprendente e la più insolita, è degli ucraini: i droni possono essere usati per guidare i soldati russi verso la resa.

Questo genere di operazioni sono iniziate intorno alla fine di novembre. Un video diffuso in quei giorni dall’esercito ucraino mostrava un soldato russo mentre getta a terra la sua arma, alza le mani e segue la strada tracciata da un drone che sorvola la sua testa e lo conduce ai soldati di Kyjiv.

«È troppo presto per sapere se quest’uso particolare di droni attirerà un numero significativo di disertori russi, ma è un’arma in più nelle mani degli ucraini per trovare soldati nemici, e se non altro potrebbe contribuire a fiaccare ulteriormente il morale russo sul campo di battaglia», scrive Marc Santora sul New York Times (il nome italian sounding del giornalista è proprio l’originale, non è la traduzione di Google Translate).

La nuova strategia fa parte di un programma più ampio dell’esercito ucraino, chiamato “Voglio vivere” (ХОЧУ ЖИТЬ, in ucraino), pensato proprio per convincere i soldati russi ad arrendersi. Tra i vari strumenti del programma c’è una linea telefonica ad hoc, un sito web e un canale Telegram, tutto dedicato alla comunicazione con i soldati russi e le loro famiglie.

Il canale Telegram è in russo e al momento ha più di quarantamila iscritti, quasi tutti localizzati in Russia o nei territori ucraini controllati dalle truppe di Mosca. Mentre gli operatori della linea telefonica sono attivi quasi ventiquattro ore al giorno, e ognuno di loro risponde fino a cento chiamate al giorno, secondo le fonti dell’esercito ucraino citate dal New York Times.

«Lo stato maggiore ucraino – si legge nell’articolo – ha prodotto un video con le istruzioni su come i soldati russi possono arrendersi a un drone, era pronto all’inizio di dicembre. Il primo passo è chiamare la linea telefonica del progetto “Voglio vivere” e ricevere indicazioni e coordinate. Se la batteria del drone si guasta, il soldato deve attendere l’arrivo di un nuovo drone per continuare a muoversi». È il primo programma progettato per utilizzare i droni su larga scala come parte di un’operazione che incoraggia la resa dei soldati del fronte opposto.

I risultati di “Voglio vivere”, al momento, sembrano al di sopra delle aspettative. Petro Yatsenko, portavoce del quartier generale ucraino di coordinamento per il trattamento dei prigionieri di guerra, ha detto che l’Ucraina ha ricevuto più di quattromila richieste dirette di informazioni su come arrendersi.

L’articolo del New York Times cita l’occasione di sfruttare «il morale basso» delle truppe al servizio del Cremlino. Non è una frase di circostanza. Le sconfitte in serie dell’esercito russo, in particolare quelle successive alla mobilitazione dello scorso settembre, hanno costretto i quadri militari di Mosca a mandare avanti reclute poco addestrate e con scarsi rifornimenti, quindi anche con scarse motivazioni. Non a caso la maggior parte delle richieste di resa da parte dei russi arrivano da «persone che stanno valutando la possibilità di salvarsi da questa guerra sanguinosa e ingiusta».

L’idea di indurre le truppe avversarie alla resa non è poi così rara. Si usa spesso in conflitti sul terreno di questo tipo, e generalmente lo fanno gli eserciti che si sentono in vantaggio per evitare ulteriori spargimenti di sangue e spreco di munizioni.

«In primavera i russi usavano i droni per inviare inviando messaggi, via sms, agli abbonati di telefonia mobile ucraini dicendo loro di deporre le armi», spiega il New York Times. «Ma non ci sono prove che i droni russi “text-to-arrender” abbiano avuto alcun impatto». L’Ucraina invece aveva già usato i razzi Vampire per far piovere millecinquecento volantini per volta tra le truppe russe. Un modo low-tech per fare la stessa operazione quando manca la connessione internet. Generalmente, quando l’Ucraina cattura i soldati russi li manda nei campi di prigionia, di cui il più grande si trova nel nord-ovest del Paese, vicino Leopoli.

Una sfida dal Mediterraneo e Kiev. Ecco cosa cercano gli imperi. Pubblichiamo, per gentile concessione dell'autore, la prefazione di Michela Mercuri al libro "Imperi (in)finiti. Russia, Turchia, Francia e Regno Unito in lotta contro il destino", scritto da Lorenzo Vita ed edito da Historica - Giubilei Regnani. Michela Mercuri il 20 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Quelli che stiamo vivendo sono tempi difficili e pieni di cambiamenti con problematiche “complesse”, come tendono a definirle gli storici. Questo libro di Lorenzo Vita riesce a fotografare in modo straordinariamente chiaro e preciso la mutevole complessità di quello che è l’attuale spazio geopolitico.

“La storia non si è fermata, ma era stata solo dimenticata” dice l’autore. Putin con l’invasione dell’Ucraina ha risvegliato le nostre coscienze dalle rassicuranti certezze di una guerra oramai espunta dal core del sistema internazionale. Lo Zar ha rovesciato lo scacchiere dell’ordine globale stabilito nel 1945, nel secondo dopoguerra: un uomo che nel XXI secolo ha scatenato una guerra del XX secolo per raggiungere obiettivi del XIX secolo, rispolverando quello che Herfried Münkler, nel 2012, aveva chiamato il ritorno degli imperi, fino a quel momento considerati meri “relitti della storia”. Ma se Münkler, dieci anni fa, si riferiva all’unilateralismo dell’amministrazione Bush e all’aumento de gli interventi militari occidentali in diverse regioni del globo, oggi il quadro è profondamente mutato. Nuovi attori e vecchie reclute stanno riemergendo con forza nel sistema internazionale.

La tesi di Lorenzo Vita è tanto netta quanto realista: in un mondo che sembrava destinato a una polarizzazione tra Pechino e Washington, Gran Bretagna, Francia, Russia e Turchia, sembrano, per riprendere le parole dell’autore, “recitare una tragedia in più atti per ricostruire sfere di influenza euro-mediterranee”. Potenze solo fisicamente rinchiuse dentro i confini nazionali ma che mai hanno abbandonato i vecchi sogni di gloria. Bisognava, forse, solo attendere il momento giusto e quel momento sembra essere arrivato. Sono state le rivolte arabe e le conseguenti crisi nell’arco nordafricano e mediorientale a rispolverare le mai sopite ambizioni di attori apparentemente dormienti ma desiderosi di tornare ai fasti del passato. Il conflitto in Ucraina ha fatto il resto. Era il 2011 quando l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy decise che era giunto il momento di ridare sfogo ai sogni di grandeur della Francia e “prendersi la Libia”, dando il via all’intervento delle Nazioni Unite per defenestrare

Gheddafi e inserendo, così, l’ultimo tassello del grande mosaico della Françafrique. Così, come ben ricorda Vita, “la Francia, ha voluto ristabilire una propria sfera di influenza sulla Libia e sul centro dell’Africa settentrionale ribadendo l’interesse di dimostrare ancora una volta di essere una potenza centrale nello scacchiere internazionale e nel Mediterraneo”. Così anche per la Siria.

“Il senso della Francia per la Siria” prende forma molti anni fa. Nel novembre del 1915 il diplomatico parigino François Georges-Picot e il politico londinese Mark Sykes iniziarono le trattative per raggiungere un accordo sulla spartizione delle regioni arabe dell’Impero ottomano. Per molte popolazioni del Medio Oriente l’intesa che raggiunsero cinque mesi dopo costituisce, ancora oggi, il simbolo del tradimento dell’imperialismo europeo e la causa di quell’infelicità araba sapientemente e amaramente descritta da Samir Kassir. Il governo inglese intendeva stipulare l’accordo per affermare un controllo su vaste regioni del Medio Oriente, passaggio terrestre e marittimo obbligato per l’In dia, perla del suo impero. Quello francese, invece, alle manie di grandeur imperiale aggiungeva un interesse culturale e religioso, prima ancora che economico, per la regione siriana. Con essa vantava lunghi legami, durante i quali aveva svolto la “missione storica” di proteggere le minoranze cattoliche. Oggi come allora la Francia ha sempre bisogno di una missione. Del resto, ricorda l’autore, “è la sua storia a rappresentare il fatto che per essere grande, deve prima di tutto sentirsi tale”.

Le rivolte arabe segnano anche il ritorno della Turchia, un tempo terra del Sultano, poi diventata una re pubblica rinchiusa nell’Anatolia. Da allora Ankara non hai mai smesso di soffrire per la sindrome di Sèvres, il trattato firmato tra le potenze alleate della Prima guerra mondiale e l’Impero ottomano il 10 agosto 1920, che ridusse drasticamente il suo territorio. Cent’anni dopo la sua firma, l’accordo tormenta ancora i turchi e resta il simbolo della liquidazione dell’impero e dell’ingerenza continua di avversi poteri esterni. Innanzi ai rivolgimenti nordafricani e mediorientali del 2011 è stato, dunque, prioritario per la politica estera turca, per lo meno inizialmente, il mantenimento e la capitalizzazione politica della rendita di posizione acquisita attraverso un decennio di “profondità strategica”, la dottrina dell’ex Ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu, egregiamente descritta nel libro. Se a inizio secolo la proiezione regionale di Ankara veniva ancora interpretata dai Paesi arabi attraverso le lenti del passato imperiale, dopo le rivolte arabe Erdogan viene assurto a interlocutore privilegiato dalle forze politiche emerse dall’ondata rivoluzionaria utilizzando, prima ancora che la naturale affinità culturale, gli strumenti di soft power.

Ma il matrimonio durerà poco. Nel novembre del 2016 in un discorso particolarmente importante, riportato nel testo, Erdogan segna la nuova fase della Turchia che quattro mesi prima, veniva investita da uno dei più controversi tentativi di colpo di Stato della sua storia recente. Un discorso che ufficializzerà il nuovo imperialismo turco, già in atto nel dilaniato Mediterraneo post rivolte. Ankara manifesta il suo attivismo su più fronti, veicolando sempre la visione dell’islamismo dei Fratelli musulmani. Ha dispiegato le sue forze di terra in Libia, Iraq e Siria e le sue forze navali nel Mediterraneo orientale, nelle acque territoriali di Cipro. Inoltre, sta esercitando una crescente influenza nel Corno d’Africa, nel Caucaso e in Europa. Se la Siria è importante per la messa in sicurezza della frontiera meridionale della Turchia, la Libia è il perno di un gioco ancora più ampio e ambizioso che prevede una strategia di proiezione della forza ben oltre l’estero vicino. La Libia, ex possesso ottomano prima di divenire colonia italiana, è un Paese baricentrico tra Maghreb e Mashreq e rappresenta, almeno dal punto di vista geografico, il cuore del mondo arabo.

Dalla Libia è possibile estendere la propria influenza tanto verso l’Africa francofona quanto verso l’Egitto; al tempo stesso è il canale di collegamento tra il Sahel e il Mediterraneo e una piattaforma da cui influenzare in termini energetici, migratori e della sicurezza interna l’Italia e, attraverso essa, l’Europa. La Libia, poi, rappresenta un ulteriore terreno di confronto con la Russia, dopo quello balcanico, quello siriano, quello caucasico e del Mar Nero. E più la partita con Mosca si allarga di nuovi sub-scenari, più è facile per Ankara non rimanere prigioniera di un rapporto troppo stretto con la Russia. Erdogan, poi, ha cercato subito di incassare pragmaticamente un importante risultato diplomatico dal suo ingresso nel conflitto libico facendo fir mare al governo di Tripoli un accordo di delimitazione delle Zone Economiche Esclusive tra Turchia e Libia, pregiudicando, così, alcuni diritti marittimi di Cipro e Grecia spezzando quella contiguità giuridica marittima necessaria che potrebbe dare un senso, almeno giuridico, alla costruzione del progetto EastMed per il trasporto di gas nel Mediterraneo orientale.

La costruzione degli hub di Tripoli e Misurata è solo la parte più vistosa e a noi vicina di una penetrazione che ha coinvolto un’area di proiezione che collega Africa occidentale e orientale, Sahel e Corno d’Africa, Atlantico e Oceano Indiano. Spazi uniti in un sistema di alleanze, accordi militari ed economici, interessi strategici e soft power che hanno costruito una vera e propria epopea turca in continenti che, in parte, si ritenevano distanti da qualsiasi ambizione neo-ottomana. In ultima analisi, se Mosca ha fin qui puntato a seminare discordia tra i diversi membri dell’Alleanza Atlantica, così la Turchia è favorevole a rapporti più stretti ma incompleti con la Russia, in maniera tale da poter poi aumentare il prezzo della sua partecipazione alla Nato. Abbiamo visto questo meccanismo funzionare nell’ultima parte della presidenza Trump quando la Turchia, nonostante la forte postura antioccidentale assunta dalla sua linea di politica estera e la decisione di acquistare da Mosca i sistemi d’arma antiaerei S-400, è stata solo blanda mente punita dall’amministrazione americana, che ne ha invece sostenuto l’escalation a supporto delle forze del presidente libico Al-Serraj in funzione antirussa.

Lo vediamo ancora oggi, con la Turchia che contratta l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, ottenendo in cambio non solo misure concrete per l’estradizione dei membri del Pkk e dei suoi affiliati e la cancellazione di tutte le restrizioni nelle esportazioni di armi alla Turchia imposte dal 2019, ma anche il via libera da parte americana alla vendita ad Ankara di 40 nuovi velivoli da combattimento F-16 e, tra le righe, forse, un maggior spazio di manovra in Libia e Siria. In questo scenario anche la Russia ha iniziato ad allargare le sue ambizioni imperiali. Nonostante durante la crisi del canale di Suez, nell’ottobre 1956, l’Unione Sovietica fornì supporto economico e militare all’Egitto di Gamal Abdel Nasser e strinse legami per aiuti militari con il Fronte di liberazione nazionale dell’Algeria, di cui ancora oggi è il primo fornitore di armi, come ben fa notare Vita, è solo quando è finito il tempo dell’Urss che “l’Africa diventa per la Russia un enorme territorio di caccia”.

Il continente africano è diventato nel tempo un ‘mosaico perfetto’ per inserirsi con quel le che sono colonne portanti della politica estera russa nel mondo a sud del Mediterraneo: armi, energia, contractors”. Sono queste le direttrici che guidano i rap porti con il continente. Medvedev, durante la sua presidenza dal 2008 al 2012, ha compiuto un lungo viaggio in Africa, in particolare in Namibia e in Angola, per portare avanti questa azione. Si può fissare proprio in questo periodo l’inizio dell’istituzionalizzazione della politica africana della Russia, con la nomina, nel marzo 2011, di un rappresentante speciale per la cooperazione con l’Africa, Mikhail Margelov. Quando Putin è diventato di nuovo presidente, nel maggio 2012, la Russia ha rilanciato le sue relazioni con l’Africa per ampliare i suoi interessi. Non è un caso che il 2 marzo 2022, quando l’Assemblea generale dell’Onu ha proposto una risoluzione che chiedeva alla Russia di cessare immediatamente l’uso della forza contro l’Ucraina tra i 35 membri che si sono astenuti 25 erano Paesi africani.

Le ambizioni russe nell’area non si limitano, però, a queste tre direttrici. Il testo si sofferma su uno dei temi centrali delle aspirazioni di Mosca nell’area in un paragrafo dal titolo emblematico: “l’accesso ai mari caldi e l’Ucraina”. Una delle linee guida della politica estera russa, infatti, è stata la ricerca di un accesso ai mari caldi per aggirare il problema del congela mento dei porti russi durante i freddi mesi invernali. Fin dal XIX secolo la Russia ha tentato di ottenere un accesso al Mediterraneo. Allora, però, gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, che collegano il Mar Nero al Mar Egeo, erano controllati dall’Impero ottomano. La pace di Santo Stefano, firmata il 3 marzo del 1878 fra la Russia e la Sublime porta al termine della guerra turco-russa del 1877-1878, sembrò aprire un nuovo capitolo per il controllo della Russia su queste aree strategiche. Nella prima stesura del trattato, la Bulgaria, alleata di San Pietroburgo, ottenne, tra l’altro, anche sbocchi sul Mar Nero e sull’Egeo, utili per far valere la propria influenza geostrategica e per accaparrarsi una concessione lungo la costa bulgara. Tuttavia, il trattato di Santo Stefano scontentò diverse poten ze, in primis l’Austria-Ungheria che attraverso il ruolo di negoziatrice ricoperto dalla Germania spinse per l’organizzazione del congresso di Berlino del 1878 che ridimensionò e divise la nascente Bulgaria, impedendo, di fatto, alla Russia di realizzare il suo disegno.

Lo sbocco venne però trovato, circa un secolo dopo, nel 1971, quando l’Urss ottenne dal presidente siriano Hafez al-Assad la concessione a poter stabilire una base militare (tutt’ora in suo possesso) nel porto di Tartus, in Siria, per il mantenimento della quale Putin è inter venuto direttamente nel conflitto siriano a sostegno di Bashar Al-Assad. Ma la proiezione strategica di Mosca sul mare non può fermarsi al Mediterraneo: il Mar Nero e il Mar d’Azov sono indispensabili per Putin. Il Mar Nero è un perno essenziale per lo sviluppo del “sistema dei 5 mari”, rete idrica concepita da Stalin per interconnettere le città più popolose della Russia, tra cui la capitale Mosca, a tutti i suoi fronti marittimi: Bianco, Baltico, Caspio, Azov, Nero. Quello D’Azov permette, invece, di stabilire collegamenti logistici tra i distretti occidentali della Federazione e la Crimea.

Impossibile non ipotizzare che, in questa “reincarnazione del senso di impero”, queste ambizioni non siano guidate necessità che la Nato posso anche solo lambire le sue coste “dove già”, ricorda Vita, “era di troppo, per gli zar, la presenza turca”. Un saggio dell’Ambasciatore Augusto Rosso del 1950 intitolato “La questione degli Stretti e la Russia nel Mediterraneo” si conclude con queste parole: “La sola cosa che mi pare si possa dire è che nella malaugurata ipotesi di uno scontro tra i due mondi il Mediterraneo non potrà sottrarsi alla dura sorte di diventare anch’es so campo di lotta e questa sarebbe una lotta di giganti”. La profezia si è, purtroppo, avverata. Le conseguenze sono spiegate con rara dovizia di particolari nel testo.

Un testo, quello di Lorenzo Vita, di rara originalità che ha sapientemente colto un tema ancora inesplorato, andando oltre le semplificazioni purtroppo, oggi, troppo spesso ricorrenti ma spiegando al lettore con dovizia di riferimenti storici e attente analisi del pre sente come il concetto di “revanscismo imperialista” non è solo mutato nei suoi attori ma anche nelle sue possibili declinazioni.

Come fa notare il compianto Ennio di Nolfo in un suo celebre saggio del 2007, nel XX secolo solo le superpotenze avevano la forza di definire le regole e la prassi del sistema internazionale. Gli Stati Uniti, con la forza di un capitale finanziario che influenzava le re lazioni globali e l’Unione Sovietica con la promozione di un’ideologia altrettanto globalizzante. Nello scontro fra modelli di sviluppo, oltre che in quello della potenza militare, si svolgeva la vita internazionale del secondo dopoguerra: fra un’idea occidentale diretta al raggiungimento di società compiutamente aperte e pluraliste e le forze che a questo progetto si opponevano. Il XXI secolo si apre proponendo subito un quadro molto più complesso. La dominazione americana, frutto del successo nello scontro bipolare, viene messa in crisi dalla minaccia del terrorismo globale e dalla comparsa di nuovi attori sulla scena mondiale. Si delinea un avvenire dominato ancora per qualche tempo dagli Stati Uniti, rispetto ai quali diviene però evidente l’affermarsi della Cina.

Oggi, a quasi 15 anni di distanza da queste considerazioni, leggendo questo libro, potremmo aggiungere un ulteriore tassello: Russia, Francia, Gran Bretagna e Turchia si sono prepotentemente inserite tra questi due poli, oramai affermati sullo scenario internazionale, cambiando il paradigma degli assetti globali. Non possono prescinderne ma lottano “drammaticamente contro il tempo e contro il tramonto” perché la loro stessa esistenza è legata alla necessità di non tramontare di nuovo. Di questo e di molti altri temi, Vita scrive con la precisione di un notevole analista di politica estera, ma anche con la partecipazione di un testimone appassionato e impegnato.

Le notizie sulla guerra in Ucraina di mercoledì 21 dicembre. Marta Serafini, inviata a Kiev, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 21 dicembre 2022.

Le notizie di mercoledì 21 dicembre. Gli Stati Uniti annunciano l'invio dei primi missili Patriot a Kiev. Putin: «Gli obiettivi dell’operazione speciale saranno raggiunti». Zelensky incontra Biden negli Stati Uniti

• La guerra in Ucraina è arrivata al 301esimo giorno. Il pacchetto di aiuti includerà per la prima volta una batteria di missili Patriot e bombe guidate di precisione per gli aerei da combattimento

• Zelensky atteso a Washington. Vedrà Biden e parlerà al Congresso.

• Putin chiede agli 007 di aumentare la sorveglianza interna e dei confini.

• Mosca: «Con il price cap l’Ue rimarrà senza gas».

• Due giornalisti italiani colpiti dai russi a Kherson: stanno bene.

Ore 00:35 - Media, Usa invieranno aiuti militari e missili Patriot

Gli Stati Uniti forniranno 1,8 miliardi di dollari in aiuti militari all’Ucraina in un pacchetto che includerà una batteria di missili Patriot e bombe a guida di precisione per i jet da combattimento. Lo hanno dichiarato all’Associated Press funzionari statunitensi a condizione di anonimato, poiché l’aiuto non è ancora stato annunciato ufficialmente. Lo riporta The Kyiv Independent. L’aiuto arriva alla vigilia della visita del presidente Volodymyr Zelensky a Washington, dove incontrerà il presidente Joe Biden. La visita è il primo viaggio all’estero di Zelensky dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, il 24 febbraio.

Il pacchetto di aiuti militari, che dovrebbe essere annunciato oggi in giornata, comprenderà circa 1 miliardo di dollari di armi provenienti dalle scorte del Pentagono e altri 800 milioni di dollari di finanziamenti attraverso l’Iniziativa di assistenza alla sicurezza dell’Ucraina. Il sistema missilistico Patriot sarebbe il più avanzato sistema missilistico terra-aria che l’Occidente ha finora fornito all’Ucraina. Il 16 dicembre scorso il ministero degli Esteri russo aveva parlato di «conseguenze imprevedibili» se gli Stati Uniti avessero inviato missili Patriot all’Ucraina, affermando che la mossa sarebbe stata una «provocazione». Il Dipartimento di Stato americano aveva replicato affermando che la Russia è l’unica responsabile di qualsiasi provocazione in Ucraina.

Ore 02:29 - Shmyhal, i russi faranno di tutto per lasciarci al buio

«I terroristi russi faranno di tutto per lasciare gli ucraini senza elettricità fino al nuovo anno», ha dichiarato il primo ministro ucraino Denys Shmyhal durante la riunione del gabinetto. Lo riporta Kyiv Independent. «Per loro è importante che il Natale e il Capodanno in Ucraina passino nell’oscurità. Pertanto, dobbiamo prepararci a nuovi attacchi alle infrastrutture energetiche». Shmyhal ha aggiunto che quando il sistema energetico ucraino viene attaccato quasi quotidianamente, è «semplicemente impossibile fare previsioni sul ripristino di una fornitura stabile di energia elettrica».

Il primo ministro ha anche esortato le autorità locali a non creare aspettative gonfiate. «Oltre agli attacchi contro il nostro settore energetico, la Russia sta conducendo operazioni informative e psicologiche per seminare panico e disperazione», ha detto Shmyhal. «Diciamo alla gente che la situazione è difficile, che la luce può esserci solo per poche ore al giorno, che la situazione del sistema energetico può migliorare o peggiorare a seconda dell’intensità dei nuovi attacchi russi».

Ore 04:24 - Kiev, russi colpiscono Kurakhove, Oblast di Donetsk

Le forze russe hanno attaccato con l’artiglieria pesante Kurakhove, nell’Oblast’ di Donetsk, a 50 chilometri dalla città occupata dai russi, danneggiando due edifici di cinque piani e un’auto, ha dichiarato il governatore dell’Oblast’ di Donetsk, Pavlo Kyrylenko su Telegram. Lo riporta The Kyiv Independent. Almeno una persona è rimasta ferita nell’attacco, secondo il governatore.

Ore 07:41 - La visita di Volodymyr Zelensky negli Stati Uniti

Oggi il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky atterrerà a Washington per incontrare il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e pronunciare un discorso davanti al Congresso. Per Zelensky si tratta del primo viaggio fuori dai confini ucraini da quando la Russia ha invaso il suo Paese, lo scorso 24 febbraio. Sempre oggi, Biden annuncerà un nuovo pacchetto di aiuti militari ed economici a Kiev del valore di 1,8 miliardi di dollari, che comprende un sistema di difesa aerea Patriot. Da marzo, gli Stati Uniti hanno garantito a Kiev aiuti per circa 70 miliardi di dollari.

Ore 07:51 - La Casa Bianca: «Pronti a sostenere Kiev per tutto il tempo necessario»

L’annuncio ufficiale arriva anche dalla Casa Bianca: Zelensky sarà accolto oggi alle 14 ora locale (le 20 in Italia) a Washington da Joe Biden. I due presidenti terranno un colloquio nello Studio Ovale su strategia militare, energia e sanzioni; qualche ora più tardi, una conferenza stampa congiunta. La portavoce di Biden, Karine Jean-Pierre, ha confermato che Zelensky terrà poi un discorso al Congresso «a dimostrazione del grande, bipartisan sostegno per l’Ucraina». La visita, ha proseguito Jean-Pierre, «sottolineerà l’inamovibile impegno degli Usa a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario, con l’assistenza economia, umanitaria e militare». Un alto funzionario della Casa Bianca, in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti, ha definito la visita «un messaggio a Putin e al mondo».

Ore 08:06 - La lettera di Nancy Pelosi per Zelensky: «I combattenti ucraini hanno ispirato il mondo»

In una lettere aperta, la speaker della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi ha invitato Volodymyr Zelensky a parlare di persona al Congresso: «La lotta per l’Ucraina è la lotta stessa per la democrazia», scrive Pelosi, sottolineando «l’immenso rispetto e ammirazione per la tua straordinaria leadership che estendo a nome della leadership bipartisan del Congresso». «L’America e il mondo», prosegue la lettera, «sono in soggezione davanti all’eroismo del popolo ucraino. Di fronte alle orribili atrocità di Putin, i combattenti per la libertà ucraini hanno ispirato il mondo con una volontà di ferro e uno spirito indistruttibile, combattendo contro l’invasione brutale e ingiustificata della Russia». Proprio il leader ucraino, in un tweet pubblicato alle 7 italiane di oggi, ha confermato che pronuncerà un discorso davanti ai parlamentari statunitensi: «Sono in viaggio verso gli Stati Uniti per rafforzare la resilienza e le capacità di difesa dell’Ucraina. In particolare, il presidente degli Stati Uniti ed io discuteremo della cooperazione tra l’Ucraina e gli Stati Uniti». Zelensky ha annunciato anche altri incontri bilaterali.

Ore 08:37 - La visita di Medvedev a Pechino

Dmitri Medvedev, presidente della Russia dal 2008 al 2012 e fedelissimo di Vladimir Putin, è in visita a Pechino. Lo stesso Medvedev ha condiviso un video del viaggio. Il falco russo precisa di avere discusso coi vertici del Partito comunista cinese riguardo l’allargamento della cooperazione tra i due Paesi. Ma i media di Stato cinesi sottolineano come il presidente Xi Jinping abbia espresso la «speranza» che le «preoccupazioni sulla sicurezza» delle due parti coinvolte nella guerra in Ucraina siano risolte «attraverso mezzi politici».

Ore 09:46 - Come si è arrivati alla visita di Zelensky a Washington

Joe Biden e Volodymyr Zelensky hanno discusso per la prima volta di una possibile visita del presidente ucraino a Washington durante un colloquio telefonico l’1 dicembre. L’invito ufficiale della Casa Bianca è partito il 14 dicembre, ma la conferma ufficiale da Kiev è arrivata solo domenica 18. Lo riferisce un alto funzionario dell’amministrazione Biden che ricostruisce l’iter dei preparativi, coperti da segreto per ragioni di sicurezza. Sicurezza che costringerà Zelensky a rientrare in Ucraina dopo appena poche ore negli Stati Uniti. La data non è casuale: ieri, quando l’annuncio della visita è stato reso pubblico, era il 300esimo giorno dall’inizio del conflitto.

Ore 12:24 - Kiev: scoperta una nuova fossa comune a Kherson

«Nel villaggio di Pravdyne, nella regione di Kherson, è stata scoperta una fossa comune delle vittime dell’occupazione russa». Lo ha riferito il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, in un tweet. La scoperta risale al 30 novembre. Tra i 7 corpi ritrovati anche quello di un adolescente. I russi, scrive Reznikov, «non hanno rispettato la IV Convenzione di Ginevra che vieta la violenza sui civili. Uccidono e basta».

Ore 12:27 - Kiev: sono 332 i bambini scomparsi dall’inizio della guerra

Sono 332 i bambini scomparsi in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa: lo ha reso noto la Procura Generale ucraina su Telegram, come riporta Ukrinform. «Secondo il portale governativo Children of War, al 21 dicembre 2022, 332 bambini risultavano dispersi e 8.385 ritrovati», si legge nel rapporto. Il numero dei bambini uccisi dal 24 febbraio è rimasto invariato rispetto all’ultimo conteggio a quota 450, così come quello dei bambini feriti, pari a 863.

Ore 12:30 - Cnn: «Zelensky in Usa come Churchill dopo Pearl Harbor»

Grande rilievo e enfasi sui media americani per la visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky negli Usa. In un’analisi della Cnn, l’arrivo di Zelensky ricorda quello del primo ministro britannico Winston Churchill a Washington, 81 anni fa, pochi giorni dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor. «Quella visita natalizia cementò l’alleanza che avrebbe vinto la Seconda Guerra Mondiale e costruito il mondo democratico del dopoguerra», spiega il network americano.

Ore 13:10 - Putin: «Gli obiettivi dell’operazione speciale saranno raggiunti»

Le parole del presidente russo Vladimir Putin, durante il discorso in video collegamento di inaugurazione di un nuovo giacimento di gas in Siberia per rifornire la Cina, sono chiare riguardo l’operazione speciale: «Aumenteremo il nostro potenziale militare, come aumenterà le capacità di combattimento delle forze aerospaziali russe, e raggiungeremo tutti gli obiettivi». Aggiungendo: «La sicurezza sarà garantita in tutti i territori russi» Per Putin «quasi tutte le risorse della Nato sono contro la Russia». Lo riporta la Tass.

Ore 13:17 - Cnn, Zelensky in treno fino in Polonia, da lì volo per gli Usa

Zelensky ha viaggiato in treno dall’Ucraina alla Polonia e lì è salito in aereo per recarsi in visita a Washington, dov’è atteso oggi. Lo rivela la Cnn, che mostra una foto e frame di un video preso dalla gtv polacca Tvn da dietro a una rete metallica, nel quale Zelensky è appena sceso dal treno a Przmysl, cittadina polacca a ridosso del confine ucraino. Poi, racconta l’emittente Usa, il leader ucraino è salito su un suv 4x4 che l’ha portato all’aeroporto di Rzeszow, dove si è imbarcato. Zelensky è stato visto in compagnia dell’ambasciatrice Usa a Kiev, Bridget Ann Brink.

Ore 13:25 - Putin: dispiegheremo presto i missili balistici Sarmat

La Russia dispiegherà presto i missili balistici intercontinentali Sarmat: lo ha detto Vladimir Putin, citato dalla Tass. Il Sarmat è considerato il fiore all’occhiello dei nuovi programmi militari russi. La dichiarazione giunge a poche ore dal previsto annuncio del presidente americano Joe Biden sul via libera di Washington all’invio dei missili Patriot a Kiev. Il presidente russo ha anche sottolineato che il nuovo missile da crociera ipersonico Zircon sarà incluso nella flotta russa all’inizio di gennaio.

Ore 14:19 - Shoigu: «Stabiliremo basi navali a Mariupol e Berdiansk»

La Russia stabilirà delle basi navali a Mariupol e a Berdiansk, entrambe città dell’Ucraina occupata, secondo quanto dichiarato dal ministro della Difesa russo, Seghiei Shoigu. «I porti di Berdiansk e di Mariupol sono pienamente funzionanti. Noi prevediamo di stabilirci delle basi per le navi di appoggio, i servizi di soccorso d’emergenza et le unità per la riparazione delle navi della marina», ha dichiarato Shoigu nell’esporre il suo rapporto sul conflitto ucraino al presidente Vladimir Putin.

Ore 14:45 - Biden a Zelensky: felice di averti qui, molto da discutere

«Volodymyr mi auguro che il tuo volo stia andando bene. Sono felice di averti qui. Molto da discutere». Lo twitta Joe Biden replicando al cinguettio di Volodymyr Zelensky in volo verso Washington, nel suo primo viaggio fuori dall’Ucraina da quando è scoppiata la guerra.

Ore 15:20 - Cnn, jet militare Usa ha scortato Zelensky a Washington

Un aereo militare americano ha scortato il volo di Volodymyr Zelensky fino a Washington nel suo primo viaggio all'estero dall'inizio della guerra. Lo riporta la Cnn citando un alto funzionario dell'amministrazione Biden. Gli Stati Uniti, ha sottolineato la fonte, hanno lavorato in stretta collaborazione con Kiev per assicurare la massima sicurezza al presidente ucraino durante la visita. Nella capitale americana è tutto pronto per l'arrivo di Zelensky, anche se al momento non ci sono strade chiuse al traffico. È probabile che tra qualche ora il security service bloccherà la strada pedonale davanti alla Casa Bianca, come sempre quando ci sono visite di capi di Stato e di governo, e il leader ucraino entrerà da una strada laterale direttamente nel South Lawn. Non è escluso che, per motivi di sicurezza, possa arrivare in elicottero, come è solito fare il presidente Biden. Zelensky si tratterrà negli Stati Uniti soltanto qualche ora e ripartirà da Washington in serata, dopo essere intervenuto al Congresso attorno alle 18.30 ora locale, le 2.30 in Italia.

Ore 15:31 - Shoigu: «Personale Nato nelle zone combattimento»

Nelle zone di combattimento in Ucraina sono presenti ufficiali della Nato. È quanto sostiene il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu. «È necessario notare che gli ufficiali di stato maggiore della Nato, artiglieri e altri specialisti sono presenti nelle zone di combattimento» in Ucraina, ha affermato il ministro in una riunione del Consiglio del suo dicastero. Shoigu ha aggiunto che «oltre 500 satelliti degli Stati Uniti e della Nato vengono utilizzati nell'interesse delle forze armate ucraine» e «più di 70 di questi sono satelliti militari».

Ore 15:58 - Putin: «È una tragedia, ma è colpa di Paesi terzi»

Quello che sta accadendo in Ucraina «è, ovviamente, una tragedia. La nostra tragedia comune». Lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, durante una riunione del Consiglio della Difesa russo. Lo riporta la Tass. «Ma non è il risultato della nostra politica», precisa Putin, «al contrario, è il risultato della politica di altri Paesi, Paesi terzi che hanno sempre lottato per questo: la disintegrazione del mondo russo. Ci sono riusciti e ci hanno spinto dove siamo».

Ore 16:15 - Zelensky negli Stati Uniti solo mezza giornata

(Marta Serafini, dalla nostra inviata Kiev) Zelensky trascorrerà mezza giornata negli Stati Uniti e poi tornerà in Ucraina. Il suo percorso non è reso noto, così come la composizione della delegazione. Ma la Casa Bianca ha confermato che gli Stati Uniti stanno fornendo assistenza sulle questioni di sicurezza.

Ore 16:23 - Zelensky interverrà al Congresso Usa alle 19.30 (le 3.30 in Italia)

È in programma alle 19.30 ora di Washington, le 3.30 in Italia, l'intervento di Volodymyr Zelensky al Congresso americano. Lo riporta la Cnn fornendo un programma dettagliato della visita del presidente ucraino negli Stati Uniti. Dopo l'incontro con Joe Biden alla Casa Bianca alle 14, la conferenza stampa congiunta alle 14.30, Zelensky si sposterà a Capitol Hill attorno alle 18.15 dove probabilmente avrà un colloquio con la Speaker della Camera Nancy Pelosi prima del suo intervento.

Ore 16:30 - Gli Usa verso nuovi controlli sui droni iraniani usati dai russi

Gli Stati Uniti si apprestano ad annunciare nuovi controlli sui droni iraniani e i loro componenti che la Russia utilizza in Ucraina. Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando alcune fonti, sottolineando che i nuovi controlli all'export saranno annunciati in occasione della visita di Zelensky.

Ore 16:42 - Casa Bianca: «Biden parlerà con Zelensky di pace giusta»

Il presidente americano Joe Biden parlerà con il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky della necessità di arrivare a «una pace giusta» in Ucraina. Lo ha detto il portavoce del consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby, nel corso di una intervista alla Cnn.

Ore 16:48 - «Attacco sulla regione Mykolaiv, ferito un bambo di 10 anni»

«Il 21 dicembre alle 13, a seguito di un altro bombardamento della città di Ochakiv (nella regione di Mykolaiv , ndr) da parte dei militari russi, sono stati feriti tre residenti locali, tra cui un bambino di 10 anni». Lo riferisce l'ufficio del procuratore generale ucraino via Telegram. Aggiungendo: «I massicci bombardamenti nemici sulla comunità territoriale di Ochakiv non si placano».

Ore 17:07 - Torino accoglie l'appello di Zelensky: Mole e Palazzo Civico al buio questa sera per un'ora

Torino aderisce all'iniziativa Zelensky , che ha proposto un «black-out» mondiale a sostegno del suo Paese, spegnendo questa sera la Mole Antonelliana e Palazzo Civico per un'ora dalle 19 alle 20. Lo comunica il sindaco, Stefano Lo Russo che sottolinea «segno di solidarietà verso un popolo che continua a vivere la drammatica condizione di una guerra di invasione ingiusta e fonte di tanta sofferenza per i civili». Zelensky ha chiesto alle istituzioni e ai cittadini di tutto il mondo di spegnere contemporaneamente per un'ora le luci questa sera , dalle 20 alle 21 orario in Ucraina, per testimoniare la solidarietà con il Paese invaso dalla Russia che da settimane è sottoposto anche ad attacchi alle strutture energetiche.

Ore 17:16 - Cbs: «Zelensky è atterrato negli Stati Uniti»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è atterrato negli Stati Uniti, alla base militare di Joint base Andrew non lontano da Washington. Lo riferisce Cbs.

Ore 17:28 - Zelensky negli Usa, bandiere ucraine issate a Washington

Bandiere ucraine accanto a quelle americane sono state issate in diversi luoghi iconici a Washington in occasione della visita del presidente Volodymyr Zelensky. Lungo i viali di fronte a Capitol Hill, dove il leader di Kiev interverrà alle 19.30 e, naturalmente a Pennsylvania Avenue, nei pressi della Casa Bianca, dove tra poche ore si svolgerà lo storico incontro con il presidente americano Joe Biden.

Ore 17:57 - La Georgia consegna a Kiev 25 gruppi elettrogeni

Il governo della Georgia ha inviato all'Ucraina 25 gruppi elettrogeni del valore di oltre 560 mila dollari per aiutare Kiev a superare la carenza di elettricità. Lo rende noto Ukrainska Pravda citando l'ambasciata dell'Ucraina a Tbilisi. I generatori forniti dalla Georgia - viene spiegato - sono per uso industriale. Possono essere utilizzati per garantire il buon funzionamento di ospedali, centrali termiche e centrali elettriche, unità di pompaggio per l'approvvigionamento di acqua potabile e altre strutture vitali.

Ore 18:05 - «Gli Usa lavorano per designare la Russia stato aggressore»

Gli Stati Uniti stanno valutando di designare la Russia come uno «stato aggressore». Lo riportano i media americani, secondo i quali senatori e deputati sono al lavoro sulla proposta e intendono attendere il via libera di Zelensky al riguardo durante il suo intervento al Congresso. La designazione di «stato aggressore» è meno forte di quella di «stato sponsor del terrorismo» richiesta da molti legislatori ma che incontra la resistenza della Casa Bianca, preoccupata dalle possibili conseguenze che potrebbe avere nei rapporti diplomatici fra Mosca e Washington anche per quanto riguarda lo scambio di prigionieri.

Ore 18:07 - Gli Usa annunciano: invieremo missili Patriot a Kiev

Nel nuovo pacchetto di aiuti statunitensi a Kiev, da 1,85 miliardi di dollari, approvati da Washington, ci saranno i primi missili Patriot. Lo ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken precisando che l'ulteriore assistenza include 850 milioni di dollari per la sicurezza e un miliardo di dollari di capacità di difesa aerea e attacchi di precisione.

Ore 18:30 - Kiev: potente esplosione a Mariupol

Una potente esplosione ha tuonato oggi a Mariupol, la città ucraina occupata dai russi. Lo ha reso noto Petro Andriushchenko, consigliere del sindaco di Mariupol, su Telegram. «Subito dopo l'esplosione, elicotteri sono apparsi sulla città, volando verso Berdiansk ad alta quota. Alcuni di loro hanno rilasciato delle trappole termiche», ha precisato Andriushchenko.

Ore 18:42 - Il Senato Usa conferma Lynne Tracy ambasciatrice in Russia

Il Senato americano, con 93 voti a favore e due contrari, conferma Lynne Tracy come ambasciatrice americana in Russia. Tracy è la prima donna a ricoprire tale incarico ed è già stata a Mosca dal 2014 al 2017 come numero due dell'ambasciata.

Ore 18:48 - Cbs: Zelensky potrebbe andare anche in Gb, Francia e Germania

Dopo gli Stati Uniti, Zelensky potrebbe visitare il Regno Unito, la Francia e la Germania. Lo ha affermato la tv americana Cbs, che ha anche fatto notare che il viaggio di Zelensky negli Usa segue quello di Putin in Bielorussia.

Ore 19:12 - IL PUNTO MILITARE | Attacchi, ricognizioni e pesca dei disertori: gli ucraini hanno creato una flottiglia di droni

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Droni acquistati sul mercato civile, altri forniti dall’Occidente, altri ancora prodotti localmente. L’Ucraina ha creato la propria «flottiglia» impiegandola per lanciare attacchi, condurre le ricognizioni e fare propaganda. Un mix di iniziativa, pragmatismo, adattamento. Come sempre. Sul sito War Zone hanno raccontato una tattica usata di recente. La resistenza invia di notte numerosi droni sulle postazioni russe, uno solo è ben visibile grazie a piccole luci. Deve fare da esca, ossia attirare il fuoco nemico. A quel punto gli altri velivoli «marcano» coordinate e punti che servono a rendere il tiro di risposta dell’artiglieria più preciso oppure a favorire uno strike diretto. Con i fronti meno «mobili» e la battaglia delle trincee i due schieramenti si affidano in modo esteso a questi mezzi. Un’alternativa alle missioni affidate a piccoli team di forze speciali oppure in supporto ai commandos.

Ore 19:22 - Podolyak: Patriot per chiudere il cielo e distruggere l'esercito russo

Il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha accolto favorevolmente «l'annuncio ufficiale» degli Stati Uniti di fornire «il sistema di difesa aerea Patriot» all'Ucraina. Utile per «chiudere il cielo e concentrarsi sulla distruzione di quel che resta dell'esercito russo», scrive Podolyak su Twitter. E aggiunge: «prossimamente: Leopard, Marder e missili di una certa gittata».

Ore 19:26 - Zelensky: nel 2023 restituiremo bandiera ucraina a popolo

«Oggi sono a Washington per ringraziare il popolo americano, il Presidente e il Congresso per il loro indispensabile sostegno. E anche per continuare la cooperazione per avvicinare la nostra vittoria. Terrò una serie di negoziati per rafforzare la resistenza e le capacità di difesa dell'Ucraina. In particolare, discuteremo della cooperazione bilaterale tra Ucraina e Stati Uniti d'America con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Il prossimo anno dovremo restituire la bandiera ucraina e la libertà a tutta la nostra terra, a tutto il nostro popolo». Così Voldymyr Zelensky su Telegram pubblicandole le foto del suo arrivo.

Ore 19:39 - Spento albero Natale a San Pietro per solidarietà

«Oggi alle 18:45, in segno di solidarietà con l’Ucraina, il Governatorato della città del Vaticano ha spento le luci per un minuto e mezzo dell’albero di Natale e del presepe centrale nella Piazza San Pietro». Lo riferisce l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andrii Yurash.

Ore 20:24 - Biden: «Gli Usa rafforzeranno le difese dell’Ucraina»

Con Volodymyr Zelensky «parleremo» dell’assistenza all’Ucraina. Lo afferma il presidente Joe Biden, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg. Gli Stati Uniti, aggiunge Biden, rafforzeranno la difesa ucraina, inclusa quella aerea.

Ore 20:33 - Zelensky ringrazia Biden, Congresso e americani per il sostegno

Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale della Casa Bianca ringrazia Joe Biden, il Congresso e gli americani per il loro sostegno all’Ucraina.

Ore 21:05 - Biden a Zelensky: «Usa sostengono il desiderio di pace giusta»

Gli Stati Uniti «sostengono il desiderio dell’Ucraina di una pace giusta». Lo ha ribadito il presidente americano, Joe Biden, incontrando alla Casa Bianca l’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, arrivato a Washington per la sua prima visita all’estero dall’inizio dell’invasione russa del suo Paese. «Il popolo americano è orgogliosamente a fianco di quello ucraino», ha aggiunto Biden.

Ore 23:09 - Biden: «Trecento giorni di attacco brutale e ingiustificato»

«Siamo arrivati al trecentesimo giorno di un attacco brutale e ingiustificato che la Russia ha lanciato contro l’Ucraina». Lo ha detto Joe Biden in una conferenza stampa alla Casa Bianca con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Non sarete mai da soli», ha assicurato il presidente americano. «La lotta dell’Ucraina fa parte di qualcosa di più grande. Gli americani si oppongono ai bulli e lottano per la libertà», ha sottolineato Biden.

E ha proseguito: «L’Ucraina ha infranto le aspettative della Russia in ogni modo possibile. Gli Stati Uniti vi sosterranno per il tutto tempo necessario: i sistemi Patriot saranno un asset critico per l’Ucraina nella sua difesa contro l’aggressione della Russia, non sono un’escalation». «Non ho mai visto la Nato e l’Ue più unite di così. Tutti sappiamo cosa è in gioco qui, era dalla Seconda Guerra Mondiale che un Paese europeo non veniva attaccato», ha aggiunto. «L’invio di materiali militari diversi da quelli che stiamo inviando ora all’Ucraina potrebbe creare divisioni nella Nato e nel resto del mondo. Passo centinaia di ore a colloquio con gli europei e ho fatto il mio meglio per potenziare il sostegno all’Ucraina ma l’Europa non cerca una terza guerra mondiale, né un conflitto con la Russia».

Ore 00:11 - Zelensky: «Putin potrebbe spingersi oltre Ucraina, invadere altri»

Vladimir Putin potrebbe spingersi oltre l’Ucraina e potenzialmente poter invadere stati dell’ex Unione Sovietica. Lo ha affermato Volodymyr Zelensky nella conferenza stampa con Joe Biden.

Ore 00:26 - Zelensky in visita a Congresso Usa viene accolto da Pelosi

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo l’incontro alla Casa Bianca con il presidente statunitense Joe Biden, si trova al Congresso dove è stato accolto dalla speaker Nancy Pelosi. «Siamo qui oggi per dare il benvenuto al coraggioso e valoroso Presidente Zelensky, per elogiare non solo lui, ma anche il coraggioso e unito popolo ucraino per ciò che sta facendo per proteggere la democrazia», ha dichiarato Pelosi ai giornalisti dal Campidoglio degli Stati Uniti. Anche Zelensky si è rivolto brevemente ai giornalisti, sottolineando che è la sua seconda volta al Campidoglio degli Stati Uniti e che l’ultima visita risale a prima della guerra e dell’invasione russa del suo Paese. «Cosa posso dire? Diversa, diversa sensazione, come diversa storia, come diversa vita. Ma in ogni caso, in questa vita, è molto importante il Congresso degli Stati Uniti, è un grande amico dell’Ucraina, del popolo ucraino, della libertà, della libertà degli ucraini. E vi ringrazio molto. Ci avete sostenuto finanziariamente... Grazie mille», ha detto.

Ore 01:38 - Zelensky, vittoria Ucraina sarà anche vittoria americana

«Ringrazio» Joe Biden per la «calorosa accoglienza e apprezzo profondamente il sostegno degli Stati Uniti e degli americani. Sono fiducioso: insieme saremo in grado di assicurare un futuro migliore e libero per i nostri due Paesi. La vittoria dell’Ucraina sarà anche la vittoria dell’America». Lo twitta Volodymyr Zelensky.

Ore 01:46 - Standing ovation per Zelensky al Congresso americano

Un lungo applauso bipartisan da parte del Congresso americano ha accolto l’ingresso in aula del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Più di due minuti di applausi che sono andati avanti anche quando il leader ucraino, che si è presentato in abiti militari, è arrivato al microfono. Alla presentazione della Speaker Nancy Pelosi, l’aula ha risposto con un’ovazione, seguito di nuovo da un lungo applauso, tutti in piedi, compresa la Speaker e la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris. «Grazie - sono state le prime parole di Zelensky - è troppo per me».

Ore 01:49 - Zelensky a Congresso Usa: «Ucraini sono vivi e vegeti»

«Contro tutte le aspettative e considerate le condizioni pessime di partenza, gli ucraini sono vivi e vegeti, non sono caduti»: lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Congresso Usa, davanti ai senatori e deputati americani. Presente in aula anche la vicepresidente Kamala Harris. Zelensky era intervenuto al Congresso a marzo scorso ma in videocollegamento. «Non abbiamo paura. Anche l’America e gli Europei si sono guadagnati questa vittoria», ha aggiunto. «La tirannia russa ha perso il controllo su di noi». E ha citato nel suo discorso la Seconda guerra mondiale e l’offensiva delle Ardenne. «l’Ucraina non si arrenderà mai» ha detto. In Ucraina «celebreremo il Natale, forse a lume di candela. E questo non per romanticismo ma perché non c’è elettricità. Ma non ci lamentiamo, affronteremo questa guerra per l’indipendenza e la libertà con dignità e successo».

Ha inoltre detto: «Gli americani nella loro giusta forza vinceranno una guerra assoluta». Una frase per rendere omaggio a Franklyn Delano Roosevelt. «Allo stesso modo — ha detto — il popolo ucraino vincerà in modo assoluto». Poi ha aggiunto: «Sappiamo che tutti noi, milioni di ucraini, ci auguriamo la stessa cosa: vittoria. Solo vittoria» e ha ringraziato gli americani per il sostegno. «Che Dio possa proteggere i nostri soldati coraggiosi, buon Natale e buon vittorioso anno nuovo».

Ore 02:10 - Zelensky dona al Congresso la bandiera ucraina del fronte di Bakhumt

Al termine del suo discorso al Congresso Usa, Volodymyr Zelensky ha donato alla vice presidente Kamala Harris e alla speaker Nancy Pelosi una bandiera ucraina proveniente dal fronte di Bakhmut. Al presidente ucraino è invece stata donata una bandiera americana.

Ore 03:01 - Leader dei deputati repubblicani McCarthy, «contrari ad assegni in bianco»

Il leader del Partito repubblicano alla Camera dei rappresentanti Usa, Kevin McCarthy, ha elogiato il discorso tenuto ieri al Congresso federale dal presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ma ha avvertito che sotto la sua guida, i deputati conservatori «non sosterranno mai un assegno in bianco» in favore di Kiev. «Credo sia stato un ottimo discorso», ha dichiarato McCarhty commentando l’intervento tenuto da Zelensky a Washington. «Ha esposto una serie di ragioni per le quali il mondo libero dovrebbe continuare a combattere. La mia posizione non è mai cambiata: sostengo l’Ucraina, ma non sosterrò mai un assegno in bianco. Vogliamo assicurarci che si renda conto di ogni dollaro speso», ha affermato il repubblicano. McCarthy, che a gennaio assumerà quasi certamente la presidenza della Camera, ha tenuto personalmente un breve colloquio con il presidente ucraino prima del discorso tenuto da quest’ultimo di fronte al Congresso. «Abbiamo parlato della situazione del conflitto, e di cosa sia necessario fare per poter giungere alla vittoria», ha spiegato il deputato.

Da Kyjiv a Washington. Il discorso di Zelensky al Congresso americano. Linkiesta il 22 Dicembre 2022

Il leader ucraino ha raccontato le sofferenze del suo popolo e ha spiegato di cosa ha bisogno per vincere contro Mosca, ricordando la guerra ai nazisti del 1944. Nonostante «le tattiche primitive russe, e contro ogni probabilità, l'Ucraina non è caduta», ha detto. «La vittoria dell’Ucraina sarà anche la vittoria dell’America»

Come i soldati americani che nel Natale del 1944 fermarono i nazisti impegnati nell’offensiva delle Ardenne, così quelli ucraini combattono oggi contro i russi per salvare la libertà e la democrazia occidentali. È il paragone più forte fatto dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante il discorso al Congresso americano, per convincere non solo i politici, ma soprattutto i cittadini degli Stati Uniti, che la guerra a cui stanno dando sostegno economico e militare li riguarda da vicino.

«Questa battaglia non può essere congelata o rinviata. Non può essere ignorata, sperando che l’Oceano o qualcos’altro ci garantisca protezione. I vostri soldi non sono beneficenza. È un investimento nella sicurezza globale e nella democrazia, che gestiamo nel modo più responsabile», ha detto il presidente ucraino accolto al Congresso da una standing ovation.

Nel discorso pronunciato dopo la visita alla Casa Bianca e l’incontro con Joe Biden, Zelensky ha citato la Seconda guerra mondiale, l’offensiva delle Ardenne e Franklyn Delano Roosevelt per spiegare la resilienza del suo popolo e ringraziare gli americani. «La vittoria dell’Ucraina sarà anche la vittoria dell’America», ha detto. Nonostante «le tattiche primitive russe, e contro ogni probabilità, l’Ucraina non è caduta, ma vive e combatte. Non ci arrenderemo mai».

Il presidente dell’Ucraina è consapevole del dibattito in corso negli Stati Uniti sui rifornimenti a Kyjiv e sul pericolo di un’escalation che porti a una guerra nucleare globale. Per questo, Zelensky ha posto l’accento sull’uso «responsabile» degli armamenti. Ma non ha nascosto che «voi potete accelerare la nostra vittoria», ha detto rivolgendosi agli americani e sottolineando i valori condivisi tra Usa e Ucraina. Ha ricordato che Putin per colpire il suo Paese ora si affida ai droni iraniani, nella speranza di smuovere i repubblicani più ostili al regime di Teheran, e ha avvertito che i prossimi obiettivi del Cremlino, se non verrà fermato ora, saranno altri Paesi alleati degli Usa in Europa.

«Le nostre nazioni sono alleate in questa battaglia. E il prossimo anno diventerà un punto di svolta, il punto in cui il coraggio ucraino e la determinazione americana dovranno garantire il futuro della nostra comune libertà. La libertà del popolo che difende i propri valori», ha spiegato.

Zelensky ha parlato della Russia come uno «Stato terrorista» responsabile della guerra, spiegando che Mosca potrebbe fermare l’aggressione «se volesse». Poi ha lanciato anche un messaggio ai cittadini russi: saranno liberi «solo quando sconfiggeranno il Cremlino nelle loro menti. La tirannia russa ha perso il controllo su di noi. La lotta continua e dobbiamo sconfiggere il Cremlino sul campo di battaglia».

Ma servono più armi. «Abbiamo l’artiglieria, grazie. È abbastanza? Onestamente no», ha aggiunto. Infine, un accenno alle festività sotto le bombe: «Fra pochi giorni è Natale. In Ucraina lo celebreremo anche a lume di candela, e non per romanticismo. Non abbiamo l’elettricità e molti non hanno l’acqua. Ma non ci lamentiamo. La luce della nostra fede illuminerà il Natale». Perché quello che milioni di ucraini si augurano in questo momento è «la vittoria, solo la vittoria».

Il presidente ucraino ha donato alla Speaker della Camera Pelosi la bandiera di battaglia che gli avevano dato durante la visita al fronte di Bakhumt, firmata dai soldati. A Biden ha regalato la medaglia di un capitano di artiglieria che impiega le batterie di Himars inviate dal Pentagono. Pelosi ha contraccambiato con una bandiera americana, che ieri aveva sventolato sul Congresso in suo onore.

Nuovi aiuti da Washington

Durante il vertice bilaterale alla Casa Bianca, Biden ha promesso che «gli Usa resteranno al fianco del vostro popolo per tutto il tempo necessario». Quindi ha approvato un nuovo pacchetto di forniture militari da 1,85 miliardi di dollari, che stavolta include anche i Patriot, sistema per la difesa dai missili che il Cremlino sta lanciando sugli obiettivi civili e le infrastrutture. In gioco però ci sono anche altri 45 miliardi di dollari di aiuti a Kyjiv, che il Parlamento americano sta discutendo in questi giorni.

Biden ha ribadito che «non vogliamo combattere con la Russia o scatenare la Terza guerra mondiale, ma salvare democrazia e libertà. Vogliamo mettere l’Ucraina nelle condizioni migliori per prevalere, quando Zelensky deciderà che è venuto il momento di parlare con i russi».

L'apparizione di Zelensky al Congresso Usa. Piccole Note su Il Giornale il 21 dicembre 2022

Zelensky vola negli Stati Uniti, il primo viaggio all’estero dall’inizio della guerra. Una visita che, secondo quanto riferisce Politico è dettata da due urgenze. Zelensky e i suoi più stretti alleati americani, neocon e falchi vari, teme che i finanziamenti Usa a Kiev si restringano, da cui una pressione ulteriore per scongiurare tale prospettiva. Inoltre, il presidente ucraino vuole tentare ancora una volta di ottenere armamenti a lungo raggio, così da poter colpire in profondità il territorio russo, cosa che la Casa Bianca finora ha negato.

Da parte sua Biden spera di ottenere da questa visita un notevole guadagno di immagine, che potrebbe forse rendere più credibile una sua eventuale ricandidatura, sulla quale sta indugiando.

Bombardare la Russia (o della Terza guerra mondiale)

“Kiev – scrive Politico – ha fatto appello direttamente all’amministrazione Biden per avere armi più avanzate, armi che secondo loro potrebbero potenzialmente aprire la strada alla vittoria. Ma gli Stati Uniti esitano”.

Ma, “mentre l’amministrazione Biden ha promesso di continuare a sostenere Kiev a combattere le forze russe all’interno dell’Ucraina, i funzionari statunitensi si sono opposti a fornire risorse che possano consentire agli ucraini di lanciare missili a lungo raggio contro obiettivi russi all’interno della Russia – armi che, secondo gli ucraini, sono fondamentali per consentire loro di riconquistare il territorio perduto e costringere la Russia sulla difensiva”.

Infatti, “durante l’incontro tra Biden e e il suo team della Sicurezza nazionale, la delegazione ucraina dovrebbe presentare ancora una volta la richiesta per ottenere i sistemi missilistici tattici a lungo raggio, gli ATACMS, e i droni Grey Eagle e Reaper, secondo quanto riferito da una persona ben informata”.

Ma, osserva Politico, gli Usa “non sono pronti a muoversi. La Casa Bianca di Biden ha categoricamente rifiutato l’invio dell’ATACMS. I costi per farlo sono troppo alti, dicono i funzionari statunitensi. L’invio di missili a lungo raggio a Kiev, inoltre, potrebbe rischiare di provocare l’uso di armi potenzialmente ancora più letali da parte di Putin all’interno dell’Ucraina”. In realtà, l’obiezione della Casa Bianca è un’altra, ci permettiamo di correggere: se Kiev lancia missili americani su Mosca, questa non potrà non rispondere. Non solo in Ucraina… in pratica si sta chiedendo l’inizio della Terza guerra mondiale (come peraltro ha spesso ha ammonito, a tale proposito, Biden).

Per questo Zelensky si rivolgerà anche al Congresso, nella speranza che tale appello venga raccolto dai suoi ascoltatori, alcuni dei quali, i più falchi, da tempo hanno abbracciato in toto le sue posizioni e hanno fatto pressione sulla Casa Bianca perché concedesse quanto richiesto.

Non chiudere i rubinetti a Kiev

L’altro punto della questione riguarda il flusso di denaro che dalla Casa Bianca confluisce verso Kiev. Così Politico: “Sebbene l’amministrazione Biden non creda che gli aiuti cesseranno completamente, i suoi membri in privato confessano che esiste la preoccupazione che i finanziamenti probabilmente si ridurranno e subiranno un freno nei prossimi mesi”.

“Una visita di Zelenskyj, secondo essi, potrebbe rappresentare un baluardo a tale prospettiva. Anche perché Biden, più forte dopo una serie di successi al Congresso e le trionfali elezioni di midterm, sta spingendo per mettere l’Ucraina al centro della scena in questo fine anno”.

Tali, dunque, i due corni principali della visita. Interessante anche la conclusione dell’articolo: “C’erano state delle supposizioni sul fatto che i due capi di Stato si sarebbero incontrati prima, se il mese scorso Zelenskyy avesse partecipato al G-20 in Indonesia, ma quel viaggio non si è realizzato. Ma negli ultimi mesi ha preso piede un’altra idea per permettere a Biden di esprimere tutta la sua solidarietà all’improbabile leader ucraino in tempo di guerra: una visita a Washington”.

Dove quell’improbabile sembra riferirsi alla meraviglia per la trasformazione di un ex comico in guerriero, ma non sfugge a un sotteso irridente. Al di là dei giochi di parole, resta che l’apparizione di Zelensky al Congresso sarà celebrata come un momento alto della resistenza ucraina, sacralizzando ancor più la figura del presidente ucraino, che prima di volare negli Usa ha voluto calcare ancor più la sua maschera guerriera recandosi in visita a Bakhmut, dove più aspro è lo scontro con i russi e dove ha inviato due battaglioni della Azov (alle quali, gli Usa, a stare alla bozza della finanziaria del prossimo anno, non manderanno armi perché evidentemente ancora diffidano della loro natura neo-nazista).

Le apparizioni di Zelenky

Abbiamo definito il discorso al Congresso di Zelensky come un'”apparizione” non a caso: è il prodotto della traduzione automatica di Google di un titolo del New York Times. Non precisa per quanto riguarda l’italiano, ci è sembrata però alquanto precipua.

In effetti, in questi mesi, la moltitudine di interventi del presidente ucraino ha avuto tale accento, una sorta di madonna pellegrina (il minuscolo è voluto, per non confondere sacro e profano) la cui missione è quella di attirare sulle sofferenze del popolo ucraino l’attenzione dei cuori induriti del mondo (insieme ad armi e finanziamenti).

Tale sacralità, consacrata dalla celebrazione del Time come uomo dell’anno, sarà ancor più rafforzata dall’apparizione congressuale. Un Credo strano quello del quale Zelensky è stato fatto sommo pontefice, che fonda il suo successo terreno su soldi e armi. E che ha nella pace, pur brandita per motivi di opportunità, un disvalore, mentre nemici sono considerati quanti sperano e tentano di adoperarsi in tal senso.

Così ad apparire al Congresso Usa sarà un dio guerriero, anche se improbabile, costruito e sostenuto dai neoconservatori e dai liberal statunitensi, che nella Forza hanno riposto tutta la loro speranza per perpetuare il loro ferreo predominio nell’Impero e conservare il primato assoluto dell’Impero stesso nel mondo.

Antiatlantisti e compagni. Le (mezze) verità di ieri sono oggi tragiche bugie. Francesco Cundari su Linkiesta il 22 Dicembre 2022

Molto dell’antiamericanismo della sinistra durante la Guerra fredda era già sbagliato, ma perlomeno era coerente. Ora invece la rimasticatura di slogan stantii è solo un aiuto incomprensibile ai più feroci regimi del mondo

Se è vero che le migliori bugie poggiano sempre su una base di verità, si capisce perché le campagne di disinformazione più efficaci siano quelle che fanno leva su convinzioni anacronistiche. Convinzioni, cioè, che non sono completamente campate in aria, ma che hanno avuto in passato almeno una qualche attinenza con la realtà. Solo che non ce l’hanno più. Si sa che le persone sono generalmente restie a riconoscere i segni del tempo, per quanto riguarda le proprie idee non meno che per quanto riguarda il proprio corpo. A volte è più facile accettare la caduta dei capelli che la caduta degli idoli della propria giovinezza.

Intendiamoci, non sto dicendo che le persone non cambino idea, e che non lo facciano anche assai spesso, così come non nego che molte persone, pur avendo tutti i capelli al loro posto, decidano ugualmente di rasarsi a zero. Dico che non amano essere costrette a farlo, men che meno dal passare del tempo. Le formule utilizzate oggi da sinistra e da destra contro la Nato, l’atlantismo, la subalternità dei governi europei agli Stati Uniti riecheggiano slogan e idee di un’altra stagione, inducendo una sovrapposizione del tutto fuorviante tra l’attuale situazione internazionale e i tempi della Guerra fredda.

È un anacronismo che ha effetti particolarmente paradossali a sinistra, dove molte persone in buona fede, anche solo per pigrizia intellettuale, si ritrovano così a sostenere posizioni che sono l’esatto opposto di tutto quello in cui credono e per cui si sono sempre battute. Comunque si giudichi il merito e la coerenza di quelle battaglie, è degno di nota questo completo rovesciamento del fronte, a metà tra la truffa e l’autoinganno collettivo.

Non c’è infatti bisogno di essere stati comunisti per riconoscere il fascino di figure come quelle di Ernesto Che Guevara o di Ho Chi Minh, o a maggior ragione di un presidente democraticamente eletto come Salvador Allende, assassinato dai militari golpisti di Augusto Pinochet, spalleggiati dalla Cia. E per considerare di conseguenza quanto meno non infondate le proteste, le manifestazioni e gli slogan contro l’egemonia americana, da parte di chi rivendicava di stare dalla parte dei più deboli.

Quale che sia il giudizio sull’esito dei movimenti di decolonizzazione, sulle vicende dei singoli Paesi, sul doppio standard applicato dalla sinistra ai regimi sostenuti dagli Stati Uniti e ai regimi, certo non meno avidi e sanguinari, sostenuti dall’Unione sovietica, si può comunque riconoscere ai tanti cittadini che in Italia e nel mondo gridavano in piazza «Yankee go home!» un certo numero di buone ragioni e anche una certa dose di buona fede.

La Guerra fredda è stata in molti Paesi, compresa l’Italia, anche una guerra sporca. Per tanti italiani, non necessariamente comunisti o filo-comunisti, manifestare contro l’«oltranzismo altantico» non significava solo schierarsi contro l’«imperialismo americano» nel mondo, ma anche contro servizi deviati, politici corrotti e apparati in molti casi collusi con organizzazioni mafiose e movimenti eversivi di ogni genere. Si può legittimamente sostenere che anche le pagine più buie dell’influenza americana nella Guerra fredda abbiano garantito al nostro Paese un futuro assai migliore di quello che avremmo avuto se la Guerra fredda gli Stati Uniti l’avessero persa.

E si può legittimamente sostenere che questo vale per l’Italia governata dalla Democrazia cristiana, vale forse un po’ meno per il Cile di Pinochet e per tanti altri Paesi dell’America latina e del resto del mondo, fermo restando che in ogni caso il fine non può giustificare qualsiasi mezzo. Tutto si può dire, ma non si può negare, in chi allora si schierava, contro gli Stati Uniti e la Nato, da quella che riteneva essere la parte degli oppressi e dei diseredati, un minimo di coerenza, o perlomeno di consequenzialità logica.

Ma chi sono oggi gli avversari dell’atlantismo? Da chi è rappresentato il fronte che si oppone all’espansione della Nato e all’egemonia occidentale? In nome di quali valori, di quali interessi e di quali obiettivi si battono, oggi, i nemici dell’Occidente e dello strapotere americano? Ripeto a scanso di equivoci: non sto dicendo che gli eroi della sinistra rivoluzionaria degli anni Sessanta e Settanta fossero tutti un fulgido esempio di aspirazione alla pace e al disarmo. Sappiamo che ai tempi della crisi dei missili, tante volte evocata ultimamente, Che Guevara non era affatto contrario all’escalation fino alla guerra nucleare, e si arrabbiò molto con i sovietici per la decisione di ritirare i missili da Cuba.

Non per niente rifiutò più volte un’intervista all’Unità, in quanto organo del Pci, che considerava «il più pacifista di tutti i partiti occidentali» (e non era evidentemente un complimento, dal suo punto di vista). Sappiamo che uno degli esempi più nobili della solidarietà italiana, anche questo molto rievocato di recente, fu la scelta compiuta dal governo Andreotti, sollecitato dal presidente della Repubblica Pertini, di inviare le proprie navi nel golfo del Siam per salvare 907 profughi vietnamiti, nel 1979. Civili in fuga dalle persecuzioni del regime comunista di Hanoi.

Tutto questo non toglie che allora, in buona o cattiva fede, a torto o a ragione, la sinistra si batteva contro l’imperialismo e il colonialismo, a sostegno dei movimenti di liberazione e di resistenza (armati, ovviamente) in ogni angolo del mondo. Oggi molte di quelle persone, ripetendo gli stessi slogan, sono finite senza neanche accorgersene dalla parte opposta: a sostegno degli invasori e degli oppressori, dei regimi più feroci e retrogradi, del nazionalismo militarista e del fascismo puro e semplice.

A guidare il fronte anti-atlantista sono oggi Vladimir Putin e il patriarca Kirill, per i quali la guerra in Ucraina è una guerra contro l’Occidente e i suoi valori, rappresentati dalle «parate gay». Sono gli ayatollah di Teheran, che mentre inviano i terribili droni kamikaze all’esercito russo si adoperano in patria per arrestare, torturare e uccidere chi manifesta in ricordo di Mahsa Amini e per la libertà delle donne. Sono tutti i regimi più violenti e oscurantisti del mondo.

Il culmine del paradosso lo si è raggiunto quando Finlandia e Svezia, Paesi da sempre neutrali, culla del socialismo scandinavo, hanno chiesto di entrare immediatamente nella Nato, all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina. Una scelta che evidentemente li metterebbe al riparo dal rischio di essere la prossima vittima del loro aggressivo vicino, e che pertanto dovrebbe apparire persino scontata a chiunque abbia a cuore la pace. Com’è noto, il 2 agosto 2022 il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, ha votato alla Camera contro la ratifica dei protocolli per l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato. E il modo obliquo e bizantino con cui già a maggio tentava di giustificare la sua scelta testimonia una volta di più il cortocircuito logico, prima ancora che politico e morale, di una simile posizione. Testualmente: «Io penso che dovremmo aprire una discussione: il tema non è se la Finlandia o la Svezia hanno o meno la legittimità di chiederlo, e che si siano spaventati è ovvio, tutti ci saremmo spaventati.

Il punto è: siccome la Nato non è un’associazione in cui dici “io voglio entrare ed entro”, ma è un’organizzazione che prevede l’unanimità, e che dunque dovrebbe richiedere un elemento di riflessione, io non credo che fare questa mossa oggi sia proprio una genialata» (Controcorrente, 18 maggio 2022). Insomma, la sua risposta è no, ma lo fa per loro (proprio come sull’invio di armi alla resistenza ucraina). E così la giovane presidente finlandese Sanna Marin, socialdemocratica, fino a poco prima idolo e modello per tutti i militanti di sinistra, è diventata una guerrafondaia, un falco, un altro esempio della deriva «bellicista» dell’Europa e dell’oltranzismo atlantico.

C’è in questo completo rovesciamento dei ruoli tra aggrediti e aggressori, tra regimi fascisti e democrazie liberali, socialisti e nazionalisti, qualcosa di più della semplice propaganda putiniana, pur efficacissima nel trasformare l’invasione russa dell’Ucraina in una guerra di difesa dall’«espansione» della Nato. Non bastano i soldi, le pressioni, le fake news a spiegare la facilità con cui un pezzo del mondo politico, giornalistico e intellettuale italiano ha introiettato questa visione orwelliana del conflitto, in cui gli aguzzini di Bucha sarebbero la resistenza anti-imperialista e le sue vittime sarebbero i «nazisti». Tra la realtà di oggi e l’immagine propagandistica c’è un abisso troppo grande, logico e morale. E l’Italia rischia di precipitarci dentro.

Ucraina Russia, news sulla guerra del 22 dicembre. Marta Serafini, inviata a Kiev, e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 22 Dicembre 2022

Le notizie di giovedì 22 dicembre, in diretta. Mosca «Lo sforzo dell'Armata è concentrato nella regione del Donetsk». Zelensky ritorna a Kiev da Washington, passando dalla Polonia e incontra il presidente polacco Duda

• La guerra in Ucraina è arrivata al 302esimo giorno.

• Per la prima volta dall’inizio del conflitto Zelensky ha lasciato l’Ucraina per raggiungere gli Stati Uniti e incontrare il presidente Joe Biden.

• Il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ha colto l’occasione per annunciare la fornitura di missili Patriot: perché sono così importanti per Kiev?

• Nel nuovo pacchetto di aiuti statunitensi ci saranno 1,85 miliardi di dollari.

Ore 00:11 - Zelensky: «Putin potrebbe spingersi oltre Ucraina, invadere altri»

Vladimir Putin potrebbe spingersi oltre l’Ucraina e potenzialmente poter invadere stati dell’ex Unione Sovietica. Lo ha affermato Volodymyr Zelensky nella conferenza stampa con Joe Biden.

Ore 00:26 - Zelensky in visita a Congresso Usa viene accolto da Pelosi

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo l’incontro alla Casa Bianca con il presidente statunitense Joe Biden, si trova al Congresso dove è stato accolto dalla speaker Nancy Pelosi. «Siamo qui oggi per dare il benvenuto al coraggioso e valoroso Presidente Zelensky, per elogiare non solo lui, ma anche il coraggioso e unito popolo ucraino per ciò che sta facendo per proteggere la democrazia», ha dichiarato Pelosi ai giornalisti dal Campidoglio degli Stati Uniti. Anche Zelensky si è rivolto brevemente ai giornalisti, sottolineando che è la sua seconda volta al Campidoglio degli Stati Uniti e che l’ultima visita risale a prima della guerra e dell’invasione russa del suo Paese. «Cosa posso dire? Diversa, diversa sensazione, come diversa storia, come diversa vita. Ma in ogni caso, in questa vita, è molto importante il Congresso degli Stati Uniti, è un grande amico dell’Ucraina, del popolo ucraino, della libertà, della libertà degli ucraini. E vi ringrazio molto. Ci avete sostenuto finanziariamente... Grazie mille», ha detto.

Ore 01:38 - Zelensky, vittoria Ucraina sarà anche vittoria americana

«Ringrazio» Joe Biden per la «calorosa accoglienza e apprezzo profondamente il sostegno degli Stati Uniti e degli americani. Sono fiducioso: insieme saremo in grado di assicurare un futuro migliore e libero per i nostri due Paesi. La vittoria dell’Ucraina sarà anche la vittoria dell’America». Lo twitta Volodymyr Zelensky.

Ore 01:46 - Standing ovation per Zelensky al Congresso americano

Un lungo applauso bipartisan da parte del Congresso americano ha accolto l’ingresso in aula del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Più di due minuti di applausi che sono andati avanti anche quando il leader ucraino, che si è presentato in abiti militari, è arrivato al microfono. Alla presentazione della Speaker Nancy Pelosi, l’aula ha risposto con un’ovazione, seguito di nuovo da un lungo applauso, tutti in piedi, compresa la Speaker e la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris. «Grazie - sono state le prime parole di Zelensky - è troppo per me».

Ore 01:49 - Zelensky a Congresso Usa: «Ucraini sono vivi e vegeti»

«Contro tutte le aspettative e considerate le condizioni pessime di partenza, gli ucraini sono vivi e vegeti, non sono caduti»: lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Congresso Usa, davanti ai senatori e deputati americani. Presente in aula anche la vicepresidente Kamala Harris. Zelensky era intervenuto al Congresso a marzo scorso ma in videocollegamento. «Non abbiamo paura. Anche l’America e gli Europei si sono guadagnati questa vittoria», ha aggiunto. «La tirannia russa ha perso il controllo su di noi». E ha citato nel suo discorso la Seconda guerra mondiale e l’offensiva delle Ardenne. «l’Ucraina non si arrenderà mai» ha detto. In Ucraina «celebreremo il Natale, forse a lume di candela. E questo non per romanticismo ma perché non c’è elettricità. Ma non ci lamentiamo, affronteremo questa guerra per l’indipendenza e la libertà con dignità e successo».

Ha inoltre detto: «Gli americani nella loro giusta forza vinceranno una guerra assoluta».Una frase per rendere omaggio a Franklyn Delano Roosevelt. «Allo stesso modo — ha detto — il popolo ucraino vincerà in modo assoluto».Poi ha aggiunto: «Sappiamo che tutti noi, milioni di ucraini, ci auguriamo la stessa cosa: vittoria. Solo vittoria» e ha ringraziato gli americani per il sostegno. «Che Dio possa proteggere i nostri soldati coraggiosi, buon Natale e buon vittorioso anno nuovo».

Ore 02:10 - Zelensky dona al Congresso la bandiera ucraina del fronte di Bakhumt

Al termine del suo discorso al Congresso Usa, Volodymyr Zelensky ha donato alla vice presidente Kamala Harris e alla speaker Nancy Pelosi una bandiera ucraina proveniente dal fronte di Bakhmut. Al presidente ucraino è invece stata donata una bandiera america.

Ore 03:03 - Leader dei deputati repubblicani McCarthy, «contrari ad assegni in bianco»

Il leader del Partito repubblicano alla Camera dei rappresentanti Usa, Kevin McCarthy, ha elogiato il discorso tenuto ieri al Congresso federale dal presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ma ha avvertito che sotto la sua guida, i deputati conservatori «non sosterranno mai un assegno in bianco» in favore di Kiev. «Credo sia stato un ottimo discorso», ha dichiarato McCarhty commentando l’intervento tenuto da Zelensky a Washington. «Ha esposto una serie di ragioni per le quali il mondo libero dovrebbe continuare a combattere. La mia posizione non è mai cambiata: sostengo l’Ucraina, ma non sosterrò mai un assegno in bianco. Vogliamo assicurarci che si renda conto di ogni dollaro speso», ha affermato il repubblicano. McCarthy, che a gennaio assumerà quasi certamente la presidenza della Camera, ha tenuto personalmente un breve colloquio con il presidente ucraino prima del discorso tenuto da quest’ultimo di fronte al Congresso. «Abbiamo parlato della situazione del conflitto, e di cosa sia necessario fare per poter giungere alla vittoria», ha spiegato il deputato.

Ore 03:22 - Ucraina, sostituzione gratuita delle vecchie lampadine

Dal nuovo anno, ogni cittadino ucraino adulto potrà ricevere gratuitamente 5 lampade a LED per sostituire le vecchie lampade a incandescenza. E in questo modo darà il suo contributo per aiutare le compagnie energetiche a bilanciare il sistema elettrico dell’Ucraina. La sostituzione di 30 milioni di lampadine sarà finanziata dall’Unione Europea. Il governo dell’Ucraina sta lavorando per garantire che tutte le procedure dell’UE siano completate entro la fine dell’anno e che il programma inizi già a gennaio.

Ore 06:02 - Ambascatore Russia a Washington: Ucraina e Usa non pronti per la pace

«La visita di Zelensky qui, le conversazioni a Washington hanno dimostrato che né l’amministrazione né Zelensky sono pronti per la pace», ha affermato l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov. «Le tesi apparse sui media americani secondo cui la Russia non è interessata a raggiungere la pace sono false», ha sostenuto, aggiungendo che la posizione di Mosca è stata più volte espressa dal presidente russo, scrive Ria Novosti citando una nota dell’ambasciata.

Ore 08:11 - Kiev: «100mila soldati russi uccisi da inizio guerra»

Sono centomila, secondo il ministero della Difesa di Kiev, i soldati russi che sono stati uccisi in Ucraina dall’inizio dell’aggressione lanciata lo scorso 24 febbraio da Vladimir Putin. Nel bollettino diffuso oggi dallo Stato Maggiore delle forze armate ucraine si legge anche che in trecento giorni di guerra sono stati eliminati tremila carri armati e seimila veicoli corazzati.

Ore 08:15 - Donetsk, ferito ex direttore agenzia spaziale russa

L’ex direttore generale dell’agenzia spaziale russa Roskosmos, Dmitry Rogozin, e il governatore dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk (Dpr), Vitaly Khotsenko, sono rimasti feriti a Donetsk durante bombardamenti delle forze ucraine: lo hanno reso noto l’assistente di Rogozin e la portavoce di Khotsenko, Mina Akhverdiyeva, come riporta Ukrainska Pravda.

«Alla periferia di Donetsk è stato bombardato un hotel in cui viveva un gruppo di consiglieri militari guidati da Dmytro Rogozin. Dmytro Olegovich (Rogozin) è rimasto ferito alla schiena. È ricoverato in ospedale. Non è in pericolo di vita», ha detto il suo assistente sottolineando che l’attacco era «chiaramente intenzionale». Successivamente, lo stesso Rogozin ha confermato in un commento a RT di essere stato ferito alla schiena: «Ferito alla schiena. Vivrò. Le schegge (sono passate) a un centimetro dalla spina dorsale».

Ore 08:33 - Kiev al buio: «Il 60% dei trasformatori distrutto»

La situazione più difficile in Ucraina per la fornitura di elettricità si registra oggi nella capitale Kiev a causa dei danni alle reti e alle apparecchiature provocati dai bombardamenti russi: il 60% dei trasformatori è stato distrutto negli attacchi. Lo ha reso noto su Facebook l’amministratore delegato della società elettrica YASNO, Serhii Kovalenko, come riporta Ukrainska Pravda. «Non ci sono cambiamenti in meglio. Oggi la situazione dell’approvvigionamento a Kiev è la più difficile del Paese. Ci sono quelle aree che ricevono luce per circa cinque ore al giorno. Ci sono quelle che hanno luce per 2- 3 ore al giorno E c’è chi è senza luce dall’ultimo bombardamento. La città non può ricevere energia dal sistema elettrico del Paese a causa dei danni alle apparecchiature ad alta tensione», ha scritto Kovalenko. «Bene, la rete non può funzionare quando manca il 60% dei trasformatori. È impossibile fornire elettricità in luoghi dove non ci sono apparecchiature», ha sottolineato.

Ore 08:48 - Von der Leyen: «Lavoriamo per aumento flussi elettricità con Europa»

«L’Ue sta lavorando per aumentare i flussi di elettricità tra Ucraina, Moldavia e il resto d’Europa. Stiamo inoltre mobilitando 900 generatori per alimentare il Paese, compresi gli ospedali, e inviando milioni di lampadine a risparmio energetico». Lo scrive su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo aver spento le luci negli uffici di Berlaymont (la sede della Commissione europea a Bruxelles) e di rappresentanza in tutta l’Ue in solidarietà con il popolo ucraino che sta subendo blackout.

Ore 09:09 - Macron: «Kiev nella Nato non è lo scenario più verosimile»

L’ingresso dell’Ucraina nella Nato non è lo scenario più «verosimile». Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron ai quotidiani «Le Monde», «Wall Street Journal» e «An Nahar». Bisognerà comunque dare a Kiev «delle garanzie di sicurezza ancora più robuste visto che è stata aggredita dalla Russia», ha spiegato il capo dello Stato francese, prima di commentare gli obiettivi di Mosca. «Quello che i russi chiedono fin dall’inizio è la resa, non la pace», ha spiegato Macron. «La priorità oggi è difendere l’Ucraina, è quello che facciamo dal primo giorno», ha continuato il presidente francese, aggiungendo anche l’0importanza di «stoppare i bombardamenti» sulle infrastrutture ucraine. A tal proposito Macron ha criticato la fornitura di droni alla Russia da parte dell’Iran: «Si sta creando una specie di multilateralismo del terrorismo», ha detto il presidente.

Ore 09:33 - Tajani: «Da Biden-Zelensky messaggio chiaro, Kiev non è sola»

Dall’incontro tra Biden e Zelensky, «è assolutamente chiaro il messaggio inviato, anche alla Russia. L’Occidente non lascerà sola l’Ucraina. L’obiettivo è la pace, ma non si pensi di logorare l’Occidente, perché non si farà logorare e sosterrà l’Ucraina fino a che non arriverà la pace». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Sky Tg24. «L’Europa è parte dell’Occidente e sta facendo tutto ciò che deve anche preparando la ricostruzione», ha sottolineato il ministro, aggiungendo che «anche nostre imprese si prepareranno a partecipare» a questa fase dopo la guerra.

Ore 11:04 - Mosca: «Washington conduce guerra indiretta contro Russia»

All’indomani della visita del presidente ucraino Zelensky negli Stati Uniti, il Cremlino ha accusato Washington di condurre una «guerra indiretta» contro la Russia. Mosca ha inoltre affermato che non c’è alcuna «volontà di ascoltare la Russia».

Ore 11:16 - Peskov: i Patriot all'Ucraina complicano il conflitto

«Non contribuisce alla rapida soluzione della situazione, anzi il contrario». Così il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, rispondendo a una domanda dei giornalisti se le nuove consegne di sistemi missilistici antiaerei Patriot all'Ucraina saranno un obiettivo legittimo per le forze armate russe.

Ore 11:30 - Il 3 febbraio a Bruxelles summit Ue-Ucraina

Il prossimo 3 febbraio si terrà a Bruxelles il summit Ue-Ucraina. Lo fanno sapere fonti europee qualificate. Zelensky è stato invitato a partecipare e visitare la capitale europea. Il summit, precisa la fonte, è nel formato Commissione-Consiglio, dunque non alla presenza di tutti e 27 gli Stati membri.

Ore 12:11 - Mosca: uccisi 21 abitanti del Donetsk in attacchi di Kiev

«Solo nelle ultime due settimane, 21 abitanti di Donetsk sono stati uccisi, 94 persone sono rimaste ferite e 460 abitazioni sono state danneggiate» in attacchi delle forze armate ucraine. Lo ha riferito la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, durante un briefing, riportato in un messaggio sul canale Telegram della stessa Zakharova.

Ore 12:19 - Incendio sulla nave russa Admiral Kuznetsov, fiamme spente

È scoppiato un incendio nella notte sull'ammiraglia della Marina russa, l'incrociatore Admiral Kuznetsov. Lo riferisce l'agenzia di stampa russa Tass. «Il piccolo incendio» sulla portaerei, al momento attraccata alle banchine del cantiere navale Zvyozdochka a Murmansk, nell'estremo Nord-Ovest del territorio russo, è stato domato e non ci sono state vittime, ma 20 persone sono state evacuate, ha riferito una fonte dei servizi di emergenza.

Ore 12:37 - Il ministro Difesa russo Shoigu visita le truppe al fronte

Il ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu, ha ispezionato le unità delle forze armate russe dispiegate al fronte in Ucraina. Lo riportano le agenzie di stampa russe citando il ministero della Difesa. «In prima linea, Sergey Shoigu ha parlato con i militari del gruppo e li ha ringraziati per l'esemplare svolgimento dei compiti dell'operazione militare speciale». Alla domanda sullo stato d'animo dei combattenti, il capo del dipartimento militare ha ricevuto una risposta chiara: «Combattere!», recita il comunicato del ministero citato dall'agenzia Ria Novosti.

Ore 12:54 - Stoltenberg: «Putin non dà alcun segno di volere la pace»

«La Russia spera di congelare la guerra per permettere alle sue forze di riorganizzarsi, riarmarsi e cercare di lanciare una nuova offensiva. Il Presidente Zelensky ha proposto alla Russia di iniziare il ritiro delle truppe entro Natale come passo per porre fine al conflitto, ma Mosca ha rifiutato senza mezzi termini. È stato Putin a iniziare la guerra. Può porvi fine oggi stesso uscendo dall'Ucraina: al momento non mostra alcun segno di voler raggiungere una vera pace». Lo scrive sul Financial Times il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

Ore 13:38 - Zakharova: «Kiev e Washington non cercano la pace»

«I colloqui tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ed il leader americano Joe Biden a Washington hanno mostrato che l'Ucraina e gli Stati Uniti non cercano la pace, ma sono determinati a continuare le ostilità». Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, nel corso di un briefing, secondo quanto riporta l'agenzia Tass.

Ore 14:04 - Media, almeno 10.300 nuove tombe nella zona di Mariupol

Almeno 10.300 tombe sono state aggiunte vicino alla città di Mariupol controllata dai russi, la maggior parte nel cimitero di Staryi Krym, dall'inizio di marzo a oggi: è quanto emerge da un'analisi delle immagini satellitari dell'area realizzata dall'agenzia di stampa Associated Press (Ap), come riporta la Ap sul suo sito. L'area complessiva occupata dalle nuove tombe è stata stimata in oltre 51.500 metri quadrati. Inoltre, sono stati esaminati i filmati di droni e video che mostravano l'uso da parte dei russi di macchinari pesanti per scavare le fosse: le tombe erano visibili come cumuli di terra, a volte con croci di legno contrassegnate da nomi e date, ma per lo più con numeri scarabocchiati a mano su piccoli cartelli. Alcune di esse riportavano più di un numero, indicando probabilmente la presenza di più cadaveri. Il mese scorso la Bbc aveva indicato che recenti immagini satellitari della società Maxar mostravano che tre siti di sepoltura di massa vicino a Mariupol - situati a Staryi Krym, Manhush e Vynohradne - erano in costante espansione dalla scorsa primavera.

Ore 14:26 - Summit Ue-Ucraina del 3 febbraio, non si sa ancora il luogo

Il summit Ue-Ucraina è stato confermato per il 3 febbraio ma non è detto che si tenga a Bruxelles. Lo precisa un alto funzionario europeo a conoscenza del dossier. Il summit si tiene ogni anno e nel 2021 era stato organizzato in Ucraina.

Ore 14:37 - A Mariupol 10 mila nuove tombe, russi demoliscono 50mila case

Da un’inchiesta di Associated Press sulla Mariupol occupata risulta che, a 8 mesi dall’inizio dell’occupazione russa, sono oltre 10 mila le nuove tombe nella città ucraina. Il bilancio dei morti potrebbe essere tre volte più alto della iniziale stima di almeno 25 mila decessi. Inoltre AP calcola che il piano generale della Russia per Mariupol prevede la demolizione di oltre 50mila case.

I giornalisti di Associated Press sono stati gli ultimi media internazionali a lasciare Mariupol prima che le forze russe conquistassero la città. L’inchiesta di AP si basa su interviste fatte a 30 residenti di Mariupol, 13 dei quali vivono sotto l’occupazione russa, nonché immagini satellitari e centinaia di video raccolti dall’interno della città, oltre che documenti russi che mostrano un piano generale.

Ore 14:45 - Mosca: «Lo sforzo dell’armata russa è concentrato sulla regione di Donetsk»

Lo sforzo bellico dell’Arrmata russa in Ucraina è al momento concentrato sulla regione di Donetsk, nel Donbass, con l’intenzione di «liberarla completamente» secondo quanto dichiarato dal capo di stato maggiore militare russo, generale Valery Gerasimov, citato dalla Tass, aggiungendo che le forze russe continuano a colpire in profondità in territorio ucraino. Nel 2022, ha aggiunto il comandante militare, Mosca ha consegnato alle truppe russe combattenti oltre 3.100 mezzi militari, fra carri armati e altri mezzi corazzati, lanciamissili e pezzi d’artiglieria.

Ore 15:19 - «Nel 2023 altri 32 miliardi dollari per Ucraina»

Il G7 dei ministri delle Finanze ha mobilitato un totale di 32,7 miliardi di dollari per l’Ucraina nel 2022. Il piano prevede ora di fornire altri 32 miliardi di dollari nel 2023. In questo modo, il G7 riafferma il suo «incrollabile sostegno» all’Ucraina. Lo annuncia un comunicato dei ministri G7 delle Finanze, che si sono oggi riuniti l’ultima volta sotto la presidenza tedesca. L’incontro era in forma virtuale.

Ore 15:27 - Un’inchiesta «New York Times» identifica il reggimento russo responsabile del massacro di Bucha

I responsabili del massacro di Bucha, avvenuto in Ucraina all’inizio dello scorso aprile, furono i paracadutisti russi del 234mo Reggimento di assalto aereo guidato dal colonnello Artjrom Gorodilov. È quanto emerge da un’inchiesta pubblicata oggi dal «New York Times», condotta incrociando immagini di telecamere di sicurezza, tabulati telefonici, documenti governativi, interviste ai residenti, e analizzando i segnali in codice utilizzati dai comandanti russi su frequenze radio.

«Le prove - scrive il quotidiano - mostrano che le uccisioni furono parte di un deliberato e sistematico tentativo di assicurare spietatamente un percorso verso la capitale Kiev. I soldati hanno interrogato e giustiziato uomini disarmati in età arruolabile, e ucciso chiunque si trovasse involontariamente sulla loro strada, che si trattasse di bambini in fuga con le loro famiglie, di residenti alla ricerca di cibo o di passanti che stavano semplicemente cercando di tornare a casa in bicicletta».

Secondo il «New York Times», i dettagli venuti alla luce nell’inchiesta potrebbero contribuire alle indagini già condotte dalla Corte penale internazionale (Cpi) su possibili crimini di guerra in Ucraina. A Bucha, in totale, furono uccise oltre 400 persone.

Ore 15:47 - Kiev: «Zelensky ha incontrato Duda in Polonia»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato l’omologo polacco Andrzej Duda in Polonia prima di rientrare in patria, di ritorno dalla sua visita a Washington. Lo ha riferito Kiev.

Ore 16:03 - Scoperte a Kherson 36 tombe con persone uccise durante occupazione

Trentasei tombe con persone uccise durante l’occupazione russa sono state scoperte in un cimitero a Kherson. Lo ha riferito il viceministro dell’Interno ucraino Yevhen Yenin, aggiungendo che nel luogo di sepoltura sono presenti anche corpi di militari ucraini e che gli investigatori stanno attualmente raccogliendo campioni di dna da presunti parenti per identificare le vittime. In totale, durante il periodo dell’occupazione russa, gli obitori locali di Kherson hanno ricevuto circa 700 corpi, di cui quasi 100 presentavano ferite di vario genere.

La città di Kherson, nel sud dell’Ucraina, è stata liberata l’11 novembre dopo che la Russia si era ritirata sulla sponda orientale del fiume Dnipro. Yenin ha anche affermato che più di 450 corpi sono già stati riesumati a Izium, nella regione di Kharkiv, 40 dei quali presentano segni di tortura. La maggior parte di queste persone erano civili. La città di Izium è stata liberata il 10 settembre durante l’improvvisa controffensiva dell’Ucraina nella regione nord-orientale.

Ore 16:15 - Meloni: gli italiani spengano la luce un'ora per capire gli ucraini

«In tutte le culture questo è il momento della vittoria della luce sulle tenebre, invece l'Ucraina vive la quasi totalità delle sue giornate senza energia elettrica. Per capire come stanno gli ucraini, chiederei a tutti gli italiani di spegnere un'ora al giorno tutta l'energia di cui dispongono, per capire cosa significa avere persone che difendono la libertà e l'amore di patria». Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo alla Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori d'Italia nel mondo.

Ore 16:50 - Mosca: ucciso dirigente filorusso nella regione di Kherson

Un dirigente dell'amministrazione della regione ucraina di Kherson occupata dai russi è rimasto ucciso in un attentato, secondo quanto comunicato dall'amministrazione russa su Telegram. Si tratta di Andrey Shtepa, capo della località di Liubymivka, sulla riva sinistra del fiume Dnipro: secondo il messaggio dell'amministrazione russa di Kherson su Telegram «è morto tragicamente dopo l'esplosione di un'automobile» opera di «terroristi ucraini».

Ore 17:02 - In Norvegia l’arresto di una spia russa ha fatto scattare l’ossessione per «illegali» e sabotaggi

(Andrea Marinelli e Guido Olimpio) A fine ottobre, i servizi di sicurezza norvegesi si presentano all’università di Tromso con il mandato di perquisire l’ufficio del 37enne Jose Assis Giammaria, un ricercatore brasiliano del Center for Peace Studies molto disponibile — si era anche offerto di ridisegnare il sito del centro studi — ma che non voleva mai parlare portoghese né, soprattutto, del proprio progetto di ricerca, incentrato sulle minacce ibride nell’Artico. Stranezze che avevano insospettito i colleghi dell’università norvegese, insieme al fatto che Giammaria si finanziava da solo il progetto di ricerca e assicurava che lo avrebbe prolungato. Inizialmente il giovane brasiliano viene accusato di aver violato le leggi sull’immigrazione ma, qualche giorno più tardi, gli agenti del Pst — il controspionaggio di Oslo — annunciano l’arresto di una spia, un cittadino russo nato nel 1978 di nome Mikhail Mikushin, secondo il sito investigativo Bellingcat un colonnello del Gru, l’intelligence militare di Mosca. Mikushin nega di essere un agente al servizio dei russi, ma viene accusato di spionaggio contro segreti di Stato che potrebbero ledere gli interessi nazionali e rischia ora una condanna a tre anni.

Ore 17:14 - Putin: «Patriot? Sistema vecchio, troveremo un antidoto. Tutti i conflitti finiscono con i negoziati»

Il sistema di difesa antiaerea Patriot che gli Usa si apprestano a fornire all'Ucraina «è un sistema vecchio, non funziona quanto (i missili) S-300, e troveremo sempre un antidoto», ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin durante una conferenza stampa, commentando la decisione americana di fornire a Kiev missili terra-aria Patriot. Per quanto riguarda la fine dell'operazione speciale ha sottolineato: «Tutti i conflitti armati finiscono in un modo o nell'altro con un qualche negoziato sulla pista diplomatica. E non abbiamo mai rifiutato», facendo presente che invece Zelensky non è disponibile a negoziare.

Ore 17:15 - Usa: «Il gruppo Wagner ha 50.000 uomini in Ucraina»

La milizia privata russa Wagner spende «100 milioni al mese per la guerra» in Ucraina. Lo ha detto il portavoce del Consiglio della sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing con la stampa precisando che «Wagner ha 50.000 uomini dispiegati, di cui 10.000 contractor e 40.000 detenuti reclutati dalle carceri russe». «I combattenti Wagner hanno svolto un ruolo fondamentale a Bakhmut», dove il presidente Volodymyr Zelensky è stato in visita due giorni fa, ha aggiunto Kirby.

Ore 17:24 - Usa: la Corea del Nord ha dato armi alla milizia Wagner in Ucraina

«La Corea del Nord ha completato una prima consegna di armi in Ucraina alla milizia privata russa Wagner che ha pagato per la fornitura». Lo ha detto il portavoce del Consiglio della sicurezza nazionale Usa, John Kirby, precisando che si tratta di «razzi e altre armi».

Ore 17:34 - Putin: contromisure al price cap prossima settimana

«Firmerò un decreto con misure di risposta al price cap sul petrolio lunedì o martedì»: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin citato dalla Tass.

Ore 17:40 - Zelensky è rientrato in Ucraina

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è rientrato in Ucraina dal viaggio negli Stati Uniti. Lo riferisce il portavoce del presidente.

Ore 17:45 - Germania: arrestato un uomo dei servizi, sospetta spia per Russia

L'Ufficio federale di polizia criminale tedesco ha arrestato ieri a Berlino un uomo che lavora presso il Bnd, il servizio segreto estero tedesco. C'è il sospettoche l'uomo, Carsten L., abbia passato informazioni ai servizi d'intelligence della Russia. L'ipotesi di reato è quella di tradimento. L'ordine per l'operazione di polizia è arrivato dalla Procura Federale tedesca Gba. Lo riporta Dpa.

Ore 17:04 - Usa: nuove sanzioni contro 10 navi russe

Gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni contro 10 «entità navali» russe che hanno bloccato grano e altri generi alimentari nei porti ucraini. Lo ha annunciato il segretario di Stato americano, Antony Blinken, in una nota. «Continuiamo ad imporre ulteriori gravi costi al presidente Putin e ai suoi sostenitori per l'inconcepibile guerra contro l'Ucraina», ha sottolineato ribadendo che gli Usa sono «determinati ad usare tutte le misure necessarie appropriate per scoraggiare gli attacchi della Russia contro l'Ucraina, siano essi aerei, terrestri o marittimi».

Ore 18:27 - Putin: «Il conflitto prima finisce, meglio è»

«Il nostro obiettivo non è far girare questo volano del conflitto militare, ma, al contrario, porre fine a questa guerra, stiamo mirando a questo e continueremo a mirare a questo». Lo ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin, ripreso dall’agenzia Interfax. «Prima finisce, meglio è», ha detto. Secondo Putin, «prima i nostri avversari si renderanno conto» che è necessario trattare, meglio sarà».

Ore 18:55 - Blinken: «Dalla Russia nessuna volontà di negoziare»

«La Russia non ha dimostrato nessuna volontà significativa di negoziare» una pace in Ucraina. Lo ha ribadito il segretario di Stato americano, Antony Blinken, in una conferenza stampa.

Ore 19:25 - Usa, a breve al via addestramento forze Kiev a Patriot

Gli Stati Uniti inizieranno ad addestrare «molto presto» le truppe ucraine all’uso dei patriot. Lo afferma un funzionario dell’amministrazione americana, sottolineando che finora gli Usa hanno addestrato circa 3.100 ucraini all’utilizzo di diversi sistemi di difesa, fra i quali gli Himars.

Ore 21:17 - l’Iran a Zelensky su droni a Russia, «nostra pazienza ha un limite»

Il portavoce del ministero degli Esteri dell’Iran, Nasser Kanaani, ha invitato il presidente dell’Ucraina, Volodimir Zelensky, a smetterla di sostenere che Teheran fornisce droni alla Russia. In un comunicato stampa, Kanaani ha condannato le «ripetute accuse e le osservazioni pesanti del presidente ucraino contro la Repubblica islamica dell’Iran al Congresso degli Stati Uniti». «L’Iran ha risposto ripetutamente alle accuse infondate riguardanti i droni lanciate da funzionari ucraini. Non abbiamo fornito alcun hardware militare a nessun attore per l’uso nella guerra in Ucraina», ha aggiunto. Rivolgendosi direttamente a Zelensky, il portavoce della diplomazia iraniana ha detto che «farebbe meglio a sapere che la pazienza strategica dell’Iran per accuse cosi’ infondate non e’ infinita». Ieri, 21 dicembre, rivolgendosi al Congresso degli Stati Uniti, Zelensky ha detto: «La Russia ha trovato un alleato nella politica di genocidio: l’Iran. I droni armati iraniani inviati in Russia a centinaia sono diventati una minaccia per la nostra infrastruttura critica. E’ cosi’ che un terrorista ne ha trovato un altro».

Ore 02:16 - Il gruppo giapponese Rakuten dona 500 generatori all’Ucraina

Il gruppo giapponese Rakuten, specializzato nel commercio elettronico, ha donato 500 generatori all’Ucraina. Lo ha annunciato - come riporta il The Kyiv independent - l’amministratore delegato Hiroshi Mikitani. I generatori saranno spediti in Ucraina entro la fine dell’anno per ovviare alle diffuse interruzioni di corrente. I fondi per la donazione - denominata «Samurai Donation Project» - sono stati forniti personalmente da Mikitani

Ore 02:52 - Sacerdote a processo per aver negato l’aggressione armata della Russia

È accusato di aver negato l’aggressione armata da parte delle forze armate russe nei confronti dell’Ucraina. Per questo, nella regione di Zhytomyr, un sacerdote sarà processato. La notizia, come riporta Ukrinform, è stata annunciata dall’ufficio del procuratore regionale di Zhytomyr su Telegram . «L’inchiesta ha stabilito che il reato è stato commesso nella primavera del 2022 da un sacerdote diocesano di 50 anni, abate di una delle parrocchie del distretto di Zhytomyr» si legge nel rapporto. In dettaglio, secondo la Procura, dopo la funzione della Domenica delle Palme, il religioso ha affermato l’improbabilità dei crimini di guerra commessi da parte di militari russi contro la popolazione civile di Bucha. Inoltre, «ha negato l’aggressione armata della Federazione Russa contro il popolo ucraino e ha deliberatamente sostenuto la propaganda nemica»

Ore 03:49 - Mosca: dal conflitto ucraino super profitti per l’industra della difesa Usa

«Il conflitto in Ucraina sta portando super profitti all’industria della difesa statunitense». Lo ha dichiarato alla Tass Alexander Darchiev, direttore del dipartimento nordamericano del ministero degli Esteri russo. «L’industria della difesa statunitense sta raccogliendo super profitti dal conflitto ucraino - ha aggiunto - mentre l’establishment politico, nonostante l’aspra lotta interna, è unito nell’opinione che la «guerra all’ultimo ucraino» sia un investimento redditizio nella sicurezza americana».

Ore 04:51 - Putin denunciato da un consigliere per aver usato la parola «guerra»

Il presidente russo Vladimir Putin è stato denunciato da un consigliere comunale di San Pietroburgo per aver usato la parola «guerra» riferendosi all’operazione in Ucraina, lo scrive l’agenzia di stampa Unian. Il politico russo Nikita Yuferev ha chiesto al procuratore generale Krasnov e al ministro degli Interni Kolokoltsev di controllare il discorso di Putin alla conferenza stampa. Yuferev crede che le parole di Putin possano «essere ritenute legalmente responsabili della diffusione di falsi sulle azioni dell’esercito russo». «Diverse migliaia di persone sono già state condannate per tali parole sulla guerra», ha detto Yuferev.

Ore 05:56 - Corea del Nord: «Mai fornito armi alla Russia»

La Corea del Nord ha ribadito oggi di non aver mai fornito armi alla Russia, replicando alle nuove accuse formulate in tal senso dagli Stati Uniti. In una nota rilanciata dall’agenzia di stampa ufficiale «Korean Central News Agency» («Kcna»), il ministero degli Esteri nordcoreano definisce «infondata» la denuncia di Washington secondo cui Pyongyang avrebbe fornito armi e munizioni alle milizie private russe impegnate in combattimento in Ucraina. Il ministero ha condannato l’invio di armi statunitensi all’Ucraina, e ha negato anche indiscrezioni pubblicate dal quotidiano giapponese «Yomiuri», secondo cui carichi di munizioni di vario calibro avrebbero attraversato il confine tra la Corea del nord e la Russia il mese scorso, e nuove forniture dovrebbero avvenire nelle prossime settimane. «Il falso rapporto di media statunitensi secondo cui la Repubblica Popolare Democratica di Corea avrebbe offerto munizioni alla Russia è un assurdo depistaggio, indegno di commenti o speculazioni», ha affermato un portavoce del ministero citato da «Kcna».

Slava America. Biden, Zelensky e la battaglia per la libertà globale. Christian Rocca su L’Inkiesta il 22 Dicembre 2022

L’incontro a Washington tra i due presidenti che stanno salvando l’Occidente e il gran discorso al Congresso di un leader che prima della guerra si era fatto raggirare da Putin, ma che dopo l’invasione si è trasformato nel Churchill del XXI secolo

Oltre a respingere sul campo di battaglia l’invasore russo, l’incredibile Ucraina che ormai sappiamo essere capace di superare qualsiasi ostacolo, anche il più insormontabile, è riuscita nell’impresa di pacificare Washington, la capitale dell’America dilaniata dalla polarizzazione trumpiana che tanto cara fu a Vladimir Putin.

A parte qualche caso umano tra i fedeli al Golpista in chief, del genere presente in modo a-m-p-i-o nei talk show italiani, Volodymyr Zelensky è stato accolto in trionfo al Congresso americano dai deputati e dai senatori sia democratici sia repubblicani che, riuniti in seduta comune a Capitol Hill, gli hanno tributato numerosi applausi a scena aperta nonostante una zoppicante pronuncia inglese che però ha reso ancora più epica la rappresentazione esatta di un Paese che resiste ai crimini russi.

Arrivato a Washington ventiquattr’ore dopo aver visitato il fronte della guerra d’aggressione russa a Bakhmut, nel Donbas, estraendo così dal cilindro l’ennesimo colpo di scena dei suoi, Zelensky prima ha incontrato il presidente Joe Biden e poi è andato al Congresso a ringraziare il popolo americano per il sostegno al popolo ucraino (ha usato parole altrettanto sentite per gli europei), e a ricordare che l’Ucraina sta combattendo per la propria sopravvivenza, indipendenza e libertà e anche per quella degli alleati europei e dell’America.

L’obiettivo della visita a Biden e del discorso al Congresso era triplice: far comprendere agli americani che la vittoria contro il loro storico nemico è a un passo, ma a patto che gli aiuti militari riducano il vantaggio del Cremlino sugli armamenti; dimostrare ai russi la risolutezza americana nel voler aiutare Kyjiv a vincere la guerra; e rincuorare gli ucraini che si apprestano a passare il periodo natalizio al freddo, al buio e sotto un costante attacco missilistico senza mai lamentarsene perché consapevoli che la libertà va conquistata.

L’Ucraina non ha mai chiesto di schierare i soldati americani, ha detto Zelensky, ma è chiaro che gli ucraini sanno perfettamente usare gli aerei e le armi americane.

Il punto è che al momento le armi a disposizione degli ucraini non sono ancora sufficienti, ma l’America può accelerare la vittoria ucraina e fare del 2023 l’anno della svolta decisiva della guerra.

Zelensky è stato un mediocre presidente prima dell’invasione russa, perché credeva di poter convincere Putin a desistere e per questo sbeffeggiava gli americani che lo avvisavano dell’imminente attacco, ma è diventato uno straordinario leader dei nostri tempi una volta che il suo Paese è stato invaso, fino a trasformarsi in un Churchill del XXI secolo capace di guidare la resistenza, di difendere la democrazia globale e di unire il mondo libero.

A Washington ha trovato il suo principale alleato e sostenitore. Insieme, Zelensky e Biden, stanno salvando l’Occidente liberal e democratico dall’attacco dei regimi illiberali e criminali.

Zeta e svastica. Cos’è il rascismo, l’aberrante ideologia totalitaria della Russia di Putin. Matteo Castellucci su L’Inkiesta il 23 Dicembre 2022

L’invasione dell’Ucraina posiziona il dittatore del Cremlino nella stessa categoria storica di Hitler, Stalin e Mussolini. L’imperialismo xenofobo e misticheggiante non ha un futuro perché guarda a un passato che non esiste

Rascismo. In inglese suona «Rashism», una crasi tra Russia e fascismo. È una parola d’uso comune nel Paese che ne ha sotto gli occhi la traslitterazione, potreste averla sentita nelle pause della traduzione durante l’intervista a un sindaco o un politico ucraino. È sinonimo di crimini di guerra, di volontà d’annientamento. Il suo simbolo è la zeta, aberrante come una svastica. Per un ventennio l’Occidente si è chiesto che cosa ci fosse «nella testa di Vladimir Putin», oltre a rivoli spesso mistificati di culti e dottrine precedenti. La risposta è questa ideologia neo-totalitaria.

L’«operazione militare speciale», cioè un’invasione su larga scala di uno Stato libero e indipendente, è stata surrettiziamente motivata dal Cremlino con un richiamo al Secondo conflitto mondiale, all’epopea patriottica del fronte orientale. «Denazificare», era il mantra. Peccato che i nazisti stiano a Mosca: le truppe russe avrebbero dovuto marciare al contrario allora, non verso Kyjiv. È chiara a ogni cittadino ucraino ed europeo la continuità tra le mostruosità del Novecento e la guerra totale e terroristica scatenata dal dittatore.

La mobilitazione dell’opinione pubblica russa è parziale come quella di leva, che ha causato fughe di massa (a parole è conclusa, ma manca un decreto presidenziale). Il 24 febbraio segna però uno spartiacque anche nella traiettoria della Federazione: non può essere più considerata “solo” un’autocrazia. Comincia l’ultimo esperimento putiniano, la costruzione di un regime assoluto. La presunta superiorità «spirituale» di un nazionalismo razzista riesuma una xenofobia claustrofobica, la conversione bellica dell’economia sotto sanzioni, l’imperialismo di matrice coloniale, l’idolatria della morte che – bollinata dal patriarca Kirill – darà «la vita eterna».

Il Cremlino vuole tornare a un passato mai esistito. Ha «una concezione necrofila e priva di senso della Storia», come ha scritto Timothy Snyder sul New York Times. Non sono nemmeno interpretazioni, ma perfette falsificazioni quelle dei discorsi di Putin. Un esempio. Il 30 settembre ha evocato Hiroshima e Nagasaki, quindi lo spauracchio nucleare, ma l’atomica del 1945 servì ai vincitori per fermare la guerra e non per prolungarla, come vorrebbe lui, che invece la sta perdendo.

Il rascismo, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una conferenza stampa della scorsa estate, sarà assimilato al nazismo nei libri di storia e su Wikipedia. La pagina esiste già. In cirillico, si scrive «рашизм». Questi sei caratteri contengono riferimenti all’italiano (il fascismo è stata un’infelice esportazione made in Italy), all’ucraino, al russo e anche all’inglese. La versione originale è più efficace di qualsiasi traduzione, perché riesce a fondere foneticamente le parti che la compongono.

Il lemma sarebbe nato nel 2008, ai tempi della guerra in Georgia. Secondo altre ipotesi, risalirebbe ad alcuni anni prima, alla Cecenia, quando la brutalità di Putin consolidò il suo potere. In frasi come «strangoleremo i terroristi direttamente nella tazza del cesso», che hanno esercitato un certo fascino sulla società russa di allora, c’erano i germi del rascismo di cui ci siamo meravigliati. L’accelerazione coincide con il ritorno al vertice di Putin nel 2012 dopo quattro anni da premier.

Con l’interventismo in Siria, in Africa e poi l’annessione illegale della Crimea nel 2014, antefatto di quelle fasulle di oblast che Mosca ha perso o perderà militarmente, evapora l’illusione dell’«avvicinamento a all’Europa», cullata – in verità soprattutto dall’Occidente – con Mikhail Gorbachev e il primo Putin. Si oppone una retorica del «noi» contro «loro», della «terza Roma» protettrice di valori cosiddetti autentici mentre «loro», appunto, «contano i generi in dozzine».

È una reazione a un’Occidente che, in realtà, Putin non ha (mai) compreso davvero. Era una consolidata tradizione dell’intelligence sovietica, di cui il presidente è stato impiegato, fabbricare resoconti aderenti più ai desideri dei superiori che alla verità. Gli ultimi anni, di isolamento pandemico, hanno aggravato il distacco dalla realtà del «nonno nel bunker», come lo apostrofano i dissidenti e i giovani.

Un aneddoto racconta una direttiva del Kgb agli ufficiali all’estero: ordinava di rintracciare i piani della Nato per un attacco nucleare preventivo all’Urss. Naturalmente, non esistevano. L’inner circle dello “zar” avrà fatto lo stesso con l’Ucraina? Il problema della propaganda del Duemila è che abbiamo finito per crederci pure noi. Non solo Putin. Kyjiv sarebbe caduta in pochi giorni, dicevano i talk show dove gli stessi opinionisti ci ammoniscono oggi sull’invio di armi. Strabuzzano occhi e prossemica e citano articoli tradotti con Google Translate.

La tirata di Putin al Forum economico internazionale di San Pietroburgo era involontariamente ironica quando ci rinfacciava «obsolete illusioni geopolitiche». Sulle quali, però, sembra basata la sua visione del mondo, diviso in sfere d’influenza. Sono ottocentesche anche le mire neocoloniali sulle quattordici ex repubbliche sovietiche. La Moldavia era l’obiettivo successivo, se gli ucraini non avessero fermato le truppe russe. Poi chissà, magari la «voce del padrone» si sarebbe fatta sentire in Kazakistan e Azerbaijan, a ogni un tentativo di smarcarsi dal suo giogo.

Gli schemi del Cremlino sono vecchi di mille anni. Come lo è il progetto plurisecolare di assoggettare il popolo ucraino e le altre nazioni confinanti. La guerra, per la classe dominante, rappresenta l’occasione di sistematizzare un’ideologia che era militante soprattutto all’interno dell’apparato. All’élite, interessata a lucrare e non alle speculazioni sulla democrazia, viene ora chiesta una prova di fedeltà. Si chiede alla «maggioranza silenziosa» un sostegno attivo e non passivo, di uscire allo scoperto. Se esiste.

L’ideologia di Stato, intanto, si fa più arcaica. I toni messianici sono un palliativo di un difetto enorme: il rascismo non ha una visione del futuro. Se le manca nella prassi, è merito degli ucraini che stanno vincendo la guerra, negando a Putin la vittoria con cui sognava di coronare il suo ventennio. È una dottrina antimoderna: del passato più che del futuro. Nasce morta anche la riforma dei programmi scolastici per insegnare fondamenti di putinismo a partire dagli asili. Perché studiare il Medioevo quando puoi viverlo?

I riferimenti del presidente mescolano vari filoni del passato (un libro di E/O ne racconta bene le basi filosofiche, rilette e distorte), dalla «quarta ideologia» di Alexander Dugin che plagia l’Eurasiatismo novecentesco al sovietismo, perché Putin in ultima analisi è questo: un uomo sovietico. È sempre più evidente la saldatura con la Chiesa ortodossa, se il patriarca Kirill promette la vita eterna agli «eroi» che cadono per «difendere la patria». Non si capisce come possano proteggerla attaccando per primi un altro Paese.

Mentre le perdite stimate dell’esercito russo sono vicine alle centomila, il Cremlino adotta una funereo liturgia della morte. In una superpotenza stracciona, il cui asset principale è la carne da cannone scaraventata al fronte con equipaggiamento carente, è surreale il discorso con cui Putin «consola» la madre di un soldato spiegandole che almeno non è morto di alcolismo o in un incidente stradale. Tanti sprecano la vita ubriacandosi, è il sottotesto di quelle frasi glaciali, mentre lui no. Lui «ha vissuto davvero». Cioè per una causa.

Il culto della grande vittoria del 1945, in questa visione, diventa il culto della guerra tout court. Lo testimonia anche l’ascesa dei signori della guerra, che spendono massacri come quello di Bakhmut per accrescere la loro influenza politica. Il ras della Wagner, Yevgeny Prigozhin, manovra i suoi mercenari nel Donbas, ma il vero fronte che gli interessa è quella di Mosca. Vale qualcosa di simile per i ceceni di Ramzan Kadyrov, ansioso di mettersi in mostra. Sono due volti del rascismo e, non a caso, vengono ascritti tra i papabili all’ipotetica successione.

I russi, è un adagio ormai logoro, venivano ricompensati con la stabilità. Putin non può più garantirla, anzi è diventato il principale ostacolo al «ritorno alla normalità». Purtroppo, la narrativa rascista ha in parte attecchito. Molti dei fanti intercettati o raggiunti dai giornali esteri in questi mesi si sono detti frustrati e delusi dai loro comandi, ma pronti a tornare in battaglia. Nella Storia russa, spesso sono state le disfatte militari a innescare il collasso di un sistema politico: la guerra con il Giappone del 1904-1905, il primo conflitto mondiale, la ritirata dall’Afghanistan nel 1991. Putin rischia di replicare il teorema.

Circola una battuta in Ucraina su perché i russi abbiano scelto la lettera Zeta, listata dei colori di San Giorgio, come simbolo dell’invasione. È una mezza svastica, perché l’altra metà se la sono rubata in magazzino. Deride al tempo spesso la miseria dell’esercito nemico e la corruzione sistemica che ha contribuito a indebolirlo. In Europa, ci siamo interrogati per decenni sul ritorno del fascismo, su quale filiazione dell’estrema destra potesse resuscitarlo o se fosse piuttosto universale. Gli ucraini si sono accorti prima di ogni analista (e prima di noi) che se davvero un rigurgito totalitario stava vivendo un revival da qualche parte, quel posto era la Russia di Putin.

Nuova fossa comune a Bucha. Il macabro ritrovamento: come erano ridotti i corpi. Il Tempo il 22 dicembre 2022

Paracadutisti russi del 234esimo reggimento d’assalto aereo. Sarebbero loro i responsabili della strage di Bucha, occupata dalle forze armate russe per oltre un mese all’inizio della guerra in Ucraina. Lo rivela il New York Times, che ha condotto una indagine su quello che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito «un genocidio» e ha diffuso un video che prova la responsabilità dell’unità militare russa nell’uccisione di civili in una particolare strada di Bucha, Yablunska Street. Smentendo, quindi, la posizione di Mosca che parla di «provocazioni da parte di ucraini radicali». 

«I soldati hanno interrogato e giustiziato uomini disarmati in età da combattimento e ucciso persone che inconsapevolmente incrociavano le loro strade, che si trattasse di bambini in fuga con le loro famiglie, gente del posto che sperava di trovare generi alimentari o persone che cercavano semplicemente di tornare a casa in bicicletta», ha riferito il New York Times. «Quasi tutte le vittime che abbiamo identificato in Yablunska Street erano civili o prigionieri di guerra ucraini. La loro uccisione potrebbe essere perseguita dalla Corte penale internazionale e considerata crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale umanitario», ha scritto il giornale. «A causa della loro natura sistematica e diffusa, le uccisioni a Bucha potrebbero anche costituire crimini contro l’umanità», la triste chiosa finale del giornale statunitense sulla strage compiuta dai soldati della Russia.

Chi sono paracadutisti di Pskov che hanno compiuto la carneficina di Bucha. Lorenzo Cremonesi su Il Corriere della Sera il 22 Dicembre 2022

Un’inchiesta del «New York Times» racconta le ultime ore di 36 delle 400 vittime del massacro russo scoperto all’inizio di aprile

Li vedevamo arrivare nella capitale ucraina quei poveri sfollati che scappavano dai soldati russi in marzo. Spaventati, infreddoliti, con i bambini per mano, cani e gatti con loro, poche povere cose a tracolla raccolte in fretta e furia. Fuggivano da posti come Bucha, Irpin, Hostomel e tanti altri villaggi alle porte di Kiev. Un mese dopo, ai primi di aprile, specie a Bucha, scoprimmo l’orrore dei cadaveri abbandonati per la strada: il vecchio vicino alla sua bicicletta riverso sul marciapiede con il cibo sparso sul selciato, i giovani uomini morti con le mani legate dietro la schiena, il sangue appena rappreso vicino alle tracce dei cingoli dei carri armati, le fosse comuni scavate di fresco, le abitazioni svaligiate e trasformate in bivacchi. Soprattutto c’erano le auto crivellate di colpi, con le valige aperte, gli orsacchiotti di peluche sui sedili posteriori, vestiti da donna inzaccherati di fango, bagnati dalla pioggia.

Si parlò subito di «crimini di guerra», Putin negava, accusava la «propaganda» nemica di falsificare la realtà, anche in Italia ci fu chi accusò i giornalisti di essere strumento dei portavoce ucraini. Ma era tutto lì, concreto e crudo davanti ai nostri occhi. Sin dai primi giorni dall’inizio dell’invasione voluta da Putin fu evidente che la macchina militare russa non aveva fatto i conti con la modernità della guerra, con i social media, i sistemi satellitari, la possibilità di monitorare le conversazioni telefoniche tra soldati, le loro chiamate alle famiglie. «I russi sono talmente primitivi che utilizzano le mappe geografiche della Seconda Guerra Mondiale e tra loro parlano con i cellulari, che oggi persino i nostri studenti tra i volontari al fronte possono ascoltare», dicevano i comandi ucraini. Gli abusi contro i civili erano insomma documentabili con accuratezza: le vittime avevano nomi e cognomi e così anche i loro carnefici.

E oggi il New York Times rimette insieme i pezzi di quel puzzle dell’orrore che nove mesi fa avevamo incontrato nei segmenti quotidiani delle cronache del conflitto. Lo fa utilizzando i filmati delle telecamere locali, i racconti dei sopravvissuti, i video dei droni diffusi dai volontari, le memorie dei reporter sul posto. In particolare, le persone uccise a Bucha furono circa 400 e il giornale americano documenta con accuratezza le ultime ore di almeno 36 di loro. C’è la storia di Volodymyr Ruchkovskyi, 50 anni, che il 3 marzo venne preso di mira dai russi lungo la tristemente nota Yablunska Street. L’auto prese fuoco e si schiantò contro un albero. Olena, la sua fidanzata, riuscì a fuggire. Lui no, il suo cadavere falcidiato fu recuperato solo quattro settimane dopo. Lo stesso avvenne due giorni dopo a Zhanna Kameneva, che con il suo minivan aiutava la gente a fuggire. Il 5 marzo raggiunse l’amica Tamila Mishchenko, che era disperata e cercava di mettere in salvo la figlia 14enne Anna. A loro si era aggiunga una vicina, Maria Ilchhuk di 69 anni. I russi non ebbero pietà alcuna, spararono a bruciapelo, uccidendole tutte in pochi secondi. Oggi sappiamo che i comandi russi ordinavano in particolare di fermare e uccidere tutti gli uomini in grado di prendere un fucile. E infatti la maggioranza delle vittime sono maschi di età compresa tra i 15 e 65 anni.

È stato appurato che i russi rubavano i cellulari alle loro vittime e subito li riutilizzavano anche per chiamate private. In questo modo è stato possibile scoprire le identità di alcuni di loro, dei loro famigliari in Russia e persino dei loro comandanti. Una delle unità che pare si sia macchiata dei crimini più feroci e prolungati è il 234esimo reggimento paracadutisti d’assalto comandato dal tenente colonnello Artyom Gorodilov e il cui quartier generale si trova a Pskov, nella Russia occidentale. Ascoltando le loro registrazioni, si evince che sin dalla seconda settimana dell’invasione le unità sul campo misero in pratica una politica di sistematica aggressione contro chiunque, anche tra i civili, potesse venire percepito come ostile. E i tanti che indugiarono prima di evacuare, per lo più nel tentativo di portare con loro i genitori anziani o un malato bisognoso di assistenza, furono uccisi senza pietà.

Da ilnapolista.it il 22 dicembre 2022.

Tuttosport intervista l’allenatore della Dinamo Kiev, Mircea Lucescu. A 77 anni ha deciso di continuare ad allenare la squadra, nonostante il dramma della guerra in Ucraina.

«Ho forti dolori alla schiena e alle anche dovuti alle tante ore che devo passare in pullman quando ci spostiamo dalla Polonia ai campi di Kiev, Leopoli, Kryvyi Rov, Mynav, Uzgorod e Kolos dove ancora si può giocare il nostro campionato. Chi me lo fa fare? Non posso tradire questi ragazzi. Mi voleva il Fenerbahce, ma ho detto no. Il mio posto è là. Anche se quello che sta accadendo ha dell’inverosimile. Dopo quasi un anno di guerra sembra che tutto sia ormai normale, assuefatto e nemmeno si parla più della vita negli stadi ucraini». 

Come si vive in Ucraina e come si può giocare a calcio? Lucescu racconta

«Con la paura. Ti guardi in cielo e non sai cosa può arrivare da un momento all’altro. Sentiamo i rumori degli aerei mentre siamo in campo e stiamo facendo le nostre partite ovviamente a porte chiuse, ma fin che non suonano gli allarmi giochiamo cercando di prestare massima attenzione al campo. Ci è capitato di dover aspettare anche un’ora nello spogliatoio prima di poter riprendere il match. Non so chi avrebbe fatto una cosa così al mio posto, ma io mi sento a posto nel fare quello che faccio».

Lucescu commenta la scelta di De Zerbi, che invece ha lasciato lo Shakhtar Donetsk.

«Lui è giovane e ha preso la sua decisione, anche altri allenatori stranieri hanno abbandonato squadre ucraine negli ultimi due anni. A me era già capitato quando nel 2014 allenavo proprio lo Shakhtar e per la guerra nel Donbass fummo costretti a lasciare Donetsk per appoggiarci a Kiev dove ci allenavamo, avendo rimodernato un terreno facendolo diventare Centro Sportivo, poi giocavamo a Leopoli. Ho vissuto per anni sugli aerei, adesso vivo sui pullman, è normale che sia pieno di acciacchi. Nemmeno allora mi sono mai sognato di abbandonare questa terra, questo campionato. E quello che abbiamo vinto con i ragazzi mi ha ripagato di sacrifici e amarezze». 

Siete stati anche i primi a giocare delle amichevoli in giro per l’Europa per portare il messaggio di pace, di chi fu l’idea?

«Mia. La scorsa primavera avevo anche chiesto allo Shakhtar di poter creare una squadra mista, con metà maglia loro e metà nostra, ma mi hanno detto di no. Ero arrivato a parlarne anche con Zelenski. Siamo andati avanti ognuno per la nostra strada, sono stati comunque momenti emozionanti, giocavamo per gli ucraini che erano sparsi per l’Europa, in particolare per nonne, mamme e figli piccoli perché gli uomini erano sul fronte a combattere dove ahimè sono ancora. Chissà mai quando finirà questa maledetta guerra».

(ANSA il 23 dicembre 2022) - Il deputato del comune di San Pietroburgo Nikita Yuferev ha chiesto l'apertura di un procedimento nei confronti del presidente Vladimir Putin in quanto avrebbe pronunciato la parola 'guerra' durante una conferenza stampa. 

La richiesta - come riporta l'agenzia Unian - è stata inoltrata al procuratore generale della Federazione Russa Igor Krasnov e al capo del ministero dell'Interno russo Vladimir Kolokoltsev. Secondo Yuferev - che ha annunciato la sua iniziativa in un post su Twitter - le parole di Putin possono "essere ritenute legalmente responsabili della diffusione di falsità sulle azioni dell'esercito russo" e "diverse migliaia di persone sono già state condannate per tali parole sulla guerra".

Kiev: «Una nave russa lanciamissili è entrata nel Mar Nero». Marta Serafini inviata a Kiev, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 23 Dicembre 2022.

Le notizie di venerdì 23 dicembre. Mosca: «Lo sforzo dell’Armata è concentrato nella regione del Donetsk». Zelensky ritorna a Kiev da Washington, passando dalla Polonia e incontra il presidente polacco Duda

Questa diretta è stata chiusa. Clicca qui per leggere le ultime notizie sulla guerra in Ucraina• La guerra in Ucraina è arrivata al 303esimo giorno.

• Nel nuovo pacchetto di aiuti statunitensi ci saranno 1,85 miliardi di dollari.

• Mosca sfa sapere che i adopererà per assicurarsi che il conflitto in Ucraina finisca il prima possibile.

Ore 05:51 - Corea del Nord: «Non abbiamo mai fornito armi alla Russia»

La Corea del Nord ha ribadito oggi di non aver mai fornito armi alla Russia, replicando alle nuove accuse formulate in tal senso dagli Stati Uniti. In una nota rilanciata dall’agenzia di stampa ufficiale «Korean Central News Agency» («Kcna»), il ministero degli Esteri nordcoreano definisce «infondata» la denuncia di Washington secondo cui Pyongyang avrebbe fornito armi e munizioni alle milizie private russe impegnate in combattimento in Ucraina. Il ministero ha condannato l’invio di armi statunitensi all’Ucraina, e ha negato anche indiscrezioni pubblicate dal quotidiano giapponese «Yomiuri», secondo cui carichi di munizioni di vario calibro avrebbero attraversato il confine tra la Corea del nord e la Russia il mese scorso, e nuove forniture dovrebbero avvenire nelle prossime settimane. «Il falso rapporto di media statunitensi secondo cui la Repubblica Popolare Democratica di Corea avrebbe offerto munizioni alla Russia è un assurdo depistaggio, indegno di commenti o speculazioni», ha affermato un portavoce del ministero citato da «Kcna».

Ore 06:23 - Tajani al Corriere della Sera: «Sosterremo Kiev fino in fondo»

«Il messaggio lanciato alla Russia con l’incontro Biden-Zelensky è assolutamente chiaro: l’Occidente è unito. Stati Uniti e Europa non lasceranno sola l’Ucraina. L’obiettivo è la pace ma non si pensi di logorare l’Occidente». Lo afferma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista al Corriere della Sera. «Tutti insieme - aggiunge - continueremo a sostenere l’Ucraina finché non arriverà una pace giusta che rispetti il diritto dell’Ucraina a vedere soddisfatte le sue richieste di indipendenza e di libertà». «Noi lanciamo continuamente offerte di negoziato alla Russia - prosegue Tajani -: anche il governo italiano si appella ai mediatori come la Turchia, come il Vaticano ma anche la Cina, perché insistano nella loro opera di persuasione della dirigenza russa. Ma è chiaro che dobbiamo ripristinare lo status quo ante: serve un sostegno unitario dell’Occidente per creare le condizioni per un cessate il fuoco e poi per un negoziato di pace».

Ore 08:09 - Mosca: «Cina da sempre in favore di negoziati pace»

La Cina è sempre stata favorevole a risolvere la crisi Ucraina attraverso negoziati, secondo quanto la Tass scrive a proposito di dichiarazioni rese al telefono dal ministro degli esteri cinese, Wang Yi, al suo omologo statunitense, Antony Blinken. «La Cina ha sempre propugnato la pace e il rispetto di tutte le finalità della Carta delle Nazioni Unite. La Cina è a fianco della comunità internazionale nel promuovere la pace e i negoziati. Continueremo a giocare il nostro ruolo costruttivo per la risoluzione della crisi ucraina» avrebbe detto Wang al Segretario di Stato Usa, secondo quanto scrive l’agenzia di stampa russa.

Ore 08:15 - Mosca: «Potremmo ridurre petrolio di 5-700mila barili giorno»

La Russia potrebbe ridurre la sua produzione di petrolio a inizio 2023 di 500-700 mila barili al giorno, come risposta - già annunciata ieri dal presidente Vladimir Putin - al price cap deciso a inizio dicembre da Unione europea, G7 e Australia: lo ha detto il vicepremier russo Aleksandr Novak, citato dall’agenzia Tass. «All’inizio del prossimo anno potremmo procedere a una riduzione (della produzione) di 500-700.000 barili giornalieri, che è all’incirca il 5-7% (del totale)», ha dichiarato Novak, che è responsabile per l’Energia nel governo russo. Putin, che subito dopo l’accordo sul price cap minacciò ritorsioni e parlò di decisione «stupida», ieri ha annunciato: «Firmerò un decreto con misure di risposta al price cap sul petrolio lunedì o martedì». A inizio mese Ue, G7 e Australia hanno raggiunto un accordo per limitare a 60 dollari al barile il prezzo massimo da pagare per il greggio di provenienza russa trasportato per mare, per limitare le fonti di finanziamento russo alla guerra in Ucraina dai colossali proventi degli idrocarburi.

Ore 09:13 - Kiev: i russi hanno demolito metà del teatro Mariupol

I soldati russi hanno demolito metà del teatro di Mariupol, uno dei luoghi simbolo della guerra in Ucraina dopo il bombardamento avvenuto il 16 marzo mentre veniva usato come rifugio dalla popolazione civile. È quanto riferito da Petro Andriushchenko, consigliere del sindaco su Telegram, citato da Kyiv Independent, secondo cui «gli occupanti hanno demolito metà del teatro. Quindi in due giorni, lì non ci sarà più nemmeno un ricordo fisico» di quanto avvenuto.

Ore 09:20 - Gas: prezzo ai livelli pre-invasione russa dell’Ucraina

Il prezzo del gas continua a scendere, grazie al price cap, e si porta verso i livelli del 23 febbraio vigilia dell’invasione della Russia in Ucraina. Il contratto Ttf, che ieri era rimasto sopra soglia 90 euro, segna un calo del 4,2% a 88 euro al megawattora.

Ore 09:39 - Mosca: «Dirotteremo gas dall’Europa verso altri mercati»

La Russia intende dirottare le sue forniture di gas dall’Europa verso altre aree del mondo, benché il mercato europeo resti «rilevante»: lo ha dichiarato il ministro all’Energia e vicepremier russo, Aleksandr Novak, citato dall’agenzia Tass. Novak, che ha anche quantificato la riduzione della produzione petrolifera annunciata ieri da Vladimir Putin in risposta al «price cap» europeo di 5-700mila barili giornalieri, ha quindi detto che la produzione di idrocarburi sarà dirottata verso i mercati dell’Asia-Pacifico, dell’Africa e dell’America latina.

Ore 10:04 - Fsb arresta sei persone che «spiavano per l’Ucraina»

Il controspionaggio russo Fsb ha annunciato di aver arrestato sei cittadini russi e ucraini in varie regioni della federazione russa, accusati di spionaggio a favore dell’Ucraina. «L’Fsb - scrive la stessa agenzia di intelligence, citata dalla Tass, in un comunicato - ha sventato l’attività criminale di cittadini russi e ucraini che hanno cooperato con i servizi di sicurezza e le forze armate dell’Ucraina» nel territorio di Perm (Russia centrale), nella Regione autonoma ebraica (nell’estremo oriente russo) e nella Regione di Rostov (al confine con l’Ucraina).

Ore 10:13 - Zelensky tornato a Kiev dopo visita Usa e tappa Polonia

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a Kiev dopo la sua visita a Washington dal presidente Joe Biden e la tappa in Polonia per incontrare il capo di Stato Andrzej Duda. «Sono nel mio ufficio, stiamo lavorando verso la vittoria», ha scritto il leader di Kiev su Telegram.

La bandiera ucraina firmata dai soldati al fronte di Bakhmut che Zelensky ha donato al Congresso è stata incorniciata ed esposta a Capitol Hill (Ap)

Ore 10:16 - L’Elemosiniere del Papa trascorrerà Natale a Kiev

«Sto per partire per Kyiv, per passare il Natale lì. Tanta gente è senza luce, senza riscaldamento». Lo dice ai media vaticani l’Elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, che ha fatto prima tappa a Leopoli portando personalmente gli aiuti raccolti nei giorni scorsi. Migliaia gli «indumenti che aiutano a sopravvivere in questo tempo molto duro» sono stati raccolti e lui ha voluto «essere garante che tutto ciò che avevamo raccolto in Italia venisse trasferito subito». I generatori sono partiti per le zone di Odessa, Zaporizhzhia, Kharkiv. Krajewski sottolinea l’urgenza di portare questi aiuti: «Nel Vangelo si parla dell’oggi, “scendi dall’albero e va a casa”, non fra una settimana, ma oggi. Quindi cercavo questo oggi del Vangelo in Ucraina».

Ore 10:20 - Si dimette presidente distretto nell’Oblast di Belgorod

Il presidente del distretto di Veidelevsky, nella regione russa di Belgorod al confine con l’Ucraina, si è dimesso ed è indagato per presunti illeciti. Lo ha annunciato il governatore della regione Vyacheslav Gladkov sul suo canale Telegram, citato dalla Tass. «Anatoly Vasilyevich Tarasenko ha lasciato il posto di capo del Distretto di Veydelevsky. Ci sono denunce da parte delle forze dell’ordine contro di lui, per le sue attività», ha scritto.

Ore 10:28 - Gas: prezzo in caduta a 83 euro, non teme minacce Russia

Il prezzo del gas europeo continua la sua caduta incurante delle parole del ministro all’Energia e vicepremier russo, Aleksandr Novak, che minaccia di dirottare altrove le forniture all’Europa. Ad Amsterdam il Ttf segna un calo dell’8,2% a 83,9 euro sotto il livello di 88 euro toccato il 23 febbraio alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina.

Ore 11:12 - Cremlino: «Non ci risultano piani di pace da Kiev»

Al Cremlino non risulta che da parte dell’Ucraina ci siano piani di pace: lo ha dichiarato, citato dalla Tass, il portavoce Dmitri Peskov, aggiungendo che il discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sull’apertura a iniziative di pace «non tiene conto della realtà attuale».

Ore 11:30 - Blinken: «Discusso della proposta di pace di Kiev con colleghi del G7»

Il segretario di Stato americano ha detto di aver discusso la proposta di pace dell’Ucraina con i suoi colleghi del G7 dopo la visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Washington. Lo riferisce la Cnn. «Posso solo dirvi che stiamo valutando ciò che ha proposto. Stamattina ero in video con i nostri partner del G7. E questa è una delle cose di cui abbiamo parlato», ha detto Blinken ai giornalisti. Il segretario di Stato ha definito la formula di pace di Zelensky «un buon inizio». «Sono cose che tutti dovrebbero essere in grado, in un modo o nell’altro, di sottoscrivere», ha detto.

Blinken, tuttavia, non ha specificato quanto tempo ci vorrà a Stati Uniti e Ucraina per valutare congiuntamente il piano. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha detto che le parti hanno concordato di rivedere il piano in un incontro tra Zelensky e il presidente statunitense Joe Biden. «Ciò che è chiaro da tutte le nostre conversazioni con l’Ucraina, comprese le ultime occorse tra il presidente Biden e il presidente Zelensky, è che abbiamo gli stessi obiettivi: un’Ucraina libera e indipendente, prospera, democratica, che sia la dimostrazione che i principi della carta delle Nazioni Unite vengono rispettati, anche in materia di integrità territoriale, sovranità e indipendenza».

Il segretario di Stato ha anche aggiunto che la Russia non ha mostrato «alcun interesse significativo» nella diplomazia per porre fine alla guerra. In precedenza, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina Brigitte Brink aveva affermato che gli Usa e i Paesi del G7 sostengono il piano di pace presentato dal presidente Zelensky. L’Ucraina, secondo le anticipazioni di stampa, offrirebbe una «formula di pace» per fermare la guerra russa che consisterebbe in garanzie di sicurezza radioattiva, nucleare, alimentare ed energetica, nonché nel ritiro delle truppe russe dai territori occupati.

Ore 11:33 - Mosca, incendio alla sede della polizia Omon nella capitale

Un incendio si è sviluppato nell’edificio che a Mosca ospita l’unità speciale di polizia Omon, usata come polizia antisommossa. Lo scrive l’agenzia Tass.

Ore 12:08 - Ambasciatore russo: «Alta probabilità scontro Usa-Russia»

L’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, ha dichiarato che uno «scontro fra Russia e Stati Uniti è probabile». Lo scrive la Tass. Antonov in un’intervista all’agenzia russa ha però detto anche che i negoziati con Washington per lo scambio di prigionieri si sono rivelati fruttuosi: «La Russia e gli Stati Uniti mantengono un canale di comunicazione fra le rispettive agenzie di intelligence per cercare una soluzione sullo scambio di prigionieri . Il dialogo si è rivelato fruttuoso quest’anno e Konstantin Yaroshenko e Viktor Bout sono potuti tornare a casa. Lasciamo lavorare i nostri colleghi in un’atmosfera di quiete e calma, senza la pressione dei media, perché la cosa per noi più importante è che ottengano risultati», ha sottolineato Antonov alla Tass.

Ore 13:21 - Ambasciatore di Mosca a Washington: «Alto rischio scontro Russia-Usa»

Il rischio di uno scontro tra Russia e Stati Uniti è «alto»: è l’avvertimento lanciato dall’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, citato dall’agenzia di stampa russa Tass. Le relazioni tra le due potenze sono in «un’era glaciale» ed è difficile dire quando il dialogo potrà riprendere, ha aggiunto: Washington ha bisogno di tempo per «realizzare la futilità delle sue politiche verso Mosca». «Non siamo stati noi a congelare (il dialogo), non abbiamo dichiarato una guerra per procura contro gli Stati Uniti, non abbiamo gettato l’intero apparato militare-industriale della Nato nel territorio ucraino per combattere la Federazione russa», ha accusato, precisando che i colloqui per lo scambio di prigionieri sono statti «efficaci» e continueranno.

Ore 14:50 - Cremlino non è a conoscenza del piano di pace di Kiev

Il Cremlino non sa nulla del fatto che il governo di Kiev starebbe preparando un piano di pace e comunque le dichiarazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky su una soluzione pacifica vengono fatte senza tener conto della realtà attuale: lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, a cui era stato chiesto se avesse sentito parlare di un piano di pace `in fieri´ da parte ucraina. «Non ne sappiamo nulla», ha detto. «Abbiamo ascoltato le dichiarazioni del presidente Zelensky sul piano di pace. Ma tutto ciò che il presidente Zelensky ha detto finora -ha aggiunto- è stato detto senza tener conto delle realtà attuali che hanno già preso forma oggi e che non possono essere ignorate». È stato il Wall Street Journal a scrivere, citando fonti americane ed europee, che le autorità ucraine stanno lavorando ai dettagli di una proposta in 10 punti per una soluzione pacifica del conflitto, proposta che potrebbe essere presentata nel febbraio del prossimo anno.

Ore 14:45 - Mosca: «Auto esplode a Melitopol, ci sono feriti»

Un’auto è esplosa all’ingresso del parco cittadino M. Gorky di Melitopol, nell’area della regione ucraina di Zaporizhzhia occupata dai russi. Lo riferisce la Tass, citando il presidente del movimento Siamo insieme alla Russia, Vladimir Rogov.

Secondo le prime informazioni, un’auto Renault Duster è stata fatta saltare in aria. Due persone sono rimaste ferite, una di loro è in gravi condizioni. «Le cause e le circostanze dell’incidente sono oggetto di indagine», ha detto Rogov.

Ore 15:04 - I russi rimuovono le macerie del teatro di Mariupol

(Marta Serafini, inviata a Kiev) Diffuse su Telegram l’immagine dei russi che rimuovono le macerie del teatro di Mariupol eliminando definitivamente così tutte le prove del massacro del 16 marzo. Il bombardamento russo del teatro ha ucciso circa 300 persone che si nascondevano in attesa di essere evacuati dalla città. Il 29 giugno scorso, Amnesty International definì l’attacco al teatro di Mariupol un «chiaro crimine di guerra».

Ore 15:08 - Kiev: forze russe bombardano Kherson, due civili uccisi

Due civili sono stati uccisi questa mattina in un altro bombardamento di Kherson. Lo ha riferito il procuratore regionale di Kherson citato da Ukrinform. «Secondo l’indagine, la mattina del 23 dicembre, due residenti locali della città di Kherson sono stati uccisi in un altro bombardamento da parte del personale militare russo. Edifici residenziali e le infrastrutture critiche sono stati danneggiati», afferma il rapporto. Secondo i dati preliminari, gli invasori hanno attaccato la città con più lanciarazzi. Il bombardamento della città non si ferma, ha aggiunto la procura regionale. Intanto, il vice capo dell’ufficio presidenziale, Kyrylo Tymoshenko, ha riferito su Telegram del bombardamento del distretto di Korabelnyi a Kherson, in cui è stata uccisa almeno una persona. «L’uomo ha riportato ferite mortali da mina», ha detto il funzionario.

Ore 15:12 - Filorussi: due feriti per un’autobomba a Melitopol

Due persone sono rimaste ferite dopo che un’autobomba è esplosa nella città occupata dai russi di Melitopol, nel sud-est dell’Ucraina. Lo ha riferito un funzionario locale filorusso citato dalla Tass. «L’esplosione è avvenuta davanti all’ingresso del Gorky Park. Un’auto è esplosa. Le cause e le circostanze sono in fase di accertamento», ha detto Vladimir Rogov, funzionario nominato dalla Russia nella provincia ucraina di Zaporizhzhia. «Due persone sono rimaste ferite», ha aggiunto. Rogov ha definito l’incidente come un «attacco terroristico» compiuto da «militanti del regime di Kiev» all’agenzia di stampa statale russa Ria Novosti.

Ore 16:02 - Zelensky: «Altri viaggi all’estero se funzionali a vittoria Kiev»

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha affermato di «non avere opportunità e tempo» di fare visite all’estero dopo quella negli Stati Uniti dei giorni scorsi, prevedendo tuttavia eccezioni nel caso di viaggi «significativi» che potranno «accelerare la vittoria» di Kiev. Lo riporta Unian. «Non ho l’opportunità di fare visite all’estero. Semplicemente non c’è alcuna opportunità. E non c’è tempo», ha detto Zelensky, parlando alla Conferenza degli Ambasciatori dell’Ucraina. Tuttavia, il presidente ha detto che potranno esserci nuovi viaggi «se una qualsiasi visita avrà potenzialmente lo stesso contenuto significativo, importante e strategico della mia visita negli Stati Uniti, se le nostre Forze Armate, tutte le nostre Forze di Difesa dipenderanno assolutamente direttamente dai risultati della visita, se uno dei nostri partner è pronto a prendere l’iniziativa nell’attuazione dei punti della Formula di pace ucraina e se si possono determinare passi per accelerare la nostra vittoria».

Ore 16:12 - Nunzio a Kiev: «Ci auguriamo un Natale senza missili»

«Adesso in Ucraina, quando ci inviamo gli auguri per il Natale, ho notato che spesso i sacerdoti e anche altri credenti scrivono sulle cartoline: “Auguriamo un Natale sicuro”. Questo è il nostro primo augurio: un Natale sicuro, un Natale senza missili, senza esplosioni? E un Natale di preghiera in cui c’è la grande solidarietà del mondo e di varie Chiese e c’è allo stesso tempo un senso di solitudine con Dio, perché non è umanamente possibile pensare a un Natale che sia sicuro».

È quanto dice il Nunzio a Kiev monsignor Visvaldas Kulbokas parlando ai media vaticani. «In questa sofferenza il Natale risplende direi ancor più. Ci sono molti problemi logistici, non potremmo viverlo in modo normale. Ma spiritualmente percepisco sia in me la spinta a celebrare il Natale il meglio possibile, sia nelle persone che vedo e che forse negli anni della normalità non cercavano con così grande desiderio le celebrazioni, e qui mi riferisco non soltanto ai cattolici, ma anche alle persone di altre confessioni e religioni. Dunque, direi che ci stiamo avvicinando al Natale con spirito veramente profondo, anche se certamente in mezzo a tanta sofferenza», dice l’ambasciatore del Papa in Ucraina.

Ore 16:21 - Kiev: «Una nave russa lanciamissili entra nel Mar Nero»

Una nave russa lanciamissili da crociera Kalibr è entrata oggi nel Mar Nero. Lo ha riferito il servizio stampa delle forze navali dell’esercito ucraino, come riportato da Unian. L’ultima volta che una nave con missili da crociera di questo tipo era stata avvistata nel Mar Nero era il 16 dicembre, prima di un massiccio attacco contro l’Ucraina.

«Ci sono 9 navi nemiche in servizio di combattimento nel Mar Nero: una di loro è un vettore di missili da crociera Kalibr», si legge nel messaggio. «Un totale di 20 missili di tipo Kalibr sono in standby», scrive il comando operativo ucraino `Sud´, citato da Ukrinform. noltre, due navi da guerra si trovano nel Mar d’Azov, ma non è stato riferito che siano dotate di missili Kalibr.

Ore 16:48 - Stoltenberg: «Guerra si è ritorta contro Putin, Nato è più forte»

Il presidente russo Vladimir Putin «non vuole davvero la pace» e la guerra che lo scorso 24 febbraio ha scatenato in Ucraina «si è ritorta contro di lui». Lo ha affermato il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in un articolo per il Financial Times. «Putin ha affermato di volere meno Nato ai confini della Russia. Sta ottenendo l’opposto: una Nato più forte e più grande», ha affermato Stoltenberg. La Russia, ha aggiunto, mira a «congelare la guerra per consentire alle sue forze di riorganizzarsi, riarmarsi e provare a lanciare una nuova offensiva».

Ore 16:56 - «A Kiev enorme carenza di elettricità, fino al 50%»

Attualmente la carenza di elettricità a Kiev è del 50% del fabbisogno e nella capitale ucraina sono in vigore blackout di emergenza. Lo ha riferito il primo vice capo dell’amministrazione statale della città di Kiev, Mykola Povoroznyk, citato da Unian. «Oggi abbiamo un enorme deficit di elettricità - fino al 50%. Sono ora in atto blackout di emergenza. Sono in corso lavori per ripristinare l’infrastruttura danneggiata», ha affermato Povoroznyk, aggiungendo che la città ora ha il 99% di riscaldamento, ad eccezione delle caldaie che rientrano nella zona dei blackout.

Ore 17:04 - Putin: «Migliorare armi e attrezzature valutando esperienza dell’operazione speciale»

Occorre migliorare le armi e le attrezzature dei combattenti coinvolti nell’operazione militare speciale in Ucraina, tenendo conto dell’esperienza in attività operative. Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin nel corso della riunione del Consiglio di coordinamento per garantire le esigenze delle forze armate russe.

Inoltre, il presidente ha sottolineato che il compito chiave delle imprese del complesso militare-industriale della Russia è «fornire alle nostre unità tutte le armi, le munizioni e le attrezzature necessarie, nella quantità richiesta e nel più breve tempo possibile». «Mi aspetto che nel 2023, come negli anni precedenti, l’ordine di difesa dello Stato per produzione e fornitura di armi e di attrezzature speciali militari sarà completata interamente», ha aggiunto Putin.

Ore 18:06 - Le bandiere per i soldati caduti in guerra

Ore 18:52 - Zelenska, mi auguro che nel 2023 gli aiuti continuino

«I nostri diplomatici hanno svolto un lavoro senza precedenti per ottenere aiuti per l’Ucraina quest’anno. Li ho incontrati per esprimere gratitudine e concordare ulteriori piani con (il ministro degli Esteri) Dmytro Kuleba. Mi auguro che non si perda il ritmo nel nuovo anno, in modo che l’aggressività e la violenza non diventino mai una forma accettabile di relazione». Lo ha twittato la first lady dell’Ucraina, Olena Zelenska, dopo aver partecipato alla Conferenza degli Ambasciatori dell’Ucraina.

Ore 00:32 - Lituania e Moldavia temono una nuova ondata di profughi

La Lituania e la Moldavia devono prepararsi a una possibile nuova ondata di profughi in arrivo dall’Ucraina a causa dell’invasione russa e sono decise a coordinare le misure per farvi fronte. Lo hanno annunciato i ministri degli Interni lituano, Agn? Bilotait?, e moldavo, Ana Revenco, durante la visita ufficiale di quest’ultima a Vilnius. «Lituania e Moldavia si stanno misurando con le stesse minacce: la Russia e la guerra da loro provocata in Ucraina e le sue conseguenze», ha detto Bilotait?. «Solo insieme, collaborando strettamente - ha continuato il ministro lituano -, possiamo superare le sfide che la Russia pone non solo all’Ucraina, ma ugualmente ai suoi vicini e al mondo intero. I nostri Paesi, nonostante le loro limitate risorse, hanno dimostrato di poter contribuire seriamente al sostegno dell’Ucraina fornendo aiuti e ospitando i profughi». Bilotait? ha aggiunto che il suo Paese non solo intende continuare a rafforzare la cooperazione bilaterale con la Moldavia, ma ne sosterrà fortemente il percorso di integrazione europea.

Ore 00:33 - Attacco russo a centrale elettrica, morto un dipendente

La più grande compagnia energetica privata ucraina Dtek ha riferito che un attacco russo a una delle sue centrali elettriche ha provocato la morte di un dipendente e il ferimento di un altro. Lo rende noto il Kyiv Independent, sottolineando che la località dell’attacco non è stata precisata. A causa dell’attacco la struttura è stata disconnessa dalla rete elettrica, ha affermato la società, aggiungendo che i lavori per il ripristino della centrale cominceranno non appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno. Da ottobre la Russia ha ripetutamente preso di mira le infrastrutture energetiche ucraine, lasciando gran parte della popolazione al buio e al freddo.

Ore 00:41 - Kiev, la Russia ha aumentato il numero di militari inviati in prima linea

La Russia ha aumentato il numero di truppe, armi e attrezzature militari che vengono trasferite in prima linea in Ucraina tramite ferrovia. Lo ha rivelato lo Stato maggiore delle forze armate ucraine nel suo aggiornamento serale, riporta il Kyiv Independent. L’esercito ucraino ha anche riferito che le truppe russe continuano a condurre offensive nei settori di Bakhmut, Avdiivka e Lyman nell’oblast orientale di Donetsk. Lo Stato maggiore ha poi precisato che oggi le forze di Mosca hanno lanciato un missile e quattro attacchi aerei, oltre ad altri 16 attacchi con sistemi missilistici a lancio multiplo.

Ore 00:47 - Usa, Biden autorizza budget militare da 858 miliardi di dollari

Joe Biden ha firmato il National Defense Authorization Act, il maxi budget per la difesa da 858 miliardi di dollari che serviranno, tra l’altro a finanziare gli aiuti a Ucraina e Taiwan. Lo riporta la Cnn. Nella legge è inserito anche un aumento dello stipendio del 4,6% per i militari e gli impiegati civili del dipartimento della difesa Usa, il più alto degli ultimi 20 anni. La misura stabilisce anche la fine dell’obbligo del vaccino anti-Covid per i membri delle forze armate ma non prevede il reinserimento di coloro che erano stati congedati per aver rifiutato l’immunizzazione.

Ore 00:49 - Zelensky, voci su un piano di pace di Kiev in 10 punti

La proposta della pace, a un anno dalla guerra. Volodymyr Zelensky lavora a un piano in 10 punti per porre fine al conflitto che ormai da oltre 300 giorni devasta l’Ucraina. Con l’intenzione - secondo il Wall Street Journal, che cita diplomatici Ue e ucraini - di presentarlo intorno al 24 febbraio prossimo, primo anniversario dell’invasione e periodo in cui si teme di più l’arrivo in Ucraina di una nuova offensiva russa su vasta scala. Fino a quella data, l’idea di Kiev è massimizzare le riconquiste territoriali con «più vittorie possibili», per poi presentarsi più forti ad un eventuale tavolo negoziale. Per il giornale americano, il leader ucraino ne ha già parlato con Biden durante la visita a Washington. E del piano di pace di Kiev «ne abbiamo parlato» anche coi partner del G7, ha riferito il segretario di Stato americano Antony Blinken. «Posso solo dirvi che stiamo valutando ciò che ha proposto» Zelensky, ha aggiunto il capo della diplomazia Usa, secondo cui la formula di Kiev è «un buon inizio», ma senza specificare quanto tempo ci vorrà a Stati Uniti e Ucraina per valutare congiuntamente il piano. Per quanto però si possa parlare di pace, per ottenerla bisogna che ci sia la volontà di entrambi i fronti. E dal Cremlino si sono affrettati a dire che a loro non risulta che da parte ucraina ci siano piani di pace, perché Kiev «non tiene conto della realtà attuale».

Ore 00:53 - Kiev: ospedali nei territori occupati pieni di soldati russi feriti

«Le strutture mediche nel territorio temporaneamente occupato dell’Ucraina sono sovraccariche e non sono in grado di far fronte a un gran numero di militari feriti delle forze di occupazione russe». Lo ha affermato la viceministra della Difesa ucraina Hanna Malyar, scrive l’Ukrainska Pravda. «Un numero significativo di loro muore senza attendere le cure mediche di base, anche a causa della mancanza di personale e della mancanza di attrezzature mediche e farmaci necessari», ha aggiunto Malyar, precisando che per impedire la diserzione dei feriti lievi, le stanze in cui sono tenuti sono chiuse con sbarre di metallo. Inoltre, la viceministra ha riferito che a causa delle ingenti perdite del personale di comando, agli incarichi dell’unità tattica vengono assegnati ufficiali richiamati dalle riserve, in particolare quelli in età pensionabile. «La loro mancanza di esperienza nel combattimento e l’incompetenza causa sfiducia nei confronti del personale e i timori che la loro gestione possa portare a perdite ancora maggiori», ha precisato.

Ore 02:14 - IL PUNTO MILITARE - I russi chiariscono l’obiettivo di Putin

(di Andrea Marinelli e Guido Olimpio) Mosca lancia segnali sulla campagna militare mentre continuano le indiscrezioni sui flussi di armi, che chiamano in causa — di nuovo — la Nord Corea.

Gli obiettivi

Il capo di Stato Maggiore russo Valery Gerasimov ha indicato quale sia l’obiettivo dell’Armata: la conquista del Donetsk, la regione orientale teatro di combattimenti feroci, con perdite immense. Per il generale, in questo momento, vi sarebbe una «stabilizzazione» sui fronti. E forse è quello che il comandante del contingente Surovikin ha «inseguito» ordinando un nuovo assetto. Ha ripiegato su linee difensive migliori, ha rimpolpato i ranghi con i riservisti, ha continuato con i bombardamenti sulle città e il fuoco delle artiglierie. Una situazione presentata in modo positivo dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov: ci sono stati progressi significativi nella «demilitarizzazione» dell’Ucraina, una delle mete indicate da Putin. Lo stesso leader si è lasciato sfuggire ieri durante un discorso la parola «guerra» auspicandone una fine rapida. È la prima volta che usa questo termine proibito dalla censura e non la definizione ufficiale di «operazione speciale». Forse è stato un errore — suggeriscono gli americani — oppure la semplice constatazione della realtà, con il neo-zar impegnato negli ultimi giorni a insistere sulle prove da affrontare: la caccia a spie e traditori, i problemi della mobilitazione, gli errori compiuti, l’ammodernamento dell’Armata. Tutti temi citati in interventi pubblici.

Ore 02:19 - Ferito nel Donbass il vicepremier russo Dmitrii Rogozin

(di Marta Serafini, nostra inviata a Kiev) Mentre il presidente Volodymyr Zelensky è tornato a Kiev, a tenere banco sui social ucraini è il ferimento dell’ex vice primo ministro russo ed ex presidente dell’agenzia spaziale Roscosmos Dmitrii Rogozin colpito insieme al funzionario di alto livello Vitalii Khotsenko in un attacco fuori Donetsk la sera del 21 dicembre.

“In Serbia e Kosovo serve fare subito qualcosa, oppure rischiamo un nuovo conflitto”. Domenico Pecile su L’Identità il 23 Dicembre 2022.

Ucraina, ma anche il Kosovo e a ruota la Bosnia. Sono i possibili nuovi scenari di guerra in Europa. Toni Capuozzo, noto giornalista e inviato di guerra, in questa intervista spiega come l’Europa e la Nato non dovrebbero ripetere altri errori per scongiurare una nuova mattanza nei Balcani. Partendo dal Kosovo.

In Ucraina si spara da oltre 300 giorni. E in Kosovo è di nuovo tensione tra kosovari e minoranza serba, tanto che diversi osservatori non escludono un’escalation militare. I venti di guerra rischiano di incendiare nuovamente la regione balcanica?

Si, credo il pericolo è reale. Ed è proprio la guerra in Ucraina che sta facendo da detonatore su altri, possibili teatri di guerra.

E questo perché?

Sono dell’avviso che la guerra in Ucraina durerà molto a lungo, probabilmente anni. Del resto, è semplicistico affermare – come ripete ad esempio Biden – che è sufficiente che la Russia si ritiri per arrivare alla pace.

Mi sta dicendo che si rischia la vietnamizzazione del conflitto?

Una cosa del genere, anche se, a parti rovesciate, non vedo la Russia nei panni dell’America e cioè perdente, così come non vedo affinità tra l’esercito ucraino e i vietcong. Ma tornando a prima, credo che la guerra in Ucraina rappresenti un punto di destabilizzazione complessiva.

Quella cui assistiamo in queste ultime settimane anche in Kosovo?

Sì, e non soltanto in Kosovo e nei Balcani in genere, perché nuove tensioni si registrano tra Corea del Nord contro Corea del Sud e Giappone. La guerra in Ucraina sta insomma facendo da detonatore e dunque tutti vogliono regolare i conti, come accade in Kosovo e come potrebbe accadere anche in Bosnia.

Una sorta di pericolosissimo contagio?

Certamente, la guerra in Ucraina sta provocando i suoi effetti allo stesso modo in cui si era diffusa la pandemia da Covid19.

In Kosovo quale potrebbe essere il punto di non ritorno?

Il problema vero è che anche a distanza di anni, tutti i nodi ritornano al pettine. Se ti ricordi, nella guerra civile dei Balcani erano stati rispolverati nomi di milizie della seconda guerra mondiale, come i cetnici e gli ustascia. E così i conti da regolare sono rimasti per anni in soffitta.

Anche dopo la morte di Tito che ha fatto scatenare la guerra tra il 1991 e il 2001, causando la dissoluzione di questo stato?

Certo, perché – come dicevo – si tratta di conti non regolati che la guerra fredda aveva per così dire ibernato. E il disgelo dopo la caduta del muro ha incendiato quegli Stati alle prese con storiche rivalità.

Cosa succederà adesso in Kosovo, secondo te?

Molto dipenderà anche dal ruolo che giocheranno l’Europa e la Nato, le cui contraddizioni in questo caso sono palesi. In Ucraina stiamo dalla parte di chi reprime le istanze autonomiste e di autodeterminazione delle minoranze mentre in Kosovo siamo andati a bombardare per favorire l’indipendenza. Insomma, mi devono spiegare se esiste una secessione buona e una cattiva.

Quindi intravedi all’orizzonte altre disgregazioni degli Stati nazionali in Europa?

L’unità nazionale che poi è anche unità multinazionale è un totem spesso fallimentare. Io resto dell’idea che popoli che non vanno d’accordo per mille ragioni storico-culturali o di etnia non possono vivere assieme. Spiegami tu come fai a far convivere kosovari e minoranze serbe oppure come possono convivere assieme bosniaci, croati e serbi in Bosnia.

In quest’ottica si tratta di una strada pericolosissima che pare destina a sfociare in una nuova mattanza. O no?

Potrebbe essere anche se, fortunatamente, c’è un deterrente legato a una certa stanchezza per le guerre. Ma purtroppo giova ripetere che tanti problemi non sono stati risolti e che dunque il fuoco arde ancora sotto la cenere. Vivere assieme in certe zone come i Balcani ha funzionato nel corso della seconda guerra mondiale.

Ma secondo te c’è una via d’uscita che possa scongiurare il ricorso alle armi e un’altra guerra e mi riferisco nella fattispecie al Kosovo?

Certo, una soluzione si può e si dovrebbe sempre trovare. Basterebbe cioè riconoscere l’autonomia della fascia serba. Non dimentichiamo ad esempio che i monasteri che fanno parte dei quattro monumenti sulla lista dei patrimoni mondiali dell’umanità dell’Unesco, tutti serbo-ortodossi, sono tuttora difesi dai militari italiani.

Dimmi la verità, sei pessimista sulla possibilità di uscire dalle tensioni belliche in Kosovo in maniera pacifica?

Si, sono pessimista. Ma il problema vero è che l’Ue è convinta di imporre lezioni morali e più fa propri comportamenti ragionieristici. Si sarebbe dovuto promuovere l’ingresso in Europa di alcuni di questi Stati e poi abbiamo scoperto che era più facile l’ingresso nella Nato che in Europa. L’altro problema è che ci siam o illusi.

Illusi rispetto a che cosa?

Ci siamo illusi che le paci imposte possano funzionare. Invece… Hai presente la leggenda metropolitana di quei miliardari affetti da una grave malattia che decidono di farsi ibernare per farsi risvegliare quando la scienza avrà scoperto l’antidoto al loro male? Ecco, è una metafora un po’ forzata ma è quanto abbiamo assistito sia in Bosnia sia in Kosovo. E a proposto del Kosovo posso ricordare una cosa che ritengo bizzarra e che comunque è legata alla vicenda della pace imposta?

Prego, anzi.

Il Kosovo è l’unico Paese al mondo in cui è stato realizzato un monumento a un presidente ancora in vita. Ed è quello di Clinton. E tornando all’attuale situazione credo che i kosovari abbiano il pieno diritto ad ambire alla loro indipendenza senza però governare sulla comunità serba usando la forza della propria sovranità perché sarebbe, anzi, è una prepotenza.

Torniamo alla possibilità di individuare la strada per arrivare in Kosovo a una pace preventiva in grado di stoppare per tempo l’escalation delle armi. Dipendesse da te cosa suggeriresti?

Ti ricordi la questione degli altoatesini? Lo Stato italiano ha sconfitto le forze separatiste che spesso avevano imboccato la strada del terrorismo barattando la loro pace con la concessione di benefici e di franchigie che tutte le altre minoranze italiane se le sognano. Come dire che la pace alle volte si deve anche comperare. Del resto credo non ci siano dubbi sul fatto che è preferibile comperare la pace piuttosto che la guerra.

Realpolitik?

Perché no, ma chiamiamolo semplicemente anche buon senso.

Noi, l’Ucraina e la Russia: una fermezza sorprendente. Paolo Mieli su Il Corriere della Sera il 23 Dicembre 2022.

L’anno prossimo faticheremo non poco a conservare le posizioni tenute nel 2022 

Non poteva che andare così. Era scontato che il primo viaggio da «uomo libero» (anche se ancora ben lontano dall’esserlo del tutto) Zelensky lo dovesse compiere negli Stati Uniti. E che fosse tenuto a mostrare riconoscenza per il presidente e il Parlamento a cui l’Ucraina deve l’aver avuto la possibilità di resistere all’aggressione russa. La visita a Bruxelles verrà in un secondo momento. Ma sarebbe sbagliato se Zelensky, fin d’ora, non trovasse il modo di riconoscere all’Europa il merito d’essersi adoperata per la causa di Kiev. Sufficientemente compatta. Più di quel che era legittimo aspettarsi.

Tutto sommato, in questi primi dieci mesi di guerra, pur tra esitazioni e contorcimenti, la Ue è stata coerente con le energiche dichiarazioni rese a ridosso del 24 febbraio. Il che è sorprendente se si considera ciò che fu chiaro fin dall’inizio. Cioè che ci sarebbe stato uno specifico «prezzo europeo» da pagare per questa guerra. Un conto che è stato e sarà saldato senza che — almeno ad oggi — ciò abbia provocato le sollevazioni di massa da molti temute (e da qualcuno auspicate). Merito di classi dirigenti che si sono rivelate più ferme del previsto. Persino quelle di Germania e Italia, i Paesi che a causa di imprudenze del passato, erano più esposti ai contraccolpi della sorprendente e selvaggia aggressione russa al popolo ucraino. Il cancelliere Scholz si è trovato improvvisamente alle prese con le imbarazzanti eredità di Angela Merkel e di Gerhard Schröder. Personalità, Merkel e Schröder, che passeranno alla storia anche (sottolineiamo: anche) per aver sottovalutato le implicazioni dei loro compromessi con Putin.

Talché si possono retrospettivamente considerare ampiamente giustificati i sospetti di Zelensky in merito ad alcune lentezze e qualche ritardo di Berlino nella consegna delle armi all’Ucraina. Poi, per quel che riguarda le conseguenze economiche della guerra, Berlino ha talvolta frenato l’azione degli alleati ed è stata a tratti sleale con il resto d’Europa. Ad esempio, quando ha stanziato 200 miliardi a «scudo tedesco» per il prezzo del gas. Ma nel complesso la Germania ha tenuto.

Stesso discorso vale per l’Italia dove il quadrilatero composto da Sergio Mattarella, Mario Draghi, Enrico Letta e Giorgia Meloni non ha mai dato segni di cedimento. Qui da noi sono entrati fin dall’inizio in azione raggruppamenti contiani e berlusconiani che, pur dichiarandosi contrari all’aggressione russa, hanno lasciato intendere di essere insofferenti alle scelte della Nato e disponibili ad ascoltare le «ragioni di Putin». Li abbiamo definiti «raggruppamenti» per il fatto che andavano ben al di là delle figure di Giuseppe Conte e Silvio Berlusconi. Sono stati articolati, dinamici e hanno trovato il modo di connettersi agli umori provenienti dal pacifismo cattolico, dal mondo ex comunista, da quello leghista e dall’universo dell’antica sinistra extraparlamentare. Sono stati infine determinanti nel provocare la caduta anticipata del governo Draghi.

Papa Francesco — su un versante differente — ha avuto un’esperienza per molti versi simile a quella in cui vennero a trovarsi Benedetto XV ai tempi della Prima guerra mondiale e Pio XII nel corso della seconda. Anche loro non vollero piegarsi alle logiche del conflitto. Al punto da essere accusati di eccessiva indulgenza nei confronti degli Imperi centrali e, vent’anni dopo, di Hitler. Bergoglio ha immediatamente individuato la natura di «terza guerra mondiale» di un conflitto che apparentemente si sta svolgendo esclusivamente entro i confini dell’Ucraina. Nei primi mesi ha puntato il dito contro le responsabilità della Nato nello scatenamento del conflitto. E queste sue denunce hanno trovato ampia eco nel sistema dei media. Nelle ultime settimane ha però definito meglio il suo giudizio spingendosi a proporre paragoni tra la sorte toccata al popolo di Zelensky adesso e in altre circostanze del passato. Ad esempio, l’Holodomor, vale a dire l’uccisione, tra il 1932 e il 1933, di alcuni milioni di ucraini tramite una carestia provocata da Mosca. Oppure l’Einsatz (o Aktion) Reinhardt, l’uccisione di quasi due milioni di ebrei polacchi, come vendetta per l’uccisione di Heydrich a Praga nel giugno del 1942. Heydrich, governatore nazista di Boemia e Moravia, aveva pianificato, in gennaio di quello stesso 1942 — nel corso della conferenza di Wannsee — la cosiddetta «soluzione finale della questione ebraica». E Hitler rispose alla sua uccisione con l’«operazione Reinhardt» nell’intento di portare a termine in tempi rapidi il lavoro iniziato dallo stesso Heydrich. Il papa non ha esplicitamente paragonato Putin a Stalin e Hitler ma quelle due recenti evocazioni probabilmente vogliono comunicare qualcosa dello stato d’animo del pontefice a dieci mesi dall’inizio dell’aggressione. Senza che i media stavolta prestassero attenzione a questi suoi nuovi spunti di riflessione.

Stavolta l’Italia s’è distratta. Diciamo di più: l’anno prossimo faticheremo non poco a conservare le posizioni tenute nel 2022. Due dei quattro protagonisti della scelta ad un tempo europeista e atlantica del febbraio scorso, Draghi e Letta, sono usciti o stanno uscendo di scena. Sul fronte della sinistra il pacifismo di Giuseppe Conte esercita un’evidente egemonia su una parte notevole del Pd (soprattutto quella che gode di ampia autonomia nel Parlamento europeo). Non meno attivo è l’altro pacifismo, quello riconducibile a Berlusconi e a Salvini, che ha mostrato d’essere già fin d’ora in grado di complicare la vita a Giorgia Meloni. Mattarella e Meloni presumibilmente terranno il punto. Ma la sensazione è che le prossime scelte italiane per quel che riguarda la guerra d’Ucraina potrebbero essere meno nitide di quelle di dieci mesi fa.

Educazione cremliniana. Il culto della morte e la crescente nazificazione nella Russia di Putin. Maurizio Stefanini su L’Inkiesta il 24 Dicembre 2022

Il rifiuto della morale, l’umiliazione dei deboli, la derisione delle vittime è un atteggiamento incoraggiato dal regime. Le sconfitte militari in Ucraina però hanno creato una nuova narrativa in cui si esalta il morire in guerra purché si difenda l’onore dei russi

Ottanta anni fa, Era ”l’educazione alla morte” il modo in cui il regime hitleriano creava i perfetti nazisti, osservò in un famoso libro-reportage Gregor Ziemer. Oggi è uno stesso percorso di idealizzazione della morte che sta portando alla crescente nazificazione della Russia di Puitin.  

«Era una fosca giornata d’inverno a Berlino» di un anno non precisato del regime di Hitler, quando un gruppo di ragazzini di una scuola elementare prese a sassate i frequentatori della dirimpettaia scuola americana al grido di «ebrei!» e «abbasso gli odiosi stranieri!». Il giornalista Gregor Ziemer, fondatore e direttore dell’istituto, andò a protestare col collega tedesco, che si scusò. «Però», aggiunse, «dovete comprendere che è impossibile per me controllare i ragazzi una volta fuori dell’edificio scolastico. A ogni modo, non vorrete pretendere ch’io sopprima una spontanea dimostrazione popolare? Anche se volessi, non mi sarebbe permesso di farlo». Ziemer rispose che la sua scuola aveva sempre avuto rispetto per la cultura tedesca. «Sì ma avete studenti ebrei. Noi insegniamo ai nostri allievi che gli ebrei sono i nostri più odiati nemici». Ziemer insistette «che i suoi alunni mostravano antipatia per tutti gli stranieri, senza eccezioni»: «egli ne convenne: convenne pure che i suoi ragazzi sapevano che il mondo intero era contro di loro e il loro Führer. Erano stati esortati dai loro insegnanti a essere duri, pronti a combattere e a morire per Hitler. Egli ’presumeva’ che quei giovinotti avessero fatto un po’ d’esercizio».

Ziemer si mise allora in testa di ottenere un permesso per visitare le scuole tedesche dei diversi gradi, nonché le varie associazioni della gioventù e le organizzazioni assistenziali, e lo conseguì. «Il Partito nazista inizia a interessarsi del bambino tedesco prima del suo concepimento», gli venne spiegato. La prima tappa di quel viaggio all’inferno dell’educazione totalitaria fu dunque nel limbo delle cliniche dove le donne «mentalmente deficienti» o «di debole costituzione» venivano sterilizzate, a catena. Venivamo poi le «Case di maternità» in cui invece venivano accolte e coccolate le madri nubili purché «ariane», dal momento che il regime incoraggiava la procreazione anche al di là dell’istituto «antiquato» del matrimonio. Prima di mangiare, le donne recitavano una preghiera a Hitler. «Nostro Führer, ti ringraziamo per la tua munificenza, ti ringraziamo per questa casa, ti ringraziamo per questo libro. A te dedichiamo tutte le nostre forze; a te dedichiamo la vita nostra e quella dei nostri figli».

Vedrà poi «bimbi capaci a malapena di balbettare» che cantano inni a Hitler; ragazzini di 10 anni che esprimono «il desiderio di impiccare tutti i francesi, di marciare su Parigi e di lanciar bombe»; adolescenti che fanno esercitazioni militari. Visiterà scuole «speciali»  dove ai ragazzi «deficienti» si insegna a prepararsi per l’eutanasia finale nella «Hitler-Kammer». Ascolterà le nuove fiabe naziste, ben distinte da «nauseabonde glorificazioni di essere storpiati» tipo «Biancaneve e i sette nazi». Porterà in ospedale una ragazzina che morirà d’appendicite dopo essersi sentita male durante una marcia, perché il padre «quella mattina l’aveva sgridata, dicendole di dimenticare quel po’ di mal di pancia e di essere forte ed energica per il Führer». Sorprenderà il rito delle ragazze che danzano in tondo nell’anfiteatro romano di Treviri per invocare fecondità dal martire nazista Horst Wessel. Infine, dopo aver visto gli studenti che sputano sulla Bibbia per poi bruciarla, deciderà di averne abbastanza. 

Di lì a poco la Germania dichiarerà guerra anche agli Stati Uniti, e Ziemer dovrà tornare in patria. Il suo libro, base per il film del 1943 Hitler’s children  e per il cartone animato Disney pure del 1943 Education for Death, sarà usato come testimonianza per l’accusa al Processo di Norimberga.     

Più o meno è il tipo di incubo che Svetlana Stephenson, docente di Sociologia alla London Metropolitan University e autrice di Gangs of Russia: From the Streets to the Corridors of Power, ha spiegato in un articolo apparso sul Moscow Times e su Novaya Gazeta Europe. Oggetto, «il carnevale di violenza che per anni ha permeato i media russi controllati dallo Stato». «Mentre le risate minacciose delle autorità possono ancora essere ascoltate sugli schermi televisivi russi intanto che i propagandisti statali discutono della distruzione delle città ucraine o dell’uso di armi nucleari», osserva, «nuovi personaggi sono venuti alla ribalta».

Studiosa della subcultura delle bande criminali russe, la Stephenson osserva come questo stile teppistico del «deridere la proprie vittime» sia ormai divenuto «uno stile di condotta ufficialmente approvato», come ricorda la storia del gruppo Wagner che ha pubblicato un video in cui uno dei suoi mercenari viene brutalmente assassinato con una mazza per essersi arreso alle forze ucraine. Giorni dopo il fondatore del gruppo ha divulgato un video i cui mostrava di inviare una mazza insanguinata al Parlamento Europeo. 

«Questo tipo di performance sinistra – che dimostra apertamente il rifiuto della morale e della legge, e si rallegra dell’umiliazione dei deboli – sembra concepita per dimostrare la sovranità della Russia ai suoi nemici e per sottolineare che le convenzioni della civiltà occidentale, con le sue norme di decenza più basiliari, qui non si applicano». I telespettatori russi guardano queste cose dai divani di casa, e trovano consolazione da una condizione di miseria generalizzata nell’idea che «anche se vivono in povertà, i russi sono ancora più duri di chiunque altro e non devono essere presi in giro».

Le sconfitte militari in Ucraina, però, hanno provocato uno choc, cui si è aggiunto il flop della mobilitazione. La risposta è un nuovo clima di cui è simbolo la hit con cui la pop-star di regime Shaman chiama a risorgere in piedi i caduti della Grande Guerra Patriottica perché «Dio è con noi». Svetlana Stephenson parla di «artisti simili a zombi, tra cui molte pop star anziane della fine degli anni sovietici», che «hanno iniziato a esortare la popolazione a “opporsi” a coloro che “li guardano dall’alto in basso”, e così facendo, a emulare i propri antenati defunti». Gli artisti «sfoggiano carnagioni giallastre, trucco scuro e abiti da lutto che si combinano per creare un’atmosfera funerea». Nelle immagini, «i soldati vanno al fronte con sguardi di severa determinazione sui loro volti, mentre cartelloni elencano i nomi dei bambini morti del Donbas accanto a quelli dei soldati caduti nella seconda guerra mondiale. Una donna versa una lacrima mentre un ragazzo con indosso un berretto militare saluta i soldati di passaggio».

Ma «ogni menzione di speranza e vittoria è assente: questo è un requiem per una Russia condannata a combattere guerre eterne». Lo stesso Putin a inizio novembre si è mostrato in tv in visita a una mostra sulla difesa di Mosca durante la seconda guerra mondiale. Attraversando lentamente la Piazza Rossa, Putin faceva ruotare languidamente l’elica di un aereo replica mentre un coro vestito da soldati della seconda guerra mondiale cantava un inno di guerra. 

Il concetto di morte che dà senso alla vita è stato sollevato anche durante il recente incontro di Putin con le madri dei coscritti mobilitati, cui ha detto che la vita dei loro figli era stata priva di significato prima della morte in guerra. «Non ha vissuto la sua vita invano».

Secondo  questa analisi, «un tale appello è estraneo alla cultura russa e persino sovietica, che ritraggono la madre di un soldato morto come una figura inconsolabilmente tragica. Il diritto delle madri a tentare di salvare i propri figli fu riconosciuto anche durante le guerre cecene, come dimostra l’atteggiamento rispettoso assunto dalle autorità militari nei confronti del Comitato delle Madri dei Soldati. Ma Putin è chiaramente privo di questa comprensione culturale. Il concetto di una madre che si rallegra per la morte di un figlio è tratto dall’ideologia nazista, in cui le donne sono raffigurate come le produttrici di bambini richieste dallo stato».

Insomma, «l’accelerata nazificazione della vita dei russi è coincisa con una crescente consapevolezza pubblica che le autorità sono indifferenti al loro benessere». 

I vertici della Difesa russa tra realtà e disinformazione. Sergio Barlocchetti su Panorama il 23 Dicembre 2022.

Dall'inizio dell'invasione in Ucraina i cambi e gli avvicendamenti tra i vertici dell'esercito di Mosca non si contano, tra punizioni e, soprattutto, mezze bugie

Il ministero della Difesa di Mosca ha recentemente smentito ogni voce riguardante un ulteriore cambio al vertice dello Stato maggiore russo. Il “rumor” era apparso il giorno undici dicembre su alcuni social media russi sui quali si leggevano commenti riguardo la possibilità che il presidente Vladimir Putin volesse rimuovere il generale Valeriy Gerasimov con la fine dell’anno, sostituendolo con un candidato definito “di compromesso" e accettabile per le forze armate nel loro complesso, una persona che dovrebbe avere poteri illimitati, anche sul budget, con il compito di vincere quella che Mosca chiama ancora la sua Operazione militare speciale. Tuttavia, queste voci paiono per ora illazioni di chi non sostiene la linea putiniana, che qualche settimana fa davano per scomparso lo stesso alto ufficiale insieme con il ministro della Difesa Sergei Shoigu, mentre Gerasimov era in realtà presente a una riunione del comando militare russo tenutasi il 16 dicembre, evento al quale partecipava anche lo stesso Putin e durante il quale i rapporti tra i due erano apparsi cordiali.

Di vero, da ottobre a oggi, c’è che Vladimir Putin aveva incaricato il ministro Shoigu di pianificare uno sviluppo delle forze armate in senso di ammodernamento e aumento degli effettivi – seguendo la dottrina Makarov, predecessore di Gerasimov - alla luce dell'esperienza ucraina, dandogli tempo fino alla fine dell’anno. Dunque, è facile pensare che le illazioni siano state generate dal giudizio preliminare sull’operato del generale Gerasimov alla luce dei risultati ottenuti sul campo di battaglia dai suoi sottoposti. I giudizi sono severi anche sull’operato del colonnello Oleg Gorshenin, capo del Centro di gestione della difesa nazionale, poiché responsabile delle operazioni di addestramento al combattimento e della mobilitazione del personale. Nulla invece trapela sulla posizione del capo della direzione operativa principale Sergei Rudskoi, nominato nel 2015; di Fanil Sarvarov, capo della direzione dell'addestramento operativo dal 2016, e di Ivan Buvaltsev, che guida la direzione addestramento al combattimento dal 2013 e che attualmente è responsabile dell'addestramento al combattimento delle persone precettate con la mobilitazione dello scorso mese di settembre. Non mancano le perplessità sull’efficacia delle operazioni dirette da Alexander Linets, capo della Direzione principale dei progetti speciali del Presidente della Federazione Russa dal 2015, incarico che comprende le misure di mobilitazione. Ovviamente ogni eventuale cambio al vertice delle direzioni militari, puntualmente annunciata e prevista dai servizi di intelligence occidentali, è fonte di analisi da parte della Nato per comprendere come Putin intenda cambiare la strategia dell’attacco all’Ucraina nel 2023 e come costoro abbiamo intenzione di raggiungere gli obiettivi assegnati. In particolare, al momento il grande quesito riguarda la possibilità che Putin voglia davvero perseguire un’ulteriore escalation, comprendendo se la Russia si limiterà come ora a una campagna bellica intensificata – la saturazione delle difese di Kiev porta all’inevitabile utilizzo di una grande quantità di missili - o se sarà realizzata una grande offensiva da parte della fanteria e dei reparti meccanizzati una volta che arriverà la primavera. Azione, però, che comporterebbe la necessità di una seconda mobilitazione della quale sui media russi si discute da tempo, seppure ogni notizia al riguardo sia regolarmente smentita dal Cremlino.

Zelensky mostra i muscoli e prepara il piano di pace. È in dieci punti e sarà presentato il 24 febbraio. Ma prima dovrà ottenere nuovi successi militari. Andrea Cuomo il 24 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Mancano due mesi esatti allo scoccare del primo anniversario della guerra di Ucraina che ora anche l'aggressore Vladimir Puntin si è acconciato a definire tale: guerra appunto. Due mesi che il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky e il suo entourage trascorreranno da un lato cercando di riconquistare la maggiore quantità di territorio ai nemici e dall'altro lavorando a un piano di pace che potrebbero presentare proprio il 24 febbraio 2023.

Naturalmente le due strade si sovrappongono. Zelensky vorrebbe a tutti i costi arrivare a quel giorno di fine febbraio con in mano carte migliori di oggi, in modo da poter dettare le sue condizioni, naturalmente potendo contare sul fortissimo appoggio dell'Occidente e in particolare dell'amministrazione Biden, ribadita nei giorni scorsi in occasione del viaggio del leader ucraino a Washington. Un'escursione - la prima in dieci mesi di guerra fuori dal territorio ucraino da parte di Zelensky - che sembra esser stata un'iniezione di coraggio per l'ex attore che ha sentito la simpatia e l'ammirazione del popolo americano riscaldargli il cuore.

La bozza di piano di Zelensky è in dieci punti che ricalcano quelli già presentati dal presidente agli altri leader nel corso del G20 degli scorsi 15 e 16 novembre a Bali, in Indonesia, in dei documenti tradotti nelle varie lingue perché nessuno equivocasse: la sicurezza dalle radiazioni nucleari, quella delle forniture di cibo e di energia, il rilascio di tutti i prigionieri di guerra e i deportati ucraini in mano russa, il ritorno all'integrità del territorio ucraino secondo i confini precedenti non solo all'invasione del 24 febbraio ma anche al 2014, anno della annessione della Crimes alla Russia, in rispetto della carta delle Nazioni Unite, il ritiro totale di tutte le truppe russe dal territorio dell'Ucraina, la persecuzione per i crimini di guerra compiuti da Mosca, la protezione dai crimini ambientali compiuti dai russi in Ucraina, una nuova architettura internazionale che garantisca il Paese da future nuove aggressioni e infine la firma del trattato di pace vero e proprio. Insomma, un dossier che non è solo una polizza sulla vita per Kiev ma anche un atto di condanna per Mosca, inchiodata alle sue responsabilità per il conflitto.

Di questo piano in dieci punti si è parlato anche a Washington nel corso della visita-lampo di Zelensky. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ieri lo ha definito «un buon inizio», una lista di «cose che tutti dovrebbero essere in grado, in un modo o nell'altro, di sottoscrivere». Blinken ha detto di aver discusso la proposta di pace dell'Ucraina anche con i suoi colleghi del G7. Il segretario di Stato non ha parlato di tempistica, probabile che ci sarà un nuovo incontro tra Zelensky e Biden a inizio 2023, anche se su questa road map grava l'ombra del disinteresse della Russia che, parole di Blinken, «non ha mostrato alcun interesse significativo nella diplomazia per porre fine alla guerra».

Da parte sua il Cremlino, per voce del portavoce Dmitri Peskov, riferisce di non essere al corrente di piani di pace redatti da Kiev e che comunque Zelensky non sembra «tener conto della realtà attuale». E anche l'ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov in un'intervista alla Tass è assai negativo. Definisce l'incontro tra Zelensky e Biden «uno spettacolo teatrale» in cui le due parti «hanno dimostrato che non sono pronte per la pace, ma sono concentrate sulla guerra». E Vladimir Putin sprona le industrie della difesa di migliorare le forniture di armamenti ai soldati «in tempi rapidi». Non proprio un messaggio di pace imminente.

Il patto delle armi. Ernesto Ferrante su L’Identità il 23 Dicembre 2022.

Quella di Washington nei confronti di Kiev “non è beneficenza” ma “un investimento nella democrazia e nella sicurezza”. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso al Congresso americano, dove ha promesso che “l’Ucraina vincerà” la guerra contro la Russia. Prima di iniziare a parlare, ha ricevuto una standing ovation. Alcuni membri dell’organo legislativo hanno gridato più volte “Slava Ukraini!” (Gloria all’Ucraina!), a cui lui ha replicato con “Heroyam Slava!” (Gloria agli eroi!).

“I vostri soldi non sono beneficenza, ma un investimento nella sicurezza globale e nella democrazia che gestiamo nel modo più responsabile”, ha affermato Zelensky chiedendo che vengano aumentate le sanzioni contro Mosca. “I terroristi devono essere ritenuti responsabili dell’aggressione”, ha aggiunto, sottolineando come il presidente degli Stati Uniti Joe Biden abbia sostenuto il suo piano di pace in 10 punti che ogni membro del Congresso può contribuire ad attuare. “L’Ucraina non si arrenderà mai” e otterrà “una vittoria assoluta”, ha assicurato l’ex comico di Kryvyj Rih. Al Congresso sono state chiesti carri armati e aerei. Il leader ucraino ha garantito che “i soldati ucraini possono usare da soli i carri armati e gli aerei americani”. Poi un avvertimento a chi non ha ancora assunto una posizione rispetto al conflitto in corso: “Il mondo è troppo interconnesso e interdipendente per permettere a qualcuno di stare in disparte e sentirsi al sicuro quando una battaglia simile continua”.

“L’Europa non cerca una terza guerra mondiale e una guerra con la Russia”, ha sottolineato il presidente americano Joe Biden, rispondendo in conferenza stampa alla Casa Bianca alla domanda sulla possibilità di inviare all’Ucraina missili a lungo raggio, come chiesto dal suo omologo, dopo il via libera ai Patriot.

“L’invio di materiali militari diversi da quelli che stiamo inviando ora all’Ucraina potrebbe creare divisioni nella Nato e nel resto del mondo – ha ammesso – Passo centinaia di ore a colloquio con gli europei e ho fatto il mio meglio per potenziare il sostegno all’Ucraina ma l’Europa non cerca una terza guerra mondiale e una guerra con la Russia”. Riguardo i Patriot, il “dem” è sembrato poco convinto e convincente nell’esprimere un auspicio che appare a dir poco irrealistico: “Ci piacerebbe non doverli usare, servono per fermare gli attacchi”.

Per il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, la decisione degli Stati Uniti di fornire all’Ucraina il sistema di difesa missilistica, “non contribuisce a favorire la fine del conflitto in tempi rapidi”. Peskov ha denunciato il fatto che “gli Stati Uniti e altri Paesi stanno ampliando la gamma di forniture di armamenti all’Ucraina” e che gli Usa “stanno combattendo in Ucraina una guerra per procura contro la Russia” che andrà avanti “fino all’ultimo ucraino”.

“Volodymyr Zelensky è il figlio di puttana dell’Occidente a cui tutto è concesso”. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, nel corso del suo punto stampa, ha definito così il presidente ucraino dopo la visita americana.

Per Vladimir Putin “tutti i conflitti armati finiscono in un modo o nell’altro con un qualche negoziato sulla pista diplomatica”. E la Russia, da parte sua, non ha “mai rifiutato” di sedersi al “tavolo” della pace.

Strano incidente, fermata la flotta dei super bombardieri B-2 Usa Sergio Barlocchetti su Panorama il 20 Dicembre 2022.

Un problema al carrello sarebbe la causa dell'atterraggio d'emergenza da cui la decisione di fermare tutti gli altri apparecchi

Un’emergenza di natura tecnica a bordo, un atterraggio d’emergenza presso la base aerea di Whiteman (Missouri), il collasso di un carrello, un principio d’incendio domato dalle squadre d’emergenza. Risultato: un esemplare di superbombardiere danneggiato per quasi dieci milioni di dollari. Queste le cause ufficiali di un incidente accaduto il dieci dicembre scorso a un bombardiere stealth B-2 Spirit dell’Usaf in servizio con il 509° Bomb Wing, a seguito del quale tutta la flotta Usa, in totale venti esemplari, è stata messi a terra per controlli. Fortunatamente nessun membro dell’equipaggio è rimasto ferito nell’evento.

Stante il rifiuto dell’Aviazione militare americana di fornire dettagli, e il fatto che si tratta del quarto incidente accaduto a un B-2, appassionati e analisti pensano che il problema derivi cause differenti, ma in prevalenza con una strana coincidenza, ovvero capitare quando l’aeromobile vola a bassa velocità, tipicamente in avvicinamento. Le immagini satellitari fornite da Planet Labs hanno immortalato sia l’incidente più recente, sia quello simile e accaduto il 15 settembre 2021, mentre non hanno scattato fotografie a quello danneggiato presso la base di Guam nel 1993, né dell’esemplare AV-12, numero di matricola 89-0127 e nome “Spirit of Kansas” , precipitato il 23 febbraio 2008. Beth Del Vecchio, portavoce del 509° gruppo volo dell’Usaf, ha commentato: “Ogni incidente è unico e attualmente stiamo valutando cosa sia andato storto e come possiamo mitigare il rischio futuro, riprenderemo le normali operazioni una volta conclusa un'indagine sulla sicurezza". Lo Spirit, eccezion fatta per il nuovo B-21 appena presentato ma ancora da collaudare, è il bombardiere nucleare americano più avanzato e ogni esemplare costa 1,2 miliardi di dollari. Il blocco della flotta imposto dalle autorità militari è quindi un duro colpo, dopo che, a seguito dell’incidente di Guam del 2008, la durata operativa in termini di ore volo era stata dimezzata. Secondo testimoni dell’ultimo incidente, questa volta a cedere sarebbero state, banalmente, le molle del carrello posteriore sinistro, e benché il comandante abbia fatto tutto quanto in suo potere per mantenere il controllo direzionale, il bombardiere è uscito di pista. Attivo in Kosovo, Iraq, Afghanistan e Libia, questi gli scenari operativi che hanno visto operare, lo Spirit era inizialmente previsto in 165 esemplari ma fu fabbricato soltanto in 22 unità. Progettato con tecnologia a bassa visibilità, è il primo bombardiere stealth pesante a lungo raggio al mondo ed è stato sviluppato in risposta ai continui miglioramenti nelle capacità di difesa aerea sovietica degli anni Novanta. Tuttavia, l'introduzione del nuovo bombardiere coincise con la fine della Guerra fredda e, di conseguenza, furono poste domande sulla continua necessità di un bombardiere pesante così costoso e furtivo in assenza della minaccia sovietica. E nonostante la sua dimostrata efficacia, nel 1992 l'amministrazione di George Bush scelse di terminare il programma, mentre la carriera degli esemplari rimasti finirà entro il 2030 all’entrata in servizio del nuovo B-21 Raider, più adatto a penetrare le reti di difesa aerea sempre più capaci impiegate sia dalla Russia che dalla Cina.

La furia dei russi sui resti del teatro di Mariupol. L'allarme del sindaco della città occupata: "Cancellano le prove dei crimini di guerra". Andrea Cuomo il 24 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Potrebbe diventare uno degli edifici simbolo della guerra di Ucraina, ma rischia di non restare un piedi nemmeno un mattone. Gli occupanti russi di Mariupol «hanno già demolito metà del teatro drammatico. Così, in due giorni, non resterà nemmeno un ricordo fisico di esso», come scrive su Telegram il consigliere del sindaco in esilio della città Petro Andriushchenko. Il teatro drammatico della città era stato nelle prime settimane di guerra il principale rifugio antiaereo per gli abitanti della città pesantemente bombardata, fino a quando il 16 marzo non era stato colpito da due attacchi aerei russi che aveva ucciso 300 persone in quello che Amnesty International ha definito «chiaro crimine di guerra». Del quale i russi stanno ora cercando di cancellare ogni traccia, oltraggiando la verità e offendendo i martiri della città.

L'inverno rallenta le operazioni militari, svuotando temporaneamente il bollettino del dolore. Ieri due persone sono rimaste ferite per l'esplosione di un'autobomba nella città occupata dai russi di Melitopol, nel sud-est dell'Ucraina. «Le cause e le circostanze sono in fase di accertamento», ha detto Vladimir Rogov, funzionario nominato dalla Russia nella provincia ucraina di Zaporizhzhia, che ha riferito di due persone ferite.

L'esercito russo sta rifiatando in attesa di tornare all'assalto. Nel mese di febbraio gli analisti prevedono un'offensiva russa nel Donbass e forse anche in direzione della capitale Kiev. Secondo il consueto report dell'intelligence britannica i piani di Mosca per aumentare il numero delle sue forze armate sono la prova di come il Cremlino stia cercando di adattarsi alle sfide a lungo termine poste dalla sua invasione dell'Ucraina, anche se non si sa dove possano essere reperite le risorse per «aumentare del 30 per cento gli effettivi dell'esercito russo» secondo il piano presentato a Putin dai vertici militari qualche giorno fa e questo potrebbe allungare i tempi per il raggiungimento di questo obiettivo. Il ministro della Difesa russo Serhiy Shoigu ha spiegato che ci sarà anche un rafforzamento delle truppe nel nord-ovest della Russia per timori di una minaccia legata all'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. Ieri Dimitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha parlato di «progressi significativi verso la smilitarizzazione» dell'Ucraina. Ma è un ottimismo di facciata. La guerra sarà lunga.

A Mariupol scoperte altre 10mila tombe. Kherson, l'orrore delle sepolture di massa. Storia di Redazione su Il Giornale il 23 Dicembre 2022.

Un grande cimitero. Questo è Mariupol, la città martire dell'oblast di Donetsk sotto il tallone dei russi. Una città con più morti che vivi, dopo che a decine di migliaia sono stati uccisi e gli altri se ne sono andati. Le immagini satellitari realizzata dall'Associated Press mostrano un area complessiva di 51.500 metri quadrati destinata a ospitare nuove tombe nei cimiteri di Staryi Krym, Manhush e Vynohradne. Calcolando cinque metri quadri per ogni tomba, si calcola che ce ne siano state create almeno 10.300 dall'inizio di marzo a oggi. Inoltre, filmati di droni e video hanno mostrato l'uso da parte dei russi di macchinari pesanti per scavare le fosse: le tombe erano visibili come cumuli di terra, a volte con croci di legno contrassegnate da nomi e date, ma per lo più con numeri scarabocchiati a mano su piccoli cartelli, a volte più d'uno a indicare che dentro si sono più corpi. E a Kherson, nell'Ucraina meridionale, 36 tombe di persone uccise durante l'occupazione russa sono state scoperte in un cimitero a Kherson. L'esame del dna darà loro un nome ma si può già dire che ci sono militari ucraini.

Morti ucraini ma anche morti russi. Tanti. Sarebbero almeno 100mila i soldati dell'armata putiniana uccisi dall'inizio della campagna ucraina il 24 febbraio scorso. I conti sono fatti dallo Stato Maggiore delle Forze Armate di Kiev e quindi vanno presi con le molle. Nella contabilità dei caduti ha rischiato di finire anche l'ex direttore generale dell'agenzia spaziale russa Roskosmos, Dmitry Rogozin e il il governatore dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk (Dpr), Vitaly Khotsenko, rimasti entrambi feriti durante i bombardamenti delle forze ucraine a Donetsk che hanno colpito un albergo alla periferia della città che ospitava un gruppo di consiglieri militari. Secondo l'assistente di Rogozin questi non sarebbe in pericolo di vita ma l'attacco è stato «chiaramente intenzionale». Successivamente, lo stesso Rogozin ha confermato in un commento a RT di essere stato ferito alla schiena: «Vivrò. Le schegge (sono passate) a un centimetro dalla spina dorsale». Non è stato così fortunato un dirigente dell'amministrazione della regione ucraina di Kherson, Andrey Shtepa, rimasto ucciso in un attentato con un'autobomba di «terroristi ucraini», come comunica l'amministrazione russa su Telegram.

E mentre lo sforzo bellico dell'Arrmata russa in Ucraina è al momento concentrato sulla regione di Donetsk, con l'intenzione di «liberarla completamente» secondo quanto dichiarato dal capo di stato maggiore militare russo, generale Valery Gerasimov, l'Ucraina continua a vedersela con le difficoltà nelle forniture di energia elettrica. Nella capitale Kiev ieri il 60 per cento dei trasformatori risultava inutilizzabile perché danneggiato o distrutto dalle bombe russe. «Ci sono aree che ricevono luce per circa cinque ore al giorno, quelle che hanno luce per 2- 3 ore al giorno E c'è chi è senza luce dall'ultimo bombardamento», ha scritto Serhii Kovalenko, amministratore delegato della società elettrica YASNO, citato da Ukrainska Pravda.

Il vero nome della guerra. Vittorio Macioce il 24 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Non puoi fare la pace se non riconosci che la guerra c'è, esiste, se non la chiami con il suo nome. Vladimir Putin per lunghi mesi ne ha fatto a meno. La parola vietata, sgradita, nascosta, grande come una bugia. Non c'è guerra sotto le bombe. Non c'è guerra negli occhi di chi muore. Non c'è guerra nei soldati russi stanchi di combattere. Non c'è guerra negli stupri, nelle torture, nella danza macabra intorno alle centrali nucleare, che è come giocare a dadi contro il destino. La armate russe non hanno mai invaso l'Ucraina e adesso non è vero che sono in ritirata. Putin ha proibito a tutti di chiamare guerra la guerra. Bisogna usare tre parole per girarci intorno: operazione militare speciale. E chi non ci crede, non si adegua, finisce in fondo al mare o nell'oblio di una prigione.

Tutto questa messinscena, senza senso, adesso non ha neppure più uno straccio di vestito. Putin, se fosse davvero Putin, ora si punirebbe. È che ormai neppure lui sa come ritrovarsi. È smarrito a se stesso o si è convinto a battezzare la guerra per fare i conti con il suo fallimento. Ecco allora che parlando con i giornalisti a Mosca, in una giornata di quasi Natale, fa un passo verso la realtà. «Il nostro obiettivo non è di diminuire gradualmente questa guerra, questo conflitto, ma, al contrario, di porre fine a questa guerra. Ci siamo impegnati e continueremo a lottare per questo». Non lo aveva mai fatto. Una parola cancellata dal vocabolario, una bestemmia contro l'illusione di un impero, contro la patria, contro la consapevolezza. Il resto è ancora una menzogna, qualcosa per convincere gli altri più che se stesso, il segno di una debolezza.

L'uomo del Cremlino paga ogni giorno che passa un grammo di autorevolezza. Non è ancora arrivata la crisi, il tradimento, che lo farà cadere. È certo però che comincia a fare meno paura. Il dittatore si può dissacrare. Si becca perfino, con avventata perfidia, la provocazione di Nikita Yuferev, consigliere comunale di San Pietroburgo in cerca di gloria. Lo zar è stato denunciato al procuratore generale Krasnov e al ministro degli Interni Kolokoltsev per disfattismo e falso ideologico. «Le parole di Putin possono essere ritenute legalmente responsabili della diffusione di falsi sulle azioni dell'esercito russo». E poi fa notare: «Diverse migliaia di persone sono già state condannate per tali parole sulla guerra». Ci sta.

Ora che la guerra è guerra Putin può pensare fino a che punto portarla. Il dilemma è come uscire da questa scommessa. Il costo è già proibitivo. Non c'è quasi nulla che sia andato come doveva andare. L'Ucraina è persa per sempre e c'è una frattura che difficilmente permetterà un giorno di vedere a Kiev un amico di Mosca. Tutto questo però ora non conta più. Non si può tornare al Natale dello scorso anno. La partita di Putin si riduce a cercare qualcosa a cui aggrapparsi per non perdere completamente la faccia. Serve una via d'uscita dalla disavventura ucraina. Ecco allora il senso di chiamare la guerra col suo nome. È uno spiraglio di pace.

Ucraina, Natale al gelo sotto le bombe. «E i bambini tremano a ogni rumore». Nel villaggio profughi di Puluja, al riparo dai raid di Donetsk, tra i prefabbricati donati dalla Polonia, dove vivono anziani e donne con i figli. «Siamo senza luce ma il silenzio è una benedizione». Il carbone scarseggia: il dilemma è scaldarsi o mangiare. Bianca Senatore da Leopoli e Christian_Tragni  su La Repubblica il 23 Dicembre 2022.

Buio. La luce si spegne all’improvviso e la cucina del campo profughi di Puluja sprofonda nell’oscurità. Siamo alla periferia di Leopoli, in una delle strutture cittadine allestite per i rifugiati interni. Proprio qui incontriamo alcuni delle donne ucraine che sono scappate dalle città della linea del fronte. Alcune delle foto le scattiamo solo con la torcia dei telefoni e con Irina, che è in posa, si ride. Anche se, per la verità, di divertente c’è ben poco.

Mentre fuori la temperatura crolla velocemente sotto lo zero, dentro i termosifoni rilasciano le ultime calorie e poi ci si dovrà coprire almeno con tre coperte. «Io vengo da Selydove, cittadina dell’oblast di Donetsk», racconta Irina. «Sono scappata con i miei figli dopo che la nostra casa è stata bombardata. Abbiamo vissuto per giorni in uno scantinato e poi abbiamo deciso di venire a Leopoli, perché non ci sentivamo più al sicuro. I miei bambini di 6 e 10 anni hanno sviluppato una leggera sindrome da stress post traumatico e anche qui al campo, se sbatte una porta sussultano».

Ora Irina vive con i suoi tre bambini in un piccolo alloggio prefabbricato, dove c’è posto solo per un letto a castello, un armadietto e due sgabelli. Il bagno è fuori, così come la cucina e le docce. Anche per fare una pipì serve incappottarsi e uscire al gelo. «È una vita difficile», ammette Irina. «Speriamo di riuscire a sopravvivere a questo inverno, ma almeno non abbiamo bombe che ci cadono in testa. Il silenzio, a volte, è una benedizione».

Il campo profughi è gestito da Viktor, che ogni giorno coordina 250 persone, essenzialmente donne con bambini, anziani o persone con problemi di disabilità. «I moduli abitativi sono stati donati dalla Polonia e speriamo che nei prossimi mesi arrivino anche gli altri prefabbricati, che useremo per creare passaggi interni tra le varie zone». La disposizione del campo è complessa, perché l’insediamento è stato realizzato in mezzo a delle palazzine residenziali. Il problema però, è che il locale docce, il bagno, la zona lavatrici sono dislocate sono solo all’ingresso del campo, perché è lì che funziona il generatore principale.

«Qui dove siamo ora – racconta Viktor – la corrente c’è più a lungo che nel resto del campo. Ma poco in più. Solo un’ora. Perché non ci sono abbastanza soldi per la benzina. Una ora di generatore costa 50 dollari». Troppo per gestire fino a 12 ore di assenza di corrente elettrica. Perciò, si fa a meno di termosifoni, acqua calda, luce.

Le lattine vuote di tonno, fagioli, pomodoro sono riempite con la cera per fare candele homemade, con la raccomandazione di badare a non incendiare qualcosa. Perché gli alloggi sono piccolissimi e sono zeppi di coperte, vestiti, giocattoli dei bambini. Come quello di Olexandra, che è fuggita da Kherson e ora vive in un metro quadro con tre bambini. Il più piccolo è nato proprio al campo profughi. «Qui ci sono persone scappate tra marzo e aprile dai luoghi più colpiti – dice Viktor - ma intanto continuano ad arrivare ospiti dalle città occupate o da altri villaggi, man mano che si sposta la linea del fronte. E non ci sono più posti liberi. “Attualmente, ci sono 280 persone nel campo di Cipric e 290 in quello di Cuxib”, aggiunge Viktor. La città è piena.

A Leopoli la popolazione è raddoppiata dallo scoppio della guerra e negli ultimi giorni la corrente manca sempre per più ore. L’inverno, ci dicono, sarà veramente duro. Quando va via la corrente, l’intera città scompare e nell’oscurità brilla solo qualche finestra illuminata, oppure s’accende il bagliore di candele e di camini. Anche il carbone è raro, troppo costoso e così molte famiglie sono costrette a decidere se scaldarsi o mangiare. In strada notiamo alcune persone che raccolgono rami caduti dagli alberi, tronchi dei parchi: li caricano nel portabagagli della macchina per usarli in casa per scaldarsi.

Alina, commessa in una caffetteria del centro di Leopoli racconta che molti, col buio, vanno con seghe e accette per abbattere interi alberi dei parchi della città. La disperazione vince sul senso civico. E allora, in alcuni punti della città, dalla sera alla mattina compaiono aiuole nude, con monconi di betulle, faggi e abeti. Leopoli si è trasformata nei mesi. La sua bellezza similasburgica si è appannata, con i sacchi di sabbia che coprono i monumenti e le finestre basse dei palazzi. Anche il teatro lirico, tetro e chiuso, è un po’ il simbolo di un Paese che aspetta, ma intanto resiste. «Se l’obiettivo dei russi, colpendo le centrali, è fiaccare gli ucraini col freddo e il buio, lo stanno fallendo». Vladimir è il coordinatore dei volontari cittadini che gestiscono accoglienza e quotidianità nel politecnico di Leopoli. Alcune delle strutture del campus sono state trasformate in centri di accoglienza e ospitano oltre 300 persone.

«Qui la corrente manca anche per 14 ore consecutive, perché non ci sono strutture ospedaliere nelle vicinanze e quindi ci sono meno generatori. È un grosso problema, soprattutto ora che la temperatura comincia a scendere di molti gradi sotto lo zero. Come si farà senza riscaldamenti? Senza generatori e senza benzina per accenderli?». Le domande cadono nel vuoto mentre il gruppetto di volontari si guarda negli occhi. Sono tutti universitari che da marzo alternano lezioni all’assistenza a questi concittadini. Ci sono tanti bambini e tante persone anziane fragili. «Io sto finendo gli ultimi due esami di psicologia - spiega Olga, 22 anni – dopodiché mi arruolerò nell’esercito. Voglio dare il mio contributo in questa guerra, la vita ora è questa qui».

Tra i letti sistemati sul parquet della palestra, giusto sotto il canestro della palestra del campus, incontriamo Yulia. «Sono grata a questi ragazzi per il loro aiuto e ringrazio Dio di essere viva, ma sto pensando di lasciare l’Ucraina, almeno per l’inverno», ammette la donna. «Mia figlia sta male e il freddo non le asciuga i polmoni. Perciò, credo che deciderò a breve se andare in Polonia, prima che faccia troppo freddo per muovermi. Ma non sono la sola… anche altri pensano questo, anche fuori dal campo». La sirena che avvisa di possibili bombardamenti suona spesso a Leopoli e dintorni, ma la gente ormai non si ferma, non alza più nemmeno lo sguardo al cielo. «Se dobbiamo morire, moriremo», dicono. Anche nel palazzo dove alloggiamo c’è il rifugio antiaereo, ma è chiuso con il catenaccio.

La tensione della guerra c’è e c’è il timore che arrivi qualche razzo improvvisamente, proprio come accaduto a fine novembre. A Solonka, villaggio dell’Oblast di Leopoli un missile è caduto proprio davanti a una casa e ha completamente distrutto il fienile. Ora la strada è stata rattoppata ma gli squarci nel tetto e nelle mura della struttura sono ancora ben visibili. Proprio davanti la villetta incontriamo i proprietari. «Ero in casa con mia figlia e mia nipote quando c’è stata l’esplosione», racconta la Ekateryna. «Fischiava tutto e sono andate in frantumi tutte le finestre ma davvero non potevamo credere che fosse stato un razzo, all’inizio non abbiamo ragionato. Ci siamo nascosti sotto il tavolo». La famiglia è rientrata dalla spesa settimanale e davanti al cancello ci mostra i segni dell’attacco. Sono passate settimane ma i vetri sono stati sistemati da poco, hanno ancora l’etichetta di fabbrica attaccata in alto. «Avete paura adesso?», chiediamo. Annuiscono quasi in sincrono. Non è la prima volta che in quella zona arrivano missili russi, ecco perché in tutte le campagne della zona, più che a Leopoli centro, la guerra si sente più vicina, più forte. Anche i disagi sono più evidenti. Nei negozi, infatti, mancano anche beni di prima necessità a volte, e i prezzi sono molto alti. Ecco perché spesso le famiglie ucraine preferiscono farsi mandare scorte da altri Paesi, dalla Polonia, certo, ma anche dall’Italia.

Negli ultimi mesi, ci raccontano, autobus e camioncini zeppi di provviste hanno raddoppiato i loro viaggi per far da spola alle famiglie separate. Il costo del servizio è alto. «Si arriva fino a 2,50 euro a kg di prodotto caricato – ci spiega Danyl – che è assurdo considerando che spesso ci mandano anche 20 kg tra pasta, riso, frutta in scatola, biscotti, patate». Ma quasi sempre è comunque più conveniente che comprare in Ucraina, soprattutto nei grandi supermercati.

Alla frontiera tra Polonia e Ucraina, in effetti, fino a tarda sera la fila di tir, furgoni e bus è lunga, mentre al passaggio per i passeggeri la fila è snella. Nonostante il freddo, ci sono molte persone che da Medyka, confine polacco, attraversano la frontiera a piedi, trascinando con sé valigie e sacconi di plastica. Ci sono anche dei bambini, stoici piccoli viaggiatori incappucciati che trascinano zainetti e peluche. I rifugiati portano con sé viveri e doni per le feste, per provare a trascorrerle con qualche comfort in più. È il primo Natale in guerra, per l’Ucraina e per molte persone sarà un incubo.

Secondo l’Oms, in tutto il Paese 10 milioni di persone sono senza elettricità e riscaldamento e inizieranno così anche il 2023. Anche sulla corsia opposta, dall’Ucraina alla Polonia, il passaggio della frontiera di Medyka è abbastanza corposo. Per scappare dall’inverno e dalle difficoltà del momento, il primo punto di arrivo è Przemyl. Fin dalla prima settimana di guerra, il mega supermercato della catena Tesco è stato sgomberato e riconvertito in centro di accoglienza, con migliaia di letti e assistenza per ogni esigenza. In quei giorni era il caos, con arrivi e partenze incontrollati e spazi super affollati.

Adesso, dopo dieci mesi di guerra, il governo cittadino di Przemyl, a pochi km da confine, ha deciso di non smantellarlo. Nonostante adesso all’interno ci siano poche persone. Ma il flusso non è sparito e anche mentre ci siamo noi all’interno, imbucati tra altri avventori, arriva un gruppo di persone. «Ci aspettiamo che possa improvvisamente intensificarsi il traffico - ci spiega uno dei coordinatori – per questo non è stato ridotto alcun spazio ed è ancora tutto funzionante». C’è chi va e chi viene. Una comitiva di rifugiati aspetta all’esterno che arrivi il bus per Hannover, mentre un’altra navetta sta arrivando, con ospiti che resteranno. Si passerà così le feste, accampati, insieme.

Due volte Natale. In Ucraina la speranza resiste al buio e al freddo. Matteo Castellucci su L’Inkiesta il 24 Dicembre 2022

La Chiesa ortodossa ha consentito di festeggiare anche il 25 dicembre, per non condividere un giorno così speciale con gli invasori russi. La forza delle tradizioni sopravvissute anche alla dominazione sovietica

In Ucraina il Natale si festeggia due volte. O, meglio, in due date diverse. Gli ucraini di rito ortodosso (l’ottanta per cento della popolazione) lo celebrano il 7 gennaio, all’inizio dell’anno nuovo, come prevede il calendario giuliano. Quelli cattolici (il nove per cento), invece, il 25 dicembre, come nei Paesi europei, seguendo il calendario gregoriano che a inizio Novecento, tra il collasso dell’impero zarista e gli effimeri tentativi d’indipendenza, prova invano a imporsi, ma la Chiesa ortodossa è inamovibile.

L’Urss dichiara illegale la religione. I culti sono «oppio dei popoli», le festività cancellate. Di più, vietate. Sotto la dominazione di Mosca, il calendario è unificato nel suo appiattimento. Sopravvive nella memoria. «Nonostante la battaglia che lo Stato sovietico ha infervorato contro il Natale – racconta la nostra Yaryna Grusha Possamai, che cura Slava Evropi –, sostituendo il nome di Gesù Cristo con il nome di Lenin nei canti natalizi, la stella di Betlemme con la stella rossa sovietica e Babbo Natale, San Nicola per gli ucraini, con Nonno Gelo, un personaggio fittizio, le famiglie ucraine hanno conservato la tradizione di festeggiare il Natale».

La Vigilia di Natale cade il 6 gennaio. Potremmo ricordarlo, la prossima Epifania. In fondo il calendario ucraino festeggia due giorni, il Parlamento europeo ha due sedi, può averle anche il nostro cuore. A Kyjiv, Kherson, Kharkiv, Leopoli, tutte le altre città di cui abbiamo appreso il nome e la grafia in ritardo, quando ce lo hanno ripetuto i telegiornali, ci si siede a tavola, si parla, ci si scambia regali e si aspettano i canti natalizi.

«Il piatto principale è la kutja, il misto dei cereali con l’uvetta passa, i canditi, condita con del miele e i semi di papavero. Prima di iniziare a cenare, si mangia un cucchiaio di kutja, il secondo cucchiaio si mette sul piatto per i morti, che quella sera sono presenti insieme agli altri famigliari intorno alla tavola», continua Grusha Possamai. Non può mancare l’uzvar, una bevanda a base di frutta essiccata.

Andranno preparate con soluzioni creative, quando mancano il gas e la corrente. La minaccia del buio e del gelo, nei rifugi e non nella casa addobbata, perché i missili russi continuano a martoriare i quartieri residenziali e la rete elettrica. Negli ultimi anni, gli ucraini hanno rispolverato le vecchie tradizioni. Indossano i costumi nazionali, mettono in tavola dodici piatti, dodici come gli apostoli. Quest’anno non sarà come gli altri.

A Kyjiv hanno allestito l’albero, brilla del giallo e del blu della bandiera. È così diverso da quello del passato. Non è costellato da altre luci. Nelle case, nelle vetrine negozi. Niente luminarie. Risalta ancora di più, tra la neve della piazza. Come risalta la responsabilità russa d’aver scatenato una nuova guerra in un continente in pace ma non pacificato. Vladimir Putin ricatta l’Europa a cui Kyjiv appartiene, ora e per sempre, perché gli ucraini combattono anche per noi.

«Quest’anno il Natale, che rappresenta la speranza, viene atteso più che mai, anche se il calendario dell’avvento è scandito dai bombardamenti russi», conclude Grusha Possamai. La chiesa ortodossa ha consentito di festeggiare anche il 25, per chi non se la sente di condividere quel giorno così speciale con l’invasore russo. Sfollati nei Paesi europei o in patria, gli ucraini avvertono una ricorrenza che per loro, per noi, significa anche resistenza e resilienza.

Lo fanno per i figli, per le famiglie che li hanno persi al fronte. Ai bimbi i doni li porta San Nicola, nella notte tra il 18 e il 19 dicembre. Il santo svolge la missione che in Lombardia e in Sicilia è di Santa Lucia, altrove di Gesù Bambino, o della Befana; di Babbo Natale nella pop culture. I regali solo ai «bambini buoni», sarebbe la ragione sociale, ma sono tutti buoni ed eroi i bimbi d’Ucraina. Secondo l’Unicef, quasi sette milioni di loro non hanno accesso costante a elettricità, riscaldamento e acqua in questo periodo di freddo estremo.

Le loro lettere a San Nicola sono commoventi. Potete leggerne alcune qui. «Quest’anno avrei voluto chiederti di portarmi una bicicletta, ma non sono più a casa mia, quindi probabilmente non mi troverai. Per questo chiedo i superpoteri per le forze armate ucraine», scrive Ihor. Nikita, al primo posto, spera finisca la guerra. Solo dopo si ricorda di una barretta di cioccolato e lascia un post scriptum: «San Nicola stai attento, la difesa aerea sta funzionando».

Oksana pensa ai liberatori: «Per favore, porta ai soldati armi, vestiti e cibo, così stanno al caldo e hanno qualcosa da mangiare». Anton: «Mio padre voleva comprarmi un nuovo telefono, ma è morto. Quindi ti chiedo di portarmi un nuovo telefono se puoi». Anche Veronika ha perso il papà, il primo settembre. Vorrebbe una lampada da notte, se il Santo potesse, ma in subordine alla sola cosa che conta.

«Voglio chiederti la cosa più importante», scrive la piccola, «che tutti i soldati ucraini vivano a lungo e vincano questa guerra». Caro San Nicola, te lo chiediamo anche noi.